/ ' BULLETTINO ~ DELLA . V. ■ „^ SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ANNO TRENTATREESIMO (XXXIII) FIRENZE TIPOGRAFIA DI M. RICCI Via S. Gallo. N. 31. 1901 Q^ .w Il 15 Gennaio del 1878 la Società Entomolo- gica Italiana mandava il saluto estremo di do- lore e di devozione a Vittorio Emanuele II, il cui nome aveva la morte potuto cancellare per sempre dall'albo dei nostri soci, giammai dai cuori nostri. Oggi al figlio del Ee Galantuomo, al valoroso, buono e leale Umberto I, rapito all'affetto del- l'Italia e del mondo civile da iniqua mano re- gicida, riverenti dedichiamo la prima pubblica- zione sociale del nuovo secolo, con l' insegna di un lutto che è ben pallida immagine di quello degli animi nostri. Noi pure uniamo la voce all'universale grido di dolore, per esprimere con la patria e con la scienza profondo rimpianto per Umberto I, il c-ui nome augusto era anche il primo dei nostri fino dall'anno 1873. E pur noi che, nell'osservazione dei minimi viventi, rileviamo ogni giorno, tra infinite armo- nie naturali, l'immensità e la potenza di effetti prodotti dalla somma di cause piccole, rivolgiamo lo sguardo fedele alla Reggia; e ci stringiamo intorno al Re Vittorio Emanuele III, deliberati a seguirlo con animo risoluto e fiducioso nella via del vero progresso civile, umanitario e scien- tifico, voluto ognora dai Sabaudi, e additato con la più felice delle espressioni « Sempre avanti Savoia ». Il Comitato eesiuexte. MATERIALI l>Efì LA CONOSCENZA DELLA FAUNA ERITHEA Raccolti dal Dott. PAOLO MAGRETTI DITTERI PEL. Prof. Dott. Mario Bezzi Ringrazio vivamente il dott. Magretti di avermi voluto affidare lo studio dei ditteri da lui raccolti nel suo ultimo viaggio nella Colonia Eritrea. Il suo nome è tanto noto agli scienziati ed in particolare agli studiosi della fauna africana, che è inutile io faccia qui risaltare la sua bene- merenza per essersi voluto occupare anche di questa parte cosi trascurata della entomologia. La fauna ditterologica della Colonia eritrea si può dire ancora sconosciuta. Tacendo delle citazioni di Massaua che per pochi ditteri si trovano in alcune opere ed opuscoli, due soli sono i lavori che finora la riguardano : uno del 1873 del Rondani (1) che ricorda 19 specie quasi tutte di Keren, l'altro recentissimo del dott. Cannaviello (2) che ne corn- ei) Muscaria exotica Mitsaei civici laniiensis observata et distincta a prof. Ca- millo Rondani. Fra'gmentum I: species aliquae in Ahyssinia (Regione Bogos) lectae a doct. 0. Beccavi et March. 0. Antinori anno 1870-71. Ann. Mus. Civ. Ge- nova 1873, IV, p. 282-294. (2) Dott. Enrico Cannaviello. Contributo alla fauna entomologica della colonia eritrea. In questo i: Bollettino ", XXXII, 1900, p. 289-308. Ditteri a p. 306. _ {] — prende tre sole. Onde lo studio è tutto da farsi: ed è dav- vero da augurarsi che fra gli impiegati sia civili che mi- litari della Colonia siano più numerosi quelli che volgano la loro attenzione a queste ricerche, sull'esempio di quanto inglesi, francesi e tedeschi fanno per le loro colonie. Scarse sono pure le conoscenze intorno alla fauna ditte- rologica dell'Africa centrorientale in genere e si riducono a poche notizie pei paesi Somali e Galla, per Socotra, l'Abis- sinia, il Sudan orientale e la Nubia. Resterà cosi meno no- tevole il fatto che in questo piccolo materiale si siano tro- vate parecchie specie nuove per la scienza. Queste anzi avrebbero potuto contarsi in numero maggiore se io non mi fossi fatto scrupolo di descrivere come nuove anche le specie rappresentate da un solo esemplare, talvolta incom- j)leto 0 malconservato. Tali descrizioni riescono veramente dannose e non fanno che prej^arare all'avvenire una ine- stricabile sinonimia (1). Questo mi giustificherà dell'aver lasciato, sopra un totale di 39, ben 9 specie col solo nome del genere. Delle 39 spe- cie raccolte, 5 appartengono anche alla fauna italiana, e solo 6 si riferiscono a generi mancanti all'Italia. Ricorderò infine che la collezione di ditteri che fu og- getto di questo studio venne dal dott. Magretti donata al Museo civico di Milano, dove ora si trova e dove po- tranno gli specialisti dirigersi per aver visione degli esem- plari e dei tipi delle 0 specie qui descritte come nuove. Sondrio -20 Gennaio 1901. U) Questo di fondare nuove specie su esemplari unici e spesso frammentari! lì malvezzo pur troppo comune nell'entomologia particolarmente esotica; veg- «asi fra le altre la brillante critica che ne fa il Konow a pag. 17 del primo numero del suo nuovo giornale Zeitschrift filr systemat. llijmcnoiìterolog. und JJijitcì'dogie, Teschendorf, 1901, a proposito del gon. Sunoxa Cameron. 7 — Fam. STRATIOMYIDAE. 1. Nemotelus sp. Una sola femmina, in cattivo stato di conservazione, raccolta a Massaua nel Gennaio. Si avvicina ad alcune forme egiziane, come al iV. niloticus Macq., e ad una specie inedita che il signor Becker raccolse ultimamente nel suo viaggio nell'alto Egitto, e che ebbe la bontà di comunicarmi. Fam. TABANIDAE. Questa ricca famiglia è rappresentata da due specie del genere Pangonia, le quali non si possono riferire ad alcuna di quelle finora note e che qui sotto descrivo con nuovi nomi. Dal Catalogus td- banidarum del dott. Kertész {Budape stini 1900) si rileva che fino al 1898 erano descritte intorno a 50 specie africane di questo ge- nere; di esse la maggior parte proviene però dal Capo di Buona Spe- ranza (oltre 32) e paesi vicini; le rimanenti per lo più dall'Africa occidentale e settentrionale. Dell'Africa centrorientale sono note solo poche forme, come la RueppeUii .Jaenn. e la Bricchetta Bezzi ; non è quindi difiicile che ne vengano scoperte altre ancora, oltre le due qui descritte. 2. Paiig'onia Magrettii n. sp.o $. — Facies producia, conica, nitida, nuda; antennaì'Uin articitlus tertius basi non deniatus; ocelli nulli, acuii nudi: haustellum horizontaliier produclum, tenue, longum; alae ramo supero nervi tertii long, basi ap- pendiculato, cellula posteriori tantum prima et anali clausis et pedunculatis. — Nigra, antennis, femorum apice tibiis tar- sisque pallide rubro-luteis; pili in parte infera capitis cinera- scentes; oculi unicolores ; abdomen segmentis primo, secundo et tertio luteorufìs, in medio plus minusve nigro-maculatis vel vitta m,edia nigra continua, reliquis segmentis nigris, nitidis, margine postico albidi tomentoso, limbo quarti latiore, ventre rufo-luteo segmentis tribus vel quatuor apicalibus nigris; alae cinereae, basi panilo lutescentes, nervis hi.teis; calyptra alba, halteres fusci, capiiulo albom aculaio. O oculi late connexi. areolis svperis inferis mìdto majori- bus atqiic abrupte distinctis ; haiistellum 10-11 mm. lonrjum : tìiorax in dorso pilis fuscis, in lateriln.s nigris; $ ocidi remoti^ areolis parvis aequalibus; frons lata cinerea, macula media nigra nitida, longitudinaliter rugosa ; Jtatt- stellum 7-8 mm. longum ; thorax in dorso pilis cinereo-lv.te- scentibus, in pleuris et subtus albescentibus ; abdomen apice rotundato, viltà alba in margine postico segmenti quarti multo latiore et purius alba. Long. corp. mm. 15-17; alar. mm. 12-13. Due maschi e due femmine raccolti in Marzo a Sabarguma; la specie è dedicata allo scopritore, il dotto naturalista e noto imenot- terologo dottor Paolo Magretti. Gli esemplari tipici si trovano nelle collezioni del civico Museo di Milano e nella mia raccolta privata. Questa specie per l'aspetto e la colorazione non è molto dissimile dalla nostra italiana Pang. variegata F.; tra le specie africane è da ascriversi ai gruppo della rostrata L., alla quale si accosta aiiclie per la discreta (sebben piccola in paragone) lunghezza della proboscide. Nel maschio gli occhi sono assai grandi, senza traccia di fascie colorate, riuniti sulla fronte per la lunghezza di oltre tre millimetri ; la linea di unione è infossata a guisa di solco stretto e profondo; per un po' più della metà superiore (cioè per tutto quel tratto che è sopra le antenne) le faccette sono molto più grandi dello iiiferiori, nettamente divise da queste, e non contornate né sopra né dietro da faccette minori. Nella femmina gli occhi sono assai più piccoli, per cui sono separati da una larga fronte; questa é fornita di minute rughe longitudinali, poco regolari, divergenti in basso, più accennate nella parte superiore e verso il mezzo; è tutta coperta di tomento cenerino e glabra; nel mezzo presenta una macchia nera lucente, (che é il colore fondamentale sotto al tomento) a contorni non ben- netti, triangolare in basso, assottigliata in alto. La faccia ha forma di cono, e sporge circa di quanto sono lunghi i due primi articoli delle antenne; è nera e lucente, levigatissima, solo nella femmina vi è un po' di tomento bianchiccio ai lati. L'apertura boccale è piccola; la proboscide nera, sottile, aguzza; i palpi sono nudi, addossati alla proboscide, diretti in avanti ed in alto, di color giallo rossiccio, sot- — 9 — tili ed acuminati, piuttosto lunghi, sopravanzando di poco men che metà della loro lunghezza l'epistoma. Le antenne sono inserite sotto la metà degli occhi, distanti fra loro alla base, dirette orizzontalmente in avanti, solo all'apice un po' curve in alto; sono interamente di un color rosso giallo piuttosto chiaro: i due articoli basali, uguali in lunghezza fra loro, sono molto brevi e con qualche peluzzo superior- mente; il terzo articolo è lungo più che quattro volte i due primi uniti, semplice alla base, gradatamente assottigliato verso l'apice, che è aguzzo, fornito di otto solchi trasversali. La barba è piuttosto lunga e folta, di color pallido. Il torace è appiattito, con peli corti ed oscuri nel maschio, brevis- simi e più chiari nella femmina, presso la quale appaiono come due sottili strisele longitudinali bianchiccie, appena distinguibili; i peli dei fianchi, del petto e delle anche sono folti, neri nel maschio, cenerini nella femmina. Lo scudetto è come il torace. J.i'addome è lucente, nero, quasi glabro; la colorazione lossa dei lati dei primi tre segmenti è variabile, essendo talvolta il secondo, e sopratutto il terzo completamente rossi, con p'ccola macchia centrale nera; altre volte le macchie si uniscono e formano una larga striscia mediana nera; nella femmina talora il color nero è più esteso, ed il terzo segmento presenta solo piccole macchie rosse. 11 ventre ha tipicamente i tre primi segmenti del tutto rossi, solo di raro più o meno macchiati di nero. Nel maschio il quarto segmento dell'addome porta .sul dorso al suo margine posteriore una stretta e poco appariscente orlatura di color bianco, con corti peli adagiati pure bianchi ; negli altri segmenti quest'orlo è anche meno distinto; nella femmina invece il quarto segmento ha un largo mar- gine di tomento candido che spicca assai nel fondo nero; quello del quinto è più piccolo e talora molto ridotto, come quelli del sesto e del settimo. Anche il quarto segmento ventrale della femmina pre- senta un orlo posteriore bianco. Le zampe sono piuttosto deboli, con pubescenza corta e tenera, un po' più sviluppata nel maschio; le tibie ed i tarsi sono intera- mente di un color paglierino assai chiaro; i femori sono neri, al di- sotto e verso l'estremità giallicci, sopratutto nella femmina; gli spe- roni delle tibie mediane e posteriori sono sviluppati, scuri. Le ali hanno nervazione normale, cioè come nella P. rostì'ata ed affini, colla prima cella posteriore chiusa e la quarta aperta; talvolta — 10 — si osserva una piccola appemlice venosa al ramo inferiore della terza nervatura long, iiumetliatamente prima della sua congiunzione colla quaita un esemplare su quattro). In questo caso la specie si avvi- cinerebbe alla f. cn/f'ra Macq., secondo però il modo in cui questa specie è intesa da H. Loew nella sua « Fauna ditterologica dell'Africa del Sud, » I, p. 20, n. 10 (non Macquart Dipi, exot, Si'.ppl, II, 11, 39); ne differisce però per vari caratteri, per quanto le assomigli nel co- lore delle antenne, zampe ed ali. E però indubitabile che la pre- senza 0 l'assenza di questa piccola appendice venosa son molto sog- gette a variazioni; non le si può quindi accordare valore specifico, tanto meno poi servirsene per la costituzione di gruppi. 3. Paii*»-oiiia 15<'ekeri cf$, nov. noraen ; tricolor Austen, Proc. zool. soc. of London, 1900, N.'' 2, p. 7, $, tav. I, fig. 8, Somali; non tricolor Walker, List. Dipt. Brit. Mus., I, 1848, p. 139, Australia. — Facies plana, laieribv.s pilosis; antenna- rum articulus tertius basi non dentaius; ocelli nulli, ocidi nudi imicolores, in utroque sexu areolis parvis aequalihus ìnstructi; hausiellvm crassum, breve; alae venae long, tertiae ramo supero basi appendicidato, celitela posteriori prima tan- tum et anali clausis et pedunculatis. — Nigra, palpis, an- tennis femoribnsque concolor ibiis, tibiis fusco-rubescentibus ; frons et facies tomento alludo; pili in parte ìnfera capitis, in lateribus faciei et coccis anlicis longi et albi; thorax in dorso nitidiusculus, immaculaiiis, brevissime tantum fusco-pubescens, in pleuris nigropilosus vitlis duabus pilorum alborwn altera antica altera postica oblique disposila; abdomen roiundatum, nudum, nitidiusciilum, punctaium, nigrmn, apice laete aureo- tomentosum, segmento primo viita postica angusta secundo latiori ex tomento albo, ventre nigro-nitido, vitia unica in margine postico segmenti secundi alba integra. Calyptrae albae; halienim clava nigra; alae dimidia basali parte lutescente, apicali infuscata. Long. corp. mra. IG-17; alar. mm. 13-15; haiisfelli mm. 5. Di questa specie fu raccolta una coppia a Sabarguma nel Marzo. Credo bene conservare per essa il nome con cui io 1' aveva già da tempo distinta nella mia collozione, in onore del signor Teodoro Becker, uno dei primi ditterologi ora viventi; ciò perchè il nome del signor Austen 'che conobbe la sola $) può considerarsi come già — 11 — preoccupato dal Walker, malgrado questi nei Diptera SauncUrsianat I, p. 10, collochi la sua specie nel gerì. Clanis. Rimasi a lungo in dubbio se dovessi considerare questi esemplari come appartenenti ad una forma della nota e variabile Pang. angu- lata F., Wied., H. L\v. del Capo; ma la presenza di alcuni partico- lari caratteri ne la allontanano cosi bene come l'assenza del caratte- ristico disegno del torace, che ricorda anche lo Schiner nei suoi Dit- teri della Novara, p. 99, n. 49. Oltre a ciò l'appendice venosa che si trova costante nella angulata al ramo inferiore della terza longi- tudinale avanti la sua congiunzione colla quarta, qui di regola manca, ed è solo accennata nell'ala destra della femmina. D'altra parte la P. Beclieri si avvicina molto alla P. Briccheltd del paese dei Somali, da me descritta negli Annali del civ. Museo di Genova, seconda se- rie, voi, XII, 1892. p. 181, sopratutto pel colore delle ali e pei peli dorati dell'estremità dell'addome (che mancano alla angulata]\ ma ne è distinta pel disegno dell'addome, sia sopra che al ventre. Corporatura robusta; i due sessi sono assai simili in tutto fra loro; la femmina si distingue solo per la fronte larga e l'addome più ro- tondato alla estremità. Gli occhi del maschio sono relativamente piccoli, la loro sutura non è né lunga né infossata; la fronte é gran- detta, triangolare, con tomento bianco, come la faccia, che è piana e fornita di folti peli candidi, ai lati. La fronte della femmina ò nera nella metà superiore e nella inferiore é coperta di tomento grigio, con sottile solco mediano e due piccole rughe longitudinali superior- mente; faccia a tomento bianco, meno pelosa ai lati colle guance più largamente nere. Antenne normali; proboscide e palpi ugualmente corti e conformati nei due sessi. Torace quadrato, nero, nitido nel dorso senza apparente disegno; appena un po' più chiaro nella fem- mina, nella quale particolarmente si osservano dei peli (ulvi da- vanti allo scudetto. Notevole é la colorazione dei fianchi; questi nella loro parte mediana hanno peli neri; sul davanti, sotto lo stimma del protorace, vi è un ciuffo di peli bianchi che, assieme ai peli delle anche anteriori, forma come una candida striscia verticale; posterior- mente dallo stimma del metatorace scende una fascia obliqua di peli bianchi fino allo spazio tra le anche medie e anteriori, dove le due fascio si fondono fra loro sul petto; oltre a ciò le mesopleure sono marginate posteriormente di peli bianchi, onde vi appare come una macchia nera rotonda. — 12 — Le zampo li;iiuio corta pubescenza; gli speroni delle tibie sono robusti e neri; i femori neri, le tibie di un color rosso molto oscuro, cosi come i tarsi, che appaiono anellati di nero. Le ali hanno una spiccata colorazione, uguale nei due sessi, con decorso delle nervature normale. Caratteristica è la colorazione dell'addome, uguale nei due sessi; esso è tutto nero, quasi glabro, alquanto lucente; all'apice gli ultimi due segmenti sono coperti di corti peli adagiati di color giallo dorato, ed il loro colore fondamentale è rosso testaceo, visibile so- pratutto sui margini e per trasparenza; il primo segmento presenta sul dorso una stretta fascia di tomento bianco al margine posteriore, più larga all'infuori e che va gradatamente assottigliandosi verso il mezzo, dove è largamente interrotta; il secondo segmento ha pure al margine posteriore una larga fascia di tomento bianco, completa, solo un po' smarginata anteriormente nel mezzo, che si prolunga nei lati al disotto nel secondo anello ventrale, il quale pure porta cosi una intera fascia bianca; gli altri segmenti né sul dorso né sul ven- tre portano alcuna traccia di fascie bianche. I genitali del maschio sono sporgenti, di color rosso ed a pubescenza dorata ; constano di un corpo mediano superiore, depresso, rettangolare ma arrotondato all'indietro, sotto cui stanno due branche laterali, ripiegate all'in- dentro a guisa di braccia. Fam. BOMBYLIDAE. 4. Bombylius analis F. Wied. Mgn. H. Lw. Parecchi esemplari dei due sessi, raccolti a Sabarguma in Marzo, presentano tutti i caratteri di questa bella specie. Essa pare diffusa per tutto il continente africano, almeno nella sua parte orientale; il dott. Karsch nelle Entomolog. Nachricht. XII, 1886, p. 53, dice che di questa specie si trovano nel museo di Berlino esemplari raccolti a Massaua. Appartiene pure alla fauna italiana, vivendo in Sicilia. 5. lioiiihylius «'rytlirocerus n. sp. cf $. — Niger, (ho- race abdomineque fulvopilosis, isto parte postica albo-pilosa ; antennae ut pedes omnino lutei ; caput postice pilis longiori- bus nvUis ; alae hyalinae, ima basi tantum pauthdo infu- sca'a. O oculi connexi; pili in my stace et in antennarum articu- lis pnmis nigri; — 13 — 5 oculi remoti, pili antennarutn et faciei lutescentes. Long. corp. mm. 9-10; alaì\ mm. 10-11. Una coppia presa a Subarguraa nel Marzo; gli esemplari tipici si trovano nel museo civico di Milano e nella mia collezione. Appartiene al gruppo del B. minor L. (H. Loew, N. Beitr. Ili, p. 25 e 28, X gruppo), e non si scosta per molto nell'aspetto dalle nostre specie europee, tranne che pel colore chiaro delle antenne. La testa è piuttosto piccola, e senza lunghi peli al suo margine posteriore; i peli del raistace nel maschio sono tutti neri e corti, poi- ché non sopravvanzano in lunghezza i due primi articoli delle antenne. Nella femmina la fronte è assai larga, con tomento cenerino e peli fulvi; tra gli ocelli vi sono alcuni peli neri; i peli del mistace sono corti e giallognoli. La proboscide è nera e lunga 5 rara.; i palpi sono brevi e gialli. Le antenne sono di un color giallo rossiccio chiaro, un po'più oscuro nel maschio; il terzo articolo è stretto, nudo e coU'apice nero; i due articoli basali sono più grossi; il secondo breve e quasi sferico, irti di lunghi peli, neri nel maschio, giallognoli nella fem- mina. Il torace nel dorso è tutto ugualmente irto di folti peli di color rossiccio, così come lo scudetto, nel quale al margine posteriore si notano delle setole nere'; nella femmina il colore dei peli è più chiaro. Anche i fianchi hanno peli fulvi, un po'più chiari verso il petto, e senza mescolanza di peli neri, eccezion fatta delle setole; nella femmina sono di color bigio. I bilanceri sono bianchi; le zampe sono interamente gialle in tutti e due i sessi, meno le anche ed i trocanteri che sono neri; spine dei femori posteriori nere, robuste e poste in una sola serie. L'addome è corto e l'otondo; presso il ma- schio i suoi peli sono fulvi nella metà basale, bianchi nella apicale, dove vi è anche un tomento argentino; i segmenti mediani portano sui lati dei ciuflfetti di peli neri; setole nere mancano. Nella femmina la colorazione è la stessa, solo che i peli fulvi della base sono un po"più chiari; gli ultimi segmenti hanno al margine posteriore qual- che setola nera; l'ano è di color rosso. Le ali presentano il decorso delle nervature in tutto normale; sono vitree ed iridescenti, solo alla base le cellette basilari e la membrana alare sono un po'info- scate; e ciò nei due sessi in modo uguale. 6. Argyramoeba maculipennis Macq. — Dipt. exot.W, 1,56 {sub An- Ihrax). Riferisco con dubbio a questa specie un unico esemplare raccolto a — 14 — Gliiiula nel Marzo; fu descrilta del Capo ed è affine alla .4. puncti- jìcnnis \\i\n\. 7. Argyramoeba spectabilis H. liW. — Dipterenf. SiXdafr. 1, 1860, p. 213, tav. 1, fig 17 {sub AnOtrax). Un solo esemplare a Sabarguma in Marzo, di assai piccole dimen- sioni (lunghezza del corpo 6 mm., delle ali 7 mra.); è però nota la grande variabilità di questi ditteri riguardo alla mole del coi'po, in relazione colla loro vita parassitai'ia. Corrisponde bene a questa spe- cie nel resto, sopratutto per i peculiari caratteri della nervazione alare; pel colore chiaro delle tibie e dei tarsi si avvicina &\Y Anthrax Pithechis F., Wdm., col quale forse coincide anche la specie loewiana. È noto di varie parti dell'Afri'ia meridionale, e viene dato dal dottor Kai'sch anello fra i ditteri di Pungo Andongo (Africa occidentale). 8. Exoprosopa {Hìjperaìonia) sp., prope nigripennem H. L\v. 1852. Una sola femmina di Keren, in Marzo. Si avvicina alla specie siii'- riferita del Loew, descritta anche nel Peters lìeise nach Mossambi- que, 1862, V, p. IO, ma non si può giudicare con sicurezza. La pu- bescenza del corpo è in parte caduta, per cui si vede il colore rosso bruno dello scudetto, e quello dell'addome, che ha solo una linea me- diana nera. Le ali sono tutte ugualmente infoscate, e presentano ri- flessi metallici, che ricordano quelli della affine specie nubiana E. He- lena H. Lw.; il margine anteriore dell'ala ed anche nel centro alcune striscio lungo le nervature long, sono di color giallognolo (pressoché come nella E. tephrolevca H. Lw., che appartiene perù ad un gruppo diverso); tutte le nervature trasverse sono marginate di scuro. Le zampe sono tutte di color rossiccio. Si tratta con tutta probabilità di una specie nuova, del gruppo della E. sphin.v F., Wdm. 9. Exoprosopa sp. $. Un esemplare di Agat, di una bella e grande specie, appartenente al sottogenere Heleralonia Rondani, Bigot. Non posso riferirla ad alcuna delle specie note, e, come la precedente, non si trova nem- meno fra le 16 specie di Anthrax cos\ ben figurate nella tav. XXX del voi. II delle Symholae physicae di Hemprich ed Ehrenberg. Di- sgraziatamente l'unico esemplare non si presta ad una completa de- scrizione, essendo del tutto denudato. Corpo largo e robusto, che ricorda quello delle E. grandis e Pyg- malion, lungo mm. 18 (le ali mm. 18). La faccia, le guance e la parte inferiore della fronte sono di color rosso bruno, il vertice e — 15 — l'occipite neri; il tutto deve esser coperto di peli, probabilmente gri- giastri. La taccia è poco sporgente e la proboscide corta; antenne nornaali, di color rosso-bruno. Il torace, denudato, è nero, cogli an- goli posteriori rosso-bruni; pare debba esser coperto di peli e squaranie di color bianchiccio. Lo scudetto manca di setole, ed è rosso-bruno. L'addome è tutto rosso, con tracce dei peli chiari che lo debbono coprire. Tanto il petto che il ventre sono coperti di tomento e corti peli bianchi candidi. Le zampe sono rossiccie, coi tarsi e la metà apicale delle tibie più foschi ; la spina alla base delle unghiette è sot-' tile ma lunga. Bilanceri bianchi. Le ali appaiono bianco-lattiginose, tendenti al giallognolo verso la radice e la metà basale della costa; le nervature trasversali sono leggermente marginate di fesco, accen- nando ad una incerta fascia trasversale fosca nel centro dell'ala. Fani. ASILIDAE. 10. Leptogaster stigmaticalis H.- Lw. Ber. d. K. Akad d. Wisseììsch. Berlin 1852, p. 652; Oefvers. af K. Vet. Akad. FórhandL 1857, p. 352, n. 33; Dipterenf, SMafrik. Berlin 1860, p. 10, n. 2; Reise nach Mossamh. von ^y. C. Peters, Zool. V, Ins. und Myriop. Berlin 1862, p. 5, tav. 1, fig. 7. Un esemplare di Ghinda e due di Sabarguma, (/$, in Marzo; trovato in vari punti dell'Africa meridionale ed orientale. Corrisponde ai caratteri dati dal Loew, sopratutto nella colorazione dei piedi e delle ali, e nelle particolarità della nervazione alare. Differisce però, sopratutto se si confronta colla figura a colori so- pra citata, perchè il dorso del torace non presenta traccia della co- lorazione rossa, ma è del tutto nero lucente tranne i lati; anche il Loew però parla di esemplari molto oscuri, presso i quali il colore del dorso potrebbe descriversi ah sclnvarz mit braunrother Schul- tergegend; i peli bianchi sono piuttosto abbondanti e lunghi, so- pratutto posteriormente, davanti allo scudetto. 1 1 . Laphria sp. Unico esemplare di una piccola specie (7 rara, di lunghezza) rac- colto a Sabarguma in Marzo; si accosta alla L. flavipes Wdm., ma ha le ali ialine. Nota. La Hoplistomera serrìpes F. si trova nella Colonia, poiché ne ebbi un esemplare preso a Kassala. — 16 — \'2. Promachus sp. Una sol.i temiuina di Saganeiti, che per la forma e disegno delle ali si accosta al Pr. acqunlis H. Lw ; ma ne differisce a prima vista pel coloi'e dei piedi, clie sono rossi in parte. Per quest'ultimo carattere si trova in compagnia dei Pr. pontifex Karsch dì Usam- bara e Botlegoi Corti delTOgaden; di Massaua furon descritti i Pr. rectaiiQularis H. Lw. e Rueppelli H. Lw. Questo esemplare presenta una notevole anomalia nel decorso delle nervature alari; fra i due rami del terzo nervo long, si osservano in un'ala quattro e nell'altra sei piccoli nervi trasversali ad intervalli regolari e paralleli tra loro. Questa anomalia infirmerebbe la sepa- razione del genere Promachus da una parte dai generi Alchnv.s e Philodicus dall'altra, e darebbe ragione a quegli autori che, come il Rondani, li volevano uniti in un solo. Altri nervi trasversi sopranumernrii si notano fra la terza e quarta nervatura long., ma senza simmetria. Fam. SYRPHIDAE. 1 3. Megaspis curta IL Lw, — Oefoers. a/. K. Ve(. Akad. ForhandL 1857, p. 381, n. 32; Dipterenf. Sùdafrik. 1, 1860, p. 319, n. 2. (Eristalis curtiis). Un esemplare di Sabarguma in Marzo; è proprio dell'Africa meri- dionale ed orientale; il dott. Karsch {Entomol. Nachrichf. XIII, 1887, p. 99) considera questa specie come una semplice varietà del iV. na- tolensis Macq. 14. Helophilus lagopus H. Lw. — Dipterenf. Sildafrik. I, 1860, p. 3M, n. 2. Un maschio in Febbraio; fu descritto originariamente del Capo. 15. Eumerus obliquus F., Wdm., H. Lw. Una femmina di Keren in Marzo; è diffuso per tutta l'Africa, dall'Egitto al Capo; il Loew l'aveva dapprima descritto col nome di ci/itarsifi, credendolo europeo, Stett. ent. Zeit. IX, 1848, 120, 8. 16. Syhtta abyssinica Rondani Ann. Mus civ. Genova, 1873, IV, p. 282, n. 1. I due sessi a Keren, in Marzo; anche gli esemplari del Rondani provenivano dalla stessa località. — 17 — Nella femmina le tibie posteriori sono interamente nere; ma nel maschio, ignoto al Rondani, esse sono non solo gialle alla base, ma lianno nel mezzo un largo anello chiaro; femori interamente neri. Perciò differisce dalla nigrifemorata Macq, per la mancanza del tu- bercolo nel mezzo delle tibie posteriori ; è molto affine alla fasciata Wdra., dalla quale si distingue per avere la fascia bianca al margine anteriore dell'ultimo segmento addominale largamente interrotta nel mezzo; dalla stigmatica II. Lw. differisce fra l'altro pel colore dei piedi posteriori. Fam. CONOPIDAE. È cosa notevole che la presente piccola collezione di ditteri conti un numero relativamente ragguardevole di rappresentanti di questa famiglia, di solito rara ovunque, e di cui la fauna africana non pare particolarmente ricca. Il genere Conops qui viene inteso nel suo senso più largo, cioè senza gli smembramenti introdottivi ^rima dal Rondani e poi dallo Schiner, che sembrano prematuri. 1. Addome del (^ pedunculato; femori irregolarmente rigonfi alla base (gen. Conops s. str. Rond. = Physocephala Schin.). 17. Conops maculipes Bigot, Ann. Soc. ent. Fr., 6 sér., VII, 1887, p. 37, n. 8, $, Una femmina di Godofelassi corrisponde completamente alla descri- zione citata, tranne che le dimensioni sono un po' minori (9 mm.), e lo scudetto è rosso, anziché nero. Da un solo esemplare non si può giudicare del valore di questa differenza, tanto più che non si cono- scono i maschi; propongo per questa forma il nome di erythraspis n. var. 18. Conops interruptus n. sp. (^ — Niger, capite htteo, humeris, abdominis òasi pedibusque partim riifescentibus; alae hyalinae, vitta fusca margini aniici ut in C. raaculipede Big. fìcta, sed ante apicem late inierrupta. Long. corp. mm. 9-10; alar. mm. 5-6. Due maschi raccolti a Sabarguma in Marzo; gli esemplari tipici si trovano nel civico Museo di Milano e nella mia collezione. Credetti dapprima che questo fosse il maschio della specie prece- dente, malgrado la diversa località da cui proviene; ma poi mi con- Anno XXXIII. 2 — 18 — vinsi che ciò non poteva essere, come si rileva dalla seguente de- scrizione. Anche il C. rii.(jìfrons Karsch pare sia una specie affine. È pure assai vicino al nostro europeo C. lacerus Mgn., da cui diffe- risce per la maggior lunghezza del primo articolo delle antenne e pei fianchi del torace più oscuri. Il capo è tutto di color giallo, tranne nella maggior porzione della parte posteriore che è nera; al vertice però, nel luogo ove vi dovreb- bero essere gli ocelli, sr nota una macchia triangolare nera equila- tera; nella faccia poi vi è pure una macchia nera lucente, che occupa tutto il fondo della parte infossata, ristretta in alto e biforcata in basso; anche presso la base delle antenne il colore è più oscuro, tendendo al rosso bruno, ma in modo variabile e sempre minimo. La parte po- steriore del capo porta peli pallidi rari e lunghetti e presso il mar- gine oculare ha una striscia di tomento bianco argentino. La probo- scide è nera, lunga come capo ed antenne assieme; le antenne sono di color rosso bruno oscuro, più inforcate e quasi nere al lato supe- riore ed all'apice; il secondo articolo, brevemente peloso, è lungo circa tre volte il primo; il terzo è brevemente conico, lungo quanto il primo, con stilo brevissimo, il cui secondo articolo spoi'ge di sotto di quanto è lungo il terzo, onde l'antenna appare bituberculata al- l'estremità. Il torace, come lo scudetto ed il metunoto, sono neri : negli esemplari più chiari il callo omerale ed una parte delle prn- pleure sono di color rosso-bruno; sul dorso vi ò un leggiero tomento cenerino, che sui calli omerali è più fitto e bianco argentino; una fa- scia obliqua di color bianco argenteo si nota pure sui fianchi, dove comincia avanti la radice delle ali e finisce sulle anclie mediane. L'addome ò nero; la base del terzo segmento, o questa e tutto il secondo segmento negli individui più chiari, sono di color rosso-bruno; tutti i segmenti poi presentano al loro margine posteriore una fascia cangiante, più o meno larga, di tomento cenerino, e l'ultimo anzi ne è interamente vestito; peli corti e distanti; genitali piccolissimi, neri o rosso-bruni oscuri, senza tomento cenerino. I bilancieri sono chiari, e presentano alcune piccole setole al lato inferiore. Le zampe hanno an- che e trocanteri neri, questi rosso-bruni all'apice; le anche dell'ultimo paio bianco-argentine al lato posteriore. I femori anteriori sono comple- tamente rosso-bruni; gli intermedii [iure, ma presentano talvolta una fascia oscura lungo il lato posteriore; i posteriori sono neri, meno la base della parte rigonfia e l'estremo apice che sono rosso-bruni; tutte — 19 — le tibie sono rosso-brune colla metà basale gialliccia, coperte di splen- dente tomento argenteo sulla faccia esterna; i tarsi sono rossastri, appiattiti, alquanto dilatati, cogli articoli neri all'apice; pulvilli grandi e bianchi, unghiette sviluppate. Le ali, molto piccole, sono limpide ed iridescenti; al margine anteriore hanno una fascia oscura, nettamente limitata all'indietro ed estesa fino alla costa davanti; essa occupa le celle marginali e sottomarginali e si estende a coprire la terza parte basale della cella discoidale; in questo è perfettamente identica a quella del C. macicdpes, ma nella nuova specie la fascia si inter- rompe, come nel C. laceì^us, appunto in corrispondenza del luogo ove cessa la parte infoscata della cella discoidale, per cui la cella sotto- marginale è limpida per tutto il suo terzo apicale, conservando solo qualche traccia della colorazione fosca all'estremo apice ed in una strettissima orlatura marginale. Lungo la sesta nervatura long, si nota talvolta una stretta striscia bruna. II. Addome non pedunculato e femori non irregolarmente rigonfi (gen. Sphixosoma Rond. =:^ Conops Schiner). A. Fronte con macchie nere ai lati. 19. Conops Ronclanii n. sp. (;f. — Niger, fronte rufa ad antennarum basin macula nigra rotunda pi-ope oculos utrinque signata, facie albolutescente ; calli humerales pleurae et scutel- lum rufoieslacea ; abdomen albocingulatum, basi laietibus an- guste testaceis; pedes testacei tarsis nigris; alae fuscescentes, margine postico dilutiore. Long' corp. mm. 12-14; alar. mm. 9-11. Cinque maschi raccolti a Sabarguma in Marzo; esemplari tipici nel Museo di Milano e nella mia collezione. Strettamente affine al Con. bipunctaius H. L\v. (vedine una figura in Feters Reise nach Mossami), V, tav. 1, fig. 4), del quale rappre- senta forse solo una forma più oscura, con torace ed addome quasi interamente neri ed ali infoscate. Di questo gruppo fu descritta an- che la Sphixosoma africana Rond. dell'Abissinia, ma assai diversa. Ho voluto dedicare questa bella specie alla memoria di Camillo Rondani, gloria della entomologia italiana ed uno dei primi dittero- logi del secolo testé spirato. La testa è interamente glabra, meno nella parte posteriore supe- riore, dove presenta teneri peli pallidi ; la fronte è di color testaceo volgente al giallo verso i lati della parte anteriore ; la faccia è di — 20 — color paglierino colle orbite coperto di tomento argentino e colla macchia oscura lineare mediana appena accennata ; 1j due macchie nel davanti della fronte poste vicino agli occhi ed allo stesso livello delle antenne sono grandi, rotonde, di un colore nero vellutato opaco e spiccano molto, anche perchè sono in parte contornate dal bianco dell'orbita. La proboscide è lunga quanto il capo e le antenne as- sieme, rosso-bruna, coU'apice nero ; le antenne sono di color testaceo, col secondo articolo lungo due volte il primo, ed il terzo lungo poco meno del secofido, lanceolato; il secondo articolo dello stilo sporge in sotto ed il terzo ha punta sottile ed aguzza. Torace e scudetto sono di color testaceo, tutto il centro però della parte dorsale e larglii tratti delle pleure e del metanoto sono neri ; (juesto nero è alterato da un leggero tomento cenerino, che sui calli omerali ed in due fa- scie delle pleure, una sopra le anche anteriori ed una sopra le me- diane, è più fitto ed argenteo. I bilanceri sono di color citrino. L'addome è appiattito alla base e fortemente davate all'apice e di color nero, ma anche qui come impolverato di un leggero tomento bigio glaucescente, che diventa più fitto quanto più si procede verso l'estremitc\ dove l'ultimo segmento è completamente cenerino; il mar- gine posteriore dei primi cinque segmenti, e sopratutto nei primi tre, porta una stretta fascia bianca; questa colorazione appare più evi- dente guardando dal di dietro con illuminazione anteriore. Il colore testaceo si osserva solo ai lati del secondo e terzo segmento e meno del quarto; diventa più evidente guardando per trasparenza. Peli lun- ghi si notano solo ai lati del primo segmento, come al solito. Genitali piccoli, di color rossiccio. Le zampe sono come nel C. hìpunclatus testacee coi tarsi neri; le anche nere e con tomento argenteo; le tibie presentano al lato esterno i soliti riflessi argentei; i tarsi sono assai dilatati, completamente neri, con unghiette i)ulvilli ed empodio bianchi; le unghiette sono nere all'apice; i metatarsi visti per tra- sparenza sono un po' rossicci. Ali infoscate; il color fosco dopo la metà va facendosi sempre più chiaro verso il margine posteriore, che in alcuni esemplari è appena leggermente infamato. B. Fionte senza macchie nere ai lati. 20. Conops fuscipennis Macij., Lucas, Explor. de l'Algerie III, p. 472, n. 181, Atlas, Dipt. pi. 5, fig. 2. Un maschio preso a Sabarguma in Marzo. Corrisponde bene a que- sta specie, che nel complesso è affine alla precedente; la proboscide — 21 — è piuttosto corta e si nota qualche lieve differenza nel colore del capo e delle ali. Sl.Conops nitidulus Bigot. — Ann. soc. enf. Fr. 1891, LX, p. 375. num, 20. Un maschio raccolto al Mareb in Febbraio; corrisponde bene a questa piccola specie, descritta originariamente come raccolta da Ch. AUuaud in Abissinia; finora se ne conosce il solo maschio. 22. Conops nubeculipennis n. sp. 05$. — Nige7\ albo-ci- nereo-et aareo-tomentosus ; caput flaviim vitta frontali media nigra; antenìiae pedes scutelliim et tlioracis latei^a rvfescen- tin; alae hyalinae in parte apicali marginis antici tantum Ttubecida elongata fusca ornatae. Long. corp. ram. 11-12; alar. mm. 8-9. Due maschi di Sabarguma ed una femmina di Keren; i lipi si trovano nel museo civico di Milano e nella mia collezione. Secondo il vecchio e noto lavoro di H. Loew entra ne! gruppo dei C elegans M. e flavifrons M., al quale ultimo si avvicina alquanto; come queste due specie europee ed il precedente nitidulus è distinto per la notevole lunghezza del primo articolo delle antenne. Capo interamente giallo in tutte le sue parti, meno una stretta linea nera che dal margine anteriore della vescica verticale si dirige fino alla ba:e delle antenne, dove si allarga alquanto; anche l'occipite è solo un po' infoscato verso il mezzo; il margine orbitale non è bianco, ma è appena coperto da tomento giallognolo. La fronte è ir- regolarmente rugosa; la proboscide, lunga quanto il capo più i due primi articoli delle antenne, è rossiccia coU'apice nero; le lunghe an- tenne sono di color rosso giallo, il secondo articolo è lungo solo una volta e mezza il primo, il terzo è di forma ovale e lungo circa come il primo; lo stilo presenta il secondo articolo sporgente in basso ed il terzo prolungato in corta punta aguzza. Torace e scudetto di color rosso-bruno: il mezzo del dorso è nero, con tomento cenerino; i fian- chi presentano tre fascio verticali di tomento bianco sopra c'ascuna anca, più grande la media, più piccola l'ultima. Bilanceri di color giallo chiaro. Aildome piuttosto corto; il secondo segmento nel ma- schio è notevolmente ristretto, per cui l'addome appare peduncolato per quanto sempre in grado assai minore che nel gruppo primo, al quale del resto non si può ascrivere perchè i femori non sono rigonfi alla base. Questo fatto prova una volta di più la poco attendibilità 22 delle divisioni finora proposte pel genere Conops. Il colore fondamen- tale dcH'addome ò nero, ma di esso appare poco perchè è fittamente coperto di tomento dorato; anzi di regola si notano solo due fascie trasveisali nere, piuttosto largito, ai uiargini anterioii del terzo e quarto segmento; il color rosso bruno è evidente solo ai lati del se- condo e terzo segmento, spesso solo per trasparenza; inoltre sono di color rossiccio i piccoli genitali del maschio ed i grandi organi copulatori della femmina; peli lunghi si notano solo ai lati del primo segmento. Le zampe sono di color rossiccio, tomentose di bianco, coi soliti riflessi argentei ai margini esterni delle tibie; i tarsi sono di- latati, coi quattro articoli apicali neri ed i metatarsi interamente od in parte rossicci; unghiette e pulvilli bianchi. Ali ialine, colle nerva- ture normali; lo spazio tra la prima e la terza nervatura long, subito dopo il piccolo nervo trasversale e l'estremo apice della prima cella sottomarijinale sono le^srermente infoscati di bruno. Fam. TACHINIDAE. 23. Ocyptera sp., prope tincticornem Rond. Un maschio ed una femmina di Sabarguma. Si tratta di una spe- cie probabilmente nuova, notevole per la forma dell'addome nella femmina che ricorda quello del gen. Exogaster ; le tibie posteriori del maschio non hanno pubescenza speciale. 24. Rhinia testacea R. D., Essai 1830, p. 423, n. 1. Una femmina prosa a Sabarguma in Marzo; il dott. Oorii negli « Annali del Museo civico di Genova », XV (serie 2.^) 1895, p. 138, ricorda questa specie del paese dei Galla. 25. Rhynchomyìa Soyauxi Karsch, Entomolog. NocJirichf.,XU,\SB6, p. 2G2, n. 14, ?. Una femmina mal consei'vata, presa in Febbraio ad Iladegà. La riferisco con dubbio a questa specie, poiché presenta una sola mac- chia nera per parte presso gli occhi, collocata a livello dell'apice delle antenne, 26 Rhynchomyìa sp. Una femmina di Keren; piccola specie senza macchie nere alle guance, con femori neri e tibie giallo-rosse. — 23 — 27. Pycnosoma marginale (Wied.) B. B. Musca ynarginalis Wdm. Aussereurop. ziceifl.^ II, 1830, p. 395, n. 18. Chrysomyia regalis R. D. Essai 1830, p. 449, n. 14. Callìphora marginalis H. Lw,, B. B-, olim. Samomyìa marginalis Karsch. Chrysomyia marginalis Rond. Ardi. p. zool. Modena^ III, 1863, p. 27. Una femmina a Sabarguraa in Marzo. È specie diffusa per tutta l'Africa, dall'Egitto al Capo; io ne ho esemplari identici provenienti da Durban. Fu già ricordala di Massaua dal dott. Karsch. In un lavoro intitolato The muscidae collected by Dr. A. Donald- son Smith in Somali Land, pubblicato nei Proceed. of the Acad. of Xat. Sci. of Philadelphia, 1898, p. 184, il dottor Garry de N. Hough stabilisce un nuovo genere Paracompsomyia il quale evidentemente coincide col gen. Pycnosoma B. B., 1894, p. 621. A. me pare anche che la specie tipica, Parac. nigripennis Hough non sia alira cosa che il Pycn. marginale. 28. Pycnosoma cuprinitens Rond. Annali Mus. civ. Genova, 1873, IV, p. 285 (si(b Somomyia). Una femmina a Sabarguraa in Marzo. Coirisponde alla descrizione del Rondani, ma è forse solo una forma del noto e variabile Pycn. chloropygum Wdm., diffuso per tutta l'Africa in compagnia della specie precedente. Parecchie specie di Lucilia, Phumosia, Chryso- myia, Somomyia descritte da varii autori, particolarmente Macquart e Bigot, spesso con patria errata, sono certo da considerarsi sinonimi dei Pycn. marginale e chloropygum ; vedi p. es. Brauer in Sitzung- sber. d. K. Ahad. d. Wiss. i. Wien, Mathem. nat. Classe, 1899, CVIII, p. 520-526. Anche la Chrysomyia Dejeanii R. D. Essai 1830, p. 449, n. 15, deve esser uguale al Pycn. chloropy g iim pubblicato dal Wiedemann sotto il nome di Musca nel medesimo anno 1830, 29. Lucilia sp. Una femmina di Nefassit in Gennaio ; specie affine alla nostra silvariim. 30. Musca domestica L. Nefassit e Keren ; già nota di molti luoghi dell'Africa centrorien- tale, così come la seguente. — 24 — 31. Musca corvina F. Ghinda e lielok. 32. Placomyia Osiris W'tlra. Aussercurop. ztceifl., II, 1830, i>. 420, n. 62 [sub Musca). Parecchie femniine di Massima, Ghinda, Belek e Mareb. l-'.ra nota d'Egitto e solo nel maschio; la femmina è appena distinguibile da quella della nostra europea Pi. vitripennis M., ed ha gli occhi quasi nudi. Fam. ORTALIDAE. 33. Hypotyphla sp. Una femmina di Sabarguma in Marzo; appartiene a questo genere così come è distinto da H. Loew nei 'Slonogr. of the Dipt. of N. Ame- rica, III, 1873, p. 33. È tutta di color giallo testaceo; le ali sono macchiate di scuro allo stigina, all'apice e lungo la nervatura trasver- sale posteriore; ovopositore assai lungo e grande, cilindro-conico. 34. Chrysomyza demandata F. Una femmina malconservata di Keren; differisce dai nostri esem- plari italiani solo pel colore assai più oscuro, quasi nero; è specie dif- fusa per tutta Europa e gran parte dell'Asia e dell'Africa, al dire di H. Loew, Monographs, III, p. 65. Fam. TRYPETIDAE. 3o. Dacus longìstylus Wiedm. — Ausser. zioeìfi. II, 1830, p. 522, n. 14, tav. X, fig. I. Parecchi esemplari dei due sessi, di Keren e Massaua ; venne già raccolto dal dott. Magretti anni sono nel Sudan e figura nella rela- zione nei risultati scientifici di quel viaggio sotto il nome di Anastrc- pha longìstylus giusta la determinazione fattane dal Bigot. Io lo pos- seggo anche di Kassala e dell'alto Egitto, dove fu raccolto dal si- gnor Becker ; gli esemplari egiziani sono in tutto uguali a quelli abissini, ma assai più piccoli. 25 Fam. DIOPSIDAE. 36. Diopsis ichneumonea L. Parecchi esemplari di Sabarguraa e Keren. Dittero noto e stranis- simo, diffuso per gran parte dell'Africa ; il Rondani descrisse nel 1873 due specie affini di questi paesi, D. aethiopica e Beccarli. Fam. EPHYDRIDAE. 37. Gymnopa albipennis H. Lw. — Slea. ent. Zeit. 1848, 14. Alcuni esemplari di Keren di questa piccola specie sono uguali ai nostri dell'Italia meridionale e ad altri dell'Egitto che ebbi dal si- gnor Becker. Fam. HIPPOBOSCIDAE. 38. Hippobosca maculata Leach. var. aegyptiaca Macq., Rond.; Spei- ser, Ann. miis. civ. Genova XL, 1900, p. 560. Sabarguma in Marzo; diffusa per l'Africa orientale. 39. Hippobosca bactriana Rond. — Ann. mtts. civ. Genova, 1878, XII, p. 163 e 165; Bull. soc. ent. Hai. 1879, XI, p. 2Q. Un esemplare di Agat. Forse questa specie non è che una forma della E. rufipes v. Olf. (— ^Vahlenbergiana Jaenn.) del Capo. Venne già raccolta a Massaua, e nei paesi Somali e Galla. Mi è ignota la E. sudanica Bigot che figura nella relazione sui risultati scientifici del viaggio del dott. Magretti nel Sudan. — 213 — MATERIALI l'I-lì LA CONOSCENZA DI'LLA FAINA IllìITItl'A raccolti dal Dott, F. ]VE AGRETTI MYRIAPODES PAI! H E N K V W. B R ( ) L E SI A X X (Tav. 1.»}. SCOLOPENDRA VALIDA Lucas, 183G. Sabarguma, 'i-i Janvier, 24 Février, 16 Mars 1900; Ne- fassit, 27 Janvier 1900; Asinata, Février 1900. CORMOCEPHALUS MIRABILIS Porat, 1876. Syn. Cormoceplialus sjJÌnosissimus Silvestri, Ann. Mus. Civ. Stor. Nat. Genova, (2), XV, 1895. Sabarguma, 14 Mars 1900. Certains individus portent une fossette circnlaire à la base de la face inférieure des jDattes anales; elle est beau- coup moins nette cliez lui exemplaire d'Obock qui est dans ma collection; est-ce peut-étre un caractère sexuel? RHYSIDA PAUCIDENS Pocock, 1897. Adi-Hugri, Février 1900; deux exemplaires abimés. 27 ORPHNAEUS BREVILABIATUS Newpoit, 1844. Le seni exemplaire de Adi-Hagri, Février 1900, a soufFerfc, mais on peut encore reconnaìtre qne les pattes anales sont plus longues que les pattes précédeutes et qu'elles sont très épaissies, plus que chez les individus américains que j'ai eu occasion d'examiner. OXYDESMUS FERRUGINEUS, n. sp. $: longueur 23 milL; largeur 3 mill. Formule des pores 5, 7, 9, 10, 12, 13, 15 à 19. Colorai ion fauve rouge, avec le bourrelet marginai des écussons et les antennes jaune palile; ventre et base des pattes blanc jaunàtre ou blano rosé. Mat. Téte entièrement rugueuse; sillon bien marquó, mais court. Antennes dópassant le bord postórieur du deuxième écusson, faiblement épaissies vers l'extrémité. P-remier écusson de me me forme que celui d'O. effulgens, à angle postérieur aigu. La surface de cet écusson et des suivants est complètement envahie par des granulations arrondies, irrégulières, de dimensions variables, au milieu desquelles émergent des verrues plus ou moins fortes dis- posées en rangées plus ou moins régulières. C'est au bord postérieur des écussons 1 à 4 que se rencontrent les plus fortes verrues ; sur les segments postérieurs elles se distin- guent moins bien des autres granulations. Prozonites mats. Suture transversale ponctuée. Carènes rectangulaires; bord antérieur faiblement arqué sur les pre- miers segments, fortement arqué sur les derniers; angle an- térieur représenté par une dentelure toujours saillante; bord droit, mais interrompu par deux ou quatre dentelures; angle postérieur forme par un tubercule, c'est à dire aigu, un — 28 — peu prolongé en arrière sur les 2 ou 3 avaut-derniers écus- sons; bord postérieur deutelé. Xullepart il n'existe de bour- relet prémarginal distiuct; le bourrelet des carènes dépour- vues de pore est simple, mais sur les carènes qui portent les pores il est très épaissi et sa trancbe est divisée en deux branches par un sillon au fond duquel le pore débou- che latéralement; en outre, les deux branches du bourrelet sont tuberculées, en sorte que le bord d'une carène porifère est plus dentelé que le bord des autres carènes. Le dernier écusson est conique, mais il présente de chaque coté trois verrues piligères médiocres, qui le font paraìtre plus large; il porte en outre une paire de verrues sur sa surface; sa pointe est tronquée. Valves anales rugueuses, à bords épais, saillants. Ecaille ventrale en ogive large, à pointe fìnement carènée (aigue) ilanquée de deux tubercules piligères saillants. Lames ven- trales inermes, mais semées de petites soies très courtes: une rangée de soies plus longues le long du bord posté- rieur du somite. Flanc granuleux sous les carènes.- Suture pleuro-ventrale représentée par des granulations plus for- tes, coniques, graduellenient atténuées vers l'arrière- du corps. Pattes de taille mediocre; deuxième article épineux en dessous; troisième article plus long que le sixième. Male inconnu. Sabarguma, 24 Février 1900. Cette espèce est voisine de VO. effuìgens Ivarscli et de VO. episemus Attems. Du premier elle se distingue par l'ab- sence de champs poh'gonaux sur les écussons, par l'angle antérieur des carènes aigu, par le dernier écusson plus lar- ge, etc. Du second elle diffère par sa taille de moitié moins grande, par le bord postérieur des carènes dentelé, 2)ar des lames ventrales inermes, etc. Les autres espèces du genre n'ont pas de carènes dentelées. 29 STRONGYLOSOMA MAGRETTII, n. sp. (Fig. 1 et 2). (^'. longueur 24 mill. ; diamètre (prozonite) 2 mill., (meta- zonite) 2.40 à 2.50 mill. Cliarmante coloration brun noir, avec une tache bistre sur chaque segment envahissant presque tout le metazonite à l'exception du bord postórieur qui reste blanchàtre; le premier écusson est entièrement bistre bordé de blanchàtre de toutes parts; ventre et membres brun rouge. Corps sub- moniliforme. Surface lisse, mais médiocrement brillante. Téte rugueuse à l'exception du front (entro les antennes) et du vertex qui sont lisses; le sillon est fin. Antennes lon- gues, atteignant le bord postérieur du quatrième somite. Premier écusson à surface mate; bord antérieur presque droit au milieu, oblique un peu arqué de chaque coté; an- gle latéral complètement arrendi et fìnement rebordé; bord postérieur droit, non échancré. Sur les écussons 2, 3 et 5, la carène est représentée par un fin bourrelet délimité jjar un sillon en dessus et en dessous; sur les segments sui- vants, ce n'est qu'une boursouflure longitudinale délimitée par un sillon sur la face dorsale; en dessous on ne voit de sillon que sur les somites porifères, et encore près du bord postérieur seulement. La carène du deuxième segment est plus longue que le metazonite, c'est à dire qu'elle plonge en avant sous l'angle latéral du premier écusson ; elle forme en arrière une petite dentelure en saillie sur le niveau du bord postérieur de l'écusson. Sur les écussons 3 et 4, l'an- gle antérieur de la carène est arrondi et l'angle postérieur est de moins en moins saillant. Le sillon transversai du metazonite commence avec le cinquième écusson et finit avec le 17^ Les segments sont étranglés par une suture transversale indistinctement canelée. Dernier segment en pointe conique assez longue, tronquée à l'extrémité. Valves - 30 — anales assez saillantes, médiocrement globuleuses, rebordées et portant deux verrues piligères de chaque coté du bord libre. Ecaille ventrale grande, triangulaire, à pointe émous- sée et flanquée d'une paire de verrues i)iligères. Lames ventrales étroites, rugueuses, inermes, mais plantres de longues soies. Suture j^leuro-ventrale représentée par une arète lamellaire arquée, bien développée et visible jusqu'au 17^ segment au moins. Les flancs présentent des plissements longitudinaux vagues. Pattes longues, à surface rugueuse, plantèes de nombreu- ses soies longues, fìues et souples ; articles 2, 3 et 4 épais- sis, notamment le deuxième. L'extrémité du cinquième et le sixième en entier sont garnis en dessous d'une épaisse brosse. Lames ventrales des somites sans particularités. Pattes copulatrices: hanches médiocrement allongées, étranglées plus près de l'articulation que de la poche trachéenne; celle-ci est assez longue; le crochet est bien développé. Fé- mur très hirsute, les soies qui protègent l'embouchure de la rainure seminale sont longues et souples, les autres sont plus courtes et rigides. La partie tibiale de la patte est un peu plus large que le fémur, droite; à moitié de la patte se voit une sorte d'étranglement à partir duquel la patte est cintrée et graduellement rétrécie, puis divisée en deux crochets obtus, divergents. La rainure seminale se voit sur tout son parcours sur la face interne, et se termine dans un prolongement filiforme qui se détache de Porgane à moi- tié de la partie arquée et dans sa concavité. Femelle inconnue. Sabarguma, 16 Mars 1900. Cette espèce est voisine du aS'. contortipes Attems, et du S. patrioticum Attems, dont elle diffère par la coloration et par la forme des pattes copulatrices. 31 ODONTOPYGE SEVERINI Silvestri, 1897. (Fig. 3 à 5) Sabarguma, 24 Janvier, 16 Mars 1900. SPIROSTREPTUS LUGUBRIS, n. sp. (Fig. 6 à 8). Ph « DIAMÈTEE zrx CO M GUEU en limètre en millimètres % s 0 xn "Ss SÌ PROVENANCE H 02 LON mil au 7'' segment au 20'' segment a) 'Ti 0) Cy cf 112.— 7.90 9.80 62 115 1 Sabarguma Allato 15 Mars 1900. » 105.— 7.40 9.70 62 115 1 9 ? 98. - 7.40 9.30 64 119 2 » 127.— 8.80 11.40 63 119 1 » 102.— 7.60 9.40 63 119 1 » 126.— 8.80 12.— 61 115 1 Noir, avec les prozonites un peu marbrés de brun roiige dans la partie décou verte et passant au jauue bistre dans la partie emboitée; dans les flancs et surtout sous le ven- tre, les marbrures apparaissent plus nombreuses. Membres ferrugineux à la base; les pattes sont ternies de brun à l'extrémité. Corps très robuste, rétréci en avant, atteignant graduellement sa plus grande largeur dans la moitié ou le tiers postérieur de l'animai, brusquement arrondi à l'extré- mité postérieure; peu brillant. Lèvre supérieure à échancrure arrondie, comblée par trois dents dont la mediane est la plus longue; le bord est ac- compagné de ponctuations ou de plis irréguliers du tbnd desquels naissent des soies en nombre variable; immédia- — 32 — tement au clessus la face est sillonnée ou froncée traiisver- salement. Le front et le vertex sont à peu près lisses, le sillou occipital n'est visible qu'en arrière des anteiines sous forme d'une dópression vaglie qui n'atteint pas le bord pos- térieur. Yeux en demi-cercle un peu étiré, écartés d'un peu plus d'une fois leur grand diamètre, composés d'ocelles pe- tits mais très distincts au nombre d'environ 51, en 7 ran- gées presque droites (11, 10, 10, 8, 6, 4, 2). Antennes assez longues, dépassant le deuxième segment, noduleuses aux articulationsj mais non claviformes, portant quatre bàton- nets tactiles. Le premier segment est presque lisse sur le dos et un peu cuireux dans les còtés, plus ou moins noduleux à la hauteur des yeux près du bord postérieur ; le bord ante- rieur est proéminent au dessous des yeux, il en résulte que les còtés forment un lobe subrectangulaire à angles arron- dis; indépendamment du sillon marginai, le lobe est mar- qué de deux stries complètes donnant naissance à deux fìnes arètes plus ou moins bien marquées. Un male présen- tait trois stries parallèles dont la mediane seule était com- plète; une autre femelle au contraire avait trois stries dont la mediane seule était incomplète. Sur les segments du trono, la partie antérieure du pro- zonite (emboitée), de beaucoup la plus grande, est coupée de nombreuses arètes transversales extrémement fines, qui atteignent la naissance des pattes sans étre infléchies en arrière. Le reste du segment est indistinctement cuireux et striolé; la suture est fine mais reconnaissable tout autour du somite. Le metazonite est un peu plus dilaté que le prozonite, très court; les stries longitudinales sont lines, assez espacées et remontent assez liaut dans les flancs, mais sans atteindre le pore. Celui-ci est extrémement petit; il s'ouvre très bas dans les flancs, et un peu en arrière du premier tiers du metazonite. Le dernier segment et les val- ves sont un peu plus cuireux que le reste du corps. Le bord — 33 — postérieiir dn dernier somite est très faiblement anguleux à la hauteur de la suture des valves mais il ne recouvre pas leur angle supérieur. Les valves sont assez saillantes, très globuleuses jusqu'à une petite distance des bords li- bres, qui sont amincis et indistinctement rebordés. L'écaille sous-anale forme un triangle très court et large de base; sa pointe est arrondie. Pattes longues ; le dernier article porte une griffe longue et aiguè, et des poils spinules très robustes. Lames ventrales finement striolées transversalement. Stig- mates triangulaires, Les tarses 1 et 2 du male sont munis dans leur moitié distale de coussinets blancs, qui dépassent un peu la pointe de l'article. Pattes copulatrices: première paire environ trois fois plus longue que large, repliée sur elle méme en forme de fourreau ; le lambeau antérieur se termine en pointe obtuse; le bord interne du lambeau postérieur est épaissi et son extrémité arrondie dopasse le lambeau antérieur; le lambeau postérieur émet latéralement un prolongement large à la base et termine en épine aigué (différence avec l'^r- chispirostreptus PhilUpsi Pocock). La paire postérieure, fla- gelliforme, se divise en deux lanières tout près de l'aisselle (échancrure laterale) de la première paire; la lanière sémi- naie est d'abord élargie jusqu'à un point, peu éloigné de la bifurcation des lanières, où existe un troncon obtus, et, à partir de ce point, elle va en s'amincissant graduelle- ment. (Je ne peux mieux comparer cette forme qu'à une fourche de bois dont on aurait coupé une des branches au raz du trono). La lanière secondaire, de moitié moins lon- gue que la lanière seminale, va en s'épaississant un peu jusqu'à un point voisin de l'extrémité, où elle porte de nom- breux prolongements spiniformes à pointe arrondie. Sabarguma Allato, 15 Mars 1900. Un male ayant le méme nombre de segments que l'adulte et un Seul segment apode, a le sejDtième segment ouvert Anno XXXIÌI. 3 — 34 - sur la face ventrale, le .sac protecteur des pattes copulatri- ces bien développé et plongeant daus l'intérieur du corps; mais les pattes copulatrices, dont je douae le dessin, ne sont pas encore développées bien que les élénients en soient difFéreuciós. C'est, comme j'ai eu l'occasion de le dire dans une note précédente, un stade correspondant au « Schaltsta- dium » des lulides paléarctiques; et si l'on admet que les Spirostreptus sont des formes arclia'iques par rapport aux lulides paléarctiques, il faut admettre que ce mode de crois- sance est le mode d'origine des lulides (s. 1.) en general. Le S. lugubris est très voisin de V Archispirostreptuii Phil- lipsi Pocock, des Goolis mountains. ; il en difFère par un diamètre plus faible (12 mill. au lieu de 14 milL), par des lames ventrales striolées, et par la forme des pattes copu- latrices. Il est également voisin des A. Beccarti et A. Bot- tegi Silvestri, mais il a un plus grand nombre de segments et la lanière secondaire des pattes copulatrices postérieures est dépourvue de cette brosse apicale si caractéristiqiie des espèces du Dott. Silvestri. De VA. sompiuosus Silvestri, qui a 64 segments, notre espèce se distingue par sa faille beau- coup plus petite, par l'absence d'un sillon occipital profond, et par la sculpture des somites moins accusée. Bull. Soc. I-^ìiti>)ii. hai. Anno XXXIII. Tav. I. MYRIAPODES DK L'KRYTHREE 35 EXPLICATION DES FIGURES (X. B. : la doublé ligne brisée indique le trajet de la rainure seminale). Fig. 1. Strongylosoma Magrettii, n. sp. ; patte copulatrice, profil interne. >> 2. » » » la méme, face postéro-inférieure. » 3. » » » une patte ambulatoire de la?'' paire. » 4. Odontopyge Severin'i, Silvestri; pattes cop. antérieures, face anté- rieure. » 5. » » une patte cop. postérieure ancore adhéreiite à la patte antérieure correspondante (A), face posté- rieure. » 6. » » la méme isolée, face antérieure. » 7. » » une patte ambulatoire de laT^paire. » 8. Spirostreptus li'gubris, n. sp.; pattes cop., iace antérieure (la patte postérieure droite a été enlevée). >> 9. » » » extrémité d'une patte cop. posté- rieure, plus grossie. » 10. » » « extrémité du rameau secondaire de la méme, encore plus grossie. « 11. » « >> pattescop. d'un individu pas adulte, face antérieure ; A) paire anté- rieure; P) paire postérieure: 36 COMMEMORAZIONE DEL Barone MICHELE EDMONDO DE SELYS LONGCHAMPS È doloroso, o colleghi, dover turbare la lieta prima riu- nione sociale del nuovo secolo f)er ricordar quelli tra i nostri che pagarono il tributo alla morte inesorabile. È ben triste cosa vedere inaridire sorgenti tanto copiose di lavoro intellettuale, e di queste altro non rimanere tra noi se non testimonianze di operosità e di sapere scritte su pagine innumerevoli. Ma quelle pagine, oltreché costituire la più veridica manifestazione dei meriti dell'autore loro, sono utilissimo e perenne ammaestramento a noi superstiti; onde è che nel parlare oggi di un nostro collega perduto, del venerando Barone Michele Edmondo de Selj^s Long- champs, al tuibamento dell'animo nostro non possiamo di- sgiungere un senso di profonda ammirazione, e, quasi direi un intimo indefinibile compiacimento per quanto egli fece in prò della scienza e della umanità. Dire degnamente di lui è cosa ben difficile; giacché, mentre per un lato riescono fin troppo copiosi i dati che accompagnano la sua rinomanza, sembra che nulla sia ade- guato a ricordare debitamente le opere sue. Il 15 Maggio del 1813 ed il giorno 11 Decembre 1900 segnano gli estremi della esistenza di lui, che fino dal 1869 — 37 - appartenne alla Società nostra, cioè fin dall'epoca della fondazione di questa. Nato da famiglia quasi leggendaria per gli alti uffici che esercitò nell'antico Principato di Liegi, egli seppe asso- ciare ingegno, bontà e nobiltà d'animo ad una ammirabile e quasi incomprensibile operosità. Quanti siamo cultori di Entomologia ben conosciamo il molto e indefesso lavoro che si richiede per compiere alcun che, a districare qualche benché minima questione nei complicatissimi laberinti della vita degli insetti. E se per caso doveri di famiglia o di altri uffici preoccupano i no- stri pensieri, è l'Entomologia che deve disgraziatamente cedere il posto e rimanere fuori del campo della nostra qualsiasi attività. Questa considerazione, purtroppo vera e reale, ci farà comprendere quanto grande forza di volontà, quanto potente fosse l'amore alla scienza nel Barone Long- champs; che, entomologo indefesso fino al termine della vita, dovè e se23pe esercitare altissime e laboriose cariche in vantaggio del suo paese, fino a divenire Presidente del Senato belga. Né questa fu la sola causa che lo obbligasse a spartire l'opera sua tra lo studio degli insetti ed altri campi di lavoro intellettuale; giacché il nome di lui si trova connesso all'adempimento di molte altre incombense, figura in numerose società scientifiche, bene spesso tra i soci onorari per merito acquisito. Del resto non è nuovo in Entomologia il fatto che i suoi adepti abbiano talvolta saputo mantener vivo l'ardore per questi studi sommamente attraenti in mez;> merid. 12. Corizus capitatus Fahr. — Coccolata. » Fam. L\ gaeiclae. 13. li.v<;-aous iiiilitarìs Fahr. — Argostoli, Coccolata, Lardigo, isola di Varoliani. Europa merid- — 77 - 14. — SHxatilis Scop. — Argostoli, Tza- carisiano, Megalo-Vuno. 15. Oxycareiius Iiyalinipeiinis Cogita. — Ar- gostoli, Coccolata. 16. — Helferi Fi&h. — Liscuri. 17. Rhyiiarochromus praelextatus H. 8. — Via Samos, Argostoli. 18. Stygiius pedestris Fall. — Scala (in. 100). 19. Paehymei'us Rolaiulri L. — Lardigo. 20. Pyrrhoeoris aegiptius L. — Argostoli. isola di Varoliani. Europa inerid. Fam. Tingitidae. 21. Eurycera clavicornis L — Coccolata, Me- galo-Vuno. 22. Moiiantia (Mouosteira) unicostata M. S. — Gherasimos (m. 500). Europa » merid. Fam. Capsidae. 23. Pliytocoris i)arvulus Reut. — Glierasi- mos fra. 500). Grecia, Sicilia 24. Psallus sìmillimus Kirshh. — Atketa, Mi- niessi. Europa 25. Aucheiiocrepis Reuteri Jak. — Liscuri. Russ. m. Siria Fam. Anthocoridae. 26. Antliocoris silvestris Fahr. — Argostoli, Ankona. 27. Acaiithìa lectularia L. — Tavguta. Europa Fam. Retluvidae. 28. Harpactor iraeundiis Scop. — Liscuri, Europa merid. — 78 - Fam. II\ ili'Oiiielri«l:i<'. 29. A olia riviiloniiii Fuhv. (^forma luacroptera) — Liscuri 'm. 100). Europa merid. Fam. -Xotoneeticlae. 30. Notonecta glauca L. — Liscuri, Tzaca- risiano. Europa Fam. Corisitlae. 31. Corixa parallela J^'ieò. — Liscuri (m. 100). Grecia 32 — iiigToliiieata Fieh. — Liscuri (me- Europa tri 100). Fam. Fulgoriilae. 33. Diet j opliara europaoa L. Europa merid. 34. Hystei'Oiiteniin grylloides Fabr. » * 35. Tettigoiiietra obliqua l^z. — Argostoli. » — — var. biuiaculata Fieh. — Li- scuri, var. ti'itaeuia Fieh. Li- scuri, varietà intermedia fra tritae- uia Fieh. e platitaeuia Fieh. — Tzacarisiano. Fam. Cei»copi< bito che per gli stimmati non escono bolle d'aria, mentre — 99 — « ben presto se ne ricopre tutta la superficie del corpo fino « ad assumere una lucentezza metallica jjer la riflessione « totale di luce che vi determina l'aria stillante dai pori « cutanei ». E più sotto riporta le parole del Cornalia: « Collocando « una farfalla nell'acqua, obbligata con uno spillo sul fianco, « e stirando il ramo e (braccio orizzontale della leva), che « traspariva di sotto la cute, mi è occorso di vedere aprirsi « lo stimma, e uscirne una bolla d'aria stanziante nel ve- « stibolo tracheale che sta di dietro allo stimma ». Questi fatti secondo Verson noti si potrebbero spiegare con un apparecchio costruito secondo la descrizione di Kran- cher, mentre ammettendo che l'attività dell'apparecchio stesso si manifesti nello aprire il vestibolo tracheale, que- sti fatti si spiegano pensando che nell'insetto posto nelle condizioni sopradescritte, i muscoli dello stigma non con- traendosi, l'arco b (fig. 2 pag. 90) tira gli orli delle due valve avvicinandoli. I dati forniti dall'esame anatomico |)ermettono, insieme al risultato di alcune esperienze elementari che ora esporrò, di dimostrare errata l'ipotesi suddetta. Lionet (1) aveva posto per due ore sotto la campana pne- umatica delle larve senza che queste minimamente ne sof- frissero. Strauss-Diirckheim (2) pose per diverse ore insetti e larve sotto la campana pneumatica (altezza del mercu- rio: 12 mm.). Appena tolti uscirono dall'immobilità che avevano man- tenuta per quasi tutta l'esperienza ritornando alla vita e simile comportamento lo mostrarono, per tempi diversi, coll'azoto, idrogeno, acido carbonico ecc. Queste esperienze, da me ripetute, mostrano come gl'in- setti possano fare a meno o quasi di ossigeno per un tempo (1) Op. oit. (2) Strauss-Durckheim. Considerations générales sur Vanaiomie comparée des Animaux articulés. Paris, 1828, p. 5, pag. 308. Anno XXXIÌI. 7 — 100 — relativamente lungo conservando intatte, sia pure allo stato latente, le loro facoltà vitali. Se, come già osservò Strauss- Dilrcklieim, all'azoto, o all'idrogeno come pure all'acido carbonico vi è mescolato una piccola quantità d'aria atmo- sferica, gl'insetti che vi sono tenuti possono vivervi assai lungamente, anche per parecchi giorni. Inoltre è da notare che la maggior parte degli insetti e delle rispettive larve j)ossono rimanere viventi quando sieno tenuti immersi nell'acqua per un limite di tempo che oscilla fra le 10 alle lo ore. Quando una larva o un insetto per- fetto sia posto sott'acqua e libero di muoversi in un reci- piente chiuso e perfettamente pieno è facile osservare i violenti tentativi fatti per sottrarsi al nuovo mezzo. 1 movimenti respiratori del torace e dell'addome sono allora aumentati in ampiezza e in frequenza. Durante le contrazioni del corpo una grossa bolla d'aria si allunga dallo stimma dove i movimenti respiratori sono più attivi e si protende in fuori per essere riassorbita cessata la con- trazione. In generale dopo 15 o 30 minuti cessa qualsiasi movimento e l'insetto per quanto stimolato rimane in uno stato di rigidità completa. Questa rigidità non segna sul principio l'imminenza della morte perchè l'insetto tolto dall'acqua riprende im- mediatamente e ritorna alla vita Simili fatti possono verificarsi se si pone il recipiente, contenente l'acqua e l'insetto, sotto la campana pneumatica. I movimenti respiratori però non si notano anzi l'insetto che sente sfuggire l'aria dalle trachee chiude più ermeti- camente che può l'apertura stimmatica. Pertanto devesi ritenere che l'insetto immerso nell'acqua sotto la campana pneumatica, in cui sia fatto il vuoto, si trova in tino stato di asfissia lentamente progressiva, ma tale da permettergli ai principio dell'esperienza i pih variati movimenti. E quindi lecito supporre che nel caso particolare del baco — 101 — da seta, posto nelle condizioni suddette, si contragga il flessore della leva stimmatica per proteggere l'apparato respiratorio da una completa sottrazione d'aria, e che la contrazione del muscolo perduri anche quando la larva tro- vasi alcun tempo dopo in stato apparente di passività giacche, come sopra ho detto, si verifica costante la rigi- dità di tutto l'apparato muscolare. Anche la differenza istologica del flessore e dell'estensore della leva conferma la mia interpetrazione circa lo stato attivo dell'apparecchio. Si sa come i muscoli lisci sieno caratterizzati da una contrazione lenta e prolungata, pro- prietà che corrisponde perfettamente all'ufficio dell'esten- sore adibito a mantenere lo stato normale di apertura dello stimma, mentre le fibre striate del flessore indicano a causa delle loro particolarità speciali la repentinità del movimento di chiusura (azione difensiva). Inoltre lo studio dell'innervazione dei muscoli stimmatici contribuisce a dimostrar vera la mia affermazione. La figura 5 rappresenta, schematicamente, il lato destro del terzo e quarto segmento addominale del baco da seta, s'intende per quel che riguarda l'innervazione dei muscoli suddetti. Anteriormente a ciascun ganglio della catena ven- trale si divide in due tronchi laterali il nervo mediano impari, il cosi detto « gran simpatico ». Questi tronchi laterali corrono parallelamente al primo paio di nervi del ganglio che vien subito dopo e si con- sei-vano quasi paralleli sino all'altezza dello stimma dove il nervo del simpatico (R) si divide in due rami superiori {R ed a) e due inferiori (b e d). Di questi nervi quelli che pili da vicino interessano i muscoli dello stimma sono E, b e d. Il ramo R manda una diramazione (e) che si unisce al nervo del primo paio (/), quindi continua (/?) insieme ad alcune fibre di quest' ultimo dirigendosi verso la parete esterna del corpo e in prossimità di questa si divide in due branche una ventrale, l'altra dorsale. Questa si porta obli- - 102 — quamente sull'estremità dell'estensore (m) della leva e quivi termina con una piastra motrice. Poco prima della sua terminazione presenta un rigonfia, mento gangliare dove si diparte un sottilissimo nervo (S) che termina in un corto pelo (P) della parete esterna del corpo posto dalla parte anteriore e verso l'alto del peri- trema (fig. 4 Tav. II). Questo pelo è circondato alla sua base da un'aureola bruna di pigmento; esso è costante nella sua presenza e posizione e va riguardato come un organo aereoscopico. Eig. 5. Il ramo b si dirige verso la parte ventrale dell'addome unendosi con una diramazione del nervo del primo paio, diramazione che termina sul muscolo del vestibolo (M). Il ramo d si porta verso l'esterno ed innerva, terminandovi con due piastre motrici, il flessore della leva (m'). T è la commissura longitudinale che unisce il nervo del gran sim- patico con quello del secondo paio del ganglio immediata- mente anteriore della catena ventrale. Meritevoli di ben più lungo e accurato esame sarebbero i rapporti suddetti fra i due sistemi di nervi e fra questi e l'apparato muscolare, per ora a me basta di far notare — los- che la regione esterna stimmatica, come del resto potevasi affermare a priori, è strettamente collegata colla parte più interna adibita al movimento dell'apparecchio. L'esistenza di una comunicazione fra la fibra (terminante al pelo sum- menzionato) che trasporta l'eccitazione centripeta e la fibra motrice del muscolo estensore della leva pone in chiaro il meccanismo dell'apertura (atto reflesso) degli stimmi in certe condizioni anormali, quando per es. 1' insetto, tolto dall'acqua, immobile e rigido, al solo contatto dell'aria riajire l'ingresso degli organi respiratori e quindi riattiva i suoi movimenti. 104 — SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. II. Fig. I. Fotografia di una pre|>arazione ottenuta oou la dissezione. Ingr. 'Vi — b = Avcheao degli autori; h = leva; b' = archetto di Verson; l = legamento degli autori; — ni == estensore della leva — m' flessore della stessa. 0 = braccio verticale delia leva. — f/ processo uncinifomie dell'arco b — (La preparazione rappresenta l'armatura chitinosa dello stimma coi relativi muscoli veduti dall'esterno). Fig. 2. Fotografia della leva insieme ai muscoli e ai nervi. Ingr. "Vi- o o' = le due branche del braccio verticale della leva; n = nervo del fles- sore; in'. S = nervo dell'estensore ìn. p = nervo sensorio del pelo P (Vedi fig. 4.). Fig. 3. Fotografia di una sezione tras versa del vestibolo tracheale. Ingr. 'Vi — M = muscolo del vestibolo. C = parete del corpo. P = Peri- trema. V = vestibolo. Fig. 4. Fotografia del lato sinistro del 2", S^ e 4" segmento addominale. .\lla sinistra in alto di ciascun periirema è visibile il pelo P. Tutte le figure si riferiscono alla larva della Sevicaria Mori. ìull. Soc. Entom. Ita/. Anno XXXIII. Tav. il FlG. 1. FiG. 2. jP #t-i r t>~>^ ■V, , ^ -r jf-- y^' \ X y FiG. 3 FiG. 4. 105 DoTT. Antonio Porta STUDIO CRITICO E CLASSIFICAZIONE DELLE SPECIE appartenenti al Sottog. ABACOPERCUS Ganglb. e al Sottog. PERCUS Bo|n. COLLA DESCRIZIONE DI UNA NUOVA SPECIE PREFAZIONE. Le specie di Feronia Latr. che si riuniscono sotto il ge- nere Percus del Bonelli, si distinguono secondo il Dejean da tutte le altre Feronie, per la mancanza di ribordo alla base delle elitre: « jamais des rebords à la base des ély- tres, tandis qu' il y en a toujours dans toutes les autres divisions de ce genre » (1). Questo notevole carattere, non deve essere preso nel senso assoluto della parola, come dice il Dejean, perchè vi fanno eccezione alcune specie, le quali si possono considerare come una forma di transizione a quelle con distinta linea nel bordo anteriore delle elitre; queste forme sono il P. cor- sicus Dej. ed il P. Vi/lai Kraatz, che presentano alla base delle elitre tracce di una linea rilevata. D'altra parte si deve ancora osservare che nel rf delVAbax ScJìuppeli Pali., (1) Dkijean, Spec. Gen. Ili, pag. 205. - 106 — questo ribordo spesso iiiauca del tutto, ciò che alle voltf si riscontra pure nella $ ; perciò basandosi su questo ca- rattere il Gauglbauer (1) fondò per questa specie il nuovo sottog. Ahacopercus. Ora in quale gruppo si dovrebbero ascrivere il /-•. corsicus ed il P. Villai/ Io non esito a pro- porre che queste due specie, vengano riunite col Schilppeli, al Sottog. Abacopercus del Ganglbauer formando così un gruppo molto omogeneo, (caratterizzato dalla mancanza o dalla presenza alla base delle elitre di un orlo rudimentale) che costituisce il passaggio dal genere Abax s. str. in cui l'orlatura basale è rilevata, al sottog. Percus in cui Y or- latura manca completamente. Il Ganglbauer riunisce al genere Abax, i Percus forman- done di questi un sottogenere; questa riunione mi sem- bra molto naturale ed appropriata stante le forme inter- medie che riuniscono questi due gruppi. Il genere Abax verrà cosi costituito dal genere Abax s. str.; dal sottoge- nere Abacopercus; dal sottog. Percus; e dal sottog. Pseudo- percus. In questo mio lavoro mi son proposto di studiare le specie del sottog. Abacopercus, e del sottog. Percus, avendo già r Illustre Entomologo Prof. Fiori studiato le specie del genere Abax s. str. (2); e il Perez le specie del sottogenere Pseudopercus (3), Il Kraatz (-l) nel 1858 pubblicò una revisione delle spe- cie europee del sottog. Percus, non dando però alcuna ta- vola sinottica per la determinazione delle diverse forme, e venendo inoltre a certi risultati che meritano di essere (1) L. Gaxolhauek, Die Kiifer von MUteleuropa, Erster Band, a Caraboidea ". Wien 1892. (2) A. FioKi, Note critiche sulle specie del primo fjrìippo del gen. i. Abax " etc. u Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena » Ser. ITI. Voi. XIV, 189fj. (3) Pekez Akcas, u Hevist. crit. esp. espan. Percus " Madrid, 1869. (4) G. Kraatz, u lievision der europaischen Percus-Arten ". u Wiener Entomo- logische Monatschrift «. N. 6, II, Band, pag. 161, tS58. — 107 — discussi, e a cui man mano nel mio lavoro accennerò; si aggiunga ancora che malgrado questa revisione sia fatta magistralmente e con molto acume critico, tuttavia credo non possa più rispondere alle presenti necessità, essendo state descritte dopo di allora, parecchie specie nuove. Oltre il Kraatz abbiamo il Motschulsky (1) il quale nel 1865 diede una tavola sinottica per la determinazione delle specie del sottog. Pei'cus, fondandosi su caratteri in parte ben evidenti, e in parte non molto ben rilevabili, ascri- vendo poi non sempre giustamente alle singole divisioni, le diverse forme. Dal numeroso materiale che ho avuto la fortuna di esa- minare, mi sembra di essermi fatta un'idea giusta di que- sti coleotteri, che malgrado le loro notevoli dimensioni, presentano tuttavia non poche difficoltà, ed io do alle stampe questo mio lavoro colla speranza eh' esso possa essere di qualche ajuto agli studiosi, nella classificazione di questi insetti. Molti e valenti Entomologi mi ajutarono nel mio studio, comunicandomi il materiale da loro posseduto. Fra essi mi è grato ricordare il Prof. Fiori, il Dott. Lostia, il Dottor Gestro, il Signor Dodero, il Signor Renato Oberthiir che mi favorì i tipi del Chaudoir, da lui posseduti, e il Signor Prof. Ganglbauer al quale devo di aver j)otuto studiare il ricco ed interessante materiale di Percus, esistente nella Collezione del Museo di Vienna. A tutti questi illustri Entomologi porgo i sensi della mia riconoscenza. Per maggiore chiarezza, e per non incorrere in ripeti- zioni, dividerò questa mio lavoro nelle seguenti parti: 1." Tavola sinottica delle specie e varietà del genere (1) V. Motschulsky, ^ Enuinératìon des nouvelles espèces des Ooléoptéres " etc , Bull. d. 1. Soo. Impér. d. Nat. de Moscou ". T. 3S, pag. -257, 1865. — 108 — Abax s. str. (1), del sottog. Abacopercus^ del sottog. l'erciis, e del sottog. Pseudopercus. 2." Descrizione di ciascuna specie e varietà apparte- nente ai due citati sottogeneri. Discussione critica. 3.° Distribuzione geografica delle diverse specie. 4.'^ Elenco sistematico di tutte le specie apj)artenenti al genere Abax s. lat. (1) Col consenso del Prof. Fiori riporto (Vedi, op. cit.) la tavola sinottica delle specie del genere Abax s. str., affinchè lo studioso possa aver sott' occhio tutte le specie del genere Abax s. lat. non avendo io studiato che il sottog. Abaco- percu's e il sottog. Percus. — 109 TAA OLA SINOTTICA DEL GENERE A,BAX 1. Elitre con orlatura basale rilevata. gen. Abax Bonelli s. str. ]'. Elitre con orlatura basale rudimentale (1). sottog. Abacopercus Ganglb. 1". Elitre senza orlatura basale. 2. Settima interstria rilevata in costa sopra tutta la lunghezza delle elitre, oppure solamente verso gli angoli numerali. sottog. Percus Bonelli. 2'. Settima interstria non rilevata in costa né su tutta la lun- ghezza delle elitre, né verso gli angoli umerali. sottog. Pseudopercus Motsch. 1. Elitre con orlatura basale rilevata. gen. Abax Bonelli s. str. 2. Ultimo articolo dei tarsi munito di due serie di setole nel disotto. B. Angolo omerale delle elitre sporgente all'esterno .«sotto forma di dente. 4. Pene non munito di un dente acuto, presso l'apice, sul mar- gine inferiore. (1) Nel Ab. Villai e nel Q dell' J.6. Schàppeli, l'orlatura basale non di rado manca del tutto; nella ^ dell'^6. Schiippeli è per lo più evidente, ma alle volte anche in qaesta manca. Anche nel caso della completa mancanza dell'orlatura basale, non credo si possa incorrere in confusione alcuna, essendo le specie che appartengono a questo sottogenere, molto ben distinte, per la forma delle strie ed interstrie, da tutte le altre specie del sottog. Percus. — no — 5. La massima larghezza del torace non raggiunge mai quella delle elitre; queste generalmente hanno la loro maggiore larghezza verso i due terzi della base. 6. Protorace quadrato, coi lati più arrotondati, specialmente verso la base. contractus Heer. 6'. Protorace più largo che lungo, coi lati poco arrotondati, so- pratutto verso la base. var. curtulus Fair. 5'. La massima larghezza del protorace raggiunge e talvolta supera quella delle elitre; queste parallele o leggermente ellittiche, colla maggior larghezza nel mezzo. 7. I solchi basilari interni del protorace non arrivano quasi mai al bordo posteriore del medesimo. ATER Villers. 7'. I solchi basilari interni del protorace, raggiungono quasi sem- pre il bordo posteriore dello stesso. 8. Intervalli delle elitre molto convessi, sopratutto posterior- mente, var. INFERIOR Seid. (1). 8'. Intervalli delle elitre pianeggianti. 9. Statura maggiore (20-22 mra.); la maggiore larghezza del protorace raggiunge appena quella delle elitre. var. SUBPUNCTATUS Dej. 9'. Statura minore (18-21 mm.); la maggiore larghezza del pro- torace, supera il più delle volte quella delle elitre. var. LOMBARDUS Fiori. 4'. Pene munito presso l'apice, di un dente aguzzo collocato sul bordo inferiore. 10. Capo grosso poco strozzato dietro gli occhi. 11. Protorace arrotondato in modo da presentare la sua mas- sima larghezza nel mezzo. ANGUSTATUS Fiori. 11'. Protorace arrotondato più davanti che posteriormente; la sua massima larghezza trovasi ad un quarto anteriormente. OBLONGUS Dej. 10'. Capo più piccolo, maggiormente strozzato dietro gli occhi. (1) Qui va collocata altresì la var. {jr '', ram. — Gran Sasso De.teani (Ziegl.) Dej. 2'. Elitre senza solco presso l'ultima quarta parte dell'ottava stria. fi. Settima interstria rilevata in costa sopra tutta la lunghezza delle elitro (1). 7. Elitre quasi parallele, poco convesse, grossolanamente incre- spate e rugose, strie poco marcate; raramente le elitre sono quasi liscie, invisibilmente striate, ai lati appena più fortemente increspate. — Lungh. 17-24 mm. — Largh. 5 '/., - 7 '/j mm. — Isole Baleari. (clathratìis Scauf.; majo- ricenais Perez.). plicatus fDupont) Dej. Ci'. Settima intersti'ia delle elitre rilevata in costa solamente verso gli angoli umerali. 8. Estremità delle elitre con una incisione suturale. 9. Estremità delle elitre formante un seno triangolare. — Lungh. 22-30 mm. — Largh. 0 '/j-^ '/« ™^- — Corsica. [loricntus Dej.) GRANDICOLLFS Serv. 9'. Estremità delle elitre arrotondate. — Lungh. 22-30 mm. — Lai-gh. ^ Va ~ ^ ™'^^- Corsica. var. Ramburi Lap. 8'. Estremità delle elitre senza incisione suturale. 10. Rigonfiamento delle guance senza solchi, 11. Elitre ai lati leggermente arrotondate, liscie, con strie molto fine ondulate: bordo laterale con una stria di punti ben marcati; protorace cordiforrae con angoli anteriori arroton- dati. — Lungh. 16-22 mm. — Largh. 4 '/, 6 mm. Sar degna. cylindricus Chaud. IO'. Rigonfiamento delle guauce con solchi profondi. 12. Corpo stretto, elitre quasi parallele, leggermente convesse; talora liscie, talora con linee ondulate; protorace quasi (1) Chi.'imo impropriamente settima interstria, tutta quella linea. (8.* interstria) che dall'apice dell' elitre, si continua lateralmente, fino ad incontrare la vera settima interstria, rilevata fortemente in costa alla sua base, rimanendo però tanto questa che la linea laterale indipendente l'una dall'altra. — 115 — quadrato, posteriormente un po' ristretto. — Lungh. 19-23 mm. - Largh. 6-7 mm. — Corsica, Sardegna. [iinguatiformis Sol.) STRICTUS Dej. 12'. Elitre posteriormente allargate, ora evidentemente striate, ora mediocremente, ora liscie: il settimo intervallo forte- mente rilevato in costa alla base, si unisce mediante una linea pure rilevata in costa, al quinto intervallo, il quale può essere elevato o no (J). Protorace cordiforme. — Lungh. 22-32 mm. — Largh. 6 ^l,-\0 mm. — Sicilia, Sar- degna. — (lacertosus Dej; Oberleitneri Dej; ovatiislsloi9ch..\ operosns Chaud.) srcuLUS Dej. 12" Corpo stretto, slanciato, elitre debolmente allargate al di là del mezzo, quasi parallele; protorace molto ristretto poste- riormente. — Lungh. 21-23 mm. — Largh. 6-6 '/, mm. — Sardegna (Cagliari-Ozieri). var. elongatus m. 12'". Elitre ellittiche, strie ben distinte un po'rugose; testa pro- porzionatamente molto grande, con due impressioni che oltrepassano gli occhi, e con rughe trasversali; tempie e gola fortemente rugose. — $ Lungh. 20 mm. — Lar- ghezza 6 '/, cnni- — Sardegna. ellipticds n. sp. 6". Settima interstria non rilevata in costa, né su tutta la lun- ghezza delle elitre, né verso gli angoli umerali. Sottog. Pseudopercus Motsch. (Appartengono a questo sottogenere cinque specie della Spagna e dei Pirenei). Riporto la tavola sinottica che dà il Perez Arcas di queste specie spagnole (Ved. Op. cit.) : Anno XXXIII. 116 — :^D i\) I * I ì a •= a £ 3 3 S ^^a I ss Ss s a e. 2 - '3 i:3 bt e; .i s So cS C" al es > <£ o ■■^ .5 ^ s •£ a OS -^ oj ;s ;-• o e o ri u rnm. — Isole Baleari. Di un nero brillante, alle volte opaco. Testa grande ovale non ristretta posteriormente. Protorace più largo che la testa, un po' più largo che lungo, quasi quadrato, un po' ristretto poste- — 12-1 — riorinente e piano, con pieghe trasversali onrlulate: impressioni longituclinali laterali poco marcate, le trasversali alle volte ben impresse, lati ribordati, leggermente crenellati. Elitre un po' più larghe che il protorace, quasi parallele, poco convesse, legger- mente sinuate, e quasi arrotondate all'estremità, strie poco evi- denti, grossolanamente increspate: le elitre sono raramente quasi liscie, invisibilmente striate, ai lati appena più fortemente incre- spate. Settima interstria rilevata in costa sopra tutta la lun- ghezza delle alitre, chiamando impropriamente settimo intervallo, come già dissi, tutta quella linea (8.'^ interstria) che dall'apice dell' elitre si continua lateralmente, fino ad incontrare la vera 7.'"' interstria, rilevata fortemente in costa alla sua base, rima- nendo però tanto questa che la linea laterale indipendente l'una dall'altra. Tubercolo umerale ben distinto. Non esiste solco presso l'ultima quarta parte dell'ottava stria. Pene con doccia che non sempre arriva all'apice. Gambe corte e robuste. La grande differenza in scoltura e grandezza che si rileva comparando più esemplari di questa specie, rende essa molto im- portante. Sembra si trovi solo nelle Isole Baleari, e perciò si incontrano meno dubbi per la sicura determinazione. Nel 1869 il Dr. Shaufuss di Dresda, pubblicò {Beitrag zur Kenntniss der Coleopteren — Fauna der Balearen, pag. 8) la descrizione del P. clathratus, confuso secondo lui anteriormente, con il P. plicatuH Dej.. ascrivendo a questa specie gli esemplari dell' isola Menorca. In questi caratteri insiste il Schaufuss per separare queste due specie: ohe il clathratus è brillante, e con le strie manifeste verso l'estremità dell'elitre. Studiando però la descrizione del plicatus del Dejean, si vede che questo natura- lista si riferisce certamente a esemplari di Menorca quando dice: « est entièrement en dessus d' un noir assez brillant les élytres sont couvertes des rides transversales, ondulées, irregu- lières et plus ou moins marquées, qui les font paraìtre corame plissées et presque rugueuses. (Sp. gón. d. colóopt., T. Ili, pag. 401-402) ». Secondo il Perez Arcas {Rev. crit. d. esp. espan.) questa de- scrizione non coincide con gli esemplari dell' isola Mallorca. cosi che questi dovrebbero ricevere il nome nuovo di majoricensis. - 125 — Il Perez pei'ò crede che ambedue (clathratus e majoricensis) siano varietà di una sola specie, benché i caretteri distintivi asseguati loro, non siano costanti. Vi sono infatti esemplari di Menorca cosi opachi come quelli di Mallorca, e in alcuni di Menorca le strie scompaiono all'estremità dell'elitre; maggior differenza appare a prima vista fra le due varietà, per la scoltura delle elitre, essendo queste in generale più liscie negli individui di Mallorca; ma anche questo carattere non è costante essendovi esemplari di Menorca con le elitre liscie come quelli di Mallorca. Io credo quindi che tanto il P. clathratus che il majoricensis debbano considerarsi come sinonimi del ^:)Z2caiws non potendo essere prese in considerazione le differenze date dagli Aiitori, poiché graduale é la differenza in colore, scoltura e grandezza che si rileva comparando più esemplari di questa specie anche di diversa località. Percus grandicollis Serv. — loricatus Dej. (Dej. Spec. Ili, pag. 403, N. 180). Lungh 22-30 mm. Largh. 6 72-9 '/a ii^m. — Corsica. . Testa grande, ovale, molto piana un po' ristretta posterior- mente, quasi liscia. Protorace più largo che la testa, presso a poco cosi lungo che largo, quasi quadrato, un po' ristretto poste- riormente e piano, coperto di pieghe ondulate ben distinte; linea mediana poco impressa; l'impressione trasversale anteriore a forma di arco, poco apparente, la posteriore appena sensibile; impressioni longitudinali laterali corte, e poco marcate; an- goli anteriori quasi arrotondati, posteriori diritti; lati ribordati e crenellati. Elitre più larghe che il protorace, leggermente con- vesse e ovali, più larghe al di là del mezzo; estremità formante un seno triangolare, Elitre con linee longitudinali ondulate, che le fanno sembrare leggermente reticolate; lungo il loro bordo esterno si osserva una visibile serie di punti: settima interstria rilevata in costa solo verso gli angoli umerali: non esiste solco presso l'ultima quarta parte dell'ottava stria; tubercolo umerale distinto. Pene con doccia che non arriva all'apice. Gambe lunghe e robuste. Di un nero lucido. — 126 — Percus grandicoUis vai. Ramburi Laporte. (Ann. ci. 1. JSoc. Ent. a. France, paax. tì. str. Bonelli. contractun Heer. var. cu7-hiluis Fair. ater Villers. var. infevior Seid. var. (jrandfcollf's Fair. var. suhpunctatus Dej. var. lomhardus Fiori anguslatus Fiori oblonyus Dej. exaratus Dej. parallelopipedus Dej. Bekenhaupti Duft. var. Ecchelì'i Bert. cuntinuus Baudi parallelus Duft. pi/remieus Dej. sexuah's Fairm. ovalis Dnft. carinatus Duft. var. latus Dej. var. porcntns Duft. Subg. Abacopercus Ganglb. iSchilppeli Pali. var. liendscìiiitidt) Germ. corsì'cus Dej. var. (ihloìif/u-s Motsch. var. depressus Motacli. Villa? Kraatz. Subg. Percus Bonelli. Passerina Dej. Gemi Dej. hilinealus Dej. lineo tus Sol. Reichei Kraatz brunneipennis Costa Paifkulli Dej. Dejeuni Dej. plicatus Dej. clatliratus Scauf. majoricensis Perez grandicolTis Serv. Inricatus Dej. var. Eamburi Lap. cylindricun Chaud. str ictus Dej. angustiformis Sol 'siculus Dej. hicertosua Dej. Olterleitneri Dej. ovatus Motsch. operosus Chaud. var. elongatufi Porta ellipticus Porta SULLA RESISTENZA DEI MIRIAPODI ALL'ASFISSIA del Dott. GIOVANNI ROSSI È noto che molti Artropodi non brancliiati, sommersi nell'acqua, possono, per un numero alle volte grandissimo di ore, conservare la loro vitalità, benché dissimulata da un generale torpore, vitalità che riappare completa dopo un tempo più o meno lungo da che son rimessi nell'aria. Numerose esperienze sono state eseguite sugl'Insetti e sugli Aracnidi (IO a, e). Intorno ai Miriapodi le cognizioni sul proposito esistenti nella letteratura sono molto scarse. Quanto ai Chilopodi si sa che alcuni Geofili marini pos- sono restare impunemente sommersi durante un'intera ma- rea (4, 6), e fu dimostrato dal Plateau che anche i Geofilidei essenzialmente terrestri possono vivere lungo tempo nelle acque (IO, e). Niente si sa intorno alle altre famiglie di quest'ordine. Quanto ai Diplopodi sono state fatte dal solo Causard delle esperienze di sommersione su alcune specie, che l'au- tore dice di aver vedute anche in luoghi sommersi, e che costumerebbero di svaginare la loro tasca rettale nell'acqua o in luoghi umidi (I). A spiegare la resistenza all'asfissia, il Plateau invoca rimpiego, durante la sommersione, dell'aria contenuta nelle trachee; il Causard invece ammette addirittura nei Diplo- podi una funzione branchiale localizzata nella tasca ret- tale svaginabile. L'adattamento dei Diplopodi alla dop- pia respirazione aerea ed acquatica sarebbe, se vero, un Amio xxxni. 9 - 134 — fatto importante. E difatti tale attitudine fra gli Artropodi è oggi solo conosciuta nel Pteronarcys regalis^ poiché, se altri menano vita amtìbia, non hanno però amfibia la re- spirazione. Io ho creduto utile approfondire un po' l'argomento. Ho studiato il contegno addimostrato durante la sommersione da una forma tipica di Diplopodo (Julus terrestris) e da forme anche tipiche di Chilopodi, appartenenti alle famiglie da questo punto di vista non ancora considerate {Scolopen- dra cingulata, Lithobius forficatus, Scutigera coleoptrata) ; ed ho avuto occasione altresì di notare ed indagare alcuni strani fenomeni che appariscono nell'Julo sommerso. Ho creduto inoltre utile esperimentare la resistenza dei Miriapodi alla immersione in gas inerti, rarefatti e deleteri. Ho cosi accertato parecchi fatti, che, oltre ad ispirare per se stessi un certo interesse, credo siano sufficienti a risol- vere la importante quistione sollevata dal Causard. Devo il buon esito delle mie ricerche alla cortesia della Direzione di questa Stazione Zoologica, che ha messo a mia disposizione anche il reparto di chimica fisiologica, ed allo interessamento del Prof. Paolo Mayer, che mi ha for- nito il prezioso contributo dei suoi consigli. Fo quindi i dovuti ringraziamenti. I. Resistenza alla sommersione nei liquidi. 1) Diplopodi. Contegno degli animali sommersi. — Lasciato cadere un Julo nell'acqua di un bicchiere, va subito al fondo: contra- riamente a quanto avviene per la maggior parte dei Tra- cheati, esso non riesce a galleggiare. Devesi il fatto, se- condo il mio p)arere, alla brevità dei piedi che li rende — 135 — inetti al nuoto e al peso del corpo, aumentato dalla pre- senza delle sostanze minerali che rendono lapidea la cute. Andato in fondo, l'animale non dà alcuno di quei segni di soiferenza che mostra invece nei vapori di cloroformio o in gas velenosi. Non si contorce, non si dibatte come fa ogni animale che sia tratto a forza in un mezzo diverso da quello in cui respira. Invece esso cammina sul fondo del recipiente colla stessa agilità e alla stessa maniera che se fosse ancora nell'aria, cioè muovendo i piedi ad ondate e tastando colle estremità delle antenne la superfìcie su cui avanza. Di tanto in tanto si rizza sulla parte posteriore del corpo e resta per la parte anteriore sospeso in mezzo all'acqua, quasi volesse compiere meglio le sue ricognizioni. Solo dopo molte ore di sommersione, va mano mano per- dendo la sua agilità ; poi si mette a giacere su di un lato, curvandosi ad arco e restando cosi immobile, morto solo all'apparenza. Il tempo durante il quale l'animale resiste al- l'asfissia varia, secondo gl'individui, per lo più dalle trenta alle quaranta ore. Se durante questo tempo l'animale è tolto dall'acqua, continua a non dar segni di vita ; le membrane articolari sono rammollite, gli zoniti tendono a distaccarsi l'uno dall'altro, sicché il corpo si piega facilmente là per dove è preso e tende ivi a spezzarsi. Dopo però una mez- z'ora o anche parecchie ore secondo i casi, l'Julo riprende la sua vitalità primitiva. Le antenne sono le ultime a per- dere la mobilità e le prime poi a riacquistarla. Sommerso l'Julo in acqua di mare, la sua resistenza al- l'asfissia è minore. Sommerso nella glicerina, resiste pochis- simo e tanto meno quanto più la glicerina è condensata. I piccoli Diplopodi (Polydesmus^ Strongylosoma) resistono all'asfissia meno che l'Julo mai più di ventiquattr'ore; an- ch'essi però conservano per molto tempo dentro l'acqua la loro vivacità. Gli Strongylosoma diffìcilmente vanno a fondo perchè, avvolgendosi a spira, riescono a formare una massa discoidale capace di galleggiare. - 136 — Che tutti questi Diplopodi, anche nelle condizioni ordi- narie della loro esistenza, restino impunemente sommersi per lungo tempo è fuori dubbio. Di fatti ho osservato che dei Diplopodi, dimoranti sotto un vaso da fiori, vi resta- vano anche quando inafifìavo il vaso si abbondantemente da allagare lo spazio compreso tra il fondo bucato e il suolo. Affermo però nel modo più ampio ed assoluto che giam- mai i Diplopodi da me osservati svaginauo la loro tasca rettale come vuole il Causard [e si noti che gli Julus e i Polydesmus sono proprio i generi citati dal Causard (I)], né divaricano le loro valvole anali, salvo nel momento della defecazione; e ciò sia in seno all'acqua, sia nelle loro abituali dimore, sia in luoghi tenuti appositamente umidi fino alla saturità. Ho voluto sommergere degli Juli, invece che in acqua a temperatura ordinaria, in acqua tenuta costantemente a 35" in \\x\ termostato. Gli animali son morti dopo alcune ore. Ho però dubitato che tale risultato fosse dovuto non alla sommersione fatta a quella temperatura, ma esclusivamente alla temperatura maggiore di quella a cui questi Miriapodi sogliono vivere. Per assicurarmi, ho tenuto nello stesso ter- mostato alcuni Juli non sommersi; e, per fare che non contribuisse alla morte degli animali la secchezza dell'am- biente, ho messo nel termostato dei recipiejiti con acqua in guisa che l'aria contenuta fosse satura di umidità. Gli Juli messi in queste condizioni hanno subito una morte sollecita come quella toccata precedentemente ai loro compagni som- mersi. Gli Juli adunque che resistono si a lungo alla sommer- sione non resistono a un grande aumento di temperatura; ciò che spiega la scelta dei loro ricoveri in luoghi umidi e freschi. Anzi io, con una serie di esperienze, ho constatato che gli Juli resistono più alla secchezza dell'aria che ad una elevata temjjeratura; sicché quando si trovano morti — 137 — in estate, ammucchiati sotto le loro pietre, deve il caso at- tribuirsi, più che alla secchezza dell'aria, all'aumento della temperatura. Accumuli gassosi sottocutanei. — Poco dopo la sommer- sione dello Julo in acqua o in glicerina, ebbi a notare un fatto strano. Una certa quantità di sostanza gassosa appa- riva rinserrata nell'interno del corpo, sotto la pelle; e pro- priamente nel bordo posteriore dei zoniti e in tutte le appendici: piedi, gnatochilario, mandibole, antenne. La pre- senza del gas era rivelata da ciò che tutte queste parti davano dei riflessi argentei guardate a luce incidente, ed apparivano nere guardate per trasparenza: fenomeni che non esistevano prima della sommersione. Che il gas fosse interno e non aderente esternamente al tegumento accertai con facilità, sia colla osservazione diretta, sia lavando con alcool, prima della sommersione, tutto il corpo dell'animale, affine di togliere quel po' di aria che potesse restare attac- cata al dermascheletro o alle sue setole. Del resto basta osservare alla lente o al microscopio un piede isolato per riconoscere che il gas è interno. Isolato un pezzo del bordo posteriore di un segmento di un Julo morto per sommersione in glicerina, si vede al microscopio una zona gassosa sottocutanea che, a luce inci- dente, dà dei riflessi argentei e, vista per trasparenza, ap- pare nera. Ora è facile notare che questa fascia dà, per cosi dire, delle propaggini filiformi o vescicolari, che attra- versano lo strato chitinoso e vanno a finire ciascuna alla base di una setola; si hanno cosi come tanti fili o vesci- chette argentee o nere. Una sezione microtomica mostra che si tratta di lacune scavate nello strato chitinoso e che, riempite di sostanze protoplasmatiche, mettono in relazione l'epitelio chitinogeno colle cavità delle setole. Il fatto si è verificato costantemente ogni qual volta ho proceduto a sommersione di Juli, ed è apparso tanto me- glio quanto più vischioso era il liquido; meglio quindi in — 138 — glicerina che in acqua. Nelle condizioni normali di esi- stenza, nell'aria, giammai ho riscontrato sotto la cute di questi Miriapodi o nelle lacune anzidette la presenza di sostanza gassosa. Anche 1' Haase (5) parla di gas contenuto nell'interno del corpo della Scutigera e propriamente nei piedi. Egli però ammette tale presenza non durante alcuna sommer- sione, ma nelle condizioni ordinarie di esistenza, nell'aria, come un fenomeno del tutto normale. Io dovrò occuparmi fra breve di siffatta affermazione; per ora mi basta dire che la cosa, anche se vera, avendo natura stabile, non po- trebbe paragonarsi a quanto ho riscontrato uell' Julo. Ci troviamo adunque dinanzi a un fatto nuovo pei Miriapodi. Ho cercato se lo si potesse riscontrare anche negl'Insetti. Ho scelto degli Ortotteri a tegumento sottile e tale che permettesse vedere per trasparenza se del gas fosse per caso contenuto nell'interno dei tessuti e li ho sommersi nell'acqua: i riflessi argentei non si sono verificati. Oltre a questo accumulo sottocutaneo di gas si nota nel- l'Julo sommerso una fuoriuscita dalle stigmate di bollicine gassose che, raccoltesi sulla linea medioventrale del tronco, risalgono poi alla superficie dell'acqua. Sospettando che i detti accumuli gassosi contenessero anidride carbonica, son ricorso alla seguente esperienza. Ho sommerso un Julo in acqua di calce o meglio in acqua di bario. Il primo fenomeno osservato è che le grosse bolle di gas espulse dalle stigmate si rivestono alla loro perife- ria di una sostanza biancastra, assumendo l'aspetto di gocce di acqua cadute su di un piano polveroso. V'era dunque dell'anidride carbonica in quelle bolle, gas cioè espirato per le stigmate. La maggiore difficoltà però consisteva nello accertare la presenza di anidride carbonica sotto la pelle. Bisognava che il gas accumulato uscisse fuori per giudicare dalla reazione chimica dell'acqua di bario. A tal uopo ho sottoposto alla — 139 — campana della macchina j)ii6umatica due bicchieri conte- nenti entrambi acqua di bario recentemente filtrata, lim- pidissima; in uno di essi era anche l'animale sommerso. Ho messo inoltre sotto la stessa campana vari recipienti con soluzione di potassa caustica, affinchè venisse assorbito l'acido carbonico atmosferico. Ho quindi cominciato a fare il vuoto. Il gas accumulato sotto la cute, attraversando la cute stessa, è venuto fuori in forma di minime bollicine. La loro piccolezza non mi ha permesso accertare se si formasse carbonato di bario alla periferia. Però, esse raccoltesi in bollicine più grosse, son salite su alla superficie del liquido e si son poi disciolte, obbedendo all' aspirazione determi- nata dagli stantuffi. Ho con cura seguito il cammino di tali bollicine nel loro moto ascensionale ed ho notato che il punto della superficie del liquido, che veniva abbandonato da ciascuna bollicina, restava coperto da sottile panna bian- castra. Intorbidamento superficiale anche maggiore lascia- vano le grosse bolle provenienti dalle stigmate. Il modo in cui il fenomeno sì verificava mostrava chiaro che nessuna influenza poteva attribuirsi ad acido carbonico esistente per avventura sotto la campana, il quale d'altra parte avrebbe dovuto già essere espulso in- sieme coU'aria o assorbito dalla potassa. Ma, ad eliminare ogni dubbio, serviva di confronto l'acqua di bario del se- condo recipiente senza l'animale, la quale acqua non aveva subito alcun intorbidamento superficiale. Questa è l'unica analisi rudimentale che ho eseguita, ne credo che altra più accurata e più sicura, data la scar- sezza del gas da esaminare e il sito in cui era imprigio- nato, fosse possibile. Non potrò certamente da saggi sif- fatti trarre delle grandi conclusioni; ma credo che si possa ritenere, senza azzardar molto, che in quel gas accumu- lato sotto la |)6lle sia dell'acido carbonico. Avventurerò più tardi una ipotesi per spiegare il raccogliersi di questo gas durante la sommersione dell'animale. — 140 — Devo aggiungere in fine che ho riscontrato tali accu- muli gassosi non solo nell'Julo, ma anche, benché in j^ro- porzioni molto minori, negli altri Diplopodi da me som- mersi (Strongi/los'tina pallipes, Poli/desmus camplanatus). •2 Chilopodi. Contegno degli animali sommersi. — a) Scolopendra. — Si sa che vive in luoghi umidi, ed il Duboscq (3) ha constatato che l'umidità è essenzialmente necessaria alla con- servazione del suo liquido sanguigno, il quale, in un'atmo- sfera troppo secca, finisce col distruggersi. Se però io ho trovata la Scolopendra in luoghi umidi, non l'ho trovata mai in luoghi sommersi. Tenuta artificialmente sott'acqua, si dibatte come un pesce tratto nell'aria, dando a divedere che il nuovo mezzo non le è na,turale e che la fa soffrire; ciò diversamente da quanto si osserva nei Diplopodi. La Scolopendra, tenuta sott'acqua, dopo poco irrigidisce i piedi e muove appena le antenne; poi resta immobile, ma vive ancora. Resiste all'asfissia appena tre o quattro ore. b) Cryptops. — Non ho nulla da aggiungere a quanto ho detto per la Scolopendra. Anche in esso la resistenza si può prolungare fino a quattro ore al massimo. e) Lithobius. — Vive in luoghi umidi come la Sco- lopendra, ma non è stato mai da me trovato in luoghi som- mersi; anzi, se è messo sul fondo bagnato di un recipiente e dove manchi del terreno che assorba quella poca aequa, l'ani- male muore quasi subito. Nelle mie cacce ai Litobi dovevo portar meco delle provette bene asciutte, se volevo dei re- cipienti in cui si serbassero in vita. Sommerso nell'acqua, esso fa appena qualche movimento; cade ben presto in uno stato di rigidità interrotta solo di quando in quando da qualche lieve moto delle antenne e del corpo. E notevole il Lithobius fra gli altri Chilopodi per la scarsità dei mo- — 141 — vimenti compiuti mentre è sommerso. La resistenza non è più lunga di quella della Scolopendra. d) Scutigera. — Anche questo Chilopodo vive abi- tualmente in luoghi umidi? Io in verità l'ho trovato in luoghi asciutti, principalmente sulle pareti delle camere e sotto qualche pietra. Catturato, non ha resistito a lungo alla cattività, tanto se tenuto in luogo umido, quanto se in luogo asciutto; suppongo quindi che lo stato igrometrico del- l'aria non abbia grande influenza sulla sua vitalità. Pre- senta, come il Litobio, poca resistenza alla sommersione. È notevole in questo animale la grande attitudine al nuoto. Messo nell'acqua, vi galleggia e coi suoi lunghi piedi procede celeremente alla superficie di essa in guisa che, se non trova delle sponde verticali e lisce, può attra- versare il liquido e fuggire. Obbligato a star sott'acqua, cammina un po', poi si muove appena, indi agita solo le antenne, infine resta immobile. Dopo un paio di ore, tratto un individuo dall'acqua, sembrava morto. Ho spese molte cure per richiamarlo alla vita. L'ho messo in una corrente di aria; con carta bi- bula ho asciugate tutte le parti del corpo, massime i con- torni delle stigmate e, con una lente biconvessa, ho fatto su di esso convergere i raggi di una lampada a gas, affine di riscaldarlo. Dopo circa un'ora la Scutigera ha ripresa la sua comj)leta attività. I Chilopodi da me osservati resistono molto meno al- l'asfissia, se sono sommersi in glicerina invece che in acqua. Riassumendo, mentre i Diplopodi resistono lungamente alla sommersione naturale ed artificiale, non dando segno di alcuna sofferenza, ma conservando a lungo la loro ordi- naria vitalità, i Chilopodi invece, nelle condizioni naturali, non vivono sommersi e, cacciati artificialmente nell'acqua, mostrano di soffrirvi, s'irrigidiscono ben presto e muoiono dopo un tempo non maggiore di tre o quattro ore. Accumuli gassosi. — I Chilopodi da me sperimentati — 142 — {Scolopendra cini/uìata, Lithohius for/icatus, Scutìgera coleo- pirata) non presentano mai quegli accumuli gassosi sotto- cutanei che ho iiotati nei Diplopodi, ne nello interno dei zoniti, né nelle appendici, ne per sommersione in acqua, ne per sommersione in glicerina; e in ciò si assomigliano agl'Insetti, L'Haase (5), come ho detto, afferma che nei piedi della Scutigera esista normalmente del gas. Egli dice di non sa- pere di quale natura sia questo gas, ma non cerca neppure d'indagare una spiegazione di un fatto si strano. Ora io ho osservato accuratamente parecchi individui di Scutigera coleoptrata sia tenuti nell'aria sia sommersi in acqua o in glicerina. Ebbene, in nessun caso, ho riscontrato accumuli gassosi nell'interno dei piedi, i quali presentano solo per la tenuità dei tessuti una diafanità, che nulla ha da vedere colla presenza di un gas. I piedi di una Scutigera, morta per sommersione in glicerina, guardati a luce inci- dente, non danno riflessi argentei, e, guardati per trasj)a- renza, non intercettano la luce. Quindi il fatto affermato dall'Haase come normale, e che sarebbe perciò anche più difficile a spiegare, non mi sembra ammissibile. Il raccogliersi adunque sotto la pelle di una massa gas- sosa contenente, come ho detto, dell'acido carbonico, è un fenomeno che si riscontra solo nei Diplopodi. Non credo che i fatti da me rilevati siano sufficienti a darne una si- cura spiegazione. Potrò quindi solo arrischiare una ipotesi a cui giungo mercè un po'di ragionamento, che esporrò (|ui, lasciando al lettore libertà di apprezzarlo per quanto egli creda. La prima domanda che mi fo è: D'onde viene quel gas? Proviene forse dalle trachee? — Ciò non mi sembra possi- bile, perchè non so trovare la maniera in cui le trachee po- trebbero permettere questa fuoriuscita del loro contenuto gassoso. Non per permeabilità delle loro pareti, perchè in tal caso il fenomeno si verificherebbe anche nell'animale non — 143 — sommerso, il che non è ; non mercè orifìzi esistenti alle loro estremità, perchè esse finiscono invece, come ho osser- vato, a fondo cieco ; non per rottura delle loro pareti, per- chè, se così fosse, l'accumulo gassoso si formerebbe anche quando l'animale è tolto dall'acqua, oltre che un tanto guasto dovrebbe avere delle conseguenze letali, mentre l'animale, che ha subita una sommersione senza morirne, vive poi benissimo nell' aria per un tempo indeterminato. Se dunque si crede che l'acido carbonico non proviene dalle trachee, s'ha da supporre che sia escregato in sito, cioè nei tessuti sottocutanei. Ora sotto il dermascheletro dell'Julo v'ha un abbondante tessuto reticolato, a maglie vuote, che nelle sezioni appare ricco di globuli sanguigni, denotando perciò un'attiva circolazione sanguigna sottocu- tanea. Ricopre questo tessuto reticolato una sottilissima membrana di epitelio chitinogeno, che sembra fatta appo- sta per favorire l'osmosi. Segue esternamente uno spesso strato chitinoso, impregnato di sali inorganici, ma che è tutto attraversato da una infinità di poricanali che lo de- vono rendere permeabilissimo ai gas (1). Ora io suppongo che i Diplopodi abbiano un'attiva respi- razione cutanea, per le seguenti ragioni: l.'* Per le condizioni anatomiche suddette, che sembrano propizie per una tale funzione: il sangue circolante nel tessuto reticolato sottocutaneo può ricevere, attraverso la sottile membrana epiteliale chitinogena, l'ossigeno che i pori canali del dermascheletro sono capaci di lasciar passare. 2.''^ Per la semplicità di tutta l'organizzazione dei Di- plopodi. Si sa che in generale la respirazione cutanea è tanto più accentuata quanto minore è il grado di sviluppo del- l'organismo. Tra gli stessi Miriapodi la respirazione è limi- (1) Disegni e maggiori dettagli anatomici sulla cute dei Miriapodi si trovano nella mia memoria u Sulla organizzazione dei Miriapodi " ora in corso di stampa in Ricerche fatte nel Labor. di Anat. Norm. della R. Univers. di Roma ed. in altri Laborat. biologici. — lu- tata alla cutanea nei Pauropodi, ed è cutanea in gran parte nei Simfili. 3." Pel poco sviluppo del sistema tracheale, essendo le trachee capillari, prive di filo spirale, di ramificazioni e di anastomosi. Ora, se veramente esiste quest'attiva respirazione cutanea e se veramente i canalicoli dermascheletrici sono delle vie aeree [come del resto affermava anche il Verhoeff (13)], l'accumulo di anidride carbonica durante la sommersione riesce spiegabile, ed ecco come. Se si pensa alla enorme sottigliezza dei poricanali che devono essere attraversati dall'acido carbonico esjjirato, si giudicherà facilmente quanto sia piccola la quantità di gas contenuta in ciascuno di essi e quanto debole sia la sua forza espansiva. Ora se quest'ultima è sufficiente a vincere la pressione atmosferica e quindi, nelle condizioni normali, a determinare la fuoriuscita dell'acido carbonico, non deve più bastare quando alla pressione atmosferica si aggiunga quella di un liquido. L'acido carbonico quindi, impotente a vincere la pressione esterna, si accumula nel tessuto reticolato sottocutaneo. Facile riesce poi spiegare il fatto che quanto più vischioso è il liquido (glicerina invece che acqua), tanto maggiore è l'accumulo gassoso. E se alla pres- sione totale esercitata sugli orifizi esterni dei poricanali in un Julo sommerso si toglie quella dell'atmosfera, mercè la macchina pneumatica, e si lascia solo quella dell'acqua, l'acido carbonico potrà vincerla e venir fuori in forma di piccole bollicine, come avviene nelle esperienze testé men- zionate. Adunque io suppongo che il gas, che si raccoglie sotto la pelle dell'Julo durante la sommersione, sia in gran parte acido carbonico derivato dalla respirazione cutanea e inca- pace, per la esilità dei poricanali dermascheletrici, a vin- cere la pressione esterna, quando alla pressione atmosferica si aggiunga quella di un liquido. — 145 — Pei Chilopodi invece (in cui gli accumuli gassosi non si formano) vi sono molte ragioni che inducono a credere alla mancanza di un'attiva respirazione cutanea. 1.'' Le condizioni anatomiche sono molto differenti da quelle dell'Julo. L'epitelio chitinogeno non è rappresentato da una sottile membrana costituita di un unico strato di cellule appattite; ma invece da una massa singiziale che non sembra pel suo spessore la più adatta per scambi osmo- tici. Manca o è scarsissimo il tessuto reticolato sottocutaneo, 2.^ La organizzazione nei Chilopodi è molto più com- plessa che non sia nei Diplopodi, assomigliandosi a quella degli Esapodi. 3.'^ L'apparecchio tracheale è molto dijfferenziato, sia per le dimensioni delle trachee, sia per le loro complicate ramificazioni, sia per la presenza del filo spirale. Queste ragioni m'inducono a credere che manchi o sia minima la respirazione cutanea nei Chilopodi. Ora, se è vera la mia ipotesi che il gas accumulato sotto la cute di un Julo sommerso sia acido carbonico prodotto da respira- zione cutanea, nei Chilopodi, mancando quest'ultima, do- vrebbe mancare anche l'accumulo, e ciò in realtà si verifica. In ogni modo, se non ho convinto il lettore colla spie- gazione del fatto, mi basta la constatazione del fatto stesso, che nessuno aveva finora notato. Si provi altri a spiegarlo in un modo migliore. IL Resistenza alla immersione in gas inerti, deleteri e rarefatti. Devo in questo capitolo dispensarmi dal far la storia. Nessuno finora, per quanto io sappia, si è occupato della resistenza che i Miriapodi oppongono all'asfissia, messi in un'atmosfera di gas inerte, deleterio o rarefatto. Io ho espe- rimentato sull'Julo e sul Litobio ed ecco i risultati ottenuti. — 146 — a) Julus terrestris. In un'atmosfera di azoto. — Preparato l'azoto con uno dei soliti metodi di laboratorio, lavato in acqua distillata, fatto gorgogliare in una soluzione di pirogallato potassico per eliminare ogni miscela di ossigeno, è stato raccolto in un boccaccio mercè bagno idropneumatico. Messo con rapi- dità un Julo nel recipiente, usando tutte le precauzioni per evitare l'entrata dell'aria durante l'operazione, ho poi chiuso con tappo smerigliato. Ebbene gli Juli, tenuti per pa- recchi giorni (quattro o cinque) in quell'ambiente, che si può quasi dire privo assolutamente di ossigeno, son vissuti benissimo senza dar segno alcuno d'irrigidimento, ma con- servando tutta la loro naturale vivacità. In un'atmosfera d'idrogeno. — Preparato l'idrogeno mercè l'azione dell'acido cloridrico su zinco privo di arsenico, l'ho lavato e raccolto come l'azoto in un recipiente, che ho ben chiuso dopo avervi introdotto un Julo. Ebbene, non ostante l'assenza totale di ossigeno e il potere diffusivo del gas, l'animale ha conservata la sua vitalità cosi lungamente e cosi bene come nell'azoto. In un'atmosfera di anidride carbonica. — In un recipiente di vetro contenente alcuni Juli ho raccolto, per spostamento di aria, l'anidride carbonica svolta in un matraccio, per l'azione di un acido su di un carbonato, e poi opportuna- mente purificata in bottiglie di lavaggio. Appena il gas è venuto in contatto degli animali, questi, ch'erano restati impassibili in un'atmosfera di azoto e di idrogeno, si sono violentemente contorti, dimostrando le maggiori sofferenze. E molto davvero han dovuto soffrire, dato il fatto che dopo poco tempo, in meno di un'ora, erano morti. Giacche questi animali, come ho testé dimostrato, pos- sono vivere per molti giorni in un ambiente privo di os- — 147 — sigeno, se ora soccombono, la loro morte non deve certo attribuirsi ad asfissia, ma ad un vero avvelenamento. Ciò conferma anche pei Miriapodi l'azione venefica che l'ani- dride carbonica esercita sui tessuti animali. In un' atmosfera di cloro. — Raccolto il gas per spo- stamento di aria e immersovi un Julo, questo vi è morto ben presto, contorcendosi cosi come nell'anidride carbonica; colla differenza che la morte è stata più rapida. Usando in una esperienza cloro puro e in un'altra cloro mescolato con aria, gii effetti sono stati ugualmente solleciti e letali. Ciò indica che l'Julo non può a suo piacere chiudere le sti- gmate cosi come fanno gl'Insetti. Si sa di fatti che questi ultimi, posti in un gas deleterio puro, muoiono ]3Ìù lenta- mente che se son posti nello stesso gas mescolato con molta aria; perchè nel primo caso l'azione sgradevole prodotta dal gas sulle labbra stigmatiche ne determina la pronta con- trazione e con essa la chiusura degli orifizi respiratori, che impedisce l'entrata del veleno; sicché la morte segue per asfissia sol quando la riserva aerea è esaurita; nel secondo caso invece le labbra stigmatiche, meno stimolate, non si contraggono e lasciano entrare il gas, finche esso non abbia, colla sua azione tossica, determinata la morte. Gl'Juli in- vece muoiono presto, anche messi in un ambiente di gas deleterio puro, capace di stimolare eventuali organi di chiu- sura delle stigmate. Ciò conferma la mancanza di tali or- gani, che ho notata nella mia memoria « Sulla organizza- zione dei Aliriaiìodi », a cui ho già accennato. In aria rarefatta. — Ho usato il vuoto approssimativo che si può ottenere con una buona macchina pneumatica. Messi degli Juli in un palloncino di vetro fornito di chia- vetta, ho estratto l'aria finche è stato possibile; indi ho chiuso la chiavetta. Gli animali non davano alcun segno di sofferenza, ma camminavano coU'abituale loro agilità. Stettero cosi alcuni giorni senza morire ne presentare irri- gidimento di sorta. — 148 — In uìi' atmosfera di ossigeno. — Introdotto un Julo in un ambiente di ossigeno, è vissuto molti giorni senza dare al- cun segno di esuberanza di vitalità o segno di sofferenza. b) Lithobius forpcatus. A tutte le summentovate esperienze ho sottoposto anche il Litobio. In un'atmosfera di gas inerte si è comportato ben diversamente che l'Julo, perchè, messo nell'azoto o nel- l'idrogeno, con tutte le cautele già descritte, è morto asfis- siato dopo poche ore. In un'atmosfera di gas deleterio (ani- dride c'.irbonica o cloro) è morto anche più rapidamente. Anche pel Litobio è da notare la incapacità delle stigmate a chiudersi in contatto di gas velenosi; sicché la morte non è ritardata, se una maggior quantità di gas eserciti un'azione più energica rispetto alla sensibilità delle pareti degli orifizi respiratori. Introdotto un Litobio in un palloncino, da cui poi si è estratta l'aria, è restato fin dai primi colpi di stantuffo paralizzato nei suoi movimenti. Dopo una mezz'ora di per- manenza nel vuoto approssimativo che si è ottenuto colla macchina pneumatica, l'animale era morto. E un contegno, come si vede, ben diverso da quello presentato in simili condizioni dall'Julo. In un'atmosfera di ossigeno un Litobio è morto dopo qualche ora. III. Cause della resistenza dei Diplopodi alla sommersione. 1) Respirazione branchiale? Secondo il Causard (I) i Diplopodi sommersi debbono alla facoltà di respirare l'aria sciolta nell'acqua la loro resi- stenza all'asfissia. Da branchia funzionerebbe la tasca ter- — 149 — minale dell'intestino retto (del quale egli dice di far pel primo la descrizione), tasca che sarebbe svaginata durante la permanenza dell'animale in luoghi umidi e sotto l'acqua. L'autore ammette così la coesistenza nei Diplopodi di organi tracheali e branchiali, da nessun altro ammessa nei Miriapodi, se si tace dello Scudder (12), che emise la ipo- tesi, non so quanto fondata, che gli orifizi ventrali di al- cuni Miriapodi fossili rappresentino sostegni branchiali; ipotesi ch'è stata poi data come fatto sicuro dai trattati di paleontologia. Il Causard inoltre trae dalla presenza di or- gani branchiali nei Diplopodi un argomento per attribuire ai Miriapodi un'origine acquatica ed ai Diplopodi un carat- tere di primitività rispetto ai Chilopodi. Le ragioni ch'egli presenta a sostegno dell'affermata re- spirazione branchiale j)OSSono riassumersi cosi: 1."^ I Diplopodi resistono lungamente alla sommersione e non s'irrigidiscono cosi presto come i Geofilidei. 2.^ I Diplopodi nei luoghi umidi o sommersi tengono svaginata la loro tasca rettale. 3/' Nella tasca rettale non si riscontrano mai sostanze escrementizie. 4."* Le pareti di detta tasca sono percorse da correnti sanguigne. Il primo argomento del Causard non sussiste, perchè altri Artropodi, a cui egli certo non attribuisce respirazione branchiale, possono resistere all'asfissia ugualmente ed an- che più a lungo dei Diplopodi. Difatti, mentre gii Juli (i più resistenti all'asfissia tra i Diplopodi da me osservati) vivono sommersi meno di due giorni, alcuni Coleotteri ter- restri possono restare sotto l'acqua tre o quattro giorni (Pla- teau, IO), alcune Formiche cinque giorni (Devaux, 2), certe specie di Acari terrestri più di otto giorni (Moniez, 8), e fin diciotto giorni alcune larve aeree d'Insetti (Lyonet, 7). D'altra parte la conservazione della naturale vivacità de- gli Juli dura appena alcune ore, mentre molto più a lungo Anno XXXIII. 10 — 150 — dovrebbe durare se essi fossero davvero adattati ad una respirazione acquatica. Quanto alla svaginabilità della tasca rettale, ho già detto che nelle mie esperienze non ho mai assistito a sva- ginazione di sorta, ne l'ho mai riscontrata nei Diplopodi, mentre essi se ne stavano negli anfratti umidi che costitui- scono la loro abituale dimora. Ma poiché il Causard ha fatto, in sostegno della sua tesi, uno studio anatomico del retto,* ho voluto anch'io esaminare questa parte dell'intestino in Julus terrestris, ed ecco i risultati da me ottenuti. Nel retto dell'Julo non sono distinte due parti come af- ferma il Causard, cioè retto propriamente detto ed ampolla rettale; ma ben quattro parti, delimitate da strozzamenti, da diversità di forma e dalla natura della tunica mu- scolare. La prima parte è breve, stretta, priva di solchi trasver- sali. Le fibre muscolari longitudinali formano esternamente una tunica continua. La seconda è la più lunga, abbastanza ampia, con dei holchi trasversali paralleli. I muscoli longitudinali più non formano all'esterno una tunica continua, ma sei fasci di- stinti, ben visibili. La terza è molto breve, priva di solchi ed in forma di bottiglia capovolta, il cui collo descrive un arco colla con- vessità rivolta al dorso dell'animale, come ben si vede in una sezione sagittale dell'estremo posteriore del tronco. Vi si continuano i fasci muscolari longitudinali. L'ultimo tratto del retto si rigonfia ad ampolla e si apre all'esterno mercè la fenditura anale, compresa fra i bordi posteriori delle così dette valvole anali. Ora, nello isolare il tubo digerente, non si riesce ad aver mai libero quest'ultimo tratto del retto, perchè le sue pa- reti aderiscono intimamente alle valvole anali. Deve attri- buirsi a questa ragione il fatto che al Plateau (IO, b) e ad altri, che ricorsero a semplice dissezione, nello studio del- — 151 — l'intestino, andò sfuggita questa ampolla. Una sezione sa- gittale o frontale mostra chiaro come la parete dell'ampolla sia connessa, mercè tessuto reticolato, alle valvole anali per tutta la loro ampiezza e al zonite preanale per una certa por- zione. Né la connessione si limita all'adattamento di una superficie sull'altra e alla interposizione di tessuto mesen- chimatico, ma è anche dovuta alla presenza di fibre musco- lari che fissano al dermascheletro l'ultima porzione del retto. Difatti i fasci muscolari longitudinali sunnotati vanno ad inserirsi nella parte anteriore del zonite preanale, collegando cosi a quest'ultimo la porzione del retto precedente all'am- polla. Altri muscoli trasversali, corti ed obliqui, s'inseriscono per un capo alla faccia interna del zonite preanale e delle valvole anali e per l'altro alla parete della tasca rettale, di cui rappresentano l'unico apparato muscolare (1). Adun- que l'ampolla non è libera nella cavità celomatica come il resto dell'intestino, ma è fissa al dermascheletro della porzione estrema del corpo. Date tali condizioni anatomi- che, si comprenderà di leggieri come quella svaginazione, che io non son riuscito a vedere, non era addirittura pos- sibile. Adunque la svaginazione del retto, invocata dal Causard, non avviene, né può avvenire. Un'altra inesattezza, in cui é incorso il prelodato autore, è la categorica affermazione che nella tasca rettale man- chino le materie stercorali, quasi che essa non avesse più una funzione intestinale. Io però ho trovato che la tasca suddetta é sempre ripiena di escrementi; anzi per la loro presenza ho incontrata una grave difficoltà nella esecuzione dei tagli microtomici dell'estremità posteriore del tronco. Il Causard inoltre cita, come altro argomento in favore della sua tesi, la presenza di correnti sanguigne nelle pa- (1) V. fig. 1 intercalata nel testo della mia citata memoria Sulla organizza- zione dei Miriapodi. — 152 — reti della tasca rettale. Io devo anzitutto esprimere la mia meraviglia sulla facilità cou cui egli ha potuto constatare simili correnti colla semplice osservazione della tasca sva- ginata, ammesso pure (contro quanto ho mostrato) che lo svaginamento esista. In ogni modo, perchè la presenza di tali correnti san- guigne deponga in favore di una funzione respiratoria della tasca, occorre che esse siano limitate ad essa tasca, ovvero che ivi siano più sviluppate che nelle altre parti dell'inte- stino. Ora tutto ciò l'autore non dice, ne lo potrebbe, dati i metodi primitivi di osservazione da lui adoperati. Io non ho osservato le correnti nella tasca svaginata dell'Jnlo per la semplice ragione che ne l'animale la sva- gina, ne la costituzione anatomica permette uno svagina- mento artificiale. Son ricorso quindi alle iniezioni vitali d'inchiostro di Cina e ai tagli microtomici. Dalle prime però non ho ricavato alcun buon risultato, mancando i vasi. Le sezioni trasversali del retto mi hanno mostrata la nota forma stellata o a rosetta dovuta a ripieghi dell'epitelio sporgenti nella luce dell'intestino, ripieghi che non mancano neppure nell'ampolla terminale. Ora nello spazio compreso in questi ripieghi dell'amjjolla non mi è riuscito di scor- gere alcun globulo sanguigno. Ma, ammesso pure che vi siano, essendo questi ripieghi continui per tutta la lun- ghezza del retto, il sangue dovrebbe circolare in essi lungo tutto il retto stesso, e non soltanto nell'ampolla, come ha da ammettere invece chi vuole, colla presenza di tali correnti, dimostrare l'ufficio respiratorio dell'ampolla medesima. Ho cosi sperimentalmente mostrato come nessuna delle ragioni addotte dal Causard, per provare la funzione bran- chiale dell'ampolla rettale, possa accettarsi. Resta dunque la sua affermazione una semplice ijDotesi, a prò della quale l'autore non ha presentato alcun fatto dimostrativo, ma con- tro cui, del resto, non abbiamo neppure a priori alcuna prova negativa; onde essa non può senz'altro rigettarsi. — 153 — Si sa che in molte larve acquatiche di Insetti l'am- polla rettale, ricca di ramificazioni tracheali, è adibita ad una funzione respiratoria, pure essendo priva in alcune forme di speciali appendici branchiali. Ora nei Diplo- podi, che presentano caratteri importanti di primitività rispetto ai Chilopodi, tutto l'intestino è ricco di trachee e, per metterle in evidenza, basta trattare l'intestino stesso con potassa caustica che dissolve i tessuti e lascia solo le parti chitinose. Ebbene le trachee formano un intreccio sì denso che quasi bastano da sole a conservare la forma del- l'intestino, quando questo ha perduto le sue tuniche epi- teliali e muscolari. Dato tutto ciò, la ipotesi che l'intestino dei Diplopodi possa avere una funzione respiratoria è da prendersi in considerazione; anzi è utile ricercare i fatti che possono dimostrarla o negarla. Mi lusingo di essere giunto colle mie ricerche a risolvere completamente la qui- stione. Anzitutto ho usato il metodo con cui il Palmen (9) si assicurava della funzione respiratoria dell'intestino termi- nale di giovani larve d'Insetti, specialmente di Baetis e di Cloeon. Ho sommerso un Julo, invece che in acqua sem- plice, in acqua colorata con fuxina o con carminio. Se ve- ramente la tasca rettale avesse aspirato il liquido per la fenditura anale, pei bisogni della respirazione, avrebbe do- vuto tingersi in rosso nella sua faccia interna. Al contra- rio, dopo prolungata sommersione, ucciso l'animale ed aperto l'intestino, non ho riscontrata colorazione alcuna ne sulle pareti dell'ampolla terminale, ne su quelle delle altre porzioni del retto. Il liquido dunque non vi era entrato. Non contento ancora, io son ricorso ad una prova deci- siva. Se veramente la resistenza dei Diplopodi alla som- mersione fosse dovuta a respirazione di aria sciolta nel- l'acqua (qualunque sia l'organo a ciò destinato), è evidente che dovrebbe venire a mancare o almeno a diminuire quando l'animale è sommerso in acqua deaerata. — 164 — Ho perciò sommerso degli Juli, dopo averne lavata la cute cou alcool per impedire qualsiasi aderenza di aria, in tre recipienti distinti. Uno conteneva acqua di fonte nel suo stato naturale; un secondo acqua di fonte ricca- mente aerata, perchè vi gorgogliava una corrente continua di aria ; un terzo, ermeticamente chiuso, conteneva acqua deaerata mercè l'ebollizione e ne era riempito fin sotto il tappo per evitare ogni contatto con altra aria. Se la ipotesi della respirazione branchiale fosse conforme alla realtà, avrebbero dovuto verificarsi due fatti, cioè: 1." Nell'acqua aerata l'animale avrebbe dovuto pro- prio non morire; perchè, se ha insieme organi tracheali e branchiali, adatti rispettivamente ad una respirazione aerea e ad una respirazione acquatica, esso sarebbe un vero amfibio, capace di vivere si uell' uno che nell'altro elemento. 2° All'opposto, nell'acqua deaerata l'asfissia avrebbe dovuto uccidere subito l' Julo, che non poteva più avvalersi di quegli organi branchiali a cui si attribuisce appunto la causa della sua resistenza alla sommersione. Invece che cosa è avvenuto? La resistenza all'asfissia e la durata della mobilità è stata ugualmente lunga in tutti gli Juli sottoposti all'esperienza; anzi il caso ha voluto che abbiano resistito di più quelli sommersi in acqua bollita. Adunque l'abbondanza o la completa assenza dell'aria nell'acqua per nulla influiscono sulla vitalità degli Juli sommersi, epperò non può più parlarsi di respirazione bran- chiale. D'altra parte gli Juli, come ho già mostrato, con- servano la loro vitalità per parecchi giorni, anche immersi in un'atmosfera di gas inerte. Ciò dimostra che la conser- vazione di detta vitalità in un ambiente diverso dall'atmo- sferico non implica necessariamente che l'animale, per vi- vere in quelle condizioni, debba trovare l'ossigeno nel mezzo che lo circonda. Insomma la ipotesi del Causard, — 155 — da qualunque punto di vista venga esaminata, appare as- solutamente priva di fondamento. 2) Riserve aeree ed. attività respiratoria. Secondo il Plateau (IO, e), gli Artropodi non branchiati sommersi possono resistere alla sommersione perchè profit- tano delle riserve di ossigeno esistenti nei loro organi re- spiratori. La loro respirazione adunque non cesserebbe di essere aerea. Ora, dopo le mie esperienze di sommersione di Miriapodi nell'acqua e d'immersione in gas inerti e nel vuoto, e dopo quelle comprovanti la inesistenza di una respirazione branchiale, credo di aver dimostrato coi fatti essere la ipotesi del Plateau affatto rispondente alla realtà. Però se tale spiegazione è esatta, non credo sia del pari completa, non bastando da sola a giustificare i fenomeni da me descritti. Di fatti, se l'aria immagazzinata nelle trachee basta per lungo tempo ai bisogni della respirazione, conviene attri- buire a tutti i Tracheati una lunga resistenza all'asfissia (come del resto lo stesso Plateau è costretto a fare nelle sue conclusioni), perchè tutti hanno nel momento della immersione in un mezzo privo di ossigeno, le trachee ri- piene di aria. Ciò però in realtà non avviene, ed io ho mostrato come la maggior parte dei Chilopodi (appunto quelli ohe finora non erano stati sottoposti a sommersione) resistono poco all'asfissia. D'altra parte, per la spiegazione data, conviene credere che l'animale fornito di maggiori riserve di aria debba offrire una più lunga resistenza; ora nel fatto avviene talora proprio l'opposto. Il Litobio, per esempio, ha trachee molto più. grandi che l'Julo, quindi dispone di maggiori riserve aeree; eppure resiste poco alla sommersione, mentre a lungo vi resiste l'Julo. Il Plateau in verità si è trovato anche lui, nelle sue esperienze sulla sommersione degl'Insetti, dinanzi a casi — 156 — analoghi, cioè dinanzi a casi in cui Coleotteri, provvisti di maggiori riserve aeree che altri, sono morti più presto. Egli dice che la minore resistenza degli uni all'asfissia po- trebbe attribuirsi alla maggiore attività cui si sono abban- donati in seno alle acque e quindi al maggiore consumo che hanno fatto di ossigeno. La spiegazione certo appaga, ma non può punto applicarsi al nostro caso, per la sem- plice ragione che il Litobio non presenta in alcun modo una maggiore attività dentro l'acqua; anzi irrigidisce i piedi, quasi subito dopo che lo si è sommerso. Invece è l'Julo che compie sotto l'acqua una serie di movimenti, sia col camminare, sia col rizzarsi, sia col volgersi all'intorno, e ciò per parecchie ore. Ci troviamo adunque dinanzi a un caso perfettamente opposto a quello che suppone la spie- gazione del Plateau. D'altra parte, avendo io estese le mie ricerche oltre la semplice sommersione nell'acqua, ed avendo mostrato che anche in un'atmosfera di gas inerte e nel vuoto la resi- stenza dei Chilopodi all' asfissia è di gran lunga minore che nei Diplopodi, non può più spiegarsi una tale diffe- renza coll'invocare la diversa quantità di forze spese nel vincere, con una maggiore o minore mobilità, la resistenza del liquido. Per spiegare adunque la vitalità dei Miriapodi introdotti in un mezzo privo di ossigeno, non basta ammettere il solo uso dell'aria immagazzinata nelle trachee, perchè la detta re- sistenza, se nei DijDlopodi è di circa due giorni, nei Chilo- podi è al massimo di quattro ore, e proporzionale con que- sto tempo non è la quantità della riserva aerea delle trachee, anzi talora è proprio in una ragione inversa, senza che intervengano altri fatti a giustificare tale inversione di rapporti. Bisogna quindi ricercar la ragione delle notate diffe- renze anche nella natura della respirazione tracheale dei due ordini. Bisogna cioè credere che per la respirazione degli — 157 — uni occorra normalmente una quantità di ossigeno molto minore che per la respirazione degli altri, e che quindi, in un mezzo privo di ossigeno, i primi consumino molto più lentamente dei secondi la riserva aerea delle loro trachee. I Diplopodi e i Chilopodi differirebbero adunque enor- memente tra loro pel grado molto diverso della rispettiva attività respiratoria. Io credo che tale mia affermazione possa giustamente dedursi dalle esperienze già descritte; ma ho cercato an- cora altre prove per togliere su di essa qualsiasi dubbio. Una prima prova mi fu offerta per caso da una espe- rienza, che in verità io facevo per altri scopi. Io volevo introdurre nelle trachee dei Miriapodi dei liquidi speciali per fare alcune osservazioni e ricorrevo a un mezzo molto semplice. S'intenderà facilmente, per elementari principi di fisica, che se sotto la campana della macchina pneumatica poniamo dei tubi di vetro anche sottilissimi, chiusi ad un estremo ed immersi, per 1' altro estremo aperto, in tin liquido, e poi successivamente espelliamo e riammettiamo l'aria, il liquido penetrerà nello interno di quei tubi e raggiungerà in tutti lo stesso livello, qualunque sia la loro lunghezza e il loro diametro. Ora le trachee, per quanto ramificate o involute, si possono sempre considerare come dei tubi chiusi ad un estremo ed aperti all'altro, in corrispondenza cioè della stig- mata. Sicché, facendo pescare le stigmate in un liquido, col sommergere in quest'ultimo l'intero animale, sottoponendo poi il tutto alla campana della macchina pneumatica, fa- cendo il vuoto e riammettendo l'aria successivamente, le trachee devono per un certo tratto riempirsi di liquido, in- dipendentemente dal loro diametro e dalla loro lunghezza. Nel fare di queste esperienze sui diversi Miriapodi, notai che, mentre era facile far penetrare dei liquidi nelle trachee dei Chilopodi, difficilissimo era di farli penetrare in quelle dei Diplopodi. Colpito dal fatto, mi misi di proposito a com- — 158 — piere tali ricerche. Sommersi allora in un liquido colorato (soluzione acquosa diluitissima di fuxina) un Julo e un Lito- bio, che, per quanto ho già detto, possono entrambi resistere all'asfissia pel tempo necessario all'esperienza; e li ho sot- toposti allo stesso trattamento, per cosi dire, pneumatico. Ebbene le trachee del Litobio si sono subito riempite, fino alle loro ultime diramazioni capillari, sicché, viste alla lente per trasparenza attraverso il tegumento, apparivano come arboscelli di color rosso. Invece nelle trachee dell'. Julo il liquido in sulle prime non è penetrato affatto e, solo dopo ripetute espulsioni e riammissioni dell'aria sotto la cam- pana, se n'è cacciato un po' nelle tasche tracheali. Ora, per ragioni puramente fisiche, il liquido avrebbe do- vuto penetrare egualmente nelle trachee dei due animali, non potendo influire sul fenomeno la differenza del dia- metro e della lunghezza delle trachee, né la presenza o man- canza di ramificazioni, né" tanto meno lo intervento nell'Julo di apparecchi valvolari, perchè questi, come ho detto, man- cano in esso completamente. Se invece la penetrazione del liquido è avvenuta in grado differente, ciò vuol dire che in- tervengono cause anatomiche e fisiologiche tali da rendere più difficile nell'Julo e più facile nel Litobio l'uscita del gas e la entrata del liquido. Ciò è innegabile. E tali cause certo devono sussistere anche quando si tratta degli scambi nor- mali dei gas nel meccanismo ordinario della respirazione. Tutte le esperienze finora descritte si accordano nel dimo- strare che i Diplopodi abbiano una respirazione molto lenta, addove i Chilopodi l' hanno attivissima. Una comprova di ciò ci viene offerta dall'esame della biologia dei due ordini. È in generale accettato il principio del Cuvier che l'at- tività della respirazione è in rapporto coll'attività di tutto l'organismo, e che quindi gli animali più agili e forniti di una maggiore potenza muscolare sono anche provvisti di una maggiore potenza respiratoria. Ora, riguardo all'attività ge- nerale, i Diplopodi e i Chilopodi presentano un comporta- — 159 — mento diverso, che, determinato da differenza di regime, si esplica per una differenza di organizzazione e di adattamento. Il regime pacifico dei Diplopodi (si cibano di vegetali e carni morte) non li obbliga alla caccia ed all'assalto; i loro mezzi potenti di passiva difesa (durezza lapidea del der- mascbeletro e fetore venefico delle glandole cianogene) li preservano dal bisogno della fuga dinanzi ad animali pre- datori. Non è meraviglia quindi che i Diplopodi siano tar- digradi, e pel peso del loro corpo, e per la brevità dei loro piedi e per la maniera di muoverli (1); e che al moto prefe- riscano la lunga quiete nell' abituale ravvolgimento a spira del loro corpo. Si accorda con ciò il poco sviluppo della muscolatura e la semplicità del sistema nervoso (II). I Chilopodi {Scolopendridei, Litobideì e Scutigeridei) in- carnano invece il tipo della ferocia: si alimentano di una preda vivente. La loro organizzazione è quindi mirabil- mente adatta ad una vita cacciatrice. La leggerezza del corpo, la sua brevità, la capacità di flettersi in tutti i sensi, la lunghezza, talvolta enorme, dei piedi, la maniera con cui son mossi e il grande sviluppo della muscolatura per- mettono una corsa rapidissima, di cui il Cliilopodo si avvale per piombare sulla preda ; il veleno delle forcipole gli basta per fulminarla. La mancanza di mezzi passivi di difesa l'obbliga a riporre, dinanzi a un nemico più forte, ogni scampo nella fuga. Una eccezione fra i Chilopodi, dal punto di vista del re- gime e della potenza locomotrice, è rappresentata dai G-eo- filidei. Benché appartenenti ad un ordine carnivoro e vele- noso, non hanno la ferocia degli altri Chilopodi; anzi molti di essi sono addirittura vegetaliani, cibandosi di radici e di tuberi (2). L' attitudine alla caccia è quindi scemata o (1) È in corso di stampa negli a Atti della Società ligustica " un mio lavoro. Sulla locomosione dei Miriapodi, di cui, per necessità di esposizione, devo qui ripetere qualche concetto. (2) Secondo il Kirby questi animali in gran numero procurerebbero un grave 'anno all'agricoltura, facendo morire i pomi di terra, le pastinache, le carote. — IGO — perduta: mancano completamente gli occhi; le glandole ve- lenifere sono piccolissime ; la brevità dei piedi e la enorme lunghezza del corpo rendono tarda la locomozione. D'altra parte la presenza di un mezzo passivo di difesa (glandole odorifere ventrali) diminuisce il bisogno della fuga dinanzi al nemico più forte. Questi Chilopodi vivono lungamente in riposo, aggomitolati sotto le pietre, ricordando il costume di quegli altri tardigradi che sono i Diplopodi. Adunque l'attività generale dell'organismo differisce no- tevolmente nei diversi gruppi di Miriapodi e con essa deve anche variare la potenza respiratoria. Gli Scolopendridei, Litobidei e Scutigeridei hanno da consumare una grande quantità di ossigeno pei bisogni della loro respirazione, poca quantità invece i Geofilidei e i Diplopodi. Tolti quindi dall'aria e costretti a respirare quella che è ancora conte- nuta nelle loro trachee, è evidente che i Miriapodi del primo gruppo debbano morire asfittici in tempo molto più breve che quelli del secondo gruppo. E se nei gas inerti la resistenza dei Diplopodi all' asfis- sia è maggiore che sotto l'acqua, ciò dipende dal fatto che nel gas non si compiono gli sforzi muscolari che sono ne- cessari per fendere l'acqua nei movimenti dell'animale. Quindi nel primo caso il bisogno di ossigeno per la respi- razione è minore che nel secondo, e la riserva aerea delle trachee viene più lentamente consumata. Nella differenza di attività respiratoria si trova adunque la ragione della grande resistenza all'asfissia dei Diplopodi sommersi in liquidi o immersi in gas inerti, e della poca resistenza dei Chilopodi messi nelle medesime condizioni. Nel primo caso, per una spiegazione del fenomeno, l'invo- care la semplice presenza delle riserve aeree non basta ; il credere alla esistenza di una respirazione branchiale è un errore. Napoli. Stazione Zoologica, novembre 1901. - 161 — BIBLIOGRAFIA CITATA 1. Causard, Sur la resjìiration branchiale chuz les Diplopodes. C. R. Ac. Se. Paris, 1899. 2. 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Vit- torio Perona, Professore di Economia forestale in questo Istituto, sempre sollecito nel procurarmi materiale di stu- dio, mi veniva portato un pacchetto contenente insetti dan- nosi, affinchè io ne osservassi il contenuto e gliene ri- ferissi. Vi trovai dentro dei rametti di larice e un rametto di abete bianco, nei quali molte foglie erano state più o meno rosicchiate, dalla sommità in giù e lateralmente fin quasi alla nervatura e anche oltre di questa, lasciando l'altro lato in parte o quasi del tutto intatto e ingiallito; la porzione sana della foglia era ancor verde; altre foglie erano quasi compiutamente rosicchiate e di esse non rimaneva che un corto e sottile moncone di colore verde con resti filamen- tosi gialli. Il tutto era legato insieme da fili sericei, tanto da formare un nido, dentro il quale vivevano alcune larve ed erano trattenuti i piccoli caccherelli di colore verdiccio scuro. (1) Forte invasione in Italia di Grnphoìitha tedella CI., « Bull. Soc. Ent. ita- liana n, a. XXXIII, trim. II, 1901. — 163 — Si trattava senza dubbio di danneggiamenti operati dalla larva di un altro microlepidottero, la quale presentava i seguenti caratteri: lunghezza da 9 a 10 mm. circa, lar- ghezza circa 2 mm. ; colore fuligginoso nerastro superior- mente, verdiccio scuro inferiormente, collo scudo cefalico, lo scudo del primo anello del torace e le tre paia di zampe toraciche di colore nero lucente; superiormente a ciascun anello dell'addome quattro tubercoli rotondi, ciascuno dei quali provvisto di un pelo nero, e sull'undicesimo anello tre tubercoli soltanto, disposti a triangolo. Valvola anale con quattro o cinque peli neri ; un paio di zampe sul terzo, quarto, quinto, sesto ed ultimo anello addominale, di co- lore verdiccio scuro. A compiuto sviluppo raggiunge anche i dodici mm. di lunghezza. Questi caratteri erano appunto quelli della larva di Tor- trix {Qrapholitha, Steganoptycha) pinicolana ZÌI., e quindi non esitai a riferire le larve inviate a questo microlepi- dottero. E allo scopo di ottenere anche l'insetto perfetto e di ri- scontrare la determinazione fatta, misi le poche larve in condizioni favorevoli di sviluppo. Dopo qualche giorno, cioè intorno alla fine di luglio, una soltanto di esse passò allo stato di crisalide, coi seguenti caratteri: lunghezza circa 8 mm., colore giallo rossiccio scuro, con una fascia di colore più oscuro che gira tutto intorno alla porzione di mezzo di ciascun anello ed è limitata davanti e di dietro da una fila di numerose, sottili e piccole prominenze, av- vicinate fra loro. Da questa crisalide, circa a mezzo settembre, ottenni l'in- setto perfetto; i caratteri che presentava questo unico esem- plare confermarono pienamente che quelle larve apparte- nevano con certezza alla Tortrix pinicolana ZÌI., avendo essa un'apertura d'ali di circa 18 mm., con una lunghezza di 9 mm. circa; antenne lunghe, sottili, di colore grigio- cenerino; ali anteriori allungate, grigio chiare lucenti, senza — 164 — disegni ben distinti; esse presentano un fondo cenerino lu- cente con minute punteggiature di color nero, le quali, rag- gruppandosi in numero maggiore sopra una porzione del- l'ala più che soj^ra un'altra, limitano alcune zone e punti, più scuri o più chiari, però poco notevoli; frangia grigio- scura; ali posteriori un po'più larghe e un po'appuntite, grigio brune, quasi uniformi, con frangia grigio chiara; parti inferiori grigio chiare lucenti; zampe sottili, grigio scure al di sopra, grigio chiare al di sotto. L'invasione delle larve, secondo una semplice indicazione contenuta nel pacchetto, doveva essere molto forte, poiché si diceva che quelle infestavano i lariceti del Comune di Ber- sezio (distretto forestale di Vinadio, in provincia di Cuneo) a m. 2000 sul livello del mare. Dai lavori che potei consultare sopra questo microlepi- dottero, per ragioni di brevità, trattandosi di un insetto già conosciuto in Svizzera fin dal 1855 pe'suoi danni e ap- presso in Francia, nel Tirolo e in alcune regioni settentrio- nali, ma che in Italia non era mai comparso in gran nu- mero, mi limiterò a fare solamente alcune considerazioni che derivano come conseguenza della sua comparsa fra noi; e questo con tanto maggior frutto poiché il Signor Cuni- berti, Capo distretto forestale di Vinadio, ebbe la genti- lezza squisita di rispondere ad una serie di domande da me rivoltegli, dandomi notizie molto importanti sopra que- sta prima invasione di Tortrix pinicolana in Italia. Le considerazioni principali sono le seguenti: 1." La Tortrix pinicolana non era mai stata segnalata come frequente in nessuna parte d'Italia, anzi essa era se- gnata nel Catalogo (1881) dell'Ingegnere Curò, come rara in alcune regioni del Piemonte e della Brianza ; ora invece dobbiamo dire essere comparsa in gran numero in provin- cia di Cuneo, nel comune di Argenterà e appunto nei bo- schi di Serre, Incianao, Draie, Maire di Steve Rus, e an- che nel comune di Bersezio, nei boschi di liberta^ Ciargieur, — 165 — Fustagno e Sapet, a un'altezza da 1800 a 2000 m. sul li- vello del mare; 2.° La superficie dei boschi infetti dalle larve fu pel comune di Argenterà di circa cinque ettari e per quello di Bersezio di circa quattro ettari, rimanendo incolumi i limi- trofi comuni ; fuori d'Italia invece si ricordano invasioni di parecchie migliaia di ettari; 3.° L'invasione delle larve è avvenuta nelle piante adulte, mentre i novelleti rimasero quasi immuni; 4° È la prima volta che la larva di Tortrix pinicolana viene ricordata come dannosa all'abete bianco; questo però non deve meravigliare perchè si sa che in mancanza dei larici, i quali costituiscono la pianta prediletta di queste larve, vennero qualche volta invasi, fuori d'Italia, anche gli abeti rossi e il Pinus cembra. Le piante di abete bianco intaccate furono pochissime, cioè alcune soltanto di quelle che erano presso i larici, e i danni si ebbero soltanto nei getti annuali. 6.° Dallo studio accurato che si fece di questo micro- lejDidottero, fu stabilito il seguente periodo annuale di svi- luppo: dalle uova, deposte sui giovani rametti di larice e, a preferenza, su piante ben provviste di foglie, si svilup- pano da maggio a giugno delle larve; alla fine di questo mese esse si lasciano cadere nel terreno, si filano un boz- zolo dentro il quale passano lo stato di crisalide che dura 3 o 4 settimane; alla fine di luglio e ai primi di agosto esce l'insetto perfetto, il quale deposita le uova che pas- sano l'inverno. Nei nostri paesi invece si mutò alquanto il periodo an- nuale di sviluppo, incontrandosi le larve fino ad una sta- gione più avanzata e quindi comparendo più in ritardo gli insetti perfetti; ciò è dovuto senza dubbio alla altitudine dei luoghi invasi, perchè già si era osservato che nei luoghi alti le farfalline compaiono in settembre; difatti dalle os- servazioni accurate del Signor Cuniberti risulta che il volo Anno XXXIII. 11 - 166 — delle farfalline avvenne nell'ultima decade di settembre non solo, ma buon numero di esse si vedevano anche nella prima metà di ottobre e, in piccola quantità, anche alla fine di questo mese (giorno 28). (5." Anche da noi, come già era stato osservato in Sviz- zera e in altri luoghi, le piante invase rimisero le foglie sui primi di settembre e in ottobre si trovavano già in buone condizioni vegetative: quindi le piante, anche fortemente invase, soffrono pochissimo. Come prova di questo il Si- gnor Cuniberti asserisce che nessuna delle piante invase dalle larve morì, anzi sembra ora (28 ottobre) che quelle non abbiano avuto alcun danno; 7." È provato che questo insetto compare per due anni di seguito; si dovrebbero quindi nel primo anno usare i rimedi preventivi e sopratutto quello della ricerca e distru- zione dei piccoli centri, i quali non solo mirano al man- tenimento della specie, ma anche a preparare una forte in- vasione: difatti l'anno passato, secondo le osservazioni del Cuniberti, nel comune di Bersezio si ebbero pochi larici infestati e quindi facile sarebbe stata la distruzione. Invece, come risulta dalle prove fatte in Svizzera e in altre regioni, è inutile tentare la distruzione delle larve, quando esse compaiono in gran numero. 8." Essendo non molto grave il danno prodotto dall'in- vasione di questa larva, riducendosi esso soltanto ad un minor aumento della massa legnosa, sembrerebbe inutile di occuparsi di questo insetto e di mettere in opera i ri- medi preventivi ; l'impressione però grande che ne provano le popolazioni dei paesi infetti, le quali vedono i loro lari- ceti come bruciati e seccati dal fuoco, e l'indebolimento, anche temporaneo, delle piante che potrebbero non solo venir invase, in questo momento favorevole, da altri in- setti ma anche da funghi dannosi, ci mettano in guardia contro questo nuovo nemico. In Svizzera la comparsa in gran numero della Tortrix — 167 — pinicolana^ in certe annate, fu considerata come una con- seguenza della diminuzione di piccoli uccelli, a cagione della spietata uccisione che se ne faceva nell'Italia supe- riore. Al giorno d'oggi però, per quanto sia da lamentare la caccia davvero sterminatrice delle reti e da raccomandarsi la protezione degli uccelli, i quali col loro canto e colla loro gaiezza rallegrano tanto le campagne e le mute e se- vere foreste, non si ha ragione di asserire, senza prove di fatto, l'utilità degli uccelli in generale; quindi, fino a che non si provi con fatti quale o quali specie di uccelli con- corrono alla distruzione della Tortrix pinicolana e in quale misura, quella considerazione non rimarrà che una sem- plice ipotesi. Nei comuni di Argenterà e di Bersezio non si ebbe a notare la distruzione delle larve, della specie in discorso, da parte di nessun uccello. Io invece dovetti persuadermi anche una volta della uti- lità di certi insetti che distruggono insetti dannosi : difatti, come ho detto sopra, dalle poche larve che ricevetti, ot- tenni lo sviluppo compiuto di un solo esemplare, mentre le altre morirono. Questa morte fu cagionata da una piccola larva, di color giallo verdiccio, che trovai sul corpo di alcune larve di Tortrix pinicolana. Appena mi accorsi della presenza di questa larva parassita, fui quasi sul punto di staccarla dal corpo dell'ospite, ancora in buone condizioni, per veder modo di mantenerlo in vita ; desistetti però subito da tale proposito perchè quelle larve parassite avevano per me non minor importanza certo dell'ospite, che avevo già potuto identificare. Quelle larve parassite, raggiunto il loro sviluppo, si fila- rono ciascuna un piccolo bozzolo di colore giallastro scuro, lungo circa 6 mm., largo 1,5 mm., dentro il quale incri- salidarono. • — 168 — Nell'attesa di ottenere da queste crisalidi l'insetto per- fetto, cosa che avverrà senza dubbio alla nuova ricomparsa delle larve^ e di mettere insieme, nell'anno prossimo, più ampie notizie intorno alla Tortrix pinicolana Z\ì. in Italia e intorno al suo parassita, mi sono creduto in obbligo di ricordare brevemente la prima invasione in Italia di que- sto microlepidottero, augurando che i suoi attacchi non si ripetano. Vallombrosa, E. IstitAito forestale, dicembre 1901. — 169 — r>ott. RAMtlRO FABIANI DI UN NUOVO CROSTACEO ISOPODO (Caecosphaeroma berle um n. sp.) DELLE GROTTE DEI COLLI SERICI NEL VICENTINO Nell'anno 1891 il Dott. G. Canova raccoglieva alcuni esemplari di un nuovo isopodo acquatico nella grotta detta il cogolo della Guerra (1), a Lumignano dei colli Berici, presso Vicenza ; però, occupato da altri studi, non potè ren- der nota la sua scoperta. Durante le mie prime ricerche nelle grotte dei colli Be- rici, ritrovai (marzo 1898) lo stesso crostaceo, nella mede- sima grotta. Esso appartiene al genere Caecosphaeroma (Dollfus 1898), di cui finora, la presente compresa, si contano quattro spe- cie, tre delle quali provengono dalla Francia (2). La prima di esse {C. Virei Dollfus) fu scoperta dal Dott. Viré nel 1895, nella grotta di Baume-les-Messieurs (Giura); la seconda (C burgundum Dollfus) è dovuta alle (1) Questa grotta si trova a circa 150 m. sul mare, nel calcare dell'eocene su- periore. Vi si entra per una grande bocca triangolare, aperta a tramontana, la quale inette in una vasta sala. Da questa partono due rami, quello di sinistra (per chi entra) procede per 30 m., l'altro per 60 m. Nel ruscello che percorre il ramo destro e in una pozzanghera del sinistro vivono appunto i Caecosphaeroma. (2) La faune souterraine de France par Armand Viré d.r ès-sc. nat. Paris, Baillière, 1900, pag. 33. — 170 — ricerche del Dott. Galimard nel 1898, nella grotta della Douix (Costa d'Oro) e l'ultima (C. Faucheri Dollfus et Virò) al Sig. Faucher, che ne pescò quattro individui in un pozzo a Sauve (Gard), al principio del 1900 (1), La specie dei colli Berici è dunque la prima finora tro- vata in Italia. Nel novembre del 1900 ho raccolto molti esemplari della stessa specie anche nelle acque di una voragine presso Lo- nigo, denominata il cogolo delle Tette (2). Questa voragine dista circa 16 km. da Lumignano e si trova in una parte dei colli Berici, che è quasi separata dal resto dalla pro- fonda valle del torrente Liona. Non sarà forse inopportuno ricordare la definizione del genere Caecosphaeroma, quale venne data dal Dollfus (3): « Corpo convesso, che si arrotola a palla; capo come nel « genere Sphaeroma, ma sprovvisto d'occhi, antenne e an- « tennule quasi della stessa lunghezza, Pereiopodi in nu- finisce con un mar- gine poco e irregolarmente arrotondato. '' I cerei (Fig. 10) sono corti, tozzi, imper- fettamente articolati, poiché i loro articoli non si possono realmente separare fra di loro, e terminati da un tubo chitinoso abba- stanza lungo che verso il mezzo si va restringendo per poi tornare ad allargarsi. Gli articoli, che compongono questi cerei sono undici e tutti forniti di alcune setole lunghe ed altre corte. L'ultimo articolo (Fig. 11-12) j)uò in parte rientrare nel precedente. Nei maschi, e forse qual- 10 12 che volta nelle femmine, nella parte interna di alcuni arti- coli compresi fra il secondo ed il settimo articolo, esistono una, due od anche tre spine più o meno lunghe, ciò che vuol dire che questi cerei (Fig. 13) già servono un po' come organi di presa. Le zampe hanno una coscia breve ed un trocantere an- cora un poco più breve della coscia, un femore un poco più grosso della tibia ed alla stessa per lunghezza quasi uguale, un tarso, composto di un solo articolo e terminato da due unghie (Fig. 14) disuguali per lunghezza. Esistono m questo genere 10 stigmi^ dei quali 3 toracici e 7 addominali: il primo toracico maggiore degli altri, è si- — 209 — tuato nella parte dorso-laterale del primo segmento presso il margine anteriore poco dietro la testa, il secondo ed il terso S0710 situati ai lati rispettivamente avanti il secondo ed il terzo paio di zampe; gli stigmi addominali si aprono nella parte laterale dei segmenti 1-7. I tubi malpighiani sono cinque (1) assai corti. Attraverso i cerci hanno sbocco due ghiandole (Fig. 15) CHE SI estendono ANTERIORMENTE PER TUTTA LA LUNGHEZZA 15 14 dell'intestino posteriore. Queste ghiandole sboccano al- l'estremità STESSA dei CERCI ATTRAVERSO IL CONDOTTO CHI- TINEO ad APICE CAMPANULATO. La SOSTANZA ESPULSA SI COA- GULA A CONTATTO CON l'aRIA COME ANCHE NELl' ALCOOL E NELLA FORMALINA. Cook non aveva constatato la presenza di tali ghiandole ed aveva ritenuto l'estremità dei cerci per unghia modifi- cata o organo di senso. Dei fatti nuovi da me messi in luce per il Projapyx. l'ultimo è unico nella classe degli insetti, solo nei Symphyla e nei Diplopoda {Gallipodoidea e Chordeumoidea) riscontria- (1) Quando pubblicai l'altra nota u Circa alcuni caratteri morfologici di Proja- pyx etc. 1 Boll. Mus. ZoL Anat. comp., Torino, XVI, n. 399, erroneamente scrissi mancano i tubi malpighiani. Questi per la loro piccolezza mi erano sfuggiti, non avendo ancora fatto uso di tagli per lo stu^dio anatomico di tale genere. — 210 — mo ghiandole omologhe, situate nella parte posteriore del corpo e sboccanti per mezzo di papille cilindriche. Quindi abbiamo un altro carattere, che ci serve a far ravvicinare ancora maggiormente i Tisanuri ai Simfili. Di più a me sembra che la circostanza indicata di tali ghiandole, sboc- canti all'estremità dei cerei, ci conduca a poter stabilire un' omologia tra le papille del segmento preanale dei Di- plopodi e dei Simfili e i cerei degli insetti, e come in modo assoluto quelle non possono considerarsi omologhe a zampe, così nemmeno potranno esserlo i cerei. Noi dob- biamo ritenere che nei progenitori degli insetti i cerei erano papille inarticolate, nate e cresciute per servire da condotto a ghiandole. Tali papille crescendo in lunghezza per un fenomeno puramente meccanico si sarebbero artico- late imperfettamente come nel Projapyx^ conservando pure l'antico ufficio, mentre negli altri insetti scomparse le ghian- dole posteriori, sarebbero rimaste assumendo funzioni di senso 0 diventando organo di presa. Passiamo ora ad un confronto del Projapyx col Japyx e Campodea : L'apparato boccale è costruito presso a poco come nel Japyx^ quello di Campodea se ne differenzia specialmente per la brevità dei palpi; Le pseudozampe esistono dal ì°-7° segmento, come in Japi/x (però in questo sono molto rudimentali), nella Cam- podea esistono dal 2"-7" segmento e sono di forma simili a quelle di Projapyx; Al primo sternite addominale esistono al lato interno delle pseudozampe due appendici abbastanza lunghe, cilin- driche e setigere, mentre nel Japyx allo stesso j)osto tro- viamo solo due zone lineari provviste di peli; nella Cam- podea esistono appendici simili ed omologhe a quelle di Projapyx ; Mancano le vescicole addominali; esistono in alcune specie del Japyx; nella Campodea si trovano dal segmento 2''-7°; — 211 — Il segmento decimo dell'addome è sviluppato come gli antecedenti (pure nella Campodea), mentre nel Japyx è molto più sviluppato degli altri; I cerei sono imperfettamente articolati, corti e tozzi; nel Japyx formano un robusto forcipe; nella Campodea sono lunghi, articolati e gracili. Gli stigmi sono 10, nel Japyx solifugus 11, nel J. Tsabel- lae 9, nella Campodea solamente 3. I tubi malpigbiani sono cinque, mentre mancano nel Japyx, ed esistono numerosi nelle Campodea e Lepidocampa. Esistono due ghiandole posteriori sboccanti attraverso i cerei ; esse mancano ad ogni altro genere di Tisanuri, fin qui conosciuti. In complesso Projapyx si avvicina di più a Japyx. Credo giustificato farlo tipo di una famiglia Projapygidae da comprendersi con Japygidae sotto il nome di Dicellura proposto da Haliday, mentre sotto il nome di Rhabdura resterebbe la famiglia Campodeidae con i generi Campodea, Eutrichocampa nov., Lepidocampa. Con i caratteri dei generi, che noi conosciamo attual- mente di Tisanuri entotrofi, possiamo ricostruire un tisa- nuro ipotetico, capostipite di tutti gii attuali. Esso avrebbe avuto i seguenti caratteri: ante?me inoniliformi, labbro in- feriore senza palpi, zampje con due unghie tertìiinali, pseudo- zampe e vescicole a Uitti i segmenti dell'addome, due papille cilindriche al margine posteriore del primo sternite addomi- nale, due papille alV estremità dell'addome, attraverso le quali sboccavano due ghiandole, due tubi malpighiani, stigmi a tutti i segmenti compresa la testa (uno per segmento). Da tale tisanuro ipotetico, della cui esistenza possiamo poco dubitare, si può facilmente far provenire per sop- pressione di alcuni caratteri e comparsa di altri i generi attualmente conosciuti e da esso si può anche facilmente risalire alla forma ipotetica di simfilo, derivato dai Diplo- podi primitivi, e che si sarebbe differenziato dalla Scolo- — 212 — pendreUa attuale appena per il numero degli stigmi. Per me la stretta parentela dei Diplopodi^ che ritengo Tra- cheali Antennati più semplici, dei Simfili e dei Tisaniiri mi sembra indiscutibile, specialmente dopo quanto ho io dimostrato con le mie note preliminari sulla morfologia dei Diplopodi{l) e dopo la scoperta in Projapyx di ghian- dole omologhe a quelle sericigene dei Simfili e dei Di- plopodi. II. Specie di Japyx conservate nella mia collezione. Dall'esame di un gran numero di individui di Japyx^ prove- nienti da svariate regioni della terra, ho potuto convincermi che il carattere più costante, che può servire a raggrupparli in specie, è quello del forcipe, e che seguono come caratteri ausiliari il numero degli articoli delle antenne, la forma del settimo tergite, e da ultimo anche il numero e la di- sposizione delle setole sui segmenti addominali. Onde nelle descrizioni seguenti non farò menzione del colore, che presso a poco è lo stesso in tutte le specie, né delle pseudozampe. Le dimensioni assolute spesso molto variabili, hanno poco valore specifico, quelle relative invece possono essere di molto aiuto nella distinzione delle specie. Per comodità di descrizione del forcipe, seguendo in parte la nomenclatura di 0. F, Cook, chiamo sempre tuber- ciili basales quelli, che si trovano fra la base ed il dente, tuberculi apicales quelli invece fra il dente e l'estremità di ciascuna branca. 1. Japyx Isabellae Grassi. Alba, segmento decimo ochraceo, forcipe ferrugineo. Antenne 18-articulatae. (1) Cf. liendic. K. Accad. Lincei, VII, 1» sem., serie ò'^, fase. 2", pp. 52 67 e •2» sem.. serie 5», fase. 7», pp. 178-180 (1898). 213 Abdomen tergitis setis brevibus, paucis, 3-4-seriatis, ster- nitis setis brevibus paucis 5-seriatis. Tergitum 7"'" angulis posticis rotundatis. Forceps (Fig. 16) perbrevis, brachiis subaequalibus, bra- cino dextro dente basali magno in apice bifido armato, 16 deinde profunde arcuatim inciso, inde in processu triangulari tuberculis mini- mis sat acutis producto, apice brevi, at- tenuato arcuato, brachio laevo a dextro tantum dente basali integro differt. Long. (1) corp. 2,8, lat. 0,22. Long, antenn. 0,6, forcipis 0,11. Patria. Messina. Questa bella specie per il numero degli articoli delle antenne e per la forma del forcipe non si può confondere con nessun'altra. Grassi l'indica rara per Catania e le at- tribuisce una lunghezza massima di 7 millimetri. 2. Japyx solifugus Haliday. Antenn ae 25-32 articulatae. Abdomen tergitis setis quatuor longis, duabus sublatera- libus anticis et duabus submedianis posticis, setis quatuor brevibus anticis, duabus posticis et setis 3-4 late- n ralibus longis auctis, sternitis seriebus quatuor setarum pauoarum sat longarum. Tergitum 7""^ angulis posticis triangulariter aliquantum pro- ductis. Forceps (Fig. 17) sat longus, brachiis gradatim attenuatis, arcuatis, brachio dextro laevo paulu- lum crassiore, dente sat magno apud basim armato et tu- berculis duobus basalibus et pluribus minimis apicalibus, (1) Le misure sono sempre espresse in millimetri. Anno XXXIII. 14 — 214 - brachio laevo dente sat magno, fere ad medium marginem sito, et tuberculis tribus basalibus, pluribus mmimis api- calibus. Long. corp. usque ad 12, lat. 1,2. Long, antenn. 3, forcipis 0,84. Patria. Italia: Roma, Bevagna, Catania, Messina, Pa- lermo; Tunisia: Tunisi; Algeria: Bona (Meinert). La lunghezza ordinaria di questa specie, diffusa in tutta la regione circummediterranea, è inferiore ai 10 millime- tri, ed anche il numero degli articoli delle antenne è per lo più inferiore a 30. Il settimo tergite addominale negli esemplari giovani non ha gli angoli posteriori sporgenti indietro. 3. Japyx bidentatus Schaifer. Antennae 32-articulatae. Abdomen tergitis setis quatuor longis submedianis, dua- bus anticis et duabus posticis, nec non setis tribus longis lateralibus auctis, sternitis seriebus 4 setarum paucarum sat longarum. Tergitum 7"'" angulis posticis rotundatis. Forceps (Fig. 18) brachiis sat attenuatis apice inermi parum arcuato, brachio dextero dente mediano acuto armato et tuberculis nonnullis basalibus, brachio lae- vo dextero parum magis attenuato, dente ad ìf ^4-^1 apicem magis quam idem brachii dexteri ap- proximato, tuberculis basalibus parvis, apica- libus nullis. Long. corp. 9, lat. 1,2. Long, antenn. 2,6, forcipis 0,88. Patria. Chile: Viila del Mar (Valparaiso). Anche l'esemjjlare descritto da SchafiPer proveniva da Villa del Mar, però esso differisce dal mio per le antenne — 215 — fornite di 35 articoli, per il settimo tergite addominale con gli angoli posteriori un pochetto sporgenti indietro e per le dimensioni di 12 millimetri. 4. Japyx patagonicus sp. n. Antennae 30-articulatae. Abdomen tergitis setis longis duabus anticis sublatera- libus, duabus posticis fere submedianis et 3-4 lateralibus auctis, sternitis seriebus quatuor setarum paucarum sat lon- garum. Tergitum 7"™ (^ig. 19) angulis posticis acute pau- lulum productis. Forceps (1) (Fig. 20) bracliio dextero apud apicem tan- tum attenuato, arcuato, dente nullo, tuberculis fere usque ad 20 19 apicem sat parvis, brachio laevo parum longe a basi gra- datim parum attenuato, arcuato, tuberculis tribus basalibus, dente ad basim approximato, parvo, tuberculis apicalibus perparvis. Long, corp. 14, lat. 0,9. Long, antenn. 2, forcipis 0,66. Patria. — Argentina : Porto Piramides (Ohubut). 5. Japyx megalocerus sp. n. Antennae 50-articulatae, articulis setis biseriatis brevi- bus et brevioribus instructis. Abdomen tergitis setis duabus longis submedianis po- (1) Forceps subtus iuspectus; cfr. explicatio figurarum! — 216 — sticis et setis 3-4 lateralibus auctis, sternitis setis brevibiis et brevioribus sparsis parum raris. Tergitum 7"'"' (Fig. 21) postico utrimque rotundatim exci- sum, angulis triangularibus acutis. Forceps (Fig. 22) brachiis sat atteuuatis apice arcuato, tuberculis parvis fere usque ed apicem auctis et dente sin- gulo armatis, dente brachii dexteri a basi forcipis parum magis quam idem laevis distante. Long. corp. 37, lat. 5. Long, antenn. 9,5, forcipis 4,5. Exempla minora differunt tergito septimo angulis posti- cis parum productis et colore parum pallidiore. Forceps (Fig. 23). 22 Exemplum unum inter pluria antennis tantum 35-arti- culatis. Patria. — Cliile: S. Vicente (Talcahuano). Per le dimensioni questa specie sarebbe intermedia al J. dux Skorikow e J. goliath Parona, però da entrambi si differenzia per la forma del forcipe; e da quest'ultimo anche per il numero degli articoli delle antenne, che è di 58. 6. Japyx tunisinus sp. Antennae 40-42-articulatae. Abdomen tergitis setis duabus posticis longis et setis 3-4 longis lateralibus auctis, sternitis seriebus quatuor se- — 217 — tarum paucarum sat longarum et setis nonnullis brevibus. Tergitum 7"'" postice utrinque arcuatim valde exoisum, an- gulis triangularibus acutis. Forceps (Fig, 24; sat longus et sat attenuatus, brachio dextero tuberculis tribus basa- libiis aucto et dente magno armato, deinde gradatim atte- nuato et arcuato tuberculis minimis aucto, brachio sinistro toto gradatim attenuato et arcuato tuberculis minimis ba-: salibus et apicalibus nec non dente minimo, ad apicem approximato, aucto. Long. corp. 12, lat. 1,5. Long, antenn. 3,5, forcipis 1,3. Patria. — Tunisi: Sidi Bel Ahasen. Ne raccolsi varii individui sotto piccoli sassi e tutti con- cordanti nei caratteri sopra indicati. Questa specie è ben distinta da tutte le altre della fauna circummediterranea. 7. Japyx indicus Oudem. Antennae 38-articulatae. Abdomen setis, malae conservationis causa, indistinctis. Tergitum 7"'" (Fig. 25j angulis posticis in processu brevi, attenuato, acuto productis. Forceps (Fig. 26) brevis, bracbiis subaequalibus dente sat 20 magno mediano armatis, tuberculis tribus minimis basali- bus et tuberculis nonnullis minimis latis apicalibus. Long. corp. 5, lat. 0,64. — 218 — Long, antenn. 2,2 forcipis 0,4. Patria. — Nova Guinea: Erima. Oudemans indicò questa specie per l'Arcipelago Malese e Parona per la Birmania. 8. Japyx platensis sp. n. Antenuae 24-26-articulatae. Abdomen tergi tis setis quatuor sat longis anticis, duabus medianis et duabus sublateralibus, setis duabus sat longis, posticis, submedianis, setis nonnullis longis lateralibus et nonnullis superis sparsis brevibus auctis, sternitis seriebus quatuor setarum paucarum sat longarum et setis nonnullis brevibus. Tergitum 7'"" angulis posticis rotundatis vel vix productis. Forceps (Fig. 27) brevis, brachiis subaequalibus, apice attenuato, sat arcuato, tuberculo parvo ba- sali et tuberculis minimis auctis, dentibus nullis. Long. corp. 6, lat. 0,6. Long, antenn. 1,62, forcipis 0,4. Pullus: albus, antennis 26-articulatis, for- cipis brachiis conicis. Long. corp. 2. Patria. — Argentina: Nunez, S. Isidro (Buenos Aires), Federación (Entre Rios). •27 9. Japyx anodus sp. n. Antennae 26-articulatae. Abdomen tergitis antice setis longis duabus medianis, duobus sublateralibus et duabus lateralibus, postice setis longis duabus submedianis et duabus lateralibus, et setis — 219 — nonnullis brevibus Inter setas longas instructis, sternitis seriebus qnatuor setarum paucarum sat longarum et setis nonnullis brevioribus sparsis. Tergitum 7"'" (Fig. 28) angu- lis posticis acute parum productis. Forceps (Fig. 29) brachio dextero parum falciformi eden- tato tuberculis duobus basalibus parvis, cetero margine, vix vix crenulato, brachio laevo falciformi, dextero parum magis attenuato, tuberculis duabus basalibus perparvis et margine cetero interno vix vix crenulato. Long. corp. 10, lat. 1,5. Long, antenn. 3, forcipis, 0,9. Patria. — - Chile: Temuco, Coipué (Villa Rica). 10. Japyx neotropicalis sp. n. Antennae 33-36-articulatae. Abdomen tergitis setis quatuor longis lateralibus et dua- bus longis posticis submedianis auctis, sternitis seriebus quatuor setarum paucarum sat longarum. Tergitum 7"'" (Fig. 30) angulis posticis acute productis. Forceps (Fig. 31) brachiis brevibus, margine interno edentato, tantum tuberculis plus minusve parvis instructo, 31 29 30 bracliio dextero usque parum longe ab apice lato, deinde attenuato, arcuato, brachio laevo toto gradatim parum at- tenuato, arcuato. Long. corp. 14, lat. 1,5. Long, antenn. 4, forcipis 0,8. - 220 — Patria. — Argentina: Tafi Viejo (Tucumàn); Posadas, S. Ana, S. Iguacio, Pampa Piray (Misiones). Brasile: Salto del Iguazù, Bella Vista (Paranà). Paraguay: Puerto Bertoni (Paranà). Uruguay: La Sierra. Obs. In exemplis duobus, quorum alter e Bella Vista, alter e Posadas, antennae 42-articulatae et in exemplo e S. Ana antennae 28-articulatae. Questa specie è molto affine al J, maior Grassi, però per le setole dell'addome e per la forma della branca si- nistra del forcipe, si distingue facilmente. 11. Japyx major Grassi. Syn. Japyx solifugus var. major Grassi. Antennae 34-36-articulatae. Abdomen tergitis setis duabus anticis medianis brevibus et duabus sublateralibus longis, setis duabus longis posti- cis submedianis et setis 3-4 lateralibus auctis, sternitis se- riebus quatuor setarum paucarum sat longarum et setis non- nullis brevioribus. Tergitum 7""^ (Fig. 32) postico utrimque rotundatim sat excisum, angulis in processibus triangula- ribus angustis sat longis, acutis, productis. Forceps (Fig. 33) brevis brachio dextro usque parum 33 longe ab apice lato, deinde attenuato, arcuato tuberculis basalibus quatuor parvis, dente parvo in apice partis latae et tuberculis minimis apicalibus. Long. corp. li, lat. 1,14. — 221 — Long, antenn. 2,5, forcipis 0,72. Patria. — Italia: Roma, Palermo; Spagna: Sevilla (Mei- nert). Algeria: Bona (Meinert). Un esemplare di Bona misurava in lunghezza mill. 16. Questa forma fu descritta come semplice varietà del J. soliifiigus dal Grassi, ma essa è cosi ben distinta per il numero degli articoli delle antenne e sopra tutto per la forma del forcipe d'avere il diritto di essere considerata come specie. 12. Japyx papuasicus sp. n. Antennae 36-articulatae. Abdomen tergitis setis longis qi^atuor^submedianis, dua- bus posticis, et setis 3-4 lateralibus auctis, sternitis serie- bus quatuor setarum paucarum sat longarum. Tergitum 7'"" (Fig. 34) postice utrinque oblique trunca- tum, angulis in processu longo spiniformi productis. Forceps (Fig. 35) brevis, brachio dextero usque parum longe ab apice lato, deinde attenuato, arcuato, tuberculis 35 basalibus perparvis, dentem parvum, longe a basi situm, at- tingentibus, tuberculis apicalibus sat magnis, brachio sini- stro gradatim paululum attenuato, arcuato, dente magno mediano armato et tuberculis nonnullis basalibus minimis et nonnullis parvis apicalibus. Long. corp. 7,5, lat. 1. — 222 — Long, antenu. 2,6, forcipis 0,64. Patria. — Nuova Guinea: Erima. Anche questa specie è molto affine al J. inajoì% ma ne è ben distinta per la forma della branca sinistra del for- cipe e per quella del settimo tergite addominale. 13. Japyx centralis sp. n. Antennae 37-39-articulatae. Abdomen tergitis setis 6 anticis brevibus, setis 6 posti- cis, quarum duo submedianae longae, et setis 3-4 sat lon- gis lateralibus auctis, sternitis seriebus tribus setarum paucarum sat longarum et setis nonnullis brevioribus. Ter- gitum 7'"" angulis posticis triangulariter parum productis. '^ Forceps (Fig. 36) brevis, bracliio dextero ilio laevo paululum crassiore, gradatim paululum attenuato, arcuato, apud basim dente sat magno armato, apicem versus serie tuberculorum par- vorum, brachio laevo gradatim parum attenuato, arcuato, tuberculis basalibus minimis et dente sat magno apud apicem armato. Long. corp. 8, lat. 1. Long, antenn. 3,5, forcipis 0,64. Patria. — Venezuela: La Moka (Meinert). Per la forma del forcipe si avvicina al J. goliath Parona, però per il numero degli articoli delle antenne e per le dimensioni assai minori, deve ritenersi specie distinta. — 223 — III. Nuove specie di Nìco/etia. 1. Nicoletia subterranea sp. n. $ Caput cnm tViorace cremeum, abdomine ocliraceo fer- rugineo, antennis, ventre pedibusque stramineis. Caput semiellipticum angulis posticis rotundatis, supra utrimque setis nonnullis longis robusti^, apice bifido, auc- tum. Antennae longitudine corporis parum breviores, atte- nuatae, articulis apicem versr.s niagis elongatis et atte- nuatis, articulo secundo setis quatuor longioribus, robustis apice bifido et setis nonnullis brevissimis, articulis ceteris seriebus duabus circularibus setarum paucarum longarum acutarum et setis nonnullis subtilibus brevibus auctis, ar- ticulo ultimo campanula brevi terminali, brevissime setosa. instructo , Thorax eadem latitudine abdominis et abdomine panilo minus quam duplo breviore, segmentis subaequalibus, ter- gitis setis brevissimis parum raris plenis et setis quatuor longis, robustis, apice bifido, lateralibus, et setis nonnullis longis, acutis, posticis lateralibus auctis. Abdomen tergitis setis brevioribus parum raris plenis et setis nonnullis longis, acutis, marginalibus posticis et late- ralibus auctis, sternitis setis brevioribus parum raris plenis et setis duabus brevibus robustis apice bifido submedianis posticis et setis nonnullis brevibus auctis posticis lateralibus. Styli longi, attenuati, setis nonnullis brevibus, robustis et setis subtilibus brevibus instructi. — Tergitum decimum (Fig. 37} trapezoideum, postico paululum rotundatim inci- sum, angulis rotundatis seta singula longa, robusta apice bifido instructis, supra utrimque setis tribus brevibus ro- bustis et nonnullis brevibus subtilibus. Cerci elongati, at- — 224 — tenuati Inter se subaequales, longitudine corporis breviores, articulis cercorum lateralium fere usque ad dimidiam par- tem cerei setis quatuor perlongis, robustis apice bifido et seriebus circularibus setis brevibus aiictis, articulis omni- bus cerei mediani subtus setis duabus sat longis apice bi- fido auctis et setis brevibus instructis. Ovopositores atte- nuati perlongi. Pedes III setis brevibus sparsis instructis, coxa setis quatuor superis longis apice bifido, femore supra serie spi- narum brevium robustarum, setis duabus robustioribus apud apicem, et serie setarum brevium api cali, tibia spinis non- nullis acutis sat longis, robustis sparsis et spina robustiore acuta apicali, tarso 4-articulato, articulis 2-4 parum distinc- tis, infra seriebus duabus spinarum brevium aneto, ungui- bus tribus armato, quarum intermedia minor. (^ Antenna dextera articulo secundo interne in processu parvo producto, antenna sinistra articulo secundo interne in processu magno (Fig. 38) producto, unco magno aucto sursum vergente et processibus duobus, altero laminari, la- tiusculo, altero attenuato constituto. Tergitum decimum (Fig. 39) postice profunde rotundatim incisum, angulis in processibus acutis apice extrorsum ver- 3S gente productis, supra utrimque setis brevibus instructum margine laterali subtus tuberculis cilindricis G-7 aucto. Cerci laterales interne ad basini spinis 4-5 brevissimis, robustis. — 225 — truncatis armati; cercus medianus articiilis basalibus spina brevi, acuta, supra armatis. Appendices genitales sabcilin- dricae, sat longae. Long. corp. 11, lat. thoracis 1,9, long. thor. 3,5, abdom. 6,5. Long, antenn. 9, cercorum 7,5. Long, ovoposit. 3,5, append. genit. ^f 0,44. Patria. — Roma. D'Italia si conoscevano fino ad ora due specie: la N. phy- tophila Gerv. e la N. Maggii Grassi. La specie, che io so- pra descrivo, per la forma del torace e per le dimensioni di tutto il corpo si avvicinerebbe alla N. Maggii^ però per la lungbezza del torace rispetto a quella dell'addome e per la presenza di un'apofisi, armata di uncino, sul secondo ar- ticolo delle antenne ne è ben distinta. 2. Nicoletia neotropicalis sp. n. Syn. Xicoletia phytophila Silv. Comunic. Mus. Nac. Bue- nos Aires I, n. 2, p. 35. 5 Ocliroleuca vel ochracea, antennis pedibusque cremeis. Caput setis nonnullis lateralibus sat longis, robustis apice bifido. Antennae longae, valde attenuatae corporis longitu- dinem fere aequantes, articulo secundo setibus quatuor lon- gioribus, apice bifido et setis nonnullis brevissimis aneto, articulis ceteris setis nonnullis sat longis et brevibus cir- cum seriatis instructis, Torax latitudine abdomini aequalis, longitudine eodem duplo minor, tergitis setis brevibus parum raris plenis et setis 4 longis lateralibus robustis, apice bifido et setis non- nullis marginalibus posticis sublateralibus et lateralibus, sat longis acutis instructis. Abdomen tergitis setis brevibus parum raris plenis, se- tis nonnullis sat longis marginalibus posticis et setis longis nonnullis lateralibus, sternitis setis brevibus parum raris 226 — plenis setis duabus brevibus robustis, apice bifido submedia- nis, posticis et setis noiinullis sat longis acutis lateralibus posticis. Tergitum decimuiii (Fig. 40) trapezoideum, postice vix sinuatum, angulis rotundatis, seta longa, robusta, apice bifido supera, instructis, supra setis brevibus parum raris auctum. Cerci corpore parum breviores, attenuati, late rales usque ad dimidiam partem, inter articulos 3-4 setis brevibus instructis, articulo etiam setis 3-4 longis robustis apice bifurcato instructo; cercus medianus articulo singulo subtus setis tribus sat longis robustis apice bifido aucto et setis nonnullis brevibus et inter articulos 3 4 basales, ar- ticulo seta supera mediana longa, robusta armato. Ovoposi- tores perlongi, attenuato. Pedes III ut in specie praecedente. (^ Antennae articulo secundo processo nullo. Tergitum decimum (Fig. 41) trapezoideum postice vix sinuatum an- gulis rotundatis supra spinis tribus vel duabus sat longis 40 41 robustioribus acutis armatis, supra utrimque setis brevibus auctum. Cerci laterales parte basali (articulis 1-16) inflata subfusiformi, deinde gradatim attenuati. Cercus medianus ut in foemina. Appendices genitales perbreves, cilindricae. Long. corp. 6, lat. tlioracis 1,3, long, thoracis 2, abdo- minis 4. Long, antenn. 6, cercorum 4. Long, ovoposit. 2, long. app. genital. cT 0)2. Exempla e Posadas $ cercorum lateralium basi paulu- lum inflata, (^ valde, magis quam in exemplis ceteris, in- flata setis longis nullis. 227 — Patria. — Argentina: Buenos Aires; Posadas, S. Pedro (Misiones); Sunchales (S. Fé). Paraguay: Puerto Bertoni (Pa- ranà). Brasile: Corumbà (Matto Grosso). 42 3. Nicoletia armata sp. n. Differt a specie precedente notis sequentibus: $ Tergitum decimum (Fig. 42) breve, trapezoideum, postice non sinuatum, angulis rotundatis serie spinarum pau- carum brevium robustarum su- pra marginali auctis et spinis sublateralibus nonnullis bre- vibus robustis. Cerci latera- les basi parum incrassata: de- xter spinis superis interni s tribus apud basim armatus, laevus spinis tantum duabus, cercns medianus forma consueta. (^ Foeminae similis. Long. corp. 5, lat. tlioracis 1,1, long, thoracis 1,5, long, abdom. 3. Long, antenn. 3,2, long, cercorum 2,5. Long, ovopositores 1,5; long. app. genit. (^ 0,22. Patria. — Argentina: Buenos Aires; S. Ignacio, Pampa Piray (Misiones). Paraguay: Tacurù Pucù (Paranà). Uru- guay: Salto. IV. Una nuova Lepìsma delle isole del Capo Verde. Lepisma pulchella sp. n. Nigra, velutina metanoto in parte media postica puncto ochraceo ornato, abdominis tergito primo punctis duobus — 228 - lateralibus ochraceis, tergitis quarto et quinto mediis fa- sciola ochracea longitudinali notatis, ore, antennis, pedibus et cercis plus minusve stramineis. Corpus antica paullo latius quam postica, tlioraca gra- datim angustato ita ut metanotum segmento primo abdo- m inali vix latius sit. Caput coryphis setis sat brevibus, robustis, tenue serra- tis apice bi- vel tri-inciso, constitutis ornatum. Oculi parvi. Antennae breves, longitudinem thoracis fere aequantas, articulis brevioribus, grudatim magis attenuatis. Pronotum margine antico serie setarum brevium, robu- starum, serratarum ornatum. Segmenta omnia thoracica margina laterali et margine laterali postico satis nonnullis robustis sat longis, aliquantum serratis auctis. Metanotum supra utrimque setis duabus posticis. Tergita abdominalia 1-9 margine postico supra utrimque setis duabus integris, laminaribus, mediis carinatis, apice acuto instructo, mar- gine postico laterali setis 2-3 longis robustis et aliquantum serratis armato nec non setis nonnullis brevissimis. Ster- nita abdominalia 1-8 margine postico utrinque satis non- nullis approximatis, longis serratis et medio seta una brevi, robusta etiam parum serrata aucto. Sternitum nonum tan- tum j)seudopodis instructum et setis longis robustis, acutis. Pseudopodi apicam starniti parum sujDerantes. Sagmentum ultimum tergito alongato aubtrapezoideo an- gulis posticis aliquantum rotundatis margine setis longis, robustis, acutis armato. Cerci breves 8 articulatis, artculisi pilis et setis uniseriatis instructis, articulo ultimo cerei mediani seta robustiore terminato. Squamae breves, radiis valde approximatis. Pedes coxa lata, tarso valde attenuatq, coxa margine supero externo setis instructo, femore infra setis nonnullis parvis sparsi's et setis tribus robustis, tibia satis sparsis parvis et setis nonnullis robustis inferis et superis ad api- cem nec non spina apicali armata, tarso piloso articulis — 229 — duobus tantum bene distinctis unguibus tribus terminato, quarum mediana ceteris minor. Long. corp. 4, lat. pronoti 1,1, long, antennarum 1,2; long, cerei mediani 0,59 ; long, coxae 0,62 ; long, tarsi 0,24. Patria. — Insulae « Capo Verde »: S. Vincenzo. Habitat. — Sub cortice arborum. V. Tisanuri trovati da altri e da me nell'America meridionale. THYSANURA ECTOTROPHA. Fam. Lepismidae. 1. Lepisma horrens Nic Chile. 2. Lepisma pampeana sp. n. Pallide grisea, subtus argentea cercis fulvo annulatis. Corpus fere rectangulare, postice vix attenuatiun. Caput antice et lateraliter seriebus setarum, robustarum, integrarum apice truncato profunde inciso afiPectarum, in- structum. Antennae apicem versus gradatim magis atte- nuatae, longitudinem corporis spatio magno breviores. Pronotum margine antico, setis brevibus, robustis, inte- gris, apice inciso affectis, uniseriatis aucto. Margo lateralis thoracis totius setis longis et brevibus, robustis, integris, apice truncato profunde inciso affectis ornato. Pronotum fere rectangulare, lateribus paululum rotundatis, margine postico subrecto; metanotum postice aliquantum angusta- tum, margine postico emarginato, supra aliquantum longe ab angulo postico areola pilis nonnullis instructa ornatum. Abdominis tergita 1-9 margine posiico areolis 6 setigeris instructo, quarum duo medianae, duo submedianae et duo Anno XXXIII. 15 — 230 — laterales. Harum areolarum mediauae tautum setis tribus, qua rum duo breviores, submediaiiae setis 4-6, laterales se- tis 6-8. Tergitum decimum breve, trapezoideum angulis posticis paululum rotuudatis, margine setis longis, robu- stis, iutegris, apice truncato affectis, iiistructo. Sterilita margine postico areolis duabus submedianis setis nonnullis auctis instructo. Styli in segmentis 8-9, segmenti octavi breves, segmenti noni sat longi apicem internum sterniti triangulari-acutum, setigerum parum superantes. Cerci longitudine corporis parum breviores. Pedes pilis et setis iustructi, tibia spina supraapicali armata, tarso quadriarticulato. Long. corp. mm. 10; lat. pronoti 2; long, antennarum 6; long, cerei mediani 8 ; long, coxae 3' paris 1, tibiae 0,62, tarsi 0,79. Patria. — Rio S. Cruz, Porto Piramides, Buenos Aires. Habitat. — Super liumum inter saxa vel cespites. Questa specie è molto comune nelle pampe della Pata- gonia, prive di vegetazione arborea. 3. Lepìsma andina sp. n. Grisea, subtus argentea, cercis fulvo annulatis. Corpus fere rectangulare, postice vix attenuatum. Capitis et corporis sculptura ut in specie praecedenti. Antennae valde attenuatae, longitudinem corporis fere aequantes. Pronotum subrectangulare, lateribus aliquantum rotun- datis, margine postico parum emarginato. Areolae tergitorum et sternitorum setis magis numerosis et longioribus quam in specie praecedenti instructae. Tergitum decimum perbreve margine postico rotundato setis longis, integris sat robustis in apice incisis instructo. Cerci corporis longitudine parum breviores. — 231 — Styli tantum in segmento nono praesentes, apicem inter- num sterniti triangularem, setosum spatio magno supe- rantes. Pedes pilis et setis nonnullis instructi, tibia spina nulla, tarso 4-articulato. • Long, corp, mm. 8; lat. pronoti 1,7; long, antenna- rum 7 ; long, cerei mediani 5,5; long, coxae 3' paris 0,87; tibiae 0,62; tarsi 0,79. Patria. — Argentina: Cacheuta (Mendoza). Habitat. — Inter saxa ad solem exposita. 4. Lepisma saccharina (L.). Patria. — Buenos Aires. Habitat. — In domis. : Specie certamente importata. Gen. Grassiella Silv. Syn. Lepismina Grassi & Rovelli, Naturai. Sicil., An- no 1889-90, pag. 25; nec Lepismina Gervais Insect. apt. Ili, p. 449 (1843). 5. Grassiella praestans Silv. Aurea vel pallide flava. Caput supra pilis nullis. Seg- menta tlioracica margine laterali serie pilorum instructo et seta brevi robusta in angulo postico; segmenta abdo- minalia seta singula laterali, postica brevi, robusta, et se- tis tribus in margine infero laterali aucta. Sternita margine postico setis brevibus sat raris aucta. Squamae sat latae postice plus minusve rotundatae, pluriradiatae. Mandibulae sat magnae: dextera dentibus quatuor magnis, inaequalibus et mola dentibus minutissimis armata, sinistra esterne bi- dentata, me^ia tuberculo bidentato et mola vix crenulata. — 232 — Maxillae lacinia longitudine galeae subaequali, apice bipar- tito parte altera bidentata altera attenuata interne deuti- culis plurimis instructa et appendicibus 4 sat longis et appendice longa, interne ad basim setis longis instructae, palpo 5 articulato articulo primo perbrevi, ultimo ceteris longiore et magis attenuato. Palpus labialis articulo ultimo percrasso basi parum angustata apice truncato. Antennae 16-23 articulatae, articulis 3-6 inter se parum distinctis, articulo tertio secundo breviore, articulis 9 ad ultimum gradatim magis attenuatis elongatis et divisione obsoleta una vel tribus affectis, in mare articulo secundo supra in processu triangulari sat longo producto. Tergitum ultimum trapezoideum, postice sat profunde et rotundatim incisum, angulis acutis vix rotundatis seta sin- gula perlonga auctis. Cerci sat longi: laterales mediano duplo vel triplo breviores, cercus medianus 20-articulatus. Styli in segmentis 4-9. $ Ovopositores longiusculi, cercos laterales vix superantes. (^ Appendices genitales breves, ovales, sat attenuatae. Pedes tarso unguibus binis integris, parum arcuatis et unguicula intermedia sat longa, fere recta, armato. Long. corp. mm. 4,5-6, lat. corp. 1,5; long, antennarum 1,8-2,3; long, cerei mediani 1,8; long, coxae 0,78, femoris 0,52, tibiae 0,25, tarsi 0,28. Patria. — Buenos Aires, Posadas, Pampa Piray, La Piata, Tacurù Pucù, S. Ignacio, Bella Vista, Salto, Paraguarì. Guayaquil. Habitat. — Plerumque in nidis formicarum. 6. Grassiella bifida (Schàff) Silv. Syn. Lepismina bifida Schàffer Aurea, autice ovalis postice attenuata. Caput supra nu- dum vel fere. Segmenta seta angulo-laterali-postica instructa — 233 — et setis 4-5 infero-marginalibus: setae liaec robustae apice truncato aliquantum bifido. Squamae postico rotundatae pluriradiatis. Segmenta omnia ante marginem posticum serie squamarum angustarum, parum frequentium radiis nullis, apice truncato breviter bifido auctae. Maxillae laci- nia apice bifido, palpo 5-articnlato, articulo ultimo ceteris longiore et magis attenuato. Palpus labialis articulo ultimo ceteris longiore et valde crassiore. Antennae 13-articulatae, articulo tertio secundo parum breviore, articulo quarto ceteris breviore a tertio et a quinto parum distincto, articulis ce- teris gradatim magis elongatis, divisione obsoleta vix di- stincta. Tergitum ultimum postice trapezoideum, profunde incisum, angulis acutis seta, longa robusta apice truncato, breviter inciso auctis. Styli in segmentis 4-9. Sternitum sextum in margine postico infra stylos processu parvo ro- tundato setis instructo, aucto. Cerci breves: laterales me- diano aliquantum breviores. $ Ovopositores breves basim cerei mediani parum superantes. ^f Appendices genitales crassiusculae, basim cerei mediani aliquantum superantes. Pedes setosi, coxa articulis ceteris longiore et latiore, femore tibia aliquantum longiore, infra setis duabus robu- stioribus, tibia sat attenuata tarso longitudine subaequali setis tribus inferis spiniformibus et spina robustiore api- cali armata, tarso attenuato unguibus binis integris parum arcuatis et unguicula intermedia acuta, vix apice curvo armato. Long. corp. mm. 3, lat. corp. 1; long, antennarum 0,96; long, cerei mediani 0,53; long, coxae 0,43, femoris 0,31, tibiae 0,26, tarsi 0,26. Patria. — Villa del Mar (Valparaiso). Habitat. In nidis formicarum. G-li esemplari da me sopradescritti concordano perfetta- mente colla descrizine data da Schàffer, eccetto nel nu- mero degli stili, cbe egli dice esistenti dal segmento I-IX. Con tutto ciò io bo riferito i miei esemplari alla stessa - 234 — specie sospettando che Schiiffer abbia per un caso qualun- que osservato male tali appendici, oppure che nel testo vi sia un errore tipografico. 7. Grassiella termitobia Silv. Aurea anteunis pedibusque sulfurescentibus. Corpus oblon- go-ovale. Caput supra setis et pilis brevibus instructum. Segmenta cetera omnia margine postico setis longis non- nullis inter se distantibus ancta; thoracis segmenta etiam margine laterali setis pluribus instructa. Squamae precipue formis duabus: alterae (Fig. 43) su- perae angustae, elongatae, radiis 5 postice lìberis setifor- mibus, quorum laterales ceteris longiores, alterae (Fig. 44) sat breves basi aliquantum angustata, radiis 6-7 postice etiam liberis sed spatio parvo. Antennae (Fig. 45) breves, setigerae, 11-articulatae, api- cem versus gradatim attenuatae, articulo primo ceteris 44 crassiore et secundo longitudine subaequali, articulo tertio secundo aliquantum breviore, articulo quinto quarto parum longiore, articulis ceteris gradatim magis attenuatis et elongatis divisione obsoleta non aiìectis. — 235 — Thorax abdomine parum brevior, pronoto segmentis ce- teris longiore. Abdomen tergito ultimo paululum trapezoideo, postice parum emarginato, angulis rotundatis, setis duabus longis superis et nonnullis infero-lateralibus auctis. Styli in seg- mentis 7-9. Cerci breves; laterales mediano fere duplo bre- viores, 10-articulati, articalo primo ceteris longiore; cercus medianus 12-articulatus, subtus setis perlougis, robustiori- bus, divergentibus instructus. Ovopositores breves pilosi, cercos laterales parum superantes. Pedes setis instructi, coxa magna, compressa, periata, articulis ceteris longiore, femore tibia parum longiore et aliquantum crassiore, supra convexo infra setis duabus lon- gis, approximatis armato, tibia tarso longitudine subae- quali, attenuata, spinis nonnullis subtilibus inferis et su- peris et spina robustiore apicali armata, tarso attenuato 4-articulato, articulo |)^^ii^o oblique truncato ceteris bre- viore, articulo tertio ceteris breviore, articulo ultimo un- guibus binis arcuatis acutis, basi dentata, armato. Long. corp. 3, lat. corj). 1,05. Long, antenn. 0,78; long, cerei mediani 0,44. Long, coxae (primi paris) 0,52, femoris 0,35, tibiae 0,22. Patria. — Brasile: Coxipò (Cuyabà). Habitat. Li nidis Anoplotermitis tenebrosi (Hag.) et Ami- termitis amiferi Silv. 8. Grassiella synoiketa Silv. Sulphurea tota. Corpus antice ovale, rotundatum, postice attenuatum. Caput supra setis instructam. Segmenta cetera omnia supra setis marginalibus posticis robustis, inter se distantibus aucta et segmenta tlioracica etiam serie setarum lateralium marginalium et segmenta abdominalia seta la- terali postica singula. Squamae elongatae, basi aliquantum — 236 — angustata vel lateribus parallelis radiis 7-8 apice spatio minimo libero. Antennae (Fig. 46) breves, lOarticulatae apicem versus gradatim attenuatae, articulo tertio secundo parum bre- viore, articulo quarto, tertio valde breviore, articulo quinto quarto parum longiore, ceteris brevibus, articulo ultimo ovali. Abdomen tergito ultimo (Fig. 47j trapezoideo, postice parum emarginato angulis rotundatis supra seta singula 46 robusta instructis. Styli in segmentis 7-9. Cerci breves: laterales mediano duplo breviores. Pedes ut in specie praecedente. Long. corp. 1,6; lat. corp. 0,96; long, antenn. 0,50; long, cerei mediani 0,35; long, coxae 0,23, femoris 0,157, ti- biae 0,11, tarsi 0,13. Patria. — Brasile: Coxipò (Cuyabà). Habitat. — In nidis Eutermitis microsomati Silv. 9. Nicoletia neotropicalis Silv. Syn. Nicoletia phytophila Silv. Gomunic. Mus. Nac. Buenos Aires I, n. 2, p. 35. Patria. — Argentina: Buenos Aires; Posadas, S. Pedro (Misiones); Suncliales (S. Fé). Paraguaj^: Puerto Bertoni (Pa- ranà). Brasile: Corumbà (Matto Grosso). Habitat. — In iiumo infossa. — 237 10. Nicoletia armata Silv. Patria. — Argentina: Buenos Aires; S. Ignacio, Pampa Piray (Misiones). Paraguay: Tacurù Pucù (Paranà). Uru- guay: Salto. Habitat. — In humo infossa. 11. Trinemophora mìchaeiseni Schàffer. Gli esemplari descritti da Schàffer provenivano da Vina del Mar (Valparaiso), io ne raccolsi nella stessa località ed anche nei dintorni di Santiago. Fam. Machilidae. 12. Machilis appendiculata sp. n. Color? (squamis denudata). Antennae fulvescentes albo annulatis. Palpi, pedes et antennae squamis nuUis. Antennae gra- datim magis attenuatae, corporis longitudinem spatio sat magno non superantes. Oculi magis quam duplo latiores quam longiores, sese parvo spatio tangentes. Cercus me- dianus corporis longitudinem parum superans. Arcus tho- racicus parvus. Pedes secundi et tertii paris coxa externe processu longo, subconico aucta, articulis omnibus pilis vestitis, femore infra spinis paucis subapicalibus aucto, tibia et tarso infra seriebus 2-3 spinarum brevium, sat acutarum armatis, uuguibus binis acutis, parum arcuatis. Long. corp. mm. 9; lat. mesonoti 2,2; long, antennarum 6; long, oculorum 0,28; lat. oculorum 0,79; long, lineae coniunctionis oculorum 0,14; long, cerei mediani 11 ; long, tarsi 3' paris 0,66. Patria: In rivis Rio S. Cruz. Habitat : Super humum inter cespites. Chile. — 238 13. Machilis anceps Xic. U. Machilis striata Xic. Chile. 15. Machilis pampeana sp. n. Isabellina abdomiue fascia mediana pallide avellanea antice posticeque angustata et etiam thoracem totum an- guste percurrenti, ad latera fasciae medianae utrinque fa- sciola nigra, lineis longitudinalibus lateralibus punctis ni- gris irregularibus indicatis, antennis umbrinis, cercis ca- starieis angustissime pallide annulatis. Color hic multo variabilis ab isabellino usque ad fuligineum, ita ut fascia mediana et lineae longitudinales ceterae fere indistinctae appareant. Palpi, antennae et pedes squamis nuUis. Antennae longae, gradatim magis atteuuatae, corporis longitudine parum breviores, articulis dimidiae partis ba- salis seriebus squamarum piliformium et serie apicali se- tarum auctis, articulis ceteris seriebus duabus setarum. Cercus medianus corporis lougitudinem parum superans. Pedes pilis vestiti, coxa processu nullo aucta, femore, tibia et tarso infra spinis brevibus, robustis, parum acutis 2-3 trisieriatis armati. Ungues tarsales duo parum arcuati. Oculi ìatiores quam longiores, sese spatio magno tan- gentes. Arcus thoracicus parvus. Long. corp. 7; lat. mesonoti 2; long, antenn. 6; long, ocu- lorum 0,31; lat. oculorum 0,59; long, lineae coniunctionis ocu- lorum 0.22; long, cerei mediani. 8; long, tarsi 3' paris 0,-±9. Patria: In rivis Rio S. Cruz; Punta de Vacas. Habitat: Super humum inter cespites. 239 16. Machilis platensis sp. n. Fulva-latericia maculis lateralibus irregularibus atro-vi- rentibus, fascia mediana dorsali avellanea plus minusve manifesta, antennis albo annulatis, palpis pedibusque pal- lidis, articulorum basi nigro maculata. Palpi, pedes et an- tennae squamis nullis. Antennae perlongae, gradatim magis attenuatae, corporis longitudine aliquantum longiores, ar- ticulis omnibus serie setarum subapicali auctis. Oculi du- plo latiores quam longiores sese spatio magno tangentes. Cercus medianus corporis longitudinem parum superans. Arcus thoracicus sat parvus. Pedes coxa processu nullo pilis subtilibus vestiti, tibia spinis 4-5 infra armata, tarso infra spinarum acutarum seriebus 2-3 armato, unguibus binis acutis parum arcuatis. Long. corp. mm. 8; lat. mesonoti 2; long, antenn. 12; long, oculorum 0,42; lat. oculorum, 0,84; long, lineae co- niunctionis oculorum 0,26; long, cerei mediani 10; tarsi 3' paris 0,59. Patria : Buenos Aires. Habitat: Sub corticc arborum. ENTOTEOPHA RHABDURA. Fam. Campodeidae. 17. Campodea sp. Io ho raccolto individui appartenenti a questo genere in Cliile, Argentina, Paraguay e Brasile. Ne ho ricevuti an- che dall'Ecuador. Il Dr. H. J. Hansen, il quale sta facendo uno studio di tutte le specie di Campodea e al quale ho inviato anche la mia collezione, ci dirà quali sono le spe- cie peculiari al Sud America. — 240 — Gen. Eutrichocarapa nov. Genus hoc sculptura corporis Canipodeae aequale, tarsi terminatione Lepidocampae valde affine, ore, thorace et abdomine his generibus aequale, Typus: 18. Eutrichocampa chilensis sp. n. Cremea. Caput subcordiforme lateribus supra setis non- nullis instructum. Antennae sat longae, attenuatae, 29-ar- ticulatae, nioniliformes, articulis setis paucis brevibus in- structis, articulo ultimo elliptico, penultimo aliquantum longiore. Thorax tergitis setis nonnullis posticis brevibus et non- nullis lateralibus longis apicem versus serratis, et setis plu- ribus sparsis, parum raris, supra auctis, sternitis setis bre- vibus sparsis et setis nonnullis lateralibus, sat longis, serratis. Abdomen tergitis setis brevibus, parum raris, plenis et setis nonnullis posticis lateralibus auctis, sternitis setis bre- vibus, parum raris, plenis et seta laterali, robusta, serrata. Styli et vesiculae in segmentis 2-7. Sternitum primum pro- 4« cessibus duobus cilindricis, crassis postero-late- ralibus instructum. Sternitum decimum postice paululum sinuatum. Tergitum decimum postice non productum, vix triangulare vel paululum rotuudatum. Cerci sat longi, graciles, articulis 11-12, iuter se parum distinctis, seriebus 3-4 cir- cularibus setarum longarum apicem versus ser- ratarum instructis. Pedes (Fig. 48) articulis omnibus setis brevi- bus instructis, coxa et trocantero brevissimis, femore tibia aliquantum longiore, lateraliter setis nonnullis — 241 — longis aucto, tibia tarso longiore spinis duabus subtilibus apicalibus armata, tarso unguibus duobus arcuatis, brevibus armato et infra ad basim unguium appendice laminari, pilis minimis instructa, aucto. Long. corp. 4, lat. 0,6. Long, antenn. 2,4, cercorum 2,2. Patria: Talea (Cliile). Habitat: sub saxis. Exemplum unum differt: antennis 19-articulatis et setis dorsalibus et ventralibus brevissimis, sed quum unum esset, si varietas vel species distincta affirmare nequeo. 19. Eutrichocampa subterranea sp. n. Alba. Antennae 19-20-articulatae. Caput setis brevissimis parum raris supra plenum. Thorax supra setis brevissimis parum raris et in segmento singulo dorsali seta brevi, robusta, laterali auctus, subtus setis brevioribus sparsis et nonnullis sat longis lateralibus serrulatis. Abdomen tergitis et sternitis setis brevissimis parum raris plenis et setis 2-3 lateralibus antice sat brevibus, po- stice longis auctis. Cerci 11-articulati, articulis posticis ma- gis attenuatis, et magis distinctis, omnibus seriebus 3-4 se- tarum sat longarum, apicem versus serratarum instructis. Ceterae notae ut in specie praecedenti. Long. corp. 2,8, lat. 0,3. Long, antennarum 1,4; long, cercorum 1,6. Patria: Paraguari (Paraguay). Habitat: in humo sat profunde infossa. 20. Lepidocampa Weberì Oudem. Alba, argentea. Caput subcordiforme, supra setis nonnullis brevissimis, antice et lateribus setis nonnullis sat longis. — 242 - Anteunae 22-32-articulatae, moniliformes, atteiiuatae, ar- ticulis seriebus 2-3 setis sat longis instructis. Thorax et abdomen tergitis et sternitis squamis obtectis et in segmento singulo setis nonnullis postico-lateralibus longioribus apicem versus serratis auctis. Tergitum deci- mum postico medium vix angulatum setis quatuor longio- ribus submedianis auctum. Sternitum primum appendicibus postero-lateralibus conicis sat longis et crassis. Styli et vesiculae in segmentis 2-7. Sternitum decimum medium postico incisione angulari parum profunda. Cerci longi attenuati, gracillimi, articulis 10-1-4, basalibus male distinctis, ceteris parum distinctis, omnibus seriebus circularibus 3-4 setis longis, apicem versus serratis, instru- ctis. Squamae sat longae et latae, pluriradiatae. Pedes setis brevibus vestiti, tibia spinis duabus apicalibus subtilibus armata, tarso unguibus tribus arcuatis terminato, quorum intermedius minor, et ab basim unguium latera- lium appendici laminari pilis minimis instructa, aucto. Long. corp. 4; lat. 0,46 Long, antenn. 2; long, cercorum 2,2. Patria: Argentina: Salta; Posadas, S. Ana (Misiones). Paraguay: Puerto Bertoni. Brasile : Corumbà. Ecuador: Guayaquil. Habitat. — '■ Sub petris. Se gli esemplari di Lepidocampa raccolti in Sud Ame- rica appartengono realmente alla stessa specie di quelli dell'Arcipelago Malese, si potrà decidere con un minuzioso esame di materiale proveniente da ambedue le regioni. Per la descrizione, che abbiamo della Lepidocampa Weberi Ou- dem, i miei esemplari mi sono sembrati riferibili ad essa. Nota intorno i generi di Campodeidae. — Fino ad ora di questa famiglia si conoscevano i due generi Campodea e Lepidocampa, che si distinguevano principalmente fra di loro per la presenza di peli ai tergiti e sterniti nel primo — 243 — e squame nel secondo, e rispettivamente due unghie ter- minali al tarso e tre unghie delle quali le due laterali più lunghe fornite di due appendici laminari coperte esterna- mente di piccolissimi peli. Ora il nuovo genere da me scoperto in Sud America è appunto intermedio fra Campodea e Lepidocampa., poiché ai tergiti e sterniti è fornito di peli ed ha il tarso prov- visto di due unghie alla base delle quali stanno due ap- pendici uguali a quelle di Lepidtcampa. Già in una nota pubblicata nel 1899 (Anal. Mus. Nac. Bs, Av, VI, pp. 391-396, Tav. 6-7) feci notare la perfetta uguaglianza di struttura dell'apparato boccale di Lepido- campa con quello di Campodea., dall'esame che ho fatto ora di quello di Eutrichocampa posso dedurre pure la sua ugua- glianza a quello dei detti generi. Cosicché le differenze fra i tre generi di Campodeidae., almeno per quanto concerne la morfologia esterna, sono limitate alla scultura del corpo, all'armatura del tarso ed un poco alla forma dei cerei. DICELLURA. Fam. Japygidae. 21. Japyx solifugus Haliday. Parona cita questa specie per La Piata (Argentina); e se la determinazione è esatta, dobbiamo ritenere questa spe- cie importata. 22. Japyx bidentatus Schaffer. Patria. — Villa dei Mar (Valparaiso). 23. Japyx patagonicus Silv. Patria. — Argentina: Porto Piràmides (Chubut). — 244 — 24. Japyx megalocerus Silv. Patria, — Chile: S, Vicente (Talcahuano). 25. Japyx Goliath Parona. Patria. — Guatemala. 26. Japyx platensis Silv. Patria. — Argentina: Nunez, S. Isidro (Buenos Aires); Federacion (Entre Rios). 27. Japyx anodus Silv. Patria. — Chile: Temuco, Coipué (Villa Rica). 28. Japyx neotropìcalis Silv. Patria. — Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay. 29. Japyx centralis Silv. Patria. — Venezuela: La Moka (Meinert). Fara. Pro.tapygidae. 29. Projapyx stylifer 0. F. Cook. Albus vel cremeus. Corpus aliquantum depressum. Caput antice parum magis quam postico attenuatum, tam longum quam postica latum, setis nonnullis minimis sparsis auctum. Labrum (Fig. 3) breve, sat latum, margine an- tico medio parum sinuato setis nonnullis brevissimis aucto, supra setis tribus longis, et setis nonnullis brevibus a mar- — 245 — gine parnm remotis. Mandibulae (Fig. 4) apice paululum profiinde 4-5 dentato, interne parum longe a basi processu parvo laminari, dentato, auctae. Maxillarum (Fig. 5) lo- biis externiis apice laminari, sat lato, aliquantum rotiin- dato, palpo uniarticiilato subconico apice setis sat longis instructo, lobus internus dente attenuato, acuto, externo et processibus tribus intermis, arcuatis, dentatis, quorum infer brevior, medianus brevis, super longus sed dente externo parum brevior. Labium (Fig. 6) lobis internis magnis, partem apicalem labii constituentibus, angulo in- terno fere recto, setis nonnullis brevibus et duabus longis auctis, lobis externis parvis, lateralibus, apicalibus, margine externo rotundato setis quatuor instructo, palpo longo, ci- lindrico, apice attenuato, setis brevibus sparsis aucto. An- tennae (Fig. 2) breves, robustae apicem versus paululum attenuatae, 22-24 articulatae, articulis brevibus compositae, setis nonnullis brevibus et brevioribus instructis. Thorax latitudine abdomini aequalis tergitis setis paucis longis et setis brevibus praesertim marginalibus auctis. Abdomen tergitis setis brevibus, parum raris, 4-5 indi- stincte seriatis, et setis 3-4 lateralibus, longis, paululum externe serratis auctis, sternitis serie antica setarum bre- vissimarum, serie postica setarum brevissimarum, seta non- nulla brevi; et setis brevioribus indistincte 4 seriatis. Ter- gitum decimum postico non productum, parum rotundatum. Sternitum primum margine postico apud stylos processu cylindrico longo, crasso aucto. Styli in segmentis 1-7, longi, attenuati, setis nonnullis instructi. Vesiculae nuUae. Appendices genitales nullae. Sterni- tum decimum integrum postico margine medio sat profunde inciso, utrimque rotundato. Cerci (Fig. 10-12) breves, crassi, gradatim attenuati, vix distincte 11 articulati, articulis se- tis 6 longis circa apicem et setis brevibas basalibus auctis, ducto chitineo sat longo, apice campanulato terminati. Pedes III coxa brevissima, trochantero coxa parum bre- Anno XXXIII. 16 — 246 — viore, femore tibia crassiore, longitudine eidem subaequali setis paucis sparsis aneto, tarso uniarticulato tibia aliquan- tum breviore, unguibus binis inaequalibus terminato, infra serie spinarum subtilium armato, parte cetera setis bre- vioribus sparsis, coxa setis brevibus sparsis et spina api- cali interna instructa. (^ (interdum etiam $ ?) Cerci (Fig. 13) infra inter arti- culos 2-6 articulo uno vel articulis duabus vel etiam tribus spina parva vel magna armati. Long. corp. (sine cercis) 2, 5, lat. 0,3. Long, antenn. 0, 9, cercorum 0,42. Patria. — Argentina : Federacion (Entre Rios) ; Posadas, S. Ana, Pampa Piray (Misiones). Paraguay: Puerto Ber- toni, Tacurù Pucù (Paranà). Brasile : Bella Vista (Paranà); Corumbà (Matto Grosso). Habitat. — In humo infossus vel sub saxis vel sub trun- cis putrescentibus. E probabile che la specie da me trovata in Sud America risulti essere diversa da quella della Liberia raccolta da 0. F. Cook, quando si faccia un minuzioso esame di con- fronto di materiale, proveniente dalle due regioni. Per ora la breve descrizione di Cook non ci fa vedere differenze notevoli tra i miei esemplari e quelli africani e perciò non Ilo creato una specie nuova. Riassunto. Le specie di Tisanuri dell'America meridionale fino ad ora conosciute sono 29. Esse appartengono a 10 generi, dei quali forse solo Eutrichocampa e Trinemophora sono carat- teristici della regione neotropicale, poiché Japi/.v, Campodea, Lepisma, Grassiella, Machilis, e Xicoletia sono generi co- smopoliti, Lepidocampa è nota anche per l'Arcipelago Ma- lese e Projapyx per l'Africa occidentale. — 247 — BIBLIOGRAFIA NicoLET. Tisamoros in: Gay, Historia fisica i politica de Olile; Zool. IV, pp. 81-96. Parona C. Note sulle Collemhole e sui Tisanuri : III Nuova specie di Japyx del Guatemala. Ann. Mns. Civ. Genova (2) VI, pp. 78-83 (1888). ■> Elenco di alcune Collembole delV Argentina. Ann. Mus. Civ. Genova (2) XIV, p. 700 (Japyx solifugus) (1895). ScHÀFFBR C. Hamburger Magaìhaensische Sainmelreise: Apterygoten (1897). Silvestri F. Primera noticia acerca de los Tisanuros argentinos. Co- munic. Mus. Nac. Buenos Aires. I, n.° 2, pp. 33-36 (1898). > Breve descrizione comparativa di Lepido camp a con Campodea. Anal. Mus. Nac. Buenos Aires, V, pp. 891-396, tav. 6-7 (1899). » Anche Projapyx stylifer 0. F. Cook nella R. Argen- tina. Nuovo genere di Polyxenidae. Zool. Anz. XXIII, pp. 113-114 (1900). » Descrizione di nuovi Termitofili e relazioni di essi con gli ospiti. IV Tliysanura. Boll. Mus. Torino, XVI, n. 398, pp. 13-15 (1901). — 248 — EXPLICATIO FIGURARUM Fig. 1 Projapyx stylifer: Animai integruni. » 2 — Antennae. » 3 — Labrum. » 4 — Mandibula. » 5 — Maxilla. » 6 — Labii dimidia pars. ..7 — Abdominis segmenta 8-10 inlVa inspecta. » 8 — Abdominis sternilura primum. » 9 — Abdominis segmenium decjmum supra inspectum. » 10 — Cercus integer. » 11 — Cerci articuli tres ultimi. » 12 — Cerci articuli tres ultimi ductp extroflexo. » l:} — Maris cerei articulis a|)icalibus exceptis. 14 — Tarsi pars apicalis. » 15 — Abdominis segmentum ultimum cura glandulis GÌ. 16 Japij.v Isabellae: Forceps supra inspectus. .. 17 — solifugus : — — » 18 — bidentatus ; — — » 19 — patagonicus : Tergitum septimum abdominale. » 20 — — Forceps subtus inspectus. » 21 — megalocerus: Tergitum septimum abdominale. » 22 — — Forceps subtus inspectus. » 2.S — — ^Exemplum longitudine 11 mm) forceps supra ins[)ectus. » 24 — tunisinus: Forceps supra inspectus. » 25 — indicus: Tergitum septimum abdominale. « 2G — — Forceps subtus inspectus. )• 27 — platensis: Forceps 8U[ira inspectus. » 28 — anodus : Tergitum sejiiimum abdominale. » 29 — — Forceps subtus inspectus. » 30 — neotropicalis . Tergitum septimum abdominale. » 31 — — Forceps subtus inspectus. » 32 — major: Tergitum septimum abdominale. » 33 — — Forceps supra insitectus. — 249 - Fig. 34 Japyx papuasicus: Tergitum septimum abdominale. » 35 — — Forceps supra inspectus. » 36 — centralis : Forceps supra inspectus. » 37 Nicoletta subterranea: 5 Tergitum decimum abdominale. i> 38 — — O Processus articuli secundi aiitennae sini- strae. » 39 — — Tergitum decimum abdominale. » 40 — neotropical is: Q Tergitum decimum abdominale cum parte cercorum. » 41 — — O Tergitum decimum abdominale cura parte cercorum. » 42 — aì^mata: Q Tergitum decimum abdominale cum parte cercorum. » 43 Grassiella termitobia: Squama dorsalis. » 44 — — Squama dorsalis. » 45 — — Antenna. » 46 — synoiketa: Antenna. » 47 — — Segmentum ultimum. » 48 Eutrichocampa chilensis: Apex tibiae cum tarso. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME DELl' ANNO TEENTATREESIMO Il Comitato residente. — Necrologio Pag. 3 Mario Bezzi. — Materiali per la conoscenza della fauna Eri- trea, raccolti dal Dott. P Magretti » 5 Henry W. Brolemann. — Materiali per la conoscenza della fauna Eritrea, raccolti dal Dott. P. Magretti (con tav.) . » 26 P. Bargagli. — Commemorazione del Barone Michele Edmon- do De Selys Longchamps » 36 A. C. — Dott. 0. Staudinger » 40 C. Emery. — Note sulle Doriline (con fig.) » 43 C. Emery. — Spicilegio mirmecologico (con fig.) » 57 P. B. — Bibliografia » 64 Giacomo Cecconi. — Forte invasione in Italia di GraphoJitha Tedelìa CI > 67 A. De Carlini. — Rincoti ed Aracnidi dell'Isola di Cefalonia. » 75 A. C. — Catalog der Lepidopteren des palaearctischen fau- nengebietes von Dr. 0. Staudinger und Dr. H. Rebel. — Dresden, 1901 > 80 R. Gestro. — Materiali per lo studio delle hispidae ...» 84 L. Petri. — Osservazioni sopra gli stigmi della Sericaria Mori (con fig. e tav.) » 89 Antonio Porta. — Studio critico e classificazione delle spe- cie appartenenti al Sottog. Abacopercus Ganglb. e al Sot- tog. Percus Bon. colla descrizione di una nuova specie . > 105 Giovanni Rossi — Sulla resistenza dei miriapodi all'asfissia . » 138 Giacomo Cecconi. — La Tortrix pinicolana ZÌI. in Italia . . » 162 Ramiro Fabiani. — Di un nuovo crostaceo isopodo {Caeco- sphaeroma hericum n. sp.) delle grotte dei colli barici nel vicentino (con tav.) » 169 Antonio Porta. — La metamorfosi dello Zabrus tenebrioides Goeze {yibbus F.) » 177 Ale3SSANdro GhiCtI. — Note biologiche e faunistiche (con fig.) » 183 Giacomo Mantero. — Descrizione di alcune specie nuove di imenotteri scavatori provenienti dal Rio Santa Cruz in Patagonia » 197 Filippo Silvestri. — Materiali per lo studio dei tisanuri (con fig.) » 204 -c_J-3 BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICI ITALIANA ANNO TRENTATREESIMO (XXXIII) Trimestre I. (Dal Gennaio al JVIarzo 1901) FIRENZE TIPOGRAFIA M. RICCI, VIA SAN GALLO, 31 a spese degli Editori 1901 (Pubblicalo II 3! Maggio 1901). I^\ iM^r*- INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Il Comitato residente. — Necrologio Pag. ò IMakio Bezzi. — Materiali per la conoscenza della fauna Eri- trea, raccolti dal Doti. P Magretti » 5 Henry W. Brolkmanx. — Materiali per la conoscenza della fauna Eritrea, raccolti dal Dott. P. Magretti (con tav.) . » 2(i P. Baroagli. — Commemorazione del Barone Michele Edmon- do De Selys Longchamps » 86 A. C. — Dott. O. Staudinger » 40 C. Emery. — Note sulle Dorili ne (con fig.ì » 43 C. Emery. — Spicilegio mirmecologico (con fig.) » 57 P. B. — Bibliografia » fi4 ESTRATTO DALLO STATUTO La Società Entomologica Italiana, fondata nel 1869, si compone di un jiumero illimitato di Soci : gli italiani e gli stranieri possono egualmente appartenervi. I Soci sono di tre categorie: Soci onorari, effettivi e studenti. I primi vengono eletti a maggioranza di voti dall'Assemblea generale; i secondi pagano una tassa annua di lire quindici (15); i Soci studenti pagano una contribuzione di lire dieci (10) e dopo tre anni divengono Soci efifettivi. La tassa annuale è dovuta alla Società nel L° trimestre d'ogni anno. I Soci effettivi che pagheranno in una sol volta lire duecento (200) ■diventano soci a vita. I Soci morosi del pagamento di più anni fono radiati dall' albo della Societù. Tutti i Soci ricevono le pubblicazioni della Società. L'accettazione dei lavori da pubblicarsi spetta al Comitato residente. Gli autori delle memorie ricevono gratuitamente 50 copie a parte, deside- ■randone un numero maggiore le possono avere ai seguenti prezzi: Per 4 pagine Per 8 pagine (mezzo foglio) . . . Per 12 pagine Per 16 pagine (un foglio) .... Per ogni foglio di 16 pagine in più COPIE 1 50 75 100 Lire Lire Lire 2,50 2,75 3 - 3,- 3,50 4- 3,50 4,25 5 — 4.— 5- 6 - 3,50 3,75 4- N. B. — Nei detti prezzi e compresa una copertina semplice. La coj)erlina stampata e le altre modificazioni {come scompaginazione, doppia nu- merazione, carta più fine ecc.) sono d'ora innanzi a tutto carico degli autori. Agli autori delle memorie pubblicate nel Ballettino compete ogni re- sponsabilità delle opinioni e fatti esposti. I Soci effettivi residenti nel Regno possono consultare i libri della bi- blioteca sociale, purché ne rilascino ricevuta ed assumano a loro carico le spese d' invio. FAILLA-TEDiVLIDI LUIQI GLOSSARIO ENTOMOLOGICO CORREDATO DEL REGISTRO LATINO-ITALIANO DELLE VOCI CITATE Vìi volume di iSlì pagine con 11 tavole. — Sikna 1900 — I^ire 5, Per Vacquìsto rivolgersi alVAidore a Castellmono (Sicilia). G. P O N S RACCOGLITORE-NATURALISTA Socio della Società Entomolo(ìica Italiana FIRENZE - 19, Via Romana, 19 - FIRENZE Si offre per raccolte di animali vertebrati e ìnvertcltrati della fauna italiana. — Collezioni determinate per l' insegnamento — Collezioni di Entomologia applicata e di biologia. IMPORTAZIONI DI ARTICOLI PER ENTOMOLOGIA DA PRIMARIE CASE ESTERE EISTFIICO OASTFAR Corso Prìncipe O«l(loue, 14 • TORINO - 14, Corso Principe Oddone- Domandate Catalogo illustrato che si spedisce l'ranco di porto. BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANI) ANNO TRENTATREESIMO (XXXIII) Trimestre II. (Dall' A.prile al Giugno 1901) FIRENZE TIPOGRAFIA M. RICCI, VIA SAN GALLO, 31 a spese degli Editori 1901 (Pubblicato il 31 Ottobre 1901). ^ V r- ^i '1 INDICE DELLE MATEfìlE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Giacomo Cecconi. — Forte invasione in Italia di Grapholithu Tedella CI • />/. (17 A. De Caiu.txi. — Rincoti ed Aracnidi dell'Isola di Cefalonia. » 75 A. C. — Catalog der Lepidopteren des palaearctischen fau- nengebietes von Dr. 0. Staudinger und Dr. H. Eebel. — Dresden, i!)01 » 80 R. Gestro. — Materiali per lo studio delle hispidae . . . > 84 L. Petri. — Osservazioni sopra gli stigmi della Sericaria Mori (con fìg. e tav.) > 89 Antonio Porta. — Studio critico e classificazione delle sjoe- cie appartenenti al Sottog. Af>acopercu.s Ganglb. e al Sot- tog. Percus Bon. colla descrizione di una nuova specie . » 105 ESTEATTO DALLO STATUTO La Società Entomologica Italiana, fondata nel 1869, si compone di un numero illimitato di Soci : gli italiani o gli stranieri possono egualmente appartenervi. I Soci sono di tre categorie: Soci onorari, effettivi e studenti. I primi vengono eletti a maggioranza di voti dall'Assemblea generale; i secondi pagano una tassa annua di lire quindici (15); i Soci studenti pagano una contribuzione di lire dieci (10) e dopo tre anni divengono Soci effettivi. La tassa annuale è dovuta alla Società nel L" trimestre d'ogni anno. I Soci effettivi che pagheranno in una sol volta lire duecento (200) diventano soci a vita. 1 Soci morosi del pagamento di più anni sono radiati dall' albo della Società. Tutti i Soci ricevono le pubblicazioni della Società. L'accettazione dei lavori da pubblicarsi spetta al Comitato residente. Gli autori delle memorie ricevono gratuitamente 50 copie a parte, deside- randone un numero maggiore le possono o.vere ai seguenti prezzi: GO P» I E 50 Per i laagiue Per 8 pagine (mezzo foglio) . . . Per 12 pagine Per 16 pagine (un foglio) .... Per ogni foglio di 16 pagine in più Lire 2,50 3,— 3,50 4.— 3,50 75 Lire 2,75 3,50 4,25 5,— 3,75 100 Lire 3 — 4 — 5 — ■ 6 — 4 — N. B. — Nei detti prezzi e compresa una copertina semplice. La copertina stampata e le altre modificazioni [come scompaginazione, doppia nu- merazione, carta più fine ecc.) sono d'ora innanzi a tutto carico degli autori. Agli autori delle memorie pubblicate nel Ballettino compete ogni re- sponsabilità delle opinioni e fatti esposti. I Soci effettivi residenti nel Regno possono consultare i libri della bi- blioteca sociale, purché ne rilascino l'icevuta ed assumano a loro carico le spese d' invio. FAILLA-TEDALDI LUIGI GLOSSARIO ENTOMOLOGICO CORREDATO DEL REGISTRO LATINO-ITALIANO DELLE VOCI CITATE Un volume di 186 pagine con 11 tavole. — Sikna 19(0 — l^iro 5. Per l'acquisto r/voh/ersì' all'Autore a Casteltmono (Sicilia). G. P O N S RACCOGLITORE-NATURALISTA Socio della Società Entomolo(;ica Italiana FIRENZE - lì), Via Romana, 1» - FIRENZE Si offre per raccolte di animali vertebrati e invertebrati della lavina italiana. — Collezioni doteniiinate j)er 1' insegnamento — Collezioni di Entomologia applicata e di biologìa. IMPORTAZIONI DI ARTICOLI PER ENTOMOLOGIA DA PRIMARIE CASE ESTERE ENRICO OASTPAFt Corso PrincijM' Oddone, 14 - TORINO - 11, Corso rriiici|>e Oddone Domandate Catalogo illustrato che si spedisce franco di porto. BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICt ITALIANA ANNO TRENTATREESIMO (XXXIII) Trimestre III e IV. (Dal Luglio al IDiceirxbre 1901) FIRENZE TIPOGEAFIA M. EICCI, VIA SAN GALLO, 31 a spese degli Editori 1902 (Pubblicato il 15 Maggio 1902). INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Giovanni Rossi. — Sulla resistenza dei miriapodi all'asfissia Pag. 133 Giacomo CecCONI. — La Tortrh: pmtcolana ZÌI. in Italia . . > 1G2 Ramiro Fabiani. — Di un nuovo crostaceo isopodo {Caeco- sphaeroma hericum n. sp.) delle grotte dei colli borici nel vicentino (con tav.) > 169 Antonio Porta. — La metamorfosi dello Zabrus tenehrioides Goeze {gibìms F.) » 177 Alessandro Ghigi. — Note biologiche e faunistiche (con fig.) » 1^3 Giacomo Mantero. — Descrizione di alcune specie nuove di imenotteri scavatori provenienti dal Rio Santa Cruz in Patagonia » 197 Filippo Silvestri. — Materiali per lo studio dei tisanuri (con fig.) » 204 .bAp"10 ESTRATTO DALLO STATUTO La Societù Entomologica Italiana, fondata nel 1869, si compone di un numero illimitato di Soci : gli italiani o gli stranieri possono egualmente appartenervi. I Soci sono di tre categorie: Soci onorari, effettivi e studenti. I primi vengono eletti a maggioranza di voti dall'Assemblea generale; i secondi pagano una tassa annua di lire quindici (15); i Soci studenti pagano una contribuzione di lire dieci (10) e dopo tre anni divengono Soci effettivi. La tassa annuale è dovuta alla Società nel 1.° trimestre d'ogni anno. I Soci effettivi che pagheranno in una sol volta lire duecento (200) diventano soci a vita. 1 Soci morosi del pagamento di più anni sono radiati dall' albo della Società. Tutti i Soci ricevono le pubblicazioni della Società. L'accettazione dei lavori da pubblicarsi spetta al Comitato residente. Gli autori delle memorie ricevono gratuitamente 50 copie a parte, deside- randone un numero maggiore le possono avere ai seguenti prezzi: Per 4 pagine Per 8 pagine (mezzo foglio) . . . Per 12 pagine Per 16 pagine (un foglio) .... Per ogni foglio di 16 pagine in più aOFIE 50 Lire 2,50 3,— 3,50 4.— 3,50 100 Lire 3 — 4 — 5 — H. B. — Nei detti prezzi è compresa una copertina semplice. La copertina stampata e le altre modificazioni {come scompaginazione, doppia nu- merazione, carta più fine ecc.) sono d'ora innanzi a tutto carico degli autori. Agli autori delle memorie pubblicate nel Ballettino compete ogni re- sponsabilità delle opinioni e fatti esposti. I Soci effettivi residenti nel Regno possono consultare i libri della bi- blioteca sociale, purché ne rilascino ricevuta ed assumano a loro carico le spese d' invio. ^^À JSfrL