Autorizzazione Tribunale di Milano n. 479 del 15 Ottobre 1983 Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/C Legge 662/96 - Roma Aprile 2003 spedizione n. 1 - 2003

ISSN 0394-7149

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QUOTE SOCIALI 2002

Categorie di Soci

CEE

ESTERO

Enti, Istituzioni, Sezioni

51,65

61,97

Sostenitori (minimo)

46,48

77,47

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33,57

43,90

Giovani (fino 25 anni)

18,08

23,24

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Allegato al Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): I, [2002] 2003 Società Italiana di Maiacoli-gia

ERRATA CORRIGE

Didascalia per seconda di copertina. Supplemento 4 - 2002:

Cover (from top co bottom) feeding behaviour of Philippine cones: Conus textile stinging a turbimd prey; Conus magus stinging a fish; Conus monachus stinging a fish and C. monachus (same specimen) ingesting the fish. Photos by Kerry S. Matz, courtesy of Dr. Baldomero Olivera.

Didascalia per il foreward, pagina 2:

Figures 1-4 (Photos by Kerry S. Matz, courtesy of Dr. Baldomero Olivera): feeding behaviour of Philippine cones (see also cover figures). 1. Conus striatus hunting. 2. Conus geographus searching for a fish. 3. Conus bullatus stinging a fish. 4. C.bullatus (same specimen) ingesting the fish.

Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 133-134, [2002] 2003 - Società Italiana Malacologìa

In ricordo di Giuliano Ruggieri (1919-2002)

Nell’aprile 2002 si è spento Giuliano Ruggieri, scienzia- to di prima grandezza nel firmamento della Paleontolo- gia Italiana. Nato ad Imola e docente all’Università di Bologna, si trasferì a Palermo nel 1956 tenendo la dire- zione dell’Istituto di Geologia fino al 1985 nonché la cattedra di Paleontologia e, poi, dal 1964 al 1989, quel- la di Geologia.

Dotato di grande cultura e vivace ingegno. Giuliano Ruggieri ha incarnato la figura dello scienziato di “stile classico”, dai molteplici interessi, nel solco della tradizio- ne paleontologica siciliana che ebbe in Gemellato e Seguenza i più grandi interpreti. In particolare, dedicò tutta la vita, per oltre sessanta anni di attività, a studi geopaleontologici e stratigrafici, occupandosi di numerose tematiche paleontologiche quali quelle riguardanti i Trilobiti e gli Ostracodi paleozoici, i Briozoi, i Foraminiferi, ma soprattutto i Molluschi e gli Ostracodi del Neogene e Quaternario marino, specie dell’Emilia Romagna, Calabria e Sicilia. Negli ultimi due “gruppi sistematici” eccelse apportando contributi sostanziali e innovativi per lunghi anni specie in campo tassono- mico, stratigrafico e paleoambientale.

Nell’ambito degli Ostracodi (Crostacei) poi, fu un autentico caposcuola in Italia, isti- tuendo anche una trentina di nuovi generi e oltre 130 nuove specie. Le sue approfondite ricerche ebbero notevole risonanza in Italia e all’estero con numerosi proseliti presso uni- versità italiane e collaborazioni scientifiche anche internazionali, specie con la scuola inglese di Leicester diretta dal compianto professor Sylvester - Bradley.

Nell’ambito degli studi stratigrafici dedicò sempre particolare attenzione alla biostrati- grafia e cronostratigrafia del Neogene e Quaternario marino con continue innovazioni, istituendo e/o emendando, fra l’altro, un nuovo piano geologico e tre sottopiani del Plei- stocene inferiore con i biostratigrafi palermitani e parmensi, e un nuovo piano del Plei- stocene medio.

Il Suo contributo culturale non fu rivolto solo agli specialisti ma anche ai giovani ricer- catori estranei alla comunità scientifica universitaria, oltre naturalmente ai suoi allievi, cui fu prodigo di insegnamenti da impareggiabile maestro, manifestando sempre grande umanità e cordialità.

L’attività di ricerca scientifica globale di Giuliano Ruggieri è documentata da circa 300 pubblicazioni. Tra i contributi scientifici più importanti, oltre a quelli riguardanti il Neogene e il Quaternario marino prima menzionati, si annoverano: la cosiddetta “teoria

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del disseccamento” del Mediterraneo nel Miocene superiore, ripresa ed ampliata, e la mappatura ed interpretazione della regione a falde di ricoprimento del Montefeltro nel bacino della Marecchia (province di Forlì e Pesaro).

Il Nostro è stato insignito di alcuni importanti premi, fra i quali “l’Antonio Feltrinelli (1991), nonché della laurea honoris causa in Scienze Geologiche nel 1989- Fra le collaborazioni scientifiche quale socio di varie riviste, fu per lunghi anni direttore responsabile del Comitato di Redazione del “Naturalista Siciliano”, organo della Società Siciliana di Scienze Naturali nonché membro della redazione scientifica del Bollettino Malacologico, organo della Società Italiana di Malacologia, apportando contributi scien- tifici originali.

G. Buccheri

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Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 135-138, [2002] 2003 - Società Italiana di Malacologìa

Mediterranean Gastrochaenidae (Mollusca: Bivalvia)

Pao/o Giulio Albano

KEY words: Mollusca, Bivalvia, Gastrochaenidae, Mediterranean Sea, systematics

ABSTRACT The systematic arrangement of Mediterranean Gastrochaenidiie is discusseci. aimhylwphila Pallary, 1900 is here considered a junior synonym of Gtiüntcbiiena diibia (Pennant, 1777).

RIASSUNTO Viene discussa la sistematica della famiglia Gastrochaenidae in Mediterraneo. Ciiairhitnlct cyrnhimn (Spengler, 178.^), specie lessepsiana rinvenuta finora in Mediterraneo lungo le coste di Israele, è caratterizzata da valve subrettangolari e dall'abitudine di costruire un nido calcareo segmentato e liscio. Gastrncbtiena dahia (Pennant, 1777), specie ad ampia distribuzione atlantica e mediterranea, possiede valve ovali. Generalmente vive all interno di rocce, ma è in grado di costruire nidi calcarei sia attaccati ad oggetti solidi che a stanti. Questi nidi sono comunque ben diversi da quelli di C/iairbitiila cymbwm in quanto non segmentati e costituiti da ttibercoli calcarei prodotti dall'animale e da detriti. Gastrm'haaia conchylinphilu Pallary, 1900, specie descritta per l'Algeria e segnalata dal Marocco, è ritenuta sinonimo juniore di Gastrncbaena dubui in seguito allo studio del materiale con- servato nella collezione Dautzenberg presente nell'Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique di Bruxelles.

P. G. ALBANO, via Montebello, 7 1-40121 Bologna, Italy. Email: bib854.s(!?'iperbole. bologna.it

INTRODUCTION

The most recent catalogue ot Mediterranean molluscs (Sabelli, et al., 1990) and its update (CHIARELLI, 1999 - “Nuovo catalogo delle conchiglie marine del Mediterraneo” (the file can be down- loaded at http://www.aicon.com/sim/download.html) list three species of Gastrochaenidae:

Gastrochaena michyliopbila Pallary, 1900 Gastrochaena cymbiiwi Spengler, 1783 Gastrochaena dnbia (Pennant, 1777)

Here a new systematic arrangement of the family is proposed: Family Gastrochaenidae Gray J.E., 1840 Gtcms, Cucurbitula Gould, 1861

Cucurbitula cymbiuiu Spengler, 1783 Genus Gastrochaena Spengler, 1783

Gastrochaena dubia Pennnat, 1777 = Gastrochaena conchyliophila Pallary, 1900

DISCUSSION

Genus Cucurbitula Gould, 1861

Type species: Fistulana lagenula Lamarck, 1801 [= Gastrochaena c_yw3///w Spengler, 1783]

Remarks: Oliver (1992) described the genus concisely: “Shell oblong with a pronounced anterior margin. Forming a sectioned calcareous case cemented to dead shells.”

Cucurbitula cywhium (Spengler, 1793)

Fig. 2, 7-8, 16

Description: Valves subrectangular, dorsal and ventral margin almost parallel. Sculpture of growth lines usually more evident anteriorly.

Habitat: This species inhabits offshore infralittoral soft bottoms where it builds up a calcareous case (fig. 2, 16) attached to hard

objects, often old bivalves. The case is segmented with every seg- ment smooth. It rarely contains sand grains or coarser material. Distribution: C. cynibium is a lessepsian immigrant (Barash & Danin, 1972). The Mediterranean distribution appears to be limited to the Israeli coast. Elsewhere it is a widespread Indo- Pacific species (Oliver, 1992).

Genus Gastrochaena Spengler, 1783

Type species: Gastrochaena cunetformis Spengler, 1783

Remarks: Oliver’s (1992) description of the genus is: "Cavity flask shaped, siphonal openings fused. Small shells. Equivalve. Stron- gly inecjui lateral, beaks close to the anterior. Widely gaping anterio-ven- trally. Outline elongate narrowly elliptical cut away anterio-ventrally. Hinge edentulous. Sculpture of closely set sharp concentric ridges".

Gastrochaena dubia Pennant, 1777 Fig. 5-6, 9-15, 17

Description: Valves ovate in outline, dorsal and ventral mar- gins convex. Sculpture of growth lines, generally coarser ante- riorly where a short radial depression near the umbo may be present.

Habitat: Bored in rocks and other hard objects such as dead shells, intertidally to infralitoral depths. It usually builds up calcareous siphonal tubes which have growth striae. Small sto- nes and other objects are rarely cemented to them. When it bores into shells it frequently builds up a case to protect itself (fig. 15, 17).

Remarks: This encasing ability was already observed in the 19'^'’ century. Jeeereys (1865) recorded the family Gastrochaenidae in British waters: "The only species which we possess (G. dubia} excavates and encases itself in limestone, new-red sandstone, and old shells: someti- mes the case is found free, and incrusted with fragments of shells and grains of sand". WOODWARD (1880) wrote in the description of

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Paolo Giulio Albano

Plate 1, Fig. 1: original label of Gcistrochaeiia conchyliophila Pallary, 1900, Dautzenberg collection in Bruxelles. - Fig. 2: case of Ciiairbttiila cymhmm (Spengler, 1783) (Mediterranean coast ot Israel). - Fig. 3-4: Gastrochaena conchylinphila Pallary, 1900, Dautzenberg collection (Algeria, Mers el Kebir) - Fig. 5-6: Gastrochaena dubtu Pen- nant, 1777 (North Adriatic Sea, 15 miles off Chioggia, -17/20 m, encased in a Laevicardunn oblongum valve) - Fig. 7-8: Cucurbitida cymbium (Spengler, 1783) (Israel, Haifa Bay; dredged, 40m, encased on a valve fragment) - Fig. 9: GastracÌMena dubia Pennant, 1777 (fossil specimen. Pliocene, Spicchio, Empoli, Toscana) - Fig. 10: Gaítroíhíiena didua Pennant, 1777 (case of fossil specimen of previous figure) - Fig. I 1-12: Gastrocbttena dnbia Pennant, 1777 (Spain, Ebro river delta) - Fig. 13: Gastru- chaena Jiibia Pennant, 1777 (Spain, Ebro river delta, case of specimen of previous figures) - Scale bars: figs. 3, 4, 5, 6, 7, 8: 1 mm; figs. 2, 9, 10, 1 1, 12, 13: 5 mm.

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Mediterranean Gastrochaenidae (Mollusca: Bivalvia)

Gaitnchama modiolina Lamarck, 1818 (= G. di/bia)'. “When bur- rowing in oyster-shells it often passes quite through into the ground below, and then completes its adobe by cementing such loose material as it finds into a flask-shaped case, having its neck fixed in the oyster shell. . . Coen & Vatova (1932) described this habit lor Mediterranean specimens collected off Rovinj (Croatia, Northeastern Adriatic Sea): . vive nelle cavità delle pietre o in capsule calcaree poste nell'inter-

no di Bivalvi morti, che fora sporgendo i sifoni, rivestiti pure di un invo- lucro calcareo... [...it lives in stones or in calcareous capsules on dead bivalves, passing through them it builds up calcareous sipho- nal canals...}’’. CoEN (1937) described specimens from the Venice Lagoon: “Degno di nota è il fatto che nella Laguna Veneta si trova la sp. frequente, ma soltanto in valve morte di Venus verrucosa, entro una “cucurbitula" avventizia calcarea interna alle valve della Venus, sulla cui superficie esterna osservasi solo un piccolo foro. In nessun altro caso, su altra specie, trovai mai le Gastrochaena in Laguna. [le is worthwhile to mention that the species is common in the Venice Lagoon, but only in dead Venus verrucosa, in a calcareous case on the inner side of the valves. Only a small hole is visible on the outer side of the valve. Nowhere else I ever found Gastrochaena in the Lagoon] ”.

Past authors have well defined the ability of Gastrochaena dubia. The cases are generally composed by calcareous tubercules compo- sed of many layers produced by the animal. Sand grains and other debris are often cemented too. Again it is worthwhile to quote Jeffreys (1865): “/ have a cluster of a dozen G. d/diia in a single oyster-shell. The case or crypt is thick and composed of a great many layers. The exposed part of it is formed of tubercular concretions of diffe- rent shapes and sizes. . . ".

The cases may be cemented to the host shell or artached ro it only by the siphonal canal. The species is also able to build up cases without being connected to any hard object.

This is a remarkable adapration of rhe species to soft bottoms where it can’t find suitable hard subsrrates ro bore. The Author has been able to observe many specimens from the Northern Adriatic Sea where rhe species is frequenrly dredged offshore. Most of the old valves and shells found on fishing boats operating in the area are colonized by encased G. dubia. Similar specimens were found in the Tyrrhenian Sea in fishermen’s ners operating in 20/30m off S. Marinella (Rome). Conspicuous lonely cases have been found off rhe delta of Ebro river (Spain) (fig. 11-13) and off Grado (Norrhern Adriaric) (fig. 14).

The Author has also observed an inreresting fossil specimen (fig. 9-10) with a case similar to recent specimens from Ebro river and off Grado. Sacco (1901) recorded: “Questa specie tanto abbondante nei depositi litoranei si presenta sia in valve libere, sia sotto forma di astucci claviformi risultanti da un agglomerato di svariati corpuscoli organici ed inorganici, sia sotto forma di moduli entro calcari, specialmen- te crasse valve di vecchie ostriche. [This species is abundant in coastal sediments as loose valves or as flask-shaped cases composed by organic and inorganic debris or in coarse old Ostrea valves}”. However, ft is worthwhile to remember thar somerimes fossil nesrs and cases may be found alone even if they were originally builr up in rhe hard sediment. The matrix may have dissolved and only the nest left. So it is more difficulr to dtaw conclusions on the actual ecology of these fossil specimens.

Fossil flask-shaped cavities made by Gastrochaena dubia are also

recorded in D' ALESSANDRO et al., 1979 from Cagliano Bagno (Campobasso). This reference also gives the fossil ditribution of the species which 1 ejuote hereunder: “{?} Langhiano della Cirenai- ca: “Elveziano" di Giarabub e Aquitania: “Elveziano-Astiano" del baci- no ligure-piemontese: Miocene medio del bacino di Vienna: Pliocene della Valle del Rodano, di Anversa, Emilia-Romagna. Toscana. Calabria. Sicilia: Pleistocene della Sardegna, Monte Mario. Calabria.

Despire this species being able to build a case, I would confirm irs inclusion in rhe genus Gastrochaena Spengler, 1783. The cases are different from those of Cucurbitula cymbium Spengler, 1783, the former being omogeneous and tuberculed, the latter being seg- mented and smooth. The Author observed many specimens of both species and case characteristics are very constant. Moreover valves are also sufficiently different to avoid any species misidenti- fication.

The ability to build up a case has been recently forgotten for G. dubia. Most of the Cucurbitula cymbium reports from other Mediter- ranean localiries than Israeli coasrs, whose idenrificarions were jusr based on rhe presence of a case, are mosr probably cased Gastro- chaena dubia.

Distribution: It is a widespread Medirerranean species, also

present in the Northeastern Arlantic from the British Islands (Jeffreys, 1865) to Morocco (Pallary, 1920) and even to South Africa (fide Tebble, 1976), bur such southern records should be confirmed.

Gastrochaena conchyliophila Pallary, 1900 Fig. 1, 3-4

Description: Quoting from rhe original descriprion: “Les Gastro- chaena ne nous semblent pas siiffisamment étudiés. Nous ne possedons deux formes qui nous paraissent appartenir à deux especes distinctes: I' une de petite taille. trapezoide, haute, à bord anterieur plus déi'eloppé et plus relevé que chez 1' autre: sa taille est minime, les plus grands exemplaires ont 3 mm de hauteur sur 3 de largeur. Elle perfore surtout les gros Pectuncii- liis. C'est à Cette forme ciii’appartient le spécimen de Beni Saf (collection Koch): il ne s'agit pas d'iin feline exemplaire car le sufet en question avait défà formé son tube. Nous possédons aiissi des valves de P. bimaculatus très épaisses. percées de trous qui ont certainement été creiisés par cette espèce. Sur un espece de deux centimetres cam's on pent compter pr'es de vingt ouver- tures de Gastroch'enes. Si cette forme n'a pas encore été décrite nous propo- sons de la nommer G. conchyliophila. Ce Gastrochaena possede un canal tres long, souvent flexueux, à peine plus large a la base qu'a l'ouverture et rarement endiiit. Ce canal est ton jours tres finement strié en travers. Nous avons observé cette curieuse forme sur des Pectiincidus. Purpura. Spondyliis. Conus et Mytilus.

Distribution: Gastrochaena conchyliophila Pallary, 1900 is known from rhe rype locality, Oran (Algeria), and from Morocco (Pal- lary, 1920 and Pastelir-Humbert, 1962).

Remarks: The author was not able to trace rhe holorype. It is not present in the Museum National d’Histoire Naturelle, Paris (V. Heros 12.03.99, in lirt.) nor in rhe British Museum Natural History, London (K. Way 20.05.99, in lirr.). In the Dautzenberg collection, Institut Royal ties Sciences Naturelles de Belgique, Bruxelles, a lor of this species is present (LG. 10591) (fig. 1, 3-4). It contains two vials. The first one is labelled: "Mers el Kébir, drag. 30 m, Juin 1900, Pallary det. [or "ded.” ?} 20.01.01”, the

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Paolo Giulio Albano

second "Oran, Pallary in Coll. Guiñar, 29-V.Or'. The eleven spe- cimens are well preserved, some with dried animals inside. All specimens range from 3 to 5 mm. Unfortunately, there is not any sample of the habitat where the specimens may have bored. Anorher very fresh specimen is present in the Monterosato collec- tion in Rome. It also has a label reporting it was collected off Algeria: "Dragages effectués par M. Paul Pallary sur la cote ouest de l'Algérie. Golfe d'Oran 30-40 metres". On this label "in situ" is also written, but in the box there is not any trace of rock or dead shell where the specimen may have bored.

It IS not possible to note any difference berween these specimens and typical Gastrochaena duìna specimens. General outline, sculp- ture, and any other morphological characteristic is identical. Any difference may be reconduced ro infraspecific variability. The smaller size is not significant. Most of the Adriatic encased G. dubia specimens are smaller than specimens living in rocky bot- toms too.

In the Author’s opinion Gastrochaena conchyliophila is a junior synonym of Gastrochaena duìna.

ACKNOWLEDGMENTS

I wish to thank Italo Nofroni (Roma, Italy) and Stefano Palazzi (Modena, Italy) for rheir assistance and patience, T. Backeljau (Royal Belgian Institute of Natural Sciences in Brussels, Belgium) for the loans from the Dautzenberg collection, V. Vomere (Rome, Italy) for allowing the visit to the Monterosato collection in Rome, K. Lamprell (Kallangur, Australia) for reviewing the manuscript. I also wish to thank the many people who provided material and information: D. Bedulli (Parma, Iraly), G. Buzzurro (Monza, Italy), S. Chiarelli (Porro Garibaldi, Italy), W. Engl (Dus- seldorf, Germany), F. Favero (Ferrara, Italy), M. Forli (Prato, Italy), C. Nielsen (Copenhagen, Denmark), Z. Orlin (Kiryar Motzkin, Israel), P. Piani (Bologna, Italy), B. Sabelli (Bologna, Italy), T. Schiotte (Copenhagen, Denmark), D. Scuderi (Catania, Italy), P. Sossi (Trieste, Italy) and F. Swinnen (Belgium).

REFERENCES

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Plate 2, Fig. 14: Gastrochaena dubia Pennant, 1777 (North Adriatic Sea, off Gra- do) - Fig. 15; Gastrochaena dubia Pennant, 1777 (North Adriatic Sea, 15 miles off Chioggia, -17/20m, encased on Laevicardiuin oblongum) - Fig 16: case of Cucurbitu- la cymbium Spengler, 1783 (Mediterranean coast of Israel), close up view of figure 2 - Fig 17: Gastrochaena dubia Pennant, 1777 (North Adriatic Sea, off Chioggia, - 20m; encased on Mytilus) - Scale bar: 5 mm.

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Woodward S.P., 1880. A manual of the Mollusca being a treatise on recent and fossil shells. Crosby Lockwood and Co., London, XIV-542 pp. 23 pis.

Lavoro accettato 18 Maggio 2002

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Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 139-144, [2002] 2003- Società Italiana Malacologia

Segnalazione di gasteropodi poco frequenti per il Pliocene Toscano. Contributo II

Maurizio Porli, Bruno Deli' Angelo, Daniele Bertini & Fabio Ciappelli

KEY WORDS! Gastropoda, Pliocene, Tuscany.

ABSTRACT Some uncommon gastropods are here recorded from the Tuscan Pliocene: Emargin/ilct siatLi Gray, 1825, Munndonta turbinata (Born, 1780), hXiimchnita arttculata Lamarck, 1822, Gihhula emnuphala (Philippi, 1836), Calbimhonella suturale (Philippi, 1836), Bnlma castrncarenus (Foresti, 1876), Olh/lia cre- nata (Linneo, 1758), Nassarius scalaris (Borson, 1825), Mitra altiln Bellardi, 1887, Heltacus amtextus (L.Seguenza, 1902), Disaitectunka emiliae (Sem- per, 1861).

RIASSUNTO Sono segnalati dei gasteropodi poco comuni per il Pliocene toscano: Emarginula stenla Gray, 1825, Monnilnnta turbinata (Born, 178(1), Mmimlmita arti- culata Lamarck, 1822, Gibbula emnnphala (Philippi, 1836), Callmnlmnella suturale (Philippi, 1836), Bohna castrocaremis (Foresti, 1876), Opalia crenata (Linneo, 1758), Nassarius scalaris (Borson, 1825), Mitra aitila Bellardi, 1887, Heliacus amtextus (L.Seguenza, 1902), Disaitectonica emiliae (Semper, 1861).

Al. PORLI via Grocco 16, 59100 Prato, Italia, e-mail: tommasi@c-sistemi.it B. DELL'ANGELO via Mugellese 66D, 59100 Prato, Italia, e-mail: bruno. dellangelolü’elsag. it D. BERTINI via dell'Argingrosso 1 1 1/7, 50142 Firenze, Italia F. CIAPPELLI via Giovanni XXlll 49, 50041 Calenzano (FI), Italia

INTRODUZIONE

Facendo seguito al precedente contributo (Forlì & Dell'An- gelo, 1995) si segnalano altre specie di non frequente rinveni- mento per il Pliocene toscano. Gli esemplari esaminati sono stati recuperati in più anni di ricerche in varie località plioceni- che toscane.

SISTEMATICA

Eniarginula stenla Gray, 1825 (figg. 1, 4)

1984 Emarginnla stenla Piani, p.204, figg. 21-25, G-1.

1998 Eniarginula (Emarginnla) sicula BORGHI & VECCHI, p.9.5, tav.3, figg-3, 4.

Conchiglia di torma rotondeggiante, elevata, apice ricurvo spostato all’indietro, fessura corta e stretta, ornamentazione lon- gitudinale costituita da cordoncini più o meno evidenti, strie trasversali numerose e sottili. Per una descrizione e discussione approfondita si rimanda al lavoro di Piani (1984), che la segnala come “fossile plio-pleistocenico del bacino del Mediterraneo”. Segnalata recentemente da Borghi & Vecchi (1998) per il Plio- cene dell'Emilia.

Si riferiscono a questa specie due esemplari provenienti da “Il Campino” nella zona delle “Terre Rosse” (Laghi, 1984) nei pressi di Rapolano (Siena).

Monoclonta turbinata (Born, 1780) (figg. 2, 3, 5, 6)

I960 Monoclonta (Osi Units) tessulata - Malatesta, p.7(), tav.3, fig.l4.

1965 Monodonta (Osi Units) turbinata - Ruggieri & GRECO, p.55, tav.3, fìg.2.

1975 Monodonta (OsiUniis) turbinata - Ghisotti & MELONE, p.l50, figg.pp.152-153.

Conchiglia formata da una spira conica non molto elevata con giri convessi, solida. Ornamentazione costituita da cingoli spirali che diventano più larghi e depressi di giro in giro. Ultimo giro arrotondato con apertura ampia, labbro esterno tagliente. Base leg- germente convessa, con ombelico coperto da un deposito calloso, percorsa da cordoni concentrici piatti appena evidenti (Ghisotti & Melone, 1975). Attualmente diffusa in tutto il Mediterraneo su substrati rigidi, nel piano sopra e mesolitorale, specie gregaria, talora molto abbondante. Ne abbiamo rinvenuti due esemplari, di CUI uno incompleto, in sedimenti costituiti da ghiaie e sabbie gial- le nella zona delle “Terre Rosse di Rapolano (Siena). Sulla conchi- glia più completa si nota ancora traccia della colorazione costituita da macule rossastre sui cordoni concentrici dei giri.

I due individui da noi rinvenuti differiscono da quelli attuali per le maggiori dimensioni e per la scultura spirale apparente- mente più marcata ma, a nostro parere, evidenziata per un feno- meno di decalcificazione superficiale delle conchiglie. In figura 5, 6 un esemplare attuale proveniente da Castiglioncello (Livor- no) figurato per confronto. Allo stato fossile risulta sicuramente segnalata a partire dal Pleistocene (Malatesta, I960; Ruggieri & Greco, 1965) diventando abbondante nel Tirreniano.

Monodonta artieulata Lamarck, 1822 (figg. 7, 8)

1896 Troehoeoehlea turbinata var. pliocenica - SACCO, p.24, tav.3, fig.lO.

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Maurizio Porli, Bruno Deil'Angelo, Daniele Berlini & Fabio Ciappelli

Lf dimensioni sono date indicando l'altezza per la larghezza. Emarghi/da iiculcr. figg. 1,4 Pliocene, Rapolano (Siena) mm 12,5 x 19; Monockmtcì tm-binatcr. ñgg. 2-3: Pliocene, Rapolano (Siena) mm 30 x 32, figg. 5-6: Castiglioncello (Livorno) mm 28 x 28,5; hhmudmita iirtìailatcr. fìgg. 7-8: Pliocene, Rapolano (Siena) mm 24 x 18; Gibbnla ammphala'. fìg, 9: Pliocene, Montenero (Grosseto) mm 38 x 36, figg. 10-1 1: Pliocene, Montenero (Grosseto) mm 32 x 32; Callumbundla suturale, figg. 12-13: Pliocene, Orciano Pisano (Pisa) mm 12 x 12,4; Bnlma castrncarmsiy. figg. 14-15: Pliocene, Orciano Pi,sano (Pisa) mm 32,5 x 31,5.

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Segnalazione di gasteropodi poco frequenti per il Pliocene Toscano. Contributo II

1965 Mouodnnta (Osilin/is) artìculata Ruggieri & GRECO, p.55, tav.3, fig-5.

1975 Monodonta (Oiihnus) artiadata - Ghisottj & Melone, p.l54, figg.pp.l55.

1992 Monodonta (Oulinm) turbinata - CAVALLO & Repetto, p.40, fìg.35.

Conchiglia formata da una spira conica abbastanza elevata con giri convessi, solida. Ornamentazione quasi assente, solo con l’aiuto di una lente, si notano due o tre solchi sulla metà interio- re dell ultimo giro che è leggermente depresso sotto la sutura e poi arrotondato, labbro esterno tagliente. Base leggermente con- vessa con ombelico appena accennato. Tracce di colorazione costituita da tre fasce di rade macchie scure, quasi puntiformi, suU’ultimo giro.

Attualmente distribuita in Mediterraneo e lungo le coste atlantiche portoghesi è raramente segnalata allo stato fossile. Ghisotti & Melone (1975), riprendono la citazione di Glibert (1962) per il Pliocene di Montecastello ma Ruggieri & Greco (1965), identificando la località di raccolta con il paese di Mon- tecastello presso Pontedera (Pisa), dove affiorano terreni fossili- feri calabriani, e considerando la segnalazione dubbiosa, non se la sentono di avallarla per il Pliocene per il Pleistocene inferiore. Il dubbio rimane, ad esempio un Montecastello è anche in provincia di Alessandria ed è citato da SACCO (1896) come località fossilifera piacenziana.

Sacco (1896) riferisce a Al. turbinata var. pliocenica alcuni esemplari dell’Astigiana che potrebbero corrispondere con quel- lo da noi recuperato. L’esemplare figurato in Cavallo & Repetto (1992), sembra differire solo per avere più evidenti i solchi spirali. Si riferisce a questa specie un unico esemplare proveniente dallo stesso giacimento in cui abbiamo ritrovato Al. turbinata.

Gibhnla euomphala (Philippi, 1836) (figg. 9-11)

1836 Trochus euomphalus Philippi. p.l84, tav.lO, fig.21.

1873 Trochus euomphalus CoccoNi, p.628.

1896 abbuia euomphala? var. anodosula SACCO, p.31, tav.3, fig.4l.

1992 abbuia (Gibbula) euomphala - CAVALLO & Repetto, p.38, fig.25.

“Tr. testa conica, acuta, anfractibus planatis superne angulatis sub- nodosis, inferne submarginatis, transversim striatisi ultimo margine ungulato: basi plana: umbilico latissimo' .

Conchiglia a forma di cono acura, giri pianeggianti, superior- mente angolati, leggermente nodosi, inferiormente marginati, trasversalmente striati. Ultimo giro con margine angoloso, ombelico larghissimo. Due esemplari di grandi dimensioni, in mediocri condizioni di conservazione, e numerosi frammenti. L’esemplare più grande misura 38 mm di altezza e 36 mm di diametro massimo, il più piccolo, che è quello meglio conserva- to, misura 32 mm di altezza per 32 mm di diametro. Il guscio è relativamenre sottile in proporzione alle dimensioni della con- chiglia, l’ornamentazione spirale è cosriruita da cordoncini rile-

vati, cinque/sei nei primi giri, sette nell ultimo, apparentemente lisci ma forse erosi superficialmenre, separari da solchi profondi e canalicolati che hanno un’ornamentazione costituita da piccole lamelle oblique di accrescimento. Base ampia, piana, con otto/nove cordoncini di larghezza più o meno uguale tra loro ma più sotrili di quelli presenri sui giri. Ombelico imbutiforme, molto ampio, delimitato da un cordoncino spirale.

Sull’esemplare più grande si inrravedono deboli nodosità in corrispondenza del margine superiore dei primi giri che poi scompaiono a partire dal penultimo giro. Apertura qua- drangolare.

Gli esemplari da noi rinvenuti differiscono dalla figura di Philippi principalmenre per non avere la parte superiore dei giri nodulosa o almeno per non averla così evidente. La specie ci risulta segnalata fossile pliocenica per la località tipo, Militello (Palermo), per 'Vezza d’Alba (SACCO, 1896; Cavallo & Repetto, 1992) e per Castell’Arquato (CoccoNi, 1873).

I nostri esemplari provengono dal giacimento pliocenico di Montenero (Grosseto) recentemente studiato (Forlì, Dell’An- gelo & Taviani, 1999). La segnalazione di Gibbula bertarellii Andreoli & Marsigli, 1997 nel lavoro citato, basata su parti api- cali della conchiglia, e’ da attribuire a G. euomphala,

Callinuhoiielhi suturale (PWù'ippì, 1836) (figg. 12, 13)

1836 Trochus suturalis Philippi, p.l85, tav.lO, fig.23.

1971 Calliostoma (Ampullotrochus) suturale Ghisotti & Melo- ne, p.64, figg. 10-1 1.

1999 Collumbonella suturale Borghi & Vecchi, p.95, tav.4, fig.4.

Conchiglia leggera, di forma conica, costituita da sei, sette giri piani. Scultura composra da cordoncini spirali granulosi limitati generalmente alla zona suturale ed aU’ultimo giro. Colorazione rosea, conchiglia madreperlacea.

Attualmente distribuita prevalentemente in Atlantico ma presente anche in Mediterraneo nel piano batiale. Ne abbiamo rinvenuto una decina di esemplari di cui solo due in buone con- dizioni, gli altri, al momento del recupero, si sono disrrutti a causa della loro pessima conservazione e relativa estrema fragi- lirà. Presente in sedimenti argillosi e marnosi riferibili al Plioce- ne inferiore a Casrelnuovo Berardenga Scalo (Siena) e ad Orciano Pisano (Pisa). Segnalata recentemente da Borghi & Vecchi (1999) per il Pliocene deH’Emilia.

Bollila castrocareusis (Foresti, 1876) (figg. 14, 15)

1876 Turbo rugosus var. Castrocareusis Foresti, p.556, tav.l, figg. 15, 16.

1896 Boi ma (an Oobolma) castrocareusis SACCO, p.l4, tav.l,

fig-^9.

Specie descritta da Foresti per il Pliocene di Castrocaro come varietà di Bolma rugosa (L., 1767). Conchiglia a profilo conico formara da 5-6 giri leggermente convessi separati da una sutura larga, profonda, canaliculata. Ornamenrazione

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Maurizio Porli, Bruno Dell'Angelo, Daniele Berlini & Fabio Ciappelli

Nassan//s scalaris: fìgg. 16-17: Pliocene, Montenero (Grosseto) mm 23 x 16; Mitra altiliy. figg. 18-19: Pliocene, Rapolano (Siena) mm 40 x 15,5; Opalia crenata', fig. 20: Pliocene, Pietrafitta (Siena) mm 24 x 9; Heliaa/s contextuv. figg. 21-23: Pliocene, Orciano Pisano (Siena) mm 6 x 15; Dhcotectonka emiliae'. figg. 24-26: Pliocene, Monsindoli (Siena) mm 3 x 8.

costituita da cinque cingoli, di cui quattro granulosi, ed uno squamoso, equidistanti tra loro. Granulazioni evidenti, roton- de, più grosse nel primo giro vicino alla sutura; quinto cordo- ne in cui le granulazioni sono sostituite da squame imbricate. Ultimo giro alto quasi come il resto della spira, base convessa ornata da cinque cingoli più sottili di cui i due superiori, rav- vicinati, squamosi e gli altri leggermente granulosi. Apertura rotonda, columella arcuata, labbro esterno semplice, tagliente. Labbro interno superiormente espanso in una lamina madre- perlacea, inferiormente calloso delimitato da una cresta. La specie è segnalata per il Pliocene della Liguria (Sacco, 1896) e dell’Emilia in sedimenti per lo più argillosi. Un esemplare da Orciano Pisano (Pisa) .

Opalia crenata (Linneo, 1758) (fig. 20)

1891 Dentìscala crenata SACCO, p.82.

1968 Opalia (Dentìscala) crenata - RUGGlERl & BUCCHERI, p.34, tav.3, figg. 7, 7a.

1999 Opalia (Dentìscala) crenata - "Weil, Brown & Neville, p.24, fig. 59.

2000 Opalia sp. - Brunetti, p.l5, fig. 3.

Conchiglia solida, di 8-9 giri di forma turricolata, separati da una profonda sutura, con ornamentazione costituita da costole assiali larghe, dapprima evidenti poi attenuate, quasi scomparse

all'ultimo giro, che sporgendosi oltre le suture della spira for- mano delle creste.

Labbro arrotondato e calloso, ombelico assente. Attualmente considerata rara in Mediterraneo è più diffusa nella sua parte occidentale ma è distribuita anche lungo le coste occidentali afri- cane e dai Caraibi alla Florida (Weil, Brown & Neville, 1999). Due esemplari dai dintorni di Pietrafitta vicino San Gimignano (Siena), ritrovati in sedimenti sabbiosi fini di color giallo ocra. Recentemente Brunetti (2000) segnala come Opalia sp. un esemplare proveniente dalla stessa località, a nostro parere anch’esso riferibile ad Opalia crenata. Le differenze evidenziate da Brunetti, quali 'le dimensioni più grandi, le costole molto più rilevate e appuntite e anche per la sutura molto più profonda e canalicolata”, pur essendo in parte comuni anche agli esemplari da noi esaminati, a confronto con una decina di esemplari attuali, in accordo all'opinione di SACCO (189D, non ci sembrano costi- tuire differenze sufficienti per una distinzione specifica.

Nassarins scalaris (Borson, 1825) (figg- 16, 17)

1868 Nassa scalaris FORESTI, p.4l, tav.2, figg. 1-4.

1976a Niotha scalaris Pavia, p.l45, fig. 6 n.t., tav.7, figg. 15, 16, 18.

1976b Niotha scalaris Pavia, p.l56, tav.2, fig. 8.

1 992 Nassarins (Niotha) scalaris - Cavallo & Repetto, p. 1 1 0, fig. 269.

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Segnalazione di gasteropodi poco frequenti per il Pliocene Toscano. Contributo II

Conchiglia di torma globosa formata da 5-6 giri con orna- mentazione costituita da costicine a sezione rettangolare, canale suturale profondo, liscio, con bordo rilevato e taglien- te. Per una discussione approfondita vedasi Pavia (1976a). La specie è segnalata solo per il Pliocene norditaliano nel bacino piemontese, in particolare a Masserano (Biella). Sono stati esa- minati 7 esemplari, in non buone condizioni di conservazio- ne, raccolti in sedimenti marnosi nei pressi di Montenero (Grosseto).

Mitra altilis Bellardi, 1887 (figg- 18, 19)

1887 Mitra altilis Bellardi, p.35, tav. 1, fig.33.

1982 Mitra altilis - FERRERÒ MORTARA et al., p.l52, tav. 43, fig.7.

“Testa sitbpyriformis, ventrosa', spira longa, in primis anfractnhns magis acuta quam in ultinus. Anfractus omnes complanari, vix convexi; ultimus niagnus, inflatus, antice valete attenuatus, sed parinn depresstis, dimidiain longitudinem subaequans. Superficies transverse sulcata; sulci minuti, crebri, subuniformes, in ventre ultimi anfractus subobsoleti, nonnulli postici vix majares', sulci transversi prope rimam decurrentes numerosi, lati, parum profundi, inae- quales, inter se valde proximati, a sulco satis lato separati. Os ovale; labrum sinistrum subarcuatuni'. columella in axim testae producta, non sinistrórsum incurvata; plicae columellares qua- tor.” (Bellardi, 1887).

Conchiglia subpiriforme formata da 7-8 giri di cui l'ultimo è circa i due terzi della spira. Primi due-tre giri a profilo dritto e fittamente solcati, poi con profilo regolarmente convesso e con solchettini attenuati. Ultimo giro molto rigonfio quasi troncato anteriormente dove è solcato da 10-12 strie più evidenti. Il resto della superficie dell’ultimo giro ha una ornamentazione, visibile solo con una lente, costituita da solchettini finissimi più o meno equidistanti. Suture tra i giri evidenti. Columella dritta con cin- que pliche inclinate (unica differenza riscontrata rispetto alla descrizione originale) di cui la posteriore è la maggiore e l'ante- riore è appena accennata. Labbro esterno arcuato, tagliente, internamente liscio. Di cjuesta specie, raffigurata anche in Fer- rerò Mortara et al., 1982 (un esemplare proveniente da Bor- dighera. Imperia), è stato rinvenuto un unico esemplare in sedi- menti sabbiosi fini della zona delle "Terre Rosse” nei dintorni di Rapolano (Siena).

Heliacns contextns (L.Seguenza, 1902) (figg. 21-23)

1892 Solarium momliferum var. subamonilifera Sacco, p.54, tav.l, fig.82.

1982 Heliacus contextns Melone & Taviani, p.533, figg. 1-6. 1984 Heliacus (Redivivus) contextns MELONE & Taviani, p.l78, figg.48-52.

2000 Heliacus contextns Cauli & BoGi, p. 12, tav. 2, figg. 1-2.

“Conchiglia acutamente carenata, depressa e con dorso e base convessi; ombilico stretto e profondo. Protoconca liscia e con diametro di 1,00 - 1,15 mm; teleoconca con diametro

intorno a 8 mm. Carena costituita da un cordone fittamente crenulato. Giri muniti di 6 8 cordoni irregolari e attraversa- ti da numerose strie radiali. Base percorsa da 10 14 cordoni irregolari, anch’essi solcati da strie radiali; cordone periombi- licale crenulato. Colore giallastro. " (Melone & Taviani, 1984). Questa specie è segnalata per depositi pleistocenici della Sicilia e della Calabria e, per esemplari viventi, per il Mar Tirreno centrale, Isola di Capraia e Bocche di Bonifacio (Melone & Taviani, 1982). Nel Pliocene non era citata con certezza. Sacco (1892) considera dubitativamente H. contextns varietà di Solarium moniliferum Bromi, 1831 e lo dice vicino alla varierà subamonilifera Sacco, 1892. 1 nostri esemplari pro- vengono da sedimenti di ambiente profondo infangato, marne e sabbie color marrone chiaro, nei pressi di Orciano Pisano (Pisa). Altri piccoli individui sono stati ritrovati in località Cisternino (Livorno) in un affioramento oggi quasi scompar- so, riferibile anch’esso ad una facies profonda del Pliocene inferiore e recentemente segnalati anche da Calili & BoGi (2000).

Discotectonica emiliae (Semper, 1861) (figg. 24-26)

1861 Solarium Emiliae Ssdmgstv. p.401.

1881 Solarium aragonae Bagatti, p.27, fig.l3.

1892 Granosolariuml Emiliae SACCO, p.63, tav. 2, fig.31.

1971 Solarium plicatulum PINNA, p.428, tav. 76, fig.4.

1978 Solarium plicatulum PINNA & SPEZIA, p.l59, tav. 50, fig.l.

Conchiglia di piccole dimensioni con protoconca, apparente- mente liscia, sviluppata per circa un giro e mezzo. Teleoconca formata da 3-4 giri, appena declivi, ornati da tre cingoli granu- losi di cui il superiore corrisponde al margine suturale, Finferio- re corrisponde alla carena ed il terzo è da questa distanziato di circa un terzo la larghezza complessiva del giro. 11 resto della superficie è percorso da filetti spirali, più o meno evidenti e gra- nulosi, che sono intersecati da finissime strie trasversali che ren- dono fittamente reticolata la superficie dei giri. Questa orna- mentazione, che è meglio visibile con l'aiuto di una lente, è spesso erosa. Parte inferiore della conchiglia più arrotondata, concava intorno alla carena e poi convessa. Lo spazio tra la care- na e la prima serie di denti dell’apertura ombelicare è finemente reticulato. Ombelico caratteristicamente ornato da due cordon- cini di denti nodulosi che spesso si biforcano.

Pinna (1971) illustrando i sintipi di 28 specie di gasteropo- di terziari istituiti da De Cristofori e Jan nel 1832 tra cui la spe- cie in oggetto, riporta anche la diagnosi originale, “Solarium testa orbiculata. convexa, cannata', anfractibus cingulis superne orna- tis, ultimo anfractu inferne ventricoso: umbilico mediocri, sulco profundo crenato-pl Inetto cincto. " e istituisce un lectotipo su un esemplare proveniente da Tabiano (Parma) di Solarium plicatulum che è identificabile con D. emiliae. Il nome specifico plicatulum non può essere utilizzato per questa specie in quanto preoccupato per una specie eocenica del bacino parigino. Solarium plicatulum Deshayes, 1828. Apparentemente però la specie designata da De Cristofori e Jan sembra “dimenticata" dagli Autori italiani loro

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Maurizio Porli, Bruno Dell'Angelo, Daniele Berlini & Fabio Ciappelli

contemporanei che successivamente si sono occupati di questo architectonicide, ad esempio Bagatti (1881) riporta come nuo- va specie Lin'architectonica identificabile con plicatulmn - emiliae con il nome di Solar'u/m aragonae, che già SACCO (1892) metteva in sinonimia della specie di Semper senza citare il taxon di De Cristolori e Jan.

Numerosi esemplari ritrovati a Monsindoli (Siena) in argil- le profonde del Pliocene inferiore e un paio al Cisternino (Livorno).

RINGRAZIAMENTI

Un particolare ringraziamento a Enrico Ulivi (Firenze) per la realizzazione delle foto ed al Dr. Marco Taviani (C.N.R., Istitu- to di Geologia Manna, Bologna) per la lettura critica del mano- scritto.

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Sacco F., 1896. / Molluschi dei terreni terziarii del Piemonte e della Liguria. Parte 21. Naricidae. Modulidae. Phasianellidae. Turbinidae. Trochidae. Delphi- nultdae. Cyclostrematidae e Tornidae. Carlo Clausen, Torino, 60 pp., 4 tav.

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Lavoro accettato il 28 Luglio 2001

>144<

Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 145-148, [2002] 2003 - Società Italiana di Malacologia

Sincoia (Sinaxila) isabelae nov. sp., the last representative of the genus in the Caribbean

Bernard Landau

KEY words: Mollusca, Gastropoda, Columbellidae, Sinada, new species. Pleistocene, La Isabela Formation, Dominican Republic.

ABSTRACT This paper describes a new species of Simula Olsson & Flarbison, 195.5, subgenus Sinaxila Jung, 1989 (family Columbellidae: Strom bina-group) from the early Pleistocene Isabela Formation at La Isabela near Luperón, northern Dominican Republic. This is the first record of an extinct species occurring in the formation and the last representative ot the genus in the Caribbean.

RIASSUNTO Questa pubblicazione descrive una nuova specie di Sincula Olsson & FLarbison, 195.5, sottogenere Sinaxila Jung, 1989 (tamiglia Columbellidae, gruppo Strombina) del Pleistocene inlcriore nella Isabela Formation a La Isabela vicino a Luperón, nella Repubblica Dominicana. Questo è il primo rinvenimento di una specie estinta presente nella formazione e l'ultimo rappresentante del genere nei Caraibi.

B. LANDAU. International FLealth Centres, Avenida Infante de FLcnrique 7, Areias Sào Joào, 821)0 Albuteira, Portugal,

INTRODUCTION

The type section of the Isabela Formation, described by Marca- no & Tavares (1982), lies on the road linking La Isabela with the Bajabonico River, about two kilometres south ot the plaque commemorating the first settlement by Christopher Columbus in the Americas. The type section has, unlortunately, now all but disappeared due to road construction and the material described in this paper was collected from a small coastal cliff, two to three meters high, and approximately .500 metres northeast of the type section.

The beach section consists of numerous reef corals in a creamy- yellow, powdery limestone matrix containing an abundant mol- lusc fauna in a perfect state of preservation and fragments of echinoids.

Marcano & Tavares (1982, p. 17) date tlie Isabela Formation as early Pleistocene, based on a comparison of the fauna with that from the Pleistocene of Cuba, the two faunas having .51 species of molluscs in common. Although four species of bival- ves no longer live off Recent Dominican waters, none of the l6l species of molluscs listed by the authors are extinct. Tlie fauna is certainly of a mudi more recent nature than that found in the Moin Formation of Costa Rica, which straddles the Plio/Pleisto- cene boundary (McNeill el al.., 2000). The latter contains at least 80 extinct species, about 15% of the total (Robinson 1991; author’s personal collection). There are no genera such as Jenneria, or species such as Distorsio decussata decussata (Valen- ciennes, 18,52) today restricted to the Pacific, both of which occur m the Moin Formation. Based on the molluscan assembla- ge a more recent dating is probable.

SYSTEMATIC PALAEONTOLOGY

Superfamily Buccinoidea Rafinesque, 1815

Family Columbellidae Swainson, 1840

Subfamily Pyreninae Surer, 1 91 3

Genus Sincoia Olsson & Harbison, 1953

Subgenus Sinaxila 1989

Shicola {Sinaxila) isahelae nov. sp.

Plate 1, figures la-c

Derivatio nominis: named after the locality where this species is found.

Holotype: Naturhistorisches Museum Basel H 18262. Height 7.3 mm, width 3.5 mm.

Early Pleistocene, La Isabela Formation, Coastal section approximately .5()0 meters northeast of the type section of the Isabela Formation (MARCANO & Tavares, 1982, map).

Paratype: Naturhistorisches Museum Basel H 18263. Height 7.2 mm, widtli .5.5 mm.

Early Pleistocene, La Isabela Formation, Coastal section approximately 300 meters northeast of the type section of the Isabela Formation (Marcano & Tavares, 1982, map).

24 additional paratypes are in the B. Landau collection.

Diagnosis: A small Sincola (Sinaxila) with a mean height of 6.9 mm, a paucispiral protoconch, prominent axial sculpture exten- ding from suture to suture, spiral sculpture restricted to grooves on the base of the body whorl and dorsal hump not developed.

Description: Small (mean height 6.9 mm, range 6. 2-7. .5 mm), moderately slender shell. Protoconch smooth, 144 volutions; outer lip sinusigerous. Teleoconch 4 to 5 whorls, straight to sli- ghtly convex; axial sculpture prominent. Axial ribs straight to slightly prosocline, extending from suture to suture. Early spire whorls 12 to 16 axial ribs, increasing to 16 to 18 on the penul- timate whorl. Axial ribs absent on last half of body whorl. Dor- sal hump not developed. Base of body whorl sculptured by spi- ral grooves, weakening adapically. Tipper part of body whorl

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Bernard Landau

usually smooth, sometimes with a few spiral groves below the suture, central portion of the body whorl always smooth. Outer lip thickened, somewhat extended adapically; with 7 to 8 denti- cles, the second one from the top being more developed. Colu- mellar callus well developed, with four relatively large denti- cles. Parietal callus thin, with a thickening bordering the short, posterior canal. Anterior canal short, slightly recurved.

Remarks: S íncola (S inaxila) isabelae nov. sp. is probably the last member of the genus in the Caribbean and extends the previou- sly known age range of the subgenus Sinaxila from the Middle Pliocene to Pleistocene (JUNG, 1989, fig- 31). It is also the

smallest member of the subgenus with a maximum height of 7.3 mm. No members of the genus survived into Recent times in the Caribbean.

When viewed under ultraviolet light the new species shows a colour band on the lower third of the spire whorls, adjacent to the suture. On the body whorl the spiral band lies a short distance below the suture.

Of the 26 specimens of Sincola (S.) isabelae, 15 have drill holes indicative of predation by naticid gastropods. This degree of heavy predation has been reported previously amongst other members of the Strombina-group (HOUBRICK 1983, p. 353).

Fig. la-c. Sincola (Sinaxila) isahela nov. sp. Holotype: Nauirhistorisches Museum Basel H 18262. Early Pleistocene, La Isabela Formation, Coastal section approxima- tely .sOO meters northeast of the type section of the Isabela Formation (Marcano <& Tavares, 1982, map). Fig. la. Frontal view (S.E.M). Height, 6.4 mm. Fig. lb. Protoconch with sinusigetotis outer lip (S.E.M). Fig. Ic. Apical view ot protoconch (S.E.M).

Fig. 2a-c. Smelila (Sinaxila) isahela nov. sp. Patatype: B. Landau coll.

Early Pleistocene, La Isabela Formation, Coastal section approximately .sOd meters northeast ot the type section ot the Isabela Formation (Marcano & Tavares, 1982, map). Fig. 2a. Frontal view, height, 13 mm. Fig. 2b, side view. Fig 2c, back view.

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Sincola (Sinaxila) isabelae nov. sp.

Comparisons: The small, squat shape with strong apertural armour places the new species in the genus S/ncola’, the strong axial sculpture extending onto the body whorl, but not onto the dorsal side, is characteristic of the subgenus Sinaxila. The subgenus Siniiina 19H9 has even stronger axial sculptu-

re on the body whorl, extending onto the dorsal surface. The latter also has a conspicuous sinus on the outer lip, a little above mid-height, which seems the most characteristic featu- re of the subgenus, although this feature is not discussed in the original description (Jling, 1989, p- 23D- Simóla (Sinaxila) bam (Maury, 1917) from the late Miocene Cercado and Gurabo formations of the Dominican Republic is most similar to the new species, although slightly larger, with a more inflated body whorl and a stronger adapical extension of the outer lip. The Miocene species has a promi- nent spiral cord just below the suture, giving the body whorl a shouldered appearance, which is absent in S. (S.) isabelae. The protoconch of S. (S.) bassi is slightly larger, consisting of 2-2Vi volutions.

Sincola (Sinaxila) giinteri (Mansfield, 19.30) another small member of the subgenus from the middle Pliocene of Florida is more elongated, with a greater number of teleoconch whorls (6 vs. 4 -5). This shell has a broad subsuturai cord, on which the axial ribs thickened to form blunt nodules, giving a slightly shouldered appearance to the spire whorls. The pro- toconch of the Floridian shell consists of 3 volutions as oppo- sed to less than two in S. (S.) isabelae.

Sincola (Sinaxila) matima (Olsson, 1922) from the Rio Banano Formation of Costa Rica combines features of the previous two species: thickened axial ribs adapically as in S. gnnteri and a spiral cord below the suture, similar to S. bassi, features which differentiate it from the new species. Again the proto- conch is multispiral, a little over three volutions.

Sincola (Sinaxila) tinnbeziana (Olsson, 19.32) from the early Miocene Lower Zorritos Formation of Peru is not unlike S. isabelae, but is more elongated with straight-sided whorls for- ming a slightly coeloconoid spire. The former also has a smaller number of axial ribs on the later whorls (13-14 vs. 16-18).

Sincola (Sinaxila) cinininghamcraigi (Rutsch, 1942) from the early Pliocene Springvale Formation of Trinidad has no axial ribs on the body and a protoconch of iVi whorls.

Sincola (Sinaxila) naufraga }\xng, 1989, from the early Plioce- ne Bowden Formation of Jamaica has a similar proroconch, 1% volutions, but the teleoconch is quite unlike the new spe- cies, much stouter, with a shorter spire and more developed apertural armour.

The only other described species, Sincola (Sinaxila) Iloydsmithi (Pilsbry & Brown, 1917) from the late Miocene or early Plio- cene of Colombia is quite different, with strong axial and spi- ral sculpture.

Jung (1989, p. 230-231) describes but does not name a spe- cies from the early Pliocene of Colombia. This differs from S. isabelae in being stouter with a moderately prominent dorsal hump giving the ventral side of the body whorl a somewhat flattened appearance.

Paleoecological considerations: The genus Sincola first appea- red in the Caribbean in the Early Miocene, reaching a peak diversity of species in the Late Miocene. There was a marked extinction m the mid-Pliocene with only Sincola (Sincola) crassi- labriini (Guppy, 1874) from the Matura shell bed of the Talparo Formation of Trinidad (JUNG, 1989, p. 24, fig. 27) and the new species Sincola (Sinaxila) isabelae surviving into the Pleistocene. This marked extinction of the Caribbean faunal province, fol- lowing a prolonged period of steady increase in species diversity (Jackson et al., 1999), approximately coincides with the emer- gence of the Panama land btidge and possible surface seawater cooling in the Caribbean, resulting from an increased glaciation in the Northern Hemisphere (Jackson & BuDD, 1996, p. 10). Sincola (Sinaxila) isabelae, unlike most other species of the genus, has a paucispiral protoconch suggesting direct (or lecithotrophic) development (Jackson et al., 1996, p. 242). This would account for a high degree of endemism in many genera of molluscs, but does not seem to be associated with lon- gevity or geographic range in the Strombina-group. Indeed, most Sincola have multispiral protoconchs suggesting plankto- trophic larval development and yet are restricted to one time interval and one geographic region as defined by Jackson, Jung & Fortunato (1996). This is true of most members of the Strombina-group, which are narrowly distributed, with a restricted geographic range (Jackson et al., 1996, p. 240-241).

ACKNOWLEDGEMENTS

I would like to thank Robert Marquet of Belgium for help with the photography. Peter Jung of the Naturhistorisches Museum, Basel and Jonathan Todd of the British Museum (Natural History), London for their encouragement, advice and correc- tions.

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Bernard Landau

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Lavoro accettato il 18 Febbraio 2002

Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 149-154, [2002] 2003 - Società Italiana di Malacologia

A new species of Haliotidae (Mollusca,Vetigastropoda) in the Italian Pliocene

Maurizio Forlì, Bruno Dell' Angelo, Fabio Ciappelli & Marco Faviani

KEY words: Haliüticlae, Gastropoda, new species, Pliocene, Tuscany, Italy.

ABSTRACT A remarkably rich and diverse macrofauna lias been discovered associated to shelly pebbly-sands in the lower Pliocene shallow marine deposits out- cropping near Rapolano (Siena province, Tuscany). Hdiiutis Ixrtniii n.sp. is here described from this fossil assemblage, based upon a series consisting of seven fully to quasi adult shells. This remarkable new species got likely extinct because of the mid-Phocene climatic deterioration.

RIASSUNTO Halidtii bertinn n. sp. viene istituita sulla base di sette esemplari, quasi tutti adulti, provenienti da una successione di ghiaie e sabbie di età' plioceni- ca inferiore affiorante nei pressi delle Serre di Rapolano (Provincia di Siena, Toscana). Caratterizzata da una inusuale conchiglia distintamente ornata da coste rilevate, questa specie deve probabilmente la sua estinzione al raffreddamento medio-pliocenico.

MAURIZIO PORLI via Croccolò, 59H)0 Prato, Italy; tommasKs’c-sistemi.it

BRUNO DELL'ANGELO via Mugellese 66D, 59100 Prato, Italy; bruno.dellangelo@elsag.it

FABIO CIAPPELLI via Giovanni XXIII 49, 50040 Calenzano (Firenze), Italy

MARCO 'PAVIANI Istituto di Geologia Marina, CNR, via Gobetti 101, 4(1129 Bologna, Italy; taviani@’igm. bo.cnr.it

INTRODUCTION

Pliocene beds of the Italian peninsula are long known to be amongst the world’s most productive sources of fossil molluscs. In spite of such richness and diversity, only one species belon- ging to the family Haliotidae Rafinesque, 1815 (Mollusca, Vetigastropoda), i.e., the Neogene-to-Recent Hal/otis tuberadata Linné 1758, and its form ¡amellomda Sacco, 1897, was reported so far for the Italian (and Mediterranean) Pliocene. Four additio- nal species are recorded in the Mediterranean Miocene, i.e. H. ovata Michelotti, 1847 (Bonelli, 1827, ms), H. monilifera Miche- lotti, 1847 (Bonelli, 1827, ms) H. anowiaeformis Sacco, 1897 and H. torrei Ruggieri, 1990 (MiCHELOTTi, 1847; Sacco, 1897; Inzani, 1983; Ruggieri, 1990; Cavallo & Repetto, 1992). Recent excavations in lower Pliocene deposits of Tuscany (cen- tral Italy) have unhearthed an astonishing mollusc assemblage containing four nominal taxa belonging to Haliotidae (abalones) including one species new to Science and described herein.

MATERIAL AND METHODS

Source of the material

The source of the material under study is a thin succession of sands and pebbly sands, outcropping along a steep slope at ‘Ser- re di Rapolano’, north of the small town of Rapolano, Siena pro- vince, Tuscany, 43°20,30’N, 11°35,89’E; this locality can be found in Carta Topografica d’Italia, 1994 (sheet n. 297, Sezione I, Castelnuovo Berardenga). The precise site (referred to as Stroncoli hereafter) is situated at c. 325 m above sea level, between Podere Marocco and Podere Stroncoli, at the confluen- ce of the Borro di Stroncoli stream with an unnamed one (Fig. 1). The general area of Serre di Rapolano (and the locality known as II Campino) is recorded in the palaeontological litera- ture as a source of interesting Pliocene molluscs (Laghi, 1984; Spadini, 1986; Andreoli & Marsigli, 1997).

Fig.l Location map of the fossiliferous outcrop

This specific outcrop, however, apparently escaped the attention of research and amateur palaeontologists probably because loca- ted in a densely forested area.

The sequence consists of about 10 metres of fine to coarse, highly fossiliferous sands with an intercalated lens of shelly peb- bly-sand (Lig. 2). Both lithologies contain diverse and well-pre- served, shelled macrofatinal assemblages with prevailing mollu- scs, mostly concentrated within the pebbly sands (see Appen- dix). The assemblages are clearly dominated by species indica- ting very shallow, infralittoral-sublittoral provenances, as pro- ven by the occurrence of Lopidopleurin cajetan/n (Poli, 1791), Lep'idocbitoua capreannn (Scacchi, 1836). Lepidochitona cinerea (Linné, 1767), hcbnochiton rissoi (Payraudeati, 1826), Acanthochi- tona fasciadaris (Linné, 1767), Haliotis spp.. Patella spp., Gihhida spp., Monodonta turbinata (Born, 1778). Monodonta artiailata (Lamarck, 1822), Nerita zatinii Bertarelli & Inzani, 1985, etc.

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|: : x:-yj sand

pebbly sand g macrofossils ^ plant remains

Fig. 2 Lithostratigraphic log

I

I

Maurizio Porli, Bruno Dell'Angelo, Fabio Ciappelli & Marco Taviani |

Berardenga); between Podere Marocco and Podere Stroncoli, at the confluence of the Borro di Srroncoli stream with an unna- med one.

Type material: Holotype, Zoological Museum, University of Bologna MZB 25046 (81,2 x 59 x 17 mm), Paratype 1 MZB 25047 (65 X 46 X 12 mm), paratype 2 MZB 25048 (incomple- te). 3 Paratypes, temporalty deposited in the particular collec- rion of F. Ciappelli (Paratype 3: 111 x 82 x 18,4 mm; Paratype 4: 107 X 78,8 x 21 mm; Paratype 5: 66,2 x 46,4 x 10,5 mm;); 1 Paratype, temporarily deposited in the particular collection of D. Bertini (Paratype 6: 105 x 87 x ? mm).

Etymology: This species is named after Daniele Bertini, ama- teur palaeontologist and fellow of the Italian Malacological Society, who discovered rhis new taxon.

Stratigraphic and geographic distribution: early Pliocene: Italy (Tuscany: Stroncoli), Morocco (Agadir).

SYSTEMATICS

Order Vetigastropoda Salvini-Plawen, 1980 Family Haliotidae Rafinesque, 1815 Genus Hahotn Linné, 1758

Haliotis bertinii new species (PI. 1, Figs 1-6; PI. 2, Figs 1-10)

Haliotis tuberadata var. monilifera Michelorti, 1847- Lecointre, 1952: 88, pi. 28, fig. 14.

Description:

Shell relatively large for genus (up ro 1 1 1 mm in length) auriform, robust, heavy sculptured. Apex close to edge of shell, not very elevated. Dorsal side of last whorl beginning slightly inflated then becoming progressively flat; ornamentation of last whorl consisrmg of 6 very prominent ridged, coricenrric, spiral cords, rubercLilated; the first four regularly spaced, with inter- cord spaces grooved by minor and spaced striae; fifth corre- sponds ro row bearing trematae, sixth corresponds ro lateral margin canna, more protruding than fifth cord; space between cords 5 and 6 almost smooth, with exception of growth lines. Spiral cords poorly distincr and more numerous in early whorls, becoming remarkably elevated starting from mid parr of last whorl; tremata conspicuously raised, scaled and prominent, even in juveniles; last four tremata completely opened, previous siphonal openings partially or completely closed, typically ante- riorly-bent. Oblique, transverse ornamentation consisting of thin, close-spaced striae, barely corrugared surface. Columellar edge flat, expanded, merging inro thin, arched labial margin.

Type locality: Serre di Rapolano, Siena province, Tuscany, 43°20,30’N, 11°35,89’E (Istituto Geografico Militare, 1994: Carra Topografica d’Italia, sheet n. 297, Sezione I, Castelnuovo

Comparisons:

The most distinctive character of rhis new species is the presen- ce of very strong, spaced, and scaly concentric cords. There is lirtle doubt that the shell figured by Lecointre (1952: pi. 28, fig. 14) from the Pliocene of Agadir, Morocco, and by this author incorrectly attributed to H. tuberculata var. monilifera Michelorti, 1847, belongs here. The Miocene taxon described by Michelorti can be separated from H. bertinii (similar in gene- ral outline and elevation) since its spiral cords are more nume- rous, considerably thinner, not continuous and displaying small nodules; the carina is shaped differently, and true tubercles overs cords and rremata are lacking. Haliotis anomiaeformis introduced by Sacco (1897) from the Miocene beds of the Turin hills, shows similar tubercle-bearing cords, but it differs in shape and elevation of the shell. Unfortunately, Sacco’s mate- rial is no longer traceable in the Bellardi-Sacco collection hou- sed in the Turin Museum and the rather general original description and poor iconography (SACCO, 1897, pi. 1, fig. 15) prevent at this time any further evaluation of this elusive taxon. Among Recent taxa, none appears comparable to H. bertinii with the exception of Haliotis jacnensis Reeve, 1846 (see Geiger, 1998: Figs 16-17, and 2000: fig. 124). The general shape and ornamentation of this Pacific species resemble those of H. berti- nii but number, shape and disposition of spiral cords are diffe- rent and the dimensions of the Recent taxon are much smaller.

CONCLUDING REMARKS

The discovery of a new species of a large-sized mollusc in the Italian Pliocene should be regarded as significant, considering how much work has been carried out in approximately two cen- turies of investigations in this territory by prominent scholars as Brocchi, De Stefani, Pantanelli and many others.

The present finding is remarkable also because the overall fossil documentation of family Flaliotidae is rather meager (SOHL,

1992; Geiger & Grcwes, 1999).

Subtropical-tropical conditions are clearly suggested by the

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A new species of Haliotidae (Mollusca, Vetigastropoda) in the Italian Pliocene

Plate 1 - Figs 1-6: Haltutis hertinii n. sp.; Figs 1,2, 5, 6: holotype; Fig. 3: paratype 1; Fig. 4: paratype 2.

>151 <

Maurizio Porli, Bruno Dell'Angelo, Fabio Ciappelli & Marco Taviani

occurrence ot warm-water stenothermal taxa such as Strombus coronatili Detrance, 1827 among others. Therefore, H. bertinìi can be considered as a warm-water species, likely becoming extinct as a tesult ol the mid-Pliocene climatic deterioration tesponsible of a decimation ol many stenothermal molluscs (e.g.. Raffi & Marasti, 1982).

Hal lot is bertimi does not seem to have any obvious link to the Recent European Atlantic abalone launa, rather its closer relati- ve (based upon shell features) dwells in the Pacilic region {H. jacnensis). As a working hypothesis, this species may be possibly regarded as belonging to a lineage inhabiting the Tethyan tealm in the Miocene, becoming extinct in its western part duting the lower Pliocene and restricted at present to the Paci- lic region.

ACKNOWLEDGEMENTS

The Authors are indebted to Daniele Bertini lor his generous loan ol lossil Haliotidae and precious collaboration in the field; we thank Daniel Geiger and Giulio Pavia who assisted us in various ways. This is IGM scientific contribution n. 1270.

APPENDIX

Mollusca associated with Haliotis bertmii n.sp.

SPECIES

Classis POLYPLACOPHORA

Lepidople/irits ca jet anus ( Pol i , 1 79 1 )

Lepidopleurus cancdlatiis (Sowerby G.B.II, 1840)

Callochiton septemvalvis (Montagu, 1803) hchnochiton ;7rrw (Payraudeau, 1826)

Lepidochitona caprearum (Scacchi, 1836)

Lepidochitona cinerea (Linné, 1767)

Chiton saeniensis Laghi, 1984 Chiton coral Units (Risso, 1826)

Acanthochitona crinita (Pennant, 1777)

Acanthochitona fascicidaris (Linné, 1767)

Craspedochiton altavillensis (Segtienza, 1876)

Classis GASTROPODA Subclassis PROSOBRANCHIA

Patella sp. x

Patella cf caeridea Linné, 1758 x

D ¡odora graeca (Linné, 1758) x

Diodora italica (Cteisance, 1820) x

Emarginida sicula Gray , x x

Emarginida solidula Costa O.G., 1829 x

Eniarginella huzardii {V’àyràuòc'àU-, 1826) x

Haliotis lamellosoides'S>àCCO,\'è91 x x

Haliotis bertinii n.sp. x

Haliotis sp. 1 X

Haliotis sp.2 X

Clanculus cruciatus (L\nné, 1758) x

Clanculus elevatus 1986 x

Clanculus jussieui {VàyTàudenu-, 1826) x

Clanculus sp. x

sand pebbly sand

x X

X

X

X

X

X

X X

X

X

X

X

SPECIES sand

Calliostoma conulus Qdscìné, 1758) x

abbuia adansonii (PíyrtLuáeim, 1826) x

abbuia bertarellii Andreoli & Marsigli, 1997 abbuia distefami {Gitxxcà, 1903) x

abbuia richardi (Va.yráuáeeíU, 1826) x

abbuia semirotunda Sacco, 1 896 x

Gibbula substrigosa (.AOdoigny ^ 1852) x

Gibbida ten’avssae^p>2LAm\, 1985 x

Gibbula turbinoides {Deshnyes, 1835) x

Dtloma patulum {Psmc&ii, 1814) x

Danilia sublimbata (d'Orhigny, 1852) x

Monodonta turbinata (Born, 1778)

Alonodonta art ¡culata (Lamarck, 1822)

Jujubinus striatus (Lissné, 1758) x

J ujubinus exasperatus (Vennemt, 1777) x

Tricolia pullus (Linné, 1758) x

Tricolia tenuis {MÀchàuA, 1829) x

Nerita zatinii Bertarelli & Inzani, 1985 x

Bolilla rugosa (L^smé ^\l6l) x

Cerithium vulgatum Bruguiere, 1792 x

Ca'ithium crenatum (Bmcchii, 1814) x

Cerithium varicosuin (Brocchi, 1814) x

Bittium reticulatum (DdiGos,t3., 1778) x

Rissoina pusilla (Brocchi, 1814) x

Petaloconchus glomeratus (Grmé, 1758) x

Strombus coronatusDeir&r\cc, 1827 x

Calyptraea chinensis (Lrrìné, 1758) x

Crepidula unguiformis'L'àmeirck, 1822 x

Nenophora infundibulum (Brocchi, 1814) x

Schilderia fla viada (Lamarck, 1810)

Zonaria porcellus (Brocchi, 1814) x

T rivia dimidiata (Bronn, 1831) x

Erato voluta peruana Sd,cco, 1894 x

Natica tigrina (JPehràrìce, 1825) x

Neverita josephinia Bi\sso, 1826 x

Sinum striatum De Serres, 1829 x

Ficus communis b^oAmg, 1798) x

Cypraecassis pseudoo’umena (d'Orhigrry, 1852) x

Monophorus perversus (Firmé, 1758) x

Cerithiopsis sp. x

Epitonium sp. x

Bolinus brandaris torularius (Lamarck, 1822) x

Hexaplex trunculus conglobatus (Michelotti, 1841) x Ocenebra lassaignei ariesiana (Fontannes, 1882) x

Ocenebra polymorpha (Brocchi, 1814)

Thais conneaens (BeAieirdi, 1882) x

Thais hoemesiana (Becchioh, 1864) x

Nassarius sp. x

Nassarius angulatus (Brocchi , 1814) x

Mitra sp. x

Vexillum ebenus (GsrxvàrcFr, 1811) x

Conus mercatii Brocchi, 1814 x

Conus pyrula Brocchi, 1814 x

Conus sp. x

Mangelia sp. x

pebbly sand

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

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A new species of Haliotidae (Mollusca, Vetigastropoda) in the Italian Pliocene

"igs 1-10: Hdlidtis bertinü n. sp.; Figs 1,3,9: paratype 3; Figs 2,4: paratype 4; Figs 5,7: paratype 5; Figs 6,8,10: paratype 6.

>153<

Maurizio Porli, Bruno Deli’Angelo, Fabio Ciappelli & Marco Taviani

SPECIES

Subclassis HETEROBRANCHIA Heliaa/s themae (Semper, 1861 ) Subclassis OPISTOBRANCHIA Ringiada ventrkosa (Sowerby, 1825) Classis BIVALVIA Subclassis PROTOBRANCHIA Nudila sp.

Subclassis PTEROMORPHIA

Barba tia scabra ( Poi i , 1795)

Striarca lactca (XÀrwé, 1758)

Glycymms imuhrica (Brocchi, 1814)

C hlamys inni ti striata ( Poi i , 1795) Chlamys pesfelis (Linné, 1758)

Spmidylus gaederopHS Linné, 1758 Ammia cphippiiim Linné, 1758 Pododesmus patdliformis (Linné, 1761) Cubitostrm frondosa (De Serres, 1 829) Subclassis HETERODONTA Codakia leonina (Basterot, 1825)

Ctena decussata (Costa O. G., 1829) Candita calyculata (Linné, 1758) Chama giyphoides Linné, 1758 Pseudochama giyphina (Lamarck, 1819) Chamelea gallina (Lmné, 1758)

Callista italica (Deirance, 1818) Callista pudla (Philippi, 1814)

sand pebbly sand

X

X

X

X

X

X

X

X X

X X

X X

X

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X

X

X

X

X

X

X

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Lavoro accettato il 14 Maggio 2002

Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 155-164, [2002] 2003 - Società Italiana di Malacologia

Raccolta dati per lo studio delle malacofaune fossili: un modello di scheda informatica

Bruna Merlino & Angela Proverà

KEY WORDS! Moilusca, data base, palaeoeeology, Pliocene, NW Italy.

ABSTRACT The most important references required for the study of a Molluscs palaeotauna have been resumed in a data base. Each record, dedicated to any sin- gle taxon, collects all available data resulting from literature. Main bibliographic and photographic information, geographic and stratigraphic distri- bution and ecological features are listed. In the records the presence of the taxon in different localities of the Bacino Terziario Piemontese is also evi- denced with reference to the Bellardi and Sacco hystorical collections from the same area. These sets of data may address the following studies to the right texts and fossil collections that will make easier the identification and the taxonomic classification of fossils. The records are codified according with tecent systematics for obtaining a significantly ordered checklist of taxa. The assembling and the processing of definite groups of records allow comparisons among different palaeofaunas and detailed studies about the ecological features in order to define the environmental framework of the studied fossil assemblages. The data base is now referred to the Pliocene Molluscs faunas of five localities of Piedmont: S. Anna di Rocca d'Arazzo (AT), Buttigliera d'Asti (AT), Cándelo (BI), Cessato (BI) and Masserano (Bl) and will be extended to include other recently studied palaeofaunas of the Bacino Terziario Piemontese.

RIASSUNTO Viene proposto un modello di scheda informatica per la raccolta dei dati relativi alle malacofaune fossili. Sono evidenziate le fonti bibliografiche e iconografiche essenziali, la distribuzione cronostratigrafica e geografica, le principali caratteristiche autoecologiche di ogni taxon studiato. La singola scheda rappresenta una base per la ricerca bibliografica e fornisce indicazioni utili per la scelta delle collezioni e dei testi da consultare per il riconoscimento e la classificazione dei fossili. La sintesi e l'elaborazione di determinati gruppi di schede consentono analisi comparate delle diverse paleofaune e studi particolari sulle principali caratteristiche ecologiche per la definizione dei quadri ambientali delle associazioni studiate. Lo sche- dario, che attualmente comprende le malacofaune plioceniche di cinque località del Piemonte; S. Anna di Rocca d'Arazzo (AT), Buttigliera d'Asti (AT), Cándelo (BI), Cossato (Bl), Mas.serano (BI), sarà completato con l'inserimento dei dati relativi alle altre paleofaune del Bacino Terziario Pie- montese studiate in tempi recenti, con riferimento alle importanti raccolte storiche della stessa area.

6. MERLINO. A. PROVERÀ, Dipartimento di Scienze della Terra, Via Accademia delle Scienze, 5 - 10126 Tonno, Italia, e-mail: ferrero(S dst.unito.it

INTRODUZIONE

Lo studio di una paleoassociazione a molluschi richiede lo svi- luppo di due tipi di ricerca essenziali:

- l’esame di precisi ed esaurienti riferimenti iconografici per il riconoscimento e la classificazione dei fossili,

- il reperimento di informazioni sulle caratteristiche autoecolo- giche delle specie determinate, la cui sintesi e rielaborazione permetteranno di avviare valide ipotesi di ricostruzione paleoambientale.

La consultazione della letteratura è spesso difficoltosa per la notevole disomogeneità dei testi, pubblicati in un intervallo di tempo molto ampio: alcuni trattano le paleofaune e sono impor- tanti soprattutto per lo studio cronostratigrafico dell’asso- ciazione, altri hanno come oggetto malacofaune attuali e sono indispensabili per la raccolta delle informazioni ambientali. Il metodo di approccio alle diverse problematiche può variare notevolmente da un testo all’altro e, nella maggior parte dei casi, vengono affrontati solo alcuni dei numerosi aspetti del complesso panorama paleontologico ed ecologico. La ricerca, il confronto e la sintesi delle diverse informazioni necessarie, a partire da un campo così vasto e spesso frammentario, com- portano quindi un notevole dispendio di tempo e di energie, che può essere limitato con la costante e metodica annotazione delle diverse notizie ritrovate, al fine di poterle poi confrontare e rias-

sumere in modo ordinato. Tali registrazioni richiedono un sup- porto tale da garantire la massima semplicità di consultazione, la possibilità di sintetizzare i diversi dati raccolti e un continuo rimando ai principali testi consultati.

Viene qui presentato un modello di scheda informatica, elabora- bile con qualsiasi programma di data base, che rappresenta un tentativo di conciliare queste esigenze, essendo predisposta per la registrazione di tutte le principali notizie concernenti un determinato laxon: riferimenti bibliografici e iconografici es- senziali, distribuzione cronostratigrafica e geografica, principali informazioni autoecologiche. Un campo è destinato all’indi- cazione delle località fossilifere in cui il taxon è stato segnalato. La scheda è stata elaborata nel corso dello studio delle paleofau- ne di S. Anna di Rocca d’Arazzo (AT): il riepilogo delle schede compilate in tale occasione ha fornito il quadro riassuntivo delle principali caratteristiche dell’associazione (FERRERÒ & MERLINO, 1992; Ferrerò c/i?/., 1998).

In seguito sono stati schedati i taxa ritrovati nelle malacofaune plioceniche di altre località piemontesi: Buttigliera d’Asti (AT), Cándelo (BI), Cossato (BI), Masserano (BI) (Fig. 1) e si prevede l’inserimento graduale dei taxa rinvenuti in altre paleofaune del Bacino Terziario Piemontese studiate in tempi recenti.

Se la lettura di una singola scheda può fornire le principali noti- zie sul taxon in studio, l’esame complessivo delle schede, o di un

>155<

Bruna Merlino & Angela Provera

Fig. 1 - Ubicazione delle località fossilifere plioceniche citate. - 1: S. Anna di Rocca d'Arazzo (AT); 2: Buttigliera d'Asti (AT); 3: Cándelo (BI); 4: Cossato (BI); 5: Masserano (BI).

gruppo di esse, sarà un valido aiuto nella valutazione delle asso- ciazioni nei loro diversi aspetti. L’estrazione di tutte le schede che riportano l'indicazione di una data associazione consente di evidenziarne le caratteristiche principali mediante prospetti riepilogativi, risultato di semplici elaborazioni inlormatiche, e di confrontare le composizioni c]ualitative delle diverse associa- zioni.

Un altro vantaggio derivante dalla notevole versatilità del sup- porto informatico è la possibilità di continui aggiornamenti, variazioni e integrazioni. Lo stesso schema della scheda può esse- re modificato, ad esempio, nella dimensione dei campi, qualora le informazioni reperite siano più numerose del previsto, oppure nella loro reciproca disposizione, al fine di renderne più facil- mente confrontabili i contenuti.

Dopo la compilazione di oltre cinquecento schede, e affrontati i diversi problemi di ordine pratico derivanti dalle nuove situa- zioni via via esaminate, il modello che risulta essere il più adatto è quello illustrato nella Fig. 2, in cui si presenta una scheda compilata, scelta come esempio tra le più ricche di informa- zioni.

CONTENUTO DEI CAMPI

I campi taxon, autore, anno riportano i dati identificativi della specie secondo la tassonomia di Sabelli et al. (1990). Per le spe- cie estinte, non presenti in quel catalogo, si è fatto riferimento ai lavori di Moore (1969-1971) per i bivalvi e di 'Wenz (19.^H- 1944) e "Wenz & Zilch (1959-1960) per i gasteropodi. Rari sono i casi in cui è stata necessaria una precisazione sottospecifi- ca, mentre, nell'ambito delle categorie sopraspecifiche, sono sta-

te evidenziate soltanto la classe (G = Gastropoda, B = Bivalvia, S = Scaphopoda) e la famiglia, allo scopo di poter estrarre e rag- gruppare, quando necessario, i taxa di un determinato gruppo sistematico.

Il campo codice è stato introdotto per consentire la successione tassonomica ordinata delle schede. Anche in questo caso è stato preso come riferimento il catalogo di Sabelli et al. (1990), con le integrazioni già citate per le faune esclusivamente fossili. La parte numerica è preceduta dalla lettera E se la specie in esame è estinta e da V se il taxon è vivente nei bacini attuali. Le forme estinte nel Mediterraneo, ma ancora presenti in altri mari, soprattutto tropicali e subtropicali, sono ugualmente contrasse- gnate dalla lettera V.

Il codice numerico è composto da tre gruppi di tre cifre ciascu- no, indicanti rispettivamente famiglia, genere e specie (Tab. 1). All’interno di uno stesso genere si sono adottati numeri diversi per i diversi sottogeneri.

Sono state numerate tutte le famiglie di molluschi viventi, man- tenendo inizialmente un intervallo di cinque unità, per facilitare gli inserimenti successivi anche di taxa appartenenti a famiglie estinte. Per la stessa ragione, anche nell’ambito dei codici gene- rici e specifici, le cifre sono state opportunamente distanziate. L’estrazione delle schede con le prime tre cifre uguali permette quindi di individuare i taxa appartenenti ad una stessa famiglia. Allo stesso modo per raggruppare le specie congeneri sarà suffi- ciente estrarre le schede con le prime sei cifre uguali (Tab. 2).

Il codice, essendo destinato soprattutto ad uso informatico per l’ordinamento e la selezione delle schede, può essere modificato quando se ne presenti la necessità, ad esempio in seguito ad aggiornamenti della successione tassonomica delle malacofaune. Nel campo dati bibliografici sono stati elencati i lavori corredati da illustrazioni inerenti il taxon in studio, riportando: anno di pubblicazione, denominazione originale, autore, riferimenti bibliografici. Il riferimento di partenza è la monografia di Bel- LARDi (1872-1890) e Sacco (1890-1904), opera basilare per lo studio delle paleofaune piemontesi, alla quale si rimanda per tutte le citazioni antecedenti.

Nell’ambito della vasta letteratura sulle malacofaune attuali e fossili, normalmente disponibile in una biblioteca universitaria, sono state considerate soltanto le opere ritenute particolarmente ricche di illustrazioni e di informazioni significative per il tipo di studio in atto. Questa scelta è suscettibile di un continuo aggiornamento, volto a reperire ulteriori rappresentazioni iconografiche e più recenti informazioni autoecologiche, che derivano soprattutto dalla nuova pubblicazione di cataloghi di molluschi viventi nei bacini attuali.

I riferimenti iconografici relativi all’opera di Bellardi e Sacco si limitano, nella maggior parte dei casi, alla specie e non tengono conto delle numerose varietà istituite dagli autori. Il riferimento alle illustrazioni di varietà è presente tuttavia nei casi in cui la specie non è stata figurata, oppure quando le caratteristiche del taxon in esame sono inequivocabilmente riconoscibili soltanto in una varietà. In ogni caso, in questa fase dedicata allo studio delle associazioni plioceniche piemontesi, non sono state prese in con- siderazione le varietà esclusivamente mioceniche, che potrebbero comunque essere aggiunte per successive esigenze di lavoro.

>156<

Raccolta dati per lo studio delle malacofaune fossili: un modello di scheda informatica

taxon

Aporrhais pespelecani

autore

(Linnaeus) anno 1753

ciasse

G famigiia Aporrhaüdae codice V 250.005.005

dati

bibiiografici

1893 Chenopus (C.) pespelicani var.- SACCO, v. 14, p. 28, t . 2, ff. 32-37

191 1 Chenopus (Aporrhais) pespelecani - CERULLI - IRELLI, v.17, p. 275, t. 26, ff. 29-31

1960 Aporrhais (A.) pespelecani - MALATESTA, p.1 13, t. 6, f. 4

1963 Aporrhais pespelecani - CAR ETTO, p.19, t.1, f. 28

1967 Aporrhais pespelecani - SETTEPASSI, p.1, tt. 1-8, ff.1-68

1968 Aporrhais pespelecani - NORDSIECK, p. 96, t.1 5, f. 57.10 1970 Aporrhais pes-peiecani -PARENZAN, p.141, t. 28, f. 555 1970 Aporrhais michaudi - PARENZAN, p.1 42, t. 28, f. 558 1970 Aporrhais elegantissimus - PARENZAN, p.142, t. 28, f. 560 1974 Aporrhais (A.) pespelecani - MALATESTA, p. 215, t.1 6, f. 2 1978 Aporrhais pespelecani - D'ANGELO & GARGIULLO, p.1 21 1980 Aporrhais pespelecani - SABELLI, f. 6

1982 Aporrhais pespelecani - NORDSIECK, p.1 77, t. 55, f. 57.10

1988 Aporrhais pespelecani - CHIRLI, p.1 7, t. 3, f.1

1992 Aporrhais pespelecani - CAVALLO & REPETTO, p. 60, f.1 02

1 995 Aporrhais pespelecani - ARDUINO et al. , p. 50

1997 Aporrhais pespelecani - GIANNUZZI-SA VELLI et al., p.1 32, ff. 573-587

2000 Aporrhais pespelicani - SOLSONA et al., pp. 83-97, t.1, ff. 1-3, 5, 6

n. cat. B. S.

BS.041.01.016, .017

distribuzione cronostratigrafica Miocene - Attuale

località

.-V . . , X campioni

Cándelo (Bl) (museo)

Cossato (Bl)

Masserano (Bl)

Masserano (Bl) (museo)

distribuzione geografica Mediterraneo, NAtlantico

biocenosi

DC esci. plano infralitorale, drcalitorale, batiale

batimetría

substrato mistofila

habitus

epifaunale vag. trofismo detritivora

NOTE

- Dati ecologici aggiornati con Basilici et al. (1997)

- Solsona et al. (2000); ... la specie può essere considerata eurotermica.

... gli individui giovani di questa famiglia sono infaunali.

Fig. 2 - Esempio di scheda compilata

>157<

Bruna Merlino & Angela Provera

II campo n. cat. B.S. costituisce un tilerimento diretto alia monografía di Bellardi (1872-1890) e Sacco (1890-1904) che, come già accennato, è un'opera fondamentale per lo studio delle paleofaune piemontesi, sia per le dettagliate informazioni sui taxa e sulla loro bibliografia ottocentesca, sia per la vastissima iconografia costituita da circa 250 tavole, I codici di questo cam- po sono ricavati da un primo catalogo dell’opera (Ferrerò Mor- TARA et al. 1981,1984), che elenca i tipi e gli esemplari figurati delle classi Cephalopoda, Gastropoda, Amphineura e Scaphopoda presenti nella vasta collezione del Museo di Paleontologia di Torino. Nelle schede dei bivalvi il campo è vuoto e sarà compila- to dopo la pubblicazione del Catalogo, attualmente in prepara- zione, relativo alla classe Bivalvia.

Il codice BS ha caratteri simili a quello usato nella presente sche- datura (gruppi di cifre che contraddistinguono rispettivamente famiglia, genere e specie), ma è strettamente legato all’effettiva presenza di esemplari nella collezione. Le cifre usate sono quindi limitate rispetto all’elenco tassonomico completo e non per- mettono l’inserimento di nuovi taxa. Inoltre, a causa delle nume- rose variazioni tassonomiche intervenute nei circa cento anni successivi alla pubblicazione della monografia, tale codifica non è utilizzabile per l’ordinamento dei taxa secondo sistematiche recenti.

L’esposizione del codice BS è comunque di utilità immediata per evidenziare le specie trattate nell’opera, per risalire rapidamente ai dati bibliografici e iconografici riportati dal catalogo e per la consultazione delle tavole fotografiche, in cui sono stati in gran parte rifigurati i tipi presenti in collezione. Qualora si renda necessario un confronto diretto con gli esemplari, l’indicazione del codice facilita il reperimento degli stessi (Tab. 3).

Eventuali prospetti riepilogativi possono mettere in evidenza e raggruppare i taxa citati dai due Autori, ordinati, se necessario, secondo la collocazione tassonomica originale.

Le indicazioni da riportare nel campo distribuzione cronostratigra- fica sono reperibili con minor difficoltà per le specie ancora viven- ti, per le quali esiste una più nutrita letteratura, mentre per alcuni taxa estinti l’unica fonte di notizie cronostratigrafiche è la mono- grafia di Bellardi e Sacco. I dati devono comunque essere interpre- tati e modificati alla luce delle conoscenze recenti, tenendo conto che alcune suddivisioni proposte (ad esempio ’Piacenziano’ e ’Astiano’) hanno perso il primitivo significato cronostratigrafico e devono essere considerate semplici indicazioni di facies.

Con la compilazione del campo è possibile ottenere automatica- mente un elenco in cui ogni specie è affiancata dalla relativa distribuzione cronostratigrafica (Tab. 4). All’occorrenza si posso- no inoltre estrarre tutte le schede che riportano l’indicazione di una determinato intervallo stratigrafico ed elaborare prospetti riepilogativi diversi come, ad esempio, l’elenco di tutti i taxa già presenti nel Pliocene, oppure di quelli limitati al solo Pliocene e altri ancora, in base alle diverse esigenze di tipo crono- stratigrafico (Tab. 5).

Nel campo località sono indicate le ubicazioni delle associazioni del Bacino Terziario Piemontese, in cui è stata ritrovata la specie. Fino ad ora sono state prese in esame le associazioni di S. Anna di Rocca d’Arazzo (AT), Buttigliera d’Asti (AT), Cándelo (BI), Cossato (BI) e Masserano (BI). Il panorama dei taxa ritrovati nel-

le località biellesi è stato ulteriormente ampliato sulla base del- l’esame e della classificazione, tuttora in corso di svolgimento, del materiale fossilifero proveniente dalla raccolta manuale di alcuni appassionati locali, che andrà a far parte del costituendo Museo del territorio biellese. In questi casi sulla scheda l’indica- zione del toponimo di provenienza è accompagnata dal termine ‘museo’.

L’esame di questo campo permette, per ogni scheda, di stabilire immediatamente quanto il taxon sia ricorrente nelle diverse loca- lità piemontesi (Tab. 6).

L’estrazione di tutte le schede relative ad una data località con- sente di ottenere il quadro completo dei fossili in essa rinvenuti e di confrontarlo con analoghi elenchi di altre associazioni, tenen- do conto delle limitazioni che derivano dal confronto di paleo- faune campionato e studiate in tempi diversi e con metodologie diverse.

Il campo campioni riporta la sigla delle campionature effettuate nella stessa località in livelli stratigrafici diversi.

Nel campo distribuzione geografica vengono indicate le aree di distribuzione dei molluschi ancora viventi. I dati sono ricavati dalla vasta letteratura esistente sulla fauna malacologica attuale {e.g. Malatesta, 1974; Nordsieck, 1969, 1972, 1982) sono riassunti per grandi aree, tralasciando le indicazioni di habitat ristretti, a volte discordanti nei diversi autori. Negli elenchi rie- pilogativi, l’indicazione dei bacini affiancata a ciascuna specie vivente può fotnire un’informazione, almeno sommaria, sulla sua distribuzione geografica (Tab. 4).

La parte successiva della scheda è dedicata alle caratteristiche autoecologiche del taxon che, integrate a quelle delle altre specie di una stessa associazione, permettetanno di formulare un’ipotesi di ricostruzione ambientale. A tal fine occorre ovviamente tenere conto anche dei dati di abbondanza e di dominanza dei diversi taxa, ricavati dallo studio statistico della paleofauna.

I dati ecologici esposti nella scheda sono una sintesi di quelli rilevati dai diversi testi, a volte discordanti tra loro. Per gli orga- nismi viventi, cui si riferisce gran parte della letteratura, il pro- blema è in parte superabile, tenendo conto dei diversi contesti da cui le informazioni derivano e cercando di adattarle, per quanto possibile, a situazioni paleoecologiche generalizzate. Maggiori difficoltà si incontrano nel tentativo di stabilire le caratteristiche ambientali dei gruppi estinti, che, sulla base del principio del- l’attualismo, vengono derivate da quelle delle specie congeneri viventi, con una procedura che presenta una maggiore attendibi- lità per le associazioni più vicine nel tempo, ma che è pur sem- pre soggetta ad un certo grado di interpretazione da parte dei diversi autori. Alcune caratteristiche, come habitus e tipo di trofismo, possono in molti casi essere estese a tutti gli apparte- nenti ad uno stesso genere, ricavandole dai rispettivi analoghi attuali, mentre altre abitudini di vita variano da specie a specie (se non addirittura nei diversi adattamenti di una stessa specie) e non possono essere documentate per gli organismi estinti. Le informazioni più attendibili derivano dalla ricostruzione ambientale delle associazioni in cui è stato segnalato il taxon in esame, specialmente se il ritrovamento si è ripetuto più volte in ambienti simili tra loro. Per questa ragione sono state utilizzate anche le informazioni riportate in alcune tesi di laurea di carat-

>158<

Raccolta dati per lo studio delle malacofaune fossili: un modello di scheda informatica

codice

famiglia

E

600.005.005

Nuculidae

V

600.005.010

Nuculidae

V

600.005.015

Nuculidae

E

600.005.020

Nuculidae

V

610.005.005

Nuculanidae

E

610.010.005

Nuculanidae

V

610.010.010

Nuculanidae

E

630.005.005

Yoldiidae

E

630.005.010

Yoldiidae

E

630.005.015

Yoldiidae

V

635.005.005

Arcidae

V

635.005.010

Arcidae

V

635.010.005

Arcidae

V

635.010.010

Arcidae

E

635.010.015

Arcidae

E

635.015.005

Arcidae

V

635.020.005

Arcidae

E

635.020.006

Arcidae

E

635.020.010

Arcidae

V

640.005.005

Noetidae

V

645.005.005

Limopsidae

V

650.005.005

Glycymeridae

V

650.005.007

Glycymeridae

E

650.005.010

Glycymeridae

V

650.005.015

Glycymeridae

taxon

Nucula jeffreysi Nucula nitidosa Nucula nucleus Nucula piacentina Nuculana (Lembulus) pella Nuculana (Jupiteria) bonellii Nuculana (Jupiteria) commutata Yoldia longa Yoldia mendax Yoldia nitida Arca noae Arca tetragona Barbatia (B.) barbata Barbatia (B.) candida Barbatia (B.) modioloides Barbatia (Ambrogia) mytiloides Anadara diluvii Anadara diluvii subantiquata Anadara pectinata Striarca lactea Limopsis minuta Glycymeris bimaculata Glycymeris glycymeris Glycymeris infiala Glycymeris insubrica

autore anno

Bellardi

1875

Winckworth

1930

(Linnaeus)

1758

Lamarck

1819

(Linnaeus)

1767

(Bellardi)

1875

(Philippi)

1844

Bellardi

1875

Meneghini

1870

(Brocchi)

1814

Linnaeus

1758

Poli

1795

(Linnaeus)

1758

(Chemnitz)

1784

(Cantraine)

1836

(Brocchi)

1814

(Lamarck)

1805

(d'Orbigny)

1852

(Brocchi)

1814

(Linnaeus)

1758

(Philippi)

1836

(Poli)

1795

(Linnaeus)

1758

(Brocchi)

1814

(Brocchi)

1814

Tab. 1 - Esempio di riepilogo dei taxa in ordine sistematico, secondo il codice numerico.

Bruna Merlino & Angela Provera

tere paleoecologico, suggerite dall 'esperienza dei ricercarori che hanno più volre affrontaro siruazioni analoghe (Maronero, 1991; Campanatico, 1993)

Le informazioni autoecologiche devono comunque essere usate con molta cautela, specialmente per le specie esrinre, e verificare di volta in volta nel contesto generale di studio. Esse sono suscettibili, ancor più delle notizie tassononomiche, bi- bliografiche e cronostratigrafiche illustrate nella prima parte del- la scheda, di continui aggiornamenti e integrazioni, di pari passo con la pubblicazione di nuovi studi ambientali, in cui possono essere evidenziare situazioni e problematiche non affrontate in precedenza.

Le sigle riportate nel campo biocenosi sono state proposte negli studi sulle attuali popolazioni bentoniche marine da PÉRÈS & Picard (1964), Picard (1965), Pérès (1967). Per i taxa caratte- ristici è evidenziata la qualità del loro rapporto (esclusivo o pre- ferenziale) con la relativa biocenosi.

Anche la nomenclatura usata nel campo piano ripropone la sud-

divisione del dominio bentonico marino proposta dagli autori francesi e adottata in tutti i recenti studi paleoecologici.

Il campo batimetría contiene ulteriori informazioni relative ai valori di profondità, che sono tuttavia soltanto indicativi, in quanto spesso le segnalazioni della letteratura riguardano ritro- vamenti di organismi che possono aver subito trasporti signifi- cativi. Per tale ragione nei prospetti ecologici riepilogativi (Tab. 7) il dato batimetrico è stato tralasciato.

Nel campo substrato sono esposte le informazioni relative alla natura del sedimento in cui i molluschi vivono, secondo la classi- ficazione proposta da Di Geronimo & Costa (1978). Non sem- pre è possibile stabilire la composizione litologica ottimale per alcuni organismi: ad esempio le differenze tra 'pelofila tollerante’ e ‘psammofila tollerante’, per quanto teoricamente definite da precise percentuali di sedimento, sono difficilmente verificabili e soggette alle interpretazioni degli autori.

In questo campo sono inoltre evidenziate le affinità di alcuni molluschi con substrati di diversa natura, definendo ‘fitocole’ le

codice

famiglia

taxon

autore

V

680.005.005

Pectinidae

Pecten jacobeus

(Linnaeus)

E

680.005.010

Pectinidae

Pecten planomedius

Sacco

E

680.010.005

Pectinidae

Pecten (Flabellipecten) alessii

(Philippi)

E

680.010.010

Pectinidae

Pecten (Flabellipecten) bosniasckii

de Stefani & Pantanelli

E

680.010.015

Pectinidae

Pecten (Flabellipecten) flabelliformis

(Brocchi)

E

680.010.020

Pectinidae

Pecten (Flabellipecten) nigromagnus

Sacco

V

680.015.005

Pectinidae

Aequipecten (A.) opercularis

(Linnaeus)

E

680.015.010

Pectinidae

Aequipecten (A.) scabrella

(Lamarck)

V

680.020.005

Pectinidae

Amusium cristatum

(Bronn)

E

680.025.005

Pectinidae

Lissochlamys excisa

(Bronn)

V

680.030.005

Pectinidae

Chiamys (C.) multistriata

(Poli)

V

680.030.010

Pectinidae

Chiamys (C.) varia

(Linnaeus)

V

680.035.005

Pectinidae

Chiamys (Flexopecten) flexuosa

(Poli)

E

680.035.010

Pectinidae

Chiamys (Flexopecten) inaequicostalis

Lamarck

E

680.040.005

Pectinidae

Chiamys (Macrochlamys) latissima

(Brocchi)

V

680.045.005

Pectinidae

Chiamys (Proteopecten) glabra

(Linnaeus)

Tab. 2 - Elenco di taxa appartenenti ad una stessa famiglia identificata dalle prime tre cifre, 11 secondo gruppo di cifre varia in funzione del genere e, cjuando presente, del sottogenere.

>160<

Raccolta dati per lo studio delle malacofaune fossili: un modello scheda informatica

codice

taxon

n. cat. Bellardi e Sacco

E

070.005.005

Nerita (N.) bren ni

BS. 070. 01. 018 - .020

V

070.010.005

S ma rag di a vi ridia

BS. 070. 06. 001 - .007

V

075.005.005

Diodora italica

BS. 083.01 .001 - .005

E

090.005.005

Dan ilia subì imbata

BS. 076.05. 001, .002

V

090.010.005

Clanculus (C.) coral li nus

BS. 076. 02. 001 - .005

E

090.015.005

Calliostoma (C.) cingulatum

BS.076.22.018, .019

V

090.015.010

Calliostoma (C.) conulus

BS. 076.21. 001 - .003

V

090.020.005

Calliostoma (Ampullotrochus) granulatum

BS.076.22.001 - .006

V

090.025.005

Gibbuta (G.) ardens

*

V

090.025.010

Gibbuta (G.) magus

BS.076.09.001 - .004

V

090.030.005

Gibbuta (Colliculus) racketti

*

E

090.030.010

Gibbuta (Colliculus) seguenzai

*

V

090.035.005

Gibbuta (Forksalena) fanulum

BS.076. 10.002 - .005

V

090.035.010

Gibbuta (Forksalena) guttadauri

*

V

090.040.005

Gibbuta (Phorcus) leucophaea

*

V

090.045.005

Gibbuta (Steromphala) cineraria

*

V

090.050.005

Di lo ma (Paroxystele) patulum

BS.076. 08. 021- .025

V

090.055.005

Basilissa munda

*

V

090.060.005

Jujubinus exasperates

BS.076. 23.001

V

090.060.010

Jujubinus striatus striatus

BS, 076.23.006, .007

E

090.060.011

Jujubinus striatus laeviuscula

BS.076.23.009, .010

Tab. 3 - Esempio di riepilogo dei taxù in ordine sistematico, in cui viene evidenziato il codice utilizzato per il catalogo della collezione Bellardi e Sacco (Ferrerò Mortara et a!., 1981, 1984). L'asterisco indica le specie non citate dai due Autori.

Specie epitaunali brucatrici, mentre per gli organismi aderenti a roccia, conchiglie, resti vegetali viene usato il tetmine ‘substrato solido’.

Le indicazioni esposte nel campo habitus riguardano la posizio- ne assunta dagli organismi rispetto al substrato. Sono stati uti- lizzati i termini ‘epilaunale’ e ‘infaunale’, che meglio si adattano al contesto ecologico (Allasinaz, 1985, p. 74) rispetto a 'epi- bionte' e ‘endobionte’ proposti da West (1977).

Nel campo trofismo sono illustrate le abitudini alimentari dei molluschi in base alle categorie ecologiche proposte da Walker & Bambach (1974). L’inquadramento delle diverse specie ben- toniche può presentare delle difficoltà, in quanto alcuni or- ganismi possono variare il loro comportamento trofico secondo la disponibilità di risorse alimentari.

11 campo NOTE è destinato a raccogliere le precisazioni e le eventuali discussioni, sia di tipo sistematico sia di carattere autoecologico, sulla specie trattata e tutte le osservazioni neces- sarie alla miglior comprensione e all’appropriato utilizzo dei di- versi contenuti della scheda.

CONCLUSIONI

Il modello di scheda qui illustrato rappresenta una base analitica di rilerimento per le ricerche bibliografiche e per l’indicazione delle fonti utili per il riconoscimento degli esemplari e per la loro determinazione. Ciascuna scheda tornisce un quadro imme- diato delle caratteristiche dell’ambiente di vita del taxon in esa- me e può essere continuamente aggiornata con le notizie ecolo- giche di nuova pubblicazione.

La schedatura finora effettuata è stata utilizzata per lo svolgi- mento di indagini comparate sulle malacofaune plioceniche e per valutare la diffusione geografica dei diversi taxa sul territo- rio piemontese. La sintesi di più schede, estratte con criteri di- versi, a seconda delle esigenze di lavoro, affiancata ai dati quan- titativi, ha permesso di delineare e confrontare i quadri ambien- tali delle associazioni studiate (Ferrerò & Merlino, 1992; Ferrerò et ai, 1998)

Il continuo aggiornamento delle schede finora compilate, l’inse- rimento di nuovi taxa rinvenuti in altre località fossilifere e l’ampliamento degli intervalli cronostratigrafici considerati.

>161 <

Bruna Merlino & Angela Provera

consentiranno l'integrazione degli elenchi faunistici al line di ottenere un esauriente catalogo delle paleofaune della nostra regione, con riferimento alle raccolte storiche del Bacino Terzia- rio Piemontese. Lo schedario così integrato potrà costituire una base di consultazione sempre più esauriente per i lavori paleoecologici futuri.

RINGRAZIAMENTI

Ricerca svolta con fondi MURST 60% (responsabile E. Ferrerò) e con il contributo finanziario del CNR, Centro Studio Catene Collisionali, Torino. Si ringraziano il prof. Giulio Pavia e tutti i ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra che hanno da tempo avviato la registrazione manuale dei dati paleoecologici inerenti alla malacofauna del Bacino Terziario Piemontese, che ha costituito, opportunamente ampliata e aggiornata, un’ottima base per la registrazione informatica. Un particolare ringrazia- mento alla prof. Elena Ferrerò per la lettura critica del mano- scritto e per i preziosi consigli.

BIBLIOGRAFIA

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Campanatico P., 199-5. Atsociazione a Molluschi pliocenici del "livello a Glycynierys" nel settore V. Andona - V. Manale. Tesi di laurea inedita. Università di Torino.

Di Geronimo I. & Costa B., 1978. Il Pleistocene di Monte dell'Apa (Gela).

Rivista Italiana di Paleontologia, e Stratigrafia, Milano; 84 (4) : 1121- 1158.

Ferrerò E. & Merlino B., 1992. Ricostruzione paleoecologica di una malaco- tauna del bacino pliocenico astigiano (Italia NW). Bollettino Malacolo- gico. Milano, 28 (5-12): 101-158.

Ferrerò E., Merlino B. & Proverà A., 1998. Malacofaune plioceniche asti- giane concentrate da eventi ad alta energia. Bollettino Malacologico, Roma, 33 (1-4): 43-57.

FFerrero Mortara E., Montefameglio L., Pavia G. & Tampieri R., 1981.

Catalogo dei tipi e degli esemplari figurati della collezione Bellardi e Sacco. Parte 1. Museo regionale di Scienze naturali, Torino, 327 pp, 58 taw.

Ferrerò Mortara E., Montefameglio L., Novelli M., Opesso G., Pavia G.

& Tampieri R., 1984. Catalogo dei tipi e degli esemplari figurati della col- lezione Bellardi e Sacco. Parte II. Museo regionale di Scienze naturali, Torino, 485 pp, 56 taw.

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Bivalvia 1-5- Geological Society American University, Kansas Press, Boulder, 1224 pp.

Nordsieck F., 1969. Die e/iropdischen Meeresnmlschen [Bivalvia) Vom Eismeer bis Kapverden, Mittelmeer nnd Schivarzes Meer. G. Fischer Verlag, Stuggart, 256 pp., 25 taw.

Nordsieck F., 1972. Die enropilischen Meeresschnecken [Opistobranchia mit Pyrami- dellidae; Rissoacea) Vom Eismeer bis Kapverden. Mittelmeer nnd Schivarzes Meer. G. Fischer Verlag, Stuggart, 527 pp., 41 tavv.

taxon

autore

distribuzione

cronostratigrafica

distribuzione

geografica

Arca noae

Linnaeus

Miocene - Attuale

Mediterraneo, EAtlantico, M.Nero

Arca tetragona

Poli

Miocene - Attuale

Mediterraneo, EAtlantico

Barbatia (B.) barbata

(Linnaeus)

Miocene - Attuale

Mediterraneo, EAtlantico

Barbatia (B.) candida

(Chemnitz)

Miocene - Attuale

WAtlantico

Barbatia (B.) modioloides

(Cantraine)

Miocene - Pliocene

Mediterraneo, EAtlantico

Barbatia (Ambrogia) mytiloides

(Brocchi)

Miocene - Pleistocene

Anadara diluvii

(Lamarck)

Oligocene - Attuale

Mediterraneo, Atlantico, M.Nero

Anadara diluvii subantiquata

(d'Orbigny)

Miocene - Pliocene

Anadara pectinata

(Brocchi)

Miocene - Pleistocene

Striarca lactea

(Linnaeus)

Miocene - Attuale

Mediterraneo, EAtlantico, M.Nero, M. Rosso

Tab. 4 - Esempio di riepilogo secondo la distribuzione cronostratigrafica e geografica dei taxa.

>162<

Raccolta dati per lo studio delle malacotaune fossili: un modello scheda informatica

codice

taxon

autore

distribuzione

cronostratigrafica

E

600.005.005

Nucula jeffreysi

Bellardi

Pliocene

E

630.005.010

Yoldia mendax

Meneghini

Pliocene

E

660.010.015

Modiolus (M.) long US

Bronn

Pliocene

E

680.005.010

Pecten planomedius

Sacco

Pliocene

E

680.010.005

Pecten (Flabellipecten) alessii

(Philippi)

Pliocene

E

680.010.010

Pecten (Flabellipecten) bosniasckii

de Stefani & Pantanelli

Pliocene

E

680.010.020

Pecten (Flabellipecten) nigromagnus

Sacco

Pliocene

E

695.005.010

Lima (L.) paucicostata

(Sowerby)

Pliocene

E

715.005.005

Leptaxinus suborbiculatus

(Cerulli - Irelli)

Pliocene

E

730.005.005

Spaniorinus astensis

Merlino & Proverà

Pliocene

E

815.010.010

Tellina (Arcopagia) sedgwicii

(Michelotti)

Pliocene

E

815.010.015

Tellina (Arcopagia) telata

(Bonelli)

Pliocene

E

820.010.005

Donax (Cuneus) minutus

Bronn

Pliocene

E

840.005.005

Solecurtus basteroti parvulinella

Sacco

Pliocene

E

840.005.010

Solecurtus dilatatus

Chenn, Bonelli m.s.

Pliocene

E

860.040.010

Pitar subgigantea

Sacco

Pliocene

E

860.045.015

Callista puella

(Philippi)

Pliocene

E

860.075.005

Venerupis (V.) astensis

Mayer, Bonelli m.s.

Pliocene

E

870.005.005

Sphenia binghami testarum

Sacco, Bonelli m.s.

Pliocene

E

885.010.006

Panopea glycimeris elongata

(Sacco)

Pliocene

E

925.005.005

Penicillus bacillum

(Brocchi)

Pliocene

Tab. 5 - Elenco dei bivalvi la cui distribuzione cronostratigralica è limitata al Pliocene.

taxon e distribuzione cronostratigrafica

autore n. cat. Bellardi e Sacco località

Tricolia pullus pullus Pliocene - Attuale

Cerithium costatum Pliocene

(Linnaeus) bs.074.01 .001 - .01 1 ''T

Buttigliera d Asti (AT)

Cándelo (Bl)

Cessato (Bl)

Masserano (Bl)

(Borson) BS. 046. 04. 01 2

S. Anna di Rocca d'Arazzo (AT) Cándelo (Bl)

Cerithium crenatum

Miocene - Pleistocene

(Brocchi )

BS. 046. 01. 066, .067

S. Anna di Rocca d'Arazzo (AT) Cándelo (Bl) (museo)

Cessato (Bl) (museo) Masserano (Bl)

Masserano (Bl) (museo)

Tab. 6

Esempio di riepilogo dei tiixa con indicazione della distribuzione cronostratigrafica e delle diverse località fossilifere di provenienza.

>163<

Bruna Merlino & Angela Provera

taxon

autore

biocenosi

piano

substrato

habitus

livello trofico

Donacilla cornea

(Poli)

SFHN/SFBC pref.

mediolitorale, infralitorale

psammofila

infaunale

Ervilla castanea

(Montagu)

PE-SFBC esci.

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

sospensivora

Soten marginatus

Pulteney

SFBC esci.

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

sospensivora

Ensis ensis

(Linnaeus)

SFBC

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

sospensivora

Phaxas pellucidus

(Pennant)

SFBC

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale

sospensivora

Phaxas (Ensiculus) cultellus

(Linnaeus)

infaunale

sospensivora

Tellina (T.) radiata

Linnaeus

SFBC

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

detritivora

Tellina (Arcopagia) corbis

(Bronn)

DC esci.

infralitorale, circalitorale

psammofila foil.

infaunale vag.

detritivora

Tellina (Arcopagia) sedgwicii

(Michelotti)

infralitorale, circalitorale

infaunale

detritivora

Tellina (Arcopagia) telata

(Bonelli)

infaunale

detritivora

Tellina (Lactolina) incarnata

Linnaeus

SFBC

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale

detritivora

Tellina (Moerella) donacina

Linnaeus

DC esci.

circalitorale

mistofila

infaunale vag.

detritivora

Tellina (Oudardia) compressa

Brocchi

DC esci.

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

detritivora

Tellina (Peronaea) planata

Linnaeus

SFBC esci.

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

detritivora

Tellina (Peronidia) nitida

Poli

SFBC esci.

infralitorale, circalitorale

mistofila

infaunale vag.

detritivora

Tellina (Serratlna) serrata

Brocchi

DE esci.

infralitorale, circalitorale

psammofila toll.

infaunale

detritivora

Tellina (Tellinella) distorta

Poli

infralitorale, circalitorale

infaunale

detritivora

Tellina (Tellinella) pulchella

Lamarck

SFBC esci.

mediolitorale, infralitorale

psammofila

infaunale

detritivora

Macoma (M.) cu mana

(O.G. Costa)

VTC

infralitorale, circalitorale

pelofila foil.

infaunale vag.

detritivora

Gastrana fragilis

(Linnaeus)

SVMC

infralitorale

psammofila toll.

infaunale vag.

detritivora

Gastrana (Capsa) lacunosa

(Chemnitz)

SFBC esci.

infralitorale

psammofila

infaunale vag.

detritivora

Donax (D.) venustos

Poli

SFHN/SFBC esci.

infralitorale

psammofila

infaunale vag.

sospensivora

Donax (Cuneus) minutos

Bronn

SFHN/SFBC esci.

infralitorale

psammofila

infaunale vag.

sospensivora

Donax (Ser ruta) trunculus

Linnaeus

SFHN esci.

infralitorale

psammofila

infaunale vag.

sospensivora

Psammobia (P.) fervensis

(Cmelin)

DC esci.

infralitorale, circalitorale

mistofila

infaunale vag.

sospensivora

Tab. 7 - Esempio di riepilogo dei taxa secondo le caratteristiche autoecologiche.

Nordsieck F., 1982. Dte enropciischen Meeres-Geh¿imeschnecke}¡ (Pruiubranchiaì \>tm Eismeer bis Kiipienleti . Mitlelmeer mid Schwurzes Meer. G. Fischer Verlag, Stuggart, 540 pp., 108 tavv.

PÉRÈS J. M., 1967. Les biocoenoses benthiques dans le système phytal. Raent Travaux de la Station Marittime d'Endonme, Marseille, 42 (58): 1 1,5 pp.

PÉRÈS J. M. & Picard J., 1964. Nouveau manuel de bionomie benthique de la Mer Mediterranée. Recent Travaux de la Station Marittime d'Endotnne, Marseille, 31 (47): 137 pp.

Picard J., 1965. Recherches qualitatives sur le biocoenoses marines des sub- straes meubles dragables de la region marseillaise. Recent Travaux de la Station Marittime d'Endoiime, Marseille 36 (52): 160 pp.

Sabelli B., Giannuzzi-Sa velli R. & Bedlilli D., 1990. Catalogo annotato dei molluschi marini del Mediterraneo.. 1. Libreria Naturalistica Bolognese, Bologna, 348 pp.

Sacco F., 1890-1904. / Molluschi dei terreni terziarii del Piemonte e della Liguria.. Parti 7 - 30. Clausen, Torino, 2408 pp, 201 taw.

Walker K. R. & Bambac h R. K., 1974. Feeding by benthic invertebrates: clas- sification and terminology tor paleoecological analysis. Lethaia. Oslo, 7(1): 67-78.

Wenz W., 1938-1944. Handbuch der Palaozoologie. Gastropoda. Teil I. G. Born- tranger Verlag, 1639 pp.

Wenz W. & Zilch A., 1959-1960. Gastropoda. Ted 1. G. Borntranger Verlag, 834 pp.

West R. R., 1977. Organism substrate relations: terminology for ecology and paleoecology. Lethaia, Oslo, 10 (1): 71-82.

Lavoro acceltato il 19 Luglio 2001

>164<

Bollettino Malacologico, Roma, 39 (9-12): 165-170, [2002] 2003 - Società Italiana di Malacologia

Le genre Granulina sur le littoral de la Còte d’Azur; récoltes et observations

Franck Boyer, Jacc¡iies P ebree & André FI oara a

KEY words: Prosobranchia, Marginellidae, Gramiliiui. Recent, Mediterranean, Còte d'Azur, Ecology, 'Variability, Distribution.

ABSTRACT

The utturence of Gramilind hoiiclxti Gofas, 1992 on the French Còte d'Azur is recorded, in association with Gnnminki marginata (Bivona, 1832). Ecology, variability and distribution of both species are tackled.

RESUME

La presence de Grannlina hnneheti Gofas, 1992 sur la Còte d'Azur franij'aise est signalée, en association avec Granulina marginata (Bivona, 1832). L'é- cologie, la variabilité et la distribution des deux espèces sont discutées.

RIASSUNTO

Viene segnalato il ritrovamento di Granulina Imiiclxti Gofas, 1992 sulla Costa Azzurra francese, associata con Granulina marginata (Bivona, 1832). Si aggiorna l'ecologia, la variabilità e la distribuzione delle due specie.

/■'. BOYER, 1 IO, Chemin Marais du Souci 93270 SEVRAN - France

./. PELORCE, 289 , Voie Les Magnolias 30240 LE GRALI DII ROI - France

A. HOARALI, 553, av. Aqueduc Romain - La Pinède Romane 83600 FREJLJS - France

INTRODUCTION

Dans un lot de coquilles collectées en épave sur la plage de la Baume, située au nord-est de la presqu’Ile de Giens (Var), le premier auteur séparait en Juillet 1989 deux types morpholo- giques assez distincts parmi les specimens assimilés à Graiìiilina marginata (Bivona, 18.42), espèce ubiquiste de l'inlralittoral méditerranéen.

Dans son article de 1992, GOFAS révise Granulina margina- ta. et il démontre que le taxon Granulina clandestina (Brocchi, 1814), généralement utilisé pour désigner la plus commune des Granulina méditerranéennes, doit erre réservé à la designation d’une espèce du Pliocène intérieur du Bassin Méditerranéen.

Granulina boucheti Gofas, 1992 est décrite dans le méme article, présentée comme espèce jumelle de Granulina margina- ta et vivant en sympatrie avec celle-ci, dans une zone de distri- bution apparemment limitée à la Méditerranée centrale (contirmée de la Corse à la Tunisie, et non trouvée par Gofas en France continentale, en Espagne et dans le Détroit de Gibraltar).

A la lumière de ce travail, les auteurs ont conati le projet de vérilier le statut des Granulina de la presqu’ile de Giens et, par extension, de la Còte d’Azur tranijaise. Le présent article expose le réstiltat des investigations menées dans le domaine littoral.

MATÉRIELS ET MÉTHODES

La recherche de populations de Granulina a porté sur les petits fonds de plusieurs sites de la presqu’Ìle de Giens, au sud d'Fdyères, et de la rade d’Agay, à l'est de Saint Raphael (còte varoise).

Les zones explorées peuvent ètte classées comme suit:

- Presqu’ile de Giens: extrémité méridionale de la Còte d’Azur, exposée à tous les vents et courants convergeant dans la région.

- Rade d’Agay: anse échancrée et protégée par le relief, au centre de la tagade sud-est de la Còte d’Azur, la moins exposée

de la région.

Les sites explorés peuvent ètte classés comme suit:

- Port du Niel et Rade d’Agay-est: sites très protégés.

- Rade d’Agay-ouest: site bien protégé.

- Plages de l’Aygade et de la Baume: sites médiocrement proté- gés.

On petit done considérer que les zones et les sites explorés oflrent un échantillon représentatil des petits londs durs relative- ment protégés de la Còte d’Azur.

La prospection de la presqu’ile de Giens par le premier auteur a été menée en plongée libre (()-,4m) durant les mois de Juillet 1996, 1998 et 2000. Trois sites ont été explorés lors de chacun des trois séjours: plage de l’Aygade au nord ouest, plage de la Baume au nord est. Port du Niel sur la facade sud centrale. Des prélèvements systématiqties ont été réalisés à la passoire à main (madie 1 mm) sur la végétation des fonds durs (algues courtes et frondes sur rochers), dans les champs de posidonies et par lessivage des petits blocs.

La prospection de la rade d’Agay (rives est et ouest) par les deuxième et troisième auteurs a été menée à marée basse (0-0, 5m) en Juillet et AoCit 2()0(), par brossage des blocs sortis de l’eau et tamisage des algues et sédiments recueillis.

Les récoltes ont été disposées dans des bassines et les Granulina séparées ont été observées vivantes et en déplacement sous la loupe binoculaire. Une partie du matériel a ensuite été séchée et une autre partie placée dans l’alcool neutre à 70%.

Deux morphes ont été séparés dans les récoltes, l’identification sur le chromatisme des parties modes et l’identification sur la mor- phologic des coqudles étant parfaitement corredées chez les sujets adultes.

On désigne sous le terme de «petits fonds» les niveaux bathy- métriques de faible profondeur (zone des posidonies), et sous le terme de «subtidal» la zone située immédiatement sous la hgne de marée basse (0 1 m).

On désigne sous le terme de «colonies» les populations obser- vées, en ce qu edes se présentent sous des effectifs restreints et pré-

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Franck Boyer, Jacques Pelorce & André Hoarau

caires et qu'elles font I'objet d'un processus alternatif d elimina- tions er de reinstallations,

Abréviations;

MNHN: Muséum National d'Histoire Naturelle, Paris.

Spm: spécimen.

SYSTÉMATIQUE

GRANULINA Jousseaume, 1888.

Espèce-type par monotypie; Alarginella pygmaeii Issel, 1869, non-Sowerby (= MargiiielLi issel i Nevill et Nevill, 1875).

La systematique de Granidina est discutée dans un récent article de BOYER & ROLAN (1999). Suivant la position de LA PERNA (1999), le genre Graniilina est conservé dans la famille Marginellidae.

Gmunlina marginata (Bivona, 1832) (Eig. 1-3)

Matèrici étudié

Spécimens collectés et contrólés vivants: Port du Niel, 07.96: 104 spm; Port du Niel, 07.98: 110 spm; Plage de l'Ay- gade, 07.98: 1 spm; Porr du Niel, 07.00: 48 spm; Rade d’Agay, 07 et 08.00: 10 spm.

Spécimens collectés vivants, non contrólés pour le chromatis- me des parties modes: Rade d'Agay, 07 er 08.00: une cinquan- taine de spécimens.

DIAGNOSE GOFAS (1992: 6-9).

Graunlnia boiicheti GOFAS, 1992 (Fig. 4-6,9)

Matériel étudié

Spécimens collectés et contrólés vivants: Port du Niel, 07- 96: 20 spm; Porr du Niel, 07-98: 24 spm; Rade d'Agay, 07 et 08-00: 7 spm.

Spécimens collectés vivants, non contrólés pour le chromatis- me des parties modes: Rade d'Agay, 07 et 08-00: une cinquan- taine de spécimens.

DIAGNOSE GOFAS (1992: 10-11)

Ecologie des populations

Les deux espèces considérées ne semblent pouvoir coloniser les petits bonds que dans les zones sudisamment protégées et ne s’y maintenir qu'avec dilHculté.

Les colonies des deux espèces découvertes au nord nord-est du Port du Niel en Juidet 1996 s'y étaient maintenues à l’iden- tique en Juidet 1998 (principalement sous le niveau de marée basse, algues-mousse très courtes plus ou moins ensablées sur rochers alfleurants), mais avaient totalemenr dispartì en Juidet 2000, seule une colonie de G . marginata a pu erre localisée au nord nord-ouest du Port (0 à 0,5 m, algues lilamentetises et Irondes sur rochers alfleurants, gazon et algues calcaires spatu- lées sur plage fossile, algues-mousse courtes sur petits blocs).

Il n'a pas été récolté de Grannlina sur le champ de posidonies c]Lii cOLivre la zone centrale au tonel du port, de 0,5 à 2,5 m (les- sivage des teuides; mattes non contrólées). Il n’a pas été codeeté non plus de spécimens sur bonds meubles ou détritiques.

Sur les sites moins protégés, l’instadation de colonies de Gra- niiima paralt beaucoup plus difficile (un seul spécimen collecté entre 0 et 2 m devant la Plage de l'Aygade en 1998, site pour- tant très riche en algues-mousse, aucun spécimen en 1996 ni en 2000) et leur maintien extrèmement précaire. Depuis 1996 les

bonds durs devant la Plage de la Baume n'ont pas été recolonisés dans la zone explorée de 0 à 2.5 m, alors que les coquilles fraìches récoltées en grand nombre sur la plage en Juidet 1989 attestaient de la présence, à cette époque, de colonies denses dans l’immédiate proximité.

Les colonies de Grannlina observées présentent un nombre généralemenr assez élevé d’individus, organisés en groupes com- pacts (10 à 50 spécimens au métte carré sur les sites du subtidal colonisés par G. marginata en zone protégée; densité plus faible chez G. boncheti).

On observe que G. marginata présente des colonies plus bré- quentes et des populations en moyenne plus nombreuses que G. boncheti. G. marginata pent constituer des peuplements distinets, alors que G. boncheti n’a été codectée qu'en association avec G. marginata.

On note que l’ensemble des autres espèces de microgastéro- podes codectées sur les petits fonds durs en 1996 dans le Port du Niel s’étaient maintenues en place, bien qu’avec des efbectifs changeants, en 1998 et 2000. Par comparaison, les populations considérées de Grannlina paraissent done très instables dans les petits fonds.

Parmi les pressions environnementales ordinaires, le facteur hydrodynamique semble agir ici de manière dominante sur le maintien des populations de Grannlina (moindre pression des prédateurs dans le subtidal, mais hydrodynamisme plus actif), alors que d’autres facteurs (prédation naturelle, notamment) poLirraient jouer un róle plus important à des niveaux inbérieurs de I’infralittoral.

La précarité des populations de Grannlina dans les petits fonds a été signalée par BOYER (2001) cornine un phénomène coLirant. Des observations récentes effectuées au Sénégal par les deux premiers auteurs (0 à 45 m) sur plusieurs espèces de Gra- nnlina indiquent que les populations de I’lnfrahttoral sont tout aussi instables et encore plus clairsemées que les populations du niveau subtidal. Ce dernier point petit s’expliquer soit par un degré de pression environnementale supérieur dans I’infralitto- ral, soit par un phénomène de «bord d’assiette» qui tavorise les concentrations au niveau subtidal (rétention de populations mobiles sur un seuil infranchissable).

Dans l’état actuel, on petit au moins considérer que G. bonche- ti possède des exigences du méme ordre que celles de G. margi- nata, mais que ses populations présentent une fragilité stipérieti- re à celle de l’espèce congénériqtie pour un ou plusieurs facteurs, dont la plus faible fécondité constittie le facteur le plus vraisem- blable. Dans ces conditions, l’association de G. marginata et de G. boncheti potirrait refléter un rapport statistiqtie pltitót qti’une relation biologiqtie, G. boncheti ne potivant reprendre pied que dans les petits bonds les plus protégés, cetix-ci étant nécessaire- ment préocctipés par G. marginata, espèce plus prolifiqtie dont les populations disparaítraient plus difficilement et potirraient reconqtiénr plus facilement le terrain. GOFAS (1992, 7, 10) signale des récoltes de G. marginata jtisqti’à 40 m en Corse er de G. boncheti jtisqti’á 19 m en Siede. L’associarion des deux espèces er letirs densités respecrives dans l’infralitroral ne sonr pas docti- mentées dans la lirrérattire stibsécjtiente.

Variabdité des espèces

La coqtiille stibpyriforme de G. marginata est assez variable. Ses proporrions ordinaires sont dltistrées par le néotype de GOFAS (Fig. 1). La coqtiille est traptie, très renflée dans les deux tiers postérieurs, le sommet présente un prodi très bas ou troncpié.

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Le genre Granulina sur le littoral de la Còte d’Azur: récoltes et observations

Fig. 1-3: G. margiìMla (Bivona). Fig. 1: Neotype, Port d'Aci Trezza, 1-3 m (2.()xl.55mm). Fig. 2: Port du Niel, Presqu'ile de Gien, ().5-lm ( 1 .9xl.35mm). Fig. 3: Port du Niel, Presqu’ile de Gien, ().5-lm (l,95xl.30mm). Fig. 4-6: G. buHcheti Gofas. Fig. 4: Holorype, Port d’Aci Trezza 1-3 m (2.1xl.5mm). Fig. 5: Port du Niel, Presqu’ile de Gien, 0.5-lm (2.1xl.4mm). Fig. 6: Port du Niel, Presqu’ile de Gien, ().5-lm (2.2xl.4mm). Fig. 7-8: G. r/). Fig. 7: Alger, Coll. Ancey, MNFiN (2.65x1 .9mm). Fig. 8: Alger, Coll. Ancey, MNHN (2.45xl.75mm). Fig. 9: G. Imnchett Gofas: El Jadida, Coll. Gofas, MNFfN (2.()5xl,3()mm). Trait d’échelle: 1 mm.

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partois bulle, I’avant est pincé, le canal siphonal et le canal anal sont sensiblement déjetés vers rarrière, loLiverture est étroite et présente généralement une courbure accentuée et régulière. Des silhouettes subtriangulaires ou ovuliformes représentent les ten- dances extremes de la variabilité (Fig. 2-3).

La coquille subovale de G. bouchetì est beaucoup plus variable. Ses proportions les plus courantes sont illustrées par l’holotype (Fig. 4), avec une silhouette modérément élancée, un sommet sensiblement rostré, l'avant n’est pas ou faiblement pincé, le canal siphonal et le canal anal ne sont pas déjetés vers barrière. L'ouverture est étroite, elle présente une faible courbure, une partie antérieure élargie et une patrie centrale très étroite et presque droire.

Une proportion élevée de coquilles de G. boi/cheti présente des variations morphologiques selon deux types de tendances: cer- taines se rapprochent de G. marginata avec un sommet peti ou pas rostré et assez arrondi (Fig. 5), d’autres présentent une sil- houette subovale, un avant camus et un sommet sensiblement rostré (Fig. 6). Certains spécimens de G. boiicheti présentent un labre faiblement denticulé ou absolument lisse.

Le caractère distinctif le plus évident entre les coquilles des deux espèces est sans doute constitué par le canal anal déjete vers barrière chez G. marginata.

Le chromatisme des parries molles présente une assez grande variabilité à bintérieur de chacune des deux espèces.

Les caracteres dominants chez G. marginata sont un pied hya- lin décoré d une nappe continue blanc cru à jatine citron léger, érirée sur Laxe central dti metapodium, avec quelques points blancs dispersés sur les bords arriéres; une autre nappe blanc cru à jaune citron léger décore bavant du pieci; l’avant citi siphon est décoré de la mème manière; baxe des tentactiles est décoré cbune fronde blanc cru à jaune citron léger, concentré sur les deux tiers anrérieurs; le manteau externe porte des pustules blanches assez

basses, parfois légèrement orangées à letir sommet (vers bords du manteau); des taches blanches assez rapprochées sont distribtiées sur les flanes et sur la face inférieure du manteau; une décoration de grappes irrégulières de moticheté orange et d’autres grappes de moLicheté turquoise est distribuée sur un fond noirátre à bru- nàtre, souvent voilé de gris-beige; quelques points réguliers tur- quoise ou orange peuvent èrre distribtiés vers les bords du man- teau; le manteau interne est blanchàtre, sans décoration.

Les caractères dominants chez G. bonebeti sont un pied hyalin décoré d amas de taches crème à orangé sur baxe centrai du metapodium, allant en se dispersant vers les bords; les mèmes amas de taches décorent bavant du pied et bextrémité du siphon, avec quelques rates points orange vii; baxe des tentáculos est marqué de traínées blanchátres discontinues; deux points oranges décorent la base de chaqué tentáculo, l’un à bavant de bcDeil et bautte à barrière; le manteau externe porte des pustules larges et prottibérantes, crème à orangé, peti nombreuses sur un fond noirátre (plus sotitenu sur la selle centrale) décoré de points réguliers orange et d’autres points bleti-vert moins nombreux; le manteau interne est blanchàtre, décoré de points oranges disper- sés.

Bien que certains spécimens des deux espèces tendent à pré- senter des nuances de couletir semblables, G. marginata et G. bmicheti restent toujours séparables sur le chromatisme des parties molles, en contròlant le dessin de la décoration sur le pied ainsi que la présence de points orange sur le pied, sur le manteau interne et à la base des tentáculos.

GOFAS (1992,8-11) considérait tjue G. marginata et G. bon- cheti étaient ressemblantes et il proposait de les considérer com- me des espèces jtimelles. Il établissait letir distinction sur une «légère difference de forme» et sur la présence de taches orangées sur les parties molles de G. bonebeti.

Les caractères comm tins à G. marginata et à G. bonebeti sont en

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Le genre Granulina sur le littoral de la Còte d'Azur: récoltes et observations

réalité très répandus dans le genre. Par exemple, le système de décorarion du manteau externe (qui porte de fortes pustules claires entourées d’une résille noiràtre parsemée de nombreux points oranges et de quelques points bleu-vert à cobalt) se retroLive chez plusieurs espèces méditerranéennes qui peuvent présenter par ailleurs une strutture de coquille sensiblement dif- ferente, comme c’est le cas pour G. vanhareni (van Aartsen, Menkhorst et Gittenberger, 1984) de la région du Detroit de Gibraltar (GOFAS, 1992, 21-23, fig. 30), ou diez des espèces appartenant à d’autres provinces biogéographicjues, comme G. ovnlifornm (d'Orbigny, 1842) de la région antillaise (F. BOYER, obs. pers.) ou d’autres espèces de FOuest Alricain (voir infra).

On note d’ailleurs que ce modéle de decoration n’est pas invariant à l'intérieur de chaqué espèce: il existe toujours des manteaux dont le fond est très clair ou qui ne portent aucun point bleu ou vert.

Considérant ce «bruit de fond» commun à de nombreuses espèces de Granulina, les differences interspéciliques entre G. marginata et G. boucheti peuvent plutót ètte caractérisées comme importantes. Par sa coquille comme par son chromatisme, G. boucheti présente des affinités importantes avec G. ocarina Fer- nandes, 1987 de l’Archipel du Cap-Vert, avec G. mauretanica Gofas, 1992 du Nord-Mauritanien, et avec G. pierrepineaui Pin et Boyer, 1995 de la Péninsule du Cap Vert, toutes trois extré- mement proches et dont certains s péci mens sont indiscernables: pour G. ocarina, réf. BOYER et ROLAN (1999,5-6, fig. 9-12) et F. BOYER,obs. pers.; pour G. maureta- nica, réf. ROLAN et FERNANDES (1997,4-5, fig. 10); pour G. pierrepineaui, réf. F. BOYER, obs. pers.

Certains spécimens de G. boucheti ne s’en distinguent que par la présence de 2 points orange de part et d’autre de l’oeil, alors que les trois espèces ouest-africaines ne présentent qu’un setti point orange, situé à l'avant de l'oeil.

Les grandes similitudes constatées permettent d’inclure G. boucheti dans un ensemble d’espèces jumelles qui petit ètte dési- gné sous le terme de «grotipe ocarina». On note que Granulina sp. du Pliocène de Pietrafitta (GOFAS, 1992, 6, fig. 4) montre de fortes similitudes avec les espèces du «groupe G. ocarina».

G. marginata ne présente pas d’affinités evidentes avec G. bou- cheti et les espèces de ce groupe, et elle paraìt plutót originale parmi les espèces étudiées de Méditerranée et du Nord-Otiest Alricain.

LA PERNA (1999, fig. 35 et 40) démontre que, dés le Pleis- tocène, G. marginata et G. boucheti sont déjà fixées dans letir morphologie actuelle.

Les formes de transition stiggérées par LA PERNA (1999, fig. 36-37 et 41-42) sont, en fait, toutes des G. marginata pleis- tocènes parfaitement conformes au type de l’espèce.

Distribution géographique

Les caractères des sites de collecte permettent de déduire que G. boucheti est répandue sur route la Còte d'Azur et qu’elle se trouve ordinairement (tout au moins dans le subtidal) en asso- ciation avec G. marginata. Aucun élément ne permet de siippo- ser que G. boucheti ait pu ótre introduite récemment sur la Còte d’Azur à partir de la Riviera italienne ou des còtes corses. Il est plus vraisemblable qu’à défaut d’observation soigneuse, toutes les Granulina littorales collectées sur la Còte d’Azur aient tou- jours été assimilées à G. marginata, espèce la plus répandue et la plus ahondante en Méditerranée.

GOFAS (1992, 11) ne dtait pas l’Algérie dans la distribu-

tion de G. boucheti, alors qu'il citait un lot de 9 coquilles attri- buables à certe espèce et portant le label «Arzew» (còte algé- rienne occidentale) dans le matériel examiné (MNHN, rèe. vers 1955). GOFAS ne semblait done pas attribuer un compier cré- dit à l’origine de ce lot, qui n'a pu èrre localisé dans les collec- tions du MNHN.

Un lot de 9 coquilles de Granulina examinées dans la Collec- tion Générale du MNHN et provenant de la Collection Ancey sont comparables à G. boucheti (Fig. 7 8). Ces coquilles de grande taille mesurent de 2,3 à 2,65 mm et sont accompagnées du label «Persicula igihberiila) minuta Pfr, Alger (Joly)». L’origi- ne (Ancey ex-Joly) et la localité (Alger) sont parfaitement vrai- semblables, la collection Ancey contenant un matériel diversi- fié de la còte algérienne. Par ailleurs, 3 autres spécimens de la mème origine (Alger, coll. Ancey), identiques en tous points aux SLijets représentés par les figures 7 et 8 et mélangés avec des coquilles de G. marginata, ont été localisés dans la collec- tion Mallard, ex-Granchamp.

Ces 12 coquilles, très homogènes en taille, en structure et en qualité, proviennent certainement d une méme récolte. Plu- sieurs spécimens ont été récoltés vivants et contiennent l’ani- mal séché.

Par certains aspects (grande taille, labre lisse, coquille épais- se et calleuse), ces coquilles font penser à des spécimens géron- tiques de G. boucheti, dont le dessin de la lèvre interne, le systè- me d’ouverture et la silhouette générale se rapprochent. Néan- moins, ces coquilles possèdent plusieurs traits constants et très originaux qui les différentient de G. boucheti, principalement le mode d'insertion du labre sur le sommet, la forte rostration postérieure, la forte rupture de profil du labre, la rupture de profil busquée à gauche de la base, la texture vitreuse opaque du test, la forme régulièrement arquée er non dédoublée des plis columellaires, noramment du second pii.

Ces coquilles présentent aussi quelques ressemblances secon- daires avec deux espèces récemment décrites du Pleistocène de l’Italie méridionale: Granulina rotarioi La Perna,1999 et Granu- lina tenuilabiata La Perna,1999, mais elles s’en distinguent aus- si nettement que de G. boucheti.

En tout état de cause, ces coquilles représentent potentielle- ment une espèce nouvelle, dont l’origine demande à èrre confir- mée.

Deux autres références permerrent d’étendre considérable- menr la zone de distriburion de G. boucheti. Il s’agit d’une part d’un lot de 8 coquilles provenant de la còte atlantique du Maroc (E1 Jadida, grande plage, rèe. S. GOFAS 26.09.91) appartenant à la Collection Générale du MNHN (Fig. 9) et d’autre part des coquilles récoltées à Agadir (rèe. F. BOYER 07.94), avec d’autres coquilles assimilables à Granulina torosa Gofas, 1992 er à Granulina occulta (Monterosato, 1869). La mor- phologie des coquilles de ces deux lors permet de les attribuer à G. boucheti.

Ces différents éléments permettent d’étendre la distriburion de G. boucheti vers le nord jusqu’à la Còte d'Azur fran^aise et vers le sud-ouest à l’ensemble de la còte maghrébine, d’Agadir à Djerba (Fig. 10). G. boucheti ne petit done ètte considérée comme une espèce proprement méditerranéenne, mais comme l une de ces nombreuses espèces de la Province Lusiranienne dont la distribution s’étend de la facade atlantique du Maroc à une parrie de la Méditerranée. De plus ampies invesrigarions permettraient de vérifier si la distriburion de G. boucheti connair effectivement des discontinuités (l'espèce n’est pas

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Franck Boyer, Jacques Pelorce & André Hoarau

répertoriée, par exemple, clu detroit de Gibraltar) ou si les lacunes apparentes proviennent d’insutiisances dans I'echan- tillonnage et dans I’observation.

REMERCIEMENTS

Les auteurs tiennent à remercier Serge GOFAS pour avoir encourage la production de cet article, Monique PELORCE pour en avoir assuré la saisie et les deux rélerés anonymes pour leurs utiles remarques.

REFERENCES

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GOFAS S. 1992. Le genre Grannlina (Marginellidae) en Méditerranée et dans l'Atlantique Orientai. Bolletino Malacolugico, 28 (1-4): 1-26.

LA PERNA R. 1999. Pleistocene and Recent Mediterranean species ot Grannlina (Gastropoda, Marginellidae), with description ot four new species. Bol- letino Malaculogico, 21 (1-4): 33-42.

PIN M. and BOYER F. 1995. Three new species of Marginellas from the Dakar region (Senegal). La Conchiglia, 275: 55-61.

ROLAN E. and FERNANDES F. 1997. The small marginellitorm gastropods Irom Ghana (Neogastropoda, Cystiscidae). Argonanta, 9(1): 3-12.

Lavoro accettato il 21 Ottobre 2001

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Bollettino Malacologico, Roma, 38 (9-12): 171-183, [2002] 2003 - Società Italiana di Malacologia

Note su alcune specie mediterranee del genere Mitrella Risso, 1826 (Gastropoda, Muricidae)

Stefano Chiarelli, Pasquale Mirali & Paolo QiiadrP

KEY words: Mollusc, Morella, systematics, Mediterranean, Recent.

ABSTRACT Authors dealt with some Mediterranean species of the genus Mitrella, studying shells as well as colour ot the mollusc soft parts and operculum.

Morella species are mainly littoral, they show a remarkable variability of colour patterns and also the protoconch dimensions are variable within the same population. Shell thickness, slenderness and whorls profile are usually variable depending from type of biocoenosis and depth. Considering that shell colour and general form have been used in the past as diagnostic characters it is not surprising that many taxa have been based on local forms, living in particular areas like the Gulf ot Gabes (Tunisia).

Culnmbella lanceolata Locard, 1886 is considered good species, distributed in central and western Mediterranean. In the Gulf of Gabes this species shows a remarkable variability of colours and forms, mainly with slender and thin shells. In western Mediterranean Ah scripta is rare, while Al lan- ceolata is frequent. In some Sicilian localities AI. lanceolata and AI. scripta are sympatric, without intermediate forms. These two species may be sepa- rated by the colour pattern of shell and soft parts, while the shell shapie is usually very similar. Mitrella spelta Kobelt, 1 889 based on specimens from the Gulf of Gabes and Morella syrtiaca Pallary, 1906 based on specimens from Tripoli (Libya) are considered to be only colour variations of AI. lan- ceolata.

Mitrella acuta Kobelt, 1889, Columbella decollata Brusina, 1865 and Colninbella crossiana Recluz, 1851 are considered synonyms ot AI. gervilhi (Pay- raudeau, 1826). Morella acuta was based on the form living in the Gulf ot Gabes and seems to be restricted to this area and western Mediterranean. Morella gervillii has a wide bathimetric distribution from littoral to about 10(1 m depth on red coral, so exhibit many forms and colour variations. Observations on three living specimens of AI. gervillii from eastern Sicily, showed a direct correlation between shell and soft parts colour: both are dark or light brown.

Columbella pediculus Kobelt, 1895, AI. vatovai Coen, 19.57 and AI. aradusana Pallary, 19.58, three species very similar to Mitrella coccínea (Philippi, 1856) = C. brisei Brusina, 1870 are discussed. Synonymy is likely but not proved. Mitrella coccínea seems to be distributed in all the Mediterranean sea, living on rocky and detritic bottoms.

RIASSUNTO Gli Autori passano in rassegna alcune specie mediterranee del genere Morella, basandosi anche sull'esame delle parti molli e dell'opercolo.

Columbella lanceolata Locard, 1886 è considerata specie valida, distribuita nel Mediterraneo centrale e orientale, mentre Al. scripta (Linné, 1758) è rara nel Mediterraneo orientale. In alcune località della Sicilia le due specie sono simpatriche. La distinzione specifica è basata principalmente sul colore della conchiglia e delle parti molli. Morella spelta Kobelt, 1889 e AI, syrtiaca Pallary, 1906 sono considerati semplici colorazioni di Al. lanceolata. Columbella decollata Brusina, 1865, Coliunbella crossiana Récluz, 185 1 e Morella acuta Kobelt, 1889 sono considerati sinonimi di AI. gervillii (Payrau- deau, 1826).

Columbella brisei Brusina, 1870, Columbella pediculus Kobelt, 1895, AI. vatovai Coen, 1957 e AI. aradusana Pallary, 1958 sono affini a Morella coccínea (Philippi, 1856), la sinonimia è probabile.

La notevole variabilità, l'ampia distribuzione e l'adattamento ad ambienti sia litorali che profondi hanno dato vita alla ricchezza di torme, colorazio- ni e sinonimi.

S. CHIARELLI, via Bellincione, 10 - 201.54 Milano. E-mail: chiarelli. stefanoCs'galactica. it P. MICALL via Papiria, 17 - 61052 Fano (PU)

INTRODUZIONE

Le specie del genere Mùre/Ia Risso, 1826 sono prevalentemente litorali, viventi già a pochi metri di profondità, sotto i sassi, negli anfratti e nelle praterie di Pmidonia. Come gran parte delle specie litorali presentano una spiccata variabilità cromatica, con una serie di colorazioni ben caratterizzate nella quasi totalità degli esemplari. Pochi sono gli esemplari con caratteristiche e colorazioni intermedie.

In popolazioni di AL gervillii e Al. bri/ggeni, viventi in aree ristrette si rinvengono quattro o cinque colorazioni diverse, abbastanza costanti, come avviene anche in alcune specie dei generi Tricolia, Nassarins e Chauvetia. Inoltre alcune colorazioni ricorrono in specie diverse viventi nella stessa area, come se fos- sero legate ad esigenze di mimetismo. Nel seguito sono indicate le varie colorazioni rinvenute, tuttavia si rinvengono talvolta esemplari con colorazioni molto atipiche.

Il Golfo di Gabes ha caratteristiche molto particolari per la vasta estensione del basso fondale sabbioso. Qui si rinvengono forme locali di varie specie, caratterizzate da conchiglia più sot- tile e allungata, come ad esempio Chauvetia turritellata (Deshayes, 1835), Columbella rustica (Linné, 1758) e Oanebrina aciculata (Lamarck, 1822). Non a caso per le specie e varietà di Mitrella, istituite per questa area, sono stati usati gli aggettivi “lanceolata” e “acuta”.

Scorrendo la lista delle specie e varietà descritte, ci si rende conto che la variabilità è una delle caratteristiche peculiari delle Mitrella.

Vari Autori hanno approfondito lo studio delle Mitrella, in modo particolare Kobelt (1889), che avendo avuto scambi di materiale con Monterosato, illustra e descrive per la prima volta alcune nuove specie monterosatiane. Anche Pallary (1900, 1904, 1906, 1912) dedica particolare attenzione a questo gene-

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Stefano Chiarelli, Pasquaie Micali & Paoio Quadri'

re, descrivendo e illustrando specie e varietà del nord Africa e del Mediterraneo orientale.

SCHIRÒ (1978, 1979) conduce una revisione del genere Mitrella nel Mediterraneo, basandosi sui caratteri della conchi- glia. Sabelli & Spada (1981) preparano una buona scheda sul genere Mitrella. Van Aartsen et al. (1984) conducono uno stu- dio tassonomico delle specie e varietà esistenti in letteratura. La trattazione bibliografia è molto accurata e utile, ma non viene approfondito lo studio conchigliare, onde verificare eventuali sinonimie. Eccellente il lavoro di LuQUE (1986) sulle Mitrella delle coste spagnole: vengono descritti i molluschi, le radule, gli opercoli e le protoconche. Poiché lo studio è limitato alle specie viventi nel sud della Spagna, non vengono trattate le specie descritte per il Golfo di Gabes, e più in generale quelle non rin- venute. Probabilmente una trattazione completa avrebbe risolto molti dei problemi tassonomici e di sinonimia che ancora si tra- scinano con alterne vicende. Per concludere occorre citare la “Check List of European Mollusca” (CLEMAM), disponibile nel sito WEB www.mnhn.frl cgi-binlmainlist del Museum National d'Histoire Naturelle di Parigi, in cui però si propongono sinoni- mie in modo dubitativo e vengono trascurate specie di confer- mata validità.

Nel mare Mediterraneo il genere Mitrella comprende un gruppo di specie distribuite esclusivamente nel sud della Spa- gna: AI. brocieripi (Sowerby G.B., 1844), AL bruggeni Aartsen, Menkhorst & Gittenberger, 1984 e A'L pallaryi (Dautzenberg, 1927), Solo AL pallaryi è stata segnalata sulle coste italiane da Cecalupo & Giusti (1989), nei pressi dell’isola di Capraia, ma la presenza non è stata confermata da altri ritrovamenti. Queste tre specie sono ben conosciute e esistono ottime illustrazioni, per cui non verranno trattate. Interessante rimarcare che le pri- me due specie vivono nel piano infralitorale e presentano una marcata variabilità cromatica, mentre Ai. pallaryi, che vive oltre i 40 m di profondità, su fondi fangosi-rocciosi, presenta colorito biancastro o marrone chiaro.

Tralasciando AI. minor (Scacchi, 1836), specie caratteristica e ben conosciuta, si vuole concentrare l’attenzione su tre gruppi di specie, che sono state vanamente interpretate dagli Autori pre- cedenti.

Gruppo 1: AL scripta (Linné, 1758), AL lanceolata (Locard, 1886), AL spelta Kobelt, 1889, AL svelta Kobelt, 1889, AL syr- tiaca Pallary, 1906.

Gruppo 2: AL gervillii (Payraudeau, 1826), Al. acuta Kobelt, 1889, AL decollata (Brusina, 1865), AI. crossiana (Récluz, 1851).

Gruppo 3: AI. coccínea (Philippi, 1836), AL brisei (Brusina, 1870), AL pediculus (Kobelt, 1895), AL vatovai Coen, 1937, AI. a rada sana Pallary, 1938.

Le specie di ogni gruppo sono state spesso messe in sinonimia tra di loro o ritenute specie valide, secondo l’interpretazione di ciascun Autore, basandosi sui caratteri morfologici della conchi- glia, senza osservazioni sul mollusco, sull'opercolo o sulla proto- conca. Scopo del presente lavoro è contribuire alla conoscenza delle Mitrella. e far conoscere i risultati delle nostre osservazioni. Poiché non è stato possibile esaminare materiale tipico o esem-

plari viventi di alcune specie, si preferisce considerare alcune sinonimie come un punto di vista personale, indicandole nel testo come “Possibili sinonimie”.

MATERIALI E METODI

Il materiale esaminato proviene dalle collezioni degli Autori e principalmente dalle seguenti collezioni private: Buzzurro (Monza), Calò (Milano), Cecalupo (Milano), Di Massa (Trieste), Engl (DusseldorO, Giunchi (S. Zaccaria), Gubbioli (Malaga), Lugli (Carpi), Palazzi (Modena), Spada CVaugrigneuse), Swinnen (Lommel), Villari (Messina), Zanni (Ravenna).

Benché l’osservazione delle protoconche sia generalmente dif- fìcile a causa della erosione o perdita dei primi giri, e del poco marcato passaggio protoconca-teleoconca, è stato possibile esa- minare un buon numero di protoconche, e individuare il range di variabilità di forma e dimensione.

Sono stati esaminati gli opercoli di vari esemplari, che si sono dimostrati un buon carattere diagnostico per una separazione specifica.

Di fondamentale aiuto sono stati i disegni e le foto degli esemplari viventi messe a disposizione da B. Sabelli, C. Mifsud, I. Nofroni, D. Scuderi e A. Villari.

Purtroppo non è stato possibile localizzare la collezione del defunto Schirò, onde esaminare i tipi di AI. gervillii var. caralita- na o entrare in contatto col Museo di Zagabria ove è custodita la collezione Brusina.

Mitrella scripta (Linné, 1758)

Figg. 1-3, 29, 36, 40

Mitrex scripti/sVinné, 1758 = Mnrex conidns Olivi, 1792 = Biiccinum corniculatiim\.2STrà.'s:cM, 1822 = Buccinum linnaei Payraudeau, 1826 = Mitrella flaminea Risso, 1826 = Piirpi/ra lamarchii Risso, 1826 = F nsns glaber P.ÌSSO, 1826 = Pisania laevigata Bivona A., 1832

Descrizione

Conchiglia solida, fusiforme, acuminata ma spesso troncata. Altezza massima circa 17 mm. Giri leggermente convessi, sepa- rati da suture marcate. Apertura allungata, columella diritta, corrugata nella parte inferiore. La columella è biancastra nella parte superiore, mentre inferiormente è di colore marrone-aran- ciato. La base presenta strie spirali più o meno marcate, normal- mente in numero di quattro o cinque. Il labbro esterno presenta all’interno da sei a otto dentelli più o meno sviluppati e all’in- terno è di colore marrone-aranciato. Apice composto da un giro e mezzo. La forma della protoconca è pressoché costante (Fig. 40), mentre l’altezza è variabile tra 550 e 700 m, anche nella stessa località.

L’apice è normalmente di colore bruno violaceo, il resto della conchiglia ha colore di fondo marrone-rossiccio, variegato di bianco, con larghe flammule biancastre che partono dalla sutura adapicale e si estendono fino a metà giro. Macchie biancastre

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Note su alcune specie mediterranee del genere Mitrella Risso, 1826 (Gastropoda, Muricidae)

Fig. I - hXttrdla siripht (Linné, 1758), Stretto di Messina -3 m, altezza 14 mm. Fig. 2 - AI. uripta, Portopalo (SR) -10 m, altezza 13 mm. Fig. 3 - AI. scriptii, Ustica, altezza 14 mm. Fig. 4 - AI. lancenhtta (Locard, 1886), Aghir (Jerba, Tunisia) -2 m, altezza 1 3 mm. Fig. 5 - Al. lammlata. Aghir (Jerba, Tunisia) -2 m, altezza 15 mm. Fig. 6 - AI. lanceolata, Aghir (Jerba, Tunisia) -2 m, altezza I4 mm. Fig. 7 - AI. lanceolata, Lampedusa -15 m, altezza 15 mm. Fig. 8 - AI. lanceolata, Lampedusa -50 m, altezza 14,2 mm. Fig. 9 - AI. lanceolata, Lampedusa -50 m, altezza 15 mm. Fig. 10 - AI. lanceolata, Lampedusa -50 m, altezza 13 mm. Fig. 11 - AL lanceolata, Lampe- dusa -15 m, altezza 14 mm. Fig. 12 - Al. lanceolata, Portorose (Croazia), altezza 13 mm. Fig. 13 - AI. lanceolata, Portopalo (SR) -10 m, altezza 14 mm. Fig. 14 - AI. lanceolata, Cipro -7 m, altezza 13 mm. Fig. 15 - AI. lanceolata, Aghir (Jerba, Tunisia) -2 m, altezza 16 mm.

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anche alla sutura abapicale. Periostraco marroncino. Questa è la colorazione tipica (Fig. 1). Esemplari con colorazione a flammule biancastre molto larghe, che coprono tutta l’altezza del giro (Fig. 2) sono stati rinvenuti non frequentemente sia nel Mediterraneo occidentale che orientale. Esemplari con la colorazione di Fig. 3 sembrano avere una distribuzione limitata all’isola di Ustica (Sicilia).

La parte superiore del piede è di colore biancastro-giallino mentre interiormente è di colore marrone con aree irregolari biancastre; il bordo è biancastro con macchiette bianche. Il capo presenta larghe macchie di colore marrone-rossastro e punti marroni. I tentacoli cefalici sono variegati di marrone e bianco, con estremità bianca. Sifone di colore marrone chiaro, con punti bianchi e grandi macchie irregolari marroni; estre- mità biancastra.

Questa descrizione è basata su una decina di esemplari raccolti nello Stretto di Messina ad una profondità di pochi metri, sotto i sassi. La Eig. 29 si riferisce ad un esemplare raccolto ad Acitrezza (CT). Posti in un recipiente con acqua di mare gli esemplari sono stati molto attivi, riuscendo a strisciare capovolti fuori dal reci- piente (osservazioni personali e I. Nofroni in litteram). LuQUE (1986) nota che conchiglie più scure hanno anche animale più scuro; questo è confermato dalle nostre osservazioni.

L’opercolo è corneo, tondeggiante, con nucleo marginale. L’impronta muscolare è a forma di “U ”, con un ispessimento nel- la parte interna (Fig. 36). Gli opercoli esaminati, appartenenti ad esemplari da varie località sono uguali, e corrispondono con il disegno di LuQUE (1986).

Distribuzione e habitat

Indicata in bibliografia come distribuita dal Marocco al Porto- gallo, nel Mediterraneo e nel mare di Marmara. Molte segnala- zioni di AL scripta nel Mediterraneo orientale potrebbero essere riferite a AL lanceolata , in quanto AI. scripta è risultata essere abbastanza rara e solo con la colorazione di Fig. 2, Sembra man- care nel Golfo di Gabes.

Osservata vivente in ambienti rocciosi, sotto i sassi e sui rizo- mi di Posidonia tra uno e circa 30 m di profondità. Localmente comune.

Mi t relia lanceolata (Locard, 1886)

Figg. 4-15,30,31,37,41,42

Colnmhella lanceolata Locard, 1886

= Mitrella svelta {error pro "spelta") Kobelt, 1889 ex Monterosato ms.

Possibili sinonimi:

= Mitrella syrtiaca V’àW'àX'j , 1906

Descrizione

Conchiglia solida, fusiforme, acuminata, normalmente non tron- cata. Altezza massima circa 18 mm. Giri piani o leggermente convessi, separati da suture marcate. Apertura allungata, colu- mella diritta, corrugata nella parte inferiore. La base presenta da sette a dieci strie spirali. Il labbro esterno presenta all’interno

otto-dieci denti più o meno sviluppati.

Apice composto da un giro e mezzo; forma e dimensioni del nucleo variabili tra gli estremi di Figg. 4l, 42. Spiccata variabi- lità’ si nota anche negli esemplari di una stessa località.

Tre ricchi campioni provenienti da località diverse nei pressi e all’isola di Jerba (Tunisia) comprendono ognuno le seguenti colorazioni:

a) colore di fondo biancastro con reticolo irregolare di linee marrone scuro. La fascia chiara con macchie marroni alla sutura adapicale è più o meno accentuata. Interno dell’apertura e apice biancastri (Fig. 5). Corrisponde ad una delle colorazioni indicate da Kobelt (1889) per AI. spelta.

b) colore di fondo giallo ocra con una fascia biancastra a mac- chie marroni alla sutura adapicale. Interno dell’apertura e apice di colore giallastro (Fig. 4). Corrisponde ad una delle colorazioni indicate da KoBELT (1889) per Al. spelta.

c) colore di fondo marrone-rossiccio con macchiette chiare alla sutura adapicale più o meno accentuate. Interno dell’apertura marrone con i dentelli del labbro esterno più chiari. Apice mar- rone (Fig. 6). Corrisponde alla colorazione tipo.

Come accade anche in Al. gervillii, AL broderipi e AL brnggeni, la maggior parte degli esemplari presenta una delle colorazioni “base”, ma si rinvengono esemplari con colorazioni intermedie.

Gli esemplari dall’isola di Lampedusa presentano varie colo- razioni (Figg. 7 a 11). Gli esemplari dalla Sicilia e dall'Adriati- co presentano generalmente la colorazione di Fig. 12, ma si rinvengono anche colorazioni diverse (Fig. 13). Gli esemplari del Mediterraneo orientale presentano colorazioni intermedie tra quelle delle Figg. 12 e 13, anche se con marcata variabilità. La Fig. 14 mostra un esemplare dall’isola di Cipro, con colora- zione particolare.

Alcuni campioni esaminati, provenienti da Malta e Cipro, a bassa profondità, comprendono decine di esemplari, che mostra- no una notevole variabilità nel rapporto altezza/diametro (tra 2,6 e 3,2) e nella convessità dei giri.

Il mantello è di colore biancastro, con otto larghe macchie marroni, disposte a raggiera. Il piede è giallastro. Il capo è flammulato di marrone. I tentacoli cefalici sono marroni con l’estremità e qualche macchia biancastra. Sifone biancastro con macchiette marroni di varia grandezza; estremità biancastra. Questa descrizione è basata su una decina di esemplari raccolti all’isola di Rodi (Grecia) e un esemplare raccolto sulle coste orientali della Sicilia (Fig. 3D. Mitrella lanceolata si è mostrata molto meno dinamica rispetto a Al. scripta, quando posta in un contenitore per l’osservazione. L’opercolo è uguale a quello di AL scripta, comunque è stato figurato per completezza (Fig. 39)- Le piccole differenze rilevabili dai disegni sono dovute alla variabilità.

Distribuzione e habitat

Rinvenuta nel sud della Sardegna, basso Tirreno, Sicilia, Tunisia, Adriatico e Mediterraneo orientale. Un solo esemplare dall’Arci- pelago Toscano, senza precisa indicazione della provenienza; la presenza in questa area è da confermare.

In Sicilia si rinviene da circa un metro di profondità (in loca- lità riparate), in ambienti rocciosi e tra i rizomi Posidonia. Repe-

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Note su alcune specie mediterranee del genere Miirella Risso, 1826 (Gastropoda, Muricidae)

Fig. 16 - Mitre/la f^erviil// (Payraudeau, 1826), Krk (Croazia), altezza 1 Ó mm. Fig. 17 - Al. gervillu, Socogrande (Spagna) -3 rn, altezza 17 mm. Fig. 18 - AI gervillii. Bocche di Bonifacio -90 m, altezza 16 mm. Fig. 19 - Al. gervillii. Acitrezza (CT), -30/70 m, altezza 10 mm. Fig. 20 - Al. ganìlii. Bocche di Bonitacio -90 m, altezza 14 mm. Fig. 21 - AI. gervillii. Marbella (Spagna) -70/90 m, altezza 15 mm. Fig. 22 - Al. gervillii, Lampedusa -15 m, altezza 21 mm. Fig. 23 - Al. gervilln. Colto di Gabes (Tunisia), altezza 19 mm. Fig. 24 - Al. gervillii, Is. Kerkennah (Tunisia), altezza 8,1 mm. Fig. 25 - M/trelLi cueaneti (Philippi, 1836). Malaga (Spagna), altezza 14 mm. Fig. 26 - AI. cncanea, Acireale (CT) -15/30 m, altezza 12,5 mm. Fig. 27 - AI. cf. pediailiv. Colto di Cabes (Tunisia), altezza l-( mm. Fig. 28 - Al. vatnvai, Chioggia (VF,) -25 m, altezza 11,3 mm.

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rita fino a circa 50 m di profondità. Si conferma l’osservazione di Sabelli & Spada (1981) che in varie località della Sicilia (es. Acitrezza, Marzamemi e Portopalo) M. lanceolata è simpatrica con Al. scripta, e non si rinvengono forme intermedie.

Diagnosi differenziale

Gli esemplari di M. lanceolata raccolti in Sicilia si differenziano da Al. scripta per i seguenti caratteti :

- forma più slanciata;

- giri con maggiore rapporto altezza/diametro, per cui l’ulti- mo giro ha una altezza relativa minore (circa 57 % contro 59 %);

- spira con profilo regolarmente conico, mentre in Al. scripta il profilo è leggermente celoconoide;

- maggiore numero (mediamente 6 contro 4) e maggiore evi- denza delle strie spirali sul canale sifonale;

- canale sifonale più rastremato;

- colore della conchiglia e delle parti molli.

Nel Mediterraneo orientale Al. lanceolata ha forma più tozza, per cui è possibile separarla da AI. scripta in base al colore della conchiglia e delle parti molli. Mitrella scripta si rinviene rara- mente nel Mediterraneo orientale, e per quanto a noi noto solo con la colorazione a larghe fiammole biancastre di Fig. 2.

Discussione

Colinnbella lanceolata Locard, 1886 è stata istituita come nomen novinn pro Columbella (Mitrella) scripta var. elongata B.D.D., 1882, non C. rustica var. elongata Philippi, 1836. Viene pertanto elevata a validità specifica, quella che era stata descritta come varietà di Al. script a.

In B.D.D. (1882) vengono istituite ben cinque varietà di Al. scripta, basate su materiale proveniente dalla Tunisia meridiona- le: "lanceolata" , "abbreviata" , "turgida" , "fiavida" e "albida" . La varietà "elongata" viene caratterizzata per la conchiglia più affu- solata e allungata (18 mm); il colore viene indicato come marro- ne-rossiccio, ornato da piccole macchie bianche.

Sabelli & Spada (1981) illustrano alla fig. 2a questa forma, come Pyrene svelta e affermano:” Alle isole Kerkennah. nel Golfo di Gab'es. si trovano popolazioni con particolare livrea cromatica marrone scuro quasi uniforme" . Successivamente SABELLI et al. (1990-1992) elencano Al. lanceolata come specie valida e precisano che i due esemplari precedentemente figurati in SABELLI & Spada (1981) come Pyrene svelta appartengono a questa specie.

Van Aartsen et al. (1984) avendo esaminato due sintipi con- servati al MNHN hanno designato quale lectotipo l’esemplare figurato da B.D.D. (1882, tav. 13 fig. 3). Riguardo la validità di c|Liesto taxon si afferma:” The two syntypes in MNHN clearly belong to a species very similar to Al. scripta. but larger (L. IS.O mm and Ì7.7 mm for the specimens of figs. 3 and 4, respectively) and with more obliciue sutures" . Pertanto viene ritenuta specie valida.

Sono stati esaminati circa quaranta esemplari provenienti dal Golfo di Gabès, alcuni dei quali corrispondenti esattamente con la foto e descrizione originale. Accanto ad esemplari monocroma- tici marrone o giallo ocra, con fascia subsuturale più chiara, variegata di marrone, si rinvengono esemplari con colorazione diversa (Fig. 4), ma si trovano anche esemplari con varie colora-

zioni intermedie. Si nota una spiccata variabilità del rapporto altezza/diametro, anche in esemplari raccolti nella stessa località.

Verranno ora trattati in dettaglio due taxa ritenuti sinonimi di Al. lanceolata, per le ragioni di seguito esposte.

Alitrella spelta Kobelt, 1889 ex Monterosato ms. è basata su esemplari del nord Africa, avuti da Monterosato. Inizialmente Kobelt (1889) istituisce questa specie come M. svelta, successi- vamente (Kobelt 1893) la cita nuovamente affermando" Alitrella spelta Alonterosato in litt. - Kobelt Iconographia marina p. 37 t. 39 fig. 12-15 svelta ex err.” . In accordo al ICZN art. 19-2 essendo AI. spelta una justified emendatio il binomio da utilizzare è Ai. spelta, che mantiene la paternità e la data del nome errato originale.

Anche Monterosato (1921) ribadisce che si tratta di una sola specie, in quanto precedentemente (1890) aveva menzionato i due taxa come distinti. Le differenze da AI. scripta, indicate da Kobelt (1889), possono essere così riassunte:

- taglia maggiore;

- fino a 10 giri di spira, mentre AI. scripta raramente supera i sette;

- giri più appianati;

- ultimo giro proporzionalmente più basso;

- il disegno è formato da un reticolo di linee marroni su fondo giallino e da una fascia subsuturale con strie e flammule marroni; anche esemplari monocromatici chiari;

- base con forti linee spirali incise.

Interessante notare che Kobelt (1889 & 1893) non menziona Columbella lanceolata, e non ravvisa la somiglianza con Al. scripta var. elongata B.D.D., 1882, varietà basata su esemplari della Tunisia meridionale, probabilmente perché quest’ultima era sta- ta descritta di colore marrone, mentre gli esemplari esaminati da Kobelt presentavano le colorazioni a reticolo e monocroma gial- lastra.

Pallary (1904) cita questa specie per il Golfo di Gabes, e precisa: “Espèce du groupe du AI. scripta, Linné, mais plus grande et à test transliicide" . Come autore viene indicato Monterosato, aven- dola questi (Monterosato, 1890) citata come nomen nudum.

SchirÒ (1978) ritiene AL svelta sottospecie di AI. scripta, ende- mica del Golfo di Gabes, e la denomina AI. scripta svelta. Sabelli & Spada (1981) considerano AI. svelta specie valida, distribuita in Sicilia e Tunisia. Van AartSEN et al. (1984) affermano di non avere esaminato esemplari tipici, e ritengono possa essere uguale a AI. lanceolata.

L’esame di un notevole numero di esemplari dal Golfo di Gabes ha permesso di avere una visione d’insieme della variabi- lità AL lanceolata, per cui si considera AL spelta una semplice colorazione di AI. lanceolata.

Alitrella syrtìaca Pallary, 1906 è basata su esemplari rinvenuti nella baia di Tripoli (Libia). La colorazione viene così descritta: "color ex fusco flavescens. longitudinalibus albidis flammulis per obli- quas series digestis pictus: peristoma ex fusco rubescens" . A detta del- l’Autore questa specie differisce da AI. scripta per la forma più affusolata e la colorazione differente. Viene distinta da AL spelta per i giri meno convessi, la forma più affusolata e la colorazione

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Note su alcune specie mediterranee del genere Mitrella Risso, 1826 (Gastropoda, Muricidae)

Fig. 29 - hMtrdìa siTtpta, Acitrezza (CT) -38 m. Foto B. Sabelli. Fig. 30 - MitrelLi Ltnceulata, Malta. Foto C. Mifsud. Fig. 31 - Mitrella lancenlata, Marzamemi (SR) -1 m. Disegno D. Sctideri. Fig. 32 - Mitrella gervtllu. Malta. Foto C. Mifsud. Fig. 33 - Mitrella gervillii, Acireale (CT) -l4m. Foto P. Micaii. Fig. 34 - Mitrella gervilhi, Acireale (CT) -l4m. Foto P. Micali. Fig. 35 - Mitrella cocanea, Acitrezza (CT) -32 m. Foto B. Sabelli.

più scura. Si noti che le la distinzione specifica è basata sulla forma più o meno affusolata e la colorazione. Specie mai figura- ta.

Van Aartsen et al. (1984) considerano AI. syrtiaca probabile sinonimo di AI. lanceolata.

Un esemplare con la colorazione descritta da Pallary e alto 16 mm è stato rinvenuto a Aghir (Jerba, Tunisia) a circa 2 m

di profondità (Fig. 15). Il colore è marrone-rossiccio con lar- ghe flammule bianche ortocline o leggermente opistocline, ci sono inoltre delle macchiette tondeggianti bianche, più numerose sul canale sifonale. Per i caratteri morfologici della conchiglia e poiché si nota la tipica fascia colorata subsuturale è probabile che si tratti di una semplice varietà cromatica di AI. lanceolata.

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Stefano Chiarelli, Pasquale Miceli & Paolo Quadri'

Mitrella gervillii (Payraudeau, 1826)

Figg. 16-24, 32, 33, 34, 38, 44, 45, 46

hUtra gervillii Payraudeau, 1826 = Purpura corniadata Risso, 1826 = Columbella crossiana Récluz, 1851 = Columbella decollata Brusina, 1865 = Mitrella acuta Kobelt, 1889 Descrizione

Conchiglia allungata, turricolata, generalmente troncata all'api- ce. Gli esemplari viventi in acque superficiali sono spessi, men- tre quelli di acque profonde sono sottili, a volte quasi vitrei. Altezza massima circa 20 mm. Giri leggermente convessi, sepa- rati da suture marcate. Apertura allungata, columella dritta, con circa sei pieghe poco accentuate nella parte inferiore. Il labbro columellare è trasparente, e lascia intravedere la colorazione di fondo. La base presenta circa dieci strie spirali. Il labbro esterno ha profilo rettilineo o leggermente arcuato; all'interno è di colo- re violaceo più o meno intenso, e presenta 10-12 dentelli. La colorazione della conchiglia è variabile, ma sono tuttavia identi- ficabili le seguenti colorazioni più frequenti:

- monocroma da beige a marrone rossiccio scuro; generalmen- te con una strettissima fascia subsuturale punteggiata di bian- co (Fig. 18).

- fondo marrone rossiccio con una fascia centrale di flammule marrone scuro (Fig. 20). Questa colorazione è quella indicata per C. crossiana Reclùz, 1851.

- marrone variegato di bianco, maggiormente nella zona sub- suturale e al centro dell'ultimo giro (Figg. 16, 17, 19, 21).

La protoconca è composta da un giro e mezzo e mostra una spiccata variabilità nella forma e dimensioni. Gli esemplari litorali presentano protoconca più piccola (Fig. 46) rispetto agli esemplari viventi in profondità (Fig. 45), pur mantenen- do la stessa forma generale e colorazione (Fig. 19). Il nucleo è di colore crema, mentre i primi giri hanno colore marrone scuro con macchie chiare (Fig. 32). Gli esemplari dal Golfo di Gabes presentano protoconca affusolata (Fig. 44).

Il colore del piede è variabile in relazione al colore della conchiglia;

- quando la conchiglia è di colore nerastro (Fig. 34) le parti molli sono ugualmente nerastre;

- quando la conchiglia è di colore beige a disegni marrone più scuro (Fig. 33) le parti molli sono rossastro-ruggine;

- quando la conchiglia è di colore marrone rossiccio uniforme le parti molli sono mattone-rossastro.

La parte più interna del piede, il margine del mantello e la suola sono giallastri. Il capo e i tentacoli cefalici sono dello stesso colore del piede, con macchie più chiare. La punta dei tentacoli è più chiara. Il sifone è dello stesso colore del piede, con macchiette ed estremità più chiara.

L'opercolo è corneo, ovato-triangolare, con nucleo margina- le. L’area di inserzione muscolare è allungata (Fig. 38).

Il colore del mollusco e la forma dell’opercolo corrispondo- no con le descrizioni e disegni di LUQUE (1986).

Relazione diretta tra colorazione della conchiglia e delle parti molli è indicata da PERINI (2000) per Olii'a oliva Linné, 1758.

Osservazioni personali su esemplari di Cyclope neritea (Linné, 1758) viventi nel litorale di Fano hanno mostrato che gli esemplari con conchiglia nerastra hanno le parti molli dello stesso colore degli esemplari a colorazione tipica (giallastri a linee e macchie marro- ni), quindi sembra non esserci relazione tra colore della conchiglia e colore delle parti molli. Sarebbe interessante verificare se il colore delle parti molli è variabile anche in Al. bruggeni, che presenta una gamma di colorazioni molto simili a Al. gervillii.

Distribuzione e habitat

Distribuita in tutto il Mediterraneo, Marocco e Portogallo tra pochi metri e olrre 100 m di profondità. Si rinviene nei posido- nieti, sotto i sassi, nei fondi detritici e associata al corallo rosso. Si tratta quindi di una specie ad ampia distribuzione batimetri- ca, con grosse capacità di adattamento ad ambienti diversi.

Diagnosi differenziale

La forma tipica di AI. gervillii si distingue da AL scripta per la forma più pupoide, i giri più globosi e le maggiori dimensioni. Le forme allungate con rapporto h/D maggiore di 3 possono essere difficili da separare da AL scripta, ma il profilo del labbro esterno è più rettilineo, con dentelli interni più piccoli e nume- rosi (10, 12 contro 6, 8).

Discussione

'Vengono di seguito discussi i taxa considerati sinonimi di Al. gervillii.

Alitrella acuta Kobelt, 1889 è basata su esemplari raccolri nelle spugne della Tunisia, che a detta deH’Autore differiscono da Al. gervillii per la forma più allungata, i giri più appiattiti e il lab- bro esterno non ispessito. L’autore indica due varietà di colore :

- rosso-bruna con una fila di macchie bruno-castane e bianche sotto la sutura, spesso anche decorata con una sottile fascia peri- ferica;

- giallognola, monocolore, con macchie suturali appena accenna- te, ma spesso catatterizzata da una fila di macchie brune alla periferia (Figg. 23, 24).

Questa forma slanciata (rapporto h/D superiore a 2,5) si rin- viene nel Golfo di Gabes, ma è stata rinvenuta anche a Lampe- dusa (-50m) e sulle coste egee della Turchia, a bassa profondità (Fig. 22).

Gli esemplari sono generalmente decollati. Due esemplari da Sfax (Tunisia) hanno protoconca integra, con le seguenti dimen- sioni: h = 700 pm, D = 700 pm (Fig. 44). Gli opercoli esamina- ti non mostrano differenze rispetto a AI. gervillii. L’esemplare figurato da Sabelli & SPADA (1981, fig. 3d) proveniente dalle Is. Kerkennah (Tunisia), corrisponde a questa forma.

Pallary (1906) istituisce una varietà ""anglista-albina" di AL gervillii, segnalandola in Tunisia (Sousse e Is. di Jerba). Poiché Pallary non menziona AL acuta, che è la forma più simile, e pro- viene dalla stessa area geografica, è probabile che non conoscesse l’opera di Kobelt. Questa varietà di Pallary porrebbe corrispon- dere alla seconda colorazione indicata da KOBELT (1899). SCHIRÒ (1978) considera AI. acuta sottospecie di Al. gervillii.

Si ritiene AI. acuta una forma allungata di Al. gervillii, con distribuzione probabilmente limitata al Mediterraneo meridio-

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Note su alcune specie mediterranee del genere Mitrella Risso, 1 826 (Gastropoda, Muricidae)

46

Fig. 36 - Mitrella scripta, opercolo. Fig. 37 - Mitrella cuainea, opercolo. Fig. 38 - Mitrella gervillii, opercolo. Fig. 39 - Mitrella lancenlata, opercolo. Turn gli opercoli sono visti daU'esterno, con evidenziata l'impronta muscolare visibile in trasparenza. Fig. 40 - Mitrella scripta. Stretto di Messina -3 m, protoconca. Fig. 41 - Mitrella lanceolata. Malta -3 m, protoconca. Fig. 42 - Mitrella lanceolata. Malta -3 m, protoconca. Fig. 43 - Mitrella vatovai, Chioggia (VE) -25 m, protoconca. Fig. 44 - Mitrella gervilhi, Slax (Tunisia) -3 m, primi giri. . Fig. 45 - Mitrella gervillii , Bocche di Bonifacio -90 m, particolare dei primi giri. Fig. 46 - Mitrella gervillii. Stretto di Messi- na -15 m, primi giri.

naie e orientale. Come indicato precedentemente trattando di AI. lanceolata, le forme allungate sono caratteristiche dei bassi fondali sabbiosi del Golfo di Gabes.

Coliimhella decollata Brusina, 1865 istituisce questa specie con la seguente diagnosi: “C. testa nvato-elongata. turgidula. nitida', anfractibns plañís, ultimo spira superante', apertura ovato-elongata.

spiram subaecjuante: labro sub-arcuato, intus incrassato, denticulato: columella striata: apice denticulato. Lun, mil. 17. Lar. Mil. 7". Inol- tre l’Autore aggiunge: “L'apice è troncato, cosa che non mi fu dato vedere in alcuna altra delle nostre specie marine..." . Vengono descrit- te cinque varietà di colore, precisando che l'interno deU'apertura è sempre di colore marrone. Probabilmente il nuovo taxon non viene confrontato con M. gervillii in quanto la descrizione origi-

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naie di /Vi, gervillii non menziona la caratteristica protoconca decollata che colpì l’attenzione di Brusina.

La validità di questo taxon ha diviso gli Autori successivi. B.D.D. (1882) la considerano, dubitativamente, specie valida, e la distinguono da /B, gervillii per la spira più corta e la torma generale più ovale. SCHIRÒ (1978) considera M. decollata specie valida, ma non indica chiaramente le differenze da /VI. gervillii. Sabelli & Spada (1981) considerano /Vi. decollata e Al. acuta varietà di /11, gervillii. Van Aartsen et al. (1984) non si espri- mono sulla validità specifica di AI. decollata. LuQUE (1986) la considera possibile sinonimo di M. gervillii. Anche nel CLE- MAM viene dubitativamente posta in sinonimia con Al. gervillii.

Dall'esame di centinaia di esemplari di AL gervillii si è nota- to che c’è una marcata variabilità del rapporto altezza/diametro. In un ricco campione dragato nello Stretto di Messina {Posido- nia -10/15 m) si è trovato un rapporto altezza/diametro variabi- le tra 2,35 e 2,5. Da notare che in base alle dimensioni indicate da Brusina (1865), il rapporto h/D di Ai. decollata è 2,4. Altri caratteri, come il numero di denrelli aU’interno del labbro esterno e il numero e dimensione delle pieghe columellari, sono variabili e non possono essere usati per una separazione specifi- ca. Si ritiene che queste differenze rientrino nella variabilità di forma, come ad esempio la varierà "obesula" (Monterosato, 1878).

Colombella (tic) crossiaua Récluz, 1851 è basata su un unico esemplare raccolto all’isola di Capri. Descrizione originale:" C. Testa subtinrita. oblonga, nitidissima, siibstriata. basi tenue sulcata: anfractibus senis. convexiusculis, aurantiis, basi maculis parvulis, spa- diceis, subquadratis ornatis: infimo maculis minoribus in medio cincto: spira truncata: labro incrassato. intus profunde crenato: labio antice quadrigranulato, superne lamina crassa, obliquiscula armato. ”. Viene indicata una altezza di 16 mm e larghezza di 6 mm.

Monterosato (1872) avendo esaminato il tipo di C. crossia- na ritiene trattarsi di una varietà di M. gervillii e riguardo l’e- screscenza nella parte superiore dell’apertura afferma; "la lamina un poco obliqua, biancastra, allungata e tagliente che trovasi nella par- te superiore del bordo, e un deposito calcareo casuale' . La colorazione descrirta da Reclùz si ritrova anche in forme allungate prove- nienti dal Golfo di Gabes (Sabelli & Spada, 1981, fig. 3d) e in esemplari viventi in acque profonde (Fig. 20).

Mitrella decollata var. caralitaua Schirò, 1978 è basata su esemplari provenienti dal sud della Sardegna, ad una profondità di circa lOOm. Poiché il nome deriva chiaramente dalla località tipo (Golfo di Cagliari) la corretta latinizzazione dovrebbe essere " calaritana" .

Questa varietà viene differenziata dal tipo per i seguenti caratteri :

a) sutura un po’ incavata;

b) ultimo giro più globoso;

c) maggiore ingrossamento del labbro esterno;

d) minor numero di dentelli sul labbro esterno (8-9);

e) colore paglierino;

f) pieghe columellari quasi obsolete.

SabelliA Spada (1981, fig.3c) figurano tra le AL gervillii

Stefano Chiarelli, Pasquale Micali & Paolo Quadri*

un esemplare proveniente dalle Bocche di Bonifacio -90m, ma non citano la varietà caralitana. Una quindicina di esem- plari, corrispondenti a questa forma, sono stati rinvenuti alle Bocche di Bonifacio, a circa 100 m di profondità, sul corallo rosso (Figg. 18, 20) e nel sud della Spagna (Fig. 21). Le dif- ferenze descritte da Schirò sono evidenti negli esemplari esa- minati. Alcuni esemplari raggiungono una altezza di circa 17 mm, e presentano 10 o 11 dentelli sul labbro esterno. Tutti gli esemplari esaminati presentano una conchiglia sottile, tipica delle forme che vivono in profondità. La colorazione è variabile, come si vede dai tre esemplari figurati, ma tutti gli esemplari ad apice inregro (o quasi) mostrano sui primi giri un reticolo a linee marroni oblique (Fig. 45). Questa colora- zione dei primi giri si è notata anche in gran parte degli esemplari litorali di Al. gervillii.

Si ririene pertanto questa varietà una forma di profondità di AL gervillii legata all’ambiente coralligeno.

Mitrella coccínea (Philippi, 1836)

Figg. 25,26, 35,37,43

Biiccininn linnaei var coccínea Philippi, 1836 = Coliimbella brisei Brusina, 1870 ex Chiereghini ms.

Possibili sinonimi:

Columbella pediculus Kobelt, 1895 Mitrella vatovai Coen, 1937 Mitrella aradusana Pallary, 1938

Descrizione

Conchiglia fusiforme, solida, liscia. Giri a profilo leggermente convesso, suture lineari. La convessità dei giri e la profondità delle suture sono variabili anche in campioni da una singola località; questo è stato riscontrato in un campione di dieci esemplari da Acitrezza (CT) -50/70m. Rapporto h/D compreso tra 2,3 e 2,6. Apertura allungata e piuttosto larga, che occupa circa il 45% dell’altezza totale della conchiglia. La columella è verticale e possiede 4 o 5 denti. Il labbro columellare è ispessi- to, di colore bianco rosato. La base presenta circa 13 strie spira- li. Il labbro esterno è varicoso e possiede all’interno circa 8 den- telli, di cui i superiori più sviluppati. La conchiglia presenta le seguenti colorazioni:

a) colore bianchiccio con linee e macchie di colore marrone, specialmente nella parte bassa dei giri. I disegni marrone sono di colore più o meno risalrante sul colore di fondo, talvolta appena visibili (Fig. 26). L’apertura è di colore bianco rosato, più o meno intenso;

b) colore variabile tra bianco sporco e rosato linee e macchie di colore marrone più o meno evidenti (a volte totalmente assenti), apice rossastro;

c) colore giallo ocra con macchiette bianche subsuturali.

Nel sopracitato campione da Acitrezza sono state rinvenute

le tre colorazioni.

Altezza max circa l6mm.

La protoconca (Fig. 43) possiede circa 1,5 giri; la linea di demarcazione protoconca-teleoconca si confonde con le esili

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Note su alcune specie mediterranee del genere Mitrella Risso, 1826 (Gastropoda, Muricidae)

strie di accrescimento. Generalmente la protoconca è di colore marrone-rossiccio e si stacca dal colore della conchiglia; talvolta è biancastra. Raramente si rinvengono esemplari con l’apice troncato. L'altezza della protoconca è compresa tra 550 e 750 pm. Una ampia variabilità nelle dimensioni della protoconca si nota anche in esemplari provenienti dalla stessa località.

Il mollusco e il sifone sono di colore biancastro con macchiet- te e striatLire marroni, più dense sul capo e sul sifone. Sul piede e sul sifone si notano piccolissime macchiette bianche. Il sifone ha un anello terminale di colore marrone. I tentacoli cefalici hanno la base marrone e la punta biancastra. Descrizione basata su un esemplare da Acitrezza (CT), figurato alla Fig. 35.

L’opercolo è corneo, di colore giallastro, con nucleo margina- le. Impronta muscolare ovale (Fig. 37).

Distribuzione e habitat

Non segnalata da LUQUE (1986), ma sono stati esaminati esem- plari provenienti da Ceuta (Marocco). Sicuramente distribuita nel basso Tirreno, Canale di Sicilia, Golfo di Gabes e Libia, mar Ionio e Adriatico.

Si rinviene su fondi rocciosi/detritici oltre i 30 m di profon- dità; nel Golfo di Gabes è segnalata nelle spugne.

Diagnosi differenziale

Mitrella coccínea differisce da AI. hruggenì per essere più affusola- ta, per l’apertura più stretta e allungata, con breve canale sifo- nale e perché i dentelli sul labbro esterno sono distribuiti su tutta l’altezza, mentre in AI. bruggem il quarto superiore ha denti poco sviluppati.

Differisce da AI. scripta e AL lanceolata per la torma più glo- bosa, le suture più profonde, la base più rigonfia, l’apertura più ampia, nonché il colore della conchiglia e delle parti molli.

Differisce dalla forma di M. gervillii vivente sul corallo per le dimensioni minori, per essere più affusolata e con i giri più piani e per il numero minori di dentelli all’interno del labbro esterno.

DISCUSSIONE

Coltnnhella brisei Brusina, 1870 ex Chiereghini ms. viene istituita da Brusina (1870) per una specie da lui rinvenuta in Alto Adriatico, inizialmente (Brusina, 1865) determinata come Columbella nasuta Gmelin, 1791 (di cui indica come sino- nimo il Bucctnum linnaei var. coccínea Philippi, 1836). Successi- vamente Brusina (1870) riconosce che questa specie non è identificabile con la C. nasuta e propone di usare il nome Voluta brisei, proposto nell’opera inedita di Chieteghini.

Le differenze da AI. scripta vengono così indicate: “Si differisce dalla precedente perché è più torricellata. più rigonfia, per avere gli anfratti convessi, l’apertura più ovata, ed il canale più aperto. Il lab- bro e ingrossato esternamente, la base e più profondamente striata, alla columella ha tre o quattro dentini ben marcati: e sempre di colore minio languido, con spessi puntini bianchi disposti a gruppi presso la sutura, l'apice ha una tinta di color carmino vivissimo, l'interno è roseo. Vive nelle acque profonde di Zara e Lesina. Curzola e Lagosta. Rara." .

La sinonimia tta Al. brisei e AI. coccinea è indicata da Brusina (1865), ripresa da MONTEROSATO ( 1 878, 1889) e generalmente condivisa dagli Autori successivi.

Coltnììhella pedictilus viene menzionata da MONTEROSATO (1878, 1880) come varietà “ex forma" di Al. brisei a colorazione “coccinea”, ma con albinismi. KOBELT (1895, 1900) descrive questa specie citando Scacchi come autore. 'Van Aartsen et al. (1984) ptecisano che non hanno trovato nei lavori di Scacchi alcuna citazione di questo nome, per cui l’autore deve essere ritenuto Kobelt. Gli esemplari descritti da Kobelt provengono dal nord Africa e gli erano stati inviati da Monterosato. SCHIRÓ (1978) considera Al. pediculus specie valida, endemica del golfo di Gabes e la differenzia da AI. brisei per i seguenti caratteri :

a) maggiore convessità dei giri;

b) minor numero di giri;

c) ultimo giro più globoso;

d) sutura avvallata ed a solco.

Sabelli & Spada (1981, fig. 6) illustrano un esemplare dal Golfo di Gabes e affermano: " Ct sembra differire da P. brisei. di cui 'e stata talvolta considerata sinonimo, per la sutura differente, le minori dimensioni, la maggiore leggerezza della conchiglia e l'apice a bottone molto grosso. E' di colore rosso più o meno intenso. Vive nel piano infra litorale, limitatamente alle coste Tunisine (Golfo di Gabes) e libiche" .

Sono stati esaminati due esemplari provenienti dal Golfo di Gabes, uno adulto con la protoconca abtasa e uno giovanile a protoconca integra. L’esemplare adulto (Fig. 27) è di colore ocra con macchiette bianche subsuturali poco marcate e non mostta differenze significative da AI. coccinea. L’esemplare gio- vanile è di colore rosato con flammule verticali marroni poco marcate, l’apice è rossastro più intenso. La protoconca è larga e globosa, con altezza e diametro di circa 750 pm. LJn apice simile per forma e dimensioni è stato notato in esemplari di Al. coccínea da Favignana (TP) -25m, Scilla (RC) -42m e Aci- trezza (CT) -50/70m.

Il rinvenimento di due soli esemplari e la mancata osserva- zione delle parti molli non ci permette di esprimere opinioni certe sulla validità specifica di Al. pediculus.

Mitrella vatovai Coen, 1937 viene istituita su uno o più esemplari (l’Autore non lo precisa) raccolti presso Rovigno (Istria). Descrizione originale: “La conchiglia è turriculata. sub- fusiforme. con 8 gin. lentamente crescenti, convessi, lisci, a sutura poco inclinata, impressa: l'ultimo giro, misurato dorsalmente, misura la metà dell'intera altezza. L'apertura è abbastanza ampia, qua- drangolare perché la columella si stacca angolarmente dalla superfi- cie inferiore del penultimo giro: ed e ristretta da un ingrossamento interno del labbro. La columella è retta, verticale, porta alla parte mediana quattro pieghe orizzontali che non raggiungono la parte esterna, la quale si estende in una callosità columellare riflessa, staccata. Labbro internamente denticolato: canale aperto, breve, sul cui dorso si notano cordoni spirali abbastanza marcati. Colore uniforme bianco-latteo lucente, volgente al carminio sul canale: aper- tura candida, splendente".

L’Autore non confronta la nuova specie con AI. brisei, con AI. coccínea, anche se AI. brisei viene segnalata in Adriatico (n° 391) sulla base di materiale presente nella coll. Chiamenti. Nella nota c’è un “fide Chiamenti" ma non è chiaro se si riferi- sce alla determinazione o alla sinonimia di seguito indicata =

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Stefano Chiarelli, Pasquale Micali & Paolo Quadri'

Buccinum hiumi var. = Bnccin/im ininin Philippi'' .

Sono stati da noi esaminati una decina di esemplari di /U. cocci- nea provenienti dalle coste croate. Alcuni esemplari sono di colore bianco-latte unilorme con apice rossiccio, mentre nella maggioranza dei casi presentano flammule di colore marrone (colorazione “b"). La descrizione e illustrazione originali (Coen, 1937, fig. 66) corrispondono perfettamente con uno degli esemplari (Fig. 28) rinvenuto nell'Alto Adriatico. Que- sto esemplare non mostra differenze di rilievo rispetto a Al. coc- cinea, che anche in altre località presenta un colore bianco- sporco con apice rossastro. Si ritiene possibile che /li. vatnvai Coen, 1937 sia uguale a /\1, coccínea (Philippi, 1836).

Mìtrella aradiisana Pallary, 1938 viene istituita su esemplari da Tartous (Siria). L'Autore precisa che questa specie è simile a AI. pedia/lns, da cui differisce per essere più piccola, più ven- trosa e con spira più schiacciata. Il colore è indicato rosato o rosa violaceo, con protoconca rosa violaceo. Altezza massima 9 mm.

Dall'esame della descrizione e disegno originale si ritiene possibile che Al. aradiisana sia uguale a AI, coccinea (Philippi, 1836).

RINGRAZIAMENTI

Il presente lavoro è stato reso possibile grazie alla collabora- zione di coloro che hanno inviato in visione o in dono il mate- riale malacologico e fotografico e che sono elencati nella introduzione o nel testo.

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NOTA - L'amico Paolo Quadri, scomparso nel 1998 è stato inserito tra gli autori in quanto è stato lui ad iniziare questo studio ed ha poi coinvolto gli altri due autori. Avremmo voluto dedicargli una specie, ma in fondo siamo dei lumpers e il genere Mitrella è già ricchissimo di nomi specifici e sottospe- cifici.

Lavoro accettato il 15 Aprile 2002

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Bollettino Malacologico, Roma, 39 (5-8), [2003] 2004 - Società Italiana Malacologìa

Bollettino Malacologico XXXVIII [2002] Sommario - Contents

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shallow soft-bottom mollusks from the northern Gulf of Thailand area: Bivalvia) 49

G. Buccheri - In ricordo di Giuliano Ruggieri (1919-2002) 133

PG. Albano - Mediterranean Gastrochaenidae (Mollusca: Bivalvia) 135

M. Forlì, b. DellAngelo, d. Berlini & F Ciappelli - Segnalazione di gasteropodi poco frequenti

per il Pliocene Toscano. Contributo II 139

B. Landau - Sincola (Sinaxila) isabelae nov. sp., the last representative of the genus in the

Caribbean 145

M. Forli, B. DellAngelo, E. Ciapelli & M. Paviani - A new species of Haliotidae (Mollusca,

Vetigastropoda) in the Italian Pliocene 149

B. Merlino & A. Proverà - Raccolta dati per lo Studio delle malacofaune fossili: un modello

di scheda informatica 155

F Boyer,j. Pelorce & A. Hoarau - Le genre Granulina sur le littoral de la Còte d’Azur:

récoltes et observations 165

5. Chiarelli, p. Micali & p. Quadri - Note SU alcune specie mediterranee del genere Mitrella Risso,

1 826 (Gastropoda, Muricida) 1 71

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