CTC € dic « "è c Li ct n ; Cc I " e Tee. © © S SG - iS “= ea < e" BTESNLÎI ; - = - —S ca Cc C «eil SG CT TC EST i <è CIC. GC CCG (CA SC = - CSS. prc — - - n tte, —z — en: = " - a ig = a = re SE CL LEE TGO_ CTC NT (GC CRU LS =" act< at Cc SS -— + C&: «L CO «I Librarp of the Masenm OF COMPARATIVE ZOOLOGY,|. | AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, Founded bp pribate subscription, in 1861. No. 7S49 Uol 5, (909- fre 14, 1898 BULLETTINO DELLA SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA | V 5 i a I ni J Pe, Ù D 1 = n È \ OA Dr i ») PE: i ti 1 . = AWALIATI AGI È BULLETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA ” VOLUME X. 1S8954 LI iii, INDICI LIRE giunte e correzioni al catalogo dei molluschi plioce- - nici deì dintorni di Siena pubblicato da De Stefani e i ie N LL # O i “E gorio Antonio — Intorno ad alcuni nomi di conchiglie — linneane SES RT IRR ci I o SO BOLO, Se | Intorno al Triton tritonis L. sp. . «35 Studi su talune conchiglie mediterra- ce viventi e fossili con una rivista del gen. Vu/lsella . « 36 « 289 x 3 x : 5 5 È 7 3 « 291 ATI ig PT Tri p pe di DIVA AVE < Ti Ios E OD NOTE DI MALACOLOGIA PLIOCENICA DANTE PANTANELLI 1, AGGIUNTE E CORREZIONI AL CATALOGO DEI MOLLUSCHI PLIOCENICI DEI DINTORNI DI SIENA PUBBLICATO DA DE STEFANI E PANTANELLI nel Bullettino della Società Malacologica Italiana, Vol. IV, 1873-1880 Quando nel 1880 terminai in unione a Carlo De Stefani il catalogo ragionato delle specie plioceniche da noi rac- colte nei dintorni di Siena, non cessai per questo di stu- diare e raccogliere in quei giacimenti tanto ricchi di avanzi fossili; e il numero delle specie venne aumentando non tanto per avere allargato il campo delle ricerche, quanto per le ripetute escursioni nelle diverse località accennate in quel primo lavoro. Oggi che doveri d’ ufficio mi hanno allontanato da Siena, mi decido a pubblicare un'aggiunta a quel primo catalogo, credendo ormai difficile che per me possa aumentare sen- sibilmente il numero delle specie di quegli strati, dolente solo di non avere in quest’'appendice l’egregio e dotto mio amico, a compagno carissimo di lavoro, come lo ebbi nella prima pubblicazione. A cinque anni di distanza non trovo di notevole da cam- biare in quelle poche parole che si riferivano alla geologia dei dintorni di Siena, e a quelle rimando il lettore circa la Lie successione dei diversi strati; l’unica correzione da farsi al Quadro degli strati pliocenici senesi pag. 10-11 è al nu- mero 18 della zona litorale, cioè, di trasportare gli strati del Castagno e di Opini allo stesso livello di quelli ormai classici della Stazione al numero 11. Riporterò poi per intero l'elenco delle specie senza in- dicazioni di località e sinonimia onde le aggiunte sieno col- locate naturalmente al loro posto, tanto più che questo ri- sparmiandomi un continuo richiamo al primitivo catalogo, non allungherà di gran fatto l’intero lavoro: indicherò poi le località col semplice nome notando se gli strati relativi appartengono alla zona litorale marina o salmastra, alla zona intermedia o alla zona coralligena; così se vorrà, il lettore potrà facilmente riportarle nella loro posizione ri- spetto al quadro citato ed io risparmierò una serie di segni convenzionali che in queste note potrebbero essere più sco- modi che utili. Le specie numerate e in carattere forzato sono nuove per il senese; quelle indicate in corsivo sono correzioni di specie già notate nel vecchio catalogo. Anomia costata Horn. A. ephippium Lin. 1. Anomia striata Broc. Monsindoli zona coralligena, rara. Gryphaea cochlear mut. navicularis (Broc.) Ostrea la- mellosa Broc. 0. pusilla Broc. 2. Ostrea Companyoi Font. (') Per quanto sia difficile la distinzione specifica in questo genere, io accetto questa spe- cie di Fontannes particolarmente per il carattere della valva superiore che, ordinariamente liscia, è in questi individui # (') 1883. Fontannes. Moll. foss. de la vallée du Rhòne et du Roussil. pag. 226, PI. XVII, fig. 1-6. ve 47 pl sempre scabra e rozzamente costulata, per modo che solo dalla posizione della impressione muscolare e dalla area cardinale può riconoscersi la valva superiore dalla inferiore. Poggiarone, Colle a vento; zona intermedia. Spondylus crassicosta Lam. Janira massima (Lin.) Amussium cristatum (Bronn) A. duodecimlamellatum (Bronn). » Pseudamussium De Filippi (Stop.) = P. comitatus Font. Avendomi comunicato il Sie. Taramelli una ricca serie del P. De Filippi Stop. della Folla d’Induno (Varese) mi sono persuaso dell’ identità delle due specie; non starò a ri- peterne la descrizione essendo questa fornita assai bene tanto dal Fontannes quanto dallo Stoppani e Spreafico: la sinoni- mia di questa specie sarebbe la La 1858 PecTEN DE-FILIPPI Stoppani. Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia, Milano, pag. 396. 1876 « COMITA TUS Fontannes. Les terr. tert. $ du Haut Comtat Venais- sin, pag. 71 e 94. 1877 « FUCHSI De Stefani. Descrizione degli strati plioc. dei dintorni di Siena, p. 41. 1878 « COMITATUS Fontannes. Le bassin de Visan, pag. 61, pl. IV, fi. bi 1878 « DENUDATUS VAR. Capellini. Il calcaredi Lei- | tha nei monti di Livor- no ecc., pag. 15. 1878 « COMITATUS Fontannes. La faune mal. de Hauterives et de Ter- sanne, pag. 20. a 1880 PseuDAMUSSIUM DENUDATUM De Stefani e Pantanelli (Reuss). Moll. pliocenici dei dintorni di Siena, pag. 28. 1880 « comitaTUs De Stefani e Pantanelli (Fontannes). Moll. plioc. dint. di Siena, pag. 178 ellsz: 1880 PecTtEN DE-FILIPPI Spreafico (Stoppani). In Taramelli. Il Canton Ti- cino e paesi finitimi, pag. 209-210. 1880 « COMITATUS Fontannes. Le bassin de Crest, pag. 126. 1880 « « Capellini (Fontannes). Gli strati a congerie della provincia di Pisa, p. 21. 1882 PLEURONECTIA « Fontannes. Les Inver. du bas. tert. du Sud-Est de la France II, pag. 200, Ple XI: P. simile (Lask.) P. hyalinus (Poli) = P. Testae (Biv.) Pecten flabelliformis (Broc.) Pyxis excisus (Bronn.) = P. pixidatus (Broc.) 3. Pecten Bosniackii De Stef. e Pant. Conoscendo un solo esemplare di questa forma, fu considerato come una varietà del P. flabelliformis: esso è però assai esteso; oltre all’averne ritrovato altri esemplari in Toscana, ne conosco pure alcuni degli strati pliocenici dell’ Apennino settentrionale: per que- sta ragione la reputo oggi una forma sufficientemente di- stinta. Angiolino: zona litorale. Pecten scabrellus Lam. P. opercularis (Lin.) P. va- rius (Lin) D: mullistriatus. (Poli) =P° pusiol(iS) Ma, Ri - pera Angelonii Menegh. P. latissimus (Broc.), P. flexnosus (Pol.). P. pes-felix (Lin.) Hinnites Ercolanianus Coce. H. crispus (Broc.) H. pusio (Sow.) Limea strigilata Broc. Lima Targioni De Stef. e Pant. Perna Soldanii Desh. Meleagrina phalaenacea Lek. Pinna Brocchii D'Orb. Pinna tetragona Broc. Mytilus Haidingeri Horn. Modiola barbata (Lin.) Li- thodomus striatus Menegh. Gregariella sulcata (Ris.) = Modiolaria Petagnae Scae. M. subelavata Lib. Dreissena sanensis May. Arca Noae (Lin.) A. tetragona Pol. Barbatia barba- ta (Lin.) . B. lactea (Lin.) = B. Mortilleti De Stef. e Pant.: quest'ultima specie fu creata sopra pochi individui, oggi ritengo che sieno forme anomale della B. lactea da non conservarsi neppure come varietà. B. rifodioloides (Cant.) B. peregrina Lib. A ragione il Sig. Fontannes diligente e coscienzioso illustratore dei molluschi pliocenici della valle del Rodano, avvicina questa specie alla B. acanthis di que- st ultima località; con molta probabilità la B. peregrina che differisce specialmente dalla B. acanthis per la minore lun- ghezza, per il cardine più breve e le granulazioni più gros- solane, è la forma meridionale di questa, ambedue derivando dalla B. clathrata Defr.; avendo avuto alcuni esemplari di Barbazie dall’egregio Parona, provenienti da lembi plioce- nici lombardi, vi ho facilmente riconosciuto la specie di Fon- tannes che è sostituita dalla B. peregrina nell’ Apennino set- tentrionale; la B. peregrina come la B. Acanthis e la pros- sima vivente B. scabra (Poli), ha vissuto dove abbondano i coralli, e nei banchi di ghiaie profonde: è comune di tro- varia dei fori delle Clavagelle e delle Jonannetie. Anomalocardia diluvii (Lam.) A. cucultiformis (Eichw.) = A. turonica (non Dujar.) De Stef. e Pant. Essendomiì pro- curato degli esemplari tipici dell’ A. turonica di Pont-Levoy e del Delfinato ho potuto meglio riconoscere le differenze con la specie in discorso. Essa invece deve essere assegnata i AO i i alla A. cuculliformis Eichw. corrispondendo perfettamente agli esemplari di questa specie provenienti dal pliocene Asti- giano; veramente molti autori hanno considerato questa forma come una varietà obliquata della A. diluvii; io credo però che debba distinguersi come specie non solo per le considerazioni già addotte da Mayer (‘) ma anche per il suo ordinario giacimento; mentre lA. diluvii è una specie di mare profondo, la presente ha convissuto con specie litorali non solo, ma anche si trova riunita con una fauna di acque salmastre. Anomalocardia pectinata (Broc.). Soldania mytiloides (Broc.) Pectunculus pilosus mut. insubricus (Broc.) P. bi- maculatus (Poli) Limopsis aurita (Broc.) L. anomala Eichw. Nucula sulcata Bronn. N. nucleus (Lin) N. trigona Seg. N. placentina Lam. Neilo Isseli Bell. Yoldia nitida (Broc.) Y. Philippi Bell. Leda concava Bronn.. L. pella Lin.' L. commutata mut. consanguinea Bello GWElornest Bell: Mytilicardia calyculata mut. elongata (Bronn.) Gardita revoluta Seg. ©. intermedia (Brocc.) C. rudiste Lam. Woodia digitaria (Lin.) Scintilla bipartita De Stef. e Pant. Tellimya laevis (Phil) T. bidentata (Mtg.) Kellia pe- regrina De Stef. e Pant. K. suborbicularis (Mtg.) Mysia rotundata (Mtg.) Ungulina unguiformis Bast. Loripes Savii De Stef. Lucina borealis Lin. L. orbi- cularis Desh. . L. Meneghinii De Stef. e Pant. 4, Lucina spinifera (Mte.) Coroncina; zona coralligena. Yagonia reticulata (Poli). Chama sinistrorsa (Brug.) C. griphoides Lin. Pecchiolia argentea (Mar.) (') Catal. system, des foss, tert, III, Cah. pag. 75, asso. MI sia Laevicardium fragile (Broc.). L. cyprium (Broc.) Car- dium edule Lin. ©. aculeatum Lin. ©. bians Broc. ©. echinatum Lin. C. papillosum Poli Isocardia cor (Lin.) Meiocardia Deshayesi Bell. Cypricardia lithophagella Lam. Circe minima (Mtg.) Artemis exoleta (Lin.) Cythe- rea rudis Poli ©. chione (Lin.) C. pedemontana Agas. C. subericinoides ©. multilamella Lam. Venus islandi- coides Lam. V. cigas Lam. V. fasciata Don. V. Ami- dei Menegh. V. gallina Lin. V. plicata Gml. V. libel- lus Pons. Rayn. v. d. Ecke V. clathrata Duj. Venus excentrica Agas. V. ovata Penn. Tapes Baldassarrii De Stef.‘e.Pant. T. laeta (Poli) T. Basteroti May. Venerupis irus (Lin.) V. pernarum (Broc.) Petricola lithophaga Retz. Donax semistriata Poli Capsa tradifis (Lin.) Arco- pagia ventricosa M. de Ser. Tellina nitida Poli T. lacunosa Chem.. T. pulchella Lam. T. planata Lin. T. compressa Broc. Psammobia Planci De Stef. e Pant. P. ferroénsis (Chem.). P. Labor- dei Bast. Syndosmia angulosa (Ren.) S. alba Wood. Mesodesma trigona Coce. Ervilia italica De Stef. E. minutissima De Stef. Solen vagina Lin. 5. Pholadomia arcuata (Lam.) (') Riferisco questa specie alla P. arcuata Lam. = P. nuda Agas. per la deficienza dei tubercoli nel settore centrale della conchiglia, per le strie longitudinali estese egualmente a tutta la superficie e per il bordo cardinale. Collemalamerenda; zona degli abissi. Panopaea glycimeris Mén. Saxicava arcetica (Lin.) Thracia elongata Phil. Pandora inaequivalvis (Lin.) (') 1842. Agassiz. Etudes critiques sur les mol. fossiles. P. nude 2 pag. 64, Tav. 2* fig. 9.11, SI Mactra subtruncata Da Costa M. donaciformis De Stef. Eastonia rugosa (Chem.). Lutraria elliptica Lam. Eucharis cypricardina De Stef. e Pant. Corbula De- shayesi Sism. ©. gibba Oliv. ©. revoluta (Broc.) Sphe- nia lamellosa De Stef. e Pant. Clavagella Brocchi Lam. C. bacillum (Broc.) Gastrochoena intermedia Hor. G. dubia Pen. 6. Pholadidea Brocchii sp. n. Testa transversa valde inae- quilateralis, postice truncata, antice sinuosa, hiantissima, tenuis, fragilis, valvae converae, ruga superficialis bipar- titae; pars antica triangularis minute scrobiculata, in po- stice tenuissime et irregulariter striis incrementi instructa; margo cardinalis antice rectus, postice callosus; ossiculum parvum recurvum; impressio muscularis antica, magna, ovata, marginalis. PIL torCa RR Largh. 9 m. Gross. 10 m. Ghiaie del Bozzone; strati inferiori; zona litorale. Questa specie che raccolsi in gran copia unitamente alla Tapes Basteroti May. nel banco di ghiaie del Bozzone che separa gli strati marini dagli strati salmastri a Mactra do- naciformis De Stef., Peringia pseudostagnalis De Stef. ecc. corrisponde in parte alla descrizione che Brocchi da della Pholas pusilla; solo che nei molti esemplari non ho mai trovato traccia della espansione calcarea che continuando la conchiglia, copre la parte anteriore della medesima; per ciò essa rimane largamente aperta e il margine lungo que- st apertura è finamente denticulato e leogermente riflesso. Oltre che per i caratteri generici differisce dalla Pholas. (Jonannetia) rugosa Broc. per le costicine che attraversano la parte anteriore della conchiglia, e per l’ assenza della carena nella parte posteriore; differisce dalla P. Hederti Font. per le dimensioni, per le costicine della parte ante- riore, per le lamelle più sottili e più ravvicinate nella po- — 13 — steriore, per lo scudetto cardinale più breve e per il solco mediano superficiale nella P. Brocchii, profondo nella P. Heberti; differisce poi da ambedue queste forme per l’ assenza assoluta della depressione che precede il margine cardinale, nella sua parte posteriore. Jouannetia rugosa (Broc.) J. semicaundata Desm. Te- redo norvegica Speng. Creseis spinifera Rang. Cleodora pyramidata (Lin.) Diacria trispinosa Lesueur. Siphonodentalium triquetrum (Broc.) Cadulus gadus (Montf.) Entalis dispar May. E. tetragonus (Broc.) Den- talium dentalis Lin. D. fossile Gml. D. aprinum Gm]. D. elephantinum Lin. Ho tolto dal catalogo le due Ditrupa (non Dentalium) bulbosa ed incurva. Scaphander lignarius (Lin) Sabatia utriculoides De Stef. e Pant. Atys Silvestrii De Stef. e Pant. A. utri- culus (Broc.) A. cannabis De Stef. e Pant. Haminea Weinkauffi May. H. miliaris (Broc.), Volvula acuminata (Brug.) Cylichna convoluta (Broc.) ©. truncata Mtg. Ringicula. Per le specie di questo genere mi riferisco in tutto alla monografia sulle Ringicule italiane di G. Se- guenza (R. Accad. dei Lincei, Anno CCLXXVIII, 1880-81) alla quale rimando ben volentieri il lettore avendo il suo chiarissimo autore avuto tra mano quasi tutte le forme da ‘(me raccolte nel senese. Ringicula buccinea (Broc.): oltre alla forma tipica esi- stono le varietà; quadriplicata Mort. (Mon. du gen. Ring. pag. 56, Tav. VIII, fig. 1); simplex Seg. (Seguenza loc. cit. pag. 23); intermedia Fores; elegans Pecch. (Seguenza loc. cit. pag. 24) Ringicula Brocchi Seg. (Seguenza loc. cit. pag. 55) c la varietà intermedia Seg. 7. Ringicula auriculata (Mén.) (') (Seguenza loc. cit. pag. ‘(') ISIl, Ménard. Ann. du Mus. Vol. XVII, pag. 381. SO 31) Ghiaie del Riluogo: unitamente alla fauna tipica si trova la var. incrassata Seg. (') (Seguenza loc. cit. pag. 32). 8. Ringicula Gaudryana Mort. (°) (Seguenza loc. cit. pag. 33) strati coralligeni di Larniano. Bullina spirata (Broc.) Acteon tornatilis (Lin.) Fissurella neglecta Desh. = Fissurella costaria Bast. Margarita peregrina Lib. Zizyphinus simulans De Stef. e Pant. Z. Lawleyi De Stef. e Pant. Z.granulatus (Born.) Z. miliaris (Broc.) Clanculus corallinus (Gml.) Gibbula leucophaea (Phil) G. Adriatica (Phil) e Var. Seguenzai De Stef. e Pant. G. patula (Broc.) G. gutiadauri (Phil.) G. magus (Lin.) Turbo rugosus Lin. T. fimbriatus Bronn. Tricholia (Phasianella) pulla (Lin.) T. speciosa V. Mill. Adeorbis pecchiolianus De Stef. A. Woodi Horn. Neri- tina sena Cant. N. Mayeri Semp. Nerita emiliana May. Torinia fallaciosa Tib. T. Theresae Semp. Solarium simplex Bronn. S. pseudoperspectivum (Broc.) S. Emi- liae Semp. (°) S. moniliferum Bronn. S. millegramum Lam. - Cirsotrema amoena (Phil) C. ausonia De Stef. e Pant. C. cancellata (Broc.) Opalia corrugata (Broc.) 0. lan- ceolata Broc. 0. torulosa Broc. O. ridens De Stef. e Pant. . Scalaria foliacea Sow... S. frondosa Sow. S. pul- chella Biv. S. tenuicostata Michd. S. geniculata (Broc.) S. pumicea (‘) (Broc.) = S. comitalis De Stef.; quest’ ultima specie fu fondata dal suo autore sopra esemplari erosi della S. pumicea di Brocchi; non è che dopo la pubblicazione del ') 1880. Seguenza loc. cit. pag. 32, Tav. 1, fig. 9, 9°. 2) 1878. Morlet. Monographie du gen. Ringic. pag. 53, Tav. VII, fig. 12. (*) Questa specie è stata indicata da Bagatti col nome di Solarium Aragone proveniente da Bacedasco; il confronto fra la diagnosi di Sem- per, nostra e di detto autore, indicano sufficientemente trattarsi della stessa specie. (Aggiunta alla enum. sistem. Moll. Parma e Piacenza. Ba- gatti Parma 18SI1, pag. 27, fig. 13). (*) 1814. Brocchi. Conch. foss. subap. pag. 380, Tav. VII, fig. 3. ( | sii DIE catalogo generale che ne rinvenni alcuni esemplari ben con- servati; questi ultimi appartenendo a strati litorali salma- stri cioè con Potamides, Cardium edule ece., credo che la specie presente debba riferirsi a questa zona piuttosto che ‘a quella prettamente marina delle sabbie azzurre di Tressa e di Pescaia. 9. Scalaria clathra (Lin.) Poggiarone strati profondi (Broc- chi Conch. foss. subap. pag. 379). Typhis phistulosus (Broc.), T. horridus Broc. 10. Typhis tetrapterus Micht. (') (1871. D'Ancona Mal. plioc. Ital. pag. 58, Tav. 6, fig. 8 (a, b)); Poggiarone, strati litorali. , Murex spinicosta Bronn. M. torularius Lenn. M. Swainsoni Micht.. M. erinaceus Lin. M. absonus Jan M. Costantiae D’Anc. Il. Murex Jani Dod. (*) (1871 D'Ancona, M. pseudophyl- lopterus Micht. Mal. plioc. Ital. pag. 17). 12. Murex squamulatus Broc. (°) strati litorali del Riluogo e Tressa. 13. Murex vaginatus Jan (1871 D'Ancona Mal. plioc. Ital. pag. 46) Strati della zona intermedia del Poggiarone. Murex brevicanthos Sism. M. cristatus Broc. . M. Cam- panii De Stef. e Pant. M. conglobatus Micht. M. Solda- niù Menegh. M. truncatulus Fores. (') 1841. Michelotti. Monogr. des gen. Murex pag. 7, Tav. I, fig. 6, 7. (*) 1864-1873. Doderlein in Bellardi. Moll. foss. Piem. e Liguria pag. 73. (*) 1814. Brocchi. Conch. foss. subap. pag. 422, Tav. VIII, fig. 13. Pe 14. Murex rudis Bors. (') (1871 D'Ancona Mal. plioc. Ital. pag. 35). Strati della zona intermedia di Larniano. 15. Murex Lassaignei (Bast.) (*) Strati litorali di Colle a Vento. Murex polymorphus Broc. M. craticulatus Lin. M. funiculosus Bors. M. scalaris Broc. . M. imbricatus Broc. M. bracteatus Broc. Purpura haemastoma (Lin.) P. striata Quoy e Gaym. P. Hòrnesana Pecch. i Euthria cornea (Lin.) E. adunca (Bronn.) 16. Euthria affinis (Bronn.) (*) Strati litorali della Stazione. Metula mitreformis (Broc.). Pollia turrita (Bronn.) P. fusulus (Broc.) e la var. A. Bellardi (Moll. tere. del Pie- monte e Lig. pag. 169) negli strati litorali di Tressa. P. exacuta Bell. P. intercisa (Micht.) P. Bredai Micht. P. plicata (Broc.) P. Mayeri Bell. 17. Pollia janioides Pant. Testa fusiformis, spira acuta; anfractus valde convexri, ultimus dimidiam longitudinis subequans; suture profunde; coste transverse pauce, duo vel tres in primis anfractibus, novem in ‘ultimo, subuni- formes, majores et minores alternate; costa longitudina- les septem, magna, obtuse, recte ad suturam et ad basin cauda producte. Os ovale, labrum sinistrum parum ar- cuatum, exterius varicosum, interius sex-denticulatum; dexterum antice birugosum; columella recta; cauda bre- vis, vix recurva. Alt. 16 m. (Grossi (1) 1821. Borson Oritt. Piem. pag. 62, Tav. I, fig. 6. (*) 1825. Basterot Mem. Bord. pag. 50, Tav. III, fig. 17. (3) 1831. Bronn. Ital. tert. Gebil. pag. 39, n.° 180. E Ho chiamato questa specie sufficientemente distinta, col- l'appellativo janioides per richiamare la sua somiglianza con la Jania angulosa, della quale salvo i caratteri gene- rici che sono quelli delle Polliae, può sembrare a prima vista la riduzione in piccole dimensioni; trovasi negli strati litorali di Tressa con la P. exacuta e la P. fusulus Var. A. Bell. Fusus rostratus Oliv. NF. longiroster (Broc.) F. etru- scus Pecch. F.lamellosus Bors. F. Meneghinianus D'Anec. 18. Genea Bonellii (Gené) (') Coroncina, strati della zona coralligena. Phos polygonum (Broc.) Cyclops nerifeus (Lin.) Cyl- lenina (Pseudostrombus) Paulucciana D’Ane. Eione clantiana Pant. = E. Paretoi De Stef. e Pant. Cambio il nome a questa specie, perchè non essendo da tutti accettato il genere ione di Risso, potrebbe nascere equivoco con un’ altra Nassa di Mayer portante lo stesso nome (Journ. de Conch. 1873, Vol. XIII, pag. 151, Tav. VI, Men). Eione gibbosula (Lin.) 19. Nassa praecedens Bell. (*). Questa specie è stata con- fusa con le due specie seguenti; io accetto tanto più volen- tieri questa forma del Bellardi, chè nei dintorni di Siena essa è limitata agli strati a Natica lineata Riluogo e Pe- scala, nè trovasi in altri posti, nè nei luoghi dove si rin- viene è commista colla N. mutabilis o colla N. obliquata. Nassa mutabilis (Lin.); intesa la forma tipica di questa specie come la descrive Bellardi nella parte III del suo la- (') 1840. Gené in Bellardi e Michelotti Sagg. Oritt. pag. 20, Tav. II, fig. ©. (*) 1878-1883. Bellardi Moll. foss. del Piem. e Lig. parte III, pag. 262, Atti Accad. Tav. III, fig. 3, a, b. Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 2 eg voro sopra i molluschi terziari del Piemonte e Liguria, essa trovasi nei dintorni di Siena unitamente alla specie seguente e nelle stesse località indicate per la N. mutabilis var. obli- quata, Pescaia e Riluogo eccettuati. 20. Nassa obliquata (Broc.) oltre alla forma tipica come è descritta dal Bellardi (loc. cit.) trovasi la Var. D dello stesso autore (Bellardi loc. cit. pag. 242, atti Accad. Tav. LI, fig. 21, a, b) negli strati della zona intermedia di Larniano. Nassa conglobata (Broc.). N. turrita Bors. . N. macro- don Bronn. Nassa semistriata (Broc.) 21. Nassa Olivii Bell. = N. semistriata Var. ecostata De Stef. e Pant. (Bellardi loc. cit. pag. 367 Atti Accad. Tav. IX, fia.16,,2,0)- ; Nassa exigua (Broc.) N. serrata (Broc.) N. clathrata Bronn. . Nassa prismatica (Bcoc.) = Nassa limata (Chem.) N. musiva (Broc.) 22. Nassa atava Bell. (') Ghiaie del Riluogo. Nassa angulata (Broc.) N. incrassata Millo (NQ bassii De Stef. . N. serraticosta Bronn. 23. Nassa impar Bell. (?) Ghiaie del Riluogo. Nassa pyemaea Lam. N. Tournoiieri De Stef. e Pant. N. ringens Bell. N. turbinellum (Broc.) N. bollenensis (Tour.) .N. pulera D'Ane. (i (*: 1878-1883. Bellardi Moil. foss. Piem. e Lig. Parte III, pag. 329, Atti Accad, Tav. VII, fig. 14, a, b, c. se 9 = Columbella vittata De Stef. e Pant. ©. turgidula (Broc.) C. trinodis Menegh. C.semicaudata Bon. ©. scripta (Lin.) 24. Columbella erythrostoma Bon. ('). La specie tipica tro- vasi a Larniano negli strati della zona coralligena; trovasi poi negli strati litorali del Boggione la Var. A Bell. (loc. cit. pag. 234 Tav. I fig. 6) la quale potrebbe essere distinta come specie diversa; io però non fo questa distinzione pos- sedendone un solo esemplare e perchè la distinzione di que- sta forma sarà sempre facile mercè la ottima descrizione datane dal Bellardi. : Columbella corrugata Bon. A Larniano unitamente al tipo trovasi la varietà A Bell. (loc. cit. pag. 237, Tav. I, fig. 10): oltre ai caratteri generali, uno secondario comune alle due forme consiste nel solco mediano visibile special- mente nell'ultimo anfratto, senza questo potrebbe essere con- fusa ad una prima ispezione con la C. Giimbeli R. Hòr. e Auin. (D. Gasterop. d. Meeres-Abl. d. ers. med. zwei. Mioc. Medit. Stufe ecc.) della quale la C. corrugata è probabil- mente una derivata. Strombina aculeiformis (Micht.) S. subulata (Broc.) S. thiara (Broc.) Fasciolaria Anconae Pecch. F. fimbria- ta (Broc.) F. Coppiana D’Anc. F. Pecchiolii Semp. Mitra ebenus Lam. M. pyramidella (Broc.). M. fusi- formis (Broc.) M. rustica Guid. M. turricula Jan. M. aperta Bell. M. striatula (Broc.) M. Bronni Bell. M. scrobiculata (Broc.) M. recticosta Bell. —M. cupressina (Broc.) 25. Mitra exoleta (Broc.) (?). Strati coralligeni della Co- roncina. La migliore descrizione di questa specie è stata (') 1850. Bellardi Monogr. delle Colomb. pag. 233, Atti Accad. Tav. I, fig. 4,0. (*) 1814. Brocchi Conch. foss. subap. LIONE data dal Fontannes (Moll. plioc. de la vallée du Rhòne pag. 87), la specie di Siena vi corrisponde perfettamente, mentre altrettanto non può dirsi per quella del Bellardi; ciò mi fa ritenere essere quest’ ultima una varietà miocenica di quella del Brocchi, di Fontannes e mia; infatti nella M. exoleta di Siena, di Millas ed anche in quella di Volterra le coste trasversali sono manifeste più che altro negli in- terstizi delle coste longitudinali, la conchiglia rimanendo nitida in tutto il resto: nella specie del Rodano e nella mia le pieghe columellari sono quattro; Brocchi ne accenna tre, lo stesso il Bellardi; con molta probabilità la M. exoleta del pliocene si collega alla M. Lapugyensis R. Horn. e Auing. per mezzo della forma descritta da Bellardi; è superfluo ri- cordare che questa specie è assolutamente distinta dalla M. obsoleta Horn. non Bronn. del bacino di Vienna. 26. Marginella eratoformis R. Horn. e Auing. (') Strati della zona coralligena della Coroncina. Volvarina Bellardiana (Semp.) Gibberula minuta (L. Pf.) G. clandestina (Broc.) Trigonostoma umbilicaris (Broc.) T. Bellardii De Stef. e Pant. Cancellaria hirta (Broc.) C. Brocchii Gros. C. Cancellata (Lin.) C. serrata Bronn. ©. Bonellii Bell. C. fusiformis Cant. . C. varicosa (Broc.) C. lyrata (Broc. C. calcarata (Broc.) C. uniangulata Desh. Merica mi- traeformis (Broc.) Pleurotoma Anconae De Stef. P. rotata (Broc.); unita- mente al tipo trovasi alla Coroncina una varietà nella quale i tubercoli della carena sono completamente obliterati e che chiamerò Var. mutica. i Pleurotoma turricula (Broc.) Surcula intermedia (Bronn.) S. dimidiata (Broc.) S. Coquandi Bell. (1) 1882. R. Hòrnes und M. Auinger. Die Gasterop. des M. Ablager. pag. 66, Tav, VIII, fig. 15, 16. i oo ]{ 27. Surcula Lamarcki Bell. (‘) Var. senensis. Avendo con- frontato questa forma con la S. Coquandi e con molte S. Lamarcki del Tortoniano di Montegibio e Tortona (S. Aga- ta) mi sono persuaso di riguardarla come una varietà di quest’ ultima piuttosto che della prima. Essa è in certo modo intermedia tra le due specie, accostandosi maggior- mente alla forma miocenica che alla pliocenica. Differi- sce dalla tipica S. Lamarcki per le coste trasversali nella parte inferiore degli anfratti più sottili e principalmente per la carena più lontana dalla sutura posteriore. Il carat- tere descritto e figurato da Bellardi dei nodi postice detrun- catt (Moll. foss. Piem. e Lig. Parte II, pag. 67, Tav. II, fig. 16) è patente in questa varietà, mentre nella specie di Montegibio i nodi seguitano nella parte superiore dell’an- fratto, svanendo in prossimità dell’ intaglio come ha notato Hornes (Die Fos. Moll. Wien. pag. 362, Tav. 39, fic. 4, 5, 6, 7. Corrispondono invece al carattere notato da Bellardi alcuni degli esemplari di S. Agata e quindi si approssimano mag- giormente alla varietà senese. Bellardi (Mon. pleur. foss. pag. 588, Atti Accad.) osserva che in alcuni esemplari di “| Tortona i nodi si trasformano in coste; è quindi questo un carattere variabile che tanto più approssima la forma di Siena a quella del miocene. Genota Bonanni Bell. Drillia Allioni Bell. . D. obtu- sangula (Broc.) D. Brocchi (Bon.) 28. Driliia pseudobeliscus Fisch. e Toiir. (*) strati della zona coralligena di Larniano. Drillia Calurii De Stef. e Pant. D. Monterosatoi De Stef. e Pant. D. Spadae (Lib.) D. crispata (Jan.), D. sigmoidea (Broc.) Bela septangularis (Mtge.) (') 1839. Bellardi Bull. Soc. Géol. de France, pag. 30. (*) 1873. Fischer et Tournoier Invert. foss. M. Lébéron pag. 130, Tav. POVILEnoRì. e 29. Bela bucciniformis Bell. (') Ghiaie del Riluogo. Clavatula rustica (Broc.) ©. interrupta Broc. ©. ro- mana (Defr.) Clinura calliope (Broc.) ©. intermedia Fo- res. Pseudotoma intorta (Broc.) 30. Pseudotoma brevis (Bell.) (?); strati coralligeni della Coroncina. 31. Pseudotoma Bonellii (Bell.) (*); strati superiori di Lar- niano. Dolichotoma catafracta (Broc.) Clathurella scalaria (Jan.) C. Malenae De Stef. e Pant. 32. Glathurella laxecostulata Bell. (‘) Strati coralligeni di Monsindoli. Homotoma textilis (Broc.) H. reticulata (Ren.) HI; purpurea (Mtg.) H. Philberti (Michd.) H. inflata Jan. 33. Homotoma stria (Calc.) (*) Strati della zona intermedia di Larniano. Mangelia scabriuscula Brugn. M. Bertrandi (Payr.) M. Biondii Bell. 34. Mangelia rugosissima Brugn. (°) Strati litorali di Tressa. 1847. Bellardi Mon. pleurot. foss. pag. 130, Tav. XVIII, fig. 21. 1847. Bellardi Mon. pleurot. foss. pag. 19, Tav. I, fig. 15. 1839. Bellardi Bull. Soc. Géol. de Fran. pag. 31. 1877. Bellardi Moll. foss. Piem. e Lig. Parte II, pag. 250. n) 1877. Brugnone in Bellardi Moll. des Piem. o Lie Parte II, pag. 292, Tav. VIII, fig. 36. (° ( (° (? | n 2) — 35. Mangelia costata (Pen.) (') Ghiaie del Riluogo. Mangelia frumentum Brugn. M. rugolosa (Phil), M. clathrata (M. de Ser.) 36. Mangelia Monterosatii Bell. (*) Ghiaie del Riluogo. Mangelia augusta (Jan.) Raphitoma hispidula (De Crist. e Jan.) A Larniano negli strati della zona intermedia. tro- vasi la Var. A Bell. (°) R. volpecula (Ren.) R. sub- marginata (Bon.) R. sulcatula (Bon.) R. megastoma Bruen. R. Libassii Belll R. turgida (Forb.) RR. Rissii Bell. R. brachystoma Phil. R. attenuata Mts. R. harpula (Broc.) ” 37. Raphitoma spinifera (Bell.) (‘) negli strati della zona intermedia di Larniano. Halia helicoides (Broc.) Terebra cinerea (Born.) T. fuscata (Broc.) T. acuminata Bors. T. pertusa Bast. T. Basteroti Nyst. Conus Noe Broc. C. pyrula Broc. C. ventricosus Bronn. C. ponderosus Broc. ‘C. Aldovrandi Broc. C. Mercatii Broc. C. multilineatus Pecch. C. Brocchii Bronn. C. antidiluvianus Brug. Sycotipus intermedius (Sism.) S. ficoides (Broc.) Triton nodiferum Lam. T. doliare (Broc.) T. affine Desh. diDoderlelini-DiAne.. 5! T. distortum (Broc.); lit apenninicum Sas. T.heptagonum (Broc.) Ranella mar- ginata Mart. (1) 1777. Pennant British Zoology Vol. IV, Tav. LXXIX, in ang. sup. sinis. ®) 1847. Bellardi Mon. pleurot. foss. pag. 36. 3) 1877. Bellardi Moll. foss. Piem. e Lig. Parte II, pag. 305, Tav. IX, 1847. Bellardi Mon. pleurot. foss. pag. 36. 9] | ( fio. \ — Mi) Reso Malea denticulata (Desh.) —Galeodea echinophora (Lin.) Cassis saburon Brug. ©. intermedia (Broc). Chenopus pespelicani (Lin.) Strombus coronatus Defr. Erato loevis (Don.) mut. cypraeola Broc. E. pieris De Stef. e Pant. Trivia affinis Duj. Cypraea elongata (Broc.) C. physis (Broc.) 38. Cypraea utriculata Lmk. (') Strati della zona interme- dia' di Larniano. L’esemplare di Larniano corrisponde in tutto agli esemplari tipici del Piacentino, luogo d’ origine della specie di Lamarck; è molto affine alla C. amygdalum Broc. dalla quale differisce per la coda più lunga, per i denticoli del lato columellare più evidenti e perchè mentre la maggiore grossezza della C. utriculata è a due quinti della lunghezza nella C. amygdalum, la massima larghezza corrisponde alla metà della medesima. Lamarck cita questa specie di Firenzuola nel Piacentino, Hòrnes la dice di Fi- renze e Piacenza, credo la penultima citazione di Hòrnes un equivoco geografico. La C. Davidi Font. (Moll. plioc.. Ròne, pag. 109, PI. VII, fig. 6) dalla descrizione dell’ autore e dalla ottima figura ritengo possa riferirsi a questa specie. Ovula Capellini De Stef. e Pant. Sigaretus striatus Defran. Natica millepunctata Lin. N. lineata Lam. N. helicina Broc. N. Josephinia (Ris.) e var. Aegyptiaca Recl. Capulus hungaricus (Lin.) ©. Forestii De Stef. e Pant. Brocchia levis (Bronn.) Calyptraea chinensis (Lin.)_ Cre- pidula gibbosa Defran. C. unguiformis Bast. Xenophora infundibulum (Broc.) X. testigera (Bronn.) Siliquaria anguina (Lin.) Vermetus arenarius (Lin.) V. intortus Lam. ERI ere Mavi Caecum Nysti De Sie ene C. Monterosatoi De Stef. e Pant. (') 1844. Lamarck Hist. d. anim. s. vert. Edizione II, Parigi Vol. X, pag. 54l. siti n 95 Turritella cochleata (Broc.) T. tricarinata (Broc.) T. triplicata (Broc.) T. Brocchi Bronn. T. tornata (Broc.) T. subangulata (Broc.) et vaR. spirata (Broc.) T. varicosa (Broc.) ritengo che non possa staccarsi specifi- camente da questa la 7°. dicosmema Font. (loc. cit. pag. 190, Tav. X, fig. 21) tutt’ al più potrà differenziarsi come varietà geografica. Niso eburnea Risso. Eulima polita (Lin.) E. subu- lata (Don.) E. Philippi Rayn. v. d. Ecke e Ponzi. Ma- thilda quadricarinata (Broc.) Menestho craticulata De Stef. e Pant. M. Humboldti (Ris.) Aclis Brugnoniana De Stef. e Pant. Obeliscus obtusatus Semp. O. plico- sus (Bronn.) Eulimella Scillae Scac. E. acicula (Phil.) E. (Odostomia) planulata (Jan.) Accettando il genere Euli- mella di Forbes per le Turbonille liscie@® senza coste, que- sta specie non può essere compresa nel genere Odostomia S. str., in essa infatti come nelle Eulimelle il dente colu- mellare rappresenta l’ estremità di una piega sottile e schiac- ciata contro tutta la lunghezza della columella, mentre nelle Odostomie il dente è l'estremità di un cordone rilevato che segue spiralmente la columella stessa. Turbonilla gracilis (Broc.) Kiener (1855? Spec. gen. ecc.) cita una Pyramidella gracilis Broc. che è un Obeliscus, lo rammento solo perchè citando la località di Brocchi, la dice fossile di Saiznt-Just près Valterra dans le nidi de la France!! T. columnaris Pant. = T. elongata De Stef. e Pant.; ho cambiato nome a questa specie esistendo già un Pyrgiscus elongatus Phil. (1844, Beit. zur Kennt. e Ter- tiarver. d. nordw. Deut. Cassel. pag. 53, Tav. 3, fig. 10) che è una vera Turbonilla. T. Strozzii De Stef. e Pant. Aia elegantissima (Mtg.) T. Gastaldi Semp. (Siena Die Gastr. holost. ecc. des Norddeutschen Miocan A v. Koenn N. Jahr. fir Min. Geol. u. Palaeon. 1882, II, Beil. pag. 254). T. pusilla Phil. T. Senensis De Stef. e Pant. Te 39. Turbonilla costellata (Grat.) (‘) Negli strati della zona intermedia di Larniano e in quelli coralligeni della Coroncina. 40. Turbonilla delicata Mnts. (*) Ghiaie profonde del Riluo- go: i miei esemplari corrispondono perfettamente ad alcuni viventi che debbo alla gentilezza del March. Monterosato. 41, Turbonilla exilis Seg. (*) Strati litorali del Castagno. Piccola e gracile specie, nitida, le costole in numero di dieci o undici sono larghe quanto gl’ interstizi diritte e lie- vemente oblique all’ asse della conchiglia; i miei esemplari completi sono lunghi quattro millimetri e larghi sette de- cimi, il rapporto della larghezza all'altezza in ciaschedun anfratto è di 3:4; comprendono dieci anfratti oltre a quelli embrionali. 42. Turbonilla minima Seg. (*) Strati della zona coralli- gena della Coroncina. Hòrnes (Foss. Moll. Wien. pag. 542) descrive una Chemnitzia minima; V. Koenen (loc. cit. pag.‘ 261) indica la stessa specie col nome generico di Turbo- nilla; non avendo esemplari di alcuno di questi autori non so se veramente sia una Turbonilla o una Pyrgulina, come potrebbe apparire dalla figura della medesima ed anche da alcune particolarità della descrizione. 43. Turbonilla scalariformis Seg. (5) Strati litorali del Ca- stagno. (') 1827. Gratiolet Coq. foss. bas. Adour Bull. Lin. Vol. II, pag. 107. (?) 1878. Monterosato. Enum. e Sinon. Conch. Medit. pag. 33. (3) 1876. Seguenza Boll. Com. Geol. d’Italia Vol. 7, pag. 14. (1) 1880. Seguenza, Formaz. terz. di Reggio Calabria pag. 112, Tav. XI, fig. 33. (#) Seguenza Formaz. terz. di Reggio Calabria pag. 265, Tav. XIII, fig. 24. PRG, gaia 44. Turbonilla concinna n. sp. Testa turrita elongata ni- tida, levigata; anfractus leviter excavati, suturis super- ficialis divisi, altitudinem circiter dimidiam partem lon- gitudinis cequante; longitudinaliter costati; costelle 18 acuto, recite superne obsolete, columella parwn contorta. Alt. m. 4.5 Largh. m. 1. Si distingue questa specie dalla T. gracilis (Broc.) alla quale è molto affine per l'angolo spirale maggiore e per una leggiera depressione nella parte superiore degli anfratti. 45. Turbonilla Facki v. Koen. (') (Siena Von Koenen loc. cit. pag. 253). Appartiene al gruppo della T. elegantissima e della T. pusilla, si distingue da quest’ultima per gl’ in- terstizi tra le costole più larghi e dalla@f. costellata, per- chè mentre in questa i solchi tra le costole terminano bru- scamente e con un piccolo rilievo sulla base, nella T. Facki i solchi si perdono nella base come nella T. pusilla; come nella T. costellata la base si riunisce all’anfratto con un angolo ottuso. 46. Turbonilla plicatula (Auct. Broc.). Questa forma è stata fin quì da me considerata come una varietà della pusilla, dalla quale differisce per gl’interstizi delle costole più larghi e meno profondi, per gli anfratti relativamente più bassi e per le costole che svaniscono prima della curvatura basale. La diagnosi di questa specie data dal Brocchi è assai in- certa e potrebbe applicarsi alla elegantissima, alla Gastadi, alla pusilla ed anche alla costellata; riferisco quindi la mia specie a quella descritta con questo nome da V. Koenen (loc. cit. pag. 257, Tav. VI, fig. 6) tanto più che il mede- simo ne possiede degli esemplari di Siena avuti da Semper: ‘ (') 1882. A von Kéenen Die Gastrop. holost. ete. des Nord-deut. Miocîin pag. 252. a sembra differente specie la T. plicatula Risso (Hist. nat. Eur. merid. Vol. IV, pag. 224, fig. 70) per quanto sia incerta la diagnosi della medesima, essendochè il carattere costis sub- obliquis non si attaglia a questa specie. La specie descritta con questo nome da Hérnes (Moll. prs. Wien. Vol. I, pag. 503, Tav. 43, fig. 33). si deve riferire ad una specie diffe- rente da quella di Brocchi; altri autori hanno pure citato questa specie, ma per le ragioni suddette non mi azzardo a raccozzare la sinonimia, nel dubbio di porre, guidato dal solo nome specifico, sotto una stessa lista forme forse dif- ferenti anche genericamente. 47. Turbonilla internodula (Wood) ('). Negli strati litorali del Castagno. Turbonilla terebraeformis Menegh. e var. planiuscula; quest’ ultima forma si distingue dalla tipica, per il cingolo superiore meno manifesto per la mancanza della piccola depressione che facendo seguito a quello, dà alla conchi- glia l'apparenza di una terebra; inoltre i solchi trasversali che sono da quattro a cinque nella forma tipica, sono da sette ad otto nella varietà; trovasi negli strati della zona intermedia di Larniano. Turbonilla Lanceae Lib. DI Mercatii De Stef. e Pant. 48. Turbonilla striolata (Lin.). Negli strati litorali di Lar- niano. Questa specie è assai comune nell’apennino setten- trionale e differisce in genere dalla vivente per le sue di- mensioni maggiori. Non so se la T. striolata citata da Coc- coni (Enum. moll. Parma e Piacenza pag. 136) sia veramente questa specie, il dubbio nascendomi dall'aver distinto que- sto autore (loc. cit. pag. 138, Tav. III fig. 26, 27, 28, 29) (') 1848. Wood, A. Mon. of the Crag. Moll. pag. 81, Tav. X, fig. 6, 6a. E e Ret, re una Chemnitzia sp. n. che io credo un individuo grande della striolata; la statura di questa forma è assai variabile, tra qualche centinaio d’individui dell’Apennino settentrio- nale che io ne posseggo, le dimensioni variano tra undici e ventisei millimetri; per le stesse ragioni credo che debba riferirsi a questa specie la 7. Cocconi Font. (Moll. plioc. d. Rhòne pag. 131, PI. VIII, fig. 1, 2). Monterosato preferisce il nome specifico striatula, per quanto non sia il più usato; V. Koenen descrive una nuova specie T. striatula comple- tamente distinta da questa. Turbonilla rufa (Phil.); questa forma è variabilissima tanto fossile quanto vivente e per poco che si voglia divi- dere se ne potrebbero descrivere diverse variazioni; il ca- rattere più variabile è nell'aspetto dei sBlchi trasversali e nella maggiore o minore convessità degli anfratti; negli in- dividui tipici, 1 solchi trasversali sono sostituiti da piccole impressioni ovali tra le costole e in numero di quattro a cinque; queste impressioni sono in numero variabile fino ad otto e più o meno ristrette; divenendo sottili gli spazi tra- sversali si elevano e gli anfratti assumono un aspetto re- ticolato; carattere assai più costante è il terminare brusco nell’ ultimo anfratto dei solchi longitudinali come nella T. elegantissima, Gastaldi e molte altre; vAR. obesa come va- rietà possono essere distinte alcune forme nelle quali l’an- golo spirale è costantemente maggiore che nella tipica, a questo carattere essendo congiunto l’altro di un maggior numero d’impressioni trasversali. 49. Turbonilla simulans n. sp. Distinguunt hanc speciem a T.rufa (Phil.) seguentes notes: Testa magis inflata; an- fractus converiores; costelle ad basim ultimis anfractus producte. Alt. m. 5 Largh. 1, 4. peo e Strati della zona intermedia di Larniano. Questa specie si distingue facilmente dalla T. rufa per le sue dimensioni maggiori, per. la convessità degli anfratti, per l’ ampiezza dei solchi longitudinali, che nell'ultimo anfratto offrono sette giri d’impressioni ovali allungate e per il continuarsi dei solchi e delle costole, in questa più acute che nella T. rufa, sulla base dell'ultimo anfratto. Pyrgulina indistineta (Mtg.) Pi excavata Ehi9He: interstincta (Mtg.) (Siena V. Koenen loc. cit. pag. 249). P. piemaa (Grat.) (Siena V. Koenen loc. cit. pag. 249). 50. Pyrgulina turbonilloides Brus. Strati coralligeni della Coroncina. 51. Pyrgulina eximia (Jef.) (') Strati della zona interme- dia di Larniano. Odostomia. plicata (Mtg.) V. conoidea (Broc.) Potamides nodoso-plicatàm (Hòrn.) P. etruscum May. P. tricinctum (Broc.) P. turbinatum (Broc.) P. Gau- dini De Stef. e Pant. Cerithiopsis tuberculare (Mtg.) C. bilineatum (Horn.) 52. Cerithiopsis Manzonianus Cocc. (*) Strati della zona co- ralligena della Goroncina. : 53. Cerithiopsis Genei (Bell. e Micht.)(*) Strati della zona coralligena della Coroncina. Monophorus perversus (Lin.) M. Bartalinii De Stef. e 849. Jeffreys. Annal. nat. hist. Vol. IV, pag. 299. fi) 1 (@) 1873. Cocconi. Enum. Moll. Parma e Piacenza, pag. 143, tav. IV, MIO RAEZINRI i (*) 1841. Bellardi e Michelotti. Saggio Oritt. pag. 137, Tav. IV, fig. 5, 6. seni, SÙ) — Pant. Cerithium varicosum (Broc.) C. apenninicum May. C. vulgatum Brug. 0. curopacum May. C. crenatum (Broc.) C. doliolum (Broc.) e var. A, B, €, De Stef. e Pant. C. nepos De Stef. Bittium scabrum (Oli.) B. spina Partsch. Melanopsis flammulata De Stef. Melania etrusca De Stef. Pyrgula laevissima De Stef. l'ossarus costatus (Broc.) Stallioa acuta De Stef. Peringia procera May. P. pseudostagnalis De Stef. Nematurella Meneghiniana De Stef e var. etrusca De Stef. zissoa similis Scac. Ri; Lachesis Bast. e var. Mayeri De Stef. e Pant. R. Sulze- riana (Ris.) R. auriscalpium (Lin.) Alvania Euphro- sine De Stef. e Pant. A. Thalia De Stef: e Pant. A. Aglaja De Stef. e Pant. A. acinus (pibe,) A. zetlan- dica (Mtg.) A. diadema (Dod.). Cingula proxima (Ald.) Rissoina pusilla (Broc.) R. decussata (Mt2.) Valvata piscinalis (Lin.) Cyclostoma praecurrens De Stef. Truncatella trancatula (Drap.) Planorbis complanatus (Mùll.) Ophicardelus pyramidalis (Sow.) O. Serresii (Tour.) Carychium rufolabiatum De Stef. Acicula pseudocylichna De Stef. Helix Suttonensis Wood. H. italica De Stef H. Senensis Pant. Hya- linia obscurata Por. Succinea putris (Lin.) Glandina senensis De Stef. Libania peculiaris De Stef. Sansa- nia Bourguignati De Stef. Le specie quindi dei dintorni di Siena, secondo l’ esten- sione topografica assegnata nel primo lavoro ascendono al numero di 569 senza tener conto delle varietà. Aggiungendo alla serie delle specie viventi le seguenti specie; Ringicula auriculata, Mangelia costata, Turbonilla delicata, T. strio- RR I lata, Pyrgulina turbonilloides e P. eximia, comprenderà 194 specie, in luogo di 188 indicate nel detto catalogo. Le specie in comune con il Tortoniano sono invece 297; questo numero lo deduco da una ricca collezione delle me- desime, di spettanza dell’Università di Modena la quale, Brachiopodi esclusi, comprende 950 specie ben determinate senza le moltissime varietà, e in tutto circa venticinquemila esemplari. Modena, Aprile 1884. f INTORNO AD ALCUNI NOMI DI CONCHIGLIE LINNEANE Come è noto, molti nomi specifici di conchiglie sono passati nella sinonimia in seguito all’ essere stati elevati a generi; sicchè rimangono adesso quasi obliati. Tale incon- veniente ebbe origine principalmente per opera del grande Lamark, che ne dette l’ esempio. Fu così @he la Mya vulsella L. si mutò in Vulsella lingulata Lam., la Chama hippopus L. in Hippopus maculatus Lam., l’ Ostrea malleus L. in Malleus vulgaris Lam., lo Spondilus plicatus L. in Plicatula ramosa Lam., l'Ostrea lima L. in Lima squamosa Lam., Blielietci. ib. Mezzo davvero ingegnoso per appropriarsi le specie altrui ! Io mi permetto di richiamare l’ attenzione dei malaco- logisti su tal fatto; perocchè nell’ epoca nostra, in cui si ha una tendenza sempre crescente a moltiplicare e smembrare i generi, riuscirebbe facile a creare un sottogenere per ciascuna specie primaria, e, scegliendo per nome generico il nome specifico della stessa, cambiare tutti i nomi delle specie più importanti. Io per me son di parere che per qualunque cosa al mondo non si possa cambiare il titolo specifico di una specie. È uno stigma incancellabile, che neppure lo stesso autore può disdire. E legge fondamentale della tassonomia, che non ammette eccezioni. Per citare un esempio qualun- que, è noto che il sig. Miiller pubblicava nel 1776 un cata- logo sommario di talune specie (Prodromus zool. Dan,) e Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 3 DIMORE fra le altre citava un Pecten tigerinus. Nel 1778 dava alla luce la sna celebre Zoologia Daniae e descriveva e figurava la stessa specie sotto il nome di P. tigrinus, e così è stata poi citata generalmente. Ebbene, sì è adesso reintegrato il primitivo nome di tigerinus, sebbene corretto dall’ autore. Io pertanto propongo la ripristinazione dei nomi lin- neani anche nei casi in cui siano stati proposti a generi. Mi si potrebbe però opporre che in tal modo verrebbero scossi i nomi di questi ultimi, perocchè non è nella con- suetudine di designare una specie replicando due volte lo stesso nome. Per ovviare a ciò si potrebbe infatti da taluno proporre l’ abolizione dei generi omonimi e la sostituzione - ad essi deì sinonimi (quando questi esistano), p. e. sostituire al gen. Vulsella il sinonimo Reniella Sw., al gen. Malleus quello di Himotopoda Schum., al gen. Lima quello di Ra- dula Klein etc. e la creazione di nuovi nomi, ove questi non esistano. Tal partito però parrebbemi riprovevolissimo perchè genererebbe grande confusione. Io sono invece di parere che non s' incontrerebbe alcuno inconveniente adot- tando lo stesso nome tanto per titolo dei generi che delle specie. Si avrebbe anzi così un gran vantaggio nella con- servazione e raffigurazione tipica dei generi. È per tali considerazioni che io propongo di reintegrare ì nomi linneani e però chiamare le specie sovra citate coi nomi seguenti: Vulsella vulsella L. sp., Malleus malleus L. Sp., Hippopus hippopus L. sp., Plicatula plicatula L. sp., Lima lima vIasp.fete Sete ein Palerino, 20 marzo. 1884. MarcuHÒ. AnT. DE GREGORIO DI in ScooNaR INTORNO AL TRITON TRITONIS L. sp. Quantunque Linneo si sia confuso un po’ intorno a que- sta specie dicendola provenire dall'Oceano asiatico e dal mare Mediterraneo, unendole perciò talune varietà del 7”. gyrinoides Brocc. (nodiferum Lam.), si ggonviene però da tutti che il tipo descritto da Gmelin (p. 5549 n.° 89) è quello vivente nell’ Oceano, ossia il variegatum Lam. Or io non so comprendere perchè ciò. nondimeno sì pre- ferisca generalmente adottare quest’ ultimo nome e il primo sì lasci in oblio. Non vi ha dubbio che Lamark ebbe ra- gione a separare le due specie e definì bene la questione, dall’ altro canto però dovendosi agire conformemente come si è fatto in molteplici identiche circostanze, non si può fare a meno di ripristinare il nome linneano per esser coe- renti a sè stessi. E per tale ragione infatti che propongo di. sostituire il nome di 7yifon tritonis L. sp. al Triton variegatum Lam. Palermo, 27 Marzo 1884. ANTONIO DE GREGORIO. STUDI SU TALUNE CONCHIGLIE MEDITERRANEE VIVENTI E FOSSILI CON UNA RIVISTA DEL GEN. VULSELLA PEL March. Antonio De Gregorio D.' in Scienze Nat. Teo NT RIE Vorrei premettere due parole per chiarire le ragioni che mi hanno indotto à scrivere questo lavoro ('); ma avendole accennate di seguito e principalmente nella prefazione dei due primi articoli che esso contiene sulle ostriche e sulle vulselle, non farei che ripetere lo stesso. Vo’ però fin da ora avvertire, che il presente lavoro non è se non uno schizzo incompleto di un altro immensamente più grande, che vo ruminando, e nel quale mi propongo di passare in rivista tutte le faune, che si son succedute nelle varie epo- che terziarie, confrontandole con le viventi. La nomenclatura adottata nelle diagnosi è quella stessa da me proposta nel mio opuscolo Moderne Nomenelature des Gastéropodes et des Pélécipodes, che ha ottenuto l’ap- provazione di quasi tutti i più celebri malacologisti viventi. Palermo, Marzo-Aprile 1884. (+) Gli esemplari descritti si conservano nel mio privato gabinetto paleontologico, le opere citate nella mia libreria. Le sinonimie e biblio- grafie delle specie sono originali; ond’ è che si prega chi voglia ripor- tarle a citare questo lavoro. muse (Brfty cenno BIVAILMVI. ile ni Studi su talune ostriche viventi e fossili. Lo studio delle ostriche del nostro terziario superiore mi ha condotto a quello delle specie viventi. E così che ho già pubblicato due opuscoli sullo stesso argomento (Studi su talune ostriche viventi e fossili 1.* e 2.* parte), nei quali ho numerato le forme seguenti. Viventi nel Mediterraneo: ostrea edulis L. f.*à sicula De Greg., f.* cumana De Greg., f.* mimetica De Greg., f.* stentina Payr., f.* zig-zag De Greg., f.* cristata Born? — ostrea rostrata (L.) Grimtelin (= Cyrnusi Payr.), — ostrea cochlear Poli f.* naviculata De Greg. Fos- sili nel terziario superiore: ostrea cochlear Poli f.* navicu- laris Brocc. — ostrea edulis L., idem f.* praecristata De Greg., f.* pulerecristata De Greg. — ostrea lamellosa Brocc., idem f.* supralamellosa De Greg., f.* propendenticulata De Greg., f.* panormitana De Greg., f.* corrugata Brocc. — ostrea di- gitalina Dub. — ostrea ruscuriana Lamark? Proseguendo il medesimo studio ed accingendomi ad una vasta monografia delle ostriche fossili del terziario, sono intanto in grado di enumerare nuove interessanti forme sia viventi che fossili. Specie viventi nel Mediterraneo. Ostrea lamellosa Brocc. Var. Barrensis De Greg. Sono lieto di far conoscere un magnifico esemplare pe- scato nel Mediterraneo nei nostri paraggi e precisamente alla Barra. Ha un diametro umboventrale di 15 cm. e un LR a diametro antero-posteriore quasi altrettanto. La valva infe- riore è grande e sviluppatissima con uno spessore di quasi 6 cm., è foliacea e munita di pieghe raggianti; ha due espan- sioni laterali ante e postcardinali, nella regione mediana è incolora, nella periferia verdastra. La valva superiore è piana, spessa, immensamente foliacea, sicchè a guardarsi di fianco le lamelle somigliano alle pagine di un libro, quali precisamente le descrive Brocchi. Però le lamelle sono ade- renti nella regione umbonale, libere nella mediana e nella periferia. Il colore è bruniccio nella regione mediana e pe- riferica, verdastro chiaro verso la regione umbonale. L’in- terno delle valve è bianco niveo; le impronte muscolari ellittico-semilunari con sfumature giallastre'e qualche zona rosea. L’esemplare che ho descritto è identico affatto alla specie brocchiana tipo, l ho segnato come varietà solo per avere la lamella periferica (che costitùisce il margine d’ ingra- naggio) fragilissima, munita di pieghe ondulate e ornata di eleganti sfumature rosee. Parmi abbia pure molta analogia con l’O. Angassi Sow. (Reev. Ostr. t.:13, f. 27 per errore 28). L’ostrea lamellosa non è citata, che io sappia, nelle splen- dide riviste delle conchiglie del Mediterraneo, che ha pub- blicato l’insigne malacologo mio amico il Marchese Monte- rosato. Il Sig. Philippi (Moll. Sic.) dice di averne esami- nato un solo esemplare di Siracusa. L' illustre mio amico cav. Gwyn Jeffreys nella sua celebre British Conchology dice che il Sig. Tiberi ne possiede qualche esemplare del Mediterraneo e le nota con punto ammirativo. Non è quindi senza importanza il rinvenimento di un esemplare come il nostro. Ostrea mitulamellosa De Greg. Piccola conchiglia incolore con un diametro di 2 cm. La valva inferiore assai turgida e abbastanza spessa, ha un diametro sezionale trasverso di 15 mm... è abbastanza lamel- — 39 — losa all’ esterno, e munita di pieghe raggianti; internamente è scavata e profonda. Valva superiore piana. _ Ho estratto l'esemplare descritto da una spugna prove- niente dalle coste della Tunisia ed è attaccato ad un fram- mento di Vulsella, proviene quindi dalla zona abissale. Ostrea edulis L. f.a sicula De Greg. Var. peduncrassa De GREG. Ha una cerniera lunghis- sima e massiccia; l’umbone infatti si prolunga per 13 mm. (mentro l’intero diametro umbo-ventrale è di 40 mm.), ed è tutto occupato dalla cerniera. — Dai paraggi di Palermo. Var. cimbina Dr GREG. Di forma conica bislunga si re- stringe gradatamente verso l’umbone, NÉ un margine in- tegro non denticulato, dilatato nella regione perifero-ven- trale. La valva inferiore è bianca, alquanto lamellosa, poco turgida. Vive aderente ai ciottoli nella rada di Palermo. Var. navicella De Greg. Di forma stretta e bislunga, con la valva inferiore di color giallo violaceo; con margine integro. È molto vicina della sfternzina PayR, se ne distin- gue però per esser più angusta e bislunga e pel margine non denticulato. i Var. prostrema De GREG. Di forma suborbicolare; inter- no ornato di qualche macchia verde chiara e rosso lacca; margini ante o postcardinali serratamente crenulati. Loc. Mari di Palermo. Ostrea edulis L. f.* mimetica De Greg. 1853 Der Greg. Studi su talune ostr. viv. e foss. parte 2, pae. 2. Ne ho rinvenuto varii esemplari parassitici sulla Fascio- laria lignaria L. i ARRE Ostrea edulis L. fa cumpa De Greg. Conchiglia piuttosto spessa, con un diametro antero-po- steriore di 90 mm.; piuttosto depressa, lamellosa. Cardine breve ma largo; impronte muscolari semilunari trasversal- mente allungate. Interno bianco, esterno vinaceo bordeaux. Loc. Mari di Palermo? Ostrea edulis L. f.: Alicurincola De Greg. Grande elegante conchiglia suborbicolare con un dia- metro di 80 mm., molto depressa. Valva inferiore lamellosa bianca con eleganti sfumature rosee. Mari profondi presso Alicuri. Ostrea edulis L. f.*‘rostrata (L.) Gmelin. = cyrnusi Payr. 1883 DE GREG. Studi su tal. ostr. viv. e foss. parte 1, p. 4. Due esemplari di tipo proprio identico a quelli figurati da Payradeau (Mol. Cors. tav. 3, f. 1-3). Ostrea cochlear Poli. f.* Monterosati De Greg. Elegante forma con la valva inferiore molto turgida, esternamente di una tinta paonazza sbiadita, e ornata di qualche piega raggiante e di qualche lamella di accresci- mento; internamente molto cava e con una larga macchia paonazza più o meno bruna. L'ostrea cochlear tipo è gialliccia quasi incolora, meno succo, A) nc turgida, meno Jamellosa, e vivente più aggregata. — La forma che io ho descritto somiglia molto invece alla mu- tabunda NOBIS, è dedicata al mio illustre amico Marchese di Monterosato. Loc. Mari profondi dei nostri paraggi. Ostrea cochlear Poli. f.* Jineocostata De Greg. Piccola conchiglia larga appena 10 mm., di un bel co- lorito roseo, ornata di qualche costoletta esile, diritta, rag- giante, filiforme; nell’ interno pare giallastra. Non ne ho che un esemplare attaccato a un briozoo. Specie del terziario superiore. Ostrea anomiopsis De Greg. Conchiglia fragile e sottile, depressa, siechè a guardarsi a valve chiuse sì scambia con talune varietà dell’ anomia ephippium L. — La valva inferiore è molto fragile, un poco convessa, quasi punto lamellosa, ornata però di rughe rag- gianti irregolari, con l’ impressione muscolare poco marcata. —'La valva superiore è di forma ovolare un po’ meno sot- tile dell’altra, subpiana, levigata, con qualche protuberanza gibbosiforme, con l’ impressione muscolare molto profonda e semilunare. Questa specie richiama molto la O. depressa Puii., ne è però distinta: basta paragonare le descrizioni. Loc. Postpliocene di Ficarazzi. Ostrea cochlear Poli. fà mutabunda De Greg. 1883 Nov. 4 De GREG. Nuove conchiglie postplioc. Paler- mo, p. 2, Questa interessante forma si riattacca con la cucullata Born., e con la Monterosati De Greg., differisce dalla prima per le ripiegature costali meno marcate e non affettanti il Imarsimenete: Ostrea lamellosa Brocc. fa supralamellosa De Greg. 1882 De GREG. Miscellanea paleont. con tavole. Manoser. present. all’ Acc. di Torino. 1883 Maggio 20 DE Greg. Studi su talune ostriche viventi CHMOSSHTSTO? 1884 Fuchs Kent. Mioc. A g. p. 26, tav. 1, £. l-o; tav. 12, f. 1-2 (ostrea vestita Fuchs). Questa interessante forma del pliocene di Altavilla come si detegge dalla sinonimia è stata anco rinvenuta in Egitto. Io però ho da osservare: 1.° che non saprei come si possa distinguere come specie distinta mentre io ho rinvenuto molte forme intermedie che la collegano e annettono alla lamellosa Broc. 2." che la priorità spetta al mio nome e non a quello che le ha imposto il mio illustre collega di Vienna, perocchè fui io il primo a pubblicarne la diagnosi. — I miei esemplari sono quasi assolutamente identici alla citata figura. Ostrea lamellosa Brocc. f.° gigapara De Greg. Rappresenta il massimo sviluppo della specie di Brocchi; ne ho esemplari con la valva sinistra lunga 220 mm. e spessa 55 mm. Ciò che unicamente li distingue è la cerniera rettangolare larga 65 mm., e la impressione muscolare ovato- trapezoidale situata in mezzo della valva. Loc. Altavilla (pliocene). Ostrea lamellosa Brocc, f.* marcorra De Greg. Valva sinistra ornata internamente sui bordi antecardìi- nale e postcardinale di piccole rughe, le quali oceupano nel nostro esemplare (che ha un diametro di 62 mm.) una zona larga 5 mm. e lunga 15 mm. La superficie esterna somi- glia molto a quella della 0. discoidea GouLp (in Reeve). Loc. Altavilla (pliocene). Ostrea crassissima Lamk. Un bell’esemplare del miocene di Forabosco (Asolo) iden- tico alla figura che ne dà il Sig. HòrneS (Moll. Wien.) Ostrea gingensis Schloth. Un grande esemplare del tipo di quelli che si rinven- gono nel Bacino di Vienna. Loc. Miocene di Forabosco, (Asolo). Ostrea cucullata Born. Var. Coppiana De Greg. 1/80 Born. Mus. Caes. p. 114, tav. 6, fil... 1850 Reeve Gen. Ostrea tav. 16, fig. 34. Un bello interessante esemplare favoritomi dal mio egre- gio amico cav. Coppi. Come ho già detto ha molta somi- glianza con la f.* mutabunda De Greg., da cui però è di- stinta. Il detto esemplare conserva ancora qualche traccia di color vinaceo che rammenta quello dell'esemplare figu- rato in Reeve (loc, cit.) n MANE, Intanto ho da osservare che il Sig. Born la dice ornata di pieghe longitudinali e di « rughe trasverse », delle quali nel nostro esemplare non si vede traccia, a meno che non intenda egli per rughe i segni lamellosi di accrescimento. Egli dice inoltre che nell'interno delle valve vi sono delle strie geminate al margine che nel nostro esemplare man- cano affatto. Il primo dei detti caratteri non si rileva dalla figura che egli ne dà, ma il secondo sì. Però di entrambi questi caratteri non fa parola il Sig. Reeve, sicchè nasce il sospetto che il Sig. Born abbia male interpetrato il primo e che il secondo sia accidentale. Il Sig. Hanley (Cat. rec. biv. p. 306) dice che le pieghe raggianti sono « roughened by concentric scales ». — Certo si è che nel nostro esem- plare non si trovano nè rughe nè squame concentriche ma strie lamellose di accrescimento. Le coste raggianti invece sono molto sviluppate e producono degli strangolamenti sul margine come nella figura del Sig. Reeve. Sicchè ad ogni modo essendo probabilissima la identificazione con la specie vivente, tanto più quando vi ha un’ opinione così autorevole come quella del celebre malacologo di Modena, ma dall’al- tro canto non potendo dissimularsi che vi ha diversità di caratteri, e riflettendo che quasi tutte le identificazioni delle specie fossili del nostro terziario con le viventi degli oceani sì son dovute disdire, io ho creduto di designarla con un nome sia pur come forma o varietà facendone omaggio allo illustre scienziato da cui la ho avuta. Loc. Zappolino (Astiano). Ostrea Virleti Desh. Expéd. Morée tav. 21, f. 1-2. Ne ho rinvenuto un esemplare nella collezione Tiberi identico proprio al tipo solo abbastanza più spesso. Esso portava l’etichetta seguente: ostrea plicatula L. fossile in Alberona (Capitanata). Questa interessante specie è stata sl (Me rinvenuta anche da Fuchs in Egitto. A me pare che fra essa e la crassicostata Sow. non corra molta differenza, e che si possano considerare come ramificazioni dello stesso tipo. Ostrea Virleti Desbh. f.* prinella De Greg. Differisce dalla Virleti tipo (Desh. Morée t. 21, f. 1, 2) per aver le lamine di accrescimento non « peu saillantes » ma abbastanza erette, pel quale carattere richiama la pul- crecristata Ds GREG. La forma dell’ interno è simile a quella della figura di Fuchs (Haegypt.t. 5, f. 2). Le pieghe mag- giori son 6, piuttosto irregolari, molto prominenti verso il margine. La cerniera non è molto sviluppata. L’interno s0- miglia anche molto alla O. armata a (in Goldf. Petr. Germ. t. 76, f. 2 specie cretacea). Loc. Altavilla (pliocene). Ostrea Fuchsii De Greg. Elegante conchiglia ovato-orbiculare, munita di circa 20 coste abbastanza marcate, che producono anche ondulazioni all’interno e sul margine. Cerniera triangolare molto ro- busta. Impronta muscolare subovale avvicinata al margine. Per l’ornamentazione è intermedia alla Virleti DesH. e alla pseudoedulis DesH. (Morée t. 21, f. 3, 4) e somiglia moltissimo alla O. inermis Sow. (Reeve Ostr. t. 28, f. 70). Ostrea germanitala De Greg. O. plicatula L. Gmelin in M. Hòrnes Moll. Wien. t. 72, f. 3, 5. Nel mio opuscolo Studi su talune ostriche p. 2 dissi come incerti fossero i confini dell’ostrea plicatula GMELIN, plicata CamuN. Il sig. Weinkauff crede sieno sinonimi e dà per ciò la priorità a quello di Chemnitz. Io invece proposi la priorità PRI (CERI di Rumphius per uno smembramento della edulis, per de- signare cioè un complesso di sue varietà. — Avendo frat- tanto studiato di nuovo tale questione sono venuto a questo risultato: 1.° che il nome di O. plicatula GMELIN è insoste- nibile perchè egli non la definì così bene da farla ricono- scere, che anzi come si rileva dalla diagnosi copiata da me a p. 2 (loc. cit.) vi unì diverse forme dell’ America e del Mediterraneo sicchè io credo si possa ritenere quasi come un sinonimo della edulis. 2.° In quanto alla plicata Chemn. (Conch. f. 232) io tendo a credere che debba riguardarsi come l’ostrea edulis stessa a facies indiano; e che si possa ritenere tal nome nel senso datole da Hanley (Rec. biv. 84, p. 307) e da Reeve (Mon. ostr. t. 27, f. 68). Io anzi crederei che per eliminare ogni dubbio sia bene indicarla così: 0. plicata (CHEMN.) ReEVE. 3. In quanto al nome di plicata Rumph. da me proposto nel senso di sopra, forse sarebbe bene ometterlo per toglier via ogni confusione. Paragonando la figura citata del sig. H6rnes con quelle della specie di Chemnitz parmi vi sieno differenze così ri- marchevoli che non permettano un’ identificazione. Ho detto già che il nome di Gmelin dee abolirsi; io credo quindi sia bene designare la specie fossile con un nome particolare e così ho fatto chiamandola germanitala. Nella collezione paleontologica del compianto D." Tiberi, che io ho comprato, trovai più esemplari di ostrea con la seguente etichetta: ostrea plicatula L. fossile a Terreti (presso Reggio). Io ritengo, ripeto, che l’ ostrea plicatula dei paleontologi sia alquanto differente della specie viva, alludo anche a quel- la figurata da Hornes (Moll. Wien. tav. 72, f. 3-8). Io credo che la detta specie sia più somigliante invece alla O. aurt- culata Sow. (Reeve Mon. ostr. tav. 25, f. 60) del Giappone. Essendo molto incerta l’identificazione anche con quest’ ul- tima specie, credo che sia bene designarla con un nome proprio come ho fatto io. — Io già feci conoscere un'ostrea MI, poere di questo tipo che designai col nome di pulerecristata. Però la germanitala ne è alquanto dissimile, ed è invece ancor più somigliante all’esemplare figurato dal Sig. Hornes; tanto che io crederci bene si possa identificare. Ad Altavilla (pliocene) ho rinvenuto esemplari molto si- mili alla specie tipo, non però perfettamente identici. Var. Sferracavallensis De GREG. Ripiegature costali più o meno grandi, talune con interstizii profondissimi e spigoli subacuti, altre con spigoli pochissimo prominenti, altre molto larghe talune pliciformi. Lamelle di accrescimento aderenti; allo spigolo appena appena erette. La forma, il cardine, il margine, l'impressione muscolare identici alla specie tipo. Loc. Sferracavallo (postpliocene). Ostrea germanitala De Gre. f.* pulerecristata De Greg. Studi su talune ostriche p. 6. Non rara ad Altavilla (pliocene). Ostrea germanitala De Greg. £* dentundulata De Greg. Valva sinistra (superiore) piuttosto spessa, ornata di grosse pieghe raggianti irregolari e tortuose, lamelle di ac- crescimento piuttosto spesse subaderenti. Impressione musco- lare assai grande, ellittica. Margine ondulatamente dentato. Loc. Altavilla (pliocene). Ostrea foliosa Brocc. Var. veniformis De Gres. Brocc. Conch. Subap. p. 563. Ho da osservare che il mio esemplare differisce alquanto dal tipo descritto da Brocchi: 1.° per esser poco lamelloso IR LZ e con le lamelle quasi aderenti; 2.° per le rughe raggianti le quali nel nostro sono dritte piuttosto liscie somiglianti alle vene di una mano ma più piccole, e ai nervi di una foglia. Brocchi cita la f. 6, tav. 180 dell’Enc. méth. ma l'esemplare colà figurato è lo stesso che a f. 7; nella spiegazione delle tavole è riferito all’ 0. Aabellum LAMK. e a me pare similissimo invece all’ostrea edulis in Nyst (Conch. tert. scaldis. t. 8 f. 1d = var. ungulata), e con le coste di forma molto differente della nostra. | La forma dell'esemplare in questione mi pare identica a quella descritta da Brocchi cioè « cuneiforme ete. » La dimensione è piuttosto rimarchevole avendo un diametro umboventrale di 140 mm. Loc. Bolognese (esemplare della collezione Tiberi). Sdikia De Greg.? Propongo questo sottogenere per la specie seguente. Ostrea (Sdikia?) Bonfornellensis De Greg. Curiosissima specie di cui non conosco che una sola valva cioè la destra. E questa molto depressa, piana, sottile, levigata internamente e esternamente e sembra debba essere molto maggiore dell'altra valva. Ciò che più la caratterizza consiste nell'avere un bordo cardinale stretto dritto e assai lungo più di tutti gli altri margini; la cerniera non è in- dicata che per una piccola impressione triangolare. L’im- pressione muscolare è ovale e molto profonda. Dalla cer- niera sì dipartono due grossi solchi (uno a lato), i quali si dilungano nell'interno della conchiglia in senso suborbico- lare. Io dubito molto che essi dipendano dall’ ingranaggio dell'altra valva, la quale deve essere ritengo molto meno espansa; certo è che dà l’ idea di talune Placenta. — La struttura della conchiglia rammenta la 0. cochlear PoLI. Loc. Buonfornello (mioceno superiore?) ——— => i Vulselle della zona abissale del Mediterraneo. Studiando le forme dell’antico terziario fui tratto (come ho detto altra volta) dalla loro affiliazione allo studio di quelle del terziario superiore, e da questo (quasi senza sa- perlo) a quello delle viventi. Nei principii di questo secolo, quando la geologia era ancora bambina, i paleontologi erano piuttosto zoologi che altro. Oggidì invece ognuno fa per sè; e ciò per duplice ragione: ( 1.° Quasi tutte le identificazioni delle specie fossili (so- prattutto mioceniche) con le viventi sono state impugnate. 2.° Il materiale scientifico (sia pel nifmero delle specie, che per le pubblicazioni) si è accumulato talmente, che un sol uomo non basta assolutamente ad abbracciarlo. Convinto della validità di tali ragioni, sento nondimeno il bisogno di un confronto anche superficiale tra le specie viventi e quelle del terziario superiore; e mi vi accingo malgrado le gravi difficoltà, cui vado senza fallo incontro. La presente nota è frutto di talune ricerche intorno alla fauna degli abissi del Mediterraneo, fauna importantissima per la grande analogia, che presenta con le specie fossili del nostro postpliocenico, e con quelle viventi nei mari nor- dici, e sulla quale i miei egregi amici cav. Gwyn Jeffreys e March. Monterosato hanno pubblicato interessantissimi opuscoli, e della quale io fo conoscere una nuova impor- tantissima specie, Fundella Lioyi. Lo studio delle forme delle grandi profondità è d' im- menso interesse sì per la loro grande diffusione e unifor- mità (si trovano infatti sovente le stesse specie in diver- sissime latitudini), che pel facies tutto caratteristico che . presentano: le forme malacologiche si rimpiccoliscono assu-’ mendo vaghissime singolari sembianze; analoga trasforma- Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 4 so zione a quella che subiscono le flore nelle grandi altezze, altra prova della meravigliosa armonia che vige in natura! Ma vi ha anche un’altra ragione per cui codesto studio esercita una grande attrattiva sull’animo dei naturalisti: Je faune littorali sono infatti ormai da lungo studio sfruttate; è nel fondo degli abissi (che sino a pochi anni addietro si credea spopolato e deserto), che si rinvengono le specie più rare, le specie nuove, le specie semiestinte superstiti degli ultimi periodi geologici. — Per chi si occupa poi della genesi delle rocce ha tale studio un'importanza tutta spe- ciale; chiarisce infatti taluni fenomeni, spiega taluni fatti che non si potrebbero altrimenti interpetrare. Che rivela- zioni nello studio delle foraminifere, e più ancora in quello degli ostracodi! Basta svolgere uno degli ultimi opuscoli del mio illustre e caro amico il prof. Seguenza per con- vincersene..... | i Ma con ciò dire potrei lasciar supporre che invaghitomi della bella oceanina volessi disertare la mia fida sotterranea compagna. Non mi passa per mente neppur da lontano di voler commettere tale infedeltà; mi è dessa troppo cara, trovo in lei tanta consolazione e così aggradevole tratte- nimento, tanti tesori ella mi aiuta a scoprire, che sarebbe assurdo per me pensare di abbandonarla! — A chi poi mì possa apporre, ch’ io voglia arare in campo altrui, rispondo che non ne ho l’intenzione, e quand’ anche, neppure il potrei. Lo studio della paleontologia assorbe già troppo il mio tem- po per potermi dedicare ad altro, ed è anzi solamente sotto i di lei dettami (come ho già detto), se dò uno sguardo di sfuggita alle faune viventi. Fu così appunto che mi venne in mente di esaminare talune conchiglie dei grandi fondi del Mediterraneo e a tal uopo incaricai taluno dei venditori di spugne di portarmi le conchiglie da esse staccate. E questo infatti un mezzo agevole a procurarsene, mentre i dragaggi costano molto e richiedono tali condizioni, che non si possono ovviare che nd STO la da uno specialista o da un'impresa governativa. — Esa- minando pertanto tali conchiglie, e trovandovi frammezzo talune forme di Vulsella, che mi parvero interessanti e rare, non seppi astenermi dal farle conoscere; tanto più che di tal genere nelle ricche e accurate riviste pubblicate dal March. Monterosato intorno alle conchiglie Mediterranee nes- suna specie (a mia saputa) è stata menzionata ('). A vero dire fu Humphrey il primo che propose il nome di Vulsella (Cat. colect. Cal. p. 44), ma non si hanno dal suo lavoro criteri sufficienti per la sua determinazione. Bol- ten fe’ un passo avanti citando due specig di vere Vulselle illustrate nell'opera di Chemnitz (Mus. Bolt. p. 109). Ma, come giustamente osserva Deshayes, fu il Lamark il primo a darne un’ esatta diagnosi nel suo Prodr. d'une Class. coq. Come è noto egli stabilì per tipo del genere la Ostrea Vul sella L. il cui nome cambiò in Vulsella lingulata Lamk. — Intorno al nome specifico di questa specie mi fermai a par- lare nella mia nota: Su taluni nomi di conchiglie linneane, nella quale ripristinai il nome di Vw/sella vulsella L. Dissi che da taluno potrebbe criticarsi l’adottare lo stesso nome per designare tanto il genere che la specie e proporsi il sì- nonimo Reniella Sw., e però intitolare la detta specie Re- niella vulsella L. sp.; ma mi affrettai di chiarire come e perchè io ero contrario a tale opinione. Aggiungo adesso che oppugnando il g. Vulsella, quello che più a dritto po- (') Potrebbe nascere il dubbio che le forme da me esaminate e di seguito descritte non provenissero dal Mediterraneo ma dal Mar Rosso, ove il genere Vulsella è molto sviluppato. Però chi me le vendette mi assicurò che le spugne provenivano dalle coste mediterraneo-africane. Non solo, ma esaminando accuratamente le molteplici specie (apparte- nenti a varii generi) che erano insieme ad esse ho visto che erano tutte specie mediterranee e non ve ne era alcuna di tipo erithreo. == baz trebbe sostituirlesi sarebbe il g. Musculus Lister (Hist. syn. Conch. t. 1055, f. 10), che sebbene da tutti disconosciuto ha una priorità indiscutibile sul g. Vulsella. Ma io confer- mo anche quì la mia opinione che è preferibile ritenere il nome Vulsella di Lamark, che è generalmente inteso e ben definito, e pon dà occasione ad equivoci di sorta ('). * Avendo studiato con qualche attenzione molti esemplari di Vulsella estratti (come ho detto) da talune spugne delle coste africane mediterranee, e precisamente (credo) della Tunisia, son venuto a queste conclusioni: si tratta di unica specie sommamente variabile, la quale si presenta sotto mol- teplici aspetti, si dicano pure specie secondarie, o meglio forme, o fin anche semplici varietà. Talune di queste si avvicinano ad una specie talune ad un’ altra, sicchè incerta ne rimane la determinazione. Sono però dae i tipi estremi, attorno ai quali tendono a raggrupparsi: l’uno fragile, tra- sparente, internamente madreperlaceo e bluastro; l’altro so- lido con grossa lamina cardinale, con l’ interno bianco poco o punto madreperlaceo. — La scultura esterna consiste in entrambi in segni di accrescimento lamellosi più o meno densi, talora crenulati ai bordi accennando a rughe rag- gianti che raramente esistono di fatto. — La tinta è color seppia più o meno chiara, talvolta bianchiccia; si trovano sovente delle strette zone raggianti bianche e brune alter- nanti. Non vi ha sempre un vero hiatus tra le valve; spesso però non si chiudono perfettamente. Io non credo di dare (0) Il sig. Gray ascrive il g. Vulsella alla famiglia Pleriadae e sosti- tuisce al nome di Lamark quello di Baphia Gevers. Quest’ ultimo ge- nere ha infatti una priorità su quello di Vulsella perchè proposto da Gevers nel suo lavoro Museum Geversianum edito 12 anni prima di quello di Lamark. Però come osserva Deshayes (Bassin Paris V. 2, p. 50) tal nome non può ritenersi perchè egli vi include molteplici generi. a ciò un'eccessiva importanza; ritengo anzi che tra Je cause primitive determinanti tal carattere si possa annoverare questa: che la spugna, cui aderiscono tali conchiglie, tenda a intromettervisi internamente; ovvero (che è lo stesso) es- sendo esse avviluppate da quella, e crescendo contempera- neamente ad essa, avvenga che lascino introdurre fra Je valve qualche estremità della stessa, sicchè per lo sviluppo simultaneo sieno poi costrette a spostarle. — Ma si potrebbe apporre che allora in tutte le bivalvi attaccate alle spugne dovrebbe verificarsi lo stesso fenomeno. Non saprei davvero rispondere; vi hanno però delle bivalvi così parassitiche delle spugne come le Vulselle? Certo si è che io conservo degli individui in cui la spugna resta ancora un po’ attaccata nel- l'interno delle valve, altri individui poi in cui tutto l' in- terno è invaso da essa evidentemente di teguito alla morte dell'animale. A prova della mia ipotesi dico che gl'indivi- dui con la conchiglia più robusta e con impronte muscolari più profonde, e perciò quelli che più agevolmente possono opporre una più salda chiusura, si chiudono quasi comple- tamente, e, se non del tutto, potrebbe addebitarsi all’ habi- tus. — Io espongo tali osservazioni con molta riserva, per- chè fatte di volo e senza criteri sufficienti e valevoli, sicchè a taluno potrebbero sembrar puerili. Ma lo scienziato non dee lasciare sfuggire nulla, nè per timor di critica tacere il resultato delle sue investigazioni; mentre talora dalla empirica disamina dei fatti si viene poi a scoprire la verità e la falsa interpetrazione di un fenomeno può condurre in- fine alla vera esegesi del medesimo. — In quanto poi al colorito esterno, che, come ho detto, varia secondo gl’ in- dividui, io credo che subisca le leggi del mimetismo, e che esista una vera analogia tra quello delle spugne e delle vulselle che vi stanno parassitiche. Bellissimi esempì di mimetismo nei colori delle conchiglie ho avuto da talune bivalvi attaccate agli aculei dello Spatangus purpureus, del quale aveano assunto il colore. Dall'esame della conchiglia e principalmente della cer- niera della medesima io sarei stato proclive ad avvicinare il genere Vulsella al g. Ostrea, e forse forse a riguardarlo come il risultato di un adattamento speciale dello stesso. Però ebbi la fortuna di rinvenire una vera Ostrea parassi- tica delle spugne e attaccata ad un frammento di Vulsella, Ostrea mitulamellata De GREG., la quale conserva perfet- tamente i caratteri particolari del genere, nè è punto de- formata. Tal fatto mi distoglie assolutamente dal poter ri- guardare il g. Vulsella quale una modificazione speciale del g. Ostrea; non distrugge però la possibilità che da questo in tempi remoti abbia tratto origine. Ad ogni modo si ha anche in ciò un ammaestramento nello star cauti nel for- mulare le ipotesi e nel vagliare tutte le circostanze conco- mitanti. Il Sig. Munier Chalmas (Bull. Soc. Normand. V. 8, p- 102) enumera 18 specie recenti di Vulsella e 8 terziarie. Il Sig. Fisher descrive una bella specie terziaria dell'Egitto (Journ. Conch. V. 19, p. 231, t. 11, f. 2) probabilmente eo- cena, la quale parmi assai somigliante alla Caillaudì ZirT. (Handb. p. 40, f. 49) proveniente pure dall’ eocene dell'Egitto. Sono due specie distinte, ovvero questa dee considerarsi come una forma della precedente? (') (') Negli strati eocenici (orizzonte a serpula spirulea) di Brendola ho rinvenuto una valva piuttosto grande che sembra appartenere a una Vulsella. E dessa ellittica bislunga, appianata; ha l’umbone massiccio e la cerniera assai somigliante a quello della clavipta nobis, la fossetta li- gamentare molto striata. Le ho dato il nome di Brezdolensis dal suo habitat. — Il sig. Deshayes enumera 4 specie fossili nell’ eocene del ba- cino di Parigi. Il sig. White ha rinvenuto nell’ orizzonte Laramie del- l’ America (che come è noto è intermedio fra l’ eocene e il cretaceo) due specie di Vulsella? che egli ascrive alla famiglia Mytilidae (A rev. non mar foss. moll. 1883). Ma appartenendo entrambi al sottog. Brachydontes devono ascriversi al g. Modiola; anche secondo il lavoro Struct. Syst. Conch. dell’ illustre sig. Tryon. Www Dando un colpo d'occhio sulla storia di questo génere é riscontrando le opinioni degli autori intorno al posto, che esso debba occupare, facilmente si vede che le controversie sono state molte, nè tampoco si sono ancora appianate. Lamark, come è noto, nel suo An. s. v. dispose così le famiglie affini a questo genere: 1.° Mytilacées, 2.° Pectini- des, 3.° Ostracées; e fu a quest'ultima che ascrisse il g. Vulsella. Cuvier avvicina invece il g. Vulsella al g. Malleus; e di tale opinione si mostra anche Deshayes in una nota all'opera di Lamark (A. s. vert. 3 ed. p. 101). Il sig. Chenu (Man. Conch.) avvicina il g. Vulsella al g. Ostrea ascrivendoli entrambi alla famiglia Pectinidae. In ciò forse potrebbe aver ragione. Non so però perchè ne allontani tanto i g. Perna, Avicula, Malleus. Woodward ammette tre famiglie: 1.* Ostreidae (Anomia, Pecten, Lima, Spondylus, Plicatula), 2.* Aviculidae, 3.à Myti- lidae. Ciò mi pare possa esser sennato, ma non però l’ascri- vere il gen. Vulsella fra i sottogeneri del g. Avicula. Il grande Stoliczka nell’ ordine Myticaea comprende le seguenti famiglie: Mitilidae (Dreisseninae, Crenellinae e My- tilinae), Pinnidae, Aviculidae (Aviculinae, Melinae, Vulse- linae); nell'ordine Ostracea le seguenti: Padulidae, Spondi- lidae, Ostreidae, Anomiidae. L'illustre prof. Zittel ammette le seguenti famiglie nel- l'ordine seguente: Ostreidae, Anomiidae, Spondylidae, Limi- dae, Pectinidae, Aviculidae (Aviculinae, Ambonychinae, Ino- ceraminae, Vulsellinae). Il Sig. Roudolph Hoernes nel suo ultimo ben condotto lavoro (1884 Elem. Palaeont.) distingue e dispone così le famiglie: Ostreidae, Apomiidae, Spondylidae, Limidae, Pecti- nidae, Aviculidae (Aviculinae, Ambonychinae, Inoceraminae, Vulsellinae), Prasinidae, Pinnidae. Tryon, il celebre malacologo di Filadelfia, ascrive la sotto famiglia Vulsellinae tra le Aviculidae e pone il g. ESA e Vulsella tra il g. Actinodesma Sandb. e il g. Malleus. Ecco l'ordine delle famiglie: Aviculidae, Pinnidae, Spondilidae, Limidae, Pectinidae, Anomiidae, Placunidae, Ostreidae (Struct. syst. conch.) Il sig. Vaillant, che si è occupato con particolarità di questo genere (Etude anat. d. Vulselles 1865 Journ. Institut — Remarq. anat. g. Vulsella crenatula 1868 Compt. rend. Acad. sc.) viene alla conclusione che debba ascriversi al gruppo dei Malleacei. Secondo tale autore questo gruppo pel genere Avicula si avvicina alla famiglia dei Mytilacei, e pel g. Vulsella alla famiglia delle Ostriche; il g. Malleus sa- rebbe intermedio fra il g. Avicula e il g. Vulsella. Io ritengo che i gen. Avicula, Malleus, Vulsella, Ostrea appartengano ad unico grande ordine, al quale debba pure annettersi il g. Anomia; mentre ci sono delle specie di esso che rassomigliano immensamente a talune ostriche e vice- versa (ostrea anomiopsis De Greg.) — In quanto ai mitili, sia pure presentino caratteri analoghi a taluni dei detti ge- neri, credo sia bene separarneli, perchè hanno un facies ca- ratteristico, e perchè altrimenti tutte le famiglie dovrebbero riunirsi in una sola. i Ecco come io disporrei e dividerei le famiglie: Mitilidae (Dreisseninae, Crenellinae, Mytilinae), Pinnidae, Aviculidae (Aviculinae, Melinae), Vulsellidae, Ostreidae (Ostreinae, Ano- minae), Radulidae, Pectinidae, Limidae, Spondilidae. XK x*_ * Ma senza più dilungarmi in così astruse discussioni me- glio è abbordare direttamente il soggetto. — Però pur troppo venendo alla determinazione delle nostre forme sì entra in un ginepraio non meno intricato. Non sono esse infatti ben definite, che anzi sembrano (come ho detto) ramificazioni della stessa specie primaria. Dall'altro canto, delle specie descritte dai varii autori ve ne ha di quelle che differiscono fra loro meno che non le nostre forme. Pet), ge A giudicare dal materiale di cui dispongo, molte di tali specie non sono punto ben descritte e ben delimitate; di pa- recchie non se ne conosce neppure l’ « habitat ». Avendo para- gonato le mie forme con le medesime mi son convinto (come precedentemente ho detto) che ritraggono or dell'una or del- l’altra le sembianze e i caratteri, sicchè sarei indotto a consi- derarle tutte quali ramificazioni di unica grande specie che po- trebbe essere la Vu/sella vulsella L. Si ripete adunque lo stes- so fatto che per l’Ostrea edulis L. — Ad ogni modo basta a me per ora aver accennato i criteri generali che mi son fatto da questa rapida rivista, senza venire alle ultime conseguenze non essendo essi da altre prove avvalorati. — Sia però che si vogliano considerare come forme indipendenti, o come sem- plici varietà della stessa specie o infine (ciò che io in vero ritengo) quali ramificazioni di un medesfmno tipo non inte- ramente differenziate, parmi di molto interesse l’enumera- zione dettagliata di quelle che io possiedo, che, se non altro, varrà a spianare ad altri la via ad uno studio più esteso e più generale. X* Come ho detto precedentemente io divido in due gruppi le forme di seguito descritte: 1.° Abisa: comprendo in questo gruppo quelle con con- chiglia piuttosto spessa, non trasparente, a strato interno poco o punto madreperlaceo, biancastro incolore, con lamina cardinale abbastanza grande. Riferisco al medesimo le se- guenti forme: navicula, claripta, valida, tigrina, pulchella, ringella, cimbula, scrobula, umbotropa, cochlearina. 2° Madrela: comprendo in questo secondo gruppo quelle con conchiglia sottile, subtrasparente, internamente madre- perlacea, con tinte opaline più o meno vive, talora iridate; con lamina cardinale sovente meno larga che nel gruppo precedente. Riferisco al medesimo le seguenti: virginis, cile- — 58 —- strina, mirula, umboversa, mitis, blanda, spongiarum, pere- grina. Passando alle diagnosi delle dette forme devo osservare che io non intendo punto dilungarmi in esse, e ciò per du- plice ragione. Per non dare troppa estensione a questo la- voro, e perchè indugiando a particolarizzare tutti i caratteri di ciascuna forma son sicuro che farei cosa affatto inutile, anzi nociva. Quando infatti si tratta di forme molto vicine e accompagnate da buone figure è preferibile fermarsi ai caratteri differenziali più importanti senza far divagare e smarrire l’ attenzione del lettore in tanti particolari, che non sono se non la ripetizione di quelli dati anteriormente. DIAGNOSI DELLE FORME DI TALUNE VULSELLE (:)_ DEL MARE AFRICO-MEDITERRANEO PROBABILMENTE RAMIFICATE DALLA VULSELLA VULSELLA (L.) DE GREG. 1. GRUPPO: Abisa. Vulsella navicula De Greg. Tav. 1, fig. 1. Un esemplare attaccato a una spugna visto da più parti. Elegante caratteristica conchiglia, abbastanza spessa (non però eccessivamente), bislunga, non iante, a bordi paralleli. Diametro umbo-ventrale 60 mm.; idem antero-posteriore 15 mm. L’umbone esternamente è poco marcato e con contorni rotondeggianti. La superficie esterna è ornata di segni di accrescimento abbastanza lamellosi; però le lamelle non son libere ma aderenti; il loro margine però tende a divenir {') Avverto che come lato anteriore riconosco quello verso cui s’in- china e si volge l’ estremità umbonale; sicchè l’impronta muscolare re- sta (come nelle ostriche) anteriore, e Se na” -< RA. Ip libero ed è elegantemente minutamente crenulato. — La tinta generale è color di seppia chiaro, con piccole zone più scure a zig-zag. Raramente queste ultime concordano con altrettante rughe raggianti appena visibili. L’interno è incoloro, bianco. La cerniera è massima, si estende per circa 17 mm. e compreude tutto l’umbonce che è largo, contorto posteriormente; ha dessa una struttura eminentemente lamellosa tanto che in taluni tratti tende a sfogliarsi, e ciò precisamente ove mettono capo i diversi strati interni. La fossetta del ligamento solca nel mezzo la lamina cardinale ed è larga poco più di 3 mm. — L’impres- sione muscolare è ovale, poco profonda, molto ravvicinata al margine posteriore. Nella valva destra pare vi abbia una piccola impressione muscolare accessoria nel centro della conchiglia. di L'esemplare figurato porta ancora attaccato un fram- mento di spugna. Vulsella claripta De Greg. Tav. ], fig. 2 a, b. La stessa valva. Più ellittica della precedente, e con una cerniera lami- nare meno sviluppata. Tinta esterna scura. Vulsella valida De Greg. Tav. l, fig. 3. Lo stesso esemplare visto da più parti. Conchiglia bislunga, ellittica con bordi subparalleli, non iante o quasi punto. Differisce dalla navicula per esser più solida, per aver l'impressione muscolare assai profonda, e la fossetta del ligamento molto più larga, la cerniera sub- massiccia. — Il mio esemplare non era propriamente attac- cato ad alcuna spugna ma avviluppato frammezzo ad una di esse. Era riempito di fango, che ho mostrato al mio illu- stre amico il Prof. Seguenza, il quale vi rinvenne molti frammenti di foraminifere, — 00 — Si potrebbe forse considerare come una vera specie di- stinta. Vuisella tigrina De Greg. Tav. 1, fig. 4. La stessa valva. Conchiglia grande, bislunga, ellittica, solida. Cerniera submassiccia, assai larga, che comprende tutta la regione umbonale della conchiglia. Ho detto che è submassiccia, per- chè in fondo all'estremità umbonale è solidamente massic- cia, mentre al bordo interno sporge a guisa di lamina. L’um- bone è adunco non lateralmente ma di riscontro; quello della valva sinistra si volge verso la destra, quello di que- sta se ne distacca. — La superficie esterna è ornata di strette zone elegantissime subondulate, alternanti bianche e brune seppia. Vulselia pulchella De Greg. Tav. 1, fig. 5. Lo stesso esemplare visto da più parti. Ellittica, solida, con tinta vinacea, con macchie brune, e con strette zone ondulose raggianti pure brune. Il con- torno dell’umbone è adunco: quello della valva sinistra si volge verso la destra, quello di questa se ne distacca. È così che l'ingranaggio delle valve non si fa di riscontro, ma la valva sinistra resta più in fuori; sicchè a guardare la conchiglia a valve chiuse e dalla parte della valva de- stra sì vede comparire un tratto dell’umbone della sinistra; la quale del resto è un po’ più grande dell'altra. — La cer- niera è submassiccia, alquanto laminare; infatti dal mezzo del suo bordo interno si sporge a guisa di espansione lin- guiforme, dando sostegno al ligamento. L'interno è subincoloro; è piuttosto bianco, però presso la regione umbonale ha qualche sfumatura giallastra, e nella regione mediana qualche sfumatura rosea. ai Bol a Interessa molto lo studio della impressione muscolare; essa si può dir tripla; la vera impressione muscolare è pic- cola, ovata, profonda, punteggiata; ma attorno ad essa si vedono altre due impressioni, l'una avviluppante l'altra di cui l'esterna è la più superficiale. L'individuo descritto porta attaccato un pezzo di spugva. Vulsella ringella De Greg. Tav. 2, fig. la b, 2. Conchiglia ovale ellittica di color vinaceo, ornata di liste raggianti ondulose chiare e scure alternanti, e a struttura lamellosa. Le lamelle son minute, concentriche, con i bordi serratamente crenulati nell'incontro con le zonette raggianti, le quali corrispondono sovente (specialifiente quelle della regione anteriore) con delle rughe raggianti. L’impronta muscolare è affatto superficiale. La cerniera assai meno sviluppata che nelle forme precedentemente de- scritte è laminare ispessita, in fondo un po’ massiccia. Le rughe raggianti non sono circoscritte a un lato ma occu- pano tutta la superficie. Idem Var. mirmilla De Greg. (Tav. 2, fig. 3). Color più sbiadito; fossetta del ligamento più profonda. Questa specie differisce dalla rugosa Lamk. (cui è assai simile) per il maggiore spessore della conchiglia, e per la cerniera più sviluppata. Vulsella cimbula De Greg. Tav. 2, fig. 4. Lo stesso esemplare visto da più lati. Graziosissima forma ellittico-rettangolare; ai lati alquan- to iante, di color giallastro chiaro, con segni di accresci- mento sublamellosi. «L'umbone ha un contorno angusto e adunco occupato dalla cerniera. Questa è molto sviluppata, nella valva sini- e NZ stra è più massiccia che nella destra nella quale è più la- minare, lo che forse dipende dall’esser la valva destra un po’ più convessa dell'altra. La fossetta del ligamento è molto profonda. Lo strato interno della conchiglia è bianco latteo. L'’im- pressione muscolare ovale, non impressa, ha un color più bianco che il resto della conchiglia. Vulsella scrobula De Greg. Tav. 2, fig. 5. Lo stesso esemplare visto da più lati. Bislunga, solida, irregolare, contorta. Cerniera laminare, spessa, molto sviluppata, in mezzo scavata dalla foveola del ligamento. Vulsella umbotropa De Greg. Tav. 2, fig. 6. Lo stesso esemplare visto da più parti. Abbastanza solida, suborbiculare, alquanto irregolare, con umbone poco prominente per lo più molto spostato e con- torto. Cerniera molto larga abbracciante tutto il tallus del- l’umbone, sublamellare. Vulsella cochlearina De Greg. Tav. 2, fig. 3. Lo stesso esemplare visto da più parti. Di forma rotondeggiante, piuttosto solida. Lamina cardi- nale non molto grande, sporgente, cocleariforme. 2. GruPPo: Madrela. Vulselia virginis De Greg. Tav. 3, fig. 1. Due esemplari visti da più lati. Conchiglia trapezoide, contorta, piuttosto sottile, traslu- ida; internamente bianco brunastra con segni lamellosi con- centrici, internamente madreperlacea splendente. — Cerniera coniforme, abbastanza sviluppata. Questa forma si riattacca con la V. rugosa LAMK. per la Var. mirmilla di quest’ultima sopra descritta e si conti- nua direttamente con questa. Un esemplare conserva attaccato l’animale disseccato. Vulsella cilestrina De Greg. A Tav. 3, fig. 2. Lo stesso esemplare visto di fuori e di dentro. È questa una elegantissima forma, esternamente ha una scultura identica a quella della Ringella De Greg., il colo- rito bruno. Internamente ha però uno strato madreperlaceo molto splendido, di un bel celeste violaceo che lascia traspa- rire le righe brune dell’ornamentazione esterna. Tale strato rimane un po’ distaccato dal margine ventrale che è color seppia giallast=o. — Ai fianchi è iante. L'impressione mu- scolare è superficiale, semilunare, appendiculata, situata quasi in mezzo alla conchiglia. Vulsella mirula De Greg. Tav. 3, fig. 3. Due esemplari visti di fuori e di dentro. Piccola conchiglia lunga 18 mm., di forma ovale irre- golare, dì tinta seppia chiara con liste alternanti chiare e brune; un po’ iante ai lati. Scultura concentricamente la- mellosa e con esili rughe raggianti. All’interno è lucida e iridata lasciando trasparire i colori esterni. La cerniera è piccola, laminare cocleariforme; la fossetta ligamentare mar- cata. Impressioni muscolari indistinte. Differisce dalla V. cilestrina per le dimensioni più pic- cole e per la cerniera di diversa forma. Vulsella umboversa De Gres. Tav. 3, fig. 4. Lo stesso esemplare visto di fuori e di dentro. Si distingue dalla precedente principalmente per la cer- niera più sviluppata e per la forma particolarissima del- A l'’umbone: quello infatti della valva sinistra si ripiega assais- simo su quello della valva destra; questo se ne distacca alla sua volta tanto che la lamina cardinale diventa per- pendicolare al margine; sicchè a guardarsi questa valva dall'interno pare affatto troncata. L'impressione muscolare è indistinta. Vulsella mitis De Greg. Tav. 4, fig. 1. Lo stesso esemplare visto di fuori e di dentro. Ellittico-allungata, regolare, sottile ma meno delle forme vicine. Umbone centrale. Cerniera abbastanza sviluppata. Interno madreperlaceo, lasciante trasparire gli ornamenti esterni. Superficie di color seppia chiaro. Impressioni mu- scolari ovato-orbiculari. Vulsella blanda De Greg. Tav. 4, fig. 2. Lo stesso esemplare visto di fuori e di dentro. Bislunga, stretta, molto contorta. Tinta esterna bianchic- cia con qualche esile ruga raggiante. Struttura concentrica lamellosa. Cerniera e fossetta ligamentare abbastanza svi- luppate. Impressioni muscolari indistinte. Vulsella spongiarum Lamk. Tate UDLSA (1780-99 MyA vULSELLA minor Chemnitz f. 8-9)? 1816 VuLseLLA sPonciaRruMm Lamk. Tableau Enc. méth. t.11i78, daro 1818-19 « « « Lamarks Ass: w. 0V. 3 — Idem 2 ed. Desh. V.6 — Idem 3 ed. Desh. V. 3. 1826-29 « « « Savigny Descr. Egyp. bi l4Apfo de2: Pg .._gge 1832. VuLsELLA spongirarum Lamk. Deshayes Enc. méth. vers. V. 3, p. 1149. 1845 « « « Catlow Reeve No- mencl. p. 78. 1842-56 « < « Hanley Rec. Biv. p. 311. 1858 « « « Reeve Mon. Vulsella LSP CAR Goal 4 1865 « « «Vaillant. Faune Mal. Suez Jour. conch. i p. 113. 1869 « « « —Issel Mal. Mar Rosso pi799. Io ritengo che Lamark non indicò cWn tal nome una vera forma ben definita ma quasi tutte le piccole vulselle attaccate alle spugne. Dalla sua descrizione nessun parti- colare carattere si detegge ma caratteri comuni a moltis- sime altre specie. Nella sua grande opera (A. s. vert.) la figura di Chemnitz è citata con un punto interrogativo come pure quella dell’enciclopedia. Quella poi di Savigny rap- portata dal Sig. Issel alla specie in questione ne è distin- tissima e somigliante invece alla attenuata Reeve e più ancora alla ililima De Greg. Gli esemplari che io ho avuto col nome di V. spongiarum appartengono alla vuma De Greg. Volendo ritenere il nome di spongiarum mì pare non si possa se non riservarlo alla figura dell’enciclopedia per cui fu primitivamente proposto. I nostri esemplari somigliano moltissimo alla suddetta e son tipici. Differiscono dalla blanda sopra descritta per aver più marcata la struttura lamellare; meno visibili le rughe. Un individuo conserva ancora disseccato l’animale. Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 5 66. Vulsella peregrina De Greg. Tav. 4, fig. 4. Lo stesso esemplare visto di fuori e di dentro fig. 5 a b, un’altra valva. Elegantissima conchiglia, assai bislunga e stretta, coi margini subparalleli, sottile e trasparente, di color vinaceo chiaro con liste bianche alternanti ondulose, a struttura la- mellare concentrica. Cerniera abbastanza angusta, regolare. Impressioni muscolari ovoidi, superficiali. Vulselle del Mar Rosso. A titolo di appendice all'articolo precedente do un ra- pido sguardo a taluni esemplari del Mar Rosso che recen- temente ho acquistati a Parigi. Vulsella vulsella L. Tav. 5, f. 1 a b c. Fig. a d le due valve. Fig. c impressione muscolare della valva sinistra. 1753-73 Knor Verg. d. augen t. 2, f. 1-3; — Rumph. Mus. t. 46, f. A; — 1783-86 Einl. Conch. Kent. ti 2, f. 609. 1771 MyA vuLseLLA L. Linneo Mantiss. p. 1113. 1780-99 « « « Chemnitz t. 6, f. 11. LATER « « « Dillwyn T. p. 56. 1818-19 VuLsELLA LINGULATA Lam. Lamark A s. vm. V.l— Idem 2 ed. V. 6 p. 221 —;ildemg8 6406: p. 100. 1520-24 « « « Sowerby Gen. rec. foss. sh. f. 1-4. SE 1825-27 VuLsELLA LINGULATA Lam. Blainville Man. Conch. 1827 1826-29 1828 OSTREA 1832 VULSELLA 1842 1845 1842-56 1869 1884 « « « « « VULSELLA « « (L.) ta:02; 0. Tableau Enc. Méth. t. 178, f. 4. Savigny Descr. Egypt. t. 14, f. 1-2. - Wood Ind. test. t, 14; f. 84. Deshayes Enc. mét@ì. xeeve Conch. Syst. t. 108. Catlow Reewe Nomen- clator. Hanley Cat. rec. biv. p.810. Reeve Mon. Vulsella t. lyf. 6. Vaillant Faun. malac. Suez p. 113 (Journ. Conch.) Issel Malac. Mar Rosso p. 99. De Gregorio. Intorno ad alcuni nomi di conch. lin. Mar Rosso, Australia, Oceano indiano. Possiedo un bellissimo esemplare di questa specie molto simile a quello figurato nell’Enc. meth. (t. 178, f. 4) e in Reeve (Mon. Vuls. t. 1, f. 6). x E desso rettangolare con un diametro umboventrale di 130 mm., anteroposteriore di 43 mm., bisezionale trasverso 25 mm. Lamina cardinale piuttosto piccola, estesa per 23 mm. hiatus 4 mm. E una conchiglia molto elegante, poco spessa, non tra- = 99 — slucida ma tendente a divenirlo specialmente presso il bordo ventrale ove è cornea. Esternamente è di una tinta giallo- seppia molto chiaro tendente al roseo ed è ornata di zone e lineole raggianti, tremule, di cui circa 8 sono le più mar- cate come nella figura di Reeve. La scultura consiste di densi e fini segni di accrescimento filiformi lineari i quali presso al margine anteriore e posteriore si fanno alquanto sublamellosi e subcrenulati. L'interno è madreperlaceo, bianco presso l’umbone; l’im- pronta muscolare è poco profonda anzi superficiale; è ovata ellittica nella valva destra, ovato lanceolata nella sinistra. Come si vede ha caratteri intermedi al gruppo Abisa e Madrela. Differisce dalla V. navicula De Greg. per il molto minore spessore, la lamina cardinale assai meno svilup- pata, l'interno madreperlaceo. Vulsella indipa De Greg. LAVO e4 ai Elegante conchiglia subellittica, tenue, con un diametro umboventrale di 70 mm., anteroposteriore 28 mm.; con l'in- terno coverto di un sottilissimo strato madreperlaceo sub- opalino che lascia trasparire l’ornamentazione esterna. La tinta esterna è seppia chiara, con macchie color seppia; e con lineole ondulose raggianti pure color seppia, la regione anteriore e posteriore sono più chiare del resto. La scultura consiste in segni di accrescimento lineari, irregolari (qual- cuno di essi a intervalli è più marcato degli altri) nella regione anteriore e posteriore subcrenulati. La cerniera è laminare piuttosto spessa e abbastanza sviluppata estesa per 12 mm. Le impronte muscolari sono così superficiali che sfuggono all'osservazione. Questa forma unisce la V. vulsella L. alla rugosa La- MARK. Differisce dalla prima per la colorazione e per la scultura diversa e per la cerniera più sviluppata; dalla se- | — GI — conda per quest'ultimo carattere e per la forma più bi- slunga, dritta, ellittica. Differisce dalla claripta De Gre. (cui pure somiglia molto) per esser la conchiglia assai meno spessa e traslucida e per la colorazione diversa. Vulsella rugosa Lamk. Tavi o, f. 2: 1818-19 VuLsELLA RuGosa Lamk. Lamark A. s. v. V. 3. 1841 « « « — Delessert Conch. descr. Lam. t. 18, f. 1839 « « « — Lamark A. s. v, (Desh. 3 ed.) V. 3, p. 100. 1842-56 « « « —Hanley Cat. rec. biv. p. 311. @ 1845 « « « — Catl. Reeve Nomen. p. 78. 1858 « « « Reeve Mon. Vulsella t. 1, {1,8 1862 « « < Chenu Manual p. 195, f. 987. 1869 « « « — Issel Mal. Mar Rosso p. 99. 1882 « « « Tryon Str. syst. conch. moll. p. 280, t. 131, f. 66. Esemplari tipici, il maggiore dei quali misura 46 mm. in lungo. Differiscono dalla ringella De Greg. per aver la cerniera assai meno sviluppata, per lo spessore della con- chiglia minore e coll’interno madreperlaceo; sicchè appar- tiene al gruppo Madrela mentre quella al gruppo Abisa. Vulsella ililima De Greg. davo, Ir 9ì = (Savigny Descr. Eg. t. 14, f. 1, 2, 3)? Specie molto elegante, stretta bislunga, depressa, soli- dula, subcornea. Diametro umboventrale 64 mm., antero- ser) posteriore 18 mm. Anteriormente un po' iante, posterior- mente no. La fossetta del ligamento è asimetrica, abbastanza pro- fonda specialmente in prossimità dell’apice umbonale, sic- chè si lascia vedere anche dal dorso della conchiglia (a valve chiuse) a guisa di una fenditura triangolare che li- mita l'estremità umbonale. La scultura è veramente rimar- chevole consistente in rughe dense e sottilissime raggianti alquanto sinuose, le quali incontrandosi con i segni di ac- crescimento danno l'aspetto della superficie di una lima (strum. non gen.) e guardate a distanza paiono finamente granulose; nella regione anteriore si fanno squamose. La scultura si prolunga anche nella superficie della cerniera (tranne però naturalmente nella fossetta ligamentare). La cerniera è laminare, sviluppata. L’impronta muscolare su- perficiale ovata-orbicolare. La forma totale della conchiglia somiglia moltissimo a quella della figura di Savigny sopra citata. Più che a ogni altra parmi affine alla attenuata REEVE (Mon. Vuls. t. 1, f. 5). Se ne distingue però per esser de- pressa anche nella regione mediana e umbonale (mentre l’attenuata è quivi alquanto turgida ed è depressa sola- mente verso la regione ventrale), per non avere il margine subquadrato ma perfettamente rotondato, come pure pel diverso colorito, e per la forma particolare della fossetta. ligamentare. Malgrado tali differenze però restano due spe- cie molto affini. Vulsella vuma De Greg. NAVATA, Ovato ellittica tenue. Colorito esterno molto bruno. Se- gni di accrescimento tenui lamellosi, serratamente e acu- tamente crenulati subsquamose. Interno madreperlaceo vio- letto. Cerniera molto poco sviluppata. i I } i d se l'e È assai somigliante alla mitis De Greg.; ne differisce però per la scultura diversa, la cerniera più piccola, le im- pronte muscolari così superficiali da rendersi affatto in- distinte. Vulsella hians Lamk. 1742 Gualtieri Ind. Test. t. 90, f. H. — 1685-92 Lister Conch. t. 1055, f. 10 — 1780-99 Chemnitz f. 10 (Mya vulsella giovine). 1818-19 VuLseLLA HranNs Lamk. Lamark A s. v. V.3 — Idem 2 ed. V. 6 — Idem 3 ed. Vie pi: 100; 1823 « « « Lister (Dillwyn) index p. 47. 1845 « « « Catlow Reeve Nomencl. p. La V% 1842-56 « « « Hanley Cat. rec. biv. p. 310. 1858 « « « — Reeve Mon. Vulsel. t. 2, f. 16. Tutti gli esemplari che ho avuto con questa determi- nazione appartengono alla V. vulsella L. La specie di Lamark di mia saputa non è stata rinve- nuta nel Mar Rosso e non si trova che nell'Oceano Indiano e propriamente alle Isole Filippine. Ma devo confessare che non mi son potuto formare un concetto esatto di questa forma; poichè dalle descrizioni e figure degli autori diffi- cilmente si lascia riconoscere essendo i suoi caratteri co- muni a molte forme di Vulsella. Io credo ad ogni modo che si possa ritenere come tipo la fig. di Reeve sopra citata. Vulsella mytilina Lamk. 1818-19 VurseLLa MyYTILINA Lamk. Lamark A. s. v. V. 3; — Idem 2 ed. (Desh.) V. 6; — Idem 8 ed. (Desh.) V. 3, p. 100. MP 1882 VULSELLA MYTILINA Lamk. Deshayes Enc. méth. vers. V. 3, p. 1149. 1845 « « « Catlow Reeve Nomencl]. pi 79: 1842-56 « « « . Hanley Cat. rec. biv. p. 310. 1858 « « « Reeve Mon. Vulsellat.1, ppi 1869 « « « Issel Mal. Mar Rosso p. 100. Questa specie è citata dagli autori fra quelle del Mar ‘ Rosso e deve rinvenircisi. Io però non ne posseggo alcun esemplare. La V. trita ReEVE parmi una forma molto si- mile ad essa, e che non essendo figurata dall'interno dif- ficilmente se ne distingua. Il Sig. Reeve cita anche come provenienti dal Mar Rosso la isocardia Reeve e la crenulata Reeve nessuna delle quali io possiedo. Nuova conchiglia della zona abissale del Mediterraneo. Fundella De Greg. n. gen. Propongo questo nuovo genere per la specie di seguito descritta. Esso partecipa dei caratteri del g. Malleus per la cerniera, del g. Ostrea per la struttura lamellosa e la disuguaglianza delle valve, e la forma interna dell’ umbone,. del g. Avicula pel bordo cardinale dritto e per la forma VARI: an alata, del g. Vu/sella per essere iante (non però da tutti e due i lati, ma da uno solamente), del g. Anomia per la forma esterna dell’ umbone, Fundella Lioyi De Greg. Tav. 4, f. 6. Le due valve viste dall’ interno e dall'esterno. Tav. 5, f. 6. Lo stesso esemplare a valve chiuse fig. a dalla cerniera — fig. d di fronte — fig. c dal lato anteriore. Conchiglia di forma irregolare, asimetrica, inequilatera, esternamente lamellosa incolora, interiormente color seppia iridata (tranne nelle appendici che sono incolore), anterior- mente subtruncata, iante, un po’ più ispessita che posterior- mente; munita di una larga appendice pgsteriore contorta, prodotta dal prolungamento della parte ventrale del margine posteriore; tale appendice è depressa, larga 9", lunga 11””, e munita internamente di una costa mediana. Una seconda appendice si diparte dal lato anteriore della conchiglia, ma è immensamente più breve dell’ altra e non simmetrica ad essa. Il margine cardinale è dritto come quello delle avi- cule. L'impressione muscolare è grande, trasversa, ellittica, situata posteriormente presso la grande appendice (ala). L’umbone è molto depresso e contorto anteriormente, però quasi non si scorge a valve chiuse come nelle anomie. La cerniera è formata da una troncatura a sghembo somi- gliante a quella dei Malleus; la fossetta licamentare è di forma uncinata come quella delle ostriche, opposta all’um- bone, e perciò volta anteriormente. Il ligamento però è im- piantato su tutto il margine cardinale. La valva sinistra è alquanto turgida, la destra subpiana. Di questa specie olfremodo interessante non possiedo che un solo esemplare lungo 25”" (inclusa 1 appendice). Era attaccato ad una spugna proveniente dai mari di Tunisi. UR Nuove specie di Pecten del terziario superiore, Nella collezione paleontologica del compianto D. Tiberi, da me tempo fa comprata, ho rinvenuto un involto conte- nente parecchi fossili senza alcuna etichetta. Fra essi ho trovato talune valve di Pecten che mi paiono nuove. Dal facies mi sembrano plioceniche, ma non è questa che una congettura. Sono 5 forme molto interessanti per le analogie che presentano, Pecten Tiberii De Greg. Grande elegante conchiglia depressa orbicolare! Diametri antero-posteriore, e umboventrale 93 mm. Coste 28, subuguali fra loro tranne le estreme che sono un po’ minori, erette, rotonde, strette ai fianchi, munite di squame imbricate in taluni tratti aderenti alle stesse coste, in altri erette e ciò specialmente nelle regioni anteriori e posteriori. Interstizi costali assai profondi. Tanto per l'aspetto generale che per la forma dell’orec- chietta anteriore somiglia immensamente al P. varius L., tanto che io credo si possa considerare quale ramificazione dello stesso; e specialmente al tipo figurato in Goldfuss (Petr. Germaniae t. 95, f. 1). Se ne distingue non di meno per la dimensione maggiore e per la forma perfettamente orbicolare, laddove in questo il diametro umboventrale su- pera di molto il diametro anteroposteriore. Per la forma si assomiglia assai al P. nobilis REEVE, da cui si distingue per la presenza delle squame, e per le coste un po’ più numerose. Di questa bella specie che ho dedicato al valente mala- cologo D." Tiberi testè defunto non possiedo che una valva. e sa IE de Pecten polimorphopsis De (Greg. Grande conchiglia, flabelliforme molto depressa, suble- vigata, abbastanza spessa, munita di circa quattro ripiega- ture costali larghissime, poco prominenti, ondulose, alquanto obsolete. Qualche segno concentrico di accrescimento. Seno dell’ orecchietta anteriore della valva destra abbastanza marcato. Diametro anteroposteriore 60 mm. umboventrale 59 mm. Questa specie è molto interessante perchè collega il P. peslutrae (L.) Jeffr. (= septemradiatus Mill. = danicus Chemn. etc.) col glaber L. Si distingue facilmente da en- trambi pel maggiore spessore della conchiglia, le impronte muscolari più profonde ecc. P Pecten sulcatus Born. Le tre forme seguenti sono ramificazioni di questa spe- cie: la prima le è molto vicina sicchè si può considerare come una sua forma, la seconda se ne distacca maggior- mente sicchè si può considerare distinta o affiliata, la terza se ne allontana talmente che ne è addirittura distinta. Pecten f.* praesulcatus De Greg. ‘È una forma strettamente legata al sulcatus Born. (Mus. Caes. t. 6, f. 3) e però anche al glaber L. che dai più si considera come specie primaria da cui l altra si sia rami- ficata. — Essa sta precisamente alla specie di Born come l’Ostrea Brocchi Mayer alla cochlear Poli. — È infatti più grande, più tozza e più rude della specie borniana. — È da osservare che questa forma ha molto interesse, perchè mentre si collega intimamente alle due citate specie, per mezzo del P. scarabellus Brocc. viene a ramificarsi con l’opercularis! —_ 760 — Io ne distinguo due varietà: Var. smalinus De GREG. si distingue dall’ altra varietà propetipus per aver le coste posteriori più larghe, ondulose e alquanto obsolete. Segna quindi un passaggio fra la detta varietà e il polimorphopsis De Greg. Var. propetipus De Greg. Ornata di 8 coste uguali o più piccole degli interstizi a traverso i quali decorrono dei fili radiali obliterati, e dei segni di accrescimento concentrici. La valva destra è poco convessa, la sinistra è alquanto tur- gida e subgibbosa. Per questo carattere si distingue dal sulcatus tipo, come pure per esser più spessa, e con im- pronte muscolari più profonde e internamente più levigata. Differisce dallo scarabellus Brocc. per la forma delle coste, la mancanza di asperità e di squame, l’umbone più sviluppato. Basta dare un’ispezione alle figure di Brocchi (Conch. Sub. t. 16, fig. 16), e di Goldfuss (Petr. Germ. t. 95, f. ©) che ne rappresentano il tipo, per convincersene. Diametri anteroposteriore e umboventrale 51 mm. Pecten Guiscardii De Greg. Differisce dalla specie precedente per esser più gibboso e più regolare: 5 coste prevalgono sulle altre, in ogni in- terstizio di loro havvi una costa secondaria semiobsoleta. Delle dette 5 coste le 3 mediane prendono il maggiore sviluppo. La superficie specialmente negli interstizi costali è or- nata di tenui e densi fili raggianti e di segni di accresci- mento più o meno sensibili. Ho descritto la sola valva sinistra perchè i 4 esemplari che io ho, sebbene ben conservati, non costano che di questa. Ded. Questa bella specie è dedicata al gentile e illustre amico Prof. Guiscardi dell Università di Napoli. un DI sa Pecten felisimilis De Greg. Segna un'altra fase di evoluzione della forma prece- dente: si fa più depressa, le tre coste centrali si ingrandi- scono di più, scompariscono quelle interposte; sicchè viene a somigliare molto al P. Pesfelis L. n ZVNNNNN__ Su talune Pinne viventi e fossili. Pinna pectinata (L.) Weink. f.* Philippii Aradas. # Var. Fundaazzensis De Greg. È molto simile alla P. Philippi Arapas (= truncata Puit.; il nome di Aradas ha la priorità secondo si rileva da ciò che dice lo stesso Philippi a _p. 54, Vol. 1, Moll. Sic.), la quale si ritiene dal sig. Weinkauff e da altri qual sino- nimo della pectinata L. Il detto autore vi riferisce la figura di Donovan (Br. sh. t. 152). Però questa è diversa della nostra essendo assai più lamellosa. Vi riferisce pure la figura di Turton (Conch. Dith. t. 19, f. 1) e quella di Da Costa (Brit. Conch. t. 16, f. 8), le quali due ultime mi paiono si- milissime fra loro e da ritenersi come tipo della specie. ll sig. Da Costa la descrive sotto il nome di P. muricata. Però io ho la fortuna di possedere la copia originale del suo lavoro corretta da lui stesso e preparata per una no- vella edizione; ed è quivi notata col nome di pectinata L. Il sig. Jeffreys seguendo l’esempio di Costa (non Da Costa) e Poli propone il nome di rudiîs L. (Brit. conch. V. 2, p. 99, V. 5, p. 169) e ne dà una figura nel frontespizio V. 2, che è molto simile a quella di Turton, di Da Costa e di Lister Fa" = (f. 210). Lui però insiste a p. 169 nel dire che è assoluta- mente diversa dalla pectinata L. — Il sig. Philippi descrive però la P. rudis L. con una diagnosi assolutamente diversa. (Moll. Sic. p. 54). i Certo si è che la nostra ha una forma alquanto diversa delle figure di Turton Donovan e Jeffreys; essa cresce in- fatti sotto un angolo di 35° quando è giovine, ma poi si slarga maggiormente, sicchè i suoi margini non son retti ma alquanto concavi. Per tale carattere somiglia molto alla figura di Philippi sopra citata. Differisce però da questa per essere affatto liscia e priva affatto di squame. Di costole non ne ha che qualche traccia evanescente e somiglia molto alla figura dell’Enc. méth. t. 200, f. 5, cui non si dà alcun nome nella spiegazione delle tavole; e non se ne distingue che per avere entrambi i margini concavi e per le costole meno risentite. Nell’insieme somiglia molto alla P. Brocchii D'ORB. (in Horn. Moll. Wien t. 50, f. 1), da cui si distingue principalmente per l’ornamentazione. In quanto poi al co- lore, è desso corneo; nella parte anteriore però è cosparso di sfumature vinacee iridate. Resta quindi dubbioso 1.° se debba preferirsi il nome di pectinata o di rudis per la specie nordica: la maggior parte però degli autori fra cui Hanley (Rec. biv. p. 250) propu- gnano il primo nome; a me invero parrebbe strano che Linneo avesse dato il nome di rudis a una conchiglia sub- levigata, tanto più che egli era così espressivo coi suoi nomi. — L'opinione però di Jeffreys è di molto peso. Ad ogni modo io credo che unendo al nome di Linneo quello di Weinkauff ogni equivoco sia diradato. — 2.° se la specie nordica sia la medesima del Mediterraneo: come ho detto, a me sembra che questa si slarghi maggiormente; però non so dissimulare la grande somiglianza, sicchè io credo si possano considerare come varietà dello stesso tipo. — 3.° qual nome spetti alla forma del Mediterraneo: essa è tito- lata generalmente con quello datole di Philippi cioè di trun- SÒ n cata; or io osservo che costui non descrive che un esem- plare titolato da Aradas Pinna Philippi. Se egli ne avesse avuti altri sarebbe stato libero di chiamarla a suo piacere, ovvero anche se avesse scortesemente taciuto la determi- nazione di Aradas. Ma una. volta citatala non ha più dritto di imporle alcun nome, sicchè io ritengo che a buon dritto debba ripristinarsi quello di Pinna Philippi (Ar.) Il mio egregio amico il March. di Monterosato si piace ritenere il nome di truncata (Enum. e sinon. p. 5), e la cita anche come specie dell’ Adriatico. Come ho detto il nostro esemplare differisce da quest’'ul- tima per varii caratteri, e però le ho dato un nome par- ticolare. Loc. Mari di Palermo (ai Funnazzi). Del postpliocene di Ficarazzi possiedo qualche esemplare moffto simile alla spe- cie tipo dei mari nordici. Pinna rudis (L.) Hanl. f.+ parnula (Chemn.) Weink. Rara nei nostri mari; non ne ho che un esemplare il quale somiglia molto alla figura dell’enc. méth. t. 199, f. 3; ne differisce però per la forma più larga della parte poste- riore. Ciò dee però forse attribuirsi all’essersi rotta la con- chiglia e rifatta dall’animale. Le coste son 4 e molto pro- minenti, le squame tubulose limitate alla parte posteriore. Come si vede dal titolo che le ho dato, io ritengo che la specie di Chemnitz non sia che una forma speciale della rudis, e però convengo col Philippi e col Lamark nel rav- visare la specie linneana nella mediterranea. Basta con- frontare la figura di Lister (t. 373, f. 214) per convincersi che unico è il tipo. La tinta è giallo-rossastra piuttosto chiara nella regione posteriore, un po’ più scura nella regione mediana, iridata tendente al verdino nell'anteriore. — Ho unito al nome di i Linneo quello di Hanley per coadiuvare alla raffigurazione della specie e alla conoscenza della sua estensione. Pinna Brocchii D’Orb. Qualche esemplare molto simile alla figura datane da Hornes (Moll. Wien t. 50, f. 2) e a quella di Goldfuss (Petr. Germ. t. 128, f. © = affinis) fossile nel pliocene di Altavilla. Pinna tetragona Brocc. f° postetragona De Greg. Grande forma che sovente raggiunge e sorpassa 40 cm. in lungo e 15 cm. in largo, diritta, regolare molto fragile. La conchiglia è formata di due strati, l’ uno interno affatto foliaceo, l’altro esterno subcorneo; or questo s’'insinua in una specie di solco o per meglio dire in una soluzione di continuità nel mezzo di ciascuna valva; sicchè a guardare » la conchiglia dall'interno pare divisa per metà da una spe- cie di costa, la quale talvolta (forse per compressione) re- sta eretta e produce un'impronta sul modello interno. In questo si veggono inoltre delle strie regolari e sinuose come nella fig. 1 (tav. 51 in Hòrnes Moll. Wien). Io tendo a credere che la nostra forma sia distinta dalla nobilis L. e dalla fetragona BRrocc. sebbene affine ad en- trambi e che debba considerarsi come specie a parte. Non posso però asserirlo, finchè la mia ipotesi non sia rafforzata dall'esame di altri esemplari. Questa forma non è tanto comune nel tufo calcareo post- pliocenico delle falde di M. Pellegrino, vi sono però in esso delle località ove abbonda. Nondimeno è estremamente dif- ficile averne dei buoni esemplari, sì perchè si rinviene quasi sempre in frammenti, sì perchè, quando intiera, atteso la sua grande fragilità e la sua grande dimensione, nel distac- carsi dalla roccia si spezza. n DES su Gi al Nuove Arche degli strati inferiori del postpliocene di Palermo. Arca mytiloides Brocc. InABBSroceniGonch. Sub. Vi, Pi #77, © AI, f. l. È questa una delle più belle specie descritte da Brocchi e parmi molto ben definita da lui; se non che la figura mo- stra dei solchi raggianti più distinti che non lo indichi la diagnosi. Della medesima io possiedo tre esemplari che rap- presentano tre varietà: Var. propetipus De Greg. Superficie liscia; i solchi rag- gianti si intravedono in taluni tratti regolari come nella figura di Brocchi (quasi sempre non si mostrano a guisa di solchi ma di lineole colorate); nella parte anteriore sono in taluni tratti punteggiati pure come nella forma tipo; però presso il margine ventrale anteriore havvi una quantità di dense piccole rughe raggianti. L’umbone non è così appun- tito come nella figura di Brocchi, ma meno. La depressione ventrale, che forma la sinuosità del margine ventrale, assai meno risentita. Nella regione posteriore la struttura della conchiglia diventa affatto foliacea specialmente presso il bordo. Del colorito resta qualche sfumatura bluastra. Loc. Un esemplare ben conservato senza alcuna etichetta della collezione Tiberi. Parmi del Pliocene di Castellar- quato. Var. uniopsis De Greg. Differisce dalla varietà sopra de- scritta per avere il bordo cardinale posteriore meno bislungo e per essere nella regione posteriore più turgida e più al- Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 6 = Rep lungata. Per entrambi questi caratteri si distingue pure age- volmente dalla specie tipo. Loc. Come la precedente. Var. Marioensis De Greg. Differisce dalla precedente per esser molto più depressa e anteriormente angustata. Loc. Monte Mario. Arca pectinata Brocc. 1814 Brocce. Conch. Sub. V. 2, p. 478, t. X, f. 15, etc. Var. Arquatoensis De Greg. Differisce dalla specie tipo per essere posteriormente più allungata, nel mezzo assai più avvallata; sicchè il margine ventrale si mostra molto sinuoso, la superficie è ornata di minuti e densi fili e concentrici in taluni tratti obliterati. Pel resto dei caratteri corrisponde bene alla specie tipo. Loc. Castellarquato. Arca merilla De Greg. Appartiene al tipo della clathrata Derr. della pulchella XEEVE dell’ aspera PHI. (') ecc. ma a me pare molto distinta. La sua forma si rassomiglia a quella della clatbrata (in Horn. Moll. Wien t. 44, f. 10), sennonchè la parte poste- riore è meno sviluppata e compressa, il margine anteriore più arrotondato, nella regione mediana havvi un avvalla- mento molto profondo; l’area cardinale immensamente più piccola e quasi nulla, l’ornamentazione diversa. Questa con- siste in funiculi densi raggianti tagliati dalle strie di accre- scimento e un po’ eretti, nella regione posteriore diventano (') Jeffreys (Brit. Conch. V. 5, p. 176) ritiene questo nome (error. aspersa) sinonimo della rodulosa MùLLER. co 83 — subscariosi. Differisce dalla clathrata Defr. tipo (Bast. Bor- deaux t. 5, f. 12 per la forma più gibbosa, l’umbone più grosso, pei funiculi radiali molto più densi quanto nella pa- pillifera Hòrn. Moll. Wien t. 44, f. 7), però ha l’ umbone più grosso, l’area più piccola, le strie concentriche più di- stanti fra loro. Più somigliante è ancora alla pulchella Reeve, ma parmi pure distinta da questa. Il suo diametro anteroposteriore è di 21 mm., l’umboventrale di 14 mm. Questa specie è rarissima a Altavilla (plioceno) non aven- done io che un solo esemplare. Il prof. Seguenza nel suo gran lavoro nel terziario di Reggio cita un'A. Altavillensis Seg. Sebbene egli non la descriva son convinto che sia tutt'al- tra della nostra, perchè egli la paragona alla pectuncu- loides Scaccui, della quale la nostra è tutt'altra. L'Arca clathrata Defr., come anche Osserva lo . stesso prof. Mayer insigne specialista (Cat. Moll. Zurigch. p. 78) è diversa della clathrata Defr. ed io proporrei per essa il nome di pirpa. Il March. di Monterosato cita come sinonimo della cla- thrata (Cat. Montep. e Ficar. p. 5) la Peregrina Libassi. Libassi Alc. conch. foss. p. 17, t. 1, f. 4). Or questa a me sembra molto differente dalla fossile di Dax tipo e somi- gliante invece alla merilla De Greg. Non se ne distingue però principalmente da questa per la forma assai più bi- slunga posteriormente. Arca Partannensis De Greg. Propongo questo nome per una piccola specie molto si- mile nell'aspetto e nella dimensione alla A. clathrata DEFR. (in Hérn. Moll. Wien t. 44, f. 10). Se ne distingue però per l'umbone più avvicinato al lato anteriore, per le rughe con- centriche assai più dense e sottili. Gli individui adulti si mostrano alquanto turgidi e gibbosi. Questa interessante forma proviene da un pozzo assai su: profondo scavato nel tufo calcareo postpliocenico di Partanna Mondello presso Palermo e precisamente da una specie di sabbia argillosa sottoposta a circa 35 metri di tufo calcareo. Ne ho raccolto molte centinaia di esemplari. Arca latesulcata Nyst ('). 1791-27 ARCA ANTIQUATA L. Poli Pect. Utr. Sic. p. 146, i t. 25, f. 14-15 (non L.) 1826 « « Payreadeau Moll. Cors. p. 61. 1836-44 « « Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 99,144 52 Ve) 1845 « LATECOSTATA Nyst. Nyst Coq. et Pol. Belg. p. 2061) tuli8 io eStA(20Ned Ae7 Se) 1848 « « Bronn. Ind. Pal. V. 2, p. 95. 1867 « DILUVII Lamk. Weinkauff. Conch. Mitt. meer. p. 198. 1868 « Por May. Mayer Moll. tert. Zurich. 1.08, /PIITS. 1872 «'‘ DILUVI Lamk. Monterosato Not. Conch. Medit. p. 19. 1875 « © PoLir Mayer Monterosato Nuova rivista peli 1878 « « Monterosato Enum.e Sinon. pi Za 1879 « « Seguenza Reggio p. 282, 300. (') Il sig. Weinkauft cita (nell Journ. Conch. 1862, Paris V. 10, p. 324) una nuova arca affine alla diluvi, W. Crosse le dà nome di Weinkauflì. Il sig. Tiberi (Journ. Conch. 1868, V. 16, p. 81) la riguarda come varietà della diluvi. Sulla stessa discute il Weinkanff (Conch. Mit. Meer. V. 2, p. 439). Non essendo figurata non posso dare la mia opinione. Il signor Weinkauff dà dell’ arca diluvi (= latesulcata Nyst secondo me) una ricca sinonimia la quale però credo debba essere epurata. uitiiteena uiticeniaanica.- Sono lieto di poter rettificare questa sinonimia e. rein- tegrare il nome di Nyst, che ha indiscutibile priorità. Que- sta specie è stata per molto tempo riportata all’ antiquata L..e alla diluvi Lamark, ma come osserva giustamente il Prof. Mayer è diversa da entrambe. Io non so però come all’illustre specialista di codesto genere sia sfuggita la dia- gnosi. e la figura di Nyst, perocchè egli non la cita neppure fra le specie affini. Vero che codesto autore descrive degli esemplari provenienti dal terziario inferiore; ma comparando la descrizione che egli ne dà con quella di Mayer si resta convinti della identità. Potrei ben dare una più ricca biblio- grafia ma mi limito a quella che ho tra mani e che è con- trollata. Certo sì è che si tratta di una specie primaria inte- ressantissima, la quale ha vissuto a lungo senza alcuna sensibile deformazione. i Questa specie è molto diffusa nel terziario d’Italia; l ho vista in molteplici collezioni sempre con l'etichetta di Polii MayER. Io ne possiedo esemplari di molteplici località. Loc. Vivente nel, Mediterraneo... Argille postplioceniche di Ficarazzi; tufo calcareo postpliocenico di Palermo; sabbie detritiche plioceniche di Altavilla (Sicilia), miocene dei din- torni di Messina, miocene di Rometta (nel Messinese) mio- cene di Buonfornello (presso Cerola), fossile nell’ Apulia (Coll. Tiberi) e nel Bolognese, nel pliocene di Biot (Alpi Marittime). Non sono queste tutt'altro che tutte le località ove si rinviene, ma le sole di cui possiedo esemplari di que- sta specie. Var. cardega De Greg. In nulla differisce dagli esem- plari giovani della latesulcata Nyst, tranne che per avere un avvallamento (specialmente nella valva sinistra) che si diparte dall’estremità umbonale e svanisce nella regione mediana e periferica. Io devo osservare che tal carattere non si osserva in tutti gli esemplari giovani della specie di Nyst, nel qual —' 80 — caso dipenderebbe dall'età; nè dall’ altro canto costituisce uno stacco assoluto con essi; perchè in molti di loro se ne trova più o meno una traccia specialmente nella valva si- nistra, la quale traccia persiste anche evanescente negli esemplari adulti. Però nei piccoli esemplari in questione tal carattere ha ben maggiore sviluppo. Il diametro antero- posteriore di questa varietà si mantiene ordinariamente a 10 mm., più di rado 15 mm. Loc. Altavilla (pliocene). Var. Abita De Greg. Segna il massimo sviluppo della specie, l’umbone si fa ancor più grosso e prominente, il margine ventrale un po' compresso. Diametro anteroposte- riore 62 mm., sezionale trasverso (spessore di una sola valva) 23 mm, Loc, Altavilla (pliocene). IT] Una nuova Tapes pliocenica. Tapes Altavillensis De Greg. E assai somigliante alla Basteroti Mayer (in M. Hornes Moll. Wien t. 10, f. 9). Se ne distingue però per la diversa forma; ha infatti un diametro umboventrale molto maggio- re, mentre nell’ esemplare di Hòrnes i diametri sono 84 mm., 50 mm., nei nostri son di 83 mm., 60 mm. L’umbone nei nostri è più largo; il margine anteriore più breve e sub- troncato; la scultura è simile però le costolette raggianti son più rare, i segni di accrescimento più risentiti nella regione posteriore. Somiglia pure di molto alla Venus senescens Dod. in Cocconi (Parma e Piac. t. 9, f. 12); se ne distingue per le costolette raggianti più risentite, l’umbone più largo, meno eretto, e per la diversa forma del margine anteriore. perg pa Una nuova Venus del postpliocene di Palermo, Venus imbricatopsis Dc (reg. (scalaris Bronn aff.) Conchiglia solida trasversa, con umbone anteriore non molto prominente, munita di coste concentriche assai grosse e tumefatte, nella faccia umbonale scavate sì da parer im- bricate. Le primarie di esse sono un cinque, ma nella re- gione umbonale ve ne ha circa altrettante secondarie, tenui. La cerniera della valva destra ha due grossi denti ed un terzo tenue laminare che sta vicino al dente anteriore onde rinforzare l'ingranaggio del dente della Falva sinistra, che vi si impianta in mezzo. Quest’ ultima valva ha due denti cardinali solidi ed uno lunulare come quello delle citheree. Differisce dalla scalaris BRONN, cui è molto affine, per la forma non veramente trigona ma ovato-trasversa de- pressa, pel dentino lunulare della valva sinistra e l’umbone più spostato anteriormente. È poi molto analoga alla Ba- steroti Desa. (Hòrnes Moll. Wien); è però più schiacciata e con le lamelle non attenuantesi posteriormente. Il Sig. Hòr- nes cita fra i sinonimi della Basteroti, la Brongnarti PAYR in Reuss (Tert. Boem. t. 5, f. 9). Questa figura però parmi ancor più dissimile dei nostri esemplari che quella stessa di Hòrnes; però ha un carattere di comune in ciò che talune coste (quantunque assai grosse) tendono a di- venir lamellose ai margini. Ma più che a ogni altra parmi si assomigli alla V. én- bricata Woop (Crag. Moll. t. 29, f. 3) da cui solo si distin- gue per la diversa disposizione dei denti. Loc. In mezzo ad alcune sabbie giallastre subargillose estratte da un pozzo assai profondo di Partanna Mondello presso Palermo. —108 —- Nuova forma della Cytherea multilamella Lamk. Cytherea f.- depressobliqua De Greg. ex multilamella Lamark. Possiedo parecchi esemplari di questa interessante forma provenienti da Ficarazzi (postpliocene). Differiscono essi dalla multilamella tipo per esser molto più depressi, inequilaterali, ellittici, con l’umbone più spo- stato anteriormente, e col margine postcardinale obliquo, bislungo, subangolato, depresso. Intorno alla Venus impressa Serr. (plicata Gmelin auctorum). Avendo paragonato taluni esemplari di Venus del nostro terziario superiore e precisamente pliocenico riportati ge- neralmente alla plicata GmeLIN con esemplari viventi di questa specie, sono venuto a questa conclusione: essi ap- partengono allo stesso tipo, però mostrano delle differenze costanti e però meritano di essere distinti con un nome particolare che valga a designarli come una forma affiliata a quella ma indipendente. Il Sig. M. Hòrnes nel suo grande bi oro Moll. Wien cita una assai ricca sinonimìa della plicata. Io però potrei così su due piedi aggiungere le seguenti. citazioni: 1862 Chenu Man. Conch. p. 84, f. 365, 367. 1864-5 Millet Ind. Main. et Loir p. 680 (multilamella non Lamark), p. 682 (lamellata). — 899 — 1865 Schauroth Coburg p. 215. 1866 Millet Pal. Main. et Loir. p. 191 (lamellata). « Giebel (Goldfuss Petr. Repert.) p. 80. 1870 Hornes Moll. Wien p. 152, t. 15, f. 4-6. 1873 Cocconi Parma e Piacenza p. 281. 1874 Foresti Moll. foss. plioc. p. 21. « Fontannes Plioc. Bologn. p. 21. 1876 Fontannes Comtat Venais. p. 60. 1877 Issel Pal. Marn. Genova p. 41. « Fuchs Iung. tert. Wien und Ung. p. 668. 1878 Ciofalo Ciminna p. 7. « Fontannes Bassin Visan p. 61. 1879 Seguenza Reggio p. 119. 1881 Bardin Maine e Loire p. 16. «Coppi Pal. Mod. p. 108. « Carez Nord Espagne p. 275. 1879-82 Fontannes Moll. Plioc. p. 52, t. 3, f. 3. Or si è sicuri della determinazione di questa specie? ap- partengono gli individui classificati così dai varii autori dav- vero alla vivente? sono una sua forma speciale o molteplici forme alla medesima connesse? — Ad ogni modo io ritengo che sia bene ritenere il nome di « plicata » come orienta- mento. Guai se si desse un nome speciale ad ogni forma senza indicare la specie primaria cui è legato e da cui di- pende! La tassonomia diverrebbe davvero un ginepraio. Venus f.a impressa Serr. (V. impressa Serres 1829 Geogn. Midi France p. 149, t. 6, f. 6; — V. plicata (Gmelin) Goldf. Petr. Germ. p. 248, t. 151, f. 9; — subplicata D'Orb. Prodr. V. 2, p. 107; — Idem Giebel Repert. Goldf. Germ. p. 80; — Fontannes Moll. plioc. pro, it3tof 8). Designo con questo nome i belli esemplari, che io pos- ss W £ siedo del pliocene di Altavilla, identici affatto alla figura di Goldfuss. E una conchiglia alquanto spessa, molto depressa spe- cialmente nella regione umbonale, di forma ovato-ellittica, trigona, troncata posteriormente ornata di lamelle concen- triche elegantissime molto sottili, generalmente di due or- ‘dini, le primarie grandi ed erette, le secondarie tenui poco prominenti. Per lo più nella regione umbonale e parte della mediana le lamelle primarie sono rare ed equidistanti, av- vicinandosi ai bordi (cioè nella regione periferica e parte della mediana) si fanno assai più numerose, perocchè ta- lune delle secondarie diventano primarie. Vi sono due ca- rene; la posteriore di esse consiste in un’angolosità appros- simata al margine postcardinale (V. De Greg. Nouv. nomen- clature des gast. et des péléc.) che arresta le lamelle pri- marie, delle quali è perciò sprovvisto lo spazio postcarinale. Nello spazio intercarinale le lamelle non soffrono altera- zione alcuna. — L'’umbone è assai attenuato, poco promi- nente, molto contorto e uncinato. Vi ha una lunula e una bilunula alquanto impresse di forma cordata. La vulva è bislunga e iante. Le impressioni muscolari rimarchevoli; di esse l'anteriore è più piccola e più profonda. L'impressione palleale molto distinta, il seno non molto grande rivolto all'angolo anteriore della conchiglia; il promontorio palleale, acuto. La cerniera della valva sinistra ha: un dente lamel- loso anteriore in mezzo a due fossette, diretto ad angolo quasi verticale all’umbone; un secondo dente (il vero dente cardinale) grosso, largo, un po’ depresso e coi bordi eretti, quasi scanalato; una terza fossetta di forma bislunga; il mar- gine ninfale non eretto, ma tagliante presso il cardine; la fossetta del ligamento ben definita con un orlo un po’ spor- gente lungo il margine vulvare e con un solco interno ad esso parallelo. — La valva destra ha tre denti che s'ingra- nano rispettivamente nelle tre fossette sopra notate. A paragonare talune figure della specie vivente ai nostri — Yi — esemplari per esempio quelle di Chenu (fig. 365, 367 Man. p. 84) e dell’enc. méth. (tav. 580, fig. 3), si trova quasi una identità. La differenza consiste nell'aver essi più grande il seno palleale e più piccolo il promontorio palleale di quello della specie vivente, come pure per le lamelle secondarie e la bilunula, che in questa mancano. I giovani esemplari son quasi identici alla dysera Brocc. (Conch. sub. tav. 16, fig. 7-8), che il Sig. Cocconi riferisce alla Brongnarti Payr. Di questa: forma ebbi un buon esemplare del terziario di Salles dal mio egregio amico sig. Maur. Cossmann. Io ritengo che la plicata Gmelin var. druentica Font. altro non sia che la specie tipica di Serres. La figura di quest'ultimo autore sembra di forma alquanto diversa. Ma io ritengo che ciò dipenda dal modo come è guardata. Essa infatti non è riprodotta perfettamente di faccia ma alquanto a sbieco per mostrar la lunula. E per tale ragione che sembra pure diversa della figura di Goldfuss, mentre non credo che di fatto lo sia. Loc. Pliocene Altavilla, Salles. F.* Quararensis De Greg. De Greg. Fossili dell'orizzonte a Cardita Jouanneti Bast. [N Identica affatto alla precedente è però più convessa. ha le carene meno marcate, le lamelle più numerose. Somiglia molto alla Rusteruci PAYR, ma ne è distinta. Loc. Mioceno di Ciminna. Conservo inoltre una varietà di questa forma di mag- giore dimensione, e di maggiore spessore, con impressioni muscolari profonde che ho designato col nome di Var. ar- gina. Ignoro la sua provenienza, parmi postpliocenica. F.° subplicatopsis De Greg. 1870 Hòrnes Moll, Wien tav, 15, f. 4-6 (V. plicata), 2 zz Paragonando la figura citata tanto con la plicata tipo, che con la impressa, la trovo distinta da entrambi. In essa il seno palliale è molto più grande, le lamelie primarie meno prominenti nell'angolo carenale, le secondarie si man- tengono strieformi. -- Manca della bilunula, e il dente an- teriore nella valva sinistra si continua sino all’ estremità umbonale e anteriormente ha una specie di appendice che forma un altro dentino autonomo; nella impressa invece è unico e non si continua sino all’estremità umbonale. Loc. Bacino di Vienna. VANNA _ == Una nuova Thracia e una nuova Lyonsia postplioceniche. .- Thracia mitella De Greg. Testa tenuis, ovato-oblonga, rectangularis! potius an- gusta, lacvigata signis autem acretionis ornata; margine antico elliptico, postico verticaliter truncato, ventrali sub- recto; umbone paulo postico, vix prominulo; carina postica obsoleta, spatio intercarinale potius depresso; valva dextera paulo majore quam sinistra. L. 38. Rassomiglia molto alla phaseolina KieNER in Philippi (Moll. Sic. V. 1, t. I, f. 7), che nel 2.° volume egli riferisce alla pubescens LEACH. Il Sig. Cocconi riferisce la suddetta a giovane della ventricosa Phil. (= Maravignae Ar.) Aven- do paragonato i nostri esemplari con questa, mi son con- vinto che riferendoli alla stessa, quasi tutte le tracie del terziario superiore dovrebbero identificarsi. Son del resto distintissimi dai giovani di questa specie figurati da Wood (a) +1 i) I (Crag Moll.) Weinkauff invece ascrive la figura citata alla pubescens PuLT., ma questa è affatto dissimile: basta osser- vare la figura di Donovan (Vol. 3, t. 82) che ne rappre- senta il tipo. Avendo paragonato i nostri esemplari a taluni esemplari tipici della papiracea favoritimi dal March. Mon- terosato, ho trovato che se ne distinguono facilmente pel margine ventrale assai meno arcuato e più dritto, e per la forma più stretta e bislunga. Loc. Ficarazzi. Lyonsia Jeffreysi De Greg. Per la forma somiglia molto a talune tracie, e princi- palmente alla papiracea; è però più turgida nella regione umbonale, e più depressa nella regione posteriore. Ha un diametro antero-posteriore di 26 mm. umboventrale di 14 mm. La sua superficie è ornata di segni concentrici di accre- scimento e di costolette filiformi raggianti, regolari, che sono quasi del tutto obliterate, si notano solo appena presso il margine ventrale; nella regione anteriore si fanno però molto distinte. A guardarsi la superficie con la lente si os- serva un elegantissimo tessuto punteggiato caratteristico del genere. Differisce dalla Lyonsia norvegica CHEMNITZ per la forma più regolarmente ellittica, le coste più rare e obsolete, l’um- bone più turgido. Avendo paragonato il mio esemplare con la figura che ne dà Jeffreys (Brit. Conch. V. 3, t. 2. f. 1) e Turton (Conch. Dith t. 3, f. 6 = L. striata che io ritengo sia la stessa norvegica CHENN. e però anche la corduloides DesH. secondo Hanley) l'ho giudicato affatto distinto. Ded. Ho dedicato questa interessante specie al valentis- simo conchiologo mio egregio amico Cav. Gwyn Jeffreys. Loc. Ficarazzi. i ai Una terebratula del postpliocene di Ficarazzi. Terebratula Scillae Seg. Ho il piacere di far conoscere che nelle argille di Fi- carazzi e precisamente negli strati a Cyprina islandica ho rinvenuto un bell’esemplare della Terebratula Scillae Seg. (1670 Scilla. La vana spec. dising. d. senso t. 14, f. 6; 1759 Idem De corpor. marinis lapid. t. 14, f. 6; 1871 Seguenza Studi paleont. brach. terz. p. 39, t. 3, f. 1-11). Tale specie fu proposta dal prof. Seguenza insigne specialista per uno smembramento della T. ampulla Brocc. — Il mio esemplare per la forma dell'umbone e del forame somiglia molto a — quello di quest'ultima specie (Conch. sub. tav. 10, f. 5) e della figura 1, tav. 3 (in Seg. loc. cit.). Però pel contorno somiglia immensamente, anzi si identifica con l’ esemplare figurato dal prof. Seguenza tav. 3, p. {. Questo differisce dalla figura brocchiana per essere orbicolare e privo affatto di coste, di pieghe e di sinuosità delle valve. Siccome a mio parere segna esso le maggiori differenze dalla ampulla io crederei riguardarlo come tipo della Scillae. Ma la mia è un'ipotesi, sì perchè io non son giudice competente, sì per- chè non ho potuto esaminare l'apparecchio apofisario. Il rinvenimento di questa forma nel postpliocene è ad ogni modo di grande interesse; perocchè sinora non credo sì sia trovata al di sopra del pliocene. PDL LTRIMe —_ 95 —— GASTEROPODI. —r0/V-Dbuvo Varietà e forme viventi e fossili del Triton Parthenopum Sal. e del Triton corrugatum Lamk. Se volessi enumerare e studiare le varie ramificazioni di queste due specie primarie non la finirei più. Io non vo’ qui esporre che il risultato di uno studio comparativo di talune forme (ad esse appartenenti ogicon le medesime connesse, ma che sì possono considerare come distinte), che mi è occorso di esaminare in questi giorni. Triton Parthenopum Salis. 1793 Saris Reise Konigreich Neap. p. 371, t. 7, f. 1. (Syn: Murex olearium L. partim; argus, fasciatus, suc- cinctus Lamark; Adansoni Mac. Andr.; americanum D' Or- bigny; parthenopeus Monter). F.° tipo. — Di questa notissima e diffusissima specie possiedo molti esemplari (tipo) dei nostri mari (Palermo). Il maggiore di essi raggiunge e sorpassa 18 cm. in lun- ghezza. Tutti hanno la spira turbiforme, il labbro esterno svasato, robusto, munito di denti geminati ecc. Var. milonum De Greg. Di forma più slanciata che al- l’ ordinario e somigliante perciò alla figura dell’ Enciclo- | pedie méthodique tav. 416, p. 2. Ha il labbro esterno non svasato, e mancante delle pieghe accoppiate (denti gemi- nati) che suole avere, e alle quali sogliono metter capo le = 04 costolette interne (prodotte dagl’'interstizi dei funiculi esterni che sono scavati). Mi si potrebbe apporre che dipenda ciò dalla giovine età del mio esemplare, ma io non lo credo, perocchè dal suo completo sviluppo non giovine mi sembra ma adulto. Loc. Vivente nei mari di Palermo. Var. peribrantum De GrEG. La spira è come all' ordi- nario, e per ciò più turbiforme e meno slanciata che nella precedente. Come in quest’ ultima mancano anche le pie- ghe geminate del labbro esterno. Questo è molto curioso e mostra una spiccata tendenza a ripiegarsi in dentro spe- cialmente nella regione posteriore. In questo carattere sta principalmente la sua differenziazione. Loc. Vivente nei mari di Palermo. Var. corruforme De GREG. I due cingoli che decor- rono spiralmente lungo gli anfratti sono così ravvicinati da parer quasi un solo. Il labbro esterno è molto varicoso, marginato, ma non svasato. La varice esterna forma un orlo arrotondato. Loc. Fossile nel plioceno di Altavilla. Triton corrugatum Lamk. 1816 Lamark Enc. méth. tav. 416, f. 2. F.à tipo. — Di questa specie primaria possiedo magni- fici esemplari tipici pescati nei nostri mari, il maggiore dei quali è lungo 90°". Nulla ho da osservare intorno. ai medesimi. Vo’ rimarcare solo che in quanto all’ epoca della creazione di questa specie da Lamark sì suol citare la data della pubblicazione della sua opera « An. sans, vert. », lad- dove precedentemente era già stata figurata nell’ Enciclo- pedia e da lui nominata nell’ indice delle tavole della stessa. Loc. Vivente nei mari di Palermo. — I7—_ Fà affine Desa. — (Deshayes 1832 Exp. Morée p. 188, tav. 24, f. 23-24..... Bellardi. I moll. Piem. e Lig. p. 211, tav. 15, f. 1). Sebbene moltissimi autori considerino questa forma come distinta, a me pare che non la si possa riguar- dare come tale, ma così intimamente legata alla specie la- markiana da quasi entrare nel ciclo delle varietà. Io pos- siedo esemplari del plioceno di Altavilla identici alla figura di D’ Ancona (tav. 9, f. 6), ma che nell’ istesso tempo ri- producono perfettamente taluni individui viventi. Il carat- tere differenziale della forma affine DESH. consiste solamente nei denti un po’ più prominenti, e i funicoli secondari (de- correnti negli interstizi delle coste spirali) meno numerosi e più grossi, spesso ridotti a un solo. Loc. Postplioceno (argille di Ficarazzi e tufo calcareo di Palermo), plioceno (Altavilla). Fa Intermidens De GrEa. Ha le coste abbastanza svi- luppate, i cingoli spirali alquanto obliterati. Per quest’ ul- timo carattere somiglia molto al Doderleini D' Anc. Denti del labbro esterno solamente 5 (mentre nell’ affine son ge- neralmente 7), di essi gli anteriori sono quasi assolutamente cancellati e filiformi, quelli posteriori più grossi ma pure obsoleti. Questa forma più che ogni altra somiglia al 7. Borsoni BeLL. (I moll. Piem. e Lig. tav. 15, f. 2); se ne distingue per la presenza di funiculi assilari sottili e numerosi, pei cingoli spirali semplici e non divisi per mezzo ecc. È interessante perchè collega interamente il Borsoni BELL. con l’Affine DESCH. Loc. Plioceno (Altavilla). Fà Doderleini D' Anc. (D' Ancona Mol. plioc. tav. 9, f. 3). Possiedo degli esemplari identici affatto alla citata figura, e una varietà che ho detto Var. siculum, che ne differisce per avere il labbro esterno munito (oltre dei denti carat- Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 7 LIAGRLCE teristici) di una quantità di piccole pieghe nel margine , interno. Loc. Plioceno Altavilla. F.* vivopse De GREG. Con la spira più turbiforme del precedente, e con il labbro esterno ripiegato in dentro e sprovvisto di veri denti, ma solo con gli interstizi delle coste spirali esterne prominenti alquanto nella faccia in- terna (lo che comunemente accade). Questa forma, sebbene non definita è di grande interesse perchè richiama assai il friton f,è peribrantum noBIs e riat- tacca quindi parthenopum Sal. col corrugatum Lamk. Loc. Plioceno (Altavilla). F.* propetuberculiferum De GREG. Questa forma è in- termedia fra il T. Doderleini D’ Anc. e il tuberculiferum Bronn. Pei caratteri generali rassomiglia al primo, per i denti rotondeggianti e bitorzoluti al secondo. Loc. Pliocene (Altavilla). F® Pantanellii De GREG. È molto somigliante alla va- rietà dell’ affine Desch. figurato dai signori Hoernes e Ha- uinger (Med. stuf. tav. 21, fig. 15); ha però il canale ante- riore più sottile e più allungato, il labbro esterno meno varicoso e coni denti più piccoli, la superficie esterna gra- nulosa. Ho ascritto questa forma tra le ramificazioni del corrugatum ma si può considerarla quale specie distinta perocchè ha un aspetto tutto caratteristico. Le ho apposto il nome dell’ amico professore di Modena in segno di pro- fonda stima. Loc. Pliocene (Altavilla). RE? W:)1) Re Varie forme di Triton gyrinoides Brocc. (nodiferum Lamk.) viventi e fossili. Nella mia nota « Quelques formes nouvelles du 7. gyri- noides Brocc. de la Mediterranée » pubblicata nelle me- morie della Società malacologica belga, ne enumerai già due interessanti forme; ma altre frattanto ne ho rinvenute, che qui succintamente descrivo. Non vo’ però ripetere le ragioni che mi hanno indotto a proporre il nome di Brocchi in sostituzione di quello da- tole da Lamark. Rimando il lettore al citato opuscolo. Del resto mi pare evidente, che, trattandosi ti una specie de- scritta e figurata per bene dal grande Bassanese parecchi anni prima che non lo aveva fatto Lamark, la priorità è indiscutibile; nè vale il dire che egli non descrisse esem- plari adulti ma giovani, perocchè anche in questo caso il dritto di priorità non soffre eccezioni. F.* inflectilabrum De GREG. (Loc. cit.) Interessante esem- plare lungo 28 cm., pochissimo noduloso anzi quasi affatto liscio, incrostato di briozoi e di serpule. Il suo carattere specifico consiste nell'avere il labbro esterno dell'apertura molto sviluppato e ripiegato in dentro specialmente alla parte anteriore. Anche il iabbro interno mostra anterior- mente analoga tendenza. i Loc. Mari profondi presso Mozia (Isola delle femmine). Fa labroplitum De GREG. (Loc. cit.) Grande esemplare lungo 38 cm. Labbro esterno armato di 7 grossissimi denti bislunghi, linguiformi uncinati, e di altri 3 denti posteriori poco prominenti. Labbro interno con tendenza ad inflettersi anteriormente. Loc. Nostri mari, — 100 — F.* imperans De GREG. È questa la forma che raggiunge il massimo sviluppo. Ne ho due esemplari lunghi 42 cm. Il loro distintivo consiste in questo, che l’ultimo giro nella regione dorsale (nella parte precisamente opposta al canale e per diritto alla varice del penultimo giro) si contorce al- quanto, e all'estremità di detta varice presenta un falso ombellico. I denti del labbro esterno sono 7, larghi, di color vinaceo, prominenti a guisa di grosse pieghe, e tendono a divenire uncinati (ma non come nella forma precedente). I loro interstizi sono a forma di grosse scannellature. Loc. Nostri mari. F* Ficarazzense De GREG. Do questo nome ad una in- teressante forma del postpliocene di Ficarazzi e precisa- mente degli strati a Cyprina islandica L. Essa è somiglian- tissima alla forma tipica dei nostri mari (nodiferum Lam.); se ne distingue però per essere immensamente più spessa. Somiglia molto all’esemplare del bacino di Vienna figurato nell'opera del Sig. Hoòrnes (Moll. Wien. tav. 19, fig. 1-2). F.° singillum De GrEG. Interessante caratteristica forma di cui ebbi recentemente un bell’esemplare dei nostri mari. Ha desso il labbro esterno molto varicoso, piuttosto piatto e munito di dentini triangolari. È quasi incolore, biancastro tendente al verdastro, incrostato di qualche serpula e briozoo. Il suo carattere specifico consiste nell'avere i labbri du- plicati: dallo spigolo interno del labbro esterno si prolunga infatti, anzi sorte, un secondo labbro per circa un centimetro e mezzo, il quale è molto sottile e pare quasi una continua- zione dell'ultimo anfratto. Non è però ciò ad addebitarsi ad una fase dello sviluppo di questo; perocchè dall'esame della conchiglia si deduce che essa è adulta e non crescerà più. Tanto che nel labbro interno si osserva un fenomeno ana- logo: un altro labbro si stende su di quello preesistente, in taluni tratti vi aderisce e si fonde con esso, in altri però i | 5 { d: | È — 101 — come nella parte anteriore ne resta affatto distinto. Quest'ul- timo fatto non si potrebbe spiegare con la ipotesi sopraccen- nata. Oltrechè.lo studio dell'ultima e penultima varice e della loro reciproca posizione ci attestano il completo sviluppo della conchiglia. Loc. Mediterraneo (alla Barra). ——_ TCP Intorno alla Ranella reticularis (L.) Born vulgo Ranella gigantea Lamk. Ranella reticularis (L.) Borp. 1684 Bonanni Recreat. f. 193. 1685 Lister Conch. t. 955, f. 30. 1702 Petiver’s Gaz. Nat. t. 153, fa 6; 1742 Gualtieri Ind. test. t. 49, 6 ME 50,.£ A: 1853 MuREX OLEARIUM L. (partim) ) Linneo Syst. Nat. p. 748, « « RETICULARIS L. } (10 ed.) l406|A..i< « (partim) Linneo Syst. Nat. p. 538 (12 ed.) 1774 Martini Conch. Cab. t. lesene 1780 < « Born Mus. Caes. p. 300, UA DI LAM Cr 1788. € (CRDORT Schroeter Einl. Conch. Kent. p. 500. VI STAS OPE < Linneo (Gmelin) Syst. Nat. p. 3536. 1792 « « Olivi zool. Adr. p. 152. Di93 | « « Salis Reise Neap. p. 371. = 102 = 1808-10 ApoLro GYRINA Montf. 1814 MUREX RETICULARIS L. 1816 RANELLA GIGANTEA Lamk. 1817 1821 1822 1828 « MACULATA Schum. RETICULARIS L. GIGANTEA Lamk. RETICULARIS L. 1825-27 MuREx GayYrRINUS L. < 1826 1827 1830-32 1831 1832 1838 1834-56 1835 « RANELLA RANINA Lamk. GIGANTEA Lamk. RETICULARIS L. OLEARIUM L. GIGANTEA Lamk. « « < < <« « RETICULARIS L. Montford (secondo La- mark.) Brocchi Conch. sub. V. 2, p. 402. Lamark Tabl. Enc. méth. p. 413. Schumacher Nouv. Syst. p. 209. Borson Orit. Piem. p. 60. Lamark Anisvecsdone p. 150. Dillwyn Ind. Conch. Li- ster p. 4l. Blainville Man. malac. t TO Faz Blainville Man. malac. . p. 400. Defrance Dict. sc. nat. V. 44, p. 447. Blainville Faun. Franc. pi 1109: ta oe Payradeau Moll. Corse p. 143. Sassi Saggio geol. Alben. p. 480. Deshayes Enc. méth. vers pi Sta Bronn It. tert. p. 35. Jan. Cat.conch. foss. p. 12. Lyell Princ. geol. (Ap- pend. Deshayes) p. 32. Kiener Coq. v. Ranella PE 2 ole scacchi Conch. Gravina p. 60. — 103 — 1836 RANELLA RETICULARIS L. Philippi Moll. Sie. V. 1, p. 212. « « Scacchi Conch. Neap. p.12 « « Cantraine Quelque esp. moll. 393. 1838 « GIGANTEA Lamk. Potiez Michaud Douai V. 1, p. 426. 1859 « « « — Lamark A. s. v. p. 693 (3 ed. Deshayes). « « RETICULARIS L. Lamark Desh. in nota. 1840 « GIGANTEA Lamk. Grateloup Adour t.29, f.8. 1841 Lina « Calcara Conch. Altavilla { GIGANTEA « p. 59. 1842 « « « ) Sismonda Synopsis p. 37, « TRITON PARMENSE Sism. 38. e 1843 RANELLA GIGANTEA Lamk. Lamark A. s. v. Vol. II, p. 596 (2 ed. Deshayes). 1844 « RETICULARIS L. Philippi Moll. Sic. V. 2, p. 183. « < GIGANTEA Lamk. Reeve Mon. g. Ranella tt dia 3: 1845 « « « Catlow Reeve Nomen- clator p. 252. « « RANINA « Calcara Moll. viv. e foss. p. 38. è DO Ù Î Michelotti Foss. mioc. p. « « BRONNI « i \ 236, 257, 259, t. 10, f. 4. « « MIOCENICA « < « RETICULARIS L. Sismonda Syn. 2 ed. p.40. 1848 « « Phil. Broni Ind&pak «V. Jsp. 107%, 1078 1852 < < L. D'Orbigny Prodr. V. 3, p. Selo: « « « « Petit Cat.coq. còt. France p. 193 (Journ. Conch.) 1855 RANELLA 1856 « « « « « « SK « « « — 104 — OLEARIUM L. RETICULARIS L. GYRINUS L. RETICULARIS L. « « GIGANTEA Lamk. RETICULARIS L. « « GIGANTEA Lamk. « « RETICULARIS L. GIGANTEA Lamk. « & RETICULARIS L. Hanley Ips. Lin. shell. P.e23u0 Hornes Moll. Wien p. 211, t. 2g dz: Jeffreys Capellini Moll. Piem. p. 46. Fisher Faun. Moll. Caléd. p. 358 (secondo Weink.) Seguenza Notizie succ. page Doderlein Cen. geol. mioc. p. 104. Pereira da Costa Moll. Port. p. lol tlsiMe Weinkauff Conch. mitt. een p.a40) Foresti Cat. foss. mioc. e plioe-sp220: Coppi Cat. foss. mioc. e plioca p. 26. Appelius Conch. marine Tir pale Hidalgo Moll. mar. t. 19, ino? Aradas Con.viv. mar. Sic. pig 78. Coppi Stud. pal. Mod. p.20. BellardiI moll.terz. Piem. Lig Vo I, pa 240 Monterosato Not. conch. Med. p. 47. D'Ancona Mal. plioc. It. p. 59, t. 8, fio. 1-2. Cocconi Moll. plioc. Par- ma e Piac. p. 79. A — 105 — 1874 RANELLA GIGANTRA Lamk. « « « « RETICULARIS L. 1875 « GIGANTEA Lamk. 1876 « RETICULARIS L. 1877 « GIGANTEA Lamk. « <« « « 1878 « « « 1879 « « « 1879-82 « « « 1881 « « « « 1882 « 1884 « « « De Stefani S. Miniato p. 84. Rigacci Cat. conch. p. 98. Foresti Moll. foss. pl. Bo- logn. p. 78. Monterosato Nuova Rivi- sta p. 38. Foresti Plioc. antico p.55. Issel Marne Genova p. 15. Monterosato Cat. Conch. Pelle. Biesip.ll, Monterosato Enum. e riv. sinon. p. 40. Seguenza Reggio p. 262, 519. Fontannes Moll. plioc. Rhone p. 37, t. 4, f.3. Coppi Marne turch. p. 15. « Pol. Moden. p. 41. Boucquoy Dautzenberg Moll. Rouss. p. 28, t. 3, fil Hoernes Auinger Med. stuf. p. 188. Tale sinonimia è così eloquente che è superfluo ogni commento: è facile infatti convincersi da una rapida ispe- zione della medesima quanta fluttuazione di nomi abbia su- bìto, e quale grande diffusione abbia questa specie sì nel terziario, che nei mari attuali. La maggiore incertezza sta appunto fra il nome di reticularis L. e di gigantea LAMK., vi sono ragioni che militano per l’ uno e per l’altro; e seb- bene negli ultimi anni sembri che abbia preso il soprav- vento il nome lamarkiano, la questione è ancora ben lungi dall’ esser definita. — 106 — Il Sig. Deshayes osserva: che Linneo nel suo celebre la- voro Syst. nat. descrive un murex olearium riferendovi le figure di Rondelet e di Rumphius (che riproducono la A. gigantea LAMARK) e la figura di Columna (che rappresenta il murex tritonis L. = variegatum Lamk. = Triton tritonis L. in De Greg.), descrive inoltre nell’istessa opera un mu- rex reticularis riferendovi le figure di Bonanni e di Gual- tieri (che rappresentano dei giovani esemplari della gigan- tea). Nella 12.* edizione della stessa opera, conservando le stesse citazioni, aggiunge al M. olearium quella della figura di Rumphius (t. 29, f. N.) che rappresenta il Buccinum sen- ticosum. Si vede adunque in quanta confusione sia caduto il grande Linneo. Deshayes studiando tale questione ne con- cluse dapprima doversi adottare il nome di olearium L. per designare la gigantea. Poi però cambiò di opinione dicendo che il maggior dritto pendeva per il nome di reticularis L. Degli autori che hanno citato questa specie taluni ricono- scendo insostenibile il nome di olearium, ma pur rispet- tando la priorità linneana hanno adottato quello di reticula- ris; altri autori hanno invece creduto che in tanta confusione era il partito più pratico e più saggio scegliere quello di gigantea datole da Lamark (‘), il quale non lasciava dubbio intorno alla raffigurazione della specie. Tale ultimo partito fu molto avvalorato da questo fatto: il Sig. Hanley passando in rivista gli originali delle conchiglie di Linneo trovò che l'etichetta di Murex olearium era apposta alla R. gigantea, e quella di R. reticularis a un’ altra ranella che egli giudicò doversi ascrivere alla tuberculata BRODER. Da tutto ciò pare che la ragione militi pel nome la- markiano; ecco però riassunte le varie conclusioni alle quali son venuto. (') Dai detti autori si suol citare per data del nome di Lamark quello della pubblicazione del suo grande lavoro An. s. vert., mentre è ante- riore; perocchè egli già nel 1816 l’avea nominata nell’ Enc. méth. n € i rà siii ali adi SOY 1 Il nome di olearinm è assolutamente insostenibile perchè basato sulle figure di specie differenti non solo, ma apparte- nenti a genere diverso! Rimarrebbe il nome di reticularis L. cui spetterebbe la priorità sebbene stabilito su esemplari gio- vani (secondo Deshayes) e quand’anche l'esemplare di Linneo non corrispondesse alle figure citate. Potè egli benissimo sta- bilire questa specie sulle figure degli autori e di seguito rife- rirvi a torto un esemplare che non le apparteneva. Bisogna giudicare le specie dalla descrizione e dalle figure datene o citate dagli autori, piuttosto che dagli esemplari delle col- lezioni. Qual caos ne nascerebbe! Le specie non avrebbero più fissità! Certo in molteplici casi il confronto degli ori- ginali può chiarire molti dubbi; ma non può disdire mai la diagnosi data da un autore. Possono facilmente avvenire dei pentimenti che lo persuadano a cambiare la delimita- zione di una specie, ma di questi non si può tener conto. Possono avvenire degli scambi di etichetta; raramente le collezioni si conservano colla serupolosità necessaria; ne ab- biamo pur troppo molteplici esempi! Se anche Linneo avesse voluto indicare col nome di reticularis la tuberculata, es- sendosi appoggiato alle figure della specie mediterranea, resta a quest’ ultima (quando la descrizione datane può con- venirle) tal nome, nè egli stesso può mutarlo o farci avver- titi del suo errore. Del resto io non conosco la tuberculata, nè so quindi eliminare il dubbio che non si debba consi- derare come una forma speciale della specie mediterranea. Il Sig. Lamark stesso riguardo alla patria cita 1° America, e la figura che egli dà nell’ enciclopedia non si attaglia perfettamente alla specie mediterranea, la quale ha rara- mente le varici per diritto, ma quasi sempre situate a più di ogni mezzo di giro, sicchè tendono a formare uno spirale. Born mi pare abbia infine ben definito la questione: egli dà una buona figura della specie mediterranea, cita quelle di Bonanni, Lister, Petiver, Gualtieri, che le si attagliano, e le dà il nome di reficularis L. Se sbaglia intorno alla pa- — 108 — tria, egli non manifesta una sua opinione, ma riporta quella di Linneo, dicendola provenire dalla Carolina. Da tutto quanto vengo ad esporre sono venuto a questa conclusione finale: che non si può dar gran torto a coloro che adottano il nome di gigantea Lamark, ma che sarebbe più corretto intitolare questa specie reticularis (L.) Born. Si rispetterebbe così la priorità linneana, si farebbe omaggio a chi seppe ben delimitarla e riconoscerla, si eviterebbe nello stesso tempo qualunque timore di equivoco nella raf- figurazione della specie mediterranea. Gli egregi signori Boucquoy e Dautzenberg descrivendo questa specie nel loro gran lavoro Moll. Rouss., sovra ci- tato dicono ch'essa ha un colore di « gris cendré parsemé de taches rougeàtres » mentre i miei esemplari tutti quanti son bianchi (o tendenti al giallo) con macchie giallo-rossa- stre e propriamente color terra di Siena. Le varici sono di quest’ultimo colore anzi un po’ più.cariche, il quale carat- tere è anche bene indicato nella figura di Born. Son pochi giorni che ne ho avuto. un magnifico esem- plare con l’animale, cosa ben rara. La conchiglia dello stesso è al solito turbiforine e con coste assilari quadritu- berculose. La superficie è converta di epidermide! clie co- stituisce un elegantissimo sottile strato piuttosto chiaro verdastro-bruniccio, formato di sottilissime dense lamelle assilari coronate di esile pelurie, che diviene lunga e folta nella parte posteriore dei giri. L’opercolo è ovale di color rosso, unguicolato con nucleo apicale; nella faccia esterna è piano rossastro, con strie concentriche di accrescimento sublamellose; nella faccia interna è di un bel colorito rosso scuro, l'impronta muscolare è molto marcata ed ha un con- torno simmetrico a quello dei margini dell’ operculo, ed è situata in prossimità della base (bordo columellare poste- lettecla zo cohen — 109 —- riore). Nella detta impronta muscolare si osservano dei sol- chi piuttosto profondi, rari, subregolari e subparalleli ai margini; nei rilievi di detti solchi si osserva un filo sotti- lissimo di strato madreperlaceo. La parte dell’opercolo non occupata dall’impronta muscolare è callosa, lucente, madre- perlacea. Passerò adesso in rivista le varie forme cui riferisco gli esemplari di questa specie sia viventi che fossili che io possiedo: l. Fà tipo (Born Mus. Caes. tav. II, faro). Conservo di- versi esemplari viventi, che riproducono perfettamente la figura di Born; presentano però una lieve differenza che essendo costante mi ha fatto ascriverli ad una varietà della medesima: Var. Borniana De Greg. Differiscono dalla citata figura per le coste assilari dei primi giri più marcate, e per le file dei bitorzoletti dell’ ultimo giro semiobliterati. Loc. Mari di Palermo. 2. F altavillensis De GreG. Ha le coste assilari più marcatamente e più regolarmente bitorzolute. Tali bitorzoli sono quasi granuliformi e disposti non in 4, ma in 5 cin- goli spirali. Loc. Fossile nel plioceno di Altavilla. Var. bicanalata De Greg. Identica affatto alla precedente ha però il canale anteriore duplo; perchè oltre a quello con- sueto (che è del resto più corto del solito) ve ne ha un altro prodotto da una ripiegatura del labbro columellare che esternamente pare una grossa piega: La tinta di questa forma è giallo rossastra. Loc. Vivente nei nostri mari, —- 110 — 3. F.* frigida De GREG. Simile alla figura di Boucq. e Dautz., però alquanto più spessa, munita di dense rughe assilari un po’ più risentite che nell’ altre forme e col cin- golo dei litorzoli mediani così sviluppato da diventare una vera carena. Loc. Fossile nelle argille postplioceniche di Ficarazzi. 4. F.à mediterranea De GREG. Riferisco a questa forma gli individui corrispondono perfettamente a quello figurato nel lavoro di Boucquoy e Dautzenberg (Moll. Rouss. tav. 3, f. 1). Nella forma tipica di Born le varici non sono per diritto, non trovandosi precisamente a ogni mezzo di an- fratto, ma ad uno spazio un po’ maggiore, sicchè accen- nano a disporsi a spira. Tal carattere però è assai più pa- tente nella nostra forma, nella quale le varici si spostano sensibilmente da un giro all’ altro, sicchè a principiare dal- l'apice sino all'ultimo giro formano una vera spirale com- piendo un’ intera rivoluzione e più. Questa forma è quella che assume le più grandi dimensioni; ne ho un esemplare lungo 22 cm. Questo porta attaccata un un’ostrea cochlear Poli, segno che proviene da zone profonde. Loc. Vivente nei mari di Palermo al largo, e alla Barra. 5. F.* parivaricata De GrEG. Con varici opposte dispo- ste in due serie per diritto. Si potrebbe forse designare col nome di gigantea LAMK., perocchè tal carattere si vede bene nella figura dell’ enciclopedia. Però siccome con tal nome si suole designare la specie nel suo insieme, non potevo assumerlo per indicare una sua forma, o per meglio dire una sua varietà differenziata. Loc. Vivente nei mari di Palermo al largo. 6. FA Meneghinii Der GrEG. È con tal nome che io de- signo la forma del bacino di Vienna e figurata nel gran lavoro di M. Hòrnes (1856 Moll. Wien tav. 21, f. 1-2). Essa sE N iti di — 1ll — è molto differente da quella vivente per esser più doppia, col canale anteriore più largo e meno bislungo e per la diversa forma dei denti del labbro esterno, che nella vi- vente sono sempre accoppiati a due oa tre e con tutt'altro aspetto. A me pare che sia una forma ben definita e che meriti di avere un nome a sè, e non so persuadermi come e perchè i signori R. Hoernes e Auinger (che hanno creato nuove specie e perfino nuovi generi per sottili differenze dimostrando però molto acume e accurata osservazione) sì sian lasciato sfuggire tale cquivoco (Med. Stuf. p. 188). Ho dedicato questa interessante specie all’ illustre pro- fessore di Pisa della cui amicizia sono così altero. # Sulla Bufonaria scrobiculator L. e la Ranella nodosa Bors auctorum. Avendo paragonato taluni esemplari del postplioceno di Ficarazzi e di Palermo, e del plioceno di Altavilla con la Bufonaria scerobiculator L. dei nostri mari, mi son convinto che non si possono separare specificamente. Io do ragione perfettamente al sig. M. Hòrnes e ritengo che la Zanella nodosa Bors., (di cui si ha una ricchissima sinonimia nella grande opera del Bellardi (I Moll. Piem. e Lig. p. 253 V. I), debba passare nella sinonimia della specie linneana; e che sì debba ritenere al più come una varietà della stessa. Di tal parere io ritengo sia anche il mio caro amico il prof. Seguenza, il quale nel suo celebre lavoro sul terziario di Reggio non cita il nome di Borson ma quello di Linneo. Non so pertanto persuadermi come e perchè i signori R. Hoernes e Auinger (Med. stuf. p. 186) intendano separarla non solo, ma ascriverla ad un genere diverso! = Ra Intorno alla Persona comune nel nostro terziario superiore. Persona f* tertiaria De Greg. ex tortuosa Bors. 1841 TrIironEuUM ANUM L. Calcara Conch. Altavilla p. 59. 1845 « CI i Moll. vie. e fos. p. 39. 1859 « «= « Libassi Conch. fos. Paler. p. 30. (Persona tortuosa Borson auctorum)? Degli esemplari figurati nelle diverse opere e riferiti alla Persona tortuosa Bors. sp. quello che mi sembra più somigliante alla figura datane da Borson è disegnato nel- l’opera dell’ illustre prof. Bellardi (I Moll. Piem. e Lig. tav. 14, f. 17, tav. 15, f. 4), ed è desso che io ritengo co- me tipo della specie. Laddove le figure di Bronn. (Leth. geogn. tav. 41, f. 27), Grateloup (Adour tav. 29, f. 12}}D*An- cona (Moll. plioc. It. tav. 12, f. 11), R. Hoernes (Med. stuf. tav. 12, f. 11) se ne distinguono per le coste più numerose, meno tozze, e meno nodulose. Tali differenze si accentuano ancor più nei nostri esem- plari, i quali hanno inoltre il canale anteriore un po’ più bislungo e retroverso. Così mi è parso, che, se pure non si voglino considerare come specie distinta, meritano però di essere designati come una forma peculiare e però con un nome proprio. È Loc. Plioceno di Altavilla. — 113 — Sulla Cassidaria echinophora (L.) Lamark e la C. depressa Buch. Avendo paragonato taluni esemplari della specie lin- neana fossili nel nostro pliocene (orizzonte a Strombus co- ronatus Defr.) con taluni altri della specie di Buch prove- nienti dall’oligocene medio di Latorf favoritimi dall’illustre prof. Beyrich mi son convinto che pochissime anzi quasi nulle son le differenze che le separano, sicchè si possono a buon dritto considerare come ramificazioni dello stesso tipo. Io possiedo la memoria originale di Buch, Silic. org. Kéòrp. 1881 ove è illustrata la depressa e a paragonarla con la Nystiù Kich® (Nyst Rech. Anvers t. 5, f. 5-7 1835; Coq. et pol foss. Belg. 1.° ed. t. 44, f. 5, 1843) parmi che non si possano separare. Il sig. Speyer nel suo grande lavoro (Cas- seler tert.) figura varie forme riferendole alla C. Buchi BoLt., che riproducono molto da vicino il tipo della depressa. Il sig. Deshayes nella sua classica monografia delle conchiglie del bacino di Parigi figura e descrive la Buclhii (tav. 93, f. 6-8). È proprio meraviglioso come il tipo vivente si sia continuato con leggere modificazioni sino nell’eocene. net DIOIDI_______o Una nuova varietà della Cassis undulata Gmelin. Var. levilabiata De Greg. Come è noto, questa interessante e diffusa specie dei no- stri marì sì presenta sotto molteplici varietà. Però queste oscillano relativamente entro limiti ristretti. Una bella va- rietà che se ne discosta alquanto è stata recentemente pe- Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 8 — lid — scata nei nostri paraggi. Ha la spira più sviluppata che d'ordinario, è esternamente di una tinta più carica, inter- namente violacea chiara. Ciò che però maggiormente la ca- ratterizza è il tenue spessore della conchiglia e la man- canza assoluta di varice, e la tenuità dei labbri; quello in- terno è pochissimo verrucoso, e alla base si confonde con la medesima; l'esterno non è punto ispessito, si riflette però in fuori ed è ornato di denti pliciformi molto marcati. Una varietà del Dolium galea L. Dolium galea L. Var. spirintrorsum De Greg. Della specie linneana tipo possiedo magnifici esemplari dei nostri mari, uno dei quali è lungo quasi 24 cm. e largo 19 cm.! fra essi però ve ne ha uno che merita di attirare la nostra attenzione costituendo una bella varietà. Il carattere differenziale consiste nella spira affatto in- ‘ trorsa, mentre non si dilunga al di là dell’angolo dell’aper- tura che di 2 cm. mentre l’ultimo giro è lungo 19 cm. DO desso tutto coverto di serpule e di briozoi. Var. tardina De Greg. Differisce dalla forma tipo per essere alquanto più spessa, per avere le costole spirali interne appaiate a due a due; ma il carattere differenziale essenziale consiste nell'avere il labbro esterno munito di dentini abbastanza prominenti appaiati, di color piuttosto chiaro, i quali spiccano sul color del labbro che presso il margine è di una tinta rosso ne- rastra abbastanza carica. Mari di Palermo. — 115 — Var. epidermata De Greg. Ricoverta di una tenuissima epidermide giallastra chiara. Mari di Palermo. emme ava vivi VaVaVAVAVAVAV\V.V.Val arazzi Intorno al Buccinum undatum L. pescato nel Mediterraneo. Sono lieto di far noto che un esemplare di questa spe- cie dei mari settentrionali è stato pescato nei nostri mari profondi e precisamente alla Barra. È peltò alquanto scon- servato e corroso come le conchiglie subfossili; ma di certa identificazione specifica. Porta attaccata una serpula. È una specie eccessivamente rara e non citata dagli autori. Il cav. Gwyn Jeffreys nella sua British conchology la enu- mera fra le specie della collezione Tiberi con un punto am- mirativo. Nei nostri depositi postpliocenici non è rara. nl LI SN TE I Su talune forme del Cerithium varicosum Brocc. e del Cerithium vulgatum Brug. Cerithium varicosum Brocc. Come sono io di accordo col sig. Manzoni nel conside- rare il Pecten scarabellus Brocc. come una diramazione del P. opercularis L., così anche convengo nel riconoscere nel Cer. varicosum una diramazione del vulgatum BRUG. — 1160 — Io credo però che sia una forma così differenziata, che sì possa considerare come specie distinta, mentre lui tende a riguardarla come una var. magna della specie di Bru- ghière (Sag. conch. foss.) Della specie di Brocchi posso enumerare le seguenti va- rietà tutte fossili nel pliocene di Altavilla: Var. elegaminum De Greg. Spira regolare, conica, tur- riculata, anfratti muniti di una carena spirale in forma di cingolo costiforme, che è più marcato nei primi giri che negli ultimi, e di coste assilari. Var. granimirum De Greg. Primi giri imbricati, con su- ture lineari profonde non verticalmente all’asse ma paral- lelamente. Ultimo giro robusto, sul dorso molto granuloso. Si collega col crenatum Brocc. Var. wripum De GREG. Accrescimento irregolare: primi giri turriculati subpiani; ultimi robusti grossi ornati di coste nodulose. Var. blomum Dr GREG. Strie spirali molto marcate; an- fratti ornati di costolette nella parte anteriore, di rughe nella parte posteriore che è alquanto depressa. Var. comittum Dr GrEGa. Spira breve; anfratti imbricati, primi piani, ultimi muniti di un solco mediano e due cin- goli di grossi tuberculi. Var. neogenitum Mayer (Cocc. Parm. e Piac. p. 176, t. 4, f. 12-13). Sebbene contrariamente al parere del distinto geologo di Zurigo, io non esito ad ascrivere la sua specie fra le varietà di quella Brocchiana. Var. fidiriwvm De GREG. Si distingue dalla precedente — 117 — per avere nel mezzo degli anfratti una specie di carena for- mata da brevi coste subtuberculose. Var. propetipum Dr Gria. Differisce dalla specie tipo figurata in Brocchi t. X, f. 3, per la più piccola dimensione e per la spira più appuntita e più turriculata. Si distingue dalla varietà di Mayer sopra notata per quest’ultimo carat- tere, e per la mancanza di costolette nella parte posteriore dei giri. Cerithium vulgatum Bruce. Fra le molteplici forme e varietà di questa specie pri- maria richiamo l’attenzione del lettore sulle due seguenti: Var. gracile Pu.. (Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 193, t. XI, f. 5). Esemplari identici alla figura citata. Loc. Mediterraneo (alla Barra). Var. panormitanum De GREG. Molto simile al preceden- te, però di molto maggior dimensione e di forma pupoide. Rassomiglia immensamente a talune varietà del varicosum Brocc. Misura 80 mm. in lungo. Loc. È piuttosto comune nel tufo calcareo postpliocenico di Palermo specialmente in quello delle falde del M. Pel- legrino; piuttosto raro nelle argille postplioceniche di Fica- razzi a Cyprina islandica. Osservazioni intorno ad alcune forme dell’ Aporrhais pespelecani L. viventi e fossili. Non mi prefiggo qui di discutere o passare in rivista tutte le forme sotto le quali si presenta questa specie pri- — 118— maria nei nostri mari e nel terziario superiore. Io non mi limito ad osservare: 1.° che conservo due belle varietà di questa specie nel mio gabinetto; l'una (Var. panormitanus) che ha il rostro anteriore contorto affatto verso l'apertura, sicchè fa quasi un angolo retto con essa, e proviene dai mari di Palermo; l’altra (var. viator) molto simile alla spe- cie tipo fisurata in Boucquoy e Dautzenberg (tav. 24, f. 1-2 Mol. Rous.), ma col rostro anteriore più breve e contorto verso l’apertura (non tanto però quanto la varietà viator), col labbro esterno assai spesso e foliaceo, i tuberculi dei giri più grossi. — 2.° Che lc var. robusta e oceanica Bouc- quoy e Dautzenberg (Moll. Rous. tav. 24, f. 3-5) sono molto interessanti perchè abbracciano e unificano la speciosa (Schloth.) Beyr. (Nord. Tert. tav. II, f. 1-6 Beyrich —..... Cassel Tert. tav. 83, f. 1-5 Speyer) con la specie linneana. — PLEITI — Una nuova varietà della Turritella terebra L. Turritella terebra L. (communis Risso). Var. imbricosoluta De Greg. Devo premettere che questa specie si suole designare col nome di Risso anzichè con quello di Linneo. Io però son pienamente di accordo col mio egregio amico cav. Jeffreys (Brit. Conch.), che a quest'ultimo debba darsi la preferenza. La varietà che io voglio far conoscere proviene dalle argille postplioceniche di Ficarazzi. La ornamentazione non ha punto cosa rimarchevole, consiste in 4 costole spirali e densi fili spirali. Gli ultimi 5 anfratti però sono assai im- bricati, separati da profondissime suture, e molto angolati anteriormente, — 119 — Come si vede da ciò è assai simile alla Var. soluta Bucquoy ec DAUTZENBERG (Moll. Rouss. t. 28, f. 9,10) sinora non descritta. A paragonarne però la figura, si distingue questa dalla nostra per non avere i giri iinbricati, nè an- golati anteriormente. Nuova forma di Vermetus vivente nei mari di Palermo. Vermetus f.* panormitanus De Greg. La Conchiglia agglomerata, sempre ravvolta sopra sò stessa quasi come l’ intortus, aderente alle rocce in modo da for- marne quasi esclusivamente, subangolata nel piano che re- sta libero. La superficie non ha alcuna scultura ed è quasi sempre incrostata; però in prossimità dell’ apertura si fa nitida, quasi trasparente, e ornata di fitte strie di accresci- mento. In detta regione la conchiglia è anche compressa alquanto di riscontro alla superficie d’ impianto, sicchè il margine dell’ apertura ha una specie di slabbramento pro- lungandosi un po’ in avanti come in talune ammoniti (Ste- phanoceras Brongnarti Sow ) ed è un po’ bruniccia. Ciò che è più caratteristico poi della nostra forma è il colore dell’ interno della conchiglia che è costantemente rosso-bruno (color ciliegia), madreperlaceo; l’ opercolo è corneo, molto resistente, esternamente piatto, aspro, di color bruniccio; internamente è munito di un rigonfiamento cen- trale bruno che è circuito da un avvallamento; tra questo ultimo e il margine vi ha un altro piccolo rigonfiamento cerciniforme, calloso, nitido, rossastro. Si voglia pur considerare come una specie distinta, 0 — 120 — come una forma particolare del V. triqueter Biv., è certo molto interessante per la costanza dei caratteri e pel suo singolare aspetto. Differisce dalla citata specie pel colorito interno diverso, l’ opercolo non rudimentale ecc. Potrebbe aver forse anche molta analogia col V. miger, ma io pur troppo non conosco questa specie per bene, e non ho ele- menti da poterne giudicare. Gli esemplari che ho, proven- gono tutti dai mari di Palermo. Un agglomeramento di essa occupa circa due decimetri e più di roccia con uno spes- sore di circa un decimetro. eZEILI TTI Studi su talune Patelle viventi e fossili. In questa breve nota enumero alcune forme e varietà viventi e fossili conservate nel mio gabinetto. Le ragioni che mi hanno determinato a scriverlo sono le stesse che m’indussero a fare una rivista analoga stelle ostriche. Specie viventi nel Mediterraneo. Patella ferruginea Gmelin. , CL Weinkauff Conch. Mit. meer. p. 401 .....Monterosato En-QeCSinspec Med ap. 8: Magnifici esemplari identici a quello figurato da Payra- deau (Moll. Corse tav. 4, f. 3, Pat. Lamarki), solamente hanno l'apice meno centrale, il contorno obovato. Loc. Mare di Lampedusa. Var. sitta De GrEG. Differisce dalla precedente per la mancanza delle grandi coste; sono esse più numerose e più piccole, fra due più grandicelle ve ne ha due o tre interposte. Loc, Mare di Lampedusa. — 121 — For.* Rouxi Payr. Un grande esemplare proprio del tipo di quello di Payradeau (Moll. Corse tav. 4, f. 2). Le coste non si vedono bene per incrostazione esterna. Nell’interno si vede l'impressione muscolare marcatissima. Var. imperatoria Der Greg. Molto simile, anzi apparte- nente alla forma ZMouxi e però alla V. pyramidata Weink. che le è identica. Se ne distingue nondimeno per la dimen- sione maggiore, la forma più depressa ecc. Il nostro esem- plare infatti è lungo 100 mm. e alto 80 mm. Patella Lampedusensis De Greg. Elegante conchiglia conoide, alquanto turgida e però subottusa, di color giallastro con qualehéNeggera macchia color seppia ai margini. Il suo contorno è eblittico, i suoi diametri infatti sono 86 mm., 30 mm. L'altezza è di 24 mm. Le coste sono numerose, tenui, evanescenti nell’avvicinarsi all'apice. Lo strato madreperlaceo interno a guardarsi con lente si mostra cosparso di tenui brevi increspature (que- sto non è un carattere specifico differenziale verificandosi in molte altre specie vicine). Il fondo interno è grigiastro, l'impronta muscolare quasi non sì distingue, è tanto su- perficiale. Loc. Mari di Lampedusa. Patella vulgata L. Generalmente si distinguono dagli autori due specie, la caerulea e la lusitanica. Avendo sott'occhio gran numero di esemplari di forme appartenenti a questo gruppo, mì trovo nell’impossibilità di dividerle specificamente, perchè per infiniti passaggi luna si continua nell'altra. Io quindi credo di far cosa più ragionevole imitando l'esempio del mio illustre amico sig. Gwyn Jeffreys, che ascrisse alle — 122 — vulgata le patelle dell'Inghilterra. Enumererò tutte le forme e varietà da me esaminate. F.a tipo. Esemplari identici alla figura data da Jeffreys (BritiConchMAVEt9sata vi 019) Loc. Palermo (comune). F.* caerulea L. Piuttosto depressa, obovata, con diam. 46 mm., altezza 10 mm. Esternamente cinerea, irregolarmente costata. Le coste variano di forma e di numero, in generale non sono però molto prominenti. L’interno è di un bel color ceruleo vio- laceo; la parte più cava è però chiara. L’impronta musco- lare è molto distinta. Loc. Palermo (comune). F.° depressa PENN. Molto simile alla precedente però di color bianco, più o meno depressa (V. specie fossili). Loc. Palermo (comune). F.a comina De GREG. Depressa, della forma della pre- cedente, se ne distingue per aver le coste larghe e formate di funiculi aggregati a fascio. L’interno è bianco, presso ai margini ornato di zone violette raggianti. Loc. Palermo (rara). F.a depressaspera De GrEG. Più depressa della prece- dente, con coste semplici e potenti, interstizi di queste co- lorati in giallo o grigio. Rughe filiformi concentriche. Loc. Palermo (comune a Mondello). Pachino. F.° nacrina De GREG. Della forma della precedente, pare però che lo strato interno si prolunghi all’esterno e ne formi la superficie, che è naturalmente affatto scevra di coste. Loc. Palermo (molto rara). TICO — 1239 — Fia albula De Greg. Della forma della depressa Prxn. ha però circa 7 coste primarie grandi, rotondate, obsolete; mancano quasi affatto le secondarie, perchè sublevigate. Tinta bianca uniforme. Loc. Palermo (comune). F.* lusitanica GMELIN. Forma abbastanza variabile; ta- luni esemplari son molto simili alla figura di Payradean (Moll. Corse tav. 3, f. 7 = punctata), in altri però le coste sono più piccole e numerose, come pure le macchiette più minute. Loc. Palermo (comune). femevovis Prc. (Moll. Sic. V. I tale 7/08 00015) PD E CO) esemplari son di color bianco, con rare e piccole screzia- ture giallastre. Generalmente non hanno le coste così re- golari come nella citata figura, talune sono infatti più ri- risentite delle altre. Loc. Palermo. F.* aspera LAMARK. Ottimi esemplari tipici. Loc. Palermo. F.° cimbulata Dr GREG. Si può considerare questa come una varietà della forma precedente non differendone che pel contorno marginale più ellittico. Il diametro laterale infatti è '/, minore del longitudinale. Specie fossili nel terziario superiore e nel quaternario. Patella ferruginea L. Esemplari molto belli provenienti dal quaternario delle grotte dell'’Addauro presso Palermo, Come è ormai noto gli — 124 — antichi uomini esostorici delle caverne dei nostri lidi traeano da questa specie principale alimento. Se ne trovano proprio dei mucchi fra armi di selce grezza, e fra raschiatoi di selce, dei quali si servivano per isgusciarla. Fra i fossili della collezione del sig. Tiberi ho trovato qualche esemplare con la semplice indicazione « Sardegna » che mi sembra però provenire da un tufo calcareo postpiio- cenico e doversi ascrivere senza dubbio alla specie in que- stione. | F.* percostata De GREG. Qualche raro esemplare molto simile alla f.* Rouxi PavyR., ma con le coste primarie assai più sviluppate, proveniente pure dal quaternario delle me- desime grotte. F.° Ficarazzensis De GREG. Molto simile alla F.* impe- ratoria De GrEG., però con le coste molto numerose e fu- niculiformi. Diametri 55 mm., 44 mm. Altezza 21 mm. Loc. Postplioceno di Ficarazzi. Patella vulgata L. Esemplari identici al tipo figurato in Jeffreys Vol. 3, WE Ni Sh Ia: Loc. Plioceno di Altavilla. Fossile in Sardegna (esem- plari della collezione Tiberi). F.° aspera LAMARK. Fossile in un tufo calcareo che sem- bra postpliocenico, della collezione Tiberi con la semplice indicazione di « Sicilia ». F.a depressa PENN. (Brit. zool. tav. 39, f. 146 = Zaren- tina LAaMARK = Bonnardi PavrapeAU = athletica BEAU). Un esemplare fossile in un tufo calcareo forse postplioce- nico di Sardegna (coll. Tiberi). AQ Palermo 28 Marzo 1884, — 125 — PrhrRebiboib, BIVALVI. Intorno a una Gastrana e due Petricole, Gastrana fragilis L. 1766 L. (Tellina) L. Syst. Nat. p. 1117. — 1791 Poli Test. Dic.tp. 49, t. 15, f. 22. — 1818 (Petricol®) Lamk. A. s. v. V. 5, p. 503. — 1844, 2.° ed. (Psammobia jugosa) Brown. Recent. conch. p. 102, t. 40, f. 4-6. — 1826 Payraudeau Corse p. 350, t. 1, f. 9-10. — 1878 (Gastrana) Monterosato En. e sin. p. 12. — 1867 (Capsa) Weinkauff Conch. Mitt. meer. p. 60; etc. Var. nigella Der GREG. Possiedo taluni esemplari dei mari di Palermo, i quali parmi costituiscano una varietà della specie Linneana. La loro forma è molto simile, anzi identica, all’ esem- plare figurato da Brown (loc. cit.), il loro colore è bianco niveo; ciò per cui si distinguono è la disposizione dei denti della cerniera affatto diversa da quella descritta dal citato autore il quale, a p. 102, parla anche di denti laterali, che affatto mancano. La valva destra è munita di due piccoli denti cardinali abbastanza brevi, divergenti, piuttosto distanti l’uno dal- l’altro, di cui l'anteriore è il maggiore; fra essi si ingrana l’unico dente cardinale della valva sinistra, il quale è al- quanto bifido. La descrizione della cerniera, che ne dà l’illu- — 1260 — stre Jeffreys (Brit. Conch. V. 2, p. 368), le si avvicina di più, ma ne è pure molto differente; basta compararla. La scul- tura è quale la descrive il prelodato autore. La disposizione dei denti della cerniera mi pare si asso- migli più che ogni altra alla figura e descrizione che ne dà M. Hornes (Moll. Wien. p. 80, t. 8, f. 5). Le uniche pic- cole differenze consistono nell’ esser gli esemplari di Grund (a quanto mi pare) più spessi e forse un po’ più turgidi. La figura © c. mostra un umbone appena più grosso dei nostri, e mentre in questi il contorno antecardinale è dritto, nella citata figura è alquanto concavo, e le lamine con- centriche paiono più dense. Si può forse denominarla var. Grundensis, ma non si può assolutamente considerarla come specie distinta. Loc. Mari di Palermo e di S. Vito (esemplari grandi). — Postpliocene di Monte Pellegrino (Palermo) e di Taranto. Var. Altavillensis De Greg. Gli esemplari fossili sono un pochino più grandi dei viventi, più allungati posteriormente e con la valva più rimarchevole. Quelli di Altavilla si di- stinguono principalmente per la cerniera alquanto diversa; in essì infatti il dente anteriore della valva destra è alto e prominente assai più che nei viventi. Loc. Altavilla (pliocene). Petricola lithophaga Retzius. Weinkauff Conch. Mill. meer. p. 90. — Monter. En. e Sin.Jp. ilo: Ho esaminato parecchi miei esemplari viventi delle coste di Palermo e taluni subfossili di Castellammare (Collezione Tiberi) e mi son convinto della loro identità. Il Sig. Wcin- kauf? e il Sig. M. Hòrnes (Moll. Wien. p. 105) danno una ricca sinonimia e bibliografia di questa specie. — Mi pare, ——oev, -_ —_ —_ o © _ — 127 — che sebbene non vi sia dubbio sulla determinazione di que- sta specie fossile nel bacino di Vienna, vi ha però una dif- ferenza marcata tanto nella figura di Hérnes che in quella di Goldfuss (Petr. Germ. t. 151, f. 12), le quali sono poste- riormente più protratte che i nostri esemplari; questi hanno il detto margine rotondato subtroncato. Io credo quindi però che si possa designare la specie di Vienna come varielas substriata MunstER. — Fra i sinonimi della lithophaga il Sig. Weinkauff cita l’abbreviata Duy., la costellata LAMK., fragilis MicHEL., rus BrooKrs, lamellosa LAMK., ochrolema LAMK., roccellaria LAMK. ruperella LAMK., strigia LAMK. Petricola mirula De Greg. Ha precisamente la forma della substMata Minst. (spe- cialmente in Hòrnes Moll. Wien. t. 10, f. 3, lithophaga), solo è più solida, un po’ più grande, e ha il margine ventrale più dritto e alquanto insinuato in mezzo. L’ornamentazione però consiste in costolette radiali, che nella regione poste- riore si fanno rare e più prominenti, e di fili lineari con- centrici molto densi nella regione posteriore. La cerniera è molto caratteristica e molto distinta tanto dalla Zfhophaga che dalla substriata. La fossetta del liga- mento è molto grande e marcata in entrambi le valve, ed è munita di una tenue costa mediana, che termina sul bordo interno della cerniera a guisa di una piccola sella, che si- mula un dentino; nella fossetta ligamentare della valva de- stra vi ha un’altra piccola costa interposta fra la suddetta e il dente cardinale, che è però molto piccolo e quasi non appariscente. I denti della cerniera nella valva sinistra sono tre oltre del falso dente sopra descritto. Nella valva destra son due denti anteriori (di cui il primo è più grosso e di- staccato dagli altri) e due falsi denti, di cui ho detto di sopra. Quindi in tutto vi sono in ciascuna valva quattro ripiega- ture dentiformi, — 128 — Le impressioni muscolari e il seno palleale differiscono poco da quelli della lithophaga, il promontorio però pare più grosso. Differisce da questa specie per la forma, per la cerniera diversa, e per lo spessore assai grande della conchi- glia. — Somiglia molto alla figura della P. striata Lam. (in Hanley Rec. biv. t. XI, f. 44) che da Weinkauff è rife- rita fra i sinonimi della lithophaga. A ogni modo la dispo- sizione dei denti della cerniera è molto distinta, e per la forma somiglia alla Var. della lithophaga figurata da Philippi (Molli Sie VAI tavo3: Vo): Loc. Vive nel mare Africo-mediterraneo attaccata alle spugne. -—————— intorno ad alcune Semele viventi e fossili. Semele gen. Il gen. Semele fu proposto da Schumacher nel 1817; però generalmente è stato disconosciuto dagli autori. Esso cor- risponde al g. AmphRidesma LAMARK auctorum; ma questo genere, come osservano il Sig. Philippi (Hand. Conch. p. 312) e il Sig. Stoliczka (Pelec. Ind. p. 108), dee abolirsi, sì per- chè racchiude diversi generi (Lucina, Thracia, Donacilla ecc. ecc.), sì perchè la priorità spetta al nome di Semele Schum. To credo che anche per tali ragioni gli fu data la preferenza dal sommo Nyst. (Tert. Scaldis). Il gen. Syndosmya RecLUZ (Abra Leach. manuser. Ery- cina Lamk. in Phil. partim) gli è molto vicino, da molti autori si ritiene sinonimo, ma dai malacologi più accurati alquanto distinto. Anche da molti si sucie considerare come un sinonimo il g. Scrobicularia Schum., e gli si suole spesso dare la Pe O Je x — 129 — pi eferenza per designare le vere sindosmie. Coloro però che 8 sono occupati con specialità di tali questioni, ritengono e he tal genere ne è molto distinto se non altro per la man- car za assoluta di denti laterali, i quali si rinvengono tanto I nel g. Semele che nel g. Syndosmya. Per tipo di esso il sig. Tryon (Syst. Conch.) riconosce la piperata CHEMN. — Il Sig. Zittel come’ sinonimi dello stesso cita il g. 7rigo- mella p. p. da Costa, Lavignon Reaumur, Ligula Montagu, Listera Turton, Lutricola Blem., Mactromya D'Orb. — Non vo’ entrare in questione riguardo ai medesimi, perchè non i ho il tempo e sarebbe fuor di luogo. Dirò solo che al g. À Ligula Mont. bisognerebbe aggiungere un partim, perocchè Ù Montagu vi riferisce anche la Boysi (che non è altro che a alba) e la prismatica (che non è altro che l’angulosa). | Posto ciò ecco la mia opinione: io Dego so che il g. Scro- | bicularia debba limitarsi come han fatto i Sigg. Stoliczka, | Tryon, Zittel. Sarei un po’ di diversa opinione rile ai en. Semele e Syndosmya, i quali non mi paiono così di- tinti l'uno dall'altro. Io proporrei di prendere il g. Semele i sensu latu » comprendendovi il g. Syndosmya come un sottogenere. Se si vorrà indicare una Semele « sensu stricto » | Sì dirà, secondo la convenzione già da me proposta, Semele (Semele) N. N.; e se una Syndosmya, Semele (Syndosmya) _N. — Le specie di seguito notate mi sembra apperten- no più a quest'ultima sezione che alla prima. Ho avuto | po’ di fatica a sceverare l’una specie dall’ altra, perchè distinguono per caratteri minuti poco patenti, e perchè si atta di specie affini, e fra cui pare anzi esistano dei pas- izione dal primo al secondo. Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 9 Semele (Syndosmya) angulosa Ren. 1802 TELLINA ANGULOSA Renieri. Tav. alf. cone 1808 LiguLA PRISMATICA Mont. Montagu. Test. Brit. p. 23, t. 2A, ed. Chenu. p. 27, Lo | f. 10. ci 1814 TELLINA sTRICTA Brocc. Conch. Sub. p. 515, i foi Alla ricca sinonimia datane da Nyst (Tert. Scaldis. gique p. 230) bisogna aggiungere: 1831 Erycina anGULOSA Bronn. Bronn. It. tert. p. 90. 1848. « « « «Toda Ral59% 1870 Srnposuya « —Ren. CocconiParm.ePiac. Sono stato in dubbio intorno al nome da dare a q specie (Scrobicularia prismatica Mont. auctorum, donaciformis NysT. Amphidesma prismatica LAMARK, VE ecc.) — La controversia maggiore sta tra il no prismatica e di angulosa. — Weinkauff (Conch. Mitt. p. 54) preferisce quest’ultimo, la maggior parte de tori il primo. — À me pare che senza dubbio per leg; priorità, è il nome di Renieri, che dee ritenersi. dubbio vi ha: egli (come dice Brocchi p. 515) ( conoscervi la 7. angulosa di Martini, che è diffe dire di Brocchi. Così il suo nome sarebbe contestato. non conosco la angulosa Mart., nè so da chi sia st tata. Se quindi, come io dubito, non esiste questa spec mane il nome di angulosa Renieri. sian Di questa specie possiedo molti esemplari tipici, ide alla figura datane da Brown (Rec... Conchi e 42, fis nostri depositi fossiliferi. et. Loc. Non è rara nel postpliocene di Monte Pelle lle sabbie dal fiume Oreto; è piuttosto rara però in quello Ficarazzi. — Ne posseggo inoltre tre esemplari di Valle a (Piemonte), Carrubare (Calabria), Monte Mario don ma) i Semele (Syndosmya) nitida (Miil].) Jeffr. Riferisco a questa specie le tre forme seguenti, le quali rò sembrami si possano anche riguardare come distinte. lenza da Montagu (Mont. Test. Brit. Supl. Ligula p. 572, 17, f. 7. — Idem Ed. Chenu t. 7, f. 2 senza descrizione. Forbes Hanl. Syndosmya p. 323, t. 17, f. 11. — Jeffreys IGonehioVv. 2, pr442; V. 5, t: 41, f..1, t. 45, f. 4 ecc.) yillustre cav. Jeffreys dubita che la tenuis Phil. sia un convinto che non le corrispondono. Essi sono infatti assai i ellittici (più che non lo mostri la figura di Philippi so- , citata) e non si distinguono dalla prismatica Mont. (in . V. 5, t. 45, f. 1) che per l’umbone assai meno sime- Jeffreys, il quale ebbe agio di esaminare l'esemplare originale di Miller. Io quindi propongo che si unisca iniziale del suo nome a quello di Miiller, come ho io ritenendo per tipo della specie quella descritta e rata da lui. Ora il sullodato autore la dice « rather o; than oblong » come lo è di fatto la sua figura, sicc nostri esemplari che sono « rather oblong than oval SO possono riferirlesi. 30%: de Loc. Postpliocene di Ficarazzi e di Oreto (Palermo). nd F.° turgilla De GrEG. Forma e caratteri identici alla Panormensis; le valve però sono abbastanza più turgide, mentre quelle della prima sono depresse, il contorno è più regolarmente ellittico. Loc. Postpliocene di Ficarazzi. Fa sindima De GREG. Tenue, fragile, perfettamente ellittica. Denti laterali della valva destra bislunghi, minari, tenui; due piccolissimi denti cardinali. Umb piccolo, centrale, tuberculiforme. Loc. Ficarazzi (postpliocene). Semele (Syndosmya) longicallus Scacchi. 1835 Scacchi Gravina p. 16, t. 1, f. 7 (Tellina). LpaSo lippi Moll. Sie. V. 2, p. 9, t. 13, fi Y (EryemaiMfiodai callis). — Sars Moll. Res. Arct. p. t. 6, Se f. 4 (Abra longicallis). — Monterosato Conch. Montep. F car. p. 7 (Scrobicularia long.) — Seguenza Reggio p. (Syndosmya long.) | Rimando il lettore alle descrizioni e figure date da S chi, Philippi, e da Sars. Io solo qui richiamo la sua at d — 188 — 10 specie. Gli individui adulti della longicallus acquistano initi sotto lo stesso nome. Infatti, sebbene taluni esemplari lla nitida dei mari nordici mostratimi dal mio egregio molto simile invece alla LEA Le differenze precipue quest’ ultima specie e l' alba sono quasi limitate alla rniera e si distinguono bene nelle figure di Sars, e alla aggiore disuguaglianza delle valve. Nella longicallus la setta del ligamento è più bislunga, laff valva destra è assai depressa da parere appartenente ad altra specie; pe- rocchò per lo schiacciamento dell’ umbone il contorno si mostra più ellittico che non lo sia di fatto. Tanto che io Hiiogo che taluni esemplari riferiti dagli autori alla nitida non sieno che valve destre della specie di Scacchi. La valva sinistra è ovale, ellittica, posteriormente subangolata, un po " turgida nella regione umbonale e alquanto retroversa N Il altra valva; l’ umbone però è pochissimo prominente pochissimo sviluppato. È strano come tutti gli autori ci- tino questa specie sotto il nome di longicallis, mentre fu d denominata da Scacchi longicallus; forse ciò ad imitazione di Philippi. | Loc. Nel postpliocene di Ficarazzi non è tanto rara. Semele (Syndosmya) alba Wood sp. BE 302 MACTRA ALBA Wood Linn. Trans. V. 6, p. 165, t. 16, f. 9-12. « BosyI Montagu Test. Brit. p. 98, t. 3, f. 7. — Idem Ed. Chenu p. 43, t. 1, f. 17. SEO QUESTA Wood Crag. Moll. p. 287, t. 22, f1000% Brit. Conch.V. 2; p.:488, V. 0, 1 40; LOC Scaldis, p. 229, t. 25, f. 7 etc. elc..... i Sten HAI: Fà pellucida Brocc. (Conch. Sub. p. 514). Var. apesa So De Greg. Avendo esaminato molte delle figure date dai vari © autori di esemplari dei mari del nord, mi son convinto che na han ragione il sig. Weinkauff (Conch. Mitt. Meer p. 51) e _ il sig. Jeffreys (Loc. cit.) nel riconoscere negli esemplari mediterranei la specie di Wood. Essi costituiscono però una forma ben definita, degna davvero di venir designata con un nome particolare. — Quello che mi pare le spetti più di diritto è quello di Brocchi. Essa fu infatti primitivamente. È denominata apelina da Renieri. Or la Tellina apelina di Gmelin (Lyst Nat. p. 3236) ne è affatto diversa e non è altro che la T. opalina (Chemnitz f. 107 — Wood Ind. Test. t. 4, f. 41) ossia la Tellinides opalina di Hanley (Rec. Biv. p. 73). Il nome quindi di apelina non può adattarlesi punto — Philippi la descrive e figura molto bene sotto il noi di Renieri Bronn (Phil. Moll. Sic. V. 1, p. 12, t.1, f. 6.— V. 2, p. 8) però il nome datole da Brocchi mi pare abbia. incontestabile priorità ed è citato dallo stesso Philippi. Vero è che la figura che Brocchi ne diede è infelicissim, e credo non ne rappresenti che una varietà; nondimeno essa e dalla descrizione che ne dà si lascia facilmente ri conoscere. — Il nome di Renieri si può forse solamente ritenere come una varietà della forma di Brocchi. I nostri esemplari però neppure corrispondono bene alla descrizione e figura di Philippi, perocchè sono posteriormente più arro- | tondati e hanno l’ umbone più prominente, quasi quanti quello delle longicallus. Siccome tali differenze sono co stanti (avendole trovate in molteplici esemplari), ho pensato designarli con un nome particolare e ho scelto quello di Var. apesa. — Essi sono affatto identici alla figura di Woo (t. 22, f. 10) ed è così che facilmente si possono ravvisare. 1 RO —_ ‘188 o. non so come non sia citata fra i sinonimi dell' alba imilis PuiL. (Moll. Sic. V. 2, p. 9, t. 13, f. 8) che mi e identica. Loc. La var. apesa non è rara nei nostri mari e nelle bie postplioceniche del fiume Oreto (Palermo), più rara el postpliocene di Ficarazzi, ove però raggiunge mag- i dimensioni, sicchè riesce difficile sceverarla dalla lon- llus Scacchi. Ne possiedo pure belli esemplari fossili di anto (credo postpliocene) e dell’arenaria del Monte Som- (Vesuvio). F.*a semidentata Scacco. (1835 Scacchi Oss. zoolog. p. 13 1835 Scacchi Not. Gravina p. 79 — 1850-56 Abra fabalis Woop. Crag. Moll. p. 238, t. 22, f. 12). Nella collezione Tiberi ho trovato un esemplare con questa®tichetta: « Syn- dosmiya alba Wood, semidentata Scacchi, fossile di Gra- vina ,», la quale mi pare affatto identica alla forma fabalis i Wood. — Siccome è quasi certo che detto esemplare fu comunicato a Tiberi dallo stesso Scacchi, mi pare si possa ‘essere relativamente sicuri della identità. Io dubito molto che la Amphidesma transversum Sax (1830 Am. Conch. T. 3, t. 28 le figure di mezzo. — Idem 1858, 2.* col. p. 181, t. 28, le figure di mezzo) altro non sia cl he ica della alba; e l’ amphidesma aequale SAY (1822 Journ. Acad. Sc. V. 2, p. 307. — 1830 Am. Conch. T. 3, i 28 le figure laterali (2aequalis)) altro non sia che la uwis MontAGU (figurata in Jeffr. Brit. Conch. V. 5, t. 45, i ete.): lo stesso Say esprime tal dubbio. Semele (Srobicularia) piperata Bellon. 58 Bellonius De Aquatilibus)? 1685-92 Lister Hist. Conch. — 1770 Id. 2 ed. — 1823 Id. 3 ed. 1778 Da Costa Brit. Conch. p. 100, t. 13, f.1 (Trigonella plana) — Idem 2 ed. inedit. Martinea compressa sinonim. A Me A Li 994 A Pao ig 54 to % VASI ni PIU Pd e) RAI STA PSONORI È da cado 4 ARR) } (Tera — 136 — 1782 Chemnitz Conch. V. 6, p. 31, i. 3, f. 21 (Mya hispan 1790 Gmelin L. Syst. Nat. p. 3261 Mactra PE, Do L Ù steri. Mya gadi. E 1797-1816 Enc. méth. t. 257, f. 4 (Lutraria compressa ini È 1836 Philippi Moll. Sic. V. 1, p.9(Lutraria piperata ini 1844 Idem V. 2 Scrobiculariu piperata Gmelin. i È 1848 Turton Dith. p. 51, t. 5, f. 12 (Listera Listeri TURT.) j 1863 Jeffreys Brit. Conch. V. 1, p. 444, V. 5, t. 44,£.5 Scrob. — piperata BELLONIUS. F 1867 Weinkauff Conch, Mittelmeer. p. 56, .Scrob. plana Da I Costa etc.... = Venus borealis PENNANT non L.= Bi Lavignon planus WeInk. = Mya orbiculata SPEN- GLER = (solen callosus OLIvI) secondo Philippi = 1 (Lavigno calcinella RecLuz = Trigonella Listeria- | na LEACH. = Amphidesma tenue MACGILLIVRAY) se= È condo Jeffreys. i Come si vede dalla sinonimia di sopra, questa specie ha subìto una grande fluttuazione di nomi. — Il sig. Weinkauff ne dà una ricca bibliografia, peccato che non vi aggiunga. i l'epoca della pubblicazione. Egli ritiene il nome di plana Da Cosra, ed io avrei seguito senza fallo il suo esempio se A non avessi trovato citata questa specie da Jeffreys col nome. di Bellonius. Egli però non riferisce l’opera originale di questo autore, ma io credo non possa essere che la « De Aquatilibus », che io però non posseggo. — Jeffreys rife- risce fra i sinonimi la Mya arenaria ScHumacHER. Però | Da Costa dà una figura di questa specie a tav. 4, £. 2 (ine- — È dita) la quale è diversa. di: Var. atterina De Greg. Molto simile alla figura dell’Ene. | méth. Tenue, subtrasparente, nivea, incolora. I denti della | valva destra sono poco prominenti, la fossetta del ligamento | molto profonda simile alla figura di Turton. du Loc. Nostri mari alla Barra rara. 1: AO i Elegantula n. sottog. sat Propongo questo sottogenere per la specie seguente. È principalmente caratterizzato: 1.° dalle lamelle concentriche simili a quelle di talune venus e cytherea; 2.° dall' essere pon pochino iante dal lato anteriore e posteriore, ma ciò appena; 3.° dai denti della cerniera: la valva destra ne ha "due laterali molto avvicinati all’umbone, eretti, robusti, la- Ù mellosi, triangolari; la fossetta ligamentare è bislunga, pro- | fonda, obliqua, fiancheggiata da due ripiegature lamellose, tenui, dentiformi. La valva sinistra ha un dente laterale | posteriore poco prominente; la fossetta ligamentare è fian- | pessiaia da due rilievi lamellosi, di cui l'anteriore è più corto ed eretto ed ha l’aspetto di un vero dente, il poste- r ore è più bislungo e lamelloso. ca Vl Semele (Elegantula) fazisa De Greg. Bella conchiglia lunga 16 mm., trapezoidale, alquanto | gibba, bianca incolore, appena appena iante anteriormente | e posteriormente, con umboni molto avvicinati al lato an- | teriore e poco prominenti. Superficie esterna ornata di sottili melle abbastanza erette, piuttosto rade, subregolari. Im- ronte muscolari pochissimo profonde. Seno palleale piutto- | sto largo e poco profondo. La cerniera è quale la ho di cs opra descritta. Sono meravigliato di non trovare alcuna | | specie mediterranea simile alla nostra e non so se debba attribuirlo alla sua grande rarità, e singolarità di for- | ma, ovvero alla scarsezza delle mie cognizioni e alla bre- vità del tempo che mi è dato per studiarla. Lontanamente icorda la Amphidesma ovata Desa. (Moréc p. 89, t. 20, 6; 7). «Ha poi qualche relazione, ma più lontana, con la Cu- mingia grandis DesH. (Journ. Conch. V. 6, p. 281, t. 8, {.4, 5) specie esotica. Ne è però abbastanza distinta sì per la forma che per la cerniera, perchè sia superfluo di notarne | le differenze. re Loc. Vivente attaccata alle spugne (Costa di Pa Varie forme e varietà di Lutrarie. Lutraria lutraria (L.) De Greg. (') 1758 Mactra L. Syst. Nat. XII, Ed. p. 1126 — elliptica De Roissy Buff. de Sonn. Conch. t. 6, p. 355 (*) — elliptica Lamark. Hist. Nat. a s. v. V. 5, p. 468.... — Weinkauff_ Conch. Mitt. meer. p. 42 — Nyst Tert. Scaldis. p. 219. Non riporto l’intera sinonimia di questa specie primaria, perchè quella di Weinkauff e di Nyst si completano a vi- cenda e poche altre citazioni potrei aggiungere. — Io non ta vo’ passare in rassegna e controllare tutta quanta la sino- nimia, nè tampoco fare un esame completo di tutte le forme e varietà colle quali si presenta questa grande specie; mi | i contenterò di riferire il risultato del paragone dei miei esem- — plari con le varie figure dei diversi autori, che in questo dp momento ho tra mani. — Chi ha fatto uno studio speciale delle specie fossili di questo genere, è senza dubbio il pro- | = fessore Carlo Mayer, il quale nel suo Cat. illus. Zurich. di (V. 2, p. 49-57) ne descrive 17, numero molto cospicuo avuto. riguardo alla povertà del genere. Però sgraziatamente egli. non dà alcuna figura. Fra le altre, la sua L. Gallensis è i preziosa mostrando un'evidente passaggio dal g. Lutraria ('Y De Greg. Intorno ad alcuni nomi di conchiglie linneane. SE (?) Questa citazione è riportata dall’An. s. vert. di Lamark; non mi. è stato assolutamente possibile dl controllarla, i F.* tipo. Lister Conch. t. 415, f. 259 (‘) — Brown. Ree. hell. t. 43 — Donovan. Brit. shell. t. 58 — Jeffreys Brit. tonch. V. 5, t. 44, f. 1. Mi pare che dall'esame di queste figure si possa avere un'idea molto esatta del tipo Linneano; .d esse si potrebbe aggiungere quella di Reeve Monog. Lut. Miro, di Adams (The gen. rec. Moll. t. 101, f. 5), di ohemnitz (f. 240) e qualche altra, ma non l’ho fatto perchè non le ho ora sott'occhio. — Il prof. Mayer parmi non ab- ia un'idea esatta di questa specie, perchè non cita che la igura di Wood (Crag. Moll. t. 24, f. I) di Hòrnes (Moll. Wien. t. ©, f. 7) e di Reeve (t. 1, f. 3), mentre le prime «due, come sì vedrà in appresso, non rappresentano punto il tipo linneano. — Il carattere precipuo del tipo sta nella forma molto ovale col margine ventrale molto arcuato e È nella particolare forma e disposizione dei denti. Quest’ ul- x timo carattere sì rileva benissimo dalle figure di Donovan sopra citate, e dalla accurata descrizione, che ne dà il AV. Jeffreys (Brit. Conch. V. 2, p. 428). Nella valva destra gli dice, vi sono due denti cardinali divergenti anterior- mente, e uno breve sottile laminare laterale posteriore al . (‘) La figura di Lister ha una forma un pochino diversa di quella le altre avendo un diametro umboventrale maggiore e però essendo iù ovale. Ciò fa nascere una seria questione: dee considerarsi essa come po della specie linneana e tutte le altre come varietà; ovvero al con- rario? La citazione di Linneo starebbe per la prima ipotesi, ma dal- altro canto è però improbabile che Linneo abbia stabilito la sua specie ulla figura di Lister e non sugli esemplari viventi che abbondano nei ari del nord! Si potrebbe forse quindi proporre per essa una var. Zi- | sterîi. La figura di Scilla (Corp. mar. lapid. t. 17, f. 1) pare le corrisponda, VE riproducendo un esemplare SETE ed essendo disegnata a sbieco jon si può affermarlo, — 140 — DS ligamento. Nella valva sinistra vi è un dente cardinale eretto, largo, doppio, immediatamente dietro l’umbone, con a fianco posteriormente un altro dente ma più piccolo acuto (come una foglia) e anteriormente un dente laminare ta- gliente, triangolare, laterale, infine un altro dente laterale posteriore, sottile e laminare, che corrisponde con quello della valva opposta. Il prelodato sig. Jeffreys cita (p. 430) come sinonimo del- l’elliptica la Chama magna di Da Costa; e lo stesso fa pure Donovan. Mi fa ciò molta meraviglia, perchè la figura che Da Costa ne dà (Brit. Conch. t. 17, f. 4) corrisponde per- fettamente alla oblonga CHEMN., di cui è certo un sinoni- mo. — Da Costa nell'indice manoscritto delle tavole rife- risce come sinonimo della magna quello di L. Lutraria L., ma nella mia copia è corretto tal nome da lui stesso e cam- biato in hians. Medesimamente a p. 230 al nome di magna è sostituito quello di hians. Or, come è noto, la L. hians PULTENEY non è L. lutraria ma la oblonga. — Altra prova di ciò che asserisco si ha in ciò, che la vera Mactra lutra- ria L. era ben nota a Da Costa, il quale ne avea prepa- . rata una buona figura che io conservo nel mio esemplare inedito (t. 6, f. 11). Lamark (An. s. vert. 3 Ed. Desh. p. 553) cita una varietà « antico latere attenuato obtuse acuto ». Appartiene alla stessa specie? è probabile. Un’interessante varietà è descritta dal sig. Jeffreys, la quale io credo costituisca una forma importante che ritengo dee anche trovarsi fossile (Var. alte- rutra Jeffr.), e che è senza fallo molto simile a quella del (a bacino di Vienna (M. Horn. t. 5, f. 7). — È spessa, piccola, stretta, e lunga, coi margini ventrale e cardinale quasi pa- — dI ralleli, l'anteriore obliquamente troncato. . ù F*-Panormensis De GREG. (Philippi Moll. Sic. V. 1, p. O 9, V. 2, p. 7 elliptica; Monterosato Conch. Ficar. Monte Pell. p. 7, Wood. Crag. Moll. p. 251, t. 24, f. 2; Fontannes Moll. — 141 — Piso p. 24, t. 2, f. 1, 2). — Forma molto elegante stretta- | mente legata al tipo linneano, ma rimarchevole per la co- | stanza dei caratteri differenziali. — La conchiglia è un poco a «meno ovolare che la elliptica tipo, ed è munita di una cer- niera così composta: la valva sinistra è munita di un dente G Bi\dinale a V, laminare, molto eretto, situato dentro l’um- bone; anteriormente al detto dente vi ha un piccolo spazio Ad piano-concavo, lungo il quale si vede spesso l’inizio di un — dente tenuissimo, bislungo, laminare, appena visibile; po- — steriormente invece vi è la fossetta del ligamento, che è 4 ‘nd assai larga e poco concava e che si sprofonda gradatamente vicino all’umbone; tra la detta fossetta e il bordo postcardi- nale (cioè nella regione ninfale) vi è un piccolo spazio con «una debole depressione. La cerniera della valva destra è È munita di un dente sottile, laminare, ant@fiore, quasi paral- — lelo al margine (il quale dente consta di due denti appros- simati e per diritto l'uno all’altro, sicchè talora si confon- dono, tal'altra restano alquanto distinti), di un dente la- | minare cardinale piuttosto sottile (tra esso e tra il prece- «dente s'ingrana il dente cardinale dell'altra valva), di una | fossetta ligamentare simmetrica a quella sopra descritta; tra | essa e il bordo postcardinale (regione ninfale) resta un pic- colo tratto piano o un po' concavo, lungo il quale in taluni individui sorge un altro dente tenue, laminare, rudimentale, La differenza quindi precipua fra la cerniera dei nostri esem- plari e quelli viventi nel nord consiste in ciò, che nella | valva sinistra dei nostri avanti al dente a V non ci è che un debolissimo dente laminare affatto rudimentale e poco visibile, mentre in quelli ci sono invece due denti come ben sì distinguono nella figura di Donovan (t. 55, fig. in basso) | e dalla descrizione di Jeffreys. La fossetta poi del ligamento dei nostri è più larga che in quei viventi (sicchè lo spazio ‘tra essa e il margine posteriore resta minore) e rassembra alquanto a quella della oblonga, è anzi intermedia a quella È di questa e alla L. Zutraria tipo. — Gli esemplari di Wood PLIPI ira ciri Lev SIA e di io devono probabilmente riportarsi alla i e forma, non lo si può asserire non essendo stata descritta Si da loro dettagliatamente la cerniera. ig a Loc. Gli esemplari tipici della nostra forma si rinven- gono nel tufo postpliocenico di Palermo ove raggiungono una dimensione uguale anzi un po’ maggiore che nel crag d'Inghilterra; ne posseggo pure un esemplare di Sperlinga (estratto da un pozzo presso Palermo, postpliocene inf.) Del continente italiano ne ho un bellissimo esemplare di Valle- baia, altri di Castellarquato, un modello di probabile iden- | tificazione di Monte Somma (marne del Vesuvio). F.° veriga De Grea. (M. Hòrnes Moll. Wien. t. 5, f. 7, oblonga CHEMN.) Il sio. Hòrnes riferisce alla oblonga la f. 6, e la f. 7; il sig. Mayer osserva (Cat. Zurich p. 52) che rap- presentano due specie differenti: riferisce la prima alla £L. Hornesi MAYER, e la seconda alla elliptica. — A me pare » che neppure si attaglia esattamente a questa specie, sì per È A la forma che per la mancanza del dente a V della valva sinistra, e perciò propongo di «chiamarla con un nome par- j -3 ticolare. Resta sempre però una forma dipendente della da lutraria L., tanto più che, come ho detto di sopra, dee o avere molta affinità con la alterutra JEFFR., dalla qual però si distingue, se non altro, per non avere il margine i anteriore troncato. — Il sig. Nyst (Conch, tert. scaldis. Belg. è | p. 220) cità in una nota la Hòernesi come se fosse stata. figurata da Mayer (f. 47 invece di N. 47); io ritengo che Di tal citazione fu presa dal Suppl. grag di Wood. sta F.° Hoernesi MaveR (M. Horn. Moll. Wien. t. 5, f. 6, Mayer Cat. Zurich V. 2, p. 52 — De Gregorio Elene. foss.. A a Card. Jouanneti). a Loc. Possiedo tre esemplari del miocene di voi (Asolo) i quali si assomigliano molto alla figura di Hoernes, À dh # MA re dg id te”. fer | Fa Jeffreysi De Grio. (elliptica Woon Suppl. Crag Moll. p. 155, t. X, f. 19). Propongo il nome dell’ illustre | conchiologo inglese per designare questa rara incerta forma ri del crag, la quale fu primieramente da lui riferita all'oblon- (dl ga CHEMN. e che il sig. Wood ascrive a una varietà della | elliplica. Quest'ultimo autore però mi pare si sbagli di molto di: quando egli dice che essa corrisponde alla Var. Hoernesi . Mayer, la quale non fu proposta per la fig. 7 di Hérnes, fi. la fig. 6. — La fig. 6 invece non è che la nostra | veriga.LaF.*è di molto interesse, perchè collega la elliptica alla oblonga, sta anzi framezzo alla elliptica f.* veriga, e la oblonga. Differisce dalla prima per la forma (al dire di È Jeffreys) di pescimitarra; infatti nella veriga il bordo post- È: gardinalo è dritto, mentre nella Jeffreysi è concavo; nella | veriga poi la fossetta del ligamento è gpiù grande e più | obliqua. — Differisce dalla oblonga principalmente pel lato -»->-_ ===" Telline viventi e fossili della mia collezione. Tellina incarnata (L.) Weinkauff ('). 1767 L. List. Nat. Ed. 12, p. 1117.... 1855 Hanley Ipsa. (') Non si dee confondere con la incarzata in Pennant (1877 Brit. Zool. V. 4, p. 84, t. 47, f. 31. — Gualtieri Ind. test. t. 8, f. m; — 1780 Born — 157 — Linn. conch. p. 29..... 1867 Weinkauff Conch. Mitt. Meer. Didi. = depressa Gmelin auctorum (= daniliana Brus., be- vilaqua Brus.) secondo Monter. Molta controversia si agita intorno al nome che spetta a questa interessante specie. Poli crede riconoscervi la in- carnata di Linneo (Test. Utr. Sic. t. 15, f. 1). — Donovan (Brit. sh. t. 163) la descrive sotto il nome di depressa GME- LIN e ne dà una buona figura, come anche Turton (Dict. t. 8, f. 6). — Invece il sig. Jeffreys la cita sotto il nome di squalida PuLt. (Brit. Conch. V. 2, p. 384, V. 5, t. 51, f. 3). — Hanley (Rec. biv. p. 63) dapprima la descrisse come depressa, mettendo fra i sinonimi il nome di incarnata PoLI; di poi però (Ipsa Lin. conch.) ripri$tina il nome lin- neano. — Donovan osserva, che non tutte le figure di Gual- tieri citate da Gmelin per la depressa corrispondono a que- sta; sicchè la depressa auctorum verrebbe a equivalere alia depressa GMELIN partim. Brown ne dà una buona descrizione e una buona figura sotto il nome di depressa (Recent Conch. p. 100, t. 40, f. 12). — Da Costa nella 2.° edizione del suo grande lavoro (Brit. Conch.) inedita, che io possiedo, ne dà una figura molto simile a quella di Jeffreys col nome di squalida Pult. (el0,f. 2). Taluni autori fra cui il March. Monterosato, (En. e Sin. |>. 12) citano questa specie sotto il nome di incarnata (L.) | Poti. Parmi utile il farlo, io però preferisco unire il nome Mus. Caes. t. 2, f. 11), che secondo Cocconi (Parm. e Piac. p. 270) è una psammobia che si trova fossile a Castellarquato. Born dubita che la figu- ra di Pennant appartenga invece alla Zellina Gari. — Io son ben lungi da abbordare questa questione (che del resto sarà stata probabilmente già definita da altri malacologisti). Mi limito a dire, che la incarnata (in Born) non corrisponde alla fig. 13 citata da Cocconi, ma alla f. 11, la quale invero mi pare una psammobia. — Weinkauff riferisce la T. Garj fra i sinonimi della Psammobia vespertina Chemn. — 158 — di Weinkauff a quello di Linneo, perchè il detto autore ne dà una ricca e sapiente sinonimia e bibliografia. | Il sig. Jeffreys (Brit. Conch. V. 2, p. 380, 385) opina che la vera incarnata L. sia la tenuis Da Costa (= polita Pult.) A ciò è condotto da due ragioni: 1.° dalla dimensione data da Linneo « pollicis extimi » — 2.° riflettendo che è im- possibile sia sfuggita a Linneo una specie svedese non solo ma anche figurata da Lister. Mi trovo fortunatamente in caso di dare un’ interessante notizia, cioè che nella copia originale dell’opera di Da Co- sta corretta e manoscritta dell'autore preparata per una. nuova edizione (di cui ho detto di sopra a fianco al nome tenuis è aggiunto il nome di « polita M. P. (') » (natural- mente Pulteney). Alla citazione di Petiver è aggiunto un « donax nigra », e sotto la citazione di « Pennant Brit. zool. » è tirata una linea di stacco. Intendea egli forse omet- tere le citazioni seguenti? — Nell’indice sinonimico mano- scritto aggiunto in ultimo è conguagliata alla incarnata. = Nell’istessa opera egli ne dà una bella figura (t. 6, f. s inedita), la quale è molto simile a quella di Brown. (Rec. Moll. t. 40, f. 19) e di Jeffreys (Brit. conch. V. 5, t. 41, f. 1); differisce dalla prima per l’umbone più appuntito e ango- loso, dalla seconda per essere di forma meno orbicolare e più transversa. Per la prima propongo il nome di Var. Brown, per la seconda di Var. Jeffreysi. | | Ritornando alla incarnata L. ecco la mia opinione: par- mi che dal detto di sopra sia giustificato il sospetto che ebbe Wood di ritenerla uguale alla tenuis Da Costa e che in Jeffreys si cambiò in convinzione. — Io ritengo però che Linneo col nome incarnata comprendea tanto la incar- {') Si riferisce naturalmente a Pulteney, ma questi si chiamava Ri- chard, perchè l’iniziale M.? E un’abbreviazione di M.", ovvero avea egli due nomi? Non posso giudicarne non possedendo il lavoro di Pulteney (Cat. shel. Dorset). Non può certo alludere a Pennant perchè questi si chiamava Thomas e nominò questa specie diversamente. i — 159 — nata Poli, che la tenuis Da Costa. La descrizione che egli ne dà, mi pare non lasci dubbio, che egli vi riferisca anche la prima. Ecco infatti la definizione che si trova in Gmelin (Nat. hist. Lin. p. 3234). « Testa ovata, anterius productiore, compresso-planiuscula, natibus submucronatis. Habitat in oceano europa0, mari mediterraneo, testa extimi pollicis, planatae simillima sed rosea ('). » — Io ritengo anzi che tipo della specie sia la incarnata PoLi, e che la var. B Gmelin (margine albo, vertice roseo) corrisponda alla tenuis. Nella descrizione della 7. donacina in Gmelin si trova che essa è « incarnatae simillima ». Ora è più simile alla do- nacina la incarnata (Poli) o la tenuis? Parmi che l'incar- nata lo sia di più, e che la scelta non sia molto dubbia; però lo diventa quando si ha riguardo alle molteplici forme che assume la donacina, mentre questag@specie nel senso linneano io ritengo abbia molta più estensione, che non le sì attribuisca dai varii autori. Un'altra questione sorge quando si compari la incarnata (L.) alla depressa GMELIN auctorum (= squalida Pult.) dei mari nordici: piccole differenze invero esistono (Vedi var. stazina), ma permettono esse di dividersi? Tutti gli autori convengono che no, e uniscono le due forme in unica spe- cie. A me pare, che sebbene, come ho detto, le differenze sono lievi, però sono caratteristiche e costanti; e però se le affinità fra le due forme non permettono assolutamente di riferirsi a diverso tipo, credo sia nondimeno utile che sieno designate con un nome particolare a titolo di forma. Ed ecco da ciò un nuovo quesito: qual nome spetta alla forma nordica? Per le ragioni esposte da Jeffreys (Brit. Conch. V. 2, p. 385) mi pare sia preferibile quello di squa- lida Pult., sì perchè Gmelin (p. 3238) non dà una buona e figure citate sono le seguenti Enc. Suec. 2134 — Lister 32, — Gualtieri t. 88, f. m. — Born t. 2, f. 13 — Chemnitz 6, t. 12, col — 160 — definizione della depressa (testa ineequilatera, depressa mi- nutissime striata nunc candida, nunc purpurascente, nunc rosea); sì perchè egli non cita l'habitat, ma solamente le figure di Gualtieri (t. 88, f. K, I, L.) le quali neppure rap- presentano tutte la stessa specie! Premesse queste considerazioni, ecco le forme che 5 hd avuto occasione di passare in rivista: F.° stazina DE GREG. (= incarnata Poli = incarnata L. partim — depressa Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 27). Colore rosso-minio con zone chiare concentriche, con uno o due raggi biancastri nella regione posteriore. Cerniera della val- va destra composta di una piccola protuberanza dentiforme, la quale in taluni individui quasi manca (fra essa e fra il dente sopra notato s'ingrana il dente cardinale dell’ altra valva); di denti laterali non ve ne ha che uno piccolo an- teriore pochissimo prominente bislungo laminare; fra esso e il bordo antecardinale s'ingrana il bordo antecardinale dell’altra valva, il quale è sprovvisto di denti, ma è un po- chino ispessito nel sito dell’ingranaggio. La cerniera della valva sinistrà non ha che un solo dente cardinale, piuttosto tozzo, ma poco prominente. Questa forma comune nei nostri mari si distingue dalla squalida e dalla panormitana per la diversa disposizione dei denti e per essere quasi affatto sprovvista della carena po- steriore, la quale si vede distintissima nelle figure di Do- novan, di Turton e specialmente in quella di Jeffreys e di Brown sopra citate. Loc. Vivente nei mari di Sicilia. F panormitana De GREG. Valva destra provvista di due denti cardinali eretti, di cui il posteriore è bifido, anzi for- mato di due laminette addossate l'una all'altra; il dente. laterale anteriore molto più piccolo, laminare, subtriango- lare, bislungo. — Valva sinistra provvista di due denti car- ci E dinali; il centrale laminare eretto, bifido (formato di due laminette avvicinate l’una all'altra) e uno posteriore, pic- colo, laminare, divergente; nessun dente laterale. — Que- sta forma è molto simile alla precedente, ma più che ad essa si assomiglia a quella dei mari nordici (squalida); vi ha infatti anche in essa una carena più o meno obliterata nel lato posteriore (meno marcata però che in quella), la quale nella valva destra è generalmente più risentita che nella sinistra. Il margine posteriore è alquanto troncato e sghembo. Le ninfe più brevi, più prominenti che nella stazina. Loc. Postpliocene di Ficarazzi (argille e sabbie), di Pa- lermo (tufo calcareo), di Oreto (sabbie). F.° squalida PuLt. = depressa Gmeffn auctorum — Da Costa Brit. conch. t. 6, f. 2 tavola inedita — Turton Dict. t. 8, f. 6 — Forbes Hanley t. 20, f. 5 — Brown Rec. Biv. t. 40, f. 12 — Donovan Brit. sh. t. 163 — Jeffreys Brit. Conch. V. 5, t. 51, f. 3 etc.) Come ho detto di sopra sono di accordo col sommo Jeffreys nel ritenere il nome di Pul- teney invece di quello Gmelin. Essa per mezzo della F.° panormitana viene a congiungersi con la stazina e a co- stituire il gruppo incarnata; sicchè la disposizione naturale di queste forme secondo me sarebbe la seguente: ( F.° stazina De Greg. (= incarnata Poli). T.na incarnata L. = } « panormitana De Greg. | « squalida Pult. (= depressa Gmelin auctorum). Tellina tenuis Da Costa. 1778 tenuis Da Costa Brit. Conch. p. 210, idem 2 ed. ined. t. 6, f. 3 tipo — 1799 polita Pulteney Cat. Bird. shell. Dorset. — Donovan t. 19, f. 2; — Forbes Hanley p. 300, t. 19, f. 8 — Turton Biv. p. 107 — Brown Rec. Sh. p. 100, t. 40, Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. Li — 162 — f. 19 — Jeffreys Brit. Conch. V. 2, p. 379, V. 5, p. 186, t. 41, f 1 — Montagu Test. Brit. p. 59, Ed. Chenu. p. 26, etc.... = T. exigua (Poli) in Weinkauff Conch. Mittel- meer p. 79. Intorno a questa interessante specie devo premettere ta- luni appunti e considerazioni generali. Il sig. Weinkauff dà una piuttosto ricca sinonimia di questa specie sensu latu nel suo classico lavoro Conch. Mittelmeer; io non so però comprendere come egli a p. 79 dia così la citazione di Da Costa « Tellina valde tenuis » e a p. 80, 81 faccia le me- raviglie « perchè generalmente si citi il nome di fenwîs DA Costa, mentre quest’ultimo autore non le diè tal nome nel senso linneano, ma non fe’ che darne la diagnosi abbre- viata ». — Mi sorprende assai ciò che dice Weinkauff, poi- chè nel lavoro originale di Da Costa pubblicato nel 1778 sì trova stampato a p. 210 a caratteri grandi e come vero titolo linneano il nome tenvis, segue ad esso la descrizione come per altre specie; io quindi non trovo menomamente giustificato ciò che dice Weinkauff, e sono indotto a sup-. porre che egli non abbia consultato l’opera originale di Da Costa, ma quella di Donovan, il quale nella spiegazione della tav. 19, riporta appunto la stessa definizione citata da Wein- kauff. — Mi sorprende in vero come un uomo della sua vaglia sia caduto in tale equivoco, ma è l'antico motto « quandoque bonus dormitat Homerus » che si ripete anche pei più grandi autori. Egli inoltre riferisce alla specie in questione la figura 2 (tav. 3 in Hanley Rec. sh.) Allude certo alla exzlis Lam. in Hanley Rec. Biv. p. 64, t. 13, f. 2; ma questa invero ci sembra alquanto diversa. Brown cita fra i sinonimi la carnaria PENNANT non L., ma il sig. Jef- freys riferisce quest’ultima alla dalthica L. Lo stesso signor Jeffreys considera (Brit. Conch. V. 5, p. 186) come un dubbio sinonimo della polita la tenera SAy del nord America. — Questa specie, ch'io sappia, non fu figurata da Say, ma da RIS Le AO — 163 — Hanley (Rec. Biv. t. 9, f. 38 (')). — Sarà forse giusta l'opi- nione di Joffreys, però mi permetto osservare che la tenuis non era ignota a Say. Essa infatti fu citata nell’Am. Conch. . t. 7 e figurata nella t. 64, f. 3 — Idem 2 ed. p. 229, nota di A. Conrad. Le specie affini citate però in quest’ultimo lavoro mostrano evidentemente che l’autore non ne avea punto un'idea esatta. Alla Tellina polita Say (1822, Journ. Acc. Sc. Nat. p. 803 — 1858 Am. Conch. 2 ed. p. 98, t. 65, f. 3 — 1841, Gould. Report. inv. Mass. f. 44 — Hanley Rec. Biv. p. 65, etc.) dovrebbe mutarsi nome, se si ritenesse quello di Pul- teney. Ma la priorità del nome di Da Costa elimina ogni equivoco e resta alla specie di Say il nome datole dal- l’autore. ud Dovrà però forse mutarsi il nome alla polita Sowerby (App. Tank. Cat. p. 4); però io non ne ho alcuna idea precisa. Il sig. Jeffreys (Brit. Conch. V. 2, p. 381) cita una 7. polita L. che io non conosco punto, nè so che esista. Ma senza dilungarmi su tali questioni estranee al mio compito, meglio passare in rivista le varie forme e varietà di questa specie che ho avuto a esaminare. F.* tenuis DA Costa (Da Costa Brit. Conch. t. 6, f. 3 ine- dita). È molto simile più che ogni altra alla figura di Brown (Rec. Conch. t. 40, f. 19), ha però l’umbone più appuntito e angoloso, sicchè pare appena appena meno trasversa; il margine posteriore più angolato. Ho detto già a proposito della incarnata, che nella edizione inedita dell’ opera di (') Nella spiegazione delle tavole di quest’ opera parmi sia accaduta la trasposizione di un numero dal 21 in poi e che ciò sia stato causato dall’esser la C/avagella aperta segnata con un sol numero nelle tavole e con due nella spiegazione. — 164 — Da Costa è ragguagliata da lui la sua tenuis alla pol ta PULT. Loc. Ne possiedo un solo esemplare dei mari d’ Inghil- terra, il quale è identico alla citata figura solo appena più trasverso. Var. Browni De Greg. (Brown Rec. Conch. t. 40, f. 19. Loc. Ne posseggo un esemplare vivente dei mari di Chioggia, un altro d'Inghilterra (datimi dal M. Monterosato) e uno piccolo, tenue, roseo, traslucido dei nostri mari. Var. Jeffreysi De Greg. (Jeffreys Brit. Conch. V. 5, t. 4, f. 1). Ha la forma molto più orbicolare del tipo e la carena posteriore meno visibile. Loc. Fossile in Sardegna. Var. aîta De GREG. Identica alla figura di Jeffreys (t. 44, f. 1) ne differisce solo per esser meno ovale e per l’um- bone meno prominente molto meno simetrico e più avvi- cinato al lato posteriore. Loc. Mari d'Inghilterra (esemplare avuto dal March. di Monterosato). F.° exigua PoLi (Poli Test. Utr: Sic. p. 35, t. 15, f. 15-17 — Donovan Brit. Sch. t. 19, f. 2). Differisce dalla F. fenwis per la forma alquanto diversa e per la mancanza di carena po- steriore. Essa è da tutti gli autori ritenuta suo sinonimo ma a me non pare. Loc. Vivente a Taranto e nel mare Jonio. Var. lumilla Dr GrEG. Differisce dalla exigua tipo per esser assai tenue, vitrea, perfettamente trasparente, però non in tutti i punti ugualmente, mentre vi sono tratti con- centrici in cui tale trasparenza non è perfettissima e di- venta alquanto appannata quasi lattea (rimanendo però sem- —— o VIA PERE N — 165 — pre traslucida). A guardarsi attentamente (specialmente con la lente) vi si discernono talune sottili lineole raggianti non continue ma qua e là interrotte quasi a guisa di screzia- ture. che sono incolore come il resto della conchiglia ma un po’ più ialine del resto. La scultura consiste in fili con- centrici sottilissimi molto eleganti. La valva sinistra ha un sol dente cardinale eretto con tendenza a divenir bifido ma senza esserlo. La valva destra ha due denti cardinali di cui il posteriore è maggiore e più eretto con tendenza pure a divenir bifido, anteriormente è munita di un inizio di dente laterale, il quale non esiste affatto. Il seno palleale è lar- ghissimo sprofondandosi sino a '/ della distanza dall’ um- bone al margine ventrale, mentre nella 7. lucida DEsH. dell'Algeria, che le è affine, arriva solo a ‘/, Il colore poi di quest’ultima specie è cereo, mentre nelfa nostra è vitreo- nivea. Il promontorio palleale è brevissimo e approssimato alla impressione muscolare anteriore. Il ligamento è corneo giallastro molto sviluppato. Parmi anche affine alla tenuis Mat. Rack. in Phil. var. angusta PHIL. (Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 26, V. 2, p. 22). Però questa, come egli dice, è identica per la forma alla hyalina DesH. la cui figura (Desh. Expéd. Morée t. 18, f. 12-14) è molto più trasversa avendo un diametro antero- posteriore maggiore. Loc. Vivente nel Mediterraneo alla Barra. Tellina donacina L. F.a tipo. Questa parmi corrisponda alla figura di Turton (Dith. t. 8, f. 4). Essa si trova così definita nella 13 Ed. Syst. Nat. Gmelin: Testa ovata, compresso-planiuscula, an- terius obtusissima, incarnatae simillima sed testa minore, purpurascente, regione vulvae obtusissima et ut in dona truncata. — 166 — Var. terina De GREG. Di forma ovato-triangolare, assai simile alla donacina in Jeffreys (Brit. Conch. V. 5, t. 41, f. 4), molto inequivalve essendo la valva destra compressa specialmente posteriormente, la valva sinistra ottusamente turgida. Gli esemplari giovini somigliano molto e quasi si scambiano, a guardarsi esternamente, con talune forme del- l’elliptica BRrocc. Loc. Pliocene (Altavilla). Var. pira De GrEG. (M. Hòrnes Moll. Wien. t. 8, f, 8). Molto analoga alla Lantivyi PAYR., se ne distingue pel lato posteriore più angoloso. Loc. Postpliocene di M. Pellegrino. Var. Lantivyi PAYR. (Payradeau Moll. Corse t. 1, f. 14-15). Var. costiga De GREG. (Brown. Rec. shell. t. 40, f. 16 —- Wood Crag. sh. t. 12, f. 5 — Fontannes Moll. plioc. t. 2, i LO) ‘Loc. Postpliocene di M. Pellegrino. Gli esemplari viventi dei mari di Palermo sono colorati in bianco tendente al roseo, con raggi rosei; la loro conchiglia è meno solida che in quelli fossili. Var. distorta PoLi (Poli Tert. Utr. Sic. t. 15, f. 11). Con- vengo pienamente con Jeffreys considerando questa come varietà della specie di Linneo. Ne possiedo esemplari viventi e fossili; questi ultimi però mi paiono più vicini al tipo di Poli, perchè quelli hanno il lato posteriore un pochino più troncato. Dei viventi possiedo le varietà (ex colore) rubra, alba, radiata (incolore con raggi rosei) fiava, zalinella DE GREG. (ialina con raggi bianchi). Loc. Vivente a Palermo, fossile a Castellarquato (Tor- toniano) e nel tufo vulcanico del M. Somma (Vesuvio). e “# — 167 — Var. longicallopsis De GREG. Di forma quasi affatto iden- tica alla Semele (Syndosmya) longicallus ScaccHi; solo è un pochino più trasversa; la valva destra posteriormente è alquanto compressa, tanto che nella collezione Tiberi ne tro- vai taluni esemplari riferiti alla depressa GMELIN. Loc. Postpliocene di M. Pellegrino, sabbie postplioceniche di fiume Oreto, fossile anche a Taranto (credo postpliocene) e a Carrubare (Calabria). Var. prismaticopsis De GREG. Trasversa, alquanto tur- gida, di forma molto simile a quella della Sem. (.Syndo- smya) prismatica Mont.; differisce dalla longicallopsis per esser più stretta e bislunga. Loc. Fossile a Taranto (LOStp LOLA e Var. sterica De Grea. (Poli Tert. Utr. Sic. t. 15, f. 11). Di forma irregolare trasversa, posteriormente angolata- appendicolata. Var. tenisa De GREG. Tenue, assai compressa, con l’um- bone angolato tendente a divenir centrale. Somiglia in pic- colo alla compressa BRocc. Loc. Saucats (Langhiano inferiore — Francia) — Valle- baia (plioc. super.? — Italia). F.a disma De GREG. Differisce dalla prismaticopsis DE GREG. per l’umbone più acuto, il lato posteriore più ango- lato. È così che anche differisce dalla f£.* distorta Poli. Loe. Fossile a M. Mario Roma. Tellina f.* elliptica Brocc. 1814 Brocchi Conch. Sub. p. 213, t. 12, f. 7. F.° tipo. Posseggo di questa bella specie parecchi esem- plari del pliocene di Altavilla e di Valle Andona (Piemonte). ER Si distinguono dalla figura e descrizione di Brocchi per es- sere anteriormente un po’ più ovolari e per esser munita la valva destra (oltre del dente cardinale bifido) di un terzo dente cardinale anteriore, proprio all’ inizio delle ninfe. Cer- to ebbe questo a sfuggire a Brocchi parendogli una protu- beranza di queste; io però l’ho osservato in molti esemplari anche di Valle Andona, località citata da Brocchi, sicchè non mi resta alcun dubbio sull’equivoco di lui. Il seno palleale è in entrambi le valve profondo, rettangolare, tra- pezzoidale; il promontorio palleale è molto lungo. Ho segnato questa specie non come una vera capo specie ma come una forma differenziata dalla donacina, perchè tra. gli individui fossili si trovano passaggi dall'una all’ altra. Ne è un esempio la f.è ferina De GREG. (ex donacina), la quale, quando è bene sviluppata, simula affatto l’ aspetto della elliptica e le si connette. | Loc. Altavilla (pliocene) — Valle Andona (Piemonte plioc. sup.?) Var. pomella De GREG. Di forma assai ovolare! per lo sviluppo nel senso umboventrale; posteriormente è compressa, sicchè sembra subsinuosa. Loc. Pliocene di Altavilla. Var. antisa De GREG. Segna un limite di sviluppo op- posto alla pomella essendo invece molto trasversa, ellissoi- dale, bislunga. Esternamente conserva traccie di colorito rossastro, all’interno mostra traccie di struttura raggiante. Questa varietà collega la elliptica tipo con la aroda. F.: aroda De GREG. Grande elegante conchiglia, ellittica! compressa; l’umbone della valva sinistra s’inclina sulla de- stra contorcendosi alquanto come nella Semele longicallus; la valva destra è alquanto compressa nella regione medio- posteriore; la scultura consiste in segni di accrescimento — 169 — densi, serrati; a guardarsi dall'interno si osserva una strut- tura a raggi come nella figura della Sem. longicallus (in Sars). I denti cardinali della cerniera sono tre nella valva destra, di cui l'anteriore è piuttosto piramidale, gli altri due piuttosto laminari e ravvicinati, in taluni esemplari sembrano un unico dente bifido. Nella valva sinistra son due, approssimati l'uno all’altro da parere uno solo bifido. Il seno palleale è grande e profondo, nella valva sinistra è ovale, nella destra subrettangolare, il promontorio pal- leale abbastanza sporgente. Nell'insieme rassomigliano molto alla Psammobia ve- spertina CHEMN. (Wood Crag. Moll. t. 22, f. 2). Loc. Postpliocene di Ficarazzi. Per la 7. elliptica LAMARK (1818 Angs. vert. V. 5, N. 16 non Brocc.) propongo il nome di 7. carinta De GREG, se pure già non è stato da altri mutato. Tellina cumana Costa. (Costa Cat. sist. V. 13, t. 2, f. 7 — 7. Costae Philippi Moll. Sic. V. 1, t. 1, f. 11. Weinkauff, Conch. Mittelmeer p. 75). Parmi che la T. mista Fontannes (Moll. Plioc. p. 833, t. 2, f. 7) le sia molto simile anzi forse identica. Si può considerarla come varietà e mi fa meraviglia come l’illu- stre autore non l'abbia citata neppure tra le affini. La figura di Berrendt (Marin. Diluvial Fauna t. 5, f. 2) le è pure molto simile. Var. Tarantensis De GREG. Differisce dalla cumana tipo, figurata da Philippi per l'angolo estraumbonale, che in que- sta è di 135°, mentre nella mostra è di 117°. Ciò fa sì che il lato posteriore diviene più breve e raccorciato. Il bordo antecardinale inoltre nella figura citata è dritto, nella no- — 170 — stra è un po' concavo, sicchè l’umbone sporge alquanto. La valva sinistra è munita di un solo dente cardinale bifido; la destra di tre piccoli denti cardinali laminari, di cui i due posteriori sono avvicinati fra loro; il dente della valva si- nistra s’ingrana nella fossetta che sta tra il dente anteriore e il mediano. Questa specie a valve chiuse rassembra molto alla Se- mele longicallus Scacchi, colla quale la trovai confusa nella collezione Tiberi. Loc. Tufo calcareo di Taranto (credo postpliocene). Tellina compressa Brocc. 1814 Brocc. Conch. Sub. p. 514, t. 12, f.9. — 1826 Risso Hist. Niw. p. 348. — 1828 Defr. Dict. sv. n. V. 52, p. 558. — 1831 Bronn It. tert. p. 93. — 1841 Dubois Conch. plat. Volh. p. 56, t. 5, £. 3, 4 (distorta). — 1844 Philippi Moll. Sic. V. 2, p. 28, t. 14, f. 6 (strigilata). — 1847 Sismonda Syn. meth. p. 21. — 1848 Bronn Ind. Pal. p. 1219. — 1852 D’Or- bigny Prodr. V. 3, p. 180. — 1853 Mayer Verz. Schweiz. p. 81 (distorta). — 1850-74 Wood Crag Moll. p. 284. t. 22, f. 6 (donacilla), Suppl. p. 150, 216. — 1868 Manzoni Sabb. giall. p. 14. — 1868 Dewalque Prodr. descr. géol. p. 423. — 1870 Hornes Moll. Wien. p. 88, t. 8, f.10. — 1870 Hidalgo Moll. mar. Esp. Port. p. 165, t. 576, f. 4, 5. — 1874 Coc- coni Moll. Parm. Piac. p. 271-72 (compr. e strigilata). — 1881 Nyst Conch. tert. Scaldis. p. 223, t. 25, .f. 1. — 1879-82 Fontannes Moll. Plioc. p. 36, t. 2, f. 10. Bella interessante specie sul cui tipo havvi controversia tra gli autori non essendo la descrizione e la figura di Broc- chi veramente ben fatte. Le migliori figure mi paiono quelle di Hoòrnes e di Nyst. Convengo perfettamente col sig. Man - zoni nel ritenere la strigilata, quale sinonimo di compressa; certo il carattere delle strie oblique ebbe a sfuggire a Broc- — 71 — chi, Il sig. Jeffreys invece ritiene la strigilata sinonimo del- la fabula (Brit. Conch. V. 5, p. 186). Non vi ha dubbio che tali specie sono affini ma io l’assimilo più alla specie di Brocchi. Gli esemplari tipici della strigilata delle argille presso Palermo sono similissimi a quelli figurati in M. Hòr- nes, sono sensibilmente più larghi e più quadrangolari della compressa tipo dei depositi pliocenici di Altavilla, che cor- risponde alla figura di Nyst; sono però differenze leggeris- sime, le quali giustificherebbero appena il considerare la strigilata come una varietà. Il sig. Fontannes ne propone il nome di Var. subquadrata per l'esemplare da lui figu- rato; le differenze che egli espone a p. 37, mi fanno so- spettare che abbia fra mani la Var. strigilata tipo. La figura però che ne dà differisce per la Ion dell’umbone meno ottusa e meno declive. Loc. Altavilla (plioc.), Ficarazzi (postplioc.), Bolognese (Tortoniano?) Colle di Pisa. Tellina fabula Gronovius. Ho rinvenuto un esemplare perfettamente identico a quelli tipici figurati da Jeffreys (Brit. Conch. .V. Sick 40682), e da Wood (Crag. Moll. t. 11, f. 3) nelle sabbie postplioceni- che di fiume Oreto (Palermo). Tellina pulchella Lamk. Born. Test. Mus. Caes. t. 2, f. 10. = rostrata auctorum non L. = distorta in Hanley non Poli teste Weinkauff. La rostrata L. è una conchiglia indiana (Lister Conch. t. 382, f. 225, Enc. meth. t. 289, f. 1 etc.) affine ma diversa della specie mediterranea riferitale dai varii autori (Poli, Born, Chemnitz ete.), per la quale Lamark propose il nome di pulchella, che fu generalmente adottato. Or devo osser- — 102 — vare che egli propose primieramente tal nome per la figura. di Born e di Poli, le quali, sebbene simili, sono molto di- verse, perocchè quella di Born è più ovale coll’umbone più angoloso; quella di Poli più bislunga e lanceolata con il margine cardinale quasi perfettamente dritto. Quale delle due figure dee ritenersi per tipo? Siccome Lamark la defi- nisce « ovato oblonga » io credo che tal carattere si affà più alla figura di Born, che a quella di Poli, la quale ul- tima non si può dire punto ovata e che io per ciò consi- dero come una Var. Polii della stessa specie. I nostri esemplari sono intermedi fra l’ uno e l’altro e li ho perciò detti var. centralis. La parte anteriore di loro somiglia moltissimo a quella di Poli, ed è così stretta come la stessa; però posteriormente è meno bislunga e l’umbone sporge ad angolo quasi come in quella di Born ma meno. Io dubito molto che questa specie debba anche considerarsi come una forma particolare della donacina L. Loc. Vivente nei mari di Palermo. Tellina planata L. Donovan (Brit. sh. t. 19, f. 11) ritiene che la tenuis Da Costa corrisponda alla planata L. e del suo parere sono altri distinti malacologi, ma di ciò ho già detto a propo-. sito della tenuis. — Jeffreys (Brit. Conch. V. 2, p. 385) ritiene che la planata L. comprenda la planata auctorum (specie mediterranea) e la depressa Gmelin auctorum (squalida Pult.), ma anche di ciò io ho già discusso a proposito della incarnata L. e della tenuis Da Costa. Generalmente il nome di planata L. è riservato da tutti gli autori a designare la grande specie mediterranea. E di questo parere sono an- ch'io, e stimerei molto dannoso per la scienza malacologica far subire altre oscillazioni a tal nome che ben le si con- viene. Il nome planata non si può dare con maggior pro- prietà che alla specie in discorso, perchè fra le specie me- — 173 — diterranee è la più piana di tutte, e il grande acume e ta- lento di Linneo non l'avrebbe dato ad altra specie. Loc. Possiedo molti bei esemplari viventi dei nostri mari e uno fossile del tufo calcareo (credo postpliocenico) di Taranto. Var. antilla De GREG. (M. Hòrnes Moll. Wien. t. 8, f. 7). Differisce dalla specie tipo per l'impressione palleale che ha un piccolo promontorio, il quale generalmente manca nel tipo più comune vivente. Loc. Ne ho un esemplare vivente dei nostri mari, a Vien- na la sì rinviene fossile, posteriormente è appena appena più angolata, ma tal carattere non ha la menoma impor- tanza. # Var. apina De GREG. Appena più solida della specie tipo col lato posteriore più breve e più largo lo che dà un aspet- to di meno trasversa alla conchiglia. Loc. Vivente nei nostri mari. Var. parita De GrEG. Nella mia collezione si conserva un grande esemplare fossile di questa specie (già di Tiberi), che si distingue da quelli viventi pel considerevole spessore della conchiglia e pel bordo postcardinale molto più concavo, sicchè l’umbone sembra più acuto. Loc. Fossile nelle Calabrie (plioc?) Var. Petraliensis De GREG. Conchiglia piuttosto spessa, grande, più compressa che all’ordinario, e di forma meno bislunga (avendo un diametro umboventrale maggiore, e un diametro antero-posteriore minore, e un angolo estraum- bonale di 135°. La carena è complanata. Loc. Non ne possiedo che un esemplare fossile di Petra- lia già mandato in dono dal Prof. Calcara al D." Tiberi. Non credo sia di epoca molto antica conservando il ligamento calcinato (forse plioc.) — 174 — Tellina nitida Poli. Poli Test. Utr. Sic. T. 15, f. 2-4 — Weinkauff Conch. Mettelm. p. 75. E una delle più belle bivalvi del mediterraneo. Come dice Weinkauff si presenta sempre sotto la forma tipo e mai sotto alcuna varietà. Recentemente ebbi nondimeno molte conchiglie da un pescatore, che mi disse averle rac- colte a S. Vito (Sicilia), fra le quali rinvenni una Tellina assai simile alla nitida pel colorito e l'insieme dei caratteri ma più solida e più bislunga. Siccome fra le dette conchi- glie trovai una specie esotica non son sicuro della prove nienza. Loc. Mari di Sicilia. Tellina serrata (Ren.) Brocc. Sebbene questa specie sia siata per la prima volta de- scritta e figurata da Brocchi, essendo stata prima ancora di lui proposta da Renieri per esemplari viventi, son questi ultimi che devono ritenersi come tipo, e per indicare la specie parmi sia bene unire i due nomi di Brocchi e di Renieri. Delle figure della T. serrata vivente mi sembra ben fatta quella di Philippi (Abildungen Besch. t. 2, f. 5, etc.) In vero neppure la figura di Brocchi le corrisponde male. Quelle di M. Hoòrnes mostra però qualche differenza. La serrata non è molto rara nel postpliocene dei dintorni di Palermo ma credo sia rara nei nostri mari almeno a giu- dicarne dallo scarso numero che io ne ho. Sono questi in- colori, solo nell'interno nella regione umbonale hanno una sfumatura gialla. Uno del mare di Mondello è grande e bianco. Loc. Ficarazzi, Monte Pellegrino (postplioc.) Vivente nel mare di Palermo. LI AT = — 175 — Var. gerzilla De GREG. (M. Hérnes Moll. Wien. p. 89, t. 8, f. 6) sebbene gli esemplari descritti da Hornes corri- spondono' bene alla specie tipo, sicchè non si possano rife- rire ad altra, mostrano non di meno delle differenze che m'inducono a considerarli come varietà. La gerzilla ha in- fatti l'estremità posteriore più angolata. La specie tipo poi mostra il lato postcardinale (a chi guarda la valva sinistra dal di fuori e di faccia come nella fig. 6, tav. 13) assai più angolato e troncato, talmente che non lascia vedere la parte postearenale la quale si vede riella gerzilla. Var. Aquitanica MAYER. Avendo paragonato i miei esem- plari della serrata tipo con la Tel. aquitanica MAYER (Journ. Conch. V. 12, p. 35, t. 14, f. 3) io mi son convinto che le sono così simili da non giustificare puNto tale separazione. Io ritengo anzi, che, seppure il nome di aquitanica non si debba considerare come sinonimo della serrata, non può considerarsi al più, che quale sua varietà. Ond’ è che molta meraviglia mi arreca che il valente professore di Zurigo non citi la serrata neppure tra le specie affini. Tellina pusilla Phil. 1886 Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 29, t. 3, f. 9 — 1844 Idem V. 2, p. 23 — 1863-79 Jeffreys Brit. Conch. V. 2, p. 388, V. 5, p. 187, t. 41, f. 5 — 1878 Monterosato En. e Sin. p. 13 etc. La valva sinistra non ha che un dente, quelli laterali di cui parla Philippi non devono esistere che nell’ altra valva. ‘ La dimensione è un po’ maggiore che nell’ esemplare di Phi- DS lippi (f. 9 a). Il lato posteriore è meno troncato e più an- goloso che nelle figure 9 b, e più simile a quello di Jeffreys. Però il nostro esemplare differisce da quest'ultimo essendo assai più ellittico e meno ovale. Io credo però che alla ci- tata figura di Jeffreys (Brit. Conch. V. 5, t. 41, f. 5) spetti — 176 — forse più a dritto il nome di pygmea (Phil) Forb. Hanl. perchè corrisponde di più a quella di Forbes e Hanley (Brit. Moll299; 1019), o Loc. Fossile a Carrubare (Calabria), Monte Mario? (Roma), M. Somma (Vesuvio) dubbio esemplare. Tellina obliqua Sow. ex calcaria Chemn. 1817 TELLINA OBLIQUA Sow. Sowerby Min. Conch. V. 2, p.:137,. 1 10 1835 «; « Lam. Lamark (Deshayes) An. s. vert. T. 6, p. 214. 1836 « « SOW. Nyst. Rech. Anvers. p. 4. «e VOVATA! SOW. Philippi Moll. Sic. V. 1, p.29. 1843 = « oBLIQUA Sow. Morris Cat. Brit. foss. p. 112. « « « « Nyst Coq. et pol. Belg. p. 108,.t./5, fo: « « « « Idem 2 ed. p. 108. 1842-44 « « « Sowerby (Agassiz) Min. Conch. t. 161,8 1844 « OVATA Sow. Philippi Moll. Sic. V.2, p.23. 1848 « —OBLIQUA Sow. Bronn Ind. Pol. V. 2, p. 1221. 1852 « « « D’Orbigny Prodr. Str. V. 3. p. 102. 1850-6 « « « Wood Crag. moll. Biv. p. 228. F.* perfrigida De GREG. Wood Crag. Moll. t. 21, f. 7 — Sowerby t. 161, fig. 3. Avendo paragonato i nostri esemplari con la citata figu- ra, li ho trovati identici; tanto gli uni che l’altra mi pare si distinguano dalla specie tipo (Sow. t. 161, f. 1, 2) sì per i adi i La 440 n RAAL MIA er SOTA GIR dari: | — 177 — la forma più trasversa, le strie concentriche più irregolari, la diversa forma dell’impressione palleale; la quale nei no- stri esemplari come nella figura citata è nella valva sini- stra quasi dritta, troncata e ricacciata molto in dentro della conchiglia, quasi parallela ai margini; nella valva destra invece è abbastanza più sviluppata che in essa e forma un seno subtrapezoidale. Or questo seno nella figura di Sowerby è molto più piccolo e il promontorio palleale assai più allun- gato e linguiforme. Tale carattere si vede meglio ancora nella figura di Nyst (Conch. e pol. Belg. t. 5, f. 2 che mi pare proprio da considerarsi come tipo della obliqua. Io dubito che la figura di Sowerby (Ed. Agassiz t. 161, fig. 3) debba riferirsi alla nostra forma. ì Un esemplare delle argille di Ficagazzi conserva parte del suo colorito, che è giallo d’ uovo con sfumature rosee. Molte sono le analogie che collegano questa forma alla ovata Sow. (Min. Conch. p. 138, t. 161, f. 4, 5). Pel con- torno esterno è intermedia fra la obliqua e la ovata anzi sì assomiglia più a quest'ultima specialmente alla figura che ne dà Nyst (Coq. et pol. Belg. t. 5, f. 3) cui è identica. Se ne distingue però agevolmente per la forma diversissima dell’impressione palleale; infatti nell’ ovata l impressione palleale nella valva sinistra (Sow. t. 161, f. 3, 4) è più pro- fonda, e nella valva destra (Nyst t. 5, f. 3 a) non ha un ben limitato seno e promontorio, è subtroncata. Tale figura è riferita da Wood alla lata Gmelin e però alla calcaria Chemn. secondo Jeffreys (Brit. Conch. a me però sembra molto dissimile della figura dello stesso Wood (t. 21, f. 6) e anche di quella di Sars (Moll. reg. aret. t. 6, f. 2). Minore affinità ha con la ca/caria CHEMN (lata Gmelin), da cuì si distingue sì per la forma totale della conchiglia e più ancora per quella dell’impressione palleale che se- condo la figura di Wood (Crag. t. 21, f.6 b, d) ne è distin- tissima; però non vi ha dubbio che con essa per molti ca- ratteri si connette. Per la forma del seno palleale più che Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. Tg N — 178 — alla calcaria si assomiglia alla praetenvis LrATH. (Wood t. 21, f. 5); però la cerniera ne è più dissimile. Ecco pertanto la relazione naturale delle telline di que- sto gruppo che ho avuto occasione di esaminare. 1. obliqua Sow. tipo (Sow. Min. Conch. Ed. Agas. t. 161, f. 1, 2. — Nyst. Coq. Pol. Belg. t. 5, f. 2. — Idem Tert. Scaldis. t. 24, f. 9), 2. perfrigidla De GrEG. (Sow. Min. conch. (Ed. Ag.) obli- qua partim t. 161, f. 3. — Wood crag. Moll. t. 21, f. 7). Loc. Argille di Ficarazzi, sabbie del fiume Oreto (Pa- lermo postpliocene). i 3. praetenuis LeATH. (Wood Crag. Moll. t. 21, f. 5. — Nyst Tert. Scaldis. t. 24, f. 7). 4. calcaria CHEMN. (Lister t. 402, f. 253; Chemnitz f. 135; Wood Ind. tert. t. 4, f. 43; Wood Crag. Moll. t. 21, f. 6; Sowerby Min. Conch. Ed. Agas. t. 161, f. 45, etc. etc.) Una ricca bibliografia di questa specie è stata pubblicata da Wood (Crag. moll. p. 228) e una ricca sinonimia da Jef- freys (Brit. Conch. V. 2, p. 389 non calcarea ma calcaria rettificato nel 5 volume). Egli vi riferisce la Zata GmELIN, sabulosa SPENGLER, inconspicua BRODERIP, e Sow. tenera LEACH (Macroma), proxima Brown, sordida CouTHOUY. Il risultato della mia rivista è la seguente che la cal- | caria si presenta sotto molteplici varietà ed è una vera spe- cie primaria. Potrei enumerare le seguenti: V. ovata Sowerby (Sow. Min. Conch. Ed. Agassiz t. 161, f. 4, 5) meno inequilaterale che la specie tipo, col lato an- teriore meno sviluppato, la carena meno distinta. - F.° calcaria Chemnitz tipo (Sars Moll. reg. arct. t. 6, V. lata Gmelin (Lister t. 407, f. 253. — Wood Crag. Moll. t. 21, f. 6. — Nyst Coq. et Pol. Belg. 1 edit. t. 5, f. 3). Più trasversa della calearia tipo, con un diametro um- boventrale minore, e più angolata anteriormente. Intorno a questa varietà si ha un’ interessante discussione nel Su- plement Crag. Moll. di Wood (1873 p. 151). 5. Benedenii Nyst (Nyst conch. et pol. Belg. t. 5, f. 5, Wood Crag. Moll. t. 21, f. 2. — Idem Tert. Scaldist. 24, 16. Siccome del gruppo sopra esaminatd la specie primie- ramente descritta è quella di Chemnitz, come anche quella meglio conosciuta perchè vivente, è dessa che dee dare il nome all'insieme di queste specie che le si affiliano e ne dipendono. Io propongo quindi che lo si chiami gruppo della T. calcaria Chemn. Poche osservazioni mi rimane a fare intorno ad altre |_‘—’ specie omonime cui dee cangiarsi il nome. Io non so se sieno stati proposti da altri ma ad ogni modo li propongo io: È: 1. Per la obliqua LAMARK (An. s. vert. N. 47); Lister | t. 886, f. 233. — Wood Ind. test. t. 39, f. 3 del Madaga- | scar forse sta bene il nome di Madascariensis di Gmelin ma sono in dubbio dell'identità delle due specie. 2. Per la obliqua GoLpr. Petr. Germ. p. 233, t. 147, f. 12. — Idem 2 ed. p. 222, Repert. Giebel p. 77, fossile ter- ziaria proporrei il nome di Goldfussi. 3. Per la lata Quor. Woyag. Astrolab. t. 81, f. 8-10 forse può rimanere lo stesso nome perocchè la lata LAMARK è un sinonimo o al più una varietà della calcaria. Al gruppo da noi esaminato io credo appartenga pure la nasuta ConR. almeno dall'idea che me ne formo dalla — 180 — descrizione che ne dà Middendorf (Malac. Rossica V. 3, p. 61) però non conoscendone la figura non posso giudicarne. La Tell. ovata Rox. (Ool. V. 1, p. 121, t. 8, f. 8) va ri- ferita al gen. Corimya Aa. — L’illustre mio amico profes- sore Seguenza cita nel suo grande lavoro (Tert. Regio p. 279) una Tell. ovata Brocc., che io non conosco, nè so che esista. Tellina lacunosa Chemn. F.° 1. Tipo (1780 Chemn. Conch. Cabin. p. 96, t. 9, f. 78. — Enc. méth. t. 290, f. 14. = T. papyracea i secondo Cocconi). V. 2. tumida Brocc. (Brocchi Conch. subap. t. 12, f. 10). Possiedo un grosso modello del miocene ci Sampiero (Mess sina). V. 2. Bronniana De Greg. (Bronn Leth. geogr. t. 37, f. 14). Diversa della tumida pel contorno del margine e del- ‘l’umbone e per la dupla carena. Ne possiedo un bell’esem- plare dell’astigiano di Messina. Entrambi le valve hanno due denti vicini divergenti di cui l'anteriore è più eretto e piramidale. V. 4. pirella De Greg. (Hòm. Moll. Wien. t. 9, fl, la | cunosa Chemn.) Molto sinuata in mezzo. V. 5. sirenula De Greg. Molto simile alla lacunosa (Chemn.) Ù in M. Hornes (= pirella De Greg.); se ne distingue però per la conchiglia ancor più delicata, le impronte muscolari. affatto superficiali e quasi indistinte, l'impressione palleale assai superficiale, con un gran seno rettangolare e un pro- montorio angoloso non rotondato come nella figura 16 (in (') La Tellina papyracea in Poli è, come è noto, una Tracia, — 181 — —_ Hérnes), la carena poco distinta e più avvicinata al mar- © gine posteriore. Loc. Postpliocene di Ficarazzi (rarissima). Tellina balamtina L. Weinkauff Conch. Mittelm. p. 82. È piuttosto rara nel tufo calcareo di Palermo, ancor più | rara nelle argille di Ficarazzi. Questa specie nella En. e _ —Sinom. del Marchese di Monterosato è segnata come specie 4 si | adriatica e non mediterranea; io però ne possiedo varii belli esemplari dei mari di Palermo (credo della Barra). È desso ornato di elegantissimi raggi giallo-rosei, presso l’umbone è giallastro. A Ficarazzi ne ho trovato gun esemplare fos- sile con un diametro di 26 mm.! ;$ : Loc. Palermo Montepellegrino postplioc., Ficarazzi (post- . plioc.); Colle di Pisa (fossile). — Vivente nei mari di Pa- Mew lermo. + "2 Tellina ventricosa Serres. da | 1829 Corbis ventricosa Serres Géogn. M. France p. 146, Muro, 2. «ll sig. M. Hòrnes riferisce alla stessa la 7. cordis BRONN «e MAYER, la Arcopagia corbis D'OrBIGnY, la Corbis ven- | tricosa (in Hòrn.), la Lucina serrulosa MicATTI. Non vi ha «dubbio che quest’ultima le è somigliante molto, ma l’iden- tità non parmi sicura. — La 7. corbis (in Mayer Journ. .Conch. V. 7, p. 889, t. IX, f. 45) le è più simile; però ha la forma alquanto diversa, così io proporrei chiamarla 7. _ventricosa SerR. Var. corbis (BRONN) MAYER. ca Gli esemplari di Hòrnes (£. 2, a, b, c) sono più somi- glianti al tipo di Serres, ma hanno una forma meno tri- gona, e le lamelle più marcate; io propongo chiamarli Var. Grundensis De GREG. — 182 — Il mio esemplare di M. Gibio (tortoniano) si distingue dal tipo per l'enorme spessore della conchiglia. (Serres la dice tenue e delicata), per essere molto depresso e non « ventricoso », e per l’ elegante ornamentazione; mentre le lamelle concentriche e i funiculi raggianti formano una bella rete a scacchi. L'ho però distinto col nome di var. Gibincola De Greg. Tellina crassa Penn. 1777 Pennant Brit. Zool. V. 4, p. 73, t. 48, f. 28. Ricchissima è la bibliografia e sinonimia che il dotto sig. Hòrnes ebbe a pubblicarne (Moll. Wien. p. 94, t. 9, £. 41). Egli vi riferisce il Pectunculus depressior DA Costa ('), Venus crassa GMELIN, Tellina rigida PuLT., obtusa Sow., maculata TurT., elegans BasTt. Arcopagia ovata BRrown., Corbis subrotunda BRonN. Non ho ora tempo di controllarla, ma mi pare esatta; potrei però aggiungere le citazioni se- guenti: 1844 Brown Rec. Conch. p. 99, t. 40, f. 8. — 1863-9 Jeffreys (*) Brit. Conch. V. 2, p. 373, V. 5, p. 186, t, 40, £.4 — 1870 Hidalgo Moll. Esp. p. 163. — 1873 Cocconi Parma | e Piac. p. 274. — 1873 Benoist Tert. Brède Saucats p. 31. — 1874 Wood Crag. Moll. Suppl. p. 151. — 1877 Monte- rosato Conch. Montpel. Fic. p. 7. — 1879 Seguenza Reggio (Arcopagia) p. 322, 358 — 1877-82 Nyst Conch. Tert. Scal- disposte Idi Bsete, go Loc. Non ne ho che un esemplare non ben conservato del tufo calcareo postpliocenico di Palermo. (') Nell'opera di Da Costa (2. ed. inedita) nella spiegazione delle ta- vole è riferito alla Tellina rigida P. e nel testo vi è aggiunta la cita- zione di crassa Gmelin. i (2) Nel 2.° Vol. l’avea chiamata crassa GMELIN, ma se ne corresse nel 5.9; poichè la priorità spetta a Pennant, essendo stata pubblicata l’opera di Gmelin (L. Sist. Nat.) solo nel 1790 cioè 13 anni dopo. — ICAPAMANAA (A Tao SE NPT Se e sit La ite SIBA IE, AT » i 1 po Ml" ‘NO — 183 — | Var. gartina De Greg. Conchiglia tenue, superficie or- nata di lamelle funiculiformi concentriche, quattro o cinque solchi equidistanti. Essa per l’ornamentazione corrisponde piuttosto alla figura (8 a) di Nyst; è diversa però dalla fig. 8, b, c, che questi riferisce alla Var. obliqua Woup. Loc. Altavilla (pliocene). Tellina bipartita Bast. È. 1825 Basterot Bordeaux p. 85, t. 5, f. 2. È; Di questa bella e caratteristica specie possiedo parecchi È esemplari favoritimi dall’egregio amico sig. Maur. Cossmann. i Non ne ho trovato finora nei nostri depositi fossiliferi. ni Loc. Saucats (Langhiano inf. France). bi. Appunti intorno a taluni Pecten ('). Ms i Pecten hyalinus L. Poli. "o i Var. niveoradiata De Greg. E: (ex-colore). Me 29 Elegantissima varietà gialla con raggi bianchi. Bo: Loc. Palermo (vivente) rara! (') Sebbene fuori luogo vo’ quì far conoscere che mesi addietro ebbi in comunicazione dal mio carissimo amico Enr. Nicolis due pecten di cui fi già possedevo parecchi esemplari pure del veronese. Essi rappresentano ; due forme distinte: P. Leonardensis De Greg. È assai affine al P. vindascinus Font. (Bas- sin Rhone p. 100, t. 5, f. 3) cui io dapprima l’avea riferito. La valva destra non differisce da quella del Besseri Andr. (in M. Horn. che per l’orecchietta posteriore avente il lato umbonale più breve, il lato esterno «| —’più largo, l'angolo estraumbonale più ottuso. Il lato umbonale dell’ orec- "W chietta è anche più breve di quello del Vindascinus. Anche molta ana- — 184 — Pecten opercularis L. Questa specie primaria vivente nel Mediterraneo rag- giunge uno sviluppo immenso nei nostri depositi pliocenici e postpliocenici e sotto immense varietà si presenta. Riser- vandomi a farne uno studio speciale vo’ fin da ora far no- tare che molte specie che si ritengono distinte non devono considerarsi che come sue ramificazioni più o meno diffe- renziate p. e. il P. Malvinae Dub. (in Fuchs Egypt. t. 16, f. 3) e forse anche lo Zitteli Fuchs (t. 2, f. 1-12), il quale è molto interessante perchè unisce al tipo opercularis i P. Haueri Mich-tti e sulcatus Born., lo che, mi fa meraviglia, come non sia stato avvertito dal sommo sig. Fuchs. Pecten flexuosus Poli. I limiti fra questa specie e il hyalinus, che generalmente si credono molto definiti, a me non paiono punto tali; al- cune varietà di quest'ultima con coste, e altre varietà sub- levigate del flexuosus quasi si confondono. Si dee ravvisare logia ha con il 2. roturdatus Lamx. (in Font. Bassin Crest p. 16, t. 5, f. 1). Io dubito molto che tutte queste specie insieme al /eythajanus PARTSCH. non debbano considerarsi che quali varie manifestazioni di un gran tipo, che nel pliocene dell’Italia meridionale s’individualizza dipoi nel flabelz- formis Brocc. Loc. Chiesa di S. Leonardo orizzonte di Priabona a serpula spirulea (Veronese). P. (Janira) Nicolisi De Greg. Anche questa che io credevo dapprima rapportare a specie nota, ritengo ora sia distinta. È una conchiglia car- diforme, arcuata, rigonfia, con umbone poco prominente, orecchiette pic- colissime coi lembi umbonali prolungati alquanto lungo i lati ante e postceardinale. Le coste son circa 14, grosse, prominenti, rotondate, poco più larghe degli interstizi. Ha l'aspetto della Janira fallar MicH-TTI (Mioc. inf. t. 9, f. 4, 5) se nedistingue però perle coste assai più grosse e pro- minenti. Differisce dal P. arcuatus Brocc.(in Fuchs Vicent. t. X, f. 38-40) per esser più turgido con l’umbone assai prominente, meno arcuato, e per le orecchiette più prolungate lungo i bordi ante e postcardinali. Loc. M. Moscalli (Veronese). RIMETTE POTERI CI ca Eh A — 1859 — dpi ; sE » n ciò una prova che originariamente non formavano che | una specie, o riconoscervi un caso di mimetismo? Var. alterninus De GREG. Valva destra con coste appa- late, valva sinistra con coste alternanti una grande corri- spondente al grande interstizio dell'altra valva, e una pic- cola corrispondente al piccolo interstizio. Loc. Comunemente vive nei nostri mari. Var. gasus De GREG. Conchiglia tenue, depressa, nitida, levigata, con coste un po’ obsolete, bianca con umbone giallo. Loc, Idem, Pecten f.° sulcatus Bofn. (ex-glaber L.) Born. Mus. Caes. p. 163, t. 6, f. 3 Ostrea. — Lamark MMmestovert Ve 6. Non vo’ toccare la questione se il sulcatus sia realmente un sinonimo del glaber di Linneo, sebbene però io abbia valevoli ragioni per reputarlo una forma differenziata dello stesso. — Solo vo’ dire che il sul/catus Born. corrisponde al sulcatus Lamark e mi fa meraviglia come quest’ultimo autore abbia casualmente dato questo nome ad una specie identica a quella che precedentemente era stata così deno- minata. E mi fa meraviglia come il M. di Monterosato citi questa specie come sulcatus LAMARK non Born. (En. e Si- nonim. p. 4) mentre gli stessi esemplari testè favoritimi da lui provenienti dal golfo di Taranto (località designata da Lamark) corrispondono benissimo alla figura e descrizione di Born. (ne discordano solo per non esser pallucidi). Mi pare che al più si possono unire i due nomi come ho fatto io. Loc, Di questa specie possiedo bei esemplari del Medi- — 186 |— terraneo (alla Barra), due tipici, uno incolore, uno giallo grande; — del golfo di Taranto esemplari tipici. Posseggo anche bei esemplari fossili del postpliocene dei dintorni di Palermo che tendono a scindersi in varietà ca- ratterizzata dalla dimensione un po’ maggiore, i solchi rag- gianti un po’ più marcati e in taluni tratti scariosi. Essi. sono interessanti di molto perchè vengono a ramificarsi con il Pecten Zitteli FucHS, però non sono così staccati dal tipo sulcatus da potersi considerare come forma distinta nè tampoco come varietà. sa Il P. striaius Brocc.. (ostrea) Conch. Sub.h. Aloe riferito dai varii autori o a varietà dello scarabellus Brocc. o al P. septemradiatus Mill. (= peslutrae L.) mi pare una forma molto affine alla nostra, e, come ho già detto, con- nessa col sulcatus. i Il P. praescabriusculus Font. (Bassin Rhone V. 1, p. 81, t. 3, f. 1 Visan) mi pare pure una forma differenziata dello stesso ceppo senza dubbio. Pecten f.2 golus De Greg. (ex-sulcatus Born.)? Interessante forma che collega il sulcatus al pirillus. Differisce dal primo per le orecchiette (specialmente la po- steriore) meno sviluppate, dal secondo per l’ ornamenta- zione: ha circa 9 coste, subappaiate, rotondate, quasi uguali agli interstizi, la superficie ornata di tenui solchi raggianti. La tinta generale è color castagno. Diam. 18 mm. | Loc. Vivente nel Mediterraneo (non ne possiedo che un esemplare estratto da una spugna proveniente credo dalla costa mediterraneo-affricana). Pecten pirillus De Greg. Indico con tal nome una forma molto elegante e ben differenziata del sulcatus. Essa è caratterizzata dall’ esser n 187 — depressa, dalle coste piane, qualrangolari, traversate da solchi radiali stretti e profondi e da minute strette e dense strie conceutriche, e principalmente dall’ orecchietta poste- riore assai piccola, il quale carattere fa ravvicinarla al PD. peslutrae (L.) Jeffr. Loc. Argille di Ficarazzi (postplioc.) Pecten peslutrae (L.) Jeffr. = septemradiatus Miill., danicus Chemn. inflexus Poli, Dumasi Payr., pseudamusium Chemn., hybridus Gmelin (par- tim), nebulosus Brown., adspersus Lamk., Jamesoni Desh. Il cav. Jeffreys in varii opuscoli recentemente pubbli- .cati propone di sostituire il nome linneano finora da nes- suno adottato per designare il P. septemradiatus Mill. auctorum. Egli ha ragione, e di i, SI fu anche il sommo Deshayes (Ab. s. vert. Lamark in nota), però que- sto autore non pose in esecuzione la sua idea. Siccome questa specie è diversamente titolata dai varii autori, e siccome il peslutrae è un nome poco o nulla noto, io pro- pongo di unire al nome di Linneo quello del valente ma- lacologo di Kensington. Miller descrive e figura un’ altra specie affine alla no- stra (Zool. Dar. p. 25, t. 60, f. 1, 2) col nome di triradia- tus, che Loven reputa sinonimo della specie in questione. Anch'io sarei di tale opinione paragonando la figura ori- {ginale con talune varietà del peslutrae. Però avendo ma- nifestato tale idea al cav. Jeffreys egli mi rispose che in- vece riputava tal nome sinonimo del tigerinus Mit. Io non vo’ qui impigliarmi in tali questioni sinonimiche nè vo’ passare in rivista tutte le varietà e forme di que- sta interessante specie che grande sviluppo acquista nei nostri depositi fossiliferi, ma notarne qualcuna di volo. Essi però non hanno che ben poca importanza perchè ho trovato degli esemplari le cui due valve hanno um’ orna- mentazione differente l'una dall'altra, UE arr) VP Ag "TR XI » pi. — Tago Var. moreosiculus De GREG. Molto simile fgli esemplari di Morea rapportati da Deshayes al P. pseudamusium CHEMN. Loc. Ficarazzi (postplioc.) Var. siculus DE GREG. Con le coste molto prominenti, ornate di funiculi radiali, tenui, lineari; con interstizi sub- levigati semplici; larghi il doppio delle coste. Loc. Idem. Var. simplexariosus De Greg. Conchiglia con superficie levigata, ornata di circa 9 costolette affatto lineari e quasi ‘ insensibili e di molti fili raggianti (circa 70), regolari, com- posti di squamette per diritto. La ornamentazione di questa varietà è molto elegante e rammenta in grande quella del- la valva destra del P. striatus MULL. Loc. Idem. Pecten pesfelis L. .... Weinkauff Conch. Mittelm. p. 250.... Var. elongatus Born. (Mus. Caes. t. 6, f. 2 ostrea elon- gata). Tutti convengono nel riconoscere in questa la specie di Linneo; a me pare però che si possa ritenere il nome di Born per gli esemplari ellittici con coste molto prominenti (sia pure che rappresentino il tipo, perchè questo altrimenti resterebbe sempre vago); nella citata figura l’orecchietta anteriore è rotta. Loc. Argille postplioc. di Ficarazzi. Var. bimus De GREG. (Reeve Mon. gen. Pecten t. 19, f. 66 b). Io credo che debba essere molto simile agli esem- plari di Linneo. i Var. cansicus De GREG. (Enc. méth. t. 211, f. 1). Coste subangolose, margine cardinale ornato di pustolette. — 189 — Var. bertus Dn GREG. (Reeve Mon. gen. Pecten t. 19, f. 660 a). Var. alipus Dr GREG. Elegante varietà la cui superficie a guardarsi con la lente appare tutta cosparsa di densi ed esili forellini di fili sottili intrecciati a guisa di tela finis- sima. Il margine cardinale dell’orecchietta posteriore è or- nato in tutte e due le valve di quattro bollicine crescenti dall’ apice all’ angolo esterno dell’ orecchietta. Il margine cardinale dell’ orecchietta anteriore è ornato di asperità (creste). Le creste sono 6, grandi, rotondeggianti e due ru- dimentali (le estreme); quelle dell’orecchietta anteriore al- ternano una grande e una piccola. Fili raggianti densi. Tinta chiara giallo-rossastra. Loc. Mediterraneo (alla Barra). ue F.° Arenellensis De GREG. Interessante forma che si può considerare forse quale vera specie. È una grande conchi- glia (diametro umbo-ventrale 95 mm., antero-posteriore 77 mm.) subpiana, ellissoidale, ornata di circa sei coste larghe, obsolete, somiglianti a ondulazioni, e di funiculi raggianti marcati, regolari. Questa forma offre un’ analogia spiccata con l’ islandicus Chemn. e specialmente alla varietà Greeu- landensis De Greg. (Reeve Mon. Pecten t. 14 f. 52 a, il tipo di Chemnitz è rappresentato dalla f. 52 b). Se ne distingue per le coste più larghe e meno numerose, e per la diversa forma delle orecchiette. Loc. Postpliocene di Arenella rarissimo (Palermo). Pecten varius L. Var. arzellus De GrEG. È la più comune dei nostri mari, somiglia assai alla figura di Jeffreys (Brit. Conch. V. 5, t. 22, f. 2 a var. nivea), a quella dell’ Enc. méth. (t. 213, f. 5, della quale ha però coste più numerose), e più ancora — 190 — alla figura di Reeve (Mon. Pecten t, 25, f. 102 a) è iden- tica. Il colore è lana scuro quasi di castagna, le squame obliterate, la dimensione la stessa di quest’ultima. Loc. Mediterraneo (Barra). Var. gaperus Da GREG. Un po’ più depressa della pre- cedente e con un diametro antero-posteriore maggiore sic- — chè si mostra orbicolare. Coste circa 28 ornate di squame assai sviluppate, erette subimbricate. Orecchietta anteriore della valva sinistra molto sviluppata e con un angolo esterno abbastanza acuto. Tinta subviolacea. Corrisponde bene alla figura di Reeve (Mon. Pecten t. 25, f. 102 b), solo è un po- chino più orbicolare e ha le coste meno distaccate luna dall’ altra e però più somiglianti a quelle della figura di Jeffreys (Brit. Conch. V. 5, t. 22, f. 2, non 2 a). Corrisponde pure alla figura di Da Costa (Brit. conch. t. 10, f. 1) questa è però disegnata all’ inversa, il detto autore nella 1.* edi- zione adotta il nome di monotis DA Cost., nella 2.° edizione manoscritta quello di varius L. Loc. Mediterraneo (Barra, raro). F.* plionellus De GREG. (Ostrea discors Brocc. non L. Conch. Sub. t. 14, f. 13). Tenue, depresso, con circa 12 coste appaiate. Loc. Altavilla (pliocene). . F.° stamus De GREG. Circa 5 coste più grandicelle delle altre, non però molto prominenti, una o due coste più pic- cole interposte, e altre minori. Il carattere precipuo di que- sta belia forma sta nell’ornamentazione della superficie con numerosissime serie di scagliette lamellose disposte concen- tricamente. / Loc. Altavilla (pliocene). — 191 — Pecten gallimus De Greg. Elegantissima piccola specie della forma e del tipo del flexuosus PoLI, però più piccolo e privo di coste. È carat- terizzato dalla speciale ornamentazione consistente in circa trenta costolette affatto lineari subregolari e di circa 20 fili lamellosi concentrici regolari, i quali incontrandosi con quelle si fanno un po’ scariosi e formano un tessuto molto ele- gante a guardarsi con la lente. Tale ornamentazione ricorda lontanamente quella del P. spinulosus MinsT. (in M. Horn. (')). Loc. Altavilla (plioc.) rara! Pecten itorus De Greg. È una forma differenziata dell’ opeltularis che acquista però un facies diverso. I più ovoidale e abbastanza più con- vessa specialmente nella regione umbonale; le coste hanno un aspetto diverso di esso e molto simili a quelle del Mal- vinae DUB. (in M. Hòrn.). Le orecchiette sembrano piccole. Il diametro umboventrale è di circa 25 mm. Loc. Postpliocene di Palermo. ePRACRIM95 Intorno a talune Psammobie. Psammobia Ferroensis Chemn. Weinkauff Conch. Mittelm. p. 20 = Tel. incarnata Penn. non L., muricata REN. in Brocc., trifasciata Don. (‘) Il sig. Hilber (Ostg. mioc. t. 4, f. 10-11) riferisce al P. Aoheni Fuchs una forma che a me pare invece doversi riferire allo spinulosus. Il P. Koheni infatti (Fuchs Schlier Malta t. 1, f. 1, 2) ha un’ ornamenta- zione diversa. Io propongo per la detta forma il nome di Hilberi. — 192 — Questa bella specie nordica non è molto rara nei nostri depositi fossiliferi. Generalmente parmi che le zone concen- triche colorate sieno in essi più numerose. Negli esemplari di Ficarazzi son sovente 2. Per la fossilizzazione le dette zone appaiono bianco-plumbee e spiccano nel bianco calcico del resto della conchiglia. La P. uniradiata BRrocc., la costu- lata TURT. e anco la Aquitanica MAYER (Journ. Conch. V. 2, p. 84) le sono intimamente legate. Loc. Postpliocene di Palermo (argille di Ficarazzi; sabbie di Oreto, tufo calcareo di M. Pellegrino), Carrubare (presso Reggio di Calabria), Valle Baia (presso Pisa). Psammobia uniradiata Brocc. 1814 Conch. Sub. p. 54, t. 12, f. 4. Bella interessante specie (da cui io ritengo sia originata la ferroensis CHEMN.) e abbastanza diffusa nel terziario su- periore. | Ritengo come tipo gli esemplari descritti e figurati da Brocchi cioè con carena abbastanza marcata e con un rag- gio prominente nello spazio intercarinale. Loc. Postpliocene di Palermo (piccolo esemplare). Var. Altavillensis De GREG. Identica al tipo, se non che con la carena meno prominente e forse un po’ più depressa. Col raggio decorrente nello spazio intercarinale un po meno marcato e con qualche altro raggio al di quà della carena, generalmente (un altro solo) consistente in una specie di lieve ripiegatura raggiante. | Loc. Altavilla pliocene! — Palermo (postplioc.) Var. Grundensis De Greg. (M. Horn. Moll. Wien. p. 99, t. 9, f. 6). I caratteri differenziali della precedente si accen- tuano di più, e cresce la dimensione. ibiaaticà alia f MRO o Psammobia costulata Turton. Turt. Dith. p. 87, t. 6, f. 8 — Weink. Conch. Mitt. p. 21. Non ne possiedo che qualche esemplare del postpliocene di Palermo e di Carrubare (presso Reggio). Psammobia vespertina Chemn. Chemn. Conch. Cab. V. 6, p. 72, t. 59, f. 60 — Wein- kauff Conch. Mitt. p. 609 = Tell. depressa PENN. non L. Gli esemplari viventi del Mediterraneo che possiedo ap- partengono ad altre varietà (ex colore): 1.° bianca con sfuma- ture rosee (alla Barra) — 2.° bianco giallastra con umbone rosso e raggi pure rossi, tipo (l'ho avuta da taluni vendi- tori di spugne delle coste africane che mi dissero averla estratta da esse) — 3.° V." gantica DE GREG. di color giallo d'oro, con fili lamellosi concentrici nel lato posteriore (Me- diterraneo alla Barra). | Possiedo inoltre taluni esemplari fossili non però ben conservati delle marne del tufo vulcanico del Vesuvio, che riferisco con dubbio alla stessa specie. La Ps. Weinkauffi Crosse (Journ. Conch. V. 12, p. 17) «— che secondo il Sig. Crosse vive ad Algeri e secondo il M. Monterosato è esotica — ha della affinità con la ve- spertina. TICPLANERrL3e9 Intorno a talune Anatine. Anatina pusilla Phil. 1836 ANATINA? PUSILLA Phil. Philippi Moll. Sic. V. 1, parso, ii & Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 15 — 194 — 1844 ANATINA? PUSILLA Phil. Philippi Moll. Sic. V. 2, JOMBRTEO ? « PaRrLATORIS Calc. Calcara Giorn. L’ Occhio Anno V, n.° 143. 1845 « « « Calcara Cenno Moll. viv. e foss. p. 10. | 1875 « FucHsI Hoern. HoernesR.Faun. Schliers p. 366, t. 13, f. 13-16. 1877 « ——{ ParLATORIS Calc. Monterosato Conchig. di Montepellegrino e Fi- carazzi, pole Mi pare certo che la specie di Calcara corrisponda a quella di Philippi non solo, ma avendo paragonato i miei esemplari delle argille di Ficarazzi con quelli figurati e descritti dal Sig. R. Héernes, non vi trovo alcuna differenza rimarchevole che giustifichi Ja creazione di una nuova spe- cie. Essi corrispondono bene alla figura 15 del citato au- tore. Per gli esemplari più obliqui e più inaequilaterali come quelli delle figure 13, 14 (in Héòern.) propongo il nome di Var. Hoernesi. - Il Sig. Jeffreys (Brit. Conch. V. 3, p. 48 cita la A. pu- silla PHIL. come sinonimo della distorta Mont. riferendovi anche la Venus sinuosa PENNANT e Donovan, Erycina anodon Pui.., Tellina ovalis Puir., T. fabula Prin. T. elon= gata, kRupicola concentrica RecLUZ, Tel. brevis DESHAYES, Tel. corbuloides KiENER (non Desh.). Non vo’ interloquire in tale questione. Però, non mettendo in dubbio la grande valentia del suddetto autore, non so astenermi dal dire che i nostri esemplari sono abbastanza differenti dalla figura tipica di Montagu per poterlesi riferire. Hanno infine qualche analogia con la A. proetenwis PuLT. e specialmente all’esemplare che Wood riferisce alla Co- chlodesma protenera (Crag. Moll. p. 264, t. 26, f. 4) che il Sig. Jeffreys nota come sinonimo della specie di Pulte- — 195 — ney e che io credo si possa riguardare come varietà di questa ultima. Loc. Argille di Ficarazzi (postpliocene). Anatina Bonfornellensis De Greg. Conchiglia abbastanza spessa, subgibba, rettangolare. La superficie (non so se per erosione) sembra finamente gra- nulata. L’umbone è pochissimo prominente, alquanto un- | cinato. Il dente (fulero) è ovato triangolare, crasso. L'in- terno è madreperlaceo; la regione palleale conserva una certa tinta rossastra. Lungh. ant-post. circa 15 mm. Ha più. che con ogni altra analogia con la An. truncata TuURTON (Dith. p. 46, t. 4, f. 6; Brown Rec. Sp. p- 110, t. 42, f. 28) che il Sig. Jeffreys riferisce come varietà della distorta Mont. E però ancor più corta e subquadrata. Anatina pretenuis Pult. Pulteney Cat. Dorset (Mya) p. 28, t. 4, f. 7; — Pennant Brit. zool. p. 160, t. 50, f. 1; — Montagu Test. Brit. p. 41, t. 1, f.8, Ed. Chenu. p. 18; — Donovan Brit. Shells t. 176; — Wood Conch. p. 94, t. 24, f. 7-9; — Turton Dith. p. 48, t. 4, f. 4; — Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 8, t. 1, f. 4 (Thracia oblonga); — Idem V. 2, p. 7; — Forbes Hanley Hist. Br. Moll. p. 235, t. 15, f. 4; — Jeffreys Brit. Conch. V. 3, p. 35; — Sars Moll. Reg. Brit. p. 87, Periploma pratenuis; — Mon- terosato Conch. Ficar. M. Pell. p. 7 (Cochlodesma); — Se- guenza Reggio p. 321, 358 (Cochlodesma) Wood Crag. Moll. p. 264, t. 26, f. 4(Cochl. pretenerum) etc. (Anatina trun- cata LAMARK, Periploma myalis CoLLars, Tellina fragi- lissima CHIEREGHINI) secondo Jeffreys. E una specie molto diffusa e caratteristica nei nostri de- positi postpliocenici; non trovando alcuna buona bibliografia nei varii autori ne ho abbozzata una. — 196 — Loc. Postpliocene di Palermo (Ficarazzi, M. Pellegrino, Oreto). MUNNNN__ Intorno a talune Kellie. Kellia Cossmanni De Greg. Piccola conchiglia molto tenue, identica affatto alla Ery- ‘cina Austriaca Horn. (Moll. Wien t. 34, f. 8), se ne distin- gue per la mancanza della foveola ligamentare; la cerniera infatti è semplicissima, non costa che di un piccolo dente cardinale saliente in ciascuna valva. Loc. Saucats (Langhiano medio, Francia). Ded. È dedicata al mio egregio amico Maurice Cossmann. Kellia virgella De Greg. = Kellia suborbicularis Wood partim = var. fransversa Crag. Moll. t. 12, f..11 D. Wood (Crag. Moll. p. 120, t. 12, f..11) descrive e figura due varietà della suborbicularis. La nostra forma corrispon- de perfettamente alla sua var. /ransversa. Avremmo dovuto naturalmente avvalerci di questo nome se però non. fosse stato usato con antecedenza da Forbes (1843 Moll. Rad. 4gean sea p. 192). Loe. Tufo calcareo postpliocenico di Palermo. Kellia corbuloides Phil. 1836 Phil. Moll. Sic. V. 1, p. 14, t. 1, f. 15 (Bornia cor-. buloides..... Weinkauff Conch. Mittelm. p. 178 = Erycina crenulata Weink. | Ev he e a 1 - PT e 0 ri ' da RETTE — 197 — Questa specie non è molto rara nella spiaggia di So- lunto (Capo di Zafferana — Ponticello) ove si raccoglie ri- gettato dai marosi. È davvero una delle più graziose e ca- ratteristiche conchiglie mediterranee. Appendice all’ articolo sulle Ostriche ('). Ostrea cucullata Born. Var, Coppiana De Greg. Descrivendo precedentemente questa varietà non avevo sott'occhio la O. pseudocucullata Fucns*dell’Egitto e però (') Quantunque fuori luogo vo’ qui notare tre forme fossili del ter- ziario inferiore: O. gigantea (Brand.) Sow. È questione se debba chiamarsi gigantica BraNDER ovvero gigariea Sow. — Il sig. Deshayes e Nyst stanno col primo nome, Wood col secohdo; tanto che nella seconda edizione di Foss. Hanton. (1826) la cita con tal nome. Io non possiedo la 1.* ed. di questo lavoro per controllarlo; ma stando alla asserzione dello stesso Wood (Eoc. biv. p. 23) la priorità sta per gi9aziica. Però essendo tal nome non latino, ed essendo questa specie conosciuta principalmente per la descri- zione e figura di Sowerby (Min. Conch. t. 64) che la chiamò gigantea BrAND., propongo di unire il nome di lui a quello di Brander chiaman- dola O) gigantea (Brand.) Sow., tanto più che la figura di Brander è in- felicissima. — Questa bella e grande specie è molto diffusa nei colli Be- rici ove raggiunge grandi dimensioni. Si presenta sotto il tipo figurato da Wood (Eoc. biv. t. 2, f. a, D O. pulchra Sow. (Wood Eoc. biv. p. 30, t. 1, f. a, b). Possiedo un gran- dissimo esemplare che le corrisponde, è però abbastanza più grande, con l’ornamentazione un po’ erosa. Questa forma mi pare molto affine alla precedente e mi fa meraviglia come non sia stato ciò avvertito dal s - gnor Wood. Loc. S. Leonardo (Lumignano) Colli berici (oligoc. inf.?) Ostrea Roncaensis De GreG. Ha una forma molto simile a quella figu- rata nell’enc. méth. t. 180, f. 3 riferita alla O. canadensis, ha uno spes- sore veramente straordinario. Diam. umboventrale 13 cm., auteroposte- riore 11 cm., diam. sezionale trasverso (spessore di una valva) 9 cm, Loc. Ronca (eoc.) — 198 — non l’ho citata. Io credo che questa si debba considerare non come specie distinta ma come varietà. Molto lodevole è il Sig. Fontannes, il quale (Moll. plioc. p. 128, t. 17, f. 7-12, t. 18, f. 1-6) descrive varie forme di questa medesima specie ma conservandole il nome di Born. — La Ost. Com- panyoi Font. segna il massimo differenziamento del tipo, mentre. nella-O. cochlear si ha la maggiore semplificazione. Delle varietà proposte da Fontannes quella cui più si avvi- cina è la Var. comitatensis, e precisamente l'individuo figu- rato a tav. 18, f. 3. E però il nostro un po’ più largo, meno spesso, col margine più ondulato. Ostrea edulis L. F.a adriatica Lamark. = Var. venetiana Issel Istr. ostric. e mitil. p. 26, figura. «E davvero una bella forma caratterizzata molto bene dall'essere obliqua e contorta e elegantemente ornata. Non so come sia sfuggito all’illustre professore di Genova (che così accuratamente e con tanto zelo ebbe a studiare questo genere) che precedentemente Lamark (An. s. vert. V. 6) avea descritta e nominata la stessa forma. i Loc. Adriatico (Venezia) vivente; Palermo (alla Barra) pure vivente. Mentre a Venezia la forma comune è l’ adria- tica, alla Barra invece questa è rara e si presenta sotto. molteplici altre forme. Ostrea lithodoma Coppi. Il solerte malacologo prof. Coppi gentilmente mi favorì in dono una valva di questa rarissima forma. È una valva destra (superiore), rettangolare, con impronta muscolare suborbicolare, cardine piano triangolare tenue. Superficie esterna sublevigata quasi punto lamellosa. — Io non ne CLIP È 7 n° pi N LA ; "A | i — 199 — conosco l'altra valva sicchè non ne ho un’ idea esatta, Pare una forma dipendente dell’ Ostrea cochleawr PoLI. Loc. Tagliata (pliocene) fossile. SII e Altri appunti intorno a talune Pinne viventi nel Mediterraneo ('). Pinna nobilis L. L. Syst. Nat. Ed. 12, p. 1160 (Ipsa Lin. Conch. Hanley p. 149). PO Rimando il lettore alla dottissima bibliografia pubblicata da Weinkauff (Conch. Mittelm. p. 236). Egli riferisce fra i sinonimi la incurvata Born., rotundata Schr., squamosa LAMK., muricata Poli, aculeato-squamosa ReEvE. Distingue inoltre in varie sezioni le principali varietà di questa spe- cie. Come sennatamente osserva Philippi (*) molto intrigato è lo studio delle Pinne atteso la loro mutabilità di forme e il variare di queste secondo l’età. Per quanto valore possano avere, ecco le varietà che io ho esaminato: (TRANDI ESEMPLARI. Var. latella Dr GREG. Grandi esemplari col margine po- steriore subrotondato, molto largo 23 cm. su 43 cm. di lun- ghezza. Le squame sono numerose, a frangia, poco erette, MIEVASpi (°) « Genus Pinnarum valde intricatum. Speciminibus plurimis omni- sque aetatis collatis patere poterit, quid sit species, quid varietas, quid status juvenilis ». Moll. Sic. V. 1, p. 76. — 200 — limitate alla zona posteriore di 8 cm. Per l'insieme somi- glia alla figura di Lister (t. 374, f. 215) riferita da Dilwyn alla squamosa, e da Weinkauff alla nobilis. Loc. Palermo (vivente). Var. maga De GREG. Margine posteriore subellitico non molto largo 20 cm. su 51 cm. Loc. Palermo (vivente). Var. pisciformis De GREG. Più stretta della precedente, più piccola e un po’ più spessa. Larga 13 cm., lunga 40 cm. La superficie è subfoliacea ornata di pochissime squame li- mitate al bordo posteriore. Margine posteriore subellittico. Loc. Palermo (vivente). PICCOLI ESEMPLARI. Giovani della latella. Le squame sono ondulose, un poco più erette che nei grandi però sempre indipendenti l’ una dall'altra ma continuantisi; il colorito della conchiglia è lo stesso ma più chiaro, quasi un color di birra con sfumature verdastre nella parte anteriore. | Var. intermilla De GREG. Colorito più chiaro, squame assai più erette e occupanti più di metà di tutta la conchi- glia, canalicolate, isolate l'una dall'altra, disposte confusa- mente. Margine posteriore rotondato-troncato. Subequilatera. . L. 15 cm. Non costituisce una varietà distinta ma transi- toria. Loc. Palermo (vivente). Var. gangisa De GREG. Mostra un differenziamento mag- giore essendo subialina, incolore, con le squame occupanti più di metà di tutta la conchiglia ed essendo disposte in serie regolari per diritto;-sono esse molto tubulose ed erette, dl italia cena ai. -- 201 — indipendenti l'una dall'altra. Spesso presenta nel mezzo della conchiglia qualche sfumatura giallo-rossastra ferruginosa. Il margine posteriore è un po’ rotondato, alquanto obliquo, sicchè il margine cardinale è un po’ più largo del ventrale. L. 17 cm. Larg. 9 cm. Si tratta di esemplari giovani o di forma distinta? Avendo rinvenuti degli esemplari giovani della latella, che ne conservano i caratteri, non posso at- tribuire le differenze esclusivamente all’età. Io dubito cor- risponda alla P. vitrea «in Monter. (En. e Sin. p. 5), che egli considera come giovane della nobilis. Loc. Palermo (vivente). Pinna nigella De GREG. (Phil. Moll. Sic. P. vitrea Gmelin V. 1, p. 75, V. 2, p. 55 — Weinkauff Conch. Mittelm. P. vitrea GMELIN PHIL. p. 240?) Di forma perfettamente iden- tica alla bullata Sw. in Chenu. (Man. p. 164, f. 822) è però ornata di solchi assai più numerosi, meno prominenti e ondulosi, i quali sono ornati di squame rade, molto erette, regolarmente disposte. Differisce dalla gangisa per la forma assai più lanceolata e le squame più rade; dalla citrea (Gmelin) Phil. per la presenza delle squame, di cui Phi- lippi dice (V. 1, p. 76) non trovarsi nessun vestigio; è però con essa strettamente legata, e dovrebbe forse avere lo stesso nome. Siccome però non son punto sicuro di quello datole da Philippi nè della sua identità ho creduto dargliene uno diverso. La si può forse considerare anche come forma dipendente dalla nobilis, ma ne è così differenziata che sì può anche ritenere quale specie o parte. Loc. Palermo (vivente, rara!). — 202 — Appunti intorno a talune Chame. Grande ginepraio è lo studio delle Chame, non meno intri- cato di quello delle ostriche; sì perchè le specie sono dotate di molta plasticità di caratteri e sotto vario aspetto si pre- sentano (tanto riguardo alla forma che alla scultura), sì perchè gli antichi autori, i cui nomi hanno la priorità, non dettero nel definirle sufficienti descrizioni, e spesso neppure l’ « habitat » appoggiandosi a figure di libri an- tichi, niente bene eseguite, e quasi irreconoscibili non solo, ma spesso appartenenti a specie diverse e fin anco a ge- neri differenti. i . In generale ho osservato che. le specie parassitiche (') hanno una diffusione e uno sviluppo maggiore delle altre e sotto forme più numerose si presentano. Ed è facile tro- vare a ciò una ragione, perchè vivendo non di vita auto- noma ma adattandosi alle varie circostanze di vita, e la- sciandosi influenzare da esse, avviene che acquistano mag- giore plasticità e maggiore attitudine a modificarsi a seconda dell'ambiente, sicchè alle variazioni di questo resistono mo- dificando sè stesse. In questo breve lavoro già abbiamo avuto campo di esaminar ciò nelle svariate forme e rami- ficazioni dell’ostrea edulis e della vulsella vulsella. Analogo ‘ fatto io credo succeda per le chame. ; Io credo che la chama lazarus L. dovrebbe forse con- siderarsi come specie primaria; però non ho studiato bene tale questione. Nella presente nota non vo’ io dilungarmi in difficili confronti e in lunghe sinonimie e bibliografie. Non ne ho tempo, nè materiale scientifico sufficiente. Mi basta accennare ciò e riassumere concisamente le mie ra- pide osservazioni. i (1) Nel senso usato dai malacologisti. — 203 — La chama lazarus (Syst. Nat. 10 ed. p. 1139) fu propo- sta da Linneo (come concordano tutti gli autori, fra cui De- sayes e lo stesso Lamark) per la specie che fu poi titolata da Lamark Ch. damaecornis, e che è figurata nell’ Enc. méth. t. 197 f. 1, a, b, c. — Linneo è vero che sbagliò al- quanto nelle citazioni, perchè fra le altre addita anche la figura di un vero spondylus; ma è certo che il tipo che egli avea fra mani, corrispondea alla damaecornis. La chama lazarus LAMARK figurata nell’ene. méth. t. 196, f. 4, 5, non corrisponde punto al tipo linneano; è una specie molto distinta, alla quale dee mutarsi naturalmente il nome in macerophyllia CatmN. (Conch. t. 52, f. 514-5). È . .. Pope è La chama gryphoides L. è una specie assai incerta: sì perchè (come osserva Deshayes) le figure che Linneo cita sono pessime, sì perchè egli vi comprende anche la cre- nulata LAMARK (= Iataronus Adanson). Però la maggior parte degli autori convengono nell’assegnare tal nome alla specie mediterranea, quale è definita da Poli e da Philippi. Bruguière (1792 Enc. méth. vers. 397-94) descrisse varie chame fra cui la unicornis, la bicornis, la senilis e la si- nistrorsa. i Le prime due essendo basate sulla forma accidentale, non possono ritenersi specie ben definite (come osserva anche l'illustre Deshayes); la terza che Bruguière (Enc. meéth. p. 39) dice provenire probabilmente dal Mediterraneo, lo credo si debba considerare come una varietà della CH. griphoides L. coverta di squame circolari (lamelle) molto serrate e ripiegate in guisa di spine, le quali però verso il margine si fanno più rade, con un diametro totale non superiore a 9 o 10 linee. La sinistrorsa Bruca. è la più interessante, perchè trova molte forme fossili e viventi analoghe. Io credo certo che — 204 — la Ch. cristella LAMARK sia un suo sinonimo (juvenis) ('). Questa fu proposta da Bruguière per una conchiglia del- l'Oceano « des grandes Indes » come pure quella di La- mark, il quale anche dice di averla mostrata a Bruguière. La Ch. unicornaria, lacernata, gryphina di Lamark costituiscono secondo Deshayes un'unica specie, cui, secondo lui, spetta il nome di gryphina. In quanto alla lacernata dirò che è diversa e destrorsa strettamente affine alla squa- mata con la quale si unifica. In quanto poi alla gryphina dirò che la sinistrorsa vivente nell'oceano indiano pare cor- risponda ai nostri esemplari fossili per cui Lamark propose il nome di gryphina. Però costui ne diè imperfettissimi ragguagli, sicchè non so come si possa raffigurarla. Nella 2.* e 3.° ed. (A. s. v. Deshayes) è aggiunta alla sinonimia la citazione di Brocchi (p. 519) e di Knorr (Mon. dil. t. D. 3, f. 3, 4) e una nota in cui Deshayes dice che in Sicilia vive una specie analoga. Ma a studiare gli individui fossili sì trova che essi appartengono a diverse forme che saranno di seguito enumerate. Lo stesso si dirà della dissimilis Bronn., che comprende la lacernata LAMARK e la squa- mata DESHAYES. Il Sig. Broderip (Trans. Zool. Soc.) mostrò che in ta- lune specie il modo di attaccarsi delle valve dipende dalla volontà dell’animale; sicchè aderiscono per la valva sini- stra o destra a piacere. È principalmente per tale consi- derazione che Wood (Crag. Moll. p. 163) riferisce la gry- phina quale varietà della gryphoides (*), ma Philippi osserva ('Y Lamark descrivendo la C%. radians dice « ce n'est pas la sizi- strorsa BruG., je ne la possédais pas alors ». E descrivendo la cristella « Cette espèce et l’arcinelle sont les seules, tournaut de droité è gauche, que je possédais lorsque Bruguière consulta ma collection ». (*) Il sig. Weinkauff la cita nella bibliografia dell'O. griphiza LAMARK sinistrorsa Bruc.) (Conch. Mittelm. p. 151) con un nome diverso di quello con cui Wood la chiama, cioè gryprina Wood invece di gryphoides Wood. ne, «‘» 3: nici ir pa E SE O IT — 205 — (Moll. Sic. V. 1, p. 69) che la valva parassitica è la stessa in entrambi le forme. Di ciò pure io mi son convinto spe- cialmente dall'esame della F.* Brocchi DesH. (ex gryphoides auctorum) e della F.* altavillensis De GrEG. (ex gryphina auctorum) etc. Specie destrorse ('). Chama gryphoides L. F.* tipo. Si ritiene come tale quella vivente nel Medi- terraneo e che si raccoglie comunemente nelle spiaggie. Loc. Mediterraneo (vivente) — Sardegna (fossile). ” Var. ridella De GREG. (ex colore). Bianca con le lamelle screziate di rosso e con l’umbone roseo. Loc. Palermo (vivente). Var. morga De GREG. (ex colore). Esteriormente rossa- stra, e con le impronte muscolari molto rosse. Loc. Palermo (vivente). Var. spongilla De GreEa. Elegante varietà con ornamen= tazione particolare. La valva libera ha un’ornamentazione poco differente dal tipo. La valva parassitica ha le lamelle piuttosto rade, laciniate in modo che vengono a formare delle squame foliacee piuttosto larghe (circa 2 cm. e ‘/) (') Cioè con l’umbone che si volge da sinistra a destra. Un mezzo facile è di immaginare una persona, che guardi l’ asse attorno cui è rav- volto l’ umbone, situando la conchiglia di faccia in senso verticale e col- l’ apice in su. Però sovente il giro di ravvolgimento non è punto visibile ma confuso, in allora il modo più facile per conoscere il senso della spira è di collocare la conchiglia in modo che si abbia avanti gli occhi la valva piccola dalla parte esterna; se l’umbone piega a destra di chi guar- da la spira è destrorsa, se a sinistra sinistrorsa, — 206 |— quasi indipendenti l’una dall'altra e non ravvolte su sè stesse (cioè non circinate). Il colorito varia, per lo più è bianco bruniccio; un esemplare è perfettamente nero. Non si tratta di specie ma appena di varietà, perocchè nelle stesse spu- gne, donde la ho tratta, ho rinvenuto esemplari simili al tipo Linneano. Il M. Monterosato cita (1880 Not. Conch. Co- sta Afr. p. 226) una var. cîrcinata; che nell’En. e Sinon. (p. 11) considerò egli poi come specie distinta. Egli la dice « rosea, a fondo giallo, con squame lamellose continue cir- cinate ». Io credo appartenga al tipo gryphoides. Loc. Mediterraneo (credo presso Smirne attaccata alle spugne). F.° garmella De GREG. (M. Hornes Moll. Wien. t. 31, f. 1). Assai più sviluppata del tipo linneano e con le lamelle meno laciniate. La Ch. lamellosa LAMARK dell’eocene ha tanta analogia con le forme fossili della gryphoides, che quando si hanno esemplari non perfettamente conservati e di noto orizzonte, riesce assai disagevole sceverarle. F.° mirepa De GrEG. Elegante forma, sebbene non molto differenziata, il cui carattere differenziale precipuo consiste nel particolare ingranaggio della cerniera: nella grande valva avviene una inflessione della cerniera in dentro, men- tre nell'altra avviene un’inflessione in fuori, sicchè l’ingra- naggio si effettua dalla faccia esterna della valva libera, | la quale non si può distaccare dall'altra senza spostarla in fuori in modo che la cerniera sorta. L’ornamentazione è molto elegante: quella della valva grande consta di lamelle non serrate, ma piuttosto rade, subaderenti, con ripiegature erette; quella della valva piccola è ornata di fitte lamelle ondulose molto laciniate. ; Loc. Castellarquato (pliocene). — 207 — Chama lacernata (Lam-k.) De Greg. 1819 An. s. vert. V. 6. Ho detto di sopra come io ritengo che la squamata è così simile alla lacernata tipo che poche e lievissime diffe- renze ne la separano, sicchè non si possono riferire a spe- cie differente. Io per ciò propongo di estendere un po’ il senso della lacernata (sensu latu) e comprendervi anche la var. squamata. A tal uopo potrei anche servirmi del nome dissimilis BRONN., che, come ho già detto, le equivale; ma però essendo questo nome proposto molto tempo dopo di quello di Lamark, e non essendo del resto punto ben de- finito, nè appoggiato ad alcuna figura credo meglio trasfe- rirlo nella sinonimia. Se no, sarebbe A agevole impos- sessarsi dei nomi di tutte le specie creandone altre di mag- giore estensione e perciò mutandole in varietà. Io dubito che la crenulata Lamark. (1757 Adanson Hist. Coq. Senegal t. 15 Iataron. — 1816 Lamark Tabl. Enc. Méth. t. 196, f. 1, 2) si debba considerare come una forma speciale vivente dello stesso tipo. F.* tipo. È caratterizzata principalmente dallo speciale sviluppo delle lamelle della valva piccola, che sono erette e assai spesse; del resto è identica affatto alla squamata. — Lamark la cita come fossile di M. Mario e dell'istessa lo- calità io ne possiedo diversi esemplari, uno dei quali lo trovai nella collezione Tiberi col nome di gryphina RAINVAL. Loc. M. Mario. F.° squamata Desu. (Deshayes Exped. Morée p. 107, t. 22, f. 3-5 — 1836 dissimilis (Bronn) Phil. Moll. Sic. V. 1, p. 69, t. 5, f. 15 — 1844 Idem p. 60 = dissimilis Bronn partim 1851 It. tert.) Questa interessante forma non è rara nel tuto calcareo postpliocenico di Palermo, difficile però a rinve- — 208 — nirsi in buoni esemplari. Per lo più perde per alterazione le lamelle, e si mostra con struttura fibrosa raggiante inter- rotta dai resti delle lamelle. Nella grande valva in taluni esemplari le ripiegature delle lamelle sono rade, prominenti, costeformi alquanto erette come nella lacernata. Ha analo- gia con la Ch. calcarata LAMARK. specie eocenica. Io credo che alla stessa specie debbasi riferire la C. con- centrica Lis. (1859 Conch. foss. Palermo p. 14, t. 1, f. 3). Veramente egli cita una località ove invece si rinviene la C. Brocchii DesH. (Altavilla), e ciò mi lascia in dubbio nella identificazione, tanto più che egli non ne dà tanti dettagli non possedendone e non figurandone che una sola. valva. Però questa più che alla Brocchii, mi sembra appartenga alla squamata. Forse il di lui esemplare proveniva dal post- pliocene di Palermo. Loc. Tufo calcareo li di Palermo, e di Sper- linga (presso Palermo). Chama Carole De Greg. Interessantissima forma molto collegata alla precedente, dalla quale si distingue per la speciale ornamentazione. Essa è infatti quasi assolutamente identica alla Ch. papyracea DesH. (Coq. Paris t. 37, f. 3-4) dell’eocene, tanto che l'avrei ad essa riferito senza fallo, se l'avessi ritrovata in un oriz- zonte non così diverso. È davvero sorprendente come per tanto tempo sia perdurato lo stesso tipo, se pure non si sia invece riprodotto. Un fatto analogo si è verificato per altre specie come abbiamo di sopra osservato. | Loc. Postpliocene di Palermo (rara). Chama Brocchii Desh. 1833 Deshayes (Espéd. Morée p. 107, f. 65 in p. 203). È questa una delle più belle e interessanti specie del — 209 — nostro terziario, e mi fa meraviglia come sia generalmente trascurata. Io credo che sia sfuggita ai varii autori per que- sto fatto che essa non è figurata nell’atlante dell’opera di Deshayes ma in una pagina del testo. L’ornamentazione esterna è molto ricca e somiglia immensamente a quella che hanno talune ostriche. Il bordo è serratamente crenu- lato. La grande valva ha due denti: quello ninfale è sub- laminare, bislungo, poco prominente; il dente umbonale è piramido-laminare, eretto, tagliuzzato, la fossetta d’ingra- naggio, che sta fra i due denti, è bislunga e abbastanza profonda. L'altra valva è pure convessa ma meno; ha pure due denti, entrambi laminari, quello ninfale (l'esterno) è poco prominente e resta al di fuori del contorno, l’altrò. è più grosso e nella faccia interna si mostra pure tagliuzzato. Questa specie ha analogia con la Oh. ponderosa DEsH. dell’eocene. Loc. Altavilla! (pliocene) — Castellarquato (pliocene). Specie sinistrorse. Chama gryphina Lamk. = sinistrorsa Brocc. in Weinkauff = (sinistrorsa Brug.?) i Ho accennato di sopra alle questioni riguardanti il nome | e l'estensione di questa specie. Il nome di gryphina è vago e si suol prendere per l'insieme delle chame sinistrorse del Mediterraneo viventi e fossili. Certo hanno queste molta ana- logia fra loro e da unico tipo dipendono; sicchè se si dà il nome di gryphina ‘all'insieme delle forme fossili non sì può escludere quelle viventi somigliantissime. Ma la questione più difficile a risolvere è la relazione che passa fra il no- stro gruppo e la chama sinistrorsa BRUGUIERE vivente nel- l'oceano (1792 Brug. Enc. meth. vers. V. 1). È infatti più che probabile che allo stesso appartenga. In questo caso è dessa che dee dargli nome, mentre quello di Lamark per- Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 14 — 210 — derebbe ogni importanza e dovrebbe passare indubbiamente nella sinonimia, ovvero al più potrebbe servire per desi- gnare una forma particolare fossile dei nostri terreni (ciò però alla sola condizione che qualche autore ne desse una buona descrizione accompagnata di figura, sicchè per desi- «gnarla sì potessero unire i due nomi quello di. Lamark in parentesi e quello dell'autore). i Non avendo attualmente abbastanza materiale scienti- fico, nè abbastanza tempo disponibile ed essendomi perciò impossibile di risolvere tale dubbio io mi servo del nome di gryphina sensu lato come ho detto di sopra. ‘F.a Mediterranea De GREG. (= gryphina auctorum par- tim = gryphina (Lamk.) Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 68, V. 2, p. 49, Requiem Coq. Corse p. 29.....) Indico con que- sto nome la forma vivente, la quale solo per piccole diffe- renze si distingue dal tipo fossile e principalmente per la dimensione assai minore. Essa non è rara nelle nostre spiaggie, ma rara ad aversi in buoni esemplari. La sua presenza nei mari di Sicilia fu segnalata primitivamente da Deshayes in una nota all'opera di Lamark (A. s. vert. a proposito della gryphina. È molto simile alla chama figurata in Savigny (Egypt. t. 14, f. 8; Ch. gryphoides L.?) la quale certo appartiene alla stessa sezione della gry- phina. Il Sig. Prof. Issel la cita come Ch. Corbdierei IONAS (Conch. Mar Rosso). Loc. Vivente nel Mediterraneo. F.° Altavillensis De GREG. Grande conchiglia assai spessa somigliantissima alla garmella DE GREG., ma inversa e con le lamelle più dense e serrate e meno prominenti, tanto che quando sono erose non si mostrano che a guisa di una struttura foliacea, o per meglio dire sotto apparenza di segni di accrescimento. La superficie è ornata di costolette rag- gianti densissime e’ tenuissime che per erosione quasi non — 211 — si vedono se non nella valva libera presso il margine opposto all’umbone. La grande valva dei nostri esemplari non corrisponde alla piccola della garmella, ma alla stessa valva; lo che si può constatare facilmente dall’ esame della cerniera. Quindi il volger l’umbone da destra a sinistra non dipende, come si è detto sopra, dall’esser parassitica ‘una valva invece che un’altra, ma dal ravvolgimento in- verso dell’umbone. La cerniera della grande valva consta di un dente bislungo (presso l’umbone), una fossetta d’in- granaggio pure bislunga, un dente interno grosso, tozzo, non molto elevato, corrugato. La valva libera ha un dente esterno, laminare, debole, un altro dente di forma non ben definita (che s’ingrana nella fossetta dell’altra valva) e una fossetta interna, profonda, rugosa. Le impronte muscolari son molto grandi, in un esemplare un’ fppendice di una di esse si prolunga sino a riunirsi all’ altra. È questa un’altra prova che ‘ogni carattere è connesso con ‘altro, e, nel no- stro caso, che la potenza muscolare dell'animale è in stretta relazione con lo spessore della conchiglia. Il margine è fina- mente crenulato. Loc. Altavilla! (pliocene) Tagliata (Tabiano). F.° garbina De GREG. (M. Hòrn. Moll. Wien. t. 31, f. 2). É principalmente caratterizzata dall’ineguale sviluppo delle lamelle talune delle quali in certi tratti, specialmente nel lato opposto all’ umbone si mostrano alate; pel quale carat- tere rammenta molto la lacernata e più ancora la lazarus L. I miei esemplari di Altavilla hanno le lamelle finamente striate. Loc. Altavilla (pliocene). F.° aculetta Da GREG. Di piccola dimensione, ornata di squame, le quali ravvoltolandosi su di sè stesse si trasfor- ‘mano in veri aculei abbastanza eretti. Loc. Altavilla (pliocene). — 212 — | Fa Arquatensis De GREG. Differisce dalla Altavillensis per esser più globosa-oviforme, con lamelle più grosse, meno numerose con la cerniera non corrugata. Loc. Castellarquato (pliocene). F.* Woodi De GREG. (Wood Mon. Crag. p. 102, t. 15, f. 8 gryphoides L. Suppl. p. 130). Distinguo con tal nome la forma del crag d'Inghilterra descritta e figurata da Wood, la quale mi pare rappresenti una forma speciale atteso la sua diversa ornamentazione. Intorno a talune specie appartenenti ai gen. Modiolaria, Montacuta, Astarte, ‘Cista e Lucina. Modiolaria subpicta Cantr. 2 M. marmorata Forbes = discors L. auctorum = di- screpans auctorum = poliana Phil. (1835 Cantraine Bull. Ac. Bruxelles p. 27 Modiola sub- picta) secondo il M.° Monterosato — 1838 Forbes Malac. Monensis Moll. Isle of Man p. 44 Modiola marmorata = .... 1855 Forbes Hanley Brit. Moll. p. 198, t. 45, f. 4 Cre- nella marmorata — .... 1869 Jeffreys Brit. Conch. V. 2, p. 122 Modiolaria marmorata — .... 1867 Weinkauff Conch. Mittelm. p. 214, Mod. marmorata ete. Rimando il lettore alle dottissime disquisizioni del cav. Jeffreys intorno al nome che spetta in questa specie, e alla ricchissima bibliografia e sinonimia del sig. Weinkauff. Il ILLE TTI TESE, de I RI ni Se batti i rn A a e 1° — 213 — sig. Marchi. di Mouterosato in un recentissimo articolo nel Naturalista Siciliano (Conch. Littor. Med. p. 90) rivendica il nome di subpicta CANTR. ('). Loc. Vivente nel Mediterraneo alla Barra, fossile a Pezzo (Calabria), Montepellegrino (postplioc. Palermo). Montacuta semirubra Monter. (?). 1872 Monterosato Not. Conch. Medit. p. 20 — 1875 Idem Enum. e Sinonim. p. 8. È una bella specie vivente che si trova sempre attac- cata agli aculei dello Spatangus purpurens, del quale prende il colore offrendo un bellissimo esempio@dì mimetismo. Astarte fusca Poli. = incrassata Brocc. auctorum. Di viventi non ne posseggo che tre esemplari, uno pescato alla Barra, meno spesso di quelli fossili dei nostri depo- siti postpliocenici ove abbondano. La lunula e la vulva sono in esso assai meno marcati, il margine è integro. Il colorito . è castagno chiaro. Gli altri due pescati dinanzi Mondello sono grandi, bianchi, un po’ più turgidi. ‘ (') Per errore di stampa supicta. (@) Siccome le iniziali « Mont. » {di Monterosato) si confonderebbero con quelle di Montagu egli propose di scrivere Monts., ed è così citato da tutti gli autori. Mi spiace molto di discordare in ciò dal mio caro e dotto amico e non potere accettare. assolutamente tale abbreviazione, ‘perchè irreconoscibile e contraria all'uso e alle leggi generali della tas- DO te] sonomia. Volendo evitare l’ equivoco, occorre aggiungere qualche altra lettera non a capriccio ma dello stesso nome p. e. Monter. (come ho fatto io), ovvero aggiungere la sillaba finale Mon-to alla guisa di Mich-tti, Lam-k, invece di Michelotti e Lamark, le cui abbreviazioni in Mich. Lam, si confondeano con quelle di Michelin e di Lamouroux. — 214 — Cytherea (Cista) pectinata (L.) Lam-k. © .... Enc. Meth. t. 171, f. 1 — Tryon Struct. Syst. V. 3, tugat dle 260=Z/e te eten: Da alcuni marinai mi fu portato un esemplare tipico pe- scato nel Mediterraneo alla Barra, identico alla figura del- l'Enc. méth. Mi sorprende il non trovar citata questa spe- cie nei classici lavori di Weinkauff, Philippi, e Monterosato; tanto che l'avrei considerata come esotica se recentemente non ne avessi avuto altri due esemplari appartenenti senza fallo a varietà della stessa. Ho unito le iniziali di Linneo e di Lamark, perchè il primo riuniva sotto lo stesso nome due specie differenti. Il genere cista è molto elegante e caratteristico, fu pro- posto da Ròmer nel 1857. È superfluo far rilevare l’impor- tanza del rinvenimento di una specie indiana nel Mediter- raneo. Var. virgona De GREG. Di colore bruniccio e con con- torno più ellittico del tipo, infatti i diametri antero-poste- riore, e umbo-ventrale sono di 22 mm. e 16 mm. . Loc. Mediterraneo (attaccata alle spugne credo nella co- sta di Affrica o di Smirne). Var. sgaresa De GREG. Con coste più anguste e più nu- merose del tipo, funicoli spirali più serrati e meno promi- nenti, colorito giallo bruniccio. Ù Loc. Idem. Anfilla n. sottog. Propongo questo sottogenere per la specie seguente e sue affini. E caratterizzata dalla elegante scultura consì- stente in coste raggianti e filetti concentrici e dalla cer-. si sta ea RR I — 215 — niera che somiglia molto a quella delle cytheree. Il nostro sottogenere, per l'analogia che ha con la Zucina (Iagonia) reticulata PoLi, viene a riattaccarsi al sottog. Loripes. Lucina (Anfilla) tigerina L. sp. L. Syst. Nat. p. 1133 — Lamark Tabl. Enc. méth. t. 277, i. 4 — Agassiz Ic. coq. tert. p. 60, t. 12, f. 1-12 ecc...... = Venus tigerina L., Cytherea tigerina LAMARK ecc. Per la forma è identica alla figura dell’enc. méth., per l’ornamentazione alla figura 8 (t. 8in Savigny Egypt), per la quale il sig. Issel propone il nome di Lucina ery- threa, ha però l’umbone meno prominente e più somigliante alla fig. 9 (t. & in Savigny idem) che il sig. prof. Issel nota col nome di Lucina. Quest'ultima citata figura parmi cor- risponda a quella dell'Enc. meth. (t. 285, f. 3) riferita da Lamark alla sua Luc. squamosa. Da questa differisce la nostra principalmente per la dimensione maggiore, il con- torno ellittico-sferoidale, le valve abbastanza depresse. Le migliori figure son quelle di Agassiz e il nostro esemplare vi corrisponde perfettamente. Quest'ultimo autore propone il nome di leonina per gli esemplari subappennini e ne nota le differenze; avrà ragione ma a me pare che restano que- sti sempre una forma affiliata alla Linneana e non indi- pendente. La nostra specie si suole citare col nome di Lamark o di Deshayes io ho però rivendicata la priorità linneana. E superfluo notare di quanto interesse sia il rinveni- mento di una specie indiana nei nostri depositi fossiliferi. Loc. Fossile in Sicilia (ubi?) Lucina lia De Greg. = exigua Eichw. in M. Horn. Moll. Wien. t. 33, f. 12, non Eichw. — 216 — Paragonando la figura di Hornes sopra citata a quella di Eichwald (Leth. Ross. t. 5, f. 1) trovo che la orna- mentazione è così differente da meritare un diverso nome. Non so però se possa rientrare nel numero delle forme dipendenti dalla exigua. Lucina spinifera Mont. e forme affini. ‘ F.* Montagu Test. Brit. t. 17, f. 1 — Ed. Chenu t. 7, f. 5 — Brown Rec. Conch. t. 36, f. 15-16. Jeffr. Brit. Conch. Vi 2; pi ‘240. Fa hiatelloides Bast. (1825 Bast. Bordeaux p. 37, t. 5, f. 15 = Goldfuss Petr. Germ. t. 135, f. 9 Astarte ornata). Dalla maggior parte degli autori si considera sinonimo della specie di Montagu, da pochi quale specie a parte. Questi però neppure ne notano le differenze. A me pare. che debba considerarsi come una forma speciale della stessa spinifera, caratterizzata dall'esser più depressa, con la ca- rena più avvicinata al margine, e con le spine meno pro- minenti, non appaiate, non tubulose, ma a guisa di creste laminari. | I Loc. Altavilla (pliocene) vi si mantiene generalmente piccola e rassembra molto agli esemplari giovani della Cy- therea multilamella Lamk. — Buonfornello (presso Termini, credo plioc.) — M. Mario? (presso Roma, credo plioc.) — M. Pellegrino (postplioc.) — Piano dei Porcelli (postpl. Pa- lermo). F.a gallensis De GREG. Differisce dalla hiatelloides per esser più spessa, un po’ più grande e per le lamelle con- centriche più dense, meno prominenti, più numerose; sicchè somiglia molto alla dorealis L. (radula auctorum). La gallensis differisce dalla F.* tipo per la carena po- 5 è PRepirt_S 1 fore die animi iii — 217 — chissimo prominente e poco visibile, molto avvicinata al mar- gine e con le spine appena appena accennate, e per le la- melle concentriche molto fini, serrate, alquanto obsolete. A valve chiuse la vulva apparisce assai più angusta che nelle fivure di Montagu e di Brown. Il colorito esterno è bian- castro subroseo, l'interno è giallo rossastro. Loc. Vivente nei mari di Palermo a « fossa di Gallo ». F.° zina De GREG. (M. Hòrn. Moll. Wien. t. 33, f. 8 spi- nifera). È questa molto distinta della f.* tipo, è infatti molto più allungata posteriormente che anteriormente, la carena non è spinosa e ha un aspetto speciale. Linga n. sottog. ” Propongo questo sottogenere per le lucine munite di doppia sinuazione anteriore e posteriore e ornate di lamelle concentriche come p. e. la L. columbella LAMK., la denti- fera Ionas, la Basteroti Ac. la candida Ercaw. La valva sinistra è quasi sempre ornata di denti laterali e talora an- che la destra. L’esagerazione del tipo, è rappresentata dalla L. gemma REEVE. Lucina (Linga) belma De Greg. E molto simile alla dentifera Ionas (in Chenu Man. Conch. p. 119, f. 568). Se ne distingue per la forma più trasversa e le lamelle più erette e non denticolate. Il dente laterale anteriore è eretto, triangolare in entrambi le valve, il po- steriore è piccolo, laminare, spesso si confonde col prolun- gamento del bordo ninfale. Loc. Valle Andona (') (Piemonte) plioc. Altavilla (Pa- lermo) plioc. (') Gli esemplari della collezione Tiberi portavano il titolo di Zuc. spinifera. Ne sono però affatto distinti, — 218 — Lucina (Linga) f.* Basteroti Ag. ex columbella Lamk. l Basterot. Bordeaux t. 5, f. 11, L. columbella Lamk. — Agassiz Coq. tert. t. XI, f. 1-6. Agassiz distingue il tipo ZL. columbella in varie specie; io però lodando l'accuratezza del suddetto autore, trovo che la columbella è così variabile, così diffusa e primaria che non torna conto scinderla in sottospecie, ne è prova il con- fronto degli esemplari di M. Hòrnes (Moll. Wien. t. 33, f. 5 a-i), i quali mostrano numerosi passaggi. Sarà però hene ritenere i nomi di Agassiz a titolo di forme speciali. A tal uopo però, quando vogliasi citare la L. columbella tipo, non essendo essa stata figurata da Lamark io credo convenga unire al nome di lui quello di Agassiz, così: L. columbella (Lamk.) Ag. Della F.a Basterotî AG. possiedo un bell’esemplare di di Saucats (Francia) avuto dal mio amico sig. Paul Peticlere. Lucina borealis L. Weinkauf? Conch. Mittelm. p. 162 = radula auctorum, circinata Brocc. non L. Taluni esemplari fossili di Altavilla e uno vivente a Mondello mostrano nella valva destra un inizio di dente la- terale anteriore. Questa specie è rara nei nostri mari, al- meno di mia saputa; è abbastanza sviluppata nei nostri de- positi postpliocenici specialmente a Partanna ove da un pozzo molto profondo ho estratto begli esemplari con diametro di 40 mm. Nel pliocene di Altavilla raggiunge la stessa di- mensione. Nella contrada Serre presso Nissoria è molto ab-. bondante e la si rinviene sempre in grandi esemplari. Ne. possiedo anche qualcuno di M.° Mario. — 219 — GASTEROPODI. ___—— LI Intorno a talune Fissurelle fossili e viventi nel Mediterraneo. Fissurella costaria Desh. 1820 Deshayes Coq. foss. env. Paris V. 2, p. 20, t. 2, f. 10-12... ‘.x..0 Wood Crag Suplement p. 90, t. 8, f. 19. Questa specie per la prima volta fu descritta e figurata da Deshayes e non so proprio capire come dalla maggior parte degli autori anche fra i più distinti (Weinkauff, Wood, Monterosato etc....) si citi sempre il nome di Basterot, lad- dove questi non fece altro che citare la specie di Deshayes dandone una imperfettissima diagnosi (1825 Tert. Bordeaux p. 71). È vero che Deshayes descrivea nella monografia sopra citata le conchiglie eoceniche di Parigi, fra cui non si trova la costaria, ma egli avverte che ignora la località di que- sta specie; anzi nella 2.* edizione (Bassin Paris) la sopprime dalla lista dei fossili eocenici di colà. Il sig. Weinkauff ammette nella sinonimia di questa spe- cie l’italica (Defr.) in Horn, (Moll. Wien t. 50, f. 28). In vero questa ha molta somiglianza con la costaria, però parmi se ne distingua per le coste più strette e le strie lamellose concentriche meno sviluppate e più si ravvicina all’ italica DeFR. che ad ogni altra. È però anco distinta un po’ da questa, sicchè io la considero come una Var. Hornesi De GREG. di quest'ultima specie; ma ne parlerò a suo luogo, a proposito dell’ italica Defr. Loc. La F.° costaria DEsH. è piuttosto comune nei nostri — 220 — mari ove raggiunge piuttosto grandi dimensioni. Il suo co- lore è verdastro chiaro piuttosto sporco. Var. tilla De GREG. Tinta bianca con qualche sfumatura rosea, coste presso l'apice quasi obliterate. Fissurella Viteensis De Greg. Differisce dalla precedente per essere anteriormente più angusta, per la conchiglia un po’ più spessa. I cordoncini concentrici nella costaria sono lamellosi subimbricati, in questa minuti, densi, nerviformi. Il colorito è bianco, presso il margine sonvi zone verdi raggianti. La sua lunghezza è di 48 mm,, l'altezza di 16 mm. È molto somigliante alla YF. corythoides (Mayer) Coc- coni (Parma e Piac. p. 257, t. 6,-f. 10-12). Se ne distingue quasi unicamente per essere anteriormente assai più stretta. Loc. S. Vito (Mediterraneo). Mi fu portata da taluni pe- scatori di colà, io non sono però affatto sicuro della loca- lità, finchè non ne avrò altri esemplari. Fissure!la gibberula (Lamk.) Weink. Fissurella gibberula LAMARK (Lam. A. s. v. V. 2, p. 15) — F. gibba Philippi (Phil. Moll. Sic. V. 1, p. 117, t. 7, £. 16) — F. gibberula LAMARK (Weinkauff Conch. Mittelmeer. p. 394). È molto comune nel littorale siciliano. Nel postpliocene raggiunge un massimo sviluppo; come giustamente osserva Philippi, fossile ha una dimensione più del doppio che vi- vente (Phil. Moll. Sic. V. 2, p. 91). Il suo colorito ordinariamente è bianco, ne possiedo ta- luni con zone raggianti verdi (Var. viridalba De Greg. ex colore); Philippi ne nota altre varietà. Una ricca sinonimia di questa specie è data dal dotto Weinkauff, il quale riven- dica il nome di Lamark. E per ciò clie io ho creduto fre- giarla del suo nome, tin dt n ul — 221 — Fà dorsata MoNTER. (1875 gibba var. dorsata Montero- sato Nuova Rivista p. 22 — 1877 Idem Conch. Ficarazzi Monte Pellegrino p. 8 — 1878 /issurella dorsata Monte- rosato Enum. e Sinon. p. 18 — 1879 Idem Seguenza Reggio p. 273, 321). Questa forma della gibba (ch'io sappia) non è stata da alcuno descritta ma solo citata nei cataloghi, sicchè sono un po’ incerto intorno alla sua determinazione. Io sono però quasi sicuro che con tal nome il mio egregio amico abbia voluto designare i grandi esemplari fossili del nostro postpliocene. Convengo con lui che è utilissimo dar loro un nome particolare, ma devon riguardarsi a mio credere come una semplice varietà ovvero una forma della stessa specie; . infatti a paragonare i fossili coi viventi, tranne che nella dimensione, nessuna differenza rimarcheyole sì mostra, non vi è però alcuna ragione a considerarla come specie di- stinta, tanto più che l’istesso Philippi ne conviene. Gli esem- plari viventi ordinariamente si mantengono a circa 10 mm., i fossili a 30 mm,; però il M. Monterosato possiede anche degli esemplari vivi di grandi dimensioni e però apparte- nenti alla forma « dorsata ». Philippi dice che gli esemplari grandi si avvicinano alla costaria DESH.; a me pare che ne rimangano sempre distinti per la forma posteriormente tur= gida. Ma mi sembrano invece molto somiglianti alla F. graeca L. Var. depressa Woop (Wood Crag. Moll. t. 18, f. 4 b) da cui non differiscono che pel maggior numero di coste. Loc. Nel tufo calcareo postpliocenico delle falde di M. Pellegrino non è rara; ne ho anche un esemplare di Pezzo (Calabria). Fissurella miriga De Greg. Differisce dalla dorsata Monter. per avere il margine meno concavo in mezzo, ma quasi tutto dritto e meno den- ticulato, per esser meno gibba, anteriormente un pochino più angusta, per l’ornamentazione meno marcata (alludo — 222 — principalmente ai fili concentrici). Tutti gli esemplari che ho hanno una tinta uniforme verdastra, la quale si estende i anche all’interno. Parassitiche ad essi si trovano sovente delle lithotamnie. Per gli stessi caratteri si distingue dalla gibberula Lamk. e per la dimensione maggiore, la quale è di 20 mm. in lungo e 13 mm. in largo. Differisce dalla co- staria per esser un po’ più turgida specialmente posterior- mente e subgibba, per l'apice meno asimetrico, la dimen- ‘sione minore. Loc. Vivente nei mari di Palermo principalmente alla Barra. Fissurella f.@ Mondelloensis De Greg. (cx nubecula L.)? Come è noto, Philippi descrisse (nel 1.° Vol. Moll. Sic.) una fissurella riferendola alla nimbosa; nel 2.° Vol. però egli osserva che essa è diversa della suddetta specie e le dà un nuovo nome intitolandola « rosea » avvertendo però che essa è probabilmente la nubecula L. I più degli autori fra cui Weinkauff (Conch. Mitt. meer. p. 394) e Jeffreys (Brit. Conch. V. 3, p. 267) convengono intorno all’ identità con la specie linneana. l'esemplare però che io posseggo, sebbene richiami lo stesso tipo, mi sembra molto distinto. È desso lungo 7 mm., è stretto, bislungo abbastanza depresso più nella parte po- steriore che nella anteriore. È ornato di piccole costolette ‘raggianti e di tenui fili lamellosi concentrici. È inoltre on- dulato con delle zone raggianti che si elevano alquanto si- mulando l'aspetto di quelle di talune varietà della patella aspera; tali zone sono in generale colorate in bianco men- tre il resto della conchiglia è di un bel roseo. Il margine è di colore piuttosto chiaro. Rammenta alquanto la F. le- brosa M. H6RNES (Moll. Wien t. 50, f. 29). Loc. Spiaggia di Mondello (vivente). ay — 223 — Fissurella graeca L. L. Syst. Nat. Ed. 12, p. 1262 — .... Philippi Moll. Sic. V.2, p. 90 —..... Wood Crag. Moll. t. 18, f. 4, a, c — Weinkauff Conch. Mittelm. p. 392 — .... Jeffreys Brit. Conch. WS 200, li 0, 1 4 V. 00, tl 00, LD... Elegante specie ben descritta da Philippi, molto diffusa, e ben conosciuta. La figura che ne dà Nyst (Conch. ter. Scaldis t. 7, f. 7) non mi pare le si attagli bene; mi pare piuttosto la italica DEFR. Passerò in rivista le varie forme di questa specie che possiedo o che ho avuto occasione di studiare: 1. Tipo. Circa 24 coste e altrettante@minori interposte. Cordoncini concentrici sublamellosi. Loc. Vivente nel Mediterraneo, fossile a Taranto e a Castellarquato. F.° 2 miranda De GREG. Coste circa 18, grosse, promi- nenti. Cordoncini concentrici rimarchevoli, sublamellosi. Loc. Monte Pellegrino (postpliocene). F.° 3 germanincola De GrEG. (graeca M. Hornes Moll. Wien t. 50, f. 27). È una forma ben distinta, basta esami- nare l'ornamentazione della citata figura per convincersene; tanto che il sig. Weinkauff la esclude dalla sinonimia della graeca. _F* 4 convexa Woop (Crag. Moll. t. 18, f. 4, b). Ho già detto di questa forma a proposito della Fiss. gibdberula Lamk. F.° 5 supragibba De GrEa. Molto affine alla precedente, però più corta, più turgida e gibbosa. Coste primarie circa 18, Loc. Castellarquato. — 224 — Fissurella italica Defr. 1820 Defrance Dict.sc. nat. V. 17, p. 79.... Bronn Leth. geogn. t. 40, f. 5.. Il sig. M. Hòrnes (Moll. Wien. p. 641) dà una ricca bi- bliografia e sinonimia di questa interessante specie; però l'esemplare da lui figurato, quantunque similissimo ai nostri, se ne distingue per l’ornamentazione: le coste primarie negli esemplari italiani sono un po’ più distanti e quelle secon- . darie interposte sono almeno 3, spesso 4 ovvero 5; di più i cordoncini concentrici nei nostri esemplari sono più ri- marchevoli, talora nerviformi e allora prendono un aspetto subgranuloso, talaltra (e più sovente) sublamellosi imbricati scariosi; sicchè il sig. Weinkauff riferì la italica (in Horn.) alla costaria DESsH. Io distinguo la forma descritta da Hor- nes col nome di V.s Hornesi. Posseggo un esemplare del miocene di Purenna molto simile alla suddetta varietà, alla quale forse anche dee riferirsi la figura di Fontannes (Moll. EOesspatazo at 2 Nella collezione Tiberi ho trovato una conchiglia col nome di F. costaria DesH. var. juvenis Rigacci di Monte Mario la quale non è altro che la étalica. Ne possiedo inol- : tre anche degli esemplari di Castellarquato. Var. triamera De GrEG. Nel pliocene di Altavilla è co- mune una bellissima varietà con circa 20 coste primarie, altrettante più piccole interposte e 40 coste terziarie ancora più piccole, sicchè in ogni interstizio vi sono tre coste di cui la centrale è maggiore delle altre due. I cingoli con- centrici sono assai sviluppati, lamellosi, imbricati, spessi. Fissurella tapina De Greg. == F. clypeata in M. Hornes Moll. Wien. p. 264, t. 50, î. 26 (non Grat.) Taro Te — 225 — Io dubito molto che il sig. M. Hòrnes s'illuse un poco nell’esaminare le figure di Grateloup. Le figure di costui (Adour t. 1, f. 24, 26) non rappresentano la conchiglia vista di fuori ma di dentro, quelle che ne mostrano l'esterno sono le fig. 23, 25. Paragonando le figure di entrambi gli autori si vede che quelle di Grateloup sono ornate di coste molto numerose e distanti, quelle di Hòrnes di coste rare e obsolete, in tutto circa 14. Della Y. tapina non posseggo alcun esemplare. Fissurella uniclathrata Seguenza. Molto simile nella forma alla costaria DEFR. è ornata però di coste più tenui e diversamente disposte, sicchè fra due più grandicelle ve ne ha una sola ipterposta. Messina (Plioc. inf. = zancleano Seg.) —___rSs TIRI T—L___—_—__ A proposito dell’ Euthria cornea (L.) Weink. Chi ha studiato meglio questa specie e le sue ramifica- zioni mi pare sia il Prof. Bellardi nel suo grande lavoro (I Moll. ter. tert. p. 190-199, N. 1-18). Essa è piuttosto co- mune nel postplioceno di Palermo (tufo calcareo di Monte Pellegrino, argille di Ficarazzi sabbie di Oreto) e vi si pre- senta sotto la forma tipica vivente nei nostri mari. Ne possiedo inoltre un esemplare del tortoniano di M." Gibbio, il quale corrisponde molto bene alla Z. magna BELL. (Bell. I Moll. p. 190, t. 13, f. 1), la quale io reputo quale forma differenziata della stessa grande specie, come anche la inflata, striata, abbreviata, elongata, longirostra, patu- la, mitraeforniis, obesa, pusilla BELL., intermedia MICH-TTI. Forma differenziata della stessa specie io ritengo anche la E. Schwartzianum Crosse (Journ. Conch. V. 9, t. 6, f. 9-10). Bull. della Soc. Mal. It, Vol. X. 15 — 226 — Var. crassilabrum DE GREG. Possiedo un esemplare (già di Tiberi) senza alcuna etichetta, ma che io credo proven- ga dalla Calabria, il quale è simile alla specie tipo, ma alquanto più spesso e col labbro esterno fortemente varicoso. Var. Bellardii De GREG. Chiamo così un altro esem- plare molto simile alla striata BeLL. Var. A. (Bellardi, I moll. Piem. e Lig. t. 13, f. 6), se ne distingue però princi- palmente per le coste più risentite e che occupano tutta la spira fin quasi per intero il penultimo giro. Come la pre- cedente varietà non so d’onde provenga; era framezzo a ta- luni fossili della collezione Tiberi, portante questa etichetta « Napoli, Sardegna, Corsica ». Nel plioceno di Altavilla ho rinvenuto un giovine esem- plare molto simile alla citata varietà, e uno grande tipico, però rotto. Var. caprica De GREG. Questa unisce la striata BELL. con la abbreviata Bon. (Bell. I Moll. Piem. t. 13, f. 8). È ornata di strie spirali e di piccole zone gialle spirali, in- terrotte, granuliformi, come in taluni conus. I giri sono piani, poco sviluppati, le suture marginate subimbricate. | Loc. Altavilla? (pliocene). F.* adunca Bronn (Bellardi, I Moll. Piem. e Lig. p. 198, t./19/£/20. DiAneona Mali plat ie fan Possiedo un solo esemplare identico alla figura di Bel- lardi. Loc. Tagliata, Modena (pliocene). = __A______ Intorno alla Rissoa turricula Eichw. Questa bella specie denominata dapprima da Eichwald nel 1830 (Nat. Skiz. Lith. p. 218) e poi descritta e ben figu- % — 227 — rata nella sua opera Lethea Rossica (p. 267, t. 9, f.9 abc) è passata nella sinonimia della inflata AnpRrEZ. (1835 An- drez. List. foss. tert. Pod. Ross. p. 321), e ciò perchè pre- cedentemente era stato dato il nome di turricula da Bru- guière (1892 Enc. méth. p. 1792 Bulimus turricula) (') a una specie che fu riputata da D'Orbigny (Prodr. V. 2 p. 339) e da molti altri quale una Rissoa. Deshayes però ha splen- didamente dimostrato che appartiene a un nuovo genere che egli intitola Keilostoma. Tutti i malacologisti gli hanno dato ragione e molte specie si son rinvenute appartenenti a questo genere. Ciò posto non vi ha più ragione per cui debba esser posto da banda il nome datole da Eichwald, il quale non potrà più essere contestato. La figura che ne dà M. Hòrnes (Moll. Wien. t. 48, f. 22) mi pare molto @Satta e che ripro- duca bene il tipo figurato nel Lethea Ross. Alla Rissoa turricula JerFREYs (Moll. Lightuing a. Por- Gupwpartett, p. 120, t. 9, f. 6) dee cambiarsi il nome, e l'illustre autore mio amico mi ha promesso di farlo. . Forme, varietà e specie dipendenti dal Murex brandaris L. Come osserva il Prof. Bellardi, è questa una delle più este- se e importanti specie primarie, le cui modificazioni assumono diversissimo aspetto e si scindono in forme così spiccate, che meritano addirittura il nome di specie. Alludo con ciò dire è quelle fossili, perchè mentre le viventi oscillano entro ristretti (') E la Melania marginata LAWARR, il cui nome dee passare nella si- nonimia perchè posteriore. — 228 — limiti e possono bene coordinarsi sotto unico tipo, la specie linneana propriamente detta; le fossili invece raggiungono un ben maggiore sviluppo, e più difficilmente si possono raggruppare sotto unico tipo. Volendo dare a questo un nome, il sig. D'Ancona propose quello di pseudobrandaris molto appropriato. Però il sig. Bellardi osserva che per l'insieme delle forme fossili era già stato dato sin dal 1822 da Lamark il nome di forularius, cui spetta la priorità. Aggiungo io che esiste anche il nome di M. coronatus Risso (1826 Moll. et coq. p. 190, t. 6, f. 78), che sebbene proposto per una specie della sezione del torularius, potrebbe forse prendersi « sensu latu » per indicare tutte le forme fossili, se il nome di Lamark non avesse la priorità. Ciò premesso ecco il risultato della mia rivista. Il toru- larius è una specie eminentemente primaria dei nostri de- positi terziari superiori, dalla quale si è ramificato il dbran- daris L. e il cornutus L. Siccome il brandaris è la specie più nota e per così dire più classica, io credo utile ritenere ii suo nome come orientamento. F.° torularius LAMARK. Considerando il torularius come una sezione del bran= daris, riferisco ad esso le varietà seguenti. Bisognerebbe forse unirvi anche il Sismondae e l’exarmatus Bell. (I Moll. t. 4, f.:3, 4), e forse anche i M. anguliferus LAM. e spini- costa VALENc. viventi negli oceani. Var. Altavillensis De GreEG. Segna il massimo differen ziamento, tale da rassembrare una Myristica; è più che ‘a ogni altro simile alla fig. 1 (tav. 2 in D' Ancona Mal. plioc.). Ne differisce per la spira più depressa quasi piana con pro- fonde fossette presso la sutura dietro a ciascuna varice, e per le spine alquanto diverse. Delle due file anteriori (quelle lungo il canale) l'anteriore è molto meno sviluppata, e delle altre due file quella posteriore (cioè quella che la fa da ee viiaiaenr #5) è — 229 — carena) è assai più sviluppata e le spine raggiungono molto maggiore dimensione. Questa forma mi pare anche molto interessante perchè affetta in certo modo il facies dello Strombus coronatus DerR., al quale si trova consociata; ci offre quindi un esempio di mimetismo. Loc. Altavilla pliocene. Var. D' Anconae De Greg. (D'Ancona Mal. plioc. t. 2, f. 1 = pseudobrandaris partim). Esemplari molto simili alla ci- tata figura. Loc. Altavilla pliocene Var. Bollenensis Font. (Fontannes Moll. plioc. t. 1, f. 2, 8). È senza fallo molto vicina alle due varietà precedenti; essendo però proposta per un frammento di spira, mi è im- possibile di formarmene alcuna idea esatta. Var. conglobopsis De Greg. Rarissima interessante va- rietà. Si distingue dal D'Anconae per avere i giri più con- vessi con varici più grosse, la spira più regolarmente co- nica, le suture (specialmente quella dell'ultimo giro) pro- fondissime; l’ultimo giro più globoso con le due fila di spine molto meno sviluppate; le due fila di spine anteriori pare manchino. Il labbro interno è molto sviluppato ed eretto. In generale la conchiglia è piuttosto tenue, somiglia molto a talune forme del {runculus L. specialmente alla f.8 pec- chiolanus e conglobatus. È principalmente per l'estremità anteriore che se ne distingue; la spira quasi si confonde. E anche questo un bello esempio di mimetismo. Il M. brandaris in Michelotti (Mon. gen. Murex t. 3, f. 8, 9) sembra una forma di passaggio tra la var. D' An- conae De GREG. e la rusticulopsis De GREG. Il sig. Wein- hauff (Conch. Mittelmeer.) cita la detta figura nella sino- nimia del brandaris sotto il nome di rwdis MicH. Non so come possa essergli nato tale equivoco, mentre egli distinse le due specie p. 12, 14. Il M. rudis figurato da Michelotti — 250 — nel suo lavoro (Mioc. inf. t. 12, f. 13) fu riferito da Bellardi (Moll. tert. p. 49) all’Ighinae Bert. Il rudis Bors. fu figu- rato da Bellardi (I Moll. Piem. Lig.) nella tav. 7 f, £. 1. Il M. graniferus MicH-TTI in M. Horn. (Moll. Wien. t. 26, f. 1) sembrerebbe diverso del graniferus tipo (Mich-tti Mon. gen. Murex t. 5, f. 6) sì per i giri carenati e non turgidi che per lo svolgimento spirale. Però la figura di Michelotti è molto imperfetta per dare un’idea esatta della specie. Fortunatamente il prof. Bellardi (I Moll. tert. V. 1, p. 65, t. 5, f. 1) lo definisce e figura molto bene; sicchè io credo sia opportuno che si indichi questa specie unendo le due iniziali: M. graniferus (Mic®.) BeLL. Paragonando la figura di M. Hornes alla figura di Bellardi si vede che sebbene è meno dissimile, è però sempre alquanto diversa per avere i giri carenati e l’ultimo in proporzione meno sviluppato. Io pro- pongo di chiamare la forma tedesca F.° pirlus. Il M. gra- niferus tipo non entra punto nei dominii del torularius, ma la forma pirlus gli si ramifica. Var. rusticulopsis De GREG. (Pereira Da Costa Moll. Port. t. 20, f. 5-7). Unisce molto bene il tipo torularius al tipo brandaris e simula in certo modo l’aspetto della Pyrula rusticula, con la quale si trova insieme. Ecco un altro fenomeno di mimetismo. Var. vertigus De GREG. (D'Ancona Mal. Plioc. t. 2, f. 2). Var. coronatus Risso (Risso Hist. Eur. p. 190, t. 7, f. 78). Con un sol filare di spine. Var. egamus De GREG. Di forma identica alla fig. 7° (tav. 2 in D'Ancona Mal. plioc.), se ne distingue per la spira che è- più simile a quella della f. 1 della stessa opera e per la forma delle spine. Le due fila dell'ultimo giro sono disposte come in quest'ultima figura e perciò come nella var. D'Anconae, però sono assai meno svilup- pate specialmente la fila posteriore. L’ultima spina (quella iena : ] î È i j I 4 be. — 231 — corrispondente al labbro) è anzi appena accennata. Le spine in genere però sono abbastanza più sviluppate che nella fig. 7 citata. Tra i detti due filari di spine ve ne ha una terza fila intermedia alquanto ininore. In quanto poi ai filari di spine del canale anteriore nella var. D'Anconae sono due, molto sviluppate; nell’egamus tre meno svi- luppate, più eleganti, subugnali fra loro, la mediana è solo un pochino più accentuata delle altre due. Loc. Plioceno Altavilla. Var. tiricus De GREG. (D'Ancona Mal. plioc. It. t. 2, f. 7). Interessante forma di passaggio tra quelle spinose e le mutiche. Var. moreanus De GREG. (Deshayes Expéd. Morée t. 25, f. 11). Molto simile*alla precedente, è iftermedia fra essa e la var. imperipus De Greg. Var. propetiricus De GREG. Identica al tiricus DE GREG., differisce solo per aver la fila delle spine anteriore (quella del canale) appena accennata quasi rudimentale. Loc. Pliocene Altavilla, Castellarquato (Piacentino) Bo- lognese. Var. gapus De GREG. (M. Hornes Moll. Wien. t. 26 is4), È) Var. imperipus De GREG. Differisce dalla precedente per pochi caratteri: ha le suture più profonde, i giri arroton- dati e più numerosi, i primi elegantemente costulati; le va- rici in generale sono meno sviluppate che nella detta figura, vi ha però qualche esemplare che le ba simili. I funicoli spirali sono però in generale più grossi che in questa. La nostra varietà somiglia moltissimo alla moreanus, da cui si distingue solo per la mancanza del cingolo spi- noso del canale. Loc. Altavilla (pliocene) piuttosto comune. — 232 — In questa sezione (cioè del M. torularius Lamark) credo appartenga anche il Sismondae BELL. e l exarmatus BELL. (Bellardi I Moll. t. 4, f. 8, 4). F.a brandaris L. tipo. Il brandaris tipo (Boucquoy Dautzenberg t. 1, f. 1, 2) è molto comune nei mari di Palermo, generalmente si man- tiene di piccole dimensioni; io ne ho uno grande lungo 95 mm. pescato alla Barra, il quale ha molta somiglianza col bello individuo figurato dal mio caro egregio amico Prof. Coppi (Paleont. Icon. Moden. t. 2, f. 39) solo ha le spine un pochino meno prominenti. Il tipo brandaris per mezzo della var. rusticulopsis De GREG. (fossile) e della var. coronatus Risso fossile e vivente secondo Weinkauff e Hidalgo si riattacca e unifica col forularius. Allo stesso tipo del brandaris appartengono i M. crassispina, tenuispi- na, ternispina Lam., occa, messorius Sow. viventi negli oceani. — Il sig. Kiener dà anche una buona figura del brandaris (t. 3, f. 1). La figura che egli dà del M. haustel- lum LAM. ricorda molto quella di talune varietà mutiche del Brandaris. Loc. Ne possiedo due bei esemplari fossili della collezione Tiberi senza habitat, e uno del postpliocene di Ficarazzi. Var. trispinosus. Questa bella varietà con tre fila di spine fu anche osservata da Linneo; nei nostri mari è rara tanto che io non ne posseggo alcun individuo. Var. girisus De GREG. (') Differisce dal brandaris tipo per le spine molto meno prominenti, tuberculiformi non però mutiche; le varici un po’ più pronunziate. Ha qualche so- (') Nel bellavoro di Boucquoy Dautzenberg Doll. Moll. Rouss. p. 18 si trova notata una var. sudis MICHELOTTI « è tuberules très effacés » ma intorno a tal nome ho detto già di sopra. Nella sinonimia citano una var. mutica MONT. che io non conosca. È dg | b j Ji i SI — 233 — miglianza con la fig. 7 (t. 2 in D'Ancona Mal. plioc.); ne differisce però la spira assai più conica e sviluppata e per la mancanza del filare di spine attorno al canale an- teriore. Loc. Molto raro nei mari di Palermo, non ne ho che un esemplare. Murex spinicosta BRoNN. (Horn. Moll. Wien. t. 26, f. 6, 8, Fontannes Moll. plioc. p. 1, t. 1, f. 1....) Io ritengo che anche questa specie dee considerarsi come ramificazione della specie di Linneo, di cui ha il facies generale. Mostra però un tale differenziamento da diventarne autonoma. Murex polymorphus Brocc. - (ex erinaceus L.) Brocchi Conch. sub. p. 415, t. 8, f. 4.... Bellardi, I Moll. pren e=Lig. p. 106. È questa una delle belle specie del terziario d'Italia, molto interessante per le molteplici forme sotto le quali si presenta. Io ritengo che il M. bracteatus non sia che una sua diramazione; infatti il M. polymorphus Brocc. F.* si- dillus De GREG. e F.a capugus si collega e concatena col M. bracteatus Brocc. F.* rotellus De GREG. Dall’ altro canto il M. polymorphus F.a cherpus si collega con talune forme del gruppo brandaris L. Al gruppo polymorphus sì connette anche il M. Haidingeri HòRn. (Moll. Wien. t. 23, f. 11). Io infine credo che non vi sia alcuno stacco fra il polymorphus e l’erinaceus; ma di ciò dirò di seguito a proposito di que- st ultima specie. F.* cherpus De GREG. Conchiglia elegante similissima al M. dertonensis MAyER (Bellardi, I Moll. Plioc. Piem. e Lig. V. 1, p. 107, t.7, f. 12 a Dj). Se ne distingue per l’an- — 234 — golo spirale maggiore, l’ultimo giro un po’ più ventricoso, il labbro esterno varicoso, internamente solcato. Questa forma si unisce benissimo a talune forme del brandaris, specialmente alla var. imperipus De Greg. e anche a talune varietà del trunculus (var. gringus DE GREG. Loc. Altavilla pliocene. F.° dertonensis MayER. (Bellardi, I Moll. tert. Piem. e. Let po 107/107, £ 12). F.* pisitus DE GREG. Differisce dal dertonensis per le coste più spinose, l'estremità anteriore dell'ultimo giro più dritta e allungata senza alcuna ripiegatura. Loc. Altavilla (Pliocene). F.a tipo (Brocchi Conch. subap. t. 8, f. 4, a b. D'Ancona Mal. Plioc. It. t. 7, f. 7). Ne ho due bei esemplari quanto quei di Brocchi identici ad essi; hanno solo il canale un po’ più lungo, le coste più lamellose i funiculi della base più marcati. Loc. Castellarquato. F.a pichisus De GREG. (Michelotti Mon. gen. Murex t. 2, f. 7). Varici numerose lamellose! imbricate! Loc. Castellarquato. F.* pitorus DE GREG. (D’ Ancona Mal. plioc. t. 7, f.9, a b). Esemplari identici alla citata figura; le varici però non sono limitate alla carena, ma si continuano lungo i giri. Loc. Castellarquato. F.* chitigus De GrEG. (Michelotti Mon. Gen. Murex t. 2, f. 4). Non possiedo alcun esemplare di questa forma, la quale insieme alle tre seguenti corrisponde alla var. C (Bel- lardi, I Moll. plioc. p. 107). PI TAZI! POOR TE — 2350 — Fa sidillus De Grea. Differisce dalla F.* chitigus per aver le coste più rotondeggianti e più rimarchevoli, come pure i funiculi più grossi per avere l'estremità anteriore più allungata un po’ contorta e ombellicata. , F? capugus De Grea. Differisce dalla Fa apismus De Greg. per il canale anteriore più esile e più bislungo (pel quale carattere è similissimo alla F.* chitigus) e per la carena che è ancor più avvicinata alla sutura anteriore pel qual carattere si assomiglia moltissimo alla M. bracteatus Brocc. F.* rotellus DE GREG., da cui non si distingue che pel canale anteriore affatto diverso. Loc. Castellarquato. Fa apismus De GREG. (D'Ancona Mal. plioe. t. 7, f. 8). Interessante forma perchè si collega col M. bracteatus Brocc. (specialmente alla F.* rotellus De GREG.) con la quale si concatena. Murex erinaceus L. L. Syst. Nat. 12 Ed. p. 1216 — Ipsa L. (Hanley) p. 284. Io considero per me questa specie quale un’ ultima fase di svolgimento del polymorphus Brocc. Passando infatti in ‘rivista le diverse forme fossili di quest’ultima specie, faciìl- mente si acquista convinzione di ciò. Sicchè io credo che sì possano riunire sotto lo stesso nome. Però nascerebbe questione se si dovesse adottare quello di Brocchi sì per maggiore sviluppo e importanza, sì geneticamente, ovvero quello di Linneo che ha la priorità. Come ho detto altra volta, io ritengo che a quest’ultimo spetterebbe la prefe- renza; se no, sorgerebbe gran fonte di equivoci e dovrebbe mutarsi il nome a gran parte dei nomi linneani. Ciò mal- grado io credo che entrambi possano anche considerarsi con un nome a parte come generalmente si fa, però anche in — 236 — questo caso mi pare utile di indicare il capo-tipo, donde il polymorphus origina, con un ex, come ho fatto io. Il poly- morphus sta bene nel gruppo da noi esaminato che ho detto del Brandaris; l’erinaceus invece se ne distacca, ma vi rientra per talune varietà specialmente per la V.î amirrus. Fà tipo. (Jeffreys Brit. Conch. V. 5, t. 84, f. 1. Boucquoy Dautzenberg Dollfus Moll. Rouss. t. 2, f. 1, etc.) È piuttosto rara nei nostri mari ma non molto. Da Costa descrive e figura un Buccinum porcatum, che da molti autori si rife- risce alla stessa specie. Ho da osservare che la detta figura è sinistrorsa, lo che forse però può dipendere da equivoco dell’incisore, perchè tutte le altre figure della stessa tavola lo sono pure. Del resto lo stesso Da Costa avea sostituito il nome di Linneo nella sua copia corretta manoscritta che io possiedo. Loc. Palermo (alla Barra) vivente. F.° amirrus Da GREG. (Born. Test. Caes. t. 11, f.3. — Enc. méth. t. 421, f. 1 etc.) Differisce dal tipo per avere il labbro esterno assai meno sviluppato e il canale aperto o quasi, e per la spira un pochino più angusta e slanciata. Tali ca- ratteri differenziali potrebbe benissimo attribuirsi a una va- ria fase di sviluppo, ma non all’età, perchè si verificano tanto in esemplari piccoli che grandi. È principalmente per questa varietà che l’erinaceus viene a rientrare nel gruppo da noi esaminato. Loc. Mari di Palermo (Barra), Solunto, Coste d'Africa (zona delle spugne). F.° andinus De GREG. (Bronn. Leth. Geogn. t. 41, f. 23). Labbro esterno molto sviluppato esternamente e interna- mente costato, ornamentazione dei primi giri della spira semplice, essendo i funicoli spirali subcancellati. ite “ai sli iii A i — 237 — Fa deritus De GREG. (Broce. Conch. Sub. p. 662, t. 7, f. 11 decussatus — Risso Eur. Mer. p. 191, non decussatus L.) Il decussatus Gmelin si ritiene quale sinonimo di erinaceus. La forma descritta e figurata da Brocchi differisce dal tipo per gli anfratti molto carenati, e posteriormente sublevigati, il labbro esterno sub-alato. Somiglia molto a talune varietà del polymorphus, da cui si distingue principalmente per la forma dell’ apertura e del canale anteriore. - / Murex orgellus De Greg. (M. Hornes Moll. Wien. t. 25, f. 14 erinaceus L.) Costituisce questo una forma molto ben ca- ratterizzata o meglio una vera sottospecie distinta sì per l’ornamentazione che per l'aspetto generale e sono mera- vigliato come ciò non sia stato notato dall’illustre Bellardi a proposito del M. erinaceus (Moll. terl Piem. V. 1, p. 60). Per tipo della specie da me proposta riconosco la figura 14. Le figure 15, 16 (in Hòrnes) rappresentano due varietà della stessa specie: la fig. 15 var. asipus De GREG. la fig. 16 var, asgorus De Greg. Una terza varietà molto più diffe- renziata e che meriterebbe esser considerata come forma distinta è rappresentata dal sig. D'Ancona (Mal. plioc. t. 3, f. 4) e detta da me V.' axipus, ma che è molto legata a quella del Bacino di Vienna. Una quarta varietà infine (bendrillus De GREG.) è rappresentata dal M. erinaceus in Pereira Da Cost. (Moll. Portug. t. 20, f. 2) che il sig. Bel- lardi cita come affine al suo M. ewoletus (I Moll. tert. p. 63). Il M orgellus De GREG. segna un grande differenziamento del gruppo bdrandaris, tale che quasi non sì può compren- dere come possa entrare nel medesimo se non si studiano le numerosissime specie intermedie. M consobrinus D'ORB. (1852 D'Orbigny Prodr. str. V. 3, p. 73 == erinaceus GRATELOUP Adour t. 2, f. 18 non L.) Anche il sig. Bellardi (I Moll. tert. p. 62) dice che egli re- puta l'esemplare di Grateloup specie distinta, ma pare che — 238 — ignori che per esso fu già da D’Orbigny proposto un nome speciale. Murex (Pseudomurex) bracteatus Broce. 1814 MurEx BRACTEATUS Brocc. Brocchi Conch. Sub. p. 403, t. 9, f. 3. 1859 « POLYMORPHUS Brug. Libassi Conch. Palermo p. 44,t..3, £06 1871 « BRACTEATUS Brocc. D’AnconaMal. Plioc.p. 44, ti SA 1872 « « « Bellardi, I moll. Piem. p. 1.9: Elegante specie alquanto variabile, che ha analogia con talune forme del polymorphus Brocc. tanto che io credo non debba considerarsi che quale ramificazione di questa ultima. Loc. Della forma tipica (Brocc. t. 9, f. 3) ne posseggo un solo esemplare di Castellarquato. Var. pricus De GREG. (D' Ancona Mal. plioc. It. t. 7, f. 11). Con coste meno numerose che nel tipo di Brocchi, più lar- ghe, obsolete. Var. canigus De GREG. Differisce dalla precedente per la mancanza di carena, le coste molto più prominenti, il canale anteriore più breve. Si distingue dal Meyendorffti CaLc. (col quale quasi si concatena) per i funiculi più mar- cati e squamulosi, i giri più rotondeggianti e -convessi. Al tipo bracteatus Brocc. e specialmente alla forma ca- nigus si riattacca il M. laceratus DesH. (Journ. Conch. V. 5, t. 3, f. 3) dell'Algeria. Si distingue esso dalla suddetta per aver questa il canale più lungo, esile e dritto, e le coste un po’ più grosse. NC STE SRO TO TORRENT | | — 239 — Loc. Ne ho trovato due esemplari nella collezione Tiberi senza etichetta; credo provengano dal pliocene di Altavilla. Nel postpliocene di Ficarazzi è rara; non ve ne ho rinve- nuto che un solo esemplare. Var, lamellosus Jan. (Jan. Cat. rer. p. 10 Fusus — Phi- lippi Moll. Sic. V. 1, p. 24, t. XI, f. 30 — Weinkauff Conch. Mittelmeer p. 97, Caryophyllia etc.) Differisce dal canigus De Greg. per avere i funiculi assai più grossi con squame più larghe ‘e le coste più larghe, più numerose e obliterate. Questa varietà pare si trovi vivente e fossile. Fia Libassi De GREG. (Libassi Conch. Pal. t. 1, f. 16). È privo di coste, ha la carena prominente, la spira molto tur- riculata. E dedicata all’illustre naturalista Sac. Libassi, il cui nome figurerebbe fra quelli dei piùfîinsigni naturalisti, se fosse vissuto in altri tempi e non avesse dovuto lottare con le più avverse circostanze. È una forma molto bella e distinta, sicchè si potrebbe forse considerare quale specie a parte. F.° aripus De GREG. Si distingue dalla F.° Libassi per la spira più turbiforme,.i funiculi un po’ più numerosi (7 nel penultimo giro), dei quali due sono più sviluppati degli altri, sicchè la conchiglia pare bicarenata. I detti funiculi sono coverti di squame. Queste sono più lamellose erette serrate nei funicoli vicini alle suture, negli altri lo sono pure ma molto meno distinti e ciò forse per erosione. F.° rotellus De GrEG. Interessante forma che collega il bracteatus al polymorphus Brocc. (specialmente con la F.* apismus De GREG.) Si distingue da quest’ultimo solamente per la forma diversa dell'apertura, essendo il canale breve, contorto e ombilicato come nel dracteatus e per la carena dei giri, che è ancor più avvicinata alla sutura anteriore. Loc. Castellarquato. — 240 — Murex (Pseudomurex) Meyendorffii Calc. M. Meyendorffii Calcara in Aradas e Benoit Conch. Sic. p. 268, t. o, f. 6 — Pyrula panormitana Monter. Test. nuovi Sic. p. 17, t. 1, f 9 — Pseudomurex Meyendorffi Calce. Monterosato En. e Sin. p. 62. La figura di Aradas lo rappresenta bene, solo general- mente è anteriore subumbilicato, e i cordoncini spirali sulle coste sono alquanto obliterati. È una specie molto caratteristica e differenziata dei no- stri mari, la quale, mentre è intimamente legata al bractea- tus specialmente alla var. canigus De Greg. (con la quale offre un graduato passaggio) e che per ciò rientra nelle ultime ramificazioni del gruppo da noi studiato, dall’altro lato però a paragonarsi con l'insieme delle specie da noi precedentemente passate in rivista mostra una tale diver- sità di caratteri che sembra ingiustificata la nostra idea di considerarla come aggregata allo stesso gruppo. Ed è que- sto invero un bellissimo esempio della concatenazione fisio- nomica delle specie e del modo ammirevole come fra. loro. s'intrecciano e si dilungano. Loc. Vivente nei mari di Palermo specialmente alla Barra (non è però comune). — Postpliocene Ficarazzi (pure raro). n.° —.-/—__—_—EME Varietà e forme ramificate dal Murex craticulatus (L.) Brocc. Sono note le controversie se debba ascriversi questa specie fra i Murici o fra i Fusi. Certo si è che vi sono forme, le quali hanno l'aspetto dei primi, altre dei secondi; eppure son fra loro così connesse da non potersi separare! TOTO RE — 2DAl — In quanto alla proprietà della specie, ho da osservare. che sebbene fu proposta da Linneo sin dal 1790 (Conch. Syst. Ed. 13, p. 3554), chi però la definì e figurò per bene fu Brocchi pel primo; tanto che il dotto Weinkauff omette addirittura il nome di Linneo, chiamandola M. craticulatus Brocc. A me è parso più conveniente e opportuno unire entrambi i nomi. F.* tipo (Brocchi Conch. Sub. t. 7, f. 14). Delle figure datene e rapportatele dai varii autori, quella che parmi più somigliante ad essa è la fig. 7, tav. 6 (D’Anc. Mal. plioc.); buona mi sembra anche quella dei sigg. Boucq. Dautz. Doll. (Moll. Rouss. t. 6, f. 1). Loc. Non ne possiedo che un esemplifre identico al tipo, solo un po’ più piccolo; proviene dall’ orizzonte tortoniano (ubi?) Var. oreteus De GREG. Somiglia moltissimo al tipo, ne differisce per le coste più tenui, la carena meno appari- scente, e per la presenza di una varice che si distende lungo il canale anteriore. i Loc. Postpliocene (sabbie del fiume Oreto). Var. propetipus De GREG. Identico alla figura di Broc- chi, solamente è quasi assolutamente privo di carena, lungo il canale anteriore è munito di distinta carena. Somiglia molto alla figura di D'Ancona (Mal. plioc. t. 7, f. 3. La scultura è quale la descrive Brocchi, i funicoli sono ornati di scaglie imbricate e alternano uno maggiore e uno minore. Loc. Fossile tert. sup. (habitat?) Var. bopirus De GREG. Anfratti meno convessi, funicoli più angusti. Loc. Fossile tert. sup. Bolognese. Bull. della Soc. Mal. It, Vol, X. 16 — 242 — Var. ipimus De GREG. Differisce dalla precedente per funicoli non squamulosi e più rari, le coste un po’ meno numerose. Loc. Altavilla (pliocene). i Var. cosgus De GREG. Elegante varietà molto simile alla figura di D'Ancona (Mal. plioc. t. 7, f. 3). Ne differisce per esser più spessa, per le coste più marcate, i funicoli un po’ più rari. Per lo sviluppo dell'ultima costa l'apertura appare substrangolata, molto somigliante a quella dello sca- laris tipo. Differisce dal craticulatus tipo per esser più fusi- forme non carenato e per le coste più rare e più grosse. Differisce dallo scalaris per il canale più lungo, e le coste più grosse. 3 Loc. Ne possiedo esemplari fossili di Altavilla (pliocene), del Bolognese, altri pure fossili senza habitat. Var. trisus De GrEG. D'Ancona (Mal. plioc, t. 6, f. 4). Identico alla figura di Brocchi del crat.5 tipo, però più fu- siforme essendo l’ultimo giro assai meno sviluppato. Loc. Castellarquato (pliocene). Var. rochetus De GrEG. È una conchiglia assai spessa intermedia fra talune varietà dell’imbricatus Brocc. e del craticulatus: per la forma delle coste e. l'ornamentazione somiglia a talune varietà dell’imbricatus Brocc. (in D'An- cona Mal. plioc. t. 6, f. 1) e per la forma dell'ultimo giro e dell'apertura al craticulatus (in D'Ancona Mal. plioc. t. 6, f. 3). Il labbro esterno è ornato di denti pliciformi. Loc. Altavilla (pliocene). Var. Fontannesi De GREG. (Fontannes Moll. plioc. 1A f. 1). Mi pare abbastanza diverso del craticulatus tipo per avere un nome particolare. # — 243 — F.° senensis D'ANcONA (Mal. plioc. t. 7, f. 4). Possiedo un bell’esemplare di questa forma affatto identica alla figura citata, solamente ha il canale anteriore un po’ più breve. Fa scalaris Brocc. (Brocchi Conch. sub. t. 9, f. 1 — Bell. I Moll. t. 7, f. 15?) Mi pare si sia molto esagerata l’importanza di questa forma dai varii autori. Io non la considero che quale forma del. M. craticulatus, del quale parere era lo stesso Brocchi (Conch. sub. p. 408). Lo sca- laris unisce il craticulatus all’imbricatus e ciò fu osservato È anche da Bellardi (I Moll. p. 118). Loc. Altavilla (pliocene). Lo F.a inflexus DopERLEIN (Pereira Da Costa Moll. Port. Ro: 7) Non ne ho; che un esemplardî Differisce appena dalla citata figura solo per le coste dei primi giri meno bitorzolute. Loc. M. Gibio (Tortoniano). - ig — Var. pimus De Greg. (D'Ancona Mal. plioc. t. 7, f. 5 scalaris). Differisce dallo scalaris Brocc. per le coste meno numerose, il canale anteriore più largo. Var. migarus De Grea. Più fusiforme della precedente con il canale alquanto aperto, breve, non varicoso. Loc. Altavilla (pliocene). i deine Ai a i dsl tà Var. pirmusus De GrEG. Canale anteriore brevissimo e angusto del resto identica alla precedente. Loc. Ficarazzi (postpliocene). nat ih n Var. sigus De GREG. Coste e funicoli più rimarchevoli ‘delle due precedenti, labbro esterno munito di denti bitor- zoluti. Per la forma della spira somiglia moltissimo allo scarrosus BeLL. (I Moll. t. 8, f. 15), da cui differisce solo si deri RENE — goto È n ” x — 244 — per la forma un po’ più grande, le coste più numerose. Que- sta varietà unifica lo scalaris (e però il craticulatus) con talune varietà dello imbricatus Brocc. Somiglia molto al- l’imbricatus in M. Hòrnes (Moll. Wien. t. 25, f. 4), ma dif- ferisce per le coste e i funicoli più marcati ece. Loc. Altavilla (pliocene). Var. fusicaelatus De GREG. Identico al caelatus GRAT., ma assai più fusiforme. Somiglia molto alla Var. A dello stesso (in. Bell. Moll. plioc. t. 7, f. 17) e più ancora allo ‘scalaris in Hornes (Moll. Wien t. 25, f. 5), cui è forse identico. Loc. Saucats (Langhiano medio). F.* caelatus GrAT. (Bellardi I Moll. tert. t. 7, f. 16). Esemplari identici, solo con l'apertura più lanceolata. Loc. Saucats (Langhiano medio). Var. migus De GREG. Differisce dal caelatus GRAT. per l'apertura più piccola e rotonda. Loc. Altavilla (pliocene). F.° billus De GREG. (M. Hòrnes Moll. Wien t. 25, f. 4 imbricatus var.) Tanto il sig. Bellardi che il sig. Fontan- nes riconoscono nella forma viennese una specie distinta. Basta paragonare le figure per convincersi delle diversità. Loc. Calcareo postpliocenico di Partanna Mondello (presso Palermo). PF. catosus De Gre. (M. Hornes Moll. Wien t. 25, f. 10 craticulatus partim). Il sig. Hòrnes riferisce alla specie lin- neana tre esemplari che son diversi l’uno dall'altro. Il ca- tosus è la più vicina al tipo. Fa perisus Da GREG. (M. Horne Moll. Wien t. 25, f. 11 craticulatus PARTIM). RTRT, I en E n — 245 — Fa pernutus De GrEG. (M. Hornes Moll. Wien t. 25, f. 12, craticulatus partim). Questa forma si collega col M. striaeformis MICH-TTI. (P}_- F* ergnapus De Grea. (M. Horn. Moll. Wien t. 25, f. 9, 11, craticulatus var.) Considero la f.*» 9 come tipo della forma, (RS old ‘come var. erpis.., F.° elingus De GrEG. (M. Horn. Moll. Wien t. 25, f. 9, f. 10 craticulatus var.) Si distingue dalla forma precedente | per la spira più angusta, il canale più bislungo. Al tipo craticulatus parmi appartenga anche il M. tur- biniformis MavER (Journ. Conch. V. 22, t. XI, f. 10), e lo scalariformis BeLL. (I Moll. Piem. t. 8, f. 3) e lontanamente anche il Basteroti RenoIsT (Etud, Muric, p. 163, t. 9, f. 3, 4) e le specie seguenti : , Murex condigus De Greg. Sublavatus M. Horn. Moll. Wien t. 14, f. 15. La conchiglia molto solida mitreforme, assilarmente co- stata, spiralmente funiculata. È del tipo sublavatus Bas. È anzi perfettamente intermedio fra questo (Baster. Bor- deaux t. 3, f. 22-23) e il lavatus Bast. non Brand (Baster. Bord. t. 3, f. 21). Ha le coste più rade che nel sublavatus, la forma dell'ultimo giro più angusta, l'apertura simile a quella del lavatus suddetto, ha però un angolo spirale un pochino maggiore di questo e i giri subcarenati. È similis- simo anzi può dirsi identico alla figura di M. Hòrnes Moll. Wien t. 24, f. 15, che questo autore riferisce al sublavatus; ma che io credo ne differisca sensibilmente per le coste meno numerose e la forma più angusta. Il prelodato autore vi riferisce nella sinonimia anche il Fusus striatus ErcHW., il quale io credo sia più vicino al sublavatus tipo che gli esemplari di Hòrnes. Loc. Ciminna (miocene medio). Ri > Agi Murex prinsus De Greg. lan Piccola elegante specie similissima all'inflerus Dop., da cui differisce per le coste che sono un po’ più nu- merose, tenui, lamelliformi e rassembrano alquanto a quelle del vaginatus (De Cr. Jan) Phil. Ha anche per ciò analogia col varicosissimus Bon. (in M. Horn. t. 28, f. 9), ha però il canale assai più breve ecc. Loc. Rometta presso Messina (miocene). Murex D'Anconae Bell. ynl “I Var. subitus De Greg. 1872: Bellardi;.I Moll: Piem'e Lie. plesso: Differisce dal tipo per i denti del labbro esterno più tenui e bislunghi a guisa di piccoli cordoncini e per la superficie esterna ornata di funiculi marcati e regolari, fra i quali quello che corrisponde alla parte periferica dei giri è al- quanto più prominente simulando una carena. Loc. Terziario superiore Italia merid. (ubi)? Murex peticus De Greg. E intermedio fra l’imbricatus Brocc. Var. pimus De Greg. e lo Schònni Horn. (M. Horn. Moll. Wien t. 24, f. 12). Dif ferisce da quest'ultimo per l'apertura più piccola, il labbro esterno meno sviluppato, i funiculi spirali più numerosi, le coste più nitide. Loc. (Pliocene di Altavilla)? Murex fusulus Brocc. Brocchi Conch. subap. p. 409, t. 8, f. 9. Differisce solo dal craticulatus tipo per il canale più dritto — 247 — e aperto e la dimensione minore, Il fusulus in D' Ance. e Bell, è come si vedrà di seguito distinta. Var. arnus De GREG. Carena meno angolosa del fusulus tipo del resto identico a questo. Loc. Altavilla (pliocene). F.* atus De GREG. Carena ancor meno sensibile dell’ar- nus, funicoli spirali più marcati. Questa forma è molto in- teressante perchè collega il gruppo del craticulatus al gruppo . del Murex plicatus Brocc. e specialmente alla F.' nilus DE GrEG. dello stesso, da cui non differisce che per avere l' ul- timo giro più fusiforme e il canale più angusto. Loc. Fossile in Sardegna (Tortoniano?) La Varie specie di Murici (miscellanea). Murex imbricatus Brocc. Questa specie, sebbene nel suo pieno sviluppo, è molto dissimile dal craticulatus, presenta però tale affinità quando è giovane con talune forme di esso specialmente allo sca- laris Brocc., che parmi non si possa di leggieri scompa- gnare dall’istesso gruppo. Io poi credo che quali sue varietà debbano riguardarsi il M. irregularis BELL. e caperatus Bell. (L Moll. t. 8, f. 20, 21) e forse anche il Renieri MICH-TTI, comptus BeLL., electus Bell. (I Moll. t. 8, f. 17-19), e il Cantrainei MontRouziER (Journ. Conch. V. 9, t: XI, f. 1l Purpura). Var. pimus De GREG. Sembra temerario voler dare un nome a una varietà di una specie così mutevole come que- — 248 — sta; ma io lo fo attesochè nel pliocene di Altavilla si man- tiene con caratteri relativamente fissi. È intermedia per la forma fra l'esemplare di D'Ancona (Mal. plioc. it. t. 6, f. 1) e di Fontannes (Moll. plioc. t. 2, f. 4). Anteriormente è al- quanto strangolata, e un funicolo è più ragguardevole de- gli altri come nella fig. 6 b di Fontannes. Loc. Pliocene di Altavilla. Var. girus De GREG. (D'Ancona Mal. plioc. t. 6, f. 1). Si distingue dal tipo per le coste più rimarchevoli e la spira meno pupoide. i Loc. Tert. sup. (Bolognese); Tagliata (Tabiano). Murex truncatulus For. Var. F'rorestii De Greg. 1868 Foresti Cat. Moll. Bol. p. 13, t. 1, f. 12 — 1871 D'Ancona Mal. plioc. It. p. 34, t. 5, f. 5 — Bellardi, I Moll. Piem. e Lig. p. 91. Identico alla figura datane dal sig. D’ Ancona, però con le coste più grosse, più rare, tozze e nodulose (che sono 5 nell'ultimo giro, 7 nel penultimo). Per l’ andamento delle varici ricorda molto il M. Tapparonii BeLL. (I Moll. t. 7, f. 3), da cui si distingue per la mancanza delle spine e per la forma della spira, pel quale ultimo carattere si avvicina al rudis Bors. tipo (Bell. I Moll. t. 7, f. 1). Questa specie segna il massimo sviluppo e differenziamento specifico del tipo craticulatus e si concatena con altri gruppi, fra cui principalmente con quello del trunculus. Loc. Altavilla (pliocene). Fa citimus De GREG. Spira un pochino più angusta e meno tozza, primi giri mammillati, funiculi stretti, numerosi, | E PE LIRA et — 249 — salienti, scariosi, Si avvicina ad alcune varietà del trun- culus L. i Loc. Ciminna (mioc. medio). Murex Lassagnei Bast. 1825 Basterot Bordeaux p. 50, t. 3, f. 17.... Bellardi, I Moll. Piem. e Lig. p. 97. Bella interessante specie di aspetto molto caratteristico. L’esemplare descritto da Basterot mi pare giovine, infatti ha il canale apefto come lo si vede negli esemplari non adulti di questa specie. Ecco le varie forme da me esa- minate: Var. mirmigus De GREG. (M. Horn@8 Moll. Wien t. 24, f. 8). Caratterizzato principalmente dal grande sviluppo del labbro esterno, e dalle coste subspinulose. Var. gutus De GREG. (D'Ancona Mal. plioc. t. 3, f. 6). Varice aculeata anteriore, funiculi spirali marcati, coste a piccoli bitorzoli. Var. venupillus De GREG. Differisce dalla var. 2rmigus per il labbro esterno meno sviluppato, le coste più tozze e arrotondate. Nella parte anteriore dell'ultimo giro vi sono tre funiculi più marcati degli altri. Nella collezione già di Tiberi trovai un piccolo murice del Tortoniano di Monte Gibio con questa etichetta « M. /a- vatus DopER. ». Ora il M. lavatus è di Brander ed è specie eocena. Il detto esemplare è invecè là F.à venupillus gio- vane; si distingue dagli adulti pel canale anteriore un poco più lungo e una varice dorsale alquanto più eretta e la- minare. i — 250 — Var. chisus De GrEG. (Pereira Da Costa Portug. t. 19, f. 9 striaeformis partim). Grande forma con coste e orna- menti obliterati. Var. abitus De GrEG. (Per. Da Costa Portug. t. 19, f. 8 striaeformis partim). Il sig. Bellardi ascrive questa figura fra quelle tipiche dello striaeformis, a me però pare di- stinta. Basta paragonare lo svolgimento spirale e l’ orna- mentazione dei primi giri per convincersene. F.° striaeformis MicHELOTTI (1841 Mich. Mon. gen. Mu- rex p. ‘18, Foss. Mioc. t. 11, f. 7..... Bellardi, I-MollPiem: V. 1, p. 95). Questa forma considerata generalmente distinta a me pare una ramificazione della specie di Basterot. Murex (Jania) angulosus (Brocc.) Bell. Var. gapilus De Greg. DEXneona Alien eì Riconoscendo per tipo della specie l’ esemplare di Broc- chi (Conch. Sub. t. 7, f. 16) e di Bellardi (I Moll. Piem. e Lig. t. XI, f. 5) considero come varietà quello figurato dal sig. D'Ancona, le cui differenze possono facilmente consta- tare paragonando le figure. Ne possiedo un esemplare molto ben conservato che ho designato col ncme di sopra. | Loc. Mi pare proveniente dal tortoniano forse di Castel- larquato, l’ho trovato nella collezione Tiberi privo affatto di etichetta. Murex (Jania?) pitorus De Greg. Somiglia al M. angulosus Brocc. var. gapilus De Greg. ne differisce pei cordoncini spirali più grossi e più rari, l'apertura meno lanceolata e più angusta-ovata, e sprov- N DI Plain — e! IT MSI AR I RT Re Sena. — 251 — vista di denti, se ne vede qualche traccia nel labbro esterno forse essendo in tutti i miei esemplari rotto; nel labbro in- terno mancano affatto, però in qualche individuo se ne scorge qualcuno nella parte anteriore. Tali diversità nei labbri po- trebbe forse attribuirsi a incompleto sviluppo; ciò però che più caratterizza la nostra specie è l'essere anteriormente munita di largo e profondo ombellico. Loc. Altavilla (pliocene). Murex multicostatus Pecch. 1864 Pecchioli Desc. Nuov. foss. sub. Tosc. p. 4, f. 28, 29. &' « « « « « — « f. 30, 81 (binodosus). 1871 D'Ancona Mal. plioc. t. 4, f. 7. 1872 Bellardi I Moll. Piem. e Lig. p. 8. Questa bella specie io ritengo che segni il massimo dif- ferenziamento dell’absonus Jan, dal quale è affatto distinto ma col quale ha molta affinità. Sono d'accordo perfetta- mente coll’ esimio sig. prof. D’ Ancona nel riconoscere l’unità della specie del sig. Pecchioli. Il sig. Bellardi però crede distinguerle non solo, ma propone che si crei una specie distinta per gli esemplari figurati dal sig. D'Ancona. Sono lungi dall’approvare questa idea dell’illustre professore di Torino, ma credo però che sia bene distinguere le differenti varietà. Ieaxar:iSbipor(Pecchioli t. 5, f. 28, 29). emma icapisus De Gres. (D'Ancona t. 4, f.-7). 8... « Dbinodus Pecch. (Pecchioli t. 5, t. 30, 31). 4. « ardocus De Greg. (D'Ancona t. 7, f. 1). Io possiedo solamente un bell’esemplare della 2.° varietà. L’ho trovato nella collezione Tiberi senza alcuna etichetta. Dubito provenga dal terziario superiore del Bolognese. Dpr g Murex sdinpos De Greg. Elegante piccola specie molto simile al dbicarinatus Belt. (I Moll. Tert. t. 7, f. 8), da cui differisce solo per la pre- senza delle coste che nel suddetto quasi mancano. Sono 7 neli' ultimo giro; più numerose negli altri, alternativamente (una si una no) prendono un grande sviluppo diventando subalate. i La Ciminna (miocene medio). Murex cipillus De Greg. È della forma del cirratus Bell. (I Moll. tert. t. 5, £.4), è però subcarenato, ha le coste un po’ più rade, l'apertura più regolarmente larnceolata, il canale anteriore dritto, nel- l'intervallo dei funicoli ne ha uno minore interposto. Loc, Ciminna (miocene medio). - Murex funiculosus Rors. Var. stricus De Greg. Differisce dal funiculosus in D'Ancona (Mal. plioe. t. 7, f. 2) per avere i giri carenati. e posteriormente mancanti di funicoli. La superficie è ornata (oltre delle coste e dei funicoli) di eleganti e numerosi segni lamellosi di accresci- mento che con la lente offrono un elegante tessuto. Non ne ho che rari frammenti. Costituirebbe forse una specie a parte. Loc. Ciminna (miocene medio). Murex tirtondus De Greg. Interessante specie somigliantissima al M. aratus BELL. (I Moll. tert. t. 4, f. 14) ne differisce pel canale anteriore più angusto ed esile e più curvo a sinistra, i funiculi spi- — 269 — rali più grossi. L'ultimo giro ha 3 grosse varici e 4 coste, negli altri giri si vedono coste e non varici. Il labbro esterno è levigato internamente. La dimensione è un po’ più piccola. Tranne tali differenze è identico al citato. Il colo- rito esterno è terreo, l'interno è bianco niveo. Loc. Vivente nel Mediterraneo alla Barra. Murex Edwardsi Payr. 1876 Payr. Corse p. 115, t. 7, f. 17-18 — Weink. Conch. MI: "7. Var. alpaus De GrEG. Testa dorso gibba magna varice praedita, apertura ovata. Io ritengo che la specie di Payradéhu non sia che una forma del bicaudatus Borson e sono meravigliato come ciò non è notato dal Bellardi e dal Weinkauff, nè dai valenti autori della monografia sui molluschi di Roussillon. Loc. Mediterraneo alla Barra (raro). F.° perigmus DE GREG. (Boucq. Dautz. Doll. Moll. Rouss. t. 2, f. 3). E abbastanza diverso dal tipo per esser giusti- ficato di considerarlo quale forma dello stesso. Loc. Mediterraneo, si raccoglie nelle nostre spiaggie è però piuttosto rara. Var. capolus De GREG. Differisce dalla forma precedente per le coste più erette e più marcate, i giri posteriormente subangolati. Si ramifica con talune varietà giovani del trunculus. Loc. Mediterraneo alla Barra (raro!) F.*. perilus Dr GREG. Molto simile alla F.* perigmus, mostra però una spiccata affinità collo scalaroides BLAINV., sì per lo svolgimento spirale, che per le ultime coste del- — 254 — l’ultimo giro; tanto che io era in dubbio di riferirlo all'una o all'altra specie, ma la forma delle coste della spira e quella dell'apertura mi hanno deciso ad ascriverlo all’ Edwardsi. Io dubito però che entrambi le due specie appartengano allo stesso tipo. Ha infine anche qualche analogia con il M. Spadae Lis. ne è pero abbastanza distinto. Ha il canale anteriore molto angusto, dritto e di faccia chiuso, l'apertura lanceolata, il labbro esterno con cinque ‘denti. Loc. Vivente a Mondello (Palermo). Murex aciculatus Lamark. 1822-43 Lamark An. s. vert. V. 7, p. 176 — Ed. 2, V. 9, p. 600 — Weink. Conch. Mittelm. p. 90 — Boucq. Dautz. DIRE VLORI NZ = corallinus SCACCH., incospicum Sow. gyrinus BROWN, badius REEVE. Io dubito molto che non debba considerarsi questa spe- cie quale varietà giovane del M. cristatus BRocc. Ciò può sorprendere, ma quando si comparino taluni individui gio- vani viventi le differenze sfuggono. L'angolo spirale del - l’aciculatus è minore dell'altro lo. che si vede bene nella figura di Philippi (Moll. Sic. V. 2, t. 25, £. 29 M. corallinus), però nei miei esemplari anche questa differenza manca per- chè l'angolo spirale è maggiore. Loc. Vivente nel Mediterraneo. Spiaggia di Carini. Zona delle spugne di Barberia. i Murex cristatus Brocc. 1814 Broce. Conch. Sub. p. 394, t. 7, f. 15 + 1826 Payra- deau. Corse p. 149, t. 7, f. 17-18 M. Blainvillei PaxR. — E So dr ‘— 2505 — D'Ancona Mal. PI. p. 35, t. 4, f. 4 — Weink. Concb. Mitt. p. 89 — Bell. I Mbll. p. 85 — Boucq. Dautz p. 19, t. 1, f. 5-6 (Blainvillei). Tuttora vi è divergenza fra i malacologisti se convenga o no unire la specie fossile alla vivente (Llainvillei); avendo esaminato moltissimi individui fossili e viventi parmi non sia discutibile che alla stessa specie appartengano. Si può ritenere al più il nome di Payradeau come di varietà. — Phi- lippi descrive una var. inermis; con la quale si presentano sovente gli individui giovani viventi. — Con talune varietà del cristatus ha molta analogia il M. Spadae Lig. Loc. Mediterraneo Palermo, zona delle spugne Barberia — fossile Castellarquato, Bolognese, Ficarazzi (postplioc. Palermo). Io sono al caso di far conoscere du@ varietà viventi: Var. ampus De GREG. Varietà piuttosto piccola, ovata, anteriormente abbreviata, con funicoli spirali lineari ele- ganti, labbro interno svasato, esterno violaceo. Questa va- rietà unisce al cristatus il tipo M. Spadae LIB. e più ancora il M. amitus De GrEG. Essa è pure somigliantissima al M. Meneghinianus D'Anc. (Moll. pl. t. 4, f. 3), il quale io ritengo debba annoverarsi fra le forme del cristatus. Bel- lardi lo riferisce al M. Edwardsi Payr. ma parmi molto diverso da questo. Loc. Vivente alla Barra (tipo) — Coste di Barberia zona delle spugne. Var. berdicus De GREG. Piuttosto piccola. Due o tre coste tendono a divenire varicose subalate, canale anteriore angusto chiuso: Color rosso scuro con una fascia bianca. Ha analogia col cirratus Bet. (I Moll. t. 5, f. 4). ‘ Loc. Vivente nel Mediterraneo, mare-di Palermo (tipo) — Coste di Barberia zona delle spugne. — 256 — Var. adellus De GREG. Grande bella varietà, somigliante alquanto alla figura di D'Ancona, (Mal. pl. t. 4, f. 4) è però più grande e più elegante, coi giri ornati di due grossi fu- niculi spirali e però bicarenati. | Loc. Castellarquato (pliocene). Var. emus De GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 25, f. 6). L'apertura è anteriormente più raccorciata che nel ti- po ecc. Murex scalaroides Blainv. 1826 Blainv. Fauna Franc. p. 131, t. 5, f. 5-6 — 1831 Jan Cat. Conch. foss. p. 11 distinctus JAN — 18382 Biv. Gen. e sp. moll. p. 27, t. 3, f. 11 scalarinus — .... Bell. I Moll. p. 72 — Weink. p. 92 scalaroides etc. Dirò di seguito che il distinctus Jan in Hòrn. (Moll. Wien t. 26, f. 7) è una forma distinta che unisce il tipo distinetus al gruppo del Murex plicatus Brocc. ed è in questo che la noterò. Il tipo distinctus non è molto raro. Al tipo scala- roides io credo sono collegati il M. citimus BELL. e carea- rensis BELL. quali forme differenziate. Loc. Vivente alla Barra (Palermo) — Zona delle spugne Barberia — Fossile postpliocene (M. Pellegrino). Var. arlus De GREG. La forrna dell'ultimo giro è piut- tosto grande con quella dell’erinaceus. Un funicolo spirale __ carimeforme. Loc. Castellarquato. “Murex pirotecus De Greg. Forma singolare forse deviata dall’ erinaceus. Spira sub- cilindrica strombiforme, angusta, nodulosa, ultimo anfratto munito di tre varici molto sviluppate. Apertura lanceolata. Loc. Zona delle spugne (Costa d'Affrica) vivente. : — 257 — Pirtus De Greg. Propongo questo sottogenere per i Murici tritoniformi con tre varici non alate disposte in serie, per diritto o un po’ oblique. Murex (Pirtus) fiatus De Greg. M. Dujardini Journ. partim Tournouér Et. esp. Murex l'ouraine p. 151, t. o, f.-4 a Var. Journ. Conch. V. 23. Il sig. Tournouér descrive sotto lo stesso nome due for- me distinte, l esemplare fig. 4 tipo della specie, e l esem- plare fig. 4 a Var. A me paiono molto diversi mentre il tipo si avvicina molto al cristatus Brocc. (specie non citata da Tournouér), della quale pare una #@rte varietà o per meglio dire una sottospecie. L’esemplare fig. a è più so- lido, tritoniforme, con varici non foliose nè spinose, e si rassomiglia molto all’erinaceus in Grateloup (Adour t. 30, MeliS.mon-L.). . Loc. Di questa specie possiedo un bell’esemplare della Turenna (mioc. Francia) più piccolo di quello di Tournouér: l’ebbi dal sig. Damon col titolo di Grateloupi D'Orb.. la "quale specie è affatto diversa. ——_ tt R2-5—P——_T- Su talune sottospecie, forme e varietà viventi e fossili derivate dal Murex trunculus L. Divido in tre grandi sezioni le varie forme o specie ra- mificate dalla grande specie linneana, talune delle quali sì possono considerare quali varietà, altre come forme diffe- renziate, altre come vere sottospecie distinte. Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 17 — 258 — Murex trunculus L. Il tipo di questa specie sì smarrisce tra le varietà, sì per la plasticità e la mancanza di un tipo centrale della medesima, sì perchè diverse son le figure dei varii autori. F.* sbirsus De GREG. (Boucq. Dautz. Doll. Moll. Rouss. Talia). Loc. Mediterraneo (Palermo) — fossile Ficarazzi (postpl.) F.a lepigus De GREG. Differisce dalla F.* sbirsus per avere la superficie più ornata, essendo i funicoli spirali più sviluppati e subgranulosi e per il cercine anteriore un poco più angusto e un po’ più bislungo. Le varici sono pochis- simo prominenti, crenulate, non costiformi, ma con tutti i caratteri di vere varici, cioè in esse la conchiglia è inter- rotta e sovrapposta. Densi e sottili fili spirali subcrenulati. Loc. Mare di Palermo. — Fossile a Taranto (tipo) postpl., Arenella (postpl. Palermo), Ficarazzi (idem). F.* sicus DE GREG. Differisce dalla F.° sbirsus De GREG. per le coste alternanti, una meno sviluppata l’altra più sviluppata e subspinosa; e pel cercine anteriore meno svi- luppata. Loc. Mediterraneo (Palermo). F.° aspirtus De GreEG. Differisce dalla F.* gringus DE GREG. per avere il cercine anteriore più piccolo, lo spirale un po’ minore, tutta la superficie crenulato-scariosa. Diffe- risce dalla zîngus per l'angolo spirale più angusto, dalla sbirsus per lo stesso carattere e il cercine delle varici molto meno sviluppato. È una forma rara, non ne ho che due esemplari, l'uno è un po’ più spesso, e ha l’interno bianco, l’altro un po’ più tenue e ba l’interno fasciato rosso scuro | e bianco. È similissimo alla F.* escius De Greg. (D’' Anc. Mal. (i » — 259 — pl. t. 4, f. 5), ne differisce per la mancanza di ombellico, il cercine anteriore più piccolo, la superficie più rugosa. Loc. Mediterraneo (Palermo). Fa miriscus Da GREG. (D'Ancona Mal. plioc. t. 5, f. 1, M. conglobatus Micnu. partim). Di questa bella forma pos- siedo due interessanti varietà: la Var. pultus De GrEG. dif- ferisce dal tipo per l’ombellico minore il cercine delle va- rici pure minore, la conchiglia meno spessa le coste più pronunziate. 1 intermedia fra il tipo miriscus e la F.* per- cus. La Var. prippus De Greg. è più spessa ed ha una spi- E più breve, l’ombellico più piccolo che nel miriscus tipo; lungo il canale esteriormente decorrono tre funiculi spirali determinati principalmente da un ripiegamento eretto delle varici. Dei tre detti funiculi spesso i du@ anteriori si obli- terano. Loc. Var. pwltus vivente nel Mediterraneo (Palermo e alla Barra). Var. prippus fossile a Castellarquato (Torto- niano). CF? alpicus De GrnG. È precisamente intermedia fra il miriscus var. prippus e il M. conglobatus Mica-TTI. Diffe- risce da quest'ultimo solo per l’ombellico subnullo, più pic- colo ancora di quello del prippus. Le varici anteriormente lungo il dorso del canale formano tre fila di spine, di cui la posteriore è assai più eretta che nel prippus. Loc. Altavilla (plioc.) sa F.a subasperrimus D’ORB. (asperrimus Grat. non Lam. Adour t. 31, f. 15 — 1847 D’Orbigny Prodr. V. 3, p. 73, N. 1340). Il sig. D’Orbigny ascrive nella sinonimia l’esem- plare figurato da Michelotti (Mon. Gen. Murex t. 4, f. 7), ma questo è tutt'altro e non è che il nostro medifossus. Il prof. Bellardi (I Moll. t. 6, f. 12) dà una figura della forma di D'Orbigny differente dal tipo per non esser care- — 2600 — nata e che mi pare appartenga invece al M. Sedwigki MicH-TTI tipo. F.a subtrunculus D'ORB. (trunculus Grat. Adour t. 30, f. 1, 8 — Idem Bronn Leth. Geogn. t. 41, f. 25 — 1847 D’Orbigny Prodr. V. 3, p. 7, N. 1326). Elegante grande forma con conchiglia lunga ordinariamente 85 mm. con varici costeformi, subsimetriche. Corrisponde bene alla figu- ra di Bronn. Taluni esemplari viventi (Var. argisus) sono più bislunghi, con funicoli più marcati, coste posteriormente subspinose; quelli fossili del pliocene di Altavilla( Var. espus) sono più raccorciati e globosi con coste meno prominenti, ombellico più profondo; quelli del postpliocene mi pare ab- biano generalmente le coste più sviluppate. Loc. Mediterraneo (Barra) — Fossile (Ficarazzi, Monte Pellegrino postpl.), Archi (vicino Reggio), Altavilla (plioc.), Milazzo. — Della stessa forma possiedo un esemplare del Mediterraneo (Var. gipus De Greg. ex colore), con la spira giallastra, l’ultimo giro fasciato bianco e giallo rossastro. F.° caudinus De GREG. Canale anteriore estremamente lungo e quasi chiuso: nel nostro esemplare è lungo 25 mm., mentre l'apertura misura appena 23 mm. in diametro dia- gonale. Le coste assiali sono piuttosto tenui, subregolari, rese granulose per l’incontro dei funicoli. Differisce dalla F.a sbirsus per il canale assai più lungo, il cercine delle varici meno sviluppato, i giri meno angolati. Loc. Mediterraneo (alla Barra). Fà epitus De GREG. La conchiglia ha un’ ornamentazione molto analoga a quella della F.* sbirsus, ne differisce però per il canale anteriore più angusto, mancando il cercine delle varici, e per avere attorno al dorso di detto canale due funicoli spirali obliqui a scaglie imbricate. E appunto principalmente con tale carattere che si può riconoscere la Ve Ri A, — 261 — nostra forma. Ne ho avuto anche taluni esemplari coverti di uno strato spongioso color cinabro. Credevo dapprima attribuire ciò ad incrostazione. Però avendoli osservati con la lente parmi dubbio se si tratti di una vera cpidermide, Però io non lo credo, perocchè la struttura a esilissimi fila- menti ricorda quella di talune spugne e la si osserva an- che su altre conchiglie come nella F.* gringus. Loc. Mari di Palermo, Barra e Solunto. — Della stessa forma possiedo parecchi esemplari di Barberia (zona delle spugne) e una elegante varietà bruno carica, con qualche fa- scia spirale bianca e con superficie molto rugosa, che ho detto V.s nigrefasciatus, proveniente pure dai mari di Palermo. Possiedo inoltre una interessante piccola varietà con i fu- niculi più rimarchevoli e più rugosi, le varici costeformi, . 10 nell’ ultimo giro, uguali fra loro, pocog@prominenti e po- steriormente ornate di spine volte indietro. Essa parmi tenda a simulare l'aspetto del 4. cristatus BrRocc., insieme al quale l'ho trovata su delle spugne di Barberia. Io non so se le modificazioni da essa subìte derivino da adattamento o da mimetismo. Un piccolo esemplare è giallo. Un'altra varietà infine che ha 8 varici nell'ultimo giro, più tozze, alternati- vamente più grosse e posteriormente spinose. Essa ha mol- tissima analogia con la F.* Pontileviensis TOURN. e proviene pure dalla zona delle spugne di Barberia. La ho detta V.s campus. Si raccoglie anche nella spiaggia di Solunto. Fe Sedwigki Mich-tti (1841 Michelotti Mon. Gen. Murex t. 4, f. 1, 2 — Michelotti Foss. Mioc. t. 12, f. 1 — Bellardi I Moll. tert. p. 87, t. 6, f. li tipo). Il prof. Mayer (Descr. coq. terr. tert. sup. Journ. Conch. V. 19, p. 348, t. 10, f. 4) descrive una bella forma fossile della Turenna (elveziano inf.), che egli chiama Murea syrticus e che dice affine alla specie di Michelotti. Io possiedo di quest'ultima le varietà seguenti: — 262 — V.s alcus De Greg. (subasperrimus Bell. non D'Orb. I Moll. tert. t. 6, f. 12). Molto affine al Sedwigki del quale credo si possa considerare come varietà, ha però le coste meno regolari spesso alternanti una maggiore e una mi- nore, e la spira un po’ più acuta. Il subasperrimus D'Orb. è diverso e similissimo al M. Tapparonii Bent. (I Moll. t. 7, f. 3), il quale dee forse ascriversi a sua varietà. Loc. Ne ho due dubbi esemplari della collezione Tiberi con l'etichetta « M. trunculus Palermo » che dubito pro- vengano da Sferracavallo (subfossili). Ne possiedo inoltre un esemplare dei mari di Palermo. | V.s ercus De GREG. Non si distingue dal faurinensis Micw. .in Bell., che per le coste più numerose. Io lo considero quale una varietà del Sedwigki, che unisce questa forma al Tau- rinensis. | V.s ritisus De GrEG. Varietà del Sedwigki Mich-tti con coste più sottili, funiculi più numerosi. Loc. Idem. V.s Taurinensis MicH-TTI (1841 Michelotti Mon. gen. Murex t. 4, f. 8, 9 — Idem Foss. mioc. t. 12, f. 2 — (Bel- lardi I Moll. t. 6, f. 10). Questa forma è molto vicina al subtrunculus, non se ne distingue che per la spira più rac- corciata (specialmente nell’esemplare di Bellardi) e il cer- cine anteriore delle varici mancante; questo però potrebbe esser causato dal cattivo stato di conservazione degli esem- plari. In questo caso forse le due forme dovrebbero ascri- versi alla stessa, passando nella sinonimia quella di D’Or- bigny. Però lo svolgimento spirale (a giudicarne dall’ esem- plare di Bellardi) è diverso e caratteristico. È però indu- bitato che appartiene ad un’ antica diramazione del trunculus, mentre per mezzo della V.s arcus si concatena intimamente . al Sedwigki Mich. — 263 — Fia arpellus De GREG. Elegantissima forma che unisce e unifica il M. trunculus al Bourgeoisi. Essa infatti ha una spira turlilorme, i primi due giri mammillati, i cinque che seguono regolarmente costati e funicolati, gli ultimi due sono ornati di grossi e regolari funicoli quasi come nel M. Michelotti Bell. (I Moll. t. 6, f. 6), però con le coste posteriormente spinose. Il detto filare di spine forma una specie di carena volta posteriormente. Le coste nell'ultimo giro sono 5 le primarie spinose, 4 le secondarie mutiche. La nostra forma è anche interessante perchè porge un punto di passaggio anche dal runculus al Michelotti BeLL., e per mezzo di questo anche al foltosus Bon. (Bell. I Moll. LES CAI o Loc. È piuttosto rara, non ne ho che due esemplari dei mari di Palermo. Uno di essi è quasi gacoloro, verdastro; l’altro bianco con tenui fascie rossastre. F.° gringus De GrEG. (Michelotti Mon. gen. Murex t. 3, f. 6 trunculus L.) Conchiglia più solida che all’ ordinario, e con un angolo spirale più acuto, quasi come nella F. aspirtus. Coste numerose regolari, labbro esterno spesso e varicoso. Ha analogia col M. rudis Bors. (Bell. I Moll. Piem. t. VII, f. 1); ne differisce per il canale un po’ meno largo e la superficie più rugosa, le varici più numerose ece. Loc. Mari di Palermo. F.° escius De GREG. (D'Ancona Mal. piego Ancona culus L.) F.° Zoescheri De GREG. (M. rudis D'Axc. non Bors. Mal. pl. It. t. 6, f. 6, 7). Il M. rudis, come si vedrà di seguito, è diverso. Il tipo per cui propongo il nuovo nome è inter- «medio fra i due esemplari di D'Ancona. E una elegante forma con funicoli scarioso-crenulati e coste nel mezzo sub- spinose; somiglia più alla fig. 6, che alla 7. Entrambi però “ — 264 — queste appartengono alla stessa: la fio. 6 rappresenta la var. spicus De GREG. ornata di spine, la fig. 7 la war. .te- rigus De GREG. con coste mutiche e meno numerose, ca- nale anteriore largo. Il M. rudis Bors. in Bell. partim o per meglio dire la fig. 2 (Bellardi vi Moll. dt. 7, £ 2 rudis. Van toe Maae imus De Gre. della F.* Loescheri, la quale varietà è molto interessante, perchè intermedia fra il Loescheri e il rudis tipo, ma a me pare connessa più al primo che al secondo. Loc. Altavilla (plioc.), Ciminna (mioc. med.), Ficarazzi (postpl.) Ded. Questa. interessante forma è consacrata a ricor- dare la gentile memoria del sig. Paolo Loescher (figlio del sig. Ermanno, notissimo intelligente libraio e gentiluomo distinto). Egli, appena sedicenne e pieno di speranze, in- contrava improvvisa morte in Isvizzera precipitando da una rupe in Schoembrun. Fine davvero tragica, poetica, com- movente. F.à rudis Bors (1821 Borson Orit. Piem. t. 1, f. 6) con un angolo spirale di circa 52°, coste numerose regolari uguali fra loro, (tipo). Var. esplus De GREG. (Bellardi I Moll. t. 7, f. 1, M. Horn. Moll. Wien tt. 5L, £ 6) conmduntfa rale spirale appena maggiore, coste nell'ultimo giro più rade, nel nostro esemplare di M. Gibbio sono 5 grandi e molto sviluppate, in un altro pure fossile negli interstizi di esse vi ha una costa. secondaria. La var. eltus De GREG. simile alla varietà sopraddetta ma col cercine anteriore delle va- rici formante un ombellico è molto interessante perchè dà un passaggio al fruncatulus For. Il M. rudis si può considerare come specie, essendo una forma abbastanza differenziata. Loc. Fossile a M. Gibbio. F° neomagensis Font. (1879-82 Fontannes I Moll. plioc. p. 4, t. 1, f. 4, 5 Murex neomagensis Font.) Mi pare non — 265 — vi ha alcun dubbio nel considerar questa quale forma del trunculus, piuttosto che quale specie; essa infatti è poco differente dalla F.* subtrunculus, della quale è una modi- ficazione. I miei esemplari corrispondono bene alla figura di Fontannes solo banno la spira un pochino meno raccor- ciata e il cercine delle varici un po’ più pronunziato. Loc. Ne ho varii esemplari fossili senza etichetta di pro- venienza; io ‘ritengo però sieno di Castellarquato (Torto- niano); uno del pliocene di Altavilla e uno magnifico vivente pescato nei nostri mari alla Barra. F.a gelertus De Greg. Differisce ben poco dal neoma- . gensis, solo per la spira più conoide coi primi giri più nu- merosi, ornati di coste pliciformi numerose e regolari, e per avere sul dorso anteriore dell’ultimo gi alla base un cin- golo di spine simulate dal ripiegamento delle varici. Loc. Altavilla pliocene (raro). F.* percus De GREG. Differisce dal neomagensis per avere la spira più sviluppata e bislunga e regolare, la carena delle spine dell'ultimo giro che si prolunga fin su tutto il terz’ ultimo giro. L'ultimo anfratto ha il cingolo anteriore come la F.a gelertus. Differisce da questa per la spira più bislunga, le varici meno numerose (son 7 nell'ultimo giro del gelertus, 6 nel percus), le spine più sviluppate e pro- lungantisi su gli ultimi 8 giri. Loc. Vivente nel Mediterraneo, subfossile (ubi)? F.° medifossus De GREG. (Michelotti Mon. gen. Murex t. 5, f. 4, 5 M. asperrimus MricH. non Lam.). Rimando il lettore a ciò che ho detto a proposito della F.* subasperri- mus. Vo’ osservare solamente che nella spiegazione della tavola di Michelotti in calce si legge « vedi nota in fine ». Or tale nota nella mia collezione manca affatto, nè so per- - chè. Vo’ osservare di più che il medifossus ha molto inte- — 266 — resse perchè rappresenta uno dei passaggi dal trunculus al pecchiolanus D'Anec. Fa isgilus Da GREG. È intermedio fra il medifossus e il lepigus. Differisce dal primo principalmente per la spira un pochino più sviluppata, le coste regolari spinose in tutti i 4 ultimi giri; differisce dal secondo principalmente per la spira un po meno sviluppata, le coste spinose, le varici formanti un cercine ombellicato. Loc. Fossile in Sardegna (plioc.) Fa galippus De GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 51, f. 4, M. trunculus Var.) Gli esemplari di Altavilla (Var. @rsis) hanno due serie di coste, le primarie grandi varicose, le secondarie minori interposte una a interstizio; nell’ ultimo giro si attenuano tutte. Di Castellarquato ne possiedo un grande e bello esemplare tipico. Il conglobatus è molto affine a questa forma, ne diffe- risce per l’ombellico più grande e le coste spinose, del- l’ultimo giro. Loc. Castellarquato (pliocene), Altavilla (pliocene), ar- gille scagliose (mioc.?) esemplare avuto in dono dal signor E. Ragusa entomologo distinto. F.° conglobatus Mrica-TTI (Michelotti Mon. gen. Murex t.id, fi. — D'Ancona Mal. pilot Loc. Altavilla (plioc.) esemplari tipici. M. pecchiolanus D’Anc. (D’ Ancona Mal. Plioc.t. 5, f. 3). È questa una bella forma affine alla precedente, ma più individualizzata; essa è una delle più caratteristiche del no- stro plioceno e una delle più singolari. È raro però il tipo, si presenta quasi sempre sotto la var. ampurmus De GREG. che ha coste crasse e biangolate, all’ angolazione anterio- re spinose, all’angolazione posteriore mutiche; mentre nel — 267 —- tipo vi è unica angolazione cioè quella coincidente con le spine. Loc. Altavilla pliocene. Fia calismus Dr GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 22, f. 1; M. aquitanicus Grat. partim). Il M. aquitanicus Grat. è di- verso; la figura citata di Hoòrnes appartiene al tipo trun- culus; egli riunì sotto lo stesso nome forme diverse. F.. mitopicus De GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 22, f. 3, aquitanicus partim). Fa astrogus De Greg. (M. Horn. Moll. Wien t. 22, f. 2, aquitanicus partim). Ho trovato a Ciminna taluni esemplari che le somigliano, però sono sfortunafiamente rotti, hanno la spira un po’ meno tozza del tipo, i funicoli angusti, sca- riosi; le coste (una si una no) subspinose. Si avvicinano a talune varietà del funiculosus Bors. Loc. Ciminna (mioc.). M. trunculus L. monstruosus. Possiedo un esemplare assai curioso: ha assolutamente la forma di una Nassa, pe- rocchè essendosi in esso rotto il canale anteriore fu rico- strutto dall’animale in modo affatto diverso dall’ ordinario e simile a quello del genere sopra citato. Del resto l’ or- ‘i namentazione e gli altri caratteri convengono con quelli della F.* sbirsus. Loc. Mari di Palermo. Murex brevicanthos Sism. 1847 Sismonda Congr. Nap. p. 115 — 1847 Idem Syn. meth. p::406...; Bellardi. I Moll. p. 83. = samatilis MICH-TTI non L., Sedwighi H6RN. non Mich-tti, ramosus Brocc. non miete; etc. — 268 — E questa una grande elegante specie terziaria pur troppo trascurata da molti autori e non ben compresa. Enumererò di seguito le principali forme e varietà che ho sott’ occhio. Essa ha molti rapporti col tipo trunculus e si concatena direttamente colla F.* arpellus De GREG. di quest’ ultimo, sicchè sebbene il tipo di Sismonda è abbastanza diverso da quello di Linneo, le forme che riferisco nella sezione che titolo col di lui nome sono intimamente connesse con la specie del grande svedese. In questa medesima sezione del gruppo del M. trunculus appartengono il M. corrugatus Sow., brevifrons LAm., mi- crophyllus LAm., asperrimus Law. (1° analogia dei quali col M. Bourgeoisi mi pare patente), e fino anche M. senegal- lensis GMELIN, calcitrapa GmELIN, elongatus Lam. saxatilis adustus Sow. viventi. Mentre nella prima sezione (M. trunculus) e precisamente alle forme del tipo conglobatus si collegano i M. turdbina- tus LAM., e-imperialis SwAIN. pure viventi. |‘ F.° tipo. Io credo che per tale si possa ritenere quella figurata nell'opera di Michelotti (Mon. gen. Murex p. 10, oz ae8)) Var. aitus De GREG. (D'Ancona Mal. pl. t. 3, f. 1). Segna il massimo sviluppo della specie. Il carattere differenziale precipuo consiste nell'essere anteriormente un po’ più larga, raccorciata e maggiormente umbilicata. F.a Bourgeoisi (TouRN.) De Greg. = M. Hornesi D' Anc. (1871 Mal. Plioc. Spe 30, t. 5, f. 2 — Bellardi I Moll. tert. p. 88 — Cocconi Parma e Piac. p. 31 — Foresti Cat. Bo- logn. p. 37 — Depontaillier Cat. foss. Cannes p. 56, t. 1, f. 1) = M. Sedwigki Horn. (non Mich-tti) partim (Moll. Wien t. 23, f. 2-5) = asperrimus MicH-rTI non Lam. (Mo- nogr. Murex t. 4, f. 3) = Bourgeoisi Tourn. (1875 Et. — 269 — Murex foss. p. 156, t. 5, f. 5) = austriacus TouRN. partim (loc. cit. p. 158). Resto meravigliato della grande confusione e degli equivoci incorsi al sig. Tournouér, mentre un esame anche breve delle figure e delle descrizioni delle sue spe- cie non lascia dubbio della loro identità con Ja specie di D'Ancona. Trascurando il lavoro di costui, che egli nondi- meno cita e fa mostra di conoscere, propone il nome di austriacus per gli esemplari di Hòrnes quando già il va- lente geologo di Firenze avea per essi proposto un nome non solo, ma avea riconosciuto due forme distinte. Di più egli figura (a tav. 5, f. 6) un murex che titola Pontilevien- sis, ma che a p. 159 rettifica così: M. Turonensis DUJARDIN var. Pontileviensis. Ora a paragonare la detta figura alla 5 a, cioè al M. Bourgeoisi è facile convincersi della per- fetta identità. Io credo infatti che la fio. 5 a sia un esem- plare adulto della f. b e per tipo del Bourgeoisi manten- go la sola f. 5. Di ciò dirò a proposito del Pontileviensis. Un’ altra questione sorge quando si riflette che il nome di M. Hòrnesi era stato già proposto da Speyer (1863 Casseler tert.) prima che fosse proposto da D'Ancona. Questa osser- vazione fu fatta primieramente dai miei egregi amici pro- fessor Pantanelli e De Stefani (Moll. plioc. Siena p. 90) edito nel 1878 o dopo perchè a p. 72 citano il lavoro di Morlet stampato nel detto anno. Essi propongono il nome di M. Campanti PANT. e DE STFF. per gli esemplari di D'An- cona, e di pomiformis Eichw. e austriacus Tourn. per gli esemplari di Hòrnes. Secondo me, come ho già detto, questi ultimi parte rientrano evidentemente nella stessa specie (Hornesi D’Anc.), parte appartengono ad una nuova forma. In quanto al nome di Campanii, malgrado io abbia gran voglia di adottarlo sì per omaggio alla scienza dei miei valenti amici, sì per i legami che ci uniscono, mi trovo nella impossibilità di farlo perchè, essendo pienamente con- vinto che gli esemplari di Tornouér appartengono alla stessa specie, non posso che riconoscere la priorità dei nomi di E SONE costui. Io però propongo di prendere il nome di Bourgeoisi Tornou. sensu lato segnando esso il massimo sviluppo della specie. Siccome ho modificato alquanto il senso di essa au- mentandone l’ estensione e includendovi altre forme, ho cre- duto nececessario unirci l'iniziale del mio nome. Il M. Bourgeoisi (Tourn.) De Greg. è una delle più belle specie del nostro pliocene e sì estende anco in Francia e Austria. Io ritengo che sia una forma molto differenziata dal M. brevicanthos SISM., e che si concateni con altre forme del trunculus (F.° arpellus), ma che si possa considerare quale vera specie. Esso si presenta sotto aspetti un po’ di- versi per il maggiore sviluppo dei funicoli, e delle spine, ma oscilla sempre entro limiti ristretti per poter essere scisso in sezioni: in mezzo agli interstizi delle grandi coste si vede talora l’inizio di una costa interposta. Parlerò a suo luogo del M. Hornesi SPEYER; se si considera questo come una forte varietà del capito, il nome di Hornesi D' Anc. riprende il suo posto. Il sig. Hornes cita nella sinonimia. un M. pomiformis Eichw. (Eichwaid Leth. Ross. V. 3, p. 191) propose questo nome pel M. pomum Pusa. non L. (Push. Polens Pal. t. XI, f. 24). Io non possiedo però attualmente quest'ultima opera, quindi non posso giudicarne, nè se me- rita la priorità il nome di Bichwald. Loc. Plioc. Altavilla. Vi si raccoglie in belli esemplari tipici. Solo uno di essi mi pare rappresenti una varietà. Esso ha i giri angolati e subcarenati, i funicoli attenuati, le coste poco marcate ma in compenso molto spinose sulla carena. L'ho chiamato var. argebus. F.° Toupiollei BERN. (1860 Murea Toupiollei Bernardi Descr. esp. Nouvelles Journ. Conch. V. 8, p. 211, t. 4, f. 5). Sono meravigliato come dai varii autori non si citi questa specie fra le affini della fossile, e come si continui fino ad oggi vivente. Questa varietà è similissima, se non identica, alla F.° Bourgeoisi e ne differisce quasi unicamente per ETA SEA A PROZIa,, È RES — 271 — esser l'ultimo giro meno varicoso e il canale più semplice. È per tale carattere (del resto di poca importanza) che si distingue appena dai nostri individui fossili. Ho notato in principio di questa sezione varie specie vi- venti assai affini pure alla F.* Bourgeoisi. Una forma differenziata dello stesso tipo (brevicanthos) credo sia anche il M. Moquinianus Duval. (1853 Descr. esp. Murex t. 5, f. 4, Journ. Conch.), però così individualizzata che credo si possa ritenere quale specie, sempre però affi- liata alla stessa. Il M. hoplites Fisher (Journ. Conch. V. 24, t. 8, f. 3) si trova presso a poco nelle medesime condizioni. Murex amberus De GREG. (M. Sedwigki (Mich-tti) in M. Horn. Moll. Wien t. 23, f. 1, a, b). Il sig?M. Hornes descrive due forme col nome di Sedwigki: la prima (f° 2, 3, 4, 5) è il M. Hòrnesi D’Anec. cioè il Bourgeoisi Tourn.; la seconda (£° 1, a, b) segna un maggiore differenziamento e credo si possa considerare quale specie a parte però affiliata, e per essa propongo il nome di amberus. Il sig. Tournouér anche .in ciò prende equivoco, perchè ritiene gli esemplari di Hoernes appartenere a unica specie che egli titola M. au- striacus (Journ. Conch. V. 23, p. 158). Il M. amberus DE GREG. equivarrebbe quindi al M. Sedwigki HoRN. partim e all’austriacus ToURN. partim, ossia a queste due ultime tolto il M. Bourgeoisi (TouRN.) DE GREG. Murex foliosus (Bon.) BeLL. (1847 Sismonda Syn. meth. p. 40 — 1852 D'Orbigny V. 8, p. 174 — 1872 Beilardì p. 80, t. 6, f. 5). Siccome questa specie si conosce quasi esclusi- vamente pel prof. Bellardi propongo di designarla con le due iniziali. Var. ezgus De GREG. Identica alla figura di Bellardi solo con le coste posteriormente alquanto spinose. È molto in- Lie teressante perchè fa rientrare il pontileviensis Tourn. nella stessa specie perchè è precisamente intermedio fra questa e il filosus Bonelli tipo. Loc. Turenna mioc. (Francia). Var. Pontileviensis ToURN. (Tournouér Et. Murex foss. Touraine, p. 156, t. 5, f. 6, Journ. Conch. V. 23, Murex Tu- ronensis DusaRDIN Var. Pontileviensis TOURN. etiam Bour- geoisi TouR. partim? loc. cit. t. 5, f. o a). Come ho detto altronde ritengo che la f. 5 a spetti a un esemplare adulto del Pontileviensis piuttosto che al Bourgeoisi. Io dubito che la fig. 4 (Michelotti Mon. gen. Murex t. 4) rapportata al trunculus, sia un esemplare alterato della forma di Tour- nouér. Il Pontileviensis unisce intimamente il trunculus al Bourgeoisi e sarei imbarazzato a decidere quale dei due ha maggiore affinità. Differisce dalla var. ezgus per il canale anteriore più lungo e più funiculoso, le spine in generale più lunghe. Ha molta analogia, come ho già detto, con la F.a epitus De GREG. var. campus. Loc. Turenna (mioc. France). Murex absonus Jan. = saxatilis Brocc. non L. — Brocchii CANTR. — sypho- nostomus (Bon.) MicH-rttTI — Meneghinii LIBASSI. Questa specie, sebbene abbastanza differenziata, rientra però per la somiglianza del facies e per molteplici analogie anche nel gran gruppo delle forme e sottospecie del trun- culus. F.° tipo. D'Ancona Mal. Plioc. t. 2, f. 6 — Libassi Alta- villa t. 1} f. 20 — Michelotti Mon. g. Murex t. 1, f. 10-11. Loc. Pliocene (Tabiano). Var. abilus Dr Grra. (M. Hoòrnes Moll. Wien. t. 23, f. 6). A spira più elongata. Taluni esemplari quasi si confondono | coll’ incisus Bro. ; Loc. Pliocene (Tabiano), idem (Altavilla). Var. caribus De GrEG. (Bellardi. I Moll. Piem. e Lig. tb, È 0). A spira raccorciata. Var. sagus De Greg. Simile alla forma tipo però con coste più grosse e rotondeggianti, non lamellose, varici al- a quanto corrose. È interessante per l'analogia col gruppo del M. trunculus. Loc. Altavilla (pliocene). F.* incisus Bro. (M. Hòrnes Moll. Wien. t. 23, f. 7 — D'Ancona Mal. pl. t. 4, f. 6 — Bellardi. I Moll. p. 69). Ri- conosco come tipo la figura di Hòrnes, quella di D'Ancona si ravvicina all’abilus Dr GREG. F.° multicostatus Pecchioli. D'Ancona Mal. pl. t. 4, f. 7. * * * Dopo aver passato in rivista tante forme e sottospecie di codesta sezione di Murici che io intitolo col nome della grande specie linneana, parmi cosa non del tutto inutile ‘esporre in un sol quadro, per quanto poco esatto, le rela- zioni reciproche che fra Lo passano e la loro posizione naturale. Bull. della Soc. Mal. It. Voli X. |, is Str ee mitopicus. avo i) _ 2 3 | epitus —- I | (V. metillus, e i V. compus) aspirtus gringus — zicus. Pontileviensis - rudis [ass (Vs eltus) (Ea argebus. astrogus i lepigus — arpellus —— Bourgeoisi _ Di eso: | Tou piollei i Sedwigki ———- subtraneulus— calismus — amberus. MUSE (Vs alcus ercus, liti- Di) ii È CS I sus, l'auri- nensis). Mati subasperrimus — miriscus (VE prippuse escius ——— pultus) galippus ———= DAS MI * arsis) percus. Neomagensis gelertus I alpicus conglobatus peso nto Le (VS ampurmusi — 2715 — Nuovo sottogenere di Murex. Timbellus De Grog. : là Propongo questa sezione di Murici per quelli sul tipo del M. latifolius Belt. e latilabris BrLL. MicH-TTI, che rac- chiude i Murici piuttosto grandi con poche varici (general- «mente 3 0 4 a giro) laminari, assai alate, in serie per di- ritto o oblique. Comprende quelli figurati da Bellardi (I Moll. ento) da M. ‘Horhes' (Moll: Wien 1125, £. 12, 13), da D'Ancona (Mal. PI. t. 8, f. 517) e Ja specie seguente etc. Murex (Timbellus) Torrearsae f. Greg. Rara elegante specie del tipo del latilabris Bell. Mich-tti (Saggio Orittogr. t. 3, £ 13, 14 — Bellardi I Moll. t. 4, f. 11) ne differisce 1.° pei funicoli spirali assai più radi e identici a quelli del trinodosus BeLL. (I Moll. t. 4, f. 10) solo un po’ più tenui che in questo, 2.° per le varici che posteriormente son tagliate a mezza luna o per meglio dire falciformi con l’estremità volta verso l'apice, 3 per il lab- bro esterno, le cui costolette non arrivano sino al margine interno, ma si dipartono da un falso margine o per meglio dire dalla ripiegatura di esso labbro, la quale è pure or- nata di costolette ma non per diritto a quelle; sicchè il lab- bro pare duplo. E pure molto affine al 7. latifolius BeLL. (I Moll. Piem. Lig. t. 4, f. 5), ne differisce però per l’angolazione poste- riore delle varici sopra descritta, le costolette del labbro esterno. etc. Loc. Altavilla (pliocene). Ded. Questa bella specie ha l'onore di portare il nome — 246 — di uno dei più illustri siciliani, la cui opera sapiente e illu- minata molto contribuì al risorgimento d'Italia. Murex (Timbellus) ampistus De Greg. M. Horn. Moll. Wien. t. 25, f. 11 latilabris Bell. Mich. Il latilabris tipo ha diversa ornamentazione come si ri- leva dalle figure di Bellardi e Michelotti (Sag. Orit. t. 3, f. 13, 14), di Bellardi (I Moll. tert. t. 4, f. 11), e di Miche- lotti (Mon. Gen. Murex t, 1, f. 8-9). Murex (Timbellus) Swainsoni Mich-tti. Var. espitus De Greg. M. Horn. Moll. Wien t. 25, f. 13. Ritenendo come tipo le figure di D'Ancona e di Bellardi (non avendo dato Michelotti alcuna figura) considero come varietà gli esemplari di Vienna per avere il labbro esterno costato. ———+—6@" rr intorno a taluni Typhis. Typhis pustulosus Brocc. Murex pustulosus Brocc. Conch. Sub. p. 394, t. 7, f. 12. LIRE Bellardi I Moll. p. 40. F.* tipo (Brocc. Conch. Sub. t. 7, f. 12 a b tantum — Mich-tti Mon. Murex t. 1, f. 3-5 — D'Ancona Mal. pl. It. t. 6, f. 10 — M. Hérn. Moll. Wien t. 26, f. 11). L’ illustre sig. Bellardi cita con un punto interrogativo la figura di — 277 — Hérnes, ma a me pare corrisponda bene questa alla specie di Brocchi avendone esemplari identici dei nostri depositi terziari. i Loc. Altavilla (plioc.) io non ne ho trovato, ma ne pos- seggo qualche esemplare già della collezione di Tiberi. Bo- lognese (credo Tortoniano). Io dubito che il 7. Schlotheimi BryR. (Conch. Nord. tert. p. 218, t. 14, f. 7) e il cuniculosus (NysT) BryR. (Idem p. 220, t. 14, f. 6, e il 7. sujunctus Semp. (Speyer Cass. Tert. t. 9, f. 10) sieno forme della stessa specie. Typhis tetrapterus Bronn. fistulosus Brocc. var. Conch. sub. t. 7, f. 12 c tantum — 1838 tetrapterus Bronn. Leth. Geogn. p. 1077, t. 41, f. 13 — Idem 2ed. t. 41, f. 13 — siphonellus BELL. e MicH. Sagg. Orit. t. 3, f. 3-4 — tetrapterus Bronn. Mich-tti Mon. gen. Murex t. 1, f. 6-7 — Idem Puitippi Moll. Sie. V. 2, t. 27, 0f. 4 — D'Ancona Mal. pl. t. 6, f. 8 — Weinkauff Conch. Mitt. p. 82, Bellardi I Moll. p. 41. A me pare che la fig. 12 e corrisponda alla specie in questione; il sig. Beyrich (Conch. Nord. tert. p. 217) la ri- ferisce con un punto interrogativo al fistulosus. Il sig. Bel- lardi cita fra i sinonimi del tetrapterus il fistulosus BRocc. var., ma omette la figura come anche quella di Philippi che è buona e tipica. Ne posseggo fra gli altri un esem- : plare con l’opercolo; è questo tenue e corneo. Loc. Vivente a Palermo (alla Barra), zona delle spugne (Barberia), fossile a Castellarquato (tortoniano?) e ad Al- | tavilla (plioc.) Var. arbilpus De Greg. (M. Horn. Moll. Wien. t. 26, f. 10). Differisce dal tipo di Bronn per le varici non lamel- lose e non subalate. Bellardi lo dice forma intermedia tra il tetrapterus e il fistulosus, a me pare varietà del primo, I n e si ; LR te] dI MASCARA DI Typhis horridus Brocc. 1814 Brocc. Conch. foss. sub. p. 405, t. 7, f£..17 (Murex) — Grateloup Adour. t. 30, f.:21 — Michelotti Mon. 9, Mu- rex t. 1, f. 1-2 — Bronn Leth. geogn. t. 41, f. 14 — D'An- cona Mal. pl. It. t. 6, f.9 — M. Horn. Moll. Wien. t. 26, ft. 9 — Bellardi I Moll. tert. p. 39. È questa una bellissima e caratteristica specie, il cui tipo ha perdurato lungamente sin dal tubifer. Il sig. Bel- lardi cita nella sinonimia con un punto interrogativo il pungens BryR. A me pare non vi sia dubbio intorno alla identificazione di questo con la specie di Brocchi, lo si può ritenere solo appena a titolo di varietà. Una forma molto interessante dipendente certo dalla stessa specie di Brocchi è pure il 7. infermedius Bent. (I Moll. t. 45 E DI Loc. Modenese (tortoniano), specie tipo. ——ocpe 2 |) e er Due parole intorno ai gen. Pollia e Pisania sensu lato. Sono stato in dubbio di adottare o no questo nome. T'a- luni autori in vero, fra cui i signori Boucquoy, Dautzenberg, Dollfus, preferiscono prendere il gen. Pisania sensu latu in- cludendovi anco le Pollie. Io credo che sieno stati a ciò indotti dall'aver limitato le loro investigazioni alle specie viventi mediterranee. Infatti senza dubbio il M. D'Orbigny PAYR. presenta grande analogia col g. Pisania tipo; però a studiare tutto quanto il suo ceppo si trova che esso è ramificato da tutt'altro gruppo. Troverei molto ragionevole il loro parere se i sottogeneri affini fossero meglio definiti fo Aut lie i da MA LA vi — 279 — dagli autori e più differenziati naturalmente. Perocchè esten- dendo molto il senso del g. Pisania io credo si finirebbe per renderlo parallelo al g. Murex (sensu lato) e forse si- nonimo. Dei due preferisco naturalmente conservare al gen. Murex la sua estensione e mantenere il gen. Pisania sensu stricto. Secondo la mia convinzione se si vorranno indicare specie di Murex appartenenti a incerto sottogenere basterebbe notarli col nome semplice di Murex. Perchè per sentirsi in senso stretto bisognerà ripetere in parentesi il nome Murex (la quale mia proposta è stata già da parec- chi adottata). Dando una rivista ai sottogeneri Pisania, Pol- lia, Tritonidea, Cantharus, Lagena, a ciò che ne dicono i signori Woodward, Chenu, Stoliezka, Tryon, Bellardi ete. si trova una vera grande confusione. Chi li definisce in un modo chi in un altro, chi li dice sinonilfhi chi li distingue: p. e. il g. lagena è da Chenu assimilato al g. tritonidea, e da Stoliezka considerato come distinto non solo ma messo fra i tritonidi. Io sono venuto a questo risultato che è bene di ritenere il gen. Murex sensu lato e che ai varil generi bisogna dare la delimitazione seguente: Pisania: Mitreforme o piuttosto columbelliforme con lab- bri corugati o solcati, superficie levigata o quasi etc. tipo P. maculosa e P. pusio L. Pollia: Bucciniforme, costata; labbro interno crenulato: esterno solcato semplice: tipo tranquedrarica MùLL., ery- throstoma REEVE, pagodus REEVE. Aplus De GREG. Bucciniforme o mitreforme di aspetto alquanto rude, labbro esterno incrassato e dentato, l'interno corrucato. Anfratti costati e funicolati. Tipo plicata Brocc.. D'Orbignyi Parr. (tutte le specie figurate in Bellardi — Moll. t. 12, f. 3-12, 21-23, 29-31). Algrus De GreG. Euthrieforme, spiralmente solcata o funicolata, senza coste assiali o con qualche costa obsoleta, —— 280 — Canale anteriore piuttosto breve e aperto; labbro esterno solcato, interno alquanto, specialmente posteriormente. Tipo: Buccinum undosum L., Pollia lirata BeLL. Bredae MicuH-TTI, unifilosa BELL., insigne REEVE, Pisania crassa BeLL. etc. Questo smembramento comprende parte del gen. Tritonidea, la cui significazione varia enormemente secondo i varii autori; basta leggere le definizioni di Chenu, di Stoliczka e Tryon! Il gruppo però da me esaminato mi pare abbastanza caratteristico. e dà un passaggio dal g. ew- trhia al g. fusus (sensu lato) e al gen. murex (sensu lato). Or mentre il g. Aplus mi pare che più ritenga dei Murici, il g. Algrus mi pare che richiami maggiormente i Fusi, specialmente il sottogenere Brongus De GREG. di questi ultimi. Murex (Aplus) plicatus L) Brocc. Brocchi Conch. Sub. p. 410. Brocchi cita questa specie sotto il nome di Murex pli- catus L. Siccome però essa non è conosciuta se non per la descrizione del grande bassanese, io propongo di unire le due iniziali come ha fatto Bronn. Brocchi la propone per la figura di Lister t. 939, f. 34 b, e dice che si meraviglia perchè Linneo citi invece la fig. 34 a, che rappresenta il Murex gyrinus (la figura suddetta cui allude Brocchi rap- presenta secondo Dillwyn — Index Hist. Conch. p.:42 — non la suddetta ma il Biplex elegans PERRY o per meglio dire la Ranella granifera LAMARK). Io credo che l’ equi- voco nasce dalla diversa edizione dell’opera di Lister, pe- rocchè nella mia (3. ed. 1822) corrisponde la citazione di Linneo, infatti la Ranella granifera ha il N.° 384, e il Mu- rex plicatus il N.° 34 a. Il Murex plicatus è davvero una grande specie e mi pare che sia molto utile prenderlo sensu lato. Passerò in rivista alcune delle sue principali varietà, È x à ‘ * so i + - II PRE O LEE ETA TT E RIE RO M ; & È [ ti ul “É di — 281 —. forme e sottospecie. Segnerò le prime con l'iniziale V, le seconde con un F, le terze con un M. F.* tipo sarebbe questa rappresentata dalle figure di Lister sopra citata che a dire del Brocchi è ottima, però essendo troppo scura non se ne può tener gran conto. F.à ansus De GREG. (D'Ancona Mal. plioc. t. 6, f. 8). F.° sbipus DE GREG. (M. Horn. Moll. Wien. t. 25, f. 10, M. plicatus Brocc.) F.° cosmolus DE GREG. (') E perfettamente intermedia fra la ansus e la nilus per la forma della spira. È ornata di fili spirali densi e lineari e di funiculi Bure spirali. Ne pos- siedo parecchi esemplari tutti coi medesimi caratteri. Loc. Castellarquato? Altavilla? F.° nilus De GREG. (D'Anc. Mal. plioc. t. 6, f. 2). F.* serzus De GREG. (Bellardi I Moll. t. 12, f. 21). Più angusta della nilus e col labbro interno corrugato. Ha zebus De GrEG. (M. Horn. Moll. Wien t. 25, f. 9, M. plicatus Brocc.) F.a carimus De GREG. Si potrebbe considerare come spe- cie distinta; nell’ornamentazione somiglia molto alla ansus DE GREG.; però non è mitreforme, ma bucimiforme; ha l'apertura ovata! il canale anteriore stretto, la base roton- (‘0 Nella collezione Tiberi ne trovai due esemplari coll’etichetta di Calcara di M..rudis, e un altro di M. cristatus, corretti entrambi da lui col nome di flexicauda. La provenienza era notata di Ficarazzi (post- pliocene); io però credo provengano quasi di sicuro da Altavilla (pliocene). La IRE data; la columella non solida. Per molti caratteri somiglia al flexicauda BronN. non ha però le coste meno numerose e più prominenti come nella varietà descritta da Brocchi e per la quale Bronn propose tal nome. Loc. Altavilla (plioc.) F.° flericauda Bronn (= Brocchi plicatus var. p. 410). Questa varietà di Brocehi, per cui Bronn propone una nuova specie, mi pare sia stata travisata da tutti gli autori. Essa è così definita: « ‘var. costis elatioribus remotis, striis tran- sversis varioribus » i quali caratteri non si attagliano affatto alle forme riferitele dai varii autori. Io non ho trovato an- cora alcuna varietà del M. plicatus, cui tale definizione possa convenire, e temo debba esser destinato a scomparire dalla scienza il nome di flexicauda. F.: sdilcus De GREG. Bucciniforme, differisce dalla F.* carimus De GREG. per esser la conchiglia più spessa e per esser munita anteriormente di un cercine prodotto dalla estremità delle varici come accade in talune forme del trun- culus. L'apertura è ovata e stretta, il canale anteriore angusto. Differisce poco dalla Pollia turrita in Bell. (I Moll. t. 12, f. 3), è però più spessa un po' più turgida, ha l’apertura un po’ più angusta, il labbro esterno incrassato, interna- mente costato, il cercine anteriore più sviluppato. Loc. Altavilla (pliocene). F.a astecus De GREG. (Bellardi I Moll. t. 12. f. 3 Pollia turrita Bors.) L’illustre autore rivendica la priorità di Bor- son e vi riferisce il flexicauda. Ho da osservare: 1.° che la fisura e la descrizione di Borson (Orit. Piem. p. 310,629 f. 9) non sì addicono al suo esemplare e più si assomigliano a quello di D'Ancona (flexicauda D'Ancona Mal. plioc. t. 4, f. 2) e di M. Hérnes (Moll, Wien t, 25, f, 8), i quali però bic i era ari dl RE AI i da — 283 — entrambi ne sono alquanto dissimili; 2.° che il flericauda BRONN tipo somiglia al turri/us in Bell., però questo ha le coste dei primi giri come quelle del plicatus e le coste del- l’ultimo giro quasi obliterate e variciformi, mentre nel fle- xicauda le coste sono più rare e più prominenti che nel plicatus. Il M. turritus Bors. parmi che più che a ogni altro somigli al Chrysodomus costulatus BeLL. (I Moll. t. XI, f. 17) il quale forse è una sua varietà. F.* pirlus De GrEG. (Pollia fusulus Brocc. in Bell. I Moll. t. 12, f. 4 e Murex fusulus in D'Ancona Mal. pl. t. 4, f. 9). Il tipo fusulus Broccni ha le coste più numerose e più tenui. Loc. Altavilla (pliocene). La F.° baccatus Bet. (I Moll. tert. t. 12, f. 5). Esemplari identici. Loc. Altavilla (plioc.) F.* adigus De GrEG. Differisce dalla F.* baccatus Bell. per l’angolo spirale un po’ maggiore, i funicoli spirali più rari e marcati; è un po’ più piccola in dimensione. Rassem- bra in piccolo alla ansus De Greg. Loc. Altavilla (pliocene). F° eracatus BELL. Esemplari similissimi al tipo di Bel- Ione Moll. t. 12, f. 6). Loc. Altavilla (pliocene). Murex perentus De GREG. (D'Ancona Mal. Plioc. t. 4, f. 2, M.flexicauda Bronn). Rimando il lettore a ciò che ho detto di sopra intorno alla F.* flexicauda e alla turrita. La forma figurata e descritta da D'Ancona parmi rappre- senti una nuova specie. Loc, Cirnuta presso Ciminna (plioc.) — 284 — F.: agapus De GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 25, f. 8, flexicauda Bronn). Anche questa è una forma distinta vi- cina alla perentus. F.* exiguus Duy. (Dujardin Foss. Turaine t. 19, f.2 —. Grateloup Adour t. 30, f. 33 — D'Ancona Mal. pl. t. 5, f. 4 — Bellardi I Moll. t. 12, f. 30). Io credo la si possa anche considerare quale varietà della F.° D'Orbignyi PaxR. Io possiedo infatti esemplari fossili della Turenna proprio identici ad altri viventi nel Mediterraneo. Somigliano molto alla figura di D'Ancona, però hanno le coste un po’ più numerose. i Loc. Turenna (mioc. Francia). F.° umbilicatus Barr. (Bellardi I Moll. tert. t. 12, È. 7). F.° affinis Ber. (Idem t. 12, f. 8) | F.° intercisus MicH-TTI (Idem t. 12, f. 9). F.° subspinosus BeLu. (Idem t. 12, f. 10). Pollia Mayeri Bau. aff. (Bell. I Moll. t. 12, f. 22).I nostri esemplari ne differiscono pei funicoli più lineari. Loc. Castellarquato. Murex mirgus De GREG. Somigliantissima alla P. puo ; B silla BeLL. (Bellardi I Moll. t. 12, f. 30) da cui differisce per il labbro interno liscio, il canale anteriore più stretto, i denti del labbro esterno più radi (circa 4) e più grossi, i funicoli spirali più marcati (circa 4 nell'ultimo giro), gli anfratti presso la sutura posteriore subangolati. Loc. Rometta (miocene), Ficarazzi (postpliocene). Murex amitus De GREG. Elegantissima forma somiglian- . tissima alla P. pusilla Breil. (I Moll. t. 12, f. 30) ne diffe- Di Ù n n ; 4 So ht Dai ii tit di PERE RA LI MARI ARAN AI CE ca A dl Di ,’ AS di tà A A Pe 4 i — 285 — risce solo per le coste più tenui e più numerose, i fumicoli più radi, regolari, lamellari. Maggiormente somiglia alla stessa pusilla in D'Anc. (Mal. pl. t. 5, f. 4 Murex eriguus . non Duj.). E infine pure somigliantissima al Murex ruto- gus Dn Grro. (= distinctus Horn. non Jan.); se ne distin- gue, però per le coste più tenui e più numerose. Murex D'Orbignyi PAYR. (Payradeau Moll. Corse p. 159, t. 8, f. 4-6 Buccinum — Weinkauff Conch. Mitt. p. 114 — iBoucq. Dautz. Doll. Moll. Rouss. p. 26, t. 3, f. 4-0 = Pur- pura silus ApaMs 1757 — Mitrella marminea Risso 1826 — Turbinella craticulata Costa — Cancellaria D' Orbignyi BLAINV. — Pisania nodulosa Biv.) Il nome di Payradeau e di Risso furon proposti nello stesso anno, però credo che quello del primo abbia la precedenza perchè nella biblio- grafia a p. 14 non cita il lavoro di Risso. La priorità spet- terebbe al nome di Adanson ma generalmente i nomi di que- sto autore non sono riconosciuti come veri nomi specifici. Sebbene è questa una specie abbastanza differenziata non vi ha dubbio che non rappresenta che un ramo del gruppo da noi studiato. Il suo posto naturale sarebbe presso alla F.* cosmolus De GREG. Ne possiedo 3 varietà di seguito notate. Loc. E piuttosto comune nelle nostre spiaggie ma non dappertutto, abbonda principalmente lungo la spiaggia che si distende dalla Bandita al Porticello (presso Palermo) ove si raccoglie in grandi esemplari. Ne possiedo pure parecchi di Barberia della zona delle spugne. Var. tiritus De GrEG. Angolo spirale maggiore del tipo D'Orbignyi, del quale è una varietà. Loc. Idem. Var. pirimus De GREG. Angolo spirale minore della D Orbignyi tipo. Loc. Idem. LE Doge Var. carisus De GrEG. Varietà della D’Orbigny con l'ul- tima metà dell'ultimo giro priva di coste. Loc. Idem. F.* afemus Da GREG. È una forma o varietà della D'Or- | bignyi un po’ più solida e fusiforme, col labbro esterno in- crassato, interiormente non solcato ma munito di denti ab- bastanza grossi; col labbro interno anteriormente dentato; l'apertura angusta; i funiculi spirali più rari e. più marcati. Loc. Vivente nei mari di Palermo. Murex bicolor (CANTR.) Monter. (1833 Cantraine Ball. Bruxel. p. 19 fide Monter. — 1843 Buccinum leucozoma PHI- LIPPI Zeitschrift. Mal. p. 111 = Fusus fasciolarioides? FoR- BES, HMusus kRaramensis ForBes, Fusus pulchellus BRUSINA « non Lam. fide Weink.) Molto difficile è sceverare questa specie dagli esemplari giovani del P'usus syracusanus L'uni- ca differenza consiste nell'aver questo il canale anteriore appena più stretto e sporgente, e l’ estremità della spira “Di più mammillata. Siccome il nome di bicolor si sostiene pre- cipuamente per l'autorità di Monterosato propongo di unire le due iniziali. Questa specie è appena distinta dalla F.a adi gus De GREG. e la sua posizione naturale è certo vicino a questa. Se ne distingue solo per avere un angolo spirale un po’ più stretto, una dimensione minore e per esser meno | spessa. 400, PSE Loc. Vivente nel Mediterraneo, si raccoglie nelle nostre 1 spiaggie specialmente a Carini, è però abbastanza rara. si Zona delle spugne (Barberia). 1° - Murex Spadae Liz. (1859 Libassi Conck. foss. p. 32, ; t. 1, f. 26 Pleurotoma Spadae). Questa specie è molto ben descritta e figurata dal Libassi, solo ebbe egli torto a ri- ferirla al gen. Pleurotoma, ma non mi resta dubbio di sorta. intorno all’equivoco in cui incorse. Essa appartiene al tipo n De a È -- 287 — della pusilla Brun., mirgus De GrEG. e anita De GrEo. Non differisce da quest'ultima, che quasi esclusivamente per l’angolazione posteriore dei giri. Un esemplare, che pre- sentai al mio egregio amico Monterosato mi fu da lui de- terminato come Murex (ocinebra) Cyclopus BENOIT. Loc. Vivente nei nostri mari, però rara. Il Murex tenellus MAYER (Journ. Conch. V. 17, p. 82, t. 3, £. 5). Mi pare molto interessante perchè unisce il tipo plicatus Brocc. al distinctus JAN due tipi abbastanza sepa- ‘rati, si avvicina però maggiormente a quest'ultimo. Il M. tiphoides MAYER (loc. cit. p. 83, t. 3, f. 6) parmi però una ‘ varietà del distinctus. Il Murex tenellus BeNoIT var. (Etud. Muricinae p. 165, t. 9, f. 5, 6) mi pare non corrisponda al tenellus Mayer ma al tiphoides, e quin@fi al distipctus Var. Murex Meneghinii (MicH.) BeLL. (Bellardi I Moll. Piem. e Lig. p. 130, t. 12, f. 25). Siccome questa specie si cono- sce sì può dire esclusivamente per la descrizione e figura datane da Bellardi, propongo di unire le due iniziali per designarla. Pare una specie abbastanza differenziata. Loc. Ne possiedo parecchi esemplari di Mérignac, (Lan- ghiano inf. France) avuti dal mio amico M. Cossmann, i quali vi corrispondono, sono però abbastanza più piccoli in dimensione. Algrus enterus De Greg. E molto simile al Buccinum undosum L., specialmente alla figura di Lister t. 938, f. 83, però l’ultimo giro nei “4 della ultima parte è ornato di coste molto grosse, brevi, obsolete rotondate, immediatamente dietro alle quali l'an- fratto ha una specie di strangolamento. È una conchiglia spessa, abbastanza elegante, ornata di funicoli spirali; con- Serva ancora traccie dell’antico colorito: il fondo è gialla- alla cOMediane Tiberi, esso portava. la vaga Fusus corneus di Napoli e Corsica. J. GWYN JEFFREYS Una grave perdita ha fatto la Malacologia nello scorcio del passato Gennaio. Il sabato 24 morìgim provvisamente in Londra il distintissimo GwyNn JEFFREYS in età di 76 anni, essendo forse il più vecchio zoologo inglese dopo Sir Ric- cardo Owen. Nato in Swansea da una delle più antiche fa- miglie del paese di Galles sin a venti anni fa seguì la car- riera legale, quando risolvette rinunziare ai vistosi lucri della sua professione per darsi interamente al prediletto studio della malacologia, cui sin da giovanetto si era dedi- cato occupando gli ozi delle vacanze nel raccogliere con- chiglie nel littorale di Swansea, e a diciannove anni di sua età contribuì alle transazioni, della Società linneana un la- voro su un gruppo di molluschi, il che gli valse l’ammis- sione in quella illustre Società a soli venti anni. Esso fu fra i primi ad adoperare la draga per conoscere quelle forme, che vivono in fondo al mare, e a tale scopo acquistò un yacht per proseguire a bell’agio le ricerche. Insieme al Prof. Charpentier ea Sir Wyville Thomson prese parte alle prime crociere scientifiche del Porcupine della R. Marina Inglese nell'Atlantico Nord, e fu fortuito impedimento che Bull. della Soc. Mal. It. Vol. X. 19 — 290 — gli tolse il partecipare alla commissione scientifica del me- morabile viaggio del Challenger. A dirigere le ricerche scientifiche montò sul Valorous quando questa nave ebbe da accompagnare sin allo stretto di Davis la spedizione Ar- tica dell’ Alerte e della Discovery. Dotato di grandissima attività visitò tutte le principali collezioni di conchiglie, per cui spesso lo vedemmo nella nostra Italia, e mantenne cor- rispondenza con tutti i conchiologi e i naturalisti inglesi e stranieri, riunendo materiali e istituendo. confronti, che gli servirono per le molte pubblicazioni e memorie edite sul- l'argomento. Fra queste certamente primeggia la Britisch Conchology, opera in cinque volumi interessantissima spe- cialmente per la cognizione profonda dell'autore su i fos- sili del terziario e la relazione di questi con i presenti tipi di mare profondo. Il Jeffreys fu membro dell’ Associazione Britannica per l'avanzamento -delle scienze, presiedendone la sezione biologica nel 1877, ed essendone uno dei vice- presidenti a Swansea nel 1880: appartenne alla Società Lin- neana, alla Società Geologica, e qual socio onorario a molte Società e Accademie straniere. Assiduo promotore di ricer- che biologiche fu uno dei fondatori dell’ Associazione Bio- logica marina della Gran Bretagna. Fu legato con vincoli di amicizia agli uomini di scienza più eminenti dell’Inghil- terra, dell'Europa e dell’ America. Seguì sempre con amore gli studi malacologi in Italia e fu largo a tutti di consi- glio e d'aiuto: socio nostro fino dal nascere della Società, noi oggi deploriamo tanto più amaramente la sua per- dita, inquantochè essa ci priva coll’illustre scienziato del provvido amico sempre pronto a benevolmente incoraggiare i nostri studi. de : % “ È | 4 Li XILENCO DEI SOCI DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA per l’anno 1885 rev Adami Cav. Giov. Battista, Maggiore 3.° Alpini, Verona. Allery di Monterosato March. Tommaso, Via Canelle 17, Palermo. Aragona Dott. Luciano, Robecco d' Oglio. Bagatti Dott. Odoardo, Parma. Bellardi Cav. Luigi, R. Università di Torino. Boccaceini Prof. Corrado, R. Liceo, Cuneo. Burlamacchi Stanislao, Lucca. Borneman Dott. L. G. (junior), (Sassonia Weimar) Wart- burgschaussie 4, Eisenach. Cafici Bar. Corrado, (Sicilia) Vizzini. Caifassi Bartolommeo, Pisa. - Cantamessa Avv. Filippo, Via Cernaia 38, Torino. Caramagna Cav. Giovanni, Capitano di Fregata, Palazzo Cappello S. Giovanni Laterano 6394, Venezia. Carruccio Cav. Prof. Antonio, Università, Roma. Castelli Cav. Dott. Federigo, S. Michele fuori porta Marem- mana, Livorno. Chigi-Zondadari March. Buonaventura, Deputato al Parla- mento, Siena. Ciofalo Saverio, Termini Imerese. Costa Cav. Prof. Achille, S. Antonio alla Vicaria 5, Napoli. De Betta Comm. Edoardo, Verona. De Gregorio Brunaccini March. Antonio, Molo, Palermo, — 292 — Del Prete Dott. Raimondo, Viareggio. De Stefani Avv. Carlo, Firenze. Doderlein Cav. Prof. Pietro, Università, Palermo. Fanzago Prof. Filippo, R. Università, Sassari. Foresti Dott. Lodovico, Bologna. Gentiluomo Dott. Camillo, Pisa. Guiscardi Cav. Prof. Guglielmo, R. Università, Napoli. Issel Cav. Prof. Arturo, R. Università, Genova. Jago I. G., Via dei Preti fuori porta a Mare, Livorno. Mascarini Prof. Alessandro, Ascoli Piceno. Meli Prof. Romolo, Gabinetto di Geologia, Università, Roma. Mella Conte Carlo, Via del Duomo 17, Vercelli. Meneghini Comm. Prof. Giuseppe, R. Università, Pisa. Ninni Conte Alessandro, S. Lorenzo 8891, Venezia. Pantanelli Prof. Dante, R. Università, Modena. Paulucci March. Marianna, (Firenze) Novoli. Piatti Prof. Angelo, Desenzano sul Lago. Pini Dott. Napoleone, Via del Crocifisso 6, Milano. Platania Platania Gaetano, Acireale. Prada Prof. Teodoro, Direttore del Museo Civico di Storia. Naturale, Pavia. Ricchiardi Cav. Prof. Sebastiano, R. Università, Pisa. i Sanguinetti Dott. P. Achille, S. Potito 37, Napoli. Scander De Levi Barone Comm. Adolfo, Firenze. Seguenza Cav. Prof. Giuseppe, R. Università, Mes Simonelli Dott. Vittorio, Università, Pisa. Statuti Cav. Ing. Augusto, Via dell'Anima 17, Roma. Strobel Cav. Prof. Pellegrino, R. Università, Parma. Terracciano Cav. Niccola, Caserta. Tommasi Cav. Anselmo, (Mantova) Castelgoffredo. Uzielli Dott. Vittorio, Via Vittorio Emanuele 32, Livorno. BIBLIOTECA DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 1. 1873 2. 1875 3. 1876 4. 882 5 or? 6. 2 Wo 18/0 Libri ricevuti in dono ALII A ” ADAMI. Catalogo dei Molluschi terrestri e fluviatili della pro- vincia di Catanzaro in Calabria. Op. di pag. 19. (Estratto). —— Molluschi raccolti in Val di Caffaro. Op. di pag. 6. (Estratto). ——. Molluschi terr. e fluv. viventi nella Valle dell Oglio in prov. di Brescia e Bergamo. Op. di pag. 95, con t. l. (Estratto). AVANZI, R. Le nostre pianure ed il lago. Op. di pag. 29. (Estratto). AMTLICHER BERICHT der 50 Versammlung Deutscher Na - turforscher und aerzte in Munchen vom 17 bis 22 Sept. Vol. di pag. 264. Bb BELLARDI, A. Nove Pleurotomiidarum Pedemontii et Ligurie fossilium dispositionis, Prodromus. Op. di pag. 9. BELLARDI, L. Monografia delle Nuculidi trovate fin ora nei terreni terziari del Piemonte e della Liguria. Op. di pag. 32, con tav. 1. 8. 1873-77 BELLARDI, L. I Molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria. 2 Vol. gr. con tavole. II 9. 1857-62 BENOIT, L. Illustrazione sistem. crit. iconogr. dei Testacei 10. :HIE 12. 13. 18. 6} 1875 1879 1864 1862 1873 1870 1872 1874 1875 1876 1878 1880 1878 estramarini della Sicilia Ulteriore e delle isole circostanti. 4 Fascicoli gr. di compl. pag. 248, con tav. VIIL —— Catalogo delle Conchiglie terrestri e fluv. della Stesia e delle isole circostanti. da Op. di pag. 35. (Estratto). BOSNIASKI, S. Cenni sopra l'ordinamento cronologico e la natura degli strati /erziarzi superiori nei monti Livornesi. Op. di pag. 14. (Estratto). BOURGUIGNAT. Mollusques nouveaux litigieux ou peu eon- nus 4,me fascicule p. 859-130 — tav. XII-XIX. (Opera incompleta). BRUGNONE. Memoria sopra alcuni Pleurotomi fossili dei dintorni di Palermo. Op. gr. di pag. 41 con tav. I. BRUGNONE. Miscellanea Malachologica. Pars prima. Op. di pag. 13 con t. 1. (Comh. viv. marine). BRUSINA, S. Ipsa Chiereghini Conchylia. Vol. di pag. 280. (II.° della Bibliot. Malacol.) —— Secondo saggio dalla Malacologia Adriatica. pag. 13. (Estratto). —— Fossile Binnen-mollusken aus Dalmatien, Kroatien und Slavonien. Nolgd1t pa: MSA AE —— Cenno sugli Stud? naturali in Dalmazia. Op. di pag. 32. (Estratto). —— Aggiunte alla Monografia delle Campylaca della Dal- mazia e Croazia. : Op. di pag. 9. (Estratto dal Bull. della Soc. Mal. Ital.) —— Molluscorum fossilium sp. nov. et emend. in Tellure Tertiaria Dalmati, Croatie et Slavonie invente. Op. di pagine 9. (Estr. dal Journal! di Conchyliologie 1878). (Doppio). Cc CAFICI, I. La formazione gessosa del Vizzinese e del Lico- diano. (prov. di Catania). Op. di pag. 20. (Estratto). CIOFALO, S. Alcune osservazioni sul Miocene di Ciminna. Op. di pag. 7. (Estratto). 26 1881 COCCONI, G. Aggiunta alla enumerazione sistematica dei Mol- luschi miocenici e pliocenici delle prov. di Parma e Piacenza, Op. gr. di pag. 40, con t. 1. 1874 COGELS, P. Observations Géologiques et Palcontologiques sur les différents dépots rencontrés & Anvers, Op. di pag. 28. (Estratto). 1859 COLBEAU, J. Matériaux pour la Faune Malacolagique de Belgique. I Liste des Moll. terr. et fluviat. Op. di pag. 12, con tav. II . 1863-65 —— Excursions et découvertes malacologiques faites en quel- ques localites de la Belgique. Vol. di pag. 100, con tav. 1. (Estratto). 1863-65 —— Description d'une espece fossile de la famille des Vermets. Op. di pag. 7 con t. 1. (Estratto). .1866-67 —— Rapport sur les Coquilles du dépot tufacé de Marche les Dames. Op. di pag. 6. (Estratto). #, 29. 1866-67 —— Observations sur les époques d' Ribernation et d' accou- 30. dl. SR. 39. 30. plement de quelques Mollusques terrestres en Belgique. Op. di pag. 11. (Estratto). 1867 —— Excursion malacologique a Vielsalm (Séance du 7 juillet 1867 de la Soc. Malacol. de Belgique). Op. di pag. 13. (Estratto). 1868 —— Liste générale des Mollusques vivants de la Belgique. Op. di pag. 31, tav. 3. (Estratto). 1873 —— Liste des Mollusques terr. et fluv. observés pendant l' ex- curs. de la Soc. Malacol. è Couvin. Op. di pag. 7. (Estratto). 1872 COPPI, F. Studii di Paleontologia iconografica del Modenese. Parte I. I Petrefatti. Fasc. gr. di pag. 41, con tre tavole. 1876 —— Frammenti di Paleontologia Modenese. Op. di pag. 22. (Estratto). 1877 —— Nota sul Calcare a Lucina pomum, Dod. Op. di pag. 5. (Estratto). D 1875 DEL PRETE. Nota di alcune Conchiglie raccolte nei comunì di Viareggio, Massarosa e Camajore. Pag. 7. (Estratto). IV 37. 1874 DE STEFANI. Fossil pliocenici dei dintorni di S. Miniato (in Toscana) Molluschi bivalvi ed univalvi. Op. di pag. 86. 38. 1874 —— Di alcune Conchiglie terrestri fossili nella Terra Rossa dalla pietra calcarea di Agnano nel monte Pisano. "Op. di pag. 5. (Estratto). 99. ?® ——. Natura geologica delle colline della Val di Nievole e delle Valli di Lucca e di Bientina. Op. di pag. 6. (Estratto). 40. ? ——. I terreni subapennini dei dintorni di San Miniato al Tedesco. Osservazioni. Op. di pag. 19. 4l. ? DUPONT, E. Sur l'origine des Calcaires Devoniens de la Belgique. Op. di pag. 17. 42. 1872 —— Sur une revendication de priorité introduite devant l’ Acad. par M. G. Dewalque, è propos de ma note sur l'origine des Calcaires Devoniens de la Belgique. Due Opuscoli riuniti, che il 1.° di M.r Dewalque. Com- ples. pag. 18. 43. 1883 DUPONT, E. Terrain Devonien de 1° Entre-Sambre-et-Meuse Les iles coralliennes de Roly et de Philippeville. Op. di pag. 72, con 2 tav. E 44. 1878 FANZAGO. Prelezione al corso di Zoologia, Anatomia e Fi siologia comparate letta nell’ aula Accademica della Regia Università di Sassari, il 30 novembre 1378. Op. di pag. 28. 45. 1876 FEDRIZZI, G. Sopra due nuove specie di Geofili. Nota. Op. di pag. 3. 46. 1876 —— Sopra alcune specie nuove o poco note di Mirzapodi Italiani. Opusc. di pag. 21. (Estratto). 47. 1868-74 FORESTI, L. Catalogo dei Molluschi fossili pliocenici delle Colline Bolognesi. 2 Fasc. grandi, ‘il 1.° di pag. 99, con tav. 2; ilN2ANdi pag. 88, con tav. 1. (Estratto). 48. 1880 —— Dell’Ostrea cochlear, Poli e di alcune sue varietà. Op. gr. di pag. 11, con l Tav. (Estratto). 49, 60. 61. 02. 1877 1856 1862 1864 1866 1869 1870 1872 1872 1873 1873 1874 Gr GRANATA GRILLO, Description de quelques espéces nouvelles on peu connues. (Moll. marins). Op. di pag. 15. GUISCARDI, G. Gargania. Nuovo genere di Molluschi (marini). Op. gr. di pag. 3. —— Sur le Sphaerulites Tenoreana. Op. di pag. 3. (Estratto). —— Studii sulla famiglia delle Rudiste. Op. gr. di pag. 8, con tav. 2. (Estratto). I ISSEL, A. Dei Molluschi raccolti nella prov. di Pisa. Op. gr. di pag. 36. (Estratto). —— Malocologia del Mar Rosso. Vol. 1, pag. 387 e tav. 5. —— Elenco di Conchiglie terrestri e d' acqua dolce dell’ Um- bria, raccolte dal prof. Bellucci. Op. di pag. 6. (Estratto dal Bull. Malacol. Italiano 1870). —— Il Corallo. Op. di pag. 11, con tav. 1, col. (Estratto). —— Appendice al catalogo dei Molluschi di Pisa. Op. di pag. 21. (Estratto). —— Iconografia di alcune Conchiglie raccolte nel Golfo di Suez e sulle spiagge emerse del Mar Rosso. Tav. 3 con spiegazione. (Estratto). —— Di alcuni Molluschi raccolti nell’ isola di Sardegna dal dott. Gestro. Op. di pag. 7. (Estratto). —— Cenni intorno al modo di esplorare utilmente le caverne ossifere della Liguria. Op. di pag. 15. —— Molluschi Borneensi. Illustrazione delle specie terrestri _ e d’acqua dolce raccolte nell'isola di Borneo dai signori G. Doria e O. Beccari. Op. di pag. 127, con 4 tav. (Estratto). —— Delle Limnee ornate di fascie e delle Anodonte perli- fere trovate nel Lago d’ Alice in Piemonte. Op. di pag. 3. (Estr. dal Bull. della Soc. Malacol. 1876). 63. 64. 67. 68. 69. 70. male VI 1878 1874. 1881 1875 1881 1874 1877 1878 1875 ISSEL, A. Crociera del Violante comand. dal Cap. Armat. E. D' Albertis durante l’anno 1876. Testacei. Op. di pag. 48. (Estratto). 159 KORBER, G. W. Fest-Gruss. Der Schlesischen Gesellschaft fur Vaterlandische cultur. Op. di pag. 15. LL LAWLEY, R. Studi comparativi sui Pesci fossili coi viventi dei generi Carcharodon, Oxyrhina e Galeocerdo. Vol. gr. con tavole. (Esemplare doppio). —— Nota di Conchiglie fossili di Val Lebiaia. Op. di pag. 3. (Estratto). LESSONA, M. Sugli Aréon del Piemonte. Op. di pag. 11, con una tav. color. (Estratto). LESSONA, M. e TAPPARONE CANEFRI. Nota sulla Macro- cheira Kaempferi, Sieb. e sopra una nuova sp. del gen. Dichelapsis. Op. di pag. 12, con tav. 1. (Estratto). M MANZONI, A. Una proposta di Ostreocultura. Opus. di pag. 4. (Estratto). MENEGHINI, G. Commemorazione scientifica del Conte Ales- sandro Spada Lavini. Op. di pag. 16. MILLER, S. A. The American Palaeozoie fossils. A Catalogue of the Genera and species. Vol. rileg. di pag. 353. —— And. DYER, C. B. Contributions ta Paloeontology. From. the journ. of Cincinnati Soc. of Nat. Hist. 1878. Op. di pag. 16, con t. 2. j MONTEROSATO. Note intorno ad alcuni articoli di Conchio- logia Mediterranea pubblicati nel Jahrbiicher der Deuts- chen Malakozoologische Gesellschaft dal sig. K. C. Wedx- hauff e dal Dott. Kobelt. Op. di pag. 6. (Estratto). 74. 76. vr Mo. 19. 80. 81. 83. S4. 1880 1875 1866 1878 1880 1876 1875 1888 1874 1878 1875 1876 VII IN NOVAK, O. Studien en Mipostomen bihmischer Trilobiten. Op. di pag. 8. (Estratto). (2 Esemplari). i Sg PANTANELLI, D. R. Accademia dei Fisiocritici, Direzione del Museo di mineralogia e geologia; rapporto annuale 1875. Op. gr. di pag. ll. PAULUCCI, M. Description d’ un Murex fossile du terrain Tertiaire Subapennin de la Vallée de l’ Elsa (Toscane). Op. di pag. 6, con tav. 2. (Estratto). (2 esemplari). —— Matériaux pour servir à l’ etude de la Faune Malaco- logique terrestre et fluviatile de 1’ Italie et de ses iles. Op. gr. di pag. 54. —— Molluschi fluviatili italiani W@Niati come saggio alla Esposizione internazionale della Pesca in Berlino. Op. di pag. 21. (Estratto). PERUZZI, G. Descrizione di alcune Z2it7 della lignite del Casino. Op. di pag. 15. (Estratto). PINI, N. Descrizione di una nuova forma di Clausiza. Op. di pag. 2. (Estratto). PAETEL, FR. Catalog der Conchylien Sammlung. Vol. di pag 272. R RIGACCI. Catalogo delle Conchiglie componenti la collezione Rigacci. Parte 1.* Conchiglie viventi. Fasc. gr. di pag. 143. Ss SARS, G. 0. Mollusca regionis Artic@ Norvegie. Vol. di pag. 466, e 52 tav. SEGUENZA, G. Studi Paleontologici sulla Fauna Malacologica dei sedimenti pliocenici depositatisi a grandi profondità. Op. di pag. 26. (Estratto). —— Di alcuni Molluschi del mare di Messina. Op. di pag. 4. (Estratto). 80. 87. 88. 89. 90. GIL 93. 94. 96. 97. 1875 1875 1876 1874 1875 STABILE, G. Dei Z'ossil/ del terreno Triassico nei dintorni del lago di Lugano. Op. di pag. 12. (Estratto). —— Prospetto sistematico-statistico dei Molluschi terrestri e fluviatili viventi nel territorio di Lugano (Svizzera italiana). ‘Op. di pag. 67. —— Fossiles des environs du lac de Lugano. Op. di pag. 32. i —— Mollusques terrestres vivants du Piémonte. Vol. di pag. 141, con t. 2. STEENSTRUP, J. Hemisepius, en ny Slegt al Sepia-Bloeks- prutternes Familie. Avec un Résumé en francais. Op. gr. di pag. 24, con tav. 2. (Estratto). STROBEL, P. Intorno alle Helix cingulata Studer e {rigida Jan. var. Hermesiana Pini. Osservazioni e rettifiche. Op. di pag. 6. (Estr. dagli atti del. Soc. Ital. di Sc. Nat. di Milano, vol. XVII, fase. IV). —— (Contiene pure le controsservazioni alle osservazioni | critiche del signor Pins). ——. Saggio sui rapporti esistenti fra la natura del suolo e la distribuzione dei Molluschi terrestri e d’ acqua dolce. Op. di pag. 26. (Estratto dagli Atti d. Soc. di Sc. Nat. \VolEb®IDesfase )i dè TAPPARONE CANEFRI. Intorno ad una nuova specie di Nephros, generi di Crostacei decapodi Macruri. Op. gr. di pag. 7, con l tav. (Estratto). ——. Contribuzione per una Fauna Malacologica delle isole Papuane. Op. di pag. 21. (Estratto). —t— Viaggio dei Signori Antinori, Beccari e Issel nel Mar Rosso, nel territorto dei Bogos e regioni circostanti negli anni 1870-71. Studio monografico sopra i Muricidi del Mar Rosso. Opusc. di pag. 76, tav. 1. (Estratto). —— Contribuzione per una Y. Malacologica delle isole Pa- puane. Parte 2.8 Op. di p. 6. (Estratto). 98. 99, 100. 101. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 1875 1871 1860 1863 1863 IX TOMMASI, A, Catalogo dei Mo//uschi terrestri e fluviatili vi- venti nel territorio di Castelgoffredo e dintorni. Op. di pag. 18. (Estratto). TRINCHESE, S. Struttura del sistema nervoso dei Molluschi Gasteropodi. (Vol. MII, della Biblioteca Malacologica). Pag. 76, tav. 5. n 4 VILLA. Catalogo dei Molluschi della Lombardia. Op. di pag. 11. (Estratto). —— Sulla distribuzione Oro-geografica dei Mo//uschi terre- stri nella Lombardia. Op. di pag. 15. (Estratto). —— Notizie intorno al genere Melania. Memoria Malacologica. Op. di pag. 10. (Estratto). —— Intorno a tre opere di Micologia del sig. Enrico Droutt di Troyes. Op. di pag. 19. (Estratto). —— Gli Inocerami o Catilli della Brianza. Foglio gr. (Estratto) con figure. —— Sull’origine delle Perle e sulla possibilità di produrle artificialmente. Op. di pag. 19. (Estratto). —— Relazione ed osservazioni sulla Monografia degli Unii della Francia. Op. di pag. 16. —— Sulle Conchiglie terrestri e fluviali raccolte dal profes- sore Bellardiî nell’ Oriente e su quelle raccolte dal profes- ‘sore Roth in Palestina, illustrate dal professore Mowsson. Memorie 2, pag. 8. —— Della annessione dei Mo//uschi di Savoia e Nizza alla Fauna Francese. Op. di pag. 13. (Estratto). —— Gite Malacologiche e Geologiche nella Brianza e nei dintorni di Lecco e particolarmente alla nuova miniera di piombo argentifero nella Valsassina. Op. di pag. 12. (Estratto). —— Roccie e fossili Cretacei della Brianza, spediti alle Espo- sizioni di Firenze e di Londra. Lettera al Sac. P. Bussoni. Op. di pag. 8. (Estratto). 113. 114. 118. 1880 VILLA. Clausilia Isseli Sp. n. Op. di pag. 4. (Estratto). , —— Clausilia De-Cattanice. Nuova sp. di Conchiglia Dal- matina. Fogl. di pag. 2. (Estratto). —— Specie e varietà di Molluschi della Lombardia. Catalogo sinonimico. Op. di pag. 18. (Estratto). W. WEINKAUFF. Ueber eine Kritische Gruppe des Genus Plew- rotoma Lam. sensu stricto. Op. di pag. 8, con tav. 1. (Estratto). ——. Beitrige zur Classificatione der Pleurotomen. Op. di pag. 10. (Estratto). —— Catalog der Arten des Genus Pleurotoma S. St. Op. di pag. 13. (Estratto). (Esempl. duplicato). —— Catalog der Gattung Oliva Bruguiére. Catalog der Gattung Olivella Swainson. 2 Op. riuniti, di compl. pag. 23. (Estratto). —— Catalog der Arten der Gattung Marginella Lam. Op. di pag. 25. (Estratto). Più tre Cataloghi di Librai, cioè: HOEPLI. N.° 20 Milano. BANER et RASPE. Nirnberg. HAYEZ. Bruxelles. Più 2 Carte GEOLOGICHE, Novoli, 29 gennaio 1883. M. PauLucci. Pubblicazioni ricevute in cambio Bollettino del R. Comifato Geologico Ifaliano. Roma, Tipogr. Barbèra® Volumi Anni WI 1875 Completo. VALE 1876 Completo. VIII 1877 Fasc. 1-8, 11, 12. Manca il fase. 9, 10. IX. ligne", 2,010. Mancano i fasc. 3, 4, e ll, 12. X. 879 0 1,2, 0-12. Manca il fase. 3, 4. XI. 1880 Completo. XII. 1881 Fasc. 1-8. Mancano i fasc. 9, 10, e 11, 12. XII. lessicali 3 4 9010; 1), 12. Mancano. 1 fase. 12; b, 0, 6/58. IV. 1883 Completo. Bullettino del Vulcanismo Fialiano. Roma, Tip. della Pace. NOT. 1880 Fasc. 1, 2. Atti della Socicià Toscana di Scienze Naturali. Pisa, Tipogr. Nistri. JE 1876 Fasc. 3. V. MSN 2 XII Bollettino del Club Alpino IHaliano. Torino. XII. 1878 N° 34 (2° Trimestre), 2 Copie. Rullettino dellu Soc. Veneto-Trenlina di Sc. Naturali. Padova, Stab. di P. Prosperini. I. 1879-81 Completo. II 1882-83 Completo. Att della Soc. Veneto-T'rentina di Scienze Naturali. Residente in Padova. I, 1872 Giugno fase. l. Agosto f. 2. « 1873 Marzo fasc. 3. JI 1873 Luglio fasc. 1. Dicemb. f. 2. Il. 1874 Dicembre fasc. 1. « 1875? Aprile fasc. 2. N. B. La paginatura di questo N.° 2, fa seguito con quella del N°], Dicem. 1874; ma il fase. 2 è intestato come dell’anno 1876. « 1875 Ottobre. VE 1876 Fasc. 1. « VT ze x VI. TS7S, Oi « ISO AM: (Con 7 tavole litografate). VII. IISSOREZRIE « TEST: VII. 1882 « .I. (duplicato). . (Con 7 tavole litografate). Bollettino della Società Adriatica di Sc. Naturali. in Trieste. III. 1878 N. 3. ING MINA « 1879 N° 2 VE CER NETTI « 1880 N.° 2. VI. 1881 N.° 1. (unico). VII. 1382 N.° 1. (unico). XIII Nunvo giornale Botunico Haliano diretto da TL. Canriet. Pisa, VIII. 1876 Gennaio N.° |. VII, «UG VAprilo» «2 « « : N.° 3 manca, il N.° 2 (Aprile) è doppio. « « Ottobre « 4. ID, 1877 Gennaio « 1. Journal de Conchyliologie publié sous la direction de H. Orosse ct P. Fischer. Completi gl’ anni 1876, 1877, 1878, 1879, 1880, 1881, 1832. In corso di pubblicazione l’anno 1883, 31.m° della collezione. =” Socielé dl’ FNistoirne Nattrelle de Toulouse. Toulouse, Impr. Bonnal et Gibrac. XIII. 1879 1.e° Fascicule, Contient un ouvrage de M. l’ Abbé Dupuy sur les Mollus- ques testacés terrestres et d’ eau douce qui vivent a la Preste, pag. 34. Bullettin de la Soc. Imp. des Naluralistes de Moscou. Moscou, Alex. Lang. 48. . 1874 N.es 2, 3, avee planches. Manca il N° 1. 49. 1875 Completo ? 50, 61. 1876 Completo ? D2, 1877 Completo. 3. 1878 Idem. od. 1879 Idem. DD: 1880 Idem. 56. LIST TNOR2, 4 Manca il N° 3. DI. ESS Mancano i Ni 3, 4. 1884 Table générale et systematique des matiéres contenues dans les premiers 56 Volumes (Années 1828-1881) du Bullet. de la Societé Imperiale des Naturalistes de Moscou, XIV Annales de la Societe Malaucologique de Belgique. Bruxelles, Impr. de I. Nys. I. 1863-65 Completo. Compr. pure i Bull. delle sedute. 106 1866-67 « « « « « « III. 1868 « Mr « « « « TIVE 1869 « « « « « « VE 1870 « « « « « VI. 1871 « « « « « VII. 1872 « « « « « « INADLT 1873 « « « « & CE IX. 1874 « « « « « « Da 1875 « CAIIE < « « « SU 1876 « Manca completamente. XII. 1877 « (2.* Ser. Tomo 2.) Compr. pure i Bull. delle sedute. XIII. 1878 « « « « « « XIV. 1879 « « « « « « XV. 1880 « Manca completamente. XVI. 1881 « (3.* Ser. Tomo 1.) Compr. pure i Bull. delle sedute. Procés-Verbaur des séances de lu Soc. Malacologique de Belgique. Bruxelles, Impr. de I. Nys. III. 1874 Incompleto. Manca il frontespizio; da p. 1-108 e da pag. 119-150. Vi è in duplicato da pag. 153-173. IV. 1875 Completo. Con un duplicato incompleto da pag. 15-46. VE 1876 Completo. INIL 1877. Completo. Con un duplicato incompleto da pag. 1-44 e da p. 89-94. VII. 1878 Completo. Con un duplicato incompleto da pag. 13-24, 57, 58, da 71-78. VII. 1879 Completo. Con il frontespizio da pag. 1-8 e una carta geologica in duplie. IDG 1880 Completo. De 1881 Incompleto. Manca il frontespizio e la pag. 1-52 e 165-166. XI. 1882 Completo. (È doppio). XV Annales de la Societe Géologique de Belgique. Liégo, Impr. H. Vaillat-Carmanne. Li 1874 Completo. Hi 1875 « III. 1875-76 « IV. 1877 « \ 1877-78 « VI. 1878-79 « VII. 1879-80 « VIII. 1880-81 « Oversig! over del Fongelige danslke Videnskabernes Selkabs NForhaundlinger og dels Medlenimers Arbeider. (Bulletin de l’ Académie R. Danoise des Sciences et des Lettres avec Resumés en Francais). 1865 Completo. 1866 « 1867 « 1868 « 1869 « 1870 « 1871. | Manca. Ù 1872 Fase. 2. Jaunar-juni. Incompleto. 1873 Manca. 1874 Fasc. 2, 3. Incompleto. 1875 Completo. 1876 « 1877 Fasc. 3. Incompleto. 1878 Fasc. 2. Incompleto. 1879 Fasc. l Incompleto. 1880 Fasc. 2, 3. Incompleto. 1881 Completo. 1882 « 1883 Fasc. l. Incompleto. Jalresberichi des Verceins fin Naturvissenschaft su Braunschweig. Altenburgh. 1879-80. 1880-81. XVI Tydschrift der Nederlandsche Dierl:undige Vereeniging. Rotterdam. II 1875 Completo. Lecciundfinfzigslter Fahres-Berichl der Schlesischen Ceselischaft fur vaterliindische Cullur. Breslau. 1875 Completo. Jalrbiicher der Deutschen Malakozool. Gesellschaft. Frankfurt a M. Joh. Alt. 1875 Completo. 1876 Fasc. 2,3. Mancano i fasc. 1 e 4. als 2: « € "IO 1878 Manca completamente. 1879 Completo. 1880 Fasc. 3, 4. Mancano i fasc. 1, 2. TESISRETo ZIA: « C"PUINEO: eo @ ds Manca il fasc. 3. Iseo ad 2a . Mancano i fasc. 3, 4. Nachrichtsblatt d. Deutschen Malal:o0:001. Gesellschaft. Frankfurt a M. Joh. Alt. 1S7OENECIIE Mancano gl’ altri NÉ da 2-12. 1880 N. 1, 5, 6-7, 10. « « « 2-3,4,8-9. NERA o « « « 6, 7-8, 9. 10, 11, 12. Malako:oclogishe Blatter Als Fortselzung der ZeitscRhrift fire. Malakozoologie. Nene Folge. Cassel T. Fischer. È eo Raseh 2 Incompleto. Du l'ESO MMI: e « III, 1881 Completo. XVIÉ LV, 1881 Fasc, 2. Incompleto. Mi 1852 « #4 « VI, essi a (I « S. Clessin. Casselis. 1878-81 Nomenelator Heliceorum viventium, Op. postum L. Pfeiffer 1 Vol. di pag. 617. Completo. Conchologische Mittheilungen als Fortsetzumgy der Novitales conchologice. Von E. V. Martens. Kassel, T. Fischer. nr 1881 Completo. Abhandiungen der Naturhistorischen Gesellschaft. Zu Nurnberg. ui VI. 1877 Completo. VALI 1881 « Verlandilungen der K. kh. Zoslogisch-Bolanischen Ceselischaft. in Wien. XXV. 1875 Completo. IPSVIEIST0:.., SOSVITIS77 « XXVIII. 1878 « ele IST: « XXX. 1880 « XXXI. 1881 « Degli Mis 2. The Qaarierly Journal of Conchology. London, Rob. Hardwicke. I, MYA NOS: Mancano i Ni 1, 2. « ISTORNERA Or Manca il N.° 5. « 1876 Ni 8, 9. « eng NA 10810, 18) 13. « 1878 Ni 14, 15, 16, 17, XVIII The Journal of Conchology. Establisched in 1874 as « The quarterly Journal of Conchology. » II 1879 NS 5, 6,7, 8,9, 11, 12... Mancano i NÎ 2x3,400: III T2S0NIMAQZI NA: « 1881 N! 5, 6.07. Manca il N.° 8. « LESENE) «I OO IV. 1883 Ni 1, 2, 3. Hournal of the Royal Microscopical Sociely. London, Williams et Norgate. IL 1879 Ni 4,5, 6, 7a. Incompleto. III. 1880 Ni 1, 2, 5, 6, 6 a. « Hi IN « Il 1882 Ni 1. « Proocedings of Ihe Academy of Natural Sciences of Philadelphia. 1875 Completo. 1876 « 1877 « 1878 « 1879 « 1880 « 1881 Manca completamente. 1882 « « lSS3ARartalli2ì Incompleto. The Cincinnati Quarterly Journal of Science. . Cincinnati. IL SA NESS ARIAS Il sottesa. The Journ. of the Cincinnati Society of Nalural History. Cincinnati. ti, 1878-79 Ni 1,3, 4. Manca N° 2. II. 1879-80 Completo. II. 1880-81 Ni 1,2, 4. Manca N° 3. XIX Annual Report of the Board of Begenis of the Smilhsomican Inslilulion. Washington. 1880 1 Vol. di pag. 772 rilegato. List of Forcign correspondenis of the Smifhsonian Inslilulion. 1881 1 Vol di pag. 165. Novoli, 18 Marzo 1884. =” M. PautLucci. PIoTNT sn) tari cda METRI LA RT n «N i I i Loniat \ $ Met: n ( È IRA ù x A, | YO! Italiana Malacologica Soc della Bollettino ‘ i » Fw trai n? pmi” Pal ie Bollettino della Soc. Malacologica Italiana Vol. X. Tav. 2 Bollettino della Soc. Malacologica Italiana Vol.X. Tav. 3 Tav. 4 sa M; ; Bollettino della Soc. Malacologica Italiana Vol. X. Bollettino della Soc Malacologica Italiana Vol. d 1 Au d = e 77 BULLETTINO t59) DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME X. 1884 FoGLI 1-4 con 3 tavole e il Catalogo della Biblioteca della Società pubblicati il 10 Agosto 1884. PISA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 1884. OZ, ; Lan ‘ \ PNE Tee i y > dpi: di i) n RUE Cass Son 1A sa Li ca CAS La i fiv SOMMARIO —r0/vbr_ CATALOGO della Biblioteca della Società malacologica italiana pag. 1 PANTANELLI D. — Note di malacologia pliocenica. I. Ag- giunte e correzioni al catalogo dei mol. luschi pliocenici dei dintorni di Siena pubblicato da De Stefani e Pantanelli . «5 De Gregorio A. — Intorno ad alcuni nomi di conchiglie dono: +4) LI e ae ROL ‘ Intorno al Triton tritonis L. sp. . . « 35 ( Studi su talune conchiglie mediterranee viventi e fossili con una rivista del gen. Vulsella FRMRALARTO o Vial ani 0; I Signori Soci sono pregati di avvisare il Segretario della Società, Prof. Dante Pantanelli — Universita, MODENA — nel caso di cam- biamento d’ indirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per qualunque reclamo circa la spedizione degli atti. I signori Soci sono pregati Inviare la loro quota annua al Cassiere Signor BARTOLOMMEO CAIFASSI — PISA. AGGIUNTE E CORREZIONI ALL’ ELENCO DEI SOCI PER IL 4884 Cr Adami Cav. Giov. Battista, Maggiore 3.° Alpini, Verona. Carruccio Cav. Prof. Antonio, Università, Roma. De Gregorio March. Antonio, Molo Palermo. ‘Doderlein Cav. Prof. Pietro, Università, Palermo. Mascarini Prof. Alessandro, Ascoli Piceno. Simonelli Dott. Vittorio, Università, Pisa. È ROCESSO VERBALE DELL' ADUNANZA DELL’ 11 MAGGIO 1884 PISA Presipente MenEGHINI. Presenti: Paulucci, Caifassi, Castelli, Ricchiardi e il segretario Pantanelli. Viene approvato il rendiconto finanziario dell’ anno 1883 e il prevena tivo del 1884. Si autorizza il tesoriere a radiare he quote arretrate inesigibili. Si approva la nomina dei nuovi soci Simonelli, Carruccio e De Gregorio. Il socio Simonelli presenta una sua nota sulle Placunanomie fossili e viventi, e una Helix delle breccie ossifere di Pianosa, che corrisponde- rebbe alla H. Carotii Paul. vivente in Sardegna. RENDICONTO FINANZIARIO Stato Patrimoriale all’ 11 Maggio 1884. Somma depositata alla cassa di risparmio Contanti in mano al Cassiere alla qual somma dovrebbe essere aggiunto il valere dei libri e dei volumi dei Bullettini arretrati. Bilancio consuntivo dell’ anno 1883. ENTRATE Tasse arretrate . . . L. 30 00 Tasse sociali. . . . « 540 00 Vendita del Bulle ino . « 291 00 Frutti su i capitali. . «© 37.90 L. 898 90 SPESE Spese di pubblicazioni 3 Spese di Segreteria . Avanzo a pareggio . Bilancio preventivo per l’ anno 1884. ENTRATE Tasse arretrate . . . L. 300 00 Tasse sociali . sio 80.00 Vendita Bullettino RM 400K00 L. 1480 09 SPESE Spese di pubblicazioni . Spese di segreteria . Fondo a calcolo . L. 1223 45 «137 42 L. 1360 87 della Società sL. 682 20 «64 49 L. 746 69 « 152 21 he 898 90 L. 1000 00 « 200 00 « 280 00 L. 1480 00 IA dn, 12, AES BULLETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA , VOLUME X. 1SS4 FoGLI 5-8 con 2 tavole, pubblicati il 20 Novembre 1884. PISA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 1884. I Rapoti de Ù, n (01 Tee) sg FEDI ARIA ; io GUAI I I LO È Lo, { ZAN clok Ù 3 g pula Ta i ab 3 A GUI P n = N 4 * pi , TI - si n / SOMMARIO — 0/9 pre De Gregorio A. — Studi su talune conchiglie mediterranee viventi e fossili con una rivista del gen. Vulsella (continuaz.) . . . . « 65 I Signori Soci sono pregati di avvisare il Segretario della Società, Prof. Dante Pantanelli — Università, MODENA — nel caso di cam- biamento d’ indirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per qualunque reclamo circa la spedizione deghi atti. di I signori Soci sono pregati inviare la loro quota annua al Cassiere Signor BARTOLOMMEO CAIFASSI — PISA. darte. —_- Ti Fect atene MURA de, TECA | Publ 19, 4IT BULLETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME X. + SS FoGLi 9-19 pubblicati il 30 Aprile 1885. PISA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 1885. TENZA ser TI i ne MI SOMMARIO ovs De GregGoRIO A. — Studi su talune conchiglie mediterranee viventi e fossili con una rivista del gen. Vulsella (continuaz.) . . . . « 129 CENNO NECcROLOGICO di J. Gwyn Jeffreys . . ... . « 289 ELENCO DEI Soci della Società malacologica italiana per Hanno” 48896. a I Signori Soci sono pregati di avvisare: il Segretario della Società, Prof. Dante Pantanelli — Universita, MODENA — nel casò di cam- biamento d’ indirizzo,#fcome pure di rivolgersi al medesimo per qualunque reclamo circa la spedizione degli alti. I signori Soci sono pregati inviare la loro quota annua al Cassiere Signor BARTOLOMMEO CAIFASSI — PISA. tara CRT bus to di 221 955 3 2044 106 ciali si a PIA — ine Lo s cia — Tate =" > TC_C Si CRT LET de ee 32 I een go la = pera n; — ST -S » N : > SCE % C« CASE TE “ETCC ù S . -