"&aoj>fv<\ \'^^\ HARVARD UNIVERSITY LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOQY j\A>viSav>L£uQ_ \2. W^ Ili' iiiitiiiiiiiiiimi iiiim iiiiniiiniim iiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiimiiiiiiìT Dicembre 1902. \ «^ v lor Fascicolo LXXV. X^IAIT BOLLETTINO DELLE SEDUTE DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA col RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE e sunto delle memorie in esse presentate. ( NUOVA SERIE ) CATANIA TIPOGRAFIA DI C. SALATOLA 1903. niiiniiimiiiiniimiiiiiimmiiiiiiimiiiiniiii 'iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimimimiiiiiiim INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO Rendiconti Accademici Verbale dell' adunanza del 16 Dicembre 1902 pag. 1 Note presentate Prof. A. Ricco — Eilevamento topografico della lava dell" eruzione Etnea del IH92 . .' > 5 Prof. F. Cavarci — Intorno alla opportunità di tentare delle culture al- pine sulP Etna ..........'» 8 A. Mascari — Sull' indipendenza dei due fenomeni solari : facule e ])ro- tuberanze ...........; 19 Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio e in dono, presentate nella seduta del 16 dicembre 1902 » L'4 Elenco delle memorie pubblicate nel volume XVI degli Atti in corso di stampa ............ :^ 29 Y \ir» Dicembre 1902. Fascicolo LXXV. AGCADEIIA GIOENIA DI Seduta del 16 Dicembre i902. Presidente — Prof. A. Ricco Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI Sono presenti i socii Ricco, (Jlementi , Ronsisvalle , Basile, Feletti, Di Mattei, Lauricella, Pieri, Staderini, Cavara, Grimaldi. Viene letto e approvato il processo verbale della seduta pre- cedente. Il Presidente nelP inaugurazione del nuovo anno accademico, 80*^ dalla fondazione dell'Accademia Gioenia, pronuncia il seguente discorso : « Confermato dalla benevolenza dei chiarissimi Colleghi, per la terza volta in questo importante ufficio, ho l'onore di inaugurare 1' anno 80" accademico dell' Accademia. In questo momento in cui siamo lieti di rivederci per ripren- dere i nostri lavori, sentiamo il dovere di ricordare la dolorosa perdita che 1' Accademia ha subita colla morte del D.r Paolo Berretta , prof, di Patologia Generale Jiella R. Università di Catania, Cav. Ufficiale della Corona d'Italia, uno dei più antichi socii dell' Accademia e membro quasi perpetuo del Consiglio di Amministrazione. Egli contribuì ai lavori dell' Accademia con varie memorie, fra le quali è degna di singolare menzione quella sull' Estro bovino. n chiarissimo socio prof. Capparelli ha cortesemente accettato dall' Accademia il mesto e doveroso ufficio di scriverne la necro- logia per il nostro Bollettino, ed egli lo farà colla dovuta compe- tenza, che io non potrei avere , il che mi esime dal dire altro sui meriti del caro collega estinto. Ancora un' altra nota triste : il Cav. Salvatore Gioeni, dei Duchi d'Angiò, testò è mancato ai vivi. Egli discendente del- l' illustre e benemerito fondatore di questo sodalizio, aveva diritto alla maggior considerazione i)i subito che quelle piantiue, tanto più care iu quanto erano le sole che adornavano il recinto deìV Osservatorio, non erano cosa spontanea , ma bensì portatevi dall' intelligente custode , Sig. Galvagno , il quale compiacevasi nel vederle atte- chite e moltiplicarsi a meraviglia. Evidentemente il riparo del muro contro i venti di tramon- tana, e sostanze organiche, date dai rifiuti del ricovero alpino e dagli escrementi dei muli delle comitive , giustificavauo il rigo- glio di quella umile vegetazione. Ebbi a notare inoltre che anche a destra dell' Osservatorio si notavano qua e là esemplari delle dette due specie in punti certo meno riparati dalle bufere. Co- sichè si riapriva 1' animo alla speranza in quanto non era esclusa la possibilità di fare attechire altre specie in quei paraggi. Ma viene ora si)ontanea una domanda. (») nelle due si)ecie acclimatate all' Osservatorio e altre che crescono al Piano del Lago e in tutta la regione scoperta {Astra- (jalus Siculus, Berberis aefnensis, ed altre) sono esse a considerarsi veri rappresentanti di una flora alpina e tali da incoraggiare la istituzione di un giardino alpino sul!' Etna ? È difficile invero rispondere a tale domanda. La esistenza di una flora alpina è stata ammessa dagli uni (Parlatore, Nicotra etc.) negata o discussa da altri (Tornabene, Carnei, Strobl.) Il Bacca- rini (1) mi sembra aver posta la questione nei giusti suoi termi- ni. « Si è discusso, egli dice, se l'Etna ospiti ancora i rappre- « sentanti di una flora alpina. La discnssi(me è in gran parte « derivata da diversità d' interpretazione di questa frase : poiché « se con essa si deve intendere ogni società vegetale che , qua- « lunque sia la sua origine si è adattata alle parti(;olari condizioni « di clima dominanti iu alta montagna, e segnatamente alla bre- « vita del periodo vegetativo , è innegabile che la vegetazione « dell' alto Etna acquista più di un carattere di vegetazione al- « pina, ed il Nicotra, iu ispecie, ne ha segnato con precisione le « linee fondamentali, ma se per flora alpina devesi intendere una (1) Baccarini P. — Appunti sulla vegetazione di alcune parti della Sicilie Orientale, N. Gior. )jot. ital. Ott. 1901 voi. VIZI N. 4 p, 590. — 12 — « colonia vegetale di piante termofuglie clie dati dall' ei)Oca gla- * ciale e che sia stata respinta siili' alto della montagna in se- « guito ai mutamenti di clima sopravvenuti posteriormente nelle « zone meno elevate, io credo che gli elementi veramente alpini « sieuo ben rari sull' Etna. » Ciò ammettendo (il che corrisponde anche al nostro modo di vedere) utilissimo dovrebbe tornare il tentativo di installare sul- 1' alto Etna rappresentanti tipici delle Alpi o della zona alpina di altri sistemi montuosi , i)er vedere se e fino a qual punto vi possono prosperare, per potere giudicare se la loro mancanza sul- 1' Etna sia da ascriversi al complesso di cause contrarie inerenti a questa montagna per se stessa, o non i)iuttosto a circostanze sfavorevoli che hanno agito tanto per 1' Etna quanto per le Ne- brodi , la Sardegna ed altre montagne meridionali, povere in rap- presentanti della tlora alpina. Ecco un primo problema d' ordine artatto teorico che si af- faccia a noi e che può giustificare da solo il tentativo che ci proponiamo. Ma molti altri sono i quesiti la cui soluzione si con- nette colla istituzione di giardini alpini , gli uni riferentisi alla dibattuta questione della mobilità e fissità della specie, gli altri al grado di adattamento al clima, all' intiuenza che esercitano la temperatura, la natura del suolo, come lo stabilire i limiti alti- tudinali, etc. etc. Tutto questo ci porta a dire dei giardini alpini, di coteste istituzioni le quali sorte da non molto tempo hanno raggiunto notevole sviluppo richiamando l'attenzione e l'a])poggio di asso- ciazioni ed anche di governi. Il gusto sempre crescente dell' alpinismo e la reazione al van- dalismo perpetrato specialmente nelle alpi svizzere a danno della flora alpina da parte di collezionisti e di orticultori, hanno pro- mosso il movimento a favore di parchi e giardini alpini. Un' associazione sorta or sono quasi veut' anni in Isvizzera per la protezione delle piante alpine metteva in atto il proposito (li creare un asilo , un recinto che potOvSse offrire condizioni di incoluniitài a quelle fra le più rare e le piìi minacciate dalla ma- no vandalica o dalla cieca speculazione , colla istituzione di un «;iardino alpino, la Linnaea., a Bourg-Saint-Pierre sulla strada del (Iran S. Bernardo, all'altezza di 1080. Si costituì un comitato internazionale di 25 membri, si com- l)rò il terreno e vi si istituirono colture che raggiunsero in po- chi anni un notevole sviluppo. La direzione fu affidata al iSig. Henry Correvon , apostolo entusiasta della protezione delle piante alpine e della loro col- tura, direttore contemporaneamente di un giardino di acclimata- zione a Ginevra. Nella « Linnaea » furono dipoi introdotte specie esotiche di altri sistemi nnmtuosi, come Pinerei , Caucaso , Ima- laia, etc. cosichè gli scopi della istituzione vennero allargandosi a beneficio degli amatori e della scienza. Sull'esempio della «Linnaea» altri giardini alpini sorsero da varie parti, così la « Daphnaca » che per iniziativa del C. A. L se- zione di Milano, e sopratutto dei membri Sigg. Conte Lurani e Ing. Artaria sorse al M.^'' Baro sopra Lecco, a 800 m. circa sul livello del mare ; la « Eambertia » altro giardino istituito a « Eochers de Naye » a 2000 m., del quale fu affidata la Direzione dapprima al Jaceskwi poi allo stesso Correvon di Ginevra; altri si tentarono a « Creux du Van » nel Giura e a « Ballon d'Alsace » nei Yosgi. Pochi anni or sono si inaugurò pure un giardino alpino al piccolo S. Bernardo cui fu imposto il nome di « Chanousia » in onore dell' Ab. Chanoux, Rettore del Rifugio e appassionato cultore delle piante alpine. Sorge quest' ultimo a 2200 m. ed in ottima situazione. Anche presso i Tedeschi, costituitasi la società per la prote- zione e la coltura di piante alpine, si vennero istituendo giardini alpini, fra i quali vanno ricordati quello sul Schachen (1867 m.) presso Garraisch (Baviera) sotto la Direzione dell' eminente Prof. Goebel, e l'altro di Gschmtzthal (2000 m.) diretto dal Prof. Wett- stein di Wienna. Un tentativo fu pure fatto or sono alcuni anni , dallo scri- vente a Vallombrosa, sopra Firenze, (957 m.), e circa 200 specie — 14 — di piante alpine ott.ennte jiarte da semi, parte acqnistate dal j-iar- dino di aocliniatazione di (linevra, lacovauo bella mostra di se Del 1899 anno in cui cj;li lasciò quella località, cosi adatta per simili istituzioni. Quali sono le condizioni clic si riscontrano in codesti giar- dini alpini? Anzitutto è da rilevare, come i fin qui citati sieno stati istituiti in località delle Alpi, degli Appennini o di altre montagne che presentavano di già o una tlora alpina , o subalpina o montana ; la riduzione loro quindi a scoi)0 di alpineum non poteva presen- tare gravi difficoltà. Tenendo conto poi delle esigenze proprie delle piante alpine che si riassumono in spiccato bisogno di luce, di una certa som- ma di calore atta a fiir compiere il loro ciclo di sviluppo in un periodo di tempo relativamente breve, e di una costante umidità, sonosi evidentemente utilizzate le migliori risorse offerte dalle lo- calità di impianto, aiutandole con opportune disposizioni artificiali. Così è prevalso quasi sempre il criterio di meglio assicurare e riparare coteste piante alpine dalla secchezza e dagli sbalzi di temperatura col sistema delle cosidette rocaillcs , valendosi o di roccie in posto o ad arte disposte, con fenditure o crepacci atte ad accoglierne le radici, i rizomi, i bulbi. È una disposizione protettiva che viene consigliata dagli stessi esempi naturali. Non sono state tuttavia escluse le aiuole {Plate- handes) per tante specie che amano terreno profondo e molta lu- ce, sempre quando la voluta umidità poteva essere assicurata an- che cou questo sistema meno atto a conservarla. La questione dell' acqua necessaria a questi giardini alpini si è fatta spesso rilevare nelle relazioni che sono state date dai rispettivi direttori. Per quanto situati ad altitudini non eccessive , sicché nelle Alpi e altrove sovrastano ad essi valloni ricchi di acqua, o ghiac- ciai, o nevi perpetue il cui disgelo alimenta sorgenti nella sotto- stante regione, tuttavia per alcuni di tali giardini, ad es. la stessa « Linnaea » la « Rarabertia » la « Daphnaea » l'acqua vi è piut- tosto deficiente, anzi pel primo di questi giardini che è anche il — 15 — più importante si sta pensando ad una conduttura. Al M/^ Baro si istituì un serbatoio, e per la « Rambertia » si praticava la raccolta dell' acqua in tini o botti interrate, esposte nella stazione delle piogge o dalle nevi, e da servire per l'annaffiamento nei mesi caldi. La « Cliauousia » invece trovasi in eccellenti condizioni a questo riguardo, essendo intersecata da due corsi d' acqua perenni. Una condizione di gran momento è la cura , 1' assistenza di che hanno tanto bisogno colture alpine, per non essere soprafatte da erbe volgari o comunque nel loro sviluppo. La custodia di tali giardini alpini è affidata a persone esperte, per lo i)iù abitanti in paesi vicini ai giardini stessi, le quali pos- sono sorvegliare le colture, curare le semine, i trapianti , e sba- razzare il terreno delle erbaccie nocive, non che fornire secondo delle specitiche esigenze il terreno adatto , or calcare or siliceo , terriccio di bosco, terra di castagno, di erica etc. Infine è pure di rigore una tutela contro specialmente gli animali erbivori, le capre e le pecore, il vero flagello delle piante alpine, il « rasoio del globo» come le ha spiritosamente chiamateli Lévier. A tale scopo i giardini sono stati cinti o da muri a secco, o piti spesso da reti di ferro. 8i comprende, dal fin qui esposto, che tali giardini alpini, importino non indifferenti spese di impianto e fondi necessari per il continuato loro sviluppo. La « Linnaea » oltre l'appoggio incondizionato della Società protettrice delle piante, ebbe una prima volta 1000 lire dal Go- verno federale, il quale in seguito le assegnò 500 lire annue. Per altre 100 lire annue vi contribuisce il Principe Ferdinando di Bulgaria. Per la fondazione del Giardino alpino « Chanousia » si rac- colsero in Val d' Aosta oblazioni per 2000 lire, e il Club Alpino Torinese si impegnò ad un assegno annuale. Dopo questa disamina delle condizioni presentate dai giardini alpini funzionanti altrove, emerge di per se la somma delle dif- — 16 — ficoltà che si presentano a noi per l' instaurazione di colture alpine sull'Etna ove molte cause «li contrarietà si sommano. Al terreno sterilissimo dato da lapilli e ceneri vulcaniche, si aggiunge l'azione disturbatrice difficilmente riparabile dei venti, una bassa temperatnra, un brevissimo periodo vegetativo, le nevi sciogliendosi a fin di (liugno o in Luglio e cadendo di nuovo a fin di Settembre. Si aggiungano le emanazioni deleterie di vapori acidi solforosi o ammoniacali delle fumarole che sono a breve distanza daW Osservatorio e dello stesso cratere, portate dal vento e lambenti il terreno che si vuole adibire a coltura, e vi è da lamentare da ultimo la mancanza di acqua, che costituisce il piìi sentito bisogno delle piante. Ad alcune di queste difficoltà a1)biamo pensato come ripa- rare. La natura del terreno potrà essere corretta con terriccio di castagno che è facile cosa provvedere dalle sottostanti regioni, e con stallatico che si ha dalla scuderia dell'Osservatorio. 11 riparo contro i venti si ha già in parte nel muro della terrazza prospi- ciente 1' edificio , il quale può essere ad occidente ancor di più elevato. Dietro 1' Osservatorio poi evvi un irregolare spaccato di lava antica compatta , tagliata a picco per alcuni metri e che a parer mio si dovrebbe prestare per uso di rocailles adattandovi con cemento pezzi di lave e scorie. Due o tre piante della zona scoperta furono già da me in tal guisa situate fin dal Settembre scorso a titolo di primo sperimento. Egli è certo che in tale roc- cia le piante se pur non godono di molta luce, sono riparate assai bene dal vento ed anche dalle emanazioni acide delle fumarole. Riguardo al bisogno di acqua, è d' uopo studiare il modo di raccogliere e conservare l' acqua di pioggia che cade sul tetto dell' Osservatorio. Gravi difficoltà si frappongono alla instaurazione di vasche sia nei pressi dell'edificio che entro questo. Anzitutto la poca stabilità del terreno , poi V immancabile azione del gelo compro- mettono la solidità di una vasca in muratura per cui il Profes- sore Ricco preferirebbe di sostituire alle vasche dei vasi di zinco i quali cedendo per elasticità all' aumento di volume del ghiaccio è difficile subiscano rotture se ben confezionati. Ad evitare ])(>i un sovercliio consnmo
  • ortaiite serie di bordi solari disegnati a Catania, Roma e Zurigo e pubblicati nei volumi delle Memorie degli Spettroscoiìisti Italiani. Per meglio ricercare le coincidenze nella manifestazione delle facole solari osservate in iìr(Kssimità del lembo solare e le protu- beranze , presi in considerazione prima, per quanto mi fu possi- bile, tutti i gru])pi di facole che accompagnavano le macchie al loro nascere al bordo orientale del Sole o al loro tramonto allo altro bordo, e che poterono essere osservate nelle due annate del presente minimo solare 11)00-1901. Come si sa i gruppi di macchie solari sono sempre attorniati da facole, le quali sogliono essere in questi casi anche fra le più vive di quante altre se ne osservano sul disco del Sole. La scelta di questi gruppi di facole dovrebbe rendere quindi più agevole la ricerca della coincidenza delle medesime con la comparsa delle protuberanze, e la scelta di queste due annate ne facilita ancora più lo studio perchè in esse, essendo 1' attività dei varii fenomeni solari molto ridotta, questi gruppi si presentano all' osservazione l)iù isolati e meglio distinti. In pari tempo tenni presente di confrontare principalmente i gruppi di macchie apparsi al bordo Est, in un determinato giorno d'osservazione, con la cromosfera e con le protuberanze osservate nel medesimo giorno o nel giorno precedente , e quelli osser- vati al bordo Ovest con le protuberanze o con la cromosfera del medesimo giorno d' osservazione delle macchie e facole o del giorno susseguente. L' esame però di questi casi che avrebbero dovuto essere de- — 21 — cisivi per la prova della corrispoudenza fra tacole e protuberau- ze (1) ci uiostrauo non solo come la loro presenza sulla regione facolata sia un caso raro, ma indicano ancora che neanche la cro- mosfera sia molto influenzata dalla loro presenza quantunque tali facole sieno sempre le piìi appariscenti. Un risultato parimenti negativo ci dà 1' esame generale di tutti i gruppi di facole, osservati in questi due anni , usando lo stesso criterio di confronto tenuto per i gruppi precedenti; difatti si ricava dai due anni 1900, 11)01, che su 642 gruppi di tacole, osservati in prossimità dei lembi dell' intiero disco del sole, con- frontato ciascun gruppo con le osservazioni della cromosfera, al- meno di due giorni consecutivi, solo 34 protuberanze superiori a 30" d' altezza, si notarono su di essi, mentre le protuberanze os- servate nei giorni in cui furono viste le facole ammontano a 282! Cioè a dire che di 282 protuberanze 34 si elevavano su grupi)i di facole e 248 erano indipendenti da queste. In 215 casi poi si può dire che si sia riscontrata cromosfera agitata, o sovraelevata , o con getti, cioè quasi in 1/3 di casi di gruppi di facole; con questo che la estensione della base delle protuberanze, o della cromosfera perturbata è stata quasi sempre inferiore , e di molto , all' estensione in meridiano , al corrispon- dente gruppo di facole, nei casi in cui si è avuta una coinciden- za nei due fenomeni. Con risultati così negativi non si potrebbe in alcuna manie- ra, anche lontanamente, dedurre che facole e protuberanze pos- sano essere la medesima cosa, o il medesimo fenomeno osservato in fasi diverse. Ma altre considerazioni suffragate dalle osserva- zioni di parecchi anni militano contro a quest' ipotesi. Se le pro- tuberanze fossero le facole, o le parti alte delle medesime, è chiaro che le zone di manifestazione delle prime dovrebbero essere an- (1) Nel seuso più largo, sotto il uonie di protuberanze si designauo le mi- nime sovraelevazioui della cromosfera , come le più alte e le più gigantesche ; però ordinariamente riteniamo col Secchi (Le Soleil 2" p*' , pag. 37 — Paris 1875) come protuberanze quelle che si elevano al disopra di 30" , le più basse le no- tiamo nella categoria dei gotti. che quelle delle seconde ; in altri termini la frequenza delle fa- cole e delle protuberanze dovrebbe mantenersi , non dico uguale nelle varie latitudini, ma almeno concordante, ossia facole e i)ro- tuberauze dovrebbero avere un comportamento [parallelo ; ciò che non si ha dai risultati ottenuti. Difatti considerando la media fre- quenza delle facole e delle protuberanze , distribuite secondo la loro latitudiue eliogratìca in zone di 10° in 10" , dall' equatore ai poli, e ricavata dalle osservazioni di Catania dalle annate che vanno dal 1894 al 1901, si ha che gli andamenti della media fre- quenza delle facole e delle protuberanze sono su ogni zona del tutto dissimili, e a chiare note non possono che esprimere e te- stimoniare — Boll. 1902. N. r)-0. Modena — R. Acc. di se, lett. e arti — J/em. Voi. XII parte 2'' —Voi. III. Ser. 3'. id. — Le Staz. sperira. agnirie ital. — XXXV fas. 2-9. Napoli — R. Acc. med.-chir. — Atti, marzo-maggio 1902. id. — Arch. di ostetr. e giuocol. — maggio-novembre 1902, — Bend. Acc. se. fia. emat. apr. -luglio 1902. id. — Annali di nerrologia — Anno XX. 2-4. Padova — La uuova Notarisia — luglio e ottobre 1902. Parma — Assoc. rned. chir. — Bend. auuo III. 6-10. Palermo — R. Acc. di se, lett. e arti -- Atti. Voi. VI. id. — Soe. sicil. per la storia patria — Arch. st. sic. Voi. XXVII 1-2. ludice generale (1873-1900). Pisa — Soc. tose, di se. uat. — Atti. Voi. XVIII. Roma — R. Acc. dei Lincei — Eend. CI. se. fis. mat. e nat. Voi. XI. 1° sera. 1902 fas. 10-12 — Voi. XI. 2'^ sein. 1902 fas. 1-11. ìd. — Acc. pontif. dei u. Lincei — Atti Sess. 4-7 1902. id. - R. Comit. geol. d' Italia — Boll, anno 1902 N. 1-2 id. — Soc. geogr. ital. — Boll, giugno-dicembre 1902. id. — Soc. geol. ital. — Boll. Voi. XX append.— Voi. XXI. 1 2. id. — Soc. zool. ital. — Boll. Anno XI fas. 1-2-3. id. — Archivio di farmacologia — Voi. I. fas, 5-8 -- 11-12. Sieua — Rivista italiana di se. nat. — Anno XXII. 5-12. Torino — R. Aee. di medicina — Giorn. aprile-settem. 1902. Venezia — R. Istit. veneto di se, lett. e art. — Atti Voi. LXI fas. 6-10. Verona — Acc. di agricolt., se, lett., arti e comm. — Meni. Voi. II. Serie 4*. ESTERO Aguascalientes — El lustructor — 1902 N. 1-6. Augsburg — Naturwiss. Verein — Ber. 1902. Berlin — K. Preuss. meteorol. lustit. — Ber. iiber die That. 1901. — Erg. Beob. Stat. II u. IlIOrdn. 1897-3 Bonn — Naturhist. Verein — Verhandl. Voi. LVIII 1 e 2 — LIX 1. id. — Niederrheiu. Gesell. — Sitzungsber. 1901. 1 e 2—1902 1. Bordeaux — Comm. météorol. de la Giroude — Observ. pluv. -terni. 1900-901. id. — Soc. dea se. phys. et natur. — Me'm. Serie 6* Voi. 1°. — Proc. verb. 1900-01. Boston — Americ. Acad. of arts a. sciences —Proceed. Voi. XXXVII. 9-10-12-22. id. — Soc. of. nat. history — Proceed. Voi. XXIX 15-18— Voi. XXX 1-2. Bruxelles — Acad. r. de médecine de Belgique — Bull. Voi. XVI. 4-9. — Mém. coiir. Voi. XV. 9. ìd. — Soc. entomol. de Belgique — ■ Ann. Voi. XLV. id. — Soc. belge de géol. de paléontol.et d'hydrol. — BuU.seT.2^ voi. VI. 1-3. Budapest — K. M. Tudom. Akad. — Mathem. termész. kozl. fase. XXVIII. — ilathem. termész. erfs.Vol.XIX 3.0-XX 1.2, ìd. — K. M. Termész. Tàrs. —Math. u. naturiviss. Ber. Voi. XVII. Cambridge, Mass.— Harvard College— J/ewi. Voi. XXVII-l XXXVIII-XXXIX 3-4 XL 2-3-XLI 1. — 26 — Chicago — Acad. of sciences - Bull. Voi. II N. 3. — Bull. gfol. vai. hist. Survey. N. IV. Cincinnati — Lloyd Library — Bull. N. 4. Ciilinar — Naturhist. Gesell. — Mitthen Voi. VI. Davenport, Iona — Acad. of int. sciences — Proceed. Voi. Vili. Dresdea — Natiirwiss. Gesell. « Ms* —SUzunfishtr. u. Abhandl. genu.-giugno 1902. Franltfurt a/M. - Senkenberg. uafeurf. GeseW. ^Ahhandl. Voi. XXV. .S. Fribourg — Soc. fribourg. des se. iiatnr. — Bull. Voi. IX. Halle a. S. — K. L.-C. d. Akad. der Naturf. — Verhandl. Voi. 77-79. Harleni — Mus. Teyler — Arch. Voi. Vili. 1. ' id. — Soc. hoUaud. des sciences — Arch. néerl. se. ex. et nat. Voi. VII. 2-5. Heidelberg — Naturhist -medie. Verein — Vcrhaudl. Voi. VII. 1-2. Hennannstadt — Siebenbiirg. Verein filr 'Nsitnrwis». —reraìidl.u.ilittheil. voi. hi Kansas — Uuiversis. Bull. Voi. II 7-8. Lausanne — Soc. vaud. des se. natnr. - Bull. N. 143 e 144. XXVIII 4. Liège — Soc. géol. de Begicjue — Auii. Voi. XXIX. 12-3. London — Roy. Soc. — Proceed. N. 460 e 462-468. Lyon — Soc. d' agric, ac. et industrie — Ann. Voi. VIII. Mancliester — Liter. and philos. Soc. — Mem. a. proceed. Voi. XLVI. 6. Marseille — Fac. des sciences — Ann. Voi. XII. Mexico — Soc.;cient. « Antonio Alzate » -Mem. // Rev. Voi. XIII 3-4 Voi. XVI 2-6. MOSCOU — Soc. inipér des Naturalistes — Bull. 1902 1-2. Miinclien — K.B. Akad. der Wissenschaften— J6fifl»jrfi. math.-phys. r/.Vol.LXXIII 3. Neuchatel — Soc. des se. natur. — Bull. Voi. XXVII. New-York— N. Y. Acad. of. sciences, 1. Lyc. of. nat. hist. — ^loi. Voi. XIV part. 2* id. —Pubi. Library - Bull. Voi. VI. .5-11. Niirnberg Naturhist. Gesell. — laresb 1900 Voi. XIV. Paris - Mus. d'hist. nat. — Bull. 1901 7-8-1902 1-4. id. — Soc. zool. de Frauce — Bull. Voi. XXVI. Philadelphia — Acad. of. nat. sciences — Proceed. Voi. LUI sett.-dic. 1901. id. — Americ. philos. Society — Proceed. N. 167-168. RochecllOliart - Soc. Les amis des se. et arts — Bull. Voi. XI 6. Rennes — Uuiversitè — Iravana scient. Voi. I 1. Rovereto — I. R. Acc. di se, lett. e arti degli Agiati — Aiti Voi. Vili. 2. Santiago — Soc. scient. du Chili — Ad. Voi. XI 4-5. Stuttgart — Verein fiir vaterliind. Naturk. in Wiirt. — JahreKheft. Voi. LVIII. Tokyo — University — Caleud. 1901-902. — Journ. < oli. of. se. Voi. XVI part., 2'' ar. 6-14. Voi. XVII part. 2^ art. 7-10. Voi. XVIII part. 3'. Toulose — Université — Ann. Fac. se. Voi. IV. 1-2. Tufts College, .Mass — Tufts College — VII. — Prof. G. P. Grimaldi — Sulla inondazione di Modica del 26 Set- tembre 1902 (pag. 37). » VIII. — Prof. A. Ricco e lug. S. Arcidiacono — L' ei-uzione dell' Etna del 1892 — Parte II. Diario della eruzione (pag. 86). » IX. — D.r G. Marletta — H secondo teorema deila media per gì' inte- grali multipli (pag. 10). 3 2044 093 290 138