Librarp of the Museum s| OF » |COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. Founded bp pribate subscription, in 1861. NINININSNINSININININA The gift of CO AVI SPS ale e 09 PA ae voi +2 dini 9 de BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ADRIATICA SCIENZE NATURALI I IN TRIESTE REDATTO DAL SEGRETARIO AUGUSTO VIERTHALER. VOLUME SESTO. TRIESTE, TIPOGRAFIA DEL LLOYD AUSTRO-UNG. îa 1880. LI } rr pg raita LOFT Aletti SANA ORI Mei gi .13 lot N, lalbdn—c 4 Il terreno carbonifero, i minerali di ferro ed i marmi dell’isola di Veglia del Prof. Fr. Dr. Fridrich. Indizî sull’ esistenza di depositi carbonosi nell’isola di Veglia furono osservati già da molti anni, e qui voglio citarne alcuni, che mi sembrano i più precisi e servir possono di base ad ulteriori ricerche. Non è raro l’incontro di qualche frammento di carbon fossile nel letto dei torrenti dell’isola; schisti neri contenenti particelle lucenti di carbone si osservarono spesso a fior di terra, e pezzi di lignite furono trovati alla spiaggia di Climno nel comune di Dobrigno. Alcune indagini praticate dai signori de Dessantich e Bar- balich nelle vicinanze di Besca condussero anni addietro alla sco- perta di tracce, che indubitatamente indicano l’ esistenza di un terreno carbonifero. Invitato dal signor Podestà de Dessantich, ebbi occasione di visitare l’anno passato quel luogo, pel quale vorrei vivamente interessare la nostra Società. Ma prima d’impegnarmi nella descrizione del terreno carbo- nifero di Besca, non mi pare fuor di proposito di far precedere alcune notizie orografiche e geognostiche dell’ isola. È Veglia, tra le isole del Quarnero, la più settentrionale e la più estesa in superficie, circoscritta a levante dai canali di Mal- tempo e della Morlacca, a mezzodì, ponente e settentrione dal Quarnerolo. La sua area è di circa sette miglia quadrate ed il suo perimetro sorpassa le cento miglia. Benchè la circonferenza del- l’ isola sia irregolarissima, pure osservandola in generale, essa * Mio7 pete offre la forma d’un quadrilatero, i di cui lati si estendono da S. Maria di Capo sopra una linea retta di undici miglia fino al capo settentrionale dell’isola in prossimità al porto Piccolo; il secondo incominciando da questo capo prolungasi per più di venti miglia fino alla punta orientale della Vela Luka, il terzo, che è il più breve, si estende per circa tre miglia partendo dalla Luka fino alla punta Scuglia; finalmente il quarto incominciando dalla Scuglia scorre un tratto di diecisette miglia fino a S. Maria di Capo. I seni più estesi dell’isola coincidono col mezzo di ciascun lato del qua- drilatero e sono quelli di Malinsca, Verbenico, Besca e Veglia- Cassione. Veglia presenta in generale una superficie ondulata, per cui si osservano moltissime eminenze e sinuosità, le quali aumentano la bellezza e la varietà della scena che qui si offre all’ osservatore. Il terreno va gradatamente sollevandosi dal livello del mare verso la parte meridionale dell’isola, toccando la massima altezza di 540 metri al monte Triscavaz. Dal lato occidentale discendono gli alti- piani gradatamente e vanno con un dolcissimo declivio avvallan- dosi verso la costa, mentre dal lato opposto cadono con iscoscese e selvagge pareti nei canali di Maltempo e della Morlacca; per cui si osserva di leggieri una declinazione del suolo da oriente verso occidente. Ove l’isola al massimo si restringe (3:75 miglia), sono le maggiori sommità della catena montuosa, cioè il Triscavaz ed il Hlam, che dividono il territorio tutto in direzione della sua lunghezza, in due parti ben distinte, delle quali la settentrionale è la più estesa. Dal seno di Castelmuschio poi al vallone di Bescanuova, lungo la massima estensione dell’isola, decorre un’interessantissima de- pressione interrotta da tre ondulazioni montuose, per cui questa profonda ruga viene divisa in quattro valli ben distinte e sono quelle di Castelmuschio, di Dobrigno; di Verbenico e di Besca. Nel senso di questa depressione mediana e sopra terreno cretaceo si estende una serie omogenea e non interrotta di strati appartenenti | all’ Eocene. Si apre la valle di Castelmuschio al mare fra le due punte Grossa e Sottile estendendosi fino al Jesero, dove viene in parte chiusa dal primo e più basso dei tre sollevamenti montuosi, che dividono la ruga mediana. La vallata tutta viene divisa da una serie di collinette in altrettante vallicole ricche di terra vegetale, che permette una coltivazione tanto ad arativo quanto a vigne ed alia; (po oliveti. Al confine della vallata fra Fornace e la cappella di S. Gior- gio trovasi il Jesero, un lago di forma pressochè circolare, il quale giammai totalmente si dissecca e riceve le sue acque probabil- mente da sorgenti sotterranee. Al confine di Castelmuschio, non molto lontano dal mare, trovasi un’ interessantissima caverna, sulla quale mi permetterò di dare più dettagliata relazione tosto ch’ io possa esplorarla esattamente. La valle di Dobrigno, che forma la seconda parte della ruga mediana, si apre lateralmente in un terreno paludoso per comuni- care con uno dei principali seni dell’isola. Sopra un eminente rialzo del sollevamento che divide questa valle da quella di Verbenico trovasi il castello di Dobrigno, dal quale estendesi verso levante fino al mare la pianura di Poglie, ove negli strati arenacei confi- nanti al mare i chiarissimi signori Dr. Stache e Dr. Lorenz rac- colsero una considerevole quantità di fossili appartenenti ai generi: Ostrea, Spondylus, Pecten, Corbis, Ampullaria, Cerithium, Conus, Turbo, Voluta, Natica Cypraea, Cossis ecc. ecc. Abbassando poi lo sguardo dal Castello di Dobrigno verso tramontana scorgesi la bella valle di Saline, e più avanti villaggetti sparsi sopra ridenti colline e valli ornate di vigne, olivi ed alberi fruttiferi. La terza parte della ruga mediana, ossia la valle di Verbe- nico, si estende dal sollevamento montuoso di Dobrigno fino al piede del Hlam. È questa fertilissima e ben coltivata valle chiusa da tutte le parti e circondata da verdeggianti colline, sopra una delle quali sorge il Castello di Verbenico. Soltanto l’ estremità settentrionale della valle è molto angusta e qui la depressione me- diana tiene un aspetto di selvaggio burrone. Dal terzo e più alto sollevamento che divide la ruga, cioè dal Hlam, discende la valle di Besca. Fra un braccio del Hlam da una parte ed il Triscavaz dall’ altra estendesi questa valle dapprima angusta per dilatarsi poscia in un’ ampia e ben coltivata pianura che coll’ estremo suo lembo bagnasi nel mare. Lungo entrambe le pareti osservasi una duplice zona calcare, l’inferiore ad Alveolina, la superiore a Nummulites. La prima di queste due zone con una potenza di circa 70 metri è caratterizzata da un colore bianco-grigio cosperso di macchie bianche, dovute alle sezioni dei foraminiferi spatificati che sono disseminati in questo strato. La zona nummu- litica con una potenza media di circa 30 metri ha un aspetto consimile alla precedente, soltanto gli strati superiori presentano talora una struttura brecciata. Sopra alcuni punti della zona calcare Ri ge * si adagiano strati abbastanza compatti di schisti marnosi ed arenacei, che hanno un colorito azzurrognolo o verdastro e sono privi di fos- sili. Si succedono degli strati meno compatti di marne fossilifere alternati con conglomerati e strati arenacei più o meno compatti. Finalmente le arenarie e le marne superiori prive di fossili costi- tuiscono una parte dei colli che si posano alle falde dei versanti di questa vallata. Esposte così le condizioni geologiche, gettiamo lo sguardo sulla falda occidentale, ove, mezzo chilometro lungi da Besca- nuova, fra S. Cosmo ed il monte Organ sollevasi un colle all’ al- tezza di circa 200 metri. Sopra questa collina, che porta il nome di Jablanaz furono osservate anni addietro tracce di carbone, ed il signor de Dessantich e Barbalich fecero eseguire un taglio a cielo aperto, che permette almeno in parte di osservare più da vicino la stratificazione del terreno. Il dirupo che vi si presenta porta al di sopra un banco calcareo. — Coll’ abbassarsi la pietra diviene marnosa e sempre più friabile, si divide in sfoglie fra le quali osservansi tracce di carbone; vi succedono le sottili sfoglie argillose di una tinta grigio-scura contenenti quelle venoline nere e lucenti che sono tanto comuni nelle cave di carbon fossile, e questi schisti sì alternano con una massa di argilla plastica impre- gnata da sostanza bituminosa. Raccolsi alcuni saggi che mi permetto di presentarvi. Osser- vate lo strato arenaceo marnoso superiore e vedrete una faccia coperta di scaglioline lucenti, le quali non sono altro che cristalli di selenite. Eccovi alcuni bei saggi di perfetta purezza, di strut- tura lamellare e di facilissima sfaldatura; e qui un altro esemplare sotto forma di lente, che è la varietà di selenite lenticolare. Ritengo che il deposito di selenite dipenda dalla trasforma- zione delle marne calcari per l’intermezzo delle piriti. In fatti, osservate lo strato schistoso nel quale sono annidati quei bellissimi cristalli, esso è carico di scaglioline di selenite e contiene, secondo un’ analisi da me eseguita, considerevoli quantità di ferro; e questi piccoli cristalli di piriti, disseminati nella marna calcare ed ancora inalterati, sembrano confermare la mia opinione sulla formazione di quel deposito gessoso. Vi presento ancora la marna fossilifera e quell’ altra a tracce lignitiche, qui gli schisti bituminosi a venoline nere che formano la parte più pura dello strato, e finalmente i fossili trovati nello scavo. Essi appartengono ai generi: Turritella, Scalaria, Neritina, cicdi eta Trochus, Turbo, Pleurotomaria, Cerithium; Cardium, Cardita, Astarte, Pecten, Ostrea, Terebratula; Cyathophyllum. Questa varietà di generi e di specie, trovate in una sola località, accusano evidentemente l’ abbondanza di avanzi animali in quei distretti. Ritengo che la nostra Provincia in generale ci offra in questo riguardo un vastissimo campo d’azione e che la Società Adriatica sia in primo luogo chiamata a prenderne l’iniziativa. In appoggio di che potrebbero venire le parole del chiarissimo Prof. Taramelli 1) dove dice: ,Il signor dott. Scampicchio Antonio di Albona, proseguendo alacremente 1’ opera iniziata dal benemerito dott. Tommaso Luciani, ha fatto una copiosissima raccolta di fos- sili e di rocce di quell’importantissimo distretto, che è, per così dire, la sintesi della geologia istriana. Se l esempio di questi egregi signori fosse imitato da altri, che del pari si dilettassero di studî naturali e le raccolte si unificassero in un Museo paleontologico istriano, ritengo che poche regioni in Europa potrebbero essere rappresentate da una pari abbondanza di fossili eocenici, alcuni dei quali spettanti a periodi interessantissimi.“ Ritornando però al mio argomento, ritengo che il taglio ese- guito sia insufficiente e che si dovrebbe far uso dello scandaglio onde provare in modo evidente ed incontestabile l’esistenza d’ uno strato tanto considerevole da poter essere scavato con profitto. Benchè questi lavori preliminari non presentino grandi difficoltà nè esigano ingenti somme di denaro; nulladimeno è duopo che s’ intraprendano da un consorzio, il quale disponga dei mezzi necessari. Di qualche importanza geologica, e forse anche pratica, sono i due minerali di ferro che qui vi presento. Il primo è di un colore rosso-cupo, di aspetto opaco e terroso; lo si conosce in mineralogia sotto il nome di ferro ossidato ocraceo. Trovasi questo minerale in quantità sufficienti sul Sedmokovaz ed in altri punti dell’isola. Il secondo, una varietà compatta di Limonite, incontrasi ab- , bondantemente tra i confini di Besca e Verbenico. Questo impor- tante minerale presenta una tinta bruno di bistro, un aspetto opaco e struttura compatta. Contiene circa 14% di acqua ed è quasi ‘) Descrizione geognostica del Margraviato d'Istria del Prof. Torquato Dr. Taramelli, pag. 98. SER puro idrossido ferrico, giacchè si scioglie nell’ acido cloridrico la- “sciando un residuo appena appariscente. Percorrendo la strada carrozzabile ‘che da Veglia, e precisa- mente dalla porta Pisana, conduce a Besca spiegasi allo sguardo l’aperta campagna, lieta di terreni coltivati e di vigneti e sparsa qua e là di olivi e lauri. Giunti alle radici del 'Triscavaz la strada ascende dapprima fra la frescura della selva e le delizie della campagna, ma a poco a poco la natura assume un aspetto selvaggio, ed il suolo si cuopre soltanto d’ ispide rocce. In molti luoghi ve- donsi allo scoperto banchi estesi di marmo composto di frammenti angolosi riuniti da una pasta più o meno distinta. Eccovi una breccia del Triscavaz, essa componesi di pezzi di marmo bianco seminati in un pastone rosso. Osservate la perfetta omogeneità della sua massa, la vivacità del colore e la finitezza del pulimento, di cui è suscettibile; proprietà queste che qualificano il vero pregio di un marmo. Qui un’ altra breccia a pezzetti bianchi, con altri più piccoli di color grigio e paonazzo; la pasta che li cementa è pochissimo distinta. Una terza varietà che vi presento è compattissima, e si con- serva all’aria senza alterazione. È questa breccia di un bellissimo color grigio con macchie bianche e paonazze, e per la sua durezza si presta specialmente per la costruzione di pavimenti marmorei. Sulla vetta del Triscavaz giace disseminato in grandi massi isolati lo Spato calcare di frattura lamellare, molto lucente e di un colore giallastro dipendente da una piccola quantità di idrossido di ferro. Dalla vetta del monte discende la strada nella valle di Besca, e qui la roccia prende un altro aspetto. Voi osservate ora il calcare nummulitico appartenente all’ Eocene inferiore. Eccovi alcuni saggi di questo calcare contenente bellissime specie di Nummuliti. Trovasi il marmo non soltanto sul Triscavaz, ma ‘ancora in molte altre località dell’isola. Permettetemi che vi presenti questa bellissima varietà di marmo venato; quest’ altra semitrasparente di una bella tinta rosea; qui il marmo nero omogeneo, che benis- simo potrebbe essere impiegato per le iscrizioni dei monumenti funebri; e finalmente devo osservare che non manca sull’isola MERA neppure il marmo bianco, uniforme per grana, per durezza e per tinta. Non sono queste ricchezze che inosservate rimangono sepolte nel suolo? Quanto migliori potrebbero essere le condizioni economiche del nostro paese, se un gagliardo impulso eccitasse l’ energia di quei principî che tuttora rimangono nascosti ed inoperosi, se la Società nostra col suo appoggio morale, coll’ assidua operosità delle sue forze volesse dar vita a quegli elementi che ancor pigri dimo- stransi nel loro sviluppo. In quanto a me, sarò ben contento, se colle deboli mie forze potrò in qualche modo contribuire alla pro- sperità dell’ Istria nostra. Die Witterungs-Verhaltnisse in Triest wahrend der Jahresperiode Mai 1879 his April 1880. Von Dr. Paugger. Gerade vor einem Jahre habe ich an dieser Stelle iber die abnorme Witterung gesprochen, welche die vorausgegangenen 12 Monate (Mai 1878 bis April 1879) charakterisirte. Merkwiirdiger Weise haben sich seit jenem Zeitpuncte die Verhiàltnisse in unseren Gegenden so sehr in ihr Gegentheil umgekehrt, dass ich heute, wo ich mir vorgenommen habe, der geehrten Versammlung ein Bild der Witterung fir die letzten 12 Monate zu entwerfen, zumeist wieder nur von abnormem Wetter sprechen kann, aber wie gesagt, von abnormem im entgegengesetzten Sinne, als es die vorletzten 12 Monate geboten haben. Zeichneten sich nimlich jene durch ganz ungewòhnlich an- haltende Regenfille und demzufolge durch eine grosse Nieder- schlagsmenge aus, so ist dagegen in den letzten 12 Monaten ganz aussergewòhnlich wenig Regen gefallen und war der Himmel — von der diinnen Nebelschichte, die so oft wahrend des verflossenen Winters iber dem Golfe von Triest lagerte, abgesehen — meist heiter. In den ganzen 12 Monaten, die wir jingst erlebten, hat es nicht halb so viel geregnet, als es nach dem 39jahrigen Durch- schnitte hatte regnen sollen. Folgende Zusammenstellung gibt die ziffermissige Illustration fiir die Niederschlags-Verhàltnisse der letztabgelaufenen 24 Monate Eq DI Regenmengen n in mm. S Juni Juli Aug Jahr Septbr Octbr Novbr. Decbr Periode vom Mai 1878 bis | 94 | 112|148]| 60 | 209| 221 |178|108 123 | 180 |112]|162]| 1707 April 1879 Normale | Mittel 100| 91 | 78 | 90 | 126| 166 |112| 77 | 65 59 68 | 76 | 1108 (1841 — 1879) Periode von Mai 1879 8001-38 lr 33. 76 | 64 51 46 | 46 O | 389 bis April 1880 Ueberschuss ! | der ersten |— 6|-+21|+-70|—30|+83| +55 |+-66|+31|+58| +121 le nin -+599 12 Monate(+) Riickstand der ! letzten —20|—53]|—45|—14/—62| —115 |—66|—31 —69| +30 |—68 12 Monate(—) | | li. Die Niederschlagsmenge blieb also in Triest wéahrend der jingsten 12 Monate circa um eben soviel hinter dem Normale zurùck, als die vor- letzten 12 Monate dasselbe iberschritten haben und die ganze Jahresmenge der letzten Periode betrigt nicht so viel, als das Superplus der vorigen. Jede dieser Perioden hat nur Zin Analogon wéhrend der 39 Jahre hinter sich, seit in Triest regelmissige Beobachtungen gemacht werden. Die letzten 12 Monate kommen der Jahresperiode gròsster Trockenheit, die auf Octhr. 1864 bis Septbr. 1865 fiel, ganz nahe, wahrend die vorletzten 12 Monate der regenreichsten Jahresperiode Juni 1855 bis Mai 1856 am nàchsten kamen. Es besteht nur der eine bedeutende Unterschied, dass diesmal zwei so diametral entgegengesetzte Epochen sich auf dem Fusse folgten, wahrend Jene Extreme um 9 Jahre auseinander liegen! Was die einzelnen Monate der jingst abgelaufenen Jahresperiode anlangt, so zeigt nur der Februar einen Ueberschuss iiber das ihm zukom- mende Normale, — alle anderen Monate blieben dagegen zurick, am meisten der October, welcher 115 mm. Regen auf seine Normalsumme schuldig blieb. Es sind dies just die beiden Monate, von denen der erstere relativ am wenigsten, der letztere am meisten Niederschlag haben sollte. — Gar kein Regen fiel im Jinner und nur '/ mm. im Màrz. Wihrend der letzt abgelaufenen 39 Jahre war ausserdem der Jinner regenlos nur im Jahre 1851 und der Màrz in den Jahren 1847 und 1875. —48| —597 n Wenn man das Mittel nimmt aus allen normalen monatlichen Re- gensummen, so erhàlt man 92 mm. Keiner der abgelaufenen 12 Monate hat diese Zahl erreicht; am nachsten kam ihr mit 89 mm. just der Februar, der am weitesten davon zuriickbleiben sollte. Dagegen hatten in der vorletzten regenreichen Jahresperiode alle Monate diese Durchschnitts- zahl iberschritten, bis auf den August 1878, welcher um 32 mm. dahinter zuritekblieh. Riicksichtlich der Anzahl der Regentage und ihres Verhàltnisses zum gemessenen Niederschlage (der Regenintensitàt) sprechen die Zahlen wie folgt: Î n [ | | | H : PO I | Basi geo sl fe Isla]. | so “I = | E RE | AS = s ù | =: si ° A :c _ S | ME | E |< | PIO LE ee Normalzah] der 11 |.9 |.e las la [11] 1018] (9. 74 89 Regentage (1841-79) | Regentage von | è È Mai 79 bis April 80 196/10 EE2 7 8 bD) 13 4 4 10 3 10 105 Differenz + 8|+1/+4|—1| 0 |—6|/+3|/—4|—-5]|+3|—5]|42| 0 Normalintensitàt | (1841-79) SCO 10 goto 15 150 10 8 9 8 9 10:5 Intensitàt von i , Mai 79 bis April so 4 3 1h! 8 10 Ò 11 0 9 0 3- 54 Differenz — 5|—6|—7|-1|-7]|-5])-8|+1|—8| 0 |-8|—6|/—5'1 Es zeigt sich hieraus, dass die Zahl der Regentage im Durchschnitte normal war; dagegen blieb die Regenintensitàt um mehr als die Hailfte hinter dem Normale zuriick. Die gròsste Regenmenge innerhalb 24 Stunden fiel am 17. August mit 51:3 mm. Seit 1865 war dieses Maximum niemals so klein gewesen. Es mògen nun die ùbrigen meteorologischen Elemente um ihr Ver- halten wahrend der abgelaufenen 12 Monate in Betracht gezogen werden. Folgende Tabelle gibt die Zusammenstellung der monatlichen Mittel und Extreme fiir Luftdruck, Temperatur, Feuchtigkeit und Bewéòlkung nebst deren Abweichungen von den normalen Durchschnittswerthen : SIMUR E leo + #.» |ort| ze |1tT—-| 29 [lt:* —[0-6 —{0-a +| 9-78 [6-0 —| c-et ||9-» —| 1-48 |8-8 +| 9-19 | Tur 6-6 +| 8:9 0 ee |v+| 89 [pa +|0.8 [08 +| 9-#6 [6-0 +| e-3I (6-0 +| 1-06 |6-1 + 9-69 | mudy I) Mr MIA SLI e OSSO] AES 1 Pci Pegi 9-6 — (Gg [LO —| 2:91 |L°0 —| BL (9-6 —e:91 8-8 + 3.99 | ZIEN t-0—| 8% |ze-| or |9—-| 89 rd +| 3-0 [8-0 +| 8-81 |o.1 +| 8-9 lee —|-0-61 |&-# + 6-89 | ‘IqOg 61.—| 0g |8—-| ze |z+| 9. [o-» —|2.9 —[o-1 —| T-01 Jo-8 —| 2-1 |8-€1-| 0-81 {9-0t+| 9-02 I ‘nuto 9.0 —| 0-* | st- | #° |#—| 69 |r-:8 —|o 6 —!/o-a —| 8:01 [9% —| #-1 ||#-8 +| 0.8 [9.0 +| 1-99 I ‘190 | | #04 ze. | ee |6—-| 00 |8-0—[se —iLt+| 0-91 ina —| aL |8-2+| 9-16 (e:1+| 109] ‘quo fot 2790) Ra ed Le peeaee — ea BOTTI e (8 + L-86 [LIT + 2 09 14990 eo + 0% |&+|-op |z—| co |z-0 +| 8.1 |8-# +| ce (I + cre ee —| o tr {ro —|#-69 1qgdog 0 +| o: |9+| ew | e + | 69 [po +| 2-91 [8-8 +] 9-78 [BT +| 9 96 6 —| 6-9 roll qgsnsuny rt+| ge o+| ov |a +| #90 [pe —|2-er [o1 +| c-ge |e-1 —| 6-8 ||-& +| 9-1 [2-0 —| 9-20 unf ro—-| ge |z1+| 06 |8+| zo |ro+|0-et |a: +| 9-88 [2-0 +| 1-82 ||p-e —| o-or [9 0 +| 0-69 tun f LA di 9 0 ee |o+| 69 |r-g —|s-2 |g-ce —| 9-84 [6-2 —| 8-eT |8-E +| e:g1.j0-0 —| 9-20 |- TN Ì (— ___—____T—P— i w»l...,..<. iié.—.i=”iii].llrik{{(|({({iiiiii{ittKK:-“*“«“““‘‘$€«««“««“«“««“ "ION ‘ION ‘TION “ULIO N *ULION ‘ULION | ULION TOA | puegs | ‘BIO nl UIOA o st UA | ‘UT | WOA | ‘x@g | WIOA e UIOA esi OA palio i ‘Pa Mi [gig PI id | Ia ‘pia | BAN | pra {0 a qUuoHI buny{gmog FONSTHTONA AJ IngeIiodure HOMIPYHJNT o = Das Monatsmittel des Luftdruckes blieb hiernach bis inclusive Septbr. v. J. ganz normal, vom October an bis heute dagegen war es stets h6her als das normale Mittel, am héchsten in den zwei regenlosen Monaten Jinner und Màrz. Diese beiden Monate hatten seit 1840 nach niemals einen so hohen Luftdruck gehabt, wie dieses Mal. Relativ hoch stand das Barometer auch in den Monaten De- cember, Februar und April, so dass man sagen kann, die ganzen letzten 5 Monate hatten einen ungewoòhnlich hohen Luftdruck. Im Jahresmittel wurde der Luftdruck um 2:38 mm. iberschritten, was in so hohem Grade hier ebenfalls noch nie beobachtet worden ist; denn wihrend des Zeitraumes, auf welchen sich die Triester Beob- achtungen erstrecken, hatte das Jahr 1857 den durchschnittlich héchsten Luftdruck und iberschritt das Normale nur um 1:5 mm. Sehen wir uns nun um die Temperaturverhàltnisse der letzten Jahresepoche um, so finden wir, dass der Mai, der November und namentlich der December und Jinner relativ ungewohnlich kalt waren, wahrend die ibrigen Monate ziemlich normal blieben. Im Jahresmittel blieb die Temperatur um 0.9° hinter dem Normale zuricck, ein Riickstand, der in den letzten 39 Jahren hier nur 5 Mal gròsser war. Die geringste Jahreswirme hatte das Jahr 1864 mit einer Abweichung vom Normale um 1‘3° C. Der letzte Decem- ber aber steht mit seinem niedrigen Monatsmittel von nur 1‘4° C. einzig da in diesem Zeitraume; der Jinner dagegen hatte 5 Vor- ganger, die noch etwas kilter waren. Der kalteste Jinner war der des Jahres 1864 mit 0-1° C. Riicksiehtlich der Temperaturextreme ist Folgendes zu bemer- ken. Der heisseste Tag der abgelaufenen Jahresepoche war der 3. August mit 34-6° Maximal- und 29:2° Mitteltemperatur. Das Mi- nimum der Temperatur wurde am 8. December mit — 9:0° C. ver- zeichnet und der kilteste Tag war der darauf folgende 9. December mit — 7:3° Tagesmittel. Die absolut hòchste Temperatur, welche seit 1840 in Triest beobachtet wurde, fiel auf den Juli 1873 mit 37-59" (also 2:9° mehr als diesmal) und die absolut niedrigste Tempe- ratur verzeichnete man im December 1855 mit — 11-9° (also immer noch um 2:9° niedriger als das Minimum des letzten December). Uebrigens wurde eine noch tiefere Kalte seit 1840 hier nur 6 Mal erlebt, und eine noch gròssere Hitze nur 5 Mal, als in dieser Periode. Die Feuchtigkeit und Bewòlkung anlangend sei nur bemerkt, dass wahrend der letzten 5 Monate, wo der Luftdruck ungewòhn- lich hoch stand, die Feuchtigkeit sehr gering und der Himmel CSI mehr als normalmissig heiter war. Nach dem Gesagten làsst sich der Hauptcharakter des Wetters von Triest wàhrend der letzten 12 Monate kurz dahin zusammenfassen: Ungewohnliche Trockenbheit, die um so empfindlicher verspùrt werden musste, als das Vorjahr ausnahmsweise regenreich gewesen; grosse und anhaltende Kalte im Winter, bei zimlich rubiger Luft und hohem Barometerstand. Blicken wir nun weiter aus, so zeigt sich, dass die Witte- rungsverhaltnisse der letzten Jahresperiode, namentlich aber die des letzten Winters, in ganz Mitteleuropa ungewòhnlich und weit mehr abnorme waren als hier und dass Triest davon, als in nàchster Nachbarschaft gelegen, eben nur den ihm gebihrenden Antheil erhielt. Ich habe im vorigen Jahre an dieser Stelle hervorgehoben, und es ist dies eine lingst bekannte Thatsache, das die Wettererschei- nungen im Einzelnen von der Bildung und Fortbewegung der grossen Centra tiefsten und héòchsten Barometerstandes, der sogenannten Cyclonen und Anticyelonen, bedingt sind. Innerhalb des Bereiches der ersteren herrscht regelmiàssig sehr unruhiges und stirmisches Wetter, wahrend barometrische Maxima von ruhigem kalten und mehr heiteren Wetter begleitet zu sein pflegen. War in der vorausgegangenen Nàasseperiode Europa von ungewohnlich zahlreichen und tiefen Barometerdepressionen heimge- sucht worden, wie ich im Vorjahre nàher ausfilhrte, so gab es deren in der jingsten Trockenheitsperiode verhàltnissmassig sehr wenige. Ja wir finden, wenn wir die nach den telegraphischen Wetter- berichten tiglich verzeichneten Wetterkarten machsehen, wie zu erwarten, eine kolossale Differenz zwischen der vorjihrigen Nésse- und der diesmaligen Trockenperiode aueh riteksichtlich des Erscheinens von Pressionen und Depressionen. Denn war Europa wihrend jener Periode von so zahlreichen und andauernden Depressionen heim gesucht, dass an 263 Tagen solche von mindestens 750 mm. Tiefe in gròsserer oder geringerer Entfernung von uns bestanden haben, so zihlen wir wàhrend der letzten 12 Monate nicht weniger als 253 Tage (also ungefàhr ebensoviel), wihrend welchen iber den grossten Theil von Europa, namentlich ùber Mitteleuropa, der Luft- druck mehr als 765 mm. betrug. Ganz ausnahmsweise lang an- dauernde Perioden von ungewòhnlich hohem Luftdruck waren die Zeit vom 25. September bio 4. October, vom 23. October bis 2. November, insbesondere aber die zweimonatliche Epoche vom 8. December bis 7. Februar, in welchem Zeitraum das Barometer bei = = uns nur an den 5 Tagen vom 15. bis 19. Jianner unter 765 mm. und nur an einem dieser Tage (18. Jinner) his auf das Normale Mittel gesunken ist, wahrend nòrdlich von uns fast continuirlich ein Barometermaximum von 775 his 785 mm. bestand; endlich noch die Zeiten vom 4. bis 26. April. Dr. J. Hann hat im letzten Marzhefte der von ihm redigirten Zeitschrift fi Meteorologie eine Abhandlung iber das Wetter des verflossenen December publicirt und ich kann nicht umhin, Einiges dariber hier auszugsweise wiederzugehben. Nachdem er die wichtig- sten meteorologischen Mittelwerthe fiir Wien und Klagenfurt ange- filhrt und mit ihren Normalwerthen verglichen hat, sagt Dr. Hann, dass der December sich durch sehr hohen Luftdruck und durch sehr niedrige mittlere Temperatur auszeichnete, wie sie seit Beginn der Beobachtungen in Oesterreich nur wenige Male verzeichnet | worden sind. Der Himmel war durchschnittlich heiter, die Nieder- schlige gering und die Luft, mit Ausnahme der ersten und letzten Tage des Monates, schwach bewegt oder ruhig. Die niedrigste Mit- teltemperatur, die bis jetzt in Oesterreich bekannt geworden ist, hatte Klagenfurt; eine mittlere Decembertemperatur von — 14° C. findet sich erst in Westsibirien normal und Archangel hat nur — 13:69. Das so lange dauernde, mitten in das dichteste Beobachtungs- netz der Erde fallende Barometermaximum, das zuerst am 3. De- cember auftrat, dann vom 7. bis Ende des Monates iber Mittel- europa lagerte, sagt Dr. Hann weiter, steht wohl einzig in seiner Art da und gewàabrt eine in noch nie gleichgiinstiger Weise dar- gebotene Gelegenheit, die Witterungsverhàltnisse im Gehiete eines Barometermaximums zu studiren, namentlich auch in den etwas hòheren Luftschichten, wozu hier die Alpenstationen das erwiinsehte Material liefern. Fasst man nur die 23 Tage ins Auge, wahrend welcher Westòsterreich in der Maximalzone des Luftdruckes lag, so zeigen sich die Eigenthiimlichkeiten der Witterung in einer solchen Zone fir den Winter im hochsten Masse gesteigert. Das Decembermittel der Temperatur wird fiir Wien fast —- 9° C. oder nahezu gleich der normalen Jinnertemperatur von Petersburg; das von Klagen- furt wird sogar — 164° C., d. i. gleich dem December von No- waja-Semlja — oder dem von Tobolsk und Tomsk, also eine echt sibirische Kate! Wàahrend aber in der Nihe der Erdoberfliche so abnorme Kalte herrscht, sind die héheren Luftschichten waàrmer und erfreuen con Bf pa sich die Alpenstationen in mittlerer Hòhe hei fast constant heite- rem Himmel und windstillem Wetter der angenehmsten Tem- peratur. i Am stàrksten trat diese Erscheinung hervor wahrend der 13 Tage vom 16. bis 28., wo das Centrum des Barometermaximums îùber den Alpen lag. Stelzing am Westabhange der Saualpe, nahe 1000 Meter hoher als Klagenfurt, hatte wàhrend dieser Zeit eine um 14° mildere Temperatur, und Hochobir, das circa 1600 M. hòher liegt, eine um nahe 12° wirmere als Klagenfurt. Es herrschte in diesen Héhen fast constante Wolkenlosigkeit des Himmels. — Diese Tem- peraturzunahme mit der Hòhe war allgemein in ganz Kàrnten, ja im ganzen Alpengebiete. Den gròssten Wiarmeiiberschuss zeigten die Stationen mittlerer Hòhe von etwa 1200 Meter, weiter oben nahm er wieder ab. — Auch hier in Triest konnte die Erscheinung der Wairmezunahme mit der Hòhe wahrend das letzten Winters héiufig beobachtet werden. Bemerkenswerth ist hierbei die Thatsache, dass der Wiarme- iiberschuss der hohen Regionen um 7" morgens, also vor Sonnen- aufgang, um die Zeit des Temperaturminimums am gròssten war. Dies kann nicht anders erklirt werden, als dass es die Wàirme- austrahlung war, welche die abnormen Kaltegrade in der Thalsohle hervorbrachte. Das iber Mitteleuropa so ungewshnlich lange anhaltende Ba- rometermaximum lasst nach Dr. Hann noch eine andere interessante Schlussfolgerung zu. Die Frage nàmlich, welche Temperatur einem bestimmten Breitengrade nach seinen Insolations- und Wiarme- austrablungs - Verhaltnissen allein zukommen wirde, kann, die îiquatorialen Gegenden vielleicht allein ausgenommen, nicht beant- wortet werden; auch Dove’s normale Temperaturen der Parallel grade geben darauf keine Antwort, denn sie sind abhàngig von der zufalligen Vertheilung von Wasser und Land lings jedes Paralleles, wenn auch der Warmetransport durch Stròmungen zum gròssten ‘Theile eliminirt sein mag. Die Witterungsverhiltnisse im Centrum eines andauernden Barometermarimums sind allein geeignet, uns iber diese Frage einigen Aufschluss zu geben, denn solche Erdstellen sind vom seitlichen Wirmezufluss abgeschnitten und die Tempe- raturverhiltnisse kinnen sich hier ganz so entwickeln, wie es den Insolations- und Radiationsverhiltnissen derselben entspricht. Dies war in eminentem Masse im December v. J. iiber Mitteleuropa der Fall. Im Westen, Norden, Osten und Siiden herrschten hohere 2 Me Temperaturen als im mittleren Theile der constanten Anticyclone; die hier beobachteten niederen Temperaturen konnten demnach einzig nur der Effect der Warmeaustrahlung sein und sie stellen die normale Decembertemperatur dieser Breitegrade vor, wie sie herrschen wiirde, wenn keine Wirme von Sid und West und keine Kalte von Nord und Ost durch Luftstromungen herbeigefihrt werden kònnte, wenn sie also ihr Klima fir sich hàtten. In diesem Sinne ist man berechtigt zu sagen, dass die Tem- peratur von— 9°C. die normale Decembertemperatur von Wien und die von — 16!/° C. jene von Klogenfurt vorstelle. Im Jinner v. J. dauerte die normale Temperaturvertheilung bei fast constant hohem Luftdruck wenig vermindert fort. Das Jannermittel von Klagenfurt war — 12-7° C. und das von Triest um 3° niedriger als das normale. Aus der westlichen Schweiz liegen ebenfalls Nachrichten vor iber die Witterung des letzten Winters. Colonel Ward schreibt in den ,Archives des sciences physiques et naturelles“ Tom. III Jinn. 1880 iber den December: ,Wihrend die Thàler mit einer dicken Nebelschichte bedeckt waren und die Sonne nur in kurzen Inter- vallen zum Vorschein kam, herrschte heller Sonnenschein zu Ros- sinieres (987 Meter hoch); — an 27 Tagen war hier die. Sonne sichtbar und 21 Tage waren absolut wolkenfrei. Am 25. December bestieg Ward den Mont Crey (2070 Meter hoch) und schreibt dariber: ,Die Aussicht war von nie gesehener Klarheit, der Blick reichte bis zu den Vogesen und dem Schwarzwalde. Im Gegensatze dazu bedeckte ein dichter Nebel die Seen von Genf Neufchàtel, Morat und Bienne, sowie die benachbarten Thiler. Die vollkommen ebene Oberflîche dieser Nebelschichte glich einem See von Milch; sie reichte bis etwa 150 Meter unterhalb des Gipfels des 1500 Meter hohen Col de Jaman. “ In kleinerem Massstabe konnte das gleiche Phinomen in den letzten Tage des December und sehr hàufig wahrend des ganzen Jinner auch hier in Triest Jedermann beobachten, der sich die Miùhe nahm, die Hoòhen des Karstes zu hbesteigen und von dort auf den Golf von Triest herabzusehen. Eine blendend weisse wogende Milchschicht, bis an die halbe Hòhe des Optschina reichend, lagerte iiber dem Golfe; oben herrschte bei klarstem Himmel heller Sonnenschein und unten in der Stadt hòrte man den ganzen Tag iber die Nebeltrompete am Leuchtthurme brummen und éfters mussten wegen ilbermissiger ZL: OBS Dichte des Nebels die Pferde mit Gléckchen versehen werden, um den Wagenverkehr in den Strassen der Stadt zu ermòglichen. Ueber die Strenge des verflossenen Winters mòchte ich noch einige andere Daten anfiihren. So schreibt R. Billwiller in Ziirich der Zeitschrift fiir Meteorologie : , Das Decembermittel der Tempe- ratur fiir Basel gibt — 9-2° und ist das tiefste seit December 1788, der mit —- 9° dem verflossenen etwa gleich kommt. Genf hatte — 6-1° und man muss in der dortigen Reihe his zum Janner 1830 zu- riickgehen, um auf ein ebenso niedriges Mittel zu stossen. — Alle kleineren Seen der Nordschweiz froren zu, sogar der Zirichersee. Letzterer thaute zwar wieder eine kurze Zeit auf; am 23. Jànner ‘ fror er jedoch wieder ganz zu.“ Auch die Anomalie in der verticalen Temperaturvertheilung hat Billwiller fiir die verschiedenen Na- tionen der Schweiz ziffermàssig nachgewiesen Ueber das Wetter in Baden schreibt Sohnke in derselben Zeitschrift : , Eine so starke und anhaltende Kîilte, wie sie in diesen Wochen (des December) an allen nicht auf freier Hòhe gelegenen Orten unseres Gebietes beobachtet wurde und ein bhbestàndig so hoher Luftdruck mit dem ganz ungewòhnlichen Maximum 785 mm. am 23. December, diirfte seit dem aussergewòhnlichen Winter 1829/30 nicht dagewesen sein.“ Eine Correspondenz der ,, Augsburger Allgemeinen Zeitung* aus Pera vom 20. Jànner sagt iber den Winter in Kleinasien: ,Seit 10 Tagen fallt in Diarbekir ununterbrochen Schnee, — das Thermo- meter zeigt — 11°C. In Mardin, Saarde und Diarbekir sind viele der Kilte ungewohnte Syrer erfroren. In der Provinz Ismid liegt der Schnee 1!, Meter, auf den Bergen sogar 3 Meter hoch. Alle Strassen und Wege sind unpassirbar; die Raubthiere steigen in die Ebene herab und fallen die Menschen an.“ Nachdem ich hiermit die Witterungsverhàltnisse der jiingsten 12 Monate fiùr Triest und des letzten Winters iberbaupt fir einen weiteren Umkreis so gut als es die mir zu Gebote gestandenen Aufzeichnungen und Nachrichten und die materielle Zeit mòglich machten, gekennzeichnet habe, méòchte ich einen Gegenstand bhe- riihren, der zu meinem heutigen Thema in einiger Beziehung steht. Triest bildet in meteorologischer und klimatischer Beziehung einen hoòchst interessanten Punkt. Gelegen einerseits am Endpunkte und am Niveau eines lang gestreckten Golfes des Mittelmeeres und ande- rerseits unmittelbar am Fusse der sidòstlichen Alpenauslaàufer, wird unsere Stadt auch in doppelter Beziehung von den allgemeinen x* Me Wettererscheiungen Europas ins Mitleid gezogen. Anhaltende hohe Pressionen im Norden mit ihrer intensiven Kalteproduction in den Alpenregionen senden uns in Trestalt der eisigen Bora namentlich wihrend des Winters rauhe, schneeige Luft im gewaltigen Sturze iiber die kahlen Abhinge des Karstes herab; wir fihlen verdoppelt die Rauheit des Nordens. Ein Cyclonenwirbel dagegen, der Mittel- europa heimsucht, bringt uns mit seiner saugenden Kraft aus erster Hand langs des adriatischen Golfes den heissen Scirocco; wir spiiren die dritckende Schwiile des Stidens. Und hàlt die Span- nung des Luftdruckes von Nord und Sid sich die Wage, gleichen die Winde sich aus, und folgen stillere Tage, so mildert die wirmende Kraft des Meeres im Winter die Kàalte, die von den Bergen herabsank und mîissigt ein Kiihlender Westwind im Sommer die Hitze, welche die sengenden Strahlen der Sonne am Abhange des Karstes erzeugen, der Triest im Halbkreis umschliesst. Wir° nehmen mit einem Worte bald Antheil am Klima der Alpen und an dem des mittellindischen Meeres, je nach der allgemeinen Vertheilung des Luftdruckes und der demzufolge herrschenden Winde. Um aber die Witterungsverhiltnisse Triests, sei es. in rein klimatischer, sei es in maritimer und agricoler Beziehung, genauer zu erforschen, geniggt es nicht, nur an einem Punkte der Stadt die dynamischen und thermischen Krafte der Atmosphéire zu messen. Zweierlei scheint mir vielmehr in dieser Beziehung noch dringend geboten: Die Errichtung einiger — oder mindestens einer meteorologischen Station auf der Hihe des Karstes und einer anderen — unter dem Spiegel des Meeres. Ich will mich etwas niher ausdriicken. Ich habe im Verlaufe meiner heutigen Vorlesung mehrmals erwàhrt, dass an ruhigen Wintertagen die Wirmevertheilung in verticaler Richtung ganz -besondere Eigenheiten darbiete, und es scheint, dass an Sommer- tagen diese gerade verkehrt sind. Ueberdies leuchtet Jedermann ein, das Luftstròmungen unten im Thale, am Fusse gròsserer Berge niemals, weder nach Richtung, noch nach Stàrke, in ungestòrter Reinheit auftreten kònnen; auch die Niederschlagsmenge ist, wie viel- fache Beobachtungen lehren, oft schon in geringen Hòhendifferenzen verschieden. Regelmissige Beobachtungen oben am Karste, wie sie hier unten in der Stadt continuirlich gemacht werden, wirden in jeder Beziehung interessante Vergleiche ermiglichen und gewiss zu werthvollen Thatsachen fihren, werthvoll namentlich. auch in landwirthschaftlicher Hinsicht. ESSO, SO Und was die Beobachtungen ,unter dem Spiegel des Meeres® — wie ich mich ausdriickte — anlangt, so meine sich damit regel- missige Aufzeichnungen der Temperatur des Seewassers an der Oberfiiche und in bestimmten Intervallen der Tiefe an einem mòg- lichst freien Punkte im Golfe von Triest unter gleichzeitiger Beobachtung von Richtung und Stàrke der etwa vorhandenen Stromung. Die Temperatur des Meerwassers, die in unserem Golte wahrend des Winters nur selten unter 8° sinkt und im Sommer kaum iber 22° sich erhebt, ist ein michtiger Warmeregulator fiir die dartiber lagernde Luftschicht, wenn nicht heftige Winde dieselbe in raschem Fluge hinwegfegen. Nur wenige Beobachtungen liegen uns vor iber andere Punkte der Adria (Fiume, Lesina, Corfù), von Triest aber noch keine! Feststellung des periodischen Ganges der Meertemperatur durch mehrjàhrige Mittelwerthe, ferner Ermit- lung der nicht periodischen Unregelmàssigkeiten, wie die Wirkung bestimmter Insolations-Intensitàten oder lang andauernder bestimm- ter Lufttemperaturen auf verschiedene Tiefenschichten bis zum Verschwinden dieser Wirkung — endlich umgekehrt die Riickwir- kung der wirmenden Kraft des Wassers auf die untere Schicht der Atmosphire und im Folge dessen auf das Klima des Kiisten- saumes, — das sind die Probleme, deren Lòsung nur mòglich ist durch Errichtung und lingere Erhaltung einer submarinen meteo- ‘ rologischen Station. Die Adria-Commission der kais. Akademie der Wissenschaften, die lingere Zeit hindurch mit anhlichen Untersuchungen sich he- fasste, hat aufgehòrt zu bestehen, gerade als sie zur Lòsung besagter Probleme einen gròsseren Anlauf nehmen wollte. So sind es denn zwei Angelegenheiten, deren Durchfihrung nach meiner bescheidenen Ansicht fiir die griindliche Erforschung der klimatischen Verhàltnisse Triests von hoòchster Wichtigkeit wire. Diese meine ich, sollte die ,Società adriatica di scienze na- turali£ in die Hand nehmen, und ich erklire mich gerne bereit, in dieser Beziehung meine schwachen Krifte der Gesellschaft zur Verfigung zu stellen, falls sie auf die Idee, die ich hiermit nur in Kirze berihrt haben wollte, eingehen wiirde. Della polvere insetticida data dai fiori del Pyrethrum o Crisanthemum Cinerariaefolium Trev. proveniente dalla Dalmazia Nota del Prof. G. Dal Sie. Per contribuire maggiormente all’ illustrazione del lavoro in- trapreso sui fiori del Pyrethrum, gentilmente accolto nel Boll. di codesta spett. Società di Scienze Naturali!) mi do premura di aggiungere alcuni dati quantitativi. I fiori sui quali intrapresi l’analisi mi furono spediti dai sigg. fratelli Drobaz di Ragusa (Dalmazia). Determinai quantitativamente i varî materiali ceduti dai detti fiori ai varî solventi, ed ottenni sopra 20 Gr. di essi ridotti in polvere le seguenti cifre: residuo dell’ estratto etereo Gr. 1,064 > È alcoolico , 1,514 » n acquoso , 4,195 Si avrebbe perciò un 34 °/, circa di materie estrattive tolte a mezzo dei prefati solventi. Non ommisi d’ instituire l’analisi delle ceneri date dai fiori, e ne abbruciai parecchi grammi, che sebbene l’incenerazione di essi abbia luogo molto facilmente anche a bassa temperatura, pure dovetti condurre l’ operazione con molta cautela, causa la facilità con la quale le ceneri tendevano ad aggrumarsi ed attaccarsi al crogiuolo nel quale operava. ') Vedi le due Note nei Fasc. 2 e 5. Annata V di questo Bollettino, < SO 0100: RRLE LI | La cenere è leggerissima, soffice, appena grigia, in lieve quantità solubile nell'acqua, e in totalità nell’acido cloridrico diluito. Vi riscontrai la presenza dei seguenti corpi: Calce, magnesia, potassa, soda, anidride carbonica, fosforica, ‘ cloro e silice. I fiori vennero da prima disseccati a 100.° C., quindi deter- minai sopra stabilita quantità le ceneri e per differenza le materie volatili. Eccone i risultati : Gr. 2,699 di fiori perdettero a + 100° C' Gr. 0,492 quindi acqua igroscopica %, = 18,228 Gr. 0,199 di fiori lasciarono di ceneri Gr. 0,033 quindi ceneri 9, = 16,583 Gr. 0,199 di fiori perdettero coll’ incenerazione materie volatili Gr. 0,166 e °,, = 83,417. L’analisi quantitativa delle ceneri mi offerse: Anidride carbonica . . . 12,75 Potassa —.... #NGSIRNOS 15485 SodwU40ns6 0] NS0R LB 0D30/59 Bileg Alia VP OL Mi 910416188 Muphbsià! 40 OHMpVI, AL ud 12526 Ossido fertrfico #40 iosa Wp 12 Anidride fosforica . . . 7,64 ù solforica . . . "1,81 » silicica . . ‘206 Cloro 3,72 Totale su 100 parti 99,21 Sul fenomeno di marea osservato nelle miniere carbonifere di Dux in Boemia di Giulio Grablovitz. È nota la tremenda catastrofe avvenuta il 10 Febbraio 1879 presso Dux, in forza della quale cinque grandi miniere carbonifere vennero allagate quasi totalmente. Si stava riflettendo sui mezzi più acconci per riparare a quel danno, quando il direttore Sig. F. W. Klonne, ingegnere montani- stico, fu reso avvertito che il livello delle acque non andava già aumentando ininterrottamente, come dapprima s° era creduto, ma s’arrestava e diminuiva talvolta per qualche ora, per poi rimon- tare con maggior vigore. Reso di ciò avvertito, l’intelligente direttore non tardò a riconoscere in quelle oscillazioni nè più nè meno che il movimento di flusso e riflusso, dipendente, precisamente come nei mari, dalla attrazione luni-solare; ne rimase tanto colpito, che non tardò ad intraprendere, con un fervore meritevole d’ ogni encomio, regolari osservazioni orarie, che incominciarono alle 6 ant. dell’ 8 Aprile successivo alla catastrofe; comunicò contemporaneamente il fatto all’ Accademia delle scienze a Vienna, la quale provvide affinchè venisse posto a disposizione di lui uno dei mareografi che trova- vansi presso questa Accademia di Commercio e di Nautica; questo istrumento venne posto in attività al 19 Luglio e le osservazioni continuarono fino alle 6 ant. dell’ 11 Settembre, giorno in cui si incominciarono i lavori per l’ estrazione dell’acqua dalle miniere inondate. ca O}lenomeno osservato in una delle minuete | i | \ | Citezza ron resentata dalla linea AB bohra Lpello del'mone. Mdriakico ® 19 Sino 1879 9%14° pon. Metri 498-300 0) Dy: ” ” 6% 50' ant. » 49971200 © 3 Luglio n 10%30pem =» 199500 MA e CIR te a er — __ ——_——_——_—_————————————————€— Viliepi diretti . i pa e: | Ceinticoluba! } doo . G Lo re inondate di i ; È: } { AMIR >: JO La scoperta del fenomeno venne a mia cognizione la sera del 15 Agosto, per mezzo d’un giornale locale ed io, affascinato dalla idea che tale fenomeno, già nel suo carattere generale, avrebbe potuto fornirmi il cardine principale a sostegno della mia ipotesi sull’ elasticità del suolo da noi abitato, non tardai a chiedere infor- mazione del fatto direttamente alla persona nominata nell’ articolo. L’ing. Klonne ebbe la gentilezza di scrivermi con tutta solle- citudine, favorendomi esatte informazioni su quanto era stato fatto ed osservato fino allora ed in appresso m’inviò tutte le pubblica- zioni da lui fatte in argomento; del che mi sento in dovere d ringraziarlo pubblicamente e di cuore. La pubblicazione che contiene il quadro generale delle osser- vazioni è la memoria presentata all’ Accademia delle Scienze @ Vienna nella seduta del 22 Gennaio 1880. !) Coll’aiuto di queste osservazioni mi propongo di dimostrare chiaramente, non solo come la qualità delle oscillazioni corrisponda alle esigenze della mia teoria, ma eziandio come le costanti, tratte direttamente dalle medesime, si adattino con sorprendente esat- tezza, malgrado la piccolezza delle oscillazioni, alle formole esposte nel mio opuscolo, intitolato: »Dell’ attrazione luni-solare in rela- zione coi fenomeni mareo-sismici“ e determinate in un’ epoca evi- dentemente anteriore non solo alla scoperta del fenomeno di Dux, ma alla catastrofe, da cui dipese tale scoperta. Frattanto esporrò 1 risultati principali fornitimi dallo studio del fenomeno, premet- tendo una breve descrizione delle condizioni locali ove questo si manifestava. Le osservazioni idrometriche vennero fatte nella miniera deno- minata ,Fortschritt“, che occupa la parte più meridionale di tutto il bacino inondato compreso fra Dux ed Ossegg. Le coordinate geografiche di Dux sono le seguenti : Longitudine 31°24‘ Est Ferro; Latitudine 50937‘ Nord. Le osservazioni, che abbracciano un periodo di circa cinque mesi, sono complete; il relatore fa peraltro osservare che non tutte le osservazioni sono egualmente esatte e che principalmente ') Die periodischen Schwankungen des Wasserspiegels in den inundirten Kohlenschàchten von Dux. Peer 3] e dal 20 Maggio all’ 11 Giugno sono da considerarsi suscettibili ad inesattezze dipendenti dall’ igroscopicità della fune del galleggiante; se da un lato si può ritenere che le inesattezze a ciò dovute pos- sono divenir talvolta grandi, è certo d’altro canto che la loro influenza va a confondersi in gran parte colle altre variazioni acci- dentali e ad eliminarsi nelle curve medie dell'influenza solare e lunare; tutt’ al più la curva solare potrebbe rimanerne affettata, ma di quantità inapprezzabili, per influenza dell’ andamento diurno dello stato igrometrico dell’ aria. Inoltre il periodo, in cui durò quest’ inconveniente, è tanto breve da non alterare i risultati com- plessivi che di quantità inapprezzabili. Un semplice sguardo dato alle curve mareografiche e special- mente alle sizigie (V. Tav. I), rivela un ben definito andamento del fenomeno; si scorgono cioè in 24 ore due massimi e dne minimi ben distinti all’ epoca delle sizigie, mentre alle quadrature, essendo l'oscillazione di 12 ore la più ristretta, prevale quella di 24 ore. In generale i massimi giungono tutti press’ a poco alla stessa al- tezza relativa, (astrazione fatta cioè del continuo montate del livello naturale delle acque), mentre i minimi sono invece molto differenti fra di loro, e seguono evidentemente una legge speciale cioè, che il minimo il quale coincide col passaggio più influente al meridiano è assai più pronunciato di quello che avviene dodici ore dopo e che alle quadrature talvolta sparisce intieramente. Debbo notare incidentalmente che sotto il nome di passaggio più influente, intendo quello al meridiano superiore, se la Declina- zione è boreale, inferiore, se la stessa è australe; vale a dire quello che avviene sotto minor angolo d’inclinazione rispetto all’ asse zenitale del luogo. Il metodo da me impiegato nella determinazione delle costanti, non si stacca in massima da quello che generalmente è adottato nel calcolo delle maree. V’inserisco peraltro un elemento che ordi- nariamente viene trascurato ed è la correzione del cambiamento, supposto uniforme, avvenuto nel livello di norma dal principio alla fine del periodo che si considera. Nelle Effemeridi astronomiche di Milano per 1 anno 1868 il prof. Schiaparelli consigliò i meteoro- logisti a tener conto di questo elemento, dimostrando con esempi che tale metodo dà risultati più conformi e fa risaltare p. es. il carattere della curva barometrica diurna, anche dai rilievi d’ una sola giornata convenientemente scelta. ME, ES Questa correzione, che malgrado il consiglio dell’illustre astronomo con troppa leggerezza viene trascurata, diventa d’assoluta necessità nel calcolo della marea di Dux, perchè nel corso delle osservazioni il livello montò di continuo, indipendentemente dalle oscillazioni periodiche, e l’ aumento fu di 6 centimetri al giorno, valore che, come si vedrà è troppo grande rispetto alle oscillazioni dovute alla causa studiata, perchè si possa trascurare. Introdotta questa correzione, l'operazione matematica si riduce allo svi- luppo del I e II termine, ossia delle curve di 24 e 12 ore, dalle osservazioni coordinate per ore solari e lunari e convenientemente aggruppate, allo scopo d’ottenere gli effetti dipendenti dalla declinazione boreale od australe degli astri. La curva media solare diurna si ottiene colla semplicità stessa di qua- lunque elemento meteorologico; conviene soltanto aver l'avvertenza di sotto- porre a calcolo un periodo che contenga un multiplo pressochè esatto di giorni 29-53, pari ad una lunazione completa e ciò affinchè l’effetto lunare vada prossimamente ad eliminarsi. Mi giovo perciò delle osservazioni fatte dal 9 Aprile a tutto il 3 Set- tembre, trascurando quelle dei rimanenti 7 giorni. Nel compilare i quadri riconobbi necessarie alcune correzioni; p. es. al 30 Agosto fu estratta artificialmente dell’acqua fra le 7 e le 8 pom.; al 2 Settembre fra le 3 e le 4 pom. fu operata una riduzione nel galleggiante ; non sono precisate le relative differenze, ma dal confronto delle differenze tra ‘i più vicini dati orari, mi risulta nel primo caso una variazione di 50 mill. in più, nel secondo una identica variazione in meno; aumentai perciò di 50 millimetri ognuno dei 68 dati registrati in quell’ intervallo. Altre correzioni, richieste, la maggior parte, da errori tipografici, mi parvero opportune, ma sono tutte di così poca importanza, che, se anche trascurate, non avrebbero alterato apprezzabilmente i risultati complessivi. I valori medi orari dovuti all’ attrazione del sole, ridotti al livello = 0 ed espressì in decimillimetri (II fig. a) sono i seguenti: Ore solari 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Pomeridiane —— 170 —139 — 90 —32+32+84+118+ 123 +110+ 87+ 58+ 30 Antimeridiane + 214 33+44+58+63+59+ 32— 20— 67—111—149— 170 e vengono rappresentati in modo soddisfacente dalla seguente formula: A, = + 41:5 sen h — 98-5 cos h + 14:6 sen 2 h — 719 cos 2 h la quale darebbe i seguenti valori corretti : Pomeridiane ——170—138—88 — 27 + 254 84+ 113-+120+109+ 85+ 58+ 36 . Antimeridiane + 26+ 30+40+55+61+56+ 81— 12— 61— 113 — 154 — 176 La curva calcolata si avvicina assai alla curva dedotta diret- tamente dall’ osservazione, poichè la somma totale degli errori è = 79 decimillimetri. Nel disegno è raffigurata la sola curva calcolata perchè gli errori sono tanto piccoli da confondersi quasi collo spessore dell’ altra. La parte dell’oscillazione solare, dovuta all’ attrazione del- l’ astro senza riguardo alla declinazione, è data dal secondo ter- mine, il quale sviluppato a curva, presenta il massimo a 5° 37° dopo ciascuna culminazione, con un’ ampiezza di mill. 14:68. Il primo termine che presenta il massimo 10% 29‘ dopo la culminazione superiore con un’ ampiezza di mill. 21-36, è dovuto soltanto in parte all’attrazione solare giacchè, come dimostrerò in seguito, vi ha molta parte l’ attrazione della luna. Lo sviluppo della curva lunare sarebbe altrettanto semplice, sei valori fossero stati tratti direttamente dai rilievi, secondo le ore lunari; peraltro essendo compilato il quadro generale delle osservazioni per ore solari, converrebbe desumere mediante l’ inter- polazione i valori richiesti; è facile immaginare quanto lungo debba riuscire un tale lavoro, la cui utilità, vista la piccolezza delle variazioni orarie, sarebbe d'altronde assai problematica. Invece riesce assai più comodo ed in complesso forse non meno esatto un metodo, che richiede la semplice copiatura dei dati, mediante una conveniente disposizione di questi. S' incomincia col sottolineare i dati che si riferiscono alle ore rotonde più prossime agl’ istanti veri d’ ogni culminazione lunare; l’ errore giungerà ben di rare a mezz ora e nel giro d’una sola lunazione gli errori in più andranno a compensare quasi intieramente quelli in meno, di che è facile convincersi mediante una semplice prova. Di conseguenza i massimi e minimi della curva media conserveranno il posto che loro spetta; non così però la curva conserverà la sua ampiezza, poichè a for- mare i massimi della curva media, avranno concorso valori osser- vati ad istanti non uguali rispetto al passaggio della luna al meri- diano. Siccome la durata media d’ una giornata lunare è di 24* 50‘, sì arguisce agevolmente che l’ errore di tempo oscillerà in media fra + 25‘ e — 254 è completamente dimostrabile che 1’ ampiezza media d’ una curva riesce ridotta in proporzione esatta del medio coseno degli errori angolari, ossia, prossimamente nel caso attuale, del medio di tutti i coseni possibili compresi fra 0° e 12° 30° e questo valore medio è = 0992; dunque l’ ampiezza desunta dalle osservazioni col metodo descritto dovrà dividersi per 0992 allo Li — scopo d’ ottenere assai approssimativamente l’ ampiezza che sarebbe risultata da una più accurata disposizione. | Aggruppati i dati e fatte le medie d’un dato periodo, conviene ridurre i valori così ottenuti per ore solari, ad ore lunari, per fare lo sviluppo della formula. La curva media lunare (curva punteggiata nella fig. 6) tratta da tutto il periodo è la seguente: Ore lunari 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 i S — 126 — 99— 44425 +90 + 132 + 144 + 120 +-66— 3— 68 — 115 I — 130 — 111 — 62 + 14 6041024112 + 90440 — 23 —82— 119 da cui si ricava la formula: A, = + 15 9 sen h + 1‘6 cos h + 153:4 sen 2h — 127:9 cos 2h e quindi i valori corretti: Son e 129 —- 96 —188-4-26.+87 1344-1464, 119.4+:63— 41-67 —.112 I Sv Ja 60 #46 110141154 0441-26 —82 —.199 che corrispondono in modo soddisfacentissimo all’ osservazione poichè la somma degli errori si riduce a 59 dmm. — Le iniziali S e I poste a capo dei valori orari dinotano i passaggi al meridiano superiore ed inferiore. Il secondo termine della formula ci presenta il massimo 5°48’ dopo il passaggio al meridiano con un’ ampiezza di 25-72 mill; mentre il primo dà un'ampiezza ristrettissima, quasi trascurabile e ciò è naturale; infatti, sic- come il primo termine, che rappresenta l’ oscillazione di 24 ore, dipende, può dirsi, esclusivamente dalla declinazione dei due astri, si comprende di leggieri che l’effetto dovuto al sole si elimina già nel corso d’ una lunazione in gran parte e pressochè totalmente nel giro di alcuni mesi, poichè il massimo dipendente dall’ attrazione solare va a passare consecutivamente per tutte le ore lunari; l’ oscillazione di 24 ore aumenta naturalmente col crescere della declinazione e diminuisce collo scemare della stessa; è dunque pressochè nulla per gli effetti solari agli equinozi; dagli equinozi ai solstizi va perciò crescendo da principio abbastanza rapidamente, perchè nel corso d’ una lunazione gli effetti non possano eliminarsi come occorrerebbe, ma in cambio dai solstizi agli equinozi va decrescendo di pari passo e là dove in primavera sì veri- ficava il salto compromettente la curva lunare, in autunno se ne verifica un altro in senso opposto, che lo compensa. Perciò quando d’un periodo d’ osser- vazioni uno dei solstizi occupa il centro, 1’ eliminazione dei detti residui d’ in- fluenza solare deve essere completa. Ora le osservazioni da me discusse s’ estendono dal 9 Aprile al 3 Settembre inclusivo; la declinazione del sole era in questi due giorni a mezzodì rispettivamente di 7°32‘ e 7°37/ Nord e l'epoca di mezzo di tutto il periodo è la mezza- notte dal 21 al 22 Giugno, che coincideva abbastanza bene col solstizio d'estate avvenuto alle 8:38 pom. del 21, cioè poche ore prima. Si può dunque ritenere che 1° eliminazione voluta si opera naturalmente. Per ciò che riguarda la curva di 24 ore dipendente dagli effetti lunari, è d’ uopo considerare che in una rivoluzione siderea la luna passa per tutte le declinazioni possibili entro i limiti del- l'inclinazione dell’ orbita rispetto all'equatore terrestre, i quali limiti variano pochissimo in un breve periodo, come è quello considerato. — Non è però da trascurarsi che appunto in un breve periodo il perigeo succede molte volte di seguito sotto una longitudine quasi invariata e perciò anche sotto una stessa declinazione; in tal caso sotto una longitudine affatto opposta e perciò sotto una declina- zione d’ ugual valore, ma di segno contrario, la luna sì trova pros- sima all’ apogeo; nel primo caso l’ ampiezza della curva di 24 ore, sarà maggiore che nel secondo e da due osservazioni fatte in queste due epoche risulterà una media in cui la detta curva s’ eliminerà in gran parte, ma rimarrà in prevalenza d’un piccolo residuo la curva osservata al perigeo. Y Questo eccesso viene peraltro compensato in parte dal fatto che al perigeo il moto apparente della luna in AR è più rapido che all’ apogeo, per cui le declinazioni prossime a questo suben- trano nella disposizione dei dati in maggior quantità delle altre. Un residuo può rimanere altresì pel fatto che cinque lunazioni non costituiscono un numero intiero di rivoluzioni sideree; si può dun- que concludere che il piccolo valore del I termine dato dalla for- mula ricavata dalle osservazioni deriva da un complesso di residui, che andrebbero a sparire in una più lunga serie d’ osservazioni. Passiamo ora ad esaminare gli effetti speciali che le decli- nazioni d’ ugual segno esercitano sulla curva di 24 ore; a tale scopo conviene aggruppare tutte le osservazioni fatte nei giorni in cui la luna passa al meridiano superiore con declinazione boreale, sepa- ratamente da quelle dipendenti da declinazione australe; gli effetti più grandi dovuti alle massime Declinazioni formeranno coi più piccoli, dovuti alla prossimità della luna all'equatore, un effetto medio, ma non vi saranno elisioni dipendenti da differenza di segno. Così operando rimarranno però grossi residui dell’ effetto solare; perchè soltanto alle quadrature le posizioni della luna in — 51 — declinazione si alternano con quelle del sole, in modo da poter eliminare, mediante un’ opportuna disposizione delle osservazioni, gli effetti di questo, non così nelle altre fasi e specialmente alle sizigie, allorquando ii massimo dipendente dal sole, coincide (salvo rare eccezioni agli equinozi) con quello della luna, poichè i due astri passano all’ ora stessa al meridiano più influente. i Ecco pertanto la curva lunare quale si presenta, separando le osser- vazioni fatte in giornate di Declinazione boreale da quelle di Declinazione australe: Ore lunari 0 1 2 3 4 D 6 7 8 9 10 Jil S — 260. 217—147— 544 40+117+167+169+143+102 + 55-+ 22 D+] + 9+ 154 444 81+105+113+ 954 40- 39— 132 — 208 — 258 SOB Ei 44 224 .68--103 4 1324150 {.125-- 69 — 17— 109 — 187 — 244 \I --258—238—175— 76+ 184 88+135+142+120+ 77+ 42+ 10 Queste due curve dànno le formule seguenti; cioè per le declinazioni boreali : A, = + 35:0 senh — 129*3 cos h + 13-7 sen 2h — 127°0 cos 2h e per le declinazioni australi : A,= — 3°0 senh + 132:3 cosh + 13 1 sen 2h — 128‘8 cos 2 h la semi-somma delle quali necessariamente dà la formula calcolata senza riguardo alla declinazione. Nella serie delle declinazioni boreali l’ ampiezza della curva di 12 ore è di mill. 25-54 ed in quella delle declinazioni australi è di mill. 25*78; in ambedue poi il massimo ha luogo 5° 48‘ dopo il passaggio al meridiano, con- cordanza questa molto significante. L'ampiezza della curva di 24 ore risulta di mill. 26-83 nel primo caso e di mill. 27-46 nel secondo, ed il massimo ha luogo rispettivamente 11% 0” e 23" 55‘ dopo il passaggio al meridiano superiore. Le ampiezze che si riferiscono alle declinazioni australi sono maggiori di quelle delle declinazioni boreali, stante la maggior parallasse media della luna in quelle epoche. Se si rovesciano i segni del primo termine nella formula delle decli- nazioni australi, in modo da riferire l'origine dei valori angolari alla culmi- nazione inferiore, che è in tali epoche la più influente, le due formule riescono pressochè identiche ad eccezione d’ una differenza di 55‘ nell’ ora del massimo della curva di 24 ore. Ma questa differenza non deve sorprendere ed è forse ie soggetta a qualche legge speciale, poichè si osserva anche in mare aperto. Prendendo la semi-somma delle due formule, col rovesciamento di segno nel primo termine delle declinazioni australi, si ha: A,i=.+ 19:0 senh.. — 180:8 eos h + 13-4 sen 2h — 127-9 cos 2h da cui si ricavano i seguenti valori: Ore lunari 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Meridiano + — 259 — 227 — 156 — 67 + 26-+ 1024 147 + 156+134+ 934 48+ 14 Meridiano — + 3+ 18+ 52+93+126+134+109+ 52— 30—119— 200— 250 i quali posti in confronto coi dati osservati forniscono una somma d’ errori = 53 dmm. La curva calcolata è rappresentata nella fig. © dalla linea continua. L'ampiezza della curva di 24 ore è —= 26 44 col massimo a 11° 27‘ dopo la culminazione più influente; quella della curva di 12 ore rimane ne- cessariamente l’identica di prima. Come nel mare aperto, così nelle acque di Dux, le maree delle sizigie si manifestarono più vive di quelle delle quadrature, come del resto è da aspettarsi dalle costanti determinate per gli effetti solari e lunari. Allo scopo di ottenere risultati per quanto possibile corretti e scevri d’ influenze estranee all’attrazione luni-solare, conviene avvertire, nonchè al fatto, già in principio esposto, del continuo innalzamento del livello delle acque, ad un’altra circostanza che ordinariamente si trascura a grande scapito dell’ esattezza dei calcoli, ed è che la declinazione della luna varia talvolta di parecchi gradi nel tempo che passa fra due culminazioni successive (supe- riore ed inferiore), mentre il considerare, quale elemento di calcolo per la curva di 24 ore, la pura differenza fra i valori spettanti alle prime 12 osservazioni orarie e quelli delle 12 successive, equivale a ritenere invariata la declinazione. Si otterranno indubitatamente valori più corretti, ponendo in confronto le 12 osservazioni orarie fatte a partire dalla culminazione superiore, di cui si calcola l'influenza, non già con le 12 successive, nè con le precedenti, il che sarebbe altrettanto erroneo, bensì con le medie di queste e di quelle. Un esempio chiarirà meglio il metodo: Al 21 Aprile — Culminazione superiore 11" 46‘ ant. Ore O. le 280 1A e O LO I ant. del 21 512 522 532 5I1 555 567 570 570 566 56? 560 565 TPtpon >. è 069 589 604 619 634 642 646 646 643 633 621 617 III ant. , 22 617 623 632 640 648 658 660 652 644 639 629 620 Media I e III 564 572 582 590 602 612 615 611 605 600 594 592 ic BR i I valori medi così ottenuti sono in tal modo ridotti, pel calcolo della curva di 24 ore, alle pressochè identiche condizioni astronomiche dei rispettivi dati della serie II, perchè la declinazione di + 16°17‘ sotto la cui influenza questi si verificarono, è assai prossima alla media delle declinazioni di 14° 7° e 18919’ che corrispondono alle culminazioni inferiori, da cui hanno origine le serie I e III, mentre qualunque di queste due venisse adottata in luogo della loro media, si riferirebbe ad una declinazione, differente di ben due gradi da quella della serie II. Quest’ operazione giova altresì ad eliminare in gran parte dalla curva di 24 ore gli effetti del movimento ascendente delle acque, giacchè, astrazione fatta degli effetti dovuti all’ attrazione luni-solare, il livello spettante ad una data ora deve corrispondere prossimamente alla media dei due livelli osservati rispettivamente 12 ore prima ed altrettante dopo. Fatte le riduzioni necessarie dei valori ad ore luni-solari, la cui durata può considerarsi di 24" 32‘ alle sizigie e di 25” 45‘ alle quadrature, considerato il rapporto luni-solare uguale ad 1-75, quale risultò dai calcoli esposti, le curve delle sizigie e quadrature con (a) e senza (b) riguardo alla declinazione, riescono come segue (V. fig. c e d): Ore luni-solari 0 1 2 Soa 4 5 6 7 8 9 10 ll a) Sizigie M+ — 375 — 303 — 198 — 274 124 + 224 + 247 + 241 + 215 + 142+ 40— 32 H-.— d14 74 61-+ 117 + 1554 1684 137 + 135 — 76 — 192 — 306 — 367 Quadrature M + — 229-— 223 — 183 — 119— 66+ 8+ 74+100+107+ 114+115 + 106 UT 4 102 -+ 1074- 105 +-110-+- 102 -+ 89+ 64+ 18 — 39—102 — 157 — 199 b) Sizigeé 8 = —215- 123— 294 78+ 167 6220 + 219+167+ 91— 2—108— 178 I Podi 1725107 184/113 dRra74 + 167-4dliyb 49— 483167 — 220 Quadrature $ — 60— 45— 26+ 22+ 46+ 744 954 744 44+ 6— 24— 53 i Rea 734 be —, 390-6183020 + 41 40491} 224. /5-Vio— dl Formule. a) h) o + 40-2 sen h — 199°2 cos h A, = + 33 2 senh + 2’8 cosh + 64-2 sen 2h— 168-2 cos2 h + 64:2 sen2h — 168-2 cos 2 h “ — 2:9 sen h — 161:6 cosh Aa= + 20.0.senh +. 12:1 sen 2h — 8:5 sen 2h— 62:8 cos2h — 8:5 sen2h— 62:8 cos 2 h Curve calcolate. a) Sizigie -- 367 — 297 — 179 — 34+ 106 + 210 + 263 + 258 + 204 + 1244 43 — 13 — 31— 74 494 11441644 1744135 + 46 — 74— 204 — 313 — 371 Quadratue . — 225 — 215 — 180—125— 61+ 5+ 60+ 974 117+120+ 115 + 105 + 99+ 99+102+ 107 + 107 + 95 + 66+ 19— 39—102— 162 — 205 h) Sizigio — 197 — 142— 464 66-+ 1644226 + 232 + 184 + 92 — 18 — 120 — 188 -- 202 — 164 — 844 14+ 1044 160 + 166 + 122 4 38 — 62 — 148 — 200 Quadrature — 51— 41— 18+ 15+ 474 72+ 834 744 49+ 13— 24— 57 — 75— 75 — 058 — 31414 284 434 424 274 3— 24— 43 3 » — Sie Estremi. Sizigie. Quadrature. a) | b) a) b) M 6" 25 + 268] 5° 24/+ 236] 8"56/+- 120| 6" 3/4 83 11 56 — 31/11 46 — 203/12 30 4 98/1230 — 77 m M, |16 42 + 176|17 37 + 170|15 30 + 108|18 26 + 45 m, |23 26 — 377|23 27 — 205] 0 10 — 22523 57 — 5I Nella curva delle sizigie la somma degli errori ammonta a 248 dmm. ed in quella delle quadrature a 106; risultato soddisfa- cente se si considera che si basa su sole 10 serie d’ osservazioni per le sizigie e su 11 per le quadrature. Allo scopo di dare una prova manifesta dell’ attendibilità delle costanti determinate per le curve medie generali, sarà utile esporre le costanti stesse calcolate a gruppi d’ un’ intiera lunazione cia- scune; ognuno di questi ha principio sul 18.”° giorno della luna. Nel quadro seguente figurano intanto le ampiezze delle curve di 12 ore e le ore dei massimi, per gli effetti solari e lunari. i Sole ; Luna Gruppo! Ampiezza Massimo Ampiezza Massimo Ùi mill. 18:46 5° 23‘ mill. 25-93 5° 40° I i, diatt4 5° Lp‘ n 26:30 6" 6‘ III | ALIAS De ‘20° ALZO 5° 39° IV > «124 68 5è 56° se Dl 14 5° 48‘ V » 14:97 | DL | =, ak 700 5° 49° I-V | mill. 14:68. .|. 5%:37c0lr mill..25+72;.: (68688 Le costanti differiscono alquanto fra di loro; nelle costanti angolari, qualora pure le differenze fossero da attribuirsi ad errori accidentali, questi sarebbero compatibili in oscillazioni di sì limi- tata ampiezza e per sì breve periodo, dal momento che le costanti calcolate per Trieste dalle curve mareografiche del 1869 e del 1877 (le uniche di cui siansi pubblicati i risultati) presentano fra le due annate complete una differenza di 29’ nell’ effetto lunare e di 42‘ nell’ effetto solare, come ebbi l onore di riferire in altra mia lettura. Peraltro, come tosto sarò a dimostrare, le differenze che emer- gono fra i 5 gruppi staccati delle osservazioni di Dux, lungi dal- l’ essere dipendenti da errori accidentali, vanno soggette ad una legge periodica, che si verifica anche nei mari ed ha stretta dipen- denza dalla posizione degli astri attraenti sull'eclittica. Il prof. Stahlberger mise in evidenza questa proprietà nella sua opera intitolata ,Die Ebbe und Fluth in der Rhede von Fiume$, dando in una tabella le costanti solari per tutte le 37 lunazioni da lui discusse ed estendentisi dal 29 Novembre 1868 al 27 No- vembre 1871; da questa tabella si scorge che l'ampiezza della curva solare di 12 ore è massima agli equinozi e minima ai sol- stizi e l'ora del massimo solare oscilla entro 8% 9‘ e 9° 64, giun- gendo nella massima anticipazione precisamente nel mezzo delle epoche dagli equinozi ai solstizi e nel massimo ritardo nelle epoche opposte; per dare un esempio che possa stare in confronto col periodo delle osservazioni di Dux, riproduco qui i risultati dei gruppi 30 a 34 delle maree di Fiume, i quali abbracciano press’ a poco l’ epoca stessa dell’anno, a cui si riferiscono le osservazioni di Dux: Fiume. Dux. Gruppo | Ampiezza (a); Ora (b)} £ h-H di h-H 30 M. 0:477 8" 18‘ 1:22 | — 164| 1.26 | — 14 31 4 ‘0-361 8° 10° 090 | — 24/|.1-21 | — 22° 32 |, 0-239 [8817 | 0:61 | — 17| 0-77 | — 17° 33 » 0-292 18° 56‘ 0:75 | + 22/| 0-86 | + 19 34 BIO 3890ISU]9N PG! 0:99 | + 32/| 1:02 | + 45‘ Media gen | M. 0-390 (A)|8" 34‘ (1) La bella concordanza nell’andamento dei valori (-) e (h-H) fra le osservazioni di Fiume e quelle di Dux fatte in epoche e con- dizioni assolutamente differenti, basta a provare che il medesimo è di natura periodica e ripete l’ origine dalle stesse cause. Il prof. Stahlberger che studiò le maree di Fiume dal lato degli effetti puri e semplici, secondo la teoria di Laplace, si trovò indotto a definire quest’ anomalia, mediante un’ oscillazione colle- gata all’ ora siderea, e vi riuscì, come era da aspettarsi da una oscillazione la cui ampiezza varia secondo la posizione del sole rispetto agli equinozi; a mo’ d’esempio 1’ influenza dell’ ora siderea sulla pressione atmosferica può, anzi deve emergere, aggruppando convenientemente le osservazioni barometriche ridotte ad ore side- ree; ma l’ effetto è apparente, non reale. Nelle maree, tale effetto, oltre ad essere dovuto alla minore ampiezza che 1° oscillazione solare di 12 ore ha realmente ai solstizi, dipende principalmente da un’imperfetta eliminazione degli effetti lunari. È noto che allor- chè la luna passa per 1’ equatore, l'influenza da essa esercitata » e: SM sulla curva di 12 ore è maggiore che nelle massime declinazioni; ora siccome nelle massime declinazioni la luna si trova in un’ Ascensione retta prossima a 6% se la declinazione è boreale ed a 18°" se la stessa è australe, mentre nelle epoche in cui traversa l’ equatore è in O*, se ascendente, o 12", se discendente, ne deriva che, nel- l’aggruppare le osservazioni secondo il tempo sidereo, i massimi delle curve di 12 ore dovute all’ attrazione della luna in posizione equatoriale, avverranno all’ ora siderea stessa dei minimi delle curve producentisi sotto l'influenza delle massime declinazioni, in modo che dal successivo avvicendarsi degli effetti, residuerà una curva il cui massimo sarà legato apparentemente all’ ora siderea ed espresso in tempo sidereo, sarà identico al massimo dovuto direttamente all’ attrazione lunare. Agli equinozi i due massimi, solare e sidereo, avverranno all’ ora stessa e gli effetti sommandosi costituiranno la massima oscillazione, che di fatto si osserva in tali epoche; ai solstizi il massimo solare coinciderà col minimo sidereo e la composizione delle due curve avrà quale conseguenza l’effetto minimo che si osserva nelle epoche stesse, ma l’ ora rimarrà invariata. Nelle epo- che di mezzo, da equinozio a solstizio, il massimo sidereo avverrà tre ore dopo, in quelle da solstizio ad equinozio tre ore prima del massimo .solare e la composizione delle due curve darà una risul- tante la cui ampiezza sarà un po’ superiore alla media annua solare ed il cui massimo avverrà ad ora rispettivamente assai anticipata o ritardata in confronto della media. Queste leggi vengono perfettamente confermate dalle maree di Dux e Fiume, come generalmente da quelle dei mari. Il tener conto dell’ oscillazione che apparisce collegata al tempo sidereo, dal momento che nella curva lunare si tiene già conto, secondo la teoria di Laplace, dell’ accrescimento, dell’ am- piezza in funzione della declinazione, diviene assolutamente un errore; è in omaggio al principio esposto che nel calcolo delle maree si deve trascurare l’ oscillazione siderea, non già sotto pre- testo della sua piccolezza. Nella curva lunare di 12 ore, tratta da una sola lunazione, il residuo degli effetti solari è pressochè inapprezzabile e si con- fonde cogli errori accidentali di varia natura, essendo troppo pic- colo il cambiamento della declinazione solare nello spazio di 29 o 30 giorni, durante il quale la curva solare di dodici ore compie due rivoluzioni complete rispetto a quelle della luna. gi RS L'andamento periodico che si osserva nell’ ampiezza della curva lunare di lunazione in lunazione, trae origine da un’ altra causa. Se alla fine d’ una lunazione, la luna si trovasse di bel nuovo nell’identica posizione che occupava sull’eclittica al principio di quella, essa passerebbe successivamente per tutte le declinazioni, senza eccesso, nè difetto, dimodochè la compensazione dei massimi coi minimi effetti sarebbe perfetta; ma invece il ritorno della luna nello stesso punto dell’ eclittica avviene dopo 27 giorni e !/,, per cui in ogni lunazione influiscono doppiamente sulla media le declinazioni in cui si trova Ja luna nei restanti due giorni della lunazione; da ciò ha origine l’ andamento osservato nelle costanti parziali dell’ effetto lunare. Si può liberamente considerare che in cinque mesi d’ osser- vazioni estendentisi quasi da un equinozio all’ altro, gli effetti s° al- ternino in guisa da dare con hastante approssimazione le curve medie definitive dipendenti dalla luna e dal sole. Anche nelle curve di 24 ore si osserva nelle maree di Dux una perfetta analogia colle oscillazioni di tal genere in mare aperto. Nella seguente tabella si trovano le ore dei massimi e le ampiezze delle curve per ognuno dei 5 gruppi: I Il IIl IV V Ora Litizio 2048 IS dr. be 0 e Ampiezza 18 68 16:54 30-76 31:42 21-36 L'ampiezza è massima in prossimità del solstizio, quando la declinazione del sole è massima, e diminuisce verso gli equinozi; non è però unicamente agli effetti solari, che le oscillazioni esposte sono dovute, imperocchè vi ha grande parte l’influenza lunare ed ecco in qual modo. Ho fatto osservare poc’ anzi la prossima coin- cidenza delle seguenti posizioni lunari, cioè: Nodo ascendente all'equatore in 0% d’ AR Massima declinazione boreale ;, 6°. , Nodo discendente all'equatore , 12% , , Massima declinazione australe , 18° , , Ne deriva che quando la luna passa al meridiano a 0" side- ree, la curva di 24 ore è quasi nulla, perchè le culminazioni supe- riore ed inferiore sono ugualmente influenti; mentre la luna pro- gredisce in AR, aumenta la declinazione e con questa la curva di 24 ore, che raggiunge la massima ampiezza allorchè il passaggio & 1a al meridiano ha luogo intorno a 6" sideree; poi diminuisce e di- venta nuovamente nulla, allorchè 1’ AR è di 12%; a questo punto la luna entra in declinazione australe e giunge nel punto più australe dell’ eclittica a 18" circa d’ AR; in questa posizione essa non eser- cita più la sua massima influenza alla culminazione superiore, bensì all’inferiore ed i massimi della curva di 24 ore andranno perciò a riprodursi rispettivamente alle stesse ore sideree, in cui avven- nero nelle declinazioni boreali. Le culminazioni tanto. superiori quanto inferiori che avvengono intorno a 6% sideree genereranno dunque le curve di maggior ampiezza e vi terranno dietro in ordine decrescente Ie culminazioni che avvengono a 5° e 7°, a 4" e 8%, a 3° e 9" e così avanti fino a 0°” e 12°, in cui ha luogo l’annienta- mento della curva; l’ accoppiamento delle curve nell’ordine qui esposto, darà altrettante risultanti, la cui ampiezza sarà minore di quella che si verifica sotto l'influenza della cenlminazione cadente a 6° sideree, ma i massimi andranno a cadere evidentemente ad una stessa ora siderea. Riepilogando : se si dispongono le osserva- zioni secondo le ore sideree, la curva di 24 ore dipendente dall’ at- trazione lunare tratta da un periodo di 27 giorni consecutivi (una rivoluzione siderea) dovrà avere il massimo, in qualunque epoca dell’ anno, invariabilmente ad una stessa ora siderea, che sarà, entro certi limiti, corrispondente a quella ricavata dalla curva lunare aumentata di 6%. — Dico yentro certi limiti* perchè il piano dell’ orbita lunare non taglia l’ equatore terrestre a 0% e 12° d’AR, se non quando è uguale la longitudine d’ uno dei nodi; negli altri casi la distanza del punto equinoziale dal nodo equatoriale può giungere quasi ad 1% d’AR; alla metà del 1879 era di 44‘, vale a dire la luna traversava l’equatore a 23° 16‘ d’ AR. Ora, siccome in tutta una lunazione l'ora siderea non si sposta che di circa 29° rispetto all’ ora solare, è naturale che nel periodo d’una lunazione tutto l’effetto lunare emergente dalla curva siderea diurna andrà ad introdursi, quasi inalterato, nella curva diurna solare, ponendosi col massimo precisamente all’ ora solare che alla metà della lunazione dovrebbe corrispondere allora siderea del massimo. Essendochè infine il mezzodì sidereo avviene ogni mese 2 ore prima, il che corrisponde ad 1° 58‘ per ogni lunazione, il massimo, dovuto ai residui d’ effetto lunare, andrà pure soggetto nella curva solare a quest’ anticipazione. Poichè dunque nell’ estate del 1879 la massima declinazione avveniva in 5* 164 d’AR e la costante angolare della curva lunare di 24 ore fu trovata di 11° 27‘ si hanno 16° 43‘ sideree, quale istante del massimo cercato. Calcolate le ore solari che vi corrispondono nel mezzo dei gruppi considerati, si ha: Se 14° 300 TI IZ ALSTIL= 1043” IV = 84557 — 6547 Confrontando queste ore con quelle dei massimi della curva solare, si riconosce chiaramente che questa n’ è fortemente influen- zata, nè diversamente potrebbe accadere, poichè l’ attrazione eser- citata dalla luna sulla nostra terra è più forte di quella del sole e non ne va perduta che una piccola parte nel calcolo della curva solare per lunazioni. La curva lunare a ‘sua volta contiene inevitabilmente residui solari e ciò apparisce chiaramente dal quadro seguente, in cui ogni gruppo contiene le osservazioni di una completa rivoluzione lunare siderea a partire dal giorno in cui la luna traversa l equatore verso Nord. Gruppo Date estreme Ampiezza Massimo I 18 Aprile — 14 Maggio mill. 25-42 10" 58‘ II 15 Maggio — 11 Giugno pi 6 8 9 26‘ III 12 Giugno — 8 Luglio n .39642 | © 8g IV 9 Luglio — 5 Agosto n 34:00 11% 42‘ V 6 Agosto — 31 Agosto ni 28-22 12% 59‘ L’ influenza dell’ effetto solare, che ritarda di 1"51‘ ad ogni rivoluzione siderea lunare, è marcata, quantunque lo spostamento dell’ ora del massimo non sia tanto grande e ciò naturalmente per essere l'attrazione solare da per sè stessa più debole di quella della luna e vieppiù ridotta, relativamente agli effetti lunari, mercè il metodo con cui questi furono aggruppati. Fu osservato dall’ ing. Klònne che le acque delle miniere di Dux andavano soggette pure a variazioni dipendenti dalle variazioni barometriche ; astrazione fatta dell’ oscillazione dovuta all’ attra- zione luni-solare e dell'aumento progressivo naturale, le variazioni del livello delle acque si producevano in senso inverso delle baro- metriche. Dando una rapida occhiata ai livelli medi giornalieri, si 0s- serva che talvolta 1’ aumento progressivo s’ arrestò completamente per dar luogo ad un leggiero abbassamento e ciò avvenne sempre a barometro saliente, Sona VII Disponendo le variazioni barometriche in ordine d’ intensità e mettendovi accanto le variazioni di livello avvenute nei rispettivi intervalli, si ottengono dal raggruppamento delle medesime a 30 a 30 i seguenti dati: I II II IV V Medie variazioni barometriche + 5‘46+ 1:87+ 0-37 — 1:77— 5:58 d » idrometrico +33:57 + 41-57 + 58:80 + 67-57 + 91-10 mentre, se si pongono allato le variazioni avvenute rispettivamente nel successivo intervallo di 24 ore, la variazione barometrica non rivela più influenza apprezzabile. Ponendo ora le incognite x — aumento naturale medio del livello y = rapporto baro-idrometrico e le quantità note b — variazioni barometriche io s idrometriche l equazione generale per la determinazione delle costanti è x+byzi, introducendo nella quale i valori osservati, si stabiliscono 5 equa- zioni, che trattate col metodo dei minimi quadrati dànno 199-386 y- — 5407 che sostituiti nelle equazioni dànno pei 5 gruppi le seguenti va- riazioni: I — 29:34 II = 48-75 Ill '='56:86'/IV'='68-43 V ='89%05 n il cui accordo coi precedenti è da riconoscersi soddisfacente, se si pone mente alle seguenti circostanze : 1) che l'aumento delle acque per effetto dell'invasione dal lato della frana non era uniforme, ma si rallentava quanto più cresceva il livello, motivo pel quale in un gruppo può concorrere a deprimere il medio aumento una casuale prevalenza di dati ap- partenenti alla fine del periodo, malgrado le rapide alternative tra i moti ascendenti e discendenti del barometro, mentre in altro gruppo può accadere il caso contrario; nidi PR. | gp 2) che nei forti abbassamenti barometrici avvengono esclusi- vamente innalzamenti di livello superiori all’ aumento medio, mentre nei forti aumenti barometrici il moto ascendente dell’ acqua non è sempre inferiore alla media, ma lo supera talvolta di molto, effetto che si può attribuire a frane interne e secondarie, indipen- denti dalle variazioni barometriche ; 3) che nei singoli casi il rapporto barometrico appare tutto altro che costante, il che è da attribuirsi a tutte le altre circo- stanze che possono influirvi, la principale delle quali è forse la durata dell’ oscillazione barometrica in un senso, a cui sono poi da aggiungersi gli effetti dell’ evaporazione, l’ irregolare estendersi della superficie del bacino per l’ affluenza dell’ acqua, le pioggie ed una quantità di cause endogene, finora non definite, ma di certa esistenza, perchè i loro effetti ci si manifestano di continuo nel livello dei pozzi, dei fiumi, dei laghi ed anche dei mari. Con ciò è terminata la discussione matematica degli effetti i quali si appalesano per tal modo dipendenti principalmente dal- l’ attrazione luni-solare e dalla pressione atmosferica. In ciò che riguarda la vera origine del fenomeno, questo concorda troppo con le idee da me svolte in addietro, perchè io debba astenermi dal calcare questo terreno. Anzitutto ritengo potersi escludere a priori 1’ ipotesi che il fenomeno avvenga per propagazione sotterranea dell’ onda-marea dell’ oceano; imperocchè nei fiumi più ampi essa non si propaga a tale distanza, nè a tale altezza (M. 200); di più, le oscillazioni delle acque di Dux obbediscono tanto prontamente all’ attrazione luni-solare, essendo massime alle sizigie e minime alle quadrature, senza ri- tardo, che non possono assolutamente riguardarsi siccome la pro- pagazione d’ un’ onda proveniente da lontano. Esaminiamo ora più davvicino la forma delle curve ed osser- veremo che alle sizigie ed alle quadrature, nonchè nelle curve medie dovute rispettivamente all’ azione solare e lunare i due minimi sono molto disuguali, mentre i due massimi avvengono pressa poco sopra una stessa ordinata; si potrebbe tutt’ al più riconoscere l’ esistenza d’ un eccesso nel massimo che sussegue al minimo più pronuneiato, il che può attribuirsi ad un semplice effetto d’inerzia dipendente dalla rapidità con cui l’acqua sale, per Rio DEA rimettersi al livello primitivo; con quest’ ipotesi vengo implicita- mente ad ammettere che le ordinate massime rappresentino il livello naturale delle acque, mentre i minimi costituirebbero 1’ ef- fetto primo e spontaneo dell’ attrazione luni-solare. E così parmi sia realmente. A conferma di ciò vige il fatto che i minimi coincidono quasi esattamente col passaggio degli astri al meridiano, mentre i massimi hanno luogo, quando gli astri sono all’ orizzonte, e tale legge si manifesta negli effetti dovuti, tanto all’attrazione isolata della luna o del sole, quanto all’ attrazione composta; di più, il minimo più pronunciato coincide colla culminazione, da me deno- minata più influente. Questo fatto risponde da per sè alla possibile obbiezione che l’effetto primo dell’attrazione fosse il massimo, ma che 1’ onda sollevata in reconditi bacini sotterranei impiegasse in tutto circa 6 ore a giungere fino al mareografo; risponde ripeto, a quest’ ob- biezione, perchè se il massimo fosse la prima manifestazione della attrazione luni-solare, esso avrebbe una differente energia, a seconda dell’ altezza a cui passano gli astri a ciascuno dei due meridiani, mentre i minimi avverrebbero sopra ordinate pressochè uguali 0 seguirebbero, in ogni caso, una legge dipendente dai massimi a cui succedono. Invece si verifica precisamente il contrario; per cui si può stabilire che l’ effetto diretto dell’ attrazione luni-solare nelle acque di Dux è l’ abbassamento del loro livello. Accertata questa legge, vediamo se il fenomeno possa dipen- dere dalla differente attrazione a cui i punti estremi del bacino sono sottoposti. Prescindendo dalla grande improbabilità, che in un bacino della distesa di pochi chilometri nel senso della longitudine, possa prodursì il fenomeno della marea in proporzioni relativamente tanto grandi, è ovvio che, trovandosi il mareografo nella parte meridio- nale del bacino, il livello dovrebbe quivi essere massimo al mo- mento del passaggio al meridiano o poco dopo, perchè colà l’ attra- zione si fa sentire in quell’istante con maggior forza che nella parte settentrionale; e qualora per le condizioni di profondità del bacino, il massimo avvenisse con un grande ritardo, esso rimar- rebbe pur sempre soggetto alla legge dell’ ineguaglianza sopra sta- bilita; invece avviene il contrario. fg - Je Forse le acque comunicano con un bacino sotterraneo, di grande estensione; dimenticando per un istante che questo avrebbe servito quale efficace emissario alle acque invadenti le miniere, caso che sarebbe escluso invece dalla necessità incontrata di estrarre le acque per mezzo di pompe; vige sempre la circostanza che le acque alla superficie verrebbero attratte maggiormente di quelle poste a maggior profondità e l’effetto primo dell’ attrazione degli astri sarebbe un accrescimento di livello; soltanto nel caso che il bacino comunicante si trovasse in posizione assai più meridionale benchè sotterranea, in modo cioè che la sua parte più profonda si trovasse in realtà in posizione più favorevole rispetto all’ asse d’at- trazione, l’ effetto primo alla superficie sarebbe un abbassamento, senonchè l'esame particolareggiato degli effetti esclude anche questa supposizione ; infatti, come dimostrai a pag. 35 e 36 del mio opu- scolo già nominato, in bacini chiusi, pure di grande estensione, come p. es. il Mediterraneo, e situati in latitudini medie, non è il passaggio al meridiano, da me denominato più influente, quello da cui dipende il maggiore slivello delle acque in esso contenute, perchè gli astri, quando si trovano vicini all'asse zenitale, eserci- tano un’ attrazione pressochè uguale su tutti i punti del bacino, mentre allorchè sono presso all’ orizzonte la differenza d’attrazione riesce molto più sensibile; per lo stesso motivo il passaggio al meridiano, che esercita la maggior oscillazione, è quello in cui l’ astro attraente è più lontano dall’ asse zenitale, in una parola, la culminazione superiore con declinazione australe, l’inferiore con declinazione boreale. Per supporre dunque esatta l'ipotesi d’un bacino sotterraneo esteso in senso longitudinale verso Sud con- verrebbe che il minimo più pronunciato fosse la conseguenza diretta della culminazione opposta a quella che convenzionalmente denominai la più influente, nel qual caso l’effetto dovrebbe sup- porsi in ritardo d’ almeno 12 ore sulla causa che lo produce, ma gli effetti osservati si oppongono alla supposizione d’ogni pur minimo ritardo, perchè in questo caso, secondo le leggi generali delle maree, la costante oraria del sole dovrebbe eccedere di 25 minuti quella della luna pel ritardo di sola mezza giornata, mentre .i calcoli ci hanno dimostrato che la costante oraria del sole è invece di 11 minuti più piccola della lunare, differenza che trova spiegazione in un’ oscillazione composta che vengo ad esporre. Secondo la formula della curva media lunare, il secondo ter- mine è: da + 13:4 sen2h — 127:9 cos 2h valori che divisi per 0-992, come a suo luogo fu dimostrato op- portuno, diventano + 13°-5 sen 2h — 128:9 cos 2 h Se da questa espressione si ricerca l’ effetto solare, ammet- tendo che questo debba stare a quello nel rapporto teorico-astro- nomico di 1 a 2 18 ed abbia lo stesso valore angolare, si ha quale espressione della curva solare +- 6:2 sen 2h — 59.1 cos 2 h; si può ammettere infatti che la costante angolare debba essere identica, perchè la precedenza del minimo rispetto al passaggio al meridiano essendosi trovata = 12 minuti di tempo lunare, la dif- ferenza che ne deriva, riducendoli in tempo solare, è inferiore a «mezzo minuto e perciò trascurabile. L'influenza solare data dalle osservazioni essendo data dal- l’ espressione + 14:6 sen 2h — 719 cos 2 h ne emerge una differenza di + 8‘4 sen 2h — 12:8 cos 2h che non si può ritenere dovuta ad errori accidentali, dopo tutti i raffronti fatti; è però spiegabile in modo assai soddisfacente col- l'andamento diurno barometrico. Il residuo in questione costituisce infatti una curva dell’am- piezza di mill. 1 53 col massimo a 4° 53‘; siecome questo massimo coincide od avviene poco dopo il minimo barometrico semi-diurno, è naturale che se ne possa attribuire l’ influenza all’ oscillazione barometrica diurna, tanto più che un effetto si debba attendere da questa, dal momento che l’ hanno le variazioni non periodiche. Una differenza consisterebbe soltanto in ciò, che le variazioni non periodiche del barometro avrebbero con quelle del livello delle acque un rapporto di — 5407, mentre tale rapporto sarebbe di — 2:55, supponendo che il valore dell’ oscillazione semi-diurna a Dux sia di 5, di millimetro; ma la diminuzione del rapporto si spiega facilmente colla breye durata dell’ oscillazione periodica accennata, mentre le variazioni non periodiche durano ordinariamente un paio di giorni in uno stesso senso, moti pre Ritornando alla discussione delle cause che producono il feno- meno, debbo pure tener conto della comunicazione che le acque possono avere colla sorgente di Teplitz, rimasta sterile per qualche tempo dopo la rottura; forse il fenomeno esiste in essa e nessuno se ne accorse, pel solo motivo che non si fecero sistematiche osser- vazioni orarie della sua portata; comunque sia, ciò non apporte- rebbe alcuna modificazione alle idee premesse, nelle quali ho tenuto conto della possibile esistenza d’ un bacino sotterraneo in genere, comunicante colle acque che si scoprirono soggette a marea; sic- come peraltro dalla sorgente di Teplitz non può aspettarsi che un aumento od una diminuzione dell’ afflusso, ma non una sospensione periodica di questo, la quale avrebbe potuto venir osservata anche prima della catastrofe, sarebbe impossibile spiegare per questa via il reale abbassamento di livello osservato malgrado il moto ascen- dente del livello naturale, mentre la mancanza d’ un emissario con- cederebbe appena un rallentamento del detto moto ascendente. La mia ipotesi sull’ elasticità del globo terraqueo mi sembra atta a troncare d’un sol tratto questi dubbi sulla natura d’ un fe- nomeno, che senza di essa apparisce assurdo. Stimo pertanto oppor- tuno ricordare ch’ io ritengo per fermo essere tutto il globo terraqueo, nella sua parte solida, suscettibile a tutti i fenomeni che possono attendersi dall’ ammetterlo elastico, in benchè minima proporzione rispetto alle sue dimensioni. Partendo da questo principio si ar- guisce facilmente che l'attrazione luni-solare deve tendere ad allun- garlo nella direzione dell’asse che congiunge il centro degli astri attraenti con quello della terra, il che è tutt’ altro che impossibile, anzi è logico che avvenga in una sfera di mediocre durezza, come la terra, e liquida o plastica nel suo interno. E l’effetto dev’ essere pronto, immediato, non già ritardato come avviene per la parte liquida che scorre sulla superficie e deve vincere la propria inerzia, per concorrere verso il luogo della massima attrazione. È naturale che se la terra fosse una massa perfettamente omogenea, soggiacerebbe a quel microscopico cangiamento di forma in modo del tutto uniforme; ma la terra è traversata da monti e fiumi, mentre poi le coste offrono le più bizzarre irregolarità; e non solo la superficie, ma l’interno è un complesso di sostanze eterogenee, come ci viene insegnato dalla geologia. Non può dunque arrecar meraviglia alcuna che, ammessa l’ elasticità della sfera, il cangiamento continuo e periodico di forma dia luogo nelle varie parti della sfera ad oscillazioni di varia intensità in modo da produrre Lo effetti meccanici molto svariati, a seconda della costituzione e del grado d’ elasticità locale, ma sottoposti a leggi invariabili regolate dal moto degli astri. Nel caso particolare di cui si tratta, è possibile che per effetto del cangiamento periodico di forma del nostro globo, le fenditure esistenti fra strati di diversa natura e gl’interstizi fra le varie parti d’ uno stesso stesso strato provino microscopici allargamenti o restringimenti ed in tal caso se v'è del liquido in essi viene rispettivamente aspirato od espulso. Non è però lecito stabilire a priori se l’acqua contenuta in un dato bacino di benchè nota co- stituzione geologica sia soggetta ad inabissarsi od a scaturire sotto l'attrazione degli astri al meridiano, perchè ciò dipende da un complesso d’ effetti meccanici impossibili a prestabilirsi nell’ attuale stato della scienza; però la ben ponderata discussione degli effetti osservati può dimostrarci se il complesso di tali effetti meccanici si risolva nell’uno o nell’ altro modo. Gli effetti osservati nelle miniere di Dux ci dànno prova che il bacino inondato è soggetto a provare un aumento della sua ca- pacità complessiva sotto l'attrazione degli astri nel meridiano, perchè l’effetto diretto di questa è un abbassamento di livello; è ovvio del resto che la forza stessa da cui ha origine nelle miniere di Dux la diminuzione delle acque, possa produrre in un bacino anche vicinissimo l’ effetto opposto. Secondo la teoria da me svolta nel già nominato opuscolo, l’ oscillazione prodotta dagli astri nel meridiano è proporzionale al seno dell’ altezza sopra o sotto | orizzonte. Da questo concetto si derivano come a pag. 11 del medesimo, per la marea media (M) e per la semi-differenza dei due effetti (I), le formule seguenti: M'=U cos'D'sen A fo — UU -sen'D'cos tà in cui U è una costante da determinarsi ed esprimente 1’ effetto che gli astri eserciterebbero allo Zenit od al Nadir, A esprime il complemento della latitudine e D esprime la declinazione degli astri. Per determinare in base agli effetti la latitudine in cui si forma la marea e vedere se il risultato corrisponde al caso parti- colare, converrebbe conoscere esattamente le costanti dovute unica- mente all'influenza lunare; se ciò è riuscito per la curva di 12 ore, non può dirsi altrettanto riguardo a quella di 24 ore, in cui come s'è provato, rimangono residui d’ effetto solare; vi sarebbe nes i = un mezzo per eliminarli in via d’ approssimazione, ma non si può escludere il caso che gli effetti lunari e solari s’ alterino a vicenda allorchè gli astri non sono in congiunzione od in opposizione, per- chè di ciò non mancano esempi nel flusso e riflusso dei mari. Invece si debbono ottenere risultati soddisfacenti, prendendo a considerare le curve delle sizigie, giacchè in queste epoche la distanza angolare fra i centri della luna e del sole sorpassa raramente 5° al momento della fase. — Si può dunque consi- derarli un astro solo avente una declinazione pressochè uguale a nn ’ poichè l’azione solare è incirca la metà della lunare. Prendendo a considerare le osservazioni sizigiali, di cui ho calcolato le costanti, conviene tener conto anzitutto delle declina- zioni che su quelle influirono; è duopo peraltro, riflettere che mentre la declinazione solare varia di una quantità inapprezzabile nel periodo di 12 ore, a cui sono ridotte le osservazioni sizigiali di 36 ore consecutive, quella della luna può variare d’ alcuni gradi e ciò non è da trascurarsi, perchè i due minimi che si manife- stano al principio ed alla fine delle 12 ore avvengono precisamente sotto l’ influenza delle due differenti declinazioni in cui si trova rispettivamente la luna. — Chiamando DS 1 il primo e DID 2 il secondo di detti valori, la declinazione media luni-solare da prendersi in considerazione sarà espressa dalla formula: Dn=DE+D91+DI92 3 Siccome peraltro l’ ampiezza media delle due oscillazioni diurne è costituita dalla media dei coseni delle declinazioni osservate, mol- tiplicata per un valore invariabile per una data località (U sen A), mentre la loro semi-differenza è formata di seni delle medesime, aventi pur essi un fattore fisso (U cos A), basterà prendere le medie delle dette funzioni, per introdurle nelle equazioni coi valori dedotti dall’ osservazione, onde trarre le incognite. Ecco dunque raccolte in una tabella le declinazioni sizigiali: Declinazioni Noviluni O 9 0" 3f427 21 Aprile a 108 «Pa 4oe1 + 1801 21 Maggio FU 2099 + 2497 1312504 19 Giugno il 120%4 + 260 +!957 19 Luglio HI 2009 + 2093 + 1895 17 Agosto + 15398 +12 + 1095 us pia Pleniluni 6 Maggio 1 a16/0 — 2199 — 23% 4 Giugno + 2204 — 2598 — 26°1 3 Luglio + 230 — 2501 — 2401 2 Agosto Atri 708 — 1598 — 133 alato aio 9!4 — 01 — 453 dalle quali, rovesciando i segni delle declinazioni lunari dei pleni- luni, perchè l’ora 0 è stata riferita alla culminazione più influente, si ottengono le seguenti funzioni medie: Ai noviluni: sen D = 0,3276; cos D = 0,9406; , pleniluni ig 031==0,3129;10/,ctg0= 05942 Alle sizigie nil = 0,3202500 n =00;9413. Lo sviluppo della curva media sizigiale, con riguardo alla declinazione, ha dato i seguenti estremi: M = + 268, m= — 31, M, = + 176, m = — 377 da cui si rileva che nel minimo principale, dipendente dalla culmi- nazione più influente, il livello discese mill. 599 al di sotto del massimo medio, mentre nel minimo secondario tale differenza si ridusse a mill. 25:3; la semi-somma di questi minimi è uguale a mill. 42-6, la loro semi-differenza è di mill. 17:3; questi valori, introdotti nelle formule, dànno: 0,9413 U sen A = 42:6 0,3202 U cos A = 17:83 da cui: U = 70:5 A = 39097 quindi Latitudine = 50°3% Separando le osservazioni dei noviluni da quelle dei pleni- luni, si ha: Massimi Minimi M I U A L Noviluni + 289 + 143 — 23 — 376 41:55 17-65 69-7 39021‘ 50°39‘ Pleniluni + 247 + 211 — 40 — 385 44:15 17-25 72-4 40022‘ 49038‘ Il maggior valore di U ai pleniluni si spiega colla differenza di parallasse. Un tentativo fatto per eliminare dalla curva media lunare di tutto il periodo, con riguardo alla declinazione, i residui solari, con tutte le possibili avvertenze, m’ha fornito una curva, mediante la quale ho determinato per la latitudine il valore di 51927‘; la i #0pS concordanza è soddisfacente, se si considera che, dove l’elimina- zione naturale, mediante un’ acconcia disposizione delle osservazioni, torna inattuabile, l esito dei processi impiegato allo scopo d’ otte- nerla per altra via, è assai problematico. Se supponiamo tuttavia che il risultato fornito dalla curva media lunare sia suscettibile ad un’ approssimazione altrettanto soddisfacente che quello ottenuto dalle sizigie e ciò in virtù del maggior numero d’osservazioni, da cui è tratto, ricaviamo dalla media delle 3 determinazioni la latitudine di 50°35‘4 che corri- sponde pressochè esattamente a quella di Dux e lascia poca incer- tezza, stante il soddisfacente accordo dei tre valori ottenuti per vie diverse. La longitudine determinante il fenomeno si ricava diretta- mente dall’ ora del minimo, precedendo la quale di 12‘ il passaggio al meridiano, si può concludere che la cercata longitudine è di 3° più orientale di Dux. In conclusione, le coordinate geografiche del punto che costi- tuisce la sede dell’ oscillazione terrestre determinante il fenomeno di marea osservato nelle acque di Dux, sarebbero per approssima zione le seguenti: Longitudine = 34°4 Est Ferro Latitudine = 50°6 Nord, le quali s'inerociano in una regione, che, per le varietà della sua costituzione geologica e per | abbondanza di sorgenti minerali, sì presta egregiamente alle oscillazioni volute dalla mia teoria. Laplace stabilì per la disuguaglianza delle due oscillazioni diurne una formula, che applicata alle costanti della marea di Dux darebbe una latitudine = + 32° Egli osservò in questo rapporto quanto segue: sPer Brest, se i due astri hanno 23° di declinazione boreale si due eccessi sarebbero nel rapporto di 1:7953 a 0:2047, cioè il yprimo sarebbe 8 volte più grande del secondo. — Dietro le osser- yVazioni, questi due eccessi sono poco differenti 1’ uno dall’ altro; pl ipotesi di cui si tratta è dunque assai lontana dal rappresentare ssu questo punto le osservazioni e si vede che nella teoria del nflusso e riflusso del mare è indispensabile aver riguardo al movi- »mento di rotazione della terra ed a quello degli astri attraenti.“ Si arguisce da ciò che in Laplace non sorse un solo momento il sospetto che la marea osservata sulle coste di Francia avesse 4 = BR origine assai presso all’ equatore, come ci è rivelato dalla quasi per- fetta uguaglianza delle due oscillazioni diurne, di qualunque natura sia la sede di quelle maree. Il fenomeno di Dux è destinato a segnare un’ èra nella scienza e l'ing. Klonne col darne notizia e studiarne le vicende ha dato non dubbia prova di grande oculatezza e profonda intelligenza, rendendo al tempo stesso uno dei più segnalati servigi allo studio della fisica terrestre. — Era conosciuta in addietro l’esistenza di fonti periodiche, alcune delle quali sono soggette ad um vero mo- vimento di flusso e riflusso, ma nessuno s’ è pensato di istituire regolari osservazioni, perchè la prossimità del mare fu riputata sufficiente a spiegarne la causa, supposizione impossibile nel caso di Dux. V'ha pure in prossimità della città nostra la sorgente termale di Monfalcone, soggetta notoriamente a marea; fu misurata, credo, due sole volte la differenza fra un massimo ed il successivo mi- nimo; si analizzò la composizione chimica dell’acqua ad alta e bassa marea, ma nulla si è fatto ancora dal lato fisico-astronomico, quantunque |’ applicazione d’ um mareografo, p. es. di quello rimasto ozioso dopo le osservazioni di Dux, sarebbe cosa facilissima. — Un solo mese d’ osservazioni porrebbe in piena evidenza i caratteri del fenomeno, in modo da poter decidere se sia totalmente dovuto a pure condizioni d’ equilibrio fra il mare e la fonte. Dall’ istante che una grave catastrofe, mai abbastanza deplo- rata dal lato umanitario in prima linea, nonchè dal lato industriale, giunse a gettare uno sprazzo di luce nell’ oscuro campo della mec- canica endogena, è duopo che al fatto osservato si dia la massima pubblicità, affinchè chiunque avverta per caso un fenomeno consi- mile sia posto in grado d’ apprezzarne l’ alta importanza scientifica e dar luogo alle necessarie indagini. Con questo mezzo la scienza andrà ognor più accumulando il materiale atto a penetrare i molti misteri della meteorologia endo- gena e verrà forse giorno in cui si potranno, non già scongiurare ma presagire a tutela delle nostre vite i disastrosi effetti, che le forze interne preparano e producono senza posa. (AR_Sanc sine Sopra una specie nuova del genere Stellicola Ksm. Nota di Antonio Valle. (Con 1 tav. lit.) Il Dr. Tschauko, medico a bordo dei piroscafi del Lloyd, donò non ha guari al nostro Civico Museo di Storia Naturale, un bellis- simo esemplare del Pteroeides griseum longespinosum KIk.), raccolto nel golfo di Costantinopoli nel Decembre del 1879. Esaminato attentamente quest’ animale, mi venne dato di rinvenirvi alcuni interessanti copepodi parassiti, i quali presenta- vano i caratteri del genere Stellicola, nome che dal Kossmann °) venne dato nel 1877 ad alcuni crostacei, ch’ egli avea trovato parassiti su varie specie di Echinodermi e di Pleurobranchi. Di questo genere, che presenta non poche affinità col genere Asterocheres 8), — (di cui finora non si conosce che l’unica specie Asterocheres Liljeborgii Boeck, vivente parassita sull’ Echinaster sanguinolentus Retz.); — sono descritte le seguenti specie : 1. Stellicola Thorelli Ksm.*) sopra 1’ Ophidiaster multiforis M. Tr. . trovato presso Massaua nel Mar Rosso dal Kossmann. !) Kòlliker, Alcyonarien. I. A. Pennatuliden. Pag. 70, tav. III, fig.21—23. 2) Kossmann, Reise nach dem Rothen Meer. IV. Entomostraca. Leipzig. 1877. Pag. 11. 3) Boeck, Beskrivelse over tvende nye parasitiste Krebsdyr, Artotrogus orbicularis og Asterocheres Liljeborgii. Forhandlinger i Videnskabs-Selskabet i Christiania. Aar. 1859, pag. 171, tav. II. ') Kossmann, Reise nach dem Rothen Meer. IV. Entomostraca. Pag. 11, tav. I, fig. 1. * e VS 2. Stellicola oreastriphilus Ksm.') sull’ Asteropsis carinifera M. Tr. raccolto presso Massaua nel Mar Rosso dal Kossmann. . Stellicola Semperi Ksm.®) sull’ Ophidiaster miliaris, raccolto dal Semper nel 1860 in Isabela (Filippine). 4. Stellicola alabatensis Ksm.*) trovata dal Semper. D. Stellicola Pleurobranchi Ksm.4*) raccolta dal Semper nel 1861 ad Aibukit nell’ Arcipelago di Palaos, sopra una specie inde- terminata di Pleurobranchus. A queste cinque specie io aggiungo ora una sesta, che in onore del distinto carcinologo, io mi pregio di denominare DI S&stellicola-K.oossmanniana. Maschio ignoto. Femmina, La lunghezza del corpo è di 0-95 mm., la larghezza massima di 0-71 mm. Il primo segmento toracico, nel quale tro- vasi saldato il capo è il più ampio ed occupa più della metà della lunghezza del corpo (0:56 mm.); la sua larghezza è di 0-71 mm. Il secondo è molto più stretto (larg. 0-58 mm. — lung. 0:07 mm.), e maggiormente ancora il terzo (0-45 mm.), il quale nel mezzo è un po’ più allungato (0-15 mm.), coprendo in tal guisa il quarto e quinto segmento toracico ed una parte del segmento genitale. I tre primi segmenti toracici sono all’ estremità dei margini infe- riori alquanto crenulati. Fanno seguito i segmenti addominali, i quali sono brevissimi, e misurano assieme appena la decima parte della lunghezza dell’ animale. Le setole della furca Tn pen la metà della lunghezza di tutto il corpo (0-5 mm.). Le antenne del primo paio formate da sette segmenti sono munite di setole, i loro segmenti variano in lunghezza e fra essi il secondo è il più grande. Le antenne del secondo paio portano all’ estremità dell’ ultimo segmento due piccoli uncini alla base dei quali trovansi tre setole. x Gli organi boccali presentano alcune rassomiglianze col genere Lichomolgus Thor. ; tuttavia per la grande analogia negli altri ca- ratteri col genere Stellicola Ksm., credetti meglio riferirlo a que- st ultimo, tanto più che non avendo a mia disposizione che un ') Op. cit. pag. 18, tav. II, fig. 1. ?) Op. cit. pag. 13, tav. III, fig. 1. 3) Op. cit. pag. 14, tav. I, fig. 2, 3. ‘) Op. cit. pag. 15, tav. III, fig. 3. tg unico esemplare bene conservato, non mi fu possibile di sottoporre ad un’ esatta indagine gli organi, sui quali principalmente si basano i distintivi del genere Lichomolgus. Le mandibole falciformi, sono dentellate al margine esterno verso l’apice alquanto assottigliato portano alcune finissime setole. Le mascelle alquanto più robuste, sono munite di due forti setole. I piedi mascellari del primo paio hanno il palpo principale munito di setole molto più robuste di quelle del palpo secondario. I piedi mascellari del secondo paio triarticolati portano all’ estremità un artiglio. I piedi natatori delle tre prime paia sono tutti eguali, biramati e triarticolati, il quarto paio ha il ramo interno formato di due soli articoli, ed il quinto è formato da un unico ramo, che termina con due setole. I sacchi ovigeri di forma ovale misurano più della metà della lunghezza del corpo (0-54 mm.). TRIESTE, Gennaio 1880. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. ai Ng VISO Spiegazione delle Figure. Stellicola Kossmanniana Valle. Femmina. Antenna del primo paio. Antenna del secondo paio. . Uncini terminali dell’ antenna del secondo paio. Piede del quarto paio. Parte posteriore del corpo vista dal di sotto mostrante un piede del quinto paio. Organi della bocca: md = mandibola, ms = mascella, pm, = piede mascellare del primo paio, pm, = piede mascellare del secondo paio. Crostacei Parassiti dei Pesci del Mare Adriatico per Antonio Valle. Da veniam scriptis quorum non gloria nobis Causa sed utilitas officium fuit. Ovidio, de Ponto, lib, 3, I crostacei meno studiati del Mare Adriatico sono senza dubbio i Crostacei parassiti ,, Entomostracei*. Appena nel 1861 il Grube nel suo lavoro: ,Ausflug nach Triest und dem Quarnero. Beitrige zur Kenntniss der Thierwelt. Berlin 1861“, citò nell’ elenco degli animali osservati nell’ Adriatico, tre sole specie di questi Crostacei succhiatori; il Lernanthropus Kroyeri, V Anchorella uncinata e una specie nuova di Chondra- canthus. Quegli che maggiormente si dedicò alta ricerca di questo ordine, si è il chiarissimo dott. Heller, professore di Zoologia nel- l’ Università d’ Innsbruck, il quale mercè le assidue investigazioni fatte durante i suoi reiterati viaggi lungo le coste dell’ Istria e della Dalmazia, pubblicò delle interessanti relazioni *) su questi esseri, arricchendo per tal guisa la fauna dell’ Adriatico. Un grande progresso in questo ramo della nostra zoologia, segnarono i lavori *) Heller C., Carcinologische Beitrîge zur Fauna des Adriatischen Meeres. Aus d. Verhandl. d. k. k. zool.-bot. Gesellschaft in Wien. Jahrg. 1866. — Crustaceen der Novara-Expedition in: Reise d. ésterreich. Fregatte Novara um die Erde in den Jahren 1897—1859. II. 3. Crustaceen, Wien 1865. Ea importantissimi di Claus, di Kurz, di Heider e di Schaub. Però per quanto accurate fossero le indagini di questi varî scienziati, i loro lavori si restrinsero unicamente ad alcune specie, nè la lonta- nanza del mare e la difficoltà di procurarsi grande copia di pesci, a loro permisero di estendere le ricerche a tutti i pesci dell’ A- driatico o per lo meno ad un grande numero dei medesimi. Avendo ‘ la fortuna di abitare alle rive del mare, in un centro popoloso, al cui mercato affluiscono i pesci non solamente del nostro golfo, ma ben anche dell’ Istria e della Dalmazia, stimai che i miei studî riguardo all’interessante famiglia di questi crostacei, potessero riescire non del tutto infruttuosi, ed estendere le nostre cognizioni in proposito. Nè le mie speranze rimasero deluse, dappoichè su 678 pesci appartenenti a 150 specie fino ad oggi da me visitati, mi fu dato ritrovare crostacei parassiti in non meno di 259 casi (su 66 specie) ossia in più del 38 °/, cosicchè nessun assioma fu mai più men- dace di quello: sano come un pesce. *) Nessun organo dei pesci va immune da questi ospiti molesti: ed ora se ne stanno aggrappati alla pelle, ora s’ innicchiano tra le squame, or pendono dalle branchie, or s’infiggono nella muscula- tura, ora si conficcano all’ apertura genitale, ora si nascondono tra meati delle cavità nasali, ora rodono ne’ visceri. Nel presente lavoro io mi restringerò a parlare dei soli cro- stacei parassiti, appartenenti all’ ordine degli Entomostracei, lasciando da parte l’ ordine degli Zsopode, tra i quali vi sono del pari pa- recchie specie, che vivono parassiticamente, (p. e. Anilocra physo- des M. Edw., Cymothoa oestroides M. Edw., Praniza). *) Oltre alle specie qui enumerate, raccolsi diggià il materiale per un lavoro più esteso sui parassiti, che vivono anche sulle altre famiglie degli animali dell’ Adriatico. NB. L’abbreviatura (M. C.) significa, che la specie citata esiste nella mia collezione, che non ha guari donai al Civico Museo di Storia Naturale di Trieste. RR I, gr Ordo Entomostraca. subordo Siphonostoma. Familia Ergasilina. Genus Bomolochus Nordmann. 1. Bomolochus Belones Burmeister. Burmeister, Beschreibung einiger neuen oder weniger bekannten Schma- rotzerkrebse. Nov. Acta Acad. Leopold. Carolin. Tom. XVII, p. 298, Taf. XXIV, fig. 1—6. 1835. M. EQwards, Hist, Nat. des Crust., Tom. III, p. 479. 1840. Heller, Carcinologische Beitrige zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 29. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 2. 1880. Comune sulle branchie della Belone rostrata Fab. (M. C.). 2. Bomolochus cornutus. Claus. Claus, Beitrige zur Kenntniss der Schmarotzerkrebse. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie. XIV. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 2. 1880. Trovasi frequente sulle branchie della Clupea papalina Bp. (M. Ci). Genus Ergasilus Nordmann. 3. Ergasilus nanus v. Beneden. »v. Beneden, Les poissons des còotes de Belgique, leurs parasites et leurs commensaux, p. 27, tab. I, fig. 4. 1870, Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 1. 1880. Comunissimo sulle branchie del Mugi? saliens Riss. (M. C.). Fam. Caligina. Genus Caligus Miiller. 4. Caligus affinis Heller. Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 30. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 2. 1880. Raro sopra le branchie dell’ Umbrina cirrhosa Riss. (M. C.). cea 9. Caligus Coryphaenae Steenstrup et Liitken. Steenstrup et Liitken, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebs, p. 20, tab. IV, fig. 7. 1861. Richardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 2. 1880. Alquanto raro sulle branchie della Coryphaena pelagica Lac. (M. 0). 6. Caligus diaphanus Nordmann. Nordmann, Mikrographische Beitrige, II, p. 26. 1832. Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, I, p. 623, tab. 6, fig. 5; Isis 1841, p. 197 u. 258, Taf.I 6, fig. 5 9 — Taf.I1,fig.3 4° M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 452. 1840. Baird, British Entomostraca, p. 269, tab. XXXII, fig. 1. 1850. Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 79, tab. VII, fig. 5. 1863. Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 30. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 2. 1880. Comune sulla pelle e branchie della Zrigla lineata L., T. corax Bp., T. aspera Viv. e T. lyra L. (M. C.). 7. Caligus minutus M. Edwards. Caligus minimus Otto, Ueb. neue im Mittellànd. Meeres gefund. Cru- staceen. Nov. Acta Acad. Caes. Leopold. Ca- rolin, Tom. XIV, p. 354, tab. XXII, f. 7—8. 1828. _ Risso, Hist. Nat. de l’Europ. mérid. V, pag. 139. 1826. _ Nordmann, Mikrographische Beitràge, II, p. 25. 1832. Caligus minutus 1M. Edwards, Hist. nat. des Crust., Tom. III, p. 450. 1840. _ M. Edwards, Atlas du Règne animal de Cuvier, Crust., Tab. 77, fig. 2. 1849. _ Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, pag. 163, Taf. XIV, fig. 1. 1865. _ Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 29. 1866. — Kichiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 2. 1880. Non raro nelle fauci e branchie del Labrax lupus Cuv. (M. C.). 8. Caligus vexator Heller. Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 165, Taf. XIV, fig. 2. 1865. Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 31. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3. 1880. Frequente sulle branchie del Dentex vulgaris Cuv. (M. C.). FORI 11] 00 Genus Lepeophtheirus Nordmann. 9. Lepeophtheirus pectoralis Miller. Lernaea pectoralis Miller, Zoologia Danica, I, pag. 125, Taf. XXXIII, fig. 7. 1777; Encyclop. méthod., Vers. Tab. LXXVIII, fig. 12. _ Linne, Systema Naturae, XIII edit., Tom. VI, Vermes, p. 3146. 1788. Caligus pectoralis Blainville, Dict. d. sc. natur. XXVI, p. 129. 1823. — Cuvier, Régne animal. III, p. 258. 1829. _ Kròyer, Om SnyItekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, II, p. 8, Taf. 6, fig. 4; Isis 1841, p. 253, Taf. I 6, fig. 4. > M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., III, p. 454. 1840. — Thompson, Ann, and Mag. Nat. Hist., XX, p. 247. Lepeophtheirus pectoralis Nordmann, Mikrographische Beitrige, II, p. 30. 1832. = Baird, British Entomostraca, pag. 275, tab. XXXII, fig. 10. 1850. Comunissimo sulla pelle e branchie della Platessa passer Bp. e Psetta marima Sw. (M. C.). 10. Lepeophtheirus Nordmanni M. Edwards. Caligus Nordmanni M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., III, pag. 455. 1840, — Ss M. Edwards, Atlas du Règne animal de Cuvier. Crust., tab. LXXVII, fig. 1, fem. 1849. i = Thompson, Aun. and Mag. Nat. Hist., XX, p. 248. ° Lepeophtheirus Nordmanni Baird, British Entomostraca, p. 275, tab. XXXIII, fig. 1, fem. ‘1850. _ Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 180, Taf. XVI, fig. 1, 2. 1865. — Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3. 1880, Un solo esemplare dalle branchie d’ una grande Mola aspera Bp. (M. C.). Genus Liitkenia Claus. 11. Littkenia glabra Heller. Cecropsina glabra Heller, Crustaceen : der Novara-Expedition, pag. 209, Taf. XIX, fig. 1, 2. 1865. —_ Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adria- tischen Meeres, p. 32. 1866. Liitkenia glabra Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3..1880. Trovai questa specie comunissima sulle branchie del Zuvarus imperialis Raf. (M. C.). ig Genus Trebius Kròyer. 12. Trebius caudatus Kréòyer. Kròyer, Om Snyltekrebsene Naturhistorisk Tidsskrift, II, p. 30, Tat. I» fig. 4; Isis 1841, p. 267, taf. 1 1, fig. 4. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom III, p. 458. 1840. Thompson, Ann. and Mag. Nat. Hist., XX, p. 248. Baird, British Entomostraca, p. 280, tab. XXXIII, fig. 3, 4. 1850. Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 149, tab. X, fig. 1. 1863. Non raro nelle cavità della bocca dell’ Acanthias vulgaris Bp. (M. C.). Genus Elytrophora Gerstaecker. 13. Elytrophora brachyptera Gerstaecker. Dinematura Thynni KoUllar, (in Mus. Caes. Vienn.). Arnaeus Thynni Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 157, tab. VIII, fig. 5. 1863. Elytrophora brachyptera Gerstaecker, Ueber eine Siphonostomen-Gattung. Archiv fir Naturgeschichte, Jahrg. XIX, Bd. I, p.62, Taf. III. 1853. — Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 189, Taf. XVII. 1865. _ È Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 31. 1866. _ Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3. 1880. Trovata dall’ Heller nella cavità boccale del T'hynmus vulgaris Cuv. \ Genus Dinematura Latreille. 14. Dinematura latifolia Steenstrup et Liitken. Steenstrup et Litken, Bidrag til pile om Snyltekrebs, p. 38, tab. VIII, fig. 16. 1861. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3. 1880. Trovai parecchi esemplari sulla pelle e nelle fauci di un grande esemplare del Carcharodon Rondeleti M. H. pescato il 21 Settembre 1879 ad Ustrine in Supagna -- Dalmazia — (M. C.). Genus Cecrops Leach. 15. Ceerops Latreillii Leach. Leach, Encyclop. Brit., Suppl. I, pl. XX, fig. 1—5. Desmarest, Consid. géner. sur la clas. de Crust., p. 338, pl L, fig. 2. 1825. agio Latreille, Régne animal de Cuvier, Tom. IV, pag. 199. 1829; Eneyclop. meéthod., pl. 335, fig. 3—10. Bose, Hist. nat. des Crustacés, Tom. II, p. 221. 1880. Nordmann, Mikrographische Beitràge, II, p. 39. 1832. Oken, Allg. Naturgeschichte, Zool. Bd II 2, p. 626, Taf. XX. fig. 3. Lamarck, Hist. des anim. sans vert., V. p. 206. 1838. Guerin, Iconogr. Règne anim. Crust., tab. 35, fig. 8. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 474. 1840. M. Edwards, Atlas du Règne anim. de Cuv. Crust., pl. LXXVIII, fig. 4. 1849. Baird, British Entomostraca, p. 293, tab. XXXIV, fig. 1, 2. 1850. v. Beneden, Sur le Cecrops Latreillii, Bull. de l’Acad. Roy. de Belgique, XXII, p. 523. 1855. Hoeven I. van der, Note sur les genres Cecrops et Laemargus. Mém. d’entomol. d. 1. soc. entom. des Pays-bas. I. 1857. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., pl. XX. 1861. Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 190. 1863. Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 32. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3. 1880. Lo trovai un’ unica volta sulla pelle di una Mola aspera Bp. (M. C.). L’ Heller trovò questa specie anche sulle branchie del Thynnus vulgaris Cuv. Genus Laemargus Kréyer. 16. Laemargus muricatus Kròyer. Kròyer, Om SnyIltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, I, p. 487, tab. 5, fig. A, B, C, D; Isis 1841, p, 104, Taf. II 5, fig. A—D. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 475, pl. XXXIX, fig. 2. 1840. Baird, British Entomostraca, p. 295, tab. XXXIV, fig. 3, 4. 1850. Hoeven I. van der, Note sur les genres Cecrops et Laemargus. Mém. d’entomol. d. 1. soc. entom. des Pays-bas, I. 1857. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., p. 129, pl. XIX, fig. 1—4. 1861. Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 188. 1863. Il Dr. Ed. Griffe, Ispettore dell’I. R. Stazione Zoologica di Trieste, mi comunicò di aver trovato tre esemplari di questo parassita sopra una Mola aspera Bp. Genus Perissopus Steenstrup et Litken. 17. Perissopus dentatus Steenstrup et Liitken. Sa. — GRA Steenstrup et Liitken, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebs, p. 53, tab. XII, fig. 25. 1861, Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 32. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 3. 1880. Lo rinvenni in quantità 1 8 Giugno 1880 sulla pelle della coda d’uno Squalus milberti Bp. (M. C.). L’ Heller lo trovò sopra il Mustelus plebejus Bp. Fam. Dichelestina, Genus Anthosoma Leach. 18. Anthosoma crassum Abildgaard. Caligus crassus Abildgaard, Beskrivelse over tvende nye Monoculi Lin., Caligi Mi)l. (Caligus crassus et oblongus) in: Skrivt. naturhist. Selsk. Kjobenhavn III. 1794. Caligus imbricatus Risso, Hist. Nat. des Crust. de Nice, p. 162, pl. 3, fig. 13. 1816. = Lamarck, Hist. des anim. sans vert., V, p. 211. 1838.. Caligus Smithiù Larmack, Hist. des anim. sans vert., V, p. 210. 1838. Otrophesa imbricata Risso, Hist. Nat. de l’Europ. mérid., V, pag. 136. 1826. Anthosoma Smithii Leach, Encyclop. Brit., Suppl. I, p. 406, pl. 20, fig. 1-6; Edimb. Encyclopaed., t. 181; Diet. Sc. Nat. XIV, p. 533. -_ Desmarest, Consid. géner. sur la clas. de Crust., p. 334, pl. 50, fig. 3. 1825. _ Latreille, Règne animal de Cuvier. Tom. IV, p. 198. 1829; Encyclop. méthod., pl. 835, fig. 11-10. ssi Guerin, Iconogr. Règne anim. Crust., Tab. 35, fig. 9. _ Griffith, Anim. Kingd. Crust. pl. 21, fig. 2. = Burmeister, Ueber Schmarotzerkrebse. Nov. Acta Acad Leopold. Carolin, Tom. XVII, pag. 328. 1835. = Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, II, p. 295, tab. 2, fig. 2; Isis 1840, pag. 762, Taf. II 2, fig..2 — Taf. 3, fig. 9. _ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 483, pl. 39, fig. 5. 1840. == M. Edwards, Atlas du Règne animal de Cuvier, Crust., p. 264, tab. 79, fig. 3. 1849. —_ Baird, British Entomostraca, p. 296, tab. XXXIII, fig. 10, 1850. SEI O Anthosoma Smithii Valle, Sopra due specie di crostacei parassiti del- l’Oxyrrhina Spallanzani Raf., Boll. Soc. Adriat. di Sc. nat., Vol. IV. 1878. Anthosoma crassum Steenstrup et Litken, Bidrag til Kundskab om | Snyltekrebs, p. 57, tab. XII, fig. 24. 1861. _ Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. Vive innicchiata tra i denti dell’ Oryrrhina Spallanzani Raf., ed è abbastanza frequente. Sopra dieci esemplari di questo pesce-cane, trovai otto affetti da questo paras- sita (M. C.). Genus Lernanthropus Blainville. 19. Lernanthropus Gisleri v. Beneden. v. Beneden, Note sur quelques parasites d'un poissons rare sur nos cotes (le Maigre d'Europe, Sciaena aquila Cuv.). Bull. de l’Acad. Roy. de Belgique, Tom. XIX, p. 780, c. tab. 1852. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., p. 151, pl. XXVIII. 1861. Hesse, Descript. des males des Lernanthropes de Gisler et de Kròyer, Rev. Sc. natur. VI. 1877. Heider, Die Gattung Lernanthropus, p. 83, fig. 65, 66. 1879. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. È frequentissima questa specie sopra le branchie dell’ Um- brina cirrhosa L., e della Corvina nigra Cuv. (M. C.). 20. Lernanthropus Scribae Kròyer. Kriyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 203, tab. IX, fig. 3. 1863. Heider, Die Gattung Lernanthropus, p. 86. 1879. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. .Lernanthropus trigonocephalus Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 226, Taf. XXII, fig. 3. 1865. _ Heller, Carcinologische Beitrige zur Fauna des Adriatischen Meeres, pag. 33. 1866. —_ Heider, Die Gattung Lernanthropus, pag. 85, fig. 67, 68. 1879. Questo rarissimo parassita lo rinvenni sulle branchie del Serranus scriba Cuv. (M. C.). Mi sembra probabile, che il Lernanthropus trigonocephalus Heller, sia sinonimo del Lernanthropus Scribae Kr.; mi riservo di fare intorno a ciò ulteriori indagini. DER I 21. Lernanthropus Kròyeri v. Beneden. v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 102, pl. III, fig. 7—9. 1851. Claus C., Ueber den Bau und die Entwickelung parasitischer Crustaceen, p. 18, fig. 15—19. 1858. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., pag. 151. 1861. Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, pag. 33. 1866. Hesse, Descript. des maàles des Lernanthropes de Gisler et de Kròyer, Rev. Sc. natur. VI. 1877. à Heider, Die Gattung Lernanthropus, p. 90, fig. 72, 73. 1879. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti. p. 5. 1880. Comune sulle branchie del Labrax lupus Cuv. (M. C.). 22. Lernanthropus vorax Richiardi. Richiardi, Sopra cinque specie nuove di Crostacei parassiti. Processi Verbali, Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, p. LXXXI. 1879. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. Frequente sulle branchie del Charax puntazzo L. (M. C.). 23. Lernanthropus brevis Richiardi. Richiardi, Sopra cinque specie nuove di Crostacei parassiti. Processi Verbali, Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, p. LXXXI. 1879. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. Lernanthropus Kròyeri var. Heider, Die Gattung Lernanthropus, p. 91. 1879. Comune sulle branchie del Sargus Salviani Cuv., Sargus Rondeleti Cuv., e dell’ Oblada melanura Cuv. (M. C.). Genus Dichelestium Hermann. 24. Dichelestium sturionis Hermann. Caligus oblongus Abildgaard, Beskrivelse over tvende nye Monocali Lin., Caligi Miill. (Caligus crassus et oblon- gus) in: Skrivt. naturhist Selsk. Kjòben- havn III, p. 52, pl. V, fig. 4—11. 1794. Dichelestium sturionis Hermann I. F., Mémoire d’aptérologique, p. 125, tab. V, fig. 7, 8. 1804. —_ Desmarest, Consid. géner. sur la clas. de Crust., p. 337, pl. 50, fig. 6. 1825. _ Latreille, Règne animal de Cuvier, Tom. IV, p. 200. 1829; Encyclop. méthod., pl. 335, fig. 1, 2. _ Guerin, Tconogr. Règne anim. Crust., tab. 35, fig. 10. n 0 Dichelestium sturionis Bosc, Hist. nat. des Crustacés, Tom. II, p. 223, pl. 18 b, fig. 2. 1830. — Nordmann, Mikrographische Beitràge, II, p. 41. 1832. i oe Griffith, Anim. Kingd. Crust., pl. 21, fig. 9. — Burmeister, Ueber Schmarotzerkrebse. Nov. Acta Acad. Leopold. Carolin. Tom. XVII, p. 328. 1835. _ Oken, Allg. Naturgeschichte. Zool. Bd. 11 2, p. 626, Taf. XX, fig. 2. _ Rathke, Bemerkungen iber den Bau der Diche- lestium sturionis. Nov. Acta Acad. Leo- pold. Carolin. Tom. XIX, p. 127, pl. 17. 1836. —_ Kròyer, Om Suyltekrebsene. Naturhistorisk Tids- skrift, I, tab. 2, fig. 5; Isis 1840, pag. 764, Taf. II 2, fig. 5 — 1841, p. 344, Taf. 3, fig. 8. _ Lamarck, Hist. des anim. sans vert. V, p. 202. 1838. _ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p, 485, pl. 39, fig. 4. 1840. _ M. Edwards, Atlas du Règne animal de Cuvier, Crust., tab. 79, fig. 2. 1849. _ v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Sc. nat. III. Sér. Zool. Tom. XVI, p, 95. 1851. " Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Alquanto raro sopra le branchie dell’ Acipenser sturio L. (M. C.). Genus Kroyeria v. Beneden. 25. Kròyeria lineata v. Beneden. v. Beneden, Notice sur un genre nouveau de la tribu des caligiens (genre Kròyeria, v. Ben.). Bull. de l’Acad. Roy. de Belgique, Tom. XX, p. 23, c. tab. 1853. Claus C., Ueber den Bau und Entwickelung parasitischer Crustaceen, p. 24, fig. 20, 21. 1858. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., pag. 148, pl. XXII. 1861. Rara tra le lamelle branchiali del Mustelus equestris Bp. (M. C.). C'e =, Genus Clavella Oken. 26. Clavella Mulli v. Beneden. v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Sc. nat., III. Sér. Zool. Tom. XVI, p. 99, pl. III, fig. 3, 4. 1851. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., pag. 150. 1861 Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. LI Questa specie è alquanto rara. Vive tra le lamelle branchiali del Mullus barbatus L. e Mullus surmuletus L. (M. C.). Il Prof. Dr. Richiardi di Pisa annunziò nei Processi Verbali della Società Toscana di Scienze Naturali in Pisa 1879, pag. LXXXII, aver trovato fra le laminette branchiali del Mullus barbatus L. e Mullus surmuletus L. una Clavella che nomina Clavella crassa. i Io ritengo che non trattasi d’ altro che della Clavella Mulli v. Ben. tanto più che non si trova registrata nel suo Catalogo dei Crostacei parassiti 1880. i Genus Nemesis Roux. 27. Nemesis mediterranea Heller. Nemesis Lamnae Roux, Crust. de la Mediterranée, pl. XX, fig. 1-9. 1828. _ Risso, Hist. Nat. de l’Europ. merid., V. p. 136, pl. V,. fig. 25. N —_ Guérin, Iconogr. Règne anim. Crust., tab. 35, fig 11. — M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III p. 486. 1840. Nemesis Carchariarum Roux, Crust. de la Mediterranee, pl. XX, fig. 10-11. 1828. _ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 486. 1840. Nemesis mediterranea Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 220, Taf. XXI, fig. 2. 1865. — Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880, È comune sulle branchie del Carcharodon Rondeleti M. H. e dell’ Oxyrrhina Spallanzani Raf. (M. C.). 28. Nemesis mediterranea var. sinuata Valle. Valle A., Sopra due crostacei parassiti dell’Oxyrrhina Spallanzani Raf., Boll. Soc. Adriatica di Sc. nat., Vol. IV, c. tav. 1878. Trovai un unico esemplare sulle branchie d’ una Ozyrrhina Spallanzani Raf. (M. C.). BIOL: > gra Genus Ergasilina v. Beneden. 29. Ergasilina robusta v. Beneden. v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Se. nat. III. Sér. Zool. Tom. XVI, p. 97, pl. III fig. 1, 2. 1851. v Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., pag. 149. 1861. È comunissima fra le laminette branchiali del Trygon thalassia Col, della Laeviraja oxyrhynchus Bp. e Laeviraja ma- crorhynchus Bp., del Mustelus plebejus Bp. e Mustelus equestris Bp. (M. C.). Genus Cyenus M. Edwards. 30. Cyenus gracilis M. Edwards. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 496, pl. 41, fig. 1. 1840. Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 216, Taf. XXII, fig. 6. 1865. Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adriatischen Meeres, pag 32. 1866. Trovai questa specie tra le lamelle branchiali .d’ una Cerna gigas Bp. (M. C.). Genus Eudactylina v. Beneden. 31. Eudactylina acuta v. Beneden. v. Beneden, Note sur un nouveau genre de crustacé parasite, Eudacty- lina. Bull. de l’Acad. Roy. de Belgique. Tom. XX, p. 157, c. tav. 1858. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, Crust., pag. 150, pl. XXV. 1861. Comunissima tra le lamelle branchiali della Squatina angelus Dum. e dell’ Acanthias vulgaris Bp. (M. C.). Fam. Philichthydina. Genus Philichthys Steenstrup. 32. Philichthys Xiphiae Steenstrup. Steenstrup, Philichthys Xiphiae, en ny Snylter hos Swaerdfisken. Overs. K. Danske Vidensk. Selsk. Forband. 1861, p. 295, pl. II Steenstrup, Nye Oplysninger om: Philichthys Xiphiae. Overs. K. Danske Vidensk. Selsk.. Forhand. 1862, p. 227. Bergsoe, Philichthys Xiphiae Stp. Monographisk fremstillet. Naturhistorisk Tidsskrift. III. Raek., III. Bd.; p. 87, tab. 13. 1864. Bergsoe, Monographie du Philiechthys Xiphiae. Annal. des Se. nat. V. Sér. Zool. Tom. III p. 213, pl. I. 1865. * OE Vogt C., Recherches cotières faites a Roskoff. Crustacés Parasites des Poissons, p. 29, tav. II, fig. 13—15. 1879. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Trovai, al 6 Settembre 1880, quattro esemplari di questo parassita nei seni e canali delle ossa frontali d’ un grande Xiphias gladius L. (M. C.). 53. Philichthys Steenstrupi Richiardi. Richiardi, Intorno al Peroderma Cylindricum e due nuove specie di Philichthys. Atti Soc. Toscana di Se. nat. in Pisa, Vol. II, p. 199, tav. VI, fig. 5. 1876. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Trovai questa specie abbastanza comune nei seni e canali delle ossa frontali del MuMlus darbatus L. (M. C.). 54. Philiehthys Lichiae Richiardi. Richiardi, Descrizione di cinque specie nuove del genere Philichthys ed una di Sfaerifer. Atti Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, Vol. III, p. 167, tav. VI, fig. 1. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Questa specie vive nei seni e canali delle ossa frontali della Lichia amia Cuv. È raro, trovai due soli esemplari (M. C.). 35. Philichthys Pagelli Richiardi. Richiardi, Descrizione di cinque specie nuove del genere Philichthys ed una di Sfaerifer. Atti Soc. Toscana di Se. nat. in Pisa, Vol. III, p. 172, tav. VI, fig. 4. 1877. Richiardi, Gatklogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Trovai questa specie abbastanza comune nei seni e canali delle ossa frontali del Pagellus erythrinus Cuv. (M. C.). Genus Sphaerifer Richiardi. 36. Sphaerifer cornutus Richiardi. Sphaerosoma corvinae Leydig, Ueber ein neues parasitisches Krusten- thier. Archiv fir Naturgeschichte. Jahrg. XVII. Bd. I, p. 259, Taf.III, fig. 2,,8 1851. Sphaerifer cornutus Richiardi, Sopra lo Sphaerifer cornutus Rich. (Sphae- rosoma corvinae Leyd.), ecc. Atti Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, Vol. II, p. 99, tav. III, fig. 5—7. 1876. -_ Vogt, Recherches cotières faites a Roskoff. Crustacés parasites des Poissons, p. 36, tab. II; fig. 18. 1879. _ Iichiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. To DI Abita i canali e seni mucipari della testa della Corvina nigra Cuv. È comune, rinvenni sino a sei esemplari in una testa (M. C.). 37. Sphaerifer Leydigi Richiardi. Richardi, Descrizione di cinque specie nuove del genere Philichthys ed una di Sphaerifer. Atti Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, Vol. III, p- 175, tav. VI, fig. 6—8. 1877. + Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Comune nei seni mucosi della testa dell Umbrina cirrhosa Riss. (M. C.). Fam. Lernacina. Genus Pennella Oken. 38. Pennella crassicornis Steenstrup et Liitken. Steenstrup et Liithen, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebs, p. 76, tab. XIV, fig. 34. 1861. Trovai due esemplari, uno fisso alla base della pinna anale d'un Navcrates ductor Raf., ed uno alla regione geni- tale d’ un Xiphias gladius L. (M. C.). Genus Lernaeenicus Lesueur. 39. Lernaeenicus gracilis Heller. Lernaconema gracilis Heller, Crustaceen der Novara- PERTINI p. 249, Taf. XXV, fig. 5. 1865. _ Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 36. 1866. Lernacenieus gracilis Richiardi, Descrizione di due specie nuove di Ler nacenicus Les. con osservazioni intorno a questo ed ai generi Lernaeocera Bl., e, Lernaeonema M. Edw. Atti Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, Vol. ILI, p. 202. 1877. L’ Heller ha trovato questa specie sopra la pelle d’ una Lichia amia Cuv. 40. Lernaeenieus vorax Richiardi. Richiardi, Descrizione di due specie nuove di Lernaeenicus Les. con 0s- servazioni intorno a questo ed ai generi Lernaeocera Bl., e Ler- naconema M. Edw. Atti Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, Vol. III, p. 203, tav. VII, fig. 1—21. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. i) PÒ = Questa specie 1’ ho trovata abbastanza frequente nella cavità della bocca dell’ Umbrina cirrhosa Riss. (M. C.). 41. Lernaeenicus negleetus Richiardi. Richiardi, Descrizione di due specie nuove di Lernaeenicus Les. con os- servazioni intorno a questo ed ai generi Lernaeocera BI., e Ler- naeonema M. Edw. Atti Soc. Toscana di Sc. nat. in Pisa, Vol. III, p. 206°, tav. VII, fig. 22—43. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. È assai comune sopra qualunque regione del corpo del Mugi! cephalus Cuv. e dei Mugi saliens Risso, principalmente alla base della pinna anale (M. C.). Genus Tripaphylus Richiardi. 42. Tripaphylus Musteli v. Beneden. Lernaconema Musteli v. Beneden, Note sur un Crustacé parasite nouveau, ecc. Bull. de l’Acad. Roy. de Belgique, Tom. XVIII, p. 100, c. tav. 1851. _ v. Beneden, Sur le Lernaeonema Musteli n. sp. in: l’Institut, XIX, N.° 922, p. 285. 1851. — v. Beneden, Recherches-sur quelques Crustacés in- férieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 125, pl. 6, fig. 11, 12. 1851. —_ Vogt C., Recherches còtières faites a Roskoff. Cru- stacés parasites des Poissons, p. 69, tav. III fig. 11. 1879. Tripaphylus Musteli Richiardi, Processi Verbali Soc. Toscana di «Sc. nat. in Pisa, p. XX. 1878. = Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Trovai due soli esemplari di questo interessantissimo parassita infitti nei muscoli della cavità branchiale del Mustelus equestris Bp. (M. C.). Genus Lernaeolophus Heller. 45. Lernaeolophus sultanus Nordmann. Pennella sultana Nordmann, Galerie du Muséum d'Hist. nat. de Paris. -- M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 523, 1840. Lernaea Sieboldi Koch, Collez. Adriat. del Museo di Storia Naturale di Trieste. 1860. _ sElenco degli animali del Mare. Adriatico“ in: Ann.del Museo di Storia Naturale di Trieste. 1869. SS Lernacolophus sultanus Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, pag. 251, Taf. XXV, fig. 7. 1865. — Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 86. 1866. Questa specie abita nelle cavità branchiali e nella hocca del Serranus scriba Cuv. e Serranus cabrilla Cuv., ma è alquanto rara — Isola grossa, Dalmazia — (M. C.). Genus Naobranchia Hesse. 44. Naobranchia cygniformis Hesse. Naobranchia cygniformis Hesse, Recherches sur quelques Crustacés rares ou nouveaux des còtes de France. Annal. des Sc. nat. IV. Sér., Tom. XX. Zool., p. 122, pl. I, fig. 1. 1863. —_ Kichiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Cestopoda amplectens Kurz, Studien iber die Familie der Lernaeopodi- den. Zeitschrift fir wissensch. Zoologie. XXIX, p. 407, fig. 16-21, 34, 49. 1877. Questa specie vive sulle branchie del Sargus annularis Cuv. (M. C.). Fam. Chondracanthina. Genus Medesicaste Kròyer. 45. Medesieaste Triglarum Kròyer. Lernaca asellina Linné, Fauna Suecica, 2101. 1746. — Voyage en We- strogothie, 171, pl. 3, fig. 4. — Systema Naturae, XIII edit., Tom. VI, Vermes, pi 3145. 1788. Lernentoma asellina Blainville, Journal de Phys., XCV, p. 441. 1822. -. Baird, British Entomostraca, p. 329, tab. XXXV, fig. 4. 1850. Lerneomyzon Triglae Blainville, Journal de Phys., XCV, p. 441, pl 26, fig. 12. 1822. — Dict. d. sc. natur. XXVI, p. 125. 1823. _ Desmarest, Consid. génér. sur la clas. de Crust., i p. 349, 1825. Chondracanthus Triglae Nordmann, Mikrographische Beitràge, II, p. 116, Taf. 9, fig. 1—4. 1832. _ Guerin, Iconogr. Règne anim. Crust., Zooph., tab. IX, fig. 8. —_ Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, II, p. 135, Taf. III, fig. 8; Isis 1841, p..335; Taf. 3, fig. 3.. D'ni Chondracanthus Triglae M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 502, 1840. _ v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés infé- rieurs. Annal. des Sc. nat., III. Sér. Zool. Tom. XVI, p. 109. 1851. Medesicaste Triglarum Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 312, tab. XVIII, fig. 1. 1863. - Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, pag. 33. 1866. _ Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Questa specie venne trovata dall’ Heller sulle branchie della Trigla lineata L. Genus Chondracanthus Delaroche. 46. Chondracanthus cornutus Miller. Lernaea cornuta Miller, Zoologia Danica, I, pag. 124, Taf. XXXIII, fig. 6. 1777; Encyclop. méthod., Vers. Tab. LXXVIII, fig. 1. —_ Linne, Systema Naturae, XIII edit., Tom. VI, Vermes, p. 3146. 1788. Anops cornuta Oken, Lehrbuch der Naturgesch., t. IIIL Entomoda cornuta Lamarck, Hist. des anim. sans vert., III, p. 686. Lernentoma cornuta Blainville, Journal de Phys., XCV, p. 441. 1822. — Diet. d. sc. natur. XXVI, p. 126. 1823. — Baird, British Entomostraca, p. 328, tab. XXXV, fig. 2. 1850. Chondracanthus cornutus Cuvier, Régne animal. IV, p. 258. i _ Nordmann, Mikrographische Beitràge, II, p. 111, Taf. IX, fig. 5—10. 1832. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom III, p. 500, pl. 40, fig. 18—22. 1840. _ v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 108, pl. 4, fig. 1-4. 1851. i Kroòyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekreb- sene, p. 249, tab. XIII, fig. 7. 1863. ra Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 33. 1866. - v. Beneden, Les poissons des còtes de Belgi- que, leurs parasites et leurs commen- saux, pl. II, fig. 1. 1870, — Vogt C., Recherches cotières faites a Roskoff. Crustacés parasites des Poissons, p. 76 e 80, tab, VI, fig. 4--8. 1879. MAPPA > file Chondracanthus cornutus Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Questa specie venne trovata dall’ Heller sulle branchie d’ un Pleuronectes. 47. Chondracanthus Laevirajae sp. n. Questa nuova specie la rinvenni nelle cavità branchiali d’ una grande Laeviraja oxyrhynchus Bp. il 24 Febbraio 1880 (M. C.). 48. Chondracanthus Merlucii Holten. Lernaca Merlucii Holten, Lernaea Merlucii og Exocoeti, to nye Arter. in: Skrivt. naturhist. Selsk. Kjòbenhavn V, pl. III, fig. 2. 1802. Chondracanthus Merlucii Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, I, p. 278, tab. ]II, fig. 9; Isis 1840, Taf. II 3, fig. 9 a—e. -_ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 503, 1840. _ Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adriatischen Meeres. p. 34. 1866. _ Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Abbastanza frequente nella cavità boccale del .IMerlucius esculentus Risso (M. C.). 49. Chondracanthus Zei Delaroche. Lernacanthus Delarochiana Blainville, Journal de Phys., XCV, p. 442, fig. 13. 1822; Dict. d. se. natur. XXVI, p. 126. 1823. a Desmarest, Consid. génér. sur la clas. de Crust., p. 350. 1825. Chondracanthus Zei Delaroche, Sur deux animaux vivans sur les bran- chies des Poissons. Nouv. Bull. d. 1. soc. Philomat., II, p. 270, tab. 2, fig. 2. 1811 7 Gucrin, Iconògr. Règne anim. Zooph., tab. 9, fig. 9. _ Burmeister, Ueber Schmarotzerkrebse. Nov. Acta Acad. Leopold. Carolin., Tom. XVII, pag. 325. 1835. _ Lamarck, Hist. des anim. sans vert., III, p. 682. _ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, pag. 504. 1840. _ Baird, British Entomostraca, p. 327, tab. XXXV, fig. 1. 1850. _ v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés infé- rieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 110, pl. 4,4 g.5—7. 1851, RGS. Apro Chondracanthus Zei Vogt C., Recherches còtières faites a Roskoft. Cru- stacés parasites des Poissons, p. 80, tav. V, fig. 5—8. 1879. _ Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, pag. 6. 1880. Non raro nelle cavità branchiali dello Zeus faber L. (M. C.). 50. Chondracanthus gibbosus Kròyer. Lernentoma Dufresnii Blainville, Journal de Phys., XCV, p. 441, fig. 11, 1822; Dict. ©. sc. natur. XXVI, p. 126. 1823. Chondracanthus Delarochiana Cuvier, Règne animal. INI, p. 334, pl. 15, fig. 3. 1829. — M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 504. 1840. Chondracanthus Lophius Risso, Hist. Nat. de l’Europ. mérid. V, pag. 137. 1826. Chondracanthus Lophii Johnston, Loudon's Magaz. of Nat. Hist., IX, p- 81, fig. 16. 1836. - Rathke, Beitrige zur Fauna Norwegens. Acta Acad. Caes. Leopold. Carolin. Tom. XX. p. 116, tab. V, fig. 11—18. 1843. _ Turner and Walson, On the structure of Chondracanthus Lophii with observations on its larval form. Transact. of the roy. Soc. of Edinburg., vol. XXIII 1, p. 67, pl. 3. 1861-1862. Lernentoma Lophii Baird, British Entomostraca, p. 330, tab. XXXV, fig. 3. 1850. È Chondracanthus gibbosus Kroyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, I, p. 252, tab. II, fig. 4; Isis 1840, p. 738, Taf. II 2, fig. 4. — Taf. II 3, fig. 2. : -_ Thompson, Additions to the Fauna of Ireland. Ann. of Nat. Hist., XX, p. 248. 1847. _ v. Beneden, Recherches sur quelques Crusta- cés inférieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 104, pl. 3, fig. .10—15. 1851. _ Claus C., Ueber den Bau und die Entwicke- lung parasitischer Crustaceen, p. 3, fig. 1-14. 1858. —_ Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 34. 1866. -— v. Beneden, Les poissons des còtes de Belgi- que, leurs parasites et leurs commensaux, tab. II, fig. 3. 1870. ZEN, —— Chondracanthus gibbosus Vogt C., Recherches coòtières faites a Roskott. Crustacés parasites des Poissons, p. 76 e 80, tav. V, fig. 1-4 e tav. VI, fig. 1-3. 1879. — Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Questa specie è comune nelle cavità branchiali del Lophius piscatorius L. (M. C.). 51. Chondracanthus angustatus Heller. Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 230, Taf. XXIII, fig. 3. 1865. Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 34. 1866. Schaub R., Ueber Chondracanthus angaustatus (Heller). Mit 3 Taf. Aus dem LXXIV Bd. der Sitzb. der K. Acad. der Wissensch. Wien. 1876. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 6. 1880. Questa specie trovai abbastanza comune sulle branchie del- l’ Uranoscopus scaber L. (M. C.). Fam. Lernaeopodina. Genus Charopinus Kréyer. 52. Charopinus Dalmanni Retzius. Lernaca Dalmanni Retzius, Beskrifning òfver en ny Skandinavisk Ler- naea fran Nordsjòn, kallad Lernaea Dal- manni; in: K. Vet. Akad. Handl. Stock- holm, p. 109, c. tab. 1829. — Reitzius, Beschreibung einer neuen Scandinavischen Lernaea aus dem Nordsee, Lernaea Dal- manni genannt. Froriep Notizen, Bd. XXIX, p. 6, fig. 5—9. 1830. _ Retzius, Idem — in Isis 1831, p. 1345, Taf. IX. Lernaeopoda Dalmanni Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, I, p. 264, tab. II, fig. 3; Isis 1840, p. 745, Taf. II 2, fig. 11. — Taf. II 3, fig. 4. —_ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 516. 1840. _ Turner and Walson, On the structure of Ler- naeopoda Dalmanni with observations on its larval form. ‘Pransact. of the roy. Soc. of Edinburg., vol. XXIII 1, p. 77, pl. 4 186162. Charopinus Dalmanni Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 280, tab. XIV, fig. 6. 1863. 0 Charopinus Dalmanni v Beneden, Les poissons des còtes de Belgique, leurs parasites et leurs commensaux, tab. II, fig. 11. 1870. _ Vogt C., Recherches còtières faites a Roskoff. Crustacés parasites des Poissons, p. 66, tav. IV, fig. 8. 1879. Stylophorus Hippocephalus Hesse, Description d’un nouveau Crustacé parasite appartenant à la sous-classe des Crustacés suceurs, de l’ordre des Ler- néides, formant la nouvelle famille de Lernéopalmiens et le nouveau genre des Stylophores. Annal. des Sc. natur., VI Sér. Zool. Tom. VIII, Art. 15, pl. 28. I 1879. Trovai questa specie a diverse riprese: il 15 Gennaio 1880 due esemplari nelle cavità branchiali d’ una Laeviraja macrorkynchus Bp, il 22 Febbraio 1880 un esemplare sulle branchie d’ una Dasybatis clavata Blv. ed il 24 Febbraio 1880 sette esemplari nelle cavità branchiali d'una grande Laeviraja oxyrhynchus Bp. (M. C.). In seguito a mie ricerche credo che la specie trovata dal- l’ Hesse nelle cavità nasali della faja batis e ch’ egli descrisse come rappresentante d’ un nuovo genere Sty- lophorus Hippocephalus non sia altro che il Charopinus Dalmanni Retzius. Per ora la pongo provvisoriamente come sinonimo, fino ad ulteriori studi. Genus Achtheres Nordmann. 53. Aehtheres selachiorum Kurz. Kurz, Studien iber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 385, fig. 1, 38—40. 1877. Questa specie trovai appesa all’ apertura genitale del Mustelus equestris Bp. Il Kurz la trovò anche sulla Mylobatis aquila Bp. (M. C.). Genus Brachiella Cuvier. 54. Brachiella oblonga sp. n. Questa specie nuova l’ ho trovata abbastanza comune sotto le pinne pettorali del Mugi cephalus Cuv. e Mugil saliens Risso (M. C.). dg 55. Brachiella pastinacae v. Beneden. v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Sc. nat., IIL Sér. Zool. Tom. XVI, p. 118, pl. 4, fig. 8, 9. 1851. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, pag. 153, 1861. Kurz, Studien iber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 389, fig. 2, 3, 36, 45. 1877. Alquanto rara nelle cavità nasali della Mylobatis aquila Bp. e RWinoptera marginata M. H. (M. C.). 56. Brachiella malleus Rudolphi, Dirhynchus malleus Rudolphi, Ueber Dirhynchus fistula, luciopercae und malleus. (Mscr.). Brachiella malleus Nordmann, Mikrographische Beitrige, II, p..95. 1832. — Vogt C., Recherches còtières faites a Roskoff. Cru- stacés parasites des Poissons, pag. 46, tab. III, fig. 1-8. — tab. IV, fig. 1. 1879. Questa specie venne trovata dal Rudolphi nella cavità boccale di una Torpedo marmorata Risso, a Rimini nel 1817. 57. Brachiella insidiosa Heller. Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 239, Taf. XXIV, fig. 1. 1865. Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 34. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 7. 1880. Rinvenuta dall’ Heller sulle branchie d’ un Gadus. 58. Brachiella Thynni Cuvier. Cuvier, Règne animal. III, p. 257, pl. XV, fig. 5. 1829. Guerin, Iconogr. Règne anim. Zooph., tab. 9, fig. 6. Nordmann, Mikrographische Beitrige, II, p. 90. 1832. M. EQwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. II, p. 512. 1840. Steenstrup et Liitken, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebs, p. 80, tab. XV, fig. 36. 1861. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, pag. 153. 1861. Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 34. 1866. v. Beneden, Les poissons des còtes de Belgique, leurs parasites et leurs commensaux, pl. II, fig. 10. 1870. Vogt C., Recherches còtières faites a Roskoff. Crustaces parasites des Poissons, tab. III, fig. 9. 1879. L'ARMNBIE Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 7. 1880. La trovai comunissima sulle branchie e sotto le pinne pettorali del Thynnus vulgaris Cuv. Val. (M. C.). 59. Brachielia impudica Nordmann. Nordmann, Mikrographische Beitrige, II, p. 92, Taf. VII, fig. 1—3. 1832. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., III, pag. 513. 1840. Heller, Carcinologische Beitriàge zur Fauna des Adriatischen Meeres, pag. 95. 1866. Non frequente sulle branchie della Trigla lineata L. e Trigla corar Bp. (M. C.). Genus Anchorella Cuvier. 60. Anehorella canthari Richiardi. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 7. 1880. Alquanto frequente sulle branchie del Cantharus orbicularis Cuv. Val. (M. C.). 61. Anchorella unceinata Miiller. Lernaca uncinata Miller, Zoologia Danica, I, p. 120, tab. 33, fig. 2. 1777; Encyclop. méthod., Vers. tab. 78, iL ISSARN dI —_ Linné, Systema Naturae, XIII édit., Tom. VI, Vermes, p. 3145. 1788. _ Johnston, Loudon’s Magaz. of Nat. Hist., VIII, pag. 565, fig. 53. 1835. —_ Lamarck, Hist. des anim. sans vert., III. p. 684. - Thompson, Report on Fauna of Ireland, div. Inverte- brata, in Report of Brit. Ass., 270. 1843. Schisturus uncinatus Oken, Lehrbuch der Naturg. III p. 183. Clavella uncinata Oken, Ejusd: Anchorella lagenula Cuvier, Icon. du Règne anim. pl. 9, fig. 5. Lernaeomyzon uncinatum Bluinville, Journal de Phys., XCV, pag. 458. 1822; Dict. d. sc. natur. XXVI, p. 122. 1823. | Anchorella uncinata Nordmann, Mikrographische Beitriàge, II, p. 102, Taf. VIII, fig. 8—12. — Taf. X, fig. 1-5. 1832. — Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tids- skrift, I, p. 290, tab. 2, fig. 7. — tab. 3, fig. 8; Isis 1840, p. 759, Taf. II 3, fig. 8. —_ M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., \Tom. MI, p. 519, 1840. _ Baird, British Entomostraca, p. 337, tab. XXXV, fig. 9. 1850. Pio - > RO Anchorella uncinata v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés in- férieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 116, pl. 6, fig. 2,3. 1851. = Claus C., Zar Morphologie der Copepoden. Wiirzb. naturw. Zeitschr. I, p. 81, Taf. I, fig. 7, 8. 1860. —_ Heller, Carcinologische Beitràge zur Fauna des A- i driatischen Meeres, p. 35. 1866. _ v. Beneden, Les poissons des còtes de Belgique, leurs parasites et leurs commensaux, pl. II, fig. 7. 1870. - Vogt C., Recherches còtières faites a Roskoff. Cru- staces parasites des Poissòns, p. 60, tab. IV, fig. 2—7. 1879. Trovata dall’ Heller sopra le branchie d’ un Merlucius. 62. Anchorella emarginata Kròyer. Kròyer, Om Snyltekrebsene. Naturhistorisk Tidsskrift, I, p. 287, tab. III, fig. 7; Isis 1840, p. 757, Taf. II 3, fig. 7 a—e. M. Edwards, Hist. Nat. des Crust., Tom. III, p. 518. 1840. v. Beneden, Recherches sur quelques Crustacés inférieurs. Annal. des Sc. nat., III Sér. Zool. Tom. XVI, p. 113, pl. 6, fig. 4—6. 1851. v. Beneden, Recherches sur la Faune littorale de Belgique, p. 152. 1861. Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 309. 1863. v. Beneden, Les poissons des còtes de Belgique, leurs parasites et leurs commensaux, pl. II, fig. 1. 1870. Kurz, Studien iber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 398, fig. 8—11, 26—28, 31, 32, 43, 44. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 8. 1880. Trovai questa specie abbastanza comune sulle arcate bran- chiali dell’ Alosa vulgaris Val. (M. C.). 65. Anchorella fallax Heller. Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 241, Taf., XXIV, fig. 4—5. 1865. Heller, Carcinologische Beitrige zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 35. 1866. Kurz, Studien iiber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 396, fig. 7, 25, 37, 48. 1877. Richmardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 8. 1880. Questa specie trovai comune aderente alle arcate branchiali del Dentex vulgaris Cuv. Val. (M. C.). 64. Anchorella hostilis Heller. Heller, Crustaceen der Novara-Expedition, p. 243, Taf. XXIV, fig. 7. 1865. Heller, Carcinologische Beitrige zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 35. 1866. Kurz. Studien iber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 391, fig. 4, 30, 50. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 8. 1880. Trovai questa specie assai comune sulle arcate branchiali dell’ Umbrina cirrhosa Riss. (M. C.). 65. Anehorella pagelli Kròyer. Kròyer, Bidrag til Kundskab om Snyltekrebsene, p. 295, tab. XVI, f. 3. 1863. Heller, Carcinologische Beitrige zur Fauna des Adriatischen Meeres, p. 35. 1866. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti. p. 8. 1880. Questa specie trovasi aderente alle arcate branchiali del Pa- gellus erythrinus Cuv. e Pagellus mormyrus Cuv., ma è alquanto rara (M. C.). 66. Anchorella sargi Kurz. Kurz, Studien iber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 393, fig. 5, 6, 29, 51, 52. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 8. 1880. Frequente sulle arcate branchiali del Sargus annularis Cuv. (M. C.). F 67. Anchorella subtilis Richiardi. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 8. 1880. Trovai questa specie alquanto comune sulle branchie del- I Umbrina cirrhosa Riss. (M. C.). 68. Anchorella secombri Kurz. Kurz, Studien iiber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, p. 403, fig. 12, 39, 41. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 8. 1880. Questa specie venne trovata dal Kurz sulle branchie d’ uno Scomber scombrus L. 69. Anchorella triglae Claus. Brachiella triglae Claus, Zar Morphologie der Copepoden. Taf. I, fig. 6. 1860, SS, ge Anchorella triglae Kurz, Studien iiber die Familie der Lernaeopodiden. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie XXIX, pag. 404, fig. 13—15, 22, 23, 46, 47. 1877. — Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, pag. 8. 1880. Questa specie è alquanto rara sulle branchie della Trigla lineata L. e Trigla corax Bp. (M. C.). Aggiunta. Genus Philichthys Stp. 70. Philiechthys Richiardi sp. n. Questa nuova specie è rarissima, rinvenni un unico esemplare il 10 Novembre 1880 in un canale dell’ osso Preoper- colare di una Box salpa Cuv. (M. C.). = 30 PROSPETTO SISTEMATICO dei pesci sui quali furono trovati i crostacei parassiti. Plagiostomi. Familia Rajidae. , Rhinoptera marginata M. H. Brachiella pastinacae v. Beneden. Sp. Nr. 55. -— Cav. nas. . Myliobatis aquila bp. Achtheres selachiorum Kurz. Sp. Nr. 53. — Ap. genit. Brachiella pastinacae v. Beneden. Sp. Nr. 559. — Cav. nas. . Trygon thalassia Column. Ergasilina robusta v. Beneden. Sp. Nr. 29. — Branch. . Dasybatis clavata lo. Charopinus Dalmanni Retzius. Sp. Nr. 52. — Branch. . Laeviraja oxyrhynchus Di Ergasilus . . . . — Branch. Ergasilina robusta v. pair Sp. Nr. 29. — Branch. Chondracanthus Laevirajae Valle. Sp. Nr. 47. — Cav. branch. Uharopinus Dalmanni Retzius. Sp. Nr. 52. — (Cav. branch. . Laeviraja macrorhynchus Bp. Ergasilina robusta v. Beneden. Sp. Nr. 29. — Branch. Charopinus Dalmanni Retzius. Sp. Nr. 52. — Cav. branch. . Torpedo marmorata £iss. Brachiella malleus Rudolphi. Sp. Nr. 56. — Cav. hoc. Fam. Squalidae. . Squatina angelus Dum. Eudactylina acuta v. Beneden. Sp. Nr. 31. — Branch. 9. Acanthias vulgaris bp. Trebius caudatus Kròyer. Sp. Nr. 12. — Cav. hoc. Eudactylina acuta v. Beneden. Sp. Nr. 31. -—- Branch. 10. Carcharodon Rondeleti M. H. Dinematura latifolia Steenstrup et Liitken. Sp. Nr. 14. — Pel. e Cav. hoc. Nemesis mediterranea Heller. Sp. Nr. 27. — Branch. 11. Oxyrrhina Spallanzani Laf. Anthosoma crassum Abildgaard. Sp. Nr. 18. — Cav. boe. Nemesis mediterranea Heller. Sp. Nr. 27. — Branch. Nemesis mediterranea var. sinuata Valle. Sp. Nr. 23. — Branch. 19, Squalus milberti £p. Perissopus dentatus Stp. et Ltk. Sp. Nr. 17. — Pelle. 13. Mustelus plebejus Bp. Perissopus dentatus Stp. et Ltk. Sp. Nr. 17. — ? Ergasilina robusta v. Beneden. Sp. Nr. 29. — Branch. 14. Mustelus equestris bp. Kroòyeria lineata v. Beneden. Sp. Nr. 25. — Branch. Ergasilina robusta v. Beneden. Sp. Nr. 29, — Branch. Tripaphylus Musteli v. Beneden. Sp. Nr. 42. — Cav. branch. Achtheres selachiorum Kurz. Sp. Nr. 59. — Ap. genit. Ganoidei. Fam. Acipenseridae. 15. Acipenser sturio L. Dichelestium sturionis Hermann. Sp. Nr. 24. — Branch. Physostomi. Fam. Clupeidae. 16. Clupea papalina Bp. Bomolochus cornutus Claus. Sp. Nr. 2. — Branch. 17. Alosa vulgaris Val. ei e dat i e wi Anchorella emarginata Kròyer. Sp. Nr. 62. — Are. branch. * aiar DR Physoclysti.. Fam. Gadidae. . Merlucius esculentus Aiss. Chondracanthus Merluciiù Holten. Sp. Nr. 48. — Cav. boe. . Merlucius Anchorella nctbiftà Miiller. ‘Sp. Nr. 61. — Branch. 20. Gadus . Brachiella inbidiatia Heller. Sp. Nr. 57. — Branch. Fam. Pleuronectidae. . Pleuronectes e Chondracanthus Da Miller. 9p. Nr. 46. — Branch. . Platessa passer bp. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. Lepeophtheirus pectoralis Miller. Sp. Nr. 9. — Pel. e branch. . Psetta maxima Sto. Lepeophtheirus pectoralis Muller. Sp.. Nr. 9. — Pel. e branch. Fam. Sparidae. Oblada melanura Cuo. i ? Lernanthropus brevis Richiardi. Sp. Nr. 23. — Branch. Box salpa Cuv. Philichthys Richiardi Valle. sù Nr. 70. — Can. mue, Anchorella . . uu... © . +. — Branch. Cantharus orbicularis ‘gra Anchorella canthari Richiardi. Sp. Nr. 60. — Branch. Dentex vulgaris Cu. Caligus vexrator Heller. Sp. Nr. 8. — Branch. Anchorella fallax Heller. Sp. Nr. 63. — Arc. branch. Pagellus mormyrus Cuo. Anchorella pagelli Kròyer. Sp. Nr. 65. — Are. branch. Pagellus erythrinus Quo. Philichthys Pagelli Richiardi. Sp. Nr. 35. — Can. mue. Anchorella pagelli Kròyer. Sp. Nr. 65. — Are. branch. Sparus aurata L. Caligus . . . «0 vii i —ABfanai Charax puntazzo Da: Lernanthropus vorax Richiardi. Sp. Nr. 22. — Branch. 32. 39. 34. 39. 36. 37. 38. 39. 40. e de Sargus rondeleti Cuw. Lernanthropus brevis Richiardi. Sp. Nr. 23. — Branch. Sargus salviani Cuv. Lernanthropus brevis Richiardi. Sp. Nr. 23. — Branch. Clavella nia ee = Branch. Sargus annularis Cuv. Naobranchia cygniformis Hesse. Sp. Nr. 44. — Branch. Anchorella sargi Kurz. Sp. Nr. 66. — Are. branch. Fam. Sciaenidae., Umbrina cirrhosa Liss. Caligus affinis Heller. Sp. Nr. 4. — Branch. Lernanthropus Gisleri v. Beneden. Sp. Nr. 19. — Branch. Sphaerifer Leydigi Richiardi. Sp. Nr. 37. — Sen. muc. Lernaeenicus voraa Richiardi. Sp. Nr. 40. — Cav. boc. Anchorella hostilis Heller. Sp. Nr. 64. — Arce. branch. Anchorella subtilis Richiardi. Sp. Nr. 67. — Branch. Corvina nigra Cuv. Lernanthropus Gisleri v. Beneden. Sp. Nr. 19. Branch. Sphacerifer cornutus Richiardi. Sp. Nr. 36. — Sen. muc. Fam. Percidae. Labrax lupus Cuo. Caligus minutus M. Edwards. Sp. Nr. 7. — Cav. boc. e branch. Lernanthropus Kròyeri v. Beneden, Sp. Nr. 21. — Branch. Amchorella scri se ae ent ii MAT hranche Serranus scriba Cu. Caligusi nur. + ‘. +. — Pelle. Lernanthropus neo ie Sp. Nr. 20. — Branch. Lernaeolophus sultanus Nordmann. Sp. Nr. 43. — Cav. hoc. e branch. Serranus cabrilla Co. Lernacolophus sultanus Nordmann. Sp. N 43. — Cav. hoc. e branch. Cerna gigas bp. Cycnus gracilis M. Edwards. Sp. Nr. 30. — Branch. 41. 42. 45. 44. 45. 46. 47, 48. 49. O — Fam. Trachinidae. Uranoscopus scaber L. Chondracanthus angustatus Heller. Sp. Nr. 51. — Branch. Fam. Mugilidae. Mugil cephalus Quo. Lernacenicus neglectus Richiardi. Sp. Nr. 41. — Muse. Brachiella oblonga Valle. Sp. Nr. 54. — Pin. pet. Mugil saliens Ass. Ergasilus nanus v. Beneden. Sp. Nr. 3. — Branch. Caligus*. +0. . sd SA dfn Lernaeenicus Veflecras Rialarai Sp. Nr. 41. — Muse. Brachiella oblonga Valle. Sp. Nr. 54. — Pin. pet. Fam. Mullidae. Mullus surmuletus L. Clavella Mulli v. Beneden. Sp. Nr. 26. — Branch. Mullus barbatus £. Clavella Mulli-v. Beneden. Sp. Nr. 26. — Branch. Philichthys Steenstrupi Richiardi. Sp. Nr. 33. — Sen. mue. Fam. Triglidae. Trigla lineata L. Caligus diaphanus Nordmann. Sp. Nr. 6. — Pel. e branch. Medesicaste Triglarum Kròyer. Sp. Nr. 45. — Branch. Brachiella impudica Nordmann. Sp. Nr. 59. — Branch. Amnchorella Triglae Claus Sp. Nr. 69. — Branch. Trigla corax bp. Caligus diaphanus Nordmann. Sp. Nr. 6. — Pel. e branch. Brachiella impudica Nordmann. Sp. Nr. 59. — Branch. Anchorella Triglae Claus. Sp. Nr. 69. -- Branch. Trigla aspera Vivo. Caligus diaphanus Nordmann. Sp. Nr. 6. — Pel. e branch. Trigla lyra L. Caligus diaphanus Nordmann Sp. Nr. 6. — Pel. e branch. 90. 59. D4. DÒ. 56, ‘97. 98. 99. 60. ARTT Fam. Lophiidae. Lophius piscatorius L. Chondracanthus gibbosus Kròyer. Sp. Nr. 50. — Cav. branch. Fam. Scombridae. . Naucrates ductor Raf. Pennella crassicornis Stp. et Ltk. i N 38. — Pin. an. . Lichia amia Cu». Philichthys Liclhiue Richiardi. Sp. Nr. 34. — Ea: mue. Lernacenicus gracilis Heller. Sp. Nr. 39. — Pelle. Scomber scombrus L. Anchorella scombri Kurz. Sp. Nr. 68. — Branch. Thynnus vulgaris Cu. Elytrophora brachi iyptera Gerstaecker. Sp. Nr. 13. — Cav. boc. Cecrops Latreillii Leach. Sp. Nr. 15. — Branch. Brachiella Thymni Cùvier. Sp. Nr. 58. — Pin. pet. e branch. Zeus faber Lin. | Chondracanthus Zei Delaroche. Sp. Nr. 49. — Cav. branch. Brama rayi Schn. OETTCLA RR RON e priene ent ("11 fo) Fam. Coryphaenidae. Coryphaena pelagica Lac Caligus Coryphaenae Stp. et Ltk. Sp. Nr. 5. — Branch. Luvarus imperialis Raf. Liitkenia glabra Heller. Sp. Nr. 11. — Branch. Fam. Xipheidae. Xiphias gladius Lin. Philichthys Xiphiae Steenstrup. Sp. Nr. 32. — Sen. mue. Pennella crassicornis Tia et Ltk. An Nr. 38. — Reg. genit. EIA TIZI, .0 0 — Re: caud. Fam. Exocetidae. Belone rostrata Fab. Bomolochus Belones Burmeister. Sp. Nr. 1. — Branch. 21998) — Fam. Labridae. 61. Labrus viridis Lar. Cyends — Di av. gi vadb aos Brenele 62. Labrus merula Lin. e ia Uyenus . . . Dux green. 63. Labrus nereus ess. Cyenus i + Lol 00.01 Branch. 64. Labrus festivus, es: Giyjonussc. —. i sq bidone Biadich, 65. Crenilabrus pavo Va. Giyontasi* emer, V:_ _OUPRRR: RE Bea Plectognathi. Fam. Orthagoriscidae. 66. Mola aspera Bp. Lepeophtheirus Nordmanni M. ara Sp. Nr. 10. — Branch. Cecrops Latreillii Leach. Sp. Nr. 15. — Pelle. Laemargus muricatus Kròyer. Sp. Nr 16. — ? ERGO E INDICE DELLE SPECIE, Nr. progres. Nr. della specie. 1. Achtheres selachioram Kurg i G/00 + else 98 2. Anchorella canthari Rickiardi . ./. 0... 60 3. Anchorella emarginata Kròyer . . 0... +... 62 #. Anchorella fallax Heller .' cgitlA egisoisne ciobanesi 198 5. Anchorella hostilis:Mellar\ WI Lurago eV «sialodiisnogo I LÉ 6. Anchorella pagelli Krdyer 0. 0.020.020 ++ 65 Wi Anchorella sirgi Kw / .. A ciliodya «vomidenoini 9. 8. Anchorella scombri Kuwrz L00200, + rea 68 9. Anchorella subtilis Richiardi . .. 0... 0... 67 10. Anchorella triglae Claus... /. 006020 dla eri _69 11. Anchorella uncinata Miiller . /. 0.00.00 0a + 61 12. Anthosoma crassum Abildgaard . . ../. 0.0. 18 13. Bomolochus Belones Burmeister . . 0... 1 14. Bomolochus cornutus Claus bi sadia8 angouidaginaI. 68 15. Brachiella impudica Nordmanno . /./ 0/0... 59 16. Brachiella insidiosa Meller . . ./.. 0.0.0 57 17. Brachiella malleus Rudolphi (LL... . +0. +. 96 #8. Brachiella. oblonga Valle 41 cimintiunpo aitonariesti DE 19. Brachiella pastinacae v. Beneden . . \. ././. 55 20. Brachiella Thynni Cwwvier i... Lina a e _198 21. Caligus affinis Meller . . . beer allanas9. DE 22. Caligus Coryphaenae locartrzin\ et Liithen inobevgorzizs i 18 23. Caligus diaphanus Nordmann 0.0 /L0/./ La 6 24. Caligus minutus M. Edwards . ././ 0.0. #07 PD. Caligus! vexatori Heller...) .. sUp dbisidiolil avdidoilidi 48 26. Cecrops Latreillii Zeaoh spunibifi dquiianoste «pl doibdi .d9 27. Charopinus Dalmanni Retzius Li... /. La 82 28. Chondracanthus angustatus Heller... .... .. 91 29. Chondracanthus cornutus Miller . . . /.0. 0.0. 46 30. Chondracanthus gibbosus Kyròyer < /./. 0.0... 0. 50 31. Chondracanthus Laevirajae Valle . . ....... 47 32, Chondracanthus Merlucii Holten . . ..... ... 48 2 MO — Nr. progres. 33. 34. 35. 36. 31. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. dl. 92. 53. D4. DD. 96. DT. 98. 99. 60. 61. 62. Chondracanthus Zei Delaroche . Clavella Mulli v. Beneden Cycnus gracilis M. Edwards Dichelestium sturionis Hermann Dinematura latifolia Steenstrup et Liitken Elytrophora brachyptera Gerstaecker Ergasilina robusta v. Leneden Ergasilus nanus v. Beneden Eudactylina acuta v. Beneden Kròyeria lineata v. Beneden Laemargus muricatus Aydyer Lepeophtheirus Nordmanni M. Edw tue: Lepeophtheirus pectoralis Muller Ad Lernaeenicus gracilis Heller Lernaeenicus neglectus Richiardi . . Lernaeenicus vorax £ichiardi Lernaeolophus sultanus Nordmann Lernanthropus brevis Aichiardi Lernanthropus Gisleri v. Beneden Lernanthropus Kroòyeri v. Beneden Lernanthropus Scribae KAròyer Lernanthropus vorax Aichiardi . Liitkenia glabra Zeller Medesicaste Triglarum Aròyer Naobranchia cygniformis Hesse Nemesis mediterranea Heller Nemesis mediterranea var. sinuata Ville Pennella crassicornis Steenstrup et Liitken Perissopus dentatus Steenstrup et Liitken Philichthys Lichiae Richiurdi . Philichthys Pagelli Richiardi . Philichthys Richiardi Valle . . Philichthys Steenstrupi Aichiardi . Philichthys Xiphiae Steenstrup. . Sphaerifer cornutus Richiardi . . Sphaerifer Leydigi Aichiardi . Trebius caudatus Kròyer Tripaphylus Musteli v. Beneden Nr. della specie. moyr 55 A | es - I 27704 pa MEDI Abe ESE L o de ) L } 8 10 /2 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 ci aa ri 6 3 10 12 14 16 18 20 21 24 26 28 3) 32 84 36 98 hot |’ KRGSTA GB.Seneio ine. Brevi cenni sulla germinazione. Discorsi tenuti dal Dr. Ruggero Felice Solla nelle Adumanze del 25 Ottobre e 29 Novembre 1880. (Con una tavola). Mi permetto di portare alcune osservazioni che ebbi occasione di fare nel corso dei miei studî nell'istituto di fisiologia vegetale dell’ Università a Vienna, intorno a piante germoglianti, a comune conoscenza, tessendole nel breve sunto che intendo dare sulla ger- minazione in generale: lungi però dal voler produrre novità di gran mole. Siami concesso di premettere alcune nozioni anatomiche sul seme. — Prendiamone uno qualunque, e vi scorgeremo due parti essenziali: l’integumento (o manto) ed il nucleo (anche mandorlo), composto dall’ embrione coi suoi cotiledoni: così lo scorgiamo nel faggiuolo. Un altro seme -- così p. e. un grano di formentone — ne lascia traveder di più: oltre alle anzidette due parti vediamo ancora in quantità una massa cristallina bianca, detta 1’ endosperma.!) È questo la sede di diverse sostanze che servono di nutrimento alla giovine pianticella, e che comprendiamo sotto il nome di !) La vicendevole posizione di endosperma e di embrione è molto variante; osserviamo però in questo riguardo tre casi generali: o l'embrione trovasi tutto involto dall'endosperma — esempio ne sono le Graminee, o l’ embrione trovasi al di fuori di questo, come nei semi delle Cyperacee, o infine l’ embrione, a sua posta, involve l’ endosperma, come p. e. nel Chenopodium. (hg pres »Sostanze di riserva“ — che più oltre specificherò. Altro non pos- sedono i semi.!) L’ integumento, visto sotto il microscopio, ci presenta un tessuto fitto di cellule ben connesse, di forma prismatica, a lume ristretto, che in anatomia si definiscono per ,,palizzate“.°) Offrono desse in questa loro forma un eccellente scudo all’ embrione che albergano preservandolo dall’ umidità e da altri danni che potreb- bero venirgli dall’ atmosfera che lo circonda. In alcuni semi alcune di queste cellule si prolungano in peli che restano riuniti in chioma più o meno ricca alla superficie del seme stesso, locchè dimostrano i semi dei pioppi, dei salici, del cotone; in altri semi queste cel- lule, o alcune di esse, sono sormontate da emergenze in forma di uncini o di spine, come nel cardo selvatico, nelle ombrellifere; 0 l’ integumento tutto si estende e dona ai semi l’ aspetto che li denomina semi alati, come quei dell’ abete, della Lunaria, delle Bignoniacee ecc. A tutte queste escrescenze od emergenze conviene un'importanza biologica che consiste nel propagar la pianta anche, anzi lungi dal luogo natio. AI di sotto di queste cellule palizzate, nella parte interna dell’ integumento vi sono minutissime cellule, di forma bislunga, con membrane sottili, schierate in 3-4 ordini,#) che hanno la pro- prietà di assorbire l’acqua, e dopo assorbita, d’ ingrandirsi immen- samente per turgidezza; naturalmente premono così sulle cellule palizzate, le quali nel cedendo si spezzano e lasciano libero il varco all’ uscire della pianticina. ; L’ endosperma — che può essere anche di consistenza carnosa (come nei Comiferi, nelle Aroiîdec), oppure ossea (come nelle Palme) — è composto, per lo più, di cellule parenchimatose, fornite di !) Mi muovo qui affatto sulle generali e non intendo che offrire un’ idea chiara, seanche molto generale, della costituzione d'un seme; — ai letterati in genere sarà noto quanto poco fu lavorato finora anatomicamente sul seme: (senza voler sconoscere i meriti di Rob. Brown e di Mirbel in tal argomento). Devo osservare che cotali cellule a palizzata non sono esclusive all’ in- tegumento dei semi soltanto. A 8) Costituiscono desse una membrana intima che resta rappresa ora al- l'integumento, ora al nucleo, e in diversi casi serve di congiuntura abbastanza tenace ad entrambi, così nelle mandorle, che vengono rammollite nell’ acqua onde poter pulire il nucleo dalla scorza; questo succede appunto in virtù delle indicate cellule assorbenti. 9 sostanze nutritive — intendo per la pianta! — fra le quali primeggia l’amido;*) delle altre terrò parola più tardi. L’ embrione è una pianta e nuce; consiste dell’ indizio d’ uno stelo, detto plumula, che possiede alla cima le foglioline più o meno spiegate, e d’ una radicina, la quale sorte per prima in cerca di nutrimento: °) ed è da ciò che parto per parlare della germi- nazione stessa. Prima domanda che si presenta è: abbisognano i semi d’ un apposito sostrato onde poter germinare, o no? Ormai a ognuno sarà noto che ciò non è il caso; poichè non fa bisogno di terra affinchè i semi giungano; ad una germinazione regolare. Quanto poca, o veramente niuna importanza si alleghi al sostrato, lo pro- vano i casi, dove semi anzichè in terra, germinano sulla carta, *) su panno, su sabbia, su d’una spugna, previa umidità dei sostrati nominati; anche sostenuti con dell’ ovatta verso il fondo d’ un tubo di vetro capovolto su una superficie umida, i semi giungono a ger- minazione. — Quale sarà poi il sostrato da darsi alle piante acqua- tiche? Su questo riguardo vennero fatti ancor pochi tentativi; si sa finora, che alcune piante d’acqua, come il riso, germinano su qualunque sostrato umido senza soverchia presenza d’ acqua, al par delle altre piante di terra ferma; ma d'altronde è pure noto che i semi della Zrapa matans non germinano se non a fior d’acqua. Un tanto vale per i semi, quindi per le piante fanerogame; anche colle spore delle piante crittogame si fecero tentativi di ger- minazione, e sembra, da quanto sinora ne risulta, che le spore dei felci e dei muschi abbisognino di un apposito sostrato, che è lo strato superiore della terra, nel fitto dei boschi, a’ piedi degli al- beri specialmente, strato conosciuto per %umus, al quale si. potè con frutto sostituire polvere di mattoni frammista a qualche grano di terra. — Vidi però le spore della regia Cystopteris, egualmente che quelle di un equiseto (Equisetum hiemale L.) germinare su sabbia ') Esistono però dei semi, nelle sostanze di riserva dei quali manca affatto l’amido, così i semi del ricino (Sachs). ) L’embrione di piante parassiti e di quelle vegetanti sul humus (spe- cialmente delle Orchidee) è, anche al tempo della maturazione del seme, del tutto privo di una tale distinzione esterna in stelo, foglia e radice; eccezione ne fa l'embrione del Zoranthus (Sachs). 3) Su questo sostrato portai anche nocciuoli di datteri e di mandorle a germinazione. i AR umida. !) — Non parlerò di funghi saprofiti ed altri parassiti, nei quali il sostrato è evidentemente d’importanza: e con ciò abban- dono le piante che danno spore per parlare in seguito soltanto delle fanerogame, di quelle che producono semi, e ciò in riguardo che la fisiologia delle Crittogame è ancor molto bambina. Dissi dei semi della Zrapa natans L., che germinano soltanto a fior d’acqua: l’ acqua è indispensabile ad essi, come altresì il contatto dell’ ossigeno dell’aria. È quest’ ultimo indispensabile affatto alla ger- minazione in generale; in un ambiente dove manca l'ossigeno, i semi non si sviluppano. Una lunga serie di tentativi fatti da Senebier, Humboldt, De Candolle ed altri, che troppo lungo sarebbe l’annove- rare, tutti constatarono |’ anzidetta indispensabilità dell’ossigeno, — Dimostrerò questo con esempi. Si cuopra ermeticamente un vaso di terra in cui sienvi posti diversi semi, con un bicchiere, 0 con campana di vetro e si tolga mediante mercurio all’aria la possi- bilità di giunger ai semi, questi non si svilupperanno più. Ciò si spiega nel seguente modo: il seme, per svilupparsi, per riorganiz- zare le sostanze amidacee e ridurle in una forma che sia più adatta alla pianticella cui egli dà sviluppo, abbisogna di. ossigeno e lo assorbe dall’ atmosfera che lo circonda, cosicchè 1’ ossigeno conte- nuto nei sumenzionati ambienti, sarà ben presto tutto consumato dai semi. Ma questo ossigeno assorbito non rimane inerte, sibbene contribuisce ad una riorganizzazione chimica nell’ interno del seme, cioè alla conversione dell’ amido in destrina °) — o per tale si ritiene la modalità, sotto la quale le sostanze nutrienti migrano nelle piante —; in conseguenza di questo processo, 1’ anidride car- bonica divien libera e si espande nell’ atmosfera. Negl’ indicati ambienti non troveremo più l’ aria di prima, ma un’ aria pregna di anidride carbonica e di più defraudata del suo ossigeno. Il processo anzidetto, com’ è a tutti noto, si denomina pro- cesso di respirazione; e se De Candolle ritiene che l’ ossigeno serva a trasportar lungi dai semi germinanti l'anidride carbonica che essi svolgono, cosicchè negli ambienti avessimo da ritrovar tutto !) Secondo G. Beck le spore dello Scolopendrium vulgare Sym. germinano anche sull’ acqua (V. Entwicklungsgesch. des Prothalliums von Scolopendrium in: Verhandig. der k.k. Zool.-botan. Ges. in Wien [Jahrg. 1879] pag. 1 ssgt. — dove trovasi citata quasi compiutamente la letteratura anteriore). *) Detmer (Vergleichende Physiologie des Keimungsprocesses der Samen, Jena, 1880 -- a me conosciuto soltanto per referato) ritiene che l’amido venga decomposto per diastasi in destrina e maltosa. IPA = gal l ossigeno di prima, ciò è perchè ai tempi di De Candolle si rite- neva che le piante respirino in senso opposto degli animali: iocchè non è vero, come Wiesner ') chiaramente ha dimostrato ; piante ed animali respirano egualmente! — In virtù dell'ossigeno che i semi dapprincipio assorbirono, essi si svilupparono, ma le pianticelle perirono per soverchietà di gas carbonico. Se si avesse avuto cura di allontanare il gas carbonico e di fornir alle pianticelle l’ossigeno di che abbisognano alla loro respirazione, allora le pianticelle si sarebbero sviluppate ed anzi megliv ancora che all’ aria libera, poichè sotto un ambiente qualunque, le piante trovansi meno esposte al variare della temperatura. Onde accertarsi che sia propriamente anidride carbonica quella che si svolge dai semi in un tubo di vetro, chiuso all’ esterno da idrato di potassio, vedremo che questo liquido comincia a salire dopo alcune ore, nel tubo, e ciò in virtù dell'anidride carbonica che assorbe. — Si cercò di determinare anche la quantità di anidride carbonica che i semi emanano. Misurando il volume del tubo, e tracciando al suo esterno la scala volumetrica, è facile di leggere a qualunque momento di quanto salga la potassia caustica in esso. Solo bisogna portar attenzione alla frizione e aderenza del liquido al vetro, come ad altre differenze che si frappongono, le cifre che si otterrebbero non sarebbero troppo esatte. Si usa perciò dei tubi formati 2 lessi ChE si riempiono d’ idrato di potassio e pei quali sì fa passare col mezzo d’un aspiratore l’aria che si svolge dai semi germinanti. L’ idrato di potassio, per la sua proprietà di as- sorbire completamente l’ anidride carbonica, ci offrirà il numero preciso per la quantità di Carbonio che emanarono i semi, che, conoscendo il peso dei tubi riempiti del liquido e pesandoli dopo l'esperimento, la differenza equivale alla quantità di C che venne assorbita. Si basa su questo l'apparato ideato da Boussingault, dove l'anidride carbonica vien assorbita egualmente dall’idrato di potassio che si trova nell’,apparato di Liebig*, pel quale, col mezzo d’un aspiratore, ha da scorrere l’ aria che si svolge dai semi ger- ‘) Vedi, Sitzungsber. der mat.-naturw. Classe der k. Akademie d. Wissensch. Wien, Bd. LXVIII (1871). — Th. d. Saussure lo sapeva già, quando si espresse, se si prende alla pianta tutto l’ ossigeno ed anche quello che da essa vien de- composto, la pianta appassisce tosto. — Saussure dimostrò anche chiaramente che i vegetali abbisognano indispensabilmente dell’ossigeno durante il loro sviluppo vegetativo normale. are minanti, dopo esser stata deliberata della sua umidità per mezzo di cloruro di calce che si trova in nn tubo formato a U, e posto fra i semi e le palle di Liebig. Si è al caso di poter destinare, con quest’ apparato, la quantità d’anidride carbonica emessa dalle piante (qui dai semi germinanti) anche in breve tempo. I semi germinanti in istato normale emettono gradatamente sempre più anidride carbonica, sino che la quantità emessa arriva ad un punto massimo, al tempo quando le pianticelle cominciano ad allargare le foglie;') da qui poi, la quantità diminuisce. rapidamente, incominciando le piante a funzionare per assimila- zione. Volendo fissare graficamente la quantità di anidride car- bonica svolta, la curva prenderebbe la piega (fig. 1). Prima d’ abbandonare l’ ossigeno mi permetto di osservare che in un'atmosfera di puro ossigeno, i semi ugualmente non giungono a germinazione, e ciò in virtù dell accelerata respirazione per l’ effetto di questo gaz. L’ ossigeno deve esser diluto da un altro gaz, e lo è meglio di tutto nell’ atmosfera normale, la quale s’ addice egregiamente alla germinazione. Un altro fattore essenziale a questa è l’acqua. Non si potrà mai portare un seme allo sviluppo, ove non gli si conceda del- l’acqua, se anche in forma d’ umidità o di vapore. I semi assor- bono l’acqua pel mezzo delle cellule del loro integumento e special- mente al sito detto dagli anatomi la testa del seme, cioè dove la futura pianta si apre il varco. L’ assorbimento d’ acqua è così forte, che questo processo produce un elevamento di temperatura, come venne dimostrato da Wiesner.®) Si spiega questo innalzamento della temperatura in conseguenza del condensamento prodotto dall’ acqua, in egual guisa, come versando dell’ acqua sull’amido, postochè en- trambi avessero avuto eguale temperatura, questa s’ innalza di alcuni gradi. I semi assorbono l’ acqua sino che riacquistano il loro mas- simo volume, aumentano con ciò le loro dimensioni; 5) è naturale poi che la quantità d’ acqua che viene assorbita sarà differente ) Questa quantità sarà naturalmente variabile per ogni specie, pure lasciansi ben distin_uere in questo caso i semi oleosi ed i semi amidacei; rap- presentano dessi — se a dir m'è dato — i due prototipi del complesso dei semi. ?) Locchè venne constatato anche ultimamente da Detmer (1. c.). ù ® Detmer (1. c.) indica alcuni semi, dove ciò non abbia luogo. dll gg per ogni specie di pianta. Sarà diversa anche in riguardo al tempo che il seme perdurò dalla sua maturazione alla sua seminagione. E nell’assorbire l acqua scorgiamo un’ altra importanza biologica che si allega all’ integumento; egli funziona anche come regolatore della- quantità d’assorbirsi. — In passando rammenterò che in certi semi le membrane delle cellule dell’ integumento si convertono al contatto dell’acqua in una massa viscida, così i semi del lino, del cotogno. !) — Da quanto dissi intorno all’ acqua ne viene che bisogna preservare i semi dall’ acqua come dall'umidità, poichè se conser- vati ancor umidi in ambiente abbastanza vasto dove non manchi loro l ossigeno, essi comincieranno a germogliare, del pari che in certe annate, se a forti piogge autunnali susseguono subito calori solari, i grani di alcune graminacee cominciano a germogliare sulla spica. Un altro incomodo, chiudendo semi ancor umidi in recipienti, dove mancherebbe loro l’ ossigeno, sarebbe che su di essi s’ innesta il micelio di un fungo, comunissimo sotto il nome di muffa. (I semi del girasole hanno specialmente questa proprietà — per quanto ho osservato). — La luce non è indispensabile alla germinazione: e prova ne è, ‘che il seme confidato alla terra sbuccia anche da una profondità sino alla quale difficilmente i raggi solari arrivano ad oltrepassare gli strati di terra sovrastanti.) Esponendo semi sotto le condizioni di germinazione in luogo affatto bujo, vedremo ch’ essi sviluppano la pianticella, ma questa non allargherà le sue foglie se non arri- verà a scoprire un filo di luce. A spese del materiale di riserva. accatastato nei suoi cotiledoni o nell’ endosperma, essa allungherà nell’ oscurità il suo fusto, presenterà però un carattere tutto floscio,*) !) La sezione anatomica del seme di lino dimostra una serie di cellule epidermoidali di forma cubica schierate (la fila è monocellulare) al disopra delle cellule palizzate, mentre nel cotogno le cellule sono prismatiche e costituiscono una membrana (egualmente dello spessore di una cellula) la quale si lascia stac- care dall’ integumento del seme. ? Così provò Kerner, che le cipolle di Crocus e d’altre bulbifere getta- vano foglie dalla profondità di mezzo metro (20). /Ueber die Entstehung der Arten; prelezione pubblica, tenuta nel semestre invernale 1879-80, all’ Univ. di Vienna]. 8) Questo non vale anche per le piante monocotili, nelle quali una foglia si svolge dall’ interno dell’altra, mentre il gambo resta centrale; nell’ oscurità le piante monocotili prolangano la loro foglia, ma questa resta involta ed offre 7 Mi unito ad un colore biancastro o gialliccio; si definisce questo stato della pianta per etiolement. Per i semi del tabacco trovai però ch’ essi non germinano se posti nell'oscurità; egualmente che i semi dei cocomeri (Cucurbita Citrullus L.), i quali raramente si sviluppano all’ oscuro, abbiso- gnano questi semi di luce per germinare. ') Tentativi ripetutamente intrapresi da Lefebure e Senebier chiarirono che la luce impedisce la germinaziono e le riesce dannosa; per quanto poco appuntabili siano gli esperimenti di Senebier, questo caso non venne verificato dagli altri esperimentatori, fra i quali io pure, che osservai circa 40 specie di semi germinare — previa osservanza di tutte le modalità richieste allo sviluppo d’essi — anche esposti alla luce del giorno, come a quella d’ una fiamma di gaz a ventaglio.®) L’orientazione della pianticella nel sortire dal seme è tale che il giovane fusto tende sempre alla luce, mentre la radice — nella maggior parte dei casi — la fngge. La direzione della radice viene di più influenzata dall’ unito agire di due forze sovr’ essa, cioè del geotropismo e dell’ idrotropismo. Per quest’ ultima forza la ra- dice tende all’ umidità (Sachs), mentre vien piegata all’ ingiù dalla forza di gravità o geotropismo.*) Riguardo alla temperatura àssi da osservare che alla ger- minazione è indispensabile un dato grado di calore esterno, poichè esponendo dei semi a germinare in luoghi dove la temperatura è molto bassa, essi o non gettano punto, o tanto lentamente che per la soverchia presenza d’acqua ammuffiscono. È naturale che anthe esposti a temperature troppo forti, i semi non germineranno, Però qui si deve fare una differenza, come mostrò l’emerito prof. Ha- berlandt, che esponendo semi, prima di porli a germinare, ad una temperatura molto alta, essi la sopporteranno benissimo per al- quanto tempo, anzi germineranno, se posti dopo in terra, in minor tempo che altri semi di egual età, ma che non subirono l'influenza tenacità. Diverso è il caso per le piante dicotili che elevano sempre un fusto per primo, e nell’ oscurità vien alterato come sopra trovasi esposto. ') Anche le spore dello ,Scolopendrium abbisognano di neo per germi- nare du BRIO ) Vedi la monografia di Wiesner, Die heliotropischen Erscheinungen im Sa II. Theil. /Denkschriften der mat.-naturw. GI der k. Akad. d. Wissenschaften, Wien, XLIII Bd, (1880)]. 3 I semi di dattero sono molto adatti a cotal «dimostrazione. = Y9f + della temperatura alta.') Così sopportarono, per diverse ore a lungo, una temperatura 100° C., i semi della cicoria, del girasole, dei cardi ece., non però i semi di lattuga, nè i faggiuoli, nè i lupini — questi tutti sopportarono però i 71° C. — Il variare della tempe- ratura rallenta anche di molto la germinazione.®) A capo di pa- recchie osservazioni si stabilì come . ottima per la germinazione, una temperatura fra 16—20° C. 3) Osservai che ad una temperatura di 12--13° C., i datteri adoperarono ben quasi quattro settimane prima di gettare, mentre alla temp. di 25° C., essi germinarono a capo di 14 giorni; non posso dare però molto fondamento a queste cifre, perchè non mi era conosciuta |’ età dei nocciuoli che adoperai; non esclude questo perciò che anche la temperatura vi avesse la sua influenza in questo distacco di circa due settimane.*) In generale sono diversi i fattori, oltre alla temperatura, che ritardano la germinazione dei semi. Uno ne annoverai appunto ed è l'età del seme, cioè il tempo che passa fra la sua maturazione e la sua seminagione. Così dicesi del Caffè e del Cacao che i semi devono venir seminati appena divenuti maturi, persino nel luogo stesso della loro origine: tanto presto perdono la loro forza ger- minativa! Dall’ età del seme ne deriva anche sino a qual grado egli abbiasi asciugato, che col lungo stare perde sempre più del- l’acqua che per igroscopicità possiede, ed è chiaro, che maggior tempo adopererà per raggiunger il suo volume massimo, quanto più acqua da per sè stesso gli conviene, e quanto più ne perdette nel frattempo. Mentre seminato il seme al tempo del suo volume massimo, cioè quando diviene maturo, esso germinerà in brevissimo ) Ulteriori informazioni in, Fr. Haberlandt, Die untere und obere Tem- peratursgrenze fin die Keimung der Samen einiger Culturpflanzen wdirmerer Klimate. Wissensch. prakt. Untersuchumgen auf dem Gebiete des Pflanzen- baues. I. Bd. pag. 120, 121. ?) Concedo che per oscillazioni della temperatura poste fra limiti molto ristretti la crescenza delle piante non venga pregiudicata (Kòppen, Pedersen, Detmer), ma un distacco che importi già 3° del termometro di R., rallenta la germinazione. 8) .Il punto minimo, ottimo e massimo della temperatura per la germi- , nazione dei semi di un esteso numero di piante coltivate trovasi in: Haber- landt, Der allgemeine landwirthschaftliche Pflanzenbau, Wien, 1879. ‘) Beck (1. c) osservò .che a temp. med. 12° C. le spore germinarono dopo 15 giorni, a temp. maggiore (che non viene indicata) dopo 12 giorni; è presumibile che in entrambi i casi le spore possedevano egual età. * 100 — tempo. — Inoltre vi sono dei fattori nel seme stesso che alterano o ritardano la sua forza germinativa, dei fattori anche che non permettono di conservare a lungo i semi. Così ne citerò, dapprima i casi dove le piante maturiscono i loro frutti all’ ombra, cosicchè il seme non giunge alla sua perfetta maturazione. Dipoi i semi che contengono nell’ endosperma delle sostanze che sono facilmente soggette all’ ossidazione; cotali sostanze possono essere acido tan- nico, corpi grassi oppure olii che irrancidiscono per ossidazione e tolgono al seme la facoltà germinativa. Or non fa molto il prof. Cugini ha indicato un metodo per accertarsi della bontà dei semi oleiferi, come sarebbero, il raviz- zone, il girasole, il ricino ecc. Il metodo, che non è nuovo ma appare sotto nuova applicazione, consiste nell’ estrarre con dell’ al- cool dai cotiledoni (0° dall’ endosperma) dei semi triturati in un mortajo la sostanza oleosa e si reagisce su di essa coll’ estratto etereo-ammoniacale di fucsina. Se l’ olio contenuto nei semi era rancido, il reagente si tinge in color roseo o rosso, secondo il grado di rancidità, mentre resta incolore se l’ olio era ancor normale, il seme adunque atto a germogliare. i I semi del canape contengono pure delle parti oleose, ma germinano ciò non pertanto molto facilmente, tant’ è vero che tenuti per 24 ore nell’ acqua, si vede già sortire la radicina. All’in- contro abbisognano i semi di cedro e di arancio oltre tre settimane prima di germinare: l’ esperimento lo feci nel mese d’ Agosto, qui a Trieste, con dei semi dello stesso anno, dopochè per di più li ‘avevo rammolliti per 20 ore nell'acqua.) Alcuni semi, e questo è noto, conservano la proprietà ger- minativa per molti anni, altri in minor corso di tempo la perdono,®) ') Io cerco di spiegarmi la cosa per la ragione che i suddetti frutti ven- gono levati dalla pianta in istato dove non sono ancora perfettamente maturi, affinchè non patiscano nel tragitto per arrivare fin qui; naturalmente, anche i semi non saranno perfettamente maturi, ed è perciò che molti fra questi non germinano nemmeno. > Portando riflesso a’ tanti fattori ritardanti, o per lo meno alteranti, sembrami di poco valore le indicazioni che qua e là (Keith, Kurt Sprengel ed altri) sono sparse, dove, secondo taluni, i semi delle graminee, secondo altri ‘ quelli delle crucifere e leguminose sono più presti a germinare. Per quanto mi consta, non vennero ancora tentati esperimenti comparativi con abbastanza nu- meroso ‘stuolo di semi di ogni, e parecchi di una classe di piante, sotto affatto eguali condizioni. è lie n iL — 101 — senza che si potè sinora ben chiarirsi questa differenza. I cercati conservano la forza germinativa da 10-12 anni; il grano la perde però a capo di 1 o 2 anni; il faggiuolo la conserva solo per 6 mesi — non credo però sia questo estensibile su tutte le varietà dei faggiuoli ') — mentre altre papilionacee la conservano sino a° 70 anni. — Non è mestieri porre in dubbio la favola che i grani di formentone dati dagli antichi Egizi come viatico ai loro defunti e trovati nei sarcofaghi, seminati anche dopo un corso di secoli, avessero germogliato! ) Il faggiuolo comunemente detto di rosa (Phaseolus multiflorus Willd.) germina anche all’età di oltre un anno. 3 — 102 — II. i Vengo ora a parlare dei processi che si svolgono durante la germinazione e dello sviluppo della pianticella. Seguiamo un seme che venne sottoposto a condizioni favore- voli alla germinazione, e vedremo dapprima susseguirsi due processi che già nel primo discorso rilevai, cioè assorbimento di acqua ed emanazione di anidride carbonica. — L’ assorbire dell’ acqua è prin- cipal cosa pel seme, poichè per tal mezzo egli giunge al suo volume massimo e può svilupparsi. L° acqua assorbita prova una conden- sazione nell'interno, cosicchè la temperatura sale di alcuni gradi, serbandosi poi costante a questo livello, per alquanto tempo, sino che ad essa s’ associa il processo di respirazione, dove continua a salire. La respirazione porta la temperatura sino ad un punto mas- simo, oltre al quale i fusti, che nel frattempo si stesero, conti- nuano ad esalare anidride carbonica; cioè, la temperatura comincia a diminuire prima ancora che le pianticelle abbiano spiegato le loro foglie (fig. 2.). Subentra a questo punto } assimilazione, il processo del quale avrò da parlare più tardi. ? Vediamo ora, come crebbe questo fusto. Indicai esistere nel- l'interno dei semi quelle sostanze che servono di nutrimento alla giovine pianticella che prende sviluppo. Queste sostanze sono: co- munemente l’amido — che manca soltanto in alcuni semi — poi l’ albumina, corpi grassi; si ritiene esistere anche alcune sostanze che contengono azoto, e così dicesi dell’ aleurone (una sostanza che trovasi soltanto fra le altre di riserva),!) e dei cristalloidi.*) Oltre !) Esperimenti, che provassero come le pianticelle da questa sostanza di riserva ritraessero il loro azoto, non se ne fecero però. ®) Devo osservare che si riteneva dapprima trovarsi cristalloidi soltanto fra le sostanze di riserva; ma reiterati studi fatti da O. Stapf (BeitrdgeTzur Kenntnis des Einflusses getinderter Vegetationsbedingungen auf die Form- bildung der Pflanzenorgane, in Verhandig. der k. k. Zool.-botan. Ges., Wien, Bd. XXVIII, (1878), p. 231) chiarirono la presenza di questi anche negli organi — 103 — a queste sostanze trovansi delle altre ancora, ma non generalmente in tutti i semi, sibbene, dirò, , sporadiche“ in alcuni di essi. L’ acqua che entra nei semi, vien assorbita, come dissi, dalle cellule dell’ integumento, ma poco a poco essa entra anche nelle cellule parenchimatose sottoposte, e qui, appoggiata dall’ ossigeno dell’ aria, essa riorganizza le sostanze anzidette e le riduce in forma che più si adatti alla giovine pianticina. L’ amido subisce una ri- duzione in etiolina, una sostanza gialla che tinge alcune particelle formate di protoplasma; per influenza della luce questi corpuscoli di etiolina si rivestono di una sostanza verde. che è la clorofilla. Se allevo alcune piante all’ oseuro, ed estraggo. da una parte di esse, con dell’ alcool i fusti sminuzzati e triturati nel mortajo, otterrò nella soluzione alcoolica la sostanza di. etiolina. — Lascio il residuo delle piante esposto per un’ ora sola alla luce !) del giorno, oa quella di gaz (anche a fiamma di Bansen), e dopo questo tempo sottometto i fusti restanti allo stesso procedimento, ecco che otterrò da essi una sostanza verde in soluzione, la clorofilla. Se aggiungo del benzolo a questo estratto alcoolico di clorofilla e seuoto forte, vedrò dividersi il liquido, giunto in quiete, in due parti, nella su- periore avrò la pura clorofilla in estratto benzolico ed al disotto l’etiolina (anche Xanthofilla) in soluzione alcoolica. Esistono però dei semi — come quelli del Raphanus — che non contengono sostanze amidacee, ma ne troviamo in essi molta quantità subitochè principiano a germinare: sembra probabile che l’acqua e l’ ossigeno riducano i corpi grassi in amido; in ogni caso lo dimostra l’ esperimento che toccati fusto e cotili, sortiti dal seme, colla potassia caustica e lavati dipoi con acido acetico, onde neutra- lizzare l’aleali, essi si tingono al contatto della tintura di jodio in violetto, per la presenza di amido, che precede la formazione dell’ etiolina. Di altri processi chimici che si svolgono durante la germi- nazione dei semi, citerò in esempio la riduzione della legumina, vegetanti. — Il N.° 44-45 del Botanisches Centralblatt (Dr. O. Ublworm, Leipzig, (1880) porta una recente notizia sui cristalloidi, trovati da G. Klein nel nucleo cellulare della Pinguicula e dell’ Utricularia. I lavori, sui quali poi l’autore si riferisce non mi sono, pur troppo, noti; mi basta d’inviare l’atten- zione di chi se ne interessasse, al luogo indicato. !) Cfr. però quanto dice Wiesner: Lie Entstehung des Chlorophylis in der Pflanze, Wien 1877, a pag. 86, indi pag. 95-97. — 104 — contenuta nei semi delle leguminose, in asparagina e trasmutazione di questa in albumina. Si osserva inoltre, durante la germinazione delle piante indicate, che i semi svolgono acido acetico.!) Tutti i semi, anche se germinano alla luce, mostrano, benchè per breve durata di tempo, i loro cotili un po’ gialletti; tenuti all’ oscuro essi ingialliscono affatto. Se osserviamo però i semi dei Coniferi, vedremo che i cotili di essì ne sortono belli e verdi, per quanto accuratamente si chiuda 1° adito alla luce. Wiesner — che s’ affaticò a lungo intorno all’ origine della clorofilla nelle piante — sì spiega il fenomeno ammettendo esser l’ olio di trementina con- tenuto nei detti semi quello che per la quantità di ossigeno che possiede dia origine alla clorofilla senz’ altro. *) — La luce, se riesce d’impedimento alla germinazione, 3) è tanto più nociva alla giovine pianticella, poichè, se troppo intensa, annienta del tutto la formazione della clorofilla, e la pianta perde- rebbe quella sostanza principale, pel mezzo della quale soltanto essa può crescere e vegetare. La giovine pianticella cercherà di preservarsi dai raggi luminosi nocivi, dirigerà le sue foglioline ancora ripiegate in modo tale verso la luce, che questa le lambisca soltanto, non le tocchi direttamente. La pianticella piega perciò l’ apice del suo stelo colle foglioline all’ ingiù, il caso come lo ve- diamo nel faggiuolo (Plaseolus multiflorus Willd.), nel girasole (Helianthus annuus L.) ed in altri ancora, e che definiamo per nw- tazione spontanea; oppure, stelo e foglie sono dirette in linea verticale all'insù, come in alcune Crucifere, nella Balsamina, e meglio ancora nel Leandro (Nerium Oleander L). Alla luce mite che così otten- gono le foglie producono a bell’agio clorofilla nel loro interno.*) ') Non posso inoltrarmi nell’ annoverare altre proprietà speciali a diversi semi o a diverse famiglie di piante; in altra occasione mi estenderò di più su questo argomento. 2) V. Wiesner, Die Entstehung des Chlorophyllis in der Pflanze, Wien, 1877. — Questi cotili virideggiano però difficilmente, quando germinano alla luce, ed assumono allora un colore che trae al bruno. ?) Ciò non sta in contrasto con quanto dissi sopra (pag. 97); poichè, seanche la luce non riesce dannosa alla germinazione, essa può sempre arrestarla o rallentarla. ') Ommetto, per brevità, di parlare di quegli apparati naturali che ab- belliscono le piante nello stesso tempo che le preservano da’ danni che a loro derivar potrebbero dalla luce; mi permetto d’avviar qui l’attenzione di chi ne prenderebbe interesse sul trattato di Wiesner, Die natùrlichen Einrichtungen — 105 — Formata la clorofilla, la pianta è nella possibilità di conti- nuare il suo sviluppo da sè e può esentarsi affatto dai cotili, che prima o tardi avvizziscono e cadono dalla pianta, mentre le foglie prendono un’ orientazione verso la luce che meglio s’adatti ad esse, onde maggior quantità di quella possa venir assorbita dalla clorofilla, non però luce diretta — che distruggerebbe la clorofilla — ma luce diffusa che conviene alla pianta in grado differente per ogni specie diversa: cito, come estremi, un’ Acetosella gentil abitatrice del folto dei boschi ed un’ Agave sulle infocate sabbie. La luce assorbita vien ridotta, nelle piante, in calore e, previa pre- senza d’ anidride carbonica, si forma nell’ interno di un grano di clorofilla un. altro granello minore di amido,') che a sua posta può dar origine ad un altro grano di clorofilla, mentre acqua e ossido di carbonio superfluo vengono allontanati dalla pianta, insieme ad altre sostanze nocive, per mezzo dei stomi.?) Questo processo di produzione organica dall’ anidride carbonica assorbita, che succede alla luce, definiamo per processo di assimilazione. Prima che si portasse riflesso all’ importanza che conviene alla clorofilla nello svolgersi di questo processo, era molto difficile lo spiegarsi, come le piante, che ottengono le sostanze di che ab- bisognano in parca misura, possano fornirsi da sè sole il materiale che costituisce le parti ed il contenuto delle cellule, materiale che si comprende nel gruppo chimico degl’ idrati di carbonio (Cy Hys 0). Come tutti sanno, conviene alle sostanze di questo gruppo un peso atomico elevato, mentre le sostanze che si concedono alle piante — come, l'anidride carbonica, 1° ammoniaca, l’ acido nitrico — possedono tutte un peso atomico molto basso. #) — Liebig zum Schutze des Chlorophylis der lebenden Pflanze, in Festschrift der k. k. Zool.-botan. Ges., Wien, 1876. i ) V. più per esteso il processo, studiato dal Dr. C. Mikosch, in: Un- tersuchungen ber die Entstehung der ChlorophyUikorner (Sitzungsber. der k. Akademie d. Wiss., Wien, Bd. LXXVII (1878), I. Abth. ?) La decomposizione d’anidride carbonica è un processo che si svolge soltanto alla luce; i diversi raggi (nel decomporre la luce mista) di questa hanno però differente influenza, il massimo di decomposizione avviene sotto influenza della luce gialla. In stretta correlazione col decomporre l’ anidride carbonica sta la produzione di amido nella pianta. 5) CO,, colp. mole. 44 Zucchero, colla form. C.Hs,0, — corrisp. al p. mole,: 180 a 342 corpi grassi, > C3Hs0; (0 C:H,-2-502) > 0: 74, 72 albumina, » C.2H,13 N89 08) Si» ”» i : 1672 Hasan b3 HNO;;; ssi 163 producono: x ‘— 106 — ammise, perciò, una semplice addizione degli elementi combinati nell'interno della pianta; quest'idea venne più estesa da Rochleder, il quale attenendosi alla conosciuta sintesi di Berthelot, dove ossido di carbonio fornisce coll’ idrato di potassio, a 100°, formato di potassio : CO + KOH = CHKO, credette succedersi nella pianta egualmente consimili addizioni, ed in seguito a semplici processi sintetici, eguali all’ esposto, si for- massero infine gl’idrati di carbonio. Ma l’organizzazione dei vegetali non procede così facilmente; alle piante conviene bensì di formare da una combinazione semplice un’ analoga, di costituzione superiore, come dall’ acido acetico l’ ac. ossalico, ma la sintesi degl’idrati di carbonio dall’ anidride carbonica, nella pianta, non riescì mai. Un secondo punto in sfavore di questa idea si è, che la minima quantità di un acido organico basta a distruggere la clorofilla, cosicchè per un processo voluto dalla sintesi suesposta, verrebbe a mancare alle piante la sostanza ch’ è per loro di maggior momento. Più vicina alla verosimiglianza è. l’idea di Boussingault. Egli stesso espresse l’idea con molta cautela, ma Sachs e A. Mayer le diedero più tardi la seguente modellazione: le piante assorbono anidride carbonica, producono amido ed allontanano l'ossigeno su- perfluo. È possibile che l’ anidride carbonica si combini coll’ acqua nell’ interno delle piante, ed allora il processo seguirà secondo equazione : 008 oO Pel ai e I (idrati di carb.) (ossig.) Ma già Boussingault riteneva la quantità di ossigeno, che per questo processo diverrebbe libera (2 x), per troppo minore alla vera quantità che vien segregata dalle piante. Esposi due punti — tacendone di altri !) — onde dimostrare quanto si faticò per chiarirsi dei processi nell’ interno della pianta, (Intorno alla costituzione chimica dei corpi albuminosi trovasi un referato del- l’ interessante lavoro di H. Ritthausen, Veber die Eiweisskòrper verschiedener Velsamen, in Botan. Centralblatt (1880), pag. 1288 e sseg.). !) L’ ipotesi formoleggiata da Baeyer (Berichte d. deutschen chem. Gesellsch. III.), che si basa su d’un esperimento di Buttlerow viene ammessa, — 107 — i quali cominciarono a divenirci più accessibili appena dopochè si rivolse l’attenzione alla clorofilla, a quella sostanza che condiziona l'aspetto verde delle piante. — Ma non tutti i diletti del regno di Flora possedono una tinta verde; ne conosciamo fra le piante fa- nerogame alcune che portano vita durante una tinta gialliccia, che in altre, trae al bruno — e sono, per le prime, le piante che vege- tano sul humus, come la Neottia Nidus avis Rich., la Corallorrhiza innata R. Brw., Goodyera repens R. Brw. ecc., e come prototipo delle seconde annovero le Orobanche che s’ annidano sulle radici d° altre piante estraendone i succhi già preparati.') Diversamente si compor- tano i funghi. Questi hanno la proprietà d’ assimilare acidi organici di organizzazione superiore, e meglio ancora gl’ idrati di carbonio solubili; se all'incontro porgo alla feccia di birra (Saccharomyces Cere- visiae) l’ azoto in forma di ammoniaca,”) questo micete organizzerà regolarmente le sostanze albuminose delle quali abbisogna. La dif- ferenza però tra l’ assimilazione di una pianta fanerogama e di un fungo si lascia definire nella forma seguente: ai funghi non con- viene la proprietà delle piante verdi di produrre da sostanze affatto anorganiche materie organiche, essi possono soltanto ridurre le sostanze anorganiche in materie organiche azotate. — Ma, domanderanno, donde ritrae la pianta l'anidride car- bonica di che abbisogna per 1’ assimilazione ? press’ a poco, come più idonea a produrci l’ anzidetto processo: è perciò che ancora l’adduco, ommettendo le altre. Buttlerow dimostrò, cioè, che combi- nando aldeide formica con un alcali, ne deriva subito una qualità di Zuc- chero. Baeyer dice, le piante contengono la clorofilla; questa, esposta alla luce, dimostra diverse proprietà. Potrebbe darsi che la clorofilla si amalgami col gaz carb-ossigeno. verso secrezione di ossigeno, il CO diverrebbe CO + H, in egual modo, come Buttlerow lo dimostrò per gli alcali, trasmutandola in Zuc- chero, (C$H,,0;) che è da risguardarsi eome l'anidride di amido (C;H,50;). Quest’ idea di Baeyer ha molta probabilità, poichè se gli acidi organici non pos- sono passare il protoplasma, questo mostrasi accessibile agli alcali in istato diluto. D'altronde sappiamo (Sachs) che il tessuto parenchimatoso reagisce sempre come acido, il tessuto cambiale come un alcali, cosicchè possiamo benis- simo figurarci che l’aleali del cambio convertirà l’aldeide formica, formatasi colla clorofilla, in Zucchero che dà poi origine all’ amido. ‘) Non per questo mancano alle piante nominate i corpi di clorofilla — come Wiesner lo dimostrò per la Neottia — ma esse difettano della sostanza di clorofilla, e bisogna tener ragione a questi due termini differenti. °) La soluzione nutritiva nella quale Pasteur coltiva i suoi fungilli, contiene 1gr. di tartrato d’ammonio su 10 gr, di zucchero candito e 0:5 gr. di fosfato di potassio. — 108 — Le piante verdi che assimilano si trovano abbarbicate colle loro radici nel terreno e stendono fusto e foglie all’ atmosfera: così almeno il maggior numero di esse; ne sono delle altre che hanno le radici approfondate nel terreno, ma le parti verdi restano quasi tutte sotto acqua o non ne sporgono che soltanto per metà, come la Mentha aquatica L., come i potamogeti (Potamogeton sp.), 1’ Alisma Plantago L. Altre piante acquatiche, così la Lemma, galleggiano sulla superficie dell’ acqua e le loro radici bilanciano libere in questa; ed infine abbiamo il lungo stuolo delle alghe che restano affatto sommerse, assicurate, tutt’ al più, col mezzo di organi assorbenti, ai sassi e senza che quegli organi, di alcune di esse, che fungono come radicine, si affondino nel terreno. — Avremo adunque da risguardare come ricettacolo di nutrimento delle piante: il terreno, l’acqua e l’aria.') — L’aria è composta di diversi gaz, fra questi primeggia l’ os- sigeno, che vien diluto dall’ azoto.°) L’ ossigeno fornisce alle piante la possibilità di respirare e di crescere, l’ azoto, oltrechè diluire l'ossigeno, è indispensabile all’ aumentazione di albumina nelle piante, ma sembra che queste non 1’ assorbano dall’ aria stessa, sibbene la pioggia forte — i temporali) — riduce l’ azoto dell’ aria in ammoniaca ed acido nitrico, lo interna, sotto queste due forme, nella terra, donde vien assorbito dalle radici.) — Un altro gaz che in piccola quantità (0.04%/) si trova dovunque nell’aria, e che qui c’ interessa, è l’ anidride carbonica. Donde la pianta tragga il carbonio di che abbisogna per pro- durre materiale organico, se si accontenti di assorbirlo dall’aria o ') Non porto qui riflessione ai funghi e fungilli, nè alle piante parassite, come escludo dalle piante dotate di clorofilla e di assimilazione, delle quali parlo, quelle che si alimentano di materie animali (Darwin). ?) Come nel primo discorso venne indicato; vedi sopra a pag. 96. 3) Trovo nelle testè uscite Verhandlg. des naturhistor. Vereins, Bonn, 1879 (XXXVI Jahrg.) un lavoro di Winkler, il quale asserisce di aver osservato parecchie volte, come dopo forti ma brevi pioggie il numero di germi che sor- tivano dalla terra fosse senza pari maggiore che anche dopo lunghe pioggie lenti (Bemerkungen diber die Keimfahigkeit des Samens der Phanerogamen; Verhdlg. pag. 155, ssgt.). i) Già Bonnet provò che le piante estraggono l’ azoto dalla terra, ed ove manchi in questa, non producono oltre albumina, perchè non sono al caso d’assorbire dall’ atmosfera circostante 1’ elemento indispensabile alla detta pro- : duzione. Bonnet allevò piante in soluzioni nutritive, ma prive di azoto, ed osservò ; in questi casì, il difetto di produzione d’albuminati in esse. — 109 — ne estragga anche dal suolo, non venne finora constatato. Si fecero degli esperimenti che provarono tutti, come le parti verdi delle piante assorbano anidride carbonica e decompongano in proporzioni uguali l'ossigeno, ma diversi sono i punti che parlano per un’ as- sorzione di carbonio anche dal suolo. Ne indicherò due. La diffe- renza che si osserva fra piante vegetanti su un terreno che contiene sostanze umine, che è adunque ricco di carbonio, ed esemplari della stessa specie che crescono su terreno più arido, differenza espressa nella maggior vigoria delle prime, ci sembra corrispondere all’ opinione suespressa. — Il prof. Wiesner formola la sua idea in proposito nel seguente modo. Egli dice, la pianta produce da acidi organici di costituzione minore nel suo interno altri di costituzione supe- riore, così l’ acido ossalico; quest’ ultimo è nocivo alla pianta e vien legato perciò alla calce. Ora, nei terreni trovasi molto esteso il carbonato di calce: sembra molto plausibile che la pianta assorba colle sue radici calce carbonata,') la decomponga nel suo interno e mentre impegna la calce all’ unione coll’acido ossalico,°) adopera l'anidride carbonica, divenuta libera, a costituir le sue parti orga- niche. — L'idea ha molta probabilità; devo però soggiungere che sinora non mi sono conosciuti lavori speciali, se ed in quali pro- porzioni la pianta ritragga il carbonio anche dal suolo. “ — Mi trovo così giunto a parlare del terreno; però sarò breve e mi atterrò ad indicare soltanto alla distinzione in terreno primitivo, con parca vegetazione — cioè di licheni e poche felci — là dove s° elevano masse rocciose, mentre sulle montagne coperte di verde nelle vallate abbiamo detrito, terreno decomposto e ridotto a minuzzoli per cause atmosferiche e per azione dei vegetali su di esso, terreno di vegetazione. Nella costituzione fisica di questo ab- biamo i due estremi: sassi e terra fina; fra questi molti gradi ') Che le radici segreghino anche degli acidi (CO,), lo prova il seguente , esperimento del prof. Sachs. Questi lascia germinare i suoi semi in un cubo composto da 5 lastre di marmo, che empie di sabbia all’ altezza del largo di una mano. Dopo alquanto tempo, quando le piante si sono già sviluppate, Sachs scompone il suo dado e trova sulle lastre, lungo tutto il corso che presero le radici su d’esse una solcatura leggiera, ch’ egli si spiega coll’ ammettere uno scioglimento della calce carbonata per mezzo degli acidi (propriamente CO,) che segregarono le radici. *) Holzner (Ueber die Bedeutung des oxalsauren Kalkes, Flora, 1867) ammette bensì eseguirsi questo processo per assorbimento di solfato di calce e non di carbonato di calce — 1’ uno e l’altro hanno eguale verosimiglianza e si svolgeranno probabilmente di concerto nella pianta. — 110 — intermediarî, che si esprimono in più o meno ubertosa vegetazione, secondo la costituzione del suolo, come ognun sa.') AI terreno si può sostituire anche dell’ acqua nella quale si scioglie, in minime quantità, i sali di che abbisognano le piante.®) Duhamel de Mornceau (1758) dice d’ aver portato un mandorlo fino alla fioritura, non offrendogli altro che acqua. Ciò è naturale, l’ acqua delle sorgenti o dei pozzi contiene sempre sciolte quantità di diversi sali che convengono alle piante. — Non bisogna però disconoscere l’importanza che si allega al terreno: essa consiste sempre nel servir di sostegno alle piante, dipoi nella sua proprietà di regolare il corso dell’ acque; un terreno libero non offrirà mai alle sue piante acqua superflua. Agisce poi anche a seconda del suo colore più o meno bruno sull’ assorbimento di calore, e in ultimo luogo ce’ interessa la composizione ehimica di esso. Nel terreno troviamo dapprima l’acqua satura di prodotti earbonici 3) e di estratti solubili dei diversi elementi che per de- composizioni dei sassi si trovano nella terra. Fra questi ne trovia- mo, estesi dovunque, tutti quelli dei quali le piante abbisognano per preparar le sostanze organiche. A questi tengon dietro quegli elementi o quelle sostanze che sono proprie a certe piante e tro- . vansi sparse in qua e in là, differenti nella loro estensione sotto differenti condizioni. — Intendo di parlare delle piante alofiti che. vegetano soltanto su terreni salsi, delle piante di humus che non si trovano dove questo sostrato è di debole spessore o manca affatto, delle piante paludose e così via. Per meglio illustrare la correlazione fra terreno e vegetali mi permetto d’ addurre un citato di Vogel, il quale trovò che da una Salvia vengono assorbite grandi quantità di litio, mentre un Con- volvulus, sullo stesso terreno, non ne assorbe nemmen la minima ) Riguardo a punti più dettagliati,, come intorno alla poca resistenza che le radici provano nell’internarsi in terra più soffice, vedi Dr. C. Richter, Untersuchung dber den Einfluss der Beleuchtung auf das Eindringen von Keimwurzeln in den Boden (Sitzungsber. der k. Akad. d. Wissenschaften, Wien, LXXX. Bd., I. Abth., Juni 1879). ?) Esistono diversi sistemi di soluzioni nutritive che si offrono alle piante allevandole nella sabbia o nell'acqua. Stohmann, fra gli altri, ne indicò due; comunemente si fa uso della soluzione composta da Knop. ®. Così De Candolle. — lil — parte. — Liebig osservò che su un terreno sul quale vegeta l' as- senzio (Artemisia Absinthium L.) non possono esistere altre piante, tanta è la quantità di potassio che questa pianta assorbe, da non lasciarne abbastanza per altri vegetali. Ed in proposito di potassio, è tanta la sua importanza per i vegetali, che ove egli venga a mancare, le piante desistono allora dall’ attività assimilatoria.') Osservo qui che la distinzione usuale, p. e. di piante calcari e piante ostili alla calce ecc., non si basa su un certo fondamento, poichè le piante non hanno la facoltà di scegliersi fra’ minerali quelli che meglio aggradirebbero, come, secondo l’idea usuale sì sarebbe tentati di credere, esse non dimostrano nè predilezione nè avversia per gli elementi nel terreno; la cosa si definisce per tal modo: quelle piante che abbisognano pel loro sviluppo della calce (nel nostro caso) periranno su terreni dove ad esse manca questo elemento, in egual guisa come un Orithmum maritimum L. — una pianta di suolo salso — non vegeta su. suolo fertilizzato, nè una Limosella — un’ abitatrice di luoghi paludosi °) — su terreno arido; e così pure abbisogna la Cimicifuga foetida L. del sienite per vege- tare, ed ove manchi questo, non può svilupparsi. — Le piante, esposte all’ aperto, sono anche troppo spesso soggette a danni che loro giungono improvvisi e che distrugge- rebbero le pianticelle' germinanti ed in esse una vegetazione se i semi non contenessero nel loro interno una proprietà che schiva, possibilmente, un deperimento della pianta. Citerò due soli casi di questa proprietà dei semi che si po- trebhe qualificare come facoltà regenerativa. Dassi il caso, che per mancanza di piogge il terreno inaridisca alla superficie; le piante che abbisognano d’ acqua, naturalmente dovranno irne in cerca, e prolungano perciò le loro radici sino a che arrivano a toccare ter- reno umido *) per ridursi allo stato normale. In altri casi, se le radici non ebbero ancora molto sviluppo al tempo che subentrò la siccità, i semi germinanti cessano le loro funzioni, ma le ripren- dono subitochè ottengono acqua.4*) — Avviene anche molto spesso ') V. Nobbe, Schroder und Erdmann, Veber die orgamische Leistung des Kaliums in der Pflanze, Chemnitz 1871. *) Come lo dice già il nome (Limosella aquatica L.). ‘) Che non sarà troppo fondo, specialmente al tempo dove tutta la natura trovasi in germogliazione: più tardi le piante si difendono meglio da sè. ') Haberlandt osservò un reiterato cessare e riprendere delle funzioni ne’ semi germinanti, a’ quali venne ofterta acqua soltanto a riprese, egualmente n MD che i giovani steli, spuntando dalla terra e senza difesa, vengano divorati dalle chiocciole che ne sono ghiotte.!) Si vede allora che la pianta rigenera il suo fusto da due gemme che si sviluppano alla base del primo, e questo si replica anche da tre sino a cinque volte. La forza rigenerativa esistente nei cotili, vien provata dal- l'esperimento che cotili sciolti e privi dell'embrione, posti sotto le condizioni richieste dai semi per germinare, gettano egualmente radici, come se la radice si prolungasse dall’ embrione.®) Ma anche a quest’ ultimo conviene abbastanza vitalità e forza, perchè anche privo dei.suoi cotili esso sviluppa la pianticella, se vien posto sotto le condizioni richieste ad una germinazione, o meglio se trovasi infitto in una polta amidacea. #) È perciò che le pianticelle sviluppano le loro foglie prima ancora che le sostanze di riserva contenute nei cotili siano esauste del tutto, affinchè da questi la pianta potesse ringiovanirsi in caso di danni sofferti, allora quando era ancora sprovvista di difesa. LS in terra come su altro sostrato. V. Die Sehutzeinrichtungen in der Entwickelung der Keimpflanze; eine biologische Studie von Dr. G. Haberlandt, Wien 1877. Dettagli interessanti ne forniscono anche: Gòppert, in Uebersicht diber die Arbeiten d. Schlesischen Ges. f. vaterlind. Kultur, 1881, e C. Nowoczek, in Centralblatt fiir Agriculturchemie, Mai 1876. !) Natura stessa offre qui una difesa alle piante. L'infinito numero di chiocciole divoratrici dorme ancora il sonno invernale, quando dalla terra spun- tano ovunque i giovani fusti indifesi; quanto sopra esposi vale per le germi- nazioni tardive, allorchè tutto il regno animale è in vita. ’ 3) Dopo circa 30 esperimenti intrapresi, oso asserire che i cotili gettano radici soltanto nel caso ove sia rimasto unita ad essi una particina dell’ em- brione, al sito detto dai fisiologi francesi collet; ove però l'embrione venne allontanato perfettamente dai cotili, questi perdono affatto la proprietà di gettar radici; alieno però di ascrivere al collet l’importanza di un moeud vital di Lamarck (Histoire naturelle des Vegetaue, Vol. I, pag. 225). 3) Bonnet (Recherches sur l’usage des feuilles dans les plantes — Gittin- gen & Leyden, 1754) coltivò per alcuni anni una quercia, dopochè 1’ embrione di essa aveva germogliato spoglio dei suoi cotili; la pianta rimase però sempre molto gracile. — 113 — Tentai di porgere nei brevi discorsi esposti una concisa ma chiara rivista di un argomento sì vasto, com’ è la germinazione; !) alla quantità di opere elaborate intorno a tal proposito attinsi solo tanto di volo e v'intrecciai all’ incontro dei punti che più ne di- stanno, onde illustrar maggiormente il quadro: questo ramo speciale della fisiologia offre ancora molto da lavorare, e se adesso porsi soltanto delle osservazioni fatte a caso, mi proposi di studiare, se- guendo la gentil iniziativa dell’ onor. Sig. presidente, d’ or innanzi un lato speciale della domanda, e non tarderò, se mi riescirà ottenerne risultati, di portarli a conoscenza dei miei cortesi lettori. !) Tenuto a render pubblici questi discorsi, stimai indeclinabile di for- nirli di aggiunte che compariscono in forma di note, nelle quali mi estesi mag- giormente sulla letteratura per inviare l'interesse dei giovani coltivatori della scienza su opere di valore, dove troveranno anche indicata la letteratura ante- riore che, per brevità, ommisi. — 114 — Spiegazione della tavola. Fig. 1. La curva IKL rappresenta la quantità di anidride carbonica che i semi emanano per respirazione. Sull’ ascisse XX° trovasi indicato il tempo, preso da 2 in 2 ore, mentre | ordinata YY pareggia la quantità emessa, in mgr. Fig. 2. La curva tmMT corrisponde all’ andamento della temperatura durante lo sviluppo dei semi, m è il massimo minore, che equivale all’ innalzamento della temperatura per condensazione prodotta dall’ acqua assorbita; M il massimo maggiore, causato dall’ unita azione di temperatura e respirazione, rappresentata que- st ultima, nel suo corso, dalla curva ZKLZ (corrispondente a fig. 1), che si prolunga al di sopra della curva termica. L’ascisse XX indica il tempo, preso egualmente da 2 in 2 ore, l’ ordinata YY” indica l'aumento di temperatura di grado in grado. Gita ad un banco di coralli a Gedda del Dr. Carlo Marcbesetti. Una breve lingua di terra dividea fino a pochi anni fa l’ onde del Mediterraneo da quelle del Mar Rosso: l’ ardita mano dell’ uomo, rompendo quell’ amplesso che parea indissolubile tra L'Africa e l'Asia, lanciò l’ acque d’un mare a mescersi a quelle dell’ altro, onde un poeta inneggiando al nuovo trionfo del genio umano, ebbe a dire, Hanno due mari un’ onda, Le stesse perle ed una sola sponda! (Occioni). Ma pel naturalista quella stretta lingua di terra, era ben più che una diga interposta ai flutti di due mari; essa rappresentava una barriera insormontabile tra due regni diversi, tra due Oceani, gelosi ambidue dei proprî figli, delle proprie ricchezze. Cadde sì la diga innanzi al ferreo volere dell’ uomo, $penite e il desto Egitto Per l’alte sabbie agevole al nocchiero Apre il tragitto, (Zanella: Pel taglio dell’ istmo di Suez.) ma l’onda, che porta sul suo dorso i tesori d’ Europa all? estremo Oriente, rifugge dall’ accomunare i figli dell’un pelago a quelli dell'altro, ed essi se ne stanno lì stranieri l’uno all'altro, a rap- presentare due creazioni del tutto indipendenti, direi quasi due mondi diversi. Dei pesci del Mediterraneo cinque o sei appena tro- vansi anche nell’ Eritreo, nè il numero di molluschi e di crostacei comuni ai due mari oltrepassa la mezza dozzina. Due sole specie x =L Sh e di antozoi vivono, secondo Ehrenberg, in ambedue i mari, nè diver- samente accade delle altre famiglie animali e delle alghe. Ciò che precipuamente distingue il Mar Rosso dal Mediter- raneo, si è quell’ immensa produzione di coralli, che segue come un lembo le sue coste e mano mano avanzandosi, forma enormi banchi, che quasi muraglie continue, decorrono da un’ imboccatura all’ altra, formando qua e là perigliose scogliere, spavento del marinajo, che non di rado miseramente si perde tra quel labirinto di sirti insidiose. Nessun mare certamente più dell’ Eritreo offre opportunità d’ esistenza ai coralli. Quantunque steso per molti gradi al di là del tropico del. cancro, il Mar Rosso può a buon dritto conside- rarsi quale un mare tropicale. Non un fiume viene colla mescolanza d’acqua dolce a sturbare lo sviluppo de’ coralli, per cui essi pro- sperano grandemente ed in poco tempo accrescono le loro fabbriche portentose. i Pel naturalista un banco di coralli è un vero Eldorado, ed egli dimentica la nudità desolante delle terre circostanti, dimentica l’incresciosa navigazione per queste regioni infocate, dimentica persino l’ ardente sole, che lo brucia, per contemplare dappresso quel mondo meraviglioso, che sì cela tra le braecia de’ coralli. Egli vi si lancia inebbriato dall’infinità degli oggetti nuovi, seducenti che gli splendono dinanzi, e deplora di non aver che due mani, per raccogliere in breve ora tutta quella varia magnificenza. Che gl’ importa se un riccio nascosto tra gli espansi rami d’ un corallo, gli conficca nelle piante gli aguzzi suoi aculei, se un gambero cruccioso di esser disturbato. nelle sue filosofiche contemplazioni, gli stringe un piede tra le sue valide tanaglie, se un’ anguilla co- lossale gli rosicchia le dita, se un orrido pesce lo minaccia co’ ve- lenosi suoi. pungiglioni? Ei nulla vede, nulla sente, e tutt’ al più prova un po’ di rispetto de’ voraci pescicani, che gli volteggiano intorno, bramosi di fare degli studî gastronomici colla carne del povero naturalista. Già cinque anni fa io avea avuto occasione di visitare Gedda, il sacro porto della Mecca e di dare nn° occhiatina agli splendidi banchi di corallo, che ravvivano la mestizia delle sue piaggie in- fruttuose. Triste, uniforme, senza un albero, senza un arbusto, che ne interrompa lo squallore del deserto, si stende a perdita d’ occhio una vasta pianura di sabbia, cinta all’ intorno da una serie di col- line e di monti nudi anch’ essi e dirupati. — Quale contrasto! Una terra adusta dall’ardente sole, che non conosce velo di nube, — 117 — ove l’universa natura sembra starsene inerte, quasi dimentica della sua possa creatrice, ed un mare ove s’agita la vita bella ed impe- tuosa nelle sue più splendide manifestazioni! Una grama mimosa (M. arabica) svettata e ridotta a ronchioso cespuglio, un’ irta gra- migna, che va serpeggiando tra le sabbie (Dactyloctenium aegyp- tiacum), una pallida Cressa (C. cretica) perduta in qualche de- pressione del terreno, ove trapela un po’ d’acqua salsa, un Eliotropio dalle foglie lanuginose (MHeliotropium strigosum), un Convolvolo ap- picciccato al suolo (Convolvulus glomeratus), un Corchorus Antichorus, un Glinus lotoides, un’ Aerva javamica, un COytrullus Colocynthis e poche altre erbe istecchite, ecco tutta la pompa di cui quivi si veste la natura, di cui si abbella questa misera regione. Ma se l’inclemenza del cielo nega a questo suolo 1’ ombre amiche degli alberi e la vaghezza de’ poggi fioriti, condannandolo ad una perenne sterilità, è nel mare che si concentra tutta la forza animatrice della natura, ove essa si trastulla nella creazione di mille esseri nuovi, strani, fantastici. È Jà che dobbiamo recarci per sorprendere quello spirito fecondatore, che dovunque s’ agita inesausto, intol- lerante di riposo e di quiete. Con gioja qnindi accolsi la notizia insperata, che il nostro piroscafo avrebbe toccato anche questa volta il porto di Gedda, dovendo sbarcarvi un migliajo di pellegrini, che si recavano alla Mecca. Degnai appena d’ uno sguardo le romorose vie della città, il suo bazar, le sue case bianche e rilucenti; mandai un saluto alla tomba della nostra madre comune, ed ai solitari molini a vento, seminati lungo il lido, simili ad enormi mostri dalle ali spiegate; ed armato di reti, di tanaglie, di martelli, di numerosi recipienti per riporvi le prede, mi diressi al primo banco di coralli, che mi si stendeva dinanzi. L’ acque defluenti mi indicarono tosto che la bassa marea stava per sopravvenire, ed in breve dalla vasta pianura equorea cominciarono a far capolino qua e là dei bruni isolotti a fior d’acqua, che, dilafandosi man mano e confluendo tra di loro, formarono dei vasti tratti emergenti, che per molte miglia protendeansi in mare. Su, bruno nocchiero, mi adduci a quel giardino fatato, che traluce attraverso i ceruli cristalli del tuo mare, e fammi contem- plare dappresso quegli strani fiori, che ne rallegrano le ajuole. — E il bruno figlio d’Arabia si piega sul remo, ed alla cadenza d’ un suo metro uniforme, via trascorre la placida laguna, che tortuosa s’ insinua tra quel mondo d° isole nascenti. — 118 — La nostra rete solca le sabbie del fondo ed in breve si riempie de’ cento vaghi animali, che ne popolano i queti recessi. Ecco prima una vaga Citerea (Cytherea arabica) dalle valve capricciosamente disegnate, ecco un vago Strombo (Strombus gibberulus) dalle fauci porporine, ecco una Pterocera dalle dita espanse (Pt. bryonia), che non di rado raggiunge dimensioni colossali, ecco una Ciprea (Cy- praea arabica) a cul natura n.000 i di ‘righe E d’intervalli sul forbito scudo Sparse l’arcana musica. Vaghe anellidi (Borlasia, Meckelia, ecc.) dagli splendidi colori, in- vano si riparano entro ai loro tubi protettori, chè la terribile nassa si approfonda nella sabbia e le trae fuori dai loro segreti ripostigli. Ma il fondo del mare comincia a farsi più oscuro, e dappri- ma a cespiti isolati, poi riunite in vaste praterie (Gisua) ci appa- jono varie specie di fanerogame aquatiche (Cymodocea ciliata, Ha- lodule autralis, Halophila stipulata) di Sargassi, di Cistosire, tra le quali brulica un mondo vario, proteiforme, di animali. Imumeri sciami di pesci e di crostacei saltellanti si aggirano tra il denso fronzio di que’ prati sottomarini, scherzano, s’ inseguono, scompa- jono, tornano ad apparire in una fuga continua vorticosa. Qui si aggira un Palemone dal corpo pellucido, una Lupea nuota a gara con un agile Portuno, un’ insidiosa Calappa striscia tra la sabbia attentando alla vita delle numerose Telline, Arche e Cardite, che ne tappezzano il fondo. Confitte nella molle fanghiglia sporgono graziose Pinne (Pinna negrina) i loro gusci socchiusi, vegliati dal fedele Pinnotere, mentre la numerosa famiglia dei Mitili (Mytilus variabilis) e dei Balani si addensa sugli scogli e sui frammenti di corallo, ond’ è seminata la laguna. Agili intanto gli argentei figli del liquido elemento vanno pascendo gl’intonsi prati di alghe va- riopinte, e irridono alle insidie della nostra rete. Ecco il Morbas (Gobius ornatus), dal muso tozzo, che stupidamente ci adocchia, mentre il gibboso Malseni (Lethriscus mahsena), dai verdi riflessi, si asconde rapidamente sotto ai densi padiglioni erbosi. Un gra- zioso Ippocampo (Gastrotokeus biaculeatus) viene intanto vogando per le quete onde della laguna, lasciando nei fondi tenebrosi. le mostruose sembianze del Duffan (Platycephalus longiceps) e la tra- ditrice Torpedine. Ma il fondo del mare, poco a poco sollevandosi, ci presenta ognor nuove meraviglie. Vasti cespugli di Stylophore ci avvertono — lid — che gli edifizi degl’ industri polipi stanno per comparirci innanzi nella loro portentosa grandiosità. E ben presto dalle tremule onde traspare nella vaghezza delle sue forme incantevoli, nello splendore de’ suoi cento colori, la numerosa famiglia de’ coralli. Simili ad alberi giganteschi allargano le Madrepore i loro tronchi maestosi; Meandrine e Pachkigire curvano i loro lobi mas- sicci a guisa di sterminati cervelli di qualche mostro marino; intrecciano Poriti e Pocillopore le loro braccia robuste. Amanti di acque tranquille, la gracile Sercatopora è la crespa Lofoseris ricer- cano i placidi seni, che s’ aprono al riparo delle Astree e delle Celorie; mentre, sfidatrici de’ rabidi marosi, Hydnophore e Montipore si accampano ‘sugli scogli flagellati dalle tempeste. Coenopsammie e Fungie popolano i limpidi stagni, dalle sponde rallegrate da Lau- renzie e da Pavonie, che s’ approfondano nei piani corallini, e le Tubipore tinte di porpora ne abbellano le deliziose pendici. Nè men varia è la vita, che striscia, che nuota, che salta, che brulica tra i rami di questi cespiti viventi, sotto magnifici archi, in cupi recessi di grotte e d’antri tenebrosi. Nusse, Monodonte, Tritoni, Pirule, Perne, Avicule, Columbelle, Coni, Tri- dacne, Meleagrine, Ricinule, Fasciolarie, Turbi, Cipree, Ranelle, ecc. ece., stan quivi confusi nel breve spazio di pochi metri. Ogni foro, ogni fessura del banco ricetta un riccio (Diadema Savignii, Echinometra, Cydaris) 0 porge ricovero ad una stella marina dalle fragili braccia (Ophiocoma erinaceus, scolopendrina, cincta, elegans, ecc. Ophiaster, Ophiotrix, Comatula ecc.). Belle sopratutto sono le variopinte Actinie, che ora pendenti dalle roccie lasciano ondeggiare le loro braccia come molli chiome fluenti, ora espanso il calice rag- giato, vanno agitando rapidamente la corona de’ loro splendidi cirri. Grosse Serpule colle loro spire s’avvinghiano strettamente alle braccia de’ coralli, ed i Zitodomi foracchiando le dure madrepore, s’inniechiano nelle loro carceri lapidee. Informi corpi, le numerose Oloturie se ne giacciono al fondo, quali nere, quali di color ran- ciato, mentre, febee vagabonde, veleggiano per gli azzurri firma- menti del mare i dischi trasparenti delle Beroe e delle Carmarine. Morbidi tappeti di Briozoi e di Gorgonie, pei quali si aggirano vez- zose Doridi, 0 strisciano colossali A/lisie, invitano gli sciami degli errabondi pesci. Chi potrebbe descrivere quella immensa varietà di forme, quel prodigio di tinte e di colori, che s° agita sotto ai nostri sguardi, mutando continuamente di aspetto, or brillando ne’ più fulgidi riflessi, or perdendosi in una sfumatura indistinta per i — oo — lontani orizzonti del mare? Il superbo Nagé (Serranus miniatus), ch’ emula il fulgor del cinabro, sdegnando l’ altrui compagnia, va- gheggia solitario le pendici coralline. Inebbriato segue l'occhio per un istante i rapidi movimenti del Chudri (Julis purpureus), ammi- randone il lucente smeraldo, chè già un (Glyphidodon (antjerius) chiama a sè tutta l’attenzione colla sua splendida fascia dorsale. Ma ecco sottentrare un’ altra specie più bella ancora, più vaga- mente dipinta. È il pugnace Salsla (Acanthurus schal) dalla terri- bile spina caudale. Aspre battaglie combatte questo pesce coi propri fratelli, onde talora avviene che l’ amo del pescatore prenda un sahsla col corpo del vinto, infitto sul lungo aculeo del vincitore. Altre specie ci scherzano dintorno, e il bruno nocchiero ci apprende il nome di ciascuno. Quel bel pesce argentino, listato di giallo, è il Sigian (Amphocanthus siganus); l’altro che gli muota appresso di color azzurro, con i fianchi soffusi di rosa, è l’Aada (Caesio lunaris); questo che rapidamente addenta la preda e pare insaziabile è il Tahmel (Pimelopterus tahmel); quello dalla fronte cornuta è il Rahana (Naseus unicornis). Il Gedada (Pterois voli- tans) ci viene incontro colle ali spiegate, e la mano sarebbe già pronta ad afferrarlo, se l’irto aculeo velenoso non minacciasse di ferirci. Nè men pericoloso è il Buma (Synanceja verrucosa), la cui puntura estremamente dolorosa, può cagionare persino la morte. Ma qual è lo strano animale, che armato di potente corazza, a stento sì avanza e sembra un antico guerriero impacciato dalla sua armatura? È il SanduX (Ostracion cubicus) che appena appena ricorda la forma d’un pesce e nuota sì male, che facilmente si lascia prendere colla mano. Nè meno strano ci appare un altro pesce, l’Istrice marino, il Tetrodon hispidus. A. lui natura non diede la difesa di velenosi aculei o di validi denti, nè tampoco lo fornì di quella forma svelta, che sì bene serve ai pesci per sottrarsi ad imminente pericolo. Eppure nessun pesce forse è più di lui al riparo da qualunque insulto. Allorchè gli minaccia un pericolo, esso sale alla superficie, ed, assorbendo quantità notevoli d’aria, prende una forma, sferica e galleggia a mo’ di una vescica gonfiata. Le spine numerose ond’ è irto il suo corpo, si rizzano allora, e quantunque in tale stato e’ non si possa quasi. muovere, nessun animale osa certamente attaccarlo. Ma il naturalista non si accontenta di mirare questa scena varia ed incantevole: egli, il più insaziabile dei predoni, vuole im- possessarsi di una parte almeno di quel mondo fantastico, ed uno — 121 — dopo l’ altro que’ vaghi abitatori dell’acque vengono rapiti al loro elemento e condannati a finire miseramente la loro esistenza esposti all'aria micidiale, od a tentare gli ultimi guizzi tra le fatali onde d’un vaso d’ alcohol. La nostra barca si è intanto poco a poco riempita di mille animali diversi. Grandi blocchi di corallo, corrosi e foraechiati in ogni lato, ci attendono coi loro misteriosi abitatori. Un buon colpo di martello, e dinanzi a noi giace il contenuto vario e multi- forme di quel labirinto di canali. Un Ophiotrix con angoscia dispe- rata si abbranca strettamente alle rovine della sua magione, e pittosto di lasciarle, sagrifica una per una le sue flessibili braccia. Più rassegnata, la famiglia dei crostacei abbandona rapidamente il distrutto edifizio e fugge da ogni parte, cercando anzi tutto di metter in salvo la vita. Oh! quanto belli, oh! quanto gentili sono questi loricati abitatori de’ banchi. Una legione di Trapezie, d’Al- pheus, di Cymo, di Harpilius, esce da suoi baluardi, ed in una fuga precipitosa, confusa dilegua sotto al nostro sguardo. Ma troppo io dovrei dilungarmi, ove più oltre volessi pur accennare le varie famiglie, che abitano il banco de’ coralli. Nè facile sarebbe l’ assunto, dappoichè certe scene della natura, im- prontate d'una bellezza arcana, affascinante, mal si possono ritrarre, e sì vaghe, sì incantevoli ci appajono unicamente nella composizione armonica di ogni toro parte. Cento descrizioni se ne possono aver lette, ognuna veritiera, ognuna, del pari ispirata al magico aspetto del banco madreporico; ma quando si è là su que’ poggi sorrisi da mille fiori viventi, visitati da mille scorritori dell’ onde, quando sotto la chiglia dell’ araba fellucca si vede tutto agitarsi, tutto balzare in un fremito inesauribile di vita, altora si comprende quanto povera è la parola per dipingere la grandiosità della na- tura, e sfiduciati si getta via l’abbozzo, in cui erasi tentato di ‘riprodurre un languido riflesso di quel mondo meraviglioso. Aden, 18 Ottobre 1880. CONTRIBUZIONI i allo studio dei funghi del Litorale con speciale riguardo a quelli che vegetano sulle piante utili di Giovanni Bolle e Felice de Thiimen. Ser. IL *) (Conf. Ser. I in Bollett. Adriatico III, p. 425.) Peronosporei. , 228. Phythophthora infestans De By. in Journ. London Hortic. Soc. f. Solani tuberosi. Ad Solani tuberosi Lin. tolia viva. Aest. — Gorizia (n.° 663). #) In questa seconda serie delle ,Contribuzioni* sono accennate 157 specie di funghi microscopici raccolti nel Litorale ed in località molto discoste una dall'altra. Così a Plezzo, nella alta Valle dell’ Isonzo, ad altezze di quasi 1000 metri, a Tolmino, a Gorizia, nel Basso Friuli, ad Aquileja, a Parenzo e a Pola, le nostre escursioni micologiche diedero larga messe di specie molto im- portanti dal lato dell'economia rurale e condussero anche alla scoperta di venti nuove specie. Ci riserbiamo per un altro momento di descrivere più diffusamente le specie che danneggiano maggiormente le nostre piante coltivate, ed è perciò che per ora tralasciamo di dare altre indicazioni che non quelle necessarie alla pura conoscenza scientifica di ogni singola specie. — 1123 — $sporidesmiacei. 229. Torula herbarum Lk. Obs. mycol. I. p. 19. In ramulis emortuis subputridisve Rufae graveolentis Lin. Vere. — Gorizia (n.° 983). —- In Ali Porri Lin. scapis aridis. Aest. — Plezzo (n.° 754). 230. Torula cistina Thiim. nov. spec. T. acervulis tenuibus, laxis sed longe lateque interrupte effusis, adnatis, nigris, opacis; sporis longe catènulatis, compresso-glo- bosulis, medio cum nucleo magno concolori, fuscis, 6-7 mm. diam., in catenulis curvatis vel interdum subrectis, longis, sim- plicibus. In foliis vivis Cisti monspeliensis Lin. Aut. — Pola (n.° 922). 231. Torula Oleae Cast. Cat. plant. Mars. I. p. 222. In Oleae sativae Lam. ramulis adhuc vivis. Aut. — St. Nicolò pr. Parenzo (n.° 888). 232. Antennaria elaeophila Mntg. in Bull. Soc. centr. d’Agricult., Paris. 2. IV. p. 767. — Id. in Sylloge plant. cryptog. p. 290. Ad Oleae sativae Lam. folia arida. Aut. — Pola (n.° 974). 233. Sporidesmium Amygdalearum Pass. in Thim. Mye univ. no. 474. Ad Armeniacae vulgaris Lam. tfolia viva. Vere. — Gorizia (n.° 536, 545). — In Pruni domesticae Lin. foliis vivis. Vere. — Gorizia (n.° 543). 234. Coniosporium Bambusae Sace. in Michelia II. (n.° 6) p. 124. — Gymnosporium Bambusae Thiim. in Boll. Soc. Adriat. II. p. 432. In Bambusae marimae Poir. culmis emortuis. Aest. — Strazig (n.° 636). 235. Melanconium betulinum Knz. et Schm. Crypt. exsice. no. 208. Ad Betulae verrucosae Ehrh. ramulos aridos.. Aest. — Strazig (n.° 627, 634). Dematiei. 236. Cladosporium herbarum Lk. Obs. mycol. IL. p. 37. — 124 — In foliis aridis Paliuri australis Girt. — Pola (n.° 975), Calce-o lariae speciei — Pola (n.° 891), Salicis rubrae Huds. — Canale (n.° 704), Salicis viminalis Lin. — Aquileja (n.° 798), Gynerii argentei Nees ab. Es. — Strazig (n.° 635), Eucalypti globuli Labilll — St. Nicolò pr. Parenzo (n.° 910, 941); ad folia viva Oitri Limoni Risso — Monastero pr. Aquileja (n.° 588); Tritici vulgaris Vill. spicis subputridis — Volzano (n.° 637, 701) et in Mattholae annuae B. Br. capsulis aridis — Ronchi (n.° 632). 237. Cladosporium gracile Cda. Icon. fung. I. p. 14. Tab. 3: Fig. 213. Ad Salicis daphnoidis Vill. folia arida. Aest. — Plezzo (n.° 760). 238. Cladosporium Typharum Desm. in Ann. sc. natur. Ad folia subemortua Zyphae latifoliae Lin. Aut. — Aquileja (n.° 800). 239. Cladosporium epiphyllum Nees ah. Es. Syst. fung. ITA GN In Populi nigrae Lin. foliis aridis. Aest. — Gorizia (n.° 818). 240. Passalora depressa Sace in Nuov. Giorn. botan. Ital. WILL pi. 187. In Petrosehni sativi Hoffm. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 755). 241. Fusicladium pyrinum Fuck. Symb. mycol. p. 357. Ad folia viva Pyri communis Lin. Aest. — Gradisca (n.° 592). 242. Fusicladium orbiculatum Thim. in Fungi austr. exsice. no. 774. Ad folia viva Sorbì Aucupariae Lin. Aest. — Gorizia (n.° 596). 243. Helminthosporium arundinaceum Cda. Icon. fung. III. p. 10. Tab. 2. Fig. 25. Ad folia viva languidave Phragmitis communis Trin. Aut. — Aquileja (n.° 805, 810). 244. Helminthosporium fiexuosum Cda. Icon. fung. I. p. 13. Tab. 3. Fig. 196. In Phragmatis communis Trin. culmis et vagioe aridis. Aut. — Aquileja (n.° 804). 245. Cercospora Smilacis Thim. in Instituto do Coimbra. 1879. XXVII p. 24. — 125 — Ad Smilacis asperae Lin. folia viva. Aest. — Pola (n.° 912). 246. Cercospora rosaecola Pass. in Thimen, Mycotheca univ. no. 1086. In foliis vivis Rosae-semperflorentis Lin: Aut. — Pola (n.° 926, 931). 247. Cercospora persica Sacc. in Nuov. Giorn. hotan. Ital. VIII. p. 189. In foliis vivis Persicae vulgaris Mill.. Aut. — Parenzo (n.° 844). 248. Oidium erysiphoides Fr. Syst. mycol. III p. 432. Ad Humuli Lupuli Lin. folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 757), in Syringae chinensis Willd. foliis vivis. Aut. — Pola (n.° 859). 249. Oidium mespilinum Thiim. nov. spec. O. caespitibus tenuissimis, laxis, longe lateque arachnoideo effusis, epiphyllis, candidis; hyphis brevibus, continuis, simplicibus, te- nuibus, hyalinis; sporis obovato ellipsoideis, utrinque obtusatis, simplicibus, bi-tricatenulatis, achrois vel dilute griseis, 10 mm. long., 6 mm. crass. In Mespili germamicae Lin. foliis. vivis Aut. — St. Nicolò pr: Parenzo (n.° 867). 250. Hypodermium suleigenum Lk. in Linne Spec. plant. c. Willd. VI. 2. p. 88. Ad Pini Pumilionis Lin. folia emortua. Aest. — Plezzo (n.° 763), in Pini maritimae Mill. foliis subemortuis. Aut. — Strazig (n.° 522). 251. Isariopsis griseola Sace. in Michelia L p. 273. In foliis vivis et languidis Phaseoli vulgaris Lin. Aest. — Plezzo (Sine no.!) 252. Periola tomentosa Fr. Syst. mycol. II. p. 521. In tuberis Solani tuberosi Lin. Aut. — Gorizia (n.° 834). Mucedinei. 253. Polyacetis fascicularis. Cda. Prachtfl., Schimmelf.. p. 33. Tab. 16. In ramulis aridis Ficus caricae Lin. Vere. — Gorizia (n.° 523). 254. Polyaetis vulgaris Lk. Obs. mycol. I p. 14. za 1060 se Ad culmos et folia putrida Oryzae sativae Lin. Aest. — Aquileja (n.° 583), in Zeae Maydis Lin. vaginis aridis. Vere. — (Gorizia (n.° 520). 255. Aspergillus glaueus Lk. in Linne, Spec. plant. c. Willd. VI. 1. p. 67. | In spicis putridis Zritici vulgaris Vill. Aest. — Gorizia (n.° 684). Hymenulacei. 256. Gloeosporium Carpini Desm. in Ann. sc. nat. 1853. XX. p. 214. Ad Carpini Betuli Lin. folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 740). 257. Gloeosporium Tremulae Pass. in Rabh. Fungi europ. no. 1880. Ad folia viva Populi albae Lin. Aest. — Villa Vicentina (n.° 628). 258. Gloeosporium concentricum Thiim. nov. spec. G. acervulis epiphyllis, concentrice dispositis, gregariis, lenticula- ribus, griseo-fuscidulis, submagnis in macula plus minusve si- nuosa, arescendo dilute ochracea, indistincte zonata, late viride- griseo cincta; basidiis fasciculatis, brevibus, flexuosis, clavato- cylindraceis, apice obtusis, hyalinis;. sporis clavatis, utrinque rotundato-truncatis, vertice angustatis, hi-grosseguttulatis, 12-15 mm. long., 5-6 mm. crass., hyalinis. In foliis vivis Alocasiae cucullatae. Sweet., in caldariis. Aest. — Strazig (n.° 679). 259. Gloeosporium Delastrii Lacr. Nouv. faits p. 24. — Montagne in Ann. se. nat. Ser. 4. V. p. 345. Ad folia viva Lychmidis chalcedomicae Lin. Aest. — Plezzo (n.° 756) 260. Gloeosporium Fagi Westd. VII. Note p. 12. sec. Saccardo in Michelia I. p. 218. Ad Fagi sylvaticae Lin folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 791). 261. Gloeosporium Fuckelii Sacc. in Michelia I. p. 218. In Fagi sylvaticae Lin. foliis vivis. Aest. — Volzano pr. Tolmino. (n.° 707). 262. Gloeosporium Ribis Cast. in Ann. se. nat. 1849. XII. p. 296. —-12%1 — In Abis rubri Lin. foliis subemortuis. Aest. -- Plezzo (n.° 780); ad folia languida Ribis migri Lin. Aest. — Gorizia (n.° 555). 263. Gloeosporium ampelophagum Sace. in Riv. Vitic. ed Enolog. Ital. 1877. p. 494. Ad Vitis viniferae Lin. folia viva. Aest. — (Gorizia (n.° 560, 970). 264. Gloeosporium labes Berk. et Br. in Ann. Mag. Nat. Hist. no. 440. Ad folia languida Populi albae Lin. Aest. — Villa Vicentina (n.° 612). 265. Gloeosporium Salicis Westd. Herb. cryptog. Belge no. 1269. Ad folia viva Salicis albae Lin. Aut. — Parenzo (n.° 843). 266. Gloeosporium Tiliae Ouds. Mat fl. mycol. Neerland. II: 190881 Ad folia viva Tiliae ulmifoliae Scop. Aest. — Strazig (n.° 646). 267. Fusisporium lacteum Desm. in Ann. se. natur. 1850. XIV+rp:e109. Ad Violae odoratae Lin. folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 745). 268. Microcera coccophila Desm. in Ann. se. natur. 1848. FX. pi!'319. Ad Aspidioti speciei cadaveribus in Rosae caninae Lin. ramulis vivis. Hieme. — Gorizia (n.° 979). 269. Selenosporium pyrochroum Desm. in Ann. se. natur. 1850. XIV. p. 111. | In Hibisci rosei Lin. ramulis emortuis. Aest. — Gorizia (n.° 680). 270. Fusidium donacinum Thiim. nov. spec. F. acervulis parvis sed confluenti-late effusis, albido-argillaceis, laxis, mollibus, pulvinatis; sporis fusoideis, utrinque angustato- acutatis, rectis vel minime arcuatulis, continuis, anucleatis, nu- merosissimis, hyalinis, 10-17 mm. long., 3 mm. erass. In pagina inferiore et raro etiam superiore culmorum putridorum Donacis arundinaceae Beauv. Aut. — Parenzo (n.° 839). 271. Cicinnobolus Cesatii De By. Morph. u. Phys. d. Pilze p. 71. In Mespili germanicae Lin. foliis vivis et languidis in OQidio me- spilino Thim. (no. 249 hujus operis) parasitans. Aut. — Parenzo (n.° 867). 20 Coryneacei. 272. Coryneum microstietum Berk. et Br. Notes of Brit. Fungi no. 451. Ad Rosae semperflorentis Lin. ramulos aridos adhue pendulos. Aut. — Pola (n.° 940). Ustilaginei. 273. Ustilago Carbo Tul. Mem. s. 1 Ustilag. p. 78. In ovariis Avenae sativae Lin. Aest. — Cervignano pr. Gorizia (n.° 580), in Tritico vulgaris. Vill. ovariis. Aest. — Gorizia (n.° 548). 274. Ustilago Maydis Lèv. in Ann. sc. natur. 1849. XI. p. 13. In Zeae Maydis Lin. spicis. Aest. — Gorizia (n.° 547). Uredinei. 275. Aecidium Tussilaginis Pers. Syn. fung. p. 209. Ad Tussilagims Farfarae Lin. folia viva Aest. — Volzano. pr. Tolmein. (n.° 695). Obs. Pucciniae Poarum Nielss. fungus hymeniiferus. 276. Aecidium Frangulae Schum. FL Saell. Il. p. 225 no. 1522. Ad folia viva Rhamm Frangulae Lin. Vere. — Panovitz (n.° 999). Obs. Puccimiae straminis Fuck. fungus hymeniiferus. 277. Roestelia Oxyacanthae Lk. in Berl. Magaz. f. Naturk. 1815. p..:29. In Crataegì. Oxyacanthae Lin. foliis vivis. Aest. — Pola (n.° 963). 278. Roestelia Cydoniae Thiim. — ? Aecidium Cydo- niae Len. in Duby Bot. gall. II. p. 903. Ad folia viva Cydoniae vulgaris, in fruetibus immaturis et in ra- mùlis vivis Aut. — Parenzo (n.° 995, 996, 997). Obs. Pseudoperidia longissima, usque 2 centim. longa, filiformi- cylindracea, e globo magno, fere libero, fusco, amphigeno oriundis (forma foliicola). Species valde mirabilis et insignis! Lei 279. Puccinia Malvacearum Mntg. in Gay FI chil. VIII. p. 49. Ad Malvae sylvestris Lin. folia viva. Aest. —. Canale (n.° 691), ad Althaeae roseae Cav. folia viva. Aest. — Monastero pr. Aqui- leja (n.° 609). 280. Puecinia Magnusiana Koernck. in Hedwigia 1876. pi K09. Ad folia viva et languida Phragmitis communis Trin. Aut. — Aquileja (n.° 812). 281. Puccinia Allii Rud. in Linnaea IV. p. 392. In AU Porri Lin. foliis vivis. Aest. — Villese pr. Gradisca (n.° 584). 282. Puccinia graminis Pers. Dispos. fung. p_ 39. Ad folia viva Avenac sativae Lin. (Uredo). Aest. — Cervignano pr. Gorizia (n.° 579). 283. Puecinia straminis Fuck. Enum. fung. Nassov. p. 41. Ad folia viva Tritici vulgaris Vill. (Uredo). Aest.. — Gorizia (n.° 549), in Zritici vulgaris Vill. foliis et culmis aridis (Pucci- nia propria). Aest. — Gorizia (n.° 574). 284. Uromyces Laburni Fuck. Symb. mycol. p. 62. In Laburni vulgaris Grieseb. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 794). 285. Gymnosporangium conicum De l. FI. frang. II. p. 216. In Juniperi communis Lin. ramis vivis. Vere. — Gorizia (n.° 551). 286. Uredo Sorghi Pass. in Comment. soc. crittog. Ital. IT. p. 449. Ad folia viva Sorghi vulgaris Pers. Aut. — Gorizia (n.° 827). 287. Phragmidium effusum Awd. in Klotzsch, Herb. mycol. no. 1391. Ad Rubi Idaei Lin. folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 777). 288. Melampsora populina Tul. in Ann. sc. natur.. Ser. IV. II. Tab. 7. Fig. 10. Ad folia viva Populi nigrae Lin. (Uredo). Aest. — Plezzo (n.° 766). 289. Melampsora epitea Thim. in Mitth. a. d. forstl. Versuchsw. Oester. II. p. 24. In Salicis albae Lin. foliis vivis (Uredo). Aest. — Plezzo (n.° 730, 733, 759, 761, 762). 9 290. Pileolaria Terebinthi Cast Cat pl. Mars. I. p. 204. Ad Pistaciae Terebinthi Lin. folia viva. Aut. — St. Nicolò pr. Parenzo (n.° 869). Pezizei. 291. Pseudopeziza Trifolii Fuck. Symb. mycol. p. 290. In Zrifolu pratensis Lin. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 779). Ascomycetei. 292. Exoaseus Pruni Fuck. Enum. fung. Nassov. p. 29. In fructibus immaturis Pruni domesticae Lin. Vere. — Gorizia (n.0 994). 293. Exoascus Ulmi Fuck. Symb. mycol. Nachtr. II. p. 49. In Ulmi campestris Willd. foliis vivis. Aut. — Pola (n.° 940, 966). 294. Ascomyces deformans Berkl. Outl. fungol. p. 376. AA folia viva Persicae vulgaris Mill. Vere. — Gorizia (n.° 550, 984). Dermatei. 295. Cenangium Cerasi Fr. Syst. mycol. II. p. 179. In Cerasi dulcis Borkh. ramulis emortuis. Aut. — Pola (n.° 934). Valsei. ‘ 296. Diaporthe salicella Sacc. Michelia IL p. 508. — Cryptospora salicella Fuck. Ad Salicis rubrae Huds. ramulis emortuis. Aest. — Volzano pr. Tolmein (n.° 692). Ì 297. Diaporthe oncostoma Fuck. Symb. mycol. p. 205. In ramulis emortuis Robiniae Pseudacaciae Lin. Aest. — (Gorizia (n.° 689) MA Ceratostomei. 298. Gnomonia fimbriata Fuck. Symb. mycol. p. 119. In Carpini Betuli Lin. foliis vivis. Aest. — Volzano pr. Tolmein (n.° 708). Sphaeriei. 299. Sphaerella Gibelliana Pass. in Thiimen, Mycotheca universalis no. 462. Ad Citri Limoni Risso folia viva. Aest. — Monastero pr. Aqui- leja (n.° 604). 300. Sphaerella Berberidis Awd. in Rabh. et Gonnerm. Mycol. europ. V. p. 3. In Berberidis vulgaris Lin. foliis emortuis. Aest. — Plezzo (n.° 784). 301. Sphaerella Pinsapo Thiim. nov. spee. S. peritheciis epiphyllis, sparsis vel subgregariis, minutis, epider- mide ‘primo velatis demum perforantibus, subconicis, nigris, sine macula; ascis sessilibus, anguste ceylindraceis, apice acutato- rotundatis, hasi angustatis, rectis vel subeurvis, achrois, 38-44 mm. long, 7 mm. crass.; sporis 8, distichis, elliptico-cylindraceis, utrinque subacutatis, medio septatis sed non constrictis, bi-qua- drinucleolatis, rectis, achrois, 10 mm. long., 4 mm. crass. In Abietis Pinsapo Sweet foliis emortuis decoloratisve. Aut. — Pola (n.° 903). Ascosporei. 302. Mierothyrium Smilacis De Not. Micromye. Ital. IV. 4. p. 22. Ad Smalacis asperae Lin. ramulos vel sarmentos aridos. Aut. — Pola (n.° 933, 937). Perisporiacei. 303. Chaetomium elatum Knz. et Schm. Cryptog. exsice. no. 184. * — 152 — Ad culmos, vagina et folia semiputrida Oryzae cativae Lin. Aest. — Aquileja (n.° 581, 582). 304. Capnodium salicinum Mntg. in Ann. sce. natur. IX. p. 294. In Salicis viminalis Lin. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 734). 505. Capnodium ilicinum Thiim. in Mycotheca universalis no. 1846. In foliis vivis Quercus Ilicis Lin. Aut. — Pola (n.° 872). 306. Mieroxiphium Footii Harv. sec. Cooke, Handb. Brit Fungi p. 935. Ad folia viva Qlerodendri fragrantis Willd. Aut. — Pola (n.° 862), Evonymi japonici Lin. fill Aut. -- Strazig (n.° 655), Salviae speciei indeterminatae Aest. — Uanale (n.° 715), Pyri Mal Lin. (in pagina inferiore) Aest. — Plezzo (n.° 742). 907. Calocladia Grossulariae Lèv. in Ann. se. natur. 1851. XV. pado9 Ad folia viva Abis Grossulariae Lin. Aest. — Plezzo (n.° 781, 783) 308. Uneinula Wallrothii Lèv. in Ann. se. natur. 1851. XVssb.1pp, Ad Pruni spinosae Lin. folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 796). Sphaeropsidei. 309. Hendersonia Araucariae Thiim. in Mycotheca uni- versalis no. 682. In Araucariae excelsae Ait. foliis emortuis adhue pendulis. Aest. — Villa Vicentina (n.° 615), in foliis Araucariae Cunninghami Steud. Aest. — Strazig (n.° 653). 310. Hendersonia Rhododendri Thiim. nov. spec. H. peritheciis sparsis, epiphyllis, globosulis, nigris in macula valde irregularia, arescendo fusco-grisea, obscuriore cineta; sporis lan- ceolato-cylindricis, utrinque subangustato-rotundatis, tri-vel qua- driseptatis sed ad septa non constrictis, rectis, fuscis, 8-12 mm. long., 4 mm. crass.. — CA. Dochmolopha Clintoni Cooke in Nuov. Giorn. botan. Ital. X. p. 25, etiam in Rhododendri foliis, defectu ciliorum etc. valde diversa et Hendersoniae vera species! Ad Fhododendri hirsuti Lin. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 796). — 133 — 311. Diplodia Paliuri Bece. in Erb. crittog. Ital Ser. I no. 1290. In Paliuri australis Gàrtn. ramulis emortuis. Aut. — Pola (n.° 950). 312. Diplodia Lilacis Westd. in Bull. Acad. Brux. 1852. III. p. 119. In ramulis emortuis Syringae vulgaris Lin. Aest. — Gorizia (n.° 687). Phyllostictei. 313. Phoma herbarum Westd. in Bull. Acad. Brux. 1852. III. p. 116. In ramulis aridis Helichrysi angustifoli Don. Aut. — Pola (n. 932). 314. Phoma ligustrinum Thiim. nov. spec. Ph. peritheciis epiphyllis vel amphigenis, pertusis, numerosis, dense gregariis, puncetiformibus, conico-hemisphaericis, nitido-atris ; ‘ sporis minutis, cylindraceis, rectis, utrinque rotundatis, anucleatis, hyalinis, 2-3 mm. long., 1.5 mm. erass. In Ligustri japonici Thunbhg. foliis putridis. Aest. — Gorizia (n.° 362). i 315. Coniothyrium coneentrieum Sacc.in Michelia I. p. 204. Ad folia emortua Yuccae filamentosae Lin. Aest. — Strazig (n.° 668) et Yuccae glaucae Nois. Aut. — St. Nicolò pr. Parenzo (n.° 895). 316. Coniothyrium concentrieum Sace. in Michelia LI p. 204. 1 var. Agaves Sace. l. e. In Agaves americanae Lin. foliis emortuis. Aest. — Ronchi (n.° 631). 317. Coniothyrium Fuckelii Sace. in Michelia I. p. 207. Ad ramulos aridos Berderidis vulgaris Lin. Aest. — Volzano pr Tolmein (n.° 697), in ramulis, praecipue ad aculeos Rosae sem- perflorentis Lin. Aut. — Pola (n.° 936). 318. Pestalozzia Osyridis Thim. nov. spec. P. peritheciis gregariis, minutis, epidermide primo tectis postremo poro pertusis, hemisphaericis, opaco-nigris; sporis elongate-fu- soides, rectis vel saepe paullo curvis, cellulis mediis tribus fuscis, aliis hyalinis, utrinque acutatissimis, vertice ciliis. duobus. vel tribus hyalinis, curvis, brevibus ornatis, 22-28 mm. long., 7 mm. Class. =— 134 — In ramulis 'tenuibus emortuis Osyridis: albae Lin: Aut. — Pola (n.° 952). 319. Pestalozzia funerea Desm. in Ann. se. natur. 1843. p. 335; In Tarodii distichi Rich. toliis vivis in partibus emortuis. Aest. — Strazig (n.° 675), in foliis aridis Sequozjae sempervirentis. Aut. — Pola (n.° 901), Wellingtoniae giganteae. Aut. — St. Nicolò pr. Parenzo (n.° 909), Thujae occidentalis Lin. Aest. — Gorizia (n.° 565), Juniperi virginianae Lin. Aest. — Gorizia (n.° 686), Cryptomeriae japonicae Thunbg. Aest. — Strazig (n.° 652). 320. Pestalozzia Photiniae Thiim. nov. spec. P. peritheciis epiphyllis, gregariis, primo epidermide velatis demum liberatis, hemisphaerico-lenticularibus, opaco-nigris in macula sordide fusco ochracea, arescentia, obscure fusco cineta; sporis elongato-ellipsoideis, quadriseptatis, pedicellatis, cellulis tribus inferioribus fuscis, cellula verticalia hyalina, ad septa maxime constrictis, vertice ciliis tribus longis, curvis, filiformibus, hyali- nis ornatis, 20-24 mm. long., 7-8 mm. crass. Ad Photiniae serrulatae Lindl. folia viva. Aut. — Pola (n.° 856). 321. Phyllosticta Juglandis Sacc. in Michelia I. p. 139. In Juglandis regiae Lin. foliis vivis. Aest. — Volzano pr. Tolmino (n.° 710). 322. Phyllostieta Laurocerasi Sace. et Spegaz. in Michelia L.'pi159. Ad folia subemortua Pruniì Laurocerasi Lin. Aest. — Monastero pr. Aquileja (n.° 597). 325. Phyllostieta prunicola Sace. in Michelia I. p. 157. Ad Pyro Mali Lin. folia viva. Aest. — Monastero pr. Aquileja (n.° 605), in Pruni domesticae Lin. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 787). | 324. Phyllostieta globosula Thiim. nov. spec. Ph. peritheciis epiphyllis, sparsis, parvulis, hemisphaerico-emersis, nigris in macula irregularia, arescendo sordide griseo-albida, anguste sed distincte linea rufa marginata, postremo dilacerata; sporis subglobosis vel ovato-globosis vel fere guttulaeformibus, uni-hi grosse nucleatis, simplicibus, hyalinis, 6-9 mm. diam. Ad Quercus pedunculatae Lin. folia viva. Aut. — Parenzo (n.°. 846). — 19- 929. Phyllostieta viticola Sace. et Spegaz. in Michelia I. p. 153. Ad folia viva Vitis viniferae Lin. Aut. — Gorizia (n.° 819). 326. Phyllostieta Gomphrenae Sacc. et Spegaz. in Michelia Hip.Abbla Ad Gomphrenae globosae Lin. tolia viva. Aest. — Plezzo (n.° 765). 327. Phyllostieta Mahoniae Sace. et Spegaz. in Michelia Kepi ka In Mahoniae Aquifoliù Nutt. foliis languidis et aridis. Aest. — Gorizia (n.° 561, 566). 328. Phyllosticta nobilis Thim. nov. sp. P. peritheciis epiphyllis, pro ratione magnis, solitariis, hemisphae- rico-semiimmersis, opaco-nigris in macula irregularia, sordide ochracea, arescentia, obscuriore cineta; sporis numerosissimis. minutissimis, ellipticis, utrinque rotundatis, anucleatis, hyalinis, 2.9-3 mm. long., 2 mm. crass. — A Phyllosticta laurella Sace. in Michelia I. p. 157 et Ph. Lauri Westd. valde diversa. Ad Lauri nobilis Lin. folia viva. Aest. — (Gorizia (n.° 568). 329. Phyllostieta Ajacis Thiim. nov. spec. Ph. peritheciis epiphyllis, sparsis, -hemisphaerico-emersis, opaco- nigris, mediis in macula valde irregularia, saepe marginalia, arescendo-candicantia. fusco late cineta; sporis oblongis, utrinque rotundatis, a-vel uninucleolatis. hyalinis, 4-5 mm. long., 2 mm, crass. In foliis vivis Delphinii Ajacis Lin. Aest. — Plezzo (n.° 770). 330. Phyllostieta destruetiva Desm. in Ann. se. natur- 1847. VIII. p. 29. var. Malvae Desm. L. e. In Althaeae roseae Cav. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 776). 331. Phyllostieta fuscozonata Thiim. nov. spec. P. peritheciis epiphyllis, sparsis, mediis, fuscis, lenticularibus. in macula magna, irregularia vel subsinuosa, sordide fusca, griseo- fusco multizonata, ferrugineo indistinete cincta; sporis cylindrico- oblongis, utrinque. rotundatis, rectis, plerumque biguttulatis, hyalinis, 7-9 mm. long., 3.5-4 mm. crass. Ad Rubi Idaei Lin. folia viva. Aest. — Plezzo (n.° 778). — 136 — 332. Phyllostieta hederaecola Dur. èt Mntg. FI. Alger. I. p. 611. Ad folia viva Hederae Helicis Lin. Aest. — Monte Santo pr. Gorizia (n.° 727). 339. Phyllostieta Berberidis Rabh. in KI. Herb. mycol. no. 1865. In Berberidis vulgaris Lin. foliis vivis. Aest. — Volzano pr. Tol- mino (n.° 709). 934. Phyllostieta Phillyreae Sace. in Michelia I. p. 531. Ad folia viva Phillyreae mediae Lin. Aut. — Pola (n.° 928). 335. Phyllostieta ruscicola Desm. XIV. Note p. 32. Ad Rusci aculeati Lin. folia viva languidave. Aut. — Pola (n.° 945). 336. Phyllostieta Tropaeoli Sacc. et Spegaz. in Michelia Jp: 152. Ad Tropacoli majoris Lin. folia viva. Aest. — Strazig (n.° 656). 337. Phyllostieta carpinea Sacc. in Michelia I. p. 158. In Carpini Duinensis Scop. foliis vivis et languidis. Aut. — St. Nicolò pr. Parenzo (n.° 885). 338. Ascochyta Armoraciae Fuck. Symb. mycol. p. 388. In Armoraciae rusticanae Fl. Wett. foliis vivis. Aest. — Gorizia (n.° 657). 339. Ascochyta Nymphaeae Pass. in Rabh. Fungi europ. no. 2251. Ad Nymphaeae albae Lin. folia subviva. Aut. — Aquileia (n.° 808). 340. Aseochyta Polygoni Rabh. in Kl: Herb. mycol. no. 990. Ad folia viva Fagopyri esculenti Minch. Aest. — Plezzo (n.° 788). 341. Aseochyta Tini Sacc. in Michelia I. p. 207. In Viburni Tini Lin foliis vivis. Aest. — Villa Vicentina (n.° 619). 342. Ascochyta Magnoliae Thim. nov. spec. A. peritheciis epiphyllis, sparsis vel subsolitariis, emersis, subhe- misphaericis, epidermide tectis, parvulis, nigris in macula parva, ‘ arescendo-candicantia, plerumque sinuosa, cito lacerata et ela- hentia; sporis numerosis, ellipsoideis, utrinque angustato-rotun- datis, medio septatis sed non constrictis, rectis, hyalinis, 7-8 mm. long., 3 mm. erass. — 137 — Ad folia emortua prostrata Magnoliae grandiflorae Lin. Aest. — Monastero pr. Aquileja (n.° 598, 599). 943. Ascoehyta verbascina Thiim. nov. spec. A. peritheciis epiphyllis, conico-hemisphaericis, semiimmersis, spar- sis, nigris, parvulis in macula irregularia, -arescendo albida, postremo elabentia, latissime sordide violaceo-ochraceo cineta; sporis cylindrico-ellipticis, utrinque angustato subrotundatis, rectis vel minime eurvulis, uniseptatis, hyalinis, 6 mm. long., 2.5-3 mm. crass — Ah Ascochyta Verbasci Sace. et Spegaz. in Mi- chelia I. p. 166 characeteribus notatis valde differt. Ad folia viva Verbasci sinuati Lin. Aut. — Pola (n° 998). 544. Septoria nieaensis Thiim. nov. spec. S. maculis obsoletis; peritheciis densissime gregariis vel interdum subsparsis, mediis, epidermide primo velatis demum erumpenti- bus, punctiformibus, nigris; sporis bacillaribus, utrinque trun- catis, rectis, vel minime arcuatulis, continuis, anueleatis, hyalinis, 10-12 mm. long., 2.5-5 mm. crass. Ad Euphorbiae nicaensis AI caules subaridos. Aut. — Pola (n.° 951). 345. Septoria Endiviae Thiim. nov. spec. S. peritheciis hypophyllis, gregariis, minutis, punctiformibus, ob- scure fuscis. globhosulis, sine macula sed in folii parte arida de- colorata, sordide fuscidula; sporis bacillaribus vel filiformibus, rectis vel curvatis, utrinque obtusatis, continuis vel obscure uniseptatis, hyalinis, 24-30 mm. long., 2 mm. crass. In foliis languidis Cichori Endiviae Lin: Aest. — Rubbia pr. Go- rizia (n.° 558). 346. Septoria Pistaciae Desm. in Ann. sc. natur. 1842. XV pr-112. | In foliis vivis Pistaciae Lentisci Lin. Aut. — Pola (n° 492). 347. Septoria simillima Thiim. nov. spec. S. peritheciis hypophyllis, gregariis, conicis, vixre mersis, mediis, | migris, sine macula distineta, sed in folii parte. emortua, deco- lorata, sordide fusca, arida; sporis bacillari-filiformibus, minime curvis, continuis, utrinque obtusiusculis, hyalinis, 12-16 mm. long., 2-2.5 mm: crass. — Septoria Hibisci Sace. in Michelia I. p. 173 forma et magnitudine sporarum eximie quadrat, sed ab haec specie maculis deficientibus valde differt! — 158 — Ad folia languida ZHibisci rosae sinensis Lin. Aut. — Gorizia (n.° 828). 348. Septoria Oleae Dur. et Montg. Flor. Alger. I p. 590. Ad Oleae sativae Lam. folia arida elapsa. Aut. — Pola (n.° 540,973) 349. Septoria elaeospora Sace. in Michelia I. p. 178. In foliis vivis Frarini ercelsioris Lin. Aut. — Parenzo (n.° 842). 350. Septoria salicicola Sacc. in Michelia I. p. 171. — Depazea salicicola Fr. Ad Salicis viminalis Lin. folia viva et languida. Aut. — Aquileja (n.° 811). 391. Septoria Clematidis Rob. ap. Desm. in Ann. sc, natur. 1853. XX. p. 93. Ad folia viva Olematidis Vitalbae Lin. Aut. — Pola (n.° 913). 392. Septoria Cucurbitacearum Sacc. in Nuov. Giorn. botan. Ital. VIII. p. 205. In Cucurbitae Peponis Lin. foliis vivis. Aest. — Monte Santo pr. Gorizia (n.° 728, 820). 353. Septoria Unedinis Desm. in Ann. sec. natur. 1847. VII. p. 20. Ad folia viva Arbuti Unedinis Lin. Aut. — Pola (n.° 929). 354. Septoria japonica Thim. nov. spec. agi, S. maculis obsoletis vel nullis, peritheciis in partibus foliorum emortuis, amphigenis, dense gregariis, pro ratione magnis, hemi- sphaerico-lenticularibus, nitido-aterrimis; sporis bacillaribus vel acicularibus, rectis, raro subarcuatis, utrinque angustato-acutatis, continuis vel raro obscure wniseptatis, hyalinis, 12-15 mm. long., 2-2.5 mm. crass. Ad Ligustri japonici Thunbg. foliis aridis elapsis. Vere. — Gorizia (n.° 542). 355. Septoria sojina Thim. in Oester. Landwirth. Wochenbl. 1878, p. 531. Ad folia viva Sojae hispida Mònch. Aest. — Rubbia pr. Gorizia (n.° 597). 356 Septoria Dipsaci Westd. 1. cryptog. d. l. stat. natur. p. 82. In foliis vivis Dipsuci fulloni Lin. Aest. — Plezzo (n.° (51). L ie 357. Septoria Alliorum Westd. in Bull. Acad. Brux. 1851. p. 396. In AWii Porri Lin. foliis languidis. Aest. — Ronchi (n.° 630). 398. Septoria Hellebori Thiim. Fungi austr. no. 898. Ad folia viva Hellebori nigri Lin. Aest. — Monte Santo pr. Go- rizia (n.° 722). 359. Septoria Urticae Desm. in Ann. se. natur. 1847. VIII. p.,24. In Urticae dioicae Lin. foliis vivis. Aest. — Monte Santo pr. Go- rizia (n.° 719). 360. Septoria Tiliae Awd. in litt. Ad Tiliae platyphyUlae Scop. folia viva. Aest. — Volzano pr. Tolmino (n.° 610, 702, 706). 361. Septoria Cannabis Westd. Herb. eryptog. Belge. Ad folia viva Cannabis sativae Lin. Aest. — Plezzo (n.° 590, 748). 362. Septoria Cerealis Pass. in Thiimen, Herbar. mycol. oeconom. no. 602. In Tritici vulgaris Vill. foliis languidis. Vere. — Strazig (n.° 520). 363. Septoria Ulmi Fr. Novit. Fl. Suec. V. p. 78. In Ulmi campestris Lin. foliis vivis. Aut. — Pola (n.° 967). 364. Septoria Populi Desm. in Ann. se. natur. 1843. XIX. p. 345. In Populi migrae Lin. foliis vivis. Aest. — Plezzo (n.° 767). 365. Leptothyrium pietum Berk. et Br. sec. Sace. in Mi- chelia I. p. 94. Ad folia viva Lonicerae Caprifolii Lin. Aut. — Pola (n.° 954). 366. Melasmia acerina Lèv. in Ann. sc. natur. 1846. V. i) Pergto. Ad folia viva Acerìs Pseudoplatani Lin. Aest. — Monte Santo pr. Gorizia (n.° 726, 725). 367. Melasmia punetata Thim. in Mycotheca universalis no. 988. In Aceris campestris Lin. foliis vivis. Aest. — Villa Vicentina (n.° 622). 368. Asteroma rhuina Dur. et Mntg. FI. Alger. I. p. 610. In foliis vivis Ahois Coriariae Lin. Aut. — Parenzo (n.° 847). Obs. Specimina valde imperfecta! — 140 — Cytisporei. 369. Ceuthospora Alaterni Thiim. nov. spec. C. peritheciis epi-raro etiam hypophyllis, dense gregariis, pro ra- tione magnis, subconico-emersis postremo fere lenticularibus, disco pallido, nigris, sine macula distineta; sporis bacillaribus, rectis, utrinque obtusis, anucleatis, continuis, hyalinis, 12-16 mm. long., 2 mm. crass. In foliis languidis et aridis Rhamni Alaterni Lin. Aut. — St. Ni- colò pr. Parenzo (Sine no.). 370. Cytispora carphosperma Fr. Syst.-mycol. II. p. 545. In ramulis emortuis Pyri Mali Lin. Vere. — Gorizia (n.° 538). 371. Libertella rubra Bon. Handb. d. Mykol. p. 55. Ad folia viva Prumi domesticae Lin. Aest. — Volzano pr. Tolmein (n.° 698, 753) et Pruni spinosae Lin. Aest. — Plezzo (n.° 493). 312. Myxosporium colliculosum Berk. Outl. fungol. p. 325. In Sorbi torminalis Crantz foliis vivis. Vere. — Panowitz (n.° 1000). Vermiculasiei. 373. Sacidium Pini Fr. Sum. veget. Scand. p. 420. Ad folia emortua Abietis pectinatae Gilib. Vere. — Strazig (n.° 521). Mycelia sterilia. 374. Ozonium castaneum Wallr. Fl. german. ceryptog. II. pi''i55. In ligno putre Quercus pedunculatae Ehrh. Vere. — Gorizia (n.° 992). Piante officinali e della Flora del Litorale Austro-Ungarico Coltivate nell’ Orto Botanico-Farmacentico Triestino Anno 1881 per Raimondo Tominz. Siglae: a. = planta annua, b. = planta biennis, p. = planta perennis, l. = planta lignosa. Acanthaceae. Leucoium aestivam. L. p. » vernum. L. p. Narcissus poeticus. L. p. » radiflorus. Salisb. p. » Tazzetta. L. p. Acanthus longifolius. Poir. p. » mollis. La p. » Niger. Lam, p. » Spinosus. L. p. Alismaceae. Ambrosiaceae. Xanthium italicum. Morett. a. Alisma Plantago. L. p. y Spinosum. L. a. Amaranthaceae. Ampelideae. Amaranthus Blitum. L. a. » paniculatus. L. a. Vitis vinifera. L. 1. » patulus. Bertl. a. » retroflexus. L. a. Amygdaleae. dg ea Amygdalus communis. L. 1. Persica vulgaris Mill. 1. Amaryllideae. Amygdalus persica. L. Galanthus Imperati. Bert]. p. Prunus avium, L. 1. » Nivalis. L. p. «go (Cerasusì. 1.1, Ao. Prunus domestica. L. 1. » Laurocerasus. L. 1. Mahaleb. L. 1. ” Apocyneae. Apocynum venetum. L. p. Nerium Oleander. L. 1. Vinca major. L. p. » minor. L. p. Aquifoliaceae. Ilex Aquifolium L. 1. Araliaceae. Hedera Helix. L. 1. Aristolochieae. Aristoléchia pallida. Willd. p. » Serpentaria. L. p. Asarum europaeum. L. p. Aroideae. Acorus Cilamus. L. p. Arisarum vulgare Torg. Tozz. p. Arnm Arisarum. L. Arum Dracunculus. L. p. » italicum. Mill. p. » maculatum. L. p. Biarum tenuifolinm. Schott. p. Arum temnnifolium. L. Aselepiadeae. Cynanchum acutum. L. p. » contiguum. Koch. p, » fuscatum. Link. p. s Wincetoxicum, R. Br. p. Vincetoxicum officinale. Moench. Berberideae. Berberis vulgaris. L. 1. Epimedium alpinum. L. p. Borragineae. Anchusa italica. Retz. Db. » officinalis. L. Db. p. Borrago officinalis. L. p. Cerinthe alpina. Kit. p. x minor. Lie b. i Cynoglossum cheirifolinm. Scop. a. » Columnae. Ten. b. as i officinale. L. D. » Ppictum. Ait. Db. Echium vulgare. L. D. Heliotropium europaeum. L. a. Lithospermum officinale. L. p. Myosétis hispida. Schlchtd. a. » Intermedia. Link. bh » montana, L. p. » Sylvatica. Ehrh. Db. » versicolor. Pers. ‘a. Omphalodes verna. Moench. p. Onosma stellulatum. W. K. p. Pulmonaria angustifolia. IL. p. ». officinalis. L. p. » Styriaca. Kerner. p. Symphytum bulbosum. Schimp. p. » Officinale. L. p. s tuberosum. L. p. Caesalpinieae. Ceratonia. Siliqua. L. 1 Campanulaceae. Campanula bononiensis. L. p. » Caespitosa. Scop. p. » Qarganica. Ten. p. — 143 — Campanula persicifolia. L. p. Cerastium semidecandrum, L. a. s pusilla. Haenk. p. » Vulgatum. L. a. » pyramidalis. L. D. Cucibalus bacciferus. L. p. s rapunculoides L. p. Lychnis baccifera. Scop. » Trachelium. L. p. Dianthus Armeria. L. b. Edraianthus caudatus. Schott. p. » Ciliatus. Guss. p. »dalmaticus, Dc. p. » monspessulanus. L. p. Wahlembergia dalmatica. De, fil. s plumavius. L. p. Phyteuma ovatum. Schm. p. s sanguineus. Vis. » Scheuchzeri. All. p. s Sylvestris. Wulf. p. Specularia speculum. De. a. s velutinus. Guss. b. Gyps6phyla repens. L. p. Capparideae. Lychnis dioica. L. a. CApparis inermis. Hort. Cels. 1. » AQivaricata. Rchb. a. » rupestris. Sib. et Sem. |. Moehringia muscosa. L. p. Polycarpon tetraphyllum. L. fil. a. Saponaria officinalis. L. p. Caprifoliaceae. Silene Gallica. L. a. » Inflata. Smith. p. » italica. Pers. p. » livida. Willd. p. » Dutans. L. p. s petraea. W. K. p. » Pumilio. Wulf. p. » Saxifraga. L. p. Spergularia salina. Persl. a. Arenaria marina. Roth. » Spinosa. L. l. Adoxa Moschatellina. L. p. Lonicéra alpigena. L. 1. Sambucus Ebulus. L. p. 2 Qiugra: Li Viburnum Lantana. L. 1 > Opulus. L. 1 sila]. Caryophyllaceae. Tinica saxifraga. Scop. p. Vaccaria parviflora. Moench. a. Saponaria Vacearia. L. Agrostemma Coronaria, L. b. Lychnis coronaria. Lam. » Githago. L. var. Nicaensis W. a. Alsine laricifolia. Whlbrg. p. Arenaria laricifolia. L. Celastrineae. » tenuifolia. Whlbrg. a. |, Evonymus europaeus lu. 1. Arenaria tenuifolia. L. 3 latifolius. Scop. LL verna. Bart]. p. Arenaria verna. L. Arenaria serpyllifolia. L. b. Cerastium brachypetalum. Pers. a. » grandifloram. W. K. p. > illyricam. Ard. a. Atriplex hastata. L. a. ” » Verrucosus. Scop. l. Staphyléa pinnata. L. 1. Chenopodeae. TÀ — 144 — Atriplex hortensis. L. a. Anthemis altissima. L. a: » Ditens. Reb. a. » @arvensis., Lusra. s rosea, L. a. si »s Var. incrassata. Loisl. a. Blitum Bonus Henricus. Rchb. p. » DOPilig Lab » rubrum. Rchb. a. » peregrina. L. p. Chenopodium album L. a. sy tuthenica Bbrst. a. s ambrosioides. L. a. » tinctoria. L. b. » Ppolyspermum. L. a. Apòseris foetida, Less. p. » Urbicum. L. a, Arnica montana. L. p. » Vulvaria. L. a. Artemisia Abrotanum. L, 1. Kochia Scoparia. Schrad. a. » Absinthium. L. p. Chenopodium Scoparia, L.. cclannua. IL, ca Salsola Kali. L. a. » arborescens. L. 1. » Soda. L. a. » Biasolettiana. Vis, 1. csi » canphorata Villars. p. » coerulescens. L. 1. Cistus creticus. L. 1. » Dracunculus. L. p. » incanus. L. 1. s nobilis. L. p. » monspeliensis. L, 1. s pontica. L. 1. » Salvifolius. L. 1 » Scoparia. W. K. a. » Villosus. L. l. » Vulgaris. L. p. Helianthemum canum. Dun. p. 1. Aster alpinus. L. p. » Fumana. Mill, 1. s Amellus, L p. » glutinosum. Pers. 1. Asteriscus aquaticus. De. a. » guttatum. Mill. a. Bellidiastrum Michelii. Cass. p. »s salicifolium. Pers. a. Bellis sylvestris. Cass. p. » Vulgare, Gaert. ]. Bidens tripartita. L. a. : Buphthalmum salicifolium. L. p. Compositae. Calendula arvensis. L. a. Achilléa lanata. Spr. p. » officinalis. L. Db. » ligustica. All. p. Calliopsis tincetoria. Dec. a. » macrophylla. L. p. Carduus acanthoides. L. b. » Millefolium. L. p. s arctioides. Willd. p. » nobilis. L. p. ', crispus. L. Db. » Odorata. L. p. » glaucus. Ledeb. p. » Setacea. W. K. p. » Nnutans. L. Db. » tanacetifolia. All. p. » Personata. Jacq. b. Adenòstylis alpina. BI. et Fing. p. » pycnocephalus. Jacq. b. Anacyclus officmalis. Hayn. a. » Summanus. Poll. p. » Pyrethram Cass. p. C. crassifolius. Hornm, — 145 — Carlina acanthifolia. All. p. Carthamus tinctorius. L. a Centauréa alpina. L. p. » axillaris. Willd. p. » Cristata. Bart]. p. » Cyanus. L. Db. »s Friederici. Vis. p. » Jacéa. L. p. » Vupestris. L. p. » tuthenica. Lam. p. » Scabiosa. L. p. solstitialis. L. b. Chondrilla juncea. L. p. Cichérium Intybus, L b. Cineraria alpestris. Hopp. p. » Spathulaefolia. Gml. p. Cirsium canum. All. et Bbrst. p. » Erisithales. Scop. p. C. ochrolenenm. All. » lanceolatum. Scop bb. » pannonicum. De. p. Cnicus benedictus. Gaert. a. Crepis biennis. L. Db. n bulbosa. Cass. p. » cernua, Ten. a. » Chondrilloides. Froel. p. C. Froelchii. Stend. a pulebra; “La. Cruprina vulgaris. Pers. è. Cynara Cardunculus. L. b. » Scolymus. L. p. Doronicum austriacum. Jacq. p. » cordifolium. Sternb. p. » Matthioli. Tsch. p. D. Pardalianches. L. Echinops Ritro L. p. Erigeron acre. L. b. p. + &lpinum. L. p. » canadense. L. a. Eupatorium cannabinum. L. p. Filago germanica. L. a. » ” Galasia villosa. Cass. p. Hedypnois cretica. Willd. a. H. tubaeformis. Ten. Helianthus annuus. L. a. Helichrysum angustifolium. Michx. » lanatum. Dc. p. Helminthia echioides. Gaert. a. Hieracium angustifolium. Hopp. p. » australe. Fries. p. » Bauhini. Bess. p. » brevifolium. Tausch. p. Hoppeanum. Froel. p. » illyricum. Fries. p. » laevigatam. Willd. p. » lasiophyllum. Koch. p. » murorum. L. p. » Peleterianum. Merat. p. » praealtum. Koch. p. . ramosum. W. K. p. » Schenkii. Giord. p. umbellatum. L. p. » Villosum. L. p. vulgare. Tausch. p H. fallax. Willd. »s Vulgatum. Fries. p. Homégyne sylvestris. Cass. p. Hyoseris scabra. L. a. Hypochaeris glabra. L. a. » radicata. L. p. Inula candida. Cass. p. » Conyza. De. b. » ensifolia. L. p. » graveolens. Desf. a. » Helenium. L. p. - urta. lé. pm » oculus Christi. L. p. » Salicina. L. p. + Squarrosa. L. p. 10 var. spathulata. Persì. Inula viscosa. Desf. p. Kentrophillum lanatum. Dc a. Lactiica sagittata. W. K. Db. saligna. L. Db. so sativa. L. a. » Scariola. L. b. sy Viminea. Presl. b. Prenanthes viminea. L. » Virosa. L. Db. Lappa major. Gaert. b. » Mmimor.Persb. L. officinalis. All. Lapsana communis. L. a. Leontodon hastilis. L. p. » lyoseroides. Dc. p. » Saxatilis. Reich. p. Apargia tergestina. Hopp. » ‘Taraxacum. L. p. Taraxacum officinale. Wigg. Leontopodium alpinum. Cass. p. Leucanthemum montanum. L. p. » Vulgare. Lam. p. Linòsyris vulgaris. Dc. p. Maruta Cotula. Cass. a. Anthemis Cotula. L. Matricaria capensis. Thunb. p. » Chamomilla. L. a. » inodora. L. a. Nardosmia fragrans. Rehb. p. Onopordum Acanthium. L. p. Pallénis spinosa. Cass. a. Petasites officinalis. Moench. p. P. vulgaris. Desf. » Spurius. Rchb. p. Picridium vulgare. Desf. a. Picris iaciniata. Vis. b. Podospermum laciniatum. De. b. Prenanthes purpurea. L. p. Pulicaria dvsenterica. Gaert. p. 146 — Pulicaria viscosa. Cass. p » Vulgaris. Gaert p. Pyrethrum cinerariaefolium. Trev. p. » corymbosum. Willd. p. » macrophyllum. Willd. p. » Parthenium. Smith. p. Rhagadiolus stellatus. Gaert. a. Scorzonéra austriaca. Willd. p. » hispanica. L. b. » humilis. L. p. Senecio abrotanifolius. L. p. » carniolicus. Willd. p. » Doronicum. L. p. s nebrodensis. L. a. » nemorensis. L. p. » rupestris. W.K. p. » Sarracenicus. L. p. Serratula heterophylla. Desf. p. » Tadiata. Bbrst. p. , tinctoria. L. p. Silphium perfoliatum. Poir. p. S. Hornemanni. Schrad. Silybum Marianum. Gaert. b. Solidigo Virga aurea. L. p. Sonchus asper. Will. a. » gummifer. Link. 1. » maritimus. L. p. Spilanthes oleracea. L. a. Tanacetum vulgare. L. p. Taraxacum laevigatum. Dc. p. » palustre. Dc. p. Telekia speciosa. Baumg. p. "I. cordifolia. De. Tragopogon Tommasinii. Schultz. p. Tussilago Farfara. L. p. Tyrimnus leucographus. Cass. a. Urospermum Dalechampii. Desf. b. » Dicrioides. Desf. a. Zacyntha verncosa. Gaert. a. Coniferae. Cruciferae. Juniperus communis. L. 1. Aethionéma saxatile. R. Br. p. »s Sabina. L. l. Aiyssum calicynum. L. a. Larix europaea. De. 1. , montanum. L. p. Pinus Larix. L. » Saxatile. L. l. Pinus Mughus. Scop. L. Arabis alpina. L. p. » nigra. Link. |. » hirsuta. Scop. Db. » Sylvestris. L. l. da » Var. sagittata. Dc. b. ‘Taxus baccata. L. |. si Verna; RD 25 Thuja occidentalis. L, 1. Barbarea vulgaris. R. Br. b. Berteroa incana. De. b. Farsetia incana. R. Br. Convolvulaceae. Biscutella saxatilis. Dc. p. Convolvulus Cantabrica. L. p. Brassica Botterii. Vis. b. » lirsutus. Bbrst. p. » Eruca. L. a. s Scammonia. L. p. » persica (quid?) » Soldanella. L. p. Bunias Erucago. L. a. Camelina sativa. Cranzt. a. Crassulaceae. Cardamine hirsutia. Pi » impatiens. L. a. Db. Sedum acre. L. p. » pratensis, L. p. » album. L. p. » trifolia. L. p. » anopetalum. De. p. Cheiranthus Cheiri. L. p. 5 dasyphyllum. L. p. Cochlearia Armoracia, L. p. s Fabaria. Koch. p. » Officinalis. L. b. s glaucum W. K. p. Dentaria bulbifera. L. p. » hispanicum. L. p. » digitata. Lam. p. » laxiflorum. De. p. . enneaphyllos. L. p. » maximum. Reich. p. » pentaphyllos. Scop. p. - Oppositifolium. Sims. p. » polyphylla W. K. p. , purpurascens. Koch. p. Erysimum Cheiranthoides. L. a. s reflexum. L p. » Officinale. L. a. » Rbhodiola. Dc. p. Sisymbrium officinale. Scop. » rupestre. L. p. » Orientale. R. Br. a. »s sexangulare. L. p. Hutchinsia petraea. R. Br. a. Sempervivam arachnoideum. L. p. Teesdalia petraea. Rehb. » montanum., L. p. Isatis praecox. Kit. p. » tectorum. L. p. » tinctoria. L. b. Umbilicus horizontalis. De. p. Lepidium Draba. L. p. Lepidium graminifolium. L. Db. » perfoliatum. L. a. - ruderale. LD. » Sativim. L. a. Matthiola incana. Dc. p. 1. Myagrum perfoliatum. L. b. Nasturtinm austriacum. L. a. Camelina austriaca. Pers. » Officinale. Desv. a. Neslia paniculata. Desv. a. Peltaria alliacea. L. p. Raphanus Landra. Morett. b. p. » Sativus. L. b. Rapfstrum perenne. All. p. » Tugosum. All, a. b)) » Senebiera Coronopus. Poir. a. Sinapis alba. L. a. » arvensis. L. a. » nigra. L. a. Sisymbrium Columnae. L. a. Thlaspi perfoliatum. L. a. » praecox. Wulf. p. Cueurbitaceae. Bryonia dioica. Jacq. p. Ciceumis Colocynthis. Thunb. a. Cucumis amarissimus, Schrad. » Melo L. a. Cucirbita Pepo. L. a. Ecballion Elaterium. Rich. a. Momordica Elaterium. L. Momordica Charantia. L. a. Cupuliferae. Fagus sylvatica. L. 1. Quercus pedunculata. Ehrhart. 1. var. glabrum. Koch. a. 148 — Cyperaceae. Carex arenaria. L. p. » depauperata. Good. p. » digitata. L. p. » distans. L. p. » divisa. Huds. p. » gynobasis. Schkr. p. C. alpestris. All. , “horta. Li gi > Micheli. Host. p. » muricata. L. p. - » nitida. Host. p. » Oederi. Ehrhart. p. » pallescens. L. p. » Sylvatica. Huds. p. » Vulpina. L. p. Cypérus longus. L. p. » textilis. Thunb. p. Scirpus lacustris. L. p. » maritimus, L. p. Dipsaceae. Cephalaria leucantha. Schrad. p. » transsylvanica. Schrad. a. Knautia arvensis. Coult. p. » Sylvatica. Dub. p. Trichera sylvatica. Schrd. Scabiosa agrestis. W. K. b. » arvensis. L. p. Trichera arvensis. Schrd. » graminifolia. L. p. » gramuntia. L. p. » maritima. L. Db. » Silenifolia. W. K. p. Pterocephalus Sibthorpianus. Steud. Droseraceae. Parnassia palustris. L. p. — 149 — Ericaceae. Gentianeae. Erica arborea. L. 1. Erythraea Centaurium. Pers. b. Rhododendron hirsutum. L. |. Gentiana acaulis. L. p. » var. angustifolia. Willd. p. Euphorbiaceae. » asclepiadea. L. p. Buxus sempervirens. L 1. » cruciata. L. p. Euphérbia angulata. Jacq. p. » lutea, L. p. » Carniolica. Jacq. p. >» pneumonanthe. L. p. » Chamaesyce. L. a. saponaria. L. p. » Cyparissius. L. p. Menini trifoliata. L. p. » exigua. L. a. » fragifera. Jan. p. Geraniaceae. gn Erodium ciconium. Willd. a. » Nicaeensis. AII. p. » cicutarium. Willd. a. SME > malacoides, Willd a. PR I , moschatum. Willd, a. », Sylvatica. Jacq. P. Geranium dissectum, L. a. » Tommasiniana. Bert]. p. s macrorrbizum. L. p. Wulfeni. Hopp. p. » molle. L. a. Boni ovata. Sternb. p. » nodosum. L. p. a. phaeum. L. p. Filices. pratense. L. p. pusillum. L. a. Robertianum. L. a. % Adianthum Capillus veneris. L. p. % Aspidium Filix mas. Sw. p. ” Asplenium Trichomanes. L. p. » rotundifolium. L. a. Cystopteris fragilis. Bernh. p. » sanguineum. L. p. Polypodium vulgare. L. p. » Sylvaticum. L. p. Scolopendrium officinarum. Sw. p. Struthiopteris germanica Willd. p. Globularieae. Globularia cordifolia. L. p. Fumariaceae.. so vulgaris. L. p. Corydalis cava. Whlbrg. p. alii » Ochroleuca. Koch. p. Gramineae. » Solida. Smith. p. - Aegilops ovata. L. b. Fumaria capreolata. L. a. » triaristata. Willd. a. » flabellata. Gasper. p. Alopeciirus agrestis. L. a. » major. Bad. a. Authox4nthum odoratum. L. p. » Officinalis. L. a. Arrhen4ntherum avenaceum. Beauy. p. parviflora. Lam. a. Avena elatior. L. Ni 150 — Arundo Pliniana. Turra. p. A. mauritanica. Desf. Avena barbata. Brot. a. A. hirsuta. Roth. si dae, da i Brachypodium pinnatum. Beauv. p. Triticum pinnatum. Moench. Briza maxima. L. a. » media. Lp. Bromus arvensis. Schrad. a. » commutatus. L. b. » maximus. Desf. a. » molliformis. Lloyd. b. » MoIhe, Lab » patulus. Mert. et Koch, b. » rigidus. Roth. a. » Scoparius. L. b. » Secalinus. L. b. - » Squarrosus. L. b. Coix Lacryma. L. a. Cynosurus echinatus. L. a. Dactylis glomerata. L. p. Eragrostis pilosa. Beauv. p. Erianthus Ravennae. Beauv. p. Saccharum Ravennae. L. Festiica elatior. L. p. » glauca. Schrad. p. »s myurus. Auctor. b. Vulpiua Myurus. Gmel. s- ovibiatLop » Spectabilis. Jan. p. F. spadicea. Gouan. Gastridium australe. Beauv. a. Hierochloa australis. R. S. p. Hordeum jubatum. L. a. » leporinum. Link. a. H. murinum, L. » Vulgare. L. a. Imperata cylindrica. Beauv. p. Saccharum cylindricum. Lam. Koeleria australis. Kerner. p. » Crassipes. Lange. p. »s Cristata. Pers. p. » Phleoides. Pers. a. Lagirus ovatus. L. a. Lasiagrostis Calamagrostis. Link. p. Stipa Calamagrostis. Whlbrg. » Speciosa. Link. p. Lélium perenne. L. p. » temulentum. L. b. Mélica Magnolii. Gren. et God. s Dnebrodensis. Guss. p. » nutans. L. p. Molfnia serotina. Mert. et Koch. p. Pinicum sanguinale. L. a. » undulatifolium. Ard. a. Penisetum villosum. R. Br. p. Phalaris brachystachya. Link. p. » paradoxa. L. a. Phleum pratense. L. p. Piptatherum multiflorum. Beauv. p. Urachne parviflora. Trin. » paradoxum. Beauv. p. Urachne virescens. Trin. Poa compressa. L. p. » Dpratensis. L, p. » Supina. Panz. p. P. minor. Gaud. Polypégon maritimus. Willd a. » monspeliensis. Desf. a. Secale cereale. L. a. b. Sesleria coerulea. Ard. p. » tenuifolia Schrad. p. Setaria glauca. Beauv. a. Panicum glaucum. L. » Verticillata. Beauv. a. Panicum verticillatum. L » Viridis. Beauv. a. Panicum viride.; L.. Sorghum halepense. ‘Pers. p. — 151 — Stipa elegantissima. Labil. p. Iris graminea L. p. » pennata. L. p. » illyrica. Tausch. p. Triticum repens. L. p. » Pseud-Acorus. L. p. s Vulgare. Willd. b. s sambucina. L. p. | »s Sibirica. L. p. Granateae. - spuria. L. p. tuberosa. L. p. + variegata. L. p. Romulea Bulbocodium. Sebast. p. Trichonéema Bulbocodium. Ker. Pinica Granatum. L. 1. Grossularieae. Ribes rubrum. L. l. Juglandeae. Hypericineae. Juglans regia. L. 1. Androsaemum officinale. All, p. 1. Hypéricum ciliatum. Lam. p. Junceaceae. H. dentatum. Lois]. Juncus acutus. L. p. » perforatum. L. p. , bufonius. L. a. | » glaucus. Sibth. p. Jasmineae. s maritimus, Lam. p. Jasminum officinale. L, 1. SI PORRE RARA Tommasinii. Parlt. p. Luzula campestris. Desv. p. Irideae. » Forsteri. Desv. p. Crocus albiflorus. Kit. p. , multiflora. Lejeun p. C. vernus. Smith. L. » incamatum. L. a. s leucanthum. Bbrst. a. Allium angulosum. Scop. p. » maritimum. Huds. a. » arenarium, L. p. » montanum. L. p. » carinatum. L. p. » Ochroleucum. L. p. » Chamaemoly. L. p. parviflorum. Ebrh. a. » Ciliatum. Cyril. p. » patens. Schreb. a. » fallax. Schult. p. » pratense. L. b. » fragrans. Vent. p. «+ procumbens. L. a. » fuscum. W. K. p. » repens. L. p. » moschatun. L. p. » rubens. L. p. » neapolitanum. Cyril. p. scabrum. L. a. » obliquum. L. p. » Squarrosum. L. a. » Oochroleucum. W. K. p. stellatum. L. a. » Oleraceum. L. p. « Striatum. L. a. + paniculatum. L. p. s Subterraneum. L. a. s permixtum. Guss. p. » Suffocatum. Smith. a. , Porro Lab s tomentosum. L. a p. s roseum. L. p. Trigonella corniculata. L. a. » rotundum. L. p. » Foenum graecum. L. a. s sativam. L. p. » monspeliaca. L. a. » Saxatile. M. B. p Vicia bithynica.' L. a. ss Schoen6prasum. L. p. » cordata. Wulf. a. » Scorodéprasum. L. p. » . Fabag Lus& »s Sphaerocephalum. L. p. Faba vulgaris. Mill. » urceolatum. Rgl. p. » Gerardi. Jacq. p. » ursinum. L. p. » gradiflora. Scop. a. » Victorialis..L. p. - hybrida. L. a. vineale. L. p »” lathyroides. L. a. Anthéricum Liliago. L. p. » lutea. L. a. » Tramosum. L. p. — 155 — Asphodelus albus. Willd p. Linum perenne. L. p. » fistulosus. L. a. s usitatissimum. L. a. » liburnicus. Scop. p. » luteus. L. p. Lobeliaceae. » Tamosus. L. p. Erythronium Dens canis. L. p.. Fritillaria Meleagris. L. p. Lobelia syphilitica. L. p. Lythrarieae. » montana. Hopp. p. Gagea lutea. Schult. p. Lythrum Salicaria. L. p. Hemerocallis flava. L. p. Lilium bulbiferum. L. p. Malvaceeae. » candidum. L. p. »s Garniolicum. Bernh. p. » Cathanei. Vis. p. Abutilon Avicennae. Gaert. a. Sida Abutilon. L. » Martagon. L. p. Althaea cannabina. L. p. Miscari botryoides. Mill. p. » nigra var. rosea. L. b. » commutatum. Guss. p. ” officinalis. L. p. s comosum. Mill. p. » pallida. L. b. s neglectum. Guss. p. Hibiscus Trionum. L. a. » racemosum. Willd, p. Malva Biasolettiana. Kunze. p. Ornithégalum comosum. L. p. » crispa. L. p. » narbonense. L. p. » Dnicaeensis. All. a. »s pyrenaicom. L. p. L. » var. Tenoreana Kze. a. » refractum. Kit. p. » rotundifolia. L. fil. b. » sulfureùm. Schult. p. » Sylvestris. L. p. » Visianianum. Tomm. p. Scilla autumnalis. L. p.o Melanthaceae. » © bifolia:-L.|.p. » maritima. L. p. Sternbergia lutea. Ker. p. Trlipa Clusiana. Vent.- p. Célchicum autumnale. L. p. Bertolonii. Steven. p. » Kochii. Parlt. p. Veritrum Lobelianum. Bernh. p. V. album. L. Lineae. s nigrum. L. p. Linum angusuzglenzo: Huds p. ISU s austriacum. L. var. Tomma- sinii Rch. a. - Fraxinus excelsior. L. 1. » corymbulosum. Rehb. a. » _Ornus. L.li » grandiflorum Desf. a. © Ligustrum vulgare. L. 1. » narbonense. L. p. Olea europaea. L. 1. Phillyréa latifolia. L, 1. Paronychieae. Syringa vulgaris. L. ]. «Pista Herniaria incana. Lam. p. Onagrarieae. Phytolaccaceae. Epilobium alpinum. L. p Phytolacca decandra. L. p. y montanum. L. p Plantagineae. Orchideae. Plantigo altissima. L. p. » Bellardi. All. a. » Cornuti. Gouan, p. » Coronopus. L. a. s Cyuops La. h » Lagopus. L. p. » lanceolata. L. p. » major. L. p. s media. L. p. e’ PSyllnae, Lod » Victorialis. Poir. p. Cephalanthéra ensifolia. Rich. p. Cypripédium Calceolus. L. p. Epipactis atrorubens. Rchb. p. Gymnadenia conopsea. Rich. p. Himanthoglossum hircinum. Spr. p. Neottia latifolia. Rich. p. Ophrys apifera. Huds. p. » @arachnites. Scop. p. » lutea. Cav. p. Orchis maculata. L. p. » militaris. L. p. - “Motion Al Plumbagineae. ,» ustulata. L. p. Statice Limonium. L. p. s Variegata. Jacq. p. Plantanthera bifolia. Rich. p. Polygaleae. Polygala Chamaebuxus. L. 1. Oxalideae. di = fi. rosea Li Oyalis Acetosella. L. p. Polygoneae. Papaveraceae. Folygonagi Bellardi. All, a. » Bistorta. L. p. Chelidé6nium majus. L. p. » Convolvulus. L. a. Glaucium luteum. Scop. b. » dumetorum. L. a. Hypécoum procumbens. L. a. Rheum officinale. L. p. Papaver apulum. Ten. a. » palmatum. L. p. » argemonoides. Cest. a. n undulatum. L. p. + orientale. L. b. R. Rhabarbarum. L. » Rhoeas. L. a. Rumex Acetosa L. p. s Somniferum. L. a. » arifolius. All. p. Rumex conglomeratus. Murr. p. crispus. L. p. » Obtusifolius. L. p. » Patientia. L. p. » pulcher. L. b. » sanguineus. L. p. » Scutatus. L. p. * Pomaceae. Cydénia vulgaris. Pers. |. Pyrus amygdaliformis. Will. 1. Malus. L. 1. ” Portulacaceae. Portulica oleracea. L. a. Primulaceae. Anagallis arvensis. L a. » coerulea. Schreb, a. Cyclamen europaeum. L. p. » neapolitanum. Ten. p. C. hederaefolium. Ait. » repandum. Sib. p. Lysimachia punctata. L. p. Primula acaulis. Jacq. p. » Auricula. L. p. » carniolica. Jacq. p. » Officinalis. Jacq. p. » Tommasinii Gren. et God. p. » Venusta. Host, p. Simolus Valerandi. L. p. Soldanélla alpina. L. p. minima. Hopp. p. Ranunculaceae. Aconftum Anthora. L. p. » Cammarum. Lp. s geraniifolium. L. p. 157 — Aconitum Lycoctonum. L. p. » Napellus. L. p. » Stoerkianum. Rchb. p. » Variegatum. L. p. Actaea spicata. L. p. Adonis aestivalis. L. a. Aneméne Hepatica. L. p. Hepatica triloba. Dc. » nemorosa. L. p. » ranunculoides. L. p. » Stellata. Lam. p. trifolia. L. p. » Aquilegia vulgaris. L. p. Caltha palustris. L. p. Cimicffuga foetida. L. p. Actaea Cimicifuga. L. Clématis erecta. All. p. » “graveolens. Lindl, p. ,s integrifolia. L. p. » maritima. L. p. Viticella. L. 1. Delphinium Consolida. L. a. fissum. W. K. p. D. hybridum. Stephan. » Staphysagria. L. Db. Erinthis hyemalis. Salisb. p. Ficaria calthaefolia. Rec. p. ranunculoides. Moench. p. Ranunculus Ficaria. L. Helléborus atrorubens. W. K. p. » foetidus. L. p. » multifidus. Vis. p. H. Bocconi. Ten. s Niger. L. p. sv» var. altifolius. Heyn. p. » Oorientalis. Lam. p. H. officinalis. Salisb. » Viridis. L. p. Isépyrum thalictroides. L. p. Nigélla arvensis. L. a, ” » — 198 — Nigélla damascena. L. a. Rhamnus Fraàngula. L. 1. Paeonia corallina. Rtz. p. & infectorius. L, 1. » Officinalis. Rtz. p. » peregrina. Mill. p. Rhinanthaceae. Pulsatilla montana. Rchb. p. Anemone montana. Hopp. Ranunculus aconitifolius. L. p. si aerisioLi ip: »s arvensis. L. a. auricomus. L. p. bulbosus. L. p. carinthiacus var. nivalis, L. p. chaerophyllos. L. p. Euphrasia officinalis. L. a. Malampyrum arvense. L. a. » nemorosum. L. a. Pedicularis acaulis. Scop. et Wulf. p. » Friederici Augusti Tomm. p. Trixàgo apula. Rchb. a. Bartisia Trixago. L. ».: Chiusa Dé. ai pone: » Illyricus. L. p. Agrimonia Eupatoria. L. p. » lanuginosus. L. p. Aremonia agrimonioides. Neck. p. muricatus. L. a. Fragaria collina. Ehrh. p. » neapolitanus. Ten. p. » Vesca. L. p. » nemorosus. De. p. Geum rivale. L. p. - sceleratus. L. a. 5 Urbani, VESSE: DiggtLhora. AP. Potentilla alba. L. p. » Tommasinii. Rchb. p. » argentea. L. p. » velutinus. Ten. p. s (fiaBatia. "Si pi »s Villarsii. De. p. s fruticosa L. I. Thalfctrum angustifolium. Jacq. p. s« irta. E. PD. , ‘aquilegifolium. L. p. -_ » inclinata. Will. p. » majus. Jacq. p. P. canescens. Bess. »s minus. L. p. » opaca. L. p. Tréllius europaeus. L. p. , TectatMtp: , subacaulis. L. p. Resedaceae. » Tormentilla. Schrank. p. Reagan P. officinalis Smith, verna. L. p. » luteola. L. Db. s poni RE l'oafo Rosa centifolia L. 1, o gallica “LL undata. L. p. io P ». reversa. W. K. 1. si rubifola. R. Bi 1, Rhamneae. R. fenestrata. Don. Palidtrus australis. Gaert. 1. Rubus hirtus. W. K., lL Rhamnus catharticus. L. 1. » Idaeus. L. 1 Spiràea Aruncus. L. p. » filipendula. L. p. x Ulmaria. L. p. Rubiaceae. Aspérula arvensis. L. a. » ©ynanchica. L. p. » Odorata L. p. » taurina.l Lasp. » tinctoria. L. p. Crucianélla angustifolia. L. a. » latifolia. L. a. » Stylosa. Trin. p. Galium anglicum. Huds. a. G. gracile. M. K. » Aparine. L. a. D. » Aristatum. L. p. » divaricatum. Lam. a. » parisiense. L. a. s purpureum. L. p. 1. s Sylvaticum. L. p. » Sylvestre. Poll. p. » tricorne. With. a. verum. L. p. Riibia peregrina. L. p. » tinctorum. L. p. Sherardia arvensis. L. p. Vaillantia muralis. L. a. Rutaceae. Dictamnus Fraxinella. Pers. p. Ruta divaricata. Ten. p. » graveolens. L. 1. » patavina. L. p. Salicineae. Populus nigra. L. 1 Salix fragilis. L. 1. — 159 — Salix glabra. Scop. et Koch. 1. S. Wulfeniana. Willd. » grandifolia. Sering. ]. Sanguisorbeae. Alchemîlla alpina. L. p. Poterium Sanguisorba. L. p. Pimpinella Sanguisorba. Gaert. Sanguisorba officinalis. L. D. Saxifrageae. Chrysosplenium alternifolium. L. p. Saxffraga aizoides. L. p. » Aizoon. Jacq. p. » Androsacea. L. p. » aspera. L. p. s orustata. Vest. p. S. longifolia. Lapeyr. » Cuneifolia. L. p. » Hostii. Tausch. p. » lypnoides. All. p. » lasiophylla. L. p. » Tepanda. Willd. p. S. rotundifolia. L. » Tridactylides. L. a. Scrophularineae. Antirrhinum Orontium. L. a. Digitaàlis fuscescens. W. K. p. » grandiflora. Lam. p. » laevigata. W. K. p. » lanata. Ehrh. p. » lutea. L. p. purpurea. L. b. Gratfola officinalis. L. p. Linaria chalepensis. Mill. a. » Cymbalaria. Will. p. » littoralis. Willd. a. Linaria minor. Desf. a. » Vulgaris. Mill. p. Melampyrum arvensis. L. a. » nemorosum. L. p. Paederéta Ageria. L. p. Scrophularia canina. L. p. » nodosa. L. p. » peregrina. L. a. Verbascum Blattaria. L. b. nigrum. L. b. » phlonmoides. L. b. + phoeniceum L. b. s Thapsus. L. b. Veronica Beccabunga L. p. » Chamaedrys. L. p. - Cymbalaria. Bert. a. » Officinalis. L. p. + polita. Fries. a. » Spicata. L. p. s Teucrium. L. p. Wulfénia carinthiaca. Jacq. 1. Smilaceae. Asparagus dulcis. L. p. » Officinalis. L. p. » Scaber. Low. p. Convallaria latifolia. Jacq. p. » majalis. I p. » Polygonatum. L, p. Paris quadrifolia. L. p. Ruscus aculeatus. L. 1, » Hypoglossum. L. 1, Solanaceae. Atropa Belladonna. L. p. Capsicum annuum. L. a. Datura Stramonium. L. a. Hyoscyamus albus, L. a. » higer. L. D. — 160 — Hyoscyamus orientalis. Bbrst. p. » Scopolia. L. p. Scopolina atropoides. Sehult. Scopolia caruiolica, Jacq. Lycium europaeum. L. 1. » barbarum. L. 1. Lycopersicum esculentum. Mill. a. Mandragora officinalis. Mill. p. M. vernalis. Bertol Nicotiana rustica. L. a. p Tabacum..L..ai Physalis Alkekengi. L. p. Solinum Dulcamara. L. 1. » miniatum. Bernh. a. » nigrum. L. a. villosum. Lam. p. ” Styraceae. Styrax officinale. L. p. Terebinthaceae. Coriaria myrtifolia. dtd Pistàcia Lentiscus. L. 1. » Terebinthus. L. 1. Rhus Toxicodendrum. L. ]. Thymeleae. Daphne Mezeréum. L. l. Tiliaceae. Tilia parvifolia. Ehrh, 1. Umbelliferae. Aegopodium Podagraria. L. p. Aethisa Cynapium. L, a. Alschingera verticillata (quid?) Ammi majus. L. a. Anéthum graveolens, L. a. el Anéthum officinale. L. p. Anthriscus fumarioides. Spr. p. Apium graveolens. L. b. Archangelica officinalis. Hoff. b. Astrantia carniolica. Jacq. p. Athamanta Matthioli. Wulf. p. Bubon Galbanum. L. 1. Bunium montanum. Koch. p. Bupleurum cernuum. Ten. p. rotundifolium. L. a. » Subovatum. Link. a. » tenuissimum. L. a. Carum Carvi. L. b. Caucalis daucoides. L. a. Chaerophyllum aureum. L. p. » Villarsii. Koch. p. Cicuta maculata. L. p. °° Virosa, .L, {p- » »” Cnfdium apioides. Spr. p. Conîum croaticum. W. K. b. » maculatum. L. Db. Coriandrum sativum. L. a. Daucus Carota. L. D. » “Gingidium. L. b. Dondia Epipactis. Spr. p. Hacquetia Epipactis. Dec. Echinophora spinosa. L. p. Eryngium amethystinum. L. p. » maritimum. L. b. » rigidum. Lam. p. Ferula Assa foetida. L. p. » communis. L. p. Feruligo. L. p. F. galbanifera. Koch. » glauca. L. p. Foenîculum piperitum. De. p. » Vulgare. Gaert. p. F. officinale. All, » Var. tenuifolia. Schrank, p. Heracléum longifolium, Jacq. p. » Sphondylium. L. b. Hladnikia pastinacifolia. Rchb. Db. Laserpitium latifolium. L. p. Levisticum officinale. Koch. p. Oenanthe Phellandrium. Lam. b. x pimpinelloides. L. p. Opoponax Chironium. Koch. p. Orlàya grandifiora. Hoffm, a. Petroselinum sativum. Hoffm. b. Peucédanum Chabraei. Rchb. p. » Officinale. L. p. Pimpinella Anisum. L. a. » magna. L. p. » Dperegrina. L. b. » Saxifraga. L. p. Sanfcula europaea. L. p. Séseli globiferum. Vis. p. » Gouani. Koch. b. s montanum. De. p. » Tommasinii. Reich. p. » tortuosum. L. p. Smyrnium Dioscoridis. Spr. b. » Olusatrum. L. db Tommasinia Kotschyi. Boiss. p. » purpurascens. Lem. p. » Verticillaris. Bert]. p. Tordylium 4pulum. L. a. » maximum. L. a. » Officinale. L, a. Torilis Anthriscus. Gaert. b. Turgenia latifolia. Hoffm. a. Urticeae. Cannabis sativa. L. a. Ficus Carica. L. 1. Himulus Lupulus. L. p. Morus nigra. L. 1. Parietaria diffusa. Mert.-Koch. p. 11 — 162 — Parietària officinalis. L. p. Valerianella rimosa. Bast. a. Ulmus campestris. L. 1. V. Auricula. De. Urtica dioica. L. p. » Dpilulifera. L. a. Verbenaceae. s urens. L. a. Verbéna officinalis. L. p Vitex Agnus Castus. L. 1. Valerianeae. Centranthus ruber. Dc. p. » ; Valeriana chamaedrifolia. Chams. 1. Violarieae. n CUIDICA. Lu. P- Viola alba. L. p. » officinalis. L. p » bifora. L. p. SIARIRI) oli o sochirtà,. (L. pi » Saxatilis. L. p. » mirabilis. L. p. s tripteris L. p. » multicaulis, Jord. p. » tuberosa. L. p. » odorata L. p. Valerianella coronata. Dufr. a. » scotophylla. Jord. p. » dentata. Dc. a. » Ssuavis. M. B. p. » eriocarpa. Desv. a. x Sylvestris. Lam. p. » Olitoria. Moench. a. s Uicolor: Dica: NOTA sopra L’oOrthagoriscus Planci Bp. per il Prof. Michele Stossich. Un bellissimo esemplare di questo pesce venne preso ai 12 dicembre a. c. nelle vicinanze di Czirquenicza presso Novi. La parte superiore del corpo presentava un colorito brunastro scuro, quasi nero, che andava verso la parte-ventrale cambiandosi in uno sporco celestognolo a riflessi argentei. Dall’ apice del muso fino alle pettorali, hanno sviluppo 6 fascie irregolari argentee, marginate da fascie nerastre; queste quasi subito si uniscono e si confondono fra loro, formando ai lati della parte anteriore del corpo, una specie di rete argentea con campi neri; questa rete infine dà svi- luppo alla parte ventrale ad una quantità di fascie argentee, mar- ginate di nero, disposte pressochè parallele fra loro, ma inclinate però verso l’asse longitudinale del corpo. La pelle del muso si prolunga per circa 10 mm. oltre le mascelle, dando con ciò alla bocca un aspetto del tutto particolare, direi quasi quello di una piccola proboscide; i due denti mascellari sono nascosti nell’ interno della bocca da questo prolungamento cutaneo. Le pettorali sono proviste di 13 raggi. La dorsale di 17 raggi. La caudale di 20 raggi. L’anale di 20 raggi. Le dimensioni di questo esemplare sono: Tuna ezza®tofalet:. < 7 10% SARA, RI, 920 mm. A RI Le e IR 3 — 164 — Distanza tra l’apice del muso alla base delle pinne Petoealie se sBReneti:.. ... i La enti 190 mm. Distanza tra la base della lui alla base del- l anale e per conseguenza larghezza della caudale . . . 165 RaseniclRamale s.. <.. SR is RR 50,005 Se lella docrale:— > x. LR E 604 > delle ‘pettorali >. AT. > SASA 28.03 Altezza della caudale . . /...i ed e sca dall’'analan: inizi ceri CO 954 LO USNA dOTARO: o i A IO pccdello petterali:; o Hot Tei a SO. Larghezza della bocca. . . . ... .. ME Altezza > DICE e Ie RI VI «cs VS Questo esemplare si trova ora Po nel gabinetto della scuola media superiore di stato in Fiume. I. Serie di ,, Aggiunte e correzioni“ all’,Elenco degli uccelli viventi nell’ Istria ed in ispecialità nell’agro piranese,“ pubblicato in questo Bollettino, Annata IV, N.° 1, in base ad osservazioni ed investigazioni ornitologiche fatte durante l’anno 1880, per Bernardo Dr. Schiavuzzi. Aggiunte. Schiera II.° Captantes. Ordine VI. Oscines. Famiglia 9.° Muscicapae. (Genere, Butalis, Boie). 1. Butalis grisola, Boie (Isis, 1826). — Boccalepre. Ne rice- veva un esemplare da Salvore li 21 Aprile. È uccello che arriva col passaggio primaverile, si ferma per alcuni giorni e poi prosegue il suo viaggio, senza quivi nidificare. Nel passaggio d’ Agosto sinora non veniva da me riscontrato. Sinonimia: Grisola, Aldovr. (Ornith. II). — Muscicapa grisola, Linné (S. N. 1766). (Gen. Muscicapa, Briss.) 2. Muscicapa atricapilla, Linné (S. N. 1766). — Balia nera. Più frequente della precedente trovasi questa specie in questo ter- ritorio dall’ Aprile ai primi giorni di Maggio. Ne riceveva da Sal- vore li 17 (9), 22 (gJ), 24 (3), 25 (J, È) 29 (SJ) Aprile e 1 (0) Maggio. -—dape— Sinonimia: Muscicapa nigra, Briss. (Ornith. 1760). — Mota- cilla ficedula, Linné (Faun. suec. 1761). Muscicapa muscipeta, Bechst. (Nat. Deutsch. 1807). — Muscicapa luctuosa, Temm. Man. 1815). — Emberiza luctuosa, Scopoli (Ann. I). Famiglia 22.° Silviae. (Gen. Curruca, Boie.) 3. Curruca leucopogon, Savi (Ornit. ital. Vol. I, 1873). — Sterpazzolina. Ne riceveva un individuo maschio adulto da Salvore li 10 Aprile. Nel museo civico triestino trovasi pure un maschio ucciso nelle vicinanze di Trieste in quest’anno. Quest’ uccello ad onta che sia frequente nell’ Italia media e vi nidifichi, è alquanto raro in Istria, ove ritengo di certo non nidifichi. Ciò oso arguire per la circostanza che l’individuo da me ucciso trovavasi assieme ad altri uccelli di semplice trasmigrazione primaverile e dal non averne trovati altri nei mesi della covatura. Il Kolombatovié lo dice frequente nella Dalmazia e ne possiede un nido raccolto nel territorio di Spalato.!) Sinonimia: Sylvia subalpina, Temm. (Man. 1820). — Sylvia passerina, Temm. (Man. 1820). — Curruca subalpina o passerina, Boie (Isis 1822). — Sylvia leucopogon, Mey. et Wolf (Tasch. Deutsch. 1822). — Sylvia subalpina Bonelli, Keys. et Blas. (Wirbelth. 1840). — Curruca subalpina, Degl. et Ger. (1867). — Sylvia mystacea, Menetries (Catal.). Famiglia 23.* PhyMoscopi. ‘(Gen. PhyMopneuste, Meyr. et Wolf.) 4. PhyUopneuste sibilatrix, Brehm (Handb. Nat. Vog. Deutsch. 1831). — Lui verde. — Volg. Pri, Pennizza. — Arriva in Aprile ed ai primi di Maggio parte senza nidificare. Im quest’ epoca è frequente, mentre durante il passo autunnale finora non mi riusciva d’osservarlo. Nella mia collezione ed in quella del sig. Antonio Caccia in Trieste trovansi esemplari uccisi in Salvore nell’ Aprile decorso. ') Prof. Giorgio Kolombatovié. Osservazioni sugli uccelli della Dal- mazia. Spalato 1880, pag. 22. = M9R= Sinonimia: Asilus sibilatrix, Bechst. (Ornith. Tasch. 1802). — Sylvia sylvicola, Lath. (Ind. Suppl. 1802). — Sylvia sibilatrix, Bechst. (Nat. Deutsch. 1807). — Ficedula sibilatrix, Kock (Baier. Zool. 1816). — Curruca sibilatrix, Flem. (Brit. Anim. 1828). — Sibilatrix sylvicola, Kaup. (Nat. Syst.). — Phyllopneuste sylvicola, Brehm (Nat. Vig. Deutsch. 1831). — Sylvicola sibilatrix, Eyton (Brit. Birds, 1836). 5. PhyUopneuste trochilus, Brehm (Handb. Nat. Vig. Deutsch. 1831). — Lui grosso. — Volg. Pri, Pennizza. — Come il prece- dente è comune in Istria nell’ Aprile ed emigra nella prima quin- dicina di Maggio senza nidificare. Vi torna però in numero scarso nel Settembre per fermarvisi tutto 1’ autunno. Gli esemplari ch’ io possiedo provengono da Salvore. Sinonimia: Motacilla trochilus, Linné (S. N. 1766). — Mota- cilla acredula, Linné (Faun. Suec.). — Asilus, Briss (Ornith. 1760), — Sylvia trochilus, Lath. (Ind. 1790). —. Sylvia fitis, Bechst, (Nat. Deutsch. 1807). — Phyllopneuste fitis, Meyr. et Wolf (Tasch. Deutsch. 1810) — Ficedula fitis, Koch (Baier. Zool. 1816). — Phylloscopus trochilus, Boie (Isis 1826). — Phyllopneuste icterina, Bonap. nec Vieill. (B. of Eur. 1838). — Ficedula trochilus, Keys. et Blas. (Wirbelth. Eur. 1840). 6. Phyllopneuste rufa, Bonap. (B. of Europa 1838). — Lui piccolo. — Volg. Pri, Pennizza. È la specie di tutto il genere la più frequente in autunno. Arriva in Ottobre e rimane fino alla primavera. Col passo primaverile giungono però altri individui, che indi proseguono il viaggio, senza nidificare. Sinonimia: Curruca rufa, Briss. (Ornith. 1760). — Sylvia rufa. Lath. (Ind. 1760). — Ficedula rufa, Bechst. (Ornith. Taschenb. 1802). — Sylvia hypolais, Leach. (Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. 1816). — Sylvia abietina, Nilss. (Vet. Acad. Handl. 1819). — Sylvia collybita, Vieill. (N. Dict. 1817). — Phylloscopus rufus, Kaup. (Nat. Syst. 1829). Famiglia 24.° Calamodytae. (Gen. Calamodyta, Mey. et Wolf.) 7. Calamodyta aquatica, Bonap. (B. of Eur. 1838). — Pa- gliarolo. — Volg. Osel da stobia. — Arriva in Agosto e si ferma sino alla seconda metà di Settembre, trattenendosi nelle stobbie, — 163 — Non è specie rara. Il sig. Caccia ed io ne possediamo esemplari uccisi in Salvore nell’ Agosto e Settembre decorso. Sinonimia : Sylvia schoenoboenus, Scop. (Ann. I. Hist. Nat. 1768). — Sylvia aquatica, Lath. (Ind. 1790). — Sylvià salicaria, Bechst. (Nat. Deutsch. 1807). — Muscipeta salicaria, Koch. (Baier. Zool. 1816). — Sylvia paludicola, Vieill. (N. Dict. 1817). — Sylvia striata, Brehm (Beitr. 1820). — Sylvia cariceti, Naum. (Vòg. Deutsch. 1823-1844). — Calamodyta cariceti et schoenoboenus, Bonap. (B. of Eur. 1838). — Salicaria aquatica, Keys. et. Blas. (Wirbelth. Eur. 1840). — Calamodus salicarius, Caban. (Mus. _ Ornith. Hein. 1850-51). (Gen. Locustella, Kaup.) 8. Locustella lanceolata, Bonap. (Cat. Parzud. 1856). — Fora- paglie macchiettato. — Durante il passaggio d’ Agosto di quest’ anno comparivano diversi individui di questa specie in Salvore, portanti alcuni le macchioline rotonde cenerino-cupe sulle penne della base del gozzo ed altri no, il che attribuisco alla differenza d’età. La mia raccolta ne possiede due ' che mostrano tale varietà, ed altri due simili ne possiede la collezione Caccia in Trieste. Nella se- conda metà di Settembre non se ne vedeva uno. Credo di poter porre in dubbio quanto dice il prof. Kolombatoviè, che questa specie si trovi in Dalmazia anche in primavera, mentre in Italia ove è rarissima, comparisce sempre in Settembre.') Le stobbie dei cereali erano la loro dimora preferita. Sinonimia : Sylvia locustella, Lath. (Ind. II, 1790). — Locu- stella Rayi, Gould. (B. of Eur. 1831). — Cisticola lanceolata, Du- razzo (Uccelli liguri 1840). — Salicaria lanceolata, Schleg. Rev. crit. 1844). — Calamodyta lanceolata, Bonap. (C. gen. Av. 1850). — Calamoherpe locustella, Boje. — Locustella naevia, Degl. et. Ger. (1867). Famiglia 28. Motacillae. (Gen. Budytes, G. Cuv.) 9. Budytes cinereo-capilla, Bonap. (B. of Eur. 1838). — Stri- sciajola. — Volg. Scassacoda. Questa specie che porta per principale ) Kolombatovie prof. G. Op. cit. pag. 23; Savi pr. P. Ornitologia italiana, Firenze 1873. Vol. I, pag. 444. Salvadori. Fauna italiana, Parte II. Uccelli, pag. 115. — 169 — carattere differenziale dalla Budytes flava, Bonap., la mancanza 0 lieve accentuazione della fascia sopracigliare, è frequente durante i passi di Marzo-Aprile e di Agosto-Settembre. Non nidifica quivi; almeno ciò non venne finora da me osservato. Sinonimia : Motacilla cinereo-capilla, Savi (Nuovo giorn. dei letter. N.° 57, 1831). — Motacilla flava cinereo-capilla, Schleg. (Rev. erit. 1844). — Motacilla Feldeggii, Michaelles (Isis 1831). — Motacilla dalmatica, Bruch. (Isis 1832). schiera IV.*? Cursores. Ordine XIII. Grallatores. Famiglia 9° Limicolae. (Gen. Scolopax, Linné.) 10. Scolopax major, Gmel. (S. N. 1788). — Croccolone. — È specie più frequente nel ripasso di Marzo e Aprile che in au- tunno. Del resto non è specie molto comune. Io ne acquistaya una Q sul mercato di Trieste li 2 Novembre decorso, proveniente dal territorio di Buje. Sinonimia: Scolopax media, Frisch. (Vòg. Deutsch. 1743-1763). — Scolopax paludosa, Retz. (Faun. Suec. 1800). — Gallinago ma- jor, Leach. (Cat. M. and B. Brit. Mus. 1816). — Scolopax palu- stris, Pall. (Zoogr. 1811-1831). — Telmatias gallinago, Boie (Isis 1826). — Telmatias nisoria, Brehm (Handb. Nat. Véòg. Deutsch. 1831). — Gallinago Montagui et major, Bonap (B. of Eur. 1838). — Ascalopax major, Keys. et Blas. (Wirbelth. Eur. 1840). — Scolopax solitaria, Macgill. (Man. Brit. Ornith. 1840). Famiglia 12. Totanti. (Gen. Totanus, Bechst.) 11. Totanus calidris, Bechst. (Nat. Deutsch. 1809) — Pette- gola. — E abbastanza frequente durante l’ autunno ed inverno nella valle salifera di Sicciole e da là ne riceveva uno ucciso li 14 Gen- najo 1879. Sinonimia: Scolopax calidris, Linn. (S. N. 1766). — Totanus striatus et naevius, Briss. (Ornith. 1760). — Tringa variegata, Brinn (Ornith. boreal, 1764). — Tringa gambetta et striata, Gmel. — 170 — (S. N. 1788). — Gambetta calidris, Kaup. (Nat. Syst. 1829). — Totanus littoralis, Brehm (Handb. Nat. Vig. Deutsch. 1831). Famiglia 26. Falli. (Gen. Porzana, Vieill.) 12. Porzana maruetta, G. R. Gray (List. gen. of B. 1841. — Voltolino. — Li 5 Settembre 1880 ne riceveva da Salvore uno in istato di putrefazione. Questa specie, che quivi non nidifica, non è molto frequente ed arriva coi passi di Aprile e di Settembre, mentre nell’ inverno è rarissima. In Dalmazia, a quanto riferisce il Kolombatovié, sarebbe frequentissima dall’autunno a primavera, per conseguenza anche durante l’inverno.!) È da notarsi che in Italia niditica ed è frequente da primavera ad autunno.*) Sinonimia : Rallus porzana, Linné (S. N. 1766). — Rallus aquaticus minor sive maruetta, Briss. (Ornith. 1760). — Gallinula porzana, Lath. (Ind. 1790). — Ortygometra maruetta, Leach. (Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. 1816). — Crex porzana, Bechst. (Doubl. Zool. Mus. 1823). — Ortygometra porzana, Steph. (in Shaw., Gen. Zool. 1826). — Gallinula maculata et punctata, Brehm (Handb. Nat. Vòg. Deutsch. 1831). Schiera V.2 Natatores. Ordine XIV. Lamellirostres. Famiglia 1.° Phoenicopteri. (Gen. Phoenicopterus, Linné.) 13. Phoenicopterus antiquorum, Temm. (Man. 1820). — Fe- nicottero, Fiammingo. — Li 30 Aprile 1857 ne compariva un branco nel seno di Muggia, di cui un individuo preparato conser- vasi nell’ i. r. Museo di Vienna.?) ') Kolombatovic. Up. cit. pag. 40. ) Savi. Op. cit. pag. 415 e Salvadori. Op. cit. pag. 231. 9) Verzeichniss der v. Julius Finger dem k. k. Museum als Geschenk iber- gegebenen Sammlung einheimischer Vogel; yusammengestellt von Aug. v. Pelzeln. — Verhandl. d. k. k. zool. bot. Gesellsch. in Wien. XXVI B. Seite 161. — 171 — Sinonimia: Phoenicopterus ruber, Linné (S. N. 1766). — Phoenicopterus roseus, Pall. (Zoogr. 1811-1831). — Phoenicopterus europaeus, Vieill. (N. Diet. 1819). Ordine XV. Longipennes. Famiglia 1° Sfernae. (Gen. Sferna. Linné.) 14. Sterna macroura, Naum. (Isis 1819). — Rondine di mare coda lunga. — Questa sterna, rara in Italia, credo di veder rap- presentata in un individuo in abito primaverile ucciso da me in un branco di Sferna hirundo, li 17 Settembre 1880 dinanzi alle foci del Dragogna. La ritengo tale e non Sterna hirundo, L., per le minori dimensioni e per la maggior lunghezza della coda in confronto di quella. Tale esemplare sta nella mia collezione. Sinonimia: Sterna paradisea, Briinn. (Ornith. Boreal. 1764). — Sterna arctica, Femm. (Man. 1820). — Sterna argentata, Brehm (Beitr. z. Vòg. 1820). — Sterna Nitzschii, Kaup. (Isis 1824). (Gen. Hydrochelidon, Boie.) 15 Hydrochelidon fissipes, G. IR. Gray (Gen. of B. 1844-1849). — Mignattino. — Nel 1880 ne riceveva due individui, un g' li 9 Agosto da Fiesso ed uno Q il 1.° Settembre da Salvore, tutti e due in abito giovanile. Il primo trovasi nella mia collezione; il secondo in quella del sig. Antonio Caccia in Trieste. Questa specie non è molto comune sulle nostre spiaggie ed arriva a preferenza nei mesì di Agosto e Settembre. Nel Maggio finora non venne da me osservata. Sinonimia: Sterna fissipes, Linné (S. N. 1766). -- Sterna nigra et noevia, Briss. (Ornith. 1760). — Sterna nigra, Temm. (Man. 1820). —— Hydrochelidon nigra, Boie (Isis 1822). — Viralva nigra, Steph. (Shaw. Gen. Zool. 1825). — Hydrochelidon nigricans et obscura, Brehm (Handb. Nat. Vig. Deutsc 1831). Famiglia 3. Lari. (Gen. Larus, Linné.) _16. Larus Audovini, Payraudeau, (Ann. des Sc. Nat. 1826). — Gabbiano còrso. -- Di questa specie non molto rara in questo BET golfo ne venivano catturati coll’amo due individui da un pescatore il 1.° Settembre decorso e mi riusciva d’ averne uno. Era incerto intorno la determinazione della specie, ma indi considerato il color . nero dei piedi e le macchie nerastre nel mezzo del becco rosso, nonchè le dimensioni, non tardava a riconoscere nell’ uccello un Larus Audouini, Payr. Quest’ esemplare trovasi nella mia collezione ed è un g' adulto in abito primaverile. H. Joh. Natterer li 9 Aprile 1815 ne avrebbe ucciso uno presso Trieste.!) Sinonimia : Larus Payraudei, Vieilll (Faun. frane. des Ois. 1828). Laroides Audouinii, Brehm (Handb. Nat. Véòg. Deutsch. 1831). — Glaucus Audouinii, Bruch, (Journ. fiir Ornith. 1852). — Gavia Audouinii, Bonap. (Consp. Gen. Av. 1857). 17. Larus melanocephalus, Natterer, (Temm. Man. Orn. 1820). — Gabbiano corallino. — Dalla rada di Pirano riceveva un indi- viduo 0 giovane li 9 Agosto 1879 ed un (3 adulto in abito inver- nale uccideva io stesso li 22 Settembre dello stesso anno. Que- st’ ultimo offriva la varietà a remiganti del tutto bianche secondo Temminck.*) Questa specie non è rara nell’ Agosto e Settembre, però eccetto i giovani che s’ avvicinano alla spiaggia, gli adulti preferiscono il mare discosto da quella d’ alcune miglia. Sinonimia: Xema melanocephala, Boie (Isis, 1822). -- Gavia melanocephala, Bonap. (C. R. d. l’Acad. des Scienc. 1856). Ordine XVII. Urinatores. Famiglia 1° Podicipites. (Gen. Podiceps, Lath.) 18. Podiceps rubricollis, Lath. (Ind. 1790). — Svasso collo- rosso. — Volg. Capria. — Li 8 Novembre 1880 ne riceveva un J' giovane in abito invernale ucciso nella rada di Pirano. Quest’ uc- cello conosciuto volgarmente sotto il nome di Capria non è molto raro nell’ autunno avanzato e nell’ inverno e si trattiene sul mare della nostra rada non molto discosto dalle spiaggie. Sinonimia : Colymbus griseigena, Boddaert. (Table des PI. enl, de Daub. 1783). — Colymbus suberistatus, Jacq. (Beitr. z. » Verhandlungen der k. k. zool. bot. Gesellschaft in Wien, Band XXI, Beite 728. Cee ?) Temminck. Man, d’ Ornith, Il (1820) pag. 777, — 173 — Gesch. d. Vòg. 1784). — Colymbus parotis, Sparrm. (Mus. Carls. 1786-1789). — Colymbus rubricollis, Gmel. (S. N. 1788). — Po- diceps subcristatus, Bechst. (Nat. Deutsch. 18309). — Colymbus cucullatus, Pall. (Zoogr. 1811-1831). — Pedetaithaya subcristatus, Kaup. (Nat. Syst. 1829). — Podiceps canogularis, Brehm. (Handb. Nat. Vòg. Deutsch. 1831). — Podiceps griseigena, G. R. Gray (Gen. of B. 1844-46). — Colymbus naevius, Pall. (Zoogr. II, p. 356, num. 409). Annotazioni ornitologiche fatte durante l’anno 1880, nonchè note di revisione per l’ elenco pubblicato nella IV annata, num. 1. Allorchè io nel 1878 per incarico del Professore Emmanuele Nicolich, interessato a ciò dall’illustre ornitologo Vittorio Cav. Tschusi zu Schmidthoffen, redigeva 1° elenco degli uccelli dell’ Istria, . nella persuasione chio sarei incorso in molte inesattezze dipen- denti non dalle osservazioni da me fatte e neppure dalle notizie ricevute gentilmente dal direttore Dr. de Marchesetti, ma bensì da quelle raccolte dalla bocca di cacciatori più o meno degni di fede, io aggiungeva nelle poche righe d’introduzione a quel lavoro, che avrei accettato di buon grado le correzioni che mi sarebbero state suggerite. Tempo fa il signor Giorgio Kolombatovié, i. r. professore alle scuole reali di Spalato, in un suo lavoro pregevolissimo edito nell’anno 1880 sotto il titolo: Osservazioni sugli uccelli della Dalmazia“ esprimeva dubbi su alcune osservazioni pubblicate nel mio elenco degli uccelli istriani ed a suo dire si serviva di questo per tracciare il passaggio dell’ avifauna dalmatica a quella del per noi limitrofo regno d’Italia, quasi che 1’ avifauna d’Italia potesse comunicare con quella della Dalmazia attraverso il territorio istria- no, cosa hen strana a pensarsi, considerando, se non fosse altro, che Italia e Dalmazia formano sponde parallele al mare adriatico, — 174 — ambedue estendendosi dal NO al SE, divise fra di loro da un’ ampia distesa di mare. Su queste due sponde il passaggio degli uccelli avviene sempre nelle direzioni da NE a SO !) o viceversa secondo che trattisi di passo o ripasso. Un confronto fra l’avifauna italica e la dalmatica si riferirebbe solamente agli uccelli migratori ed in quel caso non mi sarebbe facile il comprendere a che cosa servir potrebbe in quest’ argomento la conoscenza dell’ avifauna istriana, in quanto che l’ Istria sta nell’ estremità settentrionale dell’ Adriatico, ove gli uccelli di trasmigrazione appena prendon lena per attra- versare il mare o riposo quando nel ripasso 1’ hanno ritraversato. Per gli uccelli stazionari 1’ Istria non può neppur servir di ponte fra la Dalmazia e 1’ Italia, perchè protendendosi essa in mare quale penisola è divisa assieme al territorio di Trieste ed al Goriziano mediante mari e monti dalla Croazia limitrofa alla Dalmazia; arrogi poi che le specie stazionarie non si allontanano dalla loro sede se non vengano trasportate, prova ne sia il Passer Italiae, Degl. caratteristico nelle provincie italiane fino Treviso e da Treviso @ noi sostituito dal nostro Passer domesticus, Briss. — Se il prof. Kolombatovié avesse fatte le considerazioni ora da me esposte, non avrebbe forse ritenuta una stranezza l’ esser qui in parte sta- zionaria la tortorella; venir però raramente nell’ autunno ed inverno il Pastor roseus, l’ Oedicnemus crepitans, il Machetes pugnax, 1 Hi- mantopus candidus ed il Falcinellus igneus. Queste specie ch'io ritengo però proprie del passo primaverile, venivano tuttavia vedute anco nell’autunno, come la Platalea leucorodia, che solamente nel- l'inverno molti anni or sono veniva uccisa. Non deve ciò recar meraviglia, se si consideri solamente che nella rada di Pirano ve- nivano catturati il Larus tridactylus, il Larus Audowimi, e che la Sterna cantiaca v è comunissima nell'inverno, mentre i primi il Kolombatovié non li trovava in tutta la Dalmazia e l’ ultima invece appena nella primavera ed alle foci del Narenta e non molto di frequente. Ciò, in aggiunta alla scarsezza delle anitre, vuol dire che l’avifauna istriana è ben diversa dalla dalmatica e che.il loro confronto non regge. Del resto non trovo nel lavoro del prof. Ko- lombatovié applicazione alcuna del mio elenco allo scopo cui egli s'era prefisso, se forse tale applicazione non consista nei segni dubitativi posti in coda alla citazione di alcune mie osservazioni. !) Savi. Op. cit. Vol. I, pag. 67 e Salvadori. Op. cit. pag. 12, — 175 — In quanto però si riferisce a quel mio vecchio lavoro devo confessare che la Strix passerina, Savi, ch’ io poneva fra le nidi- ficanti, forse non sia tale, abbenchè l’individuo ch'io possedeva or son diversi anni e che indi deperiva, fosse stato ucciso nella valle di Sicciole in primavera, in ora di notte, mentre cantava sopra un salice. La Perdix rubra, Briss. veniva da me posta fra le nostrane in base a riferte erronee di cacciatori, la di cui ine- sattezza rilevava appena in quest’ anno. Per conseguenza va tolta via da quell’elenco. La Sterna caspia, Pallas, veniva posta fra le. istriane e come comune in tutte le stagioni in base pure a riferte di cacciatori. Questa specie si fa però vedere di tratto in tratto sul nostro mare e sempre quale avventizia. Riguardo finalmente alle Alzavole istriane, per quanto io finora poteva direttamente 0s- servare, senza tener conto delle asserzioni altrui, non vedeva che la Querquedula crecca, Steph. e mai la Querquedula circia, Steph. — Con ciò resta chiusa per sempre la serie delle rettificazioni di quell’ Elenco. Passaggi 1880. Eccettuato pei primaverili, l’anno 1880 non fu nell’ Istria molto favorevole ai passaggi. Le primaverili Muscicape, Sassicole ed i Zui abbondanti formarono assieme colle specie avventizie la ricchezza del passo di Marzo-Aprile. L’ epoca di comparse di queste specie fu la seguente: Specie Arrivo Partenza Saxicola oenanthe, Bechst . . . 27 Marzo 4 Aprile Phyllopneuste trochilus, Brehm . s tufa;; Bonape we. |} 2 Aprile 3 Maggio È sibilatrix, Brehm.. Muscicapa atricapilla, Linné . . : . Butalis grisola, Boie . | Mi Aprila > Magate Il passaggio di Agosto e Settembre non fu abbondante, però arricchi la mia collezione delle specie interessanti, Locustella lan- ceolata, Bonap. e Calamodyta aquatica, Bonap. Non così abbondanti furono le Sazzcola oenanthe, Bechst ed i Pratincola rubetra, Koch — 176 — nonchè i Sylvia hortensis, Latk. e le Quaglie. Il passaggio autunnale ed invernale fu scarsissimo per ogni specie, eccettuate le aquatiche ed i Regulus cristatus; Charl. L'epoca di comparsa di queste specie e di partenza fu la seguente: Specie Arrivo | Partenza Locustella lanceolata, Bp. . . . 20 Agosto È Settembre Calamodyta aquatica, Bp. . . . 20 Agosto 24 Settembre Saxicola ocenanthe, Bechst . . . 15 Agosto | 17 Settembre Pratincola rubetra, Koch. . . . 15 Agosto 17 Settembre Sylvia hortensis, Lath. . . . . 20 Agosto | 3 PRA Coturnix comunis, Bonat. . . . 20 Agosto Regulus cristatus, Charl. . . .| 14-31 Ottobre va inttora — Le specie alquanto rare osservate in quest’ anno e non anno-. verate nel capitolo ,aggiunte“, furono le seguenti: Specie Epoca | Trovasi nella collezione: Machetes pugnax, G. Cuv. J'juv. 12. Marzo Caccia in Trieste Charadrius pluvialis, Linné 9 . 23 Marzo mia Gallinula chloropus, Lath. J'. 2 Aprile Caccia Serinus meridionalis, Brehm .|3,5,19,25 Aprile] Caccia e mia Calamoherpe turdoides, Boie J' 16 Aprile Caccia Nycticorax europaeus, Steph. 3 all. li Ape” 0 mia vi SLA 9 Giugno Furegoni in Pirano Cala molle a Kaup. SJ 23 Aprile Caccia Lanius rufus, Briss, J, Q adlt.| 28, 29 Aprile, 13 Maggio | Caccia e mia ” $ SUR JUIt i 31 Agosto mia Ardeola minuta, Bp. St. . .| 9 Maggio, 2 Settembre | mia e Caccia Totanus glareola, Temm. 3°. .| 30 Aprile, 1 Maggio | Caccia e mia Agrodroma campestris, Swains .| it Maggio, 13 Agosto | Caccia e mia Ardea purpurea, Linné, d'. . 21 Maggio Caccia Coracias garrulus, Linné . . .| 11 Maggio, segnato un braneo in Castelrenere Picus major, Linné, Sg . . . .| 11 Novembre mia Falco peregrinus, Brisss 3. .| 27 Novembre mia — 177 — Le specie nidificanti in questo territorio, da me potute con qualche precisione osservare, arrivarono e partirono nelle epoche seguenti : Specie Pirano, li 2 Gennajo 1881. Arrivo Partenza Falco Tinnunculus, Linné . 2, 12, 14 Marzo ? Chelidon urbica, Boie 26 Marzo, 2 Aprle |27 Settembre Chloris hortensis, Brebm. . 29 Marzo ? Emberiza miliaria, Linné 1 Aprile ? Hyrundo rustica, Linné . 4 Aprile 20 Settembre Philomela luscinia, Selby 17 Aprile È Yynx torquilla, Linné 21 Aprile ? Curruca cinerea, Briss 25 Aprile ? Curruca garrula, Briss 24 Aprile fi Cypselus apus, Illig. 24 Aprile 15 Agosto Cuculus canorus, Linné . 3 Maggio 5 Agosto Oriolus galbula, Linné 3 Maggio ? Lanius collurio, Linné 5 Maggio ? Garrulus giandarius, Vieill. 11 Maggio ? Passerina melanocephala, Vieill. 22 Maggio ? Merops apiaster, Linné . 14 Maggio 2 Agosto Prospetto della Fauna del mare Adriatico per Michele Stossich Professore di Storia naturale. Parte III. Classe V. Crustacea. Sottoclasse Malacostraca. Ordine Podophthalmia. . Sottordine Eubranchiata. Tribù Brachyura. Fam. Qxyrhyncha. Gen. Stenorlynchus Lamark. Stenorhynchus longirostris Fabricius. Macropus longirostris, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 110. à Fisso. Crust. d. Nice. 1816, p. 39. SRI longirostris Risso. Eur. merid. V. 1826, p.ZT4 * tenurostris, Leach. Malacost. podoph. tav. 23, f. 1-5. » 5 Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 154. Stenorhyneus longirostris, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 280. ” ” Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 23. t. 7 I. f. 1-2. ” » » Horae dalm. 1864 p. 34. ”» î Grube. Insel Lussin, 1864, p. 68. » » Stalio. Cat. crost. Adriat. 1877, p. 17. ci Frequente lo si rinviene a Venezia, Trieste, Pirano, Lussin, Portorè, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta, Ragusa, Cattaro, Taranto. Stenorhynehus phalangium Pennant. Macropus phalangium, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 110. Macropodia phalangium, Leach. Zool. Miscell. II. 1817, p. 18. 3 4 » Malacost. podoph. tav. 23, f. 6. Di È Desmarest. Cons. sur. 1, Crust. 1825, tav. 29, 6. Stenorhychus phalangium, Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 281. bi È Lamark. Anim. s. vert. V. p. 237. 13 DA M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. L 1834, p. 279, L; n Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. SDer fo 3. 5 pa Heller. Crust. Sid.-Eur. 1863, p. 25. s è Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p 16. Predilige i fondi sabbiosi, ma lo si rinviene anche fra le alghe e sulle spugne; è però meno frequente dell’ antecedente ; Venezia, Trieste, Pirano, Zara, Spalato, Lissa, Lesina, Ragusa, Cattaro. Gen. Achaeus Leach. Achaeus Cranchii Leach. Macropodia gracilis, Costa. Fauna Napoli 1836, t. 3. f. 1, p. 25. Achaeus Cranchii, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1325, p. 154. $ "i M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 281. È È Cuvier, Regn. anim. Crust. 1849, tav. 35, f. 2. t si Heller, Crust. Sùd-Eur. 1863, p 27, tav. 1, f.3. n i; Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 17. Specie rara che vive fra le alghe ; Zara, Isola grande, Lesi- na e Taranto. Gen. Inachus Fabricius. Inachus seorpio, Fabricius. Macropus scorpio Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 109. Maja scorpio Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 270. Inachus dorsellensis, Leach. Malacostr. podopht. tav. 22, f. 1—6 pi mauritanicus Lucas. Anim. arte. de l’ Alg. 1849, f. 6. n — 180 — Inachus scorpio, Desmarest. Consid. sur 1 Crust. 1825, tav. 24, f. 1 Hi 3 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 288. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 34, f. 2. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 31, tav. 1, f. 6. » Horae dalm. 1864, p. 34. Grube. Insel Lussin, 1864, p. 68. 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 18. Si rinviene abbastanza frequente in tutto 1’ Adriatico, predi- ligendo i fondi calcari; Trieste, Neresine, Zara, Spalato, Curzola, Lagosta, Lesina, Lissa, Ragusa. $s S 1 * Si di i Inachus Leptochirus. Leach. Inachus Leptochirus, Leach Malac. podoph. tav. 22, B. È di Desmarest. Cons. sur 1. Crust. 1825, p. 152. È 3 M. Edwards. Hist. nat. d Crust. I. 1834, p. 289. 3 } Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 32, t. 1. TO (120113. d LI Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 19. Rarissimo a Spalato. Inachus thoracicus. Roux. Inachus thoracicus, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 26, 27. È a M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I 1834, p. 289. = L Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 33, t. 1, f. 7-11. È - 5 Horae dalm. 1864, p. 34. Ù è Grube. Insel Lussin. 1864, p. 68. ” - Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 19. s n Nauck. Zeit. f. wiss. Zool. XXXIV, 1880, p. 42. Vive frequente in grande profondità (60—80 metri) fra le alghe ed i fuchi; Trieste, Portorè, Lussin, Zara, Spalato, Curzola, Lagosta, Lesina, Lissa, Ragusa, Taranto. Inachus Dorynchus, Leach. Inachus Dorynchus, Leach. Malach. podoph. tav. 22, f. 7—8. to Ù, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 288. = dppo de Inachus Dorynchus, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p.34, t. 1, f. 14, 5 n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 18. Rarissimo A Lissa. Gen. Herbstia M. Edwards. Herbstia condyliata. Herbst. Maja condyliata Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 95. À Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 42. Mithrax Herbstii, Risso. Eur. merid. V. 1826. p. 25. 9 scaber, Costa. Fauna Napoli, 1836, t. 2. Herbstia condyliata, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I 1834, p. 302, tav. 18, f. 5. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 36, t. 1, f. 16. » » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 20. Raro sopra fondi coralligeni; Lissa, Lesina, Curzola. be) ” Gen. Pisa Leach. Pisa Gibsii. Leach. Pisa Gibsiv Leach. Malacostr. podopht. tav. 19. Desmarest. Consid. sur 1. Crust. 1825, p. 116. » n ” » Roux. Crust. d. 1. Mediter. tav. 34. L » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834 p. 307. bo » Heller. Crust. Siùd-Eur, 1863, p. 41. » » Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. n »s Nardo. Annot. d. 54, crost. 1869. p. 71. ‘8 » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 22. Specie alquanto rara, che vive sotto le pietre o nelle fessure delle roccie in una profondità di 30—50 metri; Pirano, Portorè, Lussin, Cigale, Spalato, Lesina, Lissa. Pisa armata Latreille. Maja armata, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI p. 98. 5 À Risso. Crust. d. Nice. 1816. p. 47. » rostrata, Bose. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 259. Pisa armata, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 24. » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 308. » Roux. Crust. de 1. Mediter. tav. 33. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 28, f, 1. b>} ” ” » — 182 — Pisa armata, Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 43. 5 : z Horae dalm. 1864, p. 34. 5 » Nardo. Annot. d. 54, Crost. 1869, p. 69. » » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 23. È più frequente della P. Gibsii e vive anch'essa sotto le pietre ad una profondità di 30—90 metri ; Pirano, Lussin, Spalato, Lagosta, Lesina, Lissa, Ragusa. Pisa tetraodon Pennant. Maja tetraodon, Bosc. Hist. nat. d. Crust I. 1830, p. 254. » hirticorne, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 46. Pisa tetraodon, Leach. Malac. podoph. tav. 20, f. 1-4. 5 i M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 309. 4 7 Heller. Crust. Sild-Eur. 1863, p. 44, tav. 1, f. 15. » ” Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. ” $ Nardo. Annot. d. 54, crost. 1869, p. 73. ” $ Stalio, Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 21. Abbastanza frequente sopra fondi fangosi; Pirano, Lussin, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Ragusa. Pisa corallina Hisso. Maja corallina, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 45, tav. 1, f. 6. Inachus corallinus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 26. Pisa corallina, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 306. ” i Costa. Fauna d. Napoli, 1836, p. 15. » > Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 45. » % Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 73. - » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 21. Pirano, Portorè, Cherso, Lussin, Crivizza, Isola grande, Ca- pocesto, Spalato, Lesina, Lissa, Ragusa. Pisa intermedia Nardo. Pisa intermedia Nardo. Anuot. di 54 crost. 1869, p. 73. ” » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 24. Rarissima sopra fondi calcari. Pisa nodipes Leach. Pisa nodipes, Leach. Zool. Misc. II tav. 78. ” è Costa. Fauna Napoli 1836, p. 14. ” » Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 71. n , Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 23. Rarissimo sotto le pietre nel Quarnero. s_S Bs % — 183 — Gen, Lissa Leach. Lissa chiragra Herbst. Maja chiragra, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 95. Lissa chiragra, Leach Zool. Misc. II. 1817, tav. 83. SP ali 1 MM, ” Desmarest. Cons. sur l. Crust. 1825, p. 147. Fisso. Eur. merid. V. 1826, p. 24. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust I. 1834, p. 310. Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 17. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 46, tav. 1, f. 26. » Horae dalm. 1864, p. 34. Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. Stalio Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 25, Frequente sopra fondi calcari ; Lussingrande, Zara, Spalato, Capocesto, Lagosta, Curzola, Lesina, Lissa, Ragusa, Ancona. Gen. Maja Lamark. Maja squinado Rondel. Maja squinado, Lamark. Anim. s. vert. V. p. 241. Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 93. Leach. Malac. podoph. tav. 18. Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 44. Ù Eur. merid. V. 1826, p. 22. Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 275. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 327. Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 18. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 49, t. 1. f. 17-24. Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 75. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 26. Comunissima in tutto l’ Adriatico. Maja verrucosa M. Edwards. Maja verrucosa, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 328, t. 3, f. 1-4. Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 50. Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 27. Nauck. Zeit. f. wiss. Zool. XXXIV, 1880, p. 39, ta 1‘ £0.16! Frequente in tutto 1° Adriatico, - eli Gen. Acanthonyx, Latreille. Acanthonyx lunulatus Risso. Maja lunulata, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 49, tav. 1, f. 4. Acanthonyx viridis, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 11, t. 3, f. 2. Libinia lunulata, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 161. Acanthonya lunulatus, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834 p. 342, tav. 15, f. 6-8. >» 2 si Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 12. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 52, t. 1, fu29. È z Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 28. Frequente fra i fuchi e le cavità sottomarine; Trieste, Pi- rano, Fiume, Portorè, Zara, Lesina, Lissa, Ragusa. Gen. Eurynome Leach. Eurynome aspera Pennant. Eurynome scutellata, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 21, t. 1, f. 2 È boletifera, Costa. Fauna Napoli 1836, p. 8, t. 3, f. 3. n aspera Leach. Malac. podoph. tav. 17. " » Desmarest. Cons. sur 1. Crust. 1825, p. 142, t. 20; 2, n ». M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. È dp Lat. oa ati > » Costa. Fauna Napoli 1836, p. 10. n » . Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 54, tav. 2. f. 1, ” a = Horae dalm. 1864, p. 34. ; » Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. £ » Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 76. A » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 29. o n Chatin. Ann. d. se. nat. VI. Ser. 7. tom. 1878, p- 1%; ip 19; b. Alquanto rara sopra regioni coralligene e fra le radici dei fuchi; Lussingrande, Cigale, Neresine, Spalato, Brazza, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta, Ragusa, Taranto. Gen. Lambrus Leach. Lambrus angulifrons Latreille. Parthenope longimana, Costa. LPauna Napoli, 1836, p. 4. — 1859 — Lambrus Montgrandis, Roux. Crust. de la Medit tav. 23, f. 1—6. 5 angulifrons, M- Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 355. 5 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 57, t. 2, fd. 3, }; Grube. Insel Lussin 1864, p. 69. » n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 30. Frequente sopra fondi calcari; Portorè, Neresine, Zara, Spa- lato, Lesina. Lambrus Massena Roux. Parthenope contracta, Costa. Fauna Nap. 1836, p. 6, t. 4. f. 3. Lambrus Massena, Roux. Crust. de la Medit. tav. 23, f. 7—12. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. ” » 306. » Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 56. » » Horae dalm. 1864, p. 34. ” Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 31. Specie rara che si rinviene a Lussin, Lagosta, Lissa, Ragusa. $ TE x» Fam. Ciclometopa. Sottofam. Cancridae. Gen. Cancer Linné. Cancer pagurus Linné. Cancer fimbriatus, Olivi. Zool. Adriat. p. 41, tav. 1. » = pagurus, Linné. Syst. Nat. XII. p. 1044. 3, i, Pennant. Brit. Zool. IV. tav. 3. f. 7. | N Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 103, t. bo Ao " s Costa. Fauna Napoli 1836, p. 6. Heller. Crust. Siùd-Eur. 1863, p. 62, t. 2, f. 2. Pla cara pagurus, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I p. 413. 3 ; Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 37. E una specie che comparisce rare volte sulle coste adriatiche. Gen. Pirimela Leach. Pirimela denticulata Montagu. Cancer denticulatus, Montagu. Trans. Lin. Soc. IX, tav. 2, f. 2. — 186 — Pirimela denticulata, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 106, te 9 AL. » a M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 424. » » Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 1. 5 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 64, t. 2, fi. 4 » È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 40. Raro sopra fondi arenosi; Trieste, Spalato, Lesina, Lissa, Taranto. Gen. Xantho Leach. Xantho rivolosus Risso. Cancer rivolosus, Risso. Crust. de Nice, 1816, p. 14. Xantho rivolosus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 9. » A Roux. Crust. de la Medit. tav. 35. ” 5 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 394. ” » Rathke. Fauna d. Krym. p. 358. x, v Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 66. ” A » Horae dalm. 1864, p. 34. ” n Grube. Insel Lussin, 1864, p. 69. » 2 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 36. Frequente lungo la spiaggia, fra i ciottoli e le pietre; Ve- nezia, Pirano, Fiume, Lussin, Crivizza, Isola grande, Curzola, La- gosta, Lesina. Lissa, Spalato, Ragusa. Xantho floridus Montagu. Xantho floridus, M. EQwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 394. ” 3 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 11, bis. LS: » ” Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 67. » 5 Grube. Insel Lussin. 1864, p. 69. ” A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 39. Venezia, Trieste, Pirano, Lussin, Lesina, Curzola, Capocesto. Xantho Poressa Olivi. Cancer Poressa, Olivi. Zool. Adriat. p. 48, t. 11, f. 3. s i; Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 11. Xantho Poressa, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 9. ” 3 Nardo. Mem. R. Istit. Ven. XIV. 1869, p. 78. — 187 — Xantho tuberculatus Bell. Xantho tuberculatus, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 68, t. 2, »” » b7) t7) f. DT. Nardo. Annot. d. 54 Crost. 1869, p. 81. Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 36. Si trova raramente ; Pirano, Lesina. Sottofam. Eriphidae. Gen. Pilumnus Leach. Pilumnus hirtellus Linné. Cancer hirtellus, Linné. Syst. Nat. p. 1045. Ve] » e} » » Latreille. Hist. nat. d. Crust. V. p. 367. Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 12. Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 207. Pablo hirtellus, Leach. Malcostr. podoph. tav. 12. n n » n ba) » »” ” » » » ” ” » » » Desmarest. Cons. sur 1 Crust. 1826, p. 111, t. pp ami tod £ M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I 1834, p. 417. Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 7. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 72, t. 2, f. 8. » Horae dalm. 1864, p. 34. Grube. Insel Lussin 1864, p. 69. Nardo. Annot. di 54 Crost. 1869, p. 81. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 38. Si rinviene abbasstanza comune a medie profondità ; Trieste, Portorè, Cherso, Lussin, Neresine, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola, Ragusa. Pilumnus aestuarii Nardo. Pilumnus aestuariî, Nardo. Annot. d. 54 Crost. 1869, p. 81, t. » la £.36. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 39. Frequente nella Laguna veneta, sulle palafitte. Gen. Eriphia Latreille. Eriphia spinifrons Herbst. Cancer spinifrons, Risso Crust. d. Nice 1816, p. 13. — 153 — Eriphia spinifrons, Savigny. Descr. de l’ Egyp. tav. 4, f. 7. ‘ % Desmarest. Cons. sur le Crust. 1825, tav. 14, sl » » Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 15. A 5 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 426. 3 Costa. Fauna Napoli 1836, ps 5. $ Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 14, f. 1. n Heller. Crust. Sild-Eur. 1863, p. 75, t. 2, £.9. ” » Horae dalm. 1864, p. 94. s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 40. Abbastanza frequente alla sponda, fra le roccie sottomarine; Rimini, Venezia, Trieste, Pirano, Cherso, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. 3 9 Cd. Eriphia longierura Nardo. Eriphia longicrura, Nardo. Annot. di 54 Crost. 1869, p. 86, t. 2, f. 1. ” ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 41. Rarissima in Dalmazia. Gen. Lupa Leach. Lupa hastata Latreille. Lupa Dufourii, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 1. È Roux. Crust. de la Medit. tav. 44. Tasita hastata, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 450. Lupa bastata, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 77, t. 2, f. 10.. sa Stalio, Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 49. Rarissimo nelle grandi profondità di Lissa. Sottofam. Portunidae. Gen. Portunus Leach. Portunus depurator Linné. Cancer depurator, Liuné. Syst. nat. XII. p. 1043. Portunus plicatus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 3. » Ò Roux. Crust. de la Mediter. tav. 32, f. 6—3. L si M., Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 442. - 189 — Portunus depurator, Leach. Malac. podoph. tav. 9, f. 1. Lamark. Anim. s. vert. V. p. 258. Risso. Crust. de Nice. 1816, p. 27. Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 231. Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 83. » Horae dalm. 1864, p. 34. Grube. Insel Lussin, 1864, p. 70. Nardo. Annot. d. 54 Crost. 1869, p. 84. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 45. Abita copioso sopra fondi arenosi e parte melmosi ; Venezia, Trieste, Portorè, Lussin, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Curzola. » Portunus corrugator Pennant. Portunus corrugator, Leach. Malac. podoph. tav. 7, f. 1-2. n ba) » ba) n » Lamark. Anim. s. vert. V. p. 258. Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 232. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 443. Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 2. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 86. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 46. Poco frequente a medie profondità, sopra fondi arenosi; Pi- rano, Lussin, Zara, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Portunus pusillus Leach. na maculatus, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 31, f. 1-8. ta sd. n Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 5. pusillus, Leach. Malac. podoph. tav. 9, f, 5—8. n n b2) Raro fra Lesina. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 444. Costa, Fauna Siciliana 1840, p. 6. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 87. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 46. le alghe o sotto le pietre ; Pirano, Lussinpiccolo, Portunus arcuatus Leach. Portunus » Rondoletii, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 26, t. 1, f. 3. ” n» ”» » ” ” Risso. Eur. merid. V. 1826, p. Bosc. Hist. nat. d. Crnst. I 1830, p. 230. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 444. — 190 — Portunus Rondoletti, Costa. Fauna Siciliana 1840, p. 2. 5 3 Nardo. Annot. di 54 Crost. 1869, p. 85. arcuatus, Leach. Malac. podoph. tav. 7, f. 5—6. do Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 88. È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 47. Trovasi raro, delle volte affondato nella sabbia; Venezia, Cherso, Spalato, Lesina. $ $ $ Portunus longipes Risso. Portunus longipes, Risso. Crust. d. Nice 1816, p. 30, t. 1, f. 5. i » © Fisso. Eur. merid. V. 1826, p. 4. 3 » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 444, f . » Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 3. È » Heller. Crust. Sîùid-Eur. 1863, p. 89. 5 3 È Horae dalm. 1864, p. 34. Di » = Grube. Insel Lussin 1864, p. 70. ai » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 48. Poco frequente in media profondità; Crivizza, Lussinpiccolo, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Lagosta e Ragusa. Gen. Carcinus Leach. Carcinus maenas Pennant. Cancer maenas, Pennant. Brit. Zool. IV. p. 9. t. 3, f. 5. s % Risso. Crust. de Nice. 1816, p. 12. ò » Lamark. Anim. s. vert. V, p. 270. “ 4 Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 202. Portunus maenas, Costa. Fauna Siciliana, 1840. Carcinus macnas, Leach. Malac. podoph. tav. 5, È $ Fisso. Eur. merid. V. 1826, p. 7. ” » M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I 1834, p,_ 434. ” ” Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 7. A Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 91, t. 2, f. 14-15. 5 A Nardo. Annot. di 54 Crost. 1869, p. 87. w È, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877 p. 42. -i 3 Nauck. Zeit. f. wiss. Zool. XXX, 1880, p. 56. Comunissimo in tutto 1’ Adriatico. — 191 — Gen. Platyonychus Dehaan. Platyonychus latipes Pennant. Portumus variegatus, Leach. Malac. V Podoph. tav. 4. Platyonychus variegatus, Costa. Fauna Napoli 1836, p. 3. 5 latipes, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I. 1834, p. 436. 5 » Cuvier. Regn. anim. 1849, tav. 8, f. 3. > » Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 93, t. 2, fi 16. » » Nardo. Annot. d. 54 crost. 1869, p. 86. % » © Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 44. Frequente sopra banchi di sabbia; Rimini, Venezia, Pirano, Curzola Fam. Catometopa. Sottofam. Ocypodidae. Gen. Gelasimus Latreille. Gelasimus coarctatus M. Edwards. Gelasimus coarctatus, M. Edwards. Ann. d. se. nat. III Ser. XVIII. Tom. 1852, p. 146. À 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 100. ” > Stossich. Soc. Adriat. Trieste, III, 1877. p. 190. Rarissima nei fondi dello scoglio S. Andrea presso Lissa. Gen. Gonoplax Leach. Gonoplax rhomboides Fabricius. Cancer rhomboides, Lamark. Anim, s. vert. V. p. 254. Oecypoda longimana, -Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 44. Gonoplax rhomboides, Desmarest. Consid. 1825, p. 125, t. 13, £. 2, sl % Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 13. v L Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 9. » x Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 239... - ò Costa. Fauna Napoli 1836, p. 10. » % M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 62. ” » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 16, £. 1. — 192 — Gonoplax rhomboides, Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 104, t. 3, f. 3-A. ca Pi Stalio. Cat. Crost. Adriat. 1877, p. 54. Poco frequente sopra fondi calcari; Venezia, Trieste, Quar- nero, Zara, Spalato, Lesina. Sottofam. Grapsidae. Gen. Heterograpsus Lucas. Heterograpsus Lucasi M. Edwards. Heterograpsus Lucasi, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. INI. Ser. XX. Tom. 1853,-p. 192. % » Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 105, t. 3, f.5-6. Rarissimo a Isola grande ; più frequente nel fango all’ im- boccatura dei canali nella Laguna veneta. Gen. Pachygrapsus Stimpson. Pachygrapsus varius Latreille. Cancer marmoratus, Olivi. Zool. Adriat. p. 47, t. 2, f. 1. > Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 131. Livin marmoratus, Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 111, t. 3, f. 8-10. “ Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. Pasian marmoratus, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. INT. Ser. XX.xTom. 1855, addi Grapsus marmoratus, Grube. Insel Lussin 1864, p. 70. » ” Nardo. Annot. d. 54 crost. 1869 p. 89. ” varius, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 67. “ » -Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 21. » » Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 11. ” » Costa. Fauna Napoli 1836, p. 1. » s M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 88, ” » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 59. Abbastanza comune: Trieste, Lussin, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola, Ragusa. Gen. Nautilograpsus M. Edwards. Nautilegrapsus minutus Latreille. Grapsus minutus, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 68. — 195 — Grapsus testudinum, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 6, f. 1. Nautilograpsus minutus, M. Edwards. Hist. d. Cr. IL 1837, p. 90. 5 È M. Edwards. Ann. d. sc. nat. II, Ser. l XX, Tom. 1853, p. 174. 5 S Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 114, t. diet I. s P Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 57. Rarissimo soltanto in alto mare, attaccato ai fuchi galleg- gianti; Lesina. Sottofam. Pinnotheridae. Gen. Pinnotheres Latrellle. Pinnotheres pisum Linné. Cancer pisum, Linné. Syst. Nat. X, p. 628. A L Pennant. Brit. Zool. p. 1, t. 1, f. 1. Pinnotheres mitilorum, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. III, Ser. XX, Tom..1853,.p 217,:t.. 10, {. 1. Ò pisum, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 85. L. » Lamark. Anim. s. vert. V, p_231. Ù » Desmarest. Cons. s. 1. Crust.1825, 118, p.11f. 3. F. » Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 16. ù s Bosc. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 294. È, » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 91. da » Costa. Fauna Siciliana, 1840, p. 3. 3 » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 19, f. 1. S » Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, n. 13, t. 3, f, 11-13. 5 n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 52. Vive nelle bivalvi monomiarie, ma è poco frequente; Venezia, Trieste, Quarnero, Zara, Spalato, Lesina, Ragusa. Pinnotheres veterum Linné. Cancer pinnotheres, Linné. Syst. Nat. ed. X, p. 628. Pimnotheres Pinnophylax, M. Edwards, Ann. d. sc. nat. INI, Ser. XX, Tom. 1853, p. 218. » veterum, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 119. » 5 Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 17. ” » Bosc. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 294. 13 — 194 — Pinnotheres veterum, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 32, tav. 19,:f..7. ni 3 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 118. 5 RE 5 Horae dalm. 1864, p. 34. 4 I) Grube. Insel Lussin, 1864, p. 70. - 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 53. Vive come la specie precedente nell'interno di bivalvi; la si rinviene anche libera nel fango e secondo il Grube anche nella cavità respiratoria della Phallusia mamillata; Venezia, Trieste, Lussinpiccolo, Crivizza, Neresine, Zara, Spalato, Lesina, Curzola, Ragusa. Fam. Oxystomata. Sottofam. Leucosidae. Gen. Ilia Leach. Ilia nucleus Herbst. Cancer nucleus, Herbst. Krabben u. Krebse I, p. 87, t. 2, f. 14. Leucosia nucleus, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 115. Ilia laevigata, Risso. Eur. merid V, 1826, p. 20. » nucleus, Leach. Zool. Miscel. III, 1817, p. 24. > » Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 169, t. 27,f.3. “ » Roux. Crust. d. 1. Medit. tav 8. % » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 124. È » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 25, f. 2. î 5 » Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 122, tav. 4, f.1—-2. i » Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 89. n » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 61. Si mostra spesse volte sopra fondi argillosi ed algosi ; Fiume, Cherso, Zara, Capocesto, Lesina, Lissa, Curzola Ragusa. Gen. Ebalia Leach. Ebalia Bryerii Leach. Ebalia aspera, Costa. Fauna Napoli, 1836, tav. 5, f. 5. » Bryerù, Leach. Zool. Mise. II, 1817, p. 20. * ; Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 166. È. a M. Edwards. Hist. nat d. Crust. II, 1837, p.129. È i Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 24, f. 3. 5 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 124. — 195 — Ebalia Bryerti, Grube. Insel Lussin 18f4, p. 70. = 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1377, p. 62. Poco frequente a grandi profondità : Cigale, Lesina, Ragusa. Ebalia Costae Heller. EbValia Costae, Heller. Wien. Sitzber. B. 46, 1862, p. 435, t. 3, Te 21, A $ » Crust. Sid-Eur. 1863, p. 125, t. 4, f. 4. 5 5; Stalio. Catal. Crost Adriat. 1877, p. 64. Rarissima a Pirano. Ebalia Cranehii Leach. Ebalia discrepans, Costa. Fauna Napoli 1836, tav. 5, f. 3-4. ” Cranchii, Leach. Zool. Mise. II, 1817, p. 23. " » Desmarest. Consid. s. l. Crust. II, 1825, p. 166. ni s IM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 129. È » Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 127. P s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 63. Specie rara a Lesina, Lissa, Ragusa. Ebalia Pennantii Leach. Cancer tuberosus, Pennant. Brit. Zool. IV. tav. 9, f. 19. Ebalia ? ennantii, Leach. Zool. miscel. III. 1817, p. 19. Ù Ù Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 165. n 5; Costa. Fauna Napoli 1836, tav. 5, f. 1-2. % i M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p.129. dì si Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 128. 5 x Grube. Insel Lussin 1864, p. 70. P ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1577, p. 63. Lussin, Spalato. Lesina, Lissa, Ragusa. Sottofam. Caluppidae. Gen. Calappa Fabricius. Calappa granulata Fabricius. Calappa granulata, Latreille. Hist. nat. d. Crust. V, p. 892, t. 43, f. 1-2. » » Lamark. Anim. s. vert. V, p. 266. » » Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 2, 16. » » -Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 18. ” » 3 Eur. merid V. 1826, p. 31. — 196 — Calappa granulata, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 109. Bosc. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 214. » » Costa. Fauna Napoli 1836, p. 1. i » < M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 103. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 38, f. 1. Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 130, t. 4, f. 3. Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. Si i n» Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 65. Poco frequente a Spalato, Lesina, Lissa, Curzola. % 3 $$ *% Sottofara. Corystidae. Gen. Atelecyelus Leach. Atelecyclus cruentatus Desmarest. Cancer rotundatus, Olivi. Zool. Adriat. tav. 2. f. 2. Atelecyclus omoiodon, Fisso. Eur. merid. V, 1826, p. 18. a rotundatus, Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 90. cruentatus, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 89. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust, 1839, b2) »” ” p. 142. ò 5 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 12 f. 2. 2 Heller. Crust. Sidd-Eur. 1863, p. 132, t.4, £. 5. si ® Stalio Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 66. Raro sopra fondi coralligeni; Istria. Lesina, Lissa. Atelecyelus heterodon Leach. Atelecyclus septemdentatus, Desmarest. Consid. 1825, p. 8, t.4,f.1. heteredon, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 143. Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 133. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 67. » n ” ” ” Portorè, Ragusa. Gen. Corystes Latreille, Corystes dentatus Latreille. Cancer Cassivelaunus, Pennant. Brit. Zool. tav. 7, f. 13. Corystes dentatus, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 122. Lamark. Anim. s. vert. V. p. 254. Roux. Crust. d. 1 Medit. tav. 12. ”» ” ” b2) — 1097 — Corystes dentatus, Desmarest. Consid. 1825, p. 87, t. 3, f. 3. Bosc. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 284. Costa. Fauna Napoli 1836, p. 3. ” » ”» ” S È M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 148. ” È Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 23, f. 1. È % Heller. Crust. Stid-Eur. 1863, p. 136, t. 4, f. 6. > s; Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 68. Rarissimo a Venezia, Quarnero, Lesina. Sottofam. Dorippidae. Gen. Dorippe Fabricius. Dorippe lanata Linné. Dorippe Facchini, Fisso. Crust. d. Nice, 1816, p. 34. Fisso. Eur. merid. V, 1826, p. 33. 5 Bosc. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 264. lanata, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 135, t. 17, fog. 2. Lamark. Anim. s. vert. V, p. 245. M. Edwards. Hist. nat. 4. Crust. II, 1837, p. 155. ” » ” ” ù " Cuvier. Regn. Anim. Crust. 1849, tav. 39, f. LL. A ò Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 138, t. 4, f. 9. ” > Stalio, Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 69. Abbastanza frequente a Rimini, Ravenna, Venezia, Trieste, Quarnero, Spalato. Gen. Cymopolia Roux. Cymopolia Caronii Koux. Cymopolia Caronii, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 21, f. 1—7. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, n ”» p. 159. » s Heller. Crust Sid-Eur. 1863, p. 140, t. 4, f, 8. » » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 70. Rarissimo ; Lesina, Ragusa. Gen. Ethusa Roux. Ethusa Mascarone Herbst. Cancer Mascarone, Herbst. Krabben und Krebse I, p. 191, t. 11, Î.109; =" ie Dorippe Mascaronius, Bosc. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 264. Ethusa Mascarone, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 18. ò 3 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p 162. 5 È: Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 142. > È Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. A A Grube. Insel Lussin 1864, p. 70. - A, Nardo. Annot. d. 54 crost. 1869, p. 91. » È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 70. In generale poco frequente ; Trieste, Pirano, Lussin grande, Neresine, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Tribù Anomura. Fam. Apterura. Gen, Dromia Fabricius. Dromia vulgaris M. Edwards. Cancer dromia, Olivi. Zool. Adriat. p. 45. Dromia Rumphi, Risso. Crust. d. Nice. 18164 p. 16. È È, Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 137. » HA Lamark. Anim. s. vert. V, p. 264 ; s Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 32. » è Bose. Hist. nat. d. Crust. I, 1830, p. 219. 5 n . Costa. Fauna Napoli 1836, p. 7. Grube. Insel Lussin 1864, p. 70, iron PEAS M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 173, {DL 668. = 3 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 40, f. 1. Ò s Heller. Crust. 1863, p. 145, t. 4, f. 10-11. ”» î Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 76. Venezia, Trieste. Pirano, Portorè, Lussin, Crivizza, Cigale, Zara, Lesina, Lissa. Gen. Homola Leach. Homola spinifrons Lamark. Cancer barbatus, Herbst Krabben und Krebse tav. 42, f. 3. Dorippe spinifrons, Lamark. Anim. s. vert. V, p. 245. Homola spinifrons, Leach. Zool. Misc. II, tav. 88. ” s Desmarest. Consid. 1825, p. 134, t. 17, f. 1. Rogi Homola spinifrons Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 34. Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 1. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. Wise » 2 ER, e 22, 1 1-4. ” A Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 39, f. 2. ” - Heller. Crust. Sid-Eur 1863, p. 149, t. 4, f. 12—13. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 77, Rara ; Pirano, Zara, Lesina. Fam. Plerygura. Gen. Pagurus Fabricius. Pagurus Prideauxii Leach. Pagurus solitarius, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 46. x Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 40. Prideauxii,, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. II, Ser. 6, Tom. p. 208. Desmarest. Consid. sur 1. Crust. 1825, p. 178. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 216. Grube Insel Lussin 1864, p. 70 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 78. di Pidcentoi Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 161, t. 9, f. 1-8. He ler. Horae dalm. 1864, p. 34. Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 94. Chatin. Ann. d. se. nat. VI, Ser. 7, Tom. 1878; p..9. tav, fold. Si rinviene frequente nei gusci di diversi gasteropodi ; Trieste, Pirano, Neresine, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Pagurus sculptimanus Lucas. Eupagurus sculptimanus, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 162, tav. ay La 3 Heller. Honde dalm. 1864, p. 34. Dia sculptimanus, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. 5 È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 84. Rarissimo in tutto 1’ Adriatico; Venezia, Neresine, Capocesto, Lesina, Lissa, Lagosta. — 900 — Pagurus Lucasi Heller. Eupagurus Lucasi, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 163, t. 5, f. 10. n » Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. Pagurus Lucasi, Grube. Insel Lussin 1864, p. 71. n » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 84. Rarissimo; Lussingrande, Spalato, Lesina, Lagosta, Curzola. Pagurus timidus Roux. Eupagurus timidus, Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 169, t. 5, i 11 Pagurus spilophthalmus, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 10. n timidus, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 24, f. 6-9. A » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 221. x » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 83. Abbastanza frequente lungo la spiaggia; Lissa, Lesina. Pagurus angulatus Risso. Pagurus angulatus, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 58, t. 1, f. 8. ” ”» Roux. Crust. d. L Medit. tav. 41. = z Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 178. » n Risso. Eur. merid., V. 1826, p. 39. » P Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 8. 5 % M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II 1837, DB. 2 z 3 Grube. Insel Lussin, 1364, d. 70. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 79. 7, PAPI TRASI, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 166. ” ” Nardo. Aunot. d. 54 crost. 1869, p. 94. Raro; Rimini, Ancona, Pesaro, Lussin, Isola longa, Lesina, Lissa. Pagurus meticeulosus Roux. Pagurus meticulosus, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 42. » » M. Edwards. IHist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 217. 1 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 80. dna meticulosus, Heller. (rust. Sid-Eur. 1863, p. 167. Rarissimo soltanto nel Quarnero. Pagurus anachoretus Risso. Pagurus pictus, M. Edwards, Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 220. È annulicornis, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 8, t. 2, f. 3. — O Pugurus anachoretus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 41. 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1377, p. 82. Podi anachoretus, Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 167, t. 5, (A 12 Trieste, Pirano, Lussin, Zara, Spalato, Capocesto, Isola grande, Lesina, Lissa, Ragusa. Pagurus varians Costa. Pagurus pugilator, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 14, f. 3. varians, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 9, t. 2, f. 2. È » iIStalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. $7. Diogenes varians, Heller. Crust. Sid-Eur. 1865, p. 170, t. 5, f. 13-14. p 3 Nardo. Annot. di 54 erost. 1869, p. 95. Frequente sopra siti arenosi; Venezia, Trieste, Pirano, Lussin, Zara, Spalato, Lesina, Taranto. b») Pagurus maculatus Risso. Pagurus oculatus, isso. Crust. d. Nice, 1816, p. 59. X Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. ”» ò maculatus, Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 24, f. 1-4. ” pa Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 39. hi À M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 291. i, + Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 95. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 86. Si n Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 172, t. 5, i gni 13 5 ;I Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. Ro g Chatin. Ann. d. se. nat. VI. Ser. 7, Tom. 1878, p. 10, fig. 17. Copiosissimo soltanto in alcuni punti; Trieste, Pirano, Nere- sine, Zara, Spalato, Capocesto, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola, Ragusa. Pagurus striatus Latreille. Pagurus strigosus, Bose. Hist. nat. d. Crust. II. 1830, p. 77, tav. LA o > » Striatus, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 163. » 4 Risso. Crust. de Nice, 1816, p. 54. 3, Desmarest. Consid. sur 1. Crust. 1825,3p. 178. — 902 — Pagurus striatus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 38. Roux. Crust. de la Medit. tav. 10. ; Ò M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 218. ” » Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 7. ” ” Heller. Crust. Sild-Eur. 1863, p. 174. ” 5 Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 94. > Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 81. Chatin, Ann. d. se. nat. VI. Ser. 7, Tom. 1878, p. 8, t. 1, f. 15—16. E specie rara; Capocesto, Lesina, Lissa, Ragusa, Taranto, e e) Ni Pagurus calidus Risso. Pagurus Diogenes, Risso. Crust. de Nice, 1816, p. 57. 5 Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 179. > Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 5. calidus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 39. » + Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 15. » M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 220. » Heller. Crust. Sùid-Eur. 1863, p. 176. » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 82. Più frequente del precedente; Trieste, Zara, Capocesto, Lesina. Re ST SN Pagurus misanthropus Risso. Pagurus misanthropus, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 40. » » Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 14, f. 1.° > n M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 228. de » Hesse. Ann. d. sc. nat. VI. Ser. 3, Tom. 1876, p. 1, tav. 5—6. » ”» Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 88. Clibanarius misanthropus, Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 177, t. 5, f. 16—18. 5 5; Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. Vive frequente lungo le spiaggie; Zara, Spalato, Isola grande, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Pagurus Chiereghini Nardo. Pagurus Chiereghini, Nardo. Annot. d. 54 crost. 1869, p. 94. È À Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 85, Raro lungo il litorale veneto, — 203 — Gen. Porcellana Lamark. Porcellana platycheles Pennant. Cancer platycheles, Pennant. Brit. Zool. IV. tav. 6, f. 12. Porcellana platycheles, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 67. » ” ” ” tz) » ” Lamark. Anim. s. vert. V. p. 230. Desmarest. Consid. 1825, p. 195, tav. 34, fl. Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 50. Bose. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 300. M. Edwards. Hist: nat. d. Crust. II. 1837, p. 255. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 46, id Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 185, t. 5, f. 19-21. Heller. Horae dalm. 1864, p. 34. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 89. Comune sotto le pietre e fra la sabbia; Trieste, Pirano, Por- torè, Zara, Spalato, Isola grande, Capocesto, Lesina, Lissa, Curzola. Porcellana longicornis Pennant. Cancer longicornis, Pennant. Brit. Zool. IV. tav. 1, f 3. Porcellana longimana, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 50. longicornis, Bosc. Hist. nat. d. Crust. I. 1830, p. 300. » » ” » » » » » M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 257. Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 186. Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 96. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 90. Meno frequente della specie precedente; Venezia, Trieste, Pirano, Cherso, Lussin, Zara, Lesina, Lissa, Ragusa. Tribù Macroura. Fam. Loricata. Gen. Galathea Fabricius. Galathea strigosa Linné. Cancer strigosus, Linné. Syst. Nat. XII. p. 1053. — 0A — Astacus strigosus, Pennant. Brit. Zool. IV. p. 24, tav. 15. Galathea strigosa, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 71. 5 Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 19. ” ts 5 Desmarest. Consid. 1825, p. 189, t. 33, f. 1. s s, Lamark. Anim. s. vert. V. p. 214. ” da isso. Eur. merid. V. 1826, p. 47. 5 A Bose. Hist. nat. d. Crust. II. 1830, p. 48. Ad » M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 273. > À Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 47, f. LL Ò 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 189, t. 6, 9; » " Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. e 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 96. ” n Ohatin. Ann. d. sc. nat. VI. Ser. 7, Tom. 1878, p. 6, t. 1,,f. 10—13. Abbastanza frequente sopra fondi calcari; Venezia, Trieste, Pirano, Crivizza, Lussingrande, Zara, Spalato, Lesina. Galathea squamifera Leach. Galathea glabra, Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 47. » SQquamifera, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, D- 209. ” : Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 190, t. 6, f. 3. ” - Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 97. Specie rara, che si rinviene a Ravenna, Trieste, Quarnero, Lesina, Lissa. Galathea nexa Embleton. Galathea nexa, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 191, t. 6, f. 4. » » Stabio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 98. Specie rarissima rinvenuta soltanto a Lussinpiccolo, Spalato, Lissa. Gen. Munida Leach. Munida rugosa Fabricius. Galathea rugosa, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI. p. 198. si 5 Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 46. d M. Edwards. Hist. nat. d. Bric II. 1837, p. 247. ni rugosa, Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 182, t. 6, f. 5 - 6. "i A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 98. ” 7) » e IN Abbastanza frequente a grandi profondità: Rimini, Pirano, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Gen. Scyllarus Fabricius. Seyllarus aretus Roemer. ScyUWarus arctos, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 180. fisso. Crust. d. Nice, 1316, p. 61. Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 182. Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 11. Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 43 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 282. Ouvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 45, f. 1. Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 195, t. 6, f. 7. Stalio Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 99. Poco frequente sopra fondi argillosi; Fiume, Zara, Lesina. Sceyllarus latus Latreille. Scyllarus latus, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 182. Lesina. Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 182. Risso. Eur. merid. V. 1826, p. 42. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II. 1837, p. 184. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 196. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 100. Gen. Palinurus Fabricius. Palinurus vulgaris Latreille. Palinurus quadricornis, Latreille. Hist. nat. VI, p. 193, t. 5°, t. 3. Homarus, Bosc. Hist. nat. d. Crust. II. 1830, p. 58, tav. 909; e vulgaris, Bisso. Crust. d. Nice, 1816, p. 64. s s s # 5 Desmarest. Consid. 1825, p. 185, t. 2, f. 1. n Risso. Eur. merid. V. 1826; p. 45. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust.- II. 1837, p. 292. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 46, f. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 199, t. 6, f. Heller. Horae dalm. 1864, p. 35. 1. 8. P Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 101. Poco frequente in profondità molto rocciose; Trieste, Quar- nero, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Lagosta, Ragusa. — 206 — Fam. Thalassinidae. Gen. Callianassa Leach. Callianassa subterranea Montagu, Cancer candidus, Olivi. Zool. Adriat. tav. 3, f. 3. subterraneus, Montagu. Trans. Linn. Soc. IX, p. 89, t. 3, fi 1-2. Callianassa subterranea, Desmarest. Cons. s. I. Crust. 1825, p. 205, tav. 36, f. 2. » > bi Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 7. Ra $ M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IL 1837, p. 309. A e Cuvier Regn. anim. Crust. 1849, tav. 48, ivo s Ò Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 202, t. 6, f. 9-11. Ò È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 106. Raro sopra fondi argillosi; laguna veneta, Capocesto, Taranto. Callianassa laticauda Otto. Callianassa laticauda, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 203. Fa ù Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 107. Rarissima nell’ Adriatico. Gen. Gebia Leach. Gebia litoralis Risso. Thalassina litoralis, Risso. Crust. de Nice, 1816, p. 76, t. 3, f. 2. s Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 3. EA lacustris. Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 3, t. 1, f. 1. » venetiarum, Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 98. » litoralis, Desmarest. Cons. s. 1. Crust. 1825, p. 204, t. 35, E, x M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 313. $ Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 49, f. 1. ” % ; Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 205, t. 6, f. 12— ; 3 Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. x a Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 107. Sopra fondi fangosi, abbastanza frequente; Venezia, Trieste, Cherso, Ossero, Zara, Spalato, Lesina, Taranto. i — 207 — Gen. Calliaxis Heller. Calliaxis adriatica Heller. Calliaris adriatica, Heller. Wiener Sitzsber. 46, 1862, p. 440, tav. 3, f. 22—30. A 5 Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 208, t. 6, f. 16—13. = Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1377, p. 109 Jena nocturna, Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 102. Specie settentrionale abbastanza rara; Venezia, Trieste, Quar- nero, Zara. Fam. Astacidae. Gen. Homarus M. Edwards. Homarus vulgaris M. Edwards. Astacus marinus, Pennant. Brit. Zool. IV, tav. 10, f. 21. Risso. Crust. de Nice, 1816, p. 79. Desmarest. Consid. 1825, p. 211, t. 41, f. 1. » » È È, Fisso. Eur. merid. V, 1826, p. 55. ” + Lamark. Anim. s. vert. V, p. 216. Bosc. Hist. nat. d. Crust II, 1830, p. 40. Homarus uiguri M. Edwards. Hist. nat d. Crust. II, 1837, p. 334. È Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 219. P Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. , ” Stalio. Catal. Crost. Adriat 1877, p. 114. » a Chatin. Ann. d. se. nat. VI, Ser. 7, Tom. 1878, bocdiri, ia Frequente in tutto 1’ Adriatico. Gen. Nephrops Leach. Nephrops norvegieus Linné. Cancer norvegicus, Linné. Syst. Nat. I, p. 1058. Astacus norvegicus, Pennant. Brit. Zool. IV, tav. 13, f. 1. z Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 241. idohropa norvegicus, Desmarest. Consid. 1825, p. 213, t. 37, f. 1. n n Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 56. 5 È M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 336. A Nephrops norvegicus, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 220. io È Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. ° n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 116. Si rinviene soltanto nel Quarnero, ed è comune Sottord. Carida. Fam. Crangonidae. Gen. Crangon Fabricius. Crangon vulgaris Fabricius. Crangon rubropunctatus, Risso. Crust. de Nice. 1816, p. 83. i » Eur. merid. V, 1826, p. 65. » luana Latreille. Hist. nat. d. Crust. VI, p. 267, t. 55, f 1-2. 5 » Desmarest. Consid. 1825, p. 218, t. 38, f. 1. E » Lamark. Anim. s. vert. V, p. 201. 5 Si Bosc. Hist. nat. d. Crust. IT, 1850, p. 80. È » MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 341. x î Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 51, f. 1. 3 ; Heller. Crust. Siùd-Eur. 18363, p. 226, t. 7, £. 8-9. È » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 126. Comune a poca profondità; Venezia, Trieste, Pirano, Zara, Spalato, Lesina, Lissa, Isola grande. Crangon fasciatus Risso. Crangon fasciatus, Risso. Crust. de Nice. 1816, p. 82, t. 3, f. 5. È 5 » Eur. merid. V, 1826, p. 64. È 4 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 342. E 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 228, t. 7, f. 10. - » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 127. Specie rara; Trieste, Lissa. Crangon seulptus Bell. , Crangon sculptus, Heller. Crust. Stid-Eur. 1863, p. 228, t. 7, f ll. 5 e. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 127. Spalato, Lesina, Lissa. Crangon spinosus Leach. Crangon spinosus, Lamark. Anim. s. vert. V, p. 202. — 209 — Crangon spinosus, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 229, t. 7, f. 16. ” ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 129. Zara, Sebenico, Lesina. Crangon cataphractus Olivi. Cancer cataphrachtus, Olivi. Zool. Adriat. tav. 3, f 1. Egeon loricatus, Risso. Crust. de Nice. 1816, p. 100. A Pi 5 Eur. merid:. V, 1826, tav. 1, f. 3. Crangon cataphractus, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. I, 1837, p. 343. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 51, f. 3. 23 Heller. Crust. Sid-Eur 1863, p. 230, t. 7 f. 12-15. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 128. Venezia, Trieste, Pirano, Zara, Spalato, Lesina, Lissa. b) Fam. Alpheididae. Gen. Alpheus Fabricius. Alpheus laevimanus Heller. Alpheus laevimanus, Heller. Wiener Sitzsber. 45, 1862, p. 401, t. V, f. 25-27. » d » Crust, Sid-Eur. 1863, p. 272, t..9, f. 14- 16. z 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 132. Poco frequente a Pirano, Lesina, Lissa, Ragusa. Alpheus ruber M. Edwards. Alpheus ruber, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 351. da » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 53, f. 1. 5 » Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 274, t. 9, f. 17. £ » Grube. Insel Lussin 1864, p. 71. s » Stalio. Catal. Crost. Adriat- 1877, p. 130. Raro fra le radici dei fuchi e delle alghe; Trieste, Lussin, Lesina. Alpheus Edwardsii Audouin. Alpheus platyrrhinchus, Heller. Wien. Sitzsber. 45, 1862, p. 400, t. 1, f. 21-24. ” » » Crust. Sîid-Eur. 1863, p. 276, t. 9. f. 18—19. 14 7 pere Alpheus platyrrhinchus, Heller, Horae dalm. 1864, p. 35. "I Grube. Insel Lussin, 1864, p. 71. Edwards, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. Il, 1837, p. 352. n % Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 130. Più frequente dell’ antecedente, Portorè, Cherso, Lussin, Le- sina, Lissa, Curzola. Alpheus dentipes Guerin. Alpheus dentipes, Guerin. Exp. sc. d. Morée, p. 39, t. 27, f. 3. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust II, 1837, p. ” ” 392, 5 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 278, t. 9, f. 20. Pi 5 % Horae dalm. 1864, p. 35. n È Grube. Insel Lussin 1864, p. 71. 4 È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 131. Abbastanza frequente; . Trieste, Lussinpiccolo, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta, Ragusa. Gen. Pontonia Latreille. Pontonia thyrrhena Risso. Alpheus thyrrenus, Risso. Crust. de Nice. 1816, tav. 2, f., 2. Gnatophyllum thyrrenus, Desmarest. Consid. 1825, p. 229. Calianassa thyrrenus, Fisso. Eur. merid. V, 1826, p. 54. Pontonia thyrrhena, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 360. È 5 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 52, f. 4. tà x Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 251, t. 8, f. 10-11. n na di Horae dalm. 1864, p. 35. n 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 132. Alquanto rara nelle pinne e nelle spugne ; Lesina, Lissa, Curzola. Pontonia flavomaculata Heller. Pontonia flavomaculata, Heller. Horae dalm. 1864, p. 35. Rarissima nella cavità respiratoria di Phallusia mamillata. Gen. Typton Costa. Typton spongicola Costa. — 211 — l’ontonella glabra, Heller. Zool.-bot Gesell. Wien 1856, p. 629, 10296ef, 12415. Typton spongicola, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 4, t. 6, bis. S = Heller. Crust. Siid--Eur. 1863, p. 254, t. 8, 13521 5 se 5 Horae dalm. 1864, p. 35. A A Grube. Insel Lussin 1864, p. 72, Pe È Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 106. n " Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 133. È $ Chatin. Ann. d. se. nat. VI, Ser. 7, Tom. 1878, p. 13, f. 23. Poco frequente nei vacui delle spugne ; Venezia, Pirano, Portorè, Lussingrande, Spalato, Lesina, Lagosta, Curzola. Gen. Caridina M. Edwards. Caridina Desmarestii Millet. Hippolyte Desmaresti, Millet. Ann. d. se. nat. I, Ser. 25. Tom. p. 461, tav. B. f. 1-2. Caridina Desmarestii, Joly. Ann. d. se. nat. II, Ser. 19, Tom. 1843. n È Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 328, t. bah, Da Ù n Stalio. Catal.,Crost. Adriat. 1877 p. 134. Rarissimo nella Valle di Ombla presso Ragusa. Gen. Nika Kisso. Nika edulis Risso. Processa conaliculata, Desmarest. Consid. 1825, p. 231. Nika edulis, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 85, t. 3, f. 3. > » Lamark. Anim. s. vert. V, p. 203. È » Desmarest. Consid. s. 1. Crast. 1825, p. 230. x » Fisso. Eur. merid..V, 1826, p. 72. » Rose. Hist. nat. d. Crust. II, 1830. p. 76. n. Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 45. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 364. » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tev. 52, f. 1. » -Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 232, t. 7, f. 17—19. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 135. Îiagenn fra le alghe ; Trieste, Zara, Isola grande, Lesina, Ragusa. SS s 8 % — 212 — Gen. Athanas Leach. Athanas niteseens Leach. Arete Diocletiana, Heller. Wien. Sitzber. 45, 1862, p. 404, t. 1, f. 28—33. Athanas nitescens, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 366. È > Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 54, bis. f. 1. >; » Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 281, t. 9, f. 21-23. 3 i è Horae dalm. 1864, p. 35. È ds Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 156. Pirano, Quarnero, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola, Ragusa. Fam. Palaemonidae Gen. Palaemon Fabricius. Palaemon rectirostris Zaddach. Palaemon squilla, M. Eqwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 390. rectirostris, Zaddach. Synops. Crust. 1844, p. 1. 2 n Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 269, t. o. ilo; ta ù Stalio. Catal. Crost Adriat. 1877, p. 146. Frequente a Trieste, Lussinpiccolo, Zara, Lesina. Palaemon squilla Linné. Cancer squilla, Linné. Syst. Nat. I, p. 1051. Palaemon squilla, Desmarest. Cons. sur 1. Crust. 1825, p. 235. 5 LI Lamark. Anim. s. vert. V, p. 207. » te Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 67. = d) Heller. Crust. Stùd-Eur. 1863, p. 267. É " 3 Horae dalm. 1864, p. 35. % x Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 144. Specie molto comune; Trieste, Lesina, Lissa, Lagosta, Cur- zola, Ragusa. Palaemon Treillianus Risso. Melicerta Treilliana, Risso. Crust. de Nice. 1816, p.111, t. 3, f. 6. Palaemon Treillianus, Desmarest. Consid. 1825, p. 230. a 6 Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 39. — Ai Palaemon Treillianus, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 61. ù » M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 392. d A Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. DA Lift. ” a Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 266, tav. St. 1-9. 5 x Nardo. Annot. di 54 cerost. 1869, p. 107. s Li Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 145. Meno frequente della specie antecedente; Trieste, Lussinpic- colo, Zara, Lesina. Palaemon xiphias Risso. Palaemon xiphias, Risso. Crust. de Nice 1816, p. 102. ” » Eur. merid. V, 1826, p. 60. h, Roux. Crust. d. 1. Medit, tav. 38. 5 Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 266. t. 9, f. 10. ps Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 146. Alquanto raro fra le zostere ed i fuchi; Lussin, Zara, Lesì- na, Lissa. sede co TE Gen. Gnathophyllum Latreille. Gnathophyllum elegans Risso. Alpheus elegans, Risso. Crust. d. Nice. 1816, tav. 2, f. 4. Drimo elegans, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 71, t. 1, f. 4. alii lai elegans, Desmarest. Consid. 1825, p. 228. è > M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 369. x È, Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 92: 12. % > Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 236, t. o; 1L- 2. A sj Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 136. Zara, Spalato, Lesina. Gen. Anchistia Dana. Anchistia scripta Risso. Alpheus scriptus, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 78. Periclimenes insignis, Costa. Fauna Napoli, 1836, p. 4, t. 6, f. 1-6. — 214 — Pelias scriptus, Heller. Wien. Sitzber. 45, 1862, p. 406, t. 2, f. 34. Anmchistia scripta, , Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 256, t. 8, f. 18--19. d 4 » Horae dalm. 1864, p. 35. " 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 137. Rara sopra fondo roccioso ; Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Anchistia amethystae Risso. Alpheus amethysteus, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 78. Pelias amethysteus, Heller. Wien. Sitzber. 45, 1862, p. 408. Anchistia amethystae, , Crust. Sid-Eur. 1863, p. 258. $ 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 138. Rarissima a Lissa. Anchistia migratoria Heller. Palaemon lacustris, Marteus. Arch. t. Naturg. 1857, p. 183, t. 10. Pelias migratorius, Heller. Wien. Sitzsber. 45, 1862, p. 409, t. 2, iper Anchistia migratoria, +, Crust. Sid-Eur. 1863, p. 259, t. 8, f. 20. 3 k Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 188. Vive rara nell’ acqua di mare mista ad acqua dolce; Venezia, Narenta. Gen. Hippolyte Leach. Hippolyte Cranchii Leach. Paluemon microramphos, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 104. Hippolyte Cranchii, Desmarest. Consid. 1825, p. 222. 5 è M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 376. E ò Heller. Crust. Siùd-Eur. 1863, p. 283, t. 9, f. 94. » ” ò Horae dalm. 1864, p. 35. 5 % Grube. Insel Lussin. 1864, p. 72. A Ù Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 140. Si rinviene di rado fra le cavità delle roccie sottomarine ; Neresine, Lesina, Lissa, Lagosta. Hippolyte gracilis Heller. Virbius gracilis. Heller. Wien. Sitzber. 45, 1862, p. 399, t. 1, f. 19—20. ii bi n Virbius gracilis, Heller. Crust. Stid-Eur. 1863, p. 285, t. 10, f. 1-2. Hippolyte gracilis, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877. p. 141. Rarissimo a Lesina. Hippolyte viridis M. Edwards. Virbius viridis, Heller. Crust. Siid-Eur. 1363, p. 286, t. 10, f. 3. ” 5 = Horae dalm. 1864, p. 35. Hippolyte viridis, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 372. Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 53, f. 3. ” 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 140. Rara nel Quarnero, Lesina, Curzola, Ragusa vecchia. » ” Gen. Pandalus Leach. Pandalus brevirostris Rathke. Pandalus Rathk, Heller. Wien. Sitzber. 45, 1862, p. 441, t. 3. Î. 91. A brevirostris, Rathke. Act. Acad. Leop. V. 20, p. 17. Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 247, t. Sf, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 142. » ” Lesina, Lissa. Pandalus pristis Risso. Palaemon pristis, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 105. Pontophilus pristis, , Eur. merid. V, 1826, p. 63, t. 4, f. 14. Pandalus pristis, Dehaan. Faun. japon. p. 175. Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 246. x ÙÀ Stossich. Boll. Soc. Adriat. IIT, 1877, p. 191. Rarissimo a S. Andrea presso Lissa. ” » Gen. Lysmata Risso. Lysmata seticaudatà Risso, Melicerta seticaudata, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 110, t. 2, f. 1. Lysmata seticaudata, Roux. Urust. d. 1. Medit. tav. 37. Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 239. Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 62. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 386, t. 025, f. 10. Pag ne Lysmata seticaudata, Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 54, f.3. 5 È Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 234, t. 8, f. 1. 5 È Grube. Insel Lussin 1864, p. 71. ” n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 143. Poco frequente a Lussinpiccolo, Zara, Spalato, Lesina, Ma- carsca, Fam. Penaididae. Gen. Sicyonia M. Edwards. Sicyonia sculpta M. Edwards. Stcyonia «culpta, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. 1, Ser. 19, Tom. D. 999; t-9, L.d-8. ” 5 ; Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 409. Do » Heller. Crust. Sùd-Eur. 1863, p. 291. % » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877; p. 148. Specie piuttosto rara ; Trieste, Quarnero, Lesina. Gen. Penaeus Fabricius. Penaeus Caramote Risso. Alpheus Caramote, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 90. Penaeus Caramote, Desmarest. Consid. 1825, p. 225, t. 39, f. 3. ” % Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 67. si A Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 71. > A M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 413, t. 25. s » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 50, f. 1. A S Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 294, t. 10, ti 10, i; 5 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 148. Raro a grandi profondità ; Lesina, Ragusa, Penaeus membranaceus, Risso. Penaeus membranaceus, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 98. » À » ur. merid. V, 1826, p. 68. s % Heller. Wien. Sitzsber. 45, 1862, p. 423, tav. 2, f. 49. » . si Crust Sid-Eur. 1863, p. 296, t. 10; Eb — Penseus membranaceus, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 149. Zara, Ragusa.. Ordine Sftomatopoda. Fam. Mysidae. Gen. Mysis Latreille. Mysis frontalis M. Edwards. Mysis frontalis, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 459. = % Lucas. Anim. de l’Alg. Crust. p. 49, t. 5, f. 7. ” ” Heller. Crust. Siid-Eur. 1863, p. 303. » 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 156. Rara a piccola profondità; Lesina, Lissa. Mysis truncata Heller. Mysis truncata, Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 303, t. 103 £. 13—14. ” 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 155. Lissa. Fam. Squillidae. Gen. Squilla Rondelet. Squilla mantis Rondelet. Squilla mantis, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 113. s > Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 85. = * Lamark. Anim. s. vert. V, p. 187. ” 5 Bosc. Hist. nat. d. Crust. IT, 1830, p. 95, t. 12, BÈ s s M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IL, 1837, p. 520. n È Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 55, f. 1. 5 » Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 306, t. 10, f. 15—19. : di Stalio. Catal. Crost Adriat. 1877, p. 156. Frequente in tutto 1° Adriatico. Squilla Desmarestii Risso. Squilla Desmarestii, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 114, t. 2, f. 8. ” E Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 86. ” P Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 95. $ È Roua. Crust. d. 1. Medit. tay. 40, — Z18 — Squilla Desmaresti, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1837, p. 023, tav. 1, f. 1 » 5 Heller. Crust. Sùid-Eur. 1863, p. 307. ” 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 158. ”» è Chatin. Ann. d. sc. nat. VI, Ser. 7, Tom. 1878, p. 4, t. 1, f. 6-9. Abbastanza frequente; Trieste, Pirano, Cherso, Lussinpiccolo, Fiume, Zara, Lesina, Lissa, Ragusa. Squilla Eusebia Risso. Squilla Eusebia, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 115. È. E Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 87. > Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 112. 7 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 159. Rarissima nell’ Adriatico. Gen. Gonodactylus Latreille. Gonodactylus chiragra Fabricius. Squilla chiragra, Desmarest. Consid. 1825, p. 251, t. 43. Gonodactylus chiragra, M. Edwards. Hist. d. Crust. II, 1837, p. 528. ” 5 Heller. Crust. Sid-Eur. 1863, p. 309, t DOSE 20. ”» » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 160. Rarissimo. ‘ Sottoclasse Arthrostraca. Ordine Zsopoda. Sottord. Anisopoda. Gen. Tanaidae M. Edwards. Tanais Cavolinii M. Edwards. Tanais Cavolini, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. II, 1840, p. 14130431pof (6. n A Heller. Zool.-botan. Gesell. Wien, 1866, p. 755. È s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 211. Raro a Lesina, = (po Gen. Apseudes Leach. Apseudes latifrons Grube. BRhoea latifrons, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 79. Lussin. Apseudes talpa Leach. Eupheus talpa, Desmarest. Consid. 1825, p. 2895, t. 46, f. 9. Rhoea Latreilli, M. Edwards. Ann. d. se. nat. 1. Ser. 13. Tom. p..288, t. 13, f. 1-83. 5 5 n Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 141. Apseudes talpa Bose. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 130. 5 » Lamark. Anim. s. vert. V, p. 169. % » MM. Edwards. Hist: nat. d. Crust. INT, 1840. p. 140. fe » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 62, f. 1. È » Heller. Zool.-hot. Gesell. Wien, 1866, p. 736. » » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 210. Poco frequente fra le alghe; Lesina, Lissa, Lagosta. Fam. Anthuridae. Gen. Anthura Leach. Anthura nigropunctata Lucas. Anthura nigropunctata, Lucas. Expl. d. VAlg. p. 64, tav. 5, f. 9. pi Pa Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 731. » » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 209. Lesina, Lissa, Lagosta. Anthura gracilis Leach. Anthura gracilis, Desmarest. Consid, 1825, p. 291, t. 46, f. 13. ” » M. Edwards. Hist, nat. d. Orust. III, 1840, p. | 136, tav. 31, f. 2-4. 5 5 Grube. Insel Lussin, 1864, p. 76. Neresine (Lussin). Fam. Pranizidae. Gen. Praniza Leach. Praniza coerulata Desmarest. Praniza coerulata, Desmarest. Consid. 1825, p. 284, t. 46, f. 8. 5 De Westwood. Ann. d. se. nat. 27, p. 326, t. 6, f. 5. — 220 — Praniza coerulata, Lamark. Anim. s. vert. V, p. 168. » » Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 131, t. 15, bis. 6 ” s M Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 194, t. 33, f. 10. s A Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 62, f. 4. » » Stalo. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 222. Il maschio vive sopra ammassi coralligeni lungo le spiaggie di Lesina; la femmina è parassita sulle branchie dei pesci. Gen. Anceus Risso. Anceus forficularius Risso. Anceus forficularius, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 52, t. 2, £:090% Lamark. Anim. s. vert. V, p. 167. n » ” 3 Desmarest. Consid. 1825, p. 283, t. 46, f. T. » » Fisso. Eur. merid. V, 1826, p. 106. % è Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 133. È È; M Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 197. ” L Grube. Insel Lussin, 1864, p. 77. Poco frequente nelle cavità di sassi sottomarini e nelle valve abbandonate di conchiglie; Lussingrande, Neresine, Ossero. Anceus rapax M. Edwards. Anceus rapax, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 196, tav. 33, f. 12. x » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 62, f. 3. ò » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 223. Raro nelle cavità delle madrepore; Lesina. Anceus vorax Lucas. Anceus vorax, Lucas. Expler. d. VV Alg. Crust: p. 85. ; » Heller. Zool.-botan. Gesell. Wien, 1866, p. 749. ; » . Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 223. Allo stato di larva vive sulle branchie dei pesci, allo stato adulto nelle cavità delle nullipori; Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola. 929] — Li i Sottord. Ewisopoda. Fam. Cymothoidae. Sottofam. Cymothoinae. Gen. Cymothoa Fabricius. Cymothoa oestroides Risso. Canolira oestroides, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 123. Cymothoa oestroides, Lucas. Expl. d l’ Alg. p. 78, t. 8, f. 3. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, » » p. 272. É » Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 737. " à Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 236. È comune in tutto 1’ Adriatico e vive attaccata sopra diversi pesci. Cymothoa parallela Otto. Cymothoa parallela, Lucas. Expl. de l Alg. p. 78, t. 8, f. 4. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, ” ” p. 273. si Ù Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 738. à na Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 236. Vive attaccato specialmente sui spari ; Lesina. Cymothoa Audouini M. Edwards. Cymothoa Audowini, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 274. Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien 1866, p. 738. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p_ 237. È più raro della specie precedente ; Lesina, Lissa. ” » ”» Cymothoa oestrum Fabricius. Idotea oestrum, Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1850, p. 160. Cymothoa oestrum, Leach. Transact. Linn. foc. XI, p. 372. è di n Dict. d. sc. nat. XII, p. 353. Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 139. Desmarest. Consid. 1825, p. 307, t. 47, f£.6—- 7. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 269. ” ” d » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 65, f. 1. = » Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 739. ” » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 235. Fu rinvenuta soltanto a Lesina. LR Gen. Anilocra Leach Anilocra frontalis M. Edwards. Amilocra frontalis, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IIT, 1840, p. 258. ” è. Tucas. Expl. ‘d. LT Ale: p. 0% 8,1 I A z Heller. Zool.-bot. Geselll Wien. 1866, p. 741 5 é Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 235. Rarissima a Curzola. Anilocra physodes M. Edwards. Amilocra Cuvieri, Leach. Dict. d. sc. nat. XII, p. 350. ” E Desmarest. Consid. 1825, p. 306 A physodes, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, pi 257. 3 P: Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 741. ; Ù Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 254. Frequente in tutto I’ Adriatico, attaccata sopra pesci. Anilocra mediterranea Leach. Anilocra mediterranea, Leach. Diet. d. sc. nat. XII, p. 350. ‘ pe Desmarest. Consid. 1825, p. 306. P È M. Edwards. Hist. nat Crust. III, 1840, p. 257. È 5 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 66, f. 1. SI di Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 741. ” ”» Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 234. Si rinviene rare volte attaccata sul Lophius piscatorius; Trieste, Lesina. Gen. Nerocila Leach. Nerocila bivittata Risso. Cymothoa bivittata, Risso. Crust. d. Nice. 1816, p. 143. > Desmarest. Consid. 1825, p. 310. dui bivittata, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 124. Nerocila bivittata, M. Edwards Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 252. a - Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 66, f. 5. 4 $ Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 739. x 3 Stabio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 232. Frequente a Trieste, Lesina, Lissa, Lagosta, — 223 — Nerocila maculata, M. Edwards. Nerocila maculata, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. HI, 1840, p. Zoo È È Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 740. 3 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1377, p 233. Vive come la specie precedente attaccata sui pesci; ma è più rara; Zara, Spalato, Lesina, Lissa. Sottofam. Aeginae. Gen. Aega Leach. Aega bicarenata Leach. Aega bicarenata, Leach. Diet. d. sc. nat. XII, p. 349. È » M. Edwards. Hist. nat. d, Crust. III, 1840, p. 241, AI 4 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 67, f. 2. È A Heller. Zool.-bot. Geselll Wien. 1866, p. 743. 5 > Stalio. Catal, Crost. Adriat. 1877, p. 250. Rara a Lesina e Lissa. (Gen. Rocinela Leach. Rocinela Deshaysiana M. Edwards. Aega Deshaysiana, Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 744. Rocinela Deshaysiana, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 243. 3 % Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 231. Lesina. Rocinela Dumerilii Lucas. Acherusia Dumerilii, Lucas. Expl. sc. d. V Alg. p. 79, t. 8, f. d. s Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 744. Root Dumerilii, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 231. Abbastanza frequente a Pirano, Lesina, Lissa. Rocinela complanata Grube. Acherusia complanata, Grube. Insel Lussin 1864, p. 76. Lussin. Rocinela ophthalmica M. Edwards. Acherusia ophthalmica, Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 745, MIR Rocinela ophthalmica, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. TIT, 1840, p. 243. 5 % Cuvier. Regn. anim. 1849, tav. 67, f. 3. Si ; Grube. Insel Lussin 1864, p. 76. e 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 230. Rara; Crivizza (Lussin), Lesina. Gen. Cirolana Leach. Cirolana hirtipes M. Edwards. Eurydice Swainsonii, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 76. Cirolana hirtipes, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IU, 1840, p 236, tav. 31, f' 25. a » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 67, f. 6. A » Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 742. = » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 229. Frequente ; Pirano, Crivizza (Lussin), Zara, Lesina, Lissa. Fam. Sphaeromidae. Gen. Sphaeroma Latreille. Sphaeroma serratum Fabricîus. Sphaeroma serratum, Leach. Transet. Linn. Soc. XI, p. 368. 5 À n° DICO de 907 Th, VOLE, Rao > È Desmarest. Consid. 1825, p. 301, t. 47, £.3. È . Rathke. Fauna d. Krym. p. 391. na z M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IIT, 1840, p. 205, tav. 31, f. 11. Pi 3 Heller. Zool-bot. Geselll Wien, 1866, p. 746. 5 È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 224. Comune lungo tutte le spiaggie dell’ Adriatico. Sphaeroma Jurinii Savigny. Sphaeroma Jurinii, M. Edwards. Hist. nat. Crust. III, 1840, p. 207. A Pa Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 746. $ 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 225, Rarissima a Lesina — 225 — Sphaeroma emarginatum Grube. Sphaeroma emarginatum, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 76 Neresine (Lussin). Sphaeroma Rissoi Heller. Sphaeroma Rissoi, Heller. Zool.-bot. Gesall. Wien, 1876, p. 746. pi s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 225. Rarissima a Lesina. Sphaeroma granulatum M. Edwards. Sphaeroma rubropunctatum, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 76. granulatum, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 208. Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 747. 5 ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 225. Abbastanza frequente; Lussinpiccolo, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola. Sphaeroma tridentulum Grube. Sphaeroma tridentulum, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 76. 3 4 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 747. y i Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 226. Rarissima a Neresine e Lesina. ” n» » Sphaeroma gibbosum M. Edwards. Sphaeroma gibbosum, M. Enwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 210. A ra Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p_ 748. s A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 227. Rara a Lesina. Sphaeroma Savignyi M. Edwards. Sphaeroma Savignyi, M. Edwards. Hist. nat. d. Orust. III, 1840, p. 208. Li; s Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 748. 5 6 Stalio. Catal. Crost. Apriat. 1877, p. 226. Rara a Cherso e Lesina. Gen. Cymodocea Leach. Cymodocea pilosa M. Edwards. Cymodocea pilosa, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, i p. 213. 15 nnt Cymodocea pilosa, Grube. Insel. Lussin, 1864, p. 76. Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 748. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 227. Frequente; Cherso, Lussin, Lesina, Lissa, Curzola. ” ” » ” Cymodocea truneata Leach. Cymodocea truncata, Desmarest. Consid. 1825, p. 297. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840; p. 214. n s ‘Hesse. .Ann..d.. sc... nati V. Sor Lido N.° 1--2, 1872, p. 16, tav. 1. » »” Rarissima a Cherso. Gen. Nesaea Leach. Nesaea bidentata Desmarest. Nesaea bidentata, Desmarest. Consid. 1825, tav. 47, f. 2. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. ITI, 1840, ” 7”) pi 217. ; b Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 68, f. 2. 5 si Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 748. È È Hesse. Ann. d. sc. nat. V. Ser. 17. Tom. N.0° 1-2, 1872, p. 20, tav. 2. x s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877. p. 228. Raro a Lesina. Fam. Idoteidae. Gen. Idotea Fabricius. Idotea hecetica Pallas. Armida viridissima, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 109. Stenosoma hecticum, Desmarest. Consid. 1825, p. 291. Idotea hectica, Latreille. Hist. nat. d. Crust. V, p. 371. 3 » Lamark. Anim. s. vert. V, p. 160. Bose. Hist. nat. d. Crust. II, 1330, p. 163. » 2) % ‘» MM. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 133. 5 s Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 69, f. 1. bi » Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 727. 5 » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 206. Si rinviene rare volte fra le alghe; Pirano, Lesina, Lissa. — 2270 — r Idotea tricuspidata Desmarest. Idotea tridentata, Lamark. Anim. s. vert. V, p. 160. % 1 Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 130, p. 163. tricuspidata, Desmarest. Consid. 1825, p. 288. Roux. Crust. d. 1. Medit. tav. 13, f. 11-12. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 128. 5 È Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 728. » ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 206. Frequente; Trieste, Lussin, Zara, Lesina, Lissa, Curzola. Idotea algiriea Lucas. Idotea algirica, Lucas. Expl. d. 'Alg. Crust. p. 61, t. 6, f. Heller. Zool-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 7 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 207. 2. 28. ”» ” ” ” Rara a Lesina. Idotea prismatica Risso. Zenobia prismatica, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 110, t. 5, f. 24. Idotea prismatica, Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 729. Stalio. Cat. Crost. Adriat. 1877, p. 208. Rarissima a Lesina. Idotea capito Rathke. Leptosoma capito, Rathke. Fauna d. Krym. p. 384, t. 6, f. 7-9. Idotea capito, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IIS, 1840, p. 135. Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 730. A » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 209. Frequente a Lesina, Lissa, Curzola. ” » » ” Idotea appendienlata Risso. Leptosoma appendiculata, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 107, t. 4, 193) Idotea appendiculata, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, i p. 135. S >; Grube. Insel. Lussin, 1864, p. 76. P; 3 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 731: = A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 208. Rara a Trieste, Lussinpiceolo, Lesina. 9981 Fam. Asellidae. Gen. Jaera Leach. Jaera Kroyerii M. Edwards. Jaera Kroyerii, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 149. N $ Cuvier. Regn. anim. Crust: 1849, tav. 70, f. 1. È dos Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 732. x 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 212. Curzola. Jaera longicornis Lucas. Jaera longicornis, Lucas. Expl. d. l’Alg. Crust. p. 66, t. 6, f. 4. x $ Heller. Zool.-botan. Gesell. Wien, 1866, p. 733. 5 È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 213. Lesina. Jaera filicornis Grube. Jaera filicornis, Grube. Insel Lussin, 1866, p. 75. Lussin; maschio sconosciuto. Gen. Limnoria Leach. Limnoria uncinata Heller. Limnoria uncinata, Heller. Zool.-bot. Gesell. 1866, p. 734. } 5 Stalio. Catal. Crest. Adriat. 1877, p 211. Verbosca (Lesina); nel legno mezzo carbonificato. Fam. Bopyridae. Gen. Bopyrus Latreille. Bopyrus squillarum Latreille. Bopyrus squillarum, Latreille. Hist. nat. d. Crust. VII, p. 55, t. 59. ” » Desmarest. Consid. 1825, p. 325, t. 49, f. 8, 14. 4 5 Lamark. Anim. s. vert. V, p. 164. Pa È Bosc. Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 138. » d Rathke. Faun. d. Krym. p. 394. A $ M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 282. n 5 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 749. Dì » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 240. Abbastanza frequente nella cavità branchiale dei Palaeman. — 229 — Gen. Gyge Cornalia e Panceri. Gyge branchialis Cornalia e Panceri. (xyge branchialis, Cornalia e Panceri. Osserv. sopra un Crost. isop. p. 31, tav. 1-2. i » Grube. Insel Lussin, 1864, p. 77. ai È Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 749. A s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 241. Vive nella cavità branchiale di Gebia litoralis; Pirano, Ne- resine (Lussin). Gen. Jone Latreille. Jone thoracica Montagu. Oniscus thoracicus, Montagu. Trans. Linn. Soc. IX, p. 103, t. 5, Î:3%; Jone thoracica, Desmarest. Consid. 1825, p. 286, t. 46, f. 10. - * Bosc. Hist. nat. d. Orust. II, 1830, p. 129, t. 15, bis. f. 5. ” ” Lamark. Anim. s. vert. V, p. 170. » 3 M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 280, ORE 1 ” * Heller. Zool,-bot, Gesell. Wien, 1866, p. 749. » 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 240. Vive nella cavità branchiale di Callianassa subterranea; Lesina. Fam. Oniscidae. Sottofam, Oniscinae. Gen. Ligia Fabricius. Ligia Brandtii Rathke. Ligia Di Rathke. Fauna d. Krym. p. 386, t. 6, f. 6. n Ù M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 156. È È Grube. Insel Lussin, 1864, p. 75. i È Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 734. A 4 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 213. Comunissima in tutto 1’ Adriatico, sotto i sassi alla spiaggia nelle fessure delle roccie. ° LI Sottofam. Armadillinae. Gen. Tylos Latreille. Tylos Latreillii Audouin. Tylos Latreillii, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 188. n ” Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 60, bis. f. 2. > $; Heller. Novara-Reise, Crust. 1868, p. 137. 5 è »s Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 742. 4 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 214. Rarissima a Lesina. Ordine Amphipoda. Sottord. Laemodipoda. Fam. Caprellidae. Gen. Caprella Lamark. Caprella acutifrons Latreille. Caprella labida, Lucas. Expl. d. l Alg. 1849, p. 53, t. 5, f. 2. a acutifrons, Desmarest. Consid. 1825, p. 277. Si x M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 108. 4 % Heller. Amph. adriat. Meer. 1866, p. 53, t. 4, 3 aggio. Dia Pa È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 186. È ts Haller. Zeit. f. wiss. Zool. 33, 1879, p. 404. Vive sopra roccie coperte d’ alghe a piccola profondità; Le- sina, Lissa. Caprella obtusa Heller. Caprella obtusa, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 54, t. 4, f. 16. Lesina. Caprella monacantha Heller. Caprella monacantha, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p 54, t. 4, t, LOG È K A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 196. Pirano, Lesina, Lissa, Curzola. Caprella aspera Heller. Caprella aspera, Heller. Amph. adriat. Meer, 1866, p. 55, t. 4, f,. 20-21. — 231 — Caprella aspera, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 196. Pirano, Lesina, Lissa, Curzola. Caprella leptonyx Heller. Caprella leptonyx, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 56, t. 4, f. 22. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 197. ” » Lesina. Caprella phasma Montagu. Caprella phasma, Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 278. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 108. » b») » > Heller. Amph. adriat. Meer, 1867, p. 56. È o Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Lesina. Caprella armata Heller. Caprella armata, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 56, t. 4, f. 23. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 198. » » Lesina. Caprella inermis Grube. Caprella inermis, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 75. Stalîo. Catal. Crest. Adriat. 1877, p. 244. » » Lussin. Sottord. Orevettina. Fam. Cheluridae. Gen. Chelura Philippi Chelura terebrans Philippi. Chelura terebrans, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 52. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. »” ”» Verbosca, Lesina, Lissa. Fam. Corophiidae. Sottofam. Corophiinae. Gen. Corophium Latreille. Corophium acherusicum Costa. Corophium acherusicum, Costa Mem. Acad. Sc. Napoli, 1853, p. 232. Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 51, t. 4, £4d4: ” n ae — Corophium acherusicum, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 194. Frequente fra i fuchi; Pirano, Lesina, Curzola, Ragusa. Corophium longicorne Latreille. Corophium longicorne, Desmarest. Consid. 1825, tav. 46, f. 1. > » Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 51. ” ” Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 198. Curzola. Gen. Cyrtophium Dana. Cyrtophium laeve Heller. Cyrtophium laeve, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 49, t. 4, f. 9-11. Lesina. Gen. Cratippus S. Bate. Cratippus erassimanus Heller. Cratippus crassimanus, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 50, t. 4, f. 12—13. à îi Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Lissa. Cratippus pusillus Grube. Colomastix pusilla, Grube. Ausflug. 1861. p. 131. “ sa » Arch. f. Naturg. 30, 1864, p. 206, t. 5, f. 2. » Insel Lussin, 1864, p. 75. Gol Godin. Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 50. : 4 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Trieste, Lussin, Lissa. Gen. Icridium Grube. Ieridium fuscum Grube. Icridium fuscun, Grube. Arch. f. Naturg. 30, 1864, p. 209, t. 5, fo » » » Insel Lussin, 1864, p. 75. » ” » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Lussin. — 233 — Sottofam. Podocerinae. Gen. Microdeutopus Costa. Mierodeutopus Titii Heller. Microdeutopus Titii, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 48, t. 4, f. 8. a » Stalio. Catal. Urost. Adriat. 1877, p. 192. Pirano. Microdeutopus gryllotalpa Costa. Microdeutopus gryU0otalpa, Grube. Insel Lussin. 1864, p. 73. 5 A Heller. Amph. adriat. Meer, 1866, p. 48. $ 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 192. Pirano, Lussinpiecolo, Lesina, Lissa, Curzola. Gen, Cerapus Say. Cerapus abditus Templeton. Erichthonius bidens, Costa. Mem. Acad. Napoli, 1853. p. 229, t. da 0 Cerapus abditus, Heller. Amph. adriat. Meer. 1866, p. 49. È » Stalio. Catal. Crost 1877, p. 193. Vive in tubi cilindrici, papiracei; raro a Lesina. Cerapus latimanus Grube. Cerapus latimanus, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 74. 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat, 1877, p. 244. Neresine (Lussin). Gen, Podocerus Leach. Podocerus pulchellus Leach. « Jassa pulchella, Desmarest. Consid. 1825, p. 269. Podocerus pulchellus, M. Edwards. Ann. d. se. nat. Tom. 20, p. 384. A 2 Ò Hist. nat. d. Crust. III, 1864 p. 64. i È ” Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 45. ” ”» Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 190. Lesina. Podocerus Ocius S. Bate. Podocerus Ocius, S. Bate. Brit. sessile-eyed. Crust. p. 450. 5 » Heller. Amph. adriat. Meer. 1866, p. 49, — 234 — Podocerus Ocius, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Lesina. Podocerus monodon Heller. Podocerus monodon, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 45, t. 4, f 4-5. 3 L Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1377, p. 244. Lesina. Podocerus largimanus Heller. Podocerus largimanus, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 46, t 4, f. 6. » ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 191. Lesina. Podocerus longicornis Heller. Podocerus longicornis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 47, t. Lai: » . Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 191. Lesina. Gen. Amphitoé Leach. Amphithoèé penicillata Costa. Amphitoè penicillata, Costa. Mem. Acad. Napoli, 1853, p. 207, tav. 2, Î-9 % A Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 43, t. 3, f, 29—34, ” x Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 189: Frequente; Quarnero, Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa. Amphithoèé pieta kathke. Amphitoè picta. Rathke. Faun. d. Krym p. 89, t. 5, f. 15—19. 5 » Grube Insel Lussin, 1864, p. 74. » s IStalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Trieste, Cherso, Sansego. Amphithoé bicuspis Heller. Amphitoè bicuspis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 44, t. 4,f. 1. 5 ; Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 189. Lesina. Amphitoèé Brusinae Heller. Ampthithoè Brusinae, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 44, t. 4, f. 2-3. — 239 — Amphithoè Brusinae, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 190. Lissa. Fam. Orchestiidae. Gen. Talitrus Latreille. Talitrus platycheles Guerin. Tulitrus platycheles, Stalio. Cat. Crost. Adr. 1877, p. 242. Quarnero. Gen. Orchestia Leach.- Orchestia Deshayesi Audouin. Orchestia Deshayesi, M. Edwards. Ilist. nat. d. Cr. LI, 1840, pie. Heller. Amp. adr. Meer. 1866, p. 3. t. 1, f. 5D_6. : ai Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 171. Rara; Lesina, Lissa, Curzola. » ” Orchestia mediterranea Costa. Orchestia mediterranea, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 4, t. LR © Grube. Insel Lussin 1864, p. 72. ” si Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. Lussin, Sansego, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola, Otranto. ” » Orchestia Montagui Audouin. . Orchestia Montagui, M. Edwards. Aun. d. se. nat. Tom. 20, p. 361. v % A Hist. nat. d. Crust. III, 1840, pi l7. » ; Heller. Amph. adriat, Meer. 1866, p. 2, t.1, f. 3-4. » s Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 171. Venezia, Sansego, Lesina, Curzola, Otranto. Orchestia litorea Montagu. Orchestia litorea, Desmarest. Consid. 1825, p. 261. t. 45, f. 3. Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 98. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 16. D » ”» »” = 006 = Orchestia litorea, Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 59, f. 3. » Heller Amph. adr. Meer, 1866, p. 2, t. 1, f. 1-2 Nardo. Annot. di 54 crost. 1869, p. 114. Stalio. Cetal Crost. Adriat. 1877, p. 170. È ire F. Miiller. Arch. f. Naturg. 1848, tav. 4, f. 1-17. Abbazia, Lesina, Curzola. Otranto. » tz) n Gen. Allorchestes Dana. Allorchestes stylifer Grube. Allorchestes stylifer, Grube. Arch. f. Naturg. 1866, tav. 9, f. 4. n à Stalio. Catal. Cr. Adriat. 1877, p. 242. Abbazia presso Fiume. Allorchestes Helleri Grube. AMorchestes imbricatus, Grube. Insel Lussin 1864, p. 72. : ù, Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 242. " Helleri, Grube. Arch. f. Naturg. 1866, tav. 9, f. 3. Abbazia, Lussin. Allorchestes Perieri Lucas. Orchestia Perieri, Lucas. Expl. d. 1° Alg. p. 52, t. 5, f. 1. > Grube. Insel Lussin 1864, p. 72. AMlord host Perieri, Grube. Arch. f. Naturg. 1866, tav. 9, f. +2. Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 242. b») » Fiume, Lussin, Gen. Nicea Nicol. Nicea istrica Grube. Amphithoè istrica, Grube. Ausflug 1861, p. 135. Nicea istrica, » Arch. f. Naturg. 1864, p. 200. » i piial£866, tav.79, dea Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. ”» » Trieste. Nicea Nilsoni Rathke, Nicea Nilsoni, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 4. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. » be] Lesina. Nicea plumicornis Heller. Nicea plumicornis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 5, t. 1, f. 8-9. “ vi Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 172. Ragusa. Nicea fascieulata Heller. Nicea fasciculata, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 6, t. 1, f. 10-11. 4 A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 172. Lissa, Lagosta. Nicea Bucchichi Heller. Nicea Bucchichi, Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 7, t. 1, f. 12-15. | si A Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 173. Lesina. Nicea nudicornis Heller. Nicea nudicornis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 8, t. 1, f. 16—19. 24 > Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 173. Lussinpiecolo, Lesina. Nicea macronyx Heller. Nicea macronix, Heller. Amph. adriat. Meer. 1866, p. 10, t. 1, î. 20 24. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 174. » ” Lesina. Nicea camptonyx Heller. Nicea camptonyx. Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 10, t. 1, f. 25—30. È L Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. Lesina, Lissa. Nicea Schmidtii Heller. Nicea Schmidtii, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 11, t. 1, f. 31—32. 5 21 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. Ragusa. Nicea rudis Heller. Nicea rudis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 12, t. 1, f. 33. — 2399. - Nicea rudis, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. Lesina. Nicea crassipes Heller. Nicea crassipes, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 12, t. 1, f. . 34-35. 3 ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 174. Lesina. I Fam. Gammaridae. Sottofam. Atylinae. Gen. Atylus Leach. Atylus Costae Heller Atylus Costae, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 31. > n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 182, Rara tra i fuchi di Lesina e Ragusa. Gen. Protomedeia Kroyer. Protomedeia hirsutimana S. Bate. Protomedeia hirsutimana, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 34. 5 5 Grube. Arch. f. Naturg. 1866, tav. VOTE: » si Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243 Abbazia (Fiume), Lussin, Lesina Protomedeia pilosa Zaddach. Leptocheirus pilosus, Zaddach. Synop. Crustaceor. prussicor. p. 8. $ Grube. Insel Lussin 1864, p. 73. Piotomblbà pilosa, Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. Lussin. Protomedeia guttata Grube. Protomedeia guttata, Grube. Arch. f. Naturg. 1866, tav. 10, f. 3. ; > Stalio. Catal. Crst. Adr. 1877, p. 243. Val Cassione (Veglia). Gen. Pherusa Leach. Pherusa elegans Leach. Parampkithoè elegans, Bruzel, Scand. Amph. Gammar. p. 75, t. 2, f. 14. —. 9898 — Paramphithoé elegans, Grube. Insel Lussin 1864, p. 73. Pherusa elegans, Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 243. Lussin. : Gen. Dexamine Leach. Dexamine spiniventris Costa. Amphitonotus spiniventris, Costa. Amfip. Napoli, p. 196, t. 2, f. 1. 7 5 5; Grube. Insel Lussin, 1864, p. 72 Deramine spiniventris, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 30. 5 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p 181. Neresine (Lussin), Lesina, Lissa. Dexamine spinosa Leach. Dexramine spinosa, Heller. Ampb. adr. Meer. 1866, p. 31. n » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 182. Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola, Ragusa. Dexamine brevitarsis Grube. Amphitoè brevitarsis, Grube. Ausflug 1861, p. 135. Deramine brevitarsis, —“—» Arch. f. Naturg. 1864, p .196. 5 5 Stalio. Catal. Crost. Adtiat. 1877, p. 24. Trieste, Quarnero. Dexamine anisopus Grube. Amphithoè anisopus, Grube. Ausflug 1861, p. 136. Deramine amisopus, y Arch. f. Naturg. 1864, p. 197. $ d Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 243. Cherso. Dexamine leptonyx Grube. Amphithoè leptonye, Grube. Ausflug 1861, p. 136. Deramine 5 n Arch f. Naturg. 1864, p. 198. = » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 243. Trieste, Quarnero. Gen. Iphimedia Rathke. Iphimedia obesa Rathke. Iphimedia obesa, Heller. Amph. adr. Meer. 1866. p. 28, $ $ Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 180. Lesina. — 240 — Iphimedia Eblanae S. Bate. Iphimedia multispinis, Grube. Arch f. Naturg. 1864. p. 202, t.5, f. 1. A 5 Insel Lussin 1864. p. 72. ci Eblanae Heller. Amph. adr. Meer. 1886, p. 28. A z Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 181. Zara, Lesina. CAI Gen. Isaea M. Edwards. Isaea Montagui M. Edwards. Isaca Montagui, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. INT. 1840, p. 26 t. pi PERA og DD Ù z Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 28. s n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 150. Vive libera e nella cavità branchiale di Maja squinado Y Pi- rano, Lesina. Gen. Ampelisca Kroyer. Ampelisea Gaimardii Kroyer. Ampelisca Gaimardi, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 28. 5 5 Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. Lagosta. Gen. Kroyera S. Bate. Kroyera haplocheles Grube. Kroyera haplocheles, Grube. Insel Lussin 1864, p. 72. ò A Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. Lussin. Sottofam. Leucothoinae. Gen. Eusirus Kroyer. Eusirus bidens Heller. Eusirus bidens Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p 32, t. 3, f. 19. $ » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 243. Lesina. Gen. Leucothoé Leach. Leucothoé dentieulata Costa. Leucothoé denticulata, Costa. Fauna Napoli 1836, tav. 9. f. 3 di n 3 Mem. Acad. Napoli 1853, p. 226. — 241 — Leucothoè denticulata, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 83, t. 3, f. 1-5. JI 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 183. d. articulosa, Grube. Insel Lussin 1864, p. 73. Abbastanza frequente tanto nello stato libero quanto nella cavità interna delle ascidie; Trieste, Cherso, Lussinpiccolo, Nere - sine, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola. Sottofam. Gammarinae. Gen. Gammarus Fabricius. Gammarus marinus Leach. Gammarus marinus, Desmarest. Consid. 1825, p. 267. Fisso. Eur. merid. V, 1826, p. 96. » ” p M. Edwards. Ann. d. sc. nat. Tom. 20, p. 367. % 3 5 Hist. nat. d. Crust III, 1840, p. 46. Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 43. » 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat, 1877, p. 187. Frequente; Quarnero, Zara, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola. ”» » Gammarùs loeusta Fabricius. Gammarus locusta, Desmarest. Consid. 1825, p. 267. Rathke. Fauna d. Krym. p. 372, t. 5, f. 11-14. M. Edwards. Hist. nat. d. Cr.. III. 1840, » » » ” Grube. Insel Lussin 1864, p. 74. ” ; Heller. Amph. adr. Meer, 1866, p. 43. ” ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 186. Frequente in tutto 1’ Adriatico, sotto le pietre e tra i fuchi. Gammarus tenuimanus $S. Bate. Gammarus tenuimanus, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 43. Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. bb} » Lissa. Gammarus gracilis Rathhe. Gammarus gracilis, Rathke. Faun. d. Krym. p. 84, t. 5, f. 7—10. Grube. Insel Lussin 1864, p. 74. ” »” Cherso. coi ge Gammarus Olivii M. Edwards. Gammarus Olivii, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. XX, p. 369, t. 10, f. 1-8. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 47. Trieste, Cherso, Abbazia (Volosca). Gammarus brevicaudatus M. Edwards. Gammarus brevicaudatus, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. XX. p. 369. Hist. nat. -d. Cr. IM. 1840, p. 53. È da Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 188. 5 punctimanus, Costa. Mem. Acad. Nap. 1853, p. 222, t. 3 L1:6: Gammarella punctimana, Grube. Insel Lussin 1864, p. 74. ci brevicaudata, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 35, BRIN gt Lussin, Lesina, Lissa, Ragusa. ”» b}] ” a »” »” Gen. Melita Leach. Melita palmata Montagu. Melitus palmatus, Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 60, f. 5. Melita palmata, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 36. » ” Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 243. Frequente a Zara e Curzola. Melita gladiosa S. Bate. Melita gladiosa, Grube. Insel Lussin 1864, p. 74. 5 5 Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 36. Ù È Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 183 Lussinpiccolo, Lesina, Ragusa. Melita Coroninii Heller. Melita Coroninii, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 37, t. 3, f. 20228 5 $ Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 184. Lesina. Gen. Maera Leach. Maera erythrophthalma S. Bate. — 243 — Eurystheus erythrophthalmus, S. Bate. Amph. Brit Mus. p. 196, 1.00 da de 3 È Ù Brit. sessile-eyed. Crust. p. 354. Maera erythrophthalma, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 42. sa : Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. Lissa. Maera brevicaudata S. Bate. Megamaera brevicaudata, S. Bate. Amph. Brit. Mus. p. 228, t. 40, f. 2. 3 » A Brit. sessile-eyed. Crust. p. 409. Maera brevicaudata, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 42, t. 3, f. 27—28. A 3 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p 243. Pirano, Lesina, Lissa, Curzola. Maera Donatoi Heller. Maera Donatoi, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 41, t. 3, f. 26. tz > Stalio Catal. Crost. Adriat. 1866, p. 186. Lesina. Maera scissimana Costa. Gammarus scissimanus, Costa. Acad. Napoli 1853, p. 221, t. 3, f. 7. Maera scissimana, Grube. Insel Lussin 1864, p. 73. > A Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 40, t. 3, f. 24. î 4 Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 186. Maera integrimana Heller. Macra ‘integrimana, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 40, t. 3, T. 25: 4 x Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 186. Lagosta. Maera grossimmana Leach. Gammarus grossimanus, Bose. Hist. nat. d. Crust. II, 1850, p. 112. » na Lamark. Anim. s. vert. V. p. 182. Maera grossimana, Grube. Insel Lussin 1864, p. 72. - à Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 39. 5 n Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. Ossero, Lussinpiccolo, Crivizza, Neresine, Lissa. - * — 244 — Maera orchestiipes Costa. Ceradocus orchestiipes, Costa. Mem. Acad. Nap. 1853, p. 224, t. 4, f. 4. Megamoera orchestiipes, Grube. Insel Lussin 1864, p. 73. Maera orchestiipes, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 38, t. 3, f. 22-23. 5 % Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 184. Lussinpiccolo, Crivizza, Neresine, Cigale, Lesina, Lissa, La- gosta, Curzola, Ragusa. ; Gen. Eurystheus S. Bate. Eurystheus bispinimanus $S. Bate. Eurystheus bispinimanus, Grube. Insel Lussin 1864, p. 74. Stalio. Cat. Cr. Adr. 1877, p. 244. ” » Lussin. Gen. Amathilla S. Bate. Amathilla brevicornis Bruzelius. Gammarus brevicornis, Bruzelius. Skand. Amph. p. 62, t. 3, f. 11. Amathilla brevicornis, Grube. Insel Lussin 1864, p. 74. 3 » Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 244. Lussin. Sottofam. Lysianassinae. Gen. Lysianassa M. Edwards. Lysianassa spinicornis Costa. Lysianassa spinicornis, Costa. Mem. Acad. Napoli, 1853, p. 185, DL da ” “ Grube. Insel Lussin, 1864, p. 72. - gi Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 15, t. A09 FEB » 5 Grube. Arch. f. Naturg. 1866,tav. 9, f. 6. ” “n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 175. ” 5 Chatin. Ann. d. sc. nat. VI, Ser. 7, Tom. 1878, p. 14, fig. 24. Abbastanza comune fra le alghe; Trieste, Cherso, Cigale, Lussinpiccolo, Zara, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola. — 249 — Lysianassa lorieata Costa. Lysianassa loricata, Costa. Mem. Acad. Napoli, 1853, p. 186, t. LIES, n » . -Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 16. È > Grube. Arch. f. Naturg. 1866. w 5 Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 176. Meno frequente della precedente ; Lussin, Lesina, Lissa. Lysianassa longieornis Lucas. Lysianassa filicornis, Costa. Ann. Museo Napoli 1862, p. 80. # longicornis, Lucas. Expl. de l Alg. 1849, p. 53, t. 5, f. 2. 7 A Grube. Insel Lussin 1864, p. 72. v ; Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 17, t. 12-15. n % Grube. Arch. f. Naturg. 1866, tav. 9, f. 8. Da ; Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 242. Trieste, Cherso, Crivizza, Lussinpiccolo. Lysianassa pilieornis Heller. Lysianassa pilicornis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 17, t. 2, f. 16. A 3 Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 176. Lesina. Lysianassa Costae M. Edwards. Lysianassa Costa, M. Edwards. Ann. d. sc. nat. Tom. XX, p. 365, t. 10, f. 17. » È à Hist. nat. d. Cr. III, 1840, "E: » si Heller. Amph. adriat. Meer. 1866, p. 18. È n Stalio. Catal. Crost. Adriat. 1877, p. 177. Quarnero, Lesina, Lissa, Lagosta, Curzola. Lysianassa ciliata Grube. Lysianassa ciliata, Grube. Ausflug. 1861, p. 135. ” » » Insel Lussin, 1864, p. 72. - » » Arch. f. Naturg. 1866, tav. 9, f. 7. 3 » . Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 242. Trieste, Lussinpiccolo. — 246 — Lysianassa humilis Costa. Lysianassa humilis, Grube. Arch. f. Naturg. 1866. Lussinpiccolo. Gen. Probolium Costa. Probolium megacheles Heller. Probolium megacheles, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 13, t. 2, LA SSA ”» » Stalio. Catal. Crost. Ad Lagosta. . Probolium marinum S. Bate. Probolium marinum, Heller. Amp. adr. Meer. r. 1877, p. 175. 1866, p. 14. 5 5 Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 242. Lesina. Gen. Ichnopus Costa. Iehnopus affinis Heller. Ichnopus affinis, Heller. Amph. adr. Meer. 19—25. È » Stalio. Catal. Crost. Adr. 18 Lesina. Iechnopus calceolatus Heller. 1866, p. 19, t. 2, f. 11 lt, Ichnopus calceolatus, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 20, f. 260—28. h n Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 178. Ragusa. Gen. Anonyx Kroyer. Anonyx Sehmardae Heller. Anonyx Schmardae, Heller. Amph. adr. Meer 29—33. 5 5 Stalio. Catal. Crost. Adr. Lesina, Lissa, Ragusa. Anonyx filicornis Heller. Anonyx filicornis, Heller. Amph. adr. Meer. 13—16. si È Stalio. Catal. Crost. Adr Lesina. . 1866, p. 31, 6. 2, f. 1877, p. 178. 1866, p. 23, t. 3, f. . 1877, p. 178. — 2471 — Anonyx gulosus Kroyer. Anonya gulosus, Heller. Amph. adr. Mcer. 1866, p. 24. a E Stalio. Catal. Crost, Adr. 1877, p. 179, Lesina. Anonyx nanus Kroyer. Anonya nanus, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 24. Sta'io. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. ” ” Pirano. Anonyx minutus Kroyer. Anonyx minutus, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 24. Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. ” ” Lesina. Anonyx tumidus Kroyer. Anonya tumidus, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 25, t. 3, f. 6—12. $ M Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. Lesina Lissa, Lagosta. Anonyx Nardonis Heller. Anonyx Nardonis, Heller. Amph. adr. Meer. 1866, p. 26, t. 2, f, 17—18. Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 243. » ” Pirano. Gen. Callisoma Costa. Callisoma Hopei Costa. Callisoma Hopei, Costa. Fauna Napoli, 1836, tav. 8, bis. f. 1. P. » Heller. Amp. adr. Meer. 1866, p. 27, t. 3, f. 17—18. P » Stalio. Catal. Crost. Adr. 1877, p. 179. Pirano, Lesina. SOTTOCLASSE LEPTOSTRACA, Fam. Nebalidae. Gen. Nebalia Leach, Nebalia Geoffroyi M. Edwards. SA Nebalia Geoffroyi, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 350, tav. 99, I, 1 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 72, f. 1. 7 t Grube. Insei Lussin. 1864, p. 77. Heller. Zool. botan. Gesell. Wien. 1866, p. 750. Neresine. (Lussin) Lesina, Lissa. CLASSE ENTOMOSTRACA. Ordine Ostracoda. Fam. Cypridinidae. Gen. Cypridina M. Edwards. Cypridina mediterranea Costa. Cypridina mediterranea, Grube. Insel Lussin, 1864, p. 77. Lo Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 750. Pirano, Cigale, (Lussin), Lesina, Lissa, Lagosta; Grube trovò un esemplare nella faringe della Scorpaena seropha. 9” Cypridina oblonga Grube. Cypridina oblonga, Grube. Arch. f. Naturg. 1859, p. 335, t. 12, f. 2—5. Cherso. Ordine Cirripedia. Sottordine Thoracica. Tribù Pedunculata. Fam. Lepadidae Gen. Lepas Linné. Lepas anatifera Linné. Lepas anatifera, Darwin. Monogr. of the Cirr. I, p. 73, t. 1, £. 1. é È Krohn. Arch. f. Naturg. 1859, p. 358. 5 x Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 758. Abbastanza frequente sotto la colomba dei hbastimenti pro- venienti da lunghi viaggi. Gen. Conchoderma Olfers. Conchoderma gracile Heller. — 249 — Conchoderma gracile, Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 753. Vive parassita sulle branchie di Maja squinado. Fam. Pollicipedidae. Gen. Scalpellum Leach. Scalpellum vulgare Leach. Scalpellum vulgare, Darwin. Monograph. Cirr. I, p. 222, t. 5, f. 15. = > Heller. Zool-bot. Gesell. Wien. 1859, p. 759. Rara a Lesina. Tribù Operculata. Fam. Chthamalidae. Gen. Chthamalus Ranzani. Chthamalus stellatus Poli. Ohthamalus stellatus, Po". Test. Sicil. tav. 5, fig. 12—16, f. 18—20. P o Darwin. Monograph. Cirr. II, p. 459, fig. 1. - » Heller. Zool-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 759. Frequente sulle roccie lungo tutta la costa. Fam. Balanidae. Gen. Chelonobìia Leach. Chelonobia testudinaria Linné. OChelonobia testudinaria, Darwin. Monograph. Cirr. II, tav. 14, f. isa, L 5 P° Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. (99. Vive attaccata sopra la Chelonia caretta; Venezia, Lesina. Gen. Balanus List. Balanus tintinnabulum Linné. Lepas tintinnabula, Linné. Syst. Nat. p. 1108. Balanus tintinnabulum, Lamark. Anim. s. vert. V. p. 697. Lo si rinviene attaccato alla parte inferiore dei bastimenti, sul dorso delle tartarughe marine. = 00 = Sottord. ARhizocephala. _Fam. Peltogastridae. Gen. Peltogaster Rathke. Peltogaster curvatus Kossmann. Peltogaster curvatus, Kossmann. Arb. aus d. zool.-zool. Inst. Wirzburg, 1873, p. 202, t. 10, TI PILA: Vive parassita sull’ addome dell’ Eupagurus Prideauati. Peltogaster longissimus Kossmann. Peltogaster longissimus, Kossmann. Arb. aus d. zool.-zoo0l. Inst. Wiirzburg. 1873, p 202, t. 10, f. 5. Sull’ addome dell’ Eupagurus Prideaumi, Gen. Parthenopea Kossmann. Parthenopea subterranea Kossmann. Parthenopea subterranea, Kossmann. Arb. aus d. zool.-zool. Instit. Wiirzburg. 1873, p. 205, t. 10, f. 1-4. Sopra la Calianassa subterranea. Gen. Sacculina Thompson. Sacculina earcini Thompson. Sacculina carcini, Kossmann. Arb. aus. d. zool.-zool. Instit. Wiirz- but, .1873,. p..421{de. Gi 7 10—13. i E stata rinvenuta parassita sopra l’ addome di diverse specie di crostacei. Ordine Copepoda. Sottord. Eucopepoda. Tribù Parasita. Fam. Lichomolgidae. Gen. Lichomolgus Thorell. Lichomolgus sepieola Claus. Sepicola longicauda, Claus. Zeit. f. wiss. Zool. XXV, 1875. Lichomolgus sepicola, Wierzejskj. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX. 1877, Sulle branchie della Sepia officinalis. — 251 — Gen. Sabelliphilus Sars. Sabelliphilus Sarsii Claus. Sabelliphilus Sarsii, Claus. Zeit. f. wiss. Zool. XXVI, 1876. Attaccato sulla cute dello Spirographis Spallanzani. Gen. Staurosoma Will. Staurosoma parasiticum Will. Staurosoma parasiticum, Will. Arch. f. Naturg. 1844, p. 237, ti 10. $ 5 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p 756. Vive nell’ interno delle actinie. Fam. Bomolochidae. Gen. Bomolochus Nordmann. Bomolochus Belones Burmeister. Bomolochus Belones, Burmeister. Nov. Ac. Leop. XVII, 1835, p. 298, tav. 24, f. 2—6. È ; M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 479. ” » Heller. Zool.-bot. Gesell. 1866, p. 7951. n si Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 2. 5 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 97. Sulle ruialia di Belones acus Risso. Bomolochus cornutus Claus. Bomolochus cornutus, Claus. Zeit. f. wiss. Zool. XIV. pi n Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 2. 3 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 57. Sulle branchie di Alosa papalina Bp. Gen. Nicothoe M. Edwards. Nicothoe astaci Audouin et M., Edwards. Nicothoe astaci, Aud. et. M. Edw. Ann. d. se. nat. Ser. I. Tom. IX, tav. 49, f. 1-9. % 5 M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 481, 403° 23: HI » Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 79, f. 1. È A Heller. Zool.-bot. Geselll Wien. 1866, p. 751. » 5 Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 1. — 292 — Vive sopra le Branchie dell’ Homarus vulgaris e del Palinu- rus vulgaris. Fam. Ergasilidae. Gen. Ergasilus Nordmann. Ergasilus nanus Beneden. Ergasilus nanus, Beneden. Poiss. Belgiq. leur. paras. ete. 1870, p. ATE. AIA Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 1. È » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 57. Sulle branchie del Mugi saliens, isso. ” » Fam. Chondracanthidae. Gen. Medesicaste Kròyer. ° Medesicaste Triglarum Kròyer. Lerneomyzon Triglae, Desmarest. Consid. s. 1. Crust. 1825, p. 349. Chondracanthus Triglae, Nordmann. Microgr. Beitr. II, 1832, p. 116, tav. 9, f. 1-4. M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 502. Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. V1, 1851, p. 109. Medesicaste Triglarum, Kròyer. Bidr. Kunds. om Snyltekr. 105 p.:312,t. 18,0f. 1. Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 755. F ka Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 6. Ù Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, Da id; Sulle branchie della Trigla lineata L. » b}) ” b) 29 b>) ” Gen. Chondracanthus Delaroche. Chondracanthus cornutus Miiller. i Lernaea cornuta, Miller. Zool. dan. I. 1877, p. 124, t. 33, f. 6. Lernentoma cornuta, Baird. Brit. Entom. 1850, p. 328, t. 35, f. 2. Chondracanthus cornutuss Nordmann. Micr. Beitr. II, 1832, p. 111, tardo D—10. M. Edwards. Hist. nat d. Cr. IN. 1840 p. 500, t. 40, f. 18—32. tà) » FETO (°° Pig); die Chondracanthus cornutus, Beneden. Ann. d. se. nat. Ser. III, Tom, » » » deo p. 108, t. 4, f: 1-4. Kròyer. Bidr. om Snyltekr. 1863, p. 249, bed E DG Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. (95. Vogt. Crust. par. d. pois. 1879, p. 76, 80. t. 6, f. 4—8. Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 6. * Valle. Soc. Adriat. Trieste, V1, 1881, p. 72. Sulle branchie del Pleuronectes sp. Chondracanthus Laevirajae Valle. Condracanthus Laevirajae, Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 73. Nelle cavità branchiali della Laeviraja oryrhynchus L. Chondracanthus Merlucii Heller. Chondracanthus Merlucii, Kròyer. Naturh. Tidskrift. I, p. 278, ” » n» n tav. 2, f. 4. M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. IIIJ 1840, p. 503. Heller. Zool. bot. Gesell Wien. 1866, p. 756. Richiardi. Oatal. Crost. par. 1880, p. 6. Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881. p. 73. Nella cavità boccale del Merlucius esculentus Risso. Chondracanthus Zei Delaroche. Lernacanthus Delarochiana, Desmarest. Consid. 1825, p. 350. Chondracanthus Zei, Delaroche. Now. Bull. Soc. Philom. II, 1811. p:I270, b. 2,1. 2. Burmeister. Nov. Act. Leop. Car. XVII, 1830, ;p,(:320. M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 504. Baird. Brit. Entom. 1850, p. 327, t. 35, £. 1. Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. XVISTISO], ps 110564 i DT. — 254 — Chondracanthus Zei, Vogt. Crust. par. d. poiss. 1879, p. 80. t. 5, f. 0-8. » » Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 6. » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 73. Nelle cavità branchiali del Zeus faber L. Chondracanthus gibbosus Kréòyer. Lernentoma Lophii,. Baird. Brit. Entom. 1850, p. 330, t. 35, f. 3. Chondracanthus Delarochiana, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III. 1840, p. 504. 5 Lophius, Risso. Eur. merid. V, 1826, p. 137. ; Lophi, Rathke. Nov. Act.-Leop. Car. XX, 1843, p. 116,.t.35, f. 11. 3; gibbosus, Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. XVI ‘11351, p.- 104, 20068 10—15. da Claus. Bau u. Entw. par. Cr. 1858, p. 3, f. 1 14. È Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 756. 5 Vogt. Crust. par. d. poiss. 1879, p. 76, 80, t. 5, f. 1-4, t 6, f. 1-3. - Richiardi. Catal. Crost. par. 18830, p. 6. > Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 74. Nelle cavità branchiali del Lophius piscatorius L. Chondracanthus horridus Heller. Chondracanthus horridus, Heller. Crust. d. Novara-Keise, Ma p: 232, tav. 23, f. 4. Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 6, Sulle branchie del Gobius jozo L. Chondracanthus angustatus Heller. Chondracanthus angustatus, Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 230, tav. 23, f. 3. ”» pa 5 Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866 p. 756. n Ò Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 6. 5 5 Valle. Soc. Adr. Trieste, VI, 1881, p. 75. Sulle branchie dell’ Uranoscopus scaber L. Fam. Caligidae. Gen. Caligus Miiller. Caligus affinis Heller. — 259 — Caligus affinis, Heller. Zool. bot. Gesell. Wien. 1866, p. 752. 5 5, Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 2. p f Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 57. Parassita sulle branchie dell’ Umbrina cirrhosa L. Caligus Coryphaenae Steenstrup et Liitken. Caligus Coryphaenae, Steenstrup et Liitken. Bidr. Kunds. om Snyl- heler. I1861, ip. 206% Aa eti dr > > Richiardi. Catal, Crost. paras. 1880, p. 2. % Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 58. Lite branchie della Coriphaena pelagica Lac. Caligus diaphanus Nordmann. Caligus diaphanus, Nordmann. Microgr. Beitr. II, 1832, p. 26. e , M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 452. ; Baird. Brit. Entom. 1850, p. 269, t. 32, f. 1. 4 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 752. È Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 2. Pe Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 58. Comune sulla pelle e sulle branchie della Trigla lineata L., T. corax Bp., T. aspera Rond. e T. lyra L. Caligus minutus M. Edwards. Caligus minimus, Otto. Nov. Act. Leop. Car. XIV, 1828, p. 354, ti 29; If. 4-8. 5 Bisso. Hist. nat. Eur. merid. V, 1826, p. 135. E O E ” s i Nordmann. Mikrogr. Beitr. II. 1832, p. 25. Si minutus M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 450. ” 4 Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 77, f. 2. ” » Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 751. » ” » Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 163, 14, fl. ” s Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 2. x = Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 58. Vive nella bocca e sulle branchie di Labrax lupus Cuv. Caligus vexator Heller. Caligus vexator, Heller. Crust. d. Novara-Reise 1865, p. 165, t. 14, f. 2. » » ” Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 753 5 > Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 3. — 256 — S È Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 58. Sulle branchie del Dentex vulgaris Cuv. Gen. Lepeoptheirus Nordmann Lepeoptheirus pectoralis Miller. Lernaea pectoralis, Miller. Zool. dan. I, 1777, p. 125, t. 33, f. 7. Caligus pectoralis, Blainville. Dict. d. sc. nat. XXVI, 1823, p. 129. » n Cuvier. Regn. anim. III, 1829, p. 258. 3 5 M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. JII, 1840, p. 454. ”» Thompson. Ann. Mag. Nat. Hist. XX. p. 247. Lenoir pectoralis, Nordmann. Mikrogr. Beitr. II, 1832, p. 30. 5, 3 Baird. Brit. Entom. 1850, p. 275, t. 32, f. 10, s È Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 99. Comunissimo sulla pelle e branchie della Platessa passer Bp. e del Rhombus maximus Cuv. Lepeophtheirus Nordmanni M. Edwards. Caligus Nordmanni M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. ITI, 1840, p. 455. 3 È Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 77, f. 1. - Thompson. Ann. Mag. Nat. Hist. XX, p. 247. Tescopihed8 Nordmanni, Baird. Brit. Entom. 1850, p. 275, t. Sdyrfisb: 5 A. Heller. Crust. d. Novara-Reise. 1865, p. 180, tav. 16, f. 1—2. 5 n Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, pid. i a Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 59. Sulle branchie dell’ Orthagoriscus mola L. Gen. Liitkenia Claus. Liitkenia glabra Heller. i Cecropsina glabra, Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 209, tav. 19, f. 1-2. ” A, pi Zool.-botan. Gesell. Wien. 1866, p. 754. — 257 — Liitkema glabra, Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 3. > 5 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 59. Sulle branchie dell’ Ausonia Cuvierì Ris. Gen. Trebius Kròyer. Trebius caudatus Kròyer. Trebius caudatus, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 458. J >; Thompson. Ann. Mag. Nat. Hist. XX. p. 248. A 5 Baird. Brit. Entom. 1850, p. 280, t. 33, f. 3-4. È è Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881 p. 60. Nelle cavità della bocca dell’ Acanthias vulgaris Bp. Gen. Elytrophora Gerstaecker. Elytrophora brachyptera Gerstaecker. Arnaeus Thynni, Kroyer. Bidr. om Snyltekr. 1863, p. 157, t. 6, f. 05. Elytrophora brachyptera, Gerstaecker. Arch. f. Naturg. XIX, 1853, p. 62, t. 3. P È Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 189, tav. 17. » » » Zool.-botan. Gesell. Wien. 1866, p. 759. A a Richiardi. Cat. Crost. paras 1880, p. 3. n $ Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881 p. 60. Vive nella cavità orale del Thynnus vulgaris Cuv. e sulle branchie della Coriphaena Mppuris L. Gen. Dinematura Latreille. Dinematura latifolia Steenstrup et Liitken. Dinematura latifolia, Steenstrup et Liitken. Bidr. om Snyltekr, 1861, p. 38, t. 8, T..16. ” » Heller. Crust. d. Novara-Reise. 1865, p. 199. 5 » Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 3. Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 60. Sulla pelle e nelle fauci del Carcharodon Rondeletti. 17 — 258 — Gen. Cecrops Leach. Cecrops Latreillii Leach. Cecrops Latrelii, Leach. Encycl. brit. Suppl. I. tav. 20, f. 1—5. n E: Desmarest Consid. 1825, p. 338, tav. 50, f, 2. ” : Bosc Hist. nat. d. Crust. II, 1830, p. 221. “ ” Nordmann. Mikrogr. Beitr. II, 1832, p. 39. È 3 Lamark. Anim. s. vert. V, 1838. p. 206. » 3 M. Edwards. Hist. nat d. Crust. III, 1840, p. 474. - > Ouvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 73, f. 4. Ù o Baird. Brit. Entom. 1850, p. 293, t. 34, £. 1-2. A È Beneden. Acad. Royal de Belg. XXII, 1899, p._ 523. 3, È Heller. Zool-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 754. $ n Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 3. » si Valle. Soc. Adriat Trieste, VI, 1881, p. 61. Vive sopra le branchie del 7'hynnus vulgaris e sulla pelle dell’ Orthagoriscus mola L. Gen. Laemargus Kròyer. Laemargus muricatus Kròyer. Laemargus muricatus, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 75, tav. 39, f. 2. sare Bard. Brit. Entom. 1850, p. 299, t. 34, f. 3-4. 7 ” Kròyer. Bidr. om Snyltekreb. 1863, p. 188. ” » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 61. Sopra l’Orthagoriscus mola L. Gen. Perissopus Steenstrup et Liitken. Perissopus dentatus Steenstrup et Litken. Perissopus dentatus, Steenstrup et Liitken Bidr. om Snytlekr, 1861, p. 53, t. 12, Li ai » O ”» Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 754. » ” Richardi. Catal. Crost. paras. 1880 p. 3. ’”» ; Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 61. Sulla pelle. del Prionodon Milberti Val. e dei Mustelus plebe- jus Bp. — 259 — Fam. Dichelestiidae. Gen. Anthosoma Leach. Anthosoma crassum Abildgaard. Caligus imbricatus,, Risso. Crust. d. Nice, 1816, p. 162, t. 3,f.13. 7 » Lamark. Anim. s. vert. V. 1838. p. 211. » Smithii, Lamark. Anim. s. vert. V. 1838, p. 210. Otrophesa imbricata, Risso. Bur. merid. V. 1826, p. 136. Anthosoma Smith, Leach. Brit. Encyel. Suppl. I. p. 406, t. 20, f. 1-6. È 5 Desmarest. Consid. 1825, p. 234, t. 50, f. 3. - n Burmeister. Nov. Act. Leop: XVII, 1835, p. 328. x È M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. IIT, 1840, p. 483, tav. 39, f. D. Ti N Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 79, f. 3. n à Baird. Brit. Entom 1850, p. 296, t. 33, f. 10. a Valle. Soc. Adriat. Trieste, IV, 1878, p. 89. crassum, Steenstrup et Liitken. Bidr. om Snytlekr. 1861, pi 57, ti012, f. 24. > L, Richiardi. Catal. Crost paras. 1880, p 5. 5 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 2882, p. 62. "Vive fra i denti dell’ Oxyrrina Spallanzani. Gen. Lernanthropus Blainville. Lernanthropus Gisleri v. Beneden. Lernanthropus Gisleri, v. Beneden. Acad. Roy. Belg. XIX, 1852, p. 780. » ” di Faun. litor. d. Belg. 1861, p. 151, tav. 28. n 4 Heider. Gatt. Lernanthr. 1879, p. 83, f. 65—66. È È Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 5. 5 Di Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 63. Sulle branchie dell’ Umbrina cirrhosa e della Co: vina nigra. Lernanthropus Seribae Kròyer. Ler nanthropus trigonocephalus, Heller. Crust. d. Novara-Reise. 1865, p. 226, tav. 22, £. 3, ci Mi P Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 755. — 260 — Lernanthropus trigonocephalus, Heider. Gatt. Lernanthr. 1879, p. 85, f. 67—68. si Scribae, Kròyer. Bidr. om Snyltekreb. 1863, p. 204bt. ded di sì x Heider. Gatt. Lernanthr. 1879, p. 86. È è Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, pi Di s ni Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 63. Sulle branchie del Serranus scriba Cuv. Lernanthropus Kréyerii v. Beneden Lernanthropus Kròyeri, v. Beneden. Ann. d. se. nat. IR Ser. Cam XVI, 1651, paid tav. 3, f 7-9. ù i Claus. Bau u. Entwikl par. Cr. 18598, p. 18, f. 15—19. $ ” v. Beneden. Faun. lit. Belg. 1861, p. 151. n 5 Heller. Zool.-bot. Geselll Wien. 1866, p. 155. n si Heider. Gatt. Lernanthr. 1879, p. 90, f. 12— 73. > ” Richiurdi. Catal. Crost. paras. 1880, p. d. 5 $ Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 64. . Sulle branchie del Labrax lupus Cuv. Lernanthropus vorax Richiardi. Lernanthropus vorax, Richiardi. Proc. Vert. Soc. Tosc. Pisa, 1879, pi Si. 5 x 5 Catal. Crost. par. 1880, p. 5. » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 64. Sulle branchie di Charax puntazzo Cuv. Lernanthropus brevis Richiardi. i Lernanthropus brevis, Richiardi. Proc. Verb. Soc. Tosc. Pisa 1879, p. 81. ” » ” Catal. Cr. paras. 1880, p. 5. È » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1861, p. 64. Sulle branchie dell’Oblata melanura Cuv., Sargus Salviani, e S. Rondeletiù C. V. — 261 — Gen. Dichelestium Hermann. Dichelestium sturionis Hermann. Dichelestium sturionis, Hermann. Mem. d’ apterol. 1804, p. 125, tav. 5, f. 7-8. De »+ Desmarest. Consi: 1825, p. 337, t. 50,f. 6. 5 »s -Bosc. Hist. nat d. Crust. II, 1830, p. 223. tayart bh. £2. 9 n» Nordmamn. Mikrogr. Beitr. II, 1832, p. 41. Ù » Burmeister. Nov. Act. Leop. XVII, 1835, p. 328. ; » Rathke. Nova Act. Leop. XIX, 1836, p. 127, ta LG si » Lamark. Anim. s. vert. V, 1838, p. 202. 5 , © M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 485, tav. 39, f. 4. È »s Cuvier. Regn. anim. Crust. 1849, tav. 79, Ip zo x » Beneden. Ann. d. se. nat. III. Ser. Tom. XVII, 1851, p. 95. “ » Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 4. » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 64. Sulle branchie dell’ Acipenser sturio L. Gen. Kròyeria v. Beneden. Kréyeria lineata v. Beneden. Kròyeria lineata, Beneden. Bull. Acad. Roy. Belg. XX, 1853, p. 23. 3 n Claus. Bau u. Ent. par. Crust. 1858, p. 24, f. i 20-21. ;, à Beneden. Faun. litor. Belg. 1861, p. 148, t. 22. P Po Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 65. Fra le lamelle branchiali del Mustelus equestris Bp. Gen. Clavella Oken. Clavella Mulli v. Beneden. Clavella Mulli, Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. XVI, 1851ppatd, i Silos »o » » Faun. lit. Belg. 1861, p. 150. ” ,s Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 5. » » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 66, Fra le branchie del Mullus barbatus e del M. surmuletus. = ia Gen. Nemesis Roux. Nemesis mediterranea Heller. Nemesis Lamnae, Roux. Crust. d. 1. Medit. 1828, tav. 20, f. 1-9. È ti M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 486. » Carcharium, Roux. Crust. d. 1. Medit. 1828, tav. 20, f. 10-11. È ; M. Edwards. Hist. nat. Crust. III. 1840, p. 486. » mediterranea, Ieller. Crust. d. Novara-Reise, 18695, p. 220, tav. 21, f. 2. 3 7 Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 5. si 3 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 66. Sulle branchie del Carcharodon Rondeletii e dell’ Oayrrhina Spallanzani. Nemesis mediterranea var. sinuata Valle. Nemesis mediterranea var. sinuata, Valle. Soc. Adriat. Trieste, IV, 1878, p. 91, con una tav. » ” ” ” » Soc. Adriat. Trieste, p. 66. Rarissima sulle branchie dell’ Oxyrrhina Spallanzani. Gen. Ergasilina v. Beneden. Ergasilina robusta v. Beneden. Ergasilina robusta, Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. XVI, 1851, p. 97, t. 3, f. 1-2. ”» » 3 Faun. litor. d. Belg. 1861, p. 149. A Valle. Soc. Adriat. Trieste, p. 67. Fra le lamelle branchiali del Trygon thalassia Col., della Lae- viraja oxyrhynchus L., della L. macrorhynchus Bp., del Mustelus plebejus Bp. e del M. equestris Bp. Gen. Cyenus M. Edwards. Cycenus gracilis M. Edwards. Cycnus gracilis, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 496, i. MAR da » > Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 216, t. 77008 COMI OR > ‘pag — Cycnus gracilis, Heller. Zool-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 754. 5 hi, Valle. Soc. Adriat. Trieste, p. 67. Sulle branchie della Cerna gigas Bp. Gen. Eudactylina v. Beneden. Eudactylina acuta Beneden. Eudactylina acuta, Beneden, Bull. Acad. Roy. Belg. XX, 1853, p. 157. % 5 » Faun. litor. Belg. 1861, p. 150, t. 25. » n Valle. Soc. Adriat. Trieste, p. 67. Fra le lamelle branchiali della Squatina angelus e dell’Acan- thias vulgaris. Fam. Philichthydae. Gen. Philichthys Steenstrup. Philichthys Xiphiae Steenstrup. Philichthys Xiphiae, Steenstrup. Overs. K. Danske Vidensk Selsk. Forkand. 1861, p. 295, tav. 2. R: è i Ibidem. 1862, p. 227. Bergsoe. Ann. d. sc. nat. Ser. V, Tom. III, 1865, p. 213, tav. 1. Vogt. C. Recher. cotières faite à Roskoff, 1879, p. 29, t. 2, f. 13—15. Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 4. 5 si Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 67. Nei seni e canali delle ossa frontali del XipRias gladius L. Philiehthys Steenstrupi Richiardi. Philichthys Steenstrupi, Richiardi. Atti Soc. se. nat. Pisa, II, Lv, po 199,%k Vi Lod. , ” £ Catal. Cr. par. 1880, p. 4. Valle. Soc. Adriat.. Trieste, VI, 1881, p. 68. Nelle ossa frontali del Mullus barbatus L. Philichthys Lichiae Richiardi. Philichthys Lichiae, Richiardi. Atti Soc. sc. nat. Pisa, III, 1877, p. 167, t. 6, f. 1. ”» ”» Ù Catal. Crost. par. 1880, p. 4. L: 3 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 68. Vive nei seni e nelle ossa frontali della Lichia amia L. » ” » sa Philiehthys Pagelli Richiardi. Philichthys Pagelli Richiardi. Atti Soc. se. nat. Pisa, III, 1877, p..172, t516,5f..4 3, = 5 Catal. Crost. par. 1880, p. 4. 5 La Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 68. Nei seni e canali delle ossa frontali del Pagellus erythrinus. Philichthys Richiardi Valle. PMlichthys Richiardi, Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 81. Nel canale dell’ osso preopercolare della Box salpa Cuv. Gen. Sphaerìfer Richiardi. Sphaerifer cornutus Richiardi. Sphaerosoma corvinae, Leydig. Arch. f. Naturg. XVII, 1851, p.259, tav: 13; “ Heller. Cr. d. Novara-Reise, 1865, p. 247. ” » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1861, p. 69. Vive sopra il Naucrates ductor BI. ed il Xiphias gladius. — 269 — Pennella varians Steenstrup et Liitken. Pennella varians, Wierzejski. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, tav. 32—33. Sopra le branchie di Loligo vulgaris, Eledone moschata e Sepia officinalis. Gen. Lernaeenicus Lesueur. Lernaeenicus gracilis Heller. Lernaceonema gracilis, Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 249, tav. 29, f. d. Zool.-bot. Geselll Wien, 1866, p. » ”» » 758. Lernacenicus gracilis, Richiardi. Atti Soc. sc. nat. Pisa, III, 1877, p. 202. E o Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 69. Sopra la pelle della Lichia amia L. Lernaeenicus vorax Richiardi. Lernaeenicus vorax, Richiardi. Atti Soc. sc. nat. Pisa, III, 1877, p. 203, t. 7, f. 1-21. è 5 à; Catal. Crost. paras. 1880, p. 6. 5 i Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 69. Nella cavità boccale dell’ Umbrina cirrhosa L. Lernaeenicus neglectus Richiardi. Lernaeenicus neglectus, Richiardi Atti Soc. sce. nat. Pisa, HI, 1877, p. 206, t. 7, f. 22—43. ” » » Catal. Crost. par. 1880, p. 6. ” P Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 70. Comunissimo sopra il Mugi! saliens Risso ed il M. cephalus Cuv. Gen. Tripaphylus Richiardi. Tripaphylus Musteli Beneden. Lernaconema Musteli, Beneden. Bull. Acad. roy. Belg. XVIII, 1851, p. 100, c. tav. È $ È Ann. sc. nat. Ser. III, Tom. XVBE 1850; cp 125,0 bo £ b--12 È $ Vogt. Crust. par. d. Pois, 1879, p. 69, t, Dif LE 4 DR Tripaphylus Musteli, Richiardi. Soc. se. nat. Pisa, 1878, p. XX. È 5 > Catal. Cr. paras. 1880, p. 6. - » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p.70. Nei muscoli della cavità branchiale del Mustelus eque- stris Bp. Gen. Lernaeolophus Heller. Lernaeolophus sultanus Heller. Pennella sultana, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 55: Lernacolophus sultunus, Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. Dod, ti 25, fol » ” ò Zool.-bot. Geselll Wien, 1866, p. 758. ” n Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 70. Nella cavità boccale e branchiale del Serranus scriba :L. e del S. cabrilla L. Gen. Naobranchia Hesse. Naobranchia eygniformis Hesse. Cestopoda amplectens, Kurz. Zeit. f. wiss.. Zool. XXIX, 1877, p. 407,.t. 26, f. 16—21, 834, t 20, f. 49. Naobranchia cygniformis, Hesse. Ann. d. sc. nat. Ser. IV, Tom. XX, 1863; p. 122, t. 1; fo Richiardi. Catal. Cr. par. 1880, p. 6. Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, puoi. Vive sulle branchie del Sargus annullaris L. b>) » » » Fam. Lernaeopodidae. Gen. Charopinus Kròyer. Charopinus Dalmanni Retzius. Lernaca Dalmanni, Retzius. Foriep. Notiz. XXIX, 1830, p. 6, f. 5-9, e. 9 97 Isis. 1831, p. 1345, tav. 9. Lernacopoda Dalmanni, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust.: III. 1840, p. 516. Charopinus Dalmanni, Kròyer. Bidr. om Snyltekr. 1863, p. 280, L40476 — 2607 — Charopinus Dalmanni, Vogt. Crust. paras. d. poiss. 1879, p. 66, tav. 4, f. 3. 5 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 75. Nelle cavità branchiali della Laeviraja macrorhynchus Bp., della L. oxyrhynchus L. e della Dasybatis clavata L. Gen. Achtheres Nordmann. Achtheres selachiorum Kurz. Achtheres selachiorum, Kurz. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, p. 395, 1.125; fool t. 27. f. 38--40. 9 s Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 76. Vive all’ apertura genitale del Mustelus equestris Bp. e della Myliobatis aquila L. Gen. Brachiella Cuvier. Brachiella oblonga Valle Brachiella oblonga, Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 76. Sotto le pinne pettorali del Mugi! saliens Risso e del M. ce- phalus Cuv. Brachiella pastinacae Beneden. Brachiella pastinacae, Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. gl" p. 118, ti 4, 89. $ > Kurz. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, p. 389, t. 25, f. 2—3, tav. 26, f. 36, DI, dedo 3 n Valle. Società Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 17. Nello sfiatatojo del Myliobatis aquila L. e della ERhinoptera marginata Geoff. Brachiella malleus Rudolphi. Brachiella malleus, Nordmann. Mikrogr. Beitr. II, 1832, p. 95. x È Vogt. Crust. par. d. poiss. 1879, p. 46. t. 3, f. 1-8, tav 4, £. 1. 3 Val'e. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 77. Nola cavità boccale della Torpedo Galvani L. Brachiella insidiosa Heller. Brachiella insidiosa, Heller. Crust. d. Novara-Peise, 1865, p. 239, t. 24, fl — 268 -- Brachiella insidiosa, Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 756. 3. 2 Richiardi. Catal. Crost. paras. 1880, p. 7. 7 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 77. "dulla branchie d’ un Gadus sp. Brachiella Thynni Cuvier. Brachiella Thynni, Cuvier. Regn. anim. INI, 1829, p. 257, t. 15, f. 5. 5 - Nordmann. Mikrogr. Beitr. II, 1832, p. 90. La * M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 512. ” 3 Steenstrup et Liitken. Bidr. om Snyltekr. 1861, Mi SO,ct. 15,1. 36 È 3 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 756. È 5 Vogt. Crust. par. d. poiss. ;1879, -peibUyit. 9, f.c9. 23 n Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 7. 3 à Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 77. Sulle branchie e sotto le pinne pettorali del Thynnus vulga- ris C. V. Brachiella impudica Nordmann. Brachiella impudica, Nordmann. Mikrogr. Beitr. II, 1832, p. 92, tav. 8, f. 1-3. 5 + M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 513. » 5 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 757. - 3 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, pi 78. Sulle branchie della Trigla lineata L. e della T. corax Bp. Gen. Anchorella Cuvier. Anchorella Canthari Richiardi. Anchorella Canthari, Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 7. 5 Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 78. Sulle branchie del Cantharus orbicularis C. V. Anchorella uncinata Miiller. Lernaea uncinata, Muller. Zool. dan. I, 1877, p. 120, t. 33, f. 2. Anchorella uncinata, Nordmann. Mikrogr. Beitr. II, 1832. p. 102, 159/04 8019, 10) aa M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, pi 519. È $ Baird. Brit. Entom. 1850, p. 337, t. 35, .9. — 269 — Anchorella uncinata, Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III Tom. RIVER: PR ono 3, È 5 Claus. Wirzb. naturg. Zeit. I, 1860, p. 31, t. 1, f. 7-38. 5 » Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 757. 5 > Vogt. Crust. par. d. pois. 1879, p. 60, t. 4. f. 2-7. Sopra le branchie di un Merlucius sp. Anchorella emarginata Kròyer. Anchorella emarginata, M. Edwards. Hist. nat. d. Cr. III, 1840, p. 518. ; Beneden. Ann. d. sc. nat. Ser. III, Tom. iti tota, 4-6. $ e. Kròyer. Bidr. om Snyltekr. 1863, p. 309. % È Kurez, Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, p. 398, «t. ‘20; “fi SCT1P/126, f. 26—28, 31—32, t. 27, f. 43-44. 5 3 Richardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. «d Valle. Soc Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 1179. Sulle branchie dell’ Alosa vulgaris Valenc. Anchorella fallax Heller. Anchorella falltax, Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 241, t. » 24, f 4-5, % ù » . Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 757. bo » Kurz. eit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, p. 396, (SL E VO So STI f. 48. 5) » Richardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. n Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 79. Sulle branchie del Dentex vulgaris C. V. Anchorella hostilis Heller. Anchorella hostilis Heller. Crust. d. Novara-Reise, 1865, p. 243, tav. 24, Î. 7. » È » Zool-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 757. » » Kurz. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1879, p. 391, i ti 20 “isdn 20,. de AO, i E Ta » -Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. — 270 — Anchorella hostilis, Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 80. Sulle branchie dell Umbrina cirrhosa L. Anchorella Pagelli Kròyer. Anchorella Pagelli, Kroòyer. Bidr. om Snyltekr. 1863, p. 295, t. 16, (f,33. Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 757. x : Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. x È Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p 80. Sulle branchie del Pageltus erythrinus Cuv. e del P. mormy- rus Quo. Anchorella Sargi Kurz. Anchorella Sargi, Kurz. Zeit. f. wiss. Zool. XYIY. 1877, p. 393. t. 25-60, t. 26, f..29, Ly 20, i, DI Kichardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. A » Valle. Soc. Adriat Trieste, VI, 1881, p. 80. Sulle branchie del Sargus annularis L. Anchorella subtilis Richiardi. Anchorella subti is, Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. ” » Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 80. Sulle branchie dell’ Umbrina cirrhosa L. Ancehorella Scombri Kurz. Anchorella Scombri, Kurz. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, p. 403, t. 29, f.,,12, t. 20 L 90, 02 È È Richiardi. Catal. Crost. par. 1890, p. 8. s i Valle. Soc. Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 80° Sulle branchie del Scomber scomber L. Anchorella Triglae Claus. Brachiella Triglae, Claus. Zur Morph. d. Copep. 1860, tav. 1, f. 6. Anchorella Triglae, Kurz. Zeit. f. wiss. Zool. XXIX, 1877, p. 404, t. 25, f.. 13—15, t..26, f. 22, 23, t. 27, f. 46-47. a N Richiardi. Catal. Crost. par. 1880, p. 8. A Valle. Soc Adriat. Trieste, VI, 1881, p. 81. "Sulle branchie della Tyrigla lineata L. e della T. corax Bp. ” n ba) ” Tribù Gnathostomata. Fam. Notodelphyidae. Gen. Notopterophorus Costa. Notopterophorus Veranyi Leuckart. Se Notopterophorus Veranyi, Leuckart. Arch. f. Naturg. 1859, p. 241. tav. 6, f. 2-8. 5 3 Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien, 1866, p. 750. Vive nella cavità branchiale della Phallusia mamillati ; Le- sina, Lissa. Fam. Peltidiidae. Gen. Peltidium Philippi. Peltidium purpureum Philippi. Peltidium purpureum, M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. TII, 1840, peil6; bh a/, i. 43 ” ” Grube. Ausflug. 1861, p. 126. » » Heller. Zool.-bot. Gesell Wien. 1866, p. 750. Trovato a Cherso dal Grube. Gen. Hersilia Philippi. Hersilia apodiformis Philippi. Hersilia apodiformis, Philippi. Wiegmann’s Arch. 1839, p. 128, t. 4, f. 9-11. a n M. Edwards. Hist. nat. d. Crust. III, 1840, p. 417, tav. 37, f. 23. 5 ” Heller. Zool.-bot. Gesell. Wien. 1866, p. 750. Vive nella cavità branchiale della Calianassa subterranea ; Lesina. Analisi di alcune formazioni caratteristiche del Carso del Prof. Aug. Vierthaler. Interessato dai sigg. Ing. Breindl, Consigliere Guttenberg e dal Direttore Dr. Marchesetti, i quali si occupano collo studio geolo- gico del Carso, intrapresi l’analisi di alcuni saggi raccolti dai signori nominati. Presento ora i risultati di questi rilievi. Sabbia dolomitica (Herpelle). Contenuto in 100 parti: Slice sr, DT ago gati TEVIE: cSN TAO RI Anidride Sic ST ca a Ra SER) to Se AI Ossido: Terricone i ftt ve ito, (Raga an Le Allumina > {ato 500. 206. Ge, + dna (GITA Col PAU AS E e arie nce ane Ping i Masnesia o Lmirine Usi). ae i SE Anidride carbonica. . Laped. 07 traccie di cloro, potassio, sodio # smi fosforica con sostanze organiche. Da questi risultati si calcola la seguente composizione cen- tesimale : Silicer. . .F sto Doe a ra, RRsssenira 2050 Ossido ferritoi* 1 04%'e, (PECE ga Si #2-08 Ainett, e RR 0. o SO Soldato di calcio... eee ta SIOE Carbonate di calcio Na 'odiaphvagae 01 38-63 ” dismagnensio: splioene Boeri. + +*92°40 99-88 pia A Sabbia silicea raccolta nell’antro della grotta di ,Ospo“. Contenuto in 100 parti: Eee I Le SI Fio gen . 85:34 AGgidiade solforiegn i Gola nie ii 0-23 Ossido ferrico ed allumina . . . . .. - 6:43 SoS inderiatoi Sat co EE 3-95 Tuiemesia. eta METTA dI CONO Anidride carbonica trovata . . . . . . . 9129 > 5 calcolata e. = at a val Dai dati esposti risulta la seguente composizione centesimale: ME SVI NE A 2071 INSERITA Pigi e e a LEA, 85-34 Ossido ferrico ed allumina . . . . .. vo Gr43 eee calato) RE 0:39 (RT ORO E Cl le PC CA PNE 6-79 Carbonato di magnesio . . . . . - esta Dt “99-55 Saldame di Repentabor. Contenuto in 100 parti : SMMEGE i n, VIA ZL ACE 97-18 Ossido ferrico ed allumina . . . . .. . 1-96 Amudride. solforica > 0%. 1 POIOHOR i 007 CAB n ln RA RIPORTA , 0:16 Desa a et alla «OE Anidride carbonica» i: i: : 0: 31200397 ossia: SERA MRO Le inn 97.180 Ossido ferrico ed allumina . . . ... 1 960 Sblfato: dit calcio. 0.00 e PLE9 40 0138 Carbonato di calcio... . . :. 00 0%396 Carbonato di magnesio . . . . 0... . 0.290 99-965 18 =’ Sabbia silicea dal monte ,,Capelletto“ presso Pola. Contenuto in 100 parti: E ceva pifi ide fort Pei Ossido ferrico ed allumina . . ..... 3:08 Amidride solfortea 0. nnt Se SR RITI Amaride dartiobaoa, 1. Ti A E TI WETICE ALITO eo st aa ERI 0 TERRATETTO Mapliesia 000 gain «FRITTE ossia: Silices1uizisog mio. st gra . 82-730 Ossido ferrico ed allumina . . 3080 SULEECO 01 1A CIO at at RI O 425 Carbonato ‘di calcio: —. APUAIHIMG 19 001119132330 b: di mggneplo: sun. 42089, 0-420 939-985 Saldame (?) di ,S. Michele“ presso Pola. Contenuto in 100 parti: MINE è Erano 3:395 Allumina con traccie di ossido ferrico . 3619 Assidgide ‘solforien 02 20 TU ea 0:870 J catbonica=t 0; hw sie TS Calce nas 54 Da; dg pets tto A 49» 690 Magngesià sic dba a ERA ossia : eo OA 3:395 Allumina con traccie di ossido ferrico . 3:619 Nabinto di: calcio... (0-0... i Se Corbonato; di. calcio. . . ..-Ugtatà ib 87:645 ” di magnesio... artitest( FO 06 a — 275 — Terre rosse prive di terriccio agrestre da Cosina. Terra di colore rosso-bruno. Contenuto in 100 parti: Sulice -. RO I ATE 76-43 Aaidride: SOLTONEae le ito 0-22 DEETAO: ESITI COLL o na De, 12:39 DALIA IR RARI e o LP MEC RI e ALE O aa JR 0 2.49 MAbnesta. ‘a n. n a Ea, It 0.60 ATTICO PECLERONIAO A. e E PO ossia: REIT I METRO, ape a E pollaba/di»edicigi i OIL, 0-38 Ussnigdettico, ce alal ciali 739 CRI E n e a us Sp ENT Carbonato di calcio een 16 n UIL IMAP re e ia] 1:32 99-95 Terra di colore rosso. Contenuto in 100 parti: MILICRA Perito ateneo Logi RITO .0 7535 Wmeride solforiea «mi presto pote hi 0-24 (Wasido ferrico VU Presto 1 Uan: gthi) 12-21 ca ATTRA e osa 5*39 ARR ae RR sio dira 2-66 Manera ana 0-81 Anidride carbonica "Un pod eomortia den, 19 ossia: i Sa Grub ricotio UA drsti'ulbtottiionti 75-35 Nitfsbpuwdi. cnleobt i. irta are, erano 0:42 USE eni age gato 10 por ebbe rit < gA2020 ARA Il tod) CIPIIS, cl egli 5:39 Gaibanato di ale t 4:63 È dis Magnesio... è a iadieatiag i 191 Entrambe le terre analizzate contenevano traccie di manga- nese, fosfati, cloro, potassio, sodio e sostanze organiche. — 276 — Infiltrazione di una concrezione ferrica (Bohnerz) in forma folgoritica di ,,Ternaca“ sul monte S. Leonhardt. Contenuto in 100 parti: Anidride ‘solforiet 1/1 i, ee 0 «40 o cito Torri OTT MII IL S e Urrati AMSENARiA cuce da Mic us E ST TO ne e e LI o FEE SSR A e AE bc. s° Pop alride *canbonita 0% l'’OVENnige Silice insolubile nell’ acido nitrico . . . . 46-18 Ossido ferrico solubile nell’ acido nitrico . 16-11 Aegua d'idratazione: + 0 uu e la 99-97 Conglomerato bianeo-grigiastro di Comen. Contenuto in 100 parti: Aonidride-solfoneai (00 IRE o a UROS Ossido ferrico . . . . . APFICORO e ARABIC i fl N; Adummina i-008 anale ie YdD VETTORE RIDI al dr te sf 31-60 Magnesiae 0: di. So ORI SR e 12-58 Angidzile carbonica. iui... ee se Sileno SUI stico cd ianbrriea a i Acqua: d’idratazione . - . . . + agito halo 99-88 Conglomerato rosso di Comen. Contenuto in 100 parti: Anidride solforiom . -:.-..<. agio na 06890 Gasido forsieati #0 E e les ib cQ92M AREA LIDL 0-98 (RARA. cd TAI E SIE TA SET... 1 44:90 Magnesia . . . . . sa dap 160 DIRI . 000044 Attidride carbonica .- .. ... siasmggss: ili » 3a'57 Siliconasazg ra porivitvo atetitang oa 6 8:39 NOTIZIE INTERNE. SEDUTA GENERALE tenutasi ai 16 Gennaio 1881. Presidente: Dr. Bart. Biasoletto. Segretario: Prof. Aug. Vierthaler. Cassiere: Cav. Giorgio de Eckhel. Presenti 30 socì. La seduta viene aperta dal Presidente: Onorevoli Signori! Nell’ aprire 1’ odierno consesso generale mi corre doloroso alla mente, che nel decorso mese si compiva un anniversario dell’ obito del nostro ben’ amato Cav. de Tommasini, già nostro preclaro Presidente. La Società Adriatica deve ad esso principalmente il suo consolidamento e il lustro, che egli gli procurò colle sue estese relazioni nel mondo scientifico, il suo perspicace consiglio la guidò e la sorresse sempre fecondo di utili risultati, è necessario quindi che un tanto affetto resti di indimenticabile ricordanza, perciò fu precipua cura della vostra presidenza di associarsi alla nostra consorella agraria triestina, perchè di pari impulso si organizzino le basi onde onorare perennemente la sua venerata memoria. Oltre al dovere di stima e riconoscenza all’illustre trapassato, gli dobbiamo pure un imperituro ricordo di gratitudine che fa d’uopo rammemorarlo in questa circostanza, giacchè i frutti del suo lascito in nostro favore, ci per- metteranno quanto prima di allargare la cerchia delle nostre investigazioni scien- tifiche, che fino ad ora, coi modesti mezzi che ci erano a disposizione, risultava impossibile. Dopo un tanto chiaro nome, rimasta deserta la sede presidenziale, avete voluto che io indegnamente la coprissi, e sebbene antivedessi un còmpito gra- vissimo per le mie deboli forze, non ho voluto contrariarvi e mi piegai al vostro desiderio nel solo intento di procurare che questo nostro simpatico Sodalizio, segua ininterrotto i suoi studî con quello zelo e preserveranza che non gli venne mai meno. E di fatti non m' illusi e pigliai lena, allorchè mi vidi sorretto dalla valentia dei miei colleghi di presidenza e coadiuvato dal prudente senno della nostra stimabile Direzione. La nostra Società continuò, come vi esporrà in dettaglio 1’ egregio Segre- tario, lo scambio del bollettino, il quale mi gode l'animo di affermare, con- tribuì non poco al decoro della nostra Adriatica e tutte le Società con le quali fummo in corrispondenza, seguitarono a spedirci esattamente i loro importanti lavori. Le nostre sedute scientifiche percorsero ininterrottamente ed in bell’ ordine il loro ciclo intrattenendoci con argomenti di vasta erudizione e studî novelli, fra i quali mi compiaccio di far emergere quelli che si occuparono dei parassiti degli animali marini dell’ Adriatico; in altri avemmo la compiacenza di osservare nuove forze ‘valenti, le quali speriamo, vorranno continuare la loro operosità sì bene iniziata ed arricchire sempre più il nostro bollettino, il cui ultimo vo- lume dell’anno escirà quanto prima ed offrirà un bell’ assieme, che verrà arric- chito dal catalogo dei microfiti del nostro Litorale, lavoro egregio, compilato per cura del nostro socio corrispondente, il ben noto micografo, il signor Dr. Thiimen. Messe copiosa nel ramo della botanica e zoologia, nonchè di studî affini ci attendiamo dal nostro zelantissimo consocio, il sig. Dr. Marchesetti, il quale ebbe l'avventura di accompagnare nella China il primo vapore Illoydiano che inaugurava la nuova linea. E già avemmo saggio della di lui instancabile ope- rosità in una tornata in cui ci venne comunicata una sua descrizione della Fauna marina dell’Eritreo. Nella prossima propizia stagione abbiamo già statuito delle escursioni scientifiche nel nostro Litorale, per ora abbiamo in vista qualehe argomento romano, che servirà a convalidare la nostra storia, come pure la ricerca di ru- dimenti celtici nella nostra provincia, ai quali studî, son ben certo, si allac- cieranno degli altri, considerando come il nostro paese molto percorso da scienziati esteri, presenti sempre largo campo ad interessanti investigazioni. Le conferenze scientifiche popolari tenute nella sala maggiore della Borsa, graziosamente .concessaci da quella Presidenza, chiamarono sempre un pubblico numeroso e scelto, questa manifestazione di aggradimento oltre ad incoraggiarci, ci prova plausibilmente, come nella nostra città al pari delle più colte, si ha quello squisito sentire per la scienza ehe è foriera di sempre più crescente civiltà e benessere. Speriamo che con pari alacrità da parte nostra, si vorrà venir incontro anche nel veniente anno con argomenti variati e che molti dei nostri colleghi saranno a contribuire, perchè il programma riesca ricco ed attraente e che cor- risponda egregiamente al nostro intento. Nel deporre il mandato, la vostra cessante Direzione vi ringrazia della fiducia in essa riposta, fiducia che conserverà sempre con gratitudine a ricordo della vostra stima, mediante la quale la avete onorata. — 279 — Relazione del Segretario sull’attività sociale nell’anno 1880. Onorevoli Signori! Benchè in punto al principiar dell’anno sociale si tese un funereo velo di lutto sulle agende del nostro sodalizio, dedito allo sviluppo ed alla diffusione delle scienze naturali, dalla stessa morte che ci rapì l'illustre Tommasini, ci divenne un cemento incrollabile per riunire perennemente a comune operosità tutti coloro, che bene pensanti contribuiscono col loro sapere a squarciare più e più le tenebre dell'ignoranza e della superstizione. È la memoria di Tommasini che ci protegge, ed è la riconoscenza verso l’ illustre scienziato che ci avvia, ed è perciò che il dolente lutto cedette al ri- cordo della gratitudine ed allo sprone dell’ emulazione. Sotto l'impulso della riconoscenza verso il defunto ed animata da fermo volere, procedette la Direzione ora cessante all’opersoità prescrittale dagli statuti. La memoria del benefattore Tommasini c' impose anche dei doveri, e sic- come la rendita del lascito ci verrà a godimento appena nel 1882, dopo che sa- ranno pagate le tasse dovute, dovemmo limitare quanto fu possibile le spese normali. — Intendo parlare del bollettino. — Invece di edirlo in più fascicoli, avrete fra poche settimane un unico volume, comprendente l’intiera operosità sviluppata nel decorso anno. Fu un dovere verso la scienza di :non abbandonare | orto botanico sul colle dei pini, la creazione di Tommasini effettuata per cura del nostro collega il Direttore Tominz. -- Siccome per ragioni di economia venne limitata la contribuzione da parte del Municipio, si associarono la Direzione del nostro so- dalizio, il Gremio farmaceutico ed il Comitato per l’imboscamento, onde soste- nere le spese occorrenti per la manutenzione e per l'ulteriore sviluppo del ge- niale sito, in cui si rappresenta viva la Flora del nostro territorio. La direzione ne venne affidata al direttore Raimondo Tominz, e di quanto egli fece per svilup- pare il nostro orto botanico, potrete accertarvi, quando nella prossima prima- vera vorrete dirigervi verso il busto monumentale di Biasoletto, alla cui memoria è stata dedicata la piantaggione scientifica, distribuita sui pendii liberi dell’ im- boscamento dei pini. Un altro dovere di gratitudine c’ impose di unirci alla Società agraria, onde rendere possibile l'erezione di un busto monumentale in onore di Muzio Tommasini nel giardino pubblico, che ora porta il nome del compianto nostro presidente. — Dal seno della Direzione venne eletto un Comitato composto dai sigg. Dr. Biasoletlo, Dr. Stenta, Dr. Marchesetti, Vierthaler ed il Cav. Eckhel, ed in unione alla presidenzn della Societa Agraria, venne dalla nostra Direzione invitato il magnifico Podestà Dr. Riccardo Bazzoni, di assumere la presidenza del Comitato composto dai delegati delle due Società consorelle. — 2380 — Benchè la morte mieteva crudelmente anche nell’anno decorso nelle file della nostra associazione, n’ è tuttociò fiorente lo stato personale. La Società si compone presentemente di: 11 soocì d’ onore, 8, corrispondenti e 286 , effettivi, di cui 48 esterni. La diminuzione dei socîì in con- fronto all'anno anteriore, dipende anzitutto dalla cancellazione dei socì morosi del 1877 e 1878, nonchè m’incombe il triste dovere di richiamarvi la morte dei signori Prof. Rob. Auerbach, Prof. Dr. Ant. Comelli. Cav. Giulio de Eisner, Cons. Francesco Garbich, matematico, Riccardo Lazzarini, Casimiro Mirsky, naturalista, Cav. Giacomo Miniussi, Enrico Berthold, botanico, Dr. Benvenuto Banelli, Cav. Giulio de Stettner, Assessore Antonio Bratich. Vogliate alzandovi, onorare la memoria dei defunti, di cui alcuni appar- tennero al nostro Sodalizio fino dal giorno della sua fondazione, e di cui altri ci diedero l’aiuto della collaborazione attiva. Sempre più si estendono le relazioni della nostra Società con altre Cor- porazioni scientifiche; e sono presentemente 155 fra Accademie e Società di na- turalisti che mantengono con noi il cambio degli stampati. Austria 1. Agram — Société Archéologique croate. 2. Baden — Afrikanische Gesellschaft. 8. Bistritz — Gewerbeschule. 4, Briùnn — Naturforschender Verein. 5. Budapest — Musée national d’Hongrie. 6. ; — Magyar tudomanjos Akademia. de É -- kònigl. ungar. wissenschaftliche Gesellschaft. 8. Gorizia — I. R. Società Agraria. 9. Graz — Naturwissenschaftlicher Verein. 10. Hermannstadt - - Siebenbirgischer Verein fiir Naturwissenschaften. 11. Innsbruck — Ferdinandeum fiir Tirol und Vorarlberg. 12. Klausenburg — Gazzetta botanica ungherese. 13. Linz — Verein fir Naturkunde in Oesterreich ob der Enns. ° 14. Praga — Kénigl. béhmische Gesellschaft der Wissenschaften. 15. Rovigno — Giornale della Società Agraria istriana. 16. Trieste — Società Agraria. »s — Società Pedagogico-Didattica. 18. Vienna — K. k. Akademie der Wissenschaften. 32. — 281 — . Vienna — K. k. geologische Reichsanstalt. > — Wissenschaftlicher Club. — K. k. zoologisch-botanische Gesellschaft. — Verein zur Verbreitung naturwissenschaftlicher Kenntnisse. » — K: k. geographische Gesellschaft. s — Naturwissenschaftlicher Verein der k. k. technischen Hochschule. Germania. 25. Altona — Naturwissenschaftlicher Verein. . Bamberg — Naturforschende Gesellschaft. . Berlin — Kéonigl. preussische Akademie der. Wissenschaften. — Botanischer Verein der Provinz Brandenburg. » . Bonn — Naturhistorischer Verein der preussischen Rheinlander. Braunschweig — Verein fir Naturwissenschaft. . Bremen — Naturwissenschaftlicher Verein. Cassel — Verein fir Erdkunde. . Chemmitz: — Naturwissenschaftliche Gesellschaft. . Darmstadt — Verein fir Erdkunde. . Erlangen — Physikalisch-medicinische Societàt. 36. Frankfurt a. M. — Senkenberg'sche Naturforscher-Gesellschaft. . Freiburg i. Br. — Gesellschaft fiir Befòrderung de: Naturwissen- schaften. . Fulda — Verein fiir Naturkunde. . Giessen — Oberhessische Gesellschaft fiir Natur- und Heilkunde. . Gorlitz — Oberlausitzische Gesellschaft der Wissenschaften. — — Naturforschende Gesellschaft. . Greifswald — Naturwissenschaftlicher Verein von Neu-Vorpommern und Riigen. . Halle — Naturwissenschaftlicher Verein fir die Provinzen Sachsen und Thiiringen. . Halle — Kaiserl. Leopold.-Carolinische Akademie. .» — Verein fir Erdkunde. . Hamburg — Verein fir Naturwissenschaftliche Unterhaltung. . Hanau — Wetterhausche Gesellschaft fir die gesammte Naturkunde. . Hannover — Naturhistorische Gesellschaft. . Heidelberg — Naturhistorisch-medicinischer Verein. . Jena -. Medicinisch-naturwissenschaftliche Gesellschaft. . Karlsruhe — Naturwissenschaftlicher Verein. 52. . Kònigsberg — Physik.-okonomische Gesellschaft. . Leipgig — Naturforschender Verein. . Magdeburg — Naturhistorischer Verein. . Mannheim — Verein fir Naturkunde. . Metz — Société d’histoire naturelle de la Moselle. . Mimchen — Kénigl. bayerische Akademie der Wissenschaften. . Mimster — Westphàlischer Provinzial-Verein fiir Wissenschaften. . Nùrnberg — Naturhistorische Gesellschaft. Kiel — Naturwissenschaftlicher Verein fiur Schleswig-Holstein. — 282 — 61. Offenbach a. M. — Verein fir Naturkunde. 62. Passau — Naturhistorischer Verein. 63. Regensburg — Zoolog.-mineralog. Verein. 64. Riga — Naturforscher-Verein. 65. Stuttgart — Verein ftir vaterlindische Naturkunde in Wiirttemberg. 66. Wiesbaden — Nassauischer Verein fiur Naturkunde. 67. Wurzburg — Physik.-medicinische Gesellschaft. 68. Zwickau — Verein fiir Naturkunde. Italia. 69. Bologna — Accademia delle scienze dell'istituto. 70. Catania — Accademia Gioenia di scienze naturali. 71. Firenze — Società Entomologica italiana. 72. È — R. Museo. 73. Genova — Società di letture e conversazioni scientifiche. 74. La — Museo Civico di Storia naturale. dDI Lucca — Accademia Reale di scienze, lettere ed' arti. 76. Milano — R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. 77. Modena — Società dei Naturalisti. 78. 1 — R. Accademia di lettere, scienze ed arti. 79. Napoli — Accademia di scienze fisiche e matematiche. 80, s — R. Istituto d’incoraggiamento alle scienze naturali econo- miche e tecnologiche. 81. Padova — Società Veneto-Trentina di scienze naturali. 82. Palermo — R. Accademia di scienze, lettere ed arti. 83. 5 — Atti del Collegio degli ingegneri ed architetti. 84. Pesaro — Osservatorio meteorico e magnetico. 85. Pisa. - Società malacologica. 86. >, — Società toscana di scienze naturali. 87. Portici — Giornale l’ Agricoltura meridionale. 88. Reggio (Emilia) — Museo paleontologico. 89. Roma — R. Accademia dei Lincei. 90. , — R. Comitato geologico. 91. Verona — Accademia d' agricoltura, arti e commercio, Svizzera, 92. Aigle — Société Murithienne du Valais. 93. Basel — Naturforschende Gesellschaft. 94. Bern — Schweizerische Gesellschaft fiir die gesammten Wissenschaften. 95. , — Allgemeine Schweizerische Gesellschaft £. Naturwissenschaften. 96. Graubindten-Chur — Nuturforschende Gesellschaft 97. Lausanne — Société vaudoise. 98. fs — Société Helvétique des sciences naturelles. 99. Neuchatel — Société des sciences naturelles. 100. St. Gallen — Naturwissenschaftliche Gesellschaft. 101. Schaffhausen — Société entomologique Suisse. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. Tate 112. 119. 114. 115. 116. Tae 118. 119. 120. — 283 — Francia. Amiens — Société Lincéenne du Nord de la France. Caen — Académie nationale des sciences, arts et belles lettres. Lion — Société d’études scientifiques. »s — Société des sciences, lettres et beaux arts. Nancy — Académie de Stanislas. Nimes — Société d’étude des sciences naturelles. Paris — Société de Géographie. Rouen — Société des amis des sciences naturelles. Belgio. Bruxelles — Académie Royale des sciences, lettres et beaux arts. fi — Société entomologique de Belgique. 3 — Seciété malacologique de Belgique. 5 — Société Royale de Botanique. A — Société Belge de Microscopie. Lieges — Société geologique de Belgique. » — Société Royale des sciences. Paesi Bassi. Amsterdam — Accademia Reale di scienze. Harlem — Société Hollandaise des sciences. Leida — Société néerlandaise de zoologie. Danimarca. Kopenhagen — Académie Royale. Lussemburgo. . Luxemburg — Institut Grand-Ducal. Inghilterra. . Belfast — Natural Hystory and Physical. . Edimburg — Royal Society. . London — Royal Microscopical Society. È — Royal Society of Sciences. . Glasgow — Natural Hystory Society. _ Russia. . Dorpat — Naturforschende Gesellschaft. . Ekatherimbourgh — Société Ouralienne d’amateurs des sciences naturelles. . Helsingfors — Finska Vetenskaps Societeten. . Moscau — Kais. Gesellschaft der Naturforscher. . St. Petersbourg — Académie impériale des sciences. 138. 154. 135. 156. 137, ‘138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147, 148. 149. Rn Svezia e Norvegia. . Cristiama — Kongelige Norske Universitet. Portogallo. Lisboa — Comissao permanente de geographia. Egitto. Cairo — Société Khediviale de géographie. Indie Inglesi. Calcutta — Asiatic Society of Bengal. Indie Olandesi. Batavia — Koningklyke Naturkundige Vereenigung in Nederlandschen Indie. Giappone. Yokohama — Deutsche Gesellschaft fiir Asiatische Forschung. Stati Uniti. Boston — Society of Natural History. Cambdrige — Museum of Comparative Zoology at Havward's College. Chicago — Academy of sciences, Filadelfia — Academy of natural sciences. S. Francisco — Californian Academy of sciences. New-Orleans — Academy of sciences State of Luisiana. Washington — U. S. Coast Survey Office, 1a — Smitsonian Institution. St. Lowis — Academy of sciences. ” — Historical Society. Repubblica Argentina. Cordoba — Academia nacional de Ciencias. Australia. Sydney — Royal Society of New-South-Wales. E ricordando in questo momento lo stato della nostra biblioteca debbo di nuovo ricordarvi la generosità del defunto Muzio Tommasini, dal cui lascito ci pervennero 143 vol. di 21 opere concernenti argomenti di scienze naturali, — Troverete l’ elenco nella bibliografia del bollettino. — Mi è dovere inoltre di rammentarvi la cortesia del nostro collega, il Direttore Dr. Paugger, che — 900 permise di recente il collocamento della biblioteca nella sala grande del- l'istituto accademico. — Fra poco vi saranno ordinati i libri in modo, che la biblioteca sarà a disposizione dei socî nelle ore domenicali e serali da desti- narsi dalla prossima direzione. — Dobbiamo alla benevolenza dello stesso sig. Dir. Dr. Paugger, la concessione della sala di chimica per tenervi le nostre regolari sedute scientifiche. — Queste succedettero incirca due al mese eccet- .tuato il periodo feriale. — La maggioranza dei discorsi tenuti trovasi ripro- dotta nel bollettino. — Memorie scientitiche da autori assenti ci pervennero dal Dr. Marchesetti, dai Prof. Michele Stossich in Fiume e Giov. Dal Sie in Verona, nonchè dal distinto ornitologo, il sig. Dr. Bernardo Schiavuzzi in Pirano, e dall’illustre micologo Fel. Dr. de Thiimen in Vienna. Fu cura della cessante Direzione di accaparrare delle novelle forze di collaborazione, cosicchè 1’ ordine delle tornate scientifiche nel novello anno so- ciale si potrà riprendere nel modo consueto. Per cura della nostra Direzione venne effettuato nell’anno decorso un secondo ciclo di letture popolari nella Sala maggiore dell’ edificio di Borsa. — L'interesse dimostrato dal pubblico, che vi accorse seralmente in numero soddisfacentissimo compensò riccamente la fatica dei dotti signori che fecero echeggiare la loro voce per arrecare l’ erudi- zione ed i beneficì del sapere alla portata di tutti. Mi è dovere di riepilogarvi i soggetti pertrattati : Prof. Stenta lesse sulla migrazione dei popoli. » Vierthaler s sulla missione civilizzatrice delle. scienze naturali. Dr. Biasoletto » sul profumo e sul colore dei fiori. » Friedrich s sulle macchine motrici a vapore e di elet- tricità. »- Marchesetti , sulle nozze dei fiori. , Goracucchi , sull’argomento, che lo studio delle scienze naturali non conduce al materialismo. Nell’ anno anteriore: Prof. Stenta lesse sull’ influenza del metallo nella storia della civilizzazione. » Vierthaler s sulle alcaloidi. Dr. Biasoletto » Sulle materie disinfettanti. , Lorenzutti » sulla tenie e sopra le trichine. s Goracucchi » Sulla forza medicatrice della natura. La nostra Direzione non tralasciò di preparare il necessario, affinchè an- che nell’ epoca quaresimale di quest’ anno si possa effettuare un nuovo ciclo di letture popolari tanto benevise dal pubblico colto e gentile; anzi è da spe- rarsi che il ciclo prossimo riuscirà più ricco degli altri per gli argomenti ap- parecchiati da un numero maggiore di lettori. Prima di passare ad altro argomento m’incombe il dovere di fare in nome della Società un atto di pubblico ringraziamento al Presidente della Ca- mera di Commercio, il Barone Reinelt, il quale con squisita gentilezza ci favorì nell’ addietro e ci promise per l’ avvenire l’uso della Sala nell'edificio della Borsa. — Del pari porgo ringraziamento alla starpa pubblica, la quale corte- semente accettò la pubblicazione dell’ ordine serale di tutte le nostre sedute. — 286 — Finalmente, essendo un dovere di gratitudine il controcambiare le colla- borazioni e cospicui doni pervenutici: dall’ estero col concedere ai signori be- nemeriti 1’ onore di appartenere al ruolo dei nostri soci corrispondenti per la nostra Società, io vi propongo di eleggere a tali : il sig. Prof. di chimica G. Dal Sie, già da anni collaboratore del nostro bollettino ed il sig. Conte Vittore Trevisan de Saint-Léon, distinto botanico, che, ebbe la bontà di farci donò di una ricca serie dei suoi scritti più o meno di natura micologica. L'ordine del giorno vi dice, che la ora cessante Direzione si dovette oc- cupare in seguito ad una mozione fatta in un’ anteriore seduta generale colla revisione degli Statuti, i quali scritti prima che 1’ attività sociale abbia avuto l’ occasione di esperimentare se o meno tutti i progetti ideati si possano effet- tuare, contengono per conseguenza alcuni anacronismi riguardo diverse disposi- zioni formali e contraddicenze riguardo alla possibile sfera dell’ attività sociale. Dalle parole dettate potete rilevare, o signori, che il nostro sodalizio ormai ha ferme le sue radici e come all’ albero si abbellisce la chioma fronzuta con novelle ramificazioni, che di anno in anno si moltiplicano, possiamo dire anche della nostra società che dapprima solamente uua tenera pianticella locale, essa si fece di anno in anno più robusta in modo che della sua fruttificazione già si tiene conto nelle contrade più lontane, e vogliamo sperare che pro- sperando di bene in meglio il nostro sodalizio si innalzi al rango onorato dei più vetusti consorzì scientifici. — i Il Presidente mette a voti la nomina dei signori : Prof. G. Dal Sie e Conte Vittore Trevisan de Saint Léon 2socî corrispondenti della Società. La nomina viene accettata per acclamazione di tutti i socì presenti. Il sig. Cassiere prelegge: — 237 — ‘eIeIsse) ‘[ayN93 ap 0161019 ‘1908 AI “ 0881 “ —_ x ‘1908 GT VP 6L8I 19T 69 (6706 bj ‘ISOIOUI 1908 Tg 1990 * tto... * CACNU 02U02 VD 0PpDg Bp CCI “I0OY ISIESSEOUI Bp 0u%9so] "EN op|t9g eZZtIC Ip OAI9S [e 200uMI 0SSDIUL 289dg ot |89v “l—|0c_ “ TUISEUWIO], 8 07UOUINUOWI [Ap _ QuoTzasO .T Tad 07G3IUIOI 8 QUOIZOqUIZUOI OL ig «|. st I]Iqow og 10dsgay IF |920 1 3 OIT999A 03U09 Ep vssv2 0p)ns Fa UO "0 ZUUUO], ‘Heap Te 00IU?9Oq 0910 J[°p euorzuognuemi 1od te 'I188I o9lgr “| * 09— Ft Iswg d ‘oct 4 62 |zx0z e Ise 9 ‘d 00150[091099 1 0019)A[0g |a pe L _ — ogg Sia ordoo 0007 INISEUIWO], agei30F0J SG DI tai * * IUISVUIMO], OQITIGLI sof VIJSE] 09 9010109 un — zz * ‘> 1 rsemmIO]] *d vepue|itgs OF |8 $ ife e, o È TUISRUL -Uro], ego oIzunUTE ‘02907 9 è} OWIISINIT 24070049880) {BU TUOIZIORUI —|m * * oume,p odeo Ip ermueui — oz sv.» * * euollggnd 0anypo] Iod ‘estog eg[op 1pogsno Te eIoUBUI sii È 1 ALMUPIONHS 2890 GG GEL (| Geass 07 GUINEA det .7 ie Ct gd wo . YnIborT » è o ce |60. 9 2 - muoo 1edde 120dwunIg gi |cg & lo Te tgIOdwI LIRA V1dOS 2582.0027 —[eg “|— 7a ie ITstonI — [al “|| n° * * uoxdigSi G ‘5 © VIMepUooY .IIeP ofeurgiod ]e | via i) = ge gioco ‘ ipsuow C ‘} — [q « eeueguods IUOIZE[qO is @ ISOUI GT XA CATS ]R 20%20L0UNMWAT Sagl ae 110950 co|86 “\oglor “| * mIod 10d gdugog energy ere pe IUI9FUI 1908 80L BP 2U0UNI 0SSDIUT tp ag sile *\V9ar0og 9 1008 ® 2702504 asadg TS "07 QUIMIP 3 VIIANIDUWI WP 259098 |ll LE |19F *3 RARE + ' 6L8T 916303 0889 0pIos ‘088I | ‘088I ‘VIIp1OS *VIeILuH VSSYO OUEIT 130 OLIVULSI ‘og SOIT L UI ITeINYReU OZUOIOS IP BoIgerIpy 2391008 EeITOp — 288 — PREVENTIVO PER L'ANNO 1881. Entrata. Sortita. "—_—e a... . iP iàòÈ=È È P È 6.8 ‘Potale Chilom. percorsi dal vento 5080.6 Amunotazioni. Dal 1 sino all'11 cielo quasi sempre sereno; li 11 e 12 cielo | verso le 11 di sera con forte pioggia; li 22 cielo alternativamente coperto e sereno con sereno nel dì e qualche cumulo verso sera; li 13 verso mezzodì temporale nel secondo pioggia dalle ore 4 alle 6 pom. & nella notte; li 23 cielo coperto nel mattino poi ria quadrante che scaricossi verso l’Istria, di sera forte nembo a tramontana, pioggia nella sereno; li 24 quasi sereno; li 25 parzialmente sereno; li 26 sereno, POLI ch dal 6 notte; li 14 parzialmente sereno; dal 15 al 17 quasi sereno; li 18 cielo parzialmente li 27, 28 e 29 quasi sereno; li 30 quasi sereno nel dì, nembo al di quadrante Si sereno lungo il dì; di sera cielo coperto con temporale dal terzo quadrante accompagnato incessanti lampi di sera; li 31 cielo annuvolato di mattina, dalle SIBRE la DO an de da poche goccie di pioggia e da un forte libeccio al quale si sostituì subito la bora che forti serosci di pioggia a lunghi intervalli; temporale dal IM quadrante, grandine mista fu forte per alcune ore di sera; li 19 quasi sereno; li 20 cielo quasi soreno sino al a pioggia verso le ore 5 pom. pomeriggio, velato di sera con lampi verso Sud; li 21 quasi sereno nel dì e temporale Ù A pito È s L'preta 4 | i Se padane. daria Ti Osservazioni meteorologiche: fell’I.\R. Accademia di Commercio e aut cademia | e iservitoro sopra il livello del mare= 26 metri) BAROMETRO | : È in milimetri ridotto | TEMPE- | —PERMOMETRO ni. ANNUVOLZNBNIO Es ni si S lalla temp. 0° ed al livelloj] RATURA centigrado È 9). del 7 Bere O | Sg in chilomstriali li E del mare 700 00 in p. °/, del massimo annuyolato = 10 sa i lervalii ati ora per gli si h hi n | Medio] nrassic|\Mtinic| “où MEU] MESE h RE h n | Medio en co ea CISA CAeestà ee pitt | 1° bet e e 1| 57.3] 56.0] 53.9| 55.7] 25.6] 18.3) 18.3 | 8 1 6 DCI | ENE. 1 .9 | 32.3] 30.9] 2.3] 555.4 9 53.4| 52.3] 51.9 52.5] 27.4| 18.8] 21.8 TA RRTON ANTANI MZO. 4 84 10 TI —0 | 0) —| 48) 14/ 5.7 979 3] 51.0] 51.9| 53.3) 52.1] 24.3] 17.1] 194 62 51| 76) 63 8 8| 10 902006] 1| ENE. 1 | 0.8| 15.5] 18.3) 8.3) 341.5 4Î 54.8| 56.8] 59.2] 56.9] 28.2| 16.7) 18.2 76| 63| 68| 69| 10 SIMO A EZIONAI 0 0.0] 5.6) 0.2) 14) 67.4 sj 60.3] 60.4| 60.6| Gos4] 27.3] 19.6] 221 53 | -68.| 76| e6lì. al 4. 4 3 oa o gj 60.5] 60.2| 58.0] 59.6] 28.4] 22.2] 22.5 TL | 76 66 mi) o ee —0 |290| 48) 0.7) 03) 553 7 53.3] 52.7] 52.7] 52.9) 25.1) 17.9] 21.3 86| 77|,83| 82 8 1 2 4| SE.1 NW.- 0 —{ 41 6.1] 0.9 897 gj 53.0] 53.1] 53.9| 53.3] 27.0] 15.4] 23.7 TONO B6N 80. 0 2] 10 4] —0 Wed —.0 [11.7] 11) 3.1) 5.9 739 gl 57.6] 58.6] 60.4| 58.9] 22.8] 17.1] 17.0 64° 61) DI (69 8 1 d 4 | ENE. 2 |ENE. 2 E. 2 — | 22.8] 26.3| 12.4 499.7 10) 62.8] 62.8] 62.9] 62.8] 25.1) 16.4] 20.2 48 | 12) 5 | 59 1 2 b) 2|ENE.1|NW.1|ENE. 1 | co] 15.6) 5.3] 2.4 110.7 11| 61.8] 60.4! 60.2| 60.8] 23.9| 16.3] 18.1 61 | 47] 68] 59| 10| 10| 10| 10] —,0 al —.0 3.3] 5.9 8.1] 1.5| 126.1 19) 58.8] 59.1| 58.9] 58.9] 22.7) 16.4] 16.4 83 | 78] 70| 77] 10| 10) 10| 10] —0 SE. 1 —.0 0.0] 3.7 0.7) 0.6] 45.3 13] 57.3] 57.8) 57.8] 57.6] 26.8| 18.0] 22.8 71| 64) 83| 73 De RALORIAAIO. TI —0 —.0 —.0 |13.3] 0.9 7.4) 0.3) 629 14] 56.0] 56.8] 58.4| 57.1] 26.1] 19.0] 20.6 81| 77) 87| 82 8 4| 10 (DA LES S. 1 —0 0.5 14) 2.6) 0.4) 35.2 15] 28.0] 58.2] 58.6| 58.3] 25.3) 19.6] 20.9 918190870. 1 4 5 —0 W.1 —.0 1.3} 0.6) 1.9 0.8] 244 16] 59.1] 59.4| 59.4| 59.3] 27.2] 19.8] 22.8 78] 80| 84| 81 6 2 10 671 OMNIA 40) o.0f 0.8) 3.1] 0.9 35.6 17 59.8] 60.3) 60.4] 60.2 25.8| 20.0] 23.7 74 79] 87] 80), O| 3/| 7 3] —O0 |WNW.i| N.1 —| 14 3.3) 0.8| 43.1 18] 60.3] 60.0] 60.4| 60.2] 27.1| 20.1] 22,5 83 | 71) 74] 76| 10 2 3 5 |ENE. 1 N. E. 1 | 2/0) (0.8) 8.2 23) 815 19] 60.5] 60.6| 61.9] 61.0] 27.0] 21.7] 24.7 Ì 69 | 61| 54| 61 2 2 1 2] S.1 |ENE E. 1 — | 40) 9.6] 4.8) 140.6 90] 61.8] 61.8] 61.9 61.8] 27.9| 19.6] 23.5 È .0} 11.8) 17. .3| 15.2] 55| 66| 85| 69 0 2| 10 4 —.0 0.0 | 11.0] 0.8] 0.4| 118.7 91] 61.9 62.2] 61.8|.62.0| 28.7| 19.1f 22.8 8 9. 16.71 66 | 77) 83| 75 bj 7 1 4 0 14% 0.2) 02 0.1 3.8 99] 60.1] 58.3] 58.4| 58.9] 24.3] 18.6] 19.7] 22.2 i .6] 1 14. .1| 15.1) 88| 74} 91) s4| 10 SN IAMIONIZZIO, S.1 [336] 0.0) 04 15) 134 23] 61.0] 61.4] 62.0] 61.5| 26.5] 19.7| 22.6] 25.4| 21. 1 15.4 17. .0| 164 74 71/90] 78] 0) 2) 34 2 0 —| 0.9 8.7) 3.2) 92.8 g4| 60.8] 60.9] 61.5] 61.1] 27.9 19.3 22.6| 23.4) 19.2| 21.7] 13,8] 19.3) 16.1] 16.4] 68| 74| 93| 78} 3| 9| 10) 7 0 | 17] 22) 09) 01) 317 g5| 62.0) 62.9) 63.0] 62.6] 27.8| 20.6] 19.1] 26.2 i 4 1 LT. .8| 16.3] 72| 71| 86) 76 1 4 0 2 0 — { 10] 10.0 3.3 102.5 96j 63.1| 62.1| 61.6| 62.3) 28.3| 18.3] 24.0) 27.4] 22.8] 24.7] 146) 17.4) 17.7 16.6] 66| 64| 87] 72] 2] 4|10| 5 —_0 | 88] 13 28) 20) 465 g7| 61.6) 63.3] 64.1 63.0] 26.0) 20.1] 20.0] 24.3| 21. -1] 14.1] 16.0) 13.8 146] 81| 72| 71) 70 10| 10| 10| 10 E. 1 | —.{ 25) 0.6) 13| 383 gg 65.1| 65.1] 642| 64.8| 26.2] 19.4] 21.8| 19.8] 21.6| 21. is. 12.9) 9 6 E.1 |10.9f 92 6.3) 2.5| 153.6 99 63.3] 62.7 62.6| 62.9] 23.1| 17.1] 20.6] 22.6| 18.2| 20. 11.8 110) 11.6 8 9 ENE. 3 | 1.1| 17.4) 23.6] 26.1] 521.7 30) 58.7| 60.1] 60.0) 59.6] 18.7) 16.0] 17.4| 16.4| 17.6| 17.1] 8.7) 9.1] 9.0) 89 10 10 0.6 | 31.7] 45.2| 56.0) 1025.2 31| 61.1] 63.7| 64.1) 63.0] 220) 17.0] 17.8| 213 20.6| 19. ‘10.8| 11.3) 104 10 10 ENE. 3 | 0.0] 462] 35.6| 284) 959.5 à ? fr = Totale Rini =| 59.2) 59.4| 59.6| 59.4] 25.8) 18.6] 20.8) 24.1] 20.8] [2-2] 15.6) 14.0 14.3|70.9 [69.3 |75.8 [71.9 | 5.6 i i, È Gi Mi I i A dn Massimo della pressione barom. 765.1" li 28 Massima velocità diurna del vento 1025.2 Chilom, li 30 Minimo dell’ umidità 48°/, li 10 E Minimo , , n T6LOm= — Media x Di I Ae DRSIGRN Massimo di pioggia caduta 33.6" li 22 Massimo della temperatura 28.7° C li 21 — Massima velocità oraria del vento 56.0 li 30 Minimo _, > 15.4° C li 8 Media n Sale, d) 1.6 Ì Totale Chilom. percorsi dal vento 5668.3 Amnotazioni. Il primo cielo in parte annuvola(ofnoi dì e temporale da Sud di sera e pioggia; li 14 pioviggina nella sera; verso ore 7 tuoni verso Sud; li 15 DIS con pioggia nella notte; li 2 parzialmente annuvolato nel dì e temporale con forte nembo, nel pomeriggio; li 16 pioggia nella sera; li 17 parzialmente sereno; li 18 DOBEA, "a vento Sud nella sera; li 3 e 4 cielo annuvolato in massima parte nel dì e poche goccie mattino; li 19 quasi sereno; li 20 in massima parte sereno; poca pioggia Verso È G) È di pioggia nella sera; li 5 quasi sereno; nel pomeriggio forte nembo a tramontana; li 6 pom. li 21 parzialmente annuvolato; pioggia nella notte; li 22 dalle 3 ore pom. 1! DE cielo parzialmente annuvolato con cumuli nel dì, di sera qualche lampo e pioggia dirotta pioggia dirotta e temporale da Sud; li 23 quasi sereno; li 24 tempo vario; La LO nella notte; li 7 cielo in massima parte sereno; qualche cumulo verso settentrione; li $ nel pomeriggio: temporale verso Sud nella sera; li 25 tempo bello; li 26 Sata LA cielo quasi sereno con cumuli a settentrione nel dì; dopo ore 10 di notte pioggia e pioggia nella notte; li 27 cielo annuvolato; li 28 dal meriggio a sera pioggia è ui ; temporale da Sud; li 9 quasi annnvolato; li 10 poche goccie di pioggia nella sera; li 11 li 29 tempo vario; pioggia di sera; li 30 e 31 pioggia ad intervalli. pioggia nella notte e nella mattina del 12, poi cielo annuvolato; li 13 cielo annuvolato ——_—_———— e Totale Chilom. percorsi dal vento 4206.6 Amnotazioni. Li 1 tempo parzialmente sereno; li 2 bello; i 3, 4 e 5 sereno; li 6 caligine nel mattino, poi tempo sereno sino al 7 inclusivo; li 8 tielo parzialmente annuvolato; li 9 temporale e pioggia nel mattino, poi cielo annuvolato; li 10 cielo annu- volato nel dì e temporale con pioggia nella notte; li 11 temporali e pioggia nel pomeriggio; li 12 cielo parzialmente annuvolato, poca pioggia e temponle di sera; li 13 pioggia e temporale nel mattino e nella notte; li 14 pioggia nella notb; li 15 pioggia nel pomeriggio e notte con temporale; li 16 poca pioggia nella notte e lampi verso Sud; li 17 cielo quasi sereno, lampi {di sera; li 18 parzialmente annuvolato, forte nembo a settentrione di sera; li 19 pioviggina nella notte suecessiva; li 20 forte scroscio di pioggia e temporale di sera; li 21 poca pioggia di sera; li 22 sereno; ll 23 cielo annuvolato; li 24 e 25 tempo vario: li 26, 27, 28, 29 e 30 cielo parzialmente sereno. BAROMETRO tE } Bien, de ed al livello O ceutigrado iti milimerri in p. %, del massimo annuvolato = 10 Sii in chilometri all'ora per gli 5 el mare 700 + SE intervalli di t {do} È ki È Medio Massi-| Mini- E RI N Medio gi : gì Sa en] gi 7 Medio i "i N Medio| — e ZE 1 di SL E te ae E i I i CI RE gi e ELI È In 24 ore 1 foralig!6] 09.3] 54 | 41/43 de 477 9 11.1 164] 12.7] 57 | 40) 87| 61] o| ol ol o 26.2! 199 3 18.3] 16.5] 15.5f 53! 76| 90| 73] o| ol o| ol x. ° 5.9 48 03 950 4 16.7 15.2| 15.4] 63| 60) 77) 67 o) o| ol ol mi {0 Zi i04 000 È (820147 62] 73] 72) 76] tal o o 0) 0 Lol il dg 10009 7 18.8| 169| 16.8] 79) 79 89! 82 ol 1| of ol —0 gi: I° Gol” dd ORE ln ire ati RUGIO (N74 TG 839 rst ON CON TON TO —.0 —| 00 00) 06 42 à 16.6 173) 16.2] 78| 70| 84) 77| o 4| 10) 5 gr Sil gg 00 Soa 9 18.5] 16.8] 16.8] 8U| 84| 91| s5| 10| 10) 10| 10 —0 | 76| 11 49 871 517 10 62.5 62.5) 61.6| 62:94 26.9) 19.2] 21.4] 24.4| 21.5] 22.5] 15.5) (18.7 173) 17.2] 82) 83| s9| ss|l 1| 9|10| 7 —0 | 40| 94 54 17) 1418 11 60.6| 60.0! 60.1) 60.2] 25.7] 18.8] 20.2] 23.0] 20.9| 21.4| 14.5) 18.7] 16.2) 16.5] 83 | s5| 88] ss|l 9| 10| 10| 10 —0 sil 21) 24) 29) 528 12) 59.7) 59.7| 59.9] 59.8] 25.5 19.0 20.0] 23.9] 21.4| 21.8] 15.1| 16.7) 17.2] 16.3] 87) 76) 01) sol 10) 3| 10) 8 —.0 | ool 12) 39 25) 566 13] 58:2| 59.7) 58.1| 58.7] 240) 17.1] 22.0 21.4) 19.8] 21.1 15.8 15.5) 14.6| 15.3] 80 | 82| ss| s2| 10) 10) 7| 9 —0 342] 37 01 52 1372 14| 59.5) 60.7] 61.1] 60.4] 23.5] 17.6| 18.4| 22.7] 18.8| 20.0 10.9] 16.8] 15.2 14.3] 69| 82] 94} s2l 6l 1| ol 2 —.0 |215| 3.8) 23.3) 0.2) 2025 15 60.1| 58.0| 56.9] 58.3] 24.2] 18.3] 21.4) 23.7) 18.4) 21.2] 16.2) 17.7] 148) 162) 86) 81| 94| 87] o s|i0| ol Lo | 6 E.1 |j94| 02) 3.71 o8| 472 16Î 52.3] 55.2) 57.2] 54.9] 23.1| 16.2] 20.4) 22.7] 18.4| 20.5] 14.5| 13.1| 12.4| 13.3] 32 | 64| 79] 75 2 Il T 3 E1 |SW.1 SE. 1 12 5.2) 23.3) 6.9) 263.1 17) 590| 59.7] 60.4] 59.7] 22.1] 15.3 19.2 21.0] 17.2) 19.1] 13.4| 13.5| 11.8| 12.9] 81! 74) g81| 79] o) 1| o) ol Lo |nwi| —o0 e Sd ii 18| 61.6) 63.2) 64.3] 63.0] 22.9| 15.0] 16.2| 21.9| 16.6] 18.2f 11.4| 14.9) 112) 12.51 83 | 76 79| 791 6 1 339 DPR ORS RS Sg ZIA oi ce 19] 644) 64.1| 63.4| 64.0] 22.3] 15.8] 16.8! 21.0] 17.6| 18.5] 11.0| 148| 12,9) 12.9] 77| so| s6| si ORE 1 LEE) in) —.0 Lil 20) 20) 01) 346 20| 59-0| 57.0| 55.1] 57.0] 21.8] 11.0] 17.3) 18.4) 16.4) 17.4] 12.9) 140) 12.1| 13.0f 88 | 89| 8s7| ss] 10) 10| 10] 10| e.1 |SB.1 —0 |530| 0.1) 5.8) 25.0) 216.5 21] 58.8) 60.7) 61.4| 60.3] 18.9] 12.2 12.2) 17.6| 144 147] 6.1 7.8 1022 8.0] 57| 52| 84) 64fl o| 1| 4| 2|ENnE3 |Nwil E-1 | 38/183) 136) 41| 3062 22] 62.2) 62.8| 63.1) 62.7] 20.2| 13.7] 15.5] 19.6) 15.8| 17.0) 9.1] 9.3( 11.1] 9.84 69) so| 88) of ol of ol ofri | wi S. 1 —| 2.6) 3.1) 05) 510 23| 61.8] 60.3) 59.6] 60.6] 18.6| 15.0] 15.7| 18.4| 17.2) 17.1} 11.3| 18.6] 10.0] 11.6] 85| 86| 68] sol 10| 10| 10! 10| s.1 —.0 | ENE. 1 | --| 0.9] 0.2) 36) 359 94] 61.3) 61.1| 62.5) 61.6] 22.0| 14.9] 15.0] 21.0| 16.6) 17.5] 10.2] 142) 11.9 12.14 81| 77 s4| st] 10) 1| 3| s{e1 |swi| E 1 | os| 89) 24 20) 1208 95 63.7| 63.9 64.0| 63.9] 21.3) 15.0] 15.7] 20.2| 16.2) 17.4] 11.6] 15.1) 13.1| 13.3] 87| 86) 96] so] 10) 10) 10) 10|sse.1| wil —0-| 95) 60) 17 10) 785 96| 63.7) 64.3] 65.5] 64.5 21.0| 13.9] 16.3| 21.0] 16.4) 17.9] 12.0) 13.2| 12.4] 12.5] 87| 72 so| ss] 10 1 3 5 Rise 0 e ae E lg7| 643| 65.5] 66.7] 65.5] 20.3] 13.7] 16.4] 19.4| 160) 17.3] 9.9) 120| 83) 1013 71| 7| ti esl 7| sl o) 4/1 Ca E. 1 il 2.9) 9/0] 4.3] 121.5 2g] 66.8) 66.3| 67.5) 66.9] 20.2 13.9] 15.0] 20.2 16.6] 17.3] 7.5) 9.5) 865) 35] 59) s4| co] ssf 1] 2] 1| 1|Eene1|ENE 1[EN®3]| —| 46) 114) 124) 2148 99] 69.0) 68.4! 69.7] 69.0] 21.0| 13.0] 16.2] 214| 16.4| 18.0] 7.5] 7.5] 8.7) 7.9 55) 4o| 62] 52] oi 20 ol 11 e 1 | NE 1| NE 2 | —| 123) 11.9) 146) 303.5 30] 69.3| 68.8) 69.6| 69.2] 20.3) 12.0| 15.8| 19.7| 15.4 17.0] 8.0| 9.5| 10.5] 9.3] 60| 54) s1| 66j o| 1| o| o|rnz1NNw.i| —0 — | 11.4 8.8] 2.9/ 1964 i Ù RE" ; i dizili 2 ri i REI liga 'L'otale S| 63.1| 63.2) 63.4) 63.2] 23.6) 16.6] 18.9] 22.4| 18.8| 20.0] 12,2 143) 133) 13.3] 74} 71) s1| 75|39|28| 4240 P | 164.2 z Mise 6 Massimo della pressione barom, 769.7" li 29 Massima velocità diurna del vento 743,9 Chilom. li 1 Minimo dell’ umidità 40°/, li 2 e 29 Minimo , n ” 192.33: li 16 Media x 7 » 1402 Massimo di pioggia caduta 53.0” li 20 Massimo della temperatura 29.0° C li 4 Massina velocità oraria del vento 33.2 Mik Minimo È DI 11.0° € li 20 Media 5.8 Ri i ri petalo a Osservazioni meteorologiche dell’I. R. Accademia di Commercio e Nautica in BAROMETRO DIREZIONE 2 ne a lle io | TRNCE, | reiongio slim, || sovvoseeme | Papa gue io o 2 [alla temp. 0° ed al livello co centigrado in p. °/ del massimo | annuvolato = 10 calma = 0 S é [in chilometriall’ora per gli " È Aemnane der : Di a uragano = 10 SE intervalli di tempo Ere Tea Cr) EER Eno 5_ Filomeni di e. de I 1] 69.6| 69.0) 68.2| 68.9 20.3/ 12.1] 16.0] 20.8] 14.6] 17.1] ‘ | 11.3] © Tei SOR AO,] EOS NON SRO, | RE=Io e —.0 —| 24 22] 24) 461 9| 65.4| 64.9) 62.3) 642f 19.7] 13.2] 15.4| 19.0 17.7| 17.4| — È I ARE MODE 0 1 2 1| —0 IVWSEL —.0 — | 0.2) 1.8| 0.0) 15.2 g| 58.6] 57.5] 59.0] 58.4] 23.2| 16.0] 14.6| 21.4| 17.5| 17.9] 11.0| 15 13.1) 89) 81| 86| 85 6 ji 0 8| —.0 NT —.0 0.0] 0.5) 2.9] 3.2) 443 4| 59.0] 60.0] 61.8) 60.3] 24.3| 17.1) 18.0] 240| 20.4| 20.8 37] sa RCA ALA isp SI ANIA RS CI o e a o pl 63.1] 63.2) 63.2] 63.2] 24.2| 17.9] 18.5] 22.8| 19.6| 20.3 | 15.8] 1 Ì 97 | 74| 81| 84 8 Te NALO, CRISES SW. 1 E. i 939 go e 05 gl 62.6| 62.1] 62.2 62.3] 26.0| 16.5] 19.0| 23.8] 19.0| 20.6 E | $8| 67| 87| 81 8 4 4 5 —.0 SW. 1 —.0 —| 3.8| 7.6 13) 1005 7| 61.6| 62.1] 61.6| 61.8] 24.1| 17.0] 17.5] 23.2] 18.6| 19.8 3 2.8] 14 82 | 81| 8S1| 81 Sir RTA) MULO, Til = W.1 io) Sigla cal sar gl 60.7] 59.7| 59.4| 59.9] 22.8] 15.6] 18.6| 21.5! 18.6] 19.6] 13.9| 17 d5.lj 87 | 90| 89) 89 OLO AISLOR SL ONIMEZZZIO, Mn) ooo tela gia g| 61.0| 62.6| 63.5] 62.4] 20.7| 15.7] 17.6] 20.5) 17.0] 18.4] 12. 0 | 80| 78] SO] 79 0 0 0 ama SW. 1} SE. 1 —| 5.) 6.4) 2.3) 969 10} 63.1| 62.3 64.7] 63:4| 17.2| 13.5] 16.4) 15.6| 148| 15.6] 11.6) 12.6). 11.8] 83| 96| 90| 90| 10| 10 0 TI —0 iolail W. 1 |30,9]0 319) 2591 10) ‘61/6 11) 65.9) 65.3' 64.8| 65.3] 20.2/ 14.7] 15.1| 19.7| 15.4] 16.7 ((i2/2/Mi3:0] 88. | 91 | 93 9L 8 IO 8| —0 S.1 —.0. {10.6f 1.3) 0.9) 14) 290 12] 60.7) 59.6] 60.6] 60.3] 19.1] 14.2f 17.8 18.6) 16.8| 17.7 1 76| 85] 88) 834 10 10 T 9 [ENE.1 | SE. 2 S. 1 7.0| 2.3) 15.4) 40| 1593 13] 61.7) 59.3) 60.7] 60.7] 18.9) 12.7] 15.6] 18.9) 15.2| 16.6] 11.9| 6| IL.7] 87) 80| 83| 83 8 2 3 4|ESE.1| —o —.0 —-| 5.0) 1.8] 2.5] 80.2 14] 62.3] 63.3] 65.5) 63.7| 17.7] 11.2] 14.3| 17.7) 13.6] 15.2 } 27) VINCCI .6] 83 | 55 | 67 68 0 0 0 O| El ENE. 2| ENE. 1 —| 2.4 20.5) 14.9] 2724 15) 67.4] 66.9| 67.8) 67.4f 16.4| 10.7] 12.8] 16.3 12.6] 13.9] 6.5| 7.3] 7.3 70] 59| 54| 68| 60] O| o| 0 o|SE1 j[ENE.3 E. 1 | —| 193) 17.6| 14.8] 4195 16j 67.0] 65.2| 65.2) 65.8] 17.4| 9.7| 11.8 17.0! 12.8) 13.9 1 È MIINSOSICI OTO 821 66 5 0 5 S| E. 3 NE. 2 El — | 19.9) 20.9] 5.2) 381.9 17] 65.3| 65.7| 65.9) 65.6] 16.4| 10.6] 11.6| 16.1] 12.0) 13.2| 8.2| 1 2 9 80 | 80 | 89| 83 8 0 3 4| El 2%) —.0 —| 7.9) 19 1.0) 993 18] 64.2) 64.3| 63.7] 64.1| 15.8| 11.2] 12.6| 14.7| 15.1] 14.1j 9. 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LOR TON LO N SION 220 Swe ee0 DENIS O] Mep: TO) 99] 58.4| 58.1] 56.2] 57.6| 19.4| 16.4| 16.8 19.4| 18.6] 18.3] 13.2) 12 | 18.5) 93 | 85| 83 87) 10) 10| 10) 10| 5.1 o | ESE 1 | 00 14) 1.8| 3.1) 485 93] 56.9] 56.7] 56.1] 56.6| 19.0] 16.2| 18.2] 18.6] 17.4| 18.1| 13.7] 14 Pesi NiSSA OLE 92490] LOR LO] ALOE ALONE Gg 4 2.5] 4.2) 2.0) 34 800 94| 53.5) 52.7] 57.0) 54.4] 19.2] 4.5J 17.0| 18.3| 8.0] 14.4 i | 10.9] 94 | 89| 67] 83 10 Ss. 10 SEO, Bo ENE. 7 3.6] 3.4| 2.7) 535.4 300.0 95] 63.0| 64.1| 66.8] 64.6] 10.7) 4.4f 4.4| 10.7] 74) 7.5] 3.1) 46) 3.9] 50 | 48 | 50| 49 0 0 0 ON CEN |NENES2 E. 1 — | 62.9] 24.8] 6.6| S48.8 9g 66.6) 60.6] 65.1] 65.8| 12.4| 5.0) 5.7 12.2| 94) 9.1 .8| T.5| 6.2} 55 | 71 BIRINACO) 0 5 0 2| E.1 NW.i| N. 1 —-| 8.6] 2.5) 0.6| 107.9 o7| 63.9 63.0| 62.1] 63.0| 15.3] 10.6) 10,g| 11.0| 12:0| 11.3 H0N oon 9st oi col oli ol 01 Zone 22 —0 |10.7] 15) 14) 0.9] 300 9gj 59.0] 57.5] 55.9] 57.5] 17.2] 15.0] 15.7) 16.4| 17.2] 16.4 ] 90 | 92| 39| 74] 10| 10) 10| 10| sE. 1 |ESsE.2| ESE. 2 | 16] 13) 13.3) 6.8) 156.0 99] 52.8) 51.1! 49.7| 51.2) 18.8) 15.2/ 17.9] 18'8| 18.4! 18.4] 13.0) 12.4|/13.0| 12.3] 85 | 77) 82| s1| 10| 10| 1 10| S. 1 sw. | SW.1 —| 8.) 8.8] 2.6| 1643 30] 50.7] 57.2) 63.5| 57.1/ 16.4| 3.6] 16.4] 5.8) 6.6| 9.6 11.7) 5 0] 86| 84) 51| 74] 10| 10] o| 7| —o |ENE.7 NNE. 4| 1.8] 4.1| 55.0) 38.1) 693.3 31| 66.0| 65.4| 65.8 65.7| 9.6) 2.84 3.6| 9 6.0) Gal 42) 5.31 46 70] co) 63) 64f o| o] ol ol se.1|NE1]| ENEL) —| 93) 93 105) 2317 ° x 'L'otale S| 615) 61.3) 61.7| 61.5| 18.7) 12.5] 14.7] 17.6| 14.8| 15.7] 10.6| 1 11.1) 81| 79] so| so] 6.6| 5.7 | 5.9 Î 6.1 130.5 Massimo della pressione barom. 769.6" li 1 {a velocità diurna del vento 848.8 Chilom. li 25 Minimo dell’ umidità 48°/, li 25 Minimo , 5; n ASM ur, Ea 158.9 Massimo di pioggia caduta 35,4" li 19 Massimo della temperatura 26.0° C li 6 a velocità oraria del vento 62.9 li 25 Minimo, È 2.8° C li 31 er, a 6.6 Chilom. percorsi dal vento 4925,7 po Ammnotazioni. Li 1 e 2 sereno; li 3 cielo parzialmente annuvolato e poche annuvolato in parte nella sera; li 17 parzialmente annuvolato ; li 18 poche goccie di goccie di pioggia nella sera; li 4, 5, 6 e 7 parzialmente annuvolato ; li 8 pioggia e pioggia nel mattino; li 19, 20 e 21 tempo piovoso; li 22 pioggia nel mattino poi cielo temporale nel pomeriggio; li 9 sereno; li 10 tempo piovoso sino ad ore 2 pm., poi sereno; coperto; li 23 tempo piovigginoso; li 24 forte bora, pioggia, grandine e temporale di sera; li 11 pioggia nella sera e successiva notte; li 12 pioggia dal mattino ino al pomeriggio; li 25 sereno; li 26 quasi sereno; li 27, 28 e 29 cielo coperto; li 30 poca pioggia, neve lampi di sera; li 13 cielo quasi sereno; lampi nella sera; li 14 e Jpffrelo sereno; li 16 e grandine nel pomeriggio; li 31 sereno. Fis = Li | Ci Osservazioni meteorologiche dell’I.. (Elevazione dell’ Gservatorio sopra il livello del mare= 26 metri) »- = e I . Ac ademia di Commercio e Nautica in Trieste A Le vembre 1880, BAROMETRO = 1 A \ n o À £ [alla temp. 0° ed al livello] **° U. CONTANO in miiimitri in p." del massimo | annuvolato = 10 Mia 2 è | iu chilometri all'ora per gli È del mare 700 + È uragano = 10 SE intervalli di tempo — — — T 7 I — > — mi mig Hei Massi-| Mini-| 71 | gh | gu DE Tr | 9 LI AO q» | gui gi pon EARLE OL ai ni 9 I gl Bs gh_72|71_91|gu_gi totti pere nalierof !# | Ina | naliero| i naliero] naliero naliero Mi tra If 64.9| 64.2) 60.4] 648/ 10.1) 2.7 3.4 10.1] 5.8| 6.4 3.9] 7.1) (5,7| 5.6] 66| 78) 84| 76 0 0 0 Of —.0 —.0 —.0 — | 3.8] 0.2) 3.3) 63.1 2| 64.7) 63.9) 63.1] 63.9] 10.0] 5.6] 8.2 9.8| 7.3] 8.4] 5.41 d4.1| 6.2] 49| 66 | 45| 68] 60 1 0 0 O| E.l ENE. 3 | ENE. 3 — | «LT 40) 228) 4938 3Î 62.6) 62.4| 63.3] 62.8] 8.6/ 5.2] 5.6] 8.4| 6.2) 6.7] 4.1] 4.5) 4.6| 44 61! 55 | 65| 60| 10 9| 10| 10|ENE.3 |ENE. 2| ENE. 4 | 26| 37.7) 37.4] 444) 999.8 4| 61.81 62.6) 63.2] 62.5] 10.8| 6.6) 6.6] 10.5| 7.6] 8.2] 5.0] 7.9) 6.7 6.5] 68) 84/ 8G| 79| 10| 10| 10) 10 | ENE.5 \ENE. 2| ENE. 3 |18,9| 46.6] 16.2) 18.2] 706.9 5] 62.4] 62.4] 65.5] 63.4] 11.9 9.0] 11.4| 11.8] 11.0/ 11.4] 8.7 8.9] 9.3] 9.0] 87| 87| 95] 90| 10| 10) 10| 10|ENE.1 | S.1 W.1 |25,5] 20.4 7.9 10) 266.0 6j 68.0] 69.3| 69.4| 68.9] 13.1| 7.7] 10.0) 12.6] 9.6] 10.7] 8.9) 9.4) 6.8] 8.4[ 98| 88| 76| 87| 10 2 0 4| —-.0 W.1 | NE. 2 | 0.0| 13.7) 0.9) 1.1] 949 7} 70.7] 70.2) 70.7] 70.5] 14.3] 8.5] 9.8] 14.0| 10.6] 11.5] 6.4f 9.2] (7.4 7.7] 70| 78] 77] 75| 10; 9| 10| 10|ENE.1| —o0 I) — j 12.7] 2.4] 0.0) 143.8 gl 69.7] 68.8] 67.1| 68.5] 12.6 10.7] 11.0) 11.7| 11.0] 11.2} 9.3] 10.0| [9.7] 9.7f 95 | 98| 99| 97] 10) 10) 10] 10] —0 —.0 —0 |21.0| 0.0) 0.2| 0.0 2.0 gl 65.7] 64.3) 63.9 64.6] 15.3] 8.8] 13.3] 9.1] 10.4| 10.9] 10.7] 7.3 |3.4 8.8| 95| S6| 91| 9L| 10| 10| 10| 1 —.0 | ENE. 3| ENE. 2|38.7| 20) 22.7] 7.0) 210.2 10) 61.8| 61.5| 63.5] 62.3] 12.3) 8.4I 11.7| 11.6] 11.&| 11.7] 10.1| 9.7 fo.0| 9.9f 99 | 96 | 97] 97 10) 10| 10) 10| —0 2.0) —.0 LO] 1.9) 0.6) 0.3) 24.7 11 67.5) 68.4! 67.9| 67.9] 14.7) 8.9] 9.9] 14.7] 11.8| 12.1] 6.8] 9.6] 8.0| 38.1] 74| 77) 78| 76 0 O | 10 3 | ENE. 1| —0 —.0 —| 0.9 14) 0.9) 25.1 19] 66.2| 649] 65.7) 65.6] 14.6] 7.6} 10.4] 14.4| 10.8] 11.9j 8.0| 9.0] 6.7] 7.9 85| 74| 70| 76]. 9| 10| 8| 9| —o0 —0 | ENE.1] —| 05) 00) 5.7) 452 13] 63.9| 63.8/ 64.2] 64.0 15.2) 7.9] 7.9] 15.2] 11.2] 11.4] 5.6 9.0| 7.7] 7.4| 71| 70) 78) 73 DA EAIONINZIO 8 | NE. 1 —0 —.0 —- | 90) 2.9] 0.0| 110.2 14| 63.7] 63.1] 63.3/ 63.4] 13.6] 8.8] 9.8| 13.4| 10.2] 11.1} 7.6| 9.6) 8.1] 8.4] 84| 85 | 87) 85 8 0 0 3 —0 —.0 0 —| 0.0) 0.0] 0.0 0.1 15) 60:3| 59.2) 60.6) 60.0] 14.4| 11.1 12.1| 14.4] 11.8] 12.8] 9.6| 11.4] [9.8| 10.3] 93 | 94| 96| 94| 10 5 9 8] —.0 il) —.0 — | 0.0) 0.0] 0.0 0.0 16] 61.1) 59.9 57.8) 59.6] 15.3) 11.7] 11.8] 14.9! 14.4| 13.7] 9.8] 11.5] ]0.7| 10.7f 96 | 91| s8| 92] 10 Te \GE1O), 9 —0 —.0 SW. 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Dall'1 al 2 cielo sereno; li 3 cielo parzialmente annuvolato e notte; li 18 e 19 tempo piovigginoso; li 20 nebbia nel mattino e pioviggina ad intervalli; pioggia di notte; li 4 e 5 tempo piovigginoso; li 6 quasi sereno nelldì e poca pioggia di | li 21 cielo coperto e pioggia per alcune ore del giorno; li 22 tempo cattivo, temporale notte; li 7 cielo in gran parte coperto; li 8 e 9 tempo piovoso, ad bre 7.25 ant. del 9 verso ore 9 ant. con direzione da scirocco; li 23 e 24 tempo bello; li 25 in parte avvenne un sensibile terremoto ondulatorio della durata di 6 s. nella lirezione SE—NW.; sereno: li 26 nebbia al mattino e sera; li 27 poca nebbia di sera; li 28 quasi sereno; li 10 cielo coperto e piovisgina ad intervalli; li 11 tempo bello; i e 13 parzialmente | li 29 30 e hello. 1 annuvolato: li 14 bello; li 15 e 16 parzialmente annuvolato; li 17 loggia nella sera e | | | il | li n i E RE vor BAROMETRO ao x va Li de : » mercio e Nautica in Trie DIREZIONE E FORZA 2 Vi in milimetri ridotto | TEMPE- ‘TERMOMETRO AIR INI DELTANTO P FO DA £ [alla temp. 0° ed al livello RE centigrado %, del massimo | annuvolato = 10 calma = 0 = é [iu chilometri all'ora per gli iS del mare 700 + È l uragano = 10 SE intervalli di tempo È qu gli h MELO Massi-| Mini- q 9. | gl SI Qual 9% FISSI T» gi gh Hu q» DI | gu RE QU_71|71_9u|gh gu I naliero] MA | ma nalteo naliero naliero Cal A 1| 72.31 71.0] 70.1) 71.1 11.2) 5.9 81 0 O| 10 3| —0 —.0 —.0 —| 00) 0.0) 0.4 3.3 2) 69.1| 68.2) 68.0) 68.4| li.1 86 | 80| 84 91 AELON 0) aLoni Meo —.0 —.0 —| 0.4 0.5) 0.2 9.0 3] 68.7] 69.6] 70.5] 69.6] 10.4 73 | 64| 69 0 0 0 O] —0 E. 1 E. 1 — | 0.2| 11.6] 2.8] 104.3 4| 70.2) 71.5) 70.1) 70.6] 10.1 82| 66| 71 9 0 0 3 | SE.L —.0 E. 1 — | 14.9) 7.2] 0.2] 200.6 pl 72.6| 69.8) 72.0| 71.8] 12.2 65 | 54° 66 6 | 10 0 5 | ESE. 1 — 08 ENE SZ 01 00 RI oso) el 72.2) 71.9] 72.9| 72.3] 10.3 82 | 88) 78 8 0 0 3| B.1 —.0 E. 1 — || 3.7] 0.7 0.00 423 7I 72.9] 72.2 73.7) 72.9) 10.2 8 89] 93 | 87 10; 10 0 TI —0Q —0 —.0 00 0.000) 0.0 sj 75.3] 74.8) 75.0] 75.0] 11.4 7 88 | 87] 87 5 9 0 DJ 0 —.0 —.0 = (0:0] 0/0 MOIO O!2 gj 70.6] 64.3] 63.3) 66.1] 11.4 8. 91 | 88] 84 6| 10| 10 9] —0 —0 —.0 —| 0.0) 0.0) 00 0.2 10| 39.3] 59.8] 62.0) 60.4| 11.1 8.6 87 | 80| 82 1 3 0 ul = —0 —.0 — | 0.0) 0.0] 0.0 0.2 11] 61.1| 612" 63.2] 61.8] 12.8 8 87 | 380) 87| 85| 10 0 0 3 0 0 .0 —| 0.0) 0.1] 0.0 0.5 12) 63.6| 61.5] 62.5) 62.5] 13.4 Ra) 78| 80) 84| 81 0 DA NiLO DAI RLI SE. 1 20) —| 0.0) 0.2) 0.5 5.1 13] 61.5| 60.6] 60.7] 60.9] 12.3 A) 84| 93| 88| 88] 10 08 ELOR|GELO, -0 .0 -0 = 0401 S1t3 3:55 \ j4l 59.0| 56.8) 55.6] 57.1] 10.7 1.6 8.1) SN ESD 95: SOTTO] 107 LO ARLORIAEO —.0 —.0 — | 0.4] 0.6) 0.71 141 15 57.7 60.3] 63.1) 60.4] 8.8 5.5] 4 69 | 58 | 61| 63 1 O | 10 4| BL 2 E. 2 | ENE. 2| 10 2.6| 37.7] 11.3) 368.3 16] 60.7] 59.8) 60.7) 60.4] 10.3 8.2) 8 ORA STA oe 3 ON] TON ASL O N ILONI 0, O W.1l DIRI PR0.0 son Mz! | 17| 59.8) 59.1) 59.7| 59.5] 11.9 8.1] 8.1) 93| 79) 93| 88| 10) 10| 10| 10] —0 —.0 —.0 85] 0.0] 0.0) 0.1 1.0 | 18 60.2! 60.2] 61.9 60.8] 12.2 9.1) 94 sN 94 ob] 9201 10) 101) 107 LORI —.0 iO 7012 UG RON 7.0 19j 62.5) 640) 65.5) 64.0] 12.8 .2| 10. 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SOR Osa SONNO] MON ALONSO 0 —0 | 6.4] 0.0) 0.1) 03) 73 95| 95.3) 53.8] 50.9 53.3] 8.6| 6.0) 64) 8.6| 51| 7.7 di Ere ano no || ori 10} | 3:61 1051 00 Mg ZA 9g] 23.3) 55.6| 59.1) 56.0] 8.0) 2.6] c4l 7.4 40 90) 49| 64| 68| 10) o| 0| .3|] —0 |ENE.4]| ESE 1] -.| 0.6) 23.7 1.1) 2149 g7| 61.2) 62.3) 644) 62.6| 9.2) 3.9] 49l 9.2) 70 TL| 76] 82| 76 8 7 Toei o —0 —.0 — | 14.1) 0.7] 0.0] 145.7 ggi 66.7) 67.3) 68.0) 67.3] 10.0] 7.6] g.o| 10.01 3.7 81 | 83 AA SOR RTON MSLORAETOZ] MALON| l .0 +0 0.0) 0.0] -0.0 0.0 99] 66.9) 66.1! 65.0] 66.0] 9.5) 7.9] 84 9.3| 8.8 94 | 100 | 100| 98| i0| 10) 10| 10f —0 —.0 —0 |12.0| 0.0) 0.0) 0.0) 0.0 30] 63.7| 61.9] 59.9) 61.8] 12.4] 9.0] g.0| 12.4| 11.6 94| 98| 97] 10) 10| 10) 10| —0 —.0 n I E RU UO ICE) 6.5 62.0| 60.4] 11.6 ) OD Ost OS. Mg 9 7A TON RASSA n —.0. | —-0 — | 0.2) 0.3] 11.3] 828 È ; | ‘l'otale 64.2) 64.0] 10.4 |82.6 | 82.5 | 83.9| 83.0] 6.8 | 6.6 | 6.6 | 6.7 116.7 Massimo della pressione barom, 775.3" li 8 velo tà diurna del vento 368.3 Chilom, li 15 Minimo dell’ umidità 46°/, li 22 Minimo , 5 750.9" li 25 SAGA È 60.2 Massimo di pioggia caduta 57.3" li 18 Massimo della temperatura 13,4° C li 12 )cità oraria del vento DIST li 15 Minimo È 5 27% € li 22 9 5 A 2.5 percorsi dal vento 1867,2 SI SNUSO 5 Amnotazioni. Sino al 6 tempo bello ed in gran parte sereno 1 ed 8 bello piovigginoso; li 20 cielo annuvolato; li 21 tempo pioviggiuoso; li 22 e 23 bello; li 24 e con nebbia al mattino e sera; li 9 e 10 bello; dall'11 al 14 cielo par | annuvo- 25 tempo piovigginoso ad intervalli; li 26 in parte sereno; li 27 parzialmente annuvolato; lato; dal 13 al 16 tempo incostante, piovigginoso e nebbioso; li 17 tem li 28 annuvolato con poca nebbia; li 29 e 30 nebbioso e piovigginoso; li 31 nebbia. li 18 pioggia, dalle ore 5 pom. impoi temporale da SE con spessi lampi alata tua o Cn PIA | | Marzo | Maggio | Giugno | Agosto Gennaio Febbraio Marzo | Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno | 1SSO | Gennaio Febbraio Aprile Luglio Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno RIASSUNTO delle osservazioni meteorologiche dell’anno 1880 istituite nell’Osservatorio dell’I. R. Accademia di Commercio e Nautica in Trieste. Pressione dell’ aria in mm. all’ altezza di 26 m. sopra il livello del mare. 7622 7614 760:3 Normal 760:0 7597 757:6 TON 7576 7584 758:2 758:5 759:8 759:0 758:8 7605 758:8 Differenza e dalla normale +80 +1:6 +6:2 —0:7 —0:9 —0:2 +05 | = +08 = +34 +0:9 cid dl Massima 7746 7712 T04:5 7657 768:0 7631 7622 762:5 Giorno ee e —__ rre—_‘“‘d‘d RE ec0 Mo _ do 490 1 1 DOH N to he Kei bo (© © ini 12 Gennaio n 1880 giorno |Pacillzione 18 18:0 Gennaio 23 19:0 Febbraio ill | 222 Marzo 7 20:1 Aprile 8 21*7 Maggio 20 116 Giugno 31 95 Luglio 3 141 Agosto 16 174 Settembre 29 19:9 Ottobre 18 30.3 Novembre 25 241 Dicembre | 18 Novembre A Anno Pressione del vapore nell’aria in mm. |. Umidità dell’ aria. | Quantità di pioggia caduta in mm. Annuvolamento Velocità del vento in Chilometri|| Direzione del vento Ra, base a tre osserva- x | in percento dal massimo| © I 3 x 1SSO | zioni giornaliere (7° a. m. 2 e 9 p. m.) ma 3 3 RE 1 | A EE . | somma | Somma ; ‘ — Omer aiutare (Dumerti Media Massima |; | Media| Massima | Giorno | Minima | Giorno | Media | Minima | Giorno | mensile | normale | Massima | Giorno Medio ‘fon. Do con tem oraria| oraria | Giorno | Totale | N. | NE.| E. | SE.| S. |[SW.| W. Sena I I pioggia | neve porali i U I I | 40 6:6 4 20 8 76 32 8 c0 69 00 —_ Gennaio 3:0 4 1| — | 7:8| DbI4 27 5803.3| — | 9| 19) 1 1i—-|—-| 1| 62) Dal O 22 16 6 68 16 6 88:9 59 24.2 23 Febbraio | 48| 10| — | — || 644| 328 4 4142.1| 1|12]20|-4|—! 2| 6| 1| 41| 50 8:22 6 118 |18e24| 62 20 18 05 67 0:5 17 Marzo 3°2 3| — | — ||10:7| 842 12 79917| 1|15 18| 3 PI Gli a | 46 | 8:3| 156 27 48 |12e 13 68 29 13 28-1 76 11.3 8 Aprile 6:3. 10] — | — || b:9| 397 12 4241:2] 2] 6|16| 2 IRIS (ET 47 | 10:3| 164 16 35 CORTI 29 20 93:8 98 | 20.1 4 Maggio | 60| 16| —| 4|13:5| 587 19) 10009:8 RN 22] Ro ee TATA IR 20 816 1 77 51 20 159:3 87 348 21 Giugno 52| 14| — 5 | 44| 184 1 31760) 4| 3| 17) 4| 21 7/41) 6| 36) 160) 225 | 20 89 5 63 37 6 994 73 | 619 31 Luglio Dio) Mon i ca 6:51] eso 6 bOs0:6) 3, er sa o a O e 143 | 196 8 816 10 | 72 48 10 120:9 86 33:6 22 Agosto 60| 22| — 7| 76| 560 30 56683 | 3|11|22; 4 3| 2] 6| 4| 38! 133| 188 6 GL 21 75 40 29 1642 124 55:0 20 Settembre] 40 | 13| — TO \M5:8) 0332 1 42066| —| 8|23| 2 BH: LOST CRI ALI Jl:1 17:2 8 d1 25 80 48 25 130:5 175 3O4 19 Ottobre 61 15| — 2 || 6.6] 62:9 25 4925:7) 2] 6|20| 7 AUTO DIA a Zi Gul 065) 16 319) 1 83 45 2 239:1 115 48.5 17 Novembre| 65 | 13| — 1 | 8'1| 474 29 57973| — | 14| 18| 3 RI LR Te EB ‘Al 10:5 19 30 22 83 46 22 116:7 71 | 573 18 Dicembre || 6:7| 10| — 12:03 15 1867 e e 40 9*7| 22:5 | 20 Luglio l'6° |G Febbraio] 732 16 |6 Febbraio] 12414 | 1100 61.9 | 3 Luglio Anno 5°0 | 135 1| 31 72) 842 | 12 Mamo |62909:8| 17 [109 [237 | 39 | 22] 29/53 | 41) 551 Ì Ì Media 1:7 6:8 78 145 169 204 26*6 219 20:0 15:7 10:8 8:6 143 Normale 47 5:8 8:5 13:6 18:2 224 245 253'8 20'0 154 96 5:9 144 Temperatura dell’ aria in centigradi. Differenza Oscillazione dalla Massima Giorno Minima Giorno termo- normale metrica —3:0 10*1 29 —6:7 19 16:8 +1:0 1319 23 04 5 12:9 —0:7 TB 30 —3:2 12 18:9 +0:9 246 19 80 10 16:6 —1:3 292 29 2 19 220 —2:0 276 29 11:2 14 164 +21 340 13 Lat: sl 16:9 —1:9 28°7 21 154 8 138 0:0 290 4 11:0 20 180 +0:3 26:0 6 Fio] 51 2372 +12 15:7 22 27 1 130 +27 134 12 Pai 22 10°7 —-0:1 340 13 Luglio X6:T 19 Gennaio 407 OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE STAZIONE DI TRIESTE ANNO 1880 Latitudine 45° 38‘ 504 Nord Longitudine 13° 46‘ 00” Est di Greenwich Altezza sopra il livello del mare 26 metri. Compilate da PAOLO BUSIN assistente degli osservatori dell’ I. R. Accademia dì Commercio e Nautica. è ti pap . unt À Met? A è : ts } 9 ® ; ALI AN VOL È la Ù \ \ tao: Pi PE] î] H i y » i i ==» >