THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 580.6 SOB 1900 « OTTO HARRASSOWITZ BUCHHANDLUNG : LEIPZIG: The person charging this material is re- sponsive for its return to the library from whicfa it was withdrawn 011 or before the Latest Date stamped below. Theft, mutilation, and underlining of books are reasons for disciplinary action and may resulf in dismissal from the University. To renew cali Telephone Center, 333-8400 UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY AT URBANA-CHAMPAIGN FEB 0 4 19GB r • ! • '#' L161— 0-10% BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Anno 19 OO. FIRENZE, 1900. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diaccerò, 10. IÌ06 BULLETTA DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 14 gennaio 1900. Il Presidente Sommier apre 1' adunanza e proclama l' ammissione dei nuovi soci : Sig.ra Mary F. Spencer di Monaco; Dott. T. Ferraris di Avellino ; Dott. A. Trotter di Padova. Dà quindi la parola al Consigliere Bargagli il quale, dopo avere ricordato all' assemblea che nel prossimo anno scolastico rimarrà vacante la cattedra di Botanica del R. Istituto di Studi Superiori di Firenze ed avere rilevato quanti e quali legami esistono fra l' Isti- tuto botanico e la Società botanica italiana, propone ebe venga emesso il seguente voto : « La Società Botanica Italiana, ebe per indole di studi e per tra- dizione ba intimi e naturali rapporti con l' Istituto Botanico di Fi- renze, fa voti al Consiglio direttivo dell' Istituto di Studi Superiori perebè al posto vacante di Professore di Botanica sia cbiamata per- sona la quale ad eminenti meriti scientifici, pari a quelli dei suoi predecessori, unisca profonda conoscenza delle presenti condizioni dell' Istituto Botanico stesso ; e con durevole proposito sappia con- servarne ed accrescerne l'importanza didattica e scientifica, l'indi- rizzo fitografico e biologico, e curarne gli erbari, le collezioni, la biblioteca, l'orto botanico ed i laboratori ebe gareggiano tra quelli dei primi Istituti botanici di Europa. » Il Presidente Sommier, sicuro ebe il voto esprime il desiderio di tutti i soci, ne propone 1' acclamazione. Il voto è approvato all' unanimità. Il Segretario Baroni comunica i doni pervenuti alla Società. Essi sono : Smith F. Erwin. Wilt disease of Cotton, Watermelon and Cowpea (Neocosmospora nov. gen.). Washington, 1899. Mottareale dott. G. Su di un caso di fasciazione spirale nel Lìnum stridimi ; Firenze, 1899. 75V58S 6 SEDE DI FIRENZB - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO Delpino F. Rapporti tra la evoluzione e la distribuzione geografica delle Ranunculacee ; Bologna, 1899. — Questioni di biologia vegetale. Estratto dalla Rivista di scienze biologiche, gennaio 1899. Como. — Gaetano Licopoli (Parole commemorative). Estr. dai Rend. della R. Accad. di se. fis., mat. e nat. di Napoli, Gennaio, 1898. — Relazione all' illustre Società reale delle Scienze matematiche, fìsiche e naturali di Napoli, riguardante la Relazione e voto della Società Africana d'Italia sulla opportunità d'impiantare giardini sperimentali di colture tropicali nell'Eritrea. — Note di biologia vegetale. — Parte 2a : Apparecchio sotterratore dei semi. Estr. dalla Rivista di scienze biologiche, Agosto-Set- tembre, 1899. Como. — Nuove specie mirmecofile, fornite di nettari estranuziali. Estr. dai Rend. della R. Accad. delle se. fìs., mat. e nat. dì Napoli ; Giugno-Liiglio, 1898. Carleton M. A. Cereal Rusts of the United States : A Physiological investigation ; Washington, 1899. Jatta A. Sylloge Lichenum Italicorum ; Trani, 1899. Minnesota Plani lift. Ahhandlungen der Naturhistorischen Gesellschaft zu Niirnberg. XII Band, 1898. Glasnik hrvatskoga Naravoslovnoga Drustva. Urednik S. Brusina. Go- dina X, Broj 1-5; Zagreb, 1898. Bulletin dea travaux de la Soc. Bot. de Genève. Anni 1898-99. Ot- tobre 1899. L' Italia agricola. Anno I, n. 1, Dicembre 1899. The Botanical Gazette. November 1899, n. 5. voi. XXVIII. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . Decomber 1899. Science (New Series). Voi. X, n* 257, 258, 259, 260, 261. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXVI, n. 12, Die. 1899. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Presidente invita il Vice-Presidente Arcangeli a fare la sua comunicazione : LA FESTA DEGLI ALBERI E GLI ORTI BOTANICI IN ITALIA. NOTA DEL PROF. G. ARCANGELI. La Festa degli alberi che S. E. il Ministro Baccelli ha voluto con tanta saviezza introdurre nel nostro paese, allo scopo di promuovere e ravvivare quel rispetto per le piante eh' è di grande influenza sul benessere di una nazione, trova veramente un deplorevole contrasto con quanto si è praticato e si pratica SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1-4 0-ENNAIO 7 tuttora riguardo a quegl' istituti scientifici che sono più spe- cialmente devoluti allo studio ed al culto delle piante, intendo dire gl'Istituti botanici. Esaminiamo se realmente le cose stanno in questi termini. Allorquando lo scrivente fu chiamato alla Direzione dell'Isti- tuto botanico di Torino, trovò queir Istituto in condizioni vera- mente deplorevoli, pel fatto che la maggior parte dei locali ad esso un tempo addetti nell'antica Villa Reale del Valentino, erano stati ad esso tolti per concederli alla Scuola degl' Inge- gneri che si era voluto impiantare in quel luogo. Oltre a ciò, essendo essa Scuola favorita da persone molto influenti, dopo aver per essa accresciuto i locali con un esteso fabbricato lungo il Po in direzione di mezzodì, si stava preparando un progetto per la costruzione di altro locale consimile in direzione di setten- trione, che doveva effettuarsi sul terreno di una parte del- l' Orto botanico, demolendone pure una delle migliori serre. In tale circostanza il Direttore non mancò di fare le opportune premure presso il Rettorato ed altre persone in favore dell' Isti- tuto botanico per scongiurare sì gravi malanni, ma non appa- riva barlume il più piccolo di speranza. Si pensava alla costru- zione dei Nuovi Istituti anatomici pei quali era già stanziata una somma di vari milioni, ma il povero Orto botanico non era affatto considerato e non si faceva che qualche vaga e ben lontana promessa. Intanto non solo mancavano gli ambienti più necessari, come pure un'aula per le lezioni, tanto che si era co- stretti a recarci tre volte la settimana in Via di Po a dar lezione nell'aula del Gabinetto di Chimica, conducendo con noi le piante occorrenti sopra un carretto, alla maniera degli erbajoli ambu- lanti per la città. Le cose erano giunte al punto che taluno del personale appartenente alla Scuola si permise parole ben poco corrette verso il personale dell' Orto. ' Stando le cose in questi termini lo scrivente avendo compreso l'impossibilità di sostenere l'opposizione alle persone potenti che appoggiavano la Scuola degl'Ingegneri, decise di lasciare quell'ufficio, ed essendosi resa vacante la cattedra, di Pisa, concorse a quel posto e 1' ottenne. 1 Successivamente questo stato di cose si è cambiato, ma ciò non toglie che 1' Orto botanico di Torino abbia attraversato un periodo molto grave. 8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO Trasferito lo scrivente alla Direzione dell' Orto botanico dj Pisa, disgraziatamente egli trovò che le cose non procedevano in condizioni troppo migliori. In seguito al trasferimento del prof. Carnei a Firenze ed alla vacanza della cattedra e del posto di Direttore a Pisa, era stato concertato un progetto per estendere alcuni gabinetti a carico dell' Orto botanico. Appena questo progetto giunse a cognizione del nuovo Direttore, egli credè suo dovere di fare ad esso op- posizione nell'interesse dell'Orto. Tutto questo però a nulla valse, poiché dopo breve tempo si fece capire al Direttore che non si poteva a meno di estendere quei gabinetti in quel modo, e che se la opposizione non veniva ritirata, il • R. Ministero avrebbe pur dato ordine che si effettuasse l'occupazione del terreno occorrente nell'Orto; si aggiungeva però che in seguito si sarebbe cercato di migliorare le condizioni dell'Istituto bota- nico e mai più in avvenire si sarebbe fatto ricorso al suo ter- reno. In tale circostanza si sarebbe potuto sistemare le cose ben altrimenti, ma bisognò cedere alla forza, ed il resultato si fu la perdita di due ambienti di 572 m. q. di terreno e di oltre 50 piante, fra le quali non pochi alberi di circa 80 anni ' e certamente tutto ciò non in omaggio al rispetto per le piante e per gli alberi. Fino dall'epoca in cui avvenne questo fatto (1881-84), il Di- rettore dell'Orto botanico aveva posto l'occhio sopra un ap- pezzamento di terra appartenente al nob. Gini e successivamente al Del Gratta, di circa 4400 m. q. di superfìcie, che essendo a mezzodì confinante con l'Orto botanico e dagli altri lati cinto da pubbliche strade, sarebbe stato adattissimo per l' Orto stesso, onde compensarlo della perdita subita, e nell'occasione in cui l'Ing. Mansueti fu incaricato dal Ministro Coppino di preparare un progetto per la costruzione di un nuovo Museo botanico, si insistè affinchè cotesto terreno fosse tenuto a calcolo pel rior- dinamento dell'Orto, ed il nuovo Istituto fosse situato in modo, che esso si trovasse nel centro dell'Orto compreso cotesto ter- reno, ciò che effettivamente fu fatto. Il Direttore stesso inoltre non mancò di fare più volte vive premure per l'acquisto di quel 1 Arcangeli G. Poche parole sull'Istituto botanico pisano. Bullet- tino della R. Società di Orticoltura, voi. I, ser. 2a, p. 105. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 14 GENNAIO 9 terreno, e nel 1890, poco avanti alla costituzione del Consorzio universitario, fece formale domanda per l'acquisto di quel ter- reno coi denari ch'erano stati messi in economia per la costi- tuzione del Consorzio. Quella domanda non ebbe esito felice, perchè non si volle disporre dei fondi destinati al Consorzio, ma pressoché tutti i Rettóri che si succedettero, come gli an- teriori, si mostrarono favorevoli a quel progetto, e fecero spe- rare che quel terreno si sarebbe quanto prima acquistato a vantaggio dell'Istituto botanico. Né certamente in questo desi- derio della Direzione dell'Istituto si può ammettere un'esigenza non giustificata, essendoché l'Orto botanico, della superficie di 17,000 m. q., avendo perduto più di 2,000 m. q. per le costru- zioni effettuate, era ben giusto venisse compensato delle perdite subite, e fosse inoltre messo in condizione da non essere ulte- riormente danneggiato da esigenze di altri istituti scientifici; ed in ciò si prestava benissimo la posizione del terreno Del Gratta, giacché essendo esso fiancheggiato da pubbliche strade, come si è detto, cioè Via Solferino, Via Galli Tassi e Via Porta Buozi, veniva a dare cosi all'Orto botanico confini netti e dif- ficilmente alterabili. Àia questo progetto, per quanto concepito in base ai criteri di vera giustizia, e nell'interesse degl'Istituti di Scienze Natu- rali, dell'Università nostra e della Città stessa, doveva ben presto essere manomesso e demolito. I fabbricati addetti ai R. Spedali non trovandosi più in armo- nia coli' esigenze della scienza moderna, fino dal 1885 l'Inge- gnere Mansueti era stato incaricato di studiare un progetto per la costruzione di nuove cliniche. Questo progetto non ebbe se- guito, ma successivamente alcune persone fecero nuove premure, perchè questi studi fossero ripresi, e fosse fatto un nuovo pro- getto per la costruzione di nuove cliniche e di alcuni istituti biologici, e senza tenere affatto conto eli quanto era stato fatto dal Direttore dell' Orlo botanico e degl" impegni già contratti, fecero includere con rara correttezza l'Orto Del Gratta sopra ricordato, per la costruzione di due nuovi istituti biologici. Vi furono anzi persone che molto si affaccendarono per favorire questi istituti, e perchè l'Orto del Gratta fosse acquistato dal Consorzio, senza tenere alcun conto di quanto era staio do- mandato dalla Direzione dell" Orto botanico; e nella discus- 10 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO sione tenuta in seno al Consorzio, secondo quanto ci viene ri- ferito, fecero comprendere che avrebbero dato voto contrario per V acquisto, se si fosse inteso che questo si fosse fatto per aggregare quel terreno air Orto botanico, come se si trattasse di una istituzione di ben poco o di nessun valore, e la domanda già tante volte avanzata non fosse ragionevole e giusta. Certa- mente non mancarono persone autorevoli che presero a soste- nere le giuste ragioni dell'Orto, e mostrarono la sconvenienza di tali idee e di tal modo di procedere, e quanto esse fossero contrarie agli interessi dell'Università e della Città stessa, ma le parole di questi non ebbero che ben poco frutto. Mentre tutto questo avveniva, ben si sapeva che l'Istituto zoologico sentiva il bisogno di un nuovo ingrandimento e di una nuova costruzione, per sistemare una collezione di cetacei, e che non ostante i progetti di cui si faceva voce, si sarebbe dovuto ricorrere di nuovo all'Orto botanico, ma questo nulla importava. Allora il Direttore dell'Orto, ben conoscendo che, non ostante tutte le promesse già fatte, in tal faccenda si sa- rebbe di nuovo ricorso al terreno dell'Orto, si rivolse al Diret- tore dell' Istituto zoologico per fargli conoscere, eh' egli non avrebbe fatto opposizione a che quella costruzione fosse fatta in una parte del terreno attiguo all'Istituto, a condizione però che l'Orto Del Gratta, di cui il Consorzio aveva già stabilito l'acquisto, fosse dato all'Istituto botanico, in conformità della domanda già formulata fino dal 1890 e più volte ripetuta, pre- gandolo a volersi interporre affinchè questa domanda fosse fa- vorevolmente accolta. A. questo punto il Consorzio ha subito accolto con molto piacere la prima parte di questa proposta, cioè quella dell'occupazione del terreno dell'Orto, perchè con questo si risparmiava la somma di circa 10,000 lire, ma non così l'altra che ne doveva essere necessaria conseguenza, ed ha preso invece una deliberazione simile alla sentenza del gran Salo- mone, che cioè il terreno dell'Orto Del Gratta sia solo per metà aggregato all'Orto botanico, e per l'altra metà riservato per la costruzione di due nuovi Istituti biologici, e tutto ciò contro il parere ed il volo unayvime delle Facoltà di Scienze Matema- tiche, Fisiche e Naturali, e di non poche persone competenti ed autorevoli. Il Direttore dell'Istituto botanico è sommamente dolente di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 11 dover rilevare che quella deliberazione costituisce un fatto molto grave, che resulta a carico dello stesso Consorzio, perchè non basata sopra giuste considerazioni, nò fornita di quella serietà che sempre si richiede in simili circostanze, resultando essa in realtà a danno anziché a vantaggio dell'Istituto botanico, come pure degli Istituti che si vorrebbero favorire. Infatti l'Istituto botanico, pel terreno ceduto all'Istituto zoologico nella super- ficie di 1291 m. q. e quello occupato dalle altre costruzioni, ha perduto una superficie superiore a 2240 m. q., onde la metà dell'Orto Del Gratta non sta a compensarlo della superficie per- duta, e molto meno ancora dei gravi danni subiti, che in tutto ascendono a più di 20,000 lire, pei quali non fu mai dato nep- pure un centesimo, e dei quali non pochi affatto irreparabili. Oltre a ciò è pure da considerare che, in seguito a tale deli- berazione, manca affatto lo scopo principale per cui quel ter- reno fu domandato, cioè di dare all'Orto dei confini inalterabili, liberandolo da successive riduzioni di terreno a favore di altri Istituti, ed anzi si viene a porlo nelle peggiori condizioni; giac- che mentre da un lato trovasi in antagonismo col Museo di Storia naturale, si pone dall'altro in contrasto coi nuovi Istituti biologici, onde dovrà fra non molto subire altre riduzioni e re- sezioni, e finalmente essere rimosso dalla sua antica dimora, ciò che vien riconosciuto da tutte le persone di savio criterio. Né si deve tralasciare di osservare, che la costruzione dei detti Istituti in quel luogo comprometterebbe una delle migliori parti della città, pei danni abbastanza gravi che si recherebbero ai fabbricati di Via S. Maria, tanto dal punto di vista della tran- quillità che dell'igiene. Quali vantaggi poi potranno ricavare questi Istituti dalla loro nuova situazione, s'essi stessi si tro- veranno in continua collisione coli' Istituto botanico e coi pro- prietari dei fabbricati di Via S. Maria ? E non è invece da pre- ferire che cotesto locale sia occupato da rigogliosa vegetazione, a migliorare le condizioni igieniche di cotesta località, special- mente in riguardo alla prossimità delle cliniche e degli Ospe- dali, ed a vantaggio dell'albereto dell'Orto botanico ch'é pur troppo deficiente? Ma forse non esiste terreno per sistemare in modo più conveniente cotesti Istituti? Certamente ne esiste ad esuberanza nella prossima Via del Risorgimento ed altrove: ma è ben naturale che, dopo aver fatto un'economia ingente, 12 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO ma poco corretta, occupando il terreno dell'Orto botanico, se ne vuol fare un'altra maggiore ed ancor meno corretta sacrifi- cando l'Orto botanico alle altre istituzioni, e ribadendo il prin- cipio che il terreno dell'Orto deve esser sempre pronto per fa- vorire gli altri Istituti. Ciò che vuol dire che il Consorzio nelle sue deliberazioni ha voluto favorire la Facoltà di Medicina a danno di quella di Scienze naturali. Ma anziché due soli nuovi Istituti, meglio ancora sarebbe costruirne una diecina, tutti a carico del terreno dell'Orto che si può avere gratuitamente, a simiglianza di queir illustre Barone che con un solo pezzetto di lardo seppe contentare tante oche, che si trovarono tutte riu- nite in una filza, a suo sommo vantaggio. Alcune persone si danno premura di persuadere il Direttore dell'Istituto botanico ad accettare la metà dell'Orto Del Gratta accordata, facendogli avvertire la probabilità che in seguito an- che l'altra metà venga aggregata all'Orto botanico. Ma è mai possibile il seguire tali consigli dopo quanto è accaduto, che cioè nel breve periodo di 18 anni per ben due volte si è voluto manomettere l'Orto botanico, e quando è ben noto che l'altra metà di quel terreno non può bastare per la costruzione di quegli Istituti, in modo che questi fino dalla loro nascita do- vranno invadere il terreno dell'Orto? Come può il Direttore dell'Orto prestar fede a quanto gli viene asserito, quando i fatti gli dimostrano il contrario, e la deliberazione stessa del Consor- zio non è che una manifesta violazione delle promesse che gli sono state fatte più volte, ed una piena conferma che quanto era stato domandato per l'Orto e per esso necessario si vuole invece concedere ad altri Istituti? Ma forse il Direttore dell'Orto bota- nico è un coltivatore di insalate, di cavoli e di pomodori, od un ortolano randagio, che non si curi se il terreno su cui coltiva gli possa essere tolto da un momento all'altro ? Com' è possibile man- dare ad esecuzione in una delle parti di quel terreno un progetto di sistemazione, quando non si sa se a questa sarà aggregata an- che l'altra, e si ha tutta la probabilità che tanto l'una che l'altra saranno invase dalle nuove costruzioni? Ma forse la fatica, il tempo ed il denaro che si dovrebbero spendere in cotesta siste- mazione non hanno alcun valore, perchè si tratta di un Istituto botanico, di un Istituto che per certe persone non ha tutto al più che una meschina importanza, e che non merita alcun SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li GENNAIO 13 riguardo ? Sarebbe manifestamente cosa ben deplorevole ed anzi ridicola che, quando quel terreno fosse convenientemente siste- mato e piantato con piante di pregio e di valore, il Direttore fosse chiamato a restituirlo per assegnarlo ad altro Istituto. Nessuno può porre in dubbio che un concetto di tal natura è af- fatto errato, essendo ben evidente la necessità cbe, qualunque terreno si assegni all'Orto botanico, sia accompagnato da una dichiarazione ch'esso debba servire esclusivamente all'Orto, e non possa essere adibito per qualsivoglia altro uso. Periodi difficili e pericoli abbastanza gravi ha pure corso l'Orto botanico pisano in passato. A tempo del prof. Caruel era stato escogitato un magnifico progetto per la rettificazione della Via S. Eufrasia e la sua continuazione con la Via Savi, attra- verso l'Orto botanico. Ben s'intende che l'Orto veniva a per- dere una buona striscia di terreno, e più alcune serre, se non tutte, che bisognava ricostruire in altro luogo, restando poi di- viso in due parti; ma questo poco importava a quell'epoca, pur- ché si sciupasse del denaro e si permettesse a quei quattro o cinque gatti, che da Piazza dello Stellino desiderano portarsi più sollecitamente in Via Solferino, di risparmiare qualche passo. Questo progetto fortunatamente non andò in esecuzione, ma si dice che fosse sostituito da un altro, che fu proposto non molto tempo fa. In seguito alla riedificazione delle spallette dei Lun- garni ed alla costruzione del Ponte Solferino, si pensò alla con- venienza di spostare il centro della città verso occidente, e di rettificare la Via Solferino, facendola passare attraverso al- l'Orto botanico, in modo che i forestieri, disceso il ponte stesso, avessero la sodisfazione di vedersi di contro il celebre campa- nile pendente al termine di uno splendido rettifilo. Progetto questo veramente meraviglioso, pel quale si sperava di trasfor- mare Pisa in una novella Parigi, e l'Orto botanico veniva di- viso pel lungo in due triangoli come un fazzoletto che si tagli in tralice: fortunatamente però anche questo non ha avuto effetto. Ma che forse l'Orto botanico è da ritenersi alla pari di un pezzo di terra qualunque, di quando in quando dissodata dal bifolco, o di uno di quegli orti che decorrono lungo le mura della città? Dall'epoca in cui sotto Ferdinando I esso fu tra- sferito nell'attuale località, ed ove egli lo volle corredato di un fabbricato che servisse di abitazione al Prefetto e da museo, 14 SEDE DI FIRENZR - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO non sono decorsi più di 303 anni, durante i quali fu illustrato da tanti distinti scienziati, non ha egli una storia, e non è egli uno dei principali monumenti della nostra città, che pressoché tutti i forestieri si onorano di visitare ? E si dovrà dunque per- mettere che tale istituzione sia sciattata da cervelli balzani, per mandare ad effetto i loro progetti stravaganti, o sia ridotta a brandelli per favorire gli altri Istituti, tanto che di essa non resti più traccia, o che sia ridotta nelle più misere e deplo- revoli condizioni ? Certo che pensando ai progetti sopra ripor- tati ed a tanti altri consimili, non si può più meravigliarsi se qualcuno abbia pensato alla convenienza d'inviarne gli autori a fare un viaggetto nella famosa isola di Anticira od in qualche remota isola del Pacifico. Ma anche l'Orto botanico di Panisperna in Roma non è stato esente da questi malanni. Tempo fa si era studiato un progetto per una strada che doveva dividerlo in due, demolendone pure una serra. Non so se questo progetto sia sempre in stato d'in- cubazione, ma non mi farebbe meraviglia che queir Orto un giorno o l'altro venisse diviso in due come un cocomero. D'al- tronde che importa che si distruggano piante che per ricupe- rarle non basta la vita di un uomo, quando si tratta di un progetto di pubblica utilità di fronte alla quale tutto deve ce- dere? Ma forse gli Orti botanici sono istituti di utilità privata? E non sono essi annessi d' ordinario alle Università e devoluti all'istruzione superiore ed al progresso della Scienza? Si dovrà dunque anteporre l'estetica e la comodità del pubblico, all'istru- zione ed agl'interessi della Scienza? E non è forse qui pure il caso di osservare che non pochi di questi progetti, detti di pub- blica utilità, hanno per ultimo e principale scopo l'impinguare delle tasche moltp private? Coloro che presero parte alla riunione della nostra Società a Napoli nel 1891, ben si ricorderanno che anche 1' Orto botanico di quella città subì non molto tempo fa un rischio assai grave a causa di un grandioso progetto, che fu proposto da alcuni Professori desiderosi di far parlare di sé e di procacciarsi l'altrui favore, per la costruzione di nuovi locali per l'Università. Quel progetto ascendeva alla cifra di parecchi milioni, almeno 14, se ben ricordo, dei quali una parte doveva ricavarsi dalla vendita dei vecchi locali, ed in esso pure si faceva conto sopra buona SKDR DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. 14 GENNAIO 15 parte di terreni appartenenti all' Orto botanico, che secondo il solito si potevano avere gratuitamente. Vi furono pure persone che si rivolsero alla Società nostra, per interessarla a volersi interporre onde scongiurare un tale malanno, ma fortunatamente anche quel progetto non ebbe effetto. Oggi sappiamo infatti che altro progetto è stato accolto di recente per la costru- zione di nuovi edifìzi per l'Università e pei suoi istituti nella cifra di 6.800,000 lire, senza toccare affatto i terreni addetti al- l'Orto botanico, progetto che anderà quanto prima in esecuzione. Sia lode a Napoli che ha saputo comprendere i veri interessi delle sue istituzioni. Sarà lo stesso per Pisa? Ne dubitiamo for- temente. Ed ora che ho esposto questi fatti, si può dire ch'essi sieno in accordo con la famosa festa degli alberi ? E se le persone che appartengono alla classe più eletta della nostra società spesso non conoscono e non curano, o non vogliono conoscere l' importanza di ciò che le circonda, e considerano gli Orti bota- nici alla pari degli orti di cavoli e di lattughe, e non tengono nel debito conto le nostre migliori istituzioni, che sono i più splendidi monumenti della nostra passata civiltà, quale appunto è l'Orto pisano eh' è fra i più antichi di tal genere, potremo aspettarci che il nostro volgo possa educarsi a quel retto modo di sentire e a quel rispetto per le piante, che si vorrebbe in esso inoculare con la festa degli alberi? Lascio a voi, egregi Colleghi, la risposta a questa domanda. A me basta l' aver richiamato la vostra attenzione sui fatti sopra esposti, perchè vogliate esaminare s' essi meritano d'esser presi in considerazione, e procedere in tal caso a quei provvedi- menti che giudicherete più convenienti allo scopo. . Sommiek trova giustissime le lagnanze dell'Arcangeli e nota quanta importanza abbia l'Orto Botanico di Pisa. Arcangeli aggiunge che si dovrebbe ornai avere la convinzione clie le piante che si coltivano negli Orti botanici formano parte delle collezioni e dei gabinetti e che il toglierle significa frustrare i desideri degli studiosi, i quali su di esse hanno iniziato le loro ricerche. Propone alla discussione le seguenti massime : « Che gì' Istituti botanici non possano per qualsivoglia ragione es- sere rimossi dalla località ov' essi furono primitivamente istituiti. 16 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO « Che il terreno appartenente ad essi Istituti insieme alle jnante che vi vegetano debbano esser ritentiti come formanti parte delle collezioni botaniche e sotto tutti i riguardi ad esse equiparati. « Che tanto i locali quanto il terreno appartenenti ad essi Istituti, non possano essere adibiti a qualsiasi altro uso estraneo agli studi botanici né aggregati ad alcun altro Istituto ». Il Consigliere Passerini, notando che ragioni di pubblico interesse potrebbero opporsi alba prima massima, trova impreparata la So- cietà a discutere la questione e propone che il Presidente nomini una Commissione che ne riferisca alla prossima adunanza. Arcangeli appoggia con nuovi argomenti le sue massime. Passerini ricorda che gli stessi monumenti nazionali, che pure sono dichiarati intangibili, qualche volta non sono risparmiati, quando sono in giuoco ragioni di pubblico interesse. Crede che si debbano ammettere le stesse eventualità per gli Orti botanici. Arcangeli trova giusta in parte l' osservazione del Consigliere Passerini; ma insiste sulla necessità di stabilire che gli Orti bo- tanici non siano toccati altro che in casi eccezionalissimi. Alla discussione prendono parte, oltre che Arcangeli e Passerini, Bargagli, Sommier, Levier (che propone sia mandato il progetto della Commissione a tutti i direttori di Orti botanici) e Pucci. Fi- nalmente si approva di deferire al Presidente la nomina di una Commissione che riferirà nella prossima adunanza. Il Consigliere Passerini comunica come egli abbia osservato da parecchi anni in estese praterie della Valdichiana, che i tubercoli radicali, mentre esistono in abbondanza sulle radici di Medicago sa- tina nel primo anno di età, si vedono oltremodo scarsi nel secondo anno e mancano costantemente nei successivi. Il Passerini a riprova della sua asserzione presenta alcuni preparati di radici di Medicago di differenti età, ed emette la ipotesi che per questa pianta perenne la induzione di azoto atmosferico per mezzo dei battex'ì dei tubercoli radicali si limiti ai primi mesi di vegetazione ; ma che cessi non appena le radici hanno assunto un sufficiente sviluppo per andare a cercare negli strati profondi del suolo i principi azotati. Arcangeli nota che i risultati delle ricerche del Passerini dimo- strano che questi tubercoli sono utili e forse necessari nei primi periodi della vita della pianta, ma non dopo. Del resto egli è stato fra gli oppositori della teoria della fissazione dell'azoto per mezzo dei tubercoli radicali delle leguminose. Egli osserva come, sapendosi che l'azoto è solubile in piccola quantità nell'acqua, ed essendo dimo- strato che le foglie possono assorbire l'acqua della rugiada e della pioggia che sovra esse si depone, non comprende perchè esse non debbano assorbire anche quel poco di azoto sciolto in essa. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 17 Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori dei soci Goiran, Casali e Bkguinot : A PROPOSITO DEL RANUNCULUS CASSUBICUS DI CIRO POLLINI. ' — LETTERA AL SIC. PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA DI A. GOIRAN. Ill.mo SigJ Presidente, La nota presentata dal collega dott. Giovanni Pons, nella riu- nione generale in Venezia della Società botanica italiana, col titolo ExcWAenda e Flora Italica, - mi ha indotto ad occuparmi del R. Cassubicus di Ciro Pollini. L' A. della Flora veronensis nel suo Viaggio al lago di Garda e al monte Baldo non nomina punto R. Cassubicus. bensì R. auricomus, a p. 100 (nella valle delle pietre), ed a p. 105 (nelle valli delli Ossi, S. Zeno ecc.) ad altitudini comprese fra 1700- 2200 m.; e dà la seguente frase della sua pianta: « R. auricomus : foliis radicalibus reniformibus crenatis, cau- « linis sessilibus digitatis, linearibus serratis ». Nella Flora veronensis il R. auricomus del Viaggio diventa sinonimo di R. Cassubicus var. a (species), dei quale è scritto che occurrit in pascuis alpinis Baldi montis praesertim in vallibus Losanna et delle Pietre, ut etiam in declivitati- bus alpinis et subalpìnis dell' Artillon. — Anche la frase è leggermente modificata : « R. Cassubicus: foliis glabris reniformibus crenatis, caulinis « sessilibus in lacinias lineares subserratas, partitis, calyce pube- « scente petalis breviore ». Dunque per Pollini, R. auricomus del Viaggio e R. cassubi- cus var. a della Flora sono una sola ed identica cosa. Àia la pianta del Baldo è il vero R. Cassubicus ? è il R. auri- comus ? è la forma o var. fallax che il Koch vuole debba esser riferita al primo e non al secondo ? 3 1 Flora veronensis, II, p. 239. 2 Ballettino della Società botanica italiana, 1899, pag. 185. 3 JSyn. etc. ed. 2', p. 18: JR. auricomus e fallax "Wimm. et Grab. est forma hujus (R. cassubicus) nec li. auricomi. Bull, della Soc. bot. Hai. 18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 10 ho riferito la pianta del monte Baldo, da me raccolta nelle stesse stazioni indicate da Ciro Pollini, ed in altre non poche, al R. auricomus L. : né altrimenti opinarono Gregorio Rigo (R. auricomus L. in clumetis saxosìs region alpin. et sitbalpin. Baldi moni., G. Rigo in schaeda !), il Barone Hausmann * ed il Sig. E. Gelmi. 2 Ad ogni modo presento alla Società un esem- plare del Ranunculus in questione invocando l' autorevole giu- dizio di Lei e dei Colleghi per la esatta determinazione di una specie altamente critica della mia regione. Devo aggiungere che nel mio Erbario tengo esemplari classifi- cati R. CassuMcm e provenienti dalla Norvegia, ai quali sono prossimi assai quelli di monte Baldo da me ritenuti per R. au- ricomus. 11 R. auricomus cresce sul M. Baldo, oltreché nelle stazioni più sopra ricordate, anche ai Coltri a m. 500, raccoltovi da Rainer e Visiani, 3 in Ime! (1200 m.), ai Lavarti! (1400 m.) ecc.: in Ime ho raccolto una varietà o forma uniflora. Questa interes- sante ed elegantissima specie si incontra pure, ma rarissima, nella bassa pianura avendola l'Abate Francesco Masè scoperta in un piccolo boschetto presso S. Pietro in Valle (15 m.) ! : la pianta raccolta dal sempre compianto Arciprete di Casteldario corrisponde esattamente al R. Cassubicus y R. auricomus della Flora veronensis. J Valdonega (Verona), 11-1900. Dev.mo ed affi. ino A. Goiran. 1 Flora von Tirol, p. 20. 2 Prospetto della Flora trentina, p. 7. 3 Bertol., Flora it., V, p. 535. 4 FI. ver., II, p. 230: « J Ranunculus auricomus: foliis radicalibus « reniformibus crenatis, plurimis tripartitis lobatisve, caulinis in « lacinias lineares integras subdentatasve divisis ». — Nascitur in pratis humidulis, et in nemoribns Vicetiae (Marzarius). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL I-i GENNAIO 19 AXACARDIACEAE VERONENSES. — PER A. GOIRAN. Genus 1. — PISTACIA L. P. Terebinthus L., Poli. — Comune nei luoghi aprici rupestri e selvatici della intera provincia, innalzandosi dall'Alto Agro e dalla collina ad una certa altitudine nella zona montana (Cale, Pona, Jo. Bauhin, Segu., Poli, ecc), fra le sponde del Garda ed il confine vicentino ! — D' ordinario è presso di noi alberetto o frutice: ma qualche volta diventa gigantesco ed assume le dimen- sioni di vero albero, p. es. in riva al Iago di Garda presso Malce- sine !. — Fiorisce in aprile e maggio: i frutti, facilmente e presto caduchi, maturano in agosto. P. vera L., Poli. — Il Pistacchio una volta cresceva nella collina della Musetta ! (e Orti Manara, Poli.), certamente ivi in- trodotto: oggi è scomparso. Genus 2. — RHUS Tournf. R. Cotinus L., Poli. — Frutice comunissimo in tutta la pro- vincia veronese (Pona, Segu., Poli, ecc.) in luoghi aprici rupestri e sassosi, dall' Agro e dalla collina veronese alla zona montana : e cosi p. es. nel Bosco Mantico, Corno, S. Vito, Bussolengo ! ecc. : Valdonega presso Verona ! ecc. ; nel monte Baldo in Majon, Cordaspina, la Corona, Gazo, Belpo ! ecc. — Fiorisce di maggio. Le foglie (Foiarola del Rosolo ! in vernacolo) sono oggetto di un vivo e lucroso commercio degli abitanti dei paesi montani. R. coriaria L., Poli. — Calceolari indica questa Anacardiacea in monte Baldo procedendo dalla Corona verso la Ferrara (?), nella quale località è pure segnalata da Orti Manara (??); Pona nell' Alto Agro veronese presso Bussolengo e soggiunge che, « per lo clima non in tutto proportionato alla sua natura, quivi «sterile et infecondo rimane»; Moreni nella vai d'Adige alle falde di monte Pastello: ma oggidì non cresce certamente in queste stazioni, ed in esse non fu raccolta o vista né da Ciro Pollini, né da alcun altro botanico. R. Typhina L., Poli. — Oriundo dalla Virginia, ma introdotto presso di noi da epoca remotissima, era ed è ancora coltivato 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO quale pianta ornamentale : però stante la grande attitudine al propagarsi, non punto inferiore a quella diAilanthus glandulosa, col quale frequentemente, almeno presso di noi, vive in società, si incontra qua e là inselvatichito o subspontaneo o sporadico, lungo le vie, nelle siepi, negli argini ecc.: cosi, p. es., presso Verona nella spianata a sud ed ovest della città!; nel vaio Borago al piede del colle delle Ungherine presso Avesa ! ; sin- golarmente poi nella valle di Caprino sopra Gamberone a piedi del monte S. Marco !, in un muro lungo la strada che conduce a Pesina fra la Beva e Boi!, negli argini del torrente Boi ed in luoghi stati innondati dal torrente Tasso ! (e Vittorio Pelle- grini), alla Casetta sotto Ceredelo !, sul ciglio di un muro a secco lungo la pontara (salita) da Ceredelo alle Valsorde di Rivoli ! (e V. Pellegrini), nelle Valdoncghe alla Groletal. — Fiorisce verso la fine dell'estate: le eleganti pannocchiette rosso-scure persistono durante V inverno. È albero, ma presso di noi fre- quentemente frutice, né fiorisce tutti gli anni. Genus 3. — AILANTHUS Desf. A. glandulosa Desf. — Originario della China, una volta l'Ailanto o Albero del Paradiso era coltivato quale pianta orna- mentale: ma oramai si può dire naturalizzato nei luoghi boschivi e selvatici, nelle siepi, negli argini, lungo le vie, alle sponde dei torrenti; ed albero o frutice cresce gregario ovunque, dalla pianura alla zona montana, p. es. Cà di Cozzi alle porte di Verona, e sui Lessini fra il passo del Corrubio e S. Anna d' Al f aedo (900 m.) !. — Fiorisce di maggio: matura i frutti d'autunno. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA MICO- LOGICA AVELLINESE, PER C. CASALI. Un primo e interessante catalogo di funghi dell'Avellinese fu redatto dal prof. P. Baccarini nel Nuovo Giornale Botanico Italiano (Voi. XXIII): in esso si trovano enumerate 230 specie raccolte nei dintorni di Avellino. Nel 1895 il dott. V. Peglion pubblicava nella Malpighia una contribuzione di 210 specie, di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 21 cui parecchie nuove per la scienza, rinvenute nelle stesse loca- lità. Se, come già notava il Baccarini, si considera la ristret- tezza della regione esplorata (limitata, si può dire, al colle dei Cappuccini e alle prospicienti colline della Sciorta), il numero delle specie raccolte è abbastanza rilevante, ma ancor tenue invece se si tien conto della ricchezza della flora locale, del- l'intensità della vegetazione e soprattutto delle condizioni speciali di umidità e temperatura della regione. Raccolgo in questa nota una prima centuria di funghi da me rinvenuti e, in parte, dal dott. T. Ferraris nel 1809, durante le nostre escursioni nella stessa zona esplorata dal Baccarini e dal Peglion, riservandomi di illustrare in appresso le specie nuove o più interessanti. Nella delimitazione degli ordini e delle specie ho seguito costantemente il sistema adottato dal ch.ra0 professor P. A. Saccardo nella sua Sylloge: gli esemplari da me studiati sono stati inseriti nell' Erbario di questa R. Scuola Enologica. Hymeiiomycetae Fr. 1. Amanita verna Fr., Sacc. Syll. voi. V, p. 10. — Lungo le siepi ai Cappuccini nella prima quindicina del Maggio. 2. Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz., Sacc. Syll. V, p. 21. — Al colle dei Cappuccini lungo le siepi nel Novembre. 3. Clitoctbe infundiboliformis Schaeff., Sacc. Syll. V, p. 165. — Lungo le siepi ai Cappuccini nel Novembre. 4. Pledrotus ostreatus Jacqu., Sacc. Syll. V, p. 355. — Alla base dei tronchi di faggio a Monte Vergine nel Settembre. 5. Hygrophorus conicus (Scop.) Fr., Sacc. Syll. V, p. 418. — Nel margine dei boschi di castagno a Ospedaletto nel Settembre. G. Lactarius volemus Fr., Sacc. Syll. V, p. 447. — Nei boschi di castagno a Summonte nel Luglio. 7. Russula alutacea Fr., Sacc. Syll. V, p. 479. — Nei boschi di castagno a Ospedaletto, a Monte Vergine e al Monte Terminio nel Giugno. 8. Cantharellus cibarius Fr., Sacc. Syll. V, p. 482. — Lungo le siepi per la strada di Capriglia nell'Ottobre. 9. Lextinus tigrinus (Bull). Fr., Sacc. Syll. V, p. 580. — Sui vecchi tronchi di quercia alla Villa Trevisani ai Cappuccini nell' Ottobre. 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 10. Lenzites betulina (L.) Fr., Sacc. Syll. V, p. 638. — Sui tronchi di castagno a Ospedaletto nel Giugno. 11. Pholiota mutabilis Schaeff., Sacc. Syll. V, p. 758. — Lungo le siepi ai Cappuccini nel Novembre. 12. Inocybe asterospora Quél., Sacc. Syll. V, p. 780. — Lungo le siepi ai Cappuccini nel Novembre. 13. Hebeloma crustuliniforme Bull., Sacc. Syll. V, p. 799. — Lungo le siepi ai Cappuccini e nella strada di Capriglia nell' Ottobre. 14. Cortinarius albo-violaceus (Pers.) Fr., Sacc. Syll. V, p. 925. — Lungo le siepi ai Cappuccini nel Novembre. 15. Agaricus silvaticus Schaeff., Sacc. Syll. V, p. 1000. — Lungo le siepi e nei cedui di castagno ai Cappuccini nel Novembre. 16. Coprinus comatus Fr., Sacc. Syll. V, p. 1079. — Presso un bosco ceduo di castagno nel podere della Scuola Eno- logica ai Cappuccini nel Settembre. 17. Boletds chrysenteron Fr., Sacc. Syll. VI, p. 14. — Alla base dei ceppi di castagno ai Cappuccini nel Novembre. 18. B. luridus Schaeff., Sacc. Syll. VI, p. 34. — Nei boschi di castagno a Ospedaletto e al Monte Terminio nel Giugno. 19. Merdlius lacrymans (Jacq.) Fr., Sacc. Syll. VI, p. 419. — Sui tronchi abbattuti di quercia nella Villa Trevisani ai Cappuccini nel Novembre. 20. Telephora anthocephala Fr., Sacc. Syll. VI, p. 528. — Alla base delle siepi ai Cappuccini nel Luglio. 21. Stereum hirsutum (W.) Fr., Sacc. Syll. VI, p. 563. — Sui tronchi di olmo nelle siepi ai Cappuccini nel Settembre. 22. Clavaria flava Schaeff., Sacc. Syll. VI, p. 692. — Nei boschi di castagno alla Sciorta nell' Ottobre. 23. Tremella intumescens Sm., Sacc. Syll. VI, p. 783. — Sopra i rami secchi di olmo nelle siepi ai Cappuccini nel No- vembre. Gasteroiiiycetae Willd. 24. Lycoperdon hie.uale Bull., Sacc. Syll. VII, p. 115 e 480. — Nei boschi di castagno alla Sciorta nel Novembre. 25. Scleroderma vdlgare Hornem., Sacc. Syll. VII, p. 134. — Sul terreno nei cedui di castagno ai Cappuccini nel Novembre. SEDE BI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 23 Uredinaceae Brongn. 26. Uromyces Geranii (DC.) Otth. et Wartm., Sacc. Syll. VII,. p. 535. — Raccolte le forme ecidiosporica, uredosporica e teleutosporica sulle foglie di Geranium striatimi ai Cappuccini nel Giugno ' 27. U. Erythronii (DC.) Passer., Sacc. Syll. VII, p. 564. — Rac- colte le forme uredosporica e teleutosporica sulle foglie di Lilium bulbiferum var. croceum ai Cappuccini nel Maggio. 28. U. Fabae (Pers.) De Bary, Sacc. Syll. VII, p. 531. — Rac- colte le forme uredosporica e teleutosporica sulle foglie di Latìujrus Clymenum ai Cappuccini nel Giugno. 29. Melampsora Helioscopiae (Pers.) Cast., Sacc. Syll. VII, p. 586. — Raccolta la forma uredosporica sulle foglie di Euphorbia Peplus ai Cappuccini nel Luglio. 30. M. populina (Jacq.) Lèv., Sacc. Syll. VII, p. 590. —Raccolta la forma uredosporica sulle foglie di Populus pyrami- clalis ai Cappuccini nell'Ottobre. 31. Puccinia Prenanthis (Pers.) Fuck., Sacc. Syll. VII, p. 606. — Raccolta la forma uredosporica sulle foglie del Cichorium Endivia nel podere Trevisani ai Cappuccini nel Luglio. 32. P. graminis Pers., Sacc. Syll. VII, p. 622. — Raccolta la forma teleutosporica sulle foglie di Hordeum vulgare e di Setaria glauca nel podere Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 33. P. Rubigo-vera (DC.) Wint., Sacc, Syll. VII, p. 624. — Raccolta la forma uredosporica sulla Phalaris arundi- nacea var. pietà ai Cappuccini alla Villa Trevisani nel- 1' Ottobre. 34. P. Poardm Nielsen, Sacc. Syll. VII, p. 625. — Raccolta la forma ecidiosporica sulle foglie di Tussilago Farfara nel podere della Scuola Enologica ai Cappuccini nel Novembre. 35. P. Hieracii (Schum.) Mari, Sacc. Syll. VII, p. 633. — Rac- colta la forma teleutosporica su foglie e fusto di Lapsana 1 Ho registrato questa ed alcune altre specie di Uredinaceae già indicate dal Baccarini per differente matrice o per forme di spore diverse da quelle da me rinvenute. 24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO communis nel Luglio, e le forme uredosporica ed ecidio- sporica sulle foglie di Picris liieracioicles nel Dicembre nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini. 36. Puccinia bollata (Pers.) Schroet., Sacc. Syll., VII, p. 634. — Raccolte le forme uredosporica e teleutosporica sulla Pimpinella magna a Monte Vergine nel Settembre. 37. P. Cerasi (Béreng.) Cast., Sacc. Syll. VII, p. 640. — Raccolte le forme uredosporica e teleutosporica sulle foglie di Pru- nus Persica nel podere della Scuola enologica ai Cappuc- cini nel Novembre. 38. P. Liliacearum Duby, Sacc. Syll. VII, p. 668. — Raccolta la forma teleutosporica sull' Omithogalum umbellatum ai Cappuccini nel Giugno. 39. P. Arenariae (Schum.) Schroet., Sacc, Syll. VII, p. 683. — Raccolta la forma teleutosporica sulle foglie di Lychnis alba ai Cappuccini nel Dicembre. 40. Phragmididm Fragariastri (DC.) Schroet., Sacc. Syll. VII, p. 742. — Raccolte le forme uredosporica e teleutosporica sulla Potentina Fragariastrum presso il torrente di Ca- pitigli a nell' Agosto. 41. Aecidium Ranunculacearum DC, Sacc. Syll. VII, p. 776. — Sulle foglie di Ranunculus bulbosus ai Cappuccini nel Maggio. 42. Ae. Periclymeni Schum., Sacc. Syll. VII, p. 796. — Sulle fo- glie di Lonicera Caprifolium ai Cappuccini nell' Aprile. Ustila§imiceae Tul. 43. Entyloma Calenddlae (Oudem.) De Bary, Sacc. Syll. VII, p. 492. — Sulle foglie di Calendula officinalis nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Novembre. 44. Urocystis Anemones (Pers.) Schroet, Sacc. Syll. VII, p. 518. — Su picciuoli e foglie di Ranunculus lanuginosus ai Cappuccini nel Gennaio. Pliycomycetae De Bary. 45. Mucor Mucedo Limi., Sacc. Syll. VII, p. 191. — Su mac- cheroni cotti mandati nello scorso Agosto dal Municipio di Montoro Superiore in esame a questa Scuola. Il mice- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 14 GENNAIO 25 lio e le ife fruttifere erano vivamente iniettati in rosso- fucsina dalla sostanza colorante del Micrococcus prodi- giosus Cohn. 46. Peronospora parasitica (Pers.) De Bary, Sacc. Syll. VII, p. 249. — Sulle foglie di Raphanas raphanistrtim nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Luglio. 47. Synchytrium plantagineum Sacc. et Sp., Sacc. Syll. VII, p. 292. — Sulle foglie di Plantago lanceolata ai Cappuc- cini nel Giugno. Pyrenomycetae Fr. emend. De Not. 48. Uncindla adunca (Wallr.) Lev., Sacc. Syll. I, p. 7. — Su foglie di Salix alba ai Cappuccini e a Salza Irpina nell'Ottobre. 49. Erysiphe commdnis (Wallr.) Fr., Sacc. Syll. I, p. 18. — Sulle foglie di Lathyrus Clymenum nel podere Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 50. E. Martii Lèv., Sacc. Syll. I, p. 19. — Sulle foglie di Con- volvulus arvensis ai Cappuccini nell'Ottobre. 51. E. graminis DO, Sacc. Syll. I, p. 19. — Sulle foglie di pa- recchie Graminacee ai Cappuccini nell'Ottobre. 52. Capnodium Nerii Rabli., Sacc. Syll. I, p. 77. — Sulle foglie di Nerium Oleander nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Luglio. 53. Valsa fallax Nits., Sacc. Syll. I, p. 113. — Sui rametti secchi di Comics sanguinea nelle siepi ai Cappuccini nel Novembre. 54. Chaetomium comatum (Tode) Fr., Sacc. Syll. I, p. 221. — Sui culmi secchi di Triticum vulgare nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nell'Aprile. 55. Sphaerella hedericola (Desm.) Cooke, Sacc. Syll. I, p. 481. — Sulle foglie di Hedera Helix nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Maggio. 56. Leptosphaeria agnita (Desm.) De Xot. et Ces., Sacc. Syll. II, p. 40. — Sui cauli secchi di Eupaiorium cannabinum nel Novembre. 57. Pleospora microspora Niessl, Sacc. Syll. II, p. 264. — Sui culmi disseccati di Daclylis glomerala ai Cappuccini nel Settembre. 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 14 GKNNA10 58. Fenestella macrospora Fuck., Sacc. Syll. II, p. 328. — Sui rami secchi di Corylus Avellana ai Cappuccini nel Novembre. 59. Ophiobolus Vitalbae Sacc, Sacc. Syll. II. p. 345. — Sui ra- metti secchi di Clematis Vitalba ai Cappuccini nell'Ottobre. 60. Gibberella pulicaris (Fr.) Sacc, Sacc. Syll. II, p. 552. — Sui rami secchi di Sambucus nigra nelle siepi ai Cap- puccini nel Novembre. 61. G-. Saubinetii (Moni) Sacc, Sacc. Syll. II, p. 554. — Sui culmi putrescenti di Arundo Lonax lungo il Rio Cupo presso la strada di circonvallazione ad Avellino nel Novembre. Discomycetae Fr. 62. Helvella elastica Bull., Sacc Syll. Vili, p. 24. — Presso le siepi ai Cappuccini nel Novembre. Spliaeropsidaceae (Lèv.) Sacc 63. Phyllosticta Platanoidis Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 13. — Sulle foglie languenti di Acer plaianoides a Ospedaletto nell'Ottobre. Insieme con Epicoccum echinatum Pgl. 64. Ph. Lauri West, Sacc. Syll. Ili, p. 17. — Sulla pagina su- periore delle foglie di Laurus nobìlis nella villa Trevi- sani ai Cappuccini nel Dicembre. 65. Ph. hedericola Dur. et Mont., Sacc. Syll. Ili, p. 20. — Sulle foglie di Hedera Helix nella villa Trevisani ai Cappuc- cini e a Mercogliano nel Novembre. 66. Phoma leucostigma (PC.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 105. — Sulle foglie secche di Evonymus japonìcus nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Novembre. In- sieme alla Diplodia Evonymi West. 67. Ph. Mirbelii (Fr.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 105. — Su foglie secche di Bicxus sempervirens nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Novembre. 68. Ph. demissa Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 118. — Su sarmenti secchi di Clematis Vitalba nelle siepi ai Cappuccini nel Dicembre. 69. Ph. herbarum West., Sacc. Syll. Ili, p. 133. — Sui fusti secchi di Sambucus nigra ai Cappuccini nel Novembre. SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 27 70. Aposphaeria Pulviscula Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 175. — Sul legno fracido di Salia; alba nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nell'Ottobre. 71. Cytospora Salicis (Corda) Rabenh. Sacc. Syll. Ili, p. 261. — Su' rami secchi di Salìx alba nel podere della Scuola eno- logica ai Cappuccini nell' Ottobre. 72. C. leucosperma (Pers.) Fr., Sacc. Syll. Ili, p. 208. — Sui rami di Fagus silvatìca a Monte Vergine nel Settembre. 73. C. Gleditschiae Eli. et Barth., Sacc. Syll. XIV, p. 915. — Sui rametti secchi di Gledilscliia Triacanlhos nelle siepi ai Cappuccini nell'Ottobre, insieme a Diplodia Gledit- schiae Pass. Ho creduto di dover riferire la specie da me rinvenuta alla Cytospora Gleditschiae Eli. et Barth., finora citata soltanto per l'America boreale, perchè concorda perfet- tamente non solo per la matrice ma anche pei caratteri con la specie rinvenuta al Kansas dal Bartholomew. 74. Ceuthospora phacidioides Grev., Sacc. Syll. Ili, p. 277. — Sulle foglie di Ilex aquifolium presso Mercogliano nel- Aprile, insieme a Stegia Ilicis (Chev.) Fr. 75. Sphaeropsis Castaneae Togn., Sacc. Syll. XI, p. 513. — Sui rami secchi di Caslanea inesca in un ceduo alla Sciorta nell'Ottobre. 76. Diploma Gleditschiae Pass., Sacc. Syll. Ili, p. 3S5. — Sui rami secchi della Gleditschia Triacanlhos nelle siepi ai Cappuccini nell'Ottobre. Stato picnidico della Cucurbita- ria Gleditschiae Ces. et De Not. Insieme a Cytospora Gleditschiae Eli. et Barth. 77. D. Hederae Fuck., Sacc. Syll. Ili, p. 344. — Su sarmenti secchi di Hedera Helix alla villa Trevisani ai Cappuccini nell'Ottobre. 78. D. Juglandis Fr., Sacc. Syll. Ili, p. 352. — Su rami corti- cati di Juglans regia nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nell'Ottobre. 79. D. Juniperi West., Sacc. Syll. III, p. 355. Forma Sabinae n. f. — In ramis emortuis Juniperi Sabinae. Sporulis 1-septatis, fuscis, medio conslrictis 10-24=9-12. — Nella villa Trevisani al colle dei Cappuc- cini nel Dicembre. 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 80. Aschochyta scandens Sacc, Sacc. SylI. Ili, p. 395. — Su sarmenti secchi di Hedera Helix nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Novembre. 81. Diplodina graminea Sacc, Sacc. SylI. Ili, p. 413. — Su foglie di Carex sp. a Monte Vergine nel Settembre. 82. Septoria quercina Desm., Sacc. SylI. Ili, p. 504. — Sulle foglie vive di Quercus Ileoc e di Quercus Róbur var. pedunculata nell'Orto agrario di Avellino nel Maggio. 83. S. Stellariae Rob. et Desm., Sacc. SylI. Ili, p. 518. — Sulle foglie languide di Stellarla inedia ai Cappuccini nel Gennaio. 84. S. Cheudonii Desmz., Sacc. SylI. Ili, p. 521. — Sulle foglie di Chelidonium majus ai Cappuccini nel Dicembre. 85. S. scabiosicola Desm., Sacc. SylI. Ili, p. 553. — Su foglie di Scabiosa atropurpurea ai Cappuccini nel Novembre. 86. S. Alliorum West,, Sacc. SylI. Ili, p. 571. — Su foglie di Allium Ampeloprasum ai Cappuccini nel Giugno. 87. EntOxMOSporium maculatum Lèv. var. domesticum Sacc, Sacc. SylI. Ili, p. 657. — Su foglie di Mespilus germanica nel podere Trevisani ai Cappuccini nell'Ottobre. 88. Colletotrichum Montemartinii Togn., Sacc. SylI. XI, p. 570. — Sulle foglie di Anni ilalicum ai Cappuccini e alla Sciorta nel Gennaio e nel Dicembre. Hyplioiiiycetae Mart. em. Sacc. 89. Oidium erysiphoides Fr., Sacc. SylI. IV, p. 41. — Sulle foglie di Plantago major e di Lamium album ai Cap- puccini nell'Agosto. 90. 0. Aceris Rabh., Sacc. SylI. IV, p. 44. — Sulle foglie di Acer Pseudoplatanus a Ospedaletto nel Settembre. 91. O. Cydoniae Pass., Sacc. SylI. X, p. 520. — Sulle foglie vive di Cydonia viclgaris nel podere Trevisani ai Cappuccini nell' Agosto. 92. Penicillium digitatdm (Fr.) Sacc, Sacc. SylI. IV, p. 78. — Comunissimo sui frutti putrescenti di Cilrus Limonum. 93. Ramolaria sambucina Sacc, Sacc. SylI. IV, p. 197. — Sulle foglie di Sambucus nigra nelle siepi ai Cappuccini nel Novembre. 94. Cladosporium herbàrdm (Pers.) Link., Sacc. SylI. IV, p. 350. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li GENNAIO 29 — Sulle foglie di Ribes rubrum nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Luglio. 95. C. epiphyllum (Pers.) Mari, Sacc. Syll. IV, p. 300. — Sulle foglie di Qaercus Robar var. pedanculala a Mercogliano nel Settembre. 90. Helminthosporidm appexdicdlatum Corda, Sacc. Syll. IV, p. 413. — Sui rami secchi di Sedera Helix nella villa Trevisani ai Cappuccini nell'Ottobre. 97. Cercospora Violae Sacc, Sacc. Syll. IV, p. 434. - Sulle fo- glie languide di Viola odorala ai Cappuccini nel Novembre. 98. Fumago vagans Pers., Sacc, Syll. IV, p. 547. — Su foglie e rami di Olea europaea a Solofra e altrove e su foglie di Tìlia plahjphylla insieme con Macrosporiùm commune Rabh. nel viale dei Cappuccini nel Settembre. 99. Illosporium macdlicolum Sacc, Sacc. Syll. IV, p. 547. — sulle macchie fogliari di Veronica Chamaedrys ai Cap- puccini nel Settembre. Mycelia steri li a Sacc. 100. Rhizoctonia violacea Tul., Sacc. Syll. XIV. p. 1Ì75. — Sulle radici di Medica go saliva nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Giugno. IL GENERE SCOLOPENDR1UM NELLA FLORA ROMANA. PER AUGUSTO BÈGU1NOT. Per la flora della provincia di Roma erano note presso gli autori che scrissero o composero erbari su piante romane ante- riori a Linné non poche specie di questo genere sotto vari nomi : Phyllitis et var.; Lingua Cervina maxima undiUato folio Sab. exsic. ! (n. nud.): Phyllitis sive Lingua Cervina maior, aur ila Triumf. exsic! (n. nud.): Phyllitis laciniata Triumf.; Phyllitis minor Triumf.; Ilemionitis Auct. ecc. ecc. Dagli autori poste- riori a Linné sono designate tre specie: Scolopendrium vu.lgare Sm. ; S. Ilemionitis Cav. ; S. breve Bert. Secondo quanto verrò dicendo, nella flora romana non vi sono che le prime due specie, sulle quali ho fatto alcune osservazioni e raccolte non poche notizie che qui compendio brevemente. 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL, 14 GENNAIO I. Scoìopendrium vulgare Sm. Act. Taurin. V, p. 421, tab. 9, flg. 2 (1790). Gravis, Herboris. dans les marais pontins, p. 6 (1884) ; Macchiati, Prima contrib. fi. Viterbese in Atti Soc. Natur. Mo- dena, sei\ llì, voi. VII, a. XXII, p. 56 (1888); Abbate, Flora, in Guida prov. di Roma, 2a ediz., voi. I, p. 183, 186, 195, 197, 230 (1894); Terracciano A., Quarta Contrib. fl. rom. in Nuovo Giorn, hot. ital., p. 137 (1894); Béguinot, Prodromo fl. bac. pont.-ausoni, in Annali Mus. Civ. si. nat. di Genova, p. 204 (1897). Scoìopendrium offlcinarum S\v. in Scrad. Journ. II, p. 61 ( 1800). Sanguinetti, Fl. rom. prodr. alter, p. 847 (1864). Asplenium Scoìopendrium Luì. sp. pi. 1079; ediz. 2a, p. 1537. Maratti, Fl. romana, II, p. 387 n. 1945 (1822); Valente A., Recensio plant. villa atque horto ducis Caetani ecc. p. 138 (1803). Apud auct. praelin. qui de flora rom. scrips. et in lierbariis !. Scolopendria et Phyllitis : Panaroli, Plant. Amphitheatralium catalogus (1647). Phillitide volgare: Roggeri, Catal. piani nat. suolo romano, p. 802 (1686). Lingua Cervina oflìcinay^um : Cavallini, Brevis enum. plant. praes. anno a pubi, sapient. rom. ostensarum ecc., p. 58 (1689). Phyllitis sive Lingua Cervina vulgi : Triumf. exsic. ! Hortus hiemalis, tom. II, fogl. 16 (anno?). Lingua Cervina offlcinarum : Sabbati, Synops. plant. quae in solo romano luxuiMantur, p. 26 (1745); id. in exsic! Imi. piani, et herbe nat. ort. salubre ecc. fogl. 67, p. 134 (1731); Hortulus practico botanicus ecc. fogl. 21 (1737); Deliciae bota- nicae sive Phytoschinos, tom. II, fogl. 25 (1738); Cat. plant. iuxta meth. Tournef. in sceleton redact. tom. II, fogl. 79 (1766). Icon ! Bonelli-Martelli, Hortus romanus, tom. Vili, tab. 96 (1793). Hab. Comune in tutta la provincia, dal littorale ai monti, nelle fessure umide delle rupi, sui vecchi muri e nelle rovine, lungo i ruscelli e presso le fonti, nei luoghi ombrosi ed umidi, nelle caverne, pozzi e grotte particolarmente negli stillicidi e quasi in tutte le manifestazioni carsiche sia in terreni calcarei che su terreno vulcanico. Il materiale da me studiato conservato nel mio erbario, neWJIer- barium Camillae Doriae del March. Giacomo Doria, e nei vecchi erbari romani su ricordati, può distribuirsi nelle seguenti forme: SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 31 » tipìcum. È rappresentato essenzialmente dalle due seguenti forme : a) minus Nob. « Fronda stretta in pianta pigmea molto raccorciata, più o meno allungata in pianta evoluta, talvolta lanceolata lineare come in esemplari raccolti a Paliano ! in un esemplare ridotta alla sola nervatura mediana » (Cf. Masters, Vegetable teratology, p. 328 e p. 459; Penzig, Pflan zen-Tera- tologie, II, p. 528). b) plafyphyllicm Goir. Spec. Morphogr. veg., p. 12; FI. ve- ron. in Nuovo Giorn. boi. iteti., voi. XIV, p. 42 (1882) « Lamina lunga 30-45 cm., larga 9-11 cm. in pianta molto sviluppata, contratta alla base, generalmente acuminata verso 1' apice, con i lobi basilari patenti, eccezionalmente accombenti ed a seno angusto ». j3 crispum Willd. Spec. pi. V, p. 349; Moore, Nature printed british Ferns, II, p. 139, tav. 83 B; Luerssen, Die Farn- pflanzen, p. 122 (1889). Lingua Cervina maxima, fendi dato folio : Sabbati exsic. ! Cai plant. iuxta meth. Tournef. ecc., tom. II, fogl. 80. Lingua Cervina foliis crispis undulatis : Sabbati, in Sper- matoleca !. Phyllitis crispa : Maratti, FI. rom., II, p. 387 (pi*, var. sp.). Esemplari di questa forma raccolsi presso Bassiano (19 III 1898) Som. ! Bég. ! e vi vanno riferiti alcuni degli esemplari raccolti dal Doria nelle selve presso Castel Gandolfo (17 VII 1893) e ad Isola Farnese lungo il fiume Cremerà (5 VII 1897) e da me nei dintorni di Paliano ! in più luoghi. Il foglio 80 dell' essiccata ed il saggio conservato nella Spermatoteca del Sabbati, sono esemplari ben caratterizzati di questa forma. Varia per la lamina solamente ondulata e leggermente cre- nulata in tutta la estensione ovvero solo alla sommità dove non raramente è slargata, oppure ondulato-crespa-erosa nel lembo (v. erosum Auct.) o più o meno irregolarmente lobata (v. loba- tum Auct.) ad incisioni appena scolpite ovvero profonde. 7 auritum Nob. Phyllitis sive Lingua Cervina maior, aurita: Triumfetti, eo&Sic. ! Hortus hiemalis, tom. II, fogl. 16. Phyllitis sive Lingua Cervina maxima, ungulato folio, auri- culato per basini : Marat. 1. e. 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO « Lamina con orecchiette basali rotondato-cuneate, sporgenti in fuori a rao' di appendici. » Fa passaggio per la forma della fronda a S. Hemionitis, e corrisponde a S. minus Feé Gen. filic. p. 209 = S. officinarum j3 pianta puntila Goir. FI. veron. in 1. e, il quale ne differisce per la fronda più ridotta e per essere la pianta in tutto una forma pigmea. Non ho ancora raccolta tale forma in provincia di Roma né l'ho d'altrove: gli autotipi del Triumfetti, ritenuti dall' autore per una specie non ancora descritta, sono con ogni probabilità raccolti nella provincia. ò laciniatum Nob. a) bifidum Fée,Gen. filic, p. 209 == S. vulgare fi furcatum Goir. Spec. morphogr. veg. p. 12. Lingua Cervina folio ih summitate dissocio, undulato : Ma- ratti, 1. e. « Fronda bifida all'apice : in tutto il resto simile al tipo ». Ne posseggo un solo esemplare raccolto a PalianoL b) multi fidum Nob. Phyllitis laciniata : Triumf. Syllabus plant. hort. med. hoc anno additarli m, p. 7 (1688). Phyllitis laciniata et Lingua Cervina multiftdo folio : Caval- lini, op. cit., p. 74 (1689). Lingua Cervina folio in summitate tri et quadrifido : Ma- ratti, 11. r'ora. p. 387. Non posseggo esemplari di questa forma che è frequente negli individui sottoposti a coltura e della quale vidi un esemplare nel semenzaio comunale di Roma. Tali forme talvolta di rara ele- ganza, molto diverse tra loro e quasi sempre notevolmente dif- ferenziate dal tipo, sono da molti ritenute teratologiche, ed a mio parere i caratteri che presentano sono del tutto indivi- duali. 11 prof. Goiran (Podr. fi. veron. 1. e.) scrive di averne raccolti saggi nei dintorni di Roma. IL Scolopendrium Hemionitis Cav. Demon. p. 549. Sanguinetti, FI. rom. prodrom. alter p. 848; Abbate, Flora in 1. e, p. 231; Béguinot, Prodrom. in I. e, p. 204. Scolopendrium breve Bert. Mise, bot., XVIII, p. 20, tab. 5; FI. it. cript. I, p. 84; Sang. 1. e, p. 848. Asplenium Hemionitis Lin. sp. pi. 1536. SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 33 Màratti, FI. rom., II, p. 386, n. 1944; Valente, Recens. plant. ecc. p. 138. Apud auct. prue fin. et in Jierbarlis !. Sémioniie: Anguillara, Semplici, p. 237, ic. (1561); Mattioli, Discorsi sui sei libri di P. Diose. An. (ed. Venet. ap. Valgrisi), cap. 140, p. 950, ic. (1508); Durante, Herbario nuovo, p. 224, ic. (1585). Heniionitis vera et //. peregrina : Clusius, Rarior. plant. historia, lib. VI, p. 214 (1001) p. p. Heniionitis sive sierilis: Pena-De l'Obel, Stirp. advers. p. 359 (1605). Hemionites : Panaroli, Plant. Ampli. Catal. p. 361 (1647); p. 383 il652). Heniionitis : Bauhin-Cherler, Hist. plant. univers. toni. Ili, lib. XXXVK, p. 758 ic. (1051). PhyUiiis minor : Triumf. Observationes de ortu ac veg. plant. p. 6-7 ic. (1685). Exsic.l Hortus hiemalis tona. II, fogl. 21; et Hemioniiìs ibid. Lingua Cervina sive Phyllitis minor, auriculis extensis : Morison, Plant hist. univers. Oxoniens., toni. Ili, p. 557, ic. (1715). Hemioniiìs: Marat. Descript, de vera fl. exist. veg. et forma in pi. dorsif. ecc. ic. (1760). Hemioniiìs vulgaris, Heniionitis, et H. vera Clusii: Sabbati, exsic. ! Catal. plant. iuxta nieth. Tournef. ecc., toni. II, fogl. 8 (1700). Heniionitis vulgaris: Bonelli-Martelli, Hortus romanus, t. Vili, tab. 97 (1793). Hai). Le località dove è stata fino a qui indicata questa spe- cie nel romano possono ridursi a tre : 1. Roma e dintorni. — Le prime notizie della specie si de- vono al Mattioli che la designa per le vicinanze del Colosseo, come apprese da alcuni semplicisti e farmacisti e donde ebbe esemplari dall' Anguillara. Questi precisa la località « alle sette sale, cioè ai ruderi del settizonio dell' imp. Severio » e dà la figura di una delle forme della specie con le orecchiette basali bilobe. Di alcuni luoghi sassosi ed umidi e precisamente in certe grotte vicino al monastero di S. Sisto l'india il Durante. Nella località segnalata dall' Anguillara la ricerca invano il Bull, della Soc. boi. ital. 3 34 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO De l'Obel, il quale esprime qualche dubbio sull'indicazione di questo autore, ed afferma che i farmacisti romani non ve la conoscevano, né d'altronde, dato il luogo asciutto e soleggiato, vi potrebbe allignare: crede infine che V Hemionite dell' An- guillaia differisca assai poco dalla comune Lingua cervina. Ne disegna due forme, l'una a lamina intera e l'altra a lamina leggermente dentellata nel lembo: il disegno riproduce male il portamento di questo Scolopendrium, tanto che a prima vista si giudica per una forma di S. vulgare. Il Glusius fa di S. Hemionitis due specie: l'una, H. vera, con orecchiette basali intiere, raccolta nel Colosseo « ex veteris cu- iusdam Theatri ruìnis » dal medico G. E. Gandavense ed a lui donata nel 1566; l'altra, H. peregrina, con orecchiette manife- stamente bilobe, anch'essa di provenienza romana. Il Bauhin ritiene Y Hemionite del De l'Obel per una specie di PMllite, ed afferma che la vera Hemionite è indicata dal Mat- tioli verso il Colosseo; però anch' egli pone in dubbio la località. Il Panaroli designa anch' egli un Hemionite che con ogni pro- babilità è la specie in parola per il Colosseo della cui fiorala egli compose il primo catalogo. Il Triumfetti descrive e figura come specie nuova, accettata dal Morison, una Pliyllitis minor, senza indicazione di località, di cui se ne conservano preziosi autotipi nel suo « Horius Me- malis » su citato. Tale forma che rientra nelle variazioni del tipo a cui molti termini di passaggio la riannodano, è caratte- rizzata dalle orecchiette basali triangolari acute od anche ar- rotondate più o meno sviluppate, talvolta molto manifeste e pro- tese in fuori, tutte accombenti alla base a seno molto angusto. Ritiene invece per Hemionitis saggi conservati nello stesso fo- glio, di cui tre fronde rappresentano il tipo con orecchiette più o meno arrotondate, due una forma alquanto diversa per le orecchiette più sviluppate, divergenti, ascendenti con la parte libera del lobo, convergenti in basso con un seno molto stretto. I saggi citati dal Sabbati, anch' essi senza indicazione di lo- calità, rappresentano forme tipiche: le lamine sono strette oblungo-acute, oppure larghe ed ottuse: una fronda è crenato- lobata nella sua metà inferiore : le orecchiette sono tutte a lobi basali divergenti a seno perciò cordato, aperto ed ampio, acute o rotondato-ottuse. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 35 Una buona figura della specie danno il Bonelli nell* HorUcs romanus ed il Maratti nell'opuscolo citato, senza indicazione di località ma tratte con ogni probabilità su piante dei dintorni di Roma. Nella flora romana di questo ultimo trovasi una nuova località «Abbazia di S. Saba », ed è indicata generalmente per i muri umidi ed ombrosi presso Roma. Dalla diagnosi si rileva che al Maratti era nota la forma con orecchiette basali bilobe. Nel secolo presente la specie è ricordata dal Valente come pianta della villa Caetani, e dal Sanguinetti per « il Testacelo ». Non ostante un cosi grande numero di testimonianze che in- ducono a credere che un tempo la specie era piuttosto comune nei dintorni della città, attualmente deve ritenersi molto rara e da talune località è certamente scomparsa. Cosi si cercherebbe invano sui ruderi del Colosseo o nelle vicinanze, donde né il Sebastiani,1 né il Deakin,3 né la Fiorini-Mazzanti 3 la videro o la descrissero nelle rispettive fiorale, né io ve la ritrovai nono- stante minuziose ricerche: vi manca del pari S. vulgare. Am- bedue le specie mancano oggidì al Testaccio; a S. Saba ho notato solamente in più luoghi S. vulgare ed a S. Sisto, la cui area subì profonde modificazioni in questo secolo pel semenzaio co- munale, spontanea o coltivata non vi trovai che questa specie. Tuttavia prima di ritenerla del tutto scomparsa per i dintorni della città, sarà opportuno di fare ulteriori e più accurate ri- cerche anche in altre località dove presumibilmente può alli- gnare. 2. Monti Lepinl — Il Sanguinetti indica questa specie per i dintorni di Sermoneta, quindi nel versante pontino, dove né io né altri ve la ritrovammo. Nel giugno dello scorso anno nel- l'opposto versante della valle del Sacco ebbi la fortuna di se- gnalarla in due grotte calcaree l'una presso Montelanico, l'al- tra a Carpineto in un discreto numero di saggi. Il gruppo montuoso dei Lepini possiede perciò questa specie interessante. Negli esemplari raccolti la fronda è molto variabile per forma e sviluppo: da lamine con orecchiette ben manifeste a lamine 1 Sebastiani A., Enumeratio plantarum sponte nascentium in rude- ribus Amphiteatri Flavii : Romae, a. 1815. 2 Deakin R., Flora of the Colosseum of Romae: London, a.' 1855. 3 Fiouini-Mazzanti E., Florida del Colosseo in « Atti Acc. Pont. Nnovi Lincei, toni. I-X, a. 1875-78 ». 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO senza traccia è tutta una serie graduale di passaggi talvolta osservabili nelle varie fronde di uno stesso individuo. Le orec- chiette quando esistono sono a lobi in vario grado divergenti a seno più o meno aperto, a figura rotonda o triangolare, in- tiere o leggermente bilobe: il resto del lembo è intero od ap- pena eroso-denticolato. Nei molti saggi studiati mancano orec- chiette profondamente bilobe come in alcune diagnosi e figure di autori prelinneani su citate: e quella forma ad orecchiette ascendenti di cui sono saggi nell' Erbario del Triumfetti. In una fronda la lamina si presenta leggermente biloba all'apice. 3. Monti Ausoni. — Il Sanguinetti indica presso Terracina uno S. breve Bert., forma pigmea essenzialmente caratterizzata dalle orecchiette basilari volte in fuori rotondato-convergenti a seno angusto. Anche il Bertoloni 1. e. riferisce a questa specie esemplari inviatigli dal Sanguinetti della stessa località. Avendo avuto occasione di esaminare un ricco materiale di S. Hemionitis nell' Herì). Camil. Doriae sono convinto che la specie Bertoloniana non può essere separata da questa, ma deve ritenersi piuttosto come una delle non poche forme di questo tipo polimorfo. Alla incostanza dei caratteri desunti dalla mor- fologia della lamina accenna lo stesso Bertoloni nella diagnosi di S. Hemionitis: « auriculis in folio hastalo divaricatis.... in folio oblongo-lanceolato exteriore versus dilaiatis.... raro con- vergentibus sìnu clauso .... qui lusus omnes etiam in frondibus ipsius speciei »; e nella diagnosi di S. breve esprime dubbi sulla bontà della specie dove scrive: « ulierius eocaminandum num sii constans an lusus s iugular is praecedentis (S. vulgare) an sequentis speciei (S. Hemionitis). » In alcuni saggi raccolti dal Sommier al monte Argentaro tale forma cresce promiscuamente al tipo : manca, a quanto pare, nei molti saggi raccolti da me e conservati neWHerb. Camil. Doriae dell'isola del Giglio e negli esemplari Lepini. Nella località indicata dal Sanguinetti, tale specie è fino ad ora sfuggita alle nostre ricerche, ma stante le molte analogie floristiche, geografiche e geologiche dei monti Ausoni coi vicini monti Lepini, credo che l' indicazione di questo autore sia at- tendibile. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 37 BIBLIOGRAFIA. « Axguillara M. L., Semplici dell' eccel. M. L. Anguil. li quali in più pai-eri a diversi nobili huomini scritti appaiono, et nuova- mente da M. G. Mannello mandati in luce. Venezia, a. 1561. Mattioli P. A., I discorsi nelli sei libri di Pedacio Dioscoride Ana- zabardeo della materia medicinale. Venezia (ap. Vincenzo Val- grisi), a. 1568. Durante C, Herbario nuovo di C. D. medico et cittadino romano, con figure che rappresentano le vive piante che nascono in tutta Europa e nelle Indie or. ed occid. con versi latini cbe com- prendono le facoltà ecc. ecc. Roma, a. 1585. Clusius C, Rariorum plantarum bistoria. Antwerpiae, a. 1605. Pena-De I'Obel, Stirpium adversaria. Londini, a. 1605. Panaroli D., Plantarum Ampbitheatralium catalogus: opusc. in « Polycarponia seu variorum fructuum labores. » Romae, a. 1647, ed in « Jatro logismorum sive medicinalium observatio- num pentecostae quinque ». Romae, edit. a. 1652. Bauhin I.-Cherler, Historia plantarum universalis. Ebroduni, a. 1650-51. Tkiumfetti G. B., Observationes de ortu ac vegetatione plantarum cum novarum stirpium bistoria, iconibus illustrata. Romae, a. 1685. — Syllabus plantarum borto medico romano additarum. Romae, a. 1688. Roggeri G. G., Catalogo delle piante native del suolo romano ecc. in « Teatro farmaceutico, dogmatico, spagirico del dott. Giu- seppe Donzelli ». Venezia, a. 1686. Cavallini F., Brevis enumeratio plantarum praesenti anno a pu- blico sapientiae romanae medicinalium simplicium professore ostensarum et quae in bortum byemalem reddactae asservantur. Romae, a. 1689. Morison R., Plantarum bistoria universalis Oxoniensis. Oxuni, voL IH, a. 1715. Sabbati L., Synopsis plantarum quae in solo romano luxuriantur. Ferrariae, a. 1745. Mar atti G. F., Descriptio de vera florum existentia, vegetatione et forma in plantis dorsiferis sive Epipbyllospermis vulgo Ca- pillaribus. Romae, a. 1760. Bonelli G., Martelli N., Hortus romanus, tom. Vili. Romae, a. 1793. 1 In questo elenco ricordo soltanto i libri da me consultati per il lavoro; degli antichi Erbari del Sabbati cito soltanto quelli che mi fu possibile di vedere e studiare nel breve periodo che li ebbi a mia disposizione. 38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL. 14 GENNAIO Valente A., Recensio plant. villa atque borto praesertim botanico F. Castani ducis comprehensarum ecc. Romae, a. 1803. Maratti G. F., Flora romana, op. posth. Romae, a. 1822. Sanguinetti P., Florae romanae prodromus alter. Romae, a. 1864. Gravis A., Une herborisation dans le marais pontins. Gand, a. 1884. Macchiati L., Prima contribuzione alla flora del Viterbese, in Atti Società dei Naturalisti di Modena ; Memorie, ser. Ili, voi. VII, a. XXII, a. 1888. Abbate E., Guida della provincia di Roma: Flora, p. 176-235, 2.a ediz., voi. I. Roma, a. 1894. Terracciano A., Quarta contribuzione alla flora romana, in Nuovo Giorn. hot. ital., n. ser. voi. I, n. 3, a. 1894. Beguinot A., Prodromo ad una flora dei bacini Pontino-Ausonio, in Annali Museo civico Storia Naturale di Genova, ser. 2.\ voi. XVIII, a. 1897. EXSICCATA. Triumfetti G. B., Hortus hyemalis, tom. 1-13. Romae, anno? Biblioteca Casanatense: E. 1, 1-13, cod. n. 1658-70. Sabbati L., Innesto di piante et erbe naturali nell' orticello salu- bre con diligenza trasmesse da L. S. di Bevagna, giovane stu- dioso di farmacia. Roma, a. 1131. Biblioteca Casanatense: E. I. 14, cod. n. 1702. — Hortulus practico botanicus in quo naturales plantae ad mentem doct. P. de Tournefort adnofcantur circumscriptae et transmis- sae aliquali industria et non tenui labore a L. S. mevaniense ecc. Romae, a. 1131. Biblioteca Corsiniana: 37. G. 15, cod. n. 1285. — Deliciae botanicae sive Phytoscbinos tomi tres ubi per multa scheretra herbarum summa cum diligentia exsiccata et acco- modata a L. S. chyrurgo, chymico, botanico ecc. Romae, a. 1138. Biblioteca Casanatense: E. 1, 19-21, cod. n. 3519-21. — Catalogus plantarum iuxta metbodum Tournefortianum in sce. leton redactarum plurima ex viginti duobus classibus genera nonnullasque species coraplectens in duos tomos divisus a L. S. chir. professore et borti romani custode elaboratus. Romae, a. 1766. Biblioteca Casanatense: E. 1, 16-17, cod. n. 1904-5. — Spermatoteca. Gabinetto di Storia naturale del Liceo E. Q. Visconti (Roma). Su questa ultima si veda quanto ne scrissi nel « Boll. Soc. Geografica Ital. », n. 3 (1900), sotto il titolo: Di un' antica col- lezione di piante conservate nel Gabinetto di Storia naturale del Liceo E. Q. Visconti in Roma. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 39 Lo stesso Segretario annunzia anche un lavoro del socio Casali in collaborazione col dott. Ferraris che ha per titolo: Materiali pa- la Flora Irpina. * Sommiek presenta una nota del sig. E. Malinvaud intitolata: « Classification des espèces et hybrides du genre Menti/a », e dice che l'autore vi espone le conclusioni alle quali l'ha condotto un paziente esame, continuato per molti anni, del genere Mentha. Ri- sulta dagli studi del dotto autore, che alcune specie di questo ge- nere si incrociano fra loro « invincibilmente », come egli dice, e producono degli ibridi dotati spesso di sistema vegetativo più po- tente dei genitori. Questi ibridi si riproducono così vigorosamente per stoloni e per getti sotterranei, che senza modificarsi affatto possono diventare invadenti e sostituirsi alle specie da cui ebbero origine ; ed è questo che ha indotto in errore molti botanici i quali li hanno considerati come specie autonome. Molte delle innumerevoli forme descritte come specie non sarebbero che ibridi, secondo l'autore, il quale è assolutamente contrario alla ipotesi che vede in esse un fenomeno evolutivo, un conato verso forme nuove più adattate all' ambiente. Infine il Consigliere Levier fa la seguente comunicazione : CENNI SU DUE OPERE BOTANICHE DI RECENTE PUBBLI- CAZIONE, DEL D.r EMILIO LEVIER. Presento alla Società gli ultimi due fascicoli (8 e 9) della Synopsis der milteleuropaeischen Flora di P. Ascherson e P. Graebner, comparsi il 30 dicembre 1899 (voi. II, da pag. 145 a pag. 304), e faccio nuovamente rilevare i pregi di questa im- portante opera floristica, non limitata al centro europeo, ma che comprende anche il versante meridionale delle Alpi fino al Mediterraneo, la Bosnia e l'Erzegovina; essa è corredata da erudite annotazioni biografiche, etimologiche, nonché da brevi caratteristiche di moltissime specie europee estranee al territorio studiato dagli autori. Nel volumetto testé pubblicato vengono trattati i generi Phleum, Maillea, Lagurus, Ciana, Polypogon, Gastridium, Chaeturus, Sporobolus, Agrostis, Calamagrostis, Bolcus, Avena, Trisetum, Yentenata, Aera, Antinoria, Peri- ballia, Aèropsis, Weingaerineria, Sieg Ungici, Lanlhonia. 1 Questo Lavoro, superando lo spazio assegnato ai lavori del Btillettino, comparirà nel Nuovo Giornale botanico italiano. 40 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO Presento poi The Hepatìcae and Anthocerotes of California, by Marshall Avery Howe, volume di 208 pagine cori 35 tavole eliotipiche, fatte sopra disegni originali dell'autore, in Memoirs ofthe Torrey Botanical Club, voi. VII, comparso a New-York il 5 agosto 1899. — Le specie di Epatiche, finora note della Cali- fornia, sono 86, appartenenti a 36 generi, di cui due, Geothallus Campb. e Gyrothyra Howe, sono endemici, mentre un terzo, Cryptomilrium, si ritrova solo nel Messico e nel Chile. I generi più ricchi in specie sono Riccia con 10 specie, Scapania con 7, Frullania, Cepìialozìa, Lopìiozia {Jungermannia auct.), Firn- briaria, Aneura con 5, Madolheca, Anthoceros con 4 specie. Venti generi non hanno che una specie ognuno. — La cifra di 86 specie non e piccola, se si considera che in tutto il terri- torio degli Stati Uniti del Nord e dell' Est fino alla Carolina settentrionale ed al Tennessee, territorio 5 volte più esteso di quello della California, si conoscono finora sole 150 specie d'Epa- tiche; ma non è temerario ammettere, secondo la giusta osserva- zione del sig. Howe, che tale cifra (di 86 specie) giungerà forse al doppio quaudo saranno meglio esplorati i distretti più remoti ed in particolare gli alti monti della California, la grande catena della Sierra Nevada essendo tutt' ora quasi terra incognita in quanto alle Epatiche. Un quadretto assai istruttivo (pag. 5-7) traccia graficamente la diffusione sul globo delle singole specie componenti 1' attuale florula epaticologica della California. 37 specie (43 °/0) sollo loca- lizzate sulla costa pacifica degli Stati Uniti, cioè endemiche; la California, inoltre, possiede: in comune cogli Stati Uniti del Nord, del centro e dell'Est, 37 specie (43 °/0); colle Isole Britanniche, 40 specie (46 °'l0); coli' Europa settentrionale e centrale, 46 specie (53 °/0) ; colla regione mediterranea dell' Europa, 46 specie (53 °/0) ; coli' Asia settentrionale (Siberia, Cina, Giappone settentrionale), 36 specie (42°/0). Ne risulta quindi che la florula epaticologica della California presenta maggiori affinità con quella delV Europa (53°/0) che non con quella degli Stati Uniti centrali ed orientali (43°/0). L'analogia, additata dal sig. Marshall Howe tra le Epatiche della California e quelle dell' Europa, si presenta sotto un aspetto leggermente diverso e non meno interessante se si prende per base del confronto una regione sud-europea limitata, per es. la SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 41 Toscana, regione botanica abbastanza bene esplorata sino dai tempi di Pier Antonio Micheli, che ne fece in qualche modo la terra classica dell' Epaticologia. Secondo una statistica che non pretende di essere definitiva e nella quale sono pure contate alcune specie dubbie o non ritrovate nei tempi moderni (quali Riccia cavernosa Raddi, Fimbriaria Raddiì Corda, Calypogeia {lagcllifera Raddi, Southbya nigrella Spruce, Radula aquilegia De Not), si conoscono attualmente in Toscana 138 specie di Epatiche, distribuite su 45 generi. Il ter- ritorio della Toscana cuopre 24,000 chilometri quadrati; non è ricco di foreste, essendo queste state distrutte lungo gran tratto degli Appennini ; le più alte cime di questi non oltrepassano i 1900 metri, cioè non giungono alla regione delle nevi. L'area della California, invece, è di chilom. quadr. 408,737, dunque 17 volte maggiore di quella della Toscana. Il monte Whitney, nella Sierra Xevada, è alto 4404 metri, poco meno del Monte Bianco. Le parti meridionali della California si esten- dono oltre il 32m0 grado (press' a poco la latitudine di Mogador nel Marocco e di Bengasi nella Cirenaica) ed hanno vegetazione subtropicale, mentre il confine a Nord è sotto il 42 m0 grado, corrispondente alla latitudine di Ajaccio e di Roma. Le foreste e gli alberi giganti della California hanno fama mondiale; abbon- dano i fiumi, le vallate umide, i luoghi favorevoli alla vegeta- zione delle Epatiche, dalla regione calda del Pacifico fino alla glaciale degli alti monti. L' unico fatto sfavorevole a tale vegeta- zione consisterebbe, secondo Howe, nella scarsità delle pioggie in molte parti del territorio. Ritornando ora al nostro confronto statistico, la Toscana vanta un numero di Epatiche, superiore a quello della California di 52 specie e di 7 generi. Quasi 42 % delle Epatiche californiane (cioè 36 specie) si trovano identiche in Toscana, la quale, in- vece, possiede 102 specie non esistenti in California. Il genere più ricco in specie, nei due territori, è Riccia, con 15 specie toscane, solo 3 delle quali sono comuni alle due regioni; gli fanno seguito Jungermannia con 13 specie, Cephalozia con 10, Scapania con 9, Madotheca, Lopliocolea, Apio zia, Lejeunea (sens. lai), ciascuna con 6 specie; 19 generi toscani hanno una sola specie. Malgrado tale superiorità numerica, la Toscana è di molto 42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO inferiore alla California in quanto alla proporzione delle specie endemiche che essa possiede e che sono sole 7 (circa 5°/o). mentre le 37 Epatiche, speciali alla costa pacifica degli Stati Uniti, formano il 43°/0 del numero totale delle specie californiane. Da questo paragone risalta con stringente evidenza quanto rimanga da fare per la ricerca delle Epatiche in California non solo, ma negli Stati Uniti tutti, essendo addirittura inammissi- bile che l'immenso territorio del centro dell' America del Nord fino alla Carolina settentrionale ed al Tennessee (2 milioni e -mezzo di chilometri quadrati) possegga solo 12 Epatiche di più che la piccola Toscana, colla sua area di 24,000 chilom. quadr., cioè 100 volte più piccola della regione predetta. Essendo esaurite le comunicazioni l'adunanza è tolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FKBBRAJO 43 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 11 febbraio 1900. Il Presidente Sommier apre l'adunanza, comunicando una circolare dal Comitato ordinatore dei Congressi di Parigi, con la quale si avverte che dal 1° al 10 ottobre di quest'anno sarà tenuto a Parigi un Congresso internazionale di Botanica generale. Quei soci che intendono prendervi parte possono rivolgersi al sig. E. Perrot, se- gretario generale, Boulevard Raspail, n. 272, Parigi. La quota di ammissione al Congresso è fissata in lire venti. Comunica poi una lettera del Sopraintendente dell' Istituto di Studi superiori con la quale esso accusa ricevimento del voto emesso dalla Società nella passata adunanza. Invita inoltre il Segretario Baroni a comunicare i doni pervenuti alla Società. Essi sono : Pirotta R. e Albini A. Osservazioni sulla biologia del Tartufo giallo. (Terfezia Leonis Tul.). Goiran A. Addenda et emendanda in Flora veronensi. Contr. IV. Poaceae. Specimen I et II. Fiori A. Iconographia Florae Italicae ossia Flora italiana illustrata. Fase. V. Loew 0. The physiological róle of minerai nutrients. Trelease W. List of serial publication received at the Library of the Missouri Botanical Garden. Wiener Illustriate Garten-Zeitung. Januar 1900, Heft 1. The Botanical Gazette, voi. XXVIII. December 1899, n. 6. Science. Voi. XI, n1 262, 263. 264 e 265. Mémoires de VHerbier Boissier suite au Bulletin de VHerbier Boissier, N.o 1. Genève et Bàie, 1900. Bulletin of the Torrexj Botanical Club, voi. XXVII, n. 1 del 1900. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Segretario Baroni presenta quindi i seguenti lavori, tra' quali trovasene uno del socio Preda intitolato : Altre osservazioni sulla « Bornetia secundiflora » (F. Ag.) Tìnir., il quale, per essere provvi- sto di una tavola, comparirà nel Nuovo Giornale botanico italiano. 44 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO LA. COCHLEARIA GLASTIFOLIA LINN. NELLA FLORA AVELLINESE. — NOTA DEL DOTT. TEODORO FER- RARIS. Nel maggio dello scorso anno il Chiar. Prof. C. Casali mi se- gnalava una pianta singolare che era in piena fioritura su un vecchio muro al colle dei Cappuccini nei pressi di Avellino. Avendola raccolta ed accuratamente esaminata riconobbi in essa la rarissima Cochlearia glastifolia L., la quale costituisce una novità non solo per la flora Avellinese, ma anche per la flora dell'Italia Meridionale. Questa specie interessantissima fu infatti trovata, per quanto a me consta, in due sole località dell'Italia superiore, in Piemonte dove il Malinverni la raccolse sopra un vecchio muro a Moncalvo nel Monferrato, ' nella Lombardia nei colli al Iago Maggiore dal Bertoloni. 2 Secondo Zannichelli sa- rebbe stata trovata anche in Istria presso Pirano e sul Monte Maggiore, 3 località messa in dubbio dagli autori della Flora Analitica Italiana, i quali in una nota a pag. 464 dicono essere questa specie stata data per l'Istria per errore (Cfr. Marchesetti, FI. di Trieste, p. 37); infine Grenier e Godron la danno anche per la Corsica, 4 ove però pare non sia stata più rinvenuta. La nuova scoperta di questa croci fera in Italia sembrandomi cosa di certa importanza, giudico non fuor di proposito fare at- torno ad essa alcune osservazioni. La maggior parte degli autori da me consultati, seguendo il Lo- belio 8 e il Dalecampio 6 che l'hanno figurata e descritta col nome 1 Parlatore-Caruel, Flora Italiana, voi. IX, pag. 729 ; A. Fiori e G. Paoletti, FI. Anal. di Ital., voi. I, parte II, pag. 463-64. 2 Bertol., FI. Ital., 6, pag. 598; Pass., FI. Ital. Super., 70-71, Arcang., Comp. fl. ital., pag. 55; Ces. Pass., Gibelli, Comp. fi. ital., pag. 836. Parlatore-Caruel, loc. cit. ; A. Fiori e G. Paoletti, loc. cit. 3 Reich., Fl. German. ea:c.,pag. 569; Parlatore-Caruel, loc. cit. * Gren. Godr., Fl. Fr., I, pag. 127; Mars. Cat. pi. Corse, pag. 20 ; Ces. Pass. Gib., loc. cit.; Parlatore-Caruel, loc. cit.; A. Fiori e G. Paoletti, loc. cit. 5 Lobel, Icones, I, pag. 311, icon. dextr. 6 Dalech., in Histor., Lugd. II, pag. 1293 icon. a pag. 1297. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 45 di Lepìcliicm annuum, danno questa pianta come annuale, altri come il Linneo i e il Petagna s la fanno bienne, solo il Willkomm e il Lange3 la danno pianta perenne. Dalle osservazioni fatte su detta Cochlcaria mi risulta che essa è perenne : infatti dopo la fioritura e fruttificazione il caule fiorifero dissecca bensi, ma rimangono le foglie basilari le quali si sviluppano notevolmente nell'inverno formando una specie di grande rosetta, da cui poi in primavera si eleva un nuovo caule fiorifero. L'essere dunque la pianta perenne in questa località mentre in altre è annua o bienne può dipendere, come ben os- serva in una sua gentile lettera il Chiarissimo Dott. Chiovenda, cui sono debitore di molte notizie intorno a questa pianta, dalla latitudine, che a seconda che diminuisce farebbe aumentare la durata vitale della pianta, fatto questo stato dimostrato per al- tre piante. Infatti Lobelio cita la pianta annua nel Belgio, Linneo la dà bienne a Ratisbona, Willkomm e Lange la danno perenne nella Spagna. Nell'Italia essendo finora — per quanto io ne sappia — solo stata rinvenuta al Settentrione è data generalmente come pianta annua, 4 è quindi molto probabile che la sua durata vitale vada aumentando col diminuire della latitudine. E quello che mi giustifica questa opinione si è anche 1' aspetto generale della pianta, raggiungendo spesso dimensioni che superano di molto quelle date da vari botanici che la raccolsero in località setten- trionali. E per meglio far rilevare l'aspetto di questa crocifera ne do qui sotto una breve descrizione: La radice è biancastra o di un giallo pallido, alquanto ramosa, obliqua e si interna nelle fessure dei muri da cui è molto diffi- cile toglierla intera. Il caule nel periodo di riposo della pianta è molto raccorciato e le foglie molto ravvicinate fra di loro formano quasi una rosetta molto grande e fitta. Ma all' epoca della fioritura il caule si allunga assai, esso è eretto, rotondato, glabro, alquanto striato, la sua lunghezza varia dai 30 centi- 1 Linn., Spec. pi. (ed. Ili), pag. 904. 2 Petag., Instii., voi. IV, pag. 1215. 3 Willk. et Lange, Proclr. fi. Hispan., Ili, pag. S43. 4 Ces. Pass. Gibelli, Conp. FI. ita/., pag. 836; Parlatore-Ca- RUBL, Flora italiana, voi. IX, pag. 729, ecc. 43 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO metri ai due metri o più come misura un esemplare raccolto dal Chiarissimo Prof. Casali e conservato nel Gabinetto di Pa- tologia vegetale di questa R. Scuola Enologica. Le foglie basilari, alquanto appressate e persistenti, raggiun- gono il loro massimo sviluppo durante l' inverno, riducendosi poi alquanto all'epoca della formazione del caule fiorifero; sono per lo più grandi, ovato-lanceolate, ottuse, interissime, di color verde glauco su entrambe le pagine od un po' violacee in pa- gina inferiore quando sono giovani, ristrette in picciolo lungo da metà ad una volta od una volta e mezzo la foglia. I giovani piccioli presentano pure spesso un colore violaceo più o meno intenso. Le foglie caulinari sono alterne, sessili, saettiformi am- plessicauli, un po' appuntite, cordate alla base ed ivi fornite di due orecchiette lunghe circa l/g della foglia, ottuse-rotondate. La nervatura mediana si presenta un po' violacea alla base, specie nelle foglie inferiori le quali sono più appressate e più grandi, mentre le superiori sono più distanti e gradatamente più piccole. Tutte poi sono interissime e di color verde glauco. I fiori sono distribuiti in racemi più o meno numerosi, da prima accorciati, poi allungati quando la fioritura è avanzata, terminali al fusto e all'ascella delle foglie superiori. Pedicelli più lunghi dei fiori, patenti dopo la fioritura, glabri. Calice piccolo, sepali ovali ver- dastri nel dorso e forniti di largo margine biancastro. Corolla regolare con petali bianchi, lunghi circa il doppio dei sepali. Stami 6, filamenti staminati lunghi, diritti, bianchi con antere piccole, ovali. Pistillo con stilo corto ed ovario sub-globoso. Siliquette quasi globose, reticolato-venose, lunghe circa '/g del pedicello con parecchi semi in ogni loggia, rossastri a maturità, tubercolati. Vive sui vecchi muri: fiorisc3 nella prima quindicina di Mag- gio, fruttifica nel Giugno. Eccezionalmente ne trovai fiorita una pianta verso la fine dello scorso Gennaio, certo a causa della tem- peratura mito di quest' inverno, ma in regola generale in que- sta stagione detta Cochlearia sviluppa solo notevolmente le sue foglie basilari. Con questo chiudo la mia nota, nella quale oltre ad una nuova località ho aggiunto a detta pianta un carattere che credo nuovo per la fiora italiana. SEDE DI FIRBNZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 47 GENERI E SPECIE NUOVE 0 RARE PER LA FLORA DELLA PROVINCIA DI ROMA. PER AUGUSTO BÉGUINOT. 1. Pennisetum longistilum Hochst ap. Steud. Sgnop. gì., I, p. 104 (1855); Richter, Plant. europ., I, p. 28. Hab. — Albano Laziale (12 VII 1893): L. Doria! A. Terrac- ciano!. Oss. — Originario di Abissinia: avventizio nella Francia me- ridionale (Richter) ed inselvatichito presso Genova. Cfr. D. Maz- zini, I terrapieni di Genova: nota di un passeggiatore, p. 32, a. 1882 in « Ricordo della sez. ligure club alpino ; Genova a. 1883 » e 0. Penzig, Florae ligustìcae Sgnopsis, p. 41 e p. 100, Genova, a. 1897. Confrontato con la descrizione e la figura della Flora analitica d* Italia dei sigg. Fiori e Paoletti, voi. I, p. 48, fig. 122, vi corrisponde esattamente. Genere nuovo per la flora romana dove è certamente avventizio ma con tendenza a natu- ralizzarsi come altrove. 2. Digitarla debilis Willd. En., p. 41 (1809); Chiovenda, in Malpighia, a. XII, voi. XII (1899), p. 5 estr. Panicum filiforme Poir. Vog., II, p. 93 (1789). Paspalum debile Poir. Enc, V, p. 34 (1805). Hab. — Arene littoranee presso Nettuno (18 VI 1893): G. Do- ria! A. Terracciano! donde lo indica di già il dott. Chiovenda; Ariccia (12 VII 1893); presso l'emissario del lago di Albano (17 VII 1893) ; selve di Castelgandolfo (17 VII 1893) ; Subiaco presso il ponte di S. Mauro (12 VIII 1893): L. Doria! A. Ter- racciano!. Oss. — Gli esemplari littoranei appartengono al tipo; quelli continentali sono da riferire ad una forma « glabrescens Nob. » caratterizzata dalle guaine fogliari, glabrescenti : laddove, se- condo le descrizioni degli autori, sono più o meno pubescenti- villose sopratutto le inferiori nel tipo. Però alcuni esemplari raccolti a Subiaco segnano il passaggio fra questo e la varietà: in questi saggi le guaine sono leggermente pubescenti sopra- tutto in prossimità del lembo fogliare. 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 3. Digitarla filiformis Koel. Descript, gram., p. 26 (1802). Digitarla glabra Roem. et Schult. Sgst. veg., II, p. 471 (1817); Bertoloni, Flora Mal', I, p. 417 (1833); Parlatore, Flora Hai., I, p. 127 (1848); Sanguinetti, Prodrom., p. 748 (1864). Digitarla hiimlfusa Pers. Synops., I, p. 85 (1805). Digitarla llnearls Crep. Man., p. 335 (1866). Hab. — Arene alluvionali presso l'isola tiberina di S. Barto- lomeo a Roma lungo il Tevere, abbondante nel giugno del 1897, pochi esemplari nel 1898, nessuno nel 1899. Oss. — Specie rara per la flora italiana e nuova per la flora romana: il Sanguinetti 1. e. l'indica di Macerata. Confrontata con esemplari piemontesi donatimi dal dott. Chiovenda e con saggi toscani raccolti e studiati dal sig. Sommier, vi corrisponde in tutto. Intorno alla sua provenienza ed a particolarità della sta- zione vedasi quanto ne scrissi in Bull. Soc. Bot. ital., a. 1899, p. 227. Con Digitarla filiformis abbiamo rappresentato nella flora romana tutte le specie del genere note per la flora italiana. 4. Phalaris arundinacea Lia. Sp. plani., ed. 1, p. 55(1853); Chiovenda, in Malpighta, a. XII, voi. XII (1899), p. 2. Hab. — Comune nelle paludi pontine lungo i fiumi, i canali di bonifica, i fossi ecc., nell'alta e nella bassa zona paludosa: a Torre tre Ponti lungo il fiume Sisto (6 VII 1898) ; lungo il fiume Cicerchia tra Fogliano e Torre di Foce Verde (16 VII 1898); canali di scolo, Selcella e Schiazza tra Sezze e Piperno (7 VIII 1898); ponte maggiore e canale Mortaccino presso Ter- racina (14 Vili 1898) ; fiume Amaseno e fiume Ufente presso l'Abbazia di Fossanuova (9 Vili 1898): Béguinot!. Oss. — Nola soltanto per le rive dell'Amene presso Roviano per esemplari raccolti dal Rolli, e della stessa località presso la sta- zione di Cineto romano, se ne conservano saggi neWHerb. Canili. Dortae raccolti dal march. G. Doria e dal Sommier (24 Vili 1895). 5. Phalaris canariensis Lin. Sp. plani., ed. I, p. 54 (1753), non Seb. et Mauri, Prodrom., p. 30. Phalaris canariensis, Maratti, Flora romana, I, p. 47? Hab. — Colline di S. Onofrio sulla vetta di monte Mario presso Roma nelle mèssi (24 V 1896): G. Doria! A. Béguinot !, Civita- vecchia (Luglio 1899) Parsi ! in Erb. Lic. Visconti, Roma. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 49 Oss. — La P. canariensis Seb. Mauri va riferita a P. bra- cliyslachys Link, come pure P. nitida Sang. Prodrom., p. 53. Vi riferisco con dubbio, come il Parlatore FI. ital, I, p. 67, il sinonimo del Maratti. Con P. canariensis, non ancora nota per la flora romana, abbiamo nel romano rappresentate tutte le specie del genere note per la flora italiana. 6. Molinia coerulea (Lin. sub Afra, Sp. pi, ed. I, p. 63 [1753]) Moench. Meth., p. 183(1794); Sanguinetti, Prodrom., p. 109 (1864). Aira coerulea, Maratti, Flora romana, L p. 56 (1822). Hab. — Nei monti Simbruini, a Fontana Rolli ed alle miniere di asfalto presso Fillettino (22 Vili 1893) ; Monte Autore presso il santuario della Trinità m. 1332 (20 Vili 1873): G. Doria! A. Terrac. !; Pantano (1215 m.) e vetta di m. Tarino a circa ra. 1959 (6 Vili 1893): L. Senni! nell'Erbario del R. Liceo Visconti (Roma). Oss. — Genere del tutto nuovo per la provincia di Roma. La località « ad duas turres » del Maratti non sembra certamente attendibile. Secondo il Parlatore (FI. Hai., I, p. 362) il genere in parola non si estenderebbe oltre la Toscana: la sua area geo- grafica resta cosi di molto aumentata : rappresenta perciò un interessante acquisto per la flora romana. 7. Allium globosum M. Bieberstein, FI. taur. cane, I, p. 262. Allium saxatile Bieb. 1. e. p. 264 ed m Besclir. d. Land ani Casp. Meer (1800). Hab. — Nei monti Simbruini a monte Calvo ra. 1590 (18 VIII 1893 e 13 Vili 1895) : G. Doria ! ; Monte Tari nel lo 1843 m. e m. Ta- rino 1929 m. (6 Vili 1897): L. Senni! inErb. Liceo Visconti (Roma). Oss. — Specie affine ad A. ochroleucum W. et K. ma ben di- stinta per molti caratteri. Cfr. su di ciò la mia florula di m. Tarino. Specie nuova per tutto l'Appennino, nota sin qui di poche loca- lità delle Alpi orientali. Secondo il Richter, Planlae Europ., I, p. 208, la nostra specie dovrebbe riferirsi alla varietà b. pe- traeuni Kar. et Kir. En. pi. song., n. 816 (1842) con i sinonimi: A. ochroleucum Reich. Icon X, t. 498 (1848) ; A. pseudocìiro- leucum Schur. En., p. 673 (1866); A. Steveni d. Led. FI. rossica, IV, p. 177 (1853) ; A. xantichum Gris. et Sch. in Wiegm. Ardi., I, p. 358 (1825) : il tipo mancherebbe in Italia. Bull, della Soc. bel. ital. 4 50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 8. Allium Cupani Raf. Carat, p. 86 (1810); Terracciano A. in Bull. Soc. Bot. Ital., p. 501 (1891) e p. 145 (1892). Hab. — Nei monti Ernici ai piani di Arcinazzo (18 Vili 1895): G. Doria ! S. Sommier !. 9. Allium oleraceum Lin. Sp. plani, ed. 1, p. 299 (1753). Hab. — Monte Autore al Campo della Pietra a circa 1300 m. (20 VII 1898): G. Doria!. Oss. — Ombrella bulbillifera con pocbi fiori: per la forma della spata con valve ovate subito contratte in lungo rostro sorpas- sante di molto l'ombrella ben distinta da A. paniculalum e specie affini. Specie nuova per la flora romana. 10. Allium pulchellum Don. Monogr., p. 46. Hat. — Subiaco salendo a S. Benedetto (16 Vili 1895) : G. Doria ! S. Sommier!. Oss. — Specie nuova pel romano : confrontata con esemplari liguri determinati dal Sommier e raccolti dal march. Doria a Teiolo sopra Borzoli, dal Canneva nei monti di Borzoli, e toscani di Cerreto Guidi dal Doria, non vi differisce in nulla. Gli stami più lunghi del perigonio e la sua colorazione caratteristica lo distinguono principalmente da A. tenuiflorum Ten. a cui si av- vicina per la forma ed il portamento della ombrella. — Nella Spermatoteca del Sabbati conservata nel gabinetto di Storia Naturale del Liceo Visconti (Roma) ne vidi un esemplare sotto il nome di Allium montanum. Cfr. quanto ne scrissi in Bull. Soc. Geograf. Italiana, p. 205, a. 1900. 11. Colchicum alpinum DC. FI. frane. II, p. 195 (1805), var. par- vulum Ten. (pr. sp.) FI. Nap., Ili, p. 339 (1824-29) ; Sanguinetti, Prodrom., p. 294 (sub var. K Bert.). Colchicum parvulum, Flora, in Guida prov. rom. di Abbate 2a ediz., voi. I, p. 207 (1894). Hai). — Nei monti Simbruini, a monte Calvo m. 1590 (18 VIII 1893): G. Doria! ; monte Autore dal piano di Livata alla vetta (3 Vili 1893 e 11 Vili 1893) : G. Doria! S. Sommier! ; id. Senni! in Erb. Lic. Visconti (5 Vili 1897), Campo della Pietra m. 1300 (19 Vili 1893 e 20 VII 1898): G. Doria!, Campo Secco sotto la SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 51 vetta (13 Vili 1895): Doria ! Sommiert, Campo Minno m. 1700 (3 Vili 1893): Doria!. — Nei monti Emici ai piani di Arci- nazzo (18 Vili 1895) : Doria ! Soramier !. Oss. — Gli esemplari su citati differiscono essenzialmente dal tipo per il perigonio a lembo più piccolo (2-2 '/, cm.) ; non vi trovo gli altri caratteri invocati a distinguere C. parvulum da C. alpinum', le lacinie perigoniali lanceolate, larghette, ottuse, sono percorse da venature ondulate (non diritte); gli stili sono quasi diritti e non ricurvi ; le cassule sono acute all' apice ; il colore del perigonio è più o meno sbiadito. Alcuni esemplari di Arci- nazzo se ne scostano maggiormente per il lembo del perigonio lungo al massimo 2 cm. ; per le lacinie lanceolato-lineari strette e meno ottuse ; per gli stili alquanto ricurvi all' apice ; per le vene diritte. Ma anche tali caratteri che servono appunto a di- stinguere C. parvulum da C. alpinum non sono costanti, ed altri esemplari micranti di questa località hanno nervature ondulate e stili diritti. 12. Euphorbia Myrsinites Lin. Sp. plani., p. 661; Beri FI. Ital., V, p. 71; Parlai FI. Ital., IV, p. 540; Béguinot, Proclrom. fi. bac. poni. Auson., p. 57 extr. Hab. — Nei monti Simbruini, a monte Autore fra Livata e Campo Secco (15 Vili 1895): Or. Doria! S. Sommier!; sotto la vetta del monte a circa 1750 m. (19 Vili 1893) : Doria ! (2 VI 1890) Doria ! Béguinot ! (22 VI 1896) Doria ! ; sotto il santuario della Trinità (26 VIII 1895): Béguinot!. Oss. L' indicazione del Maratti FI. rom., I, p. 347 per « selve di Astura » è destituita di qualunque fondamento. 13. Ranunculus Lingua Lin. Sp. plani., p. 773; Maratti, Flora romana, I, p. 403 ; Béguinot, Proclrom. fi. bac. poni. Auson., p. 66 extr. ed in Nuov. Giorn. Botan. Ital., a. 1899, p. 291. Hab. — Nelle paludi pontine, nella palude della « Mortola » tra porto Badino e ponte Maggiore (14 Vili 1898): Béguinot!. Oss. — L'unica indicazione per la specie è data dal Maratti 1. e. che lo assegna per le paludi pontine dove sarebbe stata ritrovata più di un secolo di poi: non va tenuto conto dell'in- dicazione di Acqua Traversa presso Roma dello stesso autore. 52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' Il FEBBRAIO 14. Ranunculus illyricus Lin. Sp. plani., p. 776; Maratti, Flora romana, I, p. 405; Sanguinetti, Centuriae tres, p. 80 (1837) et Prodrom., p. 416. Hai). — Nei monti Simbruini, sulla cresta dei monti Affilani a circa 1100 m. (31 V 1896): G. Doria! A. Béguinot ! ; Monte Autore al piano di Livata a circa 1300 m. (22 VI 1896): Doria!; id. presso gli schifi a 1650 m. (22 VI 1896) : Doria ! ; dalla SS. Tri- nità al Campo della Pietra a 1500 m. (22 VI 1896) : Doria !. — Nei monti Tiburtini presso la vetta di monte Gennaro a 1200 m. (24 VI 1894): Doria! A. Terracciano !. 15. Iberis saxatilis Lin. Amoen. acad., IV, p. 321 ; Beri FI. Hai., IX, p. 713; Sanguinetti, Prodrom., p. 496. Hab. — Nei monti Simbruini, sulla vetta di monte Autore a circa 1850 m. (3 VIII 1893): G. Doria! A. Terracciano! fr. (15 Vili 1895): Doria! Sommier! (2 VI 1896): Doria! Béguinot! (22 VI 1890) Doria! (7 e 19 Vili 897): Doria! fi. O55. — Specie non ancora indicata per la provincia di Roma, ma già nota per l'appennino centrale marchigiano ed abruzzese (Sanguinetti). L'appennino romano rappresenta l'estremo sud della sua area di distribuzione : le indicazioni per la Sicilia sem- brano errate. 16. Iberis Tenoreana De Cand. Syst. nai., II, p. 404 ; Bertol. FI. Hai., VI, p. 554; Parlai FI. Ital., IX, p. 717; Sang. Prodrom., p. 497; Abbate, Guida prov. di Roma, 2a ediz., I, p. 223 e 229. Hab. — Nei monti Simbruini, sulla vetta di monte Cotento a circa m. 2014 (26 Vili 1893) ; Fillettino a fontana Rolli (22 Vili 1893): Doria! A. Terrac. !; monte Tarino presso la vetta (6 Vili 1897) : L. Senni ! in Erb. Liceo Visconti (Roma); monte Autore, presso il santuario della Trinità a circa m. 1300 (22 VI 1896 e 20 VIII 1893): Doria! A. Terrac.!. — Nei monti Ernici, sulla vetta di monte Monna a circa 1950 m. (22 IX 1894) : Doria ! e (9 Vili 1895): Béguinot!. O55. — Specie nota pel m. Calvo presso Subiaco donde il Ber- toloni 1. e. ebbe esemplari dal Mauri ; scende al sud nei monti presso Napoli e Castellamare e raggiunge l'estremo sud in Lu- cania. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 53 17. Hesperis laciniata Ali. FI. pedem., I, p. 271 : Bert. FI Hai., VII, p. 113 ; Parlat. FI. Hai., IX, p. 954; Sang. Prodrom., p. 512. Hesperis iristis, Marat. FI. rom., II, p. 87. Hab. — Nei monti Ernici a m. Scalambra a circa 1200 m. (3 Vili 1894): Béguinot!. — Nei monti Simbruini, presso il san- tuario della Trinità a m. 1300 (20 Vili 1893): Doria! A. Terrac- ciano ! e (22 VI 1896) : Doria !. Oss. — Il Sanguinetti 1. e. l'indica pei monti Umbri ; il Caruel in Parlatore 1. e. la indica sulla fede del Maratti per il m. Serra S. Antonio. 18. Siiene multicaulis Guss. PI. rar., p. 172, tab. 35 (1826) ; Ten. Sylloge, p. 214; Ten. e Guss. Mem. peregrin., p. 12; Ter- racciano N. Sec. relaz. peregr. botaniche Terra Lav., p. 63; Tanfani, in Parlat. FI. Hai., IX, p. 382. Hab. — Nei monti Simbruini, a Fillettino nei colli Albanesi (23 VIII 1893) ; alla Cona di S. Bernardino a circa 1100 m. (28 VII 1893) ed all'Arena bianca a circa 1194 m. (28 Vili 1893); monte Cotento a m. 2014 (26 Vili 1893): Doria! A. Ter- rac. ! fide Sommier! in Herb. Camil. Doriae. 19. Cerastium Thomasii Ten. FI. neap. prodrom., app. IV, p. 21 (1823); Tanfani, in Parlat. FI. Hai., IX, p. 500 pr. form. Cerasta arvensis Lin. Stellarla puntila Brocchi in Bibliot. Hai, XXVIII, p. 223 (1822). Hab. — Nei monti Ernici, presso la suprema vetta di monte Passeggio a circa 2000 m. (Agosto 1895) : A. Béguinot !. Oss. — Corrisponde in tutto ad esemplari raccolti dal Doria sulla vetta di m. Terminillo e determinati per tale dal Som- mier. Questi (in litt.) mi scrive che tale forma dell' Abbruzzo è stata distribuita da molti botanici sotto questo nome: gli esem- plari Tenoreani, coi quali gentilmente volle confrontarmela, ne differiscono per le foglie un po' più larghe, ovali-ottuse. Trat- tasi certamente di una forma che è stretta parente del poli- morfo C. arvense Lin. al quale, a giudizio di alcuni botanici, va riferita come varietà. 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 PEBBRAIO 20. Alsine liniflora Hegetschu. FI. der Schioeiz., p. 421 (1840). Alsine Bauhinorum Gay, in Gren. et Godron, FI. Frane, I, p. 253 (1848). Hab. — Nei monti Simbruini, sulla suprema vetta di monte Cotento a m. 2014 (26 Vili 1893): Doria! A. Terrac.!. Oss. — Corrisponde ad. esemplari delle Alpi Apuane raccolti e determinati dal Sommier e conservati al n. 573 dell' Herb. Camil. Doriae: specie nuova pel romano. 21. Malva rotundifolia Lin. Sp. plani., p. 696, non Seb. Mauri Prodrom., p. 227; Sang. Prodrom., p. 532 ; Maratti, FI. roman., II, p. 106. fiab. — Nei monti Simbruini, presso Subiaco alla grotta dell' In- ferniglio (2 VIII 1893) ed a m. Autore presso la SS. Trinità a m. 1332 (20 Vili 1893) : Doria ! A. Terrac. ! ; da Vallepietra ad Ienne (3 Vili 1897) : L. Senni ! in Erb. Lic. Visconti (Roma). — Nei monti Prenestini a Castel S. Pietro sopra Palestrina (11 VI 1893): Doria!. — Nei monti Laziali ai campi di Annibale sopra Rocca di Papa (31 V 1894) : Doria 1 A. Terrac. !. Oss. — Il sinonimo di ili", rotundifolia Seb. Mauri è riferito dal Sanguinetti 1. e. a M. Nicaensis Ali.: vi riferisco dubitati- vamente il sinonimo del Maratti che l' indica comune dapper- tutto, laddove è specie alquanto rara. 22. Veronica scutellata Lin. Sp. plani., p. 12; Maratti, jFY. rom., I, p. 14 ; Sanguin., Cent, ires, p. 5 e Prodrom., p. 15. Hab. — Sponde del piccolo lago di Selvapiana presso le sor- genti Fiuggi (Anticoli) (21 VIII 1895); nelle paludi pontine, presso il lago di Cotronia (5 VII 1898); piscina Lagora presso Fogliano (15 VII 1898) ; piscina Zaffasio presso il lago di Capro- lace (17 Vili 1898) ; palude della Mortola tra Porto Badino e ponte Maggiore (14 Vili 1898) : fi. fr. Béguinot !. Oss. — Il Sanguinetti 1. e. indica questa specie per il Castel- luccio in Umbria; credo che l'unica indicazione per il romano sia quella del Maratti 1. e. che l'assegna per Ostia, meritevole tuttavia di essere confermata. 23. Hepeta nuda Lin. Sp. plant, ed. I, p. 570; Sanguinei, Pro- drom., p. 455. sedi: di Firenze - adunanza dell' 11 febbraio 55 Ilab. — Nei monti Simbruini, sul m. Autore al Campo della Pietra a circa 1350 m. (7 VII 1898) ed a circa 1050 m. (20 VII 1898) : G. Doria !. Oss. — Specie nuova pel romano: il Sanguinetti 1. e. l'indica per valle Canetra ed il Castelluccio di Norcia, donde si spinge fino al Matese. 24. Satureia hortensis Lin. Sp. pian/., p. 578 ; Maratti, Flora rom., II, p. 11 ; Béguinot, in Bull. Soc. Bot. Ita!., a. 1899, p. 229. Hab. — Arene alluvionali presso l'isola tiberina di S. Bar- tolomeo a Roma; due esemplari nell'estate del 1897 raccolti da G. Marziali e determinati dal Sommier: specie nuova pel romano. 25. Plantago arenaria Waldst. et Kit. Piar. rar. hung., p. 51, t. 51; Béguinot, Prodrom. fi. bac. poni, auson., p. Ili extr. Hab. — Dune littoranee tra Fondi e Sperlonga (13 Vili 1898): Béguinot !. Oss. — Specie non ancora indicata pel romano, ma abbondante nel littorale da Terracina a Fondi come scrissi nel mio Pro- drom., !. e. Ne vidi esemplari nella Spermatoteca del Sabbati sotto il nome di : Psyllium maritimum procumbens e P. ma~ jus ereclum ramosu/m filiforme. 26. Trifolium elegans Savi Bot. elruscitm, IV, p. 42, et Obserf. in Tri fai., p. 92; Gibelli e Belli, Int. morf. diff. est. e nomencl. sp. Trifolium sez. Amoria, in Atti Accad. Scienz. Torino, voi. XXII (1886-87), p. 422: Solla, Contrib. stud. fi. rom. in Bull. Soc. Adriat. Scienz. Natur. in Trieste, voi. Vili (1883). p. 56. Hab. — In pratis humidis montium Latialorum (VII 1805): F. Cortesi ! in Erb. Lic. Visconti (Roma). Oss. — Secondo la pregevole monografia dei sigg. Gibelli e Belli tale specie toccherebbe l'estremo sud della sua distribu- zione in Toscana e mancherebbe quindi nel romano. Il prof. Solla indica questa specie pei dintorni di Roma, forse scambiata con altra alfine. La località laziale la do soltanto sulla fede del si- gnor Cortesi: la specie in parola è fino ad ora sfuggita alle mie ricerche e di quanti altri si occuparono di fiora romana. 56 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 27. Cotoneaster tomentosa Lindi. Trans, limi, soc, Xlll, p. 101. Mespihis Cotoneaster Sanguinei Prodrom., p. 380. Hai). — Nei monti Lepini a monte Caprea (10 VII 1897): G. Doria ! S. Sommier !. Oss. — Il Sanguinetti 1. e. l' indica pel Vettoretto in Umbria. 28. Valerianella echinata DC. FI. frane, IV, p. 242. Hai). — Monti Affilani sopra Subiaco (31 V 1896): G. Doria! A. Béguinot!. Oss. — Non mi risulta che sia»ancora nota per la flora romana. 29. Cirsium acaule A.W. FI. pedem., p. 558; Marat ti, FI. rom., II, p. 216 (sub Carduo). Hai). — Fra Cervara romana e monte Calvo (13 Vili 1895) ; monte Autore al campo della Pietra a circa 1300 m. (20 Vili 898) : G. Doria ! Oss. — Il Maratti 1. e. indica questa specie « ad dragonem » e credo che sia l'unica ma molto dubbiosa indicazione di questa specie nel romano. FLORULA DI ALCUNI PICCOLI LAGHI INESPLORATI DELLA PROVINCIA DI ROMA. PER AUGUSTO BÉGUINOT. Chi, movendo da Paliano (475 m.) per Forma di Serrone lungo la carrozzabile che taglia le falde meridionali di monte Sca- lambra e porta ad Acuto, lasciando alla sua sinistra Serrone e Piglio inerpicati sul monte, e raggiunta la sommità di Acuto, (724 m.) scende nel sottoposto altipiano di Anticoli, in circa quat- tro ore perviene allo stabilimento delle famose ed universalmente note sorgenti dell'acqua minerale di Fiuggi. In meno di un'ora dallo stabilimento, oltrepassato di poco il territorio di Anticoli ed entrato in quello di Fumone, Trivi- gliano e Ferentino, trova tre piccoli bacini lacustri a breve distanza tra loro, noti l'uno col nome di Canterano o più cor- rettamente di Canterno, gli altri due nelle Carte dell' Istituto geografico militare battezzati col nome errato di laghi Latlanzi ma noti sul luogo col nome di « li pantani » o laghi di Sel- vapiana. SEDE DI FIKENZK - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 57 I (re piccoli laghi non furono fino a qui esplorati botanica- mente e manca qualunque notizia di essi in quanti scrissero sulla flora romana. Nell'Agosto del 1805 ed in quello del 1897, movendo appunto da Paliano, vi feci due escursioni, compensate da abbondante bottino, ed ho avuto occasione di pubblicare di già qualche specie più importante che ritenni nuova per la fiora della Pro- vincia. l Nella presente nota elenco tutte le specie che vi ho sino a qui raccolto, come contributo alla più esatta e completa conoscenza di questa regione cosi mal nota dal lato botanico, sperando di potervi compiere ulteriori ricerche in stagioni di- verse e completare il quadro floristico appena abbozzato. II lago di Canterno, 2 il maggiore dei tre, giace a 538 m. sul livello del mare, a 41° 45 di lat. ed a 0° 48' di long, est dal meridiano di Roma, ed è circondato da settentrione, ponente e mezzodì da basse colline, fuori che da levante, dove si stende una pianura ondulata e monotona a pascolo fino alle pendici dei bassi monti di Anticoli ed Acuto. Il lago a rive frastagliate dove ripide dove pianeggianti, spoglio quasi totalmente di vegetazione arborea ed arbustiva, è sog- getto a variazioni periodiche di livello ed estensione e misura da 90 a 95 ettari nell'inverno e circa 80 nell'estate, ed una circonferenza di km. 6. 5. Date queste condizioni del suo re- gime sui margini abbondantemente arenosi si osserva una larga fascia di vegetazione molto interessante costituita in prevalenza di specie arenivaghe o psammiiiche caratteristiche di tutte le formazioni arenose e sabbiose dal littorale a regioni di montagna. Tra queste noto e ricordo: Crijpsis alop ecuro ides ; Cyperus fuscus et pi. sp. ; Polygonum pi. sp. ; Spergularia rubra ; Cor- rigioia litloralis; Mentila pi. sp.; Potentina reptans, supina; Gnaplialium uliginosum ; Xantliium strumarium ecc. ecc. Il lago manca di emissario apparente ed è di formazione molto recente: secondo le tradizioni del luogo si sarebbe for- mato un secolo fa. È molto strana e nota nei dintorni la scom- 1 Béguinot A., Di alcune piante nuove o rare per la flora romana, in « Bull. Soc. Bot. Italiana », p. 30 (L897). ' De Agostini G-., Il lago di Canterno (Sub- Appennino romano), in « Bull. Soc. Geogr. Italiana », a. 1898, p. 466. 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO parsa per così dire periodica del lago ogni 10 o 15 anni; di tutto il bacino non resta altro che un piccolo rigagnolo che scorre nel suo fondo e termina ad una cavità, detta pertuso, situata nella sua punta meridionale dove si perdono le acque e che deve ritenersi per 1' emissario naturale. Tali peculiari condizioni del regime idrico del piccolo bacino spiegano la povertà della flora propriamente lacustre, laddove la poca profondità del lago, come da esatti scandagli compiuti dall'egregio Dott. De Agostini, permetterebbe una flora molto più ricca e lussureggiante. Dal lato floristico non esito a dire che è uno dei laghi più poveri di vegetazione della provincia da me visitati. Notevolmente più ricchi sono i due piccoli specchi di acqua noti sotto il nome di « li pantani » o laghi di Selvapiana che sono a levante di quello di Canterno ed un poco più in alto a 548 m. l'uno, a 546 m. l'altro. Trattasi di due striscie di acqua delle quali l'una è lunga un mezzo chilometro e larga appena una cinquantina di metri, l'al- tra è notevolmente più piccola. Nella mia prima visita nel- l'Agosto 1895 quest'ultima era completamente asciutta, nella seconda del 1897 serbava un po' d'acqua nella porzione cen- trale. Nel terreno acquitrinoso dell'angusto alveo prosciugato s'era impiantata una vegetazione palustre fitta e densa a ce- spugli compatti ed intricati da cui escivano fuori culmi robusti a lunghi internodi, con prevalenza di ciperacee, sparganiacee, tifacee, giuncacee ecc. ecc. Una vegetazione analoga, ma su più larga scala, avevo osservato nelle paludi pontine nel 1896 e più abbondante nel 1898. Noto e ricordo: Phragmites communis ; Leersia oryzoicles ; Scirpus lacustris; Sparganìum ramosum ; Typha latifolia ; Carex pseudo-Cyperus ; Poligonum sp.; Lythrum Saltuaria; Biclens tripartita ; Eupatorium cannabinum ecc. Nell'altro laghetto rimane sempre una sufficiente quantità di acqua per alimentare una ricca e rigogliosa flora lacustre, né credo che prosciughi interamente anche nelle stagioni più asciutte. Botanicamente questo è il lago più interessante della regione e merita bene una visita da parte del botanico. Negli stretti margini arenosi vegeta la stessa flora psammitica del lago di Canterno ma vi si aggiunge qualche albero e qualche arbusto. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 59 Fra le specie lacustri ricordo: Phragmìles communis ; Heleo- charìs palustris a maior; Potamogeton nalans, crispus; Cera- thopliyllum sp. ; Polygonum amphibium; Aldrovanda vesicu Iosa (rara); Uiricularia vulgaris ecc. nei margini fra le altre specie rare : Scutellaria galerìculata ; Veronica saltellata ecc. Nell'Agosto del 1897 movendo del pari da Paliano, in circa due ore pervenni al paesello di Roiate (697 m.) imprigionato nella stretta gola tra le pendici meridionali dello Scalambra ed i bassi monti di Olevano, Bellegra ecc. Di qui in circa mezz'ora, prendendo la carrozzabile che conduce ad Affilee Subiaco e si svolge in pendio alquanto ripido alla base della montagna di Roiate, si giunge al cosi detto « Pantano di Roiate » che giace nel fondo di una conca abbastanza ristretta. Ridenti colline a pendici ripide allietate da boschi di castagno e di quercia, sotto il paese di Roiate, e la montagna dove brulla dove coltivata in tutto il resto, circondano e chiudono ad anfiteatro l'angusto orizzonte della conca. Il livello dell'acqua è poco variabile nelle varie stagioni ed il lago manca di emissario apparente. Trattasi di un piccolo bacino posto a 479 m. sul livello del mare, di profondità poco notevole, a sponde molto dolci e qua e là pantanose, discreta- mente ricco di vegetazione: le sponde sono spoglie di vegeta- zione arborea. Il paesaggio botanico è alquanto diverso dai laghi di Anti- coli; insieme a molte specie in comune alcune ve ne ha di peculiari che là mancano: Potamogeton liccens, pectinatus ; Zannichellia sp. ; Callitriche verna, stagnalis ; Scirpus mari- timns; S. lacustris v. reptans; Cyperus flavescens ecc. Noto invece la mancanza di: Uiricularia vulgaris; Peplis Portala; Scutellaria galerìculata ; Veronica saltellata; Aldrovanda ve- siadosa ecc. I materiali per la presente nota furono raccolti da me nelle escursioni su accennate ; per il « Pantano di Roiate » mi valsi in grande parte del materiale raccolto dal March. Giacomo Doria e dalla March. Laura Doria in due gite, nell'Agosto 1893 e nel Settembre 1895, conservato nett'Herb. Camìl. Doriae. Tali specie sono contraddistinte dalle mie da un asterisco: sono precedute da una crocetta le specie esclusive dei laghi « li pantani. » 60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Laghi di Anticoli (Pantani e Canterno). Agrostis alba Lin. ; Alìsma Planlago Lin. ; Amar ani fius retroflexus Lin. ; -+- Aldrovanda vesiculosa Lin. ! Béguinot, in Bull. Soc. Bot. 7M., p. 35 (1897); Prodr. fi. bac. poni. Auson., p. 78 estr. (1897) ; in Nuov. Giorn. Bot. Hai., p. 285 (1899) ; Fiori-Paoletti, FI. Anal. d'Italia, voi. I, p. 530 (1898) ; Allhaea hirsuta Lin.; Anthemis arvensis Lin. Bunias Erucago Lin.; Brunella vulgaris Lin.; Bidens tri- partita Lin. ; Crypsis alopecuroides Schrad. ; Cynosurus echinatus Lin. ; + Carex Pseudo-Cyperus Lin. * Chenopodium polyspermum Lin. ; Cerastìum sp. cfr. C. cam- panulatum Viv. ; Corrigiola litloralis Lin. ; 2 Convolvulus sepium Lin. ; Calamintha officinalis Moencli, C. Clinopodium Benth. ; Circaea lutetiana Lin. ; Centaurea Cyanus Lin. ; Cir- sium lanceolatum Scop. Digitarla sangùinalis Scop. ; Dianlhus Armeria Lin. Euphorbia falcata Lin., E. helioscopia Lin. ; Epilobium lan- ceolatum Seb. et Mauri, E. hirsutum Lin. ; Eupaiorium can- nabinum Lin. Gnaphalium uligìnosum Lin. ; 3 Galium verum Lin., G. Mollugo Lin., G. lucidum Ali. Holcus lanatus Lin. ; Heleocharis palustris Lin. var. maior Ten.; 4 Hypericum perforatum Lin., i7. tetrapterum Fries. 1 Specie nuova per la flora romana come scrissi in Bull. Soc. Bot. Ital., p. 32 (1897), ritrovata da me abbondante nell'estate del 1898 in più località delle paludi pontine ! 2 Specie nota pei dintorni di Terracina (Béguinot, Prodrom., p. 84) e di Roma, dove l'bo sempre trovata comune ed abbondante nelle arene presso l'isola di S. Bartolomeo. L'ho raccolta anche ai piani di Arcinazzo (21 VII 1895) ed il Cortesi (3 XI 1894), (= Polygonum are- narium) in Erb. Lic. Visconti (Roma), presso il lago della Doganella!. 3 Comune in alcuni anni nelle arene dell'isola tiberina di S. Bar- tolomeo. 4 Forma acquatica con i culmi alti e robusti e la spiga allungata : secondo il dott. Terracciano, in Malpighia, an. 2.°, fase. VII- Vili, p. 30, vi vanno riferiti come sinonimi: var. elatior Rolli! mus. ; var. longistachya Terrac. N., Rei. peregr. bot. Terra di Lavoro, IV, p. 120; var. aquatilis Schur ecc. ecc. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 11 FEBBRAIO 61 4- Leersia oryzoides Schrad.; Lemna minor Lin. ; Lychnis Githago Lam.; Linaria vulgaris Mill.; Lycopus europaeus Lin.; Lotus corntculatus Lin.; Lythrum Salicaria Lin. Myosotis palustris With. ; Melissa o/Jlcinalis Lin.; Mentila aquatica Lin.; M. sylveslris Lin.; M. Pulegium Lin.; a var. erectum Wirtg. in Briquet, Lab. Alp. marti., I, p. 93. ' Oenanihe pimpinelloides Lin. Phragmites communis Trin.; Poa compressa Lin. ; Panicum Cruoc-galli Lin.; Potamogeton natans Lin.; P. crispus Lin.; Populus tremula Lin.; Polygonum romanum Jacq., P. Pcrsi- caria Lin., P. lapathyfolium Lin. , P. Hydropìper Lin., P. am- phibium Lin. , var. a -+- natans, j8 coenosum, y. terresti^ fld. Koch. ; 2 Plantago maior Lin. ; Polentina replans Lin. ; P. supina Lin.; Béguinot, in JBwW. Soc. 50^. 7/aZ., p. 142 (1898); + Peplis Por tuia Lin. 3 Ranunculus Phylonotis Ehrh.; + R. peltalus Schrank; R. conglomeratus Murr. Setaria viridis P. B. ; Sparganium ramosum Huds. ; Salico iriandra Lin.; Scilla autumnalis Lin.; Spergularia rubra Pers.; Silene Armeria Lin.; Sclerantlius annuus Lin. ; -f- Scutella- ria galericulata Lin.;4 Sanicula europaea Lin.; Sedum Ce- paea Lin. Typha latifolia Lin. -+- Utricularia vulgaris Lin. 5 1 Pianta quasi glabra, caule diritto o suberetto : foglie caulinari oblungo-lanceolate 2X1 cm,, non raramente più piccole. 1 La forma a natans esclusivamente ai pantani, la forma J3 coe- nosum comune sulle sponde del lago di Canterno, per il portamento ben distinta dalla forma terrestre Leers, in ambedue i laglii. 3 Specie nota fin qui per le paludi pontine, donde l'indica per primo il Maratti FI. rom., I, p. 276, Béguinot, Prodrom., p. 120 e dove l'ho raccolta in molte località, in alcune delle quali associata a P. erecta Req. * Specie rara per la flora romana: l'ho raccolta nell'estate 1898 alle paludi pontine donde la indicano già il Rolli, in Parlat. FI. ital., voi. VI. 5 Specie nota fin qui per le paludi pontine donde l'ho di moltis- sime località. Cfr. Fiorini-Mazzanti, Giornale Arcadico, tom. XVIII, p. 161 (1833), e Béguinot, Prodrom., p. 108 (1897). 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Veratrum album Lin.?; Viola tricolor Lin. ; Verbena offìci- nalis Lin.; -+- Veronica scutellata Lin. ' Xantìiium strumarium Lin. Pantano di Roiate. Agrostis alba Lin. ; * Alisma Plantago Lin. ; Agrimonia Eupatoria Lin.; * Anthemis Cottela Lin.,2 * A. tinctoria Lin. Bellis sylvestris Cyr. Crypsis alopecuroìdes Schrad. ; Cyperus fuscus % virescens Ces., C. longus Lin., C. flavescens Lin.; Callitriche verna Kutz., C. stagnalis Scop. ; Cerathophyllum sp.; Corrigiola lit- toralis Lin.; * Chlora perfoliata Lin.; Calamintha parviflora Lam.; * Cirsium stridimi DC. * Dianihus Armeria Lin. Equisetum palustre Ehrh.; Er agrostis pilosa P. B.; Euphorbia Chamaesyce Lin. ; * Erigeron canadensis Lin. * Erylhraea ramosissima Pers. Gnaplialium uliginosum Lin. Heleocharis palustris var. maior Ten.; y reptans Pari.; 3 Herniaria hirsuta Lin. ; * Hieracium sp. cfr. i£ murorum Lin. Jitncus effusus Lin., «7. lamprocarpos Ehrh., /. Bufonius Lin. ; 7>u«ta Conyza DC. ; iVmta graveolens Desf. * Leersia oryzoides Schrad. ; 4 * Linum gallicum Lin. ; * Lythrum Salicaria Lin.; * Lactuca scariola Lin. 1 Specie nuova per la flora romana, indicata dal Maratti, FI. rom., I, p. 14, per Ostia e ritrovata da me in molte località delle paludi pontine nel 1898. 2 Forme della microflora, pigmee, esili, uniflore!. 3 Corrisponde in tutto ad esemplari piemontesi raccolti presso il lago di Mergozzo dal dott. Chiovenda e donatimi nel 1895 : differisce dal tipo per essere in tutto una pianta più piccola, a culmi sottili generalmente incurvi, a rizomi ben manifesti, serpeggianti, a spica lanceolata, esile ecc. ecc. Nota per la Sicilia e per l'Italia setten- ti'ionale : sarebbe nuova per l'Italia centrale. Esclusivamente nei bordi arenosi asciutti del lago. Una forma identica ho raccolta nel 189S lungo il fiume dalle Volte presso porto Badino (p. pontine). 4 Sono i primi esemplari della specie raccolti in provincia di Roma (16 Vili 1893) : per le altre località cfr. Béguinot, in Bull. Soo. Bot. Ital., p. 24 (1899). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' Il FEBBRAIO 63 Myosotts pzlustris With.; Mentha aquatica Lin., .1/. Pule- giani y hirsutum Per. in Bull. Soc. Boi. de France, t. XVII, p. 203 (1870), Briquet, Lab. Alpes marilimes, 1. e.1 * Xaslurtium sylvestre R. Br. * Panicum Crus- Galli Lin.; * Phleum Michela Ali. vai*, am- biguum Tea.; Potamogelon natans Lin., P. crispus Lin., P. lucens Lin.,- P. pectinaius Lin.; * Polygonum amphibium Lin. var. natans Koch., * P. lapathyfolium Lin. tip. var. in- canum (Schimdt) et var. pusillum Nob. ! ; 3 * Plantago Psyl- lium Lin.; Pulicarìa vulgaris Gaertn. * Ranunculus sardous Crantz. var. J3 hirsutus Curt. FI. Lond. fase. II, t. 40 (1777); Béguinot, in Bull. Soc. Boi. Hai., p. 121 (1897), in Herb. Camil. Doriae, n. 3018. 4 * Scirpics lacustris Lin.; S. maritimus Lin.; Sparganium ramosum Huds.; Spergularia rubra Pers.; Selaria glauca P. B. Xanthium strumarìum Lin. Zannichellia palustris Lin. 1 Foglie pubescenti: pianta irsuta a peluria bianca o grigia con i rami eretti oppure, sopratutto gli sterili, allungati, ramosi, diffusi. Vi si devono riferire come sinonimi: M. Puhgium |3 tomentosa Sm. ; M. Puler/ium j3 De-Not. Repertor., p. 315, ecc. ecc. a Specie nota fino a qui per le paludi pontine, donde l'bo rac- colta in molte località: cfr. Fiorini-Mazzanti, in Giom. Arcad. di Roma, t. XVIII, p. 161 (1837); Béguinot, Prodrom., p. 40. Nell'Erb. Lic. Visconti (Roma) se ne conservano saggi raccolti dal Senni (4 IV 1898) nel lago di S. Giovanni presso le Acque Albule. 3 Affine alla var. incanum da cui differisce per essere pianta in tutto più piccola, a fusti esili, eretti (5-10 cm.), internodi brevi, raccor- ciati; foglie strettamente lanceolate aracnoideo-floccose in ambedue le pagine, sopratutto nella pagina inferiore ; ocree tomentose ; ra- cemi con pocbi fiori, brevi, contratti; perigonio finamente nervoso, con qua e là qualcbe gbiandola ; pianta, a giudicare dalle radici, annua. Abbondantissimo nei bordi arenosi del lago. 4 Tale varietà è frequente nella provincia e l' ho ritrovata in molte località Lepine. Presso Arsoli in Herb. Camil. Doriae, n. 3031, si conservano saggi, che secondo il Sommier, vanno riferiti alla var. intermedius Poir, Encycl., VI, p. 116, caratterizzati dalle foglie gla- bre o glabrescenti, o con peli appressati e dai carpelli lisci o quasi ; e nel n. 2230 e 2231 esemplari dei dintorni di Terracina, riferibili alla var. parvulus Lin. Mant., p. 79 et Burnat, in oss. R. sardous, FI. Alp. marti., I, p. 39: pianta ridotta in tutte le sue parti, fusti raccorciati, semplici (4-10 cm.), uni-pauciflori, ebe anch' io ho rac- colto in più. luoghi in provincia. 6i SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO NOTA SUI CIRSI DEL TONALE. PER ENRICO GELMI. In una mia escursione botanica nell' alta valle di Sole, reca- tomi sul finire di luglio al passo del Tonale vi scopersi una stazione di Cirsi, che per la quantità delle forme ibride rinve- nute è senza dubbio anche delle più interessanti del Trentino. Il passo percorso da una bella strada carrozzabile sta a 1900 m. di altezza su suolo granitico ed è formato da una vasta di- stesa di terreni acquitrinosi, di prati umidi o paludosi. Alcuni piccoli rigagnoli ne raccolgono le acque, le versano nel torrente Vermigliana, che disceso in fondo alla valle, le porta nel Nos. L' umidità necessaria o favorevole a molti Cirsi al Tonale quindi non manca, e infatti in una superficie poco estesa quale è quella che sta fra la cantoniera, 1' osteria e 1' ospizio si rin- vengono i Cirsium palustre, acaule, heteroplujllum, monta- num, Erisithales e spinosissimum. Essi crescono di preferenza nei prati, sui pendii erbosi, nei boschetti di Alnus viridis ecc. situati sopra la strada postale e nella valletta percorsa dal tor- rentello, che disceso dalle cime scorre poco lungi dall'ospizio e passa sotto la strada postale presso 1' osteria. Eccettuato il C. acaule, molto diffuso nei prati, tutti gli altri, benché abbon- danti in alcuni punti, non possono dirsi frequenti, i numerosi ibridi poi sono quasi tutti più o meno rari. I Cirsium eriophorum, lanceolalum e arvense si rinvengono ai margini della strada, nei cespugli e sui pendii adiacenti alla stessa; vi mancano invece i C. Carnìolicum, oleraceum e Pan- nonicum. Malgrado le ricerche fatte non ho potuto scoprire gli ibridi: palustre X Erisithales, palustre X montanum e pa- lustre X ìieterophyllum. acaule X Erisithales. — Assai raro in luoghi erbosi fra ce- spugli lungo la strada. Ha il caule di 5-10-20 cm. eguale alle foglie o più breve, semplice o diviso in due rami cia- scuno con uno o due capolini, colore dei fiori porporino sporco volgente al gialliccio, lembo della corolla eguale o poco più lungo del tubo. Del C. Tirolense Treuinf., che è una forma distinta per il caule alto 25-40 cm. molto più lungo delle foglie, ne trovai solo pochi esemplari. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 65 acaule X montandm. — Raro in una piccola valletta sopra la strada prima dell'osteria in due forme abbastanza distinte benché congiunte da qualche esemplare più o meno inter- medio. Una per il caule alto 10 cm. più breve delle foglie portante un sol capolino colle squame iuvolucrali verdi rossiccie corrisponde al C. breviscapum Eichenf., l'altra forma molto diversa e che io chiamerò C. Tonalense ha il caule alto 15-25 cm. eguale o più lungo delle foglie di- viso in due o tre rami monocefali, o semplice con 2-3 ca- polini glomerati in cima, il lembo della corolla più lungo del tubo, le squame dell'involucro oblongo-lanceolate rosso porporine ed il caule superiormente arachnoideo tomentoso. acaule X heterophyllu.m. — Cresce nella valletta coli' ibrido precedente, dove ne trovai parecchi cespiti, qua e là poi qualche altro esemplare. Sembra fiorire di raro o assai tardo, perchè ai primi di agosto cinque soli esemplari erano ben sviluppati, gli altri avevano i capolini ancora assai gio- vani o ne erano privi affatto. acaule X palustre. — Malgrado la frequenza delle due specie non mi riesci di trovare questo loro ibrido che in due soli esemplari. Ha il caule alto 20 cm. tutto fogliato monoce- falo, foglie non decorrenti, capolino mediocre bratteato, squame verdi-rossiccie terminate da una spina brevissima, fiori porporini, iembo della corolla eguale al tubo. acaule X spinosissima!. — Raro nei siti erbori lungo il tor- rente dall' osteria all' ospizio. Caule umile di 3-5 cm. molto più breve delle foglie, in qualche esemplare arriva però anche fino ai 10 cm., capolini 3-5 più o meno glomerati, squame verdi, le superiori in cima rossiccie, corolle bian- che, in un solo esemplare rosee. I segmenti delle foglie sono ora più ora meno profondi cigliato-spinosi, spine va- rianti in dimensione e rigidezza. heteropiiyllum X Erisithales. — Non raro in molte forme che congiungono gradatamente le due specie. Il C. Tappeineri Rchb. fil. comprende gli individui che nel complesso si avvicinano più al C. heteropiiyllum, il C. Hausmanni Rchb. fil. quelli che somigliano più all' Erisithales. Fra tutte queste forme se ne distingue una per le foglie che non sono sinuato-pinatifide, ma lobate coi lobi poco Bull, della Svc bot. (tal. 5 66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO profondi od anche intere e solamente dentate. Evidente- mente m questa forma prese parte all'incrocio il C. hete- rophyllum var. helenìoides. heterophyllum X montanum. — A differenza dell' ibrido antece- dente questo è rarissimo; ne rinvenni tre forme; una che tiene il medio fra le due specie e può identificarsi al C. Sennholzi Eichenf., un'altra che porta 5-6 capolini glome- rati in cima al caule come il C. montanum, dal quale si distingue tosto per le foglie tomentose sul dorso; ed una terza munita di foglie lobato-dentate e non pinnatifide, alla quale deve probabilmente aver dato origine la var. hele- nìoides del C. heterophyllum. In tutte queste forme il lembo della corolla è molto più lungo del tubo. Erisithales X montanum. — È ibrido non raro che colle sue numerose forme congiunge gradatamente una specie al- l'altra fino a tal punto che qualche esemplare sembra non differire dal C. Erisithales che per i fiori rosei. A queste forme critiche quadra benissimo quanto Treuinfels nella sua opera : Die Cirsien Tirols, pag. 288, scrisse in riguardo agli ibridi del C. Pannonicum: « Nel Trentino il C. Panno - nìcum incrociandosi coli' Erisithales produce forme del tutto somiglianti a quest'ultimo e dal quale sembra non diversifichino che per il colore rosso del fiore. Esaminando però attentamente, si rinvengono qua o là delle differenze, le quali benché minuziose indicano un' origine ibrida. Ora sono leggere traccie di tomento arachnoideo sul caule o sulla pagina inferiore delle foglie, ora i capolini che sono eretti, ora la mancanza della caratteristica peluria dei pe- duncoli fiorali, oppure una mescolanza della stessa con to- mento arachnoideo. » spinosissimdm X Erisithales. — Piuttosto raro fra i cespugli sotto e sopra la strada in alcune forme, quali intermediarie fra le due specie, quali più vicine all' Erisithales (C. /la-0 vescens Koch .. Non ho osservato alcun esemplare spettante al C. Oanderi Huter. (super spinosissimum). spinosissimdm X montanum. — Raro in luoghi umidi erbosi lungo il torrente sopra l'ospizio. Ne trovai alcune forme tra loro più o meno diverse per quanto riguarda la lar- ghezza delle foglie, ma tutte spettanti alla combinazione super 'spinosissimum. Corolle bianco-gialliccie, antere rosee. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 67 spinosissimum X heterophyllum. — Rarissimo lungo il tor- rente in siti umidi all'altezza dell'ospizio. Tutti gli esem- plari raccolti spettano alla forma superhelerophyllum-C. heteropliylloides Treuinf. Corolle gialliccie. SPINOSISSIMUM X HETEROPHYLLUM X MONTANUM. — Caule fogliato fino in cima, peloso, nella parte saperiore alquanto arach- noideo, foglie ovato-oblunghe, le inferiori alato-picciuolate, le superiori sessili a base larga sinuato-partite coi segmenti lato-ovati o bislunghi lobato-dentati spinuloso-cigliati, le su- periori di sotto leggermente arachnoidee. Capolini di gran- dezza mediocre in numero di tre aggregati forniti di brevi brattee. Squame lanceolate porporine percorse da una linea più scura e terminate da una spina gialla. Corolle zolfine con antere rosee, lembo assai più lungo del tubo. Ne trovai tre soli esemplari in compagnia dell'ibrido pre- cedente: questa circostanza unita all'aspetto generale della pianta mi fa ritenere che la combinazione di questo ibrido triplo sia : (spinosissimum X heterophyl.). X monianum. Il cirsio montano si manifesta, oltreché nella larghezza della rachide e dei segmenti delle foglie, anche nella corolla il cui lembo è lungo quasi due volte il tubo. spinosissimum X palustre. — Trovai questo bellissimo e raro ibrido lungo il torrente non molto sopra la strada. Il caule fogliosissimo e talvolta rossiccio può arrivare anche fino a un metro di altezza. Foglie non decorrenti, capolini 4-6 aggregati in cima al caule, sostenuti da brattee eguali a loro, squame involucrali rosso porporine con carena viscosa più scura e terminate da una spina gialla, corolle zolfine col lembo più lungo del tubo. Rinvenni anche alcuni esemplari forniti di 7-8 capolini aggregati in cima al caule e di altrettanti solitari in cima a rami gracili lunghi 10-15 cm. nati nell'ascella delle fo- glie della metà superiore del caule. spinosissim. X palusteìe X Erisithales. — Cresce rarissimo col precedente, dal quale si distingue facilmente per il caule più basso e meno fogliato, per i segmenti delle foglie grandi larghi e nelle inferiori più o meno voltati all' ingiù, per i capolini più grossi rotondati alla base subbratteati solitari od aggregati in cima al fusto ed ai rami, per le squame verdi 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO appena rosee munite di spine più brevi. L'influenza del C. Erisìthales in questo ibrido si manifesta nella forma dei segmenti delle foglie, nell' infiorescenza aperta ramosa, nei capolini grossi rotondi subnutanti e nella forma e colore delle squame. Ritengo che la combinazione di questo incrocio sia (spi- nosissim. X palustre) X Erisìthales. SPINOSISSIM. X PALUSTRE X HETEROPHYLLUM. — Ne trovai UI1 Solo esemplare in compagnia dei due ibridi precedenti. Ha il caule alto 70 cm. tutto fogliato arachnoideo, foglie inferiori alato- picciuolate, una sola decorrente fin quasi alla foglia sotto- posta, le superiori abbracciane il caule di sotto più o meno arachnoidee, segmenti lobati acuminati spinosi, il terminale lanceolato allungato. Capolini grandi in numero di tre, glo- merati in cima al caule e muniti di brevi brattee, squame ovato-acuminate glabre porporine con una striscia viscida appena marcata e munite di una breve spina. Corolle por- porine col lembo poco più lungo del tubo. In questo ibrido è facile distinguere tutti e tre i componenti. NUOVE AGGIUNTE ALLA FLORA TRENTINA. PER ENRICO GELMI. Anemone nemorosa X trifolia. — Nella primavera del 1898 scopersi questo raro ibrido nel circondario di Trento e pre- cisamente sopra Povo nei boschetti sotto il passo Cimirlo. Finora era tato osservato solamente in Carniola e nel Tirolo in Pusteria. I boschi sotto il Cimirlo, formati di una miscellanea di alberi e cespugli diversi, danno ricetto a molte piante interessanti o rare. U Anemone nemorosa vi cresce piuttosto rara, non così la trifolia, che vi è anzi frequente. L'ibrido si trova più o meno abbondante e di preferenza nel bosco umido. Trovo cosa del tutto inutile il dare una descrizione delle numerose forme che vi rinvenni, giacché, come del resto in tutti gli ibridi, i caratteri delle due specie si mescolano e si sovrappongono in modo cosi vario da produrre forme che per le foglie o per i fiori od altro sono ora più simiglianti all'uno ora all'altro dei pa- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 69 renti. Le antere dell'ai, nemorosa sono gialle, quelle della trifolia bianche, nell'ibrido le trovai constantemente gialle e ciò anche nelle forme che per gli altri caratteri stanno più vicine alla trifolia. I sepali invece passano per grada- zioni dal color bianco al roseo carico. L' A. trifolia in certe località si rinviene talvolta coi sepali tinti di un leggero color roseo mentre nel resto ha tutti i caratteri della specie pura comprese le antere bianche. Evidentemente qui non si tratta di ibridismo ed anche la tinta dei sepali in tal caso è estranea a qualsiasi influenza dell' A. nemorosa. Thalictrum galioides Nest. — Sopra Povo per salire al passo Cimirlo. Ficaria verna Huds. — Abbondante a Madrano, di recente si è introdotta a Trento ove la trovai rara in due località: oltre il Fersina e alle Ghiaie presso la ferrata. Cresce anche presso il lago di Terlago. Ranunculus Aleae Willk. — Vigolo Vattaro nei prati e nelle siepi verso il Castello. Questo ranuncolo non è che una forma estrema e meridionale del R. bulbosus; forme inter- medie o di transizione sono frequenti, ne rinvenni a Trento, a Castagne ed altrove. Batrachium fluitans Wimm. — San Michele nella fossa e. d. di Cai darò. Trollius Europaeos L. — Lo trovai in Lavarone abbondante nei prati fiorito alla metà di settembre. Il sig. Damiano Graziadei di Caldonazzo mi assicura che questa rifioritura autunnale del Trollio in Lavarone avviene costantemente tutti gli anni. Aconitom variegatd.m L. — Boschi presso Caldonazzo. Nuphar luteum Sm. — Abbondantissimo nello stagno di Monte Rovere (Graziadei). Fumaria Vaillantii Loisl. — Leifers (Biasioni). Roripa paldstris Rchb. f. posilla DC. — Stagno di Monte Rovere. Arabis brassiciformis Wallr. — Valle di Cei. Lepidium graminifolium L. — San Michele. Capsella rubella Reut. — Scoperta a Trento dal D.r Giuseppe Murr e poi osservata da lui e da me in parecchie località a Trento, Rovereto, Riva ecc. ; sembra diffusa nel Trentino meridionale. 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Capsella rubella X Bursa = C. gracilis Grenier. — Tosto dopo la scoperta della C. 7yiìbella trovai anche il suo ibrido colla C. Bursa. Esso si rinviene in tutti i luoghi dove le due specie crescono assieme. Hutchinsia procdmbens Desv. — Nella valle di Garniga sotto le roccie presso un molino. Raphands Raphanistrum L. — Abbondante nei campi della malga Candriai sopra Sardagna di Trento. Viola hirta x odorata. — Terlago. Viola strutta Hornem. — Nei prati a Vigolo Vattaro, Castagne, Vasone e Candriai sopra Sardagna. In questa specie lo sprone varia in lunghezza ed in forma, e nella stessa lo- calità si rinvengono esemplari con sprone breve o lungo, ottuso o appuntito, diritto o curvo, cilindrico o scannellato con due punte. Hausmann infatti a pag. 100 e 1408 della sua Flora sostiene che le V. strida e Schultzii non solo non sono fra loro specificamente diverse, ma che si possono anzi riguardare come forme della V. canina L. Hypericum hirsutum L. — Trento al Cimi rio ; Àlolveno per Gazza. Acer platanoides L. — Presso Fucine in vai di Sole. Oxalis cornicdlata L. — Abbondante sul monte dei Cappuc- cini a Trento ; qualche raro esemplare cresce anche lungo le strade e nelle vie stesse della città. Rhamnus cathartica L. var. Hijdriensis (Hacq.) DC. ; var. inermis Timb. — Trento in più luoghi. Vicia villosa Roth. forma tipica. — Nei campi a Garniga nuova. Lathyrus Nissolia L. — A Serso presso Pergine. Geum montanum X rivale. — Ho scoperto una piccola colonia di questo bellissimo ibrido sul monte Roen in valle di Non verso la sommità, in due forme, l'una coi petali gialli ap- pena smarginati e forniti di breve unghia, l'altra coi petali giallo -rossigni molto smarginati e con unghia allungata quasi come nel G. rivale. Finora questo ibrido nel Tren- tino era noto solo dai monti Bondone e Gazza di Trento. Potentilla caulescens L. var. viscosa Huter. — Nella salita da Aldeno a Garniga e in valle di Smarano presso Tajo. Rosa alpina X spinosissima. — Biasioni raccolse questo ibrido sul monte Caliso di Trento, io ne ho trovato una colonia nei SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' Il FEBBRAIO 71 boschetti lungo la strada carreggiabile che da Mezolom bardo va a Fai. Sul Corno di Vasone presso Trento è frequente tanto con fiori rosei che bianchi. Rosa graveolens Gren. — Da Mezolombardo a Fai. Rosa glauca Vili. — Da Mezolombardo a Fai lungo la strada carreggiabile. Rosa trachyphylla Rau. — Da Mezolombardo a Fai lungo la strada carreggiabile. Poterium muricatum Sp. — Lavin i di Marco. Epilobium Fleischeri Hochst. — Abbondante a Fucine in vai di Sole nel letto del torrente Vermigliana. Epilobium Fleischeri X Dodonaei. — Nella stessa località in compagnia delle due specie. Circaea intermedia Ehrh. — Boschi di Andalo. Hippuris vulgaris L. — Toblino. Herniaria hirsuta L. — Riva (Murr). Specie nuova per il paese. Scleranthus perennis L. — Strada da Vermiglio al Tonale. Scleranthus perennis X annuus. — Strada del Tonale col precedente. Saxifraga Burseriana L. — Sulle roccie perpendicolari del monte Roen. Bupleurum opacum Willk. — A San Rocco presso Trento ed a Loppio (Murr), io raccolsi questa pianta a Vezzano già nel 1882. Selinum Carvifolia L. — San Michele. Asperula galioides M. B. — Trento alla Scala. Specie nuova per il paese. Galium Pedemontanum AH. — Fra Ischia e Tenna (Murr, Gelmi). Galium Parisiense L. — Fra Ischia e Tenna (Murr, Gelmi). Centranthus angustifolius DC. — Nelle ghiaje e terreni franati del vallone che dal monte Roen scende a Termeno. Knautia silvatica Dub. — Monte Roen. Knautia arvensis Court, v. integri folta G. Meyer f. glancliili- fera. — Povo presso Trento, Borgo. Micropus erectus L. — Da Garniga nuova a Cimone, Cesoino sopra Villalagarina, Sfruz in valle di Non. Inula sali ina L. — Andalo in un prato presso il lago ; Magre; . a Trento dietro il Caliso e in luoghi aridi sassosi alla Vela, sulla Maranza ecc. 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Inula hirta L. — In molti luoghi cresce in compagnia della specie una forma gracilis, che si distingue dalla forma normale per il caule sottile sparso di pochi peli o quasi glabro, per il capolino più piccolo fornito di squame involu- crali lunghe strette e non larghe fogliacee come nella forma tipica. Per questo carattere corrisponde precisamente a quelle forme di Hieracìum villosum fornite di squame in- volucrali strette, che congiungono il tipico villosum aiVelon- gatum e glaucum. Inula hirta >( salicina — /. rigida Dòli. — Scopersi questo ibrido alla Vela di Trento nei boschetti sassosi aridi sopra il torrente in compagnia delle due specie; posteriormente lo rinvenni anche al Cimirlo e sulla Maranza. È nuovo per il Trentino. Galinsoga parviflora Cav. — Fucine in Val di Sole. Achillea tanacetifolia Ali. — Molveno ; Val di Sole. Girsium Pannonicum Gaud. v. sinuato dentatum Holuby. — Dal Cimirlo alla Maranza (Murr, Gelmi). Caule fogliato fin quasi in cima diviso in alcuni rami, foglie sinuato -dentate, le radicali talvolta profondamente lobate, capolini 4-12. Si trova esclusivamente sulla nuova strada che passa per la località indicata ed è senza dubbio una forma lussureg- giante prodotta dal terreno smosso dove cresce, giacché nei boschetti situati ai lati della detta strada non si rin- viene che la solita forma normale. Cirsium Pannonicum X Erisithales. — Trovai questo ibrido nella salita da Spormaggiore a Fai-Andalo. Ne rinvenni un esemplare anche al Cimirlo presso Trento, sempre in compagnia delle due specie. . Cirsium heterophyllum X Erisithales. — Monte Gavanello sopra Torcegno in Valsugana. Carduus nutans X acanthoides. — Trento lungo la strada per Gardolo. Lappa tomentosa Lam. — Sfruz in valle di Non. Chondrilla prenanthoides Vili. — Trento, lungo la strada che dal passo Cimirlo va alla Maranza. Mulgedium alpinum Cass. — Tonale. Crepis grandiflora Tausch. — Tonale. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 73 HlERACIUM HYPEURIUM N. P.- HOPPEANUM X PlLOSELLA. — Monte Bondone di Trento, San Pellegrino in Fiemme. — Pilosella X Florentinum. — Rovereto ai Lavini di Marco, Trento al Cimirlo. — canu.m N. P.- Pilosella X cymosum. — Sul monte Bondone di Trento raro in piccole colonie nei prati, nei pascoli del Pallone e nei prati del Corno di Vasone. — velutellum N.P.- Pilosella X glaciale. — Nei pascoli della cima Paganella di Trento. — niphobium N. P. - Auricola — glaciale. — Prati del monte Bondone di Trento e di Canfedin sul monte Gazza. — glaciale Reyn. — Monte Roen in valle di Non. — brachycomum N. P. - furcatum — Auricula. — Prati del monte Bondone di Trento e del monte Roen in valle di Non. — DENSICAPILLUM N. P. - CYMOSOM — GLACIALE. — Non raro liei prati del monte Bondone in diverse forme di cui taluna si avvicina al H. Tendinum N. P. — sciADOPHORU.M N. P. - cy.mosum X Auricula. — Non raro nei prati del monte Bondone e sul Vasone in molte forme. — Ziziandm Tausch. — Monte Bondone, Candriai e rive del- l'Adige presso Trento; Serso presso Pergine, valle di Cei. — leiosoma N. P. — Al demo per Garniga. — Illyricum Fr. — Termeno, Molveno, valletta di Smarano presso Taio. — glaucum Ali. — Monte Roen nella discesa verso Ter- meno. Fai. — piliferum Hoppe. — Monte Roen. — Berardianum X Illyricum. — San Michele in luogo sassoso lungo l'Adige presso il paese, non raro. Piiyteuma laxiflorum Beyer. — Dòrfier Katal. der Wiener bot. Tauschv. 1897-98. Trento nei boschetti di Gocciadoro. Tra Ischia e Tenna. Questa specie istituita su esemplari provenienti da S. Germano delle Valli Valdesi, venne dal I).r Murr riconosciuta negli esemplari trentini da me distri- buiti di Ph. scorzonem folnim. Campanula Cervicaria L. — Trento nei boschetti di San An- tonio (Biasioni). Rhododendron intermedium Tausch. — Monte Gazza da San Giovanni alla malga di Ciago. 74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Rhododendron hirsutum L. v. driadifolium Murr. — Sco- persi questa bella ed elegante varietà nella salita da Cal- donazzo a Monte Rovere lungo il Menador. Si distingue- dalla specie per le foglie nella metà inferiore più o meno profondamente dentato-seghettate. Era nota solo dall' Au- stria superiore. Pirola chlorantha S\v. — Boschi al passo Cimirlo sopra Povo. Ilex Aquifolium L. — Nei boschi di Garniga nuova trovato dalla guida alpina Giuseppe Scoz. Nel villaggio vien chiamato Alloro selvatico. Gentiana Rhaetica Kerner. — Monte Vasoni di Brusago. Asperugo procumbens L. — Cadine. Echinospermum deflexum Lehm. — Molveno. Myosotis caespitosa Schultz. — Trento, rara. — silvatica v. lactea Koch. — Maranza di Trento. — hispida Schl. — Trento, Rovereto. — stricta Lk. — Tra Tenna e Ischia. Onosma Tridentinum Wett. — Trento, al Buco di Vela sul Rovajol. Melampyrum silvaticum L. — Una forma con corolle rosee nei boschi di Andaìo. Mentha ballotaefolia Opiz. — Tra Pergine e San Cristoforo nei fossi. Primula acaulis X hortensis. — In una siepe presso Povo in compagnia della solita P. acaulis rinvenni parecchi esem- plari di una Primula a fiori rosei con fauce gialla, radicali o portati da un caule più o meno allungato. Differisce dalla P. acalis X officinale, della quale possiede l'abito, per il colore roseo sporco della corolla. Io ritengo che sia un ibrido spontaneo della comunissima P. acaulis colla P. hor- tensis caulescente a fiori rossi coltivata nei giardini. Euphorbia verrucosa Lam. — Margone presso Trento (Bia- sioni). Quercus Cerris L. — Nei boschi di Margone presso Trento, rara. Alnus incana X glutinosa. — Trento al Cimirlo. Salix cinerea L. f. androgyna. — Al passo Cimirlo. — purpurea X grandifolia. — Lungo la strada da Sant'Anna al monte Bondone. — incana X grandifolia. — Da Caldonazzo a Lavarone. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 75 Elodea Canadensis Rieti. Mich. — Trento nella fossa lungo la sponda sinistra dell'Adige, nel 1898 abbondantissima. Potamogeton natans L. — Stagno di Monte Rovere. (Gra- ziadei). — FLUiTANS Roth. — San Michele. — gramineus L. — Andalo al lago. — lucens L. — Stagno di Monte Rovere (Graziadei). Zannichellia palustris L. — Garniga nuova nella vasca d'ac- qua di un molino. Orchis dstdlata X tridentata. 0. Dietrichiana Bogenh. — Sco- persi questo ibrido nuovo per il Trentino a Yigolo Vattaro in pochi esemplari, alcuni più vicini aWO.ustulata, gli altri alla tridentata. XlGRITELLA ANGUSTIFOLIA X GYMNADEN. ODORATISSIMA. — Monte Gazza nei prati di Canfedin, rara. Nigritella angdstif. X Gymnad. conopea. — Assai rara sul monte Bondone di Trento nei prati e sulla Rosta, sul monte Gazza nei prati di Canfedin e sul monte Tonale in vai di Sole. Gymnademia conopea X ODORATissniA. — Trento dietro il Caliso. Ophrys aranifera Huds. — Santa Massenza. Ophrys muscifera ; ' aranifera. — È un ibrido nuovo per il paese, lo scopersi in tre soli esemplari a Vigolo Vattaro. Ophrys Bertoloni X aranifera. — 0. Gelmii Muit in Deutsch botan. Monatschrift 1898, 12. Nel maggio 1898 scopersi questa nuova orchidea ibrida a Yigolo Yattaro in com- pagnia delle due specie. Gli esemplari raccolti formano un graduato passaggio fra le due Ophrys tanto per la forma, peluria e colore del perigonio in generale, quanto del suo labello, ma specialmente per la presenza o meno delle gib- bosità e per la forma ed estensione della macchia glabra. Gladiolus paluster Gaud. — Trento a Buco di Yela sul Ro- vajol abbondante fra cespugli in luogo arido. Iris Cengialti Amb. — Corno di Yasone presso Trento a circa 1800 m. sui pendii orientali poco sotto la cima. Galantiius nivalis L. — Luserna alla malga Campo (Graziadei). Allium acltanguldm Schrad. — Andalo nei prati presso il lago. Lozdla Forsteri DC. — Trento a Gocciadoro (Murr). Luzdla flavescens Gaud. — Boschi di Andalo. Heleocharis uniglumis Lk. — Yalle di Gei. 76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Scirpus Duvalii Hoppe. — triqueter X lacustris?. — Trento (Murr), Salorno (Gelmi). — Holoschoenus L. — Lungo la strada di Porgine sotto le roccie a picco presso Cantanghel (Murr, Gelmi). Carex pilulifera L. — Tonale nei pascoli presso la cantoniera. — ericetorum Pollich. — Monte Bondone di Trento nei prati. — digitata X ornithopoda. — Trovai questo ibrido a Trento alla Scala, a Margone sotto Ravina ed a Caldonazzo. Cresce in compagnia delle due specie in diverse forme ora fertili ora sterili. — flava X Hornschuchiana. — Trento nei prati umidi sopra Povo verso il Cimirlo. Setaria verticillata P. B. — San Michele. Sesleria coerulea Ard. — Con spiga bianco-virescente sul monte Bondone al Pallone, con spiga elongata a Trento ai Giardini. Avexa caryophyllea Wigg. — Fra Ischia e Tenna colla A. ca- inllaris. È nuova per il paese. Melica uniflora Retz. — Rara a Trento, trovata da me presso la Vela e dal D.r Murr a San Nicolò. È del resto indicata già da Perini sopra Povo. Bromus asper L. — Presso Andalo. Taxus baccata L. — Nei boschi di Garniga nuova. Equisetum arvense L. — var. alpestre Wahb. — Monte Bon- done alla sorgente delle Viotte. Ophioglossum vulgatum L. — Nei prati presso lo stagno di Monte Rovere. Adiantum Capillus Veneris L. — Presso Aldeno. Asplenium viride Huds. — var. inciso-crenata Milde. Passo Cimirlo sopra Povo (Murr). Asplenium Seelosi Leyb. — Sulle roccie perpendicolari in valle di Smarano presso Castel Bragher. A Mezolombardo in una caverna al principio della strada carreggiabile per Fai. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 77 Il segretario Baroni mostra il 1° volume di un antico erbario rac- colto in unione ad altri dal monaco vallombrosano Cammelli. ' Dice che questo erbario, in 11 volumi in folio, contiene molte piante to- scane, e in specia dei dintorni di Vallombrosa, sì Fanerogame che Crittogame, e molte altre ancora esotiche. Pel momento si limita a queste poche notizie rise'rbandosi in seguito, se lo crederà necessario, di dire dettagliatamente del suo contenuto. Intanto gli preme di far noto che, esaminando il 1° volume, gli è avvenuto di incontrare una pianticina che il Cammelli determina con la frase Micheliana : Marsilea terrestris, minima, angusti/olia, nigri- cans, flore bipartito, Tab. 4, fìg. 5, e che in tempi recenti il Corda (in Sturm, Deutschl. FI. 2,e Abth., Heft 26, 27, t. 33) riporta tra i si- nonimi della Blandowia striata Willd. tra le Podostemonacee, di cui sarebbe per ora 1' unico rappresentante europeo. Un esame più at- tento degli esemplari in discorso ci mise parò in grado di stabilire che il Cammelli aveva errato nella determinazione dei suoi esem- plari, giacché questi erano da riferirsi alla Targionia liypophylla di Linneo. Se però la scoperta di questi esemplari, battezzati erroneamente dal Cammelli, non ci ha permesso di ritrovare la pianta Micheliana, oggetto di tante discussioni e di infruttuose ricerche da parte dei botanici che finora la ricercarono, crede contuttociò che abbia ser- vito a qualche cosa e cioè a darci probabilmente sulla pianta Mi- cheliana un'indicazione del suo habitat più completa di quello che abbia faftto il Micheli nel Nova pi. genera, giacché il Cammelli ag- giunge: Oritur in parietibus secus viam quae ad Locum ducit [Pitiana] dietimi sub Tempio S. Miniatis de Podio, diotìonis Vallis-Umbrosae ad Laevam. In passato la ricordata pianta del Micheli è stata ricercata in luogo ben differente da quello ora indicato dal Cammelli, per cui è da augu- rarsi che forse con l'aggiunta di Pitiana all'habitat dato da Micheli, i botanici che s' interessano di questo importante argomento pos- sano con profitto andare alla ricerca di questa piantina e sciogliere finalmente l'intricato problema, la cui soluzione, come bene scrive il Caruel, spetterebbe a' botanici italiani il somministrarla alla scienza. 1 Plantae peregrinae ac nostrates quas Meliob Camsiellius Florentinus, Congregationis Vallis-Umbrosae, Anlonii de Cocchiis in Nosocomio Fiorentino Anatomiae Lecloris et Joannis Lapii Rei Herbariae Magistri ac Ostensoris Auditor, nec non Societatis Caesa- reae Physico-Botanicae sodalis, peculiari studio ac diligenlia collegit, recognovit, addi- lisqu'i ipsarum nominibus ac synonimis pluribus in Tomis dispostili. Sub auspiciis Xaverii Manetli, Medicinae et Botanices professoris ac Horli Caesarii Fiorentini Praefecti. An. MDCCLII. Questo erbario si conserva nella R. Biblioteca Nazionale di Firenze. 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Lo stesso Segretario presenta inoltre i seguenti lavori : UNA ESCURSIONE BOTANICA A MONTE TARINO, NEL GRUPPO DEI SIMBRUINI. — PER A. BÉGUINOT E L. SENNI. Da Vallepietra (825 m.), dove io mi trovavo dopo una rapida corsa attraverso il gruppo di monte Autore (1853 m.), salendo da Subiaco per il piano di Livata alla vetta e discendendo per l'opposto versante, decisi di visitare il gruppo di monte Tarino, interposto fra quello e il gruppo dei Cantari o di monte Viglio. Preferii questa gita a qualunque altra poiché per quanto mi era noto allora, confermato da quanto appresi di poi, il gruppo del Tarino era fra i meno noti e non ancora esplorati, dal lato botanico, del sistema montuoso dei Simbruini, che il prof. Rolli dapprima e non pochi botanici recentemente fecero oggetto di studi e di ricerche. Distratto da altre occupazioni, solo ora mi decido a pubbli- care il catalogo delle specie raccolte nella mia gita, con l'intento di contribuire alle conoscenze floristiche di questa interessante regione ed al più esatto apprezzamento della distribuzione geo- grafica delle specie che vi vegetano. La mattina del 6 agosto 1897 partii per tempo da Vallepietra e risalendo l' alta e pittoresca valle del Simbrivio e per la « Fontana delle donne » (870 m.), in poco più di due ore giunsi alla località detta « Pantano » (1215 m.), ricchissima d'acque sor- gentizie, che la rendono oltremodo fresca ed adatta ad una flora primaverile abbondante. Il sentiero continua a salire fra boschi di faggio, mescolati qua e là con essenze di minore importanza; poi il terreno si fa nudo e dopo un'ora di salita aspra e faticosa, fra detriti e sfasciumi di roccia, si arriva alla « Centa », che è una sella erbosa che divide il gruppo del Tarino da quello del- l'Autore. Lasciai a sinistra il sentiero e invece continuai per il crinale del monte che presenta per tutto il suo sviluppo il fatto di es- sere a picco e brullo a ponente sulla valle del Simbrivio, men- tre è ancora rivestito di folti boschi di faggio e pianeggiante SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 79 sul versante orientale. La cima di tutto il crinale è sprovvista di terriccio e si cammina sui detriti calcarei della roccia, aridi e infuocati dai raggi del sole ; solamente dopo tre ore arrivai sulla vetta del Tarinello (1843 m.), aridissima anche questa. Dal Tarinello il sentiero scende fino ad una sella, poi risale rapidissimo fino al Tarino (1959 m.), che s'inalza a cono, privo di vegetazione di qualunque specie. La discesa la compii per la stessa via della salita fino alla sella che divide il Tarino dal Tari- nello, poi presi per un sentiero lasciandomi a destra quest'ultimo, e scendendo per la valle delle sorgenti del Simbrivio fra boschi di faggio e di nocciuoli. La sera era di nuovo a Vallepietra. Il gruppo del Tarino appartiene alla catena dei Simbruini ed è l'anello di congiunzione fra l'Autore a nord ed il Cotento a sud, limitato ad occidente dal corso del fiume Simbrivio, a nord da quello del fosso Fioio, a sud-est dal bacino di raccogli- mento dell'An iene che ha qui le sue sorgenti. La struttura geologica del monte non differisce da quella del resto della catena ; si nota una certa abbondanza d' acqua ai piedi del monte e sulle pendici, che si manifesta in piccole sor- genti, in corsi sotterranei di rivi d'acqua al Pantano, e invece in grosse polle sorgentizie alle origini del Simbrivio, che paiono strane apparizioni in quel terreno cosi arido. Il gruppo dovette essere una volta ricchissimo di boschi e ne fanno fede ancora le zone boscate che rimangono qua e là e i grandi tratti in cui le grosse ceppaie di faggio appalesano l'an- tica presenza di boschi fìorentissimi. La specie predominante fra le piante legnose è il faggio, i cui esemplari raggiungono in alcuni punti notevoli dimensioni. Di coltura forestale non ve ne è traccia e i boschi sono lasciati abbandonati a sé stessi, e gli alberi marciti e caduti ingombrano quelle che potrebbero essere splendide faggete. Per la stagione avanzata in cui feci la gita non potei invero farmi un'idea della ricchezza floristica della regione e delle va- rie divisioni delle sue zone vegetative. Il monte certo è più po- vero dell' Autore, perchè più scarso di acque e per la mancanza di estesi altipiani erbosi e di pascoli di montagna che rendono assai varia la flora di quel monte: ed è senza confronto meno interessante dei vicini monti Cotento (2014 m.) e Viglio (2156 m.), che elevano le loro cime ad altezze maggiori del nostro monte. 80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Da quanto si conosce della vegetazione di questi monti deduco che la flora del Tarino vi partecipa, però con qualche specie peculiare come: Juniperus communis var. nana W., che è carat- teristica delle più alte vette dei monti Appennini e delle Alpi, e rappresenta il tipo nelle regioni di alta montagna; Allium glóbo- sum M. B., specie nota per qualche località delle Alpi orientali, nuovo per tutto l'Appennino; Allium fallace Don., indicato solo pei monti Tiburtini ; Molinia coerulea Mnch., genere del tutto nuovo pel romano; qualche specie rara: Calamagrostis varia Bmg., Paris auadrifolia L., Senecio apenninus Tausch., Del- phinium fissimi W., ecc., e infine non poche specie a distri- buzione geografica poco nota come si vedrà a suo luogo nel catalogo. In questo elenco sono comprese tutte le specie raccolte nella mia rapida gita, compiuta in una stagione avanzata, e con l'in- tento di tornarvi in epoca più propizia a completare il quadro floristico dell' interessante e mal nota regione. Colgo questa occasione per ringraziare il Prof. Neviani, del Liceo Visconti di Roma, che volle accogliere le mie raccolte nell' Erbario da lui iniziato e promosso, e che poi mi spinse e mi aiutò nello studio di esse. La determinazione delle pianfe è stata compiuta dal dottor A. Béguinot. 1. Juniperus Oxycedrus L. Sp. pi. ed. I, p. 1038 (1753). — Pantano. 2. Juniperus communis L. var. nana (Willd.) Sp. pi. IV, p. 854 (1805). — Vetta di m. Tarinello. Varietà nuova per la flora romana; è da ricercarsi nelle alte vette dei monti Simbruini ed Ernici. 3. Phleum Michelii Ali. var. ambiguum (Ten.) FI. nap. II, p. 64 (1824-29). — Pantano. Va riferito alla var. ambiguum Ten. per avere le glu- me cigliate dal mezzo in su. Di questa varietà, a mio giudizio, ben caratterizzata nella flora romana, e forse esclusiva, esistono saggi nell' Herb. Camil. Doriae e nei nostri erbarii delle seguenti località : Presso Fara Sabina : (18, VI, 98) Dor. ! Magnaghi !. — Nei monti Tiburtini a m. Gennaro: (V, 96) Bég. ; ed a Castiglione Capo d'acqua: SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 81 (24, VI, 94) Dor. ! A. Terrac !. — Nei monti Simbruini, a Roiate: (4, IX, 95) ; lungo la strada tra Subiaco e Ienne: (21, VI, 90) ; m. Francolano presso Subiaco : (31, VII, 93) ; ra. Autore tra Subiaco e Lavata a 500 m. : (22, VI, 90); a Campo Secco: (15, Vili, 95 e 7, VII, 98); da Campo della Pietra alla vetta: (15, Vili, 95) ; sopra Camerata Nuova: (21, VI, 90Ì Dor.! Som.!. — Nei monti Ernici ai piani di Arcinazzo: (18, Vili, 95) Dor.! Som.!: am. Scalam- bra: (3, Vili, 94) Bèg. ! — Nei monti Lepini, a Bassiano: (5, VI e 9, VII, 07); dintorni di Cori: (19, VI, 97); m. Caprea: (10, VII, 97); m. Semprevisa sopra Campo Rossello: (11, VII, 97) Dor. ! Som. ! : nei bassi monti presso Segni : (3, VIII, 94 e 22, V, 97) Bég. !. 4. Sesleria texuifolia Schrad. FI. germ. I, p. 272 (1800). — M. Tarino. 5. Calamagrostis varia (Schrad.) Bmg. En. Ili, p. 310 (1810- 1810J. = Agrostis varia (Schrad.) FI. germ. I, p. 210 OSO '>). — Pantano. Per i peli lunghi '/, o poco più della glumetta, e per la resta circa il doppio più lunga di questa, manifestamente sporgente dalla gluma, sarebbe da riferirsi, secondo le diagnosi degli autori, alla var. montana (R. et Sch.), non ancora indicata per la flora romana. 6. Agrostis alba L. Sp. pi. ed. I, p. 03. — La Centa. 7. Poa annua L. Sp. pi. ed. I, p. 00. — Pantano. 8. Poa nemoralis L. Sp. pi. ed. I, p. 00. — La Centa. 9. Poa pratensis L. Sp. pi. ed. I, p. 07. — M. Tarino. 10. Briza media L. Sp. pi. ed. I, p. 70. — Pantano. Specie rara per la flora romana dove occupa un'area molto saltuaria : i nostri erbari l'hanno anche dei monti Lepini. 11. Schleropoa rigida (L.) Gris. Spie. II, p. 431 (1844). Pantano. 12. Cynosurds cristatus L. Sp. pi. ed. I, p. 72. — M. Tarino. 13. Koeleria splendexs Presi. Cyp. et gram. sic. p. 34 (1820). — M. Tarino. Di questa specie nell' Herb. Camil. Doriae e nei nostri erbarii si conservano i saggi delle seguenti località: Nei monti Tiburtini a m. Zappi (Gennaro) : (24, VI, 94) Dor. ! Terr. A.!. — Nei monti Simbruini salendo da Subiaco a Bull, della Sne. boi. ital. 6 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL.' 1 1 FEBBRAIO m. Calvo: (1, VI, 96) Dor.! Bég.! — M. Autore al Pian di Livata a 1350 m. : (19, VII, 98) ; a Campo Secco : (15, Vili, 95); a Campo Minno a 1760 m.: (16, Vili, 93) ; sulla vetta di m. Autore a 1850 m. : (7 e 19, VII, 98) Dor. ! Som. ! — M. Viglio presso la vetta : (21, VII, 95) Bég. !. — Nei m. Ernici ai piani d'Arcinazzo : (18, Vili, 95) Dor. ! Som. ! — M. Monna e m. Passeggio: (Vili, 95) Bég. !. — Nei monti Lepini a m. Caprea: (10, VII, 97); da Bassiano a Campo Rossello: (11, VII, 97) ; vetta della Semprevisa: (11, VII, 97) Dor.! Som.!. — Alcuni esemplari di queste specie devono con ogni probabilità riferirsi alla K. splendens var. apennina (Rolli) Chiovenda, in Malp. voi. XI, 1897, p. 21 extr., ma manco di opportuno materiale di confronto per deciderlo con sicurezza. 14. Molinia coerulea (L.) Moench. Meth., p. 183 (1794). = Agrosiis coerulea L. Sp. pi. ed. I, p. 63 ,(1753). — Pantano e vetta di m. Tarino. Genere nuovo per la flora romana : la località indicata dal Maratti « ad duas turres. » FI. rom. I, p. 56 (sub Aira), non sembra certamente attendibile. 15. Festuca arundinacea Schreb. var. Fenas (Lag.) Gen., p. 4 (1816). — Pantano. 16. Paris quadrifolia L. Sp. pi. ed. I, p. 367. — Nelle faggete ai piedi di m. Tarino. I nostri erbari la posseggono inoltre di: Monte Autore: (VIII, 95) Cortesi!; nelle faggete poco sopra il Pian di Livata a circa 1600 m. : (2, VI, 96) Dor.! Bég.!; da Livata a Campo Minno 1325-1700 m. : (19, Vili, 93); da Campo Minno a in. Autore, m. 1700-1830: (3, Vili, 93) Doria ! ; Filettino alla macchia di Faito, 1430 m. : (27, Vili, 93). 17. Allium globosum M. Bieb. FI. taur. cauc. I, p. 262. == .4. saxatile Bieb. 1. e. — M. Tarinello (1843 m.) e m. Tarino (1929 m.). Neil' Herl). CamiL JDorìae esistono anche saggi raccolti a m. Calvo m. 1590: (18, VIII, 93 e 13, Vili, 95) Dor.!. - Differisce da A. ochroleucum W. Kit., a cui più si av- vicina e col quale l'ho confrontato con esemplari rac- colti dal Marchese Doria tra lo Zucchero e m. Gazzo, nel SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 83 comune di Borzoli (Liguria), il 28, IX, 92 e determinati dal Som mier, e con altri raccolti dallo stesso e dal Som- mier nella Liguria occidentale salendo da Cogoleto al m. Beigna, a m. 800-1000: (24, Vili, 95 ì ; e a m. Tobbio presso Voltaggio: (19, Vili, 95) dal prof. R. Gestro e tut- tora indeterminati, principalmente per i seguenti carat- teri: tuniche dei bulbi intiere e non sfibrate e lacerate come in tutti gli esemplari liguri; foglie lineari filiformi larghe al massimo 1 min,, cilindrico-scanalate e non lineari piane, larghe da 2 a 5 min.; petali giallastri negli esem- plari di m. Calvo, striati di carnicino in quelli di m. Tarino, acuti od acuminati, laddove sono manifestamente ottusi negli esemplari genovesi ; spata con una valva più breve dell'ombrella, l'altra prolungata in un mucrone fogliaceo (rostrata), quasi senza eccezione superante di molto l'om- brella, laddove le valve sono costantemente più brevi in A. ochroleucum. Lo scapo varia inoltre per essere an- goloso o quasi cilindrico negli individui molto sviluppati, alto 1-3 dm. foglioso solo in basso, con le foglie o guaine ta- gliate trasversalmente, come negli esemplari liguri ; l'om- brella varia per il numero e la lunghezza dei peduncoli fiorali ; ecc. Confrontato dal Sommier (in litt.) con esem- plari d'Istria e dei dintorni di Trieste conservati nell'Er- bario centrale di Firenze, sotto il sinonimo di A. saxatile, vi corrisponde in tutto. Specie nuova per tutto l'Appen- nino ; sarebbe indicata per ora delle Alpi orientali, del Bellunese, Istria e presso Trieste!. 18. Allium fallax Roem — Schult. Syst. VII, p. 1072 (1829). — Cima di m. Tarino. Distinto principalmente dal precedente per la presenza di un rizoma; le foglie lineari larghe circa 2 mm. ; la spata non mucronata né rostrata, molto più breve dell'ombrel- la ; i fiori violetti-pallidi ; ecc. — Specie assai rara perla flora romana; il Sanguinetti Prod., p. 270, l'indica per m. Vettore in Umbria ; per il romano la citano il Solla (Contr. staci, fi. rom. in Bull. Soc. Adr. Se. Nat. in Trie- ste, voi. Vili, 1883, p. 59 extr.) per m. Morone della Croce nel gruppo di m. Gennaro, località riportata nella Flora, in Guida prov. rom. Abbate, ed. Il, voi. I, p. 211. 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 19. Allium tenuiflorum Ten. FI. nap. I, p. 165 (1811-15). — M. Tarino. 20. Allium sphaerocephalum L. Sp. pi. ed. I, p. 297. — M. Tarino. 21. Fagus sylvatica L. Sp. pi., p. 1416. — La Centa. 22. Polygonum Bellardi Ali. FI. pedem. II, p. 205, tab. 90, f. 2 (J875). — Pantano. 23. Rumex Acetosa L. Sp. pi. ed. I, p. 337. — Pantano. 24. Thesium divaricatum Janka in M. et K. deut. fl. II, 285. — M. Tarinello. 25. Thalictrum flavum L. Sp. pi., p. 546. — Pantano. 26. Delphinium fissum W. K. le. rar. I, 81. — La Centa. Neil' Herb. Camil. Doriae e nei nostri erbari esistono inoltre saggi delle seguenti località: — M. Autore sopra il Pian di Livata a circa 1500 m. : (11, Vili, 95) ; a Campo Minno a ra. 1650 : (19, VII, 98) ; a Campo della Pietra a m. 1300: (20, VII, 98); presso le capanne dei falegnami sopra Livata: (20, VII, 98) Doria!; poco sopra il San- tuario della SS. Trinità a circa m. 1500: (26, VII, 95) Bég. ! 27. Aconitum Lycoctonum L. var. neapolitanu?n (Ten.ì Syll. fi. nap. app. IV, p. 21 ; Chiov. in Bull. Soc. Bot. Ital. p. 385 (1892). — M. Tarino. 28. Aethionema saxatile (L.) R. Brown in Ait. hort. Kew. 2.a ed. IV, p. 80. = Tklaspi saxatile L. Sp. pi. ed. I, p. 646 et auct. vet. — M. Tarino. 29. Dianthus Carthusianorum L. Sp. ed. I, p. 409. — M. Ta- rino e vetta di m. Tarinello. 30. Arenaria serpyllifolia L. Sp. pi. ed. I, p. 423, a typica. — Vetta di m. Tarinello. Pianta minutamente pubescente, a sepali ovali lanceo- lati, largamente scariosi. 31. Geranium pyrenaicum L. Mant. I, p. 97 et Mant. alt., p. 257. — M. Tarino. 32. Geranium Robertiandm L. Sp. pi., p. 955. — M. Tarino. 33. Linum catharticdm L. Sp. pi., p. 401. — Pantano. 34. Cuscuta Epithymdm Murr. su Gallimi purpureum L. — M. Tarino. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' U FEBBRAIO 85 35. Lina ria minor L. Sp. pi. ed. I, p. 617. — M. Tarino. 36. Pedicdlaris elegans Ten. FI. nap. IV, syll. p. 87; Chiov. in Malp. voi. XI (1897), p. 14 extr. — Vetta di m. Tarinello. Nell'Erbario del Liceo Visconti (Roma) v'è inoltre pei: pascoli di m. Autore: (VI, 95) Cortesi !. 37. Satureja tenoifolia Ten. FI. nap. I, prod., p. 33. — Pantano. 38. Calamixtha officixalis Mnch. Meth., p. 409. — M. Tarino. 39. Calamixtha suaveolens Sm. ? — M. Tarino. 40. Brunella vdlgaris L. Sp. pi. ed. I, p. 600 (sub Prunella). — Pantano. Forma a corolle bianche e forma a foglie pinnatifide. 41. Galeopsis Ladanum L. Sp. pi. ed. I, p. 579. — Pantano e m. Tarino. 42. Cytisus Laburxum L. Sp. pi. ed. I, p. 739. — Pantano. 43. Axthyllis montana L. Sp. pi., p. 719. — La Centa. Neil' Herb. Camil. Dorine esiste inoltre per : monte Calvo a 1590 m. : (18, VIII, 93), e monte Viglio, 2156 m.: (23, Vili, 93) Doria !. 44. Lotus corxicdlatus L. Sp. pi., p. 775. — Pantano. 45. Vicia Gerardi Vili. Dauph. I, 266?. — M. Tarino. 46. Sempervivum tectorum L. Sp. pi. ed. I, p. 461. — Cresta di m. Tarinello. 47. Sedum hispanicum L. Amoen. acad. 4, p. 273. — M. Tarinello. 48. Sedum album L. Sp. pi. ed. I, p. 432. — M. Tarino. 49. Sedum acre L. Sp. pi. ed. I, p. 432. — M. Tarino. 50. Bupleurum junceum L. Sp. pi. ed. II, p. 343. — M. Tarino. 51. Asperula cynanchica L. Sp. pi. ed. I, p. 104. — Pantano. 52. Galium purpureum L. Sp. pi. ed. I, p. 107. — M. Tarino. 53. Waiii.embergia graminifolia B. et H. — Vetta di m. Tarino. I nostri erbari e l' Herb. Camil. Borine possiedono an- cora le seguenti località: — Nei monti Simbruini, a m. Calvo a m. 1590: (18, Vili, 93); m. Autore a Campo Minno a m. 1700: (3, Vili, 93); sulla vetta a circa 1850 m.: (3, Vili, 93 e 15, Vili, 95); presso il Santuario della SS. Tri- nità a 1330 m.: (22, VI, 96); m. Cotento a m. 2014; (26, Vili, 93 1 ; m. Viglio a m. 2156: (23, Vili, 93) Doria!. m. Viglio: (21, VII, 95) Bég. !. — Nei monti Ernici, a m. Passeggio a circa 2000 m. : (16, Vili, 95) Bég.!. — Nei monti Lepini sulla vetta della Semprevisa: (6 e 11, 86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO VII, 97) Dor. ! Som.!; sulla vetta di m. Cacume a circa 1050 m.: (26, V, 97) Doria!. 54. Campanula kotundifolia L. Sp. pi. ed. I, p. 163. — Fonta- nile al Pantano. 55. Senecio apenninds Tausch ; Chiov. in Malp. a. 1897, p. 8 estr. — Vetta di m. Tarinello. 56. Pyrethrdm corymbosum W. Sp. Ili, p. 2155. — M. Tarino. 57. Carlina acanthifolia Ali. FI. pedem. I, 156. — M. Tarinello. 58. Carlina vdlgaris L. Sp. pi., p. 828. — M. Tarino. 59. Centadrea montana L. Sp. pi., p. 911. — M. Tarino. Specie polimorfa, con alcune forme che fanno passaggio all'affine C. accillaris Willd., dalla quale non è sepa- rata e distinta, come me ne scrive il Sommier, da caratteri precisi e costanti. Fra gli esemplari raccolti alcuni hanno fimbrie eguagliatiti la larghezza del mar- gine delle squame, altri circa il doppio più lunghe : le fìmbrie sono bianche, esili, oppure nerastre o gialla- stre, robuste ; le brattee sono ovali allungate oppure ovali abbreviato-ottuse; ecc. — Simili osservazioni ho fatto su esemplari di molte altre località della provincia, e sono arrivato allo stesso risultato : ulteriori studi su materiale fresco e con materiale di confronto permetteranno forse di decidere se trattisi di due specie o di forme della C. montana. 60. Centaurea dissecta Ten. FI. nap. prod., p. 61, var. vire- scens Sang. Cent, tres, p. 121 (1837) ; Are. Comp. fl. ital. ed. 1, p. 392 ; ed. 2, p. 712. — M. Tarino. I nostri erbari e 1' Herlj. Carni/. Doriae conservano inoltre esemplari delle località seguenti : — Nei monti Simbruini presso la stazione di Cineto Romano : (14, Vili, 95) Dor.! Som.!; fra Cervara romana e m. Calvo: (13, Vili, 95) Dor.!; salendo da Subiaco alla gola di Lavata per m. Autore, m. 500-1300 : (1, Vili, 93) ; nel piano di Livata a 1350 m. : (19, VII, 98) a Campo Minno a 1700 m. : (3, VIII, 93) dal Campo della Pietra alla vetta: (15, Vili, 95) Dor.! Som.! dagli ultimi faggi alla vetta: (5, Vili, 97) Senni ! in Erb. Lic. Visc. (Roma) ; presso il Sant. della SS. Trinità a m. 1332: (20, Vili, 93) Doria!; Filettino al- l'Arena bianca a 1194 m. ed alle Liscie m. 1250: (28, Vili, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL 11 FEBBRAIO 87 93) Boria!; pendici di m. Viglio e circa m. 1400: (21, VII, 95) Bég.! — Gli esemplari citati vanno tutti riferiti alla var. virescens, messa bene in evidenza dal Sanguiuetti 1. e. Forse a questa varietà deve riferirsi la C. clissecta Baldini-Pelosi, in Malp. I, p. 190 (1886). 61. Cirsium eriophorum Scop. FI. Camiol. 1008. — Pantano. 62. Leontodon hastilis L. Sp. pi, p. 1123. — Pantano. 63. Prenanthes purpurea L. Sp. pi., p. 1121; Mauri Rom. pi. cent. XIII, p. 38 (1820) ; Sang. Prod. p. 639. — M. Tarinello. IPSang. 1. e. indica questa specie pei monti dell'Umbria e del Piceno, ma già il Mauri 1. e. la segnalò pel m. Serra S. Antonio, in prov. di Roma, per esemplari raccolti dal Rolli. Bi questa specie nell' Herb. Camil. Doriae e nei nostri erbari, esistono le località seguenti : — Nei monti Simbruini, presso Filettino alla macchia di Faito a m. 1430: (27, Vili, 93) ; m. Serra S. Antonio, m. 1700 : (20, VIII, 93) Boria!. — Nelle faggete di m. Viglio: (21, VII, 95): Bég. !. — Nei monti Ernici, a m. Monna m. 1900 sopra Trisulti e a m. Passeggio : (Vili, 95) Bég. !. CONTRIBUZIONE ALLA FLORA VENETA. PER P. BOL- ZON E A. DE BONIS. Nota quinta ' 24.bis Azolla caroliniaiia W. Nella fossa Mantovana non lungi da Sermide del Mantovano. Era data di Chioggia e anche del Polesine a Rosolina (Chiamenti) ; nella maggior parte di questa provincia è ormai divenuta comune. 1 V. le quattro note precedenti (compilate dal dott. P. Bolzon soltanto) in Bullett. d. Soc. Bot. Ital., anni 1896-97 e 99. Abbiamo seguito 1' ordine del Catalogo della p. vascol. del Veneto di De Vis. e Sacc. (Venezia 1869). Le specie o varietà nuove per taluna provincia, sono scritte in carattere grosso, e, se nuove pel Veneto, sono anche accompagnate dall'asterisco. Le località non 88 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 82. Hordeum murinum L. b. lepori nuiii (Lk.). Copioso in tutto l'alto Polesine e verosimilmente in altre parti del Veneto. Notata, di recente, anche del Veronese (Goiran). 99. Triti cum pian gens Pers. Nelle arene prossime al mare a Rosolina in Polesine. Era data del litorale Friulano (Pirona) e Veneto (Mo- ricand). 113. Sclerochloa dura P. B. Piuttosto rara lungo il Canal Bianco a Canda e comune per le strade e valli di Runzi e di Stienta in Polesine. Era data del litorale Friulano ( Vis. e Sacc), delle vi- cinanze di Verona (Goiran) e di Brondolo presso Chiog- gia (Naccari). 135. Broinus eoinniutatus Schr. Nei prati e sul pendio erboso delle strade a Bagnolo di Po e a Runzi in Polesine. Era dato dell'attiguo Mantovano (Barbieri) e dei colli Euganei (A Fiorii). 182. Poa palustris L. Nei prati soggetti alle acque presso Runzi in Polesine, frequente. E data anche delle attigue Provincie Mantovana e Pa- dovana (Vis. e Sacc). 216. Aira caryophyllea L. Attorno Verona e nel m. Baldo (Pollini). Provincia dimenticata nel Catalogo. 246. Agrostis Spica-venti L. Nel Bassanese a Valstagna (Spranzi in H. Palav. !) e a S. Michele (Vaccari). Essendo stata notata dal Pampaninil nel Bellunese, figura così di tutte le provincie Venete. 255. Crypsis schoenoides Lam. A Bagnolo di Po, Runzi e Stienta in Polesine, sul letto asciutto dei fossi, copiosa ; in piena fioritura il 4 novembre 1899. Nel Catalogo figura per Adria, cioè pel lato opposto della provincia. seguite da nome di raccoglitore, l'iguardano specie raccolte da uno di noi ed esaminate da entrambi ; le località non scoperte da noi, sono accompagnate dal nome dello scopritore, seguito anche dal punto ammirativo se dette piante sono state esaminate anche da noi. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 89 291. Setaria verticillata P. B. * b. vivipara. A Bagnolo di Po in Polesine. 296. S. glauca P. B. b. bracteata Nobis. Calmo provvisto di una brattea erbacea linear e-acuminata, lunga 1-8 cm., inserita alla base della spiga o lontana da essa fino a 5-6 cm. Lungo il ciglio delle strade nei distretti di Badia Polesine e di Lendinara e lungo l'Adigetto a Ro- vigo in Polesine. 296. Eriantlms Ravennae P. B. Copioso lungo l'Adige a Castelbaldo di Montagnana nel Padovano, dove se ne fa commercio delle infiorescenze immature. Era dato anche delle attigue provincie Veronese {Pol- lini) e Polesana (De Bonis). 302. Heteropogon Allionii R. et S.- Presso il castello di San Martino sopra Vittorio (Pampanini l) nel Trevi- giano. Questa rara specie che nella Flora Italiana dell' Ar- cangeli, sec. edizione, figura soltanto di Sicilia, delle vi- cinanze del lago Maggiore e di Liguria, ci risulta cosi distribuita nelle altre provincie Venete: in Carnia (Vis. e Sacc); nei colli Benacesi a Torri e a S. Vigilio (Goiran); nel Bassanese sui colli di S. Michele di Angarano (Montini). 322 bis. * Carex distachya Desf. Nei colli Euganei al m. Lon- zina sopra Praglia (A. Fiori!, maggio 1898). Nella FI. Anal. di Fiori e Paoletti il limite settentrio- nale di questa specie è la Liguria. 412. Fimbristylis dichotoma Vahl. Nei luoghi umidi, sab- biosi a Rosolina in Polesine. Nel Catalogo figura anche delle provincie limitrofe. 425. Cyperus aegyptiacus Glox. Nei luoghi arenosi dei din- torni di Rosolina in Polesine. Data anche del Mantovano (Vis. e Sacc.) e del litorale di Venezia a Treporti e al Lido (Xaccari). 428. Jmicus maritiimis Lam. A Bocca Vecchia presso Ro- solina nel litorale del Polesine. 532. AH in in vineale L. Colle varietà compactam (Thuill.) e capsuliferum Koch nei luoghi sabbiosi attorno Roso- lina verso il litorale del Polesine. E dato anche delle limitrofe provincie Mantovana (Vis. 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO e Sacc), Veronese (Goiran), Padovana (Trevisan) e Veneziana (Naccari). 563. Herinodactylus tiiberosus Pari. Lungo i fossi e le siepi ombrose a Bagnolo di Po in Polesine. È naturalizzato in vari luoghi, specialmente della reg. submont. come nei colli Euganei (Trevisan), nei Berici (Bizzoz.), attorno Verona (Goiran), ad Asolo! nel Tre- vigiano ecc. 654. Potamogeton lucens L. A Bagnolo di Po in Polesine. Benché il Grigolato lo citi del Polesine, tale notizia non figura nel Catalogo. Nel Bertoloni figura anche del Polesine a Melara. 784. Cori sperimi m Marschalii Stev. Nell'isola dei Pollastri in mezzo al Po di fronte a Melara in Polesine (ex Bertoloni). Era dato soltanto di Sermide (Gii), e Pir.). 785. C. liyssopifolium L. Dove la precedente (ex Bertoloni). Era dato soltanto del litorale Veneto (Vis. e Sacc) e delle arene del Po a Sermide (Gii), e Pir.). 796. Clieoopodium ambrosioides L. Copioso lungo l'Adi- getto a Badia Polesine; in fiore il 23 novembre 1899. È dato anche di tutte le provincie limitrofe (Vis. e Sacc.) e dal Bertoloni anche di Melara in Polesine. 804. Cli. rubrum L. fi botryoades (Sin.) — crassifoliicm (Sclirad.). Nel letto asciutto dei fossi a Runzi e a Ba- gnolo di Po in Polesine. Era notato soltanto di Cormons (Pospichal) e del lito- rale di Venezia (Maly). 811. Atriplex portulacoides L. Nelle paludi salse a Roso- lina del litorale di Polesine. È dato anche di parecchi luoghi del litorale Veneto come a Chioggia (A Fiori). 817. A. lacmiatimi L. Presso Rosolina nel litorale del Po- lesine. È dato anche del litorale di Venezia (Moricand) come al Lido presso l'Ospizio Marino (Sartori!). 821. A. albus L. A Cà-Pasqua presso Chioggia; ottobre 1888 (Chiamenii !). Questa specie, piuttosto rara, cosi ci risulta distribuita nel resto del Veneto: a Monfalcone (Pospichal ) ; nei campi SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 91 Bassanesi (Vis. e Sacc.) ; a S. Michele presso Verona (Goiran) ; lungo la ferrovia vicino a Padova (Ugolini). 909. Statice Liiiiioilium L. Nelle paludi salse a Rosolina del litorale Polesano. Anche a Brondolo di Chioggia (A. Fiori). 965. Linosyris vulgaris Cass. Sui pendii aridi e sassosi alle radici del m. Ventolone presso Arquà Petrarca; in piena fioritura il 10 ottobre 1899. Nel Catalogo questa specie figura di tutte le provincie Venete; eppure non ci consta che, dopo la pubblicazione di esso, sia stata più notata nel Veneto ; forse è sfuggita per la sua tarda fioritura. Nell'Erbario Padov., del Ve- neto ve n'è un solo esemplare dei colli Euganei raccolto da Spranzi. 1002. Inula crUluiìoides L. Comune nelle paludi salse a Rosolina del litorale del Polesine. Anche a Brondolo di Chioggia (A. Fiori). 1025. Gnaplialium luteo-album L. Presso Rosolina in Polesine. Già notato dal Grigolato per il Polesine, lungo gli argini dell'Adige. 1041. Carduus acanthoides L. Sul ciglione del viale di fronte alla stazione di Rovigo; il 15 novembre 1899 in fiore. È dato anche del Mantovano (Vis. e Sacc). e dei colli Euganei (Trevisan). 1194. Scolymus liispanicus L. Sull'argine del Po presso S. Maria Maddalena e nelle sabbie marittime a Rosolina in Polesine. Il Grigolato l'ha bensì citato pel Polesine, ma soltanto delle bocche del Po. 1221. Tragopogon porrifolius L. * j3 australis (Jord). Presso Bagnolo di Po in Polesine sulla scarpa erbosa su cui si ergono le mura del cimitero, rarissimo. Nella Flora Ital. dell' Arcangeli, sec. edizione, figura sol- tanto del Nizzardo. 1228. Scorzonera purpurea L. Prati del m. Endimione del Trevigiano sopra Combai (Pampan. !) e in Pianesse sopra Valdobbiadene. È data anche dell'attiguo Bellunese (Vis. e Sacc). 92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 1314. Xantliiuni spinosimi L. A Bagnolo di Po non comune, copioso a Badia Polesine. Il Grigolato l'ha pure notato del Polesine all'Isola di Ariano. 1416. Vinca major L. Lungo le siepi a Bagnolo di Po in Polesine. Data anche delle limitrofe provincie Mantovana (Vis. e Sacc), Veronese (Goiran), Padovana (Trevisan) e Ve- neziana (Naccari). 1547. Teucrium Pollimi L. Sulle dune di Rosolina e di Ariano presso il litorale Polesano. Notata anche di Chioggia (A. Fiori !) e di Rovigo presso l'antica torre (Terracciano) ; però questa località ci sem- bra accidentale, non avendovela più ritrovata. 1589. Myosotìs hispida Schl. Margini delle strade e luoghi erbosi a Bagnolo di Po, Lendinara, Rovigo ecc. in Pole- sine; presso la stazione di Bassano (Vaccari). Cosi questa specie, piuttosto volgare, è stata registrata nelle varie provincie Venete, meno il Mantovano e il Friuli. 1596bs. * Ipomoea purpurea Link. Qua e là inselvatichita nei circondari di Badia e Lendinara nelle siepi cam- pestri. Nella Flora Italiana non ci consta figuri come pianta naturalizzata. 1995. Saxifraga cuneifolia L. Nei boschi presso Colmag- giore sopra Vittorio nel Trevigiano (Pampanini !). Pel Trevigiano eia data soltanto delle radici del monte Grappa fra Possagno e Cavaso (Mont., Spranzi ex Herb. Patav. I) e dei colli di Asolo (Mont. in BertoL). 2071. RanuiicuUis velutiuus Ten. Sul pendio erboso della strada Bagnolo di Po-Runzi in Polesine, raro. Il D.r Terracciano nelle sue « Piante dei dintorni dì Rovigo » l'ammette colla sola indicazione « ex herb. R. Lycaei ». Trattandosi di specie rarissima pel Veneto, dove è nota soltanto di Peschiera (Goiran), di fuori portai Pra- della di Mantova (Barbieri) e di S. Pietro in Valle presso Ostigiia (Masè), stimiamo opportuno di affermarne la pre- senza in Polesine accompagnandola da una località. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 93 2076. R. sardous Crantz * b. liirsutus (Curi.). Ciglio dei fossi e prati a Bagnolo di Po in Polesine. Questa forma non ci consta sia stata ancora notata nel Veneto. 2096. Del pili ìiium peregrinimi L. Vicino Arquà Petrarca nelle vigne sovrastanti al viottolo che conduce al monte Venda; in piena fioritura il 10 ottobre 1899 insieme a D. Ajacis L. Questa pianta è endemica dei colli Euganei, rispetto al Veneto, e ad Arquà era stata già notata da Mayer, Mon- tini, Trevisan, Spranzi! e De Visioni. Che la voracità dei fioristi non distrugga questa rara specie, come toccò al Cistus laurifolius L. del m. Venda (Euganei), ora interamente scomparso essendone stati svelti tutti gl'in- dividui dal Pollini. 2102. Accintimi paniculatum Lmk. b. eernmmi (Vulf). In Cadore nel gruppo del m. Pelmo presso i boschi sotto il in. Tiara e in quelli di d'anta (Pampanini !). Era nota del Trevigiano (Fracchia), del Bassanese (Vaccari !) e dei m. Lessini (Seguier). 2137. Turritis glabra l. Al Col della Sentinella sopra S. Vito di Cadore a 1650 m. (Pampanini!). Nelle altre provincie così ci risulta distribuita questa rara specie: a Paulario d'Incaroio (Pir.J, presso Amaro, Pilifero e Udine (E. De Toni); nel Vicentino e nei colli Mantovani (Vis. e Sacc); nei monti sopra Valdobbiadene (Bèrenger), nel bosco Cansiglio (D. Sacc. !) e nel m. Grappa in vai della Chiesa sopra Possagno ! ; nel m. Baldo e nei Lessini (Pollini); nei colli Euganei (Trevisan, Spranzi). 2147. Arabis Turrita L. * b. lasiocarpa Uetr. Luoghi sas- sosi del m. Grappa in vai della Chiesa sopra Possagno. 2209. Draba aizoides L. * b. affinisi (Host). Fessure delle rupi sotto la Cima Dodici del Vicentino a circa 2000 m. 2277. Helianthemum italicwn Pers. * e. glabratuiii G. et G. Alla Forcella Piccola del m. Antelao in Cadore (Pamp.!). 2334. Moehringia Ponae Fenzl. Sulle puddinghe del monte Grappa in vai del Boccaor alle Tezze. E data anche di monti di altre provincie ma finitime al Grappa, come sotto Seren presso Feltre (Dertol.) e in vai del Buso sopra Valstagna! del Bassanese. 94 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 2320. Spergularia media Pers. Nelle paludi salse a Roso- lina del litorale del Polesine. Anche nel litorale Veneto a Malamocco ecc. (Naccari). 2367. Gypsophyla muralis L. A Grumolo vicino a Vicenza (Sartori). E data anche delle attigue provincie Veronese (Goiran) e Padovana (Trevisan). 2389. Silene serica AH. * b. bipartita Desf. = colorata (Poir.). Luoghi erbosi e sabbiosi a Rosolina nel litorale del Polesine. Questa interessantissima varietà non ci consta sia stata ancora notata nella penisola. Nella Flora Italiana di Ar- cangeli, sec. edizione, figura soltanto di Corsica e Sicilia. 2441. Abutiloii Avicennae Gaertn. A Crespino lungo il Po (Spranzi ex itero. Patav. !) e copiosamente a Bagnolo di Po a Canda e a Stienta in Polesine. E dato anche di Chioggia (Chiamenti), del Veronese (Pollini) e Mantovano (Vis. e Sacc). 2608. Ammainila verticillata Link. Sul ciglio erboso della strada da Bagnolo di Po a Canda, rara (Polesine). Nel Catalogo figura di tre provincie confinanti col Po- lesine, cioè Mantovano, Veronese e Padovano. 2677. Potentina obscura W. Luoghi erbosi vicino le strade a Rosolina nel litorale Polesano. Specie rara anche nel resto del Veneto dove è stata notata del litorale Friulano (Pirona), del Vicentino (Vis. e Sacc.) e dei colli Euganei (Trevisan). 2765. Medicago minima Lmk. fi giacca Honi. = moltissima (Roth.). Nelle sabbie del litorale Polesano a Rosolina. È stata notata nelle dune di Sottomarina presso Chiog- gia (Chiamenti). 2825. Amorpha fruticosa L. Nei boschetti in golena del Po a Calto e da Polesella a Massa superiore copioso, raro nelle siepi lungo la ferrovia fra Rovigo e Costa in Polesine. Data anche del Veronese (Goiran), del Padovano (A. Fiori ecc.) e di Chioggia (Chiamenti!). 2834. Oxytropis pi Iosa DC. In un prato umido sabbioso vi- cino all'Adige presso Legnago; in fiore e in frutto il 25 giugno 1889. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 95 È specie rarissima, essendo data soltanto dei monti Bel- lunesi (Sancii) e confinanti Tirolesi (Facchini). Eviden- temente si tratta di specie importata dal Tirolo per mezzo delle acque dell'Adige nella rotta del 1882. 2908. Latlayms animus L. Copioso fra le mèssi a Bagnolo di Po in Polesine. Era dato soltanto delle confinanti provincie Mantovana (Paglia) e Padovana (Trevisan). INTORNO ALLA PHILLYREA MEDIA FIGURATA DA REI- CHENBACH FIL. — NOTA DI A. TROTTER. Il genere Phillyrea di Linneo comprende oggidì un ristrettis- simo numero di specie sparse nella regione mediterranea e nel- l' Oriente. ' Tali specie, che da molti botanici vengono unicamente differenziate per i caratteri fogliari, offrono appunto nelle foglie un notevole polimorfismo, per cui gli Autori non si trovano sempre d'accordo nello stabilire il limite tra l'uria e l'altra di esse. Si è cercato da altri ulteriormente di introdurre qualche nuovo carattere differenziale, tratto questo dalle drupe, e di fatti in moltissime opere troviamo menzionate : « clrupae apiculatae vel muticae, clrupae apiculatae vel unibilicatae, clrupae apicu- latae vel oUusae ».2 È appunto su tale carattere che io intendo richiamar qui l'attenzione, specialmente in rapporto ad una specie di Fillirea, la Ph. media, figurata dal Reichenbach fil. nell'opera notissima « Icones Florae germanicae et helveticae » (voi. XVII, an. 1855, tav. 35, fig. IV), figura che vedesi poi riprodotta anche nella « Flora von Deutschland » di Schlechtendal, Langethal e Schenck (Fiinfte AufL, di E. Halìier, 16 Bd., p. 54, tav. 1530). 3 1 Secondo Knoblauch (in Engler e Prantl : Die natiirlichen Pflan- zenfamilien, IV Teil, 2 Abt., p. 9) le specie descritte sarebbero circa sei, da potersi ridurre secondo altri botanici, almeno le europee, ad un'unica specie. 2 Circa il valore sistematico di tale apicoli si confronti, fra altri, il Bubani (Flora pyrenaea ; voi. I, p. 363) che diligentemente studiò questa pianta. 3 In questa tavola, sotto lo stesso nome di Ph. media, è riprodotta, sempre dal citato volume del Reichenbach (voi. XVII, tav. 34, fig. 1), anche la Ph. lati foli a. 93 SKDR DI FIRENZE - ADUNANZA DE[,L;11 FEBBRAIO Come è noto, le drupe mature delle Filliree sodo globose e soltanto da giovani si mostrano spesso leggerissimamente acumi- nate ; la loro sommità è poi provvista di un piccolo apice o mucrone che non è altro che lo stilo e stimma più o meno spor- genti e che possono ivi persistere sino alla maturazione della drupa ed anche più oltre. È precisamente il difetto o la pre- senza di chiesto piccolo apice che fu adottato, come ho già detto, da alcuni fitografi quale carattere sussidiario per la distinzione di alcune specie, ed anzi il Reichenbach fil. appunto, distingue essenzialmente la Ph. lalifolia, dalla Ph. media, per la mancanza o presenza dell' apice, contrassegnandole rispettivamente con la frase « drupa obtusa umbilicata » e « drupa apiculata » (1. e. p. 21). Però, se ben si osserva, la figura data dal Reichenbach, per la Ph. inedia, non corrisponde affatto alla frase « drupa api- culata » ed anzi si deve dire assolutamente che egli debba esser stato fuorviato nell'interpretazione di questo carattere sommi- nistrato dall'apice. Di fatti le drupe del Reichenbach non sono per nulla globose come avrebbero dovuto essere e, quel che è più, neppur si osserva quell'apice che, specialmente secondo lui, avrebbe dovuto essere caratteristico della specie. Le sue drupe sono invece decisamente piriformi, con la sommità fortemente as- sottigliata ed incurvata, per cui potrebbero essere piuttosto chia- mate drupe uncinate. Ora però, siccome è nota la valentia del litografo germanico e non si può pensare ad un'imperizia così grossolana o ad una mancanza di esattezza così poco scientifica da parte sua, dobbiamo logicamente supporre che egli per api- colate abbia intese delle drupe uncinate, quali appunto si osser- vano nella sua figura, Ma allora, in tale supposizione, ci dobbiamo naturalmente domandare che esemplari mai poteva avere egli dinanzi quando tratteggiò la Ph. media, molto più che nessun'al- tra delle precedenti opere iconografiche, dalle quali eventual- mente avrebbe potuto attingere, riproduce delle Filliree con drupe così stranamente conformate. Dare su ciò una risposta decisiva non sarebbe stato tanto age- vole se una fortunata combinazione non me ne avesse fornito opportunamente il mezzo. Il mio egregio collega Prof. Adriano Fiori mi portava da una escursione floristica in Calabria vari ramoscelli, in frutto, di Phil- lyrea, riferibile alla latifolia, da lui raccolti il 14 giugno 1899 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 97 nei dintorni di Nicastro, con drupe evidentemente conformate, a quanto egli mi afferma,1 come nella figura del Reichenbach. Facendomi appunto notare tale coincidenza, mi sottoponeva al tempo stesso la questione se, eventualmente, la causa di tale anomala conformazione fosse da attribuirsi all'azione di qual- che parassita ; il che ben volentieri mi accinsi a studiare. Sezionate adunque tali drupe, osservai nell'interno una cavità sprovvista completamente di seme; soltanto sul fondo notai per lo più un piccolo sollevamento irregolare, deforme, da potersi ritenere per qualche organo abortito. Il primo fatto quindi che si constata esaminando l'interno delle drupe é la mancanza asso- luta di tale organo essenziale, fatto che si è poi ripetuto in tutte le drupe da me sezionate. Inoltre avvertirò che le loro pareti si mostrano un po' più spesse ed un po' più carnose che quelle delle drupe normali. Forse un esame istologico, che la scarsità e le condizioni del materiale ora non mi permettono, potrebbe mettere in evidenza qualche altra anomalia. Ciò però che più confermò il dubbio su esposto, che cioè la deformazione in pa- rola fosse da attribuirsi a qualche parassita, si fu il ritrovamento, nell'interno di tutte le drupe esaminate, di una piccolissima larva bianco-giallastra, lunga poco più di mezzo millimetro, e perciò difficilmente visibile, tanto che sulle prime io avevo disperato di giungere ad un qualche resultato. L'esame microscopico, al quale sottoposi poscia la larva stessa, non fece che accertarmi in modo assoluto dell'eziologia della deformazione, riconoscendo in essa la larva di un Dittero della famiglia delle Cecidomie, gruppo che, come è noto, è altamente caratteristico per la biologia delle larve, le quali sono appunto capaci di produrre negli organi delle piante deformazioni più o meno appariscenti e varie, note più propria- mente col nome di galle o cecidi. Le drupe quindi della Fillirea di Calabria, deformate e sterili, rappresentano appunto una par- ticolare forma di cecido, che si potrebbe facilmente paragonare a qualche altro consimile noto per altre piante. 2 1 Tale conformazione è ora meno evidente nel secco, molto più che gli esemplari sono stati raccolti con le drupe (chiamiamole per ora cosi) non perfettamente mature ; però, rammolendole un poco, si può mettere ancora abbastanza in evidenza la già accennata con- formazione. 2 Questa deformazione, o galla, dei frutti della Fillirea non trovasi citata in alcuna opera cecidologica, e quindi la ritengo come nuova. Bull, della Soc. hot. Hai. . 7 98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO Ritornando ora alle drupe figurate dal Reichenbach, riprodotte, come ho detto, dallo Schlechtendal etc, nella Va ed. della « Flora von Deutschland », mi sembra risulti chiarita dalle presenti os- servazioni la ragione della loro anomalia. Per cui, non vi ha dubbio, che i frutti di Phìllyrea inedia figurati da Reichenbach fossero deformati dalle larve di questa Cecidomia, e che egli in- conscio di tale fatto, forse all'oscuro della vera natura degli api- coli, li abbia ritenuti come frutti apicolati. l 1 Resterebbe da chiarirà ancora un altro fatto, perchè cioè Rei- chenbach si metta, nell'opera citata, autore della Ph. media, mentre come è noto l'autore è invece Linneo. Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni, è tolta l' adu- nanza. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 99 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 11 marzo 1900. Il Presidente Sommier, aprendo 1' adunanza, annunzia 1' ammis- sione del nuovo socio Dott. Adriano Fiori di Padova a cominciare dal prossimo anno 1901. Annunzia poi che 1' Economo della Società ha presentato il Bi- lancio dell' anno scorso e che detto Bilancio rimarrà a disposizione dei Soci che volessero prenderne visione. Comunica quindi, in assenza dell'Archivista, le pubblicazioni per- venute in dono alla Società. Esse sono : Wiener Illustrirte Garten- Zeitung . Februar, 1900. Heft 2. Itevue des hybrides Franco- Américains. Février, 1900. N. 26. Mémoires de VHerbier Boissier suite au Bulletin de VHerbier Boissìer, N.1 2, 3, 4, 5 et 6. Verhandlungen der le. le. Zoologisch-botanischen Gesellschaft in Wien. Band L, Heft 1, Jahrg. 1900. Bidletin of the Torrey Botanical Club. Februar, 1900. Voi. 27, n. 2. The Botanical Gazette. January, 1900. Voi. 29, n. 1. Science. New ser. Voi. 11, n.' 266, 267, 268, 269. Béguinot. Sopra una antica collezione di piante conservata nel Ga- binetto di Storia Naturale del Liceo E. Q. Visconti in Roma. Estr. dal Boll. Soc. Geogr. It., n. 3, p. 198-207. Roma, 1900. Di quest' ultimo lavoro egli dice che il socio Béguinot vi ha illustrato brevemente ed in maniera preliminare una collezione di piante nota sotto il nome di « Spermatoteca » conservata nel Gabinetto di Storia naturale del Ginnasio-Liceo Visconti in Roma, composta nel secolo XVIII da Liberato Sabbati di Bevagna, cu- stode del primo orto botanioo del Gianicolo, durante la prefettura del Maratti. Consta attualmente di 670 vasetti di vetro conte- nenti piante generalmente fanerogame, poche protallogame e po- chissime altre crittogame, quasi tutte in buono stato di conser- vazione, e quindi determinabili. Gli esemplari sono rappresentati da radici, fusti, legni, foglie, frutti o semi, ma per la massima parte da frammenti completi, raccolti ed inclusi con molta cura. Circa 150 100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO vasetti contengono specie extra-europee, di provenienza asiatica, africana e molte dell' America, coltivate nel primo orto botanico gianicolense, orto che fa fondato attorno al 1660 in vetta al colle Gianicolo, e solo nel primo ventennio del secolo XIX trasportato sulle pendici dello stasso colle dove attualmente si trova. I restanti vasetti contengono specie della flora italiana, con quasi completa esclusione di specie alpine, con prevalenza di quelle del- l'Italia centrale e particolarmente della provincia di Roma. Un pic- colo gruppo di specie ricorda la flora dell' Italia meridionale e delle isole. Esse furono raccolte dal Sabbati stesso nei suoi imme- rosi viaggi, come ci attestano alcuni suoi contemporanei, nella pro- vincia di Roma, non che in Toscana, Umbria, negli Abruzzi ecc., oppure avute in cambio o da sami coltivati nell'orto. Sembra attribuibile al Sabbati una collezione di droghe vegetali in 41 vasetti, ed una di minerali, roccie, terre ecc. molto incom- pleta, di 66 numeri, del pari conservata nel predetto gabinetto. Tali collezioni furono dal loro autore regalate alla Biblioteca Ales- sandrina annessa all'Università, alla quale egli legava la migliore e maggior parte dei suoi erbari ; quindi fecero passaggio al Museo Kircheriano, finché nel 1875 furono cedute al gabinetto del Liceo, a cui restano tutt' ora. Le varie e fortunose vicende subite, ed i lunghi abbandoni in cui giacquero, fecero perdere molto materiale alle collezioni del Sabbati e vi arrecarono qualche guasto. Tuttavia quello che ne resta è suf- ficente a darci un' idea della loro importanza, sopratutto storica, ed approssimativamente dalla loro ricchezza. L'illustrazione completa della Spermatoteca, già impresa dal Dott. Béguinot, e condotta a buon punto, getterà nuova luce sul- l'opera del Sabbati, il quale si rivela nelle sue collezioni, meglio che nelle opere a stampa, un indefesso ed accurato raccoglitore e mostra pei suoi tempi una conoscenza ampia e profonda della propria materia. Per questa, come per le altre pubblicazioni ricevute, si votano ringraziamenti ai donatori. II Presidente rammenta come nella penultima adunanza, dopo la discussione sulle massime proposte dal prof. Arcangeli, gli veniva deferita la nomina di una Commissione incaricata di formulare un voto in proposito. La Commissione, composta dei soci Arcangeli, Bargagli, Passerini, Pucci, Baroni e Sommier, ha creduto di far solo lievi modificazioni alle massime proposte dal prof. Arcangeli, e pre- senta oggi all' api^rovazione dei soci il seguente voto, da trasmet- tersi al Ministro della Pubblica Istruzione : « La Società botanica italiana fa voti : « Che gli Istituti Botanici non possano essere rimossi dalle loca- lità ove essi furono primitivamente istituiti, senza gravissime ra- gioni, e senza che venga loro assegnata una nuova sede, migliore sotto ogni rapporto, ed accettata dal Direttore dell'orto. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 101 « Che le piante coltivate negli orti botanici debbano essere rite- nute come facenti parte del patrimonio scientifico di quegli Istituti, e sotto tutti i rapporti equiparate alle altre collezioni. « Che il terreno e i locali appartenenti ad essi Istituti non pos- sano essere adibiti, neanche temporaneamente, a qualsiasi uso estra- neo agli studi botanici, né aggregati ad alcun altro Istituto. ». Il socio De-Toni fa alcune proposte perchè sia regolata la ven- dita dei fiori degli orti botanici. Gli risponde il Vice-Presidente Ar- cani ;eli. Il voto della Commissione è approvato all'unanimità. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche. Il Segretario Signorini presenta due lavori del socio Pons, uno dei quali, essendo la continuazione di una sua « Rivista monografica dei Iianunculus d' Italia », troverà posto nel Nuovo Giornale botanico italiano. PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA POPOLARE VALDESE. — PER GIOVANNI PONS. « Nei nomi volgari delle piante e degli animali si conserva nella più schietta espressiorie il dialetto o la lingua vernacola dei singoli paesi » ; cosi si esprime il Penzig, ' con cui mi trovo pienamente d'accordo. Una flora locale popolare, nella sua umile e modesta veste, può servire non solo a popolarizzare la scienza, ma anco a studi linguistici, per non parlare dei pregiudizi sem- pre profondamente radicati nella coscienza del popolo, i quali possono essere vittoriosamente combattuti. Se non che un simil lavoro richiede una gran dose di pazienza e di abnegazione per raccogliere qua e là dati, indicazioni sulla bocca del vecchio o della vecchia, presso cui meglio si conservano le antiche cogni- zioni; e questi dati e queste indicazioni è necessario confrontarli con altri e vagliarli accuratamente prima di riunirli in un tutto organico. Non è poi neanche raro il caso di trovarsi in pre- senza di costumi nuovi, di pregiudizi, di odi, che traspaiono nei nomi stessi che si sono dati a tale o tal' altra specie. Cosicché a volte ti s'apre innanzi, come se si rimovesse un velo, un oriz- zonte nuovo di cui prima non avevi neanche la minima idea. È necessario un esempio? Quanti nomi di santi non troverai tu 1 Penzig 0., Flora popolare ligure. 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO nei paesi eminentemente cattolici? « Erba de San Giovanni », « Erba de S. Giambattista », « Figo de la Madonna », « Fiore de S. Antonio », Fiore de S. Giuseppe », sono altrettanti nomi comunissimi in mezzo alle popolazioni cattoliche. l Nulla di si- mile si osserva in una popolazione protestante, avversa da secoli alla chiesa romana, o almeno sono molto poco numerose le specie che traggono il loro nome da qualche santo. 2 Per contro potrai trovare nomi, sia di piante sia d'animali, dai quali traspare l'odio acerrimo, direi quasi la « rcibies Ideologica », contro se- colari nemici. Cosi in mezzo ai Valdesi, noti per la loro eroica e antica protesta contro il papismo, s'incontrano qua e là nomi che, nei nostri tempi di pace e di concordia, di tolleranza e di amiche- voli relazioni tra tutti gli uomini civili, qualsiasi la religione a cui appartengono, stuonano, quali note discordanti al nostro orecchio. E se intendiamo chiamare a Salza e a Massello « fùrmi cattolio » la grande formica rossa de' boschi e la piccola vele- nosissima dei prati a Riclaretto; e « Cugluin d' preire », o « Ber- tacu d' preire », il Sempervìvum tectorum, e se registriamo codesti nomi, diciamolo pure ad alta voce che non li approviamo per niente. Li abbiamo raccolti come raccogliemmo qualsiasi altro nome. In quanto ai pregiudizi che i nomi ci rivelano non altrimenti che le leggende o tradizioni locali, essi costituiscono un altro argomento proprio di una flora popolare. Su simili pregiudizi, er- rori e superstizioni ho già in altra occasione insistito; ma spero non riesca discaro fare, anche a questo proposito, un esempio. Le foglie dell' 'Hypericum perforatala (= « trafurelo »), che si presentano come sforacchiate se si guardano contro la luce, hanno prodotto una impressione tanto profonda sul popolino ignorante che egli considera questa pianta come potente palladio contro gli stregoni ! Infine i nomi volgari delle piante costituiscono, come già si accennò brevemente, un contributo per lo studio dei dialetti, perchè tramandati dal padre al figlio o meglio dalla madre alla figlia a causa delle pretese virtù delle medesime, non sono an- 1 Pexzig 0., loc. cit. passim. 2 Come nome di sauto io ho trovato solo il seguente : « San Peire », nelle Alpi Cozie. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 11 MARZO 103 dati incontro a quelle modificazioni che si osservano in altre parole, ma hanno conservato la loro pretta forma arcaica. Mentre parole ed espressioni si sono modificate, corrette o sono cadute in disuso da una all'altra generazione, i nomi volgari non hanno punto cambiato. Cosi a Massello mi ricordo aver sentito dai vec- chi nonni usare il verbo Kèrl (= quaerere, cercare), e oggidì non si sente più e chi si avventurasse ad usarlo desterebbe le risa. Prendiamo per contro uno dei più antichi manoscritti val- desi, ! dove s'incontrano alcuni nomi dialettali, e vedremo che circa il 1550 già si diceva « Vicz », « Morier », 2 presso a poco come oggi. Se passiamo a tempi più vicini ai nostri ci è lecito congetturare che la pronuncia e la forma di tali nomi non ab- biano variato gran fatto, nel corso dei secoli. 3 Dei numerosi botanici che erborizzarono nelle Valli Valdesi, come C. Allioni, Tomaso Prim, farmacista di Pinerolo, Pietro Dana, John Ball, Edoardo Rostan, Fayod, Oreste Mattirolo, nes- suno che io sappia si è occupato dell'argomento presente, se si eccettui il compianto D.r Rostan, il quale, pur lasciando alcune imbrogliatissime note, non poteva fare un lavoro proficuo, sia per mancanza di metodo, sia perchè tutti i nomi voleva ridurre nella forma dialettale in uso a San Germano, località dove il vernacolo risente di già enormemente dell'influenza della pia- nura piemontese. * 1 Salvioni C, Il Nuovo Testamento Valdese, secondo la lezione del Codice di Zurigo, in Archivio glottologico italiano, voi. XI, 1890. 2 « Vicz » oggi « Vis » con s dura (== Vitis vinifera), « Morier » oggi « Murie ». 3 Léger S., Histoire generale des Eglises Evangéliques des Vallées du Piémont ou Vaudoises, 2 voi. in-fol., Leyde, cliez Jean Le Carpen- tier, 1669. Léger, storico valdese noto per la sua parzialità, scrisse una sto- ria dei Valdesi dove menziona alcune piante delle Alpi Cozie, delle quali ci dà il nome dialettale infranciosato. Così egli chiama « Char- dousses » (« Ciardus ») la Carlina acaidis, di cui dà nel testo una figura non tanto cattiva ; « Hereses » (= arèzo — erzo) il Vaccinium Myrtillus. Da questo si vede la giustezza del nostro asserto. 4 Chi desideri maggiori schiarimenti su vari di codesti botanici può consultare, con profitto le opere seguenti : — Allioni, Flora Pedemontana, praemonita, p. Ili (1785); — Mattirolo, III. Erb. Soperga, p. 6 (1893). 104 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 11 MARZO Era mia intenzione, quando cominciai questo lavoro, di rag- granellare i nomi delle tre Valli Valdesi delle Alpi Cozie, cioè del Val Pellice, Val S. Martino e Val Pragelato, perchè fosse completo. Disgraziatamente la vita ha le sue dure necessità che spessissimo ti rovinano i tuoi migliori disegni e can- cellano i sogni dorati più cari. Devo limitarmi al Val S. Mar- tino, forse il più importante per la purezza del dialetto. Ad altri tocca compiere l'opera per il Val Pellice ed il Val Pra- gelato. ' Parlando di vernacoli è giuocoforza toccare anche dei segni necessari per rendere bene i differenti suoni; in altre parole è necessario adottare un sistema grafico speciale. Quello del Morosi, benché ottimo, è per un giornale botanico troppo com- plicato e inservibile. Cionullameno è evidente che bisogna im- piegare alcuni segni convenzionali, il minor numero possibile ed i più semplici. Nel dialetto del Val di Martino Ya è su- scettibile di tre suoni differenti : — a, semplice non accentata, come in mezzo di parole, che non si deve contradistinguere in nessun modo; à, in fine di parole breve ed accentata; d, ac- centata, in fine di parole, anticamente seguita da una conso- nante scomparsa. Es.: arribù (= arrivare), anà (= andato). Quindi con due accenti è possibile rendere le sfumatare. L'è può prendere il suono dell' e italiano, nò largo né stretto, il suono dell' e muta francese (e), quella dell' è aperta, dell' è con accento acuto. Es.; gènèbre, rame, peirulét: nella prima ab- biamo e, è, e, nella seconda e nell'ultima è. Dell' « abbiamo due suoni: u = u italiano, « = u francese o tedesco; quando scrivo ou si deve pronunciare Yo distinto dall' u che ha in questo caso il suono dell' u italiano. Il doppio l, tra due vocali, si pronuncia come in francese o come il nostro gì ; l ha un al- tro suono, specialissimo del dialetto, e in questo caso pongo un apostrofe tra l e la vocale che segue. L's ha quasi sempre il suono duro. È poi evidente che codesto lavoro, che verrò facendo a poco 1 A chi venisse il solletico d'infirmare la nostra assei*zione lin- guistica basti citare : Morosi G., L'odierno linguaggio dei Valdesi del Piemonte, in Archivio glottologico italiano, p. 324-25 (1890), che dice che il più puro è il dialetto di Pral. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' ] 1 MARZO 105 a poco, non ha nessuna pretesa ; non è altro che un piccolo sassolino che io porto per inalzare l'edifizio della scienza, e sarò contento se invoglierà altri a fare qualcosa di meglio. DICOTYLEDONES. Uà li imeni accac. Anemone L. Anemone Hepalica L. — Le foglie s" impiegano dal po- polino contro le infiammazioni delle mammelle delle nu- trici. Anemone Pulsatilla L. ) Ghigunét (Massello) — Fioc (Rio- Anemone alpina L. ) claretto). RA.NUNCULUS L. Ranicnculus glacialis L. — Carlino (Val S. Martino); Car- lina (S. Germano). I fiori servono a fare un decotto sudorifero, uso che al dire di Villars e De Candolle s'in- contra anche nel versante francese delle Alpi Cozie. Come già ebbi occasione di avvisare altrove, i contadini farebbero bene di astenersi da tale usanza, poiché il decotto di questa pianta può produrre emottisi. Ranunculus acris L. — Rumé (Val S. Martino). Ranunculus repens L. — Butun d*or (Val S. Martino). Trollius L. Trollius europaeus L. — Palmari (Massello). Questo nome è senza dubbio modernissimo ; lo intesi solamente dai ragazzi. Aquilegia L. Peirul'ét o Corallo (Val S. Mar- Aquilegia alpina L. j tino). Occasionalmente le conta- Aquilegia vulgaris L. S dinelle usano i fiori dell'ultima Aquilegia air ala Koch \ specie per tingere il loro filo, quando non è abbastanza nero. Aconitum L. Aconitum Napellus L. — Toro (Val S. Martino). Conside- rato, ed a ragione, come un potente veleno. 106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO Papaveraceae. Papa ver L. \ Madonno o Donno = il fiore ; Dun- nie = la pianta. - Amendue co- Papaver Rhoeas L. f muni nelle méssi e chiamate con (Val S. Martino:. > lo stesso nome. I loro fiori, sec- Papaver Ar gemerne L. \ cati, servono in alcune località alla confezione di una minestra come decotto contro le odontalgie. Chelidonium Tour ii. Chelidonium majus L. Sirieugno o Sireugno (Val S. Mar- tino». Comunissima nei vecchi muri e nelle macerie, questa specie è notissima per il suo latticcio giallo usato contro i porri e le verruche. Fumariaceae. Fumaria L. Fumaria oflìcinalis L. — Fùmentèro o Siméntèro (Val San Martino). Gode di una terribile fama ; si crede che sia un mortai veleno per i porci. Cruciferae. Nasturtidm R. Brown Nasturtium officinale R. Brown — Creissun (Val S. Mar- tino). Le foglie si mangiano in insalata. Brassica L. Brassica oleracea L. — Ciol (Val S. Martino). Questa pianta merita una menzione speciale, sia per la sua uti- lità, sia per i suoi usi. Introdotta fin da antichissimi tempi in quelle valli alpestri, la Brassica oleracea fu nei tempi di persecuzioni religiose una pianta provviden- ziale, ' mentrechè oggidì ancora è di una grandissima utilità, servendo le sue foglie di alimento al bestiame 1 Cfr. Arnaud H., Histoìre de la glorieuse rentrée des Vaudois, Pignerol, 1880, libro pubblicato per la prima volta il 1710; p. 135, 137, 199. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 107 (vacche e porci), le sue teste per l'alimentazione del- l' uomo. Per aver semi da un anno all'altro, i contadini scelgono l'autunno alcune delle piante più belle di cavolo (=== séménsie), le piantano nell'orto, costruiscono loro intorno con pali e paglia una capannuccia ben riparata contro il freddo o le mettono nelle cantine calde, poi alla primavera successiva le trapiantano in un campo bene ingrassato e soleggiato dove crescono e maturano abbondanti semi. Un campo piantato a cavoli chiamasi « Ciul' iéro ». Brasstca Rapa L. — Rabbo (Val S. Martino). Rabba (San Germano). La pianta è coltivata per la sua radice com- mestibile. Il fogliame dicesi « rabbissasso » e il campo dove si coltiva « rabbi- èro ». Raphanus L. Raphanus sativus L. Ravanét (Val S. Martino) Coltivato. Violaceae. Viola L. Viola odorata L. et sp. — Viul'étto (Val S. Martino). Viola biflora L. — Viul'étto giauno (Val S. Martino). Viola tricolor L. — Viul'étto blancio (Val S. Martino). Ben distinte sono le seguenti : V. Uflora, V. tricolor, V. calcarata. I fiori di queste due ultime specie, che si raccolgono con molta cura, servono sia alla confezione di una minestra (V. calcarata), sia come medicina in al- cune malattie, specie delle nutrici (V. tricolor). Il primo uso nominato è antichissimo in cpiei monti. * Droseraceae. Parnassia L. Parnassia palustris L. Anemone. — Nome d' introduzione recente ed erroneo. 1 Arnaud H., loc. cit., p. 276: « le jour suivant (22 Mai 1690) comme ils mangeaient la soupe faite avec des violettes et de l'oseille sauvage... » Arnaud narra il famoso assedio della Bastiglia per opera del generale francese Catinat e parla par conseguenza del- l'alimentazione dei Valdesi, di cui egli stesso era generale. 10S SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO Silenaceae. DlANTHDS L. Dianthus sp. — Garofu (Val S. Martino). CUCUBALUS. Cucubalus oaccifer L. — Eiclupét (Massello). Criisèlét (Val S. Martino). Il primo nome deriva dal fatto che i fiori percossi sulla mano si lacerano mandando un rumore speciale (eiclupà = schiocciare). Agrostemma L. Agrostemma Githago L. — Nèlo (Val S. Martino). Nela (San Germano). Comunissima nei campi di grano e di segale ; dannosa perchè comunica al pane un cattivo sapore acre e un color nero, a causa della saponina che i suoi semi contengono. Alsinaceae. Stellaria L. Stellarla media Vili. — Pavarino (Massello e Pral). Che il nostro nome dialettale abbia qualcosa da vedere col toscano « erba paperina », che il Micheli dà a codesta medesima specie ? Il Vice-Presidente Arcangeli presenta un suo lavoro dal titolo : SOPRA ALCUNE PIANTE DI ARAUCARIA BRASILIENSIS A. RICH. NOTA DI G. ARCANGELI. In seguito a quanto già esposi riguardo alla Araucaria Biel- le ìli li ed alla A. imbricata, aggiungerò adesso alcune osserva- zioni riguardo ad altra specie compresa nello stesso sottogenere, cioè alla A. brasiliensis. Ricorderò anzitutto come il prof. P. Savi fino dal 1841 ' nella occasione del Congresso degli scienziati italiani in Firenze, presentò una specie di Araucaria, che aveva fruttificato nel 1 Savi P.. Atti dei Congressi degli Scienziati italiani e Giornale botanico italiano, anno II, parte I, t. I, p. 52. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 109 giardino di Bibbiani di proprietà del march. Ridolfi, e che chiamò A. Riclolfiana, ritenendola come distinta dall' A. brasi- liensis. Successivamente il prof. Parlatore prese a* dimostrare come la specie descritta dal Savi altro non fosse che VA. bra- siliensis, dalla quale egli riteneva non potersi distinguere * ed al tempo stesso descriveva come specie ben distinta col nome di Araucaria Saviana altra forma coltivata nel Giardino bo- tanico di Pisa. Lo stesso prof. Parlatore però, pochi anni dopo, cioè nel suo lavoro sulle conifere inserito nel Prodromo del De Candolle, riunì la sua nuova specie alla A. brasiliensìs con- siderandola come semplice varietà di questa. Adesso le piante sulle quali furono fondate queste due nuove specie più non esistono. Un esemplare adulto che trovavasi nel Giardino di Pisa, nella parte detta Orto nuovo lungo il muro di via Solferino, morì nel 1885 in seguito a lento deperimento, ed ora nello stesso giardino si coltivano due altri esemplari adulti, che a quanto pare provennero da Firenze nel 1872 o poco dopo, ambedue situati nell' Orlo nuovo presso il nuovo Isti- tuto botanico, l'uno dal lato di settentrione nello spartito de- stinato alle Araucarie, e l'altro dal lato di ponente presso un angolo del fabbricato stesso. In questi due esemplari si è avuto la fortuna di combinare due individui di sesso diverso, come si è potuto facilmente ri- levare dai fiori che essi producono già da vari anni. L' indivi- duo situato a settentrione porta tutti gli anni in discreto nu- mero dei coni ovoidei od ellissoidei all'estremità di corti rami e costituiti da appendici strettamente embriciate ovulifere e quindi feminee. L'individuo situato a ponente presenta invece dei fiori amentiformi cilindrici, formati da appendici che facil- mente si riconoscono per altrettanti stami a più sacche pollini- fere, e quindi maschili. Questi due individui differiscono pure alquanto pel portamento. L'esemplare situato a settentrione dell'Istituto botanico è prossimo ad un chiosco di piante rampicanti ed all' A. imbricata già descritta. Esso ha un fusto conico assai regolare di color 1 Parlatore Pel, Note sur V « Araucaria brasiliensìs » et sur une ìiouvelle espèce cV Araucaria d'Amérique. Bull, de la Soc. bot. de France, t. Vili; Paris, 1861, p. 84. 110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO bigio scuro, alquanto screpolato in basso, dell'altezza di 8m, 38 e del diametro alla base di circa 0m, 27. I rami secondari, che pure in questa specie sono disposti a palchi successivi, attual- mente 25, sono stati nella parte inferiore fino un po' al di sopra della metà di lunghezza del fusto in numero di 13 di- strutti ed asportati, e solo in qualche punto sostituiti da getti avventizi minori, onde la fronda si riduce alla sola parte supe- riore, in forma quasi di un tronco di cono del diametro di 5m, 68. In essa fronda i rami inferiori sono quasi orizzontali, nudi per lungo tratto dalla base oltre la metà, e solo rivestiti di rami secondari nella parte superiore. L' esemplare situato a ponente dell' istituto botanico, cioè quello maschile, ha un fusto di colore consimile e della stessa conformazione di quello superiormente descritto, dell'altezza di circa 6m, 40 e del diametro di circa 0m, 27. Per la lunghezza di circa 4 m. è completamente nudo, per essersi distrutti i palchi di rami che portava in numero di circa 11, e solo si mostra ri- vestito nella parte superiore con circa 9 palchi di rami, dei quali gì' inferiori alquanto pendenti. La chioma della pianta è più depressa ed a forma quasi di ombrello, del diametro di circa 5m,20. Anche in questo esemplare i rami primari sono in gran parte denudati, e solo nella parte superiore presentano rami secondari assai addensati. In ambedue questi esemplari le foglie sono similmente di- sposte e conformi. Esse sono assai ravvicinate, sessili e mani- festamente coordinate in parastichi, lanceolate o lanceolato-acu- minate, con apice terminato in punta pungente, talora un po' striate longitudinalmente e quasi carenate nel dorso. Presentano per lo più una larghezza da 3-4 cm. ed una larghezza nel terzo inferiore da 6-8 min, si riducono però man mano più piccole nella parte superiore e terminale dei rami. Nell'esemplare del- l' .4. Ridolfiana conservato neh' Erbario pisano la lunghezza delle foglie oltrepassa i 5 cm. e la larghezza giunge al centi- metro. Alla superficie loro è una epidermide formata da un solo strato di cellule allungate nel senso della lunghezza della foglia, con parete esterna assai ingrossata, interponenti fra loro gli stomi, che sono disposti in serie longitudinali in ambedue le pa- gine con vestibolo piccolo a cellule limiti lignificate. Al disotto dell'epidermide è un esoderma costituito da fibre lignificate di- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 111 sposte in un solo strato interrotto dagli stomi e qua e là rad- doppiato da alcune fibre più interne, principalmente in rispon- denza ai margini della foglia. Al disotto dell' esoderma nella pagina superiore viene un tessuto a palizzata di un solo strato di cellule allungate, con plasma fornito di grosse gocciole di olio fisso come nelle altre specie descritte. In corrispondenza della pagina inferiore è uno strato di cellule verdi quasi coniche ed un po' allungate, che però non formano un vero tessuto a palizzata. Più internamente è un parenchima eterogeneo, in cui stanno immersi i fasci libro-legnosi, che decorrono quasi paral- lelamente verso l'apice e che sono in numero di 10 o poco più, ciascuno circondato da guaina fieotermica e con xilema dal lato della pagina superiore. Anche il floema è rinforzato da stereidi: il xilema è accompagnato da tessuto tracheidale e nel mesofillo sono pure canali mucipari. I caratteri anatomici più importanti si possono riassumere nel modo seguente : Stomi disposti in serie longitudinali nelle due pagine, e talora più scarsi nella pagina superiore. Eso- derma di stereidi fibrose lignificate disposte in un solo strato qua e là rinforzato all' interno da alcune altre principalmente ai margini. Palizzata solo presso la pagina superiore.1 Ste- reidi del mesofillo assai scarse, irregolari e ramose. Delle due piante sopra descritte quella feminea cominciò a fiorire vari anni or sono, mentre la maschile, eh' è pure più giovane, fiorisce da pochi anni. Da principio, per quanto i coni della pianta feminea apparentemente raggiungessero la matu- rità, nell' interno non contenevano affatto alcun seme giunto a normale sviluppo, ed i semi erano tutti vani. Tale contegno si continuò anche dopo la fioritura della pianta maschile; ma in questi ultimi anni, avendo fatto recidere varie infiorescenze ma- schili all' epoca della fioritura, ed avendo fatto con esse asper- gere le infiorescenze della pianta feminea, sono giunto ad otte- nere qualche resultato. In quest' anno infatti i cinque o sei coni che sono giunti a completa maturità, hanno prodotto pochi semi 1 Nel riassunto consimile dell' A. ìmbricata (vedi n1 9-10 di que- sto stesso Bullettino, 1899, p. 284) si deve aggiungere al verso 15° : Palizzata formato da uno strato di cellule allungate tanto nella pagina superiore che nelV inferiore. 112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO abboniti, in tutto circa una diecina, dei quali alcuni essendo ca- duti già sul terreno pel disfarsi di uno di questi coni, avevano già cominciato a germogliare, e mostravano la radichetta già alquanto allungata e curvata verso il suolo. Da una lettera del march. C. Ridolfi riportata dal Savi nel suo lavoro si rileva che la pianta di Bubbiani produsse 87 coni maturi, dei quali il più ricco di semi perfettamente sviluppati ne conteneva 26 sopra 80 di vani, ciò che vuol dire che in questi coni la fecondazione fu assai scarsa. Anche alla Villa Ada nella Villa del Principe Troubetzkoy presso il Lago Mag- giore nel 1886 un esemplare di questa specie fruttificò imper- fettamente. l Sembra perciò che tanto nella nostra Toscana che presso il Lago Maggiore la nostra pianta non si trovi in con- dizioni troppo favorevoli rispetto alle funzioni di riproduzione, forse in conseguenza della rigidità del clima. Nel nostro clima di Pisa sembra inoltre che la pianta non si trovi altresì in con- dizioni troppo adatte per la sua vegetazione, essendoché l'aspetto suo non si mostra così florido come si dovrebbe, accennando pure talora ad un principio di clorosi, e dando luogo ad un progressivo deperimento che termina con la morte della pianta. Non è improbabile che queste condizioni di vegetazione sieno quelle che determinano lo scarso abbonimento dei semi nel frutto. Il Presidente presenta inoltre due lavori del socio Béguinot ed uno del prof. Morgana di Montecassino : NUOVE LOCALITÀ PER SPECIE DELLA FLORA ROMANA. DI AUGUSTO BÉGUINOT. 1. Daphne Mezereum Lin. Monte Autore nelle faggete presso Livata, in quelle di Campo Minno (m. 1325-1700), Campo dell'Ossa (1500 m.), ed in quelle presso la vetta del monte: fi., giugn.; fol. et fruct. ag.: Dor. ! Bég. !, in Herb. Camil. Dor. ; id. Senni ! in Erb. Lic. Visconti (Roma). 1 Vedi Bullettino della R. Società toscana d' orticultura, anno XI, 1886, p. 243. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 113 2. Daphne glanddlosa Spreng. Monte Autore, sulle roccie da Campo Minno alla vetta, dove è abbondante: fl. Lugl.-Ag.: Dor. !. — Monte Viglio sulle roccie presso la vetta: Dor. !, ibid., Bég. !. Distinta da D. alpina Lin. per i caratteri messi in evidenza dal Bert. Fl. Hai, IV, p. 337 e sopratutto dai sigg. Gren. et Go- dron, Fl. de France, III, p. 58. 3. Viscum album Lin. Subiaco presso l'Aniene, paras. di Pìy^us sp. (21 VII 1898) : Dor.!. — Fra Rocca Giovine e Licenza (I 1899) : Cortesi ! in Erb. Lia Visc. — Monte Lupone, a circa 1200 m., paras. di Pirus Aria Lin. (14 VII 1895) : Bég. !. 4. POLYGONDM BISTORTA Lin. Monte Autore dal Campo della Pietra alla vetta (7 VII 1898) : Dor.! in Herì). Camil.Dor.: ibid. (5 VIII 1897): Senni! in Erb. Lic. Visc. 5. Anemone alpina Lin., var. millefoliata Bert. Fl. Ital., V, p. 466. Vetta di monte Viglio a 2156 m. (21 VII 1895) : Bég. !, di monte Autore a m. 1850 (19 Vili 1898) : Dor. ! e di monte Pas- seggio a circa 2000 m. (Agosto 1895) : Bég. !. 6. Thlaspi stylosum Nj'm. Vetta di monte Viglio (23 Vili 1893) : Dor. !. Neil' Herb. Camil. Dor. ho visto esemplari abbruzzesi di : monte Amaro (Maiella) a 2400 m. Som.!; m. Terminillo a circa 2000 m. : Dor.! Gestr. ! Terrac. A.!; Gran Sasso presso il rifu- gio a circa 2400 m. : G. Malvano !. 7. Cardamine graeca Lin. Nei monti Lepini, alla base del cono di monte Cacume nei detriti calcarei (26 V 1897) e nella vallata di Patrica a 500 m. (27 V 97) : Dor. !. 8. Senebiera didyma Pers. Civitavecchia, tra i selci del lastricato al fortino del lazza- Bull. della Sue. hot. ital. 8 114 SEDHJ DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 MARZO retto, braccio artificiale che si protende nel mare oltre 500 ra. (4 IV 1899) : Parsi !, in Ero. Lia. Visc. Già indicata per Civitavecchia nel!* interno del forte Michelan- gelo dal Warion, Sur la flore de Cimi., in Bull. Soc. Bot. Frane, anno 1863, p. 581, vi sarebbe stata ritrovata dopo molti anni. Nel- YHerb. Camil. Dor. se ne conservano saggi di « Catania, in ru- deralis urbis in More marino », raccolti nel 1873 dal Sommier!. 9. Corydalis fabacea Pers., var. digitata Gr. Godr. FI. frane., l} p. 64 == C. digitata Seb. Mauri, Prodrom., p. 232. = C. bul- bosa Sang., Prodrom., p. 549 (eoe diagn.). Nei monti laziali, alla macchia della valle della Molara, sotto m. Peschio (26 IV 1896): Dor.! Bég. !; nei boschi presso il lago della Doganella (21 III 1893): Dor.!; e in quelli presso Nemi (18 III 1896): Dor.!. — Nei monti Lepini sotto i primi faggi presso il Campo di Segni (12 IV 1898) : Bég. !. Tutti gli esemplari da me studiati appartengono a questa varietà. 10. Corydalis ochroleuca Koch = C. lutea Seb. Mauri, Pro- drom., p. 232. Nei monti Simbruini, lungo la valle del Simbrivio tra Valle- pietra ed il ponte di Cominacchio (21 VIII 1893) : Dor.! ; presso la grotta dell' Inferniglio tra Subiaco ed Ienne (2 Vili 1893) : Dor. !. — Nei monti Tiburtini, a Capo d'Acqua di monte Gen- naro (24 VI 1894) : Dor. !. A. Terrac. !. — Nei monti Prenestini, sulla vetta di monte Guadagnolo (10 VII 1895) : Bég. !. — Nei monti Ernici, a m. Passeggio a circa 1500 m. (10 Vili 1895) : Bég. !. — Nei monti Lepini, sul monte Lupone (14 VII 1895) : Bég.!. 11. Malva moschata Lin. var. laciniata Gr. Godr., 1. e. p. 289. Monte Autore al piano di Livata (3 Vili 1893 e 19 VII 1898) : Dor. ! ibid. (5 Vili 1897) : Senni ! in Erb. Lic. Visc. ; al Campo della Pietra (20 VII 1898) ed al Campo Minno m. 1700 (3 Vili 1893) : Dor.!. — Nei monti Lepini, a m. Caprea (10 VII 1897): Dor.! Som.!. Gli esemplari su citati hanno tutti foglie radicali e cauline profondamente laciniate. sede di firenze - adunanza dell' 11 marzo 115 12. Plantago Cynops Luì. Presso Filettino (20 VII 1895) ; presso l'Abbazia di Trisulti (Agosto 1895); monte Scalambra (20 VII 1894) ed alla base del cono di monte Cacume (4 Vili 1897; : Bég. !. 13. CVNOGLOSSUM OFFICINALE Lin. Nei monti Simbrumi, a m. Autore presso il Santuario della Trinità m. 1332 (20 Vili 1893); al piano di Livata presso le ca- panne dei falegnami a 1600 m. (20 VII 1898; ; e presso Valle- pietra (22 VI 1896): Dor. !. — Nei monti Affilani sopra Subiaco (31 V 1896) : Dor. ! Bég. !. — Sotto la vetta di monte Calvo a 1300 m. (1 VI 1896): Dor.! Bég. !. — Nei monti Tiburtini, sulla vetta di colle Zappi nel m. Gennaro (24 VI 1894) ; a Castiglione Capo d'Acqua (24 VI 1894) : e tra Palombara e Costa romana (24 V 1894) : Dor. !. A. Terr. !. — Nei monti Lepini, nella faggeta sotto la vetta della Semprevisa (6 VI 1897Ì, a monte Caprea (10 VII 1897), e sotto la vetta di monte Cacume a circa 950 m. (26 V 1897) : Dor. ! Som. !. Fra gli esemplari citati noto la var. montanum Lamk. che il Sang. Prodrom., p. 175, assegna per 1' Umbria, ma che è fre- quente nei luoghi ombrosi in molte delle località indicate, con tutti i termini di passaggio al tipo, come mi son potuto con- vincere dallo studio di una ricca serie di esemplari di questa specie. 14. CYNOGLOSSUM APENN1NDM Lill. Monte Autore fra monte Calvo ed il piano di Livata (1 VI 1896) : Dor. ! Bég. ! e nei faggeti sopra il Campo della Pietra a circa 1400 m. (22 VI 1896) : Dor. !. — Monte Gennaro tra Colle Zappi e Costa romana (24 VI 1894) : Dor. !. A. Terrac. ! ed alla Scap- pellata presso il pratone (3 V 1894) : Bég. !. — Monte Scalambra nella faggeta presso la vetta, 1400 m. (20 VII 1894): Bég.! ; ed in quella di monte Semprevisa nei Lepini (6 VI 1897) : Dor. !. 15. Myosotis sylvatica Hoffm. var. alpestris Schmidt, FI. Boehm., Ili, pag. 26 (1794;. Fra gli esemplari meglio caratterizzati di questa varietà cito: Monte Calvo nei pascoli a circa 1300 m. (1 VI 1896): Dor.! Bég. !. — Monte Autore sulla vetta (3 Vili 1893) fruct. ! e 116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 MARZO (22 VI 1896) fl. ! Dor. !. — Vetta di monte Passeggio a 2056 m. (Agosto 1895) : Bég. !. — Vetta del m. Semprevisa (6 VI 1897) : Dor.!. — Vetta di colle Zappi sul m. Gennaro ra. 1270 (24 VI 1894): Dor.! A. Terrac. !. Tra tipo e varietà, studiati su ricco materiale, sono molti ter- mini di passaggio : questa distinta principalmente per la facies, caule robusto, ma meno elevato, talvolta ridotto a minuscole proporzioni negli esemplari di alta montagna; foglie più strette, più densamente scabro-irsute, assai ridotte le caulinari, di un colore meno verde; racemo raccorciato, ecc. I caratteri messi in evidenza dagli autori a distinguerla come specie non sono costanti : i peduncoli fiorali variano per essere eguali e più lunghi, sopratutto gli inferiori, del calice ; questo, sempre aperto a maturità, ha peli lunghetti, ascendenti ed applicati, ma in alcuni esemplari sono brevi e robusti, più o meno curvati ; i carpelli per grandezza e forma equivalgono quelli del tipo, al- cuni totalmente privi di carena, altri leggermente carenati sopra una delle faccie ecc. La varietà è caratteristica dei luoghi rocciosi, scoperti, par- ticolarmente sulle vette dei monti : laddove le forme tipiche, che ho esaminato di un grande numero di località, si raccolgono nel bosco, o comunque riparate dall'azione diretta dei raggi solari, generalmente in regioni meno elevate di quella. 16. Trifolium alpestre Lin. Monte Gennaro sul colle Zappi ed a Castiglione Capo di Acqua (24 VI 1894) : Dor. ! A Terr. !. — Monte Lupone a circa 1200 m. (VII 1895) : Bég. ! e monte Semprevisa (6 VI 1897) : Dor. !. I saggi del monte Semprevisa e di monte Gennaro per i pe- duncoli fiorali in vicinanza dei fiori bianco-lanuginosi appar- tengono alla var. lanigerum Sering. ap. DC. : gli esemplari lepini hanno capolini solitari, appaiati quelli di monte Gennaro e vanno perciò riferiti alla var. distachyon Ser. in DC. 17. Trifolium aureum Pollich. Filettino alla macchia di Faito a m. 1430 (27 Vili 1893) : Dor.!. — Monte Autore ai piani di Livata (5 Vili 1897; : Senni ! in Erb. Lic. Visc. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 117 18. ASTRAGALUS DEPRESSUS Lill. Nei monti Lepini presso la vetta della Semprevisa a circa 1500 ra. (6 VI 1897) : Dor. ! fl.l e (11 VII 1897): fr.I Dor.! Som.!. 19. Cytisus sessilifolids Lin. Nei Simbruini, da Vallepietra al ponte di Cominacchio (21 Vili 1893): Dor.!; e dal ponte di Cominacchio ad Arcinazzo (18 Vili 1895) : Dor. ! Som. !. — Nei monti Ernici a monte Sca- lambra (20 VII 1894) : Bég. !. — Nei monti Prenestini a monte Guadagnolo (10 VII 1895) : Bég. !. — Nei monti Tiburtini da Palombara a Costa romana (24 V 1894) : Dor. !. A. Terrac. !. — Colli sotto S. Oreste sulle falde del monte Soratte (Maggio 1895) : Bég. ! ibid. eod. temp. L. Doria!. 20. BlSERRULA PELECINUS Lill. Nei dintorni di Roma da S. Paolo a S. Sebastiano (27 V 1894): Dor.!. A. Terrac.!. — Presso Palazzolo nei Laziali (11 IV 1899): Cortesi ! in Erb. Lic. Viso. Se ne conserva un saggio nella Spermatoteca del Sabbati, e non vi è quasi sua collezione ove non se ne trovino esem- plari. Ciò che starebbe a provare che una volta la pianta era più comune, mentre oggidì è abbastanza rara. 21. Dryas octopetala Lin. Sulle rocce della suprema vetta di monte Viglio (23 Vili 1893) : Dor. ! e (21 VII 1895) : Bég. !. — Vetta di monte Monna sopra l'Abbazia di Trisulti, e di monte Passeggio a m. 2056 (Ago- sto 1895): Bég.!. 22. Sedum album Lin. Subiaco a ponte Rapone (30 VII 1893) e sulle roccie di monte Autore presso Livata, 500-1300 m. (1 Vili 1893) ; Filet- tino sui colli Albanesi (23 Vili 1893) e sulle roccie umide prima del paese (21 VII 1895) : Bég.!. — Nei monti presso Mon- telanico (Giugno 1899) : Bég. !. 23. Sedum acre Lin. Monte Autore, da campo Minno alla vetta: Dor.! ibid.! Senni! in Erb. Lic. Visc. (Roma). — Monte Calvo m. 1590 (18 Vili 118 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAEZO 1893) : Dor. !. ■ — Monte Gennaro sulla vetta di colle Zappi (24 VI 1894) : Dor. !. A. Terrac. !. — Monte Scalambra sulla vetta (20 VII 1894) : Bég. !. — Monte Guadagnolo sulle roccie (10 VII 1895) : Bég. !. — Monte Caprea (10 VII 1897) e vetta della Sem- previsa (11 VII 1897): Dor.! Som.! e nei monti sopra Montela- nico (VI 1899) : Bég. !. 24. Sedum dasyphyllum Lin. a iypicum. Monte Autore al piano di Livata a m. 1325 (3 e 18 Vili 1893) ed a monte Calvo a m. 1590 (18 Vili 1893) : Dor.!. fi glanduliferum Guss. Prodrom., I, p. 519 et Syn., I, p. 517. Monte Scalambra (20 VII 1894), monte Guadagnolo (VII 1895) e nei monti presso Montelanico (VI 1899): Bég.!. Non pochi termini di passaggio riavvicinano le due forme, distinte dal Gussone come specie. 25. Pimpinella Tragium Lin. Subiaco sul monte delia Croce a m. 1156 (31 VII 1893) ; monte Autore alle gole di Livata e nel piano omonimo (1, 3 Vili 1893): Dor.!; monte Passeggio presso la vetta a circa 2000 ra. (Agosto 1895) : Bég. !. 26. Cardm Bulbocastanum Koch. Subiaco sul monte della Croce e sul m. Francolano (31 VII 1893) e sul monte Autore da Livata a Campo Minno 1325-1700 m. (19 VIII 1893) : Dor. !. — Da Bassiano a Campo Rossello, nonché sul m. Caprea e sul m. Semprevisa nei Lepini (Lu- glio 1897) : Dor.! Som. !. 27. Bifora testiculata Rchb. Dintorni di Cori nei monti Lepini (19 VI 1897) : Dor. !. 28. Bifora radians M. B. Monte Guadagnolo nei Prenestini tra Capranica e Guada- gnolo (VII 1865) : Bég. !. 29. Valeriana tripteris Lin. Filettino sui colli Staffi a m. 1800 (26 Vili 1893) : Dor. !. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 119 30. Centrantiius ruber ,3 albiflorus Arcang. Col tipo massimamente sui muri a porta Pinciana (Roma), (10 IV 1896): Senni! in Erb. Lic Visconti. 31. Adenostyles alpina Bl. et Fing. Monte Autore, nelle faggete da Campo Minno fino presso alla vetta 1700-1840 m. (3 Vili 1893) ; Filettino alla macchia di Faito a circa 1430 m. (27 Vili 1893) : Dor. !. — Monte Monna sopra l'Abbazia di Trisulti (Agosto 1895) : Bég. !. 32. Leucanthemum ceratophylloides Nym. Sulla vetta di Monte Autore (3 Vili 1893 e 19 VII 1898) e su quella di monte Viglio (23 Vili 1893): Dor.!. 33. Astepjscus aqdaticus Moench. Arene alluvionali dell'isola tiberina di S. Bartolomeo a Roma, abbondantissimo nel 1897, raro nel 1898, mancante nello scorso anno. Nell'Ero. Lic. Visconti ne ho visto esemplari dei dintorni di Civitavecchia raccolti dal Parsi !, donde lo indicano per primo il Barrel ier « Plant. per Galliam, Hispaniam et Italiani observ. », p. 101, n. 1121, i e. 552, quindi il Sang. Prodrom., p. 208 e re- centem. il Doti Chiovenda, in Malpighia, a. 1897, p. 98. 34. MlCROPUS ERECTUS Li II. Sul monte Autore tra Campo secco e Camerata nuova a circa 850 m. (7 VII 1898) : Dor. !. — Monti Lepini presso Segni (22 V 1895) : Bég. !. 35. Xeranthemum cylindraceum S. et Sm. Monti Ruffì sul m. Costasole verso Anticoli Corrado (23 VII 1898) ; monte Autore da S. Donato a m. Livata, m. 950-1425 (18 Vili 1893) : Dor. ! ; nei piani di Arcinazzo (18 Vili 1895) : Dor. ! Som. !. 36. Xeranthemum inapertdm W. Subiaco sui monti Affilani (31 V 1896Ì : Dor.! Bég.! e sul monte della Croce sopra Affile (31 VII 1893) : Dor. ! ; a ponte Rapone (30 VII 1893): Dor. !; monte Autore presso il Sant. della 120 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO Trinità m. 1382 (20 Vili 1893) : Dor. ! ; monte Guadagnolo (10 VII 1895) : Bég. !. 37. JURINEA MOLLIS DC. Monte Autore sulle rupi scoscese presso il Santuario della Trinità a 1330 m. (22 VI 1896) : Dor. !. 38. Crupina Crupinastrum Moris (sub Centaurea). Colline erbose presso Ceccano nei Lepini (Agosto 1897) : Bé- guìnot !. Già indicata dal Warion, Sur la flore de Civitavecchia in 1. e, p. 582, per la macchia di Civitavecchia : distinguesi es- senzialmente da C. vulgaris Coss. che ho raccolto in molte località Lepine, per l'ilo più piccolo, strettamente lineare, obli- quo. — Corrisponde ad esemplari toscani conservati ne\V Herb. Camil. Boriae raccolti e determinati dal Sommier !. 39. Centaurea ceratophylla Ten. Filettino all'arena bianca a m. 1194 (28 Vili 1893): Dor.!. Specie rara, nota solo pel monte Cotento donde la indicano i sigg. Baldini e Pelosi, in MalpigMa, I, p. 190. 40. Carduus defloratds Lin. Nei monti Lepini, sulle falde della Semprevisa tra Bassiano e Campo Rossello (11 VII 1897): Dor.! Som.!. 41. Lapsana commdnis Lin. var. pubescens Hornm. Nei monti Lepini sul monte Caprea (10 VII 1897) : Dor.! Som.!. Indicata nel Cotnp. del Ces. Gib. Pass. p. 475 dei dintorni di Como. Pianta pubescente-glandulosa, distinta essenzialmente per questo carattere dal tipo che ho di Sermoneta!, Bassiano!, m. Lupone ! e di altre località della provincia. 42. Doronicdm cordifolium Sternb. Nei Lepini sotto la vetta di m. Gemma (27 V 1897; e sulla vetta di m. Cacume (26 V 1897) : Dor. ! ; sul m. Semprevisa (6 VI 1897) e sul m. Caprea (10 VII 1897) : Dor. ! Som. ! e final- mente tra Segni ed il Campo, ma più frequente tra il Campo e la vetta di monte Lupone (12 IV 1898) : Bég. !. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAKZO 121 Distinto da D. Columnae Ten. per gli acheni del raggio gla- bri, in tutti gli esemplari da me studiati : gli acheni del disco sono pubescenti, come in quello. Dalla descrizione del Sangui- netti, Prodrom., p. 697, sembra che nella provincia sia stato fino ad ora raccolto solo il D. Columnae. Non trattasi certamente di D. Pavdalianches Lin. per essere pianta del tutto glabra', con rizoma destituito di tuberi, a caule semplice, monocefalo ecc. PIANTE NUOVE 0 RARE DELLA. FLORA. ROMANA. PER AUGUSTO BÉGUINOT. 1. Agrostis canina Lin. Sp. plani., ed. I, p. 02 (1753) var. pallida Schk. Ilandb. Ili, Nachtr. 1 (1803). Nelle paludi pontine, duna nella macchia di Cisterna presso Fogliano, qua e là frequente (15 VII 1898) : Bég. !. Il tipo è detto comune dovunque dal Maratti « Flora ro- mana, I, p. 53 », laddove è specie piuttosto rara nella provincia, ed è indicata dal Warion « Notes sur quelquss plani, romai- nes in Bull. Soc. Bot. Frane, tom. XIII, p. 398 » per Albano ed Ariccia. Pannocchia bianco-pallida da secco giallastra. 2. Deschampsia caespitosa (Lin. sui) Atra) Beauv. Agr., p. 91 (1812) var. pallida Gren. Godr. FI. de Fr ance, III, p. 507 (1855) = Atra parviflora Thuill. Par., p. 38 = Atra altissima Lam. FI. frane. Ili, p. 581. Nelle paludi pontine, lungo il fosso Cicerchia tra Fogliano e Torre di Foce Verde (17 VII 1898): Bég.!. Statura più elevata della pianta di montagna: pannocchia grande, piramidale, a rami allungati, patenti: spighette bianca- stre. Il tipo a spighette dorate e brune fu testé indicato per il subappennino romano dal Dott. Chiovenda « Malpighia, a. XII (1898), p. 2, estr. ». Il Maratti, 1. e. sub Atra, p. 57, la designa per i prati delle Tre Fontane presso Roma, località non atten- dibile. Secondo il Parlatore « FI. Ital., I, p. 242 », discenderebbe nelle parti settentrionali dell' Italia anche nei luoghi bassi e nei prati, ma da quanto se ne sapeva fino qui, non oltrepasserebbe in queste stazioni la Toscana. 122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 3. Avena pratensis Lin. Sp. plani., ed. I, p. 80 (1753); Ma- rat. FI. rom., I, p. 77 ; Sang. Prodrom., p. 76. Nei monti Sirnbruini, a monte Autore al piano di Livata a 1350 m. (19 VII 1898) ; al Campo dell' Osro*trata Ait., E. humifusa W., ed E. thymifolia Burm. Quest' ultima è stata scoperta da me alla fine del mese di ottobre dello scorso 1899, lungo il binario della fer- rovia presso la stazione di Porta Nuova ove mi trovavo acciden- talmente ; e vi era abbondantissima ». Il Presidente fa rilevare quanto rapidamente vadano diffonden- dosi fra noi alcune Euphorbie esotiche della sezione Anisophyllum , amiche dei binari e dei luoghi calpestati e quindi seguaci dell'uo- mo. Raccomanda di cercarle fra i binari delle ferrovie e lungo le strade che vi fanno capo, per poter fare la storia della loro diffu- sione, cbe si può dire progredisca colla rapidità del vapore. Dopo diche, essendo esaurite le comunicazioni, è tolta l'adunanza. 160 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 maggio 1900. Il Presidente Sommier, aprendo la seduta, commemora nei se- guenti termini il socio prof. Aloi di Catania, defunto recentemente : Devo dare alla Società il triste annunzio della perdita di un no- stro collega. Il 22 aprile scorso è cessato di vivere a Zagara, in provincia di Catania, il prof. Antonio Aloi, nella ancora verde età di cinquantatre anni. Nato nel 1847 a Oriolo in provincia di Cosenza, studiò a Torino con Gaetano Cantoni ed insegnò scienze naturali nelle scuole tec- niche di Velletri, di Penne e di Sciacca ; quindi negli Istituti tecnici di Caltanisetta, di Reggio e di Girgenti. Adesso era professore di storia naturale nel R. Istituto tecnico di Catania, e libero docente di botanica in quella R. Università. La sua attività si svolse prin- cipalmente nel campo dell' agricoltura, nel quale era noto per le sue felici iniziative e per numerosi scritti. Furono molto lodati i servizi da esso resi all'Agraria in Sicilia ove diffondeva nozioni utili fra gli agricoltori, facendo conferenze popolari e dando lezioni teo- riche e pratiche. Fu esso che fondò nel 1875, e per ben 25 anni diresse, il periodico V Agricoltore Calabro-Siculo . Però pubblicò anche alcune memorie di argomento botanico.1 Vari di noi che lo conobbero nella Riunione Generale della nostra Società in Palermo nel 1895 ricordano come allora parlasse con calore delle sue ricerche sulla influenza dell' elettricità atmosferica sulla vegetazione delle piante, e pote- rono apprezzare allora, oltre allo zelo con cui si dedicava alla sua scienza, le qualità personali per le quali era generalmente stimato. Il Segretario Baroni, in assenza dell'Archivista Pucci, comunica i doni pervenuti alla Società. Essi sono : Augusto Béguinot. Itinerari botanici Pontini nell' estate del 1898. Estr. dal Bullettaio della Soc. Geografica Italiana, Fase. IV; Roma, 1900. i Relazioni esistenti fra la traspirazione delle piante terrestri ed il movimento delle cellule stomatiche (Catania, 1891). — Morfologia delle Pteridofite (Catania, 1891). — Sulla traspirazione cuticolare e stomatica delle piante terrestri (Catania, 1891). — Influenza della umidità del suolo sulla traspirazione delle piante (Catania, 1893). — Dell' influenza dell'elettricità atmosferica sulla vegetazione delle piante (Catania 1S84, e Bull, della Soc. bot. it., 1895, p. 188). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO 161 Arrigo Lorenzi. La vegetazione lacustre. Estr. dalla Rivista Geo- grafica italiana, anno VI, fase. IX ; Firenze 1899. — Intorno ai limiti altimetrici dei fenomeni fisici e biologici nelle regioni centrali e periferiche delle Alpi. Estr. dal giornale « In Alto ». Cronaca della Soc. Alp. Frinì., anno X ; Udine, 1899. — Una questione relativa alla nomenclatura delle stazioni vegetali acquatiche. Ibidem, anno XI ; Udine, 1900. Filijipo Tognini. Sull'embriogenià di alcune Solanacee. Estr. dagli Atti del R. Istituto bot. dall' Università di Pavia. Nuova serie, voi. VI. Antonio Vaccari. Secondo supplemento alla Flora dell'Arcipelago di ^Maddalena e indico alfabetico generale. Estr. dalla Malpighia, anno XIII; Genova, 1899. Aser Poli. Le scienze biologiche nelle scuole classiche. Estr. dalla Rivista di Scienze natur., anno XX, n. 3-4 ; Siena, 1900. Teodosio De Stefani. Zoocecidii e Cecidiozoi deWAtriplex Halimus L. in Sicilia. Con 1 tavola. Estr. dagli Atti dell' Accad. Gioenia di Se. nat. in Catania. Voi. XIII, ser. 4.a Hans Schinz. Beitriiga zur Kenntnis der Afrikanischen Flora. Mé- moires de THerbier Boissier, suite au Bulletin de l'Herb. Bois- sier. X.° 10 ; Genève et Bàie, 1900. Franz Stephani. Species Hepaticarum. Ibidem, n.° 11. Fr. Meister. Beitriige zur Kenntnis der europiiischen Arten von Utricularia. Ibidem, n.° 12. William Trelease. The classification of botanical publications. Estr. dal giornale « Science » N. S., voi. X, n.° 255. Charles Rohertson. Flowers and Insects. XVIII, XIX. Estr. dal Bo- tanical Gazatte, voi. XXV, n.° 4 (1899) e voi. XXVIII, n.° 1 (1899). — Current literature. Book review. Karl Fr Uscii. Schuliìora fiir die osterreichischen Sudeten und Al- penlander. "Wien, 1900. — Excursionsflora fiir Oesterreich. "Wien, 1897. Atti del terzo congresso geografico ital. tenuto in Firenze dal 12 al 11 aprile 1898. Volumi 2. Firenze, Tip. Ricci, 1899. Atti della Società veneto-trentina di Se. nat. residente in Padova. Anno 1S99; Padova, 1900. Bollettino del R. Orto botanico di Palermo. Anno III. Fase. I, II, III e IV; Palermo, 1899. Bollettino della Società di Naturalisti in Napoli. Serie I, voi. XIII, anno 1899; Xapoli, 1900. Bulletin of the Torrexj Botanical Club, voi. 27, n.1 3, 4 (1900). The Botanical Gazette, voi. XXIX, n.° 3 (1900). Science, N. S., voi. XI, n.1 273, 274, 275, 276, 277 e 278. Travaux de l'Institut de Botanique de V Università de Stockholm. Vo- lume II (1899). Wiener Illustrate Garten-Zeitung. Aprii, 1900, Heft IV. Wien, 1900. Si votano ringraziamenti ai donatori. 162 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO Il Vice Presidente Arcangeli comunica quanto appresso : Nel Novembre dell' anno decorso il sig. Adolfo Linari di Firenze, studente di Agraria nella Università pisana, mi mostrò delle foglie appartenenti a piante diverse (Ficus Carica, Heclera Helix, Acacia etc.) nonché infiorescenze e rametti di piante, che mediante uno speciale trattamento erano state ridotte in uno stato sfociale di dissecca- mento, nel quale conservavano a lungo la proprietà di potersi pie- gare comunque senza rompersi e potere essere spiegazzate e com- presse nel pugno della mano senza risentire alcun danno e riprendendo sempre la forma primitiva. Queste foglie hanno mantenuto questa loro proprietà dal Novembre passato fino a questo momento, con- servandosi sempre con la stessa pieghevolezza e senza essere attaccate dagli insetti. La scoperta dello speciale trattamento cui furono sot- toposte queste foglie si deve ad un distinto fiorentino : il compianto march. Niccolini, mancato ai vivi nell'inverno u. s. Il Niccolini ha lasciato scritto il processo da lui tenuto, che fra breve sarà fatto conoscere, quando cioè sarà aperto il suo testamento. Il Presidente comunica le due seguenti note : ALCUNE SPECIE NUOVE PER LA TOSCANA. — PER S. SOMMIER. In una gita all'Elba, fatta nei giorni decorsi in compagnia del sig. Gemmi, oltre a varie specie non ancora indicate per quest'isola, di cui darò l'elenco nella prossima adunanza, ab- biamo trovato la Iris (Gynandriris) Sisyrinclrìum L., la cui presenza in Toscana non era stat^mai segnalata. Ne abbiamo trovato solo pochi esemplari già quasi disseccati, nelle arene del letto del torrente di Marciana, poco sopra Marciana Marina, presso il ponte della strada vecchia di Marciana. È probabile che andandovi nella stagione in cui fiorisce questa pianta pre- coce, si trovi in una area più estesa. Sul promontorio dell' Enfola, poco al di sopra dei caseggiati che servono alla tonnara, abbiamo poi trovato, nella mac- chia, lungo il viottolo che sale verso la cima, in uno spa- zio di pochi metri, ma in discreto numero di esemplari, una pianta che si può considerare come rarissima, la Stachys mar- rubiifolia Viv. Era in pieno fiore, e si faceva notare anche da lontano per il rosso vivo delle sue corolle relativamente grandi. Cresceva insieme alla Stachys arvensis L. congnis- sima all' Elba, di cui il Poiret (Dict. encycl. Voi. VII, p. 373) SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO 163 la considera come varietà, chiamandola var. purpurea. Anch'io, nel primo momento, essendomi quella specie affatto sconosciuta, mi chiesi se non fosse una forma macranta della S. arvensis, colla riuale mostra grandissima affinità. Ma poi dovetti ricono- scere come, oltre che per la grandezza assai più che doppia del fiore, se ne distingueva per la disuguaglianza dei denti del ca- lice, per le brattee superiori spinescenti all'apice, e per i ver- ticilli dei fiori superiori più ravvicinati e formanti nel loro insieme una infiorescenza più ristretta all'apice. Tuttavia, per una specie autonoma ha una distribuzione as- sai strana. Nella Flora di Parlatore è indicata di Corsica per due sole località (Viviani, Appenclix ad FI. cors. Proclr. e Ber- toloni FI. Hai. dicono « Corsica » senz' altro) ; e fuori della Cor- sica, è stata fin ora indicata solo come rara a Posillipo (Tenore Syll. p. 290 sub S. purpurea, e FI. Nap. Voi. V, p. 15 sub S. Poìretiì), e come rarissima e di un unico luogo nell'isola d'Ischia (Guss. FI. Inarìm.). Non se ne conoscono altre località. Il ri- trovamento di questa specie in un punto ristretto dell'isola d'Elba, in località tanto disgiunta dalle altre, ed in mezzo alla affine S. arvensis avvalora il dubbio che vi sia una relazione molto diretta fra queste due specie. Gli esemplari che abbiamo raccolti all' Elba corrispondono perfettamente colla figura che é data della Stacliys marru- bìifolia nella Enumerano plantarum vascularium lnarimen- siurn (Tab. XI) e coli' esemplare d'Ischia di Gussone, che trovasi nell'Erbario centrale. Tre specie della Maremma Orbetellana, non ancora indicate per la Toscana, sono : il Polygonum Romanum, Jacq., scoperto dal dott. Chiovenda presso 1' Ansedonia, il Cicliorium divari- ca/uni Schousb., che ho trovato in fiore alla fine di Maggio sui colli presso l' Ansedonia e a Capalbio, e la Notobasis Syriaca Cass., trovata da me nella pianura fra Burano e il Chiarone, e fra Capalbio e la Pescia fiorentina. I fusti snelli e alti di questa magnifica carduacea, colle loro infiorescenze colorite, erano un ornamento di quelle lande. Era fiorita alla fine di Maggio. Un'altra specie nuova per la Toscana è la Crepis alpestris Tausch., che ho raccolta sulla Tambura nelle Alpi Apuane, fiorita alla fine di Luglio. Era già stata trovata sui confini del nostro territorio, al Lago Santo nell'Appennino Modenese, dai sigg. Gi- 164 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO belli e Pirotta (FI. del Modenese e del Reggiano, p. 103). Del resto, nelle Flore italiane è solo indicata di pochi luoghi nelle Alpi. (Ho raccolto questa specie abbondante in vari luoghi presso Bormio e il passo dello Stelvio, e l'ho trovata indeterminata nell' Erbario centrale, collocata provvisoriamente nel pacco del Leontodon Taraxaci, con un cartellino di Parlatore che indica come questi la raccogliesse sul monte Crammont sopra Cour- mayeur nel 1849). Mi pare che nel Prodromo della Flora toscana di Caruel, p. 386, al nome di Cirsium ferox andrebbe sostituito quello di C. Lobelii Ten. Di fatti Caruel dà come sinonimo del suo C. ferox il Cnicus eriophorus fi Bert. Fior, it, e cita le loca- lità date da Bertoloni per questa sua varietà. Ora, secondo Ber- toloni, il C. eriophorum fi è il C. Lobelii Ten., uguale al C. fe- rox fi (non a!) DC. Il tipo a del C. ferox di De Candolle {Cni- cus ferox L.) è ammesso dal Bertoloni come specie diversa che egli conosce soltanto in Italia dei monti di Tenda. Non si capisce sufficientemente dalla sinonimia addotta dal Caruel, se questi in- tenda riunire il Cnicus eriophorum fi Bert. (= Cirsium Lo- belii Ten,) al Cnicus ferox L., Bert, come semplice sinonimo. Ma siccome generalmente sono considerati come specie diverse, chiamando la pianta di Toscana C. ferox, come ha fatto il Caruel, si corre rischio di vedere figurare la stessa specie sotto due nomi. Esemplari toscani del Cirsium Lobelii Ten., conformi a quelli dell' Abruzzo, esistono nell'erbario "YVebb, raccolti dal dott. Mar- cucci in Casentino « a Campi » e « alla Madonna del Sasso presso Bibbiena », e dal dott. Beccari « sui monti che dividono il Chianti dal Valdarno, a N. E. di Radda ». Recentemente veniva di nuovo raccolto nel Casentino dal sig. G-. Gemmi « alle falde del Monte Fallito » e « alla Beccia sotto la Verna. » LA PTEROTHECA NEMAUSENSIS (GOU.) CASS. NEL- LAGRO FIORENTINO. ALTRO ESEMPIO DELLA RAPIDA DIFFUSIONE DI UNA PIANTA. PER S. SOMMIER. .L'anno scorso annunziavo di aver trovato abbondante lungo la tramvia del Chianti, presso il ponte degli Scopeti, la Pte- rotìieca Nemausensis Cass. Quest'anno, il 13 Aprile, passando colla ferrovia Firenze-Faenza per la valle del Terzolle sotto il SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO 165 Monte Morello, fui colpito dalla abbondante fioritura, lungo la linea, incominciando dalla sta/Jone di Montorsoli, di una com- posta gialla che mi parve essere la stessa Pteroiheca. Tornato in quel luogo a piedi, riscontrai che non avevo sbagliato. La Pteroiheca Nemausensis si trovava a migliaia e milioni di esemplari sopra gli argini ed in tutti i terreni recentemente smossi per i lavori della ferrovia allo sbocco del gran tunnel che unisce la valle del Terzolle a quella del Mugello. Di li si è estesa nei terreni circostanti e trovasi sui margini dei campi e lungo la via che scende verso Ri f redi, fino al Mulino del Boso. Non sembra essere passata ancora in Mugello, poiché non ne ho visto traccia al di là del gran tunnel. Non è ammissibile che una pianta cosi abbondante in area tanto estesa fosse sfuggita all' osservazione dei botanici. La *5ua grande diffusione in stazioni nuove, create* dalla ferrovia di recente costruzione (la linea Firenze-Faenza è aperta solo dal 1893), fa ritenere per certo che appunto alla presenza di que- sti terreni vergini, dove un nuovo venuto non ha da lottare contro una flora già da lungo tempo insediata, sia dovuta la rapida moltiplicazione di questo intruso. La Pteroiheca Nemausensis fu trovata per la prima volta in Toscana dal Groves a Livorno nel 1875. Osservata poi da me nella bassa Maremma a Capalbio nel 1876, nel 1892 e negli anni successivi notai che era una delle piante più comuni, e più vistosa da Marzo a Maggio, lungo tutta la linea maremmana, dal confine romano fino a non lungi da Pisa. Quest'anno poi mi sembra di averla riconosciuta, passando in ferrovia, anche in qualche luogo lungo la linea Firenze-Pisa, per esempio presso la Rotta. Non molto tempo fa é stata pure indicata per l'agro romano, dove pare che adesso sia diventata comunissima. Sembra in tal modo chiaramente tracciata la via che ha se- guita, per diffondersi da noi, questa specie che le flore francesi dicono comune in tutto il mezzogiorno della Francia, mentre la Flora di Bertoloni e quella di Cesati, Passerini e Gibelli l'indi- cavano per l'Italia soltanto del Nizzardo e della Liguria (in pochi luoghi), e solo nel Compendio di Arcangeli era segnalata per Livorno e Roma. Delle isole fin' ora, oltre che della Cor- sica, è stata indicata solo di Giannutri, dove ne ho trovato, nel 1897, un solo esemplare, forse 1' antesignano di numerosa Bull, della Soc. boi. Hai. 12 166 SEDE DI FRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO legione. Non farebbe meraviglia che fra qualche decennio la Pte- rotheca Nemausensis si fosse sparsa in tutta la regione marit- tima dell'Italia, e diventasse comune come lo sono diventate in Gorgona, in breve volger di tempo, la Biscutella lyrata L., la Ca- lendula stellata Cav., il Clirysanlhemum hybridum Guss. colla sua varietà discolo)-, nel Giglio la Sinapis procumtens Poir., e sulla terraferma di Toscana il Tordylìum Apulum, il Lepidìum Drat>a, Y Euphorbia thymìfolìa, V Azolla Caroliniana ecc. Il Segretario Baroni presenta tre lavori: uno dei soci Saccardo e Cavara intitolato : « Funghi di Vallombrosa. Contribuzione I.a », un altro del socio Ferraris che ha per titolo « Florula Crescenti- nese e delle colline del Monferrato », il terzo del socio Crugnola « Materiali per la flora dell'Abruzzo Teramano » '. Dà inoltre lettura del seguente lavoro : SOPRA UNA NUOVA MALATTIA DELLE FOGLIE DI AU- CUBA JAPONICA THUNB.— NOTA DEL D.r C. MAS- SALONGO. Un esemplare di mediocre grandezza di Aucuba japonica Thunb., coltivato in piena terra, in luogo piuttosto umido ed ombroso dell'Orto Botanico di Ferrara, attirava ultimamente la mia attenzione, perchè numerose delle sue foglie, quelle spe- cialmente situate verso la base dei rami, erano deturpate da macchie od aree di secco le quali sempre più allargandosi ve- nivano alla fine ad interessare buona parte della superficie della lamina di dette foglie. Queste macchie di colore nerastro, e per lo più allungate parallelamente alla costa mediana, erano si- tuate, d' ordinario, fra quest' ultima ed il contorno della foglia. In corrispondenza di esse,' coll'andar del tempo, il tessuto morto e divenuto friabile, a partire dal centro delle medesime veniva dapprima a screpolarsi ed in seguito a poco a poco staccavasi lasciando sulla foglia una fessura o foro irregolare che gradua- tamente ingrandiva per la successiva e centrifuga necrosi del circostante parenchima. Già la localizzazione e la forma, nonché la maniera di dilatarsi delle surriferite aree di secco, per ana- logia con simili alterazioni che sono provocate da funghi, mi Questi lavori, superando i limiti assegnati al Bulleltino, verranno pubblicati nel Nuovo Giornale botanico italiano. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO 167 avevano fatto sospettare che anche qui la causa del male do- vesse attribuirsi all'azione di qualche micete, come infatti dopo più accurato esame ho potuto verificare, avendo trovato sulle foglie ammalate e precisamente dalla parte della loro pagina inferiore, numerosi cespuglieti di una specie di Ramularia, la quale sembrami nuova, come risulterebbe dalla diagnosi che della stessa qui trascrivo : Ramularia Aucubàe nob. — Foliicola, maculis oblongis exa- ridis ambita fusbescentibus; caespitulis punctiformibus candidis hypophyllis ; hyphis fertili bus dense fasciculatis ramulosis, sep- tatis basi subvaricosis, superne subattenuatis et alterne denticu- ligeris 20 : 35X3 : 4 fi. ; conidiis catenulatis polymorphis, ovalibus vel elongato-ellipticis, utrinque rotundatis, continuis aut rarius uniseptatis 8: 14X3:4,5 /*. Hai). In foliis Aucubae japonicae Thunb.,* ex Horto Botanico Universitatis Ferrariensis ; Aprii. 1900. Obs. A Ramularia stolonifera E. et E., cui magis affinis videtur nostra species, differt vel maculis amplis, fnscis nec pallide rubentibus, vel conidiis haud obtuse acuminatis et minus longis. È sperabile che questo fungillo anche in avvenire non trovi le condizioni opportune per diffondersi estesamente, perchè nel caso contrario non vi ha dubbio che la cultura di una delle più comuni fra le nostre piante ornamentali verrebbe a risen- tirne grave danno. A proposito del lavoro del prof. Massalortgo il dott. Baroni nota che anche una pianta coltivata nel giardino del Museo di storia na- turale trovasi ammalata e presenta sulle foglie macchie consimili a quelle descritte dai ÀTassalongo : aggiunge che oltre le foglie la malattia invade pure i rami delle parti più ombreggiate e così gra- vemente da farli ben presto morire. Però la malattia che attacca la pianta del giardino di Firenze e che la fa notevolmente deperire è dovuta ad una cocciniglia, riferibile al genere Asjpidiotus. l Dopo di che essendo esaurite le comunicazioni 1' adunanza è tolta. 1 (Xoia aggiunta durante la stauipa). L'Aspidiotua che attacca questa pianta è l'Aspi- diolus Nerii Bouché var. Aucubae (C. Massalongo in litt.). Sulle macchie nere delle io- glie si riscontrano anche ilei lunghetti come Macroìporium commune, Cladosporhnu her- e Oospora hydlinula, i quali, per essere evidentemente epitìti, non sono la causa dell'annerimento delle foglie (P. A. Saccardo in litt.). 168 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 giugno 1900. Il Presidente Sommier, aprendo la seduta, commemora nei se- guenti termini i soci Caleri e Gaeta, testé defanti : E mio doloroso ufficio di dare alla Società 1' annunzio della per- dita dei Colleghi. E pur troppo in questi ultimi tempi la morte ha mietuto nel nostro campo senza pietà. Dalla ultima adunanza ad oggi abbiamo di nuovo perduto due soci : uno giovane, davanti al quale sembrava schiudersi l'avvenire; l'altro, che dopo una lunga ed operosa vita poteva guardare al passato con soddisfazione, e godere il frutto del suo lavoro, circondato dalla stima e dall'affetto di parenti ed amici. Ugo Caleri, nato a Montepulciano il 3 marzo 1867, studiò e si ad- dottorò in Scienze Naturali al nostro Istituto Superiore nel luglio del 1S93, ed i soci fiorentini si ricorderanno come spesso prendesse parte alle nostre sedute ed alle nostre riunioni. Venne successiva- mente nominato Professore al Liceo di Catanzaro, poi a Urbino e quindi a Cagliari. E in questa città che una morte prematura lo ha rapito mentre appena aveva raggiunto l'età di 33 anni. Esso pub- blicò, nel 1891, delle osservazioni sulla fioritura dell' Arum Dioscoridis; ed ora si preparava a pubblicare la parte più originale e interes- sante della sua tesi di laurea, che era una monografia del genere Capparis. L' avvocato Giuseppe Gaeta era ben conosciuto da tutti quelli che hanno seguito i tentativi di coltura e di acclimazione presso di noi delle piante forestali 9 specialmente delle Conifere. Nella sua tenuta di Moncioni, sullo spiovente dei monti che separano il Chianti dal Val d'Arno, egli con lavoro indefesso, che durò per ben 50 anni, e con molto amore, si dedicò a fruttuosi tentativi di coltura ; ed uno dei suoi maggiori piaceri era di ricever colà la visita di botanici ed orticoltori, ai quali mostrava i resultati ottenuti, esponeva le osser- vazioni da esso fatte, e chiedeva consigli per proseguire, col mag- gior frutto possibile, nel suo lavoro. I suoi esperimenti di coltura gli fornirono argomento a lavori pregiati, dei quali uno fu pubbli- cato nel Nuovo Giorn. hot., ma che per la maggior parte comparvero nel Bollettino della Società Toscana d'Orticultura. Il maggiore di questi SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 169 lavori è il Catalogo sistematico delle specie e varietà di Conifere coltivate nel bosco sperimentale di Moncioni, che venne premiato con medaglia d'argento nell'ultima esposizione orticola di Firenze. Ancora l'anno scorso, non ostante l'avanzata età, pubblicò Le conifere del giardino e del parco di Brolio, e non potendo intervenire alla nostra riunione di Venezia vi volle prender parte mandando una sua nota sui frutti di Juniperus drupacea. Giuseppe Gaeta fu sollecito a rispondere all'appello del compianto nostro primo Presidente Caruel, e figurò fra i soci fondatori della nostra Società, alla quale mostrò sempre di portare molto affetto. Giuseppe Gaeta cessò di vivere improvvisamente nell'età di 79 anni, dopo una vita dedicata allo studio e al lavoro. Chi lo ha conosciuto conserverà cara la memoria dell'uomo integro, e dell'appassionato cultore delle piante. Vogliamo sperare che il Giardino sperimentale di Moncioni, frutto di tante fatiche ed amorevoli cure, possa rima- nere a testimoniare dell'opera di questo benemerito cittadino. Proclama poi l'ammissione del nuovo socio: Dott. Antonio Colozza di Frosolone (prov. di Campobasso). L'Archivista Pucci comunica i doni pervenuti alla Società nel mese decorso. Essi sono : Arcangeli G. I principali Funghi velenosi e mangerecci. Con 1 ta* vola murale a colori ; Pisa, 1900. Casali C. e Ferraris T. Il mal della California in provincia di Avel- lino. Nota preliminare con due tavole. Estr. dal Giornale di Viticoltura e di Enologia. Anno Vili; Avellino, 1900. Pirotta R. e Longo B. Basigamia, mesogamia e acrogamia. Estr. dai Rendiconti della R. Accademia dei Lincei ', voi. IX? 1.° seni., serie 5.a, fase, 9.°; Roma, 1900. Nuovo Giornale botanico italiano. Voi. VII, n. 2. Aprile, 1900. Bullettino della Società botanica italiana, n.i 1, 2, 3; Firenze, 1900. Processi verbali della Soc. toscana dì Se, naturali. Ad. del 28 gen- naio e 4 marzo 1900. Glasnik hrvatskoga naravoslovnoga drustva. Urednik d.r Heinz. Go- dina XI. Broj 1-6; Zagreb, 1900. Nordstedt C. F. O. Botaniska notiser fòr aar 1900. Haftet 3. Lund, 1900. Wiener Illustrine Garten-Zeitung. Mai, V Heft. Wien, 1900. The Botanical Gazette. Voi. XXIX, n.1 4, 5. Aprile 1900. Science, N. S., voi. VI, n.1 279, 280, 282. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 27, n. 5. May, 1900. Il Presidente presenta inoltre in dono alla Società il suo lavoro intitolato : « L'isola del Giglio e la sua flora ». Torino, Cai-Io Clau- sen, 1900. Esso fa notare come sia considerevole il numero di piante ora conosciute della piccola isola del Giglio (662 fanerogame, 17 protallogame, 131 briogame, 85 licheni, 91 alghe, 63 funghi), 170 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO ed esprime la convinzione che la ricchezza floristica anche delle altre isole dell' arcipelago toscano sia maggiore di quanto fin' ora si è creduto. Ma occorrono ancora lunghe e pazienti ricerche per- chè siano tutte sufficientemente conosciute. Allora soltanto si po- tranno fare utili confronti della flora delle varie isole fra di loro e con quella del vicino continente. Tale confronto fu già abbozzato dal prof. Caruel nella « Statistica botanica della Toscana » ; ma erano insufficienti i dati su cui si fondava. Dalla « Fiorala del Gi- glio » risulta che quest' isola possiede il 28 °/0 delle fanerogame to- scane, il 50 °/0 dei generi e il 68 °'0 delle famiglie. Poco diversa è la percentuale delle protallogame. Assai notevole è la preponde- ranza delle papilionacee al Giglio, mentre nel complesso della flora toscana predominano invece le composte. Il Presidente dà poi la parola al Vice-Presidente Arcangeli per- chè presenti una sua recente pubblicazione : « I principali Funghi velenosi e mangerecci, con una tavola murale a colori ». 11 Profes- sore Arcangeli si esprime nei seguenti termini : « Dopo la comunicazione fatta all'Accademia dei Georgoiili pochi anni fa sugli avvelenamenti causati dai funghi e sui mezzi più adatti per prevenirli ho creduto opportuno il tentare di mettere, almeno in parte, in pratica quanto era stato da me sostenuto. Ho preferito il mezzo delle figure perchè più facile e più pratico, ed hp quindi fatto eseguire una tavola in cromolitografia, ove sono rappresentate le specie principali e più frequenti dei funghi vele- nosi, ed alle tavole ho pure aggiunto un opuscolo, ove sono de- scritti i caratteri di dette specie e vengono pure poste in confronto con le principali specie mangerecce. Ben s' intende che queste tavole e l'opuscolo che l'accompagna, per ottenere l'intento desiderato do- vrebbero trovarsi nelle scuole elementari, nelle tecniche, nelle gin- nasiali, negli istituti tecnici, nei licei ecc., come pure nelle far- macie, negli uffizi daziari ed essere ampiamente diffuse. » Per questa, per la precedente, come per le altre pubblicazioni ri- cevute, si votano ringraziamenti ai donatori. Il prof. Arcangeli avendo la parola presenta un suo lavoro sull' Orto botanico di Pisa ed uno del dott. Masino : Sopra un esem- plare di Osmanthus aquifolius B. H., coltivato nell'Orto botanico di Pisa : BREVI NOTIZIE SULL' ORTO BOTANICO PISANO. — NOTA Di G. ARCANGELI. Fino dall'epoca nella quale fui chiamato alla direzione dell'Orto botanico di Pisa ebbi il pensiero alla ricerca della origine di questa istituzione, sulla quale si agitò pure questione varii anni SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 1»1 or sono, ' e a quando a quando mi son dato premura di fare qualche indagine in proposito. Alcune di queste ricerche sono state da me fatte nell'Archi- vio della nostra Università, altre nell'Archivio di Stato della nostra città ed altre pure in quello Mediceo di Firenze, ed in que'ste ebbi altresì il valido appoggio del eh. Cav. Tanfani-Cen- tofanti direttore del nostro Archivio di Stato, e del dott. Dino Tarulli, uno dei laureati della nostra Scuola di Agraria: i risul- tati però non furono quali si desideravano. Nell'Archivio della nostra Università ho potuto ritrovare, nel manoscritto già citato dal Savi col titolo di Zibaldone2, la nota intitolata : Nota delti dottori che leggono quesV anno 1544 nello Studio di Pisa et lor salarj, nella quale trovasi registrato M.° Luca Ghini da Imola semplicista, et già si li è mandato li denari per condursi, Se. 250. Altra carta ho potuto trovare, che porta per titolo : Stantia- menti delti dottori de ministri dello Studio di Pisa cominciati a di primo di Novembre 1547 , et finiti p>er tutto Ottobre 1548. In questi è registrato M.° Luca Ghini con V erbolajo per due terzerie a Se. 400. Altri appunti consimili per gli anni 1547, 48 e 49 conservati nel R. Archivio di Stato, 3 mi sono stati favoriti dal eh. Tan- fani-Centofanti, cioè : 1547. A M.° Luca Ghini di Imola semplicista scudi 350 di denari per suo salario et dell" erbolajo di 1 anno finito. 1549. A M.° Luca Ghino da Imola semplicista per lui et per V erbolajo Se. 260.13.4, sono per li 2/3 di scudi 400 di moneta per la sua provisione per tutto Ottobre 1548, et per 1 Bektoloxi A., Notizie storiche sulla origine dello studio dei sem- plici in Italia. Nuovo Giorrt. bot. ital., v. XXII, Bull, della Soc. bot. ital., p. 86 e nel XXIII, p. 215. — Saccardo P. A., Della prima istituzione degli orti botanici e della cattedra dei semplici in Ita- lia. Nuovo Giorn. bot. ital., v. XXIII, p. 373. — Bertoloni A., Lettera sulla origine delle letture dei semplici in Italia. Nuovo Giorn. bot. ital. XXIII, p. 551. 2 Savi G., Notizie per servire alla storia del Giardino e Museo del- VI. e E. Università di Pisa. Pisa, Tip. Nistri, 1828, p. 6. 3 Vedi R. Archivio di Stato in Pisa, Arcb. dell' Università, en- trata e uscita, reg. 566 e, 19 r., 21 r., 23 t., 27 r. e 30 r. 172 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO ridurre lo anno suo al termine con li altri, et per ogni suo resto fino a detto di, stantiategliene come di sopra eie. 1549. A M.° Luca Ghino da Imola semplicista con lo er- odalo scudi 400 di moneta per la sua provvisione del detto anno. Da tutti questi documenti risulta ben chiaro che Luca Ghini fu chiamato a Pisa nel 1544, e che egli aveva a sua disposi- zione un raccoglitore di piante, cioè un erbolajo, la cui retri- buzione era pagata insieme allo stipendio del Ghini, ma nulla è detto dell'Orto botanico. Riguardo all'esistenza dell'Orto bo- tanico in queir epoca, taluno potrebbe forse ritenere che questa fosse esclusa dall' erbolaio; ma in realtà a tal riguardo nulla si può asserire. Potrebbe ben darsi che a quell'epoca l'Orto non esi- stesse, ed il Ghini si limitasse ad illustrare le piante eh' egli faceva via via raccogliere all' erbolaio nella campagna. Potrebbe però anche darsi che l'Orto esistesse, e che le piante raccolte dall' erbolaio venissero via via piantate nell'Orto, per poterle far meglio studiare agli studenti e per averle sempre pronte per le lezioni. Vero è che, se 1' Orto realmente esisteva, si sa- rebbe dovuto trovare qualche documento relativo ad esso od al giardiniere che lo coltivava, ma potrebbe anche essere avvenuto che in principio fosse 1* erbolaio stesso che fungeva le .parti di giardiniere, facendo eseguire a degli operai giorna- lieri i lavori occorrenti, od anche che i documenti relativi al- l' Orto ed al giardiniere non si fossero ancora trovati o fossero andati perduti. Un documento di notevole importanza si è quello che ho tro- vato nel R. Archivio di Stato, in un volume intitolato Suppli- che dei Fossi dal 1559 al 1566. Questo documento consiste in una lettera del giardiniere dell'Orto diretta a S. A. Ser. il Duca, del tenore che appresso: Ill.mo ed Ecc.mo Principe. Domenico di Zanobi da Prato giardiniere de" Semplici in Cittadella vecchia, humilmenle servo di V. E. S., gli espone ch'essendo stato messo in detto Orto da M. Luigi, ci è stato mesi cinque e non è stato mai pagato. Et essendo povero ca- rico di famiglia, supplica V. E. S. si degni farli gratta com- mettere che sia pagato, piacendo però a quella, alla quale di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 173 core si raccomanda per esser povero, ne terrà obbligo per- petuo a V. E. Serenissima, pregando V Altissimo per la salva- zione di quella, che Lio la feliciti. In data 1564. Intendasi chi lo suol pagare. l Da questo documento chiaramente si rileva che l'Orto bota- nico era situato nella Cittadella vecchia, cioè ove attualmente si trova il quartiere dell'artiglieria, e che nel 1564 vi si tro- vava tuttora, quantunque il Savi asserisca che « un nuovo giar- dino era stato stabilito fin dal 1563 nella parte orientale di Pisa dallo stesso lato settentrionale della città ecc. » Si sa però che il giardino di Cittadella nel 1555 era in stato floridissimo, come ne attesta il Belon che lo visitò in quell'epoca, e come pure viene riferito da Gaetano Savi. Quindi, volendo pure ammettere che l'Orto botanico di Padova sia stato istituito pel primo, in riguardo al decreto del Senato veneto che ben si conosce, quello di Pisa, se non fu istituito all' epoca in cui fu chiamato a Pisa il Chini, dev' esserlo stato ben poco dopo, se si deve ammettere che nel 1555, cioè solo dieci anni dopo all'istituzione di quello di Padova, fosse in stato floridissimo, come si rileva da quanto ha scritto il Belon. Altri documenti, che si conservano nell'Archivio di Stato, con- tenuti nei registri di entrata ed uscita dell' Archivio dell' Uni- versità, riguardano il Cesalpino, l'acquisto della casa annessa al giardino in via S. Maria, il Casabona, ed il P. Fr. Malocchi. Questi documenti sono i seguenti : 1557-1558. A Mes. Andrea Cesalpino semplicista. 1501. Come sopra. 1502. Come sopra, lettore dei semplicisti di medicina. 1503. Come sopra, semplicista per la lettura dell'erbe. 1505. Come sopra. 1507. Come sopra, lettore dèlia pratica di medicina. 1508. Come sopra, lettore della pratica ordinaria di medi- cina e nei di festivi delle lezioni de' semplici. 157 1-1570. Come sopra, lettere della, pratica di medicina. 1 Questa manifestamente è la frase con cui il Duca dette esito alla supplica. 174 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 1594. A pigione di case in Pisa ducati 26 L. 3, 18, per pi- gione della casa che serve per Giuseppe Casabuona semplicista del giardino de semplici d' un anno, mesi 3 giorni 28 da dì 15 Marzo 1592 a tutto il 12 di Luglio 1594 a ragione di scudi 20 V anno, pagati a Orazio e Mullio Lanfrachi il dì 13 di Luglio 1594 passato. Si comprò detta casa da sopradelti Lanfranchi, e la comprò Ser Galeazzo exattore Fiscale di Pisa per il Ser.m0 Gran Buca di Toscana e suoi successori, per la somma di ducali 500 di moneta et fu consegnata a Messer Cap- pone Capponi Provveditore dello Studio di Pisa per ordine di Sua Altezza Serenissima, per lettera del sig. Fiscale di Pisa, per servizio in perpetuo per chi per i tempi sarà alla cura di detto giardino, nel modo che di presente vi è dentro Mes- ser Giuseppe Casabuona, al quale si consegnò detta casa dal suddetto Provveditore dello studio subito in detto modo. Con- tratto rogato di detta compra e di detta consegna fattane da Ser Barnaba Mercari della Rocca a S. Casciano, al presente cancelliere del Commissario di Pisa Lanfredino Lanfredini. A Madama Livia Casapieri ne' Venerosi di Pisa ducati 100 di moneta, avuti a conto delti utili di detti ducati 800 del prezzo del giardino de" semplici, di un anno e 6 mesi, a ra- gione di 5 per cento da dì 26 di Marzo 1593 per tutto dì 26 dì Settembre 1594 passato. 1596. Al Rev.do Fr. Francesco Malocchi dell" ordine degli Zoccolanti semplicista del giardino de" semplici. A Giovanni Cozzi da Firenze giardiniere del giay^dino dei semplici in cambio di Polidoro Malteini. 1597. A Francesco Malocchi semplicista. Le ricerche effettuate dal dott. Dino Taruffl per mio conto nell'Archivio Mediceo, adesso aggiunto all'Archivio di Stato di Firenze, non hanno fino ad ora fornito alcun documento impor- tante, e non è stato quindi possibile rintracciare l' ordinanza, con la quale il Duca istituiva un Orto dei semplici in Pisa. Ad ogni modo però a me sembra che quest'Orto, se non si deve prestar fede alle asserzioni dell' Aldrovandi, del Calvi e del Savi, debba aver avuto la sua origine poco tempo dopo a quello di Padova, se non quasi contemporaneamente, non essendo impro- babile che sino dalla venuta del Ghini orli fosse assegnato in SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 175 Cittadella un appezzamento di terra, per collocarvi le piante che occorrevano per lo studio e per le lezioni, tanto più che doveva essere intenzione del Duca, dopo averlo chiamato da Bologna, di fargli la migliore posizione per l'esercizio del suo insegnamento e delle sue funzioni. SOPRA UN ESEMPLARE DI OSMAXTHUS AQUIFOL1US BENT. E HOOK. COLTIVATO NELL'ORTO BOTANICO DI PISA. - DEL DOTT. E. A. MASINO. Esiste da lunghi anni nelle aiuole di questo R. Orto Botanico una pianta segnata sotto il nome di Olea capensis Linn. ; ma che non può evidentemente attribuirsi a questa specie perchè, come risulta dalla descrizione di De Candolle, nell' Olea Capen- sis Linn. abbiamo pannocchie terminali, racemi con superfice fornita di sporgenti lenticelle, foglie mucronate all' apice, cioè : « panicuUs terminalibus. Famuli lenlicellis prominulis ecca- sperati. Folla ìnterdum apice mucronata », laddove nel nostro caso le infiorescenze sono ascellari, mancano le lenticelle e le foglie all'apice sono arrotondate e piegate in basso. Fattane ricerca nei registri dell' Orto Botanico, si trovò se- gnata sotto la doppia indicazione di Osmanthus rotundifolius e Olea Capensis e come proveniente dai giardinieri Besson e Scarlatti. Avendo cercato nelle opere di Botanica, non fu possibile tro- vare in alcuna nominato 1' Osmanthus rotundifolius. Dall'estero dove fu inviato qualche ramo con fiori della suddetta pianta, non furono date risposte soddisfacenti. Il prof. Baroni di Firenze rispose invece che esiste pure nell' Orto Botanico fiorentino sotto il nome di Osmantlv.is rotundifolius ed egli stesso, non avendolo trovato in alcuna fiora e nemmeno neWIndex Kewen- sis, suppone che sia un nome orticolo. Il prof. Borzi di Palermo molto gentilmente ci fece sapere che, col nome di Osmanthus ro- tundifolius, anche in quell'Orlo si trova la suddetta pianta che egli crede essere una forma orticola dell' Osmanthus aquifolius Bent. e Hook. Egli aggiunge in proposito che, essendo questo Osmanthus singolarmente eterofillo, egli crede trattarsi nel nostro caso speciale di -pianta nata nei giardini da margotti 176 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO fatti sui rami a foglie intere dell' Osmanihus aquifolius Beni e Hook. È infatti presumibile che egli abbia ragione giudicando in questo modo, perchè le foglie dell' esemplare coltivato in questo Orto, per quanto intere, presentano un contorno assai imperfetto, in specie nei margini superiori, contorno che ricorda l'andatura dei margini di foglie spinose. Ad ogni modo avendo raccolto, in quest'anno per la prima volta, alcuni frutti con embrione dall' esemplare quivi coltivato, ed avendoli seminati, vedremo dal risultato se il prof. Borzì abbia ragione. Ecco una breve descrizione della pianta di cui si tratta: « Frutice perenne con fusto legnoso di color bruno ; alto circa m. 2,50. Rami numerosi, patenti, ineguali. Foglie patenti coriacee, picciolate, a margine intero con contorno alquanto irre- golare, obovate col margine esterno in alto lievemente piegato in basso, penninervie, brachidodrome; glabre, lucide e colorate di verde intenso nella pagina superiore, opache e di un verde più pallido nella pagina inferiore, punteggiata da stomi numerosis- simi ; larghe 15-20 rum. e lunghe circa 35 mm. Picciolo breve, inferiormente convesso, superiormente piano con una leggera scanalatura, lungo 1/3 della lamina. Senza guaina e senza stipole. Fiori disposti in fascetti ascellari. Pedicelli un poco più lunghi dei piccioli. Fiori bianchi, ermafroditi, eteromeri, actinomorfi. Perianzio completo. Calice diviso in quattro denti minimi trian- golari. Corolla gamopetala, quasi rotata, caduca, profondamente divisa in quattro lobi alterni con i denti del calice. Androceo diandro, antere con quattro sacche polliniche a deiscenza lon- gitudinale (relativamente all' androceo esporrò più avanti al- cuni fenomeni teratologici). Gineceo di un solo carpidio con stimma ottuso capitato, bilobo ; stilo breve ; ovario di due ca- selle con due ovuli ciascuno. Frutto drupa elissoidea allungata, con scarso pericarpio carnoso, embrione circondato da copioso albume. » Restano quindi da esporsi alcune osservazioni teratologiche intorno ai fiori della pianta in questione, osservazioni tanto più importanti inquantochè non sono numerosi i fenomeni teratolo- gici riscontrati in piante del genere Olea o del genere Osmanthus. Sopra una cinquantina di fiori da me studiati nell'autunno scorso, solamente ventuno erano in condizioni normali con ca- SKDE DI FIRENZB - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 177 lice di quattro denti e corolla di quattro lobi, con due stami e con un carpidio bilobo. Nella maggior parte dei casi trovai in- vece tre stami, uno dei quali concresciuto talvolta con mezzo lobo di petalo. In un solo fiore trovai invece quattro stami in alternanza con i lobi della corolla e in concordanza con i denti del calice. In tre fiori il calice era fornito di tre soli denti. In un fiore osservai cinque denti nel calice, quindi tre lobi nella corolla e tre stami in alternanza. In un altro fiore i cinque denti del calice erano alterni con cinque lobi della corolla. In una seconda fioritura poi, avvenuta nella seconda quindi- cina del maggio scorso, di soli quattro fiori neppure uno si tro- vava in condizioni normali; ma tutti presentavano tre stami e in uno si aveva una corolla divisa in cinque lobi. Intorno a questa fioritura primaverile fuori stagione, debbo notare che essa può ritenersi come una fioritura anticipata, pro- dotto cioè di gemme destinate a fiorire nel prossimo autunno, come già da altri in casi simili fu osservato. Il Segretario Baroni presenta un lavoro del socio Colozza inti- lato : Contribuzione alV algologia romana. 1 Da inoltre lettura dei se- guenti lavori : RECENSIONE DEL LAVORO DI ANSTRUTHER A. LAWSON, DAL TITOLO «SOME OB3ERVATIONS ON THE DEVE- LOPMENT OF THE KARYOKINETIC SPINDLE » IN TUE POLLEN-MOTHER-CELLS OF COBAEA SCANDENS CAV. PROCEEDINGS OF TUE CALIFORNIA ACADEMY OF SCIENCES. Ili SER. VOL. I, N. 5. — PER F. CAVAR A. L'autore, partendo dalla considerazione che dalle recenti in- vestigazioni di Strasburger, Farmer, Swingle, Harper, Mottier e di altri risulta come i centrosomi prendano parte attiva nella formazione del fuso cariocinetico delle piante inferiori, mentre, non ostante le ricerche del Guignard, l'esistenza dei centrosomi è resa assai dubbia per le piante superiori, dietro i suggerimenti 1 Questo lavoro, superando i limiti assegnati al Dttllcllino, comparirà nel JS'uovo Gior- nale botanico italiano. 178 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 GIUGNO del prof. W. J. Osterhout e sotto la direzione di questi, nel la- boratorio botanico della Università di California, ha preso in esame la formazione del fuso nelle cellule madri del polline della Cobaea scade ns. Il materiale veniva fissato con uno dei seguenti liquidi : alcool 95 °j0, acido cromico 1 °/0, soluzione forte della miscela di Flemming, sublimato acetico di Wilson, acido picro-acetico di Boveri, soluzione satura di sublimato in al- cool 95 °/0. I migliori risultati li ottenne Lawson colla miscela Flemming, ed interessa il metodo da lui seguito per evitare sconcerti nei passaggi agli alcoli. Il materiale dopo essere stato dilavato in acqua corrente per 6 ad 8 ore, ' veniva passato nel fondo di un imbuto cui aderiva della carta pergamenata, e l'imbuto ap- plicato ad un vaso la cui apertura collimasse con quella dell'im- buto. Quindi nel vaso veniva messo successivamente dell'alcool al 10 %» 25 °/o. 50 %, 95 °/0, mentre nella pergamena funzionante da filtro veniva versata dell'acqua. Con ciò erano avviati gli effetti di un rapido cambiamento da una soluzione all'altra di alcool. L' imparafi namento dei pezzi fu fatto dall' A. col mezzo dell' olio di bergamotto. Di mezzi di colorazione fu provata la ematossilina ferrica e rosso di Bordeaux, rosso di rutenio, tri- nina ecc., ma i migliori risultati li ottenne colla triplice colo- razione di Flemming, saffranina, violetto di genziana, orange G. II nucleo allo stato di riposo, nelle cellule madri polliniche della Cobaea scawlens, è molto grande e possiede uno o due nucleoli vistosi colorabili colla saffranina. La cromatina allo stato di go- mitolo si colora in bleu color violetto di genziana; appena essa si spezza per formare i cromosomi si colora in rosso colla saffra- 1 Per eseguire questo lavaggio, che è indispensabile nell' uso della miscela Flemming, io mi servo di vasetti, ad apertura larga, nei quali si pongono i pezzetti dagli organi fìssati; applico all' aper- tura del vaso un piccolo imbuto di vetro, il cui tubo sia più corto del vaso, e funzioni perciò da tappo di non ermetica chiusura, e sottopongo l'apparecchio ad un leggiero spillo di un rubinetto a vite. In tal modo, col rinnovarsi continuo dell' acqua nel vaso, vengono messi in continuo movimento i pezzetti fìssati e il loro lavaggio si effettua egregiamente. Con un rubinetto multiplo, quale io feci co- struire al Zambelli di Torino, pel gabinetto di Vallombrosa, si pos- sono dilavare contemporaneamente parecchi oggetti. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 179 nina. L'A. dichiara di aver fatte pochissime osservazioni sui cromosomi e di non occuparsene nel suo lavoro. Stando però alla forma singolare da questi assunta e data nelle numerose e accurate di lui figure, mi sembra che i cromosomi della Cobaea meritino particolare considerazione in quanto non presentano né la forma né il comportamento ordinari. Il Lawson richiama invece l'attenzione sulle strutture che si presentano nelle cellule madri del polline e preparano la costi- tuzione del fuso cinetico. Nel citoplasma, il quale assume una forma decisamente reti- colata, egli distingue due costituenti, una parte filamentosa a reticolo, con maglie che vanno cambiando forma e una parte granulare che si addensa attorno al nucleo e che egli ama chia- mare pericarioplasma. E una denominazione nuova da aggiun- gersi alle non poche altre proposte in questi ultimi tempi per parti costitutive della cellula. Nota l'A. che tale struttura non era stata da altri prima segnalata o convenientemente apprez- zata. Questo pericarioplasma fornirebbe via via materia alla formazione del costituente fibrillare o cinetico. Mentre quest' ultimo si colora in bleu chiaro o bleu grigio, la sostanza granulare si tinge in giallo aranciato (si intende col metodo Flemming). D'altra parte nell'interno del nucleo la linina va organizzan- dosi anch'essa in struttura fibrillare-reticolata, mentre la mem- brana accenna a disfarsi. Si viene così a costituire un reticolo nucleare le cui maglie si colorano in violetto chiaro. Quando la membrana si è del tutto distrutta si mettono in relazione le maglie di linina con quella citoplasmatica mentre il pericario- plasma che trovasi ad anello fra i due detti costituenti va modifi- candosi gradatamente- nell' uno e nell'altro. A questo stadio in- terviene una singolare orientazione delle fibrille dei due reticoli fusisi insieme e cioè la loro disposizione a guisa di raggi in più di due direzioni in modo che si vengono a costituire più fusi ossia fusi multipolari, generalmente con più di due poli, con- formemente a quanto aveva osservato Osterhout per 1' Equi' selum, Belajeff per il Larix, ed altri. Nota il Lawson che si osservano ancora nucleoli durante V orientazione prima delle fibre del fuso, quindi esclude che la sostanza nucleare concorra alla costituzione delle fibre del fuso 180 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO come ammise Strasburger. Dopo i nucleoli scompaiono, ma il Lawson non se ne occupa più, né sa dire quale possa essere il loro destino. ' Intanto afferma nel modo più reciso che all'apice dei fusi, ossia ai rispettivi poli, non vi è traccia di centrosomi. In seguito le figure multipolari divengono bipolari con una de- finitiva loro orientazione accostandosi i coni gli uni agli altri, precisamente come aveva già dimostrato Osterhout per 1' Equi- setum, ed allora i cromosomi che erano sparsi alla base dei coni, in modo irregolare, effettuano il loro ritorno polare, dopo di che le fibre del cosi detto mantello del fuso perdono la loro orientazione e dispaiono, mentre le rimanenti, pur incurvandosi verso la placca equatoriale, non danno luogo a formazione di membrana nella prima cinesi. Lo sviluppo del fuso della seconda divisione è identico a quello «iella prima, ma per le minori dimensioni gli staci del processo sono più difficilmente constatabili. L'autore viene alle seguenti conclusioni: Si forma gradualmente una sostanza granulare che forma una completa zona attorno al nucleo. Tale zona è designata peri- carioplasma. Quando si rompe la membrana nucleare la linina del nucleo ed il pericarioplasma formano un reticolo che occupa- la porzione centrale della cellula. Il reticolo accresce proiettandosi in parecchie direzioni in modo da formare i coni di figure multipolari. Le fibre del fuso sono formate dall'allungamento delle maglie del reticolo nella direzione delle proiezioni. I coni si allungano e diventano acutamente appuntiti. Essi si fondono in due gruppi e formano il fuso bipolare. 1 Siamo alle solite, che di cotesto costituente normale del nucleo allo stato di riposo, non si sa spiegare la finalità, quando esso viene a scomparire durante la mitosi. Ora se esso non deve servire alla costituzione del fuso, se non può essere un omologo de' centrosomi, come vorrebbe Grégoire (vedi altra mia recensione nel numero pre- cedente), ma è implicitamente smentito dal Lawson, o che proprio i nucleoli sono senza funzione, mentre natura li ha fatti, e sono quasi immancabili ? Si perde di vista che la sostanza de' cromosomi con- tinuamente evolventesi e migrante di nucleo in nucleo, di cellula madre in cellule figlie, scema ed ha bisogno di reintegrarsi. Non deve proprio contribuire a eodesta reintegrazione la sostanza nucleolare opportunamente modificata ? SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 181 Il fuso maturo è caratterizzato dalla grande lunghezza e dal- l'incrociarsi delle fibre del mantello. La formazione del fuso della seconda divisione è identica a quella della prima. Nessun corpo che possa identificarsi coi centrosomi fu segna- lato in alcuno degli stadi del processo cariociuetico. LE CINESI POLLINICHE NELLE GIGLIACEE. RECENSIONE DI UNA MEMORIA DI V. GRÉGOIRE APPARSA NELLA RI- VISTA « LA CELLULE », T. XVI, FASC. II, 1899. — PER F. CAVARA. I fenomeni che si svolgono in quelle cellule somatiche che sono destinate a divenire elementi sessuali hanno richiamata da qualche tempo 1* attenzione de' biologi non tanto perchè le fasi della divisione indiretta vi si accentuano e chiariscono in modo assai più cospicuo che nelle altre cellule del soma, ma sopratutto perchè tra i fatti di indole preparatoria dell' atto fecon- dativo, dell'unione cioè di una coppia di elementi sessuali, evvi la cosi detta riduzione de" cromosomi, intorno alla quale, e al meccanismo con cui si effettua, vi sono disparatissime opinioni tra zoologi e tra botanici. La cosa poi ha assunto in questi ultimi tempi una importanza tutta particolare dacché ai fatti di natura morfologica si è dato un significato biologico del più alto valore, in quanto i cromosomi sono stati considerati come i trasmettitori de' caratteri eredita- rli, come gli accumulatori delle intime ed essenziali facoltà vitali. Era quindi da aspettarsi che anche ne' delicati e curiosi processi mitotici de' nuclei destinati a fornire gli elementi sessuali defi- nitivi, si avesse a ricercare la ragione della variazione delle forme organizzate che ammessa in oggi come fatto, è tanto di- scussa nelle sue cause. II Weismann, difatti, e con lui parecchi zoologi, e qualche botanico, è risalito alle strutture degli elementi sessuali per trovare in una fase dei processi di divisione che preludono alla formazione de nuclei sessuali una spiegazione morfologica della variabilità-, fase che egli designa col nome di divisione ridict- Buìl. della Sue. hot. ital. 13 182 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO trice avente per effetto la separazione di cromosomi qualitativa- mente diversi. La cosa ha messo il campo a rumore, tanto più fra botanici, la maggior parte de' quali ha negata la esistenza di una divisione trasversale o riduttrice nel senso di Weismann. Gli è perciò di un particolare interesse il lavoro di V. Gré- goire allievo di Carnoy, fatto allo scopo di mettere in chiaro le fasi delle cinesi preparatorie del polline nelle Gigliacee, in questa famiglia di piante che tanto si presta allo studio della divisione del nucleo. Un pregio particolare di questo lavoro del Grégoire sta anche nella chiara esposizione dei fatti quali sono stati interpretati dai diversi autori che sonosi prima di lui cimentati nello sca- broso argomento. Il Grégoire osserva infatti come a lato di una riduzione nel numero dei cromosomi negli elementi sessuali al momento del passaggio loro da cellule somatiche a cellule madri di tali ele- menti, si sia distinta una riduzione quantitativa, riguardante cioè la quantità di cromatina che viene trasmessa ai nuclei durante le cinesi sessuali, che in definitiva è metà di quella che portano i nuclei figli delle cellule vegetative, e ciò perchè durante le cinesi sessuali non vi è un periodo di riposo che permetta ai nuclei figli di reintegrare il quantitativo di sostanza cromatica come avviene pei nuclei somatici. Però il concetto della riduzione de' cromosomi ha ricevuto una interpretazione affatto nuova da parte di Weismann, Rath, Haecker, Rùckert, ecc. i quali ritengono che le due cinesi ses- suali differiscono negli animali dalle cinesi somatiche in quanto nel corso dell'una delle prime ha luogo una divisione trasversale dei cromosomi, la quale ripartirebbe fra i quattro nuclei defi- nitivi delle ide (particelle organizzate rappresentative) diffe- renti e portatrici perciò di proprietà dissimili. Ecco perchè la divisione trasversale avrebbe per effetto una differenza di qualità, e dovrebbe chiamarsi divisione qualitativa mentre poi Weismann e gli altri preferiscono denominarla ridazionale a confronto dell'altra (somatica) che dicono equazionale. Parecchi zoologi però non ammettono la interpretazione di Weismann, asserendo che tanto nei nuclei somatici che ne'ses- suali si ha solo la divisione longitudinale e che la differenza sta precisamente nel numero de' cromosomi che entrano in giuoco. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 183 Quanto ai botanici, a parte le divergenze circa il modo di interpretare la forma assunta dai cromosomi allorquando si col- locano all'equatore del fuso, forma a V ovvero a Y o a X, tutti sono d'accordo fino al 1897 nell' ammettere nelle due cinesi sessuali la divisione longitudinale e non la trasversale nel senso di Weismann. Ma recentemente Ishikawa neìV Allimn e Calkins nella Pleris si dichiaravano per Weismann. Cosi pure Strasbur- go e Mottier inclinarono per un momento ad ammettere la di- visione riduttrice di Weismann, mentre il primo aveala negata per l'addietro. Fautore pure di detta divisione riduttrice si è manifestato il Belaieff. Ma l'accordo che pareva stabilirsi fra botanici e zoologi Weismanniani non è stata di lunga durata, che gli stessi Stra- sburger e Mottier tornano a vedere nella profasi della seconda cinesi una vera divisione longitudinale allo stadio di gomitolo, per cui i V che si osservano all' equatore sarebbero dovuti alla se- parazione più o meno considerevole di due metà longitudinali dei cromosomi, quindi assolutamente in opposizione alle vedute di Weismann. E contro quest' ultimo si schiera di nuovo il Gui- gnard in un recentissimo studio sopra il Najas major. Come vedesi, e come osserva il Grégoire, non solo vi sono tante opinioni quanti gli autori, ma gli stessi autori hanno spesso emesso a diverse riprese nuove opinioni. Sonovi tuttavia, come egli osserva, dei capi saldi e cioè : tutti gli autori tranne Dixon descrivono una divisione longitudinale fin dal principio della prima cinesi, sia allo stadio di gomitolo, sia al momento della segmentazione di questo in cromosomi isolati; tutti gli autori, tranne Sargant, ammettono che i cromosomi figli posseggono la forma di V fin dal momento di loro separazione verso i poli; secondo tutti gli autori, i V di ritorno si raccorciano per rico- stituire i nuclei figli e le braccia dei V non si avvicinano in modo da saldarsi gli uni agli altri ma si allontanano in modo da divenire archi di cerchio. Su questi punti vi è un accordo quasi unanime, ma resta a dilucidare : 1.° La genesi della forma o delle forme che posseggono i cromosomi quando vanno al fuso ; forma che non è la stessa come fece già osservare Miss Sargant. 2.° Il modo d'inserzione dei cromosomi al fuso richiede delle 184 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO ricerche accurate per stabilire se i V dei cromosomi figli sono dovuti ad una curvatura o a doppia divisione. 3.° Bisogna definire la vera natura della divisione longitu- dinale che certi autori hanno descritta al principio della seconda cinesi, e decidere se i V sono dovuti a separazione di due metà prodotte per divisione longitudinale dei cromosomi, ovvero non sono che i V di ritorno polare della prima cinesi destinati a separarsi al loro angolo per produrre i cromosomi figli. Questi sono i punti che l'Autore si propose di lucidare. Il materiale da lui scelto gli è offerto dal Lilium speciosum, L. canclidum, L. croceum e Fritillaria imperialis. Quale metodo prescelto di fissazione è 1' alcool a 95°, addizionato di qualche goccia di acido cloridrico ; per colorazione gli risultò preferibile il metodo Heidenhein (ematossilina ferrica) pur trovando buona anche l'ematossilina Delafield usando per mordente allume am- moniacale (Guignard). Le osservazioni personali dell'Autore sono riportate in diversi capitoli che non possiamo riassumere in questo resoconto. Ci limitiamo solo a trascrivere le conclusioni generali, rimandando gli studiosi dell'argomento alla memoria originale. l.° Il gomitolo si divide da prima longitudinalmente in due metà attorcigliantesi fra di loro, ed in seguito trasversalmente in 12 cromosomi isolati, ognuno dei quali è quindi costituito di due metà longitudinali. 2.° I cromosomi raggiungono la loro forma definitiva non già in grazia di un ripiegamento sopra se stessi ma raccorcian- dosi ed ispessendosi. 3.° Essi non si curvano al momento di collocarsi al fuso, ma si attaccano in un punto qualunque della loro lunghezza, più spesso presso uno dei capi. 4.° Essi si inseriscono al fuso in modo che i cromosomi figli si sovrappongono nel piano assile. 5.° Questi ultimi subiscono prima della separazione dalla corona equatoriale una nuova divisione longitudinale di già abbozzata ad uno stadio anteriore. È questo fenomeno che fa dar loro la figura di V sotto la quale si ritirano verso i poli. 6.° Questa seconda divisione longitudinale si completa so- vente durante il ritorno polare. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 185 7.° I cromosomi figli della prima cinesi conservano la loro individualità nel nucleo ricostituito. 8.° Essi riappariscono colla loro forma caratteristica di V al principio della seconda cinesi. 9.° Questi V senza subire alcuna nuova divisione longitu- dinale forniscono nello spezzarsi al loro angolo i cromosomi figli della seconda cinesi. Queste conclusioni che, secondo l'Autore, contraddicono asso- lutamente l'ipotesi di Weismann si riferiscono al comporta- mento dei cromosomi durante le due cinesi. Egli non riassume le sue osservazioni relative al fuso nucleare. Riguardo al nucleolo Grégoire pensa che esso abbia una parte nell'accrescimento importante del reticolo nucleare e che versando nel nucleo le sostanze nucleo-albuminose esso possa mettere in giuoco la irritabilità del reticolo primitivo provocando in questo un movimento di pullulazione e di moltiplicazione intensa. Rileva, senza peraltro spiegarne la ragione, la intimità di contatto che si stabilisce fra i frammenti del nucleolo ed i cromo- somi fino anche a verificarsi dei grossi nucleoli attaccati ai cromosomi per una specie di istmo o strozzatura, e ritiene che si tratti della fusione di frammenti nucleolari che aderivano ai cromosomi dopo la frammentazione, mentre altri sonosi dispersi nel citoplasma, senza più rientrare nella sfera d'azione del nucleo. Per cui mentre Grégoire appoggia in parte le vedute di Zimmermann esso le contraddice in quanto molta sostanza nucleolare non rientra più nel nucleo. Circa i centrosomi, l'autore si mostra dell'opinione della maggior parte degli osservatori attuali, nel ritenere che essi non esistano tali quali descriveva il Guignard nel 1891 e tanto meno le centrosfere. E peraltro strano che egli ritenga che vi sieno organiti atti ad assumerne la funzione direttrice, e questi organiti sarebbero quei corpuscoli che si trovano sparsi nel citoplasma, aventi le stesse reazioni dei nucleoli e che sarebbero secondo l' autore frammenti di nucleoli usciti dal nucleo dopo la scomparsa della membrana. Ritorniamo evidentemente ad assimilare centrosomi a nucleoli, cosa combattuta da Rosen, Strasburger ed altri. Confessa poro il Grégoire che non gli é riuscito mai di notare alcuna relazione di posizione fra tali corpuscoli e i punti ove 186 SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 10 GIUGNO convengono i filamenti del fuso che si abbozza. Da ultimo, per ciò che riguarda la costituzione di quest'ultimo, l'Autore opina che vi prendano parte da un lato il reticolo plastiniano del nucleo e del citoplasma ed anche la membrana quando va a scomporsi, come costituenti materiali ; e i corpuscoli nucleolari sparsi nel citoplasma, come determinanti l' orientazione delle fibre del fuso, per cui questo non sarebbe da prima bipolare ma pi uri polare per la irregolare distribuzione di detti corpu- scoli. Cadrebbe perciò la distinzione di nuclei bipolari e pluri- polari méssa avanti soprattutto dai citologi tedeschi. La denominazione di fuso pluripolare, dice Grégoire, si presta a confusione, poiché nei primi stadii il fuso non esiste ancora, e ciò che gli autori considerano come un insieme di più fusi elementari non è che una tappa nell' orientazione dei filamenti del futuro fuso bipolare. ' CONTRIBUZIONE ALLA FLORA VALDOSTANA, PEL CAPI- TANO PACIFICO TRÈVES. La flora della Valle d'Aosta, per quanto sia stata studiata da moltissimi botanici e sia ritenuta da essi straordinariamente ricca, non è stata ancora oggetto di un lavoro speciale. La So- cietà botanica della « Flore Valdótaine », di cui mi onoro esser presidente, ha da parecchio tempo iniziato delle serie ricerche allo scopo di addivenire alla pubblicazione di un catalogo com- pleto della Flora Valdostana, e ha fatto vivo appello a tutti i botanici che hanno erborizzato nella nostra vallata perchè vogliano fornirle tutte le indicazioni relative alle piante più interessanti, mettendo così tanto materiale prezioso a disposi- zione degli studiosi. E per rispondere a questo appello, che io ho pensato di comporre la presente breve nota, risultato delle mie numerose esplorazioni, la quale riuscirà utile non soltanto agli autori dell' interessante catalogo, ma ben anco a quei bota- nici che volessero occuparsi della geografia botanica della nostra vallata. Nella regione interposta fra Chatillon e Pont S.' Martin, 1 Colgo questa occasione per ringraziare nuovamente il signor V. Grégoire dell'invio gentile della sua interessante Memoria. SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 187 la quale specialmente è stata oggetto dei miei studi, si effettua ditatti il passaggio dalla dora lussureggiante di Ivrea a quella della grande vallata centrale di Aosta e le mie note risulteranno di certo utili a chi volesse assumersi il compito di determinare il passaggio dall'una all'altra dora. Notochlaena Maranthae R. Br. — Tra s.1 Vincent e Montjovet e fino ad Emarese a 1200 m. circa sulle rupi. Woodsià huperborea R. Br. — Lago di Loo in Valtournanche (prof. Vaccari). Tawus baccalà L. — Issogne e Champ-de-Praz a 700 m. Ephedra distachya L. — Rupi di Ploùt presso Montjovet. Questa rarissima pianticella dioica occupa due aree ben distinte per quanto vicine. In una esistono solo individui maschi, nell'altra solo individui femmine. Andropogon Ischaemum L. — Montjovet nei luoghi aridi. Calamagrostis Utorea DC. — Trovata a Pont S.1 Martin dal chiarissimo abate Carestia di Riva Valdobbia. Stipa capi/lata L. — Montjovet sulle aridissime pendici. S. pennata L. — Come sopra. Atra caryophyllea L. — Nei prati aridi presso Ploùt. Trisetum Cavanillesii Trin. — Montjovet tra Meran e il Borgo presso la ferrovia. Melica uniflora Retz. — Amay su S.' Vincent (abate Henry), e Bard, Donnaz, Vert e Pont S.' Martin (prof. Vaccari). Poa concinna Gaud. — Montjovet sulle rupi del Ploùt. Kocleria Valesiaca Gaud. — Montjovet e Verrès. Festuca Valesiaca Koch — Montjovet e Verrès sulle rupi. Lepturus cylindricus Trin. — Trovato dal prof. Vaccari lungo la strada nazionale tra Montjovet e S.' Vincent. Carex nitida Host — Donnaz presso il villaggio di Vert (pro- fessore Vaccari). Typlia latifolia L. — Lago di Ville su Montjovet. Tamus communis L. — Da S.< Vincent a Pont S.' Martin nelle vigne. Ruscus aculeatus L. — Rupi di Montjovet presso Ploùt, Bard, Donnaz, Pont S.* Martin. Asparagus acutifolius L. — Presso Perral sui limiti di Mont- jovet (rara . 188 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Erythronium Bens-Canis L. — Fontainemore in vai di Gres- soney. Tulipa silveslris L. — Emarese, Arnaz, Perloz nei prati. Limodorwn aborlivum S\v. — Montjovet presso Barmachande. Orchìs Morto L. — Montjovet. Parietaria diffusa M. e K. — Donnaz. Celtis australis L. — Comune tra S.< Vincent e Pont S.* Martin sulle rupi. Ficus Carica L. — Rupi di Montjovet sui due versanti fino a 600 m. circa. Euphorbia Chamaesyce L. — Presso la stazione ferroviaria di Montjovet. E. serrata L. — Indicata dall'Anioni a S.' Vincent (non più trovata). Buoous sempervirens L. — Arnaz sulle roccie sopra Balme. Polygonum alpinum Ali. — Alti pascoli di Vert (indicata dal canonico Oreux). Plujtolacca decandra L. — Bard, Perloz nelle vigne. Laurus nobilis L. — Coltivato. nella bassa valle fino ad Ema- rese 1050 m. circa. Vìscum laxum Boiss. e Reuter — Sopra Ussel di Chatillon sul « Pinus silvestris ». Aristolochia rotunda L. — Pascoli di Emarese, Arnaz e Perloz. Thalictrum pubescens Schleich. — S.' Vincent nei luoghi esposti. Anemone nemorosa L. — Donnaz, Pont S.' Martin, Perloz. A. ranunculoides L. — Prati di Vert, limite superiore. Ranunculus Tliora L. — Indicata dall' Allioni negli altissimi pascoli di Challant. Paeonìa %>eregriìia Mill. — Vallone di Arnaz al Col Fenétre. Sisynibrium austriacum L. var. Tilìieri Bell. — Chatillon, S.' Vincent, Bard, Donnaz. Questa specialità aostana predi- lige i muri e le rupi. Berteroa ìncana DC. — Tra Montjovet e Champ-de Praz, luoghi esposti. Vesicaria utriculata Lam. — Rupi di Montjovet e Donnaz. Alyssum argenteum Witm. — Montjovet, Emarese. Questa rara specie si trova anche nella Valtournauche e tra S.' Vincent e Brusson (Allioni). Braba Pyrenaica L. — Col Portola, Zerbion a 2400-2800 m. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 189 Hclianthemum Fumana Mill. — S.* Vincent nei luoghi aridi. Saponaria lutea L. — Valle di Challant presso Nana. Sileno Yallesia L. — Comune nei pascoli delle alte valli di Gres- soney e di Challant. S. Armeria L. — Tra S.e Vincent e Montjovet sulle rupi presso la strada. Lychnis Flos Jovis Lam. — Nel ghiaione di Arnaz e Pont S.* Martin. Cerasiiitm arvense L. v. viscidulum Gremii — Montjovet, Bard, Donnaz, Perloz sulle rupi (prof. Vaccari). Impatfens Noli tangere L. — Fontainemore in vai di Gressoney (abate Henry). Oocalis corniculata L. — Montjovet ove forse raggiunge il suo limite superiore. Dictamnus albus L. — Ussel, Emarese, Montjovet, Perloz. Olca europaea L. — Coltivata a Verrès ove maturano i frutti e ove in principio del secolo si faceva dell' olio. Vinca major L. — Qua e là nelle vigne di Verrès, Perloz et Donnaz. Gentìana asclepiadea L. — Nel vallone di Perloz in vai di Gressoney. Menyanthes trifoliata L. — Montjovet al lago di Ville, Emarese presso Chessant. Onosma echioides L. — Chatillon, S.' Vincent e Montjovet sulle rupi e nei pendii ripidissimi. Pulmonaria oflìcinalis L. — Emarese, luoghi erbosi. Eritricliium nanum Schrad. — Elevatissime creste alpine delle valli di Challant e Gressoney. Thymus vulgaris L. — Montjovet, Verrès sulle rupi e luoghi aridi. Hyssopus officinalis L. — Montjovet sulle rupi di Ploùt. Salvia o/Jlcinalis L. — Montjovet presso Reclou (Sembra spon- tanea). S. Sclarea L. — Montjovet nelle vigne (rara). Meliltis Melissoplvjlluin L. — Tra S.' Vincent e Montjovet nei siti ombrosi. Primula latifolia Lap. — Rupi di Emarese, Bard, Arnaz, Perloz. Corlusa Mattinoli L. — Alta valle di Champorcher a Don- deyna. (Indicata dal Correvon di Ginevra). 190 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Aretia Vitaliano, L. — Al colle Portola su Chatillon (abate Henry). Io la scopersi al colle di Nivolet su Valsavaranche. Armeria plantaginea L. — Araay su S.' Vincent e a Emarese. Evonymus verrucosus Scop. — Presso il ponte romano di S.' Vincent, limite superiore nella valle d' Aosta. Ilex Aquifolium L. — Nei boschetti di Montjovet presso Ver- vas, a Ohamp-de-Praz e Bard. Cylisus Laburnum L. — Boschetti di Montjovet. C. alpinus Mill. — Nel vallone di Champorcher (prof. Vaccari). C. capitatus Jacq. — Perloz (abate Henry). Trifolium resupinatum L. — Scoperto dall' abate Henry a Chatillon. Lotus uliginosus Schk. — Trovato a Bard, dall'abate Carestia. Oxytropis pilosa DC. — Montjovet, sulle rupi di Ploùt. Astragalus Onobrychis L. — Comune nei siti aridi a Montjovet. Sarothamnus scoparius Koch — Arnaz, Perloz, Pont S.4 Martin. Potentina G andini — Luoghi aridissimi di Verrès (prof. Vaccari). Mespilus eriocarpa DC. — Boschi di Vervas su Montjovet. Prunus Mahaleb L. — S.' Vincent, Montjovet, Verrès, ecc. Circaea Luteiiana L. — Luoghi ombrosi a Montjovet. Punica Granatimi L. — Coltivato a Montjovet ove matura i frutti fino a 500 m. circa. Saocifraga Cotyledon L. — Rupi presso la Dora a Montjovet. Bupleurum Odontites L. — Boschetto di Montjovet sopra Ploùt. Cornus mas L. — Lungo i due versanti della valle da S.' Vin- cent a Pont S.' Martin. Raggiunge 1100 m. ad Emarese. Asperula Taurina L. — Luoghi ombrosi a Perloz e Donnaz (prof. Vaccari). Phyteuma Halleri Ali. — Vallone di Arnaz a Machaby. (Tro- vato dal prof. Vaccari). P. immite Schl. — Valle di Gressoney. Campanula excisa Schlch. — Valle di Gressoney intorno al monte Rosa. Achillea setacea W. K. — Montjovet e Verrès (prof. Vaccari). Inula montana L. — Rupi di Monijovet al Ploùt. Carlina acanthifolia Ali. — Raccolta a S.4 Vincent dall' ab. Ferina. Cirsium heterophyllum Ali. — Gressoney. Scorzonera Hispanica L. — Tra Montjovet e Verrès sulle rupi (prof. Vaccari). SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 191 COMUNICAZIONE INTORNO A VARI ACAROCECIDI NUOVI 0 RARI PER LA FLORA ITALIANA DI A. TROTTER. (Con figure intercalate). Acer campestre L. ' 1. Eriophyes macrochelus (Nalepa) N. 189S, in « Das Tierreich », 4 Lief. p. 20, Phyloptus 1890, in « Anz. d. Rais. Ak. d. \Vissensch. » — Wien, p. 212; id. 1891, in « Nov. Act. Acad. Leopold. » — Norimberg. p. 382, t. 3, fìg. 5 6. Produce dei sollevamenti careniformi verso la pagina in- feriore della foglia per una lunghezza media di 4-10 ram. (fìg. 1). Sulla pagina superiore, in corrispondenza di tale sollevamento, si osserva un'apertura allungata la quale mette in una cavità angusta, rivestita di peli plurisettati, bianchicci da giovani, invecchiando fulvi. Questa deformazione trovasi anche descritta da Schlech- tendal (Gallbildg. n. 557, e Zweiter Nachtr. p. 23), Kieffer (Acarocécid. de Lorr. n. 10, ultimo capoverso) e Baldrati Nuovo Giorn. bot. it. 190), n. 1, p. 5, n. 6, tav. I, fìg. 2 (sub Eriophyes sp.). L' Eriophyes macrochelus produce perciò tre distintis- sime deformazioni: il Cephaloneon solitarium, V Erineum parpurascens e platano icleum, e la galla careniforme qui descritta. Resta ancora insoluta la questione se, in base a tali particolarità biologiche, si debbano tenere gli Acari abitatori e produttori delle tre distinte forme di cecido come un'unica specie, come fa Nalepa, oppure se sia più giusto tra loro distinguerli, almeno come varietà. Il problema è certo arduo perchè si connette al concetto di specie, intor- no al quale i pareri sono spesso conseguenza della diversità di scuola. Per i Cinipidi galligeni si segue il concetto che le specie biologiche sieno sostenibili, e difatti alcuni pic- coli gruppi di Cinipidi sono costituiti da specie morfologi- 1 Con un asterisco (*) sono distinti i nuovi substrati, con due (**) le nuove galle. 192 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO camente indistinguibili, almeno per ora, ma produttrici di galle assai caratteristiche, e perciò i produttori si consi- derano specificamente separati. E ciò, io penso, si dovrebbe fare anche per gli Acari e per tutti i cecidozoi che eventualmente offrissero tale fe- nomeno, poiché mi sembra che non facendo cosi, almeno nei casi più salienti, si verrebbe quasi a negare la specifi- cità della galla che è uno dei fatti più generali ed indi- scussi della cecidologia. Ho trovate queste galle nei dintorni di Verona, alla « Biondella » (giugno 1898) ed in « Valdonega » (maggio 1900) (A. Trotter!). 2. ERIOPHYES (? MACRORHYNCHUS [Nal.] ). * a) Galle fogliari ceratoneiformi, epifille, leggermente ingrossate all'estremità, verdi giallastre o rossicce, scarsa- mente pubescenti o affatto glabre, lunghe 2-2.5 nini., lar- ghe 1. Nella pagina inferiore, in corrispondenza dell'ostiolo, si osserva una leggera pubescenza, e la lamina protrude leggermente tutto intorno all'apertura gallare, così che quest'ultima appare un po' umbilicata (fìg. 2). Riferisco questa galla ceratoneiforme, tuttoché presenti delle sensibili differenze, al già noto Ceratoneon vulgare dell' Acer pseudo-platanus, prodotto dall' Eviophyes macro- rJiynchus. Anche VE. macrorliynclius, a somiglianza del precedente, produce due distinte forme di cecidi, cioè il Ce- phaloneon myriadeum ed il Ceratoneon vulgare. Nei Giardini pubblici di Modena, estate 1896, e nei din- torni di Verona, estate 1899 (A. Trotter!). ** b) Recentemente, sulle foglie dell' Acer campestre, ho rinvenuta un' altra forma di galla da attribuirsi anche questa con molta probabilità a questo stesso Acaro. Morfo- logicamente essa è assai vicina al Cephaloneon myriadeum, ed anzi si può dir derivata dalla regola?^ concrescenza di 2-4 galle del myriadeum, il che ho schematizzato nella fìg. 3. In una foglia da me rinvenuta tutte le galle si pre- sentavano sotto questo aspetto. Ho trovata questa forma nei dintorni di Verona, in « Val- donega»; giugno 1900. sede di firenze - adunanza del 10 giugno 193 3. * * ? Eriophydae. (Fig. 4). Minime escrescenze epidermiche irregolarissime, fittamente gregarie, facilmente staccabili, bianche o bianco- giallastre, ipofille, abbondanti particolarmente verso la base della foglia ed all'angolo formato dalle nervature compri- marie nello staccarsi dal picciolo, sul qual ultimo si riscon- trano pure, spesso assai abbondanti. Nel loro insieme danno alla foglia un aspetto farinaceo, assai caratteristico. Tali emergenze sembrano aver origine epidermica, ma forse potrebbero anche derivare da protrusioni ed ipertrofie di cellule mesofilliche dello spugnoso. Tra queste anormali produzioni ho osservato solo rarissimi Eriofidi ved è per . questo che le attribuisco dubbiosamente all'azione di tali parassiti, molto più che la deformazione quale si presenta non saprei morfologicamente ravvicinarla ad alcun altro Acarocecido a me noto. Monte Baldo, agli «Spiazzi» (prov. di Verona); 1 giu- gno 1898 (A. Trotter !). Campanula erinus L. 4. * Eriophyes Schmardae (Nal.) N. 1898, in « Das Tierreich », 4 Lief. p. 38, Phytoptus N. 1893, in « Zool. Jahrbùch. Sjst. », v. 7, [i. 327, Cecklophyes N. 1889, in « Sitzungsb. d. Kaiser!. Akad. d. Wissensch. » — Wien, p. 147, t. 9, fig. 1, 2. Deformazione dei fiori risultante da cloranzia e fillo- mania. Analoga deformazione venne riscontrata sopra varie altre specie di questo genere. Anche per la Campanula erinus l'autore è con probabilità V Eriophyes Schmardae il quale venne sinora già osservato sulla Camp, glomerata, rapun- cuìoides, rotundifolia, trachelium. Per questo cecido si confronti : Schlechtendal, Gallbildg. n. 1067 e Zweiter Nachtr., p. 45-4f3 ; Hieronymus, Beitràge età, n. GO-68 ; Kieffer, Acarocécid. n. 33 ; Massalongo, Aca- rocecid. Saggio, n. 4-5 e Acarocécid. Ulteriori Oss. ed ag- giunte, Q. 4-5. A Bisceglie in prov. di Bari; 0 giugno 1898 (prof. Adr. Fiori !). 194 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Centaurea alba L. 5. * Eriophyes centaureae (Nalepa) N. 1898, in « Das Tierreich », 4 Lief. p. 41, Phytoptus 1890 in « Anz. d. Kais. Akad. d. Wiss. » — Wien, p. 212, e 1891 in « Denk. d. Kais. Ak. etc. », p. 8G9, t. 1, fig. 5-6. Quest'Acaro produce sulle foglie, le radicali specialmente, delle pustole tondeggianti, talora confluenti, di 1-2 mm. di diametro, colorate in rossiccio od in giallastro. In Italia la galla era stata sinora rinvenuta su C. amara, aspera, cineraria, maculosa, nigrescens e solstitialis. A Lagonegro (Potenza); giugno 1899 (prof. Adr. Fiorir). Cistus salvifolius L. 6. * ? Eriophyidae. Qua e là sulle foglie, sia dal lato della pagina inferiore che della superiore, si mostra una fìtta pubescenza bianco- gialliccia. Tale pubescenza si presenta più o meno diffusa, talora comprendendo tutta 1' estensione della lamina, talora invece circoscrivendosi in piccoli cespuglieti tondeggianti, isolati o confluenti. Tali agglomerazioni di produzioni tricomatiche, in seguito ad un' osservazione microscopica, si possono giudicar deri- vate da una iperproduzione accompagnata da ipertrofìa dei peli fascicolato-stellati normali. La presente deformazione corrisponde in tutto a quella già segnalata dal prof. C. Mas- salongo pel Cistàs creticus L. (in Bull. Soc. bot. it, 1893, p. 484, n. 11). Tra questi anormali tricomi non ho trovato traccia al- cuna di Acari. Anche questo è un fatto abbastanza strano e che ho visto ripetersi sovente su varie piante, affette in particolar modo dal tipo di pilosismo sopra descritto. Cosi 1' ho notato sui Rubus, Vibiirnum, Potentina, Phlo- mis, dal che si può dedurre che l'eziologia di queste defor- mazioni non appare ancora in tutti i punti chiarita. Al Bosco della « Ficuzza » in prov. di Palermo ; 31 di- cembre 1899 (A. Trotter!). SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 195 Eupliorbia Cyparissias L. Eriopiiyes Euphorbiae (Nalepa) N. 1898, in « Das Tierreich », 4 Lief. p. 21, Cecidophyes 1890, in « Anz. d. Kais. Ak. etc. » Wien, p. 213, e 1891, in « Denk. der Kais. Ak. eie. » Wien, p. 879, t. 1. fìg. 7-8. Le singole foglioline dell'apice del fusto presentano i loro inargini più o meno fortemente ripiegali verso la pagina inferiore per cui V intera fogliolina appare cosi di forma lineare. Queste foglioline cosi deformate o si mantengono diritte o si contorcono in varia guisa; se poi 1* infezione si estende a tutte le foglioline del germoglio, come spesso accade, la pianticella acquista per questo fatto un aspetto assai diverso dal normale. Si confronti per la qui descritta deformazione: Schlech- tendal, Gallbiìdg., n. 599; Hieronymus, Beitràge etc, n. 91; Thomas, Beitr. zur Kennt. d. in den Alpen vorkomm. Phy- toptocecid., n. 63. Dintorni di Pontebba (Friuli): agosto 1899 (A. Trotter!). Lepidi imi Draba L. 8. Eriophyes Drabae (Xalepa) N. 1898, in « Das Tierreich »,4Lief. p. 17, Phytoptus, 1889 in » Anz. d. Kais. Ak. » Wien, p. 1G2, e 1890, «Sitz. d. Kais. Akad. », Wien p. 58, t. 5, fig. 1-2. (Syn. Pìvjt. longior Nalepa, e PIi. capsellae Nal.). Deforma i germogli: le foglioline rimangono piccole, ap- pressate le une alle altre, per il raccorciamento degl'inter- nodi, si mostrano più o meno pubescenti, e negli organi fio- rali si nota virescenza. Questo Acaro è abbastanza diffuso sulle Crocifere : fu ri- scontrato in analoghe deformazioni di varie specie di Alys- sum, Berteroa, Camelina, Capsella, Erysimum, Sisym- brhim. Cfr. : Schlechtendal, Gallbiìdg. n. 471 ; Hieronymus, Beitr. n. 69, 237. Dintorni di Potenza; giugno 1899 (prof. Adr. Fiori!). 196 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Phloinis fruticosa L. 9. ** ? Eriophyidae. Anche sulle foglie di questa pianta, analogamente a quanto abbiamo già descritto per il Cistus salvifolius, si producono delle macchie irregolari, più o meno diffuse, di pubescenza biancastra, risultanti da una iperproduzione ed ipertrofia dei peli normali. Neppur qui mi fu dato di rinvenire traccia alcuna di Acari. Castello della Mola, a Taormina (Sicilia); 15 dicembre 1899 (prof. P. Baccarini!). Pruiius Amygdalns Stok. 10. Eriophyes Padi (Nalepa) N. 1898, in « Das Tierreich », 4 Lief. p. 29, Phytoptus 1889, in « Anz. Ak..», Wien, p. 102, e 1890 in « Sitzungsb. Ak. », Wien, p. 55, t. 5, fig. 5; t. 0, fig. 1. Avendo avuto un opportuno materiale a mia disposizione, ho potuto constatare che l' autore dell' Erinosi (Erineum amygdaiinum) del Mandorlo è VE. padi. Come è noto, que- sto stesso Acaro produce inoltre Y Erineum padi, il Cera- toneon attenuatimi ed il Cephaloneon molle, deformazioni cioè assai diverse tra loro ; quindi, anche per questo ceci- dozoo, vale quanto ho già osservato a proposito dell' Erio- phyes macrochelus e macrorhynchus. A Bisceglie (Bari), 4 giugno 1899 (prof. Adi*. Fiori !). A Tregnago (Verona), settembre 1895 (prof. C. Massalongo!). Pruniis domestica L. 11. * Eriophyes Padi (Nalepa). Galle ceratoneiformi, epifille, rossastre, glabre o legger- mente pubescenti, ad apice ottuso, lunghe 2-3 mm., larghe 1' aprentisi alla pagina inferiore per un piccolo ostiolo rive- stito di peli. Sul Prunus domestica era noto sinora il Cephaloneon molle; le galle qui accennate si mostrano però decisamente SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 197 ceratoneiformi tuttoché non sieno così caratteristiche come il Ceratoneon attenuatum del Prunus Paclus. Ad ogni modo ho constatato che l'Acaro che le produce è, come per quest'ultima, P Eriophyes Padi. A Pontebba (Friuli) ; ottob. 1898 e agosto 1899 (A. Trotter I). (Tutte le ligure sono più o meno ingrandite). Quercus coccifera L. 12. Eriophyes sp. Filler! epi- od ipofilli, bianco giallicci, quindi fulvi, spesso confluenti, situati in depressioni orbicolari della lamina. Il Corda chiamo questa deformazione Erinewn i/ìipres- sum (in « Icones fung. », t. IV, p. 3, n. 8 ; taf. 1, fig. 8; Praga 1840) e posteriormente fu descritta anche dal Ca- stagne col nome di Erineum cocciferum (Observations sur quelques plantes età, II, 1843, p. 23). I caratteri però degli anormali tricomi corrispondono ad un Phyllerìum e non ad un Erineum. In tale Fillerio avendo potuto trovare solo rarissimi ce- cidozoi non mi fu possibile l' identificazione. Si confronti anche A. Trotter, Prima comunicazione in- torno alle galle del Portogallo (in « Boi. da Sociedade Brot. >, v. XVI, 1899, p. 196, n. 7). Dintorni di Bari alle « Quattro strade » ; 21 novembre 1898 (prof. A. Palanza !). Bull, della Soc. boi. Hai. li 198 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Quercus Pseudo-suber Santi. 13. Eriophyes sp. Filleri d'ordinario ipofilli, bianchicci da principio, quindi bruno-fulvi, situati in depressioni tondeggianti od orbicolari della lamina. Studiata la deformazione al microscopio ri- sulta costituita di un fìtto addensamento di tricomi cilin- dracei, allungati, ottusi all' estremità, variamente ricurvati, di color giallo-bruno, o castano-fulvo. Tra questi si notano poi frammischiati, in quantità più o meno grande, altri peli filiformi, più lunghi assai dei primi, unicellulari, assottigliati all' apice, bianchicci, e d' uno spessore 3-4 volte più piccolo dei precedenti. In tale deformazione ho rinvenuto solo rarissimi cecidozoi. Questo acarocecido trovasi già indicato dell'Italia, nel la- voro più sopra citato del Corda (« Icones fung. », t. IV, p. 3, n. 9, taf. I, fig. 9) che lo distingue col nome di Erineum Pseudosuberis, e sarebbe stato raccolto in Toscana dal Praesens. Nei monti Lessini Veronesi ; inverno 1898-99 (prof. A. Goiran). Osservazioni e notizie intorno agli Erineì delle Querce italiane. Oltre gli Erinei più sopra descritti, della Quercus coccifera e Pseudo-suber, in Italia, fu già segnalata 1' Erinosi sulle foglie di altre Querce (pedunculata, pubescens, Cerris, Ilex e Suber). Quando ancora si credeva che tali abnormi produzioni di peli costituissero particolari forme di funghi (Erineum, Phyllerium) le diverse Erinosi, delle diverse Querce, erano anche per lo più diversamente specificate {Erineum quercinum, ilicinum ecc.). Se ora prendiamo in considerazione gli Acari produttori di tali Erinosi, vedremo che non sempre, all' analogia della defor- mazione, corrisponde una stessa entità cecidogenetica. Molti invece, qui in Italia, vedendo ad esempio che V Erineum del Quercus Cerris, pedunculata e pubescens è botanicamente SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 199 chiamato Erineum quercinum, e vedendo che il Canestrini de- scrisse l' Eriophyes quercinus come produttore dell' Erineum quercinum della Quercus peduncolata, attribuirono a questa stessa specie di Acaro anche V Erineum della Quercus Cerris e pubescens, ' appunto perchè, morfologicamente, anche questi Erinei costituiscono V Erineum quercinum. Però il grande distacco che intercede tra gli Entomocecidi della Quercus Cerris * e quelli delle Querce del tipo Robur, avrebbe dovuto mettere in guardia che anche per gli Acaroce- cidi vi potesse essere eventualmente tale contrasto. Ed è ciò che succede. Il Nalepa 3 ha trovato che V Erineum quercinum della Quer- cus Cerris è prodotto da una specie distinta di Acaro, da lui chiamato Eriophyes cerreus, consociato questo, come accade in vari altri acarocecidi, ad un'altra distinta specie di Acaro, ì'Erio- phyes tristernalis. Ho studiato recentemente questi Erinei del Cerro, da me rac- colti al Bosco Mantico presso Verona, e, tuttoché non vi abbia ritrovato V Eriophyes tristernalis, che però, a detta del Nalepa atesso, trovasi sempre in minor quantità, ho potuto constatare la presenza dell' E. cerreus, al quale, con probabilità, è da at- tribuirsi la produzione di questo Erineo. Quanto all' Eriophyes quercinus (Canestrini), questi è il pro- duttore dell' Erineum quercinum sulla Quercus pedunculatal. È probabile che lo stesso Eriophyes produca V Erineum quer~ cinum anche sulla Quercus pubescens e sessiliflora ; ma ciò non si può affermare ancora decisamente prima che l' Acaro del- l' Erineo di queste due ultime Querce non sia stato studiato minutamente. 1 La marchesa Misciattelli (« Malpighia », 1899, p. 14, ri. 50) a questo stesso Acaro attribuisce anche l' Erineo della Quercus Suber che non è V Erineum quercinum Pers. ma bensì VE. auberinum Fée. 2 Nessuna delle molte galle, in special modo di Cinipidi, finora descritte por la Quercus Cerris, è comune alle Querce del tipo Ro- bur, e se qualcuna ve ne fu segnalata, ciò dipende da un errore di determinazione o della galla o del substrato. 3 Neue Grallmilben (17 Fortsetz.) in « Anz. d. kais. Ak. d. Wiss. in Wien » 1898, n. XXII, p. 234 ; e « Zur Kenntniss der Gattung Eriophyes » in « Denk. d. kais. Ak. etc. », 1899, p. 201. 200 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO II Canestrini descrisse inoltre due altre specie di Acari abi- tatori di Erinei di Quercia : uno è 1' EriopUyes breviceps (su Quercus sp.), l'altro è VE. Carueli dell' Erineum quercinum di Quercus Aegilops. Secondo Nalepa, quest'ultima, non sarebbe una specie ben distinta, ma tutt'uno co\Y E. quercinus, o quando mai una semplice varietà dello stesso. Secondo il Canestrini questo Erineo della Q. Aegilops pro- verrebbe da località del Lago di Garda (comunicatogli da Ca- ruel), il che evidentemente è un errore, poiché questa Quercia non può appartenere a tale località. Quindi o la località è er- rata, o è errata la determinazione della Quercia; amenochè però non si tratti della Q. Aegilops di Pollini che è la Quercus Pseudo-suber Santi, e della quale, a merito del prof. A. Goiran, sono note molte località veronesi. Nella collezione di Canestrini, ora appartenente al Museo Zoologico dell'Università di Padova, esistono le foglie con Erinei conservate in alcool, ma essendo ridotte in frammenti un po' piccoli, è difficile poter dare un sicuro giudizio. Possiamo quindi così riassumere le nostre cognizioni riguardo agli Erinei delle Querce italiane, ed in genere delle Querce europee : Erineum quercinum Pers. (= ? E. sinucula Fée) Quercus pedunculata Ehrh. = Eriophyes quercinus (Cane- strini) N. „ sessiliflora Sin. = Eriophyes sp. „ pubescens Will. = Eriophyes sp. „ Cerris L. = Eriophyes cerreus Nal. * e E. tristo- naìis Nal. „ ? Aegilops L. (probab. Q. Pseudo-suber) = Erio- phyes Carueli (Canestrini) N. ,' « erinei senza insaccatu- re della lamina (3 erinei situati in depres- Erìneum ilicinum DC.l Quercus Ilex 1 sioni della lamina 1 = Eriophyes Ili- ( = E. dryinum Schl.) f L. jy deformazione degli a- ^ c*'s (Can.) N. menti con erinosi (galla " a graspo „ di Licopoli, tav. IH, fig. 3) ; Erineum Pseudo-su- ber is Corda Erineum impressimi Quercus Pseudo-suber Santi = Eriophyes sp. Ineum impressimi \ ^ .„ _ , , j Quercus coccifera L. — Eriophyes sp. 1 L' E. cerreus pruduce anche una deformazione delle gemme di giovani Querce. SEDE E>I FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 201 Ìv. erinei senza insaccatu- re della lamina ,3 erinei situati in depres.( = sioni della lamina Erineum sp. • Quercus sp. = Eriophyes breviceps (Can.) N. Salix ( ? aurita L.) 14. ** Eriophydae. Depressioni ipofille, orbicolari o tondeggianti, più o meno profonde, spesso confluenti, provviste nella loro concavità di sollevamenti, d' origine mesofillica, subcilindrici, più o meno grandi e numerosi, rivestiti di peli (fìg. 5). In corrispon- denza del cecido la lamina si mostra ispessita e decolorata. Dintorni di Vittorio (Treviso) ; ottobre 1899 (Prof. P. A. Saccardo ! . Salix incauta Schr. 15. Eriophyidae. Piccolissimi noduli fogliari apparenti da ambo le pagine, analoghi a quelli che comunissimamente si osservano sul Salix alba specialmente, e un tempo noti sotto il nome di Folliculus Salicis albae, ed in Italia già segnalati per il Salix alba, caprea, trianclra ?. Dintorni di Pontebba (Udine); agosto 1899 (A. Trotter!). Salix purpurea L. 16. * Eriophyidae. Deformazioni simili a quelle descritte al n. 14, amenochè non si trovino al margine fogliare, come spessissimo accade, nel qual caso questo si ripiega più o meno verso la pagina inferiore. Questo cecido può ricordare un po' quello comunissimo del Salix alba colorato in rosso, a piegamento involuto e re- voluto, ma ne è però affatto distinto, essendo quest'ultimo esclusivamente marginale e senza alcuno degli altri carat- teri ricordati. Dintorni di Pontebba (Udine); agosto 1899 (A. Trotter!). 202 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Salix vimiiiRlis L. 17. Eriophyidae. Noduli fogliari come al n. 15 Monte Baldo in « Valnazze » (Verona) ; agosto 1897 (pro- fessore A. Goiran !). Gli Acarocecidi dei Salici sono tra quelli di più difficile determinazione in rapporto ai loro produttori, per il fatto che molte specie di Acari si trovano promiscuamente con- sociate nelle diverse forme gallari. In questi casi, io credo sia miglior cosa, fino a che ulteriori ricerche non abbiano messo in sodo qual parte spetti a ciascuno di questi Acari nella formazione delle diverse specie di galle, che il bota- nico si limiti ad indicare esattamente il substrato e a dare della galla una pur breve ma precisa descrizione. Altri- menti si correrà rischio di non essere intesi dagli altri, poiché se uno, volendo indicare ad esempio i noduli o fol- licoli fogliari di un Salix, scriverà Eriophyes tetanothrix senza alcun' altra indicazione esplicativa, non avrà punto precisato qual sia la forma gallare da lui rinvenuta, poiché VE. tetanothrix che, per quanto ora si sa, produce, oltre le galle noduliformi — su Salix fragilis ! — anche le ce- faloneiformi su Salix aurita e retusa, fu da Nalepa ri- trovato anche in tutti gli altri Acarocecidi dei Salici. Tilia platyphyllos Scop. 18. Eriophyes tetratrichus (Nalepa) N. 1898 in « Das Tierreich », 4 Lief., p. 18, Phytoplus 1890 in « Anz. d. kais. Akad. der Wissensch. in Wien », p. 225, e 1891 in « Nova Acta Acad. Leop. », p. 373, t. 1, fig. 3, 4. I margini della foglia si ripiegano per breve tratto (3 mm.-l cm.) verso la pagina inferiore, si ispessiscono e si colorano in bruno-giallastro; si forma così un piccolo cer- cine, a superficie rugosa ed a minutissime gobbe, nella cui concavità vivono gli Acari. Massalongo (in « Bull. Soc. bot. it. », 1892, p. 71, n. 17) SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 203 descrisse una galla somigliante, nella quale però il ripiega- mento si effettua verso la pagina superiore. Bosco del « Fagarè » presso Cornuda (Treviso), ottob. 1898 e dintorni di Pontebba (Udine), agosto 1899 (A. Trotter!). Viburnuiii cotiiiifolium D. Don. 19. * ? Eriophyidae. Tacche tondeggianti, spesso confluenti, di pubescenza bian- castra, sparse sulla pagina inferiore della foglia. Osservate al microscopio risultano costituite di numerosi peli stellati, uguali a quelli che si trovano normalmente sulle foglie di questa pianta e di cui rappresentano soltanto un'ipertrofia. In questa alterazione, che corrisponde ad altra consimile osservata sul Viburnum Lanterna, non ho potuto osservar traccia di Acari. Cfr. : Kieffer, Ueber Lothr. und zum Theil neue Phytop- tocecid., p. 133, in Zeitschr. f. Naturwiss., Halle ; Vallot, Mém. Acad. de Dijon 1832, p. 11 ; von Thùmen, Herb. mycol. oeconom. 1877, n. 39. Nel R. Orto botanico di Padova, maggio 1898 (A. Trotter!). Il Segretario Baroni mostra ai convenuti esemplari di Cistus sai- vifolius L. sulle cui radici vive parassita la var. a fiori gialli del Cytinus Ilypocistis L. : dice che sono stati raccolti dal nostro con- socio cav. marchese Bargagli presso S. Croce sull' Arno a Poggio Adorno. Il Cytinus Hypocistis, come si sa, è pianta della regione marittima, per cui ha stimato conveniente di rendere pubblica questa nuova località che è distante dal mare. Fra le località che si scostano dalla regione marittima fino ad ora se ne conoscevano due del Lucchese, Vitiana, cioè, e Luciniana (cfr. Caruel, Prodromo fi. tose, p. 557) e una del Fiorentino, Signa, ove fu raccolta dal si- gnor Blytt nel 1874 (cfr. Atti del Congr. intem. hot. di Firenze, p. 155 in nota). Il prof. Arcangeli dice che sarebbe interessante studiare per mezzo di quali insetti avviene la fecondazione di questa pianta. * 1 {Nota aggiunta durante la stampa) : Il sig. marchese Bargagli a proposito della fecondazione e della disseminazione nel Cytinus Hypo- cistis L. mi ha comunicato quanto segue : « Ripetutamente osservai il Bombus agrorum Fab. var. pascuorum Scop. esercitare l'ufficio di 204 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Il Presidente fa la seguente comunicazione : AGGIUNTE ALLA FLORA DELL'ELBA. — PER STEFANO SOMMIER. Mentre già da tempo più o meno lungo sono state stampate le Florale della Gorgona, della Capraia, di Montecristo e di Gian- nutri, ed oggi se ne è pubblicata una del Giglio, ci manca un tale lavoro monografico per la maggiore delle isole toscane, di cui possediamo un elenco speciale soltanto per le Musei nee. l Il compianto amico dott. Emilio Marcucci aveva con molto amore raccolto un ricco materiale all'Elba, allo scopo di redi- gerne la flora; e ad esso sono dovute le numerose aggiunte che si possono notare confrontando le citazioni di quest'isola nella Statistica botanica della Toscana di Caruel (pag. 194-248) con il Prodromo della Flora toscana dello stesso autore. Ma l'Erbario Elbano radunato dal Marcucci, incompletamente stu- diato, non fu che in parte adoprato. Serve adesso al dott. Ba- roni per il suo Supplemento generale al Prodromo di Caruel. Dopo la pubblicazione della Statistica botanica della Toscana, della flora dell'Elba si è occupato con molto zelo e successo il dott. Pio Bolzon, ed a lui dobbiamo varie pubblicazioni 2 che pronubo nei fiori monoici del Cytinus Ilypocistis. E si può dire che questo insetto avesse probabilmente molto a portata e nei dintorni della propria abitazione quei fiori; giacché è noto che i Bombus in generale fanno il nido sotterra ed in mezzo ai Muschi. "Dna picco- lissima specie di Formica invadeva i frutti, li corrodeva nel loro interno. Forse nell' azione di questa stessa Formica può riscontrarsi un mezzo di disseminazione, essendo poco favorevoli le condizioni in cui si trova il Cytinus perchè i propri semi escano dall'ambiente in cui sono prodotti. » E. Baroni. 1 Bottini A. Bicerche brioloyiche nell'isola dell'Elba. Atti d. Soc. Tose, di Se. Nat. Pisa 1886. 2 Bolzon P. Appunti sulla Flora dell'Elba. Biv. ital. di Se. nat., anno XI, n. 5, pag. 63-66. Siena, 1891. Id. Contributo alla Flora dell'Elba Ibid., anno XII, n. 3, pag. 45-47 e n. 6, pag. 85-86. Siena, 1892. Id. Contributo alla Flora dell'Elba. Bull. Soc. bot. ital., p. 311-14 e 356-61. Firenze, 1892. Id. Erborizzazione all'isola dell'Elba. Ibid., 1893, p. 23-31; 166-73; 237-43; 306-13; 350-57; Appendice, p. 411-18. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 205 portarono il numero delle piante vascolari di quest' isola da 730 (cifra della Statistica) a 853. Però l'isola è grande, e non è facile compito l'esplorarla in tutte le sue parti ed in tutte le stagioni, per cui vi sono ancora non poche lacune nella nostra cono- scenza della sua vegetazione. Questo mi faceva notare il mar- chese Giacomo Doria, il quale in questi ultimi anni ha ripetu- tamente visitato l'Elba in stagioni diverse, dicendomi di avervi raccolto molte specie non ancora notate neppure nei supple- menti del dott. Bolzon ; e me ne persuadevo ancora più visitando quest'isola in compagnia del march. Doria nel 1898, ' e tornan- dovi di nuovo quest'anno nei mesi di Febbraio, Marzo e Maggio. Do qui per ora soltanto l'elenco delle specie vascolari da me raccolte in queste gite, che non figurano nella Statistica bota- nica della Toscana, né nelle aggiunte del dott. Bolzon, riser- bando ad altra occasione le note critiche ed i particolari sulla distribuzione di queste, come delle altre piante raccolte all'Elba. Spero che frattanto anche il march. Doria avrà fatto noto il resultato delle sue erborazioni all'Elba, che si sono estese an- che alle parti meno esplorate dell'isola, e porteranno certo un contributo non indifferente a quella flora. 1. Raxunculus ophioglossifolius Vili. 2. R. REPENS L. La forma a fiore doppio è più frequente di quella normale. 3. R. Neapolitanus Ten. Non ancora indicato di Toscana, benché vi si trovi anche altrove che all'Elba. 4. Hypecodm procumbens L. Questa specie era già stata indicata da me per l' Elba fin dal 1891 (Lev. e Somm. Add. ad FI. Etruriae). 5. Fumaria bicolor Somm. 6. Barbarea praecox Rob. Br. Già trovata all'Elba anche dal dott. Marcucci (Pari. FI. it., e Baroni Suppl. gen.). 7. Brassica frdticulosa Cyr. Questa specie era fin ora stata indicata della Toscana sol- 1 Vedi Bull, della Soc. hot. it., 1898, p. 136. 206 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO tanto di Orbetello dal prof. Pirotta (Pari. FI. it., e Bar. Suppl. gen.). 8. Brassica sinapoides Roth; B. nigra Koch 9. Sinapis arvensis L. 10. S. Cheiranthus Mert. et Koch Trovata già all'Elba anche dal dott. Marcucci (Pari. FI. it., e Bar. Suppl. gen.). 11. Eruca sativa Mill. Forse inselvatichita. 12. Viola multicaulis Jord. Fide ci. Chiovenda 13. V. sua vis M. Bieb. (Marcucci, fide ci. Chiovenda in Bar. Suppl. gen.). 14. V. alba Bess. Fide ci. Chiovenda 15. V. sylvestris Lam. Raccolta all'Elba anche dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). var. Riviniana (Reichb.). 16. Polygala Monspeliaca L. 17. Silene Nicaeensis Ali. Già trovata all'Elba dal Marcucci (Pari. FI. it, e Bar. Suppl. gen.). 18. S. neglecta Ten. ; S. re/lecca Ait. Trovasi all'Elba sotto la medesima forma che al Giglio. 19. Sagina apetala L. Già stata trovata anche dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 20. Cerastium semidecandrum L. Già raccolto all'Elba anche dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 21. Corrigiola telephiifolia Pourr. Questa specie era già stata indicata da me per l'Elba (Addenda ad FI. Etruriae). 22. Radiola linoides Roth 23. Malva Nicaeensis AH. Trovata già dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 24. Erodium cicutarium L'Hérit. Trovata anche dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 25. Ruta angustifolia Pers. ; R. Chalepensis L. Già raccolta all'Elba dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 26. Ilex aquifolium L. 27. Rhus Coriaria L. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 207 — Medicago denticolata Willd. var. macrocarpa Moris et De Not. La specie era già indicata dell' Elba, ove trovasi molto comune la forma da noi più ovvia (j3 lappacea Mor. et De Not.). Vi si trova pure abbondante, come nelle isole del Giglio e di Capraia, la var. macrocarpa, con caratteri marcati e costanti che la distinguono molto nettamente dalle altre forme della M. dentìculata. 28. M. MACULATA Willd. 20. M. litoralis Rhode 30. Trifolium maritimum Huds. 31. T. Liousticum Balb. 32. T. resupinatum L. 33. T. strictum L. Trovato già anche dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 34. T. intermedi um Gnss. Questa specie finora era stata indicata in Italia soltanto della Sicilia e della Calabria. L'ho trovata abbondante in vari luoghi nei dintorni di Porto Longone, spesso insieme al T. angusiifolium L. I caratteri che distinguono queste due specie, certo molto affini fra di loro, mi sono sembrati abbastanza costanti. Anche i piccoli esemplari stentati del T. angusiifolium che si trovavano fra le microfìte nella macchia insieme al T. intermeclium, quantunque uguali a questi per statura, se ne potevano distinguere. Gli esem- plari dell'Elba quindi non confermerebbero quello che di- cono Gibelli e Belli (Rivista crit. delle sp. di Trifolium ital. sez. Lag opus, p. 101), che cioè la ubicazione speciale del T. intermeclium può influire sulla diversità dei caratteri fra esso e il T.m angusiifolium. 35. Ervdm tetraspermdm L. 36. E. pubescens DC. 37. E. HIRSUTUM L. Già trovato dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 38. Vicia villosa Roth 39. Lathyrds angulatus L. 40. L. setifolius L. 4L Pirus amygdaliformis Vili. 42. Sedum Cepaea L. 208 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 43. Sedum dasyphylldm L. 44. S. CAESPITOSUM DC. 45. Petroselinum sativum Hoffm. In apparenza inselvatichito. 46. Bupleurum opacdm Lange. 47. Daucus gummifer Car. Prodi*, (an. Lam.?). D. Gingidium Car. in Pari. FI. it. (an. L. ?). Raccolto già all' Elba da Caldesi e da Marcucci (Pari. FI. it., e Bar. Suppl. gen.). 48. Caucalis daucoides L. 49. Galium Aparine L. Raccolto all' Elba anche dal Marcucci (Bar. Suppl. gen.). 50. G. Parisiense L. Il dott. Bolzon indica dell'Elba il G. divaricatum Lara., che dal dott. Baroni (Suppl. gen.) viene considerato come varietà del G. Parisiense. Io vi ho raccolto tanto il tipo del G. Parisiense a frutti glabri, quanto la var. vestilum Gr. Godr. a frutti densamente ispidi. 51. Galium Mollugo L. Raccolto all'Elba pure dal Marcucci (Bar. Suppl.). 52. Bellis annua L. 53. Anacyclus clavatus Pers. 54. Gnaphalium luteo-album L. 55. Filago Gallica L. 56. Centaurea dissecta Ten.? Abbiamo raccolto questa specie col march. Doria presso la cima del m. Capanne, non ancora fiorita. Non sono sicuro della sua determinazione, ma certo non è alcuna delle specie indicate per l'Elba. 57. Carduus pycnocephalus L. 58. Lappa sp. Ne ho viste soltanto le foglie. Non era indicata alcuna Lappa dell' Elba. 59. Hypochaeris glabra L. 60. Tragopogon porrifolius L. 61. Crepis bellidifolia Lois. 62. Vinca minor L. 63. Convolvulus sylvestris Waldst. et Kit. Già raccolto dal Marcucci (Pari. FI. it.). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZAD EL 10 GIUGNO 209 64. Verbascum Boerhavei L. var. Ilvense mihi. Racemis elongatis densis ; bracteis anguste lanceolato- linearibus flores longe superantibus, eis medii racemi 30 ram. longis; calycis laciniis linearibus 10-13 min. longis capsu- lam superantibus; floribus 30-35 mm. in diametro; foliorum inferiorum lamina 20 cm. longa, 11 lata; pianta li m. alta. Il Verbascum Boerhavei non era stato ancora trovato in Toscana. La bella varietà sotto la quale si presenta al- l'Elba è assai notevole per essere più alta e più grande in, tutte le sue parti, e specialmente per la lunghezza delle sue brattee e delle lacinie del suo calice che sono più strette che nel tipo, e più lunghe delle capsule; queste pure sono più grandi di quanto vengono descritte dagli autori, e di quanto lo siano negli esemplari della Francia meridionale che ho sott' occhio. L'abbiamo trovata, col sig. Gemmi, in terreni anticamente coltivati a vigna ma ora abbandonati, lungo il condotto del- l'acqua, nella vallata che sale da Marciana Marina a Mar- ciana alta, in discreto numero di esemplari. 05. LlNARIA TRIPHYLLA Mill. Raccolta già all'Elba dal Piccioli (Pari. FI. it.). 66. Linaria arvensis Desf. 67. Veronica Beccabunga L. 68. Veronica montana L. 69. Phelipaea Mdteli Reut. 70. Orobanche minor Smith 71. Stachys marrubiifolia Viv. * 72. Rdmex crispus L. 73. Parietaria Ldsitanica L. 74. Ulmus campestris L. 75. Pinus Pinea L. 76. Orchis mascula L. 77. O. insularis Somm. 2 78. Ophrys apifera Huds. 79. Crocds vernus Ali. 80. Romulea ramiflora Ten. ? 1 Vedi in questo stesso Bullettino, pag. 162. * Già citata da me per l'Elba. Vedi questo Bullettino, 1898, p. 137. 210 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Nella Statistica del Caruel non figura alcuna Romulea per l' Elba, eppure l' isola ne è piena. In fiore ho raccolto la Romulea Rollìi Pari, fino dal 1871 (Add. ad FI. Etr.), ri- trovata poi dal dott. Bolzon sul m. Orello, e da me in abbon- danza quest'anno alla marina di Campo, in fine di fioritura gli ultimi giorni di Marzo. Ho raccolto pure in fiore la Romulea Columnae Seb. et Maur. a Marciana alta. Ma in stagione più inoltrata ho trovato quasi in ogni parte dell'isola abbondantissime delle Romulee in frutto. Sono quasi certo, per la robustezza degli scapi pluriflori e la grossezza delle capsule, che alcune di queste sono R. ramiflora Ten. 81. Antoliza /Ethiopica L. Gladiolus pyramidalis Burm. Questa specie africana, già da tempo inselvatichita alla Favorita presso Palermo, è stata trovata recentemente dal march. Doria e dal sig. Béguinot nell'isola di Capraia, ab- bastanza abbondante lungo il Vado del Porto. Ora pare in via di inselvatichirsi pure all'Elba, presso Porto Longone, dove l'ho trovata in un luogo nel quale adesso non vi è più traccia di giardino. — BOTRYANTHUS ODORUS Kunth b. ALBIFLORUS Pari. Merita di essere segnalata questa varietà, poiché secondo Parlatore (FI. it. II, 500) sarebbe stata trovata soltanto dal Micheli presso Firenze. (Sembra ugualmente rara la forma albina del Botryanthus vulgaris Kunth). Ne ho trovato due soli esemplari presso la cima del m. Calanche. Veramente a questi due esemplari converrebbe meglio la designazione « floribus cameis », poiché soltanto i fiori superiori erano quasi bianchi, mentre gli altri, man mano che erano più bassi sul racemo, andavano sempre più colorandosi di color carnicino. È una graziosissima varietà, che sarebbe molto ornamentale se si potesse riprodurre. Ha perfettamente con- servato il suo colore sul secco. 82. Gynandriris Sisyrinchium Pari. ' 83. Tulipa Celsiana DC. 2 84. GrAGEA BOHEMICA Schult. 3 1 Vedi in questo stesso Bullettino, pag. 162. 2 Già citata da me per l'Elba. Vedi questo Bullettino, 1898, p. 137. 3 Vedi. Due Gagee ecc. in questo Bullettino, 1898, p. 247. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 211 85. Allium vineale L. 86. Posidonia Caolini Koen. 87. Cyperus badios Desf. 88. Carex setifolia Godr. 89. C. verna Vili. 90. Andropogon pubescens Vis. 91. Alopecorus bulbosos L. 92. Glyceria festocaeformis Heyn. 93. G. plicata Fries. 94. Avellinia Miciielii Pari. 95. Volpia ciliata Link. 90. V. oniglomis Reichb. 97. Festuca, heterophylla Lam. 98. Catapodiom Halleri Reich.; Nardurus Lachenalii Godr. 99. PSILORUS NARDOIDES Trill. 100. Isoétes Doriaei Bory Raccolta all'Elba in compagnia dei dott. Beccari e Mar- cucci fin dal 1871 (Lev. et Somm. Addenda ad Fior. Etr.). L'ho ritrovata poi in molti punti dell'isola, non solo nelle parti più calde, ma anche nei castagneti di Marciana, e presso la cima del m. Calanche a 850 m. 101. I. Hystrix Dur. 102. Equisetum arvense L. Già da me raccolto altra volta (Add. ad. FI. Etr.). 103. E. maximum Lam. 104. Ophioglossom Lusitanicum L. Trovato all'Elba in compagnia dei dottori Beccari e Mar- cucci, fin dal 1871 (Lev. et Somm. Add. ad FI. Etr.). 105. Scolopendrium officinale Smith. 106. Aspidium Filix mas Swartz — — var. glandolosum Milde (?). Frondibns subtus et indusiis, crebre giandulis luteis obsitis. Nella varietà i lobi sono dentato-crenati, mentre nel tipo non glandoloso che ho raccolto pure all' Elba, i lobi soho quasi interi. A queste specie sono da aggiungersi le 18 seguenti non trovate da me, ma raccolte dal D.r Marcucci, e citate dal D.r Baroni nel suo Supplemento generale: 212 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 107. POLYGALA FLAVESCENS DC. 108. SlLENE VIRIDIFLORA L. 109. _S. Salzmanni Badaro ex Mor. 110. Ltghnis sylvestris Schk. 111. Erodium Romanum L'Hérit. 112. E. Marcuccii Pari. 113. Pistacia Terebinthds L. 114. Trifolium lappaceum L. 115. T. STRIATUM L. 116. VlCIA PEREGRINA L. 117. Prunus Avium L. 118. Fragaria vesca L. 119. POTENTILLA RECTA L. 120. Lythrum Graefferi Ten. 121. Mesembryanthemdm nodiflorum L. (Neil' isolotto di Pal- maiola). 122. Daucus maximus Desf. 123. Asperula LEVIGATA L. 124. RUBIA TINCTORUM L. Coli' aggiunta di queste 124 specie, il numero delle piante va- scolari dell'Elba vien portato a 977. Considerando come poche erborazioni, durante le quali fui ben lungi dal visitare tutta l'isola, hanno fruttato ancora 106 specie non registrate nella Statistica e nelle aggiunte del dott. Bolzon, sono persuaso che quando Caruel {Statistica, p. 248) diceva, parlando delle piante vascolari dell'Elba: « è probabile che il numero totale ne salga a un migliaio o poco meno », era ancora al disotto del vero. Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni, l'adunanza è tolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 213 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 1-4 ottobre 1900. In assenza del Presidente Sommijcr presiede l'adunanza il Vice- Presidente Arcangeli. Il Presidente apre la seduta coli' esprimere a nome del Consiglio e dell'intero Sodalizio il più vivo cordoglio per l'orrendo misfatto commesso contro l'amatissimo Sovrano UMBERTO I, buono, leale e valoroso, barbaramente ed immaturamente rapito al suo popolo. Annunzia quindi la perdita di uno de' nostri soci nella persona del dott. Giovanni Pons di Colonia Yaldense. Il dott. Pons, già laurea- tosi nel R. Istituto di Studi superiori di Firenze ed accolto nel no- stro Sodalizio pochi anni or sono, fu fra i soci più attivi e più la- boriosi. Trasferitosi nell'America del Sud insieme al Pastore Tron circa un anno fa, tenne il posto d' insegnante nel Liceo di Colonia Valdense, ove in breve tempo si guadagnò 1' affetto e la stima di tutti. Assalito da un fiero morbo egli lasciava la vita in quella re- gione il 3 luglio u. s., lontano dai parenti, dagli amici e dalla sua cara patria. Lo stesso Presidente annunzia quindi l'ammissione nella Società del nuovo socio Sig. Giuseppe Betti di Bologna presentato dai soci dott. Baldacci e ing. Camperio. Dà inoltre la parola all' Archivista Pucci perchè comunichi i doni pervenuti alla Società nei mesi decorsi. Essi sono : Hermann Christ. Lea Fougères des Alpes Maritimes. Lyon, 1900. Dott. Ruggero Cubétti. Calendario della Flora Roveretana. Rovereto, 1900. Dott. Antonio Colozza. Contributo all' anatomia delle Alstroemeriee. Estr. dalla MaZpighia, anno XII. 1898. C'av. Luigi Micheletti. Nota bibliografica sullo studio geologico ed idrografico dell' Eritrea del cav. Carlo Sermasi. Estr. dal Bull. della Soc. Afr. , altre «Feuiseul di ciamp », altre ancora * Feuiseul dà Cùr » ecc. Il baccello dicesi « Dolso » ; il campo dove si educano « Feuisul-ìéro ». Amygdalaceae. Amygdalus L. Amygdalus communis L. Amandul-ie o Amandie (Val San Martino). Amando, il frutto : ci sono le dolci e le amare. Persica Tourn. Persica vulgaris Mill. Persale (Val S. Martino). Pèrsi, il frutto. Prdnus Tourn. Prunus domestica L. Dalmeisinie (Massello e Salza) ; Dal- vaivìéro, la varietà dai frutti bianchi ; Dalmeisin e Dal- vaino, i rispettivi frutti. Altra varietà è la cosidetta « Renagloda » (Reine-Claude) ; altra varietà è chiamata « Eiclapòu ». Prunus spinosa L. Brigno (Salza e Massello). I frutti di sapore acre e astringente sono ricercati dai ragazzi, spe- cialmente nell' inverno. Prunus amimi L. Visciula (Riclaretto e Perrero). var. duracina Koch. Galfuin o Garfuin (Val S. Martino). Prunus Cerasus L. Cireisie (Val S. Martino); Cireiso, il frutto. var. austera Koch. Griotto (Riclaretto e Pomaretto). Rosaceae. POTENTILLA L. Potentina reptans L. Erbo de la sinkeno (Riclaretto). Fragaria L. Fragaria vesca L. Maiusìe (Val S. Martino); Maiuso, il frutto. Rubus L. Rubus idaeus L. Ampul-ìe (Massello, Salza, Pral, Maniglia); Ampo, la drupa. Quest'arboscello, comune nei boschi mon- tuosi di larici, faggi e alni, come pure in mezzo a rodo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL I-i OTTOBRE 221 dendri e ginepri, fornisce frutti ricercatissimi e un fo- gliame che serve di pasto agli animali. Rubus fruticosus L. Runsie o Runso (Val S. Martino) ; Mora, il frutto, ricercato. E>ibus cossius L. Runso follo (Val S. Martino). Rubics saxatilis L. Pemérlè (Massello, Salza e Pral) ; Pi- mèrlét (Riclaretto). Rosa L. Rosa canina L. et sp. Agul-ènsie o Bosu (Val S. Martino); Agul-énso, il fiore che i ragazzetti talora mangiano. Rosa cenlifolia et sp. Reuisie (Val S. Martino); Reiuso, il fiore. Si usano i petali nella cura di malattie d' occhi : acqua di rosa. Alchemilla L. . Alchemilla vulgaris L. Plaute de liùn o Pè de liun (Massello). Considerata come medicinale non so per quali malattie. Pomaceue. Crataegus L. Crataegus Oxyacantlia L. Bosu nìér (Massello). Il frutto mangereccio si chiama « Priissét ». Si usa come siepe ed il legno serve per la confezione di bastoni e anche di giuochi di boccie. Pirds L. Pirus communis L. Prùssìe (Val S. Martino). Prùss, il frutto. Se ne coltivano parecchie varietà che si distin- guono le une dalle altre per 1' epoca in cui maturano il frutto. Pregiatissimi sono i « Martinsec ». Selvatico ar- riva a più di 1300 m. Pirus Malus L. Pumie (Val S. Martino); Pum, il frutto. Coltivarsi numerose varietà, specialmente dolci. Selvatico raggiunge un'altezza sul livello del mare anche maggiore del pero, benché come questo fiorisca senza maturare i frutti. Secondo E. Arnaud, ' anche le mele servirono non di rado durante le guerre religiose a sfamare i Valdesi. 1 E. AttNAUD, loc. cit., pag. 150, 157, 192 e 193. 222 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE Pirus Aucuparia Gaertn. Pissero (Massello). Si dica lo stesso che per Y Amelanchier vulgaris a proposito del legno. Pirus Aria Ehrh. Al-ièro (Massello). Si usa il legno ed il fogliame si dà al bestiame, tanto verde che secco; i frutti dolciastri sono ricercati a volte dai ragazzi, che mange- rebbero tutto quanto vedono. Aronia Pers. Aronia rotunclifoUa Pers. Amaréncie (Massello e Salza). (Amelanchier vulgaris Moench). Amarencio, il frutto, ri- cercato specialmente dai ragazzi. Il legno, bianchissimo, duro e fino, serve a fare manichi di coltelli e altri pic- coli oggetti. SULL' HABITAT DELLA VIOLA PINNATA L. NELLE VALLI VALDESI. — NOTA DI GIOV. PONS. Delle 15 specie bellissime di violette che si trovano nelle Valli Valdesi, la Viola pinnata L. è senza dubbio la più caratteristica e la meno conosciuta, perchè s'incontra nei luoghi meno fre- quentati dal volgo e, diciamolo pure, anche dagli erbolisti e dai botanici. Eppure non vi è tanto rara come parrebbe a chi con- sulti le opere botaniche locali e generali. L'Allioni, *■ che è quegli che primo ne parlò, dice testualmente chela Viola pin- nafa L. « habitat in jugo Assiette elido znter Albergian et Fe- nestrelles. » Il Parlatore s ripete lo stesso. Non è necessario essere troppo pratici delle Alpi Cozie per avvedersi subito che nella proposizione riferita ci dev' essere o una confusione od un errore o vi si devon distinguere due lo- calità. Che l'Assietta non si trovi tra l'Albergian e Fenestrelle è noto a tutti, poiché sappiamo che quel monte fa parte di un' altra giogaia e si trova tra il Monginevra da un lato e Ce- 1 Allioni, Flora Pedetnontana, tom. II, p. 97. Cfr. anche Re-Caso, Flora Segusina, p. 43, che riportano par quel che concerne la loro zona le parole dell' Allioni. 1 Parlatore, FI. it., voi. IX, p. 147. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 14 OTTOBRE 223 sano dall'altro; laddove tra l'Albergian e Fenestrelle non si trova, che io mi sappia, nessun monte o località che porti il nome di Assiette o Assietta. Però come interpretare allora le parole dell'Allioni? Mi pare che la migliore interpretazione sia la seguente: — è un fatto che codesta viola si trova tra l'Al- bergian e Fenestrelle. D'altra parte non è improbabile che la si possa anche incontrare nell* Assietta. Per conseguenza sarebbe forse bene di correggere il dettato dell'Allioni nella maniera seguente: — «habitat in jugo Assiette dicto atque inter Al- bergian et Fenestrelles » ; con questo si eviterebbe un errore geografico. È probabile che quest'errore si sia introdotto fur- tivamente. Solo il manoscritto originale e l'erbario possono ri- solvere il problema. Neil* Albergian la trovò anche il dottor Ro- stan. Io poi, che non ebbi la fortuna di incontrarla nella giogaia dell' Albergian, posso aggiungere altri nomi di luoghi dove con sommo mio piacere m'imbattei nella Viola pinnata L. — Il 15 di agosto dell'anno 1897, salendo per i pascoli situati sopra lo chalet detto Ciò dà Mian, luogo senza via e pochissimo noto ai botanici, arrivato al Prà là Cialancia, ' sopra un'area enorme- mente pietrosa vidi la bella viola e la raccolsi in fiore e in frutto. La sopranominata località è almeno a 1600 metri sul livello del mare. Nel luglio dell'anno seguente la trovai altrove, sempre nella Valle di Macel, cioè in una località chiamata per la sua posizione Mes las Aiga, non lungi dalla cascata del Pis. Quivi è piuttosto abbondante appiè de' sassi. Qualche tempo dopo, il 6 di agosto, fu una vera gioia per me veder nuovamente la mia carissima Viola altrove, nel luogo detto la Legno. — Quivi è rarissima. Infine la trovai gigantesca nella località detta Pian là Ciiva, Valle di Macel, probabilmente trasportatavi dalle va- langhe scendenti dal Prà là Cialancia. Da quanto son venuto esponendo resulta che codesta specie non è tanto rara come a prima vista sembrerebbe, poiché si estende a varii valloni della Valle di Macel. Di più devo aggiun- gere che gli esemplari minuscoli si trovano a maggiore altezza 1 Prà là Cialancia ( = Prato delle valanghe) ; Fes las Aiga ( = lingua di terra posta in mezzo all' acque), nome derivato dalla posizione : la Germanasca si biforca a monte per riunirsi a valle formando come un'isola. Pian là Ciiva (= Piano delle tane [?] ). 224 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE e fra le pietre (Legno e Prà là Cialancia) mentre che nelle parti più basse, appiè delle grosse pietre dove si accumula molta sostanza nutritizia, si raccolgono esemplari che, paragonati ai primi, sono veri giganti. Il Presidente fa notare V importanza di quest' ultima nota, spe- cialmente per la designazione delle nuove località ove la Viola più- nata fu raccolta dal defunto Pons. SECONDA CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA MICOLOGICA AVELLINESE, PER C. CASALI. 1 Hy men orci ycetae Fr. 101. Clitocybe laccata Scop., Sacc. Syll. V, p. 197. — Lungo le siepi ai Cappuccini nel Novembre. 102. Lactarius pallidds (Pers.) Fr., Sacc. Syll. V, p. 439. — Nei boschi presso il Torrente di Capriglia nel Giugno. 103. Agaricus campester Lìmi., Sacc. Syll. V, p. 997. — Sul terreno dei boschi di castagno alle Selve e ai Cappuccini, e su di un tronco di Populus nigra a Roccabascerana nel Giugno. Gasteromycetae \Villd. 104. Lycoperdon Bovista Limi., Sacc. Syll. VII, p. 109. — Sul terreno dei boschi ai Pennini sotto Ospedaletto nel Giugno. Uredinaceae Brongn. 105. Uromyces Trifolii (Hedw.) Lèv. Sacc. Syll. VII, p. 534. — Rinvenute le forme uredosporica e teleutosporica sulle 1 Nella precedente comunicazione {Bull. Soc. hot. it., 14 Gennaio 1900, p. 20), al n. GQ, dopo le parole « Sulle foglie secche » si ag- giunga : « e sui rametti secchi » ; al n. 67 invece di Phoma Mir- belìi (Fr.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 105, si deve leggere: Macrophoma Mirbelii (Fr.) Beri, et Vogl., Sacc. Syll. X, p 194; al n. 69 in luogo di Phoma herbarum West, si legga : Phoma herbarum West. f. /Sam- buci nigrae. SBDK DI "FIRENZE! - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 225 foglie di Trifolmm incarnatimi ai Cappuccini nel Mag- gio, insieme ad Oidium erysiphoides Fr. 106. U. striatus Schroet., Sacc. Syll. VII, p. 542. — Rinvenute le forme uredosporica e teleutosporica sulle foglie di Me- dicaio saliva ai Cappuccini nel Maggio. 107. U. Anthyllidis (Grev.) Schroet., Sacc. Syll. VII, p. 551. — Sulle foglie di Lupinm albics ai Cappuccini nell'Aprile. 108. Puccinia Silenes Schroet., Sacc. Syll. VII, p. 605. — Rin- venuta la forma ecidiosporica sullo foglie di Silene pen- duta ai Cappuccini nel Luglio. 109. P. oraminis Pers., Sacc. Syll. VII, p. 622. — Rinvenute le forme uredosporica e teleutosporica sulle foglie di Holcus lanatus e di Koeleria phleoides nel podere Trevisani ai Cappuccini nel Maggio. 110. P. Rubigo-vera (DC.) Wint, Sacc. Syll. VII, p. 025. — Raccolta la forma uredosporica sulle foglie di Avena sa- liva, di Avena sleritis e di Secale cereale, e le forme ure- dosporica e teleutosporica sul Iìromus mollis e sul Bro- mus sterilis ai Cappuccini nel Maggio. Ho pure osservato nella stessa epoca e località le uredospore sulle foglie di Hordeum murinwn, ma non avendo mai rinvenute le teleutospore non posso riferire questa forma alla var. simplex Kòrn., costituendo appunto le teleutospore il solo carattere veramente differenziale. 111. Coleosporidm Sonchi (Pers.) Lev., Sacc. Syll. VII, p. 752. — Sulle foglie di Sonchus oleraceus nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Maggio. Phycomycelae De Bary. 112. Rhizopus nigricans Ehrenb., Sacc. Syll. VII, p. 212. — Su frutti putrescenti di Juglans regia ai Cappuccini nel Dicembre. 113. Cystopus candidus (Pers.) Lèv., Sacc. Syll. VII, p. 234. — Sulle foglie di Calepino, Corvini e di Cardamine hirsnta ai Cappuccini nel Febbraio e Marzo. 114. Bremia Lactucae Regel, Sacc. Syll. VII, p. 244. — Sulle foglie di Cynara Cardunculus nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Luglio. 226 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE Pyreaomycetae Fr. emend. De Not. 115. Erysiphe graminis DO., Sacc-. Syll. I, p. 19. — Sulle foglie di Poa trivialis e di Holcus lanatus ai Cappuccini nel Maggio. 116. Capnodium salicinum Mont., Sacc. Syll. I, p. 73. — Corau- nissima specialmente in autunno la forma conidica (Fu- mago vagans Pers.) sui tralci e sulle foglie di Vitis vinifera e di molte altre piante attaccate da Cocci- niglie. 117. C. Taxi Sacc. et Roum., Sacc. Syll. I, p. 79. — Sulla pagina inferiore delle foglie di Taocus fiaccata nella villa Trevi- sani ai Cappuccini nel Maggio. 118. Valsa Vitis (Schw.) Fuck., Sacc. Syll. I, p. 115. — Sui sarmenti secchi di Vitis vinifera nel vigneto della R. Scuola enologica ai Cappuccini nel Dicembre. Insieme con Fenestella macrospora Fuck. 119. V. ambiens (Pers.) Fr., Sacc. Syll. I, p. 131. — Sui rami secchi corticati di Quercus Robur var. sessiliflora ai Cap- puccini nel Giugno. 120. Diatrype Stigma (Hoffm.) Fr., Sacc. Syll. I, p. 193. — Sui fusti corticati di Carpinus Beiidiis nelle siepi ai Cappuc- cini nel Febbraio. 121. Laestadia Spartii Passer., Sacc. Syll. XI, p. 290. — Sui rametti secchi di Spartium junceum a Roccabascerana nel Giugno. 122. Stigmatea Geranii Fr., Sacc. Syll. I, p. 541. — Su foglie di Geranium rotundifolium ai Cappuccini nel Maggio. 123. Leptosphaeria massariella Sacc. et Speg., Sacc. Syll. II, p. 30. — Su rametti secchi di Ulmus campestrìs lungo le siepi ai Cappuccini nel Maggio. Insieme con Biplodia melaena Lèv. 124. L. vagabunda Sacc, Sacc. Syll. II, p. 31. — Sui rametti secchi corticati di Cornus sanguinea nelle siepi ai Cap- puccini nel Giugno. 125. Thyridaria Ailanthi Rehm., Sacc. Syll. II, p. 142. — Sui rami secchi di Ailanthus glandulosa nella villa Trevi- sani ai Cappuccini nel Giugno. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 14 OTTOBRE 227 120. Metasphaeria Hederae ( Sow. ? ) Sacc, Sacc. Syll. II, p. 169. — Sulla pagina inferiore delle foglie putrescenti di Hedera Helix ai Cappuccini nel Giugno. 127. Pleospora Oalyoanthi n. sp. Peritheciis spars ìs, teclis, globosis ; ascis clavatis, oclosporis, parapìujsatis a 120 * 14; sporidiis cylindrico- obtnsis p 25 * 12, dilule brunneis, 7-septatis atque lon- gitaiinaliler unixeriato-divisis, ad septa lev iter con- strictis. In ramis emorlaìs Calyca/nlhi floridi. — Nella Villa Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 128. P. herbaru.m (Pers.) Rabh., Sacc. Syll. II, p. 217. — Sui cauli secchi di Jasminwm officinale alla villa Trevisani ai Cappuccini nell' Aprile. 129. P. pyrenophoroides Sacc, Sacc. Syll. II, p. 267. — Sulle foglie putrescenti di Festuca sp. a Monteforte nel Feb- braio. 130. Fenestclla macrospora Fuck., Sacc. Syll. II, p. 328. — Sui sarmenti secchi di Vitis vinifera nel vigneto della Scuola enologica ai Cappuccini nel Dicembre. Insieme a Valsa Vitis (Sch.w.) Fuck. 131. Lophodermium jdniperinu.m (Fr.) De Not., Sacc. Syll. II, p. 794. — Sulle foglie secche di Juniperus Sabina nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. Discomycetae Fr. 132. Geopyxis copolaris Linn., Sacc. Syll. VIII, p. 72. — Sul terreno dei castagneti alla Sciorta nell'Aprile. Spliaeropsidaceae (Lèv.) Sacc. 133. Phyllosticta prunicola. (Opiz. ?) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 4. — Sulla pagina superiore delle foglie di Prumcs Armeniaca nel podere della Scuola enologica ai Cappuc- cini nel Maggio. 131. Ph. Persicae Sacc, Sacc. SylL III, p. 8. -- Sulla pagina superiore delle foglie di Prunus Persica ne' ella Scuola enologica ai Cappuccini nel Giugno. 228 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 135. Phoma seposita Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 68. — Su sar- menti secchi di Glycine sinensis alla villa Rossi ai Cap- puccini nell'Aprile. 136. Ph. cryptica (Nits.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 69. — Sui ra- metti secchi di Lonicera Caprifolium nelle siepi ai Cappuccini nel Maggio. 137. Ph. sambucella Sacc, Sacc. Syll. HI, p. 71. — Sui rami secchi di Sanibucus nigra nelle siepi ai Cappuccini nel Giugno. 138. Ph. Landeghemiae (Nits.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 71. — Sui rami secchi corticati di Philadelphus coronarius nelle siepi ai Cappuccini nel Giugno. Insieme con Peri- conia pycnospora Fres. 139. Ph. Corni Fuck., Sacc. Syll. Ili, p. 86. — Sui rametti corticati di Cornus sanguinea nelle siepi ai Cappuccini nel Giugno. 140. Ph. scabra Sacc, Sacc. Syll. IH, p. 94. — Sui rami corti- cati di Platanus orientalis nella villa Trevisani ai Cap- puccini nel Giugno. 141. Ph. quercina (Peck.) Sacc, Sacc. Syll. III, p. 90. — Sui rametti secchi di Quercus Ilex alla villa Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 142. Ph. putator Sacc, Sacc. Syll. III, p. 97. — Sui rami sec- chi corticati di Populus nigra nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Giugno. 143. Ph. endoleuca Sacc. f. ligustrina Sacc, Sacc Syll. Ili, p. 98. — Sui rametti secchi di Ligustram vulgare nelle siepi ai Cappuccini nel Febbraio. 144. Ph. oblonga Des., Sacc. Syll. Ili, p. 99. — Su rami secchi di Ulmus campestri^ nelle siepi ai Cappuccini nel Maggio. 145. Ph. cylindrospora (Desm.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 113. — Sulle foglie di Eoonymus japonica nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Maggio. 146. Ph. herbarum West., Sacc. Syll. Ili, p. 133. Forma Ricini n. f. — In caulibus emoriuis Ricini communis. Peritheciis 130 * 180, sporulis rectis 7*3. — Presso il Mulino lungo il Torrente di Capriglia nel Dicem- bre. Insieme ad Epicoccum nigrum Link ed a Macro- sporium commune Rabh. 147. Ph. herbarum West. f. Urticae, Sacc. Syll. III, p. 133. — SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li OTTOBRE -22'.) Sui cauli secchi di Urtica membranacea ai Cappuccini nel Giugno. 148. Pn. herbaruu West. f. RuBr, Sacc. Syll. Ili, p. 133. — Su cauli secchi di Ri.c'tus discolor a Monteforte e ai I puccini nel Febbraio. 1 -10. Pn. herbaru.u West, f. Daiiliae, Sacc. Syll. Ili, p. 133. — Su cauli secchi di Dahlia variabilis alla villa Trevisani ai Cappuccini nel Dicembre. 150. Ph. herbarum West. f. Calystegiae, Sacc. Syll. Ili, p. 133. — Sui cauli secchi di Calyslegia sepium nelle siepi ai Cap- puccini nel Giugno. 151. Ph. Zizyphi Pat., Sacc. Syll. XIV, p. 869. Forma Zizyphi sativae n. f. — In ramulis corticatis sìccis Zizyphi sativae. Sporiclis 4, 5 * 2, 5 saepe dilate olivaceis. — Nel podere della Scuola enologica ai Cappuc- cini nel Maggio. 152. Macrophoma salicaria (Sacc.) Beri, et Vogl., Sacc. Syll. X, p. 190. — Sui rami secchi di Salix alba nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Giugno. 153. Dendrophoma Therryana Sacc. et Roum. f. Castaneae Sacc, Sacc. Syll. Ili, pag= 180. — Sui rami corticati di Castanea salica al Colle dei Cappuccini nel Giugno. Insieme a Cy- tospora ambiens Sacc. 154. Cicinnobolus Cesatii De Bary, Sacc. Syll. Ili, p. 210. — Sopra i rami conidiofori di Erysiphe Tuclieri (Berk.) Sacc. su acini di uva nel vigneto della Scuola enologica ai Cappuccini nell'Agosto. 155. Cytospora Platani Fuck., Sacc. Syll. Ili, p. 267. — Sui giovani rametti di Platanus orientalis nella Piazza d'Armi di Avellino nel Maggio. 156. Cytospora ambiens Sacc, Sacc Syll. Ili, p. 268. — Su ra- metti secchi corticati di Corylas Avellana e di Castanea sativa ai Cappuccini nel Maggio. 157. Cytospora Laurocerasi Fuck. f. ramulorum Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 276. — Sui rami secchi di Prunus Lauro- cerasus nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Mau 158. Sphaeropsis Gleditschiae n. sp. Peritheciis globosis, membranaccis , brunneis, ostio- latis. Sporulis ovoideìs vel fere globosis, brunneis 4-6 * 3. Bull, della Soc. bot. ital. 1<3 230 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 14 OTTOBRE In Ugno decorticato Gleditschiae Triacanthos. — Nelle siepi ai Cappuccini nel Maggio. 159. Coniothtrium Hederae (Desm.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 307. — Su rametti secchi di HederaHelix ai Cappuccini nel Maggio. 160. C. Palmarum Corda, Sacc. Syll. Ili, p. 318. — Su foglie secche di Chamaerops hwnìlis nella Villa Trevisani ai Cappuccini nel Febbraio. 161. Diplodia mammillana Fr., Sacc. Syll. Ili, p. 344. — Sui ra- metti secchi corticati di Corwis sanguìnea nelle siepi ai Cappuccini nel Maggio. 162. D. Lonicerae Fuck., Sacc. Syll. Ili, p. 345. — Sui rametti secchi di Lonicera Caprifolium nelle siepi ai Cappuccini nel Giugno. 163. D. melaena Lèv., Sacc. Syll. Ili, p. 349. — Su rametti secchi corticati di Ulmus campesiris lungo le siepi ai Cappuccini nel Maggio. Insieme con Leptosphaeria mas- sariella Sacc. et Speg. 164. D. Castaneae Sacc. var. J3 corticola Sacc. Syll. Ili, p. 353. — Sui rami corticati di Casianea saliva al colle dei Cappuc- cini nel Giugno insieme con Cylosporina Castaneae n. sp. 165. D. Rosmarini Celotti, Sacc. Syll. X, p. 281. — Sui rametti secchi di Rosmarinus officinalis nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 166. Ascochyta Quercus Sacc. et Sp., Sacc. Syll. Ili, p. 393. — Su foglie di Quercus Cerris ai Cappuccini nell'Aprile. 167. Diplodina graminea Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 413. Forma Hordei n. f. — In foliis vivis Hordeì murini. Sporulis 14 <# 3, 5, non constrictis. — Lungo il viale dei Tigli ai Cappuccini nel Maggio. 168. Hendersonia Vitis (Schulz.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 123. — Su sarmenti secchi di Vitis vinifera nel vigneto della Scuola enologica ai Cappuccini nell'Aprile. 169. Cryptostictis ilicina Sacc, Sacc Syll. Ili, p. 443. Forma Qdercus Roburis n. f. — In foliis Languidis Quercus Roburis var. sessiliflorae. Sporulis 12 * 5. — Nel podere Trevisani ai Cappuccini nel Maggio. 170. Camarosporium propinqudm Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 464. Forma Salicis albae n. f. — In ramulis corticatis Salicis albae. Sporulis 12-14 v 5-7, 3-septalis, demum SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1-4 OTTOBRI 231 muriformibus. — Nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Maggio, insieme a Cylospora Salicis (Corda) Rabenh. 171. Septoria quercicola Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 505. — Sulle foglie di Quercus Rótifur var. peduncolata nell'Orto Agrario di Avellino nel Maggio. 172. S. Cleuatidis Rob. et Desm., Sacc. Syll. Ili, p. 524. — Sulle foglie vive di Clematis Vitalità a Roccabascerana nel Giugno. 173. S. Convolvdli Desm. f. Calystegiae, Sacc. Syll. Ili, p. 536. — Sulle foglie languide di Calystegia sepium per le siepi ai Cappuccini nel Giugno. 174. S. Pulmonariae Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 537. — Sulla pa- gina superiore delle foglie di Pulmonaria offìcinalis\\mgo le siepi ai Cappuccini nel Maggio. 175. S. Cannabis (Lasch.) Sacc, Sacc. Syll. Ili, p. 557. — Su foglie languenti di Cannabis salica nel podere Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 176. S. lineolata Sacc et Speg., Sacc. Syll. Ili, p. 567. — Su foglie secche di Carex sp. a Roccabascerana nel Giugno. 177. S. evonymella Passer., Sacc. Syll. X, p. 350. — Su foglie secche di Evonymus japonica nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Maggio. 178. S. Trailiana Sacc, Sacc. Syll. X,' p. 375. — Sulle foglie vive di Brunella viclgaris ai Cappuccini nel Giugno. 179. Cytosporina Castaneae n. sp. Stromatibus multilocularibus, crustaeformibus , loculis irregularibus ; sporulis fìliformibus , exìlissimis, hyali- nis, curvulis 31 » 0.5-1 ; basìclìis brevibus suffultis. In ramis corticatis Castaneae sativae. Socia Diplodia Castaneae Sacc. var. j3. corticola. — Nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nel Giugno. 180. C. stellulata Sacc, Syll. Ili, p. 602. — Su rametti secchi di Ulmits campestris var. suberosa nelle siepi ai Cap- puccini nel Maggio. 181. Pestalozzia lignicola Cooke, Sacc. Syll. Ili, p. 794. — Su rami putrescenti di Corylus Avellana ai Cappuccini nel Giugno. 232 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE Hyplioniycetae Mari era. Sacc. 182. Oidium erysiphoides Fr., Sacc. Syll. IV, p. 41. — Sulle fo- glie di Poa trivialis, di Myosotis sìlvatica, di Trifolium incarnati un e di Crataegus Oxyacantha ai Cappuccini nel Maggio. 183. 0. leucoconium Desm., Sacc. Syll. IV, p. 41. — Frequentis- simo sulle foglie delle Rose coltivate e selvatiche ai Cap- puccini nel Giugno. 184. 0. Citri Aurantii Ferraris Malpighia, voi. XIII, tav. X. — Parassita nell' endocarpio dei frutti di Arancio. Avellino, Gennaio 1899. « Micelio interno repente, jalino, settato, ramificato spesso dicotomicamente : micelio esterno (culture in ca- mera umida) candidissimo, fioccoso, increspato, corto, a contatto col substrato formante una patina gelatinosa. Ife miceliche diam. ju. 7—7, 5, conidi talora solitari sui rami terminali, per lo più in lunghe catenelle sui rami laterali, cilindrico-ottusi (ju. 14,5 » 7) od ovali (ju. 12- 13 * 9—9,5), raramente sferici (/* 12 * 12), giovani con protoplasto granulare e vacuoli, adulti pieni di goccioline oleose rotonde, molto rifrangenti. » Ferraris, 1. e. 185. Aspergìllus candidus Link, Sacc. Syll. IV, p. 66. — Sui pre- parati osteologici delle collezioni del Laboratorio dopo una stagione eccessivamente umida, e insieme ad Aspergillus glaucus (L.) Link e ad Aspergìllus flavus Link su pane conservato per qualche tempo in Laboratorio, nel Maggio. 186. Botrytis vulgaris Fr., Sacc. Syll. IV, p. 128. — Sui petali di Rosa centifolia nella villa Trevisani ai Cappuccini nel Giugno. 187. Ramularia aequivoca (Ces.) Sacc, Sacc. Syll. IV, p. 201. — Solle foglie vive di Ranunculus lanuginosus lungo le siepi ai Cappuccini nel Maggio. 188. R. pratensis Sacc, Sacc Syll. IV, p. 215. — Su foglie di Rumeoc pulcher lungo le siepi ai Cappuccini e ad Ospe- daletto nell' Aprile. 189. Periconia pycnospora Fres., Sacc Syll. IV, p. 271. — Sui rametti secchi di Foeniculum officinale a Monteforte nel SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 233 Febbraio, e di Philadelphus coronarmi e AilarUflus glan- dalosa nella villa Trevisani ai Cappuccini nel riiugno. 190. Cladosporium herbardm (Pers.) Link, Sacc. Syll. IV, p. 350. — Su foglie di Pìialaris arundinacea vai*, pietà, di Bvonymus japonica, di Silene in/lata, di Elibus dis- color, e su sarmenti secchi di Hedera Helix nella villa Trevisani ai Cappuccini; su cladodii di Ruscus aculeatus ad Ospedaletto nel- Maggio. 191. C. epiphyllùm (Pers.) Mari, Sacc. Syll. IV, p. 300. — Sulle foglie di Hedera Helix ai Cappuccini nel Giugno. 192. Helminthosporium fusiforme Corda var. Evonymi Sacc. Syll. IV, p. 413. Forma Evonymi japonici n. f. — In ramis putrescenti- bus Evonymi japonicae. Conidiis 60* 10; 9-locularibus, guttulatis. — Nel podere della Scuola enologica ai Cap- puccini nel Dicembre. 193. Macrosporium commune Rabh., Sacc. Syll. IV, p. 524. — Su foglie languenti di Ti Ha europaea e di Hermodactylus tuberosus, su cauli secchi di Foeniculum officinale e di Ricinus communis, su sarmenti secchi di Vi tis vinìfera, su frutti putrescenti di Corylus Avellana insieme con Trichothecium roseam (Pers.) Link ai Cappuccini nel Novembre, e su foglie secche di Carex sp. a Roccaba- scerana nel Giugno. 194. Macrosporium Nerii Cooke, Sacc. Syll. IV, p. 533. — Sulle foglie di Neriam Oleander nella villa Trevisani ai Cap- puccini nel Giugno. 195. Alternaria tenuis Nees, Sacc. Syll. IV, p. 545. — Su foglie di Vitis vinifera conservate per qualche tempo in camera umida in Laboratorio nel Giugno. 196. Tubercularia vuLGARis Tode, Sacc. Syll. IV, p. 038. — Su rametti secchi di Ulmus campestris nelle siepi ai Cap- puccini nel Gennaio. 197. T. sarmentorum Fr., Sacc. Syll. IV, p. 645. — Su sarmenti di Vitis vinifera nel vigneto della Scuola enologica ai Cappuccini nel Gennaio. 198. Volutella Vitis (Bon.) Sacc, Sacc. Syll. IV, p. 088. — Sui rami di Vitis vinifera nella collezione ampelografìca della Scuola enologica ai Cappuccini nel Gennaio e nel Giugno 234 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 199. Epicoccdm nigrdm Link, Sacc. Syll. IV, p. 736. — Su cauli secchi di Ricinus communis presso il Mulino lungo il Torrente di Capriglia nel Dicembre. Insieme a Phoma herbarum (Pers.) Rabh. f. Ricini n. f. ed a Macrospo- rium commune Rabh. Mycelia steiilia Sacc. 200. Sclerotium Semen Tode, Sacc. Syll. XIV, p. 1142. — Su cauli putrescenti di Vida Foiba nel podere della Scuola enologica ai Cappuccini nei Gennaio. NUOVE SPECIE PER LA FLORA DEL REGGIANO. — PER C. CASALI.1 Pteridoiìte. Aspleniam Adiantum nigrum L. var. nigrum Heuffl. — Nei boschi a Valestra e a Toano. Giugno. Fanerogame. Monocotiledoni. Muscari botryoides Mill. — Montemiscoso e Vetto nelle rive erbose lungo le vie. Aprile. Polijgonatummultiflorum Ali. — Nei castagneti a Cervarezza. Giugno. Carex vulgaris Fr. — Nei fossati a Novellara, Campagnola, Villa Seta, Ronconcesi, Massenzatico, ecc. Maggio, Giugno. C. nitida Host — Chiozza presso Scandiano. Luglio. C. paludosa Good. — Santa Vittoria nelle risaie. Giugno. Bolcus molìis L. — Altipiano del Ghiardo, Montecavolo. Mag- gio-Agosto. Dicotiledoni. Rumex bucephalophorus L. — Lungo la strada che dal valico del Cerreto va verso Fivizzano. Maggio. 1 Le specie qui enumerate non sono state comprese nella mia « Flora del Reggiano » e non vennero ancora da nessuno indicate per alcuna località della provincia di Reggio nell'Emilia. SKUK DI FIREXZÈ - ÀDUMAKZA DKL 11 OTTOBRE 235 Polycnemum rhajus Al. Br. — Scandiano presso il ponte del Tresinaro. Luglio. Moehrihgia muscosa L. — Acquabona, Monte Casaròla, Monte* miscoso nei luoghi rupestri umidi. Agosto. Silene paradoxa L. — Tra Collagna e il Cerreto. Agosto. Tlialìctrum flamini L. — Luoghi erbosi nel margine dei boschi a Toano e a Bai so. Agosto. Ranunculus auricomus L. — Luoghi umidi al piano e al monte. S. Bartolomeo in Sassoforte, Campegine, ecc. Giugno. Farsetia clypeata R. Br. — Cà del Conte. S. Ruffino sui muri. Rara. Giugno. Euphorbia Presiti Guss. — Figno presso Scandiano. Agosto. Trinia vulgaris DC. — Nei luoghi aridi a Regnano, Ciano d'Enza, Quattro Castella verso Grassano. Giugno. Baucus Michela Car. — Ciano d'Enza, Canossa. Giugno. Rosa sempervirens L. — Lungo la via da Collagna al valico del Cerreto. Giugno. Pirus Ci/ionia L. — Spontaneo qua e là nei boschi. Boschi di Cà del Vento, Boschi di Vara, ecc. Maggio. Sarothamnus vulgaris Wimm. — Lungo la via tra Castelnuovo de* Monti a Cervarezza. Luglio. Cytisus >i;grica>is L. — Piubello, Montericco, Boschi di Vara, ecc. Giugno, Luglio. Vida siluatica L. — Mora presso Toano, Montemiscoso. Luglio. Epilobium teiragonum L. — Acquabona. Luglio, Agosto. Kopsia ramosa Dura. var. Muteli Schul. — Albinea, Quattro Castella, Scandiano, ecc. sulle Labiate lungo le siepi. Maggio. Lathvaea squamarla L. — Boschi di faggio attorno al lago Cer- retano sotto l'Alpe di Monomio. Giugno. Avdfiemis Triumfelti DC. — Nei boschi a Montemiscoso. Luglio. Carlina nebrodensis Guss. — Alpe di Mommio sopra al lago Cerretano. Luglio, Agosto. Cirsium ferox DC. — Alpe di Mommio sopra al lago del Cer- reto. Luglio. - C. palustre Scop. — Luoghi erbosi attorno ai laghi del Cerreto. Luglio. Leonlo'lon crispus Willd. — Bagnolo in piano, Roncocesi, Alti- piano del Ghiardo. Maggio. 236 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE Urospermum picroides Desf. — Margine della strada dalla Ca- sina a Castelnuovo ne' Monti. Maggio. Crepi s paludosa Moencli — Lago Cerretano sotto l'Alpe di Mommio. Luglio. Hitracium florentinum Ali. — Baiso, Ventoso, Figno, Ciano d'Enza. Giugno, Luglio. APPUNTI SULL'ETEROFILLIA NELLE CAPRIFOGLIACEE .— PER C. CASALI. Lonicera villosa Mùhl. — Vi si possono osservare due sorta di virgulti : virgulti vegetativi assai lunghi che nascono al piede della pianta, e virgulti formantisi in alto e fiorenti. Nei vir- gulti vegetativi si osservano stipole interpeziolari larghissime, le quali sono estremamente ridotte nelle foglie dei virgulti svi- luppantisi in alto. I virgulti che vengono dalla base del fusto sono distintamente eterofilli: nei più robusti e lunghi si pre- sentano in generale circa venticinque nodi e vi si osserva la seguente successione di forme laminari : tre nodi in basso con foglie piccole, ellittiche, quasi sessili ; seguono poi circa dieci nodi con foglie molto mutate, alquanto più grandi, cordiformi nella circoscrizione, lievemente picciuolate e pennilobate. Nella sommità del virgulto si possono osservare dieci e più nodi di foglie che sono le normali di questo frutice e che rispondono alle forme normali adulte della specie : sono cioè picciuolate e a lamina intiera cordata; forme di questo tipo si riscontrano pure nei getti fiorenti ed anche in quelli vegetativi che si svi- luppano in alto. Lonicera confusa DC. — I getti che sono vicini a terra, in basso dei fusti, sono distintamente eterofilli : in generale vi si osservano dodici nodi ; due inferiori con foglie subsessili, piccole, lanceolate, intiere. Seguono altri due nodi a foglie picciuolate, molto più grandi : indi altri otto nodi a foglie ancor più grandi, brevemente picciuolate, ovali-lanceolate, a margine perfettamente integerrimo : queste sono le foglie normali della pianta adulta. Lonicera Chinensis Wats. — Osservando i getti sterili vicino a terra, questi si presentano in modo distinto eterofilli. Analo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRM 237 gamente al caso precedente, abbiamo due nodi di foglie inferiori a lamina intiera, brevemente picei uolate, oblungo-ellittiche. Se- guono tre nodi di foglie più grandi, con picciuolo un poco più sviluppato, con lamina lanceolata, egregiamente pennate e lo- bate. Seguono di poi otto nodi che hanno foglie corrispondenti a quelle normali della pianta adulta, picciuolate, maggiori in dimensioni, a lamina ovato-acuta. Symphoricarpos racemosus Michx. — Nel Symphoricarpos racemosus Michx. i robusti virgulti che si sviluppano vicino a terra presentano una notevole eterofillia. Nei virgulti più ro- busti si osservano circa ventidue nodi. Gli intimi quattro hanno foglie sessili, piccole, intiere, a lamina ovoide." Seguono ben nove internodii a foglie assai più grandi, distintamente picciuolate, ovato-acute nella circoscrizione, ma più o meno inegualmente pinnato-lobate. I restanti nove nodi hanno foglie della forma nor- male, cioè picciuolate, ovato-orbicolari. Il frutice nella parte sua più alta non produce foglie che di questa forma tipica. Leycesteria formosa Wall. — In questa specie l'eterofillia è più sviluppata che nei casi precedenti. I suoi virgulti sono evidentemente eterofilli, e nei virgulti più robusti si osservano per lo più nove nodi. L'infimo porta due squamme perulacee. Seguono quattro nodi a foglie assai grandi, brevemente picciuo- late, pinnato-partite. Nei quattro nodi superiori si hanno foglie a margine intiero, subserrulato, ovali-acuminate. Nelle Loniceree si danno poi molte specie che non sono punto eterofille. Per esempio le Lonicera della sezione Caprifolium e parecchie della sezione Xylosteon, la quali con ciò mostre- rebbero di essere forme posteriori. La concordante eterofillia che si sviluppa dal basso all' alto nelle specie osservate di Xylo- steon, Symphoricarpos e Leycesteria, sta a confermare la ipo- tesi che tutto il gruppo delle Loniceree sia derivato da una forma prototipica oggidì più non esistente, a foglie pinnato- lobate, e fra queste forme le più vicine attuali sarebbero la Leycesteria formosa Wall, e il Symphoricarpos racemosus Michx.. da cui poi sarebbe derivato il tipo Xylosteon, e dal tipo Xylosteon, come ultima evoluzione, il tipo Caprifolium. Nella sezione Caprifolium poi si nota una eterofillia speciale che è degna anch'essa di considerazione: a quest'uopo bisogna 238 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE riguardare che i verticilli fiorali della sezione Cùprifóttum sono protetti da brattee connate. Ora, questo carattere si vede disceso in alcune forme e disteso anche a foglie vegetative, costituendo la particolarità del sottogenere Caprifolium. E questo é un caso di eterofillia dove si vede manifestamente che queste forme sono derivate da forme primitive che non erano connate. Infatti nella Lonicera Caprifolium L., osservando i rami superiori ove questo carattere è evidentissimo, quasi tutte le foglie, ad eccezione delle infime, sono connate; osservando invece i rami nati verso terra, le foglie sono quasi tutte libere. Anche qui osservasi un'eterofillia ascendente che dimostra la provenienza di queste stirpi, da stirpi a foglie non connate. È da notarsi per incidenza che questa connazione, in alcune toglie di forme americane, ha sviluppato potenti nervi suturali i quali mancano nelle forme europee. OSSERVAZIONI SULLA CREP1S BELLIDIFOLIA LOIS. PER S. SOMMIER. Nel 1896 raccoglievo nell'isola di Capraia una Crepis che mi parve corrispondere alla descrizione che Grenier e Godron, nella Flore de France, danno della C. decumbens. Ma avendo poi ritrovato la stessa specie nell'isola di Gorgona, mi vennero dei dubbi sull'esattezza della mia determinazione, perchè mi dovetti convincere della incostanza di certi caratteri, ed anche perchè Pietro Savi aveva indicato per la Gorgona la C. bellidifolia Lois. ' L'esame degli esemplari di Savi conservati nell'erbario del- l'Orto botanico pisano, mi persuase di fatti che la Crepis chiamata dal Savi bellidifolia era appunto quella che avevo tro- vata alla Capraia e alla Gorgona. Con questo però non avevo acquistato la certezza assoluta che la mia pianta di Capraia fosse la Crepis bellidifolia , perchè Savi aveva determinato la sua pianta prima che Grenier e Godron avessero pubblicato la loro C. decumbens, ed anche perchè Arcangeli aveva, alla sua volta, indicato della Gorgona un' altra Crepis affine alle C. decum- 1 Pietro Savi, Florida Gorgonica. Firenze, 1844 (col nome di Barkhausia ò'ardoa). SEDE DI FIHEMZK - ADUNANZA DEL 11 OTTOBRE 239 bens Gr. Godr. e C. bellidifolia Lois., cioè la C. caespitosa (Moris) Gr. Godr. l Ho raccolto posteriormente in gran copia la stessa CreptS nell'isola d'Elba e sul littorale di terraferma presso Livorno, per cui ho potuto studiare esaurientemente le molteplici forine sotto le quali questa specie polimorfa si presenta nelle varie stagioni dell'anno e nelle stazioni diverso, sul continente e nelle isole di Toscana. Posso quindi ora formulare le conclusioni alle quali sono giunto. Nel 1807 Loiseleur (Flora Gallica, Pars IP, p. 527) descriveva una nuova specie di Crepi <, col nome di bellìdifolia, dandone la seguente diagnosi : « C. glabra, caule basi ramoso patulo fo- liis inferioribus spathulatis, superioribus sessilibus basi sagittatis, pedunculis subbitìoris, calycibus (involucris) subfarinosis. Rami biflori quandoque multi/lori, pedunculis suhincrassatfs. Caly- ces subfarinosi, squamis exterioribus minimis interioribus carinatis. Flores lutei magnitudine Crepidis tectorum. Habitat in Corsicae agris incultis 0 ». Nella edizione del 1828 trovasi ripetuta la medesima descri- zione. Per l'habitat è detto : « in Corsica ex Robert ». La tav. 18 della Flora Gallica, che rappresenta questa specie, figura un esemplare alto circa 4 pollici, con radice a fittone, foglie radicali quasi intere, quelle cauline brevemente auricolate, e capolini giovani non nutanti. Nel 1815, De Candolle (Flore francaise, tomo V, p. 449) dava di questa specie (ascritta al genere Barkhausia) una descrizione conforme a quella di Loiseleur. Aggiungeva soltanto: « elle paraìt avoir une consistance un peu charnue ». Egli dice poi: « Recue de M. Robert des champs incultes de l'ile de Corse ». Nel 1828, Duby (Botanicon Gallicum, Pars. I, p. 298) dava della Barkhausia bellìdifolia una frase più breve, ma perfettamente consona con quelle di Loiseleur e di De Candolle. Da tutto ciò si può dedurre che fino al 1828 la CrepiS o Barkhausia bellidifoUa era conosciuta soltanto per pochi esem- plari Corse vai esemplare solo), raccolti in Corsica dal Robert, 1 G. Arcangeli, Le piante fino ad ora raccolte in Goryona in Ri- cerche e lavori eseguiti nell'Istituto botanico della R. Università di Pisa. Pisa, 1888. 240 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE esemplari stentati (pianta macrior, come dice Moris della figura di Loiselour), con foglie spatolate intere o quasi. Nel 1834 Salis-Marschlins {AufzàlUung der in Korsika und zunàchst um Bastia von mir bemerhten Cotyledonar Pflanzen in Flora, Allgem. boi Zeit. Beiblatter, voi. II, p. 34), il quale nel suo soggiorno in Corsica aveva avuto agio di studiare questa specie che vi deve esser comune, faceva notare la sua grande variabilità, e ne descriveva tre forme principali a, j3, y, caratterizzate principalmente dalla diversa statura e dalle foglie ora subintegerrimis, ora valde runcinalo-dissectis. Faceva no- tare come variasse anche per la sua pelurie. Nel 1840-43 Moris (Flora Sardoa, voi. II, p. 521), valendosi delle osservazioni di Salis-Marschlins per la pianta di Corsica, e delle proprie per la pianta di Sardegna, dava della Barìi- hausìa bellidifolia una descrizione che, fatta colla scorta di ricco materiale, è assai diversa da quelle di Loiseleur e di De Candolle fatte sopra pochi individui, ed esprime la grande variabilità della specie, segnatamente per la forma delle foglie. Moris inoltre riconosceva che la BorUhausia (sic) Sardoa de- scritta nel 1827 da Sprengel (Syst. Veget, voi. IV, pars. II, p. 304), ed alla quale il suo autore attribuisce « folia runcinata », non era altro cbe la Crepis bellidifolia di Loiseleur. Bertoloni nel 1850 ne dava una descrizione che concorda con quella del Moris. Grenier e Godron nella Flore de France, voi. II, p. 334, danno della Crepis bellidifolia una descrizione meno buona di quella di Moris, e citano come località di Corsica soltanto il golfo di Manzza e le Isole Sanguinarie, mostrando così di averne visti solo pochi esemplari, e di non avere tenuto conto delle osserva- zioni di Salis-Marschlins. Questi autori nella stessa opera, p. 332, descrivono una nuova specie di Crepis che chiamano C. decum- bens, raccolta a Corte in Corsica, da Bernard. Quando trovai la Crepis in questione per la prima volta nel- l' isola di Capraia, essendomi occorso di vedere soltanto la forma a foglie roncinato-pennatifiile e punto carnose, avevo escluso la C. bellidifolia, e l'avevo riferita a questa C. decumbens Gr. Godr. * Ora che ho visto molte migliaia di individui di quella 1 Sommier, Aggiunte alla FI. di Capraia. Nuovo Giorn. bot. it., 1898, p. 126. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 241 Crepis e ne ho raccolto molte centinaia, mi sono persuaso che va tutta riferita alla C. bellidifolia, e che col nome di C. de- cwribens, Grenier e Godron non hanno descritto altro che una forma di quella specie, che non può in alcun modo tenersene separata. Se difatti si confrontano le descrizioni che danno di queste due specie gli stessi autori della Flore de France, si stenta a trovare differenze specifiche. Essi dicono della C. bel- lidifolia: « akénes fauves à 10 còtes presque lisses », mentre della C. decumbens dicono « akènes gris-fauves à 10 còtes chagri- nées ». Ma Moris dice della U. bellidifolia : « costis, oculo ar- mato, transverse obiterque ruguloso-scabridis », ed io stesso ho potuto accertarmi che anche gli esemplari di Crepis bellidifolia raccolti da Requien nelle Isole Sanguinarie e citati da Grenier e Godron, come tutti i miei di varie provenienze, avevano gli achenì più grigi che fulvi, sagrinati nella loro parte seminifera e scabriduli nel becco. — Grenier e Godron dicono ancora della C. bellidifolia: « feuilles épaisses un peu charnues spathulées- oblongues », mentre della C.decumbens dicono « feuilles ronciuées pennatifides » ; ma da Moris sentiamo che la C. bellidifolia ha « folia crassiuscula tenellave, radicalia ambitu òbverse lanceolata spathulatave runcinato-pinnatifida indivisave. » Queste differenze negli acheni e nelle foglie sono i caratteri differenziali indicati i più salienti, e sono quelli che sono stati adoprati per di- stinguere le due specie dagli autori posteriori (Cesati, Passerini e Gibelli; Arcangeli) ; ma, come abbiamo visto, queste differenze nel fatto non esistono. Sono persuaso che Grenier e Godron erano rimasti influenzati dalle prime descrizioni insutlicientis- sime della Crepis bellidifolia di Loiseleur, De Candolle e Duby, e che se avessero avuto sott' occhio una numerosa serie di esemplari di quella specie, essi non avrebbero istituito la loro C. decumbens. ' Ritengo dunque che la C. decumbens Gr. Godr. va riferita come semplice sinonimo alla C. bellidifolia Lois. e che alla descrizione di Loiseleur va sostituita quella degli autori più recenti. 1 Una conforma che Grenier non conosceva sufficientemente la C. bellidifclia trovasi nell'erbario dell'Orto Pisano, dove P. Savi, sul cartellino della Barkhausia bellidifolia di Gorgona, osserva eh » Grenier, al quale l'aveva mandata, l'aveva qualificata per Li. re- coynita DC. 242 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE In quanto alla B arti hausia caespitosa di Moris, non ho potuto vederne esemplari autentici. Dalla descrizione si rilevano pochi caratteri di valore per distinguerla dalla C. bellidifolia, cono- scendo tutte le forme che questa può prendere, ed avendola anche vista con radici come quelle che Moris attribuisce alla sua B. caespitosa. Certo la figura della Flora Sardoa (Tab. XCII) rappresenta una pianta di un abito assai speciale. Ma è altresì certo che la pianta di Corsica distribuita col nome di C. caes- pitosa da Mabille sotto il n. 247 e citata da Nyman, Consp., che trovasi all' Erbario centrale di Firenze, non è altro che una C. bellidifolia ; ed a questa specie pure suppongo debbasi ri- ferire la Crepis caespitosa Are. op. cit. di Gorgon a (della quale non ho potuto vedere gli esemplari). Quello che è strano è che tanto Gillet et Magne, nella Nou- velle Flore Francaise, quanto Acloque, nella Flore de France, non citano la Crepis decumbens Gr. Godr. neppure fra i sino- nimi, mentre questa specie viene ammessa nei compendi della Flora Italiana, e nelle opere generali di Nyman Sijlloge e Con- speetws, e di Jackson Index Kewensis. Per parte mia non posso che confermare la grandissima va- riabilità della C. bellidifolia, e l'impossibilità di dividere anche in varietà le molte forme che prosenta. La radice è per lo più molto grossa, carnosa e pluricipite, per cui prende spesso l'aspet- to di pianta perenne. Ne ho raccolto esemplari con fusti di 50 cm. d'altezza e con più di 200 capolini, che ho dovuto, per seccarli, dividere in quattro pezzi, ognuno dei quali cuopre in- teramente un foglio di erbario. Ve ne sono invece altri esili, con uno o pochi fusti, talvolta anche con un solo peduncolo in apparenza radicale. Ve ne sono con foglie perfettamente in- tere e spatolate che giustificano il nome di bellidifolia, e somi- gliano alla figura di Loiseleur, mentre altri hanno foglie pro- fondamente roncinato-pennatifide. In generale i fusti sono alla base sdraiati a terra in cerchio, poi raddrizzati. Però quando nascono in mezzo ad altre piante alte ed erette, possono essere essi pure perfettamente eretti. In principio di fioritura, ai primi di Maggio, si osservano foglie più carnose e capolini più grandi che nelle fioriture di Giugno, Luglio e Agosto e che nelle rifioriture invernali (No- vembre-Dicembre). SRDH I>1 FIKBXZE - ADUNANZA DEL li OTTOBRE 243 Non ho riscontrato marcato il carattere, notato dagli autori, dei capolini chinati avanti la fioritura (come non lo ho ri- scontrato del resto neppure nella C. (eontodonioides , men- tre in altre specie è spiccatissimo, come ad es. nella C. )ie- glecta Ten.). N (gli esemplari da me raccolti non si nota neppure la varia- bilità nella pelurie, di cui fanno parola Salis-Marschlins e Moria. L' involucro è sempre più o meno coperto di brevi peli crespi che si ritrovano per lo più in alto sul peduncolo, e talvolta verso la base del fusto. Il resto della pianta è sempre glabro. Rarissimamente si trova qualche villo più lungo sull'involucro o in altre parti. Mai mi è occorso di vedere un esemplare irsuto, e ancora meno irsuto-glandulifero, come dice Moris, mentre in quelle medesime località, lo è spesso la C. leontodontoide?,. L'ho veduta sempre colle ligole esterne tinte di rosso al di fuori. Benché abbia spesso foglie un po' consistenti, non posso dire di averla mai trovata con foglie veramente carnose. Il fusto e la radice rotti emettono un latte bianco che è molto amaro. La specie più affine ad essa che abbiamo in Toscana è la C. leontodontoides insieme alla quale talvolta cresce. Ne è però ottimamente distinta: per l'achenio grigiastro, terminato in becco filiforme uguale alla parte seminifera, mentre la f. leon- todontoides ha l'achenio fortemente colorito (dapprima quasi rosso, poi bruno-fulvo scuro) e insensibilmente ristretto in un becco più corto della parte seminifera ; per le ligole esterne sempre tinte di rosso, il che non si vede mai nella C. Iconto- donloides ; per la roncinatura delle foglie che è meno re- golare che nella C. leontodontoides ; per la radice che in quest'ultima non è mai ingrossata; finalmente perii sapore che è amarissimo nella C. bellidifolia, mentre non lo è affatto nella leontodontoides. La C. bellidifolia è comune in Sardegna (dove il D.r A. Vac- cari l'ha raccolta anche nell'arcipelago della Maddalena). Pare sia comune anche in Corsica. In Toscana l'ho raccolta: 1.° A Livorno nei luoghi erbosi vicini al mare al Marzocco, dove è abbondantissima e si estende fino al Calambrone, e dove prevale la forma a foglie intere o poco profondamente rotici - nato-dentate. 2.° Alla Capraia, dove è comune in tutta l'isola {C. decani- 244 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE bens Somm. Agg. alla FI. di Capr.), (probabilmente C. leonlodon- toìdes Moris, FI. Capr. prò parte ' ). 3.° Alla Gorgona, dove pure è molto comune (probabilmente C. caespilosa Are. Le piante fino ad ora raccolte in Gorgona). 4.° All'Elba dove abbonda in molte parti dell'isola, dalle spiagge marine, in suolo arenoso, fino sulla « Cima del Monte » oltre a 500 m., e sulla vetta del Monte Capanne oltre a 1000 m., e dove mi dissero che in inverno se ne mangiano le rosette di foglie in insalata. È probabile che si trovi anche altrove. I miei esemplari di Toscana concordano con quelli che ho visti di Sardegna e di Corsica, presentando però limiti di va- riazione più estremi, in ragione del loro gran numero e della ricerca che ho fatto delle forme più disparate. Ecco secondo me la sinonimia di questa specie : Crepis bellidifolia Lois. FI. Gali.; Gren. Godr. FI. de Fr.; Car. Prodr. et Stat. ; Nyman Syll. et Consp.;Arc. Comp. et Le piante Gorg. ; Ces. Pass, e Gib. Comp. ; Vaccari Flora dell'Arci p. di Maddalena et 1° et 2° Suppl.; Somm. Agg. alla FI. dell'Elba, Bullett. Soc. bot. it. 1000, p. 208. Barhhausia bellidifolia DC. FI. fr. ; Duby Bot. Gali.; Salis- Marschl. Aufzàhl. Kors. ; Moris FI. Sard. ; Bert. FI. it.; Barbey FI. Sard. Comp. Borhhausia Sardoa Spr. Syst. Veget. Barkhausia Sardoa Moris El. f. 2, p. 5, ex Bert. FI. it. P. Savi FI. Gorg. Barhhausia leontodonloides Moris et De Not. Fior. Capr. prò parte. Crepis cespitosa Nyman Syll. et Consp. (saltem prò parte); Are. Comp. (saltem prò parte) et Le piante Gorg. ; Mabille exsicc. Corsie. N'3 247. An Barhh. cespitosa Moris et Crepis ccespitosa Gr. Godr.? Crepis decumbens Gr. Godr. FI. de Fr.; Nyman Syll. et Consp.; Are. Comp.; Ces. Pass, et Gib. Comp.; Somm. Agg. Fior. Capr. 1 È questa la sola Barkhausia indicata da Moris e De Notaris per la Capraia, onde bisogna concludere che questi autori non avessero distinto la Crepis bellidifolia, che vi abbonda, dalla C. leontodontoides che vi è assai più rara. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li OTTOBRE 245 NOTA PREVENTIVA DI BIOLOGIA SUL FIORE DEL CASTA- GNO INDIANO. PER L. MACCHIATI. Da un lavoro monografico sull' Ippocastano (Aesculus Ilippo- castanum L.) che, essendo accompagnato da molte tavole, non so quando potrà essere pubblicato, tolgo il materiale per talune brevi note di biologia, che mi lusingo non saranno per riuscire prive d' interesse. I lavori che comparvero, in varie epoche, sulla biologia flo- rale del castagno indiano, i quali a dire il vero non portano un largo contributo di novità, si trovano tutti riassunti nella recente pregevole opera del dott. Paolo Knuth, ' dove i lettori «Iella presente Nota potranno attingere le notizie che si riferiscono alla bibliografia dell' argomento senza che io venga ora qui, con nessun merito, a fare uno sfoggio di erudizione. Però, risalendo alle origini, mi è risultato che non sempre le memorie, di cui esiste la citazione nel testo del Knuth, furono esattissimamente interpretate dal chiarissimo autore; nella cui opera si trovano, con una certa frequenza, talune inesattezze ed eziandio qualche contradizione, attribuibili forse alla consueta fretta colla <>uale, da persone non sempre abbastanza competenti, si fanno le ri- viste scientifiche negli annali delle scienze, alle quali egli deve essere sicuramente ricorso tutte le volte che gli venne meno 1' opportunità di consultare le pubblicazioni originali. È fuori dubbio che le infiorescenze composte dell'Ippocastano appartengono a quella forma che l'Eichler (1875) distinse col nome di cimo-botrie, le quali sono costituite da cicinni disposti a racemo, i cui fiori, brevemente pedicellati, sono inseriti lungo due linee, a destra ed a sinistra dell' asse apparente che ter- mina con un fiore, la quale disposizione caratterizza appunto il cicinno. Si può anche dire (Van Tieghem) che codesta infiore- scenza è un grappolo di cime unipare scorpioidee; ma in ogni caso bisogna evitare il nome improprio e poco preciso di tirso adottato da qualche autore. • Handbuch der Bliltenbiologie ... II Band, I Teil ; Leipzig, 1S03, p. 218-220. Bull, della Soc. boi. Hai. 17 246 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE I pedicelli portanti i fiori sono dotati di geotropismo negativo, in virtù del quale essi tendono a portarsi unicamente in alto. I fiori delle cimo-botrie vanno diminuendo di numero dai cicinni della base a quelli che si trovano verso l'apice. Negli inferiori variano, secondo i casi, da 12-16, mentre che in quelli posti più ih alto si riducono a tre o quattro al più; e, nello stesso modo, gli assi apparenti sono tanto più corti quanto più dalla base si procede verso l'apice della rachide principale. I fiori terminali, meno appariscenti degli altri, sono maschili per atrofia del gineceo, i cui carpidi atrofici mancano di stilo o lo hanno enormemente ridotto ; e qualche volta 1' ultimo fiore dei cicinni è eziandio cleistogamo, in confronto agli altri che sono costantemente casmogami. Gli altri fiori, considerati sotto il punto di vista morfologico, sono ermafroditi, ma di questi solo un piccolissimo numero sono fertili, mentre che, invece, ve ne sono parecchi abortivi. È una di quelle infiorescenze che — considerate sotto il punto di vista biologico, per la coesistenza di fiori maschili ed erma- froditi — si possono giustamente chiamare andromonoiche (Dei- pino). I suoi fiori ermafroditi sono proterogini, come prima di- mostrava Hildebrand in opposizione alla descrizione che ne aveva data lo Sprengel. Generalmente nei cicinni terminali delle cimo-botrie tutti i fiori sono abortivi. La coesistenza di fiori sterili e fertili nelle infiorescenze del- l' Aesculus Hippocastanum fu fatta rilevare dal signor conte Ugolino Martelli, ' il quale trovò che i secondi non si trovano che nella parte inferiore dell'infiorescenza composta, e rico- nobbe eziandio che nei cicinni (quelli che egli chiama impro- priamente spighe scorpioidee) i fiori fertili sono da 2—4, i quali stanno verso il mezzo. In una bellissima infiorescenza io trovai che del primo cicinno (il più basso e più lungo) erano abboniti gli ovari dei fiori 12° e 13°, abortiti dal 1°-11°, ed erano maschili, per atrofia del gi- neceo, il 14° e 15°; nel successivo cicinno erano abortiti i primi nove, in via di abbonire gli ovari il 10' ed 11°, maschili il 12° 1 Dimorfismo fiorale di alcune specie di Aesculus (Bull, della Soc. bot. it., voi. XX, n. 3, p. 402, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li OTTOBRE 2-il e 13°; nel 3° cicinno avevano abortito i primi 8, abbonivano gli ovari il 9° e il 10°, erano maschili 1* 1 1° ed il 12°; nel 4° erano fiori abortivi i primi 7, abboniva l'ovario il solo 8°, e maschili per atrofia del gineceo erano dal 9' all' 11° fiore ; e cosi di seguito sino a che si arrivava ai successivi cicinni i cui fiori erano tutti ermafroditi abortivi e maschili. Talora, in taluni fiori della base, gli stami cadono precoce- mente prima della deiscenza delle antere, nel qual caso hanno tutta l'apparenza di fiori femminei, i quali ordinariamente sono fertili. L'esistenza di codesti fiori apparentemente ermafroditi, dei quali cadono gli stami senza che avvenga la deiscenza delle antere, quantunque le loro sacche polliniche siano piene di polline, fu prima trovata dal Mùller. Mettendo in relazione questo fatto colla presenza di fiori maschili ed ermafroditi abor- tivi nella medesima infiorescenza, mi si presenta come proba- bile l'opinione che coli' andare del tempo l'Ippocastano si tra- sformi in una pianta monoica. Si potrebbe domandare: perchè tanto lusso di fiori maschili in con- fronto a quelli ermafroditi fertili, avendo potuto verificare che in generale funzionano da maschi anche i fiori ermafroditi abortivi ì Per assicurar meglio la fecondazione, poiché una grande quan- tità di polline va perduto, specialmente quello che raccolgono gli imenotteri apidi che lo impiegano come fa VApis mellifica § nella fabbricazione dei favi. Questo fatto della prevalenza di fiori maschili, o funzionanti come tali, è una regola generale non soltanto nelle piante zoidiofile — come questa entomofila — ma eziandio e principalmente nelle anemofìle. L'Ippocastano fiorisce tutti gli anni, e talora anche, allorché è esposto a solatio, in terreni con sottosuolo asciutto, può fio- rire persino due volte nel corso dello stesso anno. I fiori tipicamente ermafroditi sono zigomorfi, a tipo penta- mero, con un piano di simmetria antero-posteriore passante pel quarto dente. Il talamo inequilaterale ha un maggiore sviluppo da un lato in confronto al lato opposto. II calice, a forma di coppa ventricosa, ha cinque denti, cor- rispondenti ai cinque sepali ineguali che lo costituiscono, i quali sono concrescenti per buon tratto della loro lunghezza. Il se- palo che è situato nel piano di simmetria spesso abortisce. Codesto calice osservato nei bocci si presenta di color verde 218 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE pallido, ma è bianco invece ne' fiori aperti. Esso sembra glabro ad occhio nudo, ma osservato sotto il campo del microscopio, a debole ingrandimento, si scorge subito che dalle cellule del- l' epidermide sorgono dei peli semplici — salvo il caso di ano- malie istologiche non infrequenti — i quali a primo aspetto, dietro un esame superficiale, si potrebbero credere composti, od anche talora stellati pel loro reciproco intrecciarsi. Gli stessi peli nei margini del calice sono più lunghi e più sottili. La corolla è di cinque petali, salvo il caso di aborto, liberi e disuguali, a prefìorazione imbricata. Per aborto qualche volta gli antofilli della corolla si riducono a quattro, ma in questo caso manca sempre quello che cade nell'unico piano di sim- metria: eccezionalmente ne possono abortire anche due. Di codesti petali, che sono inseriti sopra un disco ipogino, i due superiori sono più grandi di tutti, l' inferiore è il più pic- colo, ed i due laterali sono di media grandezza. La loro lamina ai lati della base, prima di restringersi in una vera unghia presenta due rilievi, a forma di gobbe più o meno sporgenti, talora persino linguiformi, tra i quali esiste una profonda sca- nalatura che abbraccia la parte inferiore dei filamenti di cin- que stami. I petali ne' fiori giovani hanno nel mezzo una bella macchia di color giallo citrino, la quale poi coli' invecchiare degli stessi fiori — da 24-48 ore dopo 1' antesi — passa, come prima osser- vava il Martelli (1. e, p. 402), a giallo più intenso, a rosso pal- lido, a rosso vermiglio, a rosso di sangue. Le macchie gialle e rosse, che possono coesistere contempo- raneamente nei fiori d'uno stesso cicinno, dalla base della la- mina, ov'esse confinano coll'unghia, si diffondono verso il mezzo, non già a contorno netto, ma con leggere sfumature. Le me- desime macchie in proporzione sono molto più grandi nei pe- tali superiori che nei laterali, e sono piccolissime nell'inferiore. All' infuori delle macchie il fondo de' petali è uniformemente bianco o, qualche volta, bianco-gialliccio. Codeste macchie colorate danno una sì gaia apparenza alle in- fiorescenze, che è quasi impossibile di non essere rapiti dalla vista di un Ippocastano in fiore. La corolla, come il calice, vista ad occhio nudo, sembra gla- bra; ma osservata col microscopio si rileva facilmente che dal SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 249 suo epitelio — costituito da cellule con contorno di poligono irregolare — si prolungano al di fuori delle papille e dei peli. I peli che esistono tanto sulla superficie che sul margine sono incolori; le papille, invece, variamente colorate: esse cioè nei fiori giovani colla macchia gialla sono gialle, e nei vecchi colla macchia rossa, sono di color rosso più o meno intenso, in con- formità a quello delle macchie. Alla base, in ogni caso, le stesse papille sono circondate da un cercine bianco; e codesti cercini confluiscono tutti assieme, per costituire un fondo uniformemente bianco; da ciò risulta che il colore delle macchie de' petali de- riva da quello delle papille emergenti. Poi. oltre il perimetro delle macchie, le papille sono incolori, o bianco-gialliccie, come il colore fondamentale dei petali. Il Martelli (1. e.) non seppe spiegarsi con qual Tatto fisiologico possa avere rapporto questa colorazione. Secondo lui, qualora il rosso potesse servire di maggiore attrazione per gì' insetti fecondatori, avrebbe dovuto riscontrare una certa connessione colla deiscenza delle antere, oppure coli' apertura dello stigma, ma l'autore non trovò niente di tutto questo. Dalle sue osser- vazioni sarebbe risultato che gì' insetti visitano egualmente tanto le infiorescenze adulte quanto le giovani ove ancora nes- sun fiore ha assunto il colore vermiglio. Quest'ultima osservazione è certamente esatta ; ma le dedu- zioni che ne trae V autore non sono pienamente conformi alla verità. É vero, ripeto, che gl'insetti pronubi visitano tanto le infio- rescenze giovani che le adulte, non però quelle troppo vecchie, ma mentre nelle prime vanno in cerca prima' di miele, nelle altre le loro visite non hanno altro scopo che di sfruttarle di polline. Ma la dimostrazione di ciò che io ora soltanto affermo, verrà in seguito: per ora proseguiamo nella morfologia degli organi di riproduzione. Gli stami tipicamente nelle Sapindacee, per essere il fiore pen- taciclico e pentamero, dovrebbero esistervi in numero doppio de' petali, ma ordinariamente ne abortiscono parecchi, quindi si riducono normalmente nell' Ippocastano a sette, eccezional- mente a sei o ad otto: essi s'inseriscono coi petali sul disco ipogino formato dal rigonfiamento del ricettacolo. I lunghi filamenti degli stami sono liberi ; le antere introrse 250 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE e a quattro logge deiscenti longitudinalmente. Nelle antere di color giallo limonitico si vede benissimo un profondo solco an- tero-posteriore, che lascia distinguere nettamente il loro con- nettivo : ogni metà corrisponde a due sacche polliniche, ciascuna delle quali si divide in due logge. I filamenti di cotesti stami, che sono di color bianco, si vanno gradatamente assottigliando dalla loro base d'inserzione all'apice ove sostengono le antere. Dall'epitelio, vicino al loro punto d'inserzione sul disco, si pro- lungano de' peli incolori di cui si vedrà in seguito V ufficio. I granelli pollinici sono di color rosso-cinabro (Knuth), ma sotto il campo del microscopio sembrano gialli ; da principio hanno forma di pani piatti e presentano uno o più solchi lon- gitudinali; rimanendo però nell'acqua, dopo breve tempo, si ri- gonfiano ed acquistano una forma elissoidale ; il loro diametro minore è di 25 jj., il maggiore di 30—35 /x. Alla superficie dell' esina facendo uso di buoni oggettivi ad immersione semplice — che in questo caso trattandosi di pre- parati temporanei vincono naturalmente quelli ad immersione omogenea — essi lasciano vedere delle piccolissime prominenze papilliformi tali da parere quasi echinati. Ciò non ha nessuna speciale importanza costituendo un fatto normale dei granelli pollinici delle piante zoidiofìle, dove, con delicati mezzi di osser- vazione, si possono quasi sempre scoprire anche quando sembra che ne siano privi. Dopo brevissimo tempo s' inizia la formazione del budello pol- linico, che è molto grosso in confronto al diametro dei granelli. II protoplasma granulare è ricco di gocce oleose e di granuli di fecola. Non vi si osservano i due nuclei generativo e vege- tativo, e si può ritenere, sino a prova contraria, che vi esista un solo nucleo generativo mancando il consueto tramezzo nella massa plasmica ; ma questa supposta assenza di tramezzo potrebbe anche dipendere dal momento in cui venne fatta l'osservazione. Il budello pollinico nell'acqua distillata rimane molto corto, mentre invece esso acquista una lunghezza maggiore nell'acqua zuccherata. Quasi tutto il protoplasma dopo breve tempo passa nel budello, dalla cui estremità ove, per assottigliamento, com- pare una larga apertura, non tarda ad uscire, sotto forma di un corpo elissoidico nudo, d'un vero protoplasta spermatico che, se fosse provvisto di ciglia — la cui presenza non posso esclu- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL I-i OTTOBRE 251 dere, non avendo ricorso ai mezzi speciali di colorazione per stabilirne l'esistenza — avrebbe tutta l'apparenza d'uno sper- matozoide, che, provvisoriamente, supponendone la mancanza, lo paragoneremo ad uno spermazio. Però 1' uscita del protopla- sma sotto forma d'uno spermazio non si verifica sempre: ta- lora invece conservando il suo aspetto granulare si diffonde nel liquido, senza assumere alcuna forma speciale. Questo è allora indizio certo che il granello pollinico non ha per anco iunta la maturazione richiesta per essere atto alla fe- condazione dell' oosfera. Si verifica quello che avverrebbe di una microspora che non fosse ancora atta a normalmente ger- minare. Eccederei dallo scopo di questa nota qualora volessi dire come si comporti il contenuto del granello pollinico nel processo fe- condativo, del quale argomento tratterò in un lavoro che, in un' epoca non lontana, farà seguito a questa nota preventiva sulla biologia fiorale. Il gineceo dell'Ippocastano si compone soltanto di tre carpidi, non già di cinque come è tipicamente nelle piante con fiori a tipo pentamero, uno dei quali nel piano di simmetria del fiore. Codesti carpidi sono concrescenti in un ovario Uniloculare, cia- scuna loggia del quale contenente due ovuli campilotropi so- vrapposti, uno dei quali è ascendente e l'altro pendente: tuttavia ne abortiscono generalmente cinque, di rado abboniscono due ovuli, eccezionalmente tre, uno per loggia. La placentazione è assile. L'ovario è provvisto alla superficie di numerose emergenze, le quali diventano spinescenti quand'esso si sviluppa in peri- carpio, il cui ufficio è probabilmente quello di fornire agli ovuli ed al seme un mezzo di protezione : ma però non si spiega perchè le stesse emergenze mancano, per esempio, nella Pavia ra Lam., pianta molto prossima all' Ippocastano, che qualche autore attribuisce persino allo stesso genere Aesculus. L' ovario si prosegue in uno stile unico, che porta una stimma acuto: lo stilo, quasi filiforme, nei fiori ermafroditi fertili è lungo quanto i filamenti degli stami ; alquanto più breve negli abortivi. L'ovulo essendo sessile si attacca direttamente alla placenta mediante l'ilo, ed ha una base d'inserzione molto larga; la sua 252 SE DB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE nervatura è palmare attorno all'ilo, come generalmente negli ovuli campilotropi al cui tipo appartiene. Codesto ovulo anorto- tropo, avendo il micropilo verso l'asse dell'ovario, appartiene a quelli che furono indicati col nome di apotropi, per distinguerli dagli altri che, come quelli delle Euforbiacee, lo hanno volto verso la parete esterna, che si dicono epitropi. I fiori del Castagno indiano contengono un nettario, molto sviluppato, tra la corolla e l'androceo, che si trova fra i due petali superiori ed i due stami egualmente superiori ; esso è di- venuto unilaterale nel suo sviluppo per spostamento della base d' inserzione degli stami. Vi è protetto dalie pieghe e dalle gobbe basali de' petali, nonché dai loro peli e da quelli de' quali indi- cammo l'esistenza sulla base dei filamenti degli stami. Il nettario tramanda un grato odore atto al richiamo de' pronubi apidi, come tutti i fiori melittanti. I fiori ermafroditi della infiorescenza andromonoica dell'Ippo- castano sono, come dicemmo di sopra, proterogini ; in essi lo stimma si apre quando ancora la macchia dei petali è gialla e poco appariscente: lo riconobbe anche il Martelli (1. e). Qual meraviglia adunque egli prova se « gì" insetti visitano egual- mente tanto le infiorescenze adulte quanto le giovani, ove an- cora nessun fiore ha assunto il colore vermiglio » ? Egli può esser certo che nelle infiorescenze giovani raccolgono soltanto il miele, mentre invece nelle altre raccolgono il miele nei fiori giovani macchiati di giallo, e il polline nei fiori adulti mac- chiati di rosso vermiglio. Questi fiori sono utilmente visitati dai seguenti imenotteri apidi: Apis mellifica L. §, Bombus lapidar ius L. Q, Bombus terreslris L. Q §, Podaliurus retusus L., var. obscurus Q (H.), e dai seguenti ditteri : Musca domestica L., Scalophaga mer- daria L., S. stercoraria L., Syritta pìpìens L., Syrp/ius bal- teatus Deg., ecc. GÌ' insetti apidi per utilizzare il miele devono schivare i fiori colla macchia rossa che non ne contengono più o ne hanno soltanto un residuo, mentre che, al momento della deiscenza delle antere, che si effettua allorché appunto i petali cambiano il colore giallo delle macchie in rosso, sono ricchissimi di gra- nelli pollinici maturi; e per prendere il polline adunque evitano SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li OTTOBRE 253 i fiori colla macchia gialla, le cui antere degli stami non sono ancora aperte.1 Risulta di conseguenza che gli stessi fiori ven- gono visitati dagli insetti melitfanti prima soltanto pel miele, poi pel miele e per il polline, ed in ultimo soltanto per il polline, sic- come poi in una stessa infiorescenza vi possono essere in un dato momento fiori giovani ed adulti, si capisce perchè talora siane visitati contemporaneamente tutti gli ermafroditi: natural- mente i fiori maschili non possono servire di appulso agli insetti che allo stato adulto. Teniamo ben presente che nei vari (lori d' una stessa infiorescenza di questa pianta vi ha naturalmente asingamia, cioè ineguaglianza nell'epoca dell' antesi. La primitiva affermazione dell' Hildebrand che i fiori dell'Ippo- castano sono proterogini, il qual fatto nessuno più oserebbe or- mai mettere in dubbio, ci offre una prova certa che ci troviamo di fronte ad una pianta staurogamica, e per di più la struttura dei granelli pollinici ci permette senz' altro d'affermare ch'essa è in pari tempo entomolìla. Le api operaie giovani visitano indifferentemente tanto i fiori colle macchie gialle che quelli colle macchie rosse, poiché esse raccolgono miele e polline; le api vecchie, invece, non visitano che i fiori colle macchie gialle, non essendo più atte a racco- gliere il polline per avere perduti i loro peli, e si riconoscono facilmente perchè queste ultime sono nere in confronto delle altre che hanno un color giallo dorato. Lo stesso come le api si comportano i calabroni e gli altri imenotteri raelittanti. Le varie macchie dei fiori delle quali prima lo Sprengel ri- conobbe l' importanza biologica, e che si suole ora indicare col nome di nettarosiimmi, allorché come nei papaveri, nella Sa- gittaria sagittaefolia L., nella Vida Faba L. ecc. servono ad 1 Le piante che, come l'Ippocastano, hanno i fiori coi petali di diversa tinta nelle diverse età, si dicono versicolori, sia che il co- lore sia uniformemente distribuito come in taluni Miiosutis, nel- 1" Anemone hortensis L., nella Pulm»naria officinalis L., o che come appunto nell'Ippocastano esso costituisca delle macchie. Esse sono destinate a richiedere la visita degli insetti, senza de'quali sarebbe impossibile l'impollinazione; ma le ultime piante non vanno con- fuse con quelle le cui macchie [Papaver Bhoeaa L., Vida Faba ecc.) hanno un colore costante, la cui funzione biologica non manca tut- tavia d' importanza. 254 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE indicare il polline piuttostochè il nettare, secondo il parere del nostro Delpino, sarebbe meglio chiamarle pollinindici, invece che indici di miele ; quindi ci sia permesso di asserire che nel- l' Ippocastano le macchie gialle dei fiori giovani funzionano da nettar oslimml (o nettarindici) e che le macchie rosse dei fiori vecchi sono veri e propri pollinindici. Nei fiori ermafroditi di questa pianta vanno nettamente di- stinte due fasi di cui la prima femminile — erroneamente in- terpretata per maschile dal Knuth, il quale scambia eziandio le figure — nella quale i petali sono macchiati in giallo, gli stami ripiegati in basso colle antere ancora chiuse, il gineceo col- l'unico stilo quasi orizzontale e lo stimma aperto; e la seconda maschile coi filamenti degli stami volti in alto sostenenti le an- tere aperte. Poi dopo la sfioritura gli stami coi filamenti av- vizziti prima di cadere riprendono la posizione primitiva. NOVITÀ DELLA FLORA MICOLOGICA VERONESE. — COMU- NICAZIONE DEL DOTT. C. MASSALONGO. In un mio lavoro che comprende tutti quei funghi ultima- mente da me segnalati nella provincia di Verona, il quale, a motivo delle tavole che lo accompagnano, non so quando vedrà per intero la luce, oltre a numerose entità da aggiungersi alla Flora del Veneto, ed a quella d'Italia, trovansi descritte pa- recchie forme interessanti e specie che ritengo nuove per la scienza. Le diagnosi relative a queste novità vennero, in parte almeno, da me fatte conoscere in una nota preventiva, poco fa edita, negli Atti del Reale Istituto Veneto. ' Nel presente arti- colo ho riunite le restanti varietà e specie nuove in detta regione scoperte, le quali però soltanto adesso ed in questo luogo, mi sono deciso di pubblicare, dopo cioè che ulteriori studi e confronti tolsero ogni mio dubbio intorno alla loro de- terminazione. 1 Massalongo C, De nonnullis speoiebus novis micromycetum Agri Veronensis, in Atti R. Istituto Venet. Tomo LIX, Parte II (1399-900), p. 684-690; Venezia, 1900. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DRT, li OTTOBRE 265 1. Qcinnqbolds Verbenae sp. iiov. — Peritheciis ellipsoideis stramineo-rubiginosis 60 : 80X30 : 50 /*.; sporulis ovalibùs hyalinis 4 : 7X2 : 3,2 /*., polari-biguttulatis. Vive parassitico nel micelio dell' Oidium erysìphoides, sulle foglie di Verbena chamaedrifolia, a Tregnago; Gennaio 1899. Oss. Per la grandezza dei peritecii e per i caratteri delle sporule, distinguesi questa specie dal Cicinobolus Humuli Fautrey. 2. Cylindrosporium flavo-yirens (Ditm.) Bon.; Sacc. Syll. IV, p. 37; Bizz. FI. Venet. Critt. I, p. 469, — Fusidium Ditm.; Gela. le. Fung. V, fig. 10. — j3, Castaneae: conidiis vulgo 18 : 20Y2 : 2,5 /i. 3 Sulle foglie cadute di Castagno nel monte Gadà, sopra il paese di Tregnago; Nov. 1893. 3. Fl'SICOCCDM yeronense sp. nov. — Stromatibus nigris sub- globosis erumpentibus 0,7:1 mill. in diametro, intus plurilo- cellatis, loculis bi-tristratosis, irregulariter angulosis, se- pimentis a basidiis 10 : 15X2 : 3 jx., semplicibus et apice attenuatis, inductis ; sporulis ovoideis hyalinis, utrinque rotundatis 8 : 12><4 : 5 /x. Sui picciuoli marcescenti delle foglie di Piala aus orien- taìis, presso Verona ; Marzo-Aprile 1900. Oss. Questa bella specie si distingue dall'affine Fasicoc- cwn Ilapalocysle Sacc, per le sporule jaline e molto più piccole; per i caratteri offerti dagli stromi, nonché per le sporule più grosse, non può confondersi col Fusicoccum coronatala Karst. 4. Leptothyridm Castaneae (Spr.) Sacc. ; C. Massai. Contrib. Micul. Veron. n. 251 et Nuova Contrib. Mie. Veron. n. 155. — /, Quercus: sporulis cylindraceis plerumque 4 : 5x1 .«. v Sulle foglie cadute di Quercus Robur presso Tre- gnago, « monte Barbara »; primavera 1890. 5. Leptothyrium Pomi (Mont. et Fr.) Sacc. Syll. Ili, p. 632. — Labrella Mont. et Fr. — 3, .ma.ius: maculis nullis, peritheciis convexulis nigris, rugulosis, dimidiatis, orbicularibus 0,3 : 0,5mill. in diametro, contextu vix radioso, nucleo albo-celluioso; sporulis? J3 Sull'epicarpio del frutto di Pirus Mal»s, trovato nelle reliquie del mio povero padre A. Massalongo. 256 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 6. Libertella Pharbitis sp. nov. — Acervulis subcutaneis fulvis minutis, subpunctiformibus, poro erumpentibus, disseminatis aut saepe dense gregariis ; conidiis aubfiliformibus hyalinis arcuato-falcatis, continuis vulgo guttulatis, utrinque vix attenuatis 24:30X2:3 ju; basidiis variis fasciculato-sub- ramosis, utplurimum 8 : 14x2 : 3 fi. Sui cauli secchi di Pharbitis hispicla, a Tregnago ; Aprile 1900. Oss. Distinguesi dalla forma tipica di Libertella faginea Desm., per gli acervuli puntiformi, nonché per i conidii che sono un poco più grossi, ma meno lunghi. 7. Magrophoma allantospora sp. nov. — Peritheciis rubiginosis, subhemisphaericis, in areis decoloratis matricis, crebre dis- seminatis, hypodermis dein erumpentibus 140 : 210 fi. in diametro, ostiolo lato pertusis, parietibus membranaceis; sporulis cylindraceis hyalinis plus minus curvulis, utrinque rotundatis 16 : 22 X 2, 5 : 3,5 fi., basidiis subfasciculatis 10: 18X2: 3,5 u. Sui cauli secchi di Pharbitis hispida, a Tregnago; Aprile 1900. Oss. Per i peritecii macrostomi, e rubiginosi, come pure per le sporule allantoidee non cosi grosse, differisce dal- l'affine Macrophoma longispora Beri, et Vogl. 8. Magrophoma memoràbili^ sp. nov. — Peritheciis hypophyllis disseminatis, nigris, carbonaceis, subglobosis. primum epider- mide, velatis dein erumpentibus et satis prominulis280 : 400 fi. in diametro, interdum collabescentibus, scilicet superne circa ostiolumdepresso-concavis; basidiis simplicibus 8 : 12X2 : 3ji.; sporulis oblongis utrinque rotundatis, continuis, protoplas- mate chlorino et granuloso farctis 22 : 28X10 : 13 ji., mem- brana 1 ji. crassa praeditis. Sulle foglie cadute, marcescenti di Prunus Lauro-cerasus, trovate fra le reliquie dell' illustre mio povero padre A. Massalongo. Oss. È specie affine alla Macrophoma Araliae Sacc. et Beri., la quale però possiede sporule più piccole. 9. Peronospora sordida Berk.; Schroet. in Krypt. FI. Schles. I, Pilze p. 251 : Bizz. FI. Venet. critt. I, p. 155 ; Sacc. Syll. VII, Pars I, p. 2G2. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBKW 257 — 8, Odontitis serotinae: hyphis ponidiophoris dilutis- sime violaceis; conidiia sordide violaceis 18 : 22X14 : 16 //.; oosporis ? fi Sulle foglie di OdontUes serotino, fra le mèssi nei campi di Marcemigo; Luglio 1805. 10. Phyllosticta decipiens sp. nov. — Peritheciis subglobosis haud vel vix maculigenis hypophyllis laxe disserainatis in- terdum tamen binis ternisve confluentibus et fere connatis, fuscis epidermide velatis 0,3 : 0,0 mill. in diametro, sicci- tate valde collabescentibus, idest depresso-concavis et subpe- zizoideis, parietibus membranaceis superne ex hyphis laxe intertextis constitutis, et vulgo sub ostiolo stornatimi hia- scentibus; sporulis hyalinis, breviter cylindraceis, continuis 4: 6X1,5: 1,8 jx., basidiis simplicibus 16 : 20X1,5 \i. Sulla pagina inferiore delle foglie di Galium Mollugo, nella località del mt. Baldo detta l'Artilonsin ; 22 Ag. 1882. Oss. Nell'abito questa specie ricorda quasi la Placosphae- ria pitnctiformis Sacc; finora però non sono riuscito a sta- bilire le sue affinità con altre forme congeneri. 11. Placosphaeria glandicola sp. nov. — Stromatibus nigris applanatis, polymorphis, scilicet subrotundis, hysterioideo- elongatis, saepe subsinuosis, aut in crustam confluentibus, subcutaneis, dein epidermidem irregulariter aut subrimose rumpentibus, intus inaequaliter plurilocellaribus; sporulis oblongis 3:5,5X1,5:2,5 /*., basidiis 14:20X1:2 jx., ra- mosis, ramis apice attenuatis. Sull'epicarpio del frutto di una Quercia (forse della Q. Ilex) presso il paese di Garda « Scaveaghe » ; Febbr. 1890. Oss. Fra le altre specie congeneri sembrami affine alla Placosphaeria corrugata Karst., dalla quale differirebbe essenzialmente per le sporule più grandi e per i basidii ramosi. 12. Puccini* (Beachy-) Agropyri E. et Ew. ; Sacc. Syll. XI, p. 201. — 3, edropaea nob.- Teleutosporis clavato-elongatis, fere sessilibus68 ^70X12 : 17 /*., nec ut in typo 20: 25 ]i. crassis; uredosporas haud vidi. fi, III Sulle foglie e guajne di Agropyrum glaucum, presso Tregnago ; Settembre 1890. 258 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 13. Puccinia (Lepto-) Asteris Duby; Bizz. FI. Venet. Critt. I, p. 136; Schroet. Krypt. FI. Schles. I, Pilze, p. 349. — fi, Chrysanthemi Leucanthemi nob. — Acervulis te- leutosporiferis in pulvinulos orbiculares tria- quinque mill. in diametro congestis ; teleutosp. clavatis 35 : 60 X 16 : 22 \x, levibus, pallide castaneis ad septum plus minus constrictis, loculis inaequalibus, superiore apice valde incrassato, infe- riore angustiore et longiore in pedicello hyalino attenuato. fi Sulle foglie di Chrysanthemum Leucanthemum nei luoghi erbosi di Tregnago ; Sett.-Nov. 1898. 14. Septoria Lamii Pass. ; Sacc. Syll. Ili, p. 538. — fi, Ballotae nob. — Peritheciis punctiformibus rainutis 40 : 60 jx in diametro, membranaceis epiphyllis, in maculis internerviis dein albicantibus sparsis ; sporulis tenuissimis utrinque subangustatis, continuis, curvulis 25: 35 X 1 •' 1,5 p.. fi Sulle foglie di Ballota nigra presso Tregnago « Cala- vena »; Seti 1895. 15. Septoria lamiicola Sacc. ; C. Massai. Contrib. micol. veron. n. 238. — fi, intermedia nob. — Peritheciis epiphyllis membra- naceis; sporulis filiformibus curvulis chlorinis, vulgo 30:40 X 1 : 1,5 fi, continuis. fi Sulle foglie di Lamium Arcala, a Tregnago; Mag- gio 1898. Oss. Questa varietà per i suoi caratteri sembrami una for- ma intermedia fra la tipica Septoria Lamii e la S. lamiicola. 16. Septoria myriotheca sp. nov. — Speciosa ; maculis fuscis internerviis, utplurimum tamen confluentibus et tunc fere totani superficiem segmentorum foliorum occupantibus ; pe- ritheciis subglobosis nutnerosissimis fere contiguis amphi- genis, carbonaceis, subhemisphaerico-promineniibus 180 : 220 jj. in diametro, poro pertusis; sporulis hyalinis cylin- dricis vel subclavatis, rectis aut falcatis, utrinque rotunda- tis 48 : 65 X 4 : 5 /*., in medio uniseptatis, basidiis haud ma- nifestis. Sulle foglie di Peucedanum Oreoselinum, nei luoghi ghiaiosi lungo il torrente presso Tregnago ; 15 Nov. 1890. Oss. Questa bella specie è certamente affine alla Sepl. descisoens Sacc, dalla quale se ne distingue per i peritecii SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 250 amfìgeni, come pure [tei* le sporule unisettate ed i basidii evanidi. 17. Sphaeropsis Rusci Thùm.; Sacc. Syll. Ili, p. 304. — S, HypoaLOssi nob. — Peritheciis pùnctifprmibus nigris in maculis exaridis suborbiculatis dense gregariis ; sporulis elongaio-ellipticis", utrinque rotundatis, vulgo 8: 12 ' 3 : 4 jj.. J3 Sui cladodii di Ruscus Ilypoglossus, nel giardino dei Conti Giusti, a Verona; Aprile 1900. 18. Sterigmatocystis veneta sp. nov. — Caespitulis subhemi- sphaerico-pulvinatis 1-2 mill. in diametro, pallide vel sor-; dide luteolis ; hyphis fertilibus dense fasciculatis continuis, 5:7 jj. crassis ; vesicula terminali subgloboso-obovata levi 20 : 26 X 14 : 20 jj.. ; basidiis subobovatis 4 : 0 X 2 : 3 ji. ; ste- rigmatibus oblongis subfusoideis, verticillato-penicillatis 6 : 8 X 2 ju. ; conidiis catenulatis sphaericis 2:3 jj., sul) micro- scopio vix chlorinis. Sui vimini marci di salcio in una cantina a Tregnago ; Ott. 1894. Oss. Per il colore giallo pallido e per la vescichetta ter- minale, delle ife fertili, levigata ed inoltre per i basidii por- tanti vari sterigmi fascicolati, la nostra specie la credo di- versa dalla Sterigmacystis sulphurea Fres. 19. Uromyces (Eu-)striatus Schroet. ; Sacc. Syll. VII, Pars II, p. 549. — J3, Mkdicaginis orbicularis : uredosporis ellipticis vel globosis pallide ochraceis 22 : 28 X 20 : 24 jj.. ; teleutosp. rubi- ginosis sphaericis aut breviter oblongis verrucosis 16: 20 X U:\8jj.. fi, H— III Sulle foglie di Medicago orbicularis nei luoghi coltivati presso Tregnago «al Pozzaigo » ; Luglio 1898. 20. Vermicularia herbarum West, emend. Sacc. Syll. III, p. 226. — fi, Hellebori nob. — Peritheciis subhemisphaericis se- tuliferis, setulis numerosis brevioribus longioribus inter- mixtis, aterrimis apice pallidioribus ; sporulis elliptico-oblon- gis vel breviter cylindraceis, rectis guttulatis, utrinque rotundato-obtusis, interdum in medio spurie uniseptatis 10 : 15 X4:5 jj.; basidiis 20 X 4 ji suffultis; an propria species? Sui picciuoli marcescenti delle foglie di Helleborus < dis, presso il paesetto « Rancani » ; Aprile 1898. 260 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE FILICES PLANTAEQUE FÌLICIBUS AFFINES IN SHEN-SI SEPTENTRIONALI, PROVINCIA IMPERII SINENSIS, A REV. PATRE JOSEPHO aiRALDI COLLECTAE, MANI- PULUS QUARTUS. AUGTORIBUS E. BARONI ET H. CHRIST. * 1. Struthiopteris germanica Willd. ' Hab. Ad Miao-uan-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). Obs. Species e China boreali et Sibiria usque ad Europam mediani, etiam ex America boreali nota. 2. Woodsia polystichoides Eaton Hab. In montibus Qua-in-san (20 Julii 1898), Ki-fon-san apud urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898), ad Fon-y-huo prope Lao-y-huo (20 Augusti 1898) ; in Slien-si meridionali ad pedes montis Lean-san (Septembri 1898). 3. Davallìa Wilfordiì Moore Hab. Ad Qua-in-san (20 Julii 1893) et in montibus Miao-uan-san et Ki-fon-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). 4. Cheilanthes farinosa Klfs. var. Imi Uosa. Hab. Ad montem Ki-fon-san prope urbem Pao-ki-scea (Octo- bre 1893J. 5. Pteris aquilina L. Hab. la monte Kan-y-san (Lao y-san) (Junio 1899J. 6. Pt. serrulata L. var. intermedia Christ Hab. Typus et var. in Sbea-si meridionali ad pedes montis Lean- san (Septembri 1898). 7. Pt. Iongifolia L. var. auriculata Milde Hab. In Shen-si meridionali ad pedas montis Lean-san (Septem- bri 1898). 8. Asplenium Trichomanes L. Hab. Ad Qua-in-san (20 Julii 1898) et in monte Miao-uan-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). 1 Species cum * notatae desunt in praecedentibus enumerationibus. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 2fìl * 9. A. septentrionale Hoffm. Hab. In monte Ki-fon-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898;. Obs. Specias nondurn e Shen-si nota, per montes graniticos Asiae borealis, Enropae et Ainericae bor. late dispersa. 10. A. Pekiiiense Hance Hab. Ad Zu-lu et in monte Miao-uan-san prope urbem Pao-ki- scen (Octobre 189S). * 11. A. woodsioicìes n. sp. Christ Haec pianta a me (Christ) in Nuov. Giorn. hot. ital. IV, I, Jun. 1897, prò varietate A. Pehihensis (A. Saulii) v. la- tias descripta, speciminibus melioribus et numerosioribus examinatis prò subspecie e grege A. fontani Berilli. potius habénda et ita delìnienda: Habitu fere Woodsiae elongatae Hook, unde nomen, magni- tudine A. fontani sed minus coespitosum e rhizomate recto brevi solummodo 6 ad 10 stipites procreans. Folio 15 cent. Iongo breviter (3—4 cent.) stipitato, stipite et rachi nsque ad dimidium laminae et ultra atrobrunneis aut saltem fascia atrobrunnea notatis. Lamina bipinnati- secta lanceolata acuminata, pinnis inferioribus remotis valde et usque ad auriculam brevem reductis, mediis 1 cent, longis, 4 mill. latis, petiolatis e basi latiore deltoi- dea oblongis obtusis fere aequalibus vel latere inferiore paullisper aucto, profunde lobatis ad basin usque ad co- stam incisis ; lobis cuneato-ovatis 2 mill. latis, irregula- riter dentatis, dentibus acutiusculis compl.uribus nec binis haud aristati3. Soris creberrimis brevibus 1 mill. longis late ovatis in lobis 2—3 rarius 5 flabellati m dispositis, maturis totam pinnae pagi nani implentibus. Indusio te- nuissimo griseo fugaci late ovali subintegro. Testura lier- bacea, color obscure viridis, pianta glabra. Ab A. fontano differt rachi atrata colore obscuro, pinnis minus partitis, lobis latioribus, obtusis, dentibus minus acutis ; ab A. Saulii differt rachi atrata, lobis latioribus obtusis haud abscissis, dentibus haud aristatis. Hab. Ad Fon-y-buo prope Lao-y-huo (28 Augusti 1898) et in monte Ki-fon-san prope Pao-ki-scen (Octobre 1898). Bull, della Soc. hot. ital. 18 262 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE * 12. A. exigruim Bedd. Hab. In moutibus Lun-san-huo (Novembri 1895), Tui-kio-san, parce inter muscos frond. (20 Octobris 1896) et prope In-kia-po (Augusto 1896). Obs. Species ex Ind. orient. (raontes Nilgherri) nota (Cfr. Bull. Soc. bot. ital., 1900, n. 4-5, p. 137). * 13. A. incisimi Thunb. Hab. Ad Zu-lu (Octobre 1898) et in monte Ki-fon-san prope urbem Pao-ki-scen (aestate 1898) ; in Shen-si meridionali ad pedes montis Lean-san (Septembri 1898). * 14. A. (Dìplazium) japonicuiii Thunb. var. Oldhami Hook. Syn. ed. II, p. 235. Hab. In monte Ki-fon-san prop9 urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). Obs. Species par mediam Chinam et Japoniam late dispersa, var. ex Japonia nota. 15. Scolopeiidrium sibiricuni Hook. Hab. Ad Han-san-fu (Septembri 1898). 16. Aspidiuni (Polysticlmm) moupinense Franchet Hab. Ad Zu-lu (Octobre 1899). 17. A. (Poi.) craspedosorum Maxim. Hab. Ad Fon-y-liuo prope Lao-y-buo (28 Augusti 1898), ad Zu-lu (Octobre 1898) et in monte Qua-in-san 20 Julii 1898. 18. A. (Cyrtomium) falcatimi Sw. Hab. Ad Miao-uan-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). 19. A. (Lastrea) crenatum (Forsk. sub Polypodio). Hab. Ad Lun-san-buo (Novembri 1895) et in monte Kan-y-san prope Lao-y-huo (18 Junii 1899). 20. A. (La.) decursivo-pinnaturci Kze. Hab. Ad Zu-lu (Octobre 1899) et in Scben-si meridionali ad radices montis Lean-san (Septembri 1898). 21. Polypodium (Pliymatodes) Shen-siense Christ Hab. In monte Ki-fon-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). * 22. P. (Phym.) drymoglossoides Bak. Journ. bot. 1887, p. 171. Hab. In monte Kan-y-san (18 Junii 1899). Obs. Species Chinae interiori propria. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 263 23. P. (Goniophlebium ) subamoenuni C. B. Clarke var. chinense Christ Hab. Ad Fon-y-huo propa Lao-y-huo (28 Augusti 1898) et in mon- tibus Qua-in-san (20 Julii 1898; et Ki-fon-san propa urberu Pao- ki-scen (Octobre 1898). 24. P. (Drynaria) Baronii Christ Hab. Ad Fon-y-buo prope Lao-y-huo (28 Augusti 1898). ♦25. Gymiiogranmie Makinoi Maxim. Hab. Inter muscos propa In-kia-po (26 Augusti 1896) et in monte Kuan-tou-san (5 Novembri 1896). Cfr. Bull. Soc. bot. ital. 1900, n. 4—5, p. 137. Obs. Pianta adhuc Japonica nunc in continente Asiae reperta. 26. G. Delavayi Franchet Hab. In monte Ki-fon-san prope urbem Pao-ki-scen (Octobre 1898). 27. Selaginella sanguinolenta Spring Hab. Ad pedes montis Quan-tou-san (5 Haii 1898). 28. S. canaliculata Bak. Hab. In monte Aliao-uan-san prope urbem Pao-ki-scen (Octo- bre 1898). 29. S-. shen-siensis Christ Hab. Ad Fon-y-kuo prope Lao-y-huo (28 Augusti 1898). * 30. S. uncinata Spring Hab. In Shen si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1898). Obs. Pianta indica e Regno Sinensi nondum nota. 31. S. involvens Spring Hab. Ad Hau-sun-fu (Septembri 189S). ADDENDA AD FLORAM SARDOAM. PER F. CAVAR A. Avendo trovato nelle collezioni essiccate dell'Istituto botanico di Cagliari, o coltivate in vasi, delle specie assolutamente nuove per la Flora sarda, qualcuna nuova per V Italia, stimo opportuno darne contezza agli on. colleghi della Società botanica italiana. Trattasi di piante che furono raccolte molti anni addietro, in territorio sardo, dal giardiniere capo dell'Orto botanico, egregio 264 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE sig. Anania Pirotta, appassionato cultore delle piante e buon conoscitore della flora dell' isola. Aggiungo anche alcune loca- lità nuove di piante rare dallo stesso sig. Pirotta segnalate. Roubiaeva multifida (L.) Moq. — Era stata raccolta nel 1885 nel piazzale di S. Bartolomeo, presso il penitenziario omo- nimo. Vi era copiosa, cespugliosa e, come di solito, prostrata. Parecchi esemplari furono disseccati e figurano tuttodì nel- Erbario della Flora sarda, col nome impostogli dal prof. Gen- nari di Chenopodium Botrys Moq. e sotto tal nome venne indicata nell'Index seminum Hort. Calarti, del 1885 enei Reperlorium Florae Calarltanae 1893 dello stesso prof. Gen- nari. Né col nome di C. Botrys, né con quello di Roubiaeva miclti fida figura della Sardegna nella Flora italiana più recente, quella dei signori Fiori e Paoletti. Viene così ad aggiungersi una nuova località alle altre italiane di questa Chenopodiacea americana la cui naturalizzazione va esten- dendosi ad occidente d'Europa. Mentre infatti nel Compen- dio della Flora italiana di Cesati, Gibelli e Passerini e nella lft ediz. di quello del prof. Arcangeli era indicata solo di Belgioioso (Pavia) e Palermo, e nella 2a edizione anche di Bologna e Pesaro ; ora si conosce di Livorno, Messina, Mon- reale Castelbuono (Sicilia) e Sardegna. Coris monspeliensis L. — Venne raccolta or son parecchi anni nei monti presso la miniera di Montevecchio. Non ne è stata fatta menzione alcuna né in cataloghi di semi, né altrove per la Sardegna. Meritava peraltro che la scoperta fosse resa di pubblica ragióne, poiché riesciva diffìcile lo spiegare la mancanza di questa specie in Sardegna, mentre cresce in terre adiacenti, come Francia meridionale, Liguria, To- scana, Spagna, Sicilia. Alfonso De Candolle (Gèogr. bolan. rai- sonnèe, p. 140) dice: « Vedendola prosperare in Ispagna, nel sud della Francia e in Sicilia, poi mancare al Portogallo, a una gran parte d' Italia e alle isole di Corsica e Sardegna, si può sospettare che la ripartizione delle pioggie vi abbia qualche influenza. Certo piove in Portogallo più che in Spagna, a Bordeaux più che a Montpellier e a Marsiglia, in Italia più che in Sicilia. Ma d'altra parte la Grecia e il mezzogiorno della Sardegna sono dei paesi aridi ove il Coris SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 2G5 dovrebbe riuscire ammettendo che la secchezza gli sia fa- vorevole. Non ostante la grande somiglianza dei climi di Sicilia e di Sardegna, il Coris cresce nell' un* isola e non nell'altra ». Questo scriveva De Candolle nel 1805 e le sue considerazioni erano giuste, quasi a sospettare che pur in Sardegna e ili Corsica dovesse esistere. Tale sospetto era giustificatissimo, almeno per la Sardegna. Heliotropium curassavicum L. — Altra specie la cui area va estendendosi verso l'Europa occidentale. Originaria dell'Ame- rica boreale, si è estesa alle Indie occidentali, all'America del Sud, all'Asia tropicale, al Capo di Buona Speranza, alle Baleari e a diversi altri punti della regione mediterranea, cosi al Marocco, a molte località della Francia meridionale, quali Ste-Lucie, Cette, la Table, Montpellier. Ora è da ag- giungere la Sardegna. Fu raccolta infatti molto tempo fa a Carloforte nell' isola di S. Pietro (Sardegna occidentale) e alcuni esemplari furon messi in vasi, ove trovansi tut- tora. Essa è dunque vivace e non annuale come è data da A. De Candolle e da altri. Forse è anche questo Heliotro- pium come 1' H. peruvianum che ò annuale o biennale o perenne secondo i luoghi. Gli esemplari tenuti in vasi nell'Orto botanico erano ri- masti senza determinazione fino ad oggi. Avendoli potuti esaminare in fiore e in frutto, non tardai a riconoscervi una borraginea, e per la straordinaria somiglianza dei fiori e dei frutti con quelli dell' Heliotropium europaeum, astra- zion fatta dalla pelurie di questo, fui indotto ad ascriverlo all' Heliotropium curassavicum di cui è data anche una buona figura nelle Nat ur lichen Pflanzenfamilien dell' Eng- ler. Ad accertarmene anche meglio richiesi esemplari al- l'erbario centrale di Firenze che mi furono con cortese sollecitudine inviati dall'amico carissimo dott. Baroni, cui rendo qui pubbliche grazie. L' Heliotropium curassavicum non è solo un acquisto per la Flora sarda, ma ancora per la Flora italiana, non essendo stato, eh' io mi sappia, da altri rinvenuto finora. Lippia nodiflora Rich. — Nelle collezioni essiccate dell' Orto di Cagliari, in un pacco di specie incertae sedis e indetermi- 266 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE nate rinvenni senza indicazione alcuna esemplari di questa specie. Il Pirotta ricorda d' essere stato lui a raccoglierli nel 1876 a Porto Vesme e conserva ancora una piantina coltivata in vaso fin da quel tempo. Non è per certo adun- que annuale, come erroneamente assevera Schauer nel Pro- dromo di A. De Candolle, voi. XI, p. 59, e lo stesso De Can- dolle in Gèogr. botan. raisonnée, II, p. 1029. Il Gennari l'aveva indicata di tale località nel Catalogo dei semi dell'Orto cagliaritano del 1878 sotto il nome di Zappania repens Beri ma non è riportata dal Barbey, ed è segnata fra le specie inquirendae della Sardegna dal Nicotra. * Ora gli esemplari su citati dell'erbario nostro, in due fascette mi apparvero, anche ad un esame superficiale, differenti, e di- fatti vi riscontrai caratteri che mi permisero di ascrivere gli uni alla var. fi repens DC. = Lippia repens Spreng., a brat- tee fiorali ottusissime, poco o punto mucronate, con margine membranaceo, eroso ; gli altri alla var. a sarmentosa DO, a brattee acuminate e mucronate, cibate nel margine. Il sig. Pirotta non ricorda di avere trovato in altro luogo che a Porto Vesme piante di Lippia, e rammenta di aver raccolto ivi alcuni esemplari in terreno paludoso ed altri in località più asciutta ma poco distante dalla prima, sem- pre a Porto Vesme. Le due varietà, perciò, distinte bene anche dal portamento, si sarebbero trovate pressoché as- sociate in quei paraggi ; sarebbe, quindi, nuova affatto per la Flora sarda ed anche per V italiana la var. a sarmen- tosa, essendo stata finora constatata la presenza della Lip- pia repens Spr., ossia L. nodiflora Rich. fi repens DC, nella Lunigiana, in Toscana e nelle isole maggiori. La Lippia nodiflora Rich. è data da A. De Candolle (Gèogr. dot. raisonnèe) come una delle nove specie le quali avendo per abitazione regioni fra i tropici, in vista di una lieve trasgressione nelle regioni temperate, la loro area sor- passa il terzo della superficie terrestre. È molto probabile che essa pure abbia ad estendersi an- che di più nelle regioni temperate, massime nelle parti più 1 Nicotra L., Inquirendae nella Flora di Sardegna in Malpighia, voi. XIII, 1899, p. 9. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 267 calde, attesa la coltivazione che se ne fa per larghe bor- dure e per pratelli ne' giardini. Essa si diffonde facilmente per fusti striscianti e si moltiplica ancor più facilmente per frazionamento di questi fusti. Veronica peregrina L. — Parecchi esemplari di questa specie rinvenni nello stesso pacco ov' era la precedente specie, e anche questi senza indicazioni. Però il capo giardiniere mi assicurò di averli egli raccolti nel 1881 a Donori, a 35 km. da Cagliari, sulla linea delle Ferrovie secondarie, e che il Gennari li aveva provvisoriamente riferiti alla Veronica anagallioides Guss., dalla quale per verità si allontanano manifestamente per molti caratteri. Non so anzi spiegare tale confusione del prof. Gennari, noto conoscitore di piante, tanto più poi che l'erbario generale dell'Orto botanico, dal Gennari stesso composto, possiede ottimi esemplari di Veronica pere- grina. Comunque, questa specie non è stata indicata per la Sardegna dal Moris, e non figura nel Catalogo del Barbe}-. Non è nemmeno da supporre sia sfuggita alle coltivazioni del- l'Orto essendo Donori, come ho detto, distante molti chilome- tri e sito in una valle appartata dal Campidano di Cagliari. Essendo una specie americana sparsasi in vari punti di Europa si può spiegare la sua presenza nella citata località sarda colla introduzione di frumento americano fra cui po- teva essere qualche suo seme. Velezia rigida L. — Fin dal 18G6 il Gennari in una sua pub- blicazione {Specie e varietà rimarchevoli e nuove da ag- giungersi alla Flora sarda, Cagliari, 1866, p. 5) la segna- lava come specie da aggiungersi alla Flora sarda, e di due località: Capo Carbonara presso il mare e M. Urpino presso Cagliari nella villa Pasella. Il nostro capo giardiniere 1' ha raccolta oltre il Campo di Marte a Is Mirionis in direzione opposta alle precedenti località. Centunculus minimus L. — Era stato indicato dal Moris (FI. sardoa, III, p. 29) per tre località: Burcei, Sette Fratelli, Paulli-Gerrei ; dal Gennari per Caprera, Maddalena e Flu- mini maggiore (v. Barbey, Catal. FI. sard., p. 179) ; si deve ora aggiungere Porto Scuso nel Sulcis ove fu raccolta dal Pirotta nel 1876 ed i cui esemplari esistono nelle collezioni dell' Istituto botanico. 268 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE VOTI E PROPOSTE PER UNA « FLORA CRITTOGAMICA ITALIANA ». LETTERA APERTA ALL'ON. PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA, CAV. STEFANO SOMMIER. PER F. CAVARA. « Chiarissimo Signor Presidente, « Voglia essermi cortese del di Lei compatimento, se io adotto questo mezzo per esprimere alcuni miei pensieri riassumenti il voto vivissimo in me, e credo in tanti, che si dia mano, tra noi, ad un' opera del più grande interesse scientifico e di inconte- stabile utilità, quella, cioè, di riunire le « sparse membra » della flora crittogamica italiana. « A Lei, egregio e valente Collega, ho creduto dovermi indi- rizzare per l'autorità del riverito nome, per l'ufficio che meri- tamente cuopre di amato nostro Presidente e per il grande interessamento ognora dimostrato per l'avvenire degli studi botanici in Italia. « Mi conceda, perciò, di manifestarle brevemente le mie idee sul proposito dianzi espresso e, ove lo creda, di comunicarle agli On. Colleghi della Società botanica. « Se vi ha cosa che sia forte sprone ad agire, così nelle arti come nelle scienze, è, non vi ha dubbio, il confronto che si sta- bilisce, per la pubblicità, fra le opere nostre e quelle degli altri paesi del mondo civile. « Orbene, dopo che all'Italia nostra veniva così largamente assicurato il primato nelle crittogamiche discipline con Pier Luigi Micheli, con Carlo Vittadini, con Giuseppe Meneghini, con Abramo Massalongo, con Giuseppe De Notaris ed altri tanti di venerata memoria, e tale primato era fra noi valorosamente custodito da naturalisti viventi i quali con opere di grande fat- tura e di mondiale fortuna apportarono riverenza al nome ita- liano, vi sarebbe certo ogni ragione di credere che noi fossimo stati anche i primi ad illustrare le produzioni crittogamiche del nostro paese in modo degno del buon nome goduto. Ma pur- troppo con tutta la plejade di crittogamisti che ha onorato ed onora l'Italia, dobbiamo confessare che non abbiamo ancora un SEDE DI FIKEXZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOHKE 269 lavoro d'insieme, di quelli che sono stati fatti in Germania, in Inghilterra, in Francia ed altrove. Non è stato possibile di avere finora, né dalla individuale nò dalla collettiva operosità, una « Flora crittogamica » la quale accogliendo tutte le crittogame del nostro paese ci metta alla pari cogli stranieri in siffatto ramo di studi, e metta in grado chiunque di apprezzare i naturali tesori della nostra terra, messi pur in rilievo da tante contri- buzioni di studiosi. Abbiamo tutto un materiale frammentario, ricco per alcune provincia, meno ricco ma non {spregevole per altre, del quale non si può concepire tutta la importanza, ed anzi da taluno, a torto però, negatagli. « È doloroso, adunque, il confronto, poiché la sola Germania conta parecchie di tali pubblicazioni, basti citare la Kryptogamen- Flora del Rabenhorst, i cui numerosi volumi sono ora giunti al termine. Sta pure ultimandosi quell'opera generale diretta da Adolfo Engler, dal titolo Die nadir lichen Pflanzenfamilien, comprendente fanerogame e crittogame, e che almeno per le famiglie ed i generi è un lavoro di bella fattura e di grande utilità pratica. « Ora tanto l* una che 1* altra delle citate tedesche pubblica- zioni sono un bell'esempio di cooperazione scientifica. Questo spirito di solidarietà intellettuale dice della grande serietà di quel popolo il quale appare ed è forte al cospetto delle altre nazioni pei suoi propositi tradotti con fermezza in pratica, mercè l' unione delle forze morali e intellettuali ; ben diversamente di quello che avviene da noi ove un male interpretato individualismo (leggi egoismo) uccide ogni iniziativa di carattere generale. In processo storico vi è stato da noi un regresso nello sviluppo dell' attività scientifica in senso collettivo. « Difatti abbiamo appo noi e di tempi passati un bell'esempio: la Società crittogamologìca italiana e 1' Erbario crittogamico italiano, intesi ad illustrare degnamente le nostre crittogame; opera collettiva di appassionati cultori, affratellati nell'amore della scienza e nel sentimento di italianità. E se anche pensiamo a quel monumento che è la Flora italica, è possibile credere che Antonio Bertoloni compisse da solo quell'opera immensa, quando l'Italia era ancor politicamente divisa ed i mezzi di co- municazione e di trasporto erano ancor primitivi ì Un grande e disinteressato, o meglio cordialmente interessato aiuto gli 270 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE veniva da colleghi d' ogni lembo d* Italia, e la Flora italica rap- presenta anch'essa una grande opera collettiva, diretta da un uomo d'ingegno e di straordinaria attività. « Ed ora è increscioso il pensare che una siffatta cooperazione è resa cotanto difficile! Ricordo appunto che qualche anno fa il nostro Chiar.m0 Vice-Presidente, Prof. Arcangeli, ebbe l'ottima idea di fare appello ai varii cultori della botanica crittogamica, per riu- nire i materiali bibliografici che avrebbero poi dovuto servire ad un lavoro generale sulla Flora crittogamica italiana. L'iniziativa lodevolissima, non saprei dire per quali ragioni, fallì all'intento. « Ma se si pensa che i materiali ossia gli elementi per un'opera sulle crittogame italiane sono A^enuti aumentando notevolmente in questi ultimi dieci o dodici anni, e che le singole contribu- zioni portano anche alla conoscenza della bibliografìa per ogni ramo e per le rispettive regioni, il lavoro complessivo resta oggi di molto agevolato. « Credo, perciò, che sia dannoso al prestigio della scienza in Italia il procrastinare ancora quest'opera che risponde anche ad un sentito bisogno dei nostri istituti botanici ne'quali è umi- liante dovere ricorrere per lo studio delle crittogame italiane a pubblicazioni straniere. « Mi si obietterà che per miceti e alghe ciò non si dovrebbe verificare perché abbiamo nella Sylloge Fungorum del Saccardo e nella Sylloge Algarum del De Toni due grandiose opere che onorano il nome italiano in patria e all'estero. Rispondo subito che mentre va da tutti riconosciuta la eccezionale importanza di tali due opere, non si può nemmeno negare che esse sono d'indole troppo generale, per cui la determinazione di una crit- togama nostrale è resa ardua in quel mare magnum di specie dei due mondi. Mancando poi queste due pubblicazioni di figure illustrative, lo studio de' generi è reso difficile o solo possibile per specialisti della materia. D' altra parte sono opere volumi- nose e costosissime e non alla portata di tutti. « Pei Licheni abbiamo la Sylloge Lichenum ilalicorum di Jatta, per le Epatiche e i Muschi delle pregevolissime mono- grafìe di Massalongo e Bottini, che agevolerebbero il compito di un lavoro d'insieme. « Il riunire i molteplici e sparsi materiali crittogamici italiani in un lavoro complessivo renderebbe anche la dovuta giustizia SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 271 ai tanti che spesero tempo e fatica nell' allestire contribuzioni in questo o in quel ramo del campo crittogamico italiano, ed i quali videro fin qui ben scarsamente apprezzata l'opera loro, non essendosene tratto quel frutto che essi ben si ripromettevano. « Ma chi si ha ad accingere a questa grande opera, mi si domanderà, e come risolvere la questione editoriale inerente ? Gli è appunto per rispondere a queste due legittime domande ch'io mi rivolgo a Lei, Signor Presidente, perchè si compiaccia sottoporre agli On. Colleghi le proposte seguenti. « Anzitutto sarebbe mia idea che la Società botanica italiana assumesse Lei la intrapresa e la pubblicazione della « Flora crit- togamica », e con ciò sarebbe eliminata ogni ragione di perso- nale suscettibilità, e l' opera avrebbe carattere collettivo. « Riguardo, quindi, al primo punto, quello della redazione del lavoro, mi sembrerebbe ben facilmente risoluto se quegli On. Col- leghi che sono stimati cultori di questo o quel ramo della Crit- togamia, assumessero volenterosamente di cooperare nella parte loro prediletta, associandosi, ove lo credano necessario, altri colleghi cui affidare la trattazione monografica di più o meno estesi gruppi tassonomici. Le cinque classi nelle quali sogliono dividersi le crittogame, e cioè: Alghe, Funghi, Licheni, Muschi ed Epatiche (lasciando a parte le vascolari già incluse nelle Flore che noi possediamo), hanno, senza che io debba far nomi, altrettanti distintissimi cultori, molto favorevolmente noti da noi e all'estero, i quali potrebbero assumersi questa direttiva coo- perazione, compilare un programma o piano generale di lavoro, al quale si dovrebbero poi attenere gli autori delle singole mo- nografie ; press'a poco, cioè, quanto si è fatto in Germania per la Rabenhorst ' 's Kryptogamen-Flora, o per le Natiìrlichen Pflanzenfamilien di Engler e Prantl. « Con tale partizione del lavoro scientifico, assicurante anche la morale soddisfazione dei singoli collaboratori, sembrami che non vi dovrebbe essere alcuna seria ragione di rifiuto per parte di chi venisse invitato a prestare l'opera sua. « Quanto al punto più scabroso, alle difficoltà, cioè, di ordine finanziario, la Società botanica avrebbe, secondo me, due vie di uscita: o tentare di accordarsi con una Ditta Libraria-Editrice, o fare di propria iniziativa. Nel primo caso dovrebbe cercare solo serie garanzie, e non avrebbe più noie. Nel secondo, invece, 272 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE dorrebbe iniziare una sottoscrizione fra i soci ed anche fra cul- tori non soci, per assicurarsi un certo fondo, almeno perla in- trapresa della pubblicazione. « È certo che in sulle prime risultando questa passiva, la Società botanica, dovrebbe venirle in aiuto. Ma in seguito col- 1' aumentata vendita di copie divenendo attiva, alla Società spet- terebbe di diritto 1' avvalersi dei realizzabili guadagni per le proprie pubblicazioni. « Posta in questi termini la questione, parrebbemi che la proposta della pubblicazione di una Flora crittogamica italiana dovesse riscuotere i suffragi di approvazione degli On. Colleghi della Società botanica e di tutti i cultori della botanica in Italia, i quali, in alto i cuori e colla mente volta ai destini della pa- tria coltura, dovrebbero incoraggiarla della loro adesione. « Teniamo presente che nel culto vero della scienza sta la grandezza delle nazioni. Ora si possono perdere battaglie ne'campi cruenti, e l'onore delle armi restarne illeso; ma perdere ter- reno nel campo della scienza, e restare addietro nel movimento intellettuale educativo, non ha attenuanti. Che ciò non sia di noi! « Gradisca, Chiar.mo Signor Presidente, coi miei ringraziamenti, 1' assicurazione della mia profonda stima. " Cagliari, 10 ottobre 1900. « Devotissimo « Fridiano Cavara. » Il Presidente Arcangeli si associa pienamente alla proposta del prof. Cavara, e ricorda altresì la Società crittogamologica italiana, che tanto contribuì agli studi crittogamici presso di noi col suo Erbario e col suo Commentario, e eh.' egli desidererebbe veder ri- vivere. Il Segretario Baroni annunzia due lavori : uno del socio Cavara intitolato : La vegetazione della Sardegna meridionale, e l'altro dello stesso socio Cavara, in collaborazione col socio abate Bresadola, dal titolo: Funghi di Vallombrosa. i Il Segretario presenta inoltre un pacco di piante sarde inviategli dal socio Cavara quale saggio delle raccolte che hanno servito pel suo lavoro sulla Vegetazione della Sardegna meridionale, testé pre- sentato, e fa rilevare ai convenuti l'importanza di questo invio che 1 Entrambi questi lavori, superando lo spazio assegnato al Bulletlino, compariranno nel Nuoto Giornale botanico italiano. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE 273 comprende oltre cento esemplari. Dice che per volere del prof. Ca- vara queste piante verranno donate all' Erbario centrale. Il Presidente infine informa come la Medieago Blancheana var. Bo- narotiana, da lui scoperta nei pressi di Settignano, nei possessi Ar- cangeli, Riccardi (ora Strozzi) e Buonarroti, si conserva tuttora in quella località, tanto che nella primavera decorsa se ne poterono raccogliere frutti in quantità. Essendo esaurite le comunicazioni l'adunanza è tolta a ore 1(5. 274 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE SEDE DI FIBENZE. Adunanza del dì 11 novembre 1900. Il Presidente Sommier, aprendo l'adunanza, in assenza dell'Archi- vista invita il Segretario Baroni a far conoscere i doni pervenuti alla Società. Essi sono : I. Bresadola, Hymenomycetes Fuegiani a celi, visis P. Dusón et 0. Nordenskjòld lecti. — Fungi Tridentini novi vel nondum delineati, descripti et iconi- bus illustrati. II. (Fase. XIV cura 22 tab. chromolith.). Giuseppe Betti, Supplemento alla Flora Bolognese. Mémoires de VHerbier Boissier. N.os 1-17 et 20. Botaniska Notiser for aar 1900. Haftet 5. Lund 1900. Reviiita Chilena de Historia naturai. Ano IV, n. 8. Wiener Illustrirte Garten-Zeitnng. X Heft. October 1900. Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche. Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori : CONTRIBUZIONE ALLA FLORA VENETA PER IL DOTTORE P. BOLZON. Nota sesta. ' 18. Equiselum palustre L. b polystacliyum Will. A Orsago nel Trevigiano (Pampanini !) . È nota così di quattro provincie Venete, cioè del Friuli a Martignacco e Moruzzo (E. De Toni), del Veronese (Pollini) e del Padovano presso il laghetto di S. Orsola vicino Padova (A. Fiori!). 1 In seguito alla quinta della presente serie di Note sulla Flora Veneta, scritta da me in collaborazione col sig. Antonio De Bonis, nslla quale, come del resto in tutte le altre, figurano anche piante del Mantovano, il sig. Micheletti in una delle ultime adunanze della SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 NOVEMBRE 275 195. Triodia decumbeiis P. B. Fra i cespugli delie dune vicine al cimitero di Taglio di Po ! in Polesine. Nel Veneto manca cosi soltanto delle provincie di Bel- luno e di Vicenza. 222. Psamnia arenaria R. S. Sullo scanno di fronte alla foce del Po di Levante e lungo il litorale fra Porto Le- vante e S. Margherita ! in Polesine. — Tale scanno è un isolotto sabbioso, frastagliato da piccole dune; formatosi soltanto da qualche diecina d'anni colle sabbie trasportate dal Po, è in via di rapido incremento e, nei luoghi ri- parati dall'alta marea, incomincia ad esser messo a coltura. Era nota del litorale Friulano (Pirona, E. De Toni), del Mantovano (Vis. e Sacc.) e del Veneziano a Brondolo (A. Fiori !). 251. Lagnrus ovatus L. Sullo scanno di fronte alla foce del Po di Levante e fra Porto Levante e S. Margherita ! in Polesine. Era noto dei colli Euganei presso Abano (Spranzi!), del Mantovano e delle vicinanze dì Chioggia (Bertoloni). 259. Alopecia* tts genicMlatics L. Copioso nei fossi vicino alla fonderia Bellini a Rovigo ! ; a Melara (Bertoloni) pure in Polesine. Nel Catalogo figura di tutte le provincie venete, ma ho notato tali località trattandosi di specie che non s'in- contra di frequente. 263. Phleum arenariiim L. Sulle dune di Rosolina!, di Porto Levante !, di Taglio di Po ! e di S. Basilio ! in Po- lesine. Era noto del litorale Friulano a Duino e a Monfalcone (Pirona); del Mantovano a Migliaretto; di Chioggia (Ber- nostra Società ha osservato che il Mantovano non fa parte del Veneto. Ciò noi sapevamo anche prima, eppure abbiamo compreso e con- tinueremo a comprendere il Mantovano nelle presenti Note, perchè esse, come pure il mio Supplemento generale al « Catalogo delle piante vascolari del Veneto » di De Visiani e Sacoardo (Venezia, 18G9), evi- dentemente si basano su detto pregevolissimo Catalogo, che è ancora l'unica opera fondamentale sulla flora veneta. Ora, chi l'ha veduto sa che esso comprende anche il Mantovano. 276 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE tolonì), di S. Nicolò di Lido vicino Venezia e delle pros- sime isole {Pollini). Le sunnominate dune del Polesine sono la continuazione delle dune di Chioggia ed è quindi naturale che tale pianta si trovi largamente diffusa anche in quelle. Tutte le piante di questa specie da me raccolte in Po- lesine hanno il culmo, le foglie e le glume affatto glabre (tranne la carena di queste che é ciliata)» Ho messo in rilievo tali caratteri, perchè nel mio erbario tengo due piante di questa specie che si distinguono per i se- guenti caratteri : guaina e lembo delle foglie fittamente e brevemente cenerino-vellutate; culmo e glume pube- scenti. Le ho raccolte vicino alla Bocca di Magra, ai con- fini della Toscana colla Liguria, il 13 luglio 1893. Io pro- porrei quindi di farne una var. villosa. Ciò per chi si occupa di fiora toscana. 373. Carex extensa Good. Sullo scanno di fronte alla foce del Po di Levante ! in Polesine. Era nota del litorale Friulano (Pirona) ; del Padovano presso le terme di Abano (Pollini) e presso le valli salse di Piove (A. Fiori!); del Veneziano al Lido (Bertoloni) e al Cavallino (Naccari). 461. Tofieldia cali/culata Whlnb. * b ramosa Hpe. Nei boschi alle falde del Becco di Mezzodì ai confini del Bellunese col Tirolo veneto (Pampanini !). Questa forma, da quanto so, non era notata della re- gione veneta. — * j3 giaciaiis (Gaud.). Sul m. Pelmo in Cadore attorno al rifugio S. Marco (Pampanini !). Nella Flora Analitica di Fiori e Paol. figura soltanto del Trentino. 541. Streptopus ampleocifolius DC. Nei boschi del m. Pelmo in Cadore a 1900 m. (Pampanini!). Ecco di questa rara specie la distribuzione geografica nel resto del Veneto: al m. di Monaio (Gortani) e so- pra Sutrio in Carnia; vicino Zoldo (Bertoloni) e fra Gos- saldo e Frassenè (Crepin) nel Bellunese; sul m. Grappa del Trevigiano ; sul m. Portole del Vicentino (Spranzi !) ; al m. Baldo e in v. d'Illasi del Veronese (Goiran, ecc.). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 277 584. Orcllis tephrosanthos Vili. Lungo il fosso fra il ci- mitero e la piazza d'armi di Rovigo ! Cosi, unendo alle Provincie di cui figura nel Catalogo di Vis. e Sacc. la provincia di Treviso in cui l'ho notata io (v. mio Supplemento al Catalogo), è stata segnalata nelle varie pi-ovincie Venete meno il Veneziano. 658. Potamogeton acutifolium Lk. A Melara in Polesine (Berioloni in Flora italica). Nel Catalogo questa specie non figura del Polesine pro- babilmente per la svista topografica di aver compreso Melara nella provincia di Mantova anziché in quella di Rovigo, come nel corso di queste note ho fatto osservare per altre piante. 711. Betula pubesceus Ehrh. Nei boschi sotto la morena del ghiacciaio del m. Antelao in Cadore a 1700 m. (Pani- panini! agosto 1900). Questa specie, che nella Flora Analitica di Fiori e Paol. giustamente figura come semplice variazione di B. alba L., era stata notata soltanto nel Friuli in due luoghi, cioè a Quals (Co nielli) e presso Monaio (Morassi) di Carnia. 739. Salix Myrsiniles L. e incaua Rchb. Sul m. Pelmo in Cadore a 1500 m. (Pampanini ! . Nel Veneto è stata scoperta dal Bizzozzero sul monte Pramper nella v. di Zoldo del Bellunese. Questa località del Bizzozzero per dimenticanza non figura nel mio Supplemento. 794. Chenopodiuiu pedunculare Bert. (Ch. viride L. b pe- d une telare). Nelle vicinanze di Legnago ! Era notata soltanto di Chioggia (Nacoari) e di Man- tova lungo la via della Madonna {Bartolo ai ). 795. Cli. opulifoliuiu Schr. In valle del Piave presso l'al- bergo sul Tegorzo a Fenèr ! e fra Vas e Scalon nel Fel- trino! (prov. di Belluno). Cosi, unendo alle provincie di cui figura nel Catalogo il Padovano dov' è stata notata dal prof. Ugolini sulle mura di Padova, manca soltanto nel Friuli e nel Trevi- giano dove probabilmente pure si troverà. 867. Tliesiuiu divaricatimi Jan. Sui colli di Cozzuolo vicino Bull, della Soc. boi. Hai. 19 278 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Vittorio nel Trevigiano {Pampanini !) ; sul letto del Piave sotto Mei ! nel Bellunese. Era nota soltanto del letto del Piave nel Trevigiano (Saccardo) e dei colli Veronesi {Goiran). 945. Scabìosa australis Rchb. A Melara in Polesine (Ber- toloni in Flora italica). Per questa specie vale esattamente l'osservazione fatta alla specie N. 658. Nel Catalogo, pure per dimenticanza, questa specie non figura del Veneziano, dove è stata tro- vata al Cavallino (v. NaccarL Flora Veneta). In tal modo essa figura di tutte le provincie meno il Vicentino. 1055. Acliillea ericlania Bert. Nel Catalogo questa specie è data unicamente di Melara e dell'isola dei Pollastri nel Po, ritenendosi queste due località comprese entro i limiti della provincia di Mantova ; come tali le medesime loca- lità sono pure riportate nella Flora Italiana di Arcan- geli, seconda ediz. (A. nobilis L. J3 eridanUi [Bert.]). Ci tengo ora a far rilevare che questa specie ritenuta endemica del Mantovano rispetto al resto d'Italia, è da ritenersi propria anche del Polesine, perchè delle sud- dette località, Melara fino dal 1816 fa parte della pro- vincia di Rovigo e soltanto l- isola dei Pollastri fa parte di quella di Mantova. 1121. Ci r siimi italicimi DC. A Bergantino in Polesine {Ber- toloni in Flora Italica). Anche questa specie nel Catalogo è data unicamente del Mantovano e non anche del Polesine, essendosi rite- nuto erroneamente che Bergantino appartenesse al Man- tovano. 1326. Phyteuma comosum L. *b velutiiium Bull. Sulle rupi dolomitiche alla Forcella Forada del m. Pelmo in Cadore (Pampanini!); in v. Frenzèla sopra Valstagna ! e in v. disella presso Cismòn (Vaccari) della valle del Brenta nel Vicentino. Nel Catalogo questa varietà è stata ommessa. Nel Com- pendio di Ces., Pas. e Gib. e nella Flora Ital. di Ar- cangeli figurano, come unica località italiana di essa, i monti Bassanesi. Trovo anche che il Ball l'ha notata nel Bellunese sul m. Piaz a N.-O. delle Vette di Feltre. SEDE DI FIRBNZE - ADUNANZA DELL' il NOVEMBRE 279 1494. Melitlis MelissophyUum L. * b albida (Guss.). In tutto il gruppo del m. Grappa! e nei colli di Asolo ! e di Ma- sèri del Trevigiano; nei colli Euganei a Teolo !, al m. Ricco!, al m. Lozzo ! e sopra Galzignano I ; in v. d'Oten del m. Antelao nel Bellunese (Pampanini !). Questa varietà non figura nel Catalogo, e nel Veneto pare molto più diffusa della forma a fiori rosei che io non vi ho mai incontrato : la forma a fiori bianchi è stata pure trovata nel Bellunese e Friuli dal prof. E. De Toni e, molto più diffusa del tipo, nel Veronese dal Goiran. 1557. Echinospermum deflexum Lehm. Copioso vicino a Rocca Pietore di Caprile! nel Bellunese. Nel Catalogo è data dei monti confinami fra il Veneto e il Tirolo, senza indicazioni più precise. Da quanto so è stata trovata al m.Pavione delle Vette di Feltre(Z?a//)eal m. Pen- na presso il Pelmo in Cadore (Bizzozzero) e non altrove. 1576. Ecliium italicimi L. *b nlbiflorum. Vicino S. Boldo sopra S. Antonio di Trichiana ! nel Bellunese. Così questa specie non è ancora stata trovata nel Ve- neziano e nel Trevigiano (v. Catalogo). 1579. Polmonaria azurea Bess. Nei rovesci dei colli di Asolo! nel Trevigiano. Nel Catalogo figura soltanto del Friuli ; il Goiran l'ha notata anche nei monti Lessini Veronesi. 1594. Coiivolvulus Soldanella L. Nelle sabbie fra Porto Levante e S. Margherita! del litorale del Polesine. Era noto del litorale Friulano e Veneziano; nel Cata- logo non figura del Polesine quantunque vi fosse già stato notato dal Grigolato all' isola d' Ariano. 1055. Veronica Chamaednjs L. * b dentata Schrad. Denti delle foglie mollo più grandi che nel tipo. Alla Forcella del Doch sopra Segusino ! nel Trevigiano. Forma non ancora notata nel Veneto. 1G63. Veronica spicala L. * fi nitida mihi. (V. spicala L. 5 Bertol. in Flora Italica ?). Catdis glaber, caesptlosus. Folia omnia ulrinque glaberrima, ad marginem ciliata sca- briuscula et crassiuscula, inferiora leviter crenata, supe- riora integerrima. Racemus glaber cimi l-iJ racemis la- teralibus axillaribus, calyx glaber.— Sul muricciuolo lungo 280 SFIDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE la strada da Trichiana a S. Antonio ! nel Bellunese ; il 3 settembre 1900, in fiore. Nella Flora Italica del Bertolonì fra le varietà di V. spicata L. è data anche la var. . Mi giunge notizia che, proprio di questi giorni, sono arrivate al Giar- dino Henry tutte le etichette, per le diverse piante, fatte in porcellana e coi nomi a vernice, dono munifico del signor Clerc di Milano, appassionato cul- tore della flora alpina. Credo mio dovere di segnalare sì bello e raro esempi". nella speranza che altri vogliano seguirlo coli' inviare, magari, dei semplici semi. Al Piccolo S. Bernardo le etichette sono in zinco e i nomi sono scritti con inchiostro indelebile. Il socio Levier informa che il sig. VT. Gollan, direttore dei Giardini botanici di Sahranpur (Indie orientali), ha fatto raccogliere in questi ultimi tre mesi semi e muschi nell'alto Kumaon, fino all'altezza di > piedi: di ciò sarebbe bene fosse informato il sig. Ab. Chanoux perchè chieda di far cambi col sig. Gollan per acclimatare nel suo Giardino alpino qualcuna di queste piante. Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni, l' adunanza è tolta a ore 15 j. Bull, della Soc. boi. Hai. 21 310 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 dicembre 1900. Il Presidente Sommier aprendo l'adunanza comunica l'ammissione del nuovo socio Dott. Dino Taruffi di Firenze. Dà quindi la parola all'Archivista Pucci perchè faccia conoscere i doni pervenuti alla Società nel mese decorso. Essi sono : Dott. Antonio Ponzo. La Flora Trapanese. Palermo, 1900. Annales de la Société botanique de Lyon. Tome XXII (1897). Glasnilc hrvatskoga naravodovnoga Brusirà. Godina XII, Broj 1-3, Zagreb 1900. Buìletin of the Torrey Botanical Club. N.1 10 e 11, Ottobre e No- vembre 1900. Mittheilungen des Naturwissenschaftliclien vereìnes. Anno 1899 , Graz, 1900. F. Delfino. Questioni di Biologia vegetale. N. 3. Como, 1900. Bullettino delV Orto botanico della B. Università di Napoli. Tomo I, fase. 1° e 2°, 1899. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . Fase. XI, Novembre 1900. The Botanical Gaiette. Voi. 30, N.1 3-4. Mémoires de V Herbier Boissier. N. 21. B. Pirotta e B. Bongo. Osservazioni e ricerche sulle Cynomoria- ceae Eich. con considerazioni sul percorso del tubo pollinico nelle Angiosperme inferiori." F. Delpino. Comparazione biologica di due flore estreme artica e antartica. Bologna, 1900. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Presidente Sommier presenta in nome del D.r Levier e proprio una copia della « Enumeratio » * che forma il Volume XVI degli « Acta Horti Petropolitani », ed è il frutto, un po' tardivo, del loro 1 S. Sommier et E. Levier, Enumeratio planlarum anno 1890 in Caucaso lectarum, additis nonnullis speci bus a ci. viris H. Lojka, G. Radde, N. de Seidlilz et fralr. Bro- therus in eadem ditione lectis, cum tabulis lilhographicis XLIX ab E. Levier et Ch. Cuisin delineatis. (Ex actis Horti Petropolitani). Petropoli et Florentiae, 1900. — Opera in-8° grande di xxm e 5S7 pagine. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE! 311 viaggio nel Caucaso, compiuto or son già dieci anni. Spiega come il lavoro richiedesse molto tempo, anche per la consultazione di er- bari lontani e per il disegno e l'incisione di molte tavole. Però da ben quattro anni il manoscritto ne era terminato e consegnato alla tipografia di Pietroburgo, per cui non tutto il ritardo nella pub- blicazione è dipeso dagli autori. Ed ora già da quasi sei mesi ne è ultimata la stampa, ma ancora non è stato distribuito dall'Orto bo- tanico Imperiale di Pietrobm-go il voi. XVI dei suoi « Acta ». Stando così le cose gli Autori si sono decisi a distribuire alcune almeno delle loro copie a parte, quantunque abbiano qualche dubbio sulla perfetta correttezza della distribuzione delle copie a parte con co- pertina stampata in Firenze, avanti quella del volume degli atti ai quali appartiene. Ma hanno pensato che se aspettassero ancora, la loro opera invecchierebbe non solo di un anno, ma ben d'un secolo! In questo volume sono enumerate 1818 specie, di cui 1G27 rac- colte dagli Autori stessi, le altre appartenenti a collezioni donate o messe a loro disposizione dai botanici citati nel titolo. Il Som- mier dice che gli Autori hanno ritenuto far cosa utile citando le località dova trovarono anche specie comuni, stante le scarse no- tizie che si hanno sulla flora delle parti del Caucaso da essi visitate. Le specie non ancora descritte avanti il loro viaggio, e di cui sono date le diagnosi in questo volume, sono in numero di 101 ; le varietà e forme nuove sono 154. L' opera è corredata di una fototipia e di -19 tavole litografiche che rappresentano una parte delle specie nuove descritte nel testo. Esse sono dovute alla matita e al bulino del D.r Levier e del com- pianto Ch. Cuisin. Il Presidente Sommier è lieto di poter dare buone notizie del Padre Giraldi, il bravo missionario che ha fatto tanto per la cono- scenza della flora in una parte poco esplorata della Cina. Queste notizie, è vero, non sono recenti. Le ultime datano dal 'ò di agosto e giunsero a Firenze il mese scorso; ed anche dopo d'allora si sono pubblicate voci, vaghe e contradittorie è vero, di' massacri di mis- sionari in varie parti della Cina ; per cui non possiamo fare a meno di pensare ancora con angosciosa trepidanza a quel nostro valo- roso corrispondente. Per dare una idea dello stato di cose nello Scien-Si settentrionale, e dell' animo fiducioso del Giraldi, il Presidente legga alcuni brani di lettere da esso scritte al nostro collega sig. Biondi. Da queste lettere si rileva come se le notizie che a noi giungono dalla Cina sono incerte e contradittorie, non lo sono meno le voci che circo- lano in quelle parti remote del Celeste Impero. In data del 2 luglio il Padre Giraldi scriveva: « Una cosa assai triste per noi è la siccità di quest' anno, quale « non si è mai veduta, e che minaccia lina carestia senza esempio. « Il raccolto del grano è stato nullo, e 1' autunnale non è ancora 312 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE « seminato, sicché il prezzo ne è più che raddoppiato in breve tempo. « Si prevede che ciò possa essere causa di sommosse popolari. » In altra lettera diceva : « Delle notizie della Cina non glie ne « scrivo ; essa sono quasi tutte contradittorie, inventate da non so « quali corrispondenti. Oggi si legge che l'Imperatore è morto, do- « maui che è sano ; un altro giorno lo dicono avvelenato oppure « strozzato, spodestato, impi-igionato e che so io. Si legge di cri- « stiani uccisi, missionari massacrati, di chiese incendiate .... in- « somma pare che qua siamo in mezzo ai cannibali. Non voglio dire « che in qualche parta non ci siano stati disordini, ma si esagera « troppo. In questa provincia abbiamo avnto fino al presente tran- « quillità perfetta, e libertà tale, specialmente in fatti di religione, « che tanta non ne godono i nostri confratelli nella civilissima « Europa. » Nella sua ultima lettera però il Padre Giraldi si mostra meno ottimista. La carestia ha prodotto i suoi tristi effetti; si comincia anche nello Scien-Si settentrionale a credere alle tristi notizie che vengono da Pekino e da Tien-Sin, ed anche lì si temono sommosse popolari, sicché i missionari ed i loro proseliti hanno creduto ne- cessario rifugiarsi sui monti. Ecco un brano della lettera del 3 di agosto, scritta in monta- gna: « Come Le accennai in altra lettera, da circa un anno non « abbiamo avuto una pioggia abbondante, per cui se in questa pia- « nura di Si-ngan-fu, Hu-sian e Tciuz-sian, cioè a Sud del Y-huo, « hanno potuto fare una mezza raccolta, al Nord di questo fiume non « poterono neppure seminare. Prima di partire dal piano dovetti « soffrire calori eccessivi. Il termometro messo per pochi minuti al « sole salì a 51°. All'ombra vi era poca differenza, a motivo del con- « tinuo vento di Sud, veramente infuocato. Questa pianura, tanto « fertile e bella di solito, presenta ora l'aspetto di un gran deserto «africano. Vegetazione minuta non ve n'è affatto, ed i pioppi e « salici hanno perduto le foglie come nel mese di gennaio. Solo gli « aitanti e le acacie resistono ancora. Nei monti vi sono state « delle pioggierelle di qualche mezza giornata, sufficienti per man- « tenere viva la grande vegetazione; ma la piccola è interamente « seccata. « Le tristi conseguenze di tutto ciò solo Iddio può prevederle e « scongiurarle. Già cominciamo a sperimentarne i tristi effetti. Non « vi è cosa che non abbia un prezzo elevatissimo, e si vedono turbe « di gente, venuta specialmente dal Nord, che per amore o per « forza vogliono da mangiare. « E se ciò accade già in luglio, cosa sarà in inverno ? Ma vi sono « anche altra ragioni di timore. Il 7 luglio un mio compagno mi « scrisse dicendomi di avere ricevuto notizie che a Pekino i Ko-la- « qui, specie di settari, uniti coi pessimi del popolo, avevano incen- « diato le chiese, assassinato non pochi europei, fra i quali un fun- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE! 313 « zionario prussiano ; lo stesso essere accaduto a Tien-Tsin e nel « San-si ; che i soldati europei erano giunti a Pekino ed avevano « ucciso non pochi riottosi. Tali notizie, vere o falso che siano, na- « turalmente si sono propagato ovunque, con le solite aggiunte e « frange a carico degli europei. Stanti così le cose, ò da, circa un « mese che fra i pagani regna un fermento, un odio accanito contro « gli europei, ed in generale contro i cristiani, come fautori dei « medesimi. Qui da noi fin ora le cose consistono solo in chiacchiere « più o meno occulte, in minaccie e biglietti o cartelli anonimi ecc. « Al momento però è impossibile prevedere come andranno a finire « le cose. Ma noi resteremo sul campo di battaglia pronti a sacri- « iìcare la nostra vita per la saluto dello anime a noi affidate. Sol- « tanto abbiamo preso e seguiteremo a prendere le opportune pre- « cauzioni. Gli anni decorsi, salendo su queste montagne a fare le «missioni, portavo meco il puro necessario; quest'anno, più per « contentare i cristiani che per volontà mia, ho portato anche l'oc- « corrente per potervi dimorare l' inverno. Lo stesso hanno fatto « altri missionari e non pochi cristiani indigeni, assicurando le loro « sostanze in questi monti per timore di possibili incendi e sac- « cheggi ». Più tardi però il Padre Giraldi, non volendo lasciare i suoi amici sotto la triste impressione di queste sue parole, riapre la lettera ed aggiunge le seguenti righe : « Nel leggere questa mia lettera « prego di non mettersi per niente in apprensione, perchè ripeto che « almeno in questa provincia fin qui non è successo alcun fatto che « dia motivo a timori. A conferma di ciò, Le dirò elio ieri stesso rice- « vei diverse lettere dalla residenza del vescovo e da altri missionari « della provincia, e tutti dicono che non vi è da temere. Questa mat- « tina un buon vecchio cristiano, tornato dal piano, è venuto da me e « mi ha narrato che ovunque si vedono grandi Kao-se, o avvisi af- « fissi ai muri, pubblicati dai mandarini a noi affezionati di Tciouz, « Zun-nan e Hu-sian, con cui minacciano gravi pene a chi non solo « ardisse di nuocere in qualunque modo ai missionari o cristiani, « ma anche a chi osasse spargere false voci atto a generare timori. « Con ciò si spera che torneranno negli animi la quiete o la calma, « 'doti proprie di questa provincia. Per noi potrebbe esservi pericolo « solo nel caso di una guerra fra 1' Europa e la Cina. In tal caso, « certo il popolo insorgerebbe contro gli europei, e noi coi no- « stri cristiani resteremmo in balia dei rivoluzionari, poiché i sol- « dati europei non potrebbero soccorrerci, essendo da qualunque « parte troppo lontani da noi, ed il governo cinese, anche se lo vo- « lesse, sarebbe impotente a difenderci perchè mancante di forze ». Di nuovo però gli giunge l'eco di altri tristi avvenimenti meno lontani che devono ridestare i timori che egli cercava di scacciare. Difatti in un ultimo poscritto egli dice : « Prima di chiudere ri- « (evo lettera da un confratello in cui mi dice clic nella provincia 314 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE « San-si sono stati uccisi 50 europei, bruciate e distrutte molte « chiese ; nella provincia Hu-nan uccisi diversi sacerdoti spe- « riamo che la procella non giunga fin qui. » Il Presidente infine rivolge parole di encomio al collega Biondi il quale, con l'invio di aiuti d'ogni genere al Padre Giraldi, gli mostra come non lo si dimentichi in patria, e lo stimola sempre più a rac- cogliere materiali preziosi per la flora dello Scien-Si. Termina espri- mendo la speranza che giungano presto notizie che ci rassicurino sulla sorte di quel nostro bravo missionario. Il Presidente invita il prof. Arcangeli a fare la sua comunica- zione : ALTRE OSSERVAZIONI SULL' ARAV CARIA IMBRICATA PAV. E SULL' A. BRASILIENSIS A. RICH. — NOTA DI G. ARCANGELI. Dopo aver trattato già per due volte della prima di queste specie, torno ancora sopra questo stesso argomento, per esporre altre osservazioni fatte nel corrente anno. Nell'esemplare annoso esistente nel nostro giardino botanico, di cui già trattai nei miei precedenti lavori, in seguito alla con- cimazione che gli venne somministrata, la vegetazione è stala assai attiva. — Verso la fine del mese di giugno l'estremità del fusto incominciò ad allargarsi per disporsi alla ramificazione, ed infatti poco dopo comparvero gli abbozzi di vari rami di- sposti a formare un nuovo verticillo. Questi rami si sono al- quanto sviluppati nel luglio e nell' agosto successivo, insieme all' estremità del fusto che si è pure allungata in mezzo ad essi; l'allungamento di questa però è resultato minore di quello di questi, onde i nuovi rami in questa prima fase hanno d' assai superato l'estremità del fusto. Anche i rami del verticillo pre- cedente, di quello cioè che si formò tre anni or sono, hanno prodotto nella loro estremità in questa.stessa epoca due piccoli rami laterali, uno a destra e l'altro a sinistra; ciò che dimo- stra che anche i rami primari, dopo il terzo anno, si ramificano presso la loro estremità superiore, a somiglianza del fusto pri- mario, ma producendo non più di due ramificazioni. Questa ra- mificazione nei verticilli della prima età avviene con maggior ritardo d'ordinario dopo più di tre anni. Nei verticilli superiori invece la ramificazione avviene più regolarmente ogni tre anni, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DSL 9 DK BUBRB 315 per lo più con la formazione di due rami laterali simmetrici, ciò che notevolmente influisce sulla forma regolare ed elegante di questa bella pianta. Relativamente alla cultura di questa specie debbo confermare eh' essa non tollera i concimi di azione pronta ed immediata. In- fatti gli esperimenti che furono fatti col pozzo nero hanno dato resultati tali da doverne affatto sconsigliare l'ini; sen- dochù di due esemplari cui fu somministrato quel concime, uno mori nel corso dell'estate decorsa, e l'altro è ridotto in condizioni ben deplorevoli. Aggiungerò altresì alcune parole riguardo all' A. brasiliensis, di cui pure mi occupai in una breve nota presentata alla So- cietà botanica italiana nel marzo decorso. Anche in quest'anno la pianta feminea che si coltiva nel nostro giardino ha condotto a maturazione vari frutti, ed anzi in numero maggiore che nell' anno passato. — Pino a questo mo- mento (25 novembre) si sono ottenuti da detta pianta diciassette coni con semi ben sviluppati e perfetti. — Fra questi quello che ne conteneva in minor numero ne aveva 4, e quello che ne era meglio fornito ne contava 20. Il numero di semi buoni ottenuti da tutti questi 17 frutti fu di 381, ciò che vuol dire che in media ogni frutto portò circa 22 semi. — Laonde la no- stra pianta ha mostrato una fecondità corrispondente a quella dello esemplare di Bibbiani descritto dal Savi l che nello stro- bilo più ricco, fra gli 87 che produsse, conteneva 26 semi abbo- niti ed Gttanta vani. Nei coni delle Araucarie, com'è ben noto, le brattee che ne formano parte sono molto numerose, però solo in parte sono fornite di ovoli, essendone le altre prive. Nei giovani coni della pianta di Bibbiani studiata da P. Savi le brattee o sporofilli fertili erano circa */6 del totale, come il Savi stesso riporta nel suo lavoro. 2 Nei coni giovani della nostra pianta ho potuto riscontrare una quota alquanto differente da quella data dal Savi. In tre coni esaminati, uno conteneva 783 brattee, delle quali 696 sterili ed 87 fertili, un secondo conteneva 810 brat- 1 Savi P., Descrizione di una nuova specie di Aram-aria noi ' naie botanico italiano. Firenze, 1846, tomo 11°, p. 53. 2 Savi P., 1. e. 316 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 DICEMBRE tee, delle quali 715 sterili e 95 fertili, un terzo possedeva 693 brattee, delle quali 632 sterili e 61 fertili: laonde il primo cono conteneva '/9 di brattee fertili sul totale, il secondo un po' meno di J/8, ed il terzo meno di ijn, ciò che vuol dire assai meno di quanto fu riscontrato dal Savi nella pianta di Bibbiani. Adesso se pure ammettiamo che la nostra pianta presenti d'ordinario la media quantità delle brattee fertili sopra indicate, cioè 80, calcolando pure sul massimo di frutti che si sono ottenuti dai coni maturi, cioè 26, l'allegagione non ebbe luogo che su poco meno del J/3 degli sporofilli, ossia sopra una parte ben limitata. Quale sia il numero di sporofilli maturi che un frutto di que- sta specie suol dare, nelle condizioni sue naturali, al Brasile, non è a mia cognizione, ma a me sembra che debba essere ben su- periore al massimo riscontrato nella nostra pianta. Anche la pianta di Bibbiani descritta dal Savi, non avendo prodotto che 26 semi in un cono al massimo, non si mostrò più feconda, e non so comprendere come il Savi possa esaltarne l'adattabilità al nostro clima. — A me sembra quindi che quanto dissi ulti- mamente sia abbastanza giustificato, che cioè il nuovo ambiente, in cui essa è costretta a vegetare, sia la causa della sua scarsa fecondità. Del resto potrebbe anche darsi che siffatta scarsità di semi fosse derivata da deficienza dell'elemento maschile, e che nelle selve del suo paese natio, ove le piante femminili si trovano frammiste a numerosi individui maschili, la maggior copia di polline e le circostanze più favorevoli abbiano per ef- fetto una più ricca fecondazione ed una allegagione più copiosa. Un fatto di notevole importanza in questa pianta si è il gran numero degli sporofilli sterili rispetto ai fertili, che fanno l'uffi- cio come materia di rincalzo fra uno sporofillo fecondo e l'altro, restando più o meno compressi e deformati dall' ingrossarsi di questi. È facile il comprendere che se tutti gli sporofilli fossero fertili, di necessità bisognerebbe che i semi fossero notevolmente più piccoli, poiché altrimenti essi non potrebbero tutti entrare in uno spazio così limitato, essendo gli sporofilli stessi tutti a contatto fra loro. Se tutti gli sporofilli dello strobilo fossero fertili, certamente il numero dei semi resultando molto mag- giore, si avrebbe grandemente avvantaggiata la riproduzione della specie, ma i nuovi individui che ne resulterebbero avreb- bero a propria disposizione una quantità di materiali di riserva SEDE DI PIRBNZB - ADUNANZA DEL 9 DIOBMBRS 811 molto minore, a meno che la pianta madre non potesse fornirne in maggior quantità, ciò ch'é ben poco probabile. Quindi a me sembra doversi ritenere che in questa pianta e nelle altre con- gèneri, se con la sterilità di molti sporofilli il numero dei semi resta notevolmente ridotto, ciò resulti vantaggioso nel senso che i semi in minor numero, essendo forniti di maggior quan- tità di materiali di riserva, potranno fornire germogli più ro- busti e meglio adatti a resistere alle numerose cause di distru- zione, cui la specie può andar soggetta. Se poi è giusto (pianto asserisce il Ridoltì nel lavoro del Savi, che ove la pianta di Bibbiani avesse maturato 70 semi per strobilo, ne avrebbe por- tati in tutto 6000, corrispondenti ad una massa amilacea che nessun altro albero può dare a quella età, ognuno può facil- mente figurarsi quale enorme massa di fecola sarebbe stata ne- cessaria per condurre a maturazione i numerosissimi sporofilli (700 e più per strobilo) se tutti fossero stati fecondi. Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori: OSSERVAZIONI MORFOLOGICHE SULLE GIMNOSPERME. — NOTIZIE PRELIMINARI DEL DOTT. F. CAVARA. I. Oogenesi iiell' Abies pedinata. Xqwwq da me studiata sopra materiale delle Abetine di Val- lombrosa raccolto negli animi 1899 e 1900. I processi tecnici seguiti nell'allestimento del materiale di studio verranno più distesamente dichiarati nel lavoro che pubblicherò in esteso più avanti. Basti qui il dire che feci uso, per fissatori, sopratutto della soluzione alcoolica satura di sublimato, con aggiunta di 1 °/0 di acido acetico, ed anche, ma più di rado della miscela del Flemming; e per colorazione delle sezioni microtomiche, impie- gai con grande vantaggio 1' Emallume, secondo istruzioni avute dal prof. P. Mayer della Stazione zoologica di Napoli, ove mi recai, a scopo di perfezionamento, nell'inverno dello scorso anno. Usai anche l' ematossilina ferrica, la quale pur.' mi buoni risultati. Per 1* im parafi na mento dei pezzi i Boli 318 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE sacchi embrionali, convenientemente isolati), tentai quasi tutli i mezzi suggeriti dai microtecnici, ma quello che mi diede i migliori risultati fu il benzolo, come passaggio graduale dal- l' alcool assoluto alla parafili a a 45° e 55°. Scopo delle mie ricerche era lo studio della fecondazione nel- l'Abete bianco, il quale vive rigoglioso a Vallombrosa e vi fruttifica abbondantemente. Per altro la sua fruttificazione si compie ogni due o tre anni, e il 1899 fu appunto un'annata scarsa, per cui dovetti procurarmi materiale anche nel 1900, tanto più che spessissimo, nei pochi strobili del 99, si verificava una specie di aborto generale per causa di un microlepidottero, la P/iycis abietella W. V., la quale, deponendo le sue uova alla base del cono, altera siffattamente i processi di nutrizione da operare una vera castrazione. Le fasi più salienti da me segnalate nelle numerose sezioni microtomiche fatte si possono così riassumere. Nell'abete bianco si formano generalmente in seno all'endo- sperma da due a tre corpuscoli, di rado uno solo, più raramente ancora di più. In ogni corpuscolo si ha un collo archegoniale costituito da più piani di cellule quadratiche, ricche di contenuto, e di gra- nuli di amido, le quali lasciano un sottile canale. Alla base del collo vi ha la cosiddetta cellula ventrale, che ha la forma di imbuto, si allarga cioè sul corpuscolo, dal quale è decisamente delimitata da una parete per lo più obliqua ed anche sinuosa. Il contenuto della cellula ventrale del collo è povero, e cioè del citoplasma finamente granulare, generalmente meno colora- bile di quello del corpuscolo ; sembra anche sfornita di nucleo nel maggior numero dei casi, solo alcune Arolte vi osservai gruppetti di cromosomi ma senza reticolo, senza membrana, per cui è a ritenere che la sua sostanza siasi diffusa nel cito- plasma. Aggiungerò anche che non sempre si osserva la cellula del canale, il corpuscolo, cioè, si avanza talora fino all'imbocca- tura del canale, da cui non è separato per mezzo di alcun setto. 11 corpuscolo od archegonio è molto grande, così da ricono- scersi ad occhio nudo, specie nelle preparazioni colorate; ha forma ellissoidale, altre volte contratta, più spesso molto allun- gata. Esso è egregiamente limitato dal circostante endosperma in grazie delle cellule di rivestimento, le quali formano uno SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DIOKMBHB B19 strato regolare tutt* attorno ed anche aldi strati meno rego- lari. Queste cellule hanno (orma piuttosto tabulare, quindi ret- tangolari in sezione, e un nucleo vistoso assai più grande di quelli dell' endosperma circostante. A giudicare dalla forma as- sunta dai nuclei di queste cellule di rivestimento, si sarebbe portati ad appoggiare l'opinione dell' Arnoldi l che essi possano perforare la membrana e riversarsi nel citoplasma del corpu- scolo, un vero e proprio caso di .diapedesi; infatti tali nuclei dalla forma sferoidale passano a quella elissoidale, alla schiac- ciata, angolosa, o variamente irregolare quasi di amebe, con processi appuntiti verso l' archegonio, facendo da prima incur- vare la parete cellulare ed anche rompendola. L' Arnoldi per nuclei dello strato di rivestimento di altre Abietinee, ha osser- vato processi degenerativi preannuncianti il loro passaggio dallo strato di rivestimento al citoplasma corpuscolare, e sopratutto modificazioni del nucleolo. Nell'Abete bianco, tuttoché si osser- vino siffatte alterazioni di forma e di posizione in cotali nuclei, essi mantengono tuttavia la loro struttura, e conservano i loro caratteristici granuli di cromatina e non hanno adatto grossi nucleoli. Non ho potuto, perciò, persuadermi del fatto messo avanti dall' Arnoldi anche per non avere constatato il passaggio di detti nuclei dallo strato di rivestimento al corpuscolo. Forse le forme assunte da cotali nuclei sono in relazione con uno sti- molo fisiologico esercitato dalla massa ed attività del corpuscolo. Nel corpuscolo si distinguono ad uno stadio primordiale un citoplasma ed un' areola centrale la quale corrisponde al nucleo. Il citoplasma ha qui caratteri assolutamente peculiari, che non hanno riscontro nelle cellule somatiche; caratteri che si riscon- trano del resto negli archegoni di quasi tutte le conifere e senza dubbio delle Abietinee. Oltre essere di particolare densità, esso è grossamente granulare e d'ordinario ricco di quelle formazioni che furon dette da Ilofmeister « vescicole germinative », da Goroschankin « corpuscoli di Hofmeister » e che recentemente V Arnoldi considera come di origine nucleare, e cioè trasforma- zione vescicolare dei nuclei delle cellule di rivestimento. • 1 ARNOLDI W., Zur Morplwlogie der Gymnospermen in Fiora. Hcft 71 e 72, 1899 e 1900. s Vedi la recensione che ne ho fatta nel Nuovo Giorn. ■utico, voi. Vili, n. 1; Firenze, 1901. 320 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE Nell'Abete bianco esse sono molto copiose, di grandezza e di struttura varia ; più spesso sono caratterizzate da un alone entro cui sta un globulo od una massa informe opaca, debolmente colorabile; qualche volta vi ho osservato una struttura retico- lata e granulare ad un tempo, il che avvalorerebbe l'opinione dell' Arnoldi. Solo debbo fare osservare, per ora, che sono troppo debolmente colorabili, e tutt'al più si colorano come il citoplasma. CoH'Einallume del Mayer mentre che i nuclei dello strato di ri- vestimento si colorano in bluastro, le vescicole col citoplasma del corpuscolo restano colorate in rossastro od in violetto chiaro. Il citoplasma del corpuscolo è omogeneo, uniformemente denso in tutte le parti di questo, nei primordi, ossia prima della fecon- dazione; solo quando vi sono state cause disturbatrici del nor- male sviluppo, come nel caso di attacco dello strobilo per parte della Phycis abietella, allora si presenta tutto vacuolato. L' aiuola centrale, come io amo chiamare quello che altri descrive senz'altro per nucleo, non ha certo gii attributi mor- fologici di un nucleo, a questo stadio; anzi è tale la differenza, che merita vi si insista, poiché in quest'organo essenziale, che è il corpuscolo, è strano vi sia una struttura così diversa da quella di organi omologhi od analoghi. Anzitutto questo cosid- detto nucleo non ha forma costante; ha coiitorno circolare certe volte, ma spesso o è allungato secondo V asse maggiore del cor- puscolo, o piriforme, o affatto irregolare. Non si può per esso parlare di membrana, che non v'è in principio, soltanto è ben limitato, dal citoplasma fortemente granuloso e a vescicole del corpuscolo, da una zona di cinoplasma, incolora, finamente gra- nulare, la quale manda non irradiazioni fibrillari ma processi assottigliati a traverso e attorno alle vescicole di Hofmeister. Questa zona ben manifesta e distinta limita il cosiddetto nucleo dal citoplasma dell' archegonio e ne mette bene in risalto la forma. L' areola cosi limitata da tale zona cinoplasmatica, è alla sua volta costituita di due parti sufficientemente apprezzabili, una incolora o debolissimamente colorabile e quasi omogenea, l'al- tra colorabile e decisamente granulare, ma a granuli minutis- simi. Per un lungo periodo di tempo il corpuscolo conserva questo singolarissimo nucleo, nel quale, oltre mancare la mem- brana, manca il reticolo lininico, manca il nucleolo o i nucleoli. La cromatina o parte veramente essenziale, vi è, ma sotto una SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 321 forma estremamente divisa, e cioè in minuti granuli, i quali as- sorbono però bene le sostanze coloranti. Anziché nucleo vai meglio chiamarlo fin d'ora « areola centrale del corpuscolo». Quando nella cellula ventrale del canale comincia ad apparire l'estremità del budello pollinico con uno dei nuclei generatori, allora si nota una prima differenziazione nell'oosfera, e cioè una specie di emulsione di sostanza cromatica, sotto forma di vescico- lette di grandezza varia, talora una grande assai che sembra del tutto un nucleolo, e molte altre minori, tutte fortemente colo- rabili. Si verifica cioè quanto osservò il Chamberlain ' pel Pi- nus Larlcio, che la cromatina assume la forma nucleolare. Per altro da quanto succede di poi nell'Abete bianco, non sembra questa la cromatina che prende parte attiva ned' atto feconda- tivo, ma sibbene quella in forma di minutissimi granuli disse- minati nella sostanza acromatica. In questo fenomeno, il quale si verifica anche nei nuclei ma- schili in analogo momento, io vedrei piuttosto una espulsione di parte di sostanza cromatica, una specie di riduzione quantita- tiva, perocché l'organizzazione ulteriore del nucleo femminile come anche del nucleo maschile calato nella cellula ventrale si compiono regolarmente a spese dei costituenti loro. Nell'oosfera la sostanza acromatica va orientandosi in finissimi filamenti, in vario modo aggrovigliati e lungo cotesti filamenti si vengono a disporre granulazioni di cromatina, in guisa ebe si delinea bene una struttura nucleare normale ed anche una membrana viene a limitare la massa globulare del nucleo. Ma quando que- sta membrana si è costituita, il grosso nucleolo cromatinico cogli altri minori sono scomparsi di bel nuovo. E qui sono lecite due ipotesi: o la loro sostanza è andata a beneficio 'delle granula- zioni dello spirema, ovvero essa è stata espulsa e si è sciolta nel citoplasma circostante; questa seconda ipotesi è in armonia colla supposizione fatta più sopra, di una eliminazione di so- stanza cromatica. Il nucleo generatore calato nella cellula del canale perfora la debole membrana di questa e s'avanza verso l'oosfera, cosi preparata; dietro ad esso segue l'altro nucleo generatore, il 1 Ciiambehlain C. J. in Botanical Gaiette, e mia recensione in Bull. Soc. hot. ital., Maggio 1899. 3*22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 DICEMBRE quale sosta per un certo tempo nell' ambito della cellula ven- trale, ed in molti casi rimane quivi, ma altre volte passa anche esso nel corpuscolo. La fecondazione non sembra avvenire nel luogo di origine dell'oosfera, ma dopo che questa ha assunto struttura nucleare definita si stacca dalla sua areola cinoplasmatica e trascinando con sé il nucleo maschile si porta nella regione inferiore del corpuscolo. Risultato della fusione dei due nuclei è poi la forma- zione dei tre piani successivi che sono l'inizio del costituendo embrione. La unione dei due nuclei sessuali avviene adunque nell'Abete bianco allo stadio di profasi o di incipiente spirema; il filamento lininico è così delicato che è difficile stabilire se esso sia con- tinuo ovvero diviso in un certo numero di porzioni, ma non vi ha dubbio che avviene V aggrovigliamento dei due filamenti e la loro fusione in uno. Si nota intanto nell' avvicinarsi dei due nuclei sessuali un vivo scambio dei loro cinoplasmi che quivi hanno assunto aspetto fibrillare. Riguardo ai centri cinetici debbo dire che, sia nell'oosfera, sia nel nucleo maschile, non potei riscontrare formazioni che meri- tassero di essere designate per centrosomi e per centrosfere. Nel citoplasma del corpuscolo, tutt' attorno alla zona di cino- plasma sopra descritta, sonovi troppi corpi che ricordano per la loro forma le tanto discusse centrosfere coi loro centrosomi, specialmente le più piccole fra le vescicole di Hofmeister, cosicché la designazione di alcune di esse per centri cinetici sarebbe tanto facile quanto destituita di ogni certezza. Non avendo fatto uso nelle mie ricerche di colorazioni doppie o triple per 1' accertamento di tali corpi, nulla posso dire di sicuro a questo proposito. Non posso terminare questa nota preliminare senza accennare che anomalie molteplici mi venne fatto di osservare m tanti corpuscoli, circa nuclei sopranumerari, soppressioni di parti normali od altre deviazioni, delle quali farò parola nel lavoro che pubblicherò corredato di tavole illustrative. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DIOBMBBH 323 DI UN NUOVO A.CARO0E0IDIO DELLA SUA K DA FRUTI- COSA OSSERVATO IN SARDEGNA. NOTA DEL DOTTORE F. CAVARA. Nel littorale di Cagliari e precisamente alla « Scaffa », che comprende tutta la lingua di terra che sta fra le saline, Io sta- bilimento balneario e lo stagno di S" Gilla, è diffusissima la Saaeda fruticosa, la robusta chenopodiacea che resiste egregia- mente alla salsedine del terreno, alla prolungata siccità, all'azione dei venti, e presenta anche una spiccata tolleranza fisiologica rispetto alla natura chimica e fisica del terreno, portandosi fuori della stazione litorale, sulle roccie calcari e sui muri della sovra- stante città. ' I margini dei canali che limitano le saline, come i sentieri e tutta quella plaga di pastori e pescatori, sono cosparsi di densi cespugli di questa pianta che colle sue foglie carnose regge al cimento di estati aridissime. Mi trovavo in quella località verso la metà di aprile per raccogliervi esemplari di Cynomorium coccineum che vive parassita dalle radici delle Chenopodiacee e mentre andavo segnalando i curiosi polloni fioriferi di questa Balanoforacea (?) mi cadde sott' occhio una pianta di Saaeda fru- ticosa, a fusti e rami forniti di rigonfiamenti che avevano tutto l'aspetto di galle. Mi feci subito ad esaminarli, e sezionati pel lungo trovai che presentavano una cavità rivestita di tenue efflo- rescenza. Di tali rigonfiamenti ce ne aveva di forma, grandezza e consistenza varia. Ne' giovani rami erano piccoli, ellissoidali od obconici, di color rosso paonazzo ed ancor teneri : in rami più fatti, le galle erano più grosse, decisamente ellissoidali, di color verde chiaro od anco bianco-grigie come i rami, ed abba- stanza consistenti; nei rami e fusti dell'annata precedente erano addirittura legnosi, bianco-giallicci, suberificati e pertugiati. Tutte poi queste galle presentavano una proliferazione di rami fogliuti in grado maggiore o minore di sviluppo e di consistenza secondo l'età della galla; per modo tale che si veniva a pro- 1 Vedi in proposito il mio lavoro : La vegetazione della Sardegna meridionale che comparirà nel Nuovo Giornale botanico, nuova serie, voi. Vili, fase. II, aprile 1901. 324 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE durre come una specie di scopacelo, a rami però radi e divari- cati. Le piante affette da galle si riconoscevano subito, sia pel color rosso delle produzioni giovani, sia per lo scompiglio dei rametti divaricati da esse prodotti. Potei verificare die non pochi cespugli di Suaeda fruticosa presentavano di questi zoo- cecidii. Portatine in Laboratorio all'Orto botanico, potei accer- tarmi che si trattava di acari e precisamente di Phytoptus o, come oggi li chiamano gli zoologi, di Erìophyes. Ne mandai su- bito esemplari al Dott. Giacomo Cecconi, già mio assistente alla Scuola forestale di Vallombrosa ed al quale ho comunicato pa- recchie galle da me raccolte in Sardegna. Il Dott. Cecconi m'in- formava tosto che la galla non era stata descritta da alcuno e che il produttore, essendo un Phytoptus, l'aveva mandato al Nalepa, il noto specialista acaridologo. Questi, dopo aver richiesto nuovo materiale di studio, che io mi affrettai a fargli spedire, ne faceva oggetto di una comunicazione all'Accademia delle Scienze di Vienna, ' descrivendolo come nuova specie, sotto il nome di Erìophyes caulobìus Nal. ed avendolo avuto dal Dottor Cecconi aggiungeva alle notizie diagnostiche della specie « che esso produce galle nei fusti della Suaeda fruticosa Forsk, in Sardegna, ove avealo raccolto il Dott. Cenoni », sbagliando così anche il casato dell'ex mio assistente. Il Dott. Cecconi mi ha poi fatto viva istanza perchè di questa nuovissima galla io potessi raccogliergliene esemplari in quan- tità sufficiente per inserirla nella Cecidotheca italica, che egli si è messo, con lodevole pensiero, a pubblicare, in collaborazione col Dott. Trotter di Padova. Ebbene, in tutta la stagione estiva io non riuscii quasi più a trovarne io quella stessa località; solo qua e là rinvenivo qualche galla lignificata su rami vecchi. Cosicché pensai che la loro produzione fosse ristretta alle poche piante che avevo sorpreso nell'aprile; e con grande mio dispia- cere scrivevo al Cecconi che non potevo soddisfare il suo legit- timo desiderio. Recandomi però nuovamente alla Seaffa in ottobre, dopo le prime pioggie le quali avevano provocato nella Suaeda fruticosa, come in molte altre piante, una tardiva messa di germogli, allora 1 Nalepa Alfred, ^Neue Gallmilben Sonderabdruck aus dem Alca- demischen Anzeiger. N. XV. K. Akad. der Wissensch. in Wien 15 Juni 1900. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. 9 DICEMBRE :;_'.", con mia grata sorpresa potei riscontrare di bel nuovo le galle sui giovani rami formatisi ed in quantità più che sufliciente per l'essiccato del Cecconi. La produzione adunque di queste galle è strettamente legata alle fasi di sviluppo della Suaeda fruticosa. Un acaro fuoruscito da una galla matura portandosi sopra un tenero germoglio, vi depone uova che danno luogo ad una generazione di Eriophyes che riescono a penetrare nei tessuti meristemali ed a provocare per irritazione un processo iperpla- stico; le giovani galle difatti sono piene e formate di tessuti in attiva moltiplicazione e ricchi di sostanze di nutrizione, le quali vengono utilizzate dagli acari. In seguito, per l'erosione conti- nuata di questi, la galla viene escavata e diventa il nido di tali parassiti i quali continuano a moltiplicarvisi a dismisura for- mando col loro numero quella efflorescenza che si osserva in galle di medio sviluppo sezionate per metà. La erosione con- tinua poi fino a che in qualche punto la galla resta bucata e gli acari possono di qui portarsi in altra sede, su altri organi della pianta, ovvero, cadendo al suolo od innicchiandosi nella corteccia, attendere condizioni favorevoli di sviluppo e cioè nuova messa di germogli della pianta nutrice. Un'altra conseguenza della irritazione prodotta da questi acari è la proliferazione di rami, la quale risponde ad una ne- cessità fisiologica e biologica ad un tempo. Ogni stimolo che agisce sopra meristemi attivi provoca uno straordinario sviluppo di organi avventizii; gli scopacci in genere hanno tale modo di origine; un micelio od altro importuno ospite in seno ad una gemma o ad un germoglio, determina una iperattività funzionale, la formazione multipla di apici vegetativi, di organi. È una reazione fisiologica ad uno stimolo. D' altra parte la deviazione di un asse dal normale suo sviluppo, od il suo arresto in se- guito a puntura di un parassita o a deposizione di uova viene riparata da formazione multipla di altri assi. È una compensa- zione biologica ad una accidentale causa di disguido o di arresto. Gli acari del gruppo degli Eriophydei producono di solito galle Allogene, con straordinario sviluppo di peli liberi (Eryneum dei vecchi autori); èperciò abbastanza singolare il caso di questo acaro della Suaeda fruticosa che prende stanza nell' interno di cauli, ed il Nalepa appunto ha inteso designare bene cotesta circostanza col nome molto espressivo imposto al nuovo produt- tore della galla da me scoperla. Bull, della Soc. bai. Hai. 326 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE NOTERELLE DI BIOLOGIA FIORALE: PRIMA SERIE. — PER LUIGI MACCHIATI. 1. Abelia triflora L. Non mi risulta che siano state fatte osservazioni sulla biolo- gia florale di questa pianta, né su altre specie del genere Abelia; quindi son sicuro che non sarà privo d'interesse quanto verrò ad esporre. Essa, come parecchie altre Caprifoliacee, specialmente le specie dei generi Viburnum e Lonicera, ha un bel nettario nuziale posto nel fondo della corolla, il quale è però attaccato alla corolla, non già al talamo. Il suo ovario triloculare ha due loggie piccole ed una grande: i semi che abboniscono quando 1' ovario si trasforma in peri- carpio sono sempre quelli della cavità grande. Che significa questa disuguaglianza od eteromerocarpia di questa e di altre Caprifoliacee? La spiegazione non mi sembra difficile : intanto è bene tener presente che il genere Abelia delle Caprifoliacee ha molta affinità col genere Valeriana delle Valerianacee, tanto da poterlo considerare come un capo sti- pite pel carattere di avere l'ovario di tre carpidi, uno dei quali fertile e gli altri sterili, come appunto il medesimo avviene nelle Valerianacee. Nella cavità grande dell'ovario triloculare delle Valerianacee si sviluppa un seme grande, e nelle piccole niente. Queste logge sterili vengono ad acquistare un importante significato biologico, poiché diminuendo il peso specifico de' frutti aiutano potentemente la disseminazione. È un fatto molto palese che codeste piante hanno una disseminazione la quale è favorita da due agenti : il vento e 1' acqua. I frutti dell' Abelia triflora, come quelli delle Valerianacee, nell'acqua non vanno a fondo, poiché vi sono codeste lacune, date dalle logge abortite, che rendendoli più leggieri li fanno galleggiare. Questo contemporaneo adattamento all'acqua e al vento si trova eziandio in molte altre piante, specialmente in quelle che vivono di consueto ne' luoghi montagnosi. Allorché piove i loro frutti sono portati in basso dall'acqua, la quale però non pò- SEDE DI FIREXZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 827 trebbe farli risalire in alto; ma questo ufficio è adempiuto egre- giamente dal vento. Ciò può dar ragione di molti altri fatti congeneri : ma è però indubitato che qui ci troviamo di fronte ad un vero apparato aereonauttco ed in pari tempo aerostatico. 2. Salvia glutinosa L. Molte volte ebbi occasione di ammirare questa bellssima la- biata, però non avevo mai pensato che la sua impollinazione si effettuasse precisamente come nella Salvia pratensis L. Ma nel 1898, in una salita che feci alla sorgente Orticaia di Prac- chia, per aderire al cortese invito dei proprietari signori fra- telli Galligani, lungo la difficile via che percorreva mi fu dato d' incontrare innumerevoli esemplari della Salvia glutinosa L. che si trovavano appunto allora in piena fioritura. Tra i visitatori di fiori trovai parecchi insetti apidi, fra i quali predominavano i Bombus agrorum F., hortorum L., iriastr ius Gerst. ecc. Essi si appoggiavano prima colle zampe sul labbro inferiore della corolla, poi cacciavano la testa nel tubo coronino per suggere colla proboscide il nettare che viene abbondante- mente segregato dal nettario che si trova alla base degli stami. Allora gli stami si ripiegavano immediatamente in basso sul dorso dei Bombus, ai cui peli venivano ad aderire innumere- voli granelli pollinici. Poi, passando i detti insetti ad altri fiori della stessa specie, venivano necessariamente in contatto collo stimma bifido, sul quale inconsciamente deponevano un certo numero di granelli pollinici, dei quali si poteva verificare la pre- senza armandosi l'occhio d'una lente d'ingrandimento. In questa Salvia, come nella pratensis, appena si allontanano i pronubi cessando la pressione della proboscide sulla base degli stami, questi ritornano immediatamente nella loro posizione normale. In seguito le stesse osservazioni mi fu dato ripeterle in pa- recchie altre località, per esempio nel R. Orto botanico di Na- poli, dove si trovano abbastanza numerosi gli esemplari della Salvia glutinosa L. Anche in questa Salvia si può ripetere la nota esperienza di Darwin colla punta d'una matita, colla quale toc- cando la base dell' androceo, i due stami che stanno nascosti nel labbro superiore della corolla sporgono istantaneamente e si protendono in basso. 328 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE La stessa Salvia sul fusto e sulle foglie è provvista di uno straordinario numero di glandole, le quali secernono un umore vischioso, a cui deve appunto il nome specifico di glutinosa. Tutti i piccoli esapodi che vi si depongono, specialmente ditleri, imenotteri, afidi, lepidotteri, ecc., come pure gli aracnidi (pic- coli ragni ed acari) vi rimangono impigliati in modo da non potersene più allontanare, e, poco per volta, sono digeriti dalla pianta, come fanno le foglie della Dionaea muscipula L. e di altre Droseracee insettivore. Dunque, senza esitazione, possiamo mettere nel novero delle piante insettivore la Salvia glutinosa il cui umore vischioso contiene, senza dubbio, un qualche enzi- ma del gruppo dei fermenti peptonizzanti. 3. Symphytum asperrimum M. B. Le osservazioni ch'io feci sulla impollinazione di questa pianta della famiglia delle Borraginacee non sono del tutto originali; di esse si trova un cenno nell'opera del Knuth, ' il quale ri- corda che Morawitz nel Caucaso osservava come visitatori dei fiori i seguenti apidi: Bombus vorlicosus Gerst, Podaliurus parietinus F.; e più tardi il Loew nell'Orto botanico di Berlino V Apis mellifica L. § attraverso ai fori praticati dal Bombus terrester L. Q. Io quest'anno (1900) in primavera e nell'estate, all'Orto agrario, che è annesso al R. Istituto tecnico di Caserta, ove, per merito dell' egregio preside cav. Giuseppe Frizzi, esiste un apiario di almeno trenta arnie, potei più volte osservare nei fiori del detto Symphytum asperrimum, che ivi si coltiva lar- gamente per le api, un gran numero di operaie, le quali dopo inutili tentativi di lambire il nettare introducendo la tromba nella fauce della corolla, senza potere raggiungere i nettari nuziali, che come si sa trovansi in fondo al tubo corollino, riu- scivano egualmente nel loro intento coli' introdurre la stessa tromba attraverso ad un foro che si trovava praticato verso la base dello stesso tubo. E volendo rendermi ragione della esistenza dei medesimi fori, che non mancavano mai nei fiori vecchi, mi fu facile verificare che essi erano costantemente prodotti dai maschi di varie specie di Bombus (terrester, lior- Handhuch der Blutenbiologie .... II Band, 2 Teil, p. 108. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 9 DICEMBRE 329 torum, lapidarius? ecc.), i quali non potendo raggiungere i nettari, come le api operaie, colla loro proboscide, riescono egualmente ad impossessarsi del nettare forando il tubo della corolla invariabilmente alla stessa altezza. Proseguendo poi, con molta pazienza, per più giorni, le stesse osservazioni, mi risultò che le api operaie giovani, facilmente riconoscibili pel colore, sono quelle che fanno ripetutamente delle inutili prove per raggiungere i nettari introducendo la tromba nella fauce del tubo corollino; mentre che, invece, le vecchie, ammaestrate dalla esperienza, seguono invariabilmente i maschi dei Bombus nelle loro visite sui fiori di questa bor- raginea, senza sciuparsi con l'inutile tentativo d'introdurre la proboscide nella fauce del tubo corollino. 4. Anchusa undulata L. Non esistono osservazioni sulla biologia fiorale di questa pianta, la quale, come le altre specie del genere (Anchusa oflìcinalis L., italica Retz., ochroleuca M. B. ecc.), ha, verso l'orifizio ove si apre il tubo della corolla, cinque appendici coronine in forma di tasche, le quali morfologicamente non sembrano rappresen- tare nessun organo : esse però hanno un importante ufficio biologico, poiché impediscono la penetrazione, nel tubo della corolla, di formiche e di altri insetti i quali non potrebbero arrecare che danno. Sono molto frequenti queste tasche corolline nelle Borraginee, i cui generi si potrebbero distinguere in quelli con tasche co- rolline ed in quelli che ne son privi: appartengono alla prima sezione i generi Symphytum, Borrago, Omphalodcs, Anchusa, Lycopsis, Myosotis, Cynoglossum ecc.; alla seconda i generi Polmonaria, Alkanna, Ileliolropium, Liihospermum, Echium, Cerinthe, Onosma; e tra le due sezioni esiste il genere Sole- nanthus che ha le dette tasche affatto rudimentali. Il gineceo è difficile che sia giustamente interpretato nelle Borraginee in genere, sotto l'aspetto morfologico, poiché lo stilo, come è noto, qui nasce, contro la regola generale, dalla base dell'ovario: è adunque un vero stilo ginobasico. In tutte le piante di questa famiglia si hanno due soli cupidi : anzi questa è una regola generale .li .piasi tutte le corolliflore, ad eccezione di poche famiglie, tra cui le Polcmoniacee e V ////- 330 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 DICEMBRE clropliyllacee. Tuttavia nelle Borraginee si hanno quattro pro- tuberanze, a cui corrispondono quattro logge racchiudente ognuna un solo ovulo; ciò avviene perchè molto per tempo compare tra gli ovuli una produzione placentare a forma di setto, la quale dà tutta l'apparenza all'ovario di essere quadrilocularo. In qualche caso soltanto si hanno due protuberanze con due sole logge. Lo stesso è avvenuto delle Labiate, nelle quali, come nelle Bor- raginee, si hanno quattro achenietti (o più esattamente meri- carpì) sviluppatisi da due soli carpidi. Talora, invece, si sviluppa un solo mericarpio, due o tre; è anzi raro che si sviluppino tutti e quattro; ma ciò sembra di- pendere dalla diversa energia della fecondazione. Tanto le Labiale che le Borraginee sono molto ricercate dalle api, nonché dagli altri imenotteri apidi in genere; però le piante non si accontentano che il polline provenga da fiore a fiore, ma da pianta a pianta, nel qual caso soltanto si ha il massimo effetto fecondativo, in conseguenza di che si svilup- pano tutti e quattro i mericarpi. 5. Brassica oleracea L. Parecchi lavori comparvero, in diverse epoche, sulla biologia fiorale di questa pianta, i quali sono opportunamente ricordati dal Knuth (op. cit., II voi., P parte, pag. 99); tuttavia mi pare che non tutto quello che sarò per dire sia stato osservato dagli autori che mi precederono. Intanto la placentazione di questa specie, come in generale di tutte le Crocifere, è settale, non già parietale, come gene- ralmente ritengono i morfologi, poiché gli ovuli nascono nelle introflessioni delle due foglie carpellari. Non é vero che esse abbiano un falso setto, ma un setto vero: questa verità così palese e tuttavia sconosciuta dai litologi. La placentazione è settale nelle Crocifere, come pure nella famiglia vicina delle Papaveracee. Nella Brassica oleracea L., all' ascella di ciascuno dei due stami esterni — come in quasi tutte le specie della famiglia, — si trova dal lato interno un corpo massiccio di color verde erba, ed egualmente nella base all'esterno d'ogni coppia de' quattro stami più lunghi del ciclo interno dell' androceo, un altro corpo, però linguiforme, anch'esso di color verde ma più sbiadito. SKDE DI FIRBNZK - ADUNANZA DEL 9 DICEHBBH Codesti corpi prominenti ci rappresentano evidentemente quattro nettari nuziali; ma il nettare si osserva che è en soltanto ne' primi due. Sono quattro eentri melliflui, de* quali però due soltanto sono attivi; gli altri, invece, sono in via dì abortire. Gli stessi nettari si vedono benissimo nel maggior min delle Crocifero, che sono attivamente visitate da numerosi in- setti pronubi; per esempio sono molto sviluppali uel Raphanus satimis L., nella Brassica nigra Kch., nella Sinapis alba L., nella Malcolmia marilima R. Br., nel Myagrum perfi tum L., e persino nella Capsella Imrsa pastori* Moench, quantunque i fiori di quest'ultima pianta siano piccolissimi; tuttavia la Capsella bwsa pastoris è specie omogama come in generale tutte le piante a fiori micranti nelle quali l' autofe- condazione prevale sulla staurogamia. 6. Ibridazione del cavolo di Bruxelles (Brassica oleracea var. capitata L. Il cavolo di Bruxelles seminato nell'ottobre -del 1899 nell'Orto agrario del R. Istituto tecnico di Caserta, sul quale fu raccolto il cappuccio dal novembre al febbraio 1900, venne ibridato dallo api col polline del cavolo broccolo (Brassica oleracea var. ita- lica L.). E dal seme di questo, seminato nel luglio, venne fuori il bastardone in agosto. Questa tendenza alla staurogamia nelle varietà delle specie appartenenti al genere Brassica del resto è nota da tempo; anzi fu prima avvertita da Carlo Darwin; ina piuttosto che ibridi sarebbe più preciso di chiamarli meticci, riservando il primo nome pei prodotti della fecondazione tra specie diverse. I discendenti della Brassica oleracea capitata L., ibridati colla Brassica oleracea italica L., si riconoscono a prima giunta, oltre che per qualche differenza poco palese negli organi fiorali, eziandio per le foglie più grossolane. Ma si può sempre impe- dire questa ibridazione, come più volte bo visto praticare eziandio nell'Orto agrario, ricoprendo le pianticelle— ottenute per seme — prima della fioritura con reti metalliche, le quali escludono l'in- tervento degli insetti pronubi. 332 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE CONTRIBUZIONE ALLA FLORA VENETA DEL DOTTORE P. BOLZON. Nota settima. 103. Lolium -perenne L. fi compositum (Thuill.) === L. cri- statum Pers. A Perarolo (Pampanini !) nel Bellunese. Varietà così distribuita nel resto del Veneto : a Stras- soldo e Cormons (Pospichal) in Friuli ; in Campomarzo, a Malcesine e a S. Anna d'Alfaedo (Goiran) nel Vero- nese; nei colli Euganei (Trevis.) e fuori di porta Ponte Corvo presso Padova (A. Fiori!). 114. Vulpia imiglumis Rchb. Sulle dune a Taglio di Po! in Polesine. Era stata notata al Lido di Venezia, a Sottomarina di Chioggia (Naccari) del Veneziano ; a Duino (Pospichal), Villaraspa e Monfalcone (P irono) del litorale Friulano. 137. Bromus i/iollis L. * b leiostacliys Pers. In golena del Po di Goro ad Ariano! del Polesine; presso Legnago ! nel Veronese. Forma non ancora registrata del Veneto. 141. B. squarrosus L. Sulle dune di Taglio di Po! in Polesine. Nel Catalogo figura di tutte le provincie, ma del Pole- sine non ne ho visto registrata alcuna località. — * b iiaims mihi. Culmus I-i, 5 clan, longus, spiculis 1-3. — Sulle sabbie delle dune di Taglio di Po ! in Polesine. Forma magra delle sabbie. 152. Cynosurus echinatus L. * b foliosus mihi. Folium supe- riti calmi ad basim paniculae insertimi. — Nei colli Euganei al m. Lozzo ! Nel tipo la foglia superiore del culmo è inserita qualche centimetro più in basso della base della pannocchia. 156bìa. * Koeleria canescens Vis. K. carniolica Kern. Nei pascoli presso la cima del m. Grappa! (m. 1775) del Tre- vigiano. Dopo la pubblicazione del Catalogo è stata trovata in altre due provincie, dove è così distribuita : sul m. Croce SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DIOF, !) DICEMBRE 333 di Comelico nel Bellunese (Tanfani1): sul m. Baldo al Coal Santo (Bitter), alla Giazza ecc., sui Lessini al m. Lobia ( Goiran) e in Malera (Massalongo) del Veronese. — In Italia fuori del Veneto è stata notata soltanto negli Abruzzi al m. Corno (v. FI. Anal. di Fiori e Paol). 170. Glyceria festuca e forni is Heyn. Nelle valli false a Mon- ticelli di Mesola ! ai confini del Ferrarese col Polesine. Le località venete che ho potuto registrare ili questa pianta sono soltanto: presso Monfalcone lungo il Sarzana (Mazzuccalo) del litorale Friulano ; nelle valli salse a Piove (.4. Fiorii) del litorale Padovano. 180 bis. * Poa eaesia Sm. Sulla Punta della Poina (2250 in.) sopra S. Vito di Cadore (Pampanini .') nel Bellunese. Specie rarissima che nella FI. Anal. di Fiori e Paol. figura soltanto delle Alpi Trentine e Bergamasche. 204. Avena lucida Bertol. Nella valle di Zoldo al passo del Duràn sulle rupi ai piedi del m. Moiazza !, nella valle di Agordo in v. Fiorentina sotto la Forcella Forada ! del Bellunese. Questa specie montana e alpina è cosi distribuita nelle altre provincie: sul m. Baldo alla Ferrara (Bertoloni), nella zona dei Lessini in v. d'Illasi, a Lugo e al Vaio del Falcone (Goiran) del Veronese; sul m. Summano, nel Bassanese ai Collalti e a Rubbio (Bertoloni), del Vi- centino. Il Vicentino, del quale pur figurano tali località nella Flora italica del Bertoloni, non è stato compreso nel Catalogo di Vis. e Sacc. 122lis. Alliuni paniculatum L. * b longispathuni (Red). Sulle rupi vicino il ponte sul Piave di Fenèr lungo la strada di Segusino ! nel Trevigiano. Forma che non trovo ancora registrata del Veneto. 598. Orchis papilionacea'L. * b rubra Jcq. Nei colli Euganei al m. Lozzo ! e probabilmente in altre provincie del Veneto. Anche questa forma non la trovo registrata del Veneto. G07. Platanthera montana Rchb. Nei boschi dietro il m. Grappa al Forcelletto di Serèn ! nel Bellunese. Notata di altre cinque provincie indie quali è cosi di- 1 Vedi Una gita nelle Alpi Cadoriche. N. Giorn. bot., 1890, n. 1. 334 SEDE .DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE stribuita : presso il Dosso Valmòst in Carnia (Gortanì1), a Strassoldo (Pospichal) del Friuli; dietro il Montagnoli di Maser! nel Trevigiano; al m. Summano in Prà Mag- giore {Falda) del Vicentino ; sul Baldo alla Ferrara, e sui Lessini a Chiesanova (Goiran) del Veronese; sui colli Euganei al m. Ricco !, sopra Galzignano ! e al m. S. Da- niele (Trevisan). 654. Potamogeton lucens L. b acumi natii s (Schum.). Nel lago di Lago presso Vittorio (Pampanini !) del Trevigiano; nei prati palustri al Patriarca vicino Cagnola ! del Pado- vano ; vicino Legnago ! nel Veronese. Forma non ancora notata del Veneto. 848. Rumex pitiche)' L. y clivaricatus (L.). In golena del Po di Goro ad Ariano ! del Polesine. Nel Veneto è stato scoperto dal doti Chiamenti lungo l' argine sinistro del Bacchigliene presso Brondolo di Chioggia. 2 857. R. arifolius Ali. Nei monti di Valdobbiadene sopra Se- gusino fra Miliés e il Col di Tuche ! nel Trevigiano. Pianta della reg. moni e subalp. cosi distribuita nel resto del Veneto: sulle Vette di Feltre (Vis. e Sacc.) e al m. Antelao sopra San Vito di Cadore ! (Pampanini!) del Bellunese; nella parte superiore del m. Summano (Falda) del Vicentino ; sul Baldo agli Zocchi e sui Les- sini (Pollini) del Veronese. 839. Plantago lanceolata L. b lanuginosa K. Sulle dune di Taglio di Po ! in Polesine. In alcune Flore (come nella Flore Francaise di Gillet et Magne) questa forma figura delle sabbie marittime ; invece nel Catalogo di Vis. e Sacc. figura una forma b lanata (Host.) soltanto dei pascoli secchi collini del Veneto, nei quali non mi consta sia stata più ritrovata. 1756. Primula acaulis Jcq. * fi calycantlia Ces. Pas. e Gib. in Comp. FI. Hai., pag. 407. Nei prati a Campea di Fol- lina (Pampanini'.) del Trevigiano. 1 Vedi Guida della Carnia - La Flora, dell' ing. L. Gortanì. Fi- renze, Ricci, 1898. 2 Vedi la quarta della presente serie di note in Bullettaio ecc., 1899, pag. 135. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 335 Nel Compendio di Ces. Pas. e a ih. e nella Flora di Arcangeli figura soltanto, come spontanei, dell'Orto bo- tanico di Parma. 2051. Ranunculus aconiiifolius L. J3 platanifolius (L.). Sul m. Grappa nei rovesci dell' Archesòu ! pio! Trevigiano. Nota, ila quanto so, delle seguenti località del resto del Veneto: sul m. Cavallo in Friuli; sulle Vette di Feltra (Zannicchelli) del Bellunese; sul m. Summano ecc. del Vicentino; sul m. Baldo (Poli.) del Veronese. 2078. P. arvensis L. * b tuberculatus DC. Presso la strada provinciale fra Castelfranco e Valla! del Trevigiano. Forma non ancora notata del Veneto. 2082. Trolltus europaeus L. * b graudiflorus mini. Flores, in caule simplici uni/loro, valde majores: pelalis 20- 24 ima. longis. — Sui ghiaioni vicino la Forcella Forada del m. Pelino a circa 2000 m. verso S. Vito del Cadore! nel Bellunese. Nel tipo i petali sono lunghi 12-10 min. — * e altissimus (Crantz). Caulis usque ad 7,5 dcm. lon- gus et superine ramosus. — Sul m. Grappa nei rovesci presso la cima! e nella Punta Brentàl sopra Cavaso ! del Trevigiano. Forma che non avevo ancor visto registrata del Veneto. 2292. Viola canina L. * d macraiitlia G. et G. Sui colli Eu- ganei nelle macchie della parte superiore del m. Ricco! Forma non ancora notata del Veneto. 2551. Geranium sanguineum L. * b prostratimi DC. Sui colli Euganei al m. Ricco ! Anche questa forma non la trovo registrata del Veneto. 2609. Lythrum salicaria L. * b gracile DC. Sul letto del Piave sotto Mei ! nel Bellunese. Forma pure nuova pel Veneto. 2G19. Sorfìus domestica L. Nelle fessure delle rupi ai piedi del m. Moiazza al passo del Duràn in valle di Zoldol del Bellunese. Specie cosi distribuita nelle altre provincie: nel litorale Friulano (Pirona)', nel bosco Montello (Sacc.) del Tre- vigiano; al m. Summano {Zannicchelli) e nel Bassanese ai Collalti, del Vicentino; al bosco Fontana presso .Man- 336 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE tova ; nell'agro Veronese a Stallavena (Bertoloni). È dunque specie piuttosto rara e che, dopo la pubblicazione del Catalogo, non è stata più rinvenuta in altre località del Veneto. 2626. Cotoneaster tomentosa Lindi. Mespilus eriocarjm DC. Sul Colle della Sentinella sopra S. Vito del Cadore (Pam- paninil) nel Bellunese. Nel Catalogo figura dei monti confinari fra il Veneto e il Tirolo, senz' altra indicazione più precisa. Ecco le località venete delle altre provincie in cui è stata tro- vata: nei colli di Ragogna in Friuli (Pirona); al m. Summano del Vicentino (Falcia) ; nel ra. Baldo e nei Les- sini, cioè in Valpantena (Goiran), in v. di Squaranto, presso il santuario della Corona ecc. (Poli.) del Ve- ronese. 2631. Alchemilla vulgaris L. * b subcrenata (Buser). Nei luoghi pietrosi fra i cespugli lungo il torrente Rova vi- cino Agordo ! del Bellunese; alla forcella del Doch sopra Segusino di Valdobbiadene! nel Trevigiano. Forma non ancora registrata del Veneto. — * e versipila (Buser). Nei pascoli elevati del m. Grappa! del Trevigiano. Forma pure nuova pel Veneto. — * d eoiiniveiis (Buser). Sulla Punta della Poina sopra S. Vito del Cadore (Pampanini !) nel Bellunese; presso la cima del m. Grappa vicino al Casòn dell' Arclosa ! del Trevigiano; presso la sommità della Cima Dodici a 2300 m. ! nel Vicentino. Forma pure nuova pel Veneto. — * 3 strigosula Buser. Sul m. Endimiona in v. Paula sopra Valdobbiadene ! del Trevigiano ; nel Bassanese in v. di S. Fila !, al m. Collalti ! e vicino Rubbio ! del Vicentino. Sottospecie che non ho visto ancora registrata del Veneto. 2634. Poterinm officinale A. Gray. * b sabaudum Fiori e Paol. in FI. Anal. d" Hai. = Sanguisorba auriculata Scop. In un prato presso il lago di Lago vicino Vittorio (Pampa- nini l) del Trevigiano. Forma pure da aggiungersi alla Flora Veneta. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 337 2681. Potentina argentea L. * b incuneacene (Opiz.). Sul colle della Rocca sopra Asolo! nel Trevigiano. Anche questa forma non l'avevo vista registrata del Veneto. 2700 bis. Spiraea lancifolia Hofg. = s. decumbens Koch var. bel- lunensts Bizzozz. Sulle rupi calcaree lungo la via detta la Cavallèra fra Perarolo e Pieve di Cadore ! nel bellunese. Specie scoperta in Italia dal Bizzozzcro (v. mio Sup- plemento generale al Catalogo ecc.) sulle rupi del m. Pena e del Pramper pure del Bellunese. Non mi consta sia stata di poi trovata in altra località del Veneto e neanche del resto d' Italia. 2819. Lotus temiifoliiis L. Copioso lungo i fossi di scolo fra Cà-Cappello e il Dossarello verso il litorale del Po- lesine ! Benché dev' essere pianta non rara, ho potuto regi- strarla di poche località del Veneto, cioè: a Monfumo ! e a Covolo! nel Trevigiano; nel Veronese (Vis. e Sacc.) ; nei colli Euganei a Battaglia; al Lido di Venezia (Ber- toloni) e presso Brondolo di Chioggia (Naccari). 2827. Coliclea arborescens L. * fi ainestris mini. Folta 9-11 juga; racemi fructiferi folio axillanle valete longiores. — Nei pascoli sotto il passo di Fedaia verso Malga Lobia a circa 1900 m. ned' Agordino ! del Bellunese!; 1*11 Ago- sto 1900 in frutto ! Secondo gli autori (FI. Aneti. cV Hai. di Fiori e Pao- letti, ecc.), il tipo ha soltanto 3-5 paia di foglioline e i racemi più brevi delle foglie. La mia varietà ha anche le foglioline più piccole che nel tipo. 2884. Vida serratifolia Jcq. Nei colli Euganei al m. Lozzo ! Specie già notata nei colli Euganei dal Trevisan, però non mi consta sia stata di poi più trovata nel Veneto. — * b intermedia Strobl. Nei colli Euganei al m. Lozzo ! Forma che non avevo ancor visto registrata del Veneto. 2879. Vicia litorali* Salzm. V. Biuonae PC. Nelle dune lungo il litorale del Polesine a Porto Levante ! e anche nel cordone di dune lontano dal mare che passa per Rosolina !, Donada !, Taglio di Po ! e S. Basilio!, pure in Polesine. Questa specie nel Veneto è stata scoperta dal profes- 338 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE sore 'Adriano Fiori sulle dune di Chioggia, dune che sono appunto la continuazione, verso nord, del cordone di dune Polesane. Dall' opera di G-. Grigiolato, Illustrazione alle piante va- scoli del Polesine e anche dalla presente serie di note, appa- risce il numero rilevante di specie litorali crescenti in copia nel suddetto cordone di dune, quantunque disti dal litorale del- l'Adriatico in qualche punto anche di 25 o 30 chilometri e quantunque non sia neanche in relazione colle valli salse che in. Polesine si spingono pur tanto entro terra. Questo fatto sta in relazione coli' origine di tale cordone: for- matosi evidentemente in riva al mare, ne è rimasto via via al- lontanato (e l'allontanamento continua tuttora) in causa della protrazione delle foci del Po, resa molto più rapida negli ultimi secoli (in media di 70 m. all'anno) dalle arginature e dai dibo- scamenti. Le dune più lontane del mare sono quelle che vanno da S. Basilio a Donada, che si trovano appunto entro al delta del Po e all'altezza delle sue bocche maggiori. Quelle di Roso- lina invece, poste quasi fuori del delta Padano, sono ancora quasi lambite dalle valli salse, e quelle di Brondolo e di Chioggia, af- fatto estranee all' effetto della deiezione Padana, sono rimaste in riva al mare o quasi. L'interruzione poi d'ogni rapporto fra le dune, anche le più lontane dal mare, e le valli salse, data da epoca certamente sto- rica e recente: tutti sanno che Adria intorno al 1000 era in riva al mare, o almeno arrivavano fino ed essa le valli salse, e che nel 1600 ne era lontana 18 chilometri ; si sa pure che almeno fino al 1600 le dune di Donada e di Taglio di Po erano in relazione col mare. È certo però che la maggior parte delle piante marine sa- ranno scomparse dalle antiche dune Polesane quando le allar- gate culture (che ora s' iniziano specialmente a Rosolina col piantare boschetti di robinie) e la maggior lontananza del mare, avranno mutato radicalmente le condizioni del terreno. Tutt' al più ne resteranno alcune poche delle più adattabili, appunto come sarebbe avvenuto nei colli Euganei, i quali conservano ancora qualche rappresentante della flora mediterranea, che cresceva rigogliosa sui loro fianchi quand' erano bagnati dal- l'antico golfo Padano. SEDE DI FIRENZE - AIUIXANZ.V DJCL !» DIGBMBRH 339 Lo stesso Segretario presenta inoltre un lavoro del not intitolato: La flora dei depositi alluvionali del basso corso del Tevere, il quale sarà pubblicato nel Nuovo Giornale botanico italiano. Il prof. ARCANGELI rammenta di aver raccolto il cai i Dianthus tripunctatua in Calabria. Fa poi alcune osservazioni sugli habitat disgiunti di certe specie, ricordando quello assai stiano della Me- dicago /ìlancheana Boiss., pianta della Siria trovata da esso in loca- lità ristretta a Settignano presso Firenze, dove si manti- ne ancora abbondante. A proposito della Euphorbia Preslii nota l'interesso che vi sarebbe a studiare le coudizioni specialmente di suolo a cui sono legate le Euphorbia della seziono Anisophyllum. Il SOMMIER ha visto gli esemplari del Dianthus tripunctatua del prof. Arcangeli nell' Erbario centrale, e li ha trovati perfettamente conformi ai suoi dell' Elba. A proposito delle Euphorbia della se- zione Anisophyllum ricorda di avere notato per esse ancora alcune nuove località, il che conferma sempre più come siano in via di rapida diffusione presso di noi. Ha potuto convincersi di nuovo della loro predilezione per i binari presso le stazioni ferroviarie. Crede che una delle ragioni per cui vi si propagano è che in quei terreni sterilissimi trovano pochi competitori. Accenna ad una in- gegnosa spiegazione della loro preferenza per le stazioni ferrovia- rie data dal socio Mezzana. Il dott. Leviek, a proposito di habitat disgiunti, rammenta quello dell' Astragalus ocloratus Lam. da esso trovato in una località ri- stretta dell'Abruzzo, perfettamente selvatico, in un luogo lontano da ogni giardino da cui si potrebbe sospettare che fosse sfuggito. Or- bene per ritrovare questa pianta bisogna arrivare fino in Asia Mi- nore senza alcuna stazione intermedia. Il Sommier rammenta la Sinapis procumbens Poir., nota finora soltanto delle coste d' Africa, e trovata recentemente da esso al Giglio in tale abbondanza da doversi considerare come una pianta caratteristica di quest' isola. Rammenta pure la distribuzione sal- tuaria del Cistus laurìfolius. Egli ritiene però che in qualche caso gli habitat siano meno disgiunti di quanto si creda, e rammenta in proposito il suo ritrovamento dell' Orobus luteus Waldst. et Kit. nella bassa Maremma, pianta che egli allora credeva trovarsi sol- tanto in Ungheria; ma che invece era già nota per l'Italia sotto altro nome, essendo stata descritta del Napoletano come Vida spar- siflora da Tenore, e ritrovata poi anche nel Bolognese. 340 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 DICEMBRE Il Presidente presenta infine un suo lavoro dal titolo : NUOVE AGGIUNTE ALLA PLORA DELL'ELBA. PER STE- FANO SOMMIER. Due nuove visite all'Elba, fatte in parte in compagnia del sig. Gemmi, la prima dal 19 al 29 giugno nella parte orientale dell' isola (Capo la Vite, Rio Elba, Rio Marina, Volterraio, Porto- longone, Monserrato, Cima del Monte, Golfo Stella e Golfo del- l'Acona); la seconda dal 17 al 23 Luglio nella parte centrale ed occidentale (Marciana, Procchio, Enfola, S. Andrea, Monte Capanne, Golfo di Campo, Portoferraio), hanno fruttato le se- guenti 72 specie non ancora indicate dell'Elba. Di queste, 53 fu- rono trovate nella prima gita, 19 nella seconda. Il numero rela- tivamente piccolo di nuove specie trovate nella seconda gita dipende dalla stagione inoltrata, ed anche dal fatto che oramai comincia a scarseggiare il numero di piante ancora sfuggite all' osservazione. 1. Cardamine impatiens L. 2. DlPLOTAXIS MURALIS DC. 3. Velezia rigida L. 4. Dianthus tripunctatus Sibth. et Sm. Ho trovato questa rara specie abbondante in una pendice arida del Golfo Stella, fra la Spiaggia del Lido e la Spiaggia del Margit-ore. Cresceva insieme alla Velezia rigida. Finora era conosciuta in Italia solo di pochi luoghi in Calabria. 5. SlLENE PARADOXA L. 6. LlNUM LlBURNICUM Scop. 7. Ononis mitissima L. 8. Medicago trdncatula Gaert. ; Car. Prodr. M. tribuloides Desv. 8 breviaculeala Moris 9. M. sativa L. 10. Trifolium pallidum Waldst. et Kit. 11. T. supinum Savi 12. Lotus hispidds Desf. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 341 13. VlCIA Gerardi Vili.? La pianta dell'Elba alla quale do provvisoriamente questo nome, e che sembra un intermediario fra la Vida Gerardi e la V. villosa, andrà raccolta in maggior numero di esem- plari e nei suoi vari stadi. 14. Ervum gracile DC. 15. Hedysarum coronarium L. 16. Prdnds Cerasus L. 17. Rosa rubiginosa L. 18. PlRUS COMMUNIS L. 19. Sedum acre L. 20. Opuntia Ficus Indica Mill. Questa specie, al pari del Mesembryanthemum acinaci- forme, si può oramai contare fra gli elementi della flora elbana. Essa difatti trovasi non solo nelle siepi, ma anche in luoghi dove non fu mai messa dall' uomo. 21. SlD.M AXGUSTIFOLIUM L. 22. Seseli tortuosum L. 23. T0RILI3 HETEROPHYLLA GUSS. 24. Xanthium macrocarpum DC. 25. Anacyclds radiatus Lois. 26. Crupina vulgaris Cass. 27. Tyrimnds leucographus Cass. — Lappa minor DC. Avendo trovata in fiore la Lappa indicata come Lappa sp. nella mia ultima nota (N. 58), ho potuto verificare che era da riferirsi a questa specie. 28. Leontodon Villarsii Loisl. 29. Lactuca Scariola L. 30. Ladrentia Michelii DC. 31. Erythraea ramosissima Pers. 32. Verbascum Thapsus L. 33. Scrofularia nodosa L. 34. Amarantus patulus Bert. 35. POLYGONUM LAPATHIFOLIUM L. 30. P. Persicaria L. 37. Euphorbia Preslii Guss. È strana la presenza all'Elba di questa specie americana, che si è diffusa anche in altre parti d'Italia, ma general- Bull. della Soc. bui. Hai. ** 342 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE mente negli orti botanici o nelle vicinanze delle città. Al- l' Elba è abbastanza frequente nelle vigne e lungo le strade fra Literno e La Pila, in luoghi lontani da orti e da città. L' Euphorbia Presili non era stata ancora indicata di To- scana; ma già da vari anni il signor Gemmi l'aveva tro- vata e raccolta lungo i binari della stazione di Rifredi e nei campi a Novoli presso Firenze. 38. OSTRYA CARPINIFOLIA SCOp. Non aveva né fiori né frutti, per cui non sono certo che non sia invece il Carpinus Belulus L. 39. Salix amygdalina L. 40. S. PURPUREA L. 41. JUNIPERUS CO.MMUNIS L. Questa specie era indicata solo dubitativamente per l'Elba nella Statistica. Vi è più rara del /. Oocycedrus. 42. Pinus Pinaster Soland. 43. Narcissus poeticds L. Trovato fin dal 1878 col marchese Doria sul monte Ca- panne, e dimenticato nella mia nota precedente. 44. Ornithogalum comosum L. La pianta che ho raccolta in frutto alle Calanehe e sul m. Capanne non è 1' 0. umbellatum L., il solo di quella sezione indicato dell' Elba. Ma per essere certi della sua determinazione bisognerà raccoglierlo in fiore. 45. Allium tendiflorum Ten. 46. A. OLERACEOM L. 47. Jcncus maritimus Lam. 48. J. gladcus Ehrh. /. inpZexus Car. Stat. — J. EFFUSUS L. Caruel nella Statistica unisce questa specie al J. conglo- meratus sotto il nome di J. communis E. Mey. (v. Car. Suppl. II al Prodr.). Non so quindi se la sua citazione del- l'Elba si riferisca all'una o all'altra di queste specie. 49. Ruppia maritima L. E. spiralis Dum. ; Car. Prodr. 50. R. rostellata Koch, forma pedunculis 1 cm., podoginis usque ad 2 l/2 cm. longis. 51. TYPHA LATIFOLIA L. 52. Cyperus aureus Ten. C. melanorhizus Del. Questa specie si credeva in Toscana esclusiva dell' isola SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE del Giglio. All'Elba, come al Giglio, l'ho trovata molto ab- bondante nelle vigne. 53. SCHOENUS NIGK1GANS L. 54. Carex extensa Good. 55. Panicu.m repens L. Specie all'atto nuova per la Toscana. 5G. Setakia verticillata P. de B. 57. Piialaris Canariensis L. 58. àrrhenathbrdm elatids Meri et Koch. 59. Phleu.m TENUE Schrad. 60. Gastridium scabrdm Presi. Da alcuni considerato come varietà del G. australe P. de B., all'Elba si presenta sotto una forma da questo ben diversa. 61. Polypogon maritimus Willd. var. sabspathaceus (Req. ; Gr. Godr.) Pari. ; Fiori e Paol. 62. Aira intermedia Guss. 63. Danthonia decdmbens DC. 64. Honcos mollis L. 65. Bro.mus erectus L. fil. 66. Triticom repens L. 67. T. pungens Pers. T. repens fi arenar ìum Car. Prodr. 68. HORDEUM MARITIMU.M Witll. 69. Loliu-M multiflordm Gaud. 70. L. strici'UM Presi. L. rigidum Gaud. 71. Lepturus cylindricus Trin. 72. Asplenium septentrionale Hoffm. Con queste nuove aggiunte il numero delle piante vascolari conosciate dell' Elba, che secondo la mia precedente nota l era di 977, viene portato a 1049. Delle 18 specie raccolte dal dott. Marcucci e citate già nel Supplemento generale del dott. Baroni 8 abbiamo ritrovato le cinque seguenti : Trifolium lappaceum L. T. striatum L. Fragaria vesca L. Daucus maximus Desf. Asperula laevigata L. 1-a Vedi in questo stesso Bullettino a p. 212. r-L-L SEDE DI FIBEN'ZE - ADITNMN'ZA DEL 9 DICEMBRE Le specie indicate dell'Elba nella Statìstica del Caruel, nel Suppl. gen. del dott. Baroni (dall'erbario Marcucci) e negli scritti del prof. Bolzon, che io non ho ritrovate, sono oramai ridotte a 158. Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni, l'adunanza è tolta. INDICE 345 INDICE Arcangeli G. — La festa degli Alberi e gli Orti botanici in Italia Pag. — Sopra alcune piante di Arau:aria Brasiliensis A. Bicb. — Sul Ranunculus eassubieus L. e sul E. polyanthemus L. — Presentazione del suo lavoro « I principali Funghi ve- lenosi e mangerecci, con una tavola murale a colori >. — Brevi notizie sull' Orto botanico pisauo — Parole in morte di S. M. Umberto I — Parole in morte del socio G. Pons — Altre osservazioni sull1 Praticarla imbricata Pav. e sul- l'ai. BratHiensU A. Rieh BargaCtLT P. — Un voto riguardante il Museo botanico fiorentino — Bendiconto finanziario della Società botanica italiana dal 1° gennaio al 31 dicembre 1899 ■ — Breve notizia sulla fecondazione e disseminazione nel Cytinus Hypoeùtu L Baroni E. — A proposito di una pretesa Podostemouacea dei dintorni di Tallombrosa — Breve notizia sopra una pianta di Amemba japonica del giardino annesso al Museo botanico di Firenze . . — Sopra una nuova località toscana del Cytinus Hypoci- stis L — et Christ H. — Filices plantaeque Filicibus affin Shen-si septentrionali, provincia Imperii Sinensis. a Bev. P. Josepbo Giraldi collectae. Manipulus quartus. BBOUIHOT A. — Il genere Scolopendrium nella flora romana. — Generi e specie nuove o rare per la flora della pro- vincia di Boma — Florula di alcuni piccoli laghi inesplorati della provi di Boma — Nuove località per specie della flora romana .... — Piante nuove o rare per la flora romani — Notizie preliminari sulla flora dellArcipelago Ponziano. — e SENNI L. — Una escursione botanica a Monte Tarino, nel gruppo dei Simbruiui Bolzmx P. — Contribuzione alla d:>ra veneti. Nota s — Contribuzione alla flora veneta. H ima .... 6 108 142 ivi 213 ivi 314 133 203 TT 167 260 47 56 121 290 ; - 274 - 346 INDICE Bolzon P. e De Bonis A. — Contribuzione alla flora ve- neta. Nota quinta Pag. 87 Casali C. — Contribuzione alla conoscenza della flora mi- cologica avellinese » 20 — Sulla classificazione dei generi Boelia "VVebb e Betama Boiss » 149 — Seconda contribuzione alla conoscenza della flora avel- linese » 224 — Nuove specie per la flora del Reggiano » 234 — Appunti sulla eterofillia nelle Cap rifogliacee .... » 236 Cavara F. — Recensione del lavoro di Anstruther A. Law- son dal titolo : « Some observations on tbe develop- ment of tbe karyokinetic spindle in tbe pollen-mother- cells of Cobaea scandens Cav. » » 177 — Le cinesi polliniche nelle Gigliacee. Recensione di una memoria di V. Grégoira ecc » 181 — Addenda ad Floram Sardoam > 263 — Voti e proposte per una « Flora crittogamica italiana ». Lettera aperta ali'on. Presidente della Società botanica italiana, cav. Stefano Sommier » 268 . — Ossei*vazioni morfologiche sulle Gimnosperme. Notizie preliminari > 317 — Di un nuovo Acarocecidio della Suaeda fruticosa, osser- vato in Sardegna » 323 Ferraris T. — La Coclearia glastifolia L. nella flora avel- linese » 44 Gelmi E. — Nota sui Cirsi del Tonale » 64 — Nuove aggiunte alla flora trentina » 68 Goiran A. — A proposito del Ranunculus Cassubicus di Ciro Pollini » 17 — Anacardiaceae veronenses » 19 — Frammento di una lettera al Presidente della Società botanica italiana » 159 Levier E. — Cenni su due opere botaniche di recente pubblicazione » 39 — Di alcuni Botrychium rari della flora italiana .... » 133 — Due Felci della Cina » 137 Macchiati L. — Nota preventiva di biologia sul fiore del Castagno indiano » 245 — Intorno alla funzione difensiva degli Afidi » 284 — Noterello di biologia fiorale. Prima serie » 326 Masino E. A. — Sopra un esemplare di Osmanthus aqui- folius Bantb. et Hook., coltivato nell'Orto botanico di Pisa » 175 Massalongo C. — Sopra una nuova malattia delle foglie di Aucuba japonica Tbunb » 166 indice :;17 Massalongo C. — Novii'i della Bora micologica veronese. Michblhtti L. — Aggiunte o rettificazioni » 158 Morgana M. — Su di un ramo anormale di Viburnum odo- ratìs8Ìmum li. Br » \gQ PASSERINI N. — Sui tubercoli radicali della Medi tiva L » 1(3 PONS G. — Primo contributo alla ilora popolare valdese. » 101 ■ — Flora popolare valdese. Secondo contributo . . . . » 216 — Sull'habitat della Viola pinnata L. nelle valli valdesi . » 222 SoMMIBR S. — La Spormatoteca di Sabbati por A. Bóguinot. » — Cenni necrologici sul prof. Antonio Aloi » — ■ Alcune specie nuove per la Toscana > 162 — La Pterotheaa Nemauuensis (Gou.) Cass. nell'agro fio- rentino » 164 — Notizie biografiche dei soci defunti prof. Calori e av- vocato Gaeta > 168 — Presentazione della sua nuova opera « L'isola del fi- glio e la sua flora » > 169 — Aggiunte alla flora dell' Elba » 204 — Osservazioni sulla Crepis béllidifolia Lois >■> — Presentazione in nome del Dott. Levier e proprio del- l'opera: Enumcratio plantarum anno 1S[)0 in Cau lectarum etc » 810 — Notizie sul Missionario Padre Giraldi residente in Cina, da lettere del medesimo al sig. Antonio Biondi. . . » 311 — Nuove aggiunte alla flora dell'Elba » 340 Tiièves P. — Contribuzione alla flora valdostana . . . > Trotter A. — Intorno alla Phìllyrea inedia figurata da Reichenbach Fil » 96 — Comunicazion j intorno a vari acarocecidì nuovi o rari per la flora italiana » IDI Vaccaiu L. — I giardini botanici alpini della Valle d'Aosta. » 301