HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. 20 sopresa, x th VI (A TARCOTTITA n NU IINATDARIENA NA i VE VOLTO f, 4 È I i MITO SIT DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA. [ITALIANA E BULLETTINO SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME XVIII 1893. SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA sv: s pubblica i il-30 A prile 1893. Vol. XVII. SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA i Ufficio di presidenza. - Cav. Pror. SEBASTIANO RICCHIARDI PRESIDENTE MARCHESA, MARIANNA PAULUCCI VicE PRESIDENTE . BARTOLOMEO CAIFASSI TESORIERE Cav. Pror. DANTE PANTANELLI SEGRETARIO. Elenco dei soci per V anno 1893 afici Bar. Corrado (Sicilia), Vizzini. Jaifassi Bartolomeo, Via S. Andrea 25, Pisa. anavari Prof. Mario, Università, Pisa. Caramagna Cav. a Villa Trinita, Castello (Firenze). Siena. ta Cav. Disf cello Via Oronzio Costa, Napoli. 3 isso ini March. Antonio, Molo, Palermo. ella Valle Prof. Antonio, Università, Modena. Prete Dott. Raimondo, Viareggio, pre De Stefani Prof. Carlo, Istituto di studi superiori, Ferenze. Doderlein Comm. Prof. Pietro, Università, Palermo. Foresti Dott. Lodovico, Bologna. Fucini Dott. Alberto, Empoli. Issel Cav. Prof. Arturo, Università, Genova. Jago I. G., Via dei Preti, Leworno. Meli Prof. Romolo, Scuola super. degli ingegneri, Roma. Mella Conte Carlo, Via del Duomo, 17, Vercelli. Museo Civico di storia Naturale, Pavia. Museo di Zoologia della R. Università, foma. Pantanelli Cav. Prof. Dante, Università, Modena. Parona Prof. Carlo Fabrizio, Università, Torino. Paulucci Marchesa Marianna, Novoli, Firenze. Picaglia Prof. Luigi, Modena Piccinelli Dott. Giovanni, Via Masone, Bergamo. Pini Dott. Napoleone, Via del Crocefisso, 6, Milano. Platania Platania Gaetano, Acireale. Pollonera Dott. Carlo, Museo Zoologico, Firenze. Portis Cav. Prof. Alessandro, Museo Geologico Università, &oma. Ricchiardi Cav. Prof. Sebastiano, Università, Pisa. Scander De Levi Bar. Com. Adolfo (socio perpetuo), Firenze. Simonelli Dott. Vittorio, Museo geologico, Bologna. Statuti Cav. Ing. Augusto, Via dell’ Anima, 17, £oma. Strobel Cav. Prof. Pellegrino, Università, Parma. Sulliotti Avv. Giorgio Roberto, Porto Maurizio. Terracciano Cav. Nicola, Caserta. CARLO POLLONERA STUDI'SULEE XEFROPAILA La I. Le X. cespitum e Terveri e forme intermedie. Chiunque si sia occupato, anche superficialmente, dello studio dei molluschi terrestri circamediterranei sa di quanto difficile determinazione siano le specie del genere Xeroplila, a cagione tanto della variabilità loro anche in una stessa lo- calità, quanto del gran numero di specie stabilite dagli autori, e troppo sovente senza darne figura alcuna. Allorchè il campo di studio è limitato ad una ristretta regione, è abbastanza agevole collegare le forme che vi si trovano a qualcuna delle specie generalmente conosciute. Ma se invece si prendono ad esaminare insieme le Xerophila di tutta l’Italia e delle sue isole, della Francia, della Spagna, dell’ Algeria e della Grecia, allora lo studioso si trova dinnanzi numerose serie di forme così leggermente differenti tra loro da non mostrare soluzione di continuità, e colleganti in vario modo, con passaggi quasi insensibili, le specie più estreme di questo genere, che pur sono così differenti tra loro nelle forme tipiche. Questa condizione di cose fa sì che se l’osservatore riu- nisce nella stessa specie tutte le forme che non si differenziano che per lievi caratteri; esso, da una forma passando all'altra, verrà inevitabilmente ad amalgamare in una sola specie le X. cespitum, variabilis, neglecta e profuga e parecchie altre ancora, e così a designare con un nome solo più di un cen- tinaio di forme, le estreme delle quali non hanno tra loro nessuna somiglianza. D'altra parte non è possibile considerare come specie distinta ogni più lieve differenza che si riscontri, DI QIIACI perchè la maggior parte di tali supposte specie non sarebbero che mutazioni puramente individuali. Per evitare il pericolo di cadere in uno di questi estremi, io ho proceduto così: ho costituito parecchie serie di forme colleganti tra loro due delle specie più conosciute, poi ho spezzato queste colonne in tanti tronchi nei punti in cui trovavo una soluzione di continuità, presentata da differenze di carat- teri che non mi sembrassero originate da semplici variazioni individuali. Certo non mi illudo di aver potuto evitare con questo si- stema ogni origine di errore o di falso apprezzamento, ma credo che esso non sia cattivo per arrivare a sbrogliare un poco questa intricatissima matassa del genere Xerophila. Quanto poi alle specie già descritte da altri, ho procurato sempre di risalire alle descrizioni ed alle figure degli autori che le stabilirono, e ad esemplari delle località o dei paesi da essi autori designati; perchè ben soventi, passando da uno ad un’altro autore, non solamente è modificato il concetto della vastità della specie, ma spesso è affatto alterata l’idea primitiva della forma tipica di essa. Verrò qui man mano esponendo partitamente alcuni ri- sultati dei miei studi, specialmente per quanto riguarda le specie italiane e le straniere ad esse più strettamente collegate. In questo mio primo lavoro incomincierò dal fissare ben nettamente la forma tipica sia della .X. Terverî che della cespitum, ed in seguito descriverò le variazioni di esse e le forme o specie che le collegano, lasciando tuttavia in disparte quelle che non ho potuto esaminare io stesso. X. Terveri Mich. (Tav. II, f. 26-28). — Helix Terveri Mi- chaud, Compl. à Drap. 1831, p. 26, pl. XIV, fig. 20-22. Ecco la descrizione data da Michaud « H. Testa orbiculato- depressa, perforata, striatula, nitida, albida aut rufa, nigro vel griseo diverse maculata aut punctata; anfractibus quinis aut senis subplanis, ultimo ad peripheriam carinato; apertura semi-lunari; peristomate intus albo, uni-vel-bi-marginato, su- SATO breflexo; apice nigricante. — Haut. 3! lignes; Diam. 7474 lignes ». Hab. Toulon. Le figure, disegnate da Terver ma mediocremente litogra- fate, non mostrano sufficientemente la striatura della conchiglia. La fig. 20 la rappresenta veduta di fronte, e mostra l’ultimo anfratto ottusamente ma ben chiaramente carenato per quasi metà del suo percorso; la fig. 21 è la stessa conchiglia veduta dal di sopra; la fig. 22 un esemplare giovane (fortemente carenato) veduto pure di fronte. Nessuno dunque mostra l’am- piezza dell’ombelico; ma dalla fig. 20 lo si indovina piuttosto ‘stretto che largo, ma non una semplice perforazione. L’apertura è assai obliqua, irregolarmente arrotondata; la spira convesso-conica depressa si eleva a 3 mill. al di sopra del livello della carena, mentre da questa alla linea della base dell'apertura ve ne sono 74; il diametro massimo è di 16. Questa è dunque la vera Terveri, sebbene Michaud stesso e Terver abbiano in seguito comprese sotto questo nome altre forme che debbono rimanere separate da essa, iniziando così la confusione intorno a questa specie. Non farà quindi mera- viglia se gli autori venuti in seguito hanno chiamato con questo nome altre conchiglie assai dissimili. Tornerò a parlare di questa forma tipica dopo aver esaminate le figure date da parecchi autori di supposte H. Terveri. Rossmàssler (Iconogr. V-VI, 1837) nella fig. 354, d, rap- presenta un esemplare mandatogli da Stenz che lo aveva ri- cevuto da Michaud col nome di H. Terveri, e che esso considera come una semplice varietà della sua H. striata Drap. ( H. pro- fuga Schm.). Questo esemplare più piccolo, più globoso e senza traccia di carena non si può assolutamente considerare come una Terveri. Rossmissler nota le diversità che saltano agli occhi tra questo esemplare e quello figurato da Michaud, ma non fa che dedurne la conseguenza del poco valore da attri- buirsi alla presenza od alla mancanza della carena e dei labbri ‘callosi dell’interno dell'apertura. Più tardi lo stesso autore (Icon. IX-X, 1839) nelle fig. 565 e 566 rappresenta altre due H. Terveri di Algeria; e cambia la sua prima opinione su questa specie che gli sembra essere più affine alla H. cespitum ASS) (0 RE che alla striata. La fig. 565 differisce dalla vera “'erverî per la mancanza assoluta di carena e per l'apertura meno rotonda; la 566 per avere soltanto un debolissimo accenno di carena e per la striatura molto meno visibile. Finalmente lo stesso Rossmiissler (Icon., 13-14, 1854; fig. 816-19) applica lo stesso nome di Terveri alla grossa specie di Spagna, chiamata poi dal Pfeiffer H. Adolfi. La H. Terveri di Moquin-Tandon (Hist. Moll., 1855, p. 258, pl. XIX, fig. 7-8) differisce da quella di Michaud per essere assai plù globulosa sebbene a spira della stessa elevazione, molto meno carenata, e per l'apertura più ovale; essa è pure alquanto più grande. Anche Bourguignat (Malac. Algér. 1864, I, p. 249, pl. XXIX, fig. 1-5) ci dà una H. Terveri affatto diversa dalla prima di Michaud. Ne riporto qui la descrizione per facilitarne il con- fronto. « Testa mediocriter umbilicata, globoso-depressa, vel depressa, solida, subopaca, subnitida, albida, sepius fulvo vel nigro-purpurascente multifasciata et saepe quasi maculata aut teniata, regulariter striatula; spira convexa; apice minuto, levigato, nitido, corneo; — anfractibus 6 convexis, primo lente, deinde celeriter crescentibus, sutura impressa separatis; ultimo maximo, globoso-rotundato, antice non descendente; — aper- tura obliqua, lunato-rotundata; peristomate recto, acuto intus albo-vel-fulvo-labiato; margine columellari vix reflexiusculo. Haut. 9-12; diam. 13-18 mill. ». È dunque una forma senza alcuna traccia di carena, e che somiglia assai nel suo com- plesso alla fig. 565 di Rossmàssler, dalla quale differisce però per l'apertura più ampia ed il suo ombelico più stretto. Tut- tavia questa differenza non è così grande da togliere la possi- bilità che esemplari intermedi possano collegare le due forme, racchiudendole entro una sola specie; poichè anche nella Ter- veri tipica l’ampiezza dell’ombilico varia in proporzioni non minori. Rambur (Journ. Conchyl. 1869, pl. IX, fig. 6) descrive un’altra H. Terveri di Francia che si avvicina assai a quella algerina di Bourguignat; soltanto essa sarebbe subcarinata, sebbene tale carattere non apparisca nella figura la quale differisce da quella di Bourguignat per la forma assai. più Red compressa, l’aperturà meno rotonda e le dimensioni un poco maggiori. Fra gli autori italiani il solo Benoit (Illustr. sist. testac. d. Sicilia, III, 1859, p. 185, tav. III, fig. 5) figurò e descrisse una supposta H. Terveri dell’ Isola di Levanzo. Dalle sue figure questa forma (appena carenata) sarebbe vicinissima a quella già citata di Rambur, dalla quale differirebbe per l'ombelico più aperto; ma un esemplare originale del Benoit (comuni- catomi dal marchese di Monterosato ) differisce notevolmente dalla citata figura. Quest'ultima forma fu dal Monterosato chiamata X. maretima, e di essa io do la figura, (Tav. II, f. 19-21) cosicchè ognuno potrà fare il confronto con quella di Benoit. Finalmente Kobelt (Icon. V, 1877, fig. 1311) figura una forma dell'Isola di Levanzo, ricevuta dal Benoit, che differisce un poco da quella rappresentata dall'autore siciliano, appa- rendo essa meno striata e senza vestigio di carena o di ango- losità sull'ultimo anfratto; ma entrambe queste figure si atta- gliano bene a vari esemplari di una forma raccolta dal Prof. Ciofalo a Caccamo presso Termini Imerese, che io con- sidero come una varietà della mia X. neutra. Concludendo questa prima parte di investigazioni, mi sembra risulti abbastanza chiaramente che solamente la pri- mitiva figura data dal Michaud rappresenta la X. Terver:, e che tutte le altre citate si riferiscono ad altre specie (1). Oltre i precedenti lavori, accompagnati da figure, alcuni altri, che ne son privi, trattano ancora della X. Terveri; ma non ricorderò che i due seguenti. Locard (Catal. sénér. Moll. France, 1882, p. 339) dopo aver fatto osservare che sotto il nome H. Terverii malacologi hanno confuso un gran numero di specie, dice che la vera specie di Michaud (che vive nei dintorni di Tolono) è la stessa ritrovata da Bourguignat in Algeria. Il Fr.!° Florence (Bull. Soc. Malac. de France, 1884, pa- (1) Debbo però notare che non ho potuto consultare l’opera del Dupuy sui molluschi della Francia; ma so per esemplari da lui determinati che la sua opinione sulla tipica H. Terveri concorda perfettamente colla mia. Lone gina 359) due anni dopo pubblicò uno studio sulla H. T'erveri e forme affini da lui trovate a Le Luc non lungi da Tolone (1). Esso dice che la vera forma tipica di questa specie è quella da lui rinvenuta colà; trova la figura del Michaud eccellente ma la descrizione incompleta per cui ne dà una più detta- gliata; ma non cita ad appoggio la figura della Malacologie de l’ Algérie. Solamente comparando attentamente la descri- zione del Florence con quella del Michaud e relativa figura, si vede che i due autori ebbero sotto gli occhi due forme so- miglianti, ma certamente non identiche; infatti, . descrivendo gli anfratti, il Florence dice: « ultimo subcompresso-rotundato, sepe ad initium leviter angulato (angulus fere illico evane- scens) » mentre il Michaud dice: « ultimo ad peripheriam carinato », e nella sua figura si vede la carena ben marcata per oltre il terzo del suo percorso. Ciò malgrado io ero sempre nel dubbio circa la forma veramente tipica di questa specie, poichè l esemplare di ‘H. Terveri, typica, (Le Luc) mandatomi dal Sig. Locard non concordava nè con quella di Michaud, nè con quella di Florence. Ma i miei dubbi andarono dissipandosi allorchè ebbi agio di esaminare la collezione del Prof. Gabriele de Mortillet, da lui ceduta al Museo di Torino, circa due anni fa. In questa collezione trovai tre forme di H. Terveri inviate e determinate da Terver stesso; una di Algeri, un’altra di Hyères (non adulta), e l’ultima di Tolone la località tipica di Michaud. In quest’ultima riconobbi immediatamente una specie di S.t Mandrier presso Tolone che mi era stata inviata dal Sig. Bavay di Brest, da lui determinata H.: Terveri ba- sandosi sull’opinione verbalmente espressagli dal Dupuy, e che io avendo mandata in esame al Sig. Locard, questi me l'aveva rimandata col nome di H. Marioniana Bst. (2). Sebbene questa forma varii assai nella elevazione della spira, nell’ampiezza dell’ombelico e nella acutezza ed estensione della carena sul- -(1) Il Florence in questo lavoro; oltre la H. Terveri a suo parere tipica, descrive come specie nuove affini a quella le H. Luci, adolia, maristoruni, tutte trovatera Le Tuc; vio onice: ui ! (2) Come si vedrà più oltre la H. Marioniana Bgt. è una specie ben diversa ‘da questa. Ru gie l’ultimo anfratto, pure gli esemplari a spira più elevata e carena meno acuta corrispondono così bene alla descrizione ed alla figura del Michaud, che io non posso dubitare che essa sia la vera Zerveri. Credo perciò utile darne una nuova de- scrizione, e delle figure il più possibile esatte. Xerophila Terveri Michaud. Tav. II, f. 26-28. Helix Terveri Mich., Compl. à Drap. 1831, p. 26, pl. XIV, f. 20-22. Helix Marioniana Bgt. — Locard, in schedis. Testa orbiculato-subdepressa, subanguste vel mediocriter umbilicata; minute et crebre striata; sordide albida, zonulis fuscis numerosis ornata, superne sepius confusis; interruptis vel flammulatis; spira conico-depressa; anfractibus 514-6 re- gulariter crescentibus, parum convexis, sutura impressa sepa- ratis; ultimo utrinque compressulo, initio angulato, deinde rotundato; apertura angustula, subrotunda, obliqua, superne aliquantulum compressa; margine recto, ad columellam expanso; intus callo albido vel pallide carneo, et saepe callo altero pro- fundiore instructa. — Diam. max. 16 mill.; alt. 10. Apertura alt. 64, diam. 7 mill. Variat spira depressione (interdum subplanulata), anfractu ultimo acute angulato vel subcarinato, et umbilico ampliore. — Diam. max. 16-16 1/4; alt. 9 mill. (Tav. II, f. 27). Hab. S.* Mandrier presso Tolone. Abbandono per ora la X. Terverî onde ricercare la forma tipica della X. cespitum, e poi da questa passerò alle forme che stanno fra queste due specie. X. cespitum Drap. — Helix cespitum Draparnaud, Tabl. Moll. 1801, p. 92 — Hist. Moll. 1805, p. 109, pl. VI, fig. 14-15. Draparnaud (Hist. Moll pag. 109) definisce così questa specie: « H. testa subdepressa, alba, fasciata; peristomate mar- ginato violaceo ». Cita poi quattro varietà di colorazione, e dà in seguito una descrizione molto incompleta e poco esatta, LR Mio nella quale torna a dire: « péristome presque toujours violàtre avec un bourrelet intérieur de la méme couleur »; carattere affatto erroneo, poichè il cercine calloso è sempre bianco. Per contro le sue figure 14 e 15 della tav. VI rappresentano assai bene questa specie, eccetto che per l’elevazione della spira che è alquanto esagerata, come è notato nel testo esplicativo che fa riscontro alla stessa tavola. Moquin-Tandon invece (Hist. Moll., 1855, II, p. 255) dà una buona descrizione di questa specie; ma le sue figure (pl. 19, fig. 5-6) sono pessime e non la rappresentano in nessun modo. Rossméissler (Icon. I, 1835, p. 66) completa e migliora la descrizione della cespitum, ma la rappresenta malissimo (fig. 16), cosicchè di questa figura non si può tenere alcun conto. Più tardi (fasc. VIII, 1838) esso ritorna su questa specie e dà eccellenti figure (fig. 513-514) di due forme della Francia meridionale (1). La prima (513) è una forma molto più globosa che quella figurata da Draparnaud, ad apertura molto più obliqua, e ad ombelico molto più stretto sebbene assai dilatato all’ ultimo anfratto. Io non ho trovato nessuna delle moltissime cespitum che ho potuto osservare che combi- nasse esattamente con essa, mentre si avvicina assai più alla X. acosmeta Bgt. (2) di Orange nella Francia meridionale; questa soltanto è un po’ meno globosa, a spira meno elevata e di dimensioni un po’ più piccole. Ad ogni modo io sono convinto che questa fig. 513 non rappresenti una cespitum, e tanto meno poi la forma tipica di Draparnaud, come credeva Rossmissler. La fig. 514 invece si avvicina abbastanza alla forma tipica di Draparnaud, ma la spira è assai meno elevata che nella citata figura di quest’ ultimo autore; per cui io credo utile dare una nuova figura della forma tipica di Draparnaud onde avere un punto di partenza sicuro per stabilire le diffe- renze tra le diverse varietà ed il tipo della specie in questione. L’anno seguente lo stesso Rossmàssler (Icon. X, 1839, fig. 597) stabilisce una var. major, la quale differisce dalla (1) Le altre due forme figurate (515 e 516), della Crimea e di Napoli, non appartengono certissimamente alla X. cespitum. (2) Esemplari della Coll. Mortillet, determinati dal Sig. Locard, DI i pese forma tipica, oltre che per le dimensioni, per l'apertura più obliqua, un po’ più ampia e pel cercine calloso pochissimo pronunciato. Pure nel 1839 Francesco Ziegler mandando al Porro esem- plari di Genova di una varietà della cespòum, stabiliva per quelli il nome provvisorio di Helix entroducta, dicendo che essi erano identici ad uno ricevuto da Michaud come vivente a Bordeaux (1). i Nel 1840 Hartmann (Erd-und-Sissw. Gaster.) considera la H. introducta come sinonimo della Helicella eurythmia Pîr. Nel 1841 Villa (Disp. syst. p. 12) la ritiene come una varietà « major, alba vel fasciata » della cespitum; mentre Porro (Coll. rer. nat. Mus. Mediol., 1846, p. 4) la distingue dalla ericetorum Mill. come « var. magna, late umbilicata »; indi- cando entrambi come località la Liguria o Genova. Schmidt (Geschlechtsapp. stylomm., 1855, p. 31) descrive e figura l’ ap- parato sessuale della H. introducta Z. di Genova e della Spezia, che esso considera come una varietà della cespitum, ma non dà nessuna indicazione della conchiglia. Con tutto ciò questa forma non sarebbe regolarmente costituita, poichè essa non è solamente una varietà major della cespîtum come dice il Villa; nè accomunandola colla ericetorum, come fa il Porro, l’am- piezza dell’ombelico la farebbe distinguere dalla forma tipica. gecondo il mio parere dunque questa forma non venne re- , golarmente costituita nei veri suoi caratteri che nel 1864 dallo Stabile (Moll. terr. Piem. p. 45) in questo modo: H. cespitum Drap. a) introducta Ziegler. — Testa unicolore, saepe 1, vel pluribus fasciis ornata; umbélico latiori ». Nel suo primo lavoro generale ( Fauna europ. moll., 1876) Westerlund intende la var. introducta quasi nello stesso modo che Stabile, aggiungendovi soltanto le parole « testa magis depressa » considerando esso come forma tipica della cespitum la fig. 513 di Rossmiissler. Seguono questo modo di vedere il Kobelt ed ‘il De Stefani. (1) Devo alla cortesia del Prof. Strobel l’ estratto della lettera di Ziegler a Porro, e parecchi altri dati bibliografici relativi a questa forma, SEMO die. Bourguignat invece (Malac. Algér. I, 1864, p. 253, pl. 26, f. 16-18) considera la 7ntroducta Z. come sinonimo della sua var. maxima della H. cespitum di Algeria; forma che io ri- tengo specificamente distinta dalla vera cespitum, ed in ogni caso assai diversa da quella che vive a Genova e per la quale lo Ziegler stabilì il nome di 2ntroducta. Locard (Catal. moll. Fr. 1882, p. 100) eleva al grado di specie la H. introducta 1.; esso non la descrive, ma cita la fig. 1292 di Kobelt, la quale rappresenta una forma di Algeria a spira molto depressa, ad apertura assai ampia e larga e ad ombelico notevolmente più stretto che in qualunque forma della cespitum. Ma avendogli mandato io a determinare un certo numero di Xerophila di Francia, esso mi rimandò col nome di H. introducta due individui di Grasse a spira molto depressa, ombelico assai ampio ed apertura rotonda normale. Da ciò ne deduco che il carattere principale che distingue la introducta dalla cespitum è per il Locard la grande depressione della spira, e che invece l’ampiezza dell’ombelico sia per lui un carattere secondario. Nella sua più recente opera (Fauna palaarct. reg. I, 1889, p. 225) Westerlund considera anch’ esso come specie di- stinta la H. introducta, la descrive su esemplari francesi man- datigli dal Locard, ma non cita la fig. 1292 di Kobelt. Due varietà liguri della cespitum sono descritte da Nevill (Land-shells of Menton; Proc. Z. S. Lond. 1880, p. 120) coi nomi di var. dismasthia ed alticola; ma su di esse mi intratterrò più tardi (1). Ora conviene riassumere quanto venni esponendo circa la forma tipica della cespitum e la var. introducta. Xerophila cespitum Draparnaud. Tav. I, f. 1-18. Helix cespitum Drap., Hist. moll., pl. IV, fig. 14-15. Forma tipica. (Tav. I, f. 1-2). Testa late et perspective umbilicata; albida unicolor, vel diverse fusco-zonata; solidula; (1) Tralascio le varietà di colorazione distinte da Draparnaud e da Moquin-Tandon perchè esse non hanno nessuna importanza, e la var. nubigena di quest'ultimo autore ( H. nudigena Charp.), perchè ognuno sa che essa non ha nessun nesso intimo colla cespitum. SALSE, tg E crebre et argute sed irregulariter striatula; spira conica, sub- depressa; anfractus 5!/4-6 convexiusculi, sutura impressa separati; ultimo maiore, rotundato, ad aperturam parum di- latato. Apertura rotundata, parum ampla, leviter vel minime obliqua; margine recto, acuto, superne curvo-declive, ad um- bilicum dilatato et reflexiusculo; intus callo valido, candido, munito, Re eo Do 3. | ad Grasse (Gallia) lecti. FatWa2i 21 2 testa ; io eee lo Tatto 8g: O ai aper. lb 800 umbil. diam. max. | 4545 | 5 4 Da queste misure si vede che il 2.° esemplare che ha la spira più alta è pure più largo di ombelico; ciò non toglie che si possano trovare esemplari a spira elevata e ad ombelico . meno ampio, ma si può stabilire che la maggiore ampiezza dell’ombelico non è conseguenza della maggiore depressione della spira. Quanto alla H. introducta Ziegler, si è veduto che essa fu stabilita su esemplari di Genova, e che i primi autori che fecero conoscere per le stampe questa forma la considerarono come una varietà lisure della cespitum, ad ombelico più ampio e spira più depressa. Ma chi può dire quale fosse la forma che lo Ziegler e quegli altri malacologi consideravano come la cespitum tipica? Io nella Collezione Mortillet trovai determi- nate come H. cespitum da Terver (che nelle sue opinioni . scientifiche si mostrò sempre concorde col Michaud), e della sola Francia meridionale, oltre la vera cespitum le tre seguenti specie: H. mantinica Mab., H. acosmeta Bet. ed H. arenarum Bet. Esaminando molti esemplari di Genova della X. cespetum si vede subito che essa è assai variabile nelle dimensioni, nel- l'ampiezza dell’ombelico, nella elevazione della spira e nella 2 LI) air solidità del guscio. Tuttavia nella massa degli esemplari, pro- seguendo l'esame, si possono separare tre forme quantunque non nettamente delimitate, a cagione di individui a caratteri dubbi che le collegano. La 1. è identica agli esemplari francesi di Grasse (X. ce- spîtum, typica); ha il guscio assai solido, e per lo più la spira un po’ più rialzata .che nella figura 514 di Rossmiissler. La 2.* non differisce dalla precedente che per l'ombelico ancora più più ampio e perspettivo, e per l'apertura assai più obliqua. In tutto il resto le è talmente simile che io non posso considerarla che come una semplice mutazione di quella. La 3. che è pure la più abbondante, è quella che io ritengo essere la vera H. sntroducta Ziegler; poichè se anche ‘questo malacologo avesse compreso sotto questo nome tutte le cespitum di Genova, mal conoscendo probabilmente la vera forma tipica di Draparnaud, il nome di 2ntroducta dovrebbe venir limitato a quella forma che più si discosta dalla suddetta forma tipica. Confrontando gli esemplari di questa 3.* forma di Genova con quelli riuniti delle altre due, si vede subito che la differenza di aspetto che li distingue non dipende dalla maggior ampiezza dell’umbilico (che non è punto costante), nè dalla maggior depressione della spira, poichè in alcuni esemplari della 1. la spira è più depressa che in qualcuno della 3.2. In realtà essa si distingue dalla cespitum tipica pel guscio meno solido, di un bianco un po’ ocraceo (nell’ altra il bianco tende un po’ al cinereo), per la spira meno esattamente conica ma più convesso-conica, per gli anfratti crescenti più rapidamente e meno regolarmente, l’ultimo più rigonfio e più ingrossato all’ apertura, cosicchè questa riesce più ampia in proporzione della mole della conchiglia. Come dissi già il carattere dell’ ombelico non è sufficiente a distinguere queste due forme; infatti negli esemplari genovesi della entroducta esso non è generalmente più ampio che in quelli della cesp?- tum tipica (anzi talora è più stretto), ed in qualcuno soltanto si può osservare una maggiore dilatazione dell’ ombelico. Io credo dunque che si possano fissare nel modo seguente i ca- ratteri differenziali di questa forma. adi O Re var. introducta Ziegler Tav. I, f. 13-14. (Porro, Villa, Strobel, Stabile, Kobelt, etc.). T. minus solida; spira convexo- conica, sepe depressiore; anfr. rapidius et minus regulariter evolutis; ultimo tumido, prasertim ad aperturam ; apertura magis rotunda, ampliore, margine supero arcuato. Exempl. minimo: lat. 19%, alt. 11/,,; apert. lat. 9, alt. 8; umbil. 4 mill. | Exempl. maximo: lat. 30, alt. 19}; apert. lat. 13, alt. 124 umbil. 7 mill. Hab. Genova, promiscuamente colla forma tipica della specie. La var. introducta è la forma predominante nell’ Apennino ligure-piemontese (Colle dei Giovi, Ronco Scrivia) e nella Ri- viera di Levante (Portofino, Rapallo, Spezia), sebbene non siano rari in tutte queste località individui transitori e talvolta anche esemplari perfettamente tipici della cespitum. In To- scana questa varietà mi sembra diventi ancor più predominante poichè su oltre 50 esemplari di Pistoia e dintorni, trovai 2 soli esemplari della cespitum tipica e pochi transitori, mentre tutti gli altri appartenevano alla ntroducta, e con caratteri diffe- renziali ancora più spiccati che negli esemplari di Genova, specialmente per l'ombelico che era costantemente amplissimo-» Meno frequente e non certamente predominante è la entro- ducta nella Riviera di Ponente e nelle Alpi marittime, sebbene io la conosca di Cornigliano, Loano, Porto Maurizio, Badalucco, Monte Faudo (1000 m.), S. Remo, Castel d’ Appio, Pieve, Triora, Tenda, Cornia sopra Ormea e Nizza. Della Francia la conosco di S. Vallier, Dignes, Gap e Grasse; in quest’ultima località essa si trova insieme alla cespitum tipica e ad esemplari tran- sitori tra le due forme. La H. cespitum var. alticola Nevill (L cit. p. 120) di Men- tone non è che la forma della introducta a spira molto depressa, ed è quindi pretto sinonimo della H. introducta di Locard e Westerlund. Alle due forme che ho qui sopra studiate, cioè cespitum typica e var. introducta, si collegano più o meno strettamente parecchie altre modificazioni, alcune delle quali assumono un aspetto così caratteristico, che si dovrebbero considerare come BEAC specie distinte se passaggi quasi insensibili non le collegassero colle due succitate. È da notarsi che quanto più si va verso occidente, tanto più aumenta la variabilità della X. cespitum; finchè giungendo nella Provenza essa, in certo modo, si frantuma, dando origine a parecchie specie distinte, che sono anelli di quelle catene che variamente collegano la cespitum colle altre Xerofile. Vedemmo più sopra che a Genova, insieme alla cespitum tipica, vive una mutazione di essa ad apertura notevolmente più obliqua. Un esemplare di questa mutazione, a spira appena un po’ più elevata degli altri, combina quasi perfettamente (è solo più piccolo, e ad ombelico un po’ più aperto) colla figura 1290 di Kobelt, la quale secondo Locard (1. c. p. 100) corrisponderebbe alla H. armoricana Bgt. di cui trascrivo qui la descrizione. Helix armoricana, Bgt. in Locard, Catal. gén. moll. France, 1882, p. 100 et 327 « Espèce du groupe de la cespitum, remar- quable par sa taille médiocre comparativement à celle de la cespitum, par sa spire conique composée de tours à croissance spirale lente et régulière; par son dernier tour, seul, un peu plus rapidement développé, et offrant, à partir de la moitié de sa circonvolution une direction descendante lente et presque insensible; par son ombilic moins évasé et plus exactement en forme d’ entonnoir; par son ouverture plus oblique, médiocre, d’ une forme transversalement oblongue plus large que haute, à peine échancrée, par suite de ses bords marginaux très rap- prochés et convergents; par son péristome plus fortement bordé. — L’Armoricana qui vit aux environs de Locmariaker (Mor- bihan), de Vence (Alpes-Maritimes), et vraisemblablement ailleurs, est surtout caractérisée par ses tours comprimés, dont les supérieurs se développent lentement et très régulièrement, par son ouverture oblongue, etc. Chez la cespitum, l’ ouverture est ample, presque circulaire, aussi haute que large, avec des bords marginaux assez distants. Haut. 13; diam. 21 mill (Bourg.). » Si La citata figura 1290 di Kobelt rappresenta una Xerophila di Algeria, di 17 !4 per 25 mill, e quindi più grande ed a spira un po’ più elevata che l’ armoricana; inoltre i suoi an- BO fratti non sono punto compressi; eccetto l’ ultimo al di sopra dell’ apertura. Dunque malgrado la grande somiglianza colla succitata figura 1290 della mutazione di Genova, a questa non si può applicare il nome di armor:cana. Per contro la descrizione della armoricana si adatta per- fettamente ad alcuni esemplari di Laigueglia e di Porto Mau- rizio, i quali però non sono altro che individui a spira più alta della var. dismasthia Nevill (1. c. p. 120). Io conserverò dunque quest’ultimo nome, perchè oltre ad avere sull'altro il diritto di priorità, ha pure il vantaggio di essere stabilito su esemplari della forma più abbondante. var. dismasthia Tav. I, f. 5-6-7. Nevill, Proc. Z. S. Lond. 1880, p. 120. T. solidula, supra rude sed regulariter striata, subtus striis obsoletis; spira parum elata, saepe fere-planulata; anfr. 7, parum convexis, ultimo supra subtusque compresso; umbilico amplo (minus quam persepe in X. cespitum); apertura com- pressiuscula, subproducta, margine columellari perobliquo. NI diam 210% mal; vapert. alti 904; dJat. 1084: mut. armoricana Tav. I, f. 8. —- Spira magis eminente; apertura magis obliqua. (H. armoricana Bgt. in Locard; non fig. 1290 Kob.). Nevill cita la var. dismasthia di Mentone o di Alassio; io la conosco di Porto Maurizio e di Laigueglia, nelle quali lo- calità essa è sempre vivamente colorata da fascie di un bruno intenso. Negli esemplari di Porto Maurizio sovente, nella parte superiore della conchiglia, le fascie sono interrotte e fuse in- sieme così da prendere quasi la colorazione dell’ Iberus serpen- tinus. La spira è nettamente conica, ma vi sono pure esemplari a spira convesso-conica e convesso-arrotondata (generalmente ad ombelico più ampio); e tra questi alcuni ad anfratti meno compressi tendono ad avvicinarsi alla var. introducta sebbene se ne distingnano sempre per la forma dell’ apertura meno rotonda, meno ampia e più obliqua. Ma questo passaggio è ancora più esplicito in una forma, più grande, a fascie nulle od evanescenti ed ombelico molto ampio, che vive a Savona, ME ao ARRE nella quale da individui che conservano tutti 1 caratteri di- stintivi essenziali della var. dismasthia, si passa per gradi in- sensibili ad altri che non si distinguono più dalla var. ntro- ducta che per la maggiore robustezza del guscio. In alcuni esemplari della var. dismasthia e della sua mu- tazione armoricana, la compressione degli anfratti è così marcata, che l’ ultimo anfratto (nella sua prima metà) invece di mostrare un profilo perfettamente rotondo, è quasi a schiena d’asino. Sebbene la dismasthia non raggiunga mai le grandi dimensioni di certe iniroducta, tuttavia è assai variabile, pas- sando dai 17 14 ai 23 mill. di diametro massimo, e nella forma unicolore di Savona dai 21 34 ai 24. Nevill dice che la dismasthia vive soltanto vicino al mare e che nei luoghi più elevati cede il campo alla var. alticola, la quale non è che l’ introducta a spira molto depressa. Ma il sig. Sulliotti avendomi mandate molte cespitum da Porto Maurizio; tra quelle da lui raccolte nella regione detta Ciappà d’Artallo (a 100 m. circa sul mare) insieme alla dismasthia trovai pure la » Davidson. — Report. Brach., pag. 50, tav. III f. 15-18. ( Voyag. Challenger, zool., vol. I). Non conosco che una sola valva ventrale, abbastanza ben conservata che per le dimensioni e l’ornamentazione corri- sponde agli individui viventi; quanto alla forma esterna si presenta un poco più tondeggiante e per conseguenza meno lungo il diametro trasversale; le costicine longitudinali, come negli esemplari dell’attualità si mostrano leggiermente gra- nulose verso l'estremità periferica, mentre verso l’apice sono liscie ed un poco più grosse. Marne argillose — Ponticello di Savena — Coll. Berti‘ rarissima. Famiglia Rhynchonellidae. Genere Rhynchonella, Fischer de Waldheim 1809. Ehynchonella bipartita (Br.). 1814. Anomia bipartita Brocchi. — Conch. foss. subapp., vol. II, pag. 479, pag. 469, t. X, fig. 7. 1836. Terebratula bipartita Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 99, tV ie IE 1844. » » Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 67, . t. XVIII, fig. ». | pi 1864. RAynchonella bipartita Davidson. — Descript. Branch. malt. islands., pag. 11. 1365. » » Seguenza. — Paleont. malac. terr. terz. distr. Messina, pag. 73. 1877. > % Capellini. — Marn. glauc. dint. Bologna, pa- gina, 120. L’unico esemplare da me conosciuto di località bene ac- certata del Bolognese ed in parte alterato, presenta tutti i caratteri descritti dal Brocchi e dal Seguenza; ha una forma più tondeggiante della figura data dal Philippi a tav. VI e la depressione della valva dorsale è molto più sentita. Quanto alla linea commisurale corrisponderebbe ai primi due profili dati dal Phipilli a tav. XVIII. L’apice della valva ventrale è molto acuto, piccolissimo il forame, le valve liscie e lucenti. Un bellissimo esemplare completo, trovasi ancora nel Museo di Modena colla sola indicazione di Bolognese. Marne argillose — Ponticello di Savena — Coll. Forna- sini; rarissimo. I Brachiopodi fino ad oggi raccolti nel pliocene della nostra provincia sono in numero ben limitato per generi e per specie e tutti appartenenti all’ ordine degli articolati. Le specie che anche oggigiorno hanno i loro rappresentanti nell’attualità si riducono alla Terebratula minor, alla Magellania septigera, alla Muhlfeldtia truncata; la prima e l’ultima viventi ancora nel Mediterraneo, l’altra nei mari settentrionali. La Terebra- tulina sinuosa avrebbe strettissimi rapporti di affinità colla T. caput-serpentis vivente nei mari del Nord e nei nostri mari. Tutte queste specie viventi, analoghe o affini alle fossili del nostro pliocene, secondo l’(Ehlert alcune sono comuni a diverse zone batimetriche, ma non mancano mai nella zona dei Bra- chiopodi e dei Coralli; e secondo il Monterosato quelle che vivono ancora nel nostro Mediterraneo sono tutte .abitanti la zona coralligena, zona che corrisponderebbe al deposito delle nostre marne argillose, e che secondo l’ &hlert avrebbe i suoi limiti fra i 72 e i 500 metri. Un’osservazione interessantissima a farsi si è questa, che le specie dei Brachiopodi del nostro pliocene corrispondenti a ERI (7 MS quelle che sono ancora viventi, si riscontrano solo nelle marne argillose, ossia nella porzione più inferiore del pliocene, in quella porzione, che tenuto calcolo della sovraposizione si ri- terebbe cronologicamente più antica, mentre le specie delle sabbie gialle e delle argille sabbiose che si trovano sovraposte alle marne non hanno più nessun rappresentante nell’ attualità. Questo fatto semplicissimo, ma molto eloquente verrebbe in appoggio a quanto accennavo nelle poche parole di prefa- zione, e cioè essere ben manifesta l'analogia della distribu- zione batimetrica dei Molluschi del nostro mare pliocenico con quella dei mari attuali; e di più verebbe viè meglio a di- mostrare quanto per la cronologia geologica sia di maggiore importanza la paleontologia che la sovraposizione stratigrafica. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1, 2, 5. Terebratulina sinuosa Seg. » 4 » Caput-serpentis (L.) var. septentrionalis Couth. » d. Terebratula Cailleti Cros., secondo Davidson. » 6 Terebratulina sp. presa dal Davidson. » 7 » caput-serpentis (L.) var. granoso radiata Ponzi. 8 » » Seguenzae Foresti, ingrandita 15 volte. GUIDO BONARELLI HECTICOCERAS NOVUM GENUS AMMONIDARUM Avendo intrapreso, dietro consiglio e conforto del mio maestro, il prof. C. F. PARONA, lo studio di alcune Ammoniti giuresi che si conservano in questo R. Museo Geologico di Torino, ò avuto occasione di esaminare alcuni esemplari inte- ressanti di Ectici per la determinazione dei quali dovetti con- sultare una estesa bibliografia (1). In seguito a queste ricerche, (1) Burowszi. — Ueber die Jurabildungen von Czenstochau in Polen. In-4.°, 97 pag., 6 tav. (Beitr. zur Paliontol. Oesterreich- Ungarns, vol. V. Vienna, (luglio 1887). D' OrsIenr. — Géologie de la Russie d’ Europe et des montagnes de ? Oural par Murchison de Verneuil et de Keyserling, vol. II, s.me partie, Paléontologie. Terrain secondaire. Sistème Jurass. (Oxford. ). Mollusques. Londres, 1845. _ _ — Paléontologie francaise, Terreins jurass. Cefalopodes, 1846, (1842). Everest. — Astatic Researches, vol. XVIII, part. II, Mémorandum on the fossil shells discov. in the Himalayan Mountains, i 1843. Fiscaer G. v. WaLparIM. — Oryctographie du Gouvernement de Moscou, in fol. 72 pl. Mosca, 1837. SROFIRIUDE, — Etudes sur l étage bathonien, 36 p.; 2 pl., Bull. Soc. Geol. de Fr. 3.me sér., t. XVI, pag. 863. Paris, 1888 (pochi giorni prima del lavoro di Schlippe). Have E. — Bettrage zur cine Monograph. der Ammon.-Gattung Harpo- — ceras. ln-8.° 136 p., 2. tav. (Neu Jahrb. f. Mineral. etc. Beil. Bd. III, 1885). Kinian. — Etudes gé0l. dams les Alpes occid. Description géologique de la Mont. de Lure. Paris, 1889. LE ARE considerando: che le forme finora conosciute vennero descritte quà e là separatamente in molteplici monografie; che le de- terminazioni e le sinonimie finora istituite per queste forme non sono spesso totalmente scevre di errori; dovetti convin- cermi che non sarebbe stata priva di interesse, una revisione sistematica dell’intero gruppo dell’ Ammonites hecticus Rein. f. Spinto da queste considerazioni passai in esame le pubblica- zioni riferentisi all'argomento e gli esemplari di Ectici che si conservano in questo Museo, e nello stesso tempo compilai le sinonimie e le diagnosi delle singole forme. Durante questo KiLian. — Sur quelques cephalop. nouveaux ou peu connus de la periode secondatre. Annales de l’Enseign. sup. de Grenoble t. II, n.° 2. Grenoble, 1890. Lanusen. — Die Fauna der jurassischen bildungen des rjasanschen gouver- nements. Mémoires du Comité géologique, vol. I, n.° 1. S. Petersburg, (dicembre, 1883). Nreumarr. — Die Cephalopoden-fauna der Oolithe von Balin bei Krakau Abhandlung. d. Kais. Kénigl. geolog. Reichs. Bd. V, Heft 2, 1871. NoetLINnG. — Der Jura am Hermon en Syrie, Ein geogn. Monographie; in-4.°, 6 tav., 1 cart. Stuttgart, 1888. OppeL. — Die Juraformat. Englands, Frankr. cte., 1856-58. » — Ut. jurass. Cephalop. Pilaeont. Mitth. aus dem Museum des Kgl. bayerisch. Staates. Miinchen, 1362-63. » — Ub. ostindische Fossilreste. Ivi, 1863-65. Pratt. — The Annals and Magazine of Natural Hist. etc. London, in-8.°, vol. VIII, 1841. QuenstEDT. — Petrefaktenkunde deutschlands. Bd I, Abth, I, Die Cepha- lopoden. Tibingen, 1846-49. » — Der Jura, Tibingen, 1858. » — Handbuch der petrefaktenkunde. Tibingen, 1867. » — Die Ammoniten des Schwabischen Jura. Fascicoli 14-17, Seit. 673-944, Taf. 79-102, in-8.°, atlas in folio. Stut- tgart, 1388. 4 ReINECKE. — Maris protogaci nautilos et argonautilos, in agro Coburgico et vicino reperiundos. Coburg. 1318. Roemer. — Die Versteinerungen des. Norddeutschen Oolithen-Gebirges, in-4.°, mit 16 Tafeln, Nachtrag mit 5 Tafeln. Hannover, 1835-88. lavoro ebbi eziandio occasione di consultare una recente pub- blicazione del BuckmaN (1) ove l’illustre paleontologo inglese esclude totalmente il gruppo degli Ectici non solo dal genere Ludwigia Bayl. ma bensì ancora dalla intera famiglia Hildo- ceratidae alla quale molti autori già lo avevano ascritto. Egli giustamente afferma che i veri Ildoceratidi sono circoscritti quasi esclusivamente alla serie stratigrafica. compresa tra la falciferum- e la concavum-zona (Toarciano, Aleniano); e che le forme rinvenute in formazioni più recenti e dagli autori credute Ildoceratidi (tra queste gli Ectici ) devono riguardarsi soltanto come derivate da questa famiglia, dalla quale tut- tavia è opportuno lo escluderle. Queste autorevoli affermazioni confermavano le mie ipotesi. A me infatti era sorto il dubbio che gli Ectici non potessero collegarsi direttamente alle Ludwigie. Vi si oppone la man- canza di forme intermedie nella serie compresa tra l’ Aleniano Scuripre. — Die fauna des Bathonien im oberrheinischen tieflande. Abhandl. zur. geolog. specialkarte von Elsass-Lothringen, Bd IV, IV Heft. 1888. Srann. — Wiirtemb. landwirthschaftl. Correspond. BI. vol. VI, 1824. Trissevre. — Ein Beitrag zur Kenntniss der Cephalopodenfauna der Ornathen-th. im Gouvernement Rjésan ( Russland). Sit- zungsberichte der Kaiserliche Akad. der Wissensch. Mat. Nat. Classe LXXXVIII Bd. I Abteil. pag. 588, (giugno, 1883). UnLIG. — Beitrige zur Kenntiss des Juraform. in den Karpatischen Klippen. Jahrb. d. k. k. geolog. Reichs. Bd. XXVIII pag. 650 mit. Taf. 1378. » — Ùb. die fauna des rothen Kellavayk. der penninischen Klippe Babierzbwka in West-Galizien. Jahrbuch der K. K. geolog. Reichs. Wien. Bd XXXI, 1881. METEO — Jurassic fauna of Kuich. The Cephalopoda (Memoirs of the geological Survey of India. Palacontologia Indica), ( lume I, 1875). Zirten. — Die Versteinerungen Wiritembergs. Stuttgart, 1830. Zeucasner. — Palacontologia polska, 1845. (1) Bucekman. — On the Cotteswold, Midford, and Yeovil Sands, and the division betwen Lias and Oolite (Read February 20, 1889). The Quart. Journ. of the geol. Soc., vol. XLV, part. 3.°, n.° 179, August I, 1889. re superiore, in cui le ultime Ludwigie si spengono, e il Batoniano superiore in cui gli Ectici fanno la loro prima comparsa; avevo inoltre verificato che le forme più antiche di questo ultimo gruppo avevano strette affinità con alcune forme di Ockotraustes (Waag.) sia per caratteri dell’ornamentazione, sia specialmente per la forma della linea lobale; e che la so- miglianza, in alcuni casi assai grande, di alcuni Ectici con alcune Ludwigie era piuttosto un fenomeno casuale, non un indizio di discendenza. Infatti gli Ectici che più si assomigliano alle Ludwigie (come ad es. Amm. lunula Rein., lunuloides Kil., nodosulcatum Lah.) sono i più recenti del gruppo e derivano senza dubbio da forme, più antiche, le quali notevolmente differiscono dai vari tipi di Ludwigie; accade adunque il con- trario di quanto dovrebbe verificarsi se realmente gli Ectici derivassero in linea retta da quello o da qualunque altro genere di Ildoceratidi. Colpito da questi fatti e approfittando di alcune considerazioni che lo stesso Buckman, per lettera (10 aprile 1893), gentilmente mi suggerì, tornai da capo allo studio accurato di ciascun Ectico, desideroso di stabilire la posizione sistematica e la filogenesi dell’intero gruppo. In seguito a queste nuove ricerche giunsi a numerose conclusioni che accennerò volta per volta. Anzitutto riconobbi che gli Ectici non potevano essere riferiti a nessuno dei generi finora stabiliti ; istituisco adunque per questo gruppo di Ammonidee il nuovo nome generico: Hecticoceras. Secondariamente mi risultò che le forme da me riferite a questo genere devono esser divise in due gruppi distinti: 1.° gruppo dell’ Amm. hecticus Rein.; 2.° sruppo dell’ Amm. lunula kein.; (ciascuno con caratteri speciali rilevantissimi ) e che non ànno, l’un verso l’altro, nessun vincolo di parentela filogenetica I caratteri differenziali dei due gruppi appariranno chiara- mente dalla seguente: Seca = Diagnosi del n. gen. Hecticoceras: Amm. (fam. Oppelidae) testà, discordeà, compressà, carinatà; anfractibus compressis, plerumque subinvolutis, convexiusculis, transversim costatis; costis interne plerumque raris, nodosis, in medio anfractuum plerumque bifurcatis; dorso carinato; carinà integrà; peristomà aurigero; ombelico lato; septis lateribus 6-,4- lobatis, sellà dorsali aurigerà; ... a) (gruppo dell’ Heckicoceras hecticum Rein. f.) f. ( generi Neumayria BayLEe | mon NIkitIin] affines) costis plerumque su- brectis, externe tubercolatis, dorso subplano exornato; carinà parum elevatà; septis lateribus 6-,4-lobatis. = = Hecticoceras (sensu strictu). B) (gruppo dell’ Heckicoceras lunula Rein. £.) f. costis laete recurvis, externe sine tubercolis, dorso acuto, carinà ro- bustà; ombilico interdum taeniolato; septis lateribus 5-lobatis. = = Hecticoceras (subgen. Lunuloceras). I caratteri comuni ai due gruppi non sono adunque nu- merosi. Si tratta sempre però di forme a conchiglia discoidale, compressa, carenata, per lo più largamente ombilicata. La spira è costituita di giri più o meno compressi, generalmente ricuoprenti fin la metà dei fianchi dei giri più interni; essi giri sono adorni di costole trasversali il cui andamento ge- neralmente è questo: dalla sutura ombelicale partono delle costole rade, nodiformi, più o meno allungate e dirette in avanti, le quali a metà circa dei fianchi si interrompono per dar origine a numerose costole più fine e dirette all’indietro. Nel gruppo dell’ Hectic. hecticum queste costole sono per lo più quasi dritte e raggiunti appena i lati del dorso, termi- nano bruscamente in altrettanti tubercoli regolari; nel gruppo invece dell’ Hectic. lunula le costole ànno un andamento leg- germente ricurvo e giungono fin quasi alla carena dorsale senza presentare alcun tubercolo. Questa è la principale diffe- renza tra i due gruppi. In relazione con essa stanno altri caratteri differenziali, fra i quali interessante è la forma del CM CI dorso che nei veri Hecticoceras è quasi piano, delimitato la- teralmente dalle due serie di tubercoli terminali delle costole e provveduto di una carena mediana poco elevata; mentre negli Hecticoceras ( Lunuloceras ) è generalmente acuto e prov- visto di una carena robusta, saliente. Interessante negli Ectici è la forma del peristoma che non presenta strozzatura alcuna: la carena dorsale si prolunga in un’apofisi ottusa e adorna di fine strie parallele di acere- scimento (apofisi mediana del peristoma'’); i bordi laterali di esso sono forniti di orecchiette (auriculae) laterali, le quali mancano negli Ildoceratidi; sono invece sviluppatissime negli Oppelidi; esse auricole sono provviste di espansioni terminali (aneurismi. = Myotheca del SuEss), eccezion fatta per l’ Hectic. otiophorum Bonar. che a differenza degli altri è provveduto di auricole spatuliformi. (Vedremo in seguito tuttavia che questa forma dovrà probabilmente venire esclusa dal gen. Hecticoceras per essere avvicinata al gruppo dell’ Oppelia nimbata Opp.). Altri caratteri importantissimi per lo studio filogenetico e sistematico degli Ectici sono la forma e l’andamento delle loro linee lobali che si presentano mediocremente frastagliate e si possono ridurre tutte quante ad uno stesso tipo. Il lobo dorsale (o sifonale o carenale) è !/, più corto del 1.° lobo la- terale, con le due punte non molto divaricate, ma tenute di- stanti dalla fronte molto larga della corrispondente sella si- fonale (vedi seg.). Il 1.° lobo laterale, più profondo del sifonale, - è largo, frastagliato, con una lunga punta mediana e a me- tameri generalmente simmetrici, (Nella linea lobale del- l’Hectic. hecticum disegnata dal WaAagEN in Ceph. of Kutch. PI. XII fig. 5, la lunga punta mediana non è ben evidente). Il 2.° lobo laterale e i lobi ausiliari decrescono regolarmente in altezza; la sella esterna (sella sifonale del D’ORBIGNY), più bassa della 1.° laterale, non è tanto larga quanto negli Ildo- ceratidi e vien divisa in 3 foglie ineguali da due lobi acces- sori anch'essi molto ineguali. Fa eccezione a questa regola l’Hectic. mathayense Kil. f. in cui « la sèlle externe est nettament divisée en deux par un lobule 4 la manière de celle de Hildoc. bifrons ( KiLtan — Ceph. nov.) ». La prima sella laterale è sempre più alta della sella esterna; essa è divisa generalmente TESI o gf in due branche molto ineguali fra di loro e di cui la più alta e l’interna. Le selle interne sono sempre assai più basse della 1.: laterale e decrescono rapidamente. Per tutti questi caratteri la linea3lobale degli Ectici corri- sponde a quella dei veri (1) Oekotraustes ; si esaminino a questo oggetto le linee lobali degli Oekotraustes genicularis Waag., contungens K. Mayer ecc. figurate da WAAGEN nel suo lavoro Die Formenreihe des Amm. subradiatus (2) e facilmente verrà ri- conosciuta questa perfetta analogia. L'unica differenza è questa: che le linee degli Oekofraustes sono un po’ meno frastagliate. Ma per noi ben più importante è la forma della SELLA s1@ FONALE. Chiamo sella sifonale quella parte della linea lobale che si trova compresa tra le due branche del lobo sifonale e che potrebbe pure venir chiamata sella carenale o dorsale. Generalmente gli autori non dànno alcun valore alla forma di questa parte della sutura, o tuttalpiù accennano soltanto alla maggiore o minore divaricazione delle due branche del lobo sifonale senza accennare alla forma, alle dimensioni e alla frastagliatura della regione in mezzo a quelle compresa. A me sembra d’altra parte che alla forma della sella sifo- nale si possa dare un valore sistematico che se non serve a distinguere specificamente una forma da un’altra, può tuttavia servirci bene spesso nella determinazione generica e nello studio filogenetico delle Ammoniti. La forma della sella sifonale, le sue dimensioni, il suc frastagliamento, variano notevolmente a seconda dei gruppi. Nei Phyloceras ad esempio essa è generalmente formata da una foglia unica, breve, integra a lembi arrotondati e appuntita superiormente (v. Phyli. selinoides Mgh. Monograph. PI. XIX, fig. 5, c, ecc. ecc.); nei Racophyllites e nei Lytoceras è quasi sempre formata da una foglia stretta, lunga, con tenui e rade dentellature (v. Lytocers velifer Mgh. Monograph. Pl. XXII, (1) Conservo il nome Oekotraustes al solo gruppo dell’Amm genicularis Waag.; mentre pel gruppo dell’Amm. Renggeri Opp., crenatus Brug. ecc. che notevolmente da quello per molti caratteri differisce, sarà bene stabilire un nuovo nome generico. i (2) Geogn. — Palîont. Beitr. von Brnecxe Zw. Bd., II Heft. Miin. chen 1869. | eiggi fig. 2, c.); gli Oxymoticeras generalmente ànno una sella sifo- nale corta, larga, frastagliata e a punta ottusa in dipendenza del fatto che le due branche del lobo sifonale sono molto di- varicate (v. Oxynot. Guibalianus d'Orb. Ceph. jur. PI. 73, fig. 3, Oxyn. Buvigneri d’ Orb. ivi PI. 74 fig. 4, Oxyn. Sismondae d’Orb. in Canav. Lias inf. d. Spezia 1888, Tav. IX, fig. 7 a, ecc.) Nella maggior parte degli: Hildoceratidae questa sella si- fonale à l'estremità largamente arrotondata ed è provvista di un paio o più di tenui dentellature laterali (fig. a. Vedi anche Menegh. Monograph. (nelle varie tavole) le numerose linee lo- bali di Hildoc. bifrons, Lillia comensis ecc.). Negli Oppelidae invece la sella sifonale è una forma ancor più complicata; (A) N I \ \ UR \ \ \ I i \ \ \ ì \ i a) Hyldoceras bifrons Brug. (Mgh. Monograph PI. I, fig. 8-6). Ì | | | | I ' I | | | ] Cc. b) Oppelia aspidoides Opp. c) Hecticoceras ( Lunuloce- — Balin (Krakau). ras) rossiense Tciss. f. (Da un esemplare del °. Calloviano inf. di Chanaz (Savoia) esistente nel R. Museo Geol. di Torino. essa è notevolmente bassa, ma frastagliata; l'estremità non è nè appuntita nè arrotondata, ma bensì terminata da una fronte a linea retta ai lati della quale s'innalzano due fo- glioline (A) più o meno evidenti ed allungate che superano in altezza la parte mediana della sella (fig. b). A queste due foglioline dò il nome di auriculae; a una sella sifonale prov- vista di auricole dò il nome di sella siphonalis aurigera (1). Il carattere della sella s. aurigera si riscontra talvolta in . (1) Si consultino anche le linee lobali disegnate dal WaaGrn nel suo lavoro: Die Formenr. d. Amm. subradiatus. LI qualche Perisphinetes o in forme aberranti di altri gruppi i qualî però non ànno alcuna relazione cogli Oppelidi in cui la sella aurigera è carattere costante. Anche negli Hecticoceras la sella sifonale è provveduta di auricole. Per questo carattere anzi, la linea lobale di questo gruppo notevolmente si differenzia da quella degli Ildocera- tidi, ravvicinandosi invece notevolmente a quella degli Oppe- lidi e specialmente degli OeKotraustes( fig. c.). Ascrivo adunque, seguendo l’Haus, (1) il GrossouvRE (2) ed altri, alla famiglia Oppelidae il nuovo gen. Hecticoceras e riguardo gli Oekotraustes come forme ancestrali di esso. Gli Oekotraustes alla lor volta derivarono probabilmente da al- cune forme del gen. Ludwigia fornite anch'esse di una sella leggermente aurigera. Gli Hecticoceras sono forniti di Aptychus esili, con super- fice esterna leggermente embricata e superfice interna tapezzata da uno smalto brillante d’ un nero carbonioso. La forma e le dimensioni di questi organi, di funzione così discussa, sono estremamente variabili. Quelli finora conosciuti vennero de- scritti dal QuenstEDT e dal LAaHUSEN; non è fuori dubbio tut- tavia che alcuni di essi siano stati erroneamente riferiti agli: Hecticoceras. Aptychus hectici. 1849. Aptychus hectici — QuenstEDT — Ceph. pag. 119, 316, Tab. 8, fig. 10, Tab. 22, fig. 28,29. 1852.» vi QuenstEDT — Hand. d. petref. pag. 383, Tap. 39, fig. 17. 1858. » » QuenstEDT — Jura pag. 546, Tab. 72, fio. 31. 1867. » » QuensteDT — Handb. d. petref. (Zweite Haufflage) pag. 459, Tab. 39, fig. 17. (1) Oppelia punctata, Oppelia ( Neumayria?) lunula ecc. — Have — Les chaînes subalpines entre Gap et Digne. Bull. des Serv. de la Cart. géol. de Fr. ecc. Tom. III, 1891-92 — N. 21, pag. 100-101. (2) Grossovvre. Op cit. (V. Bibliografia). LIBBISE 1883. Aptychus hectico — LanuseN — Faun.jurass. rjasans pag. 76, Tab, distano. 20,021: 1888. » » QuenstEenT — Amm. Schwab. Tab. 82, fig. 51, etc. Veniamo ora a parlare separatamente delle forme di Ectici finora conosciute. Hecticoceras retrocostatum Gross. f. 1888 Harpoceras retrocostatum — GRossouvre — Etag. bath. pas t974, PI IIIDTRa:8)09) » Harpoc. (Ludwigia) subpunctatum — ScHLIPPE — bath. in oberrhein. tiefl. pag. 196, Taf. 5, fig. 3. Hectic. testà discoideà compressà carinatà; anfractibus sub- coMmpressis, subinvolutis transversim costatis; costis subrectis, interne subnodosis, externe post nodum bifurcatis, externe tuber- colatis; dorso subplano, exornato, carinato; aperturà subqua- drato-compressa; ombilico angustato; carinà parum elevatà; septis lateribus? (1). Differisce dagli altri Hecticoceras pel maggiore avvolgi- mento della spira, e, conseguentemente per la minore ampiezza dell’ombelico. Presenta grandi somiglianze con le forme gio- vanili dell’ Hectic. hecticum Rein. f. di cui molto probabil- mente è una forma ancestrale. L' Hecticoceras retrocostatum Gross. f. venne illustrato dal GrossouvRE (loc. cit,) come appartenente alla fauna degli strati basilari del Batoniano sup. del dipartimento della Nièvre e posteriormente con altro nome dallo SCHLIPPE come appartenente (1) Nel descrivere ciascuna forma ò avuto cura di attenermi special. mente alle diagnosi che ciascun autore istituì per le sue specie ed alla ana- lisi dei numerosi rappresentanti del gruppo che nel R.° Museo Geolog.°° di Torino si conservano. Per le forme di cui non possiedo alcun esemplare, mi limito soltanto a dare le indicazioni sinonimiche. ili PA pe alla fauna del Cornbrash di Véogisheim [Leimengrube-Baden] = aspidoides-zona ( Batoniano superiore ). Hecticoceras hecticum Rein. f. 1818. Nautilus hecticus — ReinecxE — Naut. et Argon. Tab. IV, fig. (342), 37, (382). 1846. Ammonites hecticus — D’OrBIGny — Ceph. jur. pag. 432, (ex parte) PI 152, fig. 1-2, 4 (non 3, 5). 1858. Amm. hecticus — QuenstEDT -- Jura pag. 483 (ex parte) Tab. 64, fig. 25 (non 26). 1873. Harpoceras hecticum — WaAAGEN — Ceph. of. Kutch. (1875) pag. 61, PI. XII, fig. 3, 4, 5 (v. linea lobale!). 1887. Amm. hecticus perlatus — QuensteDT — Ammon. Schwàb. (ex parte), pag. 700, Tab. 82, fig. 1, 2 (non 8 ete.). non NEUMAYR etc. Hectic. [typus] festà discoideà compressà carinatà; anfra- chibus compressis, subinvolutis lateribus convexiusculis, tran- sversim ondulato-costatis; costis interne nodosis, externe tuber- colatis-interruptis, a canaliculis lateralibus dimidiatis; dorso subplano, exornato, carinato ; carinà integrà; aperturà compressà, subquinque angulatà; ombilico lato exornato; septis lateribus 6-lobatis; sellà siphonali aurigerà. Le figure 1-2, 4 (non 3, 5) che il D’OrBIGNY dà di questa forma non sono veramente molto esatte; probabilmente l’ im- maginazione del disegnatore tentò a suo modo il restauro di due originali malconservati. Tuttavia nelle sue linee generali esse figure sono sufficienti per una determinazione sicura. Alla fig. 1-2 corrisponde assai bene un esemplare di ammonidea del Calloviano di Chanaz (Savoia) conservato nelle collezioni paleontologiche di questo R. Museo Geologico di Torino; pur tuttavia ne differisce lievemente per i seguenti caratteri: la carena non è festonata, ma integra, l'ombelico è notevolmente più stretto; il dorso pure è un po’ più stretto; le costole del- l’ultimo giro, costituito in gran parte dalla camera d’abita- zione, non terminano esternamente con punte così evidenti, LR quali si vedono nella figura in esame; esse inoltre non più esili e più ricurve che non in questa. Tali differenze si spiegano facilmente ammettendo che la figura del D’' ORBIGNY sia stata appunto, come tante altre del suo ‘lavoro, un tentativo di restauro di un cattivo esemplare. Come dirò in seguito, a questa conclusione giunse anche il NEUMAYR. L’ Hecticoceras hecticum Rein. f. è forma abbondantissima e caratteristica della macrocephalus-zona (Calloviano inferiore). Fu rinvenuta secondo il D’OrBIGNY anche « dans la grande colite de Ranville (Calvados) par MM. Tesson et Deslongs- champs (pag. 433). » Noto per altro che la presenza di questa forma nel Batoniano, non venne in seguito, a quanto io so, confermata da altri. (L’ esemplare citato dal d’ ORBIGNY è pro- babilmente un Hectic. retrocostatum Gross. ). Hecticoceras Girodi n. f. 1846. Ammonites hecticus —: D' ORBIGNY — (non Rein.) Ceph. jur. pag. 432 (ex parte) PI. 152, fig. 3 (non 1-2 tec 4, 5) (non 1888. Marpoceras inflexus — Grossouvee — Etag. bath. pag. 372, PI. III, fig. 2, 3, 4, 5). Hectic. testà, involutà, discoîdeà, compressà, tenwiter cari natà; anfractibus compressis lateribus minime convextusculis, in- terne exornatis, externe transversim costatis; costis laevibus, laete ondulatis, externe tubercolatis; dorso subplano exornato carinato; carinà integrà, exiguà; aperturà compressà; ombelico angustato exornato; septis lateribus?; sellà siphonali aurigerà. Differisce dall’ Hecticoceras hecticum Rein. per il numero maggiore di costole; per la nudità della regione ombilicale dei giri, per la mancanza delle cannelures lungo la regione mediana dei fianchi, per la maggiore compressione dei suoi anfratti. L’ Hecticoceras Girodi Bonar. è forma calloviana (macro- cephalus- zona). O, Re Hecticoeceras (?) otiophorum n. f. 1846 Ammonites hecticus — D'ORBIGNY — (non Rein.) Ceph. jur. pag. 432 (ex parte) Pl. 157, fig. 5 (non 1-4). Hectic. testà discoideà compressà; anfractibus subinvolutis, compressis carinatis, interne laevibus, exornatis; externe lae- viter costatis; costis laete recurvis, dorso subacuto carinato; aperturà compressà; peristomà aurigero; auricolà spatuliforme; ombilico exornato; septis lateribus? È con dubbio ch'io riferisco l’ Amm, otiophorus al gen. Hecticoceras. Le sue piccole dimensioni, la povertà della sua ornamentazione, la mancanza di nodi terminali delle costole, e la forma delle apofisi laterali del peristoma l’ avvicinano piuttosto al gruppo dell’ Oppelia nimbata Opp. di cui proba- bilmente è una forma ancestrale. Il D’OrBIGNYy riferiva questa forma all’ Amm. hecticus Hartm. È facile però convincersi che si tratta di una forma distinta quando soltanto si consideri che lo stesso esemplare da lui fisurato (e del diametro di appena 25 mm.)è già fornito di orecchiette; esso adunque è un individuo adulto. L’ hecticum invece non raggiunge questa età se non quanto abbia oltrepas- sato i 60 mm. di diametro. L’ Hecticoceras (2) otiophorum Bonar. è forma calloviana (macrocephalus-zona). Hecticoceras punctatum Stahl. f. 1824. Ammonites punctatus — Stan — Wiirtt landwirt. Corresp. Bl.; Vol. VI, pag. 48, fig. 8. 1830. Amm. punctatus — Zieten — Verst. Wiirtt. pag. 13, Taf. 10, fig. 4. 1845. Amm. hecticus — ZeuscaNER — (non Rein.) Palaeontologia polska Taf. II, fig. 2-5 (ex syn. Neumayr). 1846. Amm. lunula = D’ OrBIGNY — (non Ziet.) Ceph. jur. pag. 439, (ex parte) Pl. 157, fig. 3, 4 (non 1, 2), (5°). Br 1873. Harpoceras punctatum — WAAGEN — Ceph. of. Kutch (1875) pag. 62, PI. XIII, fig. 9, (308). (?) 1883. Harpoc. punctatum — Trissevre — Ceph.-fauna d. Ornath.- th. Rjésan, pag. 543, Tab. I, fig. 4, 5 (linee lobali errate). i 1890. Harpoc. ( Ludwigia) punctatum — KiLian — Ceph. noveaux PI. I, fig. 3-6. non QUENSTEDT, non NeumAYR, non LAHUSEN. Hectic. testà discoideà, compressà, carinatà; anfractibus qua- drato-compressis, subevolutis, transversim costatis; costis subrects, interne 17-nodosis, externe tubercolatis; dorso subplano, exor- nato, carinato; peristomà aurigero; ombilico lato; septis lateribus 5-lobatis; sellà dorsali aurigerà. Questa forma, come assai bene si rileva dalla fig. cit. del D’OgBIGNY, non raggiungeva grandi dimensioni. Con dia- metro di 35 mm. si ànno già individui completi a peristoma definitivo, fornito di orecchiette. L’ Hecticoceras punctatum Stahl. f. è forma comune del- l’anceps-zona (Calloviano). Il Trissevre (loc. cit.) la cita anche per l’ Ornathen-th. di Russia, ma non ne dà figura di esemplari. Le due porzioni di linee lobali figurate nel suo lavoro, non mi sembrano esatte. Hecticoceras balinense n. f. 1871. Harpoceras hecticum — NEUMAYE — (non auct.) Ceph. v. Balin, pag. 28, Tab. IX, fig. 6. Hectic. testà discoideà, compressà, carinatà; anfractibus compressis subinvolutis, lateribus converiusculis, transversim costatis; costis interne simplicibus, externe bifurcatis, tubercolatis ; dorso subplano, exornato, carinato; carinà integrà; apertura compressà ovoideà; ombilico lato costato; septis lateribus? Il NeumayR (loc. cit.) scrivendo dell’ Heczic. hecticum Rein. f. e delle figure (1-2, 3) che il D’OrBIGNY dà di questa forma nel suo lavoro magistrale (Ceph. jur. 1846, PI. 152), così dice: (UP. ie « Diese Art, welche sich von ihren nichsten Verwandten deutlich durch ihre Marginalknoten unterscheidet, wurde zwar von D'ORrBIGNY in einem sehr schònen Exemplar abgebildet, jedoch offenbar sehr stark restaurirt und idealisirt, ein Fehler, welcher iiberhaupt an dessen Figuren sehr hàufig vorkòmmt und bei ihrer Beniitzung die gròsste Vorsicht néthig macht ». In seguito a queste considerazioni egli riferisce all’ Heckc. hecticum, e figura, un esemplare dei Macrocephalenschichten di Balin che assai notevolmente s1 allontana dalla figura del D’'OrBIenY. Esso infatti è un ombilico più ampio, i giri più bassi con una ornamentazione totalmente diversa; le costole dell’ultimo giro, semplici e alquanto rade nella regione om- belicale, si continuano senza interruzione fin verso i lati del dorso biforcandosi però quasi tutte a metà dei fianchi. Nel- l’ Hectic. hecticum invece le costole generalmente non si bifor- cano; esse partendo dalla regione ombelicale si dirigono fortemente in avanti, quindi piegano in dietro e con leggiadra curva raggiungono i lati del dorso; in corrispondenza della regione mediana dei fianchi trovasi appunto una camnelure che interrompe ciascuna costola nel suo ‘punto di inflessione. Queste notevoli differenze tra la forma del NeumAYR e 1’ Hectze. hecticum Rein, mi indussero a stabilire per quella un nuovo nome specifico. L' Hecticoceras balinense Bonar. è forma caratteristica della macrocephalus-zona (Calloviano inferiore). Hecticoceras mathayense Kil. f. 1890. ZMarpoceras (Ludwigia) mathayense — Kruian — Ceph. DONI SILE caz Hectic. testà discoideà, compressà, tricarinatà; anfractibus evolutis, subquadratis, lateribus minime converis, transversim costatis; costis subrectis bifurcatis, externe tubercolatis; dorso subplano, exornato, tricarinato ; carinà medià prominenti, carinis lateralibus paulo minus elevatis; aperturà subquadratà ; ombilico amplo; septis lateribus 5-lobatis: sellà siphonali aurigerà. i Mot OA . Questa forma, venne per lungo tempo confusa coll’ Hectic. punctatum Stahl. f. Se ne allontana invece per la maggiore. ampiezza dell’ombelico, per la presenza delle due carene la- terali e per le dimensioni; ma la differenza più notevole è questa: Mentre negli individui dell’ Hectic. punctatum che ab- biano raggiunto appena i 35 mm. di diam., il peristoma è già fornito di orecchiette, e l’ultimo giro ci rappresenta l’ ultima camera d’abitazione; (essi adunque sono individui adulti), negli esemplari invece dell’ Heczic. mathayense che abbiano raggiunto un diam. di ben 95 mm., l’ultimo giro non rappre- senta ancora l’ ultima camera d’ abitazione. L’ Hecticoceras mathayense Kil. f. è forma calloviana ( an- ceps-zona). Hecticoceras penninicum Uhlig f. 1878. Hecticoceras penninicum — Unnie — Juraform. in d. Karpat. Klipp. pag. 650, Tab. XVI, fig. 3. Hectic. testà discoideà, compressà, fere evolutà, carinatà; anfractibus subcompressis fere libere superpositis, transversim costatis ; costis rectis, simplicibus, retroversis, externe tubercolatis ; dorso subplano, angustato; carinà integrà, parum elevatà ; aper- turà quadrato-compressa; septis lateribus? Differisce da tutte le altre forme di Heczicoceras per avere le costole tutte dritte e semplici, nonchè per avere la spira quasi del tutto svolta. L’ Hecticoceras penninicum Uhlig f. è forma calloviana (anceps-zona) dei Carpazî. Hecticoceras (Lunuloceras) Krakoviense Neum. f. 1871. Harpoceras Krakoviense — Neumavr — Ceph. v. Balin, pag. 28, Taf. IX, fis. 5. 1884. Harpoc. Krakoviense — Burowsxi — Jurabild. v. Czensto- chau, pag. |25] 99, Taf. (I) XXV, fig, 14. BOE 1887. Ammonites hecticus punctatus — QueNnstEDT — Ammon. Schwéb. (ex parte), pag. 711, Tab. 82, fig. 6-9. Hectic. ( Lunuloc.) testà discoideà compressà carinatà; an- fractibus subevolutis, subrotundis, costatis; costis interne sim- plicibus proversis deinde bifurcatis-retroversis, laete recurvis; dorso obtuso carinato; carinà parum elevatà: aperturà subro- tundà; ombilico amplo: septis lateribus 4-lobatis. Il Lunuloceras Krakoviense Neum. f. venne citato dal NEUMAYR come probabilmente caratteristico dell’Oolite inferiore di Balin. Più tardi il BurowskI ascriveva con certezza questa forma al Calloviano (anceps-zona). Questo ultimo riferimento a me sembra confermato dal mio modo di interpretare la filogenesi degli Ectici. Hecticoceras (Lunuloceras) Laubei Neum. £. 1871. Harpoceras Laubei — NeuMAYR — Ceph. v. Balin, pag. 29, Taf. IX, fig. 4. Hectic. ( Lunuloc.) testà discoideà compressà carinatà; an- fractibus subevolutis, compressis, costatis; costis interne (in nodis) convergentibus, externe bi-trifurcatis, recurvis; dorso obtuso, carinato; carinà parum elevatà; aperturà ovali: ombilico amplo, taeniolato; septis laterebus? Caratteristico di alcune forme del s. gen. Lunuloceras è l'andamento degli anfratti in vicinanza della regione ombeli- cale. Ivi, poco prima di raggiungere la sutura ombilicale, essi si piegano bruscamente costituendo le cosidette carene ombili- cali. Ò dato il nome di faeriola o listello ombelicale allo spazio compreso tra la carena ombelicale e la sutura. Il Lunuloceras Laubei Neum. è provveduto di faensola. Esso proviene secondo il NEeumayrr dall’ Oolite inferiore di Balin. La cosa non è sicura. Io lo credo un po'più recente, (Calloviano). 20 E Hecticoceras (Lunuloceras) metomphalum n. f. 1871. Harpoceras punctatum — NeumayR — (non Stahl) Ceph. v. Balin, pag. 28, Taf. IX, fig. 8. Hectic. ( Lunuloc.) testà discoideà, valde compressà, cari- natà ; anfractibus compressis, subinvolutis, costatis; costs interne raris, nodosis, deinde bi-(tri)furcatis, recurvis; dorso acuto; aperturà sagittali; ombilico nodoso, taeniolato ; septis lateribus?. Tra i cefalopodi del Calloviano di Chanaz (Savoia), esi- stenti nel R. Museo Geologico di Torino, trovasi un esem- plare di questa forma. Esso differisce lievemente dal tipo per due caratteri: 1.° i nodi da cui nascono le costole e che ador- — nano la regione ombelicale dei fianchi sono più evidenti e un po meno numerosi che non nella fig. cit.; 2.° il listello ombelicale o faeriola non è così perpendicolare e deciso come si scorge nella cit. fis. Queste differenze sono forse dovute al cattivo stato di conservazione dell'esemplare figurato dal NEU- MAYR e che il sommo paleontologo erroneamente riferiva al- l’ Hectic. punctatum Stahl f. Sarà dunque necessario tener conto delle mie osservazioni ogni qual volta si voglia far uso della fig. cit. Il Lunuloceras metomphalum Bonar. è forma calloviana (macrocephalus-zona). Hecticoceras (Lunuloceras) taeniolatum n. f. 1871. Harpoceras lunula — NeumAyR — (non Rein.) Ceph. v. Balin, pag. 28, Taf..IX, fig. 7 Hectic. (Lumuloc.) testà discoideà, valde compressà, cari- natà; anfractibus subinvolutis interne exornatis, externe costatis ; costis raris, laete recurvis; dorso acuto carinato ; aperturà sagit- tali; ombilico amplo, taeniolato; septis lateribus:? i Il Lunuloceras taeniolatum Bonar. è forma caratteristica del Calloviano (anceps-zona ed ornathen-th.). 91 — Hecticoceras (Lunuloceras) Gallaicense n. f. 1881. Harpoceras punctatum — UnLia — Kellowayk. in W. Ga- lizien, pag. 391, Taf. VIII, fig. 4. Hectic. (Lunuloc.) testà discoideà compressà, anfractibus subevolutis, compressis, carinatis, costatis; costis interne nodosis, externe perraro bifurcatis, numerosis, laete recurvis; dorso su- bacuto, carinato; aperturà compressà; ombilico exornato ; septis lateribus ? Si distingue da tutte le altre forme del gruppo per il numero maggiore delle nodosità iniziali interne delle costole. Da ciascuna di queste nodosità raramente nasce più di una costola. Il Lunuloccras Gallaicense Bonar. è forma calloviana ( an- ceps-zona ). Hecticoceras ( Lunuloceras) rossiense Teiss. f. (?) 1849. Ammomites hecticus lunula — QuenstEDT — Die Ceph., pag. 118, Tab. 8, fig. 2. (2) 1858. Amm. hectic. lunula — QuenstEeDT — Der Jura, pag. 545, (ex parte), Tab. 72, fig. 7 (non 5). 1383. Harpoceras rossiense — Trisserre — Cephalop.-fauna d. Ornathen-th. Rjisan, pag. 544, Taf. 1, fig. 6, 7 (fig. 6 d. errata). 1883. Harpoc. punctatum — Lanusen — Faun. jurass. rjasans., pag. 73, Taf. XI, fig. 6-9. 1887. Harpoc. rossiense — Buxowsti — U. d. Jurabild. v. Czen- i stochau, pag. (23) 97, Taf. (I) XXV. fig. 13. Hectic. (Lunuloc.) testà discoideà compressà subevolutà, anfractibus subcompressis, carinatis, costatis; costis interne no- dosis, deinde bifurcatis-recurvis; dorso subacuto carinato ; aper- turà subcompressà, ombilico lato; septis lateribus d lobatis; sellà siphonali aurigerà. Il Lunuloceras rossiense Teiss. f. è forma calloviana (an- ceps-zona ed ornathen-th.). PPS o; DION Hecticoceras (Lunuloceras) svevum n. f. 1849. Ammonites hecticus -—- QuensteDT — Ceph., pag. 117 (ex parte), Tab. 8, fig. 1 1852. Amm. hecticus — QuenstenDt — Handb. d. petref. Tab 37, fig. 10. 1858. Amm. hecticus — Quenstent — Der Jura, pag. 544 (ex parte), Tab. 71, fig. 21 (non 22, 28). 1887. Amm. hecticus — QuenstEDT — Amm. Schwéb., pag. 700 et seg. (ex parte). Tab. 82, fig. 3, 4, 5, 47. Hectic. ( Lunuloc.) differt a rossiensi anfractibus evolutio- ribus, aperturà compressiore. Il Lunuloceras svevum Bonar. è forma calloviana (orna- then-th.) di Svevia. Hecticoceras (Lunuloceras) Socini Notl. f. 1852. Ammonites hecticus -- QuenstenTt — Handb. d. petref. Tab. 36, fig. 2 (non Tab. 37, fig. 10). 1887. Amm. hecticus — QuenstenT — Amm. Schwab. pag. 700 et seg. (ex parte) Tab. 82, fig. 29, 30. » Harpoceras Socini — NoetLING — Jura am Hermon pag. 22 (v. syn.) Taf. III, fig. 5-8 (fig. lob. errata). Hectic. ( Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfractibus subcompressis, carinatis, subevolutis, costatis; costis parum ele- vatis, interne pseudonodosis, externe bi-trifurcatis valde retro- versis; dorso acuto carinato ; aperturà subovali; ombilico amplo ; septis lateribus?; peristomà aurigero; auricolis aneurismaticis. Differisce dallo svevum per l’ andamento delle costole, che nella forma del NérLING sono anche meno pronunciate. Il Lunuloceras Socini Notl f. è forma calloviana (or- nath. - th.) LORI Hecticoceras (Lunuloceras) Schumacheri Nòtl. f. 1887. Harpoceras Schumacherì — NortLINna — Jura am Hermon pag. 21, Taf. III, fig. 1-4 (ivi syn.). Le varie forme di Lunuloceras, fra queste lo Schumacheri, rinvenute dal NòrLING nel Giura di Hermon, provengono tutte dalla zona calloviana sup. a Lunuloc. Socini Nòtl. corri- spondente alla perarmatum - zona del Calloviano europeo ( Or- nath.-th. ). Hecticoceras (Lunuloceras) Kautzschi Nòtl. f. 1887. Harpoceras Kautzschì — NoetLIna — Jura am Hermon pag. 23, Taf. III, fig. 9-10. Il Lunuloceras Kautzschi Nétl. f. è forma calloviana ( Or- nath-th.) di Siria. Hecticoceras (Lunuloceras) Bukowski n. f. 1887. Harpoceras f. indect. affin. Krakoviense (Neum.) — Bu- Kowski — Jurabild. von Czenstochau. pag. (25) 99, Taf. XXV [I], fig. 15 a dc (c= linea lobale). Hectice. ( Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfractibus suberagonis, subevolutis, interne punctatis, externe costates; costis 2-3 ex nodis, laete recurvis; dorso subobtuso carinato; om- bilico lato, aperturà subexagonà; septis lateribus 4-lobatis; sellà siphonali aurigerà. È molto affine al Lumuloc. svevum Bonar. da cui però nettamente si differenzia per il maggiore spessor@ dei suoi giri, per l'andamento meno rapido della spira e per la forma appuntita dei nodi interni. Questi sono assai più radi che non siano nel Lunuloc. svevum. Il Lunuloceras Bukowski Bonar. è forma calloviana (an- ceps-zona). A GA Hecticoceras (Lunuloceras) nodosum n. f. 1849. Ammonites hecticus nodosus — QuenstEDT — Ceph. pag. 118, Tab. 8, fig. 4. 1858. Amm. hecticus nodosus — QuensTEDT — Jura pag. 544, (ex parte) Tab. 71, fig. 22 (non 21, nec. 28). 1887. Amm. hecticus nodosus — QuenstEDT — Ammon. Schwéb. pag. 702, fig. 10-14, 39. Hectic. ( Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfractibus compressis, subevolutis, carinatis, camaliculatis, interne (inter canaliculum et suturam ombilicalem) nodosis; eaterne (inter canaliculum et dorsum) costatis; costis laete recurvis, dorso acuto carinato; aperturà compressà; ombilico amplo; septis la- teribus? Il Lunuloceras nodosum Bonar. e forma calloviana (orna- then-th. Br. Z) di Thalheim. nodosum Bonar. Hecticoceras (Lunuloceras) m. f. | nodosum var. soli- nophorum n. 1887. Ammonites hecticus — QuenstenT — Ammon. Schwàb, pag. 702, Tab. 82, fig. 1. « steht zwischen nodosus und camaliculatus ( QUENSTEDT).». È forma calloviana (ornatten-th.). Hecticoceras (Lunuloceras) nodosum Bonar. var. solinophorum n. 1858. Ammonites hecticus canaliculatus — Quenstenbt — Jura pag. 545, Tab. 71, fig. 23 (non 21, 22). 1887. Amm. hecticus canaliculatus. — QuenstEnDT — Ammon. Schwéb. pag. 702, Tab. 82, fig. 16-20 (19?). - VaR. anfractibus canaliculatis; interne (ex suturà ombilicali usque ad canaliculum) striolatis, fere exornatis; externe (ex canaliculo usque ad dorsum) costatis. Meg | ge Il Lunuloceras nodosum Bonar. var. solinophorum Bonar. è forma calloviana (ornathen-th.) di Thalheim etc. Hecticoceras (Lunuloceras) Kersteni Nòtl. f. 1887. Harpoceras Kerstenì — NortLIine — Jura am Hermon pag. 19, Taf. II, fig. 5, 5 a, 5 d, (linea lobale!). Interessante in questo Lunuloceras è la forma della sella sifonale che si presenta divisa, in corrispondenza della regione mediana della fronte, da una fogliolina, del lobo sifonale, a forma lanceolata. Il Lunuloceras Kersteni Nòtl. è forma calloviana (or- nath.-th.) di Siria, Hecticoceras (Lunuloceras) Guthei Not]. f. 1887. Harpoceras Guthei — NostLING — Jura am Hermon pag. 20, Raf, tie 60, SMvalsyn.) A me sembra che l’esemplare figurato dal Nétling. a Taf. II, fig. 6 si scosti alquanto dagli altri due (ia, (8). In esso infatti l’ ombelico è assai più stretto e l’ andamento delle costole assai differente. Per quanto riguarda l’ornamen- tazione di questo esemplare, sarei piuttosto propenso ad avvi- cinarlo al Lunuloc. nodosulcatum Lah. Il Lumuloceras Guthei Nòtl. f. è forma calloviana (or- nath.-th.) di Siria. Hecticoceras (Lunuloceras) kobelliforme n. £f. 18753. Harpoceras Kobelli, variety — Waacen — Ceph. of Kutch. (1375) pag. 72, (ex parte) Pl. XIII, fig. 12 (non I1I, nec 13). : Heretic. (Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfractibus compressis, subevolutis, canaliculatis, taeniolatis in adultis, in- terne (ex suturà umbilicali ad canaliculum) laevistriatis, externe Laggre (ex canaliculo ad dorsum) rari-costatis; costis laete recurvis ; aperturà compressà; ombilico lato; septis lateribus? Differisce dal Lunuloc. nodosum var. solinophorum Bonar. per il numero minore delle sue costole, le quali mancano pro- babilmente nei giri interni ed accennano inoltre a scomparire nell'ultimo giro (camera definitiva d’abitazione); se ne al- lontana pure per l'ampiezza minore del suo ombilico e per la forma diversa della sezione dei suoi giri. Il Lunuloceras kobelliforme Bonar. è forma oxfordiana inf. (transversarium-zona?) dell’ India. Hecticoceras (Lunuloceras) Kobelli Opp. f. 1833. Ammonites — Everest — Asiatic Researches vol. 18, Part. II. Memorandum on t. foss. shell. discov. in t. Himal. mount. Tab. I, fig, 6, pag. 114.. 1863. Amm. Kobelli — OppeL — Pal. Mitt. Bd. II, IV Heft. pag. 273, Tab. 76, fig. 1-2. i 1873. Harpoceras Kobelli — Waacen — Ceph. of Kutch. (1875) pag; (2 PI. III, fig) LL 49 (var) (mon 0): Hectic. ( Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfractibus compressis subevolutis, canaliculatis, taeniolatis in adultis; in- terne striolatis, externe raricostatis: costis valde retroversis, interne-externe crescentibus ; ombilico amplo; aperturà compressà; carinà in ultimo anfracto elevata; septis lateribus 4-lobatis. Differisce dal Lunuloc. kobelliforme Bonar. per il numero . maggiore, per la forma e la direzione delle sue costole, le quali negli ultimi giri anzichè scomparire come nel Kobelliforme ac- cennano a rendersi più evidenti. Il Lunuloceras Kobelli Opp. f. è forma oxfordiana inf. (transversarium-zona?) dell’ India. Hecticoceras (Lunuloceras) pseudopunctatum Lab. f. 1846. Amm. lunula — D’OrBIGNY — Ceph. jur. pag: 439 (ex ca Pl. 157, fig. 1-2 (non 3-4). cas SO, (2)1849 Ammonites hecticus lunula — QuenstEDT — Ceph. pag. 118, Tab. 8, fig. 2 (an = rossiense Teiss.?). 1858. Amm. hecticus compressus — QuenstEDT — Jura pag. 546, Tab. 72, bo. 8. 1888. Harpoceras pseudopunctatum — Lanusen — Fauna jurass. rjasans. pag. 74, Taf. XI, fig. 10-13. (?) 1887. Amm. hecticus — QuensteDT — Ammon. Schwàab. pag. (0, Labfa82,Cfig.138, Hectic. (Lunulo:.) testà discoideà compressà; anfractibus subinvolutis, compressis, carinatis, costatis; costis interne raris; nodosulcatis, deinde potifurcatis, parum recurvis; dorso cari- nato; aperturà compressà; ombilico costato; septis lateribus? Differisce dal Lunuloc. metomphalum Bonar. pel mag- giore avvolgimento della spira, per la minore compressione de’ suoi anfratti, per il suo dorso meno acuto, per la mancanza del listello ombelicale etc. Il Lunuloceras pseudopunctatum Lah. f. è forma calloviana (anceps-zona ed ornathen-th.). Hecticoceras (Lunuloceras) biondulatum n. f. 1846. Ammonites Brighti — D'OgBI&nr — Voy. en. Russ. de Murch. etc. pag. 431, PI]. XXXIII, fig. 9-10 (132). Hectic. (Lunulo:.) testà discoideà compressi; anfractibus subinvolutis, compressis, costatis, carinatis; costis interne sim - plicibus, subnodosis, externe polifurcatis biondulatis; aperturà compressà ombilico lato costato; dorso carinato; septis lateribus b-lobatis; sellà siphonali aurigerà. Differisce da qualunque altra forma del gruppo per l’an- damento delle sue costole. Dalla sutura ombilicale infatti na- scono costole rade e corte quasi nodose, le quali in corrispon- denza della regione mediana dei fianchi, un po’ più verso l’ombilico, si interrompono. Da questo punto prendono origine numerose costole che raggiungono il dorso descrivendo, due curve rivolte all'indietro. A questa forma appartiene probabil- mente la linea lobale disegnata dal D'OrBIGNY a fig. 13 (loc. Ti EE cit.) del citato lavoro e ricopiata quindi a pl. 157, fig. 5 dei Ceph. jur. (1846). Il Lumuloceras biondulatum Bonar. è forma calloviana (ornathen th. ). biondulatum Bonar. Lunuloceras VV pseudo punctatum Lah. Hecticoceras (Lunuloceras) Brighti Pratt. £. 1841. Ammonites Brighti — Pratt — Ann. and Mag. of, Nat. hist. Vol. VIII, pag. 164, Tav. 6, fig. 3, 4. (?) 1841. Amm. Lonsdaliù — Pratt — Ivi, pag. 164, Tav. 5, fig. 2 (ex syn. d’Orbigny). 1845. Amm. Brighti — D'OrBIGny — Voy. en Russie de Mur- chis. ete. pag. 431, P]. XXXIII, fig. 11-12 (13?). (?) 1846. Amm. lunula — D’ OrBIGNY +— Ceph. jurass. PI. 157, fig. 5 (linea lobale). 1883. Harpoceras Brighti — Lanusen — Fauna jurass. rjasans. pag. 74, Taf. XI, fig. 14, 15, 16 (var). Hectic. (Lunulo ‘.) testà discoidea compressà; anfractibus subevolutis, compressis, carinatis, costatis; costis interne rarais, eaxterne polifurcatis, parum recurvis; dorso carinato; apertura compressà: ombilico erornato; septis lateribus 5-lobatis. Differisce dal Lunuloc. pseudopunctatum Lah. f. per la maggiore finezza della sua ornamentazione, e la maggiore compressione dei suoi fianchi. Il LanusEN riferisce al Lunulo- ceras Brighti Pratt. sp. un esemplare di° Dorf Nikitina (fig. 16 loc. cit,), che egli considera come una varietà di questa forma e per la quale propongo il nome Hecticoceras (Lunuloceras) Brighti Pratt. f. | var. subinvoluta n. 1883. Harpoceras Brighti -- LAanusen — Fauna jurass. rjasans. pags 74, Daf Mist (mondi); var. ombiliro angustato SIE 110) PACS A questa varietà deve probabilmente riferirsi 1’ Harpoceras m. f. lunula Ziet. — Brighti Pratt descritto dal TEIssEYRE ( Cephalopod.-fauna ornath.-th. rjasans. pag. 543, Taf. I, fig. 3) di cui questo autore dà solamente il disegno della linea lobale. Il Lunuloceras Brighti Pratt f. è forma calloviana (or- nathen-th ). è Brighti Pratt f. Hecticoceras ( Lunuloceras) m. f. DEE: lunula Ziet. f. 1883. Tessevre. — Cephalopodenf. ornath-th. Rjisan pag. 545, Tab. 1, fig. 8, (linea lobale). Non si à la figura di questa forma. Essa proviene dal Calloviano ( Ornathen-th.) di Tschulkovo. Hecticoceras (Lunuloceras) lunula kein, f. (?) 1818. Nautilus lunula — ReInEcKE — Naut. et Argon. pag. 69, | — Tab. 4, fig. 35-36 (ex syn. d’Orbigny). 1850. Ammonites lunula — Zieren — Verst. Wurtt. pag. 14, Malo 0 ie 0 (?) 1837. Amm. lunula — Fiscuer — Oryct. de Moscou pag, 165, Pl 5, fio2, Ri 6,009.04 (ex syu. d'Orbionyi)). (?) 1839. Amm. lunula — Roemer — Ool. pag. 48, n.° 52, Taf. 20, fig. 26 (ex syn. d' Orbigny). (?) 1841. Amm. Lonsdaliù — Pratt — An. and Mag. of. Nat. hist. Vol. VIII, pag. 164. PI. 5, fig. 2 (ex‘syn. d' Orbigny). 1873. Harpoceras lunula — WAAGEN — Ceph, of Kutch pag. 63. PISTE e ((8750- 1888. Harp. lunula — TEISSEYRE th. Rjisan pag. 542, Tab. 1, fig. 2, (errata). >» Harp. lunula:-— Lauusen — Fauna jurass. rjasans. pag. 72, l'a E Odio al=5ì non D'OkBIGNY, non QuensteDT. non NEUMAYR Cephalopod.-fauna ornath. Hectic. ( Lunuloc.Itypus]) testà discoideà compressà; anfra- ctibus fere involutis, compressis, carinatis, costatis; costis fle- cc I ruosis, interne raris, externe laete recurvis: dorso acuto cari- nato; aperturà compressà; ombilico angustato; septis lateribus ò-lobatis; sellà siphonali aurigerà, Differisce dal Lunuloc. Brighti Pratt. per il maggiore av- volgimento della spira, per le dimensioni, ecc. Il Lunuloceras lunula Rein. f. è forma calloviana (or- nathen-th.). Hecticoceras (Lunuloceras) f. 1887. Ammonites hecticus lunula — QuensTEDT — Ammon. Schwib. pag. 703, (ex parte) Tab. 82, fig. 21. Forma calloviana (ornathen-th.) di Gammelshausen. Hecticoceras (Lunuloceras) f. 1887. Ammonites hecticus lunula — QuensTtEDT — Ammon. Schwab. pag 703 (ex parte) Tab. 82, fig. 22. te) Forma calloviana (ornathen-th) di Gammelshausen. Hecticoceras (Lunuloceras) f. 1887. Ammonites hecticus lunula — QuenstEDT — Ammon. Schwab. pag. 703 (ex parte) et 709. Tab. 82, fig. 23, 49. Forma calloviana ( ornathen-th.) di Gammelshausen. Hecticoceras (Lunuloceras) lunuloides Kil. f. 1849. Ammonites hecticus compressus — QuenstEDT — Die Ceph pag. 119, Tab 8, fig. 3. 1887. Amm. hect. compressus — QueNnstEDT — Amm. Schwab. pag. 705, Tab. 82, fig. 31, 32, 48. (?)» Amm. hect. gigas — QuexstenTt — Ivi. Ivi. Ivi. fig. 35. 1889. Haurpoceras lunuloides — KiLtan — La Mont. de Lure. Paris, pag. 118, n.° 15. Hectica (Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfractibus fere involutis, compressis, carinatis, costatis; costis numerosis, — 101 — simplicibus, fleruosis ; dorso acuto carinato ; aperturà compressà ; ombilico angustato: septis lateribus ? È una forma molto affine al Lunuloc. lunula Rein. dalla quale si differenzia per avere le costole tutte uguali ed egual- mente accentuate, mentre nella forma del REINECKE esse costole sono a due a tre limitate alla regione dorsale dei fianchi e frammezzate ad altre isolate più evidenti che raggiungono la sutura ombelicale. Il Lunuloceras lunuloides Kilian. f. è forma calloviana (ornathen-th. ). Hecticoceras (Lunuloceras) nodosulcatum Lab. î. 1883. Harpoceras nodosulcatum -- Lszusen — Fauna jurass. rja- sans. pag. 75, Tab. XI, fig. 17, 18. Hectic. (Lunuloc.) testà discoideà compressà; anfrachibus subinvolutis, compressis, carinatis, costatis ; costis raris, fortibus, simplicibus, fleruosis: dorso acuto carinafo ; aperturà compressà : ombilico angustato: septis lateribnus? Differisce dal Lunuloc. lunulcides Kil. f. per.avere le co- stole più rade e più forti. Ml Lunuloceras nodosulcatum Lah. f. è forma calloviana (ornathen-th.). Hecticoceras (Lunuloceras) £. £. 1887. Ammonites hecticus gigas — QuenstEDT — Ammon. Schwab. pag. 706 (ex parte) Tab. $2, fig. 36-37. Forme calloviane (Brawner Jura Z) di Gammelshausen. ? Hecticoceras (Lunuloceras) i. 1887. Ammonites cf. hecticus lunula — QuessteDT — {PRO Schwib. pag. 707, Tab. 82, fig. 40. Forma calloviana (orrazlen-th.) di Rathshausen. Escludo dal sen. Hecticoceras le forme seguenti che alcuni autori riferirono al gruppo dell’ Amm. hecticus: — 102 — Ammonites parallelus — Rermecks — Naut. et Arg. pag. ? Tab. ? fig. 81. 1818. Amm. hecticus parallelus — QuenstEDT -- Ceph. pag. 118 Tab. 8, fig, 5, 1849, Amm. hect. parallelus — Qvenstent — Jura. pag. 545, Tab. 71, fio. 14-16, 1858. Amm. hect. parallelus — QuenstEDnT — Ammon. Schwib. pag. 704 ecc. Tab. 82, fig. 24-28, 41-44, 50, 1887. Harpoceras excavatum -- NortLING — Hermon. pag. 24, Tab. 4. di OS MAIRNZE Ammonites Murchisoni (Sow.) — Pusca — (non Sow.) Polens Paliiont. Tab. 13, fig. 5, (non 4). 1887. Amm. Rauracum — Ca. Mayer — Journ. de Conch. Vol. XII, pag. 376, Pl. 7, fig. 4, 1864. Harpoceras Rauracum — Waaxgen — Ceph. of Kutch. pag. 68, PISTE: Harp. Rauracum — NortLING — Hermon. pag. 23, Tab. III fig. 10, 11. ( AtMeta-z.). (?) Ammonites hecticus — QuensteDT — Ceph. Tab. 8, fig. 6, 1849. Ammonates hecticus — QuenstenT — Jura pag, 483 (ex parte) Tab. 64, fig. 26, (non 25) 1858. Macroceph.-z. « Eine solche habe ich schon in Jura, Tab. 64, fig. 75, gegeben, ich fiige. ( Quenstedt. Amm. Schwéb. 1887, pag. 700). » (?) Ammonites hecticus lunula — QuensteDT — Jura pag. 545 (ex parte) Tab. 72, fig. 5, (non 7) 1858. Ornath-th. (copia in Hau6.-Monogr, der Amm.-gatt. Harpoceras. Taf. XI, fig. 2 i, 1885). — 103 — Ammonites Delmontunus — OppiL — Pal. Mitth. pag. 194, Tab. 54, foro anpals0s-(Oxfrinf.), (?) Harpoceras Lairense — WaaGEN — Ceph. of Kutch pag. 65, PI. XIII, fig. 8-4 ( Athleta.-z.). (?) Harpoceras dynastes — WaaGrN. — Ceph. of Kutch. pag. 66, PI. XIII, fig, 6, 7, 8, (AfMleta z.). Non le conosco abbastanza per poter dire a qual gen. potrebbero riferirsi. Torino, R.° Museo Geologico, 27 aprile 1893. — 104 — (Nel seguente quadro sistematico del gen. Hecticoceras sono segnate soltanto le forme che conosco de visu. Esse sono legate fra loro secondo criterî puramente morfologici. Ame sembra tuttavia che alcune ramificazioni di questo prospetto possiedano un certo valore filogenetico. Evidente ad esempio è il passaggio tra il L. Brighti e il L. nodosulcatum, tra il L. ros- siense e il L. solinophorum). 105-108 Kobelli Opp. | Oxfordiano (africa zona) kobelliforme Bonar. nodosulcatum Lah nodosum var. solinophorum Bonar. Galloviano superiore lunuloides Kil. nodosum Bonar. (ornathen - thone) lunula Rein. . (gruppo dell’ Oppelia? nimbata Opp.) Bright Pratt. Socini Nòtl. svevum Bonar. I iondulatum Bonar. COTE Bonar. mathayense Kil. Calloviano inferiore un — gallaicense Bonar. LE Jl ; ASS TA È Girodi Bonar. pumcetatum Stabl. (anceps-zona ) Bukowski Bonar. | pseudo punctatum Lah. — rossiense Teiss. | " SO IO, Galloviano inferiore metomphalum Bonar. hecticum Rein. balinense Bonar. tacniolatum Bonar. (macrocephalus - zona.) Î Lauber Neum. Krakoviense Neum Batoniano superiore (aspidoides-zona) (Lunuloceras Bonar.) (gruppo dell’Oppelia flezuosa Buch.) VA retrocostatum Gross. Batoniano inferiore e Baiociano (Hecticoceras Bonar. ) (Oekotraustes Waag.) (Oekotraustes Waag.) n CR IT 4 KA VEE SALI pipe eli cino forli de Ce i aa CI FRENI To ol Seek ‘ iter44 ci n UP: PORTA da $ ” a, Vr “1 UST OMA ad i Pago "RINO MRI irferone dt rta de ere \ Va litte 9 DANTE PANTANELII CAMPYLAKA NICATIS Costa Tutti coloro che per lavori generali o speciali si sono occupati della Malacologia dell’ Appennino (Paulucci, De Ste- fani, Pollonera, Picaglia etc.) hanno escluso dal versante set- tentrionale la presenza di specie o varietà che si collegassero al gruppo della H. cingulata. Solo sono stati indicati alcuni individui isolati nella alta valle del Secchia. Forme però di questo grande gruppo di elici sono invece abbastanza diffuse in tutto l’ Appennino, solo non è facile . trovarle, abbondando esse precisamente nella parte alta del medesimo e nelle plaghe di più difficile accesso. La specie fin quì raccolta e in diverse località ( Versante settentrionale del Cimone tra la Calvanella e la Cervarola da 1200 a 1600 m., Monte di Serrasiccia da 1200 a 1500 metri, Spigolino a 1800 m.) appartiene alla Campylaea Nicatis Costa var. affinis Paulucci come è stata delimitata da Pollonera (Bull. Soc. Mal. Italiana, Vol. XV, pag. 61-64). La costanza nella forma e nella colorazione (sopra qualche centinajo d’individui uno solo completamente albino) dimo- strano essere questa specie largamente diffusa nella regione. Se però la forma, dell’ apertura, della conchiglia pianeggiante, dell’ombilico perspettivo non lasciano dubbio pel suo referi- mento, occorre ricordare che deve dai suoi caratteri, almeno come viene intesa dagli autori, escludersi la statura che varia da 20 a 26 mm. nel suo diametro trasversale. In generale gli individui provenienti da luoghi molto elevati (Spigolino ) sono più piccoli e un po’ meno pianeggianti di ‘quelli delle re- gioni più basse. Non scende al di sotto di 1000 metri e trovasi esclusiva- mente nelle antiche frane e sui dirupi del calcare argilloso — 110 — dell’eocene superiore; manca assolutamente nei prati e nei boschi, per modo che si presenta sempre abbondante in plaghe ristrette e spesso assai distanti fra loro. BIBLIOGRAFIA C. Mayer-Eimar. Description des coquilles fossiles des terrains inferieurs. Jour. de conc. vol. XLI pag. 51. Contiene la descrizione di 12 nuove specie e le loro figure, provenienti la massima parte da S. Giustina presso Savona e di altre località mioceniche italiane. Le nuove specie sono: Lima triangula, Arca rustica, Lu- cina Perrandoi, Isocardia Jjustinensis, Cyrena circumsulcata, C. Michelotti, Venus justinensis, Tapes fabaginus, Psammobia, protracta, Tellina Perrandoi, T. reducta, Bulla (Cilichna) cras- siplicata. F. Sacco. | moll. dei ter. terz. del Piem. e della Liguria, Parte XII (CONIDAE). Mem. Acc. Torino, ser. II, tomo XLIV. Memoria di 55 pagine di testo con due tavole contenenti ses- santasei figure eseguite con la nota maestria da Righini; con- tiene la descrizione di 18 specie delle quali tre nuove e 133 varietà; quest’ ultimo numero sembra un poco eccessivo, spesso le differenze col tipo sono insignificanti e l’ autore. stesso non ha esitato a descrivere delle varietà anche quando era incerto sulla assegnazione generica del tipo. Del resto questa esube- ranza divisionaria e così connaturale a Sacco che bisogna accettare i suoi lavori come sono, tanto più che vi è sempre molto del buono; specialmente poi in quest’ ultimo lavoro con- dotto con molta accuratezza e del quale è pubblicata solo una prima parte, va tenuto conto all’ autore della sua discrezione nella creazione di nuove specie. Sono nuove specie: Dendroconus dertovatus, D. pyruloides Dod., Lithoconus? parvicaudatus, Leptoconus tauroelatus. — 11 — B. Greco. Il Lias inferiore nel circondario di Rossano Ca- labro. Att? Soc. Toscana, Mem. Vol. XIII. Oltre la descri- zione geologica contiene quella di 53 brachiopodi e 55 mol- luschi. Dei primi, 15 sono nuove specie e due sono indeter- minati, dei molluschi veri e propri, sei sono nuove specie, tredici, sono rimasti indeterminati. Il lavoro è corredato da sei tavole disegnate da Cristofani e contengono: 156 figure di brachiopodi e 47 di molluschi. Il lavoro è condotto con molto garbo e fa piacere di vedere che le sane tradizioni lasciate da Meneghini nella scuola geologica di Pisa, non sono state dimenticate nè dai maestri nè dagli scolari. Un solo rimpro- vero e non di carattere del tutto scientifico, ci permetterà l’egregio autore; è quello di avere abbandonato nella descri- zione delle nuove specie la diagnosi latina; il significato pre- ciso e invariabile delle parole, l’ essere questa lingua intesa da tutti e nello stesso modo, è tal vantaggio che non dovrebbe in nessun caso essere pretermesso, e se alcuni stranieri hanno abbandonato questo sistema, non spetta precisamente a noi italiani di imitarli. Le nuove specie sono; Speriferina Santoroi, S. calabra, Rhynconella areolata, Terebràtula Ristori, Waldheimia Fu- cinîi, W. Jonica, W. Oenotria, W. Mazzati, W. unciformis, W. tumida, W. Thurina, W. Vinassai, W. Ernestinae, W. Nerii, W. Laboniae, Modiola elegans, Myoconcha reticulata, Pholadomya consentina, Gonomya Canavarii, G. Farnetina, Pleuromya lineato-punctata. C. Patroni. Fossili miocenici di Baselice in Provincia di Benevento. Atti acc. scienze di Napoli, vol. V, ser. 2.*, n. 12. Vi sone descritti 17 lamellibranchi del miocene medio; tra questi è nuova specie un Hinnites che è anche figurato (MH. bassami). L. Di Rovasenda. | fossili di Gassino. Boll. soc. geol. italiana, vol. XI, fas. 3. Contiene alcuni elenchi di. molluschi fossili di Gassino. bt ia TT E San DI Vasta % La Ng II EI REI RR I QRS a Ta SLI ASTI VIVA ATOMO UDENO LP RN Wi. (dual TP da —- 112 — B. Corti. Osservazioni stratigrafiche e paleontologiche sulla regione compresa fra i due rami del lago di Como. Boll. soc. geol. italiana, vol., XI fasc. 2. Contiene diversi elenchi di melluschi fossili della regione indicata nel titolo. A. De Gregorio. Illustrazione del Triton gyrinoides ( Brocc.) De Greg. (= nodiferum Lam.) Ann. de géol. et de palcont. 11. livr. In questo lavoro di 18 pagine di testo corredate da cinque tavole in collotipia che comprendono 89 figure in scala ridotta, sono descritti ventitrè individui del Zrzton gyri- noîdes Brocc. sp. nome che l’autore per diritto di priorità preferisce a quello di nodiferum Lam ; veramente l’ autore chiama gli esseri descritti, forme, e le riunisce per affinità naturali e per gruppi, ma poichè in fondo in un indice le chiama addirittura specie, non si comprende chiaramente il valore sistematico della parola forma dal medesimo impie- gata. Effettivamente le differenze tra le diverse forme, se- guiamo la parola impiegata dall’ autore, sono nella massima parte individuali e qualchevolta vere anomalie come l’ autore stesso riconosce a pag. 8 lin. 21. Essendo questo lavoro parte di un altro intitolato « dconografia conchiologica mediterranea vivente e terziaria » a noi non.resta che augurare all’ autore una vita abbastanza lunga per condurlo a termine. Intanto non possiamo nascondere che non vediamo la utilità di questa massa enorme di lavoro condotta dall’ autore con moltissima coscienza e con molto acume direi quasi specifico; temiamo assai che se esso potrà essere accolto bene dagli specialisti della materia, non farà invece che aumentare quella deplo- Sa revole divisione che oggi separa gli istologi dagli zoologi si- stematici, come se tutto ciò che aumenta il patrimonio scien- tifico, sia che provenga da una osservazione microscopica, sia che provenga dall’ osservazione di un intero animale, purchè condotto con amore di verità, non sia egualmente interessante. Ds "i al Ra ia SOMMARIO. S. Brusina. — Saccoia. Nuovo genere di gasteropodi terziari italo- IFAMOORI cc I a On O I TO EIN RI RE E L. Foresti. — Enumerazione dei hbrachiopodi e dei molluschi pliocenici dei dintorni -di Bologhia= Le re G. BonaRELLI. — Hecticoceras novum genus ammonidarum E. D, PanraneLLI. — Campylaea Nicatis Costa... < +. 06, .., » 109 Bibliografia “4A i I CINI IONI I signori Soci sono pregati di inviare la loro quota annua al Cassiere Signor BARTOLOMEO CAIFASSI — PISA. L'Archivio ei Libri della Società sono presso la signora Marchesa Marianna Paulucci, Novoli ( Firenze). I Signori Soci sono pregati di avvisare il Segre- tario della Società, Prof. DANTE PANTANELLI —- Università, MODENA — nel caso di cambiamento d'indirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per qualunque reclamo circa la spedizione degli atti. îfedana. Mosiatà Tipografisn Madanexr RI NGIAIVESO Và "Se LE, si UM PRABTIORIO » UA Th SIA ed ARRAY ATI SÙ a) ci pae ; Ù ; e UNE VI AMET Vira rt VUNITO 15: K na N VITA MO, di Wal HEAR, Zi fat i NI AD, VAGA aa li sio APART VIARIO de MIRA N II RR Pan LUNI \ ALAPTACA GIOR PIA, OSE RA ) gir Ut rd di ; Lobo UNA GUIA Ri eg ARA Uta le ) c No AT i SPO a: Mira] agiata PERE foi SORT, ISIS SN Suoi VATI PRETI EAST ATO II ANILOLA th 10) MAMET Suono a VR ERIONE La van ARCA e VELASTI î tia DI ppo amo, SARA nat PRI Ò LVATI NA RZ VA Gant i È i. È È NOV. pat) 9; 1899 L. PICAGLIA AGGIUNTE AL CATALOGO DEI MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI VIVENTI NELLE PROVINCIE DI MODENA E REGGIO (1) Alcuni Molluschi raccolti fin dal 1882 a Bismantova, ed altra copiosa collezione dell’ alto Appennino Modenese (43 specie ) fatta nell’ autunno di quest’ anno e donata all’ Istituto Zoologico della BR. Università di Modena dal Prof. Pantanelli, . mi hanno dato agio di fare alcune aggiunte e rettifiche al lavoro sui Molluschi del Modenese e Reggiano già da me pre- cedentemente pubblicato. Tali aggiunte e rettifiche senz’ altro lo comunico, affinchè meglio sia conosciuta la Fauna Mala- cologica di questa nostra regione. Questo piccolo contributo porta a 141 le specie fin ora riscontrate nel Modenese e heggiano, e a 162 quelle della ke- gione emiliana, e bene inteso senza tener conto delle varietà. Vitrina (Phenacolimax) pellucida Mill. Avevo accennato alla possibilità che questa specie esistesse anche nel nostro Appennino, giacchè era stata rinvenuta dallo Strobel su quel di Parma e dal De Stefani a Bosco Lungo (1) Vedi L. Picaguia. Molluschi terrestri e fluviatili viventi nelle Pro- vincie di Modena e Reggio — Catalogo sistematico — Bullettino della So- cietà Malacologica Italiana, Vol. XVI, p. 83, 1392. 3 n* AIRONE STONE OI INNI RS VA lA ar AMPIA AO ARA IO AVRO #5 — 114 — Pistojese [1380" |. Ora mi è dato citare questa specie anche per la nostra regione poichè un esemplaro è stato raccolto a Bismantova [1047"] dal Prof. Pantanelli. Helix ( Vallonia) pulchella Miill. Non avevo citato questa elegante conchiglietta che di lo- calità della pianura, pure ammettendo che potesse vivere anche sull’ Appennino: e male non mi era apposto, poichè il Prof. Pantanelli nell’ autunno di quest’ anno ha potuto racco- glierla a Montecuccolo |800" | nei contorni di Pavullo, a Se- stola [1000"”] e al ponte del Serpentino sulla strada di Renno [700"| fra i detriti di Scoltenna; fin dal 1882 egli l'aveva rinvenuta a Bismantova |1047°|. È ugualmente comune tanto la specie quanto la varietà costata. Helix ( Euomphalia) orsini [Porro] Villa. Mi è dato citare questa specie anche di Sestola dove è stata trovata sul Forte [1100®| e a Moriana [1000] dal Prof. Pantanelli, il quale l’ ha nuovamente raccolta nei pressi di Pavullo [600] e a Montecuccolo |800" |. Helix (Higromia) cinctella Drap. Ta località più elevata per questa specie era stata da me indicata a 400” (Montegibbio): ora posso citarla anche fra quelle che vivono sull’alto Appennino essendo stata raccolta. a Pavullo [600®| ed a Roncoscaglia |900" |, Helix (Campylaea) preslii var. affinis Paul. — Campylaea nicatis Costa PanraneLLi Bul. Soc. Mal. It., Vol. XVIII, p. 109. 1l Prof. Pantanelli ha di già annunciata la sua presenza in diverse località dell’ alto Appennino Modenese cioè « Ver- sante settentrionale del Cimone tra la Calvanella e la Cer- varola da 1200 a 1600%, Monte di Serrasiccia da 1200 a 2500" e Spigolino 1800" ». dir — 15 — Avendo adottata nel mio lavoro la nomenclatura del We- sterlund, credo di doverla seguire anche per questa specie in discorso; ed io la considero, assieme alla nzcatis, come varietà della presti. Buliminus (Condrulus) tridens Mill., e B. quadridens Mill. Posso citare questi due Buliminus anche dell'alto Appen- nino essendo stati raccolti al ponte del Serpentino più sopra citato : il B. quadridens, poi fu rinvenuto anche a Bismantova [ 1047" ]. Pupa (Isthmia) strobeli Gred. var. nodosaria D. St. forma simii. Nell’ elenco delle specie viventi nel versante meridionale del nostro Appennino e mancanti in quello settentrionale avevo citato la P. strobelîi, ed avevo anche notato come essa fosse sostituita nel nostro dalla P. minutissima. Ciò non è esatto perchè anche la forma simii della P. strobelii vive sul nostro Appennino essendo stata raccolta a Montecuccolo [800° | Pupa (A/cea) moulinsiana Dup. Avevo notato la valle di S. Anna come la sola località dove era stata raccolta questa specie; ora posso indicarla anche dell'alto Appennino essendo stata rinvenuta a Se- stola |1100"] abbondantissima. Pupa ( Alaea) pygmaea Drap. var. ausonia De Stef. Non avevo citato la P. pygmea, che lo Strobel ricorda del Parmense e della valle dell’ Enza, per la nostra regione: mi è dato adesso poterne annunziare la var. ausonia che fu rinve- nuta al ponte del Serpentino |700" | fra i detriti dello Scoltenna. Clausilia (Cuzmicia) delpretiana De St. Anche queste specie del versante meridionale del nostro — 116 — Appennino avevo indicata mancante su quello della nostra regione: ciò è inesatto avendola raccolta il Pantanelli sul Forte di Sestola [1100"| dove è abbondantissima. Gionella ( Aciculina) jani De Betta. Anche questa avevo ricordato solo della pianura e del colle; ora posso citarla anche dell'alto Appennino, poichè fu rinvenuta al Ponte del Serpentino |700"] fra i detriti dello Scoltenna. Succinea (Anphibina) pfeifferi Rossm. E singolare che questa specie, la quale da noi non era stata trovata che in pianura, abiti invece anche in montagna, cosa che del resto aveva riscontrato anche lo Strobel pel Par- mense, Il Pantanelli 1’ ha raccolta nel lago di Pavullo |600" |. Limnaea (Limnophisa) palustris Miill. Una spoglia giovane di questa specie, la quale non è stata citata fino ad ora che della pianura, è stata rinvenuta in un laghetto a Castellaro Fonni |1000"|. Forse la specie vi fu introdotta da qualche mullo d’acqua: sarebbe interessante conoscere se in detta località questa Limmnaea viva abbondante o se vi si trovasse accidentalmente quest'unico individuo. Carychium minimum Mill. Nella nostra regione era stato trovato solo in pianura ora posso ricordarlo anche dell’ alto Appennino essendo stato trovata al ponte del Serpentino [700"], fra i detriti dello Scoltenna. Ancylus ( Ancylastrum) costatus Villa. Posso ricordare questa specie di Riolunato [700" ]. e SERVO, OT — 117 — Paludinella (Bythinella) opaca var. abietina Caroti. Questa varietà raccolta a Boscolungo [1380"| dal Forsyth Mayor è stata rinvenuta anche a Gottola [900" | ed a Riolunato [700°]: gli esemplari del Modenese però diferiscono alquanto da quelli disegnati da De Stefani e sarebbero intermedii tra la specie e la varietà abietina. Pisidium (Fossarina) fontinale C. Pfr. (P. fossarianum Clessin.). PauLucci Bull. Soc. Mal. It., Vol. VIII, Tav. IX, f. 10. Questa specie che avevo indicato del versante meridionale del nostro Appennino, dove sale fino a quasi 400", è stato rinvenuto anche nella nostra regione a Gottola presso Sestola [1000" |. Nel versante meridionale del nostro Appennino sale fino a circa 400°. Anodonta (Pseudoanodonta ) utriculosa Driuet. Questa specie, trovata per la prima volta dal Tommasi a Castelgofredo, è stata rinvenuta anche nelle valli del Finalese dal sig. Francesco Borsari, il quale ne ha donato parecchi esemplari al nostro Museo di Zoologia. Gli individui del Mo- denese hanno grandi dimensioni e corrispondono perfettamente alla descrizione che di essa ne da il’ Drotiet nel suo lavoro « Unionidae de l’ Italie ». Anodonta (Pseudo odonta) padana Driuet. Questa specie fin ora era stata indicata soltanto del Po: il sig. Giovanni Pelloni me ne ha portato nella primavera di quest’ anno parecchi esemplari che egli aveva raccolti nei fos- sati di Bondeno in località che entra nei limiti indicati come appartenenti al territorio modenese. — 118 — A. FUCINI NUOVI FOSSILI DELLA OOLITE INEERIORE DEL CAPO S. VIGILIO SUL LAGO DI GARDA Nell’ adunanza della Società toscana di scienze naturali tenuta in Pisa il 9 marzo 1879, il prof. Meneghini (1) presen- tava circa 50 specie di fossili provenienti dalla Oolite inferiore del Capo S. Vigilio sul lago di Garda e nello stesso tempo annunziava la speranza di poter compiere la monografia di quella fauna importantissima, anche per la promessagli comu- nicazione di tutti i materiali raccolti dal barone De Zigno e dal prof. Taramelli. Ma mentre il Meneghini si accingeva a tale studio seppe che a Vienna si occupava del medesimo argomento e con molto materiale il sig. M. Vacek, perciò, sospeso il lavoro, si limitò in seguito a pubblicare (2) un’ imparziale e benevola recen- sione della memoria (3) del geologo viennese. Il Meneghini non fu alieno dall’ ammettere le conclusioni alle quali era per- venuto il Vacek, il quale, dopo aver provato che ovunque sono state riscontrate le zone ad Harp. opalinum e ad Harp. Mur- chisonae si ha una costante concordanza con i terreni liassici sottostanti e sempre una trasgressione con i piani sovrapposti, (I) G. Meneghini. Fossili oolitici di S. Vigilio. Atti della Società To- | scana di Scienze naturali. Processo verbale dell’ adunanza del 9 marzo 1879. (2) G. Meneghini. Sulla fauna del Capo S. Vigilio illustrata dal Vacek. Processi verbali della Soc. Tosc. d. Sc. nat. Vol. V, pag. 152. | (3) Vacek. Ueber die Fauna der Oolithe von Cap S. Vigilio. Abhan- dlungen der k.k. geologischen Reichsanstalt. Band XII. N. 3. i — 119 — ‘è giunto a ritenere che quelle due zone debbano essere riunite al Giura inferiore. Secondo queste vedute dovrebbe quindi spa- rire la parte media del periodo giurese come era inteso da Leopoldo de Buch ed esso periodo dovrebbe dividersi in due sole parti. riunendosi al Lias il Dogger inferiore ed al Malm il Dogger superiore. Il Canavari, presente all’ adunanza della Società toscana di scienze naturali nella quale il Meneghini fece quella re- censione, prese parte al discorso e, pur mantenendosi in riserbo, citò numerosi esempi di trasgressioni tra terreni liassici o del Dogger inferiore con quelli titoniani; fatti che sarebbero in appoggio alle opinioni del Vacek. Posteriormente il dott. Gioli (1) pubblicò nelle memorie di quella medesima società le specie di Gasteropodi, di Lamel- . libranchi e di Echinodermi che si trovavano nella collezione del Museo di Pisa, riunendo però a quelle di S. Vigilio le spe- cie provenienti dall’ Oolite inferiore del monte Grappa nel trevisano. Riordinando ora l'importante collezione dei fossili di San Vigilio esistente nel Museo di Pisa, mi sono accorto della pre- senza di alcune specie nuove e di altre o non citate nè dal Vacek nè dal Gioli, o da questi non ben determinate, le quali credo utile far conoscere per l’importanza grande che ha il deposito di S. Vigilio ed anche per quella grave questione stratigrafica sollevata dal Vacek. Il mio materiale di studio è stato poi aumentato e per la cortesia del prof. Taramelli, che, in seguito a mia richiesta, gentilmente pose a mia disposizione la raccolta dei fossili di S. Vigilio esistente nel Museo dell’ Università di Pavia, e dalla liberalità del prof. Parona, il quale, saputo come io stessi oc- cupandomi di alcuni nuovi fossili di S. Vigilio, con fare vera- mente squisito, mi inviò alcune specie nuove che si trovavano nel Museo di Torino. È dunque mio dovere strettissimo di porgere pubblicamente ripetuti ringraziamenti agli egregi pro- fessori Taramelli e Parona delle sentilezze usatemi. (1) Gioli. Fossili della Oolite inferiore di S. Vigilio e di Monte Grappa. Atti d. Soc. tosc. d. sc. nat. Vol. X, 1888. — 120 —- I fossili che così vengono aggiunti alla fauna di S. Vigilio sono: Gioli, Terebratula nepos, Can. = T. Aspasia, Vacek non Mgh. Lima Taramelli, n. sp. Modiola Boehmi, n. sp. Pholadomya Vigilii, n. sp. = Ph. corrugata, Vacek e non Koch et Dunker. Cardium benacense, n. sp. Goniomya Paronai, n. sp. Emarginula? Vigili, n. sp. Trochus praealpinus, n. sp. Harpoceras discoides, Ziet. Tmetoceras Gemmellarot, n. sp. Atractites? Beneckei, Msh. m. s. Atractites? sp. ind. Belemnites, sp. ind. Questa faurula rappresentata da specie quasi tutte nuove non ci può fornire argomenti sufficienti per entrare in discus- sione sulle idee generali esposte dal Vacek dietro lo studio della fauna di S. Vigilio, nè io lo saprei, nè lo comporterebbe la natura di questo mio lavoretto. Non posso fare a meno però di far notare l’importanza che ha in appoggio di quelle idee la presenza da me constatata dell’ Harpoceras discoides, Zieten, completamente identico agli esemplari che si raccolgono nei terreni del Lias superiore. Brachiopodi. Gen. ‘l'erebratula, Klein. Terebratula (Pygope) nepos, Can. 1382. T'erebratula nepos Parona e Canavari. Brachiopodi oolitici di alcune località dell’ Italia Settentrionale. Atti d. Soc. Tosc. d. Sc. nat. Vol. V. Pag. 342. Tav. X, fig. 1-4. — 121 — 1886. Terebratula ( Pygope) Aspasia (non Mgh. var. minor. Zittel.) Vacek. Ueber die Fauna der Oolithe von Cap. S. Vi- gilio. Pag. 114, tav. XX, fig. 1. 1886. Terebratula nepos Rothpletz. Geologisch-palaeontologische Monogra- phie der Vilser Alpen. Palaentographica. Band. XXXIII Pao 116) tavd0V, fig. (20) 22) 024: tav. VIII, fig. 36. 1888. » » Finkelstein. Der Laubenstein bei Hohen-Aschau. N. Jahrb., Beil. Bd. VI. Pag. 83. 1889. » » Finkelstein. Ueber ein Vorkommen der Opalinus- (und Murchisonae?) Zone im westlichen Sid- Tirol. Pag. 64. Fra i fossili tanto gentilmente comunicatemi dal profes- sore Taramelli ho trovato un esemplare di Terebratula nepos Can. il quale, sebbene non tanto ben conservato, pure per avere la regione apiciale intatta lascia ben distinguere i caratteri propri di questa specie. È una conchiglia inequivalve, piccola e più larga che alta. La valva grande, molto più convessa della piccola, ha un lobo mediano non molto ben distinto; la pic- cola, quasi appianata, porta un seno che dalla regione apiciale va sempre maggiormente distinguendosi fino alla fronte, ove è profondo, chiaramente delimitato e ripiegato sopra la grande valva. L’apice assai largo e robusto è molto ricurvo ed ha ai lati i due spigoli caratteristici benissimo distinti. Questa specie, creata dal prof. Canavari sopra esemplari provenienti dalla Oolite inferiore del M. Grappa, è anche se- condo il suo autore oltremodo vicina alla 7. Aspasia Mgh. propria di terreni alquanto più antichi. Da questa è stata riconosciuta specificamente diversa anche dagli autori che la hanno notata dopo, ritenendo costanti i caratteri distintivi mo- strati dal Canavari e soprattutti quello della netta angolosità dei margini laterali all’ apice. L’ egregio sig. Vacek, escludendo la possibilità che gli esem- plari da lui posseduti di S. Vigilio possano appartenere alla T. nepos, Can., li riunisce alla 7. Aspasia, Mgh. Ciò mi avrebbe fatto rimanere incerto sulla esatta determinazione della mia Terebratula unica e non interamente conservata, se il sig. Roth- pletz non citasse di S. Vigilio un esemplare della specie in — 122 — discorso esistente nelle collezioni del Museo di Monaco di Ba- viera. Anzi a questo proposito il Rothpletz (1) osserva che in quell’esemplare la commessura non è cosi curvata come nel- l’individuo figurato dal Vacek. Anche nel nostro campione la commessura non corrisponde per questo alla figura data dal Vacek, per cui esso è identico a quello del Museo di Mo- naco e con esso riferibile alla 7. nepos del Canavari. Lamellibranchi. Gen. IKLuima, Bruguière. Lima Taramellii, n. sp. May MVS 9a! Conchiglia inequilaterale, molto rigonfia, alta quanto larga, leggermente obliqua. La superficie è ornata da circa 25 coste radiali, arroton- date, più distinte presso al margine inferiore, scomparenti prima di raggiungere la regione apiciale, larghe quanto gli intervalli interposti. Anche la parte posteriore e quella anteriore si mostrano senza coste, ma non sappiamo se ciò, come è presumibile, sia dovuto a che il nostro esemplare è in modello interno. Ancora per questo non conosciamo il portamento delle strie di accre- scimento e se la conchiglia ne fosse stata fornita. Oltre alla grande gonfiezza è carattere peculiare di questa specie la ro- bustezza dell’ apice, assai ricurvo e sorpassante di parecchio la linea cardinale. Questa è diritta e determinata da orec- chiette fra loro poco diverse in grandezza e poco nettamente distinte dal restante della conchiglia. Non avendo trovato alcuna specie di Lima cui poter ri- ferire l’ esemplare di S. Vigilio, ho creduto bene distinguer (1) Rothpletz. Geologisch-palaentologisch Monographie der Vilser Alpen, pag. 173. rionali — 123 — questo con nome nuovo, credendolo abbastanza bene caratte- rizzato e dalla forte gonfiezza della conchiglia e dalla robu- stezza del suo apice. L’esemplare fa parte della collezione comunicatami dal prof. Taramelli al quale ho dedicato questa specie in segno di riconoscenza. Gen. Modiola, Lamarck. Modiola Boehmi, n. sp. Tav. IV, fig. 4, 4a. Conchiglia di mediocri dimensioni, moltissimo inequilate- rale, allungata trasversalmente, poco rigonfia ed abbastanza spessa. Il margine anteriore, mal conservato, sembra stretta- mente arrotondato, quello superiore è ricurvo, il posteriore obliquamente allungato e rotondo e l’inferiore alquanto esca- vato. La conchiglia nella parte posteriore è ornata da grosse pieghe sub-concentriche, le quali si assottigliano via via che procedono in avanti, ove si confondono con le strie di accre- scimento. Queste si trovano sopra tutta la superficie e mentre inferiormente sono parallele al margine ventrale, nella parte su- periore gli divengono, fino all’ apice, gradatamente più oblique. La gonfiezza della conchiglia, sufficientemente piccola ed uni- forme, è maggiore al primo terzo posteriore della lunghezza ed al primo terzo superiore dell’ altezza; questa è più grande nella porzione di mezzo. In corrispondenza dell’ insenatura del margine inferiore si ha nel fianco della conchiglia una larga depressione la quale, svanendo gradatamente, continua fin presso all'apice. Questo, un po’ sciupacchiato, si mostra appuntito ed adunco. Avrei ritenuto questa conchiglia appartenente al genere Vardinia, ma avendo chiesto l’ autorevole parere del prof. Boehm, che mi disse di creder meglio il chiamarla Modiola, naturalmente aggiungendo che non vedendosi l’ interno non era permessa una sicura determinazione, la indico senz’ altro sotto quest’ ultimo nome generico. — 124 — In segno di riconoscenza verso l’ egregio prof. Boehm in- titolo da lui questa specie che credo nuova. Fa parte dei fossili inviatimi dal prof. Parona. Gen. Pholadomya, Sowerby. Pholadomya Vigili, n. sp. Tav SII as. 60,102, 000, 1879. Pholadomya n. sp. Meneghini. Fossili oolitici di S. Vigilio. Atti d. Soc. tosc. d. Sc. nat. Proc. verbale del- l’adunanza del 9 marzo 1379. 1886. Pholadomya corrugata (non Kock et Dunker) Vacek. Ueber die Fauna der Oolithe von Cap S. Vigilio. Pag. 114. Tav. XIX, fig. 19. 1888. » » (non Kock et Dunker) Gioli. Fossili della Oolite inferiore di S. Vigilio e di M. Grappa. (Estr. d. Atti d. Soc. tosc d. Sc. nat. Vol, X) Pag. 11. Tav. I, fig. 11, lla. 1888. Corbis Vigilii (non Vacek) Gioli. Fossili della Oolite inf. .d. S. Vi- gilio e di M. Grappa. ( Loc. cit.). Pag. 13. Senza essere assolutamente contrario a che una specie possa serbare la medesima forma dai terreni inferiori del Lias fino a quelli oolitici, pure mi sembra che la Pholadomya che i sig. Vacek e Gioli hanno creduto di dover riferire alla PY. corrugata Kock et Duncker non possa giustamente essere ri- ferita a tale specie. Non avendo trovata tra le Pholadomya oolitiche o di ter- reni dall’ Oolite non tanto lontani una forma che corrisponda a quella del Capo S. Vigilio credo di poter distinguere questa con nome nuovo, chiamandola, dalla località donde proviene, Pholadomya Vigili. 11 Meneghini, (1) che aveva osservato i nostri medesimi esemplari, si era già accorto che trattavasi di una specie nuova. — (1) Meneghini. Fossili oolitici di S. Vigilio. Atti d. Soc. tosc. d. Sc nat. (Proc. Verbali. A. 1879. Pag. LXXI). — 125 — Conchiglia di mediocri dimensioni, equivalve, non tanto inequilaterale, rigonfia, con la massima gonfiezza poco sopra alla metà e sulla perpendicolare abbassata dagli umboni al margine ventrale. Presso la parte posteriore di esso margine ventrale, in ambedue le valve, si trova una debole depressione, la quale va svanendo prima di raggiungere il centro della conchiglia. Il margine anteriore è più arrotondato del poste- riore il quale è più allungato e più compresso di quello; il margine cardinale è inclinato posteriormente. Gli umboni sono elevati, grossi, ricurvi ed a contatto l’ uno dell’altro; la lunula è lunga, fusiforme e limitata da due distinte carene. Il guscio, come in tutte le Pholadomye, è sottile ed è ornato da gran numero di strie di accrescimento irregolari finissime, nonchè da pieghe concentriche pure irregolari ed assai larghe. Queste sole si mantengono anche nel modello. Dagli umboni irradiano circa 8 coste per valva, poco distinte, spiccate fin quasi al margine ventrale, le quali non conservano fra loro distanze uniformi. Tali coste all'incontro delle grosse pieghe concen- triche producono dei rilievi granulari caratteristici, debolissimi, i quali si trovano tanto nel modello quanto sul guscio della conchiglia, che è ben conservato in un frammento pure ap- partenente al Museo dell’ Università di Pisa. La Pholadomya corrugata, K. et D., dalla quale crediamo di dover distinguere la specie di S. Vigilio, a differenza di questa è sempre più o meno troncata anteriormente, molto allungata posteriormente, con il margine cardinale diritto o inclinato leggermente in avanti, spesso rialzato nella parte posteriore e con numero maggiore di coste radiali. La Ph. Vi gili, oltre ad essere poco allungata trasversalmente e sub- ‘equilaterale, ha gli umboni assai più rilevati e rigonfi e le coste radiali granulose, carattere che credo non si riscontri nella specie del Kock e Dunker. Per tali caratteri la nostra specie si ravvicina tanto più alla PA. Murehisoni, Sow., ma questa è sempre distinta per avere il margine anteriore più troncato ed arrotondato, per maggiore inequilateralità, per avere la mag- gior gonfiezza spostata anteriormente e per le coste radiali più spiccate, delle quali una delle anteriori è più distinta delle altre, munite di tubercoli più grossi e molto più inclinate po- steriormente. — 126 — L'unico nostro esemplare completo, come è figurato dal Gioli, somiglierebbe anche alla PA. paradoxa, Ag. del Portlan- diano ma quella figura non è fatta tanto esattamente e noi crediamo al PR. Vigili ben distinta dalla specie di Agassiz per essere meno allungata anteriormente, più alta e meno affi- lata posteriormente, per gli umboni più alti e per la leggera granulazione delle coste radianti. Il frammento di Corbis Vigilia, Vac. citato dal Gioli, esi- stente nel Museo della R. Università di Pisa, è senza dubbio riferibile alla nostra Pholadomya Vigili. Anche l’ esemplare figurato fa parte della collezione del Museo di Pisa. Gen. Cardium, Linneo. Cardium benacense, n. sp. Tav. IV fig 05. Conchiglia di piccole dimensioni, assai rigonfia, equivalve non molto inequilaterale e con il margine anteriore più corto e più arrotondato del posteriore; questo superiormente è sub- angoloso. La superficie è ornata da numerose (circa 40) coste radianti, serrate, separate da stretti e poco profondi solchi ed attraversate da moltissime strie concentriche di accrescimento irregolari, le quali sono leggermente più distinte nei solchi, a somiglianza di ciò che accade in molte conchiglie del genere Lima. Posteriormente una delle coste radianti è più distinta delle altre e scende dall’ apice al basso del margine poste- riore. Gli umboni rigonfi e ricurvi sarebbero a contatto 1’ un dell’altro se non fossero conservati in modello e completamente mancanti della conchiglia che è abbastanza spessa. Sotto gli umboni e dalla parte anteriore, è evidentissima la lunula cor- diforme, piuttosto piccola e delimitata da due distinte carene. Nella parte destra, in gran parte conservata in modello, è mo- strata la dentellatura del margine, la integrità della linea palleale e la spiccata impressione muscolare posteriore. L’esemplare si conserva nel Museo dell’ Università di Pisa. Gen. Goniomya, Agassiz. Goniomya Paronai, n. sp. Tardi ioni vasi. Fra i fossili gentilmente comunicatemi dal prof. Parona ho trovato una valva fissa nella roccia e non ben conservata di una bella Goniomya che non ho potuto identificare con al- cuna delle specie conosciute. La conchiglia è inequilaterale e molto rigonfia. Il margine cardinale è diritto, quello inferiore leggermente arrotondato, l’ anteriore manca ed il posteriore mal conservato sembra regolarmente rotondo. L’ apice è molto robusto e ricurvo in avanti e da esso ha origine posterior- mente una distinta e lunga carena che limita nettamente un’area liscia, profonda, lanceolata. La superficie è percorsa da grosse coste, tanto più strette e serrate quanto più sono vicine all'apice, nelle quali si possono distinguere per differente direzione tre porzioni diverse. La porzione mediana abbastanza lunga è regolarmente parallela al margine inferiore della con- chiglia e ad essa posteriormente si unisce ad angolo poco ot- tuso la porzione posteriore, quasi perpendicolare, molto obliqua- mente diretta dall’ indietro all’ avanti. Anteriormente la por- zione mediana delle coste si congiunge ad angolo abbastanza ottuso con la porzione anteriore la quale è obliquamente di- retta dall’ avanti all’indietro ed ha un andamento alquanto sinuoso. Gli angoli in tal modo determinati dalle coste nella parte posteriore si trovano situati sopra una linea scendente dall’ apice assai obliquamente all’indietro e nella parte an- terior: sopra un’altra linea diretta quasi perpendicolarmente dall’apice al margine inferiore. Tali coste, distinte ugual- mente anche nel modello, sono indipendenti dalle strie del- l'accrescimento ordinario, le quali si scorgono finissime sopra una buona parte di guscio conservato, e mai nel modello. Pure sulla superficie del guscio, sottilissimo, si vedono con l’ aiuto di una lente delle minutissime sranulazioni disposte sopra linee leggermente flessuose irradianti dall’ apice, come avviene anche — 128 — nella Goniomya Dubois, Ag. e come è pure fatto vedere nella figura dimostrativa data per quella specie dall’ Agassiz ( Etudes critiques sur les mollusques fossiles. 2.* livraison. Tav. I, fig. 10, 11). La Goniomya Dubois è però molto diversa della nostra per forma ed andamento delle grosse coste. In segno di riconoscenza verso l’ egregio prof. Parona in- titolo dal suo nome questa nuova specie di Gonzomya. Giasteropodi. Gen. Emarginula, Lamarck. Emarginula? Vigili, n. sp. Lav IN fio- 222; Modello interno di una conchiglia a forma di berretto frigio, alta, con l'apice appuntito e moltissimo ricurvo e con la base ellittica, ma poco allungata. La superficie è ornata da circa 25 coste alquanto più strette degli intervalli, più di- stinte nella faccia anteriore, gradatamente assottigliantisi verso la posteriore in modo che sotto l’ apice a mala pena se ne può vedere l’indizio. La costa centrale del lato anteriore è più larga e più rilevata delle altre. Gli intervalli costali sono ornati da non tanto numerose costicelle di accrescimento, che non si distinguono sopra le coste e che vanno facendosi meno distinte verso la regione apiciale. La costa centrale è separata dalle laterali da due intervalli listiformi, più larghi degli altri, sui quali le costicelle di accrescimento si mostrano appena segnate. La fessura sulla costa centrale, la quale do- vrebbe mostrarci la qualità generica di questa conchiglia, non è punto ben distinta, anche perchè si tratta di modello interno. Però la costa centrale è per piccolo tratto sciupac- chiata alla base con discontinuità nella levigatezza e nettezza della costa stessa. Questo ci dispone a ritenere la conchiglia appartenente al genere Emarginula, ma non ci libera com- — 129 — pletamente dal dubbio che possa anche trattarsi di una Rimula a fessura molto bassa. La specie è tutt’ altra cosa da quella citata dal Vacek come Emarginula sp. ind. L’esemplare fa parte dei fossili liberalmente comunicatimi dal prof. Parona. Gen. Trochus, Linneo. Trochus praralpinus, n. sp. ov Nffo gie Bellissima conchiglia, a guscio abbastanza spesso, di poco più alta che larga, debolmente ombelicata e composta, a quanto sembra dall'andamento degli ultimi giri, da circa 5 anfratti, poco convessi, divisi da suture nè distinte, nè tanto profonde, formanti una spira regolare, poco elevata, avente un angolo di circa 65°. L’ ultimo giro, molto alto, strettamente arroton- dato nella parte inferiore, comprende quasi i tre quarti del- l'altezza di tutta la conchiglia. Gli anfratti, nell'insieme ap- pianati, mentre sono alquanto rigonfi inferiormente, nella parte superiore hanno una leggerissima depressione che segue l’ an- damento della spira. Essi sono elegantemente ornati da sotti- lissime strie di accrescimento, nette, oblique e leggermente sinuose, le quali nella parte superiore degli anfratti tendono talvolta a riunirsi a fasci ed a produrre delle pieghe nel senso della loro direzione. Siccome tali pieghe vanno facendosi più nu- merose nei giri più piccoli visibili, è presumibile che i primissimi giri mancanti, fossero costati trasversalmente. Oltre che dalle strie di accrescimento gli anfratti sono ornati da fitte e sottili strie longitudinali alquanto più spiccate di quelle di accresci- mento con le quali fanno un bel reticolato. Lungo la leggera depressione della parte superiore dei giri, le strie longitudinali vi sono, in numero di 4, leggermente più distinte e separate da intervalli maggiori di quelli che separano le altre che s trovano nel restante del giro, 9 — 130 — La bocca è arrotondata e leggermente angolosa superior- mente. Il labbro esterno è piuttosto sottile ed il margine co- lumellare solido, liscio e calloso, è alquanto slabbrato. La fes- sura ombelicale poco profonda è limitata da una forte carena rialzata, sulla quale s’ increspano lievemente le strie di accre- scimento. Per la forma degli anfratti e per la loro depressione su- periore il 7. praealpinus si avvicina al T. Aciîs, d’Orb. del Baiociano, ma se ne distingue immensamente per la spira più ottusa e per la presenza delle strie longitudinali e dell’ om- belico. Questa conchiglia è stata rinvenuta da me nel rompere alcuni frammenti di roccia che avvolgevano un modello di Arca Plutonis, Dum. e fa parte della collezione del Museo della R. Università di Pisa. Cefalopodi. Gen. H{arpoceras, Waagen. dna: discordes, Uieten. Tav Ni 1830. Ammonites discoides Zieten. Die Versteinerungen Wiirttembergs. Pa- gina ial,.itav. VIS. bla, sb, ce. 1842. » > d’ Orbigny. Paléontologie francaise. Terr. jurass. Pag. 356, tav. CXV. 1852. > » Giebel. Fauna der Vorw. III. Pag. 528. 1856. » » Oppel. Die Juraformation. Pag. 245. 1858. » » Quenstedt. Der Jura. Pag. 283, tav. XL, fig. 7. 1867-81. Harpoceras discoides Meneghini. Monographie des fossiles du cale. 09 rouge ammonitique ( Lias supérieur ) Pag. 20. 1379. Harpoceras Vigilii De Zigno (In Meneghini. Fossili oolitici di San Vigilio. Atti d. soc. tosc. d. Sc. nat. Processi verbali dell’ adunanza del 9 marzo 1879). 1884. Harpoceras discoides Wright. Monograph on the Lias Ammonites. ‘Pag. 467, tav. LXXXII, fig. 12, 12a, 13. — 131 — Diametro! ia. SIVE DOO Vo RAI RAPINA Larghezza dell’ ombelico . mm. 3. . %oo Altezza dell'ultimo giro... imm. 1808.0000 An Larghezza dell'ultimo giro. mm. 7. . ?4/oo Credo di dover riferire al caratteristico Harpoceras di- scoides, Ziet. tre esemplari: Uno, di mediocri dimensioni e meglio conservato, era indicato nell’ etichetta che lo accom- pagna e con carattere del Meneghini come Harpoceras sp. n., un altro più grande, rappresentato da un frammento racchiuso nella roccia, comunicato al Meneghini dal Barone De Zigno, con carattere di quest’ultimo è chiamato Amm. Vigilii e così citato dal Meneghini (1), il terzo è un giovane individuo e faceva parte del materiale gentilmente inviatomi dal professor Taramelli. Il primo, dal quale ho tolto le misure date più sopra, è stato da me liberato dalla roccia che in gran parte lo avvol- geva e che forse impedì al Meneghini di afferrarne la forma e l'essere. Esso è in gran parte in modello interno e presenta la conchiglia appena grossa quanto un foglio di carta; è di- scoidale, depresso, moltissimo involuto; ha l ombelico piccolo, ristretto, profondo e limitato nettamente da una specie di carena circombelicale. La sezione del giro è lanceolata e con la maggior larghezza circa al primo terzo interno dell’ altezza del giro stesso. A questo proposito è da osservarsi come il Giebel asserisca che questa specie avrebbe l’ altezza dell’ apertura almeno tre volte maggiore della larghezza, cosa che non si osserva nel nostro esemplare, come può vedersi dalle misure date, nel quale la sezione si mantiene nelle proporzioni di quella degli individui del Lias superiore dell’ Appennino centrale, esami- nati dal Meneghini e per i quali questi osservò la medesima cosa. I fianchi della conchiglia appianati, quasi punto rigonfi si deprimono gradatamente verso il margine sifonale che resulta pressochè tagliente e si abbassano repentinamente e quasi per- (1) Meneghini. Fossili oolitici di S. Vigilio. Loc. cit. — 132 pendicolarmente verso la sutura dell’ ombelico. L’ involuzione è grande, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per circa i $/, della sua altezza come è stato pure notato dal Meneghini e dal Giebel. La conchiglia è ornata da numerose coste, circa 70 nell’ ultimo giro, poco rilevate, non tanto distinte, più larghe dei solehi che le delimitano, moltissimo flessuose e grande- mente piegate in avanti presso al margine sifonale. La linea lobale, tav. IV, fig. 11b, presa ad un diametro di mm. 23 presenta selle molto ramificate, biforcate e 6 lobi accessori di forma fra loro pressochè uguali. Essa corrisponde assai bene a quella data dal d’Orbigny, dalla quale si può far differire per minor robustezza della prima sella laterale e per la sella esterna più profondamente incisa da un lobo secon- dario, il quale nel nostro esemplare raggiunge quasi la pro- fondità del lobo esterno o del primo laterale. Per tale carattere quella sella esterna rassomiglia perfettamente alla corrispon- dente di alcuni esemplari del Lias superiore dell’ Appennino centrale che fecero parte del materiale di studio del prof. Me- neghini e che ho potuto osservare nella collezione paleonto- logica del Museo dell’ Università di Pisa. L'altro esemplare, del quale non credo opportuno dare la fisura perchè troppo mal conservato, come si disse dal Barone De Zigno stato chiamato Ammeonites Vigili e con questo nome citato dal Meneghini, è senza dubbio riferibile all’ H. discordes per la forma, per l'andamento delle coste e per quel tanto che può vedersi della linea lobale e della seziono del giro. Per tali caratteri questo esemplare è identico a quello più sopra descritto e ad altri del Lias superiore dell’ Appennino centrale e di Francia che si conservano nel Museo di Pisa. Il terzo e più piccolo esemplare, della collezione del Museo di Pavia, in confronto con gli individui sopra descritti presenta i fianchi meno compressi presso il margine esterno e quindi la sezione del giro meno lanceolata e più ovale. Questo piccolo esemplare ha di notevole il primo terzo dell’ultimo giro liscio. Le coste in esso vanno dopo gradatamente manifestandosi e non si mostrano in vero nettamente che dopo la metà dell’ultimo giro. — 133 — Come ho fatto già rilevare è notevole la presenza nel- l’Oolite di S. Vigilio di una tale specie di Ammonite general- mente propria di terreni più antichi. Gen. Tmetoceras, Buckmann. Tmetoceras Gemmellaroi, n. sp. Tav. IV, fig. 10, 10a, 10b. NATE e TIT OSL Larchezza ide lWombelieo nn eee Nifezaidelalino ero e im Spessore dell’ ultimo giro . mm. 10. . ?%oo Conchiglia di mediocri dimensioni, discoidale, piuttosto lar- gamente ombelicata, depressa, involuta e composta di cinque giri appianati, alquanto più alti che spessi, formanti una spira che si accresce poco rapidamente. La sezione dell’ ultimo giro è pressochè ovale ed ha la sua massima ampiezza poco sotto alla metà dell’ altezza del giro stesso. 1 fianchi, poco rigonfi, si deprimono quasi ugualmente tanto verso il margine sifonale quanto verso la sutura dell’ombelico. Il margine esterno è profondamente inciso da un solco sifonale liscio e] disereta- mente largo. L’involuzione è piuttosto piccola, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per un quinto della sua altezza, e dall’ andamento della spira si rileva che essa si mantiene costante o va leggerissimamente aumentando nei primi giri. La linea lobale non si scosta da quella del 7°. scissum, Ben. al cui tipo certo appartiene anche la specie in discussione. L’ ul- timo terzo dell'ultimo giro conservato, occupato dalla camera di abitazione, conserva malamente il guscio della conchiglia che è relativamente abbastanza spesso. La conchiglia non ha alcuna strozzatura peristomatica. Lungo l’ ultimo giro si hanno 57 coste distintissime, acute, rilevate e separate da solchi pro- fondi di esse assai più largi, le quali originatesi presso la — 134 — sutura ombelicale e piegate all’ indietro, con andamento al- quanto flessuoso vanno fin presso al margine sifonale. In vici- nanza di questo aumentano in rilievo e s’ interrompono bru- scamente ai margini del solco sifonale il quale così apparisce più profondo. Nell'ultima porzione dell’ ultimo giro, ove è conservato il guscio, può sembrare che le coste sieno più nu- merose di quello che appaiono nel modello; facilmente si di- stingue che ciò dipende da una corrosione mediana longitudi- nale subita dalle vere coste le quali così sembrano suddivise. Infatti in alcuni punti la costa non essendo corrosa è rimasta normalmente regolare e della forma di quelle del modello. Nella conchiglia le coste arrivano fino alla sutura dell’ om- belico, nel modello si arrestano alquanto prima lasciando un’ apparente superficie ombelicale liscia. Il Tmetoceras Gemmellaroi è senza dubbio assai vicino al 7. scissum, Ben. e specialmente, per la mancanza delle strozzature peristomatiche, alla var. egleyi, Thioll. (in Dumortier) = Cosmoceras Hollandae, (pars) Buck. (1). Tuttavia la crediamo specie certamente diversa da quella del Benecke per l’ involu- zione, leggermente maggiore, per i fianchi più appiattiti e senza peristomi e soprattutto per il numero e l'andamento delle coste. Mentre nell'ultimo giro del 7. Gemmellaroi si trovano ben 57 coste, nel 7. scissum, presso ad un diametro uguale a quello presentato dall’individuo sul quale fondiamo questa nuova specie, se ne hanno al più circa 40, come in alcuni esemplari di S. Vigilio e come negli originali di Benecke, dei quali ho potuto osservare nel Museo di Pisa dei buonissimi modelli. La nostra specie oltre ad avere coste tanto più numerose le ha anche più sottili, maggiormente inclinate all’ indietro, più e diversamente flessuose e fra loro convergenti, lungo il margine sifonale e per essere ivi più piegate in avanti, con un angolo molto più stretto di quello che si riscontra nella specie del Benecke. © i Per tali differenze con il 7°. scissum il T. Gemmellaroi sì (1) Buckman. New species of Ammonites; Proc. Dorset. Nat. Hist. Club, Vol. 1V, tav. I, fig. 2 (non tav. II, fig. 2). — 135 — avvicina tanto più al 7. HoWlandae (pars), Buck. (1) dal quale l’autore ha separato una parte per riunirla al 7. scissum. Ri- teniamo la nostra sufficientemente distinta anche dalla specie del Buckman per minore involuzione, quindi per accrescimento meno rapido, per l’ ombelico assai più ampio e per le coste meno sinuose al margine ombelicale, nell'insieme più inclinate all’indietro e lungo il lato ventrale più piegate in avanti, in modo da giungere al margine sifonale obliquamente e non ad angolo retto. Ma più che ad ogni altra specie il mio 7. Gemmellaroi si avvicina al 7. difalense, Gemm., dell’ Oolite del M.° S. Giu- liano presso Trapani, figurato ultimamente dal sig. Bona- relli (2) fra i fossili di Val d’ Urbia. L’ avrei anzi riferito alla specie del Gemmellaro se questi, al quale l’ho comunicato, non l'avesse riconosciuto diverso, dicendo che il mio Tmetoceras « è vicinissimo al 7. difalense del M.° S. Giuliano, ma che deve tenersene separato perchè meno spesso e ornato di un numero maggiore di costicine ». Grato all’ egregio professore di Palermo per il confronto fattomi intitolo da lui questa nuova Ammonite. Per non disconoscere l’ importanza dei caratteri tolti dalla morfologia della regione ventrale pongo questa specie fra i Tmetoceras del Buckman come sotto divisione del genere Ca- tulloceros preso in senso largo e come gli è assegnato per i concetti esposti dal dott. Haug. L’ esemplare si conserva nella collezione del Museo del- l’ Università di Pisa. (1) Buckman. New species of Ammonites; Proc. Dorset. Nat. Hist. Club, Vol. IV, tav. II, fig. 2; e Monograph on the inferior Oolite Ammonites of the British Islands (Palaeontographical Society, Volume for 1891) Pa- gina 275, tav. 48, fig. 11, 12. l (2) Osservazioni sul Toarciano e l’ Aleniano dell’ Appennino centrale. Ball. d. Soc. geol. ital. Vol. XII, 1893. Pag. 237; fig. nel testo. — 136 — Gen. Atractites, Gimbel. Atractites? Beneckei, Mgh. Tav. IV, fig. 9, 9a. 1879. Aulacoceras Beneckei Meneghini. Fossili oolitici di .S. Vigilio. Atti d. Soc. tosc. d. Sc. nat. ( Proc. verbali del- l'adunanza 9 marzo 1879). Fragmocono ellittico, leggermente compresso, mm. 10 per mm. 9, con angolo di divergenza di 7.° Le logge sono alte }, della loro maggiore larghezza anteriore e sembra che conser- vino la medesima altezza rispetto al diametro. L’ esemplare sul quale il Meneghini formò questa specie, come può vedersi dalla figura che ne presento, è molto incompleto e composto da tre sole logge regolarmente decrescenti. L'impressione del sifone, poco profonda, a forma di pera allungata, comprende 1 %/ dell’ altezza di ciascuna loggia. Nella parte inferiore degli articoli ove termina l'impressione sifonale, si trovano due leg- gere strie che cingono attorno la loggia. In una porzione dell'esemplare ove il guscio è conservato non si vedono più nè tali strie nè le suture di unione delle loggie e la superficie è perfettamente liscia e senza ornamen- tazioni longitudinali. Per tal carattere piuttosto che ad un Aulacoceras, genere anche più antico, il fossile in discorso dovrebbe esser riferito ad un Atractites, quando si potesse esser certi che non sia da ritenersi appartenente invece ad una vera e propria belemmites. L’ esemplare appartiene al Museo dell’ Università di Pisa. Atractites? sp. ind. Tav. IV in, 8: Dubitativamente riferisco al genere Atractites un fram- mento mal conservato, facente parte dei fossili comunicatimi — 137 — gentilmente dal prof. Parona, costituito solamente dalla super- ficie convessa di una concamerazione. Deve essere appartenuto ad un individuo di grosse dimensioni, avendo esso un diametro di mm. 25. Non ho creduto di doverlo riferire alla specie pre- cedente per essere questa più piccola e con la sezione ellittica anzichè rotonda come l’ esemplare in discorso. È probabile che per questa specie e forse anche per quella precedente si tratti del medesimo fossile citato dal Benecke (1) e del quale esso dice: « Mit A. Murchisonae zu- sammen fand sich ein Bruchstùck eines Phragmocon, was auf einen Belemnit von bedeutender Grosse schliessen lisst. » Gen. Belemnites, Lister. Belemmates, sp. ind. 1879. Belemnites sp. Meneghini. Fossili oolitici di S. Vigilio. Atti d. Soc. tosc. d. Sc. nat. Proc. verbali d. Adunanza del 9 marzo 1879, Il Meneghini nella nota dei fossili di S. Vigilio, esistenti nella collezione del Museo di Pisa, cita anche una specie di Belemnites. Questa è rappresentata da due individui di dimen- sioni non grandi, forse anche riferibili a due specie diverse e sui quali a cagione del loro cattivo stato di conservazione non si può azzardare alcuno studio, nè alcuna determinazione. (1) E. W. Benecke. Ueber Trias und Jura in den Siidalpen. Pag. 169. » SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV. ca) Oa: 10, 10a. 10b. Dito 11b. 12. Trochus pracalpinus, Fuc. ‘/,. Emarginula? Vigilii, Fac. */, Lima Taramellii, Fuc Modiola Boehmi, Fuc. Cardium benacense, Fuc. ?/,. Pholadomya Vigilii, Fuc. Goniomya Paronai, Fuc. Porzione di guscio della stessa ingrandita. Atractites? sp. Atractites? Beneckei, Mgh. Tmetoceras Gemmellaroîi, Fuc. Linea lobale del. T'metoceras Gemmellaroi ad un dia- metro di mm. 26. Harpoceras discoides, Zieten. Linea lobale dell’ Harpoceras discoides ad un diametro di mm. 23. Harpoceras discoides, Zieten. DoTtt. FEDERICO SACCO LE VARIAZIONI DEI MOLLUSCHI Dal momento in cui, raccogliendo l’ eredità scientifica del mio Maestro ed amico il Prof. Bellardi, mi diedi allo studio analitico e generale nello stesso tempo dei Molluschi terziarii del Piemonte e della Liguria, mi trovai subito colpito dal fatto che nel complesso le numerose e svariate forme di Mol- luschi marini che andavo sistematicamente man mano esami- nando, non si presentavano già in generale per ogni gruppo come specie ben distinte ed indipendenti fra di loro, ma bensì frequentemente come forme specifiche tra loro collegate per mezzo di forme secondarie di transizione. È soltanto esami- nando nel complesso queste forme che si riesce a riunirle in gruppi aventi caratteri simili e che si possono appellare specze, mentre le forme, spesso svariatissime e numerose, che rag- gruppansi attorno a questi tipi specifici possonsi appellare varietà. Notai poi sovente come la forma che per legge di prio- rità deve essere considerata come la specie tipica, non è affatto la vera specie naturale, cioè la forma più abbondante e più caratteristica di un dato orizzonte o di una data regione, ma ben spesso è solo una semplice varietà che per essere stata la prima descritta e nominata deve per ora considerarsi come la specie-tipo, in attesa di un avvenire, forse ancora molto lon- tano, in cui, liberatici dalle pastoie della ingombrante sino- nimia, si potranno meglio e più naturalmente raggruppare le diverse forme organiche. Riguardo alla variabilità ebbi frequentissimamente a verifi- care il fatto che per gradualissimo passaggio attraverso diverse forme ci allontaniamo poco a poco talmente da una data specie tipica che giungiamo gradatamente a forme che sono meglio — 140 — attribuibili ad una specie ben differente dalla prima, tanto che a primo tratto non parrebbe aver che fare con quella. Di queste forme di passaggio, di collegamento, fra specie assai differenti trovansi casi straordinariamente frequenti; ed anzi essi riescono fastidiosi allo studioso ed inceppanti nella rego- lare classazione che vuol fare l’uomo delle forme, giacchè esso tende a classificare tutti gli oggetti che esamina dispo- nendoli sistematicamente in tante caselle, direi, ben distinte, ciò che veramente in natura non è possibile. Altra osservazione frequente a farsi è questa: che sonvi forme le quali mutano ben poco attraverso lo spazio ed il tempo, altre invece che sono talmente mutabili che possonsi raggruppare in una o più specie per ogni periodo geologico o per ogni provincia zoologica, ed inoltre ognuna di queste ultime specie presenta attorno a se un gran numero di variazioni che sì possono considerare come un vivaio di future specie. Però ancor più comunemente si nota che certe specie (per esempio la Galeodea echinophera) le quali presentano un gran numero di variazioni e quindi una grande vitalità, sono quelle che per lo più si continuano per lunga serie di periodi geologici, poichè questo loro grande poliformismo oscillante attorno ad una forma tipica loro permette di adattarsi ai diversi cambia- menti che si succedono in una stessa regione nei diversi pe- riodi geologici, e così di resistere a tali mutazioni circostanti e continuare a vivere per lungo tempo, mentre molte altre forme contemporanee per essere meno plastiche, più conser- vatrici, direi, scompaiono, oppure in breve si modificano tal- mente da costituire nuove specie non potendo mantenere nelle loro trasformazioni quel complesso di caratteri che costituisce una forma specifica, come avviene nel caso sopraccennato. Sonvi poi certi gruppi di forme che pur mutando speci- ficamente da piano a piano attraversano una lunga serie di periodi geologici sempre conservandosi rari, direi quasi solitari, e così pure si presentano nei mari attuali. Ricordiamo ad esempio le Sconsia, le Nevia, le Massyla, le Pusionella, ecc. In questi casì il paleontologo deve sovente fondare le specie sopra uno o due esemplari, ciò che non toglie che trattisi di buone specie. eri Late — 14l — Ho detto sopra come certe specie molto variabili, plastiche, generalmente comunissime, possano, appunto: per tale loro mal- leabilità di forma, attraversare diversi periodi geologici sempre conservando nell’ assieme il carattere specifico proprio. Notai però che fra le tante varietà a cui danno luogo tali specie- gruppo, alcune si vanno alla loro volta individualizzando, tanto che si debbono considerare come vere specie a se; infatti se- guendo accuratamente lo sviluppo di tali specie-gruppo attra- verso parecchi periodi geologici si vede appunto che esse rappresentano un vero vivaio di nuove specie che loro si colle- gano gradualissimamente. La grande e rapida variazione delle forme è anche in stretto rapporto colla conchiglia, giacchè le forme a conchiglia sem- plice, liscia, ad esempio la Natica, sono molto più costanti di quelle a conchiglia ornata; tale fenomeno però probabilmente è più apparente che reale, cioè deriva dal fatto che nelle con- chiglie semplici le variazioni sono meno riconoscibili che non in quelle ornate; ma siccome il malacologo sovente ed il paleon- tologo sempre, hanno solo in esame la conchiglia tale fenomeno acquista forzatamente una importanza notevole nella classifi- cazione e determinazione delle specie, nella loro maggiore o minore variabilità rispetto all’ osservatore, ecc.; è anzi a no- tarsi su tale riguardo come le forme semplici probabilmente riesciranno in generale di difficile interpretazione rispetto alla storia ed al modo del loro sviluppo e della loro evoluzione, mentre che le forme ornate presentano più o meno numerosi caratteri che ci segnano il modo ed il grado della loro evolu- zione, nonchè i rapporti delle diverse forme derivantesi l’ una dall'altra nei diversi momenti di vita di ogni gruppo. In generale poi ebbi ad osservare che le forme di litto- rale sono assai più facilmente e più rapidamente variabili che non quelle pelagiche e di mare un po’ profondo, probabilmente perchè queste sono assai meno soggette a quelle infinite cause di mutamento di ambiente organico ed inorganico che invece influiscono continuamente e potentemente sulle prime. Ciò ci spiega come le recenti ricerche nelle regioni abissali abbiano fatto conoscere come nelle profondità marine esistano forme ehe si credevano solo fossili. — 142 — Altro fatto che ebbi non di rado a constatare si è che mentre in un dato periodo geologico predomina una data specie con un certo numero di varietà o forme meno frequenti, talora quasi solo accidentali, ecco invece che nel periodo geologico successivo la specie di prima è scomparsa o solo più raramente appare qua e là, direi per atavismo, ed invece si sviluppa tanto qualcuna di quelle forme già prima apparse a guisa di va- rietà od accidentalità, che riesce opportuno e naturale di con- siderarla come una vera specie; è chiaro in questi casi come la forma apparsa dapprima come semplice varietà od acciden- talità sia rimasta per un tempo più o meno lungo allo stato latente, direi, finchè, col cangiar dei tempi e dell’ ambiente trovò condizioni opportune al suo sviluppo e prosperò così fat- tamente da soppiantare in generale la specie precedente e da costituire così una nuova specie, tanto più se i suoi caratteri costituiscono elementi di protezione o di locomozione o di altra natura, più favorevoli al suo sviluppo ed alla sua vita che non quelli dalla forma specifica precedente. Notai poi in tali casi come questo stadio di vita latente, direi, di una futura specie, possa talora durare per uno o due periodi geologici, durante i quali una data varietà od acci- dentalità appare solo rarissimamente di tratto in tratto tanto che il paleontologo l’ incontra quasi solo quando ha davanti a se un materiale ricchissimo; ma ecco che ad un dato mo- mento, nel passaggio da un orizzonte geologico all’ altro, tale forma si sviluppa quasi di colpo straordinariamente, in gene- rale soppiantando pure rapidissimamente la specie precedente da cui deriva e di cui costituì per un certo tempo una semplice varietà. Tali fatti sono specialmente osservabili e riconoscibili con maggior sicurezza nelle forme di mare profondo che li presen- tano più regolari, mentre invece nelle forme littoranee tali va- riazioni sono sovente così numerose e frequenti che riesce più difficile afferrarne i nessi e le derivazioni, tanto che sovente in tali casi il naturalista quasi si perde, direi, nell’abbondanza del materiale, non riescendo sempre a coordinarlo ed a trarne sicuri dati per il riconoscimento della trasformazione delle forme. i i — 143 — Non è raro il caso di poter constatare bellissimi esempi di atavismo; cito per esempio la rara Echinophoria plioronde- letti che rappresenta certamente nel Pliocene la forma atavica della comunissima E. EKondelettài del Miocene e dell’ Oligocene. Oltre a tali casi speciali di atavismo si notano poi non di rado fenomeni di atavismo in massa, direi, cioè in intieri gruppi di forme; ciò si verifica specialmente quando due orizzonti geologici (a, c) aventi facies consimile, sono separati da un orizzonte (0) avente una facies differente per clima, batimetria od altro; in tal caso infatti si vede che le forme vissute nel periodo a giungendo nel periodo d, in causa dell'avvenuto cangiamento di condizioni di vita, furono obbligate a scom- parire, o ad emigrare, od a trasformarsi adattandosi al nuovo ambiente, caso quest’ultimo che si verificò soventissimo, costi- tuendosi allora per lo più nuove specie. Ma cessato il periodo b, ritornando col periodo c le condizioni ad un dipresso simili a quelle già verificatesi durante il periodo a, anche le specie di Molluschi nuovamente modificandosi ritornano ad un dipresso alla facies che possedevano in detto periodo a; tuttavia le nuove forme così costituitesi generalmente si possono indicare come specie diverse da quelle del periodo a, avendo durante tale doppia trasformazione subito variazioni e modificazioni abbastanza notevoli; ma osservato il fatto in complesso esso ci si presenta quasi come un fenomeno di atavismo in grande scala. I fatti sopra menzionati ci provano quanto potentemente influisca l’ambiente e le varie condizioni esterne sopra l’evo- luzione organica. Nella serie terziaria d’ Europa troviamo nel passaggio dal Miocene al Pliocene uno dei migliori e grandiosi esempi dei fatti ultimamente accennati. Infatti si vede come le specie dell’ Elveziano (Miocene medio) giungendo al Torfoniano ( Miocene superiore) general- mente si trasformano notevolissimamente divenendo più crasse, talora anche più voluminose, ad ornamentazione più grosso- lana, ma meno aspra, meno acuta, ecc. tanto che sovente as- sumono una faczes così caratteristica da meritare d’ esser elevate al grado di nuove specie. Ma giunti al Pliocene, specialmente al — 144 — Pliocene superiore, ecco che queste specie o gruppi di specie perdono ir generale la crassezza tortoniana, direi, e riprendono forma più gracile, più acutamente ornata ecc., ricordando assai le specie elveziane da cui derivano, quantunque per lo più in queste ripetute trasformazioni esse abbiano subito tali cangia- menti da dover essere specificamente distinte dalle loro forme ataviche, mioceniche; ciò verificasi molto bene non soltanto nel terziario piemontese ma altresì in molti altri depositi terziari della regione circummediterranea. Tale fatto interessante non si può assolutamente spiegare soltanto per emigrazioni ed immigrazioni in causa di cambia- menti batimetrici, ma dipende certamente anche da speciali condizioni verificatesi nel periodo fortoniano. È certamente importantissimo l’ambiente non solo sullo sviluppo, ma eziandio sulla trasformazione delle specie; ricordo ad esempio come le Nazica tanto comuni generalmente in tutti i piani del terziario, diventino rare, meschine nel Piemonte durante il periodo fongriano (forse perchè allora il mare di- ventò talvolta alquanto salmastro) e vi assumano quella spe- ciale forma che io indicai col nome di N. infelix in ragione appunto del suo apparente malessere. In molti casi però è chiaro che i cambiamenti di forma da un piano geologico all’altro in una data serie di terreni sono dovuti non già a trasformazioni organiche ma a semplici fenomeni di mutamento nelle condizioni batimetriche le quali quindi hanno naturalmente causato uno spostamento completo di fauna; in questo caso le forme non si trasformano ma si sosti- tuiscono; ciò verificasi anche varie volte di seguito coll’apparsa quindi della stessa specie in diversi periodi alternanti, mentre la medesima manca od è rarissima nei periodi intermedi. Tale fatto si può sovente osservare assai bene nella serie terziaria del bacino piemontese dove i piani ( Langhiano, Torto- niano, Piacenziano) rappresentati da depositi tranquilli di mare più o meno profondo si alternano con quelli ( Elveziano, Astiano) specialmente costituiti da depositi di mare basso od anche di littorale. La trasformazione della conchiglia dei Molluschi in gene- rale è rappresentata da una progressiva complicazione delle — 145 — ornamentazioni; ma si verifica anche talora il caso contrario come in alcune Echinophoria le quali nel complesso presentano una semplificazione dei loro caratteri ornamentali, ciò che, ap- parentemente almeno, sembrerebbe una metamorfosi regressiva. In generale l’Oligocene rappresenta il periodo in cui si compirono le maggiori e più profonde trasformazioni dei Mol- luschi terziari ed è quindi anche il periodo in cui trovasi il maggior numero di forme encertae sedis cioè intermedie fra quelle eoceniche e quelle mioceniche. Così se per esempio con- sideriamo le mutazioni della conchiglia delle Ficula vediamo come essa durante l’' Eocene sia generalmente subovale a spira abbastanza alta, ad ornamentazione relativamente semplice, mentre che dal Miocene ad oggi le Fzcula diventarono grada- tamente piriformi, a spira sempre più bassa, ad ornamentazione sempre più complessa; orbene durante l’ Oligocene questi due gruppi di forme presentano un mirabile innesto perchè appunto stava allora specialmente compiendosi gradualmente la suac- cennata trasformazione ed un gruppo non aveva ancor preso il soppravvento sull’ altro. Non di rado le pieghe columellari accompagnano le modi- ficazioni esterne della conchiglia; così per esempio mentre le kingicula oligoceniche sono generalmente allungate e con tre ‘pieghe columellari, poco a poco le Ringicula giungono ad avere nel Pliocene una forma prevalentemente rigonfia con quattro pieghe alla columella; ricordo, parlando della Fngicula, come la sua specie più comune, la £. auriculata, attraversando il periodo zforfoniano vi subisca il solito fenomeno di incrassa- mento sopracitato tanto da costituire la forma gigantula la quale è così caratteristica che si può quasi ritenere come specie a se. i Seguendo le trasformazioni dei Molluschi attraverso la serie terziaria si possono riconoscere non solo i passaggi da una specie all’ altra, ma eziandio da un sottogenere ad un altro affine; così per esempio dalle Naticena, per allungamento della spira, forma sempre più ellittica, ecc., alle Polinzces; dai Siga- retotrema per graduale chiusura del foro ombelicale ai Sigaretus (str. sensu), e da questi per graduale depressione della con- chiglia ai Cryptostoma; dalle Globularia dell’ Eooligocene alle 10 — 146 — Cernina del Miocene e del giorno d'oggi, dalle Fusoficula alle Ficula, ecc., ecc. Anzi in linea generale discendendo la serie terziaria nell'esame dei Molluschi si osserva che molti sottogeneri ben distinti oggi o negli ultimi periodi del terziario, poco a poco tendono ad avvicinarsi fra loro nei piani più an- ‘tichi finchè non di rado si giunge ad un momento in cui la loro distinzione diventa molto difficile ed incerta, dimostran- doci di trovarsi allora tali sottogeneri già vicini al loro co- mune punto di origine. Le trasformazioni che il paleontologo può seguire sopra i Molluschi sono essenzialmente basate sulla forma della con- chiglia, ma certamente esse sono pure assai notevoli riguardo alla colorazione per quel poco che si può talvolta constatare. Ricordo per esempio il gruppo della Nazica millepunetata che cominciò nel Miocene con poche macchiette rotondeggianti sparse ed abbastanza larghe, macchie le quali attraverso i pe- riodi successivi andarono generalmente moltiplicandosi e nello stesso tempo impicciolendosi sino a giungere alle punteggia- ture numerosissime della forma vivente. i Però le variazioni di colore hanno in generale, a mio pa- rere, minore importanza che non quelle di forma; infatti ve- diamo frequentemente nei Molluschi come una rottura od un arresto patologico nella formazione degli anfratti basti perchè le colorazioni della conchiglia varino spesso straordinariamente, tanto che la stessa conchiglia sembra talora risultare dalla saldatura di due specie ben distinte; fenomeno d’ altronde che . si verifica pure frequente riguardo alla ornamentazione. Quanto al colore noto ancora come in una stessa specie trovinsi talora individui o varietà a colorazione distintissima da quella della specie tipo, senza che si possa per ciò soltanto fondarvi una buona specie. Per esempio si possono ricordare a questo ri- guardo le var. fulguropuncetata, pseudocollaria, undata, propinqua, ecc. di Natica millepunctata. Non credo opportuno di entrare qui nello esame delle sva- riatissime cause che influiscono sulle trasformazioni della con- chiglia dei Molluschi riguardo al calcare in se, al volume, alla forma, alla ornamentazione, al colore, ecc.; indicherò solo come esse possano essere d’indole interna, intima, oppure di indole — 147 — esterna per cause ed influenze biologiche (organismi animali o vegetali che servono alla nutrizione, nemici, parassiti, ecc.) o chimiche ( natura del terreno su cui vive il Mollusco, qualità e quantità dei materiali disciolti nelle acque, sbocco di correnti continentali in mare, ecc.) o fisiche (luce, conformazione del fondo marino, batimetria, temperatura, ecc.) o meccaniche (correnti acquee, movimenti d’onda, ecc.) o d’indole mista. Tali variazioni possono essere generali o parziali sulla conchiglia. Le trasformazioni possono verificarsi sia per l’ aggiunta sia per la diminuzione di caratteri, od anche per una graduale sostituzione nella forma dei caratteri stessi, come sarebbe per esempio l’ incrassamento che si verifica in generale nel calcare delle conchiglie durante il Tortoniano. Talora osservansi casi che paiono attribuibili a mimetismo. L’apparsa isolata di qualche forma aberrante potrebbe forse spiegarsi per ibridismo, ma gli studi in proposito sono ancora troppo incerti per pro- nunciare un giudizio su di ciò. Come si è sopra accennato, nell'esame generale dei Mollu- schi incontransi forme molto plastiche, variabili, le quali si adat- tano a diversi ambienti e quindi si sviluppano estesamente nello spazio e nel tempo con una gran coorte di forme dipendenti ed irradianti, di cui alcune possono poi costituire specie di- stinte dalla specie-madre; altre forme invece si mostrano assai fisse e queste sono generalmente più utili al geologo perchè col cangiare dell'ambiente non essendo capaci di modificarsi, di adattarsi alle nuove condizioni sono per lo più obbligate a scomparire e quindi generalmente costituiscono specie caratte- ristiche di un dato orizzonte geologico o di una data facies o di una data regione. Si incontrano forme cosmopolite (e queste generalmente attraversano anche diversi piani geologici) ed invece forme sedentarie che caratterizzano faune locali, spe- ciali colonie, semplici piani. Gli studi analitici e sintetici nello stesso tempo sono an- cora troppo poco avanzati per poter indicare con sicurezza gli spostamenti, le migrazioni, le dispersioni delle varie forme, i centri di apparizione delle specie, la fusione di centri specifici diversi, ecc.; ma è certo che il progresso di detti studi condurrà alla soluzione di molte fra tali interessantissime questioni. — 148 — Fortunatamente, per quanto altri abbia enunciato idee contrarie, la conchiglia dei Molluschi è talmente in relazione colla costituzione delle loro parti molli, e quindi è parte tanto importante che il paleontologo, anche colla sola sua scorta, potrà contribuire efficacemente allo studio ed alla soluzione degli enunciati problemi. Chi volesse avere le prove pratiche di alcune delle consi- derazioni generali sovraesposte non avrebbe che a consultare con pazienza gli studi analitici racchiusi nelle recenti mono- grafie dei Molluschi terziari del Piemonte e della Liguria. A chi poi non credesse in generale alle trasformazioni dei Molluschi il paleontologo, se non può opporre le irrefragabili prove che danno le ricerche embriologiche, può tuttavia mo- strare tipi misti, tipi embrionali, tipi comprensivi; d’ altronde basta semplicemente esaminare la conchiglia di un gasteropodo per constatare de visu quanto differiscano generalmente gli anfratti embrionali da quelli successivi, e questi dall’ ultimo, cioè quanto si modifichi uno stesso individuo solo durante i pochi mesi del suo sviluppo, tanto che purtroppo sovente i malacologi costituirono specie distinte su esemplari della iden- tica specie ma solo di età diversa; viceversa sono spesso tra loro molto simili i giovani di specie molto differenti, e quindi il loro studio riesce molto utile per le ricerche filogenetiche; consultisi in proposito il lavoro: Hist. gen. des Mollusques pub- blicato nel 1855 dal Moquin-Tandon. Questi stuili sull’ evoluzione dei Molluschi fossili sono na- turalmente oggi ancora allo stato atfatto incipiente, sia perchè siamo ancor lungi dal conoscere tutte le leggi ed i metodi della evoluzione in generale, sia perchè se oggidì si può dire che conosconsi già le principali specie di Molluschi terziari, almeno d’ Europa, lo studio minuto, analitico, delle infinite loro variazioni è appena incominciato da parte di alcuni pochi, affatto trascurato invece, anzi criticato dalla maggioranza dei paleontologi. È bensì vero che domina oggi il metodo di au- mentare straordinariamente il numero delle specie fondando spesso nuove specie su forme che sono in realtà semplici va- rietà di specie note; ma tale metodo pur facendo conoscere un gran numero di forme svariate non fa che aumentare per ora — 149 il caos e le difficoltà delle giuste determinazioni specifiche. senza porgere efficace aiuto al raggruppamento delle forme ed alla loro conoscenza filogenetica; ciò tanto più facilmente si verifica quando come purtroppo si usa da molti, si creano nuove specie senza sufficienti osservazioni di confronto e di ri- gida comparazione colle specie più affini già conosciute, oppure, per mancanza di materiali o di opere di coufronto, si para- gonano le proposte nuove specie con forme molto differenti mentre non si confrontano colle forme affini già conosciute; le figure non talora riescono a dare quei dati di precisi ed im- portanti confronti quali li può offrire solo V esemplare tipico. Notisi ancora come gli studi filogenetici attraverso ‘e di- verse epoche geologiche vengano ad essere immensamente in- tricati e resi difficili dalle immigrazioni, dagli innesti di pro- vincie biologiche diverse, nonchè dal cangiare talvolta anche rapido delle condizioni di una data regione da un periodo geologico all’ altro per modo che le faune succedentisi nello stesso sito possono essere tra loro diversissime. Il bacino terziario del Piemonte, al cui studio malacologico mi sono particolarmente applicato in questi ultimi anni, si presenta in condizioni particolarmente favorevoli per questi tentativi di studi filogenetici. Infatti a cominciare dall’ Eocene andando su su attraverso tutta la serie terziaria sino al Plio- cene superiore vi troviamo una successione continua e gene- ralmente regolare di depositi marini, quantunque di natura batimetrica alquanto diversa, per modo che le faune vi si po- terono succedere e localmente modificare con una certa re- golarità, solo con spostamenti non molto grandi dovuti alle differenze batimetriche e climatologiche che andavano man mano verificandosi. Tali trasformazioni poterono compiersi in maniera tanto più tranquilla, almeno relativamente, in quanto che si verificarono in una regione la quale, come è il bacino del Piemonte, trovasi all’ estremità di un profondissimo seno, quale fu per quasi tutta l'era terziaria la grande valle pa- dana, e quindi naturalmente in una regione molto meno sog- getta di tante altre ad immigrazioni, innesti, emigrazioni, ecc. È tuttavia a notare che se‘la serie terziaria nel Piemonte si succede in generale abbastanza gradualmente, tuttavia certi — 150 — orizzonti geologici, come per esempio l’Aquitaniano e l Elve- ziano superiore, sono poco fossiliferi o più difficile e più tra- scurata vi è la ricerca dei fossili; inoltre il Messiniano presenta una facies così diversa da quella marina solita che ne risulta in generale una brusca interruzione e trasformazione di fauna. Ciò ci spiega come trovisi sovente uno spiccato cangiamento di specie dal Tongriano all’ Elveziano, da questo al Tortoniano e da quest’ultimo al Piacenziano; ma è da presumere che se non esistessero le sovraccennate interruzioni nelle raccolte pa- leontologiche si potrebbero generalmente collegare con forme di transizione le specie che ci appaiono così nettamente distinte. Infatti se invece di limitarci all’ esame delle forme del bacino piemontese osserviamo anche quelle (tanto magnifica- mente illustrate dagli Hoernes) del Bacino viennese dove si presenta riccamente fossilifera l’intiera serie compresa tra l’Elveziano ed il Tortoniano, i salti fra le specie dei due pe- riodi diventano molto più rari e trovansi molte forme che ser- vono di mirabile collegamento tra distinte specie elveziane e tortoniane del bacino piemontese. Allorquando intrapresi la continuazione della monografia malacologica iniziata dal Bellardi era mio desiderio tenermi più che possibile al metodo seguito dal mio illustre prede- cessore; ma da molti autorevoli paleontologi era vivamente lamentato che. negli ultimi volumi il Bellardi aumentasse troppo soverchiamente il numero delle nuove specie fondandole su forme che per lo più erano semplici varietà, ed io stesso avevo dovuto convincermi della giustezza di tali critiche. Ma d’altra parte se mi limitavo semplicemente a segnare le specie conosciute ed a descrivere le poche specie veramente nuove, il lavoro perdeva affatto del suo speciale carattere ana- litico, una enorme quantità di forme diverse, ma non costi- tuenti vere specie, doveva essere forzatamente trascurata e così la monografia intrapresa con tanta cura non sarebbe di- ventata che un semplice e piccolo contributo alla malacologia terziaria e non riusciva più allo scopo di illustrare tutte le forme di Molluschi terziari raccolti da oltre un secolo nel Piemonte e nella Liguria. Per evitare quindi il difetto prima accennato e raggiungere nello stesso tempo lo scopo della LI LTTE — 151 — incominciata monografia, dovetti naturalmente allargare il si- gnificato della specie più di quanto facesse il Bellardi ed in- globarvi un gran numero di forme un po' diverse dal tipo spe- cifico, a titolo di sue varietà; tale metodo mi parve anche assai opportuno in quanto che, mentre riesce a distinguere e far conoscere le numerosissime forme di Molluschi, non complica affatto il loro studio nè al malacologo nè al geologo che ab- biano a servirsi della monografia in questione; basta infatti per semplificarne l’ esame lasciar da parte le varietà e tener solo in conto la forma specifica o quella che meglio la rap- presenta. In seguito ebbi a constatare che tale metodo mi porgeva anche modo di verificare e far risaltare praticamente, direi, come per via di variazioni si modifichino le forme tanto da verificarsi passaggi graduali da specie a specie, constatazione che risultava in tal modo chiara e convincente; con detto metodo inoltre mi sembra si faciliti assai la conoscenza della conca- tenazione delle specie, le affinità delle svariatissime forme che fanno capo a specie-gruppi o specie-stipiti, e se ne mettono pra- ticamente in luce le irradiazioni, le figliazioni, ecc. Certamente che tale metodo, il quale mi venne fortemente criticato da alcuni malacologi, ha il difetto di obbligare alla creazione di un gran numero di nomi nuovi per queste nume- rose varietà di ciascuna specie; sarebbe di certo desiderabile per brevità di poter usare lettere o numeri per indicare le va- rietà, come alcuni usano, ma non credetti opportuno di ciò fare perchè son persuaso che col progredire di questi studi analitici tale metodo avrebbe portato ad una grande confu- sione, aumentata ancora dalla facilità di sbagliare nell’ indi- care lettere o numeri sia scrivendo sia nella stampa; del resto trattasi di una semplice e secondaria questione materiale. Ma dal momento che questi nomi di varietà per numerosi che essi sieno non vengono ad ingombrare la sinonimia e la ricognizione delle specie, è forse biasimevole adottarne 1’ uso? ed è forse colpa di chi l’ adotta se esso si trova ora riguardo alle varietà come si trovarono i naturalisti sul principio del corrente secolo riguardo alle specie, obbligati cioè a proporre un gran numero di nomi nuovi per forme, meno importanti — 152 — bensì di quelle specifiche, ma non ancora segnalate? Ma se anche questo metodo di distinguere le variazioni che presenta ogni specie fosse ingombrante, fastidioso, difficile, sarebbe questo un motivo serio per non adottarlo se esso colla sua mi- nuta analisi ci conduce a scoprire i passaggi fra le specie, la tra- sformazione delle forme e quindi la loro filogenesi, conoscenza che è uno degli scopi più alti della Biologia? D'altronde è tanto sentita questa necessità di maggiori studi analitici da chi si occupa in modo speciale di qualche ramo della sistematica che da molti scienziati di alto valore non solo si adotta il metodo dei sottogeneri e delle varietà. ma anche delle sottospecie. delle sottovarietà, delle forme, delle mutazioni, ecc., per modo che si viene quasi a perdere il concetto della specie. Infine si può anche fare la considerazione, quantunque non d’indole di scienza pura, che la maggior parte delle vere specie di Molluschi terziari, almeno delle regioni civili, è ormai conosciuta e quindi se il malacologo rifiuta di adottare un metodo di studio più analitico di quello usato generalmente finora, dovrà ben presto per il terziario ridurre i suoi lavori essenzialmente a semplici cataloghi nominali. Con tuttociò non posso negare che talvolta quando si ha da fare con forme molto mutevoli si rimane quasi spaventati dal gran numero di varietà che si debbono distinguere e si tro- verebbe più comodo di non trarne conto! Ma viceversa quanto più ricco, abbondante, ben conservato e di varia provenienza stratigrafica è il materiale che si ha in esame, in modo da permettere una lunga e seria comparazione, tanto più dob- biamo riconoscere che sono relativamente poche le specie nuove da istituirsi ancora nel nostro Terziario, e che il concetto della specie deve allargarsi per comprendere un gran numero di forme transitorie, irradianti, aberranti ecc. che, esaminate di per se sole parrebbero costituire specie a parte, mentre in realtà esse sono soltanto modificazioni più o meno spiccate di specie note; da ciò risulta netta, imprescindibile la necessità di discendere ad un esame più analitico di quello delle sole specie, cioè allo esame e quindi alla distinzione delle varietà. Lo studio aecurato del materiale straordinariamente ricco (ri- cordo per esempio che recentemente di soli Conus ebbi in esame _— 153 — oltre a 20000 esemplari, di Cipree oltre a 10000, ecc.) dei Mol- luschi terziari del Piemonte e della Liguria, provenienti da 5 o 6 piani geologici diversi e per lo più in buon stato di conser- vazione produssero in me tale convincimento, unito alla spe- ranza di poter con questo metodo analitico giungere più ra- pidamente e più sicuramente alla sintesi, cioè alla conoscenza filogenetica delle forme. Riguardo alle ricerche di sintesi filogenetica, esse parreb- bero a primo tratto intralciate, ritardate dal minuto metodo analitico che ho adottato e sopraesposto; ma sembrami che tale apparente inconveniente possa essere del tutto eliminato adot- tando l’ uso del sotfoyenere, metodo questo che seguo nelle mie monografie dei Molluschi, e che mi venne pure criticato da alcuni paleontologi come altra causa di ingombro e di oscurità, ciò che non è assolutamente. Infatti se colla ricerca di ogni variazione delle specie noi discendiamo alla più minuta analisi delle minime trasforma- zioni delle forme, d'altro lato raggruppando le specie in sot- togeneri caratterizziamo subito i gruppi racchiudenti specie affini, ciò che sovente non da affatto la semplice indicazione del genere, e facilitiamo così immensamente la ricerca della concatenazione, dello sviluppo, della trasformazione e della fi- gliazione delle forme nello spazio e nel tempo, giungiamo cioè ad una vera e rapida sintesi, soventi anche di elevato carattere filogenetico. Le idee che sono andato esponendo sommariamente nelle pagine precedenti sono appoggiate sopra una serie di fatti che ho constatati ed esposti nelle diverse parti dell’opera « I Mol- luschi terziari del Piemonte e della Liguria »; in essa ho anche tentato di presentare per ogni sottogenere, non già alberi filo- genetici (chè parrebbero troppa pretesa per ora) ma semplici raggruppamenti o quadri d’assieme delle più comuni specie del terziario europeo secondo le loro maggiori affinità, nella serie stratigrafica in cui si trovano; tali raggruppamenti però, per quanto provvisori, in alcuni casi ed in alcune parti pos- sonsi talvolta ritenere come di importanza veramente filoge- netica; quindi rimando a detta opera chi desiderasse mag- giori e più minuti particolari sulle idee sopraesposte. — 154 — Per dare un esempio pratico delle trasformazioni che pos- sono subire i Molluschi credo opportuno come chiusura di questa nota di citare quanto in proposito ebbi ad osservare recentemente nei Chenopus, poichè in un gruppo di questo genere tali trasformazioni si possono seguire facilmente anche senza addevtrarci in quei minuti particolari che spesso sono solo afferrabili dall’ occhio dello specialista. Durante 1’ Eocene e l’' Oligocene i Chenopus sono general- mente rari e per lo più mal conservati in modo che riesce per ora alquanto difficile seguirne le modificazioni attraverso tali periodi. Ma a cominciare dal Miocene i Chenopus divengono assai numerosi, frequenti, meglio conservati e quindi studiabili; si vede allora come i Chenopus del nostro terziario si possano facilmente distinguere in due gruppi, uno a digitazioni larghe, subfogliose, ad ornamentazione granulare grossolana, ecc. cioè il gruppo del C. pespelicani; l’altro a digitazioni più strette, subaghiformi, ad ornamentazione granulare più fine, a forma complessiva più gracile, ecc., cioè il sruppo che, dalla specie vivente, possiamo appellare del C. serresianus. Questi due gruppi procedono paralleli attraverso la serie terziaria sino al giorno d’ oggi, ma generalmente stanno indi- pendenti in quanto che le forme del C. pespelicani sono essen- zialmente di mare basso e di litorale, quelle invece dell’ altro gruppo sono specialmente di mare profondo. Quanto al C. pespelicani esso, seguendo la regola generale delle forme littoranee, presenta in ogni tempo ed in ogni luogo — 155 — una grande variabilità, una grande plasticità, pur conservando quell’ assieme di caratteri che distinguono complessivamente la specie; quindi il C. pespelicani che già compare e si svi- luppa nel Miocene continua a svilupparsi, con cento variazioni locali o geologiche, attraverso tutta la serie terziaria superiore finchè lo troviamo comunissimo oggi nel Mediterraneo e nel- l’ Atlantico; solo dobbiamo accennare che mentre questa specie dal Miocene ad oggi conservò quasi sempre quattro digitazioni (compresa quella caudale) attorno all’ apertura, nel Pliocene e nei mari attuali compaiono talvolta forme con 5 o 6 digita- zioni, ma si tratta solo sempre di anomalie o di varietà locali che non assunsero mai un carattere tanto costante da costituire una specie a parte. Se invece consideriamo il gruppo del C. serresianus ve- diamo verificarsi un fatto assai diverso. Anzitutto le sue specie, come in generale quelle di mare profondo, non presentano una grande variabilità, anzi mantengono una forma abbastanza co- stante; ma viceversa le modificazioni che esse presentano assu- mono generalmente un carattere tale di stabilità da originare forme che si possono ragionevolmente distinguere come vere specie diverse. Riesce per ora incerto stabilire quali siano le forme eo- oligoceniche da cui derivò il gruppo del C. serresianus, forse specie affini al C. chiastus Loc. ed al C. pescarbonis Brongn. Ma nell’ Elveziano il gruppo in esame si presenta già nettamente individualizzato col C. meridionalis Bast. il cui labbro presenta due digitazioni assai spiccate ed una terza piccola, corta, che generalmente termina tozza contro il pe- nultimo anfratto. Nel Miocene del bacino viennese, dove verificasi nella serie fossilifera un gradualissimo passaggio dall’ Elveziano al Tor- foniano, possiamo constatare assai bene la transizione tra le forme dei due periodi. Riguardo alla forma in questione no- tiamo che il Chenopus meridionalis tende in complesso ad allungare la digitazione superiore, cioè vediamo forme come la brevidigitata Sacc. e la miodenticulata Sacc. che presentano ancora il dito superiore breve tanto che debbonsi ancora con- Siderare come varietà di C. meridionalis, e forme che, come — 156 — la crassulosa Sacc. e specialmente la ornatissima Sace., la mio- subalata Sacc., ecc. che hanno già la digitazione superiore svi- luppatissima tanto da doversi attribuire dette forme a quella specie che per la costanza di tale carattere viene giustamente ritenuta come una specie a se, il C. uttingerianus; questa specie d'altronde appare già nel Tortoniano colla sua forma tipica quantunque con molto rari individui; inoltre già nel Miocene superiore incontransi rarissimi esempiari, quasi come casi anv- mali, i quali mostrano un inizio di bipartizione della digitaziove inferiore o meglio di aggiunta di un 4.° dito inferiore brevis- simo a danno, direi, dello sviluppo del 3." dito. come vediamo ad esempio nella var. m0000st dea. Notisi come nello sviluppo delle digitazioni latLiali quella superiore è l’ultima a costi- tuirsìi in forma ben allungata, per modo che esiste un mo- mento nello sviluppo del C. uttingerianus che questi ba la forma atavica del C. meridionalis. Il C. uttingerianus svoltosi così gradualmente dal C. merz- dionalis durante il Miocene superiore si costituì poscia in forma ben costante che sostituì rapidamente e completamente la sua specie originaria, e sviluppossi in modo straordinario durante il periodo piacenziano tanto da quasi caratterizzarlo, frequen- temente allungando le sue digitazioni in modo straordinario, come per esempio nella var, peraraneosa. | Ma già nel Piacenziano, fra migliaia di tipici O. uttinge- rianus, ecco apparire qua e là, a guisa di semplici accidenta- lità, come si verifica per la mioaustriaca vel Tortoniano, alcuni rarissimi individui che presentano l’inizio di un 4,° dito, in- feriore, corto, tozzo, anche in questo caso a svantaggio del 3.° dito che rimane per lo più breve; si comprende cioè che in questi casi si ha da fare piuttosto con un’ anomalia che non con una vera forma costante. Tale fenomeno si osserva anche per esempio nella forma pliotransiens, riguardo alla cui at- tribuzione specifica si ‘rimane incerti fra il C. uttingerianus ed il C. serresianus. Un egual forma osservò il Coppi nel Pea- cenziano del Modenese indicandolo come C. pesgraculi var. digito medio inferiori tripartito (Coppi — Paleontologia mode- nese, pag. 70, n. 638, 1881). Nell’ Astiano poi, pur predominando ancora il C. uttin- — 157 — gerianus, compaiono più frequenti gli esemplari a quattro digi- tazioni, come per esempio la forma plorara Sace., i quali, quan- tunque conservino nell’assieme molta affinità col C. uttingerianus, tuttavia per tale aggiunta di un quarto dito ben sviluppato sembrano doversi distinguere da detta specie e riferirsi invece meglio al C. serresianus che è appunto specie quatuordigitata. Qualchecosa di simile si osserva pure nella rara forma desci- scens Phil., quantunque la figura che ne diede il Philippi rap- presenti un esemplare mutilato per cui riesce anche incerta la conoscenza del numero delle sue digitazioni che il suo autore dubita possano essere 5. Quando poi giungiamo al periodo attuale dobbiamo con- statare che la forma trigidata, il C. uttingerianus, tanto abbon- dante e caratteristica del Pliocene, è: completamente scom- parsa e che essa venne assolutamente sostituita dalla forma quatuordigitata, il C. serresianus, che è ora frequente nei fondi marini di tutto il Mediterraneo e di parte dell’ A- tlantico. Finalmente ecco che nei mari attuali appaiono qua e là, specialmente in zone localizzate, come per esempio sulle coste della Provenza, alcuni rari individui di una forma che pur pre- sentando tutti i caratteri generali del C. serresianus, sono però provvisti di una digitazione sopravnumeraria nella parte infe- riore, come si era già accennato nella forma desciscens apparsa nel Pliocene superiore, in modo da costituire una forma net- tamente quinquedigitata che il Locard appellò Michaudi. Ri- guardo a tale forma sta ora aperta una questione fra i malacologi, cioè se essa sia una buona specie come propone il Locard oppure una semplice anomalia od una varietà cone crede la maggio- ranza dei conchiologi; considerando la questione dal punto di vista evoluzionista si potrebbe dire che per ora è meglio accetta- . bile e più naturale la seconda interpretazione; ma viceversa è molto probabile che la forma quinquedigitata, la Michaudi, che oggigiorno appare solo qua e là come semplice anomalia o va- rietà locale, in un futuro periodo possa diventare più frequente, meglio individualizzarsi in modo da diventare una forma co- stante, da costituire cioè una buona specie, la quale probabil- mente sostituirà in breve l’attuale forma quatuordigitata, il — 158 — C. serresianus, almeno per quanto il passato ci permette di giudicare sul futuro. Dai cenni sommari esposti nelle pagine precedenti risulta chiaro che il gruppo del C. serresianus dalla forma meridionalis dell'Elweziano alla forma Michaudi del giorno d'oggi presentò una continua quanto graduale ed evidentissima trasformazione arricchendosi sempre più di digitazioni nella sua regione labiale; questo fatto considerato in se stesso è abbastanza semplice e sembra non essere che un fenomeno di selezione naturale, giacchè probabilmente l’aumento di digitazioni labiali costituì un aumento di mezzi difensivi, protettivi, e quindi favorì lo sviluppo delle forme che ne erano meglio provviste, almeno fino a quando esso non giungerà ad impedire il libero sviluppo delle forme stesse, come il guerriero del medioevo che sempre più corazzandosi veniva poi talora a cadere sotto il peso della sua stessa armatura. Quanto al modo con cui si verificò il graduale aumento di digitazioni osservato nei Chenopus esso è abbastanza facile a spiegarsi osservando quanto avviene durante lo sviluppo di queste forme. Infatti se esaminiamo un individuo giovane di Chenopus vediamo che il suo labbro è semplice, tagliente, senza alcuna digitazione; poscia quando sta per entrare nel periodo adulto si nota che il labbro esterno oltre ad estendersi in ge- nerale largamente ad ala sì sviluppa specialmente in continua- zione delle due carene trasversali che corrono nella regione media d'ogni anfratto e così si costituiscono rapidamente due digitazioni laterali, mentre nello stesso tempo comincia pure a formarsi una digitazione verso l’ alto (stadio meridionalis ); questa digitazione superiore continua anch’ essa ad estendersi sino a costituire una 3.° digitazione alare sviluppatissima (stadio uttingerianus ). Ma sotto alla 2.* carena trasversale di ogni an- fratto ne corre una terza, minore delle prime due, carena che, nel gruppo esaminato, durante l’era terziaria termina generalmente al labbro dove rapidamente si abbassa e si perde; invece, qua e là in qualche individuo sulla fine del Terziario e normal- mente durante il Quaternario, tale carenula sì ingrossa e giunta al margine labiale, quando l’ esemplare raggiunge lo stato adulto, essa continua ad estendersi per poco (stadio mi0au- — 159 — striaca) ed infine si sviluppa in modo da costituire una 4.° digitazione assai estesa e robusta (stadio serrestanus ); infins, mentre in generale ogni anfratto di queste forme ha 3 carene e solo in alcuni rari individui ne presenta una quarta piccola, basale, che termina al margine labiale, si verifica oggidi che in alcuni individui non soltanto questa quarta carena basale diventa assai costante e rilevata, ma, giunta al labbro esterno, continua a svilupparsi tanto da costiture, quando l'individuo è completa- mente adulto, una quinta digitazione labiale assai notevole (stadio Michaudi). Risulta quindi chiaro dal citato esempio, che ho scelto fra cento unicamente per la sua facile comprendibilità, come bastino talora piccoli mutamenti, poco importanti in se ma assai inte- ressanti quando diventano costanti, specifici, per causare il passaggio da una specie all’altra, per spiegare cioè la graduale trasformazione ed evoluzione delle forme organiche. — 160 — Futuro A Attualità C. serresianus e var. Michaudi | desciscens Astiano C. serresianus var. pliorara — C. uttingerianus Piacenziano C. serresianus? var. pliotransiens — C. uttingerianus ornatissima | brevidigitata | miosubalata ) var.eC. uttingerianus Tortoniano C.meridionalis? var. — crassulosa e var. mivaustriaca | miodenticulata Elveziano ©. meridionalis e var. taurinensis Tongriano ? C. pescarbonis Parisiano Chenopus chiastus Spiegazione della Tavola V. 1 Chenopus meridionalis (Bast.}. . . +. + . + . + . Grateloup - Conch. foss. Bass. Adour — PI. 32, fig. 6 a,b. D » » var. taurinensis Sacc. Sacco — Moll. terz. Piemonte - XIV - Tav. II, fig. 20. 3 » » var. brevidigitata Sacc. R. Hòrnes u. Auinger — Gastr. I u. II Mioc. — Tav. XVIII, fig. 6. 4 » d var. miodenticulata Sacc. Id. id. id. fig. 8. 5 d uttingerianus (Risso) var. crassulosa Sace. M. Hòornes — Foss. Moll. tert. Beck. Wien — Tav. XVIII, fig. 2. » » var. miosubalata Sacc. Id. id. id. fig. 4. » » var. ornatississima Sacc. R. Hornes u. Auinger — Gastr. I u. II Mioc. — Tav. XVIII, fig. .L » » var. mioaustriaca Sacc. Id. id. Tav. XIX, fig. 9. 9 » » «lele ee ee e Sacco, Molls Terz:SPiemonterW4uve Tav. II, fig. 21. 10 » » var. peraraneosa Sacc. Id. id. id. fig. 23. ll » serresianus (Mich.) var. pliotransiens Sacc. Id. id. id. fig. 26. 12 » » var. pliorara Sace. Id. id. id. fig. 27. 13 » » var» desciscens (Phil.) Philippi - Enum. Moll. Siciliae — Il — Tav. XXVII, fig. 7. 14 » > Bucq- Dautzenb. et Dollfuss - Moll. du Rousssillon — Pl. 23, fig. 9, 10. 15 » » var. Michaudi Loc. Dautzenberg — Contr. Faune mal. Golfe Guascogne — PI. XVI, fig. 12, SI IONI dEUS 1, DALAI A Ma SIL MRRA dt 13, ata Ra SITE ALP it A 4) ni dia SA Du Kar SURE vst iv Lp TRIO REN dor RIA STASI Sa ATE ata RE E A ua SUPRE i Sa rich uo (adi BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA Vol. XVIEI. C. F. PARONA LO GASTEROPODI DEL LIAS INFERIORE DE SALTO IN LOMBARDIA To ebbi già occasione di far conoscere i caratteri generali della fauna di Saltrio e di riferirla alle zona a Pentacrinus tuberculatus, Arietites obtusus, Oxynoticeras orynotus (1) e già ne descrissi in altra nota i crinoidi, i brachiopodi ed i lamel- libranchi (2). Rimangono tuttora a descrivere i gasteropodi, i nautili e le ammoniti. I gasteropodi, che appunto descrivo in questa nota, sono ventisei. Il genere Pleurotomaria è il più ricco di forme e ne conta tredici; poi abbiamo una forma appartenente al genere Phastanella, una al genere Amberleya, due Ataphrus, quattro Trochus, quattro al senere Chemnitzia ed una Discohelix: le Pleurotomaria ed i Trochus ( Eutrochus) costituiscono il sruppo di forme più caratteristico per la classe dei gasteropodi della fauna di Saltrio. Undici forme sono ritenute nuove, le altre appartengono a specie, che per buona parte spettano alla fauna di Hierlatz. Fatta eccezione della Pleur. anglica e della Cry- piaenia expansa e di altre due forme di determinazione incerta, nessuno degli altri gasteropodi della formazione di Saltrio fu finora riscontrato nei varî giacimenti del Lias inferiore del (1) C. F. Parona. Note Paleontologiche sul Lias infer. nelle Prealpî Lombarde. Rend. d. R. Ist. Lombardo. 1889. Ser. II., vol. XXI. (2) C. F. Parona. Fossili del Lias infer. di Saltrio in Lombardia. Atti d, Soc. It. di S. Natur., Milano. Vol. XXXIII. 1890. 11 — 162 — versante meridionale delle Alpi e della penisola. Non insisto sui confronti colle faune dei depositi sincroni, perchè essi riu- sciranno più completi ed interessanti allorchè, condotto a termine anche lo studio dei nautili e delle ammoniti, potrò disporre dei risultati ottenuti collo studio completo della fauna. I gasteropodi da me studiati appartengono alle collezioni del compianto prof. Stoppani e del R. Museo Geologico di Pavia. Hanno in generale l’ornamentazione del guscio assai ben conservata e talune Pleurotomarie offrono persino le traccie di una colorazione rosso scura: sfortunatamente però per la difficoltà della estrazione di questi fossili dalla roccia calcare assai compatta e fors' anche per la poca diligenza colla quale furono isolati, nessun campione presenta perfet- tamente intatto il peristoma. Gen. Pleurotomaria, Defr. Pleurotomaria anglica, Sow. sp. Tav. (1) VI, fig. 1.2. Trochus similis, Tr. anglicus. Sowery, Min. Conch., Vol. II, pag. 95 e 238. Tab. 142. Pleurotomaria anglica . . .D'OrsiGny, Paléont. Frang., Terr. jurass., 1850, pag. 396, Pl. 346, (non 347). » » ... +. Merian, Ueder die Floteformationen der Umgegend von Mendrisio (Verhand]. d. naturf. Gesellsch. in Basel), 1854, pag. 77. » » . + +» Stoppani, Stud. geol. e paleont. s. Lom- bardia, 1857, pag. 236. Trochus anglicus . . . . . QuenstEDT, Der Jura, 1858, pag. 32, Taf. X, fono Pleurotomaria anglica. . .. . SroLiczra, Ub. dei Gast. u. Aceph. d. Hier- latz, 1861, pag. 191, Taf. IV, fig. 10. » » . +. . Bose E., Die Fauna der liasischen Bra- chiopodenschichten bei Hindelang ( Al- giu). Jahrb. d. K. k. geol. Reichs., 1892, Bd. 42, pag. 648, Taf. XV, fig. 2. e I a — 163 — Conchiglia conica, trocoide, ordinariamente alta quanto larga, appena ombelicata nei giovani individui, non ombelicata negli adulti, la spira si svolge sotto un angolo regolare, che varia da 62.° negli esemplari più alti a 80.° in quelli più bassi e consta di sei a otto anfratti angolosi, disposti a gra- dini. Sullo spigolo del gradino, ogni anfratto è ornato da ven- titre a ventiquattro nodi allungati trasversalmente e nell’ ultimo anfratto si osserva sull'angolo ottuso, che lo divide dalla base, una seconda serie di nodi, in parte nascosta nei due giri pre- cedenti per l’avvolgersi della spira e che manca affatto sui primi; essi sono meno robusti e disposti simmetricamente a quelli della serie superiore. Nel mezzo degli anfratti corre la fascia del seno, stretta, saliente e carenata, lateralmente li- mitata da una sottilissima costicina; le linee di accrescimento sono molto fine ed assai incurvate all'indietro per modo da ripiegarsi ad angolo sulla fascia del seno, lateralmente alla quale decorrono al di sopra cinque costicine spirali, di cui tre sui nodi e due tra questi e la sutura ed al disotto due, oppure tre negli esemplari, assai rari, nei quali l’ altezza della conchiglia supera la larghezza, per essere la spira a più rapido svolgimento. La base è poco convessa ed ornata da finissime linee radiali e da quattordici o quindici costicine più o meno regolarmente spaziate. La bocca subrotonda, più larga che alta; peristoma guasto. Fra i numerosi esemplari sonvene che in grandezza gareg- giano con quelli figurati da D’Orbigny; nessuno però dei maggiori è in stato di buona conservazione e completo. Assai ben conservati sono invece quelli di media grandezza: in questi le dimensioni variano fra questi estremi: altezza o lun- ghezza, mm. 32-37; larghezza mm. 35 34. Vi sono cioè esemplari nei quali prevale l’altezza in altri . la larghezza, in relazione a che stanno necessariamente le va- riazioni nel valore dell’angolo spirale, senza però che queste variazioni siano accompagnate da modificazioni nella orna- mentazione. Come risulta dalla descrizione, la forma lombarda cor- risponde assai alla PI. anglica, quale è descritta e figurata da Sowerby e da d’Orbigny, più che a quella illustrata da Sto- — 164 — liczka, la quale presenta assai più arrotondato l’ angolo, che divide il fianco dell'ultimo anfratto dalla base, convessa non appiattita, ed assai meno sviluppati i nodi. Stoliczka ed altri hanno già notato la vasta area geo- grafica invasa dalla PI. anglica e la sua persistenza: essa compare dagli strati più bassi del Lias inferiore fino a quelli del Lias superiore; fu riscontrata in Inghilterra ed in Germania nel Lias inferiore e medio ed in Francia anche nel superiore. In Italia finora fu segnalata in Sicilia dal dott. Di Stefano nel Lias inferiore di Taormina (1). La sua presenza nel cal- care di Saltrio fu già avvertita da Merian e da Stoppani. Pleurotomaria italica, Ii Tav. (1) VI, fis. 3. Conchiglia conica, trocoide, più alta che larga, non ombe- licata; spira formata da un angolo regolare, ottuso soltanto all'apice, di 58.° a 66., composta di anfratti ottusamente angolosi verso l’alto, separati da suture impresse, ornati sul- l'angolo e presso la sutura inferiore da una serie di robuste nodosità allungate alquanto nel senso trasversale, l’una e l’altra percorsa da tre cingoli nastriformi spirali, parallelamente ai quali altri due o tre cingoletti flessuosi si dispongono nello spazio a forma di stretto gradino compreso tra la serie supe- riore dei nodi e la sutura. La fascia del seno segue il mezzo fra le due serie di nodi, forma un cercine rilevato ed arro- tondato ed è lateralmente delimitata da due solchi lineari; le linee di accrescimento sono al solito fortemente piegate al- l’indietro formando un angolo sulla fascia del seno. Il fianco dell'ultimo anfratto forma colla base un angolo arrotondato; la base è pianeggiante ed ornata da undici a dodici cingoli concentrici e da finissime linee flessuose radiali. La sezione dell'ultimo giro è subquadrangolare e depressa, il peristoma guasto in tutti gli esemplari, il seno profondo. Dimensioni: altezza mm. 32-34, larghezza mm. 28-28. Riferisco a questa specie sei esemplari. (1) G. di Stefano. Sul Lias infer. di Taormina e de’ suoî dintorni 1886, pag. 133. — 165 — Lo Stoppani (1) riferì questa forma alla PI. rustica Desl. (2) ed infatti è ad essa strettamente affine. Io non credo però che queste due forme possono essere riunite: infatti la PI. rustica è specie del toarciano e solo dal Dumortier fu citata per il Lias medio e da nessun autore riscontrata nel Lias inferiore. Di più la P/. «talica differisce dalla specie di Deslongchamps, oltreche per le ‘minori proporzioni, perchè presenta la spira più stretta e proporzionalmente più alta ed assai più stretto lo spazio compreso tra la sutura e la serie superiore dei nodi, meno numerosi i cingoletti spirali ed in generale più appiattita la base. Pleurotomaria torosa n. f. Tav. (1) VI, fig. 5. Conchiglia conica, più alta che larga, non ombelicata. La spira, a svolgimento regolare, consta di anfratti convessi, se- parati da sutura profondamente impressa, ornati sopra e sotto da nodi, obliquamente allungati e collegati da quattro cingoletti spirali quelli della serie superiore, arrotondati e percorsi da due cingoli spirali quelli della inferiore. Fra le due serie di nodi corrono due solchi, che delimitano la fascia del seno ri- levata Tome cercine. Le linee di accrescimento retroverse si piegano ad angolo sulla fascia del seno. Un angolo arroton- dato segna il passaggio dal fianco dell’ ultimo anfratto alla base, la quale è convessa ed è segnata da una dozzina di cingoli concentrici e da una serie mediana, parallela ai cin- goletti, di nodi trasversalmente allungati. La sezione dell’ ul- timo giro presso la bocca è subovale e depressa; peristoma e seno guasti. Dimensioni: altezza mm. 37 (?), larghezza mm. 32. Questa forma, rappresentata da un solo esemplare, nella ornamentazione. poco differisce dalla PI. italica n. f., ma se ne distingue facilmente per gli anfratti arrotondati, la sutura | assal più impressa, a guisa di strozzatura e per la base rile- vata quasi a carena nel mezzo. (1) Stoppani, Studî, pag. 236. (2) Dumortier, Bass. d. Rhone, 1869, Lias moyen, pag. 113. — 166 — Pleurotomaria oblita, n. f. Tav. (1) VI, fig. 4. Conchiglia conica, alta quanto larga, non ombelicata; spira a svolgimento irregolare, con anfratti appiattiti, separati da sutura impressa, canaliculata, ornati sul margine superiore lungo la sutura da una serie di grossi nodi ed al margine in- feriore da nodosità trasversalmente allungate e collegate da due grossi cingoli nastriformi, spirali. Nel largo spazio frapposto alle due serie di nodi decorre la fascia del seno, rilevata a grosso cercine, accompagnata sui due lati da un fine cordon- cino. Le linee di accrescimento, fortemente retroverse, formano uno stretto angolo sulla fascia del seno. Uno spigolo arroton- dato separa il fianco dell'ultimo anfratto dalla base, appiattita e segnata da otto grossi cingoli, con traccie di nodi disposti in serie radiali. La sezione dell’anfratto in vicinanza della bocca è subquadrata; del peristoma, guasto, si osserva solo una parte del labbro interno assai largo; il seno è ampio e intagliato profondamente. Dimensioni: altezza e larghezza mm. 28. La ornamentazione diversa ai due margini degli anfratti rende molto distinta questa forma, sicchè io credo poterle assegnare un nuovo nome specifico, sebbene rappresentata da un solo esemplare. € Pleurotomaria granulato-cincta, n. f. Tav. (1) VI, fig. 6. Conchiglia conica, trocoide di poco più alta che larga, non ombelicata: la sua spira è formata da un angolo, di 66, a 70.°, un po’ ottuso all’ apice e consta di giri quasi piani, divisi da suture abbastanza profonde, percorsi lungo la linea mediana della fascia del seno assai saliente ma arrotondata, lateral- mente limitata da solchi lineari sottilissimi; a metà distanza tra essa e la sutura superiore si stende una costa ornata di tubercoli numerosi piccoli ed arrotondati, cui corrisponde, al di sotto della fascia del seno, una costa simile ornata di nodi -- 167 — alquanto allungati nel senso longitudinale. Tra questa costa: poi e la sutura inferiore per lo più si osserva una seconda costa più piccola e più minutamente granulata. Le fittissime linee trasversali di accrescimento, non molto oblique dall’avanti all'indietro verso le suture, si inflettono invece fortemente verso l’ indietro in corrispondenza della fascia del seno. L’ an- golo assai arrotondato, che il fianco dell'ultimo anfratto forma colla base, presenta pure le due coste granulate, parallelamente alle quali altre dieci più finamente granulate si dispongono sulla base, la quale è leggermente convessa e radialmente striata. La bocca è subrotonda; il peristoma è guasto. I numerosi esemplari non raggiungono grandi dimensioni ; le più comuni sono queste: Lunghezza: mm. 40..28..22. Larghezza: mm. (?)..17..28. Questa Pleurotomaria somiglia alle PI. rustica, senza però che se ne possa ammettere l'identità: i principali caratteri differenziali sono; la maggiore ampiezza dell’angolo spirale e quindi la minore differenza tra la lunghezza e larghezza, la mancanza di coste spirali oltre quelle che portano i nodi, i quali sono più piccoli, più numerosi e di forma costante ed infine l’ornamentazione affatto diversa della base. Per 1’ orna- mertazione sul fianco degli anfratti somiglia assai anche alla PI. princeps, dalla quale tuttavia diversifica, più che per ogni altro carattere, perchè la sua base anzicchè concava è piuttosto convessa. Pleurotomaria gradato-clathrata, n. f. Tav (2)0VID io Conchiglia conica, trocoide, egualmente larga che alta, om- belicata. La spira, sotto un angolo regolare di 85.°, è formata da anfratti angolosi a gradino, separati da suture lineari, ornati da circa quindici costelle spirali, ondulate, nei cui in- tervalli talora se ne scorge un’ altra più fine e intersecata da rughe trasverse incurvate all’indietro. Un angolo divide ciascun anfratto in due parti ineguali; la superiore più stretta ed in- clinata dall'interno all’ esterno, l’infericre più grande del — 168 — ‘doppio o poco meno e quasi verticale; il suo margine porta nodi piccoli e numerosi, pur essi percorsi dalle costelle e dalle rughe. La base è quasi piana, poco convessa ed inclinata verso l'ombelico; essa forma un angolo, privo di nodi o con nodo- sità appena accennate, col fianco dell’ ultimo anfratto ed è elegantemente reticolata dalle costicine spirali e dalle rughe o linee radiali. La fascia del seno è piana, nè depressa, nè rilevata sul fianco degli anfratti e delle due costicine ben distinte che la delimitano, l’una da un lato e l’altra dall’ altro, quella inferiore segna il mezzo della larghezza dell’ anfratto: la fascia è inoltre ornata da tre o quattro linee spirali e da rughe piegate ad angolo all'indietro. Bocca subquadrata, un poco più larga che alta; peristoma guasto. L'esemplare descritto è di grandezza media fra gli altri meno ben conservati od in frammenti; esso misura 40 mm. in altezza ed in larghezza. Questa specie e per l’ornamentazione e per la forma è indubbiamente assai affine alla P. araneosa Desl. del Lias medio e superiore, colla quale però non può essere confusa specialmente perchè presenta una sola serie di nodi, che sono anche più piccoli e perchè la fascia del seno non è depressa ma giace sullo stesso piano del fianco ed è inoltre diversa- mente ornata. Pleurotomaria intermedia, Minst. GoLpruss, Petref. German., III, 1841-44, pag. 70, Tab. 185, fig. 1-2, SroLIczra, Uber die Gasteropod. und Acephalen der Hierlatz- Schichten, 1861, pag. 188. Taf. IV, fig. 6 (escl. sin.). Sono cinque gli esemplari, che riferisco a questa specie, tutti in frammenti, di guisa da non prestarsi per una dia- gnosi completa. Quanto rimane è però sufficiente per essere certi dell’ esattezza del riferimento. La spira della conchiglia ombelicata, che si svolge sotto un angolo di circa 75.9; la forma degli anfratti, convessi inferiormente ed appiattiti nella parte superiore; i nodi, 30 all’ incirca, allungati e salienti ed obli- quamente diretti dall’ avanti all'indietro, che ornano questa — 169 — parte superiore degli anfratti a partire dalla sutura; la fascia del seno, che decorre quasi nel mezzo degli anfratti, abba- stanza larga e segnata da linee incurvate, concave all’ avanti; l’ornamentazione a costelle spirali, intersecate da linee tra- sversali incurvate come quelle della fascia del seno, ma più oblique nella parte superiore alla fascia stessa che nella infe- riore e la base moderatamente convessa e striata concentri- camente e nel senso radiale, sono tutti caratteri, che dimostrano la perfetta corrispondenza colla forma di Hierlatz. Le costelle spirali, precisamente come si osserva nella fig. 1° di Goldfuss, sono di due grandezze e le maggiori alternano colle più fine. Nessun esemplare essendo completo, non posso darne le dimensioni; sonvene di media grandezza, come l'esemplare figu- rato da Stoliczka ed altri più piccoli e più grandi. In com- plesso per lo svolgimento della spira la forma di Saltrio cor- risponde meglio alle figure di Goldfuss che a quelle di Stoliczka. Non trovo poi di poter seguire lo Stoliczka nell’ associare la P. intermedia alle Pleurot. Deshayesi Desl., PI mysis d’Orb. e PI. hyphanta d’ Orb. per le evidenti differenze nella confor- mazione della conchiglia e nella ornamentazione. 7 Pleurotomaria gigas, Deslong. DesronecHamps, Mém. Soc. Linn. de Normandie, 1848, pag. 482, pl. 10, fis. AA e BB. D' Orsienr, Paléont. frane.. Terr. jurass., 1850, pag. 448. StopPANnI, Stud. geol. e paleont. sulla Lombardia, 1857, ( PI. gigas? Desl.) pag. 236. DumortIER, Ztud. paléont., jurass. Bass. du Rhéne, 1867, Lias. infer. pag d92 RISE siae Conchiglia grande, conica, depressa, più larga che alta, non ombelicata nell’ età adulta, coll’ ultimo anfratto a carena assai acuta; spira formata da un angolo un po’ convesso, co- stituita da sette anfratti arrotondati, assai convessi, ornati da finissime costelle longitudinali, talora alternanti una più grossa con una più piccola, assai avvicinate l’ una all’ altra; queste costelle sono intersecate da strie di accrescimento trasversali, -- 170 — dirette in addietro, assai fine, tranne che sulla parte superiore degli anfratti, dove si ingrossano quasi a pieghe. La sutura è chiusa. La fascia del seno è larga, non delimitata da cer- cini laterali, di solito percorsa da quattro costelle longitudi- nali finissime e da strie trasversali incurvate all’ indietro; essa è situata nella metà inferiore degli anfratti e dista dalla su- tura per uno spazio uguale a circa una volta e mezzo la sua larghezza. Bocca subquadrata, alquanto più larga in alto che alla base ed un po’ più alta che larga. Guscio sottile. Angolo spirale 87°. Le dimensioni dei due migliori esemplari sono, in altezza mm. 58-26, in larghezza mm. 72-86. A giudicare dagli esemplari numerosi, quasi tutti ridotti allo stato di modelli interni, la forma lombarda non raggiunge le colossali dimensioni riscontrate dagli autori succitati. Non pertanto ritengo esatto il riferimento, stante la corrispondenza quasi perfetta nei caratteri della forma tipica e di quella ora descritta; infatti al confronto colla descrizione di Dumortier la mia differisce solo in questo, che l'ombelico è aperto nei giovani individui, sicchè per questo riguardo ben corrispon- dono alla fig. 2° di D’Orbigny e che la fascia del seno in qualche caso non presenta costelle longitudinali. Ho stabilito le mie determinazioni in base alla descri- zione ed alle figure di Dumortier, trascurando quelle di D’Or- bigny, riconosciute erronee ed insufficienti da Dumortier stesso. Il prof. Stoppani ritenne dubbia la presenza di questa specie nel giacimento di Saltrio, considerata la piccolezza degli esem- plari della sua collezione: io ho creduto di poter escludere il dubbio in seguito al rinvenimento di un individuo di statura media. Pleurotomaria lapicida, Dum. (?). DumortIER, Etud. paléont., jurass. Bass. d. Rhòne, Lias. infér., 1867, pag. 42. Grande conchiglia conica, larga quanto alta, ombelicata (2), colla spira a rapido sviluppo. sotto un angolo regolare di 60°-65°, formata da sette (?) giri, leggermente convessi, senza ( —_ 171 — nodi ed ornati da linee spirali rilevate e numerose. La base è quasi piana, ed ornata anch’ essa da linee spirali e forma un angolo arrotondato colla parte superiore dell’ ultimo an- fratto. In altezza ed in larghezza misura 70 mm. all'incirca. Esaminai parecchi frammenti, grossi modelli e 1’ esemplare descritto, che è quasi completamente decorticato e ridotto a modello interno. Il cattivo stato di conservazione del mio esem- plare e la insufficiente descrizione data da Dumortier per la P. lapicida, senza il corredo di figure non mi permettono di associare con sicurezza la forma di Saltrio a quella del Lias inferiore di Saint-Fortunet. Pleurotomaria | Perotrochus (?)] pinguis, D' Orb. Tav. (2) VII, fig. 2. 3. Pleurotomaria foveolata, var. e, pinguis, DesLonecHamps, Mém. de la Soc. Linn. de Normandie, 1848, pag. 75, PI. XV, fig. 6. Pleurotomaria pinguis, D' Oxsieny, Paléont. frane., Terr. jurassig., tom. 2.0 1350, pag. 407, PI. CCCL, fig. 8-10. Conchiglia più alta che larga, non ombelicata; la spira è formata da un angolo leggermente convesso di 70°.-80°. e consta di anfratti convessi, angolosi in corrispondenza della fascia del seno, la quale segue una linea spirale non mediana, ma più vicina alla sutura superiore che alla inferiore; essa è a forma di doccia, da ciascun lato limitata da una costa saliente ed è segnata trasversalmente da linee arcuate. Gli anfratti hanno la superficie reticolata per l'intreccio di costicine li- neari trasversali oblique dall’ avanti all’ indietro e di costicine spirali; un piccolo turbecolo segna il punto di incontro di queste costicine. L’ ultimo anfratto è carenato sull’ angolo che separa il suo fianco dalla base, la quale è molto convessa ed ornata da linee flessuose radiali quasi impercettibili e da quat- tordici a quindici costicine lineari salienti. Bocca subovale più alta che larga. I modelli interni presentano sull’ ultimo giro da due a quattro profonde strozzature, che non si avvertono quando sono coperti dal sottile guscio. — 172 — Altezza mm. 21..? Larghezza mm. 17..25. I dodici esemplari sono tutti più piccoli di quelli figurati da D’Orbigny ed in generale la loro spira si svolge sotto un angolo meno ampio, però si mantiene costante in tutti l’ orna- mentazione reticolata e granulare e la forma degli anfratti. Però seguendo d’ Orbigny credo opportuno tenere distinta la P. pinguis dalle P. subturrita, P. ellipsoidea, P. subfoveolata, P. procera, le quali dallo Stoliczka (1) furono riunite colla P. pinguis a ricostituire la P. foveolata Desl. — Secondo D’Orbigny la P. pinguis appartiene al Lias medio. Pleurotomaria (Pyrgotrochus) princeps, Koch et Dunk. Tav. (2) VII, fig. 4. 5. 6. Pleurotomaria princeps, P. precatoria. D’ OrBIGny, Paléontol. Frane. — Terr. jurassig., 1850, Tom. II, pag. 403 e 412, PI. CCCXLIX, fig. 6-9, PI. CCCLI, fig. 10, 11. » » . + + + + StoPPANI. Stud. geol. e paleont. Sulla Lombard. 1857, pag. 286. » » . +0... + StoLiczza. Ud. die Gasterop. u. Aceph. d. Hierlatz- Schichten, 1861, pag. 189, Taf. IV, fig. 9, (ved. sin., escl. P. principalis, P. basilica Chapuis et Dewalque). Conchiglia larga quanto alta o di poco più alta che larga, conica, ombelicata, a spira che si svolge sotto un angolo di 57°.-68°., generalmente regolare o in qualche caso alquanto con- cava, formata da 8 a 10 giri, strettamente connessi gli uni agli altri e delimitati da suture lineari ed ondulate: i giri sono piani ed ornati in alto ed in basso da grossi tubercoli arro- tondati, separati da internodi meno larghi della loro base; la fascia del seno è stretta, più vicina al margine inferiore che al superiore, saliente, porta sul mezzo una carena robusta ma (1) Stoliczka, Ub. d. Gastr. u. Aceph. d. Hierlatz.- Sch., 1861, pag. 186. — 173 — ottusa, è ornata trasversalmente da finissime linee concave all’avanti ed è sui lati delimitata da una esilissima costicina. Tra la fascia del seno e la sutura si notano superiormente quattro costicine spirali, delle quali le due intermedie decor- rono sulla serie dei nodi, mentre inferiormente se ne riscon- trano soltanto due e decorrenti sulla serie dei nodi; le fi- nissime linee di accrescimento sono assai oblique e dirette dall’avanti all'indietro, a partire dalle due suture superiore ed inferiore, verso la fascia del seno. Sull’ angolo tra il fianco dell’ ultimo anfratto e la base i nodi si allungano nel senso trasversale e passano sfumandosi sul margine della base. La base è ornata da circa dodici costicine concentriche, più sot- tili e più prossime di mano in mano che si avvicinano allo stretto ombelico. La bocca è obliquamente quadrangolare più larga che alta, il seno è poco profondo. Guscio piuttosto spesso; colore nero con sfumature rossastre e verdi. Noto le dimensioni di due esemplari che sono di media grandezza e che rappresen- tano gli estremi delle variazioni nel rapporto fra la lunghezza e la larghezza: altezza mm. 34...37, larghezza mm. 34... 34. Gli esemplari sono conservatissimi e numerosissimi; oltre cinquanta sono quelli da me esaminati. Presentano costanti i caratteri di ornamentazione sopradescritti, per i quali somi- gliano alle figure date da D’Orbigny per la PI. precatoria Desl.: faccio eccezione per il numero delle costicine spirali, che è minore e per la base e per la bocca, le quali invece trovano un riscontro abbastanza esatto nelle parti corrispondenti delle figure che lo stesso autore dà per la PI. princeps: però anche a questo riguardo devo osservare, che nella forma lombarda sono più numerose e più sottili le costicine concentriche della base e diversamente spaziate. Fra le varie forme distinte da Hierlatz solo quella rappresentata dalla figura 9 le corrisponde. Un unico esemplare diversifica dagli altri, perchè sopra ciascun anfratto invece delle due serie di nodi subrotondi, su- periore ed inferiore, presenta due serie di nodi trasversalmente allungati ed obliqui nel senso delle linee trasverse; manten- gonsi del resto identici gli altri caratteri d’ ornamentazione e la forma. — Questa specie, probabile derivazione della PI principalis — 74 — dell’ Infralias, comparve nel Lias inferiore, raggiunse la mag- giore diffusione nel Lias medio, spingendosi, secondo taluni autori, fino al superiore. La fascia del seno in questa specie non è precisamente mediana, come sarebbe richiesto dalle diagnosi della sezione Pyrgotrochus Fischer (1); tuttavia considerata la corrispon- denza negli altri caratteri colla PI. bitorquata Desl., proposta come tipo di questo sottogenere, credo di potervi inscrivere la PI. princeps. Pleurotomaria (Cryptaenia) expansa, Sow. sp. Tav. (2) VII, fig. 7. Helicina expansa, H. solarioides. Sowersv Min. Conch. ecc. 1821, vol. 3.°, pag. 129, Tab. 273, fig. 1-4. Pleurotomaria expansa . . . .D’Orzienv, Paléont. frang., Terr. jurass. 1850, pag. 413, PI. 352, fig. 14. — Dumortier. Hiud. paléont., jurass. Rhòne. Lias inf., 1867, pag. 45. Cryptaenia expansa . . . . . Di Sterano. Sul Lias mfer. di Taormina e de’ suoi dintorni (Giorn. di Sc. Nat. ed econ. di Palermo) 1886, pag. 133 (ved. sinon.). — B. Greco. Il Lias infer. nel circondario di Kossano Calabro. (Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat.), 1893, pag. 107. Conchiglia eliciforme, più larga che alta, a spira assai depressa, ad apice acuto, a giri alquanto concavi, con orna- mentazione visibile solo colla lente e data da strie estrema- mente fine, longitudinali e da strie trasversali meno fine, for- temente retroverse: i giri presentano un cingoletto lungo la sutura, che è coperta. La fascia del seno, quasi indistinta, è finamente striata nel senso trasversale, nascosta nella spira per l’avvolgimento degli anfratti, visibile sull’ ultimo di que- sti in corrispondenza dell’ angolo più o meno ottuso che ne separa la parte superiore dalla base, la quale appare convessa, quasi emisferica. Una larga callosità depressa al centro sosti- (1) P. Fischer. Man. de Conchyl-, 1885, pag. 850. -— 175 — tuisce l’ ombelico; la sezione della bocca è quasi circolare ap- pena più larga che alta; peristoma guasto. Dimensioni: altezza mm. 13(?)-11,5; larghezza 26-19. In confronto colla figura di Sowerby gli esemplari in esame presentano la spira più depressa. Non posso ascrivere la forma descritta alla var. solarioides nè alla var. expansa, distinte da Chapuis e Dewalque, (1) perchè per i suoi costanti carat- teri sta ad esse intermedia. Nell’ elenco del prof. Stoppani (Studii, 1857) essa fu erroneamente indicata sotto il nome di PI. Buvigneri. Pleurotomaria (Cryptcenia) heliciformis, Dslg. (?). SroLiczta. Ub die Gast. u. Aceph. d. Hierlate, 1861, pag. 186, Taf. III, fig. 17. — GemmeLLARO. Sopra ? foss. della zona con Ter. Aspasia della prov. di Pa- lermo e di Trapani, 1874. (Gior. di Sc. Natur. ed Econom.), pag. 93, Tav. XII, fig. 21 (ved. sinon,) Riferisco ar questa specie due modelli interni: il loro stato di conservazione non permette un sicuro riferimento. Essi so- migliano perfettamente al modello interno (?) figurato da Moore (2). | Gen. Phasianella Lamk. Phasianella turbinata, Stolicz. SioLiozza. Uber die Gastrop. u. Aceph d. Hierlatz Schichten. 1861, pag. 177, Taf. III, fig. 1, 2. Piccola conchiglia molto più lunga che larga, non ombe- licata, formata da 6 a 8 giri, svolgentisi sotto un angolo spi- (1) Chapuis et Dewalque. Descript. d. foss. second. de Luxembourg, 1859, pag. 97, Pl. XIII, fig. 3. (2) Charles Moore. On the Middle and Upper Lias of the South West of England (Proced. of the Somersetshire Archaeolog. and Natural History Soc., vol. XIII) 1865-6, pag. 89. PI. 5, fig. 14. — 176 — rale di 80°.-35°., lievemente convessi. L'altezza dell’ ultimo an- fratto è pressappoco la metà di quella totale della conchiglia; esso è arrotondato e la bocca è più alta che larga, subovale, stretta a punta verso l’ alto. I pochi esemplari incompleti e col guscio in gran parte eroso corrispondono meglio alla fig. 1 di Stoliczka, avendo gli anfratti leggermente convessi. Il prof. Stoppani (1) li riferì alla Phastanella Buvigneri D' Orb. Gen. Amberleya, Morr. et Lyc. Amberleya cfr. alpina, Stol. sp. Tav. (2) VII, fig. 8. Conchiglia piccola, più alta che larga, non ombelicata, a spira regolare formata da 7-8 giri convessi, separati da stroz- zature profonde e da sutura lineare. Sono ornati da tre serie spirali di numerosi piccoli nodetti, delle quali l’inferiore giace sulla linea di maggiore convessità al terzo inferiore, di modo che essa, a guisa di carena, divide i giri in due parti ine- guali: a ciascun lato della sutura corre un’altra serie di nodi assai più piccoli. 1 nodetti delle varie serie sono collegati da pieghe trasverse. La base è convessa ed ornata da numerosi cingoli granulosi concentrici e da linee flessuose radianti. Bocca subquadrata, peristoma guasto. Due esemplari. Dimensioni: Altezza mm. 16, larghezza mm. 9. Differisce questa forma dall’ affine A. alpina Stol. sp. (2) nei dettagli della ornamentazione e specialmente per lo svol- gimento diverso della spira. Probabilmente sono differenze di età; mancando di esemplari allo stato adulto, non posso de- cidere se realmente la forma lombarda possa ascriversi alla specie di Stoliczka. (1) Stoppani. Studi ecc., pag. 255. (2) Stoliczka. Op. cit., 1861, Taf. II, fig. 12. — Gemmellaro. oss. d. zona con Ter. Aspasia ecc., 1876, Tav. XII, fig. 13. Sn Gen. Ataphrus, Gabb. Ataphrus lapideus, n. f. \ Tav. (2) VII, fig. 9. Conchiglia globosa, appena più larga che alta, eliciforme non ombelicata; spira a rapido sviluppo formata da un angolo alquanto convesso, con cinque giri convessi, lisci, l’ultimo dei quali si incurva regolarmente dal fianco alla base, poco con- vessa; la bocca, più larga che alta e trasversalmente ovale, a labbro interno spesso, provvisto di solco, che si arresta ad una callosità collumellare; labbro esterno guasto. Due soli esemplari, che misurano in altezza mm. 7-6 ed in larghezza mm. 8-6,5. Questa piccola forma somiglia all’ A. Belus d’Orb. sp. (1) del batoniano ed infatti era indicato con questo nome nel- l'elenco provvisorio dello Stoppani (2): però lo si distingue con facilità perchè non è ombelicata e perchè la sua larghezza supera l'altezza. Nella forma si avvicina alle specie liasiche riferite da Wilson (3) al genere Monodonta, M. humilis Wils, M. Lindecolina Wils., differendone per i caratteri del labbro interno. Ataphrus aciculus, Horn. sp. (?). Trochus aciculus, Hòrn., STOLICZEA. Ub. die Gastr. u. Aceph. d. Hierlatz- Schichten, pag. 173, Taf. II, fig. 8. L’ unico esemplare è troppo guasto alla superficie perchè si possa dare come sicura la determinazione, sebbene corrisponda perfettamente alla specie di Hòrnes sia per le dimensioni della conchiglia, sia per la forma e sviluppo degli anfratti. (1) D’Orbigny. Pal. Frang., Ter. jur., Tom. 2°, pag. 285. PI. 315. (2) Stoppani. Studi, pag. 235. (3) E. Wilson. British Liassic Gasteropoda. Geolg. Magaz., Dec. III, vol. IV, 1887, pag. 9, PI. V, fig. 8-9. 12 — 178 — Gen. Trrochus, Lin. Trochus epulus, d’Orb. D' OrsIGnY. Paléont frane. Terr. jurass., Tom. 2°, 1860, pag. 253, PI. CCCVII, fig. 1-4. SroLiozza. Uber d. Gast. u. Aceph. d. Hierlatz-Schichten, 1861, pag. 167, Daf. dig. d1l Dumortier. Et. paléont. s. 1 dep. jurass. du Bass. d. Rhéne, Lias moyen, 1869, pag. 226. Conchiglia più lunga che larga, conica, non ombelicata; spira formata di un angolo regolare di 43°. e di giri numerosi, bassi perfettamente lisci, con strie di accrescimento finissime ed obliquamente dirette dall’avanti all'indietro, piani e sepa- rati da sutura lineare; il fianco dell’ ultimo anfratto forma un angolo assai marcato colla base che è leggermente convessa, ed ornata da strie radiali flessuose. Bocca depressa, obliqua ed angolosa all’esterno ed all’interno. Gli esemplari più grandi fra i cinque misurano, in altezza mm. 16-11 5, in larghezza mm. 11-8. Questa specie fu riconosciuta dallo Stoppani (1) fra i fos- sili di Saltrio fino dal 1857. Trochus (Eutrochus) lateumbilicatus, d’Orb. D' Orzienv. Paléont frane., Terr. jurass., Tom. 2°, 1860, p. 249. PI. CCCVII, fig. 1-4. SroLiczta. Uber. d. Gast u. Aceph. d. Hierlatz-Schichten, 1861, pag. 169, Taf. I, fig. 13. Sebbene in parte eroso, l’ unico esemplare è riferibile con sicurezza a questa specie; infatti la sua conchiglia è più lunga che larga, conica, ombelicata; la spira, sotto un angolo al- quanto convesso, consta di giri bassi, piani, riuniti con sutura (1) Stoppani. Studi ecc. pag. 235. — 179 — lineare, lisci, avendo le sole strie finissime di accrescimento fortemente oblique dall’avanti all'indietro; l’ultimo giro è angoloso e la sua base € pressocchè piana. Altezza mm. 13, larghezza mm. 8,5. Trochus(Eutrochus)profunde-umbelicatus, Stopp. sp. Tav. (2) VII, fig. 10. Pleurotomaria profunde-umbelicata, Stoppani. Stud. geol. e paleontol. sulla Lombardia, 1357, pag. 366. Conchiglia conica, più alta che larga, perforata da om- belico larghissimo e spiralmente striato; la spira si svolge sotto un angolo regolare di 54°. e consta di 6 a 7 anfratti ap- pena convessi e divisi da sutura profonda; essi presentano in- feriormente a poca distanza dalla sutura stessa, laddove cor- risponde la massima loro larghezza, una carena acuta, molto saliente e liscia, sotto la quale corre parallela una costicina, che in qualche esemplare resta nascosta sotto la sutura. La superficie degli anfratti è ornata da costicine fine, tra- sverse, obliquamente dirette dall’ avanti all’ indietro e che si fanno più sottili, vere strie, passando sulla carena ed al di là di questa. La hase dell’ ultimo giro è convessa e finamente reticolata per l'intreccio di 16-17 costicine concentriche con strie flessuose, radiali. Bocca subquadrangolare-arrotondata più alta che larga; peristoma guasto. Il rapporto fra l’ altezza e la larghezza si mantiene costante ne’ numerosi esemplari; i più grandi offrono queste misure: altezza mm. 28-25, larghezza mm. 20-22. Nel più piccolo dei due individui qui misurati l'ombelico ha un diametro di 6 mm. Gli esemplari più completi e rivestiti del guscio, trovati dopo che il prof. Stoppani riconobbe come nuova questa specie, riferendola erroneamente al genere Pleurotomaria, mi hanno dato modo di completarne, nonchè di rettificarne in parte, la diagnosi. I caratteri suesposti sono costanti in tutti gli esemplari; non posso quindi, specialmente per la diversa ornamentazione della base e per il suo largo ombelico associare questa forma — 180 — al Turbo Nesea, D' Orb. (1); nè per la sua carena, non ornata di nodi a punta, ma affatto liscia, posso ascriverla al 7. Cupido quale fu descritto e disegnato da D’Orbigny (2) e neppure per la diversa ornamentazione al Zrochus Cupido secondo il prof. Gemmellaro (3). Invece questo Trochus presenta una somiglianza marca- tissima colla forma di Hierlatz riferita pure da Stoliczka al al Tr. Cupido D' Orb., alla quale specie questo autore associa anche il 7. Nesea, D’ Orb. Nel confronto, tra i miei esemplari e le figure e la descrizione di Stoliczka (4), l’ unica differenza rilevabile sta nel fatto, che, mentre la carena della forma di Hierlatz è dentellata, quella della forma lombarda è perfet- tamente liscia anche negli esemplari meglio conservati. Sic- come però dal raffronto tra le fisure di D’ Orbigny e quelle di Stoliczka a me pare possa nascere il dubbio che si tratti di specie differenti e tenuto calcolo, che nella forma lombarda, oltre ai caratteri per i quali il Zrochus di Hierlatz già si differenzia dal Tr. Cupido, d’ Orbigny, altri se ne osservano per cui si allontana ancora più dalla specie di D’ Orbigny, credo opportuna decisione la mia di conservare il Trochus profunde-umbelicatus proposto fin dal 1857 dal prof. Stoppani. Trochus (Eutrochus) saltriensis, Stopp. sp. Tav. (2) VII, fig. 11. Pleurotomaria Saltriensis. Stoppani. Stud. geol. e paleont. sulla Lom- bardia, 1857, pag. 236 e 363. Conchiglia più alta che larga, ampiamente ombelicata. Spira a svolgimento regolare, sotto un angolo leggermente (1) D’Orbigny. Paleont. frane., Terr. jurass., Tom. 2°, pag. 328, PI. 326, fig. 4-5. (2) D° Orbigny. op. cit., pag. 261, PI. CCCIX. fig. 5-3. (3) Gemmellaro G. G. Sopra i foss. della zona con T. Aspasia della Prov. di Palermo e Trapani. 1874, pag. 100, Tav. XII. fig. 11-12. (4) Stoliczka. Ub. d. Gastr. u. Aceph. d. Hierlatz. Sch, 1861, pag. 174. Taf. II ; — 181 — convesso, formato da 7 a 8 anfratti, separati da sutura pro- fondamente impressa. I giri, portano una carena spirale sul terzo inferiore; sugli ultimi due o tre giri, nello spazio fra questa carena e la sutura inferiore, se ne aggiunge una se- conda, per modo che risultano delimitate due fascie alquanto concave e ornate da costelline trasverse numerosissime. I due terzi superiori d’ogni giro presentano numerose pieghe, 40 all’ incirca, trasversalmente retroverse. La base dell’ ultimo giro è convessa ed ornata da 7 ad 8 costicine concentriche, intersecate da fine costicine radianti. Bocca obliqua, subqua- drangolare, più alta che larga; peristoma guasto. Due esemplari, di grandezza alquanto superiore alla media, misurano in larghezza mm. 11-10 ed in altezza mm. 23-26. Sono numerosi gli esemplari esaminati, ma pochi quelli non decorticati in parte o ridotti a modello interno; in ogni caso la specie è sempre facilmente riconoscibile per la sua forma allungata, per le carene spirali e per le pieghe trasverse. Dal tipo più comune allungato devesi distinguere una varietà, rappresentata da pochi individui, che ne differisce unicamente perchè è più breve e più larga: la considero come varietà brevis. Gen. Chemnitzia, D’ Orb. Chemnitzia ( Rabdoconcha) Hierlatzensis, Stol. StoLIczza. Ueder die Gastropod. und Aceph. d. Hierlatz-Schichten. 1861, pag. 164, tav. I, fig. 3. Riferisco a questa specie un esemplare incompleto, di cui residuano otto anfratti intermedii della altezza complessiva di 15 mm.; essi corrispondono nella forma e nella ornamenta- zione alla descrizione ed alle figure date da Stoliczka: sono debolmente convessi ed ornati da circa 20 pieghe trasversali, robuste, incurvate, intersecate da strie spirali, presentano la maggior larghezza un po’ al disotto della loro metà ed una serie di nodi poco sotto la sutura superiore, il cui insieme, osservato ad occhio non armato di lente, appare un cingolo — 182 — spirale. Non ho potuto constatare con sicurezza la presenza di altre serie di nodi. Chemnitzia (Coelostylina) lepontina n. f. Tav. (2) VII, fig. 12. Conchiglia piccola, a spira allungata, conica, formata da sette (?) giri appena convessi, separati da sutura impressa li- neare, lungo la quale corre un leggerissimo solco spirale, che delimita sul margine superiore dei giri stessi una stretta fascia. Gli anfratti presentano linee e pieghe trasversali d’ ac- crescimento e l’ultimo di essi, alto poco meno della metà dell’ intiera conchiglia, è percorso da una distinta carena me- diana spirale. La bocca è subovale, ristretta in alto ed arro- tondata in basso; del peristoma, guasto in gran parte, rimane la base del labbro interno, a lato della quale si osserva la fessura ombelicale appena accennata. Mancando i giri iniziali ed essendo imperfetto il peristoma, non posso dare in cifra esatta l’ altezza di questa conchiglia: altezza mm. 7 (?), lar- ghezza mm. 5,5. Per il complesso dei caratteri questa forma può riferirsi al nuovo gruppo istituito da Kittl (1) per numerose specie triasiche. Per la sua spira più alta e più stretta si distingue facilmente dalla Chemnitzia ( Oonia) restiense Fuc. (2). Chemnitzia, sp. sp. ind. L’esemplare di piccola Chemnitzia riferito dal prof. Stop- pani (1) alla Ch. lombricalis D' Orb. ne differisce perchè la sua spira evidentemente si sviluppa assai più-rapidamente: per lo (1) E. Kittl. Die triadischen Gastropoden der Marmolata und ver- wandter Fundstellen in den weissen Riffkalken Stidtirols. Jahrb. d. k. k. geol. Reichs., Bd. XLIX, 1894, pag. 156. (2) A. Fucini. Alcuni fossili del Lias inferiore delle Alpi Apuane e dell’ Appennino di Luniyiana. Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Pisa. Vol. XII, 1892, pag. 17, tav. IV, fig. 14. (3) Stoppani. Studéî ecc., pag. 235. — 183 — stesso motivo esso non può riferirsi alla C%. (Labdoconcha) striata Hòrn: d'altra parte ld sviluppo della sua spira è meno rapido di quello della Ch. crenata Stol. Il pessimo stato di conservazione di questo esemplare, appartenente a specie con tutta probabilità nuova, non mi permette di descriverlo nè di fisurarlo completamente. Un'altra specie di questo genere è pure rappresentata im- perfettamente da un modello interno indeterminabile: la sua forma è affine assai a quella della Chemmnitzia pseudotumida De Stef. (1), differendone tuttavia per la maggior rapidità di sviluppo della spira. Gen. Discohelix. Discohelix orbis, Reuss. sp. (?) Euomphalus orbis. . . . Reuss. Ueber zwei neue Euomphalusarten des Al- pinen Lias. Palaeontographica, 1852, III, Bd., pag. 119, Taf. XVI, fig. la,e. » biconcavus. ScaarzauLt. Beitr. 2. nihren Kenntniss der Ba- yern-schen Voralpen. Neues Jahrb. Leonh. u. Bronn. 1854, pag. 547, Taf. V, fig. 14. Discohelix orbis. .... StoLIczKa. Ueb. die Gastrop. u. Aceph. d. Hierlate- Schichten. 1861, pag. 182, Taf. III, fig. 8-10. — GemwELLARO. Sopra è fossili della zona con Tereb. Aspasia della provincia di Palermo e Trapani. 1874 pag. 98. Un’ unico esemplare del diametro di 24 mm., infisso per un fianco sulla roccia: per forma corrisponde perfettamente al Discohelix orbis, ma non posso riferirlo con sicurezza a questa specie perchè in parte è decorticato e perchè il guscio, dove non manca, è eroso superficialmente. (1) Canavari M. Sui fossili del Lias infer. nell’ Appennino centrale, pag. 6, Tav. XI, fig. 1, 2, 1879. » » » » 11, 12 a, Seui Di o POR DESCRIZIONE DELLE TAVOLE. Tavola (1) VI. Pleurotomaria anglica, Sow.; c, dettaglio di ornamentazione. » » » forma a spira alta. Pleurotomaria italica, n. f.; c, dettaglio di ornamentazione. Pleurotomaria oblita, n. f.; c, dettaglio di ornamentazione. Pleurotomaria torosa, n. f. Pleurotomaria granulato-cincta, n. f.; c, dettaglio di or- namentazione. ES) Tavola (2) VII. Pleurotomaria gradato-clathrata, n. f.; c, dettaglio di or- namentazione. Pleurotomaria ( Perotrochus ) pinguîs, d’ Orb.; d, dettaglio di ornamentazione. Pleurotomaria ( Perotrochus ) pinguis ; frammento di esem- plare più grande. Pleurotomaria ( Pyrgotrochus) princeps, K. et D.; c, det- taglio di ornamentazione. Pleurotomaria ( Purgotrochus) princeps, var. assai alta. ». » > var. a nodi allun- gati ed obbliqui. Pleurotomaria ( Cryptaenia) expansa, Sow. sp. Amberleya ctr. alpina, Stol. sp. Ataphrus lapideus, n. f. Trochus (Eutrochus) profunde-umbelicatus, Stopp. sp.; c, dettaglio d’ ornamentazione. Trochus ( Eutrochus) Saltriensis, Stopp. sp.; c, dettaglio d’ ornamentazione. Chemnitzia ( Corlostylina) lepontina, n. f. SEI e Dott. L. Rea ENUMERAZIONE DEI BRACHIOPODI E DEI MOLLUSCHI PLIOCENICI DEI DINTORNI DI BOLOGNA PARTE II. Ho incominciato questo mio lavoro coll’ enumerazione dei Brachiopodi, ora lo proseguo con quella dei Molluschi, dando il primo posto ai Pelecipodi per venire poscia agli Scafopodi, ai Gasteropodi e terminarlo coi Pteropodi e coi Cefalopodi. L’enumerazione dei Molluschi sarà molto più estesa, perchè ne è di molto maggiore il numero dei generi e delle specie, “e perchè con questo gruppo di animali vengo a dare un più ampio sviluppo ad alcune osservazioni riguardanti le diffe- renze che si incontrano nei resti loro, a seconda che sono rac- colti in località diverse, ed a seconda dei rapporti che hanno con quelli del miocene o con quelli dell'attualità. Favorevoli ed oltremodo opportune a questo scopo mi sono le diverse collezioni di molluschi fossili del bolognese, che posso consultare mercè la gentilezza e cortesia di chi le pos- siede, ma più di ogni altra mi giovano le mie collezioni par- ticolari di conchiologia fossile e vivente, collezioni che rap- presentano le principali regioni italiane e le altre località classiche e ben conosciute dei diversi depositi fossiliferi d'Europa. Naturalmente non farò menzione che di quelle particolarità che meglio possono riescire utili alla conoscenza dei nostri molluschi pliocenici, per venire a concludere che trovando molte volte una conchiglia coi caratteri principali di una specie ben nota, ma che presenta alcune modificazioni ben marcate, non sabbia a credere essere questo un fatto da autorizzare a farne una specie nuova; moltissime volte le stesse modificazioni s'incontrano nella stessa specie, ma in — 186 — località diversa e sopra moltissimi individui, per cui è ben chiaro che ciò che è una eccezione per una data località, di- venta invece una regola comune per un’altra; ciò che potrà costituire, tutt'al più un fatto da portare a concludere avere a che fare con una varzetà. Potendo avere la fortuna di tenere sott'occhio molti in- dividui di una stessa specie, non solo di diversa provenienza, ma anche della stessa località, egli è facilissimo il potersi per- suadere che difficilmente se ne possono trovar due perfetta- mente eguali. Chi oggi sente la smania, in vero piuttosto dannosa alla scienza, di voler fare eccessivamente non solo delle specie e delle varietà, ma anche delle sozto-specte, delle sotto-varietà e delle così dette mutazioni e se fosse possibile scindere anche maggiormente, basterebbe una specie sola per dar campo a scrivere grossi e numerosi volumi, accompagnati da un numero stragrande di figure. Egli è utilissimo il tener calcolo di quelle differenze e di quelle modificazioni che ven- gono a costituire un fatto che può servire a dare spiegazioni interessanti, come p. e. precisare alcune circostanze di habitat, essere proprie di una data località, o che indicano anche a dati cronologici; un funicolo di più o di meno, un tubercolo più o meno sporgente, un guscio ora più grosso, ora più sottile, non credo siano caratteri tali da tenersi a calcolo per fare delle varietà; quando invece un qualche cambiamento nella forma generale della conchiglia, la presenza o mancanza d’ornamentazione, la direzione affatto diversa di alcune strie, di alcuni solchi, di alcune coste, la forma ora ovale, ora subquadrata, ora rotonda della bocca etc., credo abbiano un valore molto maggiore perchè vengono a provare che, o per la natura dell’ambiente in cui l’animale viveva e si sviluppava, o per altre cagioni, l’azione fisiologica non solo, ma anche alcune parti dell'organismo dovettero in certo modo modifi- carsi. Questi fatti acquistano poi maggiore importanza quando si manifestano sopra un buon numero di individui. Per chi è provetto in questo genere di studi, a seconda dei propri principi, delle proprie vedute sa come regolarsi, ma un giovane che abbia a cominciare ad occuparsi di tali ricerche, se per caso imprende a studiare colla guida di chi — 187 — è o troppo analitico o troppo sjntetico, egli è certo che invece di riceverne un utile, ne coglie un danno; perchè o nell’un caso farà tante specie nuove e tante varietà quanti sono gli esemplari che gli capiteranno sott’ occhio, oppure non terrà nessun calcolo di quelle modificazioni e di quelle differenze che non bisogna trascurare, perchè interessantissime alla scienza. La descrizione, che alcune volte mi sarà dato di fare, per qualche specie ben nota e conosciuta, sembrerà forse inu- tile o soverchia, ma lo scopo principale del mio lavoro essendo diretto a facilitare lo studio della conchiologia fossile ai gio- vani naturalisti e specialmente per quelli che vogliono inte- ressarsi della paleontologia bolognese, così ho creduto invece dovesse tornare molto utile, quando in particolar modo alcuni degli esemplari delle nostre colline non ripetevano esattamente tutti i caratteri specifici assegnatigli dall’ autore della specie; e così pure non ho creduto inefficace, quando mi si presentava l'occasione il trattare anche argomenti più generali e fare più minute e critiche osservazioni di quello che fosse neces- sario per una semplice enumerazione, quale è appunto il titolo del presente lavoro. Come ho praticato per i Brachiopodi, così anche per i Molluschi non trascurerò tutto quanto è necessario per viè meglio avvalorare le mie premesse riguardo la cronologia geo- logica dei nostri depositi pliocenici e riguardo al mio modo di vedere in quanto la distribuzione batimetrica di questi animali. Parlando dei Brachiopodi ho citato diverse collezioni ove i resti di questi animali trovansi raccolti; pei Molluschi oltre alle già enumerate ne aggiungerò altre, fra cui quella inte- ressantissima di Mongardino, formata dal dott. Frediano Ca- vara, ora assistente all’ istituto botanico di Pavia, la quale insieme a, quella del dott. Cav. Carlo Fornasini, come ho di già indicato, trovansi al museo geologico e paleontologico della nostra università, mentre la collezione mia e quella del dot- tore Giovanni Berti stanno ognuna presso i proprietari, sempre però a disposizione di chi desidera consultarle. Per risparmio di spazio e di tempo, per tutte le citazioni delle opere che trovansi inserite in atti di Accademie, in bollet- tini, in giornali scientifici ecc. ecc. non ho indicato che il titolo. — 188 — del lavoro, mettendo alla fine della mia enumerazione un’in- dice generale bibliografico il quale tornerà più vantaggioso per chi desidera consultare le opere citate. Per tutte quelle specie poi che hanno ancora i loro rappresentanti nell’ attualità, ho ereduto utilissimo, specialmente per i confronti, il citare anche quelle opere di malacologia in cui sono descritte e figurate le specie viventi; e per tal modo chi non è fornito di collezioni di molluschi dell’ attualità, potrà con le figure sop- perire alla mancanza e in qualche modo agevolare i confronti. Nutro la speranza che anche questa seconda parte della mia enumerazione, trattata nello stesso modo, ma un poco più ampiamente della prima, possa riescire utile a chi vuole intra- prendere alcuni studi di conchiologia fossile, specialmente per il numeroso ed interessante materiale paleontologico raccolto. Vi sono però ancora alcune località della provincia nostra, che io ho un tempo esplorate, ma non però così minutamente e ripetutamente come quelle che circondano la città di Bo- logna e l’altre che trovansi a mezzogiorno ed a ponente di essa; queste località che giacciono a levante della città nostra, possono certamente, fruendo di maggior tempo e pazienza di quello che io ho potuto disporre, dare un'interessante mate- riale di studio e con tutta probabilità anche un buon con- tingente di specie e di varietà nuove. Per esempio i dintorni di Castel S. Pietro, i dintorni d’Imola sono di questo numero. Oggi poi debbo aggiungere una ristrettissima plaga quasi alle porte di Bologna, nei pressi del convento dell’ Osservanza e precisamente nel luogo detto la Casa del Vento di proprietà del prof. Tartufari, la quale ripete litologicamente e paleon- tologicamente i depositi più profondi del nostro pliocene, come quelli che il cav. Carlo. Fornasini, or son quasi vent’ anni, prima di ogni altro geologo scoperse nella Valle di Savena. Questo nuovo deposito oltre la stessa marna argillosa, che si mostra però meno compatta e di una tinta biancastra, pre- senta ancora traccie di glauconia e vi si riscontrano gli stessi fossili caratteristici Chlamys histrix, Ostrea cochlear etc. etc. Questo piccolo lembo, ora nascosto da un vigneto, fu scoperto dall'amico dott. Giovanni Berti al principio dell’anno cor- rente; e se i lavori di terra per la coltivazione della vite lo — 189 — permetteranno egli è certo che lverrà allo scoperto maggiore estensione di quelle roccie tanto interessanti per la geologia di questa porzione di pliocene, e certamente anche maggiore materiale paleontologico. Con più accurate e minute osserva- zioni non si mancherà ancora di scoprire i nessi di tutti gli altri membri della serie pliocenica, tali quali si riscontrano nella Valle di Savena, e così pure delle altre rocce sopra delle quali le marne argillose della Casa del Vento riposano. È già ben noto come da una parte v'abbiano le sabbie gialle del- l’Osservanza, e dall’altra le masse gessose di Casaglia, per cui non resta che a precisarne i limiti e i punti di contatto. Il grande dislivello poi di altimetria che si verifica fra i depositi della Valle di Savena e questi ultimi della Casa del Vento, sono un fatto importantissimo e che porterà, con nuove ri- cerche, a deduzioni molto interessanti; ecco per ciò un nuovo campo aperto per chi vuole seguitare lo studio dello sviluppo del periodo pliocenico della nostra provincia, studio nel quale non si può dire di aver detto l’ultima parola, tanto per nuovi fatti da scuoprirsi, quanto per correggerne altri o svisati o male interpretati. Ho creduto necessario e doveroso il rendere questi fatti di pubblica ragione, perchè credo tornare dannosissimo alla scienza, quando per principio egoistico, una scoperta che può portare utili vantaggi non si vuole mettere a cognizione degli studiosi, perchè il tempo o la volontà manca, disdegnando o per meglio dire non volendo che altri ne possa fruire, o possa meglio estenderla ed utilizzarla. Chi vuole tenere il monopolio della scienza non può essere uomo nè generoso, nè leale; la scienza è per tutti e pel vantaggio di tutti e credo si possa essere abbastanza contenti quando un qualche vero si è potuto scuoprire ed accennare, lasciando poi ad altri, se mai manca il tempo, la buona volontà di svolgerlo ed analizzarlo. Nota. — Per un'improvvisa malattia d’occhi sopravvenuta al disegna- tore, mi è impossibile per ora accompagnare questa parte del mio lavoro colle rispettive tavole, le cui figure venivano ad illustrare quelle conchiglie che ho creduto attribuire a specie nuove ed a varietà interessanti. Spero in una sollecita guarigione onde completare questa mia enumerazione, — 190 — Molluschi. Classe Pelecipodi. Ordine dei Dibranchiati. Famiglia Clavagellidae. Genere Clavagella, Lamarck. 1818. Clavagella bacillum (Br.). 1814. Teredo bacillum. . . Brocchi. — Conch. foss. subap. vol. II, pag. 273, tav. XV, fig. 6. 1830. Clavagella bacillaris Deshayes — Encyclop. méthod. vol. II, pag. 259. 1886. » 9 Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 1, tav. I, fig. 1. 1343. » » Deshayes. — Trait. élément. d. Conchy]l., vol. I, pag. 24, tav. I, fig. 5-10. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. Tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 2, tav. I, fig. 1. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 12. Nel mio lavoro pubblicato nel 1874 citavo solamente al- cuni piccoli frammenti di tubo raccolti in diverse località del bolognese; oggi altri ne posseggo un poco più lunghi e un poco meglio conservati, sui quali è bene visibile l'impronta delle valve della conchiglia, ma tutti senza il disco terminale. Difficilmente di questa specie incontransi esemplari completi, stante la sua forma allungatissima e gracile e la sottigliezza delle pareti del guscio. Nelle mie collezioni ne tengo diversi esemplari della To- scana, del piacentino e della Sicilia; di quest’ultima regione e precisamente di Monte Pellegrino posseggo un’individuo com- pleto in ottimo stato di conservazione, più grosso e più lungo di quello figurato dal Philippi e col disco terminale conser- — 191 — vatissimo, nel quale sono bene apparenti la fessura e la bifor- cazione delle spine tubulose. Quanto al nome specifico ho creduto, per la legge di priorità, adottare il nome del Brocchi non persuadendomi le ragioni messe avanti da alcuni conchiologi per preferire quello del Deshayes. La descrizione e la figura data dal Brocchi, sebbene l'esemplare sia mancante del disco terminale, non lasciano alcun dubbio sulla determinazione specifica. Per il bene degli studi della conchiologia fossile è troppo interessante che i conchiologi vengano una buona volta ad un perfetto accordo, seguendo quanto venne sanzionato dal con- gresso internazionale del 1881, riguardo alla nomenclatura, onde cercare di far diminuire il più che sia possibile la grande confusione che per la intricata e numerosa sinonimia si è in- trodotta principalmente nella nomenclatura specifica. Sabbie gialle — Monte Biancano, Monte Gardino — Col- lezione Foresti, rara. Famiglia Pholadomyidae. Genere Pholadomya, G. B. Sowerby 1823. Pholadomya elegantula Foresti. 1892. Pholademya elegantula Foresti. — Di una n. sp. d. Pholad. plioc., pag. 80, tav. VI. È una elegantissima specie che misura 68 millim. di dia- metro antero-posteriore e 38 millim. di diametro umbo-ventrale. Ha una certa affinità colla Ph. hesterna Sow. del Crag coral- lino d'Inghilterra e colla vivente P%. candida Sow. Nel mio sopracitato lavoro ne ho dato una figura ed una minutissima descrizione, mercè le quali resta bene evidente come essa sia diversa da tutte le altre specie plioceniche fino ad oggi co- nosciute. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Col- lezione Berti, rarissima. — 192 — Famiglia Anatinidae. Genere Thracia, (Leach) — Blainville 1824. Thracia convera (Wood W.). 1815. Mya convexa. . . .. Wood. W. — General. Conchiol., pag. 92, tav. XVIII, fig. 1. 1836. Thracia pubescens. . Philippi — (n. Pult.) Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 19, tav. I, fig. 10. 1842. » Maravignae Aradas e Calcara. — Monogr. gen. Thrac. e Cla- vagel., pag. 2109. 1844. » ventricosa. . Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 17. 1846. » Maravignae Aradas. — Contin. descriz. v. sp. n. malac. Sicil., tav. III, fig. 5. 1848. » ventricosa. . Wood S. V. — Monogr. Crag, Mollus. pag. 262, tav. XXVI, fig. 5. 1869. » convera . . . Jeffreys. — Brit. Conchiol., vol. III, pag. 39 e Suppl., vol. V, pag. 191, tav. XLVIII. fig, 6. 1870. » ventricosa. . Hòirnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., Vol. II, Bd. pag. 48, tav. III, fig. 15. Questa conchiglia presentandosi non sempre eguale per forma è stata la causa per la quale molti naturalisti credendo aver che fare con specie distinte hanno creduto doverle di- versamente nominare. Il Calcara e l’ Aradas, forse o non co- noscendo la specie del Wood W., o avendo avuto sott'occhio solamente esemplari di forma piuttosto allungata, colle valve non molto tumide e colla porzione anteriore non molto ab- breviata la chiamarono Tr. Maravignae. Il Philippi due anni dopo con esemplari più globosi fece la sua Tr. ventricosa, credendola diversa dalla specie dell’Aradas e del Calcara, ed erroneamente indicò come sinonimo di questa specie gli esem- plari che nel 1836 aveva identificati colla Tr. pubescens (Pult.), specie ben differente. Avendo avuto in dono dal Prof. Seguenza e dal dott. Tiberi esemplari fossili della Tr. conveza, ho potuto accertarmi di quanto ho ora accennato, perchè quelli di forma allungata — 199 — portavano il nome di Tr. Marwvignae, i più globosi erano indicati come Tr. ventricosa. Questi ultimi per forma e di- mensioni si mostrano somiglianti agli esemplari viventi e alle fisure riprodotte dal Jeftreys, solamente presentano la porzione anteriore un poco più corta e più obliqua. L'unico esemplare del bolognese, sebbene non completo, corrisponde per le dimensioni e per la forma alle figure del Wood. S. V., solamente è un poco più allungato, le valve non molto tumide sottili e colle linee di accrescimento pronun- ziatissime, come si osserva nella figura data dall’ Hòrnes. Somiglia ancora, per la sola forma esterna, alla figura del- l’Aradas, ma senza mostrare quella seconda linea angolosa che osservasi nel centro della valva e che partendo dall’ apice si prolunga al margine ventrale. Il Prof. Cocconi diede a questa specie il nome dell’ Aradas e del Calcara, perchè prima impostole di quello del Philippi, non conoscendo o non tenendo calcolo nè dell’opera del Wood W. stampata nel 1815, nè di quella del Jeffreys pub- blicata diversi anni prima della sua Enumerazione sistema- tica; il Jeffreys nel volume terzo (1865) dà la descrizione, e nel volume quinto (1869) dà la figura della Tracia convexa Wood indicandone come sinonimo la Tr. Maravignae. babbie gialle — Scopeto — Coll. Foresti; rarissima. Thracia distorta (Montg.). 1803. Mya distorta . . Montagu. — Test. Brit., pag. 42, tav. I, fig. 1. 1344. Thracia fabula. Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 17, tav. XIV, fig. 3. 1865-69. » distorta Jeffreys. — Brit. Conchiol., vol. III, pag. 41 — vol. V, suppl. pag. 191, tav. XLVII, fig. 7. 1874. » » Foresti — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., ‘ part. 2.°, pag. 13. Non faccio che ripetere quanto accennai nel mio lavoro sopracitato, e cioè che le due valve che posseggo, l’una com- pleta e l’altra rotta, estratte da un frammento di calcare albarese raccolto nelle sabbie gialle, corrispondono tanto per 13 — 194 — la forma, che per l’ornamentazione colla figura del Philippi, hanno però dimensioni un poco maggiori. Sono in esse ben visibili, coll’ aiuto della lente, le minute e numerose granula- zioni sparse sulla loro superficie esterna e ben marcate e rugose si mostrano le linee di accrescimento; il margine po- steriore si presenta un poco più tondeggiante e superiormente meno angoloso. Per la forma esterna però meglio corrispon- dono colla figura del Jeffreys, sono solamente un poco più inequilaterali, causa gli umboni che trovansi posti molto più anteriormente. Sabbie gialle — Zappolino -- Coll. Foresti; rarissima. Famiglia Verticordiidae.. Genere Verticordia, S. Wood in Sowerby 1844. Verticordia acuticostata (Phil.). 1344. Hippagus acuticostatus Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 42, tav. XIV, fig. 18. 1848. Iphigenia acuticostata Costa 0. — Paleont. regn. Napoli, vol. V, pag. 400, tav. XIII, fig. 9. 1848. Ippagus verticordius —Wood. SS. V.— Monogr. Crag. Moll. pag. 150, tav. XII, fig. 18. 1860. Verticordia acuticostata Sesuenza. — Du genre Verticordia, p. 291, tav. X, fig. I. ‘1876. » » Seguenza. — Cenn, intor. Verticor. foss. plioc. ital., pag. 3. ‘1877. » » Capellini. — Marn. glauc. dintor. bologn., pag. 120. (Val di Savena). ra i pochissimi esemplari completi e le poche valve isolate raccolte nelle nostre colline plioceniche, alcuni si pre- sentano di dimensioni maggiori di quelle accennate dal Se- guenza misurando 19 millim. di diametro antero-posteriore, e 20 di diametro umbo-ventrale. Nei nostri esemplari uguale è la convessità delle valve, le coste sono in numero di 13 a 14 sottilissime, taglienti, alquanto prominenti ed elegantemente curve. Minutissime ed irregolari granulazioni si. osservano — 195 — cuoprire gli interstizii e i fianchj delle coste; queste granu- lazioni verso la porzione anteriore si dispongono in linee on- dulate; gli apici sono molto ripiegati; l'interno delle valve è madreperlaceo; prominente e grosso il dente della valva destra. Le figure date dal Costa e la minutissima descrizione che le accompagna meglio di qualunque altre corrispondono agli esemplari del bolognese. Quelle ingrandite del Wood vi asso- miglrano solo per le dimensioni, ma non per il numero, la forma e l'andamento delle coste; e così pure quelle del Phi- lippi non riproducono esattamente questo elegantissimo fossile. Un magnifico esemplare raccolto dal dott. Fornasini nelle marne argillose trovasi al museo geologico della nostra uni- versità; ivi fu molto ammirato per la sua conservazione e per le sue dimensioni dal celebre conchiologo inglese Jeffreys, quando nel suo ultimo viaggio in Italia venne a passare per Bologna. In quella circostanza dopo avere visitato il museo di paleontologia, volle anche onorare di una sua visita le mie collezioni particolari; e con quella amabile cortesia, propria delle persone veramente scienziate, e colle sue pro- fonde ed estese cognizioni conchiologiche, fece interessantissime osservazioni sopra alcuni fossili particolari della collezione del bolognese, osservazioni che non mancherò di citare a tempo opportuno. L’ esemplare della collezione Fornasini, fu poi dal Jeffreys stesso citato in una delle sue interesantissime note (1). Mi ha fatto non poca meraviglia il vedere come il prof. Pantanelli, tanto esatto e scrupoloso nelle sue ricerche biblio- grafiche per la conchiologia, non abbia nell’ ultimo suo interes- santissimo lavoro (2) citato anche questa specie per l’Italia centrale, già fatta nota pel bolognese fino dal 1877 dal prof. Capellini e dal Jeffreys nel 1882. | Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; rara. (1) Jeffreys. — On the Molli. procured during ’Lightning’ — ’Porcupine exped. 1868,70, part. V, pag. 686. (1882). (2) Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinonim. sp. ital. sup. e centr. (1398), — 196 — Verticordia arenosa (Rayn. d. Heck. Ponzi). 1870. Pecchiolia arenosa Rayneval in Appelius. — Cat. conch. foss. livornesi, pag. 276, tav. VI, fig. 4. 1876. Verticordia >» Seguenza. — Cenn. Verticord. foss. plioc. ital., pag. 7. 1877. » » Capellini — Marn. glaucon. dintor. Bologna, pag. 20. (Val di Savena). La perfetta e dettagliata descrizione che ne da il Seguenza corrisponde coi magnifici esemplari da noi raccolti; non del tutto poi corrisponderebbero colle figure dell’ Appelius. In que- ste non sono bene accennate le numerose, sottili e piccolissime coste longitudinali, ornate di minutissime granulazioni; non sono indicate le finissime striature nell'interno delle valve, nè le rugosità ben visibili dell'impronta palleale; nella valva sinistra non è esatta la forma del dente e non si discerne la concavità per ricevere la tuberosità della valva destra e così pure non si scorge la fossetta legamentare. Le valve di questa specie sono molto grosse, presentano nel loro margine ventrale una insenatura verso la regione posteriore, regione che ordinariamente si mostra un poco de- pressa al contrario della regione anteriore che è sempre un poco più gonfia. Internamente sono vestite di un grosso strato madreperlaceo che lascia, non però interamente, distinguere le impronte muscolari. le quali si mostrano bene impresse; più larga l’ anteriore, un poco più allungata la posteriore. La Pecchiolia exasperata del Ponzi (1) sebbene abbia una qualche somiglianza colla Verticordia di cui ora teniamo pa- rola, specialmente per le dimensioni, per la forma ed anche per il genere di ornamentazione, tuttavolta ritengo anch’ io ne sia bene distinta; prima, perchè secondo la figura le costi- cine longitudinali sono molto meno numerose, più grosse e più — grossolanamente granulate; gli apici nella specie del Ponzi sono maggiormente ravvolti; inoltre le granulazioni svaniscono (1) Ponzi. — I foss. Mont. Vaticano, pag. 20, tav. I, fig. 6. (1876). — 197 — presso gli umboni, mentre nella V. arenosa sebbene si facciano gradatamente più piccoli, tuttavolta sono, benissimo apparenti fino all'ultima estremità, finalmente mentre la V. exasperata presenta nell’ interno il suo margine liscio, la V. arenosa lo mostra finamente e profondamente striato. Alcuni degli esemplari del bolognese superano le dimen- sioni indicate dal Seguenza, misurando 37 millim. di diametro antero - posteriore e 35 millim. di diametro umbo-ventrale. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; rara. Verticordia Berti Foresti. È una conchiglia suborbicolare, un poco allungata tra- sversalmente, equilaterale, tumida, minutissimamente granulata e longitudinalmente striata; queste strie e queste granulazioni non si distinguono che coll’aiuto della lente; le granulazioni «sembrano come tanti granelli di sabbia sparsi sulla superficie, ma minutamente osservati si vede che si dispongono in serie raggianti dagli apici al margine, seguendo l’ andamento delle piccolissime strie; il guscio delle valve non è molto grosso, gli apici poco prominenti e poco ravvolti, il margine dorsale un poco concavo anteriormente; il margine posteriore leggermente troncato, l’ anteriore convesso, come pure convesso il margine ventrale; una depressione nella porzione posteriore, scende dal- l’umbone al margine, ove si allarga. Il più delle volte questa depressione è limitata da due angolosità ben manifeste che si atteggiano a coste e che si vedono anche a occhio nudo, specialmente negli esemplari di piccole dimensioni. Questa con- chiglia internamente è liscia, con un sottilissimo velo madre- perlaceo; qualche solco ineguale nel centro della valva, nessuna stria al margine; robusto il dente cardinale. Per il genere di ornamentazione, presenta moltissima so- miglianza colla V. quadrata Smit. (1) ma n°’ è affatto diversa per la forma. (1) Smith. — Zool. voyag. Challeng., part. XXXV. — Rapp. Lamellibr. pag. 169, tav. XXV, fig. 8. — 198 — Non possono essere esemplari giovani della V. arenosa, sebbene abbiano con essa molta analogia, perchè questa pre- senta sempre, oltre il guscio più grosso e la forma più globosa, un numero molto minore di costicine e di granulazioni, l’une e l'altre più grosse e che si osservano fino sull’ estremità degli umboni; in questa regione però anche la V. arenosa mostra una costa più grossa delle altre che corrisponde all’ angolosità della mia V. Bertii. Nessuna delle specie indicate dal Seguenza, corrisponde alla nostra, nè per forma, nè per ornamentazione. L’ esemplare più grande misura 12 millim. di diametro antero-posteriore, e 11 millimetri di diametro umbo-ventrale; i più piccoli hanno 5 mill. di diametro antero-posteriore e 4 millim. di diametro umbo-ventrale; per cui la forma, per le proporzioni dei diametri non viene a cambiare. Essendo questa la prima volta che mi viene di citare una specie dedicata ad una persona, mi preme di fare notare che a me sembra più equo e più razionale lo scrivere il nome della persona a cui viene la specie dedicata con lettera ma- iuscola, perchè trattasi di nome proprio e perchè così vo- gliono le regole grammaticali del nostro idioma; e d'altra parte di sopprimere la lettera maiuscola quando il nome di persona o di località viene usato come aggettivo. Se le regole dello scrivere di altre nazioni sono dalle nostre diverse, non so perchè si debbano da noi usare, non avendo nessuna ra- gione di andare in prestito da altri per il modo di scrivere; e nel caso ora in questione volendolo da noi praticare non si fa che andar contro le nostre abitutini, le nostre regole gram- maticali, accrescendo le difficoltà per chi comincia questo ge- nere di studio. Egli è troppo doveroso che ognuno che scrive, mantenga l’ impronta caratteristica della propria lingua. Marne argillose — Ponticello di Val di Savena — Coll. Berti, Foresti; non rara. Verticordia sp. E una sola valva, ma frantumata; i frammenti però sono . ancora in posto ed attaccati alla roccia, percui si può abba- stanza distinguere la forma di essa. Presenterebbe qualche — 199 — somiglianza colla V. Woodti Smit. (1), tanto per le dimensioni, quanto per la forma, ma per altri caratteri ne diversifica e principalmente per l’ ornamentazione. La nostra valva mostra delle rugosità longitudinali, irregolari ed appena apparenti presso il margine ventrale; nessun’ indizio di granulazioni, ma invece una superficie scabra, con linee di accrescimento gros- solane e rugose; l’umbone è piccolo, poco prominente e non ravvolto a spira. Non è la V. trapezoidea Seg. (2) nè per la forma, nè per le dimensioni, e perchè mancante dell’ oscura piega che diagonalmente percorre la valva dall’ apice al mar- gine e così pure per non mostrare le finissime granulazioni sulla superficie. Meglio somiglierebbe al V. insculpta Teffr. (3). = V. ecostata Seg. (4) per la forma orbicolato-trigona, per gli apici poco sporgenti, ed un poco anche per l’ ornamentazione, ma ne differisce poi per le valve più grosse, e per le dimen- sioni; le maggiori valve possedute dal Seguenza misurano ap- pena 3 millim. circa per ciascun diametro, mentre la valva del bolognese avrebbe 11 millim. di diametro antero-posteriore e un mezzo millimetro in più di diametro umbo-ventrale. Non conoscendo che un solo esemplare incompleto ed anche frantumato, non ho creduto denominarlo specificamente; tro- vando altri esemplari perfetti ed in miglior stato di conser- vazione, tenuto calcolo del genere di ornamentazione vi si po- potrebbe applicare il nome di V. rugosa. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. (1) Smith. — Zool. voyag. Challeng., part. XXXV. — Rapp. Lamellibr., pag. 168, tav. XXV, fig. 7. ' (2) Seguenza. — Cenn. intorn. Verticord. foss. plioc. ital., pug. 6. (1876). (3) Jeffreys. — Report. Brit. Assoc., pag. 112. (1873). (4) Seguenza. — Cenn. intorn. Verticord. foss. plioc. ital., pag. 8. (1876). n I Sotto-genere PeccHIoLia, Meneghini 1851. Verticordia ( Pecchiolia) argentea (Mariti). 1797. Chama argentea. . . Mariti. — Odeporico, vol. I, p. 524, gen. 511, N. 15. 1814. Chama arietina . . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 668, tav. XVI, fig. 13. 1851. Pecchiolia argentea . Savi e Meneghini. — Consid. geol. stratigr. Toscana, pag. 454. 1852. » » Pecchioli. — Note n. genr. bivalv. foss. terr. subap., pag. 7, tav. XXIII, fig. 1-4. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 168, tav. XX, fig. 4. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%° pag. 27. 1876. Verticordia » Seguenza. — Cenn. intorn. Verticord. foss. plioc ital., pag. 2. 1877. » » Capellini. — Marn. glauc. dintorn. Bologn., pag. 19. (Val di Savena). Magnifici esemplari completi sono stati raccolti nelle nostre marne argillose in mezzo le quali questa specie è piuttosto comune, mentre è rarissima nelle sovrastanti argille sabbiose dove non ho incontrato che pochissimi frammenti di apice. Le descrizioni e le figure dei sopracitati autori bene corrispon- dono per la forma, per le dimensioni e per l’ ornamentazione con la maggior parte dei nostri esemplari; fra essi però se ne osservano alcuni che si presentano un poco più allungati e colle valve un poco più ristrette. Di questa forma ne tengo alcuni della Toscana che misurano 44 millim. di diametro umbo-ventrale, 34 millim. di diametro antero-posteriore e 44 millim. di spessore. Ne conosco di quasi tutte le località fossilifere italiane, il Cocconi la dice piuttosto rara nel piacentino; in Toscana e nell’ Itslia meridionale è più frequente. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. DER 7) ASI Famiglia Solenomyidae. \ Genere Solenomya, Lamarck. em. 1818 (Solemya). Solenomya Doderleini Mayer. 1861. Solenomya Doderleini Mayer. — Descript. Coquill. foss. terr. tert., pag. 558. 1870. » » Hiornes M. — Foss. Moll. tert. Beck v. Wien, vol. II, pag. 257, tav. XXXIV, fig. 10. Mentre bellissimi esemplari completi si raccolgono nelle marne mioceniche, nelle marne argillose del pliocene non si rinvengono che frammenti di individui che non lasciano però alcun dubbio sulla loro determinazione specifica. La forma della cerniera, le strie alla parte anteriore, la forma partico- lare dei raggi longitudinali a doppia stria che posteriormente si allungano dall’apice alla periferia e che notabilmente si allargano ai margini, corrispondono benissimo colla descrizione del Mayer e dell’ Hòrnes e cogli esemplari miocenici. La gros- sezza poi del guscio di questi frammenti e le dimensioni della fossetta legamentare, fanno ben manifesto come gli esemplari delle nostre marne plioceniche fossero piuttosto grandi; non però tali da acquistare le dimensioni della S. gigantea Mayer, ma certamente più grandi delle figure dell’ Hòrnes, che tranne delle dimensioni perfettamente vi corrispondono. Credo anch’ io che la S. gigantea Mayer (1) citata e figu- rata dal Ponzi (2) non sia la stessa specie del geologo svizzero; basta confrontare le figure per esserne persuasi. Con tutta pro- babilità è forse una semplice varietà della S. Doderleini, pre- sentando essa moltissima somiglianza coi nostri frammenti, specialmente per i larghi e profondi interstizii interaggiali, differendone solo per l’ assoluta mancanza delle strie alla parte (1) Mayer. — Descript. Coquill. foss. terr. tert. super., pag. 102, tav. II, fig. 1. (1868). (2) Ponzi. — Foss. Monte Vaticano, pag. 18, tav. II, fig. 1. — 202 — anteriore Tutti i resti della S. Doderleini raccolti nelle nostre marne argillose plioceniche mostrano la loro superficie esterna tinta in colore legno scuro. Potendo ottenere esemplari completi per poterli confron- tare con esemplari miocenici, forse vi si potrebbe trovare qualche differenza, ma queste al certo non crederei fossero di tal valore da autorizzare a farne una specie nuova. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. Famiglia Cuspidartidae. Genere Cuspidaria, Nardo 1840. Cuspidaria sp. Per le dimensioni e per la forma non saprei a quale spe- cie conosciuta poterla riferire; tanto meno poi mi è dato spe- cificarla essendo i resti delle due valve che conosco tutti fran- tumati. Per la forma presenterebbe qualche somiglianza colla C. obesa (Loven) descritta ed illustrata dal Wood (1) ma gli esemplari bolognesi, oltre essere più grandi, presentano la parte posteriore con un rostro più allungato, più stretto e formante superiormente una linea retta e non curva. Per la lunghezza e la forma del rostro, da quello che si può appros- simativamente conoscere avrebbe qualche rapporto colla C. miocenica Parona (2), ma le dimensioni di tutta la conchiglia sono maggiori, anteriormente è più rotondata, l’ apice più piegato posteriormente, le valve più gonfie. Nei nostri esemplari la sinuosità posteriore, causa la gon- fiezza delle valve è molto accenttuata, le strie concentriche non molto uguali, numerose e disugualmente. distanziate, il rostro molto allungato e diritto, largo superiormente e con (1) Wood S_V. — Suppl. Monogr. Crag. Moll., vol. III, pag. 161, tav. X, fig. 9. (1874). (2) Parona. — Descriz. alc. foss. mioc. Sardegna, pag. 8, tav. III, fig. 6, 7. (1892). — 203 — un solco nè molto ampio, nè molto profondo. La carena esterna del rostro è ben sviluppata trasversalmente striata e con strie finissime e numerose. Quanto ai caratteri interni, per la cat- tiva conservazione, impossibile dirne una parola. Trovando esemplari più completi e perciò potendone ben precisare tutti i caratteri, crederei in allora se ne potesse fare una specie nuova; in tal caso proporrei chiamarla C. felsinea. Per le dimensioni, costruendo ciò che manca, mi sembra potessero essere le seguenti; diametro antero-posteriore 45 a 50 millim. diametro umbo- ventrale 25 a 27 millim. spessore 20 millim. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Famiglia Scrobiculariidae. Genere Syndesmya, Récluz, em. 1843 (Syndosmya). Syndesmya alba (W. Wood). 1802. Mactra alba . ... Wood W. — Linnean Transaction, vol. VI, tav. XVI, fig. 9-12. 1814. = Tellina pellucida . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 514, tav. XII, fig. 10. 1856. Erycina Renteri. . Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 12, tav. I, fig. 6. 1848. Abra alba ..... Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, É pag. 237, tav. XXII, fig. 10. » » fabalis.... Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 238, tav, XXII. 12. 1870. Syndosmya apelina Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck v. Wien, vol. II, pag. 77, tav. VIII, fig. 4. 1874. > alba . . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°%, pag. 13. 1879-82. » » .. Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rous- sill., vol. II, pag. 44, tav. II, fig. 16-18. Poche valve isolate ma perfettamente conservate; una di esse tranne dell’avere l’ angolosità posteriore un poco meno — 204 — acuta, per le dimensioni e per la forma riproduce benissimo la Erycina Renieri del Philippi; alcune altre corrispondono alla S. fabalis Wood; ne tengo pure che assomigliano alla S. apelina ( Ren.) illustrata dall’ Hornes e finalmente alcune che non si distinguono dagli esemplari viventi del Mediter- raneo. La figura data dal Fontannes ha un’ aspetto più ton- deggiante, è più equilaterale, e meglio somiglia alla S. pel- lucida (Br.). Questa specie del pliocene italiano è abbastanza abbon- dante e fra i diversi individui che tengo di molte località, come pure fra gli esemplari dell’attualità trovo variabili le dimen- sioni ed anche un poco la forma esterna, la quale special- mente mostrasi ora più, ora meno allungata; gli esemplari che presentano il diametro antero-posteriore più lungo probabil- mente corrispondono alla var. #ransversa del Seguenza. Emergendo dalle parole ora dette che le figure citate non corrispondono perfettamente fra loro, ed esistendo qualche differenza anche negli individui viventi, così resta evidente che questa specie è alquanto variabile, e se le specie citate in sinonimia si debbono considerare, come opinano la mag- gior parte dei conchiologi, tutte rappresentanti la Ss. alba, non trovo in allora ragione perchè questo nome non debba agli altri prevalere. Quando con studi ripetuti da diversi scien- ziati si giunge a stabilire come diversi nomi specifici non stanno a rappresentare altro che una specie sola, io credo che per la legge di priorità si debba sempre preferire quello di chi pel primo ne diede una descrizione e una figura. Si ca- drebbe in una infinita confusione se si volesse applicare nome diversi alle differenze che si trovano in una stessa specie rac- colta in un piano o in un altro, oppure in località diverse, e così dicasi per gli esemplari viventi pescati in un mare o in un'altro. Se si crede di voler fare una distinzione îdi queste differenze e considerarle come varietà, in allora si potrebbero indicare o con alcuni dei tanti nomi già stati impostigli, tenendo però calcolo, per la scelta del nome, della differenza corrispondente alla descrizione ed alla figura che ne dà l’au- tore, ovvero con un nome che meglio venisse ad indicare il deposito, o il mare ove la specie è stata raccolta; p. es. var. pliocenica, miocenica, mediterranea, nordica, ecc. ecc. ecc. — 205 — Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto — Coll. Museo, Foresti; non rara. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini, Berti; rara.. Syndesmya prismatica (Montg.). 1804. Tellina angulosa . Reuier. — Tav. alfab. conch. adriat. 1308. Lunula prismatica Montagu. — Test. Brit. Supp. pag. 23, tav. XXVI, fig. 3. 1314. Tellina stricta. . . Brocchi. — Conch. foss. subap., 515, tav. XII, fig. 5. 1348. Abra prismatica .. Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 239, tav. XXII, fig. 13. La minuta descrizione che dà il Brocchi della sua Tellina stricta che non è altro che la specie del Montagu, corrisponde benissimo coll’ esemplare da me raccolto, non vi corrisponde poi la figura perchè la valva sinistra che possiedo in perfetto stato di conservazione sì presenta un poco più inequilaterale, e per questo carattere meglio somiglia alla figura del Wood ed agli esemplari viventi; di più il lato anteriore è un poco meno acuminato e più largo il lato posteriore. Ad occhio nudo si mostra liscia e solo colla lente si distinguono le sottilissime linee di accrescimento; la piccola angolosità che si manifesta anteriormente è prodotta da un solco stretto, non molto pro- fondo che scendendo dall’apice si allarga verso il margine. Secondo la legge di priorità, come giustamente osserva il De Gregorio (1), il nome del Renier sarebbe da preferirsi a quello del Montagu; ma siccome il Renier, a detta del Brocchi, crede di riconoscere nella sua specie la 7. angulosa di Mar- tini, la quale poi secondo il Brocchi stesso sarebbe differente, così il nome di angulosa sarebbe contestato. La questione non essendo assolutamente risolta, così colla maggior parte degli autori ho creduto di tenere il nome datole dal Montagu con- (1) De Gregorio. — Ball. Soc. Malac., vol. X, pag. 130. (1884). — 206 — siderando ancora che il Montagu fu il primo a darne una figura. Sabbie gialle — Monte Oliveto — Coll. Foresti; rarissima. N Famiglia Tellinidae. Genere Tellina, Linneo 1758. Tellina planata L. 1766. Tellina planata . . Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1117. 1814. » complanata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 510. 1359. —Tellina planata . . Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 84, tav. VIII, fig. 7. 1874. » » +. Foresti. — Cat. Moll. fuss. coll. bologn. part. 2.°, pag. 15. 1879-82. » » . +. Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne ed Rous- sill., vol. II, pag. 81, tav. II, fis. 5. 1881. » » . . Coppi. — Paleont. moden., pag. 110. ( Monte S. Giorgio e Zappolino). 1886. > > . + Cavara. — Flora foss. Mongardino, pag. 713. Gli esemplari fossili che sono abbastanza abbondanti nei depositi pliocenici della nostra provincia presentano sempre dimensioni maggiori di quelle che si verificano negli esem- . plari viventi; in generale la forma esterna ne è eguale e le linee di accrescimento un poco più grossolane. Alcuni individui però mostrano la parte anteriore un poco più corta, con una specie di troncatura, percui la conchiglia assume una forma un poco meno allungata e quasi triangolare. In generale questa specie mantiene le traccie della sua naturale colorazione, la quale consisteva in zone trasversali rossastre o cenerognole, di dimensioni diverse, intercalate da spazii biancastri, come avevano di già notato il Cocconi e il Fontannes. Questo ca- rattere l'ho osservato nei molti altri esemplari che possiedo del piacentino, della Toscana, dell’ astigiano e di molte altre località italiane; come pure è bene manifesto nella maggior parte delle specie di questo genere. -- 207 — Sabbie gialle — Monteveglio, Zappolino, Monte Oliveto, Rasiglio, Mongardino, Lagune — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — Monteveglio, Maiola, Pradalbino — Coll. Foresti; comune. Tellina serrata Br. 1804, Tellina serrata Renier. — Tav. alfab. conchiol. adriat. 1814. » ». » Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 510, tav Xeno: 1859. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien,, vol. II, pag. 89, tav. XIII, fig. 6. 1874. » » Foresti. —° Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn,, part. 2.*, pag. 15. 1879-82. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussill., vol. II, pag. 32, tav. II, fig. 6. Specie molto meno abbondante della precedente. Le figure del Brocchi dell’ Hòrnes e del Fontannes corrispondono benis- simo ai nostri esemplari, i quali per la forma esterna somi- gliano ancora agli individui viventi, salvo le dimensioni che sono sempre maggiori. Anche in alcuni dei nostri esemplari sono accennate le zone trasversali colorate; bene accentuate sono le laminette trasverse su tutta la superficie esterna, le quali però in alcuni individui, verso gli apici e nel centro delle valve vengono quasi del tutto obliterate. Sabbie gialle — Rasiglio, Monte Biancano -— Coll. Fo- resti; rara. Tellina elliptica Br. 1814. Tellina elliptica Brocchi. — Conchiol. foss. subap., vol. II, pag. 513, tav. XII, fig. 7. 836900 » Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 30. 1874. >» cumana Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 16. 1884. » elliptica De Gregorio. — Tell. viv. e foss. mia. collez., pag. 167. Nel 1874 avevo indicato qnesta specie, possedendone allora una sola valva, col nome di 7. cumana (Costa), e ciò dietro — 208 -- la determinazione specifica datami dal dott. Tiberi; in seguito avendone raccolti altri esemplari e meglio studiati, imparando ancora che per il bene della scienza non bisogna segnarsi ciecamente colla mano delle così dette celebrità, potei correg- gere la prima determinazione, e notarla nelle mie collezioni col nome del Brocchi. Che alla specie del Costa per la sua forma generale sia molto simile, l’ osservava ancora il Monte- rosato nel 1877 (1) come pure lo ripeteva nel 1884 (2). Piuttosto rara nel nostro pliocene questa forma fossile, che corrisponde alla specie vivente 7. melo Sow. (3) raccolta anche sulle coste d’ Algeri e di Malaga, come accenna il Mon- terosato, si presenta di dimensioni più piccole della 7. cumana; essa è di forma un pochino più allungata, meno sentita la sinuosità alla porzione posteriore del margine ventrale; poste- riormente più acuta; le valve sono proporzionatamente più grosse e le linee di accrescimento maggiormente sensibili. I nostri esemplari mentre per moltissimi caratteri corrispondono colla descrizione data dal Brocchi, non del tutto poi corri- spondono colla figura, mostrando essi il lato posteriore un poco più lungo ed acuto, le linee di accrescimento un poco meno sentite e la leggiera depressione della valva destra non tro- vasi nel mezzo, ma un poco posteriormente. Sebbene per tutte queste leggiere sì, ma non poche differenze colla forma tipica del Brocchi sarebbe forse del caso farne una varietà, non credo però ciò opportuno, nè giustificato, perchè se le diffe- renze sopracitate le trovo costanti negli esemplari del bolo- gnese, in alcuni altri della Toscana invece e del modenese osservo che per la porzione posteriore più corta, tagliata più obliquamente e meno acuta, meglio corrispondono colla figura dell’illustre conchiologo bassanese. Resta però bene accertato - esservi anche in questa specie diverse modificazioni nella sua forma esterna, come ha di già avvertito anche il Marchese (1) Monterosato. — Note sur quelq. Coquill. còt. Algerie, pag. 27. (1877). (2) Monterosato. — Nomencl. gen. spec. conch. mediter., pag. 24. (1884), (3) Sowerby in Reeve. — Conch. icon., tav. XVIII, fig. 86. — 209 — | De Gregorio (1) e così pure nella sua faccia interna, avendo anch'io osservato in alcuni individui la struttura raggiante. Stando a quanto accenna il Brugnone (2) questa specie che anche lui dice essere molto vicina alla 7. cumana, ma che per alcuni caratteri se ne allontana e che non del tutto corrisponde alla figura del Brocchi, dovrebbe considerarsi come una varietà e proporrebbe il nome di var. sudelliptica; ma per le ragioni suesposte credo non si abbia ciò a fare. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto, Monteveglio — Coll. Museo, Foresti; rara. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Teltina pulchella Lk. 1791. Tellina rostrata Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. II, pag. 58, tav. XV, fig. 1. 1818. » ‘pulchella Lamarck. — Hist. nat. anim. sans vertéb. ediz. 1.°, vol. I, pag. 526. Pochissime valve isolate raccolte nelle sabbie gialle; per la forma generale della conchiglia, la disposizione delle la- minette trasversali e per l’acutezza della porzione posteriore, perfettamente corrispondono cogli esemplari raccolti nel Me- diterraneo. Varii per dimensioni, alcuni raggiungono i più grandi individui viventi. Anche questa specie, come la prece- dente non presenta, nei depositi littorali del nostro pliocene gran numero di individui. Sabbie gialle — Pradalbino, Zappolino, Monte Oliveto -- Coll. Foresti; rara. (1) De Gregorio. — Stud. su tal. conch. mediter. viv. o foss., pag. 168. (1884). (2) Brugnone. — Osserv. crit. catal. conch foss. Monte Pellegr. © Fi- carazzi. March. Monterosato, pag. 42. (1884). 14 — 210 — Tellina incarnata L. 1766. Tellina incarnata Linneo. — Syst. Natur., ediz. XII, pag. 1118. 1791. » depressa. Poli. — Test. utriusq. Sicil.,, vol. I, pag. 36, tav. XV, fig. 1. 1874. » incarnata Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 16. Tranne di una valva sinistra isolata e un’individuo quasi completo, raccolti poco prima della pubblicazione della seconda parte del mio catalogo, mai ho potuto aggiungerne altri alla mia collezione; bene vi corrispondono gli esemplari della at- tualità tanto per la forma generale quanto per le dimensioni. Presentano qualche differenza nella porzione posteriore, essendo uno degli esemplari più acuto, l’altro meno. Sull’ esemplare quasi completo sono bene apparenti le fascie trasversali, co- lorate in cenerino; tinta certamente acquistata per la natura del sedimento ove per tanti secoli è stato sepolto, gli esem- plari viventi invece portano una tinta rosa carico. Sabbie gialle — Scopeto — Coll. Foresti; rarissima. Tellina nitida Poli. 1791. Tellina nitida Poli. — Test. utriusg. Sicil,, vol I, tav. XV, pag. 2-4. 1874. ? >» Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. part. 2.°, pag. 17. Piuttosto rara nei nostri depositi pliocenici; le poche valve isolate raccolte, oltre appartenere a giovani individui, sono generalmente un poco meno equilaterali degli esemplari viventi. Questa piccola modificazione l ho potuta osservare anche in individui d’ altre località, come p. e. di Castrocaro, del modenese, della Toscana, del piacentino; ben pochi sono quegli esemplari che presentano valve equilaterali. Tutti però mostrano le strie trasversali e le zone colorate identiche 4 quelle che si osservano negli esemplari pescati nel Mediter- raneo; zone eguali per la disposizione, ma sempre alterate nella tinta per causa della fossilizzazione. — 211 — Sabbie gialle — Pradalbino, Zappolino — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rara. Tellina compressa Br. 1814. Tellina compressa Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 514, tav. XII, fig. 9. 1827. » strigtlata Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 23, tav. XIV, fig. 6. 1859. » compressa Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 88, tav. VIII, fig. 10. 1863. » strigilata. Manzoni. — Faun. sabb. giall. pag. 14. 1874. » compressa Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn , part. 2.*, pag. 15. 1879-82. >» ? Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rous- s» sill., vol. II, pag. 86, tav. II, fig. 10. Credo che non sabbia avere nessun dubbio nell’identi- ficare la T. strigilata Phil. alla 7. compressa Br., come hanno fatto moltissimi autori; per le pochissime modificazioni ehe presenta, tutt’ al più si può considerare come varietà; in ogni modo per diritto di priorità questa specie che è stata con tanti nomi distinta, devesi sempre indicare con quello del Brocchi. Il carattere della piega nell’ interno delle valve, piega posta dal lato posteriore, la forma e le dimensioni della fi- gura che ne dà il Brocchi, tolgono qualunque incertezza, seb- bene tanto nella descrizione, quanto nella figura non sia in- dicato l’altro carattere delle strie oblique; carattere che si osserva in quasi tutti gli esemplari, ma che pure in alcuni sembra mancare del tutto, come dirò in appresso. Certamente sarà stato un’ esemplare appartenente a questa eccezione, che avrà avuto il Brocchi sott’ occhio quando ha descritto ed illu- strato la sua specie. I diversi esemplari che io possiedo del bolognese, presentano tutti la forma generale costante, non verificandosi in nessuno quelle differenze notate dal Manzoni; la sola che mi appare si è la maggiore o minore impressione delle linee di accresscimento e delle strie oblique. Quanto alle linee di accrescimento tengo un’ esemplare il quale si presenta liscio, zonato e con bene apparenti le strie oblique; caratteri accennati dal Philippi per la sua 7. strigilata. Quanto alla figura data dall’ Hòrnes credo anch’ io col Fontannes che stia a rappresentare una varietà di questa specie, non tanto per avere le linee di accrescimento più marcate e più distanti, e meno distanti le strie oblique, ma per presentarsi con una forma non ovale allungata, ma invece sub-quadrata e coll’area posteriore più lunga. Che io mi sappia, nel bolognese mai è stata raccolta nel tortoniano, come accenna, però dubitativamente, il De Gre- gorio (1). Anzi tutto questo piano geologico ben caratterizzato è ristretto in pochissime località, mentre il sruppo dei piani componenti il pliocene è molto esteso nella nostra provincia, e dove solamente è stato raccolto il fossile in discorso. V' hanno individui che mantenendo l’identica forma e le stesse dimensioni di tutti gli esemplari appartenenti alla specie descritta dal Brocchi, presentano alcune modificazioni in quanto l’ornamentazione. Le linee di accrescimento sono abbastanza marcate e le strie che nella maggior parte degli individui si mostrano oblique, in questi invece, oltre essere profonde, cor- rono parallele a quelle trasversali o di accrescimento e termi- nano esse pure bruscamente a due terzi circa del diametro antero-posteriore, cioè prima di arrivare a quella leggiera an- golosità che si osserva alla parte posteriore; altra modificazione che si nota in questi esemplari si è di avere la costa interna molto meno pronunziata. Fatta eccezione per la poca sporgenza della costa interna in quanto l’ ornamentazione meglio corri- sponderebbero alla descrizione ed alla figura del Brocchi, nelle quali le strie oblique non sono per nulla accennate. Avendo attentamente osservato in qual modo le strie si trovano disposte e di dove hanne origine è bene manifesto come ‘accompagnando sempre dalla parte anteriore le linee di accre- scimento, in alcuni individui verso la metà della valva si di- rigono obliquamente, in altri invece seguitano parallele ad esse, in ambo i casi terminando sempre bruscamente a un dato punto. Negli esemplari dove le strie seguono l’ anda- (1) De Gregorio. — Tell. viv. e foss. mia coll., pag. 171. (1885). gl — 213 — mento delle linee di accrescimento, se non si fa bene atten- zione, pare che manchino affatto, sembrando invece che siano le linee di accrescimento che si presentino più dell'usato mar- cate. Mercè queste poche osservazioni si vede chiaramente come questa specie sia molto variabile specialmente per la disposi- zione delle strie, e per la presenza più o meno accentuata, ed alle volte la quasi mancanza della costa interna. Volendo, dietro a quanto ho ora accennato, distinguere queste differenze proporrei allora di considerarle come tante varietà. La forma descritta ed illustrata dal Brocchi, nella quale le strie trasversali e le linee di accrescimento sono pa- rallele fra loro pochissimo impresse, uguali per profondità e dimensioni, senza indizio di strie oblique e colla costa interna molto pronunziata rappresenterebbe il tipo. Gli esemplari nei quali le strie sono molto impresse, più profonde, che a un certo punto vengono ad un tratto a terminare, seguitando però sempre l’ andamento delle linee di accrescimento e che quasi nessuna traccia di costa si osserva nel loro {interno io li in- scriverei alla var. recte-striatu; gli altri invece che oltre avere ben marcata la costa interna, mostrano ancora le strie oblique li distinguerei col nome di var. oQblique-striata; in ultimo agli individui i quali mostrano solo bene apparenti le strie oblique, e quasi nulla le linee di accrescimento, presentandosi lisci e zonati, come si esprime il Philippi, lascierei il nome di var. strigilata. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino —- Coll. Museo, Foresti; comune. Sotto-genere ArcoPagia Leach in Brown. 1827. Tellina ( Arcopagia) ventricosa (De Serres). 1829. Corbis ventricosa De Serres. — Geogn. terr. tert. midi France,. pag. 146, tav. VI, fig. 2. 1870. Tellina » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 82, tav. IX, fig. 2. Poche valve che abbastanza corrispondono alla descrizione, alle dimensioni ed alla figura del De Serres; i nostri esem- — 214 — plari hanno le valve piuttosto depresse, una forma un poco più allungata e il lato posteriore un poco meno troncato; quanto all’ ornamentazione le lamelle trasversali sono più nu- merose, s' alzano quasi perpendicolarmente dalla superficie della valva, l’ una dall'altra distante, ma non è un solco pro- fondo che le divide; finissimi e numerosissimi sono pure i funicoli che si irradiano dall’ apice alla periferia. Le figure dell’ Hòrnes un poco meglio corrispondono, per la forma ge- nerale, ai nostri esemplari, non per l’ ornamentazione, perchè gli esemplari del bacino di Vienna hanno le laminette tra- sversali meno numerose, più grosse e maggiormente spaziate. L’ esemplare del tortoniano di Montegibio, posseduto e citato dal De Gregorio (1) e che distingue col nome di var. . Gibincola, stando alla descrizione e facendo astrazione dallo spessore della conchiglia, avrebbe coi nostri moltissima so- miglianza. Sabbie gialle — Zappolino, Monteveglio — Coll. Museo, Foresti; rara. Genere Gastrana, Schumacher. 1817. Gastrana fragilis (L.). 1766. Tellina fragilis Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1117. 1791. » » Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. I, pag. 43, tav. XV, fio. 22. 1836. > » Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 27. 1870. Wragilia > Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 80, tav. VIII, fig. 5. 1874. Gastrana » —Foresti- — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. part. 2.*, pag. 25. Nulla ho da aggiungere a quanto dissi su questa specie nella seconda parte del mio catalogo. Ultimamente nelle ar- gille sabbiose ho raccolto un’ esemplare isolato, completo e in miglior stato di conservazione di quelli già da me estratti da (1) De Gregorio. — Tell. viv. e foss, d. mia coll., pag. 182. (1885). 5 i } i — 215 — frammenti di calcare alberese e da valve gigantesche di Perne; esso perfettamente corrisponde per la forma, per le dimensioni e per l’ornamentazione agli individui viventi. Gli esemplari del bacino di Vienna illustrati dall’ Hòrnes si mostrano un poco differenti dai nostri, per presentarsi colla porzione po- steriore più lunga e con una ben distinta troncatura. Sabbie gialle — Monte Biancano, Zappolino — Coll. Museo, ‘Foresti; rara. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Gastrana laminosa (J. Sow.). 1827. Petricola laminosa J. Sowerby. — Mineral. Conch., tav. 573. 1844. » » Nyst. — Coq. foss. Belg., pag. 99, tav. III, fig. 16. 1848. Gastrana » Wood. S. V. — Monog. Crag. Moll., vol. II, pag. 217, tav. XXV, fig. 1. 1874. » > Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 25. Quando nella seconda parte del mio lavoro sui molluschi fossili pliocenici del bolognese, citando questa specie dissi non essere striata dall’ apice al margine, errai per aver mancato di scrupolosa osservazione; oggi mi correggo e perciò seguito a credere i miei esemplari riferibili alla specie del Sowerby, perchè più minutamente osservati, coll’ aiuto della lente vi si vedono le strie longitudinali come nella specie del Nord. Fra i caratteri differenziali esistenti fra la specie del Sowerby e la G. fragilis (L.), oltre quelli citati dal Wood, bisogna no- tare che le strie raggianti dagli umboni al margine sono bene apparenti nella specie del Linneo, mentre con difficoltà e solo colla lente si osservano in quelle del Sowerby, causa la loro estrema piccolezza. Questa specie è variabilissima nella sua forma, ciò che non deve fare grande meraviglia, pensando all’ ambiente in mezzo al quale le specie di questo genere crescono e si sviluppano. Gli esemplari che tengo di diverse località plioceniche italiane sì presentano tutti con forme l’ una dall’ altra differenti, sempre però più o meno ovale, con lamelle trasversali non molto nu- — 216 — merose, erette, più o meno eguali e con minutissime strie rag- gianti; nessuno per la forma esterna e per le dimensioni per- fettamente rappresenta le figure del Wood. L’esemplare del bolognese trovato entro un frammento di calcare alberese raccolto nelle sabbie gialle di Monte Oli- veto è di forma subovale, equivalve, inequilaterale, posterior- mente rotondato; le lamelle trasversali sono sottili, erette, subeguali; con una semplice lente sono bene visibili le li- neette interstiziali e con un’ ingrandimento un pochino più forte anche le strie raggianti dagli umboni al margine. Un secondo esemplare di Castellarquato, ha una forma subtri- sona, ambo i lati rotondati, un poco più acuto il posteriore, le dimensioni un poco maggiori di quelle dell’ esemplare bo- lognese; presenta le lamelle più sottili, più distanziate e spor- genti. Finalmente un terzo esemplare del modenese, maggiore per dimensione agli altri due, mostra una forma subquadrata, intermedia fra la figura 1 d, e del Wood e la fig. 13 del Fon- tannes rappresentante la sua var. David? (1); in quest’ esem- plare è bene spiccata l’ angolosità posteriore, le lamelle sono meno numerose, più grosse, molto sporgenti, equidistanti; ben visibili le strie trasversali fra gli interstizi e colla lente anche le sottilissime strie raggianti. Sebbene la varietà del Fontannes per presentarsi un poco appuntata posteriormente atteggiasse la forma della G. fragilis, tuttavolta credo che per la grande variabilità del guscio di queste conchiglie, per 1’ ornamenta- zione speciale che presenta e cioè meno numerose, più salienti e più distanziate le lamelle trasversali, sì debba piuttosto unire alla specie del Sowerby che a quella del Linneo. La G. laminosa è stata citata anche dal Pantanelli nel suo ultimo lavoro (2), ma non crede si debba riferire alla specie del Sowerby, ritenendola invece una specie a parte in- dicata dal Doderlein G. ( Petricola) foliosa. O essa è la specie, del Sowerby come io credo, non però rappresentante il tipo (1) Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussill., vol. II, pag. 40, tav. II, fig. 13. (1879-82). i (2) Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e cent., pag. 273. (1895). — 217 — ma una varietà che potrebbe prendere il nome del Doderlein, o è la G. foliosa (Dod.) nome manoscritto; in ogni modo avendo il Prof. Pantanelli la fortuna di possederne molti esem- plari di diverse località, saria bene per utilità della scienza, onde potere con sicurezza annoverare anche questa specie nor- dica nel rostro pliocene italiano, non lasciasse la questione sospesa, ma facesse più minuziose osservazioni e più accurati studi comparativi onde sciogliere il dubbio. Il Cocconi citando la G. fragilis, annovera anche una va- rietà che chiama var. lamellosa (1) a cagione delle laminette trasversali molto sviluppate; credo che si debba riferire invece alla specie del Sowerby. Sabbie gialle — Monte Oliveto — Coll. Foresti; rarissima. Sotto-genere Capsa (Bruguière 1791) Lamarck 1799. Gastrana ( Capsa) lacunosa (Chemn.). 1732. Tellina lacunosa Chemnitz. — Neue System. Conch. Cab., vol. VI, pag. 92, tav. IX, fig. 78. 1814. > tumida . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II. pag. 518, tav. XII, fig. 10. 1870. » lacunosa Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 91, tav. IX, fig. 1. 1885. » » De Gregorio. — Tell. viven. e fuss. mia. coll., pag. 180. 1886. o) > Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 713. Un solo esemplare delle argille sabbiose di Mongardino. Per la forma esterna ha una certa somiglianza colla figura dell’ Hérnes, della quale il De Gregorio fa la sua var. pi- rella (2); ha però il diametro antero-posteriore un poco più lungo, il guscio più sottile, la carena non molto prominente ‘e un poco più ravvicinata al margine posteriore; nulla posso dire delle impronte muscolari e del seno palleale, perchè ambo (1) Cocconi. — Enum. sistem. Moll. mioc. e plioc. prov. Parma e Pia- cenza, pag. 276. (1873). (2) De Gregorio. — Boll. Soc. malac. ital., vol. X, pag. 180. (1884). — 218 — le valve, tutte screpolate, sono aderenti a un modello interno, tuttavolta credo che per i caratteri esterni ora accennati possa appartenere alla var. sirenula del De Gregorio (1). Tengo altri esemplari di altre località italiane in alcuni dei quali è accennata una seconda carena, come indica il De Gregorio per la sua var. bronniana e diversi altri con forma più globosa e più triangolare. Argille sabbiose — Mongardino (2) -- Coll. Cavara, Fo- resti; rara. Famiglia Lucinidae. Genere Lucina, Bruguière 1792. Sotto-genere DENTILUCINA Fischer 1887. Lucina ( Dentilucina) spinefera (Montg.). 1803. Venus spinifera . . Montagu. — Test. Brit., pag. 577, tav. XVII, fig. 1. 1825. Lucina hiatelloides Basterot. — Mem. géol. envir. Bordeaux, pag. 87, tav. V, fig. 13. (1) De Gregorio. — Boll. Soc. malae. ital., vol. X, pag. 180. (1884). (2) Essendo la prima volta che in questo mio lavoro indico le argille sabbiose di Mongardino, m’ interessa notare che nelle citazioni che farò dei depositi conchigliferi di questa località, per non fare una lunga lista delle loro differenze litologiche, li indicherò sempre, se non sono le sabbie gialle, col nome di argille sabbiose, poichè questa roccia più o meno modificata si è quella che è maggiormente sviluppata nelle nostre formazioni terziarie superiori. Alcuni dei fossili di questa località sono raccolti nelle vere argille sabbiose più o meno compatte, ma altri sono invece estratti dalle sabbie marnose turchinicce, alcune delle quali per l’ abbondanza degli elementi si- licei o calcarei mostransi sotto forma di molasse o di arenarie. Ciò certamente non porta alcun danno al genere del mio lavoro, avendo già nelle poche parole di prefazione alla prima parte, e cioè alla enumerazione dei Bra- chiopodi fatte palesi le mie vedute sulla stratigrafia cronologica del. nostro . pliocene. Per chi poi desiderasse notizie più minute e serupolose riguardo 7 deposito più o meno littorale, non ha che a leggere il lavoro del dott. Cavara ed ispezionare i fossili e la roccia che li racchiude, e che si trovano nel museo paleontologico della nostra università. OTO E TO © eta scarsa AA Di ri si — 219 — 1870. Lucina spinifera. . Hirnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol, II, pag. 236, tav. XXXIII, fig. 8. 1874. » » . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2%, pag. 29. 1879-82.» > . Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rous- sil, vol. II, pag. 111, tav. VI fig. 23, 24. Pochissime valve di piccole dimensioni, variabili per la forma ora più, ora meno trasversalmente allungata e colle valve ora più ora meno depresse; trovasi parimente variabile anche per l’ornamentazione, presentando le laminette trasver- sali ora più ora meno numerose, e mostrando ancora delle modificazioni alle spine che osservansi sulla carena. Gli esem- plari del bolognese per la forma meglio somigliano alle figure date dal Basterot e dal Fontannes, che non a quelle dell’ Hérnes, tutti poi contano minor numero di laminette trasversali, le quali sono anche più spaziate fra loro. Tengo diversi esemplari del piacentino e della Toscana che per la forma molto tra- sversale somigliano alle figure dell’ Hòrnes, hanno però le la- minette più sottili, più numerose e meno sporgenti; bene ac- centuate le spine, ed è una semplice depressione che divide le laminette dalla carena e non un solco profondo. Se si vuole tener calcolo delle differenze che presenta questa specie, in allora quegli esemplari che mostrano una forma un poco più trasversale, colle valve più depresse, la ca- rena più ravvicinata al margine e con tutti gli altri caratteri indicati da Basterot e ultimamente dal De Gregorio (1) si po- trebbero distinguere come var. liatelloides. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Monte Oliveto — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Foresti; rara. — - (1) De Gregorio. — Stud. conch. mediterr. viv. e foss., pag. 216. (1885). ong var. Meneghini De Stef. e Pant. 1878. Lucina Meneghini De Stefani e Pantanelli. — Moll. plioc. dint. Siena, pag. 47. 1888. » spinifera var. Meneghini De Stefani. — Iconogr. n. Moll. plioc. dint. Siena, pag. 191, tav. IX, fig. 27-28. Sono poche valve che corrispondono abbastanza colla de- scrizione e colle figure date dal De Stefani, Si presentano tanto anteriormente, che posteriormente un poco meno tondeggianti, le laminette trasversali non si mostrano uguali, in alcuni esemplari sono rade, in altri più numerose, ora si mostrano più sporgenti, ora meno specialmente sulla porzione posteriore, sono ben marcate al margine ventrale, mentre sul dorso delle valve e sugli umboni non sono quasi visibili; generalmente non si vedono le prominenze spinose sulla carena, ma in di- versi esemplari se ne osserva benissimo la traccia; percui te- nuto calcolo, oltre la forma generale, di quest’ultimo carat- tere, credo debba piuttosto considerarsi, come fece il De Ste- fani, come una varietà della L. spenifera di quello che di altra specie; e così pure credo non se ne debba fare una specie di- stinta. D'accordo col prof. Pantanelli nel riscontrare in questa varietà anche qualche somiglianza colla L. borealis L. e colla L. Bronni May, tuttavolta per quanto ho accennato or ora credo non s’ abbia a disgiungere dalla specie del Montagu. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Lucina (Dentilucina) borealis (L.). 1766. Venus borealis . Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1134. 1814. » circinata. Brochi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 552, tav. XIV, fig. 6. 1836. Lucina radula. . Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 35, tav. Ul, bo. ir 1870. » borealis . Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 229, tav. XXXIII, fig. 4. > dd. — 221 — 1874. Lucina borealis. Foresti. —— Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 28. 1879-82. » » —. Fontannes.-— Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussill., vol. II, pag. 107, tav. VI, fig. 18, 19. IS E un poco meno rara della specie precedente; essa pure presenta delle differenze in quanto la forma generale, la con- vessità e la grossezza delle valve, le. dimensioni e l’ ornamen- tazione. Come ebbe ad osservare il Fontannes, così io pure ho potuto constatare, non solo negli esemplari del bolognese, ma anche in quelli di molte altre località italiane, essere più o meno accentuati i denti laterali ‘non solo in tutte le valve destre, ma anche in molte valve sinistre. Ancora il De Gre- gorio (1) ha notato questo carattere nelle valve destre di al- cuni esemplari fossili di Altavilla ed in uno vivente. Nella mia collezione del Mediterraneo tengo un’ esemplare in cui il dente laterale è accennato in ambo le valve. Egli è per questo carattere, e cioè sull’ evidenza dei denti cardinali e laterali che ho creduto inscrivere questa specie ed alcune altre nel sotto genere del Fischer. In generale gli esem- plari del bolognese sono di piccole dimensioni. Sabbie gialle — Monteveglio, Rasiglio — Coll Foresti; rara. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Foresti; comune. Lucina ( Dentilucina) lamellosa Foresti. Ha una forma suborbicolare, appena un poco più lunga che alta; presenta generalmente un diametro antero-posteriore di 14 a 15 millim. ed un diametro umbo-ventrale di 13 a 14 millim. Posteriormente mostra una leggiera troncatura, ante- riormente un piccolissimo prolungamento; gli umboni sono piccoli e prominenti ; le lamelle concentriche erette, più 0 meno distanti e molto variabili per numero e per grossezza; una de- pressione longitudinale scende dalla porzione posteriore degli umboni fino al margine il quale forma una insenatura più o (1) De Gregorio. — Stud. conch. mediterr. viv. e foss. ece., pag. 218. — 222 — meno marcata; la maggior parte degli esemplari mostra il margine interno liscio. Le valve sono più o meno convesse ed abbastanza solide, ben distinte le impronte muscolari e palleale dal cui contorno irradiano finissime strie; ben visibili i denti cardinali, come pure i laterali che sono abbastanza robusti e alla cui estremità si osserva una piccola fossetta. Per que- st’ ultimo carattere, per le valve abbastanza convesse e perla ben distinta e piuttosto profonda depressione longitudinale crederei poterla riferire alla sezione Linga nome proposto dal De Gregorio per un nuovo sotto genere (1). Questa conchiglia presenta moltissima somiglianza coi gio- vani esemplari della L. borealis, ma le lamelle trasversali sono sempre meno numerose, più erette e maggiormente irre- golari, e ciò che è più caratteristico mai non manca la de- pressione posteriore. Sotto altri rapporti, di molto s’ avvicina alla L. Bronni May, (2) dalla quale si distingue per la tron- catura posteriore più marcata, per le lamelle più prominenti, meno numerose, più irregolari e disugualmente spaziate, per la presenza più o meno apparente dei denti laterali e per il margine cardinale più declive. Per le fossette all’ estremità dei denti laterali, e per la depressione posteriore delle valve, presenterebbe anche una certa analogia colla L. columbella, ma le dimensioni, la forma delle lamelle, la depressione meno profonda, la minore convessità delle valve ne fanno subito co- noscere le differenze. Quegli esemplari che presentano le valve meno convesse e un numero minore di lamelle concentriche, mostresebbero una lontana somiglianza con alcuni esemplari della L. spinifera var. Meneghini; ma la presenza delle la- melle su.tutta la superficie e la depressione posteriore che più (1) De Gregorio. — Stud. conch. mediterr. viv. e foss. ecc., pag. 218. (2) Mayer. — Descr. Coquil. foss. étag. sup. terr. tert. pag. 74, tav. EDI cioe Sarebbe la figura 5 della tav. III che per la forma e l’ ornamentazione corrisponderebbe per bene alla descrizione della L. Bronniz, e non la fig. I della stessa tavola, come viene indicato dal Mayer, e che lui nomina L. Mt chelotti. Anche questa figura 1 non corrisponde alla descrizione, perchè il Mayer ne indica il margine palleale fortemente crenulato, e nulla di ciò si osserva nella figura, che presenta il margine liscio. A È : È i — 223 — o meno è sempre manifesta la fanno immediatamente distin- guere. Questa specie è variabilissima, in generale ha una forma più o meno orbiculare, e in alcuni individui si nota il dia- metro antero-posteriore proporzionatamente molto più lungo, varia la convessità delle valve; le lamelle concentriche in al- cuni esemplari sono numerose e fini, in altri sono in minor numero, più grosse, più sporgenti; la depressione posteriore è sempre accennata, ma ora più profonda, ora meno; il margine generalmente liscio, ma trovasi qualche individuo che lo pre- senta finamente dentellato. Per quest’ ultimo carattere si po- trebbe formare una var. crenulata. Essendo piccoli i pochi esemplari del bolognese, ed uno un poco più grande ma incompleto, ho fatto invece disegnare uno di quelli che posseggo della Toscana in cui questa specie sembra piuttosto comune. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Argille marnose — Casazzo — Coll. Foresti; rarissima. Sotto-genere DivariceLLA, E. von Martens 1880. Lucina ( Divaricella) divaricata (L.). 1766. Tellina divaricata Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1120. INCI » digitaria . Poli. — Test. utriusq Sicil., vol. I, p. 47, tav. XV, fig. 25. 1836. Lucina commutata Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 32, tov. III, fig. 15. 1850. Loripes divaricatus Wood S. V. — Monog. Crag. Moll, vol. IE pag. 137, tav. XII, fig. 4. WST4 > » Foresti. — Cat, Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2%, pag. 29. 1881. Lucina commutata Coppi. — Paleont. moden., pag. 103 (Zappolino). Sono tutte valve isolate più piccole degli esemplari viventi; nulla però differiscono da essi per la forma generale; in quanto alla ornamentazione hanno le strie ondulate meno numerose più distanziate e più impresse. Per la disposizione di queste — 224 — strie meglio corrispondono colle figure del Philippi che con quelle del Wood. Sabbie gialle — Pradalbino, Casazzo, Monte Oliveto, Monte Maggiore, Lagune — Coll. Museo, Foresti; comune. Sotto-genere Loripinus Monterosato 1884. Lucina ( Loripinus) fragilis Phil. 1836. Lucina fragilis . . Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 34. 1843-65. >» dullata. . . Reeve. — Conch. Icon., tav. X, fig. 35. Le sole due valve che ho raccolto di questa specie non presentano nella forma generale e nella convessità loro nes- suna differenza cogli esemplari viventi, solamente mostrano il guscio un poco più grosso e le linee di accrescimento un po- chino più marcate; internamente è ben visibile la struttura raggiata. Alcuni esemplari del post-pliocene dell'Italia meri- dionale che tengo nelle mie collezioni presentano invece come gl’ individui dell’ attualità la sottigliezza delle valve e la de- licata struttura delle linee di accrescimento. Per la tumidità e sottigliezza delle valve e specialmente per non essere il corsaletto bene apparente, ho creduto col Monterosato di considerare questa specie come un vero e ben caratterizzato sotto-genere, piuttosto che di farne una sezione del genere Lucina, nello stretto senso, come ha praticato il Fischer. Argille sabbiose — Pradalbino - Coll. Foresti; rarissima. Sotto-genere LoRiPes Poli 1791. Lucina (Loripes) lactea (L.). 1766. Tellina lactea . Linneo. — Syst. nat., ediz. XIT, pag. 1119. 1791. » >» .,. Poli — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 46, tav. XV, fig. 28. 1822. Lucina leucoma Turton. — Conch. dithyra Brit., pag. 115, tav. VII, ( fig. 8. — 225 — 1874. Loripes laeteus Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologr., part. 2.*, pag. 29. 1877. » Saviî . De Stefani. — Descr. n. sp. Moll. plioc. ital., pae: Voetave LV e 1879-82. » leucoma Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussill., vol. I, pag. 113, tav. VII, fig. 2, 3. Seguendo l’ opinione del Jeffreys (1) e di altri credo meglio adoperare il nome del Linneo che quello del Turton. Sono poche valve che per la forma, le dimensioni, la disposizione delle linee di accrescimento quasi per nulla differiscono dagli esem- plari viventi. Le stesse piccole differenze poi che ha notato il Fon- tannes ne’ suoi esemplari della vallata del Rodano, si osservano anche nei nostri, vale a dire il guscio un poco più grosso, la maggiore escavazione anteriore e il maggior declivio alla parte posteriore; differenze che in alcuni esemplari presentandosi un poco più esagerate, danno loro una non piccola somi- glianza colla L. Dujurdini Desh. La specie poi del De Stefani non credo presenti caratteri ab- bastanza spiccati e particolari per poterla nettamente separare dalla specie del Linneo; l’essere essa più lunga che larga, l'avere la superficie interna rugosa longitudinalmente sono caratteri che si osservano ancora in molti esemplari dell’ at- tualità, come in molti dei nostri depositi pliocenici. Le figure poi date dall’ autore non corrispondono per nulla alla de- scrizione. Queste poche osservazioni sulla specie del De Stefani, le avevo già notate da parecchi anni ne’ miei appunti mano- scritti sulle mie collezioni, oggi sono ben contento che corri- spondano a quanto ha accennato il Pantanelli nel suo ultimo. lavoro (2). Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto — Coll. Fo- resti; rara. - Argille sabbiose -—- Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. (1) Jeffreys. — Brit. Conch. vol. II, pag. 233. (1863). (2) Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sino». sp. Ital. sup. e centr., pag. 259. 15 — 226 — Ordine dei 'etrabranchiati. Famiglia Teredinidae. (Genere Teredo, (Sellius 1733) Linneo 1757. Teredo : orvegica? Spengl]. 1792. Teredo Norvegicus Spengler. — Skrift. Naturh. Solskad, vol. II, part. 1%, pag. 102, tav. II, fig. 4-6. 1848. >» Norvegica . Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 300, tav. XXX, fig. 12. TETONN » . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v., Wien., vol. II, pag. 8, tav. V, fig. 6, 7. 1874. >» > . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 12. Essendo questa la specie che più comunemente, secondo gli autori, incontrasi fossile, così ho ad essa dubitativamente riferito i diversi modelli interni di tubo raccolti nei nostri depositi pliocenici. Sopra alcuni di questi modelli si trova ancora il tubo calcareo, ma in nessuno ho mai potuto osser- vare le valve della conchiglia. Nelle balze di Bel Poggio in S. Lorenzo in collina, come pure nelle marne argillose della valle di Savena incontransi frammenti di legno carbonizzati, profondamente intaccati da questo animale; questi frammenti mostrano lunghe e flessuose impronte tubuliformi, tapezzate da qualche resto della sostanza calcarea costituente il tubo for- mato dal mollusco. Non si può essere sicuri della determina- zione specifica, come giustamente fa osservare il Pantanelli, se insieme ai pochi avanzi di tubo e di valve non si riscon- trano ancora le palmule. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Zappolino, Mon- gardino — Coll. Cavara, Foresti; comune. Argille sabbiose — Bel Poggio in S. Lorenzo in collina — Coll. Museo, Foresti; comune. So ei Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini, Berti. Famiglia Pholadidae. Genere Pholadidea, Goodall in Turton 1819. Pholadidea Heberti Font. 1879-82 Pholadidea Heberti Fontannes. — Moll. plioc. vall. de Rhòne et Roussill., vol. II, pag. 7, tav. I, fig. 1, 2. Conosco un solo modello interno, non del tutto completo sul quale si vede come le valve siano state un poco spostate; tranne delle dimensioni, che sono un poco maggiori, per la forma generale che sarebbe intermediaria fra la fig. 1 e la fig. 2 del Fontannes e per la posizione in cui osservasi |’ im- pronta del solco umbo-ventrale, corrisponde abbastanza colle figure degli esemplari della valle del Rodano. Il nostro indi- viduo mostrerebbe ancora un’ angolosità ben marcata che dal- l’umbone scenderebbe al margine posteriore; ciò che si vede un poco accennato anche nella fig. 2 del Fontannes. Credo sia la prima volta che nei depositi pliocenici dell’Italia centrale venga segnalata questa specie; e il Pantanelli stesso, nel suo ultimo lavoro già citato, non ne fa menzione. Argille sabbiose — Mongardino — Coll. Foresti; rarissima. Pholadidea rugosa (Br.). 1814. Pholas rugosà. . . Brocchi. — Conch. foss. subap. pag. 591, tav. XI, fig. 12. 1873. >» >»... Cocconi. — Enum. sist. moll. mioc. e plioc. ecc., pag. 252. 1886. Pholadidea rugosa Cavarà. — Flora foss. Mongardino, pag. 17. Alcuni modelli interni con frammenti di guscio, sui quali benissimo si scorgono le striature delle valve; sul modello che posseggo si osservano ancora distintissima e ben delimitata la LR forma di ambedue le valve, il solco umbo-ventrale e gli altri caratteri accessori di questa specie. Pare fosse poco diffusa nei mari pliocenici, e son pochi quegli autori che ne fanno cita- zione; secondo alcuni di essi sembra che là dove un giorno viveva, sì riscontrino oggi esemplari in gran copia. Frequen- tissima nel piacentino, essa vi viene raccolta per la maggior parte in modelli interni con frammenti di guscio, come avviene da noi. Sabbie gialle — Mongardino — Coll. Cavara, Foresti; ra- rissima. Genere Jouannetia, C. des Moulins 1828. Jouannetia semicaudata des Moul. 1828. ouannetia semicaudata Des Moulins. — Bull. Soc. Linn. Bor- deaux, vol. II, pag. 254, fig. 1-13. 1879-82. » >» var. Fontannes. — Moll. plioc. vali. Rhòne et Roussill., vol. II, pag. 2, tav. I, fig. 3. 1886. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 1%. Questa specie, secondo che accenna il Pantanelli, sarebbe abbondante per individui, come la Pholadidea rugosa, sebbene citata di poche località italiane. Del bolognese io non conosco che due soli modelli interni sui quali sono ancora aderenti alcuni frammenti di guscio; per quel poco che si può distin- guere ed apprezzare e pei le loro dimensioni non solo, ma anche per la forma generale, avrebbero questi modelli molta somiglianza colla var. urensis del Fontannes. Nelle mie collezioni tengo poi altri due magnifici esem- plari, l'uno della Toscana, l’altro del piacentino, i quali hanno tutti i loro pezzi calcarei separati e in ottimo stato di con- servazione anch’ essi; per le dimensioni, per la forma e la lun- ghezza dello scudo, per l’ornamentazione delle valve, per le strie laterali e la depressione centrale dell’ appendice cau- diforme, meglio che colle figure della specie tipica, somigliano alla varietà; ma queste differenze non troppo essenziali credo — 2299 — non abbiano un grande valore, specialmente trattandosi di ani- mali che per il modo loro di vivere e di svilupparsi si ren- dono alquanto polimorfi. Argille sabbiose — Mongardino — Coll Cavara, Foresti. rara. Genere Xylophaga, Turton 1822. Xylophaga dorsalis Turt. 1819. Teredo dorsalis. . . Turton. — Conchiol. Diction. Brit. Isl., pag. 185, 1822. Xilophaga dorsalis > — Conchyl. dithyra Insul. Britan. p. 253, 1862. » > Chenu. — Man. Conchyl. paleont. conchyl., vol. II, pag. 5, fig. 20, 21. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 9, tav. I, fig. 8,9. Della sola valva sinistra ed anche non completa, raccolta nella porzione inferiore del nostro pliocene, trovasi intatta la sola porzione posteriore che presentasi liscia e con le linee di accrescimento bene apparenti; nella piccola parte che resta di porzione anteriore, vedonsi benissimo distinte le strie profonde, come pure è ben palese il solco che divide la valva; manca tutto il margine della porzione anteriore, buona parte delle aree mediane e mancano le placche dorsali; l’ apice è molto ‘piegato. Sebbene questa valva sia mancante di molte parti, per i caratteri che presentano i pochi resti che rimangono, credo di non andare errato nella determinazione specifica. Quanto alle particolarità dell'interno, nulla posso accennare perchè tutto coperto dalla marna che fortemente vi aderisce, ed il guscio essendo alquanto screpolato, ho creduto non essere pru- dente il pulirlo, perchè sicuro di perdere tutto. Bisogna che questo genere sia molto raro nei depositi pliocenici italiani, non trovandolo citato dai principali pa- leontologi che si sono occupati della conchiologia fossile plio- cenica. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. — 230 — Famiglia Gycymeridae. Genere Glycymeris, ( Klein 1753) Lamarck, em. 1799 (Glycimeris). Glycymeris glycymeris (Born). var. Faujasi Ménard. 1780. Mya glycimeris. . Born. — Moll. Cxesar. Vindob. Tert., pag. 82, tav. V., fio. 10, 11. 1801. Panopaea Faujasi Mévard de la Groye. — Annal. Mus., vol. IX, pag. 131, tav. XII. 1856. > > Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 7, tav. II, fig. 3. 1851. L > Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 283, tav. XXVII, fig. 1. 1874. >» glycimeris Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2°, pag. 14. 1379-82. >» glycimeris var. Faujasi Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 19, tav. I, fig. 13, 14. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 113 ( Zappolino ). 1886. » > Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 17. Stante alcune piccole differenze di forma, di dimensione e di altre minime accidentalità che si possono solo apprezzare paragonando gli esemplari viventi cogli esemplari fossili, credo non vi siano ragioni sufficienti per considerare distinte la specie del Born e la specie del Ménard; io sono dello stesso avviso del Fontannes nel ritenere come una semplicissima varietà della specie del Born gli esemplari fossili che accen- nando ai caratteri indicati dal Ménard, mostrano in tutto il loro assieme strettissimi rapporti o dirò meglio moltissima so- miglianza cogli esemplari viventi. Questo modo di considerare le due forme in discorso, riesce anche utilissimo per venire subito a distinguere la forma fossile dalla forma vivente. Le differenze della G. Faujasi colla specie attuale sono benis- simo precisate dal Philippi, ed io stesso le ho potuto verifi- eil lettii dita PT O e ESITARE, MITO SAM gg 6 DR wr — 231 — care sui molti esemplari che tengo di varie regioni italiane. Negli esemplari fossili in generale le dimensioni sono più piccole, il guscio più grosso, la forma un poco fpiù stretta ed allungata, meno obliquamente troncato il lato anteriore; ho detto in generale, perchè tengo alcuni individui, specialmente delle sabbie gialle, che tranne dell’ essere pochi millimetri più piccoli, o per presentare il guscio leggermente più grosso, per tuiti gli altri caratteri perfettamente corrispondono con quelli del Mediterraneo. Ho detto che gli esemplari delle no- stre balze plioceniche si mostrano in generale con una forma piuttosto allungata, in alcuni di essi questa particolarità è molto pronunziata; ma non si possono perciò riferire alla var. gentilis del Crag. d'Inghilterra, illustrata dal Wood S. V. come erroneamente avevo accennato nel mio lavoro del 1874. Questa varietà per alcuni caratteri speciali, che mancano ne- gli esemplari del bolognese, quali p. e. la depressione ben marcata nel centro delle valve e l’essere queste appuntate anteriormente, crederei si potesse considerare come una spe- cie buona e non come una varietà. Un modello non completo, con qualche resto di guscio raccolto nelle argille sabbiose di Mongardino, presenterebbe per le dimensioni e per la forma molta somiglianza colla (G. compressa (Conti) (1), ma l’imperfezione dell’ esemplare e qualche altra piccola differenza non permettono di identifi- carla; probabilmente, come accenna anche il Meli la specie del Conti non è altro che un giovane individuo della var. Faujasi. Per mostrare quanto facilmente la forma fossile subisca delle modificazioni, citerò qualche osservazione fatta sopra due esemplari, piuttosto giovani, raccolti nelle sabbie gialle di Mongardino, Uno di essi misura 72 millim. di diametro antero-posteriore, 40 di diametro umbo-ventrale e 29 di spes- ‘ sore, per cui presenta una forma molto allungata e ristretta; è alquanto oscitante posteriormente, anteriormente appena troncato e con linee di accrescimento marcate in modo da formare al terzo superiore delle valve una serie di grossi cor- (1) Conti — Mont. Mario, suoi foss. pag. 45 — (1864). — 292 — doni trasversali. L’ altro esemplare invece si mostra di forma trasversalmente ovale, colla porzione anteriore più corta, e con una troncatura ben manifesta e non obliqua, più curvo il margine ventrale; e in quanto alle dimensioni presente- rebbe 71 millim. di diametro antero-posteriore, 48 ‘di diame- tro umbo-ventrale e 33 di spessore; le valve sono un poco più convesse; e in ambidue gli esemplari il guscio è piuttosto sottile. Gli esemplari più grandi del bolognese mi hanno dato le seguenti misure: 170 millim. di diametro antero-posteriore; 91 millim. di diametre umbo-ventrale, e 72 millim. di spessore, Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto, Monte Bian- cano, Zappolino, Monteveglio, Mongardino —- Coll. Museo, Cavara, Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola, Mongardino — Coll. Cavara, Foresti; comune. Genere Saxicava, Fleurian de Bellevue 1802. Saricava arctica (L.). 1766. Mya arctica. . . . Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1113. 1314. Mytilus carinatus Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 585, tav. XIV, fig. 16. 1854. Saricava arctica . Wood S. V. -- Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 287, tav XXIX, fig. 4. 1874. > » . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2°, pag. 14. 1377. > > . Capellini. — Marne glau. dint. Bologn., pag. 19. (Val di Savena). 1879-82. » » . Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., i vol. II, pag. 11, tav. I, fig. 8.11. Questa conchiglia che è stata tanto diversamente consi- derata come genere e tanto diversamente nominata come spe- .cie, ora dalla maggior parte dei conchiologi, tenendo calcolo del suo polimorfismo cagionato dall’ habitat in cui si sviluppa, non si vuole poi tanto distinta, essendo oggi ben stabilito il genere ed il nome specifico. E RIO IA ct rit e ana n dl IRRIIASE RE La — 233 — Ben pochi autori considerano al presente le sue tante forme come specie distinte tenendole invece, la maggior parte di essi come semplici varietà; e credo ciò sia giustamente fatto perchè mentre i caratteri principali restano costanti, non 0s- servasi altro che qualche cambiamento in alcuni caratteri se- condari. Gli autori che considerano la S. arctica e la S. rugosa non come specie distinte, ora tengono la prima come varietà della seconda, o viceversa; io considero come tipo la Ss. arctca, solamente in omaggio alla legge di priorità, trovandosi essa descritta dal Linneo qualche pagina prima della S. rugosa. Essa è abbastanza comune nelle marne argillose; ad essa somiglierebbero i giovanissimi esemplari della S. ( Pamomya ) norvegica (Spengl.); porta ora due fila oblique, ora una sola di tubercoli spinosi. Gli esemplari del bolognese corrispon- derebbero benissimo alla fig. 4 del Wood; oltre la esistenza della costa esterna che si presenta ora più, ora meno spor- sente ed acuta e che alle volte sparisce anche del tutto, varia ‘anche la forma generale della conchiglia, come variano per grossezza anche le linee di accrescimento. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. - Marne argillose — Ponticello in Val di Savena -— Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. var. rugosa (L.). 1766. Mytilus rugosus Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1156. 1814. Mya rustica . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 533, tav. XII, fig. 11. i 1836. Saxicava rugosa Philippi. — Enum. Moil. Sicil., vol. I, pag. 20, tav. III, fig. 4. 1854. » » Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 11, tav, I, fig. S-11. Non credo, come ho già detto, che la S. rugosa si debba considerare come una specie a se, perchè di questa forma trovansi esemplari con indizio della costa esterna, e così del pari trovansi individui della C. arctica senza l’ indicazione di essa. La forma di entrambe è variabilissima e ciò non deve — 284 — punto meravigliare, sapendo come questo mollusco si sviluppi o dentro la roccia che perfora, oppure affatto libero, e in questo caso attaccato alla roccia mercè del bisso. Il basarsi sopra la forma per concludere a due specie diverse, come vo- gliono alcuni, credo non sia per questa specie poliforma ar- sgomento molto valido, potendo questo poliformismo derivare, come certamente deriva dall’ ambiente ove cresce e sì sviluppa. La forma che rappresenta questa varietà, è alquanto rara nel nostro pliocene. L’ esemplare che possiedo corrisponde in sran parte colla descrizione del Brocchi per la forma delle rughe trasversali e per l’ indizio della carena, ne diversifica poi per presentare una forma subquadrata, con una tronca- tura decisa, simile a quella rappresentata nella figura 14 della stessa tavola, e riferentesi alla S. elongata ( Br. ). Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. var. elongata (Br.). 1814. = Mya elongata. . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 529, tav. XII, fig. 14. 1879-82. Saricava elongata Fontannes. — Moll. plioc. vall., Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 12, tav. I, fig. 12. Riferisco a questa varietà una piccola valva non del tutto completa. Essa come la descrizione del Brocchi, è di forma bislunga, anteriormente troncata, coll’ apice situato presso l estremità posteriore ; è coperta di rughe lamellari grossolane, e mostra una depressione a foggia di largo solco che va dal- l'apice al margine in direzione obliqua; quanto alla sinuosità del margine nulla posso accertare, essendo in questa parte il mio esemplare incompleto. Meglio che alla figura del Broc- chi, corrisponde a quella del Fontannes; solamente il mio esemplare è molto più piccolo, e con leggerissima traccia della doppia carena coi tubercoli spinosi. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. — 235 — var. glycymeroides Foresti Di questa varietà non conosco che una sola valva destra. È di guscio piuttosto grosso, globosa, anteriormente troncata, posteriormente larga, non molto allungata e disposta in modo da far conoscere come la conchiglia fosse oscitante. A primo aspetto si crederebbe di avere sott'occhio un giovanissimo esem- plare di una G/ycymeris; per i rapporti dei due diametri principali e per la forma generale avrebbe qualche somi- glianza, fatta astrazione dalle dimensioni, colla £. ( Panomya) norvegica (Spengl.); ma la cerniera senza denti, la globosità della valva, la mancanza della depressione longitudinale nel centro di essa la fanno subito distinguere. Le linee di accre- scimento sono ondulate e quasi regolarmente disposte nella parte posteriore e nel centro della valva, mentre anterior- mente si fanno più grosse, ineguali e rugose come negli esem- plari della var. rugosa. La cerniera come ho già detto non presenta alcun dente, l'impronta legamentare esterna è ben manifesta, striata e piuttosto larga; grandi e bene impresse le impronte muscolari, ma non ben distinta l'impronta pal- leale, per cui non si può discernere il carattere dell’ inter- ruzione. | Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Famiglia Myidae. Genere Corbula, Bruguière 1792. Corbula gibba (Olivi). ‘ 1792. Tellina gibba . Olivi — Zool. adriat., pag. 101. 1854. Corbula striata Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 274, tav. XXX, fig. 3. 1859. Corbula gibba. Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 34, tav. III, fig. 7-9 ( Martignone). 1874. » >» . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 13. — 236 — 1877. Corbula gibba. Capellini. — Marn. glauc. dint. bologn., pag. 119. 1879-82. » » . Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss, vol. II, pag. 16, tav. I, fig. 16-19. 1881. » > . Coppi. — Paleont. moden., pag. 112 (Zappolino ). 1886. » » . Cavara. — Flor. foss. Mongardino, p. 17. Fra le moltissime specie, della classe dei Pelecipodi, ci- tate nei depositi pliocenici è questa certamente una delle più comuni, una delle più diffuse e delle più numerose per in- dividui, incontrasi di prevalenza nelle sabbie gialle e nelle argille sabbiose. Questi depositi, che stante la cessione di gran parte del carbonato di calce dei numerosi gusci di questa bivalve si sono resi più marnosi, più compatti, formano dei veri banchi molto estesi e ben distinti in mezzo ai resti di molte altre specie di molluschi; banchi che si potrebbero in- dicare col nome della sola conchiglia che li compone e cioè banchi a Corbula. Questo fatto dà a conoscere, come già mi esprimevo nella seconda parte del mio catalogo (1874) che negli antichi mari che cuoprivano le nostre colline questi ani- mali vivevano in colonie, e che i depositi che vennero poscia a sepellirli si formarono lentamente e con calma, rimanendo i gusci di questi animali uniti e chiusi, e in grande numero radunati. Lo stesso fenomeno si verifica anche oggi nell’at- tualità. Negli esemplari fossili trovansi le stesse varietà di forma che s'incontrano negli individui viventi, prevalente però sem- pre la forma gibbosa. Fra le diverse illustrazioni citate, quelle del Fontannes meglio corrispondono ai nostri esemplari, sola- mente, in particolar modo quelli delle sabbie e delle argille, sono in generale di dimensioni maggiori. Sabbie gialle — Tutte quante le località fossilifere — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunisima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Monteveglio, Maiola —- Coll. Museo, Foresti; co- munissima. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena, Casazzo — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. PIA Rn Tr — 297 — Famiglia Mactridae. Genere Mactra, Linneo 1767. Macra stultorum L. 1767. Mactra stultorum Linneo — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1126. 1791. » > Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. I, pag. 71, tav. XVIII, fig. 10-12. 1831. » inflata.. Bronn. — Ital. tert. gebild., par. 89. 1836. ’ >» .. Philippi. — En. Moll. Sicil., vol. I, pag. 11, tav. III, fig. 1. 1856. » stultorum Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 242, tav. XXIII, fig. 3. I pochissimi esemplari che attribuisco a questa specie, perchè presentano in generale i caratteri che si riscontrano negli individui dell’ attualità, li ho raccolti solamente nelle sabbie gialle. Io credo con diversi conchiologi che la M. stul- torum e la M. corallina stiano a rappresentare una specie sola e perciò opino col Weinkauff, (1) che fra gli esemplari viventi quelli che si mostrano bianchi e con zone lattee rap- presentino la M. corallina var. della M. stultorum. Secondo il Philippi gli esemplari di tinta biauca si riferirebbero alla M. lattea Lk. sinonimo della M. stultorum. | Osservando attentamente diversi esemplari dell’ attualità, quelli che si riferirebbero alla var. corallina oltre la diver- sità della tinta mostrano ancora alcune piccole differenze nella forma, tale il diametro antero-posteriore più corto e le valve un poco più gonfie. I nostri esemplari fossili presentano una forma intermedia fra il tipo e le varietà; mostrano il dia- ‘metro antero-posteriore più lungo di quello della var. coral- lina per cui per questo carattere meglio somiglierebbero alla M. stultorum tipo; mentre poi per avere le valve piuttosto gonfie, si avvicinerebbero di più alla varietà. (1) Weinkauff. — Conchyl. Mittelm., vol. I, pag. 44. (1367). — 238 — Essendo questo gonfiore delle valve, proporzionalmente più marcato che negli esemplari viventi, il Bronn credette trattarsi di un’ altra specie e perciò per questo carattere più spiccato la chiamò M. enflata, alla quale specie come varietà (alba, zonis lacteis) il Philippi (1) unisce la IZ. corallina. Da tutto quanto ho ora accennato resta ben manifesto come non trattasi che di una specie sola, con piccolissime modificazioni nella forma e nella tumidezza delle valve, e negli esemplari viventi anche nel colore della conchglia. Sabbie gialle — Lagune, Monte Biancano — Coll. Fo- resti; rara. Mactra helvacea Chemn. 1780. Mactra helvacea. . . Chemnitz. — Conch. Cabin., vol. VI, pag. 234, tav. XXIII, fig. 232, 233. 1791. >» Neapolitana Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 67, tav. XVIII, fig. 1-9. 1855. » glauca. ... Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll.,, pag. 241, tav. XXIII, fig. 2. È una sola valva destra di piccole dimensioni, trasversal- mente ovata, pochissimo convessa, con minutissime strie concen- triche; con questi caratteri proprii della specie corrisponde benissimo cogli esemplari viventi, colla descrizione e le figure del Poli e, facendo astrazione dalle dimensioni, anche col- l esemplare fossile del Crag d’ Inghilterra disegnato dal Wood. Questa conchiglia, sembra non fosse molto diffusa nei mari pliocenici, poichè ben pochi sono gli autori che la ci- tano fossile. Sabbie gialle -- Monte Biancano — Coll. Foresti; raris- sima. (1) Philippi — Enumer. Moll. Sicil. vol. II, pag. 10 — (1844). RZ A MR E PI ART SLI e SELE Sotto-genere HemimACTRA Swainson 1840. Mactra ( Hemimactra) subtruncata (Da Costa). 1778. Trigonella subtruncata Da Costa. — Brit. Conch., pag. 198. 1804. Mactra triangula ... Revier— Tav. alf. conch. adriatiche. 1814. » » . + + Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 535, tav. XIII, fig. 7. 18505. > subtruncata . . Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll. pag. 247, tav. XXIV, fig. 3. 1874. > triangula . .. Foresti — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2°, pag. 19. 1878. » » . .. Capellini. — Marn. glauc. dint. bologn., ; pag. 119. (Val di Savena). 1879-82. » » . .» Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et ‘. Rouss., vol. II, pag. 29, tav. I, fig. 27. 1881. » » . . + Coppi. — Paleont. moden., pag. 112. ( Zap- polino). 1886. » subtruncata.. Cavara. — Flora foss. Mongardino, pag. 17. Del genere Mactra è questa la specie più comune, fre- quente nelle sabbie gialle piuttosto rara nelle argille. -- Va- ria per dimensioni, come pure per la forma, ora più ora meno triangolare, c colla parte anteriore ora più acuta, ora più ro- tondata; anche le strie trasversali palesano delle differenze, presentandosi ora superficiali, ora profonde, ora più ora meno numerose. Le figure del Brocchi e del Wood bene corrispon- dono coi nostri esemplari; non ho citato le figure dell’ Hòr- nes, perchè mi si mostrano ben differenti, specialmente per le strie trasversali oltremodo grossolane. Anche fra gli esemplari del bolognese si riscontrano al- cuni individui che portano esternamente delle fascie turchi- nicie, e che il Cocconi ne ha voluto fare una varietà chia- mandola var. fasciata. Questa particolarità l’ho riscontrata frequentissima nei molti esemplari raccolti nelle argille tur- chine di Castrocaro, in alcuni dei quali si mostra anche in- ternamente la stessa disposizione di tinta. \ Y Tanto il Cocconi quanto il Sacco hanno voluto tenere die stinte le due specie del Renier e del Da Costa, ciò che oggi non viene dai conchiologi ammesso. | Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Mon- tevecchio, Casazzo, Monte Oliveto, Mongardino — Coll. Mu- seo, Cavara, Foresti; comune. di Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rara. Mactra ( Hemimactra) solida L. 1766. Mactra solida Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1126. 1856. 5) > Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. lle. vol. II, pag. 10. 1855. » » var. Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II pag. 245, tav. XXIV, fig. 4. 1872-74. » » Wood S. V. — Suppl. Monogr. Crag. Moll., pag. 154, tav. X, fig. 10. Riferisco a questa specie pochi esemplari di forma sub-. trigona, colle valve robuste, subequilaterali, gonfie superior- mente, trasversalmente striate, un poco angulate alla parte anteriore, posteriormente rotondate e coi denti laterali striati; | questi caratteri corrispondono per bene anche colla M. obirun-. cata del Wood, colla quale come aveva già notato il Cocconi i nostri esemplari meglio somigliano di quello che colle fi-. sure della sua M. solida, la quale però la considera come pro- babilmente una varietà triangolare della specie del Linneo; solo ne differiscono per essere un poco più piccoli, per il dia- metro antero-posteriore proporzionatamente più corto e per mostrare la regione umbonale quasi liscia. La figura invece della specie del Linneo che il Wood riproduce alla tav. X, fis. 10 del supplemento, perfettamente corrisponde ai nostri esemplari ed a quelli raccolti a Castrocaro, dove sono piut tosto abbondanti ed in ottimo stato di conservazione, salvo che questi hanno le dimensioni un poco minori. Sabbie gialle — Lagune — Coll. Foresti; rara. (continua) LETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA Vol. XVIII. Dott. L. Foresti. — Enumerazione dei Brachiopodi e dei Mol- luschi pliocenici dei dintorni di Bologna (Continuazione). Genere Lutraria, Lamarck 1799. Lutraria elliptica Lk. 1766. Mactra lutraria . Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1126. 1318. Lutraria elliptica Lamarck. — Hist. anim. s. v., vol. V, pag. 468. 1855. » » Wood S. V. — M. C. M., pag. 251, tav. XXIV, fig. 1. Quando pubblicai la seconda parte del catalogo dei mol-. luschi fossili pliocenici delle colline bolognesi, non avevo an- cora trovato nessun esemplare rappresentante questo genere; oggi di questa specie tengo una sola valva sinistra, di me- diocri dimensioni, probabilmente un’individuo non del tutto adulto; questa valva differisce dagli esemplari dell'attualità solo per mostrare il diametro umbo-ventrale, proporzionata- ‘mente un poco maggiore, più rotondato il margine posteriore, e il margine dorsale posteriore meno declive. Mostra nella porzione posteriore delle sottilissime rugosità che tagliano obliquamente le linee ‘di accrescimento, e presenta ancora al- cune fascie concentriche di tinta un poco più scura del fondo, una delle quali alquanto larga, spicca nel centro della valva. Sabbie gialle — Mongardino — Coll. Foresti; rarissima. Lutraria oblonga (Chemn,). 1782. Mya oblonga. ... Chemnitz. — Conch. Cab., v. VI, p. 27, t. II, fig. 12. 1801. Lutraria solenoides Lamarck. — Syst. anim. sans verteb., pag. 120. 1870. » oblonga. . Hòrnes M. —F.M.v.Wien., v. II, p.98, t. V, fig. 6,7. _ Anche questa specie è rappresentata nel nostro pliocene . da un’esemplare di piccole dimensioni; per la forma generale corrisponde abbastanza cogli individui viventi, ne differisce 16 rogo noe però per mostrare il margine dorsale quasi retto e non con- cavo, e cosi pure per essere anteriormente un poco più stretto ed allungato. Osservando esemplari adulti ben si scorge come la convessità del margine dorsale si faccia sempre meglio manifesta col crescere dell’ età. Tutti gli altri esemplari fos- sili di qnesta specie che tengo nelle mie collezioni mi si pre- sentano colla porzione anteriore più o meno troncata, e per conseguenza molto meno rotondata e meno sporgente di quello che si osserva negli esemplari viventi; questo invece del Bo- lognese, come ho accennato, si mostra al contrario, e perciò avrebbe molta somiglianza colla figura 6,- a, 6, c, dal bacino di Vienna, illustrata dall’ Hòrnes, che secondo il Mayer e il Cocconi rappresenterebbe la L. elliptica; solamente il nostro esemplare si mostra un poco più inequilaterale. Argille sabbiose — Mongardino — Coll. Foresti; raris- sima. Famiglia SoZenidae. Genere Solenocurtus, Blainville, em. 1824 (Solecurtus). Solenocurtus strigillatus (L.). 1766. Solen strigillatus .... Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1115. 1791. Mach » .. . + Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 21, tav. XII, fig. 1:3. 1855. Macha strigillata .... Wood S.V. — Monogr. Crag. Moll. pag. 252, tav. XXV, fig. 2. 1870. Psammosolem strigillatus Hòrnes M. -—— Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 19, tav. I, fig. 16, 17. 1874. Solecurtus » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 14. i Gli esemplari fossili di questa specie trovansi general- mente completi, e mantenendo anche ben visibili le zone con- centriche colorate; tranne delle dimensioni, perfettamente corrispondono cogli esemplari dell’attualità. In generale gli individui del nostro pliocene si mostrano con una forma un Bh: mafe a TRI era Ù 1: — 243 — poco più stretta e più allungata di quella degli esemplari del bacino di Vienna. — Sono più piccoli degli individui vi- venti e delle figure del Poli, e in essi varia il numero delle strie oblique ondulate, e non presentano nessuna traccia delle due fascie bianche che scendono dagli umboni al margine. Secondo le osservazioni del Fontannes (1) le forme fossili sarebbero prive delle due fascie bianche sopraccennate e gli esemplari viventi presenterebbero minor numero di strie oblique degli esemplari pliocenici, i quali alla lor volta ne presente- rebbero meno degl’individui miocenici. Sebbene questi carat- teri siano di piccolo valore, constatando però un passaggio fra l’una e l’altra di queste variazioni, tuttavolta, sempre se- condo il Fontannes, presenterebbero un certo interesse al punto di vista della successione delle diverse modificazioni, e perciò proporrebbe di mantenere il nome di S. Basteroti per gl’in- dividui miocenici, S. Serresi per i pliocenici: S. strigillatus per quelli dell’attualità. Ma come ho accennato le modifica- zioni che si osservano nel numero delle strie oblique variano grandemente anche negli esemplari raccolti nello stesso piano geologico; nelle nostre sabbie gialle ho incontrato alcuni in- dividui che segnavano da 43 a 45 strie oblique, mentre altri ne mostravano appena da 27 a 29; e d’altra parte gli esem- plari del Mediterraneo che tengo nella mia collezione ne enu- mero da 37 a 38; di queste variazioni di numero nelle strie, che non corrispondono, almeno nei nostri esemplari plioce- nici e viventi, colle osservazioni del Fontannes, non crederei doverne tener calcolo evitando così la confusione nella deno- minazione specifica. Sabbie gialle — Scopeto-Zappolino, Monteveglio — Coll. Museo, Foresti; non raro. Solenocurtus coarctatus (Gml.). 1790. Solen coarctatus. . .. . Gmelin-Linneo. — Syst. nat., ediz. XIII, pag. 3227. (1) Fontannes. -- Moll. plioc. vall. Rhone et Roussill., vol. 1I, pag. 9, (1879-82). — 244 — 1799. Solen antiquatus . ... Pulteney. — Hutchins Dorset, pag. 28. 1870. Psammosolen coarctatus Hornes M. — Fuss. Moll. tert-Beck. v. Wien, vol. II, pag. 21, tav. I, fig. 18. 1874. Solecurtus » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 15. Come la specie precedente, trovansi per lo più esemplari con ambo le valve in buon stato di conservazione e corrispon- denti perfettamente tanto agli esemplari viventi quanto a quelli del bacino di Vienna; in generale non mostrano quella depressione così accentuata come negli esemplari disegnati dall’ Hòrnes, ma ne tengo però alcuni in cui essa è bene ac- cennata, come si osserva ancora in qualche individuo dell’at- tualità. — Questa specie come la precedente è abbastanza diffusa nel nostro pliocene; ma mentre si raccoglie in molte località, non trovasi mai in gran numero di esemplari, in compenso poi sono quasi sempre completi e in ottimo stato di conservazione. Sabbie gialle — Pradalbino, Zappolino, Monteveglio, La- gune, Rasiglio — Coll. Museo, Foresti; comune. Genere Pharus, Leach (fide Gray) 1840. Pharus legumen (L.). 1766. Solen legumen Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1114. IVO) O) » Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 19, tav. XI, fig. 15. i 1862. Pharus » Chenu. — Man. Conch. et de paléont. conch., vol. II, pag. 22, fig. 95. - 1870. Polia » Hornes M. —- Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, \ pag. 17, tav. I, fig. 15. Non conosco di questa specie che un solo modello interno, raccolto nelle argille sabbiose di Mongardino, sul quale si trovano ancora alcuni frammenti delle valve e del margine dorsale; esso è di grandissime dimensioni; misura 140 milli- metri di diametro antero-posteriore, e 30 millim. di diametro umbo-ventrale. Fatta eccezione per le dimensioni, corrisponde — 245 — perfettamente colle descrizioni e colle figure date dal Chenu, dall’ Hòrnes, e cogli esemplari viventi. Di questa stessa specie tengo poi un’ esemplare completo raccolto nel piacentino, il quale ha delle dimensioni anche maggiori dell'esemplare del bolognese, presentando il diametro antero-posteriore di 150 millim. e di 30 millim. il diametro umbo-ventrale, inoltre è anche un poco più inequilaterale. Sulla valva sinistra, circa sotto l’umbone scendono, quasi per- pendicolari, ma un poco divergenti fra loro, due striscie o fascie formate di piccole increspature grossolane, irregolari, semilu- nari, colla concavità in alto; queste due striscie, che si al- largano scendendo verso il margine sono separate fra loro da uno spazio liscio; quella che è più verso il centro della valva è più grande e più marcata. Mi sembra che per la posizione che occupano e per il modo con cui si presentano, stiano a rappresentare le due fascie bianche che si osservano negli esemplari viventi del Solenocurtus strigillatus. Probabilmente la stessa particolarità si riscontra anche nella valva destra, ma non posso assicurarlo essendo essa tutta coperta dalla roccia. Questa stessa disposizione di striscie rugose l’ ho potuta osservare, ma appena appena accennata, e con l’aiuto della lente anche in alcuni individui viventi che tengo nella mia collezione del Mediterraneo. Argille sabbiose — Mongardino — Coll. Foresti; rarissima. Genere Solen, Linneo 1757. Solen vagina L. 1766. Solen vagina Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1113. io » Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 16, tav. X, fig. db. TSO» » Hornes. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 12, tav. I, fig. 10, 11. 1886.» » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 17. Anche nel bolognese, come nel piacentino questa specie raggiunge grandi dimensioni; ne tengo uno che misura 145 — 246 — millim. di diametro antero-posteriore, e 24 di diametro umbo- ventrale. Per tutti gli altri caratteri, nulla differiscono da- gl’ individui viventi. Non potendo ben distinguere il car- dine, ed essendo il guscio sciupato, l’unico carattere mercè del quale ho creduto riferirli al S. vagina piuttosto che al S. siliqua si è la forma subcilindrica, la maggiore obliquità del margine anteriore, e la maggiore profondità del solco che l’accompagna, come è bene manifesto negli esemplari viventi e nella figura del Poli. Argille sabbiose — Mongardino — Coll. Cavara, Foresti; rara. Famiglia Psammobiidae. Genere Psammobia, Lamarck 1818. Psammobia ferroensis (Chemn. ). 1782. Tellina Ferroensis . . Chemnitz. — Conch. Cab., vol. VI. 1814. Tellina muricata . . . Renier in Brocchi. —- Conch. foss. subap., vol. II, pag. 511, tav. XII, fig. 2. 1855. Psammobia Ferroensis Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 221, tav. XXII, fig. 3. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 17. Esemplari di tutte le dimensioni, che per bene corrispon- dono alle descrizioni ed alle figure dei sopra citati autori; gli esemplari piccoli riproducono i caratteri indicati per la T. muricata (Ren.), mentre i grandi somigliano agli esemplari del crag d’Inghilterrà riprodotti dal Wood S. V.; mostrano però un poco meno pronunciate le strie trasversali percui hanno maggiore somiglianza cogli individui dell'attualità. Variabi- lissimo è il numero delle coste che occupano la regione po- steriore, e così pure le strie trasversali variano per numero e per essere più o meno profonde per la quale disposizione i cingoli e le lamelle trasversali che ne risultano ora sono più, ora meno prominenti; queste differenze sono bene apprez- — 247 — zabili, secondo che gli esemplari sono stati raccolti nelle sabbie o nelle argille, come avevo di già notato nella seconda parte del mio catalogo. Fra gli esemplari che tengo nella collezione del piacen- tino, alcuni mostrano delle traccie di zone trasversali tur- chiniccie, e fra questi ve ne ha uno che oltre queste zone di un turchino scuro, ne mostra altre di color ruggine. Ho però notato che queste zone turchiniccie non sono sempre ugual- mente disposte, più palesi però sono negli esemplari rac- colti nelle argille turchine, mentre ben pochi sono gli indi- vidui estratti dalle sabbie gialle che presentano questa. parti- colarità, percui più che la colorazione naturale credo che a ciò contribuisca l’azione dei diversi minerali che compongono queste rocce. Sabbie gialle — Pradalbino, Zappolino, Casazzo, Monte Oliveto, Lagune — Coll. Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Museo, Foresti; rara. var. laevis Foresti. Così chiamo una forma che non presenta alcuna costicina longitudinale nell’area posteriore. — Si mostra un poco meno allungata della forma tipica, posteriormente fa palese la so- lita inflessione o angolosità obliqua; le linee trasversali va- riano per numero, per essere più o meno profonde e più o meno distanziate fra loro; fra i pochissimi esemplari che pos- seggo, tengo una valva isolata che si mostra più delle altre alquanto gonfia. Sabbie gialle — Monte Oliveto — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rara. var. untrudiata (Br.). 1814. Tellina uniradiata. . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 511, tav. XII, fig. 4. Ran 1879-82. Psammobia uniradiata Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II; pag. II, fig. 4. Mentre sono pienamente d'accordo col Cocconi (1) e col Pantanelli (2) nel ritenere la P. uniradiata citata e disegnata dall’ Hérnes (3) una specie ben differente da quella del Brocchi; d’altra parte credo col Weinkauff (4) ed altri conchiologi che si debba la specie del Brocchi considerare non altro che una varietà della P. ferroensis (Chemn.) Fra le molte modifica- zioni che si notano nella specie dello Chemnitz è ben mani- festo come le costicine longitudinali dell’area posteriore va- riano grandemente di numero potendo da sei a sette decrescere a due a tre ed anche ad una sola come nella specie del Brocchi; spesse volte poi queste costicine sono così fini e rade che ben difficilmente si distinguono, giungendo per fino a scomparire del tutto come nella var. laevis da me or ora citata. Anche le strie trasversali subiscono notevoli modificazioni, cosicchè mentre in alcuni esemplari sono profonde, regolarmente di- stanziate e che danno luogo a lamelle ben distinte, in altri sono così esili e superficiali che per nulla è distinguibile, sul- l’area posteriore ciò che il Pantanelli chiama crenelatura, cioè la manifestazione dell’incontro dei solchi longitudinali e trasversali. Altra considerazione a farsi si è quella, che quando le coste diminuiscono di numero, giungendo anche ad una costa sola, così pure quando sono poco accentuate, la costa che sta più dappresso all’ inflessione della valva che al cardine, come si esprime il Brocchi, è sempre più dell’altre manifesta. Ora tutte queste particolarità, non fanno altro che accennare ad un graduato passaggio fra una modificazione e l’altra, ma non a caratteri speciali di tal valore da autorizzare a farne tante specie a parte. Il Fontannes, crede esso pure che si debba ritenere di- stinta dalla specie dello Chemnitz, ma confessa di avere a (1) Cocconi. — Opera citata, pag. 268. (2) Pantanelli. — Op. cit., pag. 216. (3) Hornes. — Op. cit., pag. 99, tav. IX, fig. 6. (4) Weinkauff. — Op. cit., pag. 71. — 249 — sua disposizione un modesto materiale di studio, percui non ha potuto certamente osservare tutti quanti i passaggi da una modificazione all'altra. La sua descrizione e la sua figura be- nissimo corrispondono col nostro esemplare. In quest’ unico esemplare del bolognese ed in alcuni altri del piacentino, mentre è bene apparente la costa caratteri- stica, ad occhio nudo l’area posteriore si mostra liscia e senza strie trasversali, mentre col concorso della lente queste strie sebbene superficialissime e sottili si fanno manifeste. Sabbie gialle — Zappolino —. Coll. Foresti; rarissima. var. pyrenaica Fontannes. 1379-82. Psammobia ferroensis var. pyrenaica Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 27, tav. II, fig. 3. Tengo due piccole valve che perfettamente corrispondono alla descrizione ed alle figure del Fontannes. Non molto forte è la convessità loro; carena acuta che gradatamente si innalza dagli apici all’angolo antero-posteriore; lamelle concentriche strette, elevate, sottili; l’area posteriore limitata verso il mar- gine cardinale da una costa analoga alla carena; sull'area sette ad otto coste raggianti tagliate dalle lamelle concen- triche, e nella loro intersecazione piccolissime nodosità appena, appena accennate, mentre sulla costa marginale o sulla carena si osservano delle asperità più marcate. — Oltre questi ca- ratteri riguardanti specialmente l’ornamentazione, anche gli altri che si riferiscono al cardine ed alle impressioni musco- lari e palleale perfettamente vi corrispondono. — Quanto alle dimensioni i miei esemplari sono più piccoli, misurando il maggiore solamente 10 millim. di diametro antero-posteriore e 41, di diametro umbo-ventrale. Sabbie gialle — Monte Oliveto — Coll. Foresti; rarissima. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rarissima. Psammobia costulata Turt. 1822. Psammobia costulata Turton. — Conc. dit. britan., pag. 87, tav. VI, fio. 8. — 250 — 1836. Psammobia discors Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 28, tav. III, fis. 8. 1844. » costulata Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 28. 1872-74. » » Wood S. V. — Suppl. Monogr. Crag. Moll. pag. 150, tav. X, fig. 7. Due sole valve sinistre che corrispondono per bene alla figura ed alla descrizione del Wood e che per nulla differi- scono dagli esemplari viventi. I nostri individui per dimensioni occupano un posto intermedio fra la figura ingrandita e quella di dimensioni naturali dell'autore inglese. L'una è un poco più stretta ed allungata, l’altra un poco più ovale. Variano in esse le costicine dell’area posteriore, essendo in uno degli esemplari perfettamente uniformi, nell’altro invece si presen- tano disugualmente distanziate ed alcune anche più grosse e prominenti. La figura e la descrizione del Philippi anch’ esse per bene si confanno coi nostri esemplari, i quali però si pre- sentano di dimensioni più piccole. Sabbie gialle — Zappolino —- Coll. Foresti; rarissima. Genere Solenotellina, Blainville 1824, em. ( Soletellina). Solenotellina Labordei (Bast.). 13825. Psammobia Labordei. Basterot. — Mem. géol. envir. Bordeaux, pag. 95, tav. VII, fig. 4. 1831. » Basteroti Bronn. — Ital. tert-gebild., pag. 92. 1870. » Labordei. Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 98, tav. IX, fig. 5. ‘1879-82. » > Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 30. Gli esemplari che nel nostro pliocene rappresentano questa specie, non corrispondono in tutto alle figure del Basterot; sono di dimensioni maggiori, più inequilaterali, con una forma più allungata, il margine ventrale è un poco più sinuoso nel centro, il posteriore quasi per nulla troncato, e quella specie di carena ottusa che dall’umbone scende obliquamente al- — 251 — l’angolosità del lato posteriore, bene si manifesta vicino al- l’apice sfumando gradatamente verso il margine. Minori dif- ferenze trovo invece colle figure dell’ Hòrnes, tanto per le dimensioni, quanto per la forma generale; i nostri esemplari mostrano però non così marcata la troncatura posteriore, nè la carena ottusa ed obbliqua. Questa troncatura meno accen- tuata e meno obliqua del margine posteriore è stata notata anche dal Fontannes per gli esemplari della Valle del Rodano. Sebbene sia tipo miocenico, tutta volta si trova, non però molto diffusa in diversi depositi pliocenici tanto italiani che stranieri. È bene manifesto come la forma pliocenica differisca dalla miocenica, ma se’ si considera il lungo tempo trascorso da un periodo ad un'altro, non devono meravigliare le modi- ficazioni avvenute, modificazioni che non venendo a stabilire diversità essenziali nei caratteri propri della specie, credo non si debba questa indicare altro che col nome di chi primo la descrisse. Diametro antero- posteriore 123 millim.; diametro umbo-ventrale 59 millim.; spessore 29 millim. Volendo poi tener calcolo delle differenze che si notano fra gli esemplari del miocene e quelli del pliocene, in allora si potrebbero questi ultimi indicare come var. pliocenica. Argille sabbiose — Monteveglio — Coll. Foresti; rara. Famiglia Donacidae. Genere Donax, Linneo 1758. Donax intermedia Hòrn. M. 1870. Donax intermedia Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, W: vol. II, pag. 102, tav. X, fig. 1. 1374. » trunculus. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioe. coll. bologn., part. 2.*, pag. 19. Sono tre piccole valve sinistre che per bene corrispondono alla descrizione data dal paleontologo tedesco; quanto alle figure ne riproducono benissimo la forma ma diversificano per — 252 — le dimensioni, misurando la valva più grande solo 10 millim. di diametro antero posteriore; nei nostri esemplari sono ben visibili, coll’aiuto della lente le strie raggianti dagli apici al margine, e le lamelle oblique dal lato posteriore, alcune delle quali sono proporzionatamente non piccole. I primi esemplari raccolti erroneamente li riferii alla specie del Linneo; i quali sebbene a primo aspetto abbiano una certa somiglianza colle specie dell’ Hòrnes, tuttavolta anche per i soli caratteri che ho ora accennato bene si distinguono. ]l Coppi cita del bolognese anche il D. trunculus, ma a me, fino ad ora non è mai stato dato raccoglierlo. I nostri esemplari avrebbero ancora qualche somiglianza col D. Ayguesit Fon- tannes (1) ma ne differenziano perchè oltre le dimensioni più piccole, hanno gli apici meno acuti, il margine posteriore meno obliquo e più rotondato, e per mostrare le strie raggianti e le lamelle oblique al lato posteriore. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto — Coll. Fo- resti; rara. Famiglia Petricolidae. Genere Petricola, Lk. Petricola lithophaga (Retz.). 1876. Venus lithophaga Retzius. — Act. Ace. Taurin., vol. V, add., pag. 11-14, TRAI 1870. Petricola >» Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 105, tav. X, fig. 5. 1886. » ? Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1893. » » Bucquoy Dautzenberg et Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 445, tav. LXVII, fig. 20, 25. Gli esemplari raccolti nelle sabbie gialle, in generale per nulla diversificano dagl’individui del Mediterraneo; alcuni però (1) Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 46, tav. II, fig. 23. : : — 253 — presentano una forma un poco più globosa, le valve più gonfie, il lato posteriore più corto e più rotondato, l’ornamentazione, un poco più grossolana; caratteri che meglio ravvicinano questi esemplari alla forma descritta dal Retzius; altri invece ripro- ducono benissimo per la forma, le dimensioni e l’ornamenta- zione le figure dei conchiologi francesi, e più particolarmente la fig. 22. Fino ad oggi non conosco questa specie altro che di Mongardino, dove sembra fosse piuttosto abbondante. Sabbie gialle — Mongardino — Coll. Cavara, Foresti; comune. Famiglia Veneridae. Genere Meretrix, Lamarck 1799. Meretrix pedemontana (Agass.). 1845. Cytherea Pedemontana Agassiz. — Icon. Coq. tert., pag. 58, tav. VIII, fig. 1-4. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 151, tav. XVIII, fig. 1-4. 1874. > > Foresti. —- Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 23. 1881. » » Coppi. — Paleontol. moden., pag. 109, (Ma- iola, Zappolino). 1886. > » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. Grandi e ben conservati esemplari si raccolgono tanto nelle sabbie gialle che nelle argille turchine; per la forma meglio corrispondono colle figure dell’ Agassiz di quello che con quelle disegnate dall’ Hòrnes; mentre poi per il modo con .cui sono disposte le strie trasversali maggiormente somigliano agli esemplari del bacino di Vienna. In quasi tutti gli esem- plari, le strie o solchi trasversali, mano a mano che la con- chiglia cresce si fanno disuguali, rimanendo sempre ben mar- cati alla regione anteriore, obliterandosi in parte nella regione mediana e presentando la loro maggiore disuguaglianza sul lato ventrale e posteriore. Alcuni esemplari acquistano anche — 254 — grandi dimensioni, tengo una valva isolata che misura 110 millim. di diametro antero-posteriore e 82 di diametro umbo- ‘ ventrale; e lo spessore sarebbe di 30 millim.; riescendo di 60 millim., nella conchiglia completa. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto, Zappolino, Mongardino, Lagune, Rasiglio — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola, Monteveglio — Coll. Foresti; comune. var. sulcata Foresti. 1814. Venus erycina Brocchi n. Linneo. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 543. A questa varietà riferisco quegli esemplari che mante- nendo la forma generale della specie dell’ Agassiz, mostrano su tutta quanta la superficie esterna delle valve, solchi eguali e profondi. Tengo un esemplare completo di mediocri dimen- sioni che per alcun tempo ho creduto poterlo riferire alla M. erycinoides (Lk.) descritta e figurata dall’ Agassiz (1); ma siccome anche l’ Agassiz trova grandissima somiglianza fra questa e la M. erycina (L.), distinguendola solamente per la sua forma più allungata ed ovoide, e come giustamente osserva il Pantanelli (2), tanto la specie del Lamarck quanto quella del Linneo non stanno a rappresentare che una specie sola così fatti i debiti confronti con individui della M. erycina vi- vente, mi sono persuaso dovere riferire i miei esemplari fossili interamente solcati, alla M. pedemontuna, considerandoli come una semplice varietà. La M. erycina vivente, oltre presen- tare una forma un poco più globosa, il margine ventrale più curvo, mostra ancora un poco più lungo il lato anteriore, le valve più gonfie, i solchi trasversali in minor numero e mag- giormente disuguali; inoltre su tutti gli esemplari verso il (1) Ayassiz. — Icon. Coq. tert. pag. 44, tav. IX, fig. 4-7. (2) Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. Sinon. sp. Ital. sup. e centr. pag. 190. È — 255 — lato posteriore, là dove si osserva una delle due fascie scure che scendono dall’ apice al margine, si nota un principio di obliterazione nei solchi e delle piccolissime increspature che seguono l’ andamento della fascia stessa. Nessuno de’ miei esemplari fossili presenta questi caratteri; in essi sempre uguali e profondi si mostrano i solchi trasversali, non spariscono in nessuna parte e non v'ha traccia alcuna delle piccole ru- gosità. Le figure poi della M. erycina riprodotte dall’ Hòrnes (1), mentre presenterebbero, per la disposizione dei solchi tra- sversali moltissima somiglianza colla mia varietà, ne diversi- ficano poi per la forma, mostrando un diametro antero-poste- riore di gran lunga maggiore. Secondo il Pantanelli (2), il Brocchi avrebbe conosciuto della M. pedemontana tanto la forma normale lievemente sol- cata su i lati e la varietà completamente solcata, ma esami- nando l’opera dell’ illustre conchiologo italiano, non mi è stato dato di trovare la pagina dove fa notare questa distin- zione. Parlando della M. erycina dice che è similissima alla Venus chione, ma solcata per traverso da solchi ottusi (8), per cui la M. erycina citata dal Brocchi si deve riferire alla M. pedemontana var. sulcata e non alla forma tipica. Probabilmente i frammenti di M. erycina raccolti dal Coppi a Maiola e a Zappolino debbonsi riferire a questa va- rietà. L’ esemplare completo della mia collezione misura 78 millim. di diametro antero-posteriore, 68 di diametro umbo- ventrale e 40 di spessore. Sabbie gialle — Lagune, Zappolino — Coll. Foresti; rara. (1) Hornes. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien. vol. II, pag. 154, tav. XIX, fig. L2: (2) Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 192. (3) Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 548. — 256 — Meretrix chione (L.). 1866. Venus chione. . Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1131. 1850. Cytherea chione Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 207, tav. XX, fig. 4. 1874. » » Foresti — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 23. 1879-32. > » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 66, tav. IV, fig. 3-5. 1886. > » Coppi. — Paleont. moden., pag. 109, (Zappolino). 1893. Meretrit » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfuss. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 328, tav. LII, fig. 1-7. L’ unica differenza che si osserva fra gli esemplari viventi ed i fossili si è quella di mostrare, questi ultimi, il margine posteriore meno convesso, percui la conchiglia assume una forma più triangolare; alcuni presentano ancora la porzione anteriore più acuta ed è per questi caratteri che si trovano differenti anche dalle figure del Wood. Nel bolognese abbiamo degli esemplari che come quelli della valle del Rodano mo- strano sulla superficie esterna delle valve una specie di pieghe trasversali, larghe, non molto prominenti, e divise da solchi abbastanza profondi verso la porzione anteriore; particolarità che si riscontra ancora in alcuni esemplari giovani ed in quelli del Mediterraneo. In generale però le valve sono lisce, con bene apparenti le linee di accrescimento, e mantenendo in molti esemplari ancora le tracce della colorazione, special- mente per le zone trasversali. Fra i miei esemplari fossili non ne ho incontrato alcuno che si possa riferire alla var. brevior ed alla var elongata dei conchiologi francesi. Meretrix rudis (Poli). 1795. Venus rudis. . .. . . . Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. II, pag. 94, tav. XX, fig. db, 16. 1814. » pectunculus. .. Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 560, tav. XIII, fig. 12. Mio 1836. Cytherea venetiana. . . Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 40, tav. IV, fig. 8. 1853. » BUGS. Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll,, pag. 208, tav. XX, fig. 5. 1374. » Mediterranea Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bo- logn., part. 2.*, pag. 24. 1879-82. » FUAISCATA ION Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 67, tav. IV, fig. 6. 1995. Meretrin 0 > UL ino Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 330, tav. LIII, fig. 1.4. Tengo due sole valve, l’una di un esemplare piccolo, l’altra di un esemplare grande; entrambe in generale corri- spondono agli esemplari viventi ed alle figure dei sopra citati autori. L’ esemplare grande ha una forma un poco più globosa degli esemplari del crag d’ Inghilterra disegnati dal Wood e ,81 presenta anteriormente più rotondato della fig. 15 del Poli. Questa valva oltre essere più grande e più gonfia, ha una forma sub-trigona, il diametro antero-posteriore proporziona- tamente più corto, per cui corrisponderebbe alla var. rugata Locard, rappresentata dalla fig. 5, dei conchiologi francesi. L’ esemplare più piccolo per la sua forma e per la superficie ornata di numerosi solchi concentrici, subeguali e ben mar- cati corrisponde agli individui viventi del golfo di Napoli, regalatemi dal dottor Tiberi e che esso credette doverli attri- buire ad una nuova specie, chiamandola M. mediterranea (1), e che i sopracitati conchiologi francesi hanno considerata come una varietà, riproducendola nelle fig. 6, 7. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rara. Meretrix Braunii ( Agassiz). 1845. Cytherea Braunt Agassiz. — Icon. coq. tert., pag. 41, tav. XIII, fig. 1-4. 1874. Venus Dujardini. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 20. (1) Aradas e Benoît. — Conch. viv. mar. Sicil. ecc. pag. 55. 17 — 258 — lega. Venus Braunti. . Coppi. — Paleont. moden., pag. 107 (Majola, Monteveglio). 1886. » Dujardini. Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1893. Cytherea Braunti Pantanelli. — Lamell. plioc. — Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 189. Convinto delle giuste osservazioni del Pantanelli, riporto anch’ io gli esemplari del bolognese, già da me indicati col nome di Venus Dujardini alla specie dell’ Agassiz. Osservato attentamente la cerniera ben si scorgono le caratteristiche del genere Meretrix, inoltre la forma generale ben corrisponde alle figure dell’ Agassiz, salvo ad essere di dimensioni mag- giori, ma mai, almeno nel bolognese, da raggiungere quelle date dal Pantanelli. I nostri esemplari anche in quanto alla forma differiscono dalla Venus Dujardini H6rnes (1), sebbene di molto vi assomiglino, per mostrare il margine anteriore un poco più convesso e molto più corto, cominciando più presto la curva anteriore che l’ unisce al margine ventrale. Non credo che la Venus islandica var. figurata dal Brocchi come vogliono alcuni, si debba a questa specie riferire, presentando una forma affatto differente, specialmente pel diametro antero-po- steriore molto più lungo in rapporto ‘al diametro umbo-ven- trale. Gli esemplari più grandi della mia collezione del bolo- gnese. misurano 58 millim. di diametro antero-posteriore, 49 di diametro umbo-ventrale e 44 millim. di spessore. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Ca- sarzo, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Mon- gardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — Maiola, Pradalbino — Coll. Museo, Foresti; comune. Meretrix multilamella Lk. 1314. Venus rugosa... .. Brocch. n. Linneo. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 548. (1) Hornes. — Foss. Moll. tert-Beck. v. Wien. vol. II, pag. 120, tav. QUO, DE — 259 — 1818. . Cytherea multilamella Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. V, pag. 581. 1845. Venus cincta. . .. .. Agassiz. — Icouogr. coq. tert., pag. 36, tav. IV, fig. 8-10. 1870. » multilamella.. Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 130, tav. XV, fig. 2,3 (San Lorenzo di Bologna). 1874. » > . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. ho- logn., part. 2.*, pag. 21. 1881. » » . Coppi. — Paleont. moden., pag. 108, (Zap- polino). 1879-82. >» » . Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 50, tav. III, fig. 2. Specie abbondantissima nei nostri depositi pliocenici; va- riabilissima per forma, per dimensioni, per numero delle la- melle trasversali; la maggior parte degli esemplari presentano _ una forma ovale trigona, come le figure date dall’ Hòrnes; ne tengo alcuni di forma oltremodo globosa, coi diametri antero- posteriore e umbo-ventrale perfettamente eguali e con uno spessore inferiore solo di 3 millim.; di questi se ne potrebbe fare una varietà col nome di var. g/obosa, la quale certamente corrisponderebbe alla var. abbreviata Cocconi (1); tengo altri individui colle valve molto depresse e questi si riferirebbero alla var. depressa indicata dal Brocchi (2); altri infine col diametro antero-posteriore molto allungato acquistando per tal modo una forma alquanto trasversale. Anche le lamelle che adornano questa specie sono molto variabili per numero, per grossezza, per essere più o meno sporgenti, per mostrarsi ugualmente o disugualmente distanziate. Gli esemplari giovani si raccolgono in maggior numero nelle argille sabbiose. Di questa specie posseggo esemplari di Toscana, di Ca- strocaro, del modenese, del piacentino e di molte altre lo- calità italiane, ma i meglio conservati e che presentano anche dimensioni maggiori sono quelli raccolti nelle argille marnose di Castrocaro. (1) Cocconi. — Enum. sistem. moll. mioc. e plioc. prov.: Parma e Piacenza pag. 284. (2) Brocchi. — Conch. foss. subap. vol. II, pag. 549. — 260 — Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pra- dalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Sco- peto, Rasiglio — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Monteveglio, Maiola — Coll. Museo, Foresti; co- munissima. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti, Foresti; comune. Genere Dosinia, Scopoli 1777. Dosinia ewxoleta (L.). var. ponderosa B. D. D. 1874. Artemis ewoleta Foresti. -— Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. Dei pag. 24.” 1893. Dosinia » var. ponderosa Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Ruuss, vol. II, pag. 345, tav. LIV, fig. 9. Per la forma generale, per la proporzione dei diametri, non però per lo spessore che è un poco minore, per la gros- sezza del guscio, pel genere d’ ornamentazione, l’unica valva che conosco viene benissimo a corrispondere colla varietà dei conchiologi francesi. Non rappresenta il tipo per essere meno orbiculare, per il margine cardinale più declive posterior- mente, per le lamelle concentriche più grosse e meno regolari. Avrebbe ancora qualche somiglianza specialmente per la forma colla D. lupinus (Poli) var. lnceta (Pult.), ma si distingue per la maggiore solidità del guscio, per il genere d’ ornamenta- zione che è un poco più grossolano di quello della specie del Poli, e finalmente per il rapporto fra i diametri. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Museo; rarissima. — 261 — Dosinia lupinus (Poli). 1795. Venus lupinus. Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. II, tav. XXI, fig. 8. 1853. Artemis lincta . Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 215 tav. XX, fig. 6. 1374. » lupinus Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 24. 1879-82. » ? Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 71, tav. IV, fig. 12. 1893. Dosinia » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 197. 1393. ? » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. vol. II, pag. 347, tav. LV, fig. 1-6. I pochi esemplari che conosco mi presentano in generale la stessa forma e le stesse dimensioni degli esemplari viventi, forme e dimensioni che variano come si può osservare dalle figure riprodotte dagli autori sopracitati. Le differenze notate dal Pantanelli fra gli esemplari fossili e i viventi, se si ve- rificano in alcuni esemplari, non tali si presentano in tutti; negli esemplari che conosco oltre avere i diametri uguali fra loro come in molti individui viventi, anche le linee transverse non sono per nulla più sentite, la tumidezza delle valve e la forma ne è perfettamente eguale, come egualmente sentita la depressione lunulare. Non ho citato le figure dell’ Hérnes, perchè presentano una forma diversa e molto vicina invece alla D. Adamsoni. Alcuni degli esemplari che posseggo corrispondono alla fis. 5 dei conchiologi francesi, altri colla fig. 8 del Poli; po- chissimo somigliano alla figura del Fontannes la quale è molto allungata dall’ umbone al margine e ristretta ai lati; convengo pienamente col Pantanelli essere questa forma della valle del Rodano un tipo diverso da quello italiano, ma però non tanto da credere di poterne fare una specie nuova, poichè da alcune varietà della specie del Poli si passa gradatamente alla forma disegnata dal Fontannes. Sabbie gialle — Monteveglio, Zappolino. -- Coll. Museo, Foresti; rara. _.'26m— var. lincta (Pult.). 1799. Venus linceta . . Pulteney. — Catal. Portlarid, tav. I, fig. 14. 1845. Artemis lincta . Agassiz. — Iconogr. Coq. tert., pag. 26, tav. III, fig. 11-14. 1893. Dosinia lupinus var. lincta Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. -— Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 353, tav. LV, fig. 7-11. Dietro le ultime osservazioni fatte sui molluschi marini del Roussillon dai sopra citati conchiologi francesi sono io pure persuaso di dovere tenere la specie del Pulteney come una va- rietà della specie del Poli. Il mio esemplare presenta il guscio più grosso e le valve più convesse della specie tipo, l’ orna- mentazione un poco più grossolana specialmente alla porzione anteriore e posteriore; in quanto alla forma è un pochino più allungata dall’ umbone al margine ventrale, e presenta al margine posteriore una leggerissima angolosità; corrisponde per bene alle figure dell’ Agassiz, ed alla fig. 11 dei conchiologi francesi. Sebbene alcuni esemplari assumino una forma che si av- vicina alla var.: ponderosa della D. exoleta; sempre però si distingue per avere proporzionatamente più corto il diametro antero-posteriore e l’ ornamentazione più fina e più irregolare. Sabbie gialle — Zappolino — Coll. Foresti; rarissima. Dosinia Adamsoni (Philip.). 1844. Cytherea Adamsoni Philippi. — Abbild. Beschreib. n. Conch. vol. I, Cytherea, pag. 169, tav. II, fig. 2. 1845. Artemis Basteroti . Agassiz. — Iconogr. Coq. tert,, pag. 24, tav. III, fig. 7-10. 1870. Dosiria Adamsoni. Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 147, tav. XVI, fig. 4. È una sola valva destra che per la sua forma generale e per le dimensioni benissimo corrisponde colle figure dell’ Hòrnes; quelle dell’ Agassiz oltre essere un poco più grandi, hanno — 263 — anche il diametro antero-posteriore un poco più lungo. Gli apici sono prominenti, quanto all’ ornamentazione sembra che anch’ essa corrisponda alla descrizione che ne dà 1’ Agassiz; dico sembra, perchè l individuo che posseggo è un poco al- terato dalla fossilizzazione, mostra le strie trasversali fine e regolari, e tre o quattro cingoli un poco più grossi, come si osserva nelle figure dell’ Hòrnes. O questa specie è rarissima nel nostro pliocene od è stata confusa con altre, essendo ben pochi gli autori che la ri- cordano. Sabbie gialle — Zappolino — Coll. Foresti; rarissima. Dosinia nitens? Doderl. È una specie così nominata dal Doderlein nella collezione del museo di Modena, ma senza averla mai descritta, nè fi- gurata, ed è citata dal Pantanelli nel suo ultimo lavoro (1). Il mio esemplare, sebbene in uno stato di conservazione non troppo ottimo, per essere in alcuni punti rotto o schiacciato, crederei però si potesse riferire a questa specie. Confrontato con un bellissimo esemplare di Castellarquato, avuto in co- municazione dal Direttore del museo geologico di Modena, ho visto che presenta moltissimi degli stessi caratteri. Ha una forma suborbicolare, le valve pochissimo convesse, gli apici acuti e piegati anteriormente, la lunula cordiforme, limitata da un solco profondo; non posso precisare il contorno: del margine perchè o mancante, o schiacciato, o screpolato; 1’ or- namentazione è formata da minute strie concentriche, piuttosto disuguali per profondità e dimensioni e meglio marcate alle porzioni anteriore e posteriore; la superficie delle valve è abbastanza lucente. Per la forma e le dimensioni si mostra differente dalla specie sopra citata; solo per l’ ornamentazione ha molta so- miglianza colla D. lupinus e varietà. Sarebbe un poco più (1) Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr. pag. 197. — 264 — grande dell’ esemplare di Castellarquato, e la sua forma un poco più orbicolare. Misura 45 millim. di diametro antero-posteriore; 44 millim. di diametro umbo-ventrale e 23 millim. di spessore. Sabbie gialle — Mongardino — Coll. Foresti; rarissima. Genere Venus, Linneo 1758. Venus gigas (Lk.). 1818. Cyprina gigas ... Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. V, pag. 557. 1818. » umbonaria Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb. vol. V, pag. 559. 1845. Venus > Agassiz. Iconogr. coq. tert., pag. 29, tav. VI. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 118, tav. XII, fig. 1-6. 1874. >» ? Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 20. 1881.» » Coppi. — Paleont. moden., pag. 107 (Maiola Zappolino ). 18935 lati gigas. e ie: Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 203. Mentre convengo col Pantanelli di preferire il nome spe- cifico di gigas a quello di umbonaria, non posso poi unire a questa specie la V. islandicordes, per se ragioni che verrò esponendo parlando di quest’ ultima. Gli esemplari della YV. gigas tanto nelle sabbie che nelle argille sono comuni, di grandi dimensioni e ben conservati; benissimo corrispondono colle figure dell’ Hòrnes e con quelle dell’ Agassiz; la loro forma è sempre tondeggiante, le valve tumide, poca la diffe- renza fra il diametro antero-posteriore e il diametro umbo- ventrale e molto curva la linea formante il margine poste- riore; il guscio è molto grosso e in molti individui bene ap- parenti alcune zone turchiniccie trasversali. Questi caratteri generali si osservano ancora in esemplari di mediocri e piccole dimensioni. — 265 — Le misure degli esemplari più grandi della mia collezione sono le seguenti: diametro antero-posteriore 115 millim.; dia- metro umbo-ventrale, 111 millim.; spessore, 77 millim. Sabbie gialle — Monteveglio, Monte Oliveto, Zappolino. — Coll. Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comune. Venus islandicoides (Lk.). 1814. Venus îslandica . .. Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 554. 1814. » ? var. Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 597, tav. XIV, fig. 5, (Colline del bolognese ?). 1818. Cyprina islandicoides Lamarck. — Hist. nat. anim. sans. verteb., vol. V, pag. 558. 1345. Venus » Agassiz. — Iconogr. coq. tert., pag. 81, tav. VII, fig. 5, 6. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 121, tav. XII, fig. 7, 8, tav. XIII, fig. 2. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., i part. 2.°, pag. 20. 1886. > » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1379-82.» » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 45, tav. III, fig. 1. Tengo questa specie separata dalla V. gi9as, perchè tutti gli esemplari che conosco, tanto dei depositi pliocenici del bolognese, quanto per quelli del piacentino, della Toscana e di altre località, qualunque ne sia la dimensione loro, mi si presentano generalmente colle valve meno gonfie, col diametro ‘antero-posteriore più lungo, il margine posteriore più declive e meno convesso e con un oscuro indizio di angolosità o carena che scende dagli umboni al margine; il punto di congiunzione del margine posteriore col margine ventrale accenna ad una ottusa angolosità, come si osserva nella fig. 6 dell’ Agassiz. In generale gli esemplari di questa specie sono più comuni della — 266 — specie precedente, e più facilmente si raccolgono nelle sabbie gialle. Certamente essa presenta moltissima somiglianza colla V. gigas ed alcuni esemplari ne formano un immediato pas- saggio, percui non volendo considerarla come specie a parte, si potrebbe ritenerla come una varietà ben distinta della V. gigas. La maggior parte degli individui non raggiungono le dimensioni della prima. Ho citato il Brocchi tanto per la specie tipo, quanto per la varietà, perchè anche con quest’ ul- tima, i nostri esemplari, sebbene non tanto ellittici, presentano una certa somiglianza; in quasi tutti i nostri individui non si scorge nella superficie esterna delle valve il leggerissimo solco, notato dall’ Agassiz e ben manifesto sulla sua figura 5; nella mia collezione ne tengo però uno in cui questo solco, sebbene appena accennato è pure abbastanza visibile. Gli esemplari giovani di questa specie disegnati dall’ Hòrnes nella tav. XII, presentano abbastanza la forma che assumono in generale i nostri individui pliocenici, mentre le figure della tav. XIII, riproducono invece la forma della V. gigas. Mentre convengo col Fontannes nel ritenere diverse la V. islandicoides Lk. e la V. Dujardini Horn. non posso poi seco lui convenire nel considerarle vicine, sia come specie, sia come varietà di uno stesso tipo; la forma generale, le di- mensioni, la convessità delle valve, la grossezza del guscio. la differenza nella cerniera, sono caratteri abbastanza marcati, per poterle, anche a colpo d’occhio distinguere. Sabbie gialle — Pradalbino, Casazzo, Monteveglio, Zap- polino, Lagune, Mongardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comune. Sotto-genere CHIone Megerle von Mihlfeldt 1811. Venus (Chione) plicata Gral. 1790. Venus plicata . . Gmelin. — Linn. syst. nat., ediz. XIII, pag. 3276. 1814. » > . + Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 542. — 267 — 1870. Venus plicata. . Hirnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 132, tav. XV, fig. 4-6 (Mar- tignone). 1874. » >» .. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., partoszoaipassizio 1879-82. » » . . Fontanues. — Moll. plioc., vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 52, tav. III, fig. 3. 1881. ? » .. Coppi. — Paleont. moden., pag. 108 (Maiola, Zappolino). 1886. » » . Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1888. » picco De Stefani. —- Iconogr. n. moll. plioc. dintor. Siena, pag. 193. Non avendo modo di fare per questa specie, confronti di esemplari viventi cogli esemplari fossili, e tenuto calcolo non solo delle osservazioni del De Gregorio (1) e del De Stefani, ma anche delle grandi differenze che presentano fra loro i nostri esemplari fossili, tali p. e. la forma, il numero e la di- sposizione delle lamelle trasversali, non trovo ragione suffi- ciente per cambiare il nome sotto il quale viene da tutti gli autori riconosciuta. Se le osservazioni del De Stefani sono giuste, come credo in moltissimi casi, essendo esso intelligente, esatto e scrupoloso osservatore, in allora io crederei che le poche differenze che presenta la forma fossile colla vivente si potessero tenere a calcolo, ma solo per indicare come gli esemplari fossili del terziario superiore appartenenti alla specie del Gmelin si distinguano da quelli dell'attualità, e perciò indicarli tutt'al più come varietà, applicando loro il nome del De Stefani e cioè var. pliocenica. Gli individui che in abbondanza si raccolgono, special- mente nelle nostre sabbie gialle, presentano in generale una forma sub-trigona, colle valve schiacciate, colla carena po- steriore più o meno prominente, e cogli altri caratteri bene descritti dall’ Hòrnes, alle cui figure anche i nostri esemplari benissimo corrispondono. Oltre la grande variabilità nel nu- mero, nella grossezza o nella disposizione delle lamelle tra- (1) De Gregorio. — Intorno alla V. impressa Sow. (V. plicata Gml. auct.) pag. 88 (1884). — 268 — sversali e nell'essere queste più o meno sporgenti, notansi ancora le differenze nella forma e nella tumidezza delle valve, trovando fra i nostri esemplari anche la var. valvis tumidio- ribus indicata dal Brocchi. Sabbie gialle - - Pradalbino, Monte Oliveto, Monte Mag- giore, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Scopeto, Mongardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rara. Venus ( Chione) gallina L. ‘var. senilis Br. 1814. Venus senilis Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 539, tav. XIII, fig. 13. 1874. >» » Foresti. — Cat. Moll. foss. coll. bologn, part. 2.°, pag. 22. 1881.» » Coppi. — Paleont. moden. pag. 108 (Zappolino). 1386. >» » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. Credo anch’ io colla maggior parte dei naturalisti che la forma indicata dal Brocchi non possa tenersi specificamente separata dalla specie del Linneo, ed il Brocchi stesso era anche convinto che non ne potesse essere che una varietà. Qualunque siano le dimensioni, gli individui del terziario supe- riore hanno sempre una forma un poco più rotondata, le valve un peco più gonfie, le lamelle trasversali schiacciate come negli esemplari viventi, ma però costantemente più grosse, e sdoppiandosi nella regione posteriore si fanno proporzionata- mente più sottili, più disuguali, più grinzose. Nelle sabbie gialle raccolgonsi esemplari che superano per dimensioni gli esemplari viventi, mentre nelle argille sabbiose sono sempre più piccoli. Le figure del Brocchi mentre corrispondono abba- |, stanza cogli individui del nostro pliocene, mostrano però gli apici molto più acuti. Fra gli esemplari delle sabbie gialle, tengo una valva sinistra di un grosso individuo, che misura 46 millim. di diametro antero-posteriore e 44 millim. di dia- metro umbo-ventrale, sulla quale si osservano delle striscie — 269 — irregolari di color ruggine che scendono obliquamente dagli umboni al margine, e bene apparenti solo nel centro della valva; anche questa specie di colorazione non corrisponde alla variatissima degli esemplari viventi. Sabbie gialle —- Monteveglio, Zappolino, Lagune, Mongar- dino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Montevecchio, Monteveglio, Maiola — Coll. Foresti; comune. Venus (Chione) excentrica Agass. 1345. Venus excentrica Agassiz. — Iconogr. coq. tert. pag. 34, tav. V, fig. 9-11. 1879-82.» ? Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 60, tav. III, fig. 13. 1393. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 201. Una sola valva sinistra che corrisponde per la forma e l’ornamentazione colle figure dell’ Agassiz e meglio ancora con quelle del Fontannes: in essa sono interamente applicabili le precise e dettagliate osservazioni fatte dal Pantanelli; posseggo nella collezione del piacentino anche un’ esemplare completo di dimensioni maggiori di quelle del bolognese, che sono piut- tosto piccole e che esso pure per nulla differisce dalle sopra- citate figure e descrizioni. Le linee irregolari che costituiscono quella serie di segmenti non concentrici all’umbone, non si osservano sempre nello stesso posto; nell’ esemplare del pia- centino si fanno manifeste a metà circa delle valve, in quello del bolognese sono bene apparenti verso il margine ventrale. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rarissima. Venus (Chione) ovala Penn. 1777. Venus ovata . Pennant. — British Zool., ediz. IV, vol. IV, pag. 206, tav. XCV, fig. 3. 1814. » radiata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 548, tav. XIV, fig. 3. — 270 — 1853. Venus ovata . Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 218, tav. XIX, fig. 4. 1870. ? » . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 139, tav. XV, fig. 12. 1874. » » . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 22. 1877. ? » . Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 119, (Val di Savena). 1879-82.» » + Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 63, tav. IV, fig. 1. 1881. » » . Coppi. — Paleont. moden., pag. 108 (Zappolino). 1893. » » . Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 377, tav. LIX, fig. 12-23. Questa specie è alquanto comune nei nostri depositi plio- cenici, e come faceva notare il dott. Manzoni (1) anche da noi si è nelle argille turchine dove si raccolgono gli esem- plari di maggiori dimensioni; ma ciò non prova che la forma piccola sia esclusiva delle sabbie gialle, perchè la maggior parte degli esemplari delle argille turchine sabbiose sono di dimensioni piccolissime. Queste differenze di grandezza che il Cocconi (2) opinerebbe di chiamare var. major e var. minor e che lui ha riscontrato specialmente nelle sabbie gialle di Rio Orzo nel piacentino, si riscontrano del pari in depositi di sabbie gialle di altre località. In quelle di S.ta Maria di Catanzaro gli esemplari grandi abbondano più dei piccoli. Quanto alla forma generale ed all’ornamentazione per nulla diversificano dagli esemplari viventi e perfettamente cor- rispondono colle figure del Brocchi, del Wood, e del Fontannes. Negli esemplari grandi l’ornamentazione è più grossolana e perciò sembrano avere un’aspetto diverso, e ciò specialmente per il solco che divide pel lungo le coste longitudinali me- diane e che si prolunga dal margine oltre la metà della valva. Questo solco già osservato e bene descritto dal Brocchi negli esemplari fossili non si osserva nella maggior parte degli in- (1) Manzoni. — Sagg. conch. foss. subapp. faun. sabb. giall., pag. 18. (1868). (2) Cocconi. — Op. cit., pag. 288, — 271 — dividui dell’attualità, e solo in alcuni si fa manifesto verso il margine ventrale. Anche nei nostri esemplari pliocenici le strie concentriche sono numerose e profonde. Sabbie gialle -- Casazzo, Monte Oliveto, Zappolino, La- gune, Mongardino — Coll. Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Monteveglio, Maiola — Coll. Museo, Foresti; co- munissima. ‘ Marne argillose — Ponticello in Val di Savena —- Colle- zione Berti; rara. Sotto-genere ANAITIS Romer 1857. Venus ( Anaitis) fasciata (Da Costa). var. scalaris Bronn. 1778. Pectunculus fasciatus Da Costa. — Brit. Conch., pag. 188, tav. XIII, fio. 3. 1614. Venus dysera. . ... Brocchi n. Linneo. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 511. 1831. » ’scalaris. . .. Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 100. 1870. » » . « - « Hornes. — Foss. Moll. tert. Berck. v. Wien., vol. II, pag. 137, tav. XV, fig. 10. 1874. » fasciata. ... Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 21. 1879-32. » scalaris.... Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 56, tav. III, fig. 9, 10. 1893. » fasciata, var. scalaris Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 387, tav. LIX, fig. 10, 11. Essendo la specie del Da Costa variabile nella sua forma “e nel numero delle sue coste, credo anch'io che le diverse specie che presentano un assieme di caratteri eguali, tali p. e. la V. dysera citata dal Brocchi, la O. Brognarti Payr. la V. scalaris Bronn etc. debbonsi tutte riferire o come si- nonimi o come semplici varietà della V. fasciata; egli è perciò che i pochissimi esemplari raccolti nel pliocene bolognese e — 272 — che oltre corrispondere cogli esemplari dell’ attualità, corri- spondono anche colle descrizioni e colle figure dei sopracitati autori e specialmente con quelle dei conchiologi francesi, gli ho considerati come una varietà della specie del Da Costa. Essi hanno una forma più triangolare della specie tipo, le coste sono in minor numero, più grosse, taglienti ai margini e ravvolte verso gli apici. Sabbie gialle — Bel Poggio in S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Bel Poggio in S. Lorenzo in collina — Coll. Museo, Foresti; rara. Genere Tapes, Megerle von Miihlfeldt 1811. Tapes vetulus Bast. var. pliocenica Foresti. 1884. Tapes vetulus Bast. var. pliocenica Foresti. — Contrib. conch. terz. ital. III, pag. 313, tav. I, fig. 10. 18939» » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 213. Nulla ho da aggiungere a quanto dissi nella minuta e dettagliata descrizione di questa varietà. Le osservazioni fatte anche dal Pantanelli, mostrano quali siano le differenze fra gli esemplari del nostro pliocene e quelli del bacino di Vienna disegnati dall’ Hòrnes (1). Siccome poi i nostri esemplari molto meglio somigliano, specialmente per la forma ed anche in certo qual modo per l’ornamentazione alle figure del Basterot, così alle specie di quest'autore e non a quella del Michelotti (T. Genei) (2) ho creduto riferirli, tanto più che ritengo colla maggior parte dei conchiologi, quest’ ultima non essere altro che la stessa specie del Basterot. (1) Hornes M. — Op. cit., pag. 113, tav. IX, fig. 1. (2) Michelotti. — Brev. cenn, alc. rest class. Brachiop. ed Acefal. etc., pag. 163. (1839). OGNI Seguito per ciò a considerare i nostri esemplari come una semplice varietà e non una speeie a parte, perchè l’unica dif- ferenza ben marcata consiste nell'avere gli individui pliocenici le coste trasverse sempre regolari, qualunque sia la grossezza ed il numero loro. Sabbie gialle — Monte Biancano, Monteveglio, Lagune — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose —- Monteveglio, Maiola — Coll. Museo, Foresti; rara. Famiglia Cyprinidae. Genere Isocardia, ( Klein 1753) Lamarck 1799. Isocardia cor (L.). 1766. Chama cor . Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1137. 1795. » » . Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. II, pag. 113, tav. XXIII, figo 4,2. 1853. Isocardia cor Wood S. V. — Monog. Crag. Moll., pag. 193, tav. XV, fig. 9. Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 163, tav. XX, fig. 2. 1374. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 26. Coppi. — Paleont. moden., pag. 104 (Monteveglio). Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss vol. I pag. 814, tav. LI, fig. 1, 5. 1870. » 1881. 1892. p % % v Quando pubblicai la 2* parte del mio catalogo dissi che mentre erano abbondantissimi i frammenti di questa specie, quasi mai trovavansi esemplari perfetti e completi; oggi invece ‘parecchi ne possiedo tanto delle sabbie che delle argille. Come avevo di già indicato, questa conchiglia varia qualche poco nella forma; incontransi esemplari più o meno rotondati, altri col diametro antero-posteriore più allungato; alcuni mo- strano il margine ventrale perfettamente curvo, altri invece con una insenatura più o meno sentita; gli umboni sono ora 18 — 274 — più sporgenti, ora meno; alle volte più ravvicinati fra loro, altre volte più distanti; e così dicasi anche delle valve che mentre generalmente sono molto turgide, qualche volta si presentano molto meno gonfie. Per le dimensioni e per la forma, in generale per nulla diversificano dagli esemplari viventi, e perciò bene corrispondono colle figure del Poli e dei conchiologi francesi; come pure corrispondono cogli esem- plari fossili del bacino di Vienna disegnati dall’ Hornes, mentre differenziano un poco con quelli del crag d'Inghilterra ri- prodotti dal Wood. Il Cocconi (1) cita una forma nuova di questo genere che chiama I. mayeriana, ma che io crederei si dovesse riferire invece ad una semplice varietà della specie del Linneo. Se non fossero le figure che riproduce, mi sembra dovesse riescire difficilissimo il potere comprendere a quale forma ha voluto riferire gli esemplari che ha preso a descrivere; nella descri- zione esso dice essere questa specie più larga nel senso antero- posteriore, volendo indicare lo spessore della conchiglia, e chiama poi spessore la grossezza del guscio delle valve; di più dice che l’intero margine ventrale assume una figura quasi quadrangolare. . Sabbie gialle — Bel Poggio, S. Lorenzo in collina, Mon- teveglio, Lagune, Rasiglio — Coll. Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comune. Genere Coralliophaga, de Blainville 1827. Coralliophaga lithophagella Lk. 1841. Chama coralliophaga:. . . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 525, tav. XIII, fig. 10, 11. 1819. Cardita lithophagella . . . . Lamark. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. VI, pag. 27. (1) Cocconi. — Op. cit., pag. 304, tav. VII, fig. 13-14 e tav. VIII, fig. 4. i - — 275 — 1873. Cypricardia coralliophaga . Cocconi. — Enum. sistem. moll. mioc. e plioc. provin. Parma e Piacenza, pag. 292. 1874. » lthophagella . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. part. 2.8, pag. 27. 1892. Coralliophaga » . Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 318, tav. L, fig. 9-16. Non tengo che alcuni frammenti di un’ esemplare raccolto in un foro di Lithodomus praticato in un pezzo di calcare albarese. Trovandosi fra i frammenti i due apici e porzione dell’ estremità posteriore, si può in certo qual modo interpre- tare qual fosse la forma dell'esemplare; tenendo poi anche calcolo del dove è stato estratto, non v ha dubbio alcuno sulla sua determinazione. Il Cocconi cita e figura diverse varietà di questa specie, ma il nostro esemplare rappresenterebbe, con minori dimensioni, la forma illustrata dal Brocchi colla fig. 10. Considerando poi l’ambiente ove questo mollusco cresce e si sviluppa, è ben facile il comprendere come debba assu- mere forme svariate, e perciò queste modificazioni di forma non credo, a tutto rigore si possano considerare come varietà, perchè esso è costretto a seconda dell’ ampiezza e della forma del foro dove si sviluppa a modellare il proprio guscio in un modo piuttosto che in un’altro. Le differenze della forma di questa conchiglia, riprodotta dai diversi conchiologi, è una prova bastante delle sue molte è facili modificazioni. Argille sabbiose — Monte S. Giorgio — Coll. Foresti; rarissima. Famiglia Chamidae. Genere Chama, (Linneo) Bruguière 1789. Chama gryphoides L. 1766. Chama gryphoitdes Linneo. — Syst. nat. ediz. XII, pag. 1139. 1795. » » Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol, II, pag. 122, tav. XXIII, fig. 3. — 276 — 1857. Chama gryphoides Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll. pag. 162, tav. XV, fig. 8. 1870. » » Hornes. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien. vol. II, pag. 210, tav. XXXI, fig. 1 ( Mar- tignone). 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 33. 1879-82. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 105, tav. VI, fig. 17. 1892. » ? Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 307, tav. L, fig. 1-4. 1395. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr. pag. 183. La supposizione del Wood sul modo indifferente di questa bivalve di aderire o colla destra o colla valva sinistra, e la credenza del Pantanelli nel ritenere che la valva aderente rimanga sempre la stessa potendo però svolgersi in un senso o in un altro credo meritano più lunghe e ripetute osserva- zioni per potere essere accettate come fatti assoluti e ben constatati. Egli è vero che le considerazioni dei sopra citati autori si presentano molto seducenti, e potrebbero anche avere qualche probabilità di vero, ma fino ad oggi non ne abbiamo una certezza assoluta; ed è perciò che io seguito, con la maggior parte dei conchiologi a considerare le specie di questo genere che si riscontrano nei depositi del nostro pliocene come tante specie distinte. i La C. gryphoîdes è abbastanza abbondante tanto nelle sabbie che nelle argille, nulla diversifica per forma, per di- mensioni e per ornamentazione cogli esemplari dell’ attualità, e nel pliocene della nostra provincia mai l’ho raccolta di grandi dimensioni. Tanto negli esemplari fossili, che negli individui viventi l’ornamentazione delle due valve è variabi- lissima, tuttavolta nella valva inferiore o aderente secondo alcuni, o parassitica secondo altri, le lamine trasversali sono in generale meno numerose, più grossolane, di quelle della valva superiore o libera dove si presentano più minute e colle squame echinate e tubulari più ravvicinate e più numerose. Nelle mie collezioni dell’Italia meridionale tengo alcuni — 277 — grossi frammenti, rappresentanti specialmente la porzione su- periore e dove gli apici sono completi; dalle loro dimensioni, dalla grossezza del loro guscio si può benissimo arguire come gli esemplari completi dovessero superare le dimensioni delle figure date dall’ Hérnes. Probabilmente questi individui gi- ganteschi, come credono il Weinkauff, il Fontannes ed altri appartengono ad altra specie. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Mon- teveglio, Zappolino, Lagune, Scopeto, Rasiglio — Coll. Museo, Foresti; comunissima. i Argille sabbiose —- S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Mon- tevecchio, Monteveglio — Coll. Foresti; comunissima. Marne argillose — Casazzo, Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. Chama gryphina Lk. 1814. Chama sinistrorsa Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 519, 1819. » gryphina. Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. VI. pag. 97. 1870. » » . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, i vol. II, pag. 212, tav. XXXI, fig. 2. 1874. » sinistrorsa Foresti. —. Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.°, pag. 34. 1877. » gryphina. Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 120, (Val di Savena). 1892. » >» —. Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 811, tav. L, fig. 5-8. Ho citato questa forma col nome specifico di Lamarck, accettando pienamente le osservazioni e le conclusioni dei sopra indicati autori francesi. È piuttosto rara nel nostro ‘ pliocene; e i suoi esemplari sono in generale più grandi di quelli della specie precedente, subiscono anch’ essi diverse mo- dificazioni, specialmente nell’ ornamentazione la quale è sempre meno accentuata della specie del Linneo, in particolar modo per il numero delle lamelle concentriche, e per le squame echinate e tubolose che si erigono sovr’ esse. — 278 — I nostri esemplari benissimo corrispondono colle figure dell’ Hòrnes e con quelle dei conchiologi francesi. Per le di- mensioni, per l’ ornamentazione e per gli altri caratteri cor- rispondono ancora cogli individui dei nostri mari, e solo ne differiscono un poco per la forma, essendo gli esemplari viventi più stretti e col diametro umbo-ventrale più lungo. Sabbie gialle — Pradalbino, Rasiglio — Coll. Museo, Fo- resti; rara. Chama dissimilis Bronn. 1831. Chama dissimilis Bronn. — Ital. tert. Gebild. pag. 641. 1856. » » Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 69, tav. V, fig. 15, e vol. II, pag. 50. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 34. 1893. » » Pantanelli. — Lamell. plioc., Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 180. Corrispondendo gli esemplari che tengo nelle mie colle- zioni, tanto del bolognese, quanto della Toscana, di Castel- Viscardo, del piacentino, dell’ Italia meridionale ecc. colla de- scrizione e colle figure del Philippi ho creduto notarli con questo nome, e ritenerli come appartenenti ad una specie a se, e non come varietà d'altra specie conosciuta. Questi esem- plari differiscono dalle altre due specie sunominate, oltrechè per le strie accennate nella descrizione del Philippi, anche per mostrare una forma sub-quadrata, con una depressione longitudinale ‘che scende dall’ umbone al margine e posta nella regione posteriore di ciascuna valva; questa depressione forma nell'interno delle valve un’angolosità ottusa che interessa anche l'impressione muscolare posteriore. In questa specie generalmente le squamme sono più grandi e più elevate; le di- mensioni della conchiglia sono sempre maggiori di quelle dei numerosi esemplari della C%. gryphoides; è più frequente della specie del Lamarck, ma meno comune della specie del Linneo. In questa specie meglio che nelle altre si osservano come tanti cordoni longitudinali, formati dalla sovraposizione regolare di — 279 — una serie di squame tubulose; questi cordoni variano per nu- mero e si osservano sopra ambedue le valve. Il De Gregorio (1) crede che la forma squamata Desh., della C%. lacernata Lk. sia eguale alla C%. dissimilis Bronn ed accenna (come si osserva essere avvenuto in tutti gli esem- plari che conosco) che per alterazione perde le lamelle, mo- strando la struttura fibrosa raggiante interrotta dai resti delle lamelle esistenti. Sabbie gialle —- Pradalbino, Monte Oliveto, Monte Biancano, Monteveglio, Zappolino, Lagune, hasiglio — Coll. Museo, Ra- siglio; comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Foresti; rara. Famiglia Cardiidae. Genere Cardium, Linneo 1758. Cardium hians Br. 1814. Cardium hians Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 508, tav. XIII, fig. 6. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., - vol. II, pag. 181, tav. XXVI, fig. 1-5. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., parto 2:57 pan 190. i 1879-82. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., | voli dEypas 80 tav Vyfie. E TSI PINNA » Coppi. — Paleont. moden., pag. 105 (Zappolino ). 1886. » >» Cavara. — Flor. foss Mongardino, pag. 16. Gli esemplari che posseggo di questa specie, di cui uno solo quasi completo, corrispondono colle descrizioni e colle ‘figure del Brocchi e del Fontannes; corrispondono pure cogli esemplari viventi, ed anzi con questi vanno del pari pel numero delle coste, contandosene 19 tanto negli uni come negli altri e non 17 come accenna il Brocchi. Colle figure dell’ Hòrnes (1) De Gregorio — App. sopr. tal. Cham. pag. 207 (1885). — 280 — non diversificano in quanto la forma generale, ma mostrano un maggior numero di coste, gli spazii un poco più ristretti, molto meno accennata la costa intercostale ed invece ben ma- nifesto il solco sul dorso delle coste longitudinali. Questa forma del bacino di Vienna secondo il Mayer, come nota il Cocconi (1) per le differenze che presenta coi nostri esemplari pliocenici, costituirebbe una specie diversa, che propone di chiamarla C. danubianum. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Monte Biancano, Lagune, Mongardino — Coll. Cavara, Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Mon- teveglio, Maiola — Coll. Foresti; comune. Cardium inaequicosta Foresti. È una piccola conchiglia, subequilatera, posteriormente ro- tondata, dilatata, anteriormente?...; presenta da 18 a 19 coste longitudinali raggianti dagli umboni al margine. Undici di queste coste convesse occupano lo spazio dalla metà circa della valva al margine anteriore; sono ugualmente distanziate fra loro, e diminuiscono leggiermente e gradatamente di gros- sezza andando verso la periferia; fra gli spazii delle ultime 7 od 8 osservasi un altra costicina molto più sottile, meno pro- minente, che s’innalza circa a metà dell’ altezza della valva. Dal lato posteriore, partendo dal centro s' alzano tre coste più grosse, più prominenti, più distanziate fra loro e fra esse non si osserva nessuna costicina; proseguendo verso il margine po- steriore se ne contano altre 5 o 6 più sottili, più ravvicinate, meno prominenti e un poco disuguali. Verso il margine nella porzione ancora intatta, che è quella che comprende porzione del margine ventrale, ed il margine posteriore, le coste si fanno più depresse, quasi per nulla rilevate e in alcuni punti spariscono affatto. Le strie di accrescimento sono numerose, minutissime e coll’ aiuto della lente bene visibili negli inter- (1) Cocconi — Op. cit., pag. 296. (1873). ea — 281 — stizi e nella porzione anteriore. Gli umboni sono abbastanza prominenti e non molto ripiegati. Tengo due soli esemplari rappresentati da due valve non complete e di dimensioni diverse; impigliate nella roccia e non potendole liberare per avere il guscio piuttosto sottile, nulla posso dire sulla loro porzione interna, sulla cerniera e sulle impronte muscolari e palleale; per la parte di cui man- cano, non posso accennare qual forma avesse la porzione posteriore, e se il margine ventrale fosse semplice o crenulato. Sembra che il numero e la distribuzione delle coste su- bisca in questa specie delle modificazioni; nell’ esemplare più piccolo si osserva che sono solamente 8 le costicine uguali che dal centro della valva vanno verso il margine anteriore, dopo delle quali ve ne ha una più sottile, divisa dalle prime da uno spazio molto largo, dopo di essa se ne contano altre due sottilissime e come accoppiate, divise mercè di un altro spazio piuttosto largo da una terza, anche più sottile e che trovasi vicinissima al margine. Questa distribuzione non si osserva nell’ esemplare più grande, le coste fin quasi al margine an- teriore mantengono gli spazi uguali, diminuiscono gradata- mente di volume, e solo dopo l’ ultima si osserva uno spazio molto largo nel centro del quale, mercè un forte ingrandi- mento si può discernere una sola costicina filiforme. In am- bidue restano sempre ben marcate le tre coste più grosse, più prominenti, e fra loro più delle altre distanziate. Quanto alle dimensioni nulla posso dire di preciso, ap- prossimativamente sembra che l’ esemplare più grande avesse le seguenti dimensioni: Diametro antero-posteriore 11 a 12 millim.; diametro umbo-ventrale 9, a 10 millim.; spessore 8 millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Collez. | Berti; rarissima. i Cardium aculeatum L. 1766. Cardium aculeutum Linneo. — Syst. nat. edz., XII, pag. 1122. 1/91. » » Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 62, tav. XVII, fig. 13. — 282 — 1874. Cardium aculeatum Foresti. — Cat. Moll. foss.. plioc., coll. bologn., part. 2.%, pag. 30. 1886. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1892. » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 251, tav. XL, fig. 1-7. 1893. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 167. Questa specie è abbastanza comune, specialmente nelle sabbie gialle. Tutti i miei esemplari corrispondono più o meno cogli esemplari viventi e in tutti è ben manifesta la costa, che ora più ora meno prominente, limita la porzione poste riore anche il diametro antero-posteriore mostrandosi ora più lungo ora meno, in certo qual modo fa variare anche la forma ge-' nerale della conchiglia. Quanto poi alla forma delle spine ed alla loro posizione, carattere sul quale si fonda il Pantanelli per distinguere alcune specie che crede siano state confuse fra loro, non posso nulla dire di positivo, perchè nella maggior parte de’ miei esemplari sono troncate. Anche fra gli esemplari viventi che tengo nella mia col- lezione del Mediterraneo, trovo alcune differenze nella forma generale, causa la maggiore o minore sporgenza della costa posteriore e la maggiore o minore lunghezza del diametro antero-posteriore. Sabbie gialle — Monte Biancano, Monteveglio, Zappolino, Mongardino, Rasiglio, Scopeto, Lagune — Coll. Museo, Cavara, Foresti, comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Monteveglio — Coll. Fo- resti; rara. var. biancontanum Cocc. 1873. Cardium Bianconianum Cocconi. — Enum. sistem. Moll. mioc. e plioc., prov. Parma e Piacenza, pag. 296, i tav. IX, fig. 6-9. 1893. ? AGR Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 169. Per la maggior parte dei caratteri principali, io credo che questa forma debba ascriversi al C. aculeatum piuttosto — 283 — che al C. echinatum, specialmente per la forma delle coste e per la presenza dell’ angolosità che limita la regione posteriore; ho creduto poi di considerarla come una varietà della specie del Linneo, piuttosto che una specie a parte, non trovandovi caratteri tali da potere ciò, fare. I pochi esemplari raccolti nelle cab gialle, tranne delle dimensioni che sono più piccole, corrispondono abbastanza colla descrizione e colle figure del Cocconi, tranne della forma ge- nerale, che è più allungata trasversalmente, meglio somiglie- rebbero colla var. perrugosa del Fontannes specialmente per il numero delle coste che sono da 17 a 18 e non 15 o 16, per ‘le rugosità trasversali negli interstizi e sulle coste, le quali nella specie del Cocconi sono liscie e per la forma delle spine che sono acute, allungate e più numerose ai lati; di più mentre il Cocconi dice non vedersi nella sua specie traccia alcuna dell’ angolo obliquo alla parte posteriore, nei nostri esemplari invece è abbastanza visibile. Siccome poi non v' ha una perfetta somiglianza fra gli esemplari del bolognese, con quelli del piacentino, e degli altri del S. E. della Francia, ma conservando tutti alcuni ca- ratteri che mostrano esservi uno strettissimo legame fra loro, così per non accrescere il numero delle varietà, ho creduto meglio ritenere il solo nome datogli dal Cocconi, essendo stato esso il primo a descrivere ed illustrare questa forma. Sabbie gialle — Zappolino, Lagune — Coll. Foresti; rara. Cardium erinaccum Lk. 1791. Cardium echinatum Poli non Linneo. — Test. utriusg. Sicil., vol. I, pag. 61, tav. XVII, fig. 4-6. 1819. > erinaceum Lamarck. — Hist. nat. anim. sans. verteb. vol. VI, pag. 3. d£83L » > Copp. — Paleont. moden., pag. 105 (Zappolino). 1892. >» » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. -- Moll. mar. Rouss. vol. II, pag. 271, tav. XLIII, fig. 1-5. Tengo una sola valva nella quale ben poche sono le spine che trovansi ancora intatte; per il numero delle coste, per la — 284 — forma loro quadrangolare, uguali per larghezza agli interstizi e per tutti gli altri caratteri, corrisponde abbastanza cogli in- dividui viventi. Si presenta però con il diametro umbo-ventrale proporzionatamente meno lungo di quello che si osserva nelle fisure del Poli e in molti esemplari dell’ attualità, percui meglio corrisponde colle figure dei conchiologi francesi. Non è di grandi dimensioni e probabilmente non avendo ancora rag- giunto il suo ultimo grado di sviluppo, rappresenta una forma un poco più orbicolare, carattere bene apparente negli esem- plari giovani, e bene espresso nella fig. 5 dei suddetti con- chiologi. Nel mare pliocenico del bolognese questa specie era piut- tosto rara in confronto all’ altre dello stesso genere. Sabbie gialle — Zappolino — Coll. Foresti; rarissima. Cardium echinatum L. 1766. Cardium echinatum Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1122. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 81. 1881. » » Coppi. — Paleont. modenese, pag. 105 (Mon- teveglio ). 1886. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 180290606, » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 261, tav. XLII, fig. 1-2. 1893. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 171. Se è bene accertato che questa specie del Linneo non viva nel Mediterraneo come ne dubitano i sopracitati conchiologi francesi, in allora la maggior parte degli esemplari viventi e fossili che tengo nelle mie collezioni debbonsi riportare al C. mucronatum Poli; ma le giuste osservazioni e le ottime fi- gure date dai suddetti, e i confronti fatti fra i diversi esem- plari fossili che posseggo, mi persuadono a ritenere che tanto la specie del Linneo, quanto quella del Poli vivessero nei nostri — mari pliocenici, considerandole però non come due specie di- stinte ma invece come l’ una varietà dell’ altra. Egli è perciò PSE ZII È — 285 — che riferisco alla specie tipica, che tale considero quella del Linneo un’ esemplare delle sabbie gialle e diversi delle argille che per la forma loro, per la forma delle coste, per l’ atteggiarsi delle spine mi corrispondono colle figure date dai conchiologi francesi, ed anche le dimensioni poco o nulla differenziano da quelle accennate per questa specie; solo presentano qualche differenza nel numero delle coste, essendovi alcuni esemplari che ne contano 21 o 22 invece di 19 e 20, e perciò più rav- ‘vicinate fra loro; inoltre si nota in qualche individuo un principio di passaggio alla var. Duregneî, tendendo le coste ad allargarsi, a farsi un poco depresse ed a mostrare più ap- parente il solco mediano. Sabbie gialle — Zappolino, Monte Biancano — Coll. Museo Foresti; rara. Argille sabbiose — Monteveglio, Maiola — Coll. Foresti; comune. var. mucronata Poli. 1791. Cardium mucronatun Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. I, pag. 59, tav. XYII, fig. 7, 8. 1892. » echinatum var. mucronata Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 266, tav. XLII, fig. 4 5. Gli esemplari che riferisco a questa varietà, si mostrano di forma meno obliqua, meno inequilaterale della forma ti- pica, e per conseguenza cogli omboni sub-centrali; presentano il diametro antero-posteriore più lungo il margine cardinale più largo. Le coste sono in numero di 19 a 20, con numerose papille spatuliformi alla parte anteriore, più ravvicinate presso .il margine ventrale; anche questi esemplari subiscono delle variazioni specialmente riguardo la forma delle coste, il nu- mero e la forma delle papille; le coste alle volte tendono ad ingrossarsi, a farsi più piatte, ed in questi individui che ac- cennano ad un passaggio alla var. Duregnei, le papille si mostrano non trasversali, ma allungate e in minor numero. I nostri esemplari meglio corrispondono colle figure dei — 286 — conchiologi francesi che con quelle del Poli, non tanto per l’ornamentazione, il numero delle coste ecc. quanto per la forma generale che si mostra un poco più trasversale. Sabbie gialle — Zappolino, Monteveglio, Mongardino — Coll. Foresti; comune. var. Duregnei de Boury mss. 1874. Cardium echinatum var. Deshayesi Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 81. 1892. » » » Duregnei. Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 266, tav. XLII, fig. 3. La forma fortemente globulosa, la grossezza del guscio, le coste più larghe degli interstizi, piatte, con un solco me- diano profondo, la superficie rugosa specialmente negli spazi intercostali, distinguono gli individui che mostrano queste par- ticolarità da quelli rappresentanti la forma tipica. Varia in questi esemplari la convessità delle valve, ed anche la loro forma esterna, la quale, sempre però globosa si mostra alle volte con un diametro antero-posteriore più lungo; percui mentre per la maggior parte gli individui fossili corrispon- dono alla figura sopracitata, alcuni altri mantenendo tutti i caratteri propri, presentano una forma che si avvicina a quella indicata per la var. mucronata. Prima di conoscere il lavoro dei conchiologi francesi, te- nevo nelle mie collezioni alcuni esemplari che presentando i caratteri di questa varietà, avevo denominati var. Deshayesi; sbaglio comesso per avere avuto degli esemplari del Medi- terraneo che erroneamente portavano il nome del Payraudeau; fra questi ve ne erano alcuni che differenziavano dagli altri per essere più globosi, e col guscio più grosso e che perciò avevo distinti col nome di var. globosa. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Biancano, Zappolino — Coll. Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. — 287 — Cardium Deshayesiù Payr 1826. Cardium Deshayesii Payraudeau. — Catal. Anal. et Moll. Ile de Corse, pag. 56, tav. I, fig. 33, 35. 1881. » echinatum var. Deshayesti Coppi. — Paleont. moden., pag. 105 (Monte Biancano). 1892. » Deshayesit Bucquoy, Dautzenberg, Dolfus. -- Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 267, tav. XLIII, fig. 6,7, 1893. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e cent., pag. 170. Tanto la descrizione, quanto la figura del Payraudeau perfettamente corrispondono all'unico esemplare raccolto nelle sabbie gialle; presenta una forma rotondata-cordata, conta numero 24 coste acute, ornata di numerose papille dilatate all’apice strette alla base, piegate in alto e scavate inter- namente; gli spazi intercostali sono fortemente striati. Per la forma generale e per le forti striature intercostali poco o nulla diversificherebbe da alcuni esemplari della C. echinatum var. mucronata; il numero delle coste, l'essere esse ‘acute, e la forma delle papille ne mostrerebbero invece la disomi- glianza. Quanto al numero delle coste, mentre lo trovo sempre costante nel C. echinatum tipo e nelle sue varietà sopracitate, in questa forma invece è di un numero maggiore e cioè da 23 a 24; inoltre il solco mediano che è ora più, ora meno profondo nelle forme precedenti, ma sempre manifesto e la forma loro rotondata ed alle volte un poco depressa, nella specie del Payraudeau invece le coste sono sempre elevate, larghe alla base e terminate in un angolo molto acuto. Questa forma diversifica pure per la disposizione e la figura delle papille le quali mantengonsi più o meno cupuliformi anche nella porzione anteriore, mentre nella var. mucronata della specie del Lamarck dall'essere papillose cochleariformi ante- riormente si fanno acute alla regione posteriore. Per tutti i caratteri differenziali ora accennati sono dell'avviso dei con- chiologi francesi di dovere considerare questa forma una specie a parte. — 288 — Se le ricerche paleontologiche e zoologiche porteranno alla scoperta di qualche forma intermedia fra la specie del La- marck e quella del Payraudeau in allora si potrà aggiungere anche questa forma alle altre varietà del C. echinatum. In questo caso la forma delle coste, che credo sia il carattere più essenziale per tenerla distinta, starebbe ad indicare una modificazione del C. echinatum in senso inverso di quella che presenta la var. Duregneiî; e così con questa varietà del de Boury formerebbero i due estremi delle modificazioni della specie tipo nella quale le coste non sono ne molte larghe, ne depresse, ne molto strette ed acute, ma semplicemente ro- tondate e col solco mediano pochissimo profondo. Sabbie gialle — Monte Biancano — Coll. Foresti; ra- rissima. Cardium tuberculatum L. 1766. Cardium tuberculatum Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1122. 7945 » » Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. ©l, tav. XVI, fig. 5, 6. 1392. » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 256, tav. XLI, fig. 1,0. Per la forma, per il numero delle coste, per le grosso- lane increspature sovr’ esse e negli spazi intercostali e per la forma dei tubercoli corrispondono per bene cogli esemplari dell'attualità; in generale però presentano le coste un poco meno rotondate, per essere leggiermente schiacciate. In diversi esemplari su tutta quanta la lunghezza delle coste si mostrano ben pronunziate e grossolane le increspature, che dagli in- terstizi salgono sovra esse, divise sul dorso da un sottilissimo solco longitudinale abbastanza profondo; questa disposizione delle increspature sulle coste si osserva ancora in alcuni esemplari viventi specialmente verso i margini; particolarità avvertita anche dal Brocchi. Fra i miei fossili ne tengo ancora alcuni in cui manca il solco longitudinale sulle coste, per cui le rughe le attraversano senza interruzione. Nella mia collezione di Castrocaro, questa specie è rap- — 289 — presentata da individui che superano un poco le dimensioni degli esemplari viventi, mantenendo inoltre le tracce bene apparenti dalle fascie trasverse colorate. Sabbie gialle — Monte Biancano, Zappolino, Monteveglio — Coll. Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose — Monteveglio, Maiola — Coll. Foresti; rara. Cardium multicostatum Br. 1814. Cardium multicostatum Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 506, tav. XIII, fig. 2. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bolog., part. 2.8, pag. 38. 1879-82. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol II, pag. 87, tav. V, fig. 10, 1893. » » Pantanelli — Lamell. plioc. Enum. e Siuon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 174. Tengo una sola valva, non del tutto perfetta; tuttavolta per la sua forma e per il numero delle coste e così pure per gli altri caratteri, corrisponde abbastanza colla descrizione e colla figura del Brocchi. Non ho citato le figure date dal- l’Héornes e dal Basterot, perchè per le dimensioni molto più piccole, e per la differenza nella forma credo stiano a rap- presentare tipi diversi. Trovo giuste le osservazioni del Fon- tannes sopra la differenza di forma e di dimensioni che in- contransi in questa specie; differenze che io pure ho potuto verificare sopra i diversi esemplari che tengo nelle mie col- lezioni. Quello del bolognese mostra il margine ventrale ton- deggiante come è rappresentato nella figura del Fontannes, e non quasi retto nel centro come si osserva nella figura del Brocchi; quanto alla forma della valva, sarebbe intermediaria fra quella del conchiologo italiano e l’altra del conchiologo francese; per le dimensioni supera di molto quelle indicate dal Fontannes, perchè enumera 70 millim. di diametro umbo- ventrale e 66 di diametro antero-posteriore. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rarissima, i 19 — 290 — Cardium hirsutum Bronn. 1831. Cardium hirsutum Bronn. —- Ital. tert. Gebild., pag. 104. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. 1I, pag, 190, tav. XXVI, fig. 6, 8. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn. part. 2.*, pag. 32, Per le dimensioni, per il numero delle coste, e princi- palmente poi per la forma delle squame, benissimo somiglia alle figure date dall’ Hòrnes; ne diversifica poi un poco per la forma, mostrandosi il nostro esemplare più tondeggiante, non avendo quasi per nulla accennata la troncatura al mar- gine posteriore. — Secondo l’Hòrnes ed il Cocconi, questa specie corrisponderebbe al C. strigelliferum Wood; a me sembra che la specie del crag d'Inghilterra sia ben differente. — Se- condo la descrizione e le figure date dal Wood (1) la specie inglese ha una forma più trasversale, dimensioni più grandi, un numero di coste minore, e diversa la forma delle squame. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Cardium paucicostatum Sow. 1791. Cardium ciliare . ... .... Poli n. Linneo. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 59, tav. XVI, fig, 20. 1839. » paucicostatum. . . Sowerby. — Ill. Conch. gen. Cardium, tav. I, fig. 20. 1844. » ciliare L. var. B. Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 37. 1855. » echinatum. . . . . Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 152, tav. XIV, fig. 3. 1874. » paucicostatum. . . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.°, pag. 30. (1) Wood. — S. V. Monogr. Crag Moll. vol. II, pag. 154, tav. XIII, fig. 5. (1855). — 291 — 1892. Cardium paucicostatum . . Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 268, tav. XLIV, fig. 1, db. Le due valve raccolte nelle argille, tranne delle dimen- sioni, forse per essere individui giovani, somigliano perfetta- mente agli esemplari viventi, tanto per la forma generale, quanto per il numero e la forma delle coste; anche la forma delle squame è la stessa tranne che nei fossili si presentano posteriormente più elevate e più acute. — Alcune leggiere differenze ho potuto notare ne’ miei esemplari del bolognese; uno di essi si mostra più gonfio e col diametro antero-posteriore di soli 2 millim. più lungo del diametro umbo-ventrale, mentre l’altra valva si presenta meno gonfia, con maggior differenza nei due diametri e perciò più trasversalmente allungata. Ho citato anche le figure del Wood perchè mi sembra meglio corrispondino colla specie del Sowerby che con quella del Linneo sotto il cui nome è indicata; e difatti la descri- zione e meglio poi le figure riproducono perfettamente il C. paucicostatum. La differenza del numero delle coste è tanto minima, che non può questa essere presa come carattere spe- cifico; i miei esemplari fossili contano 16 coste, i viventi 17, quelli del crag 19 a 20.— Gli esemplari di questa specie che tengo nelle altre mie collezioni di molluschi fossili, e special- mente quelli di Castrocaro, raggiungono per dimensioni gli individui del Mediterraneo. — La fig. 5 dei sopracitati autori francesi, benissimo riproducono i miei esemplari fossili, fatta astrazione delle piccolissime differenze che ho citato. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rara. Cardium edule L. var. umbonata Wood. 1853. Cardium edule var. umbonata Wood S. V. —. Monogr. Crag. Moll. pag. 155, tav. XIV, fig. 26. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 32. Be 1892. Cardium edule var. umbonata Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 295, tav. XLVII, fig. 12. La specie tipica del Linneo non l'ho incontrata nei nostri depositi pliocenici; i due soli esemplari che posseggo, o per meglio dire le due valve rappresentate da modelli interni, sui quali osservansi ancora alcuni frammenti di guscio crederei non andare errato attribuendoli alla varietà citata dal Wood; tanto per la forma loro, quanto per le dimensioni e per il numero delle coste, corrispondono abbastanza bene colla figura 2-6 del crag d’Inghilterra, mostrando però il diametro umbo- ventrale un poco più lungo, percui la conchiglia si mostra meno larga. — La descrizione minuta che ne danno i sopra- citati conchiologi francesi perfettamente corrisponde coi nostri esemplari, la figura ne differisce un poco mostrando le coste molto meno distanziate. Non ho citato le figure dell’ Hoòrnes perchè per la forma loro poco corrispondono coi nostri esemplari. Il conchiologo tedesco, cita la specie del Linneo anche del bolognese e pre- cisamente del Rio Martignone; ma io dubito alquanto di questa provenienza. Sabbie gialle — Lagune — Coll. Foresti; raro. Cardium indeterminatum Foresti. È una piccolissima conchiglia ovale-cordiforme, cogli apici prominenti e ravvolti; tiene 30 costicine raggianti, piatte, divise da spazi uguali; nella porzione marginale sono un poco più prominenti e meglio distinte, mentre nella regione umbo- nale sono obliterate, ove coll’ajuto della lente si osservano delle sottilissime e superficiali strie concentriche; diritto il mar- gine cardinale, robusti il dente cardinale e anteriore. Questo è tutto quanto mi è possibile dire di questo piccolo esemplare, non potendo altro aggiungere, perchè tutto il margine è in diverso modo rotto e mancante e perchè la valva che è molto sottile è ancora in gran parte impigliata nella roccia. — 293 — Le dimensioni approssimative sarebbero le seguenti — Dia- metro antero-posteriore, e diametro umbo-ventrale eguali e cioè 3 1 millim. spessore 1 } millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Cardium papillosum Poli. 1791. Cardium papillosum Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 56, tav. XVI, fig. 2, 4. 1814. » planatum . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag.507, tav. XIII, fig. 1. 1870. ? papillosum Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 191, tav. XXX, fig. 8. 1874. » ? Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.%, pag. 32. 1879-82. > > Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 83, tav. V, fig. 4,5. 1881. » » Coppi. —- Paleont. moden., pag. 106 (Zap- i polino). 1892. » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 273, tav. XLIV, eo. Pochissimi esemplari, e fra esso uno solo completo, il quale per le dimensioni, per la forma generale, per il numero delle coste, le papille e le punteggiature intercostali perfettamente corrisponde cogli esemplari viventi e colle figure dei conchio- logi francesi; anche le figure dell’ Hirnes e del Fontannes ri- producono benissimo questa specie. — Le figure del Poli mo- strano posteriormente non più delle papille, ma invece dei tubercoli appuntati, ciò che non si osserva in nessun individuo nè fossile, nè dell’attualità; e probabilmente ciò è dovuto alla poca accuratezza del disegnatore. Nel bolognese, fra i Cardii di piccole dimensioni e che trovansi ancora viventi nei nostri mari, è questa la sola specie ch'io mi abbia fino ad oggi rinvenuta. Sabbie gialle — Monte Oliveto — Coll. Foresti; raro. Sotto-genere LaArvicarRpIoM Swainson 1840. Cardium ( Larvicardium) cyprium (Br.). 1814. Venus cypria . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 545, tav. XIII, fig. 14. 1874. Cardium fragile. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.%, pag. 33. 1895. » ciprium Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 170. È una sola valva non completa, di piccole dimensioni, ma che per la forma, per il genere di ornamentazione, per le piccole denticolazioni al margine, per le strie finissime su tutta quanta la superficie esterna corrisponde per bene alla descrizione ed alla figura del Brocchi. Le costicine un poco più prominenti che si osservano alla parte anteriore, prominenza prodotta dal - l'essere le strie più profonde, non presentano ben distinti i numerosi e piccolissimi tubercoletti ottusi indicati dal Brocchi, solo verso il margine dove i solchi trasversali sono un poco più profondi, prendono l’aspetto di essere tubercolate. — Seb- bene per la forma si potesse credere di avere sott'occhio un individuo giovane del C. norvegicum, il genere di ornamenta- zione lo fanno subito distinguere. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rarissimo. var. gracilis Foresti. È una piccolissima valva coll’ultima estremità dell’apice sciupata; misura 9 millim. di diametro antero - posteriore e 10 millim. di diametro umbo-ventrale; è gonfia verso l'apice il quale è prominente ed accenna ad essere stato molto piegato; ha una forma allungata dall’apice al margine ventrale ed è ristretta ai lati; minutissime e finissime strie longitudinali si osservano sulla sua superficie esterna; sono superficiali nel centro, ma più profonde anteriormente, come nel C. cyprium; — 295 — sulle costicine che ne risultano non è visibile alcun tuberco- letto; l’area anteriore è limitata da una angolosità ottusa, ab- bastanza prominente che dall’apice scende al margine e le. strie più marcate si manifestano subito dove comincia ad al- zarsi la sopraccennata angolosità; posteriormente invece pre- senta, come nel C. oblongum Chemn. un’area perfettamente liscia. Le strie longitudinali sono più numerose e più fine di quelle che si osservano nella specie del Chemnitz, e la forma della conchiglia è più allungata e ristretta di quella della specie del Brocchi; alcuni solchi tagliano trasversalmente le strie. Quanto ai caratteri interni nulla posso dire, perchè la valva molto sottile, in molti punti screpolata ed aderente alla roccia, non permette poterla distaccare. Per i caratteri ora accennati, si capisce come alcuni siano riferibili al O. oblongum, altri al C. cyprium, ma essendo più quelli che fan parte di quest’ultima specie, ho creduto do- verla piuttosto unire alla specie del Brocchi, ma solo come varietà. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Cardium (Laevicardium) oblongum Chemn., 1780. Cardium flavum . . Born. n. Linneo. — Test. Mus. Crws., pag. 47, tav. III, fig. 8. 1786. » oblongum Chemnitz. — Conch. Cab., vol. IV, tav. XIX, fig. 190. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 33. 1892. > > Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 303, tav. XLIX, fig. 1-4. Poche valve di giovani individui che per la loro forma allungata dall’apice al margine ventrale, per la superficie liscia presso gli umboni, striata nella regione mediana, anteriormente e posteriormente o liscia o con qualche traccia di coste ap- pena appena indicate, e per qualche linea trasversale di ac- crescimento, per bene corrispondono agli esemplari viventi. Le — 296 — specie di questo sotto genere che si rinvengono nel nostro plio- cene, oltre essere poco numerose, presentano anche un piccolo numero di individui, nessuno dei quali è stato raccolto in istato adulto. Sabbie gialle — Monte Biancano, Lagune — Coll. Museo, Foresti; raro. Famiglia Erycinidae. Genere Kellya, Turton em 1822 (Kellia). Kellya suborbicularis? (Montg.). 1803. Mya suborbicularis Montague. — Test. Brist., pag. 39 e 564, tav. XXVI, fig. 6. 1822. Kellia ? Turton. — Brist. bivalv., pag. 57, tav. XI, fig. 5, 6. 1850.» » Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 118, tav. XII, fig. 8. 1888. >» È De Stefani. — Iconogr. n. Moll. plioc. d' intor. Siena, tav. IX, fig. 13-16. Riporto dubitativamente alcune valve isolate, quasi mi- croscopiche raccolte nelle marne argillose, le quali per la forma loro e per altri caratteri corrispondono abbastanza a questa specie. In quanto alla forma meglio somigliano agli esemplari viventi, che alle figure date dal De Stefani, e pre- sentano una forma intermedia fra le due riportate dal Wood. Le valve sono sottilissime e trasparenti e misurano 1 millim. di diametro umbo-ventrale ed 1! millim. di diametro an- tero - posteriore. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti — rarissima. Kellia ambigua? (Nyst.). 1839. Corbula ambigua Nyst et Westendorp. — Nouv. rich. Coq. foss. Anvers, pag. 6, tav. III, fig. 4. — 297 — 1843. Erycina ambigua Nyst. — Descr. Coq. foss. terr. tert. Belg., pag. 89, tav. IV, fig. 6. 1850. Iellia » Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 120 tav. XII, fig. 11. 1870. Erycina >» Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 251, tav. XXXIV, fig. 7. , L’unica valva che possiedo, tanto per la forma che per le dimensioni, meglio somiglia alle figure date dall’ Hòrnes che a quelle degli altri autori; è vero però che il Wood cita le sue figure come due varietà. Anche la descrizione data dal paleontologo tedesco meglio corrisponde col nostro esemplare, il quale mostra proporzionatamente il diametro antero - poste- riore un pochino più corto; la fossetta legamentare interna ben prolungata, e l’umbone piuttosto acuto. Sabbie gialle — Zappolino -- Coll. Foresti; rarissima. Famiglia Astartidae. Genere Astarte, J. Sowerby 1816. Astarte sulcata (Da Costa). 1778. Pectunculus sulcatus Da Costa. -.- Brit. Conch., pag. 192. 1853. Astarte sulcata. . . . Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll. pag. 182, tav. XVI, fig. 5. 1870. > >» .... Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 26. Diverse valve isolate che per la loro forma piuttosto ovale, per il guscio non molto grosso e per essere tutte quante sol- cate a solchi larghi e profondi, riferisco a questa specie del De Costa. Differiscono poi dalla figura del Wood, per mo- strarsi un poco più allungate trasversalmente, per avere si- nuoso il margine dorsale anteriore e meno sentita la tron- catura posteriore. Bene impresse sono le impronte muscolari e palleare, finissima e regolare la crenelatura marginale. Fra queste poche valve ve ne ha una che mostra il margine ven- — 298 — trale un poco più curvo, percui allungandosi proporzionata- mente il diametro umbo-ventrale, si mostra di forma un poco meno ovale. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto — Coll. Fo- resti; Museo; rarissima. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Astarte fusca (Poli). 1791. Tellina fusca. . . Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. I, pag. 49, tav. XV, fio. 82, 33. 1814. Venus incrassata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 557 e 670, tav. XIV, fig. 7. 1353. Astarte » Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II pag. 178, tav. XVI, fig. 6. 1874. » fusca. .. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 26. Anche di questa specie non tengo che poche valve isolate; per dimensioni corrispondono alle figure del Brocchi, sono però un poco più triangolari, presentando il diametro antero- posteriore un poco più corto. Sono più piccole degli esemplari viventi, hanno il guscio robusto; alcune non presentano solchi, altre alcuni appena accennati; ben visibili le linee di accre- scimento, ed in un’ esemplare bene apparenti ancora alcune fa- scie strette, trasversali di colore cenerino scuro. Le figure del Wood non si possono paragonare ai nostri esemplari, perchè una, mostra una troncatura troppo marcata, l’altra una forma trasversale allungata; le figure del Poli bene vi corrispondono per la forma, ma non per l’ornamentazione, mostrando troppo marcati i solchi trasversali; percui resta ben manifesto come questa specie subisca delle variazioni tanto per la forma, quanto per l’ornamentazione. Sabbie gialle — Lagune — Coll. Foresti; rara. — 299 — Famiglia Carditidae. Genere Venericardia, Lamark 1801. Venericardia intermedia (Br.). 1814. Chama intermedia. . . . Brocchi. -— Conch. foss. subap., vol. II, pag. 520, tav. XII, fig. 15. 1875. Cardita » . + . + Cocconi. — Enum. sist. Moll. mioc. e plioc. prov. Parma e Piacenza, pag. 812. 1874. » » . + + + Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bo- logn., part. 2.*, pag. 28. 1893. Venericardia intermedia Pantanelli. — Lamell. plioc. Euum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 152. Alle minute e dettagliate descrizioni di questa specie date dal Brocchi ed ultimamente dal Pantanelli, benissimo corri- spondono gli esemplari del bolognese. Fra i molti individui raccolti specialmente nelle sabbie gialle, tutti completi e in ottimo stato di conservazione non è rara la varietà transverse abbreviata e tumidior del Cocconi ed anche qualche esemplare dell'altra varietà citata dallo stesso autore e che chiama den- tifera per presentare sopra due delle coste del lato posteriore delle squame irte e pungenti; mentre secondo il Cocconi queste squame sono in gran numero, nei nostri esemplari invece sono pochissime. Anche colle figure del Brocchi i nostri individui corrispondono benissimo per la forma, solo che questi non mo- strano gli spazii intercostali tanto larghi e non così numerose e così sottili le coste sul lato posteriore. Sabbie gialle — Pradalbino, S. Lorenzo in collina, Casazzo, Monte Oliveto, Montevecchio, Monteveglio, Lagune, Mongardino, ‘“— Coll. Museo, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Mon- teveglio — Coll. Museo, Foresti; comune. — 300 — Venericardia rhomboidea ( Br.). 1814. Chama rhomboidea. ... Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 533 e 667, tav. XII, fig. 16. 1879-82. Cardita bollenensis. . . . Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 124, tav. VII, fig. 18, 20. 1893. Venericardia rhomboidea Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 154. Che fra questa specie e la V. intermedia esistano dei grandi rapporti, non v'ha dubbio alcuno, ed è anche facile l’ osservare alcuni individui della prima mostrare alcuni caratteri proprii della seconda. Così per esempio mentre nella V. rhomboidea la forma generale è più rombica, tutta volta in alcuni indi- vidui si osserva che allungandosi il diametro antero-posteriore vengono gradatamente ad avvicinarsi alla forma della V. în- termedia; così ancora mentre alla V. intermedia sono tuber- coli ottusi, trasversalmente allungati che ornano tutte le coste, nella V. rhomboidea invece nella maggioranza degli individui si osservano pochi e radi tubercoli tondeggianti, leggermente accuminati nel centro e sparsi irregolarmente; ma io tengo nelle mie collezioni alcuni esemplari i quali mostrano, special- mente sulle coste della regione anteriore dei tubercoli allun- gati trasversalmente simili a quelli della V. intermedia. Ma sebbene esistano fra queste due specie i leggeri passaggi che ho accennato, restano però sempre costanti nelle due forme alcuni caratteri speciali, come sarebbero la differenza nelle dimensioni del dente esterno della valva sinistra, la differenza nella forma delle coste dell’area depressa, la differenza nella forma delle coste longitudinali e degli spazii iutercostali; dif- ferenze minutamente descritte parte dal Brocchi e parte dal Pantanelli e che per brevità non sto a ripetere. Egli è dietro a queste osservazioni fatte sopra molti esemplari che ho cre- duto correggere le mie prime vedute, e ritenere con altri con- chiologi, questa forma come specie a se e non come una va- rietà della V. infermedia come aveva sospettato anche il sii — 301 — Brocchi. Le figure del Brocchi non riproducono esattamente i nostri esemplari del bolognese, non tanto per la forma ge- nerale, quanto per la forma delle coste; generalmente però hanno il diametro antero-posteriore più c®rto; e le coste sono lesgermente tondeggianti e non così angolose sul dorso come rappresentano le fisure; tengo però pochi individui che spe- cialmente sulle coste della porzione anteriore accennano a questa angolosità. Le figure e la descrizione che dà il Fon- tannes della sua C. bollenensis, xiproducono perfettamente i nostri esemplari, e la sola mancanza del secondo dente car- dinale anteriore, non è un carattere sufficiente da separarla dalla specie del Brocchi, perchè anche in questa oltre essere solamente rudimentale, alle volte manca. Anche con questa specie, per chi se ne sentisse la smania, si potrebbero fare delle varietà, perchè si osservano individui con valve più o meno gonfie; col diametro antero-posteriore più o meno lungo; alcuni con l’area depressa appena accen- nata, ed altri invece fortemente marcata; diversi esemplari presentano la convessità delle valve che forma una curva continua e regolare dall’apice al margine ventrale, altri in- vece ad otto o nove centimetri dalla linea marginale, viene come ad essere tutta a un tratto depressa, viene come a rientrare, formando sulle valve una specie di angolosità tra- sversale; in questo spazio depresso le coste longitudinali sono tutte trasversalmente solcate dalle linee di accrescimento fattesi molto più profonde e più numerose. Gli individui che presentano questa particolarità, smostrano in questa porzione depressa il guscio molto più grosso, lo che meglio si appressa nella parte interna della conchiglia. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Ca- sazzo — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose —- S. Lorenzo in collina, Pradalbino — ‘Coll. Museo, Foresti; rara. i Venericardia rudista (Lk.). 1819. Cardita rudista ...Tamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. VI, pag. 23. — 302 — 1852. Cardia aculeata ... Eichwald. — Leth. rossic., vol. III, pag. 88, tav. V, fig. 10 (n. Poli). 1893. Venericardia rudista Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. hd sp. Ital. sup. e centr., pag. 155. Mentre nelle mie collezioni paleontologiche del piacentino e della Toscana tengo diversi esemplari di questa specie, non posseggo del bolognese che una sola valva destra; essa è per- fettamente conservata e presenta tutti i caratteri indicati dal Lamarck ed ultimamente con maggior dettaglio descritti dal Pantanelli. Essa presenta molti aculei e i più sporgenti si trovano nelle prime costole del lato legamentare, lasciandone libere le due più piccole dell’area depressa. Si distingue dalla YV. aculeata (Poli) oltre che pel minor numero delle coste, anche per la forma, la quale per la troncatura posteriore più mar- cata si presenta sub-quadrata. Tutti gli esemplari che posseggo nelle mie raccolte, com- preso quello del bolognese sono di dimensioni piuttosto grandi e non corrispondono del tutto alla figura dell’ Eichwald, per- chè oltre le dimensioni, mostrano l’area depressa più mar- cata e meno curvo il margine cardinale. Marne argillose — Casazzo — Coll. Foresti; rarissima. Genere Cardita, (Bruguière 1789) Lamarck 1799. Cardita calyculata L. var. elongata Bronn. 1831. Cardita elongata . .. Bronn. — Ital. tert. Gebil., pag. 105. 1874. » » . . « Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bo- logn., part. 2.%, pag. 28. 1879-82. Mytilicardia elongata Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 127, tav. VII, fio. 22, 23. 1892. Cardita calyculata . . Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus, — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 227, tav. XXXVIII, fig. 10, 13. — 303 — 1893. Cardita calyculata . . Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 157. Tanto nella specie del Bronn, quanto in quella del Lin- neo, la differenza del numero delle coste, non è tale da co- stituire un carattere differenziale specifico, sebbene nella mag- gior parte dei casi le coste siano in numero minore negli esemplari fossili. Variano nelle due specie non tanto la forma generale, quanto le dimensioni e la linea formata dal mar- gine ventrale, la quale in alcuni esemplari è diritta, in altri con una insenatura molto profonda. La specie del Bronn as- sume dimensioni tali che mai sono raggiunte dalla specie del Linneo, e nelle mie collezioni tengo alcuni individui raccolti nel pliocene della Toscana che misurano 51 millim. di diametro antero-posteriore, 28 millim. di diametro umbo-ventrale e 28 millim. di spessore. Ma anche questo carattere delle dimen- sioni, non ha per me tale un valore da persuadermi ad aver che fare con specie diverse; non altro mi fa conoscere che nel mare pliocenico questa specie, per ragioni particolari, meglio poteva crescere e svilupparsi, di quello che ora possa fare nei mari attuali: fatto che spessissimo viene constatato da chi tien dietro alle condizioni di vita di alcuni di questi animali nel succedersi del tempo. Avendo accennato come la maggior parte dei caratteri di questa Cardita e le sue variazioni si trovano ripetute tanto nella specie fossile, quanto nella vivente, osserverò ancora che negli esemplari fossili che presentano dimensioni o piccole ‘o mediocri, uguali circa a quelle degli esemplari dell’ attualità, le squamme che si innalzano, specialmente sulle coste posteriori sono sempre sviluppatissime, molto più erette, più sporgenti, più larghe; concave inferiormente, superiormente convesse, e segnate sulla convessità, da due o tre solchi molto profondi; negli esemplari giganteschi invece sono proporzionatamente piccole e sotto forma di embrici appena appena sollevati. Il Fontannes dà una buona figura ed una esatta descri- zione della specie del Bronn; e sebbene ritenesse potessero es- sere caratteri sufficienti, la maggiore irregolarità della parte posteriore, più sinuosi i margini posteriore e palleale e il minor — 304 — numero di coste, per fare una varietà di questa specie, che chiamerebbe var. senzvarians, tuttalvolta si mostra dubbioso per questa separazione, riconoscendo la grande variabilità della specie del Bronn e della specie del Linneo. I conchiologi Bucquoy, Dautzenberg e Dollfus ritengono che questa varietà del Fontannes, corrisponda alla C. calyeulata var. oblonga Requien da loro figurata nella tavola sopracitata fig. 17, 18, 19. Chi desiderasse osservazioni più dettagliate sui rapporti che esistono fra le specie sopracennate dei generi Verticordia e Cardita, non ha che a leggere le interessanti note nel De Gre- gorio inserite nel Bollettino della Società Malacologica (1). I più grandi dei miei esemplari misurano 48 millim. di diametro antero-posteriore, 25 millim, di diametro umbo-ven- trale e 32 millim. di spessore. i Sabbie gialle — Monte Maggiore, Zappolino — Coll. Museo, Foresti; rara. Famiglia Nucutidae. Genere Nucula, Lamarck 1799. Nucula placentina Lk. 1819. Nucula placentina Lamark. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. VI, pag. 60. 1836. » » Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 69, (AVAVARICSNTO 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 38. 1879-82. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 179, tav. XI, fig. 5. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 101 (Zap- polino ). Specie molto abbondante, specialmente nelle sabbie; ben di rado si raccolgono esemplari completi. Sebbene la sua (1) De Gregorio. — Boll. Soc. Malac. ital., vol. X, pag. 146. 1884. —. 305 — forma in generale non presenti molte modificazioni, nondi- meno, come giustamente nota il Bellardi qualche volta si osser- vano le valve più o meno gonfie, più lungo o più breve il diametro antero-posteriore, più o meno marcate le linee di accrescimento. Alcuni de’ miei esemplari presentano ancora delle fascie trasversali di un colore viola scuro che spiccano benissimo sul fondo bianco sporco delle valve. Le variazioni della forma si possono facilmente verificare confrontando molti esemplari e diverse figure, come specialmente la figura data dal Philippi e quelle del Fontannes, le quali ultime stante la maggiore lunghezza del diametro umbo-ventrale, si presen- tano meno allungate trasversalmente, assumendo una forma subtriangolare; queste variazioni le ho potuto constatare anche negli esemplari raccolti nel nostro pliocene. Sabbie gialle — Bel Poggio, S. Lorenzo in collina, Mon- tevecchio, Pradalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Scopeto -- Coll. Museo, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comune. i Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Colle- zione Berti; comune. Nucula sulcata Bronn. 1831. Nucula sulcata Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 109. 1836. » Poliî . Philipp. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 63, tav. V, fig. 10. 1874. » sulcata Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 58. 1877. » » Capellini. — Marne glauc. dintor. Bologna, pag. 120 ( Val di Savena). 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 101 (Zappolino). Gli esemplari di questa specie sono molto meno numerosi della precedente e si riscontrano in pochissime località; per la loro forma e per l’ornamentazione corrispondono benissimo cogli individui viventi, solo presentano le rugosità trasversali un poco più grossolane. L'unico esemplare raccolto nelle sabbie 20 — 306 — mostra le rugosità più ineguali e più forti posteriormente, meno ineguali e più sottili nel centro e anteriormente. In alcuni individui le strie che scendono dall’ umbone al margine sono ugualmente distanziate fra loro ed abbastanza profonde per dar luogo a dei funicoletti filiformi che tagliando le ru- gosità trasversali vengono a formare un finissimo reticolato regolare; coll’aiuto della lente si osserva nella intersecazione dei funicoletti colle rughe, dei piccolissimi tubercoletti. Per questa speciale ornamentazione, si potrebbe fare una var. re- ticulata che avrebbe moltissima somiglianza colla var. semi- striata illustrata dal Ponzi (1). Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Colle- zione Fornasini, Berti, Foresti; comune. Nucula nucleus (L.). 1766. Arca nucleus. .... Linneo. — Syst. nat. ediz. XII, pag. 1143. 1836. Nucula margaritacea Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 64, tav. V, fig. 8. 1850.» nucleus . .. Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 85, bav0X0 Meno, 1870. » » . « + Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 297, tav. XXXVIII, fig. 2. 1374. » » . + + Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°%, pag. 38. 1881. >» » . . + Coppi. — Paleont. moden., pag. 101 (Zap- polino ). logia » - +. Bacquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 210, tav. XXXVII, fig. 15-21. Specie fra noi piuttosto rara; oltre corrispondere per bene agli esemplari viventi, specialmente per la forma generale, le poche valve raccolte nelle sabbie somigliano ancora tanto alle fisure date dal Wood, quanto a quelle dell’ Hòrnes; pre- (1) Ponzi. — I Fossili del Monte Vaticano, pag. 20, tav. Il, fig. 5. 1876. — 307 — sentandosi un pochino più triangolari, meglio corrispondono cogli. esemplari del bacino di Vienna, che con quelli del crag d'Inghilterra. Quanto alle dimensioni sono un poco più pic- coli degli individui che tengo del Mediterraneo e di quelli fi- gurati dai conchiologi francosi, e presentano una forma inter- media fra la forma tipica che è un poco più triangolare, e la forma rappresentata dalla var. radiata Forbes et Hanley, figu- ‘ rata dai suddetti conchiologi francesi a tav. XXXVII, fig, 22-25 che ha il diametro antero posteriere un poco più lungo. Sabbie gialle — Pradalbino, Zappolino, Mongardino, Coll. Museo, Foresti; rara. Nucula Jeffreysi Bell. 1875. Nucula Jeffreysi Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 12, tav. I, fig. 6. 1877. » » Seguenza. — Nucul. terz. prov. merid. Ital., pag. 7. Per la forma generale, per la regolarità delle costicine trasversali, per la robustezza del guscio, per l’ umbone promi- nente e subricurvo, l’ unica valva che posseggo per nulla dif- ferisce dalla figura data dal Bellardi; solamente le dimensioni sono un poco più piccole, e le costicine, paragonandole con quelle indicate nella figura sarebbero in minor numero e più grosse, mantenendosi però uniformi, regolari, complanate e divise da un sottilissimo solco. Come accenna il Bellardi questa specie avrebbe grande analogia colla N. trigonula del Wood, ma fatta astrazione dalla descrizione che il Wood dice testa laevigata, mentre la figura presenta delle costicine concentriche, a me sembra che vi sia non poca differenza anche nella forma generale, mostrandosi quella del Bellardi più triangolare; tanto l'una che l’altra presentano il margine ventrale finamente crenulato. Sabbie gialle — Lagune — Coll. Foresti; rara. — 908 — Nucula striatissima Seg. 1377. Nucula striatissima Seguenza. — Nucul. terz. prov. merid. Ital., pag. 6, tav. I, fig. 1. La maggior parte dei caratteri che presentano le pochis- sime valve raccolte nelle marne argillose, corrispondono alla descrizione ed alle figure date dal Seguenza; tali le dimen- sioni, la forma generale, le numerose strie longitudinali, le poche e leggierissime rugosità trasversali, la poca convessità del margine ventrale, gli apici gonfi, prominenti, ricurvi. Solo coll’ aiuto della lente si può distinguere il genere di orna- mentazione indicato nella descrizione, ma non troppo bene nella figura, perchè mentre si possono apprezzare le strie lon- gitudinali, non sono indicate le piccole rugosità trasversali, ma invece sono rappresentati dei solchi concentrici. Avrebbe molta affinità come indica anche il Seguenza e come bene si può notare anche dalle figure, colla N. #rigona del Seguenza stesso, e che forse non sono che semplici modificazioni di una stessa specie. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fo- resti; rarissima. Nucula glabra Philip. 1844. Nucula glabra Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 47, tav..XV, fig. 6. 1877. » » Seguenza. — Nucaul. terz. prov. merid. Ital., pag. 9. Sono valve separate, di piccolissime dimensioni, di forma ovato-triangolare e che per bene riproducono la fig. 6 c. del Philippi, mentre colla figura ingrandita presenterebbero qualche differenza; ma siccome trovo anche una differenza nelle due fi- gure che rappresentano la parte esterna e la parte interna di una stessa valva, così ciò mi fa credere non essere questo un fatto naturale, ma una inavvertenza del disegnatore. Gli esem- plari di questa specie hanno un guscio piuttosto grosso e sono — 309 — esternamente lucidi e lisci; il margine ventrale è rotondato ed internamente non è crenulato; sulla cerniera si contano generalmente cinque piccoli denti cardinali dal lato posteriore e sei dal lato anteriore, ma a seconda delle dimensioni del- l’ individuo questi numeri cambiano, mantenendo però le stesse proporzioni. L’ unica variazione che ho potuto notare in questa specie non è altro che di presentare il diametro antero-poste- riore ora più, ora meno allungato, e per conseguenza assumere una forma ora più, ora meno ovato-triangolare. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. Nucula felsinea Foresti. È una piccolissima valva di forma triangolare, di guscio grosso, col margine ventrale rotondato e finamente crenulato; i due margini anteriore e posteriore sembra scendessero ugual- mente diritti; dico sembra perchè il posteriore è in parte rotto; l’umbone è prominente non molto acuto; la superficie esterna è longitudinalmente striata da strie numerosissime e finissime che solo si distinguono coll’ aiuto della lente e che spariscono verso gli apici; si osservano ancora dei solchi trasversali, su- perficiali che si fanno più larghi nel centro della valva. La cerniera è robusta come pure sono robusti i soli tre o quattro denti ancora intatti che si osservano dal lato anteriore. Quanto all’ ornamentazione avrebbe molta somiglianza colla N. trigona del Seguenza (1) ma la forma ne è diversa avvicinandosi invece alla N. glabra Phil. var. alata Seguenza (2), dalla quale poi diversifica oltre che per l’ ornamentazione, anche per avere il margine ventrale crenulato. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. (1) Seguenza. — Nucul. terz. prov, merid. Ital. pag. 7, tav: I, fig. 2 a. (2) Seguenza. — Nucul, terz. prov. merid. Ital. pag. 9, tav. I, fig. 6. — 310 — Genere Leda, Schumacher 1817. Leda Hornest Bell. 1870. Leda clavata . Hòrnes. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 310, tav. XXVIII, fig. 10 (non Calcara). 1375. » Hornesù Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 14, fig. 8. 1877. >» » Seguenza. — Nucul. terz. province merid. Ital., pag. 11. Secondo la descrizione e la fisura data dal Bellardi, l’ unico esemplare del bolognese raccolto nelle marne argillose, perfet- vamente vi corrisponderebbe tanto per la forma, quanto per le dimensioni. Ad occhio nudo si presenta liscio e lucente, ma colla lente, non molto marcate però, si osservano le sottilissime linee di accrescimento, fra le quali alcune alquanto più grandi, come si possono vedere anche nella figura del Bellardi ed in quelle dell’ Hornes; nel nostro esemplare, presso il margine ventrale, si nota anche qualche stria piuttosto profonda. Marne argillose -- Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Leda fragilis (Chemn.). 1784. Arca fragilis. . Chemnitz. — Conch. cab., vol. VII, pag. 199, tav. LV, fig. 546. 1814. «>» minuta .. Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 482, tav. XI, fig. 4 (Bolognese). 1844. Leda commutata Philippi. — Zeitschr. fur Malac., pag. 101. 1870. » fragilis.. Hornes — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., __ vol. II, pag. 807, tav. XXXVIII, fig. 8. 1874. » minuta .. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 39. 1879-52. » commutata Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. IT, pag. 181, tav. XI, fig. 6, 7. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 101 (Zappolino). — 311 — 1891. Leda fragilis. . Buequoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 215, tav. XXXVII, fig. 26-31. Ho ripreso il nome datole da prima dallo Chemnitz, perchè tanto per la descrizione, quanto per la figura mi sembra per bene corrisponda alla specie ora indicata; e già il Deshayes, l’ Hòrnes, il Jeffreys, il Locard, i sopracitati conchiologi fran- cesi, e molti altri autori avevano essi pure e con tutta ragione adottata questa denominazione. Giustissime ed esatte sono le annotazioni fatte dal Bellardi sulle numerose modificazioni che questa specie, da lui citata come L. commutata Phil., presenta nella sua forma e nella sua ornamentazione; modificazioni che io stesso ho potuto riscon- trare negli esemplari del bolognese e nei moltissimi altri che tengo di diverse località italiane. In alcuni individui dei nostri depositi pliocenici ho notato che facendosi le costicine tra- sversali più sottili, meno numerose e un poco più rialzate ac- quistano la forma di lamelle, avvicinandosi perciò alla var. lamellosa del Seguenza. Del genere Leda è questa la sola specie che trovasi abbon- dante nel nostro ‘terziario superiore. I nostri esemplari po- chissimo diversificano da quelli viventi; sono in generale un poco più piccoli e col diametro antero-posteriore proporziana- tamente più corto Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Zappolino, Lagune, Scopeto — Coll. Museo, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Foresti; comunissima. i; Leda Bonelli Bell. 1870. Leda nitida . Hornes M. -— Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, i pag. 308, tav. XXXVIII, fig. 9 (n. Brocchi). 1874. >» » . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 40. 1875. » Bonelliè Bellardii. — Monog. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 19, fig. 12. — 312 — Nel 1874 non essendo ancora stato pubblicato il lavoro del Bellardi, erroneamente riferii alcune valve di questo genere alla L. nitida (Br.), fossile ora riconosciuto appartenere al genere Yoldia; facevo però notare come i miei esemplari differissero dalla specie del Brocchi e perciò meglio corrispondessero alle fisure del Hòrnes. Oggi riprendendo in esame i suddetti fossili trovo che tutti presentano i caratteri specifici indicati dal Bel- lardi, ed è perciò che debbansi anche a questa specie riferire gli esemplari del bacino di Vienna indicati come L. nitida. La forma generale, le dimensioni, e quel carattere speciale di mostrare sul centro delle valve e sugli apici la totale o quasi totale mancanza delle costicine trasversali, è bene manifesto tanto sui fossili delle nostre argille, quanto in quelli del bacino di Vienna disegnati dall’ Hòrnes. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comune. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; comune. Leda lamellicostata Seg. 1877. Leda lamellicostata Seguenza. — Nucul. terz. prov. merid. Ital. pag. 13, tav. II, fig. 10. I caratteri accennati dal Seguenza per questa sua specie tutti si ritrovano nell’esemplare che posseggo. È una piccola conchiglia ovale allungata, alquanto inequilaterale, piuttosto compressa ed ornata di circa 16 costolette lamelliformi, sottili ed elevate, eguali fra loro ed egualmente distanziate: ante- riormente subrotondata, posteriormente acuta; una leggiera depressione si osserva da ambo i lati, ma un poco più sentita presso la carena posteriore; ben circoscritta ed apparente la lunula che si mostra stretta e profonda; quanto al margine ventrale nulla posso dire perchè in parte rotto, il Seguenza lo indica conspicue convexus. Quanto alle dimensioni sarebbero stati, 4 millim. di diametro antero-posteriore, 2 a 214 di dia- metro umbo-ventrale, e per lo spessore mentre ne prendevo DI le misure, l'esemplare, avendo le valve sottilissime, mi si è — 313 — frantumato; tengo tutti i frammenti, ma impossibile il ri- comporli. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Foresti; rarissima. Sotto-genere LemBuLUus, Leach in Risso 1826. Leda ( Lembulus ) pella (L.). 1766. Arca pella. .:.. . . + Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1141. 1795. >» enterrupta ... Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. II, pag. 186, tav. XXV, fig. 4, D. 1314. » (Nucula) pella Brocchi. — Conch. subap., vol. II, pag. 481, tav. XI, fig. 5. 1874. Leda pella-.. ..... Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 39. i 1881. >» Da E Coppi. — Paleont. moden., pag. 101 (Zap- polino). 1891. >» BIBITE Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 218, tav. XXXVII, fig. 32-35. Non molto abbondante nei nostri depositi pliocenici; po- chissime variazioni in quanto la forma, tranne di trovare qualche esemplare colle valve più gonfie; maggiori differenze si notano nell’ornamentazione. Spesso le strie oblique presen- tano una obliquità più o meno forte, variano per il numero e per essere più o meno ondulate. Non differiscono dagli indi- vidui viventi e benissimo corrispondono alle figure del Brocchi; quanto a quelle del Poli, malissimo riproducono questa specie. Gli esemplari più grandi che tengo nelle mie collezioni li ho raccolti a Castellarquato nel piacentino e misurano 14 millim. di diametro antero-posteriore; 8 millim. di diametro unbo- ventrale e 64 millim. di spessore; le valve sono molto gonfie e le strie oblique uguali e finissime. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Zappolino, Mon- gardino, Lagune — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Maiola — Coll. Museo, Foresti; rara. LIA ci Sotto-genere JuPITERIA Bellardi 1875. Leda (Jupiteria) concava (Bronn.). 1881. Nucula concava Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 110. 1875. Leda » Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 21, fig. 14. 1377. >» » Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologn., pag. 120, (Val di Savena). Tanto la descrizione, quanto la figura che ne dà il Bel- lardi, corrispondono per bene agli esemplari del bolognese. Varia in questa specie la convessità delle valve, e la forma della conchiglia che ora è più, ora meno triangolare; le co- sticine concentriche in generale sono regolari, ma alle volte alcune si fanno più grosse, e così gli spazii intermediari si presentano ora più, ora meno larghi; gli umboni quasi sempre sono lisci, ben sviluppate le carene che limitano la lunula. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. Leda (Jupiteria) gibba Ses. 1877. Leda gibba Seguenza. — Nucul. terz. prov. merid. Ital., pag. 15, tav. III, fig. 13. È una piccolissima conchiglia a valve molto gonfie e ro- buste; è inequilaterale con superficie liscia e con solo visibili alcune linee di accrescimento; anteriormente rotondata, poste- riormente rostrata acuta; una carena ben distinta e piuttosto ottusa scende dagli umboni all’ angolosità del margine poste- riore. Il margine cardinale è concavo posteriormente, leggier- mente convesso dalla parte anteriore, come pure convesso si presenta il margine palleale; robusta la cerniera, i denti nu- merosi e prominenti. L'unica valva che conosco presenta sulla sua superficie esterna delle fascie concentriche, di colore cenerognolo, varie Lato ga per larghezza e per essere irregolarmente distanziate. Le di- mensioni corrispondono perfettamente con quelle date dal Se- guenza, come pure la forma corrisponde colle figure. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Sotto-genere JuNnoNIA Seguenza 1877. Leda (Junonia) acuminata Jettr. var. oblonga Seg. 1373. Leda acuminata Jeffreys. — Mediterr. Moll., pag. 5. HST 05 » Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 15, tav. III, fig. 15d e. Poche valve che per le dimensioni, per la forma, per le linee concentriche che esternamente le adornano, perfettamente corrispondono alla descrizione e alle fisure date dal Seguenza. Quest'autore annovera tre varietà, dandone in pari tempo le figure; i nostri esemplari presentando una forma, trasversal- mente allungata e colle striature concentriche nella sola regione ventrale sono da riferirsi alla var. C. oblonga. Il Seguenza dice essere questa specie abissicola per eccellenza e che trovasi dapertutto abbondantemente nel pliocene depositatosi a grande | profondità; il deposito nel quale sono stati raccolti i nostri esemplari non è certamente littorale, ma invece di mare pro- fondo, ma però non appartiene alla regione degli abissi, come è già stato detto nella prefazione di questo lavoro e come è stato evidentemente provato dagli accurati studi del Dott. Cav. Carlo Fornasini sui foraminiferi di questo stesso deposito. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. ‘ Berti, Foresti; comune. — 316 — Leda (Junonia) pustulosa Jeffr. 1876. Leda pustulosa Jeffreys. — New. and. pecul. Moll., pag. 450. 1877. >» » Seguenza. -— Nucaul. terz. provin. merid. Ital., pag. 17, tav. III, fig. 17. Gli esemplari del bolognese appariscono molto più ele- ganti, specialmente per l’ornamentazione, delle figure del Se- guenza, alle quali, per tutti gli altri caratteri bene vi corri- spondono; oltre ie finissime costicine filiformi che scendono raggianti dagli umboni al margine, sono bene apparenti le strie concentriche e le linee di accrescimento, che facendosi di quando in quando più profonde danno luogo ad una specie di costicine trasversali abbastanza rilevate. Le valve sono piut- tosto gonfie, a guscio robusto, anteriormente rotondate, poste- riormente acute e leggiermente depresse, con una carena ottusa e non molto prominente; la lunula non molto distinta e piut- tosto larga; il margine palleale è convesso e sinuoso verso la parte posteriore, internamente liscio; la cerniera si presenta. robusta, le denticolazioni numerose e più grandi alle estremità che al centro. Quanto alle dimensioni, hanno 4 millim. di diametro an- tero-posteriore, 2, millim. di diametro umbo-ventrale e 2 millim. di spessore. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; comune. Sotto-genere SATURNIA Seguenza 1877. Leda (Saturnia) pusio (Phil.). 1844. Nucula pusio Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 47, tav. XV, fig. 5. 1870. Leda >» Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pig. 394, tav. XXVIII, fig. 6. i 1377. >» » Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 18. I pochi esemplari che conosco corrispondono colla descri- zione e colle figure del Philippi, non tanto con quelle del- — 317 — l’ Hoòrnes, perchè hanno una forma più triangolare, più cor- buliforme, carattere, come nota anche il Seguenza, proprio di questa specie. Le strie concentriche sono eguali, sottili e poco profonde e solo si distinguono coll’ aiuto della lente; l’unica differenza che presentano si è quella di mostrare l'estremità del margine posteriore meno acuta. Gli esemplari citati con questo nome nella seconda parte del mio Catalogo sui Mol- luschi pliocenici del bolognese appartengono ad altra specie; e ciò ho potuto verificare coi confronti e con più accurate os- servazioni fatte sugli esemplari raccolti molti anni dopo in Val di Savena. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; rarissima. Genere Yoldia, Méòller 1842. Yoldia longa Bell. 1874. Leda pellucida Foresti (n. Phil. ). — Uat. Moll. foss, plioc. coll. bologn., part. 2.°%, pag. 40. 1375. Yoldia longa . Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 22, fig. 17. 1877. » » . Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 21. Le poche valve che riferisco a questa specie, mentre per molti caratteri corrispondono alla descrizione ed alla figura del Bellardi, per alcuni altri poi vi differiscono, tali per esempio la quasi totale mancanza della depressione dal lato posteriore, che in alcuni esemplari è appena apparente verso gli umboni, e per la troncatura posteriore che non è bene marcata, come si osserva nella figura del conchiologo di To- rino; anche le dimensioni sono un poco più piccole. 1 nostri esemplari per queste modificazioni presenterebbero maggiori somiglianze colla Y. peUlucida Phil. descritta e figurata dal- l’ Hornes (1), come aveva di già fatto notare anche il Seguenza (1) Hornes M. — Foss. Moll. terz. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 303, tav. XXXVIII, fig. 5, a-e. (1870). — 318 — il quale ben conoscendo non potersi gli esemplari di Vienna riferire alla specie del Philippi, era in procinto di nominarla Y. Hornesi. Gli esemplari del bolognese sono inequilateri, lisci, lu- centi, col margine cardinale tanto anteriormente che posterior- mente subretti e meno declivi degli esemplari del Piemonte, un poco più convesso il margine ventrale; tranne delle modi- ficazioni ora accennate, per gli altri caratteri abbastanza cor- rispondono con quelli indicati dal Bellardi. Come ha notato il Seguenza per gli esemplari dell’ Italia meridionale, anche per i nostri si può dire che rappresentano una forma intermedia fra quelli del bacino di Vienna e gli altri del Piemonte. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Marne argillose — Casazzo — Coll. Foresti; rara. Yoldia Bronni Bell. 1875. Yoldia Bronni Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 22, fig. 18. Basta il carattere dei solchi non concentrici, ma quasi orizzontali che si osservano nella regione mediana delle valve presso il margine ventrale, per potere subito distinguere questa specie dalle altre affini. Il Bellardi dice essere da 6 a 7 il nu- mero di questi solchi, ma in alcuni de’ miei esemplari ne ho potuto contare fino a 15, profondi e ben distinti; di più le dimensioni date dal Bellardi per gli esemplari. del Piemonte e della Liguria sarebbero molto minori di quelle che presentano gli individui del bolognese; uno fra gli altri ne tengo che mi- sura 14 millim. di diametro antero-posteriore, 9 millim. di diametro umbo-ventrale e 6 millim. di spessore. Quanto agli altri caratteri benissimo corrispondono tanto alla descrizione quanto alla figura del conchiologo di Torino. Argille sabbiose — Montevecchio, Pradalbino — Coll. Fo- resti; rara. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. — 319 — Yoldia nitida (Br.). 1814. Arca ( Nucula) nitida Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 482, tav. XI, fig. 3. 1874. Leda nitida... .... Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 40. Iso ole Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 29, fig. 20. Mentre gli esemplari di questa specie corrispondono per bene alla descrizione ed alla figura date dal Bellardi, non del tutto si confanno colla descrizione del Brocchi e meno poi colla figura; i nostri esemplari presentano le strie concentriche sempre obliterate nel centro e nella regione umbonale, carat- tere proprio di questa specie. Non tanto nella forma, quanto nelle strie concentriche si notano alcune modificazioni; si pre- sentano queste ora più, ora meno numerose, ora più profonde, ora più superficiali. Gli esemplari del bolognese, come ho no- tato per la specie precedente, mostrano delle dimensioni anche maggiori di quelle indicate dal Brocchi e dal Bellardi. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comune. Yoldia subtrigona Foresti. È una conchiglia sub-triangolare, inequilatera, abbastanza convessa, solida, concentricamente ornata di costicine filiformi eguali e regolari, separate da solchi sottili e poco profondi; questa ornamentazione si manifesta sopra tutta la conchiglia, restando lisci soltanto gli umboni, ciò che la fanno distinguere dalla Y. nitida (Br.); anteriormente è ottusa ed arcuata, po- steriormente più allungata ed ottusamente acuta; margine car- dinale subconcavo dalla parte posteriore, quasi retto dalla parte anteriore; margine ventrale leggiermente convesso; pic- coli gli umboni. Per l’ ornamentazione avrebbe qualche somi- — 320 — glianza colla Y. Genei Bell. (1), ma ne differisce per la forma più triangolare, meno allungata trasversalmente e per le di- mensioni; e così pure diversifica dalla. Y. Philippi Bell. (2) oltre le dimensioni, per avere ben distinte le costicine concen- triche su tutta la conchiglia, per il margine ventrale meno convesso, e meno concavo il margine cardinale nella parte po- steriore. Eccone le dimensioni; diametro antero-posteriore 5 millim. Diametro umbo-ventrale 3 4 millim. Spessore 2 millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; comune. Yoldia confusa Ses. 1877. Yoldia confusa Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 20, tav. IV, fio. 24a. Non conoscendo la Y. lucida Loven, colla quale, dice il Seguenza essere la Y. confusa molto affine, e non potendo fare i debiti confronti, essendo molta incerta anche la figura datane dal Seguenza (3), ho creduto dovere riferire l’unico esemplare che posseggo piuttosto alla specie del conchiologo siciliano, che all'altra del Loven, e ciò anche perchè l’indi- viduo del bolognese, per la forma e le dimensioni moltissimo somiglia alla figura 24,a della Y. confusa. Questa piccolissima conchiglia è di forma ovale allungata, inequilatera, lucida, colle valve abbastanza tumide; poco visibili le linee di accre- scimento; anteriormente rotondata, posteriormente prolungata e coll’ estremità meno acuta di quella figurata dal Seguenza; una leggiera depressione scorre lungo la parte posteriore dando luogo ad una angolosità un poco più ottusa di quella espressa nella fig. 24, a; margine ventrale convesso, internamente non (1) Bellardi. — Monogr. Nucul. terz., Piem. e Ligur., pag. 24, fig. 21. (2) Bellardi. — Monogr. Nucul terz., Piem. e Ligur., pag. 25, fig. 22. (3) Seguenza. — Nucul. terz. provine. merid. Ital, pag. 19, tav. V, fig. 26. — 321 — crenulato; cerniera uguale per forma e per numero dei denti a quelli della figura citata. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Foresti; rarissima. Yoldia pellucida (Phil.). 1844. Nucula pellucida Philippi. —- Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 48, tav. XV, fig. 9. 1877. Yoldia > Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 19. Se gli esemplari illustrati dal Seguenza per hene corri- spondono, come io credo, alla specie del Philippi, non v’ha nessun dubbio che ad essa debbansi riferire i nostri esemplari del bolognese; e che siano essi bene rappresentati ne dà si- curezza l'avere il Seguenza studiato esemplari della località stessa, nella quale li aveva raccolti il Philippi. Certamente nulla hanno che fare colla stessa specie citata ed illustrata dall’ Hòrnes M., e sono d’avviso che il conchiologo siciliano abbia tutte le ragioni nel ritenere che nessun'altra citazione possa riferirsi a questo fossile. I nostri esemplari non sono perfettamente lisci, ma striati concentricamente nella regione palleale, e nelle regioni anteriore e posteriore, lasciando quasi liscio il centro e la regione umbonale; queste strie non sono sempre uguali, ma ora più profonde, ora più superficiali; il guscio non è molto sottile, ed è meno apparente l’angolosità posteriore; anche le dimensioni corrispondono a quelle degli esemplari dell’Italia meridionale, come vi corrisponde l’ orna- mentazione, la quale essendo ben diversa da quella indicata dal Philippi ne potrebbe, come opina il Seguenza, costituire una ben distinta varietà. Nel nostro pliocene.mai ho raccolto ‘esemplari perfettamente lisci. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; rara. gl — 322 — Genere Malletia, C. des Moulins 1832. Sotto-genere NriLo H. e A. Adams 1858. Malletia ( Neilo) excisa (Phil.). 1844. Nucula excisa Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 46, tav. XV, fig. 4. 13877. » » Seguenza. — Nucal. terz. provin. merid., Ital., pag. 25. 1377. » » Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 110, (Valle di Savena). Diversi esemplari di diverse dimensioni, alcuni dei quali presentano un diametro antero-posteriore di appena 2 millim.; altri invece di oltre 8 millim.; tutti mantengono la stessa forma ed in generale anche la stessa ornamentazione; questa però subisce qualche variazione, presentando le strie trasver- sali ora più, ora meno numerose, e così pure ora più, ora meno impresse, sempre però obliterate presso gli umboni. V’ha qualche esemplare che mostra anche la sinuosità po- steriore più o meno profonda, e così qualche individuo at- teggia una forma più globosa, mentre altri si presentano più allungati trasversalmente; questi ultimi si potrebbero forse riferire alla var. oblonga del Seguenza. Mai, nella nostra provincia questa specie è stata raccolta nelle sabbie e nelle argille, e perciò anche nel nostro mare pliocenico viveva lungi dalle spiagge, e lasciava le sue spoglie nei depositi di mare profondo. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comunissima. Malletia ( Neilo) Isseli Bell. 1875. Neilo Isseli Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 27, fig. 26. Mentre per la forma esterna e per le dimensioni, i pochi esemplari che conosco perfettamente corrispondono colla de- — 323 — scrizione e colla fisura del Bellardi, trovo poi qualche piccola modificazione nell’ornamentazione; per uno di essi non v'ha alcuna differenza, perchè sono benissimo espressi i solchi ec- centrici, come li chiama il Bellardi, verso la regione ventrale; ma in un altro questi solchi non sono troppo apparenti, minori in numero e si confondono colle linee concentriche di accre- scimento, che sono anche bene manifeste alla regione ante- riore e posteriore. Quest’ ultimo esemplare si mostra ad occhio nudo liscio e lucente e col lato posteriore un poco più espanso. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. Malletia ( Neilo) dilatata (Phil.). 1844. Nucula dilatata Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 47, tav. XV, fig. 7. 1877. Neilo dilatatus. Seguenza. — Nueul. terz. provin. merid. Ital., pag. 24. L’unico esemplare che riferisco a questa specie, riproduce perfettamente, per le dimensioni, per la forma o per l’orna- mentazione, le figure e la descrizione del Philippi. A primo aspetto presenta molta somiglianza col N. Monterosati del Bellardi, ma le dimensioni sono maggiori, le valve più gonfie, i solchi concentrici più profondi, più numerosi, più regolari; gli apici un poco più gibbosi e più prominenti; il lato ante- riore un poco più corto e più rotondo; il lato posteriore meno dilatato, con una depressione maggiore e una troncatura più decisa; sebbene molte siano le differenze fra l’una specie e l’altra, tuttavia credo che con molti individui che si avessero a studiare, si troverebbero i graduati passaggi dall'una al- l’altra, ed in allora la specie del Bellardi non sarebbe, tutt'al più che una varietà della specie del Philippi. Anche col N. Isselî Bell. mostrerebbe qualche analogia, ma le diffe- renze ben marcate di dimensione, d’ornamentazione ed anche di forma la fanno subito distinguere. Marne argillose -- Ponticello in val di Savena — Coll. zione Berti; rarissima. — 324 — Malletia ( Neilo) Scillac Seguenza. 1877. Neilo Scillae Seguenza. —- Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 24, tav. V, fig. 32. Sono due piccole valve l’ una destra, l’altra sinistra, che presentano i loro diametri maggiori di quelli indicati dal Se- guenza; mostrano quasi tutti i caratteri indicati dal conchio- logo siciliano, e per la forma bene corrispondono alle figure. Queste valve sono piuttosto gonfie, inequilateri, liscie ad occhio nudo, ma colla lente appariscono ornate di sottilissime linee concentriche; anteriormente corte e col margine rotondato, formando un’angolo molto ottuso colla porzione anteriore del margine dorsale; posteriormente dilatate, depresse, subtroncate; margine dorsale retto posteriormente, leggiermente concavo alla parte anteriore; margine palleale arcuato, internamente liscio. La sola differenza che presentano i nostri esemplari colle figure del Seguenza si è di mostrare il margine dorsale leggiermente convesso o per meglio dire quasi retto nella porzione posteriore. Dimensioni. Diametro antero-posteriore 5 millim. Diametro umbo-ventrale 4 millim. Spessore 2 millim. i Marne argillose — Ponticello in val di Savena -- Coll. Berti; rara. Sotto-genere PsEuDoMALLETIA Fischer 1886. Malletta ( Pseudomalletia) Caterinii ( Appel. ). 1870. Leda Caterinii . . . Appelius. — Cat. Conch. foss. Livorn. desunt. manoscr. G. B. Caterini, pag. 279, tav. VI, fig. 1 1872. Solenella transversa Ponzi. — Foss. bac. roman. e faun. vatic. pag. 3. 1875. Malletia » Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 26, fig. 23. 1376. Solenella » Ponzi. — Foss. Mont. Vatic., pag. 21, tav. II, pag. 6. init — 325 — 1877. Solenella transversa Capellini. —Marn. glauc, ditorn. Bologna, pag. 120, (Val di Savena). 1877. Malletia Caterinii . Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 25. Sono poche valve isolate che perfettamente riproducono le figure date dai sopracitati autori. Quelle dell’ Appelius e del Bellardi non accennano alle strie trasversali, come invece sì osservano in quelle del Ponzi e come sono bene visibili, coll’aiuto della lente anche negli esemplari nostri. Per la forma del margine ventrale alcuni corrispondono alle figure dell’ Appelius che lo mostrano quasi per nulla convesso, altri invece a quella del Ponzi per la convessità più sentita. Quanto alle dimensioni in generale sono più piccole di quelle indicate dai sopracitati autori; uno solo raggiunge quelle indicate dal Bellardi. Stando alle dimensioni date dal Ponzi, la forma di questa conchiglia dovrebbe essere molto meno allungata tra- sversalmente, ciò che non si verifica nei nostri esemplari. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; rara. Genere TIinDpARIA Bellardi 1875. Tindaria intermedia Foresti. Per la serie dei denti non interrotta sotto gli apici, per il solco ricevente il legamento esterno, per la sinuosità po- steriore dell'impronta palleale, per lo spessore del guscio, per la forma subtriangolare e per altri caratteri, credo dovere riportare i miei esemplari al genere Tindaria. Non potendo poi identificarli nè alla specie del Bellardi 7. arata (1) ne a quella del Seguenza 7. solida (2), ho creduto farne una (1) Bellardi. — Monogr. Nucul. terr. terz. Piem. e Ligur., pag. 28, fig. 27. (2) Seguenza. — Nucul. terz. provin. merid. Ital., pag. 25, tav. V, fig. 34. — 326 — specie a se, dandole il nome di 7. intermedia perchè non è subtrigona come la specie del Bellardi, ed è meno trasversale di quella del Seguenza. Ha una forma più triangolare delle specie suindicate, è subequilatera, anteriormente rotondata, posteriormente un poco più lunga ed ottusamente angolosa; le valve sono gonfie ma non tanto come apparisce dalle figure delle altre due specie e come si arguisce dalle misure proporzionali dei diametri; gli umboni sono prominenti e ricurvi; il margine cardinale forma un’angolosità ben sentita, e scende verso il lato an- teriore e posteriore in linea retta; il margine ventrale è molto convesso. La superficie esterna è ornata di strie concentriche ed uguali su due terzi delle valve, lasciando perfettamente lisct gli umboni; questa ornamentazione corrisponde perfetta- mente con quella della 7. soleda Seg. Internamente mostra la cerniera non interrotta, più piccoli i denti che stanno sotto gli apici, gli altri colle stesse caratteristiche indicate dal Bellardi; ben marcate le impronte muscolari e palleare e questa con una insenatura molto apparente. La valva più srande e più perfetta mostra nella metà superiore una tinta color nocciuola carico, e nella metà infe- riore quattro piccole fascie della stessa tinta che spiccano sopra un fondo bianco sporco. Se l'esemplare fosse stato com- pleto avrebbe avuto le seguenti dimensioni. Diametro antero- posteriore 6 millim., diametro umbo-ventrale 4 millim., spes- sore 3 millim. Per i rapporti dei diametri, avrebbe una certa analogia colla specie del Bellardi. Il Bellardi l’indica del pliocene inferiore, ed il Seguenza cita la sua specie raccolta a grande profondità; i miei esem- plari invece sono dei depositi litorali. Probabilmente queste tre forme non costituiscono che una specie sola, la quale a seconda del deposito dove è stata rac- colta presenta alcune variazioni, dovute forse all’azione di cause locali, che agivano sull’animale durante il suo sviluppo. Sabbie gialle — Lagune — Coll. Foresti; rara. — 327 -- Tindaria fragilis Foresti. Presenta la stessa forma della 7. solida Seg., ma le di- mensioni sono maggiori, le valve molto meno turgide, il guscio robusto ma meno grosso; la disposizione dei denti la cui serie non è interrotta sotto la cerniera riproduce benissimo il ca- rattere del genere. L’ornamentazione è come nella specie del Seguenza, cioè strie trasversali ben marcate nella superficie esterna delle valve, lasciando liscia la porzione umbonale; ben visibile il solco esterno legamentare; ma nella parte in- terna non è ben discernibile la sinuosità dell'impronta palleale. Se gli esemplari del bolognese, debbonsi riferire a questo genere, come io credo, in allora non è più un carattere sta- bile la grande convessità e la grande robustezza delle valve, restando invece costanti tutti gli altri indicati dal Bellardi. Dimensioni. Diametro antero-posteriore 6 millim. diametro umbo-ventrale 4! millim. spessore 2 millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; rara. Famiglia Arcidae. Genere Arca, Linneo 1758. Arca Noae L. 1766. Arca Noae Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1140. Idata » Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. II, pag. 128, tav. XXIV, fig: 1,52: 1870.» » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Re vol. II, pag. 324, tav. XLII, fig. 4. 1874. >» » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioe. coll. bologn., part. 2.*, pag. 35. 1881. >» » Coppi. — Paleont. moden., pag. 99 (Zappolino). isole » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Roussill., vol. II, pag. 174, tav. XXX, fig. 1, 5. Confrontando gli esemplari fossili coi viventi, mentre nel- l’insieme della forma generale, a primo aspetto non differi- — 328 — scono fra loro, tuttavolta v’ ha sempre qualche piccola modi- ficazione, tale p. e. il diametro umbo-ventrale che nei fossili è sempre proporzionatamente di dimensioni maggiori, e la troncatura posteriore che si mostra meno sinuosa, percui la forma esterna della conchiglia acquista un'impronta meno slanciata di quella degli individui dell’attualità. Fra le figure citaté; meglio somiglierebbero ai nostri esemplari, le figure 4, 5 dei conchiologi francesi; quanto poi all’ornamentazione essa è variabilissima tanto nel numero, nelle dimensioni e nella forma delle coste raggianti e delle strie trasversali. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino — Coll. Museo, Foresti; co- mune. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Sotto-genere SoLDANIA Pantanelli e De Stefani 1878. Arca (Soldania) mytiloides Br. 1814. Arca mytiloides Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 477, tav. XI, fig. 1. 1874.» > Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 36. 1884. >» » De Gregorio. — Nuov. Arch. strat. inf. postplioc. Palermo, pag. 81. La diagnosi, la descrizione e le figure del Brocchi per bene corrispondono ai nostri esemplari; in generale le strie raggianti sull’ esterno delle valve, che sono troppo fortemente rappresentate nella figura, non sì riscontrano negli individui da noi raccolti, tuttavolta v hanno alcuni esemplari che an- teriormente e posteriormente le mostrano ben distinte ed abbastanza profonde. Varia la sinuosità del margine ventrale, essendo in alcuni esemplari piuttosto profonda, in altri quasi per nulla accennata; alcuni presentano la porzione posteriore, specialmente presso il margine, con struttura fogliacea e così pure qualche traccia di fascie trasversali turchiniccie; questi — 329 — esemplari formerebbero un passaggio alla var. propetipus De Greg. (1). Ne tengo pure altri che stanno a rappresentare altre due varietà dello stesso autore e cioè la var. uniopus e la var. Mariocensis. Sabbie gialle —- Monteveglio. Zappolino, Lagune — Coll. ‘Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Museo, Foresti; comune. Sotto-genere BarBATIA Gray 1840. Arca ( Barbatia) barbata L. 1766. . Arca barbata . ....... Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1140. 1370. » 25 AS) SERI ARE Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 827, tav. XIII, MORO NAL0: 1879-82. Barbatia barbata..... Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss, vol. II, pag. 53, tav. IX, fio. 5. 1891. Arca (Barbatia) barbata Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 132, tav. XXXII, fig. 1-5. Una sola valva raccolta nelle marne argillose, che tranne dell'essere un poco più lunga trasversalmente riproduce bhe- nissimo le figure 4, 5 dei conchiologi francesi. E di forma trasversa sub-ovale, inequivalve, il margine ventrale pochissimo sinuoso ; il numero, la disposizione delle coste che scendono dall’umbone al margine, non che le linee di accrescimento che vengono ad intersecarle, sono perfettamente eguali a quelle che si osservano negli esemplari viventi. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Berti; rarissima. (1) De Gregorio. — Boll. Soc. Malac. Ital., vol. X, pag, 81. (1884). -- 390 — var. elongata Bucq. Dautz. Dollf. 1874. Arca barbata Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 35. Laga » var. elongata Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 184, tav. XXXII, fig. 6. La valva che possiedo raccolta nelle sabbie gialle, mentre per la forma della cerniera e degli umboni, per l’area car- dinale coi solchi ad angolo, per l’ornamentazione esterna, per la leggiera depressione nel centro delle valve corrisponde per bene agli esemplari tipici, ne differisce poi per la forma ge- nerale che si mostra molto più trasversalmente allungata e per essere inequilaterale, avendo il lato anteriore più pro- lungato e ristretto; la conchiglia presenta ancora il diametro umbo-ventrale proporzionatamente molto più corto. Corrisponde perfettamente colla figura dei conchiologi francesi e misura 41 millim. di diametro antero-posteriore, 16 millim. di dia- metro umbo-ventrale. Prima di conoscere il pregevolissimo lavoro dei sopra- citati conchiologi francesi, tenevo da molti anni nella mia collezione questa forma speciale di A. barbata, distinta però collo stesso nome di var. elongata. Sabbie gialle — Monte Biancano -- Coll. Foresti; ra- rissima. Arca ( Barbatia) arenosa Foresti. È una piccola conchiglia, trasversa, sub-ovale, convessa, inequilaterale, anteriormente rotondata, posteriormente con una leggiera troncatura obliqua; minutissime e sottilissime costicine, un poco disuguali fra loro, irradiano dagli umboni al margine e vengano tagliate trasversalmenie da strie, esse pure minute e numerose; nella intersecazione loro si formano delle piccolissime granulazioni; gli umboni sono abbastanza prominenti e sovr’essi è ben distinta una piccola depressione a foggia di solco, come nei giovani esemplari dell’ A. diluvd, — 381 — che allargandosi gradatamente e facendosi più superficiale scende al margine ventrale, formando una leggiera insenatura. Il margine cardinale è rettilineo; l’area legamentare stretta ed abbastanza profonda; la cerniera con denti numerosi e non molto grossi, più grandi e più robusti quelli del lato anteriore; il margine è internamente crenulato; diverse strie raggianti, distanziate quasi regolarmente fra loro si vedono scendere, nell'interno delle valve, dalla porzione umbonale al margine ventrale, e così pure si osserva una traccia della depressione esterna. Questa conchiglia presenta moltissima somiglianza, per la forma e l’ornamentazione coll’ A. ( Barbatia) radula. A. Adams (1); ne differisce poi anzi tutto per le dimensioni, e per presentare il lato posteriore meno acuto, per la presenza del solco esterno sugli umboni e delle strie raggianti nell’in- terno delle valve. Dimensioni. Diametro antero-posteriore 7 millim.; dia- metro umbo-ventrale 4 !/, millim.; spessore 3 millim. Marne argillose — Ponticello in Val di Savena — Coll. Fornasini; rarissima. Arca ( Barbatia) lactea L. var. Gaimardi Payr. 1766. Arca lactea Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1141. 1826.» » var. Gaimardi Payraudeau. — Cat. Annel. et Moll. Il d. Corse, pag. 61, tav. I, fig. 36-39. 1874. » >» Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 35. 1881. >» » Coppi. — Paleont. moden., pag. 99 (Zappolino). 1891 » » var. Gaimardi Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 188, tav. XXXVII, fig. 6. Le pochissime valve raccolte nelle sabbie gialle non ripro- cono la specie tipica del Linneo, ma invece la specie del Pay- (1) Smith. — Zool. voy. Challeng. part. XXXV; Repp. Lamellib., pa- gina 260, tav. XVII, fig. 3. — 332 — raudeau, considerata giustamente come una semplice varietà, tenuto calcolo specialmente della grande variabilità di questa specie. I solchi trasversali prodotti dai diversi periodi d’ in- grandimento, sono più profondi e più irregolari negli esem- plari fossili. Per la forma e l’ornamentazione le nostre valve meglio corrispondono colla figura dei conchiologi francesi, che con quelle del Payraudeau, perchè meno subtriangolari e un poco più allungate trasversalmente; sono globose, coll’ ornamenta- zione più grossolana, gli apici prominenti, l’ area cardinale profonda. Sabbie gialle — Montevecchio — Coll. Foresti; rarissima. Arca ( Barbatia) modioloides Cantr. 1836. Arca modioloides Cantraine. — Diagn. quelq. esp. nouvel. Moll., part. 2.°, pag. 396. 1888. Barbatia » De Stefani. — Icon. n. Moll. plioc. dintor. Siena, pag. 187, tav. X, fig. 19-20. 1893. Arca » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 122. Nella mia collezione del bolognese non possiedo che una sola valva che abbastanza bene corrisponde alle figure date dal De Stefani specialmente per la forma e per la depressione che scende dal- l’umbone al margine ventrale; essa però è un.poco meno rotondata alla regione anteriore, causa il mo- strarsi là dove si unisce al margine ventrale, leggiermente ed ottusamente appuntata. Per le dimensioni, perfettamente ri- produce quelle date dal Cantraine e citate dal Pantanelli; e in quanto all’ornamentazione mostra le costicine longitudinali più numerose, e fra esse tanto nella regione anteriore che po- | Steriore se ne osserva spesso uu’ altra filiforme. Poco apparenti sono le strie trasverse, che nella metà superiore della valva, facendosi più regolari e profonde vengono a formare delle costicine piane, che intersecandosi colle longitudinali danno luogo ad un reticolato molto regolare ed elegante. 1 solchi — 333 — espressi dai periodi di accrescimento sono profondi e irrego- lari presso la regione ventrale. Ì Ripreso in esame anche gli altri esemplari delle diverse mie collezioni indicati col nome di A. dichotoma Hòrnes var. e specialmente quelli raccolti a Castrocaro, ho potuto accer- tarmi non essere altro che individui appartenenti alla specie del Cantraine e perciò credo che il Pantanelli abbia tutte le ragioni di riferire a questa specie tutte le citazioni fatte nel- l’Italia dell’ A. dichotoma. Conosco un’ altra valva e un' esemplare completo di pic- colissime dimensioni, raccolti nelle marne argillose, che per l’ età loro giovanile, mostrano molto marcata la depressione che a guisa di solco scende dagli umboni al margine; sono bene accentuate nell’ interno delle valve le strie corrispondenti alle coste esterne e poco visibili le crenelature del margine. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. Arca ( Barbatia) Bertw Foresti. Per le dimensioni e per la forma corrisponde perfettamente alla A. (Barbatia) pteroessa Smith (1), raccolta a grandi pro- fondità al Nord dell’ Oceano Pacifico, all’ Est delle Azorre, e all’ Isola Colubra, Indie Orientali; ne diversifica poi per il nu- mero dei denti, per la forma della cerniera ed in certo qual modo anche per l’ ornamentazione, non essendo questa bene espressa nella figura. È una piccola conchiglia, con guscio non molto grosso; molto inequilatera, trasversa, non molto tumida; anteriormente ristretta e acuminata la dove il margine ante- riore si unisce al margine cardinale, posteriormente dilatata e obliquamente troncata nella porzione superiore, rotondata in- feriormente; il margine ventrale è leggiermente sinuoso; una piccola depressione scende dagli umboni al margine, la quale è sempre maggiormente marcata negli esemplari giovani. Sot- (1) Smith. — Zool. voy. Challeng. part. XXXV — Report. Lamellib., pag. 262, tav. XVII, fig. 4. -_ — 334 — tilissime lamelle trasversali, non ugualmente distanziate e dif- ferenti per grossezza cingono le valve, e queste lamelle pas- sando sopra la depressione formano una insenatura molto sentita; numerose e filiformi costicine raggianti dagli umboni al margine tagliano le suddette lamelle e nella loro interse- cazione si sviluppano dei tubercoletti molto ben distinti spe- cialmente nella parte posteriore; gli umboni sono prominenti ed acuti e la regione umbonale è senza i tubercoletti d’ inter- secazione; l’area legamentare è proporzionatamente larga e senza strie; i denti sono in numero di 12 a 13; circa 7 pic- coli e ravvicinati si trovano anteriormente; 5 più distanziati, obliqui, di forma ristretta ed allungata si manifestano alla parte posteriore; fra le due serie dei denti osservasi una pic- colissima area ristretta e liscia. Il margine internamente è liscio, e tagliente; cominciando dalla parte anteriore e an- dando verso la posteriore forma una specie di orlo piatto che si presenta come se fosse obliquamente tagliato, e che grada- tamente si allarga. Per la descrizione che ora ne ho data, è ben manifesto come abbia moltissima somiglianza colla sopra citata specie dello Smith, della quale potrebbe benissimo essere anche una varietà, stante le pochissime differenze che esistono fra loro; non avendo esemplari da far confronto, ho creduto per ora attribuire i miei esemplari a specie nuova. Ne conosco sola- mente tre valve di dimensioni differenti, ma ciò dipendente dali’ età, come si può conoscere dalla grossezza del guscio, dal numero dei denti ecc. ecc. L’ esemplare più adulto ha le seguenti dimensioni. Diametro antero-posteriore 10 millim. Diametro umbo- ventrale 4 millim. Spessore 3 millim. — Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. Arca ( Barbatia) pectunculoides Scace. 1834. Arca pectunculoîdes Scacchi. — Notiz. intor. Conch. zoof. foss. vi- cinan. Gravina, pag. 25, tav. I, fig. 12. — 3395 — 1840. Arca raridentata . . Wood. S. V. — Mag. Nat. Hist. New. Ser., vol. IV, pag. 232, tav. XIII, fig. 4. 1844. » pusîlla. .... Nyst. — Coq. foss. d. Belg., pag. 261, tav. XX, fig. 6. 1350. » pectunculoides Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll. part. 2.*, Bivalv., pag. 79, tav. X, fig. 8. Due sole valve a guscio sottilissimo; l’ una per la forma corrisponde benissimo agli esemplari viventi, l’altra sarebbe più trasversale, coll’ insenatura al margine ventrale molto sen- tita e che somiglierebbe alla var. elongata rappresentata dal Wood colla fig. 3, 6. Mentre nella prima sono meglio appa- renti le esilissime costicine longitudinali, nella seconda invece meglio si distinguono le linee trasversali; ed in questa la por- zione anteriore è più stretta e più acuta. Marne argillose -- Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. Arca ( Barbatia) clathrata Defr. 1795. Arca imbricata Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. II, pag. 145, tav. XXV, fig. 10-11 (n. Bruguière). 1816. » clathrata Defrance. — Diction. Sc. Nat., vol. II, suppl, pag. 115. 1825. » » Basterot. — Mem. géol. envir. Bordeaux, pag. 75, tav. V, fig. 12. 1870. » » Hérnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien’ i vol. II, pag. 340, tav. XLIV, fig. 10. 1877. » aspera? . Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 120 (Val di Savena). 1879-32. » acanthis. Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rbòne et Rouss., vol. II, pag. 160, tav. IX, fig. 17. 1391. » pulchella. Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. i Rouss., vol. II, pag. 189, tav. XXXVII, fig. 7-14- 1892. » imbricata Pantanelli. —- Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp- Ital. sup. e centr., pag. 121. Quanto al nome specifico da attribuirsi a questa specie, se la citazione del Pantanelli fosse esatta, non vi sarebbe più — 336 — questione; ma siccome il Poli descrisse e figurò la sua A. 2m- bricata non nel primo volume pubblicato nel 1791, ma invece nel secondo stampato nel 1795, così se sono giuste, come io credo, le osservazioni degli autori dei Molluschi marini del Roussillon e cioè avere il Bruguière nel 1792 descritto collo stesso nome un’altra arca ben differente da quella del Poli, in allora per togliere ogni confusione fa duopo ricorrere ad altra denominazione. Io sono del parere di moltissimi naturalisti che la si debba indicare col nome specifico di clathrata datole nel 1816 dal Defrance, poichè essa per i suoi taratteri prin- cipali benissimo corrisponde alla specie del Poli ed all’ A. pwl- chella del Reeve (1). Quando la specie in discorso per la sua speciale orna- mentazione, e cioè tubercoletti ovoidi nell’ intersecazione delle coste longitudinali colle strie trasversali, viene ad essere lo- gorata per attrito subito, in allora questi tubercoletti si pre- sentano sotto forma di tegoli od embrici, da cui il nome spe- cifico datogli dal Poli; in queste condizioni riesce difficilissimo il poter dire se trattasi dell’ A. pulchella o dell’ A. clathrata secondo i diversi autori. Si dice che l’ A. clathrata assuma delle dimensioni maggiori, ma questo non mi sembra carattere bastevole per farne una specie a se, tanto più che gli esem- plari del bacino di Vienna secondo l’ Hòrnes hanno dimensioni più piccole di quelle degli esemplari viventi attribuiti alla A. pulchella. La forma di questa conchiglia è sempre la stessa come si può osservare dalle diverse figure date dai diversi autori; cambia la forma speciale d’ ornamentazione, ma questo avviene come ho di già accennato, dal rimanere i tubercoletti ovoidi, che sono internamente vuoti, o intatti o logori; ed ecco come questa specie ha avuto descrizioni, illustrazioni e nomi diversi. Vi sono esemplari tanto fossili che viventi che presentano la loro superficie esterna parte coi tubercoletti rotti, parte coi tubercoletti ancora intatti. I sopracitati conchiologi francesi di- cono nell’ A. clathrata non avere mai incontrato la struttura vescicolare delle coste, e perciò basta questo carattere per (1) Reeve. — Conch. Icon., tav. XVII, fig. 122. (1844). — 337 — distinguerla dall'A. pulchella, ma in allora come puossi dire che quando il guscio dell’ A. pulchella è un poco logoro per attrito, difficilissimo è il poterla distinguere dall’Arca del Defrance; io dico invece che è difficilissimo il poterle distin- guere quando l’ornamentazione è intatta essendo perfettamente uguale tanto negli esemplari fossili quanto nei viventi; per cui bisogna concludere che tanto l’una, quanto l’altra non sono che una specie sola. Marne argillose —- Ponticello in val di Savena -- Coll. Fornasini, Berti; rarissima. Sotto-genere ANADARA Gray 1847. Arca ( Anadara) diluvir Lk. 1819. PANCA UTIORO CO Lamarck. — Hist. nat. anim. sans. verteb., vol. VI, pag. 45. 1870. » DIA I ta Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. JI, pag. 333, tav. XLIV, fig. 5-4 (Martignone e Pradalbino). 1874. » DIA FIIARENLIE cor Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. part. 2.*, pag. 34. 1876. » è»: ra: Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 110 (Val di Savena). 1879-82. >» AMORE GTO Fontannes. — Moll. plioc.. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 164, tav. IX, fig. 20-22. 1881. » Vba Mg al Coppi. — Paleont. moden., pag. 99 ( Zap- polino). 1386. Anomalocardia diluvit . Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1891. Arca(Anadara) » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. : mar. Rouss. vol. II, pag. 191, tav. XXXI, fig. 13-17. 1892. » diluvit....... Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 120. Che molti degli esemplari fossili diversifichino da quelli viventi ai quali viene dato da alcuni autori il nome di A. Pol | 22 — 338 — May (1) è troppo evidente, perchè oltre le dimensioni anche la forma si mostra qualche volta un poco diversa. 1 fossili in generale hanno sempre una forma meno subquadrata, il lato posteriore meno troncato, gli umboni più rigonfi, molto meno accentuata la depressione posteriore. Oltre ai giovanissimi esem- plari corrispondenti all’A. dydima Br. (2), ne tengo alcuni gran- dissimi che misurano 59 millim. di diametro antero-posteriore, 45 di diametro umbo-ventrale e 40 millim. di spessore; questi individui che tengono dimensioni così grandi credo si potreb- bero riferire alla var. Abita del De Gregorio (3). Si raccolgono ancora esemplari che per la forma, le di- mensioni, l’ornamentazione ecc. perfettamente somigliano agli individui dell’attualità, per cui è troppo ben manifesto essere la specie vivente derivata direttamente dalla fossile, e avere solo subite alcune piccole modificazioni nel lungo periodo di tempo trascorso. Dietro a un esame della diagnosi, della descrizione e della figura dell’ A. latesulcata Nyst. (4) non posso convenire col De Gregorio (5) di dare agli esemplari fossili che raccolgonsi nel nostro pliocene italiano la denominazione specifica del Nyst. Il conchiologo belga dà una diagnosi ed una accurata descrizione tanto dell'A. diluviz Lk., quanto della sua A. late- sulcata; secondo le descrizioni, i nostri esemplari perfetta- mente corrispondono colla prima, perchè presentano la stessa forma, lo stesso numero di coste, cioè 28 a 30, per essere queste piatte e non rotondate, pei tre solchi profondi sull’ area legamentare, per la forma della cerniera alle cui estremità i denti sono più grandi, per l'impronta palleale finamente striata ai margini. L'A. latesulcata differisce invece dai nostri indi- (1) Mayer. — Catal. Syst. et descr. foss. tert. Musée de Zurich 3.° cahier. pag. 75. (1868). : (2) Brocchi. — Conch. foss. subap. voll. II, pag. 479, tav. XI, fig. 2. (1814). (3) De Gregorio. — Nuov. Arch. strat. infer. post-plioc., Palermo, pag. 86, (1884). (4) Nyst. — Coq. et Polip. Belo. pag. 256, tav. XVII, fig. 8. (1843). (5) De Gregorio. — Nuov. Are. strat-infer. post-plioc., Palermo, pag. 84. (1884). — 339 — vidui, per avere le coste rotondate, per essere queste in nu- mero di 25 a 26 e perchè internamente liscia; La figura del Nyst mostra il margine posteriore superiormente più declive e mostra una specie di angolosità molto ottusa, le crenelature sono più grossolane e le coste più grosse e più spaziate. In molti de miei esemplari ho potuto constatare l’ osser- vazione fatta dal Fontannes sulla cerniera e cioè la presenza nel punto ove divergono le due serie dei denti anteriori e po- steriori, di due denti notevolmente più grossi, più prominenti di quelli che lor sono vicini, l'uno dei quali ha qualche volta l’aspetto di un piccolo tubercolo. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pra- dalbino, Casazzo, Zappolino, Lagune, Rasiglio, Mongardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Maiola, Monteveglio — Coll. Museo, Foresti; co- munissima. FELRE i Marne argillose — Ponticello in val di Savena, Casazzo — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comunissima. var. corbuloides Monteros. 1875. Arca Polì May. var. grandis Monterosato. — Nuov. rivist. conch. mediterr., pag. 12. KS ataiconbuloidesti sd 0. Monterosato. —- Enum. e Sinon, conch. mediterr., pag. 7. 1880.» Dina. Monterosato. — Not. sopr. alc. conch. corallig. d. Mediterr., pag. 5. 1391. » (Anadara) diluvi, varietà — Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 194, tav. XXXI, fig. 18. I sopracitati conchiologi francesi, considerano del sotto- — genere Anadara, due forme diverse viventi nel Mediterraneo, la specie tipica del Lamarck e l'A. corbuloides del Monterosato; anche nel nostro pliocene s'incontrano queste due forme, ma è tanto graduato il passaggio dall’ una all'altra che non credo si possano tenere disgiunte specificamente. L’ A. corbuloides, sarebbe più trasversa, più inequilaterale, con le coste più nu- — 340 — merose, e causa le forti linee di accrescimento si presente- rebbero come granulose, di più il margine posteriore non sa- rebbe troncato come nella forma tipica, ma invece rotondato. Nella mia collezione del bolognese tengo parecchi esemplari che presentano una forma intermedia fra le due sopracitate, ma molto più somigliante alla specie del Monterosato, ripro- dotta nella fig. 18, tav. XXXI Moll. mar. du Rouss. Contano 32 coste, e tutti presentano delle dimensioni un poco più pic- cole di quelle date dal Monterosato. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Zap- polino — Coll. Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Foresti; comune. Marne argillose — Ponticello in val di Savena, Casazzo — Coll. Foresti; comune. var. Weinkauffi Cros. 1862. Arca Weinkauffi Crosse. — Journ. Conchyl., ser. 3.*, vol. 1I, pag. 324. 1868. » diluvii Lk. var. Weinkauffi Tiberi. — Journ. Conchyl. ser. 3.*, vol. VIII, pag. 81. 1874. » » var. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 35. Seguendo l'opinione del Tiberi, che ebbe in comunicazione anche il mio esemplare, rappresentato da una sola valva destra, credo doverlo riferire alla varietà sopracitata, rimandando il lettore a tutto quanto fa giustamente osservare il Dottor Ti- beri sulla variabilità dell’ A. diluvei. Il nostro esemplare mostra la valva molto tumida, dilatata l’area legamentare, molto di- stanziati gli umboni, pochi millimetri di differenza fra il dia- metro antero-posteriore, e l’umbo-ventrale; sinuoso il margine ventrale, e doppia sinuosità nel margine posteriore; quanto agli altri caratteri per nulla differisce dalla forma tipica, pre- sentando anch'esso nel centro della cerniera la particolarità notata per la specie tipo. Quanto alle dimensioni presenta qualche differenza con quelle dell’ esemplare vivente raccolto dal Tiberi nel Golfo di Napoli. — 341 — Diametro antero - posteriore 40 millim. diametro umbo- ventrale 35 millim. spessore 22 millim. Lunghezza dell’ area legamentare 31 millim.; larghezza 12 millim. (1) Avendo raccolto fossile, nel nostro pliocene anche questa forma speciale, credo non si possa più assolutamente dire es- sere essa non propria dei nostri mari, come dubitava il Mon- terosato (2); come pure, per le stesse ragioni, credo che piut- tosto ad una modificazione che ad una mostruosità si debba riferire. Sabbie gialle — Montevecchio — Coll. Foresti; rarissima. var. rotundata Foresti. Riproduce i caratteri principali dell’ A. diluvzi, solamente presenta tutti i margini rotondati, senza angolosità alcuna e come formanti un mezzo circolo; solo il margine cardinale forma una linea retta. Il solo esemplare che posseggo è rap- presentato da una valva sinistra, la quale è molto tumida, come tumido è l’umbone che è appena piegato verso il lato anteriore; è pochissimo inequilaterale e conta 34 coste rag- gianti, che per le forti strie trasversali si mostrano come gra- nulose. Questa varietà avrebbe molta somiglianza colla fig. 4, Tav. XLIV dell’opera dell’ Hornes M. riferita all’ A. diluve. Diametro antero-posteriore 24 millim. diametro umbo - ventrale 24 millim., spessore 11 millim. Sabbie gialle — Zappolino — Coll. Foresti; rarissima. (1) Nota. — Le dimensioni dello spessore della conchiglia e della lar- ghezza dell’area legamentare, si riferiscono a quelle della sola valva che | posseggo; se si trattasse dell'esemplare completo in allora si dovrebbero du- -plicare, e cioè 44 millim. di spessore, e 24 di larghezza dell’area lega- mentare. ; (2) Monterosato. — Not. sopr. alc. conch. corall. d. Mediter., pag. 246. (1880). — 342 — (Genere Pectunculus, Lamarck 1799. Pectunculus glycimeris (L.). 1866. Arca glycimeris. . .... Linneo. — Syst. nat., ediz. XII, pag. 1143. 1795. » Sane St INA) Pat, Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. II, pag. 144, tav. XXVI, fig. 1. 1874. Pectunculus glycimeris Foresti. -— Cat. Moll. foss. plivc. coll. bo- logn., part. 2.°, pag. 36. 1879-32. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 168, tav. X, fig. 1. 1891. » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. Il, pag. 195, tav. XXXIV, fig. 1-4. 1393. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 129. Mancando di un materiale numeroso riguardo questo ge- nere, non voglio e non posso impegnarmi ad una minuziosa ricerca storica sulla determinazione specifica delle diverse forme fossili plioceniche. Non è ancora stata stabilmente sciolta la grande questione della nomenclatura specifica, e moltissime e svariate sono le interpretazioni dei diversi autori. Il prof. Pantanelli ultimamente ha cercato di sciogliere un poco la quistione, e perciò mando alle sue osservazioni chi desidera maggiori schiarimenti, dichiarando però di convenire con esso riguardo le forme fossili di questo genere che si raccolgono nel nostro pliocene. Del genere Pectunculus, la specie che ora enumero è la più rara che si riscontra nei nostri depositi pliocenici; io non ne tengo che una sola valva di un individuo piuttosto giovane, che perfettamente corrisponde per dimensioni, per forma con un esemplare della mia collezione del Mediterraneo, probabil- mente della stessa età. Siccome riesce difficilissimo negli esemplari fossili il potere distinguere questa specie, specialmente dal P. pilosus, che al- cuni autori credono di riunire al P. glycimeris, così per essere la valva che posseggo un poco inequilaterale, credo doverla — 343 — riferire piuttosto al P. glycimeris che al P. pilosus, presen- tandosi essa valva per la sua forma, uguale agli esemplari viventi della mia collezione, ed alle figure date dai sopracitati conchiologi francesi. Sabbie gialle — Zappolino -- Coll. Museo?; rarissima. Argille sabbiose — Bel Poggio in S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rarissima. Pectunculus insubricus (Br.). 1814. Arca insubrica. . . ... Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 492, tav. XI, fig. 10. 1819. Pectunculus violacescens Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb. vol. VI, pag. 52. 1874. > insubricus . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 36. 1886. » ? Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1891. » violacescens Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 205, tav. XXXVI, fig. 1-4. 1893. » insubricus . Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 133. Io non credo questa specie del Brocchi diversa da quella del Lamark; specialmente se si tien calcolo delle variazioni che presenta anche nell’ attualità, e tanto più poi di quelle subite nel lungo periodo di tempo attraversato. Confrontando moltissimi esemplari viventi e fossili si vede che nulla di spe- ciale apparisce per farli distinguere, di più poi in quegli esemplari fossili nei quali si conserva ancora la colorazione, essa si mostra eguale a quella che si osserva negli individui viventi. Questa specie è abbondantissima nei nostri depositi plio- ‘ cenici; la maggior parte degli esemplari per la loro forma so- migliano agl’individui viventi riferiti da molti conchiologi al P. violacescens Lk. ma assumono dimensioni maggiori; in gene- rale i giovani individui presentano una forma intermedia fra la figura di questa specie data dal Brocchi, e la figura del- lA. romulea dello stesso autore, che secondo me è sinonimo, — 3944 — e perciò il loro diametro antero-posteriore è un poco più lungo del diametro umbo-ventrale; sono come è indicato nella de- scrizione, rotondati, tumidi, non orbicolari, ma invece un poco obliqui, avendo un lato più lungo. Molti di essi presen- tano come quelli dell’ attualità delle fascie trasversali turchi- niccie di dimensioni diverse. Le figure date dagli autori dei Molluschi marini del Rous- sillon bene riproducono la forma di moltissimi dei nostri fos- sili. Le figure 3-12, tav. II dell’ opera postuma del Rayneval (Coq. foss. Monte Mario 1876) sebbene senza indicazione di nome pure benissimo corrispondono a questa specie riprodu- cendo ancora le diverse variazioni che subisce. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pra- dalbino, Casazzo, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Mon- gardino, Lagune, Scopeto — Coll. Museo, Cavara, Foresti; co- munissimo. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Foresti; comune. var. nflata (Br.). 1814. Arca inflata. . ..... Brocchi. -- Conch. foss. subap., vol. II. pag. 494, tav. XI, fig. 7. 1874. Pectunculus inflatus . . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 37. 1886. » » .. Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1887. » insubricus Ponzi e Meli. — Moll. foss. Monte Mario, pag. 24, fig. 3. Stante le molte modificazioni che subisce il P. insubrecus, credo anch’ io che quelle che il Brocchi ha creduto considerare come caratteristiche di un’ altra specie, non siano tali, e perciò solo come una semplice varietà del P. insubricus debbonsi con- siderare quegli esemplari che presentano le valve molto tu- mide, meglio marcate le linee di accrescimento, più accennati i solchi raggianti, e la forma irregolarmente ovoide, come benissimo si esprime il celebre conchiologo italiano. La figura data dal Ponzi e dal Meli, e le figure 1, 2 della tav. II, della C) — 3845 — pubblicazione postuma del Rayneval, (altra volta citata ) e che non portano nome, corrispondono benissimo a questa varietà e perciò perfettamente riproducono i nostri esemplari. Io credo poi che le due varietà descritte e figurate dal Fon- tannes (1) l’una per il P. insubricus che chiama var. subal- pina, e l’altra per il P. enflatus che indica col nome di var. ruscinensis, debbansi ambidue riferire al P. inflatus Br., non presentando, specialmente la prima differenze molto mar- cate. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Scopeto — Coll. Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Museo, Foresti; raro. . Genere Limopsis, Sasso 1827. Limopsis aurita (Br.). 1814. Arca aurita . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 486, tav. XI, fig. 9. 1850. Limopsis aurita Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., pag. 70, tav. IX, fig. 2. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 37. 1881. » >» Coppi. — Paleont. moden., pag. 101 ( Monteveglio). È specie abbondatissima nelle nostre argille sabbiose; scarsa nelle sabbie gialle, non molto frequente nelle marne argillose, per tornare poi abbondante nelle marne bianche mio- ceniche. Subisce poche modificazioni; quasi sempre si raccolgono valve isolate e spesso con dimensioni grandissime; ne tengo al- cune che misurano 20 mill. di diametro antero-posteriore e 25 di diametro umbo-ventrale. Esattissima ne è la descrizione (1) Fontannes. — Moll. plioe. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 175, tav. XI, fig. 5 e pag. 177, tav. XI, fig. 4. — 346 — data dal Brocchi e le figure riproducono perfettamente i nostri esemplari. Nelle diverse collezioni di molluschi fossili pliocenici che posseggo, si è quella di Castrocaro, che rappresenta maggior numero di esemplari, essendo questa specie in quella località, più che altrove abbondantissima. Sabbie gialle -- Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino, Monteveglio, Maiola — Coll. Museo, Foresti; ab- bondantissima. Marne argillose — Ponticello in val di Savena, Casazzo — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. Limopstîs cancellata (Michltt.). 1814. Arca granulata . .... Brocchi (n. Lamarck. ). — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 485 (Monte Biancano). 1839. Pectunculus cancellatus Michelotti. — Ann. Sc. Regn. Lomb. Venet., vol. IX, pag. 131. 1865. Limopsis Brocchii ... Semper. — Journ. Conchyl., ser. 3.°, vol. V, pag. 461, tav. XIII, fig. 9. 1374. » anomala . .. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bo- logn., part. 2.*, pag. 37. 1895. » cancellata. . . Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr. pag. 137. Se a questa specie si deve riferire la L. Brocchi del Semper, come io credo, la quale non è altro che la L. granulata (Br.), i nostri esemplari raccolti nelle argille perfettamente corri- spondono alla descrizione che ne dà il Brocchi e meglio poi con quella riportata dal Semper; solamente riguardo le figure, la forma esterna è un poco più orbicolare e non è molto ap- parente la depressione al margine ventrale. Il Brocchi cita questa specie di Monte Biancano, località ove le sabbie gialle sono sviluppatissime, io non la conosco altro che delle argille e delle marne argillose. Anche nell’ornamentazione si osservano alcune piccole modificazioni; tengo alcuni esemplari, senza alcun dubbio ri- ferentesi a questa specie che presentano le costicine filiformi — 947 — longitudinali meno numerose ed un poco più grosse, ma però sempre colla stessa disposizione, e non con quella caratteristica della L. Aradasti Testa. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pradalbino — Coll. Museo, Foresti; comune. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comunissima. Limopsis calabra Seg. 1879. Limopsis calabra Seguenza. — Formaz. terz. province. Reggio, pag. 120, tav. XI, fig. 54. I pochi esemplari raccolti nelle marne argillose, per la forma loro, per le dimensioni, per l’ornamentazione corrispon- dono benissimo alla descrizione ed alle figure date dal Se- guenza; in essi l’area legamentare è piccola, i denti della cerniera sono da 8 a 9, le strie radiate esilissime e per l’in- tersecazione dei solchi concentrici la superficie appare elegan- temente reticolata, ma non granosa. Disuguale la denticolazione della cerniera, i denti sono piccolissimi nel centro, più grandi ai lati e dalla parte posteriore si allungano sotto forma di pieghe. Siccome questi esemplari, tanto per la forma, quanto per le dimensioni corrispondono ancora alle figure che 1’ Hòrnes M. (1) da della L. anomala (Eicw.) e di più molti dei caratteri in- dicati dall’ Hòrnes confacendosi colla specie del Seguenza, tali, p. e. le strie raggianti, il numero dei denti, le dentellature al margine che si allungano e si fanno maggiori posteriormente, così mi nasce il dubbio che la specie indicata dall’ Hòrnes non si possa identificare colla specie dell’ Eichwald (2) ma che in- vece abbia moltissima somiglianza colla specie del Seguenza, ‘se non è anche la stessa. Paragonando le descrizioni e meglio poi le figure della L. anomala tanto dell’ Eichwald, quanto (1) Hornes M. — Foss. ‘Moll. tert. Beck v. Wien. vol. II, pag. 312, tav. XXXIX, fig. 2, 3. (2) Eichwald. — Leth, Rossic. vol. III, pag. 75, tav. IV, fig. 10. (1853). — 348 — dell’ Hòrnes riesce ben manifesta la grandissima differenza che passa fra loro; ed in vero, oltre la diversità oltremodo marcata della forma e delle dimensioni, stando specialmente alle figure, l’Eichwald parla di coste raggianti e di tre denti per parte alla cerniera, mentre le figure dell’ Hòrnes mostrandosi molto meno oblique, con minore differenza nei loro diametri, cogli apici meno acuti, mostrano ancora, come accenna l’autore delle strie raggianti e non delle coste, e numero cinque denti per parte nella cerniera. Non credo, come dubita il Seguenza, si possa considerare la sua L. calabra come una varietà della L. Bronni (May.), perchè se è vero, come indica il Pantanelli che la specie del Mayer si debba riferire alla L. cancellata (Michltt ) sono troppe le differenze che. esistano fra loro; v ha molta somiglianza nella forma esterna e nelle dimensioni, ma nella specie del Michelotti sono costicine ben marcate quelle che irradiano dagli umboni al margine e la superficie si mostra granosa ; è vero che ho accennato parlando della L. cancellata che si osservano delle modificazioni nell’ ornamentazione, ma .mai si nota in essa che le costicine filiformi, diventino tanto nume- rose e così fine da non apparire prominenti e da prendere 1’ a- spetto di strie, come si vede nella specie del Seguenza; ag- giungasi inoltre che ben difficilmente in questa i denti della cerniera raggiungono il numero dieci, mentre tal numero si può dire costante nella specie del Michelotti. Dietro a quanto ho ora accennato io sospetterei che la vera L. anomala dell’Eichwald non si trovi nei nostri depositi plio- cenici (1). Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fo- resti; rara. (1) Nota. — Oltre le specie di Limopsis ora citate, è stato raccolto nel Bolognese se la indicazione è esatta, anche la L. Aradasîi Test.; ho avuto in comunicazione dal prof. Pantanelli una valva di quest’ elegantissima specie coll’indicazione di Pradalbino, località classica fossilifera della nostra provincia. — 349 — Limopsis clathrata Seg. (4). var. bononiensis Foresti. Sono pochissime valve che credo poter riferire a questa specie considerandole però come una varietà, perchè mo- strano alcune speciali modificazioni. Presentano il diametro umbo-ventrale, meno lungo, le dimensioni sono un poco più piccole, minore il numero dei denti e più fine la crenellature ai margini. L’ornamentazione è rappresentata da 12 a 13 la- melle trasversali, abbastanza elevate sottilissime ed ugualmente distanziate, e da numerose costicine raggianti, non fitte, divise da spazi il doppio di loro; queste costicine intersecando le lamelle formano un reticolato ben distinto. Paragonando i miei esemplari colle figure del Seguenza, quelli mostrano più nu- merose le costicine longitudinali, più spaziate le laminette trasversali.. Per le dimensioni e per la forma avrebbe anche molta somiglianza colla vivente L. torresî Smith (5), ma ne diver- sifica per le lamelle concentriche, che nella specie vivente sono invece costicine piuttosto grosse. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. (4) Seguenza. — Formaz. terz. Provine. Reggio (Calabr.), pag. 282, tav. XVI, fig. 42. (5) Smith. — Zool. voyag. Challeng., part. XXXV, report. Lamellib. pag. 255, tav. XVIII, fig. 4. — 350 — Famiglia Mytilidae. Genere Mytilus, Linneo 1758. Mytilus aquitanicus May. 1858. — Mytilus aquitanicus” Mayer. — Jouru. Conchyl., ser. 2.*, vol. III pag. 188. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bo. logn., part. 2.%, pag. 40. 1879-82. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 135, tav. VIII, fig. 1. Credo dovere mantenere questa denominazione specifica per i frammenti raccolti nelle nostre argille sabbiose; da quel poco che si può osservare ne miei esemplari non completi, mi sembra che i caratteri principali corrispondono alla descrizione che ne dà il paleontologo svizzero, che è ben diversa dalla descrizione data dal Bronn pel suo M. scaphoides. In uno dei frammenti un poco meglio conservato sono benissimo visibili, oltre la forma arcuata e la robustezza del guscio, anche le linee di accrescimento irregolari, che causa l’età dell’individuo, come accenna il Mayer, si sono di molto ingrossate, e le strie longitudinali ondulate e finissime le quali però si discernono appena. Siccome poi questa specie varia estremamente di lun- ghezza, di spessore e di curvatura, così assume forme tali che che se non fossero i graduati passaggi, si crederebbe a tante spécie separate. . Non ne posso dare le dimensioni perchè nessun esemplare è completo, e ripeterò solo che tenuto calcolo dell'altezza del- l’area legamentare, della grossezza degli apici ecc. certamente questi individui assumevano grandi dimensioni. Il solo apice disegnato del Fontannes, perchè anche la località ove esso ha raccolto questa specie, non contiene che frammenti, corri- sponde agli apici de’ miei esemplari, tranne di essere un poco più dilatati. Per gli apici piuttosto acuti e per la poca con- TETTE TETTE — 851 — vessità del margine ventrale, avrebbe una certa somiglianza col M. galloprovincialis. Lk. dal quale diversifica per la carena ottusa ben distinta e per le dimensioni dell’ area legamentare. Argille sabbiose-- S. Lorenzo in collina — Museo, Foresti; comune. Mytilus scaphoides Bronn. 1831. Mytilus scaphoides Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 113. 1893. » > Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 109. Tengo un magnifico esemplare delle sabbie gialle, regala- tomi dal Prof. Pantanelli e che corrisponde per tutto alla de- scrizione del Bronn. In questa specie a differenza della pre- cedente, secondo quello che posso notare col confronto di in- dividui dell’una e dell'altra, trovo il guscio della conchiglia, nella specie del Bronn meno grosso, le linee di accrescimento, sebbene l'individuo abbia oltre a 150 millim. di diametro umbo-ventrale, non così irregolari e voluminose, e nessuna apparenza di strie longitudinali; credo poi per la differenza delle due specie, s’ abbia ancora a tener calcolo della diver- sità del deposito ove sono state raccolte, essendo l’una propria delle sabbie gialle, e l’altra cioè il M. aquitanicus rinvenuta solamente nella porzione inferiore delle argille sabbiose. Diversifica dal M. Haidingeri Hòrn (1) come giustamente osserva il Pantanelli, per essere più ristretto e meno curvo, e dal M. galloprovincialis Lk. (2) per essere invece più curvo, proporzionatamente più allungato, più sentita l’ angolosità sul dorso delle valve. Sabbie gialle — Zappolino —- Coll. Foresti; raro. (1) Hornes M. — Foss. Moll. tert. Bech. v. Wien, vol. II, pag. 356, tav. XLVI, fig. 1-3. (1870). (2) Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., ediz. 1.°, vol. VI, pag. 126. (1819). — 392 — Genere Modiola, Lamarck 1801. Modiola longa Bronn. 1831. Modiola longa ..... Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 650. 1874. » Brocchi . . . . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bo- logn., part. 2.%, pag. 4. 1881. » UTC BESAARSTO Bagatti. — Agg. Enum. sistem. Moll. mioc. e plioc. d. prof. Cocconi, pag. 37. 1882. » rectemarginata Foresti. — Contrib. Conch. terz. ital. II, pas, tav 910) 1893. > longas.i-tta Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 112. Sebbene mantenga in generale i suoi caratteri proprii, vale a dire di presentare la forma esterna, specialmente verso gli umboni, subcilindrica, inferiormente compressa e subquadrata e diritto il margine dorsale, qualche volta però subisce alcune modificazioni, mercè le quali viene a prendere una certa so- miglianza colla M. Brocchi May. descritta e figurata dal- l’ Hornes (1); questa specie trovasi sempre di dimensioni minori di quelle del Mayer; ma questa sola particolarità, trattandosi di appena un quarto di differenza, non sarebbe sufficiente per stabilire una diversità specifica. Furono alcuni esemplari, che mostrandosi meno cilindrici presso la regione umbonale, col diametro antero-posteriore un poco più breve, un poco più sinuoso il margine centrale, meno apparente la linea retta del margine dorsale, e per non essere in ottimo stato di con- servazione causa dell’essere stati tutti compressi, vennero nel mio lavoro del 1874 erroneamente riferiti alla M. Brocchi. Tutti gl’individui presentanti queste leggere modificazioni fu- rono raccolti nelle sole argille sabbiose. Avendo alcuni anni dopo raccolti altri esemplari nelle sabbie gialle, ma in miglior stato di conservazione e con più precisi i caratteri della specie, e perciò bene manifesta la loro differenza colla specie del (1) Hornes M. — Oper. cit., vol. II, pag. 345 tav. XLV, fig. 1-9, (1870). — 353 — Mayer, avendo il torto di non aver fatto attenzione alla de- scrizione del Bronn, ne feci una specie nuova e ne diedi la fisura nominandola M. rectemarginata. Oggi riconoscendo come questa forma fosse di già stata descritta, correggo le mie an- tiche denominazioni, addottando come di dovere quella del Bronn. Sabbie gialle — Zappolino, Monte Biancano, Monteveglio, Rasiglio, Monte Oliveto — Coll. Museo, Foresti; comune. Argille sabbiose. — S. Lorenzo in collina — Coll. Museo, Foresti; comune. Modiola modiolus (L.). var. vulgaris e var. elongata Wood. 1766. Mytilus modiolus Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1158. 1850. Modiola » Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll., part. 2.*, Bivalv., pag. 57, tav. VIII, fig. 1a, 0,c,d. Se le figure del Wood riproducono esattamente, come io credo, due varietà della specie del Linneo, in allora alcuni esemplari raccolti nella nostra provincia debbonsi riferire a queste due varietà, perchè in quasi tutti i loro caratteri cor- rispondono con esse. Questa specie variabilissima per dimen- sioni e per forma, mentre alcuni individui quasi per nulla differiscono dalla fig. 1a, 6 della var. vulgaris presentando so- lamente il margine dorsale appena, appena un poco più corto e la larghezza della valva un poco minore, ve ne hanno poi altri in cui il margine dorsale essendo molto più lungo, la conchiglia nella sua porzione posteriore si presenta più larga e proporzionatamente più corta. Le stesse differenze le trovo anche negli esemplari riferiti alla var. elongata, fra i quali ‘ però ne tengo alcuni che riproducono perfettamente le fig. 1 e. e d. Gli esemplari riferentesi alla var. vulgaris li ho trovati solo nelle sabbie gialle, mentre gli altri tanto nelle sabbie che nelle argille. Quello che è certo si è che non si possono ri- ferire a nessuna delle altre specie di questo genere raccolte nel nostro pliocene. i 23 — 954 — Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — $S. Lorenzo in collina, Maiola — Coll. Foresti; rara. 3 Modiola intermedia Foresti. 1874. Modiola modiolus (L.) var. intermedia Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 42, fig. 1. 1877. » intermedia Seguenza. — Stud. strat. formaz. plioc. Ital. merid., pag. 93. 1893. > » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 112. Dietro alle giustissime osservazioni del Seguenza e del Pantanelli, oggi considero anch'io questa forma come una specie a se e non come una varietà della M. modiolus, come avevo di già annunciato. Certamente vi hanno troppe differenze fra l'una e l’altra, e l'ottima conservazione dell’ esemplare non ne lascia alcun dubbio; per presentare poi la porzione presso, gli umboni, molto stretta e subcilindrica e il margine dorsale diritto, mostrerebbe forse una maggiore somiglianza colla M. longa. Oltre la forma generale della conchiglia, la particolarità delle strie regolari che confondendosi colle linee di accrescimento, segnano solo circa metà delle valve la fanno subito distinguere. Una minuta descrizione di questa specie ed una esattis- sima figura trovansi nel mio lavoro sopracitato. Sabbie gialle — Monte Biancano — Coll. Foresti; ra- rissima. Modiola adriatica Lk. 1819. Modiola adriatica Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. VI, pag. 112. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.2, pag. 41. 1879-82. » barbata. Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 134, tav. VIII, fig. 3. III E DE — 359 — 1890. —Modiola adriatica Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 155, tav. XXVIII, fig. 4-7 (juv.). Tengo diverse valve di questa specie, la maggior parte. rappresentanti individui giovani, ma che per la forma loro sono uguali agli esemplari viventi; hanno tutti il guscio sot- tilissimo e un poco meno sentita la gibbosità dorsale. Fra questi esemplari ve ne hanno alcuni che espandendosi nella loro parte posteriore, la conchiglia assume una forma un poco meno lunga e posteriormente più larga. Un esemplare raccolto nelle argille sabbiose presenta una forma piuttosto allungata, corrispondendo agli esemplari del Roussillon e disegnati dai sopracitati conchiologi francesi, alla tav. XXVIII, fig. 8-11. Forse per la loro fragilità, mai ho potuto raccogliere esemplari isolati, ma sempre a gruppi e sempre impigliati nella roccia, dalla quale è impossibile separarli senza rom- perli. Sabbie gialle — Bel Poggio in San Lorenzo in collina — Coll. Foresti; comune. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Museo; rarissima. Modiola Pantanellii Foresti. 1874. Modiola barbata Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 41. Dietro le giustissime osservazioni del prof. Pantanelli, pubblicate nel suo ultimo pregevole lavoro sui Lamellibranchi pliocenici (1), ho preso a studiare con maggiore accuratezza gli esemplari che avevo un tempo riferito alla M. bardata, ed ho trovato che negli individui fossili si presentano deifca- ratteri tutti propri e perciò atti ad autorizzare a farne una specie a parte. In generale essi hanno una forma più subqua- drata, più rotondo e più dilatato il lato dorsale, il margine (1) Pantanelli. — Lamell. plioe., pag. III. (1893). — 356 — ventrale spesso è meno sinuoso, ma v'hanno individui che presentano una sinuosità anche maggiore di quella che si osserva negli esemplari della MM. barbata. L.; l’ottusa angolo- sità che dagli umboni scende al margine è molto sporgente e perciò appare più curva, mentre molto marcate si mostrano le depressioni che si manifestano ai lati; l'angolo ottuso del margine dorsale, come giustamente ha osservato il Pantanelli, che nella M. barbata si presenta a circa un terzo dagli um- boni, in questa invece si prolunga a metà, ed è per ciò che cambia completamente la forma esterna della conchiglia. Il guscio sembra abbastanza grosso, varia l'espansione della por- zione dorsale, percui v'hanno esemplari nei quali questa è meno estesa e perciò prendono una forma che s'accosta alla M. barbata; l’angolosità dorsale piega molto presto verso il margine ventrale, ma alle volte invece rimane più centrale. La superficie appare liscia e solo si osservano le linee di ac- crescimento, disuguali fra loro e non molto prominenti. I pochissimi esemplari che conosco sono tutti screpolati ed aderenti alla roccia, percui impossibile estrarli senza rom- perli e perciò nulla posso indicare dei caratteri interni. La var. dilatata che 11 Philippi ha fatto della IM. barbata come si può osservare dalle figure che ne hanno dato gli au- tori dei Molluschi marini del Roussillon (1) presenterebbe una certa somiglianza coi nostri esemplari, ma bene si distingue per mostrare l’angolosità ottusa delle valve meno prominente, gli apici meno gonfi, e ben marcate le linee di accrescimento. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rara. (1) Bucquoy, Dautzenberg, Dollfuss. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 154, tav. XXVII, fig. 8-9. i iso Famiglia Avicutlidae. Genere Avicula, Klein 1753. Avicula hirundo L. 1766. Avicula hirundo . Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1159. 1795. Mytilus » . Poli — Test. utriusg. Sicil., vol. II, pag. 221, tav. XXXII, fig. 17-21. 1819. Avicula tarentina Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. VI, part. 1.°, pag. 148. 1874. » hirundo . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 44. 1890. » 2. Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 114, tav. XXII, fig. 1-4. È un solo esemplare molto incompleto rappresentato dalla parte apicale della conchiglia e da porzione di un’orecchietta, ma tuttavolta da quel poco che si può apprezzare presenta molta somiglianza colla specie dei nostri mari, tanto per la forma obliqua della valva, quanto per la forma dell’ orec- chietta anteriore; l'apice è acuto e poco gonfio e di poco sor- passante il margine cardinale che è rettilineo; il guscio è piut- tosto sottile e le strie di accrescimento proporzionatamente grosse non sono visibili che sull’orecchietta anteriore. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Museo; rarissima. var. Companyoi Fontan. 1879-82. Avicula tarentina Lk. var. Companyoi Fontannes. —- Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussil., vol. Il, pag. 144, tav. VIII, fig. 20. È una sola valva non completa, di mediocri dimensioni che per i caratteri che presenta non la posso identificare nè colla specie tipica, nè colla A. phalenacea, mostra invece molti dei caratteri attribuiti dal Fontannes alla sua varietà ora citata. — 358 — È una conchiglia poco obliqua molto inequilatera, molto gonfia presso gli umboni, e col guscio piuttosto sottile. Nulla posso dire di preciso riguardo la superficie esterna, perchè un poco logorata dalla denudazione; il margine superiore è rettilineo, stretto, ma in quanto alle proporzioni col diametro antero- posteriore non posso precisare nulla perchè l’ orecchietta po- steriore è rotta; gli umboni posti anteriormente sono piccoli e curvati in avanti, la depressione anteriore più profonda della posteriore; l’aletta anteriore corta e di forma triango- lare; la superficie interna della valva è madreperlacea. Le sole differenze che trovo fra l'individuo fossile del bolognese e la figura del Fontannes sono, le dimensioni minori, e questo potrebbe dipendere dall’avere il nostro esemplare rotto l’ orec- chietta posteriore e i margini non completi; di essere un poco meno obliquo, di presentare meno profonda l’insenatura an- teriore e l’orecchietta anteriore un poco più larga; anche la forma più stretta e la minore larghezza del diametro antero- posteriore probabilmente dipendono dall'essere incompleti i margini, e della mancanza dell’orecchietta posteriore. Da due piccolissimi frammenti di guscio non logori dalla denudazione, sì può arguire come fossero ben distinte le linee di accresci- mento, numerose e come fogliettate. Sabbie gialle — Monte Oliveto — Coll. Foresti; rarissima. Sotto-genere MELEAGRINA Lamarck 1812. Avicula ( Meleagrina) intermedia Foresti. 1874. Avicula hirundo Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 44. Sono solamente frammenti e non valve complete, manca in tutti la porzione ventrale. La forma esterna è più obliqua dell'A. phalenacea, ma meno dell'A. hirundo; gli apici sono acutissimi, il guscio robusto e frastagliato, le valve piuttosto tumide verso gli umboni, molto larga l’area legamentare e stretta e ben visibile la fossetta obbliqua pel legamento; l’0- recchietta anteriore è molto più larga di quella che si osserva iene dn Li dii — 359 — nell’A. phalenacea, ma più grossa, più triangolare della cor- rispondente nella A. hirundo; molto profondo il seno bissale; le linee di accrescimento nella parte posteriore mostrano le stesse sinuosità che si osservano negli esemplari della specie vivente; internamente è madreperlacea; stante la grossezza del guscio e la profondità del seno bissale la parte interna dell’ orecchietta anteriore è foggiata a canale profondo di forma triangolare allungata restringentesi all’ estremità; ben distinte le impressioni dell’adduttore anteriore, come si osserva nel- lA. phalenacea. Differendo questa forma di Avicula dall'A. phalenacea per la sua forma non subquadrata, per la lunghezza dell’ o- recchietta anteriore, per l’insenatura del bisso più profonda, riproducendo però molti altri de’ suoi caratteri, e d'altra parte avendo per la sua forma piuttosto obliqua, per la tu- midità delle valve, per l'atteggiamento delle linee di accre- scimento, affinità colla A. hRirundo, dalla quale poi differisce per la grossezza del guscio, per la larghezza dell’area lega- mentare, così ho creduto farne una specie nuova, che parteci- pando però dell’una e dell'altra ho chiamata var. intermedia. Sebbene non presenti tutti quanti i caratteri propri del sottogenere Meleugrina tuttavolta, per le maggiori somiglianze coll’ A. phalenacea che indubitatamente si deve ascrivere a questo sottogenere, ho creduto riferirvi anche la mia specie. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Avicula ( Meleagrina) rugosa Foresti. È una piccola conchiglia di forma subquadrata, obliqua, a guscio sottilissimo; le valve piuttosto tumide; il margine cardinale retto, corto anteriormente un poco più lungo poste- riormente; rotondato il margine ventrale; l’orecchietta ante- riore breve, triangolare, terminata a punta, l’ orecchietta po- steriore un poco più lunga, più larga, più espansa; gli apici acuti; il margine anteriore sinuoso, il posteriore con una si- nuosità più leggera alla base dell’orecchietta. Nei pochi resti ancora intatti della superficie esterna si vede ben manifesta -- 360 — la fogliettatura propria di questo genere, e nei foglietti più esterni si osserva come le linee di accrescimento fossero pro- porzionatamente grosse ed ondulate dando alla superficie della conchiglia un’aspetto rugoso. Tutti gli esemplari sono mal conservati, nessuno completo, il guscio screpolato e tutti ade- renti alla roccia. Gli esemplari in miglior stato di conservazione misurano 15 a 16 millim. di diametro antero- posteriore; altrettanti di diametro umbo-ventrale; 15 millim. circa la lunghezza del margine cardinale, e 7 od 8 millim. di spessore. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rara. Genere Perna, Bruguière 1792. Perna Soldanii Desh. 1648. Argyroconchites. Aldrovandi. — Museum, metall., pag. 87. LUA O I r Monti. — Comm. Bonon. pars alt., pag. 389 fig. 1-4, i (Madonna del Sasso, Battidizzo). 1814. Ostrea maxillata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 582 ( Bolognese, Madonna del Sasso). 1836. Perna Soldanii . Deshayes in Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., 2.° ediz., vol. VII, pag. 79. 1870. » » . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck., v. Wien, vol. II, pag..378, tav. LIII e LIV, fig. 1-2. 1874. >» » . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 44, fig. 16, 17. i 1881. >» » . Coppi. — Paleont. moden., pag. 98 (Maiola). Comunissima nei nostri depositi pliocenici, difficilmente trovansi esemplari completi, e causa la struttura del guscio molto fogliettata facilmente si sfasciano. Nessuna delle figure dei sopracitati autori rappresenta fedelmente i nostri esem- plari, i quali in generale hanno una forma più allungata. Varia in modo particolare la forma del margine cardinale, mostrandosi in alcuni leggermente curvo, in altri con una concavità molto profonda; così pure varia la grossezza del guscio delle valve, la larghezza dell’area cardinale e il modo con cui si dispongono i solchi o doccie della cerniera. i — 361 — Alcuni de’ miei esemplari mantengono i colori; e del modo con cui questi sono distribuiti, come del modo con cui si di- ‘sspongono i solchi della cerniera ne ho dato una descrizione e una fisura nel mio sopracitato lavoro. In alcune località come p. e. a Livergnana, ho trovato dei grandi depositi di questa conchiglia; circostanza anche avvertita dal Brocchi e da altri; molti degli esemplari di questa località si presentavano forati da molluschi litofagi, ed in al- cuni vi ho trovato ancora in posto la conchiglia. Sabbie gialle —- Livergnana, Zappolino, Monteveglio — Coll. Foresti; comunissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comunissima. Genere Pinna, Linneo 1758. Pinna Brocchi D' Orb. 13852. Pinna Brocchi D'Orbigny. — Prodr. paléont. stratigraph., vol. 1II, pag. 125. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 372, tav. L, fig. 1-2 (S. Lorenzo). 1874. » pectinata Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 40. 1877. » Brocchi? Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologn., pag. 120 (Val di Savena). 1879-82. >» » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 146, tav. VIII, fig. 21-22. 1886. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. Sono tutti esemplari non completi, di forma un poco va- riabile, perchè alcuni larghi e piuttosto depressi, altri invece stretti e presso all’ apice subcilindrici; l’ornamentazione varia pochissimo, sono coste longitudinali, leggiermente ondulate dal lato cardinale, e linee oblique e curve dal lato ventrale; le coste longitudinali sono ora più, ora meno numerose, ma sempre in minor numero e più grosse di quelle indicate nelle figure del Fontannes. Gli esemplari del bolognese mostrano — 862 — tutti una forma triangolare più allungata di quella delle fi- gure dell’ Hornes. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Monte Oliveto, La- gune, Scopeto, Mongardino — Coll, Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini? Berti; rara. Altri frammenti di questo genere, ma specificamente in- decifrabili si incontrano nelle marne argillose; sembrano essere lisci e senza traccia alcuna di coste nè longitudinali, nè oblique; ma deformati anche per schiacciamento non permet- tono di potere distinguere i caratteri principali. Famiglia Pectinidae. Genere Chlamys, Bolten 1798. Chlamys varia (L.). 1766. Ostrea varia. Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1146. 1874. Pecten varius Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.*, pag. 51. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 96 (Zappolino). 1886. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1889. > 2. Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 99, tav. XV, fig. 1-7. Spesso assumono dimensioni molto maggiori di quelle degli individui viventi, possedendone alcuni che misurano non 60 millim. di diametro umbo-ventrale come la var. major Locard, ma invece 78 millim. Ben difficilmente restano intatte le squamme che ornano le coste, e perciò l’ apparenza loro imbri- cata è sempre ben manifesta. Nelle argille più che nelle sabbie abbondano gli esemplari giovani. Gli individui di questa specie per nulla differiscono da quelli dell’attualità, presentando la stessa forma, lo stesso numero di coste, la stessa ornamenta- zione. — 363 — Sabbie gialle — Pradalbino, Casazzo, Monte Oliveto, Zap- polino, Lagune, Scopeto, Mongardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comune. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; comune. Chlamys opercularis (L.). 1766. Ostrea opercularîs Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1147. 1850. Pecten » Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 35, tav. VI, fig 2abd. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc., coll. bologn., part. 2.°, pag. 51. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 96 (Zappolino ). 1886.» » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1889. » > Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 72, tav. XVII, fig. 1-8. Specie comunissima; la maggior parte degli esemplari corrispondenti agli individui viventi riproducono la var. fran- sversa Clém. e la var. Audouini Payr., rappresentate anche dai sopracitati conchiologi francesi nelle figure indicate. L' orna- mentazione di questa specie è variabilissima, specialmente a seconda dell’ età; le coste longitudinali subiscono delle modi- ficazioni, in alcuni individui mostransi non molto rilevate e tondeggianti, in altri invece sporgenti ed acute, quest’ ultimi perfettamente riproducono la fig. 2 a var. leneata del Wood. Fra le diverse modificazioni che presentano le coste lon- gitudinali, tengo un frammento nel quale a destra della costa principale si osserva un’ altra costicina più piccola e dietro a questa tre altre filiformi e molto ravvicinate fra loro le quali trovansi nel centro della concavità intercostale; dall’ altro lato cioè a sinistra della costa grande, vi stanno altre esilis- sime costicine quasi invisibili; sono bene apparenti le sottilis- sime laminette trasversali, che rendono squammose tutte quante le coste longitudinali. Se queste speciali modificazioni si aves- sero in una valva completa se ne potrebbe forse farne una buona varietà. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pra- — 364 — dalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Mon- gardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissimi. Argille sabbiose --- Pradalbino — Coll. Foresti; comune. Chlamys scabrella (Lk.). 1819. Pecten scabrellus Lamarck. — Hist. nat. anim. sans. verteb., vol. VI, pag. 183. 1850. » dubîus. . Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 38, tav. IV, fig. 3. 1874. » » .. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 52. 1879-82. » » . . Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 187, tav. XII, fig. 2-3. 1886. » >». . Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. È la specie che più d’ogni altra abbonda nelle nostre sabbie gialle, formando da se sola dei banchi piuttosto estesi e di un certo spessore. Le valve in generale sono robuste, molto gonfie e presentansi alquanto oblique. In alcuni esem- plari le coste sono più grosse, più tondeggianti e in questo caso mostrano qualche somiglianza col CHI. Philippi (Recl.) vivente nel Mediterraneo e che da alcuno viene ritenuto come una varietà della specie fossile del Lamarck; alcuni altri pre- senterebbero a prima vista una qualche analogia col C42. oper- cularis, ma la convessità delle valve e il numero delle coste lo fanno subito distinguere. Mentre per alcuni caratteri la Chl. dubia (L.) citato e figurato dal Brocchi, (1) corrisponde- rebbe coi nostri esemplari, tali p. e. il numero delle coste, la sua forma suborbicolare ed obliqua, il suo genere d’ orna- mentazione che presso agli apici non si palesa, ne diversifi- cherebbe d’ altro lato per la figura che ne dà il conchiologo italiano che molto meglio si avvicina al CHI. opercularis; inoltre nei nostri esemplari le valve sono molto più turgide, l’obliquità è molto maggiore e il margine si mostra nell’ in- terno fortemente e non leggermente crenulato. Egli è per (1) Brocchi. — Conch. foss. subap. vol. II, pag. 395, tav. XVI, fig. 16. — 365 — queste ragioni che non abbiamo creduto di identificare i nostri esemplari colla specie descritta e figurata dal Brocchi. Le figure date dal Fontannes e la figura 3 tav. IV del Wood. SV. indicate col nome di CH. dubia meglio di qua- lunque altra somigliano agli esemplari fossili del bolognese. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Bel Poggio, Pra- dalbino, Casazzo, Monte Oliveto, Montevecchio, Monte Maggiore, Monte Biancano, Monteveglio, Zappolino, Lagune, Scopeto, Mongardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comunissima. Chlamys maultistriata (Poli). 1795. Ostrea multistriata . Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol. II, pag. 164, tav. XXVIII, fig. 14. 1850. Pecten pusio. .... Wood. S. V. —- Monogr. Crag. Moll, vol. II, i pag. 33, tav. VI, fig. 4. 1874. » De Ss Foresti. — Cat. Moll. foss. plioe. coll. bologn., part. 2.°, pag. ol. 1879-82. >» Vane Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag.1983, tav. XII, fig. 10-11. 1889. » multistriatus Bacquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss. vol. II, pag. 164, tav. XVI, fig. 1-5. Sono poche valve di piccole dimensioni, ma che per la forma, il numero delle coste, l’ ornamentazione ecc. corrispon- dono per bene agii esemplari viventi; tengo fra esse alcuni frammenti che fanno comprendere avere anche raggiunto le dimensioni dei più grandi esemplari del nostro Mediterraneo. Anche le figure date dal Wood, particolarmente le fig. 4 d e 4 c, che sarebbero, secondo il conchiologo inglese due varietà, avrebbero molta somiglianza coi nostri fossili, e il Coppi cita la var. limata Wood, rappresentata dalla citata fig. 4 d rac- . colta a Zappolino. La figura 11 poi del Fontannes per la forma ma non per l’ ornamentazione riproduce per bene i nostri esemplari. Sabbie gialle — Zappolino — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. DIGI: Jr Chlamys Bruei (Pay.). 1826. Pecten Bruei Payraudeau. — Catal. Annel. Moll. Il. d. Corse, pag. 78, tav. II, fig. 10, 14. 1850. ) » Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. II, pag. 29, tav. V, fig. 3. Sono alcune valve destre che presentano la maggior parte dei caratteri proprii della specie; per la forma, per le di- mensioni, corrispondono benissimo cogli esemplari viventi, cogli esemplari del Crag d’ Inghilterra, colle figure del Payraudeau. Presentano le coste longitudinali non solo divise in due, ma in tre ed anche in quattro; solo in alcuni sono visibili le stria- ture longitudinali e le punteggiature. Le laminette trasversali sono più apparenti che negli esemplari dell’ attualità, per cui le coste, specialmente presso il margine ventrale si presentano come squammose, mentre nella regione centrale e presso gli apici assumono la forma di piccolissime papille. Negli spazi intercostali si osservano tre serie longitudinali di minutissimi tubercoletti che crescono di dimensione verso i margini e che addossandosi vieppiù fra loro prendono l’ aspetto di minime squammette. L’ aletta anteriore più grande e più espansa si pre- senta con cinque o sei coste longitudinali robuste, che grada- tamente s’ingrossano portandosi. verso il margine cardinale; robuste ancora e sporgenti sono le lamelle trasversali, che for- mano delle grosse squamme specialmente sull’ ultima costa ion- gitudinale che più sviluppata limita il margine cardinale, l’aletta posteriore è più piccola con tre o quattro coste e con squame bene apparenti. L’intagliatura del bisso è profonda. L’interno della valva presenta delle piccole costole longitu- dinali liscie corrispondenti agli spazi intercostali esterni; il margine è sottilissimo e delicatamente crenulato. Marne argillose — Ponticello in val di Savena —- Coll. Fornasini, Berti; rarissima. — 367 — Chlamys inaequicostata Foresti. Conchiglia suborbicolare, equilatera, equivalve, sottile, piuttosto depressa; umboni acuti; orecchiette disuguali, pic- cola la posteriore, più grande l’ anteriore; esternamente mostra da 22 a 23 coste longitudinali, raggianti, rotondate e fina- mente striate; queste coste sono disuguali tanto per la loro grossezza, quanto per essere disugualmente distanziate; il più delle volte sono semplici, spesso si scindono in due, in tre ed anche in quattro; presso gli umboni sono obliterate; sottilis- sime e numerose linee di accrescimento si osservano benissimo solo là, dove presso gli apici le coste longitudinali spariscono. L’orecchietta anteriore porta da quattro coste longitudinali imbricate e delle laminette trasversali più o meno apparenti; nella posteriore non si osservano che le linee ondulate di ac- crescimento. Internamente sono riprodotte in senso inverso le coste e gli spazi intercostali che si enumerano nella parte esterna; il margine cardinale è retto ingrossato all’ estremità da una piccolissima laminetta; piccolissima la fossetta lega- mentare; il margine ventrale sottile e leggermente ondulato. Sotto alcuni aspetti e specialmente pel modo di dividersi delle coste longitudinali, somiglia un poco al C%I. Bruei, ma in questo minore è il numero delle coste, e sono di dimensioni più grosse; anche alcuni esemplari del CI. tigrinus (Mull.) avrebbero qualche somiglianza col nostro fossile, ma subito si distingue per avere le valve molto meno turgide, per le strie longitudinali lungo le coste, e per la mancanza delle strie arcuate divergenti. L’esemplare più grande misura 13 millim. di diametro antero-posteriore; altrettanti di diametro umbo-ventrale e 3 millim. di spessore. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. — 368 — Chlamys histrix ( Dod.). 1859. Pecten Angelonii Meneghini (in litteris ). 1862. » —istriv. . Doderlein — Cenn. geol. terr. mioc. sup. Ital. centr., pag. 15. 1877. » Brummeli Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 120 (Val di Savena). 1878. » Angeloni. De Stefani e Pantanelli. — Moll. plioc. dint. Siena, pag. 31. 1884. » —istrix. . Meli. — Cenn. geol. cost. d’ Anzio e Nettuno, pag. 12, ì fig. 1-5. 1885. >» >» .. Foresti. — Sul. Pect. histr. Dod., Meli, pag. 97, tav. V, fig. 1-4. Seguito a denominare questa specie col nome datole dal Doderlein, perchè collo stesso nome fu poscia dal Meli non solo descritta, ma anche figurata; il Meneghini gli diede so- lamente il nome specifico, e il De Stefani e Pantanelli ne fe- cero solamente la descrizione. Nulla ho da aggiungere a quanto disse il Meli ed io stesso nelle note sopracitate su questa specie, e le figure esattamente ne riproducono la forma, le dimensioni, l’ ornamentazione. Nel bolognese è caratteristico delle argille marnose, ossia della porzione più inferiore del nostro pliocene. - Argille marnose -- Ponticello in val di Savena, Casazzo — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comunissima. Chlamys pes-felis (L.). ‘1766. Ostrea pes-felis. Linneo. — Syst. Nat. ediz. XII, pag. 1146. 1795. » corallina Poli. — Test. utriusg. Sicil, vol. II, pag. 164, tav. XVIII, fig. 16. 1870. Pecten Reussî. . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien,, vol. II, pag. 407, tav. LXIV, fig. 1. 1874. » » . Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 50. 1879-82. » pes-felis. Fontannes. -— Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 191, tav. XII, fig. 9. Sono due frammenti forse appartenenti l’ uno ad un valva destra per avere le coste un poco depresse e 1’ altro ad una valva — 369 — sinistra per mostrare queste più convesse e più prominenti; probabilmente appartenevano a grandi esemplari perchè le coste sono larghe e molto distanti l'una dall’ altra. L’ orna- mentazione si presenta come quella degli individui viventi; sono strie longitudinali che segnano tanto le coste che gli spazi intercostali; sono fitte, sottili, non molto eguali fra loro e minutamente punteggiate; punteggiature bene riprodotte nella figura dell’ Hòrnes. Internamente liscie e riproducenti in senso inverso le coste e gli interstizii esterni; il margine è sottile, non ripiegato e finamente dentellato. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Fo- resti; raro. Chlamys clavata (Poli). 1795. Ostrea clavata. . .. . Poli -- Test. utriusq Sicil., vol. II, pag. 160, tav. XXVIII, fig. 17. 1877. Pecten septemradiatus Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 120 (Val. di Savena). 1889. » celavatus.... Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. IT, pag. 68, tav. XVI, fig. 10-11. Come allo stato vivente, questa specie è variabilissima anche allo stato fossile. Ho adottato la denominazione del Poli trovando giustissime le osservazioni dei conchiologi francesi. Gli esemplari che starebbero a rappresentare la forma tipica trovansi abbastanza abbondanti e benissimo corrispondono cogli esemplari viventi; hauno quasi piana la valva sinistra, convessa la destra, le coste raggianti sono da cinque a sei e qualche volta anche sette, disuguali fra loro ed ornate di fu- nicoli benissimo sviluppati all'apice e presso il margine. Ciò che fa subito distinguere questa specie da alcune forme spe- ciali della C%/. flexuosa si è quello di presentarsi di forma ovale, molto ristretta all’ apice. L’inflessione ai margini si rende manifesta solo negli individui adulti, nei quali però spesso non se ne vede traccia, come lo dimostrano anche i nostri esemplari fossili. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti, comune. 24 — 370 — var. » var. Cavarae Foresti. — Del gen. Pyxis Menegh. e d. una var. d. Pyx. puxid. Boll. Soc. geol. ital. vol. VIII, pag. 264, tav. IV. Che la descrizione che dà il Brocchi del suo P. pyx:datus non corrisponda alla figura e che questa non corrisponda agli esemplari che generalmente si raccolgono nelle nostre sabbie gialle sono pienamente di accordo col prof. Pantanelli. La descrizione del Brocchi, succinta in vero, mi sembra però che benissimo corrisponda a quegli esemplari che comunemente si riscontrano nei depositi litorali della porzione più superiore del nostro pliocene; esso ne ha indicato perfettamente i ca- ratteri, solamente non ha notato la profondità del seno bissale; ma anche sotto questo rapporto potrebbe essere che avesse avuto sott’ occhio uno di quegli individui, come ne tengo nella (1) De Gregorio — Bull. Soc. Imp. Moscou, n. 3, pag. 36 (1383). — 373 — mia collezione, nei quali il seno bissale è appena accennato. La figura poi data dal Brocchi, non corrispondendo, come ho accennato alla descrizione, credo si debbano ritenere come tipo quegli esemplari che benissimo corrispondono alla descri- zione, rappresentando la figura uno di quegli individui ecce- zionali causa la quasi mancanza del seno hissale. Mentre poi la figura del Brocchi corrisponderebbe alla mia varietà, per la forma della valva destra e per i rapporti dei due diametri, per nulla poi vi corrisponde ne per l’ acutezza degli umboni, ne per le dimensioni e la forma delle orecchiette, ne per la grande insenatura bissale, ne per il numero, l'andamento e la profondità delle strie laterali. Dietro le osservazioni ora accennate, non posso convenire coll’amico prof. Pantanelli, che preferirebbe assumere come tipo la forma da me ora indicata, e che secondo lui sarebbe rappresentata dalla figura del Brocchi. Per maggiori dettagli non ho che rimandare il lettore alla mia nota sopraccennata, nella quale v'ha ancora una figura esattamente riprodotta. Sabbie gialle — Mongardino — Coll. Cavara, Foresti; comune. Sotto-genere Propramussium De Gregorio 1883. Chlamys ( Propeamussium) fenestratum (Forbes). 1343. Pecten fenestratum .. Forbes. — Rep. Moll. and. Radiat. Ag. Sea. 1855. » ‘naequisculptus Tiberi. — Descr. test. nouv. Mediterr. pag. 12, tav. I, fig. 19-20. Di questa specie non conosco che un frammento ed una sola valva sinistra non perfettamente completa, che sebbene sia logorata nella superficie esterna e nella estremità dei mar- gini, tuttavolta presenta ancora alcuni caratteri che non fanno dubitare della determinazione. Le pochissime laminette con- centriche che ancora si osservano in una minima porzione di guscio alla base dell’ orecchietta anteriore, come pure le stesse laminette e le esilissime costicine longitudinali nell’ orecchietta — 374 — posteriore, ed ancora le piccole coste raggianti dall’ apice al margine benissimo corrispondono con quelle degli esemplari viventi; lo stesso si può dire della forma generale, della de- pressione delle valve, della loro sottigliezza, e dell’ acutezza degli umboni. Solamente le dimensioni sono un poco più pic- cole e le costicine interne più grosse e meno numerose. Non possedendo nessuna valva destra non posso dire dell’ ornamen- tazione sua ne della forma delle orecchiette, ma certamente come i resti della valva sinistra, avrebbe corrisposto a quanto si osserva negli individui dell’ attualità. Credo sia la prima volta che questa specie viene indicata fossile nei nostri depositi del terreno terziario superiore. Il Pecten colubrensis (1) dell’ Isola Calabra dell’ Indie Orien- tali, ha una grandissima somiglianza con questa specie del Forbes, se non n'è forse la stessa; eguali ne sono le dimen- sioni e l’ ornamentazione; vi ha solo una piccola differenza nella forma, presentandosi il P. fenestratus più orbicolare. Argille marnose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti; rarissimo. Sotto-genere PaLLioLum Monterosato 1884. Chlamys ( Palliolum) Fornasini Foresti. 1877. Pecten Gemmellari-filii Capellini. -- Marne, glauc. dintor. Bologn., pag. 120, (Val di Savena). Presenta tutti i caratteri proprii del sotto-genere creato dal Monterosato, vale a dire dimensioni piccole, valve pellu- cide, liscie all’esterno o leggermente imbricate e nessun raggio nell’ interno. Molto difficilmente si possono ottenere valve iso- late dalla roccia, causa la grande fragilità della conchiglia. Questa è suborbiculare avendo generalmente il diametro umbo- ventrale un pochino più lungo; equilatera, equivalve, leggier- mente tumida, cogli apici piuttosto acuti; le orecchiette sono (1) Smith — Zool. Voyag. Challeng. part. XXXV, report Lamellib. pag. 306, tav. XXII, fig. 6. — 375 — disuguali, poco accennata l’ insenatura del bisso; margine car- dinale retto; fragilissima, pellucida, esternamente liscia, ben marcate le linee di accrescimento e visibili coll’ aiuto della lente le laminette concentriche sottilissime, filiformi che non ugualmente sono distribuite nei diversi esemplari essendo in ‘alcuni più numerose e più ravvicinate, in altri in minor nu- mero e più distanziate. Nell’ interno è liscia senza traccia di nessuna costa raggiata; una sola costicina o per meglio espri- mermi una piccola angolosità obliqua si osserva anteriormente e rappresenta la depressione esterna fra il corpo della con- chiglia e l’ espansione della orecchietta anteriore, quest’ ango- losità si estende dall’ apice al margine anteriore; nella parte posteriore ve ne ha pure un’ altra piccolissima, un millimetro e mezzo di lunghezza che si manifesta solo presso gli umboni; nel punto dove queste due angolosità si uniscono vi ha una piccolissima fossetta legamentare. Per la forma generale della conchiglia, per quella delle orecchiette, per le dimensioni corrisponde colla figura che dà il Jeffreys (1) del Pecten vitreus (Chemn), ma 1’ ornamenta- zione ne è del tutto differente, giacchè sui nostri esemplari non vi ha nessuna stria filiforme raggiante dagli umboni al margine, e sulle laminette concentriche non comparisce nes- suna piccola squammetta convessa; l’ orecchietta anteriore pre- senta le linee di accrescimento, ma nessuna costicina crenu- lata, caratteri tutti che si verificano nella specie del Chemnitz. Non conoscendo alcun altro Pecten nè vivente nè fossile che mostri tutti quanti i caratteri ora accennati, credo doverlo considerare come una specie nuova. Anche il marchese di Monterosato cui comunicai alcuni degli esemplari del bolognese mi disse di non conoscerlo. Dimensioni —- Diametro antero-posteriore 11 millim. Dia- metro umbo-ventrale 12 millim. spessore 2 millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. (1) Jeffreys — Brit. Conchol. vol. V, pag. 168, tav. XCIX, fig. 6. — 376 — Chlamys (Palliolum) fimbriata ( Phil.). 1844. Pccten fimbriatus Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 61, tav. XVI, fio. 6. Non v'ha dubbio alcuno che la conchiglia che ora vengo a indicare non stia a rappresentare la specie del Philippi, ma essendo la descrizione non abbastanza dettagliata e bruttissima la figura, ho creduto bene doverne dare una descrizione più minuta ed una figura più esatta. È una piccola valva sottile, semiorbicolare equilatera, con orecchiette differenti, piccola la posteriore, più grande l’ ante- riore, ornata di laminette trasversali irregolarmente sinuose, l’insenatura bissale non è molto profonda. La superficie esterna è ornata di laminette trasversali, elevate specialmente nel centro, sottilissime ed elegantemente sinuose. Queste sinuosità delle lamelle sono diverse per dimensioni, essendovene sempre una più piccola fra due più grandi, e tutte colla convessità rivolta in alto; alle volte però la sinuosità piccola è sotto forma di una linea retta; le sinuosità più grandi di ciascuna lamella corrispondendo fra loro e formando una serie regolare prendono l’aspetto di costicine raggianti, mentre le piccole si atteggierebbero a spazi intercostali; questa apparenza poi di coste appena rilevate si rende maggiormente manifesta là dove mancano le insenature più piccole. Internamente credo sia liscia, non potendolo affermare positivamente essendo la valva aderente alla roccia. Dimensioni — Diametro antero-posteriore 6! millim. Diametro umbo-ventrale 7 millim. spessore 2 millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. — 377 — Genere Hinnites, Defrance 1821. Hinnites crispus (Br.). 1814. Ostrea crispa. . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 886. 1851. Hinnites Cortesii Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll., vol. 1I, pag. 19, tav. III. 1874. » crispus Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc, coll. bologn., part. 2.*, pag. 52. Poche valve ed anche non complete che per bene corri- spondono alla descrizione del Brocchi ed abbastanza alla figura del Wood. Una di esse presenta in alcuni degli interstizii delle coste maggiori, delle piccole costicine inegualmente fles- suose, disuguali per numero e per dimensioni ed in mezzo di esse una un poco più grande che viene come a dividere in due parti gli spazii intercostali; questa disposizione delle co- sticine raggianti viene ad accennare ad un primo passaggio alla var. subsquamea del Fontannes (1). Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Hinnites Ercolanianus Cocc. 1873. H.nnites Ercolanianus Cocconi. — Enumn. sist. Moll. mioc. e plioc. Parm. e Piac., pag. 342, tav. X, fio. 6-7. 1374. Da pus nie. Foresti. — Cat. Mol!. foss. plioc. coll. bo- logn., part. 2.*, pag. 53, fig. 13-15. 1879-82. » Ercolanianus Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 204, tav. XII, fig. 5-7 Dietro un più minuto e scrupoloso esame sui diversi esem- plari che ho potuto ultimamente raccogliere nel bolognese, (1) Fontannes — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss. vol. II, pag. 201, tav. XIII, fig. 422. — 378 — mi son dovuto convincere che essi nulla hanno a che fare coll’ Hinnites pusio. La forma della conchiglia presso l'apice, il numero, la forma e la disposizione delle coste si mostrano ben differenti, Questa conchiglia presenta come accenna il Coc- coni delle coste raggianti di una grossezza maggiore delle molte altre più piccole che vengono ad intercalare; tutte queste coste e costicine non scendono uguali fino al margine della conchiglia, ma invece giunte al margine della conchiglia primitiva pectini- forme prendono tutt’ altro aspetto, mantenendo però nella maggior parte degli individui distinte le coste più grosse le quali in alcuni esemplari si rendono squammose come nel- l’ H. crispus; nella valva destra le squamme si dispongono a seconda delle linee concentriche di accrescimento, come si può vedere nella figura data nel mio lavoro. Mentre alcuni esem- plari mantengono la forma suborbicolare, altri invece prendono una forma allungata dall’ apice al margine ventrale; in gene- rale le valve sinistre che posseggo sono gonfie nel centro, de- presse alla porzione superiore e si presentano piuttosto sottili, altre sono invece irregolarmente sibbose. La valva destra è nn poco più orbicolare come si può osservare» anche nella fig. 5 del Fontannes e le coste raggianti vi sono poco discer- nibili, e aumentando di numero non lasciano più vedere la caratteristica della ineguaglianza di grossezza. Negli esemplari suborbiculari e più grossi la fossetta legamentare è triangolare si presenta invece più allungata e quasi claviforme negli esemplari allungati e sottili, all’ inversa di quello che accenna il Fontannes, in generale però è sempre profonda e piuttosto allungata. Le orecchiette sono disuguali, ornate di costicine raggianti e disugualmente spaziate, più numerose e più sottili sulla orecchietta posteriore. Gli esemplari del bolognese si presentano un poco diversi dalle figure del Cocconi e meglio corrispondono con quelle del Fontannes. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Ma- iola — Coll, Foresti; comune. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. — 379 — Genere Amussium Klein, em. 1753 ( Amusium). Amussium cristatum (Bronn.). 1814. Ostrea pleuronectes . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 533. 1891. Pecten cristatus . . . Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 116. 1870. » » ... Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 419, tav. LXVI, fig. 1 (S. Lorenzo di Bologna). 1874. » » . + « Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 49. 1879-82. Pleuronectia cristata Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 198, tav. XIII, fig. 1-2. 1886. Amussium cristatum Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. Specie comunissima nelle argille sabbiose; si raccolgono esemplari tanto adulti che giovani, ma in maggiore abbondanza di questi ultimi. Anche nel nostro pliocene non mancano gli esemplari di grandi dimensioni, tenendone alcuni che misurano 100 millim. di diametro antero-posteriore e 95 di diametro umbo-ventrale. Corrispondono benissimo alle descrizioni ed alle figure dei sopra citati autori, e nelle balze di S. Lorenzo in collina segnano il limite superiore delle argille sabbiose; limite interessante per la geologia e paleontologia della nostra provincia perchè è in esso che si sono raccolti i resti di Ba- lenottera e di Delfino. Argille sabbiose —- S. Lorenzo in collina, Pradalbino, Monteveglio, Maiola — Coll. Museo, Foresti; comunissima. Marne argillose — Casazzo — Coll. Foresti; comune. Amussium De Filippi (Stop.). 1858. Pecten De Filippit . . . Stoppani. — Stud. geol. paleont. Lombard., pag. 396. 1877. >» denudatus.... Capellini — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 120 (Val di Savena). — 380 — 1872.82. Pleuronectia comitata Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss. vol. II, pag. 200, tav. XIII, fig. 3. Ben difficilmente raccolgonsi esemplari completi, stante la sottigliezza e fragilità delle valve, l’unico che conosco intero e in buon stato di conservazione, per bene corrisponde alla descrizione ed alla figura data dal Fontannes e misura 41 millim. di diametro antero-posteriore, 42 millim. di diametro umbo-ventrale, e 9 millim. di spessore. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll Fornasini, Berti, Foresti; comune. Amussium duodlodecimlamellatum (Bronn.). 1831. Pecten duododecimlamellatum Bronn. — Ital. tert. Gebild., pag. 116. 1847. I LITTA e Michelotti. — Descrpt. foss. mioc. Ital. sept., pag. 85, tav. III, fig. 5. 1870. » duododecimlamellatus Hornes M. — Foss. Moll. tert, Beck. v. Wien., vol. II, pag. 420, tav. LXIV, fig. 2. MOTTA LO » Capellini. — Marn. glauc. dint. Bolo- gna, pag. 120 (Val di Savena). Abbastanza frequente; varia nel numero delle coste interne, le quali terminando con un piccolissimo rigonfiamento, mentre si avvicinano al margine esterno mai però lo raggiungono; questa disposizione speciale è ben manifesta in molte specie viventi di questo genere, figurate dallo Smith nel suo rapporto sui Lamellibranchi raccolti nella spedizione dello Challenger. Questa specie all’ esterno è concentricamente ornata da nu- merosissime e filiformi laminette distinguibili solo coll’ aiuto della lente. Generalmente è di piccolissime dimensioni, conosco però un’ esemplare non completo raccolto nelle marne argillose del Ponticello in val di Savena e che fa parte della collezione del dottor. Berti, il quale presenta perfettamente la forma di questa specie ed esternamente mostra le traccie delle lineette concentriche, non però sotto forma di sottilissime laminette; per quel poco che si può vedere, essendo la valva in gran Li — 381 — parte aderente alla roccia, le costolette interne sono uguali per forma a quelle degli altri esemplari. Quest’ individuo misura 15 millim. di diametro antero-posteriore, e 19 millim. di diametro umbo-ventrale; appartenendo questo esemplare alla specie ora indicata, si potrebbe distinguerlo come varietà no- minandolo per le sue dimensioni var. gigantea. Probabilmente il P. antiguatus del Philippi (1) come al- meno.lo fanno supporre la descrizione e la figura appartiene a questa specie. Marne argillose — Casazzo, Ponticello in val di Savena -— Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comune. Amussium felsineum Foresti. Mostra moltissima somiglianza coll’ A. duodecemlamellatum ; ne è uguale per dimensioni, e com’ esso varia nel numero delle coste interne, le quali però sono identiche per la disposizione, per il rigontiamento terminale e per presentarne alcune inter- mediarie non complete; diversifica un poco per la forma della conchiglia mostrandosi un poco più rotondata causa l'avere un poco più lungo il diametro antero-posteriore. L’ ornamen- tazione ne è differente; mentre le lamelle trasversali sono molto più rade e perciò in minor numero, sono anche molto meno prominenti, ed invece sono bene apparenti delle filiformi e numerosissime costicine longitudinali che irradiano dal- l’apice alla periferia e che vengano a tagliare la lamelle con- centriche formando, specialmente presso gli apici un elegante reticolato. Il margine cardinale è diritto ed internamente mostra una piccolissima fossetta triangolare pel legamento. Dal punto dove terminano le costicine interne, fino all’ estremità del mar- gine, il guscio della conchiglia è sottilissimo, trasparente e minutamente striato. Quanto all’ orecchiette non posso nulla precisare, non essendo complete. Presenta ancora moltissima somiglianza coll’ A. cancellatum (1) Philippi — Enum. Moll. Sicil. vol. II, pag. 61, tav. XVI, fig. 5 (1844). — 382 — Smith (1), non tanto per le dimensioni, essendo il vivente molto più grande, ma quanto l’ornamentazione, il margine striato internamente e la disposizione delle costicine interne; quanto alla forma il nostro esemplare ha il diametro umbo- ventrale proporzionatamente più corto; con tutta probabilità da questa forma fossile può essere derivata la forma vivente. Dimensioni — Diametro antero-posteriore 10 millim. Dia- metro umbo-ventrale 10 !/, millim. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; raro. Genere Pecten, P. Belon 1553. Pecten jacobaeus (L.). 1766. Ostrea jacobaea. Linneo. — Syst. Nat. ediz. XII, pag. 1144. 1795. >» » . Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. II, pag. 149, fig. 1-5. 1874. Pecten jacobaeus Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 50. 1839. >» » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss. vol. II, pag. 62, tav. XII, fig. 1, 2 e tav. XIII, fig. 1-7. i Specie comunissima tanto nelle sabbie che nelle argille, se ne raccolgono esemplari tanto giovani quanto adulti; poco variabile nella forma, presenta invece delle variazioni nel numero dei solchi e dei piccoli cordoni che ornano le coste longitudinali; questi cordoncini ora sono in numero di tre, ora di quattro, ora di sei ora anche in numero maggiore, con questo che alla metà circa inferiore spessissimo si sdoppiano. Le strie trasversali sono sempre bene apparenti, sotto forma di sottilissime lamelle, negli spazi intercostali d’ ambo le valve, non sempre si osservano sopra i cordoncini delle coste, che spessissimo si mostrano quasi lisci, ma spesso solcando anche (1) Smith — Zool, Voyag. Challeng. part. XXXV, Rep. Lamellib., pag. 315, tav. XXIII, fig. 8. AC Bg a questi li rendono minutamente e fortemente squammosi. Anche gli spazi intercostali subiscono delle modificazioni riguardo la loro larghezza e la loro profondità. Sabbie gialle — Pradalbino, Casazzo, Monte Oliveto, Monte Biancano, Monteveglio, Zappolino — Coll. Museo, Foresti; co- munissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Foresti; comune. var. striatissima Foresti. 1876. Pecten jacobaeus var. striatissima Foresti. — Cenn. geol. e paleont. plioc. Castrocaro, pag. 50, fig. 19-20. Nulla ho da aggiungere a quanto dissi sopra questa va- rietà, nè in quanto alla forma della conchiglia, nè alla forma delle coste, nè al numero dei solchi; solamente dirò che avendo raccolto nel bolognese anche un’ esemplare giovane, ho potuto ancora in esso notare la particolarità del gran numero dei solchi sopra le coste longitudinali, ciò che viene maggiormente a provare come questa modificazione non dipenda dal crescere dell’ età dell’ animale. Argille sabbiose — Monteveglio, Maiola — Coll. Foresti; rara. Pecten flabelliformis (Br.). 1814. Ostrea flabelliformis Brocchi. — Conch. fuss. subap., vol. II, pag. 400. 1822. Pecten » Deshayes. — Exped. scient. Morée, vol. III, tav. XX, fig. 1-2. 1874. >» » Foresti. — Cat. Moll. foss. piioc. coll. bologn., part. 2.%, pag. 49. 1881. Janira » Cuppi. — Paleont. moden., pag. 97 (Zappolino). 1886. Pecten » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 17. Comunissimo nelle sabbie gialle. — Basta l’ esattissima descrizione del Brocchi per poterlo distinguere; pochi però ‘sono quegli esemplari che in tutto e per tutto scrupolosamente — 384 — corrispondono ai caratteri assegnatigli, mentre la maggior parte gradatamente fanno passaggio a quella forma che il De Stefani ha chiamato P. Bosniaskii; il quale non credo si possa considerare come specie a se, ma invece quale varietà della specie del Brocchi, come giustamente e con tutta ragione l'avevano per tale considerato alcuni anni prima il De Stefani e il Pantanelli. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto, Lagune — Coll. Museo, Foresti; comunissima. var. Bosniaskiîi De Stefani. 1878. Pecten flabelliformis (Br.) var. Bosniaskti. De Stefani e Pantanelli. — Moll. plioe. d’intor. Siena, pag. 29. 1888 » Bosniaskù De Stefani. — Iconogr. n. Moll. plioc. d°’ intor. Siena, pag. 185, tav. IX, fig. 1.3. Gli esemplari che riferisco a questa varietà, presentano i caratteri indicati dal De Stefani e Pantanelli, vale a dire la valva destra più convessa, la valva sinistra concava; le coste più marcate ed i solchi che le separano più profondi; ma tutti questi caratteri non sono così esagerati come nelle figure date dal De Stefani; in alcuni sono bene apparenti in altri meno, ed avendo molti esemplari sott’ occhio benissimo si può seguire il graduato e lento passaggio dalla forma tipica a quella rappresentante la varietà. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Lagune — Coll. Foresti; comunissima, Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rara. Pccten Alessi Phil. 1836. Pecten Alessii Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 85, e vol. II, pag. 58. isso » Fucini. — Plioc. dintor. Cerreto Guidi, pag. 75, tav. I, fig. 3. Non è molto comune; per la superficialità e per il numero dello strie raggianti, non che per altri caratteri bene si di- — 3985 — stingue dal P. flabelliformis; corrisponde poi alla descrizione del Philippi ed alle figure del Fucini per la forma, le dimen- sioni e l’ornamentazione. Uno degli esemplari più grandi che posseggo mostra sulla superficie esterna un numero molto maggiore di strie di quelle indicate tanto dall’ uno quanto dall’ altro conchiologo e non mostrano di essere seminate come lo indica la figura più grande del Fucini. Tenendo calcolo del numero delle strie, della maggiore o minore loro apparenza e del modo con cui si dispongono, si vede come riguardo l’or- namentazione questa specie sia variabile; anche per la forma generale subisce qualche piccola variazione, come anche per la convessità delle valve. Quanto all’ ornamentazione, tengo alcuni esemplari in cui le strie raggianti invece di essere accoppiate si mostrano in- vece quasi ugualmente distanziate, ed un’ altro poi in cui la valva destra non presenta alcuna traccia di strie. L'esemplare più grande della mia collezione misura 111 millim. di diametro antero-posteriore, e 110 millim. di dia- , metro umbo-ventrale. Sabbie gialle — Lagune, Scopeto — Coll. Foresti; rara. Famiglia Limidae. Genere Lima, Bruguière 1792. Sotto-genere LimatuLa S. Wood 1839. Lima ( Limatula) nivea (Ren.). 1304. Ostrea nivea . Renier — Tav. alfab. Conch. Adriat. IST » Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 571, tav. XIV, fig. 14. 1863. Lima elliptica Jeffreys. —- Brit. Conchol., vol. II, pag. 81, tav. XXV, fig. 2. Confrontando alcuni esemplari viventi della L. mnivea e della L. subauriculata Montg, che tengo nella mia collezione del Mediterraneo trovo alcune differenze fra loro, mercè le 25 — 986 — quali credo si debbano tenere distinte: nella L. mivea la forma è più ovale e meno allungata, gli umboni meno promi- nenti, l’ area legamentare più grande; i pochi esemplari fossili nel nostro pliocene presentano i caratteri della specie del Renier e corrispondono alle figure del Brocchi e a quelle del Jeffreys, come pure corrisponderebbe alla fig. 3 a db del Wood (1) (L. subauriculata) che lui crede sinonimo della L. nivea, mentre poi la fig. 3c dello stesso autore meglio somiglierebbe alla specie del Montagu, La descrizione e le figure della L. subau- riculata data dall’ Hòrnes (2), per bene corrispondono alla specie del Montagu specialmente per la sua forma allungata e poco ovale e per la piccolezza della fossetta legamentare, caratteri ripeto che servono bene a distinguerla dalla specie del Renier. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; rara. Genere Limea, Bronn 1831. Limea crassa (Forb.). 1843. Lima crassa. Forbes. — Report. of. Reg. Inverteb., pag. 192. 1846. Limea Sarsîi Loven. — Index Mollus. Scand., p. 32. 1363. Lima » Jeffreys. — Brit. Conchol., vol II, pag. 78, tav. XXV, fig. 1. E una piccolissima valva che corrisponde abbastanza alle descrizioni dei sopracitati autori ed alle figure del Jeffreys, mostra anche moltissima somiglianza cogli esemplari viventi; presenta però alcune piccole differenze, come sarebbero la forma un poco più rotondata e minore il numero delle coste lon- gitudinali; le lamelle trasversali concentriche sono benissimo (1) Wood S. V. — Monogr. Crag. Moll. pag. 47, tav. VII, fig. 3, (1850). (2) Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck, v. Wien. vol. II, pag. 389, tav. LIV, fig. 2 (1870). — 387 — espresse specialmente presso gli umboni, come si osserva negli individui dell’ attualità e così pure le squamette che si eri- gono sulle coste; sono bene visibili anche le minutissime den- tellature sul margine cardinale. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. Limea strigilata (Br.). 1814. Ostrea strigilata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 571, tav. XIV. fig. 15. 1870. Limea » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 392, tav. LIV, fig. 7. 1874. >» > Foresti — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. part. 2.*, pag. 54. È abbastanza comune nelle marne argillose; se ne raccol- sono individui di varie dimensioni che per bene corrispondono tanto alla descrizione, quanto alle figure del Brocchi e del- l Hérnes. Gli individui più piccoli presentano una forma un poco meno obligna; le strie raggianti longitudinali sono ora più, ora meno impresse, ed alle volte sul dorso delle valve non si scorgono affatto, e ciò specialmente si osserva negli esem- plari giovani. In alcuni individui queste strie colle linee con- centriche di accrescimento, quando sono piuttosto superficiali, vengono a formare un reticolato ben netto e ben visibile col- l’aiuto della lente. Anche le crenelature al margine subiscono delle variazioni, mostrandosi ora più, ora meno marcate. Marne argillose — Casazzo, Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comunissima. — 388 — Famiglia Spondylidae. Genere Spondylus, (Lang. 1722) Linneo 1758. Spondylus gaederopus L. 1766. Spondylus gaederopus Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1136. 1795. » » Poli. — Test. utriusq. Sicil. vol. II, pag. 103, tav. XXI, fig. 20, 21. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 54. 1388. » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 45, tav. X, fig. 1-4. 1892. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 81. Non molto abbondante. Come giustamente osserva il Pan- tanelli, si mostra differente dagli esemplari viventi specialmente per l’ornamentazione, mai si presenta con spine lunghe e robuste; le valve sono, nella maggior parte dei casi, più concave, col guscio più grosso e coi denti del cardine molto più robusti; numerosissime sono le coste longitudinali, e le coste maggiori si distinguono dalle altre solo dall’essere appena un poco più grosse e per avere un poco più sviluppate le squame. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Pradalbino, Fagnano — Coll. Museo, Foresti; raro. Spondylus crassicosta Lk. 1319. Spondylus crassicosta Lamarck. — Hist. nat. anim. sans verteb., vol. II, tav. VI, pag. 193. 1870. » » . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien., vol. II, pag. 429, tav. LXVII, fig. 7. E una forma ben distinguibile per la presenza di alcune coste più grosse, squamose e che con una certa regolarità irra- — 389 — diano dall’apice al margine; variano le coste intermediarie per grossezza e per essere più o meno squamose. Raggiunge grandi dimensioni e le valve sono sempre robuste. Sabbie gialle — Monte Biancano — Coll. Museo; raris- sima. Spondylus ferreolensis Font. 1879-82. Spondylus ferreolensis Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., pag. 210, tav. XIV, fig. 3-7. 1892. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centi., pag. 30. Per potere ben distinguere questa specie dal S. gaederopus, col quale probabilmente è stata molte volte confusa, ho cre- duto utile ripetere la descrizione del Fontannes, ma addat- tandola ai caratteri che presentano gli esemplari della nostra provincia, annotandone in pari tempo le differenze più spiccate. Non tengo esemplari completi, ma bensì esemplari di ambedue le valve, nelle quali in generale trovo tutte quante le caratteristiche indicate dal Fontannes. La valva sinistra o superiore, oltre essere obliqua, è coperta di moltissime coste raggianti, di cui alcune più grosse e sporgenti intercalate con altre più sottili; nel nostro esemplare, che per la forma e le di- mensioni perfettamente somiglia alla figura 5 del Fontannes, molto maggiore è il numero delle coste più sporgenti, e mi- nore è la differenza di grossezza fra loro; anche le asprosità e le spine che ornano le coste sono un poco meno accentuate. Il margine cardinale è quasi retto, piccoli gli umboni, acuti e sorpassanti un poco la linea cardinale; quasi per nulla svi- luppate le orecchiette; la superficie dell’ area legamentare leg- germente concava, trasversa e tagliata nel suo mezzo dal solco legamentare profondo e un poco più largo alla base; le fossette cardinali larghe, profonde ed ovali, i denti robusti e ricurvi all’ indietro. La valva destra o inferiore è grossa, gonfia, un poco più lunga che larga, ma è variabile in queste proporzioni; è or- nata di lamelle concentriche, sporgenti e irregolarmente di- — 390 — sposte, il più delle volte limitate all’ area della superficie di aderenza, altre volte si osservano su tutta la valva; nel primo caso al disotto di esse s' alzano delle coste longitudinali ro- tondate, non molto prominenti, alle volte quasi obliterate, altre volte aggruppate sopra una parte sola della valva; sono sempre ornate di spine piuttosto larghe e robuste ora più, ora meno acute e prominenti. La superficie legamentare nei nostri esemplari non è piana, ma leggermente concava, di forma triangolare, molto sviluppata, divisa in due parti dal solco pel legamento, questo solco è lungo, stretto e profondo: quanto alle fossette ed ai denti della cerniera, nulla posso dire essendo i miei esemplari in queste parti sciupati; il Fontannes dice essere uguali a quelli della valva sinistra, ma inversamente disposti. La superficie interna è liscia e lucente, bene impresse le impronte muscolari e palleali, ed il margine profondamente e regolarmente crenulato. Uno degli esemplari riproduce abbastanza bene la fig. 3 che tiene in una parte della valva raggruppate le coste rag- gianti; un’ altro mostra le lamelle concentriche molto sottili e molto irregolari, ma solo sull’ area della superficie di ade- renza, mentre su tutto il rimanente della valva, striata trasver- salmente da numerosissime e sottili linee di accrescimento, mostra 17 coste raggianti non molto prominenti, quasi uguali, intercalate, specialmente nella porzione anteriore da altre co- sticine molto sottili; le 17 coste più srandi sono ornate di spine varie per grossezza, acute e più o meno erette; finalmente un terzo esemplare presenta sull'area di aderenza le solite lamelle un poco più sviluppate e meno numerose, mentre scendendo si fanno, sopra tutta la valva più prominenti, più robuste, più irregolari e diversamente frastagliate. Quanto alle dimensioni ne tengo alcuni che uguagliano le dimensioni date dal Fontannes per i più grandi esemplari e cioè 80 millim. di diametro umbo-ventrale, e 55 millim. di diametro antero-posteriore; però sempre più piccola la super- ficie dell’area cardinale. Gli esemplari giovani raccolti nelle marne argillose, pre- sentano sulla valva destra le lamelle concentriche ben svilup- pate, erette, numerose e che occupano quasi tutta la superficie — 391 — esterna, solo presso il margine si cominciano a vedere delle costicine longitudinali sottili, appena appena aspre ed accen- nanti a quella disuguaglianza che è ben manifesta negli esem- plari adulti; l’ ornamentazione della valva sinistra nulla diver- sifica da quella che presentano gli esemplari di maggiore età. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Argille sabbiose — Pradalbino, Montevecchio, Maiola — Coll. Foresti; comune. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. Spondylus Gussonii Costa. 1829. Spondylus Gussonii Costa. — Catal. sistem. Test. due Sicil., pag. 42. 1856. » » Pbilippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. I, pag. 87, tav. V, fig. 16. 1879-82. —. » » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 212, tav. XIV, fig. 8-9. Sono due piccole valve non complete, ma che per la forma, per le dimensioni, per l’ ornamentazione e per gli altri carat- teri indicati dai sopra citati autori, bene corrispondono alle loro descrizioni, ed alle figure del Fontannes. La fragilità delle | valve, il numero, la disposizione e la forma delle coste rag- gianti sono quali si osservano negli esemplari dell’ attualità. I due frammenti che conosco uno anche aderente ad una por- zione di Chlamys histrix e V' altro libero, mancano della por- zione superiore, per cui nulla si osserva nè degli apici, nè della cerniera. 1 i Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. | Berti; rarissima. — 392 — Famiglia Anomiidae. Genere Anomia, (Linneo 1767) 0. F. Muller 1776. Anomia ephippium L. 1766. Anom'a ephippium Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1150. 1874. >. > Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 48. 1881. » > Coppi. — Paleont. moden., pag. 93 (Zappolino). 1586. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1887. » » ? Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologn., pag. 120. 1888. » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 26, tav. VII, fig. 1-4. Trattandosi di un genere tanto polimorfo, e non volendo entrare nella questione del perchè e del come possano le Anomie, ed aggiungerò anche le Placunanomie, assumere delle ornamentazioni simili a quelle di altri molluschi, mi piace dichiarare che non credendo buone la maggior parte delle specie create dai diversi autori per le diverse forme plioce- niche, e in pari tempo non potendole tutte riunire alla vera A. ephippium, ho creduto di seguire una via di mezzo, e cioè di considerare come forme appartenenti alla specie del Linneo solo quelle che ne presentano i principali caratteri; ritenendo come varietà, ma solo per comodo di studio tutte quelle mo- dificazioni subite dalla conchiglia per essere cresciuta e svi- luppata sopra il guscio di qualche altro mollusco o liscio, o costato; o attorno a qualche corpo cilindrico o rotondo; parti- colarità e modificazioni che fanno conoscere come siano state cause estrinseche quelle che hanno come obbligato l' animale ad assumere una forma od una ornamentazione piuttosto che un’altra, come sarebbero le forme svariate che assumono tutte le conchiglie che si sviluppano entro un foro qualunque pra- ticato o in una roccia, o nel legno o nel guscio di un'altro mollusco. A TI e EE TT — 393 — Considero poi come specie a se l'altre forme che fanno conoscere come i loro caratteri si scostano da quelli del- l'A. ephippium e come siano essi dovuti ad azioni fisiologiche non influenzate da cause esterne. Le conchiglie riferentesi alla vera forma tipica sono ra- rissime, non ne conosco, della nostra provincia che un solo esemplare completo, ma di piccole dimensioni; non è del tutto liscio ed accenna a qualche costa longitudinale appena visibile, irregolare e piuttosto grossa, questa forma potrebbesi riferire alla var. B del Brocchi « longitudinaliter obsolete sulcata ». Molte piccolissime valve, che per mancanza di caratteri ben definiti lasciano incerti a quale altra specie o varietà poterli riferire, ho creduto doverle considerare come individui giovani di questa specie del Linneo. Sabbie gialle — Bel Poggio in S. Lorenzo in collina, Pra- dalbino, Monte Oliveto, Zappolino, Mongardino, Lagune — Coll. Museo? Cavara? Foresti; rara. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini; rara. Secondo i sopra citati conchiologi francesi gli esemplari giovanissimi di questa specie assumerebbero una forma gri- feata, come viene indicato nella loro figura tav. VII, fig. 5-6. Conosco un piccolissimo individuo raccolto nel bolognese che riproduce esattamente la suddetta forma, e perciò ho creduto doverlo esso pure riferire alla specie in discorso; esso è per- fettamente liscio e di guscio sottilissimo. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rarissima. var. cepa L. AOSTA ROMAE POTITO Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1151. 1881. » ephidpium var. cepa Coppi. — Paleont. moden., pag. 93 (Zappolino). 1383. » » » » Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus, — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 32, tav. VIII, fig. 1-3. — 3994 — Riferisco a questa varietà alcuni esemplari tanto adulti che giovani, i quali oltre i caratteri principali che abbastanza corrispondono colle descrizioni date dai sopraccennati autori e cogli esemplari viventi, conservano anche traccia della loro colorazione, vale a dire il bel color violetto specialmente nel- l’interno; uno degli esemplari adulti presenta anche, come accennano alcuni conchiologi, la superficie esterna con macchie di color bruno violaceo. Sabbie gialle — Pradalbino, Monteveglio — Coll. Fo- resti; rara. i | Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. var. radiata Br. 1795. Anomia sulcata. <.<... Poli. — Test. utriusg. Sicil., vol. II, pag. 187, tav. XXX, fig. 12. 1814. » BRAVACASA Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 403, tav. X, fig. 10. 1888. » ephippium var. radiata Bucquoy, Dautzenberg., Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 35. tav. VIII, fig. 7-10. 1892. » VA UVA RITIENE: Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 70. Conosco solamente delle valve separate e non degli esem- plari completi, percui non posso constatare la caratteristica di questa varietà, accennata dal Pantanelli e cioè che per la piccolezza della valva inferiore, la superiore sempre la sopra- vanza, potendo per tal modo assumere l’ornamentazione dei corpi sui quali aderisce. I miei esemplari corrispondono be- nissimo tanto alle descrizioni, quanto alle figure degli autori sopracitati; le coste, per lo più riproducono le coste dei Pecten e dei Cardium; ora regolarmente irradiano dall’ apice al mar- gine, ora mostransi più o meno oblique. Fra i miei esemplari tengo una valva ancora unita ad un P. flabelliformis. Fra gli esemplari di questa varietà ve ne sono alcuni che IRE AE — 395 — riproducono perfettamente 1’ A, sulcata Poli, riprodotta dal Brocchi nella tav. X, fig. 12 e da moltissimi autori considerata ‘come la stessa specie del Brocchi; or bene questi esemplari che mostrano la caratteristica delle Anomie e cioè le tre im- pronte muscolari nel centro della valva sinistra, per le dimen- sioni, per la forma, per l’ornamentazione in tutto somigliano la Placunanomia sulcata illustrata dal Simonelli. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pra- dalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Scopeto, Lagune, Mon?- gardino — Coll. Foresti; comunissima. Argille sabbiose — Pradalbino —- Coll. Foresti; rara. var. costata Br. 1814. Anomia costata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 463, tav NG ntio9: Riferisco a queste varietà una sola valva, non del tutto completa, che essendo di forma suborbicolare, piuttosto con- vessa, non molto grossa, presenta delle coste grossolane divise da spazi molto più piccoli, ed internamente madreperlacea; corrisponde in buona parte alla descrizione ed alla figura del Brocchi; solamente invece di mostrare le coste lisce, le pre- senta segnate da solchi piuttosto profondi ed irregolari, percui assume l’aspetto di essere rugosa. Certamente gli esemplari del bacino di Vienna riportati dall’ Hòrnes a questa specie, sono tutt’ altra cosa. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. var. Hornesi Foresti. 1870. Anomia costata . . Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien. vol. II, pag. 462, tav. LXXXV, fig. 1-7. ‘1879-82. » ephippium Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 217, tav. XIV, fig. 13. 1881. » costata . . Coppi. — Paleont. moden., pag. 93 ( Zappolino ). 1886. » » . . Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. — 396 — Come ho detto antecedentemente, l’ A. costata descritta e figurata dall’ Hornes nulla ha a che fare colla specie del Brocchi, e così pure io non credo si possono ritenere come si- nonimi di esse l’ A. radiata Br. e l'A. sulcata Poli. Queste ultime due che stanno a rappresentare una varietà sola pre- sentano le coste nella maggior parte degli esemplari uguali fra loro e non molto grosse e bene si può distinguere se sono cresciute e se si sono sviluppate sopra un Pecten o sopra un Cardium o sopra altra bivalve costata; la var. Hornesdi invece presenta delle coste grossolane, tortuose, ineguali essendovene sempre qualcheduna più grossa delle altre e colle linee di accrescimento irregolari e sub-squamose, per cui per tale sva- riata ornamentazione non lascia intravedere sopra quale guscio di mollusco siasi sviluppata. Tengo diversi esemplari che he- nissimo riproducono le diverse figure dell’ Hòrnes. Essendo troppo palese la differenza fra le specie del- l’Hòrnes e quella del Brocchi, ho creduto, per togliere la con- fusione di dare agli esemplari che riproducono tutti i caratteri della specie del bacino di Vienna, il nome .del conchiologo tedesco. Ho riportato a questa specie anche la figura 13 del Fon- tannes perchè ne rappresenta i caratteri principali. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Montevecchio, Pra- dalbino, Casazzo, Monte Oliveto, Monteveglio, Zappolino, Sco- peto Mongardino, Lagune — Coll. Cavara, Foresti, comu- nissima. Argille sabbiose — Pradalbino, Maiola — Coll. Foresti; rara. var. aspera Phil. 1844. Anomia aspera Philippi. — Enum. Moll. Sicil., vol. II, pag. 65, tav. XVIII, fig. 4. 1888. » ephippium var. aspera Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 36, tav. VIII, fig. 11-13. Poche valve che presentano delle pieghe raggianti guarnite di squame piccolissime, non molto sviluppate; queste pieghe VE PT 3 POS — 397 — sopravanzano i margini formando una serie di punte o digi- tazioni più o meno pronunziate. Quanto alla forma riproducono abbastanza le figure 12 e 18 dei conchiologi francesi. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Oliveto — Coll. Fo- resti; rara. var. gibbosa Foresti. Poche valve che avrebbero qualche somiglianza coll’ A. or- biculata Br. (1) ma non sono convesso-depresse, non presentano i colori raggiati all’ esterno, e non si fa vedere all’ interno nessuna crosta calcarea. Sono invece valve sempre gibbose, grosse, liscie, di forme varie e con ben visibili le linee con- centriche di accrescimento; con strato madreperlaceo all’ in- terno e con apparenti le impronte muscolari caratteristiche. Sabbie gialle — S. Lorenzo in collina, Monte Oliveto — Coll. Foresti; rara. var. cylindrica Gmel. 1790. Anomia cylindrica Gmelin in Linneo. — Syst. Nat., ed. XIII, pag. 3349. 13888. > ephippium var. cylindrica Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 39, tav. IX, fig. 8-9. Sono due piccole valve, l’ una delle quali per forma e per dimensioni è somigliantissima alle figure date dai conchiologi francesi; sono strette, allungate, lisce esternamente e che pren- dono l'aspetto cilindrico a cagione del corpo sul quale si sono sviluppate. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. var. sub patelliformis Foresti. Per essere ben visibili le tre impronte muscolari nel centro della valva sinistra questa varietà debbo riferirla al genere (1) Brocchi — Conch. foss. subap. vol. II, pag. 466, tav. X, fig. 14. — 998 — Anomia, altrimenti per gli altri caratteri si sarebbe dovuto considerarla come una delle tante varietà della Placunanomia (Monia) patelliformis. È una valva suborbicolare, sottile, ap- parentemente liscia, ma che messa a certi punti di luce lascia intravedere delle costicine raggianti appena visibili; 1 umbone è un poco prominente ed è posto a una certa distanza dal margine: internamente è liscia con un sottilissimo velo madre- perlaceo, la fossetta legamentare piccolissima e trasversa. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. var. papillosa Foresti. 1874. Anomia ephippium var. papillosa Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.°, pag. 48, fig. 3-5. L’ ornamentazione è diversa da tutte le altre enumerate; essa è prodotta dall’ essersi la conchiglia sviluppata sopra il guscio di un echino dal quale gli aculei erano caduti; pre- senta però alcune altre particolarità non comuni alle altre modificazioni sopra citate; tale p. e. la forma del margine ventrale che mostra una sporgenza centrale con due insenature laterali, e l’umbone molto acuto e prominente, come si può osservare nelle fisure del mio lavoro. Sabbie gialle — Pradalbino — Coll. Foresti; rarissima. Amnomia striata Br. 1814. Anomia striata Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. 1I, pag. 465, tav. X, fig. 13. 1851. » » Wood. S. V. — Monogr. Crag. Moll, vol. II, pag. 11, tav. II, fig. 3. } 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 48. | 1877. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck, v. Wien, vol. II, pag. 465, tav. LXXXV, fig. 8-11. 1879. » » Wood. S. V. — Sec. suppl. Monogr. Crag. Moll., pag. 41, tav. VI, fig. 3 a-f. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 94 (Zappolino). — 399 — A tutti è ben noto come i generi Anomia e Placunanomia siano in sommo grado polimorfi, e come per molti caratteri siano anche somigliantissimi fra loro. 1l carattere principale che li distingue è il numero delle impronte muscolari nella valva sinistra. Si è dietro la considerazione di questi fatti che non deve far meraviglia se alcuni individui somigliantissimi fra loro per forma, per dimensione, per ornamentazione possono appartenere o all’uno o all’altro genere; e che ciò sia vero ne ho dato un esempio parlando dell’ A. ephippium var. radiata, avendo trovato individui che riproducono perfettamente la Placunanomia sulcata citata dal Simonelli (1) ma. che nel centro della valva sinistra mostrano ben distinte le tre prin- cipali impressioni muscolari. Come questo fatto si verifica per la varietà or ora citata, così credo siasi verificato anche per l'A. sfriata, come lo vengono a comprovare anche le osserva- zioni dell’ Hòrnes e del Wood, i quali dando delle descrizioni e delle figure di esemplari che appartengono senza dubbio alla specie del Brocchi, l’uno parla delle tre impressioni muscolari, l'altro dà delle figure dove queste impronte sono benissimo distinte. Dietro a queste osservazioni io credo che gli esem- plari che presentano tutti i caratteri della specie del Brocchi, con le tre impronte muscolari abbiano a ritenere il nome ge- nerico e specifico datole dal conchiologo italiano, mentre agli altri che mostrano solo due impronte assieme a tutti gli altri caratteri, si può benissimo senza ledere nessuna legge di no- menclatura dargli il nome di varzans assegnatogli dal Simo- nelli, tanto più che è ben chiaro che si ha a che fare con generi affini sì, ma diversi. i Gli esemplari che riferisco al gevere ed alla specie del Brocchi sono molto rari, e non presentano del tutto ben di- stinte le tre impronte muscolari, quello che è certo si è che _ i resti incerti di queste impronte non appariscono raggiati, come nelle impronte delle Placunanomie. Quanto all’ ornamen- tazione esterna, per nulla differiscono dalle figure del Brocchi, del Wood e dell’ Hòrnes. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. (1) Simonelli — Placunam. plioc. ital. pag. 19, tav. I, fig. 2. — 400 — Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; rara. Genere Placunanomia, Broderip. 1832. Placunanomia varians Simonelli. 1889. Placunanomia varians Simonelli. — Placunan. plioc. ital, pag. 20, tav. I, fig. 3-6, 1892. » striata Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 76. Nelle poche valve che conosco le due impronte muscolari sono sempre unite, come si osserva nelle figure date dal Si- monelli; quella del muscolo del bisso presenta numerose strie raggianti; nei nostri esemplari non è molto allungata ed in alcuni è di forma orbicolare; l’ altra dell’ adduttore delle valve è molto più piccola ed è più o meno confluente colla prima. Per questi caratteri e per tutti gli altri benissimo corrispon- dono tanto colla minuta ed esatta descrizione, quanto colle buonissime figure del Simonelli. Argille sabbiose — Pradalbino — Coll. Foresti; rara. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Berti; rara. Famiglia Ostreidae. Genere Ostrea, Linneo 1758. Ostrea edulis L. 1766. Ostrea edulis Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1148. TSto) ILE » Coppi. — Paleout. moden., pag. 95 (Zappolino). 887000 > » Bucquoy. Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar Rouss., vol. II, pag. 2, tav. I, fig. 1-4. Accettando pienamente le osservazioni di diversi conchio- logi e specialmente quelle dei conchiologi francesi sopracitati, CASE | considero come tipo la specie del Linneo e come varietà tutte le. altre che verrò enumerando. Avendo confrontato diversi esemplari di ostriche della stessa età e raccolti nello stesso deposito, mi è sembrato di poter discernere alcuni caratteri mercè dei quali una certa differenza esiste fra quegli individui riferibili alla specie del Linneo, ed altri che riproducono lA. lamellosa del Brocchi; ma siccome questi caratteri diffe- renziali non sono altro che semplici modificazioni, non tanto nella forma della conchiglia, nell’ ornamentazione. ma sempli- cemente nelle dimensioni, nella grossezza del guscio, e nella sporgenza delle coste, così non credo che debbansi considerare specificamente distinte. Gli individui che riferisco all’ O. edulis, sono di guscio non molto grosso, le coste raggianti molto meno prominenti, la fossa legamentare più stretta, le lamine trasversali, special- mente nella valva destra più frastagliate. Di questa specie tengo inoltre alcuni gruppi di esemplari uniti, mentre della specie del Brocchi non conosco che valve isolate. Per i carat- teri ora accennati gli esemplari fossili di questa specie bene corrispondono cogli esemplari pescati nel nostro Mediterraneo, salvo, in generale, le dimensioni un pochino più grandi, e qualche volta il guscio un poco più grosso. Sabbie gialle — Monte Biancano, Zappolino, Scopeto — Coll. Foresti; comune. var. lamellosa Br. 1814. Ostrea lamellosa Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 064. 1870. » » Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck, v. Wien., vol. Il, pag. 444, tav. LXXI, fig. 1-4 e tav. LXXII, fig. 1-2. 1874. » » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 46. 1379-82.» > Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussill., vol. II, pag. 222, tav. XVI, fig. 1-2. 1581. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 94 (Zappo- lino). 1886. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 26 — 402 — 1887. Ostrea edulis, var. lamellosa Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 10, tav. IV, fig. 1-4, tav. V, fig. 1-4. È la forma più comune, che sotto diversi aspetti e diverse dimensioni si raccoglie nel nostro pliocene; i nostri esemplari corrispondono benissimo colla descrizione del Brocchi, ed alle fisure dell’ Hòrnes e del Fontannes. Ritengo anch’ io come opinano la maggior parte dei conchiologi moderni che molte delle specie di Ostriche citate ed illustrate dal Cocconi, non siano altro che semplicissime modificazioni della specie del Brocchi, tali p. e. lO. cataplasma, cortesiana, exasprrata, ita- lica, Lamarckii ecc. Qualunque sia la forma che essa assuma, la grossezza del guscio è sempre maggiore di quello che si osserva nella forma tipica; variabilissima poi è la sporgenza, la forma e il numero delle coste longitudinali; v’ hanno indi- vidui che si presentano con una forma ora più ora meno ovale- allungata, ed altri invece con un’ aspetto suborbicolare, come si osserva nelle figure dell’Hòrnes, e che passano, come giu- stamente osserva il Fontannes, all’ O. Boblay:. Sabbie gialle -- S. Lorenzo in collina, Bel Poggio, Pra- dalbino, Monte Oliveto, Monteveglio, Montemaggiore, Zappolino, Scopeto, Lagune, Mongardino — Coll. Museo, Foresti; comu- nissima. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Bel Poggio, Pradalbino, Monteveglio, Maiola — Coll. Museo, Foresti; co- munissima. var. foliosa Br. 1814. Ostrea foliosa Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 563. 1874. >» » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn. part. 2.*, pag. 46. Riferisco a questa forma, considerata dal Brocchi come specie a parte, alcuni esemplari che perfettamente corrispon- dono alla descrizione del conchiologo italiano; vale a dire forma bislunga e cuneiforme,.solcature trasversali nella fos- — 403 — setta legamentare, e lo spazio piano che più o meno esteso si osserva esternamente sotto l’ apice della valva sinistra; le coste sono disuguali, prominenti, alquanto squamose; per la grossezza delle valve e per gli altri caratteri ora indicati, meglio si avvicina all’ O. lamellosa che all’ O. edulis colla quale venne dal Bronn unita come varietà. Allungandosi gli umboni, e prendendo perciò un’ aspetto rostrato sî passerebbe alla var. Cyrnusi Payr (1). Sabbie gialle — Monte Biancano, Zappolino — Coll. Museo, Foresti; rara. var. Boblayi Desh. 1832. Ostrea Boblayi Deshayes. — Exped. scient. Morée, pag. 122, tav. VIII, fig. 6-7. Ie » Hornes M. — Fouss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 443, tav. LXX, fig. 1-4. 1874.» » Foresti. — Cat. Moll. foss. plioce. coll. bologn., part. 2.*, pag. 46. 1887. » edulis var. Boblayi Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. 1I, pag. 14, tav. III, fig. 1-5. Seguito ad enumerare fra i fossili pliocenici, anche questa specie che dalla maggior parte dei conchiologi si crede propria del miocene; ritenendola però come una delle tante varietà dell’ O. edulis. I pochi esemplari che tengo corrispondono così esattamente colla descrizione e colle figure dell’ Hòrnes, che non so convincermi a considerarli come individui giganteschi rappresentanti l’ O. lamellosa; anzi tutto la forma della con- chiglia è trasversalmente ovale o subrotonda, essendo i due | diametri o quasi eguali fra loro o l’antero-posteriore un poco . più lungo, mentre il Brocchi per la sua specie dice esta oblonga ad cardinem angustata; inoltre le coste raggianti della valva sinistra sono molto più numerose, più ravvicinate, più eguali; l'impronta muscolare è molto più trasversalmente ovale; gli apici meno prominenti; solo nella fossa legamentare (1) Payraudeau — Moll. de Corse, pag. 79, tav. III, fig. 1-2. — 404 — non si presenta quasi nessuna differenza nelle due specie, poichè in ambidue è ampia, scavata a foggia di doccia e fian- cheggiata da due risalti convessi. Nulla posso dire della valva destra non tenendone nessun’ esemplare. Secondo gli autori dei molluschi marini del Roussillon, questa specie si troverebbe anche vivente nel Mediterraneo, per cui scema maggiormente il dubbio che non abbia a trovarsi nel pliocene; fra le diverse figure dei suddetti autori, la fig. 1 benissimo corrisponde coi nostri esemplari, specialmente per la forma e per l’ornamen- zione, facendo bene inteso, astrazione dalle dimensioni. I due esemplari che riferisco a questa specie sono stati da me raccolti nel Rio Martignone che prende la sua origine dalle balze di Pradalbino, Montevecchio e Casazzo; con pre- cisione non saprei dire a quale delle tre località apppartengono ma non si può esser dubbiosi sulla loro pliocenità, perchè le suddette balze sono esclusivamente formate da sabbie gialle, argille sabbiose e marne argillose, roccie tutte proprie del nostro pliocene. Il Pantanelli non ammette si possa trovare nel pliocene, e la riferisce ad una variazione di grande statura dell’ O. la- mellosa o forse anche dell’ O. cucullata Born.; che abbia una certa somiglianza colla specie del Brocchi non si può certa- mente negare, ma in quanto alla specie del Born essa ne è del tutto differente non solo per il numero e la disposizione delle coste, ma anche per la forma degli umboni e specialmente poi per la forma generale che è sempre allungata e che secondo lo stesso Pantanelli mai è orbicolare, aggiungendo essere buone figure dell’ Ostrea cucullata quelle date sotto altri nomi dal Cocconi e cioè 0. borealis, O. subarata ed O. aquitanica (1). Io credo che alcuni esemplari di questa specie raccolti nel pliocene siano stati confusi con esemplari giganteschi del. lO. lamellosa, e ciò per causa della teoria dei fossili carat- teristici, che per alcuni è ritenuta come un dogma infallibile, mentre oggi colle continue scoperte zoologiche e paleontolo- giche, alcuni generi ed alcune specie che si credevano esclusive (1) Cocconi — Enum. sist. moll. mioc. e plioc. Parm. e Piac. pag. 350, 356, 360; tav. IX, fig. 10, 11, 21, 22; tav. X, fig. 16, 17; tav. XI, fig. 9, 10. — 405 — di un piano, si trovano in piani cronologicamente fra loro molto distanti. Dimensioni dei due esemplari; in uno diametro antero- posteriore 182 millim., diametro umbo-ventrale 186 millim., spessore 38 millim. nell’ altro diametro antero-posteriore 170 millim., diametro umbo-ventrale 160 millim., spessore 52 millim. Argille sabbiose — Rio Martignone — Coll. Foresti; rara. var. cristata Born. 1780. Ostrea cristata Born. — Test. Mus. Caes. Vindob., pag. 112, tav. MURE SA: TIRO » Poli. — Test. utriusq. Sicil., vol II, pag. 177, tav. XXVIII, fig. 26-27. 1873. » lamellosa var. plano-lamellosa Mayer in Cocconi. — Enum. sit. moll. mioc. e plioc. Parma e Piacenza, pag. 355, tav. X, fig. 14-15. 1887. » edulis var. cristata Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. | mar. Rouss., vol. II, pag. 8, tav. II, fig. 1-2. Ha il guscio abbastanza robusto, le coste sporgenti, le la- melle concentriche rilevate, ma non tanto quanto negli esem- plari viventi; la valva destra più piccola della sinistra e in quanto agli altri caratteri nulla differisce dagli individui del- l'attualità, e dalle figure dei sopracitati conchiologi francesi. Nel lavoro del Cocconi è descritta e figurata una varietà del- 1° 0. lamellosa col nome di var. plano- lumellosa May. che credo altro non sia che la forma in discorso, corrispondendovi essa per molti caratteri, quali fra gli altri la piccolezza della valva destra e la sporgenza delle coste, e quelle specie di digita- zioni che si estendono oltre il limite dei margini. Sabbie gialle — Mongardino — Coll. Foresti; rarissima. Argille sabbiose — Maiola — Coll. Foresti; rarissima. — 406 — Sottogenere ALECTRYONIA, Fischer de Waldheim 1807. Ostrea ( Alectryonia) plicatula Gmel. 1785. Ostrea plicata . Chemuitz. — Conch. Cab., vol. VIII, tav. LXXIII, fio. 674. 1790.» plicatula Gmelin. — Lioneo Syst. Nat. ediz. XIII, pag. 3336, 1826. » stentina. Payraudeau. — Cat. Annel. et Moll. Il. de Corse, pag. 81, tav. III, fig. 8. 1870. >» plcatula Hòrnes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 459, tav. LX XII, fig. 3-8. 1874. >» plicata . Foresti. — Cat. Moll. foss, plioc. coll. bologn., part. 2.*, pag. 47. 1881. >» plicatula Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1887. » stentina. Bucquoy, Dautzenberg, Dollfus. — Moll. mar. Rouss., vol. II, pag. 19, tav. VI, fig. 1-4. Esistendo un’altra specie di O. plicata del Solander (sp. chama) essendo molto incerta l’ 0. plicata Chem.; per non arrecare confusione credo sia stata molto ragionevole la mo- dificazione del nome plicata in plicatula proposta dal Gmelin ed oggi adottata dalla maggior parte dei conchiologi, special- mente per gli esemplari fossili. Certamente 1’ O. stentina del Payraudeau deriva da questa specie fossile, ma essa ne è stata molto modificata durante il lungo tempo passato dal periodo pliocenico all’attualità. I nostri esemplari sono diversi fra loro per forma e per dimensioni; i più grandi corrispondono per- fettamente alle fisure date dall’ Hornes, i più piccoli somi- gliano agli individui viventi. Sabbie gialle — Pradalbino, Monte Biancano, Zappolino, Lagune, Scopeto, Mongardino — Coll. Museo, Cavara, Foresti; comune. Ostrea (Alectryonia) cucullata Born. 1780. Ostrea cucullata Born. — Test. Mus. Caes. Vindob., pag. 114, tav. VI, fig. 11-12. — 407 — 1874. Ostrea cucullata Foresti. — Cat. Moll. foss plioc. coll. bologn., part 2.*, pag. 47. 1879-82.» » Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss., vol. II, pag. 228, tav. XVII, fig. 7-12, e tav. XVIII, fig. 1-6. 1881. » » Coppi. — Paleont. moden., pag. 95 (Zappolino). 1386. » » Cavara. — Flor. foss. Mongardino, pag. 16. 1392. » » Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 57. Non molto abbondanti sono gli esemplari che si possono riferire alla specie del Born che io considero come tipo, rife- rendo poi ad essa come varietà, alcune modificazioni ritenute . da diversi conchiologi come specie a parte. La forma allun- gata ed un poco ricurva, la valva sinistra concava ed ester- namente ornata di coste grosse e irregolari, l’area legamentare lunga e ristretta, bene corrispondono tanto alla descrizione, quanto alle figure del Born. In generale tanto gli esemplari riferibili alla forma tipica, quanto quelli che considero come varietà, presentano una tinta violacea molto carica. Essendo 1’ 0. cucullata, come in generale tutte le altre specie appartenenti a questo genere assai polimorfa, ne viene di conseguenza che quasi ogni deposito conchiglifero a seconda della natura sua e della sua ubicazione, presenta gli individui di questa specie con delle modificazioni proprie ed interessanti; e così mentre nel nostro pliocene se ne può annoverare una varietà, nel mezzogiorno della Francia il Fontannes ne ha po- tuto distinguere altre tre varietà, e cioè la var. comifatensis (1) che avrebbe moltissima somiglianza cogli esemplari del bolo- gnese che io riferisco alla var. Sorskahlit; la var. occitania e la var. ruscensis. In generale questa specie è comune nelle sabbie gialle, scarseggia nelle argille sabbiose e mai ne ho raccolto nelle marne argillose. Sabbie gialle — Monte Biancano, Mongardino — Coll. Foresti; comune. (1) Fontannes — Moll. plioc. vall. Rhòne et Rouss, vol II, pag. 228. tav. XVII, fig. 7-12 e tav. XVIII, fig. 1-4. — 408 — Argille sabbiose — Monteveglio, Maiola — Coll. Foresti; rara. var. Forskahli L. 1766. Ostrea Forskahlii Linneo. — Syst. Nat., ediz. XII, pag. 1148. 1785.» » Chemnitz. — Conch. cabin., vol. VII, tav. LXXII, fig. 671. 1814. » » Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 566. La forma naviculare più ristretta e più allungata della forma tipo, l’ apertura più o meno dilatata, il becco allungato, cuneiforme, le stimate o punti scavati ai lati del cardine ed altri caratteri accennati nelle descrizioni dei sopracitati autori per l’ O. Forskallii, subito fanno conoscere che mentre non si può rigorosamente identificarla colla specie del Born, tuttavolta non si può disgiungere e perciò non ne presenta che una sem- plice modificazione; modificazione che esagerandosi in alcune parti, come nel maggiore prolungamento dell’ apice e nella sua direzione flessuosa, nella minore dilatazione alla base si passa ad un’altra varietà, vale a dire all’ O. cornucopiae L. della quale non conosco nessun esemplare nel nostro pliocene, mentre ne tengo dei bellissimi di Orciano in Toscana. Sabbie gialle — Montevecchio, Pradalbino, Monte Oliveto, Monte Biancano — Coll. Museo, Foresti; comunissima. Argille sabbiose — Monteveglio, Maiola — Coll. Foresti. Sottogenere GryPHAFA, Lamarck 1801. Ostrea (Gryphaea) cochlear Poli. 1791. Ostrea cochlear . . Poli. — Test. utriusg. Sicil. vol. I, pag. 179, tav. XXVIII, fig. 28. 1880. >» » . «+ Foresti. — Dell’ Ostr. coch. e sue var., pag. 56, tav. I, fig. 1e 8 e tav. II fig. 1. 1892. » mavicularis Pantanelli. — Lamell. plioc. Enum. e Sinon. sp. Ital. sup. e centr., pag. 63. CAT IRI A — 409 — Nessun dubbio come oggi opina la maggior parte dei conchiologi che l’ 0. cochlear sia derivata dall’ O. navicularis, e che perciò le differenze di dimensione ed anche della forma altro non siano che modificazioni di uno stesso tipo; ma con- siderando poi che il Poli nominò questa specie fino dal 1791 avendo sott’ occhio individui viventi, mentre il Brocchi 22 anni dopo ebbe a creare con esemplari fossili la sua 0. navicularis, io non trovo ragione perchè non si debba addottare il nome primo impostole, tanto più che individui riproducenti il tipo del Poli, trovansi fossili e misti agli altri che per le loro mo- dificazioni sono riferiti alla specie del Brocchi. Secondo le leggi di nomenclatura, se non vi sono forti ragioni, si deve sempre adottare il nome che primo di ogni altro è stato dato alla specie, sla poi essa stata studiata o sopra individui viventi o sopra individui fossili, giacchè il nome non vien’ altro a sta- bilire che alcuni caratteri particolari e modificazioni di essi e non dati cronologici. Se si volesse tener calcolo delle modi- ficazioni subite da alcune specie nel percorso del lungo periodo geologico all’ attualità, dando tutta l’ importanza alle specie prima comparse, in allora la maggior parte delle specie del Linneo o di altri antichi naturalisti, perchè create sopra indi- vidui viventi, dovrebbero sparire o rimanere solo come modi- ficazioni di altre specie fossili nominate da autori a loro posteriori. Queste quanto al nome specifico. Ora aggiungerò che non è azzardata la mia opinione, come vorrebbe il Pantanelli, di ammettere l’ esistenza del tipo del Poli nel nostro pliocene, tanto più che incontransi anche individui e della var. alata uguali ai viventi, ed altri con quella forma allungata, ma non grifeata, che tanto di frequente si trovano nel Mediterraneo. Oltre a quanto ho detto su questo rapporto nel mio lavoro sopraccennato, ho sempre gli esemplari a disposizione di chi desidera consultarli. E poi domand'’ io, perchè non debbonsi considerare come appartenenti alla forma descritta ed illu- strata dal Poli, esemplari che presentano la loro valva sinistra più o meno orbicolare, concava, con l’umbone non molto pro- minente, non ripiegato, lisci esternamente e con ben visibili le sole linee concentriche di accrescimento? Questi esemplari — 410 — corrispondono colle figure del Poli e cogli individui viventi differendone solo, nella maggior parte dei casi, per le dimen- sioni e per la grossezza del guscio. Gli esemplari che riproducono la forma che chiamerò ti- pica, sono piuttosto rari, mentre abbondanti sono gli altri che si riferiscono alle varietà. Quando nel mio lavoro sopracitato, ho parlato degli esem- plari fossili riferentesi all’ O. cochlear tipo, ho detto avere essi la valva sinistra ora più ora meno tondeggiante, mentre gli altri che stanno a rappresentare le varietà, sono sempre più o meno allungati avvertendo che l’ esemplare della forma ti- pica figurato alla tav. I, fig. I è raccolto nelle marne argillose plioceniche della valle di Savena e che non è un’ esemplare vivente come accenno nella spiegazione della tavola, e come si è invece quello figurato alla fig. 8 della stessa tavola. Il confronto delle due figure fa chiaramente vedere quanto sia somigliante la forma loro. Tutto ciò ho voluto oggi far notare. perchè il Pantanelli nel suo lavoro sopra indicato si esprime in modo da far credere essere io caduto in contraddizione. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina — Coll. Foresti; rarissima. Marne argillose — Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti; rara. var. navicularis Br. 1314. Ostrea navicularis. . . Brocchi. — Conch. foss. subap., vol. II, pag. 565. TSO © cochlear var. fossile O. navicularis Hornes M. — Foss. Moll. tert. Beck. v. Wien, vol. II, pag. 435, tav. LXVIII, fig. 1-2. 1ST4 > icochleani. Foresti. — Cat. Moll. foss. plioc. coll. bologn., part 2.°, pag, 47. 1377.» var. navicularis Capellini. — Marn. glauc. dintor. Bologna, pag. 120. 1880.» » » Foresti. — Dell’ Ostr. cochl. e ale. var., pag. 7, tav. I, fig. 4-6; tav. II, fig. 4-6. — 411 — Sopra questa modificazione della specie del Poli non ag- giungerò parola rimandando il lettore a quanto è stato detto dal Brocchi, dall’ Hòrnes, ed a ciò che più diffusamente dissi nel mio lavoro sopracitato. Le figure che ho richiamato mo- strano abbastanza come questa varietà, mercè le sue modifi- cazioni bene si distingua dalla forma tipica; queste sono ora più ora meno marcate e perciò anche variabile la forma ge- nerale. La maggiore o minore lunghezza del diametro umbo- ventrale, la concavità più o meno profonda della valva sinistra, la maggiore o minore prominenza e incurvatura dell’apice, l'essere l'apertura più o meno dilatata verso il margine ventrale sono più che a sufficienza per cambiarne l'aspetto; varia sen- sibilmente anche la grossezza del guscio; ho osservato un’ esem- plare raccolto dal Dott. Berti nelle marne argillose di Savena con ambe le valve di uno spessore molto forte, specialmente . nella regione umbonale; questo esemplare somiglia perfetta- mente a quello disegnato dal Goldfuss (1) e raccolto nel terziario di Baviera. Negli esemplari del bolognese, da alcuni individui che diversificano dalla forma tipica solo per gli umboni un poco più prominenti e la forma appena un poco più allungata, gradatamente si passa ad individui che rappresentano perfet- tamente le figure dell’Héòrnes; altri poi, non tanto per le dimen- sioni quanto per la forma somigliano all’O. Brocchi: Mayer (2) : e che io ho chiamato O. cochlear var. gigantea (3) ed altri fi- nalmente facendosi più marcata la curvatura dell’ apice, s' av- vicinano all’ O. Hennei del Nyst. (4) Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Foresti; comune. Marne argillose. —- Casazzo, Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti; Foresti; comunissima. (1) Goldfuss. — Petrefact. German., vol. II, pag. 31, tav. LXXXVI, fig. 2. (1883). (2) Mayer. — Journ. Conchyl. 3.° ser., vol. XVI, pag. 168, tav. VI, NILE (01876) (3) Foresti. — Ostrea cochl. e alc. var., pag. 7. (1880). (4) Nyst. — Foss. syst. Diest. et Scald. (1858). — 412 — var. alata Foresti. 1870. Ostrea cochlear var. fossile O. navicularis Hornes M. — Foss. Moll tert. Beck. v. Wien, vol. II, p. 435, tav. LXVIII, fis. 3. 1880. > » » alata Foresti. — Dell'Ostr. coch. e ale. var., pag. 6, tav. I, fig. 2, 3, 7. tav. II, fig. 2,3, 7,8,9. Gli esemplari appartenenti a questa varietà sono quelli che in maggiore abbondanza si raccolgono nel bolognese. L'espansione aliforme, caratteristica di essa s'incontra tanto in individui che s’avvicinano alla forma tipica, quanto in altri della var. navicularis. Nei nostri esemplari si osserva sempre al lato posteriore della valva sinistra; è variabile per le di- mensioni e per il modo di espandersi; in alcuni è larga, poco prominente e diretta all’esterno, in altri invece è stretta e si prolunga in alto. Essa si manifesta in individui di qualunque forma e dimensione. Anche negli esemplari viventi è benissimo espressa; fra i molti individui del Mediterraneo, ne tengo uno che per la forma somiglia esattamente all’ esemplare fos- sile da me riprodotto nella fig. 2 della tav. I e II, colla sola differenza che l’aletta laterale trovasi posta anteriormente. La forma stretta, allungata non grifeata ed aliforme è comune negli esemplari viventi, ma non nei fossili del bolognese, mentre si riscontra abbondantissima ne’ depositi post-pliocenici di Ficarazzi e nel pliocene di Castrocaro. Argille sabbiose — S. Lorenzo in collina, Pradalbino — Coll. Foresti; comune. Marne argillose — Casazzo, Ponticello in val di Savena — Coll. Fornasini, Berti, Foresti; comunissima. var. impressa Foresti. 1882. Ostrea cochlear Poli. var. impressa Foresti. — Note s. deux var. Ostr. cochl., fig. 1-3. — 413 — I pochissimi esemplari che riferisco a questa varietà, ac- cennano evidentemente ad un passaggio della var. navicularis alla var. impressa; la forma generale non è così trasversale come si osserva negli esemplari della Pietra Leccese, riprodotti nelle mie figure; ma essa pure a metà circa della sua lun- ghezza comincia ad espandersi ed a mostrare l'impressione longitudinale bene espressa nelle sopra citate figure; per mag- giori dettagli sopra questa varietà rimando il lettore alla nota citata. Marne argillose — Casazzo, Ponticello in val di Savena — Coll. Berti, Foresti; rara. Nel bolognese, tranne delle sopra indicate varietà, mai ho raccolto individui che stessero a rappresentare la var. Fo- resti; e la var. bialata del Fontannes (1) e così nessuno che indicasse traccie di ripiegature costali, come sarebbe la for.* mu- tabunda del De Gregorio (2). Gli esemplari delle marne argil- lose presentano tutti una tinta cenerognola molto scura, mentre quelli delle argille sabbiose mostrano una tinta molto più chiara e tendente al giallognolo, nessuno poi colle fasce longitudinali colorate come quelli che si raccolgono in Terra d’ Otranto e in Sicilia. Da quanto ho ora accennato si vede quanta sia la faci- lità di questa specie a subire delle modificazioni; e su questo fatto, interessantissime sono le osservazioni del Fontannes e del De Gregorio, non che quelle di altri distinti conchiologi, osservazioni che abbracciano le diverse forme di questo genere tanto polimorfo. (1) Fontannes. — Moll. plioc. vall. Rhòne et Roussill., vol. I, pag. 232. (2) De Gregorio. — Bull. Soc. Malac. ital. vol. X, pag. 41. (1884). ATE Pietro Doderlein. Il 28 marzo di quest’ anno nell’84° di sua età, cessava di vivere Pietro Doderlein, che nel 1875 fu uno dei fondatori della nostra Società. Non è quì il caso di riassumere i me- riti di questo illustre naturalista che seppe essere nello stesso tempo geologo di valore e zoologo reputato; l’unico suo elenco di molluschi fossili miocenici dell’ Appennino settentrionale pubblicato nel 1872, fu per la geologia italiana dei terreni terziari una rivelazione, e su di esso e sulle ricchissime col- lezioni terziarie adunate nel Museo di Geologia dell’ Univer- sità di Modena e accuratamente classificate, hanno lavorato una lunga serie di malacologi (Mayer, Cocconi, De Stefani, Pantanelli, Foresti, Sacco, Toldo etc. ). Fu insegnante di Storia naturale nella università di Modena per ventitrè anni, e di Zoologia a Palermo, per trentadue anni, dove finì i suoi giorni; . lavoratore indefesso la sua attività parve accrescersi col tempo e il suo manuale ittiologico del Mediterraneo è lavoro splen- dido dell'ultimo suo decennio di vita. DSE INDICE Elenco dei soci per l’anno 1893 C. PorLonera. — Studi sulla Xerophila S. Brusina. — Saccoia. — Nuovo genere di Cio orto italo-francesi . L. ForEsTI. — Hatiziazione i Hdi e lo. Maleci Dio! cenici dei dintorni di Bologna Dania G. BonarELLI. — Hecticoceras Novum GOL ona um . D. PantanELLI. — Campylaea Nicatis Costa . : L. Picaeia. — Aggiunte al catalogo dei Molluschi ia e E viatili viventi nelle provincie di Modena e Reggio A. Fucini. — Nuovi fossili della Oolite inferiore del Capo S. vi gilio sul lago di Garda . . F. Sacco. — Le variazioni dei Molluschi : C. F. Parona. — I Gasteropodi del Lias inferiore di Hat in lombardia. 7 RITO ARE L. FoREstI. — Faudicrazione dei Hoschiopoi e di Molluschi plio- cenici dei dintorni di Bologna. D. P. — Pietro Doderlein 109 115 118 139 161 185 414 NC no merazione. De ‘di n ta Coi aciopodi e de Molluschi pio: — ES terrai EA AE SR (EP) ‘Pollonera dis. Lit.Salussolia Torino agi SIA TRONI D Bull..Soc.Malac. Ital. Vol XVII Tav II Lit. Salussolia Torino. GC. Pollonera dis. Foresti Enum. Moll. plioc. d. Bolognese Boll. Soc. Mal It.Vol.xwm.Tav.III. Lit.6.Wenk e Figli Bologna. E.Contoli, iit. PIANI hu MIRI Fucini Nuovifossili della Dolite inf d. Capo S. Vigilio Boll.Soc. MalVol.XVII. Tav. IV a Lit. P Cassina -Torino- ESACCO. Le variazioni dei Molluschi Boll. Malac. It. Vol. xvitt. N. v. FUTURO ATTUALITA ga ASTIANO TORTONIANO I PIACENZIANO ELVEZIANO FRABBI. dis e dit. Bull. Soc. Malac. Ital. - Vol. XVIII. Tav. VI C. F. PARONA. Gaster. di Saltrio Tav. I pa De il S ne. ROMA FOTOTIPIA DANESI lA AbidiLidiaaihiàni ROMA FOTOTIPIA DANESI I UT 3 2044 nE= R= LIAN