N e a Mola AU Pe MICA e I e e e a” RI La”, A, rtl) DD e n 0 Re e e e ag e ene Wet me lr RE rane a eee at MI "ea "sla mi i bout A UO di e ni a” A. * ®» II TI ha E LITTA RI Bate AI SRI UV IIIAIET PRE ARI RI al LA Di olmi AN e RIALZO) Ae a I I EEE A pia ae AIA CR I AI LI I IE i 3, | ee - n ‘ Pg” mar. Ag Pe, RAI Mal met TA i da Na RA A IL pei”, RIA i e VI e A Ie ma. PIA. de Ve; net the / RCA A RR met ap a ty TM na TICINO Aa ape Dt RIO LI tela MA an n n a CANTO eau N A AL, Nani VI pa% CAT CR.) ME] Ca VIP 0" i ® " ner na las 'n è Co AAA Malta ref Mi fe ioe dn 7, n up it irene me e n DR, ent iaia io Ta Tati ana eo e ion. lio ® AL dre Le RENI NI AO a et ® n” e At ee pg PRE Mt) Seri / ” sn ( È lg OA o MT DI e nane n RI AIA A A 5 n e PP init gu pos n el ga Ta open a A RR ORIO CIONI e A, 1 (.) I II tg pre eee Pd pas! MO ge cr ‘ Ma usino n Ca e A jo O I n°, o Ò I IE be SDAI RIT TAI alt A N E IR E LA Pi ti ai ti pe) ai en rain feta pa pae ital i eo 00 1 ; 1) o e n'e Ma e e ti A " È n La La | NSA LI AMA ] CELLA MAR ESATA ba ug e n ei n A | PA WEI aiar Ce, II Vinand /9L4 HARVARD UNIVERSITY IVEJ di Te II TAS TAS SI | LI, | LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY an Nerven ist die Pulpa jedenfalls ». Per contrario io stu- diando la milza degli Uccelli ho ottenuto un plesso di una ric- chezza incredibile, precisamente nella polpa splenica e nei cor- puscoli del MaLpiGHI. Robusti tronchi nervosi arrivano direttamente alla polpa dal- l’ilo o dalla capsula, ovvero si staccano gruppi di fibrille dai fasci che decorrono lungo i vasi. A debole ingrandimento in molti punti della preparazione, si ha l' imagine di un ricchis- simo sistema di larghe maglie, i cui lati sono dati da fibrille intrecciantisi e suddividentisi in modo da costituire una larga staccionata, in altri punti si ha l’imagine di un ricchissimo in- treccio nervoso, che copre l’intera sezione di milza in esame. Nel primo caso l’impregnazione dei nervi è limitata ai vasi sanguigni ed ai tronchi della polpa splenica, nel secondo è esteso anche alle innumerevoli fibre, che si ramificano e terminano nei corpuscoli del MALPIGHI. 10 I fasci nervosi accompagnano ì sepimenti connettivali, ma poi lungo il loro decorso si sfibrillano, e danno inoltre numerose suddivisioni. La mia figura 8°, eseguita a debole ingrandimento, quantunque non possa rendere neppure una pallida idea della abbondanza delle fibrille nervose, serve però a dimostrare il loro modo di distribuirsi. + I corpuscoli del MALPIGHI sono in prima linea inviluppati da nervi, che decorrono alla loro periferia e poi mandano dei rami x_{ EZESSTHI OSE 9 (Figura 3*) secondari nel loro interno. Talvolta si può vedere come una fibra arrivata a contatto con un corpuscolo malpighiano, sì di- vida in due ed abbracci coi suoi due rami il corpuscolo: altre volte si vedono invece le fibre penetrare nel corpuscolo, suddi- vidersi ripetutamente a brevi intervalli di distanza, e presentare infine le varie forme di terminazioni, di cui diremo in seguito. Le suddivisioni avvengono quasi sempre in modo dicotomico, e nel punto di divisione sì ha il solito rigonfiamento triangolare. ll I rami di secondo e terzo ordine si intrecciano, si sovrap- pongono in varia guisa, qualche volta anche si anastomizzano tra di loro. Non di rado i giri e le risvolte sono così complicate e capricciose, che non è possibile seguive i singoli filamenti, i quali inoltre appaiono più o meno varicosi, anzi qualche volta muniti di grosse varicosità. Riguardo alle /ermzinazioni, io, come il ReETZIUS ed il FusarI, non ho mai visto le fibre terminare in corpuscoli particolari. Le ultime fibrille, sempre esilissime e di solito di calibro uniforme, terminano appuntite ovvero sì bi- forcano a forchetta, la quale non di rado è munita alle due estremità di una pallottolina (fig.® 4%). Altre ui “ + volte si ha un rametto terminale, il quale porta lateralmente tre o quattro altri corti rametti, ì quali tutti sostengono una. pallottolina: si ha così l’ imagine di un piccolo grappolo (fig.® 5°); in altri casi le pallottoline sono at- (Fig.* 4°) taccate direttamente al filamento terminale (fig.* 6°). Ta- lora la terminazione è data da tre palline, che danno l’imagine come di un trifoglio, altre (Fig.* 52) volte ancora il filamento unico si ter- mina con una serie di pallottoline, situate una dopo l’altra (fig.*è 72). Qualche volta poi la ti. fibrilla termina con un rigon- ; fiamento, il quale è circondato à da granuli fini, irregolari, uniti Sea per un filuzzo al rigonfiamento principale. Si hanno dunque sempre delle terminazioni li- bere, le quali però non presentano un tipo co- Fic. 72) stante, ma offrono numerose variazioni. 3° — I nervi della capsula meritano pure un breve cenno, tanto più che anch'essi sono più numerosi di quanto si potrebbe supporre Le fibre nervose arrivano alla capsula attraversando il pa- renchima dell’organo, per lo più in compagnia dei vasi sanguigni. Arrivati alla capsula si ripiegano per lo più ad angolo retto, ed assumono una direzione tangenziale all’ organo, decorrendo nel connettivo capsulare. 12 Qui con lievi ondeggiamenti percorrono lunghi tratti e si. di- stribuiscono poi in parte ai vasi sanguigni, ed in parte agli ele- menti della capsula, la quale, come si disse, contiene fibre mu- scolari lisce. Conclusioni. — I nervi nella milza degli Uccelli sono stra- ordinariamente abbondanti in tutte le parti del detto organo: essi formano degli intrecci così complicati, che superano qual- siasi imaginazione. e Tra questi nervi si debbono distinguere: 1° — Fibre che si distribuiscono in gran numero ai vasi sanguigni e terminano nelle loro pareti con tipici gruppi di pal- lottoline. i 2° — Nervi che si espandono nel parenchima, dove si ramificano con legge dicotomica, presentano rare anastomosi e terminano in parte nella polpa splenica, in parte nei corpuscoli del MaLPIGHI, con numerose e svariate forme di terminazioni libere. 3° — Si hanno nervi, anch’ essi più numerosi di quanto si potrebbe credere, che arrivano alla capsula e mettono capo ai diversi componenti di questa. 4° — Lungo i nervi splenici sì trovarono numerosi ri- gonfiamenti e varicosità, non mai cellule nervose. SULLA MINUTA INNERVAZIONE DEL CANAL DIGERENTE DELL’ HELIX POMATIA L. RICERCHE DEL DoTToR GIUSEPPE PARAVICINI. (Continuazione e fine vedi numero 3 e 4, Anno 1898) Con una tavola. ble Ripartizione degli elementi nervosi nel tubo gastro-enterico. Il tubo gastro-enterico è innervato, come già notammo preceden- temente dai due nervi esofagei posteriori, dagli esofagei anteriori, în- feriori e superiori. Però questi tre ultimi nervi non sì distribuiscono che alla radice dell’ esofago dove formano un ampio plesso, che cir- conda lo sbocco dei condotti escretori delle ghiandole salivari. I due 18 nervi (simmetricamente destro e sinistro), che innervano il tubo ga- stro-enterico, sono gli esofuge? posteriori molto grossi, robusti, i quali dopo breve tragitto penetrano fra le due tonache dell’ intestino, che percorrono sino all’ apertura anale, tenendo sempre una posizione piuttosto laterale. Riguardo alla disposizione generale dei tronchi nervosi non posso condividere completamente le opinioni del Grieb(') e del Biso- gni(?). Il Grieb ammise che dai due tronchi principali si stac- ‘chino « dei tronchi trasversali ed obliqui, che dividendosi e suddi- videndosi, si uniscono a formare delle maglie più o meno larghe, nelle quali se ne trovano altre più strette e sottili formate dai pro- \lungamenti di quelle. Le une e le altre costituiscono il plesso nervoso basale ». All’incontro io trovai tanto col cloruro d’oro che colla rea- zione nera che i due tronchi principali non perdono mai la propria individualità sino all’ apertura anale, di più che da questi due tron- chi partono a destra ed a sinistra collaterali più o meno numerosi , secondo la regione, i quali, curvandosi all’ indietro, subito decorrono nello spazio compreso fra i due tronchi principali, spazio che viene così ripetutamente suddiviso in zone longitudinali di non grande dia- metro. Il decorso dei collaterali di primo ordine è quasi sempre pa- rallelo alla direzione dei nervi principali, quindi parallelo all’ asse del tubo digerente; da essi si dipartono dicotomicamente altri rami, che si distribuiscono, dividendosi e suddividendosi, alle due tonache, di cui risulta formato l’ intestino. Le fibrille terminali portano le terminazioni, che non differiscono punto da quelle descritte per il bulbo. Un fatto generale si è la co- stante direzione trasversale ovvero antero-posteriore dei rami ner- vosi, i quali non risalgono mai le pareti gastro-enterica verso la ca- vità orale. I tronchi principali ed i collaterali in generale si presen- tano come fascetti di fibre disposte parallelamente le une alle altre e ravvolte da una guaina connettivale (perinervio). Soltanto-nell’ in- testino epatico questa disposizione non è costante, come diremo in seguito. I nervi del tubo digerente sono ricchissimi di cellule nervose uni- polari, piuttosto piccole, sferiche od oblunghe; le quali trovansi dis- seminate lungo i collaterali a piccoli gruppi, ovvero isolatamente, talora esterne tal’ altra ravvolte nella guaina connettiva del nervo, al quale uniscono il proprio prolungamento nervoso. Sono anche qui (4) GRIEB. — Op. cit. pag. 3. (2) BisoGni. — Op. cit. pag. 4. 14 frequentissime nei punti di biforcazione di un ramo e mancano lungo le ultime terminazioni fibrillari. a). Nell’ esofago. Già ho ricordato il plesso che trovasi fra la radice dell’ esofago ed il margine posteriore del muscolo costrittore faringeo. Anche gli sbocchi delle ghiandole salivari sono circondate da un plesso nervoso abbastanza sviluppato, che si protende verso la faccia inferiore del- l’esofago. I nervi percorrenti le pareti esofagee ne seguono abba- . stanza regolarmente gli inspessimenti e le ripiegature longitudinali mucose e muscolari; i collaterali sono abbastanza numerosi, ma sol- tanto quelli di secondo ordine portano cellule assai piccole e poco numerose. Non ho potuto osservare in nessun preparato le cellule di cui fa menzione il Grieb, attaccate da un lato ai nervi di quello ch’ egli chiama plesso nervoso intermediario per mezzo di peduncoli, e dagli altri lati emananti dei prolungamenti ramificati in vario modo. Queste sarebbero cellule multipolari, ma come gia ho notato prece- dentemente le mie ricerche mi inducono ad attribuirle (per ciò che riguarda i Gasteropodi) soltanto al sistema nervoso cerebro-podale non gia al simpatico. Invece osservai cellule ‘sempre unipolari, di forma ovoidale o sferica, difficilmente piriformi, di dimensioni esigue, peduncolate o sessili, isolate od aggruppate in piccoli gruppi (2-3-4). Due grossi collaterali partono costantemente dai nervi esofage? per portarsi verso la regione superiore dell’ esofago e decorrere poscia dall’ avanti all’ indietro sino al cieco, oltre il quale non riuscii a seguirli. L'andamento dei tronchi nervosi in questa prima porzione del tubo digerente è assai rettilineo, anche i tronchi secondarii sono poco tortuosi e varicosi; le terminazioni nervose, non eccessivamente abbondanti, sono sorrette dalle fibrille terminali, che, partendo dalle ramificazioni dei collaterali, serpeggiano fra le fibre delle due tonache muscolari. b). Nello stomaco. Nello stomaco o porzione gastrica si continuano regolarmente oltre che i due nervi esofagei anche i molteplici collaterali da essi prove- nienti. Non è quindi giusta l’ asserzione del Grieb che «i tronchi nervosi.... (nervi esofugei) si sfioccano dirigendosi in tutti i sensi e formando un plesso e differisce da quello dell’ esofago per la mag- giore irregolarità delle sue maglie ». Essendo qui le pareti musco- lari di molto inspessite, gli elementi nervosi debbono aumentare di ot 15 numero; perciò trovai numerose cellule appiccicate anche ai tronchi principali, oltreché ai secondarii, sempre unipolari, spesse volte in gruppi di 2-5-7 ed anche più per peduncolo. I collaterali secondarii nella porzione gastrica sono molto sottili, più tortuosi che nell’ eso- fago, più ricchi di cellule e più ramificati. c). Nel cieco. Di tutto il canal digerente il cieco è il più ricco di nervi, e di cellule nervose; in esso si continuano i tronchi nervosi, che hanno percorso le pareti gastriche, però questi tronchi si ingrossano al- quanto per il grande numero di cellule ad essi appiccicate, si rami- ficano copiosamente, di guisa che l'intreccio fra questi rami diventa più fitto, e confuso per l’ interporsi ed il suddividersi delle fibrille terminali. E facile nel cieco poter mettere in evidenza mediante il cloruro d’oro (Golgi, Lo wit) numerose palline (nevrococchi) ter- minale, non che le varicosità delle ultime fibrille nervose. d). Nell’ intestino epatico. Nell’ intestino epatico continua la ricchezza di nervi e di cellule nervose. Le pareti intestinali qui si assottigliano di molto, mentre i nervi si continuano con una disposizione però affatto particolare. Due, tre, e più collaterali si attorcigliano fra di loro molto lassamente, come succede nel bulbo, decorrono alquanto tortuosamente mandando a destra ed a sinistra numerosi collaterali di secondo ordine, i quali si originano in due modi: o per fuoriuscita dal fascio di un tronco nervoso, ovvero per biforcazione del medesimo tronco in due rami, di cui uno continua a far parte del fascio, l’ altro ne esce e dividen- dosi e suddividendosi si distribuisce alle due tonache muscolari, Il decorso dei nervi nella porzione epatica dell’ intestino é molto tor- tuoso ; le cellule sono abbastanza numerose, unipolari, più frequen- temente peduncolate ed appiccicate tanto ai rami grossi come ai pic- coli ; l'intreccio delle fibrille terminali è assai aggrovigliato e deli- catissimo. Le pareti del retto nuovamente si inspessiscono anche per il fatto che ad esse vengono ad inserirsi il sacco polmonale e 1’ uretere. Continuano i rami nervosi principali, che formano un ampio plesso intorno all’ apertura anale con numerose e talora grosse cellule ner- vose. Però lungo il decorso rettale i nervi sono poveri assai di cel- lule, sono quasi rettilinei con poche ramificazioni, e scarse fibrille terminali. 16 DA Terminazioni nervose intrepiteliali. Mediante la doppia impregnazione e meglio ancora col metodo del ringiovanimento ho potuto ottenere indiscutibili prove di termi- nazioni nervose intraepiteliali nella mucosa rivestente la cavità della bocca, del vestibolo, della faringe non che del tubo gastro-enterico. Queste speciali terminazioni, negate da parecchi autori, furono, anche recentemente constatate coi metodi Golgi nell’ epitelio di rivesti- mento delle Planarie e nell’epitelio del tubo digerente dei Saur: dal D.r R. Monti(') ed anzi io ho rilevato una certa analogia di di- sposizione fra l’ intreccio fibrillare basale dei Sauri e quello degli Helicidi. Infatti se l’ epitelio non si é totalmente impregnato, si os- servano per lo appunto esili rami nervosi decorrere serpeggiando alla base dell’epitelio e distaccare di tratto in tratto esilissime fibrile, che, insinuandosi fra cellula e cellula, si terminano con rigonfiamenti nervosi analoghi nell’ aspetto a quelli già descritti fra i muscoli. L’aspetto di questi nervi é abbastanza regolare, scarse sono le va- ricosità (come già aveva per i Sauri notato il D.r R. Monti) nu- merose invece le ramificazioni. Anche col metodo Lowit e Grieb ho potuto mettere in evidenza queste discusse terminazioni intraepi- teliali ma raramente, poiché, come già ho premesso, il cloruro d’ oro colora troppo parzialmente le ultime fibrille nervose. - CONCLUSIONI. Il canal digerente (bulbo boccale, esofago, stomaco , cieco, inte- stino epatico, retto) é riccamente innervato dal cingolo esofageo e dai due gangli stomato-gastrici, i quali risponderebbero nei Molluschi al Simpatico dei Vertebrati. La distribuzione dei nervi simpatici si fa in tutto il tubo digerente, mentre quella dei nervi provenienti dal cervello compiesi soltanto nel bulbo faringeo (muscolo costrittore fa- ringeo, vestibolo boccale, labbra, e muscolo ridulare medio). I nervi simpatici differiscono dai cerebrali per il loro lungo e re- golare decorso, per la loro quasi uniformità di diametro, e per il mag- gior numero delle anastomosi fra i rispettivi collaterali. Però tanto gli uni quanto gli altri sono costituiti del fascio cilindrassile avvolto (!) D.r R. MontI. — Sul sistema nervoso dei Dendroceli d'acqua dolce. — Bol- lettino Scientifico N. 2-3, anno 1896. Idem. — Contribuzione alla conoscenza dei plessi nervosi nel tubo digerente di alcuni Sauri. — Bollettino Scientifico N. 4, anno 1897. i 17 da una guaina connettiva, fascio che talora può presentarsi (bulbo) costituito di 2-3-5 fascetti secondarii attorcigliati fra di loro più o meno strettamente. Dai tronchi principali partono i collaterali di primo ordine, i quali distaccano sempre dicotonicamente quelli di second’ ordine e così via via sino alle fibrille terminali che portano le palline nervose 0 new- rococchi di Trinchese. Tutti questi nervi sono più o meno vari- così, cioè a strozzamenti e rigonfiamenti che si accentuano vieppit negli individui sottoposti all’inanizione ed in quelli ancora in letargo invernale. In generale i rigonfiamenti si differenziano dalle palline per essere irregolari di forma, angolosi, bitorzoluti, e più spesso come appiccicati o da un lato o dall’altro della fibra (perciò spostati quasi sempre lateralmente). Le terminazioni nervose nei (rasteropodi si fanno per mezzo di rigonfiamenti a pallina disposti all'estremità ovvero lungo il decorso delle ultime e più esili fibrille, ed addossate alla guaina sarcolem- matica delle fibre muscolari. I nervi specialmente simpatici sono assai ricchi in cellule nervose unipolari, peduncolate o sessili, disposte a piccoli gruppi, ovvero iso- latamente con grosso nucleo ovale, spostato dal lato opposto, dal quale esce il cilindrasse, ed inclinato di circa 45° sul maggior asse della cellula nervosa che é avvolta da una membranella fortemente colo- rantisi col cloruro d’oro. Il protoplasma cellulare presenta una strut- tura granulare; il prolungamento assile raggiunge il fascio collaterale vicino con un andamento poco tortuoso. Le cellule multipolari sono disposte nella parte superficiale del muscolo costrittore faringeo, hanno prolungamenti protoplasmatici assai ramificati, e sono disposte isolatamente. Nel bulbo i nervi sono piuttosto tortuosi, ricchi di collaterali, ric- chissimi di terminazioni nervose, specialmente nel muscolo costrittore faringeo e nel muscolo radulare medio. Nell’ intestino i due nervi esofagei, provenienti dai gangli stomato gastrici, decorrono lateralmente sino all’ apertura anale, dove costi- tuiscono un plesso abbastanza esteso; essi distaccano dicotomicamente numerosi collaterali, i quali hanno pure un decorso parallelo a quello dei due tronchi principali. Sopra questi rami e su quelli, che da essi sì dipartono, trovarsi abbondanti cellule unipolari, che però vanno sce- mando di numero nell’intestino retto. Nel cieco l’innervazione é svi- luppatissima : meno nel primo tratto dell’ esotago e con speciali ca- ratteristiche nell’ intestino epatico. Nel punto in cui il muscolo retrattore del bulbo si unisce col m. 13 columellare havvi un ganglio intermuscolare costituito di grosse cel- lule piriformi, disposte attorno ad un centro, dal quale si diparte il tronco risultante dalla riunione di tutti i cilindrassi delle cellule cir- costanti. Queste cellule grandissime sono costituite di una spessa membrana esterna, di un protoplasma alquanto granuloso, di un enorme nucleo con resistente membrana nucleare e disposto trasver- salmente al maggior asse della cellula, e con un prolungamento ner- voso, che si colora assai poco e che è ravvolto da una guaina con- nettiva, (prolungamento della membrana cellulare). i Plessi più o meno estesi trovansi disseminati specialmente nel bulbo, nel tratto che decorre fra |’ esofago e la porzione posteriore del muscolo costrittore, nel muscolo retrattore della faringe ed infine nella regione peri-anale. 1 Colla reazione nera di Golgi ho avuto prove indiscutibili di . terminazioni intraepiteliali fatte a pallina come quelle intermuscolari, assai fine ed abbondanti, le quali stanno a riconferma di quanto gia alcuni Autori asserirono ed ultimamente il D.r R. Monti. Prima di por termine a questa nota istologica debbo ringraziare vivamente il chiarissimo Prof. L. Maggi non che l’Assistente D.r R. Monti per le cortesie ricevute e pei molteplici aiuti materiali e mo- rali, che non poco mi semplificarono e facilitarono la via. Dal Laboratorio di Anatomia e Fisiologia Comparate della R. Università di Pavia. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Le figure furono disegnate colla camera lucida Koritska e col microscopio pure di detta fabbrica grande modello II; coll’ oculare 3 e coll’ obbiettivo 7%. Le ‘pre- parazioni dalle quali tolsi i disegni furono ottenute colla reazione nera di Golgi. . Fio a 1. — Epitelio del cavo boccale. — a) parte impregnate di bicromato d’ar- gento; b) cellule epiteliali: c) mervi costituenti l’intreccio nervoso basale; d) e provenienti dalle soprastanti masse muscolari. — Collaterale nel muscolo radulare medio. — @) ramo collaterale di primo ordine; b) collaterale di secondo ordine; c) terminazioni nervose a pallina. i Fig.a 3. — Intreccio nervoso nel im. costrittore faringeo. — a) tronco nervoso principale fatto di due fasci cilindrassili; d) tronco nervoso se- condario con numerosi collaterali. i x da T fs°) do Figa 4e 5. — Terminazione di fibrille nervose a ridosso delle rispettive fibre muscolari. — @) fibra muscolare impregnata; ) collaterale: c) fibrilla nervosa terminale con rigonfiamento a ridosso della fibra muscolare; d) un tronco nervoso principale. Fig.a 6. — Intreccio di fibre nervose poste alla radice dell’ esofago. At e, n" Tar TRIO 19 SU Lb GHIANDOLE SALIVARI DEI GASTEROPODI nei diversi periodi funzionali NOTA PREVENTIVA della Dott. RINA MONTI Assistente di Anatomia Comparata nella R. Università di Pavia. Passando in rivista i diversi trattati di Anatomia Comparata, per trarne lume e guida allo studio delle ghiandole salivari dei Gasteropodi, trovai che quasi tutti gli autori si tramandano, dall'uno all’altro, la descrizione sommaria e schematica che 1l Leydig ha pubblicato fino dal 1857 nel suo manuale di Isto- logia Comparata. Il Vogt e lo Yung, dopo avere riprodotta la sommaria descrizione classica, aggiungono che l’aspetto delle cellule ghiandolari varia a seconda dello stato di attività fun- zionale: ora il protoplasma è perfettamente trasparente, ora sparso di piccole goccie sferiche, costituite probabilmente da mu- cina. I trattati ancora più recenti del Lang e del Perrier si limitano a dare una accurata descrizione macroscopica delle ghiandole salivari nei molluschi, ma non si occupano punto né della loro struttura, nè della loro funzione. Queste lacune nella letteratura mi hanno indotta ad occu- parmi dell'argomento ed a completare talune osservazioni, che avevo cominciato a fare già da parecchi anni studiando i mol- luschi con altri intendimenti. Nella presente nota riassumerò i risultati da me ottenuti esaminando le ghiandole salivari dei Gasteropodi terrestri, in diversi stati fisiologici. Fino ad ora le mie ricerche si sono estese principalmente ai generi Helix e Limax; ho studiato animali sorpresi durante il pasto e durante il digiuno, —- animali ibernanti e chiusi nel loro guscio dall’opercolo; — animali le cui ghiandole erano in attività eccessiva per effetto della pilocarpina. Per lo studio della ghiandola ho applicato diverse colora- zioni, semplici o multiple, diverse reazioni microchimiche, che valsero ad illuminarmi circa la struttura della ghiandola e la 20 costituzione de’ suoi diversi elementi: ottimi risultati ottenni con un metodo particolare da me ideato, consistente in una tri- plice colorazione con Rubina S, (oppure safranina pura Griibler) Emallume (oppure Muciemateina del Mayer, ed Auranzia. Questo metodo mi ha dato una colorazione tripla, che mi ha permesso di distinguere e di studiare in uno stesso preparato i diversi elementi ghiandolari. i | Per essere breve dirò subito che, già con un esame a debole ingrandimento, si riconoscono nella ghiandola uno stroma ed un parenchima. Lo stroma è assai meno abbondante da quello che parebbe dall'antica descrizione del Leydig. Esso è costituito da un con- nettivo fibrillare, che forma l’ involucro della ghiandola, e si addentra nella medesima seguendo particolarmente i dotti escre- tori, cui funge da sostegno. y Se intorno ai più grossi canali di escrezione si riscontra uno strato di connettivo abbastanza considerevole, si osserva altresi che il connettivo va diminuendo di mano in mano che si passa alle minori suddivisioni dei condotti anzidetti. Finissime trabe- cole sono certo disseminate anche nel parenchima e ne formano l’impalcatura, ma io non ho mai potuto convincermi che ogni cel- lula secernente sia rivestita da uno strato di tessuto connettivo, come affermò il Leydig e ripeterono il Vogt e lo Yung. Anche la colorazione di Van Gieson, che dovrebbe permet- tere di distinguere il connettivo da ogni altro tessuto, non valse affatto a dimostrarmi l’esistenza del connettivo pericellulare. Io sono inclinata a credere che gli anzidetti autori abbiano inter- pretato come connettivo la spessa membrana cellulare o ispes- simento periferico degli enormi elementi secernenti. In ogni modo verso il centro della ghiandola le trabecole connettive si fanno di nuovo evidenti e convergono verso il grosso vaso (arteria sa- livare), che percorre .tutto l'organo nella sua lunghezza appor- tando i succhi nutritizi. I grossi condotti escretori, anche quando sono ancora con- tenuti nel parenchima ghiandolarve, presentano una tunica invol- gente costituita da fibre liscie e da connettivo elastico, eviden- temente molto distensibile: infatti l'interno strato mucoso, quando il canale non è ripieno (nelle ghiandole delle chiocciole ibernanti) DA | e) si presenta uniformemente e profondamente pieghettato. Le pieghe non si riscontrano quando il canale è fortemente disteso dal secreto. L’epitelio che riveste il lume dei condotti, che stò descrivendo, consta di cellule cilindriche, con nucleo ovale, ve- seicolare, situato verso la base della cellula. Le più fine suddivisioni dei condotti escretori, che si riscon- trano sparse nel parenchima della ghiandola, mostrano di solito una sezione circolare e constano di un epitelio cubico, il quale appoggia sopra una membrana di sostegno; intorno a questa si ‘riscontrano qualche volta dei piccoli nuclei ovoidali, dei quali non possiamo dire se appartengano piuttosto a fibre liscie che ad elementi connettivi. Quando si esamina una sezione della ghiandola si è sempre colpiti della scarsità dei condotti escretori in confronto allo spes- sore ed alla estensione del parenchima: nasce così spontanea l’idea che le numerose cellule addossate le une alle altre, a notevole distanza da evidenti canali muniti di pareti proprie, versino il loro contenuto negli interstizi, donde poi passerebbe gradatamente nei canali escretori. Per meglio dilucidare questo punto ho tentato una serie di impregnazioni colla reazione cromo-argentica, ma fino ad ora non ho ottenuto dei risultati sufficienti a risolvere la questione. Il parenchima consta in massima di cellule epiteliali aventi una grandezza enorme. Nelle sezioni in serie ciascuna cellula può essere tagliata in molti segmenti, che si riconoscono con- frontando le successive sezioni. E ciò si comprende facilmente quando si ponga mente a questo, che le dette cellule raramente tondeggianti, più spesso irregolarmente piriformi, o poliedriche con un asse molto maggiore degii altri, possono avere una lun- ghezza variabile da 80 a 100 micromillimetri, ed una larghezza oscillante fra 20 e 50 micromillimetri. Ciascuna cellula contiene un nucleo molto voluminoso, i cui diametri possono raggiungere perfino 10-15 micromillimetri. Su i pezzi fissati con liquido di Hermann e colorati colla sa- franina, i nuclei mostrano per lo più una struttura reticolare, e non presentano mai alcun fenomeno di mitosi. — Esiste sempre un grosso nucleolo, qualche volta due. In generale, come in molti altri elementi, la sostanza costitutiva del nucleolo sì co- 22 i lora diversamente dal nucleo: per es. nelle colorazioni doppie con ematossilina e rubina, mentre il nucleo si colora in violaceo, il nucleolo si colora in rosso intenso. Col metodo del Biondi il reticolo nucleare si colora in verde, il nucleolo si colora in rosso rubino. Ma la maggior fortuna che forse mi è toccata nello studio di queste ghiandole salivari, è stata quella di poter dimostrare che le cellule del parenchima lungi dall’ essere tutte eguali, come fino ad oggi si era creduto dagli autori, si presentano in- vece in tre categorie ben distinte tra loro, per la loro. strut- tura, per il loro modo di comportarsi rispetto alle sostanze co- loranti, e quindi (con tutta probabilità almeno) anche per la loro funzione. Come ho già detto in principio, dopo molte prove che mi persuasero della esistenza di tre diversi ordini di cellule nella ghiandola salivare, sono riuscita a trovare una. colora- zione tripla, che mi ha permesso di ottenere diversamente co- lorate le tre categorie di cellule ‘in uno stesso preparato e di studiarne così i rapporti reciproci. Le cellule secernenti delle ghiandole salivari si possono di- stinguere in: a) cellule mucose b) cellule trasparenti c) cellule granulose. Le cellule mucose si riconoscono subito, specialmente nei preparati trattati colla ematossilina di Bizzozero, o colla mucie- mateina o coll’ emallume o colla ematossilina Bohmer, perchè queste sostanze coloranti tingono il muco molto intensamente in azzurro violaceo. Poichè è noto che la mucina non presenta sempre identiche reazioni nelle diverse specie animali e nei di- versi tessuti, aggiungo subito che la mucina delle nostre cellule appare colorata in rosso porpora colla. tionina, quando sì esa- minino le sezioni appena tolte dalla sostanza colorante e lavate semplicemente nell’ acqua. Si colora in giallo colla safranina chi- micamente pura, e conserva questo colore nella soluzione di gomma e zucchero, ma non dopo i passaggi nell’alcool. Col car- mino alluminico, dopo una lunga lavatura, assume un colore magenta inglese, e col turchino di metilene metacromatico del Griùbler, prende una tinta rosso-violacea. Il muco è contenuto dentro un protoplasma, sospinto di so- lito alla periferia, e colorabile in giallo, nei preparati trattati colla auranzia. Nel protoplasma riscontrasi il nucleo spesso so- spinto verso la periferia dal materiale accumulato entro la cel- lula. Il muco endocellulare, così ben colorato, presenta un carat- teristico aspetto spugnoso, che varia a seconda dello stato fisio- logico della cellula. Le cellule trasparenti o sierose, specialmente nei preparati allestiti col metodo della colorazione tripla da me raccomandato, sì presentano in forma di grossi elementi, essi pure ben distesi, anzi rigonfi, che si riconoscono subito framezzo ai precedenti perchè assumono una colorazione assai debole: il loro proto- plasma disponesi ordinariamente in fine trabecole, convergenti verso il nucleo, colorate debolmente in giallo, e separate da spazi incolori, diremo meglio apparentemente vuoti, che con tutta probabilità sono occupati nel vivente da un liquido sieroso. Bellissimi i nuclei molto voluminosi, vescicolari o reticolari, ben colorabili e situati per lo più nel centro della cellula. Il tenue protoplasma descritto si colora debolmente in rosa col carmallume, in giallo pallido col picrocarmino, in verde talco col bleu di metilene metacromatico. Le cellule granulose, che assolutamente non si potrebbero riconoscere entro i preparati comuni, appaiono veramente mì. rabili mediante le colorazioni triple. Si tratta di elementi co- stanti, ma in proporzione meno numerosi delle due categorie precedenti, che appaiono nelle preparazioni anzidette riempite da numerose sferule intensamente colorate in rosso croceo colla safranina, in rosso magenta colla rubina, in rosso aranciato col ciliegia ecc. Siffatte sferule possono essere variamentè addensate dentro la cellula. — Talora la riempiono, altre volte lasciano degli spazi vuoti: in generale i granuli color di rubino sono separati gli uni dagli altri e come incastonati tra finissime tra- becole di protoplasma colorato debolmente in giallo. Qualche volta il protoplasma forma solo l'involucro della cellula e manda poche briglie verso il nucleo, attraverso la zona occupata dalle sfere purpuree. Le tre categorie di elementi che noi abbiamo fin qui descritte, 24 appaiono costanti in tutti i preparati: i loro rapporti numerici e la loro distribuzione mi risultò piuttosto uniforme o per lo meno variabile entro limiti molto ristretti. Con tutta sicurezza invece ho potuto riconoscere che tutte e tre le categorie di cel- lule presentano delle variazioni di aspetto e di struttura net diversi stati funzionali. Per poter ben confrontare le cellule in riposo, colle cellule in attività, ho studiato le ghiandole di animali tenuti in digiuno per un anno intiero, di altri ibernanti e chiusi entro il guscio opercolato da oltre un mese, in confronto colle ghiandole di animali sorpresi durante il pasto. Nelle ghiandole in riposo le cellule mucipare presentano un contenuto molto denso, che forma come un reticolo a ma- glia assai stretta, o meglio una spugna molto compatta, forte- mente colorata in azzurro violaceo dall’ emallume o dalla mu- ciemateina. Le cellule trasparenti presentano un protoplasma re- ticolare, relativamente poco vacuolizzato. Le cellule granulose appaiono, forse meno abbondanti che in altri casi, ma sempre sono enormemente distese e ripiene di granuli o sferule rego- lari ben colorabili dalla rubina o dalla safranina. Nelle ghiandole in attività le cellule mucipare presentano un contenuto mucoso, reticolare, a maglie più larghe e meno compatte: talune cellule pare sieno vuotate di muco, e lasciano vedere le loro pareti protoplasmatiche floscie e rientranti. Le cellule trasparenti appaiono distese da numerosi vacuoli, sepa- rate appena tra di loro da finissime trabecole protoplasmatiche. Le cellule granulose si riscontrano frequenti, ma le eleganti sferule non sono sempre ugualmente abbondanti, qualche volta anzi lasciano la cellula semivuota: non di rado accanto a grossi globi si osservano tenuissimi granelli; qualche volta i granuli mostrano una tendenza a scolorarsi ed a comparire così con una tinta debolmente ametistina. i I fini condotti escretori si presentano di solito ripieni: il loro contenuto è prevalentemente mucoso e offre le diverse colora- zioni della mucina, già altra volta descritte. Per meglio accertarmi delle differenze funzionali ho voluto studiare le ghiandole esaurite o per lo meno lungamente sti- molate da ripetute iniezioni di pilocarpina. In queste ghian- dole le cellule mucose offrono un contenuto assai meno denso e fortemente vacuolizzato. Ancora più vacuolizzate sono le cellule trasparenti, le quali spesso appaiono rigonfie e direi quasi come idropiche. Le cellule granulose si presentano esse pure alterate, in quanto che alcune volte sono quasi vuote di sferule, altre volte sono sparse di sferette di grandezza variabile, le quali non si colorano più in modo uniforme. Framezzo alle cellule descritte, se ne osservano altre, le quali sono senza dubbio una deriva- zione dei tipi normalmente esistenti, ma che si presentano con caratteri ben distinti, così da meritare una speciale notazione. Le une sono elementi vescicolari, totalmente riempite di liquido incoloro e che io direi cellule idropiche. Siffatte cellule abbon- dano specialmente in vicinanza dei canali di escrezione e sono forse derivate dalle cellule trasparenti per eccessiva secrezione acquosa. Le altre sono cellule costituite da una massa spugnosa, rosso giallastra sporca ed opaca, in mezzo alla quale il nucleo è nascosto 0 si intravede appena. Siffatti elementi sono, a mio giudizio, derivati dalle cellule mucipare, forse per un processo di coagulazione, che potrebbe essere espressione della morte del- l’ elemento. Anche i nuclei subiscono variazioni nei diversi stati, e spe- cialmente nelle ghiandole pilocarpinate appaiono pallidi, rigonfi, granulosi. In nessun caso ho osservato dei fenomeni di carioci- nesi; perciò possiamo dive che anche le ghiandole salivari dei Gasteropodi terrestri posseggono elementi cellulari stabili. PROTISTI DELLE ACQUE DI CASTELMARTE (Brianza) NOTA del Dott. GIUSEPPE PARAVICINI. Il tranquillo e delizioso paesello di Castelmarte sorge nella Brianza sopra un arrotondato cocuzzolo di roccia liasica pro- spettante il piano d'Erba e lambita a nord dalle limpide acque del fiume Lambro. A cagione della natura del suolo e della grande scarsezza d’Rumus la vegetazione non vi è lussureggiante, ma abbastanza 26 estesa e variata. Le sorgenti d’acqua, come in tutte le regioni a facies sinemuriana, sono scarsissime ed anzi se ne annoverano tre soltanto in tutto il territorio costanti anche nei periodi di massima siccità (sorgente detta del Montanino, del Lavatojo, della Fontana fredda o della Selva). L'acqua ('), che scaturisce dalle fessure della roccia, è limpida, colla temperatura estiva ed autunnale variabile da 12-13°; essa ristagna in alcuni punti lungo i fianchi della montagna sotto forma di piccole pozze cir- condate da muschi e licheni, ma prive di alghe eccetto che al Lavatojo, dove, per le maggiori dimensioni dello stagno, osser- vasi una rigogliosa vegetazione di piante acquatiche (predomi- nanza di Pothamogeton) e di alghe filamentose unicellulari (?). Nell’ estate u. s. feci ricerche sui Protisti abitanti queste sorgenti, e trovai in generale che scarseggiano grandemente an- (1) L'acqua del Fontanino mi diede all’ esame chimico i seguenti risultati : lo Cloruri — (riconosciuti mediante l’azione del H? NO; e AgNO;) leggierissima traccia. 2° Solfati — (riconosciuti mediante l’ azione dell’ HCl sul BaCl,) — traccie. 3° Nitrati — (riconosciuti col Ho SO, e difenilamina) — traccie abbastanza leg- giere. 40 Nitriti — (riconosciuti col reattivo di Gries) — traccie. 5° Ammoniaca — manca. 6° Fosfati — mancano. To Magnesia — in leggierissime traccie. 8° Calce — quasi da sola dà la durezza all’ acqua. . 9° Durezza totale — 7. 5 in gradi tedeschi (metodo Clark) cent. cubi 29. $._ 10° Durezza temporanea — 5. 7 in gradi tedeschi. llo Durezza permanente — l. 8 in gradi tedeschi, cent. cubi 8. 3. 12° Residuo solido — sr. 0. 364. 13° Sostanze organiche gr. 0. 0363 per litro. (2) La fauna degli Invertebrati è scarsa; raccolsi soltanto le seguenti speci : — (Molluschi) Ancylus lacustris L., Limnaea peregra Miùll. — (Coleotteri) Girinus natator L., Helocares lividus Fabr., Hydrobius scu- rabaeoides L. (un solo esemplare). — (Neurottesi) larve della .Phryganea flaricornis L — (Rincoti) Gerris lacustris L., Velia curreus Fabr., Hydrometra stagnorum o Limnobates stagnorum L., Nepa cinerea L., Ranatra linearis Fabr., Noto- necta glavca L. — (Vermi) — Aulostoma gulo L., Planaria (2), Dendrocoelum lactecum L., Mermis (2). — (Celenterati) — Hydra viridis L. Fra gli Anfibi non riscontrai che i girini della Salamandra giallo-nera, comu- nissima in queste località. . 27 che là, ove il fondo è ricoperto di piante acquatiche, di alghe, e di muschi. TIFOTCERRO!LIS:'VI Serie A — Protofiti. Fam. Achnantidae — gen. Cocconeis Ehr. — sp.: C. pediculus Ehr.; C. placentulo Ehr. Fam. Naviculidae — gen. Navicula Bory — sp.: N. vulgaris Heib. Fam. Fragilaridae — gen. Synedra Ehr. — sp.: S. wlna Ehr. Fam. Cimbellidae — gen. Amphora Ehr. — sp.: A. ovalis Ktz. TR gen. Cymbella Ag. — sp.: C. coespitosum Ktz. Serie B — Protozoi. 1.8 Classe Protomoneri. 1® Fam. Desmobacterii — gen. Bacillus Cohn. — sp.: 5. sud- tilis Cohn. 22 Fam. Spirobacterii — gen. Spirillum Ehr. — sp.: Sp. tenue Ehr. 2.* Classe Lobosi. 1° Fam. Amoebidi — gen. Amoeba Ehr. — sp.: A. diffluens Ehr. 3.3 Classe Flagellati. Ord. — FLAGELLATA — PANTOSTOMATA. 1* Fam. Monadidae — gen. Monas Miller — sp.: M. Auida Duj. -— M. irregularis Perty; M. viridis Duj; M. lens Duj. 2% Fam. Dendromonadidae -- gen. Anthophysa L. — sp.: A. ve- getans Mull. 3* Fam. Heteromitidae — gen. Heteromita Du]. — sp.: H. ovata —_ Duj. — gen. Spiromonas Perty. — sp.: S. distortum Duj. 4% Fam. Spumellidae — gen. Spumella Cienkowski — sp.: S. guttula Ehr. Ord. — CHoano — FLAGELLATA. 1? Fam. Cedonosigidae — gen. Monosiga S. K. — sp.: M. glo- bosa S. K. — gen. Codosiga James-Clark. — sp.: C. do- trytis Ehr. Ord. — FLAGELLATA — EUSTOMATA. 1 Fam. Astasiadae — gen. Astasia Ehr. — sp.: A. trichophora Ehr. 28 Ja da 12 }a p 2 ® Fam. Euglenidae — gen. Euglena Ehr. — sp.: Z. viridis Ehr. — gen. Phacus Duj. — sp.: PA. longicaudus Ehr. Fam. Lygoselmidae — gen. Eutveptia Perty. — sp.: £. ve- ridis Pty. — gen. Distigma — sp: D. proteus Ehr. Fam. Chilomonadidae — gen. Chilomonas Ehr. — sp.: C. pa- ramaecium Ehr.; C. cilindrica Ehr. 4.a Classe Ciliata. Ord. — HortoTRICHA. Fam. Paramoecidae — gen. Paramoecium Miller. — sp.: P. aurelta Mull. Fam. Prorodontidae — gen. Prorodon Ehr. — sp.: P. /@r- ctus Clap. — gen. Nassula Ehr. — sp.: N. Alava C. L.; N. ambigua Stein. Fam. Enchelyidae — gen. Colpoda Ehr. — sp.: C. cucullus Ehr. — gen. Euchelys Ehr. E E. farcimen Ehr. Fam. Tracheliidae — gen. Amphileptus Ehi. — sp.: A. me- leagris Ehr. Fam. Ophryoglenidae — gen. Colpidium Stein. — sp.: C. cu- cullus Schrank. Ord. — HETEROTRICHA. i Fam. Stentoridae — gen. Stentor Oken. — sp.: S. polymar- phus Muùll. — S. Roeselii Ehr. Ord. — PERITRICHA. Fam. Halteriidae — gen. Halteria Duj. — sp.: H. grandinella Mill. Fam. Girocoridae — gen. Urocentrum Nitzsch. — sp.: U. turbo Mùll. Fam. Vorticellidae — gen. Zoothamnivm Ch. sp.: Z. pa- rasita Stein. Tutti i Cyclops quadricornis raccolti nella Fontana fredda, erano quest'estate infestati dal Z parasita, e talora a tal segno ricoperti, da non permetter più la visione dell’ ospite. 18 gen. Vorticella Linneo. — Sp.: V. nedulifera Ehr. Ord. — HyPoTRICHA. Fam. Chlamydodontidae — gen. Chilodon Ehr. — sp.: CA. cucullus Mull. 29 2% Fam. Oxytrichidae — gen. Stylonychia Ehr. — sp.: SU 2724- lilus Ehr., St. pustulata Ehv. — gen. Uvoleptus Ehr. — sp.i U. violaceus Stein. — gen. Oxytricha Ehr. — sp.: 0. pellionella Mill. 5° Fam. Euplotidae — gen. Aspidisca Ehr. — sp.: A. costata Duj. — gen. Glaucoma Ehr. — sp.: G. scintillans Ehr. — gen. Euplotes Ehr. — sp.: £. patella Ehr. 5.* Classe Tentaculifera. Ord. — TENTACULIFERA — SUCTORIA. 1® Fam. Acinetidae — gen. Spherophrya C. e L. — sp.: Sph. pu sella C e L. È 6.% Classe Eliozoa. 1° Fam. Actinophryidae — gen. Actinophrys Ehr. — sp.: Ac. sol. Ehr. Dal Laboratorio di Anat. e Fisiol. Comparate della R. Università di Pavia. RECENSIONI Prof. Leopoldo Maggi. — Ossicini suturo-fontanellari nel cranio dell’uomo fossile. — (Rend. R. Istit. Lomb., Serie II°, Vol. XXXII, Fasc. V.). —- Milano, 1899. (SUNTO DELL’ AUTORE). Alcuni particolari anatomici, che si possono dire i secondi essere una continuazione dei primi, nei crani tanto dell’ uomo fossile che attuale, mi spinsero a ricercare se la continuazione si presentasse anche per gli ossicini suturo-fontanellari craniali, e tale continuazione mi risultò appunto dalle ricerche che feci. Gli ossicini suturo-fontanellari nel cranio dell’uomo fossile sareb- bero i seguenti : Lambdoidei. — Cranio di Cro-Magnon N. 3 (Hamy). — Cranio di Solutré N. 5. — Cranio di Grenelle N. 1. — Cranio N. 1 del Trou du frontal a Furfooz. — Cranio della Truchére. Asterici. — Cranio mascolino di Grenelle (Cava Helie, N. 83). Spiracolari (in serie). — Cranio di Cro-Magnon, detto il ve- gliardo. Sopra squamosi (della serie dei spiracolari). a) Sopra squamosi o spiracolari medi. — Cranio della Truchére. b) Parieto-squamo-petroso. -- Cranio della Truchére. — Cranio di Castenedolo (?). Pterici o Epipterici. — Cranio N. 1 del Trou du frontal a Fur- fooz. 30 Postorbitali. — Cranio N. 1 del Trou du frontal a Furfooz. Coronali. — Cranio d’ Engis. — Cranio mascolino di Grenelle (Cava Helie N. 8). Bregmatici. — In diversi crani fossili, indicati dalla 7 suturale bregmatica, e perciò con varietà morfologiche loro. — In due crani, e cioé di Solutré N. 8 e della Truchére (figura 136 Quatrefages ed Hamy) indicati dalla croce suturale bregmatica già per se stessa va- riata e quindi con altre varietà morfologiche loro. Metopico o medio-frontale. Semi-ossicino metopico. — Frammento frontale di Clichy. — Sa nio della Truchére (figura 134, Quatrefages e Hamy). Fronto-nasale o naso-frontale. — Cranio della Truchére (figura 134 Quatrefages e Hamy). Obelici. — Cranio di Cro-Magnon N. 1 detto il vegliardo. Paralambdatico. — Cranio della Laugerie-Basse N. 3. Preinterparietali. | a) Molteplici. — Cranio di Cro-Magnon N. 8. — Cranio delle due femmine di Grenelle (Hamy). b) Triplici. — Cranio di Lafaye (Bruniquel), Nile c) Unici. — Cranio di Cantalupo N. 4. — Altro cranio di Gre- nelle (Hamy) — Cranio di Solutré N. 5. — Cranio di Castenedolo. Riguardo agli interparietali, che nei crani dell’ uomo fossile os- servati sono fusi tra loro e coi sovraoccipitali, come in molti casi dell’ uomo attuale, dirò che essi vanno ammessi in tutti i crani fos- sili, finora trovati, quali costituenti la parte alta della squama occi- pitale. Considerazioni. — Se si tien calcolo che gli ossicini suturo-fon- tanellari qui sopra indicati, si trovano già nei cranioti inferiori (Ga- noidi, Stegocefali, Rettili) e che continuano nei cranioti superiori, come pure che essi si trovano nell’ uomo fossile o quaternario e in quello dell’epoca attuale (neolitico, protoistorico e storico), nelle razze umane inferiori e superiori, cadono le opinioni emesse da alcuni sia della comparsa necessaria di detti ossicini (osservati fin allora soltanto nei Mammiferi) per l'ingrandimento del cranio dovuto a quello dell’ en- cefalo ; sia della loro formazione causata da un notevole disturbo dell’ ossificazione. Si riafferma invece di più la mia opinione, che li ritiene integranti la costituzione del cranio dei vertebrati, 1° uomo compreso , perchè esso, prima di essere mammifero, è vertebrato. Secondo me la mancanza apparente degli ossicini suturo-fonta- nellari, è dovuta, nei cranioti inferiori, alla fusione o tra loro o colle 31 ossa vicine, e nei cranioti superiori, particolarmenie nei mammiferi e specialmente nell’ uomo, ad una osteogenia craniale o craniogenia regolare, in quanto che il centro di ossificazione mammale, che si presenta dopo tutti gli altri della serie filogenetica, li comprende tutti, allorché esso raggiunge il suo completo sviluppo; mentre la presenza dei detti ossicini nei cranioti inferiori, indica soltanto una asinchisi primordiale, il cui ulteriore stadio, che sarebbe per loro semplice- mente quello generale dell'unificazione del molteplice per mezzo della fusione, non è stato raggiunto. Nei cranioti superiori e specialmente nei mammiferi e nell’ uomo, la loro presenza fa pensare ad una tar- diva fusione e ad uno sviluppo incompleto del centro di ossificazione mammale, o, in altri termini, ad un arresto di sviluppo di questo centro di ossificazione, la cui causa più che dall’ atavismo troppo frequentemente invocato e talvolta mal a proposito, deve ripetersi dalla qualità della nutrizione durante ed anche dopo la gestazione, e certamente da insufficienza di sali calcarei per l'ulteriore sviluppo del centro di ossificazione mammale ; insufficienza questa che potrebbe essere dovuta anche alla lotta interna dell’ organismo gonobiotico ossia in via di sviluppo, avvenuta fra gli osteoblasti, così da avvan- taggiarsi di sali calcarei cellule generatrici le ossa di altre parti dello scheletro pure cefalico. Se così stanno le cose, si potrà allora dare importanza per la mor- fologia del cranio alle gobbe frontali e parietali, al tubercolo occipi- tale e al centro unico secondario cenogenetico della squama del tem- porale, che sono ? centri, come indicai (4) altra volta, di ossificazione mammale, e questi centri nell’ etnologia potrebbero far ritornar sopra alla proposta distinzione di Gratiolet in razze frontali, parietali ed occipitali. Comunque sia, lo sviluppo maggiore o minore ed anche poco ap- parente dei detti centr: di ossificazione mammale, manifesterebbe una osteogenia craniale o craniogenia , regolare nel primo caso, ?ncom- pleta nel secondo. Data una cranziogenia incompleta e quindi presenza di ossicini suturo-fontanellari, vi potrebbe essere sotto questo punto di vista, un parallelismo tra gli ordini di mammiferi, tra le diverse razze umane e tra i mammiferi e l’ uomo indipendentemente della loro filogenia ; filogenia d’ altronde, che vi può essere per altri ca- ratteri morfologici, pure osteologici e craniali. (1) L. MaGGI: Altri risultati di ricerche morfologiche ecc. (Rendiconti R. Isti- tuto Lombardo di Scienze e Lettere. Serie II.a Vol. XXX. — Milano, 1897, e in Bollettino Scientifico, 1897, pag. 87). da Finalmente dirò che anche per gli ossicini suturo-fontanellari cra-. niali, l uomo fossile è già l’ uomo, sia pure con alcuni caratteri pi- tecoidi come si incontrano individualmente nell’uomo attuale, ma lo èé già con una maggioranza di caratteri umani, di cui alcuni si con- tinuarono tali, altri si svolsero meno ed altri maggiormente. CENNO NECROLOGICO Carlo Giacomini. Il giorno 5 luglio dell’ anno p. p. moriva in Torino Carlo Giacomini, Profes sore di Anatomia umana di quella Università, nell’età di soli 58 anni, D° ingegno acuto ed equilibrato si era dedicato all’ insegnamento ed alla scienza con zelo am- mirabile e con tenace volontà, sicché in breve tempo si guadagnò meritamente alta riputazione di insegnante e di scrittore. Dotto e profondo conoscitore dello stato presente della materia che trattava, espositore facile, piano e completo, critico ca- stigato e corretto, seppe arricchire l’anatomia di preziosi trovati, portando sempre con nuova luce, un passo avanti la scienza, D’animo buono, calmo e sereno amava gli amici con sincerità e confidenza. Di carattere retto ed onesto giudicava secondo coscienza pro o contro senza temere di offendere o di sopraffare chi professava contrario parere. La sua conversazione era sempre piacevole ed istruttiva e la sua compagnia sempre desiderata. La morte di Carlo Giacomini fu largamente e sentitamente deplorata da tutti. Elogiarono il Prof. Carlo Giacomini con affetto e competenza parecchi autori, scolari, colleghi, amici, ammiratori, quali p. e. Sperino, Varaglia e Boveri suoì Assistenti, i Professori Romiti, Peroncito, Fusari ed altri. — In questi scritti figu- rano anche gli elenchi delle numerose pubblicazioni del ricompianto Giacomini, (CoA 1899; Prem. Stab. Tip Succ. Bizzoni. R. ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE E LETTERE Sottoscrizione per le onoranze al poeta greco Dionisio So- lomos. — Per iniziativa del sen. prof. Ascoli e dei prof.! Canna, Inama e Rolando, accolta all’ unanimità dal R. Istituto Lom- bardo nella sua seduta del 9 marzo, fu deliberato che presso la Segreteria dell’ Istituto stesso venga aperta una sottoscrizione per le solennità centenarie da celebrarsi nella città di Zante in onore dell’insigne poeta Dionisio Solomos, che fu alunno del li- ceo di Cremona e dell’ università di Pavia. SE deter I fl E 1" | STAZIONE TERMALE DI ABANO (PROVINCIA DI PADOVA) Sorgente del Montirone Uso interno dell'acqua. — L'acqua del Montirone che raggiunge alla sorgente la temperatura di $7° C. è stata riconosciuta batterio- legicamente pura, e dall'analisi chimica eseguita dal Prof. R. Nasini, tre anni or sono, è da classificarsi fra le saline clorurate nonché bromo-jodurato-litiose. L’ idea di ripristinare | uso interno di quest’ acqua si deve al chiarissimo Prof. Comm. AcHiuLe De Giovanni. Da una serie di espe- rimenti ch'Egli fece per due anni nella Clinica medica della R. Uni- versità di Padova, da Lui diretta, poté raccogliere nei casi più sva- riati larga messe di note cliniche e la conferma delle sue previsioni sul valore curativo dell’acqua di Montirone. Indicazioni. — Quest’'acqua spiega principalmente la sua efficacia nella Gotta — Renella —- nell’Artritismo —- nei catarri cronici dello stomaco, dell’ intestino e delle vie urinarie — nell’ Obesità — Ma- lattie del fegato — Glicosuria — Linfatismo addominale e generale e nelle infiammazioni a lenta risoluzione — nella serofola — nel ° Gozzo strumoso. Usi. -- Si prende alla temperatura da 28° a 30° C. facendola scaldare a bagno-maria, se la sì beve fuori dello stabilimento. Deve consumarsi a digiuno nel più breve tempo possibile secondo tolleranza, se v’ é stitichezza: oppure a riprese nel giorno, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. | Dose. — Da uno a due litri al giorno. Acquisto. — La si acquista in casse, cadauna da N. 24 bottiglie di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle ‘Terme di Abano (Stabilimento Orologio). Prezzo L. 16. 50 la cassa di 25 bottiglie da litro | franca Stazione Abano. |_INB. Ai signori medici, | Amministrazione accorda lo sconto del 10 9 sul prezzo dell’ acqua (L. 13.50) e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo L. 3. ogni 25 bottiglie) rese franche Stazione Abano. CASA DI GURA DIRETTA dall’ Ellustre Prof. Comm. A.. DE-GIOVANNI i: PER MALATTIE INTERNE E SPECIALMENTE LE NERVOSE CURA PREVENTIVA DELLE MALATTIE COSTITUZIONALI (sono escluse le malattie infettive e UDELAMIODA IDROTERAPIA: Bagni semplici e medicati — Doccie alternate. =; Semicupi ad acqua corrente, ecc. ELETTROTERAPIA: Compresi l'applicazione della Elettricità chi tica e del Bagno elettrico. AEROTERAPIA — MASSAGGIO — GINNASTICA MEDICA, 2) (apparecchio De-Giovanni). CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo le più re- centi prescrizioni dell’ Igiene. Ped Intervento di Specialisti secondo Je esigenze della diagnosi e della cura % I signori Professori e Medici della Città possono introdurre 1 nella Casa ammalati propri e dirigerne la cura. D "TL E er N NATURALIEN-COMPTOIR ! 1a d Vien. 1. Maximilianstrasse 11. Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in italiano, francese ed dii spedisce il sno catalogo ‘a chi sio: fa direttamente domanda. POT, Av LL AL l'ASI i Me 4 «i “ Muri MI SII i "N Meta 7 \ LA # N pa WI, ca y ) Pei ari “ WLW 9 Ma i Ù 1 CETO, e Anno XXI, . Giugno 1899, MIR RAMIREZ SOTA PAGINE tu QUAI CIMA - ROLKEMTINO. SCIENTIFICO REDATTO DA | LEOPOLDO MAGGI | GIOVANNI ZOJA COMPARATE È UMANA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R, UNIVERSITÀ DI PADOVA Mi Un Anno L.. 8. P'AMWEEA Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni Tm 1899, TA i a vd Ae a 6. S si I i te. A (S Cambi ricevuti dal 1° Aprile a tutto Giugno 1899. us S- l. Atti della Soctetà Toscana di Scienze Naturali. — ETOcossi verbale Adunanze del 20 Novembre 1898 — 29 Gennaio, 19 it e 7 Aprile 1899, -- — Pisa, 1829. 2. Atti della Società Liqustica di Scienze Naturali e Geografiche. — Vol. X- — N. 1 — Genova, 1844. 3. Gazzetta medica lombarda. — N. 12-26. — Milano, 1899. 4. Giornale della associazione napoletana di Medici e Naturalisti. — Pun- tata 2a, Aprile. — Napoli, 1899. . ID Naturalista Siciliano. — Auno 3°, N. 1. — Palermo, 1899.. 6. La cultura geografica. — N. 8. — Firenze, 1599. 7. La Clinica Veterinaria. — N. 12-25. — Milano, 1899. 8. Monitore zoologico italiano. — Fasc. 3 e 5. - Firenze, 1899. 9. Rivista di pavologiu mentale e nervosa. — Fasc. 2-6. — Firenze, 1899. 10. Rivista mensile di Psichiatria, ecc. — N. 2-5. =— Napoli, 1899. 11. Rivista di patologia vegetale. — Vol. VI, A 1]-12. — Vol. DE: N. 7-8. Firenze, 18349. Ì 12. Anales de la Sociedad cientifica Argentina. —- Vol. XLVII. — Fase. 3-5. — Buenos-Aires, 1899. 13. Annales del Circulo Medico Argentino. — N. 3-8. — Buenos-Aires, 1899. 14. Bulletin de la Société Belge de microscopte. — Proces verbal du 2 Oc- tobre 1898 — ef Annales Tome XXIII. — Bruxelles, 1899. 15. Bulletin of the Museum of Comparative 2001094; = Vol. XXXII, N. 9. — (Di Cambridge, l 1859. 16. Za Feuille des jeunes naturalistes. — N. 342-344. — Paris, 1899. 17. Modern medicine — Bulletin of the Laboratory y Hygiene. — N. 3-6. — Battle Creek Michingan, 1899. Numeri mancanti. La cultura geografica. — N. 6 e 7. — Firenze, 1899. Eleneo dei Signori che hanno pagato l’abbonamento. . Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1898.- Scarenzio Prof. Angelo, anno 1898. — Prof. Comm. Pietro Pavesi pel Gabinetto Zoologico della R. Univer- sità di Pavia, anno 1898. —- Fumagalli Dott. Achille, Como, anno 1897. - Ga- binetto Anatomia Umana R. Università di Pavia, anno 1898. — Gabinetto Ana- tomia Comparata Regia Università di Pavia anno 1898. — Gabinetto Zoologia R. Università di Cagliari, anno 1897. — Istituto Tecnico Provinciale, Modena, - anne 1847. - R. Orto Botanico, Pavia, anno 1898. - Gabinetto di Zoologia R. Università di Genoro anno. 1898. «È ° POE EREL IT EIN ni v5 Da: “0 f'tugno 1899, N, 2, Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMP. NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA, N ; Si pubblica i Pavia | Kr Abbonamento annuo Italia L. $% I pubblica in I Esce quattro volte all’ anno. - » » Estero » fQ |[Corso Vittorio Em. N. 73.| Gli abbonamenti si ricevono in «Un numero separato. . . >» 2 E | Pavia dall’ EpIiToRE e dai REDAT- Un numero arretrato OZ NUMEerO | È, CASSE è di 32 pagine. | POR: SOMMARIO P. PAVESI: Il prospetto delle lezioni Spallanzani scritto da lui medesimo (continuazione e fine). — L. MAGGI: Note craniologiche (continuazione). — G. PARAVICINI: Intorno ali’ artrologia del Kaimano (Alligator lucius Cuv.), con 2 tav. — P. PAVESI: Nuovo genere di Opilioni. — Recensioni: L. MAGGI: Fontanella metopica e frontali medj quadruplici nei vertebrati. superiori. -- Dott. 0. ODDONO: Su di un rene in ectopia pelvica congenita e sulla segmen- tazione del rene. — C. MELZI: Antropologia pedagogica. — Bibliografia — Necrologio. IL PROSPETTO DELLE LEZIONI SPALLANZANI scritto da lui medesimo e pubblicato dal Professore P. PAVESI (Contin. e fine vedi N. 1, anno 1899). = V. Nel parlar dalla Cattedra di certe ingegnose Osservazioni, mi si apre l’ opportunità di mostrare a’ miei Uditori l’ utilità grande che a noi procaccia la scelta di certi corpi che prendiamo ad esami- nare. Questa è non rade volte cagione, che riesca all’ Indagatore di sorprendere la Natura in maniera, che sia, quasi che dissi, sfor- zata a manifestargli i suoi lavori, Si è disputato se i cristalli di rocca sono stati una volta una sostanza fluida, che al rappigliarsi alla maniera de’ sali preso abbia quella regolare figura. La contem- plazione de’ cristalli in generale non pare sia bastante a decidere la ‘84° i Questione. Questa , però resta, a mio avviso, decisa a favore della fluidità in quei rari cristalli di rocca che imprigionano corpi stranieri, e segnatamente gocce d’acqua. Pretende il dotto Sig." Vogel essere la pomice un prodotto marino non vulcanico, pensando che i corpi lanciati dal vemente fuoco dei Vulcani debbano essere sempre più o meno vetrificati. Una pomice del pubblico Museo, la quale fa un corpo solo con un pezzo di lava vesuviana dimostra l’ inganno del citato Mineralogista. L’ illustre Réaumur era d’ avviso che il guscio di tutte le Lumache venisse formato da un suco trasudante dall’ ani- male. L’ Opinione reaumuriana si trova insussistente dalla scoperta da me fatta di una Lumaca nascente ne’ fossati di Pavia, che nelle pubbliche Ostensioni fo vedere ogni anno, la qual lumaca. nell’ atto che esce dall’ uovo, ha già la sua casa ossia guscio bello formato. VI, Con questi avvertimenti, e con alcuni altri che lascio per bre- vità, disposto così l'animo de’ Giovani allo spirito dell’ Osservazione, discendo a parlar degli Oggetti, su cui possiamo con piacere, e uti- lità trattenersi; e primieramente giudico a proposito il proporne loro qualcuno di quelli, che sono già stati discussi, ma da Naturalisti di primo ordine, perché così vedendo le tracce segnate da que’ grand’ Uo- mini possano meglio ridurre a pratica le premesse Teorie nella dif- ficile Arte di bene osservare. In quella parte di mie Lezioni dove ragiono degli Insetti, cui conviene sovente recare in mezzo le sco- perte fatte su i medesimi da quel gran lume della Francia il Sig." di Réaumur. La più parte degl’ Insetti che. sono il soggetto de’ suoi Trattenimenti, si trovano anche presso noi, e ne’ tempi singolarmente di primavera, e d’estate è facilissimo il procacciarseli. Non corre anno che alcuno de’ miei Studenti non si eserciti sopra di essi, e non vegga con piacere avverato partitamente quanto dice di avere osservato quel celeberrimo Naturalista, Senza pretendere di volermi mettere con questi Uomini venerati dal tempo, e dalla fama, io mi prendo la libertà di proporre alla Gioventù da ripetersi le mie Osservazioni, e sperienze già pubblicate sul Sangue, sopra le Riproduzioni animali, su gli Animalueci micro- scopici ecc.: e in questa occasione comunico loro senza ombra di mi- stero la strada da me battuta pel conseguimento delle verità fisiche da me scoperte. E questo genere di esercizi ‘sopra Soggetti gia osser- vati da Uomini versatissimi in quest’ Arte, io lo trovo opportunissimo per chi ha in animo di correre questa carriera. VII. Iniziati adunque per tal modo i Giovani a tentare del pro- prio le Osservazioni, è mia cura il mostrar loro alcuni degli Oggetti, su cui possono esercitarsi con lode e questi Oggetti io. raccomando loro primieramente che siano utili. Imperocché quantunque vero sia, che qualunque Esperienza, qualunque Osservazione non si può dire assolutamente vana ed oziosa, in quanto che può divenire utile un giorno, è però vero egualmente esservi un'infinità di Osservazioni di una utilità più diretta, più prossima, perché più davvicino inte ressano l' Uomo. ; VIII. In secondo luogo ne viene come da se il far vedere che gli Oggetti da esaminarsi, oltre all’ utilità, aver debbono il pregio della novità: in quanto che o non siano stati discussi da altri, o stati lo siano imperfettamente, di maniera che con novelle Osservazioni spe- rabile sia il dare qualche ulterior passo in quel ramo di Storia natu rale, che ci occupa. E tra gli Oggetti nuovi ve n’ ha alcuni, che \]uando per rara fortuna si presentano all’ Osservatore, meritano la preferenza, per essere più atti degli altri ad allargare i confini del Mondo fisico. Parlo di quelli che costituiscono come un Ordine da se, per essere isolati dagli altri, essendo in certa guisa come anella stac- cate dalla catena universale degli Esseri. Tale, per cagion d’ esem- pio, è stato il Polipo, quell’ Animale singolarissimo, che osservato da un Trembley ci ha valuto la Riforma della: Fisica animale. Una lunga serie di Soggetti novelli, che possono utilmente occupare la Gioventù, e de’ quali si apre l’ opportunità di far parola nelle mie Lezioni, è stata da me espressamente inserita nella mia Prefazione ragionata alla Contemplazione tradotta; ed ho già avuta la compiacenza di vedere più di un seme che ivi spargo, raccolto con piacere, e fe- licemente sviluppato con pubbliche Produzioni dalla sagacità e talento di qualcuno de’ miei più illuminati Scolari. IX. In mezzo di questi Avvertimenti per formare lo spirito osser- vatore, de’ quali viene sovente il destro di ragionar dalla Cattedra, metto sott’ occhi de’ miei Uditori la necessità di combinare le cose osservate, di trarne le opportune conseguenze, e di farvi sopra quelle ‘Riflessioni che meritano. Poco ci gioverebbe l’ accumulare Osserva- zioni, se non facessimo un corpo ragionato, un corpo sistematico. Accozzeremmo materiali senza alzare mai fabbrica. D’ altronde le Os- servazioni sprovvedute di Riflessioni, quasi non meriterebber luogo nella Storia naturale, giacché se le Riflessioni filosofiche sono I° anima della Storia in generale, per egual modo lo sono di quella della Na- tura. X. Queste sono alcune poche di quelle Avvertenze, di che spargo alle opportune occasioni il corso di mie Lezioni, cercando così di combinare, per quanto me lo permette la tenuità de’ miei lumi, e de’ miei talenti, la parte sistematica che insegno con lo spirito di 36 Osservazione. Siccome poi egli è certo, secondo il detto d’ Orazio, che segnius irritanti animos demissa per aures, quam quae sunt oculis sub- jecta fidelibus, così io m’ ingegno di avvalorare il Precetto con l’ e- sempio, facendomi co’ miei Scolari guida e compagno nelle Osserva- zioni, in occasione delle Ostensioni fatte pubblicamente nel Museo, e privatamente in mia Casa. XI. Due sono i motivi che ho in vista, a pro della studiosa Gio- ventù, nell’ accoppiare il sistema all’ Osservazione. L'uno shé che av- vezzando i Giovani ad osservare nella parte del Sapere, che riguarda la Storia naturale, non potranno non profittare in quell’ altra Parte, a cui per elezione si applicheranno. Imperocché lo spirito di Osser- vazione non é ristretto alla naturale Filosofia, o a qualche altra parte di Fisica, ma é lo spirito universale delle Scienze, e dell’ Arti. L’ al- tro motivo è il seguente. Siccome molti de’ Giovani che frequentano la mia Scuola, danno opera nel tempo stesso allo studio medico, così questo esercizio è loro giovevolissimo, col renderli non meno abili a prodursi nella Laurea di Medicina con qualche Dissertazione, 0 Memoria sperimentale, che nell’ adempiere in seguito ai gelosi doveri di lor Professione. E già qualcuno de’ miei Scolari laureatosi in Me- dicina si è distinto per tal maniera. Sebbene i miei Giovani, sì pro- durrebbero più frequentemente con Saggi sperimentali, se non trovas- sero un insuperabile ostacolo. Ed è quello che le ristrette misure, in cui sogliono per lo più trovarsi, non permettono loro di potere intraprendere le Osservazioni e Sperienze che occorrono, per la qual- che spesa che di necessità seco portano. Se !’ Assegno annuo accor- datomi per le pubbliche Ostensioni fosse di qualche estensione, nel fare le Osservazioni con loro, concorrerei a minorarne il dispendio. Ma questo basta a stento per le Ostensioni, per esser ristretto alla somma di lire 160. Io non so se fossi per abusare della clemenza di S. A. il Sig." Principe Kaunitz, se osassi rispettosamente supplicarlo per qualche Assegno maggiore, mercé cui più di sovente gli Studenti di Storia naturale, e Medicina si produrrebbero nella Laurea con le stampe, la qual cosa non potrebbe che ridondare a lustro maggiore dell’ Università dove studiano. i Supplico intanto con profondissimo ossequio la medesima S. A. a voler degnare d’ un benigno compatimento questo mio picciolo Scritto ; cui conosco quanto sia informe e mancante, per aver dovuto disten- derlo in mezzo alle occupazioni della Cattedra,,e del pubblico Museo, _ e nel corso di pochissimo tempo; stimato avendo meglio 1’ ubbidir subito ai venerati Comandamenti di sì gran Personaggio, che tardare questo mio riverente Tributo, parendomi negar lungamente, come disse un illustre Filosofo, chi differisce lungamente a ubbidire. 37 Il Kaunitz rimise questo prospetto all’esame del professore di storia naturale in Vienna, che applaudi allo spirito filosofico seguito dallo Spallanzani; ma insistette affinchè egli insegnasse « principalmente la Nomenclatura, tanto necessaria al giorno d'oggi, ch'è un linguaggio universale, con cui s'intendono dai Naturalisti dei diversi paesi le rispettive loro opere e scoperte (PS. lett. 29 maggio 1780). » Però il governo ha lasciato che lo Spallanzani continuasse nel suo metodo, ritenendo, scrive il conte di Wilzeck al Magistrato politico camerale, che « con le persone scienziate è indispensabile il fur uso di delicate ma- \niere, per tenerli quieti, e contenti, come è giusto, e ben an- che per cavarne più utile partito. (Nota 3 giugno 1795). » È l’Austria che parla.... e non dico altro! NOTE CRANIOLOGICHE DEL Pror. LEOPOLDO MAGGI. (Continuazione). 1. Ossa bregmatiche. All’elenco dato di queste ossa negli animali, esposto nelle mie due Note: ossa bregmatiche e parabregmatiche net Mam- miferi (1), e ossa bregmatiche (2) vanno aggiunti ora: a) Nei Marsupiali (Marsupialia): Didelphys Philander (Maggi, N. 656, Prot.; piccolo) — Ossicino bregmatico unico, fuso col frontale sinistro solamente, pel resto distinto —; Didelphys Philander (Maggi, N. 1372, Prot.; piccolo) — Semibregmatico unico, posteriore; il semibregmatico unico, anteriore, è fuso col frontale destro —; Petrogale lateralis, (Kanguro) (Maggi, N. 1759, Prot.; giovane) — Semibregmatico piccolo, unico, posteriore, ossia interposto ai parietali; il semibregmatico unico anteriore, ossia interposto ai frontali, è fuso con queste ossa. Detto semi- bregmatico posteriore, é tuttavia posteriormente semifuso a de- (1) Bollettino Scientifico, anno XVII. N. 3 e 4, settembre e dicembre 1895. — Pavia. (2) Bollettino Scientifico, anno XIX, N. 2, giugno 1897. — Pavia. 98 stra col parietale destro —:; in un marsupiale (G. sp.?) osser- vato da Ficalbi °). h) Nei Rosicanti: Hystrix cristata (Ficalbi ") — pare bregmatico unico. ec) Nei Ruminanti (Ruminantia): Ovis aries (Staurenghi) (1) bregmatico unico, rombico; Bos taurvs juv. (Staurenghi) (2) — Ossicini endo-bregmatici (nell’en- docranio, in rispondenza del bregma; sono due collocati in anti- meria ai lati della linea mediana, e suturati fra loro, lungo questa; tale sutura è armonica; sono ossicini lamellari, composti dalla tavola interna ed incostavti) —; Capra egagrus (Maggi, N. 1627, Prot.) —- bregmatico unico, irregolarmente quadrilungo, piccolissimo per riduzione. È d) Nelle Fiere: 58 a) FeLIDI. — Felis domestica (gatto), individuo mostruoso (N. 166, Racc. Mostruosità) — Bregmatico unico, rombico, grande. — Ficalbi *, in 15 gatti normali non Vl ha mai riscontrato. — io non l’ho veduto in più di 80 neonati finora esaminati. 6) Canin. — Canis extrarius aquaticus minor Fitz. (Barbino) — (Maggi, N. 962, Prot.; giovane, fig. 19") — Ossicino bregmatico unico, di forma rettangolare obliquangolo —; Canis molossus fricator Britannicus Fitz. (cane Rattler) — (Maggi, N. 30, Racc.; adulto, fig. 15°) — Ossicino bregmatico unico, di forma quadrilunga, piuttosto grande —; Canis extrarius aquaticus Gryphus Fitz. (gintsen) — (Maggi N. 1098, Prot.: giovane, fig. 17°) — Semiparabregmatico destro, fuso col suo relativo semibregmatico destro, dato questo dal semibregmatico parietale, ossia interposto tra i parietali, fuso col suo relativo bregmatico frontale destro, ossia interposto tra i frontali. Il se- (1) STAURENGHI. — Varietà anatomiche. — Con 2 tavole. — Milano, Stabili- mento tipografico Enrico Reggiani, Via della Signora, N. 15, 1891. (2) STAURENGHI. — Comunicazioni preventive di craniologia — Gazzetta Me- dica Lombarda, anno LVII, N. 11, marzo, 1898. — Milano. (*) FicaLBI. — Ossa accessorie comparativamente studiate nel cranio dell’uomo e dei rimanenti mammiferi. — Pisa, Tip. Nistri e C., 1885. (**) L. MaGGI1. — Serie di ossicini mediani del Tegmen cranii in alcuni cani (Canis) e loro omologhi ed omotopi in alcuni Storioni (Acîpenser). — Con tavola doppia. — (Rendiconto R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. — Serie II.° Vol. XXXI). — Milano, 1898. Ù fer AAA I Lu e u Lu hei BUT, Cie i SARE Paget Ù a ì o" È o vi ATA) î Ne / < f V 4 CLI Î 1 È miparabregmatico sinistro ed il semibregmatico parietale sinistro col relativo semibregmatico frontale sinistro, sono pure fusi tra loro in un ossetto solo, che, alla sua volta, è fuso col parietale sinistro; così che questi ossicini di sinistra non sono distinti tra loro, ma vi è invece la sutura longitudinale bi-parabregmatica in continuazione colla bi-bregmatica (bi-bregmatica anteriore e posteriore), formanti quindi una sutura unica longitudinale, che continua all’avanti colla metopica e posteriormente colla sagi- ‘tale —; Canis molossus fricator Fitz. (Mops) — (Maggi, N. 3396, Racc.; giovane, fig. 20") — Ossicino bregmatico unico, fuso col parabregmatico unico —-; Canis mesomelas o sciacallo (Ficalbi *) »— bregmatico unico, quadrilatero, allungato. — Ficalbi * su 25 crani esaminati, appartenenti ad individui del geneve Canis, ha trovato una sol volta l’ osso bregmatico. e) Nelle Scimie platirrine (Platyrrhina). ArcroPITECI: Jacchus penicillatus (Maggi, N. 1699, Prot.) — Ossicino bregmatico, unico, rombico, passante alla forma tri- angolare. — (Con questo individuo, se ne hanno quattro della medesima specie di Jacchus penicillatus con ossa bregmatiche (NSM0l5- Race. N. 2673, Racc.; Ni l517,:Prot.). — Nei ge- neri Cedus ed Ateles (Ficalbi °) — l’osso bregmatico vi è quasi di regola; — Atfeles wariegatus (Ficalbi*) — bregmatico unico, rombico. f) Nelle Scimie catarrine (Catarrhina): Cercopithecus sp.? (Maggi), avuto da Eger di Vienna per lo studio — E piccolo, rombico, quindi: bregmatico unico — (segnatura B nei disegni) —; Cercopithecus griseoviridis juv. (Maggi), pure avuto da Eger per lo studio (segnatura A nei di- Seema È veramente un semibregmalico unico anteriore, che risulta tale prolungando la sutura metopica (esistente nella sua parte alta) fino all'incontro della sagittale, così che sì os- serva anche dover esser stato il destro ossicino (rappresentante un quarto di bregmatico), più piccolo; il sinistro invece molto grande, per le tracce della sutura peribregmatica anteriore si- nistra (sutura bregmatica frontale sinistra). Î due piccoli breg- (*) Li-Maggi..— Loc. cit. (**) Li. Maeer. — Loc. cit. 40 matici posteriori, distinti tra loro, e dagli anteriori (fusi questi nell'unico semibregmatico anteriore), sono ciascuno, fusi coi re- lativi parietali. Vi è perciò la 7° suturale bregmatica e ben di- stinta la sutura peribregmatica anteriore destra e sutura breg- matico-frontale destra, che sembra come una deviazione a de-. stra della metopica. — Cercopithecus cynosurus (Ficalbi*) — bregmatico unico, rombico; — Inuus ecaudatus (Ficalbi *), — bregmatico unico, rombico. SI Le ossa bregmatiche nei Cercopiteci, vi sarebbero finora in due specie non determinate, ma certo in due individui diversi non appartenenti alla medesima specie, e in tre specie ben di- stinte (Cercopithecus cephus (N. 806, Prot.) già indicato (Maggi: Boll. Scient. cit.; Cercopithecus griseoviridis (Maggi) soprain- dicato); Cercopithecus cynosurus (Ficalbi) sopracitato). 2. Ossa parabregmatiche. Nelle Fiere : a) CANIDI. Canis esxtrarius aquaticus Gryphus Fitz. (Pintsch) — (Maggi, N. 1097, Prot.; giovane, fig. 13°") — Ossicino parabreg- matico unico, semifuso col preobelico. A Nelle Scimie catarrine (catarrhina). Cercopithecus sp.? (Maggi) — segnatura 5B nei disegni — È lo stesso individuo che ha il bregmatico unico suindicato — Presenta un semzparabregmatico destro, per la deviazione che fa la sagittale a destra; il semiparabregmatico sinistro, è fuso col parietale sinistro. 38. Ossa obeliche. Negli Insettivori (Insectivora): Erinaceus europ@us o riccio (Maggi). — Ossicino obelico, in quattro piccoli individui ancora lattanti (N. 1766, 1767, 1768, 1769, Prot.); fra questi, il piccolo (N. 1759, Prot.) lo presenta per la massima parte doppio. Ne darò quanto prima la descrizione particolareggiata , non essendo esso mai stato finora osservato in questo animale. Nelle Fiere (Fere, Carnivora): a) FeLIDI. — Felts domestica (gatto) — (Maggi, N. 1734, (*) L. MAGGI. — Loc. cit. (®*) L. MAGGI. — Loc. cit. 41 Prot.) — Ovale, allungato. — È la prima volta che ho potuto osservarlo dopo tante ricerche sopra un numero di più di 80 cranietti. h) CanIiDI. — Canis extrarius aquaticus Gryphus, Fitz. (Pintsech), bastardo — (Maggi, N. 3005, Racc.; fig. 3°" feto a termine — Ossicino obelico allo stadio di ossificazione trabeco- lare —; Altro individuo (Maggi, N. 3004, Racc.; fig. 4° e 4° bis, feto a termine) — Ossicino obelico unico ovale, ben svilup- | pato —; Canis sagax “ (Bracco) con Canis extrarius aqua- licus minor ,- (Barbina) (Maggi, N. 1614) Prot.; a, neonato fig. 6°) — Due obelici pari od obelico doppio —; Idem (Maggi, N. 1614, Prot.; d, neonato, fig. 7°) — Due obelici od obelico doppio —; Canis domesticus (Cane domestico o famigliare) (Maggi, N. 1264, Prot.; piccolo di un giorno, fig. 9°) — Ossicino obe- lico unico, ovale, ben distinto —-; Idem (Maggi, N. 1262, Prot.; piccolo di un giorno, fig. 10%) — Ossicino obelico ovale, più ingrandito —; Caniîs leporarius danicus corsicanus (Cane Dal- mato o Piccolo Danese) (Maggi, N. 694, Prot.; adulto, fig. 12") — Obelico distinto di forma pressochè rettangolare, grande — ‘(certamente è un obelico-postobelico) —; altro Cane o Piccolo Da- nese (Maggi, N. 1667, Racc.; giovane, fig. 13°) — Obelico, pressochè ovale, ma più piccolo di quello dell’antecedente cane Danese —; altro Piccolo Danese (Maggi, N. 1087, Prot.; adulto, fig. 14°) — Obelico con forellino obelico — ; Canis molossus fricator Britannicus (Cane Rattler) (Maggi, N. 30, Racc.; adulto, fig. 15°) — Obelico con forellino obelico —; Canis molossus fricator (cane Mops) (Maggi, N. 917, Prot.; giovane) — Obelico con forellino obelico —; Canis domesticus barbatus Fitz. (Cane Barbato) (Maggi, N. 3437, Racc.; giovane) — Obelico con forel- lino obelico —; Canis vertagus valgus (Cane bassotto a gambe torte) (Maggi, N. 1469, Prot.; giovanissimo, fig. 16°) — Obelico, piut- tosto grande, ovale, ma disposto trasversalmente, posteriormente fuso in parte col postobelico e questi col paralambdatico, così da dare un ossicino unico avente la forma di un fungo, di cui l'obelico rappresenta il cappello —; altro Pintseh (Maggi, N. 1914, () L. Maggi. — Loc. cit. (°°) L. Maggi. — Loc, cit. 42 Racc.; non molto g20vane). — Si ripete quanto avvi nel Bas- sotto suddetto, soltanto la forma di fungo dell’ ossicino, è un po’ più piccola, per essere il postobelico più corto — ; altri Pintsch, (Maggi, N. 1098#7Prot.; fig. 1790000 n05560N 0 EPror giovane, N. 954, Prot.; vecchio) — obelico, di forma più o meno ovale, con presenza in alcuni del forellino obelico — ; Canis molossus orbicularis Fitz. (Cane Bulldogg) (Maggi, N. 3397, Racc.; giovane) — Obelico di forma rettangolare —; altro Pintsch giovane (Maggi, N. 1097, Prot.; fig. 18") — Obelico, piut- tosto grande in confronto degli altri, anzi il più grande di tutti quelli finora accennati nei cani, ovale, trasversalmente di- sposto —; Canis extrarius aquaticus minor Fitz. (Barbino) (Maggi, N. 962, Prot.; fig. 19°", giovane) — Obelico fuso col postobelico —; Mops, 920vane (Maggi, N. 3396, Racc.; fig.. 20°) — Obelico doppio, fuso col postobelico. Nelle Proscimie. Chiromys madagascariensis (Grassi — a Roma) — È un bellissimo esemplare di obelico ovale piuttosto grande, che a mè fu mostrato dal detto Prof. Grassi. Nelle Scimie. Cercopithecus sp.è (Maggi) avuto da Eger per lo studio — Segnatura C nei disegni — E piccolo, ovale —: Altro Cerco- pithecus (Maggi) pure avuto da Eger per lo studio — Segna- tura B nei disegni. — È un semiobelico destro, indicato dalla deviazione, in quel posto, della sagittale; il semiobelico sinistro oltre essere fuso col destro, lo è anche col parietale sinistro relativo; per cui la sutura che esiste ad indicarlo, sarebbe la peri-obelica destra, ossia la obelico-parietale destra. — L'in- dividuo in cui si trova, è quello stesso Cercopiteco in cui vi è il semiparabregmatico destro, ed il bregmatico unico, già sopra indicati. Negli Antropoidi. GoriLLa (Gorilla gina) — (Maggi, N. 2947, neonato). — E piuttosto grande, ovale o irregolarmente rombico, con forellino obelico nel suo centro —; GoriLLa (Gorzlla gina) — (Ferè, (1) (**) L. MaGGI. — Loc. cit. ; (1) CH. FérÈ: Sur l’obelion du Gorille (Comptes rendus hebdomadaires des Séances et Mémoires de la Société de biologie. Tom. Ile, 8% Serie. — Anno 1885. — Pag. 205. — Paris, (1885). 43 in un giovane morto nel 1852 al museo di Parigi) (1) — Obe- lico (indicato sotto il nome di osso wormiano) rombico e losan- gico, a grand’asse trasversale, rappresentante esattamente la forma della SCOZIA del Gerdy (2) —; OrANGO (Salyrus ru- fus) (Maggi, N. 1328, Prot. (144) — giovanissimo) — È piccolo, ovale, (GEA da suture meandriformi —; CHIiMPANZE (Tro- glodytes niger) (Maggi, N. 1331, Prot.; giovanissimo). — Te- nendo calcolo delle deviazioni a sinistra che fa la sagittale in . rispondenza al posto dell’ obelico, si può ammettere in questo individuo un semiobelico sinistro, di cui il destro, fuso col si- nistro sulla linea mediana del cranio, e poi fuso col relativo parietale destro. Il semiobelico, che rappresenta una metà rom- bica, ossia triangolare, non è molto grande. i (Continua). INTORNO ALL’ARTROLOGIA DEL KAIMANO (Crocodilus lucius Cuv. o Alligator lucius). RICERCHE DEL DoTToR GIUSEPPE PARAVICINI (con due tavole). In genere ERE dei Vertebrati a sangue freddo è presso ‘a che sconosciuta, ed è perciò che presento i risultati di alcune mie ricerche intorno a quella del Kaimano. Esse ricerche rife- risconsi all’ artrologia degli arti anteriori e posteriori. (1) CHAMBELLAN: Etude anatomique et antropologique sur les os wormiens. — Thése. Paris, 1883 — non ha mai veduto l’ osso wormiano obelico nelle Scimie, nè sopra 53 crani d’ Antropoidi ch’ egli esaminò. Ora dunque se ne possono con- tare due casi. — Il cranio di gorilla, di cui parla Féré, si trova come lo indica G. Pouchet e H. Beauregard: Traité d’ osteologie comparèe. — Paris, 1889, pag. _ 57, inscritto nel Laboratorio di anatomia comparata del museo di Parigi, sotto - il N. 1884-389. (2) Questo caso, dice Féré (Loc. cit.), ci dà qualche ragione di credere che nel Gorilla almeno, l’ evoluzione dei parietali alla regione sagittale sia la stessa che nell’ uomo, perché detta regione presenta le stesse particolarità di sviluppo che nel- l’uomo ; fontanella del Gerdy dapprima rombica a grand’ asse trasversale in al- cuni bambini umani; poi, qualche volta nell'uomo adulto, tracce di questa fonta- nella che è stata riempita da un osso wormiano (obelico) della medesima forma. i E _ ARTI POSTERIORI. Riguardo agli arti posteriori ho trovato: Le Articolazione tibio-femoro-peroneale (Fig.* 1°) costituita di 3 ossa femore, tibia, perone. L' estremità inferiore del femore presenta una superficie ar- ticolare foggiata a puleggia (troclea femorale) con due faccette laterali condiloidee, separate dalla gola della puleggia e delimi- tanti anteriormente la fossetta trocleare, posteriormente |’ am- pia fossa intercondiloidea (1). Le due superfici condiloidee si articolano colla tibia, che presenta due apposite cavità glenoidee separate da un rialzo osseo (spina tibiale); il condilo esterno presenta una faccetta, che s’articola col per'one. Le tre superfici articolari femorale, tibiale e peroneale sono ricoperte da uno strato di cartilagine jalina, non uniformemente inspessita. Come nei mammiferi le due superfici, tibiale e femorale non si corrispondono perfettamente, ma l’accordo è stabilito per l’in- terposizione di un cuscinetto fibro-connettivale non distinto dalla capsula fibrosa periarticolare come nei Mammiferi, ma in diretta dipendenza della medesima. Nel Kaimano i legamenti, che permettono l’articolazione ti- bio-femore-peroneale, palesansi in una condizione di primitività, poichè coì sopra accennati cuscinetti di raccordo altro non sono che inspessimenti fibrosi dell’ ampio manicotto, che si inserisce potentemente sulla testa inferiore del /emore e sulla testa su- periore della {d%a e del perone. Questo manicotto o capsula periarticolare è prevalentemente di natura connettiva, più in- spessito alla regione anteriore, dove riceve le espansioni ten- (1) Riguardo alla denominazione delle singole ossa ho seguito i lavori più re- centi sulla Osteologia dei Vertebrati, ma riguardo alla speciale denominazione per i riferimenti, ho considerato l’arto come esteso totalmente sul femore, îl piano me- tatarsico-falangeo parallelo al piano tibio-peroneale; quindi ho distinto, come nel- l’uomo, in tutte le ossa una faccia anteriore, ed una posteriore, una faccia od un margine laterale interno ad una faccia o un margine laterale esterno. Con questa disposizione 1’ a/luce diventa interno rispetto al IV dito. 45 dinee degli estensori, anzichè nella posteviore. Nella sua com- pagine decorrono i legamenti, robuste corde fibroso-tendinee, talora madreperlacee, isolabili soltanto mediante lo scalpello e la forbice. 1.° Cuscinetti o semidischi interarticolari. (Fig.* 18 4, b). — In numero di due, l'uno ampio, semicircolare a sezione trian- golave, interno, ed uno nastriforme a forma d’ Y, poco libero, esterno. Il primo semidisco o menzsco interarticolare estendesi fra la superficie condiloidea interna e la /accetta glenoidea tibiale interna, senza spingersi però sino alla spina tibiale, ma deli- mitando col suo margine concavo uno spazio semicircolare oc- cupato dall’inserzione tibiale del maggior legamento crociato. Le due faccie superiore ed inferiore sono leggermente concave, perfettamente liscie e madreperlacee ; alla periferia si continua colla capsula, della quale possiamo ritenerlo una ripiegatura in- terarticolare (connettivo-fibrosa) con faccie adattate alla sopra ricordata funzione. Questo menzsco s'inserisce inoltre con ro- busti legamenti fibro-connettivali, foggiati a guisa di corda, alla faccia interna del condilo interno ed alla tuberosità interna ti- biale, (a, a”) inoltre alle due estremità si biforca, anteriormente s'inserisce con un ramo alla fossetta trocleare (a), coll’ altro alla tuberosità anteriore tibiale (a”), posteriormente con un ramo alla fossetta intercondiloidea, coll’ altro alla porzione posteriore della tuberosità esterna tibiale. Il secondo menzsco interarticolare (6) risulta costituito di due propaggini nastriformi, che partono anteriormente dal condilo esterno e dal margine anteriore della testa del perone, quindi un fascio (0) si porta alla spina tibiale insieme al grande le- gamento croctato, il secondo (0), decorrendo sullo spazio com- preso fra il condilo esterno tibiale e la testa del perone, (spazio che riempie per buona parte) raggiunge la regione poplitea, dove - si inserisce con un tendine fibroso al di sopra del tendine in- tercondiloideo del menisco interno nell’incisura omonima. Però questo secondo menisco è libero soltanto nella faccia, che guarda il condilo esterno femorale, coll’altra (l’opposta) si continua col tessuto fibroso interposto fra perone e tibia e dipendente dalla capsula periarticolare. E totalmente libero soltanto nella sua in- serzione intercondiloidea. Hi Sal 46 Questi due meenzschi completano gli spazii interarticolari de- limitando una superficie presso a che circolare, nella quale im- piantansi i legamenti crociati accessoriî ed il legamento cro- ciato anteriore. 2.° Legamenti crociati. — Perfettamente distinti dalla capsula periarticolare, in numero di quattro, due maggiori e due mi- nori; li distinguerò col nome di leg. croc. anteriore, leg. ‘croce. posteriore, leg. croc. interno, leg. croc. esterno. Legamento crociato anteriore — è il più robusto (c), cor- diforme, esteso dalla gola della puleggia o dal condilo esterno, alla spina tibiale ed alla superficie articolare della testa della tibia compresa fra i due menischi. Legamento crociato posteriore — robusto, ma nastriforme, esteso dalla fossa sopratrocleare e dal condilo interno, alla tu- berosità posteriore tibiale. Legamento crociato interno — sottile, allungato, si distacca ‘ dalla spina tibiale con tutti i legamenti, che quivi prendono in- serzione e passando internamente ai legamenti crociati ov. men- zionati, si attacca alla faccia intercondiloidea del condilo interno. Legamento crociato esterno — costituito in generale di due o tre cordoncini, si diparte dalla t#b7a a fianco del legamento precedente, quindi incrociando il legamento croc. ant., si attacca al lato opposto del precedente, vale a dire alla faccia intercon- diloidea del condilo esterno. 3.° Legamento anteriore (9). — Omologo al legamento ro- tuleo dei mammiferi; è difficilmente isolabile dalla capsula pe- riarticolare, le sue fibre robustissime fissansi alla tuberosità an- teriore della tidia e costituiscono poscia il tendine degli estensori. Le inserzioni tibiali peroneali e femorali dei due menischi interarticolari fungono da legamenti robustissimi, dei quali gli anteriori limitano la flessione, i posteriori l’ estensione della gamba sulla coscia. i 4. Legamento laterale interno (2). — Cordiforme, robustis- simo, teso fra la faccia interna del condilo femorale interno e la tuberosità tibiale interna. 5° Legamento tibio peroneale superiore (7). — È un cordone fibroso madreperlaceo, facilmente isolabile, inserito nella tube- rosità anteriore tibiale e nella faccia interna peroneale, sotto l’ar- ticolazione peroneo-foemorale. 47 La capsula periarticolare, colle numerosissime e robuste sue inserzioni, completa l'articolazione tibio-femoro-peroneale, renden- dola solidissima ed abbastanza mobile. 210 Articolazioni tibio-peroneo-tarsee e metatarsee (Fig.? II2). Alle due teste articolari inferiori del perone e della tibia si inserisce la capsula robustissima, fibrosa e connettivale, che, aderendo alle ossa tarse e metatarsee, costituisce il principale mezzo d' unione fra le varie parti, di cui lo scheletro del piede risulta costituito. Però oltre a questa capsula incontransi dei speciali e ben individualizzati cordoni fibrosi, dei veri e proprii legamenti, che, per la posizione e per l'inserzione loro, possono venir classificati nel seguente modo : a) legamenti tibio-peroneali inferiori bh) legamenti tibio-astragalici c) legamenti peroneo-calcaneari d) legamenti astragalo-calcaneari e) legamenti peroneo-astragalici f) legamenti tarsei e metatarsei g) legamenti falange. a) Legamenti tibio-peroneali inferiori. 1.° Legamento tibio-peroneale anteriore, robusto, madreper- laceo, esteso dalla faccia anteriore della testa tibiale, alla faccia anteriore della testa peroneale, subito al di sopra della rispettiva faccetta articolare. (Fig. II* a). i 2.° Legamento tibio-peroneale interosseo, esteso nello spazio in- terosseo dalla tibia al perone (Fig.* Il, D). bh) Legamenti tibio-astragalici. 1.° Legamento tibio-astragalico anteriore, largo, in parte ri- coperto dal legamento tibio-peroneale anteriore, esteso dalla faccia anteriore della testa tibiale al margine tibiale della fossa .astragalica anteriore. (Fig.* Il, c). 2.° Legamento tibis-astragalico interno, è uno dei più robusti 48 del piede, s'inserisce sul margine interno della testa tibiale, quindi sul margine antero-superiore dell’ astragalo; lateralmente pare si continui col tibio-astragalo-calcaneare-plantare. (Fig.* II?, d). 3.° Legamento astragalico-condiloideo interno, estendesi a guisa di larga fascia. (Fig.* III2, a) dalla faccia esterna del condilo interno tibiale alla faccia posteriore dell’ astragalo. 4. Legamento astragalo condiloideo esterno, esteso dalla fossa intercondiloidea della tibia al margine posteriore dell’ apofisi astragalo-peroneale. (Fig. III*, e). c) Legamen ti peroneo-calcaneari. Legamento peroneo calcaneare esterno. (Fig. II* f; Fig. III. e) dalla faccia esterna della testa del perone alla faccia esterna del calcagno; le fibre interne si inseriscono sul margine peri- ferico del menisco-peroneo-calcaneare. Menisco interarticolare peroneo-calcaneare. (Fig.* III°, 4; Fi gura II?, g; Fig. IV?, a). Ricorda molto il menisco o fibrocar- tilagine interarticolare del ginocchio dei mammiferi; a forma di ovale, si fonde posteriormente colla cartilagine articolare della faccetta peroneale, anteriormente è distinto; col margine interno tagliente, coll’esterno inspessito. Si inserisce alla grande apofisi astragalica lungo il margine, che separa la faccia d’articolazione col perone dalla faccia d’articolazione col calcagno. Questo me- nisco dipendenza della capsula periarticolare dorsale, è tenuto in posto oltrechè dalla capsula stessa, anche dal legamento pe- roneo-calcaneare esterno. o d) Legamenti astragalo-calcaneari. 1.° Legamento astragalo-calcaneare posteriore. (Fig.* III*, 7) sottile, esteso posteriormente dal margine superiore della fac- cetta articolare dell’ astragalo col calcagno all’ incisura calca- neare, compresa fra la grande apofisi e la faccia d’articolazione calcaneare col perone.. i 2.° Legamento tibio-astragalico-calcaneare plantare. (Fig.* III d) il più robusto del piede, simile ad un nastro teso fra calcagno ed astragalo. Si attacca al margine plantare della faccetta del calcagno, che si articola colla corrispondente dell’astragalo, indi si porta all’interno per inserirsi sulla faccia interna del condilo ALUZI 49 Interno e sopra una apposita tuberosità della faccia interna astra- galica. Più che legamento, fornisce le guaine entro cui scorrono i tendini dei flessori. e) Legamenti peroneo-astragalici. 1.° Legamento peroneo-astragalico anteriore, largo, gracile, esteso dalla porzione interna del margine anteriore della testa del perone al margine peroneale della grande fossa astraga- ica (Fig. II" e). Ye 2.° Legamento peroneo-astragalico posteriore, costituito di due fasci incrociantesi sull’articolazione peroneo-astragalica, ed estesi dalla faccia posteriore della testa peroneale alla faccia posteriore della grande apofisi articolare astragalica. (Fig.* III? 9g). f) Legamenti tarsei e metatarsei. 1.° Legamento crociato (Fig.® 11°, A AA A: Fig.8 V?, f) robusto, costituito di quattro branche delle quali, la prima (4) si porta all’ esterno, quindi passa dalla regione dorsale alla plan- tare per inserirsi nella faccia plantare del cudozde. Passando al di sopra del V. metatarso rudimentale, manda ad esso una ro- busta ed appiattita propaggine fibrosa. La seconda branca (4°) si inserisce sulla faccia dorsale del calcagno, la terza (4) nella grande fossa astragalica, la quarta (4) dapprima sul cuboide, quindi prolungandosi in basso, si divide in due branche delle quali l'esterna si irradia sulla testa del IV. metatarso e sul V. confondendosi col legamento intermetacarpico. 2.° Legamento astragalico metatarseo. (Fig.à II°, 2) robustissimo, laterale interno, esteso dalla fossetta rugosa dell’ astragalo al margine interno della testa del I. metatarso (o metatarso del- l’ alluce). 3.9 Legamento astragalico-cuneiforme. (Fig.* II°, {; Fig.* V?, a) largo, appiattito, esteso dalla faccia superiore dei due cunezformz alla fossetta rugosa interossea dell’astragalo daccosto al lega- mento astragalo cuboideo. 4.° Legamento astragalico-cuboideo (Fig.* Và, d) foggiato ad Y, si diparte dall’ angolo superiore plantare del cudoide e con un doppio fascio si getta sull’ asiragalo (inserendosi col legamento astragalico cuneiforme) e sul calcagno (subito sotto alla faccia articolare del calcagno coll’ astragalo). 50 5. Regamento calcaneo cnboideo (Fig.* V?, e) esteso dalla fossa calcaneare, posta all’ esterno della sua grande apofisi, alla faccia plantare del cubozde. 6.° Legamento calcaneo-metatarsico robustissimo (Fig.* V*, gg); più che un legamento deve esser considerato come l’ attacco osseo dell’ aponeurosi profonda plantare. È esteso dal calcagno al V. metatarso. ; 7.° Tegamento metatarso-cuneiforme anteriore (Fig.* II°, m), largo robusto, esteso dalla faccia anteriore del I. metatarso al margine anteriore del I. e II. cune:forme. 8.° Legamento metatarso cuneiforme posteriore (Fig.8 V2, esteso dalla testa del I. metatarso (faccia plantare) alla faccia plantare del I. e II. cuneiforme. > 9.° Legamento cuboideo cuneiforme (Fig.* Vè, 7) in parte di- pendenza del legamento metatarso cuneiforme anteriore e del tessuto fibroso rivestente la testa articolare del I. metatarso e dei due cunezformi in guisa da costituire una sola faccia arti- colata colla corrispondente astragalica. 10.° Legamento plantare tarso metatarsieo (Fig.2 Va, nm) sot- “tile, costituito di più fascetti, riunisce la testa dei quattro primi metatarsi al cuboide ed ai due cuneiformi. Una propaggine di questo stesso legamento si ripiega dalla testa del IV. sulla faccia anteriore del V. metatarso, al quale il IV resta solidamente fis- sato. 11.° Legamenti intermetatarsici (Fig.8 II°, n, n, n, n°), ro- busti, divisibili in fascetti anteriori medii e posteriore, estesi dall’ uno all’altro metatarso, quindi brevi, ed inseriti sotto alla corrispondente testa articolare nella faccia interossea. 12.0 Legamenti interossei metatarso-cuboidei e cuneiformi sono piuttosto gracili, in numero variabile, poco distinti, eccetto che il cuboideo del IV. metatarso. i 9) Legamenti falangei. 1.° Legamenti falangei laterali (Fig.* VI° e VII, aa’, dd), uno interno ed uno esterno, s'inseriscono ambedue superiormente ai tubercoli laterali dei condili metatarsei e falangei, inferior- mente ai tubercoli laterali della cavità glenoidea della susse- guente falange. 5l 2.° Tegamento interosseo del I. e IT. dito. (Fig. VIII® e IX2 d). Questo strano legamento sottile, appiattito, madreperlaceo s° in- serisce nell’incisura intercondiloidea e nella gola al terzo plan- tare della troclea, quindi obbliqua all'infuori per inserirsi al margine interno della cavità glenoidea della corrispondente fa- lange. Questa strana disposizione si verifica soltanto nell’ arti- colazione metatarso-falangea del I. e II. dito. II. ARTI ANTERIORI. Riguardo agli arti anteriori ho trovato: pro Articolazione omo-coraco-omerale. Entrano in giuoco in quest’ articolazione l’ estremità prossi- male dell’ omero, la scapola ed il coracoide, riuniti insieme a costituire un’ ampia cavità glenoidea. L'’omero(!) ha una testa articolare, appiattita dall’alto al basso, estesa trasversalmente, foggiata a mo'di troclea, ricoperta di uno strato di cartilagine, che termina superiormente ed infe- riormente all'altezza delle fossette separanti il collo dalla testa articolare. La cavità glenoidea coraco-scapolare presentasi come una gola a mo' di sella, delimitata lateralmente da due robuste e coniche apofisi ossee, appartenenti l’una alla scapola, l' altra al coracoide. La lunghezza di questa gola non equivale alla lunghezza della testa articolare femorale, la quale si adatta ma- lamente in essa gola ed in un modo tutto particolare, poichè la larghezza della testa articolare omerale è maggiore verso il margine interno che verso il margine esterno; la larghezza della cavità glenoidea è pur essa maggiore verso l'interno che verso l’ esterno, quindi ne viene che per la forma a sella della (1) Per la denominazione delle ossa tengo lo stesso metodo seguito a proposito dell’ arto inferiore. Per il riferimento io considero l’ arto superiore dapprima di- sposto orizzontalmente in estensione forzata, quindi addotto. Per tal modo il pol- lice ed il radio divengono esterni (come nell’ uomo) rispetto al piano medio-verti- cale di simmetria. 52 cavità stessa l’omero vi si adatta obbliquamente, totalmente al- l'esterno, parzialmente all’interno; l'articolazione quindi è mo- bilissima e per i forti legamenti difficilmente lussabile. 1.° ('apsula periarticolare. — Vale quanto dissi a proposito dell’articolazione tibio femoro-peroneale. Una robustissima cap- sula fibrosa e connettivale, a guisa di manicotto, s° inserisce tutt’ attorno al collo dell’0mero, quindi all’ ampia superficie coraco-scapolare esterna ed alla faccia esterna delle due apofisi articolari. Però da questa capsula noi possiamo con mezzi mec- canici (tagli e dilacerazioni) isolare dei cordini fibrosi, che hanno valore di legamenti. 2.0 Legamento coraco-omerale, esteso dalla faccia superiore della tuberosità articolare coracoidea all'estremità superiore della testa omerale (Fig.® X2, a). i 3.° Legamenti laterali (Fig* X8, 6, c) superiore ed inferiore, robustissimi, il superiore (c) si estende da tutta la faccia esterna della tuberosità articolare condiloidea, alla faccia superiore del tubercolo posteriore della testa omerale; |’ inferiore (8) dalla superficie coraco scapolare esterna e sottostante alla tuberosità scapolare, alla faccia inferiore del tubercolo sopra ricordato del- l’omero. DI) a Articolazione del gomito. Anche quest’ articolazione presenta delle particolarità anato- miche notevolissime. i La testa inferiore dell’ 072er0, schiacciata nello stesso senso della testa superiore, è foggiata a trachea, colla gola della pu- leggia molto profonda, ed i due condili di grandezza diversa. Il condilo interno è più grande dell'esterno e presenta due faccie articolari una interna l'altra esterna rispetto ad un piano che divida l'0mero in dué parti subsimmetriche ; la faccia interna od intercondiloidea si articola colla faccia interna del cudizo, la faccia esterna s’articola colla faccia superiore e coi menzschi, che allargano la superficie del radio. Il condilo esterno s° arti- cola con una apofisi stiloidea del cudzto, che s'incastra in una fossa posta nell’incisura trocleare. La superficie dei due -condili 93: è ricoperta di cartilagine madreperlacea, splendente. Il cubito presenta una superficie articolare irregolarissima: nel mezzo l’a- pofisi stiloidea corrispondente alla fossetta trocleare dell’omero, all’innanzi di essa ed all’esterno una superficie in parte arti colare, che scorre sulla superficie rilevata dell’ 0mero posta a guisa di sella sopra la fossetta trocleare; posteriormente al- l’apofisi stiloidea una fossetta ovoidale, piuttosto ampia in cui sì articola il condilo esterno omerale. Anche questa faccia è rico- perta di cartilagine madreperlacea. La testa del radio è concava (cavità glenoidea) per ricevere il condilo interno, però data la sua grandezza la faccetta radiale viene aumentata di superficie da un menisco fibro-connettivale, che funziona nello stesso tempo da legamento cubito-radiale. Questo menisco, spesso esternamente, assottigliato, e tagliente internamente, si inserisce nella faccia anteriore della testa del cudito, indi si divide in due branche, le quali circondano la testa del capitello radiale per fissarsi en- trambe alla faccia posteriore del radio; di qui ritornano fuse in un solo menisco sul cubito, costeggiano il margine posteriore della fossetta articolare col condilo esterno e si fissano quindi alla base dell’ apofisi stiloidea cubitale. I legamenti sono in numero di quattro : 1.° hegamento posteriore radio-omerale (Fig.* X1® e) che va dall’ incontro dei due menischi radiali all’ incisura intercondi- loidea. 2.° Legamento laterale esterno (Fig. XI? 7) dalla tuberosità cubitale posteriore alla faccia esterna del condilo esterno. 3.° Legamento laterale interno (Fig. XI° 9g) dalla testa del radio alla faccia interna del condilo interno. 4.° Legamento interosseo (Fig. XI° 4) brevissimo, estèso fra il radio ed il cubito al di sotto delle faccette per cui si arti colano queste due ossa. Anch'esso deve ritenersi null'altro che una dipendenza della capsula periarticolare. 9 Ole Articolazione radio-cubito-metacarpea. 1.° Legamento radio-cubitale (Fig.8. XII* e .XIII*®, a) roton- deggiante, costituito di numerosi fascetti fibrosi, disposti fra radio e cubito nello spazio interosseo. DA 2.° Legamento palmare e dorsale. — Sulla faccia palmare e dorsale della regione carpica si estende una resistente membrana fibrosa, la quale, fissandosi alle sottostanti ossa, funge da lega- mento. Nella faccia palmare questa membrana, fusa coll’aponeu- rosi palmare profonda, è resistentissima e spessa parecchi milli- metri. Però coll’ajuto d’una lente ed armato di molta pazienza sono riuscito ad isolare i seguenti legamenti, che, per il loro andamento e la natura loro, debbonsi considerare distinti dalla capsula pericarpica, distinti dico nel senso già ricordato per le precedenti articolazioni, non nel significato reale della parola. . 3.° Legamento radio-carpico interno (Fig.* XII*, 0) fissasi al condilo posteriore del radzo, quindi sulla testa inferiore del primo carpo, infine nei legamenti carpo-métacarpici del I. e II. dito. 4. Legamento radio-semilunare interno (Fig.* XII“, c) esile, poco distinto dalla capsula periarticolare, estendesi dorsalmente e ventralmente dalla testa del radzo alla testa del semiunare. 5.° Legamento radio semilunare esterno (Fig.* XIII* c), ro- busto, esteso all’indietro del legamento radio cubitale, dalla testa del radio al margine esterno della testa del semzlunare. 6.° Legamento pisi-radio-cubito-semilunare (Fig. XII*, d) ro- bustissimo si distacca dalla porzione interna del pisiforme, quindi a guisa di ventaglio si irradia sul cubito, sul radio e sul primo carpo. 7.° Legamento pisi-carpeo, robusto (Fig.* XII*, c) cilindrico, coi due estremi allargati ed espansi il superiore sulla faccia infe- riore del pisiforme, l’ inferiore sulla faccia palmare del. sesto carpo, confondendosi colla robustissima aponeurosi palmare pro- fonda. i 8.° Legamento pisi-metacarpeo (Fig.* XII® 9) esteso dal pise- forme al primo metacarpo, dove confondesi coll’ inserzione del legamento cubito-pist-metacarpeo. 9.° Legamento cubito-pisi-metacarpeo (Fig.* XII*, 7) robustis- simo si distacca dal margine esterno della testa del cubito ed aderendo al margine esterno del pisiforme s'inserisce col lega- ‘ mento pisi-metacarpeo alla testa del primo metacarpo. 10.° Legamenti carpici. — Le ossa carpiche della prima fila si articolano con quelle della seconda, mediante legamenti ap- piattiti, che passano dall’uno ‘all’ altr’osso; però essi legamenti 319) sono talmente fusi e continui colla capsula periarticolare, che è impossibile isolarli. Due soltanto dorsalmente sono ben distinti, ed estendonsi dalla seconda fila dei metatarsi alla testa artico- lave del II. III e IV. metatarso. 11.° Legamenti intermetacarpei (Fig.* XII) si estendono sotto forma di sottili benderelle fibrose, dalla faccia esterna della testa d’ un metacarpo alla faccia esterna della testa del meta- carpo vicino. Possonsi distinguere in palmari e dorsali, secondo che decorrono sulla faccia palmare, ovvero dorsale dei meta- carpi: i palmari si spingono anche nello spazio interosseo fra metacarpo e metacarpo. S 12° Legamenti interossei carpo-metacarpici. — Essendo le ‘ teste dei metacarpt appiattite e disposte trasversalmente rispetto al piano della mano, ne viene che in parte si ricoprono a vi- cenda, mentre dalla porzione mediana della testa di ciascuna parte un legamento, che va ad inserirsi al margine inferiore delle soprastanti ossa carpiche. 13.° Legamenti falangei. — Comportansi alla stessa guisa di quelli del piede; sono però molto più robusti. 14.° Legamento interosseo del I. e II. dito. — Ha una dispo- sizione analoga a quella ricordata per il legamento interosseo del I. e II. dito del piede. Dal Laboratorio di Anatomia e Fisiologia Comp. della R. Università di Pavia SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Fig.® I.* Articolazione tibio-femoro-peroneale : A, Femore — B, Tibia — C, Perone — a, menisco interno; a’, suo leg. condiloideo interno; a'’, suo leg. tibiale interno; a”, punto d’'inserzione del suo leg. trocleare ; a'", punto d’inserzione del suo leg. tibiale anteriore ; bb,, menisco interno ; b’, inserzione condiloidea ; b’/ inserzione peroneale; c, leg. crociato anteriore; d, leg. crociato interno; e, leg. crociato posteriore; f, leg. crociato esterno; g, inserzione del leg. rotuleo ; h, leg. laterale interno; i, leg. tibio-peroneale superiore. Fig.° II. Articolazione del piede (faccia dorsale): B, Tibia — C, Perone — D Calcagno — E, Astragalo — a, leg. tibio-pe- roneale anteriore; b, leg. tibio peroneale interosseo; ec, leg. tibio-astraga- lico anteriore; d, leg. tibio-astragalico interno; f, leg. peroneo-calcaneare esterno; g, menisco peroneo-calcaneare; h, h', h' h'!", leg. crociati; i, leg. astragalico metatarso; l, leg. astragalico-cuneiforme; m, leg. metatarso-cu- neiforme anteriore; n, ley. intermetatarseo ; 0, leg. metatarseo. Fig.* IIIa Faccia plantare del piede (piede esteso sulla gamba): B, Tibia — C, Perone — D, Calcagno — E, Astragalo — a, leg. astra- galo-condiloideo interno; b, leg. tibio-astragalico-calcaneare-plantare; c leg. astragalico condiloideo esterno; f, leg. astragalico-calcaneare ; 9g, leg. pe- roneo-astragalico-posteriore; h, menisco peroneo-calcaneare ; i, leg. calcareo- metatarsico; h, leg. tibio-peroneale-interosseo; i, leg. peroneo calcaneare esterno. Fig.* IV.* Menisco interarticolare peroneo-calcaneare : C, Perone — D, Calcagno — E Astragalo — a, menisco; b, margine del- l’apofisi astragalica interposta fra la faccetta articolare; d del calcagno e quell’articolare; c col perone; e faceia articolare del calcagno col perone; c leg. peroneo-calcaneare. i .° V.° Faccia plantare del piede: B, Tibia — G, Perone — D, Calcagno — E Astragalo — F, Cuboide — G, Rudimento del V. dito — a leg. astragalico-cuneiforme ; b leg. astraga- lico-metatarseo; c leg. tibio-astragalico-calcaneare-plantare; d leg. calcaneo- astragalico-cuboideo; e leg. calcaneo-cuboideo ; f leg. crociato (branca plan- tare); g leg calcaneo-metatarseo; h leg. metatarso-cuneiforme posteriore; i leg. cuboideo-cuneiforme; l leg. plantare tarso-metatarsico; m leg. tibio-pe- roneale-interosseo; n leg. peroneo-astragalico posteriore ; 0 leg. peroneo-cal- caneare esterno; p leg. astragalico-condiloideo esterno; q legamento astra- galico-calcaneare ; r leg. astragalico-condiloideo interno ; s leg. metatarsei; t leg. intermetatarsei. Fig.' VI.* Articolazione del ginocchio vista dall’ interno dopo aver incisa la capsula periarticolare: A, Femore — 8, Perone C, Tibia — @, condilo esterno femorale; b, condilo interno; c, cavità trocleare — d, apofisi stiloidea del cubito; e, leg. posteriore peroneo:femorale; f leg. laterale esterno; g, leg. laterale interno; h, leg. interosseo ; i, menisco peroneale esterno; 7, menisco tibiali; #, cavità articolare col condilo femorale esterno ; » cavità articolare col condilo femo- rale interno; 0, menisco peroneale interno. Fig." VII.* Articolazione falangea (faccia laterale) : A Falange — B Falangina — C Falangetta — « a’ leg. laterali; b, con- dilo; c, cavità glenoidale. Fig.® VIII.* Legamento interarticolare del Il. dito (visto dorsalmente): A Metatarso — B Falange ripiegato in basso cioé verticale al piano di A — a, leg. laterale interno; a', leg. laterale esterno; b leg. interarticolare; c, trocleare metatarsico; d, cavità glenoidale-falangea. Fig.° IX.° Legamento interarticolare del Il. dito (visto ventralmente) valgono le stesse indicazioni della Fig.* VIII.® i Fig.a X.* Articolazione omo-coraco-omerale : A Scapola — 8, Coracoide — C, Omero — a leg. coraco omerale ; d, leg. laterale inferiore; c, leg. laterale superiore ; b, testa omerale; e, cavità gle- noidea colle rispettive due eminenze laterali; f Apofisi deltoidea. Fig.® XI.a Articolazione carpo-metacarpo-falangea (faccia palmare). A Cubito — Bradio — I. II. III. IV. V. dito — a’, leg. radio cubitale; b leg. radio-carpico interno; c leg. radio-semilunare esterno; d leg. pisi- radio-cubito-semilunare; e leg. pisi-cubitale; f leg. cubito-pisi-metacarpeo ; g leg. pisi-metacarpeo; h leg. intermetacarpeo; i leg. palmare; l leg. inter- carpico; m leg. carpo-metacarpeo. Fig.a XII.a Articolazione carpo-metacarpo-falangea (faccia dorsale) : A, Cubito — 28, Radio — I. II. III IV. V. dito — @ leg. radio cubitale ; b, leg. radio semilunare esterno. Fi (le) Cit. Beumi GS. Fazavicini dis. Beumni Sit. Fazavicimi dio. UAetrolog. degli acli ant è post. Da S. D7 NUOVO GENERE DI OPILIONI NoTaA DEL PROF. P. PAVESI L’autore dà i seguenti caratteri al suo genere Tomicomerus della famiglia Nemastomidae : « Cephalothorax epimeris porisque lateralibus manifestis — Tu- ‘-berculum oculorum humile, latius quam longius, leviter canalicula- tum — Epistoma planum — Mandibulae magnae, articulus primus aeque longus quam cephalothorax — Palpi corporis longiores; tibia \longior quam patella , cylindrica, non incrassata, extremis repente attenuata ; tarsus tibia brevior et inferius flexus — Pedes graciles : femora, praesertim posteriora, tibiaeque articulationibus spuriis prae- dita — Segmentum abdominis dorsuale primum reliquis partitum , a cephalothorace cute molli disjunctum; segmenta ventralia sex, sex- tum anteriori saltem medio coalitum ; segmentum anale ovatum ». Attribuisce poi la seguente. diagnosi alla specie tipica « T. bispinosus: Color castaneus testaceo-striolatus, vel pallidus (mas et junior), cephalothorace, partibus oris pedibusque brurneo nigris, segmentis ventralibus plus minus infuscatis — Cephalothorax antice emargi- natus, lateribus foveatus, laevis — Oculi nigri, ovati, magni, inter se paullulum disjuncti — Mandibulae pilosae, articulo primo cylin- drico ; secundo majore ad basin corniculo verticali obtuso ed intus apophysi graciliore praedito ; digitis apice decussatis — Palporum pars femoralis apicem versus crescens, parum incurvata, pilis brevi- bus sparsim vestita; pars patellaris teres, tam longa quam femoralis, densius pilosa et nigerrima, in mar. tuberculo dentiforme preapicali nigro infra et interius armata; pars tibialis gracilior, peniculo pilo- rum hirsuta; pars tarsalis dimidio brevior quam tibialis, apice ob- tuso — Pedes sat longi, aequaliter graciles; coxae ad margines laeves, incrassatae, IV paris longiores et obliquae, pilosae ; patellarum quam femorum et tibiarum diametrum majus; femora et tibiae ex-aequo , apicem prope dilatata, femur 4-7, tibia 2-4, metatarsis multis, articu- lationibus spuriis — Segmenta dorsualia abdominis polita, primo ex- cepto, in medio ad limen anterius, duabus spinulis nigris erectis trans- versim instructo; segmenta ventralia et anale setosa — Long. cor- poris max. 4 ‘|, millim. — Hab. mont. S. Eliae (Alasca-America) — Coll. doct. Ph. De Filippi ». 58 RECENSIONI Prof. Leopoldo Maggi: Fontanella metopica e frontali medi qua- druplici nei Vertebrati superiori. {Rend. Ist. Lomb. di S. L. Serie IT, Vol. XXXII, Fasc. IX, Milano, 1899). Con tavola. Il materiale adoperato, fu il seguente : a) Per la fontanella metopica : dii ; Fra i Rettili fossili: /chtAyosaurus latifrons del lias inferiore, Iehthyosaurus longifrons del lias superiore. — Fra gli Uccelli: pic- coli, nati da pochi giorni di Anser domesticus (N. 1606, Prot.), di Anas penelope (N. 1594, Prot.; 1498, Racc.; 1499, Racc.), tra i Pal- mipedi; di Coracias garrula (N. 1588, Prot.), tra i Passeri; Gallus - domesticus (pulcino, N. 1587, Prot. ; e giovane, N. 1611, Prot.), trai. Gallinacei. — Fra i Mammiferi : Didelphys opossum, giovanissimo (N. 1373, Prot.), piccolo, probabilmente appena nato di Didelphys murina (N. 1004, Prot.), tra i Marsupiali; neonato di Erinaceus eu- ropeus (N. 1889, Racc.), tra gli Insettivori: feto di Cavia Cobaya (N. 1708, Prot.), neonato di Cavia Cabaya (N. 2980 (14), Prot.), neo- nati di Mus decumanus (N. 2986, Prot.), neonato (N. 2982, Prot.) e piccolo nato da 8 giorni (N. 2983, Prot.) di Mus decumanus, var. albinus, tra i Rosicanti; feto di Sus Scrofa (N. 996, Prot.), feto di Oviîs aries (N. 2940, Racc.), tra gli Artiodattili bunodonti e se- lenodonti o ruminanti; feto di Balenottera (N. 1377, Prot.), tra i Cetacei : feto di Cane maltese (N. 1865, Racc.; ora N. 1710, Prot.), tra i Carnivori; feto di Lemur catta (N. 1400, Prot.), feto di Pro- pithecus diadema (N. 13812, Prot.), feti di Propithecus an diadema (N. 1396, Prot.), feto di Stenops gracilis (N. 1313, Prot.), tra le Proscimie ; feto quasi a termine di Cynocephalus hamadryas (N. 543, Racc.), feto di Colobus ferrugineus (N. 1310, Prot.), feto di Semno- pithecus maurus (N. 1363, Prot.), tra le Scimie Catarrine ; feti neo- nati e bambini di Homo sapies (N. 931, Prot. ; N. 1265, Prot.: N. 3013, Prot. ; N. 1063, Prot.; N. 1069,. Prot.). b) Per i frontali medj quadruplici : Fra i Rettili fossili: Ahinochelys cambrigiensis (Testudinata) del Gault-Cretaceo, — Clidastes propython, — Liodon, -- Galesaurus planiceps, — Belodon Kapffi, — Aetosaurus ferratus, — Pelago- saurus metriorhynchus, — (Geosaurus, — Stegosaurus, — Hadro- saurus, -- Diplocinodon Gerwaisi, -- Euclastes. Fra i Rettili attuali (Sauri): Lacerta agilis, Lacerta viridis, Va- ranus arenarius (Psammosaurus griseus), Gongilus ocellatus, Hatteria punctata. — Fra gli Uccelli: Anser domesticus, Anas penelope, Gal- 59 lus domesticus, sopracitati. — Fra i Mammiferi: Didelphys opossum (sopracitato), piccolo di Didelphys philander (N. 656, Prot.); neonati di Mus decumanus (N. 2986, Prot. a, 5), ed i Mus decumanus ed i Mus decumanus var. albinus sopracitati; feto a termine di Cavia Co- baya (N. 2977, Prot.); giovani di Cavia Cobaya (N. 1619, Prot. : 1119 (20), Prot.); feto di Sus scrofa, mostruoso: RAynocephalus (N. 175, Racc., mostruosità); giovane Cane maltese (N. 1830, Prot.); neonato di Gatto (Felis domestica) mostruoso (N. 166, Racc.); feto di Stenops gracilis, sopracitato. I risultati ottenuti sono : 1.° Che la fontanella metopica si trova nei vertebrati superiori : rettili, uccelli, mammiferi, e tra questi in diversi loro ordini, l’uomo ‘ compreso. 2.° Che la detta fontanella tanto negli animali che nell’ uomo, può avere diverse forme (rombica, elittica, ovale, a stella di quattro lati, irregolarmente triangolare, elittica allungata, semiovale allun- gato ecc.); diverse dimensioni (piccolissima, piccola, mediocre, e mi- surante diversi millimetri, che talora sorpassano il centimetro); di- versa posizione sulla sutura metopica (in genere è nella sua por- zione inferiore , talora nella mediana ed anche nella superiore, per modo da distinguere una fontanella metopica inferiore, mediana e supertore. 3.° Che nei rettili, uccelli e mammiferi vi sono quattro fron- tali medi, indipendenti dai prefrontali, dai postfrontali e dai sovra- orbitali e posti tra i parietali od il parietale (in alto o posterior- mente) e i nasali od il nasale (in basso od anteriormente). 4.° Che detti frontali medi si distinguono, in alcuni animali, chiaramente e visibilmente, in due anteriori (destro e sinistro), ed in due posteriori (pure destro e sinistro); in altri animali, questa distinzione é meno decisa, per la tendenza alla fusione tra loro. 5.° Che i frontali medi anteriori possono avere dimensioni di- verse da quelle dei posteriori. In genere sono più piccoli gli ante- riori, qualche volta sono di dimensioni pressoché eguali e tal altra sono più piccoli i posteriori. 6.° Che i frontali medi tendono a fondersi tra loro, e dapprima gli anteriori coi posteriori, poi i destri coi sinistri. La prima fusione nei rettili, da i frontali degli autori, colla loro sutura metopica ; la seconda, da il frontale unico, pure degli autori. La prima fusione an- cora, si presenta transitoriamente nei feti. neonati e giovani di uc- celli e mammiferi. 7.° Che la fontanella metopica ed i frontali medi quadruplici, 60 si trovano non solo in individui della medesima specie, ma anche in uno stesso individuo. i Conclusione. — Si può pertanto concludere, essere dovuta la presenza della fontanella metopica all’antecedente esistenza dei fron- tali medi quadruplici, ed aversi, per le dimensioni dei frontali medi anteriori, diverse da quelle dei frontali medi posteriori, la ragione della diversa posizione della fontanella metopica lungo la sutura 0- monima, e cioè; essere essa nella porzione inferiore della sutura me- topica, quando i frontali medi anteriori sono più piccoli dei posteriori (fontanella metopica inferiore); trovarsi invece nella porzione supe- riore di detta sutura, se i frontali medi posteriori sono i più pic- coli (fontanella metopica superiore); occuparne la porzione mediana, quando.i frontali medi quadruplici sono pressapoco delle stesse dimen- sioni (fontanella metopica mediana o centrale). Considerazioni. — Tenendo calcolo del modo di comportarsi dei. frontali medi quadruplici nei vertebrati superiori, si può dire che essi nei cranioti rettiliani restano allo stato permanente, mentre nell’osteogenia craniale degli uccelli e dei mammiferi, si ripresen- tano transitoriamente coi loro quattro centri di ossificazione, ripe- tendo così lo stato rettiliano della filogenesi craniale. Inoltre colla fontanella metopica e relativi frontali medi quadru- plici nei vertebrati inferiori, essendo il cranio ancora nella sua on- toosteogenia, ne consegue, che pel suo completo sviluppo, manca il raggiungimento delle suture od anche della fusione dei detti frontali medi nei rettili, e dell’ossificazione ornito-mammale, preceduta dal suo centro, negli uccelli e mammiferi; ossificazione che talora può presentarsi anche con un abbozzo delle gobbe frontali, senza che la irradiazione delle loro trabecole ossee sia al completo ; tal altra, per accelerazione embriogenica, può apparire contemporaneamente ai quattro, centri di ossificazione dei frontali medi. Dottor Edoardo Oddono, Dissettore d’ Anatomia umana normale della R. Università di Pavia. — Su di un rene in ectopia pelvica congenita e sulla segmentazione del rene. (Comunicazione fatta alla Società medica-chirurgica di Pavia il 21 aprile 1899). Descritti il rene ectopico sinistro ed alcune anomalie, che presenta il destro, riguardanti i vasi, passa l'A. a dare una spiegazione sulla. forma e la formazione. Perciò egli ha esaminati cento reni umani dalla 6° settimana agli ottanta anni ed ha trovato, ad eccezione di sette reni, un’ intacca- tura seguita la maggior parte delle volte da un solco obliquo più o meno esteso, il quale presenta come caratteri costanti: che è posto sulla faccia anteriore del rene , s’ estende dal margine mediale, par- 6l tendo dall’estremità superiore dell’ilo, al laterale e decorre dal basso all’alto con un’ obliquità di circa 50° sull’ orizzontale. Percorrendo la scala degli embrioni e dei feti l’ ha trovato ap- pena accennato ed unico nell’embrione di mm. 27: in quello di mm. 30 più profondo ed accompagnato da un altro meno evidente: nelle epoche successive, mantenendosi costante questo solco, compaiono gli altri, che vengono a dare la lobazione descritta dagli autori e corri- | spondenti alle piramidi del Malpighi. — Questo medesimo selco o fenditura ha rinvenuto l’ A. in numerose ricerche nella scala degli ‘animali, ricerche operate parte a fresco e parte su reni del Museo di Anatomia comparata, che per la squisita bontà dell’ Ill.mo Prof. Maggi, l’ A. ha potuto più volte visitare. Per la precocità embrio- \naria, profondità, costanza, ripetizione nella catena degli esseri e per la bilateralità parecchie volte osservata ravvicina l’ A. il significato di questa fenditura a quella d’una scissura cerebrale rispetto al solco. Questa medesima fenditura o meglio scissura ha rinvenuto più raramente partente dall’ estremità inferiore dell’ ilo ed anche alla faccia posteriore renale. — Fissando inoltre 1’ attenzione sulle così dette arterie aberranti le ha viste sempre portarsi verso il polo e ad eccezione d’un sol caso, mai sorpassare il piano tangenziale alla fen- ditura predetta. Nei reni poi di. cetacei, nella Lontra, in gattini, vitello, ecc., ha Visto che una serie di scissure più profonde dividono con varie moda- lità il rene in campi comprendenti varii lobi della lobazione comu- nemente descritta dagli autori : di queste scissure una superiore, l’altra inferiore, nella maggior parte dei casi, ricordano la scissura. predetta nel rene umano. _ Connettendo assieme tutti questi fatti ad altri, che qui per. brevità tralascio, divide l’A. il rene umano morfologicamente in tre lobi pri- marii, uno polare superiore, uno mediano o centrale, uno polare in- feriore e come in una ghiandola racemosa composta, distinghe una lobazione di primo ordine (tre lobi); una di secondo ordine (la loba- zione descritta finora); lobuli in numero di 400 a 500 per lobo di secondo ordine, separati dalle striature radiali del FERREIN. Ammessa questa lobazione di primo ordine l’ A. spiega la forma e la formazione del rene ectopico avvenuta sotto l’ influenza di due fattori, predisponente l’ uno (sospensione dell’ organo ai suoi pedun- coli vascolari, ossia vena ed arteria renali) 1’ altro determinante : la pressione continua, cioé, che hanno dovuto esercitare vescica e retto intestino durante la vita del soggetto, un giovane di 19 anni morto, nella pienezza della salute, travolto sotto di un carro. L’ esame istologico accurato dei due reni ha dimostrato che sono perfettamente normali. 62 C. Melzi. — Antropologia Pedagogica. — Arona, Tip. Econo- mica, 1899. L'autore espone in forma lucida il concetto e i fini dell’ antro- pologia pedagogica, campo di ricerche recentemente acquisito al me- todo sperimentale. È opinione dei pedagogisti più illuminati che la scuola d’una volta non potesse riuscire veramente educativa, poichè foggiandosi un tipo di scolaro, che non esiste nella realtà, essa sottometteva a meccanica uniformità d’ insegnamento i caratteri più disparati, gli spiritì auto- didatti e quelli nati per imitare, gli organismi forti e quelli fiacchi o denutriti. Ora le riforme invocate dalla pedagogia positiva non si fermano alla costruzione di aule rispondenti ai dettami dell’ igiene, né alle passeggiate scolastiche, né al lavoro mamuale come stimolo educativo ecc. ; si vuole che la scuola diventi un osservatorio, in cui I’ educa- tore segua con occhio vigile ciascun fanciullo nel corso dello sviluppo fisico, nelle tendenze buone o cattive che egli rivela, e adatti il re- gime disciplinare, la misura e la qualità dell’ insegnamento alla na- tura individuale d’ ogni allievo. In tal modo la scuola diventerà più attraente per gli stessi maestri, il cui ufficio spogliandosi di molta parte di ciò che oggi ha di monotono e regolamentare, si nobiliterà coll’ esercizio intenso dello spirito d’ osservazione portato su quei sog- getti così varii, interessanti e modellabili quasi a volontà, che sono ì fanciulli. Il Melzi, che dev’ essere uno di quegli educatori, pieni della fede che animò i Vittorino da Feltre e i Frobcl, tesoreggiando un’ idea lanciata già dal Sergi, é riuscito tra non poche difficoltà ad istituire in Arona un primo Gabinetto di osservazioni fisio-psichiche sugli alunni, Il piano è molto vasto; forse pecca per troppa vastità. La scheda biografica, in cui il maestro condensa le osservazioni fatte, tien conto dei dati antropometrici, dei caratteri fisionomici, dei fenomeni intel- lettuali e di quelli affettivi e morali con una minuziosità, che non può non impressionare, a prima. giunta, i cinquantamila insegnanti elementari italiani; e, quel che è più, la scheda deve registrare no- tizie così particolareggiate anche della famiglia d’ ogni alunno, che è lecito dubitare a priori se la gran maggioranza degli osservatori avrà tempo e voglia di procedere alle necessarie indagini e se tro- verà il concorso spontaneo delle famiglie, dei medici, ecc. Vero è però che l’Autore non domanda né spera tutto questo dal- l'oggi al domani; anche perchè l’ attuazione del suo programma ri- 63 chiederebbe una certa preparazione dei maestri nelle discipline psi- cologiche ; richiederebbe strumenti per le misure antropometriche e soprattutto una media meno alta di scolari per ogni precettore, chia- mato al nuovo ufficio di « antropologo dell’ infanzia ». Con. molto senso pratico , il Melzi stesso desidera che si comincino le osserva- zioni almeno da quei fanciulli « i quali presentano speciali caratteri di degenerazione, istinti e tendenze’ cattive e ogni altro sintomo di pervertimento morale » e raccomanda intanto a’ suoi colleghi di sce- gliere per ogni classe alcuni allievi tra i migliori, i mediocri e i peggiori concentrando su questi le loro osservazioni. Volontieri riconosciamo la grande importanza che avrebbero i Re- gistri antropologici, in cui lo sviluppo fisico-mentale dell’ alunno è Seguito per un quinquennio, all’apertura e alla chiusura d’ogni anno scolastico, nonché quella delle Carte biografiche facienti parte della Carta d'ammissione e di frequenza degli allievi, compilate colle prin- cipali notizie d’immediato valore pedagogico. Molta luce getterebbero infatti sulle condizioni economiche, intellettuali e morali delle diverse regioni d’ Italia, che oggi conosciamo solo per indizi parziali o troppo indiretti, quali ci son forniti dalle statistiche finanziarie, da quelle dell’ analfabetismo, della delinquenza ecc. Quindi, pur rimanendo un po’ meno ottimisti dell’ egregio A. e permettendoci di consigliargli di restringere alquanto il programma, perché abbia le apparenze di più agevole attuazione, non lesiniamo il plauso dovuto alla sua ar- dita iniziativa, ben lieti se negli insegnanti delle scuole elementari italiane il Melzi troverà degni imitatori e la scienza preziosi ausi- liarî. R. BENINI. BIBLIOGRAFIA Scientia: Expose et Developpement des Questions scientifiques à l’ ordre du jowr. (Recueil publié sous la Direction de M. M. Appell, Cornu, d’ Arsonval, Frie- del, Lippmann, Moissan, Poincaré, Potier, pour la partie physico-matematique; e sous la Direction de M. M. Balbiani, d’Arsonval, Filhol, Fouquè, Gaudry, Guignard, Marey, Milne-Edwards pour la partie biologique). E una uuova forma di pubblicazione, destinata a mettere in evidenza, con una esposizione filosofica e fondata sulle scoperte recenti, le idee generali direttrici e le variazioni dell'evoluzione scientifica. Il suo scopo, ne indica la sua importauza. I suoi Direttori , sono pegno della buona riuscita. Nella serie biologica si ha già: Bard: La specificité cellulaire; F. Le Dantec: La Sexualité. Gli Editori sono: Georges Carrè et. C. Naud. Paris. Prezzo d'ogni fascicolo , L. 2 — Si può sottoscrivere per una serie di 6 fascicoli (serie fisico matematica o serie biologica) al prezzo di L. 10. Prof. Carlo Emery: Compendio di Zoologia. Un vol. in 8° di VIII-456 pp. con -* 64 una carta e 600 illustrazioni intercalate nel testo; — Bologna, Ditta Nicola Zani- chelli — 1899. — L. 10. L’ Autore dice: le mie cure, nel scrivere questo libro, sono state particolarmente 7 rivolte alla parte generale: fautore, benchè non senza riserve, delle teorie di Wei- smann, non potevo non sostenere il mio punto di vista, nel trattare il problema dell’ eredità, tanto importante a cagione delle conseguenze che le sue varie solu- zioni hanno per la medicina e l’ antropologia. Esso è il perno intorno a cui s’ ag- girano tutte le questioni biologiche ; quindi questa parte del libro ha, più delle altre un° impronta personale. Di questo compendio ha già parlato, in esteso e bene, il Prof. A. Coggi di Siena, nel Monitore Zoologico dei Prof. Chiarugi e Ficalbi. (X. anno, Firenze; aprile, 1899, N. 4, pp. 118-120). [o dirò francamente, che un libro di Zoologia, scritto in Italia per giovani ita- liani, m'’ incontra di più quando non sono dimenticati gli Autori italiani, tanto più che il Prof. Emery ne ricorda qualcuno. < A CENNO NECROLOGICO GIAMPAOLO VLACOVICH Un altro valoroso insegnante e scienziato è scomparso. — Giampaolo Vlaco- vich, Professore di anatomia umana dell’ Università di Padova, moriva in questa città il giorno 1] gennaio dell’ anno corrente. Era nato a Lissa nel 1825, si Iaureò nell’ Università di Vienna, dove fu assi- stente prima dell’ Hyrtl e poi del Briicke. Nel 1852 fu nominato Professore di ana- tomia all’ Università di Padova e conservò il suo ufficio per Se mezzo secolo , cioé fino alla morte. Il Vlacovich provveduto di buoni studi appresi da’ suoi insigni maestri, colla sua mente elevata ed acuta seppe diffondere con amorevole efficacia le sue estese cognizioni colla parola e colla stampa. Osservatore e scrittore diligente e coscienzioso, s° era acquistato meritata fama di insigne cultore della biologia. Possedeva un’ erudizione assai vasta e ne diede prove colle numerose, svariate e pregevoli pubblicazioni che apparvero col suo nome dal primo anno del suo insegnamento fino a questi ultimi tempi. Il Vlacovich poi deve aver lasciato altri lavori inediti, forse perché non ancora compiuti (egli era incontentabile dell’ opera sua, come ben dice il Prof. D. Bertelli, suo successore, nel suo elogio del Vlacovich, dove figura anche I° elenco delle pubblicazioni dello stesso compianto Professore); — uno deve riferirsi a Wirsing e alla sua scoperta, come ebbe a confidare a qualche amico. Il Vlacovich era di bella presenza, di modi gentili e simpatici; — fu assai ope- roso, insegnante modello, stimato nella scienza ed apprezzato dagli amici e dai col- leghi, e però generalmente ne è lamentata la perdita. Gizi ERRATA CORRIGE, Bollettino Scientifico, N. 1, 1899. pag. 32 linea 25 . ; o 2 È . . ricompianto rimpianto Gerenti I REDATTORI. - | Pavia, 1899; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. TAZIONE TERMALE DI ABANO (PROVINCIA DI PADOVA) Sorgente del Montirone Uso interno dell'acqua. — L'acqua del Montirone che raggiunge alla sorgente la temperatura di 87° C. è stata riconosciuta batterio- logicamente pura, e dall’analisi chimica eseguita dal Prof. R. Nasini, ‘tre anni or sono, è da classificarsi fra le saline clorurate nonchè ‘bromo-jodurato-litiose. L’ idea di ripristinare l’ uso interno di quest’ acqua si deve al chiarissimo Prof. Comm. AcHiLLE DE GIovannNI. Da una serie di espe- rimenti ch'Egli fece per due anni nella Clinica medica della R. Uni- versità di Padova, da Lui diretta, potè raccogliere nei casi più sva- riati larga messe di note cliniche e la conferma delle sue previsioni sul valore curativo dell’ acqua di Montirone. Indicazioni. — Quest’acqua spiega principalmente la sua efficacia nella Gotta — Renella —- nell’Artritismo — nei catarri cronici dello stomaco, dell’ intestino e delle vie urinarie — nell’ Obesità — Ma- lattie del fegato — Glicosuria — Linfatismo addominale e generale e nelle infiammazioni a lenta risoluzione — nella scrofola — nel Gozzo strumoso. Usi. -- Si prende alla temperatura da 23° a 30° C. facendola scaldare a bagno-maria, se la si beve fuori dello stabilimento. Deve consumarsi a digiuno nel più breve tempo possibile secondo tolleranza, se v’ è stitichezza; oppure a riprese nel SORIA, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. i i; Dose. —- Da uno a due litri al giorno. Acquisto. — La si acquista in casse, cadauna da N. 24 bottiglie di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle Terme di Abano (Stabilimento Orologio). Prezzo L. 16. 50 la cassa di 25 bottiglie da litro franca Stazione Abano. il NB. Ai signori medici, l' Amministrazione accorda lo sconto del 10 °/ sul prezzo dell’ acqua (L. 13. 50) e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo .L 3. ogni 25 bottiglie) rese franche Stazione Abano. CASA DI CURA DIRETTA i | dall’ Hlustre Prof. Comm. A. DE-GIOVANNI PER MALATTIE. INTRRNE E SPECIALMENTE LE NERVOSE CURA PREVENTIVA DELLE MALATTIE COSTITUZIONALI (sono escluse le malattie infettive e contagiose) IDROTERAPIA: Bagni semplici e medicati — Doccie alternate — Semicupi ad acqua corrente, ecc. ELETTROTERAPIA: Compresi l’applicazione della Elettricità sta- tica e del Bagno elettrico. AEROTERAPIA — MASSAGGIO — GINNASTI CA MEDICA, (apparecchio De-Giovanni). CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo le. LL re- centi PreSenzani dell’ Igiene. Intervento di Specialisti secondo le esigenze tell diagnosi e della cura I signori Professori e Medici della Città possono introdurre nella Casa ammalati propri e dirigerne la cura. DI Li E er q NATURALIEN-COMPTOIR Vien. 1. Maximiliansirasse 11. Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa direttamente domanda. CRUDI NOV 25 1899 Amo 1 SA_EYS Settembre 1599 I N, LIDL DLLSNIOODLISSSLTLSLISTLL LI SSIS F BOLLETTINO SCIENTIICO | RS I REDATTO DA | 7 CI dRE p A co si eg | CASA | LEOPOLDO MAGGI GIOVANNI ZOJA Na. : I | PROF. ORD. D’ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA » 2 E | Pavia dall’ EpirorE e dai REDAT- > 4| Ogni Numero | Un numero. arretrato | TORI. è di 32 pagine. SOMMARIO L. MAGGI: Ossicini metopici negli Uccelli e nei Mammiferi. (Nota preventiva). — L. MAGGI: Note craniologiche. — @. PARAVICINI: Incrisalidamento d'una Saturnia Pyri senza bozzolo. — G. PARAVICINI: Melix nemoralis a guscio adulto ed organi genitali giovani. (Nota teratologica). — G. PARAVICINÌ: In- torno alla miologia della regione glosso-joidea del Kaimano (Alligator lucius. Cuv.) con una tavola. — L. MAGGI: Intorno al cranio umano di Castenedolo. Recensioni. (L. MAGGI: Ossicini bresmatici negli Uccelli. — E, ODDONO: Hull’esistenza delle appendici epiploiche nel bambino e nel feto. — E. ODDONO: Ancora sulle appendici epiploiche. — R. MONTI: Su la fina struttura dello stomaco dei Gasteropodi terrestri. — L. J. HENNEGUY: Sui rapporti delle cilia vibratili coi centrosomi. — CERATO: Contribuzione all’anatomia e fisiologia degli organismi elementari e critica di BiTSCHLI a questo lavoro). — Bibliografia. — Cambio colla Rivista Filosofica diretta dal Prof. Senatore CARLO CANTONI. OSSICINI METOPICI NEGLI QGGELLE E NEL MAMMINRRI NOTA PREVENTIVA " del Prof. LEOPOLDO MAGGI. Da quanto mi consta gli ossicini metopici negli animali non furono ancora indicati, mentre nell’ uomo, dal Prof. Staderini, ne è stato descritto uno den distinto e chiamato anche ossicino medio frontale. Materiale. Il materiale adoperato è il seguente: Tra gli UCCELLI (Palmipediì): Anas penelope (Anitra), N.° 1594, Prot. 166 Tra i MAMMIFERI:. a) Marsupiali: Didelphys philander, piccolo: N.° 656, Prot.: ‘altro p.ec0/0 EN I8722 Prot! b) Insettivori: Er:naceus europaeus (Riccio): N.° 1361, Eirot: i c) Rosicanti: Cavia cobaya, feto: N.° 1671, db, Prot.; — feto a termine: N.° 1671, a, Prot.; — altro feto a termine: N.° 2977, Prot.; — giovane: N.° 1619, Prot.; — altro giovane: N.° 1119 (0), Prot. d) Artiodattili selenodonti o Ruminanti: Ovis arzes (mon- tone), giovane: N.° 1711, Prot.; — Bos taurus, neonato, mo- struoso (AAynocephalus): N.° 5, Racc. mostruosità; — Los taurus, giovane, idrocefalo: N.° 158, Racc. mostruosità. e) Carnivori: 235 — Canidi: Canis familiaris o domesticus, pigomele: N.° 127, Racc. mostruosità; — Canis molossus orbicularis Fitz. (Cane Bull-dogg), bastardo, adulto: N.° 2776, Racc.; — Canis ex- trarius, hispanicus, Melitaeus Fitz. (Cane maltese), giovane: N.° 1830, Prot.; — Canis molossus fricator, Britannicus Fitz. (Cane Rattler), adulto: N.° 30, Racce.; — Canis sagax Fitz. (Bracco), vecchio: N.° 957, Prot.; — altro Bracco, adulto: N.° 2993, Racc.; — Canîs lupus (lupo), adulto: N.° 1626, Prot. — Mustelidi: Musiela faina (faina), giovane: N.° 1709, Prot. — Viverridi: Viverra Rasse Horsf. assai giovane da W. Gru- ber (!), ma sotto il nome di os Wormianum nella sutura fron- talis. i f) Uomo: Homo sapiens, bambino di un mese di nascita: N.° 1272, Prot.; — bambino di tre mesi: N.° 940, Prot.; — bambino di tre mesi circa: N.° 943, Prot.; — neonati: N.° 1478, . Prot.; — N° 390, Prot.; — N.° 953, Prot.; — N.° 935, Prot.; — N.° 1267, Prot.; — N.° 936, Prot.; — N.° 3010, Prot. ‘Risultati delle ricerche. Dalle ricerche fatte intorno agli ossicini metopici degli ani- mali suindicati, mi risulta: (1) W. GruBER: Abhandlungen aus der mensclichen und vergleichenden anato- mie. Mit XI tafeln. S. Petersburg, 1852 (2° memoria, tav, 1, fig. 1, d, spiegazione a pagina 40). È 67 1.° Che la loro posizione sulla sutura metopica nei Cranioti superiori, può essere diversa: A) In diversi individui : a) AI congiungimento del terzo medio col terzo inferiore: Cavia cobaya, giovane (N. 1119 (20) Prot.). Ovis aries, giovane (N.° 1711, Prot.). Bos taurus, neonato; mostruoso (Rrynocephalus) N.° 5 Race. mostruosità). Bos taurus, giovane, idrocefalo (N.° 153, Racc. mostruosità). Canis domesticus, neonato, pigomele (N.° 127, Race. mo- struosità). x Canis sagax (bracco), veachio (N. 957, Prot.). Canis sagax (bracco), adulto (N.° 2993 Racc.). Canis lupus (lupo), adulto (N.° 1626, Prot.). Homo sapiens: feto a termine, da Staderini; — Bambino di un anno, da Staderini; — Bambino papuano di 5 a 6 anni, da Riccardi; b) AI congiungimento del terzo medio col terzo superiore: Bos taurus, giovane, idrocefalo (N.° 153, Racc. mostruosità). Canis sagax (bracco), vecchio (N.° 957, Prot.). Mustela faina (faina), giovane (N.° 1709, Prot.). c) Entro il terzo superiore e precisamente nella parte inferiore di detto terzo: Homo sapiens, bambino di un mese di nascita (N.° 1272, EEOt). d) Entro il terzo medio: Didelphys philander, piccolo (N.°-656, Prot. e N.° 1372, Prot.) — esemplari che si completano. Erinaceus europ@us (riccio), giovane (N.° 1861, Prot.). Cavia cobaya, giovane (N.° 1619, Prot.). Bos taurus, giovane, idrocefalo (N.° 153. Racc. mostr uosità). Canis molossus orbicularis (Bulldogg) bastardo, adulto (N26 Racc.). Canis extrarius, hispanicus, Melitavs (cane maltese) gio- vane (N.° 1830, Prot.). Canis molossus, fricator, Britannicus (cane Rattler), adulto (N.° 30, Racc.). | Canis lupus (lupo), adulto (N.° 1626, Prot.). e) Entro il terzo inferiore: Anas penelope, (Anitra), nata da pochi giorni (N.° 1594, Prot.). . 68 Cavia cobaya, feto (N.° 1671, d DIS e feto a termine (N° Td a, Prot.). Canis sagax (bracco), adulto e 2993, Racc.). Canis lupus (lupo), adulto (N. 1626, Prot.). Mustela faina (faina), giovane (N.° 1709, Prot.). f) Entro la metà anteriore del terzo medio e la metà posteriore del terzo inferiore: Viverra Rasse Horsf. = (W. Gruber, loc. cit.).. B) In un sol individuo : a) AI congiungimento del terzo medio col terzo inferiore, ed anche al congiungimento del terzo medio col terzo superiore : : Canis sagax (bracco), vecchio (N.° 957, Prot.). b) AI congiungimento del terzo medio col terzo inferiore , ed anche entro ii terzo inferiore: r Canis sagax (bracco), adulto (N.° 2993, Racc.). S c) AI congiungimento del terzo medio col terzo superiore, ed anche entro il terzo inferiore: Mustela faina (faina), giovane, N.° 1709, Prot.). d) AI congiungimento del terzo medio col terzo inferiore, ed anche entro il terzo medio ed entro il terzo inferiore: Canis lupus (lupo), adulto (N.° 1626, Prot.). 2.° Che il loro numero può essere vario e contemporanea- mente varia la loro disposizione nell’area da essi occupata: A) In diversi individui: a) Due ossicini metopici, pari (ossicino metopico doppio): Cavia cobaya, feto (N.° 1671, a, Prot.). Canis molossus orbicularis, Fitz. (Cane Bulldogg), bastardo, adulto (N.° 2776, Racc.). Sono ossicini piuttosto grandi in con- fronto degli altri. Canis sagax (bracco), vecchio (N.° 957, Racc.); b) Due ossicini metopici, pari (ossicino metopico doppio) in via di fu- sione : Cavia cobaya, feto (N.° 1671, 6, Prot.); c) Due ossicini metopici, pari (ossicino metopico doppio) distinti nella loro parte superiore, fusi nella loro porzione inferiore. Bos taurus (bue), mostruoso: Ahynocephalus (N. 5, Racc., mostruosità ; d) Un sol ossicino metopico (ossicino metopico unico), certamente dato dalla fusione dei due pari: Anas Penelope (Anitra), nato da pochi giorni (N.° 1594, Prot.). Erinaceus europ@us (Riccio), giovane (N.° 1361, Prot.). 69 Cavia cobaya, giovane (N.° 1619, Prot.). Ovis aries (Montone), giovane (N.° 1711, Prot.). Canis familiaris, neonato, mostruoso, pigomele ((NEOSMIZzAE Racc. Mostruosità); Viverra Rasse Horsf. (da W. Gruber, Loc. cit.). e) Due ossicini metopici continui in serie longitudinale od antero-po- steriore : Canis molossus fricator, Britannicus, Fitz. (Cane Rattler), adulto (N.° 80, Racc.); f) Un ossicino ed un semiossicino metopici continui in serie longitu- dinale od antero-posteriore : : Canis extrarius, hispanicus, Meliteus (Cane maltese), gio- vane (N.° 1850, Prot.). b) In un sol individuo: a) Due ossicini metopici, pari (ossicino metopico doppio) in alto, ed un ossicino metopico unico in basso : Canis sagax (bracco), vecchio (N.° 957, Prot.); b) Due ossicini metopici unici, a distanza tra loro, uno in alto e Valtro in basso: Canis lupus (lupo), adulto. (N.° 1626, Prot.). Mustela faina (faina), giovane. (N.° 1709, Prot.). c) Tre ossicini metopici continui in serie longitudinale ed antero po- steriore nella prima area lungo ta sutura metopica, e due pure continui in serie longitudinale od antero-posteriore nella seconda e terza area lungo la stessa sutura : Bos taurus (Bue), idrocefalo, giovane. (N.° 153, Racc.). 8.° Che la loro /orma, può essere varia, così: a) Elittica: Anas penelope; Erinaceus europaus; Cavia cobaya (feto a termine, N.° 1671, a, e feto; N.° 1671, 0); Canis molossus or- bicularis (Bulldogg) bastardo; Canis sagax (bracco) vecchio ; Viverra Rasse Horsf. (da W. Gruber, Loc. cit.). b) Semielittica (pel lungo). Nel caso di due ossicini metopici pari (ossicino metopico doppio): Canis molossus orbicularis (Bulldogg, bastardo; Canis sa- gax (bracco) vecchio; Nel caso in cui si vede soltanto uno degli ossicini metopici pari (semiossi- cino) fuso col!’ altro, e questo fuso col relativo frontale: Canis sagax (bracco) adulto; Homo sapiens (bambino di un mese di nascita). c) Ovale: i Cavia cobaya (giovane, N.° 1619); Ovis aries (montone); Canis familiaris (pigomele); Mustela faina. ‘ d) Rotonda (più che ovale): i Cavia cobaya giovane (N.° 1119 (20); Canis sagax (bracco) vecchio. e) A ventaglio: Bos taurus, neonato, mostruoso : AArynocephalus. f) Rettangolare obliquangolo: Canis extrarius hispanicus, Meliteus (cane maltese); Canis molossus fricator, Britannicus (Cane Rattler); Canis lupus (Lupo). g) Rombica obliquangola : Canis lupus (Lupo). h) Rombica o a losanga: Homo sapiens (feto a termine, osservato da Staderini). i) Semirombica (pel traverso) o triangolare : Homo sapiens (bambino di circa un anno, osservato da Sta- derini; bambino papuano di 5 a 6 anni, osservato da Riccardi). 4.° Che le loro dimensioni variano, così da essere: a) Riccolissime: Anas penelope; in alcune Cavie (Cavia cobaya). b) Piccole (nella maggior parte): Didelphys philander; Erinaceus europaeus; Cavia cobaya (alcune); Bos taurus, giovane, idrocefalo; Canis familiaris, mo- struoso (pigomele); Canis sagax (bracco) adulto (è il semiossi- cino metopico anteriore); Canis lupus (lupo) adulto (è il semi- ossicino metopico, posto all’ avanti); Mustela faina (faina), è pure l’ossicino metopico anteriore; Homo sapiens (bambino di un mese di nascita). i c) Mediocre: Ovis aries; Canis extrarius, hispanicus, Meliteus (Cane maltese); Canis molossus fricator, Britannicus (Cane Rattler); Canis sagax (bracco), vecchio (è l'ossicino metopico anteriore); Canis sagax (bracco), adulto (è il semiossicino posteriore); Mu- stela faina (è l’ossicino metopico posteriore); Homo sapiens (bam- bino di un mese di nascita (sono i due semiossicini anteriori). d) Grandi: Bos taurus, mostruoso (RAynocephalus); Canis molossus orbicularis (Bulldogg) bastardo; Canis sagax (bracco), vecchio (sono i due ossicini metopici posteriori); Canis lupus (lupo), adulto (è l’ossicino metopico posteriore); Viverra Rasse Horsf. (da W. Gruber, Loc. cit.). I 5.° Che la loro fustone con ossa vicine può essere parziale, cOme : Ossicino metopico fuso in parte a destra col relativo frontale medio ante- riore : 1 Cavia cobaya, giovane (N.° 1119 (20), Prot.). 6.° Che la loro presenza può essere manifestata soltanto per metà, e perciò come semzossicino, nel caso di un ossicino me- topico unico : A) Un sol semiossicino in diversi individui: . —«@) Semiossicino destro: i Didelphys philander, piccolo (N.° 656, Prot.). \ Canis extrarius, hispanicus, Melitaeus. b) Semiossicino sinistro : Didelphys philander, piccolo (N.° 1372, Prot.). NB. I due semiossicini destro e sinistro di questi due individui di Didelphys philander, si completano in un unico ossicino metopico. B) Due semiossicini in un sol individuo: Semiossicini destri, non continui, ma a piccola distanza tra loro, in serie longitudinale o antero-posteriore : . Canis sagax (bracco), adulto. 7. Che le loro suture, per i rapporti che essi hanno tra loro e colle ossa vicine vengono ad essere: a) La perimetopica: Anas penelope; Erinaceus europaeus; Cavia cobaya, feto a termine, (N.° 1671, a, Prot.); Cavia cobaya, giovane (N.° 1619, Prot.); Ovis aries; Bos taurus (Rhynocephalus); Bos taurus, idrocefalo; Canis familiaris; Canis molossus orbicularis (Bull- dogg) bastardo; Canis eatrarius hispanicus, Meliteus; Canis sagax vecchio; Canis lupus; Mustela faina; Viverra Rasse Horsf. (da W. Gruber, Loc. cit.); Homo saptens, feto a termine (da Staderini) e bambino di un mese di nascita (da Maggi). b) La semiperimetopica destra: Didelphys philander piccolo (N.° 656, Prot.). Canis extrarius, hispanicus, Meliteus; Canis sagax (bracco), *. adulto. c) La semiperimetopica sinistra : Didelphys philander, piccolo (N.° 1372, Prot.). d) La semiperimetopica anteriore: Canis molossus fricator, Britannicus (Rattler), in cui sa- rebbe ricostituita; Homo sapiens, bambino di circa un anno (da Staderini); bambino papuano di 5 a 6 anni (da Riccardi). 4 79. e) La semiperimetopica posteriore: ARI Canis molossus fricator, Britannicus. f) La bi-metopica longitudinale: Cavia cobaya, feto a termine (N.° 1671, a, Prot.); Bos taurus (Rhynocephalus), Canis extrarius, hispanicus, Melitaeus; Canis lupus. i _g La semibi-metopica longitudinale anteriore: Canis molossus orbicularis (Bulldogg), bastardo. i) La semibi-metopica longitudinale posteriore : Canis sagax (bracco) vecchio. i) La bi-metopica trasversale: Bos taurus; idvocefalo, Canis molossus fricator, Britan nicus (Rattler). NOTE CRANIOLOGICHE DEL Pror. LEOPOLDO MAGGI. (Continuazione) (1). ]. Ossa bregmatiche. Alle mie note intorno alle ossa bregmatiche ho da aggiun- gere : a) Negli Artiodattili Selenodonti o Ruminanti: Cervus ela- phus (N. 981 Prot.) — Ossicino bregmatico unico, rombico, ma coi lati superiori posteriori un po’ arcuati, che gli fanno assu- mere la forma quasi d'un ventaglio. Molto distinta è la sutura peribregmatica anteriore (sutura-bregmatico-frontale destra e si- nistra); ridotta a punteggiature la sutura peribregmatica poste- riore (bregmatico-parietale destra e sinistra). È piuttosto grande. b) Nei Rosicanti: Gliridi: Sminthus vagus. — Vi è, secondo mè, un ossicino bregmatico doppio, da W. Gruber (2) solamente disegnato, ma non indicato come tale; e precisamente sono i due bregmatici posteriori, posti tra i parietali; i due bregmatici anteriori sono fusi coi relativi frontali. Esistono pertanto la croce (1) Bollettino Scientifico, anno XVII, N. 3 e 4, settembre e dicembre 1893. — Id. anno XIX, N. 2, giuzno, 1897. — Id. anno XXI, N. 2, giugno, 1899. (2) W. GRUBER: Abhandlungen aus der Menschichen und vergleichenden ana- tomie. S. Petersburg, 1852. — (2° memoria, Tav. la, Fig. 3°). 73 suturale bregmatica, ossia le suture intrabregmatiche, e la su- tura peribregmatica posteriore \breginatico-parietale destra e si- nistra; — Psammomys obesus — anche in questo animale vi è, secondo mè, un ossicino bregmatico doppio, da Gruber (1) so- lamente disegnato, e non indicato come tale. Sono due ossicini triangolari, che uniti assumono una forma rombica. Vi è fusione dei due bregmatici anteriori coi due posteriori, quindi scomparsa della sutura intrabregmatica trasversale destra e sinistra. Esi- stono completamente le suture peribregmatica e intrabregma- tica longitudinale. c) Nelle Fiere: Orsidi: Procyon lotor — (N. 1082, Prot.) presenta distintamente un semibregmatico posteriore, sinchito ossia dato dai due bregmatici posteriori, interposti ai parietali, quindi la sutura peribregmatica posteriore (bregmatico-parietale destra e sinistra). Il semibregmatico anteriore o posto tra i frontali, é con queste ossa per la massima parte fuso. Sono scom- parse le suture intrabregmatiche longitudinale posteriore e le trasversali destra e sinistra; vi sono le traccie della intrabreg- matica longitudinale anteriore. — Mustela faina (N. 1824 Prot.). — In questo animale il semibregmatico posteriore , piuttosto grande, non è sinchito, per cui si vedono distintamente i due bregmatici posteriori triangolari. I due bregmatici anteriori sono fusi coi relativi frontali, ma non tra di loro. Vi è scomparsa della sutura peribregmatica anteriore; esistono: la sutura peri- bregmatica posteriore, la intrabregmatica longitudinale anteriore e posteriore e le tracce della intrabregmatica trasversale destra e sinistra. 2. Ossicino paralambdatico-postobelico- obelico. ì Nei Pachidermi: 4yrax capensis — è un ossicino figurato da Gruber (2), e indicato da lui come ossiculum wormianum nella sutura sagittalis, che sta al davanti dell’ interparietale, che pure figura e indica con d. Secondo mè questo interparie- tale è già fuso all’ avanti col preinterparietale, e questo invece è in sutura coll’ ossicino che io chiamo paralambdatico-posto- (1) W. GruBER: Loc. cit. Tav. 1°, Fig. 4°. (2ALocricitstava 2 Roo. 74 belico-obelico, ossia dato dalla fusione di questi tre in uno, che è elittico, molto allungato ed occupante i due terzi posteriori della sutura sagittale. 3. Ossicino sem iparalambdatico, olamb- datico destro. Nelle Fiere: Felidi: Felis domestica (gatto), neonato, mo- struoso (N. 1772, Prot.). Considerando il paralambdatico, come un unico ossicino, che è il caso più frequente ad osservarsi, vi è nel cranietto di questo gatto il semiparalambdatico destro, molto piccolo; il semiparalambdatico sinistro, è fuso col relativo parietale. Vi è quindi la sutura parieto-paralambdatica destra, la sinistra è scomparsa. — Considerando due ossicini paralamb- datici, allora è il destro che esiste, in sutura col parietale re- lativo, ma fuso col paralambdatico sinistro e questo fuso col pa- rietale relativo. Scomparsa quindi delle suture interparalambda- tica e della parieto-paralambdatica sinistra. 4. Ossicino semiobelico. Nelle Fiere: Felidi: Felés domestica (lo stesso individuo qui ‘sopra indicato e numerizzato). — È la parte posteriore dell’obe- lico unico che si vede, sotto forma di un mezzo ovale, colla sua sutura periobelica posteriore. Il semiobelico. anteriore, che do- veva completare la forma ovale dell’ intero ossicino, è fuso col semiobelico posteriore e anteriormente è fuso colla fusione dei due parietali, fusione che si presenta sulla linea mediana an- tero-posteriore del cranio, pel tratto di 5 o 6 millimetri, al davanti del qual tratto vi è manifesta la sutura sagittale fino al bregma. 5. Ossicino postobelico. Negli Antropoidi: Gorilla, giovane (Gorzlla gina, juv.) N. 3082 Racc. — Il suo ossicino postobelico o paraobelico posteriore, è piuttosto allungato, stretto in genere, ma più all'avanti, che posteriormente, così che assume una forma di un ovale allun- gato. (Continua). 75 — Tnerisalidamento d'una SATURNIA PYRI senza hozzolo DEL Dottor GIUSEPPE PARAVICINI. Nel mese di agosto del presente anno, trovandomi in cam- pagna, mi vennero portati alcuni bruchi di Saturnia pyri (Pa- vonia maggiore), che rinchiusi in un’ ampia cassetta rettango- "lare coi due fianchi trapassati da 5 fori del diametro di 5 mm. hÀ ciascuno, disposti simmetricamente secondo i 4 angoli d’un qua- drato, e col 5° in corrispondenza delle intersezioni delle 2 dia- gonali. Dopo quindici giorni, avendo aperto la cassetta per disporvi altre larve raccolte durante una passeggiata, fui colpito al ve- dere che tutti i bruchi di Pavonia eransi già rinchiusi nel ri- spettivo bozzolo, eccetto che uno, il quale trovavasi sul fondo della cassetta, trasformato in una maestosa crisalide, (lunghezza cent. 4 'i/ — larghezza massima mm. 16) senza essere rivestita del consueto bozzolo. Essendo profano nella parte teratologica della Entomologia in generale e della Lepidotterologia in particolare, feci appello alla cortesia di due distintissimi entomologi: il Dottor Achille Griffini e l’Ing. Antonio Curò. Il primo così mi rispose: « Il fatto di bruchi appartenenti a specie che fanno bozzoli (come le Saturnie), i quali si trasformano in crisalidi scoperte, mi riesce. molto sorprendente »; il secondo: « Il caso patologico, di bruchi costruttori di bozzoli, che si trasformano direttamente in crisa- lide, senza involucro, non è nuovo, ma è raro. Ho più volte avuto occasione di constatarlo in varii bombicidi, anche col successivo regolare sviluppo della farfalla, mai però nella Sa- turnia pyri ». Colgo frattanto l'occasione per ringraziare viva- mente il Dott. Griffini e l'Ing. Curò della cortesia e sollecitu- dine, colla quale vollero informarmi ed illuminarmi sopra questo caso, di cui darò ora una sommaria descrizione. Rimosse le foglie ed i rami, che avevo disposto nell'interno della cassetta, m’accorsi che il bruco, trasformatosi in crisalide scoperta, aveva impiegato la propria seta nella costruzione di un elegantissimo tessuto, otturante buona parte dei 5 fori di 76 un fianco, mentre anche sul fianco opposto vedevansi numerosi fili disposti attorno ai fori e così appiccicati alla latta (di cui è costituita la cassetta) da non lasciarsi punto distaccare. Prima di esaminare questo strano tessuto, farò alcune con- siderazioni sulla struttura del bozzolo normale, onde poter met- tere in rilievo le affinità e le divergenze fra questo e quello. I bozzoli degli altri bruchi di Pavonza, che regolarmente si trasformarono in crisalide, sono formati d’un tessuto di fili, ce- mentati insieme da una sostanza ramollibile e solubile in ‘acqua bollente; presentano una consistenza quasi coriacea, una leggiera trasparenza, un colorito castagno-rossiccio, e sono levigati e lucenti internamente, ruvidi ed irregolari esternamente. Anche allo stato libero i bruchi della Pavonia maggiore, siccome potei osservare molte volte nei dintorni di Torino, di Milano, non che in campagna (alta Brianza), fabbricano il loro ‘nicchio nelle fessure dei muri, o riei crepacci delle roccie e più spesso fra le rugosità della corteccia degli olmi e degli ippoca- | stani. Allora la parete aderente al corpo, che funge da sostegno, è più sottile ed eziandio internamente più levigata e. meno fre- quentemente segnata da impressioni digitali, da solchi, da emi- nenze papillari ecc., che riscontransi nella .faccia interna della porzione libera, la quale presenta una maggiore resistenza in relazione ad un maggior inspessimento, non che una minor ela- sticità e colorito più oscuro. Complessivamente il bozzolo della Pavonzia ha forma di un ovoide più o meno compresso ed appiattito, specialmente nei punti di aderenza coi corpi circostanti; il polo aperto è molto più ristretto ed allungato che non il polo opposto; inoltre la tessitura in questo punto presenta dei caratteri speciali degni di menzione. Innanzi tutto è perfettamente scindibile in due strati, l’uno esterno, l’altro interno; nel margine libero di entrambi la seta è disposta a fili grossi cementati a 2-3-4 in piccoli fa- scetti, liberi, diretti in guisa da costituire un doppio cono, e pa- ralleli gli uni agli altri. In alcuni bozzoli i fili del cono interno, che di regola non sporge mai oltre l'esterno, sono impiantati in una specie di cercine od anello, per cui è netta la separazione fra essi ed il tessuto proprio della parete. Questi fili di seta, che col loro insieme e colla speciale loro 77 disposizione, impediscono ai nemici l'ingresso nel bozzolo, mentre forniscono alla crisalide, trasformatasi in farfalla, una facile e comoda uscita, presentano caratteri alquanto diversi essendo più grossi, di color più oscuro, e con struttura finamente granu- lare. Giò premesso, verrò al bozzolo teratologico, cioè a questo ele- gante tessuto, il quale otturava parte dei 5 fori di una delle pareti della cassetta; di forma discoidale, contornato a mo’ di aureola da un delicatissimo reticolo di fili di seta, che in buona parte si lacerò nel distaccarlo dalla parete, a cui solidamente aderiva. \ Il tessuto in questione, complessivamente considerato, misura 18 cent. di lunghezza per 11 cent. di larghezza, ma indipenden- temente dal reticolo circostante misura soltanto 11 cent. di lun- ghezza ed 8 ‘/, di larghezza. Esso consta di più strati sovrapposti di diverso spessore e consistenza, tutti formati di filo abbastanza liberi gli uni dagli altri, eccetto che lo strato più profondo, che aderiva alla cassetta, nel quale i fili sono maggiormente assiepati e cementati da una sostanza, che riempie le maglie. E questa una membranella opaca nella faccia adevente al sostegno, lucente invece nella faccia opposta, ricoperta dagli altri straterelli, i quali come già dissi, non presentansi tutti dello stesso spessore, però in essi i fili sono disposti preferibilmente torno torno ad un punto centrale, nel quale venne cosi delimitata una cavità, che ha per fondo la membranella compatta di sostegno, ricoperta da un reticolo di fili a larghe maglie. Gli straterelli più profondi presentansi di un colorito castagno chiaro sfumato, mentre lo strato esterno è di color nocciuola pallido a riflessi lucenti ed alquanto dorati, prolungantesi alla periferia nel delicato reticolo, di cui già dissi innanzi. Naturalmente il bruco dapprima ha tes- suto lo straterello ‘basale, quindi successivamente gli strati di seta di color castagno chiaro, infine quest’ultimo strato in cui vi è un numero maggiore di fili, distendendosi tutt’attorno, forse per impiegare quella seta, di cui ancora poteva disporre. Ciò fatto scese sul fondo della cassetta e si trasformò direttamente in una pupa di considerevoli dimensioni, pupa che io raccolsi in una scatola fra bambagia, per sottrarla all’essicamento ed osser- varne possibilmente nel maggio venturo la trasformazione in farfalla. 78 Inclusi in balsamo di Canadà frammenti di questo tessuto e- del tessuto proprio del bozzolo normale, riscontrai all’ esame microscopico delle spiccate differenze morfologiche. Innanzitutto nella membranella basale del tessuto teratologico i fili sono di diversa specie; alcuni di piccolo diametro, a margini nettissimi, intensamente, ma non omogeneamente colorati in giallo; altri a margini poco ben delineati ed angolosi, pallidamente colorati; altri infine costituiti dalla successione delle due forme precedenti. Gli strati superiori di color castagno chiaro sono invece co- stituiti di fili disposti preferibilmente gli uni paralleli agli altri, ad andamento regolare, al più associati a 2 a 2, ai margini netti, a diametro ristretto, a colorito intenso. Nello strato più super- ficiale trovasi qualche poco di sostanza cementante; i fili sono molto pallidi, in taluni punti quasi incolori, di diametro assai più esiguo, che non negli strati sottostanti, a margini regolari, ma più rinfrangenti; infine presentansi associati a due, tre per volta, talora disposti 4-5 l’uno accanto all’altro in guisa da for- mare un elegante nastro. Questo modo di presentarsi è alquanto modificato nella periferia, perchè la sostanza occupante le maglie del reticolo aumenta di estensione, presentandosi sotto forma di esili membranelle granulari o bendiformi. Nel bozzolo normale i fili più esterni sono più grossi, più intensamente colorati dei fili che costituiscono gli strati medii del tessuto teratologico, quindi di natura, apparentemente almeno, alquanto diversa; anche i fili liberi a guisa di ciuffo otturano l'apertura del bozzolo e presentano a mio avviso notevoli diffe- rerize, sia per la maggior colorazione, sia per la maggior rin- frangenza dei margini, sia ancora per la loro struttura finissi- mamente granulare. Per cui volendo conchiudere sopra i dati, che si possono avere dall’osservazione diretta e dall'esame microscopico, senza fare speciali ricerche, che certamente condurrebbero in un campo, che non è più il biologico, bensì l'industriale, parmi di poter asserire che il tessuto in quistione è costituito d’ una seta al- quanto diversa da quella di cui è costituito il bozzolo, che nor- malmente fabbrica la Pavonia maggiore; inoltre che in questo stesso tessuto gli strati più profondi, sono costituiti di una seta più grossolana e più colorata, che non lo strato superficiale ed il delicato reticolo periferico. 79 Riguardo all’interpretazione di questo raro fenomeno, per il momento non m'azzardo di avanzare alcuna ipotesi, sia per la notevole differenza fra questo ed il tessuto del bozzolo normale, sia perchè debbo escludere a priori che il bruco abbia costituito il detto tessuto all'unico scopo di otturare i fori della cassetta, giacchè nessun altro bruco da quanto mi consta dall’ esame bi- bliografico, presentò mai il descritto fenomeno, benchè posto in osservazione entro scatole perforate per il passaggio dell’aria. La normale trasformazione invece del bruco in crisalide scoperta, potrebbe essere facilmente spiegata come una affezione parassi- taria dell'apparato sericeo. Alcuni provetti bachicultori, che in- terpellai in proposito, mi risposero di non conoscere per il Bom- bice del gelso un caso simile a quello da me osservato. Date perciò queste circostanze e data la somma difficoltà di giudicare della causa di un fenomeno essenzialmente teratologico, mi riserbo di osservare innanzi tutto l'ulteriore sviluppo di questa crisalide, che sino ad oggi presentasi vivacissima nei caratteri- stici suoi movimenti addominali e di sperimentare conveniente- mente nel prossimo estate con bruchi di specî diverse fabbrica- trici di bozzolo. Dal Laboratorio di Anat. e Fisiol. Comparate della R. Università di Pavia. NOTA TERATOLOGICA. Helix nemoralis a guscio adulto ed organi genitali giovani DEL Dorrt. GIUSEPPE PARAVICINI. Nel sezionare numerosissime Hel7a nemoralis per uno studio anatomo-comparativo delle molteplici varietà di questa specie, mi occorse di riscontrare un esemplare molto interessante. Appar- tiene questo al gruppo delle unifasciate var. Boysta e presenta un guscio perfettamente sviluppato, quindi adulto con peristoma inspessito internamente, completo e colorato in rosso castagno come l’ unica fascia (003|00), che serpeggia spiralmente lungo i due terzi superiori della spira, sino in corrispondenza circa del terzo anfratto, donde scompare, ricoperta dai primi giri. ‘ Anatomicamente l’animale è perfettamente sviluppato ad ec- EROICHE Lee 80 cezione dell'apparato riproduttore, il quale presentasi ancora rudimentale, come appunto negli individui. giovani aventi da 3 '/, a 4 anfratti; però in questa condizione di incompleto sviluppo è perfettamente normale. La porzione retta del pene misura 7 mm.; il flagello 17 mm.; il vestibolo 5 mm.; la borsa del dardo 3 '/;; l’ovidotto 20 mm.; la ghiandola ermafroditica 3 '/ mm.; le ghiandole multifide misurate dalla loro origine 6 mm., esse ra- mificansi da un lato in 4, dall’altro in 3 tubi ciechi. Per questi caratteri adunque, benchè la conchiglia presentasi completa, non possiamo, però dichiarare adulto questo individuo, nel quale certamente avvenne un arresto, ovvero semplice- mente un ritardo notevolissimo nello sviluppo. Credo però mag- giormente attendibile la prima delle due versioni, poichè la mor- fogenia oggidì ha posto in scdo che siffatti arresti sono assai più frequenti, che non si credesse in passato, specialmente in alcuni apparati ed organi, sia della vita vegetativa, che della vita di relazione. Prendo frattanto occasione per rendere not) ai cultori della Malacologia italiana, che sperimentando io le modalità di accli- matazione di alcune speci di Gasteropodi terresti e d’acqua dolce, posi in libertà a Castelmarte presso il piano d'Erba, nell’ alta Brianza, numerosi individui di MHelzx aspersa provenienti dal Napoletano, e trasportai in una pozzanghera di detta località al- cuni esemplari di Unio corrosus e di Anodonta cygnea, poichè nei laghetti briantei, ove queste speci vivono in grande coppia, non riscontransi, per quello che mi consta dalle ricerche perso- nalmente fatte, alcuna specie appartenente al gen. Ancylus, mentre in questa pozzanghera è abbondantissimo l’ Ancylus la- custris. Dal Laboratorio di Anat. e Fisiol. Comparate della R. Università di Pavia. N 81 Intorno alla miologia della regione glosso-joidea del Kaimano (Alligator lucius Cuv.) RICERCHE peL DoTtTtoR GIusEPPE PARAVICINI (con una tavola). I muscoli della regione glosso-joidea dell’ Allzgator lucius sono i seguenti: 1.° Mtlo-jotdeo. 2.0 Milo-glosso-joideo. 3.° Jo-glosso. 4.0 Genio-joideo. 5.0 Sterno-joideo. 6. Omo-joideo. 7.° Sterno-coraco-mascellare. 8.° Jo-mascellare-faringeo. 1.° M. milo-joideo (Fig.* 1.° e IL?) Il più superficiale, ro- busto, disposto trasversalmente nello spazio compreso fra le due branche del mascellare inferiore; scindibile in tre fasci poco di- stinti, uno mediano a fibre trasversali, uno posteriore a fibre rivolte all'indietro ed uno anteriore a fibre rivolte all’ innanzi. L'anteriore ed il posteriore robusti, il mediano piuttosto gracile. Inseriscesi detto muscolo in quella robusta ripiegatura del pa- vimento boccale (sottostante alla massa connettiva muscolare della lingua), che determina due profondi seni longitudinali, i quali, pronunciandosi maggiormente nelle contrazioni del muscolo, for- temente comprimono la lingua contro il palato. Sul margine esterno della ripiegatura i fasci decorrono sino al mascellare, dove robustamente s’ inseriscono, mentre i fasci più anteriori, rafforzati dai fascetti interni del m. m22/0-glosso:joideo, prendono una ristretta inserzione nella cute mentoniera. Lungo la linea mediana manca un vero rafe mediano. Il milo-joideo, ricoperto superficialmente dalla cute, s’estende per intero sulla regione joidea, entrando in rapporto con tutti 82 gli organi che la costituiscono; i due terzi posteriori e laterali della superficie interna sono separati dalla lingua per l’ inter- posizione del 72. milo-glosso-jordeo. Le contrazioni del mzl0-joideo portano la lingua innanzi e contro il palato. 2 M. milo-glosso-joideo Fig.® E® e II? 2). È posto fra il milo-joideo e la lingua; robusto, appiattito; si estende dalla ra- dice della lingua (nello spazio angolare glosso-laringeo) alla faccia interna del m/0-j02deo, sul quale decorre raggiungendo la sin- fisi del mascellare ed inserendosi nella cute mentoniera. La sua faccia esterna è in rapporto col m2/0-702deo, la faccia interna colla lingua, che innalza durante le sue contrazioni. 3.9 M. jo-glosso (Fig.* I° e IIa p), Robustissimo, esteso fra il corno dell'osso joide e la faccia inferiore della lingua, ri- cordato soltanto di sfuggita dal C. U. de Siebold e Stannius(l1): « Pour ce qui concerne des muscles de la langue, on trouve con- stamment les hyo-glosses, qui la portent en arriére, et quî ont pour antagonistes les génîo-glosses ». L°/0-glosso è diviso in tre robusti fasci muscolari, che possiamo dalla posizione loro deno- minare: /0-glosso anteriore o I. jo-glosso; jo-glosso medio o II. jo-glosso; Jo-glosso posteriore o III. j0-glosso. Tutte e tre si . attaccano all’ angolo dell’osso joide, di qui s’irradiano, dividen- dosi successivamente in fasci, sulla faccia ventrale dalla lingua a cominciare dalla radice sino alla punta. L'jo-glosso anteriore o I. jo-glosso, il più robusto, decor- rendo all’esterno dell’ 70-glosso medio, si inserisce nell’osso joide a pochi millimetri dall’angolo fra 1°7o-glosso medio ed il genio- foideo con un tendine cordiforme madreperlaceo, Di qui il mu- scolo dopo breve decorso si divide in 5-6 fasci di grossezza di- versa, i quali irradiansi a guisa di ventaglio sopra i tre quinti anteriori della lingua, incrociandosi fortemente quelli di destra con quelli di sinistra. L' jo-glosso-medto decorre all’interno dell’ jo-glosso anteriore ed all’esterno dell’'70-glosso posteriore; è esso pure robusto, ma non si divide in fasci; l’ inserzione posteriore si compie al- quanto prima di quella dell’ jo-glosso anteriore, dalla quale non (1) StEBOLD e STANNIUS. — Anatomie Comparée 1850, 2° vol., p. 197. 83 è totalmente distinta; l'inserzione alla lingua si fa presso la radice al davanti di quella del fascio posteriore, seguendo l’an- damento incrociato del fascio anteriore. L'jo-glosso posteriore è più robusto del precedente, anche esso non si scinde in fasci autonomi, ma sempre compatto si inserisce con un pronunciato appiattimento ed allargamento nella radice della lingua, là ove essa diventa concava per appoggiarsi alla convessità della laringe. Anzi l’jo-glosso posteriore 8° in- terpone fra lingua e laringe, comprimendo nelle sue contrazioni quest’ ultima contro la prima. Posteriormente il III. j0-glosso passa al disopra dei due fasci anteriore e medio per inserirsi nella faccia esterna e nella por- zione interna dell'angolo joideo. I rapporti dell’ jo-glosso sono alquanto diversi secondo che si considera questo o quell'altro fascio. Il I. è in rapporto esternamente col genzo-joideo, supe- riormente col margine ventrale del mz/0-glosso-joideo ed è col II. fascio ricoperto dal 72/0-)0:deo. Il III. 70-glosso è in rapporto esternamente coi precedenti, internamente colla laringe e colle sue espansioni dorsali. La contrazione dell’ j0-g/osso produce secondochè è fissa l’in- serzione anteriore e posteriore l’incalzamento della laringe ov- vero l'abbassamento e retrazione della medesima. 4.° M. genio-joideo (Fig.* II.* c). Corrisponde all’ Hyomaxil- laris di Owen al mylo-ceratoideo di molti Autori. È un muscolo rotondeggiante, disposto lateralmente ed obbliquamente fra ma- scella ed apparato laringeo-linguale. Anteriormente si inserisce col m2/0-70ideo nella mascella in- feriore all’innanzi dello sterno-coraco-mascellare e posterior- mente si inserisce nell’angolo ventrale dell’osso-joide. È carnoso per tutta la sua estensione. Esternamente corrisponde al 722/0-7otdeo, internamente al milo-glosso:joideo ed al jo-glosso, dorsalmente allo sterno cleido- mascellare. La contrazione del genzo-joideo produce l'abbassamento della mascella se è fissa l'inserzione joidea, l'innalzamento del joide, quindi della laringe e della lingua, se è fissa l’inserzione genia. 5.° M. sterno-joideo (Fig.* II. 7). Alquanto appiattito ed esteso dallo sterno all’ osso joide. Superiormente s'inserisce nel *lega- 84 mento jo-laringeo teso fra laringe ed osso joide, e sul margine interno del joide con un tendine molto breve; posteriormente si inserisce allo sterno col muscolo simmetrico del lato opposto e collo sterno-coraco-mascellare. La sua contrazione produce l’ab- bassamento del joide e della laringe. 6.° M. Omo-joideo (Fig. II. 4). Cilindrico, trasversale, per- fettamente omologo all’ 0mo-joideo dell’ uomo. Posteriormente s'inserisce al margine anteriore della scapola presso la sua unione col coracoide; anteriormente nel margine posteriore dell’ osso joide, subito dopo l'angolo per metà circa dello spazio compreso fra questo e l’ estremità libera. Addossato per un piccolo tratto al tubo tracheale, se ne al- lontana dipoi per raggiungere la sua inserzione posteriore, at- traversando il triangolo (nel Kaimano molto angusto) omo-clavi- mascellare. Appoggia sull’7o-mascellare-laringeo ed incontra lo sterno-cleido-mascellare ad angolo acuto. Colla sua contrazione abbassa l’osso joide. Un fatto notevo- lissimo, e che si ripete anche nell'uomo, si è lo staccarsi di un fascetto muscolare dal lato interno dell’0m0-/j07deo, fascetto che immediatamente si confonde col genzo:j02deo. Nell’ uomo infatti Macalister descrisse un fascio che dall'omo-joideo raggiunge la regione soprajoidea per riunirsi al 72%/0-70ozdeo, mentre Wood constatò più volte il passaggio di detto fascio anzichè al wm/0- joideo allo sterno:joideo. Questa condizione adunque, ritenuta anomale nell'uomo, è costante nell’Alligatore, per quanto il mu- scolo ricevente il fascetto 0mo-joîdeo sia il genio-joideo. 7.° M. sterno-coraco-mascellare (Fig.* IX.2, g). È un robusto muscolo digastrico, disposto lateralmente ai precedenti, esteso dallo sterno al mascellare inferiore. I due ventri sono di lun- ghezza diversa poichè l’ anteriore è più breve del posteriore, riuniti da un robustissimo tendine alquanto cordiforme. Il ventre anteriore s’ inserisce nella faccia interna della branca mascellare a lato del genzo-joîdeo; il ventre posteriore s'inserisce allo sterno ed al margine superiore del caracoide (per circa il quinto in- terno) non distintamente dallo stern0-j0îdeo, col quale è in parte confuso. Lo sferno-coraco-mascellare è coperto dal 2m2/0-j0ideo, inter- namente è a contatto col genzo-joideo e collo sterno-joideo, dor- LI salmente è coperto dall'jo-mascellare-laringeo. EIA N PA DINO 015 317 IO, PA I sE SNA AR ATURA } CNIARE A Maris i 85 Pel fatto d’ essere un muscolo biventre o. digastrico e posto nella regione joidea lo sterno-coraco-mascellare dovrebbe essere omologo al digastrico dei mammiferi, all’ incontro le inserzioni di questi due muscoli sono diverse come appare dal seguente schema: sterno-clavicola — sterno-coracoide | 4 S M. sterno-cleido \Ss mastoideo S è apofisi mastoidea SS 33 apofisi mastoidea SI $ ® M. digastrico 3 3 SÉ | mascellare infer. — mascellare infer./ S $ Però se noi osserviamo che l’ apofisi mastoidea manca nel- l’Alligatore, poichè la mascella, portandosi oltre il cranio, vi forma posteriormente una robusta apofisi coronoide, compren- diamo come sia impossibile la inserzione cranica e del digastrico e dello sterno-cleido-mastoideo. Sopprimendo allora nello schema l’ inserzione mastoidea e sommando, noi veniamo ad ottenere per lo appunto le inserzioni dello sterno-coraco-mascellare, il quale per tal guisa ci rappre- senta la fusione dello sterno-cleido-mastoideo dei mammiferi col digastrico. Quindi possiamo stabilire che: Sterno-cleido-mastoideo + digastrico = sterno-coraco-ma- scellare. 8.° M. jo-mascellare-laringeo (Fig.* IL, e). Largo piatto, coi fasci molto divaricati da un abbondante connettivo, esteso dal- l’osso joide e dalla laringe alla faccia interna del mascellare. Internamente s'inserisce con due fasci l'uno appiattito al margine superiore ed alla faccia esterna del grande corno joideo, l’altro tendineo rotondeggiante all’espansione laringea; esterna- mente alla faccia interna del mascellare sulla stessa linea d’in- serzione del genzo-joideo e dello sterno-coraco-mascellare. Essendo teso trasversalmente, contrae numerosi rapporti colla sua faccia ventrale (con tutti i muscoli che si inseriscono al- l’joide, e collo sterno-coraco-mascellare), colla faccia dorsale in- 86 vece appoggia sulla parete faringea, dalla quale è separato per l’ interposizione di abbondante ma lasso tessuto connettivale. L’jo-mascellare-laringeo, dilata la laringe e stira all’infuori le due corna dell’ osso joide. Oltre di quest’ azione l’ 70 mascellare dilata la laringe, al- lorquando si contraggono le fibre posteriori, poichè un tessuto connettivo poco resistente collega la faccia interna delle corna joidee alla faccia esterna dell’ istmo laringo-esofageo. Concludendo nell’ Alligatore i movimenti della lingua e della laringe si compiono presso a che sincronicamente. Sono innal- zatori dell'apparato glosso-joideo (protrattori della lingua) i se- guenti muscoli : | PS 1.° Milo-joideo. 2.° Mito-glosso-joideo. 3.° Genio-joiîdeo. Sono abbassatori dell'osso joide e quindi retrattori dell’ ap- parato glosso-joideo i seguenti muscoli: 1.° Jo-glosso. 2.° Sterno-joideo. 3.° Omo-joideo. Hanno doppia azione secondo che è fissa l’una ovvero l’altra inserzione 1 seguenti muscoli : 1.° Jo-glosso. 2.° Genio-joideo. 3.9 Jo-mascellare-laringeo. Sono abbassatori della mascella: 1.° Genio-joideo. 2.° Sterno-coraco-mascellare. 3.° Jo-mascellare-laringeo. Dal Laboratorio d’ Anatomia e Fisiologia Comp. della R. Università di Pavia. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Fig.a 1.2 Regione glosso-joidea vista ventralmente. a, mascellare superiore; b, cute tagliata lungo la linea mediana ed unci- nata all'infuori; c muscolo milo-glosso-joideo; d, m. milo-joideo ‘tagliato lungo la linea mediana ed uncinato all'infuori; e porzione inferiore di detti muscoli, f m jo-glosso (fascio anteriore); g, laringe; È, m jo-glosso (fascio VALIAIZ da lee ‘ee MALMO (5) VG i È j x # ì È Î 1 di 87 posteriore; î, m m jo-glosso (fascio mediano); { porzione non tagliata del milo-joideo, m cute della regione glossa non tagliata in mezzo. Fig.a II.a Regione glosso-joidea pure vista ventralmente ma isolata. a, m. milo-joideo — b, m. milo-glosso-joideo — c, m. genio-joideo — d, ventre anteriore — m. sterno-coraco-muscellare — e, m. jo-mascellare-la- ringeo — f, tendine del m. sterno-coraco-mascellare — g, ventre posteriore del m. precedente — h, m. omo-joideo — i, m. sterno-joideo — I, trachea — m, fascio posteriore del m. jo-glosso. — n laringe — o pavimento boccale — p fascio anteriore dell’ jo-glosso — q pavimento boccale (inserzione alla ma- scella) — fascio accessorio dell’ omo-joideo. INTORNO AL CRANIO UMANO DI CASTENEDOLO NOTA del Prof. LEOPOLDO MAGGI. G. Fraipont e M. Lohest (‘), dopo aver fatto diverse obbjezioni a Sergi riguardo al cranio ed ossa umane trovate a Castenedolo presso Brescia dal signor Ragazzoni, e da Sergi ritenute appartenenti al- l’uomo terziario, terminano col dire: « Le jour où l’on demontrera d’ une facon indeniable 1’ existence du type atténué de Castenedolo dans des couches tertiaries indiscutables a lors ce sera notre argu- mentation comme telle qui tombera; nous serons les premiers a le reconnaitre ». Ma questo giorno non é ancora arrivato, anzi, in seguito alla mia Nota: Ossicini suturo-fontanellari nel cranio dell’uomo fossile (°), ri- cevetti dal chiarissimo collega A. Issel di Genova, una cartolina in cui mi diceva che, in seguito a diligenti indagini ch’ Egli fece sul posto in compagnia del Prof. Sergi, potè accertarsi che gli avanzi umani, da taluno reputati terziari, scoperti dal Ragazzoni, sono assai posteriori, risalgono probabilmente al neolitico. Ed aggiunge che una relazione delle sue osservazioni pubblicò nel Bollettino di Paletno- logia italiana, anno XV, n. 7° e 8°, 1889 (3). Ora di questa; mi com- piaccio riportare le conclusioni, e cioè : < Considerando che lo scheletro scoperto testè a Castenedolo è quasi integro e in ottimo stato di conservazione, che non è fluitato, che il suo aspetto accenna ad una alterazione assai minore di quella che (1) La race humaine de Néanderthal ou de Canstadt en Belgique. (Recher- ches ethnographiques sur des ossements humaines, decouverts dans des dépots qua- ternaires d'une grotte a Spy et determination de leur àge geologique) in Archives de Biologie par E. VAN BENEDEN e C. VAN BAMBEKE. Tom. VII. Fasc. III, pa- gina 587. — Gand e Paris, 1887. 5 (2) Rend. Ist. Lomb. di S. e L. Serie II". Vol. XXXII. — Milano, 18399. . (3) A. IsseL: Cenni sulla giacitura dello scheletro umano recentemente scoperto nel pliocene di Castenedolo. — Parma, 1889. i 88 si osserva nelle conchiglie soprastanti, che, quantunque fosse conte- nuto in un banco di ostriche, non aderiscono ad esso né ostriche, nè altri corpi marini, che superiormente la formazione ostreifera sembra essere stata smossa, ne argomentiamo trattarsi di avanzi assai poste- riori al suddetto banco e ai sedimenti fossiliferi sovraincombenti. « La posizione dello scheletro, il quale, come dissi, giaceva supino, la circostanza che furono rinvenuti, in breve spazio e a piccola pro- fondità, nel terreno del fondo Germani, avanzi d’ uomo riferibili ad altri cinque individui, che tra questi avanzi v’ erano altri scheletri quasi completi, mentre le ossa isolate di alcuni individui possono es- sere state sparse dai coloni, quando eseguivano lavori campestri, ci persuadono che ivi si trova una antichissima sepoltura. « Lo scheletro recentemente scoperto appartiene adunque, a parer nostro, ad un individuo sepolto in wna angusta cavità scavata ad arte nel banco d’ ostriche, cavità, la quale, colla consunzione del ca- davere, fu rioccupata in massima parte dai materiali che ne erano stati estratti e che giacevano accumulati alla superficie ». « Il fatto del seppellimento, se fosse accertato, l’aspetto dello sche- letro e taluni dei caratteri osteologici accennerebbero all’ era neo- litica; ad ogni modo , riteniamo assolutamente esclusa 1’ ipotesi che siffatti avanzi umani possano risalire all’ epoca pliocenica ». Ed importante trovo di riportare anche la seguente nota, da Issel stesso fatta alla sua relazione, che é: « Dopo lo studio da noi com- piuto sul terreno il 31 gennaio 1889, il mio collega (Sergi) ed io siamo giunti indipendentemente l’ uno dall’ altro, a questa conclu- sione (la surriferita); e con nobile. esempio di probità scientifica il prof. Sergi intende che sia qui esposta a nome di entrambi , quan- tunque discorde dall’ opinione già da lui espressa. RECENSIONI Prof. Leopoldo Maggi: Ossicini bregmatici negli Uccelli. (Rend. R. Istituto Lomb. di S. e L. Serie II° Vol. XXXII. — Milano, 1899. Con figure nel testo. Pel primo l’ Autore avverte alla Presenza degli ossicini bregma- tici negli Uccelli. È nel cranio di una giovanissima Allodola (Alauda arvensis) presa nei dintorni di Pavia, che trovò detti ossicini. Essi sono in numero di tre, di cui l’ anteriore più piccolo dei due posteriori. Oltre alle dimensioni che dà in millimetri, l’ autore ne descrive le forme e le suture. a Aggiunge poi alla novità di questo fatto craniogenico negli Uc- celli, la coincidenza ch’ esso ha con quello osservato dal Dr. Marce 89 Pitzorno nel cranio di un uomo adulto (di 45 anni), esistente nel Museo Anatomico della R. Università di Sassari, e conclude per questi due casi omologhi di ossicini bregmatici, non ad una deriva- zione di quelli dell’ uomo da quelli degli uccelli, ma ad una loro convergenza morfologie: , che spinge la derivazione della volta cra- niale tanto dell’ uomo ed in generale dei mammiferi, quanto degli uccelli, da una volta craniale antecedente prorettiliana. M. Dottor Edoardo Oddono, Assistente e dissettore nell’ Istituto di Anatomia umana della R. Università di Pavia. — Sull’esistenza delle appendici epiploiche nel bambino e nel feto (!). ) Mentre tutti gli altri anatomici, che si sono occupati delle appen® dici epiploiche le hanno descritte soltanto nell’ uomo adulto senza ac- cennare né al bambino, né al feto, il Sappey, il Testut ed il Zon- nesco invece le negano recisamente nel bambino e nel feto e dicono che compaiono nell’ adulto. — Il Romiti le nega nel feto. — Solo in Meckel s’ ha un accenno: egli dice che le appendici epiploiche ap- paiono nel 5° mese di gestazione, e non aggiunge altro. Il Dottor Oddono ha rivolte per ora le sue indagini su tre bam- bini a fresco e su diciassette feti, — Ha trovato che le appendici epiploiche si sviluppano a partire dalla 15° settimana di gestazione nel colon discendente e più raramente sulla prima parte del sima colico (colon Tiliaco del Ionnesco). — In tutti i feti esaminati le ha rinvenute o in serie continua o distaccate poste su di una fila sola alla faccia mediale dell’ intestino. -- Collo sviluppo dell’ intestino posteriore e suo mesentere ha dato ragione, perchè le appendici ap- paiono in principio nel sito indicato. Estende la teoria filogenetica applicata dal Gegenbaur alla ha- ustra ed alle benderelle del colon. — In una nota futura completerà lo studio delle appendici epiploiche in tutte le età sotto il duplice aspetto istologico e morfologico. E. O. Dottor Edoardo Oddono, Dissettore nell’ Istituto di Anatomia umana normale della R. Università di Pavia. — Ancora sulle ap- pendici epiploiche (*). L’A. conferma in tre altri feti di mesi 3 ‘|, la comparsa delle appendici epiploiche nel colon discendente faccia mediale. (1) Nota preventiva comunicata alla Società medica di Pavia nella seduta del 24 aprile 1399. (2) Nota 2° comunicata alla Società medico-chirurgica di Pavia il 12 maggio ’99. 90 Passa poi a descrivere il modo di sviluppo di ciascuna appendice. — In un primo stadio appaiono sottili strisce trasversali biancastre decorrenti dal margine aderente al libero, in un secondo si rigonfiano all’ estremità situata verso il margine libero in un bottone disposto secondo l’ asse maggiore intestinale. S’ ha così una disposizione a lettera 7. — Questa disposizione si mantiene durante tutta la 2° metà del 8° mese e principio del 4°, Poi appaiono le varie forme fetali (appendice fogliata, triangolare, conica, a clava , ecc.), le quali sono le espressioni di tante modalità nell’ accrescimento. — Questa forma a 7 però si può ancora riscon- trare alla nascita e nei primi mesi della vita autonoma. In appendice giunta al completo sviluppo distingue l’ A. una ra- dice, un collo ed un corpo, che può essere digitiforme, lobato, fran- giato. 1 Nella radice dell’appendice ha potuto rinvenire un’arteria ed. una vena autonome, che non ha per ora ulteriormente studiate nel corpo. Presenta una prima prova di esame istologico-topografico praticato su appendici di un bambino di 11 giorni, 12 ore dopo la morte fa- cendo la fissazione con miscela osmio-bicromica con aggiunta dell’ 1 |; di acido acetico. — L’appendice presenta le sue tre porzioni formate da connettivo lasso racchiudente nel corpo in arcate concentriche cel- ‘lule grassose annerite dall’ acido osmico. Con due feti ottimestri dimostra come ie appendici sorte per le prime nel colon discendente si continuano nel trasverso , il che era presupponibile, come disse nella nota precedente, data la legge di sviluppo del colon. Presenta infine un esemplare di appendici epiploiche enormemente sviluppate in un pezzo di colon trasverso di adulto. E. 0. Rina Monti, docente di anatomia comparata nella R. Università di Pavia. -—- Su (a fina struttura dello stomaco dei Gasteropodi ter- restri. (Sunto). Come materiale di ricerca mi sono valsa specialmente di elicidi. Dopo aver fatto molteplici sezioni del così detto stomaco in di- verso senso e con diversi metodi, mi sono facilmente persuasa che non si hanno qui delle vere ghiandole individualmente differenziate, ma si osservano invece semplici pieghe longitudinali della mucosa, nelle quali si introflette il complesso epitelio di rivestimento. Riassumerò brevemente i risultati da me ottenuti studiando le diverse tonache dello stomaco. L’ Epitelio è uno strato alto circa 48 micromillimetri, il quale » 4 SOMMARIO MAGGI: Ossicini fontanellari coronali e lambdoidei nel cranio di Mammiferi e del- È l° Uomo (Nota preventiva). — MAGGI: Note craniologiche (continuazione). — È: G. PARAVICINI: Neonato mostruoso di Felis catus (gatto). — MAGG]: Nuove fontanelle craniali (recensione). — MAGGI: L'Istituto di Anatomia e Fisiologia i. comparate e di Protistologia della R. Università di Pavia. — MAGGI: Comme- di morazione del Prof. Giovanni Zoja. — MAGGI; Necrologio del Prof. Giovanni Zoja. — AVVISO. J OSSICINI FONTANELLARI CORONALI E LAMBDOIDEI nel Cranio di Mammiferi e dell’ Uomo NOTA PREVENTIVA 9 del Prof LEOPOLDO MAGGI . La presenza di fontanelle coronali e lambdoidee da mè os- servate nel cranio di un feto di Stenops gracilis (), permette di chiamare fontanellari gli ossicini che in esse compaiono e perciò di distinguerli in coronali e lambdoidei. Secondo le mie ricerche, esistono i primi nei Marsupiali, Pa- clidermi, Pinnipedi, Rosicanti, Ruminanti, Fiere, Scimie platir- (I MaGGI: Nuove Fontanelle craniali. (Rend. R. Istituto Lombardo di Sc. e Lett. Serie II°. Vol. XXXII. — Milano, 1899. — Con due figure nel testo. 93 rine e catarrine, Antropoidi, Uomo fossile ed attuale, ed i se- condi nei Marsupiali, Pinnipedi, Cetacei, Ruminanti, Rosicanti, Solilungoli, Fiere, Scimie platirrine e catarrine, Antropoidi, Uomo fossile ed attuale; così chè gli ossicini fontanellari coro- nali e lambdoidei non si trovano soltanto nell’ Uomo e in qual- che Scimia, com'era finora noto, ma in molti Mammiferi, e per questi ossicini, come per i metopici, mostrerò, in altra occasione le rispondenti placche osteodermiche nei Ganoidi e specialmente in diversi Acipenseridi, così da poterli indicare presenti nei Vertebrati in generale, come lo sono i bregmatici, gli obelici, i preinterparietali, gli spiracolari, ecc. In quanto ai particolari dei risultati ottenuti, posso dire che gli ossicini fontanellari coronali e. lambdordei dei Mammiferi e dell'Uomo, variano di forma (triangolare, rombica, elittica, ovale, ovoidale, rotonda, quadrilunga, rettangolare, trapezoide, pentagonale, piriforme), di dimensioni (da millim. 4 per 4 a 30 per 14, così da poter essere distinti; se si vuole, in picco- lissimi, piccoli, mediocri e grandi), di numero entro la mede- sima fontanella (uno, due, tre, ossia: unici, duplici e triplici). Per la loro variazione numerica (tendente all’ unificazione del molteplice), si hanno suture perztossiculari e intraossicu- lari, e queste con direzione, in generale, trasversale all’ anda- mento delle suture coronale e lambdoidea. Per la loro disposi- zione nel cranio, possono essere s17mmetrici o asimmetrici. Per la loro posizione sulle due branche della sutura coro- nale e lambdoidea, vengono ad occupare separatamente o con- temporaneamente, i diversi /erz2 (med), superiori ed inferiori) dell’una e dell’altra sutura, come appare dal seguente prospetto, in cui è tenuto calcolo anche del numero e simmetria dei detti . ossicini. I A. Ossicini fontanellari ‘coronali (Medio laterali o dei terzi medj laterali) 1. Medio-laterali unici, simmetrici. — Cervo (Cervus elaphus), N. 981, Prot.(Maggi); — Sciakal (Canis aureus) (W.Gruber 4); — Uomo (M. Pitzorno?®). 2. Medio-laterali, duplici, sinistri — Uomo, N. 43 rosso (Maggi). 3. Medio-laterale unico destro. — Tasso (Meles taxus), N. 946, Prot. Maggi); — Cebo (Cedbus Apella, N. 10, Racc. (Maggi); 99 — Uomo N. 14 rosso, Prot. (Melocchi); — Uomo, Tav. 38, fig. 22 (Barkow£. — Uomo; Tav. IX, fig. 9*, (Sandifort?). 4. Medio-laterale. unico, sinistro. — Uomo (M. Pitzorno); — Uomo, N. 20 rosso, Prot. (Melocchi); — Uomo, N. 1778, Prot. (Maggi). 5. Medio-laterale superiore, unico, sinistro. — Uomo, N. 483 rosso, (Maggi). | 6. Medio-laterale superiore, unico, destro. — Foca (Pelagius Mo- nachus), N. 3402, Racc. (Maggi); — Uomo, N. 1782, Prot. (Maggi). i 7. Medio-laterale inferiore, unico, destro. — Uomo, N. 1782, Prot. ta ggi); —- Uomo, N. 1789, Prot. (Maggi). 8. Medio-laterali inferiori, fusi con terzo laterali inferiori, simmetrici. 22m 0pinisch, Ne l777, Prot. (Maggi). 9. Medio-laterale inferiore sinistro, fuso con terzo-laterale inferiore si. nistro : unico sinchito, sinistro. — Macacus nemestrinus (non Cy- nocephalus hamadryas) (Frassetto 5). (Terzo-laterali, inferiori). 10. Terzo-laterali inferiori, unici, simmetrici. — Macropus Ben- netti (W. Gruber); — Orango giovane (Satyrus rufus ]uv.), N. 1328, Prot. (Maggi). 1]. Due terzo-laterali inferiori, unici, simmetrici. — Cane Pintsch, Neli Prot..(Mags g1). 12. Terzo-iaterale inferiore, unico, destro. — Afeles paniscus (W. Gruber); — Uomo, N. 1848, Prot. (Maggi); — Cranio ma- scolino di Grenelle (Cava Helie. N. 3), (Quatrefages ed Hamy?). i 13. Terzo-laterale inferiore, unico, sinistro. — S7mzia Stlenus (W. Gruber); — Chimpanze, giovane (Troglodytes niger, juv.), N. 2946, Racc. (Maggi); — Gorilla, neonato (Gorzlla gina), N. 2947, Race. (Maggi); — Uomo fig. 2*, Tav. 70 (Barkow). 14. Terzo-laterali inferiori, triplici, sinistri. — Uomo, N. 1788, Prot..(Maggi). 15. Terzo-laterale inferiore, sinistro, risultante dalla semifusione di tre piccoli —- Uomo, N. 1778, Prot. (Maggi). " (Terzo-laterali superiori). 16. Terzo-laterale superiore, unico, sinistro. — Moschus moschi- ferus (W. Gruber); — Ateles paniscus (W. Gruber). 100 (Intermedj). 17. Tra il terzo-medio laterale ed il terzo-laterale superiore (simmetrici?). — Uomo chinese, (Quatrefages ed Hamy). 18. Tra il terzo-medio laterale ed il terzo-laterale inferiore (simmetrici ?). — Uomo chinese (Quatrefages ed Hamy). 19. Tra il terzo-medio-laterale ed il terzo-laterale inferiore sinistro. — Semnopithecus entellus, N. 2281, Race. (Maggi). (Medio-laterali, terzo-laterali superiori e inferiori simmetrici) ossia lungo tutta la coronale. 20. Cane maltese, N. 1830, Prot. (Maggi). B. Ossicini fontanellari lambdoidei (Medio-laterali o dei terzi-medj laterali). 1. Medio-laterali, duplici, simmetrici. — Uomo, N. 1652, Prot. (Maggi); — Uomo, N. 1718, Prot. (Maggi). 2. Medio-laterali; unici, simmetrici — Uomo (Chambellan8S, fi- gura 5°, 12°); — Uomo, Peruviano, adulto (Sergi?, fig. 6°, 3°); — Uomo (Chiarugi, fig. 11°); — Uomo, N. 17 rosso (Me- “il'oiechy). 3. Medio-laterali, duplici, destri. — Chimpanze, giovane (Tro- glodytes niger, juv.), N. 3087, Prot. (Maggi); — Uomo, N. 19 rosso, Prot. (Maggi). 4. Medio-laterali, duplici sinistri. — Chimpanze, giovane (7ro- glodytes niger, juv.), N. 3087, Prot. (Maggi); — Uomo, N. 1792, Prot. (Maggi). 5. Medio-laterale, unico, sinistro. - Uomo, N. 19 rosso, Prot. (Maggi); — Uomo, N. 1348, Prot. (Maggi); — Uomo, N. 1849, Prot. (Maggi). 6. Medio-laterale, unico, destro. — Uomo. Papuano (Mar imò!, fig. 6°). 7. Medio-laterale superiore, unico. sinistro. - Uomo, N. 7 rosso, Prot. (Melocchi). 8. Medio-laterale inferiore, unico, sinistro. — Uomo, Lappone an- tico di Kauto Keino (Quatrefages ed Hamy, fig. 1512); — Uomo, N. 7 rosso, Prot. (Melocchi). 9. Medio-laterale superiore sinistro, fuso col terzo-laterale superiore si- 101 nistro, unico sinchito, sinistro. — Uomo, Lappone antico di Jokk- mokk (Quatrefages ed Hamy, fig. 1572). 10. Medio-laterale destro, fuso con terzo-laterale inferiore destro: unico sinchito, destro. — Chimpanze , giovanissimo (7roglodytes niger, juive),N2946; Prot. (Maggi). (Terzo-laterali inferiori). 11. Terzo-laterali inferiori, simmetrici, duplici sinistri, unico destro. — Uomo, N. 1778, Prot. (Maggi). 12. Terzo-laterali inferiori, unici, simmetrici. — Orango (W. Gru- \be r). 13. Terzo-laterali inferiori, duplici, destri. — Chimpanze, giovane (Lroglodytes niger, juv.), N. 8087, Prot. (Maggi). 14. Terzo-laterali inferiori, duplici, sinistri. — Uomo, N. 1778, Prot. (Maggi), e N. 1652, Prot. (Maggi), e N. 1792, Prot. (Maggi). 15. Terzo-laterale inferiore, unico, destro. — Uomo, Peruviano (bambino) (Sergi, fig. 1%); — Uomo, N. 1778, Prot. (Maggi). 16. Terzo-laterale inferiore, unico, sinistro. — Chimpanze, giovane (Troglodytes niger, juv.), N. 3087, Prot. (Maggi); — Orango (W. Gruber); — Uomo, Lappone antico di Jokkmokk (Qua- trefages ed Hamy, fig. 157); — Lappone antico di Kauto- Kemo (Quatrefages ed Hamy, fig. 1512); — Uomo, (M. Pitzorno, fig. 13*); — Uomo, N. 1481, Prot. (Maggi). (Terzo-laterali superiori). 17. Terzo-laterali superiori, duplici, sinistri. — Orango giovane ((Sa- tyrus rufus juv.), N. 1328, Prot. (Maggi); 18. Terzo-laterali superiori, unici, simmetrici — Uomo, (Chia- uisppprio: Ie) XWomo,\N1849#Prot- (Mars) 19. Terzo-laterale superiore, unico, sinistro. — Chimpanze, giovane (Troglodytes niger, juv.), N. 2946, Prot. (Maggi); — Uomo, Papuano (Marimò, fig. 6'); — Uomo, N. 19, rosso, Prot. (Maggi); — Uomo, N. 1718, Prot. (Maggi); — e N. 1792, Prot. (Maggi). 20. Terzo-laterale superiore. unico, destro. Chimpanze giovane (Troglodytes niger, juv.), N. 3087, Prot. (Maggi); — Orango, giovane (Satyrus rufus, juv.), N. 1328, Prot. (Mag gi). Ora, se si confrontano gli ossicini coronali coi lambdoidei in 102 relazione alle fontanelle da mè indicate nello Stenops gracilis 12, si hanno i seguenti risultati : A. Ossicini fontaneliari coronali. B. Ossicini fontanellari lambdoidei. +. Medio-laterali unici simmetrici. 1. Medio-laterali unici simmetrici. Cervo, Sciakal, Uomo (M. Pitzor- Uomo (Chambellan, fig. 5°, 12*; no). SICILOZICARA CONSE Chuta e iuloslà i fix. 11°; Melocchi, N. 17, rosso). . Medio-laterale unico destro. 2. Medio-laterale unico destro. Tasso, Cebus, N. 14 rosso; Uomo (Melocchi, Barkow, Tav. 88°, fio. 2a: Sandifort, Tav. 9a, fig. 9). . Medio-laterale unico sinistro. Uomo (M. Pitzorno; Melocchi N. 20 rosso Prot.; Maggi, N. 1778 Prot.) . Terzo-laterali inferiori, unici, simme= trici. Macropus Bennetii; Orango giov. (Satyrus rufus, juv.) (Maggi, N. 1328, Prot.) nato, N. 2947, Prot.; — Uomo (Ba r- kow, Tav. 70°, fis. 2a). Uomo - Papuano (Marimò, fig. 6°). . Medio-laterale unico sinistro. Uomo. (Maggi, N. 19 rosso, Prot.; Maggi, N. 1848, Prot.; Maggi, «N. 1849, Prot.). . Terzo-laterali inferiori, unici, simme- trici. Orango (W. Gruber). 5. Terzo-laterali superiori, unici simme- 5. Terzo-laterali superiori, unici, sim- trici. metrici. mancano. Uomo (Chiarugi, fig. 11°; Maggi, N. 1849, Prot.). S 6. Terzo-laterale superiore, unico , sini- 6. Terzo-laterale superiore, unico, si- stro. nistro. ; Moschus moschiferus. Chimpanze giovane (Troglodytes ni- ger,juv.. N. 2946, — Prot.; Uomo — Papuano, Marimò, fig. 6°; Uomo — Lombardo, N. 19 rosso Prot.; NEAR roLEN AO 2A] Matia) . Terzo-laterale inferiore, unico, destro. 7. Terzo-laterale inferiore, unico, destro. Ateles paniscus. Uomo — Peruviano (Sergi, fig. 12). 8. Terzo-laterale inferiore, unico, sini- 8. Terzo-laterale inferiore, unico, sini- SÉro. stro. Simia Silenus; — Chimpanze gio- Chimpanze giovane, N. 3087, Prot.; vane N. 2946, Prot.; — Gorilla neo- — Orango ? (Gruber); — Uomo -— Lappone antico di Jokkmokk (Q u a- tre fages ed Hamy, fig. 1572); — Uomo — Lappone antico di Kauto- Keino (Quatrefages ed Hamy, fig. I51"); — Uomo, Italiano (M. Pitzorno, fig. 13°; Maggi. N. 1481, Prot.). Pertanto la presenza di questi ossicini nei Vertebrati, e la loro diffusione specialmente nei Mammiferi, concorrono a render vano il concetto che di loro si aveva finora, e cioè ch’ essi fos- : I ‘103 sero delle anomalie, mentre, secondo mè, essi vanno ritenuti in- sieme cogli altri ossicini e colle ossa maggiori, quali costituenti degli stadj osteogeni della craniogenia regolare. Bibliografia 41 W. GruBER: Abhandlungen aus der menschlichen und vergleichenden anato- mie. Mit. XI tateln. — St. Petersburg, 1852. (32 memoria: Veber ossicula wor- miana an Saugethierschédeln. Mît 2 Tafeln). 2 M. PiTtzorNno : Quattordici crani con ossa accessorie. Con una tavola. (Ar- chivio per l’Antropologia e l° Etnologia di Paolo Mantegazza. Vol. XXV, fasc. 1. — Firenze, 1895). 3 F. MeLOccHI: Contributo allo studio delle ossa sopranumerarie del cranio ‘umano. Con due tavole..— Sondrio (Tip. del Corriere della Valtellina, 1898). — Pubblicazione a parte. 4 Dr. H. C. L BarKkow: Comparative morphologie ecc. — Zweiter theile Bre- slau, 1862. Mit. 71 lithographirten tafeln. 5 SANDIFORT: Observationes anatomico-pathologice. Liber III. Caput IX. Tav. IX, fig. 92. — Lugduni Batavorum, 1779. 6 FaBIO FRASSETTO: Di un osso sopranumerario (fronto-parietale sinistro) e di due fontanelle (fronto-parietali laterali) non ancora notati. — Atti della Società lisustica di Sc. nat. Vol. X. N. 2. — Genova, 1899. 7 QUATREFAGES ed Hamy: Crania ethnica. — Paris, 1882. 8 CHAMBELLAN: Etude anatomique et anthropologique sur les os wormiens. — Paris, 1883. 9 SERGI: Interparietali e Preinterparietali del cranio umano. (Atti della R. Ac- cademia medica di Roma. — Anno XII. Vol. II. — Roma, 1886). 10 CHIARUGI: Preinterparietali. (Boll. della Società tra i cultori delle Scienze mediche in Siena. — Anno III. Fasc. IX, 1885. ll MARIMÒ: Sulle ossa interparietali e preinterparietali. (Archivio per l’ Antro- pologia e 1° Etnologia di P. Mantegazza. — Vol. XVIII. Fasc. II, pag. 101. — Fi- renze, 1888). 1? MAGGI: Nuove fontanelle craniali. Loc. cit. NOTE CRANIOLOGICHE DEL Pror. LEOPOLDO MAGGI. (Continuazione) (1). 1. Ossa bregmatiche (meglio: ossicini breg- matici). Ho da aggiungere nei diversi ordini di mammiferi, le se- guenti specie : i a) Nei Rosicanti: Muridi: Schizodon fuscus Waterh. — Vi (1) Bollettino Scientifico 1895, 1897. 1899 IN. 2 e 3). 104 è un ossicino bregmatico, unico, rombico, allungato anterior- mente (entro i frontali), disegnato da Giebel (1), ma non de- scritto, (Maggi). — Mus decumanus var. albinus giovane di 3 mesi (N. 1103, Prot.). Si vedono distintamente due ossicini bregmatici, piuttosto grandi, irregolarmente triangolari, di cui uno anteriore, e l’ altro posteriore laterale, situato a destra, in sutura coll’anteriore ed in parte anche colla coronale, e col pa- rietale destro ; così da far supporre che il corrispondente ossi- cino bregmatico a sinistra si è fuso col parietale sinistro. Si po- trebbe pertanto indurre a tre ossicini bregmatici, uno anteriore e due posteriori, come s’è visto in altri casi e nell'uomo e ne- gli Uccelli, (Maggi). — In un altro individuo di Mus decu- manus var. albinus, pure giovane-di 3 mesi (N. 1931, Prot.), vi è un bregmatico unico, piccolo, quadrilungo, che s’ avanza tra i frontali, e posteriormente ad esso, tra i parietali, vi sono tracce di piccolissimo bregmatico, posteriore, (Maggi). — Le- PusIini: Lepus cuniculus, piccolo di 3. giorni (N. 1141, Prot.), presenta un centro di ossificazione bregmatico, entro la fonta- nella bregmatica, (Maggi). — SciurIini: Sciurus vulgaris, (N. 1758, Prot.), presenta un ossicino bregmatico, unico, rom- bico, allungato entro ì frontali, (Maggi). b) Negli Insettivori: Talpidi: Talpa europea (T. vulgaris N. 1851 Prot.). — In un individuo adulto, trovasi un piccolo bregmatico, unico, ovale, di poco prolungato tra i frontali, (Maggi). — In un altro individuo, anch’ esso adulto, vi è un bregmatico, unico, piccolissimo, pure ovale, (Maggi). —.In un terzo i breg- matici sono due distinti tra loro (presentando la sutura intra- bregmatica longitudinale), ciascuno però fuso anteriormente col relativo frontale (essendo scomparse le suture peribregmatiche anteriori o bregmatico-frontale destra e sinistra), (Maggi) — Su diversi individui poi, pure adulti, si osservano altre varietà per fusioni parziali dei bregmatici, (Maggi). e) Nelle Scimie catarrine: Cercopithecus cephus (N. 1869 Prot.). — Vi è un ossicino, che si potrebbe dire essere un quarto (1) GiEBEL: Beitràge zur Osteologie der Nagethiere. mit V, lithographirten ta- feln. (Aus dem I° Band. der Abhandlungen des naturwissenchaftlichen Vereines fir Sachsen und Thùringen in Halle, besonders abgedruckt. Berlin, 1857 (vedi tav. IV?, figura 62 db). 105 di bregmatico, e precisamente il quarto sinistro posteriore che sta pertanto tra i parietali. E piccolo e di forma triangolare (Maggi). 2. Ossa obeliche (ossicini obelici.. a) Nei Rosicanti: Lepusipi: Lepus cuniculus, piccolo di 6 giorni {N. 1929, Prot.). Vi è un piccolissimo obelico ovale, (Maggi). — Muripi: Mus decumanus, var. albinus, giovane di 3 mesi, (N. 1931, Prot.), presenta le tracce di un ossicino obelico, (Maggi). b) Nelle Scimie platirrine: A/eles Belzeduth (N. 1870, Prot.). E un obelico destro, autonomo, allungato. L’obelico sinistro è fuso col parietale sinistro. Antecedentemente dovevano essere due obelici, i quali presi insieme venivano a dare un obelico piut- tosto grande di forma ovale, allungato, (Maggi). — Ateles pa- niscus (del Museo d’Anatomia comparata della R. Università di Genova, gentilmente datomi, per lo studio, dal suo Direttore Prof. Giacomo Cattaneo). — È un obelico unico, che si può dire rombico, non avendo che un sol lato (destro inferiore) non ret- tilineo; piuttosto grande, (Maggi). Col ritrovamento degli ossicini obelici in queste scimie, si può ora dire che essi esistono nelle scimie (avendoli già notati nelle catarrine) e nelle Proscimie. Come pure esistono negli Antro- | poidi e nell’uomo, e tra i mammiferi ancora, nelle fiere (Felidi: Gatto; Canidi: Cani) e negli Insettivori (Riccio). s. Ossicini preobelici. a) Nei Rosicanti: Muripi: Mus decumanus, var. albinus, giovane di 3 mesi (N. 1931, Prot.), vi è un ossicino preobelico, piuttosto grande a forma di quadrilungo, é in sutura coll’ obe- lico dello stesso individuo suindicato, (Maggi). — LEpusipi: Lepus cuniculus, piccolo di 6 giorni (N. 1929, Prot.), presenta un piccolissimo preobelico, a forma di un quadrilungo un po’ ir- regolare, (Maggi). 4. Ossicini postobelici-paralambdatici. a) Nei Rosicanti: MurIipi: Mus decumanus, var. albinus, giovane di 3 mesi (N. 1981, Prot.), vi è un ossicino postobelico- paralambdatico, che fa seguito all’ obelico nello stesso individuo suindicato, cosichè in questo individuo di Mus decumanus var., albinus (N. 1931, Prot.), vi é una serie di ossicini lungo la sa- 106 gittale, in sutura tra loro dall’ indietro all’avanti, ossia dal lamb- datico al preobelico, come si è già osservato nei cani, (Maggi). 5. Ossicini paralambdatici : a) Nei Rosicanti: Lepusipi: Lepus cuniculus, piccolo di 6 giorni (N. 1929, Prot.), vi è, in questo stesso individuo, un pic- colo ossicino paralambdatico, ovale, con una sua piccolissima por- zione alta e a destra fusa col relativo parietale, (Ma g gi). b) Nelle Scimie platirrine : Afeles paniscus (nello stesso in- dividuo, qui sopra citato). — E un paralambdatico unico, di me- diocre grandezza, di forma piuttosto quadrangolare. — E la prima volta che nelle scimie lo si incontra così ben deciso come talora nell'uomo, (Maggi). 6. Ossicini preinterparietali : a) Negli Sdentati: Bradypus tridaciylus Cuv. (Acheus Ai), feto (N. 1296, Prot.) Preinterparietale unico, grande, rombico, coi lati anteriori o superiori maggiori dei posteriori o inferiori ed i primi un po’ arcuati, piuttosto retti i secondi. Esso si può ritenere dato dalla fusione tra loro dei quattro preinterparie- tali, (Maggi). b) Nei Rosicanti: MuripI: Mus decumanus var. albinus, gio- vane di 3 mesi (N. 1103, Prot.}, vi sono due preinterparietali ben distinti anteriormente, ma fusi tra loro posteriormente e coll’ interparietale; a sinistra poi del preinterparietale sinistro, ed in sutura con questo, vi e un altro ossicino o meglio se72- ossicino, perchè nella sua parte posteriore è fuso coll’ interpa- rietale, e che io più che ad un terzo semipre:nterparietale, come chiamerei anche gli altri due suindicati, lo ascriverei ad un se- miossicino lambdoideo del terzo superiore, (M a g gi). c) Nelle Scimie platirrine : Afeles paniscus (ancora il sud- detto individuo). — Il preinterparietale è unico, piuttosto grande, a forma di piramide tronca, la cui troncatura vien data dal pa- ralambdatico che gli sta sopra. Se mal non m’appongo è la prima volta che lo si trova in queste scimie, ‘Maggi). — Cedus hy- poleucus (N. 1316, Prot.), presenta un preinterparietale piccolo di forma quadrilunga un po’ irregolare, che sembrerebbe unico, ma si vede alla sua destra come un secondo preinterparietale, fuso inferiormente coll’interparietale, ed un terzo superiormente al primo, che sarebbe fuso lateralmente col parietale destro. così 107 da poter dire, in origine, esservi stati tre preinterparietali, rap- presentando in piccolo i preinterparietali che ho già fatto cono» scere nel giovane Chimpanze (N. 2946, Racc.), (Maggi). É importante notare come in uno stesso individuo di Afeles paniscus vi siano ossicini: presnternarietale, paralambdatico, obelico (i sopraindicati), ed in altri individui della stessa specie continui la serie degli ossicini craniali: dregmatico (trovato in due individui da Otto e Gruber, come già indicai). Oltre a ciò, nell’Afeles paniscus vi sono anche ossicinîi coronali (1). fl) Nelle Scimie catarrine: Cercopithecus cephus (N. 1869, Prot.). — Sono due piccolissimi preinterparietali distinti all’in- basso, che vanno fondendosi tra loro nella loro parte alta, as- sumendo nell’insieme la forma triangolare equilatera; nella parte centrale di detto ossicino, e precisamente dove termina la loro divisione in due, ed incomincia la loro fusione in uno, avvi un piccolissimo foro. Questo piccolo preinterparietale, preso nel suo insieme, sì innalza sull’interparietale e lungo la linea mediana di questo e del cranio, come un triangolino, che se fosse fuso coll’ interparietale, questo verrebbe ad avere una punta acuta. Ciò mi pare importante per indicare il preinterparietale in altri casi, pure di scimia, ed in cui esso è fuso coll’ interparietale ; così, p. es. in Magus (Inuus) syl/vanus, (Maggi). 7. Ossicini metopici: a) Nei Garnivori: Melidi: Meles tamus o Tasso (N. 1394, Prot). — Nel cranio di feto di questa specie, vi è un’ossicino metopico, non tanto piccolo in confronto del cranio; è unico, e doveva essere di forma rombica, come si può arguire dalla sua parte destra, mentre a sinistra è fuso, in parte col relativo frontale medio sinistro, (Maggi). — Così nei carnivori questi ossicini, oltre che nei Canidi, Mustelidi, Viverridi, si può dire ora che esistono anche nei Melidi. b) Nei Rosicanti: MurIpi: Mus decumanus var. albinus, giovane di 3 mesi (N. 1103, Pret.), vi è un ossicino metopico, non tanto piccolo, nella parte mediana della sutura metopica. Lo si può dire di forma rombica, allungata, colle suture peri- (1) Vedi mia Nota preventiva sugli ossicini fontanellari coronali e Lamb- doidei (qui retro). 108 metopiche sinistre ben distinte, non così tanto quelle di destra, (Maggi). — Nello stesso individuo sì osserva un altro ossicino metopico, piriforme dall’ avanti all’ indietro, nel terzo superiore della sutura metopica, che tocca, colla sua parte sottile, il breg- matico anteriore sopraindicato, (Ma g gi). 8. Semiossicini metopici: a) Nei Pinnipedi: Phoca groenlandica, (N. 1877, Prot.). — E un cranio di feto, in cui sì osserva un semiossicino metopico, destro, triangolare ; l’altro semiossicino (sinistro), è fuso col fron- tale medio corrispondente. — Detto semiossicino, autonomo, è molto piccolo. (Maggi). — Agli ordini pertanto dei Mammiferi in cui si osservano ossicini metopici e semimetopici, come già indicai (Marsupiali, Insettivori, Rosicanti, Artiodattili selenodonti o Ruminanti, Carnivori e Uomo) va aggiunto anche questo dei Pinnipedi. 9. Ossicini spiracolari. Questa serie è costituita da ossicini, che per la loro posizione si possono suddistinguere nei mammiferi in: epipterici, sopra squamosi (anteriori, med] e posteriori) in parieto-squamo-petr'oso ed in asterici, che talora si possono trovare tutti seriati in un sol individuo come già feci conoscere (1), tall’ altra sono auto- nomi sopra singoli individui. l, Ossicini spiracolari in serie continua. a) Negli amimali (finora non noti). b) Nell’ Uomo: Homo sapiens: Cranio di Cro-Magnon detto il ve. gliardo (2) Maggi); — Cranio N. 8 di giovane messicano del Museo Ci- vico di Milano (Maggi); — Cranio di Chileno adulto, maschio, della raccolta di crani americani donata dal Dott. Carlo Regnoli alla Scuola anatomica di Pisa, diretta dal Prof. G. Romiti (3) (Maggi); Cranio (1) MaGGI: Altri risultati di ricerche morfologiche intorno ad ossa craniali, cranio facciali e fontanelle dell’uomo e d’altri mammiferi. (Rend. AR. Istituto Lom- bardo di Sc. e Lett. Serie Ila, vol. XXX. Milano, 1897). — Idem (Bollettino Scientifico di Pavia, N. 3, 1897, pag. 87). (2) MaGGI: Ossicini suturo-fontanellari nel cranio dell’ uomo fossile (Rend. A. Istituto Lombardo di Sc. e Lett. Serie IT*, vol. XXXII. Milano, 1899. — Idem (Bollettino Scientifico di Pavia, N. 1, 1899, p. 29). (3) G. Romiti: Sopra la incompiutezza dell’arco zigomatico in un cranio umano, notevole per altre varietà. (Atti della Società Toscana di Scienze Naturali; — Memorie: Vol. XIV. Pisa, 1894). 109 di Lombardo adulto N. 1536, Prot. (Maggi); Cranio di Lombardo vec- chio N. 1664, Prot. (Maggi). NB Ho citato questi casi dell’ Uomo per la loro rarità, finora, ed importanza per mè. Qualche altro esempio, si può osservare nei cranî del Museo antropologico di Firenze (1). 2. Ossicini soprasquamosi anteriori, autonomi. a) Negli Sdentati: Cholepus tridactylus, feto (N. 1295, Prot.). Vi è a destra un ossicino, piuttosto grande rispetto al cranio, i forma di.un quadrilungo, diretto obliquamente dall’ indietro all’ avanti e dall’ alto al basso, (Maggi). b) Nelle Scimie catarrine : Cercopithecus cephus (N. 1869, Prot.), vi è a destra un ossicino soprasquamoso, piuttosto grande, allungato orizzontalmente, come un quadrilungo, (Ma g gi). — Cercopithecus patas (N. 1293, Prot.). trovasi a destra un ossicino soprasquamoso non molto grande, poggiante in parte sull’alisfenoide, in direzione obliqua, di forma quadrilunga; si po- trebbe anche dire ptero-crotatale o ptero-soprasquamoso, (Maggi). — Macacus erythraeus (N. 1509, Prot.), a destra, vi è pure un soprasquamoso , piuttosto grande nel senso orizzontale, a forma di quadrilungo; anche questo si può chiamare ptero-crotatale O ptero-soprasquamoso, (Maggi). — Cynocephalus sphine (N. 1873, Prot.), vi è, ancora a destra, un soprasquamoso, ma molto piccolo, allungato nel senso orizzontale e quindi a forma di quadrilungo, (Ma g gi). c) Negli Antropoidi: Satyrus rufus juv. (Orango giovanis- simo: N. 1328} Prot.). È un soprasquamoso a sinistra molto grande, allungato anch’ esso orizzontalmente, tanto da invadere la porzione mediana soprasquamosa, ed è discretamente alto. La sua forma è quella di un quadrilungo, (Maggi). -- Si può dire simile a quello trovato e descritto dal Prof. A. Verga, e dal Prof. G. Zoja nell’ uomo. 3. Ossicini soprasquamosi mediani. a) Nelle Scimie platirrine: Cedus versicolor (N. 1445, Prot.), vi sono tanto a destra che a sinistra in diverso numero, ossì- cinìi piuttosto piccoli, (Maggi). (1) J. MARIMÒ e L. GAMBARA : Contribuzione allo studio del pterion nel cranio umano. (Archivio per V Antropologia e l’Etnologia di P. MANTEGAZZA. vol. IX. Hirenze, 1889). 110 14. Ossicini soprasquamosi posteriori. a) Nelle Scimie catarrine : Cynocephalus sphinx (N. 1873, Prot.), sono a destra, in numero di due a tre ossicini, piccoli, piuttosto quadrilunghi, col loro diametro maggiore, perpendicolare all'andamento della sutura squamosa del temporale, (Maggi). 5. Ossicini pterici, o, meglio, epipterici. a) Nelle Fiere: Gatto (Felis domestica), a destra, è un os- sicino di forma quadrilatera, (Ugolini (1) che lo denomina wor- miano pteroniale). h) Nelle Scimie catarrine: Macacus erythreus (N. 1101, Prot.), vi è a sinistra. un piccolo ossicino epipterico, ovale, al- lungato nel senso verticale, (Maggi) — Magus (Imuus) sy vanus (N. 3, Racc.); vi sono a destra ed a sinistra un epipte- rico, il destro più grande del sinistro, ma tutti e due allungati nel senso verticale, e di forma pressochè quadrilunga, (Maggi). 6. Ossicini asterici. a) Nei Rosicanti: Cavia cobaya (N. 1119, Prot.). Sotto questo numero di protocollo sono raccolti diversi individui giovani di Cavia, alcuni aventi due ossicini asterici tanto a destra che a sinistra, piccoli, di forma ciascuno di un quadrilungo, obliqua- mente disposti dall’indietro e dall’alto all’avanti ed all’inbasso; altri sì presentano fusi in ur solo tanto a destra che a sinistra, oppure solo a destra o solo a sinistra. Ne consegue che l’ossicino fuso è di una forma quadrilunga allungata, colla posizione obli- qua che avevano i due primi ora riuniti in un solo, (Maggi). b) Nei Ruminanti : Bos taurus juv. (vitello, idrocefale (N. 153, Racc. mostruosità), presenta alla base delia fontanella asterica, che ancora esiste, due piccoli ossicini asterici, (M a g g i). e) Nelle Fiere o carnivori: Ursus ladiatus juv. (N. 1647, Prot.). Un piccolo asterico a destra ed a sinistra, a forma di un quadrilungo un po’ irregolare e per- essere incuneato fra le ossa circostanti. Ciascuno è disposto colla sua parte allungata perpendicolarmente alla direzione della lambdoidea, (Maggi). — Cane, in alcuni crani, vi sono asterici, simmetrici (Ugo Ugo- lini (2), che li chiama wormiani asterionali). (1) UGo UGorLINI: Prima nota di anomalie nel-cranio dei Mammiferi. (Bullet- tino della Società Veneto-Trentina di Scienze naturali. Anno 18S1. Giugno. Tom. LI: N: d, pag. 3%). (2) U. UGoLINI: Loc. cit. pag. 38. 111 d) Nelle Scimie platirrine: Ateles sp.?, adulto con asterico largo alla sola parte sinistra (Ugolini (1), che lo denomina pure wormiano asterionale). e) Negli Antropoidi: Gorilla engena o gina juv: o Troglo- dytes Gorilla, Gorilla (N. 3082, Racc.), presenta un. piccolis- simo asterico, irregolarmente attondato, evidente a destra, non così a sinistra, (Maggi). — Troglodytes niger, juv., o Simia troglodytes, Chimpanze giovane (N. 2706, Prot.), esso ha un asterico piuttosto grande a sinistra solamente, a forma di qua- drilungo, posto col suo diametro maggiore nel senso verticale del cranio, (Maggi). — Satyrus orang o Simia satyrus, o Pithecus satyrus, Orang-Utang, Orango (N. 3062, Racc.), ha due asterici a destra di diverse dimensioni, il superiore più pic- colo dell’ inferiore, quadrilunghi, orizzontalmente posti col loro diametro maggiore, ed uno a sinistra, grande più dei due in- sieme di destra, probabilmente dovuto alla fusione di due, ciò che spiegherebbe la sua forma triangolare irregolare assunta colla fusione dei due antecedenti, riconducibili ciascuno ad una forma di quadrilungo. A destra, al di sotto, ossia inferiormente al secondo asterico (il più grande), vi è uno spazio, che era oc- cupato da un ossicino, andato perduto durante la macerazione, ma che io non considero come asterico, e di cui parlerò in altra occasione, (Maggi). — Satyrus rufus, Orango, (N. 1330 Prot.), vi è in esso un ossicino asterico a destra, stretto nel senso ver- ticale ed allungato nel senso orizzontale, quadrilungo; a sinistra ve ne sono due grandi, uno anteriore e l'altro posteriore e questo più grande del primo. L’ anteriore è di forma quadrilunga col maggior diametro posto orizzontalmente ; il posteriore, tende al- l’ovale. Inferiormente al secondo ed a piccolissima porzione del primo, vi è un ossicino, molto più grande dei due presi insieme, di forma irregolarmente trapezica, che io però considererei non come decisamente asterico, (Maggi). — Satyrus rufus, Orango (N. 1328, Prot.), ha tre ossicini asterici grandi, a sinistra, in serie orizzontale, di cui il mediano più piccolo dell’ anteriore, ed il posteriore più grande di tutti. La forma di ciascuno è quella % (1) U. UGoLINI: Loc. cit. pag. SIE 112 di un quadrilungo, il cui diametro maggiore è posto in senso verticale. A destra poi, in simmetria con quelli di sinistra tro- vansi due asterici, in serie orizzontale, grandi, di cui il poste- riore più grande dell’ anteriore, e tutti e due insieme occupanti uno spazio pari a quello tenuto dai tre di sinistra. L’ anteriore ha la forma di un quadrilungo, col maggior diametro posto oriz- zontalmente ed il posteriore è piuttosto esagonale. Dietro a questo, quindi inferiormente, ma con distacco sutu- rale, vi è un ossicino piccolo, che io non considero come aste- rico, e così ripeto pure per un piccolo ossicino che si trova in- feriormente all’asterico posteriore di sinistra, quantunque ne sia con questo in sutura, (Maggi). 10. Ossicini SOLE oA e IAA Si vegga la nota preventiva, qui retro. Ad essa però va ag- giunto : Negli Insettivori: TaLpIini: Talpa europee (N. 1852, Prot.), per un suo piccolo ossicino coronale triangolare nel terzo late- rale inferiore destro. Nelle Scimie catarrine: Cynocephalus sp. ? (Cinocefalo), per due ossicini coronali, uno a destra e l’altro a sinistra, che interrompono la sutura coronale in corrispondenza agli stefa- nion (punti antropologici) e perciò detti wormiani stefanici (Ufgiotini) (19: Lo stesso Ugolini fa osservare che quegli ossicini sono in connessione cogli angoli anteriori e della base del bregmatico triangolare che pure vi esiste e disposto col suo. vertice poste- E ossia entro i parietali. i Rosicanti: Murini: Mus decumanus var., albinus (N. Ao Prot.), avendo a sinistra un semzlambdoideo del terzo supertore, (Maggi). — Un altro individuo della stessa specie (N. 1931, Prot.), per un ossicino lambdoideo medio-laterale destro, ed un altro ossicino lambdotdeo destro terzo-laterale inferiore, (Maggi). Nei Ruminanti: Bos taurus juv. (Vitello), mostruoso (RAy- nocephalus), N. 5, Racc. (mostruosità), vi sono osszcini lamb- doidei simmetrici nel terzo superiore; a destra sono tre, al- (1) U. UGoLINI: Loc. cit. pag. 37. Ò Ai "Ad Mg lhi SEO i arie ir von AAIRE la 113 lungati nel senso della sutura lambdoidea, due piccoli ed uno più grande; a sinistra sono tutti e tre semifusi tra loro, ed oc- cupano lo spazio dei tre distinti di destra, (Maggi). ll. Ossicini petro-esoccipito-sovraoccipi- tali. a! Negli Antropoidi: Sa/yrus rufus juv., Orango giovane (N. 1328, Prot.). A destra ed a sinistra, uno piccolo, simmetri- camente posti, isolato quello di destra, in sutura coll’ asterico i postero-inferiore quello di sinistra, (Maggi). — Satyrus rufus Juv. Orango giovane (N. 1327, Prot.), ne ha uno solamente a destra, piccolo, (Maggi). — Satyrus rufus, Orango, adulto (N. 1834, Prot.), lo ha solamente a sinistra, piuttosto grande, (Maggi). — Satyrus rufus Orango, adulto (N. 1330, Prot.), lo ha, pure a sinistra, ma molto grande, in sutura, mediante il lato superiore, coll’ asterico postero-inferiore, (Maggi). — St mia satyrus juv., Orango giovane (N. 1139, Racc.), lo ha so- lamente a destra, piuttosto grande, (Maggi). — Simza satyrus, Juv., Orango giovane (N. 3062, Racc.), presenta a destra lo spazio dell’ossicino petro-esoccipito-sovraoccipitale, che certa- mente andò perduto durante la macerazione, (Maggi). — S7- mia salyrus juv., Orango giovanissimo (N. 2709, Racc.), ne presenta a destra tre a diverse dimensioni, e due ben decisi a sinistra pure a diverse dimensioni, (Maggi). — Troglodytes ntger juv., Chimpanze giovanissimo (N. 2946, Racc.), ne ha due a destra, ed uno a sinistra, ma queste in via di fusione coll’eso- occipitale, col petroso e col sovraoccipitale, (Maggi). — Go- rilla gina, juv., Gorilla giovane (N. 8082, Racc.), ne ha uno a destra ed uno a sinistra, simmetrici, piuttosto grandi, (Maggi). 12. Ossicini esoccipito-sovraoccipitali (1). a) Negli Antropoidi: S77z4 satyrus, juv. Orango giovane (1) Tralascio l’uomo, benché conosca i casi di \leckel (punti accessor] di ossifi- cazioni dell’ occipitale umano), di Gosse (nuclei accessorj dello spazio fra squama ed ossa condiloidee), di St. Bianchi (ossicini squamo-condiloidei), di Staurenghi (ossicini esoccipito-sovruoccipitali), perchè, ad eccezione degli ossicini spiracolari in serie dell’uomo di cui diedi ragione della loro citazione, in queste note cra- niologiche mi occupai sempre e solamente degli animali mammiferi, eccetto l’uomo. Solo dirò che detti ossicini ora non sono più una particolarità dell’ uomo, e ricer- cando con pazienza si potranno trovare in altri mammiferi. 7 2 RE E AE n fd ih 114 (N. 3062, Racc.), suindicato, ne ha uno a sinistra, a metà circa della sutura esoccipito sovraoccipitale, piccolo, (Maggi). — Simia saiyrus juv., Ovango giovanissimo (N. 2709, Race.), suin- dicato. Ne ha due a sinistra, e l’ anteriore in sutura coll’ossi- cino petro-esoccipito-sovraoccipitale inferiore. Essi occupano più della metà esterna a sinistra della sutura esoccipito-sovraoccipi- tale, (Maggi). — Gorzlla gina, juv., Gorilla giovane (N. 3082, Racc.), suindicato. Ne ha uno a destra, piuttosto grande, ed a sinistra, in simmetria, un altro, semifuso col sovraoccipitale. Stanno a metà circa, ma più verso l’interno, della sutura esoc- cipito-sovraoccipitale, (Ma g g 1). Osservazione. — Tutti questi ossicini: petro-esoccipito-sovraocci- pitali e esoccipito-sovraoccipitali si devono ritenere fentanellari, perchè nei feti dell’ uomo e delle scimie catarrine (Cinocefali, Macachi Colobi, Semnopitechi), e in quelli delle scimie platirrine (Miceti) e anche nei feti di Proscimie (Lemuridi), vi sono, come risulta dalla mia raccolta, le corrispondenti fontanelle. che possono essere chiamate: petro-esoccipito- sovraoccipitali e esoccipito-sovraoccipitali, delle quali tratterò in modo particolare riprendendo l’ argomento delle fontanelle e allora dirò an- che della morfologia delle fontanelle esoccipito-sovraoccipitali, essendo esse evidenti, tra gli altri, in un feto di Phocena communis. per non citare che animali; del resto vi sono anehe nel} uomo. 13. Ossa interparietali. a) Nei Ruminanti: AnrILOPINI: Cephalophus pluto, feto, (N. 1800, Prot.), due interparietali ben distinti, (Maggi). b) Nei Cetacei: DeLFINIDI: Phocana communis, feto (N. 1882, Prot.), due interparietali laterali, ed uno mediano, probabilmente fuso col preinterparietale sinchito, (Ma g gi). c) Nei Pinnipedi: Focipei; Phoca granlandica, feto, (N. 1887, Prot.), tre interparietali, uno mediano sinchito, ossia risultante dalla fusione dei due mediani, e due laterali, ciascuno più grande del mediano. Sono in via di fusione tra loro e col sovraoccipi- tale, ma si fanno distinguere oltre che per le tracce suturali anche per la direzione delle loro trabecole ossee che sono ver- ticali, quelle del mediano, e oblique, dall’ indentro all’ infuori, quelle dei due laterali. Finora nei Pinnipedi gli interparietali non erano stati trovati, (M a g g i). È : È 5 Ge ss 115 14. Ossa parietali divisi. A quanto dissi nella mia Nota preventiva del 1897 (1), in- torno ai parietali divisi, nella quale parlo anche di centri di os- sificazione dei parietali, osservati in esemplari da me raccolti, aggiungo ora: Nelle Proscimmie: .Stenops gracilis, feto (N. 1313, Prot.), (Maggi). Nelle Scimie Catarrine: Cercopilhecus patas (N. 1294, Prot.), (Maggi); — altro individuo di Cercopthecus patas (N. 1298, Prot.), (Maggi); — Cercopithecus Campbelli (N. 1325, Prot.), (Maggi); — Cercoptthecus sp.% (Scimia di razza Cronach), importante per la bipartizione obliqua (N. 464, Prot.), (Maggi); — Macacus cynomolgus (N. 1408, Prot.), (Maggi). — Di questi e di altri ancora osservati in un Papion mormon, in un altro Macacus cynomolgus ecc., darò quanto prima la de- scrizione. i Lil iie-irucso di FELIS CATUS NOTA TERATOLOGICA del Dottor GIUSEPPE PARAVICINI Il neonato mostruoso di Felis catus, di cui sto per dare una sommaria descrizione anatomica, appartiene alla collezione tera- tologica del Museo di Anatomia Comparata della R. Università di Pavia; egli è perciò che ho dovuto aprire il corpo dorsal- mente onde conservare intatte le parti mostruose, il che mi tolse la possibilità di osservare alcuni rapporti relativi ad organi della regione lombo-sacrale. L'esemplare misura 11 centimetri di lunghezza (misura presa col compasso di spessore dalla sommità del capo all’ estremità sacro-coccigea), è ecaudato (fatto di per sè poco importante), colla regione inguino-perineale protesa all’ innanzi a forma di (1) L. MAGGI : Altri risultati di ricerche morfologiche intorno ad ossa craniali, cranio-facciali e fontanelle dell Uomo e d’ altri Mammiferi. (Rend, Istit. Lomb., Serie II", Vol. XXX, anno 1897. Milano. — Idem: Bollettino Scientifico di Pavia, num. 3, 1397, pag. 37). 116 sacca non ricoperta dai peli. Ad un esame sommario colpiscono l'occhio: la detta sacca ventrale, la mancanza dell’ apertura afale in posto e della coda, la mancanza del cordone ombelicale e di qualsiasi residuo ad esso corrispondente, infine la presenza intorno alla sacca di brandelli membranosi, percorsi da grossi vasi sanguigni, appartenenti alla placenta materna anomala. La sacca ventrale misura tre centimetri di lunghezza e ven- tisei millimetri di larghezza e di altezza; presentasi come leg- germente stirata secondo il diametro antero-posteriore (consi- derando l’animale nella sua naturale posizione di deambulazione), coll’ estremità antero-inferiore ripiegata ad angolo ed occupata da un'apertura, che, come dirò in seguito, rappresenta l’ ano, terminando ad essa l’ intestino retto. L° estremità postero-infe- riore è introflessa trasversalmente e rappresenta lo sbocco del- l'apparato urinario; all’ innanzi vi è un solco poco profondo di tre millimetri di lunghezza, diretto secondo l’asse antero-poste- riore. Le pareti della sacca sono sottilissime, di spessore però non omogeneo; anteriormente notansì due pronunciati ed irre- golari inspessimenti basilari, i quali circondano e quasi raffor- zano l’ entrata nella sacca di due grossi vasi, di cui dirò in appresso. Questi inspessimenti sono probabilmente di natura con- nettiva, come l’ inspessimento annulare, col quale la sacca si continua insensibilmente colle circostanti pareti addominali ri- coperte di peli. L’inspessimento di sinistra è maggiore di quello di destra, ha forma di callosità, perchè sporge ruvidamente al- l’ innanzi, mentre va insensibilmente attenuandosi all’ indietro. La sacca è liscia, priva di peli, alquanto lucente, distesa, e fu priva affatto di rughe, finchè non praticai la sezione dorsal-* mente e spostai dal suo interno le anse intestinali. Tutt' attorno alla linea di attacco alle circostanti pareti ad- dominali trovansi ancora i brandelli di una membrana vasco- larizzata, la quale appartenne certamente alla placenta materna. Questa membrana non aderisce alla sacca per tutta la sua esten- sione, ma soltanto nella sua porzione anteriore e laterale sini- stra; è percorsa da grossi vasi, dei quali uno ha un decorso annulare e sbocca anteriormente nei due vasi già ricordati (vas? ombelicali), che simmetricamente penetrano nella sacca, attra- versando la regione inspessita, di cui già dissi poco fa. 117 _ Questi due vasi, data l'assoluta mancanza del cordone om- belicale, ci rappresentano il mezzo col quale il feto venne ali- mentato della placenta materna; però non ho potuto stabilire con certezza se queste due sono le sole vie di comunicazione, o se altre ve ne furono, nel qual caso sarebbero state distrutte colla placenta. stessa all’ uscita del feto. Sezionato dorsalmente 1° animale, mi si palesò la cavità ad- dominale, propriamente detta, per intiero occupata dal fegato, mentre lo stomaco e l'intestino trovavansi atrofici e compressi nella sacca. Liberati ed isolati con cura questi varii organi, ho constatato quanto segue: 1.° Il fegato voluminoso presentasi diviso in numerosi lobi, dei quali 3 più grandi posti anteriormente e 4 posteriormente allo stomaco, che abbracciano d'ogni lato e mascherano per due terzi circa. Questi lobi sono a margini assotigliati, compressi gli uni contro gli altri, divisi in lobuli, e percorsi da profonde inci- sure. 2.° Lo stomaco è molto piccolo, leggermente atropico, ma normale nella forma; l'intestino invece è dal piloro all’ano uni- forme nel diametro, quindi in esso non distinguibile anche gros- solanamente, la porzione tenue dalla crassa. Le anse sono ri- strette le une contro le altre; il mesenterio, che presentasi bene sviluppato, accompagna la porzione intestinale rappresentante il retto, sino all'apertura anale, saldandosi da un lato al margine inferiore dell’ intestino, dall'altro alla faccia interna della sacca ventrale, per tutta la sua lunghezza dall’ orifizio anale sino al- l’orifizio urinario. Dal mesenterio poi si dipartono numerose briglie resistentissime, che, passando fra lobo e lobo epatico, vanno ad inserirsi al diaframma; ad esse probabilmente devesi in parte la esagerata lobulazione del fegato. 3.9 Al Jato sinistro della colonna vertebrale trovasi una ghian- dola molto appiattita, foggiata ad S italica, la quale ci rappre- senta | organo splenico atrofico e spostato dalla sua posizione normale. Per le ragioni prima esposte, non potei esaminare da qual parte venisse ed in qual punto della milza sboccasse il fa- scio vascolare splenico. 4° Esportato l'intestino appare la faccia interna della sacca, che presentasi perfettamente circoscritta e come sorretta da un 118 anello fibro-connettivale, esteso dall’ apofisi xifoide alla monca appendice caudale e percorsa lateralmente dai due vasi ombe- licali già segnalati, i quali dapprima portansi verso lo sbocco dell’apparato urinario, dipoi si riflettono sulla colonna verte- brale, per raggiungere con molta probabilità l’aorta addominale ovvero qualcuno dei suoi rami principali. 5.2 A lato della lamina mesenterica, riunente il retto alla sacca ventrale, trovasi un unico rene piriforme, il quale conti- nuasi in un uretere a pareti sottili, che, con decorso rettilineo, raggiunge l’introflessione già ‘ricordata della sacca. È notevole il fatto che questo diverticolo della parete addominale, lungo 6 millimetri e largo 5 millimetri, è rivolto verso l’alto e da forte tessuto connettivo appiattito e connesso alla superficie interna addominale. L'apertura quindi non appare circolare, bensì ret- tilinea ed alquanto ricurva a mezza luna, mentre sul fondo di questa vera e propria introflessione sbocca 1’ unico uretere da essa distinto nettamente per l’interposizione di un inspessimento circolare, corrispondente forse ad uno sfintere. 7.° Le mie ricerche per ritrovare l’ apparato riproduttore, se non sviluppato come negli altri gattini, almeno atrofico, tor- narono vane, per cui credo debbasi conchiudere per una man- canza, almeno apparente, di sesso, giacchè anche sulla sacca ven- trale non trovasi alcuna traccia di capezzolo. Il solco leggeris- simo e di circa 34 millimetri di lunghezza, che osservasi al- l’innanzi dell’ orifizio vescico-uretrale, corrisponde certamente ad una doppia ruga cutanea prodotta dall’ introflessione. della parete addominale, non già ad un abbozzo di apparato genitale femminile esterno. I 8.° Aperta la cavità toracica trovai i polmoni atelettasici, quindi fetali, raccolti contro la colonna vertebrale, coi margini affilati. Da ciò si potrebbe conchiudere che il gattino nacque morto, ma lo stato di avanzata decomposizione parla per una morte intrauterina non solo, ma eziandio per un certo grado di macerazione del feto, che, attesa l’anormale struttura delle vie di comunicazione utero-placento-ombelicali, non potè svilup- parsi ulteriormente. 9.° Il cuore è pur esso evidentemente viziato; però il suo stato di conservazione è tale che non mì permise un giudizio pre- 119 ciso; solo noterò che la orecchietta destra è molto distesa, a margini frastagliati più profondamente del normale e con un rivestimento interno che al taglio presenta uva consistenza cal- carea. Altri dati non posso aggiungere in proposito. Conchiudendo : trattasi di un feto di Felis catus immaturo, nato certamente morto, probabilmente già macerato, ecaudato, privo di cordone ombelicale, di apparato riproduttore, con un solo rene, e coll’intestino non divisibile nella porzione tenue e crassa; con un’ampia sacca ventrale, ai lati della quale impian- tavasi la placenta anomala, infine con un cuore certamente vi- ziato. Dal Laboratorio di Anatomia e Fisiologia Comparata della R. Università di Pavia. RECENSIONI Prof. Leopoldo Maggi: Nuove fontanelle craniali. (Rendiconto R. Istituto Lomb. di Sc. e Lettere. Serie II°. Vol. XXXII. — Mi- lano, 1899. (Con due figure nel testo). Le fontanelle che vengo a far conoscere come fatto ontogenico nuovo ed interessante la morfologia generale, le ho trovate nel cranio di un feto di Stenops gracilis, che, fra le Proscimmie, appartiene ai Lemuridi. Per la loro formazione concorrono, oltre i frontali anteriormente e l’ interparietale posteriormente, quattro parietali, due a destra e due a sinistra, simmetrici tra loro. Per la loro posizione, le denomino medio-laterali e terzo-laterali, di- stinguendo tanto le prime che le seconde in anteriori o coronali, ed in posteriori o lambdoidee, e suddistinguendo le terzo-laterali in infe-- riori ed in superiori, non escludendo che alcune possano essere vicine al terzo medio o da esso lontane, a seconda che si trovano all una o all’ altra estremità del terzo superiore 9 del terzo inferiore. Queste nuove fontanelle insieme agli ampj spazj membranosi sutu- rali coronale e lambdoideo, coi quali sono in relazione di continuità, danno ragione della presenza di ossicini coronali e lambdoidei nei mam- miferi e nell’ uomo, come dimostrerò prossimamente, essendo pur essi una formazione pari a quella degli ossicini metopici posteriori alla pre- senza della loro fontanella meto pica. tanto farò notare: Primieramente, che le mie nuove fontanelle medio-laterali anteriori o coronali, potrebbero corrispondere alle fronto-parietati, destra e sì- nistra, supposte dal signor Fabio Frassetto di Torino;. supposizione 120 che ora io traduco in realtà, ma che si poteva concedere allo stesso Frassetto, per aver egli trovato, in una Scimia catarrina, l’ ossicino fontanellare, essendo evidente che la presenza di questo, fa ammettere quella della sua fontanella. Secondariamente, che se si considerano nel detto cranio fetale di Stenops gracilis, oltre le nuove fontanelle, tutte le altre esistenti, e cioè: metopica, bregmatica, preinterparietale, interparieto-sovraoccipitale, cerebellare e le due orbitali; come pure i suoi ampj spazj membranosi suturali, e le sue ossa che si vanno formando, si può dire che detto crauiv trovasi ancora nel suo sviluppo allo stadio di cranioto inferiore, e, per la mancanza delle gobbe frontali e parietali, e del tubercolo oc- cipitale, non essendone avvenuta ancora la formazione, esso è in un periodo di sviluppo antecedente a quello di mammale. Tuttavia il cranio considerato insieme agli altri organi del feto, fa rilevare un’eterocronia ontogenica, in quanto che essi sono già di mam- mifero; per cui lo Stenops gracilis suddetto sarebbe un feto di mam- mife:o, ma col cranio non ancora di mammale. i _ Questa determinazione mi pare importante per la craniogenia dei mammiferi in generale, ed in particolare per quella dell’uomo, essendo esso pure un mammale e soggetto anch’ esso alla eterocronia ontoge- nica. Ma più che un fatto di parentela tra l’uomo e le Proscimmie, come è ora ritenuto da molti, questa eterocronia ontogenica, credo di po- terla far passare, quanto prima, tra i fatti semplicemente di conver- genza, o, meglio, di parallelismo ontogenico. L' Istituto di Anatomia e Fisiologia comparate e di Protistologia della R. Università di Pavia Unicuique suum. Il mondo scientifico che mi guarda come Professore e Direttore, e che io tengo in massima considerazione, la storia che vuol avere notizie sicure, per essere a tutti maestra; la città di Pavia a cui deve stare a cuore, come a mè, il suo Ateneo, è bene che sappiano quanto segue intorno all’ Estitato di anatomia e Fisiologia comparate della R. Uni- versità di Pavia. da mò diretto, ed al quale io aggiunsi un Gabinetto di Protistologia. Fondatore. — Sotto il titolo solamente di Gabinetto d° Anatomia com- parata, esso venne fondato dal Prof. di Anatomia umana e chirurgia pratica Antonio Scarpa di Motta del Friuli (Provincia di Treviso) nel 1782, allo scopo di dilatare sempre più e nel miglior modo possì- bile, i confini della scienza che professava. Direttori, Professori insegnanti, Assistenti e Preparatori. — Il È 121 detto Gabinetto fu poscia affidato alle cure del Dr. Giov Battista Presciani d’ Arezzo dal 1787 al 1799, che mentre insegnava fisio- lovia ed anatomia comparata, ne accrebbe di molto la cominciata col- lezione; poi del Dr. Giuseppe Jacopi da Modena allievo dello SCARPA e, sì dice, uditore alla scuola di CuviER, nominato nel 1800 Professore di fisiologia e d’ anatomia comparativa, portando degli in- crementi al Gabinetto, e che nel 1803 dovette cedere l’ anatomia com- parata al Dr. Alessandro Moreschi di Milano, venendo allora questa scienza eretta in cattedra speciale e distinta e con dotazione ‘annua propria. Ma un anno dopo, nel 1804, venne ricongiunta alla fisiologia e data ancora all’Jacopi, che nel i811 ebbe per assistente il Dr. Mauro Rusconi di Pavia, pubblico ripetitore di fisiologia ed ana- tomia comparata; — nel 1818, passò al Prof. Arcangelo Speda- lieri di Bronte (nel circondario di Catania), con prosettore ancora il Dr. Mauro Rusconi, che ritornava da Parigi. dopo aver assistito ad un intiero corso di lezioni d’ anatomia comparata da CUVvIER ma, senza sapere quali ne fossero state le cause. il gabinetto in quel tempo non ebbe nessun incremento; — nel 1815, fu consegnato al Profes- sore di Storia naturale allora Giuseppe Mangili da Caprino Ber- gamasco e nello stesso tempo sostenuto colla dote del Museo di Storia «naturale; — nel 1817, lo ebbe il Prof. Gio vanni Maria Zen- drini, bresciano della Valcamonica. che vi aggiunse 42 preparati; — nel 1851-1852 fu dato alla direzione dei Prof. Giuseppe dei marchesi Balsamo-Crivelli, da Milano E tutti questi Pro- fessori di Storia naturale non ebbero l’ obbligo di insegnare ana- tomia comparata; insegnamento invece che venne impartito nel 1861, dal Dr. Paolo Panceri, allara assistente del Professore Ba]l- samo-Crivelli, e che nel i862 passò a Professore ordinario di anatomia comparata all’ Università di Napoli succedendogli al posto di assistente, rimasto vacante, il Dr. Leopoldo Maggi nativo di Rancio in Valcuvia (provincia di Como), ma di famiglia milanese. Nel 1863, fattasi anche in questo Ateneo la separazione delle scienze naturali bio- logiche da quelle abiologiche, il Prof. Balsamo- Crivelli si tenne l'insegnamento della Zoologia e Anatomia comparata , colla direzione del Museo di Storia naturale, venendo coadjuvato ancora dal Dr. Leo- poldo Maggi fino al 1869-70, poi dal Dr. Ippolito Macagno di Casale Monferrato fino al 1872, indi dal Dr. Corrado Parona di Pavia fino al 1874. Nel 1874, detto insegnamento e direzione passava al Prof. Leo- poldo Maggi. Nel 1875, il Governo, rappresentato dal MrinIistRO Rueeero BoxcHT, col concorso del benemerito Consorzio universitario pavese, separò, con caldo appoggio anche del Prof. Paolo Panceri, l’Anatomia comparata dalla Zoologia, coi relativi Musei, unendo però la prima alla fisiologia comparata. Allora col titolo d’° Anatomia e fisio- logia comparate ne fu affidato l’ insegnamento e la direzione del relativo Museo al Prof. Leopoldo Maggi, che ne è tuttora in ca- 122 rica, e che dal 1878 in poi vi aggiunse l’insegnameuto della Proti- stologia, come corso libero, a cui va unito un Gabinetto. Egli tenne per Assistente il detto Dr. Corrado Parona (che già aveva al 1874), ora Prof. ordinario di Zoologia all’Università di Genova; poi ebbe il Dr. Giacomo Cattaneo di Milano. per poco tempo avendo rinun- ciato per malattia, ma che fu poi addetto all’ Istituto per il perfezio- namento nell’ anatomia comparata e per diversi anni ancora quale Professore per le scienze naturali della scuola normale universitaria, ed ora è Professore ordinario di Anatomia e fisiologia comparate pure all’ Università di Genova ; il De Paolo Magretti di Milano, ora privato naturalista (entomologo); il Dr. Edoardo Bonardi di Laino (Val d’In- telvi), passato poi ad assistente di Clinica medica tenuta dal Prof. Grocco a Pisa, ed ora Prof. di patologia speciale medica e medico pri- mario dell’ Ospitale di Milano ; il Dr. Luigi Forni di Pavia, ora Pro- fessore di Storia naturale nelle scuole secondarie; il compianto Dr. Raffaello Zoja di Pavia (#); e come assistenti supplenti il Dr. Benedetto Corti di Como, ora Professore di scienze naturali nelle scuole secondarie . ed il Dr. Giuseppe Soffiantini di Mortara, ora medico della poliambu- lanza di Porta roinana a Milano Attualmente ha la signorina Dottor Rina Monti di Arcisate, libera docenté in Anatomia e fisiologia com- parate. addetti a questo Istituto, per il perfezionamento, cltre il Dr. Gia- como Cattaneo, vi fu la signorina Maria Sacchi di Mantova, ora Profes- sora di scienze naturali nelle scuole normali femminili a Genova; e. per studi speciali lo studente in medicina Giov. Batt. Grassi di Rove- lasca (Como), ora Professore di Anatomia e fisiologia comparate all’ Uni- versità di Roma, dopo essersi perfezionato all’ interno presso Kleinen- berg a Messina e all’ estero presso Gegenbaur ad Heidelberg; il Dr. Luigi Zoja, di Pavia, ed attualmente il Dr. Giuseppe Paravicini di Mi- lano. Vi studiarono anche protistologia, oltre i suddetti, gli studenti Norsa, il compianto Purietti e Clivio ora Professore di Ostetricia a Modena, ed altri. Pubblicazioni. — Professori e Assistenti antecedenti a Maggi, Maggi e suoi Assistenti ed Addetti, diedero a stampa i risultati delle loro non poche ricerche, il cui elenco si trova nel volume: Cenno sto- rico sulla R. Università di Pavia (Notizie sugli stabilimenti scientifici, — Pubblicazioni degli attuali insegnanti e degli addetti agli stabili- menti scientifici). Pavia, 1873; negli Annuari della R. Università di Pavia dal 1875-76 in avanti facenti seguito all’ elenco del 1878; negli Studj fatti nei Laboratorj di storia naturale, di Zoologia ed Anatomia comparata, di Anatomia e fisiologia comparate della R. Università di Pavia dal 1874-75 al 1880-81, sotto la direzione del Prof. Leopoldo Maggi, dai quali si rilevano, fra gli altri, i lavori degli studenti (*) Vedi Necrologio nel « Bollettino Scientifico di Pavia » Anno XVIII, Giugno, Settembre e Dicembre 1896, N. 2, 3 e 4, pag. 83. 4 123 d’ allora nelle scienze naturali e nella medicina e chirurgia: Pirotta Romualdo, Malacrida Gaetano, Besta Riccardo, Sartorio Achille, be- rinzaghi Ettore, Lanza Ernesto e Parona Carlo Fabrizio Preparati. — Come risulta dai cataloghi, i pezzi raccolti fino a tutto il 1817 giungevano al N. 650; — dall’ anno 1817 al 1819, coll’ag- giunta fatta dal Prof. Zendrini salirono a circa 700. — Dal 1852 al 1874, sotto la Direzione del Prof. G. Balsamo-Crivelli, colla collaborazione degli Assistenti Paolo Panceri e Leopoldo Maggi e dei Preparatori Ercole Ballerini di Pavia e Dott. Cav. Angelo Maestri di Pavia, non che dei nostri Professori, allora studenti, Pietro Pavesi e Torquato Taramelli, salirono a 1874. Dall'anno 1874 al 1875 sotto la direzione del Prof. Leopoldo Maggi, e coi suddetti preparatori se ne aggiunsero 79; cosichè alla flne del 1875 s’ avevano 1953 preparati, di cui 1700 macroscopici e 250 circa microscopici. Dal 1875 in avanti, sempre sotto la direzione del suddetto Profes- sore Maggi, e per tre anni col solo preparatore Ercole Ballerini (pen- sionato nel 1894), e poi con due preparatori attualmente in carica Er- nesto Ballerini di Pavia (nominato nel 1878) e Achille Maestri, di Pavia, (nominato nel 1895), l'incremento fu di 3698 preparati macroscopici, e di 2345 microscopici. Così che ora si hanno : a) Preparati macroscopici N. 5398, di cui 8483 in raccolta e 1955 a protocollo, ossia in Laboratorio per mancanza di spazio nel Museo. b) Preparati microscopici N. 2593. Tanto i primi che i secondi sono distinti per sistemi organici ed apparecchi. Dei macroscopici si hanno: Pel sistema cutaneo, dermascheletro e organi di sostegno, N. 473 (in raccolta). Pel sistema osseo N. 1635, di cui N. 924 in raccolta, e fra questi 285 scheletri, e N. 711 a protocollo, fra questi 114 scheletri. Vi sono sche- letri di Antropomorfi (Gorilla, Chimpanze, Orango, Gibbone) nelle di- verse loro età (neonati, giovani, adulti, vecchi) e sessi (maschi e fem- mine). 2 Pel sistema cartilagineo N. 6, di cui 3 in raccolta e 8 a protocollo. Pel sistema muscolare N 55, di cui N. 87 in raccolta, e fra i quali 14 statae muscolari, e N. 18 a protocollo, fra i quali 6 statue musco- lari. Per Vl apparecchio locomotore N. #2, di cui 69in raccolta e 3 a pro- tocollo. Pel sistema nervoso N. 199, di cni 142 in raccolta e 57 a protocollo. Per gli organi dei sensi N. 175, di cui 103 in raccolta e 72 a proto- collo. Pel sistema digerente N. 505, di cui 475 in raccolta e 80 a protocollo. Pel sistema ghiandolare N. 306, di cui 145 in raccolta e 161 a pro- tocollo. 124 Per gli organi di secrezioni particolari N. 59, di cui 5! in raccolta e 8 a protocollo. Per l'apparecchio circolatorio N. 206, di cnì 143 in raccolta e 63 a protocollo. Per Vl apparecchio respiratorio N..293, di cui 231 in raccolta e 62 a protocollo. Per l'apparecchio uro-pojetico N 103, di cui 50 in raccolta e 58. a protocollo È Per l’apparcechio urinario N 51, di cui 40 in raccolta e I1 a proto- collo. Ì Per V’apparecchio riproduttore N. 173, di cui 126 in raccolta e 47 a protocollo. Per lo sviluppo N. 950, di cui 346 in raccolta e 604 a protocollo. Fra questi preparati è bene notare che vi sono feti quasi per ogni ordine di Mam- miferi, mancandovi solamente quelli dei_Monotremi e dei Proboscidei. Negli ordini poi vi sono feti per diverse famiglie e degli animali do- mestici feti di diverse specie Per diverse specie anche esotiche, vi sono gli stadj di sviluppo embrionali (fetali) e postembrionali (neonati in avanti). 4 Per la forma del corpo animale N. 151, in raccolta Per le mostruosità animali N. 206, di cui 181 in raccolta e 25 a proto- collo. Per la zootomia patologica N. 22 a protocollo. Oltre a ciò sì hanno 833 numeri di vasi e casse con entro un mate- riale che può dare senza esagerazione, più di 5000 preparati, che aspet- tano locali e mezzi di lavoro. Si potrebbe pertanto raggiungere la cifra di :1 mila e più preparati macrosco pici. I preparati microscopici in N di 2593, seno relativi ai diversi sì- stemi organici. Di essi 1293 sono seriati, 1300 non ancora. Preparati di Protistologia 3 a) Generale, N 200 b) Medica, N. 190. Bisegni zootomiei su grandi cartoni = Questa raccolta venne inco- minciata nel 1860, per opera degli Assistenti, Preparatori ed anche di Studenti, fra i quali vogliono essere ricordati i suddetti Pietro Pavesi e Torquato Taramelli, Farufini Marco e Forlanini. ora attuale professore di Clinica medica. . Biblioteca — Incominciata col 1875, giacchè prima i libri per gli studi venivano forniti-dai Direttori e Professori. contiene ora in buon numero: Giornali, Opere e Memorie, fra i giornali, alcuni sopperiscono alla mancanza loro nella Biblioteca universitaria Così ne è di alcune opere. L'elenco sarebbe troppo lungo di qui riferire. Ma anche i Jibrì come i preparati reclamano spazio. e la loro riunione in apposita sala. che ora non hanno. Locali. — Dapprima il Gabinetto di Anatomia comparata era in una sala al pian terreno annessa all’Anatomia umana. Nel 1862, venne ai 0, ict ia 125 E: portato al primo piano nell'antica sala delle Lauree, poi (nel 1863-64) in quella ove trovavasi la Mineralogia, la quale contemporaneamente veniva trasportata nella sala che era stata conceduta per 1’ Anatomia comparata Vi si aggiunse in seguito la sala occupata dalla Paleontologia venendo questa nel 1875 unita alla Geologia, portata al secondo piano dell’ Università. I primi due trasporti furono fatti dal prof. Leopoldo Maggi, allora assistente. Nell’istesso anno 1875 furono unite al Museo d’ Anatomia e fisio- logia comparate le due stanze di Laboratorio dell’antico Museo di Storia naturale, più una mediocre stanza pel Direttore (metri 5,80 per 3,90). “Ae La prima sala del Museo è lunga metri 10 6 larga 8; la seconda è lunga metri 18,55 e larga metri 8,50. Tutte e quattro le pareti delle due sale ‘sono occupate da scaffali dell’antico Museo di Storia naturale, che da- tano dai tempi dello Spallanzani. Gli scaffali sono tutti riempiti di prepa- tati e preparati si trovano pure in scaffali che stanno nel mezzo delle sale ove per mancanza di spazio, si collocarono anche armadi con libri e casse riempite di preparati. In queste condizioni di pienezza di mate- riali appartenenti all’ Istituto, sono le stanze del Direttore e la più grande di Laboratorio, (metri 40 di lunghezza e metri 8 di larghezza) ove stanno a lavorare assistenti e preparatori. La seconda stanza di Laboratorio, che è la metà circa della prima, contiene gli attrezzi necessari pel lavoro grossolano dei preparati. Un piccolo terrazzo annessovi o ballatoio, serve per le macerazioni, e vi appartiene per lo stesso uso una parte del terrazzo al secondo piano, che è anche usu- fruito per passare all’ Istituto di Mineralogia Fuori dell’ Istituto vi è una cantina ed un depositorio con stallino sotto all’Aula Magna. Riconosciuta già da tempo la ristrettezza ‘dello spazio di questo Istituto, in seguito a reiterate domande del Direttore Leopoldo Maggi e del valido appoggio del Rettore Alfonso Corradi, il PARLA- MENTO NAZIONALE VOTAVA IL 26 DiceMBRE 1886 unA LEGGE che conce- deva all’ Istituto di Anatomia e Fisiologia comparate, secondo il progetto dell’ Architetto Mansueti. approvato da tutte le Superiorità , nuovi © determinati locali nell’ ex palazzo Botta, con facoltà di impiegare 1° a- vanzo pecuniario sul contratto d’appalto per l'assetto interno dell’ Îsti- tuto stesso. AI principio del 1891, terminati tutti i lavori di fabbrica e di adat- tamento nell’ex palazzo Botta, l’ Istituto di Anatomia e fisiologia com- parate doveva entrare ne’ suoi locali ed usufruire in parte anche dei denari di risparmio (circa 50 mila lire), ima essendo Ministro SE. Guido Baccelli e Rettore Camillo Golgi, venne una Commissione mini- steriale composta dai prof: Giulio Bizzozero, L. Pugliano e Francesco 126 Gasco, creata lì per lì con motivo, (1) non vero pel prof. L. Maggi, (2) la quale pur riconosceva « trovarsi l’ Istituto di Anatomia e fisiologia comparate in deplorevoli condizioni di capacità, e pel quale non si poteva pensare ad un’ ampliamento, perciò proponeva il suo trasferi- mento al palazzo Botta ». Tuttavia in seguito alle decisioni di detta Commissione, si è veduto entrare nell’ex palazzo Botta, Golgi col suo Istituto insieme a quello di Materia medica, non contemplati dalla legge suaccennata, non dando denari e sottraendo locali all’Istituto di Anatomia e fisiologia comparate, contemporaneamente alla sottrazione di altri locali a detrimento del detto Istituto ed a vantaggio di quello d’ Igiene diretto dal prof. Giuseppe Sormani. — Si può esclamare: come sono rispettate le leggi in Italia, e come gli Onorevoli attendono a farle osservare. Alia protesta del Direttore e Prof Leopoldo Maggi, perle suindi- cate sottrazioni di locali, presentata il 24 febbraio 1895, all’on. Presidente della Deputazione Provinciale di Pavia-comm. avv. Emilio Pellegrini, — e stampata il 21 Marzo 1895 è presentata subito dopo al Rettorato. Golgi al Ministero della P. I, al Municipio, alla Amministrazione del Collegio Ghislieri, alla Direzione di vari Corpi morali della città inte- ressati, all'on. R_Rampoldi deputato di Pavia, a cittadini pavesi, alla Bi- blioteca universitaria a diversi giornali politici di Pavia ect., e depositata nella Biblioteca del Musco d’ Anatomia e fisiologia comparate, non fu data nessuna risposta, ma con un silenzio sepolerale, per 1’ Istituto di Ana- tomia e fisiologia comparate, si andò avanti dispoticamente spadroneg- giando a vantaggio d’ altri Istituti. (3) Quasi da supporre una intesa secreta e su larga scala entro e fuori 1’ Università contro il Direttore non solo, ma contro alla stessa persona del prof. Leopoldo Maggi, in ricompensa de’ suoi doveri soddisfatti e de’ suoi servizi prestati. Su di che si farà luce. Nel 1896-97 fu giuocoforza accettare i nuovi locali, quali erano ri- masti dopo il depredamento per non perderne altri, e coll’appoggio del Rettore Carlo Formenti avviare con approvazione ministeriale e relativi (1) « Come non fosse pieno l’accordo tra i professori Direttori di Laboratorio del- l’Università di Pavia intorno al modo di allogare i rispettivi Istituti nei nuovi lo- cali del palazzo Botta. (Relazione litografata « S. E. il Ministro della P. I. in- torno alla sistemazione dei Laboratori scientifici della R. Università di Pavia). (2) Perché non aveva mai sentito parlare di questo dissenso, e, d’ altra parte, i locali per gli Istituti che dovevano entrare nell'ex palazzo Botta, erano fissati nel progetto dell’ architetto Mansueti, ed ammessi dai Direttori, fra i quali dal Direttore prof. L. Maggi, e passati colla legge 26 Dicembre 1886. (3) Entrò nei suoi nuovi locali, durante il Rettorato Golgi, anche l’ Istituto di Medicina legale, rimanendo fuori i due Istituti di Anatomia umana e di Anatomia e fisiologia comparate, pei quali, si può dire, l’ex palazzo Botta venne acquistato allo scopo precipuo di mettere a posto tanto materiale scientifico posseduto dai due Istituti. 127 mezzi pecuniari, un adattamento loro specialmente per quelli destinati a Laboratorio ; adattamento che venne fatto eseguire nel 1898-99 dal Rettore Vittore Bellìo, e con esso si è appena incominciato il trasporto del Laboratorio per gli studenti. Si spera che sia fatta presto anche 1’ aula, giacchè i denari furono già dati dal Ministero. Fabbisogno. — Ora necessita che si facciano fare gli scaffali pel Museo e per la Biblioteca, e si concedano i denari occorrenti per un ballatojo ed il trasporto, incominciando, come si potrebbe, col dare 0 far dare quelli che all’ Istituto stesso non furono dati durante il Ret- torato Golgi. Allora si passerà alla descrizione, che veramente gli spetta, dell’ Istituto di Anatomia e fisiologia comparate con quello di Protistologia, statogli annesso dal Prof. L. Maggi. Si ha fiducia che il completamento di questo fabbisogno venga otte- «nuto, consideratane la legalità e la necessità, mediante 1) opera valida dell’ attuale Rettore Pasquale Del Giudice, che è anche un illustre le- gale. Valore. — Scientificamente questo Istituto ha un valore inestima- bile per la qualità dei preparati e dei loro Autori (Scarpa, Panizza, Panceri, Dr. Maestri, ecc.), e peri preparati già illustrati e fatti noti al pubblico, e per quelli che verranno illustrati, avendovi fatta il Prof. L. Maggi, fra le altre, una buona raccolta per lo studio morfologico del cranio dei Vertebrati, di cui egli si occupa attualmente (raccolta di anatomia ed embriologia comparate). Ai preparati va aggiunto il valore dei libri dei disegni zootomici, non che quello della loro mon - tatura, che pei primi è di preparati a secco ed in alcool entro vasi, e pei secondi su cartoni. Cominercialmente si può dire, senza esagerazione, che vale centinaja di migliaja di lire Esso costituisce uno dei vistosi patrimoni dello Stato, e ben merita la considerazione della Superiorità, e si deve aggiungere, una considerazione da parte dell’attuale Governo maggiore di quella finora concessagli. Personale. .-- Un Direttore. — Un Assistente. — Due Preparatori. — Un Servente. LS Prof. LeoPoLDo Maggi. 128 Commemorazione del Prof. Giovanni Zoja ©’ Egregi Giovani ! L’ affinità scientifica e la stretta amicizia tra Zoja e mé, non mi permettono di lasciar passare questo giorno, dopo la sua morte, senza dire una parola in sua memoria. 2 Il cordoglio per la perdita dell’illustre scienziato, dell’ uomo esem- pio di virtù famigliari e sociali, del maestro amoroso e di paterna bontà, qual’ era il Prof. Giovanni Zoja, é stato pubblicamente ma- nifestato sopra diversi giornali della città e fuori, da colleghi, da cittadini e da Voi egregi giovani. Ma colla scomparsa di Zoja, la scienza non ha più il suo consu- mato anatomico, ed io non ho più il mio intimo amico. I lavori scientifici di Zoja, da Lui stesso ordinati, sono di ana- tomia normale, anomala e patologica, di antropologia, di batterio- logia, di letteratura anatomica; vi sono ricerche originali, esperienze, compilazioni, recensioni, biografie e riviste. Il divenire di Zoja nella scienza, si fa presagire colle sue ricer- che e considerazioni sull’apofisi mastoidea e sue cellule, che sono del 1864; l’ assicurazione che Zoja è già un buon anatomico, vien data un anno dopo, per la sua Memoria: sulle borse sierose e propria- mente delle vescicolari degli arti umani; la conferma di valente ana- tomico, è stabilita con tutti gli altri suoi lavori che seguono, in cui è dimostrata sempre più la sua abilità tecnica ed opportuna per rag- giungere lo scopo nelle ricerche, ed anche la sua attitudine all’ espe- rimento, e la sua larga coltura nel campo medico ; così che-il credito scientifico di Zoja, sì assoda tanto all’ interno che all’ estero. . Fra gli argomenti che Zoja imprese a studiare, diversi erano la- cune da riempire nella scienza anatomica, e che Lui stesso trovò, come lo attestano i suoi lavori: sull’ articolazione peroneo-tibiale su- periore ; contribuzione all’ anatomia del meato medio delle fosse na- sali; ricerche anatomiche sull’ appendice della ghiandola tiroidea ; permanenza della ghiandola timo nei fanciulli e negli adolescenti ; intorno all’ atlante; sopra alcune suture cranio-facciali (sutura tem- poro-zigomatica). i (1) La si inserisce, essendo in ritardo questo numero in causa appunto della morte del compianto redattore Prof. Giovanni Zcia. REDATTORI. 129 Si Sapendo dell’ importanza delle così dette anomalie per l’anatomia normale generale e speciale non meno che per l’ antropologia, de- scrisse: una varietà del muscolo anomalo dello sterno; scrisse : sulla coincidenza di un’ anomalia arteriosa con una nervosa; trattò di al- cune varietà dei denti umani ; di rare varietà dei condotti pancrea- tici; di un solco men moto dell’ osso frontale (solco soprafrontale); di un’ apertura insolita del setto nasale curtilagineo; del foro ottico doppio; di un solco temporo-parietale esterno; di una varietà della sutura temporo-parietale simulante una frattura; di una notevole fos- setta anomala all’ endinion. Conoscendo le mie ricerche intorno alla morfologia del cranio, stampò, per offrirmi materiale sicuro , intorno alle ossa bregmatiche _e pteriche dell’uomo, esistenti nel suo Museo, e m’ aveva promesso che si sarebbe occupato anche delle asteriche ritenendole colle pte- riche fra le spiracolari, come mi disse a viva voce; voce che mai più avrò il conforto di udire. Sono da Lui posti tra i lavori di anatomia patologica, quello di una cisti spermatica simulante un testicolo sopranumerario ; sopra un caso di polianchilopodia in un esadattilo, che spinse mè a seri- vere sull’ antichità della sinostosi per dimostrare l’ importanza del- l’ unione dell’ ontogenia colla paleontologia, e della storia paleonto- logica per l’ evoluzione degli organi, secondo il concetto di Gaudry. Una serie di ricerche, sempre fatte coll’ occhio dell’ anatomico , . lo portarono in antropologia, di cui dava con molta compiacenza un corso libero, ed in cui si fece distinto craniologo. — Quanti crani umani non ha mai descritto lo Zo]ja, molti dei quali raccolti da Lui! — Nella craniografia c’ era sempre la craniometria, come nella sua antropologia, che si può dire anatomica, c’ era sempre l’ antropome- tria. Descrisse minutamente e misurò i cranti di Scarpa, di Panizza, di Bordoni, di Balsamo-Crivelli, e d’ altri illustri Professori; poi di Massacra , il famoso pittore pavese, vittima della patria; di Gian Galeazzo Visconti, e di altri esistenti nella raccolta del Museo da Lui meritamente diretto, come: crani esotici ; di persone nonagenarie e centenarie; crani somali; crani di assassini ecc. Antropologicamente si oceupò anche delle ossa della faccia, così scrisse: intorno al mu- crone dell’ angolo della mandibola del Sandifort (apofisi lemurinica dell’ Albrecht); né trascurò le altre parti dello scheletro, né lo sche- letro intero. La proposta di una classificazione della statura del corpo umano, è un suo lavoro che trovò encomio ; e così l’ ebbero le sue: note antropometriche ; le misure della forza muscolare dell’ uomo. Sempre attivo, trasfuse ad altri ed in particolare a’suoi distinti assistenti la passione dello studio, fra i quali alcuni, per titoli scien- 3 . 130 tifici, emersero da diventare suoi colleghi, come Zoja lo divenne del suo illustre maestro Bartolomeo Panizza che amava con venerazione. Il Gabinetto di anatomia umana della R. Università di Pavia, da Lui descritto, è opera dovuta al desiderio che Panizza manifestava a Zoja ne’ suoi ultimi anni di vita. Ne incominciò la stampa nel 1873, la continuò fino al 1889 e nel 1895 vi aggiunse un primo sup- plemento riguardante la osteologia (serie £), con 11 tavole. Per essa consacrò, con diletto, scienza, tempo, fatica, e colla abnegazione e costanza vi riuscì, soddisfatto d’ aver sciolto un voto. Essa é un tesoro di notizie anatomiche, che direttamente si pos- sono tutte controllare coi preparati, di cui molti sono dello stesso Zoja; è un tesoro di quella anatomia professata qui da Giacomo Rezia, per non dire prima da Pietro Moscati, da Antonio Scarpa, da Santo Fattori, da Bartolomeo Panizza, dallo. stesso Zoja, e che una così detta nuova scuola vorrebbe mettere in dimentico. Nuova scuola! Ma sotto questo titolo s’ intende forse 1’ unione dell’ antropotomia a completo sviluppo, colla sua ontogenia? — Al- lora la scuola anatomica di Pavia, relativamente ai tempi in cui s’é svolta, è sempre stata nuova. E Zoja pure di ciascun organo ne fa- ceva conoscere lo sviluppo. — Oppure si vuole, per essa, la cono- scenza degli organismi animali, per chiarire quello dell’ uomo? Scarpa, per soddisfare questo scopo, ha fondato il Gabinetto di anatomia com- parata e scrisse dell’ organo dell’ udito e dell’ olfatto con indirizzo veramente morfologico; Panizza e Rusconi, altro degli anatomici ed embriologo distinto di Pavia, hanno studiato i vasi linfatici nei Ba- tracj e nei Rettili, e Panizza anche nei Mammiferi, e Rusconi ci la- sciò la sua bella memoria intorno allo sviluppo della salamandra, e Zoja non ha mai mancato di fare indagini zootomiche, quand’ erano richieste dagli argomenti di anatomia umana che andava studiando. Scrisse anche sull’appendice della glandola tiroidea nel Cynocephalus babuin. E basta perché qui non si tratta di svolgere una tesi. I ma- teriali per essa sono consegnati nella letteratura scientifica, che tutti possono vedere e tutti dovrebbero profondamente studiare prima di credersi innovatori. In che consiste adunque la nuova scuola? Forse, come si farebbe conghietturare, nel sostituire l’ istologia all’ anatomia? Io non credo a questo sbaglio madornale, perché l’ istologia non è che una parte dell’ anatomia, quella ‘che studia la tessitura degli organi, e da essa inseparabile scientificamente; ma se così fosse, l'anatomia allora sa- rebbe monca, e tutta quella sua parte sì necessaria per la pratica medica, chirurgica, ostetrica, ecc., mancherebbe. L' istologia è un ramo di scienza importante, che, se si vuole, può stare, come tanti 0 181 altri, anche a sé, perchè ha uno scopo e mezzi per raggiungerlo , ed in molti Atenei essa è data come insegnamento a parte. Tuttavia Panizza, per ciò che si sapeva a suoi tempi, parlava pure di es- sutî, e Zoja si teneva al corrente dei progressi dell’ istologia di- rettamente od indirettamente, per compenetrarli nelle sue lezioni. Né si può dire che l’istologia sia arrivata ora a costituire una nuova scuola, perchè anche nella nostra Università prima del 1858-59, si facevano ricerche istologiche, e nel 1860 c’ era già qui un’accolta di microscopisti distinti, quali il Gasparrini per l’ istologia vegetale, il Balsamo-Crivelli ed il Panceri per l’ istologia animale, ed il Prof. Oehl, che può compiacersi ancora di quanto Egli ha fatto per l’isto- logia umana come insegnamento a parte nel nostro Ateneo. Non una nuova scuola, ma la scuola lombarda di istologia, la si deve a Lui, Oehl, reduce dal perfezionamento che a proprie spese aveva fatto al- l’ estero, e allora privato docente, poi Professore straordinario d’Isto- logia. Piuttosto non dimentichiamo che in scienza quando si dice scuola si compenetra in essa il concetto dell’ indirizzo scientifico adottato , il quale é sempre dato da una scienza d’ indole generale, che possa subbordinare a sé scientificamente un’altra. Allora l'istologia non può esser tale, Essa non può dare nessun indirizzo scientifico all’anatomia come ha fatto la fisiologia e come fa ora la morfologia generale de- gli organismi, perché é scienza per sé stessa gia subbordinata alla anatomia. Essa é la continuazione delle ricerche anatomiche mediante il microscopio e la sua tecnica. E così l’ istologia, era pure intesa da Zoja; di ciascun organo infatti Egli parlava della sua tessitura. Ma essa non bastava per un insegnamento di Anatomia umana normale descrittiva, qual’ era quello che doveva dare lo Zoja. Perciò Egli, come tutti gli anatomici, aggiungeva la forma, la grandezza , il colore, le proprietà fisiche degli organi, e riferiva anche sulla loro composizione chimica non solo per compire le particolarità organolo- giche, ma perché era persuaso del valore che ha il substratum ma- teriale dell’ organo per la spiegazione della sua forma. Il posto del- l’organo ed i suoi rapporti cogli organi vicini, di cui pure occupa- vasi lo Zoja, conscio della legge delle connessioni organiche, com- pletavano la conoscenza dei sistemi organici coll’ insieme dei quali s’ aveva quella dell’ intero organismo umano. Convinto pur Egli, che l'anatomia non é la stessa in tutti i pe- riodi dell’ esistenza del corpo umano, che vi hanno differenze ana- tomiche sessuali ed etniche, lo Zoja non trascurava mai l’ anatomia delle età, dei sessi, e delle razze. Medico-chirurgo lo Zoja, Egli sapeva opportunamente indicare le 132 anomalie o le varietà degli organi nei diversi loro sistemi. E così,. senza disconoscere l’ importanza strettamente scientifica dell’ antro- pogenia, altro insegnamento che potrebbe darsi a parte, ma da un naturalista, com’ Egli pur pensava, il corso d’ anatomia dello Zoja era di scienza veramente utile agli inscritti della Facoltà medica e delle Scienze naturali; scienza che completava coll’ anatomia topo- grafica, dapprima data da Lui stesso e poi da’ suoi Assistenti, e che estendeva coll’ antropologia: generale per gli studenti di Filosofia ed applicata alla medicina legale per quelli di legge. A vantaggio degli artisti pavesi tenne loro lezioni di anatomia pittorica. E quanto mai non si sarebbe adoperato. per 1’ istruzione popolare, Lui figlio del popolo e vanto della democrazia ! Zoja ebbe la fortuna di seguire il corso di anatomia comparata dato in questo Ateneo, nel 1861, dal-compianto Paolo Panceri, e pel quale io aveva l’incarico di prestarmi come Assistente. Da esso Egli | apprese le leggi anatomo-fisiologiche dell’organizzazione animale, es- sendo allora l’ anatomia comparata sotto l’ indirizzo fisiologico im- partitole da Cuvier. ni L’ entusiasmo per questa scienza che Panceri ci seppe suscitare, fu grande anche per Zoja. Essa, come insegnamento, qui era morta fin dai tempi dello Jacopi, e Panceri seppe farla rivivere con quella larghezza di mente e profondità di dottrina, unite ad una passione ed abilità per ammaestrare, che erano propriamente sue doti perso- nali. i i Fu allora che la relazione tra Zoja e mé , fatta nel 1859-60, si tradusse in amicizia, non solo per la bontà del suo animo e lealtà del suo carattere, ma per la qualità delle scienze, che, come assi- stenti, avevamo già preso a coltivare, e che per essere così vicine tra loro, univano pure noi due. Nel 1863-64 venivamo incaricati, su proposta dei nostri maestri, che più tardi ci fecero l’ onore d’ essere suoceri, Lui dell’ insegna- mento della sua prediletta anatomia. umana, essendosi ritirato dalla cattedra il Panizza ; io, mio malgrado, dell’ insegnamento della geo- logia e mineralogia, perchè il Governo stabiliva pure nel nostro Ateneo una separazione delle scienze naturali abiologiche, da quelle biologiche. Vi concorsero molto per la mia accettazione, anche le lusinghiere parole di fiducia dell’ illustre Prof. Giovanni Cantoni, a mé caro, quanto stimato filosofo della natura. Un insegnamento universitario, per noi due, giovani, ed io più di Lui, era un grand’impegno, tanto più che avevamo presenti i no- stri proponenti, che ci guardavano, ci curavano, ansiosi del buon esito. Bisognava dunque corrispondere, non toss’ altro, alla loro be- Ra Ri a x IS (00-00 he so Se. Vasi 158 nevolenza. E noi pensammo di metter casa insieme per aver mag- gior tempo di studio e maggior occasione di conferire tra noi scien- tificamente, giacché io, pur insegnando scienze abiologiche, non ab- bandonai mai l’ anatomia comparata. Allora la nostra amicizia si fece più stretta e davvero intima. Passammo due anni circa d'una vita invidiabile, e Zoja intanto e mentre insegnava, si preparava a so- stenere il concorso, con titoli e con esami, per quella cattedra di ‘anatomia di cui teneva l’ incarico, e che già aveva soddisfatto verso il maestro e verso la scuola. Vinse, quantunque nella relazione lo si dicesse non consumato anatomico. E sfido io, per consumarsi negli studi, ci volevano degli anni; quegli anni che alla sua morte eran già vicini alla quarantina, di assiduo lavoro teorico e pratico. Fu proposto dalla Commissione ad ordinario, e venne dal Ministero nominato straordinario, senza sapere il perchè. Ci spiacque a tutti e due, e Zoja imperterrito con- tinuò la via e venne, per titoli scientifici, nominato ordinario il 9 giugno 1870. Benché divisa poi la nostra casa in due famiglie, Zoja ed io ave- vamo però sempre convegno nei nostri Laboratori, e non c’era giorno che io, passando dal suo per salire al mio, non mi fermassi per con- tinuare le nostre conferenze. Cogli studj, coll’obbligo che hanno i Direttori non solo della ma- nutenzione ma anche dell’ ineremento del Museo, i preparati anato- mici dello Zoja, come i miei d’anatomia comparata, andavano au- mentando di numero, e lo spazio a diminuire ed a mancare. Quante domande non si sono mai fatte, quanto battere e ribat- tere per avere locali. Finalmente colla valida ed efficace cooperazione del Rettore Alfonso Corradi, che alcuni, anche ingrati, combattevano, si ottiene il 26 Dicembre 1886, dal Parlamento l'approvazione d’una legge, che stabilisce la compera del palazzo Botta e del suo.adatta- mento per installarvi, secondo i progetti dell’ architetto Mansueti , firmati da Zoja e da mè per i nostri Istituti, l'anatomia umana, l’a- natomia e fisiologia comparate, la medicina legale e l’ igiene. — Al principio del 1894, mentre si credeva di poter entrare nei nuovi lo- cali, siamo fermati sulla via dal Rettore Golgi, per passarci avanti Lui col suo Istituto, insieme a quello di Materia medica, non con- templati da quella legge, sottraendoci locali, ad onta della mia pro- testa stampata il 21 marzo 1395, e calpestando nello stesso tempo i patti che in essa legge c’ erano riguardo all’ avanzo pecuniario sul contratto d’ appalto, che doveva servire per l’ assetto interno degli Istituti, e quindi anche di quello di Zoja e del mio. Tutto ed altri denari ancora furono spesi per diversi Istituti all’ infuori dei nostri. Quanto amaro per Zoja, che amareggiava pur mé. * 134 Intanto i preparati in aggiunta vanno incassati e immagazzinati nostro malincuore, ma ciò per debito di coscienza verso il paese, per- chè i Musei costituiscono un patrimonio dello Stato, e fa veramente pena il vedere la non curanza per esso della Superiorità. Passarono quattro anni ancora arrivando al 1898, prima che Zoja potesse avviare il trasporto del suo Istituto, a cui ci teneva tanto, e che voleva vedere disposto ne’ suoi nuovi locali, secondo il riordino da Lui fatto e gia pubblicato. Non ebbe la completa soddisfazione, perchè una parte del Museo anatomico, è ancora ne’ suoi vecchi locali. Io credo che della morte vicina, Zoja non s’ accorgesse, altrimenti a’ suoi dolori fisici ed a quelli profondamente morali’ dell’ ultimo suo triennio, doveva ag- giungere anche questo. se - Ma questo dolore si riflette in mè, che ho appena incominciato l’ anno scorso il trasporto del mio Istituto, e a ricordarmelo pur sem- pre vuol concorrervi un particolare dell’ antico fabbricato del Botta e che noi avevamo stabilito di mantenere per la comunicazione dei nostri Musei. Quella porta interna per noi due, è là ancora; ma ora é la per farmi dire, andando all’ ex palazzo Botta « per mè si và nell’ eterno dolore ». Nel giugno 1867, venuto qui, l’ amico Achille De Giovanni, as- sistente alla clinica. medica diretta dal prof. Francesco Orsi, e più tardi professore di Patologia generale, si formò allora Ja nostra triade nel Laboratorio di Zoja, e là non passava giorno senza trovarci e sempre per studiare. Conoscitori gia degli scritti imponenti di Carlo Darwin e suoi pre- cursori Lamarck e Geoffroy Saint’ Hilaire, di Gegenbaur, e di varì paleontologi tra cui Pictet, s’ aveva tra mano, oltre lavori di em- briologia, le opere di Heckel, di cui la Morfologia generale degli organismi (Generelle morphologie der Organismen) ho sempre consi- derato come la fondamentale per lo studio della morfologia; poi le Memorie di Lanckester e d’ altri ancora pel nuovo indirizzo scienti- fico delle scienze biologiche in generale ed in particolare dell’ ana- tomia. Non ci mancavano giornali, e nel 1875 avevamo anche gli Annali morfologici (Morphologisches Jahrbuch) di Gegenbaur. E così continuammo finché tutti e tre ci siamo presentati al pub- blico col nostro Bollettino Scientifico, Vl’ aprile 1879. Esso fu sempre il nostro mezzo d’ unione, pur stando De Giovanni ordinario di cli- nica medica all’Università di Padova, insegnando con indirizzo mor- fologico come si rileva tra gli altri suoi scritti, dall'opera: La mor- fologia del corpo umano applicata alla clinica, stampata nel 1891. Questa è veramente una nuova scuola come la era quella del prof. 135 Salvatore Tommasi la cui clinica aveva l’indirizzo fisiologico, mentre ‘in quella di Orsi dominava molto 1° empirismo, ch’ egli stesso diceva di non poter abbandonare a vantaggio della pratica medica. Quanto collaborò lo Zoja per questo nostro Bollettino! Quantunque dispendioso, Gli era caro, come a mè ed a De Giovanni. La sciagura che colpiva Zoja, la sua Signora ed il figlio Luigi, il 26 settembre 1896, quando i loro Raffaello e Alfonso perivano vit- time dell’alpinismo, afflisse pur. mè e De Giovanni non meno di loro e delle nostre famiglie. Ma la fatalità ci ha. voluto ancora tormen- tare tutti un anno dopo, per la morte dell’ unico figlio De Giovanni. Ed ora l’amico Achille è lontano, e l’amico Giovanni, non c'é più e per sempre. ì i La tua mancanza 0 a sentita con profondo dolore da tutti quanti ti conobbero, si presenterà a mé ogni qualvolta, per la con- tinuazione delle mie ricerche dovrò osservare e riosservare quelle particolarità craniali intorno a cui facevamo amichevoli discussioni, lasciandoci, come eravamo assuefatti, col godimento del comune ac- cordo. Egregi giovani, Collo studio e col lavoro indefessi, vogliamo onorare la memoria del Prof. Giovanni Zoja, e questi nostri voleri possano essere di conforto alla sconsolata sua famiglia. Prof. LropoLpo MAGGI. Pavia, 10 Gennaio, 1900. NECROLOGIO Giovanni Zoja, professore di anatomia umana normale descrittiva alla R. Uni- versità di Pavia, nacque il 5 giugno 1832 a Castelbelforte mantovano e morì il 15 notte del dicembre 1899, nell’età di 67 anni. Suo padre Lucidio, modesto possidente, appassionato coltivatore del suo piccolo podere, passava per comodo in famiglia e prestavasi pel bene altrui; ma nel 1840, un incendio, procurato da ignoti malan- drini che invasero la sua casa, distrusse quanti documenti di credito egli teneva, sconcertandolo tanto da produrgli nel 1841 (17 maggio) la morte per apoplessia, lasciando la moglie e tre figli: Natale d’ anni 15, Andrea di 12 e Giovanni di 9. Il maggiore a 19 anni prese le redini della casa e ben comprendendo che Giovanni era fornito di non comune intelligenza, lo prese ad amare come figlio e ad avviarlo negli studî. Giovanni fece le quattro classi di grammatica in paese e poi entrò pra- ticante in una farmacia in Mantova a condizione di lasciargli frequentare tutto il ginnasio, e riconosciuti i suoi progressi potè continuare ancora in Mantova gli studî 136 liceali, superando in fine assai bene gli esami molto rigorosi di maturità. Ebbe a professore di italiano e latino Salvoni. In seguito i fratelli tutti insieme cercarono di comperare la farmacia di Castelbelforte, ma essendo passata ad altri, Giovanni decise di dedicarsi agli studî medici e nel 1854 sì recò all’ ia di Pavia, ove trovavasi già da quattro anni il fratello maggiore inscritto alla medicina e chirurgia. Passarono un anno insieme e ai 29 marzo del 1855, Natale vi si lau- reava, e benché partito dopo da Pavia, volle tuttavia essere ancora d’ajuto al suo fratello minore. Intanto lo raccomandava a Panizza, e questa raccomandazione gli fu possibile, perchè Panizza nel 1854 voleva Natale per suo assistente, ma non potè essere nominato, non essendo ancora laureato, mentre aveva terminati tutti gli studî e gli esami speciali, né gli fu permesso dal Ministero di Pubblica Istruzione di dare subito, come aveva domandato, gli esami di rigore, per passare poi alla laurea. Giovanni Zoja mentre continuava i suoi studj universitari.in Pavia, seguiva durante le vacanze il Dott. Natale nelle sue peregrinazioni di medico condotto, e arrivato al compimento dei suoi anni di studio, otteneva brillantemente il diploma di medico-chirurgo nel marzo 1359. Nell’ aprile dello stesso anno, seguendo il sentimento di patriota che signoreg- . giava il suo animo, Giovanni parti col Dott. Rumi, a piedi, valicando monti, cal- ‘cando nevi, arrivando a Masadino; là sicuri/si diressero per Torino, ove Zoja cercò di arruolarsi trai garibaldini, ma venne riformato per gracilità. Allora si rivolse al Ministero della guerra per entrare nella milizia come medico, ma per essere ac- cettato doveva presentare un diploma dello Stato piemontese, ed Egli, avuto dal fra- tello Natale il necessario, si laureò di nuovo a Genova. In seguito: veniva nomi- nato medico militare ed addetto agli ospedali di Asti. Il Prof. Bartolomeo Panizza, che aveva conosciuto in Giovanni Zoja la stoffa di anatomico, ricordandosi del suo distinto scolaro e avutane di gran cuore l° ade- sione, lo propose suo assistente, e nel novembre del 1859 entrò in funzione, facendo contento Panizza d’ averlo vicino. Ritiratosi Panizza dall’insegnamento, ne veniva incaricato Giovanni Zeja nel febbraio 1864, nominato poi straordinario dietro concorso per titoli e per esame sostenuto nel settembre 1865, ed infine ordinario nel 9 giugno 1870. Il-17 novembre dello stesso anno, ebbe invito di trasferirsi all’ Università di Roma per la cattedra di anatomia umana, ma rispose rinunziando, certamente con dispiacere, come scrisse, allesandone i motivi, il principale dei quali era il compimento del lavoro di riordino del Gabinetto anatomico, a.cui dedicò le sue maggiori premure.. Giovanni Zoja ebbe parecchi e bravi Assistenti, come Lui stesso li chiama, e tra questi il Dott. Lorenzo Tenchini da Brescia, che attualmente è Professore di anatomia umana all’ Università di Parma, il Dott. C. Staurenghi libero docente di Anatomia topografica, Zambianchi, Soffiantini, ecc. Nel suo Laboratorio lavorarono diversi studiosi, ed agli studenti, che entusiasmava col sapere e colla calda parola fu sempre largo d’ajuti. .I suoi insegnamenti di Anatomia umana normale de- scrittiva, di Anatomia topografica e pittorica e di antropologia generale ed ap- plicata alla medicina legale, furono molto proficui a’ suoi scolari per la chiarezza e l’ ordine di esposizione scientifica, accompagnate sempre dalla dimostrazione dei fatti anatomici a cui accennava. Non solo era abile preparatore delle parti del corpo umano molte delle quali ed importanti Egli aggiunse al suo Museo, ma anche era felice montatore dei pezzi preparati. Studioso diligente, osservatore acuto, ricercatore coscienzioso, lavorò indefessa- mente per la scienza che con tanta passione coltivava, conducendo le sue ricerche, 137 come ben disse Romiti, (1) l'illustre anatomico di Pisa, con rigore e con somma esattezza, pubblicando i seguenti lavori (2), nel 1851 Ricerche e considerazioni sull’apofisi mastoidea e sue cellule. Annali univ. di Medicina. 1865 Sulle borse sierose e propriamente delle vescicolari degli arti umani. Milano. 1867 Sull’articolazione peroneo tibiale superiore. Giornale di anat e fisiol. pa- tologica. i 1357-5S Esperienze sulla possibilità di deglutire ed evacuare aghi e spilli. Gazz. med. it. Lombarda. — Sulla febbre del fieno (col Prof. A. De-Giovanni). Milano. 1869 Rivista della monografia dell’ arteria vertebrale del dottor A. Barbieri. Annali univ. di Medicina. 1 1870 Contribuzione all’anatomia del meato medio delle fosse nasali. Rend Ist. Lombardo. — Una varietà del muscolo anomalo dello sterno. Pavia, Bizzoni e Rend. Ist. Lombardo. 1 1871 Anomalie delle Arterie, con tre prospetti. Dizionario delle Scienze mediche di P. MANTEGAZZA, A. CorraDIi, G. BizzozÒro. Milano. 1872 Sulla coimcidenza di una anomalia arteriosa con una nervosa. Rend. Ist. Lombardo. 1374 Di un teschio Boliviano microcefalo. Memorie Istit. Lombardo e Arch. it. per l’ Antropol. e Etnol. — Sul gabinetto di anatomia normale della Università di Pavia. Rend. Ist. Lomb. ‘e Annali Universali di Medicina, 1875. 1375 Cenno sulla vita di Gaspare Aselli. Pavia, Bizzoni. — Risultati di esperienze sullo sviluppo e sulla resistenza dei bacterj e vibrioni in presenza di alcune sostanze medicinali (col prof. De-Giovanni). Rendiconto Istit. Lombardo. 1878 La testa di Scarpa. Arch. it. per VAntropol. e Etnol. 1879 Cenni sulla testa di Bartolomeo Panizza. Bollettino Scientifico. — Ricerche anatomiche sull’ appendice tiroidea. Mem. Accademia Lincei. —- Prelezione al corso libero di antropologia applicata alla medicina legale. / 0l- lettino Scientifico. 1880 L° appendice della ghiandola tiroidea nel Cynocephalus babouin. Bollettino Scientifico. — Sui rapporti fra il cranio e 1° atlante nell’ uomo e in alcuni animali. Bollet- tino Scientifico. — Cenno sul Corso libero di antropologia applicata alla medicina legale nel 1879-80. Bollettino Scientifico. -— L’appendice della ghiandola tiroidea £ollettino Scientifico. 1881 Proposta di una classificazione delle stature del corpo umano. Rend. Istituto Lombardo — Sulle attuali condizioni dell’ istituto di anatomia umana di Pavia. Lettera al ministro della P. I. Bollettino Scientifico. . (1) G. Romiti. — Giovanni Zoja (Necrologio) in. Monitore Zoologico italiano. ue cal prof. G. Chiarugi ed È. Ficalbi, X anno, N. 12, bic. 1899. Firenze — pag. 296. (2) Un elenco, da Lui fatto si trova nella sua Opera: / Gabinetto di Anatomia Umana della R. Università di Pavia. Pavia, 1889. Tip. Succ. Bizzoni. 138 1881 1888 Studî sulle varietà dell’ atlante. Bollettino Scientifico. Intorno all’ atlante. Studi antropozootomici. Memoria Istituto ani Alcune varietà dei denti umani. Bollettino Scientifico. Cenno sul corso libero di antropologia applicata alla medicina legale. Bollet- tino Scientifico. Sulla permanenza della ghiandola timo nei fanciulli e negli adolescenti. Ax- nali univ. di medicina e Bollettino Scientifico. Del teschio di Pasquale Massacra. Memorie. Istituto Lombardo e Archivio ital. per le malattie nervose. 5 Rare varietà dei dotti pancreatici. Rendiconto Istituto Lombardo. Sul teschio di Antonio Bordoni, matematico pavese. Memorie Istituto Lom- bardo e Archivio italiano per le malattie nervose. 3 Di una cisti spermatica simulante un testicolo sopranumerario. Bollettino Scientifico. 4 Sopra un solco men noto dell’ osso frontale (solco soprafrontale). Memorie Istituto Lombardo. Di un solco men noto dell’ osso frontale (28 nota). Bollettino Scientifico. 5 Sulla permanenza della ghiandola timo nei fanciulli e negli adolescenti (2? nota). Rendiconto Istituto Lombardo e Bollettino Scientifico. Di una apertura insolita del setto nasale cartilagineo. Bollettino Scientifico. Sopra il foro ottico doppio. Rendiconto Istituto Lombardo e Follettino Scien- tifico. Un centenario memorabile per la scuola anatomica di Pavia. Bollettino Scien- tifico. \ Altri casi di foro ottico doppio. Bollettino Scientifico Un caso di dolicotrichia straordinario. Bollettino Scientifico. Note antropometriche: Statura e tesa. Bollettino Scientifico. Misure della forza muscolare dell’ uomo. Archivio per l’Antropologia e la Etnologia.. 7 ; Sopra un solco temporo-parietale esterno. Bollettino Scientifico. Su di una varietà della sutura temporo parietale simulante una frattura £ol- lettino Scientifico. Una questione di priorità circa la Bulla ethmoidalis del Zuckerkandl. Rendi conti Istituto Lombardo e Archivio italiano de biologia. Sopra un caso di polianchilopodia in .esadattilo. Rendiconto Istituto Lom- bardo e Bollettino Scientifico. Statistica dei preparati anatomici esistenti nei vari istituti della Università di Pavia. Bollettino Scientifico. Sopra alcuni crani antichi rinvenuti negli scavi del palazzo Botta. Bollettino Società Medica di Pavia. : Intorno al mucrone dell’ angolo della mandibola del Sandifort (Apofisi lemu- crinica dell’Albrecht). Rendiconto Istituto Lombardo e Bollettino Scien- tifico. 1889 Sopra una notevole fossetta anomala dell’ ano (fossetta torculare). Rex- diconto Istituto Lombardo e Bollettino Scientifico. Sezione mediana verticale anteroposteriore del tronco di una donna gravida al sesto mese, praticata previo congelamento. Rendiconto Istituto Lombardo. 1890 Nota storica su G. P. Frank. Rendiconto Istituto Lombardo. 1891 Su di una esumazione fatta sette anni dopo la morte per supposta frattura del cranio (coi dottor Dall’Acqua). Rivista Sperimentale di Freniatria e Medicina Legale. A 4 $ a 139 1892 Sopra alcune suture craniofacciali. Ia sutura temporozigomatica. Bollettino Scientifico e Rendiconti Istituto Lombardo. 1893 Alfonso Corradi. Cenno necrologico. Bollettino Scientifico. —. Intorno a uno scheletro antico della Lapponia Aendiconto Istituto Lombardo e Bollettino Scientifico. È 1894 Sopra quattro crani e cervelli di persone nonagenarie e centenarie. Rendi- conto Istituto Lombardo e Bollettino Scientifico. — Sopra due creste endofrontali laterali e endopteriche del cranio di un assas- È sino, Hendiconto Istituto Lombardo. a — Giuseppe Hyrtl. Cenno necrologico. Bollettino Scientifico. -1895 Sopra due crani Somali. Rendiconti Istituto Lombardo e Bollettino Scien- tifico. — Intorno alle ossa di G. Galeazzo Visconti. Rendiconti Istituto Lombardo e Bollettino Ncientifico. 1896 Osso bregmatico. Bollettino Scientifico. — Ossa pteriche. Rendiconti Istituto Lombardo e Bollettino Scientifico. + — Sopra alcuni crani esotici esistenti nel museo di anatomia umana dell’ uni- EI versità di Pavia. Bollettino Scientifico. -- Andrea Verga. Cenno necrologico. Bollettino Scientifico. 1397 Sopra l’ asimmetria della mandibola. Archivio it. per l’Antropologia e VEt- nologia. > — Singolarità del cranio di una donna di 94 anni. Bollettino Società Medica di Pavia. — Sopra una notevole cresta della diafisi del femore, ‘Rendiconti Istituto Lom- bardo. 1869-86. Riviste.di anatomia normale, anomala e topografica e di antropologia. An- nali universali di Medicina. Milano. 1871-75 Varì articoli di anatomia descrittiva e topografica, normale e anomala. (Lettere : A, B, C). Dizionario delle scienze mediche di P. MANTEGAZZA, a A. CorraDI, G. BrzzozEro. Milano. 1898, A_ proposito delle ossa di G. Galeazzo Visconti. Bollettino Scientifico. — Su la salma d’ Isabella Valois. Rendiconti Istituto Lombardo. 1873-95 Il gabinetto di anatomia umana della R. Università di Pavia in 10 fasci- coli. (Cenni storici, osteologia, angiologia, nevrologia, splanenologia, estesio- logia, embriologia e anatomia generale, anatomia topografica, ragguaglio dei cataloghi e indice; osteologia 1° supplemento). — Pavia, Bizzoni. Pubblicò con i professori A. De-Giovanni di Padova e L. Maggi di Pavia dal 1879 il Bollettino Scientifico. — Pavia, Bizzoni. 1 Nel dedicare i suoi lavori alla amatissima sua consorte Adriana, e a' suoi cari figli Luigi, Raffaello ed Alfonso, Giovanni Zoja palesa quanta affezione ed ammi- razione aveva per la sua famiglia; e noi sappiamo quanto ne era corrisposto. E mentre Egli viveva d’ una vita così patriarcale , rammentava sempre, con animo grato, suo fratello Natale; anche dalle Terme Magnaghi di Salsomaggiore gli seri- *veva nel 17 maggio dell’anno scorso, ricordandogli con benevolenza il tempo in cui gli faceva da padre. i Mai una sciagura come quella del 26 settembre 1896, doveva sì violentemente colpirlo unitamente alla sua famiglia. Da quell’ epoca al dolore morale s’ aggiun- sero i mali fisici, che lo condussero a morte. Cortese con tutti, godette la simpatia generale; di carattere integerrimo ed onesto, imparziale, libero pensatore, democratico, ebbe chiamate a diversi uffici in Pan JE Li ringraziano i Signori RE da loro avuto, ed i Signori Direttori d Ù a concedettero finora il cambio. cl Bollettin . è — Reato Gerenti I REDATTORI. ) Gi È bromo-jodurato-iti i oa L'idea di va ’ uso interno di quest’ acqua si deve al AcHILLE De Giovanni. Da una serie di espe- due anni Se Medica: della R. Uni- 02 messe ai 2( cliniche e la ui delle sue previsioni È PSE curativo a qua di Montirone. dI SAM Indicazioni. — Quest; 308 ‘ nella Gotta — Renella =- nell’Artritismo — nei catarri eronici dello, A stomaco, dell’ intestino È delle vie urinarie — nell’ Obesità — Ma- clattie del fegato — Glicosuria, - — Linfatismo addominale e generale 3 nelle nfammazio a lenta risoluzione | = nella scrofola CSR ne | Gozzo strumoso. i A | Usi. -— Si prende no temperatura da 23° a 30° C. facendola a giaro a bagno-maria, se la si beve fuori dello stabilimento. ..—_°‘’Deye consumarsi a digiuno nel più breve tempo possibile secondo i i sil se v’ è stitichezza; oppure a ISO nel giorno, lontano dai pasti, in tutti gli altri casi. : = Dose. — Da uno @ due litri al giorno. | Acquisto. — La si acquista in ‘casse, cadauna da N. 24 bottiglie di litro, dirigendosi direttamente all’ Amministrazione delle Terme di Abano (Sab Orologio). “Prezzo L. 16. 50 la cassa di 25 bottiglie da litro > I ARBBR "franca Stazione Abano. % ee ACER ALE! A sno (L È ‘190 50). e riceve di ritorno le bottiglie al prezzo di costo x 3. 6gnI 25 bottiglie) rese ‘franche Stazione ‘Abario. i i CASA DI CURA ar dall’ Tilustee Prof. Comm 4° iz ior inni | PER VALATTIE INTERNE E SPECIALMENTE LE NERVOSE CURA PREVENTIVA DELLE MALATTIE COSPIOZIONILI (sono escluse le malattie infettive e contagiose) IDROTERAPIA: Bagni semplici e medicati — Doccie alternate — Semicupi ad acqua corrente, ecc. _ | ELETTROTERAPIA: Compresi l’applicazione della Elettricità sta- tica e del Bagno elettrico. AEROTERAPIA — MASSAGGIO — GINNASTICA MEDICA, (apparecchio De-Giovanni). CURA LATTEA: La somministrazione del latte, secondo le più re- centi prescrizioni dell’ Igiene. Intervento di Specialisti secondo Je esigenze della diagnosi e della cura I signori Professori e Medici della Città possono introdurre nella Casa ammalati propri e dirigerne la cura. r ° NATURALIEN-COMPTOIR D. L ? Eg el S Vien. 1. Maximilianstrasse 11. 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Me e A x ta e - n # è È ri s li lt ATA, È) meg nr _ O e n ne de Me - Ia nd IALIA III Ra RR N ti NE el II Spi è Va; x prot A, ERI » 1 n . 0, n SETE n E va RO a ra San IRR O de e ie le daò e 1 e ARTI AR A n O Ig e e i pui i LE III O LI i VA aa na sci mld de I ep e 0 pi ie 3 di pi dei | ir III IE VI a e a IMM E IO) i» nta e a nad CRA INI wa Feo pi e ai II) i ag a 3 ile te a A a Pa se rel) - AA pa to on ci Vga DIE GI) 0g do * I i a: E Da n RI RICARICA Pn pera pe SII na a! nn ER AIA NI Ci È ua fi e 9 Pr e sed è Ca Fa ear LEN LORO astrale "ner IRE ta hd alia i 6 n ee een i e A a Pr Ro, Re RR e Ja i. | nio tn i i (Sa 2g e mu Ci ita aa (o id x w » RI CLI anta e n apra Salate ; ù 90 a © ng Li at RA TA AA ea o A ELI TELI TRAI ) tue, RIE i . CALICE RIC I A, i Ma». 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