rieti HARVARD UNIVERSITY Oi SLS) LIBRARY OF THE Museum of Comparative Zoology Ri RA GA | li Il UA SUA AMA INTATTA ) PRRLMIDTI di | i di Li pid, î Mii i ne, CITI 4 LI Le Sti 4 G # 3 È H | * Fe A i a PS adr n lode-— n bd ra No i irene: CA a Pa — » > Vira n À i i a E perg A Li; 9 ND VISTA . î-. POS DI real MAY 14 1898 “kano Mi. Marzo 1898. asi PIL NNANNANNANANIAANANUNIOSNASNI{G({ nari LLBPTINO SCIENTIFICO — REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI | = GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. D D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA 12,596 COMPARATE UMANA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA Un Anno £, $. PAVIA | Premiato Stabilimento Tipografico Successori Gixsoli 1398. Cambi ricevuti dal 1° Gennaio 1898 a tutto Marzo. pi 4. Alti della Società T'oscana di Scienze Naturali, - Processi verbali adu= 5 nanza del 4 Lugho e 23 Novembre 1897. or 2. Alti della Società Ligustica di Scienze Naturali. Vol. VIII, N. 4, — Ges nova; 1897. i vio 8. Atli della Accadem‘a delle Scienze Mediche e Naturali. — Fasc. 1.° « Ferrara, 1898. d 4. Bullettino della Società «entomologica italiana. — Trimestre IV.- _ ‘ Firenze, h ISLA L24 Bollettino della Società di Naturalisti. Serie 1," Vol, XI, Fuse, unico, —.. Napoli, 1857. Fagia sa 6. Commentari dell’ Ateneo di Brescia per l’anno 1897. 19 7. Giornale della associazione napoletana di Medici e Naturalisti. - Anno po, VII, fasc. 19,29, 5° e 6°. — Anno VIII, fase. 1°. — Napoli, 1897-48. ; 3. Gazzetta medica lombarda. — Dal N. 1 al N. 12. — Milano, 1898. 9. Il pensiero nuovo. — Rassegna di Scienza, di Frlosofia € di critica. - Anno I, \N. 1 e 2. — Roma, 1898. G: 10. L’Anomalo,.- Rivista di Antr opologia. - - Psichiatr ia e Medicina i sE" Si N. 6. - Napoli, 1807. :. 44, La Nuova Notarista. — Padova, Gennaio, 1848, 12. La Clinica Veterinaria. — Dal IN; Val 19, - Milano. 1898. 13. Rivista di patologia mentale e ner doit, — Fasc. II. — Firenze, 1898. 14. Rivista di studi psichici. — Nun. }. — ano, 1898. 15. AMonitore zooloyico italiano. — N. 1 A - Ageno 1898. L do Anales del Circulo Medico: VA - N. 21, 22, 23 e 24, 1897. = pi l i e 1893. — Buenos Aires. ni n Anales de la Sociedud cientifica Argonina. — Fasc. 5° e 6°, 1897. -- Fasc. "A h 1893 — y Indice general de los Anales de la Sociedad, (Tomos 1 a XL. inelu=':; sive. — Buenos Aires, 1897. LORCA 18. Annaes des Sciencias Naturaes. - Anno IV, N. 4. — Porto, 1897. RCA O 19. Actes de la Société Scientifigue du Chili. — Fasc. 20; 3° ‘et 40, 1697. — San-. pg tiago de Chilì. LIST 20. Bulletin of he Museum of Comparative Zoology. Vol. 31° - Num. 5. — — Cambridge, 1897. i 24. Travaua de la Société Imperiale des Naturalistes. — Zoologia Vol. XXVII Livr. 3. Vol. XXVIII Livr. 2, 1897. — Botanique, Vol. XXVII Livr. 3, 1898.-— Comptes rendus des Seances N. 4, 5 e 6, 1897. — Saut. Petersbourg. 22. Annales de l° Université de Grenoble. -— Lom. X,.Jer: Trimestre 1898. n 23. Bulletin de la Société Vandoise des Sc. Nat. — Num. 126. — Tiusgine A 1807. Po 24. La Fewille des jeunes naturalistes. — Num. 327-329. — Paris, 1898. IS 25. Modern medicine and bacteriological review. — N. 12, 1897 e N.le:, 1858. RE .a Battle Creek Michican. i 96. Sixteeth annual report of the bureau of. Anienitan ethnology to the Secre= tary of the Smithsonian institution 1894-95. - Washington, 1897. Va 27. Rivista mensile di Psichiatria forense, Antropologia criminale e ° Scienze: affini. - Anno 1, N. Le 2. — Napoli, 1898. ge; Nimeri mancanti. 1 Rivista di studi psichici. - Fusco 9° e 100, 1896. 2. Bulletin of the Museum of CI Zoology. — Fuse. 4° 1896, gilt 3. Giornale della È. Accademia di Medicina. — Fasc. 9°, 1895, e Fai 165 > ni e 3°, 1896 — Torino. i 4. Annales de V Université de ‘@r enoble. - ‘30 i 1896. Elenco dei Signori che Hm pagato l'abbonamento. Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1897. - Scarenzio Prof. a 1897. — Prof. Comm. Pietro Pavesi pel Gabinetto Zoolovwico della R. Univer-. sità di Pavia, anno 1897. - Fumagalli Dott. Achille, Comu. anno 1893. — Ga- binetto Anatomia Umana R. Università di Pavia, anno 1896. - Gabinetto Ana-. tomia Comparata Regia Università di Pavia anno 1896. - Gabinetto Zoologia Regia Università di Cagliari, ‘anno 1893. — Istituto ‘l'ecnico Provinciale, Mo- dena, anno 1893. — R. Orto Botanico, Pavia, anno 1896. -_ ADIiPCa D do logia R. Universita di AERONi anno 1897. sp ; MAY 14 1898 Anno XX, Marzo 1898. N 1 i Bollettino Scientifico REDATTO DA PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMP. NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. ‘DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuo Italia DL || Si pubblica in Pavia Esce quattro volte all'anno. — » » Estero » 1©|[(Corso Vittorio Em. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato .. . > 2 == || Pavia dall’ Editore e dai Redat- Un numero arretrato , . » Ogni N. è di 32 pag.*| tori. SOMMARIO DE-GIOVANNI: Una sentenza di Marcello Malpighi. — @. Z0JA: A proposito delle ossa di Gian Galeazzo Visconti. — MAGGI: Intorno alle ossa bregmatiche degli È Ittiosauri. — PAVESI: Un coregono nel Ticino. :-- R. MONTI: Osservazioni ad alcune recensioni al mio lavoro: Sul sistema nervoso dei Dendroceli d’ acqua dolce. — RE: Di alcune anomalie nei Molluschi.*— R. MONTI: Ricerche ana- tomo-comparative sulla minuta innervazione degli organi trofici nei cranioti in- feriori, — R. ZOJA: Stato attuale degli studi sulla fecondazione (continuazione). UNA SENTENZA DI MARCELLO MALPIGHI i del Prof. AcHiLLe DE-GIOVANNI ) ; O Ì È Con questo titolo il Prof. A. De-GrovannI fece una lettura all'Isti- 1 tuto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, il 26 Dicembre 1897,(°) | dalla quale stralciamo quanto segue : È « Gli empirici ed i pedanti umiliavano la toga dottorale ripetendo | una massima, pur troppo anche a’ di nostri fatta correre come oro di coppella, che cioé altro è la teoria, altro la pratica ; che le tre i anatomie, alle quali si dedicava il patologo MaLriGnHI — quella del- i l’uomo, degli animali e delle piante — non giovano all’ arte di cu- si rare i morbi, perchè « cum solidiori medicine non inserviunt, ad. 5 bene medendum non dirigunt ». (*) Atti del R Istituto Veneto di S. L A. (Tomo LVI) Serie settima += Tomo 3 nono — Dispensa terza. Venezia 1897. Yell, Mic N bp D adi Quanto alla massima, che altro è la teoria, altro la pratica, M. MALPIGHI rispose dimostrando il grave errore che si racchiude in queste parole ; perchè volgarmente si confonde la scienza colla teoria, il fatto colla ipotesi; quindi insegna, anche coll’ autorità de’ più grandi filosofi della natura, che non passa differenza alcuna tra la scienza e la pratica e che Medicina in Phylosophia (intendi scienza) non fundata, res infirma est. i Eppure anche oggigiorno si ricorre a questa massima tanto fallace da coloro che si lasciano consigliare dalla invidia, o da qualche basso interesse nell’ intento di proteggere i loro:piccoli nomi, o la loro ignoranza. Alla affermazione poi che lo studio delle tre anatomie non contri- buisca all'incremento della scienza d’ Ippocrate e di Galeno, MALPIGHI rispose con una magistrale confutazione, dove argomenti storici, filo- sofici, anatomici, clinici si succedono con una logica, con un crescendo schiacciante e provano nel modo più luminoso, che la scienza medica non può progredire se non sia tolta all’ empirismo, al dogmatismo e sposata ai grandi principi della storia della organizzazione degli esseri ; e dove porta come finale solenne una sentenza nella quale si racco- glie la quintessenza del pensiero filosofico e dell’ indirizzo clinico di MARCELLO MALPIGHI. Ecco la sentenza : Le cose della natura, benchè pajono tanto disparate, pure Considerate con esattezza e maturità si trovano non così disgiunte, che non si osservi una concatenazione ed uniformità di operare e però vicendevolmente vengono illustrate. (Opera posthuma pa- gina 263). s ; In questa sentenza si compendia tutto il programma delle inda- gini che fondarono il principio della evoluzione chiaramente enunciato, da cui scaturisce pure l’altro principio che, cioé l’embriogenia umana, è una ricapitolazione dell’anatomia comparata, come sostenne il SERRE3 e vennero sinora dimostrando embriologi ed antropologi, capitanati da HAECKEL. Da questa sentenza irradia la luce del moderno Ippocrate, il quale da due secoli esorta i patologi allo studio e alla interpretazione scien- tifica dei fatti concernenti le tre anatomie, allo scopo di comprendere nella loro concatenazione (evoluzione) le leggi biologiche fondamen-. tali, senza delle quali non può procedere sicura l’indagine clinica, perché è colla loro scorta che devono concepirsi i problemi per nuovi. studi ed istituirsi le necessarie osservazioni con metodo adeguato, fo pia a È 4 9 vu La scienza, scrisse Virotow, che per merito di Marpieni ha acqui- stato nuovi campi per le sue ricerche, è la ‘patologia . «+. la nostra gratitudine per lui diverrà sempre maggiore quanto più esattamente comprenderemo il suo indirizzo e quanto più faremo nostro il suo. metodo eccellente. (Vedi MarceLLo MALPIGHI e l’ opera sua. Scritti vari. Edit. Vallardi 1897). E noi per comprendere veramente il suo metodo, dobbiamo inspi- rarci al concetti racchiusi nella sentenza che ho più sopra ricordata, avendo presente quanto dettava Ernesto HarckeL: Se si cerca di comprendere tutta insieme e da un punto di vista molto elevato la grandezza di MarceLLO MALPIGHI si è facilmente indotti a considerare come carattere spiccatissimo della sua personalità scientifica, l'unione di una profonda capacità nelle ricerche sperimentali con un’ ampia comprensione filosofica della natura .... Pochi biologi possono stargli a lato, tolti i grandissimi quali LAMARcK e WoLFr, DARWIN e GIOVANNI MuLLER (V. op. cit.). Tutto ciò vuol dire senza ambagi, essere stato MALPIGHI il pre- cursore de’ moderni morfologisti, il banditore del metodo morfologico nelle indagini cliniche. Spetta ora ai clinici comprendere, come scrisse VircHow , 1’ indi- rizzo malpighiano e fare proprio il suo metodo, ciò che significa ab- bracciare i fatti fondamentali della morfologia e le leggi della evo- luzione per costituirne gli elementi del metodo universale, col quale devono essere investigati i fenomeni della patologia, che integrano i concetti biologici riferibili all’ uomo. Io credo che ad onorare degnamente MarceLLo MaLpiGHI non basti un monumento marmoreo, come non basterebbe attribuirgli l’ appel- lativo di Ippocrate moderno. Fedeli alla storia, noi dovremmo intitolare al suo nome tutto il tempo lungo il quale si estenderà la sua luminosa influenza e durerà il dominio del suo geniale indirizzo sul movimento di progresso della Medicina e chiamarlo Evo malpighiano. Io vorrei che ogni medico italiano e studioso dalle mie parole fosse indotto a leggere e meditare le Opera posthuma di M. MALPIGHI e provasse quel fremito di orgoglio nazionale — che ha pure la sua parte nelle inspirazioni della mente — che fa essere desiderosi di concorrere ad arricchire il nostro patrimonio scientifico, a togliere dall’ oblio uomini e cose ed a riconoscere, che troppo spesso si aspetta dagli altri il verdo, ignorando chi tra noi avevalo magistralmente pronunziato. l Dopo questo si vedrà, che non abbiamo d’uopo che altri ci spieghi” più chiaramente di quello che ha fatto: tra di noi MALPIGHI, come 4 debba orientarsi lo studio della patologia clinica quale parte della biologia, — come errino e quanto errino coloro che ne’ co:.sigli scola- stici, nelle accademie e nei dicasteri governativi, consci od inconsci, confondono in uno la Patologia clinica colla Clinica professionale, si che ne verrà quando che sia contrariato l'altissimo fine scientifico e attraversato lo scopo non meno alto dell’ insegnamento e della educa- zione professionale. In altra occasione io scriveva, che M. MarpicHI colla eloquenza dei fatti,. colla convinzione e l’ entusiasmo di un apostolo e colla se- verità di un vindice della natura, in Lui offesa da’ suoi avversari dogmatici ed ignoranti, aveva tutti confusi e dannati al silenzio e sulle inonorate ceneri di loro aveva piantato il suo vessillo colla sen- tenza, che mi fu argomento per queste brevi linee. Se nel concepire gli esperimenti, se nel trarre le conclusioni, si seguissero tutti i criteri scientifici che sono compresi nella sentenza malpighiana e ne’ corollari che derivano, sarebbe molto minore, è vero, il numero degli scopritori di fatti nuovi e di nuove applicazioni e di trovati rumorosi per le illusioni e le delusioni che seco portano; ma in compenso la scienza procederebbe più secura e benefica al suo du- plice scopo — scientifico ed umanitario ». Dopo ciò aggiunge il Prof. De-GIovANNI, e con lui, noi compagni della redazione, siamo lieti di registrare, che il nostro Bollettino, inaugurando la sua vita scientifica, abbia mostrato come in fatti lo studio delle Tre Anatomie sia stato non solamente di sussidio alla Patologia clinica, ma questa, associandosi alle Anatomie, sia entrata nel campo della Biologia, rompendola con tutte le pastoje scolastiche d'un tempo. Non tutti ancora hanno veramente passato il rubicone ; ma non è questione di ciò, sì bene di sapere, che tutti verranno dove da buon bersagliere si è spinto il Bollettino Scientifico col vessillo medesimo spiegato or fanno due secoli, dal Patologo italiano MALPIGHI. A PROPOSITO DELLE OSSA = DI 4 TIAN GALPRBAZZO MISCONTE Nota del Prof. GIOVANNI ZOJA. | A proposito delle ossa di Gian Galeazzo Visconti, da me descritte nel 1895 (‘) venne pubblicato nello stesso anno dal M. (1) Vedi: Bollettino Scientifico, anno XVII N. 1. -- Pavia, 1395. 5 R. Don Pietro Moiraghi uno scritto (*) nel quale l’A. solleva il dubbio che le ossa trovate e rinchiuse nel sontuoso mausoleo della Certosa di Pavia, appartenessero non già al Conte di Virtù, ma al padre di questi, Galeazzo II. Lascio naturalmente ai com- petenti della storia valutare le argomentazioni avanzate dal si- gnor Don Moiraghi e se al vaglio della critica possano e fino a qual punto sostenersi, per trarne maggior luce. A mio avviso ritengo che l’ egregio Prof. Giacinto Romano (?) abbia trionfal- mente confutate le supposizioni dell’egregio autore circa il dubbio suddetto. — Ad ogni modo per parte mia, com’ ebbi già ad esprimermi nella Nota sopraccitata, sono attualmente come allora profondamente convinto che le ossa da me esaminate apparten- gano a Gian Galeazzo Visconti e non ad altri. Rileggendo la sopraccitata mia nota descrittiva delle ossa di Gian Galeazzo, con vero dispiacere rilevai che, per svista del proto e mia, nella stampa furono ommesse due righe del ma- noscritto, ommissione che, oltve rendere oscuro il concetto, lo altera alquanto — e però approfitto di quest’ occasione per ri- mediare alla meglio, benchè tardissimo, all’ accidente occorso, chiedendo venia ai benevoli lettori. — Siccome quella mia Nota fu pubblicata nel Bollettino Scientifico e in copie a parte, così la correzione aggiunta si riferisce alla pagina 8 del primo (8) e alla pagina 10 delle copie a parte, prima linea dove, dopo la pa- rola lato destro si deve aggiungere: (che Gian Galeazzo fosse mancino?). Maggiore è l’asimmetria delle gambe, poichè tanto la tibia quanto la fibula, e anche qui del lato sinistro, sono di cinque millimetri più lunghe di quelle del lato destro; — segue poi.... ma anche questa disuguaglianza ecc. come nel testo. (1) Il trasporto della creduta salma di Gian Galeazzo Visconti dalla Basilica di S. Pietro in ciel d’ oro alla Certosa di Pavia — in: Memorie e documenti per la Storia di Pavia e swo principato. — Fasc. V. VI. — Pavia, 1895. (2) Di una nuova ipotesi sulla morte e sulla sepoltura di Gian Galeazzo Visconti — in: Archivio Storico Italiano. Serie V.*, Tom. XX, anno 1897. {3} Bollettino Scientifico, anno XVII, N. 1. — Pavia, 1895, pag. 8, linea prima. Intorno alle ossa Drecmatiche degli Tttiosanni Nota del Prof. LEOPOLDO MAGGI. Ammettendo momentaneamente nell’ Ich/hyosaurus. interme- dius e nell’ Ichthyosaurus communis del lias inferiore e nel- l’Ichthyosaurus Zetlandicus Seeley del lias superiore di Whitby, la chiusura dello spazio o foro anteriore della lor volta craniale, rispondente alla fontanella o spazio fontanellare bregmatico di altri rettili e mammiferi l’uomo compreso, mediante un osso fon- tanellare bregmatico, come ho fatto coll'Ichthyosaurus acutiro- stris Owen del lias superiore ('), si viene anche qui ad avere le sulure peribregmatiche già esistenti più o meno completamente negli antecedenti stegocefali, e ben distinte negli Ittiosauri in peribregmatiche anteriori e posteriori, e le anteriori in fronto- bregmatica destra e sinistra, e le posteriori in parzeto-bregma- tica pure destra e sinistra. Fia. A. Ora nel cranio di un Zchthyo- saurus sp. ?, figurato da Hoernes nel suo Manuale di paleontologia tradotto da Dollo in francese (Ma- nuel de paléontologie, Paris 1886), a pag. 597, fig. 591 e che qui ri- porto in fig. A, oltre la presenza del vero foro parietale, perchè cir- coscritto da margini solamente pa- rietali, e posto anche ad una certa distanza dai frontali, vi sono dise- Fifrontale: PE) parietali; fo fosonno SLee le suture interbregmatiche, rietale; ss’ suture longitudinali (ante- Î'asversali e longitudinali, incro- riore e posteriore al punto bresmatico ciantisi perpendicolarmente queste b) interbregmatiche; tt/ suture trasver- FS AIA sali (destra e sinistra al punto bregma- Con quelle al punto bregmatico, COSÌ tico b) interbregmatiche; b punto breg- da formare, come negli antecedenti matico; ss, tt’ suture interbregmatiche stegocefali, la croce suturale breg- formanti la croce suturale interbreg- 6 . . . matica, che si manifesta anche in matica; ce’ sutura fronto-parietale o î a x MEO coronale. altri rettili, nei mammiferi e nel. Ichthyosaurus sp. ? (1) MAGGI: A proposito, delle ossa bresmatiche nei fossili. (Rend. R. Ist. Lomb. di S. e L. Serie II.?, Vol. XXX, Milano, 1897, . i | d Î ; 7 l’uomo. Invece le sulure peribregmatiche vi sono scomparse per fuszone delle ossa bregmatiche, colle relative ossa frontali antertormente e parietali posteriormente. Questo esemplare dimostra adunque che lo spazio fontanellare bregmatico, anche negli ittiosauri, può venire chiuso da ossa, e giustifica la mia momentanea ammissione dell’ osso bregmatico nello spazio fontanellare omonimo craniale dell’ Ich/hyosaurus intermedius, Ichthyosaurus communis, Ichthyosaurus acutiro- stris e Ichthyosaurus zetlandicus. - I crani degli ittiosauri qui citati, ci fanno pertanto rilevare, anche nei rettili, le suture per:bregmatiche (Ichthyosaurus in- termedius, Ichihyosaurus communis, Ichthyosaurus acutiro- stris, Ichthyosaurus zetlandicus), ed interbregmatiche (Ichthyo- saurus sp.%), inoltre quattro ossa bregmatiche triangolari, due anteriori, destro e sinistro, comprese dai frontali, e due posteriori pure destro e sinistro, comprese dai parietali; condizioni morfo- logiche queste delle ossa bregmatiche e loro suture già rilevate dalla serie craniale dei diversi stegocefali, e ripetentisi poi, oltre che nei rettili, nella serie craniale dei mammiferi e dell’ uomo. Nel cranio dell'Ichthyosaurus Fig. B. ptatyodon de la Beche e Cony- Li beare, riportato da Pictet nel- i l’atlante del suo: Traité de Paléon- fologie (Paris, 1853), tav. XXVII, SA, fis. 8, e che io pure qui riporto ol ( in fig. B, si vedono le ossa fron- (E. tali fuse tra loro in un osso unico, ; Ichthyosaurus platyodon come pure fuse tra loro in un osso de la Beche e Conybeare. unico le ossa parietali, così da es- 7 frontale; P parietale; ce’ sutura Sere@iliisuo tetto ‘craniale coperto ‘onto-parietale o coronale; bp, bpr da un frontale o da un parietale, Ssisa bregnatico-paristale sinisità colla presenza della sutura fronto- (peribregmatica); bp’ sutura bregma. parietale omologa e a quella già tico-parietale destra (peribregmatica). esistente negli stegocefali ed alla sutura coronale dei mammiferi e dell’uomo, e senza la presenza nè del foro parietale, nè della fontanella bresmatica; condizioni queste morfologiche che si pos- sono verificare anche nel cranio dei mammiferi e dell’ uomo, e ‘che ci fanno ammettere la possibilità di trovare già nei rettili antichi un osso obelico per la chiusura del foro parietale. 8 Considerando ora il frontale unico nella sua parte posteriore ed il parietale unico nella sua parte anteriore, lungo la linea mediana antero-posteriore del cranio, si vede che il frontale pre- senta come un piccolo processo piano posteriore, che si incu- nea nell’incavo anteriore del parietale; perciò la sutura fronto- parietale, nel suo andamento, presenta, nella sua porzione me- diana, una devtazione, seguendo con essa il suddetto incavo an- teriore del parietale. Ora questa parte deviata, dall'andamento trasversale, della sutura fronto-parietale, risponde alle suture peribregmatiche posteriori, e precisamente alle bregmatico-pa- rietali destra e sinistra. Ne consegue che le suture peribregma- tiche anteriori, ossia le bregmatico-frontali sono scomparse, come sono scomparse le interbregmatiche longitudinali e trasver- sali; così che si deve ammettere una fusione delle ossa bregma- tiche tra loro in un osso bregmatico unico, e la fusione della metà anteriore di quest’unico bregmatico coll’osso frontale unico, rimanendo autonoma la sua metà Loren e quindi non fusa col parietale unico. Anche questo stato morfologico delle ossa bregmatiche, giu- stifica la mia momentanea ammissione di un osso bregmatico unico nei casi dell’ Ick{hyosaurus intermedius, Ichihyosaurus communis, Ichthyosaurus acutirostris, Ichthyosaurus zetlan- dicus ; inoltre costituisce un’altra varietà morfologica delle ossa bregmatiche negli Ittiosauri, che pure si può riscontrare in altri rettili, e prima in stegocefali, e dopo nei mammiferi e nel- l’uomo. — ———————————————— ——— E]. 141____ 1r UN COREGONO NEL TICINO Nota del Prof. P. PavESI letta al R. Istituto Lombardo nell’ adunanza del 17 febbraio 1898. (SUNTO DELL’ AUTORE) Annunzio in questa Nota che, presso la foce del Ticino, e preci- samente alla Costa Caroliana, il 26 scorso gennaio fu pescato un core- gono della specie bianca (Coregonus Schinzii-helveticus Fatio), come m’ è risultato da tuttii caratteri. Fra essi sarebbero bastati la forma slanciata del corpo (alt. 1 : 5, 4 lungh. tot.), la grossezza ed il piccol va a 9 numero delle branchiospine (arco branch. I. 21-24, IV. 15-18), la bocca preinferiore o sbiettata, il colore argenteo a pena un po’ scuro al dorso. i Siccome il genere dei coregoni é affatto estraneo al fiume e manca pure nel Po, d’ onde quello in discorso avrebbe potuto rimontare per breve tratto, é logico pensare che esso sia disceso dai laghi del ba- cino ticinese, dove ne furono immessi, dopo l’ esito felicissimo della mia sementa fatta nel Lario fin dal 1855. Non è ammissibile che sia venuto da quest’ ultimo, perché la via dell’ Adda, del naviglio della Martesana e del naviglio di Pavia, é troppo tortuosa e difficile, causa le cascate d’acqua, per pesci fragilissimi ; e nemmeno la via del na- viglio grande e del naviglio di Pavia, venendo dal lago Maggiore. In esso si erano fatte immissioni di diversi coregoni (C. Wartmanni- coeruleus Fatio, maraena BI., albus Les. fals.), soltanto nel 1897 di Schinzii-helvelicus ; mentre le dimensioni dell’esemplare (lungh. 351 mm.) lo dimostrerebbero già adulto. Non escludo quindi che nelle precedenti immissioni del Wartmanni-coeruleus, iniziatevi dal De-Fi- lippi e meglio compiute dal dott. Bettoni, fossero stati mescolati ca- sualmente degli Schinzi-helveticus. È importante ad ogni modo il fatto che il nostro coregono sia di- sceso pel Ticino fin sotto Pavia, cioè abbia tentata una migrazione in fiume, stante la sedentarietà dei coregoni nei laghi, tranne le specie marine anadrome, non mai importate da noi. Dopo la lettura della Nota, e proprio verso la fine di febbraio, seppi che furono presi in Ticino, nella medesima località, altri esem- plari dello stesso coregono bianco ; venduti in un’ osteria come cave- dani, cui erano commisti, furono da persona intelligente distinti anche per .il sapore squisito e superiore senza confronti a quello dei nostri pesci bianchi. Seppi inoltre che, quasi contemporaneamente, si pesca- rono presso Morcote nel lago di Lugano alcuni coregoni della prima sementa 1897, lunghi soli 10-12 centimetri; lo che confermerebbe più tosto l'ipotesi di.derivare quelli del Ticino da inavvertite mesco- lanze di avannotti di coregoni bianchi con gli azzurri precedentemente immessi nel Verbano. | OSSERVAZIONI ad alcune recensioni al mio lavoro « Sul sistema nervoso dei dendroceli d’ acqua dolce » (!). L’anno scorso io ho pubblicato una prima nota sul sistema, ner- | voso dei dendroceli d’ acqua dolce, nella quale pensatamente volli li- (1) Bollettino Scientifico, Pavia. -- N. 2-3, anno 1896. * 10 mitarmi a dare una descrizione dettagliata, ma assolutamente obbiet- tiva dei fatti da me riscontrati, parendomi prematura qualsiasi in- terpretazione. Appunto perché i fatti da me trovati mi parvero di una grande importanza, ho creduto necessario non pregiudicare i ri- sultati positivi con delle conclusioni teoretiche o con delle premature interpretazioni d’ indole generale. Ma così non hanno pensato i collaboratori della Rivista di Pato- logia Nervosa e Mentale e del Naturalista Siciliano, i quali anzi hanno voluto dal mio lavoro trarre degli argomenti in appoggio alle teorie del Ramon y Cajal. — Io non accetto, per ora, nessuna delle con- clusioni che i miei recensori vollero dedurre dai: fatti specialissimi. da me scoperti: credo intempestiva e dannosa ai progressi della scienza ogni generalizzazione soverchia dei fatti isolati. Giudico quindi necessario rilevare che quanto il Dr. Lugaro (*) ha pubblicato a proposito delle grosse cellule multipolari periferiche, da me descritte, che esse « danno senza dubbio una delle più chiare » prove della funzione nervosa e della capacità di ricezione di pro- » lungamenti dendritici, ed affermano ancora una volta come la cor- » rente nervosa proceda dai dentriti verso il cilindrasse, attraver- » sando il corpo cellulare » , è opinione del recensore, quantunque ciò non appaia dalla recensione stessa. | E qualche cosa debbo pur fare notare al signor @. g., il quale nel Naturalista Siciliano (*) dopo aver fatto un coscienzioso riassunto del mio lavoro, ha voluto onorarmi di alcune sue osservazioni. In una prima osservazione il signor 4. 9g. giudica : « che le ana- » stomosi osservate dall’ A. tra i prolungamenti dendritici delle cel- » lule multipolari periferiche potrebbero avere un significato fisiolo- » gico attivo ». Io faccio rilevare che queste anastomosi quantunque indubbiamente accertate sono fin’ora molto rare. Ora se tali anasto- mosì avessero un significato fisiologico, come il recensore accenna, dovrebbero essere frequenti, anzi costanti: poic-è invece rappresen- tano un fatto eccezionale parmi più ragionevole ammettere col K6l- liker che sieno la espressione di una incompleta divisione. cellulare: rappresentino cioé, almeno fin’ ora, un piccolo fatto di parziale ar- resto di sviluppo. La presenza di queste anastomosi sarebbe poi in contraddizione colla seconda osservazione del signor a. g., che cioè « le figure e la (1) Rivista di Putologia Nervosa e Mentale. Vol. II. Fasc. 6. — Giugno, 1897, Pas. 265. (®) Il Naturalista Sicitiano. Anno II. (Nuova Serie) n.° 4, — Palermo; 1897, pag. 100. ; 4 11 » descrizione date dalla Monti per il sistema nervoso periferico delle » planarie sono una conferma dell’ erroneità dell’ opinione di Golgi, » secondo il quale i prolungamenti dendritici servono alla nutrizione » della cellula. Infatti nelle planarie pur non rifiutando la funzione » assimilatrice a nessuna molecola protoplasmatica della cellula ner- > Vosa, si è costretti per l’ evidenza dei fatti a ritenere i prolunga- » menti dendritici di essa specificamente differenziati come raccogli- » tori di stimoli: un altro esempio della giustezza della teoria di > Ramon y Cajal ». Il signor @. 9g. non ha pensato che, se si accetta la sua prima os- ‘servazione, non si può più ammettere la seconda, poiché, se le ana- stomosi osservate tra le dendriti di due cellule vicine hanno un si- _gnificato funzionale attivo, non si potrà più parlare né di prolunga- menti centripeti, nè di trasmissione per contatto, né di polarizzazione dinamica, secondo la teoria del Cajal, sostenuta e difesa dai due re- ‘censori. To sono ancora alla ricerca dei fatti. RINA MONTI. DI ALCUNE ANOMALIE NEI MOLLUSCHI Nota del Dott. CESARE RE Come in tutti i tipi animali, anche nei molluschi si presentano non raramente delle forme anomale, che richiamarono già da tempo l’ attenzione dei naturalisti. Siffatte forme anomale si riscontrano in tutti i gruppi dei mol- luschi, ma sono più frequenti fra i gasteropodi terrestri, il che può anche dipendere dal fatto che essi cadono più facilmente sotto mano e sono oggetto di un gran numero di osservazioni e di esperienze, cosicché alcune loro anomalie furono persino prodotte artificialmente. Delle svariate anomalie scoperte nei molluschi, alcune interessano le conchiglie, altre gli animali propriamente detti, ed in questo caso colpiscono gli organi più diversi, di modo che si potrebbero distin- guere anomalie nella colorazione , nella forma, nel numero e nella disposizione delle parti, ecc. Tuttavia, sebbene il numero delle anomalie descritte nei mollu- schi sia abbastanza grande, lo studio ne é ancora incompleto. Tutto ci lascia credere che molti altri casi teratologici, sfuggiti sinora alle nostre ricerche, saranno scoperti in avvenire e che le anomalie, ora osservate in una o poche specie, in altre potranno essere riconosciute. 12 Ben poco si conosce altresì su la natura e l’ eziologia loro. Sap- piamo che sono ben diverse dalle anomalie presentatesi nei vertebrati ; ma, per riguardo alle cause, poté dire il Baudon « Si è ben cer- cato di spiegare la causa delle diverse anomalie segnalate nei mol- luschi. Nessuna delle teorie emesse è soddisfacente. La maggior parte sono il risultato dell’immaginazione e non s’ appoggiano sopra osser- vazioni veramente scientifiche. È dunque più razionale il registrare le diverse forme senza commentari, attendendo di meglio » (‘). Data questa insufficienza di cognizioni, le anomalie dei molluschi non poterono nemmeno essere raggruppate a costituire dei tipi tera- tologici distinti e definiti; e quindi, nello studio e nell’ istessa no- menclatura, regnano l’ incertezza e la confusione. Per tutti questi motivi, la raccolta di nuovi individui anomali deve riuscire per il malacologo e per il naturalista in genere un fatto interessante, potendo il loro esame gettar luce su problemi di teratologia ancora insoluti. E non sarà forse inutile lavoro la de- scrizione da parte mia di alcune forme aberranti dal tipo specifico normale. Quasi tutti gli esemplari da me studiati furono raccolti dall’ il- lustre professore Issel e fanno parte di una ricca collezione di mol- luschi, acquistata nel 1894 dal R. Museo zoologico dell’ Università di Pavia. In genere sono italiani, sebbene di località diverse, Le deviazioni, dalle quali si presentano colpiti, sono varie e di varia importanza. Mi sono provato ad indagare le cause che possono averie prodotte. Per lo più esse sono accidentali; in alcuni casi soltanto le particolarità anomale mi sembrano prodotte dall’ azione prolungata dell’ ambiente, così da credere che, in seguito a nuove osservazioni, esse potranno essere ridotte al valore di variazioni normali, e non patologiche, della specie. FORME SINISTRORSE Come è noto, i gasteropodi sono, nella grande maggioranza dei casi, avvolti a spirale da sinistra verso destra; alcune forme però sono girate a sinistra della columella e prendono il nome di sini- strorse. Esse offrono, rispetto alle altre, una inversione generale degli organi e degli orifizî anale, genitale e polmonare. Tra queste forme è necessario stabilir subito una distinzione: al- (5) A. Baupon, Troisième catalogue des Mollusques vivants du departe- ment de l’ Oise, in Journ. de Conch., vol. XXXII. 1881, pag. 193. 18 cune sono sinistrorse per fatto di anomalia; altre invece sono tali normalmente e l’ inversione è per esse un carattere specifico. Infatti l’ avvolgimento della spira a sinistra, come osservò Geof- froy Saint-Hilaire, non porta danni all’ organismo, non ostacola, in massima, il compiersi di alcuna funzione ; si può ritenere come uno stato dell’ organizzazione equivalente alla disposizione destrorsa. Non vi è quindi nessuna ragione perché la tendenza dei molluschi ad av- volgersi a destra sia una regola costante e la tendenza contraria un fatto sempre eccezionale. In natura i molluschi destrorsi sono molto più comuni; ma non mancano specie, pur nostrane, regolarmente sinistrorse (Pirula perversa, Chondrus quadridens), e perfino parecchi generi (Physa, Clausilia) constano di specie quasi tutte sinistrorse. Ma ci troviamo di fronte ad un’anomalia allorchè, data una specie ordinariamente destra, ci imbattiamo in alcuni individui avvolti a sinistra. Avendo una disposizione contraria a quella di tutti gli altri della loro specie, questi individui si devono considerare come anomali. Nello stesso modo tra le specie sinistrorse, qui sopra accennate, si riscontrarono talvolta degli esemplari avvolti a destra che sono pure anormali. i . Non bisogna poi dimenticare un altro fatto importantissimo: in alcune specie esotiche (parecchie specie del genere ZMelicter o Acha- tinella: e del genere Bulimulus, gruppo Amphidromus) un certo nu- ‘ mero di individui ha la spira avvolta a destra, un numero non minore la spira avvolta a sinistra. In queste specie non si può dire quale sia la condizione normale e quale 1’ anomala; non v’ è una disposizione normale costante, esse sono indifferentemente destrorse o sinistrorse e costituiscono, si può dire, un gruppo intermedio, che viene a porsi tra le specie sempre destre e le sempre sinistre. Considerando soltanto le forme sinistrorse anormali, ritenute una volta assai rare, sono per sè un problema di difficilissima soluzione. Alcuni autori, anche moderni, ritengono affatto impossibile sco- prire le cause di quest’ anomalia. Il Fischer, in un suo lavoro tera- tologico sui molluschi (*), dice in proposito « Una Helix aspersa si- nistra è tale dal giorno, in cui la vita l’ha animata e tale si sviluppa, cresce e muore; nessuna influenza esteriore, nessun artifizio può co- stituire un essere simile. Sarebbe impossibile, se non temerario, di cercare una spiegazione razionale ed applicabile ad un ordine di fatti, che tocca troppo da vicino questa incognita indefinibile che è la vita.» (1) P. FiscHER, Quelques mots sur la Tératologie conchyliologique, in Journ. de Conch., vol. VII. 1858, pag. 233. 14 IL opinione più diffusa è che la sinistrorsità delle conchiglie sia una mera accidentalità, ossia dovuta al caso. Essa fu accolta dal Porro e dal Companyo, che si occuparono della questione. Ma ad altri naturalisti sembrò più logico ammettere che la sini- strorsità abbia delle cause proprié che la determinano, come le ha ogni fatto naturale. Se l'embrione di una conchiglia si svolge verso sinistra anzichè verso destra, non dovrà ciò avvenire sotto l’impulso di una forza speciale, che si potrebbe indagare ? La difficoltà consi- sterà nel provare che le cause che si pensano sieno le vere, trattan- dosi di fatti che interessano gli individui nei primi stadî della loro Vita. Il malacologo francese Bourguignat, in una lettera al Moitessier, scriveva appunto di ritenere che le cause della sinistrorsità dele conchiglie non consistono in un puro accidente potrebbero essere sco- perte. Il Moitessier, convinto della stessa idea, ne intraprese la ri- cerca. Mise in rilievo il fatto. che le conchiglie sinistrorse sono fre- quenti in certe determinate località, come nei dintorni di La Ro- chelle, ed assai rare in certe altre; indi, fatte in proposito delle os- servazioni e delle esperienze, in un capitolo dell’ « ZMistoîre mala- cologique du département de l’Herault » asseri che una scarica elet- trica, la quale colpisca l’ embrione di una specie destrorsa, può, in certe determinate circostanze, fargli assumere un andamento sini- strorso. Occorre, secondo il Moitessier (‘):. che il suolo sia buon conduttore dell’elettricità; che il tempo sia. molto burrascoso, affinché possa agire sulla elettricità latente dei giacimenti; che avvenga una. riunione subitanea della elettricità delle nubi con quella del suolo, onde condurre nei giacimenti una riunione elettro-magnetica subi- tanea; che questa coincida col momento istesso in cui nell’ uovo si. sviluppa la prima mobilità e abbia luogo in senso contrario. Il concorso di sì svariate circostanze é evidentemente assai diffi- cile a raggiungersi e questo spiega la rarità dell’anomalia in di scorso. La sua frequenza in certe località dipenderebbe dalla qualità del terreno, idoneo a risentire facilmente l’ azione delle cause pro- duttrici dell’ anomalia. Secondo altri, in queste stesse località, i molluschi sinistrorsi si .riprodurrebbero, trasmettendo l’inversione ai discendenti; ma l’ espe- rienza non lo ha provato. I tentativi fatti per ottenere individui si- nistrorsi dall’ accoppiamento di genitori colpiti dall’ anomalia anda- , rono a vuoto; nacquero sempre dei figli regolarmente destrorsi, se- (1) P. A. MoiTESSIER, Causa di sinistrorsità neî molluschi, da un estratto in Bull. Malacol. Ital., vol. II, 1869, pag. 63. 15 condo il tipo della specie. Anche questa potrebbe essere una prova che una causa esterna deve agire perché si produca l’ anomalia. Le ricerche del Moitessier sono, io credo, le più ampie fatte sul- l'argomento ed hanno valore, in quanto furono corredate da espe- rienze. Non si può dire tuttavia che abbiano risolto il problema. Pur ammettendo l'influenza dell’elettricità, essa non è forse la sola causa, che possa produrre la sinistrorsità. Malgrado poi il risultato negativo delle esperienze fatte sinora, vi è motivo di dubitare che in alcuni casi le forme sinistrorse pos- sano trasmettere il loro carattere per ereditarietà. Nelle specie, che sono indifferentemente destre e sinistre, con molta probabilità le forme sinistrorse, comparse accidentalmente, si sono poi riprodotte nelle generazioni ; essendo molto comuni, ripugna invocare per ognuna l'intervento di cause specialissime. Oppure, se è veramente da esclu- dere l’ereditarietà, bisogna ammettere che l’anomalia, in questi casi, venga prodotta da forze molto più diffuse in natura che non sia una scarica elettrica in circostanze affatto straordinarie. In conclusione, l’idea del Moitessier non può essere accettata ancora che come ipo- tesi; é dimostrato soltanto che la sinistrorsità non consiste in un puro accidente, ma ha realmente qualche causa stabile, costante, che la determina. Helix aspersa, Miill. Ho esaminati tre individui sinistrorsi di questa specie, tutti della collezione Issel. Uno di essi fu raccolto alla Rochetta presso Genova ed é esem- plare di grosse dimensioni. Anche gli altri due furono raccolti in Liguria; manca però l’ in- dicazione precisa della località. Il primo é di piccole dimensioni, di color normale; l’altro, appartenente alla varietà exa/bida, di dimen- sioni normali, ma ha forma alquanto depressa e colore giallo pallido uniforme, senza le fascie longitudinali caratteristiche della specie. Helix pomatia, L. Un esemplare sinistrorso, di colore e dimensioni normali, raccolto presso Torino (collez. Issel). Helix conspurcata, Drap. Un individuo sinistrorso di questa specie fu scoperto a Genova, dal prof. Issel, nelle rupi sotto il faro. Non avendo trovato citato, 16 nei libri e nei. giornali di conchigliologia che ho potuto consultare , alcun caso di sinistrorsità, che si sia presentato nelle forme dell’ elia conspurcata, credo utile descriverlo. Fatta astrazione dall’ inversione , le dimensioni e la forma della conchiglia sono normali, Altezza 3 mm., diametro maggiore mm, 6 ‘|,, diametro minore mm. 5 ‘4. La conchiglia si presenta munita di un’ ampia perforazione ombelicale ,. ed. é di forma discoide-convessa, depressa , sottile, poco ispida, solcata da fine striature trasversali, oblique. Ki à Il colore fondamentale è biancastro , alquanto offuscato da raggi trasversali corneo-lutescenti pallidi, quantunque in modo molto meno spiccato che non nella. maggioranza degli individui componenti la specie. Dal lato poi della base, la conchiglia è piuttosto lucente, i raggi cornei sono più rari e sottili. L’apice è levigato e fulvo. Gli anfratti s’ accrescono regolarmente. L'apertura è ampia, il peristoma semplice. (Continua) RICERCHE ANATOMO-COMPARATIVE sulla minuta innervazione degli organi trofici nei cranioti inferiori. Della Dott. Rina MONTI. ! Questo lavoro venne giudicato meritevole del premio di Fondazione Cagnola, dalla Commissione del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere costituita dai Professori Maggi, Golgi, Pavesi e Andres, re- latore. | Dalla relazione di detta Commissione, nominata il 6 maggio 1997,() stralciamo la seguente parte che si riferisce ai risultati ottenuti : « Entrando in materia, l’ autore comincia col fare una minuta rassegna critico-storica della bibliografia che su questo argomento si possiede e ne conclude risultare da ciò 1° opportunità del tema pro- posto dall’ Istituto. i Dopo espone accuratamente i metodi di preparazione da lui impie- gati nelle presenti ricerche e vi aggiunge una breve critica intorno al rispettivo valore, concludendo che i migliori sono quelli del Prof. Golgi. Infine l’ autore imprende ad esporre le proprie ricerche ed i ri- sultati ottenuti, e comincia dalla minuta innervazione del tubo di- gerente. Questa viene descritta in otto capitoli: uno per i selaci, quattro (1) Rend. R. Ist. Lomb, di S. e L, Serie II. Vol. XXX. fasc. Xx. pag 618. sl; per i teleostei (tinca, luccio, anguilla, perca) e tre per i batraci (pro- teo, urodeli ed anuri). Per lo più ognuno di questi capitoli è prece- duto da una breve e succinta descrizione della struttura dell’ appa- rato digerente, basandosi non solo sulle ricerche precedenti altrui, ma anche su proprie originali. Rispetto ai selaci, egli anzitutto osserva che li tratta complessiva- mente in un solo capitolo, perché essi hanno tale somiglianza nella struttura del tubo digerente che basterebbe l’averne studiata una sola specie per formarsi il criterio di tutte (ed egli invece ne esaminò sette). Poi, ricordando che su di loro mancava sino ad ora qualsiasi notizia intorno alla minuta innervazione del tubo digerente e che quindi le sue ricerche in proposito sono assolutamente originali, viene a riferire: primieramente che quivi egli trovò esistere due plessi (uno intermuscolare, l’altro sottomucoso) costituiti entrambi da fibre e cel- lule; che queste ultime non sono raccolte in gangli compatti, sibbene sparse, e si presentano sotto due aspetti diversi ; e che le fibre sono assai varicose ed ondulate; poi che potè osservare il modo interes- santissimo con cui terminano i nervi nelle tonache dei vasi sanguigni e precipuamente il modo d’innervazione degli sfinteri del Sappey nello stomaco di razza, e ne dà descrizione e figure; infine che scoprì essere la valvola spirale non altro che una duplicatura della mucosa, perché in essa si continua tal quale il plesso mucoso. Passando allo studio dei teleostei, 1° autore comincia dalla tinca ; alla quale, benché previamente già studiata dalla signorina Monti, egli dedica molte pagine con una trentina di figure, controllandone i reperti. Rifà la descrizione anatomica, studia il plesso mioenterico coi suoi chiasmi, canestri pericellulari e cellule nervose, determinando di queste ultime i prolungamenti; accompagna le fibre terminali nei muscoli striati, concludendone dal modo che sono muscoli involontari benché striati; determina la connessione del plesso mioenterico e del sottomucoso per mezzo dei fasci perforanti; analizza il sottomucoso stesso, e nel plesso muscolaris mucose descrive la biforcazione delle fibre e la loro terminazione a bastoncino sulle fibre liscie, nel plesso interghiandolare segue l’ intricato decorso delle fibre sino alla loro terminazione nell’epitelio secernente e tectorio. A questo proposito con- ferma la connessione delle fibrille con le cellule caliciformi già da altri osservata e dal modo con cui questa si presenta opina che si tratti di vera terminazione e non di origine. Infine (d’accordo con Bizzozzero) reputa che le cellule caliciformi stesse non sieno degene- razioni delle solite cellule cilindriche, sibbene elementi istologici di- stinti, aventi significato di ghiandole unicellulari. Del luccio l’° autore si occupa pure con diffusione e vi dedica 17 xv 18 figure. Premessa la descrizi one istologica generale del tubo digerente, nella quale si notano alcuni dati nuovi, egli passa a descrivere la minuta innervazione. Nell’ esofago riscontra fibre midollate ; trova che nei muscoli striati esofagei le terminazioni nervose differiscono tanto dalle placche motrici ordinarie quanto dalle pallottoline dei muscoli lisci ; descrive i due plessi, intermuscolare e sottomucoso, cosparsi di cellule ; e mette in rilievo le eleganti arborescenze formate dalle fibre terminali nello spessore dell’ epitelio. Nella zona di passaggio fra esofago e stomaco, rileva grande riechezza di nervi intorno alle ghiandole peptiche. Nello stomaco e nell’ intestino l’ autore trova che le tonache muscolari sono innervate da un plesso, che sta nei con- nettivo interposto fra la longitudinale e la circolare; dal quale anzi- tutto si staccano fibre che terminano direttamente sui vasi sanguigni grossi e minuti in esso giacenti; poi si staccano quelle che entrano nello spessore delle tonache stesse e che vi prendono direzione circo- lare, radiale e longitudinale. Di quest’ ultime egli perviene a rilevare che terminano a bottoncino in contatto. intimo con le fibre muscolari liscie e fa gli opportuni raffronti. coi reperti analoghi ottenuti da altri nei cranioti superiori. Passando ad esaminare la mucosa, egli ne de- scrive il plesso sottomucoso costituito da fibre e cellule ; poi mette in rilievo ia straordinaria ricchezza del plesso interghiandolare, che forma un fittissimo intreccio di fibre intorno alle ghiandole (più alle peptiche che alle tubolari dell’ intestino), le quali fibre si scindono in fibrille che terminano a contatto immediato con le singole cellule secernenti ; ed infine riscontra il fatto interessante delle anastomosi fra fibra e fibra, che dimostra come la trasmissione nervosa non segua una sola via, sibbene molte e come quindi in caso di lesione possa. per altre strade giungere al centro. ° L’anguilla viene trattata in seguito ed illustrata da 22 figure. Quivi pure l’ autore fa precedere una descrizione istologica generale del tubo digerente, rettificando e completando gli studi precedenti altrui, e poi passa alla minuta innervazione. In questa egli nota di- verse modalità peculiari alla specie e precipuamente quella che le cellule nervose posseggono ognuna un solo prolungamento nervoso. Poi che nell’esofago esistono fibre midollate. Ed infine che quivi pure nel plesso mioenterico e precisamente nelle fibre che si distribuiscono sulla musculatura esistono delle chiare anastomosi; il che conferma il reperto precedente della possibilità di trasmissione per vie supple- torie. Notevole in questo capitolo è pure ciò che riguarda la mi- nuta innervazione dei vasi ed ancor più la dimostrata penetrazione. delle fibre nervose fra le cellule epiteliali che “era stata negata da BerKkLEY, da MtiLLER e da altri. 19 Dei teleostei studiati ultima é la perca, illustrata da® 16 figure. Dopo aver fatta la descrizione istologica generale del tubo digerente, l’ autore procede, come nei precedenti capitoli, ad esaminare la mi- nuta innervazione ; nota che i plessi hanno aspetto particolare e che i canestri pericellulari sono assai ricchi ; descrive le ramificazioni sui vasi ; rileva i fasci perforanti tra plesso mioenterico e sottomucoso e la struttura di questo; segue le fibrille nel plesso perighiandolare sino alla loro terminazione di contatto con le cellule secernenti ; 0s- serva che in questo plesso perighiandolare non si trovano mai cellule e che ciò s’ accorda con i reperti di DocIkL e di BeERKLEY nei cranioti superiori; ed infine aggiunge che nella mucosa dell’ intestino e delle appendici piloriche i nervi, per quanto abbondanti, sono però meno numerosi che nello stomaco, ma che invece nella musculatura delle appendici medesime essi sono abbondantissimi. . Dopo della perca, l’ ultimo dei teleostei esaminati, l’ autore passa agli anfibi e ne tratta in tre capitoli ; nel primo dei quali si occupa del proteo, nel secondo del tritone alpestre, tr. cristato e salamandra macchiata, nel terzo degli anuri. I reperti di questi tre capitoli si possono riassumere complessivamente in quanto che la minuta inner- vazione del tubo digerente é, come nei selaci, quasi uniforme in tutte le menzionate specie e massime per il proteo ed il tritone alpestre. Sull’ argomento si avevano frammentarie cognizioni che l’autore com- pleta con molti nuovi dati, dei quali i principali sono i seguenti : — che le cellule nervose del plesso mioenterico tendono a raccogliersi in piccoli gruppi (ganglietti); — che intorno alle miocellule si hanno dei canestri nervosi corrispondenti forse alle strutture che BERKLEY descrisse come placche; — che nella tonaca muscolare il plesso ner- voso è tanto ricco da lasciar credere che ad ogni fibro-cellula musco- lare corrisponda una fibrilla nervosa; — che nel plesso interglando- lare le fibrille presentano sicure anastomosi (come le presentano nel muscolare) e terminano ad immediato contatto con le cellule secer- nenti; — che infine sotto l’epitelio tectorio vi é un ricchissimo plesso subepiteliale, in cui l’autore poté, contro l’asserto di BERKLEY e di MiuLLER, accertare. con tutta sicurezza la penetrazione delle fibrille nell’ epitelio stesso, avendo persino visto queste a dividersi in ciuf- fetto al di là della limitante. Avendo con ciò completato l'esame della minuta innervazione del tubo digerente, l’ autore imprende a trattare quella del pancreas, il- lustrandola con 5 tavole. Dopo aver riassunto le cognizioni che già si posseggono intorno alla innervazione delle ghiandole salivari e pancreatiche, ma che riguardano quasi solo i cranioti superiori, non meno che la controversia, ancor sempre viva, intorno ai nervi ghian- 20 dolari; egli passa ad esporre i suoi reperti originali ottenuti sul pan- creas di quattro selaci e di una rana, premettendo un’ accurata de- scrizione degli acini e dei canali escretori. I principali di essi sono: — che i nervi del pancreas si devono distinguere in vascolari e ghian- dolari; — che i primi semplicemente accompagnano i vasi per il lungo e terminano con le loro fibrille nelle tonache vasali; — mentre che i secondi invece formano nei lobuli un ricchissimo plesso, nel quale le fibre dividendosi dicotomicamente producono un viluppo ine- stricabile intorno agli acini; — che le ultime fibrille di questo vi- luppo terminano dentro gli acini con un piccolo rosario serpentino, o con un gruppo di globetti disposti sia in serie che in grappolo, ovvero ancora con un lieve allargamento lancettiforme; ed infine che assai rare sono le cellule multipolari inserite sul percorso di una fibra nervosa. Passando al fegato, l’ autore confessa che malgrado le numerose ricerche fatte non potè ottenere risultati così brillanti, come quelli avuti in altri organi trofici. Col metodo Golgi poté bensì rilevare il contegno dei canalicoli biliari e la elegante rete elastica del paren- chima epatico, ma non i nervi. Di questi in base al complesso di molte osservazioni diverse, egli solo può dire che alcuni si compor-. tano come i nervi vascolari, mentre altri penetrano nel parenchima sotto forma di fili assai fini e varicosi che ivi si ramificano e si per- dono. Nulla potè accertare di preciso sulle loro terminazioni. Per ultimo l’ autore tratta della ghiandola digitiforme dei selaci e ne illustra i reperti con due tavole. Anche qui egli ebbe la fortuna di essere primo e di poter quindi osservare molte cose nuove ; e cioé principalmente: — che i nervi entrano nella ghiandola dall’intestino; che la tonaca muscolare di questa si continua con la intestinale e contiene un analogo, per quanto più semplice , plesso mioenterico ; — che dai nervi grossi della capsula partono fasci di fibre che si di- vidono in fascetti minori incrociantisi e formanti un plesso intrapa- renchimatoso; che di tal modo ogni tubo ghiandolare è circondato da fibre nervose, le quali, suddividendosi per dicotomia, danno luogo a fibrille assai varicose che terminano fra le cellule secernenti. - Con questa ghiandola il lavoro finisce e viene chiuso da un chiaro capitolo di riassunto, nel quale si rilevano i principali reperti ». Stato attuale degli studi sulla fecondazione DISSERTAZIONE DI LIBERA DOCENZA DEL DOTT. RAFFAELLO ZOJA. (Continuazione vedi Numero 4, anno 1897). Secondo questi autori le cellule sessuali primitive sono, come tutte le altre cellule del corpo, ermafrodite; durante i fenomeni di maturazione dell’ uovo vengono espulse le sostanze maschili (corrispondenti ai cromosomi che porterà nell'uovo lo spermatozoo) e dagli spermatozoi le sostanze femminili (cromosomi provenienti dal pronucleo 2°). Tale espulsione avverrebbe durante la ovo- genesi colla formazione dei globuli polari ed a suffragio della sua idea il van Beneden cita il modo di produzione nei glo- buli polari nell’ Ascaris, la quale ha luogo mediante un pro- cesso che solo apparentemente si avvicina ad una cariocinesi, in realtà per una pseudo-cariocinesi durante la quale delle intere anse cromatiche, le maschili, e non della metà di esse sono espulse. Durante la spermatogenesi si sarebbero prodotti fenomeni analoghi secondo la descrizione di van Beneden e Julin; ai corpuscoli polari corrispondevano i « corps residuels » i quali avrebbero dunque contenuta la cromatina femminile espulsa dalle spermatogonie. Le due cellule diventate così masclile l’ una, femminile l’altra, riunendosi verrebbero a formare di nuovo una cellula erina- frodita, nella quale gli elementi nucleari maschile e femminile sono in ugual quantità e si trasmettono ugualmente a tutti i discendenti. — Già dissi come la interpretazione data dal van Beneden della espulsione dei globuli polari sia stata dimostrata insoste- nibile dalle ricerche posteriori e specialmente da quelle del Boveri. Gli studi di parecchi autori, e dell’ Hertwig in modo speciale, mostrarono poi che soltanto le ultime divisioni della sper- matogenesi possano assomigliarsi a quelle di maturazione del- l’uovo, che i corps residuels, non hanno affatto il valore loro attribuito, e che d’ altra parte tutte le anse cromatiche delle spermatogonie entrano a far parte degli spermatozoi. La teoria dell’ermafroditismo viene da queste considerazioni completa- mente abbattuta. D9 ti Recentemente L. Auerbach ('91) pensò di poterle dare in- vece una base ancora più sicura mediante colorazioni doppie, le quali gli permettevano di distinguere nel nucleo di quasi tutte le cellule due sostanze cromatofile diverse; una cianofila come egli la disse perchè si colorava preferibilmente con una serie di coloranti turchini o verdi (verde metile, bleu di metilene, ecc.), l’altra eritrofila perchè assume preferibilmente una colorazione rossa (carmino, fucsina). La cellula uovo, secondo l’Auerbach, ha il nucleo totalmente eritrofilo, totalmente cianofilo invece lo spermatozoo. Si dovrebbe dunque ritenere maschile la porzione cianofila del nucleo delle cellule somatiche, femminile la loro porzione eritrofila. Benchè le conoscenze sulle sostanze nucleari rendessero poco probabile questa ipotesi, pure le osservazioni dell'autore mi parve fossero tali da richiedere un nuovo esame della questione ed alcune ricerche in proposito mi permisero di chiarire i fatti (Zoja ’93). Realmente esiste in parecchi animali fra la vescicola germinativa ed il nucleo dello spermatozoo la antitesi rilevata dall’Auerbach; ma quando si paragonino stadii perfettamente comparabili dei pronuclei 7 e ,p (come è possibile nelle uova di Ascaris meg., dove i pronuclei si mantengono indipendenti fino al 1° fuso) coi metodi stessi dell’ Auerbach, si dimostra che essi presentano la identica colorabilità; i loro cromosomi sono in entrambi cianofili. La differenza fra i nuclei comparati dell’Auerbach è dunque di stato, non sostanziale. Che i due pronuclei si comportassero nello stesso modo rispetto alle so- stanze coloranti dissero già R. Hertwig ('88), Kultschitzky (38) e Vatasè (92), benchè non avessero applicati i complessi metodi di colorazione dell’ Auerbach. 2. Teoria degli arresti. — Per il Boveri pure le 2 cellule sessuali sono cellule incomplete, salvo che le loro differenze non si riferiscono alla sostanza cromatica, ma al citoplasma e spe- cialmente all’archoplasma. Fra di esse ebbe luogo un differen- ziamento dovuto alla divisione del lavoro fisiologico. La cellula uovo ha la funzione di preparare entro il suo corpo la enorme quantità di materiale nutritivo che sarà necessario allo sviluppo dell'embrione; per questo essa diventò generalmente assai grande ed immobile e perdette la possibilità di dividersi per degenera- zione del suo centrosoma (degenerazione ipertrofica, secondo — Me b « 23 Balbiani). Lo spermatozoo, il quale ha invece perduto quasi completamente il protoplasma nutritivo, contiene in sè dotato di energia il centrosoma, e, divenuto piccolo e mobile per poter trovare l'uovo, gli porta oltre il suo nucleo l'organo che ser- virà alla divisione. Esso pure si trovava nella impossibilità di riprodursi, mancandogli gli alimenti, mentre invece le due cellule unendosi si completano e l’uovo fecondato ha in sè le sostanze nutritive come l'organo della, divisione e può così svilupparsi. Questa teoria è seducente in modo speciale perchè corrisponde ad una delle leggi generali più diffuse nel mondo organico, la legge della divisione del lavoro fisiologico, ed ha probabilmente molto di vero benché non la si possa forse applicare ad ogni caso, come a quello sopracitato del JMyxostoma glabrum e delle fanerogame, dove il centrosoma proverebbe in tutto od in parte dall’ uovo. 3.° Teoria della selezione. — A. Weismann, che ha tanto contribuito con una serie di lavori geniali a mostrare la potenza della selezione assai maggiore di quanto prima di lui si sarebbe supposto, attira anche il fenomeno della fecondazione entro il campo della selezione. Per lui utilità essenziale della feconda- zione è quella di rendere possibile la riunione di plasmi atavici di origine sempre diversa, in modo che le combinazioni loro siano il più possibilmente varie, che più largo sia il substratum sul quale opera la scielta. In tal modo ogni organismo è diverso da tutti gli altri, è una incognita che sviluppandosi ci presen- terà qualche cosa di inaspettato e di nuovo. In questa Amph- mioxis, che accresce la potenza della selezione, sta tutta la ra- gione d’ essere della fecondazione. Qui debbono pure ricordarsi le opinioni di Griesebach ('78), secondo il quale la coniugazione e la fecondazione servirebbero a conservare il carattere tipico della specie, eliminando le de- viazioni acquisite; di Hermer (cit. da Mobius) che, ammet- tendo invece possano i caratteri della specie conservarsi mediante, la riproduzione asessuale, vede nella fecondazione la possibilità di produrre nuove speci mediante gli incroci; la fecondazione fra individui della stessa specie sarebbe una acquisizione secondaria. Il Moebius, ammettendo che la fecondazione possa riuscire utile agli organismi per le funzioni attribuitele dal Grie- sebach e dal Kermer, ritiene che per essa si compia una È) 24 terza funzione utile, quella cioè di essere una valida spinta alla complicazione, in relazione alle differenze sessuali secondarie che tanta parte hanno nella formazione di nuove speci vegetali ed animali. 4.0 Teoria del ringiovanimento. — Meno teleologica e più fisiologica è la spiegazione offerta dal Maupas, in armonia colle precedenti vedute di Bitschli, Engelmann, Hensen, van Beneden. Essa ebbe largo appoggio dalle accurate esperienze del diligente osservatore francese. Studiando Io sviluppo delle culture di varie speci di infusorit ciliati i1 Maupas potè ve- dere che certe determinate condizioni (mancanza di nutrizione, conseguente ad un periodo di forte nutrizione) spingono gene- ralmente gli infusorii alla coniugazione. Questo però accade di solito solo quando si avverino le seguenti circostanze : I. Che gli infusorii si trovino ad una certa determinata distanza (misurata in numero di generazioni) dalla coniugazione che loro diede origine; tale distanza è varia nelle varie speci e determinata per ognuna. Nella Stylonzehia tale periodo euga- mico sta fra la 170% e la 180? scissione, nella Leucoplrys patula incomincia verso la 3002 e si Spinge fino oltre la 4502 scissione. IT. Che nella colonia si trovino mescolati infusorii i quali non siano fra di loro troppo prossimi. parenti, che non proven- gano cioè dallo stesso exconiugato. Quando non si verifichino queste condizioni ecco quanto accade: .T. Se per mancanza delle condizioni di nutrizione sopra indicate è stata resa impossibile la coniugazione durante il pe- riodo eugamico, gli infusorii dopo un determinato numero di generazioni presentano una degenerazione senile, che si esplica con alterazioni del micronucleo, del macronucleo, del corpo cel- lulare ed infine colla morte. Se le circostanze di nutrizione si verificano prima o dopo il periodo eugamico, o non ha luogo la coniugazione, o, se ha luogo, non se ne hanno che risultati pa- tologici. i II. Se gli infusori sono fra di loro prossimi parenti o non si coniugano, o, coniugandosi, danno risultati patologici. Da queste osservazioni il Maupas conchiude che dopo un certo numero di generazioni agamiche gli organismi ne sono spossati e che è necessario si produca la coniugazione per ri- donare ad essi la energia necessaria ad una nuova serie di ge- 25 nerazioni agamiche; la coniugazione è dunque un ringiovani. mento. Il Weismann aveva detto che gli organismi unicellulari sono immortali, nel senso che per essi la morte fisiologica non esiste, poichè ogni individuo si trasforma nei generati; il Mau - pas modifica questo concetto dicendo che immortali sono gli in- fusorii ciliati soltanto quando intervenga ritmicamente nel pe- riodo voluto la influenza della coniugazione; se questa non ac- cade anch’ essi degenerano e..muoiono. Succede dunque nei ci- liati ciò che nei metazoi accade per le cellule sessuali, le quali . vivono eternamente se prendono parte ad un atto di feconda» zione, altrimenti muoiono. Ciò che muore costantemente nel me- tazoo è il Soma, che negli infusorii ciliati non esiste se non nel macronucleo, e questo realmente degenera e muore ad ogni coniugazione. Il Maupas (88) riconosce che parecchi organismi, special- mente vegetali, coltivati si riproducono ora da tempo immemo- rabile agamicamente, ma ciò non toglie valore alle considera- zioni suesposte per la immensa maggioranza dei viventi. Più che una degenerazione senile R. Hertwig vede nella impossibilità di vivere degli infusorii se non interviene la con- iugazione, il risultato di una attività abnorme, che deve essere regolata appunto dalla coniugazione. 5.° Confronto fra le varie teorie. — Le varie teorie sovra esposte, toccanti lati spesso diversi della questione non sono tutto fva di loro in antitesi; sembra anzi a me che, lasciando a parte la teoria dell’ermafroditismo ormai sfatata, nelle altre siano conte- nute delle verità che possono conciliarsi e sostenersi di conserva. Dopo una serie di generazioni asessuali debbono gli orga- nismi r/ngiovanirsi, dice il Maupas, mediante la coniugazione; forse quella degenerazione senile che egli ammette può inten- dersi come uno squilibrio che per lunga esistenza incomincia a manifestarsi fra le diverse parti dell’ organismo a cagione delle tendenze diverse che vennero in loro sviluppandosi, squilibrio che deve essere regolato dall’intervenire di tendenze diverse prodottesi similmente in un altro organismo, le quali somman- dosi colle prime neutralizzano le abberrazioni troppo rilevanti e ripristinano il tipo specifico fondamentale. Perchè questo si ricostituisca è però necessario che l'organismo raddoppiato dalla ® 26 coniugazione riprenda la primitiva costituzione mediante un se- guito di processi che formano la generazione sessuale; da ciò la necessità della alternanza di generazioni (Strasburger). Stabilitasi così la coniugazione e la fecondazione, esse ven- nero ad offrire un vastissimo campo alle manifestazioni della selezione (Weismann), ed in via subordinata una spinta a “nuove complicazioni (Moebius). Fra i due organismi destinati a coniugarsi si svilupparono poi le differenze sessuali per la tendenza generale dell’organiz- zazione vivente alla divisione del lavoro fisiologico, e tale diffe- renziamento si venne radicando perchè portava un perfeziona- mento della funzione, essendo l’uno dei coniugati diventato pre- valentemente nutritore, l’ altro ricercatore (e generalmente di- visore). G | Ma un’altra ragione contribuì a radicare e sviluppare il ‘ differenziamento sessuale e cioè la probabilità maggiore che così si raggiungeva, che i due coniugati avessero origine il più pos- sibilmente lontana. Anche nei casì di ermafrodismo completo, l’uovo e lo spermatozoo hanno una derivazione relativamente lontana, più certo che non due uova o due spermatozoi fra di loro. Tale lontananza d’ origine è tanto più utile alla selezione secondo la teoria di Weismann. 2 CL) NB. In questo quadro sono comprese soltanto le speci sulle quali trovai notizie rispetto a qualcuna delle condizioni indicate dalle colonne verticali. Degli autori è citato quello che dà le no- tizie più estese, secondo la bibliografia annessa. Il segno + indica che nell’ organismo considerato si verifica quanto è espresso nella colonna verticale. La dubbiezza delle co- gnizioni rese talvolta necessaria una forma dubitativa (?). Circa il numero degli elementi cromatici si ha una discor- danza nei vari dati a seconda che gli autori considerano le te- tradi come quattro cromosomi o come uno soltanto. Non essen- dovi accordo su questa questione mi attenni alle indicazioni degli autori, solo indicando il numero delle tetradi se era dato dal- l’autore o se esse erano tanto evidenti da non lasciar dubbio. In generale se il numero dei cromosomi nel gonocita di 1° ord. gegmin nel '2° fuso; 5 nei pronuclei, si può dire che l’autore Autore see i———————_——_—__"!|!]r___n Boveri "87, ‘88. . . v. BENEDEN "83, Boveri "87 Boveri "88 MeyEr ‘95 KuLTSCHITZKY ’88 BurscHLI 175, ‘76 Id. Id, ZisGLER ‘95. BuTSCHLI ‘75, 76, CarnoY "86, Boveri ‘90 Id. Id. MeyER ‘95 BurscaLi ‘75, Id. dv» LuxiaNnoW ’89.. LevENTHAL ’90 CamERANO "90. Id Id. Boveri ‘90 Hamann ‘90. . . Ka:sER '93 Specie VERMI — 1.0 Nematodi, Ascaris megalocephala univalens . » » » lumbricoides » labiata marginata Cephalobus rigidus . Rhabditis dolichura. Diplogaster . » longicanda Cucullanus elegans . Coronilla sp. Filaroides mustelarum Ophiostomum mucronatum . . + Spiroptera strumosa Strongylus tetrachantus . . +. auricolaris Ascaris nigrovenosa marginata (?) . Oxyuris ambigua Gordius Villoti gratiamopolensis, . +. » tolosanus Sagitta bipunctata 2.0 Acantocefali, Echinorhynous acus o gigas A B (04 Lo spermatozoo entra nell'uovo Polispermia Modo di comportarsi dei pronuclei E O | ie E ca VS Mer i AT — —_t_—t_—- — | ——t— -—_T + a =; = sla — = = SP bivalens + — P= _ + = RCA (3 0/0) + . ala = = = = = = = sia SPORCO - = _ _ - a + _ _ gie _ — - _ - _ + _ - : _ - - = _ = + _ _ di cla = = ca = Fa Sr = a = _ = _ = - DE 2 = n) + _ = - _ _ Di _ - + = - = - = + = = * _ = _ = _ — + _ _ = —_ =: _ e = sE = = sb = I = a = 3 = = » si = = = af ST + sli Sh o _ + + = _ = raramente —= sia = + + = E - = 2 = = - zio _ _ _ _ _ = Sg = Za # = < > ct = Numero degli elementi cromatici D Maturazione ovocita lo Ilo pronucleo lo URI fuso fuso Ia] 1 tetr. l tetr. l 1 2 tetr. 2 tetr. 2 2 24 24 24 24 = _ _ 4 = _ _ 8 = _ _ 6 3 —_ _ è to 6 _ = 3 doppi 16 8 4 = 1-3 1-3 _ 2 tetr. (2) = S = 9 tetr, 9 9 9 = 8 fili _ _ acromat. nello sper- matozoo ‘o nel pro-{di segmen- nucleo 7 cv» nel lo fuso tazione 18 Variazioni o altre cellule —___— molti cromo- somi nelle cel- lule somatiche, [no(Leblane+) E Centrosomi Nell' uovo Nello spermatozoo al I° fuso al Io fuso perdura |isi divide prima|si divide dopo esiste È EAT i c||della copulaz.e|La copulazione| presso il pro- direzionale direzionale pressoil £ dei pronuclei | dei pronuclei nucleo _P P P é no no _ _ _ + no(Leblanc+) == = = + no no — 3 _ pa no no = _ = _ | = i ca | 2 _ = | no no = | + = di | a ci Già. —_ _ _ | = i 2 —. = s& | £ _ De no? no? _ i = = Î no no _ | _ cri ni rad. - = “i 5» = Î A B | Lo spermatozoo entra nell'uovo Polispermia MA Lora RiBagle prima prima Mono È patologica| gli sper- del del ì fisiolo- O) matozoi Jo globulo |Il° globulo|f{s globulo è sperimen- | accessori polare polare polare sa tale sì dividono ___—_—_—— _— | ||. k.oe.-_---—— | 8.0 Turbellarie, tI SELENKA "81. ». . è Tisanodoon Diesiagi . . . + -_ = = = BS I Î (49 Anellidi, i Hentwio ‘77. y Nephelik MM n _ = = = È Ss lava î Hmopsis voraw -_ _ - = - = PLATNER '89 Aulostomum gulo _ _ _ = — Vespowsky "88. Allobophora fatida - - —- = = e» Id. n » Pputra. +. + + è è - _ = _ + = Id. . Lumina rubellus . + _ = = _ = Id. " Rhynohelmis limosella + - _ _ + = Henrwio '77 Alciopet i. . . x = =; = = PA Konscueut '95 Ophryotrocha puerilis + _ _ = = sor: MeAD "95. . + ’ Ohatopterus pergamentaceus + _ _ = = = WHELLER "95. Mysostoma glabrum + _ ES da pe CE Rotiferi. ZELINKA ‘91. . è», Callidiha russeola {partenogenet.®) -_ - -_ - — È MOLLUSCHI. HentwiG "71 i Mytlulian. . . . -. + _ Pa = «= SS ih ORO MONA n _ - - _ 3 = Id, Ò Tellind . = > > = e sd BLOCHMANN "81. + Neritina fluviatilis. . .... - _ _ _ e, & Bovert 190 . . î Cavinania mediterranea , + _ -_ _ = ES LET REAL oto Picrotached mutica su — = 2 cd i Foi "18 friderici. - = DS = PE la Birscnu ‘75, WARrNRCH . | Limnanes auricolaris dba _ _ -_ -_ i pati KostoNECKÌ ‘96, . Physa fontinalis. . . ., .. + _ —_ _ = = (04 D [Modo di comportarsi dei pronuclei Numero degli elementi cromatici sì sì svilup- Maturazione nello sper- nel fondono si pano indi- Leve È a ] matozoo | I° fuso completa- | recostano | P&ndente- Ra Io II pronucleo | nel pro-|di segmen- mente mente Jo pra fuso fuso P nucleo y | tazione | e | |__| —_________ ——— = + — -. = = = = _ = = > = = = = =. \ — sb = A S = = = = = = sla = LI A 2 2 4 >» + = = 9 9 9 = 18 _ _ ch 12 tetr. 12 12 12 12 (doppi?; zi col II° nu- _ _ - _ _ _ — _ cleo pol. (2) SL > = = a =, = i 2a _ _ _ 12 (2) _ Ss _ = - _ _ + lb tetr. | 16 tetr. 16 16 16 92 3 - sla 16 tetr. 16 tetr. 16 16 16 32 sb = _ ca È, ES la, = CS - + -_ = -_ - _ _ -_ Variazioni o ltre cellule nella blastula 8 Nell' uovo E Centrosomi al I9 fuso al Il° fuso perdura direzionale direzionale |pressoil,f | —_____-___ + _ _ rad, rad. _ rad, rad. Je = = tI + poco rad. rad — + t poco + + poco di ciù Chi de _ a + + - | + + + + + = + + +? + Fo + + + scompare si divide prim della copula dei pront divide dopo la copulazione dei pronuclei — rad, Nello spermatozoo esiste presso il pro- nucleo , renna rad. Autore PLATNER "86 . . -. ld. ’$9, Mark 81 . von RarH 795. . . + GARNAULT ‘89. . . . PLATNER "89 v. RaTH. BovERI °90 . . . TRINCHESE "80. . + Id. TACCO Id. di ae HerRTWIG ‘77 . Id. dt get cao LRalrgert cito ATO RONCO CONELIN 94. +. VIALLETON "88. . . Istigawa "91 . . + ScHAUDINN ‘95. R. HERTWIG ‘89 . . . HERTWIG. . + MatEWS "95. . . . FOLIO te HerTWIG °75, ‘90, FoL ’78 SELENEA, WILSON "95 . . Boveri "90, HERTWIG ‘87,790 FLEMMING "81, MorGAN ‘95 HerTWwIG, FoL ‘78 . . . MATEWS "9... Specie Arion empiricorum . . Limax agrestis . . . + » cinerco- niger. +. » Helix aspersa. . + » pomatia. Phyllirhoé bucephalum . Amphorina carulea . . . Ercolania Siottii. . . . . Berghia coruleseens . . Tiedemannia neapolitana Cymbulia Peronii . Gavolinia tridentata , Crepidula . Sepia officinalis . PROTOZOI. Noctiluza miliaris . Actinophrys sol . . . . Paramecium aurelia . ECHINODERNI. Asteracantion rubens . . + Asterias Forbesiù . + » glacialis Strongylocentrotus lividus . Toropneustes variegatus. . Echinus microtuberculatus . » miliaris Sphevechinus brevispinosus Arbacia punctulata. . . . A B Cc D E Lo spermatozoo entra nell'uovo Polispermia Modo di comportarsi dei pronuclei Numero degli elementi cromatici Centrosomi prima prima dopo patologica| gli sper- si si svilup- Maturazione hello sper- nel Variazioni Nell' uovo Nello spermatozoo del del il fisiolo- D) matozoi { fondono sì pano indi- 7 matozoo | 1° fuso 3 n 1° globulo [II° globulo|Il° globulo] ica sperimen- | accessori | completa- | costano | Pendente- ovocita Jo II° pronucleo |g nel pro-|di segmen- 0) al I° fuso al II° fuso perdura |si divide prima si divide dopo esiste polare polare polare gie tale |sidividono] mente | ®COStADO | * mente Jo 1) fuso fuso P nucleo "| tazione | altre cellule | direzionale direzionale | Presso il |della copulaz.® la copulazione| presso il pro- ord. G g pronucl. || dei pronuelei | dei pronuclei | nucleo ,P — — -—-— el |__| | - ——_ _—_-+— e... @——e i — olo | | pai = SE — = = +? = = 25 =, = ==, i = _ — e. no Si | Sp. 3 _ _ _ _ cei = _ = + 16 tetr. — _ _ _ 16 _ _ _ poco | Si _ = | - _ _ _ —_ = _ _ lai 16 8 tetr. — _ 8 16 -_ _ _ —_ E _ = + = == = 57 = SE = =E 16-20 _ _ _ = = = cha di TOA I| = ai no? | | = = = = _ = _ = ld 24 12 tetr. 12 _ 12 _ _ -_ i = _ i = + = —_ Si — > _ raramente + 16 tetr. | 16 tetr. 16 l6 16 32 = - + = ai _ | #3 _ _ _ _ = _ = —_ _ = = = => - _ I + rad | | = _ = ES = - al = = i 6-8 =. e = = _ de se - | n | = | e | = = = = = _ S SL = sE = = = - = _ + _ | A _ = - - _ - - = _ + - - - - - - - - + + = || = - E - Co 3 = = pas = = È = = =) = = _ CIA = i Di _ = La = = S + S Pe = = = = = — = - = =: | È. - = ? ? - = = —_ di = = e = = - - —_ _ _ _ rad = _ rad | _ > _ - Li —_ = + _ es _ È — — _ 10 _ =. _ — _ = coniug. — _ _ = _ Bi _ _ = — = = _ _ no no no no no no _ _ _ _ =. _ i _ _ _ _ 4-6 _ _ 10 _ _ = - | - = 2 ola Eh + = + = + _ _ _ = _ — = = = rad. rad. + (poco) I rad. + + + + _ + _ al _ _ — 17 tetr. 17 17 _ = _ + + no Ì 9 _ = = _ = _ _ _ _ - _ = = _ _ _ _ = rad. rad, poco _ = = = _ + ga bro SL db, DS = > _ = = = — _ + + scompare || - ch + _ _ + _ + _ + _ = =. _ = — = co _ _ > scompare = 3° + Ss = Sh Da) oh nia + _ raramente 9 9 9 9 9 18 27,23, 18 al Io di + scompare - ch ao fuso direz,® | è 3 S + = _ - + _ _ _ _ _ _ ll _ _ _ _ = _ > E = = st —" sr Sì cia 3 = = = sì = = i = sa sia poco E = ma = - + I > ZI > = DS = = = = _ _ - _ _ + ski Autore Hickson ‘95. BnaueRr "9 . Id. Boveri "90 Herrwi, METSCHNIKOFF . HwcKERr ‘92. JULIN '93.. Bovrri ‘90 Id CastLE ‘96 BnavER ‘92. ld. ‘93. WEISMAN, ISHIKAVA Id. Rucker ‘94, ‘95. Hacker "95. Id, Idi ‘192 RuckerT ‘94 Isuirava ‘92 RickERT ‘94 ‘89 Specie CELENTERATI. Rio por N. cea si Hydra grise@ . . . . +. + + Tubularia mesembryanthenum . Uiara Spie e Mitrocoma Anna . . . » - Aequorea Torskalea . . . . + TUNICATI. Styelopsis glossularia . . . . + Ascidio mentula . Ciona intestinalis . . + Ciona intestinalis CROSTACEI. Branohipus Grubii . Artemia salina (pavtenogenesi) Moina reotirostrit. . . » . . + paradora. . . + Bythowwephis longimanus Daphnia puler , longispina Uyclops strenuus (senza ovisacchi) » (con ovisacchi) . Cyclops brevicornis. >... + Camptocampus stuphilinus . Diuptomus gracilis. . Diptomus sp.t . . Heterocope robusta . . , PA; B c D Lo spermatozoo entra nell’uoyo Polispermia ‘Modo di comportarsi dei pronuclei Numero degli elementi cromatici prima prima dopo . patologica| gli sper- sì Ù sì svilup- Maturazione nello sper- nel del del il fisiolo- o matozoi | fondono si pano indi- È matozoo | I° fuso Ioglobulo |1l° globulo|I1° globulo| sica |Sperimen-| accessori {completa- | rccostano | P&Ndente- Ovonla de io) pronucleo {o nel pro-{di segmen- polare polare polare LI tale sì dividono] mente mente Îe:gra: fuso fuso P nucleo 57 | tazione |__| | |. —=—=—<|-__— —_—_—_ pete |A —__— = = i _ = = DE = = ci _ = = sa = È. = st = = 3 + = = = 12-14 = = - _ = 1 _ = se = ? = nai Ri S ca = = — bea e Pi = = = db - = = lé li l4 = 258 = = + _ = _ cia = = = = - = i 2 = + _ = sli = n = = = _ 6 6 — 12 = = + = _ + = — _ 4 4 2 2 _ 4 = = -_ = - = _ = — = = 9 = = = pa ca 2 Ss = pre >, = = = > Dn) [II 18 La = = = + = — a DS = = = 2 = & + = = _ = _ + i 12 12 tetr. 12 12 = 24 E, cs _ = _ = -_ _ csi Si _ _ Si == 168 +? _ _ - - _ +! - _ - - es - - = +7 _ = = _ = +? = = = 4 4 = Da St) - =. _ _ _ +? _ _ - 2 2 2 _ 4 sun _ = - _ = +? = = = = = cc = = Sr) _ — = _ > dev - = _ - - _ - = + = _ _ 2 — + _ 11 tetr. | ll tetr. tri ll 1l 22 = = — = _ = _ _ _ 8 tetr _ _ s _ 16 Je = = _ = = + = = = 12 tetr. 12 12 - = = = i = - - - =, 12 tetr, 12 12 12 = pe dogn i _ i i = _ _ _ _ 16 tetr. _ _ = _ 30-32 (i we = si si _ _ _ _ 8 tetr, _ - _ - = E _ _ a _ _ _ _ _ 16 tetr. | 16 tetr. = a = = Variazioni E Centrosomi Nell" uovo Nello spermatozoo 9 al I° fuso altre cellule | — — no direzionale al Il fuso direzionale no no no perdura presso il pronucl. Da si no no no stacca no no dei pronuelei ‘sì divide primalsi divide dopo della copulaz.®|la copulazione| presso il pro dei pronuclei esiste nucleo Autore v, RaTH "9. 5 Id. Id. Id. . Ia È Nusspaum ‘88. Id. BovERI "92 . . + +. » Weisyan e IsHigava ‘85. SHELDON ‘89. . + Id. v. RaTH '95 HenkinG ‘92. Id. BLOCHMANN ‘87 Tovama (ViLcox) ‘95 PLATNER ‘88 HENKING | Id. ViLcox '95 . . HENKING "92. . . » Id Id. . Id. Id. . Id. Euchata marina . . +. + » Anomalocera Patersonii . Pleuronema gracile . . + Id. abdominale . Eucalamus attenuatus . Pollicipes. +... + +. BIT O O CRE ORE ORO FT IRC REI O Eupagurus prideausrii ONICOFORI, INSETTI Peripatus capensis . . +. +. + » Id. Balfouri. Grillotalpa . Pirrhocoris apterus Id. Musca vomitoria Bombix mori . Liparis dispar Leucoma sulicis . Pievis brassica: Caloptenus femur-rubrum Agelastica alni Ia alni Donacia (sericea ?) . Lampyris splendidula. Tenebrio molitor. Adimonia tanaceti . Lo spermatozoo entra nell'uovo prima del I° globulo polare prima del II° globulo polare Sa II° globulo polare fisiolo- gica OI Polispermia patologica o sperìimen- tale c Modo di comportarsi dei pronuclei gli sper- sì ; sì svilup- matozoi | fondono SI pano indi- accessori | completa- pendente- sidividono| mente |®9©OSt2N0 | * mente | —__ = dell = Se, = + = = = ? = PO = ? > De — *, + —_ a su = ca no — + — = = SL = _ — + _ D Numero degli elementi cromatici Maturazione hello sper- Nel ; matozoo lo fuso SUO lo Ilo pronucleo |) nel pro-|di segmen- Tafondì fuso fuso P nucleo 7° | tazione ——_—_|_—T_ —_ | —T_— 12 tetr. i _ _ = = 16 tetr 16 16 16 _ = 7 più di 100 = = = _ = 2£ 12 _ _ _ = Z—- |6 tetr.; 24/6doppi; 12 6 = 12 PU 12 12 12 _ 24 24 12 12 = 12 _ go 28 li = 7 = _ 12 - _ = = li tetr. 14 14 14 i 28 725 Zi 12 6 = Za 12 12 12 —_ 24.30 Sg 24 17 17 _ lì? —_ cei = 15 _ _ = = 6-8 6-8 6-8 = = —_ 12? _ _ = a Variazioni o altre cellule 32 intestino Messuti 24 e 48 30 (cell. ma- ischili prim Sper. gonie 12 Nell’ uovo al I° fuso direzionale ++++ no; + sperim. al II° fuso direzionale no esiste presso il pro- nucleo E Centrosomi Nello spermatozoo Ì perdura |si divide prima si divide dopo presso il {della copulaz.* la copulazione pronucl. || dei pronuclei , dei pronuclei ——|.—T_ ____ | | | | 7 Ì ca ai + _——————————+—__---—-—-—»—-v—»wv=_—_—__—_—_—_ =x=x=-*g*<=»=x»x»H@tg#-** 4 4? _ _ _ — _ | =. — = VERTEBRATI — 1,° Pesci. | | Soporta '95. . . ., . .| Ampioxus lanceolatus. . . . . = + (glob. _ _ _ _ + = fe) Ss 33 =, _ cs 3 _ = no - ze — — pol. unico) | BorHM '88 . . . . +. . | Petromyzon Planeri . .'. . . = + _ —, _ = + = = 3 = = e = = = = — | = | a + | n RùucgERT ‘91 . . . . . | Pristiurus melanostomus (?) . . _ _ + + _ SS _ st = 18 3 e; = — 36 —_ = a = Î n + NEO o CS TRZON PELO a ERE OE _ _ SL na _ + _ + _ = ES _ _ _ 36 18 nei merociti _ = | I _ = _ Moore ‘94 . . ... .| Scillium canicula . . ... A = ES t i PA = pa = i e DE, È se 12 PS E = limi => = È SALENSKY "81 ... . , .| Accipenser rutenus. . .... DS pe = = = = St, E = = Ca = = = E - = _ | = | = — -_ BLAnc!98 +. +... .| Salmo lacustri"... de = = db a; = sa Po = LA Valona = Ps > a + + | Fa | Ra; 9 | n Bal Udaftar io aree nenti: _ _ _ _ _ = = = = = 6, poi 12 12 12 = (24) > = 25 = | =. = = Î = AcassIz, WHITMANN ‘90 . | Ctenolabrus SL = 2 — = pera I 23 = = 2 = A = = = os _ | = = _ + 20 Amfibii. | | BrAUS "95 . «0... .| Tritonalpestris . . 0... = — > + = Amitoni = = = = = = Sa = a = = = = = - = v. RATH '93. ... . . .| Salamandra . ....... = _ = = = =. = = gd 48 24 12 _ 24 _ —_ == = | = a “ MGK#930. e. Aroloti 2a L = ni n° S 3 su PA 16? 8 8 sr a 16? Re DO no I onni se = re NeERENESiOD. Ma e n lUtana:fusca e e, enni _ _ = = =, = — -. _ gd = 12 tetr. 12 _ da 24 = -_ = | = = = = ME a ROMEO CILE COPI RO I = = Pa = = gi 12 tetr 12 = 12 Pri = 2 _ — | — = | 8.0 Rettili. OppEL ‘92. Tropidonotus natria . . .. . = = n + S = =, = Di = - = = = n = = _ | _ - = r Id. Anguis fragilis . . Auro ES = ? + = + + = _ _ _ -- _ = = — _ _ | ni _ = MM i i Zacriwoliidi n. n _ = ? + È. + = = _ it _ _ _ _ - _ = = = Pa, * RODAROMBIN: . < .- Seps chalcides , 25 La, SÈ na = el $ gi LA PE e ha) e = ei a, da da | n sa pi SI Autore HoLL ‘90 . TaFani ‘89 . Sonora 795 HoLL Vv. BENEDEN 75 Specie 4.0 Uccelli, Gallus 5.0 Mammiferi, Mus musculus albinus . . . + Mus sp.? . . Mus sp.? Lepus cuniculus. . . . . nel lo fuso di segmen- tazione A B c D Lo spermatozoo entra nell'uovo Polispermia Modo di comportarsi dei pronuclei Numero degli elementi cromatici prima prima dopo patologica| gli sper- sì ; sì Lone Maturazione nello sper- del del il fisiolo- D) matozoi | fondono sì pano indi-| |. 7 2 sol Matozoo I° globulo |I19 globulo|II° globulo ica |Sperimen-| accessori | completa- | rrcostano | PENdente- FONSO lo Io pronueleo |o nel pro- polare polare polare 8 tale sidividono] mente mente Tobotd fuso fuso P nucleo g _ ——<€“_—____1-__——_@T 11 q6 TT _—_——————————€ ——|r—_[|L - — De = i va cè = a - _ _ = 6? S = = - + _ _ Q casì n; _ _ + 20 20 20 20 = = ce = _ rara - rarissima _ * = 12 12 12 > _ = = = = = —- = = 24 6 tetr. = _ = = _ _ _ _ i + _ _ _ _ _ _ — E Centrosomi Variazioni o altre cellule —___—_—__@—& Nell’ uovo Nello spermatozoo al Io fuso direzionale al II° fuso direzionale perdura presso il della cop pronuel dei pron no + ‘si divide prim 'sî divide dopo | dei pronuclei la copulazione!| presso il pro- E 27 considera la tetrade come costituita da 4 cromosomi indipendenti; i ; ; ; 7 « : . se in tutto il processo della maturazione il numero è -—> egli considera invece la tedrade come un solo cromosoma. Dove le te- tradi sono evidenti aggiunsi al numero la indicazione et». Nelle colonne E invece di + 0 n0, a seconda che fu visto o no un centrosoma, si trova talvolta l’indicazione 7’ad.. Essa dinota che gli autori indicano e disegnano delle radiazioni, senza un vero centro. BIBLIOGRAFIA (Dei lavori segnati con asterisco non mi fu possibile procurarmi l'originale). Agassiz, A. et Whitmann, C. 0. 1890. Deéveloppement des poissons osseux, histoire de 1° ceuf dépuis la féconda- tion jousqu” à la segmentation : (Memoirs of the Museum of Comp. Zool. at Harvard. Coll., Vol. I 1889). Revue en: Arch. de Zool. exp. et géner., II. ser., T. VII Auerbach, L. "74. Organologische Studien. Breslau. *91. Ueber eine sexuelle Gegenzatz in der Chromatophilie der Keimsubstanzen: Sitsber. K. Preus. Akhad. der Wiss., Berln. Balibianio Ro Gi ‘93. Centrosoma et « Dotterkern »: Journal de VAnat. et de la Phys, T. XXIX. Balfour, F. M. "78. On the phenomena accompanying the maturation and impregnation of the ovum : Quart. J. m Sc., XVIII. von Bardeleben, K. È . 96. Die Entstehung der Samenkòrper: An. Anz., XI. BAI 795. Versuche itber die partenogenetische Furchung des Hihnereies : Arch. f. Entwickelungsmechanik der Organismen, II. 3. BrALITvi ME 43. Spermatozoa observed within the Mammipherous ovum : Phylos. Trans. Beard, 4. °95. On the phenomena of Reproduction in Animals and Plants on antithetie Alternation of Generations, and on the Conjugation of the Infusoria : Anat. Anz., XI, Bellonci, G. '85. Del fuso direzionale e della formazione di un globulo polare nell’ uovo ovarico di alcuni mammiferi : Atti della R. Acad. dei Lincei. Seduta 12 Aprile. '86. Sui nuclei poliformi delle cellule sessuali degii anfibii: Mem. della R, Acad, delle Sc. di Bologna, S. 1V, T. VII 28 van Beneden, E. "79. La maturation de 1° ceuf, la fécondation et les prem. phases du dévelop- pement embryonnaire des mammiféres d’aprés des recherches faites sur le lapin : Bull. Acad. Roy. Belgique, 2me Sér., T. XL. "83. Reeherches sur la maturation de l’ ceuf et la fécondation: Archives de biologie, IV. °88. Sur la fécondation chez l’ Ascaride mégalocéphale : An. Anz., II van Beneden, E. et Julin, Ch. "30. Observations sur la maturation, la fécondation et la segmentation de l’oeuf chez lez Cheiroptéres : Archives de Biol., I. ‘84. La spermatogénése chez 1° Ascaride mégalocéphale : Bull. de VAc. Roy. de Belgique, III.®® ser., T VII. van Beneden, E. et Neyt, A. ‘57. Nouvelles recherches sur la fécondation et la division mitosique chez l'A- scaris megalocephala : Bull. Ac. Roy. Belgique, III. "e ser; T. XIV. BieicEaMRoS® °92.. Kritik einer modernen Hypothesen von der Uebertragung erblicher Eigen- schaften: Zool. Anz., XV. BilanicREo '92. Note préliminaire sur la maturation et la fécondation de l’oeuf de la truite: Bull. de la soc. Vuudoise des Sc. Nat., IIbL.Me ser., T. XXVI. °9£.Etude sur la fécondation de 1° ceuf de la truite : Zool. Abhandlungen Aug. Weismann gewidment (Ber. der Nu- turf. Ges. zu Freiburg. i. B., VIII). Blochmann, F. '31. Ueber die Entwicklung der Neritina fluviatilis, Mùll. Zeit. f. wiss. Zool., XXXVI. '87 Ueber die Eireifung bei Insekten : Biol. Cbl., Vi. Blochmann, EF. '87. Ueber die Richtungskòrper bei Insekteneiern : Biol. Cbl., VII. '37. Ueber die Richtungskòrper bei Insekteneiern : Morpholog. Jahrb., XII. 4. 38. Bemerkungen zu den Publicationen iber die Richtungskòrper bei parthenog. sich. entwickelnden Eiern: Morpholog. Jahrb., XIII. 4. '89. Ueber die Zahl der Richtungskòrper bei befruchteten und unbefruchteten Bieneneiern : Morpholog. Jahrb., XV. I. Boehm, A. 88. Ueber Reifung und Befruchtung des Fies von Petromyzon Planeri: Arch. f. mikr. Anat., XXXII. i '91. Die Befruchtung des Forelleneies : Sitsber, dev Ges. fiur Morphol. u. Physiol. - Munchen. VII. Born. 992. Die Reifung des Amphibieneies und die Befruchtung unreifer Eier von 7ri- ton toniatus : Anat. Anz., VII. '94. Die Struktur der Keimblaschen Triton teniatus : Arch. f. mikr. Anat., XLIII, Boveri. Th. ‘87. Zellenstudien, I: Jenaische Zeitschr., XXI. N. F. XIV. *87. Ueber die Bedeutung der Richtungskòrper : Munchener med. Wochenschrift, Jahrb. XXXIII. 88.° Ueber Antheil des Spermatozoon an der Eitheilung : Minchener med. Wochens., Jahrg. XXXV. ‘88. Zellenstudien, II: È Jenaische Zeitschr., XXII. N. FP. XV. ‘88. Ueber partielle Befruchtung: Sitssber. d. Gesell. f. Morph. w. Physiol. — Munchen, IV. "89. Ein geschlechtlich erzeugter Organismus ohne mitterliche Eigenschaften : Sitzsber d. Gesell. f. Morph. u. Physiol. - Munchen, V. ‘90. Zellenstudien III: : Jen. Zeitsch., XXIV. N. F. XVII ‘91. « Befruchtung. »: ì Ergebnisse Anat. und. Entwicklungsgesch. von Merkel «. Bonnet, I. Boveri, Th. ‘95. Ueber die Befruchtung und Entwickelungsfàhigkeit. kernloser Seeigeleiern und uber die Mòglichkeit ihrer Bastardierung : Arch. f. Entwickelungsmechanik der Organismen, II. 3. ‘95. Ueber das Verhalten der Centrosomen bei der Befruchtung der Seeigeleies nebst allgem. Bemerkungen uber Centrosomen, etc. : Verhandl. dzr physikal - med. Gesellschaft Wurzburg, XXIX. Brauer, A. '91. Ueber die Entwicklung von Hydra: Zeit. f. wiss. Zool., LI. 2. '91. Ueber die Entstehung der Geschlechtsprodukte und die Entwicklung von Tubularia mesembryanthenum : Zeit. f. miss. Zool. LII. 4. ‘92. Ueber das Ei von Branchipus Grubii: Anhang su den Abhand. d. Kòn. Prewss. Akad. der Wiss., Berlin. ‘93. Zur Kenntniss der Reifung der parthenogenetisch sich entwickenden Eies von Artemia salina: Zool. Anz., XVI. '93. Zur Kenntniss der Herkunft Centrosomas: Biol. Cbl., XIII. 793. Zur Kenntniss der Spermatogenese von Ascaris meg. : Arch. f. mikr. Anat, XXXXII. i 93. Zur Kenntnis der Reifung des parthenogenetisch sich entwickelnden Eies von Artemia salina: Arch. f. mikr. Anat., XXXXIII. Braus, H. 959. Ueber Zelltheilung und Wachstum des Tritoneies mit einem Anhang iber Amitose und Polyspermie : Jenaische Zeit., XXIX. N. FP. XXII, 30 'Butschli, 0. ‘75. Vorlàufige Mittheilung ber Untersuchungen betreffend die ersten Entwi- ckelungsvorginge im unbefruchteten Ei von Nematoden und Schnecken: ZO 04001, PREVI: 75. Vorlàuflge Mitth. einiger Resultate von Studien ilber die Conjugation der Infusorien und die Zelltheilung : Z. f. w. Zool., XXV. 4. *76. Studien iber die ersten Entwicklungsvorginge der Eizelle, die Zellthellung und die Conjugation der Infusorien : Abhandl. der Senkenberg. naturf. Gesell., X *80. « Protozoa. » (Browns KI. v. Ord.). Camerano, L. i - ‘90. I primi momenti della evoluzione dei gordii : Mem. della R. Acad. delle Sc. di Torino, Sez. II. Vol. XL. Cia rinonegonB. È i '86. La cytodierése de 1° ceuf. II: La vesicule germinative et les glob. pol. chez quelques nematodes : La cellule, III, 2. Castle, W. E. ‘96. The early embryology of Ciona intestinalis: Bull. of comp. imorph. Zool. at Harvard Coll, XXVII, 7 Conklin, E. G. °94* The fertilization of the Ovum: Biol. Lect. Marine Biol. Lab. Woods Hall. Boston. Dostojewsky, A. °88. Eine Bemerkung zur Furchung der Eier der Ascaris megalocephala : Anat. Anz., IL Driesch, H. Entwiklungsmech. Studien : Z. f. w. Zool., 53. v. Erlanger, R. ‘96. Zur Brefruchtung des Ascarîs-Eies nebst Baia uber die Struktur des Protopl. und des Centrosomas : , Zool. Anz., XIX. Kate hR: *92. Ueber die Befruchtung des Axolotleies: Anat. Anz., VII. ‘93. Ueber Reifung und Brefruchtung des Axolotleies: Zeit. f. w. Zool., LVI. 4 (anche: Verh. Anat. Ges, VII. Versammnl.). Flemmnig, W. ‘81. Beitràge zur Kenntniss der Zelle und ihrer Lebenserscheinungen : Arch. f. mikr. Anat., XX. Fol, H. *71-78. Recherches sur la fécondation et le comencement de l’ hénogenie chez divers animaux: Mem. de la Soc. des Sc. Pkys et Nat. de Geneve, XXVI. *15. Etudes sur le développement des Mollusques: Archives de Zool. exper. et gener., IV. 083. Archives des sciences physiques et nat., II. Per. IX. '91. Die « Centralquadrille », eine neue Episode aus der Befruchtungsgeschichte: Anat. Anz., VI. (anche in: Acad, dei Lincei). | ioni) sl GIANmasuiiGi '89. Sur les phénoménes de la fécondation chez l' Helix aspersa et l’ Arion empiricorum : Zool. Anz., XI. Gasco, F. 794. Nell’Axolotl lo sviluppo normale dell’ uovo ed il sesso sono del tutto.indi- pendenti dal numero di nemaspermi insinuatisi nella sfera vitellina : Atti XI°o Congresso di Medicina, Roma, Vol. II. van Gehuchten, A. '87. Nouvelles observations sur la vésic. germ. et les globules pol. de l’Ascarîs megalocephala : Anat. Ans., II Giard, A. 89. Sur la signification des globules polaire : C. R. hebd. de la soc. de biologie., IXMe ser., T. I. *89 Sur les formations homologues des globules polaires chez les infusoires oiliés: C. R. hebd. de la soc. de biol., IX®e ser. T. I. Griesebach. US Goettinger Nachrichten. (Citato da Moebius, ’96). Groblen. ‘90. Ueber Boveri's Fund der Entwicklung eines Organismus aus befruchteten Eifragmente ohne Eikern: © Verh. d. K. K. zool. — bothan. Gesellschaft Wien, XL. Gruber, A. 290. Die Konjugation der Infusorien : Biol. Chl. X, Guignard, L. ‘90. Sur la formation et la differenciation des éléments sexuels qui interviennent dans la fécondation : C. R. Ac. Sc., CX. 90. Sur le mode d’ union des noyaux sexuels dans l’ acte de la fécondation : CAPRSFAGNSE i XE *91. Su la constitution des noyaux sexuels chez les végétaux: C. R. hebd. de la soc. de biol., IX"e ser., T. III ’91. Nouvelle études sur la fécondation: Annales des Sciences naturelles, III"e ser., T. XIV (Bothan.). Haacke, W. *88. Die Endergebniss aus Weismann®'s Schrift « Ueber die Zahl der Rich- tungskòrp., etc. »: Biol. Cbl., VIII. Hancoch. '91.* Triple Fertilisation in Egg of domestic Fowl : The American Naturalist, XXV. Eltalelcikte rs UV. 792. Eibildung bei Cyclops and Canthocamptus : Zoolog. Jahrb., Abth. f. Anat., V. '92. Die Furchung des Eies von Aequorea Forskalea: Arch. f. mikr. Anat., XL. ‘92. Die Kerntheilung bei der Mesoderm - und Entodermbildung von Cyclops: Arch. f. mikr. Anat., XXXIX. Elfateto)|kste WAWVE '92. . Die heterotipische Kerntheilung im Cyklus der generativen Zellen: Ber. d. naturf. Gesell. zu Preiburg i. B., VI, 4. '93. Das Keimblischen, seine Elemente etc.; 1I.; Ueber die Function des Haupt- nucleolus, etc. : i Arch. f. mikr. Anat., XLII. (Vorl. Mitth. in: Ber. Fgeiburg, VII). "93. Ueber die Bedeutung der Centrosomen : Arch. f. mikr. Anat., XLII. '95. Die Vorstadien der Eireifung: Arch. f. mikr. Anat., XLV. ‘95. Ueber die Selbstàndigkeit der vaterlichen und mitterlichen Kernbestand- theilen wàrend der Embryonalentw. v. Cyclops: Arch. f. mikr. ‘Anat., XLVI. ‘95. Zur Frage nach den Vorkomnen der Schein-Reduction bei den Pflanzen. Arch. f. mikr. Anat., XLVI. Hamann, 0. ‘90. Monographie der Achantocephalen (Echinorhynchus): Jen. Zeitschr. f. Naturw. XXV, N. F. XVIIL. Heidenhain, M. ‘92. Ueber Kern und Protoplasma : Festschrift f. A. von Kòlliker. Leipzig. ‘94. Neue Untersuchungen iber die Centralkòrper und ihre Beziehungen zum Kern —- und Zellenprotoplasma: Arch. f. mikr. Anat., XLIII. Henking, H. *88. Die ersten Entwicklungsvorginge in Fliegenei und freie Kernbildung : Zeit. f. miss. Zool., XLVI, 3. } ‘89. Untersuchungen iùber die ersten Entwicklungsvorg. in den Eiern der In- sekten : Zeit. f. wiss. Zool.. XLIX. ‘91. Untersuchungen ùber die ersten Entw. Insekten; II: Ueber Spermatogenese und deren Beziehung zur Ovogenesis bei PyrrRocoris apterus : Zeit. f. wiss. Zool, LI. '92. Untersuchungen iùber die ersten Entw. Insekten; III: Specielles und Allge- meines : i Zeit. f. wiss. Zool., LIV. Herbst, E. *95. Ueber die kiinstliche Hervorrufung von Dottermenbranen an unbefr. Eier: Biol. Cbl., XII. Herfort, K. *93. Der Reifungsprocess in Ei von Petromyzon fluviatilis: Anat. Anz., VIII. Keenan iVEcna *94. Etude des variations de la mitose chez l' ascaride megalocéphale : i Arch. de Biol, XII. Hermann. °89. Beitràge zur Histologie des Hodens: Arch. f. mikr. Anat., XXXIV. Hertwig, O. ‘75. Beitràge zur Kenntnis der Bildung, Befr. u. Th. des tier. Eies: Mophol. Jahrb., I. "TI. Beitràge zur Kenntniss der Bildung, Befr, u. Theil des tier. Eies: Morphol. Jahrb., III, 1. (vl) ww Hertwig, O. °T1, ‘Weitere Beitrige zur Kenntnis der Bildung, etc. : Morphol. Jahrb., III, 2. ?78. Beitrige zur Kenntniss der Bildung, Befr., etc. : Morphol Jahrb., IV, 1. *84.* Das problem der Befruchtung und die Isotropie des Eies; eine Theorie der Vererbung : Jenaische Zeit. N. F., XI. 90. Experimentelle Studien am tier. Ei vor, wàrend und nach der Befruchtung: Jen. Zeitsch., XXIV, N. P., XVII. '90. Vergleich der Ei - und Samenbildung bei Nematoden : Arch, f. mikr. Anat., XXXVI. *9l1. Traité d'embriologie de 1° homme et des vertebrés. 793. Die Zelle und die Gewebe, Jena. 793. Ueber den Werth der ersten Furchungszellen fiùr die Organbildung des Em- bryos: Arch. f. mikr. Anat., XLII. Hertwig, O. und R. "87. Ueber den Befruchtungs - und Theilungsvorgang des tierischen Hies unter dem Einfluss àausserer Agentien; Jenaische Zeit, XX, N. F., XII. Hertwig, R. °86.* Ueber Polyspermie : Sber. der Ges. f. Morphol. und Physiol., Munchen, 1I. *85. Ueber den Einfluss von Chloralhydrat auf die. inneren Befruchtungsersch.: Anat. Anz., l. ; '88. Weitere Versuche iber Bastardirung und Polyspermie: Sber. der Ges. f. Morphol und Physiol., Minchen, IV. °83. Ueber Kernstruktur und ihre Bedeutung filr Zelltheilung und Befruchtung: Sber. der Ges. f. Morphol u Physiol., Minchen, 1V. '388. Ueber die Gleichwertigkeit der Geschlechtskerne bei den Seeigeln: Sber. der. Ges. f. Morphol. u. Physiol., Munchen, IV. ‘°89. Ueber die Conjugation der Infusorien : . ISber. der Gesell. fiur Mhorphol. v. Physiol., Minchen, V. '92." Ueber die Conjugation der Infusorien : Abhandl. Math. Phys. Klasse Ahad. Wiss., Munchen, XVII. °93.* Befructung und Conjugation. Verh. d. Deutsch. Zool. Gesell., II Jahresversamml., Berlin. °95. Ueber Centrosoma und Centralspindel : Sber. d. Gesell. f. Morphol. u. Physiol., Mùnchen, XI. Hickson, S. J. ‘95. On the Maturation of the Ovum and the early Stages of Dev. of. Hallopora: Quart. Journ. of. mikr. Sc., XXX. Hill '95.* Notes on the fecondation of the Egg of Spherechinus gr, and Maturation and. Fertilisation of Phallusia mammillaris : Quart. Journ. of. mikr. Sc. XXXIII. Holl, M. °90.* Ueber die Reifung der Eizelle des Huhnes: i a Sber. d. Kais. Akad. d. Wiss. in Wienz Mat. - naturw. Klasse, TC. '93. Uebev Reifung der Eizelle bel den Saugetieren: Verhandl. d. Anat, Gesell., VII Versammlung. S4 Ishikawa C. 91. Vorliufise Mittheilung iber die Conjug. bei den Noctiluceen : Zool. Anz., XIV. °92.* Studies on Spermatogenesis Ovogenesis and Fertilisation in Dei The Journal of the College of Sciences; Tokyo, V. °94. Ueber die Kerntheiluno bei Noctiluca miliaris. Zool. Abhandl. A. Weismann gewidmet. Nat. Ges. Preiburg, VII. Julian: 993. Structure et développement des glandes sexuelles; ovogenése, spermatoge- nése et fécondation chez Styelopsis glossuaria: Bull. scientifigue de la France et de la Belgique, XXV, 1 Kaiser, J. °93 Beitràge zur Kenntnîss der Anatomie, Hi dic und Entwikelungsgechichte der Acanthocephalen: Bibliot. Zool. (Leuckart v. Chun) II. Katschenko, N. °88. Zur Frage iber die Herkunft der Dotterkerne in Selachierei : Anat. Anz., VII. Too ps'ieh Es ?96. Medianebene des Embryos: Verd. d. Anat. Ges. Versamm., Berlin (edito ?). Korschelt, E. «5. Uerer Kerntheilung. Eireifung und Betruchtung bei Ophryotrocha p.: Zeit. f. wiss. Zool., LX, 4. v. Kostanecki, K. °95.* Untersuchungen an befruchteten Echinodermeneiern: È Abh. d. Akad. der Wiss. zu Krakaw v. Kostanecki, K. und Wierzeyski. A. 296. Ueber das Verhalten der sogen. achromatischen Substanzen im befruch- teten Ei: Arch. f. mikr. Anat., XLVII. Kwltsehottzikyh N, 83. Die Befruchtungsvorginge bei Ascaris megalocephala : Arch. f. mikr. Anat., XXXI. 7 '88. Ueber die Eireifung und die Befruchtungsvor. bei Ascaris marg. : Arch. f. mikr. Anat., XXXII. Kupffer. ’86.* Befruchtuno des Forelleneies: Bayerische Fischereizeitung. Lameere, A. *88.. Sur des @ufs anormaux de 1° Ascaris megalocephala : Bulletins de V Acad. Roy. de Sara, Sme seno RAV. Lautenbach. '94.* Ueber das Verhalten des Centrosoma bei der Befruchtung: Wirsburg. Lebrun, H. ‘92. Les centrosomes dans l’ ceuf de l’° Ascarîs megalocephala : Anat. Anz., VII. Leichmann, G. '87. Ueber Bildung von Ricktungskòrper bei Iscpoden : Zool. Anz., XK 0) Pi i 3 i 4 È 35 Loeventhal, N. :°90, Die Befruchtung, Reifung und Theilung des Eies von Oryuris amb. : Internaz. Monatschv. f. Anat., u. Physiol., VII. Lukyanow, S. M. ?89. Einige Bemerkungen iber sexuélle Elemente bei Spulwurme des Hundes: Arch. f. mikr. Anat, XXXIV. VIP VIA CIeNAIE: ’81." Maturation, Fecondation and Segmentation of Limax campestris : Bull. Museum of. Comp. Zool. at Harvard. Coll., VI. Massart. °39* Sur la penetration des spermatoz. dans l’ ceuf de srenouille : Bull. Ac. Roy. de Belgique, Ser. III.Me T. XVIII. Maupas, E. °88. Recherches expérimentales sur la multiplication des ciliés : Arch. de Zool. ceper. et géner., IIMe ser., T.VI. 89. Le rajeunìssement karyogamique chez les ciliés : Abichide?Zool'exper:tet generi MMekser, DI VIE Mead. A. D. °95. Some observations on Maturation and Fecundation of Chaetopterus per: Journal of Morphology, X, 1. Mertens, H. 93. Récherches sur la signification du corps vitellin de Balbiani dans l’oyvule des mammifères et des oiseaux: Arch. de Biol., T. XIII. Metschnikoff, KE. °86. Embryologische Studien an Medusen: Wien. Meyer, 0. ‘95. Cellulàre Untersuchungen an Nematodeneiern : Jenaische Zeit., XXIX, N. F. XXII. Minot, S. 7.* On the formation of the animal layers, and the phenomene of impregnation amonganimals : : Proceed. Boston. Soc. Nat. Hist., XIX. °92. Uman Embryology. New Jork. Moebius, M. : 96. Ueber Entstehung und Bedeutung der geschlechtlichen Fortpflanzuns in Pflanzenreiche: Biol. Cbl., XVI. Mondino, C. e Acquisto, V. °94, Dei fenomeni di maturazione di alcune uova : Atti XI.0 Congr. Internaz. di Med. Roma. Vol. II. Moni, 6 e Salo » 89. Sur les phénoménes de maturation et de fécondation des ceufs des Ascarides: Arch. Ital de Biol., XII. Moore, S. '94. Oa the germinal Blastema and the Nature of the so-called Reductiondivi- sion in the cartilaginous Fisches : Anat. Ana., IX. Mioreamni PH. '95. The fertilization of non-nucleated Fragments of Echinoderm - Eggs : Arch. f. Entwichelungsmechanik der Organ., II, 2. de-- Mùller, J. i i °*92.* Ueber Gamophagie. Ein Versuch zum weiteren Ausbau der Theorie der Befractung und Vererbung. ttgani: Nelson, H. ‘92. SPhe reproduction of Ascaris mystaa : Philos. Trans. Newport, G. *51.* On te impregnation of the ovum in the Ac ndilio- = Philos. Trans. Nussbaum, M. = *8i. Ueber die Varànderungen der Geschlechtsproducte bei der Fatazianta; ein Beitrag zur Lehre der Vererbung: è Arch. f. mikr. Anat., XXIII. 89. Bildung und Auzahl der Richtungskòrper bei Cirripedien : Zool. Ans., XI. '33. On the first Changes in the fecundated ovùm of Lepus: Ann. and. Mag. of Nat. Hist., Ser. VI, Vol. I Oppel, A. ‘91. Die Befruchtunz des Reptilieneies : Anat. Ans., VI. ‘92. Die Befruchtung des Reptilieneies : Arch. f. miàr, Anaè., XXXIX. Overton. i ) . È '91.* Ueber die Reduction der Chromosomen in den Kernen der Piazza; x +. al : Vierteljahrsschvift der Naturf. Gesell. su Zàrich ; Jahrg. 38 | Platner, G. : Sé. Ueber die Befructuns bei Arion empiricorum : Arch. f. mikr. Anat., XXVII. SS. Die erste Entwicklung befruchteter und parthenozen. Eier von ipa dispar: ; Biol. Cbl., VIII. È 39. Beitràge zur Kenninis der Zelle und ihrer Thales hoaa Arch. f. miàr. Anat., XXXIII. S9. Ueber die Bedeutung der Riehtungskòrperchen : Biol. Cbl., VIII. Pfeffer, W. S6.° Ueber chemotactische Bewecune von Bakterien, Flasellaten ete.: Unters. botan. Institut. Tubingen, Bd. I (Gato in Hertwig ‘99, vom Rath, 0. vom Rath, 0. ‘91. Ueber die Reduction der chromatischen Elemente in der Sameniitcne ron Gryllotalpa vulgaris: Ber. der. Naturf. Gesell. Da èì- Ba VE ‘93. Beitràge zur Kenntniss der Spermatogenese von Salamandra mae. î Zeit. f. wiss. Zz0l., LVII, 1. '94. Ueber die Konstana der Chromosomenzahl bei Thieren i Biol. Cbl., XIV. Rs '95. Neue Beltràce zur Frage der Chromatinreduction in der Samen-und Eireife: n Î. mile Anat., XLVI. te (Continua). Gerenti I REDATTORI. Pavia, 1898; Prem. Stab. Tip Suce. Bizzoni. yi 2) STAZIONE TERMELE DI ABANO (PROVINCIA DI PADOVA) Sorgente del Montirone Uso interno dell’ acqua. — L'acqua del Montirone che raggiunge alla sorgente la temperatura di 87° C. è stata riconosciuta batterio- logicamente pura, e dall’analisi chimica eseguita dal Prof. R. NasinI, | tre anni or sono, è da classificarsi fra le saline clorurate nonché bromo-jodurato-litiose. L’idea di ripristinare l’ uso interno di quest’ acqua si deve al chiarissimo Prof. Comm. AcHILLE De GrovannI. Da una serie di espe- rimenti ch’Egli fece per due anni nella Clinica medica della R. Uni- versità di Padova, da Lui diretta, potè raccogliere nei casi più sva- riati larga messe di note cliniche-e la conferma delle sue previsioni sul valore curativo dell’acqua di Montirone. i Indicazioni. — Quest’acqua spiega principalmente la sua efficacia nella Gotta — Renella —- nell’Artritismo — nei catarri cronici dello stomaco, dell’ intestino e delle vie urinarie — nell’ Obesità — Ma- lattie del fegato — Glicosuria — Linfatismo addominale e generale e nelle infiammazioni a lenta risoluzione. — Nella serofola — nel Gozzo strumoso. i Usi. — Sì prende alla temperatura da 28° a 30° C. facendola scaldare a bagno-maria, se la si beve fuori dello stabilimento. Deve consumarsi a digiuno nel più breve tempo possibile secondo tolleranza, se v'è stitichezza; oppure a riprese nel giorno, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. Dose. — Da uno a due litri al giorno. Acquisto. — La si acquista in casse, cadauna da N. 24 bottiglie di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle Terme di Abano (Stabilimento Orologio). Prezzo L. 16. 50 la cassa di 25 bottiglie da litro "franca Stazione Abano. NB. di signori medici, l' Amministrazione accor «da lo sconto del 10 % sul prezzo dell’acqua (L. 13. 30) e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo Li 3. ogni 25 bottiglie} rese franche pesano Abano. aa ci] = x = CASA DI CURA diretta dall'Elluste. Prof. Comm. A. DES GIOVANNI per Malattie Interne e specialmente le Nervose Oma preventiva dello sui Qeoliluzionali (sono escluse le nalattie infettive e contagiose) IDROTERAPIA: Bagni semplici e medicati — Doccie Ser _ Semicupi ad acqua corrente, ecc. ELETTROTERAPIA; Compresi l'applicazione della Elttictà sta: + tica e del Bagno elettrico. La AEROTERAPIA — MASSAGGIO — dai epica, (apparecchio De Giovanni). d Re Io, CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo le più tre ‘ centi prescrizioni dell’ Pane. Intervento. di Specialisti secondo TB esigenze dll diagnosi 6 dela cura I signori Professori e Medici della Città possono niro nella Casa ammalati pr opri. e dirigorne la cura. D' ud E e L Ss 5NATURALIEN-COMPTOIR. 9 Vien. I. Maximilianstrasse 11. Il Dottor usdpalta Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di Ogg di Storia Naturale; vende, compera. e fa dei cambi; tiene corrispondenza. liano, francese ed inglese; spedisc3 il suo catalogo a chi Seng fa drenta domanda. a JUL 15/1898" Anno XX. Giugno 1898, RA ODISSEA DSNSASISESIEIDIEOLIILSOSLOLSINIOODPISELSDIDNIN PIIIIITIPIPIIIIPISISPIIPILIIPIPIII 19,974 PROLLATTINO SCIENTIFICO REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI | GIOVANNI ZOJA | PROF. ORD. D' ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA COMPARATE UMANA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E . ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA ) Un Anno $, 8, TERVIA- Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni 1898. Cambi ricevuti dal 1° Aprile a ar Giugno 1898. 1. Atti della Società Ligustica di Scienze Naturali Vol. IX, N.le2.- ‘del 7 nova, 1898. 9. Bollettino della Società Romana per gli studi zoologicîi. — Fasc. 5° e 6°. - Roma, 1898. 3. Giornale della R. Accademia di Medicina. - N. 10 e 12 1897 e N. 8 1898. — Torino. 4. Giornale della associazione napoletana di Medici e Natuvalisti. — Fasci: i colo 2°. — Napoli, 1898. : 5. Gazzetta medica lombarda. — N. 13-24. - Milano, 1998. 6. Gazzetta Medica Cremonese. — N. 1, 2 e 3. - Cremona, 1898. 7. Giornale di Medicina Legale. - N. 1 e 2. — Lanciano, 1898. 8. L’Anomalo. — Rivista di MII — Psichiatria e Medicina legale. — — N. le 2. - Napoli, 1898. i 9. La Clinica Veterinaria. — N. 13- 29. — Milano, 1998, 10. Monitore zoologico italiano. — N. 3, 4 e 5. - Firenze, 1898. 11. Rivista di pavologia mentale e nervosa. — Fasc. 4° e 50, — Firendcii 1898. 12. Rivista mensile di Psichiatria SATO Antropologia cr iminale e Scienze affini. — N. 3-7. - Napoli, 1898. 13. Anales del Circulo ‘Medico Argentino. — N. 8-6. — e Anrds 1898. 14. Bulletin de la Société zoologiaue de France. —- Tome 22°.3- Paris, 1897. 15. Bulletin de la Société Vandoise des Sc. Nat. — N. 127. - Lausanne, 1898... 16. Bulletin of the Museum of Comparative Zoology. Vol. 28° — Num. 4 - Vol. 31° — N. 6 e 7. — Vol. 320 — N. 1-4, —- Cambridge, 1898.’ 17. La PFeuille des jeunes naturalistes. - Num. 330-332. — Paris, 1898. 18. Modern medicine and bacteriological review. — N. 3-9. - Battle Creek Mi chingan. È 19. Travaua de la Société hci n Na - Gigionie et e i logie, Vol. .5° et 260 et atlas Vol. 28° N. 7. - Saint. Petersbourg 1897-98. 20. Atli della Accademia delle. Scienze Mediche e Naturali. — Fase. IC e Ferrara, 1898. ; hi 24. Il pensiero nuovo. — Rassegna di Scienza, di Filosofia e di critica. — Fasci colo 4° e 5°. — Roma, 1898. i Si 22. i de 1° Université de Grenoble. - Tome 10°, 10. - 1898. 23. Anales de la Sociedad Cna algenna. - Vol. DI N 2; % e dl © Buenos-Aires, SH 4 SIRO Numeri mancanti. 1. RIN di studi psîchici. — Fasc. 7°, 9° e 100, 1896. i 2. Bulletin of the Museum of Comparative Zoology. — Fasc. 4° 1896. SR 3. Giornale della R. Accademia di Medicina. — Fase. GR, 1895, e Faso. Li 2° e 3°, 1896. — Torino. 4. Annales de 1° Université de Grenoble. — 80 Trimestre, ‘1896. Meno dei Signori che hanno pagato T. abbonamento. Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1897. - Scarenzio Prof. Angeli 1897. — Prof. Comm. Pietro Pavesi pel Gabinetto Zoologico «della R. Univer sità di Pavia, anno 1897. —- Fumagalli Dott. Achille, Como, anno 1897. — binetto Anatomia Umana R. Università di Pavia, anno 1896. — Gabinetto tomia Comparata Regia Università di Pavia anno 1896. - Gabinetto Zoologi: Regia Università di Cagliari, ‘anno 1893. — Istituto Tecnico Provinciale dena, anno 1897. — R. Orto Botanico, Pavia, anno 189. — Gabinetto d Ze logia R. Università di genoa, anno 1897. Di: Anno XX, (iiugno 1898, N, 2, Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMP. NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ , ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuo Italia I «|| Si pubblica in Pavia | Esce quattro volte all'anno. + » » Estero » 10. Corso Vittorio Em. N. 23], Gli abbonamenti si r cevono in Un numero separato. . » 2| —_____ | Pavia dall’ Editore c dai Redat- Un numero arretrato . . » =|Ogni N.° è di 82 pag. tori. SOMMARIO R. MONTI: Su la morfologia comparata dei condotti escretori delle ghiandole ga- striche nei vertebrati. — PARAVICINI: Organi genitali anomali nell’ Helix po- matia. — RE: Di alcune anomalie nei Molluschi (continuaz ). — PARAVICINI: Sulla minuta innervazione del canal digerente dell’Elia Pomatia L. — R. Z0JA: Stato attuale degli studi sulla fecondazione (continuaz. e fine) e spiegazione delle Tavole. — Recensioni. — Prof. LEOPOLDO MAGGI: Placche osteodermiche interparietali dei Stegocefali e rispondenti centri di ossificazione interparietali dell’ Uomo. — Omologie craniali fra Ittiosauri e feti dell’uomo e d'altri mam- miferi. — Il canale cranio-faringeo negli Ittiosauri, analogo a quello dell'Uomo e d'altri Mammiferi. — Bibliografia. — Prof. EUGENIO FICALBI: Elementi di Zoologia e di Anatomia comparata. SU LA MORFOLOGIA COMPARATA dei condotti escretori delle ghiandole gastriche nei vertebrati DI RINA MONTI Assistente di anatomia e fisiologia comparate nella R. Università di Pavia. Or sono pochi anni, due osservatori il Professore Erik Muller!) di Stoccolma ed il Professore Camillo Golgi (?) di Pavia, l'uno all'insaputa dell’ altro, hanno scoperto un curioso fatto anatomico, che ha una importanza capitale per la morfo- (1) Erik MiùLLER. — Zur Kenntniss der Labdrisen der Magenschleimhaut. Bio- logiska foreningens fòrhandlingar 30 Januar 1892. (®) CamiLLo GoLgi. — Sulla fina organizzazione delle ghiandole peptiche nei mammiferi. — Gazzetta Medica di Pavia, anno 2°, n. 11, 1893. 34 logia e per la fisiologia delle ghiandole peptiche, in quanto che risolve la questione lungo tempo controversa intorno agli ele- menti secernenti. Senza rifare tutta la storia della questione già svolta colla massima cura nella dissertazione accademica di Erik Muller (1), ricorderò soltanto come, dopo che il Kolliker (?) fino dal 1852 aveva accennato a due categorie di cellule nelle ghiandole peptiche del cane, gli studi accurati del compianto fisiologo Hei- denhain (8), subito confermati dal Rollet (*) e da altri, hanno fatto conoscere con precisione due tipi cellulari nelle ghiandole peptiche dei mammiferi, tipi che vanno sotto il nome di cellule principali del Heidenhain o delomorfe del Rollet, e cellule partetali del Heidenhain o adelomorfe del Rollet. Ma fino alla scoperta del Miller e del Golgi gli autori non avevano mai potuto accordarsi circa lo sviluppo e la funzione delle cellule accennate. Così, per esempio, Heidenhain (5) e Langley (6) am- mettevano che le cellule principali fabbricassero la pepsina e le cellule parietali fabbricassero l’acido cloridrico: l’Edinger (7) in- vece riteneva che la funzione specifica fosse devoluta intieramente alle cellule principali, e che le cellule di rivestimento fossero soltanto le generatrici delle prime. Nel trattato dell’ Oppel (8) sì trovano chiaramente riassunti le molteplici e contradditorie opinioni, sostenute dai diversi autori in proposito. Ma ora, applicando la reazione nera, il Miller (°) nelle (1) Erig MiLLER. — Om inter-och intracellulàre kòrtelgangar. Akademisk A fhan- dling. Stockholm. Samson och Wallin 1894. (*) KòoLL!KER. — Handbuch der mikroskopische Anatomie. Bd. II 1852. (3) HEIDENHAIN. — Physiologie der Absonderungsvorgànge. — Handbuch d. Physiol. von L. Herrmann. Bd. V. S. 1 — 420, 88 Fig. im Texte. 1880. (4) RoLLET. — Bemerkungen zur kenntniss der Labdrisen und der Magenschleim haut. Untersuch. aus. d. Institute f. Physiol. u. Histologie in Graz. Heft. 2. p. 143-193, 1871. (5) HEIDENHAIN. — l. c. (5) LANGLEvy. — On the structure of secretory cells and on the changes which take place in them during secretion. —- Reprinted from the Proceed. of the Cam- bridge Philosoph. Society Vol. V. Read. Nov. 1883. (7) EDIiNGER. — Zur kenntniss der Drisenzellen des Magens, besonders beim Men schen. — Arch. f. mikrosc. Anat. Bd. 17, S. 193-211, 1 Taf. 1879. (3) OpPEL. — Lehrbuch der vergleichenden mikroskopischen Anatomie der Wir- beltiere. Erster Teil: der Magen. Jena 1896. (9) MùLLER. — l. c. 39 ghiandole peptiche del cane da prima, poi in quelle del gatto e del maiale, il Golgi (4) nello stomaco del coniglio, hanno dimo- strato che dal lume ghiandolare partono numerosi rami laterali, ciascuno dei quali si porta verso una cellula parietale od adelo- morfa, ed intorno ad essa forma un fino reticolo canalicolare anastomizzato, che abbraccia strettamente la cellula. Il Miller (*) ritiene (pag. 43-51) che tali fini canalicoli del secreto scorrono in parte sulla superfice della cellula, in parte dentro lo stesso protoplasma cellulare. Il Golgi (3) dopo avere dimostrato le variazioni che presen- tano tali canalicoli durante la digestione e durante il digiuno, conclude che « tale reperto anatomico è uno dei più validi argo- » menti comprovanti che la specifica attività secretoria delle » ghiandole peptiche risiede nelle cellule parietali di Heidenhain: » la reazione nera fornisce un nuovo evidentissimo carattere » della loro attività funzionale, ed include un mezzo per ulte- » riori più precisi rilievi sul modo e sul tempo di svolgersi delle » diverse fasi della secrezione gastrica ». Tali studi, compiuti soltanto intorno a talune specie di mam- miferi, aprono un nuovo campo di ricerche sulle ghiandole ga- striche delle altre classi dei vertebrati, dove le questioni morfo- logiche e fisioiogiche sono più dibattute. Le ghiandole gastriche infatti presentano una struttura assai diversa nella serie dei vertebrati; ma, come osserva l’ Oppel nel suo trattato(‘), l’ana- tomia comparata seguì spesso una falsa strada quando dette im- portanza al semplici caratteri macroscopici per giudicare il dif- ferenziamento e l’ alto grado di sviluppo dello stomaco nelle di- verse specie di animali. — Si possono trovare degli stomaci di forma molto semplice in vertebrati molto elevati, e stomaci rela- tivamente complicati in taluni pesci, ma il reperto microscopico invece dimostra che lo stomaco dei pesci nella sua struttura è (4) GoLGI. — Il. c. (2) MiLLer — V.1. c. pag. 37-43-51. A pag. 37 dice «inom belàggningscellerna » kan formedels den Golgiska metoden pavisas ett rikt system of sekretkapillarer, » som àro dels pericellulira ròr, dels verkliga intracellulàra dylika, och att dessa » ròr dels anastomosera meda hvarandra och bilda korgliknande figurer, des sluta » fritt och bild fria, forgrenade ròr ». (3) GoLGI. — V. l. c. pag. 9. (#) OPPEL. — l. c. pag. 7. 36 in generale assai meno complesso che non quello di altri verte- brati, specialmente dei mammiferi. Ora la fina struttura delle ghiandole gastriche nei vertebrati è ben lontana dall’essere com- pletamente conosciuta, anzi riguardo a molte specie, specialmente di vertebrati inferiori, non si hanno neppure conoscenze esatte sulla forma delle stesse ghiandole gastriche. Per ciò che riguarda la struttura delle ghiandole gastriche, in generale si ammette che, mentre nei mammiferi si hanno due tipi cellulari, negli altri vertebrati — dai pesci fino agli uccelli — gli autori descrivono un solo tipo di cellule ghiandolari e discu- tono se tale tipo corrisponda alle cellule delomorfe od alle ade- lomorfe dei mammiferi. Il Heidenhain, per esempio, fino dal 1870 (') ed il Trin- kler (?) nel 1884 ammettevano che le cellule delle ghiandole gastriche dei vertebrati inferiori forse tutte omologhe alle cel- lule parietali dei mammiferi. Con maggiore fondamento, in rap- porto alla evoluzione dei vertebrati, il Cattaneo(*) e la Sacchi (“) ritengono che non si debba neppure cercare nei ver- tebrati inferiori una distinzione in cellule delomorfe ed adelo- morfe: gli elementi ghiandolari dei vertebrati inferiori rappre- sentano uno stadio evolutivo non differenziato, che precede alle. due forme distinte, che si riscontrano nelle gulandole peptiche dei mammiferi. Anche in rapporto a tali vedute teoriche risulta bene evi- dente quanta importanza avrebbe il ricercare la morfologia com- parata dei condotti di secrezione delle ghiandole gastriche nelle diverse classi di vertebrati. Un primo tentativo in questo indirizzo venne fatto da Lage n- dorff e Laserstein (°) i quali, dopo aver confermata la sco- (4) HEIDENHAIN. — Untersuchungen iber den Bau der Labdrisen. Arch. f. mikrosk. Anat. Bd. VI. p. 368 mit. Taf. XX u. XXI. 1870. (2) TRINKLER. — Ueber den Bau der Magenschleimbhaut. Archiv f. mikrosk. Anat. Bd. XXIV. S. 174-214, 2 Tafeln. 1884. (8) CATTANEO. -- Istologia e sviluppo del tubo digerente dei pesci. Atti Soc. Ital. Sc. nat. V., XXIX con 8 Tavole 65 pp. Milano 1886. (4) SACCHI Mat — Sulla morfologia delle ghiandole intestinali dei vertebrati. Boll. sc. fasc. 2. Pavia 1886. (9) LAGENDORFF und LASERSTEIN. — Die feineren Absonderungswege der Ma- gendrisen. A. d. Physiol. Institut zu Rostock. Archiv. fiùr die ges. Physiol. Bd, LV. S. 978-589. 1894. PE MNI “ € x 1 i 3 SE EI le ) di È Ù ì u PO LIRE CIO MEC" PAM nt ART PA GERI | QUARTA DIES SAPORI RES PP Vil ira 37 perta del Miller e del Golgi, studiando specialmente lo sto- maco del gatto, estesero le loro ricerche anche alla rana ed alla salamandra. La descrizione però, e le figure, che gli autori danno dei loro reperti, appaiono subito alquanto grossolani. Secondo essi, nei batraci, dal condotto centrale della ghiandola partono pochi rami corti e grossi come i canali dai quali derivano; mostrano quà e là qualche nuova suddivisione, terminano per lo più ottusi, e fanno non raramente l’ impressione come di diverticoli rigonfiati del canale principale. Tali diverticoli grossolani, che, secondo gli autori, penetrano entro le cellule, cessano dopo un tratto talora breve talora molto lungo, sempre a distanza dalla membrana propria della ghiandola. Debbo subito dire che le figure del Lagendorff e Laserstein parvero a me dovute a preparazioni incomplete, in quanto che secondo le medesime, le ghiandole dei batraci sarebbero straor- dinariamente semplici, i diverticoli corrispondenti a ciascuna cel- lula si presenterebbero solo in numero di 8 o 10; le cellule secernenti dovrebbero dunque essere in numero di 8-10 per ogni ghiandola, il che è indubbiamente non conforme al vero. D'altra parte i diverticoli stessi appaiono troppo voluminosi per potersi addentrare nel corpo cellulare. I risultati da me ottenuti stu- diando le ghiandole dello stomaco della rana e della salamandra, che io esporrò in seguito, valgono a dimostrare come la strut- tura delle ghiandole gastriche dei batraci sia assai più com- plessa, e che le figure del Lagendorff e Laserstein sono quindi dovute ad impregnazioni molto difettose. Per studiare la morfologia comparata dei condotti delle ghian- dole gastriche io ho creduto necessario di fare delle ricerche sistematiche sopra numerose specie prese da diverse classi di vertebrati, cominciando dalle forme più basse. Solo a scopo di orientamento io ho fatto anche alcuni pre- parati sullo stomaco dei mammiferi ed ho potuto facilmente con- vincermi della esattezza delle osservazioni, che dobbiamo al Miller ed al Golgi. Anch'io ho potuto nel coniglio osservare la finissima rete di canalicoli descritta dagli Autori suddetti, canalicoli cui il Miller dette il nome di sekretkapewWlarer. Traducendo nella nostra lingua questo nome si dovrebbe dire, 38 capillari del secreto, ma questa denominazione contiene il ter. mine di capillare, che ha già assunto nel linguaggio scientifico corrente un significato speciale. Si potrebbe invece chiamarli con parola nuova derivata dal greco : citosolenuli, per esprimere appunto che i canalicoli in questione sono quelli che conducono il secreto delle cellule ghiandolari, ossia sono i più piccoli cana- licoli in relazione colle cellule secernenti delle ghiandole gastriche. In tanti capitoli distinti io esporrò metodicamente i più im- portanti risultati da me ottenuti su talune forme di pesci carti- laginei, pesci ossei, batraci, rettili, uccelli. Il metodo impiegato fu in generale la reazione nera del Golgi. Ho usato tanto il procedimento rapido colla miscela osmio-bicromica, quanto il metodo lentissimo detto del ringiovanimento, che mi ha fornito risultati di straordinaria finezza ed eleganza. PESCI CARTILAGINEI. Fra i Selaci le specie prese in esame furono: Fam. Rajidae: Sp. faja astertas. (Rond.) Fam. Galeidae: Sp. Mustelus plebejus. (Bp.) Fam. Spinacidae: Sp. Spinaa niger (Bp.) Le ghiandole gastriche nei Selaci in generale sono molto bene individualizzate ed appaiono sotto la forma di lunghi tubi semplici, a differenza di'‘quanto sì osserva in altri pesci, dove le ghiandole gastriche sono tubolari composte. Nella Fayja aste- rias i tubi ghiandolari gastrici sono lunghissimi e molto stretti. I loro fondi ciechi si sprofondano nel tessuto della mucosa e terminano a diversa altezza, descrivendo spesse volte leggere curve in vario senso. Nel Mustelus plebejus i tubi ghiandolari sono più larghi che non nella faja asterias, ma meno profondi : sono più retti- linei, più fittamente addossati e terminano quasi tutti sotto una sola linea. Nello Spinax niger i tubi ghiandolari sono ancora più larghi e più brevi, separati l’ uno dall’ altro per notevoli trabecole di tessuto connettivo. Le cellule delle ghiandole gastriche sono tutte di un'unica categoria; non sono cioè ancora differenziate le cellule adelo- morfe dalle delomorfe : tutte quindi si presentano in forma di arte Ma ice ii ira rm visti 39 elementi poligonali con un protoplasma munito di granuli fitta- mente addossati, che conferiscono alle ghiandole gastriche il loro aspetto granuloso caratteristico. Assai spesso le cellule secernenti sì impregnano n toto colla reazione nera, altre volte si impregnano soltanto alla loro su- perficie. Non è difficile ottenere l’impregnazione dei lumi ghian- dolari ed allora si può avere un’ idea delle fine vie di escrezione. Gli stampi impregnati delle ghiandole appaiono più o meno stretti e lunghi a seconda delle specie e si presentano muniti di sottili e brevi diverticoli laterali, corrispondenti ciascuno ad una cel- lula secernente, diverticoli che rappresentano appunto le prime vie per le quali si versa il secreto, (Fig. 1). Non abbiamo ancora potuto accertare se tali minuti diverticoli, talora aghiformi, pe- netrino entro le cellule o sieno interposte invece alle cellule stesse. i (Continua). ORGANI GENITALI ANOMALI nell’ Helix pomatia. Nota DEL DoTT. GIUSEPPE PARAVICINI (con una tavola). Nel sezionare numerosi esemplari d’Melia po matia riscontrai, per rispetto agli organi genitali, un’ interessantissima anomalia, la quale per quanto mi consta, è affatto nuovo, e quindi degna di una nota illustrativa, tanto più che molto si è scritto sulla teratologia delle parti inorganiche (conchiglia, radula) dei Molluschi, ma assai poco sulla teratologia delle parti molli. Per ciò che riguarda 1’ apparato riproduttore la bibliografia è poverissima: una noterella del Dr. M a n- genot('), una osservazione del Dr. Viallanes riportata nel 1885 dal Dr. Rouzaud (?), ed infine una nota di M. E. Bietrix() molto interessante. (') MANGENOT. — Un cas d° atresie de l’ orifice génital externe chez un Helix pomatia. Bull. Soc. 2. — Francia, tom. 8.°, pag. 130-133. (?) Dr. VIALLANES-IN RouzauDb. — Rechérches sur le développement des orga- nes de quelques Gastéropodes Hermafrodites. These pour le doctorat. — Paris, 1885. (3) M. E. Brérrix. — Observation sur un cas de monstruosité de l’appareil gé- nital chez l’Helix pomatia. Ann. Sc. Nat. VII. — Serie 1-2. Zool. 1886-87, p. 95. 40 L’ individuo mostruoso (4), di cui debbo parlare, venne comperato nel mese di marzo sul mercato di Pavia; era di media grandezza, ma perfettamente adulto; la conchiglia non presentava nulla d’anor- male, e così pure era regolare la distribuzione topografica degli or- gani nervosi e digerenti. Le anomalie, risiendenti esclusivamente nell’ apparato riproduttore, possonsi enumerare a 4: 1.° — riduzione generale di tutto 1’ apparato riproduttore ; 2.° — assoluta mancanza di stiletto nella borsa del dardo ; 3.9 — presenza di una ramificazione del canale deferente ; 4.° — presenza di tre peni, di cui uno solo funzionante. Ora passerò in rassegna i varii organi di cui risulta costituito l’ apparato riproduttore, avvertendo che per la terminalogia seguirò il Baudelot(?), il Battelli(*) ed il Vogt e Yung(}). 1.° Ghiandola ermafrodita. — Trovavasi, quando gli organi erano in posto, applicata regolarmente alla faccia interna del secondo giro epatico ; è però alquanto più piccola del normale (lung. mm. 9 — largh. mm. 4) (fig. d). : 2.° Ghiandola dell’ albumina. — Assai ridotta nelle dimen- sioni, poiché di soli 25 mm. di lunghezza e 4 mm. di larghezza , normale però nella forma esterna, nel colorito e nella consistenza (fig. a). 3.° Ovidotto. — Oltre alla solita riduzione (lungh. mm. 35 -- largh. mm. 3) trovavasi nell’ animale vivo aggomitolato attorno alla borsa del dardo ed alle ghiandole multifide e stretto da robuste la- mine cornettive (peritoneali di alcuni autori), una delle quali si esten- deva dalla porzione distale all’ inserzione del muscolo columellare. Le ripiegature enteroidee sono poco sviluppate (profonditi 1 mm.), lo sbocco nella cloaca è regolare (fig. 2). 4.° Prostata. — Non presenta nulla di notevole (largh. 2 mm.) (fig. c) eccetto che la solita riduzione. 5.° Borsa del dardo. — All’esterno non presenta nulla di no- (1) Quest’esemplare venne da me lasciato al Museo d’Anat. Comp. della R. Uni- versità di Pavia, diretto dal chiarissimo Prof. Leopoldo Maggi, al quale esprimo la mia più profonda riconoscenza per le gentilezze e gli aiuti ricevuti. Essendo l’esem- plare unico, ed il caso interessantissimo, preferii conservarlo in formalina (solu- zione 2 °/) in cloruro di sodio (0. 75 °/) anziché notomizzarlo per ricerche micro- scopiche. (2) BAUDELOT. — Recherches sur l’ appareil générateur des Mollusques gastero- podes. Ann. Sc. Nat. — 4.% Serie, t. XIX e XX, 1863. (3) ANDREA BATTELLI. — Studio istologico degli organi sessuali complementari in alcuni Molluschi terrestri. Attî Soc. Tosc. di Sc. Nat. — Vol. IV, fase. 2. (4) VoGT e Yung. -- Traité d’anatomie comparée pratique — Livraison, 1889. sit 41 tevole, salvo che la solita riduzione (lungh, 10 mm., largh. 3 mm.), nell’ interno però manca lo s/i/etto calcareo pur essendovi la corri- spondente cavità del dardo. I rapporti fra la borsa e la cloaca sono normali (fig. 2). 6.° Ghiandole multifide. —- Di color bianco latteo, esse sono assai ridotte sia nella lunghezza che nella larghezza, ma disposte re- golarmente a guisa di due piccoli pennelli ai lati della dorsa del dardo (lungh. 3-4 mill.). Qualcuno di questi ciechi ghiandolari pre- sentasi seghettato in uno dei margini, però tutti conservano la pro- pria indipendenza (fig. 9). 7.° Vescicola seminale. — Apparentemente normale, lunga 3 millimetri, ma di color biancastro, mentre di regola è rosso bruna (fig. /). 8.° Condotto escretore. — E assai breve (lungh. mm. 33, largh. 1 4/,); isolato dall’ ovidotto presentasi costituito di due rami anastomizzantesi ad angolo ottuso. Di essi il principale è addossato all’ ovidotto stesso al quale aderisce per l’ interposizione di una ro- busta lamina connettiva; da un lato sbocca con un rigonfiamento ampolliforme nella clogca , dall’ altro termina a fondo cieco (fig. %) presso la ghiandola dell’albumina. Il secondo ramo ha dimensioni in- feriori al primo (lungh. mm. 12, largh. mm. *|), si diparte a 4 mm. circa dall’ estremità a fondo cieco, e, dopo essersi impegnato per 2 mm. nelle pareti dell’ ovidotto, termina liberamente nella vescichetta seminale, decrescendo sempre più di diametro. Pare da questa disposizione che il vero condotto escretore sia privo di vescichetta seminale, poichè termina a fondo cieco, mentre invece a lato di esso sbocca un condotto supplementare fornito di vescichetta, che starebbe in rapporto colla presenza dei due peni gemelli sopran- numerarii (fig. è). 9.° Ramificazione del canale deferente. — Dopo aver decorso regolarmente lungo le pareti dell’ovidotto e della prostata, raggiunge l’estremità libera del pene normale, mandando all’indietro un ramo secondario (fig. 0) che, dopo essersi biforcato , si comporta verso i peni gemelli nello stesso modo che il ramo principale verso il pene normale. Questo canale deferente accessorio si distacca dal principale poco prima dal suo sbocco nel pene, formando con esso un angolo acuto col vertice rivolto in avanti; si porta quindi all’indietro, passa al disopra del tentacolo superiore destro e, biforcandosi a metà (fig. 0’) circa del proprio percorso, termina nei due peni gemelli al disotto dei rispettivi /agelli. I due rami di biforcazione sono tenuti in sito ed addossati l’uno all’ altro da una membranella connettivale. Il dia- 42 metro del canale secondario è di poco inferiore a quello del canale principale (mm. */,); i due tronchi di biforcazione sono di ugual ca- libro (mm. */) (lunghezza del tronco unico mm. 5 ; lung. di ciascuno dei due rami mm. 8; complessivamente mm. 8). 10. Tre peni. — Di questi uno è normale e due gemelli so- prannumerarii. a) Pene normale. — E tale sia anatomicamente che topografica- mente, misura 18 mm. di lunghezza e 3 mm. di massimo diametro. E normalmente ripiegato a V, all’ estremità libera porta il /lageZlo ed il canale deferente. Il m. retrattore sì inserisce regolarmente al margine posteriore interno del mantello; lo sbocco nella cloaca è re- golare. i Db) Due peni gemelli (fig. 9 e 9°). — Trovansi spostati all’indietro del pene normale, alla destra del bulbo boccale e dell’ esofago ; sono essi pure ripiegati a V, coll’ apertura dell’ angolo rivolta all’avanti; sono appaiati, cioè disposti l’ uno accanto all’ altro, di uguali dimen- sioni, colorito, e configurazione ; alquanto tozzi, e rigonfi specialmente da un estremo. Ù ‘ L’angolo, secondo il quale sono ripiegati, non è regolare, poiché l’ inserzione pubica del m. retrattore segna negli individui normali il punto di inflessione del pene, qui invece 1’ inflessione trovasi al- l’ altezza di quell’ interno strozzamento o cercine muscolare (equiva- lente al glande) che separa il pene propriamente detto dal vestibolo o prepuzio. Il muscolo nel nostro caso si inserisce a metà circa del tratto compreso fra l’ estremità libera e 1’ angolo. l Delle due estremità la distale (fig. n) in entrambi i pen? si pro- lunga nel condotto escretore e nel flagello; del primo già abbiamo parlato, del secondo nulla v’ ha a dire poiché presentasi normale tanto nelle dimensioni (lung. mm. 21) quanto nel modo di compor- tarsi. Le estremità prossimali dei due peni gemelli, invece di sboc- care nella cloaca o direttamente all’ esterno , sono riunite da un ri- gonfiamento muscolare (fig. ) terminale, alquanto conico ed arro- tondato, che liberamente sporge nella cavità celomica dell’ animale. Esso trovasi sovrapposto alle due estremità distali, e nell’ animale vivo è ricoperto dai due flagelli, che si ripiegano all’ indietro, de- scrivendo per tal modo una curva a convessità anteriore. Il tratto di pene compreso fra le due estremità, le quali in realtà sono entrambe libere, è piuttosto rigonfio, però il vestibolo o pre- puzio è fortemente disteso a guisa di ampolla sferoidale , maggiore nel pene gemello destro, più allungato nel senso antero posteriore nel sinistro, Le pareti muscolari di quest’ ampolla non sono opache, 453 ma trasparentissime ('), nell'interno racchiudevano allo stato vivente dell’aria ed un pò di liquido; sono anteriormente limitate dal tubercolo conico, posteriormente dal cercine muscolare o glande. Come già si é detto ognuno dei due peni è fornito non solo del pro- prio flagello e condotto deferente, ma eziandio del m. retrattore, gra- cile assai, trasparentissimo, il quale misura 5 mm, di lunghezza (dal pene al punto di riunione) ed un mm. di larghezza. Entrambi, dopo breve tragitto, si fondono in un unico muscolo, abbastanza robusto, (fig. 6) che, obbliquando all’innanzi ed al basso, si porta al lato de- stro del bulbo boccale, onde prendere inserzione nella parete interna cefalica col muscolo retrattore della testa. Oltre ai due muscoli re- trattori i peni gemelli sono tenuti solidamente aderenti alla parete interna del corpo da due veri legamenti di natura connettivale , co- stituiti di veri fascetti anastomizzantisi fra di loro ed estesi dall’an- golo bulbo-cefalico destro, dove si continuano col connettivo viscerale, alla faccia inferiore dell’ ampolla e del tubercolo di riunione fra i due peni. Quivi costituiscono un robusto intreccio, che assicura la curvatura dell’ ansa pubica, poiché dalla faccia inferiore dell’ am- polla si dipartono fascetti di fibrille connettive, che prendono inser- zione sulla faccia superiore della porzione distale intrecciandosi va- riamente fra di loro dall’ alto in basso, dall’ avanti all’ indietro, .e da destra a sinistra. Questo fatto, che non si osserva nel pene nor- male, impediva di poter distendere questi due curiosissimi peni ge- melli sopra un sol piano. I due legamenti pubici decorrono ester- namente ai rispettivi pené, l uno a destra l’ altro a sinistra, rico- prendo in tal guisa il primo tratto del rispettivo flagello, al quale in- viano finissime ed isolate fibrille. i 12.° Cloaca. — Salvo la consueta riduzione presentasi normale, essa sbocca all’ esterno mediante il foro genitale di regolare gran - dezza. Ora è interessante definire : 1.° Se l’animale con tanta abbondanza di organi copulatori po- teva riprodursi. 2.° Dato ciò, quale fra i tre peni poté funzionare. Riguardo al primo quesito io risponderei affermativamente, poiché, salvo la sopracitata riduzione dell’apparato generatore, che potrebbe con ragione esser attribuito allo stato speciale (letargo) in cui tro- (!) La trasparenza però ora é di molto scemata a cagione del prolungato sog- giorno del preparato nella formalina. 44 vavasi l’ individuo all’ atto della morte, tutti gli organi (esclusi i so- prannumerarii) trovavansi in condizioni tali da non poter generare per se stessi sterilità. Le vie di emissione degli oviti e degli sper- matozoi erano normali, il pene pure regolare, quindi possibile la fe- condazione e perciò la riproduzione. La mancanza dello stiletto credo non abbia potuto influire gran fatto sulla copula, data specialmente la durezza dell’ epidermide e l’ estrema delicatezza e fragilità dello stiletto stesso. Riguardo poi al secondo quesito, non v’ha dubbio alcuno che solo il pene normale ha potuto funzionare in questo animale, poichè gli altri due per quanto forniti di canale deferente, non avendo uno sbocco all’ esterno, ed essendo i due vestibolî o prepuzii riunite fra loro da un tubercoletto muscolare, rimasero necessariamente corpi estranei nella cavità del corpo. Dal Laboratorio di Anatomia e Fisiologia Comparate della R. Università di Pavia. SPIEGAZIONE DELLA FIGURA 4 — ghiandola dell’ albumina. b — ovidotto. C — prostata. d — ghiandola ermofroditica. e — canale deferente. — vescichetta seminale. — ghiandole moltifide. h — flagello del pene normale. î I m (0) f 9 a — canale escretore della vescichetta seminale. — diverticolo a fondo cieco. — borsa del dardo. — pene normale. — muscolo retrattore del pene normale. — canale deferente. o' — ramificazione del canale deferente soprannumerario. p — biforcazione del ramo accessorio del canale deferente. g' — peni gemelli. r — tubercoletto muscolare che riunisce i due peni gemelli. s' — flagelli dei peni gemelli. gt — muscoli retrattori dei peni gemelli. % — regione distale. 0) n aridi tv rare, TESO “Boll:Scient: Anno XXI. | O.PARAVICINI-Org. gen. anom.ecc. (5 iI APITI (7 A, NEK G.Faravicini- dis. i EtoESBiReo Pavia = = ZE a Ù Tra n . » ta pei a 45 DI ALCUNE ANOMALIE NEI MOLLUSCHI Nota del Dott. CESARE RE (Continuaz. vedi n. 1, anno 1898). FORME SCALARI. Si ha la scalariformità in una conchiglia quando i giri della spira, ordinariamente a contatto |’ uno dell’ altro , tendono invece. a stac- carsi e a rendersi indipendenti. Questo fatto è normale nelle con- chiglie del genere Scalaria e di qui è venuto il nome all’anomalia. Talora gli anfratti, dal punto in cui comincia l'anomalia, sono af- fatto disgiunti gli uni dagli altri o assai debolmente appoggiati (forme veramente scalari), talora si appoggiano ancora ampiamente alla pe- riferia dei precedenti (forme subscalari). In alcuni casi, le conchiglie sono completamente svolte, per modo che assumono la forma di un corno o di una tromba (corniformi). Tra le forme colpite da quest’ anomalia si distinguono poi due casi. In molti esemplari si osserva che gli anfratti della conchiglia si svolgono dapprima normalmente, l’ uno a contatto dell’ altro, ma, giunti ad un certo punto, più o meno lontano dall’ apice, deviano, si staccano, interamente o parzialmente, gli uni dagli altri e così continuano fino all’apertura, talora accentuando il loro distacco, ta- lora invece manifestando una tendenza a riavvicinarsi. In altre forme l'anomalia si palesa subito, all’ inizio della conchiglia : e fino dal- l’ apice i giri della spira si svolgono senza appoggiarsi. Questa distinzione é importante, perché in generale le cause che producono l’ anomalia sono, nei due singoli casi, ben differenti. Quando la deviazione scalare ha principio, anziché dall’ apice, da un altro punto della spira, essa é dovuta quasi sempre ad una cir- costanza accidentale, che é venuta a contrastare in quel punto lo svolgersi regolare degli anfratti. Molte volte è prodotta dall’ interpo- sizione di un fuscello, di terriccio o di un corpo estraneo qualunque, tra la sutura e l’anfratto in istato di accrescimento, il quale allora è costretto ad allontanarsi alquanto dal precedente. Così il signor Jules de Guerne trovò una collezione di esemplari scalariformi della specie Planorbis rotundatus Poiret, ed osservò che molti di essi mo- stravano ancora « interposti tra i giri di spira dei piccoli ammassi induriti di un fango molto plastico. In alcuni casi il guscio sembrava SA 46 in certa guisa modellato su queste parti resistenti » ('). Anche una frattura parziale del peristoma, allorchè l’animale è giovane, oppure gli urti e le pressioni dei corpi esterni, se la conchiglia è sottile, possono far deviare gli anfratti in un dato punto dal loro percorso normale. Abbiamo infine le ferite e le malattie, le quali giungono spesso a ledere gli organi secretori dei molluschi e producono de- viazioni nelle loro conchiglie. Dove hanno esercitata la loro azione, questi accidenti lasciano quasi sempre delle traccie, che permettono di riconoscerli: cicatrici, impressioni, rughe assai accentuate, ecc. Invece, quando le forme anomale sono scalari a partire dall’apice, non si può ammettere l’azione di alcuna causa accidentale. Non una circostanza fortuita, ma una tendenza innata, propria già dell’ em- brione, ha determinato la spira a svolgersi fin dal suo principio. Come spiegare questa tendenza, che manca negli individui nor- mali ? Il naturalista francese I. B. Gassies attribuì la produzione delle forme scalari all’ accoppiamento tra individui di specie normalmente torricolate (p. es. Bul:mus) ed individui di specie a conchiglia con- vessa o globosa (Meli); gli individui nati da questo accoppiamento, ch’ egli ha realmente ottenuto, non sono scalari, ma avrebbero pro- dotto alla lor volta, inerociandosi, forme anormali con giri di spira staccati gli uni dagli altri. Questa spiegazione é evidentemente poco ammissibile. Il Récluz crede che, nelle conchiglie corniformi, l’ ano- malia sia dovuta ad una malattia dell’ animale: « Si l’ on peut, ju- squ’ a un certain point, donner une raison plus ou moins plausible sur la scalariformitè, il n'est guére facile, autrement, qu’en admet- tant une maladie de l’ animal, d’ expliquer cet état tres-exagéré du déroulement complet de la spire de auelques coquillages » (*). Parimenti il Woodward pensa che le conchiglie discoidi, divenute spirali, lo debbano ad uno stato morboso (maladif)(*). Ma non si può credere che tutte le forme scalari siano il prodotto di malattie , che del resto non si possono constatare. Siamo sempre nel campo delle pure ipotesi. Probabilmente, questa, tendenza innata di alcune con- chiglie a svolgersi fino dall’ apice, origina dalle cause più diverse, (1) JULES DE GUERNE, Note sur un cas de monstruosite scalaire du « Pia- norbis rotundatus, in Bulletins de la Société Royale Malacologique de Belgique, XVIII, 1883. (?) C. RécLuz, Des anomalies chez les Mollusques, in Journ. de Conch. t. VII, 1858, pag. 209. (?) S. P. Woonwarp, Manuel de Conchyliologie (traduit par A. HUMBERT), pag. 38. Paris, 1870. Rc 47 non mai però da circostanze accidentali, che abbiano colpito il mol- lusco anomalo. In alcuni casi, bisogna supporre una tendenza alla deviazione scalare, innata nell’ animale, anche per le forme in cui sono deviati soltanto uno o più degli ultimi anfratti. Così talora, nel punto ove la spira si rende scalare, nessuna traccia, nessuna deformazione ri- vela l’ azione di ferite o di pressioni ricevute. Alcune volte la tendenza alla deviazione scalare trova la sua spie- gazione nella legge dell’ ereditarietà. Una data conchiglia è scalare, non per una causa speciale, che abbia agito su di essa, ma perché ha ereditato dai genitori il carattere anomalo. Che le forme scalari possano trasmettere ai discendenti la propria particolarità è stato dimostrato dalla paleontologia: in certi periodi della loro evoluzione filogenetica, alcuni tipi di molluschi, del gruppo specialmente dei Planorbis, passano dalla forma discoidale alla scalare. Ma si hanno esempi anche tra le specie viventi. La Melia rupe- stris Drap., comune nella Grecia e nell’ Europa meridionale, é nor- malmente conoide, ma al monte Macolessos in Beozia viene raccolta costantemente sotto la forma scalare e nell’ isola di Sira è rappresen- tata da individui promiscui, conoidi e scalari. Veramente il Blanc (*), nel dubbio che la forma scalare appartenesse ad una specie diversa od in via di formazione, pensò di considerarla a parte e la denominò subsp. chorismenostoma. Ammesso per ora, che gli esemplari dell’isola di Sira e della Beozia siano veramente individui scalari della Hel rupestris, bisogna evidentemente arguirne che in quelle località la deviazione scalare è divenuta ereditaria. Così una modificazione, presentatasi in via eccezionale, come ano- malia, si è fissata nelle generazioni ed è diventata un carattere co- stante, distintivo di una nuova varietà della specie. Lo stesso è av- venuto di molte altre anomalie (?). Nella collezione Issel, acquistata dal Museo di Pavia, si trovano appunto due esemplari scalariformi, provenienti dall’ isola di Sira. .Dirò più innanzi che, secondo me, appartengono realmente alla spe- cie H. rupestris Drap. e che l’ anomalia non fu prodotta in essi da una causa accidentale, ma da una tendenza innata, fors’ anche per legge di ereditarietà. Gli esemplari scalariformi da me osservati (1) WESTERLUND et BLANC, Apercue sur la faune malacologigque de la Grèce. Naples, 1879. (2) L. CAMERANO, Ricerche intorno alle aberrazioni di forma negli ani- mali ed al loro diventare caratteri specifici, in Atti R. Accad. Sc. Torino, vol. XVIII, 1883. 48 appartengono ai seguenti molluschi: Zelix aspersa Mull., H. rupestris Drap. (2 esempl.), H. nemoralis L., H. vermiculata Mill. (var. mi- nuta), H. cespitum Drap. (2 esempl.), H. conspurcata Drap., Leuco- chroa candidissima Alberys (3 esempl.). Un solo esemplare della specie Melia aspersa, è scalare a partire dall’ apice della conchiglia; negli altri gli anfratti deviano soltanto a cominciare da un dato punto della spira. In tutti gli individui di questo secondo gruppo, ad eccezione di . quelli appartenenti all’ Zelo rupestris Drap., si può dimostrare che la deviazione degli anfratti è I’ effetto di un accidente, che è so- praggiunto a disturbare lo svolgersi regolare della spira. Infatti il tratto, nel quale s’ inizia Il’ anomalia, é caratterizzato da irrego- larità assai spiccate della superficie della conchiglia, che descriverò caso per caso, e che furono certamente prodotte da una causa per- turbatrice ; è chiaro, che se ha principio nello stesso punto la de- viazione della spira, anch’ essa dev’ essere |’ effetto della medesima causa perturbatrice. Interessante. é specialmente il fatto che in parecchi di questi esem- plari si notano, sempre nel punto dove comincia la deviazione della spira, e proseguono per breve tratto delle scaglie e dei dentelli cal- carei, che si attaccano alla periferia dell’anfratto precedente a quello deviato e segnano, in modo evidente, il piano nel quale quest’ultimo avrebbe dovuto rimanere. In alcuni altri individui poi la conchiglia riprende, dopo un certo tratto da che la deviazione si é manifestata, una direzione ascendente e l’ anomalia diminuisce d’intensità, come per una tendenza dell’ani- male a riassumere uno svolgimento normale. Queste particolarità dimostrano che la spira tendeva a proseguire in uno sviluppo normale ed ha deviato unicamente per l’ azione di cause perturbatrici accidentali. Helix aspersa, Miill. Malgrado la relativa frequenza della deviazione scalare negli in- dividui di questa specie, l’ esemplare da me osservato merita un cenno, per la sua forma elegante e perché appartiene al gruppo di quegli individui scalariformi, in cui gli anfratti sono disgiunti a par- tire dall” apice. È stato raccolto nel Genovesato (coll. Issel). Le sue dimensioni sono le seguenti : altezza mm, 38, diam. magg. mm. 81, diametro minore mm. 25. La colorazione, la striatura, la rugosità della superficie sono normali, 49 Gli anfratti sono in numero di quattro. I primi tre sono comple- tamente staccati 1’ uno dall’ altro, ma il quarto si avvicina, per un più rapido accrescimento, al penultimo e si appoggia, benché in pic- cola parte, ad esso. Nella profonda sutura rimane nascosta la zona inferiore di macchie scure, mentre negli altri giri di spira si distin- guono tutte le quattro zone. L'apertura é molto lunga; il peristoma é bianco e riflesso. Il mar- gine columellare si fonde colla parte esterna del labbro; la perfora- zione ombelicale é occulta. Helix rupestris, Drap. Della collezione Issel fanno parte due piccoli individui scalari, provenienti dall'isola di Sira, che vanno attribuiti alla specie ZH. ru- pestris Drap. A differenza dell'esemplare precedentemente descritto, la deviazione si manifesta in essi solamente negli ultimi anfratti. Il Blanc, come ho gia detto, dubitando che le forme scalari dell’ isola di Sira appartenessero ad altra specie o rappresentassero una specie nuova in via di formazione, ne aveva creato una sottospecie, chorîs- menostoma. A me le due conchiglie esaminate sembrano veramente forme di ZH. rupestris. ì In realtà le loro dimensioni sono un po’ minori di quelle presen- tate solitamente dagli individui tipici della YZ. rupestris. La colora- zione é più scura; la spira non è precisamente conoide, come nella maggior parte degli esemplari normali, bensi alquanto depressa. Ma bisogna osservare che anche gli individui normali della specie so- gliono presentare tra di loro differenze molto spiccate. Così, in una numerosa serie di esemplari, raccolti dal prof. Issel al colle della Nava, si osservano gravi divergenze nelle dimensioni, nella colora- zione e nella forma, che ora è veramente conoide, ora molto più de- pressa ; alcuni, tra i più piccoli, hanno una evidente somiglianza con quelli dell’ isola di Sira e mostrano, salvo l’anomalia, le stesse par- ticolarità. La colorazione poi è resa spesso più scura, nelle conchi- glie conservate, dai resti degli animali che esse contenevano : è il caso appunto di quelle da me esaminate. Ambedue presentano una larga perforazione ombelicale. La spira, fino al punto in cui s’ inizia la deviazione, é piuttosto depressa, co- lorazione bruna assai intensa, specialmente negli ultimi anfratti: lu- centezza*quasi nulla. Gli anfratti sono in numero di 3-4. In uno de- gli esemplari nulla si nota di anormale fin oltre il terzo giro di spira; l'estremo tratto invece si distacca alquanto e prosegue indipenden- 50 temente. Nell’ altro esemplare la deviazione ha principio più presto, verso il termine del terzo anfratto, ed è più spiccata, perché il tratto deviato si allontana molto dai precedenti, assumendo un percorso un po’ obliquo. L’ apertura, in ambedue gli esemplari, è più ristretta che nei casi normali, perché non si appoggia sulla faccia ombelicale del penultimo anfratto : la sua forma però è regolare. Sì nell’ uno che nell’ altro non si nota alcuna traccia che possa far credere la deviazione conseguenza di un accidente occorso al mollusco. Essa è dunque il risultato di una tendenza congenita del- l’ animale, fors’ anche di una tendenza ereditaria. In questo caso gli individui esaminati verrebbero a costituire una varietà della specie H. rupestris Drap. Tuttavia, perché questa varietà potesse venire ac- cettata, bisognerebbe dimostrare che nell’ isola di Sira le forme sca- lari di 77. rupestris non sono molto rare e si raccolgono costante- mente, come avviene al monte Macolessos in Beozia; soltanto allora una data modificazione può ritenersi fissata in una specie. Helix nemoralis, L. Un individuo scalariforme di questa specie è stato raccolto a Pa- lermo (in collez. Issel). Esso è scalare solamente a partire dal terzo anfratto. Conchiglia solida, lucente, liscia, con striatura finissima. Ha co- lore bianco opaco, ma gli anfratti sono percorsi da cinque fascie marrone, tre sulla faccia spirale, due sulla ombelicale. Apertura lunga, labbro sottile, leggiermente riflesso. Margine interno bianco latteo. Perforazione ombelicale nascosta. (Xli anfratti sono in numero di 5-6; i primi due svolti normal- mente. A partire dall’ inizio del terzo anfratto, la spira si porta ra- pidamente al basso, così che il terzo anfratto viene a svolgersi in un piano molto inferiore al secondo e», pur appoggiandosi ad esso, lascia scoperto un lembo della sua faccia ombelicale (4). Lo svolgi- mento della spira prosegue in questo modo fin quasi all’ apertura. In vicinanza di questa, l’anomalia accenna a diminuire, poiché l’ul- timo giro di spira assume una direzione ascendente e si appoggia alla periferia del penultimo per un più ampio tratto. Questo fatto prova che la conchiglia tendeva alla normalità e che soltanto qualche grave causa perturbatrice ha potuto farla deviare. Un’ altra circostanza interessante conduce alla medesima ipduzione. (1) Le fascie scure restano però nascoste. 51 Nel punto in cui principia l’anomalia, si stacca superiormente dalla periferia del giro di spira una piccola cresta calcare, che prosegue per un certo tratto, aderendo al secondo anfratto e segnando il li- vello, nel quale 1’ anfratto deviato avrebbe dovuto rimanere ; dopo un breve percorso essa si estingue. Dunque l’ animale, mentre pro- seguiva la formazione della sua conchiglia, ha incontrato un ostacolo che lo ha impedito. Il terzo anfratto poi, che è il primo deviato, si presenta, a diffe- renza degli altri, corrugato e scabroso. (Continua). SULLA MINUTA INNERVAZIONE DEL CANAL DIGERENTE DELL’ HELIX POMATIA L. RICERCHE DEL DoTttoR GIUSEPPE PARAVICINI. TE Parte Storica. Lo studio delle terminazioni nervose nei muscoli dei Molluschi si rannoda intimamente allo studio più generale delle terminazioni ner- vose nelle fibre liscie. Alcuni istologi [Blanchard(!), Tourneux e Barrois(?), Loisel(*)], occupandosi di proposito dell’intima strut- tura delle fibre muscolari nei Molluschi, descrissero a lato delle fibre liscie alcune striate sparse qui e qua senz’ordine prestabilito nei mu- scoli adduttori dei Lamellibranchi e nei retrattori e doccale dei Ga- steropodi. Questo fatto, che fu or negato ed ora ammesso dai diversi ricercatori (F o1(*)), mi spinse ad occuparmi della quistione , scie- (') BLaNCHARD R. — A propos des muscles striés des Mollusques lamellibran- ches; Bull. Soc. Zool. de France, 1888. - Id. — Note sur la presence des mucles striés chez les Mollusques acephales; Rev. Int. Sci., 1880. Id. — De la presence des muscles striés chez les Mollusques; Compt. Rend. hebd. de l'Acad. des Sciences de Paris, 1888, p. 425-427. (?) TOURNEUX e BARROIS. — Sur l’existence des fibres musculaires: striés dans le muscle adduc. des valves chez les pectinides; Compt. Rend. Soc. de Biologie; Paris, 1888 (p. 181-188). (3, LorseL. — Des cartilages linguaux des Mollusques: Journ. de VAnat. et Phys., vol. 29, 1893. (4) H. FoLL. — Sur la structure microscopique des muscles des Mollusques; Compt. Rend. Soc. de Biol., Paris, 1888, (p. 306-308), 52 gliendo come materiale di studio i Gasteropodi polmonati e special- mente l’ Melia pomatia, perché più facile ad aversi in grande ab- bondanza. Furono oggetto delle mie ricerche i muscoli boccali, ed il retrattore del bulbo, della testa e del piede, ma per quanto abbia va- riato e metodo e condizioni d’ esperienza, non riuscii a trovare nep- pure una fibra muscolare, che fosse indiscutibilmente striata. Non nego che nei numerosi preparati, specialmente quelli al clo- ruro d’ oro (metodo Lo wit, Grieb, Golgi), spesso osservai una più o meno fina striatura trasversale, la quale avrebbe potuto ma- scherare la striatura delle fibre volontarie, allorquando le fibre stesse non si fossero presentate accartocciate, contratte, a margini raggrinziti, e non avessero evidentemente dimostrato il proprio sarcolemma pie- ghettato trasversalmente. Perciò ho dovuto conchiudere (4) che i muscoli dei Gasteropodi pol- monati sono lisci, e se fra essi la tecnica istologica riuscirà col tempo a mettere in evidenza qualche fibra striata, la quistione riguardante le terminazioni nervose in questi muscoli non muterà punto d'aspetto, poiché alla sopra accennata conclusione sì può giungere per lo appunto seguendo due vie distinte, l’esame diretto della fibra, ovvero lo studio della distribuzione e natura delle terminazioni nervose, che si rico- noscono caratteristiche pei muscoli lisci. Riassumerò ora e completerò con quei dati, che il Bisogni (?) nel suo recente lavoro ‘ha tralasciato, la parte storico-bibliografica di queste speciali ricerche nevrologiche. Lasciando in disparte gli studi del Valentin ed Emmer (1336) che furono combattuti nel 1840 dal Doyere(*), il Quadrefage nel 1843 descrisse le terminazioni nervose nelle fibre liscie come pic- coli coni colla base rivolta e confusa colla fibra stessa. A queste se- guirono le ricerche del Wagner (1847), del Kihne (1860), del Beale (1862), del Kolliker (1863), del Waldayer (1863) non che del Greef, dell’ Engelmann e del Moscon, ma fu sol- tanto nel 1863 che il Trinchese('), appoggiandosi alle ricerche (1) G. Paravicini — Note istologiche sull’ inserzione del muscolo columellare nell’ Helix pomatia L. — Atti Soc. Scienz. Nat., Milano, 1898. (2) C. BisoGNnI. — Le terminazioni nervose nelle fibre liscie delle tuniche mu- scolari del tubo digerente del Limax subfuscur L. e del Limaw agresis L.; 1896, Anat. Anz., 15 agosto, Band XII, N. 11 (3) DovERrw. — Tardigradi; 1840, Ann. Sc. Nat., 2.8 serie, tav. XIV.a, p. 346, pl. XVII, fig. 1-4. (4) TRINCHESE. — Mémoire sur la terminaison périphérique des perfs moteurs dans la série animale; Journal de l° Anat. et la Physiol., 1853, tav. IV.*, p. 484. TETTE A RETRO PRISPOTTA DA 53 precedenti, diede una dettagliata descrizione delle terminazioni ner- vose nei muscoli dell’ Z/elia pomatia. Però, non essendo ancora conosciuta l’intima struttura della fibra muscolare liscia, egli scambiò il cordone protoplasmatico centrale con una forma di terminazione nervosa, quindi sostenne che le fibre ner- vose, giunte a ridosso delle fibre muscolose, penetrino nel loro interno, ed in vicinanza del nucleo si dividano in due cilindrassi, che, se- guendo il diametro maggiore, raggiungono ciascuna la corrispondente estremità della fibra muscolare stessa. Nel 1865 il Klebs (!), studiando la struttura istologica delle pa- reti viscerali degli Anfibi, descrisse un plesso principale, una rete nervosa intermedia ed una terminale devoluta ad esili fibrille a de- corso parallelo alle fibre muscolari. L'Autore solo una volta constatò la fusione della fibra nervosa colla fibra muscolare. Frankenhaeuser (*) nel 1867 descrisse « le terminazioni nervose motrici dell’ utero del coniglio. Esse, secondo l’Autore, risul- tano di fibre nervose perpendicolari alle cellule muscolari. Queste fibre, dividendosi dicotomicamente, danno origine a fibrille, che arri- vano al nucleo delle cellule muscolari e, penetrando nell’ interno di questo, si terminano nei nucleoli come bottoni nervosi terminali ». Arnold(*) nel 1868, condividendo in parte le idee di Fra n- kenhaeuser, ammise che le ultime fibrille possano attraversare il nucleolo della fibra muscolare. I muscoli lisci della vescica della rana furono nel 1869 ristudiati dal Tolotschinoff(*) mediante il cloruro d’oro; questi, pur am- mettendo la rete, negò le terminazioni di Arnold. Nel 1870 Henocque(?) ammise che le estremità delle fibrille nuotino liberamente nel protoplasma della fibra muscolare , quindi indipendenti affatto dal nucleo e dal nucleolo, perché fornite di speciali bottoncini nervosi terminali. Nel 1875 il Loewit, scielta nuovamente come materiale di stu- (1) KLEBS. = Dre Nerven der organischen Muskelfasern; Virchow° s Archiv, 1865, p. 168, tom. XXXII. (®) FRANKENHAEUSER. — Die Nerven der Gebarmutter und ihre Endigung in - den glatten Muskelfaseru; Jena, 1867. : (8) ARNOLD. — Gewebe der organischen Muskeln in Stricker, Handbuch der Lehre von den Gewebe; 1868, p. 142. (4) TOLOTSCHINOFF. — Ueber das Verhalten der Nerven zu den glatten Mu- skelfasern der Froschharnblase; Arch. fivr mikr. Anatomie, 1869, fasc. I, p. 509. (3) HENOCQUE. — Du mode de distribution et de terminaison des nerfs dans les muscles lisses. Paris, 1870. di D4 dio la vescica della rana, approdò a conclusioni affatto diverse da quelle di Klebs e di Arnold, poiché affermò la presenza della rete nervosa descritta da Tolotschinoff e riconobbe una spe- ciale distribuzione dei nuclei nella fibra muscolare in rapporto colla fibra nervosa. È Questi identici risultati furono ritrovati dal Gscheidlein(?), e nel 1880 il Ranvier (*), riconfermando i reperti di Lo wit e di Gscheidlein, chiamò macchie motrici i rigonfiamenti gra- nulosi, coi quali terminano le fibre nervose nell’ interno della fibra muscolare ed in vicinanza del nucleo. Nelle sanguisughe poi egli trovò delle macchie motrici. simili alquanto alle arborizzazioni che si osservano nei muscoli striati. Ranvier negò poi in modo assoluto i reperti del Trinchese, avendo intravveduto il vero valore della sostanza granulosa, che occupa l’asse maggicre della fibra muscolare. Nel 1881 Lustig(*) prese a studiare le terminazioni nervose nelle fibre muscolari liscie del cavallo, del maiale, del porcellino d’ India (vescica) ecc., descrisse terminazioni nel protoplasma fibril- lare e perinucleare, sfiorando la quistione fisiologica del numero delle fibre nervose distribuentisi ad una fibra muscolare (quistione che venne dipoi risolta dal Wolf, il quale dimostrò che le fibrille ner- vose terminali nella vescica sono în numero minore delle fibre mu- scolari). Il Trambusti (*) nel 1885 studiò l’innervazione del cuore del- I Helix pomatia col metodo Golgi del cloruro d’ oro. ed acido ar- senicico, e conchiuse ammettendo che «i nervi dei muscoli dell’ elia pomatia sono costituiti da fibre sprovviste di mielina e sono rivestiti di una guaina analoga a quella di Henle, munita di nuclei ellittici allungati. Lungo il decorso di questi nervi si incontrano talvolta delle cellule ganglionari unipolari e bipolari ». L'Autore inoltre non trovò placche motrici, così che semplicemente ammise un contatto della fibra nervosa colla muscolare. Nel 1887 il Grieb(5), essendogli capitato di preparare i muscoli (1) GSCHEIDLEIN. — Bertràge zur Lehte von den Nervenendigungen in den glat- ten Muskelfasern; Arch. f. mikr. Anat., 1877, tom. XIV. (2) R\NnvIER. — Lecons d’ Anatomie générale faite au college de France {recu- eillies par M. Weber), année 1877-1878, Paris, 1880. (3) LusTtIG. — Ueber die Nervenendigung in den glatten Muskelfasern; Stteung- sber d. R. Akad. Wissensch math. naturw.; Bd. LXKXXIIT, 1881. (4) TramBusTI. — Sull’innervazione del cuore nell’ Helix pomatia. Estratto della Rivista Internazionale di Medicina e Chirurgia, 1885, anno II, num. 12. (3) GRIEB. — Ricerche intorno ai nervi del tubo digerente dell’ H7. aspersa. — Mem. mat. e fis. Soc, Ital. in Napoli (detta dei quaranta), serie III.a, vol. VI, num. 9, 1887. Me ART Nei ; È î DD retrattori del bulbo faringeo dell’ Helix, riscontrò una terminazione nervosa quale fu descritta dal Trinchese, ammise inoltre una doppia rete nervosa (plesso basilare e plesso intermediario) fra le due tonache dell’ intestino, senza parlare del bulbo faringeo e dei suoi muscoli. Nel 1888 il Galeazzi(') studiò le terminazioni nervose nei La- mellibranchi (muscoli adduttori) e trovò che « les ramifications laté- rales se detachent on perpendiculairement on plus ou moins oblique- ment de la branche dont elles proviennent ; elles sont plus ou moins sinneuses, elles se subdivisent en branches secondaires dont la forme, la longueur et la parcours varient beaucoup. De mince fibres ner- veux, qui se détachent de differents troncs, s’ anastomisent souvent les unes avec les autres ». Però dalla tavola, che 1’ Autore unì alla sua nota, poco o nulla si può comprendere non corrispondendo af- fatto a quanto asseri nel testo. Nel 1889 il Jatta(°) fece un breve studio sull’ innervazione delle braccia dei Cefalopodi, mentre in questo stesso anno il Cu e- cati(*) pubblicava in due riprese i risultati delle sue ricerche sulle terminazioni nervose nei muscoli lisci. Un accenno ma assai vago di questa questione si trova in un lavoro del Kleinenberg(*) pubblicato nel 1895; nel 1896 apparve l’ul- timo lavoro sopra l’ argomento, il quale tratta in modo speciale delle terminazioni nervose nell’ intestino dei Gasteropodi. È la nota del Bisogni(°), il quale applicando varii metodi (Lowit, Lowit com- binato col succo di limone, Ranvier) giunse ai seguenti risultati: Le fibre nervose più esili e numerose si trovano nel tratto del ca- nale digerente che precede lo stomaco nel medesimo ; « ogni ramo nervoso è l’ assieme di un certo numero di fibrille tenute assieme da membrane jaline proprie che l’ acido osmico mette bene in evi- denza. Il cloruro d’oro mostra queste fibre come l’ assieme di nu- merosi e delicatissimi cocchi messi in ordinate serie »; in complesso il Bisogni ritorna alle idee del Greeb e del Trinchese, am- n (1) GALEAZZI. — Des elements nerveux des mucles de fermeture ou adducteurs des Bivalves; Arch. Ital. de Biolog,, tom. X, 1888, fasc. 3, p. 388-393. (?) JaTTA. — La innervazione delle braccia dei Cefalopodi; Bull. Soc. Natu- ralisti in Napoli, serie I.?, vol. III, anno III, 1889, fasc. II. (3) CuccaTI. — Nuove osservazioni intorno al distribuimento ed alla termina- zione delle fibre nervose nella vescica degli Anfibi e dei Rettili; Mem. R. Accad. delle Scienze; serie IV.a, tom. IX, 1889, pag. 16 (4) KLEINENBERG. — Sur le devéloppement du systeme nerveux périphérique chez les Mollusques. — Monit. Zool. Ital., anno 5.0, num. 4, pag. 75, 1874. ()_BisoGNnI. — Op. cit. 56 mettendo che le fibre muscolari liscie sia della tonaca interna come della tonaca esterna dell’ intestino siano costituite oltrecchè di nucleo e di protoplasma granuloso anche di « varie strie granulose, quasi fili esilissimi, delle quali alcune mantengono fra loro sempre la stessa distanza, altre si mostrano dove più dove meno ravvicinate ». Queste strie, generalmente in numero di 38, sono costituite di granuli ordinati a guisa di rosario, liberi fra di loro nella sostanza proto- plasmatica costituente la stria. Ai neurococchi di Trinchese o palline nervose terminali vanno a far capo le fibre nervose prove- nienti dai vicini plessi. II Bisogni conchiude la sua nota espri- mendo l’ opinione che « i neurococchi altro non siano che veri e sem- plici bottoni nervosi terminali ». (Continua). Stato attuale degli studi sulla fecondazione DISSERTAZIONE DI LIBERA DOCENZA DEL DoTT. RAFFAELLO ZOJA. (Continuazione e fine vedi Numero 1, anno 1898). BIBLIOGRAFIA (Dei lavori segnati con asterisco non mi fu possibile procurarmi l’originale). Rein, G. 18838. Beitràge zur Kenntniss der Reif. - und Befruchtungsvorginge am Saige- tierei : i Arch. f. mikr. Anat, XXII. Reinke, F. °95.* Unters. iù. Bfr. und. Furch. der Eies der Echinodermen : Sber. K. preus. Ac. Wiss. Berlin, XXX, XXXI. Roux. W. °87. Beitràge zur Entwickelungsmechanik des Embryo. N. 4: Die Bestimmung der Medianebene des Froschembryo, etc. : Arch. f. mikr. Anat., XXIX. Ruùckert, J. '89. Bertràge zur Keimblattbildung bei Selachiern : Anat. Anz., IV. '91. Befruchtung des Selachiereies : Anat. Anz., VI. (anche: Verhand. Anat. Ges. V. Versamml.). 792. Die Entwickelunsgeschichte des Ovarialeies bei Selachiern : Anat. Anz., VII. '92. Ueber physiolog. Polyspermie bei merobl. Wierbelthiereiern : Anat. Anz., VII. 4 - - É nt dele 97 1893. Ueber die Verdoppelung der Chromosomen im Keimblàschen des Selachier- eies : Anat. Anz., VIII. 94. Zur Kenntnis der Befruchtungsworginge : Sbr. d. Muth. Phys. Klasse der K bayer. Ac. der Wiss. Munchen. 794. Zur Eireifung bei Copepoden : Anatomische Heften (Merkel v. Bonnet). IR GIROMIETA v4. Die Chromatinreduktion bei der Reifung der Sexualzellen : Ergebnisse der Anat. u Entwicklungs. (Merkel vu. Bonnet), lII. °95. Ueber das Selbststàndigbleiben der viàterl. und mutterl. Kernsubstanzen wahrend der ersten Entwickluug des befruchteten Cyclops - Eies: Arch f. mikr, Anat., XLV. '9d. Zur Befructung von Cyclops strenuus : Anat. Anz, X. Sfalazsi '95. Experimentelle Untersuchungen uber die Reifung der Eier bei Ascaris me- galocephala : Arch. f. mik. Anat., XLIV. Salensky, W. 81. Recherches sur le développement du Sterlet (Accipenser): Archives de Biol., II. Schaudinn, F. "96. Ueber die Copulation von Actinophrys sol: Sber. der Kòn. Preuss. Akad. der W. su Berlin. 30 Januar. Schneider, A. °83. Das Ei und seine Befructung : Breslau. Schultze, O. '86. Ueber Reifung und Befruchtung der Amphiebieneier : Anat. Anz., I. '37. Untersuchungen iber die Reifung und Befruchtung des Amphibieneies: Zeit. f. wiss. Zool., XLV, 2. Seeliger. '89.* Reifung und Befruchtung des thierischen Eies: Schriften der physik.-oekon. Gesell. Konisgberg i. Pr., XXIX. '95 (2). Giebt es geschlechtlich erzeugten Organismen ohne mutterliche Eigenschaften?: Arch. f. Entwicklungsmechanik der Organismen. Selenka, E. °73. Zoologische Studien, I: Befr. Towopneustes var. _°81. Entwicklungsgeschichte der Seeplanarien: Biol. Cbl., I. °81. Ueber eine eigenthiimliche Art der Kernmetamorphose: .Biol. Cbl., I. i Sheldon, L. °89. The Maturation of the Ovum in the Cape and N. Zealand species of /’e- ripatus : Ì Quart. Journ. of mikr. Sc., XXX. Sobotta, J. '95. Die Befruchtung und Furchung des Eies der Maus: Arch. f. mik. Anat., XLV. (note prev. in: Verhandl. d. anat. Gesell, VII Versamm; e in: Anat. Anz., IX). 08 1895. Die Befruchtung des Eies von Amphioxus lanceolatus : Anat. Anz., XI. Spallanzani. 1780. Esperienze per servire alla storia della generazione degli animali e delle piante. Modena. Stauffacher, H. 1893. Eibildung und Furchung bei Cyclas cornea : Jenaische Zeit. f. Naturw., XXVIII, 2. Strasburger. '92.. Histologische Beitràge, Heft. IV. Jena. 94. Ueber periodische Reduktion der Chromosomenzahl im Entwicklungsvorgang der Organismen: id Biol. Cbl., XIV. ‘95. Karyokinetische Probleme. Jahrbicher fur wissen. Botanik, XXVIII. zur Strassen, 0. '92. Bradynema rigidum v. Sieb.: Zeit f. wiss. Zool,, LIV. 4. van der Stricht, O. °94. De l’ origine de la figure achromatique de l’ovule en mitose chez le Tisa- nozoon Brocchi: Verhandl. der Anat. Gesell. ( Versamm. 2u Strassburg). Tratfia ni VAS °89. I primi momenti dello sviluppo dei mammiferi (studi di morfologia normale e patologica eseguiti sulle uova dei topi): Archivio di Anat. norm. e patol., Firenze, V.0 1°. Todaro, F. ‘93. . Sopra lo sviluppo della Seps chalcides : Ricerche fatte nel laboratorio anatomico di Roma ecc., INI, 1°. Tourneux, F. '89. Sur les modifications que subit 1° ceuf de la lapine pendant sa migration dans l’ oviducte, et sur la durée de cette migration: C. R. hebd. de la Soc. de biol., IX. ser., T. I. Trinchese, S. ‘80. I primi momenti della evoluzione dei molluschi: Atti R. Acad. dei Lincei. Memorie, Ser. III. CI. sc. nat, e mat., VII. ?95. Protovo e globuli polari della Amphorina cerulea: Memorie della R. Acad. delle Sc. di Bologna, Ser. Va, T. IV, (anche: Arch. It. de Biol., XXIII). Vatasé. 92: in: Journal of. Morphology, Vol. VI. Vejdovsky, F. '88. Entwickelungsgeschichtliche Untersuchungen. I: Reifung, Befruchtung und die ersten Furchungsvorgange des RAynchelmis - Eies. Prag. ‘91. Bemerkungen zur Mittheilung H. Fols”s « Contribution à l’ istoire de la fecondation ». Anat.-Anz., VI. Vernhout, J. H. 93. Verslag van de werkzaamheden, verricht door J. H. Vernhout aan de Nederlandsche tafel van het Zoòlogisch Station van prof. A. Dohrn te Napels, van half Januari tot begin Juni 1893. 59 Verson, E. 1888. Ueber Partenogenesis bei Bombyax mori: Zool. Anz., XI. °89.* Grado di sviluppo che sogliono raggiungere le uova non fecondate nel filu- gello : Boll. mens. di Bacologia. ‘90. Zur Parthenogenesis beim Seidenspinner : Zol. Anz., XIII. Valla glie WoMmef CH 0 *88. Recherches sur les premiéres phases du développement de la seiche: Annales des Sc. nat. Zoologie. Sèr. VII., T. V. Villot. '91. L’ evolution des gordiens: Annales des Sc. nat. Zoologie. Sèr. T. XI. Waldeyer. *88. Ueber Karyokinese und ihre Beziehung zu den Befruchtungsvorgangen : Arch. f. mikr. Anat., XXXII. (anche in: Quart. Journ. of. mier. Sc., XXX, ('89),e Archives de To- cologie, XVI, ’89). Warnek, N. A. °30.* Ueber die Bildung und Entwicklung d. Embryo bei Gasteropoden: Bull. soc. Natural. de Moscou, XXIII. Webber. ?92. Phenomena and development of Fecundation : The Amer. Naturalist, XXVI. Weismann, A. 85. Die Bedeutung der sexuellen Fortpflanzung fiir die Selektionstheorie. ‘36. Richtungskòrper bei parthenogenetischen Eiern : Zool. Anz., IX. 87. Ueber die Zahl der Richtungs&òrper und ihre Bedeutung fir die Verer- bung. Jena. °88. Die Zahlengesetz der Richtungskòrperchen: Morphol. Jahrb., XIV. '9I. Amphimixis oder: die Vermischung der Individuen. Jena. Weismann, A. et Ischikawa, C. '88. Ueber die Bildung der Richtungskòrper bei tier. Eiern : Biol. Cbl., VIII. ‘33. Ueber die Befruchtungserscheinun gen bei den Dauerneiern von Daphniden: Biol. Cbl., VIII. ‘88. Ueber partielle Befruchtung : Bericht der Naturf. Gesell. zu Freiburg i. B, IV, 1. (anche: Bull. sc. de la France et de la Belgique, Ser. IIe, T. I) '83. Weitere Untersuchungen zum Zahlengesetz der Richtungsk.: Zool. Jahrbicher, Abth. f. Anat. III. 3 ‘89. Ueber die Paracopulation im Daphnidenei, sowie iber Reifung und Befruch- tung desselben : i Zool. Iahrbùcher, Abth. f. Anat. IV. 1. Wheeler, W. M. 795. The beavior of the Centrosomes in the fertilized egg of Myzostoma glabrun Leuckart: Journal of Morphology, X, 1°, 60 Whitmann, C. 0. Ù 1887. Oòkinesis: Journal of Morphology, 1. Wilcox, E. W. ‘95. Spermatogenesis of Caloptemus femur-rubrum and Cicada tibicen : Bull. of. the Mus. of Compar. Zool. at Harvard College, XXVII, N. 1. Wilson, E. B. 795. Archoplasm, Centrosom and Chromatin in the Sea-Urchin Eggs: Journal of Morph., Vol. XI. Wilson, E. B. and Mathews, A. P. 5. Maturation, Fertilisation and Polarity in the Echinoderm Egg. New Light on the « Quadrille of the Centers »: Journal of Morphologie, X, 1. Windle. '89.* On some recent researches in Connection with the Maturation, Fertilisa- tion and Segmentation of ovum : Proc. of Birmingan Phìl. Soc., VI. Wolters, M. 91. Die Coniugation und Sporenbildung bei Gregarinen: Arch. f. mik. Anat., XXXVII. Zacharias, 0. '87. Die Befruchtungserscheinungen am Ei von Ascarîs meg. : Anat. Anz., II. 87. Ueber die feineren Vorgànge bei der Befr. des Eies von Asc. meg.: Zool. Anz., X. *87. Neue Untersuchungen iber die Copulation der Geschlechtsprodukte und die Befr uchtungsvorginge bei Asc. meg.: Arch. f. mikr. Anat., XXX. *83. Ueber Abweichung vom Typus bei Konjug. der Geschlechtskerne: Anat. Anz.. ÎlI. °88. Die feinern Vorgànge bei der Befr. des tierischen Eies : Biol. CDI., VII. j ‘88. Zum Befructungsvorgange bei Asc. meg > Biol. Cbl., VIM Zelinka, C. '91. Studien ilber Ràderthieren. Ill: Zur Entwicklungsgeschichte der Radertiere nebts Bemerkungen ilber ihre Anatomie und Biologie : Zeit. f. wiss. Zool., LIII. Ziegler, H. E. ‘95. Untersuchungen iùber die Entwicklungsvorgànge der Nematoden : Zeit. wiss. Zool., LX, | Zoja, R. : °93. Contribuzione allo studio delle sostanze cromatofile di Auerbach. II: Nella ovogenesi e nella fecondazione dell’ Ascariîs megalocephala : Bollettino Scientifico Pavia. '95. Sulla indipendenza della cromatina paterna e materna nel nucleo delle prime cellule embrionali : Anat. Anz., XI, I0. ‘96. Untersuchungen iber die Entwicklung der Ascaris megalocephala : Arch. f. mikr. Anat., XXXII. NB. Nel manoscritto di mio fratello ho trovato altre numerose citazioni di la- vori, che probabilmente egli avrebbe aggiunte alla bibliografia. 5 DS (Dal laboratorio di Anatomia e Fisiologia Comparate di Pavia, 0 da prof. L. MAGGI). PRE i, pg "È ì 61 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA I.? Si riferisce specialmente ai fenomeni di penetrazione ed alle sostanze acromatiche. Fig. Fic. Fia. Fig. FIG. Fia. 1-3. Penetrazione dello spermatozoo nell’uovo di Astérias glacialis. Dall’uovo si vede partire nella fig.a 2 il cono di attrazione. (Da Fol ?79. Tav.* JII, fig.° 2a, 5a, sc). 4-1. Uovo di Strongylus tetracanthus. Lo spermatozoo porta®nell'uovo un centrosoma (fig.a 4) che si divide formando un piccolo fuso acromatico in prossimità del pronucleo maschile (7). I due centrosomi di origine maschile diventano i poli del 1° fuso di segmentazione (fig.a 7). (Da O. Meyer ‘95, Tav." XI, fig.0 13, 15, 18 e 21). 8-11. Uova di Ophriotrocha puerilis. Fig.8 8: primo fuso direzionale con di- stinto centrosoma al polo prossimale; questo si divide e forma il 2° fuso dire- zionale, disposto prima tangenzialmente alla superficie (fig. 9 e 10), poi radial- mente (fig.a 11). (Da Korschelt ’95, fig.e 103, 106, 109 e 111, Tav. XXXI). 12. Spermatozoo di A.xolotl entro l'uovo. Si vede un resto della coda (C) ed in corrispondenza del segmento intermedio una spiccatissima radiazione acro- matica. (Da Fick °’93, Tav.a XXIX, fig.2 36). 13-14. Fusi direzionali di Ascaris megalocephala. Tanto il primo fuso (fig.2 13) che il secondo (fig.* 14) mancano di radiazioni polari e di centrosoma ed hanno la caratteristica forma di botte. Nel 1° fuso si vedono due tetradi; nel 2° fuso sono rimasti due elementi cromatici in forma di manubrio, il 1° glo- bulo polare contiene 4 elementi cromatici (ossia due manubrii).(Da Boveri °87, Tav.8 XXV, fig.a 17 e Tav.a XXVI, fig.a 39). 15-18. Uova di Myzostoma glabrum. Mostrano la derivazione della parte acromatica del fuso di segmentazione dall’elemento femminile. Alla fig.a 15 il pronucleo femminile, appena formatosi, mostra presso di sé due centrosomi al centro di una astrosfera. Alla fig.a 16 id.; il pronucleo maschile (2) è invece affatto privo di centrosomi o di sfera. Il fuso è ben sviluppato alla fig.a 18. (Da Wheeler ’95, fig.e 5, 6, 7 e 8). TAVOLA II.a Si riferisce specialmente al modo di comportarsi dei pronuclei e alla « quadriglia dei centri » nei vegetali. FIG.® FIG. 19-22. Fecondazione nel Lilium Martagon. Alla fig.* 19 il nucleo maschile, passando accanto ad un sinergide (sin.) sta per unirsi alla ovosfera. Esso porta con sé due sfere (S 7) che incontreranno le due sfere femminili (S ,f). Fig.a 20: i due pronuclei si sono copulati e le 4 sfere si sono divise ‘in due coppie, formata ciascuna di una sfera ,© e di una 7. Fig.® 21: le due sfere di ogni coppia stanno fondendosi per diventare i poli del primo fuso di seg- mentazione rappresentato alla fig.a 22. (Da Guignard ’91, Tav.a XV, fig.® 70; Tav.® XVI, fig.e 80, S1, 83). 23-25. Uova di Ascaris megalocephala bivalens. Fig.® 23: si è appena espulso il 2° globulo polare; due cromosomi restano a costituire il pronu- cleo ; il pronucleo 9 è al centro dell'uovo e presso di lui ancora sì osser- vano i resti protoplasmatici dello spermatozoo. Fig.® 25: i due pronuclei si preparano alla divisione e contengono due cromosomi ciascuno; due cromo- somi ha pure il 2° glob. pol. che colla sua posizione lascia riconoscere il pro- nucleo © dal /. (Da Boveri ’88, Tav.a XX, fig.° 26, 37 e 43). 62 Fic. Fic.? FiG.a FiG.® F16.° FiG.2 Fic.a 26-28. Pronucleo femminile di Tiara sp., entro il quale è penetrato il pro- nucleo maschile. Alla fig.a 26 nel pronucleo femminile non si vede che una sottile trama cromatica; il pronucleo 7 è ancora compatto. Alla fig.a 27 entro il /° si sono già individualizzati i cromosomi, mentre il Y° è ancora compatto. Alla fig.a 28 anche dal pronucleo 77 si vanno svolgendo ì cromo- somi, che non si potranno più mescolare con i cromosomi /. (Da Boveri 90, Tav.® XIII, fig.e 39, 36 e 37). 29. I due pronuclei di Phyllirhoé bucephalum sono a contatto senza fon- dersi. (Da Boveri '90, Tav.® XI, fig.8 14). 30. Porzione di uovo di Agelastica alni. Invece della espulsione del 10 glob. pol. si produce una protuberanza entro la quale penetra il 1° nucleo direzio- nale. Nell’uovo rappresentato esso già si è diviso: sotto si vede il 1° teleide, il 2° nucleo direzionale, il 2° teleide ed il pronucleo ©. (Da Henking '92, Tav.* V, fig.* 126), ° 31-32. Lasius niger. Formazione dei nuclei direzionali che restano entro l’ uovo. Fra di essi si vede il 20 teleide. (Da Henking ‘'92, Tav.? VIII, fig.0 256 e 258). I 33. Unione dei due pronuclei nel Cyclops strenuus. Il pronucleo ade più grande, porta con sé le due sfere d'attrazione. Il pronucleo 9 è più pic- colo e riconoscibile per la posizione del 2° glob. pol.. (Da Ri ckert ’95, fig. 6.) 34. Uovo di Ascaris megalocephala bivalens, fecondato da uno spermatozoo univalens. Uno dei 3 cromosomi della placca equatoriale è più piccolo (vni- valens, JY); i due cromosomi del 2° glob. pol., mostrano che si tratta di un uovo bivalens. (Da Herla ‘94, Tav.* XVII, fig.a 52). 35. Id. — Placca equatoriale della cellula P,, appartenente alla 4% genera- zione. Il piccolo cromosoma paterno (7) è ancora distinguibile per la forma e le dimensioni dei due materni (7). (Da Zoja ‘95, fig.® 3). TAVOLA III. Si riferisce specialmente alla maturazione degli elementi sessuali e ad alcune anomalie. FIG.a Fic. 36-43. Maturazione delle uova del Cyclops strenuus. Fig. 36: vescicola ger- minativa; i segmenti cromatici, costituiti di idi, sono già divisi longitudinal- mente. Alla fig.a 37 i segmenti si accorciano. Fig.8 38: i segmenti non solo si sono accorciati, ma incominciano a dividersi trasversalmente in modo che appajono le prime tetradi; queste si dispongono nella placca equatoriale (fig.® 39 e 40) in modo che la prima divisione avviene secondo la direzione longi- tudinale (divisione di equazione, fig.® 41); la seconda divisione avviene in- vece secondo la trasversale (divisione di riduzione, fig.* 43). Soltanto una parte dei cromosomi è rappresentata. (Da Rickert ‘9%, « Anat. Hefte », Tav.8 XXI e XXII, fig.e 76, 86, 96 e l4eda Ruùckert, ‘94 « Ergebnisse », fig.e 4, 5, 6 e 7). 44-51. Spermatogenesi dell’ Ascaris megalocephala bivalens. Fig." 44: nucleo dello spermatocita di 1° ord. col filamento cromatico diviso due volte longi- tudinalmente in modo che ogni ido è diviso in quattro (formazione delle te- tradi secondo Brauer). Fig." 43: le due tetradi formate. Fig. 46 e 47: due elementi di ogni tetrade passano in ciascun ovocita di 2° ord. (1° divisione di maturazione). Fig.e 48 e 49: un elemento di ciascuna tetrade passa in | ciascuna delle due spermatidi proveniente da uno spermatocita di 2° ord.. Fig.* 51: spermatide formata con due cromosomi. (Da Brauer °93, Tav.® XI, fig.e 25, 53, 195, 204, 213, 224, 227, 228). Lit È Brunt-Pavia. di \Eoll.Soreni VoXVIII(1896) MX 16979 am) > i JP pol Titel % Iîgl pol RZeja dis | È L. Lif.E Brunt-Fana. AE seta si Si A Ù z i = u Du G ti - i \ es i mal 3 ra È 2 A ; - i egg 5 } Ù 7 er 1 ri z Toi E ) ù j = K o CASS 3 È E a f i & ve te” 3 4, Ù i ì = Ò v È . Ki x È î î Î È î v i Ù î G ve x II i î x 63 Fia.e 52-55. Anomalie determinate dall’ azione dei veleni. Fig.® 52: polispermia; ogni nucleo spermatico ha presso di sé una radiazione; tre nuclei maschili si sono fusi col P. Fig.° 53: polispermia; il nucleo ,9 unito a più 7 dà una cinesi multipolare; alcuni nuclei spermatici si dividono indipendente- mente. Fig.e 54 e 55: tetraster dei due pronuclei formatisi per il ritardo della unione dei pronuclei in seguito all’ azione dei veleni (Echini). (Da R. ed O. Hertwig "87, Tav. III, fig. 2, 19; Tav.* VII, fig. 22 e 16). Fic.* 56. Polispermia fisiologica nelle uova di Pyrrhocoris apterus. Gli spermatozoi sì sono tramutati in pronuclei 7, i quali stanno alla fine di una strada pro- toplasmatica. (Henking '92, Tav.a 1, fig.* 17). RECENSIONI Prof. Leopoldo Maggi. — Placche osteodermiche interparietali dei Stegocefali e rispondenti centri di ossificazione interparietali dell’uomo. Con Tav. doppia. (Rend. R. Ist. Lomb. di S. e L. Serie II.a Vol. XXXI. Fasc. IV. Milano, 1898). Dalle sue ricerche intorno alle placche osteodermiche interparietali dei Stegoce- fali, l' Autore è condotto a riconoscere che esse sono fondamentalmente quattro, ma che per fusioni tra loro e colle placche vicine, il numero può diventare di 8, 2, 1; inoltre formano suture longitudinali e trasversali, hanno dimensioni talora pressoché eguali per tutte, talora diverse e presentano diverse forme: triangolare, trapezica, rettangolare, pentagonale, esagonale, poligonale, di cui la prima è fon- damentale e le altre derivate sia per fusione tra loro, sia per.contatto colle placche vicine. E queste varietà morfologiche delle placche osteodermiche interparietali dei Stegocefali, si ripresentano come centri di ossificazione interparietali dell’ uomo ed anche d’ altri mammiferi, 0, meglio, si ripetono come stadio di ossificazione stego- cefalica nello sviluppo delle ossa craniali dermatiche concorrenti a costituire la regione occipitale dei Vertebrati posteriori ai Stegocefali. L’ Autore passa poi a considerare le dette varietà interparietali dei Stegocefali in relazione alle epoche geologiche in cui apparvero ed alle varietà vertebrali e dentali degli stessi Batraci fossili; e gli risulta pure, come già avvertirono i paleon- tologi, che gli Stegocefali dovettero apparire prima dell’ epoca carbonifera e pro- babilmente nel devoniano superiore. Tuttavia pel modo di comportarsi del numero delle loro placche nelle epoche geologiche emerge, il seguente fatto importante per l’osteogenia e cioé l° unificazione del molteplice essendo in relazione all'evoluzione progressiva, ne consegue che la formazione di un unico osso, per fusione di più ossa distinte, segna un progresso evolutivo. Questo progresso viene già raggiunto dai Ste- gocefali che vissero dall’ epoca carbonifera fino alla giurese, passando attraverso alle epoche permiana e triassica. Nessuna meraviglia adunque se, nei susseguenti, ‘sì ripresenta o meglio si continua ciò che gli antecedenti hanno acquistato come fatti per sé stessi, o fissato come rapporti di fatti o leggi. È la vittoria della pa- lingenia sulla cenogenia. Prof. Leopoldo Maggi. — Omologie craniali fra Ittiosaurie feti dell’uomo e d'altri mammiferi. Con una Tav. (Rend. R. Ist. Lomb. di S. e L. Serie Ila Vol. XXXI. Fasc. IX. Milano 1898). L'Autore attenendosi ad alcuni particolari anatomici riferentisi a spazi fontanel- lari e suturali descritti da Cuvier, da Seeley, da Owen e da lui stesso nel cranio di diversi Ittiosauri, ne dimostra l’ omotopia e l’omologia con quelle che presen- naar 64 tano talora i feti dell’ uomo e d’altri mammiferi, senza però dare a queste omologie un significato filogenico, perché gli Ittiosauzi ron sono tra gli antecedenti diretti né dell’uomo, né dei mammiferi. i Alla considerazione che i detti particolari anatomici siano da ritenersi presenti allo stato permanente negli Ittiosauri e manifestantisi invece allo stato transitorio nell'uomo ed in altri mammiferi; l'Autore, appunto per la mancanza filogenica suin- dicata, fa seguire una seconda considerazione essa pure basata sopra fatti raccolti dallo studio del cranio degli Ittiosauri, e che condurrebbe alla possibilità di far opinare essere gli spazi fontanellari e suturali del cranio degli Ittiosauri, ontogenici anche essi come quelli dell'uomo e d'altri mammiferi, e prestarsi così l’ ontogenia di questi esseri attuali per rintracciare stadi di sviluppo d’ animali antichi. Prof. Leopoido Maggi. — Il canale-cranio-faringeo negli Ittiosauri omologo a quello dell’uomo e d’ altri mammiferi. Con una Tav. (Rend. R. Ist. Lomb. di S. e Lett. Serie II.8 Vol. XXXI. Fasc. XI. Milano 1898). In queste sue ricerche l' Autore ricorda quanto scrisse Cuvier intorno allo sfe- noide in generale degli Ittiosauri ed agli sfenoidi appartenenti a diverse specie di questi rettili fossili, e vi trova descritto un canale, talora due, con uno o due fori, endocranici dai moderni anatomici indicato nell’ uomo e nei mammiferi fossili ed attuali. Agli Ittiosauri citati da Cuvier, e tutti del lias inferiore, l'Autore aggiunge l’Ichthyosaurus acutirostris del lias superiore, che presenta, secondo lui, due fori pituitari ectocranici del canale cranio-faringeo ed un foro pituitario endocranico. L'Autore fa poi notare diverse particolarità anatomiche di detto canale e suoi fori, finora non vedute nei rettili attuali, ma che si incontrano talora nell'uomo a di- verse età ed in alcuni mammiferi attuali, considerandone infine l’importanza per l'anatomia. morfologica. Da ultimo, ricordando la presenza di due canali cranio-faringei che avrebbe in- dicato Cuvier nel suo Zchthyosaurus probabilmente specie nuova, 1’ Autore mette ch'egli riferisce al canale cranio-faringeo co’ suoi fori pituitari ectocranici ed avanti la domanda se dapprima questi canali fossero due, la cui possibilità sarebbe — confortata da fatti embriologici. Se non altro egli la crede una domanda che po- trebbe essere tradotta in argomento di studio. BIBLIOGRAFIA Prof. Eugenio Ficalbi. — Elementi di Zoologia e di Anatomia comparata. — I. Zoologia generale. — Parte 2°, con 61 figure. — Firenze, Successori Le Mon- nier, 1t98. 3 Questa seconda parte completa un libro che fa veramente onore all’ Autore ed | al paese, Chi lo legge s’ accorge subito della fatica che deve aver costata al pro- fessore E. Ficalbi nel metterlo insieme, ed io auguro che tale fatica gli venga co- ronata dal pubblico studioso, sì da poter avere quanto prima una seconda edizione | pur con quelle modificazioni ed aggiunte, a cui lo stesso Autore modestamente ac- cenna nella sua Avvertenza. Intanto la lettura di questo libro non può mancare di utilità, in modo particolare poi agli studenti, e noi dobbiamo aggiungervi la. non poca compiacenza che essa ci suscita per vedere i nostri lavori non dimenticati, bensì vagliati come si conviene davanti alla scienza, senza intaccare le persone. Io mi permetto di incoraggiare il prof. Eugenio Ficalbi a continuare la sua buona. opera, colla quale si riempie bene una nostra lacuna. “ai MAGGI. — e eee e————"rrrTteee-oeet-eeeerTretggr'rT-chniItii Gerenti I REDATTORI. Pavia, 1898; Prem. Stab. Tip. Suce. Bizzoni, ki STAZIONE TERMALE DI ABANO (PROVINCIA DI PADOVA) Sorgente del Montirone Uso interno dell'acqua. — L’ acqua del Montirone che raggiunge alla sorgente la temperatura di 87° C. & stata riconosciuta batterio- logicamente pura, e dall’analisi chimica eseguita dal Prof, R. NASINI, tre anni or sono, è da classificarsi fra le saline clorurate nonché bromojodurato-litiose. L’idea di ripristinare l’ uso interno di quest” acqua si deve alè chiarissimo Prof. Comm. Ac®iLLe De Giovanni. Da una serie di espe- rimenti ch’Egli fece per due anni nella Clinica medica della R. Uni- versità di Padova, da Lui diretta, potè raccogliere nei casi più sva- riati larga messe di note cliniche e la conferma delle sue previsioni ‘sul valore curativo dell’ acqua di Montirone. Indicazioni. — Quest’acqua spiega principalmente la sua efficacia nella Gotta — Renella —- nell’Artritismo — nei catarri cronici dello ‘ stomaco, dell’ intestino e delle vie urinarie — nell’ Obesità — Ma- |» lattie del fegato — Glicosuria — Linfatismo ‘addominale e generale | e nelle infiammazioni a lenta risoluzione. — Nella scrofola — nel Gozzo strumoso. Usi. -- Si prende alla temperatura da 28° a 80° C. facendola scaldare a bagno-maria, se la si beve fuori dello stabilimento. Deve consumarsi a digiuno nel più. breve tempo possibile secondo tolleranza, se v'é stitichezza; oppure a riprese nel giorno, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. Dose. — Da uno a due litri al duna Acquisto. — La si acquista in casse, cadauna da N. 24 bottiglie di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle ‘Terme | di Abano piso Iorio Prezzo L. 16. 50 la cassa*di 25 bottiglie da litro franca Stazione Abano. NB. Ai signori medici, 1° Amministrazione accorda lo sconto del 10 0/, sul prezzo dell’ acqua (L. 13. 50) e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo (L. 3. ogni 29 bottiglie) rese franche Stazione Abano. CASA DI CURA | diretta dall’EHluste. Prof. Comm. A. DE GIOVANNI per Malattie Interne e specialmente le Nervose | Euva preventiva delle malattie Cosliluzionali (sono escluse le malattie infettive e contagiose) IDROTERAPIA: Bagni semplici e medicati — Doccie alternate — Semicupi ad acqua corrente, ecc. 3 ELETTROTERAPIA; Compresi |’ applicazione della Elettricità stan tica e del Bagno elettrico. AEROTERAPIA — MASSAGGIO — GINNASTICA MEDICA (apparecchio De Giovanni). CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo le più re- f «centi prescrizioni dell’ Igiene. cl E RI VARO, PLL PIREO E Intervento di Specialisti secondo le esigenze della. diagnosi. e. della cura I signori di e Medici della Città possono introdurre 21 nella Casa ammalati propri e dirigerne la cura. DI LR 9er' So NATURALIEN-GOMPTOTR Vien. I. Maximilianstrasse 11. Il Dottor Leopoldo Eger di Vicini ha delle bellissime raccolte di oggetti di. < Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita-. “Di iano, francese ‘ed inglese; SO, de suo catalogo a chi SUEnS fa dine mento si domanda. r Settembre 1898, © ROLLEPTINO SCIENTIFICO — - REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA COMPARATE UMANA | NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA (2.5STS 3 ACHILLE DE-GIOVANNI ‘PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA __r_—_"_trr- Un Anno £, $, PAVIA Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni 1898. Cambi ricevuti dal 1° Luglio a tutto Settembre 1898. 1. Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. - Adunanze del 23 gen- naio, 13 marzo e 1° maggio. - Pisa, 1898. | . Atli della Accademia dblle Scienze Mediche e Naturali. — Fasc. go - Pegli i 1898. ’ 3. Bollettino della Soctetà Romana per gli studi zoologici. — Fasc. 1° e 2°. - Roma, 1898. 4. Bollettino della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali. — N. bo Padova, 18.8. 5. Gazzetta Medica Cremonese. — N. 6-9. - Cremona, 1898. 13 6. Gazzetta medica lombarda. - N. 25-27, 29-37 e 39. — Milano, 1898. 7. Giornale della associazione napoletana di Medici e Naturalisti.- N.3 e 4. -— Napoli, 1898. 8. IV Naturalista Siciliano. — N. 5-12. — Palermo, 1898. 9. L’Anomalo. — Rivista di Antropologia. — SO e Medicina legale. -. N. 3-5. - Napoli, 1898. i 10. La Clinica Veterinaria. — N. 27-39. — Milano, 1898. i 11. Rivista mensile di Psichiatria forense, ‘Antropologia criminale e Scienze affini. — N. 8 e 9. — Napoli, 1898. 12. Rivista di patologia mentale e nervosa. — N. 7-9. - Firenze, 1898. DISSE 13. Rivista di patologîa vegetale. — Vol. 5° N. 9-12 - 1897 — Vol. 60 N.1-10 - 1897. — Firenze. 14. Anales de la Sociedad cientifica Argentina. — N. 5-6. — Buenos-Aires. - 1898. 15. Anales del Circulo Médico Argentino. — N. 7-16. — Buenos-Aires, 1898. 16. Annaes des Sciencias Naturaes. —- N. 1-3. - Porto, 1898. 17. Anales del Museo nacional de Montevideo. — Tom. 3°, N. 9..— 1898. 18. Bulletin de la Société Belge de microscopie. — Bruzales 1896-97.- N. ll «— Tom. 22°, — N. 1..- 1897. È uo 19. Bulletin of the Museum of Comparative Zoology. - Vol. 32° N. $-8.. - Vol. 280 N. 5. -- Cambridge, 1898. 20. Bulletin de la Société Vandoise des da Nat. - N. 128: — Lausanne, 1898. 21. La Feuille des jeunes naturalistes. - Num. RA — Paris, 1898. 22. Modern medicine and bacteriological review. — N. 6-8, — e Creek Mi- chingan, 1898. 23. Travaua de la Société Imperial des AE - Vol. 250. - Saint. ‘Pe-. tersbourg, 1897. 24. Giornale della R. Accademia di Medicina di Torino. — N. 4-8. - 1898.. 25. Giornale di Medicina Legale. — N. 3 e 4. — Paneinzo, 1898. 9 Numeri “mancanti. 1. Gazzetta medica lombarda. - N. 28 e 38. — Milano, 1898. 2. La Clinica Veterinaria. — N. 40; — Milano, 1898... Mineo dei Signori che hanno pagato: l'abbonamento. i Stefanini Dott. Domenico, Parto. anno 1897. - Scarenzio Prof. AnGsla i 1897. — Prof. Comm. Pietro Pavesi pel Gabinetto Zoologico della R. Univer- sità di Pavia, anno 1893. — Fumagalli Dott. Achille, Como, anno 1897. - Ga- binetto Anatomia Umana R. Università di Pavia, anno 1897. — Gabinetto Ana- tomia Comparata Regia Università di Pavia anno 1897. - Gabinetto Zoologia = Regia Università di Cagliari, anno 1893. — Istituto Tecnico Provinciale, Mo- . dena, anno 1897. - R. Orto Botanico, Pavia, anno 1597: -— SADInO on di Zoo-. È logia R. Università di Genova, anno 1897. sg — NOV 19 1894 Settembre 1898, N, 3. Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMP. NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITA DI PADOVA. Anno XX. Abbonamento annuo Italia L. || Si pubblica in Pavia Esce quattro volte all’anno. — < » » Estero » 1©|[Corso Vittorio Em. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato. . » 2 —____________________ || Pavia dall’ Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . >» <£ Ogni N.° è di 32 pag. tori. SOMMARIO R. MONTI: Su la morfologia comparata dei condotti escretori delle ghiandole ga- striche nei vertebrati. (Continuazione). — 0. RE: Di alcune anomalie nei Mol- luschi. (Continuazione e fine). — G. PARAVICINI: Sulla minuta innervazione del canal digerente dell’ Helix Pomatia L. (Continvaz.) — P. PAVESI: Sugli aracnidi raccolti a Giava dal dott. Penzig nel 1895-96. Lettera al prof. Corrado Parona. — L. MAGGI: Le ossa sovraorbitali nei Mammiferi. SU LA MORFOLOGIA COMPARATA dei condotti escretori delle ghiandole gastriche nei vertebrati RINA uu | Assistente di anatomia e fisiologia comparate nella R. Università di Pavia i (Contin.e vedi n. 2, anno 1898), PESCI OSSEI. Come è noto i Teleostei sono un gruppo costituito da tante forme divergenti, che hanno subito adattazioni varie e che pre- ‘sentano notevoli differenze anche perciò che riguarda la struttura del tubo digerente, come risulta pure dagli studi più antichi del Pilliet e da quelli più recenti del Cattaneo. Perciò io non posso dare una descrizione complessiva delle 66 ghiandole gastriche dei teleostei, ma dovrò invece dare delle descrizioni speciali. Le specie studiate furono : Fam. Esocidae: Sp. Esoa lucius (Lin.) Fam. Percidae: Sp. Perca /uviatilis (Rond.) Fam. Muraenidae: Sp. Anguilla vulgaris (Turt.) * *_* a Esox luctus. Lo stomaco del luccio nella sua struttura generale venne già studiato dal Valatour: la parte ghiandolare venne poi illustrata particolarmente dal Grimm, dal Richet, dal Nuss- baum, e recentemente dal Cattaneo('). Le ghiandole dello stomaco del luccio sono tappezzate da cel- lule rigonfie, di forma irregolarmente ovale o poligonale, fina- mente ed uniformemente granulose, che conferiscono alle ghian- dole stesse l’aspetto tipico di ghiandole gastriche. Sono tubi lunghi circa 400 micromillimetri, abbastanza regolari, separati tra di loro da un tenue strato di tessuto connettivo: parecchi tubi di solito confluiscono in un'unica fossetta gastrica, sono cioè ghiandole tubolari composte. L’ impregnazione dei condotti escretori ghiandolari succede con molta frequenza e riesce som- mamente istruttiva. Quando una ghiandola è intieramente impregnata si può assai bene riconoscere come essa sia costituita da 5-7 e persino 10 tubi escretori, che sboccano in un condotto escretore comune, aprentesi ad imbuto sulla superficie libera. Gli imbuti a condotti escretori divaricano l’epitelio cilindrico di rivestimento (Fig. 2, a) sono alti da 52 a 75 micromillimetri, larghi alla base da 13 a 17 micromm., molto stretti all’origine dove ricevono i tubi secernenti. (Fig. 2, da’). Talvolta a questo punto il condotto escretore si biforca e dà luogo a due brevi canali, nei quali sboccano alla loro volta due- tre-quattro tubi ghiandolari. (Fig. 2). Altre volte, poco dopo lo stringimento, l’imbuto si allarga di nuovo e forma come un piccolo seno o cisterna, nella quale sboc- (1) CATTANEO. — l. c. pag. 39. ati cistica stica Aci 67 cano sette od otto e più tubi secernenti. Questi sono molto lunghi : qualche volta appaiono molto sottili, di calibro quasi uniforme, e sono muniti di corti, ma numerosi diverticoli laterali talora alterni, talora opposti, ciascuno dei quali parmi corrispondere ad una cellula gastrica. (Fig. 2, d). Altre volte i canali appaiono molto rigonfiati, con stringimenti e gozzi grossolani, come se i canali stessi fossero ripieni di materiale. Così avviene che il diametro dei canali risulta molto varia- bile : talvolta è sottilissimo, talvolta raggiunge più micromilli- metri. E evidente che siffatte differenze corrispondono a diverse fasi di attività o di riposo delle ghiandole: tali differenze infatti cor- rispondono in certo qual modo a quelle che il Golgi ha riscon- trato nei mammiferi, uccisi in diversi periodi di digestione e di digiuno. Nel corso delle mie osservazioni sul luccio ho notato un altro fatto interessante : mi occorse cioè di trovare delle grosse anastomosi tra un tubo secernente ed un altro immediatamente vicino : tale anastomosi si stabilisce mediante un ramo trasversale, od obliquo che, a guisa di ponte, unisce i due canali principali decorrenti in direzione parallela. (Fig. 2, c). Siffatta disposizione troveremo più frequente nella Perca /u- viatilis, ma non la incontreremo più in animali superiori alla classe dei pesci. B Perca fluviatilis. La mucosa gastrica della perca è stata fino ad ora assai poco studiata : il Cattaneo nel 1886 ne ha dato una descrizione isto- logica, ma anche questa è così sommaria che si può definire piuttosto come una semplice organologia. Ora coi metodi più fini della tecnica moderna è facile stu- diare la struttura istologica della mucosa e la morfologia delle sue ghiandole. Coi metodi ordinari di colorazione e fissazione è facile dimo- strare un epitelio di rivestimento ed uno strato ghiandolare. L’epitelio di rivestimento consta di cellule cilindriche molto strette e lunghe precisamente da 35 a 40 micromm., munite di un nucleo ovale situato verso la parte mediana del corpo cellu- Eri 68 lare. Lo strato ghiandolare appare costituito da lunghissimi tubi talora con divisioni dicotome ; le cellule ghiandolari appaiono di forma ovale o poliedrica e mostrano un contenuto finamente granuloso molto caratteristico. La morfologia generale delle ghiandole si riconosce bene sol- tanto col metodo dell’impregnazione nera, che ne dà lo stampo negativo dei tubi ghiandolari. Con tal metodo si riconosce che ogni ghiandola presenta una fossetta ad imbuto alta e stretta, che si affonda nell’ epitelio di rivestimento dello stomaco. (Fi- gura 3, a). Tale fossetta, che costituisce lo sbocco della ghian- dola sulla superficie libera, rimane spesso totalmente colorata in nero; altre volte invece lo è solo irregolarmente sui margini. Alla fossetta fa seguito uno strozzamento (Fig. 3, a’) al quale convergono diversi tubi secernenti in numero vario, non però superiori a 5 o 6 per quanto almeno ho potuto osservare. Cia- scun tubo totalmente impregnato può essere seguito in tutto il suo lungo decorso, si può così osservare che assai spesso tali tubi sono tortuosi con stringimenti e gozzi e che presentano delle divisioni dicotomiche spesso in numero di 4-5 e più. Degno di attenzione particolare mi sembra il fatto che tali condotti (Fig. 3, è, 0’) non sono assolutamente separati»l’ uno dall'altro, come avviene per esempio nelle ghiandole peptiche dei mammi- feri, illustrate dal Miller e dal Golgi, ma presentano invece delle grosse sicure ed evidenti anastomosi. (Fig. 3, c, c'). Ciascun tubo poi offre delle numerose appendici laterali, più o meno irregolari, talora finissime e lunghe, talora più larghe, più brevi e come rigonfie : tali appendici corrispondono alle cel- lule secernenti. I descritti canali ghiandolari però non offrono sempre l’identico aspetto: mentre il più delle volte ciascun tubo appare dilatato con strozzature e rigonfiamenti, e le appendici o diverticoli appaiono piuttosto grossi ed irregolari specialmente alla loro estremità, altre volte invece i canali si presentano sot- tili ed in tal caso anche le appendici laterali sembrano più lun- ghe, più fine e regolari. Tale aspetto diverso offerto dalle ghiandole gastriche stà senza dubbio in rapporto colla presenza di quantità più o meno grande di secreto, cioè coi diversi stadi di attività o di riposo. i Qualche volta quando i tubi appaiono più rigonfi ho. potuto > £; cf bo - 69 osservare che i diverticoli o fondi ciechi laterali, corrispondenti alle cellule secernenti, sono rigonfi all'estremità e presentano piccolissime appendici, quasi minute radici per le quali si rac- coglie il secreto cellulare. E facile da questi preparati ricostruire la morfologia delle ghiandole gastriche della perca. Ciascuna cellula secernente corrisponde ad un condottino escretore, che sbocca nel canale centrale della ghiandola, manca qui la fina rete canalicolare descritta dal Miller e dal Golgi nelle ghiandole peptiche dei mammiferi: il secreto molto proba- bilmente dal corpo cellulare passa direttamente nel condottino escretore: infatti in alcuni preparati è facile osservare l’impre- gnazione del contorno di ciascuna cellula secernente. Le ghiandole stesse non sono ancora nettamente distinte come negli animali superiori: infatti sì osservano numerose anastomosi tra i tubi ghiandolari. (Fig. 4, c, c°). x Anguilla vulgaris. La mucosa gastrica dell'anguilla venne già fatta argomento di diverse osservazioni. Bischoff, Glaettliavevano riconosciuto l’esistenza di ghiandole cilindriche, Valatour ha dato una de- scrizione sommaria di queste ghiandole, che vennero pure stu- diate dallo Schulze e più recentemente dal Cajetan (‘). E facile dimostrare coi metodi ordinari l’ aspetto generale delle ghiandole gastriche dell’anguilla: si riconoscono allora: facilmente le cellule ghiandolari tondeggianti, grandi, con pro- toplasma finamente granuloso. La forma tondeggiante, la gran- dezza, l’ aspetto granuloso ed in certo qual modo opaco, costi- tuiscono una nota caratteristica delle cellule a pepsina e per- mettono di riconoscere, a primo acchito, se, nel preparato in esame, si abbiano sott’ occhio delle ghiandole peptiche. Colla reazione nera è facile ottenere l’ impregnazione dei lumi ghiandolari. Gli sbocchi delle ghiandole sì aprono alla superficie libera divaricando l’ alto epitelio cilindrico di rivestimento, con un lungo imbuto (Fig. 5, @) più largo verso la superficie libera, più stretto verso la profondità. (Fig. 5, d). (1) CAJETAN. — Ein Beitrag zur Lehre von der Anatomie und Physiologie der Tractus intestinalis der Fische. Inaug. Diss. Bonn. 1883. 70 AI colletto dell’imbuto confluiscono diversi tubi ghiandolari in numero vario, di solito 3-5. Ciascun gruppo di tubi ghiandolari, che confluisce in un im- buto comune si mostra ben individualizzato e distinto dai gruppi vicini per un più potente strato di tessuto connettivo. Ciascun tubo poi si presenta ramificato con legge dicotomica : le suddivisioni appaiono d’ordinario in numero di 3 o 4 per ciascun tubo. Si tratta dunque di ghiandole tubolari composte. (Fig. 5). i; Lungo siffatti tubi si osservano poi costantemente delle brevis- sime e fine appendici laterali (Fig. 5, c) che si succedono a breve distanza, e corrispondono ciascuna ad una cellula secernente, come si può vedere anche nelle sezioni tangenziali. Qui i tubi ghiandolari appaiono già assai bene individualizzati, infatti non mi venne mai dato di osservare delle anastomosi tra l uno e l’altro tubo. BATRACI. La struttura dello stomaco dei batraci è stata argomento di molte ricerche, tra le quali credo di dover ricordare quelle re- centi di Maria Sacchi. Le fine vie di secrezione delle ghiandole gastriche vennero studiate da Langendorff e Laserstein (') e tale descrizione trovasi accolta anche nel trattato dell’ O ppel (?). Dalle mie osser- «“vazioni però ho potuto convincermi che i risultati ottenuti dagli Autori accennati non danno la vera morfologia delle ghiandole gastriche dei batraci, ma sono l’effetto di impregnazioni incom- plete. Io ho studiato tanto le forme larvali quanto le forme adulte e le osservazioni mie portano nuovi dati in appoggio al concetto, pure addottato dall'Oppel, secondo il quale lo sto- maco dei batraci presenta già nelle forme larvali una struttura tipica, che lo differenzia assai bene dallo stomaco dei pesci. a) URODELI. Fam. Tritonidae: Sp. Triton alpestris (Laur.) Fam. » Sp. Triton cristatus (Laur.) Fam. Salamandridae : Sp. Salamandra maculosa (Laur.) (1) LANGENDORFF und LASERSTEIN. — l. c. (2) OPPEL. = l. c. 71 Le ghiandole dello stomaco tozze e grosse con cellule secer- nenti voluminose, tondeggianti, finamente granulose, presentano coi metodi comuni l'aspetto tipico più volte osservato dagli autori. La morfologia delle fine vie di escrezione si dimostra assai bene col metodo dell’impregnazione nera, e si riconosce che è simile nelle forme larvali, come nelle forme adulte. Le ghian- dole appaiono tubolari composte, sul loro fondo si ha una ele- gante arborescenza di canalicoli con fini diverticoli laterali tal- volta molto sottili e terminati da un piccolo seno o dilatazione tondeggiante. (Fig. 6, c). Questi fini condotti sboccano poi in un lungo canale escretore che talvolta è unico (Fig. 6, d), rara- mente si unisce con un altro condotto vicino e forma così il colletto della ghiandola, il quale appare spesso molto dilatato a guisa di imbuto, che si apre fra le cellule epiteliali di rivesti- mento. Ma riguardo al modo di presentarsi di questi condotti di escrezione, ho osservato delle notevolissime differenze. Alcune volte mentre i canalicoli della porzione secernente appaiono finissimi, con un tenue rigonfiamento a bottone nella parte terminale, il condotto escretore si presenta invece enor- memente dilatato. In altri casi invece sono i canalicoli della porzione secernente che si presentano molto voluminosi e bernoccoluti, mentre il condotto appare piuttosto sottile. To ritengo che queste differenze nel modo di presentarsi dei citosolenuli, sieno dovute a diversi stati funzionali, e precisa- mente il 1° caso descritto corrisponde a mio avviso, ad uno stato di riposo delle ghiandole secernenti, mentre il condotto è pieno di materiale secreto, il 2° caso corrisponde ad un inizio di atti- vità delle cellule gastriche mentre il condotto escretore è ancora quasi vuoto. Si notano infine dei preparati nei quali tanto i ci- ‘tosolenuli come i canali escretori, sono molto dilatati, qualche volta anzi a gozzi e stringimenti. Questi preparati devono cor- rispondere ad un periodo di attività continuata. Le particolarità che io ho descritto per la larva di Triton alpestris, corrispondono esattamente a quanto si riscontra anche nei tritoni adulti. Dunque già nelle larve le ghiandole gastriche dello stomaco hanno raggiunto lo sviluppo morfologico dei batraci perfetti. 72 b) ANURI. Fam. Ranidae : Sp. Rana temporaria (Lin.) Fam. » Sp. lana esculenta (Lin.) Intorno alla morfologia dei condotti ghiandolari della rana Langendorff e Laserstein, come ho già detto, hanno dato delle descrizioni incomplete, dovute naturalmente ad una incom- pleta riuscita della reazione. Io ho studiato diversi esemplari tanto giovani, come adulti, di rana esculenta e di rana temporaria, sia nel digiuno, come durante la digestione, per meglio assicurarmi che i miei reperti non differiscono da quelli di Langendorff e Laserstein per effetto del diverso stato funzionale dello stomaco. Come risulta evidente da un esame delle mie figure, le ghiandole gastriche della rana sono assai più complesse di quanto credono gli Autori più sopra citati. Coi metodi comuni le ghiandole gastriche appaiono piuttosto grandi e presentano delle cellule secernenti con forma tondeggiante o poligonale, finamente granulose, di aspetto assai caratteristico. Colla reazione nera si hanno imagini assai diverse a seconda che si tratta di animali in periodo di digestione o di digiuno. In generale si può vedere come ad un largo colletto di altezza variabile, convergono diversi tronchi di solito in numero di 2-3 0 4, che talora -appaiono assai dilatati, tal’ altra assai ristretti. Ciascuno di questi tubi ghiandolari si suddivide poi di nuovo in diversi rami muniti di numerosi diverticoli. Quando lo stomaco si trova in periodo di digestione gli ultimi diverticoli, corrispondenti alle cellule secernenti, appaiono assai dilatati, grossolanamente varicosi lungo tutto il loro decorso, € di aspetto assai irregolare. La Fig. 7 tolta da una rana escu- lenta corrisponde appunto a questo stadio. La ghiandola dà allora l’imagine di un albero capovolto munito di rami grossi, nume- rosi ed irregolarmente bernoccoluti. (Fig. 7, c, c). Esaminando i preparati a forte ingrandimento si acquista la convinzione che gli ultimi diverticoli dei canali di escrezione penetrano entro le stesse cellule secernenti. (Fig. 7, d). In altri periodi funzionali si hanno imagini assai diverse. Infatti alcune volte mentre il condotto ghiandolare ed i rami 73 secondari appaiono pure molto grossi, perchè ripieni di secreto, gli ultimi diverticoli invece sono assai sottili e terminano legger- mente rigonfiati. La nostra fig. 8 dà appunto l’ insieme dei con- dotti in periodo di attività e degli ultimi diverticoli in periodo di riposo: si ha sempre l’imagine dell’albero rovesciato ma con rami terminali sottili, i quali portano delle palline terminali. (Fig. 8, d). Credo utile aggiungere alle mie figure un dettaglio a forte ingrandimento dello stadio funzionale più sopra descritto : appare molto evidente l’ abbondanza degli ultimi diverticoli situati a breve distanza gli uni dagli altri, e che di solito partono alterni dal condotto secondario. (Fig. 9). Caratteristico è pure il rigon- fiarsi nella parte terminale di questi ultimi diverticoli, fornendo leggere insenature, che a debole ingrandimento hanno l'aspetto di palline. (Fig. 9, d). Altre volte infine tutte le vie di escrezione appaiono assai ristrette, il che indica che l’animale era in digiuno. Dall'esame delle mie figure appare dunque evidente che questi condotti ghiandolari offrono una forma assai più complessa di un semplice condotto centrale con pochi diverticoli laterali, mostranti solo qua e là qualche nuova suddivisione, come Lan - gendorff e Laserstein avevano affermato. RETTILI. Lo studio morfogenetico dei fini canali di escrezione delle ghiandole gastriche dei rettili veniva pure ad offrire grande interesse, in quanto che batraci e rettili sono appunto l’ anello di congiunzione tra i vertebrati inferiori ed i superiori, cioè tra selaci ed uccelli da un lato e tra selaci e mammiferi dal- l’altro. La struttura del tubo digerente dei batraci e dei rettili pre- senta molta uniformità in tutta la serie. Le ghiandole dello sto- maco dei sauri e degli ofidi sono semplici, le loro ghiandole pre- sentano molta somiglianza colle forme ghiandolari di taluni te- leostei ed anfibi. Allo studio istologico del tubo digerente di questo gruppo si applicarono — fra gli altri — il Leydig, il Partsch, l’Edix- ger, il Glinsky, il Trinkler, Maria Sacchi, e da/ul- * o MESI 3 4 i b: 74 timo i dottori Giannelli e Giacomini (‘), i quali hanno fatto una revisione di queste conoscenze dando una estesa descrizione istologica dell'esofago, stomaco, ed intestino dei rettili. Le specie da me prese in esame furono : Ord. OPHIDIA : Fam. Colubridae: Sp. Tropidonotus natrix (Gesn.). Ord. SAURI: Fam. Scincoideae: Sp. Anguiîs fragilis (L.) Fam. Lacertidae: Sp. Lacerta muralis (Merr.) Fam. » Sp. Lacerta gecko (L.) Negli Ofidi le ghiandole gastriche hanno conformazione dif- fervente nelle varie porzioni e per ciascune di queste sono iden- tiche in tutte le specie. Nella parte cardiaca sono lunghe, stret- tamente addossate tra loro, di forma semplice o biforcata, a lume molto ristretto. Si distingue nettamente in esso il col- letto dal corpo cellulare. Nella porzione pilorica le ghiandole sono ridotte a corti, semplici e radi tuboli, taluni di essi bifor- cati, rivestiti completamente da cellule apparentemente mucose. Nei Sauri si osservano pieghe più o meno sviluppate decor- renti secondo l’asse maggiore dello stomaco, più numerose e più grosse nella porzione cardiaca e che diminuiscono di numero o di grandezza andando alla porzione pilorica. Ai lati delle pieghe, come nei loro fondi, si osservano delle fossette limitate da creste, ed è in queste fossette che si aprono le ghiandole dello stomaco. L’ epitelio di rivestimento della mucosa gastrica non è identico in tutti i sauri, ma però in ognuno di essi si mantiene uguale nelle varie porzioni dello stomaco. Una netta delimitazione fra colletto e corpo ghiandolare si riconosce nell’ Anguis, mentre manca nella Lacerta. Colla impregnazione nera i condotti escretori delle ghiandole i gastriche dei rettili appaiono molto rassomiglianti a quelli che abbiamo già descritto per i batraci, come facilmente si può ve- dere da un esame delle mie figure. Facilmente si impregnano i dotti o solo isolatamente qua e ‘4) GIANNELLI e GIACOMINI. — Ricerche istologiche sul tubo digerente dei Ret- tili. ‘R. Accademia dei Fisiocritici, 1896).

mentre quelli del Penzig sempre « minores » comunque separati da uno spazio maggiore o minore del loro dia- metro. Se si tratterà realmente d’ una stessa specie tcibodana tanto variabile, il nome maculata sarebbe confacente ai soli giovanissimi esemplari (non più di 7 mill.), ma priore al mio. Fam. Atypidae. 15. Atypus javanus, Thor. Parecchie femmine, tutte con la mac- chia semilunare testacea alla base dell’ addome, che non é dunque accidentale, bensì caratteristica. Tcibodas. Fam. Heteropodidae. 16. Meteropoda thoracica (C. L. Koch). Tre femmine giovani, con le zampe « supra transversim nigro-vittatis » Thor.: Buitenzorg. Fam. Lycosidae (Cteninae). 96 17. Ctenus valvularis (v. Hass.). Una femmina: Buitenzorg. La figura della curiosissima epigina di questo suo Zeptoctenus data dal van Hasselt (Midden Sumatra: Araneae 1882, p. 45, tav. IV, fig. 12) mi accerta della determinazione. Pavia, dal Laboratorio zoologico della R. Università, 28 luglio 1898. RECENSIONE Prof. Leopoldo Maggi. — Ze ossa sovraorbitali nei Mammiferi. (Rend. R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Serie 1I.° Vol. XXXI. — Seduta del 14 luglio 1898. Queste ossa non furono finora né vedute, né accennate nei Mammiferi. Il Prof. Leopoldo Maggi, le ha trovate in alcuni cani. Seguendo la legge delle connessioni organiche di Geoffroy-Saint-Hilaire, pur te- nendo calcolo di quelle cautele suggerite da H. Milne-Edwards per la sua applica- zione, il Prof. L. Maggi, stabilisce dapprima il posto dei sovraorbitali tra le ossa craniali, che è alla parte superiore dell’ orbita 0, più precisamente, della cintura ossea orbitale, ove ciascun sovraorbitale vien ad essere in sutura col frontale medio, col prefrontale e col postfrontale, come sì osserva, ed hanno già fatto osservare Cuvier, Meckel, Owen, Huxley, Siebold e Stannius, Panceri, Nuhn, Vogt e Jung, ecc., in alcuni Pesci, Batraci, Rettili e Uccelli, attuali ed antichi. a Egli poi dimostra come la coordinazione di fatti anatomici ed embriologici già noti, conduca a far ammettere razionalmente i sovraorbitali anche nei Mammiferi, e propriamente in quelli, in cui esistono le apofisi orbitali esterne del frontale. Ma per poter dire che dette apofisi sono non altro che i sovraorbitali fusi coi frontali medj, bisognava trovarle distinte da questi; ciò ch’ egli ha rinvenuto in alcuni individui di cani appartenenti a razze, in cui altri individui, non presenta» vano autonomi le apofisi zigomatiche o processi postorbitali del frontale. Sono cani Barboni adulti, e Bull-dogg giovani, in cui trovò i sovraorbitali. A Il Prof. L. Maggi poi, estese le sue ricerche sopra altri crani, prima e dopo la nascita e a varie età, di cani: Bracchi, Levrieri, San-Bernardo, Mastino, In- glese, Mops o Carlino, grande Danese, piccolo Danese, Setter , Pintsch, CS dalle quali gli risultò, che i sovraorbitali possono essere: autonomi, ossia distinti | e quindi in sutura colle ossa vicine, dando luogo alle suture sovraorbito-fronto- mediana e sovraorbito-prefrontale; oppure in via di fusione coi frontali medj; od anche completamente fusi con queste ossa, così da passare ad apofisi zigomatiche o processi postorbitali dei frontali medj, più o meno grandi. Oltre a ciò possono essere precoci nella manifestazione dei loro centri di ossificazione e tardivi nel loro accrescimento, come ha potuto osservare nei Levrieriî, Danesi. ecc. Finalmente sono, almeno finora, mancanti nei crani di piccoli cani, come nei piccoli Pintsch. La presenza dei sovraorbitali poi nei detti cani ha fatto emergere quella dei loro prefrontali, che non sono totalmente autonomi, per lo più si fondono coi fron- tali medj, e finora li ha trovati sempre fusi colla parete orbitale del frontale. Ma di queste ossa dirà più tardi, quando tratterà dei prefrontali nei Mammiferi. Gerenti I REDATTORI. Pavia, 1898; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. STAZIONE TERMALE DI ABANO (PROVINCIA DI PADOVA) Sorgente del Montirone | Uso interno dell’ acqua. — L’ acqua del Montirone che raggiunge F: alla sorgente la temperatura di 87° C. è stata riconosciuta batterio- d logicamente pura, e dall'analisi chimica eseguita dal Prof, R. NASINI, . tre anni or sono, è da classificarsi fra le saline clorurate nonchè bromo-jodurato-litiose. È L'idea di ripristinare l’ uso interno di quest” acqua si deve al ° chiarissimo Prof. Comm. Ac®itLe De Giovanni. Da una serie di espe- . rimenti ch’Egli fece per due anni nella Clinica medica della R. Uni- | versità di Padova, da Lui diretta, potè raccogliere nei casì più sva- | riati larga messe di note cliniche e la conferma delle sue previsioni . sul valore curativo dell’acqua di Montirone. E Indicazioni. — Quest’acqua spiega principalmente la sua efficacia È: nella Gotta — Renella -- nell’Artritismo —- nei catarri cronici dello i. stomaco, dell’ intestino e delle vie urinarie — nell’ Obesità + Ma- |. lattie del fegato — Glicosuria — Linfatismo ‘addominale e generale è. Gozzo strumoso. ; Usi. -— Si prende alla temperatura. da 28° a 30° C. facendola «. scaldare a bagno-maria, se la si beve fuori dello stabilimento. | Deve consumarsi a digiuno nel più breve tempo possibile secondo | tolleranza, se v'é stitichezza; oppure a DEE nel giorno, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. Dose. — Da uno a due litri al giorno. / Acquisto. — La si acquista in casse, cadauna da N. 24 bottiglie 1 di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle Terme . di Abano (Stabilimento Orologio). Prezzo L. 16. 50 la cassa di 25 bottiglie da litro franca Stazione Abano. Fi. NB. Ai signori medici, 1° Amministrazione accorda lo sconto del 10 0/.sul prezzo È dell’ acqua (L. 13. 50) e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo (L. 3. ogni {25 bottiglie) rese franche Stazione Abano. i. e nelle infiammazioni a lenta risoluzione. — Nella scrofola — nel . SÌ CASA, DI CURA: diretta dall’Illuste. Prof. Comm. A. DE GIOVANNI per Malattie Interne e DAL le Nervose I Cua preventiva Selle 0 Costituzionali (sono escluse le malattie infettive e contagiose) | IDROTERAPIA: Bagni sbmpliet! 0. ‘medicati — | Doccie. alternato - - Semicupi ad acqua corrente, ecc. a 3 ELETTROTERAPIA; Compresi | ‘applicazione della Elettricità sto È tica e del Bagno elettrico. n ia AEROTERAPIA — MASSAGGIO — GINNASTICA MEDICA, x (apparecchio De Giovanni. || de ni CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo Te Li re centi prescrizioni dell’Igiene. Intervento di Specialisti secondo le esigenze. della ‘diagnosi e della cura I signori Professori e Medici della Citta possono introdurre nella Casa ammalati BD: e dirigerne la cura. i; st D: iù Es ver” g NATURALIEN-COMPTOIR Vien. I. Maximilianstrasse TL Il Dottor CRT Eger di Viennà ha delle bellissime raccolte di i di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene ‘corrispon. ‘ini liano, francese ed inglese; pesd ass il suo AI. a chi. 0UEno | fa diretta nen domanda. È PSI sa JAN 23 1890 Anno XX. Dicembre 1898. N 4. III ANSIA AARDIANRA 10,595 BOLLEPRINO. SCIENTIFICO REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. D’' ANATOMIA E FISIOLOGIA PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA .COMPARATE . UMANA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R, UNIVERSITÀ DI PADOVA tr r__ar__ Un Anno 5, 8, NPA VIEA Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni 1898. Cambi ricevuti dal 1° Ottobre a e DER 4. Atti della Società Ligustica di Scienze NGINTHE Vol. IX, N. 3 - nova, 1898. AL 2. Gazzetta medica lombarda. — Dal N. 40 al 5]. — Milano, 1898. 3. Giornale della associazione napoletana di Medici e Naturalisti. - - Fasci- colo 5 e 6. — Napoli, 1895. 4. Gazzetta Medica Cremonese. — N. 10 e J1. — Cremona, 1898. 5. La Clinica Veterinaria. — Dal N. 41 al 52. — Milano, 1898. Dia 6. L’Anomalo. — Rivista mensile di Antropologia, Psichiatria e Medicina | legale. — N. 6 e 7. - Napoli, 1898. . CARA . Monitore zoologico italiano. — N. 10 e il. — Firenze, 1898. ELE Sri s Rivista di patologia mentale e nerrosa. — N. 10.e Il. — Firenze, 1898. È . Rivista mensile di Psichiatria furense, Anfropologia criminale e Scienze affini. — N. 10 e 11. — Napoli, 1898. 10. Annales de l° Université de Grenoble. — 4° trimestre — 1898. a 11. Anales de la Sociedad cientifica Argentina. — Fase. IN, IVeV._ - Buenos- A Aires. — 1898. EIA 12. Anales del Circulo Medico Argentino. — N. Y7. 18, 19,21 e. Buenos-. Aires, 18598. 13. Bulletin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles N. 12004 — Lau sanne, ]898. i 14. La Feuille des jeunes naturalistes. - Num. 336, 397 et 398. - -Parie. 1898. — x o chiesa, 1888. 1 16. Travaux de la Societe Imperial des Agbarate de Saint SIE hl 28 N. 8. — Voi. 29 N. 1-4 1898. — Section de zoologie. Vol. 27 N. 4. . Bulleftino della Società entomologica italiana. — Trimestre Ie IE — Fi ic renze, 1898. È Numeri mancanti. 1. Gazzetta medica lombarda. — N. 38. — Milano, 1898. dA 2. La Clinica Veterinaria. — N. 40. — Milano, 1898. — Arre 3. Annales del circulo medico argentino. N. 20. — 1898. i | Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. T Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1897. — Senso Prof. da 1897. - - Prof. Comm. Pietro Payesi a Gabinetto Zoologieo della R. Univ deli anno 1897. — R. Orto iobidizo, Pavia, anno 1897. - Gabinetto di : dl 10gia R. Università di Genoya, anno 1858. È VAN 23 105 x (SIPIICR; Anno XX, Dicembre 1898. N. 4, Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMP. NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, ACHILLE DE=-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITA DI PADOVA. Abbonamento annuo Italia L «|| Si pubblica in Pavia Esce quattro volte all’anno. = » >» Estero » 19©|[Corso Vittorio Em. N. 73|]| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato . . » 2|_____ | Pavia dall’ Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . » Ogni N.° è di 32 pag.€|| tori. SOMMARIO P. PAVESI: Di un altro uccello nuovo per la Lombardia e Calendario Ornitolo- gico Pavese pel 1897-98. — R. MONTI: Su la morfologia comparata dei condotti escretori delle ghiandole gastriche nei vertebrati. (Continuaz. e fine con 2 ta- vole). — G. PARAVICINI: Sulla minuta innervazione del canal digerente del- l’ Helix pomatia L. (Continuaz.) — R. MONTI: Su la fina distribuzione e le terminazioni dei nervi nella milza degli Uccelli. — Recensioni — IJIMA: Or a new Rhizopod parasite of man. — SOUKATSCHOFF : Contributions a 1’ é- tude du systéme nerveux de la Nephelis vulgaris. — L, MAGGI: Serie di ossi- cini mediani del tegmen cranii in alcuni cani (Canis), e loro omologhi ed omo- topi in alcuni storioni (Acipernser). — Indice per Materie e per Autori del V volume del « Bollettino Scientifico » dall’anno XVII al XX inclusivi. DI UN ALTRO UCCELLO NUOVO PER LA LOMBARDIA E CALENDARIO ORNITOLOGICO PAVESE PEL 1897-98 del Prof. Pietro PAVESI Dopo la pubblicazione dell’ ultimo mio Calendario ornitolo- gico, che cessa al giugno 1897 (4), continuai a prendere ap- punti su la comparsa e la frequenza degli uccelli nostrali. Re- gistrerò qui pel primo il fatto più saliente. La mattina del 15 corrente novembre, con cielo nuvoloso, ai Casoni (frazione del comune di Carbonara) sulla riva destra del Ticino, io stesso ho ucciso un’ Arguatella (Pelidna) mare- (1) In questo « Bollettino scientifico » n. 3 del 1897. Nella nota ] del detto mio quinto Calendario lesgonsi le indicazioni dei precedenti. 98 tima Brunn. È una femmina, non per anco vestita della livrea perfetta invernale; la caratterizzano il tarso più breve del dito mediano, tarso e dita giallo-olivastri e grossi, becco un po’ giallo alla base, nero in massima parte, testa e collo nero-lavagna, piume del dorso e scapolari nere con riflessi violacei e mar- gine cenerone, ecc. Era sola e beccava in terra, quieta sì da lasciarsi molto av- vicinare; nello stomaco le trovai finissima sabbia silicea, alcuni grani irregolari di quarzo, diaspro, gneiss e pagliette di mica di recente introdotti, un seme nero di papilionacea, un pezzet- tino di piombo, come pallino schiacciato, una trentina di Gam- marus fluviatilis o interi o non digeriti, ed uno strongilide (più tosto Strongylus che Hystrichis), indeterminabile perchè femmina giovane, forse sconosciuto, certamente nuovo parassita di tutto questo gruppo di scolopacidi, quindi della specie in di- scorso (!). A parte questo e ciò premesso, suppongo che fosse a pena qui giunta, digiuna (la sabbia ed il Gammarus son del Ticino), dal basso Veneto, parendomi poco probabile l’ arrivo, traverso l’Apennino, dal litorale Ligure, dov'è sempre accidentale, ma fu preso meno raramente il « Piovanello violetto » delle re- gioni artiche, del quale si contano pochissimi esemplari cattu- rati in Italia (£) e quasi tutti d’autunno alle spiaggie del mare. Per la provincia pavese e la Lombardia è nuovo affatto, seb- bene mi nasca il dubbio che l’esemplare del Museo universitario sia stato preso a Pavia. Il cartellino (e l’ antico catalogo), sfor- tunatamente, non porta cenno della precisa località; ma segna l’anno 1856 e la data si soleva mettere soltanto sui pezzi fre- schi. Allora però il Maestri ed il Brambilla formavano già rac- colte ornitologiche e scrivevano sugli uccelli del pavese; tuttavia non ne parlano. Se quella cattura da noi è dunque ipotetica, l’attuale è autentica. Delle mie caccie più singolari, può mettersi insieme col Me- lizophilus undatus (24 dicembre 1877 su cespugli del sabbione di fronte alla Scarpona la foce del Ticino). Delle caccie verso (1) Linstow, Compendium der Helminthologie, Hannover 1878, p. 129, n. 756 e vicini. (2) Gi@LIOLI, Avifauna italica, Firenze 1886, p. 383. di i A f 99 altrui, da me segnalate, sta con lo Strepsilas interpres (16 maggio 1879 circa nello stesso posto del Melzzophilus): Phoe- nicopierus roseus (1 ottobre 1892 sul Po rimpetto a S. Ci- priano): Cygnus Bewicki (1-12 gennaio 1891 a Cascina Brunori, sul Ticino e sul Po): Branta leucopsis (28 febbraio 1886 a Corana sul Po): Harelda glacialis (16 dicembre 1890 alla foce del Ticino): Oedemia nigra (13 novembre 1887 sul Ticino poco sotto il Borgo di Pavia): Hydrocoleus minutus (18 novembre 1832 e 30 marzo 1888 al Chiozzo sul Ticino ed a Sannazzaro): Stercorarius parasiticus (15 ottobre 1881 sul Ticino sotto la Scarpona), ecc. Ora il mio Piovanello violetto forma parte, coi predetti uc- celli, della raccolta locale del nostro Museo civico. Colgo l’ occasione per dire che nel 1897. Luglio. I Cypselus apus sono partiti il 17, scomparsi del tutto il 19; nella seconda. metà è notevole il ripasso di Coturnia com- munis. — Agosto. Si prende quasi nulla, ma il 27 è uccisa una Coracias garrula ai Barchetti di S. Sofia. — Settembre. Malgrado che i fiumi siano cresciuti, abbiamo pochi palmipedi; tuttavia vedesi qualche grosso branco di Dafila acuta e Mergellus albellus nella prima quindicina; due Ardeola ral- loides ed una Vanellus capella il 12 fra i due ponti di Pavia; il 24 un Plegadis falcinellus, per noi adesso rarissimo, è ucciso alla Costa Caroliana ; nell’ultima decade alcuni Limnocryptes gallinula d’ anticipato arrivo e qualche Gallnago major nelle valli del Ticino. — Ottobre. Il 3 segnalasi la prima Scolopaa rusticula al Siccomario; il 9 passano molti Cannabdina linota alla Caima ed è ucciso a Mom- bolone un Pandion halicetus, specie accidentale; il 12 èé straor- dinario il passo di Fringilla coelebs a Torre del Gallo; nella se- conda metà, dopo le pioggie, buon numero di Gallnago celestis e anatidi, ma quasi nulla ai paretaj. — Novembre. Dal 10 all’ 11 molte puntate di Alauda arvensis, a nord di Pavia, in ritardo e gran passo di anatidi; il 12 un’ Oede- mia fusca è uccisa al Canarolo sul basso Ticino; il 13 una Chaule- lasmus streperus sul canale da Riva presso la Mangialoca; il 26 tre esemplari dell’ accidentale e citata ZYarelda sul Po al No- vello, indi disereto numero di altri palmipedi e di Limnocryptes. Maia 100 1897. Dicembre. Il 18 enorme quantità di palmipedi sul Po, ma scacciati dalla riserva Weil-Weiss di Zinasco; nel mese un Pan- dion halicetus a S. Cristina di Varzi. 1898. Gennaio. Perdurando discreto numero di palmipedi, il 18-19 comincia il ripasso di Dafila acuta, Spatula clypeata e coppie di Anas boscas, tosto sospeso. — Febbraio. Avvistate il 12 le prime Querquedula circia a Mezzana Corti sul Po; 14-15 Anser (segetum?) al ponte della Stella; 19 sul Po gran passo di palmipedi mischiati; il 27 la prima Porzana fulicula all’ Arpasanta di Zerbolò. — Marzo. Dal 5 al 13, con pioggie e fiumi alti, palmipedi in quan- tità, specialmente Dafila acuta, sul Po, rotta del passo il 6, poi sospeso ; il 16 Zirundo rustica di primo arrivo a Pavia; il 17 Upupa epops ed il 20 Oedicnemus crepitans al Canarazzo ; il 24, con tempo burrascoso, buon passo di trampolieri e palmipedi, fra i quali predomina la Mareca penelope e sono pochissime Querque- dula circia; il 31 vista un’ accidentale Tadorna cornuta sul ca- nale da Riva ai pennelli in bocca alla Mangialoca. — Aprile. Il 9 arrivano i primi Cypselus apus a Pavia ; il 19 Che- lidon urbica e vista la prima Coturnia communis al Siccomario. Abbiamo già nella prima decade Cuculus canorus, Luscinia vera e gli altri uccelli estatini. — Luglio. Il 19 partiti quasi tutti i Cypselus apus da Pavia; il 28 un Merula nigra in abito tefrinico, cioè bianco-cenere con occhi rossi d’ albino, è preso nel bosco Brusati a Zinasco. -- Agosto. Il 19 altro albino di Chelidon urbica in città presso il ponte vecchio, con piume cenere, quasi corona, intorno alla base del becco. — Settembre. Al taglio dei risi pochissime Porzana fulicula ; il 19 è uccisa una giovine femmina di Stercorarius pomatorhinus sul- l’aja Clerici della Costa de’ Nobili; nell'ultima decade molti Gal- linago coglestis e Limnocryptes gallinula in valle del Ticino, di- screto numero di Fulica atra, non che di anatidi, specialmente Mareca penelope e Spatula clypeata sui fiumi. — Ottobre. Nelle prime decadi notevole passo di Porzana fulicula e Gallinago celestis abbondanti nelle risaje , meschine prese di uccelletti ai paretaj : il 28 si accentua ancora il passo di Porzana e vedonsi parecchie puntate di A/auda arvensis a Villanova d’Ar- denghi ; il 29 è uccisa un’ Otis tetrax, accidentale, a Barbianello nell’ Oltrepò. — Novembre. Con le pioggie e l’ ingrossarsi dei fiumi, aumentano gli anatidi, sopra tutti Mareca penelope ; il 3, insieme con Dafila 101 acuta, è presa una Querquedula circia (casuale d’ autunno) sul Po; il 9 molte Gallinula chloropus nei canneti del canale Venerio, sopra il più grande dei quali uccisi il rarissimo Circus eruginosus, femmina in abito di seconda muta; passano branchi di Vanellus capella e ne arrivano di Corvus frugilegus, mentre sono già giunti Troglodytes europeus e Regulus cristatus a Pavia; al 10-11 au- mentano gli anatidi sui fiumi e molti sono i branchetti di Ga/lnago coclestis nelle risaje; 1° 11 è uccisa una Chaulelasmus streperus sul canale Venerio ; il 15, data della cattura del Piovanello vio- letto, ogni passo è sospeso ; il 18 preso ancora un Gallinago major nel pavese ; il 20 notevole arrivo di Ra/!lus aquaticus sul canale Venerio, grossi branchi di Vanellus capella risalgono il Ticino; il 22 ragguardevolissimo numero di anatidi sul Po, particolarmente di Anas boscas, nelle valli immense le squadre di Vanellus ca- pella e parecchi Numenius arquata; il 27, dopo la furia tempo- ralesca della notte ed il vento impetuoso di libeccio, ritornano vo- letti di palmipedi, specie di Querquedula crecca e Dafila acuta, sui fiumi, un grosso branco d’ 7ydrocoleWus ridibundus schiamazza sul Ticino fra S. Sofia e Torre d'Isola, un Dendrocopus minor , raro, veduto alla Barcella lungo il Gravallone. Termina il mese con diminuzione di selvaggina. Pavia, dal Laboratorio zoologico della R. Università, 50 novembre 1898. SU LA MORFOLOGIA COMPARATA dei condotti escretori delle ghiandole gastriche nei vertebrati DI RINA MONTI Assistente di anatomia e fisiologia comparate nella R. Università di Pavia (Contin.e e fine vedi n. 3, anno 1898 —- con due tavole). UCCELLI. “ Come risulta dall'esame della bibliografia vari autori, in epoche diverse, si sono occupati della struttura istologica del tubo digerente degli uccelli. Basta ricordare i nomi del Cattaneo ('), del Cazin(*) e (4) CattANEO. — Istologia e sviluppo dell'apparato gastrico degli uccelli. Atti Soc. Ital. Sc. Nat. Vol. XXXVII pag. 90-175. Anno 1884. Milano. (2) CAZIN. — Recherches anatomiques, histologiques et embryologiques sur l’ap- pareil gastrique des Oiseaux. — Ann. des Sc. Nat. 7 Série. Bd. IV. 1888. 102 più recentemente del Klug (4), i quali tutti portarono un largo contributo alla soluzione dell’ argomento. Senza riassumere i singoli lavori dirò che, dal complesso di questi risulta che non esistono rapporti fra il regime animale o vegetale degli uccelli e la complessità delle loro ghiandole gastriche composte. Ogni ghiandola unilobata ed ogni lobo di ghiandola multilobata appare costituito da una agglomerazione di tubi a fondo cieco, tappezzate da cellule granulose, che versano il prodotto della loro secrezione in una cavità cen- trale, la quale serve di canale escretore comune. Naturalmente nelle ghiandole multilobate le cavità centrali dei lobi sboccano in una cavità comune aprentesi nello stomaco, e la superficie della cavità centrale appare tappezzata da un epitelio ora cilin- drico, come per es. nel pollo, altre volte invece da un epitelio a cellule mucose, come in molti passeracei. Ma in ogni caso le ghiandole gastriche composte degli uccelli posseggono non una sola specie di cellule, come si credeva generalmente, ma due specie di cellule, localizzate le une nei tubi ghiandolari situati alla periferia delle ghiandole, le altre nella loro parte centrale, vale a dire nelle cavità comuni e nei canali collettori, che rice- vono il secreto dai tubi ghiandolari periferici. E — secondo il Klug — le cellule costituenti le ghiandole dell’echino di uccelli granivori secernerebbero non solo l’ acido cloridrico, ma anche la pepsina. Sarebbero cellule marcatamente granulose, con nucleo più o meno centrale e che ricorderebbero le parietali dei mammiferi. Io ho cercato di estendere le mie ricerche ad un buon nu- mero di specie, di cui dò l'elenco: Ord. GraLLATORES. — Fam. Charadridae: Sp. Vanellus cri- status. Mey. Ord. GaLLINAcCEI. — Fam. Penelopidae : Sp. Meleagris gallo- pavo. L. — Sp. Gallus domesticus. Ord. CoLumBinaE. — Fam. Columbidae : Sp. Columba livia. L. Ord. Passeres. — Fam. Sturnidae: Sp. Sturnus vulgaris. L. Fam. Motaciliidae : Sp. Anthus pratensis. Bechst. — Sp. Mo- tacilla alba L. (4) KLUG. — Die Belegzellen der Magenscheimhaut bilden ausser der Saure mUeL das Pepsin. — Ungar. Arch. fiùr med. Jahrg. 1, S. 35-37. 1893. 103 Fam. Turdidae: Sp.: Turdus merula L. Fam. Alaudidae: Sp. Alauda arvensis L. Fam. Fringillidae : Sp. Fringilla coelebs. L. — Sp. Frin- gilla spinus. L. — Sp. Coccothraustes vulgaris. Pall. — Sp. Emberiza citrinella L. Ord. RapratorEs. — Fam. Strigidae: Sp. Strix Aammea L. Fam. Accipitridae: Sp. Falcus tinnunculus L. Allo stomaco ghiandolare di queste specie ho applicati i me- todi ordinari per studiarne la struttura istologica. I pezzi fissati con sublimato Heidenhain, venivano colorati con liquido Biondi, liquido Ehvlich, ematossilina Bohmer e rosso Congo, ematossilina Bohmer ed auranzia, ematossilina Bohmer e saffranina, fucsina e bleu di metilene ecc. Le cellule ghiandolari si presentano a primo aspetto come delle foglioline sessili attaccate a breve distanze le une dalle altre ad un peduncolo, dato dal sottile e lungo strato di connet- tivo, che serve di sostegno alle ghiandole, e circondanti un largo canale di escrezione. Le cellule ghiandolari, tanto nel pollo, come nel luchevino, offrono tutto l'aspetto di piccoli corpi tondeggianti o poligonali a contorni molto netti e con un protoplasma fina- mente granuloso, con un nucleo tondeggiante, che assume pure intensamente le sostanze coloranti, ma che a forte ingrandimento appare pure chiaramente granuloso. Anche con questi metodi semplici si possono vedere talora i canali ghiandolari sboccare in un unico centrale, larghissimo, «coperto da epitelio cilindrico piuttosto basso, canale che sbocca alla sua volta nella cavità dello stomaco, frammezzo all'alto epi- telio cilindrico di rivestimento. Mediante la reazione nera (metodo rapido e ringiovanimento) mi fu possibile studiare il modo di comportarsi dei canalicoli di escrezione o citosolenuli. Dirò subito che non di rado si impregnano le cellule ghian- dolari, ed allora mentre si possono studiare i contorni di queste, . riesce impossibile farsi un'idea dei fini condotti di escrezione. Altre volte sono invece impregnati questi ultimi, ma insieme anche i grossi dotti di escrezione, ed allora si hanno delle ima- gini assai confuse, che non riesce possibile decifrare. In com- plesso lo studio ne è facile quando si impregnano separatamente gli ultimi canalicoli ed i grossi condotti ghiandolari. 104 Negli uccelli comincia dunque ad apparire una rete pericel- lulare con aspetto però assai diverso dai canestri pericellulari descritti dal Mùller e dal Golgi nei mammiferi. Per averne un'idea basta appunto esaminare le figure che io ho disegnato dalla camera chiara e compararle colle figure date dagli autori sopracitati. Non tutte le specie da noi studiate ci hanno fornito ugual- mente buoni risultati, i migliori li ebbi sullo stomaco del pollo, stornello, frosone, falco, vanetta, strix e qualche altro. Dall’ esame accurato delle mie preparazioni ho potuto convin- cermi di una certa uniformità di disposizione dei condotti escre- tori nelle diverse specie, e perciò credo utile darne una descri- zione complessiva. Nel caso più frequente si hanno impregnati lunghi tubi re- ticolari, quasi calze a larghe maglie, che abbracciano i tuboli ghiandolari. A debole ingrandimento questa rete appare costituita da con- dotti sottili e di solito regolari, che limitano delle maglie poli- gonali di grandezza molto variabile. Ognuna di queste maglie circonda appunto una cellula ghiandolare: a forte ingrandimento riesce facile rilevare come questi citosolenuli, abbraccianti le cellule secernenti, non abbiano veramente un calibro sempre omogeneo, ma presentino bensi qua e là dei rigonfiamenti e de- gli strozzamenti. Assai importante mi sembra un altro minuto particolare, che ho rilevato costantemente nelle mie preparazioni. I canali- coli escretori non si limitano a formare delle maglie abbraccianti le cellule secernenti, ma presentano altresì brevi e numerosi diverticoli. In ciascuna maglia (vedi fig. 12) i diverticoli sono in numero vario, talvolta ne ho contato persino sei. A mio giudizio pene- _ trano nelle cellule medesime e vi raccolgono il secreto. I cana- | licoli di questa rete sboccano in un canale centrale molto largo, ma vi sboccano isolatamente, a breve distanza gli uni dagli altri senza unirsi prima in un unico collettore, ricordando l’ aspetto che il Golgi dice essere comune negli embrioni dei mammiferi; difatti nella mia figura si vedono appunto questi canalicoli sboc- care uno dopo l’altro nel dotto comune (fig. 13). 105 Bisogna però rilevare subito che difficilmente si impregnano questi canali, forse perchè appunto tanto larghi, e quando sono impregnati mascherano l’ imagine della rete pericellulare. Esaminando però diverse preparazioni in cui restano impre- gnati tanto i condotti quanto la rete, allora non è infrequente notare che dove gli ultimi citosolenuli si versano nel dotto cen- trale, non sempre quest’ ultimo mantiene lo stesso calibro, ma talora presenta un rilievo a forma di cono. Tutti i dotti centrali di questi tuboli sboccano poi nel canale centrale comune del pacchetto ghiandolare, canale ancora più grosso di quello dei tuboli, che pure difficilmente si impregna ma che, anche colla reazione nera, appare chiaramente tappezzato da epitelio. La fig. 11 rappresenta appunto la sezione trasversale di un pacchetto ghiandolare di .Strix lammea, dove oltre ad alcuni tuboli ghiandolari coi citosolenuli impregnati, (Fig. 11, c, c), è «pure disegnato il condotto centrale del pacchetto ghiandolare. (Fig. 10, a). CONCLUSIONE. Ora che ho descritto separatamente il modo di presentarsi dei condotti di escrezione o citosolenuli nelle ghiandole gastriche delle diverse classi di vertebrati, riesce facile farne uno studio per indurre alla loro evoluzione. Il tipo più semplice di questi condotti ghiandolari è appunto dato dai pesci cartilaginei, dove si trovano dei tubi raramente suddivisi, qua e là con pochi e grossolani diverticoli laterali. Come si sa dai pesci cartilaginei si dipartono i teleostei da un lato ed i batraci urodeli dall'altro. Ora nei teleostei abbiamo «uno stadio appena differenziato, in quanto che si hanno parecchi ‘condotti ghiandolari ramificati e con numerosi e fini diverticoli laterali, che si buttano in un imbuto; ma questi condotti offrono chiare e sicure anastomosi, modalità questa che non sì riscontra più nei rimanenti vertebrati, e che indica quindi uno stadio evo- lutivo meno avanzato. Difatti nei batraci urodeli abbiamo invece una e di albero rovesciato: cioè numerosi rami riccamente | suddivisi, i quali poi si versano tutti in uno od in pochi con- dotti, che terminano nell’ imbuto. Lol di | 106 Ogni ramo qui è distinto e non presenta nè diverticoli late- rali, nè anastomosi, ma il numero di questi rami secondari si è fatto straordinariamente abbondante e si è localizzato alla parte bassa, mentre poi il canale od i pochi canali che sboccano nel- l’imbuto, non portano appendici. Un uguale grado di sviluppo presentano pure tanto i batraci anuri come i sauri, dove tro- viamo pure che i tubolini del secreto terminano con un evidente rigonfiamento, tuttavia i sauri sembrano talora offrire una arbo- rizzazione ancora più ricca e più diffusa. Pertanto dai pesci cartilaginei ai batraci ed ai sauri non si tratta che di tubi che da semplici vanno facendosi più complessi e più differenziati, ma non è ancora comparsa la rete pericellu- lare, che si incontra nei mammiferi. Invece passando dai sauri agli uccelli, che come si sa costi- tuiscono il gruppo dei Sauropsidi, si trova una rete canalico- lare pericellulare. Infatti negli uccelli si hanno dei tubi o delle calze a rete, le quali si mettono in rapporto col canale col- lettore non mediante un unico dotto, ma mediante numerosi e tenui canalicoli presso a poco ad uguale distanza gli uni dagli altri, e che ricordano assai i casi che il Golgi descrive fino ad un certo punto caratteristici per i mammiferi giovani. I condotti di questi tuboli ghiandolari nei singoli pacchetti ghiandolari sboccano poi in un unico condotto centrale molto voluminoso. Tuttavia la rete canalicolare pericellulare degli uccelli non è così evoluta come quella dei mammiferi. Infatti dalla descri- zione data dal Golgi, e da me pure accertata, risulta l’esistenza nei mammiferi « di una rete di estrema finezza e di natura ve- » rosimilmente canalicolare, di cui le singole cellule delomorfe » delle ghiandole peptiche sono per intero rivestite », mentre negli uccelli non esiste che una maglia nella quale è contenuta la cellula ghiandolare..Di più nei mammiferi « questa rete, per » ciascuna cellula, verso il lume ghiandolare vedesi confluire » in due o tre canalicoli, i quali nelle sezioni direbbersi emer- » genti dai lati delle stesse cellule : essi, obliquamente decor- » rendo, subito si riuniscono per formare un unico canalicolo ». Noi sappiamo invece che negli uccelli gli ultimi canalicoli non si riuniscono in un unico dotto, che si getta a breve distanza nel canale centrale, ma che invece vi si versano i canalicoli isolatamente. 107 Ora se si considera che gli animali su cui fecero le loro ri- cerche il Muller (cane, gatto, majale, cavia) ed il Golgi (co- niglio) sono mammiferi superiori, ne consegue la necessità di altre ricerche intovno ai condotti secernenti delle ghiandole ga- striche nei mammiferi inferiori, per passare con questi dai rettili ai mammiferi, La difficoltà di avere il materiale opportuno mi ha impedito finora di fare dette ricerche. Ma intanto posso dire che lo studio morfologico dei condotti secernenti nei vertebrati mi ha permesso di illustrare il loro graduale sviluppo dai pesci cartilaginei agli uccelli. Per ora, riguardo ai mammiferi inferiori, si può dare soltanto importanza a quanto venne osservato nei giovani mammiferi superiori, non per la loro derivazione, ma pel loro parallelismo cogli uccelli. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fig.a 1. — Condotto ghiandolare dello stomaco del Mustelus plebejus. —. a) im- buto ; b) colletto dell’imbuto; c) citosolenuli o diverticoli. Fig.a 2. — Condotti ghiandolari dello stomaco dell’ Esox lucius. — a) imbuto che si dilata poi in un piccolo seno nel quale sboccano i numerosi tubi ghiandolari. — a’) colletto dell’imbuto ; 5) tubo ghiandolare rami- ficato: c) chiara anastomosi tra due tubi ghiandolari. Fig.a 3. — Condotti ghiandolari dello stomaco della Perca fluviatilis. — a) im- buto al quale confluiscono i tubi ghiandolari. — a’) colletto del- l'imbuto; b, b’) tubi ghiandolari con fini diverticoli laterali e chiara anastomosi trasversa (c, c’). Fig.a 4, — Condotti ghiandolari dello stomaco della Perca fluviatilis. — Qui sono più ingrossati i dotti ghiandolari (6, d’, b/’) e più abbondanti le anastomosi (c, c’). Fig.a 5. — Condotti ghiandolari dello stomaco dell'Anguilla vulgaris. — a) im- buto ; b) colletto dell’ imbuto, al quale confluiscono i tuboli ghian- dolari; c) tubo ghiandolare con fini diverticoli laterali e con divi- sione dicotomica. Fig.a 6, — Condottighiandolari del Titor cristatus (larva). — da) epitelio di ri- vestimento; b) canale escretore che si divide in due rami, nei quali sboccano numerosi e fini condotti; c) fino condotto terminato da una dilatazione tondeggiante. Fig.a 7. — Condotti ghiandolari della Rana esculenta, che dà l' imagine di un albero capovolto, munito di rami grossi, bernoccoluti. Qui tanto i condotti, come i diverticoli, sono in periodo di attività. — @) im- buto; b) colletto; c, c) condotti secondari; d) citosolenuli o diver- ticoli intracellulari. Fig.a 8. — Condotti ghiandolari della Rana temporaria, qui i condotti principali sono in periodo di attività, mentre gli ultimi diverticoli sono in periodo di riposo. — a) imbuto; b) colletto; c, c) condotti secon- dari; d) diverticoli intracellulari, sini pere Menti bali Fig.a 9. — Lo stesso a forte ingrandimento. — @) imbuto ; d) colletto; c) canali secondari; d) diverticoli intracellulari o citosolenuli; e) cellula im- pregnata totalmente. Fig.a 10. - Condotti ghiandolari dello stomaco della Lacerta agilis. — a) imbuto prolungantesi in un tubo che si biforca ; b) condotti suddividentisi ripetutamente; c) diverticoli intracellulari. Fig.a LL. — Sezione trasversa di un pacchetto ghiandolare della Strix flammea, dove sono impregnati diversi tuboli ghiandolari, (c, c) che conflui- scono al dotto centrale (a) tappezzato da epitelio cilindrico (0). Fig.a 12. — Porzione di questa rete a forte ingrandimento, dove si vede che i sin- goli canalicoli presentano dei diverticoli, che penetrano nelle cel- lule. — (a, a). Fig.a 13. — Citosolenuli dello stomaco (b) del Gallus domesticus, che sboccano in un canale centrale comune (a). SULLA MINUTA INNERVAZIONE DEL CANAL DIGERENTE DELL’ HELIX POMATIA L. RICERCHE DEL DoTToR GIUSEPPE PARAVICINI. (Continuazione vedi n. 3, anno 1898 - con una tavola). La fila mediana di neurococchi descritti dal Trinchese, dal Grieb e dal Bisogni altro non é che lo straterello protoplasma- tico primitivo, costituito di granuli talora voluminosi e disposti li- nearmente, tal’ altra minuti, arrotondati, ed ammassati in guisa da formare un esile straterello nel mezzo della fibra. D’ altra parte ri- spetto alle sostanze coloranti la supposta fila mediana di neurococchi, si comporta così differentemente dalle due file laterali da non per- mettere alcun dubbio sulla diversa natura di queste due parti. Di più mi sembra troppo ardita l’ asserzione del Grieb e del Biso- gni che questi neurococchi siano altrettante terminazioni nervose, quando da parte loro una sola volta osservarono la fibra nervosa cessare con un rigonfiamento nella corrispondente fibra muscolare. Ma anche volendo tenere ciò per buono, basterebbe gettare uno sguardo sulla figura V.® della tavola II.® (in cui il Grieb rappresentò la ter- minazione nervosa muscolare da lui esaminata) per convincerci ad usura che il rigonfiamento nervoso di quella fibra muscolare ha nulla a che fare coi neurococchi dei quali l’ Autore diede nel testo una sommaria descrizione. Dopo di ciò fu naturale tentare nuove esperienze onde appurare la questione. Il metodo Golgi della reazione nera porge per lo ap- punto il vantaggio di colorare intensamente la fibra muscolare non è R.MONTI-Condotl escretori delle ghiand. gastr nei Vertebr Figi Fig.g Rina Menti.dis Tav] Lit Tacohinard: e Ferrari-Pavia aeree Ie è” R.MONTI-Candetti escretori delle ghiand gastr nei Vertebr Tavll Fig.10 Fig.l2 Rina Monti-dis Lit Tacchinardì e Ferrari-Pavia 109 che le ultime terminazioni nervose, per cui parecchie volte io ho po- tuto osservare presso a poco ciò che vidi rappresentato dalla fig. V.? della tavola II.® del lavoro del Grieb, cioè una fibra muscolare im- pregnata totalmente ed una fibra nervosa ad essa terminantesi con un pronunciatissimo rigonfiamento laterale, molto irregolare nei proprii contorni, rigonfiamento che, per essere completamente anne- rito, non permette di scorgere alcun rapporto fra la pallina nervosa terminale e gli elementi della fibra muscolare. Però dalla quasi co- stante disposizione mediana del nucleo, dal costante rigonfiamento della fibra nel punto in cui termina il nervo, dalla forma sempre regolarmente circolare dalle palline nervose terminali, io credo di poter conchiudere che nei Gasteropodi polmonati le ultime fibrille ner- vose cessano a ridosso del sarcolemma, allargandosi in forma di pal- lina (placca motrice) e costituendo quivi un minutissimo apparato nervoso terminale, entro al quale anche i più recenti metodi tecnici di fissazione e colorazione non permettono ancora di distinguere al- cuna particolarità istologica. Queste terminazioni più facilmente possono essere poste in evi- denza e studiate nel bulbo, difficilmente nelle pareti muscolari del- l’ intestino, in cui sono scarse assai e minutissime. d). Cellule nervose. Tanto sui tronchi principali quanto sui collaterali trovansi sparsi qui e qua numerose cellule nervose, che, aggruppandosi fra loro stret- tamente, possono dar luogo a dei veri gangli intermuscolari. Queste cellule hanno forma, aspetto, e dimensioni assai variabili. Riguardo alla forma ne osservai delle sferiche, delle oblunghe, delle piriformi; per riguardo alle dimensioni esse variano assai, al- cune sono piccolissime, altre veramente gigantesche. In generale sono ‘unipolari; le multipolari sono scarse, trovansi soltanto nel bulbo, e presentano intimi rapporti coi centri nervosi cerebro-podali. Le cel- lule unipolari, numerosissime lungo i nervi simpatici, appaiono nei preparati al cloruro come appiccicate ai tronchi principali e special- mente ai collaterali di 1.° 2.° ecc. ordine in guisa da poter essere distinte in sessili e peduncolate. Le sessili, oltre che mancare di pe- duncolo visibile colle usuali preparazioni (giacché tutte realmente sono peduncolate, poiché da tutte parte un cilindrasse), possono pre- sentarsi libere ovvero avvolte nel perinervio del ramo nervoso, al quale sono attaccate. E frequente lo scorgere nell’ intestino gruppi di 5-7-10 di coteste piccole cellule ammassate entro all’astuccio con- nettivo perinervico, e raggruppate specialmente nel punto di bifor- RITA, PI COP IT, CSA ORTA TORE SORIA ) A MONA TT 110 : cazione dei tronchi nervosi. In tal caso, ripeto, è difficilissimo poter discernere il prolungamento assile, che subito si confonde con quelli costituenti il fascio nervoso principale. Spesso però queste cellule sono isolate, ed allora il prolungamento assile, riunitosi con altri in un tronco comune, raggiunge con un andamento piuttosto rettilineo un collaterale, nel quale penetra, mentre la propria guaina connettiva si fonde colla guaina del collaterale. La struttura di queste cellule avuta col cloruro d’oro appare piut- tosto semplice. Esternamente trovasi una membrana avvolgente, che sì prolunga senza interruzioni colla guaina del prolungamento ner- voso, internamente si scorge un grosso nucleo, ovale, a struttura reticolata, che occupa da solo i *|} del lume cellulare, ed è disposto dal lato opposto a quello prolungantesi nel cilindrasse. Nelle cel- lule nervose a forma di pera, il nucleo oltre al trovarsi nella parte più ampia, ha il maggior asse inclinato sul maggior asse della cel- lula di circa 45.° Questo fatto è costante in tutto i preparati esami- nati, ed è tanto più accentuato quanto più la cellula è grande. Col cloruro d’ oro si può inoltre rilevare che il nucleo é avvolto da una membrana abbastanza spessa, che colorasi intensamente, e che man- tiene la forma ovoidale al nucleo anche quando il preparato venga fortemente compresso fra due vetri. Anzi in questo caso ho rilevato che la cellula facilmente si sfascia, e che il nucleo può uscirne com- pletamente illeso, ed aversi libero nel liquido contenente il preparato (glicerina). Nell’interno del nucleo si scorgono numerose granulazioni, che a forte ingrandimento si presentano riunite da leggieri filamenti. La parte acromatica si colora molto debolmente, e perciò fa risaltare il nucleo nell’interno della cellula, in cui il protoplasma prende una tinta violacea molto intensa. Le cellule multipolari possono colorarsi col cloruro d’oro ma molto difficilmente, di preferenza si impregnano dei sali d’argento (reazione nera, doppia impregnazione, ringiovanimento) assumendo una tinta completamente nera. Nella papilla linguale sono, come dirò in se- guito, molto grandi e numerose. Col cloruro d’ oro ho potuto osservare che le cellule nervose, ol- treché trovarsi sparse qui e qua lungo il decorso delle fibre dei nervi, possono raggrupparsi e costituire talora dei veri gangli e plessi in- termuscolari frequentissimi nel bulbo. Col metodo Lo wit e Grieb le cellule ganglionari appaiono piriformi, piuttosto grandi e disposte raggiatamente intorno ad un punto centrale, dal quale si diparte il tronco nervoso principale ed al quale convergono tutti i singoli cilin- drassili. Nei plessi le cellule sono piccole, non addossate le une alle altre, 111 ma costituenti col loro insieme una zona, dalla quale partono tronchi secondarii, risultanti dall'unione di 3-4-6 cilindrassi o prolungamenti nervosi, tronchi che, dopo breve tragitto, si riuniscono in due o più rami principali. Le cellule alla lor volta sono attorniate da esili fibre nervose che si intrecciano fra di loro e decorrono usualmente con una direzione piuttosto ortogonale a quella dei tronchi principali. Non è raro il caso di scorgere altre piccole celluline appiccicate a questi rami tortuosissimi, ma difficilmente riscontrai delle terminazioni, Il modo di presentarsi di questi plessi é vario assai, e la variabilità è dovuta specialmente al diverso modo di aggruppamento delle cellule. Talora esse presentansi isolate, altre volte 2-3-4 fondono immediata- mente in un unico tronco il proprio prolungamento nervoso , talora si dispongono tutt’ attorno al tronco isolatamente od a piccoli gruppi. Queste disposizioni sono frequentissime nel bulbo, rare assai nell’in- testino, dove l’innervazione è già così abbondante da bastare le cel- lule sparse lungo ì collaterali a mantenerla tale. 3. Ripartizione degli elementi nervosi nel bulbo boccale. In altra nota descriverò partitamente i nervi che dal ganglio ce- rebroide e dai gangli stomato-gastrici passano ad innervare le masse muscolari del bulbo faringeo. Per ora mi limiterò a dire che questi nervi, appena giunti a ridosso delle masse muscolari del bulbo, si di- vidono e suddividono immediatamente in rami secondari, dai quali partono numerosi collaterali destinati a raggiungere con serpeggia- menti piuttosto pronunciati la regione a cui sono deputati; sono as- sai ricchi di cellule nervose unipolari sessili o peduncolate , isolate ovvero raccolte a due o tre per ogni peduncolo, libere ovvero avvolte dal perinervio del nervo, al quale rendono poscia il proprio prolun- gamento assile, generalmente piccole, sferiche od ovali, meno fre- quentemente piriformi, ma sempre fornite di grossissimo nucleo, di- sposto trasversalmente al maggior asse della cellula. Spesso e senza una regola apprezzabile queste cellule aumentano di tratto in tratto di numero per costituire plessi più o meno estesi e che frequentissimi si incontrano nel muscolo costrittore faringeo e nel muscolo radulare medio. Come già abbiamo accennato, frammezzo alle cellule unipolari si osservano cellule multipolari, che appaiono specialmente col metodo del ringiovanimento, e della doppia impre- gnazione, talora anche col cloruro d’ oro (Golgi). a) — nei muscoli estrinseci, — Questi muscoli ricevono nervi non solo dal bulbo, ma eziandio dalle pareti interne del corpo, alle bs 14 E 0 RA CISCO 112 quali essi prendono inserzione. Per poter studiare l’ andamento dei tronchi nervosi bisogna ricorrere al metodo del cloruro d’oro (Lòowit, Grieb, Golgi) non già all’impregnazione coi sali d’ argento, poi- ché, essendo questi muscoli sottilissimi, le precipitazioni abbondanti impedirebbero una osservazione esatta e chiara. Le cellule nervose sono scarsissime, alquanto più abbondanti nel 7. grande trasverso e nel retrattore del bulbo, il quale oltrechè ad una copiosa innervazione, presenta eziandio numerosi piccoli plessi sparsi nella compagine del muscolo. s Ciò che é degno di speciale menzione si è un ganglio assai volu- minoso , il quale trovasi ad un dipresso nel punto in cui il muscolo retrattore si fonde col fascio di destra del muscolo columellare ; questo ganglio é formato di grossissime cellule nervose , piriforme, unipolari, col maggior asse da 3-4 volte maggiore del minor asse e ri- vestite di una membrana non troppo resistente, la quale continuasi direttamente colla guaina del prolungamento nervoso. L’interno della cellula è occupato quasi completamente (almeno per */;) dal nucleo, che è di forma perfettamente ovale, inclinato sul maggior asse cel- lulare di circa 45°, spostato dal lato opposto a quello del prolun- i gamento nervoso, anzi talvolta addossato direttamente alla membrana cellulare. Esso presentasi avvolto da una membranella, che col cloruro d’oro appare intensamente colorata, mentre il contenuto nucleare è trasparentissimo, sparso di sranulazioni irregolari, presso a che tutte dello stesso diametro ed unite in forma di reticolo da filamenti cro- matici visibili solo a forte ingrandimento. Il protoplasma cellulare si colora intensamente, é talvolta ricco assai di granulazioni e forma attorno al nucleo un anello (talvolta un’ ansa soltanto) più inspessito dalla parte in cui la cellula si prolunga nel cilindrasse. Il prolunga- mento nervoso di ogni cellula si unisce dopo breve tragitto con quello di alcune cellule vicine e così via via sino a costituire dei troncolini, i quali, fondendosi in tronchi maggiori, si ramificano dipoi nei fasci del muscolo columellare e retrattore del bulbo. Anche a forte ingran- dimento non riuscii a scorgere il modo di origine del cilindrasse dal protoplasma cellulare, però sopra questo argomento mi riserbo di fare ulteriori ricerche. E pure rimarchevole la disposizione speciale di queste cellule, le quali sono disposte raggiatamente intorno ad un centro, da cui partono i tronchi nervosi principali; sono ammassate le une contro alle altre, tanto che nelle zone più interne più non sì vedono cilindrassi, ma soltanto un ammasso di queste cellule gi- gantesche, che col loro insieme danno al ganglio un aspetto affatto nuovo. 115 a) —- nei muscoli intrinseci (!). — Il muscolo costrittore fa- ringeo riceve dai gangli stomato-gastrici i seguenti nervi: #l laterale superiore 0 I° nervo del muscolo costrittore, il laterale inferiore o II° nervo del muscolo costruttore, di più giungono ad esso i rami posteriori del nervo labiale interno e del labiale medio. I tronchi principali decor- rono trasversalmente alle fibre muscolari, i collaterali sono più nume- rosi nella porzione laterale ed inferiore, dove si osserva anche una grande ricchezza di terminazioni nervose. Nel calo o porzione superiore i nervi sono piuttosto scarsi, specialmente là dove esso si incunea nel dietro mascellare. Fra gli strati muscolari superficiali non sono rare le cellule multipolari, le quali però trovansi non aggruppate ma sparse qui e qua senz’ ordine. Negli strati più profondi diventano frequen- tissime le cellule unipolari addossate ai collaterali principali e se- condari. L’innervazione del muscolo radulare medio è veramente meravi- gliosa per la ricchezza del grossi tronchi, costituiti di parecchie fibre di Remak, attorcigliate le une alle altre e per la grande ramifica- zione delle fibre terminali. Nella cartilagine radulare o di sostegno i nervi sono pure abbon- danti, il che prova la possibilità di movimenti laterali di restringi- mento ed allargamento. I tronchi nervosi provengono dal muscolo ra- dulare medio, decorrono parallelamente al grand’ asse dell’ organo ed ortogonalmente alla direzione delle fibre muscolari, alle quali in- viano numerose fibrille terminate dalla solita e caratteristica pallina nervosa. Le cellule nervose qui sono in iscarso numero, in generale assai piccole e sempre unipolari. Rami nervosi passano dalla cartilagine al muscoletto orizzontale e adesso si distribuiscono abbastanza scarsamente. La papilla linguale è ricca assai di nervi specialmente nella por- zione antero-inferiore, nel centro della quale trovansi numerosissime cellule forse nervose con abbondanti fibre probabilmente elastiche, di cui mi riserberò far parola in una nota a parte. Dalla faccia superiore del bulbo si diparte l’ esofago tubulare, di piccolo diametro, che portasi subito all’indietro, fiancheggiato dai due dotti escretori della ghiandola salivare. Tra il margine esofageo an- teriore e la porzione posteriore del muscolo costrittore faringeo si os- serva un plesso abbastanza esteso e ricco di cellule nervose unipolari, piccole, ed aggruppate variamente, il quale é in diretto rapporto col ganglio stomato-gastrico di destra. (Continua). (1) PARAVICINI. — Ricerche anatomiche ed istologiche sul bulbo faringeo del- l’ Helia pomatia L.; Boll. deìù Mus. di Zool. ed Anat. Comp. della R. Univer- sità di Torino; 1896; N. 243, vol. XI. 114 SU LA FINA DISTRIBUZIONE e le terminazioni dei nervi nella milza degli Uccelli Nota di RINA MONTI Assistente di Anatomia e Fisiologia comparata nella R. Università di Pavia. Se si volge uno sguardo alla bibliografia appare subito evi- dente che esistono numerosi lavori, i quali trattano dell’intima struttura della milza nelle diverse classi dei vertebrati, ma po- che di tali ricerche sono dirette allo studio della minuta inner- vazione di questo organo. Io non intendo di fare, in questa breve nota, la storia delle nostre conoscenze sui nervi della milza, storia che venne già succintamente, ma chiaramente esposta dal Fusari e dal ReTzIUS: accennerò solo che per un lungo periodo di tempo le ricerche sì aggirarono specialmente intorno ai nervi dei vasi. Il KoLLIKER seguì i nervi della milza solo fino a che ave- vano raggiunta la grossezza di capillari, il BiLLROTH potè se- guire delle fibre amidollate fino alle arterie, ma non potè tro- vare il loro modo di terminazione, nè vi riscontrò dei gangli; — mentre W. MiLLER e ScHWwEIGGER-SEYDEL ammisero che le fibre nervose nella milza degli Uccelli, dei Carnivori e dell’ Uomo, terminassero in particolari organi elissoidali. Nel 1888 il RATTONE annunciava d'avere scoperta una rete nervosa nella milza, applicando a quest’ organo un metodo spe- ciale, — ma questo risultato venne messo in dubbio e combat- tuto molto aspramente da GIiovanNI MARTINOTTI. Arriviamo quindi ai lavori più recenti del FusarI e del ReT- zius, i quali applicarono alla milza il metodo della reazione nera. : Il Fusari (*) studiò la milza di ratto e di vitello col tratta- mento osmo-cromo-argentino del Gori. Ottenne così colorato il reticolo connettivo formante lo stroma di sostegno, i vasi ca- pillari e le fibre nervose. Le fibre nervose, secondo l’autore, formano un ricco plesso nella polpa splenica, con filamenti ter- (1) Fusari. — Sul modo di distribuirsi delle fibre nervose nel parenchima della milza. — Monitore Zoologico Italiano. — Anno III, n. 7-8, 31 agosto 1892. 115 minali che all’ autore sembrano liberi. In mezzo a tale plesso dice d'avere osservato solo rare volte delle cellule nervose. Secondo l’autore i nervi della milza mandano ineltre dirama- zioni nei corpuscoli di MaLpiGHI e formano un plesso nervoso proprio delle arterie con terminazioni a pallina, ovvero con ri- gonfiamenti irregolari, provvisti di appendici. Il RerzIus (') ha studiato la milza del cane e del topo pure col metodo rapido del GoLar. Il Rerzius descrive un plesso proprio delle arterie, dato da tronchi nervosi, che danno suddivisioni dicotomiche. Gli ultimi filamenti presentano terminazioni libere, talora munite di un leggero rigonfiamento. Osserva inoltre fasci e fibrille nervose, che decorrono nei corpuscoli del MaLpPIGHI, mentre povera di nervi sarebbe la polpa della milza. — Anche il RetzIus, come il Fu- SARI, non ha riscontrato una terminazione nervosa specifica, non ha trovato neppure le cellule gangliari descritte dal Fusari. Io ho studiato l’innervazione della milza nei seguenti uccelli: Gallus domesticus auct. Columba livia, L. Sturnus vulgaris, L. Anthus pratensis, Bechst. Motacilla alba, L. Turdus merula, L. Alauda arvensis, L. Fringila coelebs, L. Emberiza citrinella LL. Strix flammea, L. Strix bubo L. Falcus tinnunculus, L.. Su queste specie io ho avuto la fortuna di ottenere dei pre- parati assai dimostrativi, comprovanti come la milza sia assai più ricca di nervi di quanto mai siasi finora ammesso dagli au- tori: ciò mi induce a pubblicare questa brevissima nota. Già ad esame microscopico la milza degli uccelli si presenta (4) ReTzIUS. — Zur Kenntniss der Nerven der Milz und der Niere. — Biolo- gische Untersuchungen. — Neue Folge III. — Stockholm, 1892. 116 come un organo compatto: io ho avuto cura di studiarne la struttura istologica, prima di ricercarne l’innervazione. A tale scopo ho fissato dei pezzi di milza di gufo, di stornello ece., ecc., in sublimato di HEIDENHAIN, ed ho colorato le sezioni con diversi carmini ed ematossiline, ed anche con coloranti multipli, quali il liquido Bronpi, il liquido EBRLICH. La milza degli uccelli appare circondata da una capsula con- nettiva, di spessore piuttosto rilevante, che contiene molte fibre elastiche e fibre muscolari liscie, e che invia trabecole nell’ in- terno. -- Secondo gli studi del Bizzozero e del Torrk (') la milza degli uccelli non compartecipa alla produzione dei globuli rossi. A questo dato di fatto io posso aggiungere che negli uccelli adulti la milza si presenta come un organo essenzialmente linfatico, co- stituito da un conglomerato di corpuscoli del MaLpiGHI. Riser- vandomi di ritornare con altra nota speciale suil’anatomia com- parata della milza, dirò ora che gli elementi linfoidi, che co- stituiscono il parenchima della milza negli Uccelli, sono cellule assai piccole, mononucleate, con scarso protoplasma. Il nucleo relativamente voluminoso, tondeggiante od ovale, si colora in- tensamente, — contiene nell’ interno delle granulazioni in nu- mero variabile, sempre però assai grossolane, che si tingono pure fortemente. Il protoplasma, che circonda il nucleo e che da alla cellula una forma irregolarmente tondeggiante, si colora solo debolmente e lascia appena riconoscere una struttura fina- mente granulare. i In tutte le sezioni si osservano molti vasi sanguigni di ca- libro assai vario, che decorrono in diverse direzioni. A_ prima vista però si riconosce che i vasi, per quanto numerosi, sono meno abbondanti di quelli che si osservano nella milza di ani. ‘mali appartenenti ad altre classi. Nei vasi è facile distinguere dei corpuscoli sanguigni: normalmente conservati, e sopratutto i globuli rossi col nucleo intensamente colorato.‘ Metodi di ricerca. — Per lo studio della innervazione della milza negli uccelli, io mi sono valsa dei vari metodi, che pas- (1) Bizzozero e Torre. — Sulla produzione dei globuli rossi nel sangue. — Archivio per le Scienze Mediche. Vol. IV. — Torino, 1880. i | : Ì E i 4 117 ‘sano sotto il nome di impregnazione nera. — Ho usato cioè il metodo rapido del Gori, ed ho osservato che per avere buoni risultati nella milza degli uccelli, è necessario che i pezzi ri- mangano non meno di quattro o cinque giorni nella miscela. Inoltre ho applicato largamente l’impregnazione doppia ed il rin- giovanimento con solfato di rame. Con tutti questi ‘procedimenti la reazione nera avviene con legge periodica, ed a seconda del periodo si localizza ora sulle fibre elastiche, ora sulle cellule fisse del connettivo, ora sui vasi sanguigni, ora sui nervi. Riservandomi di tornare in altra nota sulla disposizione dei vari elementi del parenchima splenico, dirò ora che riguardo ai nervi il metodo del ringiovanimento è quello che mi ha fornito i più abbondanti e più delicati risultati. Talora anzi, in prepa- ratì siffatti, i nervi impregnati appaiono così numerosi da supe- rare qualsiasi imaginazione: così che lo studio del loro decorso e dei loro rapporti riesce sommamente difficile e talora impos- sibile. Tra le specie di uccelli, nelle quali la impregnazione dei nervi mi è riuscita più elegante, più completa e più libera da preci- pitati debbo mettere in prima linea la Stx Aammea, la Strix bubo ed in generale i rapaci notturni. (Continua). RECENSIONI Ijima. — On a new Rhizopod parasite of man. — Annotationes Zoologicae Japonenses. Vol. II, Pars III, 1898. Ijima descrive un nuovo rizopodo parassita dell’ uomo (Amoebda Miurai N. Sp.), trovato in una donna malata di tumore addominale, con raccolta liquida nella cavità del peritoneo e della pleura. In questi liquidi sanguinolenti, estratti durante la vita, si trova- rono abbondanti le amebe, le quali comparvero anche nelle feci, nel breve periodo di due giorni, poco prima della morte dell’ ammalata. Le amebe appaiono tondeggianti e con appendice elissoidale munita di pseudopi o di villi, paragonabili. a quelli della A70eda villosa (Wallich). Esse presentano un diametro di 38 mieromillimetri al massimo; protoplasma granuloso, senza differenziamento in ecto ed endoplasma, eccetto in corrispondenza del bottone villoso, il quale RR Ro STIONE N PORIER TESTE MITRA 9 118 può misurare 10 micromillimetri alla base. Questa appendice manca però negli esemplari piccolissimi. I pseudopi sono retrattili, ma la ri- manente parte del corpo presenta movimenti molto più lievi. Nel corpo dell’ameba l’ A. osservava oltre il nucleo, vacuoli e goccioline oleose. Il nucleo invisibile a fresco, e ben dimostrabile coll'acido acetico, è unico, ma talora può anche essere duplice o triplice; esso offre un diametro da 8 a 15 micromillimetri. I vacuoli sono assai variabili di numero, di sede e di grandezza, ed appunto per il numero, la sede e la non contrattilità dei vacuoli l’Amoeba Miurai assomiglia molto all’ Amoeda fluida di Greeff. Nello stesso essudato /7îma trovò individui morti, molto vacuo- lizzati ed agglomerati fra loro. Non ha potuto però osservare il modo di riproduzione di queste amebe : egli ritiene che nel liquido le amebe non possano ben svilupparsi, e che invece la loro sede debba ricer- carsi nei tumori esistenti entro l’ organismo ospite. R. M. Soukatschoff. —— Contributions è V étude du système nerveua de la Nephelis vulgaris. — Travaux de la Société Imperiale des Natu- ralistes de St. Pétersbourg. — Vol. XXVII. Livr. 4, Section de Zoo- logie et de Physiologie. L’ Autore ha studiato il sistema nervoso della Nephelis vulgaris, mediante il metodo del GoLci, modificato dal DocieL. Descrive : a) terminazioni nervose nella pelle sotto forma di arborizzazioni terminali, varicose, libere, che attraversano gli strati della pelle, ma non arrivano alla cuticola. Lungo il decorso di questi nervi l’A. non ha trovato gangli, ma invece riscontrò cellule nervose sensorie nei muscoli circolari del corpo. Queste cellule apparivano munite di nu- merosi prolungamenti ramificati diretti verso la periferia, ma I’ A. non osservò il prolungamento centripeto. (Questi risultati confermano una parte dei fatti, che R. Monti ha gia trovato nei Dendroceli d’ acqua dolce). b) terminazioni nervose nei muscoli : i nervi vi terminano con pallottoline, situate a ridosso della fibra muscolare. c) plesso nervoso dell’ esofago. -- Le cellule nervose, situate nei muscoli circolari, presentano un prolungamento periferico, che sì porta verso l’ esofago, ed un prolungamento centrale, che va verso il centro nervoso. Il prolungamento centrale raggiunge il plesso ner- voso situato nella parete dell’ esofago, il prolungamento perno termina nell’ epitelio dell’ esofago. i È S 119 Il plesso nervoso dell’ esofago è molto ricco : le fibre nervose se- guono i muscoli circolari; le cellule nervose, allungate nella mede- sima direzione, offrono forme diverse e sono moltipolari. d) in preparazioni del sistema nervoso centrale osservò cellule uni- polari motrici, e terminazioni nervose dovute ai prolungamenti cen- tripeti delle cellule nervose periferiche, inoltre le suddivisioni colla- terali e la relazione fra essi e le terminazioni dei nervi centripeti. R. M. Prof. Leopoldo Maggi. — Serie di ossicini mediani del tegmer cranti in alcuni cani (Canis), e loro omologhi ed omotopi in alcuni storioni (Acipenser). — (Rend. R. Istituto Lombardo, serie II* vo- lume XXXI, fascicolo XX). — Milano, 1898. (Con tavola doppia). (SUNTO DELL’ AUTORE). Dopo aver richiamato che in alcuni Mammiferi e particolarmente nell’ Uomo, sì sono trovati, or nell’uno or nell’ altro individuo, diversi ossicini mediani del tegmen cranti ossia della volta o copertura craniale, quali bregmatici o bregma- tico, parabregmatici o parabregmatico, preobelico o paraobelico anteriore, obelico, postobelico e paraobelico posteriore, paralambdatico, preinterparietali o preinter- parietale, interparietali o interparietale; e che detti ossicini, tutti d° origine der- matica, autonomi od alcuni fusi tra loro dall’avanti all’indietro o viceversa, finora non si sono incontrati tutti in serie sopra un solo o singolo individuo; passo ad esporre le mie ricerche fatte sopra il cranio dapprima di alcuni cani, poi di al- cuni storioni. I cani sono di diversa età, dalla fetale all’ adulta ed anche vecchia e di varie razze, come : Un feto di 8 settimane e tre nati di un giorno di Cane famigliare (Canis do- mesticus Fitz.); tre feti a termine, un individuo non molto giovane, due giovani, uno vecchio ed altri giovani di Pintsch (Canis extrarius aquaticus, Gryphus Fitz.; quattro neonati di Grande Danese (Canis molossus danicus Fitz ), tre neo- nati di Levriere (Canis leporarius Fitz.); cinque neonati di Bracco (Canis saga Fitz.); «n giovane di Barbino (Canis extrarius aquaticus minor Fitz.); un gio- vane cane Maltese (Canis extrarius hispanicus Meliteus Fitz.); un giovane e due adulti di Piccolo Danese o Dalmato (Canis leporarius danicus corsicanus Fitz.); un adulto di Rattler (Canis molossus fricator Britannicus Fitz.); un giovanis- simo e vr giovane di Mops o Carlino (Canis molossus fricator Fitz.); un giovane di cane Barbato (Canis domesticus barbatus Fitz.); un giovanissimo Bassotto a gambe torte (Canis vertagus valgus Fitz.); un giovane Bulldogg (Canis molossus orbicularis Fitz.); dieci neonati da una Bracca fecondata da un Danese: cinque neonati da una Barbina fecondata da un Bracco. Dalle ricerche fatte sopra questi cani mi è risultato esservi : 1.° Or nell’ uno or nell’ altro individuo, i detti ossicini, fra i quali il breg- matico, il parabregmatico, il preobelico, 1° obelico, il postobelico ed il paralamb- datico, non vi erano mai stati indicati. Questi ossicini, alla lor volta, si possono presentare ora doppj, ossia in numero di due, uno a destra e l’altro a sinistra della linea mediana antero-posteriore del cranio; ora unici, ossia dati dalla fu- sione tra loro dei doppj; ora autonomi, ossia in suture coi vicini; ora fusi in serie 120 lineare dall’avanti all’ indietro, ossia alcuni posteriori con alcuni anteriori o vi- ceversa. 2.° In un individuo solo o singolo, la serie degli ossicini mediani dagli in- terparietali fino ai parabregmatici compresi, con presenza ben manifesta della su- tura trasversale obelico-postobelica che serve d’orizzonte per ammettere la fu- sione tra loro degli ossicini interparietali, preinterparietale, paralambdatico e po- stobelico, e con traccie delle altre suture trasversali che indicano all’ obelico, pa- robelico e parabregmatico. (Pintsch, giovane, N. 1097 Prot.). L'età di questo cane si può calcolare di circa 4 anni. 3.° Ancora in un individuo solo o singolo, la serie degli ossicini mediani, dagli interparietali fino ai bregmatici compresi con presenza ben manifesta delle suture trasversali postobelico-paralambdatico, obelico-preobelico e fronto-bregmatico o bregmatico-frontale, così da ammettere oltre alla fusione degli ossicini mediani interparietale e paralambdatico antecedenti alla detta prima sutura trasversale, anche la fusione degli ossicini mediani paraobelico posteriore cogli obelici, che stanno tra le dette prima e seconda sutura trasversale, e poi la fusione tra loro del preobelico, parabregmatico e bregmatico, che stanno tra le dette seconda e terza sutura trasversale (Mops, giovane, di circa 2 anni, N. 3396, Racc). In questo individuo adunque di Carlino o Mops, giovane, vi sono ossicini in serie dal bregma al lambda, ed anche più in dietro fino ai sovraoccipitali, se, nella serie, si vogliono comprendere il preinterparietale e 1° interparietale ed il sovra- occipitale. E questo è, tra i fatti nuovi, il principale. Dalle ricerche intraprese sopra Storioni, come Acipenser glaber Heck., A. schypa Guldenst., A. Naccari Bonap., A. Nardoi Heck., A. Heckelii Fitz., A. Sturio Lin., così denominati da Heckel e Kner (1), ho potuto conoscere esservi placchette osteodermiche mediane del loro tegmen cranti aventi non solo la stessa origine, ma anche la stessa posizione dei suindicati ossicini osservati nei diversi cani, e fra gli accennati storioni poi l’ Acipenser Heckelii Filz (2), è quello che presenta la serie di placchette osseodermiche mediane, con qualcuna sinchita ossia fusa colla vicina dall’ avanti all’ indietro, rispondente alla serie degli ossicini me- diani suturo-fontanellari, più o meno autonomi, del tegmen cranii del cane Mops giovane suaccennato, ed in cui, come nel detto Acipenser Heckelii; i frontali. in parte ossia nella loro parte superiore posteriore ed i parietali in totalità, non, si toccano tra loro lungo la linea mediana antero-posteriore del cranio. In seguito a questi fatti osservati, io credo, che i detti ossicizi mediani, come gli spiracolari laterali, già da me indicati in altra occasione, invece che wormiani o sopranumerari sagittali, debbansi ritenere di costituzione primordiale del cranio nei mammiferi, luomo compreso, perchè aventi anck’ essi le loro omologhe ed omotope placchette osteodermiche nei Ganoidi, ossia nei cranioti inferiori, da cui derivarono i superiori. In appresso, rafforzerò questa mia opiuione con altri fatti, specialmente osteogenici, e con relative considerazioni di morfologia comparata. (1) Jacos HeckEL e Dr. Rupors KnER: Die Silsswasserfische der éstreichischen monar- chie et. — Leipzig, 1858. — Mit 204 holzschnitten. (2) Di questo Storione trovasi un piccolo individuo nel Museo Zoologico della nostra - Università di Pavia, diretto dal chiarissimo collega Comm. Pietro Pavesi, che gentil mente me lo diede per studiare. Esso è della lunghezza totale di centim. 49, ed il suo cranio, dal muso alla 1? placca dorsale misura 75 mill — Un altro individuo, della lun- ghezza totale di circa 2 metri, l’ho avuto io, di cui però tenni solamente il cranio che misura, dal muso alla 1% placca dorsale, centimetri 20. 121 INDICE DELLE MATERIE del quinto volume del Bollettino Scientifico dall’anno XVII al XX inclusivi. ANATOMIA COMPARATA (Citologia e Protistologia). Sulle granulazioni del protoplasma di alcuni Ciliati di R. Monti. — Anno XVII, num. 1, (1895), pag. 16. (Istologia). Irnervazione del tubo digerente dei pesci ossei di R. Monti. — Anno XVII, num. |, (1895), pag. ld. Relazione intorno alle Ricerche anatomo-comparative sulla minuta inner- vazione degli organi trofici nei cranioti inferiori, della signorina Dott. Rina Monti, di A. Andres. — (Lavoro giudicato meritevole del premio di Fondazione Cagnola dalla Commissione del R. Istituto Lombardo di Sc. e Lettere costi- tuita dai Professori Maggi, Golgi, Pavesi e Andres. - Anno XX, num. | (1998), pag. 16. Sul sistema nervoso dei Dendrocelé d’acqua dolce di R. Monti. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 46. Contribuzione alla conoscenza dei plessi nervosi nel tubo digerente di alcuni Sauri di R. Monti. —- Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 99. . Osservazioni ad alcune recensioni al mio lavoro: Sul sistema nervoso dei Dendroceli d’ acqua dolce di R. Monti. —- Anno XX, num. 1 (1898), pag. 9. Sulla minuta innervazione del canal digerente dell’Heliz pomatia di G. Pa- ravicini. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 5Î. - Anno XX, num. 83 (1898), pa- gina 89 ed anno XX num. 4 (1898), pag. 114. Su la fina distribuzione e su le terminazioni nervose dei nervi degli Uc- celli di R.. Monti. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 108. Contributions a l’ étude du système nerveux de la Nephelis vulgaris di Soukatschoff. - (Recensione) di R. Monti. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 118. (Craniologia). Ossa bregmatiche e parabregmatiche nei mammiferi di L. Maggi. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 65. Intorno al canale cranio-faringeo nei felidi e jenidi di L. Maggi. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 93 ed anno XVIII, num. 1] (1896), pag. 8. Note craniologiche di L. Maggi. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 33. Postfrontali e cintura ossea orbitale completa nei mammiferi di L. Maggi. — Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 67 ed anno XIX, num. 8 (1897), pag. 83. Altri risultati di ricerche morfologiche intorno ad ossa craniali, cranio facciali e fontanelle dell’ uomo e d’altri mammiferi di L. Maggi. - Anuo XIX, num. 3 (1897), pag. 87. Uno schiarimento a proposito delle ossa bregmatiche nei fossili di L. Maggi. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 125. Intorno alle ossa bregmatiche degli Ittiosauri di L. Maggi. - Anno XX, num. l (1898), pag. 6. i Foro pituitario ectocranico ed interparietale in un Pferopus Medius di L. Maggi. - (Recensione). - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 116. 122 Varietà morfologiche degli interparietali e preinterparietali nei feti, neo- nati e giovani di cavallo (Equus caballus) di Li Maggi. - (Recensione)- Anno XVIII, num. l (1896), pag. 31. Centri di ossificazione e principali varietà morfologiche degli interparie- tali nell'uomo di L. Maggi. - (Recensione). - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 71 Risultati di ricerehe morfuloviche intorno ad ossa e fontanelle del cranio umano di L. Maggi. - (Recensione). - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pa- gina 77. Le ossa bregmatiche nei fossili di L. Maggi. - (Recensione). - Anno XIX, num. l (1897), pag. 81. i Placche osteodermiche interparietali dell’uomo di L. Maggi. - (Recen- sione). - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 63. Omologie craniali fra Ittiosauri e feti dell’uomo e d’altri mammiferi di L. Maggi. - (Recensione). - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 63. Il canale-cranio-faringeo negli Ittiosauri omologo a quello dell’uomo e d’ altri mammiferi dy L. Maggi. - (Recensione). - Anno XX, num. 2 (1895), pag. 64. Le ossa sovraorbitali nei mammiferi di L. Maggi. - (Recensione). — Anno XX, num. 3 (1898), pag. 96. Serie di ossicini mediani del fegmen cranii in aleuni cani (Canis) e loro omologhi ed omotopi in alcuni Storioni (Acipenser) di L. Maggi. —- (Recen- sione). - Anno XX, num. 4 (1896), pag. 119. ANATOM'A E FISIOLOGIA COMPARATE Su la morfologia comparata dei condotti escretori delle ghiandole ga- striche nei vertebrati di R. Monti. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 33. - Anno XX, num. 3 (1898), pag. 65 ed anno XX, num. 4 (1898), pag. 101. Une nouvelle glande }ymphatique chez le Scorpion d’ Europe di Kowa- levsky. - (Recensione) di R. Monti. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 126. ANATOMIA UMANA Intorno ai muscoli digastrici dell’osso ioide del Dott. A. Bovero. — (Re- censione) di G. Soffiantini. - Anno XVIII, n. 1 (1896), pag. 29. Sulle fasi di evoluzione e di involuzione dei denti decidui dalla eruzione alla caduta spontanea. di C. Fiammenghi: - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 98. Ancora sulla topografia della Glandola sotto mascellare di G. Soffiantini. - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 52. Frammenti anatomici; Varietà ossea; Osso bregmatico nell’ uomo (con una tavola) di G. Zoja. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 76. - Anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 18. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1897), pag. 33 ed anno XIX, num. 4 (1897), pag. 97. Sopra alcuni crani esotici esistenti nel MngAO anatomico di Pavia di G. Zoia. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895); pag. 90. — Anno XVIII, num. 1 (18%6), pag. 27. — Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 38 ed anno XIX, num. l (1897), pag. 1. ANTROPOLOGIA Intorno alle ossa di Giovanni Galeazzo Visconti di G. Zoja. - (Con una tavola). - Anno XVII, num. l (1895), pag. | A proposito delle ossa di Gian Galeazzo Visconti di G. Zoja. - Anno XX, nuwu. l (1598), pag. 4. ANNIVERSARI Festa scientifica di L. Maggi. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 33. BIBLIOGRAFIA Bibliografia. - Tecnica protistologica di L. Maggi. - Manuali Hoepli. — Anno XVII, num. 1 (1895), pag. 81 ed anno XVII, num. 2 (1895) pag. 62. Bibliografia. — Cattaneo Prof. Giacomo. -- Embriologia e morfologia gene- rale di L. Maggi. - Anno XVII, num. 1 (1845), pag. 30. Bibliografia. — Ficalbi Frof. Eugenio. - Zoologia Generale di L. Maggi. - Anno XVII, num. l (1895), pag. 30. Bibliografia. — Bibl/ographie anatomique Bailliére. - Bibliographie des scien- ces médicales et naturelles di L. Maggi. —- Anno XVII, num. 1 (1895), pag. 30. Bibliografia. - Dott. Antonio Berlese. — Le cocciniglie italiane viventi su- gli agrumi. - Parte 1° I Dactylopius. — Parte 2° 1 Lecanium di L. Maggi (con 12 tavole). - Anno XVII, num. 1 (1895), pag. 29 ed anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 32. Bibliografia. - Prof. Ernst Heckel. - Systematische Phylogenie der Wir- belthiere di L. Maggi. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 116 ed anno XIX, num. l (1897), pag. 30. Bibliografia. - Prof. Eugenio Ficalbi. - Elementi di Zoologia e di Anatomia comparata di L. Maggi. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 64. CHIMICA BIOLOGICA Ricerche di chimica biologica di L. Zoja. - (Recensione). - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 106. CLINICA Intorno alla febbre Derxgne del Dott. P. Maggi. - Anno XVIII, num. 2,364 (1896), pag. 57. Della ipermegalia epatica congenita di A. De-Giovanni. -- Anno XVIII, num. l (1896), pag. 1. Ippocratismo e sperimentalismo di A. De-Giovanni. - (Recensione) di L. Maggi. - Anno XVIII, num. 2, 8 e 4 (1896), pag. 81. COROLOGIA La distribuzione dei pesci in Lombardia di P. Pietro Pavesi. - (Recen- sione) di E. Corti. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 66. Calendario ornitologico pavese dal 1893 al 1895 di P. Pavesi. - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 46. Calendario ornitologico Pavese dal 1895 al 1897 di P. Pavesi. - Anno XIX, num. 3 (1895), pag. 74. Sugli aracnidi raccolti a Giava dal Dott. Penzig nel 1895-96 di P, Pavesi. - Anno XX, num. 3 (1898), pag. 93. Di un altro Uccello nuovo per la Lombardia e Calendario ornitologico pa- vese pel 1897-98 del Prof. Pietro Pavesi. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 4. ISTOLOG!IA PATOLOGICA Sull’ anatomia patologica degli elementi nervosi nei processi da embo- lismo cerebrale di A. Monti. — (Recensione). —- Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 58. . Sulle alterazioni del sistema nervoso nell’ inanizione di A. Monti. — Re- censione). - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 59. Sulla guarigione delle ferite dei gangli del simpatico di A. Monti e D. Fie- schi. - (Recensione). - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 61. 124 MORFOLOGIA COMPARATA Sull’ applicazione della morfologia dell’ organismo agli animali (Rapporti tarso cardiaci) del Dott. M. Gay. — (Recensione) di L. Maggi. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 78. NECROLOGIE Necralogio. - Dott. R. Zoja, con elenco delle sue pubblicazioni di L. Maggi. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 83. Necrologio. — P. Nicolaus Kleinenberg di L. Maggi. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 128. ‘Necrologio. - P. Salvatore Trinchese di L. Maggi. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 128. Necrologio. - Francesco Sansoni di R. Monti. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 126. Necrologio. - Andrea Verga di G. Zoja. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 125. Necrologio. - Thomas Henry Huxley (1925-1895) di R. Zoja.- Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 127. Necrologio. - Louis Pasteur (1822-1895) di R. Zoja —- Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 128. Necrologio. - Carlo Vogt (:817-1895) di R. Zoja. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1898), pag. 128. ONTOGENIA Stato attuale degli studi sulla fecondazione del Dott. R. Zoja. — Disserta- zione di libera docenza. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (18:6), pag. 90. — Anno XIX, num 1 (1897) pag. 4. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 37.— Anno XIX, . num. 3 (1897), pag. 65. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 106. - Anno XX, num. l (1398), pag. 21 ed anno XX, num. 2 (1898), pag. 56. PROTISTOLOGIA Sulle granulazioni del protoplasma di alcuni ciliati di R. Monti. - Anro XVII, num. 1 (1895), pag. 16. Recherches sur les myxosporidies di Prosper Thèlohan. - (Recensione) di R. Monti. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 117. On a new Rhizopod parasite of Man by I. ljima. - (Recensione) di R. Monti. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 117. TECNICA ANATOMICA Ancora sulla formalina di G. Bergonzoli. - Anno XVII, num. 1 (1895), pa- gina 26. TECNICA PROTISTOLOGICA Sulle colture delle Amebe di R. Monti. - Anno XVII, num. 1 (1895), pa- gina 24. TEORIA DELL’ EVOLUZIONE Una sentenza di Marcello Malpighi di A. De-Giovanni. - Anno XX, num. } (1898), pag. I. TERATOLOGIA Di alcune anomalie nei Molluschi di C, Re. - Anno XX, num. 1 (1898), pag. 11. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 45 ed anno XX, num. 3 (1898), pa- gina 76. 125 Organi genitali anomali nell’ Z7el22 pomatia di G. Paravicini. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 39. Intorno ad un altro caso di emiteria per accrescimento degli incisivi di lepre di P. Pavesi (con una tavola). - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 33. ZOOLOGIA Un nuovo P7rynus Assabese di C. Fenizia. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 63 ed anno XIX, num. 8 (1897), pag. 96. Un coregono nel Ticino di P. Pavesi. - Anno XX, num. 1] (1898), pag. 8. Études sur les fourmis, les guèpes et îes abeilles di Charles Janet. — (Re- censione) di R, Zoja. - Anno XVIII, num. 1 (1896) pag. 31. Una nuova medusa di R. Zoja. - Auno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 101. Studi sugli Aracnidi africani (Aracnidi raccolti nel paese dei Somali dal- )’ ing. L. Bricchetti Robecchi) di P. Pavesi. - Anno XVII, num. 2 (1895), pa- gina 37. INDICE DEGEF AUTORI del quinto volume del Bollettino Scientifico dall’ anno XVII al XX inclusivi, î A. Andres. —- Relazione intorno alle Ricerche anatomo-comparative sulla mi- nuta innervazione degli organi trofici nei cranioti inferiori, della signorina Dott. Rina Monti. -- (Lavoro giudicato meri- tevole del premio di Fondazione Cagnola dalla Commissione del R. Istituto Lombardo di Sc. e Lettere costituita dai Pro- fessori Maggi, Golgi, Pavesi e Andres). - Anno XX, num. |] (1898), pag. 16. i Bergonzoli. - Ancora sulla formalina. - Anno XVII, num. 1 (1895), pag. 26. E. Corti. - Recensione. — Prof. Pietro Pavesi..-- La distribuzione dei pesci in Lombardia. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 66. A. De-Giovanni. - Della ipermegalia epatica congenita. - Anno XVIII, nu- mero l (1896), pag. l. —- Una sentenza di Marcello Malpighi. - Anno XX, num. 1 (1898), pag. l. C. Fenizia. - Un nuovo P%rynus Assabese. —- Anno XIX, num. 2 (1897), pa- gina 63. - Anno XIX, num. 3 (1897), pag. 96. C. Fiammenghi. - Sulle fasi di evoluzione e di involuzione dei denti decidui dalla eruzione alla caduta spontanea. - Anno XVII, num. 3 e 1 (1895), pag. 98. L. Maggi. - Ossa bregmatiche e parabregmatiche nei mammiferi. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 65. _- Inturno al canale cranio-faringeo nei felidi e jenidi. - Anno XVII, num. 3 e 4(1895), pag. 93..- Anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 8. — Note craniologiche. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 83. = Postfrontali e cintura ossea orbitale completa nei mammiferi. - Anno XIX, num. 2 (1897) pag. 57. - Anno XIX, num. 3 (1897), pag. 83. = Altri risultati di ricerche morfologiche intorno ad ossa craniali, cranio facciali e fontanelle dell’ uomo e d’altri mammiferi. - Anno XIX, num. 3 (1897), pag. 87. 126 L. Maggi. - Uno schiarimento a proposito delle ossa bregmatiche nei fos- sili. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 125. —_ Intorno alle ossa bregmatiche degli Ittiosauri. - Anno XX, nu- mero l (1898), pag. 6. _ Foro pituitario ectocranico ed interparietale in un Pferopus Me- dius. (Recensione). - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 116. — Varietà morfologiche degli interparietali e preinterparietali nei feti, neonati e giovani di cavallo (Equus cadallus). - (Recen- sione). - Anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 31. - Centri di ossificazione e principali varietà morfologiche degli interparietali nell’ uomo. (Recensione). - Anno XVIII, nu- mero 2, 3 e 4 (1896), pag. 71 -- Risultati di ricerche morfologiche intorno ad ossa e fontanelle del cranio umano. (Recensione). - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 77. — Le ossa bre&matiche nei fossili. (Recensione). - Anno XIX, nu- mero l (1897), pag. 31. = Placche osteodermiche interparietali dell’ Uomo. (Recensione). - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 63. — Omologie craniali fra Ittiosauri e feti dell’uomo e d’altri mam- miferi. (Recensione). - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 63. — Il canale cranio-faringeo negli Ittiosauri omologo a quello del- l’uomo e d'altri mammiferi. (Recensione). - Anno XX, nu- mero 2 (1898), pag. 64. - Le ossa sovraorbitali nei mammiferi. (Recensione). - Anno XX, num. 3, (1898), pag. 96. — Serie di ossicini mediani del Zegmen cranit in alcuni cani (Carzs), e loro omologhi ed omotopi in alcuni Storioni (Accpenser). — (Recensione). - Anno XX, num. 4, (1898), pag. 119. - Festa scientifica. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 33. = Recensione. - Dott. M. Gay. - Sull’applicazione della morfologia dell’ organismo agli animali (Rapporti tarso cardiaci) - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 78. = Recensione. - A. De-Giovanni, - Ippocratismo e siaania sro. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 81. _ Bibliografia. - L. Maggi. —- Tecnica protistologica. - Manuali Hoepli. - Anno XVII, num. 1 (1895), pag. 31 e anno XVII, num. 2 (1895) pagina 62. _ Bibliografia. —- Cattaneo Prof. Giacomo. - Embriologia e morfo- logia generale. - Anno XVII, num. l (1893), pag. 30. —_ Bibliografia. - Ficalbi Prof. Eugenio. - Zoologia Generale. - Anno XVII, num. l (1895), pag. 30. — Bibliografia. — Bibliographie anatomique. - Bailliére. -— Bibliogra- phie wo sciences médicales et naturelles. - Anno XVII, num. l (1895), pag. 30. | = Bibliografia. - Dott. Antonio Berlese. - Le cocciniglie italiane | viventi sugli agrumi. — Parte I°. - I Dactylopius. — Parte Il° - I Lecanium (con I2 tavola). - Anno XVII, num. l (1895), pag. 29. - Anno XVIII, num. 1 (1896) pag. 32. = Bibliografia. - Prof. Ernst Hackel. — Systematische Phylogenie der Wirbelthiere. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 116. - Anno XIX, num. 1 (1897), pag. 30. 127 L. Maggi. —- Bibliografia. - Prof. Eugenio Ficalbi. - Elementi di Zoologia e di Anatomia comparata. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 64. _ Necrologio. - Dott. R. Zoja (con elenco delle sue pubblicazioni). - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 83. — Necrologio. - P. Nicolaus Kleinenberg. - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 128. - Necrologîio. —- Prof. Salvatore Trinchese. - Anno XIX, num. 4, (1897), pag. 128. Dott. P. Maggi. — Intorno alla febbre Dergue. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1996), pag. 57. A. Monti. - Sull’ anatomia patologica degli elementi nervosi nei processi da embolismo cerebrale. - (Recensione). - Anno XVII, num. 2, (1895), pag. 58. — Sulle alterazioni del sistema nervoso nell’ inanizione. (Recen- sione). - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 59. A. Monti e D. Fieschi. - Sulla guarigione delle ferite dei gangli del simpa- tico. — (Recensione). - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 61). R. Monti. - Innervazione del tubo digerente dei pesci ossei. - Anno XVII, num. l (1895), pag. 14. -- Sulle granulazioni del protoplasma di alcuni Ciliati. - Anno XVII, num. ] (1895), pag. 16. = Sulle colture delle Amebe. - Anno XVII, num. 1] (1£95), pag. 24. — Sul sistema nervoso dei Derdrocel? d’acqua dolce. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 46. = Contribuzione alla conoscenza dei plessi nervosi nel tubo dige- rente di alcuni Sauri (con una tavola). - Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 99. = Osservazioni ad alcune recensioni al mio lavoro: Su! sistema nervoso det Dendroceli d’acqua dolce. - Anno XX, num. 1 (1898), pag. 9. = Su la morfologia comparata dei condotti escretori delle ghian- dole gastriche nei vertebrati (con due tavole doppie). - Anno XX, num. 2 (1898), pagina 33. - Anno XX, num. 3 (1898), pa- gina 65. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 101. = Su la fina distribuzione e la terminazione dei nervi nelia milza degli Uccelli. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 114. — Recensione. - Prosper Thélohan. —- Recherches sur les myxospo- ridies. - Anno XVII, n. 3 e 4 (1895), pag. 117. - Recensione. - Kowalevsky. - Une nouvelle glande Iymphatique chez le Scorpion d’ Europe. - Anno XIX, num. 4 (1897), pa- gina 126. = Recensione. - Soukatschoff. - Contributions à l’étude du sy- stème nerveux de la Nephelis vulgaris. - Anno XX, num. 4 (1898), pag. 118. — Recensione. - liima. - On a new Rbizopod parasite of Man. — Anno XX, num. 4 (1898), pag. 117. = Necrologio. - Francesco Sansoni. - Anno XVII, n. 3e 4(1895), p. 126. P. Pavesi. — Intorno ad un altro caso di emiteria per accrescimento degli in- cisivi di lepre (con una tavola). - Anuo XVII, n. 2 (1895), p. 38. —- Studi sugli Aracnidi africani (aracnidi raccolti nel paese dei So- mali dall’ing. L. Briechetti Robecchi). - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 37. 128 P. Pavesi. - Calendario ornitologico pavese, dal 1893 al 1895. - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 46. fi — Calendario ornitologico pavese, dal 1895 al 1897. —- Anno XIX, num. 3 (1895), pag. 74. — Un coregono nel Ticino. - Anno XX, num. 1 (1898), pag. 8. _ Sugli aracnidi raccolti a Giava dal Dott. Penzig nel 1895-96 - Anno XX, num. 8 (1898), pag. 93. - Di un altro uccello nuovo per la Lombardia e Calendario orni- tologico pavese pel 1897-98. - Anno XX, n. 4 (1898) pag. 4. C. Re. —- Di alcune anomalie nei Molluschi. - Anno XX, num. 1 (1898), pa- gina 1]. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 45. - Anno XX, num. 3 (1898), pag. 76. G. Paravicini. - Organi genitali anomali nell’ Helix pomatia. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 39. — Sulla minuta innervazione del canal digerente dell’ Helix po- matia. - Anno XX, num. 2 (1898), pag. 51. - Anno XX, nu-. mero 3 (1898), pag. S$5 e num. 4 (1898), pag. 108. G. Soffiantini. — Ancora sulla topografia della Glandola sotto mascellare. - Anno XVII, num. 2 (1895), pag. 52. — - ‘Recensione. —- Dott. A. Bovero. — Intorno ai muscoli gastrici del- l? osso ioide. - Anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 29. G. Zoia. - Intorno alle ossa di Giovanni Galeazzo Visconti (con una tavola). — Anno XVII, num. l (1895), pag. 1. — Frammenti anatomici; Varietà ossea; Osso bregmatico nell'womo (con una tavola). - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 6. — Anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 15. —- Anno XVII, num. 2, 3 e 4 (1896), pag. 33. — Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 97. — Sopra alcuni crani esotici esistenti nel Museo anatomico di Pa- via. - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 90. —- Anno XVIII, num. l (1896), pag. 27. - Anno XVIII, n. 2,3 e 4 (POL pa- gina 38. - Anro XIX, num, l (1897), pag. 1. - Necrologio. — Andrea Verga. - Avno XVII,.n. 3 e 4 (1895), pag. 125. — A proposito delle ossa di Gian Galeazzo Visconti. - Anno XX, num. l (1898), pag. 4. L. Zoia. - Ricerche di chimica biologica. - (Recensione). - Anno XVII, nu- mero 8 e 4 (1895), pag. 106. R. Zoja. - Una nuova medusa. - Anno XVII, num..3 e 4 (1895), pag. 101. — Stato attuale degli studi sulla fecondazione. — Dissertazione di libera Docenza. - Anno XVIII, num. 2, 3 e 4(1896), pag. 90. - Anno XIX, num. l (1897), pag. 4. - Anno XIX, num. 2 (1897), pag. 37. - Anno XIX, num. 3 (1897), pag. 65. — Anno XIX, num. 4 (1897), pag. 106. - Anno XX, num. 1] (1898), pa- gina 21. — Anno XX, num. 2 (1898), pag. 56. — Recensione. — Charles Janet. - Études sur les fourmis, les guépes et les abeilles. - Anno XVIII, num. 1 (1896), pag. 81. . _ Necrologio. - Thomas Henry Huxley (1825-1895). - Anno: XVII, nu- mero 3 e 4 (1895), pag. 127. —_ Necrologio. - Louis Pasteur. (1822-1695). - Anno XVII, num. 8 e 4 (1895), pae. 128. _ Necrologio. —- Carlo Vogt (1817-1895). - Anno XVII, num. 3 e 4 (1895), pag. 128. Gerenti I REDATTORI. Pavia, 1898; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni, PTT SITA I PR SLA STAZIONE TERMALE DI ABANO (PROVINCIA DI PADOVA) Sorgente del Montirone Uso interno dell’ acqua. — L'acqua del Montirone che raggiunge alla sorgente la temperatura di 87° C. è stata riconosciuta batterio- logicamente pura, e dall’analisi chimica eseguita dal Prof, R. NasIni, tre anni or sono, è da, classificarsi fra le saline clorurate nonché bromo-jodurato-litiose. L'idea di ripristinare }’ uso interno di quest’ acqua si deve al chiarissimo Prof. Comm. AcHiLLe DE Giovanni. Da una serie di espe- rimenti ch’Egli fece per due anni nella Clinica medica della R. Uni- versità di Padova, da Lui diretta, potè raccogliere nei casi più sva- riati larga messe di note cliniche e la conferma delle sue previsioni sul valore curativo dell’ acqua di Montirone. Indicazioni. — Quest'acqua spiega principalmente la sua efficacia nella Gotta — Renella —- nell’Artritismo — nei catarri cronici dello stomaco, dell’ intestino e delle vie urinarie — nell’ Obesità — Ma- lattie del fegato — Glicosuria — Linfatismo addominale e generale e nelle infiammazioni a lenta risoluzione — nella scrofola — nel Gozzo strumoso. Usi, -—— Sì prende alla temperatura da 28° a 80° C. facendola scaldare a bagno-maria, se la si beve fuori dello stabilimento. Deve consumarsi a digiuno nel più breve tempo possibile secondo tolleranza, se v'é stitichezza; oppure a riprese nel giorno, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. Dose. — Da uno a due litri al giorno. Acquisto. — La si acquista in casse, cadauna da N. 24 bottiglie di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle Terme di Abano (Stabilimento Orologio). Prezzo L. 16. 50 la cassa di 25 bottiglie da litro franca Stazione Abano. IVB. Ai signori medici, l’ Amministrazione accorda lo sconto del 10 0/ sul prezzo dell’ acqua (L. 13. 50) e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo |L. 3. ogni 25 bottiglie) rese franche Stazione Abano. CASA DI CURA diretta dall’Elliustr. Prof. Comm. A. DE-GIOVANNI per Malattie Interne e specialmente le Nervose Owa preventiva Selle malallie Cosliluzionali (sono escluse le malattie infettive e contagiose) IDROTERAPIA: Bagni semplici e medicati — Doccie alternate — | Semicupi ad acqua corrente, ecc. > ELETTROTERAPIA; Compresi l'applicazione della Elettricità sta- tica e del Bagno elettrico. i AEROTERAPIA — MASSAGGIO — GINNASTICA MEDICA (apparecchio De Giovanni). | i CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo le più re- centi prescrizioni dell’Igiene. Intervento di Specialisti: secondo le: esigenze della diagnosi e della cura I signori Professori e Medici della Città possono introdur nella Casa ammalati propri e dirigerne la cura. tb, r Ti E er s NATURALIEN-COMPTOIR È 3 li Vien. I. Maximilianstrasse 11. Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti d Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in ita . liano, francesa ed inglese; SERIO il suo CAGISE a chi Sliene fa direttament domanda. A fa Pit ea sar n° è» Resana sno fit FT SRD DS = AZ ceto ERNST MAYR LIBRARY arse Pitta e gli Da Redi = x * 4 A A FI nen e er rari are ee ade