ISsvxWV WA\ HARVARD UNIVERSITY LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY ^Of^Ar^^o \l Wtf UH - uni ti mi in mimi in uhi ni ii ii in limili i mi unii imi illuminili u Giugno 1900. Fascicolo LXIV. E BOLLETTINO DELLE SEDUTE ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA col RESOCONTO DELLE SEDUTE < »KI >INAK1K K STEAORDINAREE e sunto delle memorie in esse presentate. NI -m\-.\ SERD3 CATANIA TXPOOBA] - .l.ÀTOLA UH Il 1 1 ti 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 M I II 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 II 1 1 1 IIUIHIHHIIHIIIIIIIIIIIII Illlllllllllj l INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO Rendiconti Accademici Verbale dell'adunanza del 9 ghigno 1900 ...... pag. 1 Note presentate Prof. A. Ficcò — Eclisse totale di sole del 28 maggio (relazione pre- liminare) ............ 2 Prof. P. Bacearini — Sopra alcuni microrganismi del Disodile di Melilli. » 3 Prof. A. Petron e — Contributo alla qnistione dei granuli tingibili dal rosso neutrale (con esposizione di preparati). ...» 7 Prof. A. Petrone — Ulteriori ricerche sulla quistione delle piastrine (con esposizione di preparati) ........ 9 Dott. C. Musetti — Sintesi dell' ossimetil-benzoil-solfinide (nota preli- minare). ............ 15 Dott. A. Silvestri — Biloculina guerrerii, nuova specie fossile siciliana. » 19 Sunti di Memorie Prof. A Petrone — La probabile genesi dello zooide dei corpuscoli rossi (con esposizione di preparati) ....... 29 Prof. A. Petrone — Modificazioni fine dell' emasia prodotte dall' assor- bimento di sostanze diverse : Valore morfologico e biologico. Va- lore speciale clinico e medico legale per 1' acido pirogallico (con esposizione di preparati) ......... 31 Dott. S. Caruso — Primo contributo alla Lichenologia della Sicilia orientale ........... y, 34 Dott. G. Scalia — Primo contributo alla Micologia della Sicilia orien- tale e segnatamente dell' Etna » 34 Dott. E. Drago — Ricerche relative all' azione delle onde acustiche sui coherer ............ 35 Doti. M. Morale — La rigata razionale d' ordine « dello spazio a 4 dimensioni e una rigata trasversale con particolare considerazione al caso n == 5 » 37 Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio e in dono, presentate nella seduta del^9 giugno 1900 . . . . . . . » 37 Giugno 1900. Fascicolo LXIV. ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE JsT ATTIRALI Seduta del 9 Giugno 1900. Presidente - Prof. A. Ricco Segretario Prof. G. P. Grimaldi. Sono presenti i Soci effettivi Ricco, ( Jafici, ( lapparelli, ivtrone, Feletti, Mingazzini. Viene letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente Si passa quindi allo svolgimento dell'ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : Prof. A. Ricco Sull'eclisse totale di sole del 28 maggio in Algt ria. Peop. P. Baccarie i — Sopra alcuni microrganismi del Disodile di Melilli. Pbof. A. Petbone — Contributo alla quistione dei granuli tingibili dal rosso neutrali.' i con esposizione di preparati. ) [DEM — /.'/ 'probabile genesi dello zooide dei corpuscoli rossi (con esposizione di preparati.) [dem - Ulteriori ricerche sulla quistione delle piastrine (idem.) [deh Modificazioni fine dell' emasia nell'avvelenamento da pirogallolo. Valore biologico e medico legale (idem. Dott. C. Maselli - Sintesi dell' 088Ìmetilrbenzoil-8ol fintoli (pre- sentata dal socio prof. (J. Gra - 2 - Dott. S. Caruso — Primo contributo alla Lichenologia della Sicilia orientale (presentata dal socio prof. P. Baccarini.) DOTT. G. SCALIA — Primo contributo alla Micologia della Si- cilia orientale e segnatamente dell' Etna (idem.) DOTT. A. SILVESTRI — Biloculina guerre?- ii, nuova specie fos- sile siciliana (presentata a nome del socio prof. L. Bucca.) , Dott. E. DRAGO -- Ricerche relative all'azione delle onde acu- stiche sui coherer (presentata dal segretario prof. G. P. Grimaldi) DOTT. M. Morale — La rigata razionale d'ordine n dello spazio a 4 dimensioni e una rigata trasversale con particolare con- siderazione al caso n = 5. (presentata dal socio prof. G. Pennac- chietti). In seguito viene tolta la seduta. NOTE Prof. A. Ricco - ECLISSE TOTALE DI SOLE DEL 28 MAG- GIO 1900 (Relazione preliminare.) Il prof. P. Tacchini ed il prof. A. Ricco sono stati inviati dal R. Ministero della P. Istruzione ad osservare la detta eclis- se in Algeria, perchè quegli Astronomi appartengono ad Osser- vatorii ove si coltivano in modo speciale gli studi di fìsica solare e perchè gli osservatori! di Roma e di Catania non sono molto lontani dalla linea della totalità, nel suo passaggio per 1' Algeria. Dietro discussione delle informazioni cortesemente fornite dal Direttore dell' Osservatorio di Algeri, fa scelto come stazio- ne il villaggio Menerville, 54 km. ad Est di Algeri, e quasi esat- tamente sulla linea centrale dell' eclisse. Guidati gentilmente dal Maire del paese, si scelse come luo- go d' osservazione la spianata delle scuole elementari, e vi si costruì una baracca per riparo degli strumenti. Il prof. Tacchini ha fatto osservazioni dirette delle protube- ranze solari, sulle quali egli riferirà altrove con opposita rela- zione. Il prof. Ricco ha fatto quattro fotografie della corona solare con pose di 5, IO, 20, 1" cento - mi 'li Beco n do e con obbiettivo avente l'apertura libera di 0 ',055 e la lunghezza focale <>"•, 80. In queste fotografie si vedono le protuberanze e le principali par- ticolarità della corona, cioè i piccoli pennacchi o getti divergenti dai poli solari , ed i grandi pennacchi equatoriali. Inoltre me- diani'' una camera prismatica ossia una camera fotografica con un prisma composto di Rutherfurd davanti l'obbiettivo, «die ha di lunghezza focale) egli ha fatto sopra una lastra isocro- matica tre fotografie delio spettro della cromosfera e delle protu- beranze in diverse fasi dell'eclisse: cioè alcuni secondi prima e dopo del principio della totalità, e alquanto dopo il mezzo della totalità. La l;i o •_'•'' fotografia som. sovrapposte, e si ha che le righe oscure di Fraunhofer della La sono state obliterate dallo righe lucide d<'ll" strato invertente e della cromosfera, appartenenti alla 2a fotografia, meno le grandi righe H e K che si vedono in- sieme lucide ed oscure, e le ultraviolette che sono rimaste tutte oscure. Nella 3* fotografia, fatta alquanto dopo il mezzo della totalità, non si hanno che righe lucide della cromosfera e delle protuberanze, dal giallo al violetto, in numero di circa 50. Il prof. Ricco ha incaricato un fotografo dilettante, M.r P. Chéchan , di lare tre fotografìe dello stesso paesaggio di Mener- ville, una istantanea a 30 mimili prima della totalità: una a posa di 55 secondi durante la totalità, eri una istantanea a 30 minuti dopo la totalità: la seconda e la terza sono riuscite circa di eguale forza; ciò può dare una idea di quanto la luce durante l'eclisse sia inferiore ;i quella di un segmento anche piccolo del disco solare libero. Prof. i>. Baooarini.-SOPRA ALCUN] MICRORGANISMI DEL DISODILE DI MELILLI. (Nota preliminare). 1889 il prof. Barz in una pregevole memoria riferiva sulle ricerche microscopiche da lui istituite sopra alcuni cam- pioni del Disodilo di Ries in Germania e giungeva a delle con- - 4 - clusioni le quali mutavano notevolmente le nostre conoscenze intorno agli organismi che hanno preso parte alla formazione di tale interessante deposito. Contrariamente alla opinione del- l' Ehrenberg egli conchiudeva che 1' elevato tenore in silice di questa sostanza non era affatto dovuto alla presenza di spo- glie di Diatomee e che il microrganismo che vi predominava era invece una Cloroficea che denominò Palmella oligocaenica. E cosa più singolare ancora trattando il Disodile con i solventi della Clorofilla ne potè estrarre anche questo pigmento, il quale si sarebbe così conservato allo stato fossile per un numero in- calcolabile di anni. Avendo in alcune mie recenti escursioni avuta occasione di raccogliere una certa quantità di Disodile nel territorio di Me- nili ho creduto opportuno di istituirne l'esame microscopico per constatare fino a qual punto le conclusioni dell' Harz fossero ap- plicabili al Disodile di Sicilia. Questo, come è noto, consiste (nei campioni tipici) di una so- stanza d' aspetto pergamenaceo di un color grigio od olivastro la quale si sfalda colla massima facilità in lamine sottili pie- ghevoli e mediocremente elastiche. Coli' ebollizione nell' acqua o meglio nelle soluzioni di potassa questa facoltà di separarsi della massa in lamine sottili si accentua anche di più, in modo che se ne possono ottenere delle laminette abbastanza estese e suffi- cientemente sottili per essere osservate al microscopio. Ogni una di queste laminette a sua volta consta di parec- chie lamine più sottili a decorso ondulato più strettamente ce- mentate fra loro e riconoscibili specialmente nelle sezioni. Ognu- na di esse ha lo spessore da 3, 5 a 4 p. in media e consta di una massa fondamentale omogenea in mezzo alla quale sono im- mersi dei corpi rotondi od ovoidali ora solitarii ora aggregati a due o più ed ora avvicinati in gran numero, i quali a mio av- viso rappresentano la fase di Palmella di qualche Cloroficea inferiore e corrispondono alla Palmella dell' Harz. Questi corpi si colorano coi preparati iodici in giallo più in- tenso che la sostanza fondamentale omogenea e sono probabil- mente costituiti dai residui della membrana cellulare dell'organi- smo che ha dato luogo al deposito. Queste lamine di Disodile - 5 - Bono resi8tenti88ime agli agenti più energici e Bolo cogli acidi molto concentrati ed a caldo si n<-rr a disgregarle e distrurle. In seno allo spessore delle lamine scarseggiano le sostanze estranee le quali bì trovano per Lo più distese tra una falda o lamina e l'altra. Pure vi ho più d'una volta incontrate spore di Funghi e Bpoglie di I h'atomee. Che la sostanza fondamentale abbia origine da ammassi di cuticola di piante superiori non credo : vi dovremmo trovare perchè ciò fosse, le traccie delle perforazioni stornali e delli giunture cellulari, già osservate per altri depositi simili al Diso- dile : e questo non è il caso. Avanzi di foglie e di tessuti di piante superiori non sono rari specialmente nelle varietà di Disodile meno pure e ricche di calcare; ma per lo più questi tessuti sono estremamente mal conservati, ridotti ad avanzi all'atto irriconoscibili e non di ra- 3 smplici impronte. Invece aneli ■ nei campioni ili Disodilo tipico non mancano granuli di polline e spore di Funghi in ot- timo stato ili conservazione. 1 granuli di polline sono arrotondati coir esina finamente acnleata salvo li cicchi lisci e sottili: oessuno di essi offre traccia di budello pollinico od altro indizio di germogliazione : appaiono invece scoppiati, il che dimostra (die si tratta di polline cadui.» nell'acqua e proveniente da qualche pianta terresti getante in abbondanza sulle rive dello stagno dove il Disodile andava preparandi Le spore dei Funghi sono prevalentemente di Sferopsidi aìceti : io ho incontrate di fatto grosse spore che ricordano quelle delle Sordaria altre più piccole e minute che ricordano le Rosellinia pòi spore di Alternarla e Macrosporium più rare delle Bpore «li Puccinia e di UstilagineL 1 micelii di Sferiacei ropsidei (in senso lane ,• [e loro fruttificazioni seno piuttosto rari, e della loro matrice non si ha quasi più traccia: ma la loro presenza sufficiente a dimostrarci che sulle ri\ e dello stagno esisteva una vegetazione di piante terrestri non molto dissimile, a giudi- carne dai parassiti, da quella attuale, vegetazione che ha I scarse traccie in seno al deposito. I !he però questi avanzi di tali superiori dovi àsero esseri abbondanti viene indicato anche da un fungo singolarmente frequente in tutti i campioni di Disodile e singolarmente ben conservato. Il micelio di questo fungo for- ma dei fiocchi distesi alla superficie delle lamine organiche so- praindicate e, quando si ricorra alla ebollizione nelle soluzioni di potassa o di soda caustica, se ne possono isolare dei frammenti molto istruttivi. La forma di questi filamenti di micelio, il loro decorso ser- peggiante e tortuoso ; le dentellature e gli incastri che per lun- ghi tratti presentano con una certa regolarità e le varici fre- quenti, e non altrimenti giustificabili, dimostrano a mio avviso che si tratta di un micelio endofita il quale nel suo percorso si adattava ai meati intercellulari della pianta oste. La mancanza di setti trasversi nel micelio e la forma e la disposizione delle fruttificazioni dimostrano inoltre chiaramente che si tratta di una forma molto affine all' attuale genere Pythiun, genere che sta per cosi dire a cavallo tanto dal lato biologico che morfolo- gico tra i Peronosporei ed i Saprolegnei. Probabilmente nello sta- gno, viveva una certa quantità di piante acquatiche infette dal parassita , e le loro foglie cadendo sul fondo sopra gli strati o gli ammassi di Palmella vi hanno marcito, lasciando soltanto co- me testimone della loro esistenza il parassita. Il fatto non sorprenderà quando si rammenti che il processo più semplice per ottenere degli splendidi preparati di micelio di Peronospora consiste nel far marcire lentamente nell' acqua delle foglie infette dal fungo o disgregarne i tessuti coir ebollizione nella Potassa. Neil' un caso e nell' altro il micelio del parassita solo resiste e si può quindi isolare. Per quanto io so è questo il primo Ficomicete conosciuto allo stato fossile e propongo di chiamarlo PytMum Disodylis. Tra una faldella e 1' altra di materia organica stanno poi diste- si degli straterelli minerali per lo più granulosi ed incoerenti, di origine minerale ed organica, i quali nelle varietà pure di Disodile contengono una scarsa quantità di carbonato di calce ed abbon- dano di silice sulla cui origine non sono al caso ancora di pro- nunciarmi, ma che certamente non proviene da Diatomee. Nelle varietà impure o terrose di Disodile aumenta in modo singolare la materia calcare come lo dimostra la ricca efferve- Bcenza che tali campioni fanno cogli acidi : ma una volta che il materiale si è liberato dallo eccesso 'li calcare bì possono ri- conoscere in esso le Btesse particolorità ili struttura che nel Disodile tipico. Come bì vede le somiglianze col Disodile tedi o ab- bastanza notevoli; ma tuttavia in un punto singolarmente di . no i miei risultati da quelli dell' Barz e cioè in questo che io non sono riuscito ad estrarre dal Disodile di Melilli alcun pigmento riferibile a Clorofilla. Prof. A. Petrone. -CONTRIBUTO ALLA QUISTIONE DEI GRANULI TINGIBILI DAL ROSSO NEUTRALE (con esposizione di preparati). Come aveva promesso, espongo le ricerche da me fatte in proposito, ricordando la importanza pratica del quesito, i avanti da Foà e Cesaris-Demel nelle loro due note alla R. Ac- cademia di Medicina di Torino (Novembre-Dicembre 1899). Mi sono servito d -Ila soluzione formica del rosso neutrale , la quale con le molteplici ricerche ulteriori da me fatte, pre più affermata come la soluzione migliore, perchè è perfetta, perchè si conserva inalterata da più di sei mesi, perchè non dà mai granuli di precipitato, perchè colora esclusivamente e rapi- damente la sostanza cromatica del nucleo. Ho cosi tatto degli studi sistematici sul sangue dei mam- miferi, su quello degli ovipari e sul sangue embrionale dei mam- miferi. Ho ricercato dell'uomo il sangue sano e quello ammala- to : anche pel cane mi sono servito del sangue in condizioni nor- mali, ovvero alterato sperimentalmente. IP. in. dire ricercato anche bu altri (dementi cellulari ; dal vivo, come cellule epatiche, renali. Sempre mi sono servito della estrazione sem] I nsio- ne sulla lastrina e fissazione in alcool assoluto almeno per due ore: anche esatto e il risultato -e i preparati bì restano u no ned baiano di alcool assoluto. Dopo essere asciutti , i preparati si assoggettano alla solu- zione formica di rosso neutrale , e basta anche un minuto per dare la colorazione intensa dei nuclei dei leucociti. Si può fare prima la colorazione coli' auranzia, e dopo essere asciutti i pre- parati, fare la colorazione col rosso. I preparati si possono defi- nitivamente chiudere in glicerina od in balsamo, restando sem- pre molto nitidi. Dopo molte osservazioni fatte, devo dichiarare di avere avu- to costantemente il risultato, che al di là della massa cromatica del nucleo , nessuna altra parte delle cellule si è colorata sia nelle cellule rosse dei mammiferi che in quelle degli ovipari e nei globuli rossi nucleati dell' embrione : i leucociti, al di là del nucleo, non mostrano alcun granulo tingibile : lo stesso risultato negativo si ha con le cellule degli altri tessuti. Lo zooide o cor- picciolo dell' emasia non si colora neanche nel suo granulo splen- dente. Quando è molto diminuita la resistenza degli elementi cel- lulari , e ciò studiato a preferenza sul sangue alterato natural- mente o sperimentalmente , si ha lieve colorazione diffusa del contenuto cellulare , mai però col tono caratteristico del rosso neutrale, come invece si ha nel nucleo di questi elementi cellu- lari, quando sono nucleati (sangue dell'embrione, degli ovipari, normoblasti del sangue in rigenerazione). A questo proposito ho incaricato il mio Assistente D. r Motta Coco per studiare 1' argomento sul sangue circolante delle rane, dopo le iniezioni ipodermiche di rosso neutrale; i risultati ottenuti sinora mostrano che soltanto rare emasie danno la colorazione del nucleo: probabilmente le più vecchie, o le meno resistenti in conseguenza della stessa preparazione diventano tingibili (nucleo) nel vivente. In conclusione, sul conto dei miei risultati, pur ammettendo 1' esattezza dell' osservazione « sui granuli eritrofìli dei globuli rossi del sangue » di Foà e Cesari s-Demel, sono obbligato a spie- gare il risultato, che io non ho potuto mai ottenere in circostan- ze simili, pel fatto della solubilità non perfetta del rosso neutrale Diminuendo la resistenza delle emasie , per cui può succedere anche la formazione di minutissimi vacuoli, si depositerebbero - 9 - là a preferenza i granuli «li rosso in sospensione: che se la soluzione è perfetta, completa, anche quelle condizioni favorevoli di deposito non \ algono più, ed il corpo dell' emasia resta incolore daper tutto. Resta a questo punto La mia convinzione che ricavo dai fal- li osservati, salvo a modificarla per ricerche ulteriori. Sarebbe certamente Btato di un grande interessi 1' aver potuto stabilire, dietro le osservazioni dei Colleghi «li Torino, che il nucleo em- brionale si dissolve, restando in primo tempo alcuni .-ramili re- siduali della sua cromatina neir emasia, e si sarebbe anche av- vantaggiata molto la clinica nel pronostico delle anemie; pel momento però il fatto dei -ramili tingibili pare sia soltanto un prodotto artificiale, e ciò potrebbe spiegare i risultati non sem- pre concordi ottenuti dal Foà e suo Assistente. Dalle mie ricerche invece risulta che -ramili tingibili en- tratili non appariscono nei corpuscoli rossi, ed a un- parechela ragione «li tutto ciò stia nel fatto, di cui parlerò in altra memoria, che il nucleo degli eritrociti probabilmente resta al suo posto nel- l'emasia, e non è più apprezzabile sia perchè è circondato e chiuso dallo strato abbondante emoglobinico, sia perchè la sua sostanza cromatica si trasformerebbe in modo speciale, come ialino, a guisa di ciò eie si avvera uri nuclei di altre cellule epiteliali, cartilaginee, ecc. per vecchiaia «> per condizioni patologiche : resterebbe soltanto quella parte della massa nucleare che pare deputata alla funzione ferrifera «• quindi emoglobigena : il nucleo embrionale cosi trasformato, resterebbe come ho detto al suo po- Bto, e rappresenterebbe «india piccola cellula endoglobulare «la ni- segnalata nelle modificazioni ottenute col nitrato «li argento. Prof. a. Petrone ULTERIORI RICERCHE SULLA QUI- STIONE DELLE PIASTRINE m esposizione di preparati . Mi sembra soverchio ripetere lo stato attuale della qu avcii«l«. ne riferito anche ultimamente. Mi devo però fermare al- - 10 - 1' ultimo lavoro del Sacerdotti, con cui si è cercato sostenere la esistenza reale ed autonoma delle piastrine, per la resistenza che, nel sangue estratto in sublimato, esse mostrano alla soluzione acetica 5 °/0, mentre lo zooide ed il corpuscolo rosso si disfanno e sciolgono. Ricordo che io non aveva ottenuto questo risaltato col pirogallolo 1 °/0 sul sangue estratto in sublimato ; invece, prima del Sacerdotti, aveva ottenuto lo stesso risultato in pro- vetta colla suddetta soluzione di pirogallolo sul sangue estratto nel liquido di Lugol; ed interpretai il fatto come il risultato della resistenza che hanno quei corpicciuoli al pirogallolo, men- tre il resto delle emasie si dissolve ; in modo che anche per questo fatto conchiusi che le piastrine, le quali prima non apparivano, dopo 1' azione del pirogallolo si rendevano evidenti e libere pel dissolvimento del corpuscolo rosso. Questo risultato da me otte- nuto della diversa resistenza avrà potuto ispirare le ricerche del Sacerdotti per tentare sul sangue modificato dal sublimato l'acido acetico, il quale realmente riesce in quella dose rapida- mente emolitico, a differenza del pirogallolo che non altera affatto il sangue modificato dal bicloruro di mercurio ; bisogna però riconoscergli l'applicazione più esatta del metodo di ri- cerca , studiare cioè non il fatto compiuto , come io fitceva, ma durante il tempo in cui succede, ed esaminare direttamente sotto il microscopio. Ho ripetuto per parte mia l'osservazione, secondo il Sacerdotti , e realmente la cosa succede come egli afferma. Essendo questa la ragione veramente valevole per sostenere l'autonomia delle piastrine, non potendo così presto sconfessare i risultati precedentemente ottenuti, ho insistito sull' argomento con ulteriori ricerche. Devo prima far rilevare, che secondo il mestruo in cui si cava il sangue, vi è una resistenza diversa ai differenti mezzi emolitici ; così i preparati di sangue cavati e fissati in acido osmico non soffrono alcuna dissoluzione delle emasie né del loro zooide, anche coi più forti emolitici, persino usando l'a- cido acetico in sostanza e lo stesso acido formico, il quale, ho po- tuto rilevare, che ha un' azione emolitica cinque volte circa più forte deli' acido acetico, sia paragonata 1' azione di questi acidi puri, sia in soluzione ; infatti nello stesso tempo che dà emolisi sul sangue cavato in sublimato una soluzione di acido acetico — ti — 1 : 1000, la dà mia soluzione l'unnica 1 : f>( KM), e ciò confermato con ripetute prove. Come dissi altra volta il sangue cavato e modificato dal li- quido di Lugol si dissolve colla soluzione di pirogallolo 1 : 100, mentre non è affatto modificato dall'acido acetico 5: 10O. Per contrario il sangue cavato e perfettamente modificato nella so- luzione 1 : 1000 ili sublimato, non è affatto modificato dalla solu- zione 1 : 100 di pirogallolo, mentre succede L'emolisi rapida coli' a- cido acetico 5: 100. Audio il Liquido «li Lugol quasi con la a rapidità e forza della soluzione acetica dissolve i preparati di sangue estratto nel sublimato. Ripetendo l'osservazione secondo l'indicazione del Sacerdotti, come ho detto, si ha emolisi tanto rapida che il risultato non si può seguire con precisione ed in tutti i suoi particolari, i quali Sfuggono all' osservatore ; si ha il risultato tinaie di una quan- tità di piastrine e di leucociti, tutto il resto è sciolto: la rapi- dità del fenomeno è tale che non si può con sicurezza dire, se sono stati gli zooidi che sone fuorusciti con rapidità e fissati co- me piastrine, o invece il contrario, r\w cioè restino quegli elementi morfologici ritenuti come piastrine; neanco preparati precisi ot- tenuti col sublimato, secondo il mio metodo, mi dava chiara la soluzione del quesito. Allora ho cercato di rendere il fenomeno meno tumultuario, servendomi di preparati perfettamente fissati nel mestruo dall'in- cipiente essiccamento ai bordi delie due lastrine , e facendovi La soluzione acetica 1 : 1000, la (piale verso le più forti da me sperimentate arriva con una certa lentezza a dar L'emolisi; ordinariamente vi abbisognano 5 a 6 minuti; si può quindi stu- diare gradatamente il fenomeno di dissoluzione in tutti i suoi particolari e Bugli e],. nienti già fissati. E siccome il processo se- gue varie fasi, a cui corrispondono forme diverse delle differenti parti, si può arrestare l'effetto della soluzione acetica quando si vuole, immergendo il preparato nella soluzione di tormalina 2 ove si resta un giorno: cosi il preparato resta definitivamente fissato in quell'apparenza, e dopo si può colorare coli' era lina e poi chiudersi in glicerina. Con questo metodo si può con molta precisione osservai che il primo effetto emolitico si ha - 12 - sul contenuto del corpuscolo rosso ; successivamente si scioglie e chiarifica il contorno che fa il protoplasma attorno lo zooide , il quale per questo appare più isolato, più nitido; appare allora della forma e grandezza delle piastrine, e mostra anche l' identica costituzione granulare nel contenuto ; se nella vicinanza vi è qual- che piastrina che non sia alterata, non è possibile, almeno a me non è riuscito, di poter fare la distinzione tra le due forme. Fa- cendo continuare 1' azione dell' acido acetico , poco per volta la maggior parte di quegli zooidi mostrano dissoluzione del loro con- tenuto, diventano vescicolari, si deformano, e poi non più appa- riscono , meno talora qualche granulo residuale. Per contrario , se si ha occasione di fissare quei corpicciuoli simili liberi (pia- strine), che nei preparati ben riusciti appariscono in poca quan- tità in primo tempo, quelli restano immutati per Y azione dell'a- cido; e realmente altri ne appariscono quando il campo è chiari- ficato dall'azione dissolvente dell'acido acetico. Si hanno gli stessi risultati impiegando la soluzione formica 1 : 5000. E siccome con tale metodo il maggior numero delle piastrine appare dopo la dissoluzione, e potrebbe venire il dubbio che sieno gli zooidi fuo- rusciti e non potuti valutare nel tempo dello sperimento, ho cre- duto utile avere dei preparati di sangue con la modificazione e fissazione al sublimato in strato sottilissimo e ben fissato , così come si ha quando si cava il sangue semplicemente e si fa sten- dere tra le due lastrine, le quali poi si mettono a galla e si fanno staccare spontaneamente nel bagno di sublimato, ove si fanno restare un giorno. Si ha allora il risultato della più perfetta fis- sità dello stratarello di sangue, e per la diminuita resistenza di esso, una quantità considerevole di piastrine, ombre, ecc. Ed a questo proposito devo di nuovo ripetere che quantità sempre mag- giore di piastrine si ha «mando il numero delle ombre è maggio- re e quando perciò vi è più precipitato emoglobinico su cui risal- tano e si distinguono bene le piastrine ; mentre le piastrine sono tanto più rare, quanto più "i globuli sono conservati ed il precipi- tato manca o quasi. Facendo anche allora agire la soluzione acetica o formica, si può con tutto 1' agio seguire che la maggior parte degli zooidi si dissolvono gradatamente, mentre le piastrine (libere), che già ni- - lo - fidamente si apprezzavano in precedenza , restano immutate al loro posto, senza che al di là di esse ne apparissero molte altre, come succede coi preparati precedenti. In modo che anche questo fatto di piastrine che persistono così come erano, pare che accerti la loro esistenza autonoma, che con gli esperimenti sinora fatti poteva esser messa in dubbio t perchè non si era potuto seguire fin dall'inizio la loro resistenza al reagente, ma solo indursi che esse appariscono perchè più resistenti ; insomma il dubbio che fossero zooidi fuorusciti nel tempo dell'azione dissolvente dell' a- cido, è tolto da quest'altra modalità di sperimento. Dopo ciò, con tutti gli argomenti messi contro 1' esistenza au- tonoma delle piastrine, ci dovremmo dichiarare vinti ed accettare 1' esistenza reale di questo terzo elemento cellulare del sangue. Se non che sorge il sospetto, che quella differente resistenza possa dipendere da una resistenza non eguale negli zooidi delle varie emasie, ovvero che gli zooidi fuorusciti e soggetti imme- diatamente all' azione fissatrice del sublimato tollerassero essi soltanto 1' azione dell'acido e non gli altri ancora rinchiusi nella cellula rossa e contornati dallo strato di protoplasma più o meno coagulato dal sublimato , per cui sarebbe impedita 1' azione fis- sante diretta ed efficace del bicloruro di mercurio. Già il resistere all'azione dell'acido acetico non solo 5: 100, ma anche in so- stanza non soltanto delle piastrine , ma anche degli zooidi nel sangue cavato e fissato in altri mestrui e specialmente nell'osmico l : 4000, aggravava di più il sospetto ed invogliava allo studio ulteriore. Inoltre occorre ordinariamente osservare nei preparati di san- gue al sublimato, che sotto 1' azione dell' acido acetico parecchi zooidi restano intatti al loro posto entro il globulo rosso, special- mente alla periferia dello stratarello di sangue , e propriamente nella vicinanza dell' incipiente essiccamento, probabilmente per la maggiore fissazione fatta dall' essiccamento iniziale, ed anche forse pel ravvicinarsi maggiore delle due lastrine per cui sareb- be spremuto in gran parte il contenuto cellulare e da ciò lo zooide più libero, più scoverto e più direttamente fissato dal sublimato. Comunque sia, è questo il fatto, il quale toglie per conseguenza il valore assoluto della diversa resistenza. - 14 - E continuando lo studio ho voluto sperimentare 1' azione di altri mezzi fissatori, da aggiungersi a quella fatta dal sublimato. Cavato il sangue nella goccia di sublimato 1 : 1000 e disteso tra i due covroggetti, si fa restare per un'ora circa (più o me- no secondo la temperatura ambiente), fino a che comincia lo essiccamento dello stratarello in qualche punto della periferia. Dopo, invece di mettere le due lastrine a galleggiare in acqua pel distacco, si fanno galleggiare in una soluzione osmica 1 : 4000 ed anche 1 : 16000 ; successo il distacco si fanno i preparati re- stare in quel bagno per un giorno, L' acido acetico non ha più alcuna azione dissolvente sulle emasie né sugli zooidi, anche ado- perando l'acido acetico glaciale, l'acido formico in sostanza; meno un rigonfiamento e rischiaramento del contenuto, non si ha altro effetto emolitico , in modo che 1' azione fissante aggiunta perfino da deboli soluzioni osmiche, rende resistenti all'acido ace- tico anche gli zooidi. Con un altro sperimento pare risulti ancora, che la minore resistenza degli zooidi verso le piastrine sia do- vuta all' azione meno diretta ed efficace del mezzo fissante pri- mitivo, cioè del sublimato; infatti se lo stratarello di sangue sem- plicemente estratto si assoggetta ancora umido al bagno di su- blimato, avendosi allora la modificazione strutturale , lo zooide risente più immediatamente e direttamente l'azione fissatrice; per contrario, se lo stratarello si fa essiccare, non essendovi modifi- cazione, quei corpicciuoli ancora barricati e custoditi dal contorno emoglobinico risentono poco 1' azione fissante. Se dopo ciò si as- soggettano all' acido acetico i primi ed i secondi preparati , il numero delle piastrine è molto maggiore nei primi, mentre nei secondi sono rare , ove per la spessezza dello strato dovrebbero essere abbondanti. In conclusione , la stessa apparenza morfologica che si sor- prende servendosi di soluzioni acetiche o formiche più tenui, la stessa tingibilità con le sostanze coloranti comuni, quando le pia- strine sono ben conservate, l'identica reazione chimica del con- tenuto, oltre poi tutti gli altri argomenti addotti , fanno in me restare ancora la convinzione che le piastrine non sieno altro che zooidi fuorusciti. È molto probabile, non potendosi negare il fatto della resistenza maggiore verso 1' acido acetico delle piastrine , - 15 - che queste si trovino realmente nel sangue pel liberarsi continuo degli zooirti dalle emasie più vecchie che si distruggono. Che se ciò fosse confermato, sarebbe comprovato che gli zooidi più vec- chi diventerebbero più resistenti e forse dotati di poteri speciali, ematoblastici. Io sono invogliato ad emettere questa ipotesi pel fatto, che il numero delle piastrine è ordinariamente maggiore nelle anemie, quando vi ha maggiore facilità alla dissoluzione delle emasie, e poi principalmente nell'avvelenamento da pirogallolo, quando alla grande demolizione dei corpuscoli rossi, corrisponde un aumento enorme delle piastrine, le quali, devo ricordare, in questi casi sono più resistenti delle piastrine ordinarie. Non posso perciò sconfessare tutto quello che ho creduto in- durre dalle mie ricerche in proposito ; devo però moderare il re- ciso giudizio dato , invitando i sostenitori dell'autonomia delle piastrine a far lo stesso ed attendere da ulteriori ricerche la ri- soluzione dell' importante e difficile quesito. C. Maselli - SINTESI DELL' OSSIMETIL-BENZOILSOL- FINIDE. (Nota preliminare) Per lo studio dei prodotti di condensazione della formaldeide con i derivati organici dell'ammoniaca, finora si è provata l'a- zione della soluzione acquosa dell' aldeide (formalina del com- mercio) sulle aramine alifatiche ed aromatiche. Queste fornisco- no costantemente i derivati metilenici, generati per la sostituzione del radicale metilenico a due atomi d' idrogeno dell' ammina pri- maria o secondaria (1) , secondo i seguenti schemi : R- -NH2 + CH,0 = R- -N=:CH2 + H20, R": — NH R" — N/ + CH20 = II) + H20. R": — NH R" (1) Trillat, Bull. Soc. Chini. , (3), IX, 562, 610. Henry, Bull. Acad. Boy. de Bdgiqne, (3), Vili, 200. Cambier e Brochet, Bull. Soc. Chim. , (3), XIII, 392. Kolotow, Journ. russ. Phys. Chim. , I, 229. Tollens, Ber. , XVII, 653 ; XVIII, 3300. - 16 - Coni' ò noto , i prodotti risultanti hanno grande tendenza a polimerizzarsi ; si presentano, nella maggior parte dei casi, allo stato di polvere amorfa o di cristalli non bene definiti, il cui punto di fusione spesso non può essere determinato con precisione. L. Henry (1) dimostrò che 1' aldeide formica può reagire in altro modo con le animine alifatiche sostituite, comportandosi da glicol metilenico CH2(OH)2. In tal caso , si perviene ad un deri- vato dell'alcool ammido metilico : 'OH CH2* \NH.R. L' ipotesi che nella soluzione acquosa dell' aldeide possa esi- stere il glicol metilenico, viene del resto dimostrata da un gran numero di fatti (2). A me interessa far rilevare che quando l'al- deide formica, sciolta neir acqua, viene riscaldata con le immidi degli acidi aromatici, resta legata all'azoto, in seguito alla eli- minazione degli elementi dell' acqua fra l' idrogeno immidico ed un ossidrile del glicol. In generale si ha : R\ : R\ ">N:H + HOjCH2.OH = \N— CH,.OH + H20. K'/ - E'/ Il primo composto di questa serie, V ossimetil-ftalimmide, fu preparato da F. Sachs, per decomposizione della monobromome- til-ftalimmide con acqua a 100° (3) : yco\ /°\ CtìHì\ ">N— CH2.Br + H.OH =: C0H ^ ^N— CH2.OH + HBr, \co/ \coX (1) Bull. Acad. Boy. de Belgique, (3) , XXVIII, 200 ; XXIX, 255, 355-378. (2) Délepine , Bull. Soc. Chini. , (3) , XVII, 849. Losekann , Chem. Zig. , XIV, 1408 ; Ber. , XXIV, 196 (e). Wagner, Ber. XXVII, 2436. (3) Ber. , XXXI, 1225. - 17 - e poi anche per diretta condensazione della ftalimraide con la formaldeide, in tubi chiusi a 100° (1): yco\ yco\ C6H4r ^NH + HO.CH2.OH = C6H4r J>N— CH2.OH + H20. Il composto così ottenuto non ha tendenza a polimerizzarsi, ma , specialmente in presenza delle basi forti , subito si decom- pone e mette in libertà 1' aldeide. Infatti, mentre con la soluzione ammoniacale di argento, il derivato dell' alcool ammidometilico non dà luogo ad alcuna riduzione , questa è manifesta invece quando s' impiega la soluzione ammoniacale alcalina di argento o il reattivo di Nessler. Anzi, in quest' ultimo caso, la riduzione è istantanea ed avviene anche a freddo. Inoltre, 1' esistenza nella molecola del composto di un gruppo alcoolico primario, è dimostrata dai seguenti fatti (2) : 1. Formazione dell'anidride :N.CH2— 0— CH2.N: , per azione dell' ossicloruro di fosforo. 2. Trasformazione del gruppo :N— CH2.OH in :N— CH3 , per azione di alcuni riducenti. 3. Formazione di un acetil-derivato che, decomponendosi, non lascia più svolgere aldeide formica. 4. Genesi dei derivati della metilen-diammina (:N— CHg— N:). Ora, la perfetta analogia che esiste fra le due immidi : \co/ \so2/ ffcalimmide beiizoilsolfinide (saccarina di Falilberg) mi spinse a provare il comportamento di quest'ultima con le aldei- di più semplici e cominciai perciò col farvi agire l'aldeide formica. 5 gr. di saccarina pura furono riscaldati con 50 era.3 di una (1) Ber. , XXXI, 3230. (2) Sachs , Ber. , XXXI, 3231. - 18 - soluzione di formaldeide, al 10 °|0 circa, fino alla completa solu- zione della sostanza solida. Il liquido venne subito raffreddato con acqua ; si separò in tal modo un olio denso che in parte si raccolse al fondo del recipiente, ed il resto rimase sospeso nel liquido, dandogli 1' aspetto di una emulsione bianca. Tutto il pro- dotto oleoso formatosi fu separato dal liquido acquoso , estraen- dolo con etere, dove è solubilissimo, e la soluzione eterea venne lasciata a sé, alla temperatura ordinaria. Con la lenta evapora- zione , si separò la sostanza in cristallini trasparenti. Se si cerca di scacciare il solvente col calore od anche con una rapida corrente di aria, il prodotto si separa allo stato oleoso. Il residuo ottenuto, bianco, cristallino, non è più tanto solu- bile nell' etere come prima, e non si scioglie nell'acqua a freddo ; è invece completamente solubile a caldo nell' alcool e col raffred- damento , come anche per aggiunta d' un eguale volume di ac- qua, si separa in bei cristalli prismatici. Dopo ripetute cristalliz- zazioni nell'alcool, potei avere la sostanza pura, la quale, ancora bagnata, non può essere essiccata in stufa a 100°, perchè si de- compone, manifestandosi subito 1' odore aldeidico. Sicché , asciugandola dapprima fra carta bibula e poi nel vuoto sull' acido solforico , fino a peso costante , potei dopo pro- vare che si fonde a 225°, con parziale decomposizione, e forni- ;sce all' analisi i seguenti risultati : I. gr. 0,300 di sostanza diedero gr. 0,493 di anidride carbo- nica e gr. 0,0868 di acqua. II. gr. 0,254 di sostanza diedero gr. 0,419 di anidride carbo- nica e gr. 0,076 di acqua. III. gr. 0,2084 di sostanza diedero gr. 0,01365 di azoto (Kjeldahl). Donde, in 100 parti si ha : Trovato Calcolato per I II III C8H704NS C 44,81 44,98 — 45,07 H 3,21 3,32 — 3,28 N 6,54 6,57 Il prodotto della reazione corrisponde perciò air ossimetil-ben- - 19 - zoilsolfìnide (1) e s'è generato nel senso di questa equazione : C6Hi\ /NH + HO.CH2.OH = C6h/ ^N— CH,.OH + H20. \so/ \so2/ Oltre che nei solventi suddetti, si scioglie nel toluene e nel- l'o-xilene; è al contrario insolubile nel cloroformio, nella ligroi- na , nel solfuro di carbonio e nel benzolo. Possiede proprietà analoghe all' ossimetil-ftalimmide di Sachs , in quanto che non spiega alcuna azione sulla soluzione ammoniacale di nitrato di argento, mentre riduce energicamente quella addizionata d'idrato potassico, come pure il reattivo di Nessler ; con la fucsina e l'a- cido solforoso, non dea, affatto colorazione. La facilità con la quale la saccarina reagisce con la formal- deide, mi fa sperare di potere ottenere anche i prodotti di con- densazione con altre aldeidi, mentre i derivati analoghi della fta- limmide non poterono essere preparati da Sachs, per la difficoltà che presenta l' immide ad entrare in reazione. Ho pubblicato i risultati di queste prime esperienze per ri- serbarmi il campo relativo a questo studio; comunicherò fra breve i risultati delle altre esperienze in corso. A. Silvestri - B1L0CUL1NA GUERRERU NUOVA SPECIE FOSSILE SICILIANA. Bibliografia : Munier-Chalmas et Schlumberger. — Nouvelles observations sur le dimorphisme des Foraminifères. (Compt. rend. Ac. Scien- ces, voi. XCVI, pag. 862-866, fig. 1-4). Paris, 1883. Schlumberger C. — Sur le Biloculina depressa d' Orb. au (1) Essa è isomera all' immide dell' acido ossimetil-solfammidobenzoico CH3O.CGH3^ ^.NH (si fonde a 271°), preparato da Parks (American che- \so2/ inical Journal, XV, 332). - 20 - point de vue du dimorphisme des Forami nifères. (Compt. rend. Ass. frane,, av. Sciences, pag. 520-527, fig. 1-8). Paris, 1883. Munier-Chalmas et Schlumberger. — Note sur les Miliolidées trématophorées. (Bull. Soc. géol. France, sor. 3a, voi. XIII, pa- gine 273-323, fig. 1-44, tav. VIl-XIV bis). Paris, 1885. Fornasini C. — Di alcune Biloculine fossili negli strati a Pec- ten hystrix del Bolognese. (Boll. Soc. geol it. , voi V. pag. 255- 263, tav. IV-V). Roma, 1886. .Schlumberger C. — Note sui- les Biloculina bulloides, d' Orb., et Biloculina ringens , Lamk. (Bull. Soc. géol, France, ser. 3a , voi. XV, pag. 119-130, fig. 1-9, tav. XV). Paris, 1887. Schlumberger C. — Ré vision des Biloculines des grands fonds. (Mém. Soc. zool. France, voi. IV, pag. 155-191, fig. 1-46, tav. IX- XII). Paris, 1891. Silvestri A. — Nuove osservazioni sulla Biloculina globosa , ecc. (Atti Pontif. Acc. N. Lincei, anno LII , pag. 1-6, fig. 1-5). Roma, 1899. Del genere Biloculina , stabilito nel 1826 dal d' Orbigny (1) e che pur contava nel 1896 più di 80 forme apparentemente di- verse (2), si conoscevano nell'attualità solo 21 specie sicure, ri- manendo tutte le altre incerte od erroneamente fondate ; dette 21 specie erano le seguenti : Biloculina bulloides A e B, d' Orbigny (3) » ringens A e B, Lamarck, sp. (4) » globulus A e B, (Bornemann) Schlumberger (5) » lucemula A e B, Schwager (6) » anomala A e B, Schlumberger (7) (1) Ann. Se. Nat., voi. VII, pag. 297. (2) Vedi: Sherborn C. D. — An Index to the genera and species of the Foraminifera. ( Smithson. mise. CoUect N. 856 e 1031, voi. XXXVII ). City of Washington, 1893 e 1896. (3) Vedi: Schlumberger, 1887; Boll. Soc. géol. Franco, ser. 3a, volu- me XV, pag. 120-125, fig. 1-5, tav. XV, fig. 10-12. (4) Vedi: Idem, ibidem; pag. 126-129, iìg. 6-9: fcav. XV, fig. 14-18. (5) Vedi: Schlumberger, 1891 ; Meni. Soc. sool. Franco , voi. IV , pagi- ne 188-190, fig. 42-44; tav. XII, fig. 97-100. Non corrisponde a parer nostro alla specie del Bornemann. (6) Vedi: Idem, ibidem, pag. 185-187, fig. 37-41; tav. XII, fig. 90-96. (7) Vedi: Idem , ibidem . pag. 182-183 , fig. 32-34 : tav. XI. fig. 84-86; tav. XII, fig. 101. - 21 — Biloculina pisum A, Schlumberger (1) » bui-Ioide* B, (d' Orbigny) Fornasini (2) » intermedia A, Fornasini (3) » cornata A e B, Brady (4) » vespertilio AeB, Schlumberger (5) » bradyi AeB, Schlumberger (6) » Diilne-edicardsi B, Schlumberger (7) » brachyodonta B, Fornasini (8) » fischeri AeB, Schlumberger (9) » elongata A e B, d' Orbigny (10) » globosa B, Soldani, sp. (11) » murrliyna AeB, Schwager (12) » serrata AeB, Brady, var. (13) (1) Vedi: Idem, ibidem, pag. 182, fig. 31; tav. XI, fig. 81-83. (2) Vedi: Fornasini, 1886 ; Boll. Soc. geol. it., voi. V. pag. 257; tav. IV, fig. 1; tav. V, fig. 1. Questa specie, con probabilità, non è altro chela forma B della B. pisum, Schlumberger; non corrisponde per nulla alla vera B. bulloides del d' Orbigny. (3) Vedi: Fornasini, 1886; Boll. Soc. geol. it., voi. V, pag. 259, tav. IV, fig. 2 ; tav. V, fig. 2. (4) Vedi: Schlumberger , 1883 ; Compt. rend. A e. Sciences', voi XCVI , pag. 864-865, fig. 3-4.— 1891 ; Mém. Soc zool. Franco, voi IV , pag. 178-179, fig. 26-28 ; tav. X, fig. 72-73. (5) Vedi: Schlumberger , 1891 ; Mém. Soc. zool. Franco , voi. IV , pagi- ne 174-176, fig. 20-22 ; tav. X, fig. 74-76. (6) Vedi: Idem, ibidem ; pag. 170-173, fig. 15-19 ; tav. X, Jig. 63-71. (7) Vedi: Idem, ibidem ; pag. 180-181, fig. 29-30 ; tav. XI, fig. 79-80. (8) Vedi: Fornasini, 1886 ; Boll. Soc geol it., voi V, pag. 260, tav. IV, fig. 3 ; tav. V, fig. 3. (9) Vedi: Schlumberger, 1891 ; Mém. Soc. zool Franco, voi IV, pag. 176- 178, fig. 23-25 ; tav. XI, fig. 77-78. (10) Vedi: Idem, ibidem; pag. 184-185, fig. 35-36; tav XI-XII, fig. 87-89. (11) Vedi: Silvestri, 1899 ; Atti Fonti!'. Acc. N. Lincei, anno LII. pag. 1-4, fig. 1-5. (12) Vedi: Schlumberger, 1891; Mém. Soc. zool. Fxance, voi IV, pagi- ne 165-166, fig. 8-9; tav. IX, fig. 52-54. (13) Vedi: SCHLUMBERGER, 1891 ; Meni. >Soe. zool Franco, voi. IV, pag. 163- 165, fig. 6-7 ; tav. IX, fig. 50-51. - 22 - Biloculina labiata A e B, Scili umberger (I) » sarsi A e B, Schlumberger (2) » depressa A e B, d' Orbigny (3) A questa lista ci è dato poter aggiungere nuova appartenente al pliocene dei dintorni di Caltagirone, e che ci è caro dedicare a Michele Guerreri, medico e distinto natura- lista caltagironese del XVII secolo, denominandola BILOCULINA GUERRERII Caratteri esterni : Forma liscia e globosa oppartenente al gruppo delle Biloculinae milne-edwardsi, brachy adonta, fischeri ed elongata (4) ; la sua conchiglia è esternamente composta di due segmenti (fig. 1-3) dal diametro poco diverso ed aventi la figura (1) Vedi: Idem, ibidem ; pag. 169-170, fig. 13-14 ; tav. IX, fig. 60-62. (2) Vedi: idem, ibidem : pag, 166-168, fig. 10-12 ; tav. IX, fig. 55-5!». (3) Vedi: Schlumberger, 1883 ; Compt. rend. Ac. Sciences , voi XCVI, pag. 863-864, fig. 1-2. — 1883; Compt. rend. Assoc. Frane, av. Sciences, pagi- ne 522-525, fig. 3-8. — 1891; Meni. Soc. zool Franca, voi. IV, pag. 160-103, fig. 1-5; tav. IX, fig. 48-49. (4) La B. guerrei'ìi ritoniamo sia da segnarsi nel superiore elenco fra la B. brachyodonta e la B. fischeri. - 23 - di calotta sferica, il margine dei quali è per conseguenza circo- lare (fìg. 1). Essi si presentano incastrati 1' uno nell' altro (fìg. 2 e 3), in modo che il segmento maggiore applicasi sul minore mediante una ripiegatura marginale ben sviluppata (fìg. 1 e 3) , priva di carena (fìg. 3), e che viene a determinare tutt' attorno al seg- mento minore stesso una zona anulare piuttosto larga (fìg. 1). L' apertura è ampia, arcuata, otturata in parte da dente libero ed esteso nel senso della larghezza (fìg. 1), superiormente un po' arcuato ed ondulato , lateralmente provvisto di piccoli lobi. La B. guerrerii raggiunge il diametro di circa 2 mm. ; si rassomiglia alla B. milne-edwardsi, ma ne differisce a causa dei segmenti maggiormente rigonfi, l' apertura ed il dente più larghi; è pure assai prossima alla B. brachyodonta , da cui distinguesi solo per la maggior larghezza della zona anulare che circonda il penultimo segmento, e per la minore occlusione del dente ri- spetto all' apertura ; ricorda anche la B. fischerì e la B. elongata, ma non si può confondere con queste essendoché sono dotate di contorno allungato, orifìzio e dente relativamente stretti. Caratteri interni : Diverse sezioni longitudinali (fìg. 4) e tra- sversali (fìg. 5) ci hanno costantemente rivelato la presenza di una forma A, priva di polimorfismo iniziale (1), e caratterizzata da una megalosfera poco regolarmente sferica e di dimensioni non molto costanti (cfr. fìg. 4 e 5), contornata da logge perfet- tamente simmetriche rispetto al piano principale normale allo asse d'avvolgimento, e situate in due serie opposte (fìg. 5) de- terminanti un ciclo esattamente biloculinare (fìg. 4). Negli esem- plari adulti dette logge resultano nel numero di quattro, nei gio- vani di tre. Il primo segmento interno è ripiegato all' orlo ed abbraccia (1) Abbiamo qui una conferma all' osservazione fatta nel 1887 dallo Schlum- berger (Bull. Soc. géol. France, sci. 3 . voi. XV, pag. 125) , cbe le Biloculine plioceniche ed attuali sono prive di polimorfismo iniziale, mentre esso si riscon- tra nelle eoceniche. - 24 - per metà la megalosfera (fig. 5), il canale della quale è spesso disposto in modo assai irregolare, e raramente viene a coincidere col piano di simmetria ; i segmenti successivi non sono più ab- bracciane, ma si limitano ad applicarsi col margine libero delle loro ripiegature sull' orlo esterno dei segmenti precedenti (fig. 5). Il dente di ciascun segmento ha una base larga e si presenta triangolare nella seziome (fig. 4); di dente è provveduta anche la loggia iniziale. - 25 - In riguardo alle sezioni, la B. guerreriì si approssima in qual- che modo per la disposizione dei segmenti terminali alla B. don- gota A, ma li offre più regolarmente convessi, ed inoltre forniti di margine circolare e non ovale né ovalare ; ricorda molto nella costruzione generale la B. fischeri A, da cui si discosta solo per la maggiore rotondità dei segmenti stessi, il loro angolo esterno meno ottuso, la fascia della ripiegatura marginale dei segmenti grandi più larga ed applicata più addentro sulP orlo di ciascun segmento piccolo; si rassomiglia poi assai nella disposizione dei tre ultimi segmenti alla B. brachyodonta B, del Fornasini, fossile negli strati a Pecten hystrix (pliocene) del Bolognese, e con la quale abbiamo pur notata grande rassomiglianza esterna , per cui, non conoscendosi finora la forma A della B. brachyodonta . potremmo ritenere d' averla scoperta nella B. guerreriì. Ma non ci sembra sia il caso di riunire le due forme in una sola specie, essendoché nella nostra i bordi dei segmenti sono più angolosi e la loro ripiegatura determina una zona anulare maggiormente larga e dotata di minor spessore all' inserzione sui segmenti pic- coli. Inoltre, la forma B della B. brachyodonta misura appena il diametro di circa 2 mm. , corrispondente quindi a quello della nostra specie, ma noi sappiamo che la forma B d' una Bi- loculina è di solito di maggiori dimensioni della corrispondente forma A, laonde possiamo stabilire che, con qualche probabilità, la B. guerreriì non corrisponde alla forma A della B. brachyodonta. Non escludiamo però la possibilità del contrario, perchè, non avendo a nostra disposizione alcun esemplare della B. brachyo- donta B, ci riman sempre il dubbio d' averne interpretate male le figure. Habitat: La B. guerreriì ci risulta freguente nelle argille azzurre (1) (pliocene medio) della contrada detta S. Giovanni presso la città di Caltagirone (provincia di Catania), essa è una delle nuove Miliolinìnae da noi rinvenute nelle argille plioceniche del territorio caltagironese, e che ci proponiamo di far conoscere in seguito. La fauna protistologica offerta da tali argille ci ap- (1) Nei frammenti presentano color grigio chiaro. - 26 - pulisce per ora costituita dalla specie di cui riteniamo utile dar qui un primo elenco : Nome Frequenza e località (1) Ano mulina (Planulina) ariminensis, d' Orbigny .... r La Croce e e S. Giov. Bigenerina nodosaria d' Orbigny . ce » . . ce » Biloculina barelli, n. sp r * » depressa, d' Orbigny. .e . . r » » var. denticu/a- ta, n r » dolomieui, n. sp rr » » gioenti, n. sp rr » » globuhis, Schlumberger (non Bornemann) e » » guerrerii A, n. sp e » inornata, d' Orbigny e » » omfa, n. sp e » » pevvemutoi, n. sp. . . rr » » simplex, d' Orbigny . . e » tavantoi, n. sp r » Bulimina marginata, d' Orbigny . rr » /j^/rw/rt , d' Orbigny . . ce » . . r Cassidulina laevigata, d' Orbigny . rr Cornuspira (Operculina) cavillata , Costa r » Cristellaria (Robulina) confusa, Se- quenza rr » Discorbina (Asterigerina) planorbìs, d' Orbigny .... rr » » - (Rotalia) rosacea d' Or- bigny e (1) Per denotare la frequenza si adottano questi segni : rr z= specie raris- sima, ?• =: sp. rara, e = sp. comune, ce — sp. comunissima, cec = sp. estreman mente comune; con La Croce e S. Giovanni si indicano poi le contrade dello stesso nome alle falde di M.te S. Giorgio, presso la città di Caltagirone. - 27 - Nome Frequenza e località Frondicularia spathulata, Costa. . rr La Croce e rr S. Griov. Glanclulina laevigata, A e B, d' Or- bigli}7 ce » . . ccc » Ghbigerina bulloides, d' Orbigny . e » » gornitulus , Sequenza . rr » » in fiata, d' Orbigny . . rr » . . rr » » triloba, Reuss .... rr » Nodosaria annidata, Reuss . . . rr » » ovalis, Schmid rr » » pyrula, ci' Orbigny rr » » soluta, Reuss .... rr » Nonionina ( Nautilus ) umbilicata , Montagli, sp. . . . e » . . e » Orbulina universa, d' Orbigny . . ccc » . . rr » Planispirina (Biloculina) sphaera , d' Orbigny e » Planorbulina acervalis, Brady . . r » mediterranensis, d' Orbi- gny e Polymorphina (Serpula) lactea, Wal- ker e Jacob . . . . r » Poly stornella aculeata, d' Orbigny rr » » {Nautilus) crispa, Linné e » » » macella, Fich- tel e Moli r » macella vai', aculeata, n. rr » » ( Robulina) subnodosa, Miinster ..... rr » Pulvinulina (Rotalina) brongnarti , d' Orbigny . . . . r » » (Rosalina) calabra, Costa r » » (Rotalina ) partschiana, d' Orbigny .... >-r Quinqueloculina auberiana , d' Or- bigny ce » . . ce » » calaihae, n. sp. . . . r » - 28 - Nome Frequenza e località Quinqueloculina ferussacii '/, ci' Or- bigny rr La Croce galvanoi, n. sp rr S. Giov. » philippìi, n. sp. . . . rr » » ruggerii, n. sp. ... r » » (Serpula) semi unni ni , Linné rr » Rotalia (Nautilus) beccarli, Linné ; var. (Rosellina) inflet- ta, Seguenza. . . . r » . . e » Sigmoilina (Spiroloculina) celata, Co- sta e » . . e » (Planispirina) sigmoidea Brady r Sphaeroidina bulloìdes, d' Orbigny .e » . . ccc » Spiroloculina limbata A e B, d' Or- bigny e » ( Miliolites ) planulata , Lamarck rr- » » canaliculata, ci' Orbigny r » Textularia exagona, n. sp. . . . /• » » gibbosa A e B, d'Orbigny ccc » . . e » » mayeriana, d' Orbigny .e » . . r » » papillosa, n. sp rr » » sagittula, Defrance . . rr » . . r » » soldanii, Fornasini . . r » . . r » » unita, Fornasini . . . rr » Triloculina cresci mone/, n. sp. . . . rr » . '. rr » Truncatulina (Nautilus) lobatula , Walker e Jacob . . ce » . . ce » » ungeriana, d' Orbigny . ce » . . ccc » » variabilis, cV Orbigny . rr » Uvigerina tenuistriata, Reuss. r » Si tratta quindi di 71 forme diverse, riunibili in 28 generi e 69 specie, delle quali ultime ne resultano nuove o poco note ben - 29 - lo, e questo fatto ci incita a continuare le ricerche iniziate e ad estenderle pure in altre regioni della Sicilia, nella speranza e quasi certezza di poter accrescere quel complesso di conoscenze sulla fauna protistologica siciliana , finora a dire il vero non molto ricco, dovuto all' opera di P. Calcala, A. Aradas , C. G. Ehrenberg, 0. G. Costa, G. G. Gemmellaro, S. Biondi Giunti, G. Sequenza, E. Stòhr, S. Ciofalo, I. Cafici , G. Di Stefano, <;. A. De Amicis, ed E. Mariani. SUNTI DI MEMORIE (1) Prof. A. Petrone-LA PROBABILE GENESI DELLO ZOOI- DE DEI CORPUSCOLI ROSSI— (con esposizione di preparati). L' 0. riferisce estesamente su questo argomento, preannun- ziato nella seduta precedente: dichiara che per brevità chiamerà zooide il corpicciuolo dell' emasia anucleata, così come lo deno- minò la prima volta nella sua prima comunicazione sull' argo- mento alla R. Accademia medico-chirurgica di Napoli lb96. Basandosi sulla colorazione esclusiva della sostanza croma- tica del nucleo dei globuli rossi embrionali e di quelli degli ovi- pari , fatta nel modo più perfetto dal rosso neutrale formico e sul risalto nella massa nucleare di altra sostanza che collo stesso rosso neutrale si differenzia dal resto per una apparenza granel- losa e per un colorito che tende al bluastro: dopo che tale so- stanza la quale risalta separata dal resto, appare ancora più e- vidente e fortemente colorata in bleu aggiungendovi il bleu fino in grani formico: dichiarando che egli ha adoperato per i globuli rossi nucleati assoggettati a questo studio 1' estrazione semplice, essiccamento e fissazione in alcool assoluto, espone le ricerche fatte sul sangue embrionale dei mammiferi e sul sangue degli (1) Queste memorie saranno pubblicate Degli Atti. - 30 - ovipari, ottenendo costantemente nelle omasio ben conservate e fissate con le colorazioni suddette la separazione e la differen- ziazione tra quelle due sostanze della massa nucleare. Se invece quella sostanza che si colora non col rosso neutrale ma col bleu acido (formico), non si trova più al suo posto natu- rale, commista col resto della massa nucleare, ma fuoresce, come si può procurare artificialmente estraendo il sangue dal vivo nei mestrui speciali (acido osmico, sublimato ecc.), si ha allora che quella massa sovente prende l'aspetto del corpicciuolo simile a quello delle emasie adulte dei mammiferi, si alloga periferica- mente ed esso solo si colora fortemente col bleu, mentre il nu- cleo del globulo rosso resta al suo posto, ma è colorato soltanto in rosso e la sua massa è per lo più impicciolita e deformata: ciò deve dipendere dalla separazione di quella massa dal resto della massa nucleare per opera dei mestrui impiegati e loro azio- ne sul sangue vivo. Si ha la conferma di ciò, trattando i prepa- rati di sangue cavato nei detti mestrui col ferrocianuro di po- tassio. Con questo reagente , che anche al titolo di 1 : 100 riesce emolitico sulle emasie appena modificate dai detti mestrui, senza ancora la separazione delle due sostanze nucleari, si ottiene ra- refazione e rigonfiamento del contenuto nucleare , con effetto di separazione di quella massa che in altre circostanze fuoresce , e questa sostanza si accavalla alla restante massa nucleare dando essa soltanto la reazione ferrosa (bleu) in modo evidente. Se 1' azione del ferrocianuro si prolunga, il rigonfiamento del nucleo diventa così forte, che il globulo rosso in massa impic- ciolito è quasi tutto rappresentato dal nucleo reso quasi vescico- lare, con appena un lieve contorno emoglobinico ; quella massa contenente sostanza ferrosa reazionabile è anche disciolta e scom- pare. Si possono però ottenere preparati permanenti a qualunque tempo della modificazione, immergendo i preparati in soluzione di formalina 2 per 100, ovvero in alcool a 90°; la massa ferrosa resta definitivamente al posto in cui si lascia prima della fissa- zione e conserva il colore bleu : poi i preparati si possono chiu- dere in glicerina e restano definitivi. Dai fatti suesposti conchiude che lo zooide delle emasie anu- - 31 - cleate probabilmente deve la sua genesi al nucleo preesistente, in cui scomparirebbe soltanto l'ordinaria sostanza cromatica per metamorfosi locale , mentre resterebbe e si raccoglierebbe in un solocorpicciuolo quella sostanza a contenuto ferroso e che perciò rappresenterebbe l'organo ferrifero o emoglobigeno, cessando il lato più importante del potere nucleare, il germinale, per essere modificato o scomparso il sustrato materiale, la cromatina. Prof. A. Petrone - MODIFICAZIONI FINE DELL' EMASIA PRODOTTE DALL' ASSORBIMENTO DI SOSTANZE DI- VERSE : VALORE MORFOLOGICO E BIOLOGICO. VALO- RE SPECIALE CLINICO E MEDICO-LEGALE PER L'ACI- DO PIROGALLICO (con esposizione di preparati). Dietro gli ultimi risultati di struttura dello zooide, ottenuti dall' 0. mediante la modificazione col nitrato di argento, egli si è messo a ricercare i possibili cambiamenti che avvengono nel- 1' emasia vivente e circolante, iniettando a cani , conigli ed an- che alle rane una serie di sostanze venefiche o innocue , per lo più impiegando reattivi ferrosi : e ciò principalmente per ve- dere se si avvera la reazione nel granulo dello zooide, che egli ha dimostrato avere reazione ferrosa , quando è messo allo sco- verto dalla massa emoglobinica che lo circonda. Ha fatto assorbire le sostanze dall' intestino retto. Ha esami- nato il sangue estratto dal vivo semplicemente , essiccato e poi fissato rapidamente per un minuto in alcool assoluto, dopo mez- z' ora dall' iniezione ed anche nelle ore e giorni successivi. Ha sperimentato col pirogallolo, col nitrato di argento , col solfuro di ammonio, coir acido solforoso, coli' idrogeno solforato, coll'ac- qua di cloro , col liquido di Lugol, col cloruro di oro, col ferro- cianuro di potassio, col ferricianuro di potassio , col clorato di potassa, con V ammoniaca ed altre sostanze. I preparati sono stati chiusi in balsamo del Canada o senza colorazione o dopo averli colorati coli' auranzia e col rosso neu- trale formico : i più minuti particolari però risaltano meglio nel preparato non essiccato. - 32 - Tutti i reagenti impiegati danno più o meno emolisi , e si ha ordinariamente occasione di rilevare nelle emasie ben fissate lo zooide perfettamente distinguibile dal resto del corpuscolo rosso, situato precisamente nel centro dell' emasia, col suo gra- nulo centrale splendente che dà le reazioni terrose , mentre il corpo della piccola cellula endoglobulare resta incolore , è ap- pena finissimamente granulare e si colora leggermente col rosso neutrale: il contorno di questa piccola cellula si apprezza in modo perfetto, specialmente poi quando s' impiega il nitrato di argento, risaltando allora pel colorito giallo bruno. Onde la posizione ec- centrica sinora notata è soltanto artificiale. In modo che con questo nuovo indirizzo, grazie alla naturale e limitata azione emolitica nel circolo prodotta dalle sostanze iniet- tate, ed all' essiccamento rapido e fissazione in alcool assoluto , per cui ima parte dell' emoglobina può essere sciolta ed allon- tanata dalle soluzioni acquose che si aggiungono, egli ha potuto stabilire la struttura intima, reale, già da lui annunziata, senza quelle alterazioni che più o meno intervengono estraendo il san- gue dal vivo nei mestrui. Anche nel sangue normale si può ot- tenere qualche emasia, che per effetto della preparazione , forse per iniziale emolisi nello stesso siero, mostra nel suo interno la piccola cellula; non si hanno però le apparenze cosi nitide, né con quella frequenza che danno le sostanze immesse nel circolo ; anche in quest' ultimo caso al reperto della piccola cellula, pare che contribuisca molto 1' emolisi lieve postuma nel siero, non osservandosi in quelle emasie che si essiccano immediatamente, come si nota nella parte più sottile e più periferica dello stra- tarello : in questo caso 1' emoglobina sta ancora tutta al suo posto naturale e nasconde lo zooide. Nelle emasie meglio modificate e fissate , si ha la più netta apparenza di cellula da potersi somi- gliare alla cellula ossea etc, che come è racchiusa nel corpuscolo osseo , allo stesso modo la cellula saguigna sarebbe racchiusa nel corpuscolo del sangue. Con tutte le sostanze impiegate si hanno anche nei giorni successivi le apparenze succennate ; queste poi vanno gradata- mente scomparendo nel maggior numero dei globuli rossi pel ri- pristinamento al normale del contenuto emoglobiuico. Più emoli- tico degli altri riesce il ferricianurò di potassio, più ancora il clo- rato di potassa e più di tutti gli altri il pirogallolo. Per scovrire lo zooide in tutta la sua interezza e senza al- terazioni riescono a preferenza il clorato di potassa a dosi non venefiche e poi il ferro-cianuro di potassio , potendosi spingere la sua somministrazione a forti dosi , le quali senza alterare la cellula endoglobulare e quindi neanco 1' emasia, la fanno spesso risaltare nel modo più evidente; si apprezza così la vera cellula del corpuscolo rosso, contornata dall' emoglobina che essa gene- ra , la quale include , nasconde e garentisce nelle condizioni fi- siologiche la matrice. Fa notare che dietro 1' azione di queste sostanze nel circolo si può seguire nel modo più chiaro e metodico la leucocitosi, co- lorando col rosso neutrale. Da ciò conchiude che il corpuscolo rosso in massa non è la cellula vera, la quale soltanto vi è contenuta dentro ; lo strato emoglobinico che tutto involve, ed appare solo come tutto il globulo rosso, non è altro che un prodotto secondario, si potreb- be dire secretivo della cellula ematica ; esso tanto più cresce e prende il sopravvento, quanto più il globulo sanguigno lascia la primitiva origine e va nel circolo a compiere la funzione respi- ratoria del sangue. Del pirogallolo però è , che 1' 0. s' intrattiene in modo spe- ciale, essendo questa sostanza quella che nelle dosi leggiere, po- co o punto venefiche, dà la stessa comparsa evidente dello zooide, il quale poi si colora in giallo bruno nerastro sotto 1' azione del- l' ammoniaca dell' aria sul sangue estratto. Così è permesso dì distinguere meglio il risultato per la forte colorazione. Contem- poraneamente lo zooide mostra segni di alterazione intima , ri- gonfiandosi, spingendo il contenuto reazionabile alla sua perife- ria, e talora anche mostrando deformità , frammentazione , per cui il corpuscolo rosso mostra granuli o bastoncini di colorito giallo-bruno-nerastro. Se la dose del pirogallolo si aumenta sino alla venefica, la maggior parte delle emasie mostrano il reperto, le alterazioni dello zooide sono sempre più imponenti , la colo- razione è più forte e si ha frammentazione nei giorni succes- sivi ; a ciò corrisponde l'emolisi e la distruzione delle emasie. - 34 - In modo che questo reperto il quale si può dire caratteristico, esclusivo dell'azione del pirogallolo nelle emasie circolanti, si ha dalla prima mezz' ora, cresce nel primo giorno per diminuire nei successivi ; ma si ha il reperto anche sino al quinto giorno ; si ha nel sangue di animali così avvelenati anche dopo un giorno dalla morte. , Ha tentato gradatamente il pirogallolo anche sull' uomo, co- minciando da 25 centigrammi sino ad 1 grammo per un uomo adulto, ed ha ottenuto lo stesso reperto caratteristico nei globuli rossi: nella dose di 1 grammo vi sono stati fenomeni eli lieve av- velenamento (sub-itterizia, iscuria, indebolimento generale), che sono scomparsi dopo un giorno. Sempre, anche con 25 centigram- mi soltanto, dopo mezz' ora ha ottenuto la classica reazione del pirogallolo neir urina aggiungendo poche gocce di ammoniaca. In modo che se in generale colle sostanze impiegate ha po- tuto confermare coi mezzi più semplici di estrazione e di fissa- zione 1' esistenza dello zooide nel centro dell' emasia dei mam- miferi e quella speciale sostanza che vi corrisponde nella massa nucleare degli ovipari, coli' acido pirogallico non solo ha potuto meglio confermare la struttura intima dell' emasia, malia notato il rapporto costante tra 1' alterazione dello zooide e la dissoluzio- ne del corpuscolo rosso, ciò che egli crede dipenda 'dall' impedita o annullata funzione ferrifera ed emoglobigena da lui attribuita alla cellula endoglobulare. Fa infine risaltare il valore clinico e medico-legale dell' esa- me del sangue per scovrire e stabilire in modo semplice e si- curo V avvelenamento da acido pirogallico, potendosi anche nei casi di reperti simili farne la differenza. Dott. S. Caruso. — PRIMO CONTRIBUTO ALLA LICHENO- LOGIA DELLA SICILIA ORIENTALE. Dott. G. Soalia — PRIMO CONTRIBUTO ALLA MICOLOGIA DELLA SICILIA ORIENTALE E SEGNATAMENTE DEL- L' ETNA. - 35 - Dott. e. drago-ricerche relative all'azione delle ONDE ACUSTICHE sui « COHERER » Il fenomeno della diminuzione di resistenza per azione delle onde acustiche fu notato per la prima volta da Calzecchi facen- do vibrare un corista sul sostegno che portava il tubetto. Recen- temente Auerbach ha istituito delle ricerche con un coherer a viti di ferro o con due sfere di differenti metalli, trovando una grande diminuzione di resistenza coll'avvicinare al posto dei con- tatti un corista eccitato. Anche Leppin ha fatto delle ricerche sul proposito. Ma nes- suno ha finora dato una spiegazione soddisfacente del fenomeno. Attesa T importanza che hanno questi fenomeni per lo studio completo della teoria dei coherer ho creduto non privo d' inte- resse eseguire una serie di ricerche siili' azione delle onde acu- stiche sui coherer. Ho adoperato un coherer a finissima polvere di carbone da pile, collocato su di una cassa di risuonanza per renderlo sensibile a tutti i suoni. Le esperienze venivano eseguite sia con la voce, sia con timbri, canne d' organo e fischi : in tal modo si otteneva sempre una diminuzione permanente di resi- stenza alla fine del suono, mentre durante il suono si aveva un aumento di resistenza. Il coherer sembrava essere più sensibile ai suoni più acuti. Pei1 studiare il fenomeno in condizioni più semplici e determi- nate istituii allora delle esperienze con lastre di vetro sulle quali incollai due strisce di stagnola messe in comunicazione col cir- cuito di una pila e di un galvanometro. Neil' intervallo delle suddette strisce mettevo della polvere di carbone e strisciando quindi l'archetto sulle lastre producevo le figure di Chladni. Du- rante la vibrazione era manifesto il crescere della resistenza men- tre appena cessato il suono si aveva una diminzione permanente. I moti vibratori e la formazione della figura erano necessar- perchò la resistenza diminuisse. Dalle esperienze fatte souo con- fermati i risultati trovati da Auerbach, mentre si possono trarre le seguenti conclusioni: 1.° Per la formazione delle figure di Chladni su lastre vibranti con finissima polvere di carbone la resistenza elettrica viene forte- - 36 - mente diminuita in certi casi fino ad un minimo, raggiunto il qua7e cresce fino ad un valore costante corrispondente alla formazione della figura; 2.° Per ogni linea nodale passa la corrente elettrica; o.° Aumentando V altezza del suono in generale aumenta la con- duttività, essendo maggiore il numero di nodali costituenti la figura; 4.° In generale quanto più piccola è la resistenza iniziale tanto più grande è la differenza tra la resistenza minima e la finale. Feci anche moltissime esperienze depositando sulle lastre torniture e limature di diversi metalli e trovai vari fenomeni, i quali mi permettevano di stabilire un parallelismo tra l'azione delle onde acustiche ed elettriche sui coherer. Per spiegare poi come funzionino sotto l'azione acustica i coherer a sferette di Auerbach ho istituito un'esperienza con due palline lucide di ottone nichelato poste su di una lastra vibrante, ed ho potuto accertarmi che le palline collocate da principio a distanza l'ima dell' altra, sotto l' influenza delle vibrazioni della lastra si avviavano alla nodale vicina e mettendosi a contatto chiudevano il circuito. Se le palline si facevano venire a con- tatto fra di loro, tenendone una ferma e facendo scorrere 1' altra con Y inclinare lentamente la lastra di vetro, il galvanometro non dava alcuna deviazione o ne dava una piccolissima. Pertanto negli altri coherer , l' insieme di grani o di lima- ture o di torniture può benissimo considerarsi come una serie di palline che vanno ad accumularsi nelle linee nodali e chiu- dono il circuito più o meno perfettamente secondo le diverse con- dizioni delle particelle. Da quanto precede emerge la seguente conclusione : Nelle lastre vibranti la resistenza iniziale degli aggregati ci- mentati viene considerevolmente diminuita per la formazione delle figure di Chladni e conseguentemente di ponti conduttori. — Dalla quale scaturisce come corollario che nei coherer ordina,rì la dimi- nuzione di resistenza deve avvenire per il trasporto della polvere dalle parti ventrali verso le nodali. Probabilmente le particelle vi- branti vengono messe a contatto tanto intimo da fare entrare in azione , come ritiene Auerbach, le forze di adesione. - 37 - Dott. M. Morale - LA RIGATA RAZIONALE D' ORDINE N DELLO SPAZIO A 4 DIMENSIONI E UNA RIGATA TRA- SVERSALE CON PARTICOLARE CONSIDERAZIONE AL CASO N=b. ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI pervenute in cambio e in dono, presentate nella seduta del 9 giugno 1900 ITALIA Bologna — Soc. med.-chir. e Se. med. — Boll. se. med. Ser. 7a Voi. XI 4-5. Firenze — R. Acc. econ. -agraria dei George-fili — Atti. Ser. 4a Voi. XXII 3-4. id. — Soc. entomol. ital. — Boll. Ami. XXXII 1. id. — R. Staz. di entomol. agraria — N. Rei. Ser. I 2. Lucca — R. Acc. lucchese di se, lett. e arti — Atti. Voi. XXX. Milano — R. Ist. lorab. di se. 0 lett. — Meni. Ser. 3a Voi. X 9. — Bend. Ser. 2a Voi. XXXIII 6-10. — Atti. Fond. Gagnola. Voi. XIII. Mineo — Osservat. meteor.-geodin. « Guzzanti » — Boll. Anu. XIV 4-5. Modena — Le Staz. sperim. agrarie ital. — Voi. XXXIII 2. Moncalieri — Osserv. del r. Coli. « Carlo Alberto »—Boll. Ser. 2a Voi. XIX 1 1-12. Napoli — R. Acc. med.-chir. — Alti. Anu. LUI 4-5. id. — Acc. poutauiaua — Atti. Ser. 2a Voi. IV. id. — ■ Arcli. di ostetr. e ginecol. — ■ Ami. VII 3-4. id. — R. Ist. d' iucoragg. alle se. uat. — Atti. Ser. 5a Voi. I. Padova — La nuova Notarisia — Ser. XI. id. — Soc. ven.-trent. di se. uat. — ■ Atti. Ser. 2a Voi. IV 1. — Boll. Ser. 3a Voi. VI 1-4. Palermo — Ardi. ital. di med. interna — Voi. Ili 1-2. id. — R. Orto botanico — Boll. Ami. Ili 1-4. id. — Soc. sicil. per la storia patria — Arch. st. sic. N. S. Voi. XXIV. Parma — Assoc. med.-chir. — Bend. Ann. I 4-5. Pisa — R. Scuola norm. sup. — Ann. se. fis. e matem. Voi. Vili. id. — Soc. tose, di se. nat. — Proe. verb. Voi. XII pagg. 29-60. Koiua — R. Acc. dei Lincei— Bend. CI. se. fia. mut. e nat. Ser. 5a Voi. IX (1) 6-9. - 38 - Roma — Acc. pontìf. dei n. Lincei — Atti. Ann. LUI 3-4. id. — R. Comit. geol. d' Italia — Boll. Ser. 3:i Voi. X 4. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 4a Voi. I 4-6 e suppl. id. — Soc. zool. ital. — Boll. Ser. 2a Voi. I 1-2. Siena — R. Acc. dei Fisiocritici — Atti. Ser. 4a Voi. XII 4-10, XIII 1-3. id. — Riv. ital. di se. nat. — Arni. XX 3-4. Torino — R. Acc. di medicina — Giorn. Ann. LXIII 3-6. id. — R. Acc. delle scienze — Atti. Voi. XXV 1-6. Venezia — R. Istit. veneto di se, lett., e art. — Atti. Ser. 8a Voi. II 5-6. ESTERO Aguascalientes — El Instructor — Au. XVI 11-12. Beni — Schweiz. naturi". Gesell. — C. r. des trav. Soss. LXXX-LXXXI. — Verhandl. Jabrosvers. LXXX-LXXXI. Boston — Americ. Acad. of arts a. sciences — Meni. Voi. V 4-5. - Proceed. Voi. XXXIV 8-23, XXXV 1-7. id. — Soc. of nat. history — Proceed. Voi. XXVIII 13-16, XXIX 1-8. Bruxelles — Acid. r. de médecine de Belgique — Bull. Sér. 4e Voi. XIV 2-3. id. — Soc. r. malocol. de Belgique — Ann. Tom. XXXII. id. — Soc. bolge de géol. de paléontol. et d'iiydrol. — Bull. Tom. X 4. Buffalo — Soc. of. nat. sciences — ■ Bull. Voi. V 3. Cambridge, Mass. — Harvard College — Bull. Mus. comp. zobl. Voi. XXXI11, XXXIV, XXXV 3-6, 8. — Meni. id. Voi. XX11I 2, XXIV. Chicago — Acad. of sciences — Bep. XL. — ■ Bull. geol. nat. kivi. Survey. N. 2. Christiania — N. Meteorol. Instit. — Rep. Norw. N.-Atl. Exped. 1876->78 N. 12. Danzig — Naturi". Gesell. — Sdir. N. F. Bd. X 1. Harlem — Mus. Teyler — Arch. Sér. 2<-J Voi. VI 5-4. id. — Soc. bollaud. des sciences — Arch. néerl. se, ex. et nat. Sér. 2'' Voi. Ili 3-5. Heidelberg — Nàturbist.-medic. Verein — Verhandl. N. F. Bd. VI 3. Helsingfors — Soc. prò fauna et flora fennica — Aet. Voi. XV, XVII. Konigsberg — Pbysikal.-okon. Gesell. — Schrift. Jbg. XL. Lausanne— Soc. vaud. des se. natur. — Bull. Sòr. 4e Voi. XXXV 134, XXXVI 135. Liège — Soc. géol. de Belgique — Ann. Tom. XXXVI 2-3. Lisboa — Dir. doa trabalhos geol. de Portugal — Carte géol. du Portugal. London — Roy. Soc. — Proceed. Voi. LXVI 427-429. Lyon — Soc. d' agr., se et industrie — Ann. Sér. 7'' Voi. V. - 39 - Madison — Wisc. Acmi. of. se, arte a. lettera — Trans. Voi. XII i. Manchester — Liter. and philos. Soc. — Mem. a. Proceed. Voi. XLIV 2-3. Mexico — Soc. cieut. « Antonio Alzate » — Mem. y Eev. Tom. XII 1-12. id. — Instit. geol. de Mexico — ■ Boi. N. 13. Montevideo — Mus. nacional — An. Tom. III 13. New- York — X. Y. Acad. of sciences, 1. Lyc. of uat. hist. — Ann. Voi. XI 3 XII 1. id. — Pubi. Library — Bull. Voi. IV 3. Paris — Mus. d'hist. nat. — Bull. Ann. 1899 3-5. Philadelphia — Acad. of. nat. scionces — Proceed. 1898 3, 1899 1-2. id. — Amerio, pliilos. Soc. — Proceed. Voi. XXXIX 161. Rochechouart — Soc. Les amia des se. et arts — Bull. Voi. IX 1-3. St. Louis — Acad. of scieuce — Trans. Voi. Vili 8-12, IX 1-5, 7. id. — Missouri botan. Garden — Bep. X 1899. Stockholni — K. Sv. vetensk.-Akad. — Handl. N. F. Bd. XXXII. — Oefevers. Voi. LVI. Toulouse — UniVersité — Ann. Fac. se. Sér. 2e Voi. I 1-3. Washington — Smits. List. — SmitM. misceli. Colini. Voi. XXXIX 1170, XLI 117/-1173. id. — U. S. nat. Mus. — Bep. 1898. id. - U. S. geol. Survey — Moti. XXIX, XXXI, XXXV. — Bep. XVIII 1-5, XIX 1, 4, 6. id. — Volta Bureau — Marriages of the Deaf in America. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt — Verhandl. Jhg. 1900 3-5. Zagreb. — Soc. d'hist. nat. croate — Glasn. God. XI 1-6. DONI DI OPUSCOLI Borghese G. — Novara di Sicilia. (Notizie storiche) — Milano, 1875. 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