ACt "2>c»^j<^vxA v\^\ HARVARD UNIVERSITY \ LIBRARY OF THE MTTSEUM OF COMPARATIVE ZOOLODY \Z. \\% / J'jrj 20 1803 1=1 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitilliiiiiiiiniiiiiiiniiilllliniiiiHiiiiiiiimmtiiniiimiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii Marzo 1893. Fascicolo XXXII. BULLETTINO DELLE SEDUTE ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA col RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE e Sunto delle Memorie in esse presentate. ( NUOVA SERIE ) CATANIA TIPOGRAFIA C. GALATOLA 1893. ■liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiii 1111111111111111111111111 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiMiiii INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO Rendicondi Accademici Verbak' (Icll'admiaiizu 19 Marzo 1893 Pag. 1 Sunto delle Memorie. Di un caso eccezionale di resistenza dell'organismo nniano. alla elevata tempe- ratura—Coipunicazione del Prof. Andrea Capparelli. . . . ,^ 2 Contributo allo studio della Fagocitosi— Dottor 0. ilfofZ/crt— (Presentata dal so- cio Prof. A. Cafparelli ,3 Osservazioni astrofisiche solari eseguite nel R. Osservatorio di Catania nel 1892 — Statistica delle macchie. Nota di A. Ricco r> 5 Osservazioni dell'elettricità atmosferica eseguite nel li. Osservatorio di Catania ; —Comunicazione del direttore A. Ricca e rapporto dell'assistente Dottor C. Del Longo j. => Primi saggi di fotograiìa celeste presentati dal l'rof. Ricco ...„<> Osservazioni di Venere fatte durante il 1892 dall'Ing. A. Mascari Assisten- te nel 11. Osservatorio— Presentate dal Direttore A. Ricco . . „ 7 Influenza dell'umidità del suolo sulla traspirazione delle piante terrestri— Prof. A. ^/o^■— (Nota presentata dal Segretario generale, Prof. L. Bucca) ,. 8 ; L'eruzione dell'Etna del 1886— Dr. A. Silvestri— (Nota, presentata dal Segre- tario generale Prof. L. Bucca) ,9 I fenomeni Geodinamici che accompagnarono l' eruzione dell'Etna nel 1886 — Ing. S. Arcidiacoììo— (Soia presentata dal Segretario generale l'rofessore L. Bucca) „ 10 Sulla Fluorite di Carrara— del Dottor A. Silvestri ,10 ■Sulla Molibenite delle isole dei Ciclopi— Nota del Dottor A. Silvestri . „ 13 Klonco d(M libri presentati nella seduta del 19 Marzo 1893 . . . ., 20 Marzo 1893. ,5,^ 20 1893 Fascicolo XXXII. ACCADEMIA GIOENIA DI Adiiuaiiza del 19 Marzo 1893. Presideìite — F ROF. Comm. G. ZuRRiA Segretario Generale — Frof . L. BUCCA. Sono presenti i socii effettivi Signori Professori : Ardiui, Ba- sile. Capparelli, Grassi, Orsini-Faraone, Ricco, Ronsisvalle, Sciu- to-Patti ; i socii corrispondenti: Aloi, Consiglio, Del Lungo, Falco Peratoner e Raffo ; più un numeroso uditorio. Alle ore 11 a. m. precise il Presidente apre la seduta. Il Segretario generale dà un breve cenno del verbale della seduta precedente, già pubblicato nel Bullettino, che viene ap- provato. Quindi ringrazia 1' illustre Presidente e i Socii dell' Ac- cademia per r onorevole carica affidatagli, nominandolo Segre- tario generale, in .sostituzione del prof. A. Bartoli, che è andato ad occupare la cattedra di Fisica della Università di Pavia. Il Segretario generale, facendosi interpetre dell' opinione di tutti i presenti, propone d'inviare un saluto affettuoso e i più fer- vidi augurii al suddetto prof. A. Bartoli, che resse con tanta at- tività e amore il Segretariato generale : ciò che vien approvato all' umanità. L' ordine del giorno porta la lettura delle seguenti memorie: 1. Prof. A. Capparelli— Di un caso eccezionale di resistenza dell' organismo umano alla elevata temperatura. 2. D.r 0. ^iOBlGk— Contributo allo studio della fagocitosi (No- ta pi-esentata dal socio prof, A. Capparelli). — 2 - o. Prof. A Ricco— Risultato delle osservazioni solari fatte al K. Osservatorio di Catania nel 1892. 4. Prof. A. Ricca— Primi saggi di fotografia celeste eseguiti nel R. Osservatorio di Catania. 5. Dr. C. Del Luì^GO— Osservazioni sull'elettricità atmosferica. (Rapporto presentato dal prof. Ricco ). 6. Ing-. A. ìiik^CKUl— Disegni di Venere eseguiti all'Osservatorio di Catania e in quello dell'Etna. (Rapporto presentato dal prof. Ricco). 7. Prof. A. ki.oi— Influenza dell' umidità del suolo sulla tra- spiraziom delle piante terrestri. ( Nota presentata dal Segretario generale professore L. Bucca). 8. Dr. A. Silvestri— L' eruzione dell' Etna del 1886 ( Nota presentata dal Segretario generale prof. L. Bucca). 9. Ing. S. ArcidiaC0N(J— / fenomeni geodinamici che accompa- gnarono V eruzione dell' Etna del 1880' (Nota presentata dal Segre- tario generale prof. L. Bucca). Il Presidente legge una lettera del prof. A. Bartoli, che pre- senta per la pubblicazione negli Atti il seguente lavoro : G. Garbieri— Sulla teorica della eliminazione fra due equazioni. Il Segretario generale presenta due brevi note da inserire nel BuUettino, esse sono : Dr. A. Silvestri— Sulla Fluorite di Carrara. Idem— Sulla Molibdenite delle isole dei Ciclopi. Esaurito V ordine del giorno, vien levata la seduta alle ore 12 1,2 m. SUNTO DELLE MEMORIE (1) DI UN CASO ECCEZIONALE DI RESISTENZA DELL' OR- GANISMO UMANO, ALLA ELEVATA TEMPERATURA - Co- municazione del prof. ANDREA Capparelli— Nel vicino paese di Misterbianco, fu dato all'A. osservare, nel febbraio testé decorso (1) Di iilcinii' iiioniorie, per se stesse molto brevi iioii si è dato ulcun sunto: saranno pnhlìlii afe soltanto negli Atti. Di altre anche brevi si è pregato gli auto- ri, che g-entihucntc si sono prestati , di riassumerle in modo da essere comprese completamente nei sunti. ( Nota della Presidenza )■ — 8 — un raso di febbre intermittente, dove per p.'ii'ccehi giorni di se- guito, la temperatura ascese a 46*^ cent, e durò a questo grado elevatissimo per qualche ora. È notevole il fatto , che tale considerevole ipertermia, era scompagnata da polipnea e da fenomeni cerebrali e da altri fat- ti, che accompagnano e seguono le elevate temperature. Fatta eccezione, di un caso osservato da Teale, dove la temp. ascese a 50*^ 6, caso messo in dubbio; per quanto sia noto all'A. non è stata mai nell'uomo trovata la temperatura da lui ben osserva- ta e di tale durata, con sopravivenza del paziente. Il caso, per quanto no)i abbia riscontro in patologia^ si allon- tana anche da quanto fisiologicamente è stato sta.bilito, in ordine alle elevazioni della temperatura, che gli animali possano sop- portare impunemente e alla durata del loro riscaldamento. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAGOCITOSI — Dottor O. Modica— (Presentata dal Socio Prof. A. Capparelli) — Passati in rassegna gli studii fatti sulle diverse proprietà delle cellule semoventi che determinano la fagocitosi, cioè: movimen- ti ameboidi, facoltà d' incorporare particelle solide, sensibilità tattile, sensibilità chimica o chemiotassi e digestione intracellulare; ed enumerate le diverse specie di cellule dell'organismo animale che sono dotate di tali facoltà, cioè i leucociti del sangue, le cellule endoteliali dei vasi sanguigni e delle ghiandole linfatiche, le cellule del midollo delle ossa, le cellule fìsse del connettivo, le cellule « basofile » di Ehrlich, alcune cellule epiteliali, come quelle degli alveoli polmonari, secondo le osservazioni del Musl-etblilth e del Bttìifi, (benché siano al riguardo un po' controverse le idee, non avendo osservato il fenomeno lo Tchistovitsch, ed essendo ciò in accordo col fatto che, né l'epitelio della vescica natatoria dei pe- sci; analogo al polmone, né quello della camera ad aria della rana, né quello delle colombe neonate hanno simile proprietà'), e finalmente le cellule del sarcolemma dei fascetti muscolari, secondo le osservazioni del Metschnikoff,—V A. si occupa dei seguenti punti: I. Se lo spore di « ustilago carbo », sospese in acqua ed iniet- tate nei sacco dorsale delle rane, possano passare direttamente nel torrente circolatorio senza l'intermezzo dei fag-ociti. Dalle os- servazioni fatte risidta che ciò avviene: infatti dopo qualche ora dall'iniezione delle spore, se ne trovano moltissime libere, circo- lanti col sangue , che non han potuto essere abbandonate da fagociti né normali, né in via di distruzione, perchè, prima che questa avvenga, deve passare molto tempo, e non poche ore; inoltre le spore libere aumentano col tempo, sempre prima che incominci la detta distruzione. È vero che in ultimo esse dimi- nuiscono, ma questa diminuzione devesi al fatto dell'inglobamen- to di molte di esse da parte dei fagociti. IL Ciò dimostrato, l'A., osservando il sangue e le sezioni de- gli organi parenchimali delle rane a diversi intervalli dalle inie- zioni, studia il comportarsi del fagocitismo in questi animali, ed il destino dei fagociti morti e delle spore che non han potuto es- sere digerite, riassumendo tutto nelle seguenti principali conclu- sioni : 1" Che i leucociti della rana hanno diverso potere fagocita- rlo—molto debole nelle piccole forme. 2'^ Che la fagocitosi continua quando un elemento ha incluso una spora ( probabilmente assumendo le spore circolanti libere), ed in proporzione del potere fagocitano delle singole forme. o*^ Che la fagocitosi è più energica nei primi giorni della i- niezione delle spore, ed in questi giorni tutti i fagociti sono vivi. 40 Che spore libere e fagociti vanno accumulandosi nei ca- pillari, e specialmente in quelli del fegato. ;")" Che r endotelio dei vasi interviene un po' tardivamente i]ella fagocitosi. C>" Che dei fagociti alcuni hanno un potere di resistenza mag- giore degli altri , resistendo di più quelli a grosse granulazioni e i microfagociti. 7" Che il fagocitismo non seguita indefinitamente. 8'' Che alcuni fagociti abbandonano le spore incluse, e ritor- nano, forse integri, in circolo, dopo alcun tempo da cui è inco- minciato il fagocitismo. Altri invece, distruggendosi, in gran parte passano insieme ai residui delle spore incluse, che non lian potuto digerire, nel li- quido biliare. OSSERVAZIONI ASTROFISICHE SOLARI ESEGUITE NEL R. OSSERVATORIO DI CATANIA NEL 1892 - STATISTICA DELLE MACCHIE. Nota di A. Ricco.— Nell'istituire le osserva- zioni solari air Osservatorio di Catania si è cercato che formas- sero la continuazione delle serie di 11 anni fatta diiU'A. in Paler- mo. Dopo il minimo del 1889 1' attività della produzione delle macchie solari crebbe nel 1890 poco rapidamente , talché in più della metà delle osservazioni quotidiane il sole fu trovato senza macchie: invece nel 1891 l'aumento fu notevole, cosicché in pochi giorni, il sole si trovò senza macchie; nel 1892 Taumento è ancora più forte , per modo che in verun giorno si trovò il sole senza macchie. Ciò risulta evidente anche dalle medie annuali seguenti: Fori 4, 69 2G, 05 40, 38 Durante il 1892 si hanno forti oscillazioni della frequenza delle macchie solari, ma in complesso risulta un aumento della prima alla seconda parte dell'anno. In quest'anno jion furono ra- re le grandissime macchie solari, anche visibili ad occhio nudo. 1890 Gruppi di macchie e t'ori 0, 90 INIacchie complete l, 23 1891 3, 95 4, 90 1892 5, 65 10, 22 OSSERVAZIONI DELL' ELETTRICITÀ ATMOSFERICA E- SEGUITE NEL R. OSSERVATORIO DI CATANIA. Comunica- zimie del direttore A. Riccò e rapporto dell'assistente Dott. C. Del Lungo— L'elettrometro è quello ideato dal Mascart: funziona per mezzo di uno zampillo perenne d'acqua, ed é a registrazione con- tinua fotografica. Fu collocato nell' angolo più alto ed estremo a SW dell'Osservatorio. L'apparato funzionò abbastanza regolarmente nel primo seme- stre 1892: si farà agire per l'altro semestre in quesfanno 1893. 6 — Le curve quotidiane ottenute indicano che 1' andamento del potenziale dell'elettricità atmosferica in Catania è anologo a quel- lo già osservato in altri luoghi; cioè nelle belle giornate ordina- riamente si ha elettricità positiva con un massimo al mattino ed un altro alla sera, separati da un minimo dopo mezzodì ; nelle giornate con atmosfera turbata o piovosa 1' andamento dell' e- lettricità è irregolare, e talora è negativa. Anche in Catania si è trovato che l'andamento dell'elettrici- tà atmosferica ha una certa analogia con quella della pressione atmosferica ed anche coll'andamento della quantità di vapor acqueo contenuto nell'aria (quale può esser ricavata combinando i risul- tati dell' igrometro e del termometro registratore), il che sarebbe conforme all' opinione degli scienziati i quali ritengono che le variazioni dell'elettricità atmosferica dipendano dai grandi mo- vimenti verticali dell'atmosfera, i quali si manifestano anche nel barometro (Roiti); come pure per il detto è da considerarsi l'opi- nione di altri che ritengono le dette variazioni elettriche provenire dalle variazioni della quantità dì vapor acqueo contenuto nell'aria (Exner.) Però queste analogie e relazioni si potranno studiare più profondamente quando avremo una più lunga serie di osservazioni. Sarà interessante il confronto fra lo stato elettrico dell' aria qui in basso e sull' Etna: però affinchè questo confronto sia sce- vro di ogni complicazione dovrebbe farsi alla spiaggia aperta ed in luogo affatto libero sul vulcano : ma 1' impianto di quest' ap- parato assai delicato, e complicato, e che inoltre esige un getto continuo d'acqua, presenterà gravi difficoltà sull'Etna: bisognerà pensar prima a semplificarlo. PRIMI SAGGI DI FOTOGRAFIA CELESTE presenfaH dal Prof. Ricco — Vi sono diversi saggi fotografici di stelle semplici e doppie , fatte a strumento fìsso per determinare il luogo del fuoco chimico; due fotografie dell'asterismo delle Plejadi, fatte con pose di 10 e 20 minuti. Una fotografia quadrupla della luna con pose variate da 1 12 a 4 secondi: la prima ha dato una buona im- magine, l'ultima è già eccessiva. Una fotografia della nebulosa d'Orione fatta con un'ora di posa ha dato distintissima in tutti i suoi particolari la grande nebula non solo, ma anche le quat- tro minori presso a stelle, indicate nel catalogo di Dreyer , coi numeri 1973, 1977, 1980, 1982 ; e inoltre vi si contano circa IKiT) stelle, fra cui parecchie doppie e multiple. OSSERVAZIONI DI VENERE FATTE DURANTE IL 1892- dalV Ing. A. Masgaei Assistente nel R. Osservatorio -Presentate dal Direttore A. Ricco.— Il grande interesse svegliato nel mondo astronomico dall'illustre Prof. Schiapparelli con l'importante conclusione a cui era pervenuto dopo un' accurata critica alle osservazioni fatte sul pianeta Venere da lui stesso o da altii a- stronomi, e cioè che Venere, come la nosti'a Luna, avrebbe una durata di rotazione uguale alla durata della sua rivoluzione si- derea, indusse il Prof. Zona Direttore dell'Osservatorio di Paler- mo, ad iniziare con il Mascari una serie d'osservazioni parallele sullo stesso pianeta. Tale studio venne principiato a Palermo nel gennaio 1892 col grande Refrettore, di m. 0, 20 d' apertura ma fu sospeso con scoraggiamento nel febbraio per la grande difficoltà riscontrata nelle osservazioni, e gli scarsi risultati ottenuti. Ricominciate nuovamente nell' Agosto dopo alcune osserva- zioni fatte dalla cima di Monte Cuccio a più di 1000 metri sul livello del mare , e con un piccolo cannocchiale Merz , ebbe il Mascari occasione, in ottobre e novembre, di continuarle all' Os- servatorio di Catania e al Bellini sull'Etna, a 3000 m. sul livello del mare, con un equatoriale di m. 0, 35 d'apertura, grazie alla g-entile concessione del Direttore Prof. Ricco . ottenendo special- mente a Catania dei risultati assai buoni, a preferenza di quel- li dell'Etna, ove i vapori della recente eruzione dovevano , mol- to probabilmente rendere assai impura l'aria circostante e nuo- cere a tal genere d' osservazioni molto delicate. Si fu a Catania che potè vedere nei soli giorni 12 e 13 ot- tobre, i mari di Venere sotto forme assai nette, e specialmente quello al corno Sud, a contorni decisi, frastagliato da minutis- sime insenature. La tinta oscura di quest' ultimo mare era pro- priamente serica come quella dei mari lunari visti con Luna as- sai falcata. È da notare che allo scopo di non essere influenzato da al- cun preconcetto e cadere in errori ottici , non cercò mai di ve- dere i disegni fatti da lui stesso, o stati pubblicati da altri in antecedenzl. I disegni eseguiti nelle osservazioni successive al 12 e 13 ot- tobre e sino a quasi tutto novembre, presentano sempre il mede- simo aspetto di Venere, quantunque i contorni delle macchie non fossero stati più visti netti e decisi come nelle due osservazioni anzicennate; però le masse generali si distinguono ancora netta- mente. Rapportando a queste osservazioni di Catania le prece- denti fatte a Palermo, chiaramente si vede che le masse oscure ed indecise disegnate in gennaio, agosto e settembre trovano la loro corrispondenza in quelle di ottobre ; risulta quindi, da que- sta prima serie di disegni, che per quasi tutto l'anno Venere ha presentato sempre il medesimo aspetto , ciò che sempre più av- valora r importante risultato già ottenuto dall' illustre scienzia- to di Milano, che la rotazione di Venere dev' essere assai lenta. INFLUENZA DELL' UMIDITA DEL SUOLO SULLA TRA- SPIRAZIONE DELLE PIANTE TERRESTRI - Prof. A. Aloi - (Nota presentata dal Segretario generale, professore L. Bucca). Una lunga serie di osservazioni fatte negli anni 1888-89 avea- no indotto l'A. a provare l'influenza diretta dell'umidità del terreno sulla traspirazione delle piante, tanto da concludere che l' azione della luce diventa impotente a fare aprire gli stomi, quando manca nel terreno la necessaria nmidifà. Una nuova serie di osservazioni , fatte dal 28 agosto all' 8 ottobre, portarono 1' A. alle conclusioni seguenti cioè : 1. Perchè la luce, il calore, e 1' umidità dell' aria possano e- sercitare la loro azione sulla traspirazione e sul movimento del- le cellule stomatiche, è necessario che nel terreno siavi una suf- ficiente umidità. 2. Che mancando nel terreno la necessaria umidità, gli sto- mi rimangono chiusi sotto qualsiasi influenza. 3. Che gii stomi coi loro movimenti, regolano la traspirazio- ne delle piante terrestri. L' ERUZIONE DELL'ETNA DEL iSSiJ—Dr. A. Silvestri— ( Nota presentata dal Segretario generale prof. L. Bucca ). L' A. apre la sua narrazione descrivendo brevemente 1' eru- zione del 1883, la quale fu brevissima e. di poca entità, ma die- de" luogo a delle violenti manifestazioni geodinamiche , per le quali il prof. Orazio Silvestri dovette concludere trattarsi di una eruzione abortita, che ne preannunziava altra più violenta. L' intervallo di tempo decorso fra 1' eruzione del 1883 e la successiva del 1886 mostrò una continua attività del cratere cen- trale, sia con piogge di cenere, sia con scosse, spesso non indif- ferenti. La sera del 18 maggio 1886 fu marcata una rianimazione dei terremoti e nella notte, alle 12, 30 una violenta scossa ondulato- rio-sussultoria iniziò l'eruzione, di cui si occupa il presente la- voro. L'A. dà prima una descrizione giornaliera dell'eruzione, di cui credo potermi dispensare accennare, perchè ancor viva ne è in tutti la memoria, anche lungi da qui, avendo la lava minac- ciato seriamente Nicolosi, tanto da obligare gli abitanti ad ab- bandonare il paese. Da tutti è risaputo che Nicolosi fu risparmiato essendosi la lava fermata a solo 300 m. circa dall'abitato. L'eruzione cessò il 5 giugno con altra scossa ondulatorio-sussultoria. L'A. dà quindi una particolareggiata descrizione del centro eruttivo , dove sorse un monte a cui fu dato nome Gemmellaro. Passa a parlare della lava per la quale si potè dedurre una ve- locità variabile, che raggiunse un massimo di 80 m. all'ora; ben inteso nel suo percorso ordinario, essendo di molto superiore in prossimità alle bocche d' emissione. Lo sgorgo della lava fu spes- so molto considerevole, i-aggiungendo sino a 79 me. a 1", cioè 21 milioni di me. in un sol giorno. L'area di terreno coperto dalla lava fu di circa 650000 ettare, di cui un buon terzo coltivata, producendo un danno approssima- tivo di 750000 lire. L' A. passa quindi allo studio delle fumarole. Chiude il suo lavoro con delle considerazioni di ordine teori- co , per le quali, com'egli ben dice, bisogna andar molto cauti, — 10 — essendo argomenti più scottanti della lava stessa. Ad ogni modo è interessante rilevare come fin d'allora il prof. Orazio Silvestri a- vesse accennato alla formazione di nna frattura radiale secondo una generatrice del cono dell' Etna e che lungo questa erano av- venute le eruzioni del 79, dell'SS, dell'Se. Appunto lungo questa frattura radiale è avvenuta V eruzione ultima del 92. I FENOMENI GEODINAMICI CHE ACCOMPAGNARONO U ERUZIONE DELL' ETNA DEL 1886-7??//. S. Arcidiacono— (Nota presentata dal Segretario generale prof. L Bucca). L' ing. S. Arcidiacono, in qualità di assistente potè seguire tutte le osservazioni fatte durante l'eruzione or ora cennata del 1886, neir Osservatorio geodinamico, allora diretto dal compian- to prof. 0. Silvestri. Questa sua qualità, ma più di tutto il vivo interesse da lui spiegato in quegli studii, lo indicavano come la persona più adatta alla compilazione della presente nota. Ond'è che il vSegretario generale prof. L. Bucca a nome del- l' Accademia lo facea sollecitare dell' incarico, eh' egli gentil- mente accettò , incoraggiato anche da una bellissima tavola di diagrammi, eseguita allora da lui e già litografata. Da un breve rapporto inviato dall' ing. iVrcidiacono risulta che il suo lavoro comprenderà 1' esame dei movimenti microsco- pici e macroscopici ; eh' egli ha tenuto conto delle osservazioni degli osservatorii Pennisi di Acireale, dell'osservatorio meteoro- logico e geodinamico dell'istituto nautico di Riposto, e di molte altre osservazioni di persone di fiducia del prof. 0. Silvestri. L' Arcidiacono s'interesserà anche di collegare questi fenomeni geodinamici a quelli eruttivi. SULLA FLUORITE DI CARRARA-fZeZ Doff. A. Silvestri - In un esemplare di minerali cristallizzati sul marmo bianco sac- caroide di Carrara, proveniente dalla cava di marmi detta « La Piastra » mi venne fatto di trovare, in compagnia dei ben co- nosciuti cristalli di Quarzo, un cristallo che a prima vista riten- ni fosse un'anomalia di sviluppo di un cristallo di Quarzo. La — 11 —1 forma del frammento di geode sul quale stava impiantato impe- diva di osservarlo da tutte le sue parti e da vicino, inoltre 1' e- strema limpidezza, trasparenza e mancanza di colore del suddetto cristallo allontanavano i sospetti dalla sua vera natura. Ritenen- do però che come Quarzo potesse offrire qualche interesse, mi decisi a staccarlo dalla roccia onde esaminarlo più accurata- mente (1). Il minerale era incoloro , trasparente e d' aspetto vetroso , pi-esentava la forma d' un cubo di 4 mm. di lato , del quale tre facce concorrenti in un vertice erano ampie e ben sviluppate , ma a superficie poco regolare ; il rimanente appena abbozzato , però con delle faccette a scalino che lasciavano intravedere la simmetria del sistema monometrico. Le f^icce , esaminate colla lente, mostravano numerosi rilievi piramidali a base quadrata , conducenti a stabilire il cubo come forma principale del cristal- lo. 11 non avere esso che debolissima azione sulla luce polariz- zata ed i tre angoli diedri quasi retti, convalidavano la sua de- terminazione per Fluorite. Passando ad altre ricerche, il minerale in esame dava i se- guenti resultati : dur. 4, p. sp. 3, 14; fragile, facilmente sfalda- bile , sfaldatura perfetta secondo le facce d' ottaedro. Al calore decrepitava, perdeva la trasparenza diventando bianco latteo, ed al cannello fondeva, con qualche difficoltà, in perla bianca. Pol- verizzato e trattato a caldo con acido solforico concentrato ma- nifestava la reazione caratteristica dell' acido fluoridrico. Tutte queste proprietà confermavano la suddetta determinazione di Fluorite. Non è la prima volta che tale minerale comparisce nel mar- mo di Carrara , poiché era stato già trovato in una geode del marmo statuario delle cave di Lorano (Carrara), ed un cristallo di detta località ha fatto argomento d'uno studio di L. Busatti (2j. (1) Sono qui in debito di ring-raziare vivamente il prof. L. Bacca (di ]\[ine- ralogia e Geologia nella R. Università di Catania) per avermi , con la sua solita cortesia, diretto in queste ricerche e messo a disposizione istrunienti , liV»ri , mate- riale, e tutto ciò che poteva occorrermi onde condurle a fine. (2) L. I5usatti : Fluorite di Carrara. - Atti della Società Toscana di Scienze naturali— risa lS8i. Vi\. pap-. 7S e 79 — 13 — di Quarzo, sui quali alrune volte si modellano. Esaminandoli al microscopio vi si scoprono diverse file di numerose inclusioni li- quide trasparenti, iucolore, con bolla gassosa; le pareti delle quali sono spesso poliedriche e formano dei piccoli cubi iieg-ativi. Que- ste inclusioni si trovano spesso in prossimità a fenditure, e vanno decrescendo di grandezza dalla parte vicina alla superficie al centro. Qualche fila è apparentemente costituita da cristalli ne- gativi rombici ; ma probabilmente sono dei cubi visti in obliqui- tà, poiché sono al disotto delle facce )111"'. Ho voluto tentare la determinazione della natura delle in- clusioni tentando di ricavare qualche cosa col riscaldamento : fi- no a più di 40"^ la libella non dà segni di variazioni nelle sue dimensioni , e però 1' inclusione non è di certo acido carbonico liquido. Questi cristalli di Fluorite sono debolmente birefrangenti, con birefrazione molto irregolare ; introdotti fra i nicol incrociati , presentano deboli fenomeni di interferenza infatti il campo s' il- lumina leggermente , ma non uniformemente. Nel campo suddet- to si vedono delle estensioni più o meno leggermente illuminate, delle quali non si possono stabilire limiti; il chiarore sembra mag- giore allorché, essendo la sezione un quadrato, una diagonale del medesimo si trova normale o parallela alla sezione principale di un nicol. La Fluorite in parola si trova solo cristallizzata nelle geodi ed in alcune fessure del marmo saccaroide ; difatti: avendo trat- tato un frammento del marmo suddetto, costituente le parete di una geode in cui era contenuta della Fluorite, con acido cloridri- co , esso si sciolse quasi completamente, rimanendo un piccolo residuo cristallino costituito esclusivamente da Quarzo. SULLA MOLIBDENITE DELLE ISOLE DEI CICLOPI - Nota del Dott. A. Silvestri.— Il basalto che costituisce la parte inferiore delle Isole dei Ciclopi è molto interessante per i minerali che vi si rinvengono, e tutti ne conoscono i bellissimi cristalli di Analcime; di Natrolite, di Thomsonite, d'Herschelite^ ecc. Vi sono — 14 — però aiK'he miiiei'jili poco studiati ed altri addirittura scoiiosriiiti. Fanno parte della prima categoria la Pirrotina, la Calcopiri- te, il Granato, la Vesuvianite, ecc.; della seconda: il minerale che forma argomento della presente nota. Il basalto suddetto, nella profonda insenatura d' erosione che divide r isola raagg-iore iu due parti, otfre i più grossi cristalli d' Analcime , ed è da quel luogo che ordinariamente se ne trag- gono i più begli esemplari. Ivi si trova anche una varietà molto cavernosa del basalto, le cavità del quale sono spesso riempite di sostanza spugnosa. Altre volte le cavità sono vuote, geodiche^ e presentano nel- l'interno cristalli di vari minerali. In una di queste cavità, tap- pezzata da sostanza spugnosa, ho rinvenuto un minerale che si presenta sotto forma di bellissime laminette di lucentezza metal- lica e colore grigio piombo , a contorni decisamente esagonali ; aderenti alla roccia per una estremità, e spesso a ventaglio , in gruppi di 2 od al più 3 laminette principali ed altre minori. Sono talmente esili e flessibili che a premerle con un ago si ripiegano su se stesse o si deformano ; toccate leggermente cèdono, ma poi ritornano nella piimitiva posizione, ciò che dimostra in loro una certa elasticità. Appoggiandole ad un mezzo resistente ( lamina di vetro ) la punta dell' ago le scalfisce profondamente , passan- dole spesso da parte a parte, e la polvere ottenuta con la scal- fittura ha lo stesso colore metallico della superficie. Quest'ultima, guardata con la lente, non è completamente liscia, bensì solcata da numerosi e sottili tratti rettilinei grigio chiari, 1' assieme dei quali costituisce delle figure interessanti di cui mi occuperò in seguito. (Vedi la tavola). Le laminette arrivano ad una dimensione massima , di 3,5 mm.; al calore non fondono, ma la loro supei^ficie s' appanna e diventa di color bruno rossiccio ; nel tubo aperto si sublima da esse, con difficoltà, una sostanza bianca, poco volatile. Trattan- dole a freddo ed a caldo eoa gli acidi: nitrico , cloridrico, e sol- forico, non danno segni di essere attaccate; però una piccolissima quantità ne vien disciolta e più che altro dall'acido solforico bol- lente. In quest' ultimo caso la soluzione ha un colore bruno , ed evaporata a secco lascia uua patina di color bruno rossiccio. La — 15 — soluzione iiiti'ioa, concentnita, colora la fiamma in verde cliiaro. Introducendo una lamiiietta nella perla di borace, vi scompa- risce piuttosto facilmente alla fiamma di ossidazione e la perla rimane incolora tanto a freddo che a caldo; alla fiamma di ridu- zione diventa a caldo di color bruno, ed incolora a freddo. Inol- tre le laminette stropicciate sulla carta vi lasciano una traccia gvìgiii. Da questi carattei'i appare chiaramente che il minerale sia Molibdenite. Però detti caratteri non sono sufficienti ad una de- terminazione esatta, per la quale la sola analisi chimica può for- nire i dati necessari. La poca quantità di materiale disponibi- le , la sua resistenza all' azione degli agenti chimici non per- mettono di far uso che di reazioni molto sensibili, e dalle quali oc- corre quindi di eliminare qualunque causa d' errore. Prima fra queste può essere la presenza del ferro nel minerale in esame ; perciò è di sommo interesse di accertarla o di esclndeiia assolu- tamente. Stimo utile di esporre qui il metodo analitico seguito; tanto più che la determinazione del minerale si basa principalmente sui resultati dell' analisi. La sostanza (laminette di minerale, scelte con cura al micro- scopio scevre di qualsiasi frammento di roccia o di materia estra- nea) si tratta a caldo con acqua regia e tale trattamento si conti- nua per molto tempo, poiché la soluzione avviene con gran diffi- coltà; rimane in generale una parte del minerale indisciolto ed a superficie apparentemente inalterata. Si decanta il liquido e si e- vapora fino ad eliminare V eccesso di acido , indi, aggiunta una piccola quantità di acqua distillata, la soluzione si divide in tre porzioni: a), b), e). a) vi si versano alcune gocce di ferrocianuro di potassio , onde scoprire se vi siano contenuti dei sali ferrici : reazione ne- gativa. h) vi si aggiungono delle gocce di solfocianuro di potassio, al medesimo scopo; non si ottiene nessuna colorazione. e) si tratta con ritagli di zinco, poche gocce di soluzione concentrata di solfocianuro di potassio ; indi si aggiunge acido cloridrico , fino a leggiero svolgimento d' idrogeno : si produce — 16 — una colorazione rosso carminio; la materia coloi-ante è solnbile neir etere, mediante agitazione, e la soluzione eterea è pure dello stesso colore; però più vivo se la materia colorante si raccoglie in piccolo volume (lì. La colorazione rosso carminio, in tali circostanze, è la prova della presenza di molibdeno nella soluzione, allo stato d' acido molibdico (2). Fatta la perla con carbonato di sodio, vi si aggiunge una la- minetta del minerale e si riscalda alla tiamma riducente (molto fuliginosa) soltanto fino a soluzione del minerale nella perla me- desima; accennata dalla sua scomparsa. La perla si fa digerire a caldo in poca acqua; il liquido ottenuto, raffreddato e diluito, si tratta con una o due gocce di soluzione di nitroprussiato po- tassico: si ha una colorazione violacea; reazione caratteristica del nitroprussiato potassico sui solfuri alcalini. Quindi il minerale e- saminato è veramente Molibdenite. Per eliminare qualunque possibile influenza sui resultati del- l' analisi per opera dei reattivi adoperati , essi sono stati provati in bianco ed hanno dato resultati assolutamente negativi. Inoltre: le ricerche sul minerale in questione sono state anche fatte, pa- rallelamente e contemporaneamente sulla Molibdenite di Altenberg (Sassonia) ed i resultati hanno identicamente corrisposto in tutti i più piccoli dettagli. Per quanto mi sia noto, la presenza della Molibdenite nel basalto delle Isole dei Ciclopi , rappresenta un fatto nuovo per le rocce eruttive moderne; fatto che può avere anche qualche inte- resse sotto il punto di vista della genesi del minerale. Si cono- sceva solo nelle rocce antiche, p. es.: granito, gneiss, sienite zir- conica, calcari cristallini, di un gran numero di località; e fu anche trovata nel Biellese da Q. Sella (3). (1) Facendo svolgere a [ungo l'idrogeno, la colorazione della soluzione acquosa od eterea a poco a poco sbiadisce e finisce con lo scomparire ; quella dell' etere dura più a lungo. (2) H. V. Fehling" Neucs Handwurterbuch der Chcmie— Braunscliweig 1886— V Band; pag. 315. (3) Cossa : Sulla molibdenite nel Biellese— Trans, della R. Acc. dei Lincei- Roma 1877; pag-. 206. - 17 - La Molibdenite delle Isole dei Ciclopi, poi- ciò ohe mi consta, è molto rara; più frequenti i prodotti d' alterazione della mede- sima. Quest'ultimi si presentano sotto forma di laminette gTOsso- lanamente esagonali, di color bianco o bruno gialliccio all'ester- no, bruno rossiccio o bruno verdiccio all' interno. La superficie esterna è granulare e pare più un rivestimento che un prodotto d' alterazione, forse è un prodotto d'alterazione molto avanzata; facilmente esso si squama e lascia allo scoperto la parte interna: con superficie liscia, lucente, semi metallica; di color bruno per riflessione, di color verde bruno o bruno rossiccio per trasparenza. Tali minerali, a differenza della Molibdenite, sono piuttosto fra- gili e, sebbene apparentemente esagonali e sfjildabili secondo le facce di base , non agiscono sulla luce polarizzata. Li ritengo minerali di molibdeno , avendo accertato in essi la presenza del suddetto metallo; non ho potuto determinare in quale combina- zione si trovi, a causa della scarsità di materiale. Dubito però che non siano Molibdite, se per Molibdite si considera il mine- rale che ha per formula MoOì. Le laminette metalliche di Molibdenite, come si è detto, sono a contorni decisamente esagonali (Vedi la tavola), oltre di ciò si sfaldano facilmente e la loro superficie presenta delle numerose striature, simmetricamente disposte a costituire delle figure trian- golari ed esagonali : tutto ciò induce a considerare le suddette laminette quali cristalli estremamente depressi, appartenenti al sistema esagonale, in cui le sole facce dì base abbiano ampio svi- luppo ; (sono le facce rappresentate nelle figure I e II della tav.) Le figure che si osservano su queste facce ritengo che siano figu- re di corrosione, poiché al microscopio le strie si risolvono in leg- gieri rilievi di sostanza grigio-chiaro , granulare ; che spiccano sulla superficie metallica, speculare, del cristallo. Trattandoli con acqua regia, la sostanza che li costituisce si scioglie presto , ed al luogo di essa rimangono sulla superficie metallica delle strie formate da minute granulazioni della superficie medesima. In conclusione : le striature che si osservano sui cristalli del mine- rale, appariscono quale effetto di un'alterazione incipiente e quin- di si possono spiegare come figure dì corrosione^ naturali. - 18 - Questo fenomeno di alterazione parziale si è verificato pure sui bordi delle laminette cristalline, e, siccome esse sono esilis- sime , non vi si distinguono tracce di facce di prisma o di pira- mide; sicché per la determinazione delle forme di combinazione che presentano questi cristalli di Molibdenite non vi è da fare che delle congetture, fondandosi sul contorno dei cristalli e sulle figure nominate. Gli angoli degli esagoni determinati dagli spi- goli che limitano le facce di base sono tutti eguali fra di loro (fìg. I); ma non è così per i loro lati , quindi le facce di piramide , la esistenza delle quali viene accennata dalle figure triangolari, do- vrebbero appartenere ad una piramide inversa ; od a un prisma inverso, se facce di prisma si possono presentare nei cristalli in esame. Ma starei piuttosto a ritenere che in essi vi sia la com- binazione di due romboedri, poiché : in tutti i cristalli gli spigoli delle facce di base, sono alternativamente di dimensioni differenti, né questo é un fatto accidentale : le striature di suddette facce ed il complesso delle figure da esse formate, in stretta relazione con la disuguaglianza degli spigoli , ci dimostrano il contrario. Difatti osserviamo sulle basi, figure prevalentemente triangolari e con i lati dalla stessa parte degli spigoli delle basi che sem- brano far parte delle facce d'un romboedro predominante, che chia- meremo positivo. Spesso gli angoli dei triangoli sono troncati, e le rette che li troncano sembrano parallele alle facce del rom- boedro negativo. Si trovano pure figure esagonali (fig. II) , ma quest'ultime, anche quando sono esagoni geometricamente perfetti, non fanno che confermare l'ipotesi dei due romboedri; poiché i lati sono alternativamente di dimensioni differenti , oppure alternati- vamente differiscono per essere formati da linee semplici e doppie, od in numero più o meno grande. Le figure di corrosione ac- cennerebbero anche ad aggruppamenti paralleli ed a cristalli multipli. Il basalto delle Isole dei Ciclopi viene descritto da W.S. v. Waltersliausen ed A. v. Lasaulx come dolerite, costituita da feld- spato plagiocUisico simile all'Anortito, da Augite bruna, e gra- nuli 0 cristallini di Magnetite titanifera (l). (1) Ber Aetna— Leipzig 1880— Pag. 54. — 19 — Le cavernosità di esso che contengono la Molibdenite hanno le pareti rivestite di una sostanza spugnosa, la quale ad occhio nudo sembra un ammasso di minuti cristalli superficialmente alterati e di color grigio o grigio verdiccio; in sezione ed al mi- croscopio si riconoscono per Diopside. Sono trasparenti, di color verde chiaro , ed intensamente colorati sui bordi. La loro pre- senza nel basalto suddetto era già nota (1) ; è su di essi che si trova la Molibdenite. Nei medesimi esemplari di roccia che contengono la Molib- denite, si trova pure la Pirrotina, rAnalcime e la Natrolite; gli ultimi due minerali d' importanza secondaria per quanto attual- mente e' interessa. La Pirrotina è probabilmente di formazione contemporanea alla roccia , essendoché nelle sezioni , associata alla magnetite, si osserva una sostanza opaca a superficie ruvi- da e metallica, di color grigio ferro, che riferisco a Pirrotina. Nelle sezioni medesime non ho rinvenuto nulla che possa accennare alla presenza di Molibdenite ; però , associato ai gra- nuli di Magnetite, si presenta anche un altro minerale che sembra alterazione d'Olivina, ma è pure apparentemente molto simile al prodotto d' alterazione della Molibdenite, del quale è stato detto più sopra; con la differenza che manifesta azione sulla luce pola- rizzata. Questi fatti mi limito per ora ad accennarli, riserbandomi di studiarli più a fondo. Data la quasi infusibilità della Molibdenite , vien fatto di siDiegare che essa sia cristallizzata nelle geodi della roccia in se- guito a decomposizione od alterazione di minerali contenenti mo- libdeno ; Debray l' ha riprodotta allo stato di laminette cristalline facendo agire una corrente d' acido cloridrico ed idrogeno solfo- rato sopra alcuni molibdati mescolati a molta calce (2). In modo analogo si può supporre originata nel basalto, che , essendo roc- cia d' origine vulcanica , si può esser trovato in presenza di so- stanze gassose , in modo da produrre condizioni simili a quelle dell' esperienza. Qualunque giudizio aftermativo sarebbe per ora prematuro, rimanendo ancora a dimostrare la presenza del mo- di Op. cit.— Pag. 508. (2) Freniy— Eiiryflopédic Chiunque -Tome III: S caliicr: pau-. 53— Paris. — 20 — libdeno nella composizione chimica della roccia; e ciò spero di poter fare in seguito , quando mi sarà possibile di raccogliere altro materiale. Elenco lei litiri presentati nella seJnta lei 19 Marzo 1893. ITALIA Asti — Le stiiziuiii speriiueutali agrarie italiane, Vul. 23, fas. G— Voi. 24, fas. 1. Bergamo — Atti dell' Ateneo, Voi. X. Bologna — Bullettino delle scienze mediche, gennaio e febbraio 1893. Firenze — Accademia dei Greorgofìli — Atti — Voi. 15 dispensa ."> e 4. „ — Società Entomologica — Bullettino, anno XXIV, fas. 3. Milano — R. 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