he v $? ; 1* à m ■ r«u V V4 «^ . < H u .*. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DI NATURALISTI BOLLETTINO DELLA EIA DI NATURALISTI IIV IVAFOJ^I VOLUME XXV (SERIE II, VOL. V) RIVIVO XXV fcj XXVI 1911 e 1912 Con S ta-vole (Pubblicato il 31 marzo 1913) / m NAPOLI R. STABILIMENTO TIPOGRAFICO FRANCESCO GIANNINI & FIGLI Strada Cisterna dell'Olio 1913 La soluzione del nucleo nel citoplasma negli eritrociti delle larve di Salamandra macidosa del socio P. Della Valle (con la tav. I.) (Tornata del 30 dicembre 1910) Chi osservi un preparato di sangue di larva di Salamandra maculosa, ottenuto seguendo la tecnica indicata da Tòròk ('88 p. 604-5), Knoll ('96 p. 45), Pappenheim ('96 p. 606) etc. *), in mezzo agli eritrociti 2) di solita forma, dimensione e costituzione (Fig. 1), x) Il metodo da me adoperato della distensione sul coprioggetto del sangue che esce dalle superficie di sezione del tronco della larva e dell' immediata fissazione di questo mediante il liquido di Flemming o il sublimato alcoolico di Apathy, a mio parere è, per questo studio , quello che dà origine ad un numero minore di artefatti di preparazione. In generale, per ottenere una maggior quantità di sangue mi sono servito di individui che avevano quasi raggiunto il massimo delle dimensioni larvali. Alcuni di essi mostravano anzi i primi inizii della metamorfosi. Quest'ultima condizione potrebbe forse non aver piccola parte nella presenza nelle cellule sanguigne dei fenomeni speciali, che descrivo in seguito per modificazioni nella composizione del sangue. Ciò potrebbe spiegare anche come sia avve- nuto che di coloro che si sono occupati del sangue delle larve degli Urodeli, solo qualcuno accenni a fenomeni simili. 2) A.vendo colorato i preparati esclusivamente con colori nucleari (special- mente ematossilina di Ehrlich e saffranina), i soli criterii per i quali è pos- sibile distinguere gli eritrociti dai leucociti sono per gli eritrociti : I. La forma di ellissoide a tre assi della cellula. II. La nettezza e la regolarità dei contorni di essa. III. La quantità di protoplasma abbastanza notevole rispetto al nucleo. IV. La colorazione giallastra del protoplasma. V. La nessuna colorazione che questo assume con i colori nucleari. Contrariamente a ciò che afferma Lòwit ('83), per il Triton adulto, non è possibile fondare una distinzione netta fra eritrociti e leucociti basandosi prevalentemente sui caratteri del nucleo. Quanto alle « Spindelzellen » non mi è riuscito di trovare in questo stadio larvale netti e sicuri criterii di di- stinzione fra esse e gli eritrociti. — 2 — ne incontrerà, più o meno numerosi secondo i casi, ma sempre esi- stenti ed in qualche caso quasi predominanti, alcuni in cui il nu- cleo non è come negli altri un semplice ellissoide a tre assi a su- perficie liscia, ma si discosta por passaggi graduali da questo tipo fino a giungerò a forme, che assolutamente si dovrebbero consi- derare come diverso dalla primitiva, se non potessimo osservare tutte le forme intermedie. La più semplice e in alcuni casi la più frequente modifica- zione ò quella per la quale la superficie nucleare non si presenta liscia, ma a bozze più o meno numerose, con raggio di curvatura vario, in modo da dare al nucleo un aspetto moriforme o lobato (Fig. 2 e 3). _ Questo tipo fa passaggio ad altri eritrociti in cui la sostanza cromatica nucleare si presenta nel modo più diverso. Ora sono un numero notevole di vescicole di dimensioni più o meno simili (Fig. 5), ora è una vescicola principale polimorfa contornata da un grande numero di vescicole minori (Fig. 4), ovvero vescicole irregolari coesistenti delle più diverse dimensioni. Indipendentemente dalle modificazioni relativamente di poca importanza prodotte dalle diverse forme di divisione nucleare, di cui parleremo altrove x), la frammentazione nucleare procede an- cora oltre, ma sembra che la Fig. 5 corrisponda presso a poco al J) Lòwit ('85 p. 24-5), studiando i leucociti di un sangue leucemico crede di potere affermare che gli elementi con nucleo polimorfo o con numerosi nuclei sono stati alterati dalle manipolazioni tecniche, perchè si ritrovano nei preparati a secco, mentre invece in un'altra porzione dello stesso sangue posta in una soluzione all'I °/0 di NaCl e colorata col violetto di metile, la maggior parte delle cellule mostrava un nucleo esattamente sferico. Indipendentemente dal fatto che altro è far disseccare il sangue ed altro fissarlo in modo asso- lutamente identico a ciò che si pratica per tutti gli altri tessuti, fo notare che nel caso di Lòwit è altrettanto probabile che sia alterazione dovuta alla tecnica la sfericità nucleare da lui ottenuta dopo diverse manipolazioni, che potrebbero aver causato un rigonfiamento nucleare. L'assoluta regolarità delle forme del nucleo di moltissimi eritrociti trattati in modo identico, l'esistenza di passaggi graduali nella serie descritta e nella progressiva scomparsa del nucleo, sono la prova migliore della realtà del fenomeno. Trovo pure asso- lutamente esagerato lo scetticismo di H. Lundegard ('IO p. B37), che vorrebbe ricondurre un grandissimo numero delle frammentazioni nucleari osservate ad alterazioni dovute alla fissazione. E noto infatti che in più di un caso nuclei polimorfi o frammentati sono stati visti sul vivo, ed in ogni modo anche Lundegard finisce con ammetterne l'esistenza in alcuni casi. Certo la fram- mentazione nucleare non deriva da cause meccaniche, come prova non solo la forma regolare delle vescicole , ma anche il fatto che per stiramento od altre lesioni meccaniche non si ottengono mai tali forme (cfr. Van Bam- BECKE '87). — 3 — massimo dello sviluppo totale di superficie di separazione fra nucleo e protoplasma. Da questo momento in poi infatti diviene sempre più evidente un fenomeno che, del resto, un'attenta osservazione dimostrava già iniziato negli stadii precedenti, cioè quello della progressiva scomparsa delle vescicole nucleari di piccole dimen- sioni. Esse (che, più o meno numerose, non mancano mai in questo tipo di eritrociti) sono molto meno colorabili delle vesci- cole grandi *), e spesso solo rivolgendo loro una speciale attenzione si possono distinguere dal citoplasma in cui si trovano immerse (Fig. 6). Frammentato il nucleo completamente, questo processo di spa- rizione delle vescicole nucleari minori continua, ed anzi, per il diminuire del numero totale delle vescicole, diviene anche più evi- dente all'osservatore. Sparite le vescicole, minori formate per prime da quelle maggiori, probabilmente per ulteriori frammentazioni se ne formano altre che, come le precedenti, progressivamente divengono molto poco colorabili e finiscono con lo scomparire nel plasma circostante. In generale questa sparizione sembra es- sere accompagnata spesso da un rigonfiamento delle vescicole sin- gole, trovandosene alcune pochissimo tingibili, ma di dimensioni alquanto notevoli. Rimangono quindi nell'eritrocito (Fig. 7, 9) un numero sem- pre minore di vescicole nucleari, che divengono anche sempre più piccole. Sembra però che fino a che non s' inizia l' impallidimento delle singole vescicole, quelle rimanenti, anche se in piccolo nu- mero, non siano sensibilmente meno colorabili di un eguale volume delle vescicole nucleari dello stadio in cui queste sono ancora nu- merose e di grandi dimensioni. Fino a che nell'eri trocito esiste ancora un certo numero di vescicole nucleari, le sue dimensioni rimangono sensibilmente eguali a quelle dell'eritrocito normale; ma allorché il numero di queste va notevolmente diminuendo, anche le dimensioni dell'eritrocito incominciano ad essere minori del limite minimo di variabilità dei corpuscoli soliti2) ed in prosieguo diminuiscono ancora, mano mano *) Ciò però non è assolutamente costante, potendosi osservare anche ve- scicole nucleari di dimensioni anche più piccole di quelle ancora appena vi- sibili, che però non si colorano sensibilmente meno delle vescicole nucleari maggiori. 2) Pappenheim ('96 p. 634) nota per le larve degli Anfibii che i globuli sanguigni vanno diventando più piccoli col progredire dell'età. Una diminu- zione progressiva di grandezza è secondo Weidenreich ('04 p. 449) un feno- che procede la diminuzione < lei numero e della grandezza dello vescicole nucleari 1). Poiché però La sparizione delle vescicole nucleari è molto più rapida della diminuzione delle dimensioni dell'eritrocito, avviene ohe il rapporto nucleo-protoplasmatieo va progressivamente alte- randosi, per una prevalenza relativa sempre maggiore del citopla- sma rispetto al nucleo (Fig. (J, 10), benché anche a questo riguardo esistano variazioni molto ampie. Come vedremo altrove, non si tratta sempre di elementi originatisi in questo unico modo. Fino a che le dimensioni del corpuscolo non sono molto di- verse da quelle dell'eritrocito normale, anche la sua forma non si discosta molto dalla tipica ellissoidale, ma, allorché l'elemento diviene notevolmente più piccolo, anche la sua forma si modifica e molto più evidente è la sua tendenza ad una forma più prossima alla sfera (vedi Fig. 7-11). I globuli sanguigni alla fine di questo processo si presen- tano quindi (Fig. 10 e 11) come elementi rotondeggianti, aventi, invece di un nucleo, una o due vescicole debolissimamente colo- rantisi con i colori nucleari, per le quali soltanto l'esistenza della ininterrotta serie ora descritta permette di potere affermare la derivazione sicura dagli eritrociti normali. Non infrequentemente si osserva pure l'ultimo termine di questo processo, cioè un eri- trocito completamente anucleato (Fig. 12), di dimensioni molto minori dei tipici e normali eritrociti nucleati. Esistono diversi accenni a fenomeni simili a questi ora de- scritti, nei lavori che si occupano più o meno di proposito del sangue degli Urodeli specialmente larvali, benché ciò in gene- rale sia poco noto, anche perchè si tratta di notizie pubblicate indi- pendentemente dai diversi autori, che hanno quasi tutti conside- rati tali fenomeni come più o meno accidentali ed in generale non hanno rivolto ad essi speciale considerazione. Nel 1886 Pfitzner (p. 291) osservò nelle « Blutzellen > di Salamandra adulta, che il nucleo, dopo avere assunto alquanto meno che si verifica generalmente anche nell'evoluzione dei globuli sanguigni dei Mammiferi. l) Questo fenomeno ha una grande importanza teorica per l'evidente rap- porto esistente fra esso e la proporzionalità, scoperta da Boveri ('05, p. 489 e sgg), fra la grandezza della cellula ed il numero dei cromosomi che entrano a formare il nucleo. Come si vede da questo caso, i cromosomi in quanto tali non c'entrano, trattandosi di un rapporto esistente tra la quantità di croma- tina nucleare presente ed il volume cellulare. — 5 — tempo dopo la sua origino da una divisione mitotica un aspetto omogeneo, si modifica ulteriormente, in quanto il suo contorno « bleibt nicht mehr glatt, sondern wird eingekerbt, so dass der Kern fast niaulbeerformig aussielit ». Il nucleo diminuisce inoltre di co- lorabilità, tanto che specialmente negli animali deperiti per lungo digiuno si trovava un notevole numero di cellule sanguigne e bei denen vom Kern nur noch schattenhafte Andeutungen oder gar nichts mehr wahrzunehmen war ». Anche Macallum ('92 p. 71) trovò nei globuli sanguigni di Necturus nuclei più o meno fortemente lobati, fino a giungere ad elementi con numerosi piccoli nuclei. Fra tutte queste osservazioni però le più complete sono quelle che Knoll ha date ('96 p. 57-9) per i fenomeni di frammenta- zione nucleare, che si osservano nei nuclei degli eritrociti special- mente delle larve di Salamandra maculosa e di Proteus. Questo autore considera come fenomeni differenti la divisione del nucleo in due parti presso a poco eguali (che interpreta come divisione amitotica o come frammentazione), la formazione di lobi alla superficie nucleare (T. Ili fig. 17-22) (che interpreta come formazioni simili a quelle descritte da H. Rabl, ('95), mentre queste sono certamente quasi tutte effetto di eterocronia nella migra- zione anafasica dei cromosomi) e la suddivisione del nucleo in più vescicole; ed inoltre descrive indipendentemente da questi feno- meni la esistenza di piccoli eritrociti anucleati, per i quali però suppone anche come possibile la derivazione da eritrociti nei quali il nucleo sia completamente degenerato. Dalla descrizione e dalle figure risulta in modo evidente che Knoll deve avere avuto sotto gli occhi tutto il processo che ho descritto e che solo non ha saputo vedere i legami fra le diverse forme, né il loro significato. Ricorderò infine anche che Meves ('06 p. 322) ha dimostrato per i nuclei dei « Trombociti » di Salamandra, che i così detti Mito- cromi descritti da Deckhuyzen ed altri come accumuli di cromatina, sono piuttosto da considerare come « spaltfòrmige Einsenkungen der Kernmembran, wie bei Salamandra schon am frischen Prà- parat zu sehen ist. ». Globuli sanguigni anucleati negli Anfìbii sono stati constatati da Donders e Moleschott ('65j nel sangue di Rana x), da Knoll ('96 p. 55-6) nel sangue delle larve di Salamandra e di altri An- fìbii, da Jolly ('03 p. 118) nel sangue di Triton, e specialmente i) Cito da Knoll ('96 p. 55-6). — 6 — in numero anche molto rilevante nel Batrachoseps attenuaius da EiSBN ("97 p. 9) e Giglio-Tos ('99): tutti questi autori concor- dano nel descriverli come più piccoli degli eritrociti nucleati. Quanto all'origine, Knoll non sa decidersi fra la scomparsa del nucleo per degenerazione e la separazione di parti anucleate da eritrociti nucleati, opinione questa sostenuta specialmente da Gi- qlio-Tos ('99), che diede il nome di « merotomie » a queste di- visioni asimmetriche, che furono anche trovate in seguito da Engel ('06 p. 145-6) per amnioti durante la vita embrionale e per anamni. Anche questo autore però trova che « namentlich beim unentwickelten Frosch », la produzione degli eritrociti anu- cleati può avvenire anche per cariolisi. Concorda poi straordina- riamente col fatto che le mie osservazioni riguardano larve di Salamandra prossime alla metamorfosi, ciò che egli scrive circa la diversa frequenza con la quale potè osservare tali eritrociti anu- cleati, avendoli ritrovati fino alla sparizione della coda del girino « besonders hàufig wenn die Beine bereits gebildet sind und der Schwanz nodi lang ist », cioè proprio nell'acme della crisi della metamorfosi. È interessante notare che fenomeni simili a questi che si ve- rificano per gli eritrociti, sono stati frequentemente notati anche nei leucociti di Urodeli, ciò che del resto è naturale quando si pensi che i leucociti sono gli elementi che più tipicamente pre- sentano nucleo polimorfo. Ricorderò che nel 1883 Lòwit osservò nei preparati a fresco frammentazioni nucleari di significato degenerativo nei leucociti della polpa della milza di Triton. E specialmente interessante l'os- servazione che (p. 372) « Vielfach trifft man auch grosse Zellen an, in denen nur ein kleiner Kern mit mehr oder weniger unregelmàs- sig gestaltetem Rand vorhanden ist ». (p. 373) «Ein vollstàndi- ges Verschwinden des Kerns aus der Zelle war nicht zu con- statieren, immer war noch ein Kernrest, wenn auch noch so klein vorhanden ». E anche da ricordare che l'A. trovò tali leu- cociti con nucleo polimorfo specialmente numerosi nella milza di animali da lungo tempo in cattività ed a digiuno. Forme simili di divisione degenerativa del nucleo egli descriveva due anni dopo nei leucociti del sangue circolante di Salamandra (85 p. 78-89). E però specialmente da ricordare la magistrale descrizione che Ranvier dà, nel suo trattato di tecnica istologica, delle suc- cessive variazioni di forma del nucleo dei leucociti di axolotl __ 7 — osservati sul vivo ('89 p. 157 fig. 51). Benché le variazioni di sviluppo totale di superficie di separazione anche citoplasmatica non siano grandissime, pure queste osservazioni dimostrano come la formazione di tali lobi più o meno pronunciati possa regre- dire, e come sia un fatto reale la separazione di un nucleo ori- ginariamente unico in due o più parti. Nel caso studiato da Kuge ('89 p. 510-1), della penetrazione delle « Blutzellen » negli oociti in degenerazione di Siredon pi- sciforme, non solo si osserva nelle cellule penetrate nell'interno un grande numero di piccoli nuclei di grandezza eguale o diversa riuniti insieme o separati, invece di un unico nucleo come nelle cellule normali, ma anche, giunte profondamente nel vitello « die Verànderungen schreiten hier aber noch weiter fort, sie scheinen mit einer vollstàndigen Auflòsung des Kernes oft zu enden » 1). Il fenomeno ora descritto probabilmente non è isolato nella storia degli eritrociti dei Vertebrati, ma rappresenta forse un pro- cesso che con maggiore o minore frequenza si verifica spesso in tutte le diverse classi, verosimilmente verso gli ultimi periodi della vita dei singoli elementi sanguigni. Nei Pesci, nonostante la scarsezza delle osservazioni, sono state varie volte descritte cose simili. Pei Selaci infatti B. Rawitz ('99 p. 487-489) ha parlato di una « eritrocitolisi » fisiologica nel sangue circolante di Scyllium catulus, preceduta da ingrandimento, omo- geneizzamento e scomparsa del nucleo, che qualche volta mostra pure frammentazione. Questo fenomeno si verifica anche intènsa- mente in elementi interpretati come leucociti. Per i Granoidi questo stesso autore ha descritto ('00 p. 150) nel sangue di Acipenser ruthenus eritrociti, che sono probabilmente da interpretare come forme senili con nucleo molto meno nettamente distinto dal pro- toplasma. Per i Teleostei C. Phisalix ha osservato ('85 p. 382) che la milza degli individui di Anguilla vulgaris, aventi già una certa età, contiene anche dei globuli rossi in via di distruzione, in cui il nucleo va diminuendo progressivamente di diametro e finisce con lo scomparire omogeneizzandosi e confondendosi col plasma che lo circonda, e Rawitz ('00 p. 152-3) ha trovato frequentemente i) È da ricordare anche che Walker ('07) ha descritto un progressivo impallidimento del nucleo che si verifica in alcuni leucociti di axolotl che si raccolgono intorno a corpi estranei posti sotto la cute. L'interpretazione, assolutamente strana che l'a. crede di poter dare di questi fenomeni, non mi sembra però sufficientemente giustificata. — 8 — eritrooitolisi preceduta da impallidimento del nucleo in Sargm vulgaris. Per i Rettili Prowazkk ('07) potè osservare nel sangue di ser- penti e di gecko fenomeni straordinariamente simili a quelli de- scritti ne] presente lavoro, nei corpuscoli sanguigni più vecchi. Il processo si inizia con la formazione di profondi solchi nel nucleo ed i lobi che ne risultano si allontanano sempre più fra loro, fino a separarsi sotto forma di gocce « ihrer wohl zah-flùssigen Natur entsprechend ». Queste vescicole migrano alla periferia, si fram- mentano ulteriormente e diminuiscono di onorabilità, impicco- lendosi e divenendo invisibili. Per questo processo, come giusta- mente nota il Prowazek, il nucleo espelle parte della sua sostanza nel citoplasma. Per gli Uccelli dalle osservazioni di Engel ('94 p. 240, 242; risulterebbe che nel sangue embrionale del pulcino esisterebbero eritrociti anucleati; ma è da notare che secondo questo autore essi deriverebbero da < merotomie » e che questa sua osservazione è stata in seguito contradetta da Janosik ('02 p. 279). Non occorre però ricordare, perchè spontaneamente ricorre alla mente, il caso assolutamente grandioso della scomparsa del nucleo negli eritrociti dei Mammiferi. Non è certo questo il caso di entrare nemmeno fuggevolmente nella discussione così con- troversa del modo con cui si verifica tale fenomeno, ma certo è impossibile non dare una grande importanza alle osservazioni di decine di autori, che hanno sostenuta l'idea espressa fin dal 1846 da Kòlliker che la mancanza del nucleo negli eritrociti dei Mam- miferi sia dovuta ad una progressiva frammentazione di esso se- guita da una completa sparizione, in modo cioè straordinariamente simile a ciò che abbiamo visto verificarsi frequentemente nelle larve di Salamandra 1). Se ulteriori osservazioni finiranno per dimostrare definitiva- mente che questo è realmente l'andamento del fenomeno nei Mam- miferi, potremo con Pappenheim ('96 p. 631-2) ed Israel e Pap- penheim('96p. 445) (che si riferivano alle osservazioni di Pfitzner precedentemente citate) vedere un rapporto fra ciò che avviene nei Mammiferi e ciò che avviene negli Urodeli, i quali sarebbero !) Per l'enorme bibliografia al riguardo rimando all'ampio riassunto di Weidenreich ('03 e '04), nel quale sono riferite a lungo le diverse opinioni espresse intorno al modo di sparizione del nucleo degli eritrociti dei Mammi- feri (Cfr. specialmente '04 p. 417-440) e le diverse osservazioni di frammen- tazione del nucleo di questi elementi ('04 p. 418-424). — 9 — prova « dass aucli bei niederen Wirbelthieren der Kern der rothen Blutkòrperohen zu einer regressiven Weiterentwickelung neigt, die fùr Sàugethiere als ein regelmàssiger fòtaler Vorgang anzu- sehen ist >. Se i fenomeni che ho precedentemente descritti non avessero una importanza morfologica per l'analogia grandissima sopra ri- cordata che essi presentano col meccanismo col quale molto ve- rosimilmente avviene la sparizione del nucleo negli eritrociti dei Mammiferi 1), e specialmente non avessero una importanza generale per l' interpretazione dei rapporti fra nucleo e protoplasma, certo non sarebbe stato necessario fermare l'attenzione in modo speciale su di essi. La frammentazione nucleare è infatti un fenomeno così co- mune, specialmente nelle cellule che vanno incontro ad una più o meno rapida degenerazione, che non vale proprio la pena di riu- nire assieme le osservazioni precedenti di casi in cui ciò si os- serva. Una buona raccolta delle prime osservazioni, cioè dei fatti noti fino al 1891 specialmente per gli Artropodi, si trova nel lavoro di Ziegler ('91), che però interpreta la massima parte dei fenomeni come divisione amitotica, e solo incidentalmente ricorda (p. 757 nota) che molti di questi processi debbono essere considerati sol- tanto come isolamento di lobi nucleari. Anche per le piante si tratta di un fenomeno molto diifuso, specialmente nei nuclei dei tessuti vecchi o in quelli che per una ragione od un'altra vanno incontro ad una rapida fine. Anche per esse mi limito a riman- dare al lavoro di Nemec ('10), dove sono raccolti varii di questi esempii per ciò che riguarda specialmente il comportamento delle cellule in condizioni artificialmente anormali. Il caso degli eritrociti, per la questione generale del signi- ficato della frammentazione nucleare, è tipico anche perchè, trat- ') Non intendo qui trattare la questione morfologica, ma fo soltanto no- tare che l'esistenza casuale in altri Vertebrati, probabilmente in condizioni spe- ciali, di un numero più o meno notevole di globuli stnguigni anucle.iti, non diminuisce punto l'importanza sistematica di tale carattere. Resta infatti sempre esatto che globuli sanguigni anucleati rappresentano il comportamento tipico (cioè l'equilibrio al quale l'organizzazione tende a ritornare se ne fu allonta- nata per cause esterne) solo degli animali adulti, che presentano anche come comportamento tipico i peli, le glandole mammarie ed altri pochi caratteri che, insieme a questi rappresentano un complesso che noi non abbiamo finora mai trovato dissociato. — 10 — tandosi di elementi isolati, aventi un unico nucleo di dimensioni notevolmente costanti in condizioni normali, non può nemmeno porsi in discussione ohe si possa trattare invece che di frammen- tazione più o meno completa, di nuclei prodotti da divisioni nu- cleari non seguite da divisioni cellulari o pervenuti da cellule prossime. Non si può escludere con altrettanta sicurezza che l'esistenza di numerose vescicole negli eritrociti in cui queste si osservano sia dovuta ad una incompleta fusione di cromosomi alla telofase precedente, analogamente a ciò che Bellonci ('84) per il primo potè osservare con sicurezza nella segmentazione dell'axolotl e che fu poi osservato molte altre volte in condizioni simili 1). E vero infatti che quelle fra le mitosi normali che anche per il numero, la forma e la grandezza dei cromosomi dobbiamo con- siderare come normali, decorrono in modo assolutamente tipico e non mostrano alla telofase nessun cromosoma ritardatario ; è vero pure che le dimensioni delle vescicole nucleari possono es- sere straordinariamente minori di quelle medie dei cromosomi di queste mitosi normali (cfr. Fig. 8); ma si deve notare che, come vedremo altrove, cromosomi ritardatarii e di dimensioni molto pic- cole si possono osservare negli eritrociti di Salamandra. Per conto mio però credo che gli eritrociti a numerose ve- scicole nucleari debbano questo loro carattere alla frammentazione di un unico nucleo così come ho precedentemente esposto, e fondo questa mia persuasione specialmente sulla scarsezza relativa delle mitosi con cromosomi ritardatarii specialmente nei preparati di alcuni individui, nell'esistenza di una serie assolutamente continua e graduale nella frammentazione nucleare 2) e nella concomitante esistenza di una progressiva scomparsa della sostanza nucleare, fenomeno che anche in altri casi è accompagnato da frammen- ') A questa interpretazione corrisponderebbe il paragone ebe fa Knoll f 96 p. 58) dei nuclei lobati degli eritrociti delle larve di Salamandra macu- loia con quelli descritti da H. Rabl 2) Il caso più frequente, poiché rappresenta la forma più leggiera del fe- nomeno, dovuto all'esistenza di cromosomi ritardatarii, è quello di trovare un nucleo della solita forma, ad una certa distanza dal quale si trova una ve- scicola nucleare molto più piccola, dovuta alla dissoluzione di un unico cro- mosoma ritardatario. Nel caso invece dell'esistenza di tendenza alla frammen- tazione nucleare, la forma più frequente perchè iniziale è quella di un unico nucleo a superficie moriformc, lobata o con forti inoisure. Questo secondo appunto è il caso degli eritrociti da me osservati. — 11 — tazione nucleare vera 1). Mi sembra anche evidente che queste forme nucleari non debbano essere interpretate, come Arnold ('88) ha invece fatto per casi non molto dissimili, come inizii di forme speciali di moltiplicazione. Se ora cerchiamo di esaminare il problema della causa e del significato del fatto dell'esistenza di un numero notevole di ve- scicole nucleari invece di un solo nucleo, cessa di avere valore la questione intorno al meccanismo col quale si è giunto a questo risultato, se cioè per frammentazione o per insufficiente fusione; perchè, come ora vedremo, una stessa legge è la causa dell'uno e dell'altro fenomeno. Un primo fatto che è stato per la prima volta messo in evi- denza da Chun ('90) è che la frammentazione nucleare 2) rappre- senta « gewissermassen der extremsten Fall einer Oberflàchen- vergròsserung » e, come nota giustamente Ziegler ('91 p. 375 nota) e Dass die amitotische Teilung und die Verzweigung der Kerne physiologisch und morphologisch zusammengehòrige Erscheinun- gen sind, geht auch daraus hervor, dass sie hàufig nebeneinander Yorkomenn ». Ciò che muta nel caso dei nuclei che si discostano dalla forma sferica per passare ad un insieme di vescicole nucleari divise pas- sando per lo stadio di nuclei irregolarmente polimorfi, è dunque evidentemente lo sviluppo totale della superficie di separazione fra nucleo e protoplasma, come del resto ha intuito abbastanza chiaramente anche Nemec ('10 p. 427). Considerata la cosa sotto questo punto di vista, il fenomeno opposto alla frammentazione nucleare è quello della fusione dei x) Tipico è p. es. il caso della sparizione del macronucleo nella coniuga- zione degli Infusorii, preceduta spesso, da frammentazione nucleare (cfr. p. es. Butschli :89, III specialmente p*. 1615-6 e Maupas '89 p. 446). 2) Chun veramente chiama « direkte Kerntheilung » , ciò che invece è frammentazione nucleare tipica. Ora, almeno in teoria, è giustificatala distin- zione posta da Lòwìt (:91 p. 516; fra moltiplicazione amitotica e frammentazione nucleare. Si può infatti considerare come elemento caratteristico della prima la divisione in due cellule diverse, di una massa di cromatina doppia della quan- tità normale, in modo analogo a ciò che avviene per la mitosi, e come fatto caratteristico della seconda il semplice aumento di superficie di separazione nucleo-citoplasmatica senza variazioni nella quantità di cromatina. — 12 — mirici, ohe si può osservare nella fecondazione non solo, ma in numerosissimi altri casi. Ricorderò a questo proposito solo il la- voro di Nemec (:10j per Le piante, perchè questo appunto delle fusioni nucleari extrasessuali è il problema fondamentale del quale si occupa; e por gli animali ricorderò solo il caso del sincizio perilecitioo dei Pesci, perchè in esso i fenomeni si presentano nel modo più evidente e la fusione nucleare è stata anche seguita sul vìyo (Raffaele '98 p. 58). Ora è interessante notare come molto spesso, da varii autori e nei materiali più diversi, sia stato osservato che proprio quei nuclei che erano di dimensioni maggiori, per essersi originati me- diante fusioni di uno o più nuclei soliti , sono per così dire in equilibrio labile, poiché con la massima facilità vanno incontro a frammentazione (cfr. p. es. Ziegler '91 p. 375-6 ; Maximow '02 tav. 8 fig. 11; Geràssimow '04 pag. 65; P. Della Valle '09 p. 104; Nemec '10 p. 30, 138, 154, 162, 399; Kemp '10 p. 800). Non credo che sia necessario far notare che per questo fe- nomeno le spiegazioni più o meno finalistiche e fantastiche, del tipo di quella, varie volte enunciata, della tendenza del nucleo a mettersi in più intimo rapporto col citoplasma per poterne me- glio controllare le funzioni, non significano assolutamente nulla, poiché con ogni probabilità, anche in questo come in tanti altri casi di morfologia cellulare, non si tratta che del diverso modo di azione di semplici forze fisiche che agiscono nell' identico modo anche nella natura inorganica. Non andremo però a cercare con Nemec ('10 p. 21) nella diversa fluidità della sostanza nucleare la spiegazione dell'essere i nuclei polimorfi o suddivisi in vescicole, poiché una maggiore viscosità può al massimo ritardare il raggiungimento della forma sferica o addirittura far sì che questa non venga raggiunta, sempre però che il punto di partenza sia un nucleo polimorfo, ma in nessun modo potrà spiegare come si possa passare da uno sviluppo di superficie minore ad uno maggiore. Dato l'ordine di idee sviluppato in seguito, non è inutile invece ricordare che Geràssimow ('01) per spiegare il fenomeno della frequente distribuzione dei nuclei nel protoplasma in modo uniforme, allorché in una cellula ne esista più di uno, suppose che i nuclei fossero sede di una speciale energia per la quale si respingessero così come avviene per le masse elettrizzate. Questa ipotesi é stata anche accettata fra gli altri da Nemec ('10 p. 414- 23, 127 e ss.) e Kemp ('10 p. 787), ed ha stretti rapporti con — 13 — l'ipotesi di Lillie sulla mutua repulsione esistente fra i cromosomi, e con alcune teorie fisiche sulla stabilità delle soluzioni colloidali. Anche per ciò che riguarda la fusione dei nuclei è da ricor- dare che Nemec ('10 p. 428-9) tende a considerare questo fenomeno come identico alla fusione di due gocce liquide, analogamente a ciò che Kuster ('09) ha sostenuto per la fusione di zolle di pro- toplasma ottenute mediante la plasmolisi, ricordando anche la considerazione di Eulee ('09 p. 276) che le fusioni nucleari sono specialmente prodotte dal cloralio, che è solvente dei lipoidi e che probabilmente quindi modifica la tensione superficiale esistente fra nucleo e protoplasma. Rispetto ai fenomeni di aumento di superficie del nucleo, Giaedina ('00 e '03) è stato quello che più sistematicamente ne ha sviluppata una interpretazione chimico-fisica , specialmente rispetto al significato dei cosi detti movimenti ameboidi del nu- cleo , che egli mostra come non siano che effetto di variazioni della tensione superficiale prodotte da cause esterne. Egli ha fatto anche notare ('03 p. 346), che « quando la tensione muta dise- gualmente nei varii punti si possono avere , oltre che figure polimorfe svariatissime, anche frammentazioni in due o più fram- menti , spesso con processi paragonabili alla frammentazione ». Idee simili si trovano poi espresse incidentalmente anche da Albrecht ('02 p. 42 nota) ed accettate da Weideneeich ('04 p. 424) e da altri (cfr. p. es. Howard '10 p. 12). Vedremo ora come anche i fenomeni di progressiva fram- mentazione e sparizione del nucleo ed i loro mutui rapporti possano ricevere una spiegazione idonea soltanto seguendo un analogo ordine di idee, cioè tenendo il massimo conto di ciò che si verifica in casi simili anche nella natura inorganica. Chi consideri i fenomeni di cui ora abbiamo parlato, dal punto di vista chimico-fisico, non potrà non riconoscere l'assoluta identità esistente fra essi e ciò che si può osservare in tutti i casi di au- mento di dispersità di una fase liquida in un' altra nel caso di sistemi di liquidi parzialmente miscibili x). l) Il caso più tipico è quello che si può osservare allorché si consideri il comportamento diverso di gocce di liquido pochissimo solubile in un altro) che contengano percentuali diverse di un terzo liquido completamente misci- bile in ambedue. Prendiamo p. es. il sistema acido oleico , alcool ed acqua. Se si pone una goccia di acido oleico puro sull'acqua, la goccia resterà unica; — 14 — Tali fenomeni dì «'ìnulsiono spontanea sono molto simili (cfr. p. 68. Wolf. Ostwald '10 p. 129-130) anche alla produzione delle famose forme mieliniche, alla « soluzione » colloidale dei gel re- versibili, nonché a tutti quegli altri casi in cui nei colloidi si possono osservare o supporre variazioni nel grado di dispersità (cfr. Zsig- mondy '05 p. 164-5). Fatti analoghi si possono indurre dalle gravi variazioni nelle proprietà fisiche che subiscono gì' intorbidamenti critici di miscugli liquidi per variazioni anche piccole di tempe- ratura (cfr. Rothmund '98 e '07, Friedlaender '01). Come è noto, per tutti questi fenomeni fisici di variazione di dispersità, Donnan ('01 e '03), sviluppando una idea di I. H.Van t'Hoff, ha dimostrato matematicamente, dai concetti fondamentali della teoria della capillarità di Laplace-G-auss, che esiste una grandezza critica delle goccioline di un'emulsione in condizioni determinate, grandezza che è costante come media, poiché deve essere considerata come condizione di equilibrio fra la coesione e le forze molecolari di attrazione tra le due fasi, cioè tra la ten- sione superficiale positiva e quella negativa, a causa della quale ultima lo sviluppo totale della superficie di separazione tende ad aumentare invece che a diminuire J). Considerando la grandezza e critica > delle goccioline come quella per la quale l'energia potenziale del sistema è minima, si se mettiamo invece una goccia di una soluzione a parti uguali di acido oleico ed alcool assoluto, la goccia si espanderà e si frammenterà in più gocciole. Tale frammentazione è più spinta per una soluzione di 1 parte di acido oleico e 5 di alcool assoluto e, per proporzioni maggiori di questo la suddivisione che si ottiene è sempre più fine, fino a che, per una proporzione di 1 a 60 abbiamo la produzione di una emulsione stabile con gocciole straordinaria- mente piccole. La rapidità con la quale in questo caso si verifica il fenomeno alla su- perficie non fa riconoscere l'esistenza di polimorfia iniziale della goccia, mentre invece nel caso che si pongano delle gocce di acido oleico in soluzioni pro- gressivamente più concentrate di alcool ed acqua (da alcool a 50° ad alcool a 70») ie gocciole cadono al fondo e manca la frammentazione, ma la solu- zione è preceduta da una irregolare espansione della goccia che dà a questa aspetti polimorfi. a) Secondo Lewis ('092) le dimensioni di una gocciolina di emulsione sono date dalla formula r3= 16TCOX dove r è il raggio della gocciolina, e la sua carica elettrica (per questa cfr. specialmente Me Lewis '091 ), a la tensione superficiale fra le due fasi in pre- senza, x la costante dielettrica. — 15 — comprende come questa possa essere raggiunta per due vie op- poste, cioè per frammentazione spontanea di particelle maggiori e per associazione di particelle minori, che si venissero a trovare in quelle condizioni (cfr. Donnan loc. cit.). Ognuno ora comprende come queste leggi che valgono per le emulsioni, debbono senz'altro valere anche per quel caso spe- ciale che è rappresentato dai rapporti mutui fra nucleo e proto- plasma. Lo sviluppo della superficie di separazione fra queste due fasi è quindi costante solo fino a che costanti rimangono le con- dizioni in cui essi si trovano e fino a che rimane costante la co- stituzione di ambedue, ma avvenendo un'alterazione dei corpi in presenza o delle condizioni ambienti o della costituzione dei corpi in presenza deve necessariamente variare. Inversamente una variazione nello sviluppo totale della su- perficie di separazione fra nucleo e citoplasma sarà indice che una modificazione è avvenuta per l'una o per l'altra delle cause ora ricordate. Si comprenderà ora perchè in fondo sia una que- stione oziosa da un punto di vista generale, sapere se il trovare in una cellula un numero notevole di vescicole nucleari dipenda da incompleta fusione dei cromosomi alla telofase o da frammen- tazione di un unico nucleo, come da questo stesso punto di vista generale fusioni e frammentazioni nucleari non rappresentino che le due opposte manifestazioni di un'unica forma di energia, e quindi come sia perfettamente spiegabile il fenomeno sopra ri- cordato, che siano proprio i nuclei di dimensioni maggiori, cioè quelli che in seguito ad accidentalità varie si sono formati per as- sociazione di un certo numero di nuclei normali (ed hanno quindi sorpassate le condizioni di equilibrio), quelli che più facilmente vanno incontro a frammentazione, riottenendo così quello svi- luppo di superficie che era stato troppo diminuito dalle fusioni avvenute 1\ !) Non sempre però nel caso di fusioni nucleari vi è questa diminuzione dello sviluppo totale di superficie di separazione fra nucleo e protoplasma, perchè p. es. nel caso delle larve diplocariotiche di echini , Bovebi ('05 p. 485-9) potè dimostrare che i nuclei derivati dalla fusione di due, avevano non un volume, ma una superficie doppia di quelli normali. Ciò però, come facil- mente si vede, non è che una conferma di questa legge della costanza dello sviluppo totale della superficie di separazione. Inoltre, poiché l'aumento di sviluppo totale di superficie si può raggiun- gere tanto con divisioni simmetriche quanto con asimmetriche, si comprende come possano osservarsi, secondo le diverse contingenze, così le une come le — 16 — Non voglio qui insistere sulle evidenti analogie che questi fenomeni di aumento e di diminuzione di dispersila della sostanza nucleare nel protoplasma presentano con la formazione e la dis- soluzione del nucleo vitellino e specialmente con ciò che normal- mente si verifica nel ciclo mitotico alla prefase ed alla telofase, (cfr. anche P. Della Valle '09 p. 1.07 e 157) perchè svilupperò questo ordine di idee più ampiamente in un lavoro a ciò special- mente dedicato di cui ho dato le conchiusioni principali in una nota preliminare ('10). Poiché da ciò che ho sopra esposto la frammentazione nu- cleare non è da considerare che come il primo grado di un pro- cesso di cui la soluzione è il termine più avanzato 1), si com- prende facilmente come i due fenomeni citologici si trovino fre- quentemente associati e come anzi non vi sia quasi alcun esempio di cromatolisi, che non sia preceduto o accompagnato da fram- mentazione nucleare. La coesistenza di questi fenomeni è un fatto troppo comune specialmente in condizioni più o meno nettamente patologiche perchè sia necessario addurre numerosi esempii da altre specie di cellule: ricorderò soltanto ciò che avviene negli spermatozoi vermiformi di Paludina (Meves '03) in cui prima della soluzione della massima parte della cromatina nucleare avviene in modo tipico il fenomeno analogo alla frammentazione, cioè la trasfor- mazione dei singoli cromosomi in tante vescicole separate, e ciò che si verifica nelle membrane embrionali dello scorpione secondo Johnson ('92 p. 142-5), nel parablasto dei Pesci (cfr. Raffaele '98 p. 66), nelle antipodi delle angiosperme ed in numerosi altri casi, in cui i fenomeni di frammentazione o di soluzione del nucleo sono precedenti da forme speciali di divisione nucleare, poiché tale fatto, come vedremo altrove, è un pieno accordo con ciò che si verifica nei corpuscoli sanguigni delle larve di Salamandra. Una prova indiretta dall'ordine di idee esposto è il fatto, che realmente si può osservare nel nostro caso un fenomeno che l'in- terpretazione data lasciava prevedere. E noto infatti (cfr. Wilh. Ostwald, '02 II, 2, p. 362) che si può dimostrare teoricamente che la tensione di vapore delle piccole particelle è inferiore a quella dello stesso corpo in quantità maggiori. Ora V. Rothmund altre, senza che alcuna di esse debba essere considerata come effetto od in- dice di un aumento assoluto di massa di cromatina. 1 < 'IV. Woi.k. Ostwald 'IO p. 129-1-30. — 17 — ('98) e G. A. Hullett ('01) studiando i rapporti esistenti fra ten- sione superficiale e solubilità, hanno trovato che la solubilità di un corpo è una funzione della sua energia di superficie ed aumenta col diminuire delle dimensioni della particella, in modo che ad una data saturazione, le parti di maggiori dimensioni si trovano in equilibrio col solvente, ma non le più piccole e queste quindi si sciolgono. Ora, come abbiamo visto sopra, sono appunto le ve- scicole nucleari di minori dimensioni quelle che prima e più evi- dentemente vanno incontro alla soluzione nel citoplasma 1). M. Lavdowsky ('84 p. 96), occupandosi della sparizione pro- gressiva del nucleo nei leucociti di axolotl tenuti in una ca- mera umida , scriveva di non poter decidere « ob er sich im Protoplasma der Zelle auflost oder durch dasselbe verdaut wird » . Non si può dire che allo stato attuale possiamo decidere con sicurezza questo punto. Giacché non abbiamo ragioni né per accettare né per negare l'esistenza, in questo processo di spari- zione del nucleo nel protoplasma, di quelle alterazioni chimiche che sono necessarie perchè si possa parlare di peptizzazione. La formazione di enzimi endocellulari cromatolitici non ha in sé nulla di improbabile 2), ma per la spiegazione dei fenomeni di cui ci occupiamo sarebbe altrettanto sufficiente una semplice leggera al- terazione nella composizione o del nucleo o del citoplasma, per la quale venisse a variare il valore della tensione superficiale fra queste due fasi. Ora la concomitanza dei nuclei polimorfi e della frammen- tazione nucleare con la sparizione del nucleo nel citoplasma, l'esistenza per lo meno nei Protozoi di dissolvimento del nucleo in cromidi, che nuovamente riformano nuclei, l'evidente analogia di questi fenomeni con il ripetersi ciclico di forme identiche sotto ogni aspetto dopo sparizioni complete nel ciclo mitotico (P. Della Valle '09, '10) rendono più probabile se non sicura l'interpre- tazione, che vede in questa sparizione del nucleo nel citoplasma un semplice processo di soluzione, cioè di notevolissimo aumento di dispersità. Non sarà forse fuori luogo notare a questo proposito che i fenomeni di emulsione spontanea sono presentati nel modo più J) In alcuni casi la soluzione è forse accelerata anche dal fatto che, per divisioni cellulari anormali, una piccola vescicola nucleare va con una quan- tità di protoplasma sproporzionatamente notevole, come vedremo altrove. 2) Enzimi cromatolitici sono stati infatti ammessi da Oks per l'autolisi delle mitosi (cfr. anche Nemec '10 p. 314-7). — 18 — tipico da corpi che come la Lecitina e La colesterina non sono molto lontani dai costituenti non nuli dolla i Liala, e che proprio gli eritrociti, allorché si riscaldino loggermonto. presentano un comportamento assolutamente identico a ciò che >, osserva nei fenomeni di spontaneo aumento di dispersila. Come Ito detto, questo fenomeno potrebbe dipendere tanto da modificazioni del nucleo che del protoplasma: non vi èpe].. nessun argomento per potersi decidere nell' uno o nell'altro senso, e solo si può considerare più verosimile una modificazione del protoplasma perchè tutti i fenomeni di differenziazione si mani- festano nel citoplasma e perchè anche tipiche differenziazioni nu- cleari hanno la loro prima origine in differenze citoplasmatiche (cfr. Boveri '04). Dalle considerazioni precedentemente esposte risulta che lo sviluppo totale della superficie di separazione tra nucleo e pro- toplasma deve essere considerato come un indice molto interes- sante delle condizioni di equilibrio della cellula. Inoltre, se noi consideriamo che alcune volte il processo che porta all' omoge- neizzazione del nucleo col citoplasma è accompagnato, invece che da frammentazione di quello, da un aumento delle sue dimensioni (come abbiamo potuto precedentemente notare anche per qualche vescicola nucleare nel processo esaminato), potremo ravvicinare il valore morfologico e fisiologico del rapporto di cui ora ho par- lato e quello del rapporto nucleo-citoplasmatico di R. Heutwig. Infatti, anche macroscopicamente è possibile a volte di osser- vare, ed Haedy ('00 p 99) ha potuto constatare anche per le mi- nutissime gocciole che si formano e scompaiono nei fenomeni re- ciproci di gelificazione e di soluzione dei colloidi, che l'identifi- cazione del rapporto percentuale mutuo dei componenti nelle due fasi in presenza di un'emulsione, può avvenire senza produrre va- riazione del numero delle gocciole preesistenti, ma solo delle di- mensioni di queste *). Concependo in questo modo il rapporto fra le dimensioni del nucleo e quelle del citoplasma, supponendo costante la quantità assoluta della sostanza caratteristica specialmente del citoplasma e di quella caratteristica specialmente del nucleo, una dimensione relativamente maggiore del nucleo, cioè un più basso rapporto nu- l) È interessante notare che aggiungendo agli eritrociti anucleati di Mam- miferi soluzioni di alcuni corpi, si osserva notevole rigonfiamento, diminuzione dell'indice di rifrazione ed infine una istantanea scomparsa di quelli. - 19 — cleo-citoplasmatico corrisponderebbe ad una meno netta distin- zione fra nucleo e citoplasma, e facilmente si comprende quindi come spesso lo si trovi associato a stadii di depressione. Conchiudendo, possiamo affermare che i fenomeni di fram- mentazione nucleare e di soluzione del nucleo nel citoplasma rendono molto verosimile l'idea, che i rapporti fra questi due co- stituenti essenziali della cellula debbano essere considerati in modo molto simile a quelli esistenti tra le due fasi di un'emulsione ot- tenuta da due liquidi parzialmente miscibili. Dall'Istituto di Anatomia Comparata dell'Università di Napoli. — 20 — LAVORI (ITATI L902. Ai.uHKiiiT, E. — Ueber dei) Untergang iler Kerne in den Erythro- blasten der Saugetiere: Inaug. Diss. Munchen^ i3 pag. 1888. Arnold, J. — Weitere Mittheilungen Ilber Kern- und Zelltheilungen in der Mil/.: Ani,. Mikr. Aiuti. 31. HI. pag. 641-564, Taf. 25-27. 1884. Belt,onci, G. — Intorno alla cariocinesi nella segmentazione delFovo • li Axolotl. Mera. Se. Fis. .1/"/. Accad. Lincei Voi. 19. pag. 1. Tav. 1. liti i|. Boveri, Th. — Protoplasmadifferenzirung als auslosender Faktor far Kernverschiedenheit: Sitz. Ber. Phys. Meà. Ges. WUrzburg pag. 16-20. L905. — — Zellenstudien V. Ueber die Abhangigkeit der Kerngrosse und Zellenzakl der Seeigel-Larven von der Chromosomenzahl der Ausgangszellen : Jena. Zeit. 39. Bd. pag. 445-524, Taf. 19, 20, 7 fig. 1889. Butschli, 0. — Protozoa. III. Infusoria: Bronn's Klassen und Ord. d. Thier-Reichs. 1890. OmiN, C. — Ueber die Bedeutung der direkten Kernteilung : Sitz. Ber. Phys. OJcon. Ges. Konigsberg, 31. Bd. pag. 16-18. L909. Dfxla Valle, P. — L'organizzazione della cromatina studiata me- diante il numero dei cromosomi: Arch. Zool. Voi. 4, pag. 1-177. Tav. 1. 1 '.»!<). — Le analogie tisico-chimiche della formazione e della disso- luzione dei cromosomi (Nota preliminare) : Monitore Zool. Voi. 20, pag. 265-268. 1901. Donnan, F. G. — Versuch einer Theorie der kolloidalen Aufldsung: Zeit. Physik. Chem. 37. Bd. pag. 735-743, 2 fig. 1903. — —The Theory of Capillarità and Colloidal Solutions: Zvil. Physik. Chem. 46 Bd. pag. 197-212, 2 fig. IS'.iT. Eisen. Ct. — Plasmocytes: Proc. California Acad. Se. (3), Voi. 1. imi/. 1-72, Plt. 1-2. 1894. Engel, C. S. — Die Blutkòrperchen im bebriiteten Hiihnerei: Ardi. Mikr. Anat. 44. Bd. pag. 237-248, Taf. 17. 190G. — — Ueber kernlose Blutkòrperchen bei niederen Wirbeltieren: Anat. Anz. 29. Bd. pag. 144-147. 1909. Euler, H. — (rrundlagen und Ergebnisse der Pflanzenchemie: IT Theil. Braunschweig. 1901. Friedlaendkr. I. — Ueber merkwi'irdige Erscheinungen in der Uinge- bung des kritischen Punktes teilweise mischbarer Fliissigkeiten: Zeit. Physik. (Inni. 38. Bd. pag. 385-440, 11 fig. UN IO. (ìiardina, A. — Sui pretesi movimenti ameboidi della vescicola ger- minativa: Riv. Se. Biol. Voi. 2, 11 pagg. 1903. — — Intorno ai cangiamenti di forma e di posizione del nucleo cellulare: Anat. Anz. 22. Bd. pag. 329-357, 8 fig. - 21 — 1901. Gerassimow, I. — Ueber den Einfluss des Kerns auf da.v Wachstum der Zelle: Bull. Soc. Nat. Moscou, 15. Bd. pag. 185-200, 2 Bit. 4 fig. 1899. Giglio-Tos, E. — Dei corpuscoli rossi del sangue nel Batrachoseps attentiatus Esch.: Anat. Anz. 15. Bd. pag. 293-298, 2 fig. 1900. Hardy, W. B. — On the Mechanism of Gelation in Reversibile Col- loidal Systems: Broc. Boy. Soc. Voi. 66, pag. 95-109. 1910. Howard, W. T. — The Róle of the Nuclear Budding in the Re- gulation of Tumor Cells: Festschr. filr R. Hertivig, 1. Bd. pag. 1-18, Taf. 1-3. 1901. Hullet, G. A. — Beziehungen zwischen Oberflachenspannung und Lòslichkeit: Zeit. Physik. Ghem. 37. Bd. pag. 385-406. 1902. Janosik, J. — Le développement des globules sanguins chez les Am- niotes: Bibl. Anat. Voi. 10, pag. 273-282, 1 Blc. 1892. Johnson, H. P. — Amitosis in the Embryonal Envelopes of the Scor- pion: Bull. Mus. Harward Coli. Voi. 22, pag. 127-161, 3 Blc. 1903. Jolly J. — Origine nucléaire des paranuclei des globules sanguins du Triton: G. B. Ass. Anat. Voi. 5, pag. 115-120, 1 fig. 1896. Israel, O.-Pappenheim, A. — Ueber die Entkernung der Sàugethier- erythroblasten : Virchow Ardi. 143. Bd. pag. 419-447, Taf. 9-11. 1910. Kemp, H. P. — On the Question of the Occurrence of « Heteroty- pical Reduction » in Somatic Cells: Ann. Bot. Voi. 24, pag. 775- 803, Bit. 66-67. 1896. Knoll, Ph. — Uber die Blutkorperchen bei wechselwarmen Wirbel- thieren: Sitz. Ber. Akad. Wiss. Wien, 3 Abth. 105. Bd. pag. 35-66, 3 Taf., 4 figg. 1846. Kòlliker, A. — Ueber die Blutkorperchen eines rnenschlichen Em- bryos und die Entwickelung der Blutkorperchen bei Sàugethie- ren: Zeit. Batìon. Med. 4. Bd. 1909. Kuster, E. — Ueber die Verschmelzung nackter Protoplasten: Ber. d. Bot. Ges. 27. Bd. pag. 589-598. 1884. Lavdowsky, M. — Mikroskopische Untersuchungen einiger Lebens- vorgange des Blutes: Virchow Ardi. 96. Bd. pag. 60-100, Taf. 4-7. 1909 l. Lewis, Me. C. — Gròsse und elektrische Ladiuig der Oelteilchen in Oelwassereniulsionen: Zeit. Chem. Industr. Kolloide, 4. Bd. pag. 211-212. 1909 2. — ■ — Die Oberflachenspannung kolloider und emulsoider Par- tikel und ihre Abhàngigkeit von der Grenzflache der letzteren: Zeit. Chem. hidustr. Kolloide 5. Bd. pag. 91-93. 1883. Lòwit, M. — ■ Ueber die Bildung rother und weisser Blutkorperchen: Sitz. Ber. Akad. Wiss. Wien, 3 Abth 88. Bd. pag. 356-401, 2 Taf. 1885. — — Ueber Neubildung und Zerfall weisser Blutkorperchen: Sitz. Ber. Akad. Wiss. Wien, 3 Abth. 92 Bd pag. 22-141, 4 Taf. 1891. — — Ueber amitotische Kernteilung: Bini. Centr. 11. Bd. pag. 513-516. — 22 — 1910. Lundkgard, H. — Kin Beitrag eur Kritik zweier Vererbungshypo fchesen. LJeber Protoplasmaetrakturen in den Wurzelmeristem zellen von Vida l'alar. Jahrb. WÌ88. Boi. i8. Bd. pag. 285-378, Taf. 6-8, 5 fin. 1892. Macallum, A. B.— Stadies on the Blood of Amphibia: Trans. Canad. List. Toronto, Voi. 2, pag. 45-80, Plt. 1. 1 889. Maupas, E. — Le rajeunissement karyogamique chez les Ciliés: Ardi. Z. Expér. (2), Tome 7, pag. 148-517, Pie. 9-23. L902. Maximow, A. — Experimentelle Untersuchungen iiber die Eutzuud- liche Neubildung von Bindgewebe : Zieglers Beitr. 5 Suppl. Taf. 1-8. 1903. Mkves, Fr. — Ueber oligopyrene und apyrene Spermien uud iiber ihre Eutstehung, nach Beobachtungen au Paludina und Pggaera: Ardi. Mikr. Anat. 61. Bd. pag. 1-84, Taf. 1-8, 30 fig. 1906. - — Zur Kenntnis der Trombocyten des Salainanderblutes uud ihres Verbaltens bei der Geriunung : Arch. Mikr. Anat. 68. Bd. pag. 311-358, Taf. 22-25, 6 fig. 1910. Nemec, B. — Das Problein der Befruchtungsvorgànge und andere zytologische Fragen: Berlin, Borntràger, 352 pag., 5 Taf. 119 fig g. 1 908. Oes, A. — Ueber die Autolyse der Mitosen : Bot. Zeitung 66. Bd . pag. 89-120, Taf. 5. 1902. Ostwald, Wilh. — Lehrbuch der allgenieinen Chemie, 2. Aufi. 1910. Ostwald, Wolf. — Grundriss der Kolioidchemie: Dresden, Steinkopff, 525 pagg. 1896. Pappenheim A. — Ueber Entwickelung uud Ausbildung der Eryfckro- blasten: Virchow Arch. 145. Bd. pag. 587-643, Taf. 13, 14. ISSI). Pfitzner, W. — Zur pathologischen Anatomie des Zeilkerns : Vir- chow Arch. 103. Bd. pag. 275-300, Taf. 5. 1885. Phisalix, C. — Recherches sur l'anatomie et la physiologie de la rate chez les Ichthyopsidés: Arch. Z. Expér. (2), Tome 3, pag. 369-464, Pie. 18-22. 1907. Prowazek, S. — Beitrag zur Kenntnis des Blutes der Reptilien: Zool. Anz. 31. Bd. pag. 919-920, 3 fig. 1895. Rabl, H. — Ueber das Vorkommen von Nebenkernen in den Gewe- bezellen der Salamanderlarven; ein Beitrag zur Lehre von der Amitose: Arch. Mikr. Anat. 45. Bd. pag. 412-433, Taf. 25. 1898. Raffaele, F. — Osservazioni intorno al sincizio perilecitico delle uova dei Teleostei: Boll. Soc. Nat. Napoli, Voi. 12, pag. 33-69, Tav. 2. 1889. Ranvier, L. — Traité .technique d'Histologie ; 2. ed. 1899. Rawitz, B. — Ueber die Blutkòrperehen einiger Fische. I: Arch. Mikr. Anat. 54. Bd. pag. 481-513, Taf. 26. 1900. — Ueber die Blutkòrperehen einiger Fische. II: Arch. Mikr. A «ai. 56. Bd. pag. 149-168, Taf. 6. 1898. Rothmund, V. — Die gegenseitige Loslichkeit von FlOssigkeiten und der kritische Lòsungspunkt : Zeitschr. Physik. Chem., 26. Bd. pag. 433-492. — 23 — 1907. Rothmund, V. — Lòslichkeit und Lòslickkeitbeeiiillussujig : Bredigs Handb. Physik. Cileni. N. 7, Leipzig. 1889. Ruge, G.— Vorgange ara Eifollikel der Wirbelthiere: Morph. Jahrb. 15. Bd, pag. 491-554, Taf. 18-21. 1888. Tòròk, L. — Die Tkeilung der rothen Blutzellen bei Amphibiea: Ardi. 21, kr. Anat. 32. Bd. pag. 603-613, Taf. 23. 1SS7. Van Bambecke, Ch. — Des déformations artificielles du noyau: Ardi. Biol. Tome 7, pag. 349-387, Pie. 11-13. 1907. Walker, C. E. — Observations of the Life-history of Leucocytes III: Proc. Boy. Soc. London (B) Voi. 79, pag. 495-502, Pie. 6. 1903. Wejdenreich, F. — Die roten Blutkòrperchen I : Anat. Hefte , 2. Abth. 13. Bd. pag. 1-94. 1904 — Die roten Blutkòrperchen II: Anat. Hefte, 2. Abth. 14. Bd pag. 345-450. 1891. Ziegler, H. E. — Die biologische Bedeutung der arnitotischen (di- rekten) Kernteilung im Tierreich: Biol. Centr. 11. Bd. pag. 372-389. 1905. Zsigmondy, R. — Zur Erkenntnis der Kolloide: Jena, Fischer, 186 pag. 4, Taf. 6 fig. — 24 — SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA (Tav. lì Eritrociti di larve di Salamandra maeulosa prossime alla metamorfosi. Fissazione immediata con sublimato alcoolico del sangue ottenuto per deca- pitazione della larva, disteso sul coprioggetto. Colorazione con ematossilina di Ehrlich. Mezzi di osservazione: Grande stativo Van Heurk (Watson) con- densatore oloscopico Watson ap. 1,36; obb. 3 mm. apocr. ap. l,40Zeiss; luce 2000 artificiale. Ingrandimento comune a tutte le figure — - — . Fig. 1. — Eritrocito normale delle larve. » 2. — Eritrocito con nucleo a superficie moriforme. » 3. — Nucleo con numerosi lobi pronunziati. » 4, Inizio della frammentazione nucleare. La massa principale nucleare è anch'essa fortemente lobata. » 5. — Nucleo completamente frammentato in vescicole isolate. » (j. — Progressivo impallidimento ed identificazione col protoplasma delle vescicole nucleari minori. » 7, _ Notevole riduzione del numero delle vescicole nucleari. » g. Eritrocito con una sola vescicola nucleare abbastanza grande e numerose vescicole piccolissime. E disegnato vicino ad esso un eritrocito in mitosi per mostrare di quanto le vescicole nucleari possano essere più piccole dei singoli cromosomi. » 9 _ Eritrocito con poche e pallide vescicole nucleari. » 10. — Soluzione del nucleo nel protoplasma ancora più avanzata. » 11. —Ultimi residui nucleari. » 12. — Eritrocito anucleato. Ricerca di equivalenti morfologici del tessuto insulare nel pancreas dei Chetoni Nota preliminare riassuntiva del socio Giulio (!oteonei (Tornata del 31 marzo 1911) Il pancreas dei Cheloni, benché la letteratura sul pancreas sia estesissima, non è stato sufficientemente studiato. Swale Vincent e F. Thompson x) hanno recentemente rese note alcune osservazioni sulla Chrysemys pietà, sul Kinosternon ■pennsylvanicum e sulla Testiido tabulata: gli autori dichiarano di avere, dopo molte difficoltà, riscontrate nel Kinosternon alcune isole del tipo che denominano leptocromo, mentre non si distin- guono bene per le loro reazioni nella Chrysemys : nella Testudo tabulata, poi, non sono riusciti a metterle in evidenza. Comunico intanto i miei risultati, che si riferiscono sopra tutto alla Testudo graeca : ho però anche osservato, quantunque meno minuziosamente, il pancreas della Tkalassochelys caretta e dell' Emys europa ea. Nella Testudo graeca non ho trovato forme aventi la tipica tessitura delle isole di Langerhans; né si può ammettervi l'esistenza d'un tipo baticromo. Nella porzione sple- nica si riscontra, tuttavia, un grande sviluppo di formazioni ca- nali ciliari, che sono veri condotti escretori, i quali si presentano, qua e là, cospicuamente vascolarizzati. Date le reazioni rispetto a molti colori e la vascolarizzazione, è facile, ad un esame som- mario, la fallace impressione di isole con lumi; ma lo studio accurato e seriale dimostra con sicura evidenza che si tratta di !) Swale Vincent and F. Thompson. 1. — Ori the relations between the « Islets of Langerhans » and the zimogenous tubnles of the Pancreas : In- iernat. Monatsschr. f. Anat. u Physiol. Bel. 25, pag. 61. 1907. — — 2. — The islets of Langerhans and the Zymogenous tubules in the Vertebrate Pancreas: — Trans. R. Soc. Canada. Voi, 1. Sec. 1 V, pag. 275, 1908. — 26 — gruppi di condotti, i quali si continuano a canaio pieno con gli acini zimogenici. Oltre alla struttura propria -li condotti, essi presentano i granuli di secrezione genzianofili, di cui son ricchi i condotti in general.' e specialmente quelli di medio calibro, accu- mulati verso il lume, che viene così ad essere nettamente deli- mitato. I condotti di qualunque calibro sono rivestiti di epitelio sem- plice e non presentano quella struttura ricordante in parte i Selaci (Diamare)1); che Vincent e Thompson hanno creduto di riscontrare nella Testudo tabulata. Le mie osservazioni nella Testudo graeca m' inducono a pen- sare che le isole con lumi, che Laguesse ha riscontrato negli Ofìdi, ripigliando le osservazioni del Giannelli e del G-iacomini 2), siano immagini del genere da me osservate, e dall' istologo fran- cese, secondo me, non giustamente interpretate: cioè, i lumi, quando non spettano a capillari, spettano a formazioni canaliculari, in- variabili e fìsse. Altra questione è se questo definito e invariabile apparato canaliculare possa interpretarsi come un equivalente morfologico e funzionale del tessuto insulare. Qualora si tenga presente che le isole sorgono nell'organogenesi dai tubi pancreatici primari, si può sospettare che negli Ofìdi un loro equivalente morfologico possa presentarsi in una condizione per cosi dire embrionale, cioè in relazione coi condotti in forma di veri e propri zaffi pieni di epitelio insulare. Il concetto di isole con lumi è però morfologi- camente errato. La struttura da me riscontrata nella porzione splenica po- trebbe farci ritenere che il pancreas della Testudo graeca, con- servando pure sotto quel rapporto un carattere ancora più em- brionale, ci ricordi la ricchezza dei tubi pancreatici primari, che si trovano nell'organogenesi sopra tutto nella porzione che di- verrà splenica, e da cui, come è il caso degli Ofìdi, si differen- ziano in seguito le isole di Langerhans : così si chiarirebbe in qualche modo anche l'assenza di vere e proprie isole, cioè di veri corpi epiteliali, in un organismo che è così alto e vicino ad altri, che pur ne sono forniti e riccamente. Per l'assenza dei cor- doni pieni, il pancreas della Testudo graeca ci offrirebbe così un lontano ricordo della struttura dei Selaci, avvertendo tuttavia, 1) Diamark, V. — Studii comparativi sulle isole diLangerhans del pan- creas: Intern. Monatsschr. f. Anat. u. Phys. Bd. 16. IS'99. 2) Giannelli e Giacomini.— Eicerche istologiche sul tubo digerente dei Ret- tili. 8. Nota. — Adunanza della R. Acc. Fisiocritici, Siena, 2à giugno 1896. — 27 — corno ha dimostrato Diamare, che qui esistono differenziazioni strutturali nelle stesse cellule dei condotti. E si potrebbe trovare una corrispondenza ancora nel caso singolare dei Ciclostomi (Gia- comini) *) qualora le vescicole chiare ivi riscontrate, si ritenes- sero come resti dei condotti o vie vettrici dello stesso pancreas, permanenti dopo la scomparsa del canale principale, le cui tracce si presentano appunto in forma di vescicole (Diamare) 2) nella massa dell'organo e fuori. Neppure noWEmys europea e nella Thalassochelys caretta m'è riuscito finora a mettere in evidenza le tipiche isole di Lan- GERHANS. Le osservazioni riferite, mentre danno maggior risalto al- l' incidentale constatazione fatta da Vincent e Thompson sulla Testitelo tabulata, ed a cui non hanno dato importanza, può far sorgere il dubbio che negli altri Cheloni da essi esaminati, le immagini indicate come isole di Langerhans si riferiscano ad analoghe formazioni canaliculari. Siena. Istituto d'Anatomia comparata, febbraio 1911. !) Giacomini, E. — Sul pancreas dei Petromizonti con particolare riguardo al pancreas di Petromyzon marinus: Verh. Anat. Gesell. Pavia 1900. 2) Diamare, V. — Cisti epiteliali nel così detto pancreas dei Petromizonti: Monitore zoologico italiano. Anno 12. N. 7, 1901. (Rendiconto convegno unione zoologica in Napoli). La Metavoltina tpa le sublimazioni della Solfatara di Pozzuoli NOTA dt'l socio E. Aguilar (Tornata del 31 marzo 1911) Nella tornata della nostra Società del 10 maggio 1903 comu- nicai x) di aver rinvenuto alla Solfatara un minerale presentantesi sotto t'orma di laminette splendenti di colore giallo-oro o giallo - bronzino, identico a quello che si trova alla Grotta dello Zolfo al Capo Miseno e sul quale aveva richiamato l'attenzione il Dott. Bellini in una sua nota pubblicata nel Bollettino della Società geologica italiana 2j. Il Bellini descrisse dettagliatamente questa sostanza, che per l'insieme della composizione e caratteri non poteva assomigliarsi ad alcun minerale vesuviano o tìegreo, e concluse che, per il modo di comportarsi ai saggi chimici e per la gran proporzione di os- sido ferrico (82 o/o e più), doveva, forse, considerarsi come una varietà di ematite. Spetta al Prof. Zambonini il merito di avere studiata bene questa sostanza 3). Egli esaminando i composti cristallizzati ottenuti dalle so- luzioni acquose di alcuni miscugli salini originatisi in seguito alla eruzione vesuviana del 1906, rinvenne un minerale che iden- tificò con la Metavoltina di Blaas, e dalle ricerche eseguite sui cristalli puri egli stabili che la forinola di questo minerale è 5K20,3Fe203, 12 S03, 18H20. J) Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli— Serie I, Voi. XVII, pag. 254. Napoli, 1904. 2) Bellini R. La grotta dello zolfo nei Campi Flegrei. Boll. d. Soc. geol. ital. Voi XX (1901) Fase. 111. 3J Zambonini F. Notìzie mineralogiche suW eruzione vesuviana dell' aprile 1906. Atti d. R. Acc. d. Se. fis. e mat. di Napoli 1906 (2a), XIII. N. 8. — Su alcuni minerali della grotta dello Zolfo a Miseno. Rend. d. R. Acc. d. Se. fis. e mat. di Napoli: Fase. 12°, 1907. — Su alcuni minerali non osservati finora al Vesuvio. Id. Fase. 4°-7°, 190S. — 29 — Nei cristallini naturali parte del potassio è sostituito dal sodio, come avviene nella metavoltina di Madeni Zakh studiata dal Blaas. Nello studio poi di alcuni minerali della Grotta dello Zolfo, esaminò microscopicamente e chimicamente una sostanza, che per i caratteri esterni era simile a quella rinvenuta dal Bellini, e ri- scontrò in essa le proprietà che alla metavoltina sono state as- segnate da Blaas, da Lacroix e da Zambonini medesimo. Sicché invece di considerare il prodotto in questione come una varietà di ematite (Belimi), esso deve riguardarsi come un solfato doppio di ferro e di potassio. La metavoltina è stata pure rinvenuta da Zambonini allo stato naturale nelle fumarole ad acido solfidrico e vapor d'acqua nell'Atrio del Cavallo nel 1908. Come ho già detto, io accennai all' esistenza di questa so- stanza alla Solfatara, dove la raccolsi in scarsa quantità, in una grotticella a S. E., vicino alla grande fumarola. Ma recentemente, essendomi fermato a studiare con più attenzione il giacimento del minerale ho dovuto convincermi che esso è tutt'altro che scarso. Bisogna notare però che la sublimazione identificata da poco con la metavoltina era conosciuta sotto il nome di Coquimbite. A. Scacchi nelle sue classiche memorie geologiche sulla Campania scrive: « In mezzo all'alotrichino della Solfatara ed in particolare ove questa sostanza forma grosse croste con fibre intricate, si rinvengono non pochi granelli alquanto splendenti di color giallo, i quali spesso sono congregati insieme e formano tanti piccoli bitorzoli o noccioletti d'irregolar figura che di rado hanno più di cinque millimetri in diametro. Essi posti nell'acqua, in poco d'ora si risolvono in sottilissima polvere gialla e luccicante , la quale in seguito lentamente si scioglie , colorando il liquore in giallo rossiccio;... ». Dalle analisi praticate su questa sostanza egli dedusse che « i grumetti della Solfatara sieno d'identica specie con la sostanza trovata nella Provincia di Coquimbo nel Chili, e dal Rose analizzata e intitolata Coquimbite » 1). Allo Scacchi non riuscì di poter ottenere cristallizzata artificialmente la Co- quimbite della Solfatara e quindi non potè eseguire un' analisi su di un minerale puro, essendo la Coquimbite mescolata inti- mamente all'alotrichino. È opportuno anche far notare che la de- scrizione della Coquimbite si riferisce alla varietà gialla granel- x) Scacchi A. Memorie geologiche sulla Campania. Rendic. Acc. Nap. d Scienze. Sez. d. Soc. R. Borbonica. N. 48, pag. 325. Napoli, lsl'.i. 30 Iosa, poiché egli ne ha descritte tre altre, cioè la var. bianca granellosa, La cilestrina traslucida e la bruna traslucida. La metavoltina della Solfatara si presenta sotto forma di la- minette splendenti di colore giallo oro sparse sulle sublimazioni di allume, allumogono, coquimbite (var. bianca o cilestrina), ov- vero addensati; da formare tenui crosticine o massoline di color giallo-bronzino; più spesso le laminette per la loro piccolezza non sono visibili ad occhio nudo, ma formano del pari agglomeramene o sono mescolati intimamente con altri sublimati. Osservando al microscopio un po' della sostanza si nota che essa risulta di una grande quantità di piccole laminette di colore giallo chiaro, a contorno esagonale e raramente romboedrico, uniassiche negative. Le laminette ben visibili ad occhio nudo, invece, osservate a forte ingrandimento, rare volte mostrano la forma cristallina regolare, bensì appaiono quasi sempre come smus- sate agli angoli e quindi a contorno irregolare. Riguardo al giacimento, la metavoltina si rinviene di solito in diverse grotticelle della parete orientale del cratere della Sol- fatara. In una grotti cella a N. E, in prossimità di una fumarola molto attiva, ho raccolto la sostanza a grosse laminette, ma in poca quantità. Abbonda invece il minerale che si presenta sotto forma di piccole massoline o granelli splendenti mescolati inti- mamente con l'allume, coquimbite, voltaite, etc, in diverse altre grotticelle e specialmente nelle cosiddette stufe, adibite per lo passato a sudatorii. Napoli, gennaio 1911. Sulla produzione, annullamento ed inversione di un campo potante e soppa un nuovo galvanometpo universale NOTA del socio G. Vanni (Tornata del 16 settembre 1911) Il dispositivo seguente per mettere in evidenza la produzione, l'annullamento e 1' inversione di un campo magnetico rotante, fu da me indicato, molti anni sono, nelle lezioni al Collegio Romano, e presentato alla Società italiana di Fisica nel giugno 1909. Siano C e C (Fig. 1) due rocchetti di filo di rame, dei quali uno, C, sia senza nucleo e l'altro con nucleo di ferro. Disposti i due rocchetti con gli assi ad angolo retto, si facciano percorrere da una corrente alter- nata monofase. Si ge- nereranno così due campi magnetici alter- nati ortogonali i quali, a causa della isteresi UUL/ Fig. 1. dovuta alla presenza del nucleo magnetico in uno solo dei due circuiti, avranno un certo ritardo di fase, sufficiente (se si regolano opportunamente le costanti dei due rocchetti), per produrre in 0 un campo magnetico rotante 1), ove un cilindro me- tallico ben equilibrato potrà muoversi con moto rotatorio nel senso del campo. È evidente che la introduzione di un nucleo di ferro nell'altro roc- chetto C, modificherà la velocità e anche il senso della rotazione dell'anello mobile. L'esperienza prova infatti che, ottenuta la ro- v> L' idea di produrre un campo magnetico rotante con una sola corrente alternata monofase, è dovuta al Borel e si trova realizzata in un contatore per correnti alternate da lui immaginato nel 1888. .'{•2 u X 4i s t azione nel modo sopra indicato, basta introdurre gradatamente un adatto nucleo di ferro nel rocchetto C", per diminuire la stessa rotazione, estinguerla del tutto e infine cambiarne il senso. L'esperienza ora indicata ha guidato lo scrivente ad un ar- tificio semplicissimo per trasformare un ordinario galvanometro Deprez D'Arsonval in un galvanometro universale atto a consta- tare e misurare correnti continue ed alternate. A tale scopo, sup- poniamo che C rappresenti la bobina mobile (Fig. 2) di un sif- fatto galvanometro (del quale supporremo, per ora, soppresso il campo magnetico NS), disposta molto vicina al nucleo di ferro dolce M. Esternamente alla bobina C e al nucleo si disponga una seconda bobina fissa C, il cui piano sia normale al piano della prima, e si dispongano le connes- sioni dei due circuiti e del filo di sospen- sione della bobina mobile, in modo che i due circuiti si trovino connessi in serie. Se ora una stessa corrente alternata attra- versa le due bobine, l'apparecchio funzio- nerà come un elettrodinamometro a nu- cleo magnetico; ma riflettendo che le due bobine C e C, di cui la prima C ha il nucleo di ferro immediatamente vicino, si trovano in condizioni analoghe a quelle delle stesse bobine C e C della fig. 1, è facile vedere che, alla coppia dovuta alle azioni elettromagnetiche dei due circuiti si aggiungerà un'altra coppia dovuta alla reazione del campo rotante generato, il quale tenderebbe a trascinare il nu- cleo di ferro che è fisso. Ed è chiaro che sarà sempre possibile disporre le connessioni dei circuiti fisso e mobile e il senso degli avvolgimenti delle bobine, in modo che i momenti di tali coppie si sommino aritmeticamente. Si potranno, così, mettere in evidenza correnti alternate assai deboli. Basta ora munire la bobina C di uno specchio e disporre in vicinanza di essa e del nucleo di ferro le espansioni polari di un magnete permanente, ed utilizzare solo la bobina mobile, per trasformare il precedente elettrodinamometro in un galvanometro ordinario del tipo Deprez d'Arsonval a correnti continue. Se (come lo scrivente ha fatto in un modello destinato all' Istituto militare radiotelegrafico) il magnete NS che serve a produrre il campo magnetico permanente si sposta per mezzo di un movimento a guida dentata die lo sollevi gradatamente fino a renderne quasi Fig. 2. — 33 — nulla l'azione, si avrà il vantaggio non solo di riunire in un me- desimo apparecchio due specie diverse di galvanometri , ma di avere altresì a disposizione un galvanometro per correnti continue a sensibilità variabile, mercè l'accennato spostamento. Si potrà, infine, ottenere facilmente una aperiodicità quasi perfetta, anche quando lo strumento funziona da elettrodinamometro, disponendo sul filo di sospensione del circuito mobile, un leggero disco di alluminio fra i poli ravvicinati di uno o più magneti. L'aspetto dell'apparecchio è quello della fig. 3. Si intende poi facilmente che, a causa dei fenomeni compli- cati prodotti dalla presenza del nucleo di ferro, sarà preferibile giovarsi dell'apparecchio precedente, sopratutto nei metodi di ri- duzione a zero. Istituto militare radiotelegrafico. Roma, Luglio 1911. Sopra un nuovo frequenziometro ottico NOTA del socio Gr. Vannì (Tornata del 16 settembre 1911) Si può realizzare, nel modo seguente, un frequenziometro ot- tico atto a misurare, con grande esattezza, la frequenza di una corrente alternata, ed a constatarne le più piccole variazioni. Sia AB (Fig. 1) il filamento luminoso rettilineo di una lam- pada ad incandescenza da 100 volt, percorso dalla corrente alter- nata di cui si vuol misurare la frequenza; a JV se ess0 si colloca nel campo magnetico di un magnete permanente, assumerà, come si vede applicando i noti principi dell'elet- tromagnetismo, ed a causa della flessibi- ftl ! lità ed elasticità che esso possiede, un moto oscillatorio di frequenza eguale a quello della corrente ; in guisa che se si dispone innanzi al filamento una lastrina opaca MN portata da un diapason a cur- sore mobile e munita di una sottile fes- sura orizzontale S si avrà, quando vibra il solo filamento, un punto luminoso 0 animato da moto oscillatorio orizzontale. Se ora si eccita il corista, in guisa che la £• lamina MN si muova verticalmente, la composizione dei due moti vibratori ortogonali, darà luogo alle note figure di Lissajous. Spostando il cursore mobile del co- rista, in guisa da farne variare, quasi con continuità e in ma- niera conosciuta, il periodo fra limiti opportuni , si potrà facil- mente ottenere la curva di accordo dei due movimenti (ellisse o cerchio). Se questa sarà stabile si dedurrà immediatamente la cercata frequenza dalla posizione del cursore; altrimenti, dal tempo che impiega la stessa figura a ritornare in due posizioni JN- '3 ^ O]* 35 e forme identiche, sarà facile dedurre, nel modo noto *), il rap- porto dei due periodi, e apprezzare così, nella misura della fre- quenza di una data corrente, differenze che sarebbe impossibile svelare con i procedimenti e con i frequenziometri ordinari. Si può eseguire la stessa misura, in un altro modo, che è pre- feribile quando si abbia ragione di ritenere che il filamento della lampada adoperata non assuma, a regime stabilito, un periodo vibratorio eguale a quello della corrente da misurare Come fu accennato in al- tro lavoro 2), si faccia passare, a tale oggetto, una piccola fra- zione della corrente stessa in K un galvanometro differenziale Deprez D'Arsonval di cui si illumini lo specchio con la luce di una lampada H ad incande- scenza (Fig. 2) a filamento ret- tilineo , e si regolino le cose ' ] — | 'jj in modo che l' immagine ver- ticale del filamento si formi sopra una scala translucidaJI?. Se ora si dispone tra il gal- vanometro e la scala, dalla parte opposta a quella ove si trova l'osservatore, la lamina opaca portata dal rebbio del corista a cur- sore, e si invia la corrente nel galvanometro, lo specchio di questo, annesso alla bobina mobile, vibrerà orizzontalmente e dalla com- binazione dei due movimenti si avrà la curva di accordo, visibile nella scala translucida in M. Ogni dubbio relativo al sincronismo del moto orizzontale con quello di cui si cerca la frequenza è qui eliminato, giacché, per il principio delle vibrazioni forzate, il galvanometro finisce per prendere, dopo brevissimo intervallo di tempo, un moto oscillatorio di periodo eguale a quello della corrente. I due dispositivi sopra accennati sono stati dallo scrivente messi in prova nel laboratorio sperimentale dell' Istituto militare radiotelegrafico, dando ottimi risultati. Istituto militare radiotelegrafico di Roma. Agosto 1911. Fig. 2 *) Violle, Acoustique, p. 273. 2) Vanni, Sulla misura della frequenza di una corrente alternata; Boll. Soc. Natur. di Napoli, voi. XVI, 1902. SULLA ESPERIENZA FONDAMENTALE DEL VOLTA INrOT.A_ del socio G. Vanni (Tornata del lb' settembre 1911) È noto quanto sia delicata e di difficile riuscita l'esperienza fondamentale del Volta sulla esistenza della forza elettromotrice di contatto fra due metalli eterogenei. L'illustre inventore della pila, nella celebre lettera a Delamétherie *) dichiara di riuscire nell' intento solo dopo dieci o venti contatti succedentisi a breve intervallo; anche Lord Kelvin2) nel ripetere l'esperienza con un elettroscopio a foglie d'oro, nella maniera stessa indicata dal Volta, UH t Z f m Fier. 1. consiglia di eseguire, almeno, un centinaio di contatti, nel più breve tempo possibile. Ricorrendo ad una forza elettromotrice ausiliaria di una cin- quantina di volt, si può effettuare l'esperienza del Volta adope- rando un ordinario elettroscopio a foglie d'oro, e con un solo contatto, operando nel modo da me indicato anni sono 3). Il di- ■ i Lettera ni Delamétherie. Parigi, IH Brumaio 1801. 2) Lord Kelvin: Contact Electricity of metals; Philos. Mag. voi. 46, L898. Boll. Soc. Naturalisti di Napoli; voi. XIX. giugno L905. — 37 — spositivo seguente, mostrato alla Società italiana di Fisica nel giugno 1909, è ancora più semplice, ed ha il vantaggio di elimi- nare ogni forza elettromotrice estranea. Esso è schematicamente rappresentato nella fìg. 1 Sopra una lastra da specchio ben piana si trova uno strato sottilissimo di argento A A' deposto con i noti processi chimici. Questo strato di argento è collegato, per mezzo del contatto me- tallico C, con l'elettrodo G di un elettroscopio a foglia d'oro, il bottone del quale porta un' asta conduttrice ricurva ED. Al disopra dello strato d'argento si trova un disco di zinco bene spianato Z munito di manico isolante. Per eseguire l'esperienza basta sollevare vivamente il disco di zinco e portarlo a contatto con la sferetta D dell'asta metallica collegata all' elettroscopio. La forza elettromotrice di contatto apparente argento-zinco si manifesterà, nell'atto del sollevamento brusco del disco, caricando questo, e quindi la foglia d'oro dell'elettroscopio, positivamente, mentre la carica negativa destata sullo strato d'argento si porta sull'elettrodo G, determinando la deviazione della foglia d'oro. Sarà poi facile, operando nei modi ben noti, dimostrare la na- tura e il segno delle cariche rese manifeste. L'esperienza è di facile e sicura riuscita, specialmente se si ha cura, prima di eseguirla, di ravvivare con carta smerigliata finissima la superficie del disco di zinco. Per evitare la presenza e l' azione di cariche estranee, dovute allo strofinio della mano col manico di vetro del disco, è bene ricoprire questo con un piccolo involucro metallico H. E facile dimostrare, applicando la legge dei contatti succes- sivi, che la differenza di potenziale resa così manifesta, è indipen- dente dalla presenza delle forze elettromotrici estranee dovute ad altri contatti metallici 1). È da notare, infine, che la esperienza precedente lascia im- pregiudicata la quistione, non ancora oggi ben risoluta 2) se la forza elettromotrice messa in evidenza sia quella che compete al contatto effettivo zinco-argento dei due metalli adoperati, ovvero, come appare più probabile, quella esistente fra gli strati d'aria a contatto immediato dei metalli stessi, vale a dire la forza elet- tromotrice di contatto apparente nell'aria. Laboratorio di Fisica del Collegio Komano. Agosto 1911. *) V. nota già citata. 2) Eighi: Discorso pel centenario della scoperta della pila. Sul calcolo della intensità di corrente in una linea telegrafica imperfettamente isolata NOTA del socio G. Vanni (Tornata del 23 settembre 1911) È noto che in un conduttore filiforme imperfettamente iso- lato, come nel caso di una linea telegrafica ordinaria, il rapporto della intensità di corrente alla stazione di arrivo alla intensità di corrente alla stazione di trasmissione non è, a regime stabi- lito, mai eguale all' unità, come avverrebbe nel caso di un iso- lamento perfetto, ma è sempre minore, ed ha un valore che può determinarsi, col calcolo, in funzione delle costanti della linea. r B Fig. 1. Tale valore ha diverse espressioni più o meno comode in pratica; una di queste è stata data, senza dimostrazione, dal Fleeming Jenkin nel suo classico trattato di Elettricità e magnetismo *) e può ottenersi facilmente nel seguente modo : Lungo la linea aerea AB di lunghezza l (Fig. 1) all'origine della quale sia attiva la f. e. m. E ed avente l'estremo di arrivo 1 Traduz. francese di Berger et Croullebois, Paris 1885, pag. 41;>. — 39 — a terra, si trovino disposti ad eguali intervalli n isolatori, aventi ciascuno la resistenza di isolamento pi. Detta /• la resistenza chi- lometrica del conduttore di linea, p la resistenza dello stesso con- duttore compresa fra due isolatori consecutivi , n\ il numero di isolatori per Km., sarà r=pm = pj (1) Analogamente, se r\ è la resistenza chilometrica di isola- mento della linea, poiché vi sono n\ isolatori per Km. aventi ciascuno la resistenza pi, sarà: n=e = pii (2) m n Dalle (1) e (2) si ricava L t da cui JL=*J1 (3) pi V V n l\ pi r n pi Ciò posto, è noto che in un conduttore filiforme come quello considerato, con perdita laterale supposta uniformemente ripar- tita, il potenziale V in un punto qualunque di ascissa x, sod- disfa alla equazione differenziale : =k2V ove k ax2 ed è quindi espresso da V=Ae + Be essendo A e B due costanti arbitrarie, da determinare in base alle condizioni ai limiti del problema; la corrente totale corri- 1 d V spondente 1 è espressa da I = -= — . r r r dn Nel nostro caso, le condizioni ai limiti sono x = o, V= E, x = l, F=o; con questi valori si trova facilmente: E k(l-X) -k'I-x) — 40 — k E V '; ' r> i' f> ni p — hi \o + e (5) La forinola (6) dà per la intensità /, della corrente all'ori- gine della linea (x = o) j _k_ E { ld . -»\ / ia —ki\ r ekl — e ~kl e per la corrente li alla stazione di arrivo: (x =1) 2kE 1 ~~ r(ekl — e~kl) Se ne deduce /i * (6) I0 ekl + e~kl Sostituendo nella (6) il valore di k = ! / — dato dalla (3) si 1 r\ ottiene i, Io -sii -V: + c che è appunto la forinola del Fleeniing Jenkiu. Roma, Agosto 1911. Sulla pegola delle medie nella raisupa delle resistenze NOTA del socio G. Vanni (Tornata del 23 settembre 1911) È noto che nella misura di resistenze fatta col metodo del ponte di Wheatstone, ha particolare importanza il caso in cui, nel lato contenente la resistenza da misurare, sia attiva una f. e. m. estranea, la quale può essere favorevole o contraria alla f. e. m. principale, dovuta alla pila di prova, agente nel lato stesso. Ciò accade ap- punto nella misura delle re- sistenze delle linee telegra- fiche le quali contengono, come è noto, delle f. e. m. parassite dovute, sia alle cor- renti telluriche, sia alle azioni elettrolitiche delle prese di terra. In tal caso, la maggior parte dei trattati consiglia di fare due misure invertendo il senso della f. e m. princi- pale agente in una delle dia- gonali della pila, e, deter- minati i valori JSi ed R2 del lato di paragone con i quali si annulla (ove ciò sia possibile) la corrente del galvano metro, di assumere, come valore della cercata resistenza, la media dei due valori corrispondenti ad Ri ad R%. Ora, è facile vedere che questa regola va soggetta a certe restrizioni e che, in certi casi, può condurre a risultati inesatti, specialmente non indicando quale media occorra considerare. Fìk. 1. — 42 — Per dimostrarlo, supponiamo che il Lato CD del ponte A />' ( ' l> (Fig. 1 oontenga la f.e.m. + e, favorevole o contraria a quella esistente nel Lato stessi), dovuta alla pila di prova E, agente nella diaconale AC. Chiamando g e p le resistenze del galvanometro e della pila, / la corrente principale, i quella della diagonale del galvanometro, a, 6, e, d le resistenze dei quattro lati del ponte ed a, p, y, 8 le correnti imi lati stessi, avremo applicando i noti principi] di Kirchhoff: I = « + 5 gi — do -f- aa = o y = 8 -f i fJl A- aa -\- b\i = E Eliminando le incognite 7, p e T si ottiene, dopo facili ri- duzioni, il sistema , /. (10) a Ri -\-R2 s" invece la quantità k ha valori molto grandi, il fattore aritmetica b Rt + R2 . b di - si accosta alla media aritmetica di Ri ed R2 e si ha a 2 (11) J) Heavisidk. Electrical papera t, 1. Phil. Mag-. 1878. 2) Kempe. Mesures electriques (trad. Bergen p. 211. 3) Vamiiy. Electricité et magnetismo t. II, p. 344 e 448. — 45 — si vede adunque che, nei casi limiti ora indicati, di k piccolis- simo ovvero molto grande, la regola delle medie (armonica o arit- metica) può applicarsi con sufficiente approssimazione. E da os- servare poi che, quando i due valori Ri ed R> sono poco diffe- renti, vale a dire quando, (come è facile vedere ricavando il valore di — dalle (4) e (5)) la forza elettromotrice parassita è E molto piccola rispetto alla f. e. m. della pila di prova, le medie aritmetica, armonica e geometrica, sono sensibilmente eguali. Ma, all' infuori dei casi limiti ora accennati e per valori qua- lunque della quantità k, il vero valore di x dato dalle formole esatte (7) e (9) è diverso da quello dedotto mercè le (10) e (11) dalla regola delle medie, la differenza crescendo insieme con la diversità delle due resistenze di equilibrio Ri ed R%. Qualche esempio numerico servirà a mettere meglio in evi- denza quanto si afferma. Se, col dispositivo della fìg. (1) e con a __ 100O , b = 10O , p = 20 , si è trovato Ri = 8000"> (cor- rente diretta) ed Ri = 6000 (corrente invertita), la forinola (7) dà x = 685<» ,76 valore praticamente eguale a quello ricavato con la regola della media armonica , b ZRiRz 685« ,71 a R\ -\- R-2 Giò era da prevedere, giacché la quantità k = ffi_i_ft = 17-y' essendo piccolissima rispetto a p~jrj^ = 6857 (e quindi a fortiori rispetto a —■ -) si ha sensibilmente x = x. Ma supponiamo che, operando col dispositivo della fìg. (2), si sia trovato con a = 1000« , b = 10000* e p=400^ , ^=2600 ed ^2=550 (come è risultato al Fisher in alcune misure recenti di cavi sottomarini). In tal caso, adoperando la forinola (8), si ricava x = 12265«> valore notevolmente diverso da quello (Indotto con la regola della media armonica (;r'=9078") )o della media aritmetica (:k"=15750«)); — 46 — ciò dipende dal fatto che in tal caso, la quantità k = 1440 non . .. . ... . ,, 2fii£a è più trascurabile rispetto a — — . lx\ -f R2 Non sarà inutile, da ultimo, osservare che il vero valore di x dato dalle (7) o (8) è compreso tra i valori approssimati x od x" dati dalle (10) ed (11), giacché è facile vedere che x < a; < x"\ d'altra parte la inedia geometrica x\ = — \/r^R2 corrispondente ai valori R\ ed R> essendo, per un noto teorema, compresa fra la media aritmetica ed armonica, relativa alle stesse quantità, si ha pure x < x\ < x". Nel caso adunque in cui la quantità k abbia un valore qualunque, né troppo grande, né troppo piccolo, vale a dire all' infuori dei casi limiti in cui sono applicabili la (10) o la (11) sarà la media geometrica quella che si scosterà meno dal vero valore della resistenza cercata; ciò si verifica bene nel 2° esempio sopra citato in cui il vero valore della resistenza ignota essendo x = 12265^ , si ha x\ = — K/RaR» = 11968<» , mentre a y x' = 9078 ed x" = 15750. Rimane così giustificata, con le restri- zioni sopra accennate, la regola di Dresing o della media geome- trica enunciata, senza dimostrazione, in alcuni trattati x). Roma, Settembre 1911. l) Kempe. Mesures electriques p. 2V2. Sul calcolo del valore efficace di una corrente oscillante NOTA del socio G. Vanni (Tornata del 23 settembre 1911) Il valore efficace della corrente oscillante che, soddisfatte certe condizioni, si ottiene in un circuito chiuso contenente una capacità ed un'autoinduzione in serie, dipende, come è noto, dalla corrente massima, dal numero di scariche o di gruppi d'onda a secondo, dal periodo della oscillazione e dal decremento logaritmico di questa. L'espressione che dà l' indicato valore in funzione di tali quantità è stato ottenuto, da vari autori, con diversi proce- dimenti x) e può ottenersi pure nel modo seguente, che è il più semplice, partendo da una relazione, evidente a priori, indicata per la prima volta da Lord Kelvin nel 1853, nella sua classica memoria « On transient electric currents > 2). Consideriamo un circuito di resistenza effettiva R ed indut- tanza L, ove abbia luogo la scarica oscillante di una capacità C, posta in una serie con L, al potenziale esplosivo V ed avente quindi la carica Q=CV. Sia k = -^-=r- il coefficiente di smorza- le X/ mento o di dissipazione (che supporremo dovuta alla sola resi- stenza) a) = / la pulsazione non smorzata della oscillazione, \/LC f . 2u p = |/ e senpt riportato come esatto da vari autori. L'epoca del primo massimo 71 T ha luogo, sensibilmente, all'epoca Ti = — = — e il valore dello stesso massimo diviene, secondo la (2): _kT _8 __5_ Ix = CVtù e 4 = CYtù e ~ 2 = Qio e ~ 2 (3) La corrente i viene duinpie espressa, in funzione della prima corrente massima li e ammesse le restrizioni indicate, dalla for- inola approssimata: s T ~kt % =■- li e e senpt (4) Ciò posto, il valore efficace I della corrente oscillante, es- sendo definito come quello della corrente permanente che , nel- — 49 — 1' unità di tempo, dà luoge alla stessa dissipazione di energia per effetto Joule, avremo, se vi sono N scariche o gruppi d'onda a secondo e supposta costante la residenza R durante la scarica : poo 12R = NR\ i2dt (5) La quistione è dunque ridotta a calcolare \ i2 dt\ ora senza . o eseguire la integrazione, partendo, come si fa abitualmente dalla (4), si può osservare che dovendo 1' energia totale dissipata du- rante la scarica, uguagliare (supposte trascurabili o nulle le altre perdite) quella immagazzinata nel condensatore, dovrà essere: (10° 1 Q2 che è la citata formola di Lord Kelvin; da essa si ricava: \ l at - 2RC Sostituendo in questa formola il valore di q ricavato dalla (3) si trova immediatamente 2 S 2 8 r°° 7 t [i2dt = il6 ^ 2w2i2C 4A- ovvero, poiché k — 2w8, essendo n = -~ la frequenza della oscil- lazione: 2 S ÌOO j ° La corrente efficace 1 diviene quindi, tenendo presente la (5); '& che è la relazione cercata. - 50 — K facile poi vedere che il valore efficace o medio quadratico della corrente oscillante durante un periodo, vale a dire la quan- i r tità — V i2dt, ricavata mercè facili integrazioni dalla (4), si riduce, o per k = o, 5 = o vale a dire per correnti sinuosidali non smor- _ I\ zate, alla nota espressione 7 = Roma, Istituto Militare radiotelegrafico. Sai funzionamento dell'audion e della valvola Fleming NOTA del socio G. Vanni (Tornata del 23 settembre 1911) L'audion, basato sul fenomeno scoperto da Edison nel 1890 e dovuto agli studi fatti sopratutto dal Fleming x) e dal De Fo- rest 2), è essenzialmente costituito da un'ampolla di vetro vuo- tata d'aria per quanto è possibile (Fig. 1) contenente un fìla- Fig. 1. mento di carbone o di tantalio F in vicinanza del quale si tro- vano un filo di platino o di nickel G piegato secondo una linea sinuosa piatta (griglia) ed una laminetta metallica P (placca). Il modo di funzionare dell'audion è assai complesso e non ancora bene accertato in tutti i suoi particolari. Credo perciò non inu- tile accennare alcuni dispositivi, dallo scrivente attuati nel labo- ratorio dell' Istituto militare radiotelegrafico, i quali permettono di eseguire alcune esperienze al riguardo, recando un primo con- tributo all'arduo problema. 1) Fleming, Proc. Roy. Soc. London 1905, voi. 74. 2) De Forkst, Conf. à l'Amer. Inst. of Elee. Engineers, 1906. — 52 — È facile, anzitutto, dimostrare che noli' audion in attività, cioè a filamento incandescente, si ha una emissione di ioni o corpuscoli negativi difetti dal filamento verso la griglia o la placca. (Effetto Edison). Basta, a tale scopo, collegare la griglia o la placca col bottone di un elettroscopio E di piccola capa- cità del tipo Exner (Fig. 1) e comunicare alla foglia d'oro una certa deviazione, caricandola, con una pila a secco, positivamente. Non appena si rende incandescente il filamento, si vede la foglia d'oro abbassarsi immediatamente e l'elettroscopio scaricarsi. Se si ripete la stessa prova, caricando l'elettroscopio negativamente, la divergenza della foglia d'oro permane aumentando, anzi, leg- o-ermente, se le condizioni di isolamento dell'audion e di tutto il sistema sono soddisfacenti. Si può ottenere lo stesso intento adoperando un elettroscopio condensatore del Volta, col quale è facile dimostrare il fatto im- portante che un audion in attività si comporta come una pila voltaica, di cui il polo negativo è costituito dalla griglia e quello positivo dal filamento. Si può, in secondo luogo, dimostrare che, a filamento ac- ceso, si stabilisce una certa differenza di potenziale fra la griglia r~! 1 1 » I 1 1 • I I-i Lao Fig. e l'estremo positivo o negativo del filamento, e che la prima dif- ferenza è maggiore della seconda. Basta, a tale scopo, disporre le comunicazioni come nella fig. 2, collegando la griglia e gli estremi positivo e negativo del filamento con le due sbarrette — 53 — trasversali di una chiave di inversione A, 5, interponendo nella seconda connessione un interruttore a due direzioni M. Le sbarre A e B comunicando rispettivamente, la prima con l'ago C di un elettrometro Thomson e la seconda con la terra, è chiaro che abbassando la sbarra B, mentre la caviglia dell'interruttore M è nella posizione (1), si misura la differenza di potenziale esistente fra la griglia e l'estremo positivo del filamento. Ripetendo l'ope- razione quando la caviglia è nella posizione (2), si misura, invece, la differenza di potenziale fra la griglia e l'estremo negativo. E facile allora verificare, operando sia con un audion de Forest, sia con una valvola Fleming, che la prima differenza è costan- temente maggiore della seconda. Adoperando un elettrometro Thomson del tipo Carpentier (del quale la perfetta aperiodicità e facilità di regolaggio com- pensa la sensibilità minore) attivato da una pila di carica di 70 volt, si è trovato, in una valvola Fleming di tipo recente, che la differenza di potenziale fra la griglia e l'estremo positivo del filamento supera, ad incandescenza normale, la differenza di po- tenziale tra la griglia e l'estremo negativo, di 10 -f- 12 parti della scala, corrispondenti a circa 3 volt. L'andamento delle correnti nel circuito della griglia e della placca, con e senza forza elettromotrice estranea applicata, può studiarsi col dispositivo della figura 3, il quale riproduce, all' in- circa, quello effettivamente adoperato in pratica nella ricezione radiotelegrafica o radiotelefonica. A sinistra, si trova il circuito della placca p, dove è attiva, attraverso al commutatore M, la f. e. m della batteria E (la quale può farsi variare fino a 40 volt circa); il circuito comprende il telefono T, il galvanometro ape- riodico Gel' interruttore a due direzioni B, il quale stabilisce le comunicazioni con l'estremo positivo o con l'estremo negativo del filamento. A destra, si trova il circuito della griglia, colle- gato, attraverso alla chiave di inversione D e all' interruttore N, col trasformatore di ricezione radiotelegrafico ; questo comprende il secondario 8, il primario P, collegato con l'aereo A e con la terra, e infine una capacità variabile la quale può essere disposta sia in serie col secondario S, nella posizione K, sia in parallelo, come K , quando K viene escluso. Il circuito comprende ancora il galvanometro G' e l' interruttore a due direzioni C il quale permette di stabilire le comunicazioni coll'estremo positivo o ne- gativo del filamento dell'audion. Ciò posto, supponiamo che si voglia studiare l'andamento della corrente propria delia griglia, a filamento acceso, quando - 54 - non è .ulivo il circuiti) della placca. Basterà in tal caso, mettere in corto circuito l'interruttore N escludendo il circuito oscillante h|i|i|i|i|i p1 HI Fig. 3. di ricezione, ovvero porre la capacità K in parallelo nella posi- - 55 — zione K'. Ponendo la caviglia dell' interruttore C in (lj o in (2) sarà facile verificare il fatto importante, spesso riportato in ma- niera contradditoria da varii autori, che la corrente fra la griglia e l'estremo positivo del filamento è notevolmente superiore a quella che si ha connettendo la griglia con 1' estremo negativo del filamento stesso, ciò che, del resto , è conforme ai risultati precedentemente ottenuti con le prove elettrometriche. In una delle esperienze fatte in proposito, adoperando un galvanometro aperiodico Deprez D'Arsonval la cui costante è k = 0,5 \l amp. per parte (scala a un metro), si è trovato, con una corrente / = 0,30 amp. nel filamento dell'audion, cioè ad incandescenza nor- male, una deviazione di 35 parti della scala con la caviglia in (1) (estremo positivo del filamento) e di 3 o 4 divisioni con la ca- viglia in (2) (estremo negativo). Il senso di tale corrente si trova costantemente essere quello che corrisponde al movimento dei corpuscoli negativi dal fila- mento verso la griglia, vale a dire diretta dalla griglia al fi- lamento. Mettiamo ora in attività il circuito della placca, facendo a- gire la f. e. m. estranea della batteria E. Se la capacità K del circuito oscillante KSP è in serie, è chiaro che la corrente per- manente del circuito della griglia, indicata dal galvanometro G\ sarà costantemente nulla e si osserverà solo quella del circuito della placca indicata dal galvanometro 6r; se, invece, la capacità K è in parallelo, si osserveranno tutte e due le correnti. E facile, in ogni caso, verificare che, conformemente alle ben note teorie della ionizzazione, lo spazio nell'interno dell'audion, compreso fra la placca e il filamento, ha acquistato una specie di conduttività unilaterale, per cui la corrente del circuito della placca passa solo quando questa, per azione del f. e. m. E, è positiva e non passa nel caso contrario; ciò può facilmente accertarsi, facendo agire nei due sensi, mercè il commutatore M, la f. e. m. della batteria E. Ed è facile, anche qui, verificare che, analogamente a quanto avviene nel circuito della griglia, si ha, nel galvanome- tro G, deviazione maggiore quando il circuito è connesso, attra- verso all'interruttore B, coll'estremo positivo del filamento, anziché coll'estremo negativo. In una esperienza fatta con E = 20 volt e con una corrente di incandescenza 1=0,27 amp, si è trovato, con la caviglia in (3) (estremo positivo del filamento) una devia- zione del galvanometro G di 210 divisioni e con la caviglia in (4) (estremo negativo) una deviazione di 165 divisioni. Il valore della corrente della placca varia, si intende, colla forza elettro- 56 — motrice applicata in E e col grado di incandescenza del filamento, ma il Benso della accennata « 1 i f'l'« >r< -n z.i rimane costantemente 1<> -ti'SSO. Ciò posto, è tacile prevedere quale debba essere l'effetto di una t'orza elettomotrice agente, in un senso o nell'altro, nel cir- cuito della grigliai La esistenza, della corrente di griglia rivelata dal galvanometro G' (corrente permanente se la capacità K del circuito ricevitore è posta in parallelo sul secondario 8) e le precedenti esperienze elettronietricho, provano che, per effetto della emissione di corpuscoli negativi, lo spazio interno dell'au- dion, compreso tra la griglia e il filamento, può considerarsi come sede di una f. e. in. la quale rende negativa la griglia e positivo il filamento. Ora, se la f. e. m. agente nel circuito di ricezione è, in un dato istante, tale da dare polarità positiva alla griglia, allora è come se essa agisse in serie o in congiunzione con la f. e. ni. propria nello spazio ionizzato, tendendo quindi ad aumen- tare la corrente della griglia e della placca. Se invece la f. e. m. oscillante tende a dare polarità nega- tiva alla placca, sarà come se agisse in opposizione o per diffe- renza anziché per somma, e tenderà quindi a diminuire la cor- rente della griglia e della placca; in entrambi i casi, l'avvenuto aumento o la diminuzione produrranno una variazione nel cir- cuito della placca e quindi un segnale al galvanometro o al te- lefono. Le esperienze fatte al riguardo dallo scrivente, interca- lando bruscamente, per mezzo di una chiave di inversione, D (fig. 3) una forza elettromotrice estranea àz. E' nel circuito della griglia, sembrano confermare queste previsioni, permettendo al- tresì di verificare il fatto importante che la variazione (aumento o diminuzione) prodotta dalla /. e. ni. estranea db E agente nei due sensi, non è la stessa, essendo preponderante, talvolta l'au- mento, talvolta la diminuzione. Nell'audion accade dunque ciò che, secondo il Pierce *) avviene nei ricevitori a cristalli , vale a dire che la legge di variazione della corrente della griglia e della placca, col variare della f. e. in. agente, non è lineare; ciò che risulta, del resto, dal complesso dei ben noti fenomeni della conduttività nei gas; per conseguenza, negli audion, come nei ricevitori a cristalli, l'azione della f. e. ni. oscillante del ricevi- tore, rende il valor medio della corrente pulsante che ne risulta, diverso (maggiore o minore) da quello che si ha nelle condizioni >i Pierce, Physical Review, July 1907. — 57 — di non ricezione l). Quanto al senso di questa variazione, è da notare che la grande sensibilità dell' audion alle azioni perturba- trici estorne, la sua poca stabilità e l'alterazione che esso subisce con l'uso, e sopratutto la estrema lentezza con cui, una volta perturbato, riprende le condizioni normali di funzionamento, non permettono di formulare conclusioni sicure al riguardo, di indole quantitativa. Ciò che sembra bene accertato è che l'azione di una f. e. m. alternativa ovvero oscillante a brevissimo periodo, produce, in generale, diminuzione nella corrente permanente della placca, ciò che si spiega facilmente, tenendo presente l'accennato carattere non lineare della curva caratteristica dell'audion. L'espe- rienza può farsi, con facilità, per mezzo del piccolo trasformatore H (fig. 3) nel primario del quale si faccia agire una corrente al- ternata o interrotta. Per quanto riguarda, poi, l'azione delle cor- renti oscillanti, la verifica può farsi per mezzo del circuito KSP, intercalato nel circuito della griglia e disposto per la ricezione. Ad ogni serie breve o lunga di gruppi d'onda ricevuta dall'aereo e dal primario P, si osserva una diminuzione nella corrente del galvanometro G ed un segnale al telefono. Risultati analoghi si hanno adoperando la valvola Fleming la quale differisce dall'audion in ciò che la griglia e la placca sono, come è noto, riunite in un'unica lastrina metallica P (fig. 4), Fig. 4. collocata in vicinanza o attorno al filamento, e non vi è, inoltre, forza elettromotrice estranea. La disposizione dei circuiti è quella della figura. La lastrina metallica P è collegata, attraverso al te- !) Fleming, Electric wave Telegiaphy, 2 edit. 1910 p. 481. — 58 — lefono Tv al galvanometro O, col circuito oscillante, il quale comprende la capacità K e il secondario 8 di un trasformatore radiotelegrafico di cui il primario P è collegato con l'antenna A e con la terra; un interruttore a due direzioni M permette di stabilire le comunicazioni con l'estremità positiva (caviglia in (1) ) o con l'estremità negativa (caviglia in (2)) del filamento. Confor- memente a quanto si è trovato noli' audion e contrariamente a quanto talvolta si afferma, la corrente di ionizzazione è notevol- mente maggiore quando si stabilisce la comunicazione con l'e- stremo positivi anziché col negativo. Operando con una valvola Fleming di ultimo modello, lo scrivente ha trovato, ad incande- scenza normale, una corrente di 30 4- 35 micro-ampere nel primo caso e di soli 2-f 3 micro-ampere nel secondo. Anche nella val- vola, come nell'audion, l'effetto complessivo della corrente di ri- cezione nel circuito oscillante si è trovato essere quello di dimi- nuire il valore della corrente di ionizzazione; tale effetto risulta, come è evidente, più sentito quando il circuito è connesso col- l'estremo positivo del filamento, a causa del maggior valore della corrente stessa. È da notare altresì che, operando a non grandi distanze, anche la intensità degli effetti telefonici in corrispondenza ai se- gnali trasmessi, appare più forte con la connessione del circuito all'estremo positivo. Non sembra quindi giustificata la prescri- zione tassativa, che si fa da alcuni autori, di eseguire tale con- nessione con l'estremo negativo del filamento. In ogni modo, stante la poca stabilità dell' audion o della valvola, 1' uso di un inter- ruttore a due direzioni, analogo a quello adoperato in queste esperienze, sembra allo scrivente da consigliare; giacché, mentre non complica molto il dispositivo abituale di ricezione, permette di eseguire, rapidamente, il collegamento più opportuno. Dei risultati ottenuti operando secondo alcuni nuovi dispo- sitivi del Fleming, e di quelli sulla influenza della pressione nel- 1' interno dei ricevitori a gas ionizzato, verrà tenuto parola in altra nota. Laboratorio dell'Istituto militare radiotelegrafico. Roma, settembre 1911. LA TRIPOLITANIA e l'importanza economica della sua ricognizione scientifica CONFERENZA tenuta per invito della Società di Naturalisti in Napoli il IO dicembre 1911 dal socio prof. Alessandro Bruno Signore e Signori, Le scuse, che. per la propria deficienza e pel proprio ardire, al pubblico convenuto ad udirli sogliono i conferenzieri antici- pare e che sono a volte un atto di cortese deferenza per l'udi- torio, a volte l'espressione di una modestia forse eccessiva, sono, invece, per me, quest'oggi, un dovere sinceramente sentito. Oggi più che mai, infatti , riconosco — preoccupandomene non poco — quanto piccola parte io sia di una Società, che si il- lustra di tanti bei nomi e che, chiamando a questo posto chi dei suoi componenti è certo fra i più modesti e fra i meno meri- tevoli di così alto onore, dà — ancora una volta — larga prova di quell'illuminato spirito di libertà e di mecenatismo, che la rende la simpatica fra le istituzioni scientifiche d'Italia. Facile sembravami lo esimermi da tanto lusinghiero incarico, e tutto ho tentato per evitarmi l'emozione di questo momento: ma, quando già contavo di esser riuscito a stornare da me le cortesi insistenze, mi si è parlato di un dovere, e, troncando così ogni esitanza, mi si è tratto innanzi a Voi. Quale questo dovere ? Nella vita coloniale dell'Italia nuova la nostra Napoli ha, magnifico e bello, il posto d'onore. — no - Ail essa è ine, ito sempre «li porgere il salato affettuoso della patria ;ii soldati o partenti per sacrarle 1<' balze eritree o che ne tornavano — a volte vincitori, qualche volta vinti — degni sempre del nome d' Italia. Ancora in giorni recentissimi la nostra bella e trascurata città lia potuto porgere il saluto augurale della vittoria alle truppe muoventi verso l'ultimo lembo del Nord-Africa, sfuggito alle potenze europee. A Napoli toccò il commovente onore di tare ala, silenziosa e lagrimante, ai prodi di Dogali e Saati: a Napoli tocca ancora di ridare la terra d'Italia ai reduci di Libia, cui il piombo di valorosi nemici o di vili traditori ha risparmiato almeno la vita. Qui convergono e di qui divergono le correnti militari e le correnti migratorie, che il nome d'Italia diffondono al di là dei mari :■ qui, dunque, più che altrove, in mille modi, sotto mille forme, la vita coloniale si riassume, si riconnette nelle sue mol- teplici fasi, e si cementa e si confonde e si assimila alla pulsante vita della libera Italia. Qui vivono le più antiche istituzioni, che han conservato — anche nelle tempeste degli eventi politici e nell'avvicendarsi delle buone sorti alle rie — la fiaccola della vita coloniale : parlo del- V Istituto orientale, che, pur nel suo carattere essenzialmente lin- guistico, ha mantenuto saldo un legame tra il nostro paese ed i paesi d'Oriente; e parlo della Società Africana d' Italia, che è stata la culla di iniziative bellissime, la cui realizzazione il fato, purtroppo, ci ha spesso sottratta. Qui sorsero, infatti, iniziative, che altri ha saputo altrove realizzare col sussidio di istituzioni del tutto nostre. Altra città ha dato vita all' Istituto Superiore di Studi colo- niali, di che qui ebbe prima luce l'idea. Qui sorse la proposta di una Mostra coloniale permanente, cui la nullaggine dell'assenteismo lasciò cadere irrealizzata. La nostra Napoli, insomma, è tra le città d' Italia quella, dove le iniziative coloniali hanno una tradizione, ed una bella tradizione, fatta di idealità e di sentimento, più che di interessi e di politica. Altrove si è egregiamente materiato il contenuto ideale di questa tradizione, ed intorno alle istituzioni, colà sorte a lustro e decoro delle città che le hanno accolte, si son venuti formando, poi, gli uomini: qui, invece, gli uomini han preceduto le istitu- zioni, e delle idealità coloniali son rimasti fidi seguaci , anche fuori di ogni istituto ufficiale, giacché istituti ufficiali del genere — 61 — o mai non son sorti, o più non esistono, o han ripulso gli ap- passionati, che, nella lealtà e nella purezza del loro entusiasmo, non han saputo o voluto materiarlo in un interesse concreto. Nata qui - or sono pochi giorni — la proposta di formare in Napoli una Missione per la ricognizione scientifica della Libia, qui stesso — manco a dirlo — 1' idea trovava come proseliti emi- nenti così ostacoli strani da parte di persone non meno egregie, venute a ricordare stazionaria la Sicilia, dimenticato il Cilento, trascurato il Potentino, malariche le Maremme, abbandonata la Calabria, sitibonde le Puglie, incolta la Sardegna. E, mentre qui si discute delle idee e si avversano le per- sone, altrove — determinati ad operare — si discute solo dei me- todi e si lavo/a concordi e si agisce , e ci si precede sulla via, che la nostra mente ha intravista, ma che il nostro passo non ha saputo seguire. Pure, questa volta, non sembra che gli entusiasti , restati sulla breccia a lottare in nome di un alto ideale di patria e di progresso scientifico ed economico, debbano vedere ancora fru- strati i loro sforzi e nulle le loro disinteressate aspirazioni, giac- ché pare che, alfine, si sia riusciti a muovere le istituzioni cit- tadine, e, forse, se l'abituale assenteismo non farà ricostruire il solito tenace ambiente di sfiducia e di indifferenza, anche Napoli avrà la sua parte, e non ultima, fra le più nobili iniziative di intellettualità e di civiltà, che certo impulso avranno dall' im- presa tripolina. * * Di questo movimento, sorto al fine di raccogliere le mille sparse energie, perchè tutte cooperassero alla ricognizione scien- tifica della Libia ed alla creazione in Napoli di una duratura istituzione, un Museo Coloniale, che qui richiamasse studiosi e tecnici, si è fatto eco, per il primo, il Periodico « Rivista tecnica e coloniale di Scienze applicate — Bollettino di Merceologia », da me modestamente diretto. È appunto la parte da me presa con questa Rivista, che ha formato arma gentile nelle mani delle cortesi persone, che qui mi hanno invitato e che, alle mie insistenti ripulse, hanno op- posto che non vale farsi banditore o sostenitore di una idea, se, quando si è chiamati a discuterne anche in campi diversi da — 62 — quello ordinariamente 'attuto, si rifugge e si abbandona il teatro della Lotta. Il mio rifiuto — quelle cortesi persone ;iu,e;i ungevano — non avrebbe corrisposto alla tenacia ed alla convinzione delle idee da me sostenute, e avrebbe loro, invece, conferito il carattere del solito armiamoci ed andate dei valorosi da caffè. Ecco, o Signori, la genesi del mio ardire. Era mio dovere — mi si disse — come cultore di merceologia, come laudatore dell'espansionismo, come appassionato degli studi coloniali e come dirigente una Rivista, che di quegli studii si è fatto organo, piccino, ma affettuoso e convinto — era mio do- vere—mi si disse — non sfuggire all' invito di illustrare quelle idea- lità, pubblicamente, col vivo della voce. Sono stato così tratto dalle silenziose abitudini del mio quo- tidiano lavoro con una parola di dovere : essa sola — e non la vanità dell'amor proprio solleticato — ha vinto le mie resistenze: e queste almeno mi valgano, presso di Voi, a scusarmi di un ardire, che non ho mai sentito, e a giustificarmi di un passo, che vuol solo significare omaggio alla volontà dell' illustre nostro Presidente ed alla benevolenza degli egregi Consoci. * * * Lamentano alcuni che occuparsi oggi delle sorti economiche della Libia, quando ancora sulle terre d' Africa cadono le vite umane, sia sconveniente, inopportuno, forse incivile, egoistico almeno. Ma, o Signori, guardiamo il rovescio della medaglia. Noi qui, quanti siamo, avremmo certo con altrettanto entu- siasmo arrecato il contributo del nostro braccio nella lotta, in cui è impegnato, col supremo interesse della patria, l'onore della bandiera; ma è ovvio che non a tutti è dato, né, d'altronde, sarebbe necessario, specialmente in circostanze quali quelle che ora si svolgono, di lasciar la vanga o la penna, lo sportello del- l'ufficio o la cattedra, per accorrere, soldati, alla guerra. Qui restando, però, a seguir di lontano l'opera gloriosa dei nostri , non possiamo certo passare il tempo nei comizi prò o contro la guerra, nò nelle vane ed oziose discussioni di politica o di strategia, specialmente quando dell'una o dell'altra o di entrambe si sia incompetenti. — 63 — D'altra parte, il disinteresse sarebbe, più che deplorevole, odioso: esso suonerebbe sfiducia nell'azione dei nostri soldati ed incertezza sulla sorte delle nostre armi, mentre questa sfiducia, questa incertezza non abbiamo, giacché quanti sentiamo la fie- rezza di essere italiani pensiamo che allora soltanto potrebbe tornare la Libia ai precedenti occupatori, quando quelle terre avesse inutilmente bagnato il sangue di tutti tutti i figli d'I- talia. Discutiamo, adunque, e l'eco delle nostre discussioni giunga conforto e sprone ai nostri fratelli e dica loro quanto affida- mento e quanta sicurezza la patria riponga sul loro valore. * * * L'occupazione della Libia non significa la soddisfazione di una inopportuna vanità di conquista, ma la tempestiva, o, se mai, già troppo tardiva, esplicazione di un' alta necessità politica ed economica per la nostra nazione. Poiché anche noi siam venuti a trovarci nelle condizioni di tutti i paesi delle zone temperate, che non bastano più a se stessi, ma, troppo bisognosi ormai dei prodotti tropicali e subtropicali, sono fatalmente, da quei bisogni, più che da vedute politiche o strategiche o da prepotente or- o-oglio nazionale, sospinti verso le terre assolate dell'Africa. Non l'avidità sfruttatrice di un conquistatore, che nella con- quista vede un fine, ma il lavoro fattivo di colonizzazione civile, che nel possesso vede un mezzo: ecco ciò che deve l'Italia ap- portare colà, con un' onesta politica di penetrazione e di assimi- lazione intellettuale per le menti e sanamente economica per gli scambii commerciali. L' Italia , appena le armi della scienza , ora strumento di morte, potranno tornare strumento incontrastato di vita e di progresso, ripagherà ad usura i vantaggi dell'espansione, appor- tando a quelle terre, ora barbare, l'opera di civiltà e di uma- nità, che è stata sempre la sua nobile missione. Un'opera siffatta di civiltà e di progresso, perchè possa ef- ficacemente proseguirsi, in un paese, da un popolo diverso da quello che lo abita, presuppone una conoscenza piena delle con- dizioni tutte locali, dalle geografiche alle etnografiche, dalle zoo- logiche alle botaniche, dalle mineralogiche alle geologiche, dalle agrarie alle merceologiche. — 04 — I >i una conoscenza pièna della Libia; intanto, 'non possiamo Italiani come di cosa acquisita, perchè il dominio musulmano ha finora impedito^ più che con una passiva noncuranza, ostaco- lando, proprio di proposito, ogni luco di umano progresso in quelle regioni. Di esse e delle loro risorse ben poco han potuto informarci le incomplete esplorazioni compiute, alle quali, appunto perche tanto avversate e perchè troppo individuali, è mancato un ca- ia tt ere di omogeneità e di continuità nei criterii direttivi ed è mancato il seguito di quel lavoro di critica e di sintesi, che meglio può valere a scernere il vero dal falso, il reale dal fanta- stico, l'obbiettivismo dalle affermazioni interessate, e meglio può valere a indicar le lacune da colmare con più complete indagini, con più precise ricerche. - Quelle esplorazioni lascian, perciò, non poche incertezze sulla potenzialità economica delle regioni tripoline. Incertezza, però, non significa negazione di risorse: lo stesso conflitto, del resto, a proposito della Tripolitania, tra coloro che no vantano la ricchezza e coloro che la credono una distesa di sabbie infeconde, significa che, nel fatto, agli uni ed agli altri mancano elementi concreti ed efficaci, e che, in genere, di quel che è attualmente la Libia si è, nella realtà, ignoranti. * * A completare la cognizione attuale , obbiettiva , acquisita sul posto, di un paese poco noto, e a formular le probabilità del futuro è necessario si aggiungano 1' esperienza locale del pas- sato e la conoscenza di ciò che sono, di ciò che furono e di ciò che studii già fatti dimostrano potranno essere le regioni circostanti, cui già prima sian giunti progresso e civiltà. E che , pria di mettere o tentar di mettere in valore re- gioni poco conosciute, si abbia bisogno di studiarlo scientifica- mente, basti a provarlo il fatto che, alla luce delle ricerche dei tecnici, perfino il Sahara ha perduto quella fosca e pur sugge- stiva fisonomia di una sterminata, assoluta landa deserta. Vorrei che mi seguiste, o Signori,- fra le belle pagine della relazione dd Foureau, un esploratore francese, che, or sono pochi mini, fu dal suo Governo inviato, a capo di una Missione scien- tifica, atti-M verso il Sahara, dal Sud-Algerino al Nord del Congo. — 65 — Passeremmo allora in rassegna numerose essenze di una flora caratteristica e vedremmo nello oasi, al lato della Palma da dat- teri, il Baobab colossale col Borasso dagli steli e dalla corteccia commestibili, e con le diverse specie e varietà di Musa, alcune produttrici di fibre tessili, altre di frutti mangerecci. E troveremmo fra le piante sahariane il riso ed il miglio, la canna da zucchero e l'arachide, il pomodoro e il melone : nò passerebbe inosservata la esistenza fra le sabbie dei deserti di piante gommifere e cauccifere, di piante da tinta e piante da concia, piante medicinali e piante da profumi. Se, dunque, nemmeno la flora sahariana è così povera co- me è comune credenza (ed io non ho ricordato che qualche ele- mento della raccolta fatta dal Foureau, il cui cammino si è com- piuto , quasi in linea retta , da Nord a Sud , senza percorrere, cioè, del Sahara che una striscia lunga si, ma ristretta) se, dun- que, — dicevo — nemmeno la flora sahariana è così povera co- me è comune credenza , perchè si vuole a priori , senza il suf- fragio di osservazioni di fatto , negare alla Libia una potenzialità di risorse , quando quelle terre ben sappiamo che non sono cer- tamente il Sahara ? Senza dir della Cirenaica , che è ritenuta universalmente più fertile della Tripolitania , si noti che questa , essa sola , si estende per ben 900,000 Kmq., dei quali appena 60,000 circa sono attualmente coltivati e ben 340,000 sono senza dubbio af- fermati suscettibili di coltura. Né è , poi , inutile ricordare che su una superficie, che è da tre a quattro volte più ampia del- l' Italia, vivono meno di un milione e mezzo di abitanti. Che il commercio sia povero e meschina l' industria nessuna meraviglia, dal momento che trascurata è l'agricoltura, che del- l' uno e dell'altra è indubbiamente base vera e necessaria. Pure, vivon colà piante oltremodo utili , e la storia ci ap- prende che più larga, più vasta ne era in altri tempi la coltura. La Palma dattilifera è fra le specie, che maggiormente ca- ratterizzano la fisionomia agrologica della regione. Quella pianta, che nei nostri paesi resta allo stato di pianta ornamentale, perchè non matura — o solo parzialmente ma- tura— i suoi frutti, è la vera ricchezza delle oasi, dove, alla sua ombra , crescono e trovano protezione gli alberi da frutta . la vite , le graminacee e le leguminose locali. — 66 — La Palma da datteri, ohe, nella loro Lingua immaginosa, gli orientali dicono che « volge la tessi, i al sole e il piede all'acqua » pei- significarne il bisogno
  • j> anal. pel pubblico » di Farmacologia . » di Metereologia agraria » di Zoologia ed Entomologia agr. Stazioni agricole per il riso ed altre colture degli indigeni ...••• Giardino sperimentale di Tjikeume e Scuola agraria annessa. Corsi pratici di Agricoltura . Ispezioni alle colture degli indigeni Miglioramenti di colture, acquisto sementi, ccc Miglioramenti zootecnici . Stazione marina .... Studi sulla piscicultura . 61.000 54.000 26.000 39.000 13.000 22.000 16.000 31.000 120.000 121.000 26.000 31.000 75.000 238.000 36.000 110.000 e poi Bilioteca, Pubblicazioni, Stabilim. foto-mecca- nico . Museo tecnico 68.000 30.000 — 84 — ed infine: Personale Ufficio Centrale .... 185.000 Indonnita di viaggio ..... 33.000 Sovvenzioni;! viaggiatori, Società per viaggi, ecc. 46.000 Speso varie 470.000 E bensì vero olio di sommo così ingonti parto vione ero- gata per conto del Dipartimento di Agricoltura, ma resta sempre ohe, pur eliminando dal bilancio tali speso, l'Istituto di Buitenzorg, ormai divenuto una Stazione tropicale internazionale, con i suoi 55? ettari di estensione, per sé solo costa la bella somma di 1.200.000 lire annuo. * * * Ho tentato, o Signori, una pallida esposizione di parto ap- pena del lavoro, che, intenso ed assiduo e tenace, le vario na- zioni civili vanno esplicando, ogni dì più, per lo sviluppo o per l'incremento produttivo delle terre indigeno e coloniali. Uno sguardo complessivo a quel lavoro, che lo consideri così nella sua estensione come nella sua intensità, ci dimostra come — perchè le colonie non costituiscano per la madrepatria un'avventura disastrosa — sia necessario che in esse si inauguri e si svolga una politica di coltivazione scientifica; ed intendo col Brunel per coltivazione scientifica quella, che nell'immenso laboratorio, quale è tutta una regione agricola, è fatta da agro- nomi istruiti ed agricoltori esercitati, sotto la vigile direzione di chi, per serietà di studii e di prepura zinne scientifica, sia in con- dizioni di rilevare i fenomeni che si svolgono, ricercarne! lo cause, scovrirne le leggi ed utilizzare gli eloinonii raccolti. La fiducia di provvedere al proprio interesse deve spingere gli agricoltori intelligenti a combinare i singoli sforzi individuali, coordinando metodicamente le esperienze fatte in tutto un ter- ritorio e l'organizzazione delle ricerche eompiute nel mondo in- toro. Allo spirito di iniziativa devono accompagnarsi il metodo, l«' louosconze tecniche, l'istruzione e l'educazione speciale bene organizzate. E deve studiarsi il snolo e il sottosuolo e il clima; e deve procedersi alla scelta dei metodi di coltivazione, alla scelta delle piantagioni, allo studio delle malattie da combattere. — 85 - L'ibridazione, L'allevamento, l' acclimatazioue, il drenaggio, l'irrigazione, il dry-farming, là preparazione delle terre, la scelta degli ingrassi, e, via via, la selezione dei semi, l'applicazione dei mezzi refrigeranti, ecc. — ecco i principali argomenti di studio per chi voglia davvero organizzare delle serie aziende agricole, nelle quali trovino svolgimento e valore i risaltati di tutte le quistioni di economia politica e rurale, e trovi elemento e vita il pro- gresso economico, civile e sociale. Su queste orme un compito del genere si propone all'Italia nei rapporti della nuova Colonia. La constatazione che ben altre furon nel passato le condi- zioni della Tripolitania assegna un primo tema , e vastissimo, alle ricerche scientifiche, cui tocca, anzitutto, indagare se i muta- menti determinatisi col volger dei secoli debbano riferirsi all'o- pera dell'uomo, positiva nel male, negativa nel bene, o siati piut- tosto l'effetto di ineluttabili vicende naturali. Quando tal dilemma sarà stato dalle Scienze risoluto, allora solo noi sapremo davvero se quelle terre valgano una semplice conquista strategica o non piuttosto una conquista strategica ed economica insieme. Per ora, ci basti che un sentimento unanime, entusiastico, di consenso abbia raccolto il paese intorno ai nostri vessilli, in una lotta, che ha il merito almeno di averci rivelato una forza, di cui noi stessi, e forse noi più degli altri, cominciavamo a du- bitare, ed ha il merito ancora di farci sentir preparati a lotte ben più aspre, ben più generose. Che altrettanta unanimità non sussista sulla portata econo- mica dell'impresa tripolina non meravigli. Avviene sempre così, quando si tratta del valore economico di nuove colonie : esage- razioni da parte degli entusiasti, che, attratti spesso da narra- zioni avventurose, cedono al miraggio suggestivo di paesi, che appaiono più belli appunto perchè più ignoti e lontani: assolu- tismo da parte degli altri, i quali, o commossi dal ricordo di sa- crificii cruenti, o sfiduciati da delusioni patite, o resi increduli da interessate menzogne scoraggianti, tengono, in tutti i casi e per preconcetto, la parola colonia come sinonimo di avventura, ro- vina, distruzione, abisso di uomini e di danaro. Nel caso attuale, la disparità di opinioni, se pure non fosse giustificata dallo stato delle nostre conoscenze sulla Libia, sarebbe tuttavia logica o, forse meglio, umana. — 86 — Ve cl>i nel possesso della Libia vede particolari contingen- ze di immediato rendimento : v'è chi vi vocio la prossima possi- bilità di una facile e redditizia intrapresa: v'ò chi vede nella Libia la terra ricca, prospera, dove meglio e più proficuamente esplicare le proprie attitudini e le proprie attività : e v' è, infine, chi vi vedo il non lontano ampliamento di un organico : costoro son, naturalmente, entusiasti tutti dell'annessione. V è chi, invece, italiano per caso, ma non per cuore e per mente, assiste, con ira e con dolore, alle vittorie della nostra innata, ai sacrifici dei nostri soldati: quegli non trova in scon- fitte inesistenti, in defezioni non avvenute, in rivolte inutilmente provocate, l'occasione per gridare, in nome di una male intesa più vasta idealità, il suo odio alla terra, che si affanna a non creder sua patria: quegli resta, naturalmente, un profeta di sven- tura. Ve chi ha visto in altra circostanza, per molteplici cause, non corrispondere la realtà alla lusinga di trovare una terra pro- messa, dalla flora lussureggiante, dalla fauna ricca, ove poter vivere senza lavorare: la delusione, allora sofferta, ha reso colui un antiespansionista arrabbiato. Ve chi credeva di poter, quanto prima , come Jena sui ca- daveri, gettarsi, vorace, su terre senza padrone, su esseri resi im- potenti dalle sconfitte, su un paese senza leggi: ma un decreto vietante la cessione dei terreni; l'annunzio che quei popoli hanno e difendono, fanatici, anch'essi le loro usanze e le loro credenze; la conferma che 1' Italia vuol quelle credenze e quelle usanze rispettate; l'avvertimento che quelle terre devon restare nell'or- bita delle leggi locali e delle leggi italiane; tutto ciò ha reso colui un saggio glorificatore del focolare domestico , un milite prudente della pace universale. A chi, infine, rampogna che altre Eritree, altre Barberie da dissodare e da colonizzare son nella nostra stessa Italia, e non sa, o non vuol vedere, se, e fino a qual punto, le così dette av- venture coloniali possano aver rapporto con uno stato di fatto interno indubbiameute doloroso, si aggiunge, poi, chi nella guerra vede non gli orrori di città distrutte, non il sagrificio di vite generose, non lo sfacelo delle navi, né il pericolo per l'onore del paese, ma solo il possibile aumento delle tasse ed il proba- bile ritardo dei miglioramenti di stipendio. Costoro — come è naturale — troveranno guerrafondaio il go- verno, maniaco il paese , incoscienti i soldati, ed accresceranno il nucleo degli oppositori accaniti delle intraprese coloniali. — 87 — Siamo, invece, sereni e giusti nel nostro giudizio : sereni nel raccoglierne gli elementi, giusti nel valutar di questi l'entità e la portata. Da uomini, plaudiamo, senza discutere, all'azione che ci ha ridato vigore, energia, sentimento, fierezza di noi stessi: da ita- liani, plaudiamo all'azione, che ci afferma nel mondo e nel nostro posto nel Mediterraneo: da interessati, però, non giudichiamo per impressione o per partito preso, ma diamo luogo e tempo allo studio, e, nell'attesa della preparazione, si ricordi che, se, pochi decenni or sono, l'Africa appariva un continente paludoso ed in- salubre, ed era preconizzata come tomba all'uomo bianco, oggi la Scienza vi ha offerto alla colonizzazione distese immense di ter- ritorii fertilissimi e ricchi. Favoriamo, adunque, le sorte iniziative: facciamo che i com- petenti illustrino scientificamente e tecnicamente quelle regioni, prima che vi si ingaggino tumultuosamente i capitali degli spe- culatori e vi si svolgano senza metodo le attività dei coloni e dei minatori. Una Missione permanente sorga qui, nella nostra Napoli, che è ormai il centro di gravità della modernissima Italia, e dove già esistono sentimento, tradizione ed istituzioni coloniali, e dove già han vita secolare e gloriosa tanti Istituti scientifici e scolastici. E sorga qui, in questa Città, che era già ed — ora più di prima— è il naturale centro raccoglitore del movimento levantino, un Museo coloniale, che raccolga tutto quanto possa illustrare la vita delle nostre colonie, e nelle produzioni e nei bisogni. * * * Signore e Signori, In questo istante la mia mente si compiace vagare nel do- mani, in una visione radiosa di una grande Italia, ricca, forte, unanime all'interno, potente all'estero: di una grande Italia, popolosa di un popolo robusto nella mente, nel cuore e nel corpo: di una grande Italia, ove Scuole* e Laboratori, Istituti e Musei abbian fugato l'obbrobrio dell'ignoranza e dove non sian più sitibonde le Puglie, incolti il Potentino e la Sardegna, trascu- rata la Sicilia, desolate le Maremme; di una grande Italia, in- fine, cui faccian corona porti numerosi e vasti, dalle acque sol- cate da miriadi di navi, commercianti con ricche, grate e fide colonie. — 88 — Voglia il destino che Le regioni Libiche, che la millenaria storia geologica dice, nei tempi remoti, territorialmente Legate all'Italia, eche La secolare storia dei popoli ricorda fertile possesso ,li Roma, capitale del mondo, divengano prospere e liete Borelle delle nostre provincie. Verso quelle sponde, fra breve non più inospitali, muoverà un giorno, a pietoso e mesto pellegrinaggio, il popolo d'Italia. Lì, a poca distanza dalla costa, in faccia al mare, (piasi a guardar le non lontane sponde italiche, la nostra gratitudine avrà elevato un monumento alla memoria dei valorosi caduti, e ai piedi di quella tomba gloriosa canterà l'Italia le vecchie can- zoni ai nuovi eroi. Se, tutt' intorno a quell'ossario, ove tra i flabelli dei palmizi, aspiranti i non più, allora, misteriosi effluvii di sabbie lontane, l'affetto fraterno e la pietà umana avranno insieme composti gli avanzi gloriosi dei baldi bersaglieri e degli epici Garibaldini del mare con i resti di nemici valorosi e di traditori vigliacchi, se — dicevo tutt'intorno a quell'ossario vaste e sterminate terre sa- ranno, allora, tritili e prospere, ricordi la futura Italia che primo a fecondarle fu il sangue italiano. Divenute, pel sacrifizio dei nostri soldati, terre d' Italia e, pel lavoro dei nostri coloni, giardini profumati e lussureggianti di rorido verde, diano quelle terre, ovunque, fiori ed allori : e fiori e lauro raccolgano i pietosi pellegrini, e — fatto di quei fiori un serto, di quel lauro una corona — e serto e corona depongano, in un solo sentimento di affetto e di omaggio per i fratelli ca- duti, e fors'anco di oblio e di perdono per i barbari, che ne di- laniaron le carni. Se quei fiori e quel lauro saranno non portati come rara produzione di paesi infecondi, ma trovati come dono comune di terre prima sabbia e squallore, quelle ossa esulteranno, e quel fremito non sarà rimpianto di sacrifizio inutilmente compiuto, non dolore di martirio vanamente sofferto, ma fremito generoso di conforto e di fede. Esulteranno quelle ossa all'omaggio d'Italia, e quel fremito generoso dirà che sanno i prodi di non avere ad una patria im- memore e indegna immolata la vita, e sarà quel fremito 1' eco dolce e gentile d eli' entusiasmo, che a morte ed a gloria li trasse, spensierati e giulivi ! dott. Alessandro Bruno L'EVOLUZIONE MINERALE pel socio Leonardo Ricciardi (Tornata dell'll gennaio 1912) La scienza positiva ammette soltanto quei corpi naturali di cui conosce la provenienza. Tra le scienze sperimentali quella che ci consente di accertare la provenienza dei corpi semplici o finora indecomposti, e delle loro molteplici combinazioni, è la chimica. Per mettere in evidenza l'evoluzione minerale ricor- rerò quindi alle formole chimiche, poiché la mineralogia, astrazion fatta dalle proprietà fisico-chimiche, non sarebbe altro che una mera nomenclatura delle svariate combinazioni degli elementi chimici, i cui composti sono tante specie mineralogiche. Prenderò quindi le mosse dai corpi semplici per giungere ai minerali e alle rocce più complesse, che per analogia rappresentano pel mondo minerale ciò che sono i mammiferi pel zoologo e le dico- tiledoni pel botanico. La nascita di un elemento o di un minerale è la cosa più ovvia che possa immaginarsi. Infatti, quando l'idrogeno nascente si combina con 1' ossigeno, l' acqua che ne deriva cristallizza e forma un minerale, la neve. Il silicio, l'alluminio, il potassio, il sodio, bruciano nell'aria, e l'anidride, il sesquiossido e gli ossidi che ne derivano costituiscono tante specie mineralogiche. Così: Si -]- O2 = Si O2 (quarzo); Al2 + O3 = Al2 O3 (corindone), ecc. Questi due minerali quarzo' e corindone entrano in combinazione (Si o2 -f- Al2 O3 = Al2 Si O5) e formano due nuovi minerali — il distene e l' andalusite — che hanno la seguente composizione centesimale: Si O2 36,9^ Al2 O3 63,1 i Tanto l'anidride silicica quanto il sesquiossido di alluminio si combinano con l'acqua e formano: Si O2 -f H2 0 = H2 Si O3 (acido metasilicico — allo stato amorfo costituisce Vopale di Plinio); 90 — Al- 0" Ilo 1IJ Al- 01 (diaspro). Mia l'opale ed il diaspro entrano in combinazione e danno origine al caolino, che costi- tuisce esso pure un minerale che raramente si rinviene allo stato cristallino: 2 Si O2 + H2 0 + H2 Al2' 04 ^ II4 Al2 Si2 0° (caolino). Il caolino all'aria atmosferica si decompone in 2H20 4- Al203-f- 2Si02. In questo fatto io vedo la nascita, la vita e la morte di un minerale, come nella dissocia/ione dell'acqua in idrogeno e ossigeno, e nell'estrazione dell'alluminio e del silicio, io vedo la morte dei minerali neve, corindone e quarzo. Lemberg, facendo agire i sali di potassio e di sodio col caolino, ottenne composti più complessi, noti come feldspati o allumo-silicati. H4 Al2 Si2 0" + K2 0 = 2 H2 0 -f- K2 Al2 Si2 08 (muscovite), 1 1 ' Al2 Si2 0° + Na2 0 = 2 H2 0 + Na2 Al2 Si2 08 (ne felina) Una maggiore quantità di SiO2 si combina col H2A1204 e dà la pirofiUite: li2 Al2 04 -f 4 Si O2 = H2 Al2 Si4 012 (pirofiUite) Hautefeuille. La pirofillite con K20 o Na2 0 dà origine alla leucite, potassica o sodica: H2Al2Si4012 + K20 = H20 + K2Al2Si4012 (leucite potassica). H2Al2Si4012 + Na20 = H20 + Na2Al2Si4012 (leucite sodica). La leucite potassica o sodica coi cloruri di sodio e di po- tassio dà: 2 (K2 Al2 Si4 012) + 2 Na CI = 2 K CI i Na2 Al2 Si2 08 (nefelina) + K2 Al2 Si6 016 (ortose). 2 (Na2 Al2 Si4 012) + 2 K CI = 2 Na CI2 + K2 Al2 Si2 08 (muscovite) + Na2 Al2 Si6 O10 (albite). Ecco la composizione chimica dell'ortose e dell'albite, feldspati ottenuti per sintesi da Hautefeuille: ()rtnR«> fsinfpsn 0rtose del S- Got- Milite fnintesiì Albite del S' . Ortost (sintesi; tardo (Rose) Alitile (sintesi) Gottardo (Abich) SiO2 64,77 65,21 SiO2 68,75 68,6 A1203 18,69 18,13 A1203 19,64 19,6 K20 15,07 16,66 Na20 11,10 11,8 Perdita 1,47 — Perdita 0,61 — 100,00 100,00 100,00 100,0 — 91 — Anche l' ortose e Talbito esposti all'aria atmosferica si cao- linizzano K2 Al2 Si6 01" + CO2 + H2 0 = K2 CO3 + 4 Si O2 + W Al2 Si O9 (caolino), Na2Al2Si«016 + C02 fH20=Na2C03 + 4Si02+IPAl2Si209 (caolino); quindi i feldspati ortose e albite sono minerali che na- scono, vivono e muoiono. Intanto il quarzo, l'ortose e l'albite per l'azione combinata del vapore acqueo, della temperatura e della pressione (Daubrée) vengono cementati e formano il granito; ma possono pure unirsi soltanto per l'azione del calore e dare ugualmente il granito o la trachite (Fouqué e Mieli el-Lévy). Il granito dunque non è che una roccia costituita dai detti minerali mescolati nelle se- guenti proporzioni: Quarzo 25 Ortose 30 Albite 45 e della composizione chimica: Si O2 75,23 100 A1203 14,38 K20 5,07 Na20 5,32 100,00 a) Granito del S. Gottardo (Ricciardi), b) di Pelvoux (Termier), e) Trachite di Ponza (Ricciardi), d) Ossidiana di Lipari (Abich). a) b) o) d) SiO2 75,50 74,40 74,87 74,05 A1203 13,40 13,91 13,69 12,97 Fe203 1,19 1,39 1,84 2,73 CaO 1,36 0,61 0,37 0,12 MgO 0,57 0,28 0,26 0,28 K20 4,65 4,36 3,88 5,11 Ka20 3,38 4,65 4,76 3,88 Perdita 0,37 0,65 0,10 0,73 100,00 100,00 99,77 100,00 92 La traohite però non è altro ohe il granito modificato dal calale, il quale ha la proprietà di trasformare il quarzo in tridi- mite e i due feldspati (ortose e albite) in un terzo minerale, Voligo- clase, conir, apparisce dai seguenti fatti: Albite-}-Ortose=01igoclase a) b) e) SiO2 68,(3+6-4,6 66,60 66,06 67,09 66,65 A1208 19,6 + 18,5 19,05 19,24 18,88 19,78 Xa-0 11,8 5,90 7,63 4,59 7,34 K20 16,9 4,45 5,45 7,58 4,77 100,0 100,0 100,00 1.62 *) 1,63 ^ 1,28 ^ 100,00 99,77 99,82 a) Oligoclase di Pantelleria (Foerstner), b) Oligoclase d'Ischia (Bischof), e) Oligoclase dei Campi Flegrei (Ricciardi) Ora, tanto il granito quanto la tradii te danno origine a due grandi serie di rocce, ai granitidi ed alle trachitidi, che insieme alle rocce calcaree (Ca CO3) o dolomitiche (Ca CO3 - Mg CO3) co- stituiscono il nostro pianeta. La composizione mineralogica e chimica delle dette due serie di rocce cristalline, di cui possiamo considerare come subacquea quella dei granitidi prototipi e subaerea l'altra delle trachiditi, è identica e concorda con la cronologia geo- logica per le formazioni continentali 2). Lo stesso fatto si verifica nelle isole vulcaniche; ma dove mancano le formazioni sedimen- tarie supplisce la composizione chimica delle rocce, dappoiché tutte subiscono il graduale passaggio da acide a basiche 3): *) Ossidi di ferro, di calcio e di magnesio. 2) Kosenbusch. Neuen Iahrb. f. Min. und Pai. 1889. Band. 2 p. 81-97. Tsch. Mitth., U5, 1889. ;!) L. .Ricciardi. Dalle rocce acide alle rocce basiche. Gazzetta Chimica Italiana, 1887. » Successione delle rocce eruttive. Atti della Società Ita- liana di Scienze Naturali. Milano 1887. » Genesi e composizione chimica dei terreni vulcanici ita- liani. L'agricoltura Italiana, l'isa 1888-188'J. La chimica nella genesi e successione delle rocce eruttive. Atti del Congresso Internazionale di Chimica Ajydicata. Roma 1906. Granito SiO2 74,40 PorJido » 70,09 Diorite » 60,12 Eufotide i i 55,58 Dolerite > 52,20 Basalto » 47,40 — £3 — Traohite 74,87 Pantellerite 70,30 Andesite 60,24 Trachite leucitica 58,48 Leucitofìro 52,16 Lava recente 47,12 (Vesuvio 1906). Le ossidiane, che si formano alla superficie dei magmi su- baerei, costituendo una modificazione fisica delle rocce, seguono la stessa evoluzione delle rocce, e perciò contengono esse pure una quantità di silice che oscilla da 78 % a 44,64 % : Ossidiana del Cerro della Nevada (Messico) Si O2 °/o 78,00 (Vauquelin) » d'Islanda s dell'Equatore d'Ischia della Guadalupa di Palagonia (Si calia) Isole Sandwich Isola Ascensione dell' Isola Pantelleria 75,28 (Bunsen) 71,55 (Ricciardi) 60,77 (Fuchs) 55,75 (Devili e) 51,83 (Ricciardi) 49,20 (Cohen) 47,41 (Deville) 44,64 (Foerstner) I feldspati ortose e albite— che ultimamente ottenni per sin- tesi sia seguendo la via secca che la idrotermale, esponendo al- l'azione del calore gli alluminati di sodio e di potassio con la silice , oppure mettendo le dette sostanze in tubi di vetro, chiudendo i tubi ed esponendoli per circa 48 ore alla tempe- ratura di circa 500°. (K2 Al2 O* + 6 Si 02 = K2 Al2 Si6 01(ì (ortose), (Na2 Al2 O4) + 6 Si O2 = Na2 Al2 Si0 O10 (albite)— nel passaggio ai gruppi delle miche e delle cloriti, subiscono essi pure la evolu- zione da minerali acidi, con 68,6 % di Si O2 (albite) a 22,05, quanto ne rinvenne nella thuringite il Rammelsberg. - 04 - 1 graniti e le brachiti, <• parimenti le miche <-<ì i cloriti, al- l'aria atmosferica si caolinizzano. Tutti i minerali costituenti le rocce, dalle arcaiche alle val- lamene dei nostri giorni, come tutti i tipi delle rocce, dal gra- nito al basalto e dalle tradirti alla lava eruttata dal Vesuvio nel 1906, sono stati ottenuti per sintesi. Con la dimostrazione dell'evoluzione minerale, che prece- dette quella biologica, poiché in alcuni graniti non si rinviene traccia dei rappresentanti vegetali ed animali, sono riuscito a realizzare il sogno dei filosofi e degli scienziati delle più remote civiltà e dei nostri tempi. Auguro ai biologi uguale fortuna, nel senso di svelare il mi- stero della vita. Napoli. Dicembre 1911. STUDI! SUI RAPPORTI FRA DIFFERENZI AZIONE E KhiENER.YZIONE 1. La doppia rigenerazione inversa nelle fratture delle zampe di Triton. Analisi della legge di Bateson in relazione ai fenomeni di polarità e di differenziazione del socio Paolo Della Valle (con la tav. II) (Tornata del 28 novembre 1912) Prefazione. Dati obbiettivi. Decorso spontaneo delle fratture. La doppia rigenerazione inversa nel caso di impedita cicatrizzazione. Notizie precedenti di ipermelie. Urodeli ipermelici trovati in natura. Ipermelie di origine traumatica negli Urodeli. Ipermelie sperimentalmente ottenute negli Urodeli e negli Anuri larvali. Crii altri casi di verificazione della legge di Bateson. Rapporti dei fenomeni di «inversione di polarità» coi fenomeni di differen- ziazione. La natura della polarità. Il valore prospettico dei diversi punti di una sezione e la simmetria delle superrigenerazioni. Il significato delle rigenerazioni atrofiche e della cicatrizzazione. Se si amputa una gamba ad un uomo, questa cicatrizza ma non rigenera: se si amputa una zampa ad un tritone, essa in- vece rigenera. Se un uomo si frattura la diansi del femore e contempora- neamente subisce una interruzione della continuità di una parte anche notevole dei tessuti molli circostanti, se le condizioni sono op- portune, si finisce per ottenere una « restitutio ad integrami > quasi perfetta: quelle stesse parti cioè che avrebbero formato soltanto tessuti cicatrizziali, se avessero fatto parte di una superficie di se- 7 — 96 - zione terminale, danno origine a partì ohe in un tempo più o in» 'no Lungo divengono quasi irrioonoscibilmente identiche a quelle ohe nell'organismo normale sogliono trovarsi in quel determinato punto. Ma, se invece si frattura la zampa di un tritone, che cosa avviene? Come si comporta quella superfìcie ili sezione che la- sciata terminale avrebbe riformata una zampa completa? Quali sono i fenomeni e, possibilmente, quali sono le cause per le quali ciò che si origina in quella determinata regione è indirizzata o a divenire l'origine di un complicatissimo fenomeno morfogene- tico o verso un destino completamente diverso e molto più sem- plice? Spallanzani (1768), nella geniale imposta/ione dell'analisi sperimentale dei fenomeni rigenerativi, aveva lucidamente vista ^importanza fondamentale di queste ricerche. Nell'immortale Pro- dromo infatti, espone fra le questioni di cui nel lavoro definitivo avrebbe pubblicato la risposta data dalle esperienze l), anche le due seguenti, perfettamente corrispondenti a quella ora enunciata. La prima riguarda la rigenerazione del lombrico: (1768, p. 22-3): < Se invece di staccare interamente una porzione di lombrico dal- l'altra col taglio trasversale, che accade egli, 1. tagliandolo tra- sversalmente fino alla metà del corpo , restandone 1' altra parte intatta? 2. Tagliatolo trasversalmente quasi tutto, talché il lom- brico resti attaccato appena, dirò così, per un filo » ? L' altra è la questione sesta sulla rigenerazione della coda del tritone (1768, p. 81): « Che interviene alla coda, 1. lascian- dola intera, fuori di tagliare in uno, o più siti la spina? 2. taglian- dola per lo trasverso, ora fino alla spina esclusivamente, ora al dilà, talché resti attaccata insieme pochissimo? 3. fatti diversi squarci qua e là nella musculatura? 4. levato un anello o sia fascia di carne trasversale » ? Ed anche per le zampe dei tritoni egli analizzò il decorso delle fratture e ne descrisse in poche parole uno degli esiti spon- tanei, ed espose anche i numerosi problemi subordinati, che egli si era posti ed aveva risolti per analizzare sempre meglio la causa ed i mezzi della rigenerazione degli arti , modificandone le na- turali condizioni. J) Come è noto, tale lavoro definitivo ora pronto fin dalla pubblicazione di questa nota preventiva colossale, ed era desideratissimo dal mondo scien- tifico contemporaneo (cfr. p. es. Plateretti 1777 p. 102 nota e Bonnet 1781), ma Spallanzani non giunse mai a pubblicarlo. — 97 - Ahi queste domande, delle quali certamente Spallanzani do- leva conoscere la risposta, purtroppo per la massima parte l'a- spettano ancora da parte nostra, nonostante un secolo e mezzo di morfologia sperimentale, la straordinaria facilità tecnica di tali ricerche e l'enorme importanza teorica loro per L'analisi di uno dei lati più importanti del problema dei rapporti fra differen- ziazione e rigenerazione, cioè quello dell' origine prima del bla- stema rigenerativo e delle cause della normale inibizione del suo sviluppo, e per l'intima connessione di questi fenomeni con il pro- blema della così detta polarità. La presente memoria non è che un primo contributo a tali interessanti ricerche. Dati obbiettivi Decorso spontaneo delle fratture Se con una forbicetta si frattura, il femore o l'omero di una zampa di Triton cristatus, operando dal lato dorsale ed esterno, in modo cioè da ledere le parti molli solo dal lato dove esse sono meno abbondanti e lasciando integri invece i vasi più importanti ed i principali tronchi nervosi, si hanno immediatamente alcuni fenomeni, che sono conseguenza diretta della lesione. La parte periferici dell'arto cade per la interruzione dello scheletro osseo, i muscoli recisi si contraggono lasciando così sporgere alquanto i monconi ossei prossimali e distali, che contribuiscono quindi ad impedire L' intimo avvicinamento delie due superficie di sezione delle parti molli: i movimenti dei due monconi prodotti dall'a- nimale, attivamente per il prossimale e quasi solo passivamente per il distale, provocano poi in breve tempo gravissime dislocazioni reciproche dei due frammenti ossei. Chi volesse giudicare con i criterii della patologia chirur- gica umana , dovrebbe predire una rapida necrosi per questa parte periferica, separata dal resto del corpo da una così ampia frattura esposta, e specialmente non potrebbe supporre addirit- tura possibile la formazione di un callo, per quanto deforme per questi due frammenti di un osso relativamente piccolo, che non solo non sono mantenuti accostati in alcun modo, ma che anzi i movimenti dell'animale continuamente spostano reciprocamente nelle più diverse direzioni. Ora l'esperienza dimostra che nei Tritoni, infezioni genera- lizzate a decorso grave, provenienti dalle ferite normalmente non — 98 — se ne verificano, come del resto già è noto da un secolo e mezzo circa, perchè tutte le più varie esperienze di amputazioni, par praticate senza alcuna norma di asepsi, non hanno mai dato esito letale. Frequente è invece in queste esperienze sull'esito delle fratture, vedere insorgere sul territorio posto distalmente alla le- sione una vegetazione fitta di ife fungine biancastre, che, con rapido sviluppo, irraggiano dal tessuto dell'animale, raggiungendo fino ad un mezzo centimetro di altezza. Questa infezione, che con grandissima probabilità è proprio quella che anche Bonxet os- servò nelle sue esperienze di seissioiii longitudinali degli arti di Tritoni (eioè in condizioni nelle quali, come nel nostro caso, esi- stevano ampie superficie di sezione e tessuta non perfettamente nutriti), ha certo un valore patogenetico assai limitato, essendo tale vegetazione secondo me più esponente di scarsa vitalità dei tessuti o di necrosi già avvenuta, anziché causa essa stessa di necrosi. In ogni modo quando si presenta, non suole superare la linea di sezione, ma, nei casi da me osservati, la sua comparsa preannunzia sempre la necrosi della parte distale dell' arto, che finisce col verificarsi anche se si tenta di ostaco lare la vegeta- zione delle ife mediante pennellature locali di tintura di iodio. La, rapidissima epitelizzazione della superficie di sezione nelle condizioni normali (cfr. p. es. Fritsch '11), deve avere certo gran- dissima importanza nell'impedire l'entrata di germi patogeni nei tessuti. Lia causa più frequente di insuccessi nello studio del decorso delle fratture, cioè uno degli esiti più frequenti di queste, è la necrosi della regione posta distalmente alla ferita. Spesso ciò è effetto naturale della insufficiente irrigazione sanguigna di un ampio territorio circolatorio , nel caso in cui dalla ferita siano state interrotte le principali vie arteriose, e si comprende che ciò è tanto più facile , quanto più la lesione è stata prossimale. In altri casi però, come vedremo anche in se- guito, questa interpretazione non sembra sufficiente, per la poca importanza dei vasi lesi nella ferita, per l'ampiezza delle comu- nicazioni che ancora rimangono alla regione distale come pos- sibili vie attraverso le quali potrebbe verificarsi una circolazione collaterale , ed infine per la poca estensione del territorio che dovrebbe essere irrigato. E in ogni modo molto probabile che nei tessuti del Tritone adulto, lo stabilirsi di una circolazione collaterale, quale sarebbe necessaria, non solo per sopperire agli antichi bisogni, ma anche a quelli ipernormali richiesti dai fe- nomeni riparativi che si debbono iniziare, non giunga ad essere — 99 — abbastanza rapido né abbastanza notevole, e quindi spesso non riesca ad impedire La necrosi dei tessuti rimasti per troppo lungo tempo senza sufficiente irrigazione sanguigna. Si comprende come intimamente collegato con questo fenomeno, sia pure la notevo- le difficoltà che si incontra per i Tritoni, nei tentativi di innesto auto- od omoplastico, per l'attecchimento di pezzi di dimensioni alquanto notevoli e per una loro vita ulteriore rigogliosa. In ogni modo ciò che si osserva nel caso in cui la parte posta distalmente alla ferita si avvia verso la necrosi, è che la sezione relativa, invece di assumere l'aspetto di turgescenza asio- logica dei tessuti, con superficie continua e lucente, rosea con marezzamene sanguigni con la linea di sezione della cute inti- mamente addossata ai tessuti del margine della ferita (come ap- punto si presentano dopo un giorno o due le superficie di se- zioni vive e vivaci), si mostra di un colore bianco matto, con le sezioni dei diversi tessuti perfettamente riconoscibili , e con la cute non aderente strettamente ai tessuti sottoposti al limite della sezione. Nei giorni seguenti, si manifesta sempre più evidente un edema progressivo di tutti i tessuti posti distalmente ; la cute lascia distaccare, invece della sottile muta trasparente, una spessa cotenna biancastra, sotto la quale compare la pelle di colore an- cora quasi perfettamente normale, che si distacca sempre più dai tessuti sottoposti ; i muscoli divengono ancora più bianchi e si rigonfiano fortemente insieme al connettivo sottocutaneo, dive- nendo così anche leggermente trasparenti. Tutto ciò è il principio della fine, perchè a questo stadio succede di solito la caduta di tale parte necrotica distale per una scossa violenta qualunque. Du- rante questo periodo infatti la separazione tra la parte viva e la parte in necrobiosi è andata divenendo sempre più netta, fino a che si stabilisce una linea di demarcazione perfettamente determinata, oltre la quale in direzione prossimale i tessuti sono perfettamente vivi, mentre sono completamente morti in direzione distale ). Caduta la parte distale, rimane a nudo una superficie di sezione rosea con marezzature sanguigne, identica a quella eh'' si sarebbe ottenuta se si fosse praticata fin da principio in modo traumatico una sezione completa anziché parziale. i) In qualche caso la linea di demarcazione non coincide col livello della sezione, perchè i tessuti si conservano vivi più distalmente di quella per la parte corrispondente al peduncolo per la quale la regione distale era rima- sta connessa alla prossimale. È questa una nuova prova della difficoltà re- lativa di mutua sostituzione dei singoli territorii circolatorii. - 100 - Qualche altra volta, ma più raramente, questo stos.su risul- tato si ottime invece die tutto in una volt,! per caduta della paiie necrotica, per progressivo disfacimento molecolare di tuie parte distale morta. In qualche raro caso infine, specialmente allorché La regione distale necrotica è notevole , la connessione con il resto dell'organismo abbastanza ampia <• la linea di de- marca/ione ira la parte viva e la parte morta non ancora suf- ficientemente netta, si può osservare un progressivo intorpidi- mento 'ìcl tritone, clic ha un rapido esito letale e che con ogni probabilità deve essere considerato come effetto del riassorbi- mento di prodotti tossici provenienti dalla regione necrotica. Chi , contentandosi di considerare soltanto gli esiti favore- voli di questo fenomeno, senza volerne analizzare le cause vere, amasse una descrizione teleologica dei fenomeni, potrebbe dire che questa facile necrosi della regione posta distalmente alle fe- rite è un meccanismo di regolazione sin generis della forma tipica. In questo modo infatti , specialmente le fratture con mag- giore spostamento di frammenti, come pure le ferito con super- fìcie di sezione più irregolare, vengono ridotte alla più semplice espressione di una amputazione trasversale, la quale poi dà ori- gine ad una estremità normale col solito meccanismo rigenera- tivo, ricostituendo così con una via indiretta la forma normale che si sarebbe potuta raggiungere direttamente con la guarigione della ferita, ma che, come vedremo, non si sarebbe raggiunti con una ferita a superficie divaricate. Nel caso in cui la frattura si avvii verso la guarigione, ciò che sopratutto sorprende è la grandissima tendenza che hanno le due parti prossimale e distale a ravvicinarsi ed a riprendere la mutua posizione iniziale. Già due o tre giorni dopo la lesione, la differenza di direziono dei due monconi non è più così no- tevole come prima, e quindi anche molto minore è la distanza (dio intercede fra le due superfìcie di sezione prima divaricato tra di loro a V più o meno aperto. In gran parte questo risultato dipende certo dal progredire della cicatrizzazione delle parti della sezione, poste più dappresso all'apice del V e quindi ad una distanza assoluta minore, ciò che provoca oltre che diminuzione della superfìcie ancora esposta, anche quel progressivo ravvicinamento delle due superfìcie di sezione che appunto osserviamo. Questo fenomeno riguarda tanto i tessuti profondi (pianto quelli posti più superficialmente, anzi — 101 — qualche volta accade che il ravvicinamento dei primi sembri molto più avanzato che noti quello dei secondi. Avvenuto l'adattamento della parte prossimale e della di- stale, non tardano a prodursi tutte le regolazioni più particolari (p. es. formazione del callo osseo). La funzionalità pure molto presto si ristabilisce, benché sarebbero da fare in proposito studii speciali sul modo e sul tempo di tale ripristino, specialmente per ciò che riguarda la ricostituzione delle connessioni dei grossi tronchi nervosi. È straordinaria l'energia con la quale si tende a questo ri- sultato nel massimo numero dei casi. Per l'uomo è noto che il callo non si forma rapidamente che solo nel caso in cui i due frammenti si corrispondano e per un certo tempo non si muo- vano mutuamente. Nel caso del Tritone invece, non solo i mo- vimenti passivi che l'animale provoca non impediscono il pro- cesso descritto, ma non lo impediscono nemmeno movimenti violenti provocati artificialmente sistematicamente più volte al giorno , in modo da muovere reciprocamente i due frammenti ossei. Nonostante che in parecchi casi io abbia praticato ciò dal giorno della frattura per molti giorni di seguito , il processo di ravvicinamento e di consolidamento ogni giorno faceva nuovi progressi ed infine, nonostante queste manovre meccaniche, si ot- teneva egualmente il callo tipico. In un caso in cui avevo artificialmente res > più difficile del solito tale corrispondenza di frammenti, fissando il moncone pe- riferico in posizione tale che facesse un angolo col moncone cen- trale, mediante un punto di sutura al dorso, la cicatrizzazione cutanea ed anche muscolare avvenne lo stesso con grande rapi- dità, ed anche la formazione del callo osseo procedette bene specialmente per uno sforzo di orientamento del moncone cen- trale, che cercò di porsi in una posizione assolutamente anormale pur di ottenere l'adattamento col frammento distale. L'esperienza fu interrotta per il fatto che il Tritone, che durante tutto questo tempo (varii giorni) non aveva mai cessato di cercare di libe- rarsi da questa posizione molesta, riusci a liberarsi da tale lega- tura, lacerando la mano fissata A giudicare dall'esterno non mi è mai sembrato che vi fosse tendenza alla formazione di pseudartrosi 1). t) Non so spie-anni come Spallanzani 1768 p. 70) lopo di avere osser- vato « che se invece di tagliare le gambe alle salamandre, loro si rompano, formasi secondo l'ordinario un callo, die poscia indurando unisce e lega in- — 102 — Per il problema teorioo ohe esaminiamo è molto importante un dato cronologico. Alla temperatura alla quale sono state fatte queste esperienze 26°-30°: Luglio-Agosto-Settembre) il processo 'li guarigione delle fratture, dal giorno dell'operazione a quello del perfetto adatta- mento dei iluc monconi, non andava spontaneamente oltre i 10 giorni. Invece gli stessi tritoni, nelle stesse condizioni, amputati degli arti alla stessa altezza alla quale erano praticate le frat- ture, non raggiungevano che dopo 20-25 giorni lo stadio di bla- stoma emisferico, che, come è noto, non è che il primo inizio del processo rigenerai ivo, e solo dopo circa altri 5 giorni questo bla- stema cominciava a mostrare il primo inizio della differenziazione delle dita rigenerate l). Ora in un caso in cui ero giunto ad ottenere che per 15 giorni non si verificasse il completo ravvicinamento delle due su- perficie di sezione, sia per la grande divaricazione iniziale di queste, sia per i movimenti passivamente provocati durante tale periodo, potetti osservare che su ambedue le superficie di sezione della frattura, ma specialmente su quella prossimale, andava com- parendo il caratteristico aspetto del blastema rigenerativo. Gol passare del tempo però avvenne che l'adattamento delle due parti poste al di qua e al di là della frattura andò sempre miglio- rando, ed il blastema della superficie prossimale si fuse con ([nello della superficie distale. Ne risultò un unico tubercolo di blastema, che continuò a crescere per qualche giorno ancora, ma poi progressivamente regredì spontaneamente, fino a che al suo posto non si finì per formare anche in questo caso la pelle normale. Questa esperienza quindi incomincia ad indicare che le con- dizioni che determinano 1' inizio dei fenomeni rigenerativi tipici esistono probabilmente anche nel caso delle fratture , purché la esposizione delle superficie di sezione duri per un tempo suffi- ciente. Essa sembra anche che accenni da una parte ad una azione inibitrice, che si esercita da parte dei tessuti già differen- ziati anche su blastemi rigenerativi all' inizio del loro sviluppo, sieme gli estremi dell'osso rotto » aggiunga: « Per Le salamandre torna assai meglio peidere le gambe elio romperle. Nel primo caso si rifanno per iutero e se ne servono come prima ; nel secondo per lo più accade che se ne ser- vono male, tirandosele dietro e zoppicando ». Nei miei casi anche la funzio- nalità si ristabiliva perfettamente. x) V. anche Plateretti 1777 p. 103 nota. — 103 - e dall'altra ad uno sviluppo rigenerativo non solo da parto della superficie del moncone prossimale, ma anche, benché in grado minore, da quella del moncone distale. Per cercare di raccogliere ulteriori notizie in proposito, non resta quindi che di cercare di impedire il ravvicinamento delle due superficie di sezione per un tempo ancora più lungo di quello raggiunto in questo caso. La doppia rigenerazione inversa nel caso di impedita cicatrizzazione. Ora questo risultato può essere raggiunto, cercando di au- mentare il divaricamento iniziale delle due superfìcie di sezione e cercando di porre ostacoli permanenti all'avvicinamento ed al- l'adattamento di esse. Il primo effetto naturalmente si ottiene approfondendo la lesione delle parti molli che accompagna la frattura, in modo che il peduncolo di connessione della parte prossimale con la parte distale, essendo più piccolo, permetta movimenti reciproci più ampii dei due frammenti. Questo fatto però urta contro la dif- ficoltà alla quale abbiamo precedentemente accennato, della in- sufficiente nutrizione che questo sottile peduncolo può apportare alla massa notevole dell'arto posto perifericamente, specialmente se la frattura è fatta ad un livello dell'arto abbastanza prossi- male. A questa difficoltà però non è difficile ovviare, amputando l'arto non molto distalmente alla frattura, giacché un peduncolo sottile che non è capace di nutrire la grande massa dell'arto in- tero, può essere invece capace di nutrire un breve segmento di esso. Durante tutto il tempo necessario per lo sviluppo rigenerativo di un nuovo arto dalla superficie di sezione terminale, vi è poi tutto il tempo perchè nel sottile peduncolo si stabiliscano con- nessioni vascolari più ampie di quanto non esistessero ivi nel momento della frattura. Quanto al porre un ostacolo permanente all'adattamento delle due superficie di sezione, ciò si può ottenere facilmente, ponendo un laccio attorno l'arto, in modo che esso passi fra le due su- perficie di sezione della frattura, tenendole così divaricate per il solo effetto della sua presenza. È naturale che questo laccio non deve stringere il peduncolo che connette al resto del tronco il frammento distale, per non contribuire inutilmente ad ostaco- larne la nutrizione. — 104 — Con questo dispositivo sperimentale da me adoperato nelle Dumerosi esperienze, che ora sono in corso
  • (come egli chiama seguendo la nomenclatura di Isid. (xeoffroy St. Hilaire (1836 p. '275 le anomalie nelle quali un arto si presenta impiantato su di un altro arto), osservate in Axolotl allevati in cattività « consécutives nona des expériences, mais à des mutilations causées par la voracité des anima ux » che morsicandosi si strappavano porzioni di membri, lasciando ferite « fort irrègulières et très variées », delle quali però non dà i caratteri singoli, come non dà la storia dello sviluppo ri- generativo delle diverse anomalie che descrive. Queste (Duméril 1867, TIIa categoria, p. 128-130, fig. 28-32) sono molto interessanti per la varietà della perfezione morfologica raggiunta dilla parte o dalle parti soprannumerarie La fig. 28 infatti rappresenta un caso in cui l'estremità soprannumeraria non è che una piccola appendice sottile con un tubercolo, che è forse l'abbozzo di un dito: nella fig. 29 l'estremità soprannumeraria è pure sottilissima, ma ha l'accenno della distinzione in braccio, avambraccio e mano, e, cosa per noi interessante, è diretta in dietro; nella fig. 30 l'estremità soprannumeraria, sempre di dimensioni molto minori dell'arto normale, mostra tre dita abbastanza bene svi- luppate, mentre la fig. 31 mostra un caso in cui l'arto sopran- numerario non è molto minore del normale e presenta quattro dita bene sviluppate ed una forma complessiva molto più fisio logica degli arti soprannumerarii sopra citati 1). Un caso strano ed interessante è infine quello disegnato da Dumékil nella sua fig. 32 e da lui distinta dai precedenti come « mélomélie doublé » poiché si tratta di due estremità svilup- patesi su di un arto, quasi al livello del gomito, ambedue al- quanto atrofiche e 1 irregolari ed impiantate in modo tale che mancando ulteriori notizie, non è possibile determinarne la pro- babile origine ') Simili iperrigeniirazioni ip (tipiche di arti di Urodeli furono più tardi osservate anche ria Barfurth '94 nelle sue esperienze sulta prodazio e speri- mentale di ipeidattiiie come conseguenza di amputazioni complicate. — 116 — Parecchi anni dopo Sordelli, riattaccandosi alla comunica- zione fatta «la Camebano alla Società Italiana di Scienze Natu- rali, di cui abbiamo già parlato, pubblicava nel 1882, negli atti della stessa serietà, una osservazione di un altro Axolotl con nn arto soprannumerario, inserito a a/s dall'articolazione della spalla, cvfii tre dita soltanto e senza movimenti autonomi. Anche egli, notando che gli Axolotl sono allevati in «atti- vità cioè in condizioni nelle* quali si può conoscere la storia pre- cedente, ma che molto facilmente si prestano a reciproche moi- sicature , erede che (come nei casi di DumÉkil) anche nel caso da lui descritto si tratti di superrigenerazione , pur non avendo potuto osservare il fenomeno fin dall'inizio. Crede però che, per- chè tale rigenerazione si verifichi, ossa debba essere favorita da speciali condizioni della ferita < giacché non tutti gì' individui mutilati rimettono poi, olire le normali, anche dello parti in so- prannumero ». < iiustamente egli fa anche notare la stretta rela- zione di questo fenomeno con la rigenerazione di code sopran- numerarie nelle Lucertole. Ipermelie sperimentalmente ottenute negli Urodeli e negli Anuri larvali. 11 primo che invece sia giunto ad ottenere ipermelie negli Urodeli mediante lesioni sperimentali con caratteri noti, è stato Tornieiì. Questo autore, che del resto pare non conoscesse i ri- sultati precedenti testé citati, ha pubblicato solo brevissime no- tizie 96 ; p. 145; '971 p. 360 fig. 6; '01 p. -tóB fig. 1; 04 p. L66) che nella massima parte dei casi sono quasi soltanto delle sem- plici affermazioni e non sono corredate da figure, tranne che in un caso in cui il risultato non è stato nemmeno molto completo ('971 lig. 6). Egli afferma di avere ottenuto arti doppii nei Tritoni ('963 p. 1-iò; '971 p. 360) : I. Fratturando il femore in vicinanza del ginocchio, col che si ledono pure le parti molli. Contemporanea- mente, o meglio quando la ferita si è epitelizzata, si amputa la zampa un poco sotto questo punto. Dalla superfìcie di sezione terminale si rigenera normalmente la zampa, mentre dalla ferita si rigenera un arto soprannumerario. II. Asportando un cuneo nella regione del ginocchio, col che si lede follemente il femore. Anche in questo caso, ad epi- telizzazione avvenuta, si amputa dotalmente la gamba. — 117 — III. Producendo la ferita prossimale mediante cauterizzazione Gli arti soprannumerari i da lui prodotti con questi metodi noti debbono essere stati molto perfetti , perchè 1' unica figura da lui data in proposito in questo e nei lavori successivi ( '971 fig. 6, che si trova anche riportata nei manuali (cfr. p. es. Mor- gan 012 p. 188 fig, 43 e) e che quindi deve essere considerato come il migliore dei risultati ottenuti da Tornier, rappresenta un arto normale che ad un certo livello presenta una sporgenza unica che può essere riconosciuta come arto soprannumerario, nono- stante la sua piccolezza, solo perchè è terminata da dita , che sono però soltanto tre 1). Questo risultato fu ottenuto col secondo dei metodi indicati da Tornier. Ulteriori notizie in proposito date da Tornier nei lavori successivi, sono che ('01 p. 489) si ottiene sicuramente « Glied- massengabelung » nelle sampe posteriori di larve di Tritoni o di Axoloti di un mese e mezzo di età, fratturando la gamba ed in- cidendo contemporamente parte dei tessuti della coscia , subito presso al femore, tenendo flesso 1' arto, nel modo come è indi- cato più chiaramente in una figura. « Sobald die Wundheilung eintritt, erhàlt das Tier ein gegabeltes Bein von ausgezeichne- ter Vollendung, d. h. ein iiberzàhligen Unterschenkel mit 5 ze- higem Fuss die beide nach der Ausbildung nur wenig kleiner sind als die entsprechenden ebenso gestaltetem Abschnitte der Staunnglied masse ». Come si vede dunque, il risultato ottenuto (da ciò che si può giudicare da queste poche parole non accompagnate da figure) è stato superiore a quello di cui precedentemente l'A. aveva dato figure, ma anche qui, ciò che ha ottenuto dalla ferita, è stato un unico arto soprannumerario, del quale non sono dati nem- meno i rapporti di simmetria coll'arto antico principale. L'ultima notizia che conosco delle esperienze di Tornier in proposito, è una brevissima affermazione t/04 p. 166) di aver tro- vato un metodo (che non pubblica) mediante il quale « Selbst bei erivaclisentrii Axoloteln gegabelte Gliedmassen erzeugt werden kònnen, wodurch die Annalime wiederlegt wird, dass uberzàhlige Bildungen nur bei Embryonen oder jungen Thieren hervorge- rufen werden kònnen ». Più recente ancora è una notizia di Lisstzky ('10 p. 617-9 Taf. 24 fig. 27, "8) che, in un giovnne tritone è riuscito ad ot- tenere una zampa che si dimostrava doppia all'estremità termi- v) Cfr. spec. le osservazioni di Siebold, Duméril, Sordelli sopra ricordate. — 118 — cale, amputando l'arto posteriore il più possibilmente presso il ironie) e fratturando poi il bacino, dal Lato che si considera, al livello dell'acetabulo. Un altro grappo di esperienze che pure ci interessa molto, nonostante che non si riferiscano alla produzione artificiale di iper- melie ed abbiano inoltre dato un risultato di cui nemmeno l'autore i sembra «•< »m pl^t irniente sicuro, è quello fatto da Morgan '08 per cercare 'li conoscere per le zampe degli Urodeli « what will happens if the proximal end is exposed ». I metodi seguiti fu- rono: [.quello di riiunestare invertito un intero segmento di arto, tranne la pelle, che serviva come sostegno e mezzo di fissazione del pezzo riinnestato e veniva suturata al disopra di osso; II. di riinnestare invertito solo un segmento del femore. Nel primo caso la brevità del segmento ed i fenomeni di atrofia ai quali andava incontro il pezzo, non permetteva di decidere se lo svi- luppo rigenerativo normale dell'arto che si finiva con l'osservare fosse dovuto ad un blastema originatosi dalla superficie origina- riamente prossimale ed ora terminale del segmento riinnestato, o non invece piuttosto originatosi dalla poco lontana superfìcie di- stale del resto dell'organismo, su cui era sovrapposto come corpo inerte il pezzo riinnestato. Nella seconda serie di esperienze, parimenti normale fu il risultato, ed evidentemente lo scheletro della parte rigenerata della zampa si continuava con la estremità prossimale del seg- mento di femore riinnestato invertito; ma, come ho detto, non sembra che lo stesso Morgan sia molto persuaso dal fatto, che in questo caso si tratti di un fenomeno di inversione di polarità, poiché insiste mollo sulla possibile atrofia di un pezzo innestalo su di una regione capace di rigenerazione, come pure sulla pos- sibile notevoli! estensione attraverso i tessuti non amputati, della proliferazione rigenerativa di una determinata parte. Lo stesso prebleiua è stato analizzato anche più recentemente da Kuuz (1912). a quanto sembra però indipendentemente dal la- voro di Moko.w. Questo autore anzi è partito proprio dal ten- tativo di produzione sperimentale di formazioni triplici degli arti adulti di Triton (intorno alle quali promette un lavoro futuro 12 p. 590)), per cercare di ottenere inversione di polarità in queste rigenerazioni. E qualche cosa infatti ha ottenuto, perché, fratturando il femore ed innestando la parte distale dell'arto nello spessore della patte prossimale *), ottenne dall'estremità di 1 Già Spallanzani (1768 p. 97-8) «per indagare viemmaggiormente le — 119 — sezione esposta una rigenerazione, che per il numero delle dita si poteva considerare doppia (cfr. p. 605-6 fig. 2. 3). È però da notare che, nelle sue esperienze di separazione completa eli un segmento di arto e di innesto di questo in sede anomala, ottenne rigenerazione normale, ma solo dall'estremo distale, mentre l'e- st reni-' prossimale non produce che un semplice callo informe (cfr. Kurz 12 p. 603). Da questa esposizione storica delle conoscenze precedenti intorno alla superrigenerazione degli arti negli Urodeli adulti, ri- sulta che le osservazioni precedenti dimostravano che ferite pro- fonde possono dare origine allo sviluppo di arti soprannumerarii (SrKBOLD 1828: Ddméril 1867; Sordelli 1882 e Tornieb 1896 :: i di cui varii metodi si riducono in fondo solo ad allungare il periodo di tempo durante il quale le superficie di sezione riman- gono lontane) Finora però da una ferita non si era ottenuta che la pro- duzione di un unico arto e per di più sempre con i segni di un'atrofia, che da leggiera come nelle ultime affermazioni di Tor- nier può giungere ad essere gravissima , come in alcune delle osservazi ni di Duméril. E anche interessante che nella iperri- generazione osservata da Siebold e nel caso della fig. "29 de- scritta da Duméril, la direzione dell'arto superrige erato era op- posta a quella dell'arto normale, mentre negli altri casi la dire- zione era la stessa. — Questi fatti vengono sistematizzati dal risultato ora da me pubblicato, perchè si comprende che nei casi precedenti la superrigenerazione unica era ottenuta per l'inibi- zione o la mancanza di uno sviluppo rigenerativo, che sarebbe dovuto provenire o dall'una o dall'altra superficie di sezione della ferita ' . e che le superrigenerazioni atrofiche non erano che un tracce, gli andamenti, e i mezzi praticati dalla natura nella manifestazione della sorprendente riproduzione delle gambe nelle Salamandre » aveva istituite anche esperienze simili. Scriveva egli infatti: «Si leggerà adunque nel mio Libro quali effetti ne siano derivati .... 8. rotta la gamba nella tibia, o nel radio, indi ripiegata all'insù la parte inferiore, e legata dolcemente con tilo alla parte superiore della medesima gamba ». Ma purtroppo, anche di que- sta, come delle 7 precedenti interessantissime variazioni sperimentali delle con- dizioni in cui avviene normalmente la rigenerazione degli arti nei Tritoni, non rimane che l'enunciazione del problema, che solo ora dopo un secolo e mezzo circa comincia «d avere quella risposta, che già Spallanzani doveva avere trovata e che non giunse a pubblicare. 1) Per il comportamento di ferite non trasversali o nelle quali non si possa propriamente parlare di una superfìcie di sezione prossimale e di una — 120 — compromesso tra la tendenza alla cicatrizzazione e la tendenza alla rigenerazione normale Le anomalie vedute da Landois, Simmebmacher e forse an- che (incile osservate da Camerano * 96 ' e la melomelia doppia figurata da Duméril, possono esseri' considerate torse come i soli casi precedenti di realizzazioni non sperimentali di doppia superrigenerazione. Poiché è stato proprio Torni kr colui elle ha acutamente. ideata e sviluppata: I. la teoria dell' iperrigenerazione doppia da parte delle due superficie di sezione divaricate, per l'interpreta- zione dei dati anatomici di ipermelie osservate in natura. II. quella della mutua influenza inibitrice sull'ulteriore sviluppo di ciò che si rigenerava da una superficie di sezione con ciò che si rigene- rava dall'altra (nel caso che queste proliferazioni, vicine fra di loro, finiscano con l'incontrarsi) per l'interpretazione delle forme fruste di ipermelie osservate in natura; è molto strano che egli non abbia cercato di ottenere la verificazione sperimentale di queste verosimili ipotesi per ottenere anche nel caso delle zampe di Tritone doppia rigenerazione dalle due superficie di sezioni; della frattura. Primo ed importantissimo inizio di queste esperienze di iper- melie sperimentali sono però certamente quelle mediante cui Spal- lanzani, per il primo (1768 p. 95), e poi P late» etti (1777 p. 101 nota e p. 103 nota), Bonnet (1781) ed altri agli inizii degli st udii sulla rigenerazione, e dopo più di un secolo Piana, Bar- furth, Torni Eii, ( ìiABD,ed altri, hanno ottenuta iperdattiliaper anor- male decorso della rigenerazione, da superfìcie di amputazione più o meno irregolari o varia mente conformate, senza contare le più numerose semplici osservazioni di iperdattilia più o meno sicu- ramente rigenerative, fra cui sono specialmente interessanti quelle descritte da Dumkrtn 1867). Nonostante che molto spesso tali iperdattilie facciano passaggio a vere duplicità dell'arto che si considera, come è stato constatato da vani degli autori sopraci- tati, pure l'analisi di questi fenomeni in rapporto a quelli della rigenerazione da fratture, di cui specialmente qui ci occupiamo, porterebbe troppo lontano per i numerosi altri fattori che en- fiano nel determinismo del fenomeno Qualche cosa al riguardo diremo a proposito delle discussioni sulle potenze dei blastomi distale, sarebbero necessarie ulteriori esperienze, Le quali forse potrebbero mo- dificare l'affermazione fatta nel testo. — 121 originati da emisezioni (cfr. p. 146-7), ma spero di potere tornare sull'argomento sulla base di un'altra serie di esperienze, ehe e- sporrò in un lavoro successivo. Oltre queste ipermelie ottenute mediante lesioni apportate agli arti degli Urodeli ninnali adulti, hanno importanza per noi anche quelle altre esperienze nelle quali l'ipermelia è stata ot- tenuta agendo e sul blastema rigenerativo dell'arto amputato, in un'epoca nel quale esso è ancora lungi dall' assumere la forma tipica definitiva, oppure agendo sugli abbozzi ontogenetici degli arti, ancora incompletamente differenziati. In questi casi non si può forse escludere completamente l'interpretazione, che più che con fenomeni di rigenerazione si abbia a che fare con fenomeni di sviluppo ulteriore indipendente di due parti di un sistema ar- monico equi potenziale; ma, dato anche che sempre ciò fosse, la differenza tra i casi precedentemente esaminati e questi, sarebbe forse più apparente che reale. Di ipermelie ottenute agendo sul blastema rigenerativo prima che esso si sia perfettamente differenziato , 1' unica notizia , per quanto so, è ((nella data da, Tornikr (;963 p. 145 e '971 p. 360 fig. 5; '06 p 272-4) che ottenne tale risultato tagliando un arto di Triton a livello della superficie del tronco e fissando , dopo 'epitelizzazione della ferita, al disopra di essa, un filo, in modo tale che dividesse per metà la regione. Poiché ciò che egli pro- dusse fu la formazione di un arto duplice all' estremità, in modo tale che si osservavano due zampe simmetriche rivolte con le superfìcie ventrali 1' una contro l'altra, ina egualmente dirette, cioè un fenomeno completamente diverso da quello di cui noi ci occupiamo, non e il caso di fermarsi ulteriormente su questa espe- rienza nel presente lavoro. La massima parte dei risultati ottenuti e specialmente quelli più interessanti, sono 1' effetto di lesioni praticate sull' abbozzo ontogenetico degli arti. Tali risultati sono stati specialmente raggiunti coi girini di Anuri, giacché di operazioni simili praticate sulle larve di Uro- deli non conosco che solo una breve notizia di Torniir ('01 p. 489) che afferma di essere riuscito su di una larva di « Molye tae- niatn » uscita dagli involucri ovulari da un mese e mezzo , a produrre una zampa posteriore soprannumeraria « beckenburtige » incidendo con una sottile lancetta il bacino e quindi anche le — 122 - parti molli sovrastanti nel momento in cui le zampe posteriori cominciavano a sporgere. Le esperienze fatte sui girini di Anuri . mediante le quali si è giunti ad ottenere produzione «li arti sopran numerari i, sono di due tipi, apparentemente diversi, ma sostanzialmente identici. Nel primo gruppo di esperienze, formato da quelle di Tobnte ; (04 p. L66; 05, 06 p. 267-270) e di Lissitzky ('10), il risultato è ottenuto mediante una incisione delle gemme degli arti poste- riori) che le separa più o meno perfettamente e in modo più o meno duraturo, secondo le accidentalità Hi ogni singola operazione, in due parti distinte. L'operazione fu praticata da Tobnibb su arti « eben knospen le » di Pelobates, mentre Lissiztky ha operato su girini di Rana, oltre che a questo stadio, anche a stadii più avanzati, nel qual caso egli ledeva il bacino. In generale i risultati ottenuti in questo modo, per (pumi i spettacolosi, sono però poco opportuni per un'analisi causale dell'origine dell' ipermelia, Una prima difficoltà è quella che non è possibile sapere con precisione che cosa si è leso, data la (piasi inesistenza di differenziazioni visibili nel momento che si opera e, nei casi più avanzati, la profondità della lesione prodotta. Una seconda è quella che che non è facile o possibile seguire progressi vameute lo sviluppo e le modificazioni degli arti sopran- numerarii per poterne determinare la genesi ed integrale così le conchiusioni, sempre incerte, che si possono indurr.' dalla sem- plice analisi anatomie;!, per quanto accurata, della forma defi- nitiva. La riprova della difficoltà dell'an disi di questi casi è il tatto che l'interpretazione che ha data Tornieu del risultato delle espe- rienze di sezioni trasversali delle gemme degli arti (cfr. spec. Tohnier '05; e che nelle linee principali è stata seguita da Lis- sitzky, è tutt'altro che verosimile, mentre invece è molto pm probabile una interpretazione completamente diversa, che si ac- corda perfettamente con la mia esperienza e con il grande gruppo di fenomeni in cui, come vedremo, si osserva sempre un iden- tico comportamento generale. Come questi autori suppongono, è m >lto probabile che, me- diante I' incisione del blastoma degli arti posteriori del girino con un taglio trasversale, vengano separate !;i parte più dorsale e rostrale degli abbozzi dell' ileo e dell' ischio , dalla patte più caudale di essi con la quale è anche in relazione l'abbozzo pri- mitivo dell'arto. Ora, poiché ciò che tipicamente si ottiene, nei casi più completi, sono due di tali arti accessorii , per di più sim- — 123 — metrici fra di loro, suppone Tornier, e Lisnltzky lo segue, che la parte più rostrale, composta di ileo e di ischio, rigeneri non già un mezzo bacino, ma un intero bacino con i due arti corrispon- denti (i due soprannumerarii, simmetrici fra di loro), mentre la parte più ventrale e caudale, con l'arto originario, rigenera sem- plicemente la parte più dorsale e rostrale del bacino che le è venuta a mancare. 11 curioso in questa interpretazione è però che, secondo Tornier, dei due pezzi scheletrici della parte ro- strale del blastema , 1' ileo darebbe origine ad un antimero del bacino intero, mentre l'ischio darebbe origine all'antimero oppo- sto, ciò che mi sembra che dovrebbe essere sicuramente dimo- strato per essere creduto. È anche da notare che nei casi nei quali Lissitzky ha ottenuto i permeila operando su larve con arti più differenziati, non è mai possibile vedere qualche cosa che possa essere considerato con sicurezza come un bacino rigenerato dalla parte distale. Ora invece, considerando il risultato ottenuto da me, nonché il risultato delle esperienze di Kuitz, che dimost rano come nei Tritoni un frammento di bacino sia capace di riprodurre il re- sto del bacino e l'arto, nonché l'acuta analisi dell'osteologia di ipermelie spontanee fatta dallo stesso Tornier, è perfettamente giustificato supporre che, avvenuta la lesione del bacino, dalla regione più prossimale 1) si origini una rigenerazione normale, mentre dalla superficie di sezione del moncone periferico rivolta in direzione prossimale, si origini un prodotto identico, ma con simmetria speculare rispetto alla regione periferica dalla quale si origina. Come si vede, con questa interpretazione, che non è che la semplice ripetizione per questo caso più complesso di ciò che abbiamo constatato nella nostra esperienza, viene completa- mente spiegata la simmetria reciproca dei due arti soprannu- merarli. Il punto obbiettivo più evidente nel quale la interpretazione di Tornier e quella proposta da me differiscono, è che nella prima l) Per il bacino, come per il cinto scapolare, è probabile che anche dal punto di vista della fisiologia della rigenerazione, oltre che dal punto di vi- sta della morfologia, prossimale debba essere considerata 1' estremità dorsale del cinto e « distale » l'estremità ventrale, naturalmente senza considerare l'arto. Non è però da dimenticare che questa regola vale solo fino ad un certo punto, data la possibilità dimostrata da Kdrz e da Fritsch di riproduzione dell'intero cinto, nel caso di asportazione completa, e della capacità, dimo- strata da Tornier ('06 p. 267-270), di riproduzione di un arto da un fram- mento di ischio larvale. viene supposta la rigenerazio lei l'estremità dorsale del bacino da parte della regione posta più ventralmente, in modo che sa- rebbe concepibile La presenza contemporanea ili due estremità dorsali identiche, una antica ed una rigenerata; mentre nell ronda ciò non è possibile, ed inoltre L'estremità prossimale del cinto pelvico corrispondente all'arto antico, devo essere sempre incompleta e sempre assolutamente continua con L'estremità pros- simale del cinto pelvico corrispondente ;i quell'arto (sempre unico), che presenta una simmetria, opposta, a, quella del lato nel (piale si trova Ora, per quanto i casi esaminati non siano moltissimi, è interessante notare che le condizioni richieste dalla seconda inter- pretazione si trovano sempre realizzate1), rendendo così anche chiara la natura delle fusioni delle estremità dorsali degli ilei dei diversi arti, fenomeno che costantemente si osserva almeno per due degli arti di un Lato. Non può essere obbiezione a questa interpretazione il fatto che tutte e tre le regioni appendicolari dell'arto possono essere rivolte in direzione distale, cioè anche quella che sarebbe dovuta crescere in direzione distale-prossimale. Infatti, da un lato tale arto crescere in direzione prossimale non poteva per l'esistenza del tronco, e dall'altro, proprio queste esperienze hanno dimo- strato come arti soprannumerari i in via di rigenerazione possano ') Per vedere come l'interpretazione ora esposta sia verosimile, si può ne: are come i risultati di Lissitzky , per quanto apparentemente varii , pos- sono essere riferiti per ciascun Iato ai tre schemi n; >■ , n; r, a, n; dove n significa arto normale originario, r arto rigenerato con polarità normale dal moncone prossimale, ed a arto accessorio rigenerato con polarità inversa. Alla prima possibilità sono da riferire, per il lato destro i casi designati da Lis- sitzky, come N. 3, 5, 7, 8, 10, 13, 21 e, per il lato sinistro i casi N. 2, 4} 6, 9, 11, li, lo, 16, 20, 22, 23, 21. Alla seconda possibilità, perii lato destro i casi 2, 15, 16, 17, 18, 19. 20, 22, 23, 24, e per il lato sinistro i casi 1, 3, 7,8, 10, t8, 19,21. Alla terza possibilità per il lato destro i casi 1, 6, 11, 14, e per il lato sinistro i casi 13, 17. A questa terza possibilità sono da aggiungere il lato destro del caso 1 ed il lato sinistro del caso 5, in cui è avvenuta una fusione fra la zampa nonni le e quella accessoria, nonché il lato destro del casi 9, nel quale invece la fusione è avvenuta probabilmente fra l'arto rigenerato e quello accessorio Farò notare a questo proposito come le anomalie osservate ila Landois C'84), Simmermacher ('85), Camerano ('96 1. siane molto probabilmente da in- terpretare appunto come fusione più o mene completa fra la zampa rigene- rata dalla regione prossimale e quella rigenerata in direzione prossimale dalla, ne posta distalmente, originatesi nel focolare della ferita ad immediata vicinanza fra 'li Loro. 125 subire incurvamenti e deviazioni enormi Cfr. spec. Torniku '05 p. Ili iìg. 35, Lissitzky '10 tav. 22 fig. 12) l). L'altro tipo di esperienza con la quale è stata ottenuta la formazione di arti soprannumerari] nei girini di Anuri è quello in cui questo fenomeno si può constatare come conseguenza del- l' innesto del Diastema di un arto in sede au >mala. La prima no- tizia ne fu data da Braus ('04 p. 65 e 48), dietro richiesta di Roux; ed allo stesso Bbaus ('05, '08 '09) e ad Harrison f07; dobbiamo le ulteriori notizie in proposito. Il fenomeno consiste nel fatto ohe asportando un abbozzo ancora indifferenziato di aito da un girino, ed innestandolo in sede anomala, dalla sua su- perficie prossimale si origina, più spesso e più presto nella Runa secondo Harrison ('07 j, ehe nel Bombi nator, secondo Braus ('05 p. 461-5 e '09 p. 227 nota), un arto identico a quello impiantato, ma speculare rispetto ad esso. Poco interesse hanno relativamente per noi le discussioni intorno all'esistenza del sistema nervoso periferico in tali arti accessori^ negata da Braus e dimostrata da Harrison, tanto per gli abbozzi presi da larve normali quanto per quelli presi da larve alle quali era stata in precedenza aspor- tato il sistema nervoso. Cosi pure non avrebbe per noi molto interesse il fenomeno della riformazione anche nell'arto impiantata di ciò che è rimasto nel luogo di impianto, che a me non sembra punto dimostrato, nonostante ciò che ne dice Braus ('09 spec. p. 268-273). Mag- giore interesse hanno invece la constatazione che in tali espe- rienze di innesto, se si formano arti soprannumerarii, se ne ot- tiene sempre soltanto uno (Braus '05 p. 462), sempre speculare a quello innestato; come pure l'altra che, asportando le gemme degli arti ad epoca abbastanza giovanile (probabilmente se l'a- sportazione è solo incompleta), nel luogo donde fu tolto 1' in- nesto possono rigenerarsi gli arti coi caratteri normali 2). Se dunque noi considerassimo uno di questi innesti prati- cati invece che in una regione lontana (come p. es. nell'orbita), nell'immediata vicinanza della regione donde fu tolto 1' innesto, noi osserveremmo l'uno presso dell'altro lo sviluppo oltre che 1) Cfr. anche l'incurvamento del braccio per Parto prossimale nella mia figura 6. 2) In Bombinator ciò vale solo per gli arti posteriori (Braus '06 p. 529 ss. e "09 p. 194), in Rana esculenta invece anche per gli arti anteriori (Braus '09 p. 194 nota). — 12<; — dell'arto normale, anche dell'arto rigenerato dalla Buperfioie di sezione della regione prossimale del corpo, nonché dell'arto svi- luppatosi dalla superfìcie di sezione della regione periferica, iden- tico all'arto che Lo ha prodotto, ma con simmetria speculare. La identità anche «li questo fenomeno cou La doppia rigenerazione inversa dalle due superficie di una, ferita risulte in questo modo evidente1). Ed è strano uhe Bbaus, che pure inizialmente si era accorto ("05 p. t62) che nel fenomeno da Lui osservato si trat- tava • uni «'in.' Begeneration welche durch die Operation in irgend einer Weise ausgelòsl wurde und an die Vorgànge der Superregeneration erinnerl . ricordando in proposito anche per i rapporti di simmetria le precedenti esperienze di Toenibb sul- L'ipermelia sperimentale di girini di Pelobates e quelle mediante le quali si ottengono Le code plurime (cfr. anche Braus '08 p. 529 -, si dimentichi di questi fenomeni nel suo successivo lavoro, ,.. per il fatto dello sviluppo prossi male-distale «li questi arti so- prannumerarii, giunga ad affermare che questo fenomeno non ha a che tare col processo della normali! rigenerazione, wedev in einzelnen noch der ganzen Art der iiberzahligen Produkte ». Non resta quindi che attendere in che modo l'A. potrà giusti- ficare tale affermazione nel lavoro speciale che egli annunzia, dedicato appunto al fenomeno «li tale duplicazione degli arti innestati. Gli altri casi di verificazione della legge di Batbson 11 risultat > ottenuto della doppia rigenerazione inversa da una frattura di una zampa di Triton rappresenta secondo me il caso più tipico di conferma sperimentale di quella formulazione generai' dei rapporti di simmetria degli organi soprannumerari, che è stata enunciata da Bateson dall'analisi di numerose ano- malie di Artropodi constatate in natura ed è stata ritrovata indi- pendentemente da Toknier 3) mediante una acuta interpretazione dei complicati rapporti anatomici offerti da Anfibii , Uccelli e •) Questo fenomeno è anche una riprova della verità dell' ipotesi che teste ho propost,, invece quella di Tobnibh per l'interpretazione delle iper- melie ottenute da Tornikr e Lissitzky mediante semplici sezioni degli abbozzi degli arti dei girini. 3) V. anche Harrison '07 p. 241, 255. 3} La relazione tra La Legge «li Bateson e gli studii di Toenibb è stata da Dbxesob '01 !'■ 60 nota. - 127 — Mammiferi ipermelici, . Infatti consideriamo p. es. un sistema ternario acqua-alcool fenolo in proporzioni tali, che si abbia una emulsione stabile. Un tubo verticale di tale sistema sarà omogeneo in tutta la sua lun- ghezza e, se raffreddato -) all' estremità inferiore, separerà una fase più ricca di fenolo, sia che si consideri il tubo intero che un segmento di esso preso ad un livello qualunque. LI compor- tamento è simile a quello sopra analizzato delle piante e della Tubularia. Consideriamo invece un sistema in cui lo smescolamento raggiunge un grado più alto, come una emulsione che lentamente si vada separando ed in cui quindi le zone del sistema poste più in 1 uisso siano relativamente più ricche di fenolo di quelle poste verso i livelli più alti. Anche in questo caso sarà possibile, come nel tutto così anche nelle parti, ottenere con raffreddamento se- parazione della fase più ricca di fenolo alla parte inferiore; ma il raffreddamento che sarà necessario adoperare dovrà essere tanto più notevole quanto più il segmento è stato preso in modo che l'estremità inferiore sia lontana dall'estremità inferiore del si- stema complessivo considerato. Non vi è bisogno di dire che questo comportamento corrisponde a quello di cui è esempio il Cerianthus. Consideriamo infine il caso in cui il sistema acqua-alcool-fe- nolo sia già quasi difasico, cioè la separazione della fase più ricca di fenolo da quella più povera sia abbastanza netta o addirittura esista una vera superficie di discontinuità: in questo caso un ') Pzzibram '06 l e '06 2 p. 252-5 considera fenomeno analogo alla doppia rigenerazione inversa, nel mondo inorganico, la formazione dei geminati da compressione p. es. nei romboedri di calcite. Indipendentemente dal fatto che ivi ;i libiamo a che fare con un sistema omogeneo e non con uno eterogeneo, si deve considerare che in questo esempio non si ha a che fare con un asse polare, ed inoltre che in tale caso viene ad essere invertita tutta la parte del cristallo posta da uno dei lati, compresa quindi anche l'antica estremità dello spigolo influenzato. Ora non solo ciò non si verifica nel caso della legge di Bateson , ma anche porta alla realizzazione di rapporti di simmetria di- versi da quelli espressi da tale legge. Lo stesso Przibram del resto, nei lavori più recenti sopra questo stesso argomento, ('09. '11) non ricorda più questa 'analogia inorganica. 2) Parlo per semplicità di raffreddamento. Più simile ai fenomeni che si verificano negli organismi sarebbe il paragone se si considerasse l'aggiunta localizzata di una ulteriore quantità di acqua o di altro agente capace di produrre ulteriore smescolamento. 10 — 144 - segmento del tubo in cui è contenuto il sistema complessivo non è equivalente al tutto, e da un segmento preso al livello dov^ si trova l;i fase più ricca di fenolo non si potrà ottenere che questa, intuire sarà ((nasi impossibile ottenerla ad un livello superiore. Ma vi è anche di più. Se noi consideriamo un segmento di questo tubo comprendenti' tutta la fase più ricca di fenolo e parte di ([nella meno ricca, e facciamo sì che non una sola, ma due possano essere le direzioni nelle quali l' una fase possa sovrastine alla fase coesistente, cioè pieghiamo ad U il segmento conside- rato, con branche rivolte in alto, noi vedremo, che, se si con- tinuasse ad aggiungere nella parto inferiore del tubo altra quan- tità di questo sistema, mentre inizialmente la fase più povera di fenolo soprastava l'altra solo sulla estremità dove originariamente si trovava, dopo un tempo sufficiente vedremo tale fase soprastare anche all' altra branca del tubo ad U. Si potrebbe quindi dire che tale sistema aveva « rigenerato con inversione di polarità la differenziazione terminale », cioè si era comportato identica- mente a quegli organismi che seguono la legge di Bateson. Anche più interessante è un altro paragone chimico- fisico. Supponiamo un cilindro chiuso pieno per tutta la sua lunghezza di t'O ad alta temperatura. Se si fa giungere dell'ossigeno ad una estremità, in prossimità di tale regione si avrà la formazione di CO2. Identico risultato si ottiene qualunque segmento del tubo si consideri. È questo il primo caso considerato. Supponiamo in- vece che già in condizioni normali le possibilità di ossidazioni siano maggiori verso un' estremità che verso l'altra. Per ottenere completa ossidazione sarà necessario fare pervenire una quantità di ossigeno minore per i segmenti del tubo posti verso una estre- mità anziché per quelli posti verso l'estremo opposto. E questo è il secondo caso. Consideriamo infine il caso in cui esista una estremità aperta, verso la quale cioè le condizioni di ossidazioni sono facili al massimo, ed allontanandosi dalla quale quindi au- menti la percentuale del CO rispetto a quella del CO2 (cioè le condizioni della combustione del carbone nel fondo di un tubo aperto ad un estremo soltanto, caso nel quale 1' esistenza della fase carbone rende anche più notevole la somiglianza con i fe- nomeni rigenerativi). Produciamo una « superficie di sezione » al livello dove esiste esclusivamente CO; cioè permettiamo l'ossida- zione anche ad un livello intermedio del tubo: il risultato sarà che non esisterà più una sola zona a CO2, ma tre, cioè tutte le tre zone in immediato rapporto con 1' ossigeno esterno. Siamo cioè passati da un sistema spaziale C-CO-CO2 all'altro sistema — 145 — C-CO-CO2, CO2-CO-CO2; cioè abbiamo ottenuto un fenomeno ana- logo a quello espresso dalla legge di BATESON. Del resto non si tratta di un paragone solamente formale. È innegabile che gli organismi realizzano un sistema di un nu- mero sterminato di fasi coesistenti in equilibrio quasi perfetto fra ili loro, ed è innegabile d'altra parte che cambiamenti chi- mici localizzati non possono non modificare le condizioni di equi- librio, prima e più intensamente di quella regione nella quale si verificano. Spaventosa è la complessità del problema considerato da questo punto di vista, ina non si può negare che questo è il vero lato obbiettivo dei fenomeni, perchè i liquidi ed i colloidi che compongono gli organismi, non per questo cessano di essere as- soggettati alle leggi della dinamica chimica, che forse sono le sole leggi di questi sistemi di enorme complessità 1). Il valore prospettico dei diversi punti di una sezione e la simmetria delle superrigenerazioni. Oltre le considerazioni relative alla direzione dell'accresci- mento rigenerativo ed alla potenza assoluta nello sviluppo rigene- rativo delle superficie di sezione poste a diversa distanza dalla estremità dell' arto, sono molto importanti anche le considera- zioni che si debbono fare rispetto alla potenza rispettiva degli accrescimenti rigenerativi originantisi da ogni singolo punto della superficie di sezione. Se ogni singolo segmento di area della sezione fosse capace di rigenerare sempre e soltanto ciò che corrisponde ad esso di- stalmente, tanto in direzione distale quanto in direzione prossimale, non sarebbe mai possibile ottenere da una interruzione solo par- ziale della continuità dell'organismo una rigenerazione completa dell'estremità che si è venuta così a separare. Infatti , poiché solo una parte della sezione si trova in condizioni di potere rigene- rare , se rigenerazione avviene, questa si dovrebbe presentare con i caratteri di quella striscia longitudinale dell'arto, che cor- risponderebbe distalmente a quella determinata sezione dell'area. Così pure, nel caso che si avverasse una fusione di rigenerazioni identiche enantiomorfe provenienti dalle due superficie di sezione 1 1 Cfr. anche Child '05 p. 403. Per vedere quanta nuova luce possa ri- cevere un problema morfologico dalla sua trattazione chimico-fìsica, cfr. P. Della Valle "12. — i4<; - di una Perita, ciò che si dovrebbe osservare sarebbe ima forma- zione risultante da due porzioni simmetriche, ri mi ito su «li una superficie ili simmetria; ma ambedue incomplete. Ora invece, ciò che si osserva in realtà è, come abbiamo visto, una cosa perfettamente diversa Infatti, considerando dapprima la esperienza che è oggetto del presente lavoro in cui I" cose sono più evidenti, la base di ori-mc di ciascuna delle due estremità superrigenerate non era l'intera sezione dell'arto, tanto è vero che esisteva il peduncolo che sosteneva e nutriva il segmento distale. Eppure tanto la ri- generazione ottenuta in direzione distale quanto quella ottenuta in direzione prossimale sono state complete, come dimostra fra l'altro lo sviluppo normale di tutte le quattro dita caratteristiche dell'arto toracico del Tritoli. Una, sezione parziale ha cioè dato origine ad una rigenerazione corrispondente ad una sezione com- pleta, e solo si può notare per ulteriori considerazioni, che le dimensioni degli arti superrigen erati sono un poco inferiori a quelle corrispondenti alla sezione completa terminale , in modo che quasi si potrebbe affermare, se fosse lecito generalizzare da questo solo caso, che le dimensioni degli arti che così si otten- gono sono proporzionali alla sezione donde hanno origine. Lo stesso si può dire anche per le rigenerazioni enantiomorfe ottenute negli Anuri larvali da Braus ed Harrison, perchè nel caso dell'arto innestato, nonostante che in teoria tutta la super- ficie di sezione potesse rigenerare, pure realmente non tutta deve aver preso parte alla rigenerazione dell'arto accessorio, perchè, pei- la nutrizione e l'accrescimento dell'arto innestato, una por- zione per quanto piccola della superficie di sezione deve essere pure rimasta come peduncolo di connessione fra l'organismo por- tainnesto e l'arto innestato. Qualche cosa di analogo del resto è ciò che risulta dalle esperienze di Reed ('03) che, dalla sezione trasversale di un piede di Triton al quale in precedenza era stata asportata la fibula e che perciò conteneva solo la parte prossimale della tibia ottenne pure una rigenerazione distale completa. Ora è di grande interesse notare che quest'ordine di idee illumina di nuova luce la natura delle iperdatfilie sperimentali alle quali abbiamo accennato a p. 120 e riceve da queste nuova conferma. Infatti, poiché, come. abbiamo visto nel capitolo precedente, ciò che i blasfemi rigenerativi sono capaci di produrre sono solo le parti poste ad un livello più distale, ma d'altra parte bla- — 147 — stemi formatisi da sezioni parziali danno origine alle stesse strut- ture dei blastomi formati da una sezione completa (solo probabil- mente di dimensioni minori), si comprende che duo sezioni parziali non confluenti praticate al livello del corpo di un arto poste- riore di Tritoli, come p. es. nel metodo di Tornier, rigenereranno ognuna per conto proprio tutte le 5 dita, in modo che l'effetto finale sarà un arto, che dovrebbe essere decadatelo se i fenomeni di atrofia parziale e di fusione secondaria non diminuissero più o meno fortemente il numero delle dita. Da questo punto di vista quindi è esatta la concezione di Sordelij ('82 p. 257) e di Barfurtu, che l'iperdattilia non sia che un caso limito di iperm.3lia, e la concezione di Tornier, che causa delle iperdattilie siano accrescimenti rigenerativi provenienti da superficie di sezione distinte. Analogamente, nei casi fin' ora noti in cui si osserva come iperrigenerazione la formazione di un arto parzialmente duplice (cfr. per gli Urodeli le anomalie osservate da Simmermacher '85 e da Ca.merano '96 ed il risultato ottenuto sperimentalmente da Lissitzky; per le esperienze sugli Anuri p. es. il caso IX di Lissitzky; ed infine per organismi più lontani p. es. le anomalie di appendici di Insetti osservate da Torsier '00 p, 548-551], ciò che di solito si osserva non è, come sopra abbiamo detto che si sarebbe potato prevedere, una fusione longitudinale di due parti incomplete simmetriche per tutta la loro lunghezza. Si osserva invece che la parte estrema è duplice, risultante sì da due parti reciprocamente speculari, ma ambedue complete come se faces- sero parte ciascuna di esse di un organismo normale, e, solo in direzione più prossimale, ad una distanza maggiore o minore dall'estremità, le due formazioni si fondono, e la fusione si di- mostra sempre più completa, anche nella struttura interna, mano mano che si procede verso il focolare originario della ferita. L' interpretazione di questo fenomeno è evidente, quando si tenga presente ciò che è solo accennato nel caso della doppia rigenerazione inversa che forma 1' oggetto del presente lavoro, giacché abbiamo visto che negli stadii più avanzati, le due gem- ine rigenerative originatesi inizialmente indipendentemente 1 una dall' altra, cominciarono pure a fondersi per la base. Conside- rando che nei fenomeni rigenerativi sembra dimostrato che sia fenomeno costante, che ciò che per prima cosa si rigenera sono le strutture caratteristiche dell'estremità terminale della parte da rigenerare e poi progressivamente si formano le cose poste sem- pre più prossimalmente, si comprende che le due superfìcie di — 148 — sezione, inizialmente distinte, abbiano cominciato a rigenerare ognuna per conto proprio due estremità terminali complete, e poi i due blastomi, aumentati di dimensioni, abbiano finito col toc- carsi e col fondersi in un' unica formazione. Nel progressivo ac- crescimento poi, cioè per le regioni poste sempre più prossimal- mente, i due blastemi avranno finito col formare una unità sola sempre più perfettamente simile ad una normale. ') Questa fusione di due entità vitali complete autonome enan- tiomorfe in un'unica entità normale, che si riattacca agli studii sopra l'evoluzione ulteriore delle uova derivate da fusione di due, ha grande interesse per la morfologia sperimentale, ed io mi propongo di ritornare sull'argomento sulla base di alcuni nuovi ed interessanti risultati sperimentali già ottenuti. Per ora ci basta la constatazione che anche questi fenomeni dimostrano che i blastemi originatisi da una parte sola della se- zione dell'arto erano inizialmente totipotenti ognuno per conto proprio, ed anche la loro fusione è risultata totipotente, sempre, s'intende, relativamente alla formazione della regione posta più distalmente 2). La normalità della forma che può assumere per la massima parte della sua estensione un'estremità che pure si dimostra con la duplicità terminale originata dalla precoce fusione di due bla- stemi sviluppatisi in direzione opposti, e la totipotenza ed equi- valenza loro che se ne deve dedurre, rendono relativamente molto poco interessante la questione che sorge per il caso delle rige- nerazioni uniche normali da ferite, di sapere cioè se esse deb- bano essere considerate come dovute ad una rigenerazione pro- veniente da una sola delle due superficie di sezione, o come do- vute all'accrescimento di un blastema formatosi per precocissima fusione dei due blastemi provenienti dalle due superficie di sezione. Tornier, come è noto , sostiene questa seconda interpreta- zione per 1' analisi delle iperrigenerazioni specialmente delle code delle lucertole, e certamente essa è sicura quando si può sco- prire nella parte rigenerata una traccia qualunque di duplicità. Però la prima interpretazione, che Tornier del resto non discute nemmeno, sembra a me nel massimo numero dei casi di iperri- 1) Questo fenomeno è interessante anche perchè è stato più di una volta affermato che la rigenerazione degli arti degli Anfibii costituisse un'eccezione alla legge di Driesch del progresso distale-prossimale della rigeuerazioue delle p arti. V. anche Driesch '01 p 60 nota. 2) Per le radici di Angiosperme ct'r. Nemec '05 p. 300. — 149 — generazioni semplici la più probabile, sia per l'assenza frequente di qualsiasi traccia di duplicità , sia per il risultato sperimen- tale osservato nel caso che esaminiamo, in cui si vede quanto più vigoroso finisca per essere lo sviluppo rigenerativo in dire- zione distale in confronto a quello elio avviene in direzione pros- simale, sia infine per altri risultati sperimentali di natura diversa che pubblicherò in altri lavori. Quasi sempre infatti, l) i casi di iperrigenerazione unica sono dovuti ad accrescimenti avvenuti in direzione distale. La equipotenza dei blastemi rigenerativi originatisi da una intera superficie di sezione o da una parte soltanto di essa, che abbiamo constatata in questi fenomeni, non è del resto un fatto completamente nuovo, giacché, considerando bene le cose , non altro è il significato p. es. 1° della formazione di un capo (di di- mensioni proporzionali alla superficie di sezione , ma completo) sulla superficie di sezione rivolta in direzione cefalica nel caso di una emisezione di Planaria, II0 della formazione di due estre- mità, ognuna di grandezza metà, ma ciascuna completa, nel caso di una lesione a T di un braccio di Asterias (King '98) , 111° di due estremità eodali enantiomorfe , piccole ma complete, ot- tenute da Godlewski ('04 p. 501-2) mediante asportazioni ret- tangolari dorsali dalla coda di un tritone, IV0 di due apici ra- dicali a struttura raggiata dalle due metà in cui sia stata scissa longitudinalmente una radice (Nemkc '05) 2). Possiamo conchiudere quindi che il blasfema rigenerativo si deve considerare in questi casi come un sistema armonico equi- potenziale, cioè come avente un comportamento identico a quello che presentano nei primi stadii di sviluppo le uova capaci di re- golazione. Però, come nel capitolo precedente abbiamo visto che il de- stino del blastoma poteva in alcuni casi di sistemi armonici equi- potenziali essere determinato dalla posizione relativa di un punto v) Come sole eccezioni si potrebbero citare i due casi di accrescimenti unici atrofici osservati da Siebold (1828) e da Duméril (1867 fig. 29) Però anche nel cuso di direzione prossimale di estremità iperrigenerate, non si può essere sicuri che la superficie rivolta in direzione distale non sia stata la sor- gente del blastema costretto in seguito meccanicamente a svilupparsi in una di- rezione anormale (conf'r. p. 124 a proposito delle esperienze di Lissitzk?). 2) Per ciò che riguarda il numero di organi plurimi (p. es. tentacoli,), non sembra però che il numero che si ottiene nel caso di una sezione parziale sia eguale a quello che si ottiene nel caso di una sezione completa, — 150 - rispetto all'altro, per ciò ohe riguardava la rigenerazione a li- velli diversi, così nelle emisezioni vediamo verificati fenomeni identici per ciò che riguarda la differenziazione del blastoma nelle dilezioni perpendicolari alla direzione dell'accrescimento rige- nerativo. Poiché questo fenomeno è, secondo me, da considerare come la causa essenziale dei rapporti di simmetria esistenti fra le strut- ture superrigenerate, cioè di un punto — nuziale dei fatti espressi dalla legge di Bateson '), sarà opportuno sviluppare più chiara- mente questo concetto. Se consideriamo una Planaria, questa presenta un capo ed una coda: se consideriamo un segmento di Planaria, tranne le eccezioni sopra ricordate trovate da Morgan, parimenti un capo si forma all'estremo corrispondente all'antico capo, ed una coda all'estremo corrispondente all'antica coda. Consideriamo ora la se- zione trasversale di un arto di Tritoli: vi è un estremo corrispon- dente al primo ed un estremo corrispondente al quinto dito 2): nel caso di una rigenerazione dall'intera superficie di sezione l'e- stremità corrispondente al primo dito darà origine alla regione corrispondente e l'estremità corrispondente al quinto dito darà origine alla regione longitudinale opposta, cioè, per parlare solo delle differenziazioni terminali , 1' una estremità rigenererà il primo dito e l'altra il quinto dito. Ora analogamente a ciò che valeva per un segmento di Planaria rispetto alla Planaria in- tera, nel caso di una emisezione, l'estremità della superficie di sezione rivolta verso l'estremo corrispondente al quinto dito ri- genererà il quinto dito ed analogamente per l'estremità? opposta3). Ma poiché, come abbiamo visto, in questi casi la natura dell'accrescimento rigenerativo è indipendente dalla direzione del- l'accrescimento, avverrà che, tanto nei casi di sezione completa quanto nei casi di emisezione, i punti corrispondenti delle due superfìcie di sezione, cioè quelli che sono stati separati l'uno 1) La specularità , cioè la non sovrapponibilità della parte rigenerata in direzione prossimale, impedisce di interpretare il fenomeno (cfr. p. es. Przi- bram '06 2 p. 252) come semplice conseguenza della legge di Barfurth della perpendicolarità della rigenerazione alla superficie di sezione 2) Naturalmente lo stesso vale per la direzione della superficie di sezione perpendicolare a questa. 3) Lo stesso vale anche per le sezioni longitudinali di Planaria, sosti- tuendo alle parole primo e quinto dito le parole antimero cefalico ed anti- mero codale. L'identità di cause spiega l'identità del risultato notato a p. 129 Cfr. anche p. 137 nota. — 151 — dall'altro dalla lesione, rigenereranno cose identiche, e quindi le due strutture superrigenerate dulie due superfìcie di una emi- sezione saranno fra di loro speculari, cioè simmetriche, come pure speculari fra di loro saranno anche L'accrescimento terminale e quello che avviene in direzione prossimale dalla superficie rivolta in direzione prossimale del segmento distale. Come si vede dunque il fenomeno dei rapporti di simmetria ira le parti sopranumerarie notate da Bateson e da Toenier diven- gono naturalo conseguenza dell'applicazione alle tre direzioni dello spazio di ciò che le esperienze sui sistemi armonici equipoten- ziali ci avevano già appreso per una sola direzione. Il significato delle rigenerazioni atrofiche e della cicatrizzazione. Anche in questi casi però, come in quelli, troviamo dei limiti al l'equipotenzi alita del sistema 1). Infatti, abbiamo già visto dall'analisi dei singoli casi di iperri- generazioni di arti di Urodeli fin' ora osservate, che varie volte gli arti ottenuti non raggiungevano la forma normale e si pre- sentavano più o meno atrofici ed incompleti , non per la man- canza di singole parti, ma per il complesso generale. Ciò vale tanto per il caso delle rigenerazioni doppie da una ferita, quanto per il caso delle rigenerazioni uniche. Per il primo caso è da ricordare infatti l'osservazione di Landois, nella quale delle due estremità soprannumerarie quella rivolta in direzione prossimale aveva solo 4 dita invece di 5, e quelle di Duméril (1867 fig. 32) nella quale 1' atrofia di ambe- due le estremità soprannumerarie era molto più notevole. Por il caso delle superrigenerazioni uniche passiamo dal ri- sultato ottenuto da Tornier come iperrigenerazione unica da ferita (Tornieh 1897 fig. 6), in cui l'arto sviluppatosi presentava solo tre dita, all'osservazione di Sikbold (1828), in cui l'arto superrigene- rato da una morsicatura non presentava che solo due dita ab- bastanza beir; sviluppate ed era an he compi ossivamente abba- stanza atrofico, ed infine agli interessantissimi oasi descritti da Duméril 1867 fig. 30, 29. 28), nei (piali la prolificazione rige- nerativa non giunge addirittura più ad assumere la forma di un arto più o meno atrofico, ma si presenta solo come una escre- scenza conoide più o meno notevole con qualche tubercolo nel l) Cfr. spec. Driesch '02, spec. p. 237 e ss. — 152 — quale solo por l'esistenza di stadii intermedi] si può riconoscere l'abbozzo di qualche dito. Dato il grande interesse che presentano queste tonno ridotte di accrescimento rigenerativo per L'analisi della natura della dif- ferenziazione del blastoma, mi propongo di analizzare il fenomeno con ulteriori esperienze; ma fin da adesso credo che si possa con - chiudere, che questo forme atrofiche rappresentino piuttosto un insufficiente ed anormale sviluppo di un sistema totipotente, an- ziché uno sviluppo completo di un sistema di limitata potenza: più qualche cosa di simile allo sviluppo di un gruppo di blasto- meri *) o ad un pezzo di Planaria prossimo al limite minimo delle dimensioni, per le quali è ancora possibile lo sviluppo 2), anziché qualche cosa di simile allo sviluppo di un uovo di Ctenoforo al quale sia stato asportato un frammento 3). La somiglianza col primo anziché col secondo gruppo di fe- nomeni è interessante, anche perchè é probabile che realmente la origine di queste forme atrofiche di suparrigenerazione possa es- sere riportata al fatto, che esse abbiano avuto origine da super- ficie di sezione estese soltanto poco 4), e quindi solo da una piccola quantità iniziale di blastoma rigenerativo. Mediante queste forme di iperrigenerazioni straordinaria- mente atrofiche e mediante quelle formo anche più atfofìohe in 1) Cfr. anche le duplicità solo parziali ottenute da Driesch '06 p. 768-771 fig. 11-13 nello sviluppo di Echinidi. 2) Interessantissimo è il paragone con lo sviluppo rigenerativo di capi teratoftalmici o teratomorfici da pezzi di Planarie mantenuti in condizioni sfavorevoli (cfr. Child il spec p 211). 3) Diverso è invece il caso per gli arti speculari rigenerati dagli arti di Anuri innestati in sede anomala, per ciò che riguarda i nervi, poiché nell'arto rigenerato i nervi non esistono o, se esistono, non è che essi si siano rifor- mati da un materiale proveniente dall'arto primario al quale deve 1' origine, ma sono invece, come hanno dimostrato Gemelli ed Harrison, il risultato di un accrescimento proveniente dai nervi dell'ospite: probabilmente ciò è vero anche per gli arti speculari delle doppie rigenerazioni inverse nelle fratture. In questo caso dovremmo escludere il sistema nervoso periferico nelle conside- razioni fatte nel testo, giacché questo si comporterebbe come una parte in- capace di rigenerazione autonoma, e per questa parte quindi il comportamento del blasfema rigenerativo è analogo a quello delle uova a mosaico. Natural- mente però la possibilità di rigenerazione autonoma del sistema nervoso peri- ferico sostenuta da Bethe non è cosa che possa essere discussa incidental- mente. 4) È da ricordare a questo proposito che Morgan ('02 p. 150) ottenne doppia rigenerazione inversa di idranti su tronchi di Tubularia, solo se ve- niva asportato lateralmente un pezzo non troppo piccolo. — 153 — cui non si osserva che un piccolo e transitorio tubercolo blaste- matico, che, come ho già detto, qualche volta ho osservato nelle mie esperienze, e che sono quasi identiche alle granulazioni ve- getanti che talora si osservano nell'uomo, (nelle quali già Sie- bold (1828 p. 23-24) aveva visto il lontano omologo delle iper- rigenerazioni traumatiche di ani nei Tritroni), passiamo dal gran- dioso fenomeno della doppia rigenerazione inversa all'esito più semplice che sia invece possibile per una ferita, cioè alla cica- trizzazione. Questa si verifica appunto nel caso in cui la superficie di sezione che si trova esposta agli agenti che soli sono capaci di produrre la formazione del blastema rigenerativo è minima o non esiste affatto e quindi la produzione di quest'ultimo è ri- dotta alla piccolissima quantità che può essere compresa fra una superficie di sezione e l'altra, mentre invece su di esso agiscono subito ed intensamente quelle cause alle quali è dovuta la forma normale, che abbiamo visto in azione nel caso delle fusioni par- ziali degli accrescimenti rigenerativi inizialmente duplici, e dalle quali pure probabilmente dipende la frequente atrofìa dei tessuti, anche se in rapido accrescimento, innestati in sede anomala. Ciò che possiamo affermare intorno alle cause che provocano la cicatrizzazione o la doppia rigenerazione inversa nelle fratture delle zampe di Trlton, come negli altri casi simili di emisezioni di organismi capaci di rigenerare, òche l'uno o l' altro esito di- pende dalle condizioni nelle quali si viene a trovare la superficie di sezione l). Si tratta cioè eli qualche cosa di analogo al fatto scoperto da Cavolini della formazione di idranti o di radici da un tronco di Pianarla, secondo che esso è mantenuto a contatto con l'acqua del mare o con la ruvida superficie solida delle pietre. Più di questo per ora nel nostro caso non è possibile dire. l) Cfr. spec. i Dumerosi ed importanti lavori pubblicati in proposito da Child in questi ultimi anni. — 154 — Riassunto 1. Impedendo la cicatrizzazione delle fratture esposte delle zampe di Triton per un tempo sufficiente, può avvenire che tanto luna quanto l'altra delle due superficie «li sezione rigenerano le parti dell'aito poste distalmente. 2. Le due parti rigenerate sono fra di loro enantiomorfe, cioè sono nello stesso rapporto trovato da Bateso.v per le strut- tore soprannumerarie, che appunto hanno probabilmente sempre origine da superrigenerazione. 3. La estensione della regione rigenerata sembra che sia pro- porzionale alla distanza della superficie di sezione dall'estremità dell'arto, anche per la rigenerazione inversa. 4. Ambedue gli arti sviluppati dalle due superficie di sezione della frattura sono perfettamente completi, nonostante che sor- gano da una parte soltanto anziché dalla intera sezione del- l' arto. 5. L'arto rigenerato da quella delle due superficie di sezione della frattura che è rivolta prossimal mente e che ha direzione inversa alla normale, rimane relativamente indietro nello sviluppo e non presenta quasi motilità propria , mentre i due arti eupo- lari sono bene sviluppati e .si muovono ambedue, contemporanea- mente ed in modo quasi identico. 6. Le ipermelie semplici o doppie di Urodeli trovati in na- tura; le ipermelie semplici traumatiche osservate da Siubold, Du- méril, Sordelli, e prodotte da Tornier; quelle prò lotte mediante lesioni degli abbozzi degli arti nelle larve di Anuri o che spon- taneamente si originano nel caso di innesti in sede anomala di tali abbozzi, non sono che casi speciali di questo stesso ordine di fenomeni. 7. Fenomeni analoghi si verificano anche negli altri orga- nismi nel caso di rigenerazione in direzione prossimale di regioni distali differenziate. 8. Questi fenomeni di inversione spontanea di polarità, cioè di assoluta indipendenza del prodotto della rigenerazione dalle con- dizioni di ambiente sia esterno che interno in cui la rigenera- ne si verifica, sono connesse mediante una serie ininterrotta di fenomeni ai casi in cui la natura della formazione che viene ad essere rigenerata è funzione solo delle condizioni esterne. Tale — 155 — serie è probabilmente espressione di differenziazione residuale maggiore o minore del blastema rigenerativo. 9. La polarità non è fenomeno intrinseco dello varie parti degli organismi, ma espressione solo di rapporti determinati fra differenziazioni localizzate, e più che ai fenomeni della cristalliz- zazione o del magnetismo è da paragonare ai fenomeni presen- tati dai sistemi chimici. 10. Lo sviluppo completo da superficie di sezioni parziali dimostra la totipotenza iniziale del blastema, relativamente al potere prospettico di esso in quelle date condizioni. 11. La simmetria speculare delle strutture snperrigen erate, dimostra la natura armonica equipotenziale delle sezioni trasver- sali degli organi per cui questi fenomeni si verificano. 12. L'aiTesto del blastema rigenerativo al grado di tessuto cicatriziale o la sua evoluzione fino alla rigenerazione di tutta la regione distale, dipende probabilmente dal tempo che V am- biente esterno ha avuto di agire sui tessuti esposti , e dai rap- porti organici ai quali essi vengono sottoposti. — 166 — BIBLJOGRAFIA 1894. Barkurth, D. — Die esperimentelle Regeneration iiberschlissiger Gliedmassentheile (Polydaktylie) bei den Amphibien: Ardi. Entw. Medi. I. Bd. v 91-133. Taf. 5. 1899. — — Ehi Triton niit einer iiberschiissigen fiinfzehigen Vorder- gliedmasse (Atavistische Regenerationj : Verh. Anat. Ges. 13. Vers. p. 131-2. 1901. — — Die Erscheinungen der Regeneration bei Wirbeltierem- bryonen: Handb. vergi, exper.d. Wirbélthiere (0. H&rtwig) III Bd. 3 Abth. p. 1-130, 116 fig. 1894. Bateson, W. — Materials for the study of variation : London, Mar- mi ìlari, 598 pag. 209 fig. 1906 Bender, 0 — Zur Kenntnis der Hypermelie beim Frosch: Morph. Jahrb. 35 Bd. p. 395-412 Taf. 10. 1781. Bonnet. Ch. — Sur la reproduction des membres de la Salamandre aquatique : Oeuvres de Oh, Bonnet, Neuchàtel, Tome V, 1 p. 284- 358 Pie. 5-7. 1904. Braus, H. — Einige Ergebnisse der Transplantation von Organan- lagen bei Bombinatorlarven: Verh. Anat. Ges. 26 Bd. p. 53-66. 1905. — — Experimentelle Beitriige zur Eragen nach der Entwieke- lung peripherischer Nerven : Anat. Anz. 26 Bd. p. 433-479, 15 fig. 1900. — — Vordere Extremitat und Operculum bei Bombinatorlar- ven : Morph. Jahrb. 35 Bd, p. 509-590, 6 fig. Taf. 15-17. 1908. — — Propfung bei Tieren : Verh. Nat, Med. Ver. Heidelberg, (2) 8 Bd. p. 525-539, Taf. 6. 1909. — — Gliedmassenpropfung und Grundfragen der Skeletbildung. 1. Die Skeletanlage vor Auftreten des Vorknorpels und ihre Be- ziehung zu den spateren Differenzierungeu : Morph. Jahrb. 39 Bd, p. 155-301. Taf. 14-16, 15 fig. 1882. Camkrano, L. — Di un nuovo caso di polimelia in un Triton tae- niatus (Schneid.): Atti Soc. It. Se. Nat. Voi. 25. p. 113-116, 3 fig. 1896. — Note zoologiche. Vili. Di una Molge vulgaris polimelica: Bull. Mtis. Zool. Anat. Comp. Torino N. 251 p. 4, 1 fig. 1785. Cavolini, E. — Memorie per servire alla storia dei polipi marini. Napoli, 279 pag. 9 tav. V. anche: Opere di E. Cavolini. Ri- stampa a cura della Soc. d, Natur. Napoli, 528 pag. 33 tav. 1902. Cerfontaine, P. — Recherches experi mentales sur la Régénération et l'Hétéromorphose chez Astroides calycularis et Pennaria (Ja- volinii: Arch. de Biol. T. 19 p. 245-315, Pie. 8, 9. 1907. Child, C. M. — An Analysis of Form-Regulation in Tubularia. VI The Significance of Certain Modifications of Regulation: Polarity and Form-Regulation in general: Arch. Entw. Mech. 24 Bd. p. 317-349. — 157 — 1911. — — Studies on the Dynamics of morphogenesis and inheritatu-e in ex perimental reproduction. 2. Physiological dominance of an- terior over posterior regions in the regula tion of Planaria doro- tocephala: Jovrn Exp. Z. Voi 11, p. 187-220, 21 fig. 1814. Dalykll, I". G. — Observations on some Interesting Phaenomena in animai Phys iology exhihited by several Species of Planariae: Edinburgh, 150 pag. 1 Pll. 1912. Dklla Valle, P. — La morfologia della cromatina dal punto di vista fisico: Ardi. Zool. Jt. Voi. 6 p. 37-325, 75 fig. 2 Tur. 1900. Driksch. H -— Studien iiber das Regni ationsvermogen der Organi- smen. 5. Ergànzende Beobachtnngen an Tubularia: Ardi. Entw. Medi. 11 Bd. p. 185-206, 6 fig. 1901. — — Die organischen Regulationen: Vorbereitungen zu einer Theorie des Lebens: Leipzig, Engelmann 228 pag. 1 fi;/. 1902. — Ueber ehi neues harmonisch-aquipotentielles Syst em und iiber solche Systeme uberhaupt: Ardi. Enlw. Medi. 14 Bd. p. 227-246, 7 fig. 190G. — — Studien zur Entwickelungsphysiologie der Bilateralitat: Ardi. Entw. Medi. 21 Bd. p. 756-791, 14 fig. 18G7. Duméril, A. — Description de diverses monstruosités , observées à la ménagerie des reptiles du maséum d'histoire naturelle sur les batraciens urodèles à branchies extérieures dits Axolotls: Nouv. Ardi. Mus. Hist. Nat. Pans T. 3 p. 119-130, Pie. 5. 1881. Ercolani G. B. — Della Polidactylia e della Polimelia nell'Uomo e nei Vertebrati : Meni. Acc. Bologna Voi. 4 p. 727-828. 4 Tav. 1911. Fritisch, C. — Experimentelle Studien iiber Reg enerationsvoi-gange des Gliedmassenskelets der Amphibien: Zool. Jahrb. Allg. Abth. 30 Bd. p. 377-472, 57 fig. 1836 Geoffroy Saint-Hilaire, Isid. — Histoire general et particulière des Anomalies de l'organisation chez l'Homme et les Animaux: Tome 111, Paris, Baillière, 618 pag. 1895. Giard, A. — Polydactylie provoquée chez Pleurodeles Waltii Micha- helles: C. B. Soc. Biol Paris Tome (10) 2 p. 789-792. 1907. Giardina, A. — I muscoli metamerici delle larve di Anuri e la teoria segmentale di Loeb: Areh. Entw. Medi. 23 Bd. p. 259 - 323, 7 fig. 1904. Godlewski, E. — Versuche iiber den Einfluss des Nervensysteins auf die Regenerationserscheinungen der Molche: Bull hit. Acad. Se. Cracovie 1904 p. 492-505, Pie. 13. 1898. Harrison, R. G. — The Growth and Regeneration of the Tail of the Prog Larva Studied wilh the Aid of Born's method of Grafting: Ardi. Entw. Medi. 7 Bd. p. 430-485, 21 fig. Taf. 10, 11. 1907. — — Experiments in transplantino; Limbs and their bearing upon the Problems of the Development of Nerves: Journ. Exp. Z. Voi. 4 p. 239-282, 14 fig. 1899. Hazen, A. P. — The Regeneration of a Head instead of a Tail in an Earthworm: Anat. A»z. 16 Bd. p. 536-541, 6 fig. — 158 — 1881. JftoKKL, .... Km ftinfbeiniger Triton cristatus: 'A. (lari. 22 Bd. l>. I~>ti. [898 King, 11. D. — Regeneration in Asterias vulgaris: Arch.Entw. Mech. ; Bd. p. 351-363, VII. 8. 1901 — — Observationa and Esperimenti on Regeneration in Hydra viridis'. Arch. Dulie Mech. 13. Bd. p, 135-178, 31 fig. 1881. Kingsley, I. S. — A case of Polymely in the Batrachia: Proc. Bo- ston Sor. Nat. Hist. Voi. '.'I p. 169-175, Bit. 2. 1912. Kurz, 0. — Die beinbildende Potenzen entwickelter Tritonen: Arch. Eni tv. Mnl«. 34 Bd. p. 588-617, Taf. 22, 3 fig. issi. Landois, H. — Ein sechsbeiniger Molch: Z. Gart. 25 Bd. p. 94. 1910. Lissitzky. E. -- Durch experimentelle Eingriffe hervorgerafene iiberzahlige Extremitaten bei Amphibien : Arch. mikr. Anat. 75 Bd. p 587-633, 3 fig. Taf. 22-24. 1890-1. Loeb, J. — Untersuchungen zur physiologlschen Morphologie der Thiere: Wiirzburg, Hertz, 80 pag., 3 fig. 1 Taf.; 82 pag., 9 fig. 2 Taf. 1904. — — Ueber dynamische Umstande welche bei der Bestimmung der morphologischen Polaritat der Organismen mitwirken : Pflil- gers Arch. 102 Bd. p. 152-162, 7 fig. 1891. Mingazzini, P. — Sulla rigenerazione nei Tunicati. Boll. Soc. Na- tural. Napoli Voi. 5 p. 76-79. 1900. Morgan, T. H. — Regeneration in Pianarians: Arch. Entw. Medi. 10 Bd. p. 58-119, 31 fig. 1901 !. — — Regeneration in Tabularla: Arch. Entw. Mech. il Bd. p. 346-381, 39 fig. 1901 2. — — Regeneration : Columbia Univ. Biol. Series N. 7 New York 316 pag. 66 fig. 1902 1. — — Further Experiments on the Regeneration of Tabularla: Arch. Entw. Mech. 13 Bd. p. 528-544, 25 fig. 1902 2. — — Experimental Studies of the internai Factors of Rege- neration in the Earthworm: Arch. Entro. Mech. 14 Bd. p. 562- 5*1, Taf. 29-30. 1903 !. — — Some Factors in the Regeneration of Tabularla: Ardi. Entw. Mech. 16 Bd. p. 125-154, 16 fig. 19032. — — The Control of Heteroinorphosis in Planaria maculata: 1904. — — Regeneration of heteromorphic fcails in posfcerior pieces of Planaria simplicissima: Jowm. Exper. Z. Voi 1 p. 385-393, fig. 20. Ardi. Entw. Mech. 17 Bd. p. 683-695. 1 fig. 1908. — — Experiments in Grafting: Amer. Naturai. Voi. 42 p. 1-11. 1905. Nemec, B. — Studien iiber die Regeueration : Berlin, Borntràger 387 pag. 180 fig. 1900. Peeblks, F. — Experiments in Regeneration and in Grafting of Hy- ^rozoa: Arch. Entw. Mech. IO Bd. p. 435-488, 82 fig. — 159 — 1894. Piana, G. B. — Ricerche sulla polidactilia acquisita determinata spe- rimentalmente noi Tritoni e sulle code soprannumerarie nelle lu- certole: Ricerche Lab. Ano/. Roma, Voi. 7 p. 65-71 Tav. 5. 1777. Pi.atkrktti, V. I. — Su le ri| iroduzioni di gambe e della coda delle salamandre acquatiche: Scelta di opuscoli interessanti. Milano, Tomo 3 ]>. 98-107. 1 906. 1 Przibram. H. — Die Regeneration als allgemeine Erscheinung in den drei Reichen: Naturwiss. Rundschau 21 B<1. N. 47, 48, 49. L9062 ■ — — Kristallanalogien zar Entwickelungsmechanik der Orga- nismen: Arch. Entw. Medi. 22 Bd. p. 207-287. 19<»<). — — Experimental Zoologie. 2 Bd. Regeneration : Leipzig una Wien, Deuticke. 388 pag. 16 Taf. 1911. — — Experiments on Asymmetrical Forms as affording a Clue to the Problem of Bilaterality : Journ. Exper. Z. Voi 10 p. 255-264, Plt. 1. 1895-1901. Rauber, A. — Die Regeneration der Krystalle. Eine morpho- logische Studie. 2 Hefte. Dazu Atlas der Kry stali regeneration 7 Hefte mit 144 photogr. Taf. Leipzig. 1903. Rked. M. A. — The Regeneration of a Wholc Foot from the Cut End of a Leg Containing Only the Tibia: Arch. Entw. Medi. 17 Bd. p. 150-154, 3 fig. 1873. Reuter, .... — Fìlnfter Bericht der naturwiss. Ges. Chemnitz p. 26. 1828. Siebold de C. T. E. — Observationes quaedam de salamandris et tritonibus: Berolini litteris Augusti Petschii 30 pag. 1 Tao. 1885. Simmermacher, Or. — Miscellen: Z. Gart. 26 Bd. p. 93. 1882. Sordelm, F. — Di un Axolotl polimelico e della più frequente eausa di tale anomalia nei Batraci: Atti Soc. It. Se. Nat. Voi. 25 p. 251-259, 1 fig. 17G8. Spallanzani, L. — Prodromo di un'opera da imprimersi sulle rige- nerazioni animali : Modena , G. Montanari, 102 pag. Ì8961. Tornier, G. — Hyper.lactilie und Regenerationsexperimente und eine neue Vererbungstheorie : Sitz. Ber. Ges. Nat. Freunde Berlin 1896 p. 24-5. 1896 2. — — Ueber Hyperdactylie, Regeneration und Vererbung mit Experimenten : Arch. Entw. Medi. 3 Bd. p. 469-476. 18963. — — Ueber eine experimentell erzeugt Doppelgliedmasse : Sitz. Ber. Ges. Nat. Freunde Berlin 1896 p. 144-145. 1897 * — — Ueber experimentell erzeugte dreischwanzige Eidechse und Doppelgliedmassen von Molchen : Zool. Anz. 20. Bd. p. 356-361. 1897-. — — Ueber Operationsmethoden welche sicher Hyperdactylie erzeugen mit Bemerkungen iiber Hyperdactylie und Hyperpedie Zool. Anz. 20 Bd. v. 362-5, 3 fig. 1898. — — ■ Ehi Fall von Polymelie beim Frosch mit Nachweis der Entstehungsursachen : Zool. Ani. 21. Bd. p. 372-379, 6 fig. il - 160 — 1900 — — Das Entstehen von Kafermissbildungen, besonders Hyper- antennie und Hypermelie: Ardi. Enttv. Medi. 9 Bd p. 501-562, 32 fig. Taf. 20. 1901 — — Neues uber das natiirliche Entshehen und Experimentollo Erzeugen tiberzahliger und Zwillingsbildungen: Zool. Anz. 24 Bd. p. 488-504, 5 fig. 1904, — — Experimentelle Ergebnisse iiber angeborene Bauchwasser- sucht, Spina bifida, Wasserkopfbildung, 3-6 Hintergliedmassen, Vererbung von Pathologischem, Pseudoschwiinmliilute u. s. w. Site. Ber. Ges. Nat. Freunde Berlin 1904 p. 164-168. 1905. — — An Knoblauchskroten experimentell entstandene fiber- zidilige Hintergliedmassen: Ardi. Enlw. Medi. 20 Bd. 76-124, 46 fig. 190G — — Experimentelles und Kritisches iiber thierische Regene- ration: Sitz. Ber. Ges. Nat. Freunde Berlin 1906 p. 50-66, 13 fig., p. 264-287, 20 fig. 1878-84. Vochting, H. — Ueber Organbildung im Pflanzenreiche : Bonn Cohen, 258 pag. 15 fig. 2 Taf.; 200 pag. 8 fig. 4 Taf. 1892. Weismann, A. — Das Keimplasina. Eine Theoric der Vererbung: Jena, Fisclur, 628 pag. 1901. Wkndelstadt, H. — Ueber Knochenregeneration : Ardi. mihr. Anat. 57. Bd. p. 799-822 Taf. 43-45. 1904. Winslow, GÌ. M. — Three cases of Abnormality in Urodeles: Tnfls College Studies Voi 1 p. 387-410, 2 FU. 1908. Woodland, W. — A Curious Instance of Polymely in the Common Frog: Zool. Anz. 82 Bd. p. 354-357, 2 fig. — 1(>1 — SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA (Tav. II). Stadii successivi della rigenerazione di un arto anteriore sinistro di Triton cristatus. L'arto fu fratturato alla metà del braccio il 20 luglio; in seguito s'impedì la cicatrizzazione mediante l'interposizione di un filo di seta, che fu mantenuto nella profondità della frattura, annodandolo attorno al pe- duncolo di connessione della parte distale. Amputazione dell'arto poco al di- sopra del gomito il 9 agosto, (cfr. testo p. 104-111). Fig. 1. — Stadio del 26 agosto (47 giorni dalla frattura e 17 dall'amputa- zione). » 2. — Stadio del 30 agosto (51 giorni dalla frattura e 21 dall'amputazione). » 8. — Stadio del 10 settembre (62 giorni dalla frattura e 32 dall'ampu- tazione). >• 4. — Stadio del 20 settembre (72 giorni dalla frattura e 42 dall'ampu- tazione). » 5. — Stadio del 27 settembre (79 giorni dalla frattura e 49 dall'ampu- tazione). » 6. — Stadio del 7 dicembre (5 mesi dalla frattura e 4 dall'amputazione). PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE (1911-1912) Tornata del 30 marzo 1911 ['i-esiliente: Cavara F. — Segretario: De Rosa F. Socii presenti: Geremicca M., Monticelli Fr. Sav., Pierantoni U., Cu- tolo A., Cutolo E., Traili E., Di Paola G , Quintieri L., Caroli E., Aguilar E., Della Valle P., Gautliier V., Galclieri A., Cufino L., Grande L., Mi- lone U. La seduta è aperta alle ore 9.30. Il Pres. prof. Cavara, nell'assumere il suo ufficio, rivolge ai socii le parole seguenti : Soci chiarissimi ! Permettetemi che prima d'inaugurare la serie delle tornate del nuovo anno di vita della Società, chiamato dalla vostra benevolenza all'ufficio di Presidente, io rivolga a Voi un ringraziamento, che move dal fondo del- l'animo mio, per prova novella di stima e di amicizia, che avete voluto darmi. Non ero appena arrivato in questa vostra Napoli, piena di attrattive e d' incanto , che fui subito fatto segno alle vostre simpatie , accolto in questa Società e insignito di eminente carica. Poco di poi altro gradito attestato di considerazione e di cortesia voleste pur darmi, onorando di solenne vostro concorso la inaugurazione del giardino alpino di Monte- vergine con una manifestazione indimenticabile di affettuosità , che sor- passò ogni mia aspettativa e i miei modestissimi meriti. L' anno scoi'so, per le onoranze con tanto decoro rese a Filippo Cavolini, voleste associato il mio nome a quello dell'illustre collega ed amico carissimo, Prof. Mon- ticelli, nel comitato ordinatore di quelle feste. Non bastasse , voi aderiste ancora e con slancio alla cerimonia del Centenario dell'Orto botanico, e la parola calda del nostro Presidente, — 164 — ispirata a nobili sensi di affratellamento delle Scienze, contribuì alla bella riuscita delle onoranze, da me promosse, a Michele Tenore. Grazie, adunque, grazie vivissime vi rendo di queste continuate prove del vostro affetto, ed il cui ricordo rinfranca l'animo mio, nel dubbio che or m'assale di essere troppo impari all'ufficio al quale la vostra bontà mi ha designato. Non sarà, vi dico subito, la mancanza di buona volontà nel disim- pegno della nuova carica che potrà far difetto in me , ne sincero attac- camento al sodalizio cui trent'anni ornai di vita non ingloriosa e l'opera assidua, premurosa, di appassionati e valorosi cultori hanno assicurato così buon nome in Italia e fuori, ma, a mantenerlo con decoro, ben maggiore autorità di quella che possa a me esser consentita occorrerebbe, massime in giorni che volgon tristi per le scienze naturali , per generale indiffe- renza, per distrazioni di altro ordine offerte alla gioventù e per esigenze incalzanti della vita economico-sociale, che fanno tendere a ben altri mi- raggi , che non sieno quelli della contemplazione dei veri, che erompono dalla inesauribile fonte della natura. Ma io fido in quella stessa arcana forza che ha dato vita fin qui a questa nostra Società , rettasi per tanti lustri senza materiali benefìzi, senza il concorso di enti o di mecenati , ma per salda virtù di ideali e fattività di coloro che le diedero la culla, che la crebbero vigorosa e che anche ora, pur ridotti di numero per l'inesorabile destino, vanno prodi- gandole paterne cure ed immutabile affetto! Sia tanto nobile esempio , sprone alla gioventù studiosa , cui va ri- cordato che le origini sue il nostro sodalizio le ripete dai baldi propositi, dai facili entusiasmi, dalle rosee speranze, come ben rievocò il nostro caro Geremicca, di quella studentesca, che l'Università di Napoli accoglieva, or è un quarto di secolo, nelle vecchie ed anguste sue aule, e che sentiva ancora 1' impero di quella religione , che aveva avuto per suoi sacerdoti Ferrante Imperato . Fabio Colonna, Domenico Cirillo , Filippo Cavolini, Oronzo Gabriele Costa, Teodoro Monticelli, Michele Tenore, Luigi Pal- mieri, Arcangelo Scacchi. Questi nomi sacri alla scienza della natura, e fulgenti glorie napo- litane, che tanta spiritualità seppero infondere nella passata gioventù, sieno oggi rievocati a dissipare il timore, che, nel dilagare di interessi mate- riali e di competizioni politiche, abbia a naufragare lo spirito della in- dagine scientifica e correre il più grave pericolo le discipline naturali, che un tempo qui in Napoli ebbero cultori insigni e protettori magnifici. — 165 — Sia la nostra Società l'asilo della Scienza non ufficiale e sieno volte tutte le sue energie a mantenere gloriose e pure le patrie tradizioni. Il Segretario presenta i periodici pervenuti in cambio ed i libri ri- cevuti in dono. Il socio Pierantoni legge un lavoro del socio Cotronei dal titolo : Ri- cerca di equivalenti morfologici del tessuto insulare nel pancreas dei che- Ioni; e a nome dell'autore ne chiede la pubblicazione. Il socio Aguilar legge un suo lavoro su La metavoltina tra le subli- mazioni della Solfatara di Pozzuoli, e ne chiede la pubblicazione. Il Socio Cutolo A. parla di uno strano reperto di pane capitato al Gabinetto Chimico Municipale. Il Presidente, dopo avere annunziato che si terrà prossimamente As- semblea Generale per la presentazione dei bilanci, richiama l'attenzione dei socii sopra il programma lanciato dal Sig. Friedlaender per la fon- dazione di un Istituto Vulcanologico Internazionale a Napoli , e dichiara aperta la discussione su detto argomento. Domandano la parola i socii Monticelli, Cutolo A. e Gauthier. Monticelli dimostra la grande importanza della cosa e dice che la So- cietà, la quale è stata sempre sollecita delle condizioni fatte al R. Os- servato vio Vesuviano, deve spiegare tutta la sua energia ed oculatezza nello studio del progetto Friedlaender. Cutolo chiede di sapere se la Società è stata invitata a discutere il progetto, ed il Segr. lo assicura di sì. Gauthier, dopo il discorso del soc. Monticelli, crede superfluo aggiun- gere altro, e rinunzia perciò alla parola. In seguito ad altre osservazioni del Presidente e di vari socii, si deli- bera di rinviare la discussione alla prossima tornata. La seduta è tolta alle ore 11 30. Tornata del 7 aprile 1911. Presidente: Cavara. — Segretario: De Rosa. Socii presenti: Geremicca M., Cufino L., Guadagno M., Della Valle P., Cutolo A., Pierantoni IL, Monticelli Fr. Sav., Aguilar E., Quintieri L., Di Paola G., Galdieri A., Gauthier V., Caroli E., Nicolosi F., Grande L., Milone U. La tornata è aperta alle ore 9.30. Vien letto ed approvato il processo verbale della tornata precedente. Il Segretario presenta i cambii e le pubblicazioni ricevute in dono. E ammesso socio ordinario residente il dott. Augusto Stefanelli con votazione unanime. Si prende atto dell'ammissione a socio aderente della dott. Ines Mar- colongo. — 166 — Il Presidente apre la discussione sul Progetto Friedlaender per la istituzione di un Istituti) Vulcanologico Internazionale a Napoli, ed invita il Segretario ;i dar lettura della Circolare Frieillacnder. Il socio Della Valle legge un articolo del prof. Spezia, pubblicato nella rivista «L' Università Italiana» per nulla favorevole al progetto Pried- laender, e legge poi la risposta Friedlaender allo stesso articolo. Dà let- tura altresì di un articolo del prof. Di Stefani, « / nostri doveri verso /Osservatorio Vesuviano », pubblicato nel « Giornale di Sicilia ». Il socio Gauthier, rispondendo al socio Della Valle, informa la Società ntorno ai lavori già fatti dal Gomitato Ordinatore per lo studio del pro- getto in quistione, e parla della discussione avvenuta sul carattere inter- nazionale che avrebbe l'Istituto, dice della nomina di una Cominisione di tre italiani per la compilazione dello Statuto, della visita fatta al Mini- stro Credaro, il quale accolse l'iniziativa e propose la nomina di un rap- presentante del Governo nel detto Comitato. Non crede poi che l'Istituto Interzionale possa danneggiare l'Osservatorio Vesuviano, critica l'azione negativa del Governo, e conclude col ritenere opportuno lo attendere al- meno che si compiano gli studii preparatorii. Il socio Della Valle non è di questa opinione. Ricorda che l'Osser- vatorio Vesuviano fu fondato dal Governo da ben 60 anni dietro, ritiene che la scienza non possa rinunziare al sentimento nazionale, e crede che il Friedlaender nella presa iniziativa abbia piuttosto il desiderio di met- tere in evidenza la sua persona. 11 socio Galdieri non crede conveniente il discutere le persone in- vece delle idee. Il socio Monticelli dice che la presente discussione non ha carattere personale, non potendosi, nel discutere la proposta, fare a meno di tener presente la persona che la fa. 11 socio de Rosa, basandosi anche su quanto ha fatto intendere il socio Gauthier, crede che si potrà addivenire ad nna intesa più equa e più accettabile. Dice che non si può invocare ad esempio 1' Istituto In- ternazionale di Agricoltura, avendo questo un'indole ben diversa da quella del progettato Istituto Vulcanologico. Rileva con piacere che la Sezione Napoletana del Club Alpino Italiano ha emesso un voto contrario al pro- getto Friedlaender e stima opportuno dar lettura di esso voto, che è il seguente: « La Sezione di Napoli del Club Alpino italiano, vista la lodevole e nobile iniziativa del sig. Friedlaender, di fondare in Napoli un Istituto vulcanologico internazionale, da sorgere sotto forma di privata associa- zione mercè le contribuzioni dei privati e col sussidio degli enti pubblici e dello Stato italiano; « Considerato che, quale ramo della R. Università, esiste il glorioso Osservatorio Vesuviano e che gli studi vulcanologici formano parte dello insegnamento ufficiale del Regno: « Considerato che, se da un lato è da favorirsi ogni istituzione pub- blica o privata che contribuisca allo incremento della scienza, dall' altro — 167 — è compito dello Stato di mantenere alto l' insegnamento ufficiale nazionale, provvedendo direttamente alla vita ed al decoro degl' istituti scientilici da essi creati e mantenuti; « Considerato che, l'azione degli enti amministrativi e dei cittadini tutti deve, prima che ad ogni altro, dirigersi al rinvigorimento degli isti- tuti scientifici nazionali e perpetuarne la gloriosa tradizione; « Fa voti al Governo ed agli enti locali, perchè prima di ogni altra erogazione provvedano al completo funzionamento e al decoro dell'Osser- vatorio vulcanologico vesuviano. « Invita la stampa e l'opinione pubblica ad appoggiare il presente voto ». Il socio Galdieri si associa all'ordine del giorno del C. A. I. Rispon- dendo poi al socio Monticelli , dice che come la Stazione Zoologica non ha danneggiato l'Istituto Zoologico dell'Università, così 1' Istituto Vulca- nologico Internazionale non danneggerà 1' Osservatorio Vesuviano. Dice che, dal modo come il Ministero si è comportato verso le proposte inol- trate dal compianto Matteucci, e verso quelle fatte dalla Commissione pel concorso al posto di Direttore dell' Osservatorio Vesuviano , è convinto che il Governo non darà nulla per mettere 1' Osservatorio del Vesuvio nelle condizioni di poter lavorare. Se si vuole che si studii il Vesuvio, è necessario dunque che sorga l'Istituto Vulcanologico, e devesi secon- dare qualunque iniziativa che miri allo sviluppo della vulcanologia. Il socio Gauthier dice che non vi è ragione di preoccuparsi del danno che potrebbe derivare all'Osservatorio Vesuviano, perchè l' Istituto Vul- canologico vien proposto che sorga a Napoli. Crede che la fondazione di questo Istituto potrà essere di stimolo al Governo per curare le sorti del- l'Osservatorio Vesuviano. Prega perciò i socii di essere cauti circa il voto che dovrà emettere la Società. Dopo altre considerazioni dei socii Monticelli, Cutolo, Pierantoni, ecc. si viene nella deliberazione di sospendere la seduta per formulare degli ordini del giorno. Ripresa la seduta il Presidente dice che sono stati presentati i se- guenti tre ordini del giorno: « La Società di Naturalisti in Napoli, presa visione della iniziativa del sig. Friedlànder, della fondazione a Napoli di un Istituto Internazionale di Vulcanologia, da sorgere con carattere privato e col concorso degli enti locali e del Governo Italiano, fa voti che Enti e Governo devolvano tutti gli aiuti, che e ventilai nunte potessero voler erogare o tale scopo, in favore del glorioso Osservatorio Vesuviano , rendendone per tal modo possibile il funzionamento ». N. Pierantoni. « La Società di Naturalisti, mentre, per pronunziarsi su la nuova stituzione ideata dal Friedlànder, attende la pubblicazione dello Statuto IllJ I I. I P — 168 — di essa, la voto al Governo ili provvedere decorosamente al funziona- mento ed all'avvenire del glorioso Osservatorio Vesuviano. A. Cotolo. « La Società dei Naturalisti di Napoli in ordine all'idea di un Isti- tuto Vulcanologico internazionale si fa iniziatrice di un referendum tra i cultori di scienza italiani, per la internazionalizzazione dell' Osservatorio Vesuviano, aprendo nel suo seno una sottoscrizione di azioni di Lire 25, come contributo annuale per lo sviluppo di questo glorioso Istituto ita- liano ». Cavara. Il socio Pierantoni fa osservare che il suo ordine del giorno è in fondo d'accordo con quello presentato dal prof. Cavara. Il Socio Milone ritiene che l'ordine del giorno Cutolo debba avere la precedenza. Il socio Pierantoni non è di questa opinione. Il socio Della Valle teme che votando l'ordine del giorno Cutolo si venga ad affermare una sospensiva. 11 socio Monticelli propone un emendamento all'ordine del giorno Cu- tolo, ma questi non avendolo accettato, ne propone uno suo. Dopo alcune osservazioni dei socii Caroli e De Rosa', il socio Cu- tolo ritira il suo ordine del giorno, ed il Presidente mette a votazione l'ordine del giorno Monticelli, che è il seguente: « La Società dei Naturalisti in Napoli, per pronunziarsi sul progetto Friedlaender della fondazione di un Istituto Vulcanologico Internazionale in Napoli, attende la pubblicazione dello Statuto di essa ». Fr. Sav. Monticelli I socii Galdieri e Gauthier dichiarano di astenersi del votare. L'ordine del giorno Monticelli è approvato con voti 13 favorevoli e 3 contrarli sopra 16 votanti. La seduta è tolta alle ore 11.30'. — L69 — Tornata del 27 giugno 1911 Flresidente'. Cavaha. — Segretario: De Rosa. Socii presenti: Monticelli Fr. Sav., Gauthier V., Caroli E., Della Valle P., Milone U., Pierantoni U., Aguilar E., Guadagni M., Gal- dieri A., Cutolo A., Cutolo E. La tornata è aperta alle ore 21.15'. Si legge il verbale della tornata precedente, ma se ne rimanda la votazione per mancanza di numero legale. Il Segretario presenta i cambii e le pubblicazioni pervenute in dono. Comunica poi che è stata aperta dal Circolo Democratico di Bitonto una sottoscrizione per un ricordo alla memoria del compianto socio Do- menico Damascelli, e che al riguardo sono state fatte delle premure. Ricorda pure che è tuttora aperta la sottoscrizione pel monumento a Trinchese. Propone che sia rimandato in ultimo la discussione del numero II dell' Ordine del giorno, sul Progetto Friedlànder. La proposta è approvata. Il Presidente parla delle escursioni da stabilire e dice come si era agitata nel Consiglio la pioposta di un'escursione al Gargano, ma che per considerazioni di ordine molto delicato e pratico non pare ne sia possi- bile l'attuazione Dopo ampia discussione, alla quale prendono parte quasi tutti i pre- senti, si delibera di fare un'escursione nella Penisola Sorrentina, affidando al Consiglio di stabilire il luogo e le altre modalità. Il socio Monticelli ricorda che in occasione del 25° anniversario della Società fu proposta la illustrazione storica dei naturalisti napoletani. Il Presidente dice che ha già cominciato a fare qualche cosa in pro- posito, avendo iniziato con i socii Balsamo e Geremicca la raccolta del materiale. Il socio De Rosa ricorda che fu pure , in occasione del 25° anni- versario della Società, proposto di illustrare una determinata regione. Il socio Pierantoni propone che si specializzi il modo di tradurre in atto tale proposta, specialmente in ordine alla pubblicazione degli studii che si verrebbero a fare. Il socio Cutolo propone che queste proposte siano rimandate a dopo la discussione del bilancio. Il socio De Rosa dice che si sottoscriverebbe volentieri alla proposta Cutolo, se non fosse convinto che lavori di simil fatta hanno bisogno di lunga preparazione, e che mentre si attende agli studii necessarii per tra- durre in atto la proposta, la Società si verrà a trovare in migliori con" dizioni finanziarie. I socii Cutolo, Monticelli, de Rosa, Milone parlano in vario senso sulle località da scegliere per uno studio illustrativo. — 170 — Il Presidente dice clic il socio Guadagni sta illustrando la flora della penisola sorrentina. Raccomanda inoltre di non fare proposte esagerate. Il socio Cutolo E. propone la nomina di una Commissione per lo stu- dio della proposta. Dopo una vivace discussione, alla quale prendono parte specialmente ì socii Galdieri, Pierantoni, Monticelli, Guadagni, de Rosa, Cutolo E., Cutolo A, si decide di soprassedere alla nomina della Commissione. Il Presidente legge una lettera del socio Cerniti , il quale annunzia la cattura di un cetaceo raro e manda due fotografìe. 11 socio Monticelli promette di dare ulteriori notizie e comunicazioni scritte sul proposito. A proposta del socio Cutolo E. si rimanda ad altra tornata la discus- sione sul progetto Eriedlander. Il socio Cavara fa una comunicazione circa un fungo mandato dal dott. Barrese, e dice trattarsi di un licoperdaceo adulto sporificato e che l'ha coltivato in gelatina. La seduta è tolta alle 11. Tornata del 16 settembre 1911 Presidente : Cavara. — Segretario : Della Valle P. Socii presenti : Monticelli Sr. S., Rippa G., Gufino L., Grande L. La tornata è aperta alle ore 15,30. Il segretario presenta i cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Presidente dà comunicazione delle dimissioni inviate dal socio or- dinario Cutolo Alessandro dall'ufficio di Consigliere. Il socio Monticelli propone e l'Assemblea unanimamente approva, che si dia incarico alla Presidenza di fare presso il socio Cutolo A , tanto be- nemerito della Società, i passi opportuni per indurlo a ritirare le dimis- sioni presentate. Il socio Della Valle legge tre Memorie del socio Vanni assente e in nome di lui ne chiede la pubblicazione nel Bollettino. Riguardano: I. Sulla produzione, annullamento ed inversione di un campo rotante, e sopra un nuovo galvanometro universale. — II. Sopra un nuovo frequenziometro ot- ico. — III. Sulla esperienza fondamentale del Volta. A causa dello scarso numero degl' intervenuti , e per la importanza degli argomenti segnati all'ordine del giorno, il Presidente propone, e l' assemblea approva , di rimandare alla prossima tornata la trattazione degli altri argomenti rimasti a svolgere. La seduta è tolta alle 16,15. — 171 — Assemblea generale e Tornata ordinaria del 23 settembre 1911 Presidente : Cavara. — Segretario : Della Valle. Socii presenti: Gauthier V., Monticelli Fr. Sav., Catino L.. Grande L., Siniscalchi A., Di Paola G., Milone U. La seduta è aperta alle ore 22. Il segretario legge i verbali delle due tornate precedenti, che sono approvati. Il Presidente comunica che essendo riuscite vane le insistenze fatte presso il socio Alessandro Cutolo per farlo recedere dalle presentate di- missioni da Consigliere . egli crede d' interpetrare il pensiero di tutti i socii. proponendo di accordare al socio Cutolo un congedo di sei mesi. L'assemblea approva all'unanimità. Il Segretario legge quattro Note del socio Vanni assente, il quale ne chiede la pubblicazione, e cioè : 1. Sul calcolo della intensità di corrente in una linea telegrafica imperfettamente isolala. — IL Stdla regola delle medie nella misura delle resistenze. — III. Sul calcolo del valore efficace di una corrente oscillante. — IV. Sul funzionamento fZeZZ'audion e della val- vola Fleming. Il Presidente fa la storia delle aspirazioni che da tempo ha avuto la Società di erigersi ad Ente morale, ed espone i vantaggi che ad essa ne verrebbero, e dice delle modalità richieste dalla legge per raggiungere tale scopo. Dopo ampia discussione, alla quale prendono parte varii socii, e nella quale si riconoscono i grandi vantaggi che ne deriveranno, tra cui l'as- sicurazione dell' esistenza della Biblioteca e la possibilità di ulteriori au- menti patrimoniali. l'Assemblea approva ad unanimità l' inizio delle pra- tiche necessarie per l'erezione della Società in Ente morale. Su proposta del socio Gauthier, si approva di sopperire alle spese alle quali si dovrà andare incontro per raggiungere lo scopo indicato, mediante la sottoscrizione di azioni di lire dieci, da assumersi volontaria- mente dai socii. Il Segretario fa la relazione del bilancio consuntivo dell'anno 1910 e del bilancio presuntivo per l'anno 1911. Il socio Gauthier, a nome anche del socio Rippa, legge la revisione dei conti per l'anno 1910. Dopo discussione sullo stato non molto florido del bilancio della Società a causa specialmente delle gravi spese cui essa sottostà per la pubblica- zione del Bollettino, l'Assemblea approva il bilancio consuntivo 1910 e presuntivo 1911. Il Presidente comunica la deliberazione che il Consiglio Direttivo è stato costretto di prendere per mantenere la spesa delle pubblicazioni nei limiti del bilancio, cioè di limitare ad un solo foglio di stampa il dritto della pubblicazione per ciascun socio nel corso dell'anno, e lasciare — 172 — a carico dei socii la spesa completa delle tavole. Comunica anche i prov- vedimeati che il Consiglio ha deciso di prendere per questo anno circa le modalità della pubblicazione del Bollettino, e cioè di inandar fuori solo un fascicolo del volume 25." A causa dell'ora tarda, si rimette alla prossima tornata la tratta- zione degli altri argomenti segnati all'ordine «lei giorno. La seduta è tolta alle ore 23,30. Tornata del 1° dicembre 1911. Presidente: Cavara. — Segretario: de Rosa. Socii intervenuti: Monticelli Fr. S., Quintieri L.; Cufino L., Milone IL, Bruno A., Gargano C, Gauthier V., Galdieri A., Pierantoni IL. Della Valle P., Cutolo E. Si apre la tornata alle ore 22. Si legge ed approva il verbale della tornata precedente. Il Segretario presenta i cambii e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Presidente comunica che il Consiglio Direttivo ha deliberato che si tenga una conferenza sulla Tripolitania, ed all' uopo ha preso gli oppor- toni accordi col socio Bruno. Si discute del giorno in cui tenere la detta conferenza, e dopo che il Presidente ha fatto rilevare, che non bisogna lasciar passare soverchio tempo e che essa in tutti i modi debba essere un' affermazione per la Società, si delibera di tenere la conferenza domenica 10 cori*, alle ore 15, e di diramare numerosi inviti. Il socio Bruno annunzia il titolo della conferenza , che è: SulV im- portanza economica di una ricognizione scientifica della Tripolitania. 11 Presidente dice che l'Associazione degl'Insegnanti non ha dato ri- sposta alla lettera con la quale si metteva la questione della sala a norma del contratto di fitto. Il socio Quintieri dice che bisognerebbe insistere presso 1' Associa- zione degl' insegnanti per avere una risposta alla lettera del Presidente, e potersi regolare all'uopo. Il Presidente ritiene preferibile che la richiesta venga fatta da una Commissione. Dopo ampia discussione, si delibera, a proposta del socio Cutolo E., che il Presidente tratti nel modo migliore che creda per ottenere espli- citamente l' uso della sala, tollerando, se occorre, la presenza degli scaffali. Il Presidente comunica che il Consiglio Direttivo, coadiuvato dai socii Gauthier, Monticelli e Milone, ha ottenuto dei locali dell'ex Collegio Medico a S. Aniello a Caponapoli, attualmente occupato dai liberi docenti. Fa la dascrizione degli ambienti e dico delle condizioni alle quali sono stati dal Rettore concessi , cioè che siano lasciati liberi quando occor- — 173 — ressero per impiantarvi la clinica pediatrica del prof. Fede , e con gli accomodi da farsi a conto della Società. L'economato universitario trovasi di aver fatto fare nn progetto di restauro, che ammonta a lire 2000. ma è stato respinto del Ministero, non potendo questo concedere fondi straor- dinarii. Dice però che per riattare la sala e per potervisi istallare basta una spesa di circa lire 8(J0, ed egli ha trovato già un imprenditore, col quale si potrà trattare per un pagamento rateale. Aggiunge che occorre far subito i lavori per potervi passare al prossimo maggio. Il Consiglio Direttivo chiede all'Assemblea le opportune facoltà per trattare. Il Presidente comunica altresì che si è ottenuto dal Ministero della I. P. un sussidio di lire 400. Il Segretario esprime qualche dubbio in ordine alla concessione dei locali. Il socio Cutolo E. chiede qualche chiarimento intorno al progetto dei lavori occorrenti. Il socio Gauthier dà ampii chiarimenti al riguardo. Dopo alcune considerazioni del socio Quintieri, si approva quanto ha fatto il Presidente in riguardo dei locali e si dà mandato al Consiglio Direttivo per gli ulteriori provvedimenti. Il Presidente propone un ringraziamento ai socii che lo hanno coad- iuvato. Il Segretario aggiunge che tale ringraziamento debba estendersi principalmente al Presidente, prof. Cavara, per 1' opera del quale la So- cietà potrà di nuovo vedersi installata in locali universitarii. L'assemblea approva ad unanimità. Il Presidente comunica l'annunzio della morte del prof. Spezia. Si delibera d'inviare condoglianze. Su proposta di parecchi presenti, data l'ora tarda, si rimanda alla prossima tornata la trattazione degli altri affari segnati all' ordine del giorno. La seduta è tolta alle 23,45. Assemblea generale e Tornata ordinaria del 9 gennaio 4912- Presidente: Cavara. — Segretario: De Rosa. Intervenuti: Geremicca, Siniscalchi. Gargano, Pierantoni, Ricciardi. Della Valle P., Bruno, Milone, Monticelli, Caroli, Capobianco, Galdieri. La seduta è aperta alle ore 15. Si legge ed approva il verbale della tornata precedente. Il Segretario presenta i cambii ed i libri pervenuti in dono. — 174 — Il Presidente dice parole di augurio per l'anno nuovo, e poi comu- nica che il Consiglio Direttivo ha deliberato di dare la disdetta all'As- sociazione degl'insegnanti del litto del locale per la sede sociale, e ciò perchè gli accordi con l'intraprenditcre per l'adattamento del auovo lu- cale sono a buon punto e si ripromette in una prossima tornata ili an- nunziarne la conclusione definitiva. Il socio Ricciardi legge i suoi tre lavori annunziati: « Materia e sue evoluzioni ». « I granitidi ». « Dalle ossidiane alle ceneri vulcaniche ». Prendono la parola i soci Geremicca, Milone e Uavara, ed il socio Ricciardi risponde dando chiarimenti. Il Presidente, avendo chiesto il socio Ricciardi la pubblicazione dei suoi lavori, richiama la sua attenzione sul fatto che la mole dei tre la- vori presentati eccede considerevolmente quella che è stata stabilita pel volume del bollettino, e prega perciò il socio Ricciardi perchè voglia, se crede, riassumerli od almeno ridurli. Si apre al riguardo una larga discussione, alla quale prendono parte i soci Geremicca, Monticelli, Cavara, Milone e de Rosa; dopo di che il socio Ricciardi ritira i lavori, dichiarando che curerà di riassumerli, ri- ducendoli al minimo possibile. Il Presidente e tutti i presenti lo ringraziano. Il socio de Rosa richiama l'attenzione dell'assemblea sulle comunica- zioni verbali e sulla relazione della stampa scientifica. Ne rifa la storia ed è lieto di pregare i colleghi a fare riuscire più animate queste ru- briche. Il socio Monticelli si associa. Il Presidente invita l'Assemblea a procedere alla elezione del Vice presidente, del Segretario, di due consiglieri e di due revisori dei conti. Constatato il numero legale, si sospende la seduta per dieci minuti 11 Presidente invita i soci Monticelli, Milone e Caroli a far da scru- tatori. S'insedia il seggio sotto la presidenza del socio Monticelli anziano. Si procede alla votazione. Fatto lo scrutinio, riescono eletti all'unanimità meno uno, a Vice Pre- sidente Pierantoni, a Segretario Della Valle P. a consiglieri Gauthier e Bruno, a Revisori dei conti: Cutolo Enrico e Siniscalchi. Il Presidente dichiara eletti i soci di cui sopra alle rispettive ca- riche. Aggiunge che essendo stato eletto segretario il socio Della Valle che è consigliere, resta vacante il posto di un consigliere per questo anno. Interroga l'assemblea se crede di votare seduta stante. Si delibera di procedere alla elezione Con lo stesso seggio si procede alla elezione ed allo scrutinio e ri- sulta eletto ad unanimità consigliere il socio Guadagni. — 175 — Il socio de Rosa comunica che il prof. Siniscalchi ha l'atto novelli acquisti pel Museo Trinchese, e propone che la Società faccia una visita al detto Museo. E approvato. Il socio Siniscalchi ringrazia e si dichiara lieto di ricevere la So- cietà. La seduta è tolta alle ore 17. Assemblea generale del 1" agosto 1912 Presidente : Cavara. — Segretario ff. : Gauthikr. Socii presenti: Pierantoni IL. Monticelli Fr. S., Milone IL, De Rosa F., Cutolo E., Nicolosi, Trani, Bruno A., Cufino L., Grande L., Cutolo A. Siniscalchi A., Caroli, Gargano C. Police- Si apre la tornata alle ore 21,30. Si legge ed approva il verbale della tornata precedente. Il segretario presenta i cambii e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Presidente spiega le ragioni per il ritardo della convocazione del- l'assemblea. Ritiene che in questa nuova sede la Società si trovi in un ambiente più adatto, avendo riacquistato il posto che le spettava , in un locale universitario ottenuto dall'ex Rettore Del Pezzo. E si sta bene, perchè, oltre ad un'ampia sala per la biblioteca, si ha una stanza per il Consiglio ed un'altra sala, che per ora non può usarsi, non essendo an- cora adattata. Ringrazia i collaboratori , il segretario ff. , che è stato l' ispiratore dell'idea della sede, il segretario dimesso ed i consiglieri. Chiede nn bill d'indennità per la mancata riunione dell'assemblea. Chiede l'inversione dell'ordine del giorno. Passa a parlare del Bilancio e dei rapporti che questo ha avuto con le spese pel Centenario Cavoliniano e specialmente con quelle fatte per la ristampa delle opere di Filippo Cavolini. Si apre al riguardo una discussione ampia, minuziosa ed esauriente alla quale prendono parte specialmente i socii Monticelli, Cutolo E., Mi- lone, Gargano, Pierantoni, De Rosa, Police ed il Presidente, e nella quale si rifa tutta la storia della importantissima impresa, cui con slancio am- mirevole si dette la Società, per trarre dall' oblio immeritato una gloria autentica napoletana. Dei festeggiamenti riuscitissimi , destinati a com- memorare solennemente Filippo Cavolini, rimane un ricordo nell'apposito volume redatto e pubblicato dal benemerito Comitato; ma di questo il maggior merito è l'opera coraggiosa, intrapresa e menata a termine in brevissimo tempo, della ristampa in un grosso volume di tutte le me - — 176 — morie di Uavolini, accompagnate dalla riproduzione riuscitissima di tutte le tavole originali illustranti le opere del naturalista napoletano. Esaurita la discussione si deliberano dei provvedimenti al riguardo. Si passa poi alle Comunicazioni verbali. Il socio Cutolo A. ricorda una sua Comunicazione l'atta nella tornata del 30 marzo 1911 (vedi pag. 165), ma della quale non presentò il rela- tivo sunto per la inserzione della medesima nel Bollettino. Quantunque un po'" tardi, rimedia adesso a tale mancanza, ma crede necessario illu- strare nuovamente ai socii Taro-omento della Comunicazione. Cutolo A. — Un curioso reperto di pane. Comunicazione verbale (Sunto) Da un nomo del popolo fu portato al laboratorio municipale di Napoli un curioso reperto di pane. Esso si presentava tutto cosparso di mac- chioline verdi, come se contenesse un sale di rame che l'avesse imbrattato. Il reclamante assumeva di aver sofferto dolori di ventre dopo di aver mangiato una certa quantità di questo pane. Confesso che, a prima impressione, anche io pensai al rame; però non riuscivo a spiegarmi perchè la presenza di questo corpo si rivelasse sotto forma di punti colorati e non avesse invasa tutta la massa del pane. Cominciai, per ciò, a saggiare l'azione dei reattivi su le macchie sospette. Con mia grande meraviglia potetti constatare che con 1' ammoniaca e con la potassa le macchie mutavano in giallo, con l'acido cloridrico e con l'acido solforico volgevano gradatamente al giallo, con una soluzione d'idrogeno solforato e col solfuro ammoni co restavano inalterate, anzi si scolorivano a poco a poco Esclusi subito il rame e pensai ad un colore di anilina ; difatti, fa- cendo cadere una grossa goccia di alcool su le macchie, queste si span- devano, colorando tutta la massa del pane circostante, fornendomi anche la prova che si trattasse di un colore solubile in alcool. Con grande pazienza raccolsi una certa quantità di questi punti co- lorati in un tubo da saggio e, mercè lisciviazione con pochi centimetri cubici di alcool a 96°, ne estrassi la materia colorante. Evaporato l'alcool in diverse capsuline di porcellana, con opportuni saggi, potetti identificare il colore come verde Vittoria. Mi restava a spiegare come si trovasse questo colore nel pane e perchè l'avesse imbrattato sotto forme di macchie e non in tutta la massa In questo caso la sua presenza sarebbe passata inosservata, perchè la co- lorazione generale lievissima non avrebbe influito sul colore del pane. Il fatto mi fu rilevato da un'indagine eseguita con l'osservazione delle macchie col binoculare di Zeiss a piccolo ingrandimento. — 177 — i >gni macchia conteneva nel suo centro un filamento vegetale, che separato ed osservato, ad un più forte ingrandimento, col microscopio or- dinario riconobbi per canape. Ecl ecco quanto era accaduto: sul sacco contenente la farina era si certamente, impresso un bollo a colore. Col vuotamento si erano staccate delle fibre colorate, che erano passate nella massa del pane ed, essendo il colore quasi insolubile in acqua, la loro presenza era sfuggita al pa- nettiere mentre preparava il pastone. Appena però avvenuta la fermen- tazione panaria, la piccola quantità di alcool prodotto aveva sciolto il co- lore, producendo le macchie verdi intorno alla fibra colorata. Non è il caso di discutere i dolori di ventre, che furono, certo, do- vuti a fenomeno di autosuggestione in colui che aveva mangiato il pane colorato ! Il Presidente, a proposito della stampa del Bollettino e rispondendo ad una domanda del socio Cutolo A. , fa rilevare che per questa volta si farà un volume unico pel 1911 e 1912. Il socio De Rosa propone rinviare la pubblicazione del volume doppio a Dicembre. Si stabilisce di tenere un'altra tornata per leggere i lavori dei socii. Il Presidente chiede se vi sieno dei socii che nelle vacanze potessero mettere in ordine la biblioteca. Il socio Monticelli propone che il Consiglio studi se sia conveniente che si faccia il lavoro da qualche giovane di .biblioteca, con un forfait . Ricorda che si parlò di trasformare la Società in Ente morale e de- sidera che il Consiglio se ne occupi. Il Presidente dà dei chiarimenti al riguardo, ed assicura che saranno tenuti in considerazione i giusti desiderii della Società. La seduta è tolta alle ore 23.30. Tornata ordinaria ed Assemblea generale del 29 Agosto 1912. la Convocazione: ore 15. Sono intervenuti: Il Vice Presidente Pierantoni. il Segretario ff. Gau- thier ed i socii Geremicca, Gargano, Cufino e Trani. Il Presidente, constatata la mancanza del numero legale, rimanda la seduta in 2a convocazione. 2a Convocazione: ore 16. Oltre i precedenti, sono presenti i socii De Rosa e Milone. Il Segretario legge il verbale della tornata precedente, che viene ap- provato. Presenta i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il socio Geremicca prende la parola per intrattenere 1' assemblea sopra alcuni lavori di indole storica ai quali attende da qualche tempo — 178 — Uno ì. Repertorio bio-bibliografico dei botanici, botanofili ••^tecnici del Napoletano, per servire alla storia della Botanica pura ipplicata nelle provincie napoletane ». Di ciascun autore, oltre alle indicazioni delle fonti bibliografiche e possibilmente anche il ritratto, è . secondo l'importanza del soggetto, o un breve cenno biografico o una succosa biografia, ed è riportato l'elenco cronologico delle pubbli- cazioni ed un brevissimo sunto di ciascuna di esse. Dice che ba già rac- colto grande m - materiali, ma non si deciderà ad iniziarne la pub- blicazione, se prima non vedrà il suo lavoro in massima parte completo. Aggiunge che il lavoro riguarda anche gli autori viventi. Un altro dei suoi lavori è destinato ad illustrare le cognizioni bo- taniche di G. B. Della Porta, e di esso spera subito dar fuori qualche saggio. Di un terzo lavoro ha invece già pubblicato non ha molto (nel voi. Ili déìY Annuario del S. Orto Botanico di Xapoli) un capitolo intitolato « Notizie storiche su gli agrumi che si coltivavano a Napoli nei secoli XVI e XVII ». Si tratta appunto di un lavoro storico-critico sulle piante che si coltivavano a Xapoli intorno al secolo XVI. Avendo ancora bisogno questo suo lavoro di molte altre ricerche di biblioteca e di archivio, pensa di pubblicarne frattanto qualche altro ca- pitolo di saggio, e questo potrebbe riguardare le Pomacee e le Amig- clalee, e forse in seguito le Ampelidee. Aggiunge poi che da questo lavoro ne è germogliato fuori un altro, che esorbita un poco dall'indole della nostra Società, riguardando esso la « Esposizione storico-topografica delle ville . degli orti e dei giardini ili Xapoli intorno al secolo XV7! ». Il Presidente dice che il Socio Gauthier ha proposto lo studio dei Campi Flegrei, e gli dà la parola perchè illustri la sua proposta. Il socio Gauthier dice che avendo il Friedlànder espresso il suo in- tendimento al Presidente della Società « Terme Agnano » di voler stu- diare il cratere di Agnano assieme ad altri colleghi tedeschi, crede che, per ragioni storiche e per convenienze di amor proprio nazionale, sia opportuno che tale studio, e non solo di Agnano , ma dei Campi Flegrei, sia fatto dai diversi Istituti scientifici della nostra Università; e propone che la Società di Naturalisti si faccia promotrice dello studio scientifico dei Campi Flegrei, incominciando dal cratere di Agnano , nominando una Commissione che. suddivisa in Sottocommissioni, si occupi dello studio dei Campi Flegrei dal punto di vista della Geologia, Vulcanologia e Minera- logia , della Idrografia, della Flora e della Fauna. Il Presidente accoglie la proposta ed apre la discussione nella me- desima. Tutti i presenti finiscono col mettersi d'accordo sulla bontà ed op- portunità della proposta Gauthier, che viene così accettata. Il Presidente chiede che i socii facciano i nomi di quelli che deb- bono entrar a far parte della Commissione. — 179 — I socii di accordo rimettono la scelta al Presidente. II socio Milone propone che si formi un Comitato. Il Segretario invece ritiene sia meglio chiamarsi Commissione e così si approva. Il Presidente legge i nomi di coloro che sono chiamati a far parte violili Commissione e cioè: Bassani F., De Lorenzo G., Scacchi E., Mercalli G., Galdieri A., 0- glialoro A., Milone U., Forte 0., Gauthier V., Aguilar E., Monticelli Fr. S., Della Valle A., Pierantoni U., Police G., Cerruti A., Della Valle P., Ca- roli E., Quintieri L., Trani E., Cavara F., Geremicca M., Balsamo F., Guadagni, Bruno A.. De Rosa F. Questo comitato è diviso in tre sottocommissioni, in rapporto alla Gea, alla Flora ed alla Fauna. Viene eletto per acclamazione a Presidente della Commissione il pro- fessor Cavara. Ciascun sottocoinitato avrà poi cura di eleggersi il proprio presidente. Si decide di dare comunicazione alla stampa della nomina della Com- missione e degli intendimenti che essa si propone. Si passa alle comunicazioni verbali. Il socio Gauthier riferisce il sunto della sua comunicazione verbale: Gauthier V. — I funghi termo-vegeto-minerali di Guardia Piemontese (Cosenza). Comunicazione vkkbale (Sunto). È noto come nella terapia balneare fossero in tutti i tempi adope- rati i depositi spontanei delle acque minerali costituiti prevalentemente da principii minerali, a cui spesso si aggiungono organismi vegetali, che tro- vano una condizione favorevole per il loro sviluppo non solo nella terma- lità delle acque, ma anche per alcuni principii minerali, specie per lo zolfo allo stato di H- S o di solfati, che vengono ridotti in solfuri nelle acque solfuree. Questi depositi, da non confondersi con le concrezioni, sono molli, pastosi e vengono designati col nome di Fango in Italia, di boues, fange, Union, vase in Francia e di Mineralmoor e Schlamoor in Germania. Hanno origine diversa e composizione diversa.' Possono essere tra- sportati dalla sorgente stessa oppure dalle acque meteoriche o dall' uomo nelle vicinanze delle sorgenti, ove subiscono una speciale mineralizzazione. I primi, più rari, sono veri fanghi minerali naturali; gli altri possono considerarsi come artificiali. I fanghi, oltre alle modificazioni chimiche dovute ai sali delle acque, subiscono quasi tutti delle modificazioni fisiche per opera di organismi vegetali, che con la loro morte disfacendosi, comunicano ad essi un certo grado di pastosità, che ne rende più facile le applicazioni sul corpo, ed aquistano anche certi principii chimici organici che li rendono più attivi. Questi fanghi sono detti vegeto-minerali per distinguerli da quelli mine- rali, e sono più pregiati. — 180 - In Italia fanghi di simil genere sono rari, e sono conosciuti soltanto quelli di Aitano e di Battaglia, però i residui vegetali che contengono non sonii in tale quantità da metterli alla pari di quelli di Franzesbad in Boemia. Questi fanghi hanno la particolarità di arricchirsi, in seguito al processo di fermentazione delle alghe che abbondantemente si sviluppano, di acidi grassi volatili, di acido solforico libero e di solfati solubili. Durante i miei studi sulle sorgenti dell'Italia Meridionale, ebbi ad osservare nel 1906 il fango di Guardia Piemontese, che si raccoglie lungo il canale di scolo dell'acqua solfurea termale detta Caronte. Quest'acqua che sgorga alla temp. di 44°, dopo pochi metri di percorso offre le condizioni favo- revoli per una rigogliosa vegetazione di alghe del genere Beggiatoa alba. e l'acqua diventa lattiginosa per deposito di zolfo. Sottoposto all'analisi, esso contiene alghe in parte morte , in parte disfatte, ha odore di idrogeno solforato, contiene sostanze grasse, acidi grassi volatili, sostanze umiche, acido solforico libero, solfo libero, am- moniaca e grande quantità di silice. Quest'analisi corrisponde, salvo lievi varianti, a quella di E. Lud- wig per il fango di Franzesbad. Dobbiamo ritenere perciò che in Italia si trovi un fango termo-ve- geto-minerale come quello boemo, e quindi non è necessario ricorrerà al- l'estero per adoperare questo agente curativo veramente efficace nella te- rapia balneare. Il socio Gargano riassume la sua comunicazione verbale sui Tra- pianti di tessati embrionali nei sciaci. Dal socio Geremicca vieu letto il sunto delle comunicazioni del socio Vanni, assente da Napoli. Vanni G. — 1) Sulla composizione delle onde sinusoidali di periodo differente (Sunto). È noto che nella trattazione della composizione di due o più onde parallele di periodo e di fase differenti, si considera abitualmente solo il caso in cui la differenza dei periodi stessi sia molto piccola rispetto ad entrambi, tanto da poter considerare la loro differenza di fase come fun- zione lineare del tempo invece di essere costante. Applicando allora il metodo dei vettori rotanti e la regola di Fresnel, si arriva alla deter- minazione del periodo e della frequenza del moto periodico risultante. Il metodo ha 1' inconveniente di essere solo approssimato, di applicazione piuttosto laboriosa, e di dare al concetto di fase un significato affatto arbitrario. Nella presente nota l'autore parte da un principio che dà immedia- tamente una soluzione rigorosa del problema, principio evidente per sé e che consiste nel ritenere che il periodo dell'onda risultante di due onde sinusoidali parallele deve essere il minimo comune multiplo dei periodi delle onde componenti. Applicando questo principio e facendo uso di ovvii — 181 — teoremi aritmetici sul minimo comune multiplo di (lue grandezze, si ar- riva immediatamente e con grande facilità al risultato. 2) Sul calcolo della capacità mutua di due cilindri eccentrici (Sunto). Il calcolo della capacità mutua di due cilindri eccentrici ad assi pa- ralleli si collega, come è noto, col metodo delle rappresentazioni conformi e con la teoria delle funzioni di variabile complessa. Il problema può, tuttavia, trattarsi elementarmente, come è stato fatto da varii autori e specialmente dal Vaschy, da Heaviside e dal Russel. I calcoli relativi sono però, se non difficili, piuttosto lunghi e complicati In questa nota si arriva assai facilmente al risultato, giovandosi di alcune relazioni e considerazioni della Geometria metrica-proiettiva, l'uso delle quali, oltre che semplificare notevolmente la trattazione del problema, dà al metodo una maggiore uniformità. Esso si applica, inoltre , sia al caso in cui i cilindri eccentrici souo esterni l'uno all'altro, sia a quello in cui sono interni. 3) Sulla misura delle costanti caratteristiche degli aerei radiotele- grafici (Sunto). E noto come la misura o la predeterminazione delle costanti carat- teristiche degli aerei radiotelegrafici (capacità, autoinduzione, resistenza di isolamento, ecc.) abbia importanza capitale nei calcoli relativi all'im- pianto delle stazioni. Le difficoltà inerenti ai metodi di misura di tali costanti, sono tuttavia assai gravi, giacché (per quanto riguarda la capa- cità e l'autoinduzione) si tratta di grandezze talmente piccole, che i me- todi ordinarli della Elettrotecnica darebbero risultati di assai scarsa ap- prossimazione. In questa nota l'autore mostra come adoperando il metodo del com- mutatore rotante consigliato dal Fleming si possa, con un dispositivo assai semplice, assai facilmente e rapidamente misurare la capacità e la resistenza di isolamento dell' aereo, la capacità potendo ottenersi sia in modo diretto, sia per confronto con una capacità campione nota, tarata per correnti ad alta frequenza. Ottenuta la capacità, e determinata, con un ondametro o cimometro, la lunghezza d'onda fondamentale propria dell'aereo, si calcola con la forinola di Lord Kelvin l'induttanza del cir- cuito. Lo stesso dispositivo permette, ol semplice uso di due commutatori, di misurare la resistenza di isolamento dell' aereo e di verificare come esso varii continuamente con le condizioni atmosferiche, determinandone i limiti di variazione. 4) Sulla resistenza delle terre nei circuiti radiotelegrafici (Sunto). E noto quale importanza capitale abbia, nelle trasmissioni radiotele- grafiche, la circostanza di ridurre al minimo la resistenza della presa di terra, allo scopo di ridurre pure minimi la dissipazione di energia per effetto Joule. La minima di tale resistenza è tutt'altro che facile, giacché, insieme con la resistenza chimica propriamnnte detta, occorrerebbe co- — 182 — noscere La reattanza della presa di terra dovuta alla sua capacità. Nella quasi impossibilità in cui ci si trova di misurare tale reattanza, ci si può contentare di misurare la sola resistenza ch'unica. L'autore dà, in questa breve nota, i risultati da lui ottenuti misu- rando col metodo delle terre ausiliarie, e tacendo uso di un apparecchio assai semplice e pratico costruito da Siemens, la resistenza della terra principale dell'Istituto militare radiotelegrafico. Si dovrebbe passare alla discussione dei bilanci, ma il Presidenti; dice che dovendosi fornire dei chiarimenti al revisore dei conti , socio Cutolo E., si rimanda la discussione alla prossima tornata. La seduta è tolta alle ore 18. Tornata del 28 novembre 1912 Presidente: Oavaha. — Segretario ff.: Gauthier. Socii presenti: Outolo E, Geremicca. Aguilar, Pierantoni, Gargano, Guadagno, Monticelli, Della Valle, Siniscalchi, De Rosa. Si apre la tornata alle ore 21.30. Essendo assente il socio Cufiuo che redasse il verbale della tornata precedente, il Segretario si scusa. L'Assemblea propone che il verbale si dia per letto ed approvato. Resta cosi approvato. Riprendendosi i lavori, il Presidente saluta i socii. Commemora bre- vemente il defunto socio Antonio Jatta e propone una solenne Commemo- razione, da farsi da un socio. Si stabilisce che essa venga fatta dal Presidente, il quale di buon grado accetta e di accordo resta fissata per una prossima tornata. Passa poi a riferire sulla Commissione nominata per gli studi dei Campi flegrea; ed annunzia che fra breve saranno convocate le sottocom- missioni. Informa l'Assemblea che fu inviata al Ministero della P. I. la let- tera pel solito sussidio. Il socio Della Valle P. legge un suo lavoro su La doppia rigenera- zione inversa nelle fratture delle zampe di Tritoni; e ne chiede la pub- blicazione. 11 socio Pierantoni fa una comunicazione verbale : Pierantoni U. — Sul comportamento della Macroglossa slcllatarttm rispetto ai fiori disegnati. Comunicazione verbale (Sunto) La funzione vessillare, che il Delpino assegnò agli organi colorati dei fiori, fu dal grande naturalista italiano definita come attrazione esercitata — 183 — da questi ultimi siigli insetti pronubi, pel differenziarsi dei colori sulla massa verde delle foglie circostanti. Ma come altro efficace agente di ri- chiamo pei pronubi furono anche designati dal Del pino e da altri gli odori emananti da speciali organi riorali; odori che agiscono anche a notevole distanza sui sensibilissimi organi autennali degl' insetti. Di questi due elementi di richiamo anche uno solo è non di rado suf- ficiente a richiamare gì' insetti, come prova il fatto che anche fiori poco appariscenti od inodori (almeno pei nostri sensi) sono visitati dai pro- nubi. La Macroglossa stellalarum è molto interessante da questo punto di vista. Questo grazioso sringide, frequente anche nelle nostre case di cam- pagna, giusta Je osservazioni dello Sehnabl (Illustr. Wochenschr. Entoni. Jahrg. 1, p. 14:7) visita e si ferma su tìori dipinti di Tropaeolum. Questa osservazione è stata fatta per puro caso, ma in condizioni alquanto dif- ferenti , anche da me nella scorsa estate. Notai infatti in una villa nei pi'essi di Napoli, che le Macroglosse venivano spesso attratte da grossi fiori di crisantemo non dipinti, ma semplicemente disegnati a mezza tinta sulla carta rivestente le pareti di una stanza. Questi insetti visitavano sistematicamente ciascun fiore di ciascuna delle molte serie che si sus- seguivano nello sbiadito disegno della carta, soffermandosi brevemente e tastando con la proboscide ciascuna inriorescenza proprio in corrispon- denza della regione centrale più oscura, ove avrebbero dovuto trovarsi le imboccature df Ile corolle tubulari dei capolini, se i tìori fossero stati veri. Di solito le Macroglosse abbandonavano la camera solo dopo aver visi- tato, alla maniera suindicata, quasi tutti i fiori delle quattro pareti. Non mi risulta che tale osservazione sia stata mai fatta in queste condizioni. Ad ogni modo a me pare di qualche interesse, sia perchè di- mostra che nella funzione vessillare oltre il colore e 1' odore ha valore anche la forma dei fiori; in secondo luogo perchè dimostra che gli insetti hanno la facoltà di percepire gli oggetti anche in immagini semplicemente disegnate; facoltà che in generale non si rinviene neanche in animali ele- vatissimi la cui intelligenza è molto evoluta Si passa alla votazione per l'ammissione a socio ordinario non resi- dente del sig. Giuseppe Zirpoli. E ammesso alla unanimità. Prima di togliere la seduta il Presidente ricorda che fu promessa una visita al Museo Trinchese e che non fu fatta perché sopraggiunsero le vacanze estive. Egli sente il dovere di adempiere alla promessa fatta al Prof. Siniscalchi e si stabilisce di accordo che domenica 1° dicembre alle ore IO i soci si rechino a visitare il Museo Trinchese. La seduta è tolta alle ore '23. — J84 — Tornata ed Assemblea generale del 29 dicembre 1912 1* Convocazione. La seduta è aperta allo ore 15.15. Sono presenti il Presidente, il Segretario ed il socio P, Della Valle. Il Presidente constatata la mancanza del ninnerò legale, fa redigere verbale negativo e chiude la tornata alle 15.30. £a Convocazione. Presidente : Oavara. — Segretario ff. : Gauthikr. La seduta è aperta alle ore 16.30. Socii presenti: Pierantoui, Siniscalchi, Tfani, Olitolo E, Della Valle P., Geremicca, Bruni, Nicolosi, Milone, De Rosa. Si legge ed approva il verbale della tornata precedente. Il Segretario presenta i cambii e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Presidente riferisce intorno alla visita fatta al Museo Trinchese sorto per opera del socio Siniscalchi, la cui attività è veramente encomia- bile, e presenta un ordine del giorno in cui si elogia la illuminata ed ef- tìcace operosità del Siniscalchi, che ha saputo fondare e sviluppare un'O- pera di grande utilità per le classi popolari e specialmente per gli operai. Il voto è approvato all'unanimità. Il socio Siniscalchi ringrazia. Il Presidente dà la parola al socio Enrico Cutolo per riferire sul bi- lancio consuntivo del 1911. Il socio Cutolo E. legge la relazione, dalla quale risulta una diffe- renza passiva a tine dicembre 1911 di L. 1H42. Egli si preoccupa di questo stato di cose, e principalmente perchè vede che il Bollettino, che costi- tuisce la gloria della Società, corre pericolo di non poter essere continuato. Propone perciò una sottoscrizione a quote rimborsabili anno per anno non fruttifere di interesse. Il Presidente fa rilevare che il deficit del bilancio di questo anno potrà diminuire, sia per le 500 lire provenienti dal sussidio avuto dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, sia per le 400 lire del sussidio del Ministero della I. P. Il socio Geremicca fa notaro a proposito del bilancio, che il Bollet- tino di questi due anni riuniti in un sol volume risulterà troppo esiguo, e quindi egli chiede se, non essendosene ancora completata la stampa, si possa inserire in questo volume anche il lavoro del socio P. Della Valle che fu comunicato nella tornata precedente. Dopo larga discussione si stabilisce che il lavoro de! socio Della Valle P. venga pubblicato nel Bollettino in corso. — 185 - Si procede alla elezione, per compiuto biennio, del Presidente, di due consiglieri, del Segretario e di due revisori dei conti. 11 seggio elettorale risulta composto dal socio Siniscalchi, Presidente » Bruno i „ r» n vn n ! Scrutatori. » Della valle P. ( Risultano eletti: il socio Monticelli a Presidente, i socii De Rosa e Galdieri a Consiglieri, il socio Gargano a Segretario, i socii Geremicca e Capobianco a Revisori dei Conti. La tornata è chiusa alle ore 18. CONSIGLIO DIRETTIVO per l'anno J913 Monticelli Francesco Saverio Presidente Pierantoni Umberto Gargano Claudio Zirpolo Giuseppe Bruno Alessandi'O Gauthier Vincenzo De Rosa Francesco Galdieri Agostino Gargano Claudio datolo Enrico Geremicca Michele Vice-Presidente Segretario Vice-Segretario Consiglieri Bibliotecario Cassiere Redattore del Bollettino ZEILEUSTCO IDEI SOCII (31 marzo 1918) SOCII ORBINARII RESIDENTI 1. Amato Carlo. — Via Tribunali, 339. 2. Aguilar Eugenio. — Vico Neve a Materdei. 27. 3. Anile Antonino. — Istituto Anatomico a S. Patrìzia. 4. Arena Mario. — Via Roma, 129. 5. Balsamo Francesco. — Via Forìa, 210. 6. Bassani Francesco. — Istituto di Geologia della R. Università. 7. Bruno Alessandro. — Via Bari, 30. 8. Capobianco Francesco. — Via Sapienza, 18. 9. Caroli Emesto. — Istituto Zoologico della R. Università. 10. Cavara Fridiano. — R. Orlo Botanico, Via Forìa. 11. Cerniti Attilio. — Stazione Zoologica, Villa Nazionale. 12. Chistoni Ciro — Istituto di Fìsica terrestre, S. Marcellino, 11. 13. Curino Luigi. — S. Maria degli Angeli. 7. 14. Cutolo Alessandro. — Via Roma, 404. 15. Cutolo Enrico. — Via Roma, 404. 16. De Biasio Abele. — Via Rosariello a Piazza Cavour, 12. 17. D' Evant Teodoro. — Piazza dei Martiri, 30. 18. Della Valle Antonio. — Via Salvator Rosa, 259. 19. Della Valle Paolo. — Via Salvator Rosa, 259. 20. De Lorenzo Giuseppe. — Istituto di Geografia fisica della R. Università. 21. De Rosa Francesco. — Via S. Lucia, 62. 22. Forte Oreste. — Via Monteoliveto, 37. 23. Galdieri Agostino. — Strada Stella, 94. 24. Gargano Claudio. — Via S. Lucia, 62. 25. Gauthier Vincenzo. — Via Sapienza, 29. 26. Geremicca Michele. — Largo Avellino, 4. 27. Guadagno Michele — Via Foria. 177. 28. Iroso Isabella. — Via Forìa, 118, Palazzo Castelcicala. 29. Jatta Mauro. — Piazza Viti. Emanuele, 12, Roma. 30. Kernot Giuseppe. — Farmacia a Piazza S. Ferdinando. 31. Marcucci Ermete. — Istituto di Anatomia Comparata, R. Università. — 190 - 32. Milone Ugo. — Via Pontenuovo, 21. 33. Mercalli Giuseppe — R. Osservatorio Vesuviano, Resina. 34. Monticelli Francesco Saverio. — Via Ponte ài Chiaia, 27. 35. Morgera Arturo. — Vico Neve a Ghiaia, 31, 36. Oglialoro Agostino — Istituto di Chimica B. Università. 37. Pierantoni Umberto. — Galleria Umberto I. 27. 38. Police Gesualdo. — Isti luto zoologico della R. Università. 39. Praus Carlo. — Istituto zoologico, R. Università. 40. Quintieri Luigi. — Villa propria. Rione Amedeo. 41. Ricciardi Leonardo. — Via Guglielmo Sait/e/iee. 24. 42. Rippa Giovanni. — R. Orto Botanico. 43. Romano Pasquale. — Via Porta Medina, 44. 44. Scacchi Eugenio. — Istituto di Mineralogia della R. Università. 45. Schettino Mario. — Via Roma, 320. 46. Siniscalchi Alfonso. — Via Salvator Rosa. 330. 47. Stefanelli Augusto — Istituto d" Istologia e Fisiologia. R. Università 48. Trani Emilio. — Via Campanile ai Miracoli, 47. 49. Viglino Teresio. — Piazza Dante. 41. 191 — SOCII ORDINARI NON RESIDENTI 1. Armenante Euclide. — R. Liceo, Melfi. 2. Cotronei Giulio. — Istituto Anatomia Comparata R. Università, Roma, 3. D'Adamo Antonio. — Rampe Annunziata, 22, Napoli. 4. Di Paola Gioacchino. — R. Istituto tecnico, Caserta. 5. Foà Jone. — Via Avvocata a Piazza Dante, 19, Napoli. G. Marcello Leopoldo. — Piazza Cavour, Farmacia Marcello, Napoli. 7. Misuri Alfredo — Istituto di Zoologia. R. Università di Palermo. 8. Patroni Carlo. — R. Istituto Tecnico, Arezzo. 9. Piccoli Raffaele. — Via Avvocata a Piazza Dante, 19, Napoli. 10. Raffaele Federico. — Istituto di Zoologia, R. Università, Palermo. 11. Vanni Giuseppe. — Via Sette Sale, 38, Roma. 12. Vigorita Domenico. — - R. Liceo, Melfi. 13. Villani Armando. — R. Liceo, Campobasso. 14. Zirpolo Giuseppe — Vico Storto S. Anna di Palazzo, 21, Napoli. SOCII ADERENTI 1. Cutolo Costantino. — Via S. Brigida, 39, Napoli. 2. De Franciscis Ferdinando. — Corso Vittorio Emanuele, 626, Najioli 3 Filiasi Emmanuele. — Riviera di Chiaia, 270, Napoli. 4. Filiasi Giuseppe. — Riviera di Ghiaia, 2/0, Napoli. 5. Grande Loreto — R. Orto Botanico, Napoli. G. Marcolongo Ines. — Id 7. Melpignani Luigi. — Ostuni. 8. Morese Giuseppe. — Piazza Municipio, 48, Napoli. 9. Nicolosi-Roncati Francesco. — R. Liceo , Montcleone (Calabria). 13 Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio (31 dicembre 1911) EUROPA Italia Acireale Aosta Bologna Brescia Cagliari Catania Firenze Genova Lodi Lucca • Accademia di Scienze, Lettere ed Arti dei Zelanti e P. P. dello studio (Atti e Rendiconti). Accademia dafnica di Scienze, Lettere ed Arti (Atti e Rendiconti). ■ Societé de la Flore Valdótaine (Bollettino). - R. Accademia delle Scienze dell'Istituto (Rendiconti). - Commentari dell' Ateneo. Bollettino della Società tra i cultori delle Scienze mediche e naturali. R. Accademia Gioenia (Bollettino e Memorie). -Archivio per l'Antropologia e l'Etnologia. Società botanica italiana (Bollettino). Nuovo Giornale botanico italiano. Bollettino bibliografico della botanica italiana. Monitore zoologico italiano. « Redia » Giornale di Entomologia. R. Società toscana di 'Orticoltura (Bollettino). R. Accademia dei Georgofili (Atti). Società entomologica italiana (Bollettino). - R. Accademia medica (Bollettino e Memorie). Museo civico di Storia Naturale (Annali'. Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università (Bollettino). Società ligustica di Scienze naturali e geografiche (Atti). Rivista ligure di Scienze, Lettere ed Arti. -R, Stazione sperimentale del caseificio (Annuario). -R. Accademia Lucchese (Atti). — 104 Milano Napoli Padova Palermo Pavia Perugia Pisa Portici Roma Rovereto Sassari Scafati Siena — Società [taliana di Scienze naturali e Museo civico di Storia naturale (Atti). — R. Accademia delle Scienze fìsiche e matematiche ! Memorie, Rendiconti ed Annuario). Accademia Pontaniana (Atti). Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli. Orto Botanico della R. Università. (Bollettino). GÌ' Incurabili. Zoologischen Station zu Neapel (Mittheilungen). Annali di nevrologia. Rivista agraria. Società africana d' Italia (Bollettino). — Accademia scientifica veneto-trentino-istriana (Atti). R. Stazione bacologica (Annuario). La Nuova Notarisia. Il Raccoglitore. — Il Naturalista siciliano. Giornale del Collegio degli Ingegneri agronomi. R. Istituto botanico. — Contribuzioni alla Biologia ve- getale. R. Orto Botanico e Giardino coloniale (Bollettino). — Istituto botanico delF Università di Pavia (Atti). — Annali della Facoltà di medicina e Memorie della Accademia medico -chirurgica. — Società toscana di scienze naturali (Memorie e Pro- cessi verbali). — R. Scuola superiore di Agricoltura (Annuario e Bol- lettino). .Laboratorio di Zoologia Generale ed Agraria (Annali). — R. Accademia dei Lincei (Bendi conti). R. Accademia medica (Bollettino ed Atti). R. Comitato geologico italiano (Bollettino). Ministero di Agricoltura (Annali). Laboratorio di Anatomia normale della R. Università (Ricerche). Accademia pontificia dei Nuovi Lincei (Atti). Società zoologica italiana (Bollettino). Società italiana per il progresso delle scienze (Atti). R. Stazione chimico-agraria sperimentale (Annali). Società per gli studi della malaria (Aiti). — Accademia degli Agiati (Atti). — Museo civico Pubblicazioni). — Studi sassaresi. — Bollettino tecnico della coltivazione dei tabacchi. — Rivista italiana di Scienze naturali. Torino Udine Venezia Verona - 195 — - R. Accademia delle Scienze (Atti). Club alpino italiano (Rivista e Bollettino). Musei di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Università {Bollettino). « Biologica ». Rivista di Scritti di Biologia. *< Mondo Sotterraneo ». Rivista di Speleologia L' Ateneo veneto. Madonna Verona. Accademia d' Agricoltura , Scienze , Lettere , Arti e Commercio (Atti e Memorie). Spagna Barcelona — Institució catalana d'Historia naturai (Bullleti). Cartuja — Boletin Mensual de la Estación Sismologica de Car- tuja. Madrid — Sociedad espanola de Historia naturai (Anales y Bo- letin). Zaragoza — -Sociedad aragonesa de Ciencias naturales (Boletin). Anales de la Facultad de Ciencias. Portogallo Coimbra — Annaes scientifico^ da Academia Polytecnica do Porto. Lisbona — Broteria — Revista de Sciencias naturaes do Collegio de S. Fiel. Bulletin de la Société Portugaise de Sciences Na- turelles. Francia Bordeaux — Société d'Océanographie du Golfe de Gascogne (Rap- ports). Cherbourg — Société nationale des Sciences naturelles et mathé- matiques (Mémoires). Langres — Société de Sciences Naturelles de la Haute Marne (Bulletin). Levallois-Perret — Association des Naturalistes. (Bulletin). — Société des Sciences et Réunion biologique de Nancy (Bulletin des séances). Nancy Bibliographie anatomique. Nantes — Société des Sciences naturelles de l'ouest de la France (Bulletin). — 196 Paris Journal d<' l'Anatomie ei de La Physiologie de l'homme et des animanx. Socióti'1 /.uiilnu'i(|iic de t1 rance l Bulletin ei Mémoires). Muséum d'Histoire naturelle (Bulletin). La feuille dea jeunes Naturalistes. Bruxelles Louvain Belgio Société royale malacologique de Belgique (Annalea). ■ La Cellule. Berlin Bonn Leipzig Giessen Gustrow Germania Bericht ilber die Verlagsthàtigkeit. Naturae novitates. Botaiiische Verein der provinz Brandeburg ( Verhand- lungen). Naturhistorischen Vereines der Preussiscken Rhein- laude und Westfalens ( Verhandlungen). Niederrheinischen Gesenschaft fur Natur-und Heil- kunde (Sitzungsberichte). Zoologischer Anzeiger. Matematische und naturwisseuschaftliclie berichte aus Ungarn. Oberkessischen Gesellschaft fiir Natur-und Heilkund {Bevici tt). Verein der Fremi de der Naturgeschichte in Mecklen- burg (Archiv). Svizzera Chur Lugano Zurich Wien Prag - Naturibschenden Gesellschaft Granbiinden's (Jahres- bericht). Società Ticinese di Scienze Naturali (Bollettino). Societas entomologica. Austria K. K. Naturhistorischen Hof-Museums (Annulen). Zoolog. botan. Gesellschaft (Verhandlungen). Ceska akademie cisare Frantiska Josefa prò vedy slovenost. a umeni [Pubblicazioni ). Casopis £!eské Spolecnosti Entomologické (Ada So- cietatis Entomologi cae Bohemiae). Budapest Brunii — 197 — — Aquila Magyar Ornithologiai Kozponi Folyóirata. Societé Royale Hongroise des Sciences Naturelles. — Naturfoschenden Vercines I Verhandlungen). Cambridge London Plymouth Inghilterra - Phiiosophical Society (Proceedings and Transactions) .Royal Society (Proceedings, Reports of the sleeping sickness commissione and Obituari/ notices). Marine biological Association of the United Kingdom. (Journal). Upsala Stockholm Svezia Geological Institution of the University of Upsala (Bulletin). - K. Vet. Akadems-Bibliothek (Arkiv for Botanik Arkiv for Zoologi). Tromsoe Norvegia Tromsoe Museum Helsingfors Finlandia Societas prò fauna et flora fennica (Ada et Medde- landeu). Kiew Moscou Tiflis Russia Société des Naturalistes (Mémoires). Sociétó imperiale des Naturalistes (Bulletin). ■ Giardino botanico [Lavori). Amsterdam Olanda Academie Royale (Mémoires) — 198 — Tokyo ASIA Giappone Anuotatioues zoologicae japonenses. Cairo Capetown AFRICA Egitto Socióté eutomologique d' Egypte (Bulletm et Mé- moires). Colonia del Capo South Africau Museuni (Amials). AMERICHE Brasile Rio de Janeiro — Archivos do Museu Nacioual. Lima Perù Boletin de la Societad geografica. Uraguay Montevideo — Museo uacional (Anales y Comunicaciones ; Sección histórico-filosófica). Asuncion Paraguay Revista de Agronomia y de Cieucias aplicadas. — 199 — Repubblica Argentina Buenos Ayres —Museo nacionaJ (Anales y Comunicaciones). Chili Santiago — Société scientifique du Chili (Actes). Colombia Bogotà — El Agricultor. — Organo de laSociedad de los Agri- cultores colornbianos San Salvador San Salvador — Anales del Museo Nacional. Messico Messico — Soeiedad cientifica « Antonio Alzate » (Mcmorias y Revista). Institùto geologico (Boleti». Parergones). Stati Uniti Berkeley — University of California (Publications, Bulletin). Boston — ■ Society of Naturai history (Proceeclings). Brooklyn — Cold spring harbor Monographs. Chapell Hill — Elisha Mitchell sdentine Society (Journal). Chicago — Academy of Sciences (Bulletin and Annual report). Field Museum of Naturai History (Department of Botany). Madison ( Wisconsin) — Academy of Sciences , Arts and Lettres ( Tran- sactions). Wisconsin geological and naturai History Survey (Bul- letin). Missoula (Montana) — Bulletin of the University of Montana (Biological Series) New York — Botanical garden (Bulletin). Philadelphia — Academy of Naturai Sciences (Proceeclings). Saint-Louis — Academy of Science (Transaclions). Missouri botanical garden (Annual report). Springfield (Massachussets) — Museum of naturai history. Tufts College (Massachussets) — Studies. — 200 — Washington Uniteci States Geologica] Survey (Animai report). U. S. I )c]i;irtiiiciii of A.griculture. — Divisimi of Or- nithology and Mammaiogy (Bulletin Sor/li Ami fitin/ Fauna). Sinitlisniiiaii Inst itutimi (Annuol ivport). V . S. National Museum {Bulletin). U. S. Department of agricolture (Jearbook). U. S. Department of agricolture. — Bureau of ani- mai industry \ Annuiti reports). Carnegie Institution of Washington — (Publication). Halifax Canada X<>va Scotian Institute of science. Wellington OCEANIA Nuova Zelanda Geological Survey (Publications). PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO (31 dicembre 1911) Alkani P. Guido — Note sul terremoto del Turkestan. 4 gennaio 1911. 1 op. 8.°, pag. 18, Pavia, 1911. (Autore). >■- - Alcuni studi sulle vibrazioni meccaniche dei fab- bricati, i op. 8., pag. 44, ili. e fuori testo, Prato, 1910. (Autore). — L'Osservatorio Ximeuiano e il suo materiale scien- tifico. I (Sezione Meteorica). 1 op. 8.°, pag. 38, ili., Pavia, 1910. (Autore). » — L'Osservatorio Ximeuiano e il suo materiale scien- tifico. IL (Sezione Astronomica). 1 op. 8 °, pag. 27, ili., Pavia, 1910. (Autore). » — L'Osservatorio Ximeniano e il suo materiale scien- tifico. III. (Sezione Geodinamica). Il Gabinetto si- smologico Filippo Cecchi. 1 op. 8.°, pag. 36, ili., Pavia, 1910. (Autore). Aquario Vasca Da Gama — Relatorio de 1910-1911. 1 op. 8.", pag. 12, Li- sboa, 1911. (Socied. Portug. de Sciencias Natu- rais). Bassani F. — Sopra un Bericide del calcare miocenico di Lecce, di Rosigoano Piemonte e di Malta. [Myripristis melitensis A. Smith Woodward sp.). 1 fase, con 2 tav., pag. 14, Napoli, 1911. (Autore). Bassani F e Galdieki A. — Scavo geologico eseguito a Capri. 1 op. 8.°, pag. 8, Poma, 1911. (Autori). Beai. F. E. L. Food of the Woodpeckers of the United States 1 voi. 8.°, pag. 64 con tav. col., Washington, 1911. (Dono del Department of Agricultura). Bonomi A. — Del canto dei Rampichini (Ccrthia familiaris L. e C. brachìjdacftjla Br.). 1 op. 8.°, pag. 3, Siena, 1910. (Autore). 202 — Bruno A. Cardi otti Cu. Cannizzaro fc>. Ceekolaza A. COBELLI R. Darton N. H. De Alessandri G. D'Erasmo G. Fuller A. V. Galdieri A. Gargano C. GlOVANNOZZI P. G. Giuffrida-Ruggieri V Bref. odi skrifrelser af och Oli Cari von Linné. Med. understod af Svenska Staten , uttigna af Upsala Universitet. Forata Afdelningen. Del IV. I voi. 8.°, pag. 3G5, Stockholm, 1910. (Dono dell'Università di Upsala). — Il possesso della Libia e la missione della scienza italiana. 1 op. 8.°, pag. 15, Napoli, 1911. (Autore). — Recherckes bactériologiques faites enNouvelle-Zemble et dans les mera arctiques. 1 op. 8.°, pag. 21, Bor- deaux, 1910. (Dono della yoe. Océanogr. du Golf'e de Gascogne). — Crustacé parasite de la Morue. 1 op. 8.°, pag. 3 con tav., Bordeaux, 1911. (Dono idem). — La scienza e la scuola (Discorso). 1 op. 8.°, pag. 6, Roma, 1910. (Dono dei parenti del prof. Canniz- zaro). — El materialismo trìunfante ! 1 voi. 8.°, pag. 98, Ma- drid, 1911. (Autore). — Appendice agli Imenotteri del Trentino. 1 op. 8.°, pag. 54, Rovereto, 1910. (Dono del Museo Civico di Rovereto). — Geology and Water Resources of the horthern por- tion of the Black Hilly and adjoining Regions in youth Dakota and Wyoming. 1 voi. fol. ili., pag. 105, Washington, 1909. (Dono dell'U. S. Geological yurvey). — ytudii sui pesci triasici della Lombardia. 1 fase, fol., pag. 145 con 9 tav., Pavia, 1910. (Dono del Museo Civico di ytoria Naturale di Milano). — ■ yopra alcuni avanzi di pesci cretacei della Provincia di Lecce. 1 fase. pag. 7 con 1 tav., Napoli, 1911. (Autore). — The spontaneous oxidation of arseniacal dipping fìuids 1 op. 8.°, pag. 8, Washington, 1911. (Dono dell' U. y. Dep. of Agriculture Bureau of Animai Indu- stry). — Raffaele Vittorio Matteucci. 1 op. 8.° , pag. XLIII a LVIII, Roma, 1911. (Autore). — Trapianti di tumori epiteliali umani nel sorcio « Mus Musculus » e loro trasformazione in sarcomi. 1 op. 8.°, pag. 5, Napoli, 1911. (Autore). — Il P. Giovanni Antonella Commemorazione. 1 op. 8.°, pag. 26, Pistoia, 1910. (Dono dell'Osservatorio Xi- meniano). - La questione dei Pigmei e le variazioni morfo- logiche dei gruppi etnici . 1 op. 8.° , pag. 29, Fi- renze, 1910. (Autore). — 203 — Go0Raud V. X. — Obe bisogna mangiare? Manuale di alimentazione razionalo con prefazione del prof. A. Gautier. Ver- sione italiana con note del Dr. Alessandro Cutolo. 1 voi. 8.°, pag, 363, 1° raigl., Napoli, 1911. (Dono del dott. Alessandro Cutolo). Graybill il. W. — Directions for constructing a vat aud dipping castle to destroy ticks. 1 op. 8.°, pag. 16, Washington. 1911. (Dono dell'U. S. Dep. of Agricult. Bureau of A n ini al Industry). Hoi-listke N. — A Systematic Synopsis of the Muskrats. (North Ame- rican Fauna, n. 32). 1 voi. 8.°, pag. 38, ili., Wa- shington, 1911. (Dono dell'U. S. Dep. of Agricol- ture). Jagkrskioi.d L. A. — Results of theSwedish Zoological Expedition to Egypt and the White Nile 1901. Part. IV. 1 voi. 8.°, Up- sala, 1911. (Dono dell' Akademiska Bokhandeln Ltd.) . Janet Cu. — Sur un nématode qui se developpe dans la tète de la Formica fusca. 1 op. 8.°, pag. 2, Beauvais. 1909. (Autore). » — Sur l' ontogénèse de 1' insecte. 1 voi. 8.°, pag. 129, Limoges, 1909. (Autore). — Sur la morphologie de l'insecte. 1 voi. 8.°, pag. 75, Limoges, 1909. (Autore). » — Sur la parthéuogénèse arrhénotique de la foormi ou- vrière. 1 op. 8.°, pag. 8, Beauvais, .1.909. (Autore). » — Note sur la phylogénèse de l'insecte. 1 op. 8.°, pag. 15, Renies, 1909 (Autore). » — Sur la morphologie des membranes basales de l' in- secte. 1 op. 8.°, pag. 2, Beauvais, 1909. (Autore). Kostlivv S. — Untersuchungen uber die KUmatischen Verhaltnisse von Beirut, Syrien. 1 voi. 8.°, pag. 159, Prag. 1905. (Dono della K. Bohm. Gesell. der Wissenschaft. in Prag.). Lo Bianco S. — Su alcuni stadii postlarvali appartenenti a Gadidi rari del Golfo di Napoli. 1 op. 8.°, pag. 17 con 1 tav.., Napoli, 1911. (Dono del prof. F. S. Monti- celli). Longo B. — Sul Ficus Carica. 1 op. 8.°, pagg. 415-432, Roma, 1911. (Autore). Lozano L. — Contribucion al estudio de las aves de Mogador. (Memorias de la R. Socied. Espanda de Historia Naturai. Tomo Vili, Memoria 2.a). 1 voi. 8.°, pag. 108, Madrid, 1911. (Dono della Socied. Esp. de Hist. Nat.). Lutz F. E. — Experiments with Drosophila ampelophila concer- ning evolution. 1 op. 8.°, pag. 40, Washington. 1911. (Dono della Carnogie Institution). 204 Maqgini M. - Osservazioni sulla Cometa di Halley. 1 op. 8.°, pag. 10 e fcav. , Torino , 1910. (Dono dell'Osservatorio Ximeniano). — Observations de la Comète 1910 b (Metealf). 1 op. 8°, pag. 9 e tav., Bruxelles, 1910. (Dono idem). » -Osservazioni di Marte (1909). 1 op. 8.°, pag. IO!) con tav., Pavia, 1910. (Dono idem). — Observations de la Planète Saturne. 1 op. 8.°, pag. 5 con 1 tav., Paris, 1911. (Dono idem). — Les voiles interienrs et la doublé penombre des ta- ches du soleil. 1 op. 8.°, pag. 10, Bruxelles, 1911. (Dono idem). Matteucci R. V. — Der Vesuv und sein letzter ausbruch. von 1891-1894. 1 op. 8.° , pagg. 325-349 con tav. , Wien. (Dono del dottor A. Cutolo). Me Atee W. L. — Woodpeeckers in relation to trees and wood pro- duets. 1 voi. 8.°, pag. 99, ili., Washington, 1911. (Dono dell'U. S. Dep. of Agriculture , Biological Survey). Michaelsen W. - Die Oligochatenfauna der vorderindsch-ceylonischen Region. 1 fase. 8.°, pag. 108 con 1 tav., Hamburg, 1910. (Dono della Nateurwissenchaften der Ham- burg). Monticelli Fr. S. — Forma giovane di Ophanurus Stossichii. 1 op. 8.°, pagg. 68-69, Firenze. (Autore). » — Per l'inaugurazione del monumento a Salvatore Trin- chese in Martano di Lecce. 1 op. 8.°, pag 119-132, Napoli, 1909. (Autore). — Galinella craneola n. g. e n sp. Trématode nouveau de la famille des Udonellidae provenant des Cam- pagnes de S. A. S. le Prince de Monaco. 1 fase, pag. 9 con 2 tav., 1910. (Autore). » — Per Salvatore Lo Bianco. 1 op. 8.°, pag. 4, Napoli, 1910. (Autore). » — Sul Gordio piccino di Delle Chiaie. 1 op. 8.°, pag. 3, Napoli, 1910. (Autore). » — Di un nuovo Otenodrilide del Golfo di Napoli.) Nota preliminare riassuntiva. 1 op. 8.°, pag. 4, Napoli, 1J910. (Autore). » — La cerimonia inaugurale della Statua di Lamarck a Parigi. Relazione. 1 op. 8.°, pag. 189-191, Napoli, 1910 (Autore). — « Raphidrilus nemasoma » Montic. nuovo Otenodri- lide del Golfo di Napoli. (Revisione dei Ctenodri- lidi). 1 op. 8.°, pagg. 401-403 con 2 tav., Napoli, 1910. (Autore). — -205 — Montichi, i.i Fu. Sav.— Notizia preliminare sul rinvenimento di un Nemer- tino (Prostoma Sebethis n. sp.j nelle acque del Se- beto. 1 op. 8.°, pag. 2, Napoli. 1910. (Autore;. Navarro Neumann M.. M. S. — Enumeracion de los terremobos seatidos en Spagna en 1909. 1 op. 8.°, pagg. 293-301.. Madrid, 1910. (Autore). Palacky J. - Die Verbreitung der Fische. 1 voi. 8.° , pag. 238, Prag. 1895. (Dono della K. Bohm. Gesell. der Wis- senchal't. in Prag). Pierantoni U. — Ursprung einiger Organe bei Icerya purchasi und die Vererbung der Symbiose. 1 op. 8.° , pag. 4. (Autore). » — Ulteriori osservazioni sulla simbiosi ereditaria degli Omotteri. 1 op. 8.°. pagg. 96-111, Leipzig, 1910. (Autore). . Publications of the Carnegie Institution of Washin- gton. 1 op. 8.°, pag. 16, 1911. (Dono della Car- negie Instit.). RADLKOFb'ER L. — New and Noteworthy Hawaiian Plants. 1 op. 8 °, pag. 14, ili., Honolulu, 1911. (Autore). Kamstkom M. — Emanuel Swedenborg' s. Investigations in Naturai Science and the basis for his statements conger- ning the functions of the Brain. 1 fase, fol., pag. 59, Uppsala , 1910. (Dono dell'Università di Up- sala). Basmussex F. — Cattle Breeders' Associations in Deumark. 1 voi. 8.°, pag. 40, ili., Washington, 1911. (Dono dell'U. S. Depart. of Agriculture). lleport of the Museum of Naturai History Spring- field, Mass. May Nineteen Hundred Eleven. 1 op. 8.°, pag. 12. (Dono del Museo). Eioja y Martin F. — Priiner Centenario de la muerte de Fiippo Cavo- lini. 1 op. 8.°, pagg. 417-423, Madrid, 1910. (Au- tore). Eoewer Fk. — Revision der Opiliones Plagiostethi (= Opiliones Pal- pai ores). I Teil : Familiae der Phalaugiidae. 1 voi. fol., pag. 264 con 6 tav., Hamburg, 1910. (Dono della Naturwissenchaft. Verein in Hamburg i. Savastano L. e Parrozzani A. — Di taluni ibridi naturali degli agrumi. 1 op. 8.°, pagg. 37-63. Acireale, 1911. (Dono del prof. L. Savastano j. Storia (La) naturale e la Geografia nella Relazione (lolla Commissione Reale per l'ordinamento degli studi secondari in Italia. 1 fase, fol , pag. 55. Siena. IV* ] < > (Dono d>'l prof. A. Neviani). — 206 - Strkbrl II. — (ìonchologische Mitteiluugen ans dem Naturliistori- sche Museum in Hamburg. 1 voi. 8.°, pag. 35 con 3 tav., Hamburg, 19 JU. (Dono della Naturwiy. Ve. rein in Hamburg). Smdsicka P. I. — Prager Tychoniana 1 fase. 8.°, pag. 69, ili., Prag. 1901. (Dono della K. Bohm. Gesell. der Wissen- chaft.i. Vklknov.-ky Jos — Vseobecna Botanika. Srovnavaci Morfologie. Dil. III. 1 voi. 8.° ili. , pag. 613-1012 e 4 tav. , V-Praze, 1910. (Autore;. Wardell Stiles Ch — Index-Catalogue of Medicai and Veterinary Zoo- logy. Part. 33. 1 voi. 8.° , pag. IV e 2509-2582, Washington, 1911. (Dono dell' U. S. Depart. of Agriculture). INDICE Della Valle P. — La soluzione del nucleo nel citoplasma negli eri- trociti delle larve di Salamandra maculosa icon la Tav. 1)- pag. 1 Cotronei G-. — Ricerca di equivalenti morfologici del tessuto insu- lare nel pancreas dei Cheloni. Nota preliminare riassun- tiva » 25 Aquilar E. — La Metavoltina tra le sublimazioni della Solfatara di Pozzuoli. Nota » 28 Vanni G. — Sulla produzione, annullamento ed inversione di un campo rotante e sopra un nuovo galvanometro univer- sale. Nota. ........... 31 Vanni G. — Sopra un nuovo frequenziometro ottico. Nota. . ■ . » 34 Vanni G. — Sulla esperienza fondamentale del Volta. Nota. . . » 36 Vanni G. — Sul calcolo della intensità di corrente in una liDea te- legrafica imperfettamente isolata Nota . . . » 38 Vanni G. — Sulla regola delle medie nella misura delle resistenze. Nota. ............ 41 Vanni G. — Sul calcolo del valore efficace di una corrente oscillante. Nota » ,47 Vanni G. — Sul funzionamento dell'audion e della valvola Fleming. Nota ^51 Bruno A. — La Tripolitania e l' importanza economica della sua ri- cognizione scientifica. Conferenza. . . . » 59 Ricciardi L. — L'evoluzione minerale. ....... 89 Della Valle P — Studii sui rapporti fra differenziazione e rigene- razione—1. La doppia rigenerazione inversa nelle frat- ture delle zampe di Triton (con la Tav. Il) . . » 95 Processi verbali delle tornate. ....... 163 Comunicazioni verbali: Gacthier V. — I fanghi termo- vegeto-minerali di Guardia Piemon- tese (Cosenza) . . . » 179 Vanni G. — Sulla composizione delle onde sinusoidali di periodo dif- lerente ............ 180 » — Sul calcolo della capacità mutua di due cilindri eccen- trici ...... » 181 I-i 208 — Vanni (J. — Sulla misura delle costanti caratteristiche degli aerei radiotelegrafici ..,.'.... pag. Ibi » — Sulla resistenza delle terre nei circuiti radiotelegrafici. » ivi Pierantoni U. — Sul comport amento della S£acroglo88ft stellaiarum rispetto ai fiori disegnati. ........ lyj Consiglio Direttivo per l'anno 1913 » 187 Elenco dei socii. ...... ...» 189 Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ...» 193 Pubblicazioni pervenute in dono ....... 201 Gli Autori assumono r intera responsabilità dei loro scritti Boll. Soc Nat Napoli Voi XXV 1911 •^•••i :© j i£h //« Valle dis. - Boll. Soc. Nat. Napoli Vol. XXV P Della Valle dis (UOT CALZOLARI ff KHHAKIO-MILANC BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DI NATURALISTI BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DI NATURALISTI IIV IVAlPOZyl VOLUME XXV (SERIE II, VOL. V) ANNO XXV & XXVI 1911 e 1912 Con. 3 ta-vole (Pubblicato il 31 marzo 1913) NAPOLI R. STABILIMENTO TIPOGRAFICO FRANCESCO GIANNINI & FIGLI Strada Cisterna dell'Olio 1913 INDICE Della Valle P. — La soluzione del nucleo nel citoplasma negli eri- trociti delle larve di Salamandra maculosa (con la Tav. I) pag. 1 Cotronei G. — Ricerca di equivalenti morfologici del tessuto insu- lare nel pancreas dei Cheloni. Nota preliminare riassun- tiva » 25 Aquilar E. — La Metavoltina tra le sublimazioni della Solfatara di Pozzuoli. Nota » 28 Vanni G. — Sulla produzione, annullamento ed inversione di un campo rotante e sopra un nuovo galvanometro univer- sale. Nota » 31 Vanni G. — Sopra un nuovo frequenziometro ottico. Nota. . » 34 Vanni G. — Sulla esperienza fondamentale del Volta. Nota. . » 36 Vanni G. — Sul calcolo della intensità di corrente in una linea te- legrafica imperfettamente isolata. Nota . . . » 38 Vanni G. — Sulla regola delle medie nella misura delle resistenze. Nota. » 41 Vanni G. — Sul calcolo del valore efficace di una corrente oscillante. Nota » 47 Vanni G. — Sul funzionamento dell'audion e della valvola Fleming. Nota > 51 Bruno A. — La Tripolitania e l' importanza economica della sua ri- cognizione scientifica. Conferenza. ...... 59 Ricciardi L. — L'evoluzione minerale » 89 Della Valle P — Studii sui rapporti fra differenziazione e rigene- razione—1. La doppia rigenerazione inversa nelle frat- ture delle zampe di Triton (con la Tav. Il) . . . » 95 Sii Autori assumono r intera responsabilità dei loro scritti. ESTRATTO DAI, REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (approvato nella tornata del 14 agosto 1898) IV. Del Bollettino. Art. 31. La Società pubblica un Bollettino contenente i pro- cessi verbali delle assemblee e delle tornate e lavori originali dei soli soci ordinarii. Art. 32. I processi verbali delle tornate ordinarie debbono contenere : a) V elenco dei socii presenti ; b) V enumerazione dei lavori originali letti , con 1' indica- zione se vengono o no pubblicati nel Bollettino ; e) una breve notizia delle comunicazioni verbali ; d) V indicazione delle letture e delle conferenze fatte nella tornata ; e) e i nomi dei socii ammessi, e quelle deliberazioni che si crederà opportuno pubblicare. Art. 33. I lavori da pubblicarsi nel Bollettino dovranno esser letti nelle tornate. Sui lavori letti potrà esser fatta discussione. Quindi i lavori restano sette giorni in Segreteria a disposizione di quei soci , che volessero ponderatamente esaminarli. Trascorsi i sette giorni, se non è pervenuta alla Segreteria nessuna osser- vazione da parte di alcun socio, il lavoro è passato alla stampa. Essendovi discussione, questa verrà fatta nella prossima tornata, informandone 1' autore, perchè possa intervenirvi : la discussione sarà pubblicata nel Bollettino, in seguito al lavoro, tenendosene pure conto nel processo verbale. Art. 34. I lavori già pubblicati non possono essere stampati nel Bollettino. Art. 35. Il socio, che non è in regola con la cassa sociale, non può pubblicare nel Bollettino. Art. 36. I soci ammessi a far parte della Società da meno di un anno non hanno dritto a pubblicare nel Bollettino, se non pagano anticipatamente 1' annata intera. Art, 37. Nel caso di lavori fatti in collaborazione da più soci, questi debbono essere tutti in regola con la cassa, perchè il la- voro possa essere pubblicato. Art. 38. I lavori debbono versare sopra argomenti di scienze naturali e loro applicazioni. Art. 39. Il Consiglio direttivo cura la pubblicazione del Bol- lettino. Art. 40. Il numero dei fascicoli del Bollettino sarà determi- nato anno per anno dal Consiglio direttivo. Art. 41. Gli autori avranno gratuitamente gli estratti dei loro lavori. Il numero di questi sarà ogni anno determinato dal Consiglio direttivo. Art. 42. Gli autori potranno avere un numero maggiore di estratti a proprie spese. Art. 43. Lo tavole e ]<■ figure noi testo saranno fatto a cura della Società, e gli autori pagheranno, per ciascuna tavola o fi- gura, un contributo, che sarà caso per caso stabilito dal Consi- glio direttivo, tenendo conto dell' importo delle tavole e dell»; condizioni del bilancio. Gli autori, pertanto, saia imo obbligati a depositare una somma , che sarà anche volta per volta stabilita dal Consiglio, prima di dare alla stampa il lavoro. Essi potranno indicare il litografo dal quale intendono siano eseguite le tavole salvo il consenso del Consiglio direttivo. Art. 44. La Società può limitare i fogli di stampa , cui gli autori hanno diritto, in ciascun anno sociale, su proposta del Con- siglio direttivo in un' Assemblea generale ; tuttavia nel caso che sia presentato un lavoro, che per la sua mole importi una spesa considerevole, il Consiglio direttivo può invitare la Società, anche in una tornata ordinaria, a deliberare sopra la opportunità di stamparlo. Art. 45. Per quei lavori, che importino una spesa tipografica straordinaria, gli autori , dietro proposta del Consiglio direttivo, approvata dall'Assemblea in una tornata ordinaria, potranno es- sere obbligati a concorrere alla spesa. Per quanto concerne la parte scientifica ed amministrativa dirigersi al SEGKETABIO DELLA SOCIETÀ Dr. Claudio Gargano, presso la sede della Società : Ex Collegio Medico a S. Aniello Sono vivamente pregati i sodi ordinarli non residenti di spedire la loro contribuzione annuale al socio cassiere Sig. Dr. ENRICO CUTOLO, Via Roma, 404, Napoli. Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. Per questo anno la Società dà agli Autori 75 copie di estratti con copertina stampata secondo apposito modello. Per ciò che riguarda la vendita del Bollettino rivolgersi alla Società commerciale libraria Via S. Anna dei Lombardi, N. 53 —Napoli Prezzo del presente volume L. 20,00. MB1. WllOI LIBRAR* UH 1RH H — HrA* VW *^ r-A**/ Vi>» ^ TV