THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 58QG SOB I901-09 OTTO HARRASSOWITZ Riir.HH&NniiiNr; BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A. imo 19 07. FIRENZE 1907. Firenze, Stabilimento Peilas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Chiti successore). So 3 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 13 gennaio 1907. Presidenza del Vice-Presidente Baccakini. Il Presidente proclama l'ammissione del socio : Sig. Massimino Longa di Bormio e la riammissione di un antico collega dimissionario e cioè del Prof. Romualdo Pirotta. Egli si compiace di questo fatto che viene a rendere più stretti i rapporti tra i membri della famiglia botanica italiana e crede di interpretare il pensiero di tutti inviando un sentito ringraziamento al nostro Presidente Prof. Antonino Borzi per avere procurato alla nostra Società questo benaugurato ravvicinamento. Il socio Dott. Bargagli-Petrucci intrattiene i soci sopra alcuni fenomeni teratologici da lui osservati nei fiori maschili di una pianta di Begonia tuberosa e che formano oggetto di una nota da pubblicare nel Giornale. A proposito della Begonia tuberosa var. cristata, sulla quale il Dott. Bargagli-Petrucci ha fatto le sopra riferite osservazioni, il Cav. Pucci nota che questa sj)ecie è di origine orticola e proba- bilmente ottenuta da incrocio e che la var. eristata è nota tra gli orticultori, come forma fissata e costante, da soli tre anni circa. Il Segretario Pampanini presenta a n"me suo e dei soci Fiori e Béguinot, le « Schedae ad Floram italìcam exsiccatam, Cent. VI-VII », che compariranno nel Giornale, e dà lettura della seguente comu- nicazione del prof. GoiRAN : PRESENZA DI BROMUS SCHBADERI KUNTH NEL NIZZARDO. « Il Bromus Schraderi è pianta americana (ex America calidiore Kunth) introdotta in Europa, come foraggio, nella seconda metà dello scorso secolo ; e molti ricorderanno la stupefacente reclame, durata per anni, ma non seguita, almeno in Italia, da pari fortuna, 751588 6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO che per questa graminacea è stata fatta sulle effemeridi tutte, le politiche non escluse. Il Eeverendo Abbate E. Coste nell'ultimo fa- scicolo, recentemente venuto alla luce, della sua eccellente Flore des- criptive et illustrée de la France ecc., scrive (p. 644, ubi descript, cum io.) che B. Schraderi est cidtivé camme fourrage et subspontané gà et là: nella estate del 1905 lo ho raccolto presso Nizza alla Madalena (40-50 m.) : quivi l'ho ritrovato nello scorso mese di luglio, e contemporanea- mente mi venne fatto di scoprirne una seconda stazione più ad occidente, quasi in riva al mare, tra Carràs e California : però la pianta nizzarda è alquanto diversa da quella descritta dall'A. Coste (l. e), e da quelle esistenti nell'Erbario Fiorentino (R. Pampanini in Ut.) : anzi ho notate nel B. Schraderi del Nizzardo due forine o varietà ben distinte, delle quali stimo opportuno dare la descrizione; tanto più che questa graminacea non la vedo indicata in alcuna pubblicazione italiana. Indico, tra parentesi, i caratteri chel'A. Coste segnala nella pianta da lui descritta, in opposizione a quelli da me osservati nei miei esemplari. « Bromus Schraderi Kunth. — Bromus unioloides H. B. et K. ; Ceratocldoa penduta Scbrad. — « In agro nicaeensi duae occurrunt « formae vel potius varietates : — :< l,astophyl.lus Goìr. : Rhizomate « cespitoso, abbreviato, rarissime substolonifero (souche fibreuse E. « Coste); culmo saepissime solitario, erecto vel adscendente, glabro, « sulcato, rigido, cum panicula 0.'" 40 — 2.™ 00 et ultra alto : foliis « laete viridibus, infimis et intermediis margine ciliatis, pubescentibus, « supremis glabrescentibus (feuilles rudes, glabres E. Coste) : vaginis « hirsutis (piante pubescente sur les gaines E. Coste), emarcidis saepe «in fila flexuosa solutis : laminis attenuatis acuminatisque, 20- « 30 cm. longis, 3-5 mm. latis {larges 5-12 mm. E. Coste): ligula « truncata, abbreviata, lacera : panicula pallide virente, laxa, ampia « in pianta luxuriosa, in anthesi erecta dein untante, ramis scabris « subgeminis, inferioribus remotis, supremis approximatis : spiculis « ovato oblongis, 2-2^/^00.. longis, valde compressis, scabriusculis, «4-6 floris (6-8 E. Coste) : glumis 7-nerviis, acuminatis, subaequa- « libus : glumellis valde inaequalibus, inferiori 7-9nervia fortiter « carinata, ex apice bidentata brevissime aristata. Herba perennis ». « Dintorni di Nizza in un campo abbandonato, in società con una forma (forse varietà) di Bromus erectus Huds., quasi in riva al mare tra Carràs e California ; e quivi forse introdotto una volta come foraggio, ed oggi naturalizzato o quasi. — Giugno-settembre. « ^ LEiOPHfLLUS Goir. Pianta gracilis, humilior, sordide virens: « culmo flaccido, prostrato vel adscendente: jjanicula depauperata: « spiculis sub 6-floris, glumella infera longiuscide aristata : foliis va- ^ ginisque glabris. Forsan forma umbrosa? « In luoghi erbosi nel Vallone di Magnan presso la Madalena. — Luglio-agosto. » SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 7 Sono poi presentati e riassunti dal Segretario Pampanini i se- guenti altri lavori presentati dal soci : P. BOLZON. — SULLA FLORA DELLE DOLOMITI BEL- LUNESI. M. Civetta (m. 3220). Fra i colossi dolomitici del Bellunese il m. Civetta é certo il meno studiato dal lato botanico ; in fatti in molte pubblicazioni sulla Flora Veneta da me consultate, ho visto riportate di que- sto monte soltanto due piante, cioè Primula tyrolensis raccol- tavi àdiW'Huter ' e Saxifraga cernua " dal Porta. Ne ho esplorato la parte settentrionale facente parte della valle di Zoldo, cioè i dintorni del nuovo rifugio Coldai (m. 2150) dalla Forcella cTAlleghe (m. 1820) alla sommità dgl m. Coldai (m. 2398), i dintorni del vicino lago Coldai (m. 2146) e i dirupi della vai Zeolere che strapiombano sulla valle di Zoldo sopra Pècol. In tre escursioni (il 2 e il 6 Agosto e il 2 Settembre 1906) ho quivi raccolto circa 85 specie, la maggior parte della regione alpina; le presento qui distribuite in gruppi secondo l'altezza e la stazione, notando in carattere più grosso le forme più importanti per la Flora Veneta. Begione montana, ' da Pécol alla Forcella d'Alleghe (m. 1300- 1820). Piante rupestri. Veronica fruticulosa L. Piante dell' Associazione pratense. Dei prati piuttosto asciutti. Anemone alpina L. J3 5?^^- ftirea (L.) (in fiore il 2 Settembre, rifioritura) — Tri- folium pratense L. & nivale (Sieb.) b. alpinuiu Hpe. Astragalus australìs L. -j. typicus, Aster alpi- nus L. * Cfr. HuTER, Botan. Mittheilg., Wien, 1873, in Oest. hot. Zeitschr. "^ Cfr. Pampanini, Essai sur la géogr. botan. des Alpes. ' In questa regione ho raccolto soltanto poche piante fra le più. rimarchevoli ; invece nella regione alpina ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di far la raccolta completa. 8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO Dei prati più o meno umidi. Lathyrus Linnaei Rouy a Gmelini (Rouy), Primula farinosa L., Gentiana Ama- rena L. 9 oMusifolia (W.) e &. pyramidalis Fiorì. Dei prati padulosi (alla Forcella d' AUeghe), Menyanihes trifoliata L., Pedicularis palusiris L. Begione alpina, dalla Forcella d' Alleghe alle vette (m. 1820- 3220). ' Piante umbrofile (fra le rupi). Cystopteris alpina Besv., Si- lene quadrifida L,, Viola hiflora L., Saxifraga andrò- sacea L. Piante idrofile (terreno umido fra le dolomiti, vicino al rifu- gio Coldai), Selaginella spinulosa P. B., 8axifrag'a cer- nila L., Adoxa Moschatellina L., Valeriana dioica L. b. nana mihi, Valeriana elongata L. Piante xerofile (fessure delle dolomiti aride ed apriche). Sesleria spJiaerocephala Ard., Cerastium latìfoliuin L. e. unifloruiu (Murith), Helianthemum italicum Pers. e. glabratum G. e\(j.,AraMs alpina L.,A. ciliata R. Br. e. eenisia (Reut), Arabìs coerulea Haenke b. pu- bescens mihi, Arabis pumila Wulf. in Jcq., Braba tomen- tosa L., Biscutella levigata L. a typica, Saxifraga Aizoon . Jcq. e. stabiaiia (Ten.) e d. g^racìlìs Rouy, Sacci- fraga caesia L. e j3 squarrosa (Sieb.), Sedum atra- tum L., Pims Chamaemespylus Ehrh., Trifolimn repens L. j3 pallescens (Schreb.), Epilohium alpinum L. v. typicum, Primula Auricula L. .(3 BaWisii (Lehm.), Pri- mula tyroleusis Schott, Gentiana verna L. J imbri- cata (Froel.), G. utrleiilosa L., G. ciliata L. (in flore soltanto il 2 Sett.), Myosotis pyrenaica Pourr. a typica e b. exscap)a DC, Veronica Bonarota L., Pedicularis ver- ticillata L., Phyteum,a liemisphaericum L. y. typicum, Pìi. comosum L. var. Be^uinotli mihi, Camjmnula ro- iundifolia L. e. reflexa Hausm. e d. Scheuchzeri (Willd.), Senecio abrotanifolius L., Doroiiìcuiu grandiflo- riiiu L. b. luediiim DO., Erigeron glabratus Hpe., Leon- topodium alpìnmn Cass., Carduus nuiahs L. b. latilo- bus Cr. Beck, Hieraciuin sp. ^ Ho esplorato le vette fino ad un'altezza non superiore ai 2500 m. SEDH DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 9 Piante dei luoghi erbosi più o meno sassosi. Piuttosto asciutti. Salix retusa L. J3 serpyllifolia (Scop.), Potygonum viviparum L., Ra milieu lus hybridus Biria, R. Villarsii DG. p. p., Koch, Aconitum Napellus L., Potentina veryia L. e salisburgenszs (Haenk.), AlchemUla vulgaris L. ^ aìinslris (F. W. Schm.), Astragalits mon- tanus L., Gentiana nivalis L., G. Amarella L. o pilosa (Wettst.), Eiipìirasia minima Ich. in Schl., Horminwn Pl/renaicujn L., Thymus Serpyllmn L. S long^icaiilis (Presi.) b. ìiiteriiiedia Posp. Piurtosto umidi. Leontoclon prateìisis Rchb. e. Taraxacì Nym., Taraxacum officinale Web. in Wigg. a typicum e J3 alpiiiuiii (C. Koch). Piante dei ghiaioni dolomitici. Piuttosto asciutti. Alsine verna Wliliib., Als. Clierleria Fenzl, Sitene acaulis L., Arabis alpina L. b. nana (Baumg.), A. pitmila Wiilf. in Jcq., Thlaspi roti indi folium Gaud,, Potentina nitida L., Veronica alpina L. colle variazioni spesso confluenti fra loro : a. glabra Béguin., ly. hirsuta Béguin., e. integrifolia (Schranck) e d. rolan- difolia (Schranck), Linaria alpina Mìì\., Antìiemis alpina L., Saxifraga autumnaUs h. Piuttosto umidi. Hntchinsia alpina R. Br. e b. afiinis R. Br., Saxifraga sedoides L., S. stellaris L. -)• interme- dia Timb. Vicini alla neve fusa di fresco (in fiore il 6 Agosto), Geum inontanum L., Rhodotliamnus Chamaecistns Rchb., Sol- danella minima Hpe., Gentiana- acaulis L. 8 alpina (Vili.). Fra queste piante del m. Cicetta meritano particolar men- zione le seguenti: Cerastium latifolimn L. e. unifloriiiu (Murith.). Nei luoghi dirupati dolomitici vicino al rifugio Coldai a 2150-2300 m., il 2 Settembre in fiore, rarissimo. Questa forma non mi risulta nota del Veneto; nella Flore de France di Rouy et Fouc, figura anche delle estreme vette delle Alpi occi- dentali ; probabilmente é una variazione altitudinale. 10 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO Aràbis alpina L. b. nana (Baumg.). Nei ghiaioni dolomitici fra il rifugio Coldai e il passo omonimo a m. 2150-2250, il 2 Agosto in fioritura incipiente ; variazione stagionale e forse, ad un tempo, stazionale che, da quanto so, non era nota del Veneto. A. ciliata R. Br. e. cenìsia Reut. Nelle fessure delle do- lomiti sovrastanti a vai Zeolere non lungi dal rifugio Col- dai a 2200-2350 m., il 6 Agosto in piena fioritura; forma nota anche del Friuli (cfr. Goriani, FI. Friul.) e proba- bilmente da considerarsi come variazione attitudinale della 7 ciliata, perché questa, almeno nel Friuli (cfr. Goriani, 0. e), non sale al di sopra dei 1200 m. A. coerulea Haenke b. piibescens mihi, cauUs pubescens. Nei dirupi dolomitici sovrastanti a vai Zeolere non lungi dal rifugio Coldai a 2200-2350 m., il 6 Agosto in piena fio- ritura, due sole piante. Secondo il Bertoloni {h\FLHal.) questa pianta ha soltanto « caufis puberuliis » ; secondo la FI Analit. di Fiori e Pao- lelti, ecc., i fusti sono « glabri o subpitbescenti », mentre nei miei esemplari la pubescenza è notevolmente lunga e fitta; variazione probabilmente dovuta unicamente all'azione del freddo. Come specie tipica è nota del m. Baldo (Goiran), di varie località del Friuli (cfr. Goriani o. e.) e del Bel- lunese (cfr. Vis. e Sacc, Catal. delle piante vascol. del Veneto), ma di questo non mi è nota alcuna località. Saxifraga stellaris L. 7 intermedia Timb. Nei ghiaioni e nelle fessure delle dolomiti piuttosto umide sovrastanti a vai Zeolere a 2100-2300 m.; forma che non mi risulta nota del Veneto. S. Aizoon Icq. e. stabiana (Ten.). Nelle fessure delle dolo- miti presso il rifugio Coldai, il 2 Agosto in fiore. Forma nota anche del Friuli (conf. Gortani, 0. e). — d. §^racilis Rou}'. Nelle fessure delle dolomiti lungo la discesa che dal rifugio Coldai conduce alla Forcella d'AlIeghe a 1900- 2000 m., il 2 Sett. in piena fioritura; forma che non mi risulta nota del Veneto. Tri folium pratense L. e nivale (Sieb.) b. aipinuni Hpe. Nell'as- sociazione pratense fra Pécol e la Forcella d'Alleghe a 1500- 1800 m.; forma nota anche del Friuli (cfr. Goriani, 0. e). SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 11 Asti'a§^alus ansti'alis L. a typicus. Nei pascoli sassosi alla Forcella d'Alleghe verso Pécol, il 2 Agosto parecchie piante in frutto (m. 1800). Secondo gli autori è specie dif- fusa dalle Alpi Marittime alle Trentine, poi salta le Alpi Bellunesi per ricomparire nelle Friulane, nelle quali é nota di due sole località (cfr. Gortani, o. e). Questa località del Bellunese colma dunque tale lacuna; d'altronde le località del Trentino Paclon di Fedaia e Primiero a S. Martino (cfr. Gelmi, Prosp. della FI. Treni.), rientrano anche nella regione botanica bellunese. Thi/mus Serpijllara L. S loii^icaiilis (Presi.) b. interiiie- dius Posp. Nei luoghi erbosi dolomitici presso il rifugio Coldai ; forma nota anche del Friuli (cfr. Gortani,- o. e). Adoxa Moscliiiteliiiia L. Nei luoghi muscosi fra i blocchi dolomitici vicini al ynfagio Coldai (m. 2150), insieme a Saxifraga cernua L., parecchie piante in fiore il 6 Agosto. Non mi risulta nota di alcuna località della provincia di Belluno; inoltre non mi consta sia mai stata trovata a tale altezza ; cosi nel Friuli non è stata trovata ad altezza supe- riore ai 1750 m. (cfr. Gortani, o. e). Valeriana dioica L. b. nana mihi, pianta straordinariamente più piccola in tutte le sue parti. Nei luoghi umidi fra le dolomiti attorno al rifugio Coldai (m. 2150-2250), il 2 Ago- sto in fiore. Anche nella FI. de France di Roitij et Fouc. (voi. Vili, pag. 86) si accenna al nanismo di questa pianta nella reg. alpestre. Phijteuma comosum L. var. Beg^uiuotii mihi, caules 1-2 centimetr. longi ; folia parva, glabra vel ad margineìn ciliata, conferta ut simitlent fere rosulam subradicalem, superiora uinbellain circwndantia ; involucri foliolis par- vis, umbella multo hreviorihus ; umbella 4-9 floribus constans. In rimosis locis dolomitarum aridissimis et apricis mon- tis Civetta (in alpibus Bellunensibus) secundum ascensum a Forcella d'Alleghe ad rifugium dictum Coldai (m. 1900- 2000). In questa località ne ho osservato una piccola colo- nia di circa una dozzina di piante, in fiore il 2 Agosto 1906, tutte appartenenti a questa forma, la quale probabilmente è da considerarsi come una variazione assai spiccata, dovuta 12 SEDE DI FIKEXZK - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO all'azione dell'altezza combinata coll'azione dell'estrema aridità e dell'esposizione aprica delja stazione. Taraxacuin officinale Webb. in Wig-g. ^ alpinuiii (0. Kocli). * Nei luoghi umidi fra i massi dolomitici sopra il rifugio Cal- dai lungo la salita del monte omonimo a 2200-2300 m., il 2 Sett. in fiore ; è nota anche del Friuli (cfr. Goriani, o. e). M. Pelmo (m. 3169). È stato esplorato da parecchi botanici, fra i quali di re- cente dal Tanfani e dal Pampanini. Il 3 Agosto 1906 vi ho compito una rapida escursione nel versante Zoldano e fra le piante raccoltevi sono degne di nota le seguenti: Nei ghiaioni dolomitici sovrastanti al rifugio Venezia (m. 1900-2200). Tofteldia calyculata Whlnb. b. ramosa Hpe., da me notata anche del Tirolo Veneto (cfr. Bullelt. Soc. hotan. Hai., 1900, pag. 276) e j3 glacialis (Gaud.) dal Pam- panini già raccolta pure nel m. Pelmo (cfr. o. e, dove invece di rifugio Venezia è scritto rifugio S. Marco). Anthyl- lis Vulneraria L. e alpestris (Kit.), Papaver alpinum L. a Burseri (Crantz) ì). decipiens (Rouy et Fouc), Hutchinaia alpina R. Br. &. affinis R. Br. Alla Forcella di Pelmo vicino al nevaio (m. 1900-2100), Phy- teuma heinispliaericiim L. j3 graminifolium (Sieb ), nel Zoldano già stato raccolto al m. Mezzodì dal Bizzozzero, Saussurea alpina DC. a typica a. genuina, in fioritura incipiente il 3 Agosto; nel ra. Pelmo è pure stata notata dal Pampanini (cfr. Bull. Soc. boi. Hai., 1. e.) ed è nota pure del m. Marmoloda al passo di Fedaia (cfr. Gelmi, o. e). Nell'associazione pratense sotto il m. Pelmo (versante Zol- dano). Ajuga pyramidalis L. Nei prati umidi alla Forcella Tamai (m. 1600), fra il m. Punta e il m. Pelmo. Specie piuttosto rara che non mi risulta nota delle dolomiti circostanti. Cirsiwn heterophyUum Ali. b. indivisuiu DO. Nei prati umidi presso il fienile di So-Pelp, sotto la Forcella di Pelmo. Forma nota anche del Friuli (cfr. Goriani, o. e.) ; ^ Studiata dal prof. A. Fiori. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 13 il tipo è stato raccolto presso S. Vito di Cadore nei prati di Roaii alla Rocchetta. (Pampanini). Alto bacino del Biois (Agordino). Passo di S. Pellegrino sopita Falcade (m. 1910). È notissimo ai botanici trentini (cfr. Gelmi o. e); si trova sulla linea di displuvio fra la valle d'Agordo e la vai di Fassa. Carex pauciflura Light. Nell'associazione dei prati paludosi fi-a V Ospizio e V Hotel Monzoni. É nota di molte località del finitimo Trentino (cfr. Gelmi, o. e.) e, allo stato delle cognizioni, la località di S. Pellegrino rappresenta il li- mite orientale dell'area di questa specie nelle Alpi Venete, essendosi da escludere dal Friuli (cfr. Gortani, o. e). Negli autori, figura anche del Vicentino, dove é stata raccolta molti anni fa dal Beggiato ; ma di poi non vi è stata più ritrovata. Arenaria bìflora L. Negli affioramenti di porfido fral* Ospi- zio e Hotel Monzoni; nel Bellunese è stata pure notata dal Venzo presso la cima del m. Antelao e quindi con tutta probabilità sulla dolomite ; eppure stando a quella mia osservazione e a quanto scrivono il Gortani (in o. e.) e il Gelmi (in o. e.) questa pianta mostra forte appetenza per là silice. Potentina Sibbaldi Hall. f. Nella stessa località e stazione della precedente; anche questa pare specie con appetenza decisamente silicea, come appare anche dal Gortani (cfr. o. e). Quanto pare frequente nell'attiguo Trentino (cfr. Gelmi, 0. e ), altrettanto è rara nelle montagne venete, essendovi nota soltanto del ra. Baldo (Goiran), di vari luoghi del Friuli (cfr. Gortani, o. e.) e del Vicentino nei monti Portole e Grappa (Spranzi), però queste due ulti- me località, specialmente la seconda, meritano conferma. Primula g-lutiiiosa Wulf. Nei luoghi erbosi a substrato porfìrico h'àV Ospizio e l'Hotel Monzoni. Secondo il Gelmi (cfr. 0. e.) nel Trentino é propria dei monti granitici e schistosi; la mia osservazione conferma l'appetenza di questa specie per la silice. Secondo il Calai, delle piante vascol. del Veneto di Vis. e Sacc. è nota anche del Bel- lunese, ma non ne conosco località all' infuori di questa. 14 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO P. g^lutinoso X miniraa Rchb. Colla specie precedente; è nota della contigua vai di Fassa (cfr. Gelmi, o. e). Senecio incanus L. j3 carniolicus (W.). Negli affioramenti di porfido fra V Ospizio e V Hotel Manzoni. Del distretto Bellunese è noto nei monti Quaterna in Comelico (Va- glino) e dei rovesci delle Pale di S. Martino (Schunch). Anche nel Friuli (cfr. Goy^tani o. e.) è nota di terreni silicei, il che concorre a mostrare la sua forte appetenza per la silice. Arnica montana L. b. corymbosa Fiori. Nei pascoli pin- gui vicino alle malghe. Passo di Vallès (m. 2032) sopra Falcade. Come il vicino passo di S. Pellegrino, si trova lungo la linea di displuvio fra il bacino d'Agordo e la vai di Fassa. Doronicum grandiftorum Lam. b. medium DO. Fra i massi dolomitici non lungi dalla malga Vallès. Leontodon hispidus L. j3 opiiuus Bisch. Nei luoghi petrosi dolomitici della Cima Vallès a 2200-2300 m. Forma cal- cicela nota anche del Friuli (cfr. Gortani, o. e.) ; i miei esemplari si avvicinano alla variaz. &. carnicus Fiori. Scorzonera arislala Ram. Nei luoghi erbosi fra i massi do- lomitici del versante di Cima Vallès che scende dirupato verso la malga omonima a 2100-2300 m. ; nel Bellunese è pure nota dell'Agordino ad Alvera (Crèpin). A. VILLANI. — DI ALCUNE PIANTE CONTENUTE NEL- L'ERBARIO ZICCARDI. Nel primo contributo allo studio della Flora Campobassana * dissi che avrei avuto desiderio di intrattenermi in una noticina di alcune piante contenute nell'erbario Ziccardi. Di queste ulti- me attirarono la mia attenzione quelle raccolte a Mutri, loca- lità che confina con la provincia di Molise. Anche quest'anno, nell'accurata revisione che ne ho fatto, ho cercato, per quanto più mi è riuscito, di trascrivere con esat- ' A. Villani, Primo contributo allo studio della Fiora Campohassana. Malpighia, Anno XX, Voi. XX. Genova, Tipografia Ciminago, 1906. SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 15 tezza i nomi e le indicazioni delle specie determinate dal dot- tore Ziccardi. Non avendo avuto a mia disposizione sufficienti libri e mate- riale di confronto, non ho potuto, come sarebbe stato mio desi- derio, occuparmi di alcune altre piante, specialmente di quelle indicate di Biccari, ' le quali sono circa 130. Le piante, ripeto, che più mi interessano e che mi spinsero a pubblicare questa breve nota sono quelle che furono raccolte dal dottor Ziccardi a Cusano Mutri, località che egli indica sui cartellini semplicemente col nom.e Mutrì. Nella revisione dell'erbario, avendo riscontrato diverse piante di Mutri, che io ho raccolto a notevoli altezze sulla parte N-E del Matese, appartenente alla provincia di Campobasso, e di alcune delle quali terrò parola in una prossima nota, mi venne il dubbio che parecchie di esse fossero state trovate sul Monte Mutria e quindi da ascriversi alla Flora Campobassana. Abbandonai poscia tale ipotesi perché in tutti i cartellini, nessuno eccettuato, riguardo alla località non si trova mai scritto Mutria, ma sempre il solo nome MicùH. Bisogna dun- que ritenere che tali piante furono raccolte in luoghi circon- vicini al villaggio di Cusano Mutri e su altri monti che lo cir- condano, e però si devono ascrivere alla Flora Beneventana. Per queste piante, come ho fatto nella precedente nota, ho seguito la numerazione stabilita nella Flora analitica di Fiori e Paoletti. Mi sia intanto permesso di dire poche parole sulla posizione di Cusano Mutri. Cusano Mutri è un comune appartenente alla provincia di Bene- vento. Sorge alle falde del Monte Mutria (m. 1822), da cui ha nome, tra pittoresche e ridenti colline a 500 metri sul mare. Trovasi distante circa 7 km. e mezzo N-0 da Cerreto Sannita, 31 km. N-E da Caserta e 12 km. S-E da Piedimonte d'Alife, 11 capoluogo è un piccolo borgo, circondato da alte montagne, che per molti mesi sono coperte di neve. II territorio é ferti- ^ Nell'epoca in cui figurano raccolte le piante dell'erbario Zic- cardi Baselice pubblicò a Campobasso la Flora Biccarese (Luigi Baselice, Flora Biccarese. Botaniche peregrinazioni ntll'agro Bicca- rese per la primavera del 1S41. Campobasso, 1312, 67 pagiue in-S"). 16 SEDE DI FJRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO lissimo, il clima è freddo, l'aria vi è salubre. Ubertosi sono i pascoli, è ricco di alberi fruttiferi, molto bene vi prosperano le viti. Ecco intanto l'elenco delle piante da me studiate, e che Del- l'Erbario Ziccardi sono indicate di Mutri : Elenco delle piante contenute nell'erbario Ziccardi e raccolte a Mutri. Allium ursindm L., jun. 1842. PoLYGONATUM MULTiFLORDM (L.) Ali. « Convallaria muUiflora » ' (Erb. Zicc), 22 lugl. 1842. Orchis dstulata L., 22 lugl. 1842. Orchis sambucina L. Mutri a S. Crocelle 1842. DiANTHDS -Caryophyllus L. ^ virgmeus (L.), « Dianthus Caryo- phylliis-sylvestris ». Mutri. Helianthemum canum (L.) Dun. fi italicum (Pers.), « Hedian- thernwn italicum, B. candidissimum », 22 lugl. 1842. Viola canina L., 14 sett. 1841. Erysimum hieracifolidm L. c, canescens (Roth), « Erysimum canescens DO. ». Mutri a S. Crocelle, 22 lugl. 1842. Arabis alpina L. yalMda (Stev.). « Arabis alhida », 22 lugl. 1843. Dentaria enneaphyllos L. « Dentaria enneaphylla », 22 lu- glio 1842. Dentaria pentaphyllos L. J3 polyphylla (W. et K.), « Dentaria polyphylla », 22 jun. 1842. Dentaria bulbifera L., 22 lugl. 1842. Thalictrum angdstifolium L. 5 flavum (L.), « Thalictìntm, glaucujn ? », 1842. Ranunculds gramineus L. Aia della Lepre presso a Cusano 30 aprile 1841. Saxifraga tridactylites L., 1842. Saxifraga lingolata Bell., 1842. Saxifraga Aizoon Jacq., lugl. 1842. Circaea ldtetiana L., 22 lugl. 1842. . ^ I nomi delle specie tra virgolette (« ») sono quelli riportati dai cartellini dell' Erbario Ziccardi. SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 17 BuNiUM Bdlbocastandm L., « Bicnium Bulbocastmiuìu Bert. Myrì^hiclis Bunii V. A. Ten. », 22 iulii 1842. OxALis Acetosella L., 22 lugl. 1842. Malva moschata L., 1842. Armeria vdlgaris W. k, plantaginea (W.) b. leucantha Boiss. M. Armeria alliacea », 22 lugl. 1842. Gentl\na crucl\ta L. Mutri, a S. Crocelle, lugl. 1842. SCROPHDLARL\ VERNALIS L. Veronica spigata L., 1842, 27 lugl. EuPHEASiA OFFiciNALis L. v] mìnima (Jacq. in Schleich., 1800) (Lara, et DC, 1815). « Euphrasia o/ficinalis B. miniìna; ari E. alpina? y>, 14 sept. 1841. Rhinanthus Alectorolophus (Scop.) Poli. (1777). « Alectorolo- pJius Cristagalli B. villosus ». Tedcrid.m montanum L., 24 giugn. 1841. Teucr[um montanum L. b. supinum (L.). = var. angustifo- liuìu Pirona. « Teucrium supinn,in », lugl. 42, Lamidm garganicdm L. j3 grandifloruìn (Pourr., 1788). « La- Quium longifiorum Ten. », giugn. 1841 e 42. Lamidm macdlatdji L. b. rugosum (Ait.). « Lamium ìiirsu- timi ». Mutri, giugn. 1842. Salvia glutinosa L., 14 seti 1841. Globularia cordifolia L. S bellidifolia (Ten.). « Globularia tellidifolia, 21 lugl. 1842. Bertolonius Gì. cordifoliam nun- cupat, additque in foliis characterem 5-7 nervationis, quem in meo specimine haud reperio! Lusum vero duorum vel tri una florum in pedunculo in axilla bracteolae, mea pianta reti net ». Plantago crassifolia Forsk. « Planiago recurvata ». Adoxa Moschatellina L. apr. 1843. a ci. Paolillo, 7 sept. 1843. V-\leriana tripteris L. ad rupes, 22 iul, 1842. Campanula glomerata L., 14 sett. 1841 e 22 lugl. 1842. Campanula foliosa Ten., 23 lugl. 1842. Hedraeanthus graminifolius (L.) DC. f. « Campanula grami' nifolìa ». Mutri, 23 lugl. 1842. Adenostyles alpina (L.) B1. et Fing. J3 aicsiralis (Nym.), Ade- nostyles Petasites DO. Cacalia alpina var. a. Lin., giugn., lugl., sett. 1841. 42. Bull, della Soc. boi. Hai. 8 18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO DoRONiCDM CoLUMNAE Ten. (1811). A Baselice primum mihi corn- municatum, dein ipse legi in monte Mutri 14 sept. 1841. Gnaphalium silvaticdm L. a rectum (Sm.). « 'Gnapkatium syl- vaiicuìn DC. a. rectitm. Mutri, 23 lugl, 1842, et Gnapiia- lium sylvaiiGwn DC. B. fuscatimi DC? », 1842. Carlina acanthifolia Ali. (1774) j3 Cynara (Pourr. ex DC), 14 sept. 1841. Carlina acaulis L. fi alpina Jacq., Carlina subacaulis DC. j3 caulescens 28 luglio 1842. Crepis lacera Ten, « Crepis lacera ». Santacrocelle e Mutri, giugn. lugl. 1842, 43. Il socio Dott. Pampaloni espone i resultati dei suoi studi sulle filliti del Valdarno superiore ed annuncia che il lavoro in esteso sarà pubblicato tra breve. Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta. SEDE DI FIRENZE - ADUKANZA DEL 10 FEBBRAIO 19 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 10 febbraio 1907. Presidenza del Vice-Presidente BACCAKI^•I. Sono proclamati a nuovi soci i signori : Dott. Adolfo Cauda di Asti ; Dott. Leone Formiggini di Padova. Il Presidente legge quindi una lettera programma presentatagli dal Segretai'io Pampanini a nome della Presidenza della « Pro montibus et silvis » ove si fa nota la lodevole iniziativa presa da questa benemerita Associazione di pubblicare per l'Italia un libro analogo a quello clie il sig. Henry Correvon ha dato in luce per la Svizzera dal titolo Nos arbres. Il concetto ispiratore sarebbe quello di illustrare, con descrizioni e fotografie, gli alberi leggendari e storici che l' Italia possiede, e ciò allo scopo di una favorevole pro- paganda a prò del rimboschimento. Dopo quésta parte, che servi- rebbe ad attrarre l'attenzione del lettore su questo problema si pas- serebbe quindi a dimostrare con evidenza, mediante fotografie, tutti i perniciosi effetti del diboscamento, cioè frane, valanghe, alluvioni, ed inaridimento delle sorgenti, colla conseguente degenerazione e depauperamento delle popolazioni e degli animali. E per rendere più efficace il quadro, si metterebbe a confronto colla bellezza e floridezza del paesaggio munito del suo naturale manto boschivo. Questa nobile iniziativa, che ebbe già l'approvazione e l'appoggio di S. M. il Re e S. M. la Regina Madre, merita di essera incoraggiata anche dalla Società Botanica italiana e perciò il Presidente si ri- volge a tutti i soci perchè nei limiti del possibile vogliano concor- rere alla buona riuscita della progettata pubblicazione. Legge poi la lettera seguente pervenutagli dal socio prof. Vac- CARi che spiega meglio il concetto della suddetta circolare : « Ill."^o Signor Presidente, « Nello scorso mese di agosto ebbi l'onore di partecipare al Con- gresso pei giardini botanici alpini tenuto a Pont de Nant nel Can- tone de Vaud, come rappresentante non solo del giardino alpino « Chanousia », ma anche della « Pro Montibus », del Club Alpino Ita- 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO liano e della Società degli Agricoltori Italiani. Uno dei punti più no- tevoli del Programma rifletteva l'utilizzazione dei giardini alpini come campi di studio per la coltura di essenze forestali e delle migliori erbe foraggere allo scopo di giungere alla soluzione del- l'arduo problema del rimboschimento e del miglioramento dei pa- scoli alpini. « Dopo il Congresso ebbero luogo tre escursioni botaniche guidate dai Professori Wilczek e Flahault, ordinatori del Congresso. Quale non fu la mia profonda ammirazione e quasi sorpresa al notare, attraversando le belle montagne del Cantou de Vaud, lo stato di maravigliosa conservazione in cui erano quei boschi, e la lussu- reggiante produzione dei pascoli e campi attigui ! I paragoni sem- pre dolorosi, in questo caso sono sanguinanti. A canto al paesag- gio di pace e di benessere che ad ogni passo la bella Svizzera spiega dinanzi all' occhio del viaggiatore, ponevo col pensiero le ripide e dirupate balze del nostro Appennino o di molte parti delle nostre alpi, i valloni convertiti in sconfinati brecciai, i pascoli magri ove a stento possono vivere e soffrendo la fame le pecore, le condizioni iniserabili dèi nostri montanari condannati ad abbandonare le loro terre per le lontane Americhe, lo sqiiallore dei piani riai'si dal sole e privi d'un corso d'acqua che ne possa migliorare le sorti — « Allora compresi più che mai l' imperiosa necessità di risolvere al più presto il problema del rimboschimento, problema vitalissimo per noi Italiani. E pensai che occorreva un'attiva propaganda presso tutte le classi di persone, affinchè tutti indistintamente, entro il limite delle proprie forze, cerchino di ricostruire quanto i nostri vecchi hanno distrutto. — Però, per raggiungere l' intento, più che fare conferenze o scrivere opuscoli speciali, e circolari ecc., che il più delle volte lasciano il tempo che trovano pel fatto che non vengono ascoltate o lette, pensai che sarebbe opportuno ripe- tere in Italia quanto è stato recentemente fatto in Isvizzera dal Signor Henry Corre von, vecchia conoscenza per i colleghi della So- cietà botanica italiana, avendo egli gentilmente partecipato alla bella nostra riunione al Piccolo S. Bernardo nell'agosto 1903. Il Correvon, presidente della Società per la protezione delle piante di Ginevra, anima di artista ed apostolo infaticato della nobile causa, pubblicava un elegantissimo libro « Nos arbres », in cui poneva in tutta l'evidenza il valoi-e estetico sia dal lato decorativo, come da quello storico delle piante legnose della sua patria splendida. In quel libro piacevolissimo brillanti bozzetti accompagnati da arti- stiche incisioni fanno conoscere gli alberi storici o leggendari, e brevi ed interessanti capitoli ci espongono i pericoli del disbosca- mento, e i pregi della legislazione forestale svizzera, mentre in rapida rassegna passano dinanzi al lettore le snelle forme e i po- derosi tronchi di tutte le specie che allignano nella Svizzera e che hanno un valore forestale. Il libro attira per i suoi molteplici ele- menti estetici l'attenzione del pubblico, ispira insensibilmente in SEDE DI FIRENZiD - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 21 tutti una sincera ammirazione per i colossi del regno vegetale — Ed ecco elle lo scopo è raggiunto, perchè chi ammira, rispetta — « Formulai perciò il progetto di scrivere qualche cosa di simile anche per l'Italia, adattandolo però alle nostre condizioni e biso- gni. L'idea è stata calorosamente accettata dalla « Pro Moiatibus », che se n'è fatta banditrice, e trovò largo e benevolo appoggio presso le Loro Maestà il Re e la Regina Madre, i Ministri dell' Istruzione Pubblica e dell'Agricoltura, presso la Società degli Agricoltori Italiani, il Touring Club Italiano e il Club Alpino Italiano. Però se fra tante istituzioni che hanno preso a cuore la cosa mancasse la Società Botanica Italiana, il vero perno intorno a cui si svolgono molti degli studi teorici preparatori del rimboschimento, si avrebbe l'impressione di una stonatura, ed io che ne sono socio aiFeziona- tissimo crederei di aver mancato ad un mio dovere se non avessi informata la Presidenza del mio progetto e non ne avessi chiesto il suo altissimo appoggio morale. « Fra breve la « Pro Montibus » diramerà una circolare per chie- dere a tutte le persone di cuore cui preme la redenzione delle nostre montagne il loro concorso finanziario o la loro collabora- zione. Di tale circolare il Presidente della Sezione Veneta Cav. Griin- wald deve averle mandato copia. Voglia prendei'la in considerazione, Signor Presidente, dandole colla sua autorevole firma nuova forza morale ; e, se lo consente lo spazio, voglia farla conoscere ai Col- leghi e spendere una parola presso di loro, che sono fra tutti i più adatti per la natura delle loro ricerche, affinchè mi vengano in aiuto nella lunga raccolta del materiale. Cosi più presto e meglio verrà condotto a termine questo tentativo che non esito a chiamare « opera buona » ed io sarò doppiamente contento di appartenere alla Società Botanica Italiana. « Accolga, Ill.™o Signor Presidente, i sensi del mio profondo rispetto. « Tivoli, 4 febbraio 1907. « Devotissimo « Lino Vaccaui ». E poi comiinicato il seguente invito dell'Università di Upsala alle onoranze che si faranno in occasione del secondo centenario dalla nascita del grande botanico svedese, Carlo Linneo. Eccone il testo : « SOCIETATI BOTANICAE ITALICAE FLORENTINAE S. P. D. UNIVERSITAS REGIA UPSALIENSIS « Praeterierunt hoc anno duo saecula, postquam natus est CAROLUS LINNAEUS, decus illud Universitatis Upsaliensis et totius patriae nostrae. Consentaneum est hoc polissimum tempore grato animo nos ea recordari, quae vir ille ad 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 10 FEBBRAIO arcana naturae revelanda et maxime quidem ad botanices scientiam adau- gendam atque promovendam felici labore perpetravit, eamque ob rem in animo habemus diebus XXIII et XXIV mensis Maii huius anni memoriam natalis clarissimi viri ea, qua par est, pietate renovare atque celebrare. Spes autem est fore, ut Vos, Viri Doctissimi et Illustrissimi, hoc consiiium no- strum benigne epprobetis et soUcmnibus, quae instituere decrcvimus, inte- resse velitis. Itaque rogamus, ut unum aliquem ex Vestro numero legetis, qui hospitio nostro usus festos illos dies nobiscum agat. Quem legaveritis, ante Idas Martias, si placet, rescribite. « Valete et Nobis favete. « Dabamus Upsaliae die X m. Januarii a. igoj. ti Senatus Academici nomink « Universitatis Upsaliensis h. t. Rector >i. Il Segretario Pampanini presenta i seguenti lavori di cui viene dato un sunto : P. A. SACCARDO E G. B. TRAVERSO. - SULLA DISPOSIZIONE E NOMENCLATURA DEI ORUPPI MICO- LOGICI DA SEGUIRSI NELLA FLORA ITALICA CRIT- TOGAMA. La classificazione delle Crittogame, ed in particola!' modo dei gruppi inferiori di questa interessantissima serie di vegetali, è ancora ai giorni nostri ben lungi dall'aver raggiunto quel grado di stabilità che può dare affidamento di una esatta interpreta- zione dei rapporti di parentela che intercedono fra i diversi gruppi sistematici. Né v'ha bisogno di insistere per mettere in evidenza la causa prima, se non unica, di tale stato di cose; causa che deve ricercarsi nella imperfetta conoscenza della morfologia e dello sviluppo di moltissime specie e di interi gruppi (il che porta necessariamente ad interpretazioni diverse della loro posizione nel sistema naturale) e nella diversa valu- tazione dell'importanza tassonomica degli organi. Per convincersi della verità del nostro asserto basta prendere in considerazione per un momento i diversi sistemi che oggi sono accettati dal- l'una 0 dall'altra scuola e vedere quanto differiscono l'uno dal- l' altro. Nessuno può negare che nel secolo scorso la Crittogamia abbia fatto passi giganteschi anche in questa direzione, piìi di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 23 quanto si avrebbe potuto sperare, ma nessuno pure vorrà ne- gare che la meta è ancora lontana e che la scienza deve ancora risolvere molti problemi prima di poter assegnare ai vari gruppi delle Crittogame inferiori la loro posizione sistematica e gerar- chica. D'altra parte è evidente la necessità di un ordinamento che, pur rispondendo in quanto è possibile ai postulati scientifici, sia contemporaneamente semplice e pratico. È per questa ragione che noi abbiamo creduto opportuno, nella imminenza della pubblicazione della Flora italica crypio- gmna, di redigere con tali criteri un prospetto di classificazione della serie dei Funghi al quale speriamo vorranno attenersi i collaboratori dell'opera allo scopo di raggiungere la opportuna uniformità. In questo prospetto abbiamo dato a quasi tutti i gruppi superiori all'ordine la terminazione in mycetae, ' già usata da molto tempo, ed agli ordini la desinenza in ales come vogliono le regole della nomenclatura sancite nell'ultimo Con- gresso internazionale di Botanica. - Non vogliamo escludere che qualche famiglia si possa aggiun- gere a quelle da noi elencate e che qualche spostamento possa farsi nella seriazione delle famiglie stesse in seguito ad ulteriori indagini. Ed ora, prima di presentare il nostro prospetto, crediamo opportuna qualche altra osservazione. Per comodità del lettore noi abbiamo aggiunto ad ogni gruppo il nome del suo fondatore e la data di istituzione. Chi si è occupato di ricerche di tal genere sa quanto esse siano lunghe e difficili e perciò non si meraviglierà se dovesse per avventura riscontrare qualche errore e ci farà anzi un favore se vorrà indicarci le correzioni opportune. — Osserviamo inoltre che nel nostro prospetto i Saccaromiceti figurano ancora tra gli Ascomiceti, in attesa che ^ Usiamo myeetae iavece di mycetes, come s'è fatto per l'addietro, per seguire il genere femminile di tutti gli altri gruppi vegetali (Phanerogamae, Gymnospermae, Cruciferae, ecc. sottintendendo jpZan^ae). ^ Siccome la stampa di un volume della Flora italica cryptogama era già incominciata quando si riunì il Congresso di Vienna, in esso volume figura la dicitui'a : iSubcohors Pyrenomycetae che deve essere sostituita con Orcio: Pyreniales. 24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO ulteriori ricerche confermino le vedute recentemente esposte dal Vuillemin ' a proposito di questo interessante gruppo. Padova, dal E. Istituto Botanico, 20 gennaio 1007. E-EGNUM VEGETABILE : PLANTAE. Series: CRYPTOGAMAE (Linn. 1737) em. Subseries: MYCETAE seu FUNGI (Juss. 1728) em. Divisto I. EUMYCETAE Eichler 1883 (= Hyphomyoetae Bref. 1877, non Mari). Subdiv. Teleomycetae Sacc. 1902 (in Rendic. Congr. Bot. Pa- lermo, 1902). Classis I. SasidionipCetae (De By., in Streinz Nomencl. Funger., 1862) em. (= Basidiosporeae Lèv. 1837). Subcl. I. Eabasidiae (Schròt. 1889) em. Ordo I. Hymenìales (Fr. 1821) em. nom., seu Hyme- nomycetae Fr. Fam. I. Agaricaceae Fr. 1825 » IL Polyporaceae Fr. 1825 » III. Hydnaceae Pers. 1801 » IV. Clavariaceae Oda. 1842 » V. Thelephoraeeae Pers. 1822. Ordo II. Gasterales (Willd. 1802) em., seu Gaster^o- niycetae Willd. Fam. I. Lyeoperdaceae Ehrenb, 1818 » II. Sclerodermataceae Fr. 1825 » III. Nidulariaeeae Fr. 1780 » IV. Hymenogastraeeae Vitt. 1831. Ordo III. Phalloidales (Fr. 1825) em. nom. Fam. I. Phallaeeae Fr. 1849 sk IL Clathraceae Fr. 1849. ^ Cfr. Vuillemin P., Le problème de l'origine des levures in Rev. gén. Se. pures et appi., voi. XVII, 1906, pag. 214. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 FEBBRAIO 25 Subcl. II. Protobasidlae (Bref. 1888) em. Ordo I. Tremelloidales (Agardh 1827) em. Fam. I. Pilacreaeeae Bref. 1888 » II. Daeryomycetaceae Bref. 1888 » III. Tremellaeeae (Agardh 1821) em. » IV. Auriculariaceae Bref. 1888. Ordo II. Urediiiules (Brongn. 1824) Dietel 1897. Fam. I. Puceiniaceae Schrot. 1887 » IL Cronartiaeeae Diet. 1899 » TU. Coleosporiaceae Diet. 1899 » IV. Melampsoraceae Schrot. 1887. Subcl. III. Hemibasidiae Schrot. 1889. Ordo I. Ustilaginales (Tul. 1847) em. nom. Fam. I. Tilletiaeeae Tul. 1847 » II. Ustilaginaceae Tul. 1847. Classis II. mlsCOììiycetae (Fr. 1825) em. Subcl. I. Euascae (Sclirot. 1889) em. Ordo I. Laboulbeniales (Peyr. 1875) em. nom. Fam. I. Laboulbeniaceae Peyr. 1875. Ordo II. Pyreniales (Fr. 1823, em. De Not. 1844) em. nom., seu Pyrenomycetae Fr. Fam. I. Xylariaceae Tul. 1863 » II. Valsaceae Tul. 1863 » III. Ceratostomataceae Wiiit. 1887 » IV. Sphaeriaceae (Fr. 1849) em. Sacc. (1899) » V. Perisporiaceae Fr. 1821 » VI. Erysiphaceae Lèv. 1849 » VII. Dothldeaceae Nitschke in Fuck. 1869 » VIIL Hypocreaceae De Not. 1844 » IX. Coryneliaceae Sacc. 1891 » X. Microthyriaceae Sacc. 1883 » XI. Lophiostomataceae Sacc. 1883. Ordo IIL Hysteriales (Cda. 1842) em. nom. Fam. L Hysteriaceae Cda. 1842 » IL Hemihysteriaceae Speg. 1883. 26 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 FEBBRAIO Ordo lY. Tutoerales (Vitt. 1831) em. iiom. Fara. I. Tuberaeeae (Vitt. 1831) em. » IL Elaphomycetaceae Tul. 1851 » III Onygenaceae Fr. 1849 » IV. Trichoeomaeeae Ed. Fisch. 1896 » V. Cenocoecaeeae Tul. 1851 » VI. Myriangìaceae Nyl. 1854. Ordo V. Discale-s (Fr. 1836) em. iiom., seu Bisco- mycetae Fr. Fam. I. Cyttariaceae Lèv. 1846 • » IL Helvellaceae Pers. 1801 » III. Pezizaeeae Fr. 1823 » IV. Aseobolaceae Boud. 1869 » V. Dermataceae Fr. 1823 » VI. Bulgariaceae Fr. 1849 » VIL Stictidaeeae Fr. 1825 » VIIL Phacidiaeeae Fr. 1821 » IX. Patellariaeeae Fr. 1825 » X. Cordieritaceae Sacc. 1884 » XI. Caliciaceae Fr. 1831 » XII. Arthoniaceae Rehm, 1891. Ordo VI. Gymiìoascales (Baran. 1872) em. Fam. I. Ascoeorticiaeeae Schròt. 1893 » IL Gymnoaseaceae Baran. 1872 » IH. Endomyeetaceae Schròt. 1893 » IV. Exoascaceae Sadeb. 1883. Sixbcl. II. Prctoascae (Sclirot. 1889) em. Ordo I. Saccliaroniycales (Rees 1870) em. iiom., seu Saccìiaromycetae Rees. Fam. I. Saccharomyeetaceae Rees 1870. » IL Sohizosaectiaromyeetaceae n. fam., ad int. Subcl. III. Heniiascae Schròt. 1889. Ordo I. Protomycales (De By. 1862) em. Fam. I. Protomycetaeeae De By. 1862 » IL Ascoidaceae Schiot. 1889 » III. Monaseaceae Schròt. 1894. SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 FEBBRAIO 27 ciassis III. l'hyconiycetae De By. isec. Ordo I. Zygomycailes (Cohii 1872) ein. (= Zygospo- reae Colin in Hedw. 1872, em. : = Zugoinijcetae Sachs 1874, ein.). Fara. I. Mucoraceae (Nees 1817) em. » II. Entomophthoraceae Schrot. 1886. Ordo II. Ooinycales (Colin 1872) em. (— Oosporeae Cohn in Hedw. 1872, em.; = Oomìjceles Sachs 1874, em.). Fam, I. Peronosporaceae De By. 1862 » II. Cystopodaceae Schrot. 1889 » III. Saprolegniaeeae (Pringsh. 1857) em. » IV. Monoblepharidaceae Schrot. 1893 » V. Ancylistaceae Pfitz. 1872 » VI. Chytridiaceae De By. et Wor. 1863. Subdiv. II. Deuteromycetae Sacc. 1899 (in Syll. Fung., vo- lumine XIV). Ordo I. Spliaeropsidales (Lèv. 1845, em. Sacc. 1884) Lindau 1899. Fam. I. Sphaerioidaceae Sacc. 1884 » II. Nectrioidaceae'Sacc. 1884 » III. Leptostromataceae Sacc. 1884 » IV. Excipulaeeae Sacc. 1884. Ordo IL Melanconiales (Cda. 1842) em. Fam. I. Melaneoniaceae (Cda. 1842) em. Ordo III. Hypliales (Mart. 1817) em. nom.. seu Hij- phomijcetae Mart. Fam. 1. Tuberculariaceae Ehrb. 1818 » II. Stilbaceae Fr. 1825 » III. Dematiaceae Fr. 1832 » IV. Mucedinaceae Lk. 1809. 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO DiVisio II. MYXOMYCETAE (Wallr. 1833) em. Ordo L Myxomycales (Wallr. 1833) em. nom. P'ain. I. Myxomycetaeeae Wallr. 1833 » II. Ceratiomyxaceae Schròt. 1889 » III. Acrasiaceae Vau Tiegli. 1880 » IV. Phytomyxaceae Schròt. 1886 » V. ? Monadinaceae Cienk. 1865. DiVisio III. SCHIZOMYCETAE Naeg. 1857. Ordo I. Scliyzomycales (Naeg. 1857) em. nom. Fam. I. Myxobacteriaceae Tliaxt. 1892 » II. Beggiatoaceae Mig. 1894 » HI. Chlamydobaeteriaceae Mig. 1894 » IV. Spirillaceae (Colin 1872) Mig. 1894 » V. Baeteriaceae Zopf 1883 » VI, Coeeaceae Zopf 1883 A. BÉGUINOT. - OSSERVAZIONI INTORNO A CARDA- MINE PRATENSIS L., C. EAYNEANA WELW. AP. RCHB. E C. GRANULOSA ALL. NELLA FLORA ITA- LIANA. * É ben noto che quando una specie (intesa qui in un senso ampio e cioè un complesso di quelle che furono chiamate spe- cie elementari e relative variazioni) occupa una vasta area distributiva con facilità di adattamento a svariate condizioni di stazione e di clima, si presenta di solito con i caratteri di un polimorfismo più o meno esaltato. È questo il caso della Car- damine pratensis L. la cui area amplissima comprende grande parte dell' emisfero boreale, sia del vecchio come del nuovo mondo. Gli aggettivi di x>o,l^^siris, rwularis, fontinalis, fossi- ^ La presente nota è fondata sulla revisione del materiale di que- ste tre entità conservato negli Erbari degli Istituti botanici di Padova, Firenze e Pisa, non che di quello degli Erbari privati di E. Levier ed U. Martelli (Firenze), P. A. Saccardo (Padova), P. Bolzon (Parma), CI. Bicknell (Bordighera) ecc. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 29 cola, udicola, flmtans, praticola, herhivaga, inonticola, oro- phila, arcUca, ecc. con i quali furono designate forme, spesso descritte come specie, appartenenti a questo ciclo e lo stesso nome di C. pratensis sono una prova patente dell'asserto. Secondo il recente e fondamentale lavoro dello Schulz ' C. pra- tensis comprende 4 sottospecie : granulosa (Ali.), ìliciana Fritsch, angustifolìa Hook, e chìnensis Schulz; 2 razze (proles): Hayneana (Welw. ex Rchb.) con una forma pumila Haussk. e crassifolia (Pourr.) con una forma rivularis (Schur) ; tre va- rietà : palastris W. et Grab., dentata (Schult.) con una forma neìnorosa Lejeune, fluitans Schulz, e 4 forme : arctica Schulz, grandifiora Gilib., paì^vifolia W. et Grab. e praticola (Jord.). Per quanto concerne le stazioni e le regioni, pur tenendo presente che più forme diverse possono talvolta trovarsi nelle stesse contingenze e che non è sempre facile in pratica segnare limiti fra le condizioni in questione e quindi fra le corrispon- denti manifestazioni, possiamo tuttavia dire che nelle stazioni umide e paludose è più propria e comune la var. palustris W. et Grab., 1829 (= C. paludosa Knaf,1846; C. fontinalis Schur, 1866; C. fossicola Godet, 1869) e C. dentata Schult. 1809, che cresce anche in quelle nemorali insieme alla var. nemorosa Ley. 1811-13 ; in quelle ad acqua in moto la var. fluitans Schulz; nei terreni pingui la s^^v. grandiflora Gilib. 1785, DC. 1821 (= var. macrantha Schur, 1866): in quelli a soprassuolo sterile la var. parvifolia W. et Grab. 1829 (= var. parviflora Meyer, 1836 e 1849; gracillima Schur, 1853; micrantha Schur, 1866; tni- cropìiylla Beckhaus, 1879); nelle stazioni pratensi, oltre il tipo, sarebbero più caratteristiche le var. herbivaga (Jord., 1860 e 1864), praticola (Jord., 1860 e 1864) ecc. Variazioni indotte so- prattutto dall'altitudine furono descritte sotto i nomi di C. mon- ticola Timb.-Lagr. e C. orophila Timb.-Lagr. 1869 (ambedue dal gruppo di C. Haijneana) e di C. crassifolia Pourr. Fra quelle di valore biologico ricordo solo la var. stolonifera DG. 1821, caratterizzata dalla presenza di tubercoli fogliari radicanti descritti dal Naumburg, Cassini, Mùnter, Savi e Meneghini, Vòchting ecc. * 0. E. ScHDLZ, Monographie der Gattung Cardamtne, in « Engler' s bot. Jahrb. », voi. XXXII (1903), p. 523. 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO Come aventi un valore geografico e cioè un'area in tutto od in parte propria furono distinte le seguenti entità ricondotte dallo Scliulz nel ciclo di C.py^afeìinis e cioè C. ìirat. subsp. iliciana Fritsch delia Spagna, Serbia, Grecia e Caucaso; angiisiifolia Hook, delle regioni artiche; chinensis Scliulz della Cina; granulosa (Ali.) del Piemonte, ma, come vedremo, anche della Francia meridionale e dell'Italia centrale; e Hayneana (Welw. ex Rchb.) la cui area s'interseca per la massima parte con quella di C. pratensis ma che, come sarà detto tra poco, tende a sosti- tuirla verso il sud. Entità strettamente affini, ma considerate dallo Schulz quali specie a sé e con evidente carattere di vicarianti, sono C vul- garis Philipp, che la rappresenta nell' America meridionale e C. finìtima Schulz nell'Australia merid. e Tasmania. Sicché, a prescindere dai prodotti di incrocio sin qui non acquisiti alla scienza, C. pratensis con il ricco corteggio delle sue forme e specie affini è esempio tipico e solennissimo della frammentazione a cui è andata soggetta una specie a lata distribuzione in base essenzialmente alle energie climatiche e stazionali. Delle varie entità avanti citate tre di esse, Cardamine pra- tensis, Hayneana e granulosa e rispettive variazioni, meritano di richiamare l'attenzione dei botanici italiani, anche perché non sempre rettamente interpretate. C pratensis nella sua forma tipica è la pianta dell' Europa fredda e temperata e fu indicata sia nell' Italia settentrionale come in quella centrale Uno al Lazio da una parte ed all'Um- bria dall'altra. * Il ricco materiale da me esaminato mi mette in grado di confermare le indicazioni solo per la prima regione, donde vidi esemplari del Piemonte, Lombardia fino al Man- tovano, Emiliano ma rara nella parte più meridionale, Tirolo meridionale, Veneto e precisamente nelle Prov. di Padova, Vi- cenza, Verona, Udine : è indicata anche pel Polesine (Grigolato) * G. Paoletti, in Adr. f iori e G. Paoletti, Flora analitica di'Italia, I, p. 438. — In questo lavoro al ciclo di C. pratensis L. è pure ricondotta quale varietà la C. calahrica Arcang. (1878) che in- vece deve riferirsi al grupj)0 di C. silvatioa L. SEDE DI FIUENZK - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 31 e Veneziano (Naccari) ecc. Raccolta dal Bertoloni ' a Sarzana presso Sarzanello ed a Lucca a Monf ramilo : ma, secondo il Penzig, * sarebbe pianta dubbia per la Liguria e la stazione luc- chese, come forse tutte le toscane, devono riferirsi a C. gra- nulosa. E pure una forma di questa sembra essere, secondo il materiale da me esaminato, la pianta umbra indicata dal Tan- fani ^ a Formole presso Pieve S. Stefano. Tutte le altre stazioni dell' Italia centrale e meridionale o nascondono un errore di determinazione o devono riferirsi alla specie allioniana. La variazione più frequente sotto cui si presenta è data da una forma caratteristica dei luoghi umidi e paludosi corrispon- dente a C. prai. var. jmlustris W. et G'rab. (= var. grandi- flora Neilr.) distinta dal tipo, quale è ritenuto dalla maggior parte degli Autori, per la corolla più grande. E tipo e varietà si offrono con i fiori roseo-lilacini, ma più spesso in Italia con i fiori bianchi e corrispondono quindi alla var. laclea Beck, su cui fu di recente richiamata l'attenzione dal Pospichal e più specialmente dai signori Gortani. * Il Kerner ^ vide, come è noto, nella C. x>alustris una specie geografica di cui si adoperò a delimitarne l'area: ma, come fece di recente osservare lo Schulz e come potei io stesso convincermi con l'esame ad na- iuraui, tra le due piante non è possibile segnar limiti netti, va- riando la grandezza della corolla a seconda dell' umidità del suolo, ferme restando le altre condizioni di stazione : gli estremi, quindi, sono congiunti da una serie continua di intermediari. Lo studio di materiale più abbondante e soprattutto 1' esame in s«^« sembra certo che rivelino pel nostro paese altre delle forme avanti recensite. E passiamo alla seconda entità. La Caì'damine Hayneana fu descritta e figurata dal Reichen- bach * su esemplari comunicatigli sotto questo nome.dalWelwitsch. ' A. Bertoloni, Flora italica, VII, p. 28. * 0. Penzig, Fìorae ligusticae syìioj^sis, p. 48. ^ Tanfani, in Parlatore, Flora italiana, IX, p. 813. * L. ed M. Gortani, Flora friulana con speciale riguardo alla Car- nia, part, 2'\ p. 186. * A. Kerner, Schedae ad fìorain exsiccatam austro-Jncngaricam, III, p. 74, n. 887. ® L. Reichbnbach, Flora germanica excursoria, Lipsia, 1830-32, p. 676; Icones florae germanicae et helveficae, Lipsiae, 1837-38, fig. 4308. 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO La diagnosi assai incompleta che egli ne diede fa forse causa che alcuni anni dopo il Moretti, * in base ad una imperfetta figura dei Commentari del Mattioli ed alle osservazioni da lui fatte sul vivo in Lombardia, tornò a descriverla sotto il nome di C. Mattinoli. Pure sotto questo nome e nello stesso anno (1847) la diagnosticarono il Bertoloni - ed il Comolli * ed accet- tata come tale o come sinonimo di C. Hayneana ed ora quale specie a sé, ora quale varietà di C. watensis, venne in seguito segnalata in vari settori dell' Italia settentrionale. Qualunque sia il valore gerarchico che si voglia accordare a questa entità, essa, come mi ha rivelato 1' abbondante mate- riale da me esaminato, si distingue a prima vista dall' affine C. pratensis per i fusti cespugliosi ed assai ramosi, per i fiori più piccoli e per i petali più oblunghi solitamente bianco-lattei: caratteri già posti in chiara evidenza dal Moretti e confermati da quasi tutti gli Autori che in seguito se ne occuparono. Come sopra ho asserito, l'area di C. Hayneana s'intercala in quella più meridionale di C. pratensis facendosi sempre più comune e dominante col procedere verso sud : eh' io sappia però essa non possiede area propria se non in qualche limitato distretto od in qualche speciale stazione. Per quanto concerne l' Italia, che cade appunto in uno dei settori più meridionali dell'area di C. pratensis, essa vi è più comune di questa ed io vidi esem- plari del Piemonte, Lombardia, Tirolo meridionale, Veneto e precisamente della Provincia di Padova (dove però è rara ri- spetto a quella), Vicenza, Verona, Treviso ed Udine: essa é inoltre indicata per quelle di Venezia (Bertoloni) : parca è pure la sua distribuzione nell'Emiliano, mancando nelle parti più meridionali. Non progredisce né in Toscana, né in Liguria, al- meno allo stato attuale delle conoscenze. I sigg." Gortani * richiamarono di recente l'attenzione sopra una variazione crescente scarsamente nelle paludi della zona su- balpina delle Alpi Gamiche e che designarono sotto la combina- ^ G. Moretti, Difesa e illustrazione delle opere botaniche di P. A. Mattioli, in « Giorn. dell' I. E,. Ist. Lomb. di Se. Lett. ed Arti e Bibl. Ital. », Milano, voi. XVI (1847), p. 358. 2 A. Bertoloni, Flora italiana, VII (1847), p. 29. ^ G. CoMOLLi, Flora comensis, V (1847), p. 157. * GORTANI, op. e. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 33 zione di C. lìrat. 8 Hayneana (W. et R. sic!) b. alpestris. Essa sarebbe caratterizzata per essere pianta in ogni parte meno sviluppata a fusto esile e semplice, foglioso e per i fiori di un colore roseo vivo o lilla e la ritennero abbastanza distinta da altre due variazioni altitudinari e cioè C. nionticola Timb -Lagr. e C. orophila Timb.-Lagr. : ma resta a vedersi se non sia per caso la stessa forma che recentemente, ma anteriormente, lo Schulz, sotto il nome di subsp. Haijneana b. pumila Haussk. indica per il C. Ticino presso Locamo. Più vessata e controversa è la terza entità e cioè C. granu- losa AH. Essa fu dettagliatamente descritta dali'AUioni ' nel 1789 su esempari comunicatigli dal Molineri che la scopri nei prati dei Colli attorno a Torino. Il confronto con C. praiensis mise in evidenza all'Allioni alcune differenze segnatamente nella conformazione del rizoma che chiama squamoso-granuloso, nelle foglie radicali lungamente picciuolate e semplici, le cau- linari non pennate ma profondamente pennatifide, nei petali di forma un po' diversa e di grandezza maggiore, e nell'infiore- scenza disposta piuttosto in breve corimbo che in racemo. Notò inoltre che le foglie radicali portavano alla base del picciuolo nella parte superiore una gemmula e nell'inferiore radici, ana- logamente quindi a quanto fu in seguito constatato per la C. pratensis. A parte alcuni caratteri che, come vedremo, sono inesatti o si prestarono ad erronea interpretazione, la diffusa diagnosi allioniana lascia riconoscere un'entità che non può essere con- fusa 0 scambiata con le due avanti illustrate. Era quindi prezzo dell'opera di indagare il suo valore sistematico e quale la sua esatta distribuzione geografica. Il problema era tanto più impor- tante in quanto, essendo .stata indicata C. pratensis di parecchie stazioni dell'Italia appenninica e mediterranea, meritava di es- sere stabilito se fossero attendibili o se non andassero piuttosto riferite a C. Hayneana od a C. granulosa. Le interpretazioni inflitte a questa ultima entità, come alla massima parte delle specie elementari, sono assai disparate e controverse. Dopo Allioni, la considerarono al rango di specie • C. Alligni, Auctarium ad floram pedemontanam, Augustae Tau- rinorum, 1789, p. 16. Bull, della Soc. hot. ital. 34: SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO Balbis, * Re, ^ Colla, ' De Gandolle, ' Reichenbach, ^ Bertoloni, * Cesati, Passerini e Gibelli,'' Chiovenda ; ^ quale varietà di C. pra- tensis l'Arcangeli' e Paoletti: '" come specie favolosa e semplice sinonimo di C. pratensis il Gras, *' sinonimia accettata pia di recente dal Mattirolo:'^ quale una forma con rizomi tuberosi dal Tanfani '" e finalmente come sottospecie la tennero Rouy e Foucaud *' e lo Schulz. '^ L'esame da me fatto su abbondante materiale da Erbario mi fa abbracciare quest'ultima opinione e la relativa combinazione, di considerare cioè C. g^^anulosa quale un'entità abbastanza ben caratterizzata del ciclo di C. ì;)ratensis per lo meno dello stesso valore che C. Haijneana ed altre sottospecie stabilite ed accettate dallo Schulz nel fondamentale lavoro avanti citato. I caratteri per cui si distacca da C. pratensis risiedono nelle foglie, di cui le radicali, di solito lungamente picciolate, sono spesso ridotte al solo segmento terminale orbicolare-cordato ed assai sviluppato, qualche volta accompagnate da uno o due paia di foglioline laterali e le caulinari scarse mai pennate ma solo più 0 meno profondamente pennatifide, nell'infiorescenza assai raccorciata e di pochi fiori e nei petali ellittico-ovali assai grandi e di un roseo-lilacino molto vivo. Inoltre la pianta ' G. B. Balbis, Flora Taurinensis, Taurini, 1806, p. 107. * G. F. Re, Flora Torinese, Torino, 1825, p. 341. * L. Colla, Herbartum pedemontanum, Augustae Taurinorum, I (1833), p. 173. * A. P. De CandOllk, Systema naturae, Parisiis, II (1821), p. 254 ; Prodromus, 1 (1824), p. 151. ^ Reichenbach, op. e. 'Bertoloni, op. e. ^ Cesati, Passerini e Gibelli, Compendio della flora italiana, -p. SAI. * E. Chiovenda, Piante nuove o rare da aggiungersi alla flora ro- mana, in « Malpighia », 1897, p, 90. ' G. Arcangeli, Compendio della flora italiana, 2» ed., p. 260. '° Paoletti, in op. e. ^' A. Gras, Note sur le Cardamine granulosa Ali. in « Bull. Soc. bot. Frane. », Vili (1861), p. 463. " 0. Mattirolo, Note bibliografiche Allioniane e Nomenclator Allio- nianus ecc. in « Malpighia », 1904, p. 243. " Tanfani, in op. e. ■ '* Rour e Foucaud, Flore de France, I (1893), p. 234. " Schulz, op. e SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBKAIO 35 è di solito più debole e meno riccamente fogliosa. Parecchi autori, forse indotti dal nome impostole dall'AUioni, descrissero i rizomi come tuberiferi. Il materiale secco da me visto mostra rizomi con escrescenze tuberiformi che però non si distaccano dal resto del tessuto e quindi non hanno nulla a vedere con i noti organi di propagazione agamica: nò d'altra parte l'Allioni, descrivendo il fusto sotterraneo come squamoso-granuloso, fece alcun cenno degli stessi. Essa quindi, a questo riguardo, non differisce punto dall'affine C. pratensis. Avverto da ultimo che l'appellativo di « candidissimi », dato dall'Autore ai fiori di questa pianta, non si applica alla massima parte degli esemplari da me esaminati, i cui fiori sono di un bel roseo-lilacino. A questi caratteri morfologici ne aggiungo un altro geografico. Tutto il materiale da me visto di provenienza della Toscana corrisponde alla specie allioniana : e come tale fu interpetrata dal Chiovenda la pianta dei dintorni di Terracina nel lazio, il quale ebbe pure a notare che essa e quella della pianura luc- chese differivano appena dagli esemplari tipici del Piemonte. C. granulosa fu inoltre di recente segnalata nella Francia me- ridionale. Sicché il quadro della sua area distributiva, in base al mate- riale da me visto ed alle più sicure indicazioni acquisite alia scienza, può essere cosi riassunto : 1. Pirenei orientali e Francia ausiro-occìd. (sec. Schulz, Mon. in 1. e, p. 528), 2. Piemonte. — Colles Taurinenses (Moris, in Hb. Pad.) ; collines de Turin (Bertero, in Hb. centr. it.) ; in sylvis collium Taurinensium (leg.? in Hb. Pis.); nelle colline torinesi rara e raccolta nel giardino botanico di Torino detto il Valentino (Rica- soli, in Hb. centr. it.) : Torino nei boschi di Stupinigi in siti umidi (Ferrari, ibid., et in Herb. Bolzon) ; prati presso Pramollo in Val Perosa (Rostan, ibid. et in Hb. Martelli). Nell'Erbario dell'Ist. bot. di Torino * esistono ancora i seguenti esemplari: Agro Torinese (Delponte, Colla in Hb. Malinverni); Colline di Torino (Balbis, Delponte, Ferrari) ; boschi di Stupi- nigi (Ferrari) ; Venaria Reale (Ferrari) ; Sagra di S. Michele in Val di Susa nel prato Giacosa (De Filippi) ; Giaveno nei ' Per cortese comunicazione del dott. G. Negri che qui ringrazio. 36 sbdk; di firknzk - adunanza, drl 10 febbraio prati presso Pomaro e nei prati presso S. Francesco (Ferrari) ; Pinerolo nei luoghi umidi presso Frossasco (Berrino) ; prati umidi sotto Pramollo (Rostan). Secondo Rouy e Foucaud (o[). e.) essa sarebbe stata indicata in Savoia, ma non rivista posteriormente. 3. Toscana. — In agro Incensi ad sepes, ineunte Majo (Ro- sellini, in Hb. Pis.) ; in pratis humidis prope Luccam (Calan- drini, ibid.); in silvaticis agri lucensis prope Ponte S. Quirico (Arcangeli, ibid.) ; monte S. Quirico presso Lucca (Beccari, in Hb. Webb) ; in umbrosis udis sylvae pisanae (Savi, in Hb. Pis.) : selva Pisana (Savi, Narducci, Parlatore, Tassi, in Hb. centr. it.) ; Coltano (leg. ? in Hb. Pis.) ; Firenze, Poggio a Cajano in pratis alla « Pavoniera » (Lev. in Hb. Lev.). Resta a vedersi se le altre stazioni riportate sotto il nome di C. pratensis dal Carnei (Prodrom., p. 33) e dal Baroni (Sup- plemento prodrom., p. 53) e di cui fin qui non mi riusci di esaminare esemplari debbano, come tutto lascia credere, rife- rirsi piuttosto a C. {granulosa e suoi prodotti di variazione. 4. Uìnbria. — In pratis a Formole prope Pieve S. Stefano. — Interpretati dal raccoglitore e dal Tanfani {op. e.) quale C. pra- tensis : l'esemplare unico conservato nell'Erb. Pisano non per- mette una sicura identificazione e quindi questo habitat ed altri dati per l'Umbria devono essere ulteriormente confermati su materiale più abbondante: ma tutto lascia credere debbansi rife- rire alla specie allioniana. 5. Lazio. — Nella selva di Terracina presso la Scafa di Ponte nelle Selve (Chiovenda e Pappi, in Chiov. I.g. ed in Bóguinot « Ann. Mus. Civ. Stor. Nat. Genova », ser. 2% XVIII (1897), p. 255. Da questa esposizione si evince che C. granulosa Ali. fruisca di un'area che s'intercala dapprima con quella di C. pratensis e C. Hayneana, ma riesce in seguito a possederne una propria, essendo l'unico frammento del ciclo che si diffonda nell'Italia appennina e mediterranea, dove va ulteriormente ricercata ed attentamente studiata sul vivo. È probabile, quindi, che altre stazioni vengano in seguito segnalate e sarà cosi possibile, più che su! materiale da Erbario, di formarsi un concetto adeguato del grado della sua costanza e del valore e significato delle sue variazioni. In ogni modo quel tanto che è sin qui acquisito alla SEDE L»I FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 37 scienza mi autorizza ad escludere che C. granulosa rappresenti un semplice sinonimo di C. praiens'.s, od una sua trascurabile variazione. Essa non è, come scrisse il Gras, « un des rèves de nos jeunes ima'j:inations », una « fabiileuse espéce » la quale sia da riporre « parmi les souvenirs de nos chiméres évanouies », ma piuttosto, come scrivono Rouy e Foucaud (op.c), una pianta, benché assai rara, esìstente e « sufìisamment caractérisée pour ètre admise comme sous-espèce du C. pratensis, bien mieux que les C. Hayneana (G. Matthioli) ou dentata, acceptées comme espéces par plusieurs auteurs. » Dopo di ciò, aon essendovi altro a trattare, l'adunanza è sciolta. 38 SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 MARZO SEDE DI FIRENZE Adunanza del dì JO marzo 1907. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Il Presidente proclama l'ammissione dei nuovi soci : Sig. Fkkuuccio Ferruzzi, di Padova; Sig. P. Nersès Dikazonian, di Padova. 11 socio CoLOZZA riassume i risultati di due suoi lavori : 1' uno sull' anatomia delle Goodem'acee e l'altro sul genere Brunonia Sm. Il socio Sommier presenta poi la seguente nota, mostrando le piante mandate dal socio Bicknell : S. SOMMIER. — UN NUOVO IBRIDO DI P£'Z)/C6^Z^i?/:S. Il nostro consocio sig. Ciarence Bickntìll mi ha mandato, perchè lo mostri alla Società, questo esemplare di Pedicularis proveniente dalle Alpi Marittime italiane. Il sig. Bicknell ritiene, e credo che non se ne possa dubitare, che sia un ibrido fra le specie P. incarnaia JsLcq. e P. Allionii Rchb. in mezzo alle quali lo ha raccolto, e di cui ha mandato questi altri esemplari che vi mostro. Ne sono prova sufficiente i caratteri intermediari fra le due specie, che non convengono ad alcuna Pedicularis descritta, ed il fatto che un solo esemplare ne fu rinvenuto in mezzo a numerose piante dei presupposti genitori. Non mi consta che fosse stato ancora osservato questo ibrido in un genere nel quale furono già segnalati numerosi incroci. Propongo di dare il nome del suo scopritore, benemerito autore della « Flora di Bordighera e San Remo », a questo ibrido di cui do qui una breve diagnosi : X Pedicularis Bicitnelli = P. incarnato x Allionii. Rhizomate obliquo Obrascrassiusculas emittente, foliis anguste lanceolatis pinnatipartitis, partitionibus lineari-lanceolatis acutis acute dentatis vel incisis, rachide angusta, caule erecto foliato, fioribus sat longe et laxe spicatis, bracteis mediis inferioribusque pinnatopartitis, corollae roseae galea evidenter sed breviter rostrata, rostro 1-1'/, mm. longo crenulato. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 3IAUZ0 39 In montibusLiguriaeoccidentalis « sotto il Castello di Ciavrai- reu in vai Fontanalba », circ. 1800 in., in prato montano inter parentes, unicum specimen legit Ci. Bicknell, 8 Julii 1906. A P. incarnala dirtert praesertim foliis tenuius sectis, rachide angusta, bracteis mediis inferioribusque pinnatipartitis et rostro brevi. A P. AUionii caule elatiore folioso, spica laxa et elon- gata, galea evidenter rostrata. Il Segretario dà poi lettura della seguente nota : A. BÉGUINOT. — SULLA PRECEDENZA DI DIGITALIS MJCRANTHA SCHRAI). AP. ELMIGER (1812) RISPETTO A D. MIGRANTE A ROTH (1821;. Come già asserii in una precedente memoria pubblicata in questo stesso Bollettino, ' il Roth descrisse la sua Digitalis mì- cranlTta solo nel 1821,* quando già antecedentemente esisteva altra D. niicrantha descritta ed iconografata nel 1812 in un lavoro, in vero poco noto, dell'Elmiger, ^ che rappresenta il primo quanto informe tentativo di una monografìa del genere. L'Autore stabili la sua specie sopra un esemplare di ignota pro- venienza conservato nell'Erb. De CandoUe sotto il nome di D. mi- crantha Schrad. La diagnosi, però, che egli ne diede riusci imper- fettissima ed infelice la figura con cui la ritrasse. La quale mostra bensì una pianta, rispetto all'affine D. lutea, provvista di corolle più piccole, ma coi lobi subeguali, da fare ritenere che si trat- tasse di una forma teratologica o tutto al più di una variazione biologica di questa specie. Inoltre il calice ha i pezzi che sono lanceolato-acuti, appunto come in D. lutea e nonellittico-ottusi, come nella D. micrantha del Roth. Nulla è detto della cassula che, secondo già mi adoperai a mettere in evidenza nel mio lavoro avanti citato, offre eccellente carattere differenziale. Sull'esempio del Reichenbach ' che accettò il nome del Roth * A. BÉGUINOT. Ricerche intorno a Digitalis latta L. e D. micrantha Roth. nella flora italiana, in « Bull. Soc. hot. ital. ». 1902, p. 193. ' A. W. Roth, Novae plantariim species praesertim Indiae orien- talis ecc., Halberstadii, J821, p. 284. ' J. Elmigrr, Histoire naturelle et medicale des Digitales, Montpel- lier, 1812, p. 46, tav. 2. * L. Reichenbach, Iconographia botanica sen pìantae criticae, Lipsiae, li, (1824), p. 45. 40 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAKZO quantunque già adoperato in antecedenza per designare una pianta, per. quanto quasi irriconoscibile, e di altri autori che in seguito si occuparono di questo gruppo, mantenni, anclie perchè passato nell'uso, il nome di D. micrantha Roth (non EIraig.). Costretto tra breve ad occuparmi di nuovo di queste due piante in seguito ai risultati ottenuti da un quinquennio di culture spe- rimentali e desiderando di conformarmi al deliberato del recente Congresso botanico internazionale di Vienna che, per quanto alméno concerne le specie, vieta in maniera assoluta l'impiego di un nome già adoperato per una combinazione, sia pure er- ronea, ho creduto opportuno, ricorrendo alla fonte genuina, di appurare che cosa l'Elmiger intese designare sotto il nome di D. micrantha. Il De GandoUe. cui mi rivolsi, accolse cortesemente la mia preghiera ed a mezzo del conservatore del suo erbario, il sig. Buser, mi comunicò quanto segue : « Le Digitalis micrantha Elmiger (aut rectius: Schrader apud Elmiger) n'à, controlè sur l'échantillon authentique, rien de té- ratologique. La comparaison de cet échantillon de Schrader avec la description de Roth (D. micrardha Roth, Nov. pi. spec, 1821) et la description et figure (le. rar., tab. 282) de Reichenbach de ce B. micy^antha Roth, montrent à tonte óvidence qu'il s'agit dans les deux cas d'une piante identiquement la méme ! dont le nom doit donc ètre Z). micrantha Schrad. ap. Elm. (1812). Si Reichenbach cite sous D. micrantha « Roth non Elmig. » c'est une assertion tonte gratuite dont il ne fournit pas la preuve. Les deux « micrantha » représentent une piante de jardin botanique dont, selon Reichenbach (PI. crii II, p. 46), la culture reraontait à l'année 1808 (elle y avait le nom horticole « D. micrantha » selon Rchb. l. e.) ; or c'est précisément en 1808 que Schrader a comrau- niqué a DC. sous le nom de « micrantha » la piante cultivée dans le jardin de Goettingue. » Credo, dunque, di potere concludere che il nome di « D. mi- crantha » può essere mantenuto: ma la data di pubblicazione della specie è anteriore di nove anni ed appartiene all'Elmiger prima che al Roth. Conto tra breve di potere fornire su questa e sull'affine B. lutea notizie ben più importanti che quelle a cui ha dato origine la presente questione di nomenclatura. Dopo di ciò, esaurito l'ordine del giorno, l'adunanza è sciolta. SKDK DI FIllENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 41 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 14 aprile 1907. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Apei'ta l'adunanza il Presidente proclama a nuovo socio la : ■ Signora Nblly Marassovich di Scardona. Rientra nella nostra Società il : Prof. Carlo Avetta. Il Presidente annuncia quindi la dolorosa perdita di due nostri distinti consoci. Uno di essi è il Comm. Tommas Hanbury di Venti- miglia, il fondatore del giardino della Mortola, benemerito della botanica in genere e sopratutto della città di Genova ove fondò con larga munificenza il nuovo palazzo dell'Istituto botanico chea Lui si intitola, fornito di tutti i più moderni mezzi di studio e di ricche collezioni. L'altro è il dott. Otto Kuntze di S. Remo, socio perpe- tuo, uomo assai erudito e botanico ben noto per le sue riforme della nomenclatura botanica, di cui fu strenuo sostenitore nei congressi botanici e nei suoi scritti tra i quali primeggiano : Taschen- Flora von Leipzig. Leipzig e Heidelberg, 1867. Metlwdik der Speciesbeschreibung und Biibus. Leipzig, 1879. Um die Erde. Reisebericlite eìnes Naturforschers. Leipzig, 1881. Phytogeogenesis. Leipzig, 1884. Revisio generum plantarum . Pars I. IL III, 1^ e 2^', 1891-98. Nomenclaturae botanicae Codex hrevis mnturus sensii codicis emen- dati « aux Lois de la nomenclature botanique de Paris de 1867 ». Stuttgart, 1903, Il Presidente annunzia che il Consiglio ha deciso che la Società botanica accetti gli inviti dell' Università di Upsala e della R. Ac- cademia delle Scienze di Stocolma di intervenire alle onoranze a Linneo che si faranno in maggio in occasione del bicentenario della sua nascita, inviti che furono già comunicati nell'adunanza di febbraio, ed ha affidato l'incarico di rappresentarla all'attuale Presidente prof. A. Borzl ed all'ex Presidente dott. S. Sommier, i quali si re- cheranno perciò a Stocolma e ad Upsala. Annunzia inoltre che il Bull, della Soc. boi- Hai. 4 4:2 ■ SEDtì DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE Consiglio ha deciso che essi presentino all' Università di Upsala, a nome della Società botanica italiana, una pergamena che ricordi come Linneo fu membro dell'antica Società botanica fiorentina. Sono quindi presentati e letti o riassunti i seguenti lavori pre- sentati dai Soci : G. ALBO. — I PRIMI LICHENI DI LINOSA E DI LAM- PEDTUSA. Il mio chiarissimo amico dottor G. Zodda in una escursione botanica fatta nel maggio 1905 a Linosa e a Lampedusa rac- colse anche i licheni esistenti in quelle isole. Lo studio di tali licheni forma argomento della presente nota, ed io debbo alla sua cortesia l'aver avuto a mia disposizione gli esemplari rac- colti. Sento perciò il dovere dì ringraziarlo, e di ringraziare vivamente anche l'onor. Jatta che ha gentilmente riveduto il lavoro da me fatto. Le specie e varietà qui riportate sono in numero di 47, di cui 17 appartenenti all'isola di Lampedusa, 27 all'isola di Li- nosa, e 3 specie sono comuni alle due isole. Data la posizione geografica di queste isole nel Mediterraneo, la natura del suolo ed il clima, la presenza in esse di alcuni licheni assume una speciale importanza. Cosi, la Ramalina di- gitellata Nyl., non mai finora trovata in Italia, e nota per le coste del Portogallo e per l'isola di S." Thomé ove fu raccolta la prima volta, ora comparisce anche a Linosa. L' Opegrapha grumulosa Duf., nota per la Sicilia, per l' Italia Meridionale e per Malta, si riscontra anche in Lampedusa, ma quivi nella v. platycarpa Nyl., non ancora segnalata in Italia da altri autori. Nuove specie di licheni per la Sicilia sono le seguenti : Ramalina Bourgeana (Mtg.) Nyl., ROCCELLA PYGMAEA Mtg., Farmeli A setosa Ach., Caloplaca Gallopisma Ach. e) centroleuca Mass., DiPHRATORA polycycla Anzi, RlNODINA ATR0CINEREA (Dcks.) Krb., DiRiNA repanda (Fr.) Nyl., Lecidea chondrodes Mass., SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 43 Lecidea viridans Fw., Opegrapha ìMougeothii Mass., Sagedia persicina Krb., Sagedia persicina Krb. h) chlorotica Ach. A queste può aggiungersi la Lecanora Hageni Ach. e) litiio- PHiLA (WUr.) Krb., trovata recentemente da Zodda nelle isole Eolie. • Tenendo presente che le isole di Linosa e di Lampedusa sono molto più vicine all' Africa che non alla Sicilia (Lampedusa dista dalla Sicilia km. 474 e dall'Africa soli km. 152), è impor- tante rilevare la presenza in Lampedusa della Biphrato'ra po- lijCìjGlica Anzi che vive sul M. Baldo presso Verona, della Sageiia persicina Krb. b) chlorotica Ach. che trovasi in Lom- bardia, e nell'isola di Linosa la presenza della Parmelia seiosa Ach., trovata finora sulle Alpi in Valtellina, tutte note cioè per l'Italia, ma solo nelle regioni alpine, a latitudine molto maggiore e a clima differentissimo. Le rimanenti specie non segnalate finora in Sicilia, si tro- vano più 0 meno diffuse nel mezzogiorno della penisola italica e nelle isole mediterranee, e trovandosi esse anche a Linosa o a Lampedusa, è lecito presupporne l'esistenza anche nell'isola di Sicilia. Linosa, la cui altitudine non supera i 200 m., é di natura esclusivamente vulcanica, mentre Lampedusa con alti- tudine di 100 m. circa, è tutta di calcare dolomitico del Mio- cene. A questa profonda diversità nella natura chimica del suolo si deve, molto probabilmente, se le specie comuni alle due isole sono pochissime, e si limitano solamente a : ROCCELLA TINCTORIA DC, ROCCELLA PYGMAEA Mtg. e PlIYSCIA PARIETINA (L.) Dnrs. li) aureola Fw. Ecco intanto l'elenco completo delle specie esistenti nelle due isole : 1. CoLLEMA PULPOSUM Acli. Syu. 311; .latta Syll. 21; ad terram calcaream raiocenicam in insula Lopadusa. 2. EvERNiA PRUNASTRi Ach. Univ. 442; Jatta Syll. 60; ad truncos in Linosa insula. 3. Ramalina Arabum Nyl. Ree. Ram. 15; Jatta Syll. 62; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. ^ Atti della R. Acc. Peloritana, voi. XIX, 1904. 44 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 4. Ramalina fraxinea Ach. Un. 602; Jatta Syll. 64; ad rupes vulcanicas in Linosa insula. 5. R. DoRrAEi Dnrs: Fram. lich. 216 ; Jatta Syll. 66; ad ligna et rupes vulcanicas in insula Linosa. 6. R. BouRGEANA (Mtg.) Njl. Ram. 54 ; Jatta Syll. 67 ; ad ligna in insula Linosa. 7. R. DiGiTELLATA Nyl. in FI. 1880, 10 ; ad rupes vulcanicas in Linosa insula. 8. RoccELLA TiNCTORiA DC. FI. Fr. II, 334 ; Jatta Syll. 71, ad rupes vulcanicas in insula liinosa, et ad rupes calcareas in insula Lopadusa Inter Cala Pisana et Cala Grecale. 9. R. PHYCOPSis Acli. Univ. 440; Jatta Syll. 71; ad rupes cal- careas Mioceiiicas in Lopadusa insula. 10. R. PYGMAEA Mtg. Alg. 266; Jatta Syll. 71 ; ad rupes calca- reas in insula Lopadusa inter Cala Pisana et Cala Grecale et in insula Linosa ad rupes vulcanicas. 11. Cladonia pungens Flk. Ciad. 156; Jatta Syll. 93: ad ter- ram in insula Linosa. 12. C. MURICATA Del. in Dub. Boi Gali. 622; Jatta Syll. 93 ; ad terrani in insula Linosa. 13. Parmelia stellaris v. adscendens Th. Fr. ** leptalea (Ach.) Th. Fr. Scand. 140; Jatta Syll. 141; ad rupes vul- canicas in insula Linosa. 14. P. SETOSA Ach. Syn. 203; .Jatta Syll. 142; ad rupes vulca- nicas in insula Linosa. 15. Physcia parietina (L.) Dnrs. b) aureola Fr. ; Jatta Syll. 149; ad rupes vulcanicas in insula Linosa et ad truncos Mori albae in insula Lopadusa. 16. e) ECTANEA Njd. Syu. 411 ; Jatta Syll. 149; ad rupes vulca- nicas in insula Linosa. 17. Lecanora crassa Ach. 1)) caespitosa Schaer. Spie. 432 ; Jatta Syll. 175; ad terram in insula Linosa. 18. L. dispersa (Pers.) Krb. ; Jatta Syll. 186; ad rupes vulca- nicas in insula Linosa. 19. L. ALBELLA Ach. Uuiv. 339; Jatta Syll. 194; ad ligna in insula Linosa. 20. L. Hageni Ach. e) lithophila (Wllr.) Krb. Prg. 80; Jatta Syll. 196; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 21. L. pallescens Schaer. b) Favella Fr. L. E. 133; Jatta Syll. 209; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 45 22. Lecanora Calcarea Smrf. e) viridescens (Mass.) Krb. Prg. 95; Jatta S3ÌI. 214; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 23. L. LiTHOFRAGA Mass. Sym. 24; Jatta S3ÌI. 222; ad rupes calcareas in insula Lopadusa. 24. Caloplaca callopisma (Ach.) Th. Fr. Scand. 169 ; Jatta SylI. 239; ad rupes calcàreas in Lopadusa. 25. e) CENTKOLEUCA Mass. Blast. 58; Jatta Syll. 239; ad rupes calcàreas in Lopadusa. 26. C. AURANTiACA Lgthf. li) SALiciNA (Sctirad.) Mass. Blast 77 ; Jatta Syll. 248; ad truncos in Linosa insula. 27. C. ocHRACEA (Schaer.) Mass. Blast. 99; Jatta Syll. 251; ad rupes calcàreas in Lopadusa. 28. C. CERiNA (Ehr.) Th. Fr. a) Ehrarti Krb. Syst. 127; Jatta Syll. 253; ad truncos varios in insula Linosa. 29. C. suBSiMiLis Tli. Fr. Scand. 189; Jatta Syll. 257; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 30. DiPHRATORA candicans (Fr.) Schaer. En. 59; -Jatta Syll. 263; ad rupes calcàreas niiocenicas in insula Lopadusa. 31. D. OLIVAOEA (Duf.) Bgl. Comm. soc. cr. 1, 125 ; Jatta 264; ad rupes calcàreas in Lopadusa. 32. D. POLYCYCLA Anzi Comm. soc. crit. it. II. 9; Jatta Syll. 268; ad rupes calcàreas in Lopadusa. 33. RiNODiNA ATROCiNEREA (Dcks.) Krb. Syst. 125; Jatta Syll. 273; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 34. DiRiNA REPANDA (Fr.) Nyl. Alg. 313; Jatia Syll. 284; ad rupes calcàreas in insula Lopadusa. 35. Urceolaria scruposa Ach. Syn. 142; Jatta Syll. 287; ad terram marnaceam in insula Lopadusa. 36. Lecidea chondrodes Mass. Sym. 39; Jatta Syll. 330; ad rupes calcàreas miocenicas in insula Lopadusa. 37. L. SABDLETORUM Fllv. Beri. May. 1808,309; Jatta Syll. 348; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 38. L. viRiDANS Fw. in Fi. 1828, 697; Jatta Syll. 348; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 39. BuELLiA CANESCENS (Dcks.) Durs. Fram. 197; Jatta Syll. 385; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 40. B. LEPTOCLiNis (Fw.) Krb. Syst. 225; -Jatta Syll. 389; ad rupes vulcanicas in insula Linosa. 46 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 41. Bdellia spuria Krb. &) lactea Mass. Sch. cr. 153 ; Jatta Syll. 390; ad rupes vulcanicas in insala Linosa. 42. DiPLOTOMMA ALBOATRUM (Hftm.) Krb. ; g) corticola Schaer. En. 122; Jatta Syll. 425; ad ligna in insula Linosa. 43. Opegrapha grumulosa Duf. v. platicarpa Nyl. Prod. 152 ; ad rupes calcareas in insula Lopadusa. 44. 0. MouGEOTHii Mass. Mera. 103 ; Jatta Syll. 447 ; ad rupes calcareas in Lopadusa. 4.5. Verrdcaria rupestris Schrad, Spie. 109 ; Jatta Syll. 519; ad rupes calcareas in insula Lopadusa. 46. Sagedia persicina Krb, Syst. 364 ; Jatta Syll. 548 ; ad rupes calcareas in Lopadusa. 47. b) CHL0R0TICA Acti. ; Moss. Rie. 159, Jatta Syll. 548; ad rupes calcareas in Lopadusa. G. ALBO. — ANCORA SULLA FISIOLOGIA DELLA NI- COTINA NELLE PIANTE DI TABACCO. Nello studiare la fisiologia della nicoiina nelle pinnte di ta- bacco dimostrai * che la nicotina non si trova nei semi di Ni- cotiana, ed inoltre che la quantità di alcaloide in ciascuna pianta con frutti maturi è quasi un terzo della quantità totale esistente nelle piante di cui sian state tolte le cime in tempo opportuno. Dimostrai anche che durante la maturazione dei frutti la nicotina affluisce dai vari organi che la producono e la conten- gono verso i semi, ove si accumola sotto forma di riserva, ma dopo aver subito una trasformazione più o meno profonda. Le suddette ricerche stabiliscono infatti che nei semi, invece di nicotina, si trova un'altra sostanza la quale viene utilizzata durante l'evoluzione germinativa dei semi medesimi. Allora per mancanza di una sufficiente quantità di materiale, non potetti de- terminare la sostanza da me scoperta nei semi di tabacco, e, sebbene accennassi in quella nota a qualche probabilità sulla natura chimica del principio trovato, affermavo d'altro canto ^ ' Contrib. Biolog. veget., voi. Ili, fase, I. Palermo, 190L ^ Log. cit.; pag. 20. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL le APRILE 47 che le sole reazioni microchimiche, sulle quali queste probabi- lità si fondavano, non erano indizio sicuro, specialmente che le reazioni avvengono in presenza di protoplasma cellulare. Perciò mi riserbai in quella nota di studiare più accuratamente la so- stanza in questione, di farne l'analisi, e di completare i risultati ottenuti. Intanto a Bruxelles, nell'Istituto di Fisiologia vegetale di quel- l'Università diretto dal compianto Leo Errerà, il dott. S. Stark * esegui una serie di ricerche su tale argomento, ma i risultati a cui pervenne ed il metodo seguito dall'Autore belga, come dimostrai,^ non danno molto affidamento. Altri autori, occupatisi con ricerche serie e con materiale con- veniente del mio argomento, sono invece pervenuti a risultati conformi ai dati sperimentali da me trovati colle ricerche su citate. Infatti i dottori Scdrti e Perciabosco ' confermano che i semi di Nicotiana sono privi di nicotina, e, come me, trovano nei semi la presenza di un'altra sostanza solubile in alcol, ch'io credetti di natura probabilmente alcaloidea, ma da loro caratte- rizzata per allantoina. Non avendo potuto completare il lavoro da me iniziato, e per mancanza di una sufficiente quantità di semi di tabacco e perchè, poco fortunato, sono stato costretto fino all'anno scorso d'insegnare nei licei di Modica, di Arpino e di Foggia, lontano cioè da gabinetti e da libri, sono lieto che il lavoro sia ora compiuto per opera dei dottori Scorti e Perciabosco. Ma mi piace però constatare che siasi nuovamente dimostrato ciò che con le mie ricerche avevo nettamente stabilito, che « nei semi di Nicotiana non è contenuta la nicotina, ma in sua vece è con- tenuto un altro principio solubile in alcol e verosimilmente al- caloideo. » ' E. Università di Messina, Marzo 1907. ' Bidl. da VAcad. royale de Belijique, n." 7, pag. 379 (1901). 2 Bull. Soa. hot. ital., 1902. ' Gazz. Chini, ital., 1906, pag. 626. * Contr. Biolog. veg.. voi. Ili, p. 20. 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE S. SOMMIER. — MATERIALI PER UNA FLORULA DI PANTELLERIA. Un gran numero di piante vascolari di Pantelleria trovasi citato nella S3^nopsis Florae Siciilae di Gussone. Dopo la pubblica- zione di quel classico lavoro, Pantelleria è stata visitata nel 1846 da Calcara il quale stava preparando una monografia ed una flo- ruladi quell'isola, come aveva già fatto per Lampedusa e Linosa, quando la morte lo colse. Alcune delle piante raccolte da Cal- cara in Pantelleria e mancanti nella Synopsis di Gussone, si trovano citate nelle Flore italiane di Bertoloni e di Parlatore, nella Fiora analitica di Fiori ecc. e nella Flora Sicula di Loja- cono, nelle quali opere sono citate anche delle piante che il dott. Errerà, residente in Pantelleria, appassionato raccoglitore e buon conoscitore della flora della sua isola, mandava ai nostri musei botanici. Finalmente il dott. Ross visitò Pantelleria a scopo botanico nel 1890, e pubblicò una interessante nota sulla flora di quest' isola, nella quale sono pure citate alcune piante nuove per essa. • Nel 1906 ho visitato Pantelleria in compagnia del giardiniere dell'Orto botanico di Palermo, Antonino Riccobono, al quale il prof. Borzì, aderendo gentilmente alla mia richiesta, aveva con- cesso l'occorrente congedo, onde potesse coadiuvarmi nella rac- colta delle piante. Dovendo ora, per i confronti colle florule delle isole Pelagie attualmente in corso di stampa, menzionare le piante di Pan- telleria, ho sentito la necessità di pubblicare nella presente nota le specie da noi trovate e non ancora note di quest'isola, onde si sapesse su quale autorità mi fondavo. Le poche citazioni di piante vascolari trovate a Pantelleria posteriormente alla Synopsis Florae Siculae essendo sparse in molti volumi e fascicoli, e quindi difficili a ricercare, ho creduto utile aggiungerle in questa nota. — Nelle seguenti pagine dunque trovansi citate tutte le piante vascolari che, a mia conoscenza, furono raccolte in Pan- telleria dopo la pubblicazione della Synopsis di Gussone. ' Ross, Contribuzione alla conoscenza della Flora Sicula. II. Pantel- leria. (BuUett. Soc. bot. it., 1996, p. 38). SEDE DI FIKH}NZB - ADUNANZA DKL 14 APHILE 49 Sono coiitrassegaate con un ! tutte le specie da noi stessi raccolte, e con un * quelle citate in lavori posteriori alla Synopsis di Gussone che noi non abbiamo trovate. Le specie non nume- rate sono quelle già indicate nella Synopsis, o che io non ammetto. Le specie vascolari raccolte da Riccobono e da me in Pantel- leria, dal 16 Marzo al 1' Aprile 1906, sono 316. Di queste, 273 erano state già citate nella Synopsis, e 21 in lavori posteriori. Il fatto che in 17 giorni di assidue erborazioni abbiamo aggiunto soltanto 52 alle 419 piante già da altri trovate, mentre abbiamo ritro- vato 294 delle specie già note, prova che la florula di Pantel- leria è oramai discretamente conosciuta. Le specie indicate per Pantelleria da Gussone sono press' a poco 388. ' Aggiunte alle 83 della nota presente (52 trovate da noi soli, 10 trovate soltanto da altri e 21 trovate da altri e da noi), abbiamo un totale di 471 specie vascolari adesso note di Pantel- leria. Credo, per le ragioni sopra esposte, che questo totale non sia suscettibile di un aumento molto considerevole, e che 600 sia il massimo al quale si potrà giungere, o che si potrà sorpassare di poco, con la perfetta conoscenza di quella florula. È una cifra assai bassa, vista l'area di Pantelleria, se si confronta con la ricchezza floristica delle isole dell'Arcipelago Toscano.^ Le briofite di Pantelleria finora erano affatto sconosciute. 1 muschi abbastanza numerosi che vi abbiamo raccolti, e che presentano un interesse speciale per la presenza fra essi di forme tropicali, sono attualmente allo studio presso il marchese Bottini ; le epatiche presso il prof. Caro Massalongo. Il dott. Jatta Tia già pubblicato nel A^. Giorn. boi. ital., 1901 un elenco di licheni raccolti dal dott. Ross, per cui fra quelli raccolti da noi l'anno scorso vi sono poche specie nuove per quest' isola. Le alghe di acqua dolce invece, che non erano affatto conosciute, pre- sentano un interesse particolare, come m'informa il prof. Borzi ' Dico prass' a poco, percliè ho considerato come varietà alcune delle pianta citato come specie da Gussone, e quindi il numero che mi risulta è un poco infeiuore a quello che si ottiene facendo lo spoglio puro e semplice della Synopsis. - Pantelleria ha un'area di kmq. 82, 9279. Del Giglio che ha un'area di kmq. 21, 2129, cioè circa un quarto di Pantelleria, si conoscono 700 piante vascolari, e di Capraia che ha kmq. 19, 5346 se ne cono- scono G27. 50 SBDK DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE che le sta attualmente studiando, per le specie che vivono nei luoghi bagnati dal vapore caldo delle fumarole frequenti in Pan- telleria. Piante vascolari di Pantelleria non indicate nella '' Synopsis '' di Gussone. — Ranonculus parviflords L. — Sole foglie ! Il dott. Ross (Sui Ranunculus paroiflorus L. e Ramine. C/ims DC. della Sicilia in « Naturalista Sic. », 1896, p. 107) fa sapere di avere trovato in Pantelleria il R. paì^viflo- rus L. e ritiene molto probabile che l'indicazione di Gus- sone di R. incrassalus Guss. (= R. Chius DC.) debba ri- ferirsi invece al R. paroi/lorios. Questa non è dunque una pianta aggiunta alla flora di Pantelleria, ma una semplice sostituzione. Le rosette di foglie che abbiamo raccolte il 21 Marzo, in luogo diverso da quello indicato da Ross, non permettono di decidere se appartengano al R. C/iius 0 al R. ijarviflorus, due specie del resto che forse dovreb- bero considerarsi come semplici varietà, essendoché l'unico carattere che distingue il R. Clàas dal parviflorus è l'in- grossamento del peduncolo, come osservasi per es. nella var. tiibaeformis della Hedypnois polymorpha DC. 1. * Glaucium cornicdlatum (L.) Curt. — Indicato da Lojacono FI. Sic. I pars I p. 57 come trovato da Gussone. Questi però non lo cita nella Sinopsis. Nell'erbario di Palermo ve ne è un esemplare con etichetta scritta da Tineo, sulla quale non è detto da chi fu raccolto. La Flora analitica di Fiori e Paoletti riporta l'indicazione di Lojacono. 2. Fumaria bioolor Soram. — Molto comune, specialmente nelle- parti non coltivate dell'isola; Marzo fi. e fr. ! 3. SuGCOwiA Baleariga (L.) Medie. — Non rara in luoghi freschi della macchia; fi. e fr. ! È pure indicata per Pantelleria da Ross Contrib. alla conoscenza della FI. Sicula in Bull. Soc. bot. it. 1906 p. 41. 4. Helianthemum glutinosum (L.). Pers. — Sulle pendici marine della costa S., fra Setaria e Scauri, e al Salto della Vecchia, sulla roccia vulcanica, in luoghi aprici ; fi. 1 5. DiANTHUS prolifer L. — Qua e là col D. velutinus Guss.; fi. e fr. ! SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 51 6. Cerastiom semidecandrum L. — Monte Gelfiser, con Isoètes Duriaei ; fi. e Ir. ! 7. Sagina apetala L. — In molti luoghi fra le microfite; fi. efr.! Era stata già citata da Tanfani in Pari. FI. It. p. 570, come raccolta da Gussone, il quale però non la cita né nella Synopsis, né nel Supplem. al Prodromo. Lojacouo (FI. Sic. I p. 109) cita come raccolta a Pantel- leria da Tineo (il quale non è mai andato a Pantelleria) una Sagina Reuteri Boiss. var. depressa Lojac, che sup- pongo essere una forma della polimorfa S. apetala la quale, a Pantelleria come altrove, prende aspetti assai diversi secondo i luoghi dove cresce. 8. S. MARiTiMA Don. — Lungo il mare alle Balate ; fi. e fr. ! 9. Paronychia argentea Lam. — Sul Monte Gelkhamar, ver- sante E ; fi. ! 10. Malva Nicaeensis Ali. — Rara; vista soltanto in vicinanza del paese di Pantelleria lungo la via ; fi. ! 11. Lavatera arborea L. — Presso il paese, rara, e forse sol- tanto inselvatichita ; fi. e fr. giov. ! 12. Geranium rotondifolium L. — Frequente ; fi. e fr. ! 13. Erodium laciniatum (Cavan.) Willd. — Alla base dei Monti Attalora e Gibelè; fi. e fr. ! 14. LiNDM angustifolium Huds. — In vari luoghi ; fi. e fr. ! — Rhds Coriaria L. — Foglie ! Non conto questa pianta fra gli elementi floristici di Pantelleria perchè proveniente dalle colture, non so se vi si sia inselvatichita in modo permanente. 15. LuPiNus piLosus Murr. — In molti luoghi, ma meno abbon- dante del L. angustlfolius L, ; fi. e fr. giov. ! Lojacono FI. Sic. I pars II p. 33-34 aveva già citato per Pantelleria il Lupinus digitatas Forsk = L. Cosentini Guss. che io considero come varietà del L. pilosus Murr., senza dire da chi fu raccolto. ^ Non avendo veduto i legumi maturi della pianta di Pan- telleria non so se appartenga al tipo o alla varietà. Nello stato nel quale l'ho raccolta mi è sembrata identica a quella * Le piante citate da Lojacono senza nome di raccoglitore devono provenire da Calcara o da Errerà. 52 SEDE DI FIKKNZE - ADUNANZA. DEI. 14 APRILE di Linosa. Carnei in Pari. FI. It. X p. 113 cita questa pianta di Pantelleria sotto il nome di L. varius, al quale dà per puri sinonimi L. pilosm Murr., L. digitalas Forsk. e L. Co- senlini Guss. 16. Medicago orbicularis (L.) Ali. — Rara; fi. e fr. ! 17. M. DEXTicuLATA Willd. — Molto coinune ; fi. e fr. ! 18. M. MINIMA Grufb. in L. — Rara; fi. e fr. giovani ! 19. M. ELEGANS Jacq. — In pochi luoghi ; fi. e fr. ! 20. M. M.4RINA L. — Sulla spiaggia di Balate ; fi. ! 21. Hymenogarpus circinatus (L.) Savi. — A Cuddie rosse e a Cuddia bruciata ; fi. ! 22. Melilotus ELEGANS Salzm. — Fra Balate e Setaria ; fi. e fr. giovani ! Lojacono FI. Sic. I pars II p. 74, l'aveva già indicata di Pantelleria come esistente nell' Erbario Palermitano, senza citare il raccoglitore. — Trifolium nigrescens Viv. var. dolychodon mihi. — Dentes calycini e basi anguste lanceolata longe subulati tubo multo longiores, corolla parum breviores (calycis tubus 2 Y, nim. longus, dentes superiores 4 mm. vexillum 8-9 mm.), legameli quadrisperraum, foliola sat longe spinuioso-dentata. Corolla l'Osea, stipulae atropurpureae. Caespites multicaules, caules 30 cm. usque longi non fìstulosi graciles sed firmi, capitula raajuscula multiflora. — Nel coltivato; fi. e fr. ! Questa elegante varietà, caratterizzata specialmente dalla colorazione della corolla e dalla lunghezza dei denti del calice, non corrisponde ad alcuna di quelle descritte. Dalla var. 2)o- lyanthemum (Ten.) differisce per i fusti non fistolosi, le co- rolle rosee e i denti del calice quasi setaceo-subalati più lunghi del tubo, e dalla var. Menegliìnianuìn (Clem.), per gli stessi caratteri ed inoltre per il legume quadrispermo. Le corolle rosee 1' avvicinerebbero alle varietà Peirisavii (Clem.) e gracile Lojac. {= var. roseum gracile Tin.), Ma da esse la allontanano la grandezza dei capolini e di tutta la pianta, il legume quadrispermo, la lunghezza e sotti- gliezza dei denti calicini. Trovasi pure comune in Pantelleria, e ben distinto da questa varietà, il T. nigrescens tipico. 23. Anthyllis tetraphyll.v L. — Sul Monte Gelkhamar; fi. e fr. ! SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 53^ 24. AsTRAGALtfs HAMOSUS L. — III A^arì luoghi ; fi. e fr. giov. ! 25. A. Baeticus L. — Nel coltivato ìq pochi luoghi ; fi. e fr. giovani ! Mi fu detto che era stato introdotto pochi anni addietro. Adesso sembra perfettamente inselvatichito. È conosciuto anche in Pantelleria col nome di caffè selvatico. 26. BiSERRULA Pelecinus L. — Frequente ; fi. e fr. ! Già indicata di Pantelleria da Lojacono FI. Sic. I pars II p. 121, senza citazione del raccoglitore. 27. ScoRPiURUS SCBVILLOSUS L. — Comune ; fi. ! 28. PisuM ELATius -M. Bieb. — Abbondante, è un ornamento della flora ; fi. e fr. giov. ! 29. ViciA ATROPURPDREA Desf. — Nou rara; fi.! Già citata per Pantelleria da Lojacono FI. Sic. I pars II p. 138, senza indicazione del raccoglitore. 30. V. LATHYROiDEs L. — Sulla cima della Montagna Grande, a 800 m., nella macchia, rara ; fi. ! 31. * ViGiA LEUCANTHA Biv. — Indicata da Lojacono FI. Sic. I pars II p. 140, senza citazione del raccoglitore. Noi non abbiamo trovato di quella sezione altro che la Vida cUspeì^ma, che è comune in Pantelleria. 32. TiLLAEA MUSCOSA L. — Abbondante in molti luoghi, tingendo talvolta il terreno in rosso; fi. e fr. ! — Eryxgium triquetrum Vahl. — Questa specie è indicata per Pantelleria nella Flora analitica di Fiori e Paoletti II p. 149, ma non é detto sulla fede di chi. Siccome non ne trovo fatta menzione in alcun autore e non se ne trova esem- plare neir Erbario Centrale, ritengo assai dubbia la sua presenza in Pantelleria, e quindi non la comprendo nella numerazione. 33. Smyrnium OlusatrUiM L. — Molto comune; fi. e fr. giov.! 34. * Ptychotis ammoides (L.) Koch, — Questa specie che noi non abbiamo trovata a Pantelleria, è citata da Carnei in Pari. FI. It. VIII p. 436 (Apiam Ammios) come raccolta da Calcara. Però non ne ho trovato esemplari negli Erbari di Firenze. 35. Scandix Pecten Vkneris L. — Assai frequente ; fi. e fr. ! 36. Magydaris pastinacea (Lam.) Paoletti. — Ai piedi della Montagna Grande; foglie! 54 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 37. Daucus Carota L. — Frequente ; fi. e fr. giovani ! Riferisco a questa specie, intesa sensu latissimo, il Daucus più comune di Pantelleria, che presenta le medesime forme di quello di Linosa da me pure riferito atD. Carota. Ha quasi tutte le ombrelle prolifere, e per questo carat- tere, nonché per qualche altro particolare, rammenta la descrizione che Gussone fa del suo D. foUosus, e somiglia ad un esemplare di Stromboli che trovasi con quel nome nell'Erbario Centrale. Lojacono (FI. Sic. I pars II p. 301) indica appunto questa specie per Pantelleria, ma dubitati- vamente. Questo Daucus di Linosa e di Pantelleria è una forma assai strana e che ha un aspetto del tutto terato- logico, mostrando, oltre alla proliferazione dejle ombrelle, anche un grande dimorfismo follare. É strano che una forma anomala si trovi abbondante e costante in due isole diverse e sia forse la stessa osservata da Gussone nelle Eolie. Non ne ho visto frutti maturi. Carnei in Pari. FI. It. p. 548, riferisce il D. foliosus di Gussone, anzi che al D. Cairota, al D. Gingidiuin L. — ToRiLis PURPUREA (Ten.) Guss. — Di questa specie abbiamo trovato in Pantelleria tanto il tipo già indicato da Gus- sone, quanto la varietà heterophylla (Guss.) ben carat- terizzata; fi. e fr. ! Gussone che descrive la Torilis hetero- phylla come specie, non la cita di Pantelleria. 38. LONiCERA IMPLEXA Alt. — Qua e là nella macchia ; fr. giov. ! Era già stata indicata per Pantelleria da Bertoloni (FI. It. II p. 559) il quale dice di averla ricevuta da Gussone, quantunque questi non la citi né nella Synopsis, né nel Suppl. al Prodromo. Lojacono FI. Sic. II pars II p. 6 dice che esiste (la var. longifolia) di Pantelleria nell' Erbario Palermitano, raccolta da Tineo (il quale non fu mai a Pan- telleria). Caruel in Pari. FI. It. riproduce la citazione di Bertoloni. 39. Valerianella puberula (Bert. in Guss.) DC. — Molto meno comune della V. mìcrocarpa Lois. ; fi. e fr. giov. ! — Senecio leucanthemifolius Poir. — Dovunque; fi. e fr. ! Già Gussone nella Synopsis aveva indicato per Pantel- leria una forma di questa specie, il S. vernus Biv. Re- centemente Lojacono FI. Sic. II pars I p. 65 ha citato di SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 55 Pantelleria (senza dire da chi fu raccolta) una nuova va- rietà del S. leucanthemifolius che chiama var. Cossyrensis. Non ho mai visto altrove il S. leucaniìiemìfolius cosi abbondante e rigoglioso quanto a Pantelleria dove s' in- contra dalla costa fino sulle montagne, e dove ha per ri- vale, come elemento floristico del paesaggio in Marzo, soltanto il Chrysantheìnum hy'bridwn var. cliscolor. Esso vi presenta forme assai diverse come osserva anche Ross (Contrib. II p.42) dipendenti, credo, dalle condizioni edafiche dei luoghi svariati dove crescono, e col legate fra loro da insensibili passaggi. Tutte queste forme hanno in comune la poca carnosità e l'odore feniculaceo molto poco mar- cato delle foglie (mentre a Lampedusa queste hanno un odore fortissimo e sono generalmente assai grasse). È per lo più molto sviluppato in tutte le sue parti, alto spesso assai più di Y2 metro, riccamente ramificato, con gran nu- mero di capolini e ligole molto vistose, ed ha molta somi- glianza col S. Nehrodensìs. È impossibile tenere distinte le forme sotto cui si presenta a Pantelleria,, e credo quindi che convenga raggrupparle, con criterio geografico, sotto il nome di var. Cossyrensis Lojac. — Senecio Nebrodensis L. — LojaconoFl. Sic. II pars I p. 60 in- dica anche questa specie per Pantelleria ; ma suppongo che tale indicazione debba riferirsi ad una delle forme del S. leucanthemifolius var. Cossyrensis, il quale, come ho detto, presenta grande somiglianza con questa specie. 40. Calendula parviflora Raf. — Frequente nell'isola, assai più della C. arvensis L. ; fi. e fr. ! — FiLAGo Cossyrensis. Lojacono FI. Sic. II p. 110 cita per Pantelleria, come per Linosa, una Filago Cossyrensis Tineo inedita in Herb. Pan. (non Lojac. Excur. Lampedusa) che sembra essere una forma della F. Gallica var. tenui folia già citata da Gus- sone per Pantelleria. 41. Helichrysum saxatile Moris. — Ne abbiamo trovato sol- ' tanto le foglie, rare, sulle rupi alla base del Monte Grat- talora ! Questa specie venne dal dott. Errerà di Pantelleria man- data a Tineo, il quale la descrisse come specie nuova in 56 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE Plani rar. Sic. fase. II p. 27 col nome di Helichrysum Errerae. Da altri poi venne riferita come sinonimo (Lojac. FI. Sic. II pars I p. 103), come varietà (Fiori FI. an. Ili p. 282) 0 come sottospecie (Nyman Consp. FI. Eur. p. 381) all'^. saxatile di Sardegna. — Carduus intermedius Lojac. — Lojacono FI. Sic. II pars I p. 167 descrive sotto questo nome un Carduus della Si- cilia e di Pantelleria, che ritiene essere una specie nuova, e che Tineo sulle etichette aveva chiamato C. pijcnoce- pJiahis iniermeclius. Fiori, nella Flora analitica Appendice p. 189 lo considera come varietà del C. 2Ji/cnocephalus. Dalla descrizione di Lojacono sembra che possa essere la forma del pycnocephalus della quale ho parlato nella Fiorala di Lampedusa a p. 112, e che lo stesso Lojacono in « Una Escurs. hot. in Lampedusa » aveva chiamata C. jjycnoce- phalus var. Gitssoneanus. 42. Carduus brevisquamus (Fiori) Somm. — Non lungi dal paese, primi fiori ! — Onopordon horridum Viv. — Secondo Fiori FI. an. Ili p. 382 è questa la specie citata per Pantelleria da Gussone sotto il nome di 0. Tauricuni. Noi abbiamo trovato soltanto delle foglie di Onopordon dalle quali non si può giudicare a quale specie appartengano. Esse somigliano perfettamente a quelle dell' 0. Slbthorpianuni Boiss. et Ileldr. da noi rac- colte a Linosa allo stesso stadio di sviluppo. 43. SoNCHUS LEVis Bartal. — Qua e là, assai meno comune del S. tenerrìmus L. ; fi. e fr. ! 44. EcBALLiUM Elaterium (L.) Ridi. — Qua e là ; fi. e fr. ! 45. CoNvoLvuLus arvensis L. — Molto comune; foglie! 46. C. SicuLUS L. — In vari luoghi; fi. e fr. giov. 1 47. * Anchusa Italica Retz. — Garuel in Pari. FI. It. VI p. 893 la cita di Pantelleria come raccolta da Calcara. Trovasi effettivamente nell' Erbario Centrale fiorentino un esem- plare di Anchusa Italica sulla cui etichetta è scritto « Pan- telleria, avuta da Calcara, Luglio 1848 ». 48. EcHiuM CONFDSUM De Coincy. E. maritimuni Auct. non Willd. ex Fiori FI. an. — L'abbiamo raccolto in fiori ! Era già stato indicato da Carnei in Pari. FI. It. VI p. 936 come raccolto da Todaro. Questi difatti lo pubblicò nelle SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 57 sue centurie, e l'etichetta n. 439 porta stampato: « Echium marilimum W. In arenosis maritimis Pantelleria legit Todaro ». Conviene però ricordare che Todaro non fu mai in Pantelleria. — Echium spurium Lojac. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 80 descrive questa nuova specie che dice essere stata rac- colta a Pantelleria da Citarda, e crede che i botanici la riuniranno ali" E. arenarium. — Lycium intricatum Boiss. — Lojacono Fi. Sic. II pars II p. 103 suppone che a questa specie possano appartenere almeno in parte i Lycium di Linosa, Lampedusa e Pan- telleria ; ma non ne è certo. — Plantago fumila Willd. — Lojacono Fi. Sic. II pars II p. 39 cita questa specie di Pantelleria senza dire da chi fu rac- colta. Tale indicazione non mi. sembra abbastanza sicura per ammettere questo nuovo inquilino nella flora europea. 49. Antirriiinum tortuosum Bosc in Lam. — Sole foglie (?)! Caruel in Pari. FI. It. VI p. 658 l' indica come raccolto in Pantelleria da Calcara. L'esemplare di Calcara in fiore esiste difatti nell' Erbario Centrale. Dalle sole foglie che abbiamo trovate non si può giudicare se siano di A. tor- tuosum 0 di A. majus var. angusti foltuTn. 50. Veronica arvensis L. — Frequente ; fi. e fr. ! 51. Orobanche minor Sutton. — Alla base del Monte Gibelè sulla Galactites tomentosa; fi. ! 52. KopsiA mutelii (P. Schultz) Bég. — In diversi luoghi, sui Trifolium ; fi. ! Era già stata indicata per Pantelleria da Béguinot in FI. an. II p. 472, trovandosene nell' Erbario Centrale un esemplare mandato da Calcara. La cita pure Lojacono FI. Sic. II pars II p. 152. 53. Thymus capitatus (L.) Hoffm. et Link. — Abbondante sulle rocce della costa S. E., fra Sciuvachi e Setaria; foglie! Era già stata indicata da Caruel in Pari. FI. It. VI p. 100 e dalla FI. an. III p. 65 perchè se ne conserva nell' Erb. Centr. un esemplare mandato da Calcara. 54. * Satureja Clinopodium Caruel. — Caruel in Pari. FI. It. VI p. 135 la cita come raccolta in Pantelleria da Calcara di cui infatti esiste l'esemplare nell' Erb. Centrale. Bull, della Soc. hot. Hai. ■ 5 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 55. SiDERiTis Romana L. — Frequente; fi. e fr. ! 56. Marrdbidm vulgare L. — In vari luoghi ; foglie ! 57. Lamium amplexicaule L. — Qua e là nel coltivato ; fiori cleistogami e casmogami ! Era già indicato per Pantelleria da Caruel in Pari. FI, It. VI p. 213, e se ne trova un esemplare di Calcara nel- r Erbario Centrale. 58. AsTEROLiNUM LiNUM-STELLATUM (L.) Duby. — Frequente fra le microfite; fi. e fr. ! Indicato pure da Lojacono FI. Sic. II pars li p. 44. 59. PldmbaCtO Edropaea L. — Non lungi dal paese in pochi luoghi ; foglie ! 60. Statice virCtATA Willd. (?) — Foglie ! Riferisco a questa specie degli esemplari che sembrano appartenergli ma non si possono determinare con certezza in quello stato, perchè Lojacono FI. Sic. Il pars II p. 22- 23 r indica di Pantelleria (sub S. Smithii). — Statice secundiflora Lojac. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 21-22, indica questa specie nuova di Pantelleria « al Ba- gno ». Di quella località Gussone aveva indicato la sua S, densiflora. Noi abbiamo visto abbondante e raccolto « al Bagno », cioè intorno al lago di Pantelleria, una Statice che non saprei tenere distinta dalla S. densiflora Guss. Non si capisce dalla FI. Sic. di Lojacono se questi ritenga che in Pantelleria crescono le due specie, o se intenda che la sua S. secundiflora debba sostituirsi alla «S. densiflora indicata per queir isola, e dello stesso luogo, da Gussone. 61. * PoLYGONUM EQDISETIFORME Sibth. et Sm. — Lojacoiio PI. Sic. II pars II p. 306 cita di Pantelleria, senza dire da chi fu raccolto, il P. conlroversum Guss. che io, seguendo Fiori FI. anal., unisco al P. equiseti/orme S. et S. — Salsola Soda L. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 272 cita questa specie di Pantelleria, ma pare soltanto come pianta coltivata. 62. SuAEDA FRUTICOSA (L.) Forsk. — Rara sulla spiaggia presso il porto; foglie! 63. Urtica urens L. — Frequente ; fi. e fr. ! 64. Parietaria officinalis L. — Comune sotto diverse forme, ma meno abbondante della P. eretica L . ; fi. e fr. ! Ross la cita di Pantelleria sotto il nome di P. diffusa. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APKILE 59 65. Daphne Gnidium L. — Comune in varie parti dell'isola ; foglie ! È citata pure da Ross. 66. * EuPHORBiA SERRATA L. — Parlatore FI. It. IV p. 539, Fiori FI. an. II p. 288 e Lojacoiio FI. Sic. II pars II p. 338 la citano di Pantelleria e nell' Erbario Centrale se ne tro- vano esemplari di Calcara e di Errerà. 67. E. DENDROiDES L. — Comunissima in tutta 1' isola; fi. e fr. giovani ! Anche Ross ne fa menzione fra le piante caratteristiche della macchia. Non si capisce che Gussone non l'abbia ci- tata di Pantelleria dove è un tratto saliente del paesaggio. 68. Merguriaus annua L. — Molto comune ; trovasi anche la var. AMBIGUA (L.) ; fr. ! 69. TiNEA INTACTA (Link) ' Boiss. — Frequente sulla Montagna Grande e sul Monte Gibéle dove ne abbiamo raccolto le piante con sole foglie, che hanno poi fiorito a Palermo e a Firenze ! 70. Ophrys Scolopax Cav. — In fiore ! Riferisco a questa specie, anche per giudizio del sig. Lo- jacono che ne vide le piante vive da noi mandate a Pa- lermo, una bellissima Ophr^ys che abbiamo trovata in di- versi punti fra i frutici sui colli di Pantelleria. Le macchie del labello però non sono quali le rappresenta la figura di Barla (Iconographie des Orchidées), e somigliano in- vece a quelle della 0. araclinìtes Lam. La 0. Scol.opax, che è frequente sulle vicine coste della Tunisia, sarebbe nuova per l' Italia. 71. Caruelia Arabica (L.) Pad. — L'abbiamo trovata una sola volta e non lontano dalle abitazioni, per cui potrebbe darsi che vi fosse soltanto subspontanea ; in boccio ! 72. Urginea maritlma (L ) Baker. — Sparsa qua e là per l'isola ; foglie ! 73. JuNCUs capitatus Weig. — Con Isoètes Duriaei lungo il tor- rente di Rakhàle ; fi. e fr. ! 74. PosiuoNiA Oceanica (L.) Del. — Rigettata in abbondanza sulle spiaggie ; foglie ! — Cyperus levigatus L. — Secondo Fiori FI. an. I p. 114, questo nome va sostituito a quelli di C. mucronatus in Guss. Syn. e C. Cossyrensis in Tin. Guss. Add. et Emend. ad Syn. p. 779. 60 SEDE DI FIRBNZK - ADUNANZA DEL 14 APRILE 75. Carex Halleriana Asso. — In pochi luoghi; fi. e fr. ! 76. * C. vuLPiNA L. — Citata di Pantelleria da Parlatore FI. It. ir p. 152. Non ne ho trovato esemplari nell'Erbario Centrale. 77. ANDROPoaoN PUBESCENS Vis. — Oltre slìV Andropoffon hir- tus L. tipico indicato nella Synopsis e che è frequente a Pantelleria, abbiamo trovato anche, in diversi luoghi, VA. puìjescens ; ^i. e fr. ! Era stato già indicato di Pantelleria da Parlatore FI. It. I p. 142, come raccolto da Calcara, e difatti vi sono nel- l'Erbario Centrale esemplari di Calcara tanto AqW A. pu- ì)escens che dell' ^. hirtus. 78. * PoLYPOGON MoNSPELiENSis (L.) Desf. — Indicato da Par- latore FI. It. I p. 199. Trovasi, neir Erbario Centrale l'esem- plare di Calcara. 79. * AiRA INTERMEDIA Guss. — Parlatore V indica di Pantelleria FI. It. I p. 256, senza indicazione del raccoglitore. Nell'Er- bario Centrale non e' è di quella provenienza. 80. Vdlpia unigldmis (Sol.) Hchb. — In vari luoghi ; fi. ! 81. V. Ligustica (Ali.) Link. — Qua e là ; fi. ! — JuNiPERUS Sabina L. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 403 descrive una nuova var. prostrata di questa specie che dice trovarsi a Pantelleria. Trattasi forse di una forma del J. Phoenicea, poiché non pare ammissibile che trovisi in Pantelleria una specie di montagna come il /. Sabina. 82. IsoÈTES Duriaei Bory. — In molti luoghi ed in stazioni molto diverse. L'abbiamo raccolta fino sulla cima del monte . più alto dell'isola, la Montagna Grande, sopra gli 800 m. È particolarmente rigogliosa nei luoghi bagnati dal vapore caldo delle fumarole dette in paese favare; spore! Ross l'aveva già trovata nelle favare di Pantelleria fin dal 1890, e ne parla I. cit. p. 40. 83. Ophioglossum Lusitanicum L. — Qua e là fra le microfite, in qualche luogo abbondante, ma meno frequente che a Linosa; sterile ! Il prof. Baccarini presenta nn lavoro del sig. Principi dal ti- tolo : Fiìlìti del SenigaUiese, che comparirà nell' Appendice al Gior- nale essendo stato eseguito nel Laboratorio dell' Istituto botanico. Sono quindi comunicati dal Presidente gli accordi intervenuti col Comitato dell'Associazione per il progresso delle scienze per tenera SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 14 APRILE 61 la nostra adunanza straordinaria in Parma nell'occasione della prima riunione di questa nuova Società che tutti ci auguriamo abbia vita prospera e feconda. Fa sapere a questo proposito che i soci Avetta, Bolzon e Villani, residenti in quella città, si sono gentilmente messi a disposizione del Presidente e della Società per tutto quanto potrà occorrere per la buona riuscita di quella adunanza. Infine il socio Adriano Fiori presenta, facendone omaggio alla Società, una copia del Volume IV° parte 1^ della Flora Analitica d'Italia^ contenente V Appzndice ed alcune pagine àelV Indice gene- rale. ì^qW Appeiiiice sono contenute tutte le imita tassonomiche scoperte nei 10 anni circa che durò la pubblicazione della Flora e che non poterono prender posto nel testo del libro, le omissioni, correzioni ecc. ; così l'Opera viene aggiornata sino all'anno 1904, ma furono aggiunte anche molte delle scoperte più importanti del 1905 e 1906. Le unità tassonomiche che con questa Appendice vengono ad aggiungersi alla nostra Flora sommano ad 1 genere, 31: specie principali, 552 varietà o piccole specie, 2513 forme o variazioni e 221 ibridi; in tutto (escluso il genere) sono 3320 unità, che, aggiunte a quelle comprese nei tre volumi di testo, danno un totale di 139&7. Come vedesi, la nostra Flora è una delle più ricche d' Europa in proporzione alla superficie territoriale. Annuncia infine che tra pochi mesi spera vedranno la luce le rimanenti parti (indice gene- rale ed introduzione geobotanica), che mancano per completare r Opera. Dopo di che l'adunanza è tolta. 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 12 maggio 1907. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Il Presidente vedendo tra i soci presenti all'adunanza il cav. Som- raier, nostro benemerito ex Presidente, si compiace con lui del titolo- di « Doctor ad honorem » che come ha appreso gli verrà conferito dalla Università di Upsala in occasione delle prossime feste Linneane. Il Segretario legge poi la seguente comunicazione del socio Goiran : Nuova stazione nizzarda di Pistacia Saportae Burnat^^. alp. viarit., II, p. 54 = Z'. Leniisco X Terebinthus De Saporta et Marion. « Come è noto (conf. Burnat, 1. e.) questo creduto ibrido di P. LentisGus e P. Terehinthus fu scoperto (a. 1864 e 1872) dall'Ab. Giu- stino Montolivo fra Villafranca ed Eza. Nel luglio dell'anno scorso soltanto, dopo ripetute ed infruttuose ricerche fatte negli anni antecedenti, e quando meno lo aspettava, mi sono imbattuto in un bell'esemplare della pianta in quistione, il quale cresceva unico al margine di un campo lungo la strada che da Fabron va a Gine- stiera : ad una distanza considerevole pertanto dalla stazione del sempre compiànto amico Giustino Montolivo, ed in punto benanco maggiormente discosto dal mare. La mia pianta vive in società con P. Lentisous (forma typioa), né in prossimità ad essa si può osser- vare alcun esemplare di P. Terebinthus. Era un magnifico alberello quando lo vidi per la prima volta : ma nel settembre lo trovai sfrondato ad opera di ragazzi. I rami per la loro bellezza erano stati adoperati per adornare una sala nella quale doveva avvenire la distribuzione dei premi agli allievi ed allieve della scuola ele- mentare del luogo. Ho visitato la pianta nel corso dell' inverno, e nel giorno 25 marzo conservava tutte le sue foglie: la trovai in fiore il giorno 4 corrente maggio, ed ho potuto per tal modo constatare che i fiori erano staminiferi ! « Il sig. Burnat (I. e.) scrive che gli esemplari esaminati da lui ■« sont bien plus rapprochés du P. Terebinthus que du P. Lenti- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO 63 SCUS ». E la stessa cosa io ho pure osservato sopra campioni rac- colti dal sig. Bicknell in altre stazioni di Ligxiria. In quella vece la mia pianta mi sembra assai più vicina al Lentisciis che non al Terebinthus : e la cosa è tanto prossima alla verità, che avendo interrogato un contadino del luogo, sul nome che dava alla pianta dalla quale io mi stava asportando rami, mi rispose prontamente che era -wu Lentisde, nome vernacolo del P. Lentisciis, mentre P. Te- rebinthus è conosciuto sotto la denominazione di Peteìin ! Aggiungo che ho minutamente e con ogni diligenza esplorate diverse stazioni colline e litoranee, nelle quali P. Lenfiscus e P. Terebinthus crescono promiscuamente ed in numerosi esemplari : ho osservate molte forme e varietà si del primo che del secondo ; non un solo indivi- duo che si avvicini a P. Saportae ». Il Presidente riassume un lavoro del socio Ferro, dal titolo : Os- servazioni critiche intorno ad alcune specie conservate neW Erbario mi- cologico P. A. Saccardo riferite al gen. « Myxothrichum » Kunze, che essendo munito di una tavola comparirà nel Giornale. II dott. Pampanini dà conto di un suo lavoro dal titolo : Astra- galiLs alopecuroides ed il dott. Bargagli di un altro Sopra al- cune galle della Cina, ì quali compariranno nell' Appendice al Gior- nale. Inoltre il dott. Bargagli presenta la nota seguente : G. BARGAGLI-PETRUCCI. — SU ALCUNI TRICOMI DI PALME. (Nota preliminare). Poco tempo fa il cli.rao dott. 0. Beccari richiamò la mia at- tenzione sopra certe speciali strutture da lui osservate nelle foglie di alcune Palme che stava studiando, e mi propose di esaminare un poco più da vicino, sotto l'aspetto anatomico, tali formazioni, che in vari casi fornivano buoni cai'atteri diagno- stici per queste piante, essendo anche visibili con una semplice lente e talvolta anche ad occhio nudo. Lungo le nervature di queste Palme si osservano numerose punteggiature brune, disposte più o meno regolarmente, ma sempre assai distanti fra loro, e di grandezza e forma diversa nelle diverse specie. Ad un esame ad occhio nudo, esse si pre- sentano assai simili a lenticelle, sia per l'aspetto sia per il co- lore, essendo esse spesso assai rilevate al di sopra delia super- ficie foliare, ed avendo un colore bruno caratteristico. 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAaGIO Un primo esame superficiale fatto su molte Palme tanto con- servate in Erbario, quanto viventi nel Giardino botanico di Fi- renze, mi convinse che mentre non poche Palme ne sono sprov- viste, moltissime altre invece (anche fra le più note) presentano questi speciali organi che, per quanto so, non sono stati finora descritti con cura. Mi sembrò anche che tali organi presentas- sero, nelle varie specie, aspetti diversi, non saltuariamente, ma secondo un determinato piano, in modo da permettere forse di disporre queste specie in una lunga serie nella quale ogni specie presentasse progressivamente un diverso grado di trasforma- zione degli organi in questione. Questa serie dovrebbe verosi- milmente essere in stretto rapporto con la serie filogenetica di queste piante, ed avere quindi non piccola importanza anche per la disposizione sistematica della famiglia. Con questa speranza mi sono proposto di esaminare questi in- teressanti organi nel maggior numero di Palme che mi sarà possibile, ma essendo un tale studio assai lungo, data la vastità e la varietà di questa splendida famiglia, mi permetto di esporre preventivamente alla Società il concetto che prendo a guida in questo studio e di presentare anche, per maggiore chiarezza, qualche cenno sopra alcuni dei tipi che finora ho potuto esa- minare. * Il Martius descrisse brevemente e raflSgurò alcune bellissime produzioni tricomatose che si riscontrano in scarso numero sulla nervatura mediana delle foglie di HijopJiorhe Coimner- soniana descrivendone la loro apparenza esterna. Non ho po- tuto esaminare questa specie, ma anche altre specie presentano casi analoghi e sono munite, sopra la sola nervatura mediana o anche sopra alcune delle [DTincipali, di pochi e rari peli che me- riterebbero di essere chiamati colossali e che raggiungono una lunghezza di qualche millimetro. In altre specie le nervature sono fornite, ad intervalli più o meno regolari, di peli in forma di scudo, inseriti sulla super- fìcie follare per mezzo di un breve peduncolo. La parte larga ed appiattita di questa forma di produzione tricomatosa può ^ La descrizione della struttura dei tricomi in alcune specie e le relative figure comjDariranno nel Nuovo Giornale botanico (1907, fase. III). SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO 65 avere, veduta di fronte, un contorno regolarmente rotondeg- giante od ellittico, oppure un contorno irregolarissimo, reso tale da diverticoli più o meno lunghi che si dirigono in dire- zioni diverse. Molte volte l'epidermide non presenta nessuna modificazione di direzione intorno all' inserzione di questi peli, i quali ven- gono cosi ad essere intieramente situati al di sopra di essa ; spesso però avviene intorno al peduncolo del pelo scutato una inflessione dell'epidermide, che conduce il peduncolo del pelo ad internarsi un poco nello spessore follare dentro una specie di fossa. Quando questa inflessione è molto pronunziata, tutto il pedun- colo viene ad internarsi cosi, mentre la parte piana del pelo si adagia contro la superfìcie follare circostante, formando come un coperchio alla fossetta che si è venuta a formare. Talvolta anche avviene che la parte piana sia assai ristretta e non superi in diametro (o solamente di poco) il diametro della fossetta sottostante. Vi sono specie però (es. Copernicia australis) nelle quali un esame sommario (ad occhio nudo o con semplice lente) della disposizione di questi organi sulla superficie follare potrebbe trarre facilmente in inganno. In esse la superfìcie follare é fìt- tamente striata longitudinalmente da sottili nervature rilevate, mentre i tricomi sono disposti spesso negli spazi fra l'una e l'altra nervatura. Ma le nervature in questi casi non sono pro- dotte dai fasci fìbro-vascolari, bensì da fasci subepidermici di fibre, mentre i fasci sono sottili e profondamente internati nello spessore foliare. Generalmente i fasci si trovano situati negli intervalli fra l'uno e l'altro gruppo di elementi fibrosi subepi- dermici ed al di sopra di essi si incontrano i tricomi che ven- gono cosi a trovarsi negli spazi fra le sottili nervature. Anche in questi casi di apparente eccezione resta dunque inva- riato il rapporto evidentemente esistente fra questi tricomi ed i fasci fibrovascolari che si trovano sempre al di sotto di essi. ■ Sulla struttura anatomica di questi organi nelle diverse specie non intendo ora di entrare, solo accenno che in diversi casi si osserva evidente uno speciale tessuto che generalmente mette in relazione i tricomi con i fasci flbro-vascolari, specialmente con certe grandi cellule che si incontrano alla periferia di questi. 66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO Da quanto ho detto mi sembra che appaia come estrema- mente probabile che questi organi abbiano uno scopo fisiologico di regolazione del turgore interno, funzionando o come organi di secrezione, o come organi di assorbimento, o forse l'una cosa e l'altra alternativamente nei diversi stadi di vita della foglia, 0 nei diversi stati di turgore interno della pianta, e di igrosco- picità dell'aria atmosferica. In nessun caso però si osservano quei depositi di sostanze secreto che circondano in molte piante gli idatodi {Conocephalus ecc.) e quindi è da ritenere che, in ogni caso, il liquido secreto da questi tricomi sarebbe pura acqua. L'esame sommario che ho finora fatto di questi organi mi porta a ravvicinarli a quegli organi che sono abbondantissimi in alcune Bromeliacee (TUlandsìa, Wriesea) e che sono già state da Haberlandt e da altri descritte. Queste sono le linee generali dello studio che mi propongo e per il quale il dott. Beccari cortesemente mette a mia dispo- sizione un materiale prezioso che fa parte delle sue raccolte. Alcune delle Palme viventi nel Giardino botanico fiorentino mi forniranno poi, spero, il modo di fare qualche osservazione sulla funzione di questi organi. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 67 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 9 giugno 1907. Presidenza del Vice-Presidente Baccarin'i. Il Presidente comunica che il Consiglio, preoccupato dei ritardi nella pubblicazione del Giornale e del Bulletlino, ha deciso che d'ora innanzi tutti i manoscritti prima di essere passati in tipografìa sìeno riveduti da un membro del Consiglio. E questo, a fine di dar loro, specialmente quando trattasi di lavori di sistematica, la unifor- mità tipografica desiderabile nelle nostre pubblicazioni, e per met- terli d'accordo con le leggi della Nomenclatura approvate nell'ultimo Congresso di Vienna. Tali modificazioni, quando sembrerà necessario, saranno sottoposte all'approvazione degli autori avanti la stampa. Si eviteranno cosi molte correzioni sulle bozze, che sono causa dei ritardi lamentati e di maggiori spese per la Società. Il consigliere Sommier, a ciò invitato dal Presidente, rende quindi conto nei seguenti termini della missione alfidata dal Consiglio al Presidente Borzi ed a lui, di rappresentare la Società nostra alle feste Linneane a Upsala ed a Stocolma, e di consegnare la pergamena con l'indirizzo della Società : A. BORZI E S. SOMMIER. — RELAZIONE DELLE FESTE LINNEANE IN SVEZIA. La mattina del 23 del mese passato, giorno della nascita di Linneo, i delegati, le autorità e tutti gli invitati esteri e svedesi giungevano ad Upsala con treno speciale. Davanti alla stazione inghirlandata e ornala di bandiere, fra le quali figuravano quelle di tutte le nazioni che avevano mandato delegati, stava ad aspet- tarli una numerosa deputazione di studenti che cantarono mira- bilmente in coro alcuni inni nazionali ; dopo di che uno degli studenti diede il benvenuto agli ospiti di Upsala con un elegante discorso latino. 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO La festa commemorativa della nascita di Linneo ebbe luogo a mezzogiorno nell'aula magna dell' Università, splendido emi- ciclo che, pieno di gente e riccamente addobbato, presentava un aspetto imponente. I gradini superiori erano occupati dalle signore in eleganti toelette. Ad esse succedevano gli studenti, che coi loro berretti in testa formavano una larga zona bianca al disotto della ghirlanda di signore. In mezzo ai loro abiti neri spiccavano le vesti chiare delle numerose studentesse, anch'esse col berretto bianco in testa. Davanti ad essi, in piedi per quasi quattro ore, che tanto durò, la cerimonia, stavano gli studenti portabandiere con larga fusciacca dai colori nazionali, ognuno colla bandiera della sua provincia. Nella parte centrale, divisi in vari settori, si trovavano il corpo universitario, i dottori honoris causa, i membri dell'Accademia, le autorità, i rappresentanti del Riksdag e delle scuole superiori, e gli altri invitati a vario ti- tolo. Il settore all'estrema destra era occupato dai delegati esteri, fra i quali molti portavano le vesti accademiche delle Univer- sità a cui appartengono. Nel centro sedevano i membri della famiglia Reale e le alte cariche dello Stato. Di faccia ad essi, sul palco opposto all'emi- ciclo, dietro al busto di Linneo, sedeva in alto il Rector Magnifl- cus, e dietro a lui tutto il palco era occupato dai signori e dalle signore della Cappella accademica e della Società filarmonica. La solenne festa ebbe principio con musica e cori, dopo di che il Rettore pronunziò un discorso in svedese, tracciando a grandi tratti la vita di Linneo e l'opera sua, e rivolse poi in latino un caloroso saluto ai delegati esteri. Venne quindi, dopo un intermezzo musicale, la sfilata per ordine alfabetico di paese dei cinquanta delegati esteri, i quali via via consegnavano al Ret- tore gli indirizzi di cui erano latori. Per ogni nazione doveva parlare un solo rappresentante, e non gli erano concessi più di tre minuti. Per l'America parlò Keen, per la Danimarca Gertz, per la Finlandia Elfving, per la Francia il principe Roland Bonaparte, per l'Italia Borzi, per l'Olanda Nolen, per la Norvegia Brògger, per il Portogallo Henriquez, per la Russia Borodin, per la Svizzera De Candolle, per la Spagna Làzaro é Ibiza, per la Gran Brettagna Geikie, per la Germania Engler, per l'Austria Wiesner. I più parlarono nella propria lingua. SKDK DI FIRENZE - ADUXAXZA DEL 9 GIUGNO 69 Dopo le allocuzioni dei delegati esteri, sempre salutate da applausi, vennero quelle degli Svedesi. Terminata la funzione nell'aula magna, ognuno degli invitati esteri venne presentato al Principe Reggente. Nel pomeriggio era stata organizzata dagli studenti nel giar- dino botanico una simpatica festa campestre, nella quale gli studenti cantarono dei cori con quella maestria che lia valso loro una fama mondiale; e la sera il Rettore e la sua Signora riunirono a banchetto geniale, invitati esteri e nazionali. Ter- minava la giornata un ricevimento nelle sale della Università. Ivi erano esposti, su di un gran tavolo, i numerosi indirizzi ricevuti nel giorno dalla Università di Upsala, e veniva molto ammirato il lavoro artistico delle pergamene miniate, inviate dalla nostra Società e dalla Società italiana d'Antropologia. Il secondo giorno, come appendice alle feste Linneane, vi fu la solenne funzione delle promozioni a dottore, fatta con gran pompa e col rituale antico, di cui da noi si é perso la tradi- zione, ma che viene gelosamente conservato dall' Ateneo di Upsala. Fin dalla mattina tonò il cannone, e suonò il campanone della Cattedrale. A mezzogiorno tutti quelli che dovevano pren- dere parte o assistere alla cerimonia si recavano in lungo corteo dalla Università al maestoso tempio gotico ove ad ognuno era assegnato il suo posto. Dopo che furono giunti per ultimo i Principi Reali, e che cori, orchestra ed organo ebbero eseguito dei pezzi di musica scritti per la circostanza, l'arcivescovo, de- cano della facoltà di teologia, pronunziò un discorso in svedese ed un altro in latino, dopo di che procedette alla promozione dei dottori in teologia. Lo stesso fecero poi i decani delle fa- coltà di medicina, di legge e di filosofia. Nell'atto della promozione il decano consegnava al nuovo dottore il suo diploma, gli metteva al dito un anello d'oro e gli imponeva il cappello o la corona d'alloro secondo che appar- teneva alle tre prime o alla ultima facoltà. Ogni promozione era salutata da un colpo di carinone. I dottori honoris causa esteri cosi promossi furono 26, fra i quali i vostri due delegati, i soli Italiani che prendessero parte alle feste Linneane. Tornato il corteo alla Università, i nuovi Dottori vennero salutati e felicitati dal corpo degli studenti con una allocuzione 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO latina seguita da cori, alla quale rispondeva in nome di tutti il Principe Eugenio, il minore dei figli del Re Oscar, che era tra i Dottori honoris causa nazionali promossi in quel giorno. La sera vi fu nell'aula magna un pranzo di più di 300 co- perti dato dall'Università, al quale assistevano il Principe Reg- gente e gli altri principi e principesse della famiglia reale, e dopo rimosse le mense, nella stessa aula magna trasformata, vi fu un ballo dato dagli studenti, al quale prendevano parte, oltre alle studentesse e alle signore di Upsala, molte signore e signo- rine venute da Stocolma appositamente per le feste. Dalla Regia Accademia delle Scienze di Stocolma, le feste in onore di Linneo furono celebrate il 25 nella capitale. La mattina gita al giardino botanico diretto dal prof. Wit- trock, e nel pomeriggio seduta solenne dell' Accademia che fu presenziata dai Principi Reali. Parlò il Presidente dell'Accade- mia, furono presentati gli indirizzi dai delegati esteri nello stesso modo e nello stesso ordine che a Upsala, e fu eseguita dalla Cappella Reale della eccellente musica corale ed orchestrale. Ogni delegato ricevette in quella occasione una bellissima me- daglia commemorativa in bronzo, rappresentante Linneo, e coniata per la circostanza. La sera 1' Accademia dava un pranzo con un numero di invitati non inferiore a quello della Univer- sità di Upsala, al quale assisterono pure i Principi Reali ; e dopo il pranzo, accompagnati dagli studenti che cantarono dei cori e canzoni nazionali, gli invitati terminarono la serata nel- l' originale e simpatico Friluft Museet di Skansen, che è al tempo stesso un bel parco in posizione incantevole, ed un museo vivente dove in case e capanne di varie provincie della Svezia si vedono uomini e donne nei costumi nazionali di quelle Provincie, dove si vedono i Lapponi con le loro renne, e vari degli animali più caratteristici delia Svezia. Per il 26 era stata organizzata dalla Società delle scienze na- turali degli studenti una gita a Hamraarb}^ antica proprietà di Linneo, dove si conservano dei ricordi del grande naturalista svedese; ed a questo pellegrinaggio presero parte i più dei de- legati esteri che avevano potuto (in li trattenersi in Stocolma. Nel dopo pranzo vi fu un ricevimento nel palazzo e nel giar- dino Reale, al quale i delegati erano invitati da S. A. Reale il Principe Reggente. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 71 Cosi ebbero termine le feste, di cui tutti gli invitati conser- veranno un indimenticabile ricordo per la loro solennità ben degna del sommo Linneo, e per l'accoglienza e l'ospitalità, al tempo stesso sontuosa e cordiale, che ricevettero ad Upsala ed a Stocolraa. Non possiamo terminare senza esprimere una parola di pro- fondo rimpianto per la morte del professore di botanica di Upsala, Kjellman, che molti di noi conoscevamo fino da quando sbarcò in Italia con Nordenskjold, al ritorno dal memorabile viaggio di circumnavigazione dell'antico continente sulla Vega. Egli mori poco tempo avanti le feste, cosicché la triste notizia non ci era ancora giunta quando arrivammo a Stocolma e spera- vamo di averlo a guida nel giardino botanico di Upsala. Lo stesso SoMMiER presenta la descrizione di un nuovo genere di Cicoriacee al quale dà il nome di Melitella, dalle isole di Malta (Me- lita) dove l' ha trovato. Questa nota, essendo corredata di una ta- vola, verrà inserita nel Giornale, Sono quindi presentati ed in parte letti i lavori seguenti : SAVERIO BELLI. — SUL HIERACIUM UNDULATUM BOISS. {H. NAEGELIANUM PANCIC). Nella seduta delli 13 maggio 1906 della Società botanica ita- liana in Firenze, il presidente dott. Sommier dava lettura di una nota contenuta in una lettera a Lui diretta dal dott. A. von Degen di Budapest. * In detta nota il von Degen comunicava alla Società di aver riconosciuto il Hieracium undalatum Boiss. raccolto sulla Ma- jella (Abruzzo) dal Rigo (il ben noto botanico di Torri del Be- naco), il quale glielo aveva mandato, assieme ad altre piante, ed erroneamente determinato col nome Hier. Pseudo-pilosella Ten. Il dott. von Degen annunziava quindi alla Società botanica, come nuovo per V Italia il Hieracium undalatum Boiss., pianta che doveva interessare specialmente i fltogeografi, come quella ' Vedi Bull. Soi. hot. it. (maggio-giugno 1906, n. 5-6), pag, 73 e seguenti. 72 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO che, appartenendo al dominio della flora greca e della balca- nica, veniva a trovarsi su suolo italiano. Pare che il von Degen ignorasse completamente l'esistenza della Flora italiana di Fiori e Paoletti, uscita due anni prima della sua scoperta (1904, voi. Ili, Composite) ; senza di che egli si sarebbe accorto che questa scoperta era un co tal poco in ritardo. Infatti a pag. 484 della detta Flora; al capitolo « Glauca » io scriveva: « Hier. undiilatuin Boi ss. (.= H. Naegelianum Pancic = H. « Berlisceum Pancic in literis ad Naeg.): Loc. Abruzzo, alla « sommità del M. Velino (Chierici), ed al passo del Vorticchio « (Levier), sullo stesso monte: raro! Proprio della regione al- « pina del M. Olimpo in Tessaglia (Heldreich) e della Serbia « Naegeli-Pancic) ». . Fin dal 1904 dunque il Hier. undulatwn Bòiss. apparteneva anche alla flora italiana ! ' Le considerazioni che mi vengono suggerite dalla nota del von Degen sono parecchie; anzitutto questa: che cioè, quando si è in procinto di pubblicare come nuova per un paese che non è il nostro, una data specie, le precauzioni non dovrebbero mai essere troppe ! Se il //. undulatum Boiss. fosse stato da me pubblicato nelle Addenda di qualche giornale o Rivista di Botanica, non avrei potuto far soverchio carico al von Degen di non aver tenuto conto della precedenza. Ma il non aver con- sultato la più recente e, senza dubbio, la più completa delle Floro italiane, parvemi mancanza tale da essere rilevata. La breve frase che, nella Flora italiana di Fiori e Paoletti, accompagna il nome H. ìtndulatuin Boiss., è seguita dalla si- nonimia esatta della specie, povera in vero, ma altrettanto poco chiara. Il nome di H. bertisceitm Pancic (in literis ad Naeg.) non fu pubblicato direttamente dal Pancic, ma dal Naegeli, di seconda mano, nel libro Archieracien Mitici Earopa's (pag, 5). « Mons ^ I saggi di Chierici e di Levier erano, se ben ricordo, senza nome nell'Erbario fiorentino dove sono tuttora. Era mia intenzione farne un breve cenno in qualche Rivista, ma, poi, nella previsione del lavoro da farsi per la Flora di Fiori e Paoletti, non lo pubblicai. SfSDK DI FIRRNZK - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 7S BertisGus » è il nome latino del monte Kom, in Serbia, dove il Pan- cic raccolse la pianta. Arvet-Touvet, il noto monografo mondiale del genere Hieracium, ebbe, non ha guari, ad interessarmi sulla questione della priorità fra H. iinrlitlatum Boiss. e ff. Naegelia- num Pancic. Ora, come del resto accenna, a sua volta, anche il von Degen nella nota, non esistono ragioni per l'uno e per l'altro di questi due nomi, onde preferire questo o quello nella desi- gnazione della specie, e la questione adliuc sub Judice est. Forse sarebbe opportuno adottare il nome di H. bertisceum Pancic per quanto inedito, parendo, che, in simili casi, la legge di nomenclatura, se non autorizza 1' uso di nomi di specie non resi di pubblica ragione dall'autore, non si opponga a quest'uso stesso, quando si sa di certo che quel nome è stato dato alla specie di cui si parla. Le ulteriori osservazioni del von Degen sull' importanza fìto- geografìca del HieraGìum undidatimi Boiss., non sono più re- centi della sua scoperta. Avvegnaché, nel 1904, nella stessa Flora italiana di Fiori e Paoletti, alla pagina 473, in nota, e trattando del Hieracium Porianum Belli, io scrivessi: « Certo « è pianta del gruppo delle Andryaloidee orientali, e col H. « Naegelianum Pancic (cioè col H. undulatum) trovato al « M. Velino in Abruzzo, costituisce una scoperta interessante « per il fito-geografo. » L'avere il Rigo trovato questa specie sulla Majella, che ap- partiene alla stessa catena del M. Velino, ma ne è abbastanza distante, prova però sempre più che essa è realmente una buona e legittima specie. Per finire; alcuno dirà che questa noterella avrebbe dovuto veder la luce assai prima d'ora, dacché è ormai passato un anno dall'errore alla cory^ezione. Ma, per circostanze indipen- denti dalla mia volontà, io non ebbi che oggi sotto agli occhi il fascicolo 5-6 del BuUettino che riporta la nota del von Degen. Ed è proprio quindi il caso di dire : meglio tardi che mai ! Cagliari, Istituto botanico, 22 maggio 1907. 74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO C. BICKNELL. — UNA PASSEGGIATA BOTANICA IN SPAGNA. Avendo fatto quest'anno, assieme al mio compagno sig. Luigi Pollini, un piccolo viaggio nella Spagna meridionale dal 1" al 20 aprile, credo non privo d' interesse il darne un breve rac- conto dal punto di vista botanico. Siamo partiti da Genova la sera del 29 marzo, e dopo una bellissima traversata siamo giunti a Gibilterra a mezzodì del P aprile. Nei due giorni seguenti abbiamo erborizzato sulla spiaggia e sulle rupi ; ma siccome ci vuole un permesso per salire alla cresta della Rocca, e questo non è accordato adesso a chi non è suddito inglese, ci siamo limitati alla parte infe- riore sopra il giardino pubblico e oltre « Europa Point ». Le piante più cospicue in quei luoghi erano Iberis Gibraliarica, Scilla peruviana, Calendula suffruticosa. Il Sempervivur/i ar- boreum non era ancora fiorito. Vedemmo per la prima volta Aclujranthes argentea, e, scandente dappertutto, sugli arboscelli di Osyris quadripartita, di Rhamnus Alaternus ecc., la bella Aristolochia baetica. Sulle rupi crescevano Linaria tristis, Ononis Picardi e Staiice emarginata appena fiorita; sulla spiaggia di levante Silene litorea, S. obtusifolia e Linaria pe- dunculata. Per arrivare alle colline sopra il vicino paese La Linea, bi- sogna traversare, con grande fatica sotto un sole cocente, più di un chilometro di sabbia. Però la Retania monosperma (chia- mata Retama anche dalle ragazze che ci perseguitavano), il Rumex iingitanus e la Malcolmia litorea che crescevano in quella sabbia ci consolarono per la fatica ; e sulle colline ab- biamo trovato altre piante rare quali Blscutella microcarpa, Scorpiurus vermiculata, e Thijmelaea canescens. C'era anche Tulipa australis che siamo abituati a vedere sui nostri monti sopra Tenda sino ad un' altezza di 2200 m. e che non avrei mai creduto di trovare in compagnia di una Romulea e della Simethis bicolor. Il 4 aprile partivamo per Algeciras, ma il cattivo tempo ci impedi di far una lunga passeggiata nei dintorni. Vi abbiamo SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 75 veduto Salvia triloha, Scropìmlaria sanibucifolia e dapper- tutto Euphorbia medicaginea. Una delle piatite più comuni nei coltivati è la Fwmaria agraria che a prinna vista rassomiglia assai poco alla F. major Bad. abbondante da noi. Certamente sono due specie assai diverse. La F. agraria lia il racemo di tutt'altra forma prima di essere perfettamente sviluppato, i suoi sepali sono quasi intieri, appena dentati alla base, ed il suo frutto è più carinato e non api- colato. Il giorno dopo andammo a Ronda, un incantevole viaggio in ferrovia , prima tra i boschi di sughero e dopo nella stretta vallata sotto gli alti monti calcarei. Il Cistus ladaniferus ed altri Cisius, varie specie di Sarotharunus e di Genista in pieno fiore facevano credere di essere in un vero giardino. Dopo aver veduto il miracolo di Ronda, cioè la profonda spaccatura del monte in mezzo alla città la quale attira tutti i forestieri, andammo in campagna, scendendo finalmente nella vallata sotto i perpendicolari precipizi, sull'orlo dei quali sta la città. Sulle colline trovammo Moricandia Ramburii, Helianthemum aegijptiacwn, Prolong oa pectinata, Linaria villosa, MercurialiS tomentosa, Astragalus Glaux, Micropìis supinus ; e nella val- lata Linaria hirta, Arenaria spathulata e Aristolochia Pisto- lochia con fiori giallastri e il doppio più grandi che nella pianta della Riviera francese. La Cerinthe aspera var. pitrpiirascens, con fiori intiera- mente purpurei che cresce dappertutto nei campi meridionali, mi fece una grande impressione. Il 6 aprile andammo a Sevilla. Lungo la ferrovia si vedeva il Convolvulus tricolor in quantità, ed i campi incolti erano co- perti di Omphalodes linifolia. Non parlerò della stupenda cat- tedrale di Sevilla né dell'Alcazar, ambedue cosi ben conosciuti. Ma dirò che per il botanico Sevilla è un centro assai triste, e più del solito in un anno come il presente, dopo una prolungata siccità. Tutto era bruciato e coperto di polvere. Fuori della città c'è l'eterna pianura di grano, cosi ben coltivato che non vi si vede nemmeno un papavero, né una pianta di Polygonuin aviculare. Altre volte già in Spagna i campi di grano avevano destato in me ammirazione al tempo stesso che disperazione. Facemmo passeggiate in ogni direzione lungo la sponda del fiume, 76 SEDB DI FIRKNZK - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO e nei lunghi viali dei giardini ; ma trovammo tutto secco o man- giato, tanto che l'unica pianta per me nuova fu la Nonnea nigrì- cans. Nessuna città mi ha mai tanto disilluso come Sevilla. Le strade sono strette, le botteghe misere, gli abitanti però sono pittoreschi e certamente le donne di Andalusia sono belle, e quan- tunque non vi siano giardini visibili, né fiorai, né fiori nel mer- cato, ogni ragazza porta nei capelli una rosa o altro fiore. Il terzo giorno facemmo un'escursione al pittoresco paese di Alcalà, che sembrava un paradiso. Là vidi per la prima volta la bel- lissima Anagallia linifolia, e molte belle piante in fiore sugli scogli e sotto gli ulivi. Ebbi pure la fortuna di trovare qualche raro esemplare di KaWfassia Salzmanni lungo il fiume. Di- fatti Wilikomm e Lange dicono che questa pianta cresce pressa il fiume Guadaira vicino a Sevilla; ma avevo poca speranza di trovarla, tanto che, a prima vista, i due esemplari da me rac- colti mi erano sembrati la comune Crepis taraxacifolia calpe- stata e mangiata dalle capre o dalle vacche che girano dapper- tutto cercando un boccone di erba fresca. Dopo tre giorni andammo a Cordoba, e anche là nella pia- nura vedemmo pochissimi fiori, ma sulle colline verso l'Eremite abbiamo trovato Genista hirsiUa. Brassica leDigata, Cistus ladaniferus ecc. Tra Cordoba e Granada una fermata di quattro ore alla stazione di Bobadilla ci ha dato la buona occasione di far una passeggiata lungo il fiume vicino, dove trovammo Om- phalodes Unìfolia, veduta prima lungo la ferrovia, Ononis ge- oniniflora, e una bella forma di Althaea hirsuta a fiori assai grandi. Giunti a Granada il 12 aprile incominciò la tanto desi- derata pioggia. Le strade sia della città che della campagna fu- rono trasformate in un mare di fango ; ma potemmo far diverse passeggiate sulle colline vicine, con buon risultato. Fra le piante più rare trovate noterò Matthiola parviflora, Senecio mìnutus, Cytisus Fontanesii, Prolongoa pectlnata, ecc.; nel grano della pianura non v'era nulla per il botanico, ma ai piedi delle colline avemmo il piacere di raccogliere Glaucium phoe- nìcewn, Roemeria liyìirida e Hypecoum grandiflorum. L'ul- timo giorno abbiamo pututo arrivare alle prime falde della Sierra Nevada, ma dopo un chilometro di salita cominciò la pioggia. Sui terreni bruciati lungo la via 1' unica novità per noi fu Bellis microcephala. Tornati a Gibilterra il 18 aprile^ SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 77 abbiamo trovato fiorito Carthamus arborescens e veduto Euphor- Na Clementei, E. rupicola e Malva liispanica. Il 20 partimmo per Genova, abbastanza contenti del nostro viaggio, che sarebbe riuscito meglio se la campagna non fosse stata parecchie setti- mane indietro, e il tempo cosi cattivo a Granada. Durante questa breve gita abbiamo raccolto circa 470 specie di fanerogame, di cui non do l'elenco perché sono per la mag- gior parte piante abbastanza diffuse nel bacino mediterraneo, contentandomi di citare le seguenti, che oltre a quelle già men- zionate, mi sembrano le più interessanti : Ranunculus rupestris Guss. Malcolmia lacera DC. Biscutella auriculata L. B. montana Cav. Reseda Gayana Boiss. Astrocarpus Clusii Boiss. Reni. Helianthemum umbellat. Mill. H. ledifolium Willli. H. hirtum Pers. Polj'gala rupestris Fourr. Arenaria modesta Buf. Genista lasiantha Spach Cytisus linifolius Lam. Astragalus pentaglottis L. Poterium multicaule B. R. Saxifraga arundana Boiss. Helichrysum rupestre DC. Micropus bombycinus Lag. Calendula tomentosa Lesf. Melanoloma puUatum Boiss. Cynoglossum cheirifolium L. Antirrhinum glutinos. B. R. Linaria spartea Hlfg. Lzìik. L. amethystea ff/fg. Link. Lavandula pedunculata Cav. L. multifida L. Phlomis purpurea L. Thymus hirtus Willd. T. Zygis L. Thymelaea nitida Endl. Quercus Ballota Desf. Uropetalum serotinum Ker. Macrochloa tenacissima Kunth Sono presentate le pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° semestre di quest'anno : Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se- mestre del 1907. Atti del Congresso internazionale di Scienze storiche (Roma 1 -9 aprile 1903), voi. I-XII. Roma, 1904-1907. Bulletin du Jardin Imperiai Bot. de St. Pttershourg. Tom. VI (1906), Livr. 5-6 et Supplément. Le Batnhou. l'* année (1906), n.' 5-6. Bull, della Soc. hot. Hai. 6 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO Marcellia. Rivista internazionale di Cecidologia. Voi. V (1906), n.' 5, 6 ; voi. VI (1907), n. 1. Memoirs of the Department of Agrieulture in India. Voi. I, n. 5. Mitteilungen der Deutschen Dendrologischen Gesellschaft, 1906. Novénytani Kozleményeh. Voi. V (1906), n/ 3, 4 ; VI (1907), n. 1. Oesterreichisahe Garten-Zeitung. Jahrg. II (1907), n.' 1-5. The Joitrnal of the Quelcett Microscopical Club. Ser. 2^, voi. 9, n. 60. The Ohio Naturalist. Voi. VII, n.^ 1-3, 5-6. G. Borromeo, Catalogo delle piante dei giardini d' acclimatazione delle Isole Borromee. Intra, 1906. G. Capra, Gli Italiani residenti nelle Indie inglesi. Milano, 1907. A. Chahert, Dipsaaus et Doronicum nouveaux. Paris, 1906 (Bull. Soc. Bot. de France, Tom. 53«, 1906). F. Cortesi, Illustrazione dell' Erbario Borgia. Roma, 1906 {Annali di Botanica, voi. IV, fase. 3°). — Orchidacee nuove o criticlie. Roma, 1907 (Idem, voi. V, fase. 3°). — Studi critici sulle Orchidacee romane, V. Roma, 1907 (Idem, voi. V, fase. 3"). ■ — Un botanico sconosciuto del secolo XIX (Fra Cesare Borgia). Roma, 1906 (Idem, voi. IV, fase. 2°). L. Gufino, Note micologiclie italiane. Genova, 1906 (Malpighia, anno XX, voi. XX). — Un manipolo di Licheni dei dintorni di Napoli. Genova, 1906 (Idem). C. B. Davenport, Inberitance in Poultry. Washington, 1906. 'B. De-Polo, Le concimazioni potassiche in terreni ricchi di potassa. Bologna, 1904. G. B. De Toni, 1 placidi di Luca Ghini (primo lettore dei semplici in Bologna) intorno a piante descritte nei Commentari al Dio- scoride di P. A. Mattioli. Venezia, 1907. — Nuovi dati intorno alle relazioni tra Ulisse Aldrovandi e Ghe- rardo Cibo. Spigolature Aldrovandiaue, III. Modena, 1907 {Mem. della R. Acc. di Se. Lett. ed Arti in Modena, ser. III, voL VII), G. B. De Toni e A. Forti, Intorno alle relazioni di Francesco Cal- zolari con Luca Ghini. Firenze, 1907 {Bull. Soc. bot. it., Adun. Sede Firenze, 9 die. 1906). G. Falqui, Su alcune piante fossili della Sardegna. Cagliari -Sas- sari, 1906. Adr. Fiori e Gr. Paoletti, Flora analitica italiana, voi. IV, parte 1^. Padova, 1907. D. Giordano, Sulla necessità dell' insegnamento della storia natu- rale negli Istituti nautici. Milano, 1907 {Atti Congr. Natur. Ital. in Milano, 1906). A. Goiran, A proposito della presenza di Asplenium fontanum Bernh. sul Monte Baldo. — Sulla presenza di Oryza clandestina A. Br. nel Nizzardo. ■ — Presenza di Bromus Schraderi Kunth nel Niz- zardo. Firenze, 1906-907 (Bull. Soc. bot. it., 1906-1907). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 79 A. Goiran, Pteridophytae ("Agri Veronensis). Milano, 1907 (Atti Congr. Nat. Ital. in Milano, 1906). C. G. Lloi/d, Index of tlie Mycological Writings. Voi. I, 1898-1905, Cincinnati, 1906. — Mycological Notes. N.' 19-23. Cincinnati, 1905 -90G. — The Tylostomeae. Cincinnati, 1906. B. Mariani, Come fertilizzare i nostri prati asciutti. Bologna, 1904. — I campi sperimentali per il Frumento. Bologna, 1904. L. Piccioli, Studi sull' inerbimento e il rimboschimento dei terreni argillosi. Roma, 1907. A. Saint-Yves, La Saxifrage à floraison abondante. Nice, 1906 (Bull* 25-26 de la Section des Alpes Maritim. du Club Alpin Frangais). W. and C. E. Saunders, Results obtained in 1906 from trial plots of grain, fodder corn, field roots and potatoes. Ottawa, 1906 (Depart. of Agric. Centr. Exper. Farm, Bull. u. 55). G. Tureck, Perchè si deve concimare con i concimi artificiali ? Bo- logna, 1906. A. Vaocari, Osservazioni ecologiche sulla flora dell'Arcipelago di Maddalena, 1906. E quindi, essendo esaurito l'ordine del giorno, la seduta è tolta. 80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE SEDE DI FIEENZE. Adunanza del dì 13 ottobre 1907. Presidenza del Consigliere Levier. Aperta la seduta, il Presidente dà la parola al Segretario il quale legge la nota seguente : ADR. FIORI. — UN MANIPOLO DI PIANTE DEL GRAN SASSO D'ITALIA. Nel luglio di quest' anno mio fratello Andrea ed i suoi figli avendo compiuta una escursione nell' Abruzzo al Gran Sasso d' Italia ed alla Majella, a scopo precipuamente entomologico, raccolsero pure, specialmente a cura del mio nipote Alfonso Fiori, buon numero di piante delle quali credo opportuno segna- lare le seguenti, tutte del Gran Sasso : ' BoTRYCHiOM Lunaria L. — Tra l' Intermesole e Pizzo Cefa- lone. Sesleria tendifolia Sclirad. — Presso la sorgente di Rio d'Arno. * Carex levis Kit. — Campopericoli. C. MACROLEPis DC. — Campopericoli. C. FLAVA L. — Lungo Rio d'Arno presso Pietracamela. * Gagea FisTULOsa Ker.-Gawl. form. glabra Nob. -— Peduncoli glabri o sparsi di pochissimi peli. — Campopericoli. Scilla bifolia L, — Prati umidi di Arapietra. ^ Quelle contrassegnate con asterisco non figurano nell'elenco del Crugnola inserito nel suo lavoro : La vegetandone al Gran Sasso d'Italia. Teramo, 1894. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 81 * Allium paniculatum L. — Tra riuterraesole e Pizzo Cefalone. Crogqs vernus ah. — Arapietra. Herniaria incana Lam. — Monte S. Franco. Paronychia serpyllifolia do. — Presso Assergi. * SiLENE PARAD0XA L. — Lungo il Rio d'Assergi. * Tunica saxifraga Scop. — Lungo Rio d'Assergi. Viola Eugeniae Pari, forra, microphylla (Rolli). — Tanto a fiori violacei, quanto (subform. lutea Nob.) a fiori gialli. — Campopericoli. Matthiola tristis var. italica Conti. — Lungo Rio d'Assergi. * Fumaria parviflora Lam. — Presso Monte S. Franco. * CoRYDALis cava Schw. — Gampopericoli presso i campi di neve. * Adonis vernalis L. — Prati di Campo Imperiale. Ranungulus geraniifolius var. apenninus Fiori form. par- vulas Chiov. — Arapietra. — Probabilmente è da riferirsi qui il R. Villarsii del Crugnola ed altri. Saxifraga androsacea L. var. tridens (Jan). — Campopericoli. S. MOSCHATA Wulf. var. ampullacea (Ten.). — Arapietra. * Amelanchier vulgaris Moench. — Lungo Rio d'Assergi verso Monte S. Franco. * Onobrychis viciaefolia Scop. var. montana (DC). — Lungo il Rio d'Arno verso il Calderona. Lathyrus vernus Bernh. — Lungo Rio d'Arno presso Pietra- camela. * ViciA onobrychioides L. — Monte S. Franco. Trinia carniolica Kern. — Campopericoli. — Probabilmente da riferirsi qui la T. vulgaris del Crugnola ed altri. Pimpinella Tragium Vili. — Lungo Rio d'Assergi. Meum athamanticum Jacq. — Monte Intermesole. * Rhamnus cathartica L. — Presso Monte S. Franco. Rh. alpina L. — Lungo Rio d'Assergi. * EuPHORBiA FALCATA L. — Mouto S. Frauco. Primula suaveolens Bert. — Lungo il Rio d'Arno verso il Cal- derona. Androsace villosa L. form. australis Fiori. — Campopericoli. Armkria vulgaris var. gracilis (Ten.). — Arapietra. var. majellensis (Boiss,). — Campopericoli. Cerinthe maculata L. p. p., M. B. — Lungo il Rio d'Assergi. Veronica Teugrium L. — Arapietra e tra l' Intermesole e Pizzo Cefalone. 82 SBI>B DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 13 OTTOBEE * Melampyrdm nemorosum L. — Lungo Rio d'Arno verso il Calderona. Odontites verna Bell. — Monte S. Franco. * Tedcrium Polium L. — Lungo il Vomano presso Montorio. Satdreja graeca L. — Lungo Rio d'Arno verso il Calderona. Asperdla neglecta Ctuss. — Lungo Rio d'Assergi. LoNiCERA etrusga Savi. — Lungo Rio d'Assergi. * ScABiosA MARiTiMA L. — Luugo la strada da Montorio a Rio d'Arno. Campanula glomerata L. form. pusilla DC. f. — Nel faggete presso i prati di Monte Interrnesole. C. FOLiosA Ten. — Arapietra. Senecio aurantiacds DC. form. tomentosus DC. — Tra Monte Interrnesole e Pizzo Cefalone. Erigeron glabratos form. ambyguus Fiori. — Tra Monte In- terrnesole e Pizzo Cefalone. — Certamente da riferirsi qui VE. alpinus del Crugnola. * Chrysanthemdm Parthenium L. — Lungo Rio d'Arno verso il Calderona. Anthemis Barrelieri Ten. form. ScJiouwii Fiori. — Gran Corno. Achillea pdnctata Ten. — Lungo Rio d'Arno verso il Calderona. — Probabilmente da riferirsi qui l' A. noMlis del Crugnola. * Inula montana L. — Lungo Rio d'Assergi. * Xehanthemum inapertum W. — Prati di Arapietra. * Centaurea alba L, — Lungo Rio d'Assergi. C. DISSECTA Ten. var. incana Ten. — Lungo Rio d'Arno presso Pietracamela. — Sarà da riferirsi a questa var. la G. cinerea indicata dal Crugnola. var. virescens Ten. — Monte S. Franco. Hypochaeris pinnatifida Cyr. — Tra Monte Interrnesole e Pizzo Cefalone. * Crepis lacera Ten. — Presso Assergi. HiERACiUM sabindm Seb. et Maur. — Arapietra. H. RUMILE Jacq. — Prati di Monte Intermesole. Scoperta importante dal lato geobotanico è quella deWAdOìiis vernalis L., il quale fu raccolto in frutto il 22 luglio ed è benis- simo distinto dall'affine A. distortus Ten. per le foglie basilari SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 83 ridotte a squame e per gli acheni densamente pubescenti. Sino ad ora si riteneva che 1' A. disioriiis, endemico dell'Abruzzo, fosse r unico rappresentante nell' Italia centrale della sezione Consiligo del genere Adonis, e che 1'^. vernalis, diffuso nel resto dell'Europa e nella Siberia, fosse limitato in Italia al Friuli ; ora invece si deve ammettere che VA. vernalis giunge sino all'Abruzzo e questo fatto viene a rendere più probabile la di- scendenza diretta da esso dell' .4. distorius. Non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL iO NOVEMBRE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì JO novembre 1907. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Il Presidente dà annuncio della dolorosa perdita del nostro con- socio prof. Gino Cugini e legge le seguenti note biografiche inviategli dal socio De Toni : « Dopo brevissima malattia, assistito dalla figlia Amelia e dal prof. L. Macchiati, si spegneva domenica 27 ottobre in Modena il prof. Gino Cugini, da molti anni direttore di quella importante R. Stazione Agraria. La sua immatura perdita — il Cugini era nato a Bagnone (Massa Carrara) 1' 11 novembre 1852 — lascia un vuoto, largamente rimpianto, nelle file dei soci della nostra Società bota- nica alla quale venne aggregato nel ' 1890, pochi anni dopo che alcuni volonterosi ne avevano voluto l'esistenza per raccogliere in un sodalizio tutti i botanici italiani. « Gino Cugini coperse, nella città che costituiva per lui grande oggetto di predilezione, parecchi pubblici uffici e fu per molto tempo uno degli uomini più in vista del partito democratico, e dal 1897 al 1900 assessore all'igiene. Era anche commissario gover- nativo nella Giunta di vigilanza del R. Istituto Tecnico, delegato antifìllosserico, membro del Consiglio Sanitario provinciale e d'altre commissioni locali, socio della R. Accademia di scienze, lettere ed arti e della Società dei Naturalisti e Matematici di Modena, libero docente nell'Ateneo Modenese, dove ebbe, in seguito alla morte di Antonio Mori, l'incarico dell'insegnamento e della direzione dell'Orto bota- nico, fino alla venuta dell'attuale direttore. « Numerosi scritti del Cugini, su argomenti di anatomia, fisiolo- gia e patologia vegetale, videro la luce nel Nuovo Giornale botanico italiano, negli Annali della /Società Agraria di Bologna, nella Gaz- zetta Chimica italiana, nel giornale La Scienza applicata, nel Gior- nale agrario italiano, neW Agricoltura italiana, nel Bollettino della R. Stazione Agraria di Modena, nelle Stazioni sperimentali italiane, ed in altri periodici. In alcune sue pubblicazioni ebbe a collaboratori il Todaro, il Macchiati, il Traverso. SEDE DI PIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 85 « In questi ultimi anni andava raccogliendo materiali per una nuova illustrazione della Zta Maxjs sopra tutto nei riguardi tera- tologici; stava pure ideando alcune ricerche sperimentali intorno alla influenza di certe radiazioni sulla germogliazione e sull'accresci- mento delle piante. « La maggiore attività del Cugini si svolse nell' ufficio di diret- tore della R. Staziona Agraria di Modena, la quale divenne un istituto importantissimo si dal punto di vista scientifico che da quello pratico. Egli vagheggiava anzi di aumentare ognora più l'importanza della Staziono affidata alle sue cure e voleva, sono sue parole, che l'istituto fosse separato in due enti autonomi, l'uno dedicato alle ricerche scientifiche, 1' altro alle analisi, od almeno fosse reso possibile, in un ente solo, con maggior numero di per- sonale raggiungere il duplice scopo. Si lamentava che la parte pratica assorbisse a lui ed ai suoi coadiutori, ai chimici, all' agro- nomo, all'aiuto-botanico il tempo che avrebbe potuto venire desti- nato alle ricerche di indole strettamente scientifica. « Gino Cugini attese con zelo all' incremento del Museo, specie per quanto concerne le piante cereali e foraggere ed in tutti i modi cercò di rendersi utile agli agricoltori della provincia e fuori della provincia di Modena, volgarizzando, con conferenze, quelle cognizioni teorico-pratiche che la sua lai'ga coltura scientifica gli permetteva di esporre. » Sono proclamati a nuovi soci i signori : Pavolini Dott. A. F. di Firenze Gola Dott. G. di Torino Negri Dott. G. di Torino. Il socio Fiori riassume la seguente sua nota : ADR. FIORI. — SULLA STRAORDINARIA MELATA TìYXAJABIES ALBA A VALLOMBROSA NELL'ESTATE DEL 1907. Un fenomeno che da tempo antichissimo attirò 1' attenzione dell'uomo é quello della secrezione di una sostanza zuccherina da parte di vari alberi, e più specialmente Tigli, Aceri, Vite, Pioppi, Querce, Betule, Abeti, Pini e Larici, che viene ordina- riamente chiamata inanna, mentre per designare la secrezione stessa in Toscana usasi il termine di melata, corrispondente alla « miellée » dei Francesi ed alla « Honigtau » dei Tedeschi. La letteratura riguardante questo argomento è assai copiosa e 86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE trovasi opportunamente riassunta dal Bùsgen, * dal Bonnier ® e dallo Czapek, ^ dai lavori dei quali si può anche apprendere lo stato delle attuali nostre conoscenze a tale proposito. A Vallombrosa é notissima, anche nel volgo, la melata pro- dotta dall'Abete bianco (AMes alba Mill.), che osservasi tutti gli anni più o meno abbondante durante la stagione calda. Essa presentasi coi caratteri cosi bene descritti dal Boudier * e ripor- tati dal Bonnier (1. e). Più precisamente, nel caso dell'Abete bianco, sulla pagina superiore delle foglie osservasi una secre- zione di goccioline di sostanza zuccherina, le quali riunendosi insieme vengono a formare delle goccie più grosse che alla fine cadono costituendo una vera e propria pioggia di manna. In tal modo tutti gli oggetti che trovansi sotto gli Abeti vengono ad esserne bagnati a guisa di pioggia e sopratutto le piante del sottobosco presentano le loro foglie lucide come se fossero ver- niciate, ed attaccaticcie al tatto, mentre assaggiando colla lingua facilmente avvertesi il sapore dolce proprio della manna. Sopra queste foglie, cosi spalmate di sostanza zuccherina, vedonsi talora, benché non tanto frequentemente a Vallombrosa, svilupparsi dei micelii fungini nerastri appartenenti ai generi Cladosporium o Meliola (comunemente detti fumagiìii). Un esercito poi di api, vespe ed altri Imenotteri e Ditteri diversi si affatica a succhiare sulle foglie la manna, e la loro presenza avvertesi subito dal ronzio continuo che costantemente ritrovasi nelle Abetine du- rante r estate. Come già aveva osservato il Bonnier, anch' io ho constatato che la secrezione è più abbondante al mattino e nelle giornate calde. Ma quest'anno la melata degli Abeti fu più abbondante dell'ordinario e si estese sino all'ottobre, in modo ben tangibile, mentre nelle annate ordinarie si avverte soltanto nell'estate. Per avere qualche dato sulla quantità di manna prodottasi in quest' anno volli fare alcune esperienze, raccogliendola dalle piante ove si presentava più abbondante. Una prima esperienza ^ BtiSGEN, Ber Honigtau. Jenaisch Zeitschrift fùr laaturweissen- schaft. Jena, 1891. 2 Bonnier, Sur la miellée. Rev. gen. Botan., Tome Vili (1896), p. 5. ^ Czapek, Biochemie der Pflanzen, I, p. 408 (1905). * Boudier, Sur la nature et la production de la miellée. Association frane, pour l'avanc. des Sciences, Congrès de Blois, 1884, II, p. 289. SKDK DI FIIIKNZE - ADUNANZA DEI- 10 NOVEMBRE 87 fu fatta alla metà di agosto, in modo grossolano, tuffando kg. 1.700 di rainicelli fronzuti di Abete in acqua calda e facendo quindi evaporare l'acqua a fuoco diretto fino ad una media concen- trazione e quindi a bagno maria sino ad evaporazione com- piuta ; la quantità di sostanza zuccherina cosi ottenuta fu di grammi 22.050. Una seconda esperienza fu fatta dal prof. Spampani nel gabi- netto di chimica, lavando ripetutamente dei ramoscelli fron- zuti con acqua tiepida ed evaporando quindi a bagno maria; si ottennero in tal modo, da grammi 142 di ramoscelli scelti fra quelli con secrezione più copiosa, grammi 5,385 di melata den- samente sciropposa. Da queste ricerche vedesi che la sostanza zuccherina si tro- vava in quantità relativamente assai grande, cioè circa il 3,7 per 100 ; essa si presentava, ridotta alla consistenza sciropposa mediante evaporazione, del sapore ed odore del miele, e preci- samente di quello raccolto dalle api nella stessa località di Val- lombrosa. In relazione alla produzione della mielata ci si presentano innanzi alcuni quesiti ai quali può essere utile dare una risposta e cioè : P qual'è l'origine di questa sostanza zuccherina; 2" quale n'è la composizione chimica; 3" quale n'é il significato fisiologico per la pianta; 4" quale importanza ha per l'apicoltura. Vediamo di riassumere quanto è noto sopra questi differenti punti. 1° Origine della mela/a. — Benché gli Autori non siano tutti d'accordo, pure si debbono ammettere due sorta di melata, una di origine animale dovuta ad Afidi e Cocciniglie viventi sopra le piante, l'altra di origine vegetale dovuta alle piante stesse, senza il concorso di animali. Sopra questo punto sono convin- centi sopratutto le esperienze del Bonnier, il quale giunge alle conclusioni seguenti, che meritano di essere riportate: « P Benché gli Afidi e le Cocciniglie siano più frequente- « mente la causa della melata, esistono tuttavia delle melate di « origine vegetale. « 2" L'origine diretta di queste ultime é dimostrata dall' os- « servazione microscopica. Vedesi infatti la sostanza zuccherina « apparire in piccole goccio sopra gli orifici degli stomi. « 3" La produzione della melata da Afidi può mantenersi « durante tutto il giorno e diminuire nella notte. La melata 88 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE « diretta dovuta alla piatita producesi al contrario durante la «notte e cessa ordinariamente durante il giorno; il suo mas- « Simo corrisponde alla levata del sole. Queste conclusioni coincidono con quanto ho osservato io pure sopra gli Abeti a Vallombrosa ; snlV Aòies alba trovasi bensì una specie di grosso Afide, ma in scarsa quantità e sempre attac- cato ai ramoscelli, mentre la manna trovasi costantemente, come dissi sopra, sulla pagina superiore delle foglie ove mai vidi di tali Afidi. D'altra parte la manna trovasi anche in rami ed in piante senza Afidi, e tenuti per diversi giorni parecchi di questi Afidi in osservazione sotto una campana di vetro con ramoscelli di Abete non potei scorgere che emettessero alcuna sostanza zuc- cherina. I! Bonnier dice che le goccioline di sostanza zucche- rina si formano in corrispondenza degli stomi, nel caso però dell' AMes alba, che, com'è noto, ha stomi soltanto sulla pagina inferiore delle foglie, devesi ammettere che fuoresca come essu- dato attraverso la cuticola, ciò che del resto alcuni ammettono che anche in altri casi possa verificarsi. Lo stato igrometrico dell'aria, la luce e la temperatura hanno una notevole influenza sulla secrezione della sostanza zucche- rina e le esperienze fatte dal Bonnier lo portarono alle seguenti conclusioni : « lo Le condizioni che favoriscono la produzione della melata « vegetale sono le notti fresche intercalate da giorni caldi e « secchi. L'elevazione dello stato igrometrico e l'oscurità favori- « scono la produzione della melata, a parità delle altre condizioni «2° Si può provocare artificialmente l'uscita del liquido « zuccherino dagli stomi delle foglie capaci di dare la melata, «immergendo dei rami nell'acqua e tenendoli all'oscurità in « una atmosfera satura di vapore acqueo. In queste condizioni le « foglie possono produrre la melata, anche quando l'albero dal « quale furono tolte non ne presenta ». Infine è a notarsi che nei luoghi elevati di montagna la melata presentasi più frequente e più abbondante che nei luoghi bassi. 2o Composizione chimica della melata. — Furono eseguite le analisi della sostanza zuccherina prodotta sopra diverse piante sia per opera di Afidi, sia direttamente dalla pianta e si è visto che la composizione n'é variabile, tanto che il Bonnier conclude: « La composizione chimica delle melate è assai variabile. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 89 « Quella delle melate di origine vegetale si avvicina maggior- « mente alla composizione delle secrezioni dei nettari, di quello « che alle melate originate da Afidi ». Nelle melate di origine vegetale trovansi, oltre ai saccarosi e glucosi, della raannite e della mannitosi, della destrina, delle gomme ed in quella delle Querce anche del tannino. Quanto all' Abete bianco fu riscontrata dal Rochleder sino dal 18G8, secondo quanto trovasi riportato dall' Husemann ' e dal Selmi, " una sostanza zuccherina simile assai alla mannite, chiamata adietUe; nella manna di Briangon, che formasi sul Larice, tro- vasi invece uno speciale saccarosio detto dai francesi « melezi- tose » ossia laricite, che riscontrasi pure nella melata di ori- gine animale. 3° Significato fisiologico della melata. — Naturalmente voglio riferirmi qui soltanto alla melata di origine vegetale, la quale ripetendosi ogni anno in determinate epoche può considerarsi come normale, mentre invece quella originata da Afidi eviden- temente è accidentale. Lo Ozapek (1. e.) però considera tutte queste secrezioni di sostanze zuccherine come patologiche, intitolando il capitolo ove ne parla « Pathologische Sekretions- vorgiinge », e ciò evidentemente pel fatto che la perdita da parte della pianta di sostanza zuccherina, ossia di una sostanza eminentemente nutritiva, pare contraria alle leggi generali della economia vegetale. Sta però il fatto che le piante che presentano la melata, ed io mi riferisco più specialmente agli Abeti di Val- lorabrosa ove per diversi anni ho osservato il fenomeno, non presentano nessuna apparente sofferenza durante il periodo della secrezione zuccherina, la quale coincide anche col periodo annuale di massimo accrescimento. Il Belzung ' paragona la secrezione zuccherina della melata a quella dei nettari estra- nuziali ed alle esudazioni o filtrazioni che avvengono attraverso agli idrostomi e ad altre soluzioni di continuità dell'epidermide, ed io condividerei piuttosto questo secondo modo di vedere. Questo avvicinamento é tanto più giustificato in quanto che, come il Bonnier ha dimostrato, la secrezione della melata è sopratutto 1 Husemann, Die Pflanzenstoffe, p. 1027. ' Selmi, Enciclopedia di chimica, II, p. 697 ; Suppl. I, p. 8. ' Belzung, Anatomie et Physiologie végétales. Paris, 1900, p. 56-4. 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE abbondante nella notte e quando l'aria è satura di vapor acqueo, cioè quando per la mancanza di clorovaporizzazlone e per la diminuzione della traspirazione in genere, tende a formarsi nel- l'interno dei tessuti della pianta un ingorgo di linfa e quindi una pressione osmotica assai forte. Come si sa, sono queste le circostanze che aumentano pure la filtrazione atti-averso agli idrostomi ed accrescono la secrezione zuccherina dei nettari. Parrai quindi che la melata di origine vegetale potrebbesi inter- pretare come un fenomeno regolatore del turgore della pianta; la sostanza zuccherina, essudata primitivamente sotto uno stato quasi patologico della pianta, potrebbe essere successivamente utilizzata come sostanza plasmolizzante, onde sottrarre l'acqua che accumulasi in eccesso nei tessuti sottostanti, quando la tra- spirazione, per le circostanze sopra dette, venga temporanea- mente e bruscamente a diminuire. 4° Importanza della melata per V apicoltura. — Molti autori si sono occupati dei rapporti tra la melata e la raccolta del miele da parte delle api ed il Bonnier (I. e.) cita parecchie pub- blicazioni in proposito. Tutti gli Autori sono concordi nell'am- mettere che le api raccolgono abbondantemente la melata e ciò può facilmente constatarsi. Quest'anno le api allevate dai Frati a Vallombrosa ebbero una produzione abbondante di miele e ciò sta certamente in relazione colla eccezionale melata. Anche le vespe si moltiplicarono a Vallombrosa in modo incredibile ed i loro frequenti nidi nei prati e nel bosco costituivano quest'anno una poco gradita sorpresa pel pacifico viandante. Il Bonnier ha osservato che le api raccolgono più o meno la melata a seconda che abbiano o no a loro disposizione altre secrezioni zuccherine e specialmente quelle dei nettari fiorali, che costantemente preferiscono. Quindi il detto Autore giunge a questa conclusione : « Benché le api possano andare a raccogliere qualsiasi sostanza « zuccherina, quando non abbiano niente di meglio a loro dispo- « sizione, esse vanno sempre a far bottino, quando ne abbiano « la scelta, là ove la sostanza zuccherina è migliore. Quando vi « è abbondante fioritura di piante melifere, esse non cercano la « melata, sopratutto quella prodotta dagli Afidi. La ricercano « invece nelle epoche in cui vi sia scarsità di fiori meliferi. » Resta quindi posto fuori dubbio che la melata è molto van- SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 91 taggiosa per Tapicoltura, sopratutto nelle annate in cui, come questa del 1907, essa fu così abbondante e si protrasse cosi a lungo. Notisi ancora che colla manna degli Abeti, come pure con quella del Larice detta « di Briancon », le api fabbricano del miele squisito e molto ricercato nel commercio. Levier domanda se l'abbondante raccolta di miele da parte delle api a Yallombrosa nell'estate scorsa, si potesse eventualmente porre in relazione còlla eccezionale fioritura di qualche pianta. Ricorda che a Bormio un anno le api fecero una più copiosa raccolta di miele in grazia della fioritura di parecchie piante di Heracleura JMan- tegazzianum. Fiori risponde che non gli consta che vi siano state fioriture eccezionali nella scorsa estate a Vallombrosa ; quanto a\V Heraoleum Mantegazzianum ebbe una scarsa fioritura, però esso riproducesi naturalmente a Vallombrosa e parecchie piante sono nate sponta- neamente da semi tanto nell'Orto Botanico, quanto anche in un luogo presso l'Istituto, ove vengono dejDoste le spazzature. So'MMiER domanda come si possa spiegare l'emissione di goccio- line di melata cosi piccole, come talvolta si osservano. Il Fiori risponde che a Vallombrosa è assai fx-equente il caso di vedere sotto gli Abeti tutte le piante del sottobosco luccicanti e come verniciate dalia melata, la quale cade anche in goccie piut- tosto grosse. Il socio Baccarini ricorda di avere veduto delle melate prodotte sopra foglie di Cuourhitacee per opera di Afidi ed anche delle melate in alberi ove non ebbe ad accorgersi che esistessero abbondanti si- mili insetti ; ritiene quindi giusto che in certi casi la melata sia pro- dotta direttamente dalla pianta, senza intervento di animali. Non può però convenire col Fiori quanto al paragone fatto della secre- zione della melata con quella dei nettari estranuziali e degli ida- todi, perchè nel primo caso abbiamo degli apparecchi ben definiti per la secrezione del nettare, ciò che non è il caso per la melata ; e nel secondo si tratta di un processo di secrezione di acqua essen- zialmente diverso dal primo. Quindi egli persisterebbe piuttosto a credere che la melata fosse un fenomeno patologico, convenendo per altro che le nostre conoscenze su tale processo sono ancora deficienti. Il Presidente legge una lettera del socio Béguinot nella quale sono annunciati i nuovi risultati ottenuti dalla coltura di forme nane del gen. Plantago, che tra breve saranno resi di pubblica ra- gione in un lavoro che avrà per titolo : Il nanismo nel gen. « Plan- tago » e le sue cause. Osservazioni e ricerche sperimentali. 92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE Sono poi presentati e riassunti i seguenti lavori : S. BELLI. _ INTORNO AD ALCUNI ^/^-i?^ C/C/M DEL- L'ABRUZZO RACCOLTI DAL PROF. LINO VACCARL Dalle sue recenti escursioni nell'Abruzzo il Prof. Lino Vac- cari ha riportato buona messe di Hieraciwn, dei quali alcuni sono degni di speciale menzione. Anzitutto egli ha arricchito la Flora italiana di una nuova specie e distintissima, sparsa qua e là in Francia, ' il H. Ney- reanum Arv. Touv. La località indicata dal Vaccari é la se- guente : « strada d' Aquila-Teramo agli Arenarii di Arischia 1000-1200 m. sul mare (21 luglio 1906) ». Il sig. Izzarello, suo compagno d'escursione, poi, ha messo di nuovo la mano sul H. lùndulatura Boiss. {H. Noegelianmn Pancic), alla Majella, dove era già stato trovato dal D/ Degen ^ e sul monte Velino dal Levier. Finalmente il Prof. Vaccari ha trovato anche il H. calabri- cuTìi Huet du Pav. il quale figurò finora come varietà cospicua del H. SartoìHanum. Boiss. La località é Massa d'Alba, monte Velino, 1000-1200 metri sul mare (9 giugno 1906). — Le loca- lità finora note (a mia cognizione) del H. calabricmn sono le seguenti (già notate nella Chiave dicotomica della Flora di Fiori e Paoletti [pag. 482]): « Saggio Sibilla, Aspromonte ; sulV Etna sopra la valle del Bue ». Sgraziatamente i saggi di quest' ultimo Hieracinra, raccolti dal Vaccari, sono troppo giovani per un esame esauriente, ma abbastanza sviluppati per una sicura determinazione. — Con un materiale cosi esiguo, io non poteva nella Flora italiana di Fiori fare altrimenti che considerare, come già fece il Boissier, e come sopra dissi, il H. calabricimi, quale forma del //. Sartorianum ' Arvet Touvet [Hitrac. des Alp. francaises, pag. 20-21) dà perii H. Neyreanum le seguenti località : « Massif du Pelvoux : Brianqon au col de 1' Echauda (2000 mètres): Emhrun dans les bois rocheux da Mont. Morgon etc. Piante toujours rare mais très distincte ». 2 Vedi Bullettino Soc. hot. ital., 1907, pagine 71-73 (nota dello scrivente). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 93 Boiss. Heldr. — Il Boissier stesso però dubita che il H. cala- bricum possa essere specie propria ^ colle parole: « JI. calabri- cum Huet forsan nostri (B. Sartorianitm) varietas est ». Arvet, dopo visti i saggi di Vaccari, esprime l'opinione che il H. calaWicnm debba essere specie a .«è, e forse, non ha torto. Il giudizio definitivo non potrà esser dato per questa (come per molte altre specie da me taciute nella Flora di Fiori e Paoletti) che alloraquando nuove raccolte lo permetteranno. Cosi fu del H. Neiireanum Arv. che io possiedo in erbario sol- tanto di Francia e che, forse, determinai nell'Erbario fiorentino od in quello di Roma. Ma con un solo saggio non osai farne cenno. É fuori dubbio che un' attenta e ripetuta esplorazione dei monti della Calabria, degli Abruzzi e della Campania sarebbe fruttifera assai per il G.Ilieracìwn, dacché pochi, relativamente, vi erborizzarono e non troppo abbondante è la raccolta contenuta nei preziosi erbarii di Tenore e Gussone. Non mi stancherò pertanto di raccomandare ai botanici che hanno la fortuna di possedere forza e salute, e che erborizzano in quelle plaghe, di non dimenticare anche questo vessatissimo fra i Generi, ma pur così interessante e vario nella sua apparente uniformità. G. ALBO. — LA VITA DEI SEMI ALLO STATO DI RIPOSO. Distrutta l'ipotesi d'una forza vitale mistica, la vita può venir considerata come uno scambio continuo di energia, come un'evo- luzione ininterrotta di materia. Riguardata da questo punto di visto, la vita dei semi in ri- poso é semplicemente attenuata o è completamente sospesa ? Esistono speciali condizioni in cui i semi, pur conservando sem- pre l'attitudine alla riviviscenza, si trovino in uno stato di com- pleta anabiosi ? Quando i semi perdono definitivamente la loro facoltà germinativa ? Ecco le principali quistioni, argomento di tanti pregevoli lavori, alla soluzione delle quali la presente nota porta un modestissimo contributo. ^ Boissier, FI. or., voi. Ili, pag. 870. Bull, della Soc. boi. Hai. 94 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE Vari autori ritengono che i semi allo stato normale di riposo non vivano, e perciò ogni fenomeno prodotto o regolato dalla attività vitale sarebbe in essi completamente sospeso. Cosi, per A. Gautier,^ i semi come le spore e i microbi disseccati, hanno l'organizzazione propria alla vita, ma non vivono, nello stesso modo che un orologio carico non si muove se non viene ad esso comunicata una prima spinta. Jodin afferma - che i semi allo stato di riposo si debbono trovare in condizioni di assoluta sospensione della vita perché, ritiene l'autore, la quantità d'acqua che i semi ordinariamente contengono é insufficiente a permet- tere qualsiasi fenomeno respiratorio. Detmer ^ osserva che alcuni semi, essiccati, sono incapaci di assorbire l'ossigeno dall'esterno. Tali vedute sono in parte confermate da molti altri lavori, tra cui quelli di Giglioli, * Romanes, ^ Ewart ® e Kochs, ' i quali con appropriate ricerche hanno potuto constatare che, in certe condizioni, nessuno scambio gassoso avviene tra i semi allo stato di ripeso e l'ambiente. E sperimentando con semi posti in gas irrespirabili, in liquidi, o in altre condizioni speciali ove sia pre- clnsa la possibilità di qualsiasi atto di respirazione normale, an- che dopo moltissimi anni, i semi germinano non appena posti in condizioni favorevoli. In altri termini si ritiene che sopprimendo la respirazione, la vita dei semi debba arrestarsi. E, per alcuni autori, basta essiccare anche normalmente i semi perchè questi non siano più capaci di compiere alcun processo respiratorio. D'altra parte Van Tieghem e Bonnier colle loro ricerche ci apprendono che i semi durante la vita latente perdono parte del loro peso a causa di un lento processo respiratorio. Miintz ' trova che i semi lasciati all'aria diminuiscono di peso, mentre quelli conservati in anidride carbonica perdono dopo due anni il potere germinativo ma non subiscono alcuna variazione sen- sibile di peso. Kolkwitz ^ dimostra che i semi di orzo respirano ^ Cours de CJu'mie, tome III, p. 4. ^ C. B., tome 122, p. 1349. 3 Vergi. Physiol. der Keimungsproo. der Samen. Jena,' 1880, p. 264. * Gazz. Cium, ital., IX, 1879. 5 ProG. Boy. Soc, 1893. ® Transact. Liverp. Biolog. Soc, voi. VIII, 1894. 7 Biolog. Centralhl. Bd. 10, 1890. 8 C. B., t. 92, p. 97 0 138 (1881). ^ Ber. d. deutsch. Bot. Gesellscli. Bd. 19, pag. 285. SEDI-: DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 95 con una certa attività, la quale viene accelerata coli' aumentare della temperatura e della percentuale di acqua. Queste ricerche, contrariamente alle prime, dimostrano un'at- tenuazione più 0 meno grande della vitalità dei semi, ma non la sospensione completa della vita. La stridente contratiizione delle su esposte opinioni, m* ha indotto a studiare la respira- zione dei semi durante la quiescenza ; e partendo dal principio che le esperienze eseguite con quantità esigue di materiale non danno sempre sufHciente alfìdamento, ho esaminato grandissime quantità di frumento per stabilire nettamente se i semi allo stato normale di riposo compiano in maniera sensibile una delle prin- cipali manifestazioni della vita, la respirazione. Basandomi sul fatto che nei locali chiusi, non rinnovandosi l'aria, si possono accumulare grandi quantità di anidride car- bonica, ho voluto determinare la quantità di questo gas esistente nell'aria di un granaio dove si trovavano conservati, alcuni mesi dopo la raccolta, oltre 400 ettolitri di frumento. Le imposte del granaio erano rimaste chiuse per 12 giorni e negli ultimi tre giorni il grano era stato paleggiato. Furono eseguite su questa atmosfera varie determinazioni di CO, col metodo di Hesse. * Tali determinazioni diedero una media di circa cmc. 1,479 di CO, per ogni litro d'aria. La capacità del granaio essendo di circa me. 175, di cui 40 occupati dal frumento, la quantità di CO^ contenuta nel granaio era, con approssimazione, di litri 200. Se si tien conto che il limite massimo di CO, con- tenuta nell'aria libera non supera il 0,4 per mille: gli altri 146 litri esistenti sarebbero dovuti in massima parte alla respira- zione dei semi durante 12 giorni. A me sembra questa un'altra prova incontestabile che i semi respirano, e dobbiamo quindi ritenere, malgrado le opinioni con- trarie, che durante il periodo di riposo i semi normali vivono ininterrottamente, vita però lenta, ridotta al minimo forse, e di cui possiamo ignorare l'oscuro meccanismo, ma della quale non è lecito porre in dubbio l'esistenza. Molto maggiore è la divergenza nelle opinioni degli autori che si sono occupati di stabilire se sia o no totalmente sospesa ^ In^V . REyiPRh, Gdsanal ìjtiscJie Metlioden. Braunschweig, 1900, p.282. 93 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE la vita dei semi dopo completo essiccamento o sottoposti a bassa temperatura o conservati naturalmente in condizioni particolari. Essendo l'acqua il fattore principale della vitalità dei semi, è chiaro che questa s'affievolisca sempre più col disseccamento più spinto, e s'acceleri invece quando una maggiore percen- tuale d'acqua è assorbita dai semi.* E partendo dal fatto che un graduale rallentamento della vita si verifica col progressivo essiccamento dei semi, alcuni autori ^ arrivano ad ammettere la possibilità di eliminare intie- ramente l'acqua dei semi, di sospenderne completamente la vita, e di sottrarre così la specie alla legge dell'evoluzione per un tempo indeterminato. I citati lavori di Jodin, Giglioli, Kochs, Kolkwitz ed inoltre i lavori di Becquerel ' e di Maquenne, " possono dare una certa conferma all'ipotesi della sospensione completa della vita dei semi sotto l'influenza della disseccazione. Laurent ' dimostra che il vuoto conserva più lungamente l'at- titudine a germinare dei semi. Anche la bassa temperatura attenua molto la vitalità, e, secondo alcuni autori, anche in questo caso la vita latente verrebbe sospesa. Di questo argomento molti si sono occupati e specialmente Wartmann,^ De Candolle e Pictet, '' Dewar e Mekendrick, * Brown ed Escombe, ^ Thiselton-Dyer. ^° — Alcuni ^ La quantità d'acqua contenuta nei semi varia con le condizioni ambienti, e possiamo considerare questi come dei veri corpi igro- scopici. (Maquenne, C. R., 1899, t. 129, pag. 773). 2 Becquerel, C. R., t. 138, 1904, p. 1721. Gola, Memorie della R. Accad. di scienze di Torino, 1905. 3 L'Autore ritiene che ponendo certe specie di semi all' oscuro e nell'aria secca, anche dopo tempi lunghissimi, non è possibile distin- guere il più piccolo sviluppo di COg, e pur nondimeno il loro potere germinativo non si estingue. (C R., 1906, t, 143, p. 974). * L'Autore afferma che con la sola disseccazione a bassa tempe- ratura i semi passano dallo stato di vita latente a quello di vita sospesa, sotto cui ogni funzione di vita vegetativa cessa di com- piersi. (C. R., 1902, t. 134, p. 1243 ; C R., 1902, t. 135, p. 208). ^ C. R., 1902, t. 135, pag. 1091. ^ Ardi. d. Sciane, phys. et natur. Genève, 1860. ^ Ardi. d. Scienc. pliys. et natur. Genève, 1879. 8 ProG. Royal. Inst., 1892. 9 ProG. Royal. Soc., 1897. ^° Proc. Royal. Soc., 1899. SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 97 di questi autori avendo ottenuto la germinazione di semi immersi per qualclie tempo nei gas liquefatti, ad una temperatura rag- giungente talvolta i 250" sotto zero, hanno concluso ammet- tendo in queste condizioni un arresto completo dell'attività vitale mentre i semi conserverebbero inalterata la loro virtù germinativa. Selby * nota, dopo immersione dei semi nell'aria liquida a-190\ una maggiore prontezza nell'attività germinativa, ma in generale il potere germinante viene alquanto diminuito forse per la presenza nei semi di quantità d'acqua igrometrica incompatibile con la loro vitalità. ^ Ma oltre le condizioni artificiali di essiccazione, di vuoto, di frigidità, molte altre condizioni si verificano in natura e per cui molti semi conservano la loro vitalità per tempi lunghissimi, talora di secoli. Alph. De Candolle ^ infatti riferisce molti e precisi casi di notevole longevità; ed altri ne ricordano Micha- let, ' Poisson, * Peter, ® Ernst, '' Goiran, * Becquel, ' ed altri 1 Bull, of the Torrey Botan. Club, 1901. •' C. R., 1905, t. 140, pag. 1652. 3 Ann. Soc. Nat., Serie III, t. 6, pag. 373. ''- Ricorda specialmente la comparsa di un Galium sconosciuto nella regione e derivante da semi conservati da secoli nella sabbia. {Bull, de la Soc. Botan. de France, 1860, pag. 334). * Nel parco di Combreux osservava l' apparizione del LatJtyrus Nissolia ogni qualvolta veniva tagliato il bosco e spariva questa leguminosa quando il novello bosco cominciava a diventare ombroso, per riapparire da capo al novello taglio. Ricorda lo stesso autoi-e che Boisduval osservò la comparsa del Juncus bufonius da semi con- servati da tempi remotissimi nel sottosuolo della vecchia casa di città di Parigi. E nota infine che alcune specie di CoJeanthus, Carex, Alnus viventi in ijrossimità delle acque fanno apparizione sulla sponda ad intervalli lunghissimi di tempo e coincidenti col ritiro straoi'dinario delle acque, col prosciugamento di paduli, e rimozione e prosciugamento di suolo acquitrinoso. ((7. R., 1902, t. 135, p. 383). " L'autore trova che nel terriccio dei boschi alcuni semi restano magari secoli allo stato di riposo. (KonigL Gesellsch. d. Wissenschafien zu Gothingen 1893 e 1894). ^ Accenna alla comparsa di alcune specie niiove per la regione in seguito a rimozione del suolo presso Caracas. {Botan. Zeituvg, 1876). ^ Quest'autore riferisce sulla comparsa di un Hieracium nel- l'Agro veronese in seguito all'apertura di un canale, e accenna a molte cause che ordinariamente possono conservare a lungo la vita- lità dei semi. {Bull. Soc. hot. l'tal., 1893). * Becquerel, trova non molto attendibili le notizie fornite da 98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 NOVEMBRE ancora ne cita Gola ' nel suo lavoro sulla respirazione dei semi durante la quiescenza. Sicché possiamo ritenere di sicuro che la soppressione dei fenomeni respiratori, l'essiccamento, la bassa temperatura, il vuoto e tante altre cause naturali non ancora ben stabilite, possono conservare e lungamente la vitalità dei semi. Malgrado l'opinione contraria di alcuni autori, non è però ancora determinato se durante il tempo delle varie esperienze eseguite a questo riguardo, o durante il periodo di naturale quiescenza talvolta anche di secoli, la vita dei semi sia sola- mente attenuata o se sia totalmente sospesa. L'ai'gomento certo è di grande importanza per la biologia, e richiede studi ulteriori e ricerche più accurate. Intanto non è opportuno tralasciare alcune osservazioni che certo non risol- vono la questione ma indicano se non altro lo stato attuale delle nostre conoscenze. È notorio infatti che i semi, comunque con- servati, dopo un tempo più o meno lungo perdono la loro vita- lità: essi adunque vanno soggetti ad un lento logorio per cui, come qualunque altro essere vivente, prima o poi ineluttabil- mente muoiono. La morte dei semi, quando non avviene per profonde modifi- cazioni strutturali o per visibili alterazioni chimiche, avviene d'ordinario per modificazioni nelle condizioni necessarie alla pro- duzione e allo sviluppo degli enzimi. ^ Ora perché tali modifica- zioni siano possibili, é necessario ammettere che la vita non sia sospesa, che un equilibrio assoluto non siasi stabilito nelle cel- lule, e l'evoluzione della materia dei semi segua ininterrotta- mente il suo ciclo. Gli studi più recenti infatti mostrano che in ogni organismo, in ogni cellula allo stato di vita attiva o di vita latente, si compiono oltre che fenomeni d'ossidazione, anche numerosi pro- cessi di vita senz'aria;^ si compiono fenomeni di respirazione tanti scienziati sulla longevità dei semi conservati naturalmente ; intanto egli stesso, studiando i semi provenienti da vecchi erbari, afferma che alcune specie germinano anche 80-90 anni. (C. R. 1906, t. 143, pag. 1549). ^ Atti della lì. Accad. delle Scienze di Torino, 1906. ^ G. Albo, Les enzymes et le pouvoir germinati/ des graines, (Arch. d. Selene. Phys. et Natur. Genève, 1908). 2 Pozzi-EscoT, Phénomènes de réductiondans lesorganismes. Paris 1906. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 99 intramolecolare ; ^ si hanno numerose reazioni e modificazioni molecolari del protoplasma senza necessità di scambi gassosi e indipendentemente dalle varie condizioni in cui i semi possano trovarsi. Tutte queste variazioni sono causa del lento logorio della vitalità dei semi, e finché non si dimostra che tutti questi pro- cessi possono venire sospesi, e stabilire una condizione di mira- bile equilibrio, dobbiamo ritenere, almeno come più verosimile, che nei semi in riposo continuano ininterrottamente lo scambio di energia e l'evoluzione di materia che caratterizzano la vita. E concludendo : 1" I semi allo stato di riposo vivono lentamente; 2** La vita, molto probabilmente, non può venir sospesa, qualunque siano le condizioni in cui vengano posti i semi: questi però hanno vita attenuata, ridotta al minimo, e per cui conservano lungamente la loro vitalità, ma sempre per un tempo limitato; 3'^ La morte dei semi è prodotta oltre che da alterazione delle loro condizioni chimiche o strutturali, anche dalla perdita della facoltà di produrre enzimi o di stimolarne l'attività. Il dott. Pavolini presenta infine ima contribuzione alla Flora della Cina con descx'izione di 3 specie nuove di cui mostra gli esemplari. Tale lavoro essendo corredato di tavole comparirà nel Giornale. Dopo di elle, essendo esaurito l'ordine del giorno, l'adunanza è tolta. ^ "W. Pfeffer, Physiologie vegetale. Paris, 1906, t. I, pag. 556. 100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 8 dicembre 1907. Presidenza del Cousigliere Fioki. È presentato il seguente lavoro A. BÉGUINOT E L. FORMIGGINI. — RICERCHE ED OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNE ENTITÀ VICARIANTI NELLE OHARACEE DELLA FLORA ITALIANA. E ben noto agli studiosi il grande polimorfismo raggiunto, specialmente in alcuni gruppi, dalle Characee. Sono indici elo- quenti di tale polimorfismo, per citare solo qualche esempio, le 69 forme riconosciute dal Migula ^ nella Chara foetida della Germania, Austria e Svizzera, le 38 pure ammesse da questo Autore per Ch. aspera, le 37 per Chara fragìUs, le 27 e 20 ascritte rispettivamente ai cicli di Ch. contraria e Ch. hispida e via dicendo. Numeri di per sé notevoli, ma che restano natu- ralmente molto al disotto del totale dei prodotti dell' intera e per lo più assai vasta area distributiva, sopratutto quando cia- scuna entità sarà studiata con i criteri micromorfici seguiti da alcuni autori. Il problema che ci siamo proposti è il seguente : se, nono- stante un cosi esaltato polimorfismo e le svariatissime combi- nazioni cui dà luogo (tanto da indurre alcuni Caracologi a ripri- ^ Migula W., Die Gharacezn Deutschlands, Oesterreiches und der Schweiz ; Leipzig, 1897. — Id., Synopsis Characearum europaearum ; Leipzig, 1898. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 101 stillare una specie di nomenclatura polinomica!), anche nelle Characee ed in quali gruppi ed entro quali limiti si verifichi la frammentazione di un dato tipo in base all'area distributiva e se tale frammento rappresenti e fino a che punto — limita- tamente all' Italia od in parti determinate della stessa — gli analoghi prodotti. In altre parole, le Characee hanno entità geografiche di tipo vicariante e realizzanti, quindi, la sostitu- zione od esclusione delle aree, come ha luogo e su larga scala nelle piante superiori? Le nostre ricerche, limitate per ora nell'ambito della Flora italiana, ci hanno permesso di assodare che un comportamento simile è offerto da alcune forme, che passiamo brevemente ad illustrare nella presente nota. ' La quale è fondata sulla revisione del materiale conservato nei seguenti Erbari pubblici o privati cortesemente messi a nostra disposi- zione ^ e che si trovano a : Padova Erbario generale del R. Istit. Bot. » » dalmatico di R. de Visiani » » privato di P. A. Saccardo » »■ » » L. Formiggini Bassano » Parolini e Montini presso il Museo Civico Verona » privato di C. Massalongo Tobnezzo (Udine) . » privato di L. e M. Gortani Pavia » generale del R. Istit. Bot. » » Comolli presso il R. Ist. Bot. » » Garovaglio presso il R. Ist. Bot. Modena » generale del R. Ist. Bot. ^ Qui avvertiamo che il desiderio di dare alle entità da noi studiate e ad altre che passei'emo in seguito in rassegna una nomenclatura rigorosamente conforme alle regole sancite nel Congresso interna- zionale botanico di Vienna nel 1905, ci ha portati e ci porterà a proporre o ad accettare proposte di fondamentali cambiamenti nella nomenclatura Brauniana più generalmente in uso, specie in base alla applicazione degli art. 35, 37 e 39 del predetto Codice. 2 La presente nota era stata già composta allorquando ci furono comunicati i materiali dell' Erb. generale, Cesati e romano presso il E.. Isìb. di Roma e gli Erbari generali degli Istit. bot. di Pisa e Palermo. Ci riserviamo, quindi, di tornare sull'argomento non ap- pena ultimato l'esame di queste importanti collezioni. 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE Modena Erbario privato di A. Vaccari Genova » Trevisan presso il R. Ist. Bot. Firenze » centrale » » » » » » privato di S. Sommier » » » » E. Levier » » » » U. Martelli Pisa » Costa-Reghini e Carnei presso il R. Ist. Bot. Panano (Roma). . . » privato di A. Béguinot Avellino » della R. Scuola di Viticultura ed Enologia, La prima entità dispiegante un tale comportamento è quella descritta sotto il nome di Chara ulvoides Bert., la cui posizione nel sistema attuale è la seguente : Tolypellopsis obtusa Bég. et Formigg., n. comb. = Cfiara oUusa Desvaux in Lois. Not. FI. Fr. p. 136 (1810). Ch. vulgaris var. elongaia Wallr., Ann. Bot., p. 182 (1815). Clì. stelligera Bauer in herb. (circa a. 1814 fide Braun) — apud Moessler Handb. d. Gewachsk. ed. Ili, voi. Ili, p. 1665 (1834); Braun in Ann. Se. Nat Botan., 2^ ser., voi. I (1834), p. 352, et in Flora, voi. XVIII (1835), p. 55. Niiella stelligera Kiitz., Phycol. germ., p. 255 (1845) et Spec. alg., p. 518 (1849). Lychnothamnus sielliger Br. u. Nordstedt., Fragm., p. 102 (1882). Nitellopsis stelligera Hy in « Bull. Soc. Botan. Frane. », vo- lume XXXVI (1889), p. 393. Tolypellopsis stelligera Mig. Char.,p. 253 (1897); Syn., p. 63 (1898). Tolypellopsis ulvoides Nordstedt ex Wille, Char, in Engl. e Franti, Pflanzenfam., p. 174 (1897). var. ulvoides Bég. et Formigg., n. comb.= Chara ulvoides Bert., Lett. Prof. Amici in Cardinali, Nuov. coli. op. scient. voi. Ili, p. 113 (1826) et in Giorn. di Fis. Chim. e St. Nat. di L. Brugnatelli (Pavia), dee. Il, tom. IX (1826), p. 206; Amici, Descriz. sp. nuov., Char. p. 21(1827) in Mem. Accad. Mod. T. I, 1 (1833), p. 199; Bert. FI. It. X, p. 21 (1854). Chara latifolia Lanf., Sagg. stor. nat. Mant. in Conf. e Brugn. Giorn. dee. 2, voi. X, p. 419 (1827) — non Willd. (1809). SEDE DI FIRKNZR - ADUNANZA DELL* 8 DICKMBRK 103 Cliara tranciacene Reich., le. bot. IX, p. 2, tav. 1086 — nec Persoon. miella Berlolonii Kiitz., Tab. phyc. VII. tab. 26 (1857). Nitella ulvoides Wallmann, Fain. d. Char., p. 34 (1854). Chara sielligera ./3 major A. Br. in Leonh., Oesterr. Arml.- gew., p. 59 (1864). Lychnothamnus stelliger fi ulvoides A. Br. in Nordst., Fragm., p. 102. Tolypeflopsis sielligera var. ulvoides Mig., Characeen Deutsch. Oesterr. und der Schweiz, p. 272 (1897); Syn. Char. Eur., p. 63 (1898). La sopraesposta sinonimia, alquanto diversa da quella redatta dalla maggior parte dei Caracologi e da quella stabilita dallo stesso Migula, senza dubbio l'attuale più competente conoscitore del gruppo, ha bisogno, prima di passar oltre, della seguente giu- stificazione. II nome di « stelligera. » che sotto i generi più diversi [Chara, Nitella, Lychnothamnus, Nitellopsis, Tolupellopsis ecc.] è certamente il più comune e largamente usitato per designare la specie complessiva fu creato dal Bauer, ma edito soltanto nel 1834 nell' opera sopra citata del Moessler. * Esso è poste- riore a per lo meno altri tre nomi e cioè, come mostra la nostra sinonimia, a Chara obiusa Desv. in Lois. (1810), a Ch. vulgaris var. elongata Wallr. (1815) ed alla stessa Chara ulvoides Bert. (1826). Circa il nome più antico e cioè quello del Des- vaux, il Braun ^ fece già osservare che la diagnosi che l'ac- compagna è imperfetta e quindi non sarebbe ripristinabile. Ma contro questa interpretazione sta il fatto che già il Braun stesso fino dal 1835, ^ pure accettando il nome di Ch. stelligera Bauer da lui edito l'anno prim.a, aveva pur riconosciuto che Ch. oMusa doveva in definitiva riferirsi a Ch. stelligera « von dieser sonderbaren Art, zu dei- auch Ch. ulvoides Bertol. und Ch. Gbiusa Desv. gehòren ecc. »: opinione che confermò poi più 1 Qualche autore (Wallroth, Ruprecht, Groves ecc.) cita la 2^ edi- zione dell' Handbwih del Bauer che è del 1829 : in ogni modo questa data è sempi-e posteriore a quelle sopra citate. * A. Sral'n u. O. Nokdstedt, Fragmente einer Monographie der Characeen, in « Berlin Akad. d. Wissensch. », 1882, p. 104. 3 A. BuAUN, Uehersicht der genauer bekannttn Chara-Arten, in « Tlora», a. XVIII (1835), 1, p. 55. 104 SEDiS DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE di recente nella Flora della Slesia' e nell'ultimo sopra citato suo lavoro sulle Characee pubblicato dal Nordstedt, quantunque la specie complessiva, trasportata ivi sotto il gen. Lyclino- thamnus, ^ compaia ancora sotto il nome di Lycìinothainnus stelliger. Fatta sinonimo di CU. uivoides Bert. dal Kiitzing, ' ciò che è erroneo, ne fu rivendicata in un notevole articolo la prio- rità da H. e J. Groves : * sinonimia la quale noi accettiamo, stral- ciandone però i nomi di Ch.- uivoides, A^ idooiies Kùtz. e A''. Bertolonii Kùtz. che, come or ora sarà detto, appartengono alla varietà, a quel che pare, esclusiva dell'Italia ed a comporta- mento di vicariante. In ogni modo anche non volendo, causa r imperfetta diagnosi, ^ concedere la priorità alla specie Des- vauxiana, restano in ogni modo anteriori i nomi di Cìi. vici- garis var. elongata Wallr. ^ che dovrebbe essere ripristinato a designare il tipo nordico, oppure quello di Ch. uivoides, assu- 1 A. Braun in F. CoHN, Kryptogamen-Flora von Schlesien; Bres- lau, voi, I (1876), p. 402. 2 Cfr. contro questo innaturala trasporto la nota dell' ab. Hv, Sur les modes de ramification et de cortication dans la famille des CJta- raeées, et les caractères qu' ils peuvent fournir à la classificatwn, in « Bull. Soc. Bot. Frane, » voi. 37 (1889), p. 393. 3 F. T. KtiTziNG, ISpecies algarum ; Lipsiae, 1849, p. 518. * H. et J. Groves, On Citava obtusa Desv., a species new to Bri- tain, in « Trimen's Journ. of Bot., » n. ser,, voi. X (1881), p. 1, tab. 216. '^ Concediamo l'imperfezione della diagnosi, ma essa non è tale che la specie non vi sia perfettamente riconoscibile dalle congeneri, come si deduce ancbe dal fatto che tutti i Caracologi la riferirono a sinonimo di Ch. stelligera. Facciamo poi osservare che non sono più. perfette o complete le diagnosi date dallo stesso autore di Ch. fragilis, glomerata, tenuissima ecc. specie mantenute o trasportate sotto altro genere e che anche la ben nota CJi. crinita Wallr. (1815) è sostituita da alcuni recenti Autori (Groves, Robinson, Salmon ecc.) da Ch. canescens Lois. (1810) : né diagnosi più perfette, date le cogni- zioni dei botanici su questa categoria di crittogame diedero Linné, Persoon, Thuillier, pur restando generalmente valide le sj)ecie da essi descritte. 11 fatto poi che gli esemplari dell' Erb. Desvauxiano corrispondono alla specie da lui diagnosticata ci ha senz' altro con- sigliato il suo ripristinamento. ^ F. G. Wallroth, Annus hotanicus sive supplementum tertium ad Curtii Sprengelii Floram Halensem ; Halae, 1815, p. 182. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 105 mendo come tipo la forma italiana e quindi l'entità a distribu- zione meridionale. L'esame da noi fatto in molteplici collezioni ci ha persuasi che essa è la forma esclusivamente od almeno prevalentemente rappresentata in Italia, come si deduce dalle indicazioni delle seguenti località da noi autenticate : Prov. di Mantova. — È la provincia dove fu scoperta dal Barbieri ' e precisamente « in lacu superiore extra portam Pra- della » e da questi comunicata al Bertoloni, che ne diede una dettagliata e pel tempo sutlìcienLemente esatta descrizione. ■ Pure dei laghi e paludi attorno a Mantova fu indicata da Amici, ^ Lanfossi, * Barbieri, * Balsamo-Crivelli, ® Ganterer " e dai più recenti. Ne vedemmo i seguenti esemplari : Castellare nelle risaie Mantovane (Barb. ? in Hb. Pat. sub: Ch. iranslucens)\ Castellare, valli Ostigliesi [dove era stata indicata dal Masé cfr. Ricerche botaniche nelle valli ostigliesi nel 1866-67-68 in Atti Soc. it. se. nat., voi. XI, fase. Ili (1868) in Hb. Sacc. sub: Ch. translucens] ; nelle acque di Castellare (Barbieri in Hb. Pat. sub: Ch. p.exilis Bert.); Roverbella e lago inferiore di Mantova (Masé in Hb. Sacc); nel lago di Mantova (Spranzi, in Hb. Pat.); 1 La scoperta sarebbe stata fatta nella località citata secondo il Lanfossi (op. cit.) dall'A. insieme al Barbieri. Sta poi il fatto che il Lanfossi la ritenne corrispondente alla Ch. lati fólla Willd., che è invece sinonimo di Ch. ceratophylla Wallr. - Bertoloni, Lettera al prof. Amici, « Sopra una nuova specie di Chara » in Cardinali, Nuova collezione di opuscoli scientifici, voi. Ili, p. 173 (1S26) ed in Gioruale di Fisica, Chimica e Storia Naturale di L. Brugnatelli (Pavia), Dee. II, tom. IX (1826), p. 206. 3 G. B. Amici, Descrizione di alcune nuove specie di Chara ed osser- vazioni microscopiche sulle medesime (1827), in Memorie della Acca- demia di Se. lett. ed arti di Modena, tomo I, p. I, 1833, pag. 199. * P. Lanfossi, Sagg. St. Nat. Mani, in Conf. e Brugn. Giorn. dee. 2, voi. X, p. 419 (1827). 5 P. Barbieri, Aggiunte ed osservazioni al Saggio di Storia Natu- rale dei contorni di Mantova, del D. P. Lanfossi, Mantova, 1838, p. 67, n. 342. ^ G. G. Balsamo Qrwsv,IjI, Storia dei principali lavori sulle Chare. (Articolo inserito nel tomo 67o della Bibl. Ital.). Milano, 1840, p. 4. ' TJ. Ganterer, Die bisher hekannten Oesterreichischen Charen um morphologischen Standpunkte hearheitet ; Wien, 1847, p. IL 106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE Mantova (Lanfossi, in Hb. Pat.) ; Lago di Mantova (\eg. ? in Hb. Pat. sub: Ch. gigantea Barbieri); Lago di Mantova (E. Paglia, ibid.j ; in paludibus Mautuaiiis (leg. ? in Hb. gen. Tic et in Hb. Comolii); in lacubus Mantuaiiis (de Welden, in Hb. Trevisan); nel lago di Mantova (leg. ? in Plb. centr. it.). Fu pure distri- buita nel n. 34 delle « Chaì''ae exsiccaiae » di Braun, Rabenhorst e Stitzenberger su esemplari raccolti dal Conte d'Arco e dal Barbieri nel lago superiore di. Mantova (in Hb. Trevisan sub: Chara stelUgera -^ds. ulvoides). Prov. di Rovigo. — Indicata dal Bertoloni (op. cit.) di Melara per esemplari trasmessigli dal Felisi. Prov. di Modena. — NeU'Erb. di. Modena vedemmo esemplari raccolti a Nonantola e più precisamente nelle risaie Sacerdoti lungo la fossa del Bosco negli anni 1883 e 1886 (sub: Chara flexUis Bert. et sub : Lychnothaninus stelliger var. major). Prov. di Verona e di Pavia (?). — Reichenbach « FI. germ. excurs. 1830-32, p. 148 » indica « in Veronesischen » per esem- plari trasmessigli dal Moretti una Chara iranslacens Pers. sotto il quale nome, come rilevasi dalla sinonimia e meglio nella figura data nelle « Xeon. bot. Lipsiae, 1831 p. 2, tab. 1086 e 1087 » comprese due forme, l'una astelligera ed in ogni parte più evo- luta e corrispondente a T. ulvoHes, * l'altra (var. stelligera) in ogni parte diminuita e corrispondente al tipo nordico. E qui da avvertire che nella seconda opera invece del Veronese, è citato, pure per esemplari avuti dal Moretti, la reg. Ticinese e quindi la prov. di Pavia e che la figura 1086 è dal Migula come da altri autori riferita a Nitella translacens e quindi a specie di genere tu tt' affatto diverso. Sullo scambio delie località nulla sappiamo dire, anche pel fatto di non aver visto della prov. di Verona e Pavia né T. ulvoides, ne N. translucens ; ma che nella figura 1086 sia da vedere una Tolijpellopsis anziché una Nitella noi non dubitiamo. E tale é anche l'interpretazione datane dal Leo- ^ Sta il fatto che le cosi dette stelle o nucule sono assai rare e possono anche mancare. A. de Rocherbrune, Sut les organes de la fruetification clu Nitella stelligera, in Bull. Soc. Bot. Frane, X (1863), p. 31, fece già notare il fatto e la curiosa particolarità che dette nucule sono più. abbondanti negli individui sterili, in guisa da sta- bilire una specie di bilanciamento organico fra l'abbondanza di que- sti organi e la sterilità della pianta o viceversa. SEDE DI FIREN'ZK - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBllB 107 nhardi * ed accettata da Visiaiii e Saccardo. - Sta poi il fatto che per il Veronese, il Bizzozero ^ per esemplari raccolti dal D'Arco e dal Masò indicò Lychn. stelUger, indicazione riferita anche dal Massalongo * e dal Forti. * Come varietà del prece- dente il primo e come specie a sé gli altri due hanno pure pel Veronese indicato un Lychnothamn. major A. Br. da riferire a Ch. ulvoides Bert. e quindi a T. obtusa var. ulvokles nob. che, fino a contraria dimostrazione, crediamo la sola entità del ciclo rappresentata nella regione. E resta a vedersi se la sua area debba estendersi anche alla prov. di Pavia. » Prov. di Firenze. — Indicata da Braun e Nordstedt * e quindi dal Migula ^ per il Lago di Bientina: nell'Erbario Centrale ita- liano ne vedemmo esemplari del padule di Fucecchio raccolti, a quel che pare, da Arcangeli e nella Flora etrusca exsiccata in Hb. Modena altro esemplare (sub: Nilella stelligera Coss. et Gemi.) proveniente pure dal lago di Bientina e raccolto nel 1847. Tutti i saggi da noi esaminati convengono colla dettagliata descrizione datane dal Bertoloni e si distaccano a prima vista dalla pianta extraitaliana per l'abito proprio, la debole incro- stazione, lo sviluppo in ogni parte maggiore, il fusto crasso del diametro fino a 4 mm. (nel tipo giunge fino a 2 mm.) e per le foglie assai larghe, per lo più 6 per verticillo, più raramente 4-5 e terminanti all' apice in punta acuta. Le fogliette sono pure più numerose e più corte che nella forma normale e subo- rizzontali. La pianta non incrostata ricorda le forme più robuste di Nitella transliicens , con cui fu spesso scambiata. La sua fun- zione di vicariante è perciò evidente. Con nostra grande sor- ^ V. Leoxhardi, Die bisher bekannten osterreichìschen Armleucler- gewdchse, besprocheii vom morphogenetischen Standpu7il:te ; Praga, 1864, p. 59. - VisiANi e Saccardo, Cataloyo delle piante vascolari del Veneto ; Venezia, 1869, p. 6. 3 G. BizzozERO, Floì-a Veneta Crittogamica, parte II, Padova (1885), p. 117. * 0. Massalongo, Le piante crittogame dell'Agro Veronese. Verona, 1897, p. 7. ^ A. Forti, Quarto contributo aUa conoscenza della florula ficologica Veronese, in « Nuova Notarisia », 1902, p. 54. 8 Op. di., p. 102. ' Op. cit., p. 272. 108 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE presa sembrano farne eccezione alcuni esemplari raccolti nei Laghi del M. Vulture trasmessici dal collega prof. Trotter. Per l'abito, il colore, l'incrostazione, ma sopratutto pel minore svi- luppo del fusto e delle foglie essi si avvicinano piuttosto al tipo e cioè alla pianta extraitaliana e ricordano molto da vicino la f. laxa del Migula, Che siano da riferirsi al ciclo di T. oMusa sembra non esservi dubbio : ma quale origine e significato abbia questa deviazione dalla legge geografica sarà meglio spiegato da ulteriori ricerche in situ ed in altre regioni dell'Italia meridionale, sin qui ancora imperfettamente e sommariamente esplorate a riguardo delle Characee e delle crittogame in genere. Altro interessante caso di sostituzione delle aree é presentato dalle entità descritte sotto i nomi di Chara Pouzolsil Gay ex Braun e di Lainprothamnus alopecuroides j3 Montagnei A. Br. u. Nordst., la cui posizione nel sistema è la seguente : Lamprothamnus papulosus Bég. et Formigg., n. comb. = Chara papulosa Wallroth, FI. crypt. Germ. ecc. Il, p. 107 (1833). Ch. Wallrothii Ruprecht, Beitr. z. Pflanzenk. d. russ. Reiches III, p. 12 (1845). Ch. alopecuroUlea A. Br. Schweiz. Char., p. 13 (1847). Lychnoihamntcs Wallrothii Wahlstedt, Monogr., p. 23 (1875). Lychnothamnus alopecuroides Groves, Rev. Brit. Char., p. 14 (1880). LaTuprothaìnnus alopecuroides (Del.) Braun u. NordstedtFragm., p. 100 (1882), ex p. var. Pouzolsiì Bég. et Formigg., n. comb. = Chara Pou- zolsii Gay ex Braun in « Flora », I, p. 58 (1835). var. Montagnei Bég. et Formigg., n. comb. = Ch. alopecur. fi Montagnei Braun Char. v. Africa, p; 835 (1868) = La77i- prothamnus alopecur. fi Montagnei A. Braun u. Nordst. Fragra,, p. 101 (1882). A giustificare questa sinonimia ci limitiamo ad osservare che, non potendosi prendere in considerazione la Chara intricata Ag. ex Wallm., anche perchè preceduta da un omonimo e cioè la Chara intricata Trentep., il nome più antico sotto cui fu con SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 109 sicurezza, come già ammisero Braiin, Migula' ecc., designato il tipo a distribuzione nordica è Chara papulo^a Wailroth (cor- rispondente a Clì. Wallrothii Rupr.) che quindi trasportiamo sotto il geii. Lamprothamnits. Esso è distribuito nella Germania settentrionale, Norvegia, Svezia, Danimarca ed Inghilterra nel- l'is. Wight (con passaggio alla var. Montagnei, secondo Groves * e Migula). La var. Pouzolsii — che distinguesi per il limitato sviluppo (raggiunge al massimo i 10 cm.) e per presentare internodi assai ravvicinati dando a tutta la pianta l'aspetto di coda volpina — fu descritta dal Braun ' su esemplari di Corsica raccolti dal Pouzols e da questi trasmessi al Gay. Di tale varietà vedemmo solo pochi esemplari provenienti tutti dalla Corsica nell'Erbario Centrale Italiano (sub : Cìiara Pouzolsii comunicati da Amici nel Marzo 1856), nell'Erb. di Pisa ed in quello di Trevisan (sub: Chara [Lìjcfmolhainnus} alopecuroides Del. [sensulat.] in Braun Exsicc. n. 62 ; esemplare raccolto da Reveliére [VI-1864] presso Porto Vecchio). Dalla var. Montagnei, che si distingue dalla precedente per un maggior sviluppo e quindi per gli internodi più discosti, descritta pure dal Braun, non ci fu dato di esaminare alcun esemplare negli erbari da noi passati in rassegna, ma essa è indicata di Messina (ex Migula). Fin qui non vedemmo per l' Italia saggi del tipo : la funzione perciò di vicariante delle due varietà sopra illustrate resta evi- dente. Una terza entità dispiegante un comportamento tutt' affatto analogo alle precedenti é quella descritta sotto il nome di Chara ^ Il quale scrive {op. cit., p. 275) : « Es ist niclit ganz sicher, welche VOI! den drei Formen (Wallrothii, Pouzohii e Montagnei) am langsten bekannt ist, die alteste Besclireibung — abgeselien von Agardh's Chara intricata, die hier nicht in Betrackt kommt — hat wohl Wallrotli gelieferfc {Chara papulosa, Vergi. Synon.), welche sich unzweifelliaft auf die nordische Form bez'eht. » 2 H. e J. GuovES, Revieiv of the Dritish Characeae in « Journ. of Bot. », 1880, p. 161. 3 A. Braun, Uebersicht der genauer bekannten Chara- Arten in « Flora », 1835, p. 58. Bull, della Soc. hot. Hai. 8 110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE spinosa Amici e che occupa nel sistema la seguente posizione : Lychnothamnus barbatus v. Leouhardi in Lotos (1863), p. 57 ; = Chara barbata Meyen in Linnaea, voi. II, p. 75, tab. Ili, f. 7 (1827) ; pr. rei. syn. cfr. Migula, op. cit., p. 287. var. spinosus Mig. op. cit., p. 298 = Chara spinosa Amici, Descr. ale. spec. nuove di Chara (1827), in Mem. I, Acc. di Se, lett. ed Arti di Modena, tomo 1", parte l^, 1833, p. 214; Balsamo Crivelli, Dei princ. lav. fis. sulle Chare ^1840), p. II. Ch. ocnea Barbieri, Agg. (1838), p. 66, n. 341. Ch. barbata j3 spinosa Kutz. Spec. alg., p. 318 (1849), ex. p. Lychnothamnus barbatus major var. Amici v. Leouhardi, Oesterr. Arm.-Gew., p. 58 (1864). Lychnothamnus barbatus var. Barbierii A. Braun, Consp. Syst. Char. Europ., p. 3 (1867); Braun u. Nordstedt, Fragra., p. 104 (1882). Questa vicariante fu descritta dall'Amici sotto il nome di Chara spinosa su esemplari raccolti nel Lago di Mantova inviatigli da Paolo Barbieri e cosi indicata dal Bertoloni : ^ « Habui Mantuà in lacu superiore ad portain Pradella ab Eq. Prof. Amicio, et a Barbierie, denuo ex paludibus Mantuanis a Fe- lisio, ex ora Veneta ab Kg. Contareno, qui jam anno 1816 ad me miserat ». Ed al Bertoloni devesi pure la seguente acuta osser- vazione, che mostra come egli, pure avvicinandola alla sua vi- cariante nordica, nettamente ne la distingueva : « cave, ne con- fundas cum Chara barbata Meyen quae tenuior est, et habet nuculas breviores, et tumidiores : plura exemplaria ejus Bero- lino obtinui a Doct, Philippio ». Molti anni dopo il Leonhardi (op. cit.) osservava che in Austria (e cioè nel Mantovano e Vene- ziano!!) cresceva « bisher nur die gròsseren, sudlichen Form. : L. barbatus major v. Amidi, die im nicht verkrusteten Zu- stande schòn hellgrùn und weniger zerbrechlich ist. » e vi rife- riva come sinonimo Ch. spinosa Amici ; ciò che è esatto, e la figura 1081 (sub : Ch. barb. major Rchb.) fatta su pianta indi- cata dallo stesso Reichenbach (le. bot.. Cent. IX, 1831, p. 1 e FI. germ. excurs. 1830-32, p. 149) per lago di Plòtzensee presso 1 Beutoloni, Flora italiana, voi. X, p. 20. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 111 Berlino ed appartenente ad una forma più sviluppata in ogni parte della pianta nordica : ciò che é erroneo. Nonostante queste precise osservazioni, Ch. spinosa venne sinonimizzata dall'Heu- fler ed indicato dal Bizzozero, ' appunto per la località sopra- citata, il tipo, che certamente non vi cresce. La varietà o sotto- specie fu invece segnalata dal Kùtzing ^ per il Lago Plotzensee presso Berlino : località erronea, causa lo scambio con esemplari più robusti della forma normale. Più di recente venne conside- rata come specie a sé dal Visiani e Saccardo, ^ ma sempre sotto il gen. Chara. W Braun * su esemplari trasmessigli dal Barbieri sotto il genuino nome di Chara spinosa Amici, ne fece una varietà Barriera della Ch. barbala, arbitrariamente cambian- done il nome. Il materiale 71 BiCKNELL C. — Una passeggiata botanica in Spagna . . » 74 BoLZON P. — Note sulla flora delle dolomiti bellunesi . » 7 BoRZÌ A. e SoMMiER S. — Relazione delle feste Linneane in Svezia » 67 De Toni G. B. — Note biografiche in memoria del de- funto consocio prof. Gino Cugini » 84 Fiori Adr. — Sulla straordinaria melata à.Q\VAhies alba a Vallombrosa nell' estate del 1907 * 85 — Un manipolo di piante del Gran Sasso d' Italia. . . » 80 GoiRAN A. — Nuova stazione di Pistacia Saportae. . . » 62 — Sulla presenza di Bromus Schraderi Kunth. nel Niz- zardo (Proa. verbj » 5 Invito dell'Università di Upsala alle onoranze che si fa- ranno in occasione del secondo centenario della na- scita di Carlo Linneo fProo. verb.) » 21 Montanelli R. — Sulla divisione delle cellule madri del polline nelle Cucurbitacee (Proc. verb.) » 116 124 INDICE Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il primo semestre del 1907 Pag- 77 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società dui-ante il secondo semestre del 1907 » 119 Saccardo P. a. e TiiAVKRSO G. B. — Sulla disposizione e nomenclatura dei gruppi micologici da seguirsi nella Flora italica cryptoqama » 22 SoMMiER S. — Materiali per una florula di Pantelleria . » 48 — Un nuovo ibrido di Pedicularis » 38 Vaccari L. — Sulla opportunità della pubblicazione di un libro a scopo di propaganda a prò del rimboschi- mento in Italia (Lettera al Presidente della Società botanica italiana) » 19 Villani A. — Di alcune piante contenute nell' erbario Ziccardi » 14 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A_iiLiio 19 08. FIRENZE 1908. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Chiti successore). BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 11 gennaio 1908. Presidenza del Vice-Presidente Baccakini. Il socio Fiori dà conto di una singolare fioritura fuori stagione dello Spartium jimceum da lui osservata il 6 Gennaio di quest'anno alle Cave di Majano presso Fiesole. Si trattava di un cespuglio della ben nota Ginestra situato sul ciglio di una cava di pietre ad espo- sizione di mezzogiorno, j)resentante parecchi ramoscelli con diversi fiori parte sbocciati e parte da sbocciare. Crede che questa anormale fioritura non sia uè comune né priva di interesse, trattandosi di pianta legnosa ; il fatto certamente ricollegasi colla eccezionale mi- tezza dell'inverno di quest'anno. Non essendo pervenuto alcun lavoro da parte dei soci e non es- sendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. Adunanza del dì 8 febbraio 1908. Presidenza del Vice-Presidente Baccaeini. Il Segretario dà conto della seguente nota del socio Bolzon: P. BOLZON. — ADDENDA AD FLORAM ITALICAM. Queste aggiunte si riferiscono alla parte finora pubblicata della Flora Analitica d" Italia di Fiori, Paoletti, ecc., cioè fino al voi. IV, parte I, ed hanno per oggetto alcune novità del Veneto e della provincia di Parma non ancora pubblicate nelle mie precedenti note inserite in questo Bollettino. 624. Talipa silvestris L. * y prinzeriana mihi, flores erecti- vel sicberecti in gemma, iepalis 2,5-3 centiin. 6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO ' longis, externis 7-9 min. lalis, plus minus intense extus lyurpurascenWbus, internis 11-16 ìmn. latis, extus in- tegre luteis, vel salteni in dorso medio purpurascentiì)us. Subappennino Parmigiano: al m. Prinzera sopra Foriiovo nel versante settentrionale presso la cima (m. 600-700), nei boschetti di quercie in terreno erboso a substrato ser- pentinoso, molte piante in piena fioritura il 9 Maggio 1907. Si accosta alla var. j3 australis (Lli.) da cui differisce per le dimensioni dei tepali; per il colore dei tepali si accosta alla forma &. montana Willlì. 743. Tamus communis L. * to. asarìfolia Goir. Colli Par- migiani: nei boschi fra le siepi delle alture presso Col- lecchio. 1151. Lìjchnis Flos-cuculi L. b. nana luìlii, caulis lòcentim. longus, uni-vel paucifloy^us. Medio Appennino Parmense: nei boschi di castagno del m. Fuso sopra Scurano (m. 800- 1000) in terreno asciutto erboso ! 1212. Saponaria Vaccaria L. * h. minor Goir. Alpi Bellu- nesi : nei ghiaioni dolomitici del torrente Duran sopra Dont di Zoldo a circa 1100 m.! Bell'esempio di variazione rupestre di specie tipicamente segetale. 1326. Arabis pauciflora (Grimni) Garcke. Medio Ap- pennino Parmigiano : nei luoghi ombrosi dei boschi di faggio del m. Caio sopra Musiara (m, 1300-1500) copiosa! Era noto dell'Appennino ligure e centrale e non del set- tentrionale ; resta cosi riempita tale lacuna. 1358. Amaria offlcinalis Andrz. * b, piiniila Goir. Nel medio Appennino Parmigiano sopra Calestano! 1383. Dentaria digitata Lam. * e. ptlosiila Gelmi. Prealpi Trevigiane : alle falde del m. Grappa in valle del Boccaòr sopra il Capitello l; nelle Alpi Friulane in valle dell' Er- bezzo vicino S. Pietro al Natisene (Minio !). 1484. Lepidiuìn ruderale L. * b. inìcrocarpum Rouy et Fouc. Nei luoghi incolti presso Bagnolo di Po in Pole- sine (30 Maggio 1895, De Bonis !). 1559. Anemone trifolia L. * b. minor Val de Lièvre. Sub- appennino Parmigiano : presso la cima del m. Prinzera (m. 500-000) fra i cespugli nei boschetti di quercia del versante settentrionale, in piena fioritura il 9 Marzo 1907! SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO 7 Alpi Bellunesi: nei luoghi fittamente ombrosi del m. Aiar- nola sopra Padola in Comelico superiore (m. 1500-2000), il 2 Agosto 1907 nello stesso grado di fioritura delle piante da me raccolte sul Prinzera nel Marzo precedente. 1602. Ranunculus geraniifolìus Pourr. * rar. apeniiìnus Fiori. Medio Appennino Parmense : al m. Caio {Passe- rini in herb. Parm.!). Nelle aggiunte alla Fiora Parm. di Avetta e Casoni è riportato R. monianus del m. Caio: gli esemplari relativi da me esaminati mi portano a cre- dere che si tratti della var. apenninus, per cui R. mon- ianus è da radiarsi dalla Flora Parmense. 1879. Cytisus hirsuiiis L. o supinus (L. p. p.) * d. luajor mitii, foliolis usque ad 35-45 min. longis ; capìtulus fiorimi terminalium circiter 5 ramis sterilidus foliosis, usque ad 8-10 centim. longis, circumdatus. Prealpi Friulane : in valle del Natisene vicino a S. Pietro a m. 300 (15 Giugno 1903, Minio !). È mV esaltazione della forma grandis Goir. 1886. Genista tinctoina L. Alle forme Parmigiane da me pub- blicate in mie precedenti note di questo Bollettino ho da aggiungere : — *yhiiiiiilis (Teii.). Medio Appennino Parmense: luoghi erbosi, asciutti e scoperti del m. Caio sopra Tre- vignano a 1300-1500 m. (25 Giugno 1907!). Forma nota anche dell'attiguo Appennino Reggiano al m. Ventasse (cfr. Casali, Supplem. alla FI. Regg.). — £ ovata (W. et R.) * Perreyniondi (Lois.) Ap- penn. Ligure-Parmig. : al m. Getterò verso il passo delle Cento Croci ! — * n apenniiia Fiori. Medio Appenn. Parmigiano: al ra. Caio (Passerini in herlj. Parmig.lJ: Appenn. Parmig.- Piacentino : nei luoghi erbosi secchi e scoperti del m. Bue a m. 1600-1800! Nota soltanto del m. Ventasse nell'attiguo Appenn. Reggiano (cfr. FI. Analit. d'Italia). — * 5>. acutifolia luilii, foliis lanceolatis acutis. Appenn. Parmig.-Piacentino : nella faggeta presso il cri- nale del gruppo del m. Nero sopra Cornolo (luglio 1904!). 2148. Lathyrus vernus Bernh. fi flaccidus Ces., Pass, e Gib. * 1>. ang^ustifolins (Fiori, 1907), mihi, foliolis, angu- 8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO siioribus, 5-8 771771. tantum latis. Prealpi Friulane : in valle della Cosizza vicino S. Pietro al Natisone nei pendii ombrosi a 250 m. {Minio!). Forma scoperta dal Fiori e da lui riportata nella FI. Analit., voi. IV, parte I, ma senza nome probabilmente perché si riferiva ad un'unica località. 2360. Daucus platycaì^pos Scop. * b. foliosiis iiiilii, umbellae bracteis plus minusve laciniatis. Agro Parmigiano : fra le messi a Montecliiarugolo vicino al ponte sull'Enza ! Esal- tazione della forma tipica dovuta al terreno pingue. 2584. EuphorMa carnìolica Jcq. * b. loiig'eradiata Goir. et Tonini {Specimen Morjjh. veg., p. 24 [1875]). Colli prealpini del Trevigiano ; luoghi ombrosi presso Asolo in Breda! (Aprile 1897, trovandomi col prof. A. Fiori). Questa forma del Goiran è del resto inclusa nella FI. Italica del Bertoloni, colla frase « umbella dum luxuriat long a et radiis primariis crassiusculis pollens ». 2585. E dulcis i. * b. long'eradiata niilii, radii primarìì umbellarum m.ulto longiores (circiter 7 ceniìm. longis usquead bipartitionem) . Collina Parmense: macchie presso Sivizzano sopra Traversetolo (7 Maggio 1905, frutto !). Anche questa forma è contemplata nella frase Ber- tolcniana : 7^adii modo involucrum aequantes, modo longiores. 2662. Primula acaulis (L.) Hill, Jcq. ^ ^ e l'altro sugli « Idiomi e dialetti » ^ della Carnia. « Ma la passione predominante del Gortani fu lo studio dei pro- dotti naturali della terra natia e soprattutto delle piante. Fino da quando era studente ad Udine egli aveva composto un Erbario di circa 400 specie, raccolte per la maggior parte nei dintorni della città. Tornato definitivamente in Friuli nel 1893, sentì ridestarsi l'antico amore per le ricerche floristiche e riprendeva, nel succes- sivo anno e con ardore giovanile, la raccolta e lo studio delle piante carniche, che continuò senza interruzione fino alla morte. Da solo od in compagnia di suo figlio Michele, vincendo non poche difficoltà e disagi, potè cosi esplorare grande parte, della pianura friulana ed oltre 150 monti della Carnia e cioè tutti i piìi notevoli, fatta ecce- 1 Estratto dalle « Pagine Friulane ». Anni lS91-lt)03. Un voi. di 208 pag., Udine, 1904. 2 In « Guida della Carnia » di G. Maei>:elli. Udine, 1898, pag. 109 e 126. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 19 zione di quelli della Valcalda, già esaurientememente perlustt-ati dal Morassi. Ma più che 1' estensione del territorio percorso valse ad ottenergli cospicui risultati 1' accuratezza delle ricerche ed in lui era radicata la convinzione, che espresse nella sua Fiora Friulana, che non la quantità del terreno che si esplora erborizzando influisce sulla ricchezza delle raccolte, ma la scrupolosa e diligente attenzione che si ripone nelle visite dei vari luoghi. Frutto di queste ricerche è un breve lavoro preliminare sulla Flora della Carnia^ ed i due volumi, in collaborazione col tìglio Michele, sulla Flora Friulana, * di cui redasse per proprio conto il dotto capitolo sulle esplorazioni botaniche e la più parte della enumerazione speciografica. Lavoro pel qiiale utilizzò pure i materiali conservati negli Erbari del Pirona, Mcrassi, Brumati, Tellini ecc. ed a cui aggiungono pregio le non poche osservazioni critiche, 1' esclusione (per vero in qualche caso esagerata) di entità indicatevi per errore, e lo scrupoloso riferi- mento di numerosi dati geografici e topografici sulle singole specie, cosi da renderlo uno dei lavori più completi, armonici e coscien- ziosi che si posseggano sulla Flora Veneta. Ed è a quest' opera, frutto di una dozzina di anni dì assidue e laboriose ricerche, che è principalmente affidato il nome del Gortani. Attendeva ora ad un primo volume di appendice, che avrebbe dovuto comprendere le non poche aggiunte degli ultimi anni e qualche emendamento. Doveva essere dedicato ad una sua figlia, premortagli qualche anno fa : la dedica sarà ora, pur troppo, duplice ! « L'Ing. Gortani fu di ingegno perspicuo, di animo buono e mite, di natura estremamente cortese ed inchinevole a giovare senza in- teresse agli studiosi tutti ed a contribuire, come meglio poteva, al progresso della scienza. Cosi egli accolse di buon grado l'idea di una Exsiccata dove fossero distribuite e criticamente studiate piante ita- liane e ad essa inviò preziosi materiali, ri^Jromettendosi, come ebbe testò a significarmi, il suo valido appoggio anche in avvenire : col- laborò pure alla Società italiana per lo scambio di Essiccate e non pochi generi critici ebbero in esame il Fiori, il Negri ed io stesso. « Poche ore prima della morte attese a mettere assieme alcune Characee, del cui invio mi aveva preavvisato, sollecitandone la deter- minazione, assieme a quella di altre piante già precedentemente comunicatemi. L'ultimo suo pensiero fu, adunque, per l'amabile Scienza ! E veramente egli fu. tratto al riposo assai prima della stanchezza ! » Il Fiori si unisce al Béguìnot nel deplorare l'immatura perdita dell' Ing. L. Gortani, che fu collaboratore preziosissimo della Flora Ital. ExsÌMata e di cui ebbe ad ammirare la non comune diligenza 1 In « Guida della Caniia ■» di G. Marinelli. Udine, 1S98, pag. 77. 8 Flora Friulana con speciale riguardo alla Qarnia. Due voliuni di complessive pa- gine xvi-740. Udine, 1905-1806. 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO ed il discernimento nella raccolta e preparazione delle piante. A Lui furono dedicati un Hieracium Gortaniamun Arv. T. et Belli ed un Leontodon Gcrtnnit Fiori. Il segretario Pampanini presenta un esemplare teratologico di Dianthus Caryophyllus affetto da bratteomania, cioè coi fiori trasfor- mati in un complesso di brattee regolarmente embriciate, cbe assume l'aspetto di una spiga di frumento a glume mutiche. Questo caso curioso è però conosciuto da lungo tempo, essendo menzionato da Linneo (Dianthufi Caryophyllus var. imhricotus [Hort. Cliff.. p. 164], Sj). PI., p. 587) e da altri Autori, ed altre volte spesso coltivato nei giardini (cfr. Bot. Mag., tab. 1622). L'esemplare che il Pampa- nini fa vedere appartiene all'Erbario centrale, proveniente da pianta coltivata in un giardino di Siena. Il dott. SoMMiER si rivolge al prof. Baccarini, perchè, come diret- tore dell' Orto botanico e Vice-Presidente della Società Botanica e di quella di Orticoltura, voglia interessarsi alla questione della pota- tura degli alberi alle Cascine e nei viali pubblici di Firenze. Sommier ritiene che il criterio dominante dovrebbe essere quello di rendere più. che sia possibile belli ed ombrosi i passeggi pubblici, e che la potatura dovrebbe essere limitata al puro necessario, cioè all'asportazione dei rami secchi che possono recare danno alla pianta o pericolo a chi vi passa sotto. In un parco del genere di quello delle Cascine dovrebbe essere conservato alle piante il loro portamento naturale, come si vede nei parchi dei paesi d' oltr'Alpi. Vi sono nelle Cascine degli alberi che intrecciano i loro rami ricuoprendo di una verde volta i viali interni, degli splendidi lecci che sporgono la loro larga chioma sopra i viali lungo l'Arno. Orbene, in questi ultimi anni si è proceduto su larga sCala a ridurre in larghezza ed in altezza la chioma degli alberi, e si sono tagliati senza pietà tutti i rami che s'intrecciavano a volta sui viali ; ad una parte dei lecci lungo l'Arno al di là del Piaz- zone e lungo il prato del quercione, si sono diradati e raccorciti i rami in modo da deturpare completamente il loro caratteristico e pittorico portamento, tanto che ora fanno pietà. Sommier dice di aver visto che anche attualmente si seguitava la potatura col medesimo sistema, con gran danno dell'estetica, e spera quindi che il jDrof. Baccarini vorrà spendere l'opera sua per la prote- zione degli alberi, rivolgendosi pes questo all'Assessore al quale nella nuova Amministrazione Comunale è stata affidata la sorve- glianza dei giardini e passeggi pubblici. I soci presenti all'adunanza si uniscono al cav. Sommier nel rac- comandare al Presidente che voglia verificare il danno che possono arrecare le eccessive potature cui sono sottoposti gli alberi delle Cascine. / II prof. Pucci dice che già da qualche anno esso aveva fatto ri- levare per mezzo della stampa i cattivi sistemi di manutenzione SEDE DI FIUENZB - ADUNANZA DEL 14 MARZO 21 dei pubblici giardini riguardo anche alla potatura degli alberi. Os- serva che per gli alberi allineati lungo i viali il criterio di potatura dev'esser tutto diverso da quello che si è giustamente adottato nei boschi da rendita. Gli alberi dei viali di un inarco hanno lo scopo di ombreggiare i viali stessi e quindi si deve procurare lo sviluppo orizzontale dei rami. Il dott. Fiori osserva che sopratutto riusciranno dannose le am- jDutazioni di grossi rami nei vecchi alberi, perchè lasciano delle ferite le quali non potendosi cicatrizzare prontamente o non cica- trizzandosi affatto — • data la scarsa vigoria dell'albero e l'ampiezza della ferita — diverranno inizio di carie del legno per opera degli agenti atmosferici, .di funghi o di insetti, carie che col volgere degli anni facilmente si estenderanno anche al tronco ed abbrevie- ranno l'esistenza dell'albero. Si ajoprova quindi ad unanimità un voto per la conservazione degli ombrosi viali e dei secolari alberi delle Cascine che si riten- gono danneggiati dalle eccessive potature. Il Presidente ben volentieri trasmetterà questo voto al signor Assessore Municipale addetto alle pubbliche passeggiate ed ai giar- dini di Firenze. Sono infine riassunti i vseguenti lavori : S. S O M M I E R. — INTORNO ALLA PLATANTHERA BI- FOLIA VAR. TRICALCARATA SOMM. Nel fascicolo di Luglio (ìell'anno scorso (Voi. XXX Vili, N. 263) del « Journal of the Linneaii Society », il sig. Hemsley descrive come nuova una mostruosità trovata in Inghilterra di Plntan- thera cUlorantìm Gustor, che chiama var. iricalcarata. Il si- gnor Hemsley, che evidentemente non aveva conoscenza della P. 'bìfolia iricalcarata da me descritta in questo Bullettino (1898, p. 186), riferisce la mostruosità da esso osservata alla P. chlo- rantlia Cust, anziché alla P. Mfolia Rich.; ma é permesso cre- dere che essa appartenga, cotne quella da me osservata, alla P. ìjifolia tipica, poiché il sig. Hemsley stesso ci dice che le loggie delle antere sono parallele, e dalla sua figura si rileva che lo sperone del labello non ha né la lunghezza né la forma clavata che sono caratteristiche della P. chlorantha. Del resto, di una pianta in cui tutti i fiori sono anomali, è ben difficile dire se appartenga all'una o all'altra di queste due specie spesso difficili a distinguere anche quando sono normali. A maggiore 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO certezza in proposito si potrebbe giungere soltanto vedendo altri esemplari normali cresciuti nei pressi di quello anomalo. In quanto alla mia pianta non vi è dubbio che appartiene alla P. ì)ifoUa tipica, insieme alla quale cresceva. Dalla nota del sig. Hemsley e dalla figura che l'accompagna, si rileva che le modificazioni della pianta da esso descritta sono quasi identiche a quelle della mia. Potete convincervene esa- minando l'esemplare che già vi mostrai nel 1898 e che vedete qui conservato in alcool. Gli speroni soprannumerari sono di me- desima forma che nella mia pianta; i due sepali laterali ai quali appartengono, sono ugualmente falcati. La pianta Inglese aveva dieci fiori, tutti modificati allo stesso modo. Anche nella pianta Toscana che ha 16 fiori, questi mostrano tutti la mede- sima anomalia. Soltanto la pianta Toscana sembra più gracile in tutte le sue parti, e gli -speroni soprannumerari sono un poco più sottili e più corti. Nella pianta Toscana come nella Inglese è evidente la tendenza al ritorno alla posizione normale del fiore, cioè alla direzione ascendente del labello, ma non è rag- giunta da tutti i fiori, alcuni dei quali hanno ancora il labello volto in giù, 0 hanno preso una posizione intermedia. Devo qui rettificare un errore nel quale sono incorso nella mia nota del 1898. Il ritorno dei fiori alla posizione normale nella mia pianta non è ottenuto, come scrissi allora, da una doppia tor- sione dell'ovaric. Si vede nell'ovario, verso la base, un principio di torsione in un senso, e poi in alto una torsione nel senso opposto, che controbilancia la torsione della base. Cosi, invece di una doppia torsione, sono due mezze tor.sioni in senso inverso che si compensano, giungendo al risultato al quale é arrivata la pianta Inglese con l'ovario diritto. È assai interessante il ritrovare, a si grande distanza, due piante che presentano casi cosi conformi di falsa peloria. Quale può essere la causa della identica produzione anomala nei due medesimi pezzi del verticillo esterno, di speroni uguali a quello normale di uno dei pezzi del verticillo interno? Questa causa evidentemente è insita nella intera pianta e l'anomalia non è provocata nei fiori da stimoli esterni, poiché ritrovasi identica in tutti i fiori, tanto nella pianta Inglese quanto nella Toscana. La riproduzione cosi regolare della stessa modificazione in tutti i fiori dà l'idea di una neogenesi piuttosto che di una mo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 23 struosità, e fa sorgere l'idea che, gli organi di riproduzione es- sendo inalterati, se si fecondassero l'una con l'altre due piante presentanti le medesime metamorfosi, si potrebbe dare origine ad una specie r.iiova di Plaianlhera tricalcarata. Interessante pure è che con quelle modificazioni dei tepali vada unita la tendenza al ritorno del fiore ad una posizione normale. L'ovario da prima tende a torcersi come in ogni Platanther^a ; ma poi, sviluppatosi il fiore, vi é qualcosa che lo obbliga ad ar- restare la torsione iniziata, ed a torcersi in senso opposto, tanto da riportare il fiore ad avere il labello volto in alto ed il gimnostemio in basso. Vorrei raccomandare a chi ha occasione di erborare in luoghi dove trovansi Platanthera liifolia o P. chlorantha, di esaminarne ogni individuo, poiché questa anomalia a distanza non si avverte, ed è forse meno rara di quanto si crederebbe. Io stesso, come dissi già nel 1898, avevo notato un'altra volta degli speroni soprannumerari in una Platanthera, ma non vi avevo allora prestato l'attenzione che si meritavano. * A. BÉGUINOT. — SULLA ETEROMERICARPIA DELLA CARILE MARITIMA L. Il frutto della Gallile maritima L. risulta, come è ben noto, di due articoli, l'uno superiore corrispondente al rostro, facil- mente disarticolabile e l'altro inferiore, sostenuto da breve e rigido peduncolo : ciascun articolo, avente forma sua propria, contiene un seme presso a poco eguale. Offi'e perciò un tipico ed istruttivo esempio di eteroinericarina, illustrato fin dal 1894 dal Delpino. ' Il quale, come tutti gli Autori da me consultati * Ricevo in questo momento dal sig. Hemsley la notizia clie egli intratterrà la Soc. Linneaua, nella sua prossima adunanza, di un altro caso di Platanthera cJdorantha tricalaarata. Questa volta però trattasi di un caso di vera peloria, essendo prolungati in sperone i due petali anzicliè i due sepali laterali, in modo che sono i tre pezzi interni del perigonio, i quali vengono ad essere ugualmente calcarati. ^ F. Delfino, Eterocarpia ed eteromericarpia nelle Angiospeì-me, in « Mem. R.Accad. Se. Ist. di Bologna », ser. 5^, tom. IV. Bologna, 1894, p. 52. Cfr. anche : A. Villani, Dello stimma e del preteso stilo delle Croci/ere, in « Malpighia », voi. XVI (190 272-2), p. 24 SKDK BI FIRENZK - ADUNANZA DEL 14 MAKZO prima e dopo la citata opera, ritenne che ambedue gii articoli fossero indeiscenti : il superiore, causa la disarticolazione e in quanto cade in balia tiegii agenti esterni e specialmente del vento e dell'acqua, inserveniente alla disseminazione a distanza : l'inferiore, rigidamente insediato sulla pianta e seguente, quindi, le sue sorti, coopererebbe invece alla disseminazione in posto. Queste notizie erano già a mia conoscenza quando, con mia grande sorpresa, in una escursione compiuta nel febbraio testò decorso al Lido di Venezia dove, nelle arene di spiaggia, è piut- tosto largamente distribuita la Gallile ìnarilima, ebbi occasione di notare che nell'articolo inferiore le due metà erano divari- cate ed aperte e mancanti quasi tutte dal seme. Chiusi restavano, invece, i soli frutti sterili. Qui aggiungerò che nella stessa lo- calità che visitai nel luglio dello scorso anno, le piante già fruttifere ed in via di disseccarsi presentavano, quasi senza eccezione, frutto completo e cioè munito di rostro. I frutti raccolti, per mio incarico, dal dott. L. Valenti, pure in questa stazione, entro l' ottobre, si presentavano quasi tutti disarticolati e cioè mancanti di rostro. L'articolo basale permaneva tutt'ora chiuso, tranne che nella parte superiore in corrispondenza della linea di disarticolazione, dove era più o meno ben visibile una fessura. La divaricazione dei due pezzi dell'articolo si effettua ai lati lungo una linea in prosecuzione con la detta fessura, nel- l'inverno, a quel che pare, avanzato, ma prima che la pianta, profondamente radicata come nelle maggior parte delle arena- rie, cada a terra. Che questo fatto si verifichi in tutta l'area distributiva della specie non sono in grado di affermare ed il silenzio degli autori nulla prova a questo riguardo, data l'epoca in cui si estrinseca. Limitatamente, però, alla pianta del Lido Veneto siffatta constatazione induce ad interpretare alquanto diversamente l'apparato disseminativo della nostra Caliile. Che il rostro seminiforme, causa la sua leggerezza, possa essere disseminato a qualche distanza, non nego : ma è certo che lo stesso agente vento, invocato da Delpino pel trasporto del rostro, avrà più facile giuoco sul seme, una volta avvenuto quel genere di deiscenza di cui sopra è parola. E dei due inclinerei a con- cedere al secondo facoltà di vincere una maggiore distanza, in considerazione anche che la deiscenza in questione ha luogo in una stagione in cui i venti spirano più di frequente e con mag- gior furia. SEDE DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 25 Del resto, data la sua stazione, non sembra che la pianta tragga un grande profitto da una disseminazione a distanza. Secondo Lo Forte, ' i due articoli posti nell'acqua dolce, vi gal- leggiano solo due giorni: nell'acqua marina resistono fino ad otto giorni, ma dopo due hanno già perduto la facoltà germinativa. Ma v' ha di più. Semi raccolti da me nel luglio e dal Valenti nell'ottobre, posti a germinare sui primi di novembre, in serra calda e quindi nelle condizioni più opportune, non iniziarono i processi vegetativi che nel febbraio: questi stessi e quelli da me raccolti in questo mese, collocati nelle stesse condizioni, ger- minarono dopo una ventina di giorni al massimo. In natura non ebbi sin qui occasione di osservare plantuie e forse la ger- minazione non avviene che nel marzo o nell'aprile. Ora se si riflette che la maturità dei frutti ha luogo nei mesi di giugno e luglio, che il distacco del rostro seminifero sull'inizio dell'estate e che la residenza di questo nel terreno e dell'articolo basale sulla pianta dura oltre otto mesi, se ne deduce che la struttura dei due articoli é indiziata, non tanto a questo o quel tipo di disseminazione, quanto alla protezione dei semi contro le ingiu- rie dell'ambiente. Tanto più che, come osserva il Gola, " la Cahile maritima vive nelle sabbie salate contenenti una quantità di materie solubili maggiori che non la terra vegetale. Là scis- sione dell'articolo basale a stagione invernale avanzata, quando è- prossimo il periodo germinativo, e quando, cioè, il seme può essere abbandonato a sé stesso senza soverchio suo danno, suf- fraga questa interpretazione. Cakile maritima resta, perciò, pianta tipicamente eteromericarpa, ma il meccanismo della dis- seminazione era ancora ben lungi dall'essere noto in tutti i suoi particolari e nuove ricerche, a base sperimentale, non è impro- babile aggiungano altri dati sul suo reale funzionamento. ^ G. Lo Forte, Di alcuni apparecchi di disseminazione nelle Angio- speì-me, in « Nuov. Giorn. bot. ital. », n. ser., voi. II (1895), p. 246. ^ G. Gola, Ricerche sui rapporti tra i tegumeti seminali e le solu- zioni saline in « Ann. di Bot. di R. Pirotta », voi. Ili (1905), p. 80. Bull, delia Soc. bot. ital. 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 11 aprile 1908. Presidenza del Vice-Presidente Baccakini. E proclamato a socio del nostro Sodalizio il signor : Prof. C. Campbell residente a Sora. Il Presidente commemora quindi i soci defunti : Prof, C. D'Ancona e Sig. IVI. Wagner. Il giorno 9 aprile 1908 dopo lunga e penosa malattia si spegneva il nostro egregio consocio Prof. Cesare D'Ancona nella tarda età di 76 anni dopo una vita intieramente dedicata al culto della scienza ed ai lavori dello insegnamento. Nato in Pisa nel 1832 in seno ad una famiglia, nella quale sono state sempre vive le tradizioni dei buoni studi, si dedicò con parti- colare interesse alla Paleontologia ed alla Botanica applicata. Della sua competenza e della sua dottrina nel primo ramo di scienza fanno fede le due dotte memorie sugli antenati della vite vinifera e la stoiùa genealogica del Cavallo, che videro la luce negli atti della nostra Accademia dei georgofili e le altre parecchie in- complete segnatamente malacologiche che per quella sua singolare ed eccessiva modestia non volle mai affidare alle stampe. Ma i colleglli e gli scolari che ebbero con lui lunga consuetudine di lavoro nel nostro Istituto geologico, ricordano tutti con quanto zelo e con quanta proficua attività egli abbia coperto successiva- mente per 37 anni l'ufficio di aiuto e poscia quello di Professore aggregato e di Professore straordinario di Paleontologia. Egli dava veramente tutto se stesso al suo museo ed ai suoi scolari. Egli fu anche tra i soci fondatori della nostra Società botanica e fino a quando gli anni e gli acciacchi della vecchiaia non lo glielo impedirono, intervenne assiduamente alle adunanze dove portò il contributo del suo spirito colto ed illuminato. Le maggiori cure per altro egli ha dedicato alla Società di orti- cultura, della quale fu uno dei promotori ed uno dei membri più operosi. Egli ne ha coperto per lunghi anni la carica di vicepresidente; ed alle sue cure si deve in gran parte se la Società Toscana di Orti- cultura ha raggiunto un grado eminente ed invidiato di floridezza. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APUILE 27 Il Bollettino sociale contiene quasi in ogni annata numerosi arti- coli del compianto collega intorno ad ogni ramo di quest'arte e dotte recensioni degli scritti orticoli più importanti ; cosicché è merito suo in gran parte se il Bollettino ha così efficacemente contribuito alla diffusione ed allo incremento della cultura orticola in Toscana. Ma gli amici, i parenti, i conoscenti tutti non rimpiangono sol- tanto il dotto e l'erudito ; rimpiangono altresì e molto di più l'uomo mite e sereno, che attraversò tutta una vita operosa e benefica se- minando d'intorno a sé il fascino di una mente eletta, di una gen- tilezza e di una bontà che lo resero caro a tutti, e che lo faranno vivere a lungo nella nostra memoria. Un'altra dolorosa perdita ha fatto la nostra Società nella persona di IVI. Wagner, distinto giurista, che dopo aver coperto per molti anni la carica di giudice in Germania, si era ritirato a vita privata nel nostro paese di cui era fervido ammiratore. Amante della natura e dei fiori, volle far parte della nostra Società, alle cui sedute suo- leva intervenire. Lo conobbero più intimamente e ne deploreranno più vivamente la dip?.,rtita tutti i colleghi che presero parte alla nostra gita sociale in Val d'Aosta, della quale egli, sempre simpatico e gradito compagno, segui tutte le fasi. L'adunanza si associa al Presidente nel commemorare i Colleghi defunti e delibera di mandare condoglianze alle loro famiglie. A proposito del voto espresso nella passata adunanza circa il si- stema di potatura degli alberi delle Cascine, il Presidente riferisce le pratiche fatte presso l'Assessore Municipale preposto ai pubblici giardini ed alle pubbliche passeggiate, le quali ebbero per effetto un sopraluogo alle Cascine eseguito da lui e dal cav. Sommier, ac- compagnati dall'Assessore signor Alessandrini. Cede quindi la parola al Cav. Sommier perchè esprima le impressioni ricevute da questa visita. Sommier è grato al prof. Baccarini per l'interessamento preso alla questione da lui sollevata, ed all'Assessore Alessandrini per la cor- tesia colla quale ha accolto il voto della Società botanica. Tuttavia non può dichiai'arsi soddisfatto, né rassicurato sulla sorte degli alberi dei nostri passeggi pubblici. Difatti si è convinto che alle Cascine dove fu col prof. Baccarini e coli' Assessore Muni- cipale, e dove ha ammirato il coraggio e la sveltezza con cui i bo- scaioli s' inarpicano su per gli alberi, appunto grazie alla loro abilità e conoscenza del mestiere, sono i boscaioli che imperano. Orbene i criteri del boscaiolo sono assolutamente diversi dai nostri, né, in- vecchiati nel mestiere, sanno concepire che si possa fare in modo diverso da come hanno sempre fatto e visto fare. L'ideale del bo- scaiolo è che ogni pianta mostri evidenti le traccio delle cure amo- revoli di cui è stata oggetto. L'ideale nostro invece è che l'opera dell'uomo, se é necessaria, si veda il meno possibile, e gli alberi con- servino il loro portamento naturale. 28 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL' 11 APRILE Per il boscaiolo è bello un albero quando ogni grossa rama è ta- gliata ad una distanza non troppo grande dal tronco, e da questi mozziconi si partono molti rami corti, preferibilmente diritti ed ascen- denti. Questi giovani rami sono più vigorosi e più fìtti, la massa di fogliame diventa più compatta e più regolare, l'albero è bene acce- stito. Tutte le cose che per noi danno grazia ed eleganza all'albero^ come l'irregolarità del contorno, la forma e direzione naturale dei rami ed il loro intrecciarsi capriccioso, agli ocelli del boscaiolo sono brutture. Esso afferma che la potatura come si pratica è necessaria alla salute degli .alberi. Secondo lui i rami di diversi alberi che s'incrociano fra loro soffrono per lo sfregamento quando tira vento, ed il vento avendo più presa sopra questo intreccio dì rami che sopra chiome isolate, più facilmente può provocare la caduta di vecchi alberi. Queste affermazioni sembrano al Sommier molto impugnabili, e se- condo lui nelle Cascine stesse vi sono delle belle ed annose piante fin ora rispettate dall'accetta del boscaiolo, che dimostrano di non avere per questo affatto sofferto. Ma riconosce che al giudizio di un tecnico come il nostro boscaiolo bisognerebbe j)otere opporre il giiidizio di altro tecnico, e si augura per questo che chi è preposto alla dire- zione dei pubblici passeggi voglia seguitare ad interessarsi dell'argo- mento, sentendo altri autorevoli pareri, ed informandosi di quanto si pratica nei parchi pubblici di altri paesi. Invita intanto i colle- ghi a vedere da sé alle Cascine come siano stati deturpati gli alberi nel tratto dove furono eseguite le ultime potature. Baccarini osserva che la questione è duplice, vi sono cioè dei tratti di viali e di bosco dove gli alberi sono affetti da marciume alle radici, prodotto dalla Armillaria mellea e per questi la riduzione della chioma mediante abbondanti potature, sarà l'unico mezzo per prolungarne la vita; invece per quanto concerne i Lecci dà ragione al Sommier, perchè basterebbe per essi una semplice ripulitura. Date queste condizioni, resterebbe a vedersi se per i tratti di viali ed appezzamenti di bosco fortemente danneggiati dal marciume delle radici, non convenisse meglio sostituire gli alberi attuali con nuove piantagioni, scegliendo soprattutto delle essenze carattei-i- stiche della flora mediterranea. Per ora si è suggerito di lasciare intatto qualche albero per fare dei confronti con quelli jDOtati. Secondo il Prof. Pucci, la questione è complessa ; oltre la parte tecnica, essa ne racchiude un'altra di ordine economico-ammiuistra- tivo. Ogni anno è fissata nel bilancio del Comune una determinata somma, rappresentante la rendita che si può ricavare dagli alberi delle pubbliche passeggiate e dei parchi j)ubblici ; i boscaioli, ossia i pratici addetti alle potature degli alberi, per fare buona figura, cercano di raggiungere col ricavato della legna e delle fascine la somma preventivata non solo, ma anche di sorpassarla; di più cer- cano di avere tronchi dii-itti ed alti, perchè abbiano maggior pregio SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' li APRILE 29 come legname da lavoro. Ecco quindi che essi, per queste ragioni, sono portati ad esagerare nelle potature ; molti alberi, specialmente vecchie querele, sono morti alle Cascine per tagli di grossi rami e consecutiva carie, e nei viali non si ha più. quella densa ombra che deriva dalL intreccio dei rami. Per la conservazione degli alberi e per avere densa ombra, si dovrebbe fare soltanto la ripulitura ogni due o tre anni, ma allora il ricavato in legna e fascine sarebbe scarso, non compenserebbe la spesa della mano d'opera e nel bilancio del Comune dovrebbe essei'e acci-esciuto il capitolo per la manu- tenzione delle pubbliche passeggiate. Si dovrebbero abbandonare qu.esti criteri amministrativi e curare anche meglio la scelta delle specie per le nuove piantagioni, in modo che vi fosse un po' più di varietà e di novità. Il socio BèGtUInot riferisce brevemente sulle Glyceria del grappo Atropìs appartenenti alla Flora Italiana, facendone rilevare le non poche novità e parecchie rettificazioni, frutto della revisione da lui condotta sopra le principali collezioni italiane avute a sua dispo- sizione. E si riserva di presentare, non appena ultimato, il relativo manoscritto. Lo stesso Béguinot parla sul prevalente sviluppo omoblastico (nel senso del Goebel) nell'apparato fogliare di molte alofite e special- mente di quelle crescenti nelle caratteristiche « barene » della La- guna veneta. Egli dimostra che la riduzione a cui va incontro il lembo fogliare, riferibile a disposizione xerofitica, si esplica anche con la semplificazione dell'organo stesso.. La pianta adulta, in al- tre parole, caiisa la deficiente nutrizione, provocata essenzialmente dalla concentrazione delle soluzioni saline e dal predominio che ha in esse il cloruro di sodio, non riesce a sviluppare un nomofillo che sia diverso, per maggiore o minore complicazione, dai fillomi pri- mordiali e talvolta dagli stessi embriofilli. Dal che consegue che la pianta adulta è rivestita da foglie di tipo primordiale e perpetua, qiiindi, una disposizione giovanile. Questa teorica, che, per quanto è sin qui acquisito alla scienza, si presenta di per sé con caratteri di grande probabilità e verosi- miglianza, egli ha voluto appoggiare a ricerche culturali. Perchè l'esperimento riesca, Bóguinot dice che ha agito su entità non an- cora del tutto fissate dall'ereditarietà (sottospecie, razze, varietà ecc.) e presentanti, di conseguenza, un filloma con attitudine a variare, in seguito a trasporto e cultura della pianta in suolo quasi del tutto dissalato. E brevemente commenta i risultati ottenuti sin qui agendo su Taraxaoun saltnum e T. paludosmn, Sonchus maritimus, Atriplex litorale, Artemisia caerulescens ecc. forme omoblastiche stret- tamente affini a tipi continentali a sviluppo eteroblastico, con foglie adulte, cioè, più. o meno profondamente diverse dalle primordiali. Ricerche le quali egli si propone di continuare per parecchi anni di seguito ed estendere, onde dare alla teorica il suggello dell'espe- 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL 11 APRILE rienza e giungere cosi all'esatta intellezione di una serie cospicua di tipi e di forme di fillomi, comunemente ricondotti a strutture xerofìtiche, ma che pure si ritrovano (ed il caso del Taraxacum pa- ludosiiììi ne è un cospicuo esempio !) in forme crescenti nelle sta- zioni igrofile e nelle quali le soluzioni saline sono molto diluite. Béguinot accenna poi che altri caratteri, come ad esempio all'ala che cinge i semi di alcune Spergularia e che si accentua, come egli ebbe pure a constatare nella Laguna veneta, nelle variazioni più decisamente alofìle, sia indotta dalle condizioni speciali di stazione e soprattutto dalla insufficiente nutrizione e crede che forse anche la scomparsa dell'albume nei semi di molte Chenopodiacee, notoriamente alofìle o ruderali, sia in definitiva riducibile a questa causa, in ana- logia, aggiunge, con quanto si verifica in molte piante acquatiche. Baccarinx è d'accordo col Béguinot sulla influenza che l'alofitismo può esercitare sulla riduzione del lembo fogliare. Per quanto con- cerne la comparsa dell'ala nel seme del genere Spergularia, prima di porla in relazione colla riduzione dell'albume, gli pare che sa- rebbe bene vedere se la funzione nutritiva propria a quest'organo non fosse assunta dall'embrione, sapendosi che l'accumulo di sostanze di riserva può avvenire, secondo i casi, nell'uno o nell'altro e solo dopo che si sia constatata una effettiva diminuzione di materiali nu- tritivi, e dopo che si sia stabilita la natura e la genesi dell'ala potrà parlarsi di una correlazione tra la sua comparsa e le variazioni dei materiali plastici di riserva nel senso accennato dal collega Béguinot. Béguinot cita il caso di forme nane di Plantago, dove pure si possono avere semi alati, mentre negli individui normali essi sono atteri ; questo appoggerebbe il suo modo di vedere, nel senso che dimostrerebbe come una diminuita nutrizione della pianta sia ac- compagnata dalla comparsa di un'ala nei semi. Il prof. Baccarinx presenta i disegni illustrativi di una Botrytis sviluppatasi sulla Fistia Stratiof.es che egli ritiene essere una specie nuova : P. BACCARINI. — SOPRA UN PARASSITA DELLA FI- STIA STRATIOTES. Da qualche anno le culture di ristia Stratiotes del nostro giardino sono decimate da una infezione che si ripete periodi- camente nell'inverno, quando le piante sono ritirate nelle serre. La malattia si manifesta con un progressivo avvizzire e cor- rodersi delle foglie generalmente dalla periferia verso la base o più di rado da un punto situato nel mezzo del lembo : il cuore della pianta resiste a lungo e soccombe per ultimo : ed anche SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 31 il sistema radicale non presenta durante i progressi del male alcuna lesione. Le foglie morenti si coprono poi qua e là di piccoli e radi ciuffi di un fungillo candido ed appariscente, ma fugacissimo perché soffocato di buon' ora dalle comuni muffe saprogene. Questo fungillo, al quale io attribuisco il deperimento delle nostre culture di Pistia, ha un micelio jalino delicato a lunghi elementi cilindrici del diam. di 4 a 12 /x. il quale serpeggia tra le cellule del parènchima fogliare. Queste sotto la sua influenza divengono flaccide, grinzose, e finiscono col dissolversi. I filamenti conidiofori lunghi e gradatamente assottigliantisi dalla base al- l'apice escono a radi ciuffi dalle fenditure stornali ed hanno forma di minuscoli e candidissimi alberetti. La ramificazione è limitata al terzo superiore del filamento ed i rami sembrano formarsi in direzione acropeta: tuttavia anche alla base della zona ramigena si forma qualche ramo in ritardo {a della figura) dopo che quelli del tratto mediano hanno di già prodotte le spore. Questi sono inseriti quasi ad angolo retto sull'asse principale ed a qualche distanza dall'inserzione presentano una o due va- rici a sezione romboidale, su ciascuna delle quali si inserisce una corona di 3-4 ramuscoli brevi che terminano in una capi- tazione tondeggiante, irta di minutissim-i sterigmi che portano le spore. Queste sono incolore ; misurano circa G9 ju in lunghezza e 3 di larghezza : le varici a sezione romboidale sulle quali s'innestano i rami sporigeni e la base dei conidiofori misurano da 16 a 18 /x. di diametro trasversale. Non ho mai osservate forme scleroziali cosi caratteristiche del ciclo di sviluppo di parecchie specie di questo genere e nep- pure ho trovato tra le specie note di Botrijtis una diagnosi che si adatti completamente al fungillo in questione e proporrei quindi di denominarlo Botrytis Pìstiae. La specie senza alcun dubbio più affine è Botr. acmospora Sacc. Syll. IV, 136, ossia Acmosporium botryoicleura Corda le. fung. Ili, f. 22, che dif- ferisce per le spore rotonde. Eccone la diagnosi : Botrytis Pistiae n. sp. Mycelium tenue arachnoideum in fo- liorum parenchymate absconditum, hyphas erectas fertiles per 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE storaatum fissuram protrudens. Hyphae fertiles in caespitulis tenuibus gregariae, remote septatae, candidae, sursum ramosae. Rami sparsi sub augulo 90° patentes, interdura inflato-rhomboi- dei, ad varicem ramosi, ramulis brevibus in vesiculam globosam muriculatara dilatatis, Conidia plurima glomerulata }j. 5,5-6,3 3,2 achroma sterigmatum brevissimorum ope, vesiculis terminalibus infixa. In foliis languentibus Pistiae Stratiotes quae enecat. Infine il Segretario Pampanini presenta la seguente sua nota ; R. PAMPANINI. — MATERIALI PER UNA FLORA DEL- LA PROVINCIA DI BELLUNO. La Provincia di Belluno è, floristicamente, la meno conosciuta delle Provincie venete. Pertanto, a fine di attenuare questa lacuna nella conoscenza della flora delle Alpi sud-orientali, lacuna che i recenti lavori sulla flora delle regioni finitime, il. Tirolo ed il Friuli, fanno maggiormente lamentare, credo oppor- tuno pubblicare, a misura che mi appariscono, i risultati par- ziali più notevoli delle mie ricerche sulla flora di questa Pro- vincia. Forse, in avvenire, se mi sarà dato condurre a termine l'esplorazione metodica di essa, coordinerò in un Catalogo gene- rale della sua Flora tutti i singoli risultati di queste mie ricer- che e quelli pubblicati da altri. In queste contribuzioni, di cui oggi inizio la serie, mi limito ad enumerare le piante meno ubiquiste o più caratteristiche per la regione considerata, la cui presenza nelle località citate non sia stata ancora segnalata, lasciando deliberatamente da parte ogni considerazione fìtogeografica che prenderò in esame nel lavoro generale allorché una più ampia conoscenza della flora della regione mi permetterà a farlo. I.* AsPiDiDM LoxcHiTis S\v, — S. Vilo : M. Penna (2000 m.) ; Punta della Poina (2200 m.) ; Forcella piccola (2100 m.). * Tutte le piante enumerate in questa lista furono raccolte da me nell'agosto 1907. SEDK; di FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 33 Nephrodium rigidum Desv. — S. Vito : M. Penna (2000 m.) ; Monderai (2275 ni.)- A.SPLEXIU-M SEPTENTRiONALE Hoffm. — S. A'ito : Punta della Poina (2200 ra.). BoTRYCHiUM Lunaria S\v. f. subixcisum Roeper. — S. Vito : Punta della Poina (2100 m.), versante or., rarissimo. Lycopodium clayatdm L. — S. Vito: Punta della Poina (2200 m.), versante sett. L. ANNOTINUM L. — S. Vito: M. Pelmo (1900 m.), versante or., sotto i cespugli di Rhododendron ferriigineum. Jdniperus Sabina L. (q')- — S. Vito : lungo la '\;ia Nazionale, sul « Sass da Landro » (1025 m.). KoELERiA HiRSUTA Gaud. — S. Vito : Punta della Poina (2150 m.), versante or. PoA NEMORALis L. var. GLAUCA Gaud. — S. Vito : Gian, sotto i Pinus Cenibra lungo il ruscello (1900 m.). rara. P. CAESiA Sm. — S. Vito: Prenderà, rarissima negli scoscen- dimenti argillosi lungo il sentiero che da Prenderà conduce a Mondeval inferiore (2070 m.). Questa stazione è relativamente vicina a quella (Punta della Poina) nella quale, anni addietro, raccolsi la Poa caesia e dove l'estate scorsa invano la cercai nuovamente. (Cfr. P. Bolzon in Bull. Soc. boi. Hai., 1900, p. 33:3). Eriophordm vaginatum L. — S. Vito : Mondeval, sponde del lago « delle Baste » (2277 m.). . Streptopus amplexifolius DC, — S. Vito: boscaglie sul Colle Murillai (1700 m.). Salix caesia Vili. — S. Vito : siti acquitrinosi nei prati di Roan (1900 ra.). S. Myrsixites L. f. IXCANA Rclib. — S. Vito : Forcella piccola (2185 m.;. S. HERBACEA L, — S. Vito : Moudcval, presso le nevi fondenti (2290 m.). S. RETUSA L. var. serpyllifolia (Scop.). — S. Vito: Mondeval (2275 m.j. PoLYGONDM TATARICUM L. — S. Vito, subspoutaueo lungo la via Nazionale (1011 m.), raro. Alsine verna Whlnb. f. caespitos.a. (Guss.). — S. Vito: For- cella grande, nelle ghiaie (2250 m.). 34 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE A. AUSTRIACA Whlnb. — S.Vito: M. Pelino, versante or. (2050 m.). A. OCTANDRA Sieber — S. Vito : M. Penna, versante or. presso la vetta (2190 in.), rarissima. A. Cherleria Fenzl — S. Vito : Punta della Poina, versante sett. (2150 m.). Moehringia glaucovirens Bert. — S. Vito : M. Rocchetta, nelle fessure delle rupi dolomitiche soleggiate ed aride (2200 m.), rara. Stellaria graminea L. — Nei boschi di Giau (1800 m.). SiLENE RUPESTRis L. — S. Vito: Puuta della Poina, versante or. (2200 m.ì. Arabis alpina L. f. NANA Baumg. — S. Vito : Punta della Poina, versante sett. (2150 m.), rara. Cardamine resedifolia L. — San Vito : Punta della Poina versante sett. (2200 ra.). Draba stellata Jacq. var. hebecarpa DC. — S. Vito : M. Pen- na, presso la vetta, versante sett. (2190 m.), rara. D. AIZ0IDES L. f. AFFIN1S (Host). — S. Vito ! Lastoni di Formin su terreno siliceo (2450 m.), rara; Mondeval nelle fessure delle rupi dolomitiche, sotto la cresta dei Lastoni di Formin (2350 m.), rarissima. Thalictrum galioides (Nestl.). — S. Vito : fra Serdes ed il ru- scello Orsolina, nei cespugli lungo la via (1000 m.) ; bosca- glie di Poduoe (1300 m.). Nella stazione di Serdes la pianta è frequente e passa insensibilmente al Th. angustifoUum. Ranunculds hybridus Biria {R. PMhora Crantz). — S. Vito : presso la Forcella piccola, versante mer. (2100 m.) ; Mon- deval (2450 m ). Actaea spigata L. — S. Vito: nei boschi di Giau (1800 m.). Saxifraga moschata "Wulf. f. atropurpurea (Wulf.). — S. Vito: Punta della Poina, versante sett. (2150 m.), rara. S. AIZ0IDES L. f. atrordbens Bert. — S. Vito: Mondeval, lungo il ruscello (2200 m.), rarissima. S. bryoides L. — S. Vito: Punta della Poina, versante sett. (2200 m.) ; Giau, nelle rupi sotto la « Costa di Canop » (2000 m.). S. aspera L, — S. Vito: Punta della Poina, versante or. (2200 m.), rara. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 35 S. opposiTiFOLiA L. — S. Vito : Lastoni di Formin, terreno sili- ceo (2450 m.), rara. Geum montanum L, f. NANUM Gaud. — S, Vito: M. Penna, ver- sante sett. (2000 ra.). G. REPTANS L. — S. Vito: Gian, sulle rupi sotto la « Costa di Canop » (2000 ra.)- PoTENTiLLA AUREA L. — S. Vito : Puiita della Poina, versante sett. (2150 m.). AsTRAGALUS PENDULiFLORUS Lam. — S. Vito : prati di Roan (1500-2000 ra.), frequente. Athamanta cretensis L. — S. Vito: M. Penna (2190 m.). Laserpitium peucedanoides L. — S.Vito: M. Pelmo, versante or. (1900-2000 m.) ; prati di Roan (1900 ra.). Rhamnus pumila Turra — S. Vito: lungo la via Nazionale, sul « Sass da Landro » (1025 m.). Malva moschata L. — S. Vito : Chiapuzza, presso « la Sega » (980 ra.). Rhododendron intermedium Tausch — S. Vito : M. Pelmo, versante or. (1950 m.). Gallona vulgaris Salisb. — S. Vito : M. Pelmo, versante or., sopra Madier (1800). Primula longiflora Ali. — S. Vito: Punta della Poina, ver- sante or. presso la vetta (2200 ra.) ; Mondeval (2300 m.). Androsace Hausmanni Leyb. — S. Vito: M. Pelmo, versante or. sulle rupi (2140 m.), rarissiraa. L'A. Hausmanni fu già osservata nel M. Pelrao da Tan- fani (Bull. Soc. boi. U., 1890, p. 113) ed anche raccolta da rae nel 1899; ma data la sua estrema rarità in questa sta- zione credo non inutile confermare nuovamente la sua pre- senza in essa. Armeria alpina Willd. — S. Vito: Forcella piccola (2120 m.); Mondeval (2300 m.). Gentiana punctata L. — S. Vito: Punta della Poina, versante sett. (2100 m.), rara. G. ASCLEPIADEA L. — S. Vito : Palù, presso Senes (1250 ra.), rara. G. Cruciata L. — S. Vito : Palù, presso Senes (1250 m.), rara. G. imbricata Froel. — S. Vito: Lastoni di Forrain, terreno dolo- mitico (2450-2500 m.), rara. G. BAVARICA L. — S.Vito: Mondeval, lungo il ruscello (2300 m.). 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE Veronica alpina L. f. glabra Bég. — S. Vito: Punta della Poina, versante seti (2100 m.). V. ALPINA L. f. INTEGRIFOLIA (Schraiik) — S. Vito : Monderai (2300 m.). V. Beccabunga L. — S. Vito: Monderai inferiore, lungo il ru- scello (1950 m.). Pedicdlaris paldstris L. — S. Vito : prati acquitrinosi di Soppé (1700 m.), di Palù (presso Senes) e di Roan (1200-2000 m.). P. RECUTiTA L. — S. Vito: prati di Roan, presso la Forcella di Roan (1900 m.), rara. P. ROSEA Wulf. — S. Vito: M. Penna (2196 ra.); Monderai (2250- 2300 m.). Nepeta cataria L. — S. Vito: Serdes (1000 m.). Valeriana montana L. f. pdbescens Hausm. — S. Vito: La- stoni di Formin (2400 m.). V. elongata L. — S. Vito: Forcella grande (2200 m.), rara; M. Antelao, nelle grotte lungo il ruscello Salvela (1600 m.), M. Pelmo, versante or. (1900 m.) ; Monderai (2300 m.), ra- rissima. V. supina L. — S. Vito: M. Pelmo, rersante or. (1900-2100 m.); Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin (2400 ra.). Ph. Sieberi Spr. — S. Vito: Forcella grande (2000-2250 m.) ; M. Penna (2100-2190 m.) ; M. Pelmo, rersante or. (1900- 2150 m.); Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin (2350 m.); Bastoni di Formin (2400 m.). Ph. Sieberi Spr. f. pectinatd:m mihi. Folta caulina superiora et dracteae profancle dentata dentibus angustis, acutis inajotnbus 3-4 mm. longis; folta inedia et ìnferior a plus minusve profonde serrato-cr enata. S. Vito: M. Pelmo, nelle fessure delle rupi del rersante or. (2000 m.), raro. Ph. comosu.m B. — S. Vito: M. Castello (M. Antelao) (1400 m.j. raro; Forcella grande (2000-2200 m.) ; ]\B Pelmo, rersante or. (1800-2000 m.) ; M. Rocchetta (2250 m.): Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin (2300 ra.). Campanula Morettiana Reichb. — S. Vito: M. Castello (M. An- telao), rara (1400 m.); Forcella grande (2000-2200 m.); M. Pelmo, rersante or. (1850-2000 m.) ; M. Rocchetta (2250 m.); Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin (2300 m.). SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 37 C. Bellardi Ali. f. HoppEANA Rupp. — S. Vito : nelle ghiaie fra la Forcella piccola e la Forcella grande (1500-19C0 m.) 5 M. Pelmo, versante or. (1950 m.). C. Bellardi Ali. f. Delpontei Chab. — S. Vito : nelle ghiaie fra la Forcella piccola e la Forcella grande (1500-1900 m.). G. LiNiFOLiA Scop, f. HiRTA Gelmi — S. Vito : Punta della Poina, versante or. (2150 m.). In questa stazione la forma liiria non è rara e presenta tutti gli stadi di passaggio alla forma glabra (tipica) della C. linifolia che vi è comunissima. Senecio cordatus Koch — S. Vito : M. Pelmo, nei prati di Rutorto (1950 m.). S. CARNiOLicus W. — S. Vito ." Puuta della Poina, sulla vetta (2225 m.) ; Mondeval (2300 m.). Gnaphalium supinum L. f. FUSCDM (Scop.). — S. Vito : Punta della Poina (2025 m.). Sadssdrea alpina do. f. depressa (Gren.), — S. Vito: Mon- deval, lungo il sentiero che da Mondeval inferiore conduce a Prenderà (2000 m.), rarissima. CiRSiUM ARVENSE Scop. var. HORRiDUM W. et Grab. — S. Vito : Chiapuzza, presso « la Sega » (980 m.). C. heterophyllum Ali. f. iNDivisuM DC. — S. Vito: prati di Roan, nella località « Rguoibes » (1850-1950 m.). C. heterophyllum Ali. f. iNCisuM DC. — S. Vito: prati di Roan, nella località «Rguoibes» (1850-1950 m.), più comune della forma incliviswn. C. heterophyllum ah. f. bicephalum mihi. — Caulis sijnplex capitula genuina sessilia ferens. S. Vito: prati di Roan, nella località « Rguoibes » (1850- 1950 m.), raro. X C. glaucescens Naeg. (C. acauli X heterophyllum). — San Vito: prati di Roan, nella località «Rguoibes» (1900 m.), fra i genitori, rarissimo. X C. Hausmanni Rb. (C. Erisithali > X heterophyllum). — S. Vito: prati di Roan nella località « Rguoibes » (1900 m.), fra i genitori, rarissimo. X C. flavescens Koch (C. Erisithali X spinosissimum). — San Vito : prati di Roan, presso la Forcella della Poina (1900 m.), fra i ffenitori, raro. 38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE C. Erisithales > X SPiNosissiMUM Naeg. — S. Vito : prati di Roan, presso la Forella della Poiiia (1900 m.), fra i geni- tori, raro ; Griau, al principio del bosco sotto la muraglia lungo la via che conduce a Cortina d'Ampezzo (1750 m.), fra i genitori, raro. X G. G-UTHNIKIANUM LÒhr. (C. ACAULE X < spinosissimum) — S. Vito: Forcella di Roan (1996 m.), lungo il sentiero che dai prati di Roan conduce a Prenderà, fra i genitori, ra- rissimo. Leontodon pyrenaicus Gouan var. cadubricus raihi. Folta glabra, plus minusve, sed nunquam profunde, dentata; scap>us unicus, simplex, plerumque 1-2 c?n. lon- gus foliis oremus, raro usque ad 4 em. longus folla sub- aequans, plus minusve pubescens pube albida; involu- crum pube albida vestitum, pilis atris plerumque nullis vel ìnterdum brevibus, et rarissimìs. S. Vito : Punta della Poina, abbastanza frequente nei pa- scoli scoperti e sotto ai cespugli sul versante sett. (2050- 2100 m. Gire). 8 agosto 1907. Scorzonera aristata Ram. — S. Vito: prati di Roan (1400- 2000 m.). Anthemis alpina L. — S. Vito : M. Penna (2000-2190 m.) ; M. Pelmo, versante or. (1900-2140 m.) : Forcella piccola (2000-2200 m.) : Forcella grande (2000-2200 m.); Lastoni di Formin (2400- 2500 m.); Forcella di Gian (2300 m.). HoMOGYNE discolor Gass. — S. Vito: M. Penna (1900-2100 m.) ; M. Pelmo, versante or. (1900 m.) ; Forcella piccola (2100 m.) ; Mondeval (2300 m.). Carduus Personata Jacq. — S. Vito: prati sul Col Murillai (1550 m.). Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 39 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 9 maggio 1908. Presidenza del Vice-Presidente BACCARI^"I. Il socio Passerini comunica che nel decorso anno (1907) ha po- tuto raccogliere due specie di fanerogame nuove per la flora Toscana. L'una è VAIopecurus pratensù L., comunissimo nei prati di quella zona sub-palustre che trovasi tra i fossi Dogaia e Osmannoro, in prossimità di Peretola, e che è denominata « Pantano ». L'altra specie, nuova non solo per la Toscana, ma per tutta la costiera Mediterranea, è VAllium suaveolens Jung, da lui trovato in fiore, nel passato ottobre, sulla gronda del padule di Vada in pro- vincia di Pisa, in località poco distante dal mare. Il socio Passerini rammenta di aver fatta, nella adunanza del 12 gennaio 1902, una breve comunicazione sopra una esperienza iniziata nel 1896. In quest'anno furono riempiti dodici vasi con terra mescolata ad una considerevole quantità di semi diOrobanche speciosa DC. Da allora in poi ogni anno furono seminate fave comuni in quei vasi. La nascita degli Oi-obanche fu assai abbondante nei primi anni e andò poi decrescendo, ma anche nel 1907 se ne svilupparono sette individui, sebbene fino dal principio dell'esperienze si avesse cura di recidere le infiorescenze del j^arassita non appena iiscivano di terra. Dopo ben undici anni da che i semi di Orohanahe furono affidati al terreno, e nonostante la anormale recisione delle infiorescenze, questa pianta continuerebbe ancora a svilupparsi. Conserverebbero i suoi semi la loro germinabilità per cosi lungo tempo? Queste esperienze porterebbero a crederlo. È da aggiungersi che i vasi sono interrati in un pomario recinto da muro e assai lontano dai campi coltivati. Su fave da orto che sono state coltivate in piìi tempi nello stesso pomario mai si è con- statato lo sviluppo neppure di un solo Orobanche. Il socio Levier comunica una lettera del sig. C. Warnstorf nella quale questi avverte che, avendo condotto a termine la sua Mono- grafia sugli Sfagni, è disposto a cedere a buone condizioni, prefe- ribilmente ad un Istituto pubblico, il suo ricchissimo erbario sfa- gnologico, il più completo che esista (circa 30,000 esemplari). 40 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO Sono poi presentati e riassvinti o letti i seguenti lavori : P. BACCARINI. — NOTIZIE SULLA STRUTTURA ANA- TOAHCA DELLA MODECCA ABYSSINICA HOCHST. Il genere Moclecca è senza alcun dubbio uno dei più interes- santi della tribù delle Modecceae, che considerata un tempo come famiglia autonoma, viene ora concordemente riferita alle Passi- floracee. Nell'Eritrea vive di questo genere la. Modecca lobata, una succulenta dello acrocoro abissino, che del resto fu già varie volte oggetto di osservazioni anatomiche. Io ne ho avuta in cultura per qualche anno un robusto esem- plare speditomi dall'Asmara e ne ho tratta occasione per esa- minarne di nuovo la struttura interessante. Le foglie lungamente peduncolate palmato-quinquelobe più lar- ghe che lunghe, hanno un seno peziolare largamente aperto ed il peduncolo non inserito direttamente sull'orlo limbare, ma un poco più all'interno, di modo che la lamina adulta appare ombelicata, ed i due lati del seno peziolare sono congiunti da un istmo di color bruno, lucente, stretto ma carnoso, che costituisce il tipico net- tario della Modecca. La nervazione della foglia procede cosi: un poco al disopra del nettario si staccano dalla nervatura mediana due grossi rami in coppia, e più in alto di nuovo altri due, cosicché il lembo è attraversato da questi cinque rami principali sui quali si innestano isolatamente le altre nervature di second'ordine. Queste si anastomosano in un ampio reticolato, e nelle aree che ne risultano si stende il reticolo più fine formato dalle nerva- ture di terzo ordine, nelle cui maglie le ultime ramificazioni vascolari terminano a vuoto secondo il tipo. In corrispondenza ai quattro seni principali dell'orlo fogliare stanno altre quattro glandule minori in forma di piccoli dischi bruni e lucenti inseriti a poca distanza dal margine sul punto d'incontro di due nervature secondarie. La struttura anatomica della foglia è abbastanza semplice e differente sulle due pagine; perché quantunque il lembo pren- da spesso una posizione verticale è tipicamente dorsiventrale. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 41 L'epidermide della pagina superiore consta di cellule a contorno irregolarmente poligonale, piatte, a parete esterna sottile, legger- mente convessa e coperta da una cuticola robusta in rapporto allo spessore della membrana. In questa pagina mancano com- pletamente gli stami. Fa seguito all'epidermide un piano di palizzata a cellule cilindriche, lunghe 100 e larghe da 32 a 40 n, le quali sono intramezzate da elementi cristalliferi della stessa lunghezza ; ma più larghi, privi di clorofilla e contenenti cia- scuno un grosso romboedro monoclino di ossalato di calce orien- tato coll'ortoasse perpendicolarmente alla superficie della foglia, ed avvolto da una mucilaggine brillante e trasparente. È solo nelle foglie vecchie che si formano attorno ad essi gli inca- stri cellulosici figurati dal Solereder. ^ Seguono al palizzata 5 piani di tessuto aeratore ad elementi ramosi coi rami distesi nel piano del lembo; ricchi di amido talvolta più del palizzata stesso, e qua e là intramezzati da cel- lule a grosse macie di ossalato che si distinguono dalle vicine per le dimensioni minori. L'Harms - aveva già osservate queste cellule cristallifere delle Modecca e notato che i cristalli sono sostenuti spesso da briglie protoplasmiche come appunto succede nei cristalli del RosanofT od incastrati in ammassi cellulosici come succede in quelli del Penzig: e di fatti io ho osservato disposizioni simili nei tessuti del fusto ma qui nelle foglie gio- vani non ho incontrato questi rivestimenti cellulosici e le druse ed i cristalli mi sono sembrati avvolti sempre e per intiero dal- l'utricolo protoplasmico. L'epidermide inferiore ha numerose cellule sormontate nel centro da una papilla molto prominente, ma colla membrana uniformemente spessa per tutta la sua superficie. Strutture si- mili furono già messe in evidenza dallo Haberlandt per altre piante ed interpetrate come disposizioni in servizio della per- cezione luminosa. Il tipo però delle foglie vellutate (Sammetblàtter) al quale sotto questo punto di vista la Modecca si avvicina è frequente * Solereder, Systematische Anafom. der Dicotyledonen. Stuttgart, 1898, p. 435. ^ Harms Hasmann, Ueber die Verwertung des anatora. Bdues. Engler, Bot. Jahrbùclier, Bd. XV, 1893, p. 548 e seg. Bull, della Soc. bot. Hai. 4 42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO specialmente nei territorii a clima umido e tra le erbe che vì- vono nel folto del bosco : ora nel caso nostro le papille ocellari, benché frequenti, non sono cosi fitte, da dare un aspetto vellu- tato alla foglia, e si trovano per giunta ripartite esclusivamente sulla pagina inferiore, il che potrebbe forse indicare che la ca- pacità d'orientazione di questa è determinata prevalentemente dalle oscillazioni della luce diflfusa che non da quelle della inso- lazione diretta; il che non è certo in opposizione col compor- tarsi delle foglie ad epidermide tipicamente vellutata nelle quali se le papille sono accumulate preferentemente sulla pagina supe- riore, questa è di regola colpita solo da luce diffusa, data la particolarità della stazione di queste piante. Gli stomi sono abbondantissimi su questa pagina e 1' Harms ne ha già descritta la genesi e la struttura, né io ho da mutare alcunché per quanto riguarda le sue osservazioni relative agli stomi del lembo fogliare. I fasci fibrovascolari nelle nervature maggiori sono sostenuti da robuste doccie collenchimatose che corrono sul lato dorsale ; essi non presentano guaine vascolari molto evidenti o costruite tipicamente. Queste guaine collettrici sono più ben conformate attorno ai fascetti delle nervature minori, dove spiccano sulle cellule vi- cine per la disposizione regolarmente raggiante delle pareti di contatto e per la ricchezza degli accumuli amiliferi. I cristalli del parenchima aeratore sono molto abbondanti nelle adiacenze dei fasci, e le ultime terminazioni constano di brevi tracheidi accompagnate da elementi conduttori delle so- stanze plastiche allungati ed a parete sottili. I nettarli fogliari delle Passifloracee sono stati studiati più volte e segnatamente molti anni fa dal Morini * e più di recente dallo Schwendt. ^ Il grosso nettario epipeziolare della Modecca corrisponde nella sua organizzazione al tipo proprio della fa- miglia. Visto dalla pagina superiore ha l'aspetto di una stretta ^ Morini I., Contributo alVAnatom. e Flsiol. dei nettarii estranu- ziali. Mem. Accad. di Bologna, Serie VI, voi. Vili, p. 349, Tav. II, fìg. 8-11. ^ Schwendt, Zur Kenntnis der extrafloraìen Nektarien. Beihefte zum Bot. Centralblatt, Ed. XXII, Erste Abtheilung, Heft 3, p. 245-286. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 43 lista di tessuto soda, lucente e di color bruno distesa come un ponte sopra il picciuolo ; ma dal lato inferiore presenta un in- cavo a contorno elittico o rotondo, cinto da un orlo rilevato. Il fondo della coppella è occupato da tessuto nettarifero, il quale consta anzitutto di un palizzata secretore composto di due o tre piani di cellule derivate per sdoppiamento dagli elementi epi- dermici. Esso poggia sopra un parenchima poliedrico clorofilliano povero di meati, a succo cellulare, ricco di sostanze tanniche e di pigmento violaceo il quale si spinge sin contro l'epidermide superiore. In seno a questo tessuto si spiega un pennello di tessuto conduttore costituito da file divergenti di tracheidi ed elementi cambiformi. Le tracheidi sono rivolte verso il lato superiore della foglia e derivano dal fascio superiore del picciuolo, un cui ramo pe- netra nell'istmo nettarifero piegandosi all' infuori, confermando cosi il riferimento della foglia al tipo pettate. Lo sdoppiamento delle cellule epidermiche in un tessuto pa- lizzata secretore si arresta all'altezza dell'orlo rilevato che cinge la fossa nettarifera e per tutta la superficie di questa la sottile cuticola vien distaccata dagli strati interni della membrana per la pressione del secreto che vi si insinua ed accumula, e vien sollevata in alto. Lungo l'orlo le cellule epidermiche si allun- gano normalmente alla superficie e rassodano la membrana sulla fronte esterna ed interna con dei robusti inspessinìenti cuticularizzati che si assottigliano gradatamente sui fianchi. A qualche distanza dall'orlo, gli inspessimenti vanno gradatamente attenuandosi e scompaiono, dapprima quelli della parete interna, poi si attenuano quelli della parete esteriore, sino a che la cel- lula torna gradatamente al tipo più comune di struttura delle cellule epidermiche. Le druse di ossalato abbondano alla periferia della regione glandulare. I nettarli del]a lamina stanno come si è detto sulla confluenza di due nervature. Essi sono pulviniformi ed il tessuto secre- tore anche qui è un palizzata di origine epidermica e ripo.sa sopra un parenchima fondamentale compatto che lo separatagli elementi floeraatici de! fascio. Manca l'orlo robusto caratteri- stico del nettario epipeziolare e l'epidermide alla periferia del- l'area nettarifera è poco modificata. In compenso però la secre- 44 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO zione è più attiva e nell'atmosfera umida della serra, questi nettari! sono quasi sempre forniti di una limpida goccia di li- quido. Funzionano quindi forse più da idatodi che da nettarli propriamente detti, e ciò evidentemente è in relazione colla loro postura sul punto d' incontro di due nervature abbastanza robuste. Il picciuolo ha sezione elittica, coU'asse maggiore di traverso. La sua epidermide consta di cellule piatte ed allungate nel senso dell'asse e presenta degli stomi solo lungo una stretta lista che corre sul suo lato superiore ed interno. Essa ricopre un piano di collenchima mediocremente robusto, sotto il quale sta uno strato di parenchima clorofilliano particolarmente svilup- pato in corrispondenza del lato superiore del picciuolo: i fasci fibrovascolari vi formano un cilindro o stela ma non sono in verità equivalenti : poiché sul Iato interno ed in corrispondenza alla lista di tessuto clorofilliano e di epidermide stomatifera, corre un fascio con cinque o sei fila di trachee e di vasi, e quindi più largo e più piatto degli altri. Questi sono meno ro- busti e più stretti e muniti sul dorso di una doccia amilifera, a ridosso della quale si osservano le primane floeraatiche; ma le singole doccie non confluiscono in una guaina fleotermica con- tinua, restando interrotte tra l'un fascio e l'altro. Il giovane caule a livello della prima foglia aperta, ma non adulta, ha un' epidermide ben caratterizzata e ricca di stomi i quali stanno allineati lungo determinate strisele di epidermide alternanti con altre che ne sono prive. Essi hanno la fessura stomaie orientata nel senso dell'asse del caule, ed al pari di quelli del picciuolo presentano una struttura molto più compli- cata che nelle foglie. Non ne ho seguito direttamente lo sviluppo per difetto di ma- teriale ; ma l'andamento delle segmentazioni della iniziale che conducono alla formazione dello stoma è certo molto più com- plesso che nel caso delle foglie ; e le cellule annesse che cir- condano le semilunari sono da tre a quattro per lato ; mentre nelle foglie sono soltanto due in tutto. La fessura stomaie è di- retta pel lungo; ma non presenta orientazione costante rispetto alle annesse prossime, che ora sono laterali, ora trasversali in numero di 2-3-4 e 5. Questo allineamento longitudinale degli stomi parrebbe alludere ad una originaria configurazione della SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 45 superficie del fusto a scanalature alternanti con creste rilevate; ma essa è il solo accenno che permanga di questa eventuale disposizione. All'epidermide difatto segue un piano di collenchima uniformemente sviluppato per tutta la periferia ; poi uno strato di grossi elementi a clorofilla; e quindi un piano parenchimatico con ricchi cumuli di granuli d'amido, il quale corre sul dorso dei fasci e si piega lateralmente tra l'uno e l'altro verso l'interno, senza che queste doccie si congiungano tra di loro in una guaina continua, e senza che i rispettivi elementi assumano la regola- re orientazione delle pareti laterali propria delle vere guaine fleotermiche. Queste doccie non giungono a contatto dei gruppi di fibre liberiane che corrono sul dorso dei fasci, ma ne restano separate almeno da un piano di parenchima. Sotto ai gruppi di fibre liberiane, che a questo livello sono uno per fascio, s'incon- trano le primane floematiche e gli altri elementi conduttori del floema. I vasi cribrosi sono abbondanti, accompagnati da una cellula annessa ciascuno, ricchi della mucillaggine speciale a questi elementi, e colla placca cribrosa, orizzontale od obliqua occupante tutta la parete ed a larghi pori. TI cambio entra in attività di buon'ora e dà origine ad ab- bondanti elementi: cosicché a quest'altezza si ha già un tes- suto secondario costituito da parecchi piani di cellule parenchi- matiche, all'esterno delle 3 o 4 file di trachee che in ogni fascio mettono capo verso l'interno ad un gruppo di delicate primane vascolari. Questi vasi acquiferi sono a questa altezza i soli ele- menti lignificati e gli elementi che li circondano sono tutti a parete sottile, cellulosica, ricchi di protoplasma e suscettibili di segmentarsi. Il parenchima dei raggi non presenta grandi differenze da quello midollare e corticale, ed abbonda di grosse druse di os- salato di calce. Queste hanno già la loro grossezza definitiva : ma sono tutte avvolte da un sottile utricolo protoplasmico e non presentano ancora le briglie cellulosiche, cosi caratteristiche che più in basso si osserveranno sorreggerli nei tessuti corri- spondenti. Alquanto più in basso la superficie del ramo diviene meno regolare presentando degli avallamenti e delle bozze prominenti non molto regolari, e la cuticula più robusta si copre di minu- scole squamette di incrostazioni cerose. Il tessuto subepidermico 46 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO prende nei suoi piani prossimi alla superfìcie una struttura decisamente collenchimatica, e quello più interno aumenta di spessore e si allunga in senso radiale assumendo i caratteri di tessuto assimilatore specifico. In tutti i cauli assimilanti quelli ad es, delle Genista junciformi si avvera in un certo momento il medesimo fenomeno. In seno a questo tessuto si trovano disseminate numerose cel- lule a druse di ossalato di calce che presentano già le caratte- ristiche briglie del RosanofF. Non vi è neppur qui linea netta di confine tra il cilindro cen- trale e la corteccia, cioè non vi é un fleoterma ben caratteriz- zato; ma il parenchima corticale continua indisturbato con quello dei raggi e si appoggia sulle doccie di pacchetti di fibre aumen- tate qui di numero e divenute compatte. La sezione di ciascuna fibra è poligonale, la membrana distinta in due strati, uno esterno rigido e lignificato, ed uno interno più molle, cedevole e cellulosico che vi aderisce in modo imperfetto. Il libro molle consta di vasi crivellati colle rispettive cellule annesse, e di elementi parenchimatosi, e forma degli archi addossati alle enfile fibrose, i quali non tardano a frangersi ed allungarsi radial- mente: perchè il parenchima liberiano e quello interfasciale entrando in attiva segmentazione separano ed allontanano fra di loro gli elementi fibrosi e vascolari del libro, aumentandone lo spessore : in modo che i singoli gruppi di elementi condut- tori e meccanici originariamente ravvicinati, formano a questo livello delle isole sparse in seno al parenchima fondamentale. Dalla parte del legno in molti fasci il parenchima di origine cambiale che sta a ridosso delle trachee e che al livello supe- riore non aveva assunti ancora caratteri speciali, qui si è tra- sformato in pacchetti di fibre non ancora intieramente inspes- site, ma già riconoscibili per tali, oppure di tracheidi che se ne distinguono per la ricchezza dei pori nella loro membrana; e più all'esterno il cambio ha già prodotto di nuovo dei vasi sca- lariformi o punteggiati a lume ampio. In altri fasci non è avve- nuta questa interposizione di elementi prosenchimatosi tra i due piani di vasi ; ma questi vengono subito dopo alle trachee pri- marie e sono fitti, numerosi e cementati da delicato parenchima vasale. Il parenchima legnoso che sta fra i vasi primarii resta a pa- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 47 reti cellulosiclie e sottili; ma quello che cementa i vasi d'origine cambiale qui si lignifica al pari delie tracheidi e delle fibre : ed anche gii elementi dei raggi midollari appaiono allungati in direzione radiale e lignificati almeno nel tratto della loro lun- ghezza prossimo al midollo. Ad un livello ancora più basso i fenomeni si accentuano ancora di più e l'anello legnoso si chiude effettivamente attorno al midollo : cosicché i gruppi di primane xilematiche col loro parenchima perivasale molle e delicato for- mano dei cordoni perfettamente chiusi da guaine di parenchima fondamentale lignificato ed a grossi pori. Vi é quindi una prima fase dell'evoluzione del corpo legnoso della pianta che si svolge secondo lo schema più comune e dà origine ad una struttura legnosa regolare : ed è probabile che per molti rami, quelli cioè che restano sottili, essa sia la strut- tura definitiva e permanente e non venga superata : ma nel tronco della pianta le cose mutano radicalmente da questo mo- mento in poi. Anche ai livelli superiori fu già accennata la singolare atti- vità che si manifestava in seno al parenchima corticale e libe- riano, la quale aveva per effetto di aumentare la massa dei tes- suti in questa regione, e di scindere in gruppi distinti i pacchetti di fibre e di vasi crivellati originariamente contigui o molto più ravvicinati. Nei rami che diventano succulenti questo movimento di tu- multuaria segmentazione non si arresta alle regioni sopraindi- cate ; ma attraverso il cambio penetra e si avanza nel corpo legnoso : sono primi i raggi midollari, che nel loro tratto este- riore sono rimasti in una fase per cosi dire procambiale, ad entrare in attività, segmentandosi in tutte le direzioni e sepa- rando tra loro gli spicchi di massa legnosa : poi entra in fun- zione anche il parenchima perivasale dei fasci primarii e qual- che cellula del parenchima legnoso che non aveva subito il processo di lignificazione : cosicché tutti questi elementi di- ventano centri di formazione di un parenchima a rapido sviluppo, che colla sua pressione rompe in più punti il cilindro legnoso costituitosi nella fase precedente: lo disgrega in lembi distinti insinuandosi tra i pacchetti di fibre o di tracheidi ; cosicché nel cuore dei rami divenuti carnosi non si trova più traccia del primitivo cilindro vascolare. 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGaiO È nota la lunga controversia che é sorta tra gli anatomici relativamente all'origine del parenchima di dilatazione che nel caso delle liane separa tra di loro i segmenti del cilindro le- gnoso, opinando il Warburg ed il Gilg che esso provenga dalla zona cambiale, e lo Schenck dall'altro lato che si costituisca sul posto. Nel caso nostro noi non ci troviamo di fronte ad un'anomalia del caule che concordi intieramente con quella delle liane stu- diate dagli autori sopracitati, inquantoché la dilatazione dei tessuti caulinari ha tutt'altra funzione, ma il parenchima di dila- tazione ha evidentemente la medesima origine. Esso ha prin- cipio da quegli elementi di cambiforme intraxilare del Rai- mann che non. lignificano mai e si trovano sempre in quantità maggiore o minore dissimulati in mezzo alle tracheidi od alle fibre e dagli elementi dei raggi midollari che come si è veduto lignificano estremamente tardi. È solo il parenchima legnoso se- condario che ha origine cambiale; e quindi sotto un certo punto di vista possiamo riferire il frazionarsi del cilindro legnoso pri- mario per questa sopraproduzione di parenchima allo stesso processo iniziale che determina il frazionarsi del cilindro legnoso di molte liane; ^ soltanto che l'adattamento xerofilo influisce qui in grado eminente sull'ulteriore sviluppo di questo parenchima di dilatazione che si trasforma in una fitta massa di tessuto acquifero. D' altra parte l' attività del cambio subisce una graduale e profonda mutazione : esso dà origine ad una produzione impo- nente di parenchima acquifero e cristallifero, a cellule tondeg- gianti od ovoidali, povero di plasma ed a membrana sottile : la disposizione a cerchia degli elementi vascolari e la sezione trian- golare dei loro gruppi sono ancora riconoscibili ; ma i singoli fasci sono disgregati in piccoli gruppi di vasi; e fibre e tracheidi, separati da larghe falde del parenchima suddetto tanto nel senso longitudinale che trasversale. I gruppi più semplici constano di uno o due vasi punteggiati a punteggiature areolate, ellittiche di contorno ; con l'apertura interna a modo di fenditura trasversa. Essi sono sempre avvolti ^ Schenck H., Ueher die Zerlduftungsvorgange in anomalen Lianen- stàmmen. Pringsh. Jahrbuclier, Bd. XXVII, p. 581. SiCUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 49 da una guaina di parenchima lignificato con punteggiature areo- late a contatto del vaso; semplici dal lato opposto. I gruppi maggiori comprendono accanto ai vasi anche dei cordoni fibrosi e dei pacchetti di tracheidi o fìbrotracheidi : quelle hanno gli stessi caratteri di quelle del libro; gli strati esterni cioè rigidi e lignificati; gli interni cartilaginei e cellulosici: sono lunghe oltre 2 ram. e larghe da 20 a 25 /t : le punteggiature che sem- brano interessare solo gli strati superficiali della membrana sono rare, semplici ed a forma di fenditure oblique. Molte volte i pacchetti di fibre si distaccano dalle file dei vasi che general- mente accompagnano e presentano un decorso ondulato e fles- suoso. In fondo si ha in questi tronchi carnosi una specie di scheletro reticolare di cordoni fibrovascolari a maglie amplis- sime, le quali tanto nel senso radiale che in quello tangenziale sono occupate da un denso parenchima acquifero. Questo parenchima nei tronchi vecchi lignifica ed inspessisce, qua e là per chiazze, alquanto le sue membrane, che appaiono disseminate di larghi pori ellittici o rotondi : e contribuisce cosi a dare insieme alla impalcatura fibrovascolare maggiore soli- dità al tronco. Il libro secondario è caratterizzato anch'esso dall'abbon- danza del parenchima acquifero in mezzo al quale corrono dei cordoni di fibre del Sanio lunghe e robuste, e (iei pacchetti di elementi cribrosi, che degradano rapidamente e vengono respinti all'esterno e spesso schiacciati contro i cordoni di fibre ; formando delle strette liste membranose colla lucentezza particolare al collenchima. Tutto il parenchima, salvo nel tratto prossimo alla zona cam- biale, è disseminato di cellule ad ossalato di calce, contenenti dei grossi cristalli del RosanofF. Le produzioni suberose sono poco abbondanti, perchè 1' epi- dermide persiste vivace per lungo tempo, ed il sughero, che prende origine dai piano cellulare subepidermico, forma alcuni strati di cellule strette a membrana sottile, ma intensamente suberificata. La Modecca lobata possiede dei cirri che nascono abitualmente all'ascella delle foglie ; essi sono costruiti secondo il tipo di strut- tura speciale a questi organi eminentemente resistenti allo strappo. Sotto un'epidermide robusta sta uno strato sottile di 50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO parenchima corticale e quindi una stretta zona liberiana nella quale spiccano otto robusti cordoni di fibre. Segue un cilindro legnoso strettamente compatto che chiude uno stretto midollo parenchi- matico e lignificato. Il legno è ricco prevalentemente di fibre con vasi scarsi di numero ed a lume stretto ; e la massa del cilindro legnoso è attraversata da raggi midollari frequenti ma ridotti ad una sola fila di cellule. A. BÈGUINOT. —REVISIONE DELLE GLYCERIA DEL- LA SEZIONE ATROPIS APPARTENENTI ALLA FLORA ITALIANA. Parecchi botanici, ma soprattutto Parlatore, * Crépin, ^ Duval- Jouve/ Cosson e Durieu de Maisonneuve * ed in tempi più re- centi Ascherson e Graebner, '" hanno fatto risaltare il grande e complicato polimorfismo delle Glijceria ascritte ai generi più diversi, quali Poa, Molinia, Sclerochloa, Festuca ecc.; dal- l'Hartman* al ^qw. HydrocMoa (1819), dal Fries '' al gen.Heleo- chloa (1835), dal Trinius^ al gei\. Atropis (1845), dal Parla- tore' al gen. Piiccinellia (1848) e che Duval-Jouve, ^'^ in base all' habitat preferito od esclusivo a parecchie di esse, felice- mente chiamò « Halophilae ». ^ F. Parlatore, Flora italiana. Firenze, voi. I (1S48), p. 366. * Fr. Crépin, Note sur quelques plantes rares et critiques de la Bel- gique. Fase. 1-5. Bruxelles 1859-1865. Fase. V, p. 155-215 e 225-227, pi. I-VI. ' J. DavAL-JouvE, Doutts et prières au sujet de quelques espèces de Glyceria du groupe des Halophiles in « Bull. Soc. Bot. Frane. ?>, tom. X (1863), p. 151. •* CossON ET Durieu db Maisonneuve, Fxploration scientifique de l'Algerie, voi. II (1856), p. 140. * P. Ascherson u. P. Graebner, Synopsis der Mitteleur^pdisohen Flora: Ed. IL Leipzig, 1898-1902, p. 453. ^ C. J. Hartman, Genera graminum in Scandinavia indigenoruni recognita. Upsaliae, 1819, p. 8. ■ ^ E. Fries, Flora scanica. Upsaliae, 1835, p. 202. 8 Trinius in Rupreelit, FI. Samojed. in « Beitr. FI. russ. Reich. ». II (1845), p. 64. ^ Parlatore, op. e. " Duval-Jouve, op. G. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 JIAGGUO 51 Le conoscenze clie si hanno di esse nell'ambito della Flora italiana sono tutt' ora assai imperfette e frammentarie. Donde l'opportunità di sottometterle ad una revisione monografica, di cui il presente studio non è che mi saggio preliminare. Esso fu determinato dalla necessità di stabilire quale entità i bota- nici della Laguna Veneta (Riichinger, * Moricand,^ Naccari,' Martens, * ecc.) abbiano inteso designare sotto il nome di Poa maritìma L. o sotto quello di Glyceria clistans fi ìnaintima (Zanardini). ^ Nelle molte escursioni che da un triennio in qua vado assiduamente e non senza fortuna compiendo in vari set- tori della Laguna di Venezia e nelle Valli salse del Padovano non mi fu mai dato di incontrare questa entità, che è pur detta comune nei luoghi inondati dall' acqua salsa designati col nome di « barene », dove invece vegeta su larga scala, tanto da esserne una delle specie più caratteristiche, l'affine Glyceria festiicaeformis e sue variazioni. Secondo il Parlatore* che, istituendo il qqw. Puccinellia, ebbe occasione di redigere il quadro più completo, sebbene non privo di parecchie mende, delle specie italiane alla metà dello scorso secolo, apparterrebbero alla Flora d' Italia le seguenti : Puccinellia clistans (L.) Pari., P. festacaeformis (Host) Pari., P. Gussonii Pari., P. maritima (Huds.) Pari, e P. permixta (Guss.) Pari. Secondo la «Flora analitica d'Italia»,'^ che è l'ultimo e più completo censimento delle piante italiane, il gen. Puccinellia è ricondotto a sinonimo del gen. Airopis e questo considerato quale sezione del gen. Glyceria, con una sola specie comples- siva: Glyceria distans (L.) Wahlb. rappresentata in Italia dal tipo e da due forme: conferta (Fries) e Borreri (Bab.), comuni nei luoghi umidi e specialmente salati presso le coste. A varietà di questa sono considerate Gì. convoluta Fries di Sicilia e Cor- 1 G. RuCHiNGBR, Flora dei Lidi Veneti. Venezia, 1818, p. 25. 2 S. M(jRiCAND, Flora Veneta. Genevae, voi. I (1820), p. 44. » F. L. Xaccari, Flora Veneta. Venezia, voi. I (1826), p. 62. * G. V, Martens, Beise nach Venediy, 2'^ Th. Ulm, 1838, p. 559. ' G. Zanardini, Prospetto della Flora Veneta. Venezia, 1847, p. 33. « Parlatore, o^). c. ' Adr. Fiori e G. Paoletti, Flora analitica d^Italia. Padova, voi. I (1896-1898), p. 89. 52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 9 MAGaiO sica; Gì. perìnixta Guss. dell'Istria, Sicilia e Malta; Gì. ma- ritima M. et K. con una forma deflexa Syme, cornane lungo le coste della Penisola, nonché in Sardegna e Corsica e Gì. festu- caeformis Heyn. Nel recente « Supplemento » ' la tipica Gì. distans, sulla fede di Ascherson e Graebner, - non si trove- rebbe in Italia, mentre Gì. inariUma dei botanici italiani cor- risponderebbe a Gì. pseudo-distans Crép. Gli Erbari da me sin qui esaminati al riguardo sono i se- guenti : Erbario generale presso il R. Ist. bot. di Padova. » privato di P. A. Saccardo » » » dalmatico di R. de Visiani » » » privato di P. Revedin a Ferrara. » centrale (ital. et ext.) presse il R. Ist. bot. di Firenze. » Webb » » » privato di S. Sommier a Firenze. » » di E. Levier a » » » di U. Martelli a » » » di U. Ugolini a Brescia. » generale presso il R. Ist. bot. di Pavia. » Gasparrini » » » Comolli » » » generale presso il R. Ist. bot. di Roma. » Cesati » » » romano » » ■» privato di A. Béguinot a Paliano (Roma). » dei Mus. civ. di Storia Naturale a Trieste. In base a questa revisione, i due quadri sopra riassunti e che, a distanza l'uno dall'altro di circa mezzo secolo, compen- diano tutte le conoscenze su questo interessante gruppo di piante italiane, devono essere modificati nella maniera seguente : 1 Fiori, Appendice ed indice generale alla « FI. An. d' It. », voi. IV, p. 1^ (1907), p. 24. 2 Ascherson u. Graebner, op. e. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 53 Gen. GLYCERIA R. Br. Prodrom., I, p. 179 (1810). Sect. Atropis Trin. ap. Rupr. FI. Samojed., p. 61 (1845). Sp. Glyceria dfstans (L. sub Poa, 1767) Wahlb. FI. Ups., p. 36 (1820) — s. lat. ! Intesa in senso molto largo, questa specie complessiva abbrac- cia le seguenti sottospecie o razze, ora climatiche, ora stazio- nali o stagionali: subsp. I. GÌ. distans Wahlb. s. str.! — Fu indicata dal Ber- toloni « FI. It., I, p. 515 » per il Littorale Veneto e per qualche stazione della Calabria, Sicilia e Corsica e dal Parlatore « FI. It., I, p. 368 » per i dintorni di Livorno, per le Puglie e, sulla fede del Comolli, delle paludi di Colico in Lombardia. Con acuto discernimento revocò il secondo in dubbio le indicazioni date per l'Italia meridionale da Tenore e Gussone. Fu pure segnalata per le saline di Cagliari (ex Barbey, FI. sard. comp., p. 192) dai Gennari, che vi scorse però differenze con la pianta della Germa- nia. A prescindere da altre stazioni riportate in altri lavori e sulle quali è ditHcile portare un giudizio sicuro, non avendone potuto esaminare gli esemplari corrispondenti, sta il fatto che Gì. distans., nella sua forma tipica, non può dirsi pianta comune, ma nemmeno mancante nella Flora italiana. Essa appare spo- radicamente distribuita nell'Italia settentrionale dal Veneto al Piemonte ed io la conosco delle seguenti regioni e stazioni: Prov. di Padova, in aquis thermalibus Aponi (Abano), jun. 1832: Beggiato (Hb. Pai sub: Poa — esempi, assai gio- vani e quindi dubbi); presso le terme di Abano: Adr. Fiori (ibid. sub: Gì. distans: sono tra gli esemplari più tipici dame constatati in Italia !). Prov. di Parma, sulle rive dei fiumi nella sabbia: Jan (in- sieme a Gì. Borreri! in Hb. Comolli). Prov. di Pavia, vicino a Belvedere (?) Cassariano: Moretti (Hb. Pat.). Prov. di Novara, in cacuminibus montium Vallis Intra- scae (leg. ? in Hb. Comolli). l'rov. di Torino, Forte di Fenestrelle e Brunetta di Susa. Rostan (Hb.centr.it. — esemplari molto interessanti, inquanto 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO riproducono l'entità crescente in stazioni ruderali descritta sotto il nome di Atra brigantiaca Chaix in Vili. [1786], ma ricondotta per lo più a semplice forma continentale del tipo in vario grado alofilo !). Neil' Erbario centrale ho pure esaminato forme del tipo tra- smessevi da G. Savi e da uno dei Targioni, ma probabilmente non appartenenti a pianta italiana. Neil' Erbario della Flora romana un saggio del tipo reca di pugno del Sanguinetti l'ap- pellativo di « communis » : ma anche questo è dubbio che si riferisca a pianta crescente in Italia. La Pace, distans indicata da Parlatore (op. e.) dei dintorni di Livorno, è Gì. festucaeformis e Gì. Borrert come ho potuto verificare negli Erb. di Firenze, Roma ed in quello privato del Levier, nel quale ultimo si conservano saggi provenienti appunto dalla « Paduletta » citata da Parlatore e dove crescono le due entità sopra ricordate. La pianta invece della Puglia, Basilicata e Calabria, pure da questi citata e con dubbio riferita a P. distans, appartiene in grande parte alla mia Gì. distans subsp. Parlatorei. Non avendo trovato i corrispondenti esemplari nell'Erb. Comollì, inilla so dire della pianta che egli « FI. Com., I p. 104 » in- dica sotto il nome di Poa distans per le paludi di Colico e che Parlatore riporta sulla sua fede : ma non escluderei trattarsi di una stazione del tipo. subsp. IL GL pseudo-distans Crép. in op. e, p. 237 e 239, pi. II (1866). — Indicata pel Littorale dal Crépin (op. e.) : se- condo Ascherson e Graebner {op. e, p. 457) ad essa andrebbero riferite le stazioni date dai botanici istriani (Marchesetti, Po- spichal ecc.) per Gì. distans e la designano pure per la Sardegna. Nel materiale conservato presso il Museo civico di Trieste e comunicatomi per la cortesia del dott. C. Marchesetti vidi esem- plari di due provenienze (Rive di Panzane presso Monfalcone: Driuz ; Grado: Tommasini). I primi interpretati quale Gì. ma- rìtinia ed i secondi, visti da Crépin, quale Gì. pseudodistans. Tutto il resto va riportato a Gì. festucaeformis e G. Borreri, mentre la vera Gì. distans, come la Gì. maritima, vi mancano. Gì. pseudodistans ha qualche carattere della precedente, ma se ne distacca per l' infiorescenza più ramosa, a rami alla fine ascendenti (e non reflessi) più rigidi, per le spighette lanceo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 55 late, multiflore, più brevemente peduncolate e quindi più avvici- nate all'asse, per la glumetta superiore brevemente mucro- nata ecc. Più affine a Gì. i^orrer^' differisce per il fusto debole, la pannocchia inultilaterale, con i rami un po' lassi ecc. e ad essa insensibilmente confluisce. Sicché un ulteriore esame sulla pianta viva non é improbabile che la discopra in alti'e regioni. subsp. III. GÌ. Borreri Bab. Engl. hot. supplem., p, 98 (1837) pr. sp. = Gì. conferta Fries Mant. II, p. 10 (1839). — Non presa in considerazione nelle Flore italiane di Bertoloni e Parlatore, né dai Compendi di Cesati-Passerini-Gibelli e di Arcangeli, le prime indicazioni, sotto il nome di Gì. Borreri, furono date pel Littorale austriaco dal Crépin (op. e), e sotto quello di Gì. conferta dal Marchesetti «FI. di Parenzo, p. 89; FI. di Trieste, p. 641 », dal Freyn « FI. Sùd-Istr., p. 232 », dal Pospichal « FI. oesterr.-Kùstenl., I, p. 107 » e da qualche altro. Nella « FI. An. d'ital. » è detta crescere, assieme a Gì. con- ferta, col tipo e cioè Gì. distans, della quale è di gran lunga più frequente in Italia, spingendosi con le sue variazioni anche in quella peninsulare, nelle isole maggiori ed in alcune delle mi- nori. Ed anzi non poche delle indicazioni date per Gì. distans, devonsi riportare a questa entità. La quale se ne distacca a prima vista per la pannocchia contratta, spiciforme, per lo più unilaterale, a rami ascendenti od eretto-patenti (raramente ro- vesciati), rigidi, un po' calloso-ingrossati in basso, portanti spi- ghette brevemente peduncolate ed addensate. Questa sottospecie, studiata su ricco materiale d'Erbario, si ri- vela abbastanza polimorfa e con frammenti per lo più di ardua circoscrizione. Allo stato delle mie conoscenze sono i seguenti, cosi delimitabili : var. a. typica = Gì. perinixta Guss. pr. p. ! — È la forma cor- rispondente alla pianta dell' Europa nordica e quindi da inter- pretarsi pel tipo. La vidi delle seguenti provenienze : Istria e Triestino: Sùd-Istrien, Gegend von Pola in juncetis maritimis prope Fasana : Freyn (Hb. centr. it. et Hb. Pat.); Istrien, feuch- ter Acker bei Veruda: Freyn (ibid.) ; Istria pr. Capodistria alla spiaggia: Marchesetti (Hb. centr. it.); Trieste: Visiani (Hb. Pat.). — Neil' Erb. del Mus. civ. di Trieste la vidi inoltre delle se- guenti provenienze : Trieste alla Madonna di Barbana, saline di 56 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO S, Anna, saline abbandonate di Servola, presso la strada fra S. Andrea e la prima Rotonda, Val del Rio nelle paludi saline : Tommasini ; ValBendon: Sendtner ; Pola : leg. ?; Fola in Valle lunga : Weis ; Zaule : Pichler. — Prov. di Venezia, nei luoghi inondati dall' acqua marina, in insulis prope Venetias : Jan * (Hb, Pat.) ; Venezia al Lido : Fiori (ibid.). — Prou. di Pa- dova, Abano: Zanardini (Hb. centr. it, sub: Puccin. mariiiina Pari.), ibid. Maj. 1869. P. A. Saccardo (Hb. Sacc.) ; Terme di Abano negli Euganei : Fiori (Hb. centr. it.), Maggio 1908 : Bé- guinot ! — Prov. di Ferymra, prati Casaglia : Revedin. — Prov. di Par7na, sulle rive dei fiumi nelle sabbie : Jan (Hb. Comolli, insieme a Gì. dislans /). — Toscana, paduletta di Livorno : Levier (Hb. Lev.). — Sardegna, Sardinia: Moris(Hb. centr. it,, sub: Poa rnaritima); paludi salmastre di Sardegna : leg. ? (Hb. Pat.) ; Sarroch presso Pula : Martelli (Hb. Mart.). — Sicilia, Gussone (Hb, Ces.) ; in argillosis prope Mineo et Palagonia : Guss. (Hb. Pat. sub : Poa distans) ; var. b. pàrvip^ora n. var. = Gì. jjerìnixta Guss. pr. p. — A praecedenie, cui simillima, differì panicula angustiore, spiculis minorihus minusque inflatis. Vidi i seguenti esemplari tutti pro- venienti dalla Sicilia e da Malta : Girgenti ai Macalubbi : Gus- sone (Hb. centr. it., sub: Poa perinixla Guss. et sub: Pwcc. ijerm. Pari.); Palagonia: Guss. (Hb. Ces., sub : Gì. j^ermioota) ; Palago- nia prope lacum: Todaro (Hb. centr. it.); Lago di Palici: Citarda (Hb. Lev., sub : eod. nom.) ; in udis maritimis Malta : Todaro. (Hb. Somm., sub : eod. nom.). La Gì. permixta stabilita dal Gussone « FI. sic. syn., I, 1842, p. 99 » e trasportata dal Parlatore al gen. Puccinellia al rango di specie, fu ritenuta come una forma del ciclo di Gì. distans e sinonimizzata, come fecero testé Ascherson e Graebner « op. e, p. 459 », con Festuca Borreri (== Gì. Borreri). Sta il fatto che, sotto questo nome, Gussone ed altri botanici hanno distri- buito una forma del tutto corrispondente a Gì. Borreri del- l'Europa nordica — la quale perciò crescerebbe anche in Sici- lia — ed una forma a pannocchia più povera, a spighette più ^ Nell'Erb. gen. di Pavia, con questa indicazione, furono comu- nicati saggi dì Gì. festucaeformis che, in quella stazione, è l'unico rappresentante del ciclo ! SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 57 piccole, da riferirsi alla mia var. parviflora. La quale prove- nendo spesso dalle stesse località e stazioni della genuina Gì. Borrerì resta a vedersi se non sia una variazione individuale 0 tutt' al più una forma depauperata del tipo: controversia che addimanda ulteriori ricerche in situ. var. e. Qnultiflora Bég. n. var. DifTert a typo: panicula ampliare, cleconiposUa, multilaterali, ramis ?mnus rigidis ere- cto-ascenclenUbus, spiculis 5-G-floribus, foliis elongatis minus- que involulis et haMtn proprio. — Vidi i seguenti saggi : Malta, III. 1889: Armitage (Hb. gen. rom.) ; Malta in inundatis maritimis : Todaro e Calcara (Hb. centr. it.) ; in urbe Anconae al molo sud, V. 1890: Paolucci (Hb. gen. rom. et Hb. gen. pav., in ambedue mescolata con Gì. fes tucae formi s). È varietà ad abito proprio, ma che si riattacca a Gì. Bor- reri, cui differisce essenzialmente per la pannocchia multilate- rale e multiflora, e per la pianta meno rigida. Forme confluenti al tipo vidi pure in Sicilia, dove é verosimile cresca. Meritano pure di essere meglio precisati i rapporti con Gì. pseudodistans, cui è pure molto affine. var. d. Sommieri Bég. n. var. = Gì. festucaeformAs Somm. in « Bull. Soc. Bot. Ital., 1900, p. 211 » = Gì. m,aritima Somm. in « Nuov. Giorn. Bot. Ital., n. ser., voi. X, 1903, p. 188 » = Gì. mar. forma arenarum Somm. in Hb. ! — Pianta stoloni- fera : siolones subterranei, numerosi, elongati, ad nodos radì- cantes, fasciculos foliorwn et culmos edentes : folta glauca, valide conduplìcata, curvula, duriuscula : ligula acuta (nec trimcata-obtusa, neque rotundalo-acutiuscula !) : panicula et floribus ut in Gì. Borreri. — Scoperta dal Sommier all'isola d'Elba a Porto Longone nella spiaggia di Mola, II V 1898: Somm. et Doria ! ; ed alla Marina di Campo nelle arene marine 20 VH 1900: Sommier! (Hb. Somm.). È una forma arenicola, con i caratteri, specialmente quelli del sistema vegetativo, evidentemente indotti dalla peculiare stazione nella quale vegeta. * Per gli stoloni allungati e radi- 1 Già Bertoloni, « FI. It., I, p. 5IG », a proposito di Poa distans scrisse : « Interdum aliae fìbrae radicales prodeunt ex imis culmi uodis in arena, vel limo sepultis, ex quo oritur radix repens » ! BicH. della Soc. boi. Hai. 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO canti ai nodi ricorda la Gì. marUima dei mari del Nord, cui fu difatti dapprima riferita. Ma, come deduco dalle osservazioni autografe fatte dallo stesso Sommier e cortesemente poste a mia disposizione, il confronto con la tipica Gì. maritima, pure con- servata nel suo Erbario, gli aveva messo in evidenza alcune differenze, che brevemente riassumo nella diagnosi sopra ri- portata. Pronunciare un giudizio esatto sul valore di questa entità, senza dirette osservazioni in natura o la prolungata cultura, è cosa ardua. Gli stoloni allungati e radicanti ne costituiscono certo la più spiccata caratteristica, ma non mancano in alcuni esem- plari della genuina Gì. Bot^reri, cui conviene per la struttura del sistema fiorale. Siccliè in attesa di nuove e più complete osservazioni e constatazioni e tenuto presente il grande poli- morfismo a cui va soggetta la pianta nordica in corrispondenza della regione mediterranea — e di cui il quadro da me redatto è un istruttivo saggio — non credo di andare lungi dal vero riportandola a questo ciclo nel rango di varietà. subsp. IV. GÌ. Gussonei (Pari, sub : Puccinellia) Nym. Syll fi. europ., p. 422 (1854-55) — pr. sp. Questa entità fu scoperta dal Gussone in Sicilia a Regalmuto ed a Girgenti ai « Macalubbi » ed interpretata dapprima « FI. sic. prodi'., I, p. 95; FI. sic. syn., I, p. 100» quale Poa distaìis e Gì. distans e quindi « FI. sic. syn. add. et emend., II, p. 784 » quale Gì. fesiucaeformis. È merito del Parlatore « op. e, p. 369 » di averne messo in evidenza i caratteri per cui differisce da ambedue ed a lui devesi l'istituzione di una Pucoìnellia Gus- sonei su esemplari comunicatigli dal Gussone dalle due loca- lità sopra nominate. Nella « FI. An. d' It., I, p. 86 » fu sino- nimizzata con Gì. distans fi convoluta (Fries), a cui certo è affine, ma dalla quale si distacca per i rami della pannocchia più allungati e lassi, per le spighette strettamente lanceolate, glume e glumette più strette ed acuminate e per l'abito pro- prio. Da avvicinarsi a Gì. fesiucaeformis, nel cui ciclo è ripor- tata da qualche autore e dalla quale differisce si può dire per gli stessi caratteri che da Gì. convoluta. Prossima anche a Gì. tenuifoUa Boiss. et Reut. della Spagna e dell'Africa setten- trionale. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 59 La vidi delle seguenti provenienze : Sicilia : Gussone (Hb centr. it. sub : Gì. festuc. Guss., Gì. Guss. e Piicc. Gussonei Pari.) ; in argillosis inundatis ai Macalubbi : Todaro « FI. sic exsicc. n. 836, sub : Pulcinellia (sic) Gussonii » ; Girgenti ai Macalubbi: Citarda (Hb. Lev.); Sicilia merid. : Todaro (Hb. Mart. Qualcuno degli esemplari citati fa passaggio alla genuina Gì festucaeformis, la quale perciò resta a vedersi se ritrovasi tipica anche in Sicilia ! subsp. V. GL Parlatore! Bég. n. subsp. = Poa et Ghjce- ria distans Auct. al. FI. It. centr. et merid. — Radix fibroso, : calmi caespiiosi, decumbenti-erecti, rigidmsculi, 20-30 cm. longi. Folla anguste linearla, brevia, arefactione valide convo- luta, omnino glabra, ligulis inferioribus oblong o-oblusis, su- per, oblongo-acutis. Panicula brems, contrada, ì^mis bre- vibus erecto-asaendenfibus, axi adpressis vel in fructu parum patentibics, scabris, basi parwn inftatis. Locustae 4-5 flores, glumis et glumellis oblongis, obtusis : gluma exteriore apice rotandata et erosala, interiore suUruncata. Tota pianta viri- di-glauca. Vidi i seguenti esemplari: Abruzzi et in Aprutiis: Gasparrini (Hb. Gasp, et Hb. centr. it. sub : Poa distans) ; in Japigia a Torre a Mare: Gasp. (Hb. Gasp, sub eod. nom.) ; in inundatis argillosis hieme Apuliae prope Lesina: Gasp. (Hb. Gasp.); Lago di Lesina: Fiori (Hb. Pat.); in inundatis Apuliae prope Cerignola: Gasp. (Hb. Gasp.); in inundatis argillosis Apuliae: Gasp. (Hb. centr. it., sub : Gì. et Pucc. distans Pari.) ; Calabria : Tenore (Hb. Ces.). Questa entità era stata presentita dal Parlatore « op. e, p. 368», ove scrisse: «Non avendo gli esemplari autentici di Gussone e Tenore per la pianta loro di Calabria, di Basilicata e della Terra di Lavoro mi rimane il dubbio se essi abbiano veramente descritta la Puccinellia distans (sub: Poa distans Ten. FI. Nap., V, p. 323 et Guss. PI. rar., p. 31), perchè trovo che le assegnano i rami inferiori della pannocchia gemini, la paglietta inferiore ottusa e la ligula sempre acuta : forse la loro pianta spetta a taluna delle specie seguenti, o deve essere una specie nuova ». H suo vaticinio, ad oltre mezzo secolo di distanza, si è avverato, compreso anche per la pianta della Puglia che 60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO egli riferi alla Pucc. disians, ma che deve essere ricondotta alla mia Gì. ParlatoreL La. qusde, per le foglie brevi e stretta- mente convolute e per la pannocchia contratta ed a rami brevi, ricorda molto da vicino la Gì. convoluta : ma da essa si distacca a prima vista per la pannocchia meno allungata, le spighette più corte, con un minor numero di fiori, le glume più arroton- date ecc. È innegabile pure che essa, di tutte le forme italiane, è quella che più si avvicina alla genuina Gì. disians: ma, a prescindere da altri caratteri, da questa si differenzia per i rami appressati al fusto o tutt' al più un po' patenti, ma mai rove- sciati air indietro. Si sarebbe tentati di farne una specie a sé, ma i rapporti col ciclo di Gì. festucaeformis e specialmente con la sua var. convoluta sono cosi intimi — gli esemplari raccolti dal Fiori al Lago di Lesina a questo riguardo sono molto istrut- tivi — che il valore di sottospecie o razza continentale evolu- tasi a spese di un tipo littoraneo ed alofllo mi sembra il più vicino alla realtà. subsp. VL GL festucaeformis (Host, sub Poa, 1805) Heyn. in Rchb. FI. gemi, excurs., p. 50 (1830-32) ; pr, sp. — È l'entità più largamente distribuita in Italia, soprattutto lungo le coste adria- tiche. Nella Laguna Veneta è esclusiva delle stazioni salate e la sua tollerabilità al Cloruro di Sodio è tale che prospera egregiamente anche nelle stazioni che ne sono più fortemente imbevute. Essa, quindi, é una delle specie più comuni e carat- teristiche delle così dette « barene » e ad essa vanno riferite le indicazioni di Poa maritima date, appunto per questa stazione, dai botanici della Laguna. Fra le specie più frequenti con le quali cresce associata — tutte aloflle in grado massimo — qui ricordo : Aeluropus litoralis, Juncus acutus e /. maritimus, Triglocliin maritìinimn, Atriplex porlulacoides, Salicornia fru- ticosa e S. lierhacea. Slatice Limonimn e St. 'bellidi folla, Plantago Cornuti e PI. crassi folla, Sonchus maritimus, Aster Tri2J0lium, Inula crithìnoides ecc. Caratteristica associazione, i cui rappresentanti mancano o sono solo sporadicamente disse- minati nelle arene di spiaggia. Entità notevolmente polimorfa, nella quale possiamo distinguere le seguenti tre varietà: var. a. typica. — È la più largamente distribuita in Italia ed io la conosco dalle seguenti località e stazioni : SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 61 LUtorale aitstriaco : Sud-Istrien Gegeiid voii Pola in are- nosis umidis prope Fasana: Freyn (Hb. ceutr. it. et Hb. Pat.); Dunen u. brackisclier Sumpf im Val Dandoli bei Fasana: Freyn (Hb. Lev.) ; nelle saline abbandonate di Zaule, Servola ecc. Tomm. (ibid.) ; Trieste e dintorni (ibid. et Hb. Pat.); paludi di Aquileia: Brignoli (Hb. Centr. It.) ; Monfalcone: Tomm. (ibid.). — Di queste ultime due località, come pure dei dintorni di Trieste, Muggia, Rovigno, Fasana ecc. sopratutto nelle saline e nei prati paludosi e salati vidi abbondante ed istruttiTO ma- teriale raccolto per la massima parte dal Tommasini e studiato dal Crépin. LUtorale veneto: Prov. di Venezia, in paludibus salsis San Erasmo et ubique: Kellner (ibid.); Venezia al Lido: Fiori (ibid. et Hb. Pat.) ; Lidi Veneti a Brondolo : Spranzi (Hb. Pat.) ; in aquis salinis prope Chioggia : leg. ? (ibid.) ; in maritimis venetis: Kellner (ibid.) ; Murano in incultis maritimis : Sommier (Hb. Somm.) ; ex litore veneto : Zanardini (Hb. centr. it.) ; litore ve- neto: Kellner (ibid.) ; le Vignole: Pampanini (ibid.) ; locis areno- sis, salsuginosis, mari inundatis prope Tre Porti: Béguinot in « FI. It. exsicc, n. 507 ». — La vidi inoltre nelle barene umide e salate delle Valli Salse di Perinpió, Figheri, in quelle presso Fusina, tra Mestre e Venezia e nelle stazioni più decisamente alofile e per lo più umide del cordone di dune tra Malamocco ed Alberoni, fra i sassi della diga presso Chioggia (Sottomarina), tra Porto Sabbione e Tre Porti, fra Por de Lio e Cavallino ecc. dovunque dominante ! Il prof. Ugolini me ne trasmise saggi rac- colti presso Vigonovo su PopuUis nigra e quindi appartenenti a pianta arboricola ! Prov, di Padova, nelle valli salse di Piove: Fiori (Hb. Pat.) — dove anch'io la raccolsi; ad muros Horti Patavini : Bizzozero (ibid.) — evidentemente avventizia per trasporto a distanza operato verosimilmente dal vento ; Abano : Spranzi (ibid., ma stazione dubbia !) Estuario padano, Comacchio : Revedin (in Hb. !). LUtorale di Aymona, in urbe Anconae, Molo sud:Paolucci (Hb. Somm.) ; al Molo sud di Ancona : id. (Hb. gen. rom. et Hb. pav., mescolata con forma che ricorda Gì. convolata Fries e da ulteriormente studiare in sUu). Puglie, Japygia in paludosis ad Brindisi, solo calcareo, 1-10' ; 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO Porta e Rigo « Itin. II ital. n. 353 (sub Glyceria maritima l) ». Spezia: Honig (Hb. Lev.)- Livorno, in inundatis maritimis agri Liburnensis: P. Savi (Hb. centr. it.): Littorale di Livorno: Bérenger (Hb. gen. rom.) ; Livorno alla Paduletta: Beccari (Hb. Lev.), Rosellini (Hb. Ces.). Proni. Argentaro, in maritimis ad radicem montis Argen- tari: Levier (Hb. ! mescolata alla var. convoluta); Monte Ar- gentario al principio della diga di Orbetello, 2 VH 1895: Som- raier (Hb. centr. it.). Littorale romano, Civitavecchia-Corneto Tarquinia, riva destra del Mugnone presso la foce: Pirotta, Chiovenda, Pappi (Hb. rom.) ; saline di Ostia: Rolli (ibid.) ; Ostia: Sanguinetti (ibid. insieme alla var. convoluta); presso Fiumicino: Béguinot. Corsica, Biguglia: Mabille « Herb. corsie, n. 410 (sub: Gly- ceria convoluta Fries !) ». Sardegna, sin. loc. Moris (Hb. centr. It.) ; Gallura, Capo Ferro, allo Stentino e nei luoghi paludosi marittimi a Tre Monti: A. Vaccari (Hb. gen. Pav. — esemplari in fioritura avan- zata e quindi di dubbia interpretazione, tuttavia non certamente riferibili a Gì. maritima, cui furono ascritti dallo scopritore in « Malpighia, VIH [1894], p. 273 »). Pianta estremamente variabile, date anche le molteplici con- dizioni nelle quali vive (stazioni alofìle [arenose od argillose], xerofìle, igrofite [almeno nella stagione invernale], non che sui muri e sugli alberi !). I caratteri più direttamente influenzati sono le foglie, che possono essere più o meno allungate e con vario grado di convolgimento (nella stagione invernale-prima- verile, come potei constatare su pianta della Laguna Veneta che coltivo da due anni, sono aperte !), la pannocchia più o meno ricca, con i verticilli più o meno abbondanti, ed i rami, ora restanti sempre eretto-ascendenti ed ora divaricati e riflessi a maturità, le spighette multi- o pauci-flore e variabili anche per la diversa grandezza. Sicché non è da escludere che ulte- riori e diligenti ricerche in natura permettano la costituzione di varietà o forme e crediamo di dovere richiamare l'attenzione dei botanici specialmente sulle forme depauperate e paucispicu- ligere e su quelle a rami divaricato-riflessi, in quanto sono quelle che maggiormente aberrano dal tipo ! . var. b. convolata Bég. nov. còmb. := Poa convoluta Hor- SEDE DI FIIJEXZB - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 63 nem. Hort. Hafn., Il, p. 953 (1815) = Festuca convoluta Kunth Enum., I, p. 393 (1833) = ? Ghjceria convol. Fries Mani. Ili, p. 176 (1846 — sine diagli. !). — Descritta come specie a sé i dagli Autori sopra citati e ritenuta come tale da Grenier e Go- dron « FI. Frang., Ili, p. 176 », da Grisebach in « Led., FI. ross., IV, p. 389 », Richter « PI. eur., I, p. 91 » e più recentemente da Asclierson e Graebner « op. e, p. 461 », deve essere ricon- dotta al ciclo di Gì. festucaeformis, della quale è una varia- zione in parte stazionale ed in parte stagionale a pannocchia contratta con rami più brevi ed addensati e spesso quasi spi- ciforme e per le foglie generalmente più corte e rigide e più fortemente convolute. In base a questi caratteri, in alcuni indi- vidui singolarmente esaltati, la pianta acquista abito proprio, che permette di poterla diflerenziare dalla forma tipica, quale si riscontra in Italia lungo le coste adriatiche. Ma sta il fatto che, in alcuni settori, essa cresce nelle stesse stazioni del tipo, che non manca anche nel versante tirreno ed al quale, come succede nelle variazioni indotte dalla stazione e dalla stagione, insensibilmente si collega. Ad una forma, tutt' affatto individuale, a spighette antocianiche, deve riferirsi la Gì. fesiucaef. var. violacea descritta pel M. Argentaro dal Sommier, ^ cui spetta il merito di avere designato le differenze con la pianta adriatica. Le stazioni donde mi è sin qui nota sono le seguenti : Maremma Toscana, in maritimis ad radicem mentis Ar- 1 Cosi descritta su pianta di patria ignota dall' Horneman « Pani- cula subcontracta ; spiculis linearibus, 6-8-floris; flosciilis basi libe- ris, obtusis ; foliis glaberrimis, involuto-setaceis, rigidis, glaucis ; radice fibrosa ». Questa diagnosi fu riferita integralmente dal Kuntb, laddove il Fries, cui è generalmente attribuita questa entità, cita con dubbio il sinonimo di Horneman ed indica — ma senza diagnosi — la pianta per la Siberia orientale. * S. SoMMiKR, Glyceria festucaeformis var. violacea in « Bull. Soc- Bot. Ital. », 1895, p. 49. — In questa nota l'A. dubita che la sua varietà debba riferirsi a Poa mediterranea Nem. sec. Chaub. in « Act. Soc. Linn. Bord., XIX, p. 45 (18.53) » — lavoro che anche a me non fu possibile consultare, ma osservo che essa è riportata da Ascher- son e Graebner « op. e, p. 462 » a sinonimo di Festuca palustris Seea. che è la nostra Gi. festucaeformis. In ogni modo anche questo nome è posteriore a Gì. convoluta, qualunque sia il valore sistematico che voglia ad essa attribuirsi. 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO gentarii : Levier (Hb. Lev. e mescolata con Gì. festucaeformis !): lungo il padule all' estremità della diga voltando per andare a S. Stefano : Sommier (Hb. centr. it., sub Gì. fest. var. fascicu- lata Somm. ; é la forma violacea Nob.) ; lungo il padule all'e- stremità della diga nel lato Nord presso i prati pieni di Meli- lotus : Somm. (Hb. Somm.); Follonica: Fiori (Hb. Pat. et Hb. Somm.). Puglie, Canale S. Nicola, S. Pietro Mandiiria : Groves (Hb. centr. it. et Hb. Lev.). Gli esemplari del M. Argentare sono i più tipici e quelli che più si avvicinano alla pianta interpretata quale Gì. convoluta dai botanici della Francia meridionale, dove vegeta insieme a Gì. festucaeformis. La quale non manca all'Argentaro ed esem- plari del tipo, come appare dall'elenco delle località sopra rife- rite, vi raccolsero gli stessi Levier e Sommier. La pianta del porto di Ancona sembra pure esserne una forma, ma possiede anche qualche carattere di Gì. Borreri. Quella della Puglia, dove anche cresce Gì. festucaeformis e Gì. Parlatorei, se ne distacca per le foglie meno fortemente convolute ed in alcuni saggi quasi piane. Ma non credo che a questo carattere, in base a quanto mi rivelò la coltura di Gì. festucaeformis, debbasi attribuire una soverchia importanza. Qui aggiungerò solo che la forma apula ricorda da vicino Atropis pannonica testé descritta dall' Hackel « Mag. hot. Lap., 1902, n. 2-3 » per l'Agro budapestino e di cui vidi saggi distribuiti dal Degen « PI. Hung. exsicc. » nell'Erb. Sommier. La Gì. convoluta fu pure indicata da alcuni autori per la Sicilia, causa la sinonimia con Gì. Gussonei, che ricorda per molti caratteri. Ma fin qui non mi fu dato di vederla di questa isola. Citata anche di Corsica, donde non vidi che una delle molte forme di Gì. festucaeformis. var. e. sardoa Bég. n. var. = Gì. distans Genn. in Hb. Martelli = ? Festuca pseudodistayis Aschers. u. Graebn. op. e, p. 457 (quoad pi. e Sard. ins.) — A duobus praecedentibus dif- ferì panicula multiflora, elongata, spiculis oblongis, glumis et glumella exteriore brevioribus, oblongo-obtusis apiceque ro- iundatis, nervis manifeste ìnsculptis. Gli unici esemplari da me visti si conservano nell' Erb. Mar- telli e furono raccolti nell'aprile 1859 dal Gennari nei dintorni di Cagliari. Non saprei dire se essi corrispondano alla Gì. distans SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 65 od alla Gì. festacaeforinis indicate, pure pel Cagliaritano, dallo stesso Gennari. Ma colla prima non hanno nulla a vedere, mentre dalla seconda aberrano per la grande ricchezza della pannocchia, a rami ascendenti-eretti, per le spighette oblunghe (e non lan- ceolate) e per le glume e glumette (l'esteriore) rotondato-ottuse, larghette e percorse da nervi evidenti, e non lanceolato-acute e quasi enervie. Tsè può riferirsi a Gì. pseuclorMstans, quale almeno io vidi dell'Istria e della Francia meridionale. Forme multiflore, a questa molto affini, si trovano, come potei consta- tare nel ricco materiale dell' Erb. del Mus. civ. di Trieste, anche neir Istria e meritano di essere ulteriormente studiate di con- fronto con quelle pauciflore ed a pannocchia lassa ed aperta. Per le ragioni di cui sotto è da escludere dalla Flora italiana la seguente : subsp. Gì. maritima (Hiids. sub Poa) Wahlb. FI. Gottlob., p. 17(1820). — È riportata quale sinonimo di Poa distans S major dal Bertoloni {op. e, p. 515), il quale sulla fede di parecchi botanici, soprattutto veneti, e per materiali da questi e da altri ricevuti, la indica per il Littorale Triestino, Veneto, Ravennate, Pisano, non che per i dintorni di Ostia e per la Sardegna. Ma come si rileva dai sinonimi e dai caratteri ad essa assegnati grande parte della pianta, quale fu intesa dal Bertoloni, e certo tutta quella della regione veneta, deve riferirsi a Gì. festacde- forniis e sue forme. 11 Parlatore {op. e, p. 370) scrive che Puccinellia maritima ama i luoghi marittimi arenosi, le sponde dei fiumi, a poca distanza dal mare, tanto dalla parte dell'Adria- tico, che da quella del Mediterraneo e la vide anche di Sarde- gna. Ma che queste indicazioni non abbiano fondamento è chia- ramente messo in evidenza dall'esame da me fatto nell'Erbario Centrale, ove esemplari italiani, ritenuti per Gì. maritima dai Parlatore, sono molto scarsi e tranne che uno, come or ora vedremo, erroneamente determinati. In seguito, r entità in questione fu segnalata qua e là da altri fioristi e sulla fede, veramente eccessiva, di questo com- plesso di citazioni, più o meno autorevoli, venne riportata dai Compendi e dalla Flora Analitica d' Italia. Segnalata pure per altri territori mediterranei extraitaliani, Ascherson e Graebner {op. e, p. 460), sulle traccie del lavoro del Crépin, hanno re- 66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO vocato in dubbio, e giustamente, tutte le stazioni europee, all'iii- fuori di quelle delle coste dell'Atlantico e dei mari del Nord che costituiscono, in Europa, la sua area naturale. Sta il fatto che nel ricco materiale da me visto d' Italia non ho sin qui riscontrato esemplari che vi potessero essere rife- riti, fatta eccezione di uno inviato all'Erbario Centrale da G. Pasquale sotto il nome di Poa ììiaritima ed interpretato da Parlatore quale Puccinellia maritiìna. Ma questo saggio — ciò che è molto significativo — manca di località ed è quindi estremamente improbabile che sia stato raccolto in Italia, che cade molto al di fuori della sua area distributiva. Gì. mariilma è, soprattutto all' epoca della fioritura, molto vicina a Gì. rUstans : ma allo stato fruttifero se ne lascia facil- mente distinguere per i rami della pannocchia non rivolti in basso, ma ascendenti-eretti, per le spighette più grandi ed oblunghe : i culmi sono, inoltre, per lo più striscianti e radi- canti in basso. Da questa dettagliata esposizione analitica emergono le se- guenti conclusioni, cosi riassumibili : I. Gì. cUstans, nella sua forma tipica, non è pianta comune, ma nemmeno mancante in Italia. Essa vi è sporadicamente dis- seminata nell'Italia superiore, dove merita di essere più accu- ratamente ricercata e meglio investigate le sue variazioni. II. Gì. pseudo-distans mi é nota sin qui di due sole sta- zioni nell'Istria, ma non è improbabile che essa abbia un'area più vasta e nel Littorale austriaco ed in quello veneto e me- ritano siano meglio precisati i suoi rapporti con Gì. Borrerì. III. Gì. Borreri e Gì. festucaeforìnis sono le due sottospecie più largamente distribuite in Italia e validamente polimorfe, come è chiaramente dimostrato dalle molte varietà nelle quali si scindono in corrispondenza dei territori mediterranei. IV. Gì. Gitfisonet Pari., limitata sin qui alla Sicilia, si appa- lesa assai affine a Gì. festucaeformis e resta a vedersi se sia l'unico rappresentante del ciclo in Sicilia e se non vi cresca anche il tipo. Invece Gì. permixta Guss. deve riferirsi al ciclo di Gì. Borrerì Bah. V. È istituita una nuova sottospecie, la Gì. Parlatorei, di- stribuita nell'Italia centrale e meridionale ed affine, da una SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 67 parte a Gì. cUstaìis e dall' altra, a mezzo di Gì. convoluta (a torto sinonimizzata con Gì. Gussoneì '.), confluente con Gì. fe- stucaeformis. VI. Gì. maritima, causa lo scambio con l'uiia o l'altra delle entità sopra nominate, deve radiarsi dalla Flora italiana. Nonostante ciò, le conoscenze su questo interessante gruppo di Graminacee sono ben lungi dall'essere esaurite nell'ambito della nostra flora e termino con la raccomandazione che già il Parlatore « op. e, p. 371 » rivolgeva or sono sessanta anni a proposito del suo gen. Puccinellia : « Tutte le specie di questo genere meritano di essere studiate con maggiore attenzione e sovra luogo da chi si trova nei paesi stessi ove esse crescono: io quindi invito i botanici che ne hanno l'occasione favorevole a rivolgere ad esse la loro spe- ciale attenzione ». Solo a questa condizione, aggiungerò io, sarà possibile di re- digerne una completa ed esauriente monografia ! L. NICOTRA. — FAGONIA CRETICA NEL CONTI- NENTE ITALIANO. In una breve gita fatta, nelle ora scorse vacanze pasquali, da Reggio Calabria sino a Melito Porto Salvo (lato jonico), mi è stata data la gioia di trovare in i stato spontaneo questa bel- lissima pianta mediterranea, nota (per la flora italiana) solo di Sicilia e di Malta. , Il preciso luogo di ritrovo é sulle collinette alte da 100 a 200 m. che formano un sottile sprone montuoso fra il torrente Anna e il torrente S. Elia presso Melito, costituito esclusivamente da aride arenarie bartoniane (eocene) colà profusissime, assai ri- belli alla coltura, franabili facilmente. Questa rutacea mi si pre- sentò solo in poco spazio di terreno, ma in numero di individui sufficiente a poterne comunicare ad altri erbarii, fra i quali debbo in prima linea pensare al centrale di Firenze. Probabilis- simamente però essa pianta deve esistere in luoghi vicini, es- sendovene la propizia stazione cosi bene estesa. ; Pritzel in Eagl. u. Prantl, Naturi. Pflanzenfam., I Teil, Abt. 4, p. 598 (1902) [?]. Caulis aequaliter plerumque 2 - 3 -dicliolomus , raro 1 vel 4- dichotomus, erectus apice reflexus, firmus, 4-10 dm. altus, spicis 10-25 cm. longis a caule dìx distinciis , parte inferiore 8-12 mm. latus. Folta sterilia conferia, subverticillata, media et inferiora plus minusve reftexa 16-faria, superiora rectangulari-pateniia 12-faria, omnia viridia, lanceolato-suhulata, acutissima, inte- gerrima, rigida, onarginibus non ì^evolutis, supra jjlatia vel nervo vix prominente, subtus convexiuscula vel obscure cari- naia, ad insertioneni paululum contrada, 12-18 mm. longa, 1-2 mm. lata, non vel obscw^e decurentia. * Drake del Castillo E., Flore, de la Polynésie francaise, p. 327. Paris, 1892. — Pritzel E. in Engler u. Prantl, Die Natiirh'chen PJìanzenfumiJien, I Teil., Abt. 4, p. 598. Leipzig, 1902. 76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO Folla fertilia folìis sierilWus subconformia vix minora, utrinque enervia, supra plana, sublus vix convexa, basi sensirn ampliata, 11-15 mm. longa. Sporangia reniformia. Habitat probabiliter in insula Java vel in aliis insulis austra- libus. — Golitur in Horto botanico fiorentino. Confrontando i caratteri del L. pseudo-squarrosum con quelli analoghi dei L. squarrosum, epiceaefolium ed ulicifolium si vede chiaramente come esso sia un'entità diversa da questi ai quali, fra tutte le altre specie della sottosezione Subselago, è tuttavia maggiormente affine. Da tutti e tre differisce per la maggiore robustezza del caule e pel maggior numero delle serie fogliari. Né credo che questi caratteri sieno inerenti alla cultura poiché essi persistono anche negli esemplari meno vigorosi. Il fusto eretto, rigido, reflesso all'apice è veramente quale lo descrive Drake del Castillo pel suo L. squarrosum; mentre nelle tre specie suddette il fusto è di diametro assai minore più 0 meno pendente e flessuoso (come lo rappresenta Pritzel). Nel L. pseudo-squarrosum le spighe sono appena distinte dal resto del fusto, mentre nelle altre tre specie sono ben distinte, ora lunghissime e funiformi (L. squarrosum), ora brevi ed amentiformi (L. epiceaefolium, L. ulicifolium). Le foglie patenti e reflesse, con i margini piani e leggermente ristrette alla base, talvolta oscuramente decorrenti, avvicinano il L. pseudo-squarrositm. al L. squarrosum, distinguendolo dalle altre due specie. La pagina superiore colla nervatura non od appena prominente distingue la mia pianta dal L. ulicifolium avvicinandolo agli altri due. Invece l'aspetto della pagina infe- riore lo distingue da tutti questi tre Lycopodium: difatti le foglie non sono inferiormente né solcate né carenate ; però anche per questo carattere si avvicina piuttosto al L. squar- rosum nel quale il carattere suddetto è maggiormente at- tenuato. Invece le foglie fertili appena più piccole delle foglie sterili ed appena e gradatamente dilatate alla base avvicinano il L. pseudo-squarrosum al L. epiceaefolium, piuttosto che agli altri due. Il L. pseudo-squarrosum dunque non si può identificare ad SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 77 alcuno dei tre Lycopodimn suddetti avendo o caratteri propri (aspetto del fusto e delle spighe e numero delle serie fogliari) o caratteri che convergono ora con l'una, ora con l'altra delle sue entità affini (foglie sterili [L. sqitarroswn], foglie fertili [L. epiceaefoUwii\}' Però nell'insieme le sue affinità si dimostrano maggiori col L. squat^rosum che non con gli altri due : pertanto penso che la sua patria debba trovarsi nel settore orientale dell'area geo- grafica del gruppo dove vive il L. squarrosum (Isole della Sonda e Polinesia). Forse i caratteri che distinguono il L. pseicdo-squav?^osum dagli altri Lycopodium affini potranno sembrare troppo tenui per giustificare il rango di specie che io gli attribuisco, tro- vando più conveniente considerarlo invece quale varietà o forma dell'uno o dell'altro di essi. Però questi caratteri, che più su ò esposto dettagliatamente, mostrano che la distanza che separa il mio Lycopodium dagli altri tre non è inferiore a quella che intercede fra l'uno e l'altro di questi, e che quindi esso è un'en- tità che à lo stesso valore di ognuna di queste. Come dissi, non discuto se il modo di vedere di Ciarke. che riunì in una sola specie questi tre Lycopodium, sia giusto o no; nel dubbio, e senza escludere affatto la probabilità che il suo modo di vedere sia giusto, in questo breve studio mi sono attenuto all'opinione concorde di tutti gli altri autori, fra i quali Spring e Pritzel, che anno considerato i L. squarrosum, epiceaefoliicm e ulicifolium quali specie autonome. Dopo di che. non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 13 giugno 1908. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta l' adunanza è proclamata la nomina del nuovo socio: Sig. Girolamo Azzi di Imola. Sono poi presentati i seguenti lavori : A. BÉGUINOT E L. FORMIGGINI. — ULTERIORI OSSERVAZIONI SULLE CARACEE VICARIANTI DELLA FLORA ITALIANA. In una precedente nota, che vide la luce nel BuUettino dello scorso anno, * ci studiammo di mettere in evidenza come, in corrispondenza dei territori floristicamente appartenenti all'Ita- lia, alcune Caracee esplicassero, analogamente a quanto ha luogo in molte piante superiori, il comportamento proprio alle entità vicarianti e cioè la sostituzione, totale o parziale, delle aree distributive. Posteriormente a quella nota, avemmo occasione di esami- nare le ragguardevoli ed istruttive collezioni conservate negli Istituti botanici di Pisa (Hi), gen.), di Roma (Hi), gen.. Cesati e romano) e di Palermo, grazie alla cortesia dei proff. G. Arcan- geli, R. Pirotta ed A. Borzi, che qui ringraziamo. Ci proponiamo, quindi, nella presente contribuzione di rendere breve conto delle osservazioni e constatazioni fatte nell' esame di questi Erbari, in aggiunta a quelle rese già di pubblica ragione sopra questo interessante argomento. ^ A. Bèguinot e L. Formiggini, Bicerche ed osservazioni sopra alcune entità vicarianti nelle Caracee della Flora Italiana, in « Bull. Soc. bot. ital. », n."-' 7, 8, 9, p. 100, a. 1907. SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL, 13 GIUGNO 79 1. Tolypellopsis obtusa (Desv, in Lois.) Bég. et Formigg. var. ulvoides (Bert.) Bég. et Formigg. in Bull. Soc. Bot. It., 1907, p. 102. La varietà è nota sin qui con sicurezza per cinque Provin- cie. Altri esemplari — sempre riferibili alla varietà o razza meridionale — vedemmo della località dove fu scoperta e cioè del lago superiore di Mantova (Barbieri, d'Arco, in Hb. Ces.), del lago di Bientina (Tassi, in Hb. gen. rom.) ecc. Qui aggiun- giamo una stazione in prov. di Ferrara e cioè : Gontrapò — Po di Volano (De Notaris, in Hb. gen. rom.), dove non era stata sin qui segnalata. Sicché il numero delle provincie sale a sei. 2. Lamprothamnus papulosus (Wallroth) Bég. et Formigg. in Bull. Soc. Bot. It., 1907, p. 108. var. Pouzolzii (Gay ex Br.) Bég. et Formigg. in I. e. Di questa varietà, a comportamento di vicariante, tornammo a vedere esemplari della località già segnalata nella precedente nota e cioè di Corsica a Portovecchio (ex Hb. Jordan) nell' Erb. gen. di Pisa. Quivi pure trovammo saggi l'accolti « nell'acqua salmastra dello stagno di Talamone » e nell' Erb. Cesati altri provenienti dall'isola d'Ischia (Gasparrini) — donde era già nota — e dalla Sicilia « in aquis salsis alla Lanterna di Mes- sina: Huet du Pavillon, PI. sic, n. 475 » — donde era stata indicata la varietà seguente. La sua area viene, quindi, ad essere considerevolmente aumentata. var. Montagnei (Braun) Bég. et Formigg. in 1. e. Nelle collezioni consultate nello scorso anno non ci era stato possibile di esaminare questa varietà — ■ pure a comportamento di vicariante — segnalata da alcuni Caracologi per Messina. Neil' Erb. gen. di Palermo riscontrammo saggi raccolti ai «pianti di Mondello: Riccobono » ed al «Ponte della Grazia: a"eg. Tineo » ad essa sicuramente riferibili. 3. Lychnothamnus barbatus (Meyen) v. Leon. var. spino- sus (Amici) Mig. La varietà fu scoperta nei laghi di Mantova, che é l'unica stazione per l'Italia settentrionale. Di essa — sempre di questa provenienza — esaminammo ricco materiale, tutto riferibile alla varietà, nell'Hb. gen. rom., Cesati ed in quello di Pisa. 80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 4. Chara Braunii Gmel. FI. Bad., IV, p. (HG (1826). var. Stalli (Menegh. ^) Bég. et Formigg. Bull. Soc. Bot. Ital-, 1907, p. 112. Nota per l'Italia solo per l'isola di Capraia (Arcip. Toscano), dove fu da noi segnalata nella precedente nota. Neil' Erb. gen. rom. vedemmo saggi dei dintorni di Castellammare (leg. R. Pi- rotta, Vili 1885) ; stazione che considerevolmente ne estende la sua area sul continente italiano. var. Soleirolei (Braun) Bég. et Formigg. in 1. e, p. 112. Questa varietà era indicata solo per la Corsica e noi ne ci- tammo esemplari dei dintorni di Bonifacio. Essa cresce, secondo saggi conservati nell'Erb. gen. di Palermo, anche in Sicilia e precisamente delle seguenti provenienze : <.< Acque di Noto » e « S. Francesco di Paola rimpetto la Vanella et ubique Militello » (leg. Tinèo). 5. Chara papillosa Kùtzing in « Flora » (1834), li, p. 707 = Chara miennedia A. Braun, Conspect. system. (1867), p. 6, II. 40; Kryptfl. von Schlesien (1876), p. 406 etc. (pr. p.). È rappresentata dal tipo nell' Italia settentrionale, e ne ve- demmo esemplari deìV Udinese (Erb. L. ed M. Gortani - Flora Carnioa) e della Provincia di Roma {Lago di Vico : leg. Pappi in Erb. gen. Rom.), mentre il secondo di noi la raccolse nel ^ Attribuita da tutti i Caracologi al Visiani che nella « FI. Dalm., Ili (1852), p. 331 » scrisse: Clwra Stalii Vis. = Charo}ysìs Stalli Men. in Atti Congr, Genova. Avendo a,vuto testé occasione il primo di noi di esaminare gli Atti in questione, « Atti della Ottava Riunione degli Scienziati italiani tenuta in Geuova dal xiv al xxix set- tembre 1846 » e pubblicati a Genova nel 1847, potè convincersi che le cose stanno alquanto diversamente. Difatti alla i^ag. 552 (riun. del giorno 18 sett.) trovasi quanto segue : « Il Segretario profes- sore Meneghini presenta una nuova specie di Chara del sottogener^ Charopsts, che, per essere stata scoperta la prima volta dal sig. S •'» lio, propone denominarla : Chara (Charopsis) Stalli », — cui segue la diagnosi presso a poco corrispondente a quella redatta dal Visiani cinque anni dopo. Essendo, di conseguenza, erroneo che Meneghini abbia descritta l'entità in questione sotto il gen. Charopsis, come per una strana svista ammise il Visiani e tutti gli altri ripeterono, è evidente che al primo spetta la priorità, per quanto l'entità da lui descritta non possa essere mantenuta, nell'attuale Sistema, al rango di specie. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 81 Padovano (Candiana -Valli Michìeli - Ponte Casale). Tende ad essere sostituita nella regione mediterranea dalle due seguenti varietà, che già il Braun stesso descrisse come forme dell' Eu- ropa meridionale : var. pseudobaltica Bég. et Formigg. n. comb, = Ch. in- termedia var. pseudolMltìca Braun u. Nord. Fragni. Mon. Char. (1882), p. 154. Già indicata dal Braun (1. e.) pel Lago di Massaciuccoli (Lucca) e per Pozzuoli: nell'Erb. qqw. del R. Istituto bot. di Roma ne vedemmo esemplari provenienti dal Genovese (leg. Pelosi e G. B. Canneva). var. ornata Bég. et Formigg. n. comb. ^ Ch. intermedia var. ornata Braun u. Nord. 1. e. Indicata già dal Braun (1. e.) pel Lago di Massaciuccoli (Luc- ca) : non ne vedemmo sin qui alcun esemplare. Queste constatazioni, nel mentre estendono l'area distributiva di alcune delle entità sopra illustrate, ed una ne aggiungono ad analogo comportamento, stanno a confermare le idee già da noi espresse sul vicariismo di alcune Caracee italiane. L. FORMIGGINI. — CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE CARACEE DELLA SICILIA. Lo studio da tempo intrapreso dell' interessantissimo gruppo di crittogame costituito dalle Caracee mi portò ad alcune in- teressanti osservazioni, che ebbi occasione di render note in due precedenti pubblicazioni collaborate col dott. A. Béguinot. ^ Trovo ora prezzo dell' opera il rilevare anche alcune osser- vazioni da me fatte a proposito della Flora caracologica della Sicilia, poiché solo quattro autori, almeno da quanto mi risulta, si occuparono di essa e cioè il Braun ^ ed il Tornabene ^ molto 1 A. Béguinot e L. Formiggini, Ricerche ed osservazioni sopra al- cune entità vicarianti nelle Caracee della Flora Italiana, in « Bull. Soc. Bot. Ital. », 1907, p. 100; Ulteriori osservazioni sulle Caracee della Flora Italiana, « Ibid. », 1908, p. 78. - Braun A. U. NordSTEdt D., Fragmente einer Monographie der Cìiaraceen, in « Fhysikalische Abhandlungen der Koniglichen Akademic der Wissenschaften r.u Berlin, 1882 ». 3 Tornabene F., Flora Stenla, Catinae, xviii Julii mdccclxxxvii. 82 SEDE DI riRENZI*; - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO limitatamente e con una certa larghezza il Ross ^ e l'Holtz. * I rilievi da me fatti in questo campo derivano dall'esame del- l'Erbario Generale Panormitano e degli Erb. Cesati e Trevisan, rispettivamente conservati presso i R. Istituti botanici di Pa- lermo, Roma e Genova. Dal confronto degli elenchi riportati dagli Autori sopra citati colle raccolte esaminate sono in grado di redigere un elenco delle varie specie di Caracee viventi nella Sicilia, finora note, avvertendo che in detta enumerazione faccio precedere da un asterisco quelle specie o varietà, che i precedenti autori non citarono. * 1. NlTELLA CAPITATA (N. ab. Es.) Ag. Di questa specie vidi due esemplari nell'Erb. Palermitano, raccolti a Catania (leg. Tornabene ?) ed a Gurgo di San, Ciro (leg. Tineo). 2. N. FLExiLis (L. ex parte) Ag. Indicata per Catania da Tornabene (op. e, p. 628). 3. N. TRANSLUCENs (Pers-) Ag. Indicata per Militello (leg. Cosentini) dal Brauii (op. e, p. 49). 4. N. TENUissiMA (Desv.) Coss. et Germ. Indicata per la Sicilia ingenerale (Erb. Bernhardi) dal Braun fop. e, p. 02), 5. N. HYALINA (DC.) Kg. Indicata per la Sicilia dal Braun (op. e, p. 78), e più precisamente per Palermo, San Guglielmo e Catania dal Tornabene (op. e.) : ne vidi un esemplare nell'erbario Pa- lermitano (leg. Tineo ? ottobre 1847) raccolto a Marsala. 6. TOLYPELLA GLOMERATA (DOSV.) V. LeOUh. Indicata per Catania dal Braun e per Palermo (presso M. Grifone), dal Ross e dal Holtz : ne vidi due esem- plari nell'erbario Palermitano, di località incerta l'uno (leg. Todaro ?), di Trapani (leg. Reina) l'altro. ^ Ross H., Contribuzione alla conoscenza della Flora Sicula, in « Bull, della Soc. bot. ital. », n. 9, 1905. * Holtz L., J^eue Fundorte von Characeen auf der Insel Sizilien, von Dr. Ross, in « Nuova Notarisia », ser. XVI, ann. XXI. Apr. 1906. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 83 7. Lamprothamnus papdlosds (Wallr.) Bég. et Formigg. * var. MoNTAGNEi (Brauii) Bég. et Formigg. Ne vidi tre esemplari nell'erbario Palermitano; due rac- colti da Tineo (Ponte delle Grazie l'uno, di località incerta l'altro) ed uno da Riccobono Antonio ai Pianti di Mondello. var. PoDzoLzii (Braun) Bég. et Formigg. Di questa varietà già indicata dal Braun (op. e. p. 100) per Messina vidi un solo esemplare in Erb. Cesati presso il R. Ist. bot. di Roma [alla Lanterna di Messina, 13-III-1856: Huet dit Pavillon: PI. sic, n. 475]. * 8. Chara Bradnii Gm. Neil' erbario Palermitano vidi un esemplare di questa specie, che non si diparte dal tipo comune nordico : l'esem- plare in parola proviene da Marsala (lO-y-33 leg. Tineo). * var. SoLEiROLii (Braun) Bég. et Formigg. Nel precitato Erbario figurano due esemplari di questa varietà entrambi raccolti da Tineo e provenienti l'uno dalle acque di Noto (sub: Ch. flexilis h. 18-IV-1829), 1' altro da San Francesco di Paola e Militello (22-III-1829). 9. Ch. canescens Loisel. Già indicata da Tornabene (sub: Chara crinita) per Palermo e Catania. f. PSEUDOSPiNOSissiMA (Holtz, sub : Ch. crinita) For- migg. n. comb. La presente forma fu indicata e descritta dall' Holtz (op. e. p. 58) e riferita pure dal Ross (op. e. p. 254) pel Lago di Pergusa-Castrogiovanni. Altro esemplare proveniente dal Lago di Pergusa (sub : Chara hispida L. leg. Bivona) ed altro ancora con l'indi- cazione « N. 12 Li stagnis maritimis » (leg. Tineo), ri- feribili secondo me a questa forma, rinvenni nell'Erbario Palermitano. * 10. Ch. ceratophylla Wallr. Ne vidi un solo esemplare nell'Erb. Palermitano, raccolto a Oreio (leg. Tineo). * 11. Ch. contraria A. Br. var. hispidula A. Br. f. macrostephana Mig. A questa forma sembrami doversi riferire un esemplare rinvenuto sempre nello stesso erbario siculo raccolto dal Tineo [Fiiune di Ficarassi, 31-VHI-27]. 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 12. Ch. gymnophylla a. Br, Già indicata pella Sicilia come sottospecie della Ch. foe- tida A. Br, dal Brauii (op, e. p. 159) : ne vidi parecchi esemplari nell' erbario palermitano, provenienti da Castel- nuovo (Giugno 1827, leg. Tineo) ed altri di località in- certa raccolti da Todaro : altro esemplare siciliano vidi nell'Erb. Trevisan iya. Erb. Genova). * 7 SUBNUDIFOLIA Mig. Un solo esemplare proveniente da Siracusa (leg. Tineo ?). var. SUBSEGREGATA Nord. Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) per Partinico (prov. di Palermo, V-1891). var. SDBSEGREGATA Nord. f. BRACHYPHYLLA CLAUSA Holtz Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) pella Prov. di Palermo [tra Villafrate e Godrano : Isola dì Marettimo] : ne vidi . due esemplari pure della Prov. di Palermo [ruscelli di Poi ; sub: Ch. fragilis, n. 8. M. Grifone'] raccolti da Tineo. f. SDBINERMIS MACR03TEPHANA. Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) per Spaccaforno {nel fiume della Cava grande, VIII-84). f. SOBINERMIS LONGIBRACTEATA VALDE INCRUSTATA. Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) per Caltagirone [VI-1893]. * 13. Ch. CRASsrcAULis Schleich. j3 SUBINERMIS. Ne vidi un solo esemplare siciliano : manca l'indicazione del raccoglitore e dell' habitat. 14. Ch. foetida A. Br. Indicata per Catania da Tornabene (op. e.) : ne vidi un esemplare della medesima località e dallo stesso Tornabene raccolta ; inoltre vari altri esemplari di località incerta (leg. Tineo). f. SDBINERMIS MACROPTILA MACROTELES (fere SUbUUda) laxior. Indicata da Ross ed Holtz (op. e.) per Palermo (alla Favorita, 1889). f. SUBINERMIS MICROPTILA. Indicata da Ross ed Holtz (op. e.) per Palerìno (bosco di Ficuzza, V-1888, VI-1890). SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 85 * f. SUBINERMIS j3 LONGIBRACTEATA A. Br. Ne vidi parecchi esemplari : Palermo (Ponte deWani- miraglio (leg. Tiiieo) ; Mondello (in acqua Salsa) (leg. Tineo, Riccobono, Todaro), tutti nell'erbario palermitano. 15. Ch. hispida L. Indicata per Catania da Tornabene. * f. MICRACANTHA V. PSEUDOINTERMEDIA. Ne vidi parecchi esemplari di incerta località e racco- glitore : l'unico coirindicazione di località — CarcaciC?) — sembra sia stato raccolto dal Porcari. (?) f. MICRACANTHA MACROPHYI.LA ELONGATA REFRACTA. Indicata per Castrogiovanni da Ross e da Holtz (op. e). f. MICRACANTHA BRACHYPHYLLA ELONGATA. Indicata polla prov.di Palermo da Ross e da Holtz (op. e). * 16. Ch. ASPERA (Deth.) Willd. * f. BREVISPINA £ PSEUDOFRAGILIS. Ne vidi due esemplari provenienti l'uno da Trapani (V-1869, leg. Todaro) e dalla provincia di Pafermo l' altro (S. Maria Gero sotto M. Grifone, leg. Tineo). 17, Ch. galioides DC. Indicata dal Ross e da Holtz (op.cit.) polla Sicilia senza indicazione precisa della località : ne vidi un esemplare proveniente dagli stagni di Favignana (leg. Tineo). f. PUSILLA. Indicata da Braun (op. e. p. 179) per Vlsola di Favi- gnana. 18. Ch. fragilis Desv. Indicata da Tornabene per Catania e da Ross ed Holtz per Palermo. Ne vidi parecchi esemplari, dei quali uno di Spaccaforno (leg. Ross, 1884) e parecchi del palermitano {San Ciro, Brancauno e Villafrate, leg. Tineo), sempre nell' Erbario dell' Ist. bot. di Palermo. Da questo elenco risultano nuove per la Sicilia 6 specie e 6 varietà. Per quanto modesto, questo contributo ha la sua importanza, in quanto permette di meglio conoscere la Flora crittogamica Sicula e l'area distributiva delle Caracee stesse. 86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO Ringrazio, quindi, i Direttori dei R. Istituti botanici di Palermo, Roma e Genova, i quali, in seguito al gentile interessamento dell'illustre mio Maestro prof. Saccardo e del prof. Béguinot, mi resero possibile la redazione della presente nota. R. Ist. bot. di Padova, Giugno 1908. MICHELETTI L. — LEPIDIUM BRAB A L. YAK. SUB- INTEGRIFOLIUM. Nei dintorni della città di Alessandria è comunissimo il Le- pidium Draba L. Fra le mura e talune fortificazioni ricopre interi appezzamenti di terreno che nel mese di maggio si ve- dono perciò biancheggianti. Ebbi più volte ad osservare che le foglie di questa pianta, più o meno oblungo-lanceoiate od ovato- oblunghe e, d'ordinario, più o meno irregolarmente dentate, sono invece, in taluni individui, quasi intero, o anche comple- tamente intere, e, in questi casi, più tenere che negli individui a foglie decisamente dentate, rappresentanti la forma genuina o tipica. Talvolta sono più ovato-cordate, specialmente in alto, o più grandi e con orecchiette non sempre acute, ma di solito piuttosto arrotondate. È notorio che quasi tutte le specie di piante a foglie irrego- larmente dentate, oppure a semi od a lacinie irregolari, pre- sentano delle differenze spesso notevoli nella dentatura, nelle insellai ure o nelle suddivisioni delle diverse foglie anche di uno stesso individuo. Il Lepidiuin Draba L., di cui esaminai parecchie centinaia di individui, presenta gradazioni diverse di dentatura nelle foglie cauline e di insenatura in quelle radicali e non poche volte ha contemporaneamente foglie dentato-centinate e foglie intere o quasi intere. Il trovare però che in taluni individui la dentatura delle fo- glie manca od è appena accennata o da una leggera ondula- zione dei margini o da leggerissimi loro rilievi, alcune volte anche rari, tanto che le foglie si potrebbero sempre considerare, in questi casi, a margine intero; il trovare inoltre non sempre, ma frequentemente concomitanti le altre varianti preaccennate, m'induce a segnalare questa nuova forma, di cui ho 1' onore di SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 87 comunicare alla Società alcuni esemplari insieme con altri della forma tipica, esemplari destinati all'erbario centrale. In base a ciò e tenuto conto della descrizione del Lepidiam Draha L. a pa^. 486, voi. I della Flora analitica d' Italia (Fiori e Paoletti) e dell'aggiunta che si legge a pag. 99, voi. IV, della Flora stessa, si verrebbero ad avere tre varietà ; quella tipica, quella a foglie grasse e questa, di cui tratto, a foglie intere o quasi e cioè: A) Foglie irregolarmente dentate con orecchiette d'ordi- nario acute. a) tijpicum. Luoghi erbosi e macerie della regione pa- dana e med. nella Penisola, Istria e isole. Aprile, Maggio. B) Foglie grasse, siliquette più grandi, manifestamente re- ticolato-venose, quasi smarginate all'apice, stilo lunghetto. Calabria nel territorio di Castrovillari a Cammarata. N. Ter- racciano. h) crassifoliwn N. Terr. C) Foglie intere o quasi intere, di forma ora come nel tipo, ora meno oblunghe, piuttosto tenere, le superiori soventi più ovato-cuoriformi. Orecchiette di solito meno acute o decisa- mente arrotondate. y S'cbintegrifoliu'/n. Alessandria, lungo i margini erbosi della strada provinciale savonese prima del cavalcavia ferro- viario e qua e là nei terreni incolti, sempre poco frequente. Può essere che questa varietà cresca in altre regioni e forse già si trovi rappresentata negli inserti dell'erbario centrale e in altre collezioni, ma non mi risulta segnalata nelle flore. Posseggo io pure un esemplare di Lepidiura Draba L. a foglie pressoché intere da me raccolto nel giugno del 1879 al Campo di Marte di Firenze, ma non ha tutti i caratteri di cui alla lettera C. GIROLAMO AZ2I. — SULLA FORMAZIONE DI TILLI NEI VASI LEGNOSI DELLE RADICI DELLE CASUARINE. Come é noto, la formazione dei tilli è molto rara nelle radici degli alberi dicotili e fu sino ad ora ritrovata principalmente nei generi Quercus, Betula, Fraxinus. Ora lavorando per la mia Tesi di Laurea sulla radice delle Casuarine, mi è occorso 88 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO con straordinaria frequenza di riscontrare tilli entro i vasi areolati di secondaria formazione e, data la rarità del caso, non mi parve fuor di proposito redigerne una breve nota preliminare. Nella Casuarina mucronata e nella equisetìfolia il fenomeno è assai comune; e. si può dire senza tema di esagerare, in cin- que sezioni ve ne è per lo meno una nella quale si è certi di trovare dei tilli. Sparsi talora e distribuiti irregolarmente lungo le pareti dei vasi, tal' altra in quantità da occluderne completamente il lume, essi si trovano sempre nelle tracheidi e nelle trachee punteg- giate, a grande preferenza in queste ultime, mai invece nei vasi spiralati od anulari. Questa condizione non apparrà punto strana quando si pensi che il notevole ispessimento delle membrane vasali nelle Casuarine è tale da impedire la formazione di una soluzione di continuità, l'unica via, tolte le areole, aperta all'in- vasione delle cellule parenchimatiche circostanti. I vasi contenenti tilli si trovano quasi esclusivamente nella regione periferica, cioè verso il cambio dove gli elementi pa- renchimatici essendo più giovani sono maggiormente atti a proliferare. II loro modo di formazione non differisce per nulla dall'ordi- nario : una cellula del parenchima legnoso adiacente ad un vaso protunde attraverso ad un' areola di quest' ultimo formando una vescichetta la quale si rende indipendente entro il lume vasale in seguito alla formazione di un setto cellulosico nella sua base. Attraverso le areole di uno stesso vaso possono formarsi più tilli allo stesso tempo, provenienti perciò da più cellule paren- chimatiche. Questa specie di cellula madre del tillo si segmenta per solito attivamente e questa segmentazione può raggiungere un grado tale di sviluppo da obliterare completamente il lume del vaso con una massa cellulare i cui elementi per effetto delle pressioni laterali assumono una forma più o meno regolarmente poliedrica. Riguardo alla funzionalità dei tilli ora accennati, questo dirò: che nelle Casuarine riscontrandosi frequentemente in essi dei granuli d'amido, talora in una certa abbondanza, cosi potrebbesi ammettere che avessero il significato di magaz- zini di riserva. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 89 Il Segretario presenta infine la seguente nota delle Puliblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se- mestre del 1908. Anales del Museo Nacional de Montevideo. Voi. VI (Flora Uruguaya), Tomo III, Entrega 3. Montevideo, 1908. Bollettino dell' Istituto agrario di iScandicci. Voi. VII, n. 1. Bulletin de la Sooiété Vaudoise des sciences naturelles. Voi. 43, n. 160. Bulletin du Jardin Imp. Bot. de St. Pétersbourg. Tom. VII, livr. 3-4, 5-6; Vili, livr. 1-2. Bulletin of the Lloyd Library. Bull, n." 9, 1907. Contributions from the Botanical Laboratory of the University of Penn- sylvania. Voi. Ili, n. 1, Philadelphia, 1907, Oesterreichische Garten-Zettung, Jahrg. Ili, 1908, n.^ 1-6. The Journal of the Quekett-Microscopical Club. Ser. 2^, voi. X, n. 62. The Ohio Naturalist. Voi. Vili, 1908, n.' 1-6. Borzì A. e Sommier S., Relazione delle feste Linneane in Svezia. Firenze, 1907 {Bull, della Soc. bot. ital., 1907). Bresadola J., Fungi aliquot gallici novi vel minus cogniti, Berlin, 1908 {Annales Mycvlogiei. Voi. VI, n. 1). — Fungi Javanici lecti a ci. Prof. D.' E. Heinricher. Berlin, 1907 (Ibidem, voi. V, n. 3). — Hymenomycetes novi vel minus cogniti. Berlin, 1905 (Ibidem, voi. III, n. 2). Capra G., Geologia della Valle d'Aosta. Studio riassuntivo, Mi- lano, 1908. Celi G., Ricerche sulla biologia e filogenesi del fico ed inquadra- mento delle relative razze italiane meridionali (Ficus Carica L.). Napoli, 1908 {Atti del B. Istituto d'' Incoragg. di Napoli. Ser. VI. voi. IVV Chiovenda E. e Cortesi F., Species novae in excelsis Ruv^enzori in expeditione Ducis Aprutii lectae. Roma, 1907. {Annali di Bota- . nica, voi. VI, fase. 1). Cobelli E., Il Ficus Carica L. nel Trentino. Wien, 1907. (Verhandl. der k. k. zool.-bot. Gesellsah. in Wien, 1908). Comes 0., Prospetto delle razze di tabacchi. Portici, 1906. (Estr. dal volume : La R. Scuola Sup. di Agr. in Portici nel passato e nel presente). — Sulle varietà tipiche della Nicotiana Tabacum L. Note critiche. {Bull, tecnico della coltivazione dei Tabacchi, 1908, n. 1). Cortesi F., Alcune lettere inedite di Ferrante Imperato. Roma, 1907 (Annali di Botanica, voi. VI, fase. 1). — Alcune lettere inedite di Giovanni Pona. Roma, 1908. (Idem, voi. VI, fase. 3). Bull, della Soc. bot. ital. 7 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO Cortesi F., Per la storia dei primi Lincei. I-III. Roma, 1907-908. (Idem, voi. VI, fase. 1, 3). — Studi sulla flora di Monte Terminillo e dell'Appennino Centrale. I, Roma, 1908. (Idem, voi. VI, fase. 3). — Una lettera inedita di Tobia Aldini a Giovan Battista Faber. Roma, 1908 (Idem, voi. VI, fase. 3). Cufino L., « La Nicotiana glauca Grah. » subspontauea in Tripolitania. Napoli, 1908 (Boli, della Soc. A/rio. d' Italia, Anno XXVII, fasci- coli 3-4). Fiori A. e Paoletti G., Flora Analitica d'Italia, voi. IV, parte 2* (Indice Generale). Padova, 1908. Llyod C. G., Mycological Notes, n.' 24-26. Cincinnati, 1906-1907. — The Nidulariaceae or « Bird' s-nest Fungi ». Cincinnati, 1906. — The Phalloids of Atistralasia. Cincinnati, 1907. Macchiati L., Cenno bio-bibliografico . del Prof. Gino Cugini. Mo- dena, 1908. {Atti della Soc. dei Nat. e Mat. di Modena, ser. IV, voi. X). Macdougal D. T., Vail A. M., Shull G. H., Mutations, variations, and relatiouships of the Oenotheras. Washington, 1907. (Car- negie Institution of Washington Puhlication, n. 81). Massalongo C, Nuove reclute della Flora Micologica del Veronese, Genova, 1906. (Malpighia, anno XX, voi. XX). Ponzo A., Considerazioni sull' Autogamia nelle piante fanerogame. Palermo, 1907. (Naturalista Siciliano, anno XIX-XX, 1907). Sommier S., Materiali per una Florula di Pantelleria. Firenze, 1907. Bull, della Soc. hot. ital, 1907). — Un gioiello della Flora Maltese. Nuovo genere e nuova specie di Composte. Firenze, 1907. (Nuovo Giorn. boi. ital. [Nuova serie], voi. XIV, n. 4). Sprecher A., Le Ginkgo biloba Li. Genève, 1907. Toni (de) G. B., Gino Cugini. Modena, 1907. (Le Stazioni sperim. agr. ital., 1907, voi. 40, fase. 8-10). Traverso G. B., Una salita botanica al Pizzo Arena (Bergamo). Padova, 1903. (Atti dell' Accad. Scient. Veneto- Trentina- Istriana. Classe I, voi. V, 1908). Dopo di che l'adunanza è tolta. STATUTO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA APPROVATO nella Riunione generale a Genova del 1892 E MODIFICATO in quelle di Perugia (1893), di Palermo (1895), di Pisa (1896) e di ValloniDrosa (1905) Art. 1. — La Società botanica italiana ha per scopo la diffu- sione e il progresso degli studi botanici in Italia. Art. 2. — La Società si compone di un numero illimitato di Soci. Art. 3. — Essa ha una Direzione generale amministrativa, e Sedi particolari scientifiche. Della Direzione. Art. 4. — La Direzione risiede in Firenze. Art. 5. — Essa è costituita da un Consiglio composto : di un Presidente, di quattro Vice-Presidenti, di otto Consiglieri (cin- que dei quali compiono gli uffici di Economo, Archivista, Segre- tario degli atti, Segretario delle Pubblicazioni e Segretario della Sede di Firenze), e dei Delegati delle singole Sedi. Art. 6. — Il Presidente separatamente, i Vice-Presidenti col- lettivamente, e i Consiglieri pure collettivamente, sono eletti dalla Riunione generale dei Soci, a schede segrete ed a mag- gioranza assoluta di voti. Tutti durano in ufficio un triennio. Il Presidente ed i Vice-Presidenti non sono immediatamente rieleggibili che una volta sola. I Consiglieri tutti, invece, pos- sono essere riconfermati anche oltre il sessennio. Art. 7. — Se durante il triennio si verificano vacanze nel Consiglio, esso stesso provvede fino alla prossima Riunione ge- nerale, la quale procederà alla elezione dei titolari agli uffici vacanti. I nuovi eletti rimarranno in carica fino a compimento del triennio di nomina degli ufficiali che avranno sostituito. 92 STATUTO Art. 8. — Il Presidente sorveglia l'andamento della Società e ne fa eseguire lo Statuto; — regola i lavori del Consiglio ; — lo riunisce e lo presiede, e nelle deliberazioni ha voto preponde- rante in caso di parità di voti ; — può per gravi motivi, o quando ne sia fatta domanda motivata da almeno 25 soci, convocare la Società in riunione generale, dandone avviso almeno un mese avanti. Art. 9. — I Vice-Presidenti suppliscono il Presidente in caso d'impedimento. In caso di mancanza del medesimo ne assume l'ufficio il Vice-Presidente anziano d'età, Ano alla prossima Riu- nione generale della Società. Art. 10. — L'Economo tiene i conti della Società; ne custo- disce i fondi ; riscuote le tasse e le quote dei Soci ; fa le spese approvate dal Consiglio; e ne rende conto al Consiglio stesso. Art. 11. — L'Archivista custodisce nella Sede della Direzione le carte della Società, e le opere ad essa donate o ricevute in cambio oppure acquistate, ed impresta le opere ai Soci dietro loro domanda, contro ricevuta e per un tempo determinato. Art. 12. — Il Segretario degli atti redige i processi verbali delle sedute del Consiglio ; tiene il registro dei Soci ; coadiuva l'ufficio di Presidenza nel carteggio. Art. 13. — Il Segretario delle Pubblicazioni attende ad esse, le invia ai Soci, ne fa cambio con altre pubblicazioni, previa approvazione del Consiglio, e ne cura la vendita. Art. 14. — In caso d' impedimento dell' Economo o dell'Archi- vista o dei Segretari, il Consiglio delega il loro ufficio ad un altro Consigliere. Dei Sindaci e del Consuliore legale. Art. 15. — Vi saranno inoltre due Sindaci da nominarsi nelle Riunioni generali tra i soci con scheda separata e colle norme stabiUte dall'art. 6, incaricati di controllare il bilancio sociale, i quali faranno una relazione annuale sul bilancio consuntivo ed interverranno alle adunanze del Consiglio nelle quali si di- scuteranno i bilanci. La relazione dei Sindaci sarà resa nota ai Soci. I Sindaci durano in carica tre anni e sono sempre rieleg- gibili. Non possono essere eletti Sindaci quei Soci che abbiano legami di parentela coi membri del Consiglio d'amministrazione della Società. STATUTO 93 Art. 16. — Il Consiglio ha facoltà di aggregarsi un Consul- tore legale anche non socio, il quale avrà solo voce consultiva e presterà l'opera sua gratuitamente, fruendo dei diritti dei Soci. Delle Sedi. Art. 17. — Saranno istituite Sedi della Società là dove ne fanno domanda almeno 12 Soci residenti nella provincia, o in provinole limitrofe a quella ove si trova il luogo designato a Sede. Art. 18. — La domanda firmata dai richiedenti per ogni Sede è trasmessa al Consiglio. Il Consiglio delibera, e dopo la sua deliberazione favorevole la Sede viene costituita. Art. 19. — Le Sedi sono dirette da un Seggio costituito : da un Presidente, un Vice-Presidente ed un Segretario-Economo, eletti in conformità allo speciale Regolamento per le Sedi me- desime. Art. 20. — Le Sedi tengono adunanze, per udire le comunica- zioni dei Soci, per discutere argomenti scientifici, fanno escur- sioni ed esplorazioni, accudiscono in una parola nei modi detti 0 in altri a loro miglior giudizio al lavoro scientifico botanico. Art. 21. — Le Sedi sono rappresentate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d' intervento e di voto nelle sue adunanze; comunicano con il Consiglio per carteggio del rispet- tivo Seggio con il Presidente della Società. Trasmettono ogni quadrimestre la nota delle loro spese minute, che non oltrepas- sino in totale L. 50, per averne il rimborso. Per spese di mag- giore entità occorre l'approvazione preventiva del Consiglio. Art. 22. — I processi verbali delle adunanze delle Sedi sono trasmessi alla Direzione per essere pubblicati nel BulletUno, dove sono pubblicate altresì le comunicazioni fatte dai Soci alle Sedi, per intero, se non oltrepassano 12 pagine e non sono ac- compagnate da tavole, altrimenti per estratto redatto dall'autore stesso. Dei Soci. Art. 23. — Perchè uno possa essere ammesso nella Società, occorre ne faccia alla Direzione la domanda per iscritto munita della firma di due Soci. 94 STATUTO Art. 24. — II Socio pag-a una tassa di ammissione di Lire Cinque, e una quota annua di Lire Venti. L'anno incominciato sarà pagato per intero. Art. 25. — Il Socio si obbliga a far parte della Società per tre anni. Non dimettendosi due mesi avanti la fine del triennio mediante lettera in iscritto al Presidente della Società, si ritiene obbligato per l'anno' successivo e cosi di seguito di anno in anno. Art. 26. — II Socio che nel primo trimestre dell'anno non paga la sua quota sarà richiamato dall'Economo all'adempimento del suo obbligo. Se passato un altro trimestre non vi avrà ottem- perato, gli sarà sospeso l'invio delle pubblicazioni. E se malgrado ciò egli continua moroso per un altro semestre, sarà radiato dal ruolo dei Soci, con pubblicazione nel Bullettino della Società. I Soci riceveranno il diploma e- la tessera dopo il pagamento della tassa di ammissione. Art. 27. — Le quote annue possono essere sostituite dal pa- gamento per una volta sola di Lire Duecento, senza deduzione delle quote che fossero già state pagate. II Socio che ha eseguito tal pagamento è dichiarato Socio perpetuo. Art. 28. — II Socio riceve gratuitamente il Bullettino e il Nuovo Giornale liotanico italiano, periodici della Società, e quant'altro venga da essa pubblicato. Il Bullettino dovrà con- tenere, oltre i processi verbali e le comunicazioni di che all'arti- colo 22, gli atti e gli avvisi ufficiali della Società. Art. 29. — I Soci possono intervenire alle adunanze delle di- verse Sedi, con gli stessi diritti che nella propria. Art. 30. — I Soci si radunano ancora in Riunione generale, in tempo e luogo prestabilito volta per volta dalla Riunione pre- cedente, o per convocazione del Presidente, giusta il disposto dell'art. 8. Art. 31. — Nelle Riunioni generali le adunanze sono private 0 pubbliche. Le prime sono presiedute dal Consiglio di Direzione, il quale rende conto dell'andamento della Società e del proprio operato e lo sottopone all'approvazione della Riunione ; e pro- pone, se occorre, questioni su cui deliberare, che possono ancora essere proposte d' iniziativa dei Soci, dandone però avviso al Consiglio innanzi la Riunione. Nelle adunanze private si fanno pure le elezioni dei membri del Consiglio nel modo determinato dall'art. 6. Nelle adunanze pubbliche sono ammessi anche gli .STATUTO 95 estranei alla Società e possono essere aggiunte al Seggio altre persone estranee al Consiglio per presiedere; non vi potranno essere trattati che argomenti scientifici. Art. 32. — I Soci assenti dalla Riunione generale possono farsi rappresentare dai presenti, mediante una procura scritta ; però nessun Socio presente alla Riunione potrà assumere più di due procure. Art. 33. — Qualunque proposta di modificazione allo Statuto dovrà essere fatta nota ai Soci due mesi prima della Riunione generale, e per essere adottata dovrà riunire i voti dei tre quarti dei Soci presenti o rappresentati. Art. 34. — La proposta e l'approvazione di scioglimento della Società dovrà essere fatta colle stesse clausole contenute nel- l'art. 33. In caso di scioglimento la Riunione generale delibererà sopra la erogazione del capitale sociale. Art. 35. — Le pubblicazioni della Società consisteranno in un BitlleUino mensile, nel quale prenderanno posto per intero le comunicazioni fatte dai Soci nelle Adunanze, o altrimenti per estratto redatto dall 'autore, purché non oltrepassino 12 pagine e non siano accompagnate da tavole; in un periodico trimestrale che porterà il titolo; Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova serie), Memorie della Società botanica italiana, nel quale com- pariranno i lavori che oltrepassino il limite di 12 pagine. Il Consiglio della Società stabilisce anno per anno in sede di bilancio la somma da assegnarsi alle pubblicazioni periodiche sociali. Nei limiti di questa somma ogni Socio potrà avere a sua disposizione per la stampa delle memorie o comunicazioni accettate dal Consiglio 5 fogli di stampa, ossia pagine 80. Questi fogli potranno essere sostituiti da una o più tavole, computan- dosi nei riguardi del socio ogni tavola per un foglio di stampa. Al valore di un foglio di stampa o parte di esso potranno anche essere sostituite altrettante incisioni intercalate nel testo. Potrà il Consiglio in circostanze speciali eccedere dai limiti sopraindicati. Gli autori Soci riceveranno .50 copie a parte della propria comunicazione con impaginazione e numerazione del Giornale o del Bullettino. XIII^ RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE Adunanza del 18 ottobre: 1908. Presidenza del Presidente Bokzì. Sono presenti i soci Baccarini, Barsali, Béguinot, Colozza, De Toni, Fiori, Forti, Gulia, Levier, Marchesetti, Mezzana, Parapanini, Som- mier, Trotter e Vaccari. Hanno inviato la loro adesione i soci : Ar- cangeli, Cavara, Cannarella, De Rosa, Micheletti, Minio e Traverso. Il Vice-presidente Baccarini apre la seduta e dà la parola al Segretario Pampanini il quale legge la seguente sua relazione, riguardante le pubblicazioni periodicbe sociali, già presentata al Consiglio e da questo approvata nell'adunanza del 13 giugno u. s. : Relazione sull'andamento dei periodici della Società botanica italiana durante il triennio 1905-8. ANNO NUOVO BULLETTINO BULLETTINO BIBLIO- TAVOLE RIEPILOGO GIORNALE GRAFICO 1903 pag. 622 pag. 345 4 1904 > 608 » 402 pag. 80 ^ \ Fogli 204, pagine 14 1905 ì pag. 743 1973 » pag. 402 » 76 2 ( 11 ed 11 tavole pubblicati nel triennio 1903-1905. Totale 1149 pag. 156 1906 pag. 408 » 194 » 64 2 1907 » 676 » 124 » 72 ^^ ( Fogli 108, pagine 12 1908 » 3 pag. 178 1262 » pag. 24 342 — ( 21 e tavole 21, pubblicati nel triennio 1908-1908.* Totali pag. 136 1 Come risulta da questo prospetto, nel triennio 1903-5 i pe- riodici della Soc. bot. ital. sono stati complessivamente di 204 * Fino al 13 giugno 1908. Bull, della Soc. bot. ital. 98 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE fogli di stampa e 14 pagine con 11 tavole. Nel triennio attuale (1906-8) sono stati, finora (giugno 1908), di 108 fogli di stampa e 12 pagine con 21 tavole. Calcolando che nel resto dell'annata in corso le pubblicazioni si facciano nella proporzione dei fasci- coli già usciti, a questi si dovrebbero aggiungere 676 pagine (Nuovo Giornale, BuUettino e Bull. 1)11)1100 rafico) e 6 tavole, cosicché la mole dei periodici di questo triennio dovrebbe ag- girarsi intorno ai 152 fogli di stampa con 27 tavole, cioè, circa 53 fogli di stampa in meno e 16 tavole in più che nel triennio precedente. Questa differenza in meno è dovuta alla scarsità della produ- zione del 1906, che fu 1' annata più povera dal 1900 in poi, ed alla eseguita del BuUettino, il quale da 402 pagine che contava nel 1904 e nel 1905, scese a 194 nel 1906 ed a 124 nel 1907; ed è facile prevedere che nell'anno in corso esso diminuirà mag- giormente. Questo esaurimento del BuUettino e la conseguente necessità di riunire diversi numeri in un fascicolo solo, indussero il Con- siglio a proporne la soppressione. Diversi soci lamentarono — ed a ragione — il grave incon- veniente dei ritardi nella pubblicazione dei periodici. Le cause di questi ritardi sono diverse : 1.° Lo sciopero che l'inverno scorso fece interrompere il lavoro nella Tipografia e fu la causa principale dell'accentua- zione dei ritardi in questi ultimi fascicoli. 2.° Nei periodi di pletora di lavoro, spesso la Tipografia pospone la Società bot. ital, ad altri clienti più rimunerativi, 3.° L' invio da parte dei soci di manoscritti non nitidi né definitivi, il che implica, per la Tipografia una maggiore spesa per la loro composizione e la conseguente preferenza eh' essa dà ad altri clienti. (Gfr. n. 2."). 4.° La richiesta degli autori di avere le bozze diverse volte, spesso tenendole presso di loro troppo a lungo, il che, quando gli autori non risiedono a Firenze, porta necessariamente a dei ritardi. Il Consiglio, preoccupato per questo inconveniente dei ritardi, ne trattò nella sua adunanza del di 11 aprile u. s. concludendo ch.e, per le ragioni suesposte, la responsabilità di questi ritardi non é soltanto della Tipografia, ma anche degli autori. Nel RIUNIONE GENERA-LE IN FIRENZE 99 contratto che col prossimo arino il Consiglio pel triennio 1909-11 stipulerà con la Tipografìa Pellas o con qualunque altra, sarà possibile includere una clausola che valga ad assicurare la pun- tualità da parte della Tipografia, ma d'altra parte per eliminare l'inconveniente anche gli autori dovranno assoggettarsi a delle regole, le quali si possono formulare nel modo seguente : l." I manoscritti devono essere presentati nella loro dizione definitiva e facilmente leggibili. Ad ogni modo, qualora le cor- rezioni — sia per numero come per qualità (soppressione di testo già composto o spostamenti sulle bozze impaginate) — sieno tali che la Tipografia debba chiedere per esse un pagamento suppletorio, la Società bot. ital. se ne farà rimborsare dai ri- spettivi autori. 2.° Le bozze saranno comunicate agli autori due volte: in colonna ed impaginate ; queste, dovranno essere rimandate col benestare entro un dato termine (che il Consiglio fisserà d'ac- cordo con la Tipografia), altrimenti la pubblicazione del lavoro sarà rimandata ad un altro numero del periodico. Cosi pure sarà rimandata ad un altro numero del periodico qualora l'au- tore desiderasse avere le bozze più di due volte, e questo dovesse ritardare la pubblicazione del fascicolo. Mancando il Cassiere, il Vice-presidente Baccarini dà schiarimenti su alcuni capitoli del bilancio triennale, già distribuito ai soci, e specialmente riguardo al debito dell' Istituto botanico di Firenze per la pubblicazione delVAiJiJeìidice al Nuovo Giornale. Espone come dall' epoca in cui fu stipulata la convenzione tra il Direttore del suddetto Istituto e la Società botanica, siansi mutati i rapporti tra questi due enti, nel senso che molti di coloro che contribuirono coi loro lavori a formare l'Appendice entrarono a far parte della So- cietà, mentre prima ne erano estranei. In tal modo essi vennero ad acquistare diritto di pubblicare i loro lavori nei periodici sociali e gli sembra quindi equo che l' Istituto botanico di Firenze non debba integralmente corrispondere anche pei lavori appartenènti ai soci, i compensi fissati nella convenzione fatta per ottenere che gli stu- diosi dell'Orto botanico potessero pubblicare i loro lavori nel Nuovo Giornale; in un periodo di tempo nel quale molti di essi non erano socii della Società botanica. Siccome poi Egli trovasi ad essere inte- ressato in questa vertenza tanto come Direttore dell' Istituto pre- detto quanto come Vice-presidente della Società, per ragioni di deli- catezza propone la nomina di una Commissione arbitrale. SoMMiER è favorevole alla nomina di questa Commissione che do- vrà sentire le ragioni tanto del Direttore quanto di chi era Presi- 100 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE dente della Società quando fu stipulato il contratto, ma ne vorrebbe limitato il mandato alla liquidazione del passato, lasciando impregiu- dicata la questione riguardo ad una nuova convenzione eventual- mente da stipularsi. Il prof. Baccarini è d'accordo col cav. Sommier tanto più che, a suo avviso, nessun tribunale ba mai sentenziato senza aver sentite le parti ; egli accetta la limitazione proposta dal cav. Sommier, tanto più che ancora non ba proposte concrete da presentare al riguardo. De Toni propone cbe la nomina della Commissione arbitrale sia deferita al Presidente. L'assemblea approva. Il Presidente nomina membri di questa Commissione i soci : E,. Pirotta, U. Brizi ed A. Fiori. Altre spiegazioni fornisce il Vice-presidente Baccarini riguardo alla cifra figurante in bilancio per cessione di periodici all'Istituto botanico di Firenze. A proposito di questa questione, che fu altra volta oggetto di discussione all'adunanza generale di Vallombrosa, è lieto di annunciare che la Società anche quest' anno ottenne dal Ministero dell'Istruzione un sussidio di L. 700 coli' obbligo di ce- dere gratuitamente all' Istituto botanico fiorentino gli stessi perio- dici che prima cedeva per un compenso di L. 600. Quindi da questo lato la Società viene ad avere ottenuto un vantaggio ; resta da li- quidarsi il debito arretrato e ciò spera di poter fare tra breve. È data quindi lettura della relazione dei Sindaci, riguardante il bilancio del 1907. Eccone il testo : Egregi consoci della Società botanica italiana, Chiamati dalla vostra fiducia a riferirvi sul bilancio sociale del caduto anno, dobbiamo anzitutto annunziarvi che il conto di cassa presenta i seguenti risultati, cioè : Entrata L. 4907.26 Uscita » 3808.69 Resto di cassa L. 1098. 57 superiore di L. 770.40 a quello del 31 Dicembre 1906, e che le singole partite di uscita sono regolarmente corredate di ana- loghe giustificazioni. Lo stato patrimoniale al 31 Dicemb. 1906 risultò in L. 19,998.30 ed al 31 Dicembre 1907 in L. 19,922.06, e cosi diminuito di L. 76.24; diminuzione insignificante che è il risultato del movi- mento dei vari titoli che compongono le attività e passività pa- trimoniali. Nel mentre vi accertiamo della verità delle cifre sopra accen- nate, e vi invitiamo ad approvare il bilancio, facciamo voti RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE 101 perchè in avvenire sia tenuto regolarmente il mastro, dal quale risultino esattamente chiusi tutti i singoli conti, e vengano su questo regolarmente compilati il Conto di cassa e di Entrata e spese generali da riportarsi nel complesso dei singoli titoli al- legati al bilancio. Firenze, S Maggio 1908. Dott. Luigi Pampaloni Dott. Dino Tardffi. Non essendovi alcuna obbiezione da parte degli intervenuti le due relazioni s'intendono approvate, e cosi pure il bilancio trien- nale già distribuito ai soci sino dal luglio decorso. Il Presidente invita il Segretario Fiori a leggere la sua relazione sopralo stato ecouoniico della Flora Italica Cryptogama, ugualmente presentato ed approvato nell'adunanza di Consiglio del 13 giugno u.s. : Resoconto finanziario della « Flora Italica Cryptogama ». Nella riunione straordinaria di Milano del Settembre 1906 fu presentato un primo resoconto sull'andamento della pubblicazione e sullo stato di cassa della Flora Italica Cryptogama, quando ancora non era stato distribuito alcun fascicolo al pubblico. Ora che ne sono già pubblicati 5 fascicoli, 4 dei Funghi ed 1 delle Alghe, si può già avere un criterio sulla riuscita finanziaria del- l'impresa, della quale la nostra Società, con lodevole proposito, volle prendere l'iniziativa. Al 31 Agosto di quest'anno gli associati alla detta Flora sali- vano al seguente numero : Opera completa, associati 82 per copie n.° 96 Funghi » 13 » » 14 Alghe » 2 » » 2 Si è quindi avuto un aumento di circa 30 associati dall'epoca in cui uscirono i primi fascicoli della Flora, cioè in poco più di un anno. Data l'indole dell'opera, è questo un risultato confortante, perché è già assicurato col numero attuale di abbonati, pur tenendo calcolo dello sconto del 20 7^ che devesi detrarre sopra 36 copie cedute a librai, il rimborso di quasi quattro quinti della spesa che la Società incontra per la stampa e spedizione della Flora. Cosi basterà avere altri associati a circa 25 copie 102 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE per ottenere il rimborso totale della spesa, ciò che può preve- dersi avvenga nel lasso di circa due anni. Questi calcoli si riferiscono alla parte dei Funghi, di cui già uscirono 4 fascicoli; per l'altra parte di cui si è iniziata la pubblicazione, cioè le Alghe, essendosene esitate 12 copie in meno, saremo un po' più lontani dal pareggio tra spesa ed incasso, benché per la tiratura di un numero minore di copie di questa parte, il costo sia inferiore di 4 lire per foglio di stampa. Non sono comprese in questi calcoli le spese per i clichès, ma esse saranno per buona parte compensate dalle elargizioni a fondo perduto fatte dagli egregi consoci Sommier e Forti, dall' Accademia dei Georgofili e dalla nostra Società. Lo stato di cassa riguardante la Flora Cryptogama, comu- nicatoci dal nostro Cassiere, fu pubblicato assieme al bilancio, già distribuito ai soci. È approvata senza osservazioni. Sono quindi poste in discussione le modificazioni allo Statuto pro- poste dal Consiglio. Si incomincia dalla prima proposta di sostituire con un unico gli attuali due periodici (Bullettino e Nuovo Giornale). Sorge a tale proposito una viva discussione alla quale prendono parte i soci SoMMiER, Db Toni e Vaccari, i quali avanzano proposte diverse e chiedono schiarimenti. Per dar tempo di riflettere e di meglio ac- cordarsi su questo argomento di vitale importanza e nella previ- sione dell'intervento di altri soci, il prof. Db Toni propone di' ri- mandarne la discussione alla prossima adunanza e cosi resta stabilito. Riguardo alla riduzione del numero degli estratti gratuiti da 100 a 50 copie, il Vice-presidente Baccarini fa osservare che questa modificazione, oltre a portare un risparmio di spesa alla Società, può procurare nuovi abbonati. Dopo prova e controprova la ridu- zione viene sancita dall'assemblea. Il Presidente propone quindi di rimandare la discussione degli altri affari alla successiva riunione e con ciò l'adunanza è sciolta. Adunanza del dì 22 ottobre 1908. Presidenza del Presidente Borzì. Sono presenti i soci : Baccarini, Barsali, Béguinot, Brizi, Cavara, Colozza, De Toni, Fiori, Forti, Merini, Pampanini, Pirotta, Sommier e Vaccari. Per guadagnare tempo, in assenza del Presidente, il Vice-presidente Baccarini propone di incominciare colle votazioni alle cariche so- RIUNIONE GENERALE IN FIRENME 103 ciali. Alcune schede, essendo redatte in modo non conforme alle norme regolamentari, sono annullate ; sono chiamati quindi i soci Barsali, Forti e Vaccari ad adempiere le funzioni di scrutatori. Insediatosi il Presidente BoRzt, proclama l'esito delle votazioni. I votanti sono 38 e risultano eletti a : Presidente Baccarini Prof. Pasquale. Vice- presidenti Sommier Dott. Stefano PiROTTA Prof. Romualdo Mattirolo Prof. Oreste Bouzi Prof. Antonino. Consiglieri Levibr Dott. Emilio Pampanini Dott. Renato Fiori Prof. Adriano Passerini Conte Prof. Napoleone CoLozzA Prof. Antonio Traverso Dott. Gio. Batt. Pavolini Dott. A. F. Cavara Prof. Fridiano. Sindaci Pampa loni Dott. Luigi Bargagli-Petrucci Dott. Gino. Il Presidente rivolge parole di plauso al nuovo Presidente Bacca- rini e lo elogia per 1' efficace opera prestata come Vice-presidente, nel triennio che ora volge alla fine, a vantaggio del nostro Soda- lizio ; non dubita quindi che egli voglia proseguire nello stesso modo pel triennio venturo. Il prof. Baccarini ringrazia il Presidente delle benevoli parole a lui dirette e ringrazia i consoci che con largo suffragio vollero eleggerlo a Presidente, benché egli non ambisse a questa carica. L'animo suo era anzi tormentato da un dubbio, che cioè, dati i non pochi rapporti che corrono tra la Società e l'Istituto botanico fioren- tino da lui diretto, vi fosse una certa incompatibilità colla carica di Presidente. L'ampia manifestazione di fiducia ottenuta dall'assem- blea lo ha però tranquillizzato a tale riguardo e lo induce a dedi- care ancora la sua opera a vantaggio della Società accettando la carica alla quale fu testé eletto. Il Presidente riassume la discussione fatta nella precedente adu- nanza sulle modificazioni dello Statuto concernenti le pubblicazioni periodiche della Società. Crederebbe che si potessero accettare le proposte del Consiglio, conservando però il giornale trimestrale, pubblicando e distribuendo i processi verbali subito dopo le singole adunanze, lasciando al Consiglio una certa larghezza per fissarne le modalità di pubblicazione secondo le esigenze. Il socio CoLozzA fa degli appunti alle proposte del Consiglio e sopratutto nota che la precedenza che si vorrebbe dare nella stampa ai piccoli lavori, potrebbe far ritardare la pubblicazione di lavori di maggior mole, ma egualmente e forse più importanti. Per queste 104 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE considerazioni propone di lasciare le cose come sono ora determi- nate dallo Statuto, soltanto di distribuire il Bullettino dopo ogni adu- nanza, senza tener calcolo della esigua mole clie talora esso possa avere. SoMMiER si associa al Colozza perchè le cose siano lasciate come sono, e propone che, per economia di spesa e di tempo, si sopprima la copertina del Bullettino. Dopo altre considerazioni svolte dai soci Pirotta, Cavara, Vac- cari e Sommier, il Presidente pone ai voti la proposta del socio Colozza, la quale è approvata. Si discute quindi sulla dizione da dare all'art. 28 dello Statuto e si approva la seguente : « Il socio riceve gratuitamente il « Bullet- tino della Società, il Nuovo Giornale botanico ed il Bullettino biblio- grafico ». Il Segretario Pampanini comimica quindi la proposta pervenuta dal socio Minio di ripristinare nel Giornale la « Rivista bibliografica » molto utile a coloro che vivono lontani dai centri di coltura. I soci Colozza e Cavara appoggiano questa proposta, però il Cavai-a vorrebbe che fosse posto un limite alle recensioni, giacché una delle ragioni per le quali esse furono soppresse nella riunione generale di Vallombrosa era l'eccessiva mole raggiunta da alcune di esse, con notevole aggravio finanziario per la Società: vorrebbe che non avessero estensione maggiore di una o due pagine. BÉauiNOT vorrebbe che la Presidenza coordinasse la parte rife- rentesi alle recensioni, designando persone competenti per ciascuna branca principale della botanica, come si fa pei periodici diretti da Engler, Bonnier ecc. Cavara ritiene che, data 1' attuale organizzazione dei nostri pe- riodici sociali, la proposta Béguinot incontrerebbe delle difficoltà pratiche nella sua attuazione ed una spesa che la Società non po- trebbe sostenere ; propende quindi perchè si accettino le recensioni quando e da chi vengono, lasciando alla Presidenza di regolare questa parte nel modo migliore che crederà opportuno. Messa ai voti questa proposta, risulta approvata, coll'avvertenza che la rubrica « Rivista bibliografica » rimarrà limitata alle sole recensioni, esistendo già il « Bullettino bibliografico » ove vengono elencati tutti i lavori botanici riferentisi all' Italia. Il socio Minio propone anche la ristampa del Catalogo della biblio- teca sociale, specialmente utile ai soci non residenti a Firenze per la richiesta di libri a prestito. Dopo osservazioni del Presidente, il quale fa rilevare che qui si tratta più che altro di una quistione economica di competenza del Consiglio direttivo, e dopo altre os- servazioni del socio De Toni, favorevole alla ristampa, essa è ap- provata. Il Presidente Borzì rende noto che si è costituito un Comitato tra gli allievi del compianto prof. Delpino, che si propone di far ristampare le memorie -più importanti del Maestro. RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE 105 Data l' importanza della iniziativa e considerando che Delpino fu anche nostro venerato Presidente, propone die la Società conceda la sua protezione, almeno morale, a questa impresa, lasciando al Consiglio direttivo di intervenire come meglio crederà opportuno. Dopo raccomandazione del prof. Pirotta, perchè il Consiglio voglia occuparsene con amore, la proposta è approvata. Il prof. Cavara crede di far cosa grata agli intervenuti annun- ciando che a Napoli furono già espletate le pratiche per 1' esixma- zione delle spoglie di Delpino, e per il loro collocamento nel recinto degli uomini illustri ; in tale occasione gli sarà eretto un busto. Facendo seguito alla discussione avvenuta ieri in seno alla sezione botanico-agronoma della Società italiana per il Progresso delle Scienze al riguardo della iniziativa presa dal Comitato provvisorio prò flora italica costituito dai soci Béguinot, Fiori, Forti, Negri, Pampanini, Trotter, Yaccari e Zodda, il Presidente invita l'assem- blea a riconfermare il voto di plauso per questa utile iniziativa, ed a darle il suo appoggio morale e materiale. Avendo nei suoi com- ponenti la più ampia fiducia, propone che il Comitato da provvi- sorio sia dichiarato permanente e che frattanto a cura della Società botanica sia dato alla stampa il programma di studio della Flora italiana, già presentato. Il prof. Pirotta propone che detto Comitato sia da considerarsi come una emanazione diretta della nostra Società e rimanga collegato col Consiglio direttivo per tutto quello che possa giovare a meglio estrinsecare il suo programma. L' assemblea ap- prova. Vi sarebbe infine da scegliere la sede per l'adunanza straordinaria del 1909. Nei tre anni decorsi la nostra Società fu legata a quella per il Progresso delle Scienze, ma non è detto che ciò debba av- verarsi anche per l'avvenire. Il Presidente è informato che a Napoli si stanno prejmrando per l'anno prossimo delle onoranze centenarie per la fondazione dell'Orto botanico, sorto ad opera di Michele Te- nore, il Nestore dei botanici napoletani ; crede che sarebbe bene che la nostra Società vi partecipasse. Il prof. Cavara conferma che si sta preparando questo centenario, e sarebbe ben lieto che vi partecipasse la Società botanica. Il prof. Pirotta propone che, indipendentemente dalla sede che sarà per scegliere la Società per il Progresso delle Scienze per la sua riunione dell'anno prossimo, resti in massima inteso che la Società botanica si riunisca a Napoli. Dopo di che non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta. 106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del, dì 14 novembre 1908. Presidenza del Vice-Presidente Baccakini. Aperta l'adunanza sono proclamati a nuovi soci i signori : Dott. Francesco Persone, di Siena Dott. Giovanni Borg, di Malta. Sono presentati alcuni lavori di soci pervenuti durante il Con- gresso della « Società italiana per il Progresso delle Scienze » e che in gran parte furono riassunti e discussi nelle adunanze di quella Società, alla quale si era pure aggregato il nostro Sodalizio, che tenne in quell' epoca la sua adunanza generale. Alcuni di tali lavori per la loro mole dovranno figurare nel Gior- nale; essi sono i seguenti : Pampanini, « U Eris Cengialti Ambr. e le sue forme » ; BÉauiNOT, « Ulteriori osservazioni sulle culture di forme del ciclo di Stellarla media (L.) Cyr. » ; Id., « Ricordi di una escursione botanica nel versante orientale del Gargano » ; Formig- GiNi L., « Cenno storico-bibliografico sulle Caracee della Flora ita- liana » ; GoiRAN, « Un manipolo di piante nizzarde e veronesi ». Gli altri di più piccola mole sono : A. BORZì. — NOTE SULLA BIOLOGIA DELLA DISSEMI- NAZIONE DI ALCUNE CROCIFERE. Le nostre conoscenze sulla biologia delia disseminazione e germinazione delle Crocifere contengono molte lacune. L'argo- mento sembra a prima giunta povero d'interesse, giacché domina apparentemente in tutta la Famiglia e negli stessi caratteri biologici degli apparati di propagazione una spiccata unifor- mità. Tuttavia molte quistioni riflettenti la conformazione e struttura dei frutti in rapporto alla disseminazione e la ger- minazione meritano particolare considerazione. Nelle note se- guenti ho voluto chiarire questo concetto con qualche osser- vazione. Matthiola incana L. È una pianta eminentemente ruderale ; allo stato selvatico si rinviene sulle vecchie muraglie, tra le fessure delle rupi e in si- mili località. Fiorisce dalla primavera all'estate. Per la completa SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 107 maturazione delle silique occorrono da 10 a 12 settimane; la dis- seminazione normale ha luogo in autunno e i semi cominciano a germogliare alle prime pioggia. Però non tutte le silique di una stessa pianta si aprono regolarmente ; molte rimangono chiuse e la deiscenza si effettua alla fine dell'inverno od anche più tardi. Nessuna differenza, quanto a caratteri esterni, si riscontra tra quest'ultima sorta di silique e le precedenti ; biologicamente il fenomeno è però importante e sembra in relazione col clima, inquantoché la ritardata disseminazione può certamente giovare a ciò che la germinazione si compia in un periodo dell' anno più favorevole allo sviluppo e allontana il rischio che le pian- ticelle provenienti dalla germinazione di semi nati in autunno, possano essere danneggiate dal freddo invernale. In questo caso la macrobiocat'iJ ia deWa, Malihiola incana apparisce determinata da condizioni di temperatura esterna e a questo titolo rappre- senta un fenomeno non raro nelle piante dei paesi temperati e freddi, come i molti esempi, raccolti specialmente dal Sernander, ^ ce lo dimostrano. Le Crocifere però come rappresentanti di climi e di regioni sterili e secche possono, come vedremo, dar luogo a frequenti casi di macrobiocarpia determinata da secchezza; anzi tali esempi sono di molta importanza, perchè provano come la secchezza possa prolungare quasi all'infinito la conservazione delle qualità germinative. Così, gli effetti del freddo si rivelano spesso identici a quelli provocati dalla siccità, come è provato anche dal fatto, già da molti rilevato, della presenza di dispo- sizioni xerofile negli organi di vegetazione di molte piante di climi boreali. ^ Quanto alla disseminazione, bisogna anzitutto osservare che i semi non sono adatti ad essere dispersi a grande distanza ; oltre che relativamente poco leggieri in rapporto al loro volume, la loro forma non è a ciò idonea, poiché l'appendice aliforme di cui sono circondati, è piuttosto stretta e un po' massiccia, sicché la funzione di questa non è punto quella di un apparecchio areo- nautico, ma può soltanto servire come regolatore della posizione ^ R. SernandeRj Den Skandinavisha vegetationens spridnlngshiologi. Upsala, 1901. ^ 0. KiHLMAN, Pflanzeribiologisclie Studien aus BussiscJi-Lappland. Helsingfors, 1890. 108 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE che il seme dovrà prendere sulla superfìcie del substrato ac- ciocché la plantula trovi in esso e nelle sue proprietà adesive un primo e sicuro appoggio nei primordii iniziali della germi- nazione. E certamente un punto molto importante della biologia della germinazione quello clie riflette la forma dei semi in rapporto alla stabilità dell'appoggio che essi possano eventualmente of- frire alla piantina nei primissimi stadii germinativi coi loro in- tegumenti. Un seme di forma più o meno compressa o lentico- lare, cadendo sul terreno vi resterà adagiato con una delle sue faccie più larghe. Poco importa la sua posizione nei rapporti colla direzione dell' accrescimento normale degli organi (radi- cetta, fusticino, asse ipocotileo, cotiledoni) fondamentali delia plantula, giacché, come é noto, il geotropismo e 1' eliotropismo possono all'uopo convenientemente provvedere a una opportuna orientazione; ma la posizione stessa diviene condizione utilis- sima e anche indispensabile laddove, per le particolari condi- zioni fisiche del substrato, é dato al seme da sua parte, coi mezzi dì cui può disporre, di concorrere ad assicurare alla pianta germinante un primo punto di appoggio. Questa possibilità ef- fettivamente esiste nei semi di molte Crocifere ed è certamente in relazione coW habitat particolare di queste piante in generale, le quali per lo più crescono in località secche e solatie, ove facilmente e rapidamente gli strati superficiali del suolo si dis- seccano e non possono perciò offrire momentaneamente un ap- poggio sicuro alla pianticella durante le primissime fasi della germinazione. Essi, come è noto, possiedono efficaci mezzi di adesione alla superfìcie del terreno, dovuti a gelifìcazione del- l'epidermide degli integumenti seminali. Per questa considera- zione, il margine aliforme dei semi di Matthiola, anziché un apparato di volitazione, rappresenta una particolare disposizione atta a dirigere e regolare la caduta dei semi stessi, perchè essi rimangano posati sul substrato colla faccia loro più larga. Per quanto essi siano pronunciatamente lenticolari e schiacciati, specialmente allo stato secco, la detta appendice, come si é detto, serve ad accrescere vie più la superfìcie di adesione. Poiché moltissime altre Crocifere presentano i loro semi presso a poco provvisti da simili produzioni a mo' di alette più o meno espanse formanti all' intorno una sorta di cornice piana, cosi, ritengo SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 109 molto verosimile che tale interpretazione biologica possa anche avere una più estesa applicazione. Date quindi tali condizioni, i semi, appena maturi, si disper- dono nelle adiacenze ; molti di essi possono rimanere momen- taneamente sospesi alle varie accidentalità delle circostanti mu- raglie o rupi e simili luoghi dove suole la pianta di preferenza crescere. Bastano allora le più lievi tracce di umidità nell'am- biente, lo stesso vapore acqueo dell' aria, per assicurare stabil- mente r adesione del seme al substrato, poiché in tal caso la gelatina delle pareti esterne delle cellule epidermiche degli in- tegumenti seminali rapidamente si gonfia e viene fuori costi- tuendo dei robusti, molli e trasparenti tentacoli che tenacemente si attaccano al substrato. È veramente straordinario il grado di sensibilità di detta materia di fronte alle condizioni di umidità dell'ambiente in modo che il suo funzionamento è rapido ed immediato appena il seme giunge in contatto col terreno. Pos- siamo facilmente renderci conto di ciò alitando col fiato per pochi minuti secondi su di una lastra bene asciutta sulla quale sieno stati emessi dei semi , si vedrà tosto che questi rimangono incollati al vetro senza poterli staccare soffiandovi su forte- mente. La materia agglutinante è di tal natura che anche per effetto di copiosa e prolungata umidità, come in tempo di pioggia, i semi non è possibile che vengano rimossi dal loro posto. In tal modo resta assicurato alla pianticella germinante un primo e sicuro punto di sostegno, il quale diviene più stabile appena la radicetta è in grado di esercitare la sua normale funzione indipendentemente dal concorso degli integumenti so- nali. I numerosi, fitti e lunghi peli di cui questa apparisce rivestita, appena perforati gli integumenti, giovano appunto ad assicurare il definitivo abbarbicamento della pianticella alla muraglia. Anastatica hjerochuntina I^. Questa pianta è stata oggetto di molte osservazioni dal punto di vista biologico ed anche morfologico ; cito fra i più importanti lavori quelli del Wydler, dell' Hildebrand e specialmente quelli del Volkens. ^ Quest' ultimo autore è stato il primo a chiarire ^ YoLKBNS, Die Flora des aegypt.-arabischen Wilste, pag. 92 e Jahr- huch des K. hot. Gartens, Berlin, III, pag. 30. 110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE il meccanismo del movimento xerotropico dei rami mettendone in evidenza le ragioni istologiclie. Egli ha pure fatto rilevare la importanza biologica del fenomeno come disposizione coordi- nata alla protezione dei semi durante il lungo periodo di sec- chezza al quale essi rimangono esposti. Poco dunque mi resta da aggiungere intorno alla biologia di questa curiosa pianta ; accennerò soltanto a qualche dettaglio intorno alla dissemina- zione e alla biologia della germinazione. Com' é noto V Anastatica hjerochuntina cresce nei deserti e nelle steppe dell'Egitto, dell'Arabia e dell'Asia Minore, ove compie il suo periodo di vegetazione durante l'epoca delle pioggie, cioè, presso a poco da dicembre a marzo ; allora la pianta dis- secca completamente e i rami, fortemente induriti, si curvano all'insù e strettamente si serrano in modo da formare un denso gomitolo, tondo, e intrigato, il quale poi, se bagnato, lentamente si riapre e spiega orizzontalmente i suoi rami. Tali proprietà persistono a lungo e si rinnovano coll'alternarsi delle condizioni di secchezza e di umido. Egli é evidente, che tale fenomeno, com' é stato esattamente dimostrato dal Volkens, è in rela- zione colla disseminazione, la quale, esigendo l'intervento delle pioggie, non può effettuarsi subito, appena i semi sono maturi, giacché il periodo di maturazione di questi corrisponde al principio della stagione secca. In tal modo i rami cosi aggomito- lati assicurano un'efficace protezione ai semi sino al sopraggiun- gere delle pioggie, vale a dire per un periodo normalmente della durata di nove mesi, tenendo conto che nei paesi dove V Ana- statica cresce spontanea, le prime pioggie cadono verso la metà 0 la fine di dicembre. A giudicare della importanza di cotesti mezzi di protezione contro gli effetti della prolungata secchezza basta considerare che la pianta può persistere in cotesto stato di rigidità letargica per anni ed anni senza che in qualche modo venga compromessa la facoltà germinativa dei semi. Sin- golare è a questo proposito il caso da me direttamente verifi- cato sperimentalmente su semi estratti da siliquette apparte- nenti a esemplari di Anastatica da non meno di 20 anni gia- centi nelle vetrine del Museo Botanico di Palermo. Messi detti semi a germogliare su carta bibula umida dentro capsule Petri alla temperatura ordinaria del Laboratorio del mese di gennaio (12" C. circa), dopo 5 giorni si sono osservate le prime fasi di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL. 14 NOVEMBRE 111 svolgimento caratteristiclie e nel corso di una settimana i cotile- doni, già liberi dagli integumenti seminali, cominciavano a spie- garsi; però essi apparivano di un giallo pallido, evidentemente clorotici. Trasportate le piantine in vasi con terra e collocate in una serra, i cotiledoni si sono poco dopo inverditi e 1' ulte- riore sviluppo della pianta seguiva tosto regolarmente. Astrazione fatta dalla considerazione che lo stato di letargo, provocato da siccità, é per sé stesso un mezzo per prolungare la vitalità e accrescere la resistenza dei semi come in generale di qualsiasi altro germe di propagazione, i! caso su ricordato è molto importante, perché i semi sembra che manchino di mezzi di protezione, essendo i tegumenti loro assai sottili e delicati a meno che la funzione protettiva non sia affidata alle pareti esterne dell' epidermide fortemente gelatinifìcate, le quali allo stato secco formano un inviluppo continuo, resistente e solido. Comunque sia, detta funzione dovrà senza dubbio efficacemente essere esercitata non solo dai rami disseccati e raggomitolati cosi come abbiamo visto, ma anche dalle stesse pareti della si- liquetta, che sono abbastanza spesse, robuste e lignificate. L' azione della pioggia ha per effetto immediato la deiscenza delle siliquette e la dispersione dei semi nelle vicinanze della pianta. S'intende però che anzitutto i rami contratti e raggo- mitolati debbono distendersi e far si che le siliquette vengano a trovarsi direttamente esposte all'acqua. Come espediente uti- lissimo a tal fine, va ricordato che le due valve delle siliquette presentano in alto un' appendice dilatata e concava a mo' di larga scodella ; i frutti stessi poi sono disposti sui rami in modo che le dette espansioni rimangono perfettamente orizzontali. Essendo le siliquette in una medesima pianta alterne e poste a breve distanza lungo i rami, ne deriva un sistema che offre da ogni parte delle superficie orizzontali su cui la pioggia può esercitare la massima azione meccanica, la quale poi é resa age- vole dalla stessa forma concava delle singole appendici. Si com- prendo subito la efficacia di cotesto apparecchio considerando che invece di rappresentarcelo costituito da una estesa e con- tinua superficie formata da un numero infinito di piattelli con- cavi, disposti orizzontalmente, immaginassimo una disposizione diversa per es. quella in cui fossero soppresse le dette espan- sioni orizzontali. In questo caso l'azione del peso della pioggia 112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE non potrebbe risultare cosi efficace da determinare la deiscenza delle valve delie siliquette. Ed effettivamente ciò che provoca tale distacco nei frutti deW Anastatica è semplicemente una pressione esercitata dall'alto sulle dette appendici. Facendo sgoc- ciolare dell'acqua sulle siliquette mature e chiuse, come già si trovano allo stato di secchezza, notiamo tosto che le suddette espansioni a piattello delle valve in sulle prime assorbono rapi- damente il liquido e non ne rimane alcuna traccia visibile; dopo copiosa bagnatura, quando già i tessuti, si può dire, sono dive- nuti maturi, l'acqua rimane nel fondo delle due scodellette. Allora basta un lieve urto contro gli orli delle appendici perchè avvenga la separazione delle valve. In natura ciò accade spon- taneamente per effetto dell'acqua piovana, la quale dispone i tessuti alla deiscenza e col suo peso determina la completa sepa- razione delle valve. Per comprendere cotesto meccanismo d'azione bisogna notare che tutto il fondo delle due appendici concave delle valve è tappezzato da uno spesso strato di cellule a pareti sottili, inter- secate da frequenti e irregolari meati aeriferi, costituenti un tutto avido d'acqua, e in sommo grado espansibile e turgescente. Siffatto tessuto raggiunge uno spessore massimo nelle regioni ascellari, vale a dire nei punti di distacco delle valve. Cosi l'azione prolungata dell'acqua giova a raggiungere l'immediato effetto della dispersione dei semi. Questi cadono a breve distanza della pianta madre. Come giustamente è stato osservato dal Volkens, il raggomitolamento dei rami non può rappresentare una disposizione atta in via normale ad assicurare la dissemi- nazione su estesi tratti di territorio per opera del vento. Il fatto che gli individui crescono ordinariamente raccolti in gruppi a brevi distanze, dimostra la poca probabilità di tal sorta di dis- seminazione. I semi poi sono relativamente pesanti, né possie- dono altre disposizioni coordinate a favorire la loro dispersione per mezzo del vento. La loro forma lenticolare é utile acciocché essi cadendo offrano al terreno la loro più estesa superficie di contatto ; ciò agevola l'adesione della piantina al substrato du- rante le prime fasi germinative ; ma non é una condizione bio- logica indispensabile allo sviluppo. La germinazione sì effettua in tempo di pioggia e cosi per effetto dell' umidità, la gelatina delle cellule epidermiche dei tegumenti si gonfia e costituisce SEDB DI FIKKNZE - ADUNANZA DEL 11 NOVEMBIIK 113 intorno al germe uno sviluppo spesso denso e trasparente visi- bile soltanto per mezzo di reattivi coloranti. Esso giova a man- tenere anzitutto umido l'ambiente intorno a cui si svolge il germe ed eventualmente a preservar questo dal disseccamento. Il van- taggio di tale disposizione è reso manifesto dal fatto che la ra- dicetta, appena perforato il tegumento, si svolge al di fuori curvandosi e seguendo il contorno dell' inviluppo gelatinoso. Dopo aver raggiunta una sufficiente lunghezza, se ne allontana portando seco ai lati una grande parte dell'integumento stesso. Sicché questo costituisce per 1' organo non soltanto un mezzo di protezione contro la secchezza, ma nel tempo stesso giova a dare un primo appoggio alla piantina germinante. A prova di ciò va notato che i peli radicali appariscono più tardi, quando cioè l'asse ipocotiledonare si é alquanto allungato e i cotiledoni sono già in via di aprirsi. B. LONGO. — LA POLIEMBRIONIA NELLO XANTHO- XYLUM BUNGEI PLANCK. SENZA FECONDAZIONE. Neil' Orto Botanico di Siejia si coltivano due esemplari di Xanthoxyluìn Bungei. Nella primavera dell' anno decorso li vidi coperti di fiori che, esaminati con la maggior cura, trovai tutti pistilliferi : nessuna traccia di floii staminiferi o di stami. Perciò non vi badai più oltre perchè pensai che nessun fiore sarebbe allegato. Invece, con mia meraviglia, nell'estate vidi i due arbusti carichi di frutti che, esaminati, trovai forniti di uno od anche due semi abboniti, che, posti in terra, hanno germinato. Dovendo per questa ragione escludere che si potesse trattare di un caso di partenocarpia, era da decidere se si trat- tasse di partenogenesi o di apogamia o di sviluppo avventizio dell'embrione. Ma la risoluzione della questione dovetti natural- mente rimetterla a quest'anno per aver modo di fissare il ma- teriale nei diversi stadi. Nella primavera di quest'anno si è ripetuto ristesse fenomeno ed io mi sono anche assicurato che nei dintorni non si coltiva alcun altro esemplare della stessa specie o di altre specie di Xanthoxylum. Bull, della Soc. hot. Hai. 9 114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE Nell'ovario di ciascun carpello dello Xanthoxylwn Bungei si trovano due ovuli pendenti, anatropi, col raicropilo rivolto in alto. Ciascun ovulo è fornito di due tegumenti, dei quali l'esterno è molto più sviluppato: esso risulta costituito da più serie di cellule, mentre l'interno è costituito da due o tre serie solamente. È ben manifesto il micropilo ed il canale micropi- . lare; inoltre lo stimma è ben sviluppato, lo stesso dicasi del tessuto conduttore, il quale anzi termina all' imboccatura del micropilo ; disposizioni queste che farebbero supporre la impol- linazione e conseguente fecondazione per mezzo del tubetto pol- linico. Invece nessuna traccia di granelli di polline sulle papille stigmatiche, né di tubetti pollinici nello stilo, nell'ovario e nel- l'ovulo. Al di sopra del sacco embrionale si trova molto bene sviluppata la calotta, alla cui formazione largamente contribuisce l'epidermide della nucella; questa calotta richiama subito l'at- tenzione anche perché é costituita da cellule ricche di amido. Per un mese circa dopo l'antesi non si osserva alcuna traccia di embrione ; solamente dopo, quando si é costituito o sta per costituirsi il tessuto endospermico, talune, talora parecchie delle cellule di quella parte della calotta che ha origine sottoepider- mica si dividono e suddividono e protuberano nel sacco embrio- nale assumendo la forma di abbozzi embrionali. Alcuni di questi abbozzi di embrioni avventizi abortiscono più o meno presto, talora alle prime divisioni, di modo che soltanto uno o pochis- simi arrivano a completo sviluppo e si trovano nel seme ma- turo in mezzo ad un endosperma oleoso. In ogni modo di essi uno è quasi sempre quello veramente sviluppato normalmente, gli altri sono più o meno deformati e nella germinazione ordina- riamente non vengono neppure fuori. Infatti nei semi da me posti in terra ho veduto venir fuori quasi sempre una sola piantina; in due casi soltanto ho veduto uscire dal seme due piantine : nell'uno le due piantine erano concresciute per l'ipo- cotile; nell'altro esse erano libere, ma l'una era molto meno svi- luppata dell'altra. Da quanto risulta nello Xanthoxylum Bungei noi abbiamo un nuovo caso di poliembrionia nel quale, come neìVAlchornea (Caelébogyne) ilicifolia, gli embrioni si originano senza fecon- dazione né impollinazione. Inoltre, come neìVAlchornea ilici- folia, non si tratta di partenogenesi, come si era pur sospettato SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 115 (Durieu), ma di sviluppo di embrioni avventizi o pseudo-em- brioni che hanno origine dallo sporofito ; sviluppo, che rappre- senta un modo di propagazione della pianta non diverso essen- zialmente dagli altri modi di moltiplicazione vegetativa. A, TROTTER. — LA RECENTE MALATTIA DELLE QUERCE. Nella corrente estate si è diffusa in Italia sulle Querce no- strali (Quercus pedunculaia, Q. sessiliflora, Q. cerris, Q. Ilex) una Crittogama la cui improvvisa apparsa e violenza ha viva- mente impressionato e gli agricoltori ed i crittogamisti. La malat- tia fu subito battezzata col nome di « mal bianco della Quercia ». Si tratta di un Oidio, il quale riveste largamente le giovani fo- glie, cosicché i germogli, nei casi di estesa infezione, si scorgono anche da lungi per uno spesso e candido velame che li ricopre. Le foglie ed i germogli attaccati prestamente disseccano, perciò il fungo è veramente funesto e riescirà sopratutto fatale ai vivai, ove le giovani piante difficilmente potranno resistere, uscendone ad ogni modo deturpate. Converrà in questi casi pro- cedere ad un' attiva solforazione, dalla quale sono da ripromet- tersi gli stessi risultati oramai vittoriosamente sperimentati contro tale categoria di funghi. Meno è da temersi, almeno è sperabile, per i boschi di Quercia. Ho potuto constatare che le piante adulte, lasciate crescere li- beramente, senza subire alcuna potatura, sono quasi sempre im- muni, mentre invece si mostrano fieramente attaccati, quasi senza eccezioni, gl'individui giovani, gli esemplari cespugliosi, o, meglio ancora, i germogli nascenti da alberi comunque potati o sorgenti dalle ceppale di piante abbattute ; nel qual caso il fungo dovrà riescire indubbiamente dannoso ai boschi in rige- nerazione dopo un tàglio raso. D'altra parte conviene anche fidare nelle naturali energie delle piante selvagge, le quali possono re- sistere, meglio che le coltivate, agli attacchi di molti altri paras- siti animali e vegetali. * * * Questo Oidio, cosi rapidamente diffusosi in quest' anno, è da identificarsi, almeno sino a prova contraria, con VOidiumquer- 116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE cimcm descritto dal Thùmen ancora nel 1878, ^ ne ha perciò alcun rapporto con l'altra Erisifacea della Quercia la PlujUac- tlnia guttata. L'Oidiiiìn quercùium fu scoperto in Portogallo, presso Coirabra, su Quercus racemosa, né d'allora se n'ebbe più notizia. Solo nel 1907 fece la sua apparsa in Francia diffonden- dosi subito con grande violenza, non scemata per nulla in que- st'anno. E noto anche della Svizzera e nella corrente estate fece la sua apparsa, quasi contemporaneamente, anche in molte parti d' Italia. È diffuso sopratutto nell' Italia settentrionale e centrale, né manca nella meridionale. ^ Io 1' ho scoperto anche nell'Avellinese in varie località. Qui però è piuttosto sporadico e l'infezione si presenta in una forma assai meno intensa che altrove. Forse la grande siccità di questa estate e la natura, per ragioni di clima, un po' diversa delle Querce meridionali, possono giustificare questa minore intensità. È però seria- mente a temersi che nel prossimo anno, nei mesi primaverili, accresca quaggiù la sua virulenza. Non è ancora perfettamente sicuro il collegamento di questo Oidio con la Miorosphaej^a Alni [Wallr.] come si pensa da alcuni micologi. È certo che nel Veneto ed in altre località dove r OicUum quercinwn é assai [diffuso, né gli Ontani né altre piante legnose offrono infezioni assimilabili. Meglio forse sarebbe da ascriversi alla Microsphaera quercina Schwein. (= M. extensa Cooke et Peck) assai nota in America, la quale, secondo alcuni, potrebbe ritenersi come una varietà della precedente. È certo che l'apparsa quasi improvvisa di questo Oidio, sopra estensione notevolissima d'Europa, è delle più singolari, né può essere, per ora, sicuramente spiegata. 1 IjEryslplie Quercus, descritta da Mérat, non pare certo possa ri- ferirsi all' Oidio attuale, almeno stando alla diagnosi succinta che qui trascrivo, in seguito a gentile comunicazione del prof. P. A. Sac- cardo : « G-ranules noirs, sphériques distants, un peu comprimés au sommet, sans apparence de capillitium à la base, naissant sur les feuilles du Chéne ». Dalla quale può concludersi che il Mérat non ebbe certo sotto gli occhi alcun Oidio ! - Si spinge sino alla Calabria secondo mi riferisce il Ch.mo pro- fessore Ct. Cuboni. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 117 BIBLIOGRAFIA. 1843. Mérat. ~ Revue de la Flore parisienne. Paris, 1S43, p. 459. 1878. Thùmen. — Contr. ad. floram lusitanicam, p. 6. 1886. Saccardo P. A. — Syll. Fung., v. IV, p. 44. 1907. Hariot P. — Note sur un Oì'dium du Chéne. Bull. trim. S'oc. myo. de Fi-ance, t. XXIII, fase. 4.°, p. 157-159. 1908, BuRKAU Ed. — C. R. Ag. d. Se. Paris, p. 57, 28 sett. 1908. BouDiER N., — Le blauc du Chéne et VErysiphe Quercus Mé- rat. C. R. Ac. d. Se. Paris, t. CXLVII, an. 19C8, p. 461-462. CoNVERT F. — La maladie des Chénes. Rev. de Viticulture, Pa- ris, t. XXX, p. 217-218. DuBOis G. — Un Oidium du Chéne, en. 1907. 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Numerosissimi individui di Amarantas silvesiris che ho avuto occasione di raccogliere in alcune località del Veneto^ nell'agosto e settembre 1906-1907, mi hanno dato occasione di osservare un curioso fenomeno di parassitismo che ora, in via preliminare, rendo di pubblica ragione. ^ A Cornuda, Selva di Volpago, Vittorio. 118 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE Gli esemplari in parola offrono, in corrispondenza del colletto radicale o dell'asse ipocotile e perciò quasi sempre nascoste dal terreno, delle ipertrofie, più o meno voluminose, fusoidee, lunghe, nel secco, 15-30 mm,, con una massima larghezza di 3-15 mm. Tali ipertrofie, negli individui da poco sradicati, sono più 0 meno liscie, spesso colorite vivacemente di rosso, cosi da rassomigliare, nei casi più tipici, a veri tuberi di Ravanello e da lasciar dubbiosi se si tratti di una modificazione patologica o non piuttosto di un organo normale. E tale supposizione sembra avvalorata dal fatto che tutta la parte aerea della pianta è perfettamente sana e non mostra alcun segno dal quale, a priori, si possa dedurre l'esistenza di una anormale modificazione ipogea. Facendo una sezione longitudinale, in corrispondenza dell'iper- trofia, non si nota alcuna cavità ed in molti casi neppure altre modificazioni le quali possano far pensare a qualche influenza esteriore. Solo in alcuni esemplari, in prossimità del tessuto corticale, si osserva una colorazione bruna o nerastra la quale fa sospettare possa trattarsi di un fenomeno parassitario. I tagli da me praticati su abbondante materiale, mi hanno permesso di riconoscere nella regione ipertrofizzata la presenza di un mi- celio ramoso, intracellulare, poco sporificante, anzi in molti esem- plari nulla affatto. Mercè estese osservazioni ed accurati con- fronti ho potuto stabilire che tale micelio appartiene in tutti casi al Cystojnis Blitii De By. La capacità ipertrofizzante di questo Ficomicete sugli organi aerei della pianta fu già messa in rilievo, per lo stesso Ama- rantus silvestris, dal Massalongo ^ e l'ho potuto constatare io pure, mentre altri Amaranius, come ad esempio 1'^. reiro- flexus, spesso consociati, ne sono perfettamente immuni. Dalle osservazioni del Massalongo e da quelle che ho potuto fare io stesso, circa agli organi riproduttori del fungo, sembra emer- gano i seguenti fatti : il Cijsiopus Blitii suole presentarsi allo stato conidico soltanto sulle foglie; le oospore invece ed il corri- spondente micelio abbondano solo negli organi assili. Nell'asse ipocotile 0 nella porzione superiore del fittone, quasi sempre re- 1 Bull. SoG. hot. ital, an. 1904, p. 354. — I micocecidii caulinari di Cyst. Blitii su Amarantus silvestris furono distribuiti anche in Trotter e Cecconi, Cecidotlieca Italica, fase. XVI, n. 382. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 119 golarmenie ipertroQzzato, il fungo si presenta invece più spesso e più durevolmente allo stato di micelio non sporificante o spo- rificante solo in modo incompleto. ^ Da notarsi poi che, il più delle volte, gli esemplari, dirò cosi, tuberizzati non* offrono micocecidii caulinari e che perciò nel caso la tuberizzazione si mostri quale fenomeno dominante od accidentalmente anche esclusivo, il raccoglitore può rima- nere a lungo imbarazzato sulla natura e sulle cause del feno- meno. * Non senza ragione, a questa nuova e singolare localizzazione del Cijstopiùs ed alla conseguente ipertrofìa dell'asse ipocotile, ho pensato assegnare il nome di « tuberizzazione parassitaria ». E di fatti una tuberizzazione non é altro che una costante loca- lizzazione ipertrofiqa, d'ordinario nella regione ipogea della pianta, con accumulo di riserve nutritive (come sembra debba avvenire nel presente caso) o, secondo la definizione di Noèl Bernard, « une anomalie de croissance due à une augmentation anormale (le concentration de la seve ». Quanto alle cause della tuberiz- zazione, dirò cosi, fisiologica, queste vanno ricercate nell' am- biente, sopratutto nelle condizioni di clima, di fronte alle quali la tuberizzazione si manifesta come un particolare e singolaris- simo adattamento. Però le condizioni climatiche, pur avendo un'azione generale, sembrano essere in molti casi subordinate ad azioni biologiche, all'influenza cioè di determinati organismi. La tuberizzazione oggidì fisiologica, normale, dell'asse ipocotile in molte delle cosi dette piante formicarie (nei gen. Mijrme- codia, Hijdnophyllum), è dovuta indubbiamente allo stimolo co- stante di particolari formiche. Delfino, Belt, Fr. Miiller, Bec- CARi ed altri dopo di loro hanno ormai chiarito questo curiosis- simo fenomeno in tutti i suoi dettagli e non è il caso di spendervi maggiori parole. Sono note del pari le ricerche di Noél Ber- ^ È molto probabile poi che il Cystopus Blitii, noto di moltissime piante, anche non appartenenti alle Amarantacee, sia una specib collettizia piuttosto che polifaga e che perciò il Cystopus di cui è qui pax'ola possa costituire una distinta specie biologica. 120 SEDE DI FIKENZa - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE NARD, 1 per quanto tuttora controverse, sulla tuberizzazione della Patata e quelle più recenti e più complete dello stesso Noèl Ber- nard* sulla tuberizzazione delle Orchidee, impossibile ad effet- tuarsi senza l'eccitamento di particolari endofìti. A.nzi può ammet- tersi con Stahl, ' se non come causa esclusiva del fenomeno, certo come constatazione di fatto, la presenza di endofìti, partico- larmente funghi, in moltissime piante a bulbi od a tuberi. La tu- berizzazione però, in via esperimentale ed in alcuni casi, potrebbe aversi anche asetticamente, pur di sostituirvi altri stimoli, ad esempio soluzioni concentrate di sostanze organiche zuccherine, come fu dimostrato recentemente dal Molliard, * Qualunque sia ad ogni modo il meccanismo degli stimoli, é certo però che il fenomeno della tuberizzazione sembra essere collegato a complesse influenze biologiche, concomitanti a de- terminate condizioni di clima. La tuberizzazione patologica del- VAmarantus potrebbe essere destinata a rimaner sempre tale, ma potrebbe anch' essere l' inizio di un processo biologico il quale s'incammini verso un adattamento fisiologico da potersi stabilmente fissare. L. MICHELETTI. — SULLA FREQUENZA DI JUNCUS TENUIS WILLD. SPECIALMENTE NEL CANAVESE. Il chiarissimo prof. dott. Agostino Goiran con nota dell'aprile 1886 (Giornale botanico italiano, voi. XVIII) informava che Juncus tennis Willd., sino allora non compreso nelle flore ita- liane, era stato scoperto nel mese di agosto del 1878 nei prati umidi e torbosi di Trobaso al Lago Maggiore dal chiarissimo prof. dott. Giuseppe Cuboni. Non risulta se questa pianta fosse allora scarsa o abbondante 1 Études sur la tuhérisation, E-ev. Gen. de Bot., t. XIV, an. 1902, p. 5. ^ Recherches expérhnentales sur les Orchidées, Rev. Gen. de Bot., t. XVI, aa. 1904, p. 405, con 2 tav. e fìg. nel testo. ' Der Sinn der Bfycorhizenbildung, Jahrb. f. wiss. Bot., t. XXXIV, an. 1900. * Action morphogénique de quelques substances organiques sur les vé- gétaux supériéurs. Elude d'anatomie expérzmentale . Rev. Gen. de Bot., t. XIX, an. 1907, p. 241 con tav. e fìg. nei testo. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 121 in quella località ed a Pallanza dove più tardi la trovò il con- socio Armitage. ' Nel luglio 1898 la raccolse presso Torino alla Venaria Reale il sig. F. Vignolo-Lutati e nella Vauda di Leynì il sig. E. Fer- rari ^ dove, secondo egli m'informa, cresce abbondantemente, specie verso la Nuova Polveriera. La trovò pure in quantità nel Parco della Mandria (Veneria Reale) e frequente a Bosco- nero Canavese, nei gerbidi tra Druent e Givoletto, a Castella- raonte verso il Eric Filià, al Campo di S. Maurizio^ e cosi pure in Val di Susa tra S. Ambrogio e la Chiusa. Mi sono procurato queste notizie, attesoché io riscontrai che Juncus tennis cresce con molta frequenza e sempre in buon numero d'individui anche nei dintorni di Agliè e Bairo; verso S. Giorgio Canavese ecc., dai 300 ai 490 e più metri. sul livello del mare, lungo le strade, nei boschi di quercia, nei castagneti, nei fossi di scolo dei prati, nei viottoloni dei campi ecc. Non azzarderò di dare la preferenza pinti osto a una che ad altra delle solite supposizioni che logicamente si fanno intorno alla comparsa od alla estensione di una pianta in una data re- gione. Certo dal 1878, che la scopri per primo in Italia il dott, Cuboni, al 1898 in cui fu trovata dagli altri, e ad oggi che si riscontra cosi abbondante, specialmente nel Canavese, qualunque possa essere stato il veicolo che la portò ad estendersi, corse così rilevante numero d'anni che l'estensione attuale non può di sicuro meravigliare. Accennerò tuttavia alla circostanza degli annuali movimenti di truppa nel Canavese e specialmente di armi a cavallo per esercitazioni a Cirié ed al Campo di S. Mau- rizio, perché il trasporto e l'ammassamento di foraggio di pro- venienze diverse per l'uso dei quadrupedi e le relative distri- buzioni e consumazioni possono avere costituito un facile modo di propagazione della pianta di cui parlo, piuttosto ricca di fruttificazione e con cassule a semi abbondanti. Può inoltre supporsi con qualche fondamento che nel Cana- ^ Fiori e Paolictti, Flora analitica cVItalia, voi. I, p. 168. 2 Idem, op. e, voi. IV (appendice), p. 43. ^ Località queste in gran parte già citate nella scheda 16 della Flora italica exsiccata (Nuovo Giornale bot. it.), n. s., voi. XIII (1905), p. 150-151. 122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 14 NOVEMBRE vese possa essere sfuggita prima del 1898 alle ricerche flori- stiche, quando l'estensione sarà stata in limiti molto più ristretti, perché nelle escursioni non si può veder tutto né andare dap- pertutto. Ad Aglié, per esempio, non avrei saputo che crescesse VOplis- ìnenus undulatifoliiis (Ard.) P. B., pianta del resto non rara nell'Italia boreale, se non avessi percorso un sentiero che mette a una fonte pressoché a mezzogiorno del prato della Mandria. In nessun altro luogo non mi fu dato di trovarlo, e da li diffi- cilmente potrà estendersi, o tutto al più scendere nei terreni acquitrinosi a cui fa capo 1' acqua che viene dalla fonte, trat- tandosi di una stretta insenatura tra un ciglione d'alberi annosi e un terreno scosceso. F. PERSONE. — CONTRIBUZIONI ALLA FLORA DELLA TOSCANA.— I. MONTE AMIATA. Alcune escursioni da me fatte in diverse località della pro- vincia di Siena mi hanno procurato una copiosa raccolta di piante, delle quali alcune veramente interessanti per la Toscana. Riserbandomi di pubblicare poi il resoconto delle mie gite, mi limito pel momento a pubblicare cinque delle piante più in- teressanti da me raccolte al Monte Amiata. I. HoLCDS NoTARisii Nym. — Salendo da Castel del Piano a Capovelli. Trovato solamente sul monte del Gazzo presso Sestri- ponente dal De Notaris. Differisce però dal tipico (!) per le reste delle glume più brevi e per avere le glume parca- mente ciliate sulla carena e quasi glabre nel resto. II. Geum "RIVALE L. — Dintorni di Abbadia S. Salvatore, alle Lame. Citato solo per l'appennino Tosco-Emiliano. III. Cynoglossdm Columnae Ten. — Diffuso al limite tra la re- gione del Castagno e quella del Faggio. Nuovo per la Toscana. IV. Jasione MONTANA L. j3 DENTATA DC. f. in DC. — Salendo da Castel del Piano a Capovelli. Col tipo. SKDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBKB l2o Citata più particolarmente per la Calabria e la Sicilia dove sostituisce il tipo. Non data per la Toscana. V. Senecio xemorensis L. ó Cacaliaster (Lara.). — Alle Ciac- cine (Castel del Piano). Non dato per la Toscana. R. PAMPANINl. — MATERIALI PER UNA FLORA DELLA PROVINCIA DI BELLUNO. II. * Sesleria sphaerocephala Ard. — S. Vito : M. Antelao, presso il Ghiacciaio (2300 m.) [Minio e Pampanini] ; M. Rocchetta, versante or. (2350 m.). Chenopodium hybridu.m L. — S. Vito : lungo la Via Nazionale sotto il « Sass da Landro » (1020 ra.). Alsine octandra (Sieber) Kern. — S. Vito: M. Antelao, presso il Ghiacciaio (2300 m.) [Mi7iio e Pampaninì'] ; M. Rocchetta, lungo la cresta (2400 m.). Cerastidm dxiflordm Murith — S. Vito : M. Rocchetta, lungo la cresta (2450 m.), rarissimo. SiSYMBRiDM SoPHiA L. — S. Vito : lungo la Via Nazionale sotto il « Sass da Landro » (1020 m.). Draba tomentosa L. var. levipes (DC). — S. Vito : M. Roc- chetta, lungo la cresta (2400 m.). D. stellata Jacq. yar. hebecarpa DC. — S. Vito : M. Rocchetta, lungo la cresta (2400 m.). ^ ThalictrUiM galioides Nestl, — Belluno : sopra Caleipo (600 m.) [Minio e Pampanini']. Potentilla nitida L. — S. Vito : Monte Rocchetta, versante or. (2300 ra.). * Le piante qui enumerate furono raccolte nell'estate 1908. Le località cui non fa seguito il nome del raccoglitore furono ricono- sciute da me. 1 Questi esemplari differiscono da quelli della var. hebecarpa che raccolsi sul M. Penna (cfr. Contribuzione I.*) e da quelli che vidi negli Erbari, per le siliquette più grandi, lanceolate e più lunghe dei peduncoli. 124 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE Genista radiata Scop. — S. Croce : M. Pascolet, versante or. (1100-1200 m.) Ononis spinosa L. forma albiflora Goir. — S.. Vito : prati di « Poduoe », ai piedi del M. Castello (1300 m.) [Minio e Pa77i- panini]. Pedcedanum verticillare Kocli — Belluno : presso Caleipo nella valle di S. Mainante (500 m.) [Minio e Pampanini]. Vaccinium uliginosdm L. forma oocarpdm mi hi. Fructas ovato-oUongi, interdam plus duplo longioì^'es quam lati. S.Vito: presso la Forcella di Roan (1980 m.). Mentre nel tipo le bacche sono globose e generalmente de- presse, in questa forma esse sono più o meno oblunghe, della lunghezza spesso sino al doppio, od anche più, del loro diametro trasversale. Questo carattere è costante in tutti i frutti della stessa pianta, né è in relazione con la vigoria di essa né con la natura della stazione poiché s'incontra tanto in esemplari esu- beranti quanto in esemplari stentati, tanto nelle stazioni umide ed ombrose quanto in quelle aride ed esposte al sole ed al vento. Nella suddetta località la f. oocarpum, senza essere frequente, non è rara e cresce in colonie disseminate nelle estese formazioni che ivi costituisce il tipo, il quale, per antitesi ad essa, si può indicare col nome di forma sphaerocarpum. Non mi è possibile dire quale sia 1' area della f. oocarpum : soltanto le osservazioni sul vivo potranno apportare luce in proposito, non quelle fatte sul materiale d'erbario, essendoché, se non si anno cure speciali, il disseccamento deforma profondamente le bacche rendendone irriconoscibile la forma. Primula longiflora Ali. — S. Vito : M. Rocchetta, siti erbosi lungo la cresta (2400 m.). Gentiana pdnctata L. — S. Vito: presso la Forcella di Roan (1960 m.). G. iMBRiCATA Froel. — S.Vito: M. Antelao, presso il Ghiacciaio (2300 m.) [Minio e Pampanini] ; M. Rocchetta, lungo la cresta (2450 m.). ViBURNDM Lantana L. forma brachycarpum mihi. Fructus ovato-suborMculares, parvi, usque ad 6-7 mm. longi. S. Vito : Sopra Costa (1080 ra.) [Minio e Pampanini'] ; lungo la Via Nazionale, presso il Confine austriaco (1115 m.); Valle: lungo la Via Nazionale a Vallesina (775 m.). SKDE DI FIRENZP:^ - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 125 Nel tipo i frutti sono ovato-ellissoidali, e, generalmente, di maggiori dimensioni che in questa forma, la quale, a quanto risulta dall'Erbario Centrale italiano, s'incontra anche in Pie- monte, nella Valle di Susa: (« Ad sepes secus viam inter « Oiilx » et « Bardonecchia » prope M. Frejus, Julio 1876 [J. Arcangeli] ». . — « Prope Bardonecchia iu M. Frejus, 19 agosto 1877 [L. Aiuti] ». Valeriana supina L. — S. Vito : M. Rocchetta, versante or. or. (2350 m.). Salvia verticillata L, — S. Vito : lungo la Via Nazionale, presso il « Sass da Landro » (1020 ra.). Phyteuma Sieberi Spr. — S. Vito : M. Antelao, presso il Ghiac- ciaio (2300 m.) [Minw e Pampanìni~] ; M. Rocchetta ver- sante or. (2200 m.y. Senecio carniolicus W. — S. Vito: Forcella della Poina (2030 in.). Anthemis alpina L. — S. Vito: M. Antelao, presso il Ghiacciaio (2300 m.) [Minio e Pàìnimnini] ; M. Rocchetta, versante or. (2300 m.). Galinsoga parviflora Cav. — S. Croce: abbondantissima nei campi « alla Secca » (385 m.), dove la raccolsi fino dal 1906. CiRSiDM TRiCEPHALODES DC. — S. Vito : prati di Roan, ai piedi del Colle Saccoi lungo il ruscello (1640 ra.). X C. Tonalense Geirai (C. acaule > tricephalodes). — S, Vito : fra i cespugli sul versante or. del colle Sentinella, lungo il sentiero che da « Senes » conduce ai prati di Roan (1400 ra.), rarissirao. Differisce dal C. Tonalense, quale lo descrive Gelmi (Bull. Soc. hot. ital., 1900. p. 65), per il caule semplice e monocefalo, e le squame dell' involucro quasi totalmente vei'di invece di rosso- porporine. X C. AMBIGUUM Ali. (C. HETEROPHYLLDM < TRICEPHALODES). — S. Vito: prati di Roan, ai piedi del colle Saccoi (1660 ra.). X C.Stondm Porta (C. Erisithales > tricephalodes).— S. Vito: prati di Roan, ai piedi del colle Saccoi (1660 m.). C. heterophyllUxM Ali. forma ramosum raihi. Caulis ramosus, 3-4 capitula solitaria ferens. — S. Vito : prati di Roan, nella località « Rguoibes » (1900 m.). C. spinosissimum Scop. forma intermedidm mihi. Caulis i')lus minusve ramosus, ramis brevibus 1-2-06- phalis. S. Vito : pascoli di Prenderà (1990 m.). 126 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE Questa forma, la quale oltre clie nella località suddetta, — dove vive assai rara insieme al tipo, che invece vi è comunis- simo — , s'incontra anche altrove nelle Alpi venete (cosi, p. es., sul M. Montalone dove la raccolse Ambrosi, come appare da un esemplare conservato nell'Erbario Centrale italiano), è una forma di transizione dal tipo alla var. Bertolonii Spr., propria questa delle Alpi Apuane e dell' Ai^pennino. Onopordum Acanthium L. — S. Vito : luoghi incolti presso la chiesa (1010 m.)- Leontodon Taraxaci Lois. — S, Vito : M. Rocchetta, versante or. (2300 m.). L. PYRENAicus Gouan var. caddbricus Pampauini. — S. Vito : Forcella della Poiiia (2030 m.). In questa stazione, cbe si può considerare come apparte- nente a quella che indicai nella Contribuzione I*, la pianta, pur conservando inalterati gli altri suoi caratteri, si presenta tal- volta col fusto bifido. Crepis aurea Rchb. forma runcinata E'roel. e forma Halle- RiANA Froel. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2120 ra.) [Minio e Pampanini']. R. PAMPANINI. — ALCUNI C/i?5/C/M IBRIDI DEI DIN- TORNI DI BELLUNO. Nel luglio 1908, insieme al prof. M. Minio di Belluno, erbo- rizzai nella Valle Serpentina — più conosciuta col nome di Valle di S. Mamante — che si apre sul versante settentrionale del Col Visentin, la sommità più alta delle Prealpi bellunesi. Essa sbocca presso Sossai, non lungi da Belluno, all'altitudine di circa 500 m. e risale dietro il M. Nevegal, uno dei contrafforti del Col Visentin, fino al limite inferiore della zona dei pascoli, a 1000 m. Profonda e stretta essa è coperta di boscaglie e qua e là anche da prati ; la sua flora è quella caratteristica della zona montana delle Alpi nella quale il genere Cirsium é ele- mento importante. Frequentissimi in tutta la Valle sono i Cirsium Erisiihales S>cot^. e pannoniciim Gaud., e non raro è il loro ibrido, il C. erisitha- loides Huter. Ma è presso alla sommità della Valle che sembra SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 11 NOVEMBRE 127 si sieno dati convegno i rappresentanti di questo genere che in essa presentano maggior interesse. Ivi, nella terra smossa di recente per la costruzione di una strada, presso il ruscello, i Cirsium abbondano. Sono, insieme ai C. Erisiiìiales e palustre Scop., i diversi ibridi che formano l'oggetto di questa nota; il C.pamionicum Gaud. fa poco più in su, nei prati ; poco lungi il C. arvense Scop. invade un campicello, e ancora più in alto, a circa 1050 m., s'incontrano i primi esemplari di C. acaule Ali. Di particolare interesse sono gli ibridi sorti da questi Cirsium, ibridi alla cui costituzione il solo C. arvense non mostra di aver preso parte. 1. X Cirsium bellunense Pampanini (C. acaule > pannoni- cwn). ^ Caules plureSy elati, 40-60 cm. alti, foliosi, striati, sim- plices vel ramosi, ramis monoceplialis. Folta inferiora inipe- tiolum alatu7n longe attenuata, caulina inferioribus suhcon- form,ia, minus attenuata, exauriculata, non decurrentia, su- prema in squamas raras desinentia : omnia utrinque vix scabrida nec arachnoidea, suMus ad nervos pilosa, sinuato- pinnatifida, pinìiis 2-3-lobatis, lobis ovato-elongaiis, margine ciliato-spinato. Capitula 2-3, raro 1 vel 4-5, solitaria, ovata, ebracteata, plus minusve longe pedimculata, pedunculìs arach- noideis, striatis: involucri pa^^um arachnoidi, foliola ovato- lanceolata, interdum vix callosa, non viscosa, apice vix pa- tente, spinula brevissima terminato; corollae limbus tubum subaequans. Questo ibrido non è che una forma del C. Freyerianuin Koch {C. pannonicum X acaule Naeg.) differente dalla forma tipica, quale fu descritta da Koch e da Naegeli, sopratutto per le foglie non decorrenti e pel lembo della corolla eguale al tubo, carat- teri che l'avvicinano maggiormente al C. acaule, pel portamento e per le maggiori dimensioni della pianta, caratteri che invece l'avvicinano al C. pannonicum. La glabrescenza delle foglie, le * I cinque ibridi clie qui illustro furono raccolti dal prof. Minio e da me alla sommità della Valle di S. Marnante (Belluno), a circa 950 m., il 12 luglio 1908. 128 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE proporzioni fra il lembo ed il tubo della corolla, le dimensioni dei capolini, l'aspetto delle squame involucrali appena ragnate- lose e raramente un po' Tischiose, e le dimensioni del pappo e della corolla sono esattamente intermedi fra i caratteri analoghi dei C acaule e 2^(^nnonicum. Però, malgrado il suo aspetto, pei suddetti caratteri delle foglie caulinari non decorrenti e del lembo della corolla eguale al tubo, esso è più vicino al C. acaule che al C. pannonicum. Il portamento più robusto ed il numero dei capolini maggiore che non nel C. Freijerianum, sono verosimilmente da attri- buirsi alla natura della stazione, favorevolissima allo sviluppo della pianta, più che all'intervento nella costituzione dell'ibrido della forma caulescente e policefala del C. acaule {C. acaule var. dubhtm [Willd.]). Difatti in questa regione del Bellunese non mi fu mai dato di incontrare questa forma caulescente, mentre invece frequentissima é la forma tipica, acaule e mono- cefala. D'altra parte il C. pannonicum allorché si trova in con- dizioni di vita favorevoli, assume l'aspetto esuberante del C. bel- lunense, diventando cespuglioso e con i fusti robusti e ramosi. Nella descrizione di questa forma ò tenuto conto anche di questi caratteri stazionali poiché la loro conoscenza rende più facile l'interpretazione di altri ibridi alla cui costituzione la suddetta forma prese parte. Questa della Valle di S. Mamante é la seconda stazione del C. Fre- yerianum che si scopre in Italia; la prima l'incontrai nel 1904 sulle colline di Vittorio, ai piedi del versante meridionale delle Prealpi bellunesi. * 2. X Cirsium Minii Pampanini (C. pannonicmn X liellu- nense [= C. pannonicum X acaule X pannonicum]). Caules plures, elafi, circ. 10 dm. alli, ramosi, striati. Folla inferiora in petiolwn alatum attenuata, caulina inferioribus suìjconformia, sessilia, auriculata, breviter decurreniia, su- prema in squamas rarissimas, minimas desinentia: omnia idrinque scabrida, sìnuato-lobata, superne fere integra, mar- gine, lobis apice spina instructis, coeterum ìiirto-spinuloso. 1 Pampanini E,., Erborizzazioni primaverili ed estive nel Veneto {1904) (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. SII fl905J, p. 90). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 129 Capitula solitaria, ovata, ebracteata longe pedunculaia, pedun- culis arachnoideis, striaiis : involucri non arachnoidei foliola oblongo-lanceolata, callosa, viscosa apice plus tninusve pa- tente, spinula brevissima terminato; corollae limhus tubum aequans. In questo ibrido i caratteri del C. bellunense sono diversa- mente rappresentati secondo che risalgono al C. acaule od al C. 2^cinnonicum. Il C. acaule è appena riconoscibile nelle foglie dove ne tra- discono l'influenza il margine sinuoso-lobato e la spina più ro- busta delle altre che termina ogni lobo. Il carattere del lembo della corolla uguale al tubo, proprio del C. bellunense, si man- tiene inalterato, ed in quanto poi al portamento caratteristico di questo è più accentuato : i fusti essendo più robusti ed in alto più lungamente e completamente nudi, come nel C. panno- nicum. Oltreché nell'accentuazione di questo carattere che av- vicina il C. bellunense al C. pannonicum, 1* influenza prepon- derante di questo si rivela nelle foglie e nei capolini, dimodoché sono indotto a vedere nel C. Mimi un ibrido secondario, cioè il risultato di un rinsanguamento del C. bellunense per opera di uno dei suoi genitori, il C. pannonicum. 3. X Cirsium pseudo-erìsìthaloides Pampanini ( C. Erisi- thales X Minii [ = C7. Erisithales X pannonicum X acaule X pannonicuvri]). Caulis elatus, circ. 15 dm. altus, ramosus, striatus. Folia interiora longe attenuata, basi dilatato-auriculata breviter de- currentia, coetera inferioribus subconformia, sessilia, auricu- lato-amplexicaulia plus minusve decurrentia, omnia utrinque puberula non scabrida nec arachnoidea, pinnatifida, pinnis irregulariter lanceolato-oblongìs, acutis, irregidariter dentatis, margine ciliato-spinuloso. Capitula plerumque solitaria, longe pedunculaia, vel interdum 2-3 congesta, ovata, ebracteata, bre- viter pedunculata, pedunculis arachnoideis, striatis : involucri non arachnoidei foliola oblongo-lanceolata, viscoso-car inaia, apice plus wAnusve patente spinula breinssima terminato ; co- rollae limbus tubum subaequans vel etiam supierans. Nella costituzione di questo ibrido al C. Minii si riferiscono i rami numerosi lungamente nudi, l'aspetto dei capolini e della Bull, detta Soc. bot. Hai. 10 130 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE base delle foglie, mentre invece, specialmente l'aspetto generale delle foglie, i capolini talvolta glomerati, gli involucri vischiosi ed il fusto più robusto e non cespuglioso, indicano l'intervento del C. ErisWiales. Le maggiori dimensioni cW egli ebbe dal C. ErìsUhales, associandosi ai rami allungati e denudati che ereditò dal C. Minii, conferiscono a questo ibrido un aspetto particolare di rigidezza che lo fa distinguere a prima vista dai genitori. Nel C. pseuclo-erisithaloides , il C. acaule ed il C. bellunense sono appena visibili, nella irregolarità delle divisioni del lembo follare e nell'allungamento dei rami. Il C. pannonicum, invece, è chiaramente riconoscibile tanto nei rami lunghi e nudi, come, sopratutto, nei capolini, il che si spiega facilmente col fatto che nella costituzione del C. pseudo-erisithaloides esso intervenne due volte, nel C. bellunense e nel C. Minii. Il C. pseudo-erisi- thaloides sarebbe quindi un ibrido ternario. 4. X Cirsium variabile Porta (C. palustri > Erisithales). Di questo ibrido non incontrammo che un unico esemplare. Esso era di dimensioni colossali superando i due metri di altezza e cresceva fra i genitori, dei quali il C. palustre era frequen- tissimo ed egualmente di grandi dimensioni. Il portamento ri- gido, la tinta rossastra del fusto e dei rami, le foglie lunga- mente decorrenti, e, insieme alle ali, molto spinose, l' aspetto dei capolini ed il loro agglomeramento all'apice dei rami, indi- cavano clie nella sua costituzione l'influenza del C. palustre era stata preponderante su quella del C. Erisithales ; le sue affinità con questo apparivano dalla forma del lembo fogliare, dall' es- sere tutta la pianta più inerme del C. palustre, e dalla tinta dei capolini più pallida che non in questo. Riferii questo esemplare al C. variabile Porta essendo che nel ciclo del C. palustri X Erisithales Naeg. questo ibrido descritto da Porta si avvicina maggiormente al C. palustre che al C. Erisi- thales, però la pianta della Valle di S. Mamante presenta col C. palustre maggiori affinità che non il C. variabile. Cosi le foglie sono più lungamente decorrenti, i capolini piccoli, sessili o brevemente pedunculati, sono glomerati (fino a 23 insieme) all' apice dei rami, come nel C. palustre, né si distinguono dai capolini di questo che per la tinta più pallida. Il C. palustri X SEDE DI FIREXZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 131 ErisWiales in Italia finora era conosciuto solo del Piemonte, e la sua forma suddetta (C. variabile) era stata trovata soltanto nel Tirolo meridionale (M. Tonale). * 5. X Cirsìum erisìthaloides Huter (C. Erisithales > panno- nicum). Il C. Erisithales X pannonicum, fu rare volte osservato "in Italia air infuori del Trentino. Nel Veneto fino a pochi anni fa non si conosceva che nel Friuli, dove, sul M. Matajur, lo rac- colse il Prof. Minio. Nel 1904 io ne riconobbi diverse stazioni nella regione delle Prealpi bellunesi ; sul versante meridionale della catena: sul M. Cima-di-Carapo, presso Tovena, e sulle col- line di Vittorio; e sul versante settentrionale, sopra S. Croce. Quest' anno lo incontrai in nuove località nella stessa regione, e precisamente — come quella di S. Croce — nella Provincia di Belluno : al Passo di S. Uboldo sul M. Forran (1000 m. circ), e nella Valle di S. Mamante ; quivi non è raro nei prati e nelle boscaglie fra i 500 ed i 1000 ra. In queste località lo incontrai sempre nella forma descritta da Huter, forma più affine al C. Erisithales che al C. pannonicum ; solo nella stazione delle colline di Vittorio lo trovai nelle sue diverse forme congiun- genti i due genitori.^ Il Segretario dà poi lettura della seguente comunicazione del socio Goiran: Un caso singolare di fioritura e fruttificazione fuori stagione. « Nella seconda metà del mese di settembre dello scorso anno, ri- tornato a Nizza dopo un viaggio in Piemonte e nel Veronese, — in meo liortiaulo olitorio, a meno di 100 metri dal mare, — ritrovai in abbondante fioritura una giovine e robusta pianta di Pirus Malus, appartenente al ciclo delle varietà che gli orticultori indicano com- plessivamente con la denominazione di Pomme rainette : la cosa non mi recò meraviglia, perchè altre volte, casi di fioritura precoce aveva osservato nelle varietà coltivate di P. commimis, sebbene però mai le avessi riscontrate nel Melo. 1 Fiori A. in Fiori e Paoletti G., Flora analitica d'Italia, voi. Ili, p. 369. — Porta P., Appendix florulae nostrae tridentinae finitimis- que in regionibus (Atti Accad. Se. Lett. Art. degli Agiati in Rove- reto, ser. Ili, voi. XI [1905], fase. 2, p. 5 [dell' estratto]). 2 Fiori A., 1. e, p. 376. — Pampanini E., 1. e, p. 89. 132 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE « La fioritui-a si protrasse durante tutto il mese, e si rinnovò nei seguenti mesi di ottobre e di novembre, sempre però in diminuzione ; anche in dicembre apparivano alcune coroUae valde diminutae ; devo aggiungere che l'inverno corse umido sul principio, ma mitissimo. « Fin qui nulla di straordinario, fatta astrazione dalla prolungata fioritura. Nel Veronese tanto sul Pirus communis, come sopra molte specie del genere Pi-unus, P. Amygdalus Stok., P. persica (L.) Sieb. et Zucc, P. domestica L., P. avium L., P. Cerasus L., ed anche fra le siepi e nei boschi sopra P. spinosa L., frequentemente ho osservato esempi di fioritura precoce e fuori stagione, quasi sempre in settembre ed ottobre, raramente più tardi, e di spesso dopo le prime pioggie : ma coi primi freddi scomparivano i fiori e della avvenuta fioritura non rimanevano più traccie. Ma qui in Nizza le cose procedettero diver- samente per il Melo : man mano sparivano le corolle, comparivano le piccole mele ed assai numerose ; lo sviluppo era piuttosto consi- derevole e normale per quelle primieramente apparse, stentato per le seconde, che ben presto caddero avvizzite, mentre le altre giunsero quasi a maturità nel mese di marzo. — Cionondimeno, malgrado tutto questo lavorio affatto fuori di ogni regola, nel mese di giugno il melo del mio giardino era convertito in un mazzo di fiori, ed alla fioritura tenne dietro una fruttificazione abbondante. « Un caso singolare di fioritura fuori stagione ho pure osservato in riva al mare, presso Nizza a iSainte-Hélène, sul Sambucus nigra. « Il 15 dicembre 1907 osservai una piccola c/nia appena spuntata, munita sul peduncolo di minute foglioline ; la pianta presentava, sparse sui suoi rami, alcune foglie : mi proposi seguirne lo sviluppo. « E con mia meraviglia, mantenendosi sempre la pianta quasi priva di foglie, il numero delle cime fiorifere andava continuamente au- mentando, assumendo man mano dimensioni alquanto crescenti; ma le corolle nei mesi di gennaio e febbraio mai non vidi a schiudersi. Nel mese di marzo il piccolo alberello era straordinariamente carico, anzi gremito, di cime fiorifere: ma solamente col comparire delle prime foglie cominciarono ad aprirsi le corolle, e le cime, poco a poco, acquistarono la forma e le dimensioni normali. » Indi il Segretario Pampanini riassume brevemente i seguenti suoi lavori : R. PAMPANINI. — UNA SPECIE ED UNA VARIETÀ NUOVE DI TITHONIA DESF. Il genere Tithonia, proprio dell'America centrale, fu stabilito su una pianta scoperta nel Messico, nei dintorni di Vera-Cruz dal viaggiatore Thiéry, il quale nel 1778 ne mandò i semi al Giar- dino del Re a Parigi dove fu coltivata per un paio d'anni. Fu al- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEJtBRE 133 lora che Desfonraines la studiò creandone il genere suddetto; la chiamò Tiihonia tagetiflora; Tithonia dalla tinta crocea dei fiori, e iapetiflora dai peduncoli giganti e fistolosi come nei fiori di Tageies. Xe presentò la descrizione all'Accademia delle Scienze nel 1780, ma essa non fu pubblicata che nel 1802. Però nel frattempo (1789) Jussieu descrisse brevemente questo genere nel suo « Genera plantarum » (p. 189), secondo le indicazioni contenute nel manoscritto di Desfontaines. Fino dal 1780 la T. tagetìflora cessò di essere coltivata a Parigi, e solo nel 1822 riapparve in Francia. Fu su un esemplare proveniente dal Giar- dino del Duca d'Orléans a Neuilly che fu studiata nuovamente da Cassini, il quale ne rettificò la posizione sistematica e riferi al genere Tiihonia anche YHeliantìius ticbaeformis che Ortega aveva descritto nel 1798. Più tardi, e specialmente in questi ultimi decenni, il genere Tiihonia si arricchì di nuove specie, le quali attualmente som- mano a circa 14. Da un invio di semi indeterminati provenienti dal Messico e spediti lo scorso anno dalla Casa Vilmorin-Andrieux di Parigi all'Orto botanico di Firenze, si ottenne, fra altro, una bella Composta che riferii al genere suddetto ma senza poterla iden- tificare ad alcuna delle specie conosciute. Inoltre, nel materiale indeterminato dell'Erbario Webb trovai un altro esemplare di Tithonia, che, a mio modo di vedere, merita pure di essere distinto dalla specie alla quale più si avvicina. Pertanto descrivo la prima quale specie nuova, e la seconda quale nuova varietà della T. iubaeformis. * * * Tithonia Vilmoriniana Pam panini, sp. n. Berba annua. Caulis circiter 25 dm. alias (in exemplarihus cultis), ra- onosus cwn ramis jìubescentibus non scabris striatus. Eolia interiora apposita, late deltoideo-ovata, acuminata; 'inedia et superiora alterna, quinquelobata, lobìs inferioribus minoribus, obtusis, coeteris acuminatis, medio autem maxima ; omnia in petiolum alatum attenuata, crenato -serrata, scabra, superiora autem piloso- scabra. Capitula solitaria, longe pe~ dunculata, pedunculis pubesceniibus, valde inflatis (circiter 10 ìnm. latis). 134 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE Bracteae Mseriatae, interiores eocterioribus panilo dreviores, omnes lanceolato-acuminatae, apice foliaceo, exius nervosae et pu'bescentes, intus scabrae jdilis rarissimis inspersae, 20- 25 mm. longae, 4-6 min. latae. Squamae (Lisci flores amplectentes et superanies, carinatac, spinescente^. Flores intense crocei; tiibulosi plus minusve putescentes, basi mftati et densius sericeo-piibescentes ; ligulati, ligula el- liptico-oUonga, 20-25 mm. longa, 10-14 mm. lata. Achenia compressa, adpresse serìceo-pilosa, 7-8 mm. longa, squamulis magnis, irregulariter crenato-denliculatis, aristis exìlibus pilosulo-denticulatis, 5-7 et usque ad 10 mm. longis. Habitat: Culta in Horto Botanico Fiorentino e seminibus me- xicanis, pr. Jacona (Michoacan) lectis età ci. Vilmorin-Andrieux missis. Fra tutte le altre specie del genere è alla T. macrophiilla S. Wats. che la T. Vilmoriniana più si avvicina. Ne differisce sopratutto per l'aspetto delle foglie e delle ligule : le foglie sono assai scabre, le inferiori indivise, le superiori 5-lobate, o, le estreme, trilobate, e le ligule sono ellittiche, brevi e larghe. Nella T. macrophylla, invece, le foglie sono appena scabre, le inferiori e medie profondamente trilobate, le superiori intere, e le ligule sono più strette ed allungate. Tithonia tubaeformis (Jacq.) Cass. var. Bourgaeana Pam- panini, var. n. Caulis raìnis scabridis ; capitala minora et bracteis majo- ribus, circiter 6-8 mtn. longis et 5 mm. latis, quani in T. tu- baeforme ti/pica ; flores tubulosi sericeo-pilosi ligula circiter 15 mm. longa et 5 mm. lata ; achenia plus minusve pilosa. Habitat: « Vallèe de Cordova \Herbier de la Commission scientifique du Mexique, recueilli p(ir M. Bourgeau, 1865- 1866; 20 Dècembr., n. 1566]. » (Herb. Webb). Questa varietà differisce essenzialmente dal tipo per i capo- lini assai più piccoli, le brattee più grandi, i peduncoli e gli achenì meno pelosi. Nella T. tubaeformis tipica le brattee sono press'a poco lunghe 25 mm. e larghe 4 mm., e le ligule sono lunghe 30-50 mm. e larghe 6-10 mm. SKUE DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 135 R. PAMPANINl. — VN'IRIS PROBABILMENTE IBRIDA DELL' I. ILLYRICA TOMM. E DELL'/. PALLIDA LAM. ED UNA NUOVA VARIETÀ DI QUEST'ULTIMA. Fra alcune cassule d' /. illijrica, mandatemi 1' estate scorsa dal Dott. C. Marchesetti di Trieste, ne trovai una, la quale, mentre per la forma e le dimensioni non difTeriva in nulla dalle altre, aperta, mostrò di appartenere ad un tipo assai diverso da quello dell'/, illijrica. Nella cassula in questione i semi sono molto voluminosi, com- presso-angolosi, in numero di 3-6 per loggia, e di color avana. Neil'/, ilhjrica, invece, i semi sono bensì dell'identica tinta, ma assai più piccoli, metà od un terzo di quelli, regolarmente ovali e tondeggianti, e numerosi: 15-20 per loggia. Per i carat- teri suddetti quei semi mentre differiscono profondamente da quelli dell'/, illyrica, si avvicinano, fra i semi delle altre Iris, maggiormente a quelli dell'/, pallida. Se ne scostano però per la tinta, per le dimensioni ancora maggiori e per il loro nu- mero minore: nell'/ pallida i semi sono rosso-bruni, un terzo od anche metà più piccoli di quelli suddetti, ed in numero di 8-12 circa per loggia. La cassula è brevemente pedunculata e munita di brattee completamente scariose, come si osserva in ambedue le Iris pallida ed illyrica. L'invio del Dott. Marchesetti proveniva da piante d'/. illyrica raccolte l'anno precedente sul M. Spaccato e coltivate nell'Orto botanico di Trieste nelle immediate vicinanze di altre à'I. pal- lida. In questo gruppo à'Iris è precisamente nei semi (tinta, forma, dimensioni e numero) che risiedono i caratteri essenzialmente differenziali per le singole specie ; nei fiori e nelle parti vege- tative le differenze sono relativamente tenui e fluttuanti. Per- tanto, poiché nella cassula di cui dissi i semi dimostrano di essere, come quelli della /. illyrica, normalmente sviluppati e maturi, credo eh' essi bastino a caratterizzare la pianta come non appartenente al ciclo dell'/, illyrica, né, per quanto affine air/ imllida, come identificabile a questa. 136 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE Date le condizioni nelle quali la pianta cresceva, propendo a ritenerla un ibrido — "^ià costituito od in via di costituirsi — dell'/, illyrica e à&W I. pallida, più affine a questa clie a quella. Ulteriori ricerche, che, col concorso del Dott. Marchesetti, proseguirò nella prossima estate, chiariranno — spero — f^e la mia interpretazione sia giusta, o se invece, escludendo ogni intervento dell'/, illyrica, la pianta non debba essere tenuta va- rietà o forma dell'/, -pallida. Se la natura di ibrido della pianta fosse confermata, si trat- terebbe di un ibrido naturale, il Dott. Marchesetti non avendo mai, secondo quanto egli mi disse, tentato ibridazioni artificiali nelle sue culture à.' Iris. In attesa di queste ricerche e fino a prova in contrario, chia- mo la pianta, oggetto di questa noticina : X Iris Marchesettii Pampanini (I. pallida > illyynca) [ad interim] hybr. nov. * * * Ultimamente il Dott. A. Ginzberger, dell'Istituto botanico di Vienna, m'inviò in esame un esemplare d'Iris in frutto prove- niente dai dintorni di Ragusa. Le brattee interamente scariose mi fecero riferire la pianta al gruppo delle It^is illyrica e pallida, e, per l'aspetto delle fo- glie a nervature deboli e per quello dei semi compresse-ango- losi e rosso-bruni, la ritenni appartenere al ciclo di quest'ultima. Però, distinguendosi da essa per dei caratteri notevoli, la descrivo come sua varietà. Differisce essenzialmente dall'/, pallida per la capsula glo- bosa e per i semi assai piccoli (delle dimensioni metà o due terzi minori di quelle dei semi del tipo), ed in numero solo di 6-7 per loggia: nella /. uallida, invece, la capsula è allun- gata, lunga 3 Yj-5 cm. e larga circa 12 mm,, ed i semi sono in numero di 8-12 per loggia. Come dissi, la tinta dei semi è iden- tica a quella dei semi del tipo, e cosi pure la forma, quan- tunque in ogni loggia abbia riscontrato qualche seme abor- tito e di dimensioni piccolissime, dimodoché la loggia non era completamente riempita dai semi. La pianta fu raccolta sullo « Scoglio Bobara », presso Ragusa SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 11 NOVEMBRE 137 vecchia, dove cresceva in piccole colonie sulle rupi, e dove — secondo il Dott. Galvagni che la scopri — nessuna altra Iris rappresentava il genere. ' 1. pallida Lam. var. dalmatica Parapanini, var. nov. Capsula globosa, parva, circ. 2 cm. in diam. ; semina parva Y,- Ys minora quam in I. pallida iypica, 6-7 in loculo congesta. Coe- tera ut in I. pallida typica. Hab. Dalmatia, in rupibus loco dicto Scoglio Bobara prope Ragusa ■vecchia (leg. D--. E. Galvagni, 30. VII. 1908 [Herb. Bot. Inst. Univ. Wien, n. 2389]). Ha quindi la parola il socio Sommier, il quale presenta in dono alla Società la sua Flora delle Pelagie, e ne dà conto nui seguenti termini : S. SOMMIER. — A PROPOSITO DELLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE. Nel presentare alla Società botanica questa Flora delle isole Pelagie, - vorrei richiamare l'attenzione più specialmente sopra alcune constatazioni e conclusioni alle quali mi ha portato il confronto fra le due isole, e fra esse e le terre più vicine, cioè le isole Maltesi, Pantelleria, la Sicilia e la costa settentrionale d'Africa. II suolo delle Pelagie essendo, durante la lunga estate, dovunque prosciugato e riarso, non vi si possono trovare altro che piante dotate di qualche adattamento per resistere lungamente alla sic- cità. Fra questi adattamenti il più frequente nelle Pelagie è l'an- nualità, ossia la lunga sospensione, durante la stagione asciutta, della vita nel seme, in piante che compiono in breve tempo il loro ciclo vegetativo, dal germogliamento fino alla maturazione del frutto. Per tal modo possono vivere rigogliose in Lampedusa anche piante eminentemente idrofile come 1' Elatine e la Bul- lìarda. Quanto tale adattamento convenga alle condizioni di vita delle Pelagie lo mostra la proporzione di piante vascolari annue che vi è di 61 7o» mentre nell'Arcipelago Toscano è di 41 "/o- ^ GinzberCxER a., in litt. 24. XI. 1908. 2 Stefano Sommier, Le isole Pelagie Lampedusa, Linosa, Lampione, e la loro Flora, con itn elenco completo delle piante di Pantelleria. Com- preso in « Appendice al Boll, del E.. Orto bot. di Palermo », 1907-8. 138 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE A Linosa, le cui rocce nere si infocano maggiormente in estate, ma che d' inverno è più piovosa e quindi più adatta a piante fugaci, le annue costituiscono il 66 "/o della flora vascolare, mentre formano soltanto il 58 7o di quella di Lampedusa. Questo può spiegare la grande prevalenza in Linosa delle Papilionacee, Carioflllacee e Geraniacee. Adattamento caratteristico ivi è pure la sospensione della vita in varie piante legnose per la caduta delle foglie nella stagione calda. Il confronto statistico fra le due isole mi ha portato a riprendere in esame la dibattuta questione delle cause che nelle varie flore fanno variare il numero medio delle specie per genere. È stato detto e ripetuto quasi come assioma, che un numero piccolo di specie per genere era una caratteristica delle isole. I confronti che ho fatti con altre flore del bacino mediterraneo mi hanno portato a concludere che « in una medesima regione il numero medio delle specie per genere è direttamente proporzionale al numero di specie prese in esame, indipendentemente, o quasi, dalle condizioni ecologiche del territorio da cui provengono ». Conoscendo il numero di specie e di generi esistenti in una re- gione, basterebbe dunque sapere quante specie crescono in un dato distretto di quella regione per determinare a priori con molta approssimazione il numero di generi del distretto, e quindi il rapporto fra generi e specie. Il piccolo numero di specie per genere nelle isole, che va sempre diminuendo più queste sono piccole, dipenderebbe quindi dal piccolo numero di specie prese in esame, e non dal fatto che crescono in isole. Mi interessava particolarmente lo studio delle flore di Linosa e Lampedusa per determinare quale influenza avesse in queste isole la natura del suolo, essendo montuosa ed interamente vul- canica la prima, piana, sedimentare e calcarea la seconda. Però il confronto fra le due flore, sussidiato dal confronto con le flore vicine, sotto qualunque rapporto esse si considerino, porta a concludere che tale influenza sulle fanerogame é molto minore di quanto si potrebbe credere. Le grandissime diff'erenze edafiche delle due isole non sembrano influire affatto né sulla ricchezza, né sul grado di diversità delle loro flore fanerogamiche. Ed in quanto alla azione riferibile alla natura chimica del suolo, essa sembra debole e quasi del tutto mascherata da altri fattori. Le due isole hanno 43.5 Y^ di fanerogame in comune ; e se si esami- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 139 nano le altre 56.5 "/o che potrebbero essere o salicicole o cal- cicole, si trova che le più sono altrove state ritenute l'inverso di quello che qui sembrerebbero, prova evidente che in molti casi si è attribuito alla natura chimica del suolo una azione che non le spetta. Mi sembra per ciò che si dovrebbe essere più parchi nel battezzare le piante di silicicole o calcicole, anche se tale battesimo viene corredato dalla frase prudente : « in questo distretto tal pianta si dimostra prevalentemente s. o e. ». Citerò un esempio solo : A Lampedusa una delle specie più abbondanti, una vera ca- ratteristica del paesaggio botanico, è VAsphodelus ramosus. Questo manca assolutamente a Linosa. Verrebbe fatto quindi di dire che « nelle Pelagie V Asphodelus ramosus si dimostra emi- nentemente calcicelo ». Se non che, andando nella vicina Pan- telleria, assolutamente vulcanica come Linosa, vi si trova questa pianta abbondante quasi quanto a Lampedusa. Dunque, dicendo che essa nelle Pelagie si dimostra essenzialmente calcicela, si enuncierebbe un fatto vero, ma si implicherebbe una causalità falsa, poiché l'assenza di questo asfodelo da Linosa va attribuita ad altre cause che alla mancanza di calce. Mi pare quindi che sarebbe meglio non introdurre la nozione di appetenza per uno od altro substrato, e non classificare una pianta secondo questo criterio, se non quando tale appetenza fosse dimostrata da nu- merose constatazioni di fatto comprovanti che tale relazione di causa ad effetto realmente esiste. L'influenza esercitata dalle condizioni edafiche delle Pelagie, se è poco manifesta nella loro flora fanerogamica, lo è invece molto nella flora crittogamica vascolare e cellulare, e si di- mostra tanto nella diversa ricchezza in specie ed in individui, quanto nel numero molto minore di specie comuni alle due isole. Ciò mi ha portato a concludere che « le crittogame ci presen- tano un reattivo assai più sicuro delle fanerogame per rive- lare le differenze edafiche in distretti di ugual clima ». Nel terminare il mio studio sulla flora delle Pelagie mi sono domandato quale origine le si potesse attribuire, e sono giunto alla conclusione che era dovuta interamente all'apporto dei semi e delle spore attraverso il mare per mezzo degli agenti naturali o dell'uomo, e che a quest'ultimo si doveva attribuire gran parte nella introduzione delle fanerogame. L'immigrazione delle piante 140 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEìMBRB a distanza attraverso il mare è certa per Linosa, emersa dal mare in epoca geologicamente recente, e mai congiunta con altre terre ; e nessuna ragione ho potuto trovare per non ammettere che lo stesso sia di Lampedusa. La presenza in quest'isola del genere Stapelìa, eminentemente Africano, non si può interpre- tare come una sopravvivenza di un'epoca in cui Lampedusa sa- rebbe stata congiunta con l'Africa, trattandosi di pianta anche adesso comune sulla vicina costa d'Africa, e dotata di semi adat- tati alla disseminazione aneraocora. Tanto varrebbe il vedere nella presenza in Linosa del Bellium oninuiian e della Castellia tuberculosa, piante cosi rare e di habitat cosi disgiunti, delle prove di antiche congiunzioni terrestri, mentre sappiamo che Linosa fu sempre isolata. La flora di Lampedusa non fornisce dunque alcun argomento in favore della ipotesi di un'antica congiunzione di quest' isola con l'Africa. La provenienza delle piante Pelagie è quasi esclusivamente Africana e Siciliana. Delle 530 specie vascolari delle Pelagie ve ne sono 12 sole che non si trovino in Sicilia o in Africa, e 471, cioè 89 7o. si trovano tanto in Sicilia quanto in Africa. La cor- rente d' immigrazione é stata alquanto maggiore dalla Sicilia che dall'Africa poiché, non ostante la distanza maggiore, la pro- porzione delle piante Siciliane è un poco superiore a quella delle piante Africane. In conclusione mi pare che sotto qualunque punto di vista si considerino le flore di Lampedusa e di Linosa, si debba riconoscere che nella loro composizione ha avuto una importanza predo- minante il fattore storico-cronologico (la via e i modi d'immi- grazione), e che poco abbia influito il fattore edafico, e punto quello geologico (nel senso di sopravvivenze). Queste ed altre considerazioni suggerite dallo studio della flora delle Pelagie e di Pantelleria si trovano più ampiamente svolte nell'ultimo capitolo del lavoro al quale ha dato ospitalità il Bollettino dell' Orto botanico di Palermo, e che ho ora il piacere di presentare alla nostra Società. Braccio notare ancora che, oltre a dare qui uno specchio della vegetazione delle Pelagie, ho riassunto pure le conoscenze at- tuali sulla flora vascolare di Pantelleria, intorno alla quale ancora non esiste alcun lavoro monografico. NoQ essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 141 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del dì 12 dicembre 1908. Presidenza del Vice-Presidente Baccakiki. È proclamata a nuovo socio la : Dott. Cesarina Chiti di Padova. Il Presidente legge quindi la seguente notizia giunta il 10 di- cembre corr. dal socio Goiran da Nizza : « Comunico alla Società botanica un nuovo e singolare caso di « fioritura e fruttificazione fuori stagione. « Sulla ben esposta e soleggiata collina della Lanterna, cresce in « un campo un grosso e vecchio Ciliegio. Oggidì la pianta è rive- « stita di foglie, e fra queste spiccano fiori e frutti. Frutti maturi « sono stati staccati già dalla proprietaria del luogo, la sig.''* Muller, « ed altri si avvicinano alla maturazione ». Sono quindi presentati i seguenti due lavori del socio Macchiati, e dei soci Vaccari e Wilczkk, già comunicati al Congresso della Società per il Progresso delle Scienze ; quest' ultimo, dal titolo « La vegetazione del versante meridionale delle Alpi Graie orientali. I* Contribuzione », per la sua mole è rimandato al Giornale. La co- municazione del Macchiati è la seguente : L. MACCHIATI. — SULLA GERMINABILITÀ DEI VEC- CHI SEMI E DEI SEMI MUTILATI. (Nota preventiva sulla comunicazione fatta al II Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, nell'adunanza di martedì 20 Ottobre 1908 alle Sezioni X e XIII: Botanica ed Agronomia). Da venti anni iniziai molte ricerche sulla germinazione dei semi e delle spore con indirizzo scientifico nella R. Stazione Agraria di Modena, mentre attendevo alle determinazioni sul potere germinativo delle sementi agrarie. 142 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE Le stesse ricerche proseguii poi nei gabinetti di Storia Natu- rale degli Istituti Tecnici di Modena, Caserta e Napoli, sino al Novembre del 1903. Esse ebbero una interruzione nei due anni successivi che passai a Savona ; ma furono riprese e proseguite quando nel Novembre del 1905 feci ritorno a Modena. Dei numerosi ed importanti risultati che, appena avrò il tempo, mi propongo di riassumere in un lavoro completo sulla fisiologia della germinazione, comunico intanto i dati relativi alla germi- nabilità dei vecchi semi e dei semi mutilati, richiamando però l'attenzione sull'azione fisiologica di certi bacteri che, come si vedrà, vivono simbioticamente cogli embrioni quand'essi passano dallo stato di vita latente a quello di vita manifesta. Avendo avuta a mia disposizione una raccolta di frutti e di semi conservati da non meno di trentacinque anni, e precisa- mente dal 1873, nel gabinetto di Storia Naturale di Modena, mi proposi verso il principio del corrente anno d'indagare, con opportune prove, se taluni dei predetti semi avessero mante- nuta la facoltà di germinare e, nel caso affermativo, in quale proporzione. I semi, di cui sopra, sono racchiusi in barattoli di vetro con tappo smerigliato, e conservati entro scaffali a vetrate in una sala grande esposta a mezzogiorno, e perciò sotto l'azione diretta delle radiazioni luminose. Molti autori affermano che i semi possono conservare la loro vitalità inalterata per tempi lunghissimi. Oltre ai casi citati da Alfonso De Candolle, ^ secondo il quale i semi di certe piante possono conservare il loro potere germinativo, talora per secoli, vi sono quelli riferiti da Michalet, Poisson, Peter, Ernst, Goiran, Becquerel e più recentemente da Gola. ^ Ma in tutti questi casi si parla sempre di semi conservati in condizioni speciali, cioè di essiccazione, di vuoto, di temperature molto basse, ecc. Impedendo l'accesso dell'aria in modo da evi- tare l'ossidazione, per esempio sotterrandoli ad una notevole profondità nel suolo, si prolunga immensamente la durata della maturità di riserva dei semi. È appunto in questo modo che, secondo l'affermazione di certi autori, si sarebbero visti germi- 1 Ann. Soc. Nat., Serie III, t. 6, pag. 373. 2 Atti della R. Acoad. delle Scienze di Torino, 1906. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 1-43 Ilare molti semi estratti dalle tombe gallo-romane e celtiche. Ma giustamente il prof. Mayer non accorda molto credito alle esperienze col cosi detto « grano delle mummie » ^ malgrado le vecchie esperienze (1835) del conte Sternberg a Praga e quelle di Grimstone in Londra, e pure malgrado le colture che fece in Toscana nel 1852 il prof. Cosimo Ridolfl col grano che il conte Pietro Guicciardini affermava di avere estratto da una mummia egiziana; tanto più dopo che recentemente E. Gain ebbe dimostrato che in certi semi sicuramente estratti dalle mummie l'alterazione era tale da rendere impossibile il mani- festarsi di qualsiasi attività germinativa,^ e le ricerche fatte con indirizzo agronomico dal prof. Francesco Todaro ^ da cui sarebbe risultato che nel corso di un decennio al più il potere germi- nativo resta completamente esaurito nei semi della maggior parte delle nostre piante coltivate. 11 Mayer però che si è occu- pato della questione della vitalità dei semi con quella compe- tenza che tutti gli riconoscono, ha potuto dimostrare che quando essi siano mantenuti in un ambiente ben secco (Brassica ole- racea) conservano anche dopo un periodo di undici anni un alto grado di germinabilità. Ma prima di lui già il nostro Italo Gi- glioli aveva dimostrato in modo sicuro che la vitalità dei semi si può lungamente conservare quando essi siano tenuti allo stato secco in gas inerti;* i quali studi furono da lui proseguiti collo stesso risultato dal 1877 sino ai nostri giorni. ^ Dalle numerose e pazienti ricerche del Giglioli si apprende che la resistenza vitale dei semi dipende principalmente dalla loro pronta essic- cabilità. Il Giglioli sostiene anche che durante la vita latente dei semi non vi sia respirazione e ciò contrariamente all'opi- ^ Adolfo Mayer, TJeber das Konserviren des Keimvermdgens. Jour- nal fiir Landwirtschaft. 54 voi., 16 februar, 1906, pag. 51. 2 Comptes Rendus de VAcad. des Sciences, t. 130, pag. 1643. 3 Fr. Todaro, Osservazioni sulla durata del potere germinativo nei semi di alcune piante erbacee coltivate. Stazioni speriment. agrarie, 1905, pag. 610. * Italo Giglioli, Resistenza di alcuni semi aW azione prolungata dì agenti chimici, gassosi e liquidi. Gazz. eli. ital., IX, 1879, pag. 199. Giorn. Staz. sper, ital., Vili, 181Ì), p. 199. 5 Italo Giglioli, Latent Vitalittj in Seeds. Nature, voi. 52, Oct. 3, 1895, pag. 544. — Sulla vitalità dei semi Atti del VI Congresso internaz. di Chimica applicata. Roma, 1906. 144 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 12 DICEMBRE nione dell'illustre fisiologo W. Pfeflfer, ^ secondo il quale negli embrioni allo stato di vita latente si compiono fenomeni di respirazione intramolecolare; si effettuano reazioni e modifica- zioni tra le molecole del protoplasma senza la necessità di scambi gassosi e indipendentemente dalle condizioni in cui si trovano i semi. Alla stessa conclusione si può dire che sia giunto il dot- tore G. Albo ^ secondo il cui parere i semi allo stato di riposo vivono lentamente, e la loro vita non può venire sospesa qua- lunque siano le condizioni in cui essi vengano posti. Nelle mie esperienze feci quasi sempre uso di germinatori di caolino. La prima serie di prove fu da me incominciata il giorno 11 del mese di Marzo del corrente anno e terminò il 6 del successivo mese. Durante il non breve periodo le condizioni di temperatura furono pei semi dei quali mi servii tutt' altro che favorevoli : essa infatti variò tra un minimo di 9° C e un massimo di 17° C, ma la temperatura registi'ata alle ore 15 d' ogni giorno variò tra 12o e 16°. Parallelamente alle esperienze di germinazione dei vecchi semi ne disposi altre nelle quali feci uso di semi ottenuti dalle colture del 1907, che dovevano servire come termine di confronto. 1 semi da me adoperati appartenevano a parecchie famiglie di piante, ma io mi limiterò per questa volta a riferire i risultati ottenuti su quelli di poche graminacee e leguminose, cioè il miglio, l'orzo, il granoturco, il fagiuolo e il ceco. Questi semi, secondo Sachs, Kòppen, de Vries, Hellriegel, Pfefì'er ed altri autori, possono germinare nell'aria entro i limiti delle seguenti temperature : limite inferiore limite ottimo limite superiore granoturco 90, 5C 33°, 75 C 46-, 2 C orzo 5° 28°, 70 37°, 70 miglio 40 28°, 75 40° cece 3" 28°, 75 38°, 75 fagiuolo Qo, 8 26°, 25 42° ^ W. Pfbffer, Physiologie vegetale. Paris, 1906, t. I, pag. 556 (tra- duzione francese sulla 2^ ediz. tedesca). 2 G. Albo, La vita dei semi allo stato di riposo; Bull, della Soc. botanica ital., 1907, pag. 93. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBUE 145 I precedenti dati spiegano perchè quei semi che si trovavano più prossimi al limite minimo di temperatura che all'ottimo impiegarono molto tempo per germinare, essendo dimostrato che tanto più bassa è la temperatura tanto è più lungo il pe- riodo germinativo. I semi giovani ebbero tuttavia una germi- nabilità abbastanza elevata, cioè del 18 "/o quelli di granturco, del 51 "/o quelli d' orzo, del 70 "/^ quelli di miglio, e rispettiva- mente del 22 e del 23 "/o quelli di fagiuolo e di cece; in con- fronto ai vecchi semi la cui germinabilità fu del 7 "/o pel gran- turco, del òVo pei* l'orzo e del 12 "/g pel miglio. Come si vede dai dati che offro non germinarono in nessun modo i vecchi semi delle due leguminose su ricordate. Tutti i semi non germinati, e prima degli altri quelli vecchi, ammuffirono negli ultimi giorni allorché la temperatura nor- male era già salita da 12° a 15^ e 16" G; però osservai che i semi vecchi delle leguminose ammuffivano prima e più celere- mente di quelli delle graminacee. In una nuova serie di prove che incominciai nei primi giorni di Maggio cogli stessi e con altri semi, quando la temperatura normale era notevolmente salita mantenendosi, nella stanza in cui erano posti, tra 20'' e 24" C, i semi giovani germinarono in proporzione molto più elevata della prima volta, cioè dell' 86 "/^ il miglio, del 96 °/o il Mays, del 100 7o 1' orzo e il fagiuolo, del 97 "/o il cece, impiegando pochissimo tempo, cioè appena nove giorni i più ritardatari; ma neppure uno dei vecchi semi accennò a ridestarsi. I detti semi invece ammuffirono tutti al terzo e al quarto giorno, quantunque fossero stati posti nei germinatori di caolino precedentemente sterilizzati col calore secco portandone la temperatura al disopra di 170.° E lo stesso risultato ebbero altre due serie di esperienze successive che furono istituite allor- ché la temperatura normale era per tutti quei semi assai pros- sima a quella che è ritenuta più favorevole, come infatti ne ebbi una riconferma nella più celere germinabilità dei semi giovani. Questi risultati furono contrari a tutte le mie previsioni, poi- ché io avevo logicamente supposto che la germinabilità, eziandio dei vecchi semi come dei nuovi, dovesse essere più elevata quando le condizioni termiche miglioravano. Ma ben presto senza difficoltà trovai la causa di questa apparente contraddi- Bull. d^ìla Soc. hot. ital. 11 146 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE zione, attribuendo giustamente la mancata germinazione alle numerose spore delle muffe attaccate e talora persino già pene- trate colle loro ife nell'apertura micropilare di tutti i semi, o nell'apparato ilare dei vecchi semi delle leguminose. Le quali spore dormenti, o a germinazione appena iniziata, trovarono, di mano in mano che la temperatura dell'ambiente saliva, condi- zioni ognora più favorevoli alla loro germinazione, sviluppando degli apparati vegetativi che oltre a consumare la riserva nutri- tiva dei cotiledoni e dell' albume, impedivano o alteravano lo sviluppo degli enzimi, cioè di quei fermenti solubili che com- piono l'evoluzione biochimica delle sostanze nutritive di riserva durante la germinazione dei semi e, nello stesso tempo, il movi- mento delle nuove sostanze verso l'embrione in via di sviluyjpo. E codesta mia supposizione venne poi confermata dal fatto che avendo sospesa o impedita, con opportuni mezzi senza alte- rare i semi (calore e agenti antisettici), la vitalità di quelle spore, i semi vecchi germinarono in maggiore proporzione di quando feci la prima serie di prove, perchè allora si produssero i consueti enzimi senza dei quali non si opera la dislocazione delle molecole complesse in molecole più semplici nei materiali accumulati sotto forma di riserva nutritiva. Bisogna persuadersi che tutto ciò che impedisce lo sviluppo degli enzimi è di ostacolo alla germinazione, cioè al passaggio dell'embrione dallo stato di vita latente a quello di vita mani- festa, per effettuarsi il quale, ripeto, è necessario che le sostanze accumulate nei semi sotto forma di riserva nutritiva si trasfor- mino da combinazioni inerti a composti solubili e dializzabili. Sullo speciale comportamento dei fermenti chimici non si può stabilire una legge costante e sicura, po'ichè le diastasi che secerne l'embrione che germina sono specifiche per ciascuna delle sostanze di riserva; ma in ogni caso è certo che senza il loro intervento non possono esser mai utilizzate le sostanze chimiche dei semi che sono vere e proprie riserve di energia. Questa energia potenziale per poter essere messa a disposi- zione dell'embrione, bisogna che sia resa libera appunto dal- l'azione dei fermenti, e per conseguenza tutto ciò che ostacola la loro produzione impedisce la germinazione anche se siano favorevoli tutte le altre condizioni intrinseche ed estrinseche. Ma seguendo il corso delle mie esperienze ho scoperto un SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 147 fatto ben più importante, che era sfuggito a tutti gli autori che si occuparono diligentemente prima di me della fisiologia della germinazione. Mi é risultato cioè che impedendo la produzione dei bacteri che sempre si trovano nel mezzo in cui si sviluppano i semi germinanti, i loro embrioni non possono più passare dallo stato di vita latente allo stato di vita manifesta, perché allora il contenuto protoplasmatico della riserva nutritiva è incapace da solo a produrre gli enzimi che devono agire sui materiali di riserva. Infatti se si mettono a germinare i semi, dopo di averli lavati con una soluzione di sublimato all' 1 y, per mille e poi rapidamente rilavati con alcole assoluto, nei consueti germinatori di caolino precedentemente sterilizzati, racchiudendo quest'ultimi in termostati anch'essi sterilizzati, e s'impedisce la penetrazione di germi, si può esser certi che gli stessi semi non germinano purché si faccia uso di acqua distillata e sterilizzata. Ma queste esperienze riescono meglio mettendo i semi steri- lizzati entro matracci di vetro colla spugna inzuppata di acqua distillata. Però in questo caso l'apertura dei matracci resi sterili dev'esser chiusa con cotone idrofilo, esso pure sterilizzato per impedire la penetrazione di qualsiasi germe. A nessuno poteva essere sfuggito che i bacteri esistono sempre nell'acqua dei germinatori, specialmente attorno agli embrioni; ma non si era mai sospettato che senza il loro intervento i semi non potessero germinare. Esaminando al microscopio le cellule superficiali dell'embrione e dell'albume si trovano sem- pre, come l'acqua che li circonda, tutte invase da numerosis- simi bacteri. La produzione dei fermenti chimici è, a mio modo di vedere, un vero caso di simbiosi che si stabilisce ira i bacteri e le cel- lule viventi dell'embrione dell'albume. In questa nota preventiva accenno soltanto di volo ai risultati conseguiti, riservandomi però di trattare più tardi con maggior ampiezza questo argomento di così vitale importanza, mentre attendo con cura ad altre congeneri ricerche servendomi al- l'uopo di semi di altre specie e variando le condizioni. I fatti da me scoperti, secondo il parere dell'amico prof. Ca- vara, che ne intuisce tutta l'importanza, avrebbero una perfetta analogia coi miceli di alcuni funghi che hanno certamente un'azione stimolante sulla germinazione dei semi delle orchidee. 148 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE Un'altra serie di ricerche, da me incominciate circa vent'anni fa, sono quelle che si riferiscono al potere germinativo dei semi mutilati. Essendo il seme molto complesso nella sua costituzione, si era pensato più volte di sottoporre alla germinazione le suo diverse parti isolatamente, cercando di scoprire com'esse si con- tengano quando siano assoggettate alle più favorevoli condizioni esterne. Fra gli autori che più si occuparono di questo argo- mento vanno ricordati Bonnet, ^ Ph. Van Tieghem'^ e Bloscis- zewski. ' Dai loro studi sarebbe già risultato che spogliando il seme del suo tegumento, l'embrione germina come nelle condi- zioni normali. Separando poi l'albume dall'embrione, quest'ultimo, se è abbastanza voluminoso, prolunga la sua radichetta, allunga il suo fusticino e svolge i cotiledoni. Ma poi non si sviluppa la gemmula, e presto conseguentemente deperisce. Sostituendo l'al- bume tolto con uno strato di pasta applicato sui cotiledoni, la quale sia formata o dello stesso albume polverizzato, o d' una mescolanza artificiale che ad esso si avvicini per composizione, si viene a dare all'embrione maggior vigore permettendogli di sviluppare la sua gemmula. Da parte sua l'albume isolato, spe- cialmente se è oleaginoso (Ricino), consuma i materiali di riserva che contiene trasformandoli in altre sostanze, per esempio in amido : esso può in certi casi produrre persino dei cloroplasti e assimilare il carbonio. Ad esser breve, esso si mostra capace per un certo tempo d' una vegetazione indipendente. Se in un embrione separiamo con opportune sezioni la radi- chetta, il fusticino e i cotiledoni, ciascuna di queste parti può germinare, cioè crescere ed acquistare la sua struttura nor- male: la radichetta dando una piccola radice debole e lunga qualche millimetro ; il fusticino un piccolo fusto cilindrico, e i cotiledoni diventando verdi ed acquistando delle dimensioni più che normali. Tuttociò si capisce bene, perchè allora i cotiledoni utilizzano soltanto per loro tutta la riserva nutritiva di cui la maggior parte passa d'ordinario nella radice e nel fusto. In una ^ Usage des feuilles, 1754. ^ Recherches physiologiques sur la germination (Annales scient. de 1' Ecole aormale, 2"- sèrie, II, 1873). 3 Landwirth. Jahrb. 1876. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 149 parola, ciascuno di questi tre organi dell'embrione ha in sé la sua ragione d'essere della propria evoluzione, cioè essi posspno germinare e sviluppar'si l'uno indipendentemente dall'altro, con lina intensità ed una durata che sono proporzionali alla quan- tità dei materiali nutritivi assimilabili die possiedono nel mo- mento delia loro separazione. Oltre a ciò se si toglie la radichetta da un embrione, si for- mano nella sezione del fusticino una o più radici avventizio che completano la pianticina ; se si taglia un cotiledone o si leva una parte di esso, sia pure una sottile sezione, questo fram- mento germina, s'accresce e produce nella superficie libera delle radici avventizie che la nutrono e può più tardi, in certi casi, dare origine ad una gemma avventizia. Una piantina può nascere cosi da un frammento di cotiledone, e un embrione frammentato può dare origine a molte piantine. Se si taglia un embrione in senso longitudinale in due metà che contengano o ciascuna il suo cotiledone, o due metà di cotile- doni; 0 in quattro quarti contenenti ciascuna una metà di coti- ledone, si vedranno questi frammenti germinare e accrescere come l'embrione intiero per produrre tante altre piantine. Le sezioni allora si cicatrizzano ; la mezza circonferenza o il quarto di circonferenza formati dall'arco generatore librolegnoso del fusto e della radice si chiudono in un anello completo, e, in definitivo, la struttura riprende in ciascun frammento i suoi caratteri normali. Appunto in vista di questi dati alquanto incerti che si hanno sulla germinabilità dei semi mutilati, mi proposi d'istituire una serie di esperienze che potessero gettar luce sull'importante questione. I semi dei quali in varie epoche mi sono servito appartengono a diverse famiglie, ma specialmente a quelle delle gramiiiacee e delle leguminose. Si suole sempre dire che una delle condizioni intrinseche che si richiedono per la germina- bilità dei semi sia quella della loro integrità organica, ma vice- versa poi tutti sanno che germinano egualmente bene i semi che siano stati mutilati dagli animali o da altri agenti esterni, purché siano loro rimaste le parti essenziali dell'embrione. Dalle mie numerose esperienze mi è risultato che germinano prima e in maggiore proporzione i semi, specialmente delle leguminose, (fagiuolo, fava, pisello, veccia ecc.) che siano stati privati com- 150 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE pletamente dello spermoderma, il quale sembra avere soltanto gli uffici d'impedire il troppo rapido disseccamento e di servire di difesa contro gli agenti esterni, non esclusi in molti casi i succhi digestivi degli animali die ingeriscono o direttamente gli stessi semi o i frutti che li racchiudono di cui essi si nutrono. Oramai si è provato che molti di codesti semi passano attraverso all'apparato digerente degli animali senza esserne profondamente alterati, e in certi casi si è potuto dimostrare che l'azione dei succhi digestivi é necessaria per la germinazione di molti semi; anzi a questo scopo si sono appunto stabiliti persino degli speciali adattamenti. Ho potuto verificare che gli embrioni di fava, di fagiuolo, di pisello e di molte altre leguminose, quando siano privati d'uno dei due embriofìlli, germinano egualmente bene come quelli dei semi integri, e, pari tutte le altre condizioni, germinano prima. Ciò prova che le sostanze di riserva contenute nei cotiledoni delle leguminose eccedono il bisogno, perché gli embrioni comin- ciano ad assorbire e assimilare dal di fuori appena che le radici e le foglie siano atte a prelevare dal suolo e dall'aria le sostanze nu- tritive necessarie al mantenimento e all'accrescimento ulteriore delle pianticine in via di sviluppo. Il periodo germinativo non ha un limite prestabilito perché tutto dipende dalle condizioni in cui si trovano gli embrioni. Se si espongono alla luce, la germi- nazione é brevissima, purché sia favorevole la temperatura. Se invece si mantengono alla perfetta oscurità, il periodo germi- nativo, anche quando siano favorevoli tutte le altre condizioni, si protrae per un tempo lunghissimo, che è per ogni seme pro- porzionato alla quantità di riserva nutritiva, perchè allora la nutrizione non può essere che esclusivamente interna. Gli embrioni di frumento, d'orzo, d'avena e in genere di tutte le graminacee, la cui riserva nutritiva é rappresentata dall'al- bume, possono germinare quando siano stati privati della metà sino a due terzi di codesto albume. Ottenuti questi risultati che furono conformi alle mie previsioni, mi venne l'idea di vedere se potessero egualmente germinare gli embrioni delle legumi- nose (fava, fagiuolo, pisello, cece ecc.) e di altre piante a cui fossero stati tolti tutti e due i cotiledoni. A tale scopo li lasciai per un giorno nei consueti germinatori affinché vi si rigonfias- sero; poi con una lama tagliente, dopo averli spogliati dei tegu- SEDE Dt FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 151 menti seminali, li privai di tutti e due i cotiledoni e li misi a germinare bagnandoli con acqua che avevo fatto passare attra- verso alla terra di giardino posta in un imbuto provvisto d'un filtro. E per di più somministrai loro, sotto forma di soluzioni, glucosio, peptoni e qualche volta grassi saponificati. I detti embrioni germinarono, e da essi, quando furono posti in favo- revole condizione, si svilupparono piante vitali come quelle che hanno origine dalla germinazione dei semi integri. Contem- poraneamente a queste prove ne feci altre coi cotiledoni isolati, ponendoli sui germinatori di caolino, nei primi giorni ricoperti, poi esposti alla luce. I cotiledoni di fagiuolo inverdirono sempre come quelli che rimangono attaccati all'embrione e spesso pro- lungarono radici avventizie. Non v'ha alcun dubbio che l'inver- di mento fosse dovuto alla formazione dei cloroplasti, perchè ne riscontrai la presenza con opportune osservazioni al microsco- pio. Essi produssero egualmente gli enzimi, i quali, alla lor volta, come quelli dei semi integri, effettuarono la dislocazione delle molecole complesse in molecole più semplici ; per esempio la trasformazione dell'amido e della cellulosa in glucosio e mal- tosio, passando per tutti gli stadi intermedi. Ma queste sostanze andavano perdute, cioè si dissolvevano nell'acqua non potendo esse ricostituirsi in altre forme più complesse per essere poi uti- lizzate nello sviluppo dell'embrione. Ma la clorofilla non si formava mai nei cotiledoni isolati dagli embrioni di fava. D'onde cotesta differenza? Va certamente attribuita al fatto che i semi di fava, allorché germinano, man- tengono i loro cotiledoni nascosti, cioè al coperto della luce, essendo essi ipogei, a differenza di quelli dei fagiuoli che sono epigei. E appunto i cotiledoni ipogei non producono clorofilla anche quando siano posti in condizioni favorevoli per produrla, perchè sembra che la produzione di questa sostanza, come altre funzioni fisiologiche, sia in certo qual modo legata alla legge di atavismo. 152 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE I soci SoMMiBR e Fiori riassumono le seguenti loro note : S. SOMMIER. — DIFFUSIONE RECENTE DI ALCUNI CERASTIUM NEI DINTORNI DI FIRENZE? Nel Prodromo della Flora Toscana di Caruel, pubblicato nel 1860, il Cerastmm brachypetalum Desp. in Pers, non era in- dicato affatto dei dintorni di Firenze. In Toscana era stato tro- vato soltanto a Sarzana, in un punto della Valle del Serchio ed in altro luogo presso Siena. — Il C semidecandrum L. era indicato di pochi punti della Toscana, e di due sole località presso Firenze. — Il C. glutinosuni Fries era citato di cinque soli luoghi in Toscana, tutti molto lontani da Firenze meno uno « fra Signa e Poggio a Cajano ». — Il C. Siculum Guss. man- cava affatto alla Flora Toscana. I due Supplementi al Prodromo del 1866 e 1870 non aggiungono alcuna altra località per queste specie. D'allora in poi però le segnalazioni si sono moltiplicate. II C. ì)rachìjpetalmn è stato raccolto in molti altri luoghi in Toscana, e specialmente vicino a Firenze. Questi luoghi sono in parte enumerati nel Supplemento generale al Prodromo (1898); ma in questi ultimi anni ho raccolto il C. hrachypetalwn an- cora in tanti altri punti dell'Agro fiorentino^ che bisogna ormai dirlo pianta comune nei dintorni di Firenze, tanto più che in alcuni di questi luoghi, come ad esempio sugli argini del Mu- gnone e al di là di Fiesole lungo la strada dei Bosconi, è ab- bondantissimo. Esso, mantenendosi costante nei caratteri prin- cipali, varia per la peluria che é ora corta e appressata al fusto, ora lunga e patente, ed ora glandolerà e fulva, il che permette di dividerlo in tre forme fra le quali però vi sono tutti i pas- saggi. Il C. semidecandruui, dopo V epoca dei due primi Supple- menti al Prodromo, è stato trovato abbondante sul nostro ^ Scandicci, sopra il G-alluzzo e sopra i Collazzi lungo la strada Volterrana, Pian di Ripoli, tutti i Colli Fiesolani, fra Pratolino e Monte Senario, nel pian di Mugnone, alla stazione di Montorsoli, lungo i due argini del Mugnone da S. Donato all' Indiano, argini dell'Arno al di là delle Cascine, Impruneta. Nel Suppl. generale al Prodromo erano già citate per i dintorni di Firenze le località lungo l'Africo, Pratolino, Monte Senario, Monte Scalari. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 153 littorale, specialmente in Maremma, ed in quasi tutte le isole toscane. È stato indicato pure di altri punti più distanti dal mare ; ed intorno a Firenze l'ho trovato in molti luoghi, ^ talora anche in discreta quantità. Per il C. gluiinosum, nel Suppl. o:enerale al Prodromo non é citata alcuna nuova località. Anzi vi è detto che l'indicazione « fra Signa e Poggio a Cajano » è erronea e che quindi non era stato mai trovato nell'Agro fiorentino. Io però, in questi ultimi anni, oltre che nell'Appennino Pistojese a S. Marcello, nell'Ap- pennino Mugellano sul crinale fra il Muragliene e la Colla di Casaglia, e nella Val di Cecina sotto Pomarance e fra Larderello e Castelnuovo, 1' ho trovato in vari luoghi dei dintorni di Fi- renze" ed in alcuni di questi, come ad esempio a Baccano ed in tutto il Monte Muscoli, tanto abbondante da esservi una pianta caratteristica. In quanto al C. Slculiim, che fino a poco tempo fa era noto soltanto di Sicilia, di Corsica, di Basilicata, della Francia meri- dionale e di Algeria, l'ho rinvenuto, in questi ultimi anni, sul Tombolo di Feniglia presso il Monte Argentare, in due isole dell'Arcipelago Toscano, Gorgona e Pianosa, ed in quest'ul- tima in grande abbondanza. ^ Inoltre l'ho trovato copioso in due punti dei dintorni di Firenze: su di un argine lungo l'Arno alla Nave poco al di là della foce del Mugnone, ed in una pineta lungo la strada Volterrana al di là dei Collazzi a circa 7 chilometri da Firenze. Parlatore {FI. II., IX, p.485) ha distinto una varietà densìflorum del C. Siculum, che non é altro se * Colli Fiesolani, Pian di Mugnone fra il ponte alla Badia e le Caldine, sugli argini del Mugnone in vari punti fra S. Donato e l'Indiano, sugli argini dell'Arno al di là delle Cascine, a Rovezzano lungo l'Arno, nella pineta sopra i Collazzi lungo la via Volterrana. 2 Sugli argini del Mugnone alla fabbrica dei tabacchi e all' In- diano, sopra la stazione di Montorsoli, sopra Pratolino, in molti luoghi intorno a Fiesole come in tutto il Monte Ceceri, a Borgunto, a Baccano, in tutto il Monte Muscoli o lungo la strada deiBosconi, sugli argini dell' Arno al di là delle Cascine, sul Monte Morello. Gli argini del Mugnone sono a 40 m. d'altezza sul mare, e la cima del Monte .Muscoli, dove abbonda, è a 564 m. 3 Nuovo Giorn. hot. ital. (n. s.), IX, p. 323; ibid., X, p. 147; Bull. Soc. hot. ital., 1899, p. 118-19; ibid., 1901, p. 302. 154 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE non la forma nana a cime più contratte che assumono gli esem- plari precoci della microflora, o quelli cresciuti nei luoghi più aridi. Battandier, Flore d'Algerie, p. 148, ha distinto un'altra varietà tetramerum, che neppur essa ha sufficiente fondamento, poiché il C. Siculwn tipico é non meno spesso tetramero che pentamero.^ Fra i C. Siculum tanto di Gorgon a e Pianosa quanto di Firenze, non sarebbe difficile fare una scelta di esemplari per- fettamente corrispondenti a queste due varietà. La constatazione della presenza del C. Siculum in vari punti della Toscana é particolarmente interessante perchè viene cosi gettato un ponte fra le stazioni tanto disgiunte della Francia e dell'Italia meridionale, e viene sempre più diminuito il numero di specie nella cui distribuzione sembrava che l'Italia centrale presentasse una lacuna. Ognuna delle quattro specie di Cerasiium di cui ho parlato, nei dintorni di Firenze si trova in generale associata ad una o più delle altre, ed inoltre al comunissimo C. glomeratimi Thuill., al C. cainpanulatumNÌY., esso pure abbondante in vari punti dei nostri dintorni, e talvolta anche ai C. hirsutmn Ten. e C. triviale Link. In quanto al ritrovamento di questi quattro Cerasiium in parti della Toscana poco visitate da botanici, non vi è da me- ravigliarsene (come non é strano che io abbia trovato un al- tro Cerasiium, neppur esso indicato di Toscana, il C. ietran- drum Curt. nell'isola di Capraia). Ma la loro abbondanza in molte località dove non erano stati segnalati nell' Agro fioren- tino, da tanto tempo e cosi minuziosamente esplorato, fa nascere il dubbio che possa trattarsi di introduzioni e di diffusioni re- centi, come sappiamo essere il caso per altre piante, ad esempio per la Pierotheca Nemausensis. D'altra parte però lo studio dei Cerasiium di quella sezione era stato per molto tempo poco cu- rato tra noi, come si può giudicare dal modo nel quale sono raggruppati nella Flora lialica di Bertoloni, onde non è impos- sibile che quelle specie avessero da lungo tempo la loro distri- ^ Nella descrizione di G-ussone il C. Siculum è detto pentamero, e lo stesso è stato ripetuto da alti'i. Però tanto gli esemplari Gus- soneani da me veduti, quanto quelli che il prof. Cavara ebbe la cortesia di esaminare per me nell'erbario di Gussone a Napoli, pre- sentano ora prevalenza di fiori pentameri ed ora di fiori tetrameri. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 155 buzione attuale, ma fossero state confuse coi C. glomeratum Thuill. e C. triviale Link. Per questo ho creduto utile richiamare su di essi 1' attenzione dei colleghi e far conoscere esattamente quanto si sa della loro dififusione attuale nei dintorni di Firenze, onde con ulteriori os- servazioni si possa appurare se si tratta realmente di specie che vanno guadagnando terreno. ADR. FIORI. — UN NUOVO IBRIDO DI CARDUUS (C. SIMPLICIFOLIUS X NUTANS NOB.). Nel giugno del 1903 portai dall'Eremo di Camaldoli a Val- lombrosa il Carduus siniplicifoUus Sanguinetli, entità da con- siderarsi quale razza geografica di C. Personata e rappresen- tante questa specie nell'Appennino centrale dal Casentino sino all'Abruzzo (cfr. FI. Anal. d'It., III, p. 357). Le piante poste a dimora nell'orto botanico dell' Istituto Forestale vi attecchirono e l'anno appresso fiorirono e fruttificarono ; ma quindi la spe- cie scomparve. Intanto però alcuni semi erano pervenuti in un luogo vicino, ove sono depositate le spazzature, e quivi pure la pianta prosperò e vi si trova tuttora, benché in pochi indivi- dui. Anche quest'anno fiori, ma con mia sorpresa compari lì accanto un altro Cardo che offriva caratteri un po' differenti dal C. simplicifolius e che dopo attento studio non potei rife- rire altro che ad un incrocio col C. nuians, unica specie que- sta che trovisi spontanea a Vallombrosa. Del resto anche i caratteri offerti da questo ibrido, benché lo avvicinino maggior- mente a C. simplicifolius, fanno vedere l' intervento del C. nu- tam, come può rilevarsi dalla seguente diagnosi : « Carduus simplicifolius x nutans Nob. — Habitus omnino « C. simplicifolii, differt tamen : capitulis paulo majoribus (3 era. « diam. nec 2^2 cm. ut in C. simplici folio), minus numerosis « et nunquam agglomeratis, squamis longioribus, latioribus (in- « termediis 17 mm. longis et basi 2 mm. latis nec 14 mm. longis « et I mm. latis ut in C. simplici folio), robustioribus, paten- « tibus et apice leviter pungentibus (in C. simplicifolio reflexis « et omnino inermibus) ; foliis leviter pinnato-lobatis, spinis 156 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE « robustioribus, supra setulis numerosioribus et longioribus quam « in C. simplicifolio praeditis, subtus tomento omnino destitutis. « Hab. Etruria: Vallisumbrosae, prope Istituto Forestale. — « Jul. Aug. 1908. Infine viene presentato il seguente elenco delle Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2' se- mestre del 1908. Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Riunione I. Parma, Settembre 1907. Roma, 1908. Bulletin de la Soaìété Linnéenne de Normandie. Voi. 9, 10, Années 1905, 1906. Bulletin de la Soaìété Vaudoise des scienoes naturelles. Voi. 43, n.*' 161, 162, 163. Bulletin du Jardin Imp. Bot. de St. Pétersbourg. Tom. Vili, livr. 3-4. Bidlettino del fi Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Firenze, 18-23 Ottobre 1908. N.^ 1-9. Firenze, 1908. Oesterreichische Garten-Zeitung. Jabrg. Ili, 1908, n."^' 7-12. The Ohio Naturalist. Voi. Vili, n." 7-8. Béguinot A. e Formiggini L., Ricerche ed osservazioni sopra alcune entità vicarianti nelle Caracee della Flora italiana. Firenze, 1907. (Bull, della Soc. bot. ital., 1907). — Ulteriori osservazioni sulle Caracee vicarianti della Flora ita- liana. Firenze, 1908. (Idem, 1908). Belli S., Addenda ad Floram Sardoam. Roma, 1907. (Annali di Bo- tanica, voi. VI, fase. 4). Bottini A., Sull'importanza di nuove esplorazioni briologiche in Italia. Firenze, 1908. (JSfuov. Giorn. hot. ital. [Nuova seriej.vol. XV, n. 2), Calestani V., La scuola media e la storia naturale. Orvieto, 1908. Classified List of Smithsoniam Publications available for distribution May, 1908. V^ashington, 1908. Cozzi C, Le Arboricole del Salcio nall'agro abbiatense. Pavia, 1908 (Atti Soc. Ital. Scienze Nat., Voi. 47). Gufino L., Appunti fìtogeografici sulla vegetazione dei dintorni di Tripoli di Barberia. Napoli, 1908 (Boll. Soc. Afr. d'Italia, anno 27, fase. 9-10). Firenze e Dintorni. Carta geografica alla scala di 1 a 100,000. Fi- renze, 1908. Formiggini L., Colchicum autumnale. Appunti di teratologia vegetale. Padova, 1908. — - Contributo alla conoscenza delle Caracee della Sicilia. Firenze, 1908 {Bull. Soc. bot. ital., 1908). — Revisione critica delle Caracee della Flora veneta compreso il Mantovano. Padova, 1908 (Atti delVAcc. Scienti/. Ven.- Treni. Istriana, 8^ serie, Anno I). SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL, 12 DICEMBRE 157 Forti A, e Trotter A.^ Materiali per una monografìa Limnologica dei laghi craterici del M. Vulture. Roma, 1908. (Suppl. al voi. VII degli Annali di Botanica). Hayek (von) A., Flora von Steiermark. Ed. I. Heft 1. Leipzig, 1908. Janchen E., Die Europaisclien gattungen der Farn-undbliitenpflanzen nach dem wettsteinsclien systeia. Wien, 1908. Longo B., Altre osservazioni sul Sechium edule Sw. Roma, 1908 {Annali di Botanica, voi. VII, fase. 1). Massalongo C, Le specie italiane del genere Calypogeia Raddi. Ge- nova, 1908 (Maljnghia, anno XXII, voi. XXII). Onoranze a Ulisse Aldrovandi nel terzo centenario della sua morte, celebrate a Bologna nei giorni 11-13 Giugno 1907. Bologna, 1908. Heport of the Imperiai Department of Agriculture for the years 1905-906, and 1906-907. Calcutta, 1908. Bodriguez-Dulanto A. M., El prìmer problema de la Agricultura na- cional. Lima, 1907. Sommier S., Intorno alla Platanthera hifoUa var. tricalcarata Somm. Firenze, 1908. {Bull. Soc.hot. ital., 1908). — Le Isole Pelagio (Lampedusa, Linosa, Lampione) e la loro flora, con un elenco completo delle piante di Pantelleria. Firenze, 1908. — Un gioiello della Flora Maltese. Nuovo genere e nuova specie di Composte. Firenze, 1907. (Nuovo Giorn. hot. ital. [Niiova ser?e], voi. XIV, n. 4). Toni fde) G, B., Le lettere del medico Francesco Petrollini ad Ulisse Aldrovandi e Filippo Teodosio. Padova, 1908. — Matteo Lanzi. Genova, 1907. {Malpighia, Anno XXI, voi. XXI). University of California publications. Agricultural Experiment Sta- tion. Bull, n.»-' 177-178, 188-191. Sacramento, 1906-907. Dopo di che non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. INDICE Azzi G. — Sulla formazione dei tilli nei vasi legnosi delle radici delle Casuarine Pag. 87 Baccarini P. — Intorno ad alcuni miceti parassiti sulla Filossera della Vite » 10 — Necrologio dei soci : Prof. C. D'Ancona e signor M. W. Wagner (Proc. verb.J . . • » 26 — Notizie sulla struttura anatomica della Modecca Ahys- sinica Hochst » 40 — Sopra un parassita della Fistia Stratiotes » 30 Béguinot a. — Necrologio dell'ing. Luigi Gortani (Proc. verbale) » 18 — Revisione delle Glyceria della sezione Atropis appar- tenenti alla flora italiana » 50 — Sulla eteromericarpia della Cakile maritima .... » 23 — Sulle Glyceria del gruppo Atropis nella flora italiana {Proc. verb.) » 29 . — Sul prevalente sviluppo omoblastico in alcune alofìte (Proc. verb.) » 29 Béguinot A. e Formiggini L. — Ulteriori osservazioni sulle Caracee vicarianti della flora italiana .... » 78 BoLzON P. — Addenda ad Floram Italicam > 5 BoRzi A. — Note sulla biologia della disseminazione di alcune Crocifero » 106 Fiori Adr. — Un nuovo ibrido di Carduus (C. simplici- folius yarenti : si delibera d'inviare a tutti le condoglianze della Società. . Il socio N. Passerini annunzia di avere, nel passato luglio (1908), trovato assai diffusa sulla ripa destra dell'Arno, in Pisa, la Digi- taria disliclia (L.) Fiori e Paoletti ( = Paspalum vaginatuni Sw.). Questa specie, di origine tropicale, trovata inselvatichita lungo il Bisaguo presso Genova e a Sestri Levante, nella vallata di Cavi (Fiori in Flora Anal.\ è' nuova per la flora della campagna Pisana e forse anche per la Toscana. 1 Vedi : Pn',na nota delle offerte a vantaggio dei danneggiali dal terremoto nelle Pro- vincie Sicule e Calabresi, pervenute al Gabinetto del Sindaco a tutto il giorno 0 Gen- naio 1909. — Comune di Firenze, 9 Gennaio 1909. Bull, della Soc. boi. Hai. 1 Il Presidente presenta il testo delio Statuto sociale modificato nell'ultima Riunione Generale tenutasi l'ottobre scorso: STATUTO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA APPROVATO nella Riunione generale a Genova del 1892 E MODIFICATO iu (luellc di Perugia (ISill]), di Palermo (189^)), di Pisa (ISDIi), di Yallonilrosa (lllOi) e di Firenze (1908) Art. 1. — La Società botanica italiana ha per scopo la difTu- sione e il progresso degli studi botanici in Italia. Art. 2. — La Società si compone di un numero illimitato di Soci. Art. 3. — Essa ha una Direzione generale amministrativa, e Sedi particolari scientifiche. Della Direzione. Art. 4. — La Direzione risiede in Firenze. Art. 5. — Essa è costituita da un Consiglio composto : di un Presidente, di quattro Vice-Presidenti, di otto Consiglieri (cin- que dei quali compiono gli uffici di Economo, Archivista, Segre- tario degli atti. Segretario delle Pubblicazioni e Segretario della Sede di Firenze), e dei Delegati delle singole Sedi. Art. 6. — Il Presidente separatamente, i Vice-Presidenti col- lettivamente, e i Consiglieri pure collettivamente, sono eletti dalla Riunione generale dei Soci, a schede segrete ed a mag- gioranza assolata di voti. Tutti durano in ufficio un triennio. Il Presidente ed i Vice-Pi-esidenti non sono immediatamente rieleggibili che una volta sola. I Consiglieri tutti, invece, pos- sono essere riconi'ermciti anche oltre il sessennio. Art. 7. — Se durante il triennio si verificano vacanze nel Consiglio, esso stesso provvede fino alla prossima Riunione ge- nerale, la quale procederà alla elezione dei titolari agli uffici vacanti. I nuovi eletti rimarranno in carica fino a compimento del triennio di nomina degli ufficiali che avranno sostituito. STATUTO 3 Art, 8. — Il Presidente sorveglia randameiito della Società e ne fa eseguire lo Statuto; — regola i lavori del Consiglio; — lo riunisce e lo presiede, e nelle deliberazioni ha voto preponde- rante in caso di parità di voti ; — può per gravi motivi, o quando ne sia fatta domanda motivata da almeno 25 soci, convocare la Società in riunione generale, dandone avviso almeno un mese avanti. Art. 9. — I Vice-Presidenti suppliscono il Presidente in caso d'impedimento. In caso di mancanza del medesimo ne assume l'ufficio il Vice-Presidente anziano d'età, fino alla prossima Riu- nione generale della Società. Art. 10. — L'Economo tiene i conti della Società; ne custo- disce i fondi; riscuote le tasse e le (^uote dei Soci; la le spese approvate dal Consiglio; e ne rendo conto al Consiglio stesso. Art. 11. — L'Archivista custodisce nella Sede della Direzione le carte della Società, e le opere ad essa donate o ricevute in cambio oppure acquistate, ed impresta le opere ai Soci dietro loro domanda, contro ricevuta e per un tempo determinato. Art. 12. — Il Segretario degli atti redige i processi verbali delle sedute del Consiglio ; tiene il registro dei Soci ; coadiuva l'ufficio di Presidenza nel carteggio. Art. 13. — II Segretario delle Pubblicazioni attende ad esse, le invia ai Soci, ne fa cambio con altre pubblicazioni, previa approvazione del Consiglio, e ne cura la vendita. Art. 14. — In caso d' impedimento dell'Economo o dell'Archi- vista o dei Segretari, il Consiglio delega il loro ufficio ad un altro Consigliere. Dei Sindaci e del Consaltore legale. Art. 15. — Vi saranno inoltre due Sindaci da nominarsi nelle Riunioni generali tra i soci con scheda separata e colle norme stabilite dall'art. 0, incaricati di controllare il bilancio sociale, i quali faranno una relazione annuale sul bilancio consuntivo ed interverranno alle adunanze del Consiglio nelle quali si di- scuteranno i bilanci. La relazione dei Sindaci sarà resa nota ai Soci. I Sindaci durano in carica tre anni e sono sempre rieleg- gibili. Non possono essere eletti Sindaci quei Soci che abbiano legami di parentela coi membi'i del Consiglio d'amministrazione della Società. 4 STATUTO Art. 16. — Il Consiglio ha facoità di aggrep^arsi un Consul- tori) legale anche non socio, il quale avrà solo voce consultiva e presterà l'opera sua gratuitamente, fruendo dei diritti dei Soci. Delle Sedi. Art. 17. — Saranno istituite Sedi della Società là dove ne fanno domanda almeno 12 Soci residenti nella provincia, o in Provincie limitrofe a quella ove si trova il luogo designato a Sede. Art. 18. — La domanda firmata dai richiedenti per ogni Sede è trasmessa al Consiglio. 11 Consiglio delibera, e dopo la sua deliberazione favorevole la Sede viene costituita. Art. 19. — Le Sedi sono dirette da un Seggio costituito : da un Presidente, un Vice-Presidente ed un Segretario-Economo, eletti in conformità allo speciale Regolamento per le Sedi me- desime. Art, 20. — Le Sedi tengono adunanze, per udire le comunica- zioni dei Soci, per discutere argomenti scientifici, fanno escur- sioni ed esplorazioni, accudisccmo in una [taroia nei modi detti o in altri a loro miglior giudizio al lavoro scientifico botanico. Art. 21. — Le Sedi sono rappresentate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d' intervento e di voto nelle sue adunanze; comunicano con il Consiglio per carteggio del rispet- tivo Seggio con il Presidente della Società. Trasmettono ogni quadrimestre la nota delle loro spese minute, che non oltrepas- sino in totale L. 50, per averne il rimborso. Per spese di mag- giore entità occorre l'approvazione preventiva del Consiglio. Art. 22. — I processi verbali delle adunanze delle Sedi sono trasmessi alla Direzione per essere pubblicati nel Bulletlino, dove sono pubblicate altresì le comunicazioni fatte dai Soci alle Sedi, per intero, se non oltrepassano 12 pagine e non sono ac- compagnate da tavole, altrimenti per estratto redatto dall'autore stesso. Bei Soci. Art. 23. — Perchè uno possa essere ammesso nella Società, occorre ne faccia alla Direzione la domanda per iscritto munita della firma di due Soci. STATUTO 5 Art. 24. — Il Socio paga una tassa di ammissione di Lire Cinque, e una quota annua di Lire Venti. L'anno incominciato sarà pagato per intero. Art. 25. — Il Socio si obbliga a far parte della Società per tre anni. Non dimettendosi due mesi avanti la fine del triennio mediante lettera in iscritto al Presidente della Società, si ri- tiene obbligato per l'anno successivo e cosi di seguito di anno in anno. Art. 2G. — Il Socio che nel primo trimestre dell'anno non paga la sua quota sarà richiamato dall'Economo all'adempimento del suo obbligo. Se passato un altro trimestre non vi avrà ottem- perato, gli sarà sospeso l'invio delle pubblicazioni. E se malgrado ciò egli continua moroso per un altro semestre, sarà radiato dal ruolo dei Soci, con pubblicazione nel Biillellino della Società. I Soci riceveranno il diploma e la tessera dopo il pagamento della tassa di ammissione. Art. 27. — Le quote annue possono essere sostituite dal pa- gamento per una volta sola di Lire Duecento, senza deduzione delle quote che fossero già state pagate. Il Socio che ha eseguito tal pagamento è dichiarato Socio perpetuo. Art. 28. — Il Socio riceve gratuitamente il Bullcitino della Società, ed il BuUeU/'no bibliografico il Nuovo Giornale bota- nico italiano. Art. 29. — I Soci possono intervenire alle adunanze delle di- verse Sedi, con gli stessi diritti che nella propria. Art. 30. — I Soci si radunano ancora in Riunione generale, in tempo e luogo prestabilito volta per volta dalla Riunione pre- cedente, 0 per convocazione del Presidente, giusta il disposto dell'art. 8. Art. 31. — Nelle Riunioni generali le adunanze sono private o pubbliche. Le prime sono presiedute dal Consiglio di Direzione il quale rende conto dell'andamento della Società e del proprio operato e lo .sottopone all'approvazione della Riunione ; e pro- 'pone, se occorre, questioni su cui deliberare, che possono ancora essere proposte d'iniziativa dei Soci, dandone però avviso al Consiglio innanzi la Riunione. Nelle adunanze private si fanno I)ure le elezioni dei membri del Consiglio nel modo determinato dall'art. 0. Nelle adunanze pubbliche sono ammessi anche gii estranei alla Società e possono essere aggiunte al Seggio altre 6 STATUTO persone estranee al Consiglio per presiedere; non vi potranno essere trattati che argomenti scientifici. Art. 32. — I Soci assenti dalla Riunione generale possono farsi rappresentare dai presenti, mediante una procura scritta ; però nessun Socio presente alla Riunione potrà assumere più di due procure. Art. 33. — Qualunque proposta di modificazione allo Statuto dovrà essere fatta nota ai Soci due mesi prima della Riunione generale, e per essere adottata dovrà riunire i voti dei tre quarti dei Soci presenti o rappresentati. Art. 34. — La proposta e l'approvazione di scioglimento della Società dovrà essere fatta colle stesse clausole contenute nel- l'art. 33. In caso di scioglimento la Riunione generale delibererà sopra la erogazione del capitale sociale. , Art. 35. — Le pubblicazioni della Società consisteranno in un Bullettino mensile, nel quale prenderanno posto per intero le comunicazioni fatte dai Soci nelle Adunanze, o altrimenti per estratto redatto dall 'autore, purché non oltrepassino 12 pagine e non siano accompagnate da tavole ; in un periodico trimestrale che porterà il titolo : Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova serie), Memorie della Società hoianica italiana, nel quale com- pariranno i lavori che oltrepassino il limite di 12 pagine. Il Consiglio della Società stabilisce anno per anno in sede di bilancio la somma da assegnarsi alle pubblicazioni periodiche sociali. Nei limiti di questa somma ogni Socio potrà avere a sua disposizione per la stampa delle memorie o comunicazioni accettate dal Consiglio 5 fogli di stampa, ossia pagine 80. Questi fogli potranno essere sostituiti da una o più tavole, computan- dosi nei riguardi del socio ogni tavola per un foglio di stampa. Al valore di un foglio di stampa o parte di esso potranno anche essere sostituite altrettante incisioni intercalate nel testo. Potrà il Consiglio in circostanze speciali eccedere dai limiti sopraindicati. Gli autori Soci riceveranno 50 copie a parte della propria comunicazione con impaginazione e numerazione del Giornale 0 del Bullettino. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 7 Sono quindi presentati e riassunti i seguenti lavori: A. COLOZZA. — NOTE ANATOMICHE SULLE CALY- CERACEAE. Sull'anatoinia della piccola famiglia delle Calyceraceae, che segna l'anello di congiunzione tra le Dipsaceae e le Compo- sitae, quasi nulla è stato fatto. Solo il Solereder ^ dà dei cenni brevissimi sulla struttura di Acicarpha spathulata R. Br. e Boopsis sphahUata PhilippK Io, servendomi del materiale <\é\V Herbarium WeWianum e dell' Herìmrium Musaci fiorentini dell'Istituto botanico di Fi- renze, ho studiato l'anatomia delle specie seguenti : Boopsis an- ihemoides Juss., B. leucanthema Poepp., B. niuUicaulis Phil.; Calycera sessilitlora Phil., C. viridiflora ]Miers, C. eryngioìdes Reraj^ : Acicarpha tribuloides Juss. Gen. Boopsis Juss. Boopsis antliemoides Juss. Anatomìa del caule. — Le cellule epidermiche sono schiac- ciate con pareti considerevolmente ispessite e l'esterna legger- mente convessa. Il parenchima corticale é costituito da due o tre serie di cellule elittiche. Ai limiti tra cilindro centrale e cilindro corticale vi sono robusti cordoni di fibre punteggiate. Ben sviluppato é il legno. I vasi souo areolati e gli interni spi- rali, a lume abbastanza stretto e con pareti fortemente ispes- site. Le fibre sono areolate, poliedriche, a pareti grosse. I raggi midollari sono stretti : risultano di una o due serie di cellule con pareti ispessite, strette, allungate in senso radiale. Il mi- dollo, non molto abbondante, é fatto da cellule tondeggianti, le interne a pareti sottili. Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura centrica. Le cellule epidermiche sono schiacciate, solo col diametro mag- giore radialmente ai margini e in corrispondenza alla sporgenza ^ Systematische Anatomìe der Dicotyledonen, 3 Lief., pag. 514-515. 8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 GENNAIO che la nervatura mediana fa sulla pagina inferiore, con pareti notevolmente ispessite e l'esterna convessa. Gli stomi si aprono alla superfìcie dell'epidermide e mancano di cellule annesse. Sono limitati da quattro cellule epidermiche. Due serie di cel- lule del mesoflllo costituiscono, tutto in giro, il palizzate; nel mezzo vi sono poche serie di cellule elittiche. I fasci sono sette e, ad eccezione del mediano, sono assai poco sviluppati e privi di elementi meccanici. Il fascio mediano presenta una guaina sclerosa solo dalla porzione vascolare. In corrispondenza ad esso manca il palizzato e le cellule del mesofìllo hanno pareti con- siderevolmente ispessite. All'apice la sezione è elittica. I fasci sono cinque e mancano tutti di guaina meccanica. Il fascio mediano non sporge sulla faccia inferiore. Boopsis leucanthema Poepp. Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche sono piccole, quasi isodiametriche, con pareti fortemente ispessite e l'esterna e l'interna convesse. Notevolmente sviluppata è la cuticola. Il parenchima corticale è fatto di sette od otto serie di cellule elittiche, con pareti considerevolmente ispessite. Vi sono due piccoli fasci corticali, con pochi e piccoli elementi meccanici sia dalla porzione vascolare (tracheidi spirali), sia dalla porzione cribrosa. I cordoni di fibre al limite tra cilindro corticale e ci- lindro centrale sano meno robusti che nella specie precedente. Il legno e il midollo presentano i caratteri riscontrati nella B, anthem.o1.de8. Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura isolaterale. Le cellule epidermiche hanno il diametro maggiore tangenzial- mente e le pareti esterna ed interna fortemente ispessite. In corrispondenza alla sporgenza che la nervatura mediana fa sulla pagina inferiore sono molto allungate in senso radiale. Gli stomi si riscontrano su tutte due le facce, si aprono a livello delle cellule epidermiche e mancano di cellule annesse. Sono limitati da quattro cellule dell'epidermide. Due serie di cellule del me- soflllo formano il palizzato. I fasci vascolari sono poco svilup- pati. Il fascio mediano ha guaina sclerosa dalle due porzioni, più sviluppata dalla porzione vascolare. Anatomia della radice. — Le cellule epidermiche hanno il SEDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 9 diametro maggiore radialmente, pareti poco ispessite e l'esterna e l'interna convesse. Sei o sette serie di cellule elittiche costi- tuiscono ilparencbima corticale. II legno è ben sviluppato con vasi piccoli, areolati e fibre poliedriche, a pareti grosse, anche esse areolate. Nel legno si risconu'ano raggi di parenchima stretti, fatti di una o due serie di cellule allungate in senso ra- diale, con pareti ispessite. La parte centrale della sezione é occupata da vasi. Boopsis multicauUs Phil. Anatomia del caule — Le cellule epidermiche sono strette, col diametro maggiore radialmente, con pareti esterna e interna fortemente ispessite e con cuticola dentata. II parenchima cor- ticale risulta di una diecina di serie di cellule con pareti ispes- site, più piccole e con pareti più grosse qut^Ue della prima serie, che presentano sezione rettangolare Ci sono due fasci corticali. Al limite esterno del cilindi-o centrale mancano i cordoni di fibre riscontrati nelle due specie precedenti. Il legno è poco svi- luppato e ha vasi spirali e fibre areolate. II midollo è assai abbondante, ma distrutto nella porzione centrale: restano solo le cellule periferiche poliedriche, con pareti ispessite. Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura isolaterale. Le cellule epidermiche hanno il diametro maggiore in senso tangenziale. La parete esterna è fortemente ispessita e debol- mente convessa; la parete esterna ispessita discretamente è convessa verso l'interno. Gli stomi sono su tutte due le facce, si aprono a livello delle cellule epidermiche e mancano di cel- iale annesse. Li circondano quattro cellule dell'epidermide. Due serie di cellule del mesofilìo formano il palizzate. I fasci sono poco sviluppati e tutti privi di elementi meccanici: discreta- mente sviluppati sono solo il fascio mediano e due, uno per parte, dei fasci laterali. Gen. Calycera Cav. Calycera sessiliflora Phil. Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche, pressoché isodiametriche, hanno pareti e.sterna e interna notevolmente ispessite e leggermente convesse. Sette od otto serie di cellule 10 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO elitticlie costituiscono il parenchima corticale: di esse le prime due serie sono piccole e con pareti ispessite considerevolmente. I fasci vascolari sono disposti in cerchia e all' esterno di essi mancano cordoni sclerosi. Hanno tracheidi spirali e fibre pun- teggiate. I raggi midollari sono fatti da cellule poliedriche, larghe, a pareti grosse. Il midollo, abbondante, è distrutto nella sua por- zione centrale : le cellule periferiche sono considerevolmente ispessite. Anatomia della foglia. — Le foglie sono a struttura dorso- ventrale. Le cellule epidermiche superiori hanno il diametro maggiore tangenzialmente e le loro pareti esterne e interne sono discretamente ispessite e convesse ; le cellule epidermiche inferiori sono schiacciate con pareti poco ispessite e solo l'esterna un po' convessa. Gli stomi si riscontrano su tutte due le facce, a livello delle cellule epidermiche, e sono privi di cellule an- nesse. Due serie di cellule del mesofillo costituiscono il paliz- zate; dalla pagina inferiore vi sono quattro o cinque serie di cellule elittiche. I fasci sono poco sviluppati e privi di guaina meccanica e di essi il mediano sporge sulla faccia inferiore. Anatomia della radice. — Il parenchima corticale è abbon- dante e fatto di cellule schiacciate con ispessimento collenchi- matico. Il legno é molto sviluppato con tracheidi spirali e le esterne areolate, a lume stretto, abbastanze numerose e con fibre areolate. I raggi di parenchima risultano di due o tre (ordinariamente due) serie di cellule. Nella parte centrale della radice ci sono tracheidi. Calycera vìridìflora Miers. Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche hanno il dia- metro maggiore radialmente e pareti esterna e interna forte- mente ispessite. Il parenchima corticale risulta di sette od otto serie di cellule elittiche, quelle della prima serie piccole e a pareti ispessite notevolmente. I fasci, numerosi, sono disposti in cerchia e all' esterno della porzione cribrosa di essi è diffe- renziata una forte guaina sclerosa. Hanno vasi spirali e fibre punteggiate. Le cellule dei raggi midollari e le cellule perife- riche del midollo sono a pareti ispessite. La porzione centrale del midollo è distrutta. Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura dorsoven- SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DET. 9 GENNAIO 11 trale. Le cellule epidermiche superiori hanno il diametro mag- giore tangenzialmente, parete esterna fortemente ispessita e ispessita considerevolmente anche l'interna, le cellule epider- miche inferiori sono più schiacciate e con gii stessi caratteri. Gli stomi, privi di cellule annesse e circondati da quattro cel- lule dell'epidermide, si riscontrano su tutte due le facce e si aprono alla superfìcie delle foglie. Tre serie di cellule del me- sofillo formano il palizzato. Dalla pagina inferiore vi sono cinque o sei serie di cellule elittiche. I fasci vascolari sono tutti poco sviluppati e privi di guaina meccanica; un po' più grossi sono tre fasci per parte del mediano, ch'è sviluppato discretamente e sporge sulla pagina inferiore. In corrispondenza alla sporgenza della nervatura mediana, le cellule dell'epidermide sono allun- gate radialmente e le cellule del mesofìllo hanno ispessimento collenchimatico. Caiycera eryngioides Remy. Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche, pressoché isodiametriche, hanno pareti esterna e interna fortemente ispes- site e V esterna un po' convessa. Cinque o sei serie di cellule elittiche, a pareti abbastanza grosse costituiscono il parenchima corticale. I fasci vascolari sono numerosi, disposti in cerchia, con guaina meccanica all'esterno. I vasi sono spirali e le fibre punteggiate. I raggi midollari risultano di cellule poliedriche, a pareti grosse. Il midollo, assai sviluppato, è distrutto nella parte centrale e fatto di cellule tondeggianti, a pareti Ispessite alla periferia. Anatomia della foglia. — La struttura della foglia è inter- media tra la isolaterale e la dorsoventrale. Le cellule epidermiche superiori sono schiacciate e solo l'esterna un po' ispessita ; più schiacciate sono le cellule epidermiche in- feriori. Gli stomi si riscontrano su tutte due le facce, mancano di cellule annesse e sono circondati da quattro cellule dell'epi- dermide. Due serie di cellule del mesofìllo formano, da tutte due le facce, il palizzato, ma dalla pagina inferiore sono molto meno allungate radialmente. I fasci sono poco sviluppati e privi di guaina sclerosa. 11 fascio mediano sporge sulla pagina infe- riore e in corrispondenza le cellule del mesofìllo sono elittiche. Anatomia dalla radice. — Le cellule epidermiche sono schiac- 12 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO ciate, con pareti poco ispessite e l'esterna convessa. Il paren- chima corticale risulta di otto o nove serie di cellule schiacciate, con pareti ispessite notevolmente. Il legno è assai sviluppato. I vasi sono numerosi e ampi, areolati. Le fibre sono a lume stretto, poliedriche, a pareti grosse, areolate. I raggi di paren- chima sono fatti da 1-3 serie di cellule poliedriche, con il dia- metro maggiore radialmente e con pareti notevolmente ispessite. La porzione assile della radice è fatta da vasi. Gen. Acicarpliu Juss. Acicarpha trìbuioides Juss. Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche sono piccole, pressoché isodiametriche, con pareti sottili e l'esterna un po' convessa. Il parenchima corticale è fatto di tre o quattro serie di cellule elittiche. I fasci, numerosi, sono disposti in cerchia e hanno all'esterno una guaina sclero'^a. I vasi sono spirali e le fibre punteggiate. Le cellule de' raggi midollari sono polie- driche, a pareti grosse. Il midollo, sviluppatissimo, è fatto di cellule tondeggianti e, ad eccezione delle cellule periferiche, con pareti sottili. Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura omogenea. Le cellule epidermiche sono schiacciate e con pareti grosse; molte di esse, sulle due facce, hinno la parete esterna forte- mente convessa e sporgono notevolmente al di sopra delle altre. II mesofillo è ridottissimo, fatto di cellule elittiche. Dei fasci è grosso il mediano e sono anche bene sviluppati due fasci late- rali (uno per parte) ; tutti tre, sebbene di più il mediano, sporgono sulle due pagine della foglia, maggiormente dalla pagina infe- riore. In corrispondenza, dalla pagina inferiore, e cosi pure ai marg ni della foglia, le cellule epidermiche sono più grandi, col diametro maggiore radialmente e con parete esterna e, per un tratto, le pareti laterali, fortemente ispessite. Dalla pagina su- periore, le cellule epidermiche hanno parete esterna convessa. Intorno al fascio mediano, e solo dalla porzione vascolare in-^ torno agli altri due fasci, é sviluppata una forte guaina mec- canica, fatta da elementi piccoli, con ispessimento collenchima- tico, che arriva all'epidermide in corrispondenza ai fasci laterali e, in corrispondenza al fascio mediano, a una serie di cellule del SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 13 mesofillo sottostanti immediatamente all'epidermide, anch'esse con ispessimento collenchimatico. Anatomia della radice. — Le cellule epidermiche sono schiac- ciate, a pareti poco ispessite. Nel parenchima corticale, fatto da sette od otto serie di cellule elittiche si riscontrano idioblasti sclerosi di varie forme, a sezione rettangolare, triangolare ecc., applicati ordinariamente contro le cellule epidermiche. Al limite esterno del cilindro centrale ci sono cordoni di cellule sclerose. Il legno è molto sviluppato. I vasi sono numerosi, abbastanza ampi, areolati. Le fibre hanno anch'esse con punteggiature areolate, sono a lume stretto, poliedriche e con pareti grosse. I raggi di parenchima sono fatti di 1-4 serie di cellule allungate radial- mente, con pareti ispessite. Nella parte centrale della radice si riscontrano vasi. Le Calijceraceae, come ho già detto, costituiscono un gruppo di transizione tra le Dipsaceae e le Conipositae. Ebbero a ri- conoscerlo, lìn da! principio del secolo scorso, il Cassini nella sua « Memoria sulle Boopideae » letta all'Académie des Sciences il 26 agosto 1816,^ ed il Brown che, nel 1817," senza aver co- noscenza del lavoro del Cassini, descrisse VAcicarpha spathulaia e, con essa e le altre quattro specie già conosciute dei generi Boopsis, Calycera e Acicarpha, con le quali il Cassini aveva fatto la famiglia delle Boopideae, costituì la famiglia delle Ca- lycereae, assegnandole la stessa posizione sistematica tra le Dipsaceae e le Synanifieveae, che il Cassini aveva dato alla famiglia delle Boopideae. Gli autori venuti dopo furono tutti nello stesso ordine di idee del Cassini e del Brown. Delle Com- posilae le Cahjceraceae hanno la preflorazione valvare della corolla e la saldatura delle antere alla base, delle Dipsaceae lo stilo indiviso e il seme pendulo e provvisto di albume. I diversi autori, però, non sono d'accordo nello stabilire i rapporti di af- finità delle Calz/ceraceae con le due famiglie vicine. Alcuni ri- tengono ch'esse siano molto i)iù affini alle Compositae. Infatti il ^ Journal de pliyslquej avril 1817; ripubblicata poi, con aggiunte, in Opuscules jjìiytologiques, II, pag. 344-360. * Transaisdons of the Linnean Society, sér. I, voi. XII, pag. 135-142. 14 SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO Jussieu che, nel 1803,^ aggiunse alla Calycera herhacea descritta dal Cavanilles nel 1797 tre nuove specie e creò due nuovi ge- neri {Boopsis balsamitaefolia, B. antlieinoides e Acicarpha iri- IjiUoìdes}, ascrisse i tre getieri alle Synanlhereae, e il Richard" spiega l'errore nel quale il Jussieu era caduto, dicendo che le Cahjceraceae sono mollo più prossime alle Compositae che non alle Dipsaceae. Altri autori, invece, sono di parere contrario ; ritengono che le Calijceraoeae, pur partecipando dei caratteri propri delle due famiglie, si avvicinano di più alle Dipsaceae, e anzi il Baillon ^ fa delle BoopMeae una serie delle Dipsaceae. Io credo che i caratteri anatomici potranno avere importanza nel definire la controversa questione, specialmente quando sarà meglio conosciuta l'anatomia del vasto gruppo delle Compositae. È intanto notevole il fatto che negli organi vegetativi delle Calijceraceae studiate (e son quasi la metà delle specie cono- sciute) ìnancano affatto apparecchi secretori, che nelle Dip- saceae sono stati solo riscontrati dal Van Tieghem ^ nel peri- ciclo del caule e delle foglie di alcune specie di i)/;}sacw5 e che nelle Compositae sono cosi diffusi nel caule, nelle foglie e nella radice e di natura divei'sa (canali oleiferi, cellule resinifere isolate, vasi laticiferi) da assumere un vero e proprio valore sistematico. L. FORMICO INI. — CENNO STORICO-BIBLIOGRAFICO SULLE CARACEE DELLA FLORA ITALIANA. In procinto di pubblicare, in collaborazione col dott. A. Bé- guinot, un lavoro generale sulle Caracee Italiane, che speriamo possa vedere la luce ei^tro l'anno, riunisco intanto in questa nota alcuni dati storici e la compiei a bibliografia sull'argomento, nonché lo stato attuale delle conoscenze e quanto fu da noi fatto onde assolvere il nostro compito. ^ Annales du Muséiun national d'/tisloiie natarelle, tom. II, pag. 345 et tab. 58. - Mémoire sur une famille de plantes dites les Caìycérées, 1820. 3 Histoire des Plantes, tom. 7, pag. 524-528. * Aìinales des Scien'ies naturelles, sév. 7, tom. I, pag. 21. SKIJE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 15 Come in tutta le Crittogame, anche nell'interessante gruppo delle Caracee il gonio italiano lasciò le sue impronte. È difatti in queste piante che Bonaventura Corti, in seguito a geniali e pel tempo importanti ossei'vazioni, venne a scoprire fino dal 1774 la circolazione intracellulare del protoplasma. . Questa indagine fu ripresa ed approfondita un cinquantennio dopo da G. B. Amici, grazie alla potenza dei suoi microscopi, che egli aveva contribuito a perfezionare, l.addove il Corti poco si curò della parte sistematica, l'Amici volse le sue indagini anche alla decifrazione e delimitazione degli esseri, nel seno dei quali aveva avuto occasione di rifare e completare una cosi importante scoperta nel campo fisiologico. Credè cosi distinguere diverse entità, alcune delle quali egli ritenne e descrisse come nuove, accompagnandole con dilluse e complete diagnosi e con istruttive e ben chiare figure. Sono queste le seguenti : Chara elastica, Chara fascicnlaia, Chara spinosa e Chara furcala. Come già dimostrarono in parte Braun e Migula e come di recente confermò il prof. Briosi, delle specie descritte dall'Amici due erano già state diagnosticate precedentemente sotto altro nome, e quindi passarono in sinonimia: una, la Chara spinosa, venne ridotta a varietà della già nota specie Chara (Lychno- tìiamnus) dardaia. Rimane la Chara farcaia : è dubbio però se potrà essere mantenuto il nome datole dall'Amici preesistendo già la stessa denominazione in una specie descritta dal Roxburgh. Contemporaneamente all'Amici si occuparono di questo gruppo Lanfossi, Barbieri, Balsamo-Crivelli, Venturi e soiiratutti il Ber- toloni, a cui devesi la diagnosi di due specie nuove e cioè Chara Cortiana, in onore del Corti, che in questa specie appunto fece le sue geniali osservazioni, di poi passata in sinonimia, e Cìiara ^*^^JO^■rfes, trasportata in seguito al gen. Tolypellopsis eA ascritta a varietà di un tipo nordico già stabilito (Tolypellopsis oMiisa = Tolìjp. steUìgera). Nel voi. X della magistrale sua opera sulla Flora Italiana il Bertoloni riunì quanto sino a quell'epoca era stato fatto in Italia prima e dopo Linné, e le specie da lui elencate, con abbondante sinonimia ed in base al materiale a lui inviato da numerosi corrispondenti, sono in numero di 12 e cioè : Chara vulgaìHs L., Chara pulcheìla Wallr., Chara asperga Willd., Chara hispida L., Chara Cortiana Bert., Chara gra- 16 SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO cilis Smith., Chara flexi'is L., Chara hrevicaulis Bert, Chara fai » » » E. Levier. » » » » U. Martelli. Pisa » generale del R. Ist. bot. » » Costa-Reghini e Carnei presso il R. Ist. bot. Soma » generale del R. Ist. bot. S1]D:': IJI FIKKXZK - ADUNANZA UI:L 9 GENNAIO 19 Roma Erbario della Flora Rom. presso il R. I. bot. » » Cosati presso il R. Ist. bot. Paliano (Roma) . . » privato di A. Bèguiiiot. Avellino » » » A. Ti'otter. Palermo » del R. Ist, bot. [Plantae Siculae]. IV izza » privato di A. Goiran. In base a questa revisione mi risultano fin qui viventi in Italia 0 generi con 40 specie cosi ripartite: Nitella 11 specie Toììjpella 4 » Tolijpellopsis 1 » Lmnprothainnus 1 » Lychnothmnnns 1 » Chava 22 » Come si vedrà nel lavoro sopra preannunciato, non poche sono le modificazioni apportate, specie alla nomenclatura, alcune delle quali si trovano consacrate in nostre precedenti memorie. Oltre la parte sistematica, curammo quella fltogeograflca, accurata- mente raccogliendo tutte le indicazioni di località consegnate nei vari lavori a stampa e procurando di confrontarle con il corrispondente materiale d' Erbario. Quadro, quindi, dal quale emergerà lo stato attuale delle conoscenze e potrà fornire una base per l'ulteriore indagine. In generale mi é sembrato di poter concludere che, causa le ragioni sopra addotte, in Italia durante gli ultimi cinquant'anni ben poco fu fatto al riguardo : il materiale conservato nelle varie collezioni è per lo più scarso: le indicazioni di località molto spesso vaghe od incomplete: ricerche metodiche e rego- lari quasi mancanti. L'attuale indirizzo dato alle ricerche floristiche italiane lascia sperare che anche questo gruppo, richiami, com.e merita, l'at- tenzione dei nostri botanici e formulo l'augurio che le nobili ed elevate tradizioni, cui sopra accennai, possano essere in breve tempo ripristinate ad onore della scienza italiana. Frattanto qui per comodo degli studiosi j-accolgo la biblio- grafìa sull'argomento,^ comprendendovi sia i lavori speciali sulle ^ Mi sembra opportuno avvertire che paracchie delle opere qui elencate si trovano pure citate nella bibliografia algologica del 20 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 CVENXAIO Caracee italiane, sia quelli pubblicati in Italia o fuori d'indole più genei'ale ed abbracoianti anclie altre categorie di piante, ma nei quali si contengano indicazioni di specie italiane: 1596. Bauhin G. — Phytopinax. Basileae, 1596. 1620. Id. - Prodi'omus theatri botanici. Ed. I, Francofurti ad Moenum, 1620. 1658. Id. — Theatri botanici liber primus. Basileae, 1658. 1671. Id. — Prodroraus theatri botanici. Ed. II, Basileae, 1671. 1720. PoNTEDERA G. — Anthologia sive de floris natura. Pa- tavii, 1720. 1745. Skgujer G. F. — Plaiitae Veronenses. Veronae, 1745. 1774. Corti ab. B. — Osservazioni microscopiche sulla Tre- mella e sulla circolazione del fluido in una pianta acquaiola. Lucca, 1774. 1776. Bartalini B. — Catalogo delle piante, che nascono spon- taneamente intorno alla città di Siena. Siena, 1776. 1780. Turra a. — Florae italicae prodromus. Vicetiae, 1780. 1785. Alligni 0. — Flora Pedemontana. Augustae Taurino- rum, 1785. 1789. Id. — Auctarium ad floram pedemontanam. Augustae Tauriiiorum, 1789. 1797. HosT ^.T. — Synopsis plantarum in Austria provinciisque adiacentibus sponte crescentibus. Vindobonae, 1797. 1802. SuFFREN. Catalogne des plantes du Frioul et de la Car- nia. Venezia, 1802. » Marzari Pencati G. — Elenco delle piante spontanee fino ad ora osservate nel territorio di Vicenza. Milano, 1802. 1805. Rk G. P. — Flora Segusiensis. Taurini, 1805. 1806. Balbis G. B. — Flora Taurinensis. Taurini, 1806. 1808. Biroli G. — Flora Aconiensis ; voi. II, 1808. 1813. Venturi G. B. — Lettera al prof. Pietro Confìgliacchi (Giornale di Fisica ecc. Dee. II, voi. I, bim. III). Pavia, 1813. 1816. Re F. — Florae Atestinae Prodromus. Mùtinae, 1816. 1818 Amici G. B. — Osservazioni sulla circolazione del succhio prof. A. Preda pubblicata nel 1905 : ho creduto però cosa ben fatta il rifonderla integralmente, ri^^scendo quella da me redatta, con l'aiuto del dott. A. Béguinot, assai più numerosa e quindi ancho più completa. SEDB DI FIHESZK - ADUNANZA DEL 9 GKXNAIO 21 nella Giara, eoa 1 fav. (Atti Soc. it. in Modena, Tom. XVIII). Modena, 1818. 1818. Sebastiani A. e Madri E. — Florae romanae prodromus. Romae, 1818. » Venturi <>. B. — Ossem^azioni sulla circolazione della Chara. (Giorn. di Fisica, Chimica ecc.). Pavia, 1818. 1820. RomaxoCt.— Catalogus plantarum italicarum. Patavii,1820. 1820 e r^35-36. Tenore M. — Flora Napolitana. Napoli, voi. II (1820) e V (1835-30). 1821. Nocca D. e Balbis G. B. — Flora ticinensis. Ticini, 1821. 1822. Maratti G. F. — Flora Romana (op. posth.). Rouìae, 1822. 1824. Pollini C. — Flora Yeronensis quam in prodromum florae Italiae septentrionalis; voi. III. Veronae, 1824. 1826. Bertoloni A. — Sopra una nuova specie di Chara. Let- tera al Sig. G. B. Amici (Giornale di Fisica, Chimica ecc. per Configliacchi e Brugnatelli. Decade II, voi. IX, p. 206) con aggiunta del Barbieri. Pavia, 1826. » Naccari F. L. — Flora Veneta; voi. VI. Venezia, 1826. 1827. Re G. F. — Flora torinese, voi. IL Torino, 1827. » MoRis G. G. — Stirpium saidoarum elenchus. Calari, 1827. 1828. Barbieri P. — Osservazioni microscopiche. Memoria fisio- logico-botanica, con 1 tavola. Mantova, 1828. 1830-31. Reichenbach L. — Iconographia botanica. Cent. Vili e X. Lipsiae, 1830-31. 1830-32. Id. — Flora germanica excursoria. Lipsiae, 1830-32. 1831. Barbieri P. — Proseguimento di esperimenti e di osser- vazioni intorno la semplice circolazione della linfa nelle Citare diafane, tendenti alla dimostrazione di nuovi fatti fisiologici riguardanti la vegetale economia. Mantova, 1831. » Savi P. e Passerini R. — Ricerche tìsiche e chimiche sulla Chara o Putera. (Estr. dal n. 59 del Nuovo Giornale dei Letterati di Pisa). Pisa, 1831. » Tenore M. — Sylloge plantarian vascularium Florae nea- politanae hucusqiie detectarum. Neapoli, 1831. 1832. De Cristofori .J. et Jan G. — Catalogus in IV sectiones divisus rerum naturalium extantium etc. Sectio l. Pars P, Parmae, 1832. 1833. — Amici G. B. — Descrizione di alcune nuove specie di Cliara ed osservazioni microscopiche sulle medesime (estr. 22 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 9 GENNAIO a. 1827) (Memorie della P. Accademia di Scienze, lettere ed arti di Modena, voi. I, p. 1% p. 199). Modena, 1833. 1835. Braun a. — Uebersicht der genauer bekannten Cliava- Arten. {Flora 1835). 1830. CoF,LA A. — Herbarium Pedemontanum ; voi. VI. Tau- rini, 1836. » Lanfossi P. — Saggio di una classificazione botanica per famiglia applicata alle piante indigene di Lombardia. (Comra. dell'Ateneo di Brescia dell'anno 1830). 1837 Sandi a. F. — Enumeratio stirpium plantarum phanero- gamarum Agri Belunensis. Belimi, 1837. 1838. Barbieri P. — Aggiunte ed osservazioni al saggio di Storia Naturale dei dintorni di Mantova, del dott. Paolo Lan tossi. Mantova, 1838. » Martens G. — Reise von Venedig ; voi. II. Ulm, 1838.' 1839. Amici G. B. — Sulla circolazione che si osserva negli inter- nodii della Chara in contradizione con quanto ne asseri- scono Dutrochet e Donne (Atti Congr. Se, in Pisa). Pisa, 1839. 1840. Balsamo Crivelli G. — Dei principali lavori fisiologici sulle Chare (Bibl. Ital., voi. 67). Milano 1840. » Barbazita F. — Saggio della Flora Lucana. 1840. » Trevisan V. — Enumeratio stirpium cryptogamarum liu- cusque in provincia patavina observatarum. Patavii, 1840. 1842. 1d. — Prospetto della Flora Euganea. Padova, 1842. » Amici G. B. — Osservazioni sugli zoospermi della Chara (Atti Congr. Se. in Padova). Padova, 1842. 1844. Balsamo-Crivelli in Cattaneo C. — Notizie naturali e civili su la Lombardia. Milano, 1844. 1846. Meneghini G. — Nuova specie di Cliara (Atti Congr Scienz. It. in Genova, p. 553). Genova, 1840. 1847. Ganterer U. — Die bisher bekannten osterreichischen Charen, vom morphologischen standpunkte bearbeitet. Wien, 1847. » Zanardini G. — Prospetto della Flora Veneta. Estratto dall'opera « Venezia e le sue lagune ». Venezia, 1847. 1849. KiirziNG F. T. — Species algarum. Lipsiae, 1849. 1850. Rabenhorst L. — Systematische Uebersicht der auf meiner italienischen Reise beobacteten Kryptogamen; in Flora 1850, p. 524 e 525. SEDE DI FIKKNZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 23 1852. Sanguinetti. — Florae Romanae prodromus. Roma, 1852-65. 1853. Rota L. — Prospetto della Flora della Provincia di Ber- gamo. Bergamo, Aprile 1853. 1851. Bertoloni a. — Flora italica sistens plantas in Italia et in insulis circumstantibiis sponte nascentes, voi. X et ulti- mum Fiorae Phaeiiogamae. Bononiae, 1854. » Grigolato G. — Illustrazione delle piante vascolari spon- tanee nel Polesine di Rovigo. Rovigo, 18.54. 1857. CoMOLLi ^^nte compressi o suljtriangolari {A. argeii- „ l , , 1 ,1 T \ team (,A11.) Vitm., A. laueuni. Eoiss. et Heldr., I ) lato ed alla base ] j^ saxatile L., A. sinuatum L. ecc.) » i di ciascun fila- l -^ , filiformi, capitellati, eretti {A. calycinum L.) ^ \ mento breve f g arrotondati alla base, ottusi, orizzontali e di- \ ra \ retti in avanti {A. spinosum L.). 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO Nel genere Berteroa DC. {B. ìncana DC, B. procicmbens Portsch., B. i^rocunibens Porstch. b. obliqua DC.) i nettarii sono quattro disposti sempre come nel genere Alyssum L., in cui è compreso da diversi autori ; in generale sono più svilup- pati ^ e la loro forma si avvicina a quella di A. saxaiile L. e di A. sinuatum L. Nelle diverse specie di Lepidium L. i nettarii ora sono quat- tro, subtriangolari o linguiformi, acuminati od ottusi, molto pic- coli, situati due per lato ed alla base del filamento staminale; ora sei, quattro, subtriangolari, con corte appendici laterali, od arcuato-compressi, due per lato ed alla base di ciascun filamento corto, e due, quasi cilindrici, acuminati, subtriangolari, tubercoli- formi od a linguetta eretta, uno alia base e tra ciascuna coppia di filamenti lunghi. Hanno quattro nettarii: L. ruderale L., L. Virginicum L.,, L. 'ìnicranthit'in Ledeb., L. intermediain A. Gay. e L. Hum- ììoldiu DC. In tutti gli esemplari, da me esaminati, ho sempre osservati gli stami ridotti a due soltanto, ed alla base ed ai lati di ciascuno di essi due nettarii piccoli, tubercoliformi o legger- mente compressi. Nel L. ruderale L., nel L, Humboldtii DC, nel L. micranthum Led. anche il Bayer nota quattro nettarii ; l'autore a riguardo dice che il fatto è dovuto all'anormale svi- luppo dell'androceo, ritiene il fenomeno naturalissimo e che in- duce alla norma generale che il numero e la forma dei nettarii si comporta esattamente secondo il numero ed il posto delle singole parti del fiore. Ho riscontrato sei nettarii nelle seguenti specie: L. Nebro- dense Guss., L. lalifolium L., L. sativum L., L. camjyesire (L., R. Br., L. heierophylUan Benth., L. Smithu Hook. Come si vede non è vasto il numero di specie di Lepidium L. studiate ; tuttavia mi sembra che, per quelle fornite di sei nettarli, potrebbero essere stabilite nuove divisioni, essendo svariata la loro forma, e spesso alcune presentando delle appendici più o meno lunghe. Nella Cardarla Draba Desv. i nettarii sono, come in molte specie di Lepidium L., sei, quattro, due per lato ed alla base del corto stame, sono molto ravvicinati tra loro, cosi da sem- brare un nettario circondante interamente l' inserzione starai- * V. Bayer, op. e. SEDE DI FIRICNZK - ADUNANZA DRL 9 GENNAIO 31 naie, ed hanno lunghe appendici laterali che arrivano quasi a toccare i due nettarli, subcilindrici, eretti, posti uno alla ba,se e tra ciascuna coppia di filamenti lunghi. Queste osservazioni coincidono con quelle fatte dal Bayer, il quale dice che forse il genere Cardaria Desv. può essere ri- tenuto come un tipo di passaggio tra quello delle Lepidiee e ({uello delle Isatidee, in cui si nota un nettario, che circonda ad anello la base del filamento corto, congiunto, per mezzo di striscie, col nettario mediano. Nota ancora die lo sviluppo vi- goroso dei nettarli di C. Braba Desv., rispetto a quelli di Lepi- DiDM L., può esser considerato uno dei caratteri per ritenere distinto il genere Cardaria Desv. Nel genere Senebiera DO. (Coiìonopus Giirtn.) ora sono quattro, due per lato ed alla base di ciascun filamento breve, tuber- coliformi (S. violacea Munby), od ingrossati alla base, subci- lindrici 0 eretti (, Indi si dà lettura di queste comunicazioni : L. Vaccari. — L'Abate Pietro Chanoux, Rettore dell" Ospizio del Piccolo S. Bernardo. « I colleghi dalla Società botanica che parteciparono alla gita sociale in Valle d'Aosta nell'agosto 1903 ricorderanno certo con un Bull, della Soc. boi. Hai. 3 36 SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO senso di profondo rispetto la veneranda figura del Rettore del- l' Ospizio del Piccolo S. Bernardo che ci accolse con tanta cordialità e signorile larghezza. « Egli è morto il 9 u. s. nell'età di 81 anni, dopo mezzo secolo pas- sato lassù, a 2200 m., a compiere il caritatevole ufficio di dare ai passanti ristoro ed ospitalità ; è morto come un soldato sul campo di battaglia. « Egli non era nostro socio, anzi non ha mai militato tra le file dei botanici ; merita tuttavia dì venire da noi commemorato non soltanto per un senso di gratitudine per le gentilezze prodigateci nel 1903, ma anche perchè a luì si deve la fondazione del più vasto e più elevato giardino botanico alpino d' Italia. « La prima idea della creazione di un giardino alpino aveva ger- mogliato nella mente dell' Ab. Chanoux molto prima del 1884 — anno in cui il Correvon fondava il suo primo Giardino a Ginevra — ma la mancanza di mezzi e di pratica ne ritardarono l'attuazione, che solo nel 1897, auspice il Club Alpino italiano e sotto la dire- zione del sig. Correvon, potè compiersi. Da quell'epoca l'Ab. Cha- noux dedicò ogni sua cura all' incremento di quel giardino che in suo onore fu chiamato « Chanousia » e che, non badando a sacrifici, riusci a portare ad un tal grado' di importanza da permettere un confronto decoroso coi giardini alpini esteri i più rinomati. « Ora egli sì preparava ad accogliere il IV Congresso pei giardini alpini : l' inesorabile Fato gli ha tolto questa soddisfazione da lui tanto ambita ! Ma il giardino che ebbe tanta parte nella sua vita, non decadrà. Egli lo ha legato con testamento all' Università dì Torino, la quale disponendo di più larghi mezzi potrà portarlo ad un alto grado di jìerfezìone, con esso completando quello molto più ele- vato che sorgerà al Monte Rosa accanto all' Istituto Internazionale. L'affetto speciale che per la flora alpina nutre il prof. O. Mattirolo, dà sicuro afifidamento a bene sperare ! « Alla venerata memoria del generoso fondatore della « Chanousia », io che per 12 anni fui suo collaboratore devoto ed affezionato, mando da queste pagine il più caldo tributo di lacrime ». •' Tivoli, felibraio 1900. 1 Per notizie sulla « Chanousia » vedasi specialmente : Baroni: Gita della Società botanica italiana nella Val d'Aosta (Bull. Soc. Ijotan. ita!., 1903, pag. 237). Bruttini e Vaccari : Inchiesta sui giardini alpini (S,oc. Agric. ital. Roma, 1906). Cavara : Vna visita ad, alcuni giardini alpini (Bull. Soc. bot. it., 1904, pag. 131). Correvon : BiM. Association pour la pi-otection des plantes. Genève. N.' 11, 20 passim. Henry: Jardins botaniques. Milaii, Clerc, 1901; ed in Bull. Soc. de la Flore Val- dótaine, 1901, N. 1. Pa VARINO e Vaccari: Catalogo delle piante spontanee e coltivate nell'anno 1S97 nella « Chanousia ». Aoste, 1S97. Sommier: a proposito del giardino alpino « Chanousia » (Bull. Soc. bot. it., 1897, pag. 261). Vaccaei : / giardini botanici alpini dellaVal d'Aosta (Bull. Soc. bot. it., 1900, p. 301). Id. : Il giardiìio alpino « Chanousia ■» al P. S. B. e il uiigli or amento dei fondi valdostani (Bull Soc. Agric. ital., 1900, n. 1, p.ig. A). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 37 G. Bergamasco. — Il Mal bianco della Quercia nei dmiorni dì Napoli. « Questa malattia, clie nel 1907 si diffase subitaneamente in Europa ed ora si propaga rapidamente anche in Italia, ha già attirato da noi l'attenzione dei botanici. Cosi l'illustre P. Saccardo la notò sulle querce di Montello ; A. Fiori, G. Cuboni, P. Yoglino, C. Fu- schini, A. Trotter ed altri la studiai-ono e la riscontrarono in molte località della patria nostra : nel settentrione, nelle parti centrali e, meno, nel mezzogiorno. « Essa in questi ultimi tempi è stata accertata nella Liguria, a Pavia, nel Lazio, a Caserta, nell'Avellinese ecc. « L'autunno scorso la notai nei dintorni di Napoli, e precisamente in vicinanza della Pigna al Vomere, nella tenuta Marasco. « Presso la cosi detta Via Nuova, che si dirige verso Cangiani, principia la proprietà menzionata, disposta su colline verdeggianti e che si estende fino ai Camaldolilli. Un ponte, gettato attraverso un burrone, conduce dalla via nel podere. « Dalla stradavi si scorge un boschetto, crescente sulla collina più vicina, di querce, ginestre e castagni, in cespugli ed alberetti, a ca- gione del recente taglio ; e già dalla strada le cime delle sole querce appaiono, anche ora, coperte come di nevischio o di polvere bianca. « E il Mal bianco della Quercia che sì manifesta cosi da lontano. « Soltanto su questa collina e su quella che le sta appresso con- statai la presenza della crittogama. « I pochi alberi adulti di querce, risparmiati dal taglialegna, sparsi qua e là sono perfettamente immuni dal micete, il quale infesta pic- colissimi arbusti e cespugli nelle loro parti piìi tenere : nelle gemme, nei germogli e nelle giovani foglie. « I ramoscelli infetti, raccolti da me per essere studiati, appar- tenevano alla specie Quercus pedunculata Willd. « Di preferenza sulla pagina superiore delle foglie si manifestano chiazze di efflorescenza bianca che si allargano fino a ricoprirne tutta la superficie d' un rivestimento candido, polverulento, che facilmente può essere tolto. « Nei posti corrispondenti alle macchie, i tessuti impallidiscono, ingialliscono, si disseccano. Colpita nei giovani e delicati germogli, la pianta intera si risente dell'invasione virulenta del micromicete e, se non interviene l'uomo o non si presentano speciali condizioni favorevoli, si avvia alla deturpazione o alla morte. « La cagione del contagio è un Oidio, e mi pare trattarsi qui del- l' Oidium quercinuiii Thiim. L' osservazione microscopica, del resto ancora superficiale, praticata da me sul micelio, sui conidiofori e conidii di questa crittogama, mi fa, per ora, concludere cosi. « Essendo da noi il micete privo, nel suo ciclo evolutivo, della forma ascofora, la sua determinazione si rende alquanto malagevole. 38 SEDE DI FIRENZE - ADUJJANZA DEL, 13 FEBBRAIO I micologi non si sono ancora pronunziati definitivamente e posti d'accordo su tale questione. Comunque sia, in questa nota mi pro- pongo più che altro di segnalare la jjresenza del Mal lianco della Quercianeì dintorni di Napoli, riserbandomi in seguito, favorendo le circostanze, a riprendere ed approfondire gli studii sull'argomento ». Napoli, 24 gennaio 1909. Sono poi presentati e brevemente riassunti i seguenti lavori : P. BACCARINI. — UNA FAMIGLIA DI IBRIDI TRA VARIETÀ DI SOLANUM MELONGENA L. Il Solanum Melongenci L. è una stirpe vegetale coltivata ab antiquo con numerose varietà, differenti tra loro per molti caratteri, quali segnatamente la forma, la grossezza, ed il colo- rito del frutto, varietà che sembrano costanti, perchè si perpe- tuano per semi, senza presentare grandi oscillazioni nelle gene- razioni consecutive, e senza richiedere grandi cure per la loro conservazione. I Petonciani a frutto bleu più o meno cupo sono i più frequentemente coltivati fra noi e la colorazione loro è dovuta ad un accumulo di aiitocianina nelle cellule epidermiche e nei sottostanti strati di rinforzo. I Petonciani a frutto bianco sono intieramente privi di mate- ria colorante nel tavolato epidermico e nei piani cellulari sot- tostanti ; ed anche i cromatofori vi sono inattivi o mancano in tutto il parenchima fondamentale; cosicché il frutto assume un colorito bianco di latte o d'avorio più o meno lucente ; colore che esso conserva anche a maturità. Altre varietà sono verdi perchè mancano di antocianina, mentre i cromatofori si conservano attivi e producono copia di clorofilla. Talune di queste varietà sembra che conservino il loro color verde anche a maturazione, altre, e sono forse il maggior numero, divengono gialle a maturità; ma io non ho avuta occasione di conoscere ancora direttamente alcuna di queste varietà a frutti di color verde puro. Nei nostri giardini è coltivata per ornamento una varietà che va sotto il nome di Petonciano di Madras e che pre- senta frutti, oblunghi, piriformi, variabili di colore anche sullo SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 13 FEBBRAIO 31) stesso piede: poiché essi sono talvolta quasi del tutto verdi, altre di un violaceo chiaro; altre ancora di un color verde con delle macchie bianche che partono dalla cicatrice stilare; odi un color fondamentale violaceo chiazzato di bianco allo stesso modo del caso precedente. In questi frutti variegati il colore predominante è più forte sempre verso la base del frutto e si attenua verso 1' apice. Nelle forme da me osservate il colore di maturazione fu sempre il giallo. Nelle mie esperienze io ho presi per punti di partenza due frutti provenienti dalle culture dell;i locale scuola di Pomologia, appartenenti l'uno al tipo Petonciano di Madras, l'altro al tipo di Petonciano bianco della China. Il frutto della prima varietà era di forma ovato-allungato, di media grossezza e di un giallo canario uniforme ; il secondo più voluminoso ed allungato del primo, leggermente curvo e di un bianco d'avorio uniforme. Dai semi dell'uno e dell'altro ottenni delle piatite che conser- varono i caratteri della razza: il Petonciano chinese diede delle piante a fratto bianco d'avorio e quello di Madras dei frutti a colorito fondamentale verdastro con sfumature bianche verso l'apice, od a colorito fondamentale debolmente violaceo con delle sfumatui'e o delle macchie bianche verso la punta. Il colorito violaceo in nessun caso raggiunse un tono cupo ; e si gli uni che gli altri frutti della razza di Madras divennero gialli a maturazione. Tra queste piante ne scelsi due, una per varietà, come capo- stipiti della progenie ibrida, in modo che funzionassero recipro- camente da maschio e da femmina. Furono usate nelle operazioni le maggiori cautele, i fiori .scelti erano prossimi all'antesi, ma ancora chiusi, in modo che fosse facile divaricare la corolla ed asportare le antere. Il Pol- line dei fiori di una pianta veniva raccolto da queste antere ancora chiuse e portato sullo stigma dei fiori dell'altra e vice- versa ; e quindi riaccostate le labbra della corolla, si chiudeva il fiore in un sacchetto di carta pergamena, che veniva rimosso solo quando l'ingrossamento dell'ovario testimoniava della avve- nuta fecondazione, affinché il frutto potesse svolgersi liberamente. Anche i frutti dei fiori cosi fecondati presentarono i caratteri proprii della razza alla quale apparteneva la pianta madre. 40 SEDE DI FinENZE - ADUNANZA DP:i> 13 FEBBRAIO L'anno di poi fu scelto, per ognuna delle due piante, come riproduttore il frutto migliore ed alcuni semi vennero affidati al terreno. Non mi fa possibile dare a questa seconda fase della prova la desiderata estensione, e dovetti limitarmi a poche cul- ture in vaso, comprendenti una ventina di piante all' incirca per ognuno dei due frutti. Tutte queste piante diedero dei frutti secondo il tipo del Pe- tonciano di Madras, cioè ovali-allungati a fondo verde o bluastro chiaro con macchie e sfumature bianche all'apice; frutti che poi a maturità assunsero una tinta gialla di una intensità uni- forme. Non ebbi alcun frutto bianco puro e neppure alcun frutto violaceo puro: perchè anche in quelli che presentavano questo colore la tinta verde traspariva chiaramente sotto il co- lorito violetto, sempre molto attenuato. Non essendovi nel giardino alcun' altra jtianta di Petonciano e nessun' aUra cultura ortense nelle adiacenze, non ricorsi a speciali cautele per la fecondazione : che venne lasciata agli agenti naturali. Dei frutti ottenuti da questa cultura ne fu prescelto uno solo come riproduttore da una pianta che aveva per antenato ma- terno il Petonciano di Madras e per antenato paterno il Pe- tonciano bianco della China. La semina fu abbondante e, per economia di spazio, le piante vennero poste a dimora in gruppi di 7 ad 8 per buca: poiché non si trattava tanto d'ottenere delle piante vigorose e produt- tive, quanto degli esemplari che giungessero a caratterizzarsi producendo sia pure un frutto soltanto. K noto del resto che i frutti di Petonciano si caratterizzano di buon'ora. Però, data la ristrettezza dello spazio disponibile, l'affollamento fu tale che molte piante non giunsero a fiorire, e di esse naturalmente non fu tenuto conto. Le altre invece hanno presentata una variabilità straordina- ria nel colorito del frutto secondo andrò ad esporre. Lo Piante a frutti comioletamente biancìd secondo il tipo di Petonciano bianco della Cliina. Le foglie presentavano la stessa forma e lobatura delle forme enumerate più sotto, il picciuolo ei'a scabro e scarsamente spi- nuloso, e cosi pure la nervatura mediana e le laterali presen- SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 18 FEBBRAIO 41 lavano qualche aculeo anche sulla pagina superiore: il pedun- colo fiorale ed il calice erano sparsi di aculei robusti e frequenti- Tutti gli aculei erano bianchi, ed in 8 piante sopra 26, limitati quasi del tutto al peduncolo fiorale ed a! calice. Il colore del frutto era bianco e si mantenne tale fino a tarda maturazione, fino cioè al sopravvenire nella sua polpa di pro- cessi di putrefazione. Devo però avvertire che ho riferito a questo gruppo anche qualche pianta che pi-esentava dei frutti ancor bianchi ma leg- germente sfumati di viola: l'albinismo qui non era assoluto dal punto di vista del colorito violaceo; ma mancavano del tutto i cloroplasti, e la sfumatura violetta era molto debole. 2.° Piante a fratto violetto. Foglie come sopra a nervature inermi, od eccezionalmente colla mediana ad una o due spine deboli : picciuolo quasi inerme, peduncolo e calice fiorale debolmente armati. Gli aculei dap- prima verdi assunsero più tardi una tinta bruna specialmente nella porzione terminale, o divennero bianchi nelle varietà a frutto sbiadito. Il frutto restò violetto anche a tarda matura- zione. Nelle piante riferite a questo gruppo la tinta violacea era sempre uniforme, ma di intensità differente da pianta a pianta. In molti casi essa andava progressivamente intensifican- dosi verso le maturità. Una separazione netta tra questo gruppo ed il precedente non fu sempre possibile, ed in più d' un caso mi son trovato iiideciso se riferire una pianta a questo gruppo od al precedente. La tinta violetta ei'a sempre riconoscibile; ma talvolta estremamente attenuata, tal' altra abbasta intensa : ed io nella tabella annessa a p. 43 ho tenuto conto di queste forme riunendole in una colonna a parte: la colonna 2.» 3.° Piante a frutto verde con macchie e venature violette. Le nervature erano raramente inermi e la mediana presen- tava superiormente e talv^olta anche inferiormente alcune debo- lissime spine: anche il picciuolo presentava delle spine deboli, nel calice gli aculei erano abbondanti come nel gruppo di piante a frutto bianco, e varianti di colore dal violetto al bianco. Il colorito fondamentale del frutto era verde e si presentava talvolta nella sua massima nettezza alla base del frutto ed an- 42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO dava attenuandosi e schiarendo verso l'apice, dove compariva la tinta violetta in forma di macchie e di venature che si al- lungavano, anastomosandosi a rete, verso la base del frutto ed indebolendosi di tinta per via. In altri casi anche verso la base del frutto si osservava come una velatura violetta che appan- nava la tinta verde fondamentale lasciandola però sempre tra- sparire più o meno bene; ed in questo caso il colorito viola riappariva puro solo nelle macchie periapicali. A misura che il frutto si avvicinava alla maturazione, le macchie violacee si attenuavano ed il frutto assumeva grada- tamente una tinta gialla più intensa in corrispondenza alle por- zioni colorite in verde, meno in corrispondenza alle macchie violette. 4.° Piante a frutti verdi con maccìiie e venature Manche. Queste piante hanno presentati i caratteri del tipo precedente, colla differenza che le macchie e le strie violacee erano sosti- tuite da macchie bianche. Il colore di maturazione fu sempre il giallo ; esso restò più pallido in corrispondenza alle macchie bianche, le quali in certi frutti si conservarono quasi inalte- rate sino a_ maturità. In generale i frutti di ogni pianta appartenevano al mede- simo tipo; ma non è da escludersi in via assolutala possibilità che compaiano sopra un sol piede frutti di tipo diverso. In queste culture il caso è stato per altro molto raro. Ad es. il 2 ottobre ho raccolta una pianta con due frutti, dei quali il più adulto era del 4« tipo, e l'altro violetto con macchie e venature più pallide leggermente sfumate di verde: le foglie ed il calice erano quasi inermi ed i rari aculei erano bruni : altre volte ho osser- vate piante a frutti violacei (riferite da me quindi al 2° tipo) nei quali però la tinta variava d'intensità; in modo ad es. che i frutti inferiori apparivano quasi albini, ed i superiori di un violetto intenso ; ma le ho comprese tutte nel tipo secondo, perché il colorito violetto, per quanto debole, era sempre manifesto chia- ramente, anche nei frutti inferiori, ed il verde mancava. Cosi pure diverse piante riferite alla 3.* categoria presenta- vano dei frutti nei quali la intensità del colorito violaceo era molto differente anche sullo stesso piede e in qualche frutto, specialmente i più bassi, cosi debole che sono state ascritte a SEDE DI FIRENZE - ADUN.A.NZA DEL 13 FEBBK.VIO 43 riuesto gruppo principalmente per la molto più elevata intensità del colorito nei fratti superiori. La raccolta e l'esame delle piante ha avuto luogo a varie riprese in modo da sfollare gradatamente le aiuole e dar modo di avvantaggiarsi agli esemplari in ritardo. La tabella seguente indica il numero delle piante raccolte volta per volta, ed il tipo al quale i frutti erano riferiti. j Data 1 della raccolta 1 1 della pianta li e d cu Pianto a frutto bian- co sfumato delioi- iiiente di violutlo. Piante a tinta vio- letta uniforme ma d i varia intensità. Piante a frutto verde con mac- chie e venature violacee che dal- l'apice salgono verso la base o sfumati di vio- letto sin dalla base. Piante a frutto verde con mac- chie e venature bianche che dal- l'apice risalg-ono verso la base. s ! a j ^ ! o m 1 17 IX 1908 1 2 X .. 7 X .. 7X1 .. i 12 8 1 5 2 7 5 9 4 1 1 14 12 34 18 123 37 24 27 168 Totale. . . 26 14 15 m 141 256 La breve storia di questa famiglia di ibridi si presta a qualche considerazione. Il Petonciano bianco della Cina è evidentemente una varietà nel senso che il DeVries^ attribuisce attualmente a questo ter- mine e cioè una varietà regressiva, inquantoché differisce cioè dal tipo per un solo carattere; l'albinismo del frutto, non pos- siede alcun carattere nuovo, e rappresenta una variazione ne- gativa che si limita all'assenza di colorazione nel frutto. La pre- senza della tinta violetta nel fiore è già un primo indizio che il carattere non è scomparso del tutto, ma è ridotto soltanto allo stato inattivo o latente: con tutto ciò, per quanto io so la va- rietà presenta una costanza notevole, io non conosco casi di ritorno al tipo, quantunque non se ne possa trarre una con- clusione assoluta, perchè si tratta di una forma coltivata fra noi per ornamento più che per altro, e quindi in culture isolate e di pochi esemplari. ^ Db Vribs, Espèces et variétés, leur naissance par ìiiutation. Paris, F. Alcan, 1907, p. 77 e seg. 44 SEDK DI FJKENZE - ADUNANZA DEL 13 FKBCUAlO Il Petonciano di Madras appartiene invece al tipo delle varietà instabili nel senso di De Vries; ^ quelle cioè caratteriz- zate dalla costanza delle variazioni che i caratteri presentano. La varietà é costante in questo senso, che i colori del frutto immaturo oscillano sempre tra il violetto ed il verde, presen- tando delle tinte miste con vario predominio dell'una sull'altra anche sullo stesso piede. In generale però la tinta verde è pre- dominante sull'altra: ma i due casi estremi sembrano compa- rire molto di rado, specialmente nella forma del gruppo che è contraddistinta dal nome di Petonciano giallo di Madras al quale appunto apparteneva l'altro dei due progenitori della no- stra famiglia. Il fatto dell'assumere i frutti una tinta gialla uniforme a maturazione è appunto un indizio che la razza inclina piuttosto verso l'estremo verde che verso quello violetto. Si possono dare due interpretazioni di questo fatto e cioè in primo luogo : che la razza di Madras, come del resto sembra pen- sare il Vilmorin, rappresenti una stirpe filogeneticamente più an- tica delle com.uni razze violette, nella quale permangono ancora in gran parte attivi i cloroplasti del pericarpio : cloroplasti che nelle varietà a frutto violetto divengono inattivi o scompaiono. In questo caso noi potremmo considerare il gruppo delle comuni razze a frutto violetto come derivate da una forma antecedente a cloroplasti attivi, in seguito al passaggio allo stato latente di questo carattere. Cosi esse starebbero di fronte ai Petonciani a frutto verde (giallo a maturità) nella stessa situazione delle varietà a frutto bianco di fronte a quella violetta ; sarebbero cioè delle varietà negative una prima volta per il passaggio allo stato latente del carattere relativo alla clorofilla del frutto. Tuttavia non è da escludere anche un' altra possibilità, che cioè la forma a frutto violaceo possa ritenersi come filogeneti- camente più antica ; o meglio più prossima alle stirpi selvatiche dalle quali le forme coltivate sono derivate; ed in questo caso noi avremmo nel Petonciano di Madras un esempio del riat- tivarsi di un carattere perduto o meglio caduto allo stato la- tente. Sarebbe interessante decidere questo punto anche per saggiare il valore reale di quella legge che incontra molto fa- ^ L, e, p. 196 e seg. SEDE DI FIRKXZK - ADUNANZA DEL lo FEBBRAIO 45 vore ili taluni circoli evoluzionisti, legge che tende a stabilire la perdita definitiva per la specie degli organi in regresso; e quindi la impossibilità di riattivarsi di un carattere latente. Ma noi non conosciamo con sicurezza quali sieno le specie proge- nitrici delle Melanzane coltivate e, per ora, non possiamo deci- dere nulla. Premesso questo, è interessante osservare il comportamento di questa famiglia di ibridi bisessuali, i cui progenitori sono dati per un lato da una varietà regressiva, e per l'altro da una varietà instabile. Il comportamento della prima generazione conferma la P legge del Mendel e la interpretazione datane del De Vries: infatti il piccolo gruppo di. piante provenienti dalle ibridazioni reciproche ha presentato il tipo del genitore nel quale tutti i caratteri erano attivi. Una semina più estesa avrebbe forse potuto aumentare di qualche sfumatura la gamma dei colori carpologie! di quella generazione ; ma non portare io credo alcuna innovazione ai fatti già ripetutamente accertati. Nella seconda generazione il carattere remissivo o latente, che nella prima era rimasto del tutto nascosto, è ritornato in luce; però è riapparso nella sua purezza in 26 piante soltanto sopra 236 : cioè in poco più del 10 ')\,: mentre secondo la legge del Mendel la percentuale dovrebbe salire al 25 "/o- Anche tenendo conto delle cause di perturbazione che influiscono sempre a ren- dere i dati empirici differenti da quelli teorici, la differenza è troppo forte per poterla mettere a carico di queste cause : occorre, per giungere ad una cifra che si approssimi a quella della legge, aggiungere a queste piante a frutto bianco puro anche tutte le al- tre a frutto sfumato d'azzurro e quelle tinte in violetto uniforme che nel prospetto sono enumerate nella seconda e terza colonna. Si raggiunge cosi la cifra di 55 piante che si avvicina al 22 "/o» valore abbastanza prossimo a quello richiesto dalla legge men- deliana. È però necessario, per adottare questo punto di vista, di ammettere che lo stimolo della ibridazione abbia determinata una tendenza al risorgere, in un certo numero di individui, del carattere relativo al colore violetto latente in uno dei proge- nitori della famiglia, indipendentemente dall'altro carattere rela- tivo al color verde. 46 SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO In favore di questa interpretazione sta la nozione oramai accertata, come lo provano i numerosi esempi riportati dal De Vi'ies nell'ultimo suo libro, che un carattere latente non scom- pare mai intieramente, ed il fatto che una distinzione recisa tra le piante appartenenti ai primi tre gruppi non é stata pos- sibile, tanto che certuni esemplari furono collocati nel rispettivo gruppo solo dopo molte esitazioni. Tutte questo piante avevano in comune la mancanza di cloroplasti attivi, cosicché delle due qualità negative che caratterizzano il Petonciano cinese, di fronte a quello di Madras, risorge parzialmente solo quella re- lativa al colore violetto, quella cioè che secondo ogni probabilità è stata eliminata più di recente e non da tutti gli organi : l'altra relativa al colorito verde, eliminato dalla stirpedql genitore bianco probabilmente in epoca anche più remota, seguita a dormire. E veniamo al gruppo maggiore di piante, alle 201 cioè che hanno presentato un fondo verde, nei frutti e che rappresentano il 78 7o *^ella raccolta totale. Preso nel suo complesso questo gruppo di individui corrisponde abbastanza bene alle proporzioni richieste dalla seconda legge del Mendel e conferma pel suo comportamento la natura insta- bile della varietà alla quale apparteneva uno dei progenitori della nostra famiglia. In tutti, difatto, il colorito verde è riap- parso come colore fondamentale, quantunque l'intensità della colorazione abbia variato da pianta a pianta, ed anche da frutto a frutto sul medesimo piede; più singolare è il comportamento del carattere relativo al colorito violetto. Infatti esso sembra indipendente da quello verde e riappare solo in un certo numero di individui, cioè in 60 sopra 200, il che equivale al SO"/,,- mentre le piante albine riguardo a que- sto colore raggiungono la cifra del 70 "/o del gruppo. La rarità dei casi nei quali si sono avvertiti sul medesimo piede frutti verdi macchiati di bianco, accanto ad altri macchiati di violetto dimostrano la tendenza nel gruppo a scindersi in due sottogruppi distinti, e cioè uno nel quale il color verde si associa al violetto, e l'altro nel quale quest' ultimo colore è di nuovo latente. È degno d' attenzione il fatto che le piante a macchie violette sieno in numero minore di quelle a macchie bianche ; poiché, data l'influenza esercitata dalla ibridazione sul colore violetto negli individui albini rispetti al verde, si sarebbe SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 47 potuto aspettare che anche in questo secondo gruppo il colorito violetto fosse risorto in un numero maggiore di individui ; il che non è stato. Evidentemente il nostro Petonciano giallo di Madras appar- tiene ad una razza nella quale il colorito violetto è in via di eliminazione: esso vi appare difatto ordinariamente molto debole; ed anche quando é molto diffuso lascia trasparire il verde sotto- stante che ne resta semplicemente offuscato : ma tuttavia è notevole che esso si riattiva più facilmente negli individui dop- piamente albini che in quelli albini una sol volta. Nel primo caso il numero degli individui nei quali il colorito violetto ri- sorge (a parte la diversa intensità della tinta) é presso a poco uguale a quello degli individui nei quali resta allo stato latente, 29 di fronte a 26: nel secondo si riattiva soltanto nel 30 ''o i^ che potrebbe dar adito a supporre che esista una certa anti- nomia tra i due colori per la quale mal volentieri si associano tra loro; supposizione codesta che è ancora da chiarire. M. MINIO. — CONTRIBUTO ALLA FLORA DEL BELLU- NESE. Le poche note che seguono sono desunte in parte dal risul- tato delle erborazioni che vado facendo nella vallata del Piave, per uno studio sulla flora del fiume, e in parte dall'esame saltuario — cui questo studio mi diede occasione — dell'Erbario del Doti A. F. Sandi, che si conserva in questo Gabinetto di Storia Naturale. In esse espongo talune constatazioni che ebbi l'opportunità di fare, e che non rientrerebbero nel quadro del mio lavoro ; e rilevo incidentalmente qualche determinazione errata dell'Erbario Sandi che sposta qualche poco le conoscenze acquisite sulla fiora bellunese, senza però intendere cosi di comin- ciare ora la revisione sistematica dell' erbario stesso, revisione che mi riservo di fare, se mi sarà possibile, fra qualche tempo. Serapias longipetala Pollin. — Presso Belluno (falde del m. Serva) a circa 500 m. Notata già dal Prof. E. De Toni.i ^ Note sulla fiora del Bellunese, in « Nuovo Giorn. bot. it. >, voi. XXI. 48 ay.DE di fikenzk - adunanza ukl lo fkbbuaio Si conserva anche (senza indicazione di località) iiell' Er- bario Sandi sub S. Lingua. Perciò perde ogni valore l' in- clusione di quest'ultima specie, fatta dal Sandi nel suo ca- talogo, e la presenza di S. Lingua nel Bellunese rimane per lo meno dubbia, essendo probabile che vi sia stata at- tribuita ^ in base alla stessa indicazione del Sandi o in base ad altra affetta dallo stesso errore, come avvenne per il Frinii.-^ NiGRiTELLA NiGRA Rchb. f. b. ROSEA Wett. — Ne esiste un esem- plare nell'Erbario Sandi, senza indicazione di località, con un cartellino staccato dovuto evidentemente al raccoglitore, (« Satyrium nigrum var. con fior purpureo ») e un car- tellino fisso al foglio: « Orchis nigra Ali. var. b. Poli, sive Orchis tioribus roseis purpureis Poli. », cui posteriormente fu aggiunta la sinonimia « Nigritella angustifolia var. rosea». Fu compresa dal Sandi nella sua « Enumeratio stirpium plant. phan. agri bellunensis » "■ ma non riportata nel Ca- talogo De Visiani-Saccardo. Più recentemente fu trovata dal Prof. E. De Toni^ e, sulle Vette di Feltro, dal dott. G. B. Traverso.-^ Draba nemorosa L. f. NEMORALis (Ehrh.). — A Perarolo (Ca- dore), sul muricciuolo lungo la strada nazionale (Cavallera), a 550 m. E assai notevole tale stazione, sia perchè finora là specie, in Italia, era stata segnalata — e in due sole lo- calità — soltanto all'altra estremità dell'arco alpino; sia perchè la stazione bellunese viene ad appoggiarsi, in certo modo, suir esti'emità occidentale dell'ampia e lunghissima fascia — comprendente per la maggior parte l'area di di- stribuzione della specie — che cammina press'a poco sopra il 40 '^ di latitudine dall'Austria e dalla Croazia per il Mar Nero e il Caspio fino all'Asia centrale ; e trovandosi sulla ^ Dk VisiANi E Saccardo, Catalogo delle piante vascolari del Ve- neto, in « Atti del E,. I. Veneto », 1SG9. 2 GORTANi, Flora friulana, p. II, pag. 13. 3 Beluni, apud F. Deliberali typographeum, MDCCCXXXVII, p. 28. * Note sulla Flora del Bellunese, « Nuovo Giornale botan. ital. », voi. XXI, 1889. ^ Saccardo k Traverso, La flora delle Vette di Feltre, in « Atti R. Tst. Ven. », 1901-905, LXI7, p. 2^ SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 49 direzione delle altre due frazioni di ai-ea che seguono a un dipresso la stessa latitudine — cioè quella del Piemonte colle stazioni della Savoia, e quella dei Pirenei orientali — viene a completare con esse, per quanto in modo saltuario e a distanze non troppo disformi, fino all'estremo ovest, la grande fascia accennata, che rappresenta il dominio meri- dionale della specie. Certamente sarebbe interessante veri- ficare ora se questa stazione ha rapporti più stretti o con quelle delle Alpi orientali o, lungo l'arco alpino, coll'altra località italiana; ed io procurerò intanto di fare ricerche nelle località più prossime. È da notare inoltre come anche la forma (nemorali^), cui appartengono gli esemplari ca- dorini, sia la stessa degli esemplari piemontesi (di Val Ger- manasca) del Rostand, come mi comunica il Dott. Pampa- nini che ebbe la gentilezza di confrontarli. Anemone alpina L. ^ sulphurea L. — È un esemplare del- l'Erbario Sandi, che ha il cartellino colla località (uno dei pochi): « Anemone alpina. Alpi di Agordo » e poi il car- tellino fissato al foglio colla doppia scritta: « Anemone al- pina L. var. 7 Poli, sive Anemone sulphurea L. ». E da osservare che tale esemplare non fu dal Sandi compreso nella « Enumeratio ». La presenza di questa varietà nel Bellunese era stata però notata egualmente nel Catalogo De Visiani-Saccardo e fu confermata dal Bolzon ^ che la raccolse nello Zoldano. A. NExMOROSA L. ì). RUBicuNDA Sacc. et Vis. — Qua e là presso Belluno (.350-380 m.). Saxifraga opposiTiFOLiA L. f. CALCiGOLA Hayek. — Vetta del m. Serva (a 2130 m.). K, a quanto pare, forma nuova per r Italia, perché l' Hayek nei suoi « Monograpli. Studiea ùber Gatt. Saxifraga sect. Porphyrion », pag. 46 [659],- non ne cita alcuna località. Spiraea lancifolia Hoffgg. e. integrifolia Pamp. — Presso il Mas (Belluno) sulle rocce di una gran frana insieme colla ^ Sulla flora dellz dolomiti hzllune-ii, in « Ball, della Società bot. ital. », 1907. * Cosi mi comunica l'amico Prof. L. Vaccari, al quale godo di por- gere, come al Dott. Pampanini, vivi ringraziamenti per le indica- zioni favoritemi. 50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO foriria tipica. Nell'Erbario Sanili la specie é rappresentata da esemplari più o meno tipici, ma indicata come S. cha- maeclri folta Jacq. ^ e come tale riportata dal Sandi stesso nella sua « Enumeratio, ». Fino a nuovi reperti credo quindi che la S. chamaedri folla L. che già fu esclusa nella forma tipica dalla flora del Friuli (dove è accertata solo la var. lUmifoUa (Scop.), trovata da me presso le rive del Nati- sone^), sia da mettere in quarantena — tipo e varietà — anche pel Bellunese, cui era attribuita appunto, nel « Ca- talogo » De Visiani-Saccardo, sulla fede del Sandi, ^ Spieaea Ulmaria L. c. denudata (Presi). — Due esemplari senza indicazione di località, nell'Erbario Sandi. Myriophylldm spicatdm L. — Lago di Alleghe (m. 950) donde mi fu portato dal mio allievo Sig. M. Rota. AsTRANTiA MAiOR L. ì). carmtliìaca (Hoppe). — Sulla sinistra del vallone bellunese presso il m. Nevegal (circa 900 m.). Finora nel Veneto, a quanto mi consta, era nota soltanto del Friuli.-* Laserpitium peucedanoides L. — Presso Misurina (Cadore) a 1750 m. Un esemplare si trova nell'Erbario Sandi. IMPATIENS Noli-tangere L. — Presso Auronzo (Cadore) lungo la strada nazionale, a m. 800. EUPHORBIA NDTANS Lag. — Luugo i binari della stazione di Belluno (380 in.). E. EXIGUA L. — Colla precedente. Myosotis palustris Lam. — Esemplari tipici si trovano nell'Er- bario Sandi; altri più o meno tipici (peli patenti più o meno abbondanti o limitati) raccolsi presso Sedico (Belluno) e a Belluno sulle rive del Piave, insieme con individui della var. sirigulosa (Rchb.). M. pyrenaica Pourr. 7 alpestris (Schmidt) & albiflora Vis. et Sacc. — Un esemplare si trova nell'Erbario Sandi, ^ Una seconda indicazione, d'altra scrittura, è : IS. deoumbens Koch. 2 G0RTANI, 1. e, parte li, pag. 229. ^ E curioso però che mentre il Sandi intendeva elencare la specie del Jacquin, di cui segnava esplicitamente il nome (una delle poche volte), r indicazione nel « Catalogo » fu attribuita a quella di Linneo. * De Visiani e Saccakdo, I. e. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FKBBUAIO 51 senza indicazione di località e con due cartellini: uno che pare di mano del Sandi « jNIyosotis scorpioides flore can- dido », uno del riordinatore dell'Erbario, O. Pagani-Cesa, « Myosotis scorpioides Willd. var. 7 Pollini sive Litho- sperraum alpinum ininus flore candido Pontedera ». Myosotis pyrenaica Pourr. ^ silvatica c. lactea (Boemi). — Campi presso Belluno. Polmonaria officinalis L. y. lyp. b. maculata (F. G. Dietr.). — Rive dell'Ardo a Nord di Belluno. AjrjGA REPTANS L. ìì. ROSEA Fiori. — Belluno (350 m.). Galium aristatu.m L. — A Mei (350 m.) ; non notato finora nel Bellunese, dove invece era citato il G. sUvaiicwn, conferma la probabilità che molte volte sia passato presso i floristi con questo nome, e quindi ad esso si debbano at- tribuire le località date per l'altra specie. Adoxa Moschatellina L. — Presso la strada postale Agordina, poco oltre Listolade (650 m.). È la seconda stazione notata nel Bellunese, essendo stata osservata presso il rifugio Coldai dal Bolzou:^ ma era già nota per la provincia (benché il Bolzon la ritenesse nuova) perché pubblicata dal Sandi nella sua « Enumeratio ecc. »- — e nell'Erbario esiste infatti — per quanto senza indicazione di località — il corrispondente esemplare. Campanula patdla L. f. grandiflora DC. — Presso Pe- rarolo (550 ra.); non era stata fin qui, a quanto io sappia, segnalata nel Veneto altro che per il Friuli. R. PAMPANINI. — ALCUNE KALANCHOÉ DELLA ERITREA. Nel materiale botanico che i proff. G. Dainelli ed 0. Mari- nelli riportarono dal loro viaggio nell'Eritrea, nel 1905/^ figu- rano diversi esemplari appartenenti al genere Kalanchoc. Sono ^ L. e. 2 L. e, pag. 19. '■'• Dainelli G. e Marinelli O., Cenni sommarii sopra i risultati scientifici di un viaggio nella Colonia Eritrea (Atti del VI Congresso Geografico italiano. Venezia 26-31 maggio 1907, n. XVI, p. '25 [del- l'estratto]). Bull. (Iella Soc. hot. ital. ^ 5*2 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO interessanti poiché apportano nuovi elementi alla conoscenza delia sistematica di questo genere e della distribuzione geogra- fica di alcune delle sue specie. Questi esemplari appartengono alle Kalanclioe seguenti: Kalaiichoé Marìiiellìi Pampanini, sp. n. « Caulis gracilis, glaber, internodiis superioribus longissimis. « Folia opposita, decussata, glabra, in petiolum brevem attenuata, « lamina ovata, integra vel vix sinuata. Inflorescentia a caule « non distincta, corymbiformis, ramis alternis. Pedicelli quam « coroUae tubus breviores. Flores parvi. Calyx glaber, lobis quam « tubum multo longioribus, oblongo-lanceolatis, acutis. Corolla « tubulosa, glabra, lobis quam tubum brevioribus, ovato-acumi- « natis. Stamina supra corollae tubi medium inserta; superiora « corollae faucem attingentes. Carpella conniventia, ovato-lan- « ceciata, in stjla brevissima desinentia. Squamae lineares, apice « integro, rotundato-triincato ». Caulis internodiis superioribus 20-25 cm. longis, 3 mm. latus ; folia (omnia vel superiora tantum?) lamina 3^/, 7 cm. louga, 2-3'', cm. lata, petiolo circ. 5 mm. longo, 2 mra. lato; inflorescentiae rami inferiores 8-9 cm. longi ; pedicelli 3-5 mm. — raro usque ad 7 mm. — longi; calycis tubus Vo'^'s Qim. longus, lobi 3 ',-4 mm. longi, 1-1 ^'^ mm. lati ; corollae tubus 10-11 ^j mm. longus, lobi 3 ^l'j-é mm. longi 1 7^, mm. lati ; carpella 5 */,-6 mm. longa, circ. 1 \ mm. lata ; styli circ. 1 mm. longi ; squamae 2-2 V^ mm. longae */, mm. latae. Hab. : « Colonia Eritrea. Fiume Addas, località di Mahio, greto del fiume sotto la Stazione dei carabinieri, a circa 1250 ra. sul livello del mare. 14 dicembre 1905 [Dainelli e Marinelli] ». — (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-ital.]). La K. Marinella appartiene al 13" gruppo proposto da Hamet^ che, tranne la K. pinnata Pers., comprende — oltre alla K. terelifolia Defl. dell'Arabia meridionale — tutte le specie che s'incontrano nell'Africa continentale. Le sue affinità sembrano convergere verso la K. Baumii Engl. et Gilg, delle regioni dello Zambese e del Nyassa, per ^ Hamet R., Jlonographie du genre Kalanohoii (Bull. Herb. Boissier, VII (1907), p. 869-900; Vili (1908), p. 17-48. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 53 quanto è possibile giudicare dalle descrizioni incomplete che si àtino di questa specie e dallo stato dell'esemplare suddetto della K. Marinellu nel quale manca la parte inferiore del fusto con le foglie relative. Come nella K. Baumìi, anche nella A". MarineUii il fusto è gracile e glabro; le foglie sono glabre, intere od appena si- nuate e più o meno ottuse; l'infiorescenza è corimbiforme ; i fiori sono piccoli e glabri; i lobi del calice sono molto più lunghi del tubo, mentre quelli della corolla sono più brevi del tubo coronino; i carpelli sono conniventi e le squame lineari. Invece, contrariamente alla K. Baumil, la K. MarineUii à le foglie, almeno le superiori, — non le brattee che sono lineari e sessili — peziolate e più larghe, i lobi del calice oblungo-lan- ceolati ed assai più lunghi, i lobi della corolla acuminati e le squame intere e più o meno troncate. Kalanclioé luariuorata Baker forma soiualiensis (Hook. f.) Pampanini. Hab. : « Colonia Eritrea. Altipiano del Soira (Scimenzana). Località Colò, 2720-2740 ra. sul mare: ripiano alluvionale deri- vante dal disfacimento dell'arenaria. 4 dicembre 1905 f Dainelli e Marinelli] ». — (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-ital.]). Parte degli esemplari di questa pianta erano ancora viventi quando giunsero a Firenze; coltivati, essi fiorirono il mese scorso. Mi fu quindi possibile studiare questa pianta anche sul vivo. Credo con Hamet che nessun carattere morfologico possa es- sere invocato come sufliciente per distinguerla dalla K. mar- morata Baker (A', grandiflora A. Rich. non al.) ; ritengo però che non debba essere sinonimizzata a questa come egli fece. Nella K. marmorata le foglie sono macchiate di rosso-bruno, mentre nella K. somaliensis sono uniformemente verdi-glauche. Il fatto che non sono rari gli esemplari intermedi nei quali le foglie sono parte macchiate e parte no, indusse Hamet a con- siderare di nessun valore il carattere della tinta delle foglie diversa nelle due piante. In questi esemplari osservai che le foglie giovani sono sempre completamente prive di macchie e che queste appariscono soltanto nelle foglie adulte. Nella 54 SKDB di riliENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO K. niarmorata — quale fu descritta e i-afflgurata^ e come appare dagli esemplari viventi eh' io vidi — le foglie si mostrano macchiate fino dalla loro giovinezza ; nella K. somaliensis, invece — come risulta dalla descrizione e dalla figura datane da Hooker stesso'^ e dagli esemplari suddetti — le foglie conser- vano anche adulte la loro tinta verde-glauca uniforme. Pur convenendo con Hamet che la presenza o l'assenza delle macchie sulle foglie assolutamente non possa essere conside- rata come un carattere specifico, non mi sembra ch'esso debba essere completamente ti-ascurato. Considero queste due Kalanchoè come collocate rispettiva- mente alle estremità opposte di una serie di transizioni, e che le foglie uniformemente verdi sieno un carattere giovanile, il quale ad una delle estremità della serie persiste anche nelle foglie adulte (K. somaliensis), attenuandosi verso l'estremità opposta lino a spai-ire del tutto (K. marmorala). Pertanto non mi sembra che la K. somaliensis debba essere identificata alla K. marmorata, ma debba esserne distinta come forma o varietà. Non mi risulta che altri prima dei profi'. Dainelli e Marinelli abbia incontrato la K. somaliensis né nella Colonia Eritrea né altrove fuori della Somalia, di dove non si conosce che del M. Golis presso Argan (E. Leder, 1890). Kalaiiclioé Quartìniana A. Rich. var. lulcraiitlia Pam- panini, var. n. « Eolia et flores quam in typo minora. Eolia petiolo angu- « stiore et lamina grosse crenata. Elores quam in typo dimi- « dium et ultra minores, lobis calycinis autem longioribus et « angustioribus, corollae lobis et carpellis latioribus, stylis et « squamis multo brevioribus ». Eolia lamina 7-8 cm. longa 4 1/,-5 ^/, cm. lata, petiolo 1 ^/«-'i ^s cm. longo; inflorescentiae rami inferiores circ. 20 cm. longi ; pedicelli 5-7 mm. (in fractu interdum usque ad 12 mm.) longi ; calycis tubus fere nuUus vel usque ad V, mm. longus, lobi 10-12 mm. longi, 1 V2-2 mm. * Sprenger C, in « GartenHora >, voi. 42, p. 513, tab. 1394. — Hooker J. D., in « Curtis's Botanical Magazine », ser. 3, voi. 50, tab. 7383. * Hooker J. D., in « Curtis' s Botanical Magazine », ser. 3, voi. 58, tab. 7831. SEDE DI FIUIOXZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 55 lati ; corollae tubus 17-20 ram. longus, lobi 6-7 min. longi 4 i/^-S mrn. lati; carpella 7-S mm. longa, circ. 2'/, mni. lata; styli 9-10 mm. longi; squamae Si/^-S^/^ mm. longae, circ. l'j mm. latae. Hab. : « Colonia Eritrea. Gruppo Soira (Scimenzana), località di Embalocà, presso Mai Etal, fondo di stretta valle scavata nei^li scisti cristallini, presso coi-so d' acqua, a circa 2350 m. sul mare. 0 die. 1905 [Dai nel li e Marinelli] ». — (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-i tal.j). Questo esemplare, mentre non presenta alcun carattere es- senziale che lo (listi nijaa dalla K. Quartiniana tì[)iciì, a prima vista differisce da questa per le dimensioni di g-ran lunga mi- nori dei fiori e delle foglie. 11 fusto invece é robusto come ap- pare dalla figura che della A". Quartiniana diede Richard ; così pure l'infiorescenza presenta lo stesso portamento del tipo ma si dimostra più sviluppata: con i rami più lunghi e le sin- gole cime più ricche. Le foglie oltre ad essere la metà più pic- cole che nella pianta di Richard, anno il peziolo più stretto e la crenatura molto più profonda. Nel fiore — il quale à di- mensioni metà più piccole, e spesso ancor meno, che nel tipo — le diverse parti non sono ridotte nella stessa proporzione. Cosi: il tubo del calice manca quasi totalmente o non supera il V- "^'"- Ji lunghezza, ed i lobi sono lunghi 10-12 mm., nella K. Quariiniana il tubo è lungo 1-^,4-2^4 mm. ed i lobi sono lunghi 6-10 mm. ; i lobi della corolla sono, proporzionatamente, più corti e più larghi; le squame, infine, sono — pure pro- porzionatamente — quasi sempre più corte. Anche qualora ulteriori ricerche dimostrassero che la var. lìiicrantlia non è che una semplice A^ariazione individuale della K. Quartiniana, il suddetto esemplare è assai interessante poiché non risulta che finora questa specie sia stata osservata nell'Eritrea. Si conosce dell' Abissinia (Quartin-Dillon e Petit, Schimper, Pai-kj-ns) — e di una sola località precisa (Maigogoi [Quartin-Dillon, 1839]) — e, a quanto pare, della regione del Nyassa. Veramente quest'ultimo habitat, del quale non si co- nosce alcuna località precisa, riconosciuto da J. Mac-Clounie nel 1902 che mandò i semi della pianta al giardino reale di Kew, si riferisce alla K. Dyeri N. E. Brown, descritta appunto su esemplari ottenuti da queste culture; però, secondo Hamet, il quale vide gli esemplari autotipi delle due piante, la K. Dyeri 56 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 13 FEBBRAIO non é che una variazione a fiori bianchi della K. Quariìniana i cui fiori invece sono gialli. Kalaiiclioé Schiiiiperiaiìa A. Rich. Hab. : « Colonia Eritrea. Altipiano del Soira (Scirnenzana). Lo- calità Golò. 1700-1740 m. sul mare: piccolo ripiano alluvionale derivante dal disfacimento dell'arenaria. 4 dicembre 1905 [Dai- nelli e Marinelli] ». — (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-ital.]). Di questa specie, alla quale Hamet sinonimizza la K. Nett- mann/- Engl., si conoscono poche stazioni nel paese dei Galla (Natadera, presso Keritata, 2200-2400 m. [Neumann, 1900]). neir Abissinia (M. Semajata, presso Adua [Schimper, 1837], fra Caochu e Coaito [Courbon, 1889-1860]), ed anche nell'Eritrea. Qui, nel 1894, Schweinfarth la raccolse sull'altipiano di Kohaito, a 2500 m., altipiano non lontano da quello del Soira, dove Dai- nelli e Marinelli raccolsero l'esemplare suddetto. R. PAMPANINI. — MATERIALI PER UNA FLORA DELLA PROVINCIA DI BELLUNO. IH. * HiERACiuM ALPiNUM L., forma. — S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2200 m.) ; Punta della Poina (2000-2225 m.). H. ALPiNUM var. macrocepiialum Arv. T. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. ALPiNUM var. MACROCEPHALUM Arv. T., forma Ugulata. — S. Vito : Punta delia Poina (2000-2225 m.). H. ALPiNU.M var. subpiliferum Arv. T., forma x>ci'>'cepilosa. — S. Vito: Punta della Poina (2000-2225). H. ALPiNUM var. tubulosu.m Huter. — S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 m.). H. AURANTiACUM L. — S. Vito : Punta della Poina (2150 m.)., rarissimo. H. AuRicuLA Lam. et DO. forma. — S. Vito: M., Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.). * I Hieraciani qui enumerati furono raccolti da me negli anni 1907 6 1908. e determinati dal Prof. S. P>elli. SKDK DI F1HI-:NZK - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 57 HiERACiUM Auricola La in. et DC, forma pallidisquama. — S. Vito: Punta della Poina (2050 m.). H. Auricola var. alpicolum Monn., forma rnonocephala. — S. Vito: M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.); Punta della Poina (2000-2235 m.). H. Auricola var. .alpicolum ^Monn,, forma pallidisquama. — S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 m.). H. Auricola var. melanocephalu.m Belli. — S. Vito : Punta delia Poina (2000-2225 m.). H. cocHLEARE Huter, forma. — S. Vito : Punta della Poina (2000- 2225 m.). H. coRY.MBosuM Fries. — S. Vito: alla « Costa », lungo il sen- tiero che da «Senes» conduce ai prati di Roan (1700 m.). H. DENTATUM Hoppc, fomia. — S. Vito: prati di Zoppe (1750 m.) ; Moiideval (2200 m.) ; M. Aiitelao, Forcella piccola (2200 m). H. DENTATUM Hoppc, fomia XìUSUla. — S. Vito: M. Antelao, For- cella piccola (2050-2300 m.). H. DENTATUM var. Gaudini Hoppe, forma. — M. Antelao, For- cella piccola (2300 m.). H. ELONGATUM Froel., forma. — S. Vito: prati di Zoppe (1750 m.) ; Mondeval (2200 m.). H. ELONGATUM Froel., forma depressa, reducta. — S. Vito : prati di Zoppe (1750 m.). H. ELONGATUM Froel., forma elata, latifolta. — S. Vito : prati di Roan (1800 m.). H. Fauriìi (H. Pilosella X glaciale) Arv. T., forma. — S. Vito: M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.) ; Punta della Poina (2030 m.). H. Faurei Arv. T., forma laxiflora. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2200 m.). H. FL0RENTINUM Ali. var. GLAREOSUM Kocli, forma. — S. Vito : Chiapuzza, siti aridi nel « Musigo » (975 m.). H. FLORENTiNUM var. GLAREOSUM Koch, fopuia antocyanìca. — S. Vito: siti aridi lungo il Rusecco (1050 m.). H. FLOREXTiNUM var. piLOSEi.LOiDES Vili., forma. — S. Vito: Chia- puzza, siti aridi nel « Musigo » (975 m.). H. FULiGiNATUM Huter, forma. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.). H. FULiGiNATUM Huter, forma jjumila, siibpilifera. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2200 m.). 58 SBDK DI FIRPJNZE - ADUNANZA DKL 13 FEBURAIO HiERACiUM fuliCtINatum B.utei'Jorma. subglandHlì fera. — S.Vito: M. Rocchetta, versante or. (2500 ra.). H, FULiGiNATUM Huter, forma subpilifera. — S. Vito : M. Roc- chetta, versante or. (2300 m.). H. FDRCATDM Hoppe, forma opima. — S. Vito : Punta della Poi- na (2000-2225 m.). H. FURCATUM Hoppe, forma reducta. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. Gaudini Christen. — S. Vito: M. Pelmo, versante or., fra i cespugli di Rhododendron ferrugineuyn (1950 m.). • H. GLACIALE Reyn., forma. — S. Vito: Punta della Poina (2000- 2225 m.). H. GLACIALE Reyn., forma elala. — S. Vito : Mondeval (2200 m.). H. GLACIALE Reyn., forma y^educta. — S. Vito: M. Antelao, For- cella piccola (2200 m.); M. Pelmo, prati dì Rutorto (1900 m.). H. GLANDDLiFERUM Hoppe, forma reducia. — S. Vito : M. Ante- lao, Forcella piccola (2050-2300 m.). H. GLAUCUM Ali., forma longìfolia, redacia ad H. iUìjrlcwn Fr. vergens. — S. Vito: Chiapuzza, siti aridi nel « Musigo » (975 ni.)- H. GLAUCUM var. angustifolium ah., forma. — S. Vito: Chia- puzza, siti aridi nel « Musigo » (975 m.). H. GLAUCUM var. angustifolium Ali., forma reducta, mono- cephala. — S. Vito: Chiapuzza, siti aridi nel «Musigo» (975 m.). H. HóPPEANUM Schult., forma. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2200 m.) ; prati di Zoppe (1750 m.) ; Punta della Poina (2000-2225 m.). M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.); Mondeval (2200 m.). H. HoppEANDM Schult., forma reducta. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. HoppEANUM var. stenolepis Belli, forma elata. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. inclinatum Arv. T. var. subrupestre Arv. T., forma graci- lenta. — S.Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.). H. inclinatum var. subrupestre Arv. T., forma gracilenta, pusilla {= IL arenicola Godet). — S. Vito : M. Rocchetta, versante or. (2300 m.). H. INTYBACEDM Wulf., forma. — S. Vito : Punta della Poina, SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 59 brecciai alla base del versante or. (1900) frequente ; più in alto nei prati (2100 ra.). rarissimo. HiERACiUM Jdrassicum Grlseb., forma. — S. Vito: alla « Costa », lungo il sentiero che da « Senes » conduce ai prati di Roan (1700 m.). H. MDRORDM L. var. ALPESTRE Arv. T., forma suMirata. — S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.); M. Roc- chetta, versante or. (2300 m.). H. MDRORUM var. .AiusiGANDM Belli et Arv. T. — S. Vito : Ghia- puzza, boschi nel « Musigo » (975 m.). H. MURORD-M var. siLVATicu.M L., forma typìca. — S. Vito : alla « Costa », lungo il sentiero che da « Senes» conduce ai prati di Roan (1575). H. MURORDM var. alpestre Arv. T., forma reducta. — S. Vito: « Fra le Acque » (1400 m.). ed alla « Costa » (1575 m.), lungo il sentiero che da «Senes» conduce ai prati di Roan. H. MURORUM var. SUBCAESIUM Fi'., forma. — S. Vito : « Fra le Acque », lungo la via che conduce ai prati di Roan (1400 m.) ; Chiapuzza boschi nel « Musigo » (975 m.). H. NEGLECTDM Arv. T., forma. — S. Vito : Punta delia Poina (2000-2225 m.). H. Oreites Arv. T. — S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.).. H Oreites Arv. T., forma. — S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.); M. Rocchetta, versante or. (2300 m.). H. PICROIDES Auct. var. cinereum Arv. T. — S. Vito : boschi del M. Tiera (M. Pelmoj, (1300 m.). H. PiLiFERDM Hoppe, forma elongala. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. PiLiFERUM Hoppe, forma reducta. — S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.). H. PiLOSELLA L., forma deinlata. — S. Vito: Prenderà (2100 ra.); Punta della Poina (2000-2225 m.). H. PiLosELLA L., forma depilala, nigroglandulosa. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 ra.). H, PiLOSELLA L., forma suMepilata. — S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 m.j. H. PiLOSELLA var. depilatum Belli. — S. Vito : Mondeval (2200 ra.). 60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO HiERACiUM PiLOSELLA var. DEPILA.TDM Belli, forma aWicans lon- gistolona. — S. Vito : Chiapuzza, nel « Musigo » (975 m.). H. PiLOSELLA var. depilatdm Beili, forma riìbricata. — S. Vito: M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.). H. PiLOSELLA var. TARDANS Naeg. Pes., forma reducta. — S. Vito: M. Palmo, prati di Rutorto (1900 m.). H. PORRiFOLiUM L., forma. — S. Vito; Chiapuzza nel « Musigo » (975, m.). H. PRENANTHOiDEs Vili., forma spicata. — S. Vito : prati umidi nella località « Palù » (1500 m.). ÌH. scoRzoNERiFOLiUM Vili., var. CADORiNUM Belli et Arv. T., for- ma pusilla. — S.Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2100 m.). H. Smithii (H. Auricula X glaciale) Arv. T., forma elongata. — S. Vito : prati di Zoppe (1750 m.). H. Smithii Arv. T., forma gracilenta. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. Smithii Arv. T., forma suhauricula. — S. Vito: M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.). H. Smithii Arv. T., forma subglacialis. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. SPELAEUM Arv. T. — S. Croce : nelle ghiaie sopra il villaggio (M. Faverghera) (700-800 m.). H. SPHAEROCEPHALUM Froel., forma reducta, gracilenta {= H. furcatum Hoppe, p. p.). — S. Vito: Punta della Poina (2000- 2225 m.). H. STATiCAEFOLiDM Ali., forma reducta. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.). H. stenoplecdm Arv. T. et Huter. — S. Vito ; prati umidi nella località « Palù » (1500 m.). H. stenoplecum Arv. et Huter, forma strìctifolia. — S. Vito : prati umidi nella località « Palù» (1500 m.). H. stenoplecum var. angdloso-dentatum Arv. T. — S. Vito: alla «Costa », lungo il sentiero che da «Senes» conduce ai prati di Roan (1700 m.). H. stenoplecum var. anguloso-dentatum Arv. T., forma. — S. Vito: alia « Costa » lungo il sentiero che da «Senes » con- duce ai prati di Roan (1700 ra.). H. subincisum Arv. T. — S. Vito : M. Rocchetta, versante or. (2300 m.). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 13 FEBBRAIO 61 HiERACiUM TENUiBiFiDUM Alv. T., fórma. — S. Vito : M. Roccliet- ta, versante or. (2300 m.). H. TENUiFLORUM Arv. T., fórma. — S. Vito: boschi nella località « Fra le Acque » (1400 m.) ; nella località « la Costa », lungo il sentiero che da « Senes » conduce ai prati di Roan (1575 m.). H. viLLOSUM L., fórma. — S. Vito: M. Antelao, Forcella pic- cola (2200 m.) ; prati di Zoppe (1750 m.) ; Punta della Poina (2000-2225 m.). H. viLLosuM L., forma elaia. —• S. Vito: Mondeval (2200 m.). H, viLLosuM var. cadortanum Belli et Arv. T., fórma. — S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 ra.). H, VILLOSUM var. cadorianuìm Belli et Arv. T., fórma depressa, ì^eclacta, suMevestUa. — S. Vito: — M. Antelao, Forcella piccola (2200 m.). H. VILLOSUM var. cadorl\ndm Belli et Arv. T., forma redncia. — S. Vito : M. Pelnio, versante or., fra i cespugli di Rho- dodendron ferruginewn (1950 m.). H. VILLOSUM var. cadorianum Belli et Arv. T., forma suMeve- stita. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.). H. VILLOSUM var. glabrescens Arv. T. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. VILLOSUM var. glabrescens Arv. T., forma. — S. Vito: prati di Roan (1800 m.). H. VILLOSUM var. gracilentum Arv. T. — S. Vito : Punta della Poina (2000-2225 m.). H. VILLOSUM var. gracilentum Arv. T., forma deiwessa. — S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 m.). H. VILLOSUM var. subamplexum Arv. T., forma redncta. - S. Vito : prati di Zoppe (175 m.). H. VOLGATUM Fr. var. alpestre Arv. T. — S. Vito: prati di Zoppe (1700 m.). L. VACCARl ED E. WILCZEK. — UN NUOVO IBRIDO DI ACHILLEA {A. MACROPHYLLA :< HERBAROTA ALL. VAR. MORISIANA RCHB. FIL.). È nota la facilità con cui si ibridano fra di loro le specie di Achillee specialmente quelle della sezione Ptarmica. Cosi VA. ma- crophyUa L. (per non occuparci delle altre) forma ibridi con 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO A. moschata Wulf, A. Clavenae L., A. nana L., A. atrafa L. e A. Ptarmica DC, originando rispettivamente A. obscura Nees (Heimerl), A. Divniasiana Vatke (Heimerl), A. valesiaca Suter (Heimerl), A. montana Schleiclier (Heimerl), e A. commutata Heimerl.^ Però finora non ei-a conosciuta alcuna combinazione ibrida di quella specie con una delle forme della A. herbavota Ali. Singolare importanza assume perciò la scoperta fatta tre anni or sono da uno di noi (Wilczek), che nel suo giardino alpino di Pont de Nant trovò in mezzo alle pianticelle nate dai semi di A. herbavota var. Morisiana Rchb. fil. una forma che presen- tava tutti i caratteri di ibrido fra questa e la macrophìjlla L. Egli la moltiplicò e col nome di A. Suendermanni Wilcz. la comunicò al noto orticultore bavarese suo amico, che la mise in commercio. Ma se con tale scoperta era dimostrata la possibilità di una combinazione Qnaorophylla X herbavota, questa in libera natura non era mai stata segnalata. Discorrendone tra noi, nel corso delle nostre escursioni, avevamo finito per trovarne la ragione nel fatto che ben raramente 1*^. 'macvophylla si trova a vege- tare a fianco di una forma di A. hevbavota Ali. Il due settembre u. s. però nella Val Soana (Gran Paradiso), ai piedi del Colle di Rancio in un pendio morenico coperto di Alnus viviclis e verso i 20OO m. incontrammo una bella colonia di A. Movisiana Rchb. fil. in mezzo ad A. macvophylla L. Ci mettemmo febbrilmente a cercare.... e la signora Evelina Wilczek, nostra compagna di viaggio, fu tanto fortunata da fare là desiderala scoperta. Due bei campioni, in parte sfioriti per la tarda stagione, spiccavano nettamente fra i genitori. Studiati gli esemplari e fatti i debiti confronti giungemmo alla convinzione che la forma di Pont de Nant era una snpevmo- risiana X inacvophylla, mentre quella di Valsoana era una su- 2)evmacvophylla X Movisiana. Decidemmo perciò di chiamare A. pedemontaìia Vacc. et Wilcz. la combinazione macvophylla X Movisiana « sensu lato », di ' Vedi Anton Heimerl, Monographia sectionis « Ptarmica» Achilleae generis. — Die Arten, Unterarten, Varietdten und Hybriden der Section Ptarmica des Genus Achillea. (Denkschriften der Matematiscli-Natur- wissenscliaftlichen classe der Kaiserliolien Akademie der Wissen- schaften, XLVIII Band. Wien, 1884). SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 63 conservare il nome già di/Tiiso di .1. S nender inanni W\\cz. per la forma siopermorisiana X niacropliijUa e di assegnare il nome di A. Ecelinae Vacc. et Wilcz. alla forma super mncrophijlla X Morìsiana, per ricordare la nostra gentile compagna, a cui spetta il vero merito della scoperta. Achillea pedemontana Vacc. et Wilcz. (hybr. nov.) [= A. ma- crophylla L. X herbarota Ali. var. Morìsiana (Rchb. fll.)]. Caulis hypogaeus, oblique adscendens, ramis sterilibus brevibus subdense foliatis, ramisque florentibus 20-40 cm. altis praeditus. Folla viridia, subtus breviter pilosa, pilis tenuissimis adpressis, superne glabrata vel pilosa: infima parva, margine integerrima, apice tridentato, ut ìw A. Morìsiana; innovationum petiolata, petiolo laminam subaequante vel superante, 2-10 cm. longa, 4-20 mm. lata, obovata, pinnato-partita, vel lobata partitionibus plus rainusve dentatis vel lobulatis; caulinaria inferiora breviter petiolata, media et superiora sessilia, oblongo elliptica, vel angu- ste lanceolata an oblongo-obovata, margine profunde inciso-ser- rata vel pinnato lobata. Capitula ad 10-15 in corymbo, cum pedunculis dense et breviter pubescentibus. Involucra ovato- vel hemisphaerico-campanulata, foliolis nitidulis, carinatis, brunneo marginatis. Flores radiales 5-0, ligulae albae, magnae ut in A. macropìiìjlla L. a super macrophfjlla X Morisiana = A. Evelinae Vacc. et Wilcz. Rami florentes 25-40 cm. alti. Folia innovationum parva, petiolo laminam subaequante, 2-4 cm. longa, 4-10 mm. lata, utrin- que breviter pilosa, pilis adpressis; catilinaria magna 40-50 mm. longa X 11-15 nnn. lata, oMongo elliptica vel oblongo-obovata, profunde et dense pinnato-lobata, lobis magnis (10 X 3 mm.), serratis. Capitula 10-12 in corymbo lacco, magna ut in « A. macro- phylla » cum pedunculis capitula longissime superantibus. Involucra hemisphaerico-campanulata, foliolis late rufo-brun- neo marginatis. Habitat. — Rarissime in Alpibus Pedemontanis «Val di Campi- glia Soana » in adscensu Collis di « Rancio », in caespitosis «.Alni viridis et Rhododendri ferruginei » Inter parentes. Solo mo- renico-gneissico — alt. 2000 m. 64 SEDE DI FIliKXZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO ^ superrnorisiana X ìnacrophi/ll(i^^ A. Suendeìvnanni Vi iìcz. Rami florentes 20-30 cm. alti. Folia innovationura longe pe- tiolata, petiolo laminam superante, 5-10 cm. longa, 15-20 mm. lata, superne glabrata; caulinaria margine profunde inciso-serrata, serraturis oblongis, acutisque, in foliis inferioribus 3-4, in mediis et superioribus 8-9 iitrinque, anguste lanceolata, (30-40 X 6-7 mm.) patenti a. Capitala in corymbo densifloro, cura penduculis capitala sub- aequantibus. Involucra ovato-campanulata, paulo minora quam in precedenti, foliolis anguste brunneo marginatis, cum carinis brunneis. — Ceterum ut in precedenti. Habitat. — In horto alpino Pont de Nant (Helvetia) « Alpes de Bex » ex seminibus A. Morìsianae 1904 horta. Richiamata l'attenzione dei colleglli sugli ibridi di A. inaerò- phylla X lierbarota sensu lato, siamo certi che non si tarde- ranno a scoprire le combinazioni macropliijlla X amììigua Heimerl, macrophyUa X Hausslinechtiana Asch. e macrophijlla X herharota typica. — Per ognuna di queste si avranno due forme più vicine a l'uno o all'altro genitore e probabilmente anche una forma media. Tivoli-Losanna, Ottobre 1908. Non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. 1909. Marzo. N." 3. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Barsali e. — A proposito dell'apparizione del " Mal bianco ., della Quercia in Italia (Froc. verb.) '. Pag. 65 BoLzox P. — Aggiunte alla Flora della Provincia di Parma. — Nota quinta ^ 6S Cannarella P. — Flora urbica palermitana. — Centuria I. . „ 73 CtOiran a. — Della presenza nel Nizzardo di X Conyza mixta Fouc. et Nej-raut (= C. ambigua (DC.) X Erigeron canadensis L.). (Proc. lerb.) „ 66 OuLiA G. — Intorno ad un nuovo habitat della Melitella pusilla Somm. (Proc. rerb.) ^ 67 Id. — Le Caracee maltesi. {Proc. verb.) 68 Pavoliki a. F. e Mayer M. — Sulla presenza della rutina nella Sophora japomca L , 81 Ponzo A. — L' autogamia nelle piante fanerogame. — Quarta contribuzione 88 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 marzo 1909. Presidenza del Presidente Baccarixi. Aperta l' adunanza il Presidente dà la parola al Segretario il quale legge le seguenti comunicazioni : E. Barsall — ^-1 p7'oposUo delV apparizione del Mal bianco della Qicercia in Italia. « Il « Mal bianco » della Quercia, ora cosi diifaso, si ritiene che solo nel 1908 si sia constatato in Italia ; ciò non è precisamente esatto ; ma è solo nel 1908 che ha attirato l' attenzione dei bota- nici e dico ciò perchè negli ultimi di Settembre 1907, trovandomi, a scopo di caccia, nella selva di Tombolo verso Livorno, rinvenni qua e là sulle giovani quercie e sui giovani getti, un'efflorescenza bianca. Sul momento non feci grande attenzione a questo fatto, dato anche che essendo quella località assai umida molte piante presentavano queste macchie bianche e specialmente la Plantago major; dopo qualshe giorno ritornai in detta località proprio con Bull, della Soc. boi. Hai. 5 66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO " lo scapo di raccogliere alcuni rametti infetti, che oggi ancora conservo, e per conoscere l'area invasa da tale parassita, ed infatti constatai che andava, scomparendo internandosi nella selva ossia venendo verso Pisa e le piante infette erano tutte, o quasi, quelle che si trovavano dalla j^arte del mare. Le sezioni allora prati- cate non mi svelarono nessun organo di riproduzione, ma solo un micelio frammisto a grande quantità di frammenti eterogenei e specialmente sostanze cristalline. Lasciai in disparte con la speranza di occuparmene l'anno seguente ed infatti nell'Agosto di quest'anno feci per tornare alla località suddetta, ma dovetti arrestarmi più presto, tutte le quercia specialmente lungo la ferrovia Pisa-Livorno erano talmente ricoperte dal parassita, da sembrare quasi farinose, ed il malanno non si è limitato alle quercie delle selve del littorale, ma anche a quelle delle colline pisane ; infatti ho avuto dei cam- pioni da Cevoli e da altre località. « Questo solo per dire, che almeno da noi, fin dal 1907 fu riscontrato ed ora si trova abbondantemente sia nel Livornese come nel Pisano ». A. GoiRAN. — Bella jJresenza nel Nizzardo di X Conyza mixta Fouc. et Neijraut {=^ C. ambigua (DC.) X Erigeroii cana- densis L.). « Il Sig. Foucaud nel Bulletin della Soaiété Botam'que Bocìielaise (n. XXIII, a. 1901, p. 22-24, cum icone) descrive questo ibrido nei termini che seguono : « Tige de 3-4 décimètres, dressée, rude, rameuse au sommet, d'un « vert foncé grisàtre. Feuilles rudes, linéaires-lancéolées, entières « ou très peu dentées, uninervées, diminuant de largeur de la base « au sommet de la tige. Calathides assez petites, formant au som- oc met de la tige et des rameaux une grappe obìongue peu fournie. « Pedoncules filiformes, étalés-dressés. Péricline à folioles inégales, « linéaires ; les extérieures vertes et poilues ; les intérieures sca- « rieuses au bord. Fleurs de la circonference femelles, à languettes « linéaires, d' un blanc sale ou rosé, dépassant le péricline et au « sommet bifide courbé en dehors ; celles du disque jaunes, her- « maphrodites. Achaines stériles. Réceptacle alvéolé, fibrillifère. — « Juillet-octobre. — (In ic. cit. fig. B). « Cet hibride a l'aspect, la tige, les feuilles du Conyza ambigua « DC. (fig. A) dont il diffère par ses rameaux moins allongés, par ses « calathides plus petites, plus nombreuses, à fleurs dont les ligules « sont d'un blanc sale ou rosé et par son réceptacle alvéolé. « Il se rapproche de VErigeron canadensis Li. (fig. C) par ses fieurs « à ligule d' un blanc sale ou rosé, par son réceptacle alvéolé ; il s' en « séparé par son aspect, par ses tiges, par ses rameaux, par son in- « florescence et par ses calathides phis grosses et beaucoup moins « nombreuses ». SEDE DI FIRENZE - ADUXAXZA DEL 13 MARZO 67 « Quest" ibrido è stato primieramente osservato dal Sig. Xeyraut a Bordeaux, posteriormente dal Sig. Foucaud a Rocliefort, nel Giar- dino Botanico, ed ancora dal Sig. Nevraut presso Bordeaux a Las- souys; oggidì si trova certamente ovunque Conyza (Erigeron) ambì- gua DC. ed Erigeron canadensis L. crescono promiscuamente. Xel Nizzardo, p. e., cresce copiosamente (Estate-Autunno) nelle zone collina e litorana : anzi si incontrano distintissime due forme di- verse, Conyza (Erigeron) ambigua X Erigeron canadensis ed Erigeron canadensis X Conyza ambigua. E con ogni probaljilità, in alcuni in- dividui da me osservati replicatamente sulle colline di Fahron, Ter- ron, Cauoada ecc. ed in riva al mare sulla sinistra del Varo, saranno riconosciute due altre forme ibride Conyza ambigua X Erigeron acris ed Erigeron acris y^_ Erigeron canadensis. « Nelle mie raccolte botaniche, ho riveduto in questi ultimi giorni un esemplare di Erigeron raccolto, scn già trascorsi molti anni, nelle vicinanze di Roma fuori Porta S. Paolo, il quale mi sembra per lo meno vicinissimo alla pianta dei Sigg. Foucaud e Xeyraut ». G. Ctclia. — Intorno ad un nuovo habitat della Melitella pusilla Somìn. « Il Sommier scuopriva nel 1906, nella nostra isoletta di Gozo, la nuova specie di Composta appartenente ad un genere nuovo, bat- tezzato col nome di Melitella pusilla.^ Il Sommier avendola trovata in un luogo solo di Gozo ed in area ristretta, ed avendola cercata invano altrove nelle isole riattesi, merita il conto di far sapere che questa pianticina tanto rara ed interessante, e cosi isolata nel si- stema, è stata trovata in un'altra località dell' isola di Gozo, e che vi è quindi una ragione di più per sperare che non sia prossima ad estingiiersi. « Il nostro socio Dottor Giovanni Borg, Sopraintendeute dei Giar- dini Pubblici di Malta, nello scorso mese di Gennaio mi ha gentil- mente comunicato alcuni esemplai'i allo stato vivente della Melitella, che egli raccolse in Gozo, in una località situata lungo la valle di Marsalforno, nelle vicinanze della cosidetta arcata tan-nofs. « Dietro alle indicazioni del Dott. Borg ho potuto constatare io stesso che ivi la Melitella cresce in un terreno sabbioso-argilloso e confinata entro un'area quasi simile a quella citata dal Sommier. La Melitella trovata dal Dott. Borg vive consociata alla Plantago serraria ed alVAlliutn Chamaemoly, piante molto comuni da noi. « Mi auguro che mercè ulteriori escursioni botanici] e nell' isola di Gozo verranno scoperte altre località di questa pianta, che al pari della Centaurei spathidata di Zei'afa, si ritiene essere l'avanzo di una flora estinta. » 1 S. SoMiiiER, r» gioiello della Flora Maìtae. (Nuovo Giornale botanico italiano, n. s., n. 4, voi. XIV, 1907). 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO Le Caracee maltesi. « Nelle varie oijere sulla vegetazione maltese le Caracee non si trovano j^er nulla menzionate. In attesa della già annunziata Mo- nografia delle Caracee italiane (cfr. Bull. Soc. bot. it., 1909, n. 1), ecco intanto 1' enumerazione delle specie osservate nell'Arcipelago di Malta: « 1. Chara fragilis Desv. — SjDecie reperibile nelle acque sta- gnanti della Gneina (Malta). « 2. Chara vulgaris L. — Comune nelle acque stagnanti delle vallate di Malta e Gozo. « 3. Nitella flexilis Ag. — Abbondante nelle acque stagnanti della valle detta Tal-Lun?:iata (Gozo). S'incontra anche nell'isola di Malta ». Sono poi presentati e brevemente riassunti i seguenti lavori : P. BOLZON. —AGGIUNTE ALLA FLORA DELLA PRO- VINCIA DI PARMA. Nota quinta.* 46. * AdiantliUDi Capillus-Veiieris L. Copiosa presso una fontana lungo la mulattiera che sale dalla stazione ferro- viaria di Solignano al paese omonimo nell'Appennino Par- mense. Nella Flora dei Contorni di Parma del Passerini questa specie non figura. 48. BotrycMuìn Lunaria (L.) Sw. b. nana luihi^ caulis 4-6 cm. longus. Nell'Appennino Parraig.-Piacentino sulla cima del ra. Ragola (m. 1730) in luoghi aridi, aprichi, erbosi a substrato serpentinoso. Forma rupestre, xerofila, e altitudinale ; nel Passerini (op. cit.) il tipo figura dei colli nei quali io non l'ho ancora incontrata. 64. *Equisetum limosum L. b. fluviatile (L.) Appennino Parmense : nei luoghi torbosi e paludusi sopra la stazione ferroviaria di Solignano lungo la salita di Pralerna. È da aggiungersi alla flora Parmense; é nota della contigua prov. di Reggio (cfr. Casali FI. del Reggiano). ^ Vedi nota quarta in Bull. So;, bót. ital., 1906. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 63 370. * Triticuiu luoiiococcum L. Nel letto dell' Enza presso il ponte di Montechiarugolo ai contini colla provincia di Reggio. Nel Passerini (op. cit.) figura soltanto come pianta coltivata. 519. Typha minima Hpe. *b. nana (Avé-Lall.). Sul letto del torrente Parma presso Vigatto; forma che non mi ri- sulta ancora nota dell' Emilia ; il tipo 1" ho osservato a Ponte Taro presso il Tiro a segno. 560. Najas minor Ali. *b. intermedia Ces., P. e Gib. Nelle paludi presso la ferrovia a Porta S. Croce presso Parma {Passerini in herh. Parni. 1) ; il tipo è stato raccolto pure dal Passerini l a Frassinara. 624. Tiilipa silvestris L. Presso Borgo S. Donnino ! e nell'agro Parmense al Castelletto di S. Lazzaro! *j3 australis (Lk.) b. prìnzeriana iniliì in Bull. Soc. boi. ifal, 1906, jyag. 5. Suhappenn'mo Parmigiano: al m. Prinzera sopra Fornovo nel versante settentrionale presso la cima, nei boschetti di querele in terreno erboso a sub- strato serpentinoso (9 Maggio 1907, fl. !). 729. Majanihemum bifolium DC. *b. unifolìuiu niilii folio caulinari superno, in bracteam lesini formem, 4-6 min. longam, 1 mm. circiter latam reducto. Appennino To- sco-Parmigiano: copioso in luoghi ombrosi ai margini delle faggete, in terreno erboso e sassoso del m, Molinatico so- pra Borgotaro a m. 1300-1450; il 28 Giugno 1908 in piena fioritura insieme al tipo! 731. Polygonatum verticillaiiim Ali. *b. luici'opliylluni mihi, foliis 4-6 cm. longis, 6-9 mm. tantum latis. Ap- pennino Tosco-Parmigiano: nelle faggete al m. Molinatico sopra Borgotaro a m. 1200-1500 ! Negli esemplari tipici da me raccolti le foglie sono lunghe fino ad 8-10 cm. e larghe lino a 14-10 mm. 734. Tamus communis L. *b. asarifolia Goir. Nei boschi delle alture presso Collecchio. 757. Narcissus poetico X Tazzetta Henon = N. bi/lorus Curt. Nei prati vicino a Parma presso la Certosa ! *b. triìlorus mitii, pianta scapis omnibus 3-floribus. Collina Parmigiana: nelle vigne a Torre sopra Traver- setolo ! 70 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 33 MARZO *c. tetramerus luìliì, ovario tetramero, tepalis et sta- minibus 8 in duobus verticillis, stigmate 4-deniaio (brac- tea superiore petaloidea ad basim- ovarii inserta). Negli stessi luoghi della forma b. ! 846. Coeloglossum viride Hartm. *b. bi'acteatum (Pari.) Ap- pennino Parmense: nei prati umidi al m. Caio! e sopra Bedonia al m. Nero ! 1151. LìjcJmis Flos-cuculi L. *b. nana inilìi in Bull. Soc. bot. ital., 1908, pag. 6. Appennino Parmense: nei boschi di castagno del m. Fuso sopra Scurano! 1204. Silene Otites Sm. *b. Pseudo-otites (Bess.) Nelle ser- pentine del m. Prinzera {Passerini in lierb. Parm. l) e del vicino m. Zirone! — Forma da aggiungersi alla flora della provincia. 1326. *Arabis pauciflora (Grimm.), Garcke. Nei luoghi più ombrosi del m. Caio sopra Musiara (m. 1300-1500) co- piosa! — Nota dell'Appennino ligure e centrale e non del- l'Appennino Emiliano; resta cosi riempita tale lacuna. 1358. Amaria offlcinalis Andrz. *b. piimila Goir. Nell'Ap- pennino Parmigiano sopra Calestano. 1384. Dentaria bulbifera L. b. grandiflora 0. E. Schultz. Nel bosco del parco Carrega presso Collecchio ! 1559. Anemone tri folta L. *h. minor V. de Lièvre. Nei quer- ceti del m. Prinzera presso la cima! 1602. Ranunculus geraniifolius Pourr. *b. apenninns Fiori. Appennino Parmense al m. Caio {Passerini in herb. Parm. sub R. montanus, cf. Bull. Soc. bot. ital., 1908, pag. 7). 1766. Geimi montanum L. *b. nanuni Gaud. Appennino To- sco-Parmigiano: luoghi erbosi asciutti presso il lago Santo (m. 1500)! — Forma stagionale. 1779. Potentina erecta (L.) Hampe *b. minor Goir. Pascoli asciutti ed aprichi presso la cima del m. Molinatico (m. 1549) copioso ! 1789. P. reptans L. * b. mlcropliylla Fratt. Nei luoghi ari- dissimi e calpestati sulla strada provinciale dalle Ghiarre a Berceto ! 1886. Genista tinctoria L. *7 hiimilis (Ten.) Al m. Caio! e ovata (W. etK.) *b. Perreymondi (Lois.) Al m. Get- terò verso il passo delle Cento Croci ! SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL lo MAUZO 71 ■/j apeiiiiiiìa Fiori. Al m. Caio {Passerini l) e al m. Bue sopra Bedonia!; *b. acutitolia nùìn 'n\ Bull. Soc.bot. Hai, 1008, pag. 7, al m. Nero sopra Cornolo ! 1944. Medicago rigiclula (L.) Desr. *J3 agrestis (Tea.) A Ta- biano [Passerini l in herb. Parm.) e nei luoghi argillosi presso Solignano; da aggiungersi alla flora della provincia. 2233. Eryngiiini amethystiuum. A Vigheffio presso la chia- vica del Baganzoia {Passerini in herb. Parm.!). Specie da aggiungersi alla flora della provincia. 2250. Buplem^um falcatiim L. * j3 exaltatiiin (M.B.) — B, ra- nuncoloides Bolzon in Ball. Soc. boi. Hai., 1904, pag. 30. Appennino Tosco-Parmigiano: nelle fessure delle arenarie al m. Palerà presso Rigoso di Monchio! e in vai di Tacca (prof. Fontana!); Appennino Ligure-Parmigiano: presso la cima del m. Penna in rocce silicee!. Forma da aggiun- gersi alla flora della provincia. 2250. *B. ranuncoloides L. x typicum d. obtusatiini (Lapp.) Appennino Piacentino-Parmigiano: nelle fessure delle serpentine del m. Ragola (m. 1730) sopra Cornolo ! Da aggiungersi alla flora della provincia. 2254. B. Odontites L. a opacmn Ces., Lge. Sul letto del Parma nell'agro Parmigiano {Passerini in herb. Parm.!). — *b. naiiuiìi Koch Appennino Parmigiano: sulle serpen- tine del m. Zirone sopra Citerna in luoghi aridi e aprichi presso la cima a m. 700 !. 2360. Baucus platucarpos Scop. *b. foliosus milii in Bull. Soc. boi. ital, 1908, pag. 8. Fra le messi presso il ponte di Montechiarugolo!. 2386. Scandix Pecien-Veneris L. *b. umbrosa Bég. Presso i burroni di Maiatico sopra Sala!. — *c. pinnatilida (Vent.) A Ponte Taro ! — Forme nuove per la provincia. 2529. Bictamnus albus L. Specie piuttosto diffusa nel medio Appennino Parmense come al m. Cassio {Passerini! in Le.) e presso la stazione ferroviaria di Valmozzola ! ; sotto la forma *b. purpureus DC. l'ho notato presso la cima del m. Prinzera e al m. Pareto gresso Pralerna. 2585. Euphorbia dulcis L, *b. longeradiata infili in Bull. Soc. bot. ital., 1908, pag. 8. Collina Parmense: nelle mac- chie presso Sivizzano!. 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 2662. Prnìnula acaulis (L.) Hill., Jcq. 0 caulescens Koch *b. par- viflora mihì in Bull. Soc. ì)oL ital., 1908, pag. 8. Lungo i ruscelli presso la strada da S. Maria di Piano a Ma- miano! nell'agro Parmense. 2827. Lappula Myosotis Moench. *b. tomentosa A. Fiori. Luoghi aridissimi sulla strada dalle Ghiarre a Berceto !. 2833. Convolvulus Cantahì-ica L. *b. dorycnioides (D. Ntrs.). Luoghi aridi, aprichi, marnosi presso Rocca Lanzona so- pra Fornovo !. 2892. ^- Verbascum Lichnitis L. Presso il passo della Cisa a Rondebecco (Passerini in lierì). Farm, l) ; specie da ag- giungersi alla flora della provincia. 2913, Linaria supina Desf. Posso aggiungere un'altra località di questa specie serpentinicola, nota finora soltanto del m. Prinzera, cioè le serpentine lungo la strada da Ghiarre a Berceto! 2965. Veronica acinifolia L. Nell'erb. dell'Orto Parmense figura di vari luoghi dell'agro Parmigiano, cioè: Noceto nei campì di frumento, Basilicagoiano e Collecchio (Passe- rini, Le!) — *b. pyg'iuaea Béguin. Nel m. Prinzera vicino alla strada nazionale non lungi dai Boschi di Bar- done in luoghi erbosi, umidicci a substrato argilloso-ser- pentinoso!. 3203. Thijmus Serpyllum L. & siibcitratus (Schreb. in Schw. et Koerte) e. parmfolius (Opiz) *for. pacliyderinvis Briq. — Fessure delle serpentine al m. Prinzerola sopra Fornovo !. ri lanuginosus (M.i\\.) *for. Beriiardensis Briq. Luoghi aridi, aprichi e marnosi presso Rocca Lanzona sopra For- novo!— *for. vallesiacns Briq. Luoghi serpentinosi, asciutti e soleggiati alla cima del m. Prinzera sopra For- novo !. 3331. Valeriana montana L. *b. rotundifolia Car, et St. Lager in FI. de France di Rouy et Fouc. Fessure delle rupi calcaree presso la cima del m. Caio (m. 1500-1550), il 24 Giugno 1907 in fioritura incipiente ! Forma non re- gistrata negli autori italiani. 3469. Adenostyles alpina (L.) Bl. et Fing. Come ho notato in altra mia scrittura (cfr. Bull. Soc. bot. Hai., 1908, pag. 9), SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 73 nei vari settori dell'Appennino Parmigiano ho incontrato la var. fi australis (Nym.) colle sue forme b. repanda Fiori e e. lucida Fiori. 3509. Bellis perennis L. ^b. luerìdìonalìs (Favrat), Appen- nino Tosco-Parmigiano: al passo del Lagastrello (m. 1200) in luoghi erbosi e secchi; pascoli sassosi sopra Fornovo presso Piantogna! e sopra Citerna! 3591. Achillea macrofihylla L. b. exilìs iiiilii in Bull. Soc. 1)01. Hai., 1908, pag. 10. Appennino Tosco-Parmigiano: presso il lago Verde e al m. Navert {prof. Fontana !). P. CANNARELLA. — FLORA URBICA PALERMITANA. Centuria I. 1. Ranunculiis inurìcatus L. — In maggio, fra le pietre presso Ucciardone e presso la nuova banchina a santa Lucia. 2. Deìphiniwn Ajacis L. — In maggio presso la chiesa delle Croci. Oss. — Distribuito dall'Europa meridionale, dalla Mesopotamia, dalle Indie orientali, dall'Africa boreale ed occidentale, Madera ed isole Canarie, è coltiv?vto nei giardini privati e pubblici, dai quali si è pure diffuso ed esteso nei luoghi ruderali. 3. Nigella damascaena L. — In maggio, verso la Favorita e sotto gli alberi nel viale della Libertà. 4. Cheliclonium ìpmjus L. — In aprile, sul davanzale di un bal- cone di una casa privata. 5. Papaver Rlioeas L. — In aprile e maggio nel viale della Libertà, presso il Giardino Inglese. 6. Papaver oUasifolium Desf. — In maggio sull' ex forte di Castello a mare. 7. Papaver àubium L. — In maggio sulla Gradinata mura delle Cattive al Foro Italico. 8. Papaver setigerum DC. — In giugno sotto gli alberi di Piazza della Libertà. 9. Fumaria flabellata Gasp. — In aprile sul bastione di Porta Carini e sulla terrazza della chiesa di S. Gregorio. 10. Fumaria agraria Lag. — Fra le immondizie vicino al pas- 74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO saggio a livello di Madonna dell'Orto, fra le pietre della nuova banchina a Santa Lucia, nella terrazza della chiesa delle Croci e per le strade. 11. Fumaria offìoinalìs L. — In mezzo alle pietre della nuova banchina a Santa Lucia e per le strade verso il viale della Libertà. 12. Alyssum maritinmm L. — Abbondantissima sul cornicione della chiesa di S. Salvatore, sul bastione di Porta Carini, su quello di Porta Guccia, a terra nel corso Alberto Amedeo lungo il ba- stione, fra i ruderi della Concezione, sulla terrazza della chiesa di S. Gregorio, sul forte di Castello a mare e fra le pietre della nuova banchina a Santa Lucia, in aprile, maggio e giugno. 13. SlSìjmbrium hursifoliimi L. — Fra il selciato dentro il cortile del R. xllbergo delle Povere, in Maggio. 14. Biscutella lyrala L. — In fondo al viale della Libertà, sotto gli alberi ed in Piazza Ucciardone nel locale della ferrovia. 15. Cappella Bursa-pastoris DC. — Muri umidi e muri asciutti del Foro Italico, a terra in fondo al viale della Libertà. 16. Senebiera Coronopus DC. — Nei pressi del viale della Libertà. 17. Dìplotaxis erucoicles DC. — In mezzo alle pietre nella nuova banchina di Santa Lucia. 18. HutcMnsia procwnbens DC. — Comunissima dappertutto, sul bastione di Porta Carini, di P. Sant'Agata e di Porta Guc- cia, sui ruderi dell' ospedale della Concezione, sulla loggia più alta del S. Salvatore, sulla terrazza della Biblioteca Nazionale, Comunale e dell' Università e fra le pietre della nuova banchina a Santa Lucia. Oss. — Variabilissima neiraspetto e nelle dimensioni, ora gracile a fusto semplice eretto, mono-racemoso (var. typica), ora ramifi- catissima, a rami prostrati, multi-racemosi (var. pauciflora). 19. LepicUum graminifoliwn L. — In Piazza Ucciardone, nel locale della Ferrovia, lungo un muro di cinta, abbondantissima. 20. MaUhiola incana (L.) R. Br. — Sulle mura di Porta Ca- rini, abbondantissima ed in piena fioritura in maggio e giugno. 21. Moricandìa arvensis (Lin.) DC. — Per le strade al Corso Olivuzza in maggio. 22. Sisymbriuìn Irto L. — Comunissima : sul davanzale dei SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MARZO 75 balconi; nella via dell' Incoronata, sulla terrazza della chiesa di S. Gregorio, fra le pietre della nuova banchina a Santa Lucia, sulla terrazza della Biblioteca Nazionale e sulla Cattedrale. Oss. — Variabilissima nell' aspetto e nella dimensione : da indivi- dui alti circa o cm. bene sviluppati ad individiii giganteschi sino a un metro e mezzo. 23. Sisijmbriam ofTtcinalis (L.) Scop. — Sulla terrazza della chiesa delle Croci, in piazza Ucciardone nel locale della ferro- via, nei cortili del R. Albergo delle Povere. 24. Sisìjmhrium poi i/cerai htm L. — In fondo al viale della Libertà in giugno, 25. Capparis tntpesiris Sm. — Sul bastione di S. Saverio, su quello di Porta Guccia, lungo i muri della linea ferroviaria in- terurbana; alla Concezione in giugno. 26. Reseda friUiciUosa Guss. — Sul bastione di Porta Carini, sulla terrazza del Salvatore e fra i ruderi in fondo al viale della Libertà. 27. Reseda lutea L. — Sul bastione di Porta Guccia e sul Ca- stello, in mezzo alle pietre nella nuova banchina a Santa Lucia. 28. Sagìna apetala Guss. — Sulla terrazza della Biblioteca V. Em., sul cornicione della caserma dei pompieri, sulla terrazza della Biblioteca Comunale, a terra sulla gradinata Mura delle Cat- tive al Foro Italico, nel cortile del R. Albergo delle Povere fra il selciato e dell'Educatorio M. Adelaide ove trovasi pure sulle mura, fra gli scalini dell'aula magna dell'Orto Botanico. Oss. — Variabilissima nell' aspetto e nella statura, talvolta esi- lissima, minuscola, tal'altra più slanciata, più forte, più ramosa ; sdrajata perfettamente a terra o fra le pietre del selciato nelle vie o fra le mattonelle delle terrazze, coi rami raggianti sub-di- cotomi. 2Q. Arenaria serpìjllifoUa L. — Diffusissima dappertutto: via dell'Incoronata, a terra fra il selciato; campanile della chiesa di S. Gregorio; chiostro di S. Giovanni degli Eremiti; bastione di Porta Carini; Castello; loggione del Salvatore; mura interne dell' Ed. M. Adelaide; terrazza della Biblioteca Comunale; per la strada presso il bastione di Porta Carini; gradinata Mura delle Cattive; cornicione della caserma dei pompieri; terrazza della Bibl. V. Em.; cortili del R. Albergo delle Povere; fra le tegole e sui tetti; fra gli scalini della chiesa di S. Antonio alla Do- 76 8KDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAUZO gana; piazza delle XIII vittime sugli scalini e fra le coramis- sure del monumento ed al Foro Italico. 0s8. — Variabilissima : ora robusta, minutamente pelosa (var. spliaerocarpa Ten.), ovvero peloso-glandulosa e viscosa in alto {ty- pica Fiori e Paol.) ; ora gracile, minutamente pelosa od anche vi- scoso-glandulosa in alto (A. serpylUfolia J3 leptodados Rch., Guss. = V. tenuior Koch, Fiori e Paol.). Di regola gli individui murali e tectorii sono più esili, più aridi, con rami a tipo racemoso-panicu- lati ; quelli stradali o plateali a rami dicotomi, distesi, prostx'ati, più sviluppati. 30. Cerastiwin glomeratum Thuill. — A terra fra il selciato nel cortile del R. Albergo delle Povere. 31. Cerasiiur/i arenarimn Ten. — Fra i ruderi all'Ospedale della Concezione. 32. Lychnis Githago L. — Nel cantiere in Via Francesco Crispi a Santa Lucia. 33. Silene sericea Ali. — Rara, in giugno verso la Favorita. 34. Silene gallica L. — Sul campanile della chiesa dei Croci- feri; sulla terrazza della Biblioteca Comunale; Piazza Ucciar- done; sotto gli alberi; nella nuova banchina a Santa Lucia. Oss. — Sono molto comuni le varietà: a (Lojac.) a frutti eretti (S. Candollei Jord. aS'- cerastoides Auct. et Guss. En. pi. Inar. I, p. 45, S. lusitanica Ten. et auct. [non Lin.J) e la var. b a frutti oriz- zontali, 25a,tenti (*S', anglica L., *S'. /«V.sitfn Presi, S. lusitanica J^in.). 35. Silene nocturna L. — Terrazza della chiesa di S. Gregorio ; mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti; nuova banchina di Santa Lucia; mura interne dell'Educatorio M. Adelaide; ter- razza della Bibl. Naz. ; bastione di P. Carini; cortile della Bibl. Comun. ed in piazza Ucciardone sotto gli alberi. 36. Alsine rubra Guss. — In piazza Indipendenza ove forma vasti tappeti; via delle mura di Porta Carini; muri e cortili umidi del R. Albergo delle Povere; campanile della chiesa dei Crociferi. 37. Alsine heierosperma Guss. — Campanile della chiesa dei Crociferi; nuova banchina a Santa Lucia; terrazza della chiesa delle Croci; Piazza Vittoria; spiaggia di Acqua Santa in mezzo all'arena; cortile della chiesa della Gancia; piazza Papireto; per terra adiacente alle mura dell' Ed. M. Adelaide, Oss. — Diffusissima, sdraiata a terra, sì lascia calpestare dai pas- santi e pullula continuamente anche nei punti più battuti. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 77 38. Alsine diandra Guss. — Rara. Sulla terrazza del Foro Italico, per terra. 39. Alsine procutiibens Guss. — Sui bastioni del Castello; Uc- ciardone nel locale della Ferrovia; terrazza del R. Albergo delle Povere. 40. Stelìaria media L. — Fra le macerie lungo il binario ferroviario di Via d' Ossuma e Corso Olivuzza ; terrazza della chiesa S. Cosimo; selciato del R. Albergo delle Povere. 41. Stelìaria apetala Lojac. — Sul bastione di Porta Carini ; sul cornicione della caserma dei pompieri; Via delle mura di Porta Carini; Via dell'Incoronata; terrazza della Biblioteca Co- munale. 42. Malva nzcaensis Ali. var. paroula Guss. — In piazza Castello, avanti il bastione. 43. Malva syluestris L. — Vicino la chiesa delle Croci ; fra le pietre nella nuova banchina di Santa Lucia; verso la Favorita e sul bastione del Castello. 44. Geranium ìnolle L. — Sul Castello; sulla terrazza della chiesa delle Croci; fra le macerie nel passaggio a livello della Madonna dell'Orto. 45. Erodium malacoides (L.) W. — Fra le macerie nel pas- saggio a livello detto Madonna dell'Orto. 46. Erodium moschaiwn L'Herit. — Fra le macerie all'Ospe- dale della Concezione; nella nuova banchina a Santa Lucia; presso Porta Nuova. 47. Erodium cicutarium (L.) L' Herit. — Fra i ruderi verso Ucciardone; sulla terrazza della chiesa delle Croci; mura di cinta dell' Ed. M. Adelaide; sui bastioni del castello in mezzo alle strade verso il Viale della Libertà; fra le macerie del pas- saggio a livello Madonna dell'Orto. Oss. — Comunissime le due vai*, praecox Presi e canescens Guss. (Vedi Lojac. FI. sic). 48. Geranium Robertianum L. — Avanti l'ingresso del giar- dino Inglese. 49. Oxalis cernila Thunb. — Sulla terrazza della Bibl. Com. e Naz. e sul Bastione di Porta Carini. Oas. — Originaria del Capo di Buona Speranza, si è inselvaticliita da noi e quindi si trova ricordata anche con le specie siculo dai moderni autori, quali pure il Lojac. (I, j). 215) insieme con la O. cor- 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO niculafa, e la 0. acetosella. La specie descritta dal Pai'latore (FI. Ital. , voi. V, p. 246, n.° 125S) è, come dice 1' autore, delle vicinanze di Palermo. 50. Oocalis GorniciUata L. — La var. tropaeoloicles sulla gradi- nata mura delle Cattive al Foro Italico e fra gli scalini all'Orto Botanico; fra il selciato nel cortile del R. Albergo delle Povere e del Liceo V. Em.; al chiostro degli Eremiti ed altrove. La var. tìjpica più abbondante e più diffusa sui muri umidi, sul davanzale dei balconi, tra le macerie, per le piazze è per le strade. 51. Limmi usitatissimum L. — In maggio fra le pietre verso il Molo. 52. TrWulits terrestris L. — ISiel locale della Ferrovia in piazza Ucciardone; nel forte del Castello a mare in punti molto frequentati dai soldati; nel passaggio a livello detto Madonna dell'Orto. 53. Ailanthus glandalosa Desf. — Sul bastione di Porta Ca- rini; sul Castello ed in molti punti ruderali. Oss. — Introdotto da Pekino fino dal 1770. A Palermo è pianta ornamentale, per vie, per piazze, per cui si è inselvatichito con molta facilità joer i semi che cadono in grande abbondanza per terra. 54. Vulneraria ietrapUijlIa Guss. — Verso Ucciardone. 55. Medicago liqmUna L. — Sotto gli alberi del Viale della Libertà; avanti il nuovo cancello del Giardino Inglese e vicino la chiesa delle Croci. 5G. Medicago orMcularis (L.) — Ali. Sul Castello. 57. Medicago lappacea Lam. — Fra le macerie nel passaggio a livello detto della Madonna dell'Orto e sulle mura di Porta Carini. 58. Medicago tribuloides Desf. — Presso piazza della Libertà; a Ucciardone nel locale della Ferrovia; sui bastioni del castello e di Porta Carini; presso la chiesa delle Croci. 59. Medicago denticulata Wild. — Sul bastione di Porta Carini e sul Castello; mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti e sulla terrazza del liceo V. Em. 60. Medicago recta Desf. — Mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti. 61. Medicago macnlala Guss. — Sul bastione di Porta Carini. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 79 62. Melìlotus silicata Desf. — Nel Josale della Ferrovia ad Ucciardone. 63, Melilotus ilalica (L.) Lam. — Nella nuova banchina a Santa Lucia. 04. Melìlotas parvillora Desf. — Sul Castello ; fra le pietre in fondo al Viale della Libertà; sopra un muro umido e fra le pie- tre ad Ucciardone; Porta Carini; piazza Vittoria davanti al pa- lazzo Reale; sulla scalinata della chiesa di S. Antonio; nel pas- saggio a livello detto Madonna dell' Orto. 65. Trifolium stellatum L. — Nei cortili del R. Albergo delle Povere. 66. Trifolium pratense L. — In mezzo alle immondizie ed alle macerie nella nuova banchina a Santa Lucia. Oiss. — Delle tre varietà ammesse dal Lojacono, il nostro individuo si accosta quasi esattamente alla varietà a sémipurpureum Strobl. 67. Trifolium iomentosurn L. — Dietro la chiesa delie Croci ; nel Corso Cavour sotto gii alberi. 68. Trifolium fragiferum L. — Sotto gli alberi in Via Vol- turno; nel Corso Olivuzza presso la villa Florio; sul bastione di Porta Carini e del Castello; in Piazza Ucciardone ed in Piazza Indipendenza. 69. Trifolium nigrescens Viv. — La var. gracilis, poco comune a Porta Carini; la vai*, poli/anthenum Ten. più abbondante, fra le macerie del passaggio a livello detto Madonna dell'Orto; sotto gii alberi di via Volturno: nei cortili del R. Albergo delle Po- vere ed in Piazza Indipendenza proprio dietro Porta Nuova. 70. Trifolium camjjeslre Schreb. — Ucciardone, nel locale della Ferrovia. 71. Trifolium resupinalum L. — Via Messina, al Giardino Inglese. 72. Trifolium repens L. — A terra in Piazza Indipendenza; dietro Porta Nuova; in piazza Ucciardone, presso la Ferrovia e sulla gradinata mura delle Cattive. 73. Lotus edulis L. — Al Castello; a Ucciardone; al Giardino Inglese nel piazzale dove sorge l'Istituto Kinesiterapico ; negli scalini della chiesa delle Croci. 74. Lotus cytisoides L. -- Verso il Viale della Libertà sotto gli alberi; verso Ucciardone; sul bastione di Porla Carini; la var. coronillae folla nella terrazza della chiesa delle Croci. 80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 75. Lotus ornithopodioides Ij. — Vicino la chiesa delle Croci; nelle vie adiacenti al Viale della Libertà; verso Ucciardone; Porta Carini; in mezzo alle pietre della nuova banchina a Santa Lucia; nelle macerie del passaggio a livello detto Madonna dell'Orto. 76. Astragalus hamosus L. — Nella nuova banchina a Santa Lucia, 77. Astragalus baeticus L. — Porta Carini sul bastione. 78. Psoralea Niuminosa L. — Avanti il Palazzo Reale, 79. Vida satìva L. — Sui bastioni di Porta Carini (la specie), la var. macrocarpa Moris (Bert.) fra le pietre del cantiere di Via Francesco Crispi, distinta per il fogliame più ampio e per l'aspetto più robusto. 80. Vieta maculata Presi, — Nel cortile del R. Albergo delle Povere. 81. Vieta angusiifolia Roth. — In piazza Vittoria davanti il Palazzo Reale. 82. Vida dasijcarpa Ten. — Fra le macerie del passaggio a livello detto Madonna dell' Orto. 83. Vida Mthìjnica L. — In mezzo alle pietre nella nuova banchina di Santa Lucia. 84. Hedysarum coronarium L. — Verso la Favorita ed in Piazza Ucciardone. 85. Poterium Tnuricatum Spach. — In Piazza Vittoria, davanti il Palazzo Reale, 86. Rutus dalmaticus Tratt. — La forma panormitanus sulle mura esterne della legione dei Carabinieri in Piazza Papireto; la forma dalmatinus sul muragliene di S. Saverio. 87. Saxifraga tridactijlites L. — Sui tetti della caserma dei Pompieri e sui tetti dell' Ed. M. Adelaide; mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti. 88. Cotìjledon UmMlidiS L. — Sulle mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti ; sui tetti di tutte le case. 89. Sedum stellatum L. — Mura del Castello ; tetti e mura di qualche casa. 90. Sedum coeruleum Vahl. — Sui tetti della Cattedrale e su quelli della Martorana; mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti; muri del Castello. 91. Sedum glanduUferum Guss. — Tetti e mura della chiesa S. Nicolò all'Albergheria e S. Salvatore. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 81 92. Seclam eviocarpum Sibth. — Sui tetti della Martorana. 93. Seclam liloreum Guss. — Sui tetti della Martorana, ab- bondantissimo. 94. Cucitmis Ciirullus (L.) Ser.in DC. — Originaria dall'Africa tropicale, si coltiva in larga scala in Sicilia e coi semi che si buttano fra le immondizie si trova qua e là gerraogliante fra le macerie senza giungere mai a sviluppo completo. 95. Portulaca oleracea L. — Per le strade; comunissima per- sino nei punti più centrali, come ad es. sotto il marciapiede in piazza G. Verdi. 90. Ptucothis verticillala DC. — Nelle adiacenze del Viale della Libertà; nella nuova banchina di Santa Lucia; verso la Favo- rita; sul bastione di Porta Carini. 97. Bnpleurum Odontites L. — Sul Castello e sulla nuova banchina di Santa Lucia. 98. Crithraum maritinmn L. — Nella spiaggia dell' Acqua Santa fra l'arena. 99. Foemculum pipevatuin DC. — Nella nuova banchina a Santa Lucia; nella piazza Ucciardone; sul bastione di Porta Carini; al Giardino Inglese. 100. JJaacLis Cairota L. — Sui bastioni del Castello e di Porta Carini. A. F. PAVOLINI E M. M AVER. —SULLA PRESENZA DELLA RUTINA NELLA SOPHORA JAPONICA L. Il glucoside soforina contenuto nella Sopìiora japonica è stato dimostrato identico alla rutina C27 H32 Oie + 2 H-2 0, la quale, secondo gli ultimi studi, si scinde per idrolisi con acidi diluiti in glucosio, ramnosio e quercetina {= soforetina). ^ Abbiamo cercato in questo lavoro di determinare la localiz- zazione del glucoside nella Sophora, e contemporaneamente di indagare le trasformazioni e le variazioni di quantità che esso subisce. 1 Stein, J. f. praJd. Chem., 58 339; 85 351; 88 280; Forstbr, Ber. d. d. Chem. Ges,, 15 214. Brauns, Ardi. d. Pharm., 242, 547, 556; ScHMiDT, Arch. d. Pharm., 242, 210. Bull, della Soc. hot. ital. 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO Dapprima abbiamo studiato la distribuzione del glucoside, e per questo abbiamo usato un reattivo che, per le ricerche mi- crochimiche, ha corrisposto pienamente allo scopo ; infatti da prove eseguite con soforina estratta precedentemente dai fiori abbiamo constatato che l'acido solforico concentrato che gene- ralmente si usa nella ricerca di molti glucosidi, non può servire in questo caso, perchè si nota appena un leggero aumento nell'in- tensità della colorazione; invece con soda o potassa caustica assai concentrata il colore giallo assume una tinta molto più carica; e con un miscuglio di parti uguali di soluzione satura di bicromato potassico e di acido cloridrico diluito si ottiene lentamente una bella colorazione marrone che passa al violetto-nero, special- mente a caldo : questo miscuglio agisce da ossidante (come del resto agisce ugualmente il miscuglio cromico) a cagione del- l'ossigeno che si sviluppa. Infatti né l'acqua di cloro né l'acido dorico che pure si producono in questo reattivo, hanno nes- suna azione colorante sul glucoside. Applicando questi due ultimi reattivi nella ricerca della rutina, sono state fatte varie sezioni di semi, di picciuoli, di rami giovani e di fiori. Nei semi non si è trovato traccia di glucoside ; nelle sezioni trasversali e longitudinali di fusti in vari stadi d'accresci- mento, sezioni che furono fatte nel midollo di sambuco e a secco perchè l'acqua o l'alcool non alterassero i resultati, si nota un'epidermide con cuticola ispessita a cui fa seguito uno strato di parenchima corticale e un anello irregolare di fibre scleren- chimatiche ; queste trattate con fìoroglucina e acido cloridrico si colorano in rosso per le loro membrane lignificate. Allo strato fibroso segue la zona floematica piuttosto sviluppata e la zona xilematica, nella quale si trovano vasi punteggiati e a spirale, non molto grandi. Nel centro si ha sempi'e il parenchima mi- dollare. Nei rami giovanissimi tolti ad un albero di Sophora si jiota la colorazione nello strato di fibre e nel libro ; nei rami più sviluppati, in tutto il libro, nello strato di fibre, nella cu- ticola e nel legno interno. Il legno periferico e il midollo non appaiono colorati ; tutto il tronco presenta anche ad occhio nudo un anello di colore giallo-verdastro, dovuto alla localizzazione del glucoside nel legno più vecchio. I fiori trattati con soluzione con- centrata di potassa caustica danno un'intensa colorazione gialla tendente al giallo scuro; col reattivo ossidante danno un colore SEDE DI FIUEXZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 83 marrone intenso, localizzato specialmente nelle nervature : petali Ijiaiiclii di Alisma plantago trattati cogli stessi reattivi non danno alcuna colorazione. Il calice appare completamente privo del glucoside. Sezioni di ovario molto giovane danno resultati negativi. Sezioni di giovani legumi comprendenti anche i semi hanno mostrato un'intensa colorazione in tutte le parti del le- gume. Nei semi invece tale colore manca affatto ed anzi la rea- zione si arresta nel punto ove il seme, per mezzo del funicolo, è congiunto alla parete del frutto. Una sezione di picciuolo fo- gliare mostra colorato il solo libro e non il legno, né il fascio di fibre. Infine sono state fatte delle prove analoghe su varie sezioni di pianticelle giovani nate in primavera dai semi caduti ai piedi dell'albero della Sophora ; ma queste erano già sviluppate al punto da avere il fusto alto circa 20 cm.e del diametro di G-10 mm., e presentavano uniformemente la colorazione nel libro e nel le- gno più interno. Da tutte queste prove si poteva già avanzare l'ipotesi che il glucoside non si forma che in uno stadio abbastanza avanzato di vegetazione, poiché, al contrario di quel che si osserva in altre piante, ^ questo glucoside non si riscontra neppure nei semi germoglianti. Del resto Vanderlinden - nota che in generale gli apici vegetativi non presentano traccia di glucosidi, i quali in- vece appaiono nelle zone d'accrescimento. Questa osservazione conferma ciò che abbiamo detto innanzi e perciò abbiamo intra- preso alcune ricerche jier determinare in qual modo e in qual momento si producesse il glucoside nella pianticella. Negli ultimi giorni del Decembre scorso sono stati seminati in serra vari semi di Sophora japonica L. che hanno cominciato a germogliare dopo circa un mese. La prima prova fu fatta in pianticelle alte 2-3 cm. e riusci negativa tanto nella radice come nel fusticino e nei due cotiledoni. Nella seconda prova del 25 Gen- naio si ebbe una lieve colorazione gialla con potassa nella zona ^ G. BaRGAGLI-Pktrucci, Il gììcosi^ìe Eohinina durante la germi- nazione dei semi di Robinia Pseudo-acan'a. (y. Giorn. hot. if.. n. s., XTII, 1906, p. 158). * E. Vanubrlixdex, Sur les alcalo'ides et les glycosides dans hs Ee- nonoulaeées. {Re'ineil de V Inst. hot. de Briixelies, V, 1902, p. 185), 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO floematica. Nella terza prova, il 7 Febbraio, si notò una colora- zione più accentuata nel libro e colore tendente al marrone nei vasi interni del legno, col reattivo ossidante. Una quarta prova fu fatta il IG Febbraio con pianticelle alte circa 12 cm. e col diametro del fusto di 2 mm. circa : in questo stadio la reazione non è ancora caratteristica come nei rami adulti, ma il colore giallo-marrone dei vasi legnosi è ben distinto, soprat- tutto col reattivo ossidante. Infine il 26 Febbraio fu fatta ancora una prova colle pianticelle seminate nel Decembre e diede questi resultati : Con reattivo ossidante. Radice Vasi più interni del legno leggermente colorati. Fusto alla base . Vasi più interni del legno colorati in marrone cupo. Fusto Vasi del legno colorati in giallo scuro. Cotiledoni. ... — Foglia — Il miscuglio cromico produce le stesse colorazioni, ma danneggia troppo i tessuti della pianta. Molte altre prove furono fatte con piantine di circa un mese di età, cresciute in serra, e tutte diedero gli stessi resultati ; collo stesso reattivo furono poi trattate se- zioni di pianticelle appena uscite dal seme e di pianticelle più adulte, lavate con acqua e montate in glicerina : e la differenza della colorazione risultò marcatissima. Di più il colore giallo scuro appare fugacemente per la prima volta nel libro delle pianticelle fornite di due otre foglioline; però, come abbiamo detto più sopra, nei rami adulti si è sempre trovato il glucoside nei vasi del libro. Come ultima prova di confronto si sono trattate, sempre col- l'uguale reattivo, varie sezioni di Sophora e di Iberis semper- florens e mentre nella prima i vasi legnosi presentavano la colo- razione già descritta, nella seconda non assumevano che un colore giallo ben differente dal primo. Dalle precedenti ricerclie si poteva trarre l'ipotesi che il glu- coside, il quale dapprima era stato trovato come sostanza in- crostante delle membrane lignificate e trasportato dai vasi del libro, si sdoppiasse in due sostanze : una di queste direttamente utilizzabile dalla pianta, l'altra che si fissa in quegli organi dai quali non è più trasportabile perchè incrostata e quasi insolu- SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 85 bile nell'acqua. Infatti per primo il Pfeffer notava ^ che forse gli zuccheri sono uniti a derivati benzolici per dare complessi poco dializzabili e recentemente il Ciamician- emetteva l'idea che i glucosidi si possono coiìsiderare « come materiale di riserva per quelle sostanze che pei' sé stesse, ove venissero ad accumularsi allo stato libero, sarebbero velenose e mal tollerate ». Ora, la so- forina che si produce nelle pianticelle già sviluppate, sarebbe trasportata dai vasi del libro (i quali, come si sa, conducono sostanze poco osmotizzabili) e si sdoppierebbe in zuccheri che servirebbero all' economia della pianta e in quercetina che costi- tuirebbe la sostanza incrostante. Un primo appoggio a questa ipotesi sta nel fatto che la quer- cetina dà in vitro col i"eattivo ossidante la stessa colorazione della soforina, e perciò nelle sezioni al microscopio, non si no- tava differenza di sorta e si doveva osservare la stessa colora- zione tanto nei vasi del libro quanto nelle membrane lignificate, benché le due sostanze fossero differenti; è vero che la quer- cetina sola riduce all'ebollizione il liquido del Fehling, ma riesce quasi impossibile di osservare microchimicamente tale reazione. Ora, appena la pianta comincia a fiorire, il glucoside si accu- mula nei bocci ; e qui se ne dovrà trovare la quantità maggiore; nell'antesi, seguendo il processo che si verifica nel fusto, la sofo- rina si scinde lentamente in zucchero e quercetina, e tale pro- cesso si intensifica sempre più a misura che procede la matu- razione del frutto ; ed è ragionevole supporre che nella parete dell'ovario si accumuli la quercetina mentre il glucosio e il ramnosio vanno ad aumentare le riserve del seme. Come conferma di ciò abbiamo già notato che nella parete del frutto si trova grande quantità di quella sostanza che ora possiamo ammettere sia la quercetina, mentre nel seme tale sostanza» manca affatto. Di più, :ìecondo le nostre vedute, nella crescenza del fiore doveva essere consumata una parte di quella quantità di zucchero che viene prodotto dalla scissione della so- forina, e infatti secondo le analisi che qui riportiamo, si nota sempre una diminuzione nella quantità di sostanze riducenti il ^Riportato dal Weawers, Jahrhucherf. ■wissenscJiaftl. Botan., XXIX, p. 229. 2 Gazz. Chim. Ita!., 1908, I, p. 682. 86 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DKL 13 MARZO Fehiing, nei fiori, rispetto ai bocci. In commercio vanno ap- punto come droga i ìjocci disseccati (Bacche gialle cinesi^, e non i fiori. Per eseguire le analisi che ora riportiamo abbiamo usato un metodo di dosaggio delle sostanze riducenti il Fehiing un po' differente dall'ordinario: la determinazione volumetrica era im- possibile perchè il liquido, dopo la riduzione, era ancora colorato. Perciò abbiamo ossidato con acido nitrico l' ossiduio di rame precipitato dal Fehiing mediante la soluzione zuccherina ed abbiamo pesato direttamente l'ossido di rame. Secondo Allihn ^ questo metodo non darebbe resultati molto esatti, ma operando su piccole quantità di ossiduio, questo si trasforma quantitativa- mente in ossido, come risulta dalle seguenti analisi di prova : Liquido di Fehiing contenente nella soluzione A gr. 69,2780 di solfato di rame per litro. 3 ce. della soluz. diedero gr. 0,0G71 di CuO per precipitazione con potassa. (Calcolato gr. 0,0662). 2 ce. della .soluz. con altrettanto della soluz. alcalina B si precipitano con soluz. diluita di glucosio e si ossida il CU2O a CuO. CuO pesato gr. 0,0444. (Calcolato gr. 0,0442). Si essiccano allora a 100" bocci e fiori di Sophora e si macinano finemente; gr. 1 di bocci si sospendono in 100 ce. di acqua e si aggiungono 20-25 ce. di soda ^ al 25 7« e si mette a ricadere il tutto per circa un'ora. Dopo si neutralizza il liquido con acido solforico concentrato e si aggiungono ancora pochi ce. di acido ; il processo della neutralizzazione si segue facilmente perché il liquido alcalino da marrone passa a giallo chiaro. Si mette an- cora il liquido a ricadere per circa 2 ore allo scopo di idroliz- zare completamente il glucoside e dopo raffreddamento si porta al volume di 250 ce. Per l'uso si filtra la soluzione onde libe- rarla dai residui vegetali. 1). 8 ce. di Fehiing si allungano con acqua e alla soluzione bol- lente in una capsula si aggiungono 45 ce. della soluzione ridu- cente filtrata che si neutralizzano prima con soda caustica. Si lava per decantazione il precipitato, e lo si porta a poco a poco 1 J. f. i)raM. Chem., N. F. 22, 63. 2 Per formare il sale sodico della ratina. Cfr. Peukin, J. Chem. Soc, 15, 43S. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 87 SU uii doppio filtro, dove si finisce di lavare fino a scomparsa della reaziono dell'acido solforico. Si brucia il filtro ancora umido (o lo si la essiccare prima), si gettano le ceneri in un crogiuolo, e si calcina fortemente. Si lascia raffreddare, e si aggiungono 2-3 ce. di acido nitrico concentrato coi quali si è avuto cura di lavare prima la capsula dai residui di ossidulo che vi si attaccano sempre tenacemente. Si evapora colle so- lite precauzioni fino a secchezza la soluzione cosi formata di nitrato di rame, si calcina e si pesa. — CuO trovato gr. 0,0725. 2). 0 ce. di Fehling e 15 di soluz. riducente diedero gr. 0.0239 di CuO. Un'altra soluzione preparata come sopra con polvere di bocci diede i .seguenti resultati : 3). 4 ce. di Fehling e 15 di soluzione diedero gr. 0.0303 di CuO. 4). 4 ce. di Fehling e 15 di soluzione diedero gr. 0.0304 di CuO. Da questi dati si calcolano le quantità di ossido di rame per 1 gr. di sostanza, e cioè dalla prima analisi si ottiene gr. 0.4027, dalla seconda gr. 0.3983, dalla terza gr. 0.5050, dalla quarta gr. 0.5066. Media di due preparazioni gr. 0.4531. Per i fiori si opera assolutamente come per i bocci : 1). 2 ce. di Fehling e 15 di soluzione riducente diedero gr. 0.0195 di CuO. 2). 2 ce. di Fehling e 15 di soluzione diedero gr. 0.0197 di CuO. Da un'altra preparazione si ottenne : 3). 4 ce. di Fehling e 30 di soluzione diedero gr. 0.0338 di CuO. 4). 4 ce. di Fehling e 30 di soluzione diedero gr. 0.0339 di CuO. Una terza soluzione diede il seguente resultato: 5). 10 ce. di Fehling e 00 di soluzione diedero gr. 0.0786 di CuO. Calcolando come per i bocci le quantità di ossido di rame ri- chieste dai 250 ce. di tutta la soluzione preparata, cioè da 1 gr. di sostanza si ha: dalla l"" analisi gr. 0.3250; dalla 2*^ gr. 0.3283; dalia 3' gr. 0.2816 ; dalla 4" gr. 0.2816 ; dalla 5=^ gr. 0.3275. Media di 3 preparazioni gr. 0.3089. Ora 1 gr. di bocci richiedeva tanto liquido del Fehling da precipitare in seno ad esso l'ossidulo corrispondente a gr. 0.4531 di ossido; mentre 1 gr. di fiori ne richiederà meno, poiché la quantità di ossido calcolata in base alle nostre analisi è di gr. 0.3089. È dunque evidente una diminuzione di sostanza riducente: 88 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO secondo ogni probabilità, questa diminuzione corrisponde ad un consumo di sostanza zuccherina, perchè mal si comprenderebbe un consumo di quercetina nel fiore. Dal complesso di queste prove pertanto appare assai proba- bile una scissione del glucoside nei suoi costituenti, nel modo che abbiamo già accennato. Riassumendo i dati del nostro lavoro, possiamo dunque con- cludere che : P). Nei semi il glucoside manca affatto, e solo appare nel primo mese di vita della pianta, e nei vasi del libro ; 2°). Nella pianta adulta, il glucoside portato dal libro sì scinde gradatamente nei suoi componenti, e la parte non uti- lizzabile di esso si incrosta negli elementi legnosi dando loro la colorazione giallo-verdastra già visibile ad occhio nudo ; 3"). Nello sviluppo del fiore si nota il consumo di una so- stanza riducente il Fehling, e questa non può essere che uno zùcchero ; 4"). La grande quantità di glucoside presente nei bocci serve, scindendosi in zuccheri, ad accrescere i materiali di ri- serva del seme, mentre la quercetina si fissa nelle pareti del legume, onde non si nota l'esistenza del glucoside nel seme. A. PONZO. — L'AUTOGAMIA NELLE PIANTE FANE- ROGAME. Quarta contribuzione. Nel compilare questa contribuzione mi ricordo che debbo anzitutto una risposta all'illustre prof. Nicotra, il quale mi ha onorato di una sua lettera ^ colla quale ha confutato alcune idee da me espresse circa la precedenza del diclinismo nelle piante. "^ Con ciò non intendo polemizzare con lui, verso il quale nutro la massima deferenza e stima, e sono sicuro che egli non avrà a male se mi permetto replicare ed insistere sulle mie affermazioni. ^ Nicotra L., Ancora sul monoclinismo primitivo fanerogamico (Let- tera al prof. Antonio Ponzo). Naturai, sic, n. 4-5, voi. XX, 1908. - Ponzo A., Conùderazioni suU' autoc/amia nelle piante fanerogame. Natur. sic, voi. XIX-XX. Palermo, 1907. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 80 Il principio richiamato dal prof. Nicotra sulla impossibilità che un organo, differenziatosi, possa ritornare allo stato d' in- differenza e tramutarsi in altro termine cui sia pervenuto un ramo parallelo di differenziazione, lo tengo presente e non lo applico affatto nel far discendere l'ermafroditismo dall' unises- sualismo; invece sostengo debba applicarsi la teoria della pseu- danzia del Delpino, ammettendo cioè che i fiori siano il derivato di infiorescenze contratte ed impoverite ove i pistilli rappre- sentano fiori femminei ridotti e divenuti nudi e gli stami altret- tanti fiori maschili, anch'essi ridotti e nudi; cosicché da infio- rescenze androgine per riduzione si saranno formati i fiori ermafroditi. Qui il prof. Nicotra combatte una pseudanzia gene- rale perchè ad ammetterla vi trova delle difllcoltà, fra le quali quella della costante indovazione del gineceo rispetto all'andro- ceo. Ma non mancano esempì di infiorescenze che possono giu- stificare tale indovazione, come i ciazi, che costituiscono infio- rescenze contratte e che nel genere EiqihorMa sono ermafroditi, i siconi del Ficus ed altre. Il principio da me invocato che la natura va dal semplice al complesso, da uno stadio indifferente ad uno sempre più diffe- renziato e specializzato, il Nicotra lo ripiega contro l'interpre- tazione da me data nell' esaminare il passaggio dal diclinismo all'ermafroditismo. Egli dice: «nel composto noi abbiamo divi- sione di lavoro, e questo lo troviamo nei fiori unisessuali ». Convincente la confutazione, ma non credo che distrugga il mio asserto, che contempla il principio da un altro punto di vista. Quando si è originato il fiore ermafrodita la divisione di lavoro esisteva e si era affermata; dall' isosporisrao si era pervenuti all'eterosporismo e perciò alla divisione dei sessi. Se non che diversa è la discordanza fra me e il prof. Nicotra. Egli dice che la separazione dei sessi meno prodigiosa è quella che si opera fra i fillomi dello stesso fiore. Io invece sostengo che la prima differenziazione dei sessi dovette operarsi su fillomi di fiori diversi perché ammettendo la prima tesi si avrebbe in uno stesso fiore contemporaneamente una doppia differenziazione, quindi un processo più complicato di quello da me ammesso, cioè che in un fiore si sarebbe avuto dapprima una differen- ziazione omogenea, o tutta in macrospore o tutta in microspore ; e credo che le osservazioni confermino il mio asserto. Mi sono 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL lo MARZO riferito ai Volvooc ed alle Facacce soltanto per dimostrare ciò, giacché la prima differenziazione in queste protofite si è evi- dentemente effettuata in due colonie diverse ed omogeneamente, cioè in alcune si sono originati tutti spermatozoidi, in altre tutte oosfere. Anche nelle pteridofìte credo che se ne abbia la conferma; infatti noi osserviamo, come afferma lo stesso Nico- tra, che l' incunabolo di fiore è improntato d' ermafroditismo nelle pteridofìte più perfette, come Isoetes, Selaginella, Lepi- dodendron, le quali non possiamo ritenere punti di partenza delle fanerogame, perché hanno già raggiunto il loro massimo grado di perfezione e non sono più capaci di differenziarsi oltre. Dunque dobbiamo pigliare come punto di partenza delle fane- rogame le pteridofìte meno differenziate; e siccome quest'ultime si presentano o isosporee o eterosporee con macrospore o mi- crospore portate su differenti ceppi o almeno da differenti infio- rescenze, cosi le fanerogame non possono essere discese da antenati ermafroditi. Sostenendo il prof. Nicotra che avviene riduzione di organi in un fiore col passaggio dall' ermafroditismo all'unisessualismo, va contro il mio pensiero, giacché io non intendo parlare di un fiore unisessuale isolatamente preso, ma di infiorescenze androgine. ' Escludiamo l'esame delle piante fossili, giacché, come afferma il Nicotra, non abbiamo elementi sufl^cienti su cui basare le nostre osservazioni. Esaminiamo però le Gnetacee. Qui il prof. Nicotra, dallo studio di alcuni alberi genealogici e dalla impressione rice- vuta nel leggere il Delpino sul riguardo, dice che gnetacee ed angiosperme suppongono una profanerogama ermafrodita. Ma mentre fa tesoro della parola reliquia, colla quale il Delpino spiega la presenza del pistillo sui fiori della Wehoitschia, ne modifica le conclusioni, perché il Delpino ammette si che gli antenati delle gnetacee dovettero possedere fiori ermafroditi, ma questi antenati li ricerca fra le stesse gimnosperme colla ipotesi che dovettero esistere gimnosperme con fiori ermafroditi entomofili, antenati delle attuali gnetacee. Veramente io non so persuadermi della ipotesi delpiniana, perché il solo fatto che nei fiori maschili della Welwitschia si lia un rudimentale pistillo con cavità ova- rica chiusa, con siilo e con stimma, mi induce ad eliminare qualsiasi discendenza, di questo genere specialmente, da ante- nati gimnosperme ermafroditi, giacché in tal caso si dovrebbe SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 91 ammettere che questi antenati gimnosperme dovettero avere ovario, stilo e stimma, cioè una struttura fiorale più complessa di quella delle attuali e simile a quella delle fanerogame angio- sperme. É per questo, quindi, che alla parola reliquia del pro- fessore Delpino, ho sostituito la parola rudimento, perché tut- tora sono convinto che l'abbozzo dell'ermafroditismo nella Wel- loitschia debba ritenersi un carattere -rudimentale, carattere che per la prima volta si manifesta nella scala evolutiva. Se nelle gnetacee il prof. Nicotra ha osservato il moto regressivo in cui la Welwiischia segna 1' ultima fase, perché questa reli- quia si osserva solo in questo genere e non offre alcuna trac- cia nei generi più direttamente discendenti da questi antenati ermafroditi? perché negli altri generi più direttamente discen- denti il pistillo offre una struttura più semplice e conserva maggiormente il carattere delle altre gimnosperme ? Fra le sue obbiezioni il prof. Nicotra, a proposito del mio richiamo ai Volvox e Pandorina per dimostrai-e il diclinismo primitivo, mi rivolge le seguenti domande: chi ci dice che le antolite non siano cominciate da un termine, cui le piante infe- riori siansi dirette; chi ci dice che tal termine non sia pianta ermafrodita? Escludo tali deduzioni, perché debbo cercare il punto di partenza di una linea flletica da esseri ancora indif- ferenti, i quali possano sottoporsi ad ulteriori differenziazioni ; parlando di termine vado all'idea che quei dati organismi abbiano raggiunto la massima perfezione e quindi non abbiano la fa- coltà di subire ulteriori differenziazioni. Anche fra i zoologi, la maggior parte dei quali finora erano sostenitori della precedenza dell'ermafroditismo suU'unisessuali- smo, ora si é manifestata una corrente contraria, ed il Mau- pas, il Senhossek ed il Beard considerano noi metazoi come primitiva la separazione dei sessi e come forma secondaria l'er- mafroditismo. Ma veniamo alla constatazione dei fatti. Si deve ammettere che nelle famiglie più evolute e nelle piante erbacee, che per me costituiscono gli ultimi discendenti, predomina l'ermafrodi- tismo ? Se cosi é, vuol dire che il fiore ermafrodita costituisce la forma più perfetta ed a foriiori più evoluta dell' unisessua- lismo, e ciò sia dal punto di vista della dicogamia che dell'au- togamia. 92 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO Nelle piante entomofile unisessuali, perché si possa effettuare la fecondazione é necessario che un insetto prima si posi su un fiore maschio ed ìr/itnedìatamenie dopo su un fiore fem- mina. Se da un fiore staminifero p. e. passa su un altro di stesso sesso, la visita, oltre che essere stata inutile, ha determinato uno sperpero di polline e di nettare. Intanto é noto che mol- tissimi pronubi, come le api e i bombi, posatisi su un'infiore- scenza la visitano tutta a cominciare per Io più dal basso; se essa è costituita di soli fiori unisessuali l' inutilità e il danno suddetti costituiscono la regola, prescindendo anche dal fatto che se l'insetto avesse davvero la perspicacia di posarsi prima su un flore maschio e poscia su un fiore femmina farebbe sem- pre un lavoro doppio di quello che fa coi fiori ermafroditi, ove contemporaneamente impollina lo stimma e raccoglie il nuovo polline dalle antere. Ecco perchè anche dal punto di vista della fecondazione incrociata l'ermafroditismo nel fiore costituisce per me un carattere più perfetto dell'unisessualismo, giacché apporta un risparmio di polline e di nettare e semplifica il lavoro de- gl'insetti. Come conseguenza, nelle piante unisessuali sono relativa- mente molto pochi gli ovari che si trasformano in frutto. Ciò agli alberi, ove si è conservato e sussiste a preferenza l'uni- sessualismo, non apporta un gran danno, stante la loro lunga durata in vita, ma nelle piante erbacee potrebbe mettere in repentaglio la conservazione della specie. Circa r autogamia infine confermo pienamente la tesi da me ' sostenuta, e mi piace constatare che sono più moderato di al- cuni botanici. Infatti il Gartner noa solo escluse nell'autofecon- dazione tutte quelle conseguenze nocive ammesse dal Darwin ed altri, ma sostenne che esclusivamente con essa si possono conservare inalterati i caratteri delle specie, giacché colla fecondazione incrociata possono originarsi degl' ibridi. E il Burck di recente, non solo conferma pienamente le deduzioni del Gartner, ma sostiene che la tesi del Darwin, colla quale si ammette il grande vantaggio della fecondazione incrociata sul- l'autofecondazione, è stata determinata dal fatto che questi nei suoi esperimenti confuse facilmente ibridi con specie genuine ; nei primi, i quali presentano una diminuzione di statura, ener- gia e facoltà riproduttiva, 1' autofecondazione manifesta questo SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 93 regresso, conseguenza esclusiva dell' ibridismo, mentre la ulte- riore fecondazione incrociata con uno dei progenitori o dei di- scendenti di stessa stirpe fa riacquistare le scemate facoltà ; nelle specie genuine invece l'incrocio non apporta alcun van- taggio ; anzi mette in repentaglio la conservazione delle qua- lità specifiche nelle piante, conservazione che solo si ottiene coir autofecondazione. La tesi del Burck mi sembra in verità un poco spinta; però, non escludendo l'importanza della fecondazione incrociata, ne riconosco altrettanta all'autogamia, la quale assicura alle specie vegetali la loro conservazione e propagazione nella continua lotta per l'esistenza. E siccome l'autogamia può effettuarsi solo nei fiori ermafroditi, l'ermafroditismo è un carattere affermatosi coll'acuirsi della lotta per l'esistenza. Questa è la mia convinzione. Premesso ciò, passo ad occuparmi delle piante da me studiate in rapporto all'autogamia. Ranunculus millefoliatus Valil. Dell'autogamia nei Ranun- Cìilus si sono occupati parecchi botanici, cioè il Kerner in E. alpestris e R. monianus, lo Knutli, il Pandiani in R. IjuWosus, il Focke in R. acer, che riconobbe autosterile sebbene il Darwin l'abbia dichiarato autofertile, R. aurìcomufi, R. arcensis, ecc. Anch'io nella prima contribuzione ho esaminato il R. bullahis ed ho avuto esito negativo, perché nessun fiore mi produsse fruttificazione; però mi astenni dall' emettere un giudizio pre- ciso, perchè le mie osservazioni si limitarono a pochi fiori, per cui mi convinsi non essere improbabile che proseguendo le in- dagini vi si debba riconoscere l'autofertilità. Più fortunato sono stato nel R. millefoliatus, ove, malgrado abbia limitato le mie osservazioni ai fiori di tre soli individui, ho avuto nella maggior parte di essi fruttificazione senza inter- vento di pronubi. Questo risultato mi ha dimostrato che nel R. millefoliatus si effettua 1' autogamia, che è fertile. Non mi dilungo sulla struttura di questi fiori e sulla loro autogamia, perchè nulla di speciale vi ho riscontrato se non quello che è già stato detto da me pel R. ijullatus e da altri per altre spe- cie di Ranunculus; è noto che essi si riferiscono agli appa- recchi aperti regolari callipetali, tipo ranunculaceo (Delpino). I fiori da me osservati hanno avuto una durata di circa 10 giorni dà 8EDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO ed Ogni sera si sono chiusi per riaprirsi l'indoraani ; non vi ho riscontrato nessun odore sensibile. La causa dell' autofertilità in questa specie dobbiamo forse attribuirla alla stazione ed all'epoca di fioritura. Essa a Trapani abita i pascoli aridi ove la quantità dei pronubi può essere molto limitata, per cui i suoi fiori forse non saranno con molta frequenza visitati ; inoltre fiorisce in primavera, epoca in cui la concorrenza fra le piante nell'attirare i pronubi è più attiva. Non possiamo riferirci alla durata in vita, perchè essa è pe- renne, né possiamo spiegarla coll'aspetto dei fiori, perchè altre specie di Rananculus con fiori di medesima grandezza e strut- tura sono state finora riconosciute autosterili. Nessuna impor- tanza infine credo attribuire alla durata dei fiori perché qui essa non può dirsi breve, mentre io stesso ho potuto constatare che fiori di minore durata sono talvolta autosterili. Delphinium longipes Moris. I suoi fiori cerulei e disposti in un lungo racemo terminale presentano la struttura del genere per cui si riferiscono agli apparecchi papilionacei, tipo papilionaceo ginandro. Anche qui, come è noto per altre spe- cie di Delphinium, il sepalo superiore forma uno sperone lungo circa 13-15 mm. curvato verso 1' alto ; i due petali su- periori si prolungano anch' essi in uno sperone incluso nel primo e secernono all' estremità il nettare. E specie netta- mente protandra. Allo sboccio dei fiori si vedono solo gli stami non ancora maturi e deflessi; a misura che questi, 1' un dopo l'altro, arrivano a maturità, si sollevano in modo da porre le antere col polline esposto vicino l'orlo dell'orifizio formato dai due petali superiori, dentro il quale i pronubi introducono la proboscide per raccogliere il nettare ; poi ritornano nella prima posizione e sono sostituiti via via dagli altri maturatisi dopo. Quando tutti gli stami hanno finito di esporre il polline, si ve- dono i tre stili sviluppati, che vanno a rimpiazzarli, in modo che, presso l'orlo dell'orifizio, al posto delle antere ora si tro- vano gli stimmi, atti a ricevere il polline. Da ciò è chiaro che vi si osservano due stadi ben distinti : uno staminifero ed uno pistillifero, senza che alcun diretto contatto esista fra antere e stimmi. Però l' autogamia si effettua e continuamente perchè negl' individui da me coltivati in vaso e in luogo assolutamente riparato dalle visite degl' insetti ho avuto un'abbondantissima SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 95 fruttificazione e quasi tutti i fiori maturarono i follicoli. Ciò si spiega nel seguente modo: Le antere poste vicino l'orlo del- l'orifizio VI strofinano e Io imbrattano di polline; quando gli stimmi le rimpiazzano, strofinando anch'essi sull'orlo, si impol- linano. Che questa sia la spiegazione evidente del processo auto- gamj'co l'ho constatato dal fatto che l'orlo dell'orifìzio è quasi sempre cosparso di polline. La durata di ogni fiore è stata di circa 7-8 giorni. Le varie specie di Delplilniwn sono state dichiarate imenot- terofile, e dal punto di vista autogamico pare che siano state credute autosterili, tale almeno riconosce Darwin il Delphinium Consolida. L' autogamia fertile in questa specie si spiega, sia perchè essa è una specie annua, sia perchè è propria dei campi e dei ruderi, ove la maggior parte delle piante che li abitano sem- bra che presentino l'autofecondazione. Papaver hybridum L. Sull' autofertilità nel genere Papa- ver si sono avuti riiiui Itati contradittorì dai botanici che se ne sono occupati. Cosi il P. somniferara, ritenuto autosterile da Hoffmann, è stato invece riconosciuto autofertile da Darwin; il P. nudicaule, ritenuto autosterile dal Focke, è stato ricono- sciuto autofertile dal Warming; il P. Rhoeas, ritenuto auto- sterile da HofFmann, mi ha fruttificato senza intervento di pro- nubi; il P. duMitììi è stato riconosciuto autofertile da Hoffmann, il P. vagam dal Darwin, il P. argemonoides da Darwin e Hildebrand ecc. Ho potuto estendere le mie osservazioni al P. hybridiim, i cui fiori grandi e rosso-miniati, con macchia scura alla base dei quattro petali, presentano i caratteri del genere, cioè appar- tengono agli apparecchi aperti callipetali, tipo papaverino. Dei numerosi stami, che circondano il pistillo, gli interni, più lun- ghi, raggiungono lo stesso livello degli stimmi, ai quali sono vicinissimi e quasi in contatto, in modo che l'autoimpollinazione è evidente; infatti gli stimmi si mostrano impolverati dal pol- line bluastro fin quasi dall'apertura del flore e dalla deiscenza delle antere. La durata dei fiori è brevissima ; lo stesso giorno della loro apertura i petali si staccano e cadono, e se spira vento, che ne agevola la caduta, durano appena poche ore. Ho avuto fruttificazione senza intervento di pronubi in tutti i fiori, 96 SEDE DI FIKENZK - ADUNANZA DEL 13 MARZO a cominciare dal primo sbocciatomi. Quindi il P. hybridmn ha autogamia e fertilissima. Oxalis corniculata Lin. Questa pianticina produce dei pic- coli fiori gialli, i quali presentano i 10 stami di due lunghezze, cioè i 5 esterni più corti dei 5 interni; i 5 stili sono di uguale lunghezza di quest' ultimi, in modo che gli stimmi si trovano allo stesso livello delle loro antere. A differenza di altre specie di Oxalis trimorfe, che portano fiori macrostili, mesostili e mi- crostili (0. speciosa) e di altre dimorfe a fiori macrostili e microstili, ha fiori solo omostili. È nota l'autogamia in 0. strida, ove gli stami, dapprima coi filamenti diritti, in modo che nessun contatto esiste fra antere e stimmi, più tardi si curvano verso il centro del fiore in modo che le antere toccano e cospargono di polline gli stimmi. Anche nella 0. corniculata l'autogamia è evidente perchè, stante la vicinanza e l'egual livello fra le antere degli starai più interni e gli stimmi, l'autoimpollinazione si effettua sempre, special- mente alla chiusura del fiore. Infatti tutti i fiori mi hanno fruttificato senza alcun intervento di pronubi. Questa specie, assieme alle 0. strida, 0. Lasiandra, O. incarnata, 0. lobata, 0. Deppii, è stata riconosciuta foto e termo-cleistogama, perchè quando piove i suoi fiori non si aprono e l' autoimpollinazione si effettua ugualmente nel fiore rimasto chiuso. È specie efll- raera perchè i suoi fiori si aprono la mattina dalle ore 8 alle ore 9 per chiudersi definitivamente verso le 16. La causa per cui questa specie senta il bisogno di ricorrere costantemente all'autogamia è facile a prevedersi, perché essa, per le stazioni in cui vive e per la piccolezza dei suoi fiori, malgrado fiorisca quasi tutto l'anno, è raramente visitata dai pronubi, e solo in tal modo può assicurarsi la diffusione e pro- pagazione ; tantopiù che è sottoposta a continua distruzione, sia da parte dell'uomo, che la estirpa nella ripulitura dei campi e dei giardini, sia da parte degli animali. Anche per la stessa causa è stata spiegata la produzione di fiori cleistogami in altre specie di Oxalis, come 0. acetosella e 0. sensitiva, i quali si sviluppano in maggio, giugno e luglio, in cui la ricchezza del numero di altri fiori attira con maggiore efficacia i pronubi, a differenza dei fiori di queste specie molto piccoli e poco appa- riscenti (Knuth ). SEDE DI FIlìENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 97 Thymus capitatus HolTg. et Lk. In questo suffrutice, ce- spuglioso e ramosissimo, i fiori sono piccoli, rosei e disposti a verticillastri formanti un denso capolino oblungo. .41 loro sboc- cio- presentano solo i quattro stami, dei quali i due posti in basso più lunghi e divaricati e i due posti più in alto più corti e avvicinati. Lo stilo, che si sviluppa dopo, si frappone ai due stami superiori e ne raggiunge o sorpassa la lunghezza. È noto che il genere Thijìnus, oltre a fiori ermafroditi, porta spesso fiori pistilliferi pseudoermafroditi, però nel Th. serpijl- lum Darwin osservò la ginodiocia, nel Tli. Chaniaedrys, rite- nuto ginodioico o raramente ginomonoico, Ogle in Inghilterra e Delpino in Italia riconobbero l'androdiocia, e nel Th. vulgmHs il Pandiani, oltre a piccoli fiori femminili senza starai o con stami ad antere abortite, ne vide alcuni veramente maschili in ceppi a fiori ermafroditi. Nei capolini a fiori ermafroditi del Th. capiiatns io ho constatato la presenza di alcuni fiori con pistillo abortito. Questa specie fiorisce in estate. L'autogamia, già esclusa per alcune specie di Thymus, come per il Th. serpijllum dal Mùller e per il Th. vulgaris dal Pan- diani, anche qui diflìcilmente si avvera; è possibile nel solo caso in cui lo stilo é inclinato verso uno degli stami, ai quali è frap- posto, in modo da mettere almeno uno stimma sotto l'azione diretta dell'antera, la quale può determinarne l'autoimpollina- zione. Più facile ad effettuarsi è invece la geitonogamia; per- chè i fiori dei verticilli superiori, che si alternano con quelli dei verticilli sottostanti, possono avere uno stame sovrapposto al pistillo dei fiori che stanno sotto; ciò è reso più possibile stante la protandria dei fiori, per cui quando quelli del verti- cillo inferiore, per lo più sbocciatisi prima, offrono gli stimmi atti a ricevere il polline, gii altri del verticillo soprastante, sbocciatisi dopo, presentano i soli stami. Infatti ho avuto frut- tificazione, per quanto limitata, senza intervento di pronubi. Però si è maturato per lo più un solo achenio. I seguenti dati lo attestano: In un capolino di 22 fiori, 18 furono sterili e 4 fertili, dei quali 3 maturarono un achenio ed uno maturò 2 acheni; in un capolino di 25 fiori, 6 furono sterili e 19 fertili tutti con un solo achenio; in un altro capolino di 25 fiori. 20 furono sterili e 5 fertili ; in un capolino di 27 fiori, 19 non frut- tificarono e 8 produssero un solo achenio : in un altro capolino 98 SEDE DI FIKICNZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO di 27 fiori, 17 furono sterili e 10 fertili, in un capolino di 30 fiori, 26 furono sterili e 4 fertili; ecc. Questa limitatissima fruttificazione senza intervento di pro- nubi può spiegarsi facilmente, perchè se questa specie predilige i luoghi aridi ed i pascoli, ove altrove ho affermato che predo- minano le piante con autogamia fertile, dall'altra essa fiorisce in estate, per cui essendo in questa stagione una delle poche spe- cie che espongono i fiori, è facilmente ricercata e con attività dai pronubi, tantopiù che emerge per la grandezza e colorito dei suoi capolini ; a ciò deve aggiungersi che essa, essendo molto cespugliosa, produce un numero stragrande di capolini, per cui è ancor più difllcile e proprio impossibile sfuggire all'at- tenzione degl'insetti ; in una delle piante da me coltivate in vaso ne ho contate 238, che con una media di 26 fiorellini ciascuno espongono il rilevante numero di 6188 fiori. Arisarum vulgare Targ. Tozz. I fiori di questa pianta, erbacea perenne, appartengono alla classe ad apparecchi a ri- covero, tipo aspidistrino, forma microraiofila (Delpino), presen- tano colori lividi ed emettono un leggerissimo odore nauseoso di lezzo. Sono generalmente visitati, come è stato osservato da alcuni botanici, da moscherini specialmente del genere Culex, dalla Forficula aurìcularia, dalla Clortta virìdula, ecc. Il Delpino ^ dice che gli spadici di questa specie sono singi- nandri, per cui è inevitabile la impollinazione omoclina cui se- gue una fecondità perfetta; infatti le osservazioni dì molti anni e in molte località gli hanno mostrato, che senza eccezione abboniscono tutti gli ovari. Il Pandiani ^ invece, basandosi sulle sue osservazioni, asseri- sce il contrario. In parecchie migliaia di esemplari da lui esa- minati in tempi e luoghi diversi, raramente gli fu dato vedere gli ovari ingranditi, cosa che non accadrebbe se il polline avesse potere fecondativo sugli stimmi dei fiori femminili sottoposti. Questa diversità di risultati in riguardo all'autogamia mi ha spinto ad occuparmene. Da tre anni ho coltivato in vasi questa specie, ma solo quest'anno ho avuto fioritura. Subito ho posto ^ Delpino F., Ulteriori osseì-vazioni sulla dicof/amia nel regno ver/e- tale. Parte seconda, fase. II. Milano, 1875. ^ Pandiani A., I fiori e r/V inselli, Genova, tip. Ciminago, 1904. SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 99 le piante in località in cui non potevano ricevere alcuna visita di pronubi, ed ho avuto fruttificazione in tutte le infiorescenze a cominciare dalia prima, la quale, malgrado il non intervento di polline estraneo, perchè, fra le altre era la sola sbocciata, maturò perfettamente quattro bacche, tre allo stesso livello ed una sopra. Questi risultati indiscutibili mi hanno convinto che si deve confermare, almeno per le piante del territorio di Tra- pani, l'affermazione del Delpino, cioè nelV Ai'isarwn vulgare si effettua l'autogamia, la quale è fertilissima. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successor». 1909. Aprile. N." 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE BoRG G. — Jfuove stazioni della Meliteìla pusilla Somm. nel- l'isola di Malta. (Proc. verh.) Pag. 102 Bottini A. — Spigolature briologiche ,, 103 SEDE DI FIRENZE. Adunajjza del 17 aprile 1909. Presidenza del Presidente Baccarini. Apei'ta la seduta il Presidente dà la parola al Prof. Cavara, affin- chè informi V adunanza delle deliberazioni prese in Consiglio intorno alla prossima Riunione straordinaria della Società. Il Prof. Cavaka riferisce come, in seguito ad alcune difficoltà d'ordine burocratico, l'Orto Botanico di Napoli non possa essere in quest'anno ancora pronto per accogliere i colleghi della Società nel suo nuovo ordinamento come era suo desiderio, e che egli quindi ha creduto opportuno di chiedere al Consiglio sociale che la Riunione indetta a Napoli per festeggiare il centenario della fondazione del- l' Orto Botanico che ha l'onore di dirigere venga rimandata all'anno venturo. In tale anno (1910) ricorre anche il centenario dalla morte del celebre naturalista Filippo Cavolini che fu decoro della zoologia e della botanica napoletana. Il collega ^Monticelli ha preso l'iniziativa di celebrarne la memoria convocando a tal uopo in Napoli gli studiosi di zoologia. Egli ritiene che abbinando le due feste se ne accresca il decoro e se ne faciliti l' intervento dei naturalisti in modo che le riunioni possano riuscire più numerose ed importanti. Per questo motivo è grato al Consiglio di avere accettata la sua proposta di adunarsi per quest'anno in Padova in occasione del Congresso della Società italiana per il progresso delle Scienze e di accogliere il suo invito ijer una Riunione straordinaria a Napoli l'anno venturo. Bull, della Soc. hot. ital. 7 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE Sono poi mostrate delle piante vive di Melitella inhsilla inviate dal dott. Borg insieme ad una lettera di cui si leggono i seguenti passi : G. BoRG. — Nuove stazioni della Melitella pusilla Somm. nel- l'isola di Malta. (Da una lettera diretta al Vice-Presidente Sommier). « Fin da gennaio stavo cercando, e indarno, la Melitella pusilla nell'isola di Malta. Ieri, durante una escursione, 1' ho trovata ina- spettatamente a « Wied Liemu », una vallata tra il « Boschetto » e « Casal Dingli » (Malta). « La Melitella in questa vallata cresce in terreno rosso, non com- patto e argilloso come al Grozo, ed è piuttosto abbondante. Cresce in esemplari belli e forti come quelli clie coltivo in terreno rosso, provenienti dalla pianticella datami l'anno scorso dal dott. Caruana- Gatto. « La Melitella irusilla cresce, ed è molto abbondante, lungo un viottolo cbe da « Casal Dingli » conduce alla Maddalena, e in un altro viottolo che dal primo conduce al « Boschetto ». E una loca- lità di facile accesso. La Melitella si trova soltanto in questi viot- toli, complessivamente lunghi un poco più di un chilometro, e cresce principalmente lungo il lato dei viottoli che guarda a settentrione. Malgrado le più accurate ricerche che feci insieme al dott. A. Ca- ruana-Gatto, non ne ho trovato traccia nei campi circonvicini. E quindi la pianta dei viottoli. « Assieme al tipo come da Lei descritto, e che è più abbondante, cresce una forma a foglie lunghe quasi il doppio, profondamente laciniate e roncinate, ed a calatide più grossa, che io chiamerei var. laciniata. Può darsi però, che non sia affatto una varietà ma il vero tipo, e che la pianta da Lei descritta sia la forma micro- florica più comune. Difatti, tanto qui come al Gozo, la Melitella pusilla è sempre associata a forme microfloriche di Bellis annua, Hyoseris scabra., ecc. Inoltre le piante che ho sotto coltivazione e che derivano dalle piante (autentiche) date da Lei al dott. Caruana- Gatto, sono grandette, a foglie profondamente laciniate e roncinate ed a calatidi più grosse, specialmente la media, tanto che a pi'ima vista sembra una pianta diversa dal tipo gozitano, come cresce al « Nadur » e a « Marsalforno ». « Credo, iaoltre, che la stazione principale della Melitella sia que- sta di « Casal Dingli », essendo qui assai più abbondante, e diffusa sopra un' area più vasta che al Gozo. « Sarebbe molto desiderabile che qualcuno dei nostri colleghi della Sicilia si interessasse a cercare questa specie nel littorale meridionale della Sicilia, da Girgenti a Siracusa ». SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 103 SoMMiER si compiace dei nuovi ritrovamenti della MeWeìla pusilla a Gozo e a Malta, ed è persuaso che questa interessante pianticella si troverà anche altrove, sulle coste d'Africa, o anche, come lo sup- pone possibile il dott. Borg, sul littorale meridionale della Sicilia. Non crede impossibile che si trovi anche qualche altra specie riferi- bile a questo nuovo genere, e che cosi la JMelitella paaiUa rimanga meno isolata nel sistema. In quanto alla forma alla quale il collega Borg dà il nome di var. laciniata, non sembra al Sommier che meriti di esser distinta come varietà. Egli disse, nella descrizione della specie, che le foglie sono «intere, roncinate, o j-oncinato-pennatifide »• esse di fatti presenta vano tutti i passaggi dall'una all'altra forma anche nella località dove scoperse la Melitella, e cosi variava anche la grandezza dei glome- ruii a seconda del numero dei capolini che li componevano. Le ro- sette di foglie delle piante più grandi inviate dal dott. Borg non oltrepassano un diametro di 8 cm., diametro al quale è detto che giungono, nella descrizione della specie. In alcuni degli esemplari mandati dal dott. Borg si vedono delle foglie quasi pennatosette, ma sempre unite ad altre roncinate. o roncinato-pennatifide. — Quello che ha molto interessato il Sommier è stato di vedere che tanto nelle nuove località dove è stata scoperta, quanto nelle colture che ne sono state fatte a Firenze, a Palormo e a Malta, la Melitella pusilla si mantiene sempre assolutamente acaule, mostrando cosi che il rac- corcianiento dell'asse vegetativo e fiorale è un carattere perfettamente fissato. — Lo ha interessato pure di sentire che nelle nuove località la Melitella pusilla cresceva nei viottoli come là dove prima l'aveva sco- perta. Questa specie appartiene dunque a quella categoria di piante che, appressate al suolo, coma molte Euphorbia della sezione aniso- pliyUum, non temono di essere calpestate, e quindi prediligono le vie e le piazze dove non hanno da temere la competizione di altre piante non ugualmente adatte a resistere al calpestamento. Viene poi presentata la seguente nota: A. BOTTINI. — SPIGOLATURE BRIOLOGICHE. Fra i molti Muschi di varie parti dell'Italia geografica de- terminati da me durante l'anno 1908 ho constatato un numero assai rilevante di specie e di varietà che per vario titolo sono meritevoli di menzione, e che perciò faccio oggetto delia nota seguente. Nel darne ragguaglio, ho creduto opportuno aggrup- parle secondo la regione alla quale appartengono, stampando in carattere grosso i nomi di quelle che sono nuove, ed in ca- rattere ordinario i nomi delle altre che appariscono rare od interessanti per la rispettiva circoscrizione. Dal Gali!netto botanico della R. Università di Pisa, Dicembre 1908. lO'i SEDE I>I FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE I. Piemonte. Raccoglitori : (B.) Bottini Antonio, agosto 1907 (Alpi della Valle d'Aosta). — (L.) Levier doti Emilio, agosto 1906, luglio e agosto 1907 (Campello-Monti in Prov. di Novara). — (V.) Vaccari prof. Lino, agosto 1906 ed agosto 1908 (alte Alpi Aostane). DiCRANDM NEGLECTUM Jur. msc. ; Milde, var. dentìculatum Bott. ster. — Margo ac nervus foliorum in parte superiori plae- rumque distincte denticulati. — Valle di Tournanche al Breuil, sulle rupi a 2000 m. (B.). I). coNGESTDM Brid. ster.— Sotto il 5ret«7 sulle rupi a 1900 m. (E.). D. STRiGTDM Schleicli. ster. — Val Veni sopra Courmayeur sugli abeti putridi a 1500 m. (B.). D. Sauteri Schimp. var. serratum Bott. fr. — Folla in toto tertio superiore margine dorsoque serrata. — Campello-Monti al Roncacelo sulle rupi a 1320 m. (L.). DiSTiCHiUM iNCLiNATDM (Ehrli.) Br. eur. fr. — Valle di Tour- nanche al Breuil fra le rupi a 2000 m. (B.). DiDYMODON RUFUS Lorontz, pi. o _ Theodulhorn (Monte Rosa) sulle rupi a 3480 m. (V). Var. Grauhauptianus De Net. ster. — Col precedente (V.). Barbuta ìcmadophila Schimp. ster. — Valle di Tournanche sotto il Breuil sulle rupi umide a 1900 m. (B.). Tortola mucronifolia Schwaegr. forma synoica, c. fr. — Valle di Tournanche al Goufpre des Busserailles sulle rupi terrose alla bocca di una caverna a 1740 m. (B.). T. RURALis (L.) Ehrh. ster. — Theodulhorn (xM. Rosa) fra le rupi a. 3480 m. (V.). È questa la massima altezza segnalata per le specie in Europa. T. ACYPHYLLA (Br. eur.) Hartm. ster. — Ove la precedente (V.). Schlstìdium gracile (Schleich.) Limpr. e. fr. et fi. cf. — Alta Valle del Lys, sulla via tra Gressoney-la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamm (2000 m.) sulle rupi silicee (B.). Grimmia elatior Bruch, fr. — Valle di Tournanche sotto il Breuil sulle rupi a 1900 m. (B.). G. T0RQUATA (Homsch.) Grev. ster. — Monte Ruitor sulla parete SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 105 ovest della Vedette da Nord a 3300 m. (V.) ; Piccolo S. Ber- nardo al Lac sans Fond a 2500 m. (V.). Grimmia alpestris Schleich. fr. — xMonte Bianco, sotto la ca- panna del Dòme alle Aiguilles Grises a 3000 m. (V.). Mas- sima altezza per la specie in Europa. Rhacomitrioìni lanuginosum (Ehrh.) Brid. ster. — Monte Ruitor sulle parete ovest della Vedette da Nord a 3300 m. (V.). Massima altezza per la specie in Italia. Mielichhoferìa nitida (Funck) Hornsch. ster. — Theodulhorn sulle rupi a 3480 m. (V.). Massima altezza per la specie in Europa. Webera gracilis (Schleich.) De Not. ster, — Monte Bianco sotto la capanna del Dome alle Aiguilles Grises a 3000 e 3050 m. (V.). Massima altezza per la specie in Europa. W. ANNOTiNA (Hedw. emend.) Correns; Limpr. fil. Laubm. (1902) p. 727 ! pi. 9 et pi. cf. — Eolia ad medium margine refleoca. Bulbilli cuneiformes> virides 2-3 in axilla foliorum supe- riorura, apice 3-5 foliolis rectis ornati. — Monte Bianco ove la precedente a 3000 m. (V.). Massima altezza per la specie in Europa. Forse è nuova per il Piemonte, giacché le citazioni date dal De Notaris (Epil. p. 421) probabilmente si riferiscono alla W. Rotini. Bryum pedemontanum Hagen nov. sp. in lit. ad Levier 1900, et in Norske Videnskabers selskabs Skrifter, 1908, p. 27-30, tav. I, fig, 6, a, a, h, e; fr. — Campello-Monti, sulla via che sale sdVAljje Foscalina presso l'ingresso della miniera di nichelio abbandonata, a 1350 ra. (L.). Determinato dal dott. I. Hagen. B. Blindi! B^. eur. forma micropliyliuni Bott. ster. — Eolia mini- ma, prò ratione lata, 0,5-0,7 mm. longa, 0,4-0,5 mm. lata. — Theodulhorn fra le rupi a 3480 m. (V.). Altezza massima per la specie in Europa. B. Schleicheri Schwaegr. a, ster. — Monte Bianco, sotto la capanna del Dòme alle Aiguilles Grises a 3050 m, (V.). Massima altezza per la specie in Europa. B. vENTRicosuM Dicks. ster. — Monte Bianco, ove il precedente a 3100 m. (V.). Massima altezza per la specie in Europa. Mnium serratum Schrad. ster. — Valle di Tournanche sotto il Breuil nelle fessure delle rupi a 1800 m. (B.). 106 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DKL 17 APRILE Mnium affine Bland. ster. -^ Val Veni sopra Courma3'eur nelle abetine a 1400 m. (B.). Amblyodon dealbatus (Dicks.) P. Beauv. fr. — Valle di Tour- nanclie nel pianoro torboso di Savarey a 1900 ra. (B.). Bartramia ithyphylla (Haller) Brid. var. strigosa Wahlenb. e. fi. 5 — Monte Bianco sotto la capanna del Dòme alle AigiUUes Grises a 3100 m. (V.). Massima altezza per la varietà in Europa. Philonotis fontana (L.) Brid. var. falcata (Br. eur. ex p.) Warnst. 1905, ster. — Vicino alla precedente a 3000 m. (V.J. Massima altezza. Ph. T0iMENT£LLA Mol. emcnd. ; Loeske, Hedwigia 1906, ster. — Vicino alia precedente a 2900 m. (V.). Massima altezza. Ph. calcarea Schimp. Syn. II, ster. — Con la precedei] te a 2900 m. (V.). Massima altezza. Oligotrichum hercynicum (Elirh.) Lam. et Dee. ster. — Con le specie precedenti, a 3050 m. (V.) Massima altezza per la specie in Europa. PoLYTRiCHUM PILIFLRUM Schreb. var. Hoppei (Hornsch.) Rabli. ster. — Nella località precedente a 3150 m. (V.). Massima altezza per la varietà in Europa. P. FORMOSDM Hedw. var. pallidisetum (Funck) Steudel, fr. — Campello-Monti nel bosco di Valdo a 1250 m. (L.). Varietà nuova per l' Italia. P. JUNiPERiNUM Willd. var. alpinum Schimp. ster. — Valle di Tournanche al Breuil tra le rupi a 2000 m. (B.) ; Monte Bianco sotto la capanna del Dòme alle Aigullles Gtnses a 3050 m. (V.). Pterigynandrum FILIFORME (Tlmm) Hedw. var. decipiens (W. et M.) Limpr. ster. — Sotto il Breitfl sulle rupi a 1800 m. (É.). Lescdraea saxioola (Br. eur.) Mol. ster. — Oveil.precedente(B.). Ptychodium Pfundtneri Limpr. pi. $ — Campello-Monti sopra r Alpe Cama sulle rupi a 1600 m., agosto 1880 (L.) ; Valle di Tournanche sulle rupi al Breuil (2000 m.), e più in basso a 1800 m. (B.). Pt. decipiens Limpr. pi. 9 — Alta Valle del Lys sulla via tra Gressoney-la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamm (2000 ra.) sulle rupi (B.) ; Valle di Tournanche sotto il Breuil sulle rupi a 1800 ni. (B). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 107 Thuidium decipiens De Not. ster. — Val Veni sopra Courmayeur nei boschi umidi a 1500 m. (B.). IsoTHECiuM MYURUM (Pollich) Brid. var. circìnans Br. eiir. ster. — Valle di Tournanche sopra il Goulfre des Busserailles sulle rupi a circa 1800 m. (B.). Braciiythecium populeum (Hedw.) Br. eur. var. amoenum (Milde) Limpr. ster. — Campello-Monti a Roncacelo sulle rupi della sponda destra del fiume Strona a 1320 m. (L.). Già deter- minato dal dott. G, Roth. B. TRACHYPODiuM (Fuuck) Br. eur. var. subcomplanatum Bott. Monoicum, flores caulogeni, cf numerosi, ? pauci. ~ Folia ramorum aliquantum latiora, brevius acuminata, subcom- planata. — Ghiacciai del Monte Rosa sotto la piramide Vincent a 3-100 m. Raccolto dall' abate Carestia e comuni- catomi dal dott. E. Levier. — La var. Payotianum (Bra- chythecium Payotianum Schimp.) ha le foglie rameali con acume più lungo, reticolo cellulare a pareti più sottili, cel- lule alari più piccole, nervatura più corta e fiori $ ignoti. B. GLACIALE Br. eur. e. fl. ,/ et fi. $ — Monte Bianco sotto la capanna del Dome alle Aiguiiles Grises a 3150 m. (V.). Altezza massima per la specie in Europa. B. RivuLARE Br. eur. var. pedemontanum Roth = B. pede- montanwn Roth (olim) Die Europ. Laubm. 1905, p. 684, tav. 61, fig. 9, a, 1), e. d, e; pi. cf- — Campello-Monti presso YAIpe del Vecchio in luoghi irrigui a 1400 m. (L.). Deter- minato dal dott. G. Roth. — La presenza dei paraflUi di- stingue questa varietà dalla var. cataractaram Sauter. B. Ceheebii Milde, ster. — Campello-Monti a Roncacelo sulle rupi della sponda destra del fiume Strona a 1320 m. (L.). Già determinato dal dott. G. Roth. EuRHYNCHiDM DiVERSiFOLiUM (Schìeich.) Br. eur. pi. cf — Val Veni sopra Courmayeur sulla terra delle abetine a 1500 ra. (B.). E. ciRROSUM (Schwaegr.) Limpr. ster. — Valle di Tournanche sotto il Breuil fra le rupi a 1900 m. (B.). Plagiothecium pdlchellum (Dicks.) Br. eur., e. fr. et fl. c;f — Valle di Tournanche sotto il Breuil sulle rupi terrose a 1800 m. (B.) ; Val Veni sopra Courmayeur alla base degli abeti putridi a 1500 m. (B.). Amblystegium varium (Hedw.) Lindb. ster. — Piccolo S, Ber- nardo al Lac sans Foncl a 2500 m. (V.). 108 SEDE DI FUIENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE Hypnum intermediun, Lindb. ster. — Valle di Tournanche nel pianoro torboso di Savarey a 1900 m. (B.). H, revolvens Sw. ster. — Ove il precedente (B). H. Kneiffii (Br. Eur.) Schimp. ster. — Insieme all' antecedente (B.). Non mi consta in modo sicuro che questa specie assai comune fosse stata raccolta prima d'ora in Piemonte. H. fluìtans (Dill.) L. ster. — Alta Valle del Lys sulla via tra Gressoney-la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamra (2000 m.) negli acquitrini torbosi (B.). H. SULCATUM Schimp. ster. — Valle di Tournanche sulle rupi umide al Breml (2000 m.) e più in basso a 1800 m. (B.). Var. subsulcatum Schimp. ster. — Monte Bianco sotto la capanna del Dòme alle Aiguilles, Grises a 3100 m. (V.). Massima altezza per la varietà in Europa, H. iRRiGATUM Zetter. ster. — Valle di Tournanche sotto il Breuil lungo i torrentelli a 1800 m. (B.). H. MOLLUSCUM Hedw. var. subplutniferum (Ivindb.) Limpr. := H. onolluscwìn var. rufescens Heller in sched. ster. — Cam- pello-Monti al Piano degli Abeti sopra il bosco di Valdo a 1420 m. (L.). Già determinato del dott. Roth. La varietà è nuova per V Italia. H. Vaucheri Lesq. pi. o — Theodulhorn sulle rupi a 3480 m. (V.). Massima elevazione alla quale è stata raccolta la specie in Europa. H. CDPRESSiFORME L. pi. 9 — Ovo il precedente (V.). Credo che anche questo non fosse mai stato trovato a tanta altezza nel nostro continente. Var. cuspidatum -Tur. in sched.; Breidl. Laubm. Steierm. ster. — Valle di Tournanche al Breuil fra le rupi a 2000 metri (B.). H. PALUSTRE Huds. var. subsphaericarpon (Schleich.) Br. eur. st^er. — Valle di Tournanche sotto il Breuil lungo i ruscel- letti a 1800 m. (B.). H. STRAMiNEQM Diclvs. ster. — Campello-Monti nella Valle Scar- pieni a 1420 m. (L.) ; Alta Valle del Lys tra Gressone}'- la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamm (2000 m.) negli acquitrini torbosi (B.). Sphagnum rubellum Wiis. forma versicolor Warnst. ster. — Alta Valle del Lys, insieme al precedente. Mi rimane incerto se questa specie era stata raccolta prima d'ora in Piemonte. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 109 II. Cantone Ticino. Raccoolilori : (B.) Bottini Antonio, luglio 1887. — (R.) Ròll dott. Giulio, aprile 1902 e 1903, luglio 1905. Campylopus atrovirens De Not. var. muticus Milde, ster. — Lugano a Muzzano sulle rupi ombrose (R.). Varietà nuova per r Italia. C. POLYTRiCHoiDES De Not. var. Daldinianus De Not. ster. — Ove il precedente (R.). C. BREViPiLus Br. eur. var. auriculatus Ferg. mscr. ; Dixon et Jam. Stud. Handb. ster. — Faido-Gribio sulle Rupi (R.). Varietà nuova per l' Italia. Barbula unCtDiculata (Huds.) Hedw. var. fastigiata (Schultz) Br. eur. ster. — Monte Generoso presso Lugano (R.). Moina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Lugano a Castagnola (R.). Tortula inermis (Brid.) Mont. ster. — Ove la precedente (R.). Orthotrichum cupulatum Hoffm. var. octostriatum Limpr. fr. — Presso Lugano a Gandia, a Clone, al Monte Salvatore, sulle rupi (R.). Varietà nuova per l' Italia. 0. Arnellii Gronv. fr. — Dalpe-Piumogna (R.). 0. FASTIGIATUM Bruch, var. robustum Limpr. fr. — Fiora (R.). Varietà nuova per l' Italia. 0. AFFINE Schrad. var. Rollìi Bott. fr. — Peristomii dentes superne pertusi, apice cruciformes. Cilia 16, 8 magna ap- pendiculata, 8 minora quandoque rudimentaria. Distinguitur ab Orth. appencUculato Schimp. ciliis 16 nec 8 ; dentibus ac ciliis omnino papillosis nec vermiculatis. — Lugano al paese di Bré sulle quercie (R.). O. leiocarpdm Br. eur. var. Rotae De Not. fr. — Presso Lugano a Monte Caprino in Val Mora (R.). Brydm capillare L. var. flaccidum Br. eur. fr. — Lugano sul Monte Generoso (R.). Var. meridionale Schimp. fr. — Ove il precedente (R.). B. MiiiiLENBECKii Br. eur. ster. — Ove il precedente (R.). Ptychodium Pfundtneri Limpr. fr. — Ospizio del S. Gottardo sul granito a 2093 in. (B.). Edrhynchium veldtinoides (Bruch) Br. eur. pi. $ — Lugano sul Monte Salvatore (R.). 7' 110 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE E. SwARTZii (Tura.) Curnow, var. robustum Limpr. ster. — Lugano Monte Salvatore ed al Paradiso (R.) Amblystegium filicinum (L.) De Not. var. trìchodes (Brid.) Steud. ster. — Lugano sul Monte Salvatore (R.). A. FALLAX (Brid.) Milde, var. spinifolium (Scliirap.) Limpr. ster. — Ove il precedente (R). A. rigescens Limpr. ster. — Lugano sui muri presso la stazione della ferrovia (R.). Per l' Italia geografica fino ad ora era citato soltanto di Merano da Warnstorf. Plagiothecium denticdlatum (L.) Br. eur. var. densum Br. eur. ster. — Biasca (R.). Hypnum cdpressiforme L. var. cuspidatum Jur. in sched. ; Breidl. ster. — Lugano sul Monte Salvatore (R.). IH. Lombardia. Raccoglitori: Fitz Gerald Carlo, agosto 1880 (Passo del Ber- nina a 2300 m.). Dicranum Bergeri Bland. ster. — Luogo torboso. D. FUSCESCENS Turn. ster. — Fra le rupi. Crimmia subsulcata Limpr. fr. — Sulle rupi. BryUxM Schleicheri Schwaegr. a. fr. — Lungo i fili d'acqua. Edrhynchium diversifolium (Schleich.) Br. eur. ster. — Sulle rupi. Hypnum exannulatum (Gùmb.) Br. eur. var. orthophyllum Milde, ster. — In luogo torboso. H. pdrpurascens (Schimp.) Limpr. pi. typica, fr. — Acquitrini torbosi. Raro in frutto. Var. brachydictyon Ren. fr. — Ove il precedente. Forma Renauldi Sanio ; Ren. in Husn. Muscol. Gali. stei\ — Ove il precedente. Forma nuova per l'Italia. H. stramineum Dicks. ster. — In una torbiera. Credo sia questa la località la più elevata (2300 m.) di raccolta della specie nelle Alpi. H. SARMENTOSUM Wahleiib. fr. — In luogo torboso. Raro in frutto H. cupressiforme L. var. cuspidatum Jur. in sched. ; Breidl. ster. — Passo del Bernina sulle rupi (Fitz Gerald) ; alla Certosa di Pavia (dott. G. RoU, 30 aprile 1902). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 111 IV. Tirolo Italiano. Raccoglitori: Dixoii Ugo Neville, agosto 1904 (per le prime tre specie, da lui favoritemi già determinate). — Roll dott. Giulio, marzo 1894 (per l'ultima specie). Cynodontium schisti (Wahlenb.) Lindb. fr. — Sulden, sulle rupi. DiDYMODON VALiDUS Limpr. ster. — Bolzano. Thuididm pulchelldm De Not. h\ — Presso Merano sulle rupi. Specie rarissima, già raccolta vicino a Merano da Milde nel 1863, e da quell'epoca, per quanto so, non più rinvenutavi, AmblystectIum filicinum (L.) De Not. var. gracilescens Schimp. ster. — Riva sul Lago di Garda ad una cascata. V. Veneto. Raccoglitori : Bottini Antonio, agosto 1906 (Alto Cadore). — Roll dott. Giulio, aprile 1898 (per la sola specie di Mantova). DiCRANUM FLAGELLARE Hedw. ster. — Misuriua sugli abeti pu- tridi a 1796 m. Barbula Hornschuchiana Scimi tz, fr. — Mantova. Per il Veneto si conosceva soltanto di Padova. Desmatodon cernuus (Hiiben.) Br. eur. fr. — Alto Comelico (Ca- dore) a Candide sulla calce dei muri a 1230 m. Prima d'ora raccolto nel Veneto unicamente ad Ampezzo in territorio austriaco. Schistidium alpicola (Sv.) Limpr. var. rivulare (Brid.) Wa- hlenb. fr. — Nel Comelico a S. Stefano di Cadore sulle pietre bagnate lungo il fiume Piave a 923 m. Encalypta rhabdocarpa Schwaegr. -j-, fr. — Misuri na nelle fessure delle rupi a 1796 m. Hypnum revolvens Swartz, ster. — Misurina sulle sponde tor- bose del laghetto a 1796 m. H. GIGANTEUM Schimp. a, ster. — Col precedente. 112 iSEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE VI. Liguria. Raccoglitore: Roll dott. Giulio, aprile 1898, marzo 1902^ aprile 1903. Trichostomum CRisPDLUM Bruch, var Pseudo-Weìsia Schirap. fr. — Villafraiica presso Nizza sulle rupi prossime al mare. Varietà nuova per l'Italia. Tortola marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Genova. Era nota^ per la regione, soltanto di Nizza. Bryumcanariense Brid. var. provinciale (Philib.) Husn. Muscol. gali. e. fr. et fl. $ — Genova al Righi. B. ALPiNUM Huds. var. viride Husn. ster, — Folia viridi-opaca oblonga, brevia, I, 8 mm. longa, 0,6 mm. lata. — Rapallo. Raccolto in ottobre 1896 dal sig. Max Fleischer, e comuni- catomi dai èig. Dixon e Thériot sotto il nome di B. Ge- Tìeebiì attribuitogli dal compianto dott. G. Venturi. Edrhynchium Sghleicheri (Hedw. fìl.) Lorentz, ster. — Genova in Villa Negri. Prima d'ora conosciuto in Liguria unica- mente dell'isola Palmaria presso il Golfo della Spezia. Amblystegium irriguum (Wils.) Br. eur. pianta typica, ster. — Nizza. VII. Toscana. Raccoglitori: (A..) Arcangeli prof. Giovanni, settembre 1904. — (B.). Bottini Antonio, luglio, agosto 1880. — (L.) Levier dott. Emi- lio. — (R.) Reinardt dott. 0., 1863. Scliistidium graciie (Schleich.) Limpr. fr. — Appennino di Gar- fagnana in vetta alle Alpi di Soraggio alla Lama della Lite sullo sfatticcio del macigno a 1750 m. (B.). Bryum CAPILLARE L. var. platyloma Schimp. Syn. 1876. — Val- lombrosa (R.). B. amoenum (Warnst.) Podp. Beih. z. Bot. Centralbl. Bd. 15, 1903, p. 483, fr. — Vallombrosa (R.). Ho fatto menzione di questi due Bryum sulla fede del dott. Giuseppe Podpera (1. e). Attualmente Warnstorf (Moose d. Brandenb. 1906, p. 512) SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 113 considera il B. amoenum come una forma del B. pseudo- irìoiuetruin (Hedw.) Schwaegr. Ptychodium Pfundtneri Limpr. pi. o e. ped. — Appennino sopra Boscolungo tra l'Alpe di Faidello e le Tre Potenze sul ma- cigno a 1700 m. (L., luglio 1880). Pseudoleskea patens (Lindb.) Limpr. ster. — Appennino di Garfagnana in vetta alle Alpi di Soraggio sul macigno a 1750 m. (B.). P. ticinensis Boti, in Proc. verb. Soc. Toscana Se. nat, 18 gen- naio 1891, p. 202-204, fr. — Appennino di Boscolungo alla Fontana Vaccaia sopra un muro lungo la via a circa 1300 m. (L„ settembre 1885). Nella nota sopra citata sono indicati i caratteri clie distinguono la P. ticinensis dalla P. patens. Plagiothecium succulentum (Wils.) Lindb. e. floribus polygamis ! — Ad basini ramorum flores cf et fìores ^ proterogyni ! Foliorura costa bifurca ac brevior, reticulum magis elon- gatum quam in P. silvatico. — Presso Lucca a Palajola nella Villa Orsetti (A.). Nuovo per l'Italia. Hypnum purpurascens (Schimp.) Limpr. ster. — Appennino Lucchese ai Lago Baccio sulle gronde torbose a 1620 m. (B.). Var. brachydictyon Rea. in Husn. Muscol. gali. ster. — Col precedente (B). Vili. Ro man o. Bryum atropurpureum (liaud Wahl.) Br. eur. var. dolioloides Solms-Laub. fr. — Roma nel Foro (dott. Giulio RòU, aprile 1903). IX. Abruzzo. Raccoglitore: Martelli prof. Ugolino, agosto 1900. ToRTELLA TORTUOSA (L.) Limpr. var. brevifoiia Breidl. in litt. ; Limpr. ster. — Vetta calcare del Gran Sasso, al Rifugio a 2400 m. Probabilmente questa varietà è identica alla T. tortuosa var. Roteana De Not. Muse. ital. et Epil. Mnium orthorrhynchum Brid. ster. — Ove la precedente- 114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE Bartramia Oederi (Gunn.) S\v. var. condensata Brid. ster. — Colle specie precedenti. Bfleesea trichodes (L.) Sprnce, fr. — Ove le precedenti. Prima d'ora in Italia era nota solo delle Alpi e delle Prealpi. X. Campania. Raccoglitori : RoU dott. Giulio (per il solo Eurhynch. pa- ìnìlmn). — Terracciano prof. Nicola (specie comunicatemi dal dott. G. Zodda). Pleuridium subulatdm (Huds.) Rabenh. forma polygamum Bott. e. fl. — Polygamum. Flores paroici, et flores § antheridia 2-3 archegoniis intermixta gerentes. — Teano a Rocca- monfina, aprile 1873. Questa forma non può venir riferita al P. nìtidwn (Hedv.) Rabenh. a motivo della disposizione, della grandezza e della struttura delle foglie che corrispon- dono perfettamente a quelle del P. subulaium. TRiCHOSTOMUMCRispuLUMBruch, var. brevifolium Br. eur. fr. — Caserta sulle rupi calcare della strada per Morrone aprile 1869. T. vlridiflavum De Not. fr. — Provincia di Caserta a S. Sil- vestro, marzo 1869. È una semplice forma piuttosto rara del T. flavovirens Bruch. Edrhynchidm Stokesii (Turn.) Br. eur. var. fallax Loeske in litt. ; Warnst. Moose d. M. Brandenb. 1906, p. 770, fr. — Presso Caserta nel bosco di S. Leucio, marzo 1870. Varietà nuova per l'Italia. E. POMILUM (Wils.) Schimp. ster. — Pompei, aprile 1903. Prima d'ora, indicato per la Campania solo di Caserta e del Sor- rentino. Rhynchostegium curvisetum (Brid.) Lindb. var. elatum Bott. fr. — Caespites elati, parum compacti. Rami longiores. Folia majora. — Provincia di Caserta sul Monte Campese-Mara- nola, marzo 1894. R. murale (Neck.) Br. eur. var. subalpinum Ren. Rev. bryol. 1885, p. 57, fr. — In Terra di Lavoro a Settefraii presso la casa comunale, settembre 1869. Varietà nuova per l'Italia. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 115 XI. Basilicata. Raccoglitori : Cavara prof. Fridiaiió e sig. Grande, agosto 1908. Dìstichium capillaceum (Sw.) Br. eur. ster. -- Monte Papa alla Schiena rV Asino, 1050 m. : Alpe di Latronico a 1850 m. Tortelìa tortuosa (L.) Limpr. var. tenella Walt, et Mol. ster. — Monte Papa a circa 2000 m. La varietà é nuova per l'Italia. Rhacomitrium canescens (Weis) Timm. ster. — Monte Papa alla Schiena d'Asino, 1050 ni. Bryum pallescens Schleich. fr. — Monte Pollino al Dolcedorme, 2000 m. B. caespiticium L. fr. — Ove il precedente. Tìmmia austriaca Hedw. ster. — Alpe di Latronico a 1850 m., mescolata al Distichiitm capillacenm. Pogonatum alpìnum (L.) Robl, ster.— Monte Pollino al Do/ce- dornie, 2000 ni. Pseudoleskea atrovirens (Dicks.) Br. eur. a, pi. $ — Monte Papa alla Scala dei Monaci, 1870 m. Var. tenelìa Lim[)r. ster. — Monte Papa alla Schiena d'Asino^ a 1950 m. Homalothecium Philippeanum (Spruce) Br. eur. fr. — Monte Papa alla Schiena d" Asino nelle faggete a 1930 m. ; Monte Pollino al Tintpone del Porcaro, 1600 m. Brachythecium rivulare Br. eur. pi. o — Monte Papa alla So7'gente Niella, 1250 m. Rhynchostegium RusciFORiME (Neck.) Br. eur. var. ìnundatum Br. eur. ster. ~ Monte Papa alla Scala dei Monaci, 1870 m. Hypnum irrìgatum Zetter. ster. — Monte Papa alla Sorgente ■ Niella, 1250 ni. H. MOLLUSCUM Hedv/. var. Winteri Boul. Mouse, de l'Est, ster. — Latronico in luoghi umidi a 000 m. Questa varietà era stata raccolta in Italia, soltanto sulle Alpi di Cogne nell'Aostano (rev. dott. G. Capra). XIL C orsiea. Raccoglitori: (D.) Dixon signorina H. W., aprile, maggio 1908. — (F.) Fiirbinger, aprile 1905 (specie comunicatemi indetermi- 116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE nate dal dott. Giulio Roil). — (M. B.) Martelli prof. Ugolino e Barsali dott. Egidio, luglio, agosto 1907. — (R.) Rader, aprile 1886. DiCRANOWEisiA CIRRA.TA (L.) Liiidb.fr. — Sulle rupi, in vetta al Monte d'Oro a 2300 m., ed in vetta al Monte Cinto a 2000 m. (M. B.). D. CRISPULA (Hedw.) Lindb. fr. — Rupi in vetta al Monte d'Oro a 2300 m. (M. B.). Cynodontidm polycarpum (Ehrh.) Schimp. fr. — Monte Rotondo sulle rupi presso la Bergerie a 1700 m. (M. B.). DiCRANUM STRiCTUiM Schleich. fr. — Sugli alberi putridi presso la stazione di Vizzavona a 950 m. (M. B.). FissiDENs TAXiFOLius (L.) Hodw. var. tenuis Bott. in Bull. Soc. bot. ital. 1902, p. 178 ster. — Presso Ajaccio (B.). Ceratodon pdrpureus (L.) Brid. var. brevifolius Milde, ster. — Sulle rupi del Monte Rotondo presso ìa. Bergerie a. 1700 m. (M. B.). Trichostomum crispulum Bruch, var. algarvicum Schimp. fr. — Ajaccio sul granito (F.) T. LITORALE Mitt. ster. — Corsica, senza indicazione esatta della località (R.j. Tortula aciphylla (Br. eur.) Hartm. ster. — Monte Cinto sulle rupi a 2000 m. (M. B.). Grimmia Sardoa DeNot. star.— Col di Vergio (F.). G. TORQUATA Hornsch. mscr. ; Grev. ster. — Rupi del Monte Rotondo presso la Bergerie a 1700 m. (M. B.). Ulota AMERICANA (P. Beauv.) Mitt. fr. — Presso la stazione di Vizzavona sulle rupi a 950 m. (M. B.), AVebera nutans (Schreb.) Hed\v. fr. — Monte Rotondo presso le Capanne dei Pastori a 1600 m. (M. B.). Byum Donianum Grev. var. elatum Bott. fr. — Caespites elati 5 cm. alti. Folla usque ad 5 mm. longa, reticulo cellulari, nervo ac limbo maxime incrassatis. — Col di Vergio (F.). B. elegans Nees v. Esemb. ster. — Rupi del Monte Rotondo presso la Bergerie a 1700 m. (M. B). B. MiiHLENBECKii Br. our. ster. — Sulle rupi in vetta al monte Cinto a 2000 m. (M. B.). . B. ALPiNUMHuds. vas. vìride Husn. ster. — Valle di Restonica (D.). B. Mildeanum Jur. ster. — Vetta del Monte Cinto sulle rupi a 2000 m. (M. B.). SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 117 Philonotis Arnellii Husn. pi. cf et pi. fv. — Col di Vergio (F.). PoLYTRicHUM coMMUNE L. vai'. ulìglnosum Hùbeii. = P. com- mune var. yuccaefolmm De Not. Epil. sfer. — Monte d'Oro sotto la Bergerie a 1500 m. (M. B.). I fusti arrivano alla lunghezza di 64 centimetri. Pteryginandrum filiforme (Timm.)Hed\v.var.fiIescensBouIay, stet". — Sugli alberi nella foresta di Vizzavona a 950m. (M. B.). Ptychodìuni Pfundtnerì Limpr. pi. o — Rupi presso la staziono di Vizzavona a 950 m. (M. B.). Pt. decipiens Limpr. ster. — Ove il precedente (M. B.). Pseudoleskea patens (Lindb.) Limpr. fr. — Rupi del Monte Rotondo presso la Bergerie a 1700 m. (M. B.). Specie molto rara, non raccolta prima d'ora in frutto in Italia. P. ATROviRENS (Dicks.) Br. eur. ster. — Sulle rupi in vetta al Monte d'Oro a 2300 ra., ed in vetta al Monte Cinto a 2000 m. (M. B.). Plagiothecium denticulatdm (L.) Br. eur. var. densum Br. eur. ster. — Vertice del Monte Cinto sulle rupi a 2000 m. (M.B.). P. ELEGANS (Hook.) Sull. stor. — Monte Rotondo alle Bergerie sul terreno a 1700 m. (M .B.). AMBLYSTEGiuM FiLiciNUM (L.) De Not. ster. — Sullo rupi in vetta al Monte Cinto a 2000 m. (M. B.). Hypndm dilatatum Wils. mscr. ; Scliimp. ster. — Presso la sta- zione di Vizzavona sulle rupi bagnate a 950 ra. (M. B.). Sphagnum subbìcolor Hampe, in Flora, 1880, p. 440, ster. — Monte Cinto negli acquitrini presso il lago a 2000 m. (M. B.). XIIL Sardegna. Raccoglitori: (A. R.) Ascherson dott. P. e Reinhardt dott. 0., giugno 1863. — (C.) Cavara prof. Fridiano, giugno 1908. Bryum Aschersonli Podp. Beih. z. Bot. Centralbl. Ed. 15, 1903, p. 488, fr. — Fra Gennamari e Ingortosu (A. R.). B. Sydowìi Podp. 1. e. p. 490, fr. — Gennargentu (R.). Cito questi due Bryum sulla fede del dott. Giuseppe Podpera. Philonotis fontana (L.) Brid. var. adpressa (Ferg. ex p.) Loeske et Monk.; Dismier; = Pìi. adpressa Dixon, pi. cf et pi. ster. — Folla omnia adpressa, late cordata, abrupte. 118 SEDB DI FIREXZK - ADUNANZA DEL, 17 APRILE lanceolato-acuminata, opaca, nervo crasso (150 u) praedita. Perigonialia intima obtusa. — Monte Gennargentu nei ru- scelli presso il rifugio (C.)- Varietà nuova per l'Italia. PoLYTRiCHUM JUNiPERiNUM Willd. var. alpinum Schimp. ster. — Monte Gennargentu alla Punta Paolina (C). Brachythecium rivulare Br. sur. var. cataractarum Saut. ster. — Ove il precedente (C). La varietà é nuova per l'Italia. XIV. Ischia. Raccoglitore : Fùrbringer (specie comunicatemi per la deter- minazione dal dott. Giulio Roll) marzo 1905. Didymodon tophaceus (Brid.) Jur. forma brsvicauHs-lingu- latus Boula}', fr. — Sul Monte Epomeo. Tortula aestiva (Brid.) P. Beauv. fr. — Monte Epomeo. Proba- bilmente deve riferirsi a questa specie la T. muralis 3 m it- tica già indicata dell'Isola d'Ischia dal prof. Achille Ter- racciano (Bull. Soc. bot. ital., 1894, p. 170). Funaria mediterranea Lindb. fr. — Monte Epomeo sulla lava. Anoniobryum juliforme Solms-Laub.pl. $ — Ove la precedente. XV. Sicili a. Trichostomum inflexum Bruch, fr. — Girgenti. Raccolto dal prof. Salvatore Caruso nel gennaio 1908. PoLYTRiCHUM coMMUNE L. vap. uliginosum Huben. ster. — Sulle Madonie a Portella prima del Passo di Bosco Cerasa. Rac- colto dal prof. Fridiano Cavara nel luglio 1904. Dopo di clie l'adunanza è tolta. Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successore. 1909. Miesio. N." 5. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Pampanini e. — Una nuova Agave Pag. 119 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell'8 maggio 1909. Presidenza del Presidente Baccarini. E proclamato a nuovo socio il signor : Dott. Calcedonio Tkopba di Palermo. II Presidente annuncia che fu distribuita, come Appendice al Nuovo Giornale, la relazione « Pro Flora Italica » dei dottori Bé- GUiNOT, Fiori, Forti, Negri, Pampanini, Trotter, Vaccari e ZoDDA, estratto dagli « Atti della Società italiana per il progresso delle scienze ». E poi presentato e riassunto il seguente lavoro del socio Revbdin : Contributo alla Flora vascolare della provinGia di Ferrara, il quale, essendo voluminoso, verrà pubblicato nel Nuovo Giornale. Il Segretario Pampanini dà infine lettura della seguente nota : R. PAMPANINI. — UNA NUOVA AGAVE. Agave littaeaoides Pampanini, sp. ii. « Acaulis. « Folta circiter ad 30, glaucescentia, spina terminali robusta, « excurrente, infra ad basin tumidiuscula et convexa, coeterura « utrinque plana, supra apice canaiiculata, margine valide den- 120 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MAGGIO « tato-spinoso, spinis acutissimis ut spina terminali griseis vel « fusco-castaneis, pleruraque versus folii apicem uncinatis, raro « patentibus vel reflexis, inter se non excurrentibus. « Scapus simplex, parte nuda longissima floriferam circiter « quater superante, valde bracteatus, bracteis amplis, delthoideo- « acumi natis, inferis herbaceis, margine denticulato-spinoso, in « bracteas medias et superiores minores, scariosas, intense vlo- « laceas, margine laeve, spina terminali destitutas, desinentibus. « Inflorescentia brevis spiciformis, florum fasciculis 7-12 floris « sessilibus vel brevitor pedunculatis, pedunculo crasso, bra- « cteatis, bractea scariosa, delthoideo-acuminata. « Flores viridi-flavidi, breviter pedicellati,elongati, bracteolati, « bracteolis scariosis, oblongis vel fere linearibus, acuminatis ; « pedicellus ovario triplo brevior ; perigonii tubus infundibularis, « laciniae lineares, apice obtusiusculo et marginibus sub lente « pubescentibus, tubo dimidio breviores ; stamina longe exserta « plus duplo laciniis superantia, antheris magnis, sub anthesi « breviter curvatis ; stylus stamina longe superans, stygmate « clavato-capitato, obsolete trilobo, lobis rotundatis ; ovarium « subcylindricum, glabrum. « Capsula Folia 25-28 cm. longa, circ. 9 era. lata; scapus, cura inflorescentia, 24 dm. altus, basi 3 Ya era. latus ; bracteae mediae 10 era. longae, basi 4 ora. latae ; superiores 5 cm. longae, basi 3 cm. latae ; thyrsus 5 dm. longus ; florum fasciculi pedicello communi usque (inferiores) ad 12 mm. longo, bractea usque ad 3 cm. longa ; flores pedicello circiter 8 mm. longo, bracteolis usque ad 15 mm. longis, ovario 3 cm. longo, perigonii tubo circiter 1 '/j cm. longo, laciniis circiter 12 mm. longis, staminibus 4 Va cm. longis, antlieris 9-10 mm. longis, stylo 8 cm. longo. Habitat? (Culta in Horto botanico florentino). Lo scorso aprile nella collezione di Agave dell' Orto botanico di Firenze fiori un esemplare che vi figurava indeterminato, e, per l'aspetto dell'infiorescenza, corrispondente aW Agave la cui fioritura a Kew nel 1887 fu segnalata da Baker. Essa « sem- brava essere » — come scrive Baker — « una forma di A. Sco- lymus con i rami dell'infiorescenza totalmente mancanti, costi- tuendo cosi una transizione fra i due sottogeneri Euagave e SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MAGGIO 121 Littaea ».^ La pianta fiorita a Firenze è — da quanto è possibile arguire dalle parole del Baker — se non identica, sommamente affine a quella suddetta fiorita a Kew. Essa appartiene al ciclo della polimorfa A. Scolymus Karw., alla quale forse potrebbe essere riunita a titolo di varietà. Fra le altre varietà dell'ai. Scolymus, per l'infiorescenza ricorda le A. Verscha/feliu (brattee dello scapo numerose ed ampie) e VA. Saundersii (rami dell'infiorescenza brevi), mentre, per i fiori e per le foglie, si avvicina piuttosto all'^. Scolymus tipica. La convergenza in essa di caratteri propri a entità diverse, la loro maggiore intensità e la presenza di altri caratteri secondari, anche qualora un ulteriore esame su più abbondante materiale dimostrasse che questa Agave deve essere considerata come semplice varietà dell'ai. Scolymus, le assicurerebbero un posto preponderante fra le altre varietà di questa. Essa è assai inte- ressante perchè per l' estrema riduzione, e, spesso, per la totale mancanza dei rami dell'infiorescenza, essa costituisce, come ri- levò il Baker per la pianta di Kew, un passaggio fra i due sotto- generi Euagave e Littaea: quello ad infiorescenza più o meno ampia e piramidale con fiori fascicolati all'estremità dei rami, questo ad infiorescenza densa e spiciforme con fiori riuniti a due od a tre lungo l'asse centrale. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, 1' adunanza è tolta. Baker J. G., Handbook of the Amaryllideae, p. 177, London, 1888. Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successore. 1909. Giugno. N.° 6. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE SoMJiiER S. — Ancora del Dorycnium hirsutum (L.) Ser. var. gla- brtim Somm Paff. 123 SoJoiiER S. — Della identità di LatJn/rus amtjenus Fenzl e L. Gorgoni Pari „ 126 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il lo se- mestre del 1909 , 128 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 12 giugno 1909. Presidenza del Presidente Baccarini. È proclamato il nuovo socio Prof. Ugolino Ugolini di Brescia. Il socio SoMMiBR presenta quindi e riassume le sue due note seguenti : S. SOMMIER. — ANCORA DEL DORYCNIUM HIRSU- TDM (L.) SER. VAR. G LAB RUM SOMM. Nel giugno del 1901 descrivevo in questo Bullettino, col nome di Lorycnmm hù^sutwn var. glàbrum, una pianta che avevo trovata e raccolta in copia queir anno nell' Isola di Pianosa. ^ Nel mese di dicembre dello stesso anno, il Doti Rikli '^ pubbli- 1 S. SoMMiBK, Cenni sulla Flora di Pianosa in Bull. Soc. bot. it., 1901, p. 306 (Adunanza del 7 giugno 1901). " M. RiKLi, Die Gattung Dorycnium Vili, in Engler's bot. Jahrb. f, Syst. Pflanzengescli. u. Pflanzengeogr,, voi. XXXI, fase. Ili, 10 di- cembre 1901, p. 3d2. Bull, della Soc. bot. ital. 9 124 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO cava la descrizione di un esemplare glabro di B. hìrsutiini raccolto dal dott. Schnitzlein in Grecia, e gli dava lo stesso nome di var. glabrum. Il sig. Rikli aggiungeva di avere rice- vuto da me la pianta di Pianosa e la mia descrizione nel Bui- lettino, e diceva che essa combinava, nelle cose essenziali, con la pianta di Grecia. Tornando quest' anno nell' Isola di Pianosa, ho di nuovo rivolto la mia attenzione a questa insigne varietà, e mi sono sempre più persuaso della sua autonomia e del suo assoluto distacco dalla forma del D. hirsuium che è comune nella nostra regione mediterranea, ed abbondante in Pianosa stessa, forma che da noi siamo abituati a considerare come il tipo della spe- cie, ma che è stata chiamata var, Italicum (Jord. et Fourr.) Asch. et Graebn., e var. tomentoswn Rikli. La var. glahmm si distingue per essere totalmente glabra in tutte le sue parti, salvo alcuni peli lunghi e radi che trovansi (non sempre) verso l'estremità dei denti del calice. La glabrizie è la differenza principale; ma quantunque interessi soltanto il rivestimento della pianta, basta a mutare completamente r aspetto di una specie di cui la fitta pubescenza in tutte le sue parti è una caratteristica. Le foglie invece di essere d'un verde cenerino, sono d'un verde lucente, ed i calici appaiono di un rosso nerastro vivo, mentre nelle altre piante di Pianosa la colorazione del calice, che pure è la stessa, è in gran parte nascosta dàlia abbondante e lunga peluria bianca. Un'altra diffe- renza notevole è che la var. glahrum ha i rami sensibilmente più gracili e fragili, le foglie in media più piccole, il legume un poco meno rigonfio. Tutta la pianta è in generale un poco meno alta. Del resto non vi sono altre differenze apprezzabili ; la colora- zione e la lunghezza dei fiori (15-16 mm.) sono le stesse, ed è lo stesso anche il numero dei fiori in ogni capolino (8 o 9 al massimo). La var. Italicum in Pianosa abbonda nella macchia bassa ; la var. glabrum vi è assai meno comune, ed in molte parti dell'isola manca del tutto; ma dove si trova, vi è sempre insieme anche la var. Ilalicum. Eppure non ho mai osservato, non che un passaggio, neppure una tendenza in una delle due varietà, ad avvicinarsi all' altra. Da ciò si può dedurre con certezza che, quantunque l'occasione di una fecondazione incrociata debba SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO 125 offrirsi di continuo, essa non avviene mai, il che prova che il polline dell'una è incapace di fecondare gli ovuli dell'altra. Quale può essere stata l'origine di questa varietà glabrum ì Non troviamo nessun passaggio fra essa e le forme pelose, né in Pianosa, né in alcuna delle terre vicine dove abbonda il D. lìimduni peloso. Non sembra quindi essere un estremo di rariazione al quale é giunto attraverso ad una lunga e graduale serie d'intermediari come si ammette in generale per le varia- zioni specialmente nella peluria delle piante. Il Rikli che ha esaminato un numero immenso di Lorycnìuin nei principali erbari, nella sua dettagliata monografia dice di conoscere, oltre a quelli di Pianosa, un unico esemplare veramente glabro, che è quello di Grecia. Viene quindi in ordine alla glabrescenza, una varietà che Rikli chìdìmd. glàbrescens, nella quale però i peli sono lungi dal mancare del tutto, e questa varietà gli é nota soltanto per tre esemplari del Marocco. La varietà ciliatum che dopo questa mostra la maggiore tendenza alla glabrescenza, ma che é pur sempre riccamente fornita di peli, non é indicata altro che della Spagna e della Grecia. Vediamo dunque quanto sia isolata la nostra varietà di Pianosa. Tuttociò porterebbe a credere che essa non sia l' effetto di una lenta e graduale variazione, bensì di una neogenesi o mutazione repentina. Una mutazione nello stesso senso sarebbe avvenuta indipendente- mente in Grecia, al Marocco e a Pianosa, ma con maggiore successo in quest'ultima località. In quanto alla identità della varietà glabra di Grecia e di quella di Pianosa, è permesso dubitarne, perché quella di Pia- nosa deve avere avuto origine dalla var. Italicum, la quale secondo Rikli non si trova in Grecia, dove invece esiste la var. liiì'tum. Sarebbero dunque varietà parallele, nate da varietà diverse. Anche la descrizione che il sig. Rikli dà dell'esemplare di Grecia, mostra delle differenze colla nostra varietà, poiché egli dice che i capolini hanno da due a sei fiori, mentre nella var. glalrrwn di Pianosa i capolini ne hanno spessissimo 7 e talvolta 8 e 9. I fiori nella pianta greca secondo il Rikli sono lunghi 12 mm., mentre quelli della nostra varietà ne hanno 15 a 16. Ma da un unico esemplare non si possono trarre con- clusioni sicure. 126 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO A proposito del Doryonìum hirsutum var. glabrum, il socio Fiori soggiunge che esso è stato rinvenuto dal prof. Cecconi anche nelle isole Tremiti a S. Domino, secondo un esemplare comunicatogli e che egli conserva nel suo erbario. S. SOMMIER. — DELLA IDENTITÀ DI LATHYRUS AMOENUS FENZL E L. GORGONI PARL. Nel 1889 il sig. Armitage, fra le piante da esso raccolte a Malta, indicava dubitativamente il Lathyrus Gorgoni Pari.' Il nostro collega Caruana Gatto, quando fui a Malta due anni fa, mi mostrò degli esemplari secclii di questa pianta che io stesso non avevo trovata, e mi pregò di portarli a Firenze per assi- curarmi, confrontandoli con esemplari autentici di Lathyrus Gorgoni, se realmente si trattava di questa specie. Un primo confronto con i Lalhyrus del mio erbario, sussi- diato dalla diagnosi della Flora Orientai is di Boissier, mi provò che il Lathyrus di Malta era indubbiamente il L. amoenus raccolto per la prima volta vicino a Beirut in Siria dal Kotschy, e descritto dal Fenzl. Il L. amoenus del mio erbario, raccolto dal dott. Post, proviene appunto da Beirut, cioè dalla località classica, ed ho visto poi altri esemplari identici, della stessa provenienza, nell'erbario del Dottor Levier, Confrontando, poi all' Erbario Centrale di Firenze la pianta di Malta con i numerosi esemplari del L. Gorgoni raccolti dal suo autore Parlatore, e da altri nei dintorni di Palermo, dovetti convincermi che era non meno indubitabile la identità del La- thyrus Maltese col L. Gorgoni. Ne risultava dunque la identità fra loro di L. Gorgoni e L. amoenus, ciò che mi fu pienamente confermato dal confronto diretto degli esemplari di Beirut con quelli di Palermo, come pure dal collazionamento delle descri- zioni originali di Fenzl e di Parlatore. " Uno dei due nomi deve dunque passare in sinonimia. ^ E. Armitage, Appunti sulla flora deW isola di Malta in « Bull. Soc. bot. it. (N. Giorn. hot. it., XXI) 1889, pag. 495. * Una sola differenza vi è nelle descrizioni. Fenzl dice del L. amcenus che le sue foglie sono spesso trifogliolate per metamorfosi del cirro. Questo però non l'ho visto in alcuna foglia delle piante di Beirut, come non lo si vede nelle piante né di Malta, ne di Palermo. Boissier SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO 127 La diagnosi di Lathyrus a?noenus fu pubblicata per la prima volta da Fenzl a Vienna nel 1842, a pag. 3 del « Pugillus plan- tarum novarum Syriae et Tauri occidentalis primus » ; e la medesima diagnosi, con aggiunta di una descrizione molto più dettagliata, e con una tavola, ^ fu ripetuta dallo stesso Fenzl in « Illustrationes et descriptiones plantarum novarum Syriae et Tauri occidentalis » pubblicato a Stuttgart nel 1843 (estratto da « Russegger's Reisen », voi. I, parte 2', pag. 890-91). La descrizione di Lathyrus Gorgoni fu pubblicata da Parla- tore prima in « Giornale di se , lett. ed arti per la Sicilia » nel 1838, e poi nello stesso anno, con una tavola, in « Rarior. piantar, et haud cognit. Siciliae fase. I. ». Trovasi pure in « Pian- tar, nov. et minus not. » di Parlatore del 1842. È dunque evidente che il nome Parlatoreano ha la priorità, e che Lathyrus amoenas Fenzl va citato come sinonimo di L. Gorgoni Pari. Il Lathyrus amoenus venne descritto più tardi, sopra mate- riale del luogo classico e di altre provenienze orientali, nella Flora Orientalis di Boissier. Il L. Gorgoni dal canto suo venne ridescritto nelle Flore siciliane di Gussone e di Lojacono e nelle Flore italiane di Bertoloni, Fiori, ecc. Nelle descrizioni tanto delle piante orientali quanto di quelle di Palermo è rilevato in gene- rale la loro affinità con L. Cicera L., la differenza principale consistendo nella forma allungata del loro legume, nella gran- dezza e nel colore fulvo della corolla, nella lunghezza mag- giore delle divisioni calicine. Queste differenze però sono tali, che a nessuno verrebbe in mente di confondere una specie con l'altra. Questo Lathyrus è stato pure paragonato, e da qualcuno an- che confuso (vedi in proposito Boissier FI. Or., II, p. 604), con il L. annuus L. Da questo differisce per la grandezza della corolla, per la larghezza delle stipole, per avere i semi lisci ecc. Nella seconda descrizione più dettagliata che Fenzl dà del nella FI. Or. non lo dice. Questa inesattezza nella descrizione di Fenzl proviene forse dal fatto che, come lo confessa egli stesso (Illustr. et descr., pag. 890), Fenzl non ha visto altro che la parte superiore della pianta. 1 Non ho potuto vedere la tavola che non trovasi nelle Biblioteche di Firenze. 128 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO L. amaenus in « Illustr. et descript, ecc. », p. 891, è detto delle divisioni del calice: « in fructu reflexis? ». Questo carattere del quale Fenzl pare che non fosse sicuro, come la prova il segno ? dubitando egli forse che fosse effetto della preparazione, si ri- trova costante tanto nella pianta di Palermo quanto in quella di Beirut, e non si osserva mai né nel L. Cicera, né nel L. an- nuus. Un altro carattere distintivo del quale mi sembra strano che non si sieno giovati i descrittori di questo Laihyrus, sia sotto il nome di amcenus, sia sotto quello di Gorgoni, è la lunghezza dello stilo che raggiunge quasi il doppio di quella degli stili dei L. Cicera ed annuus. La localizzazione e la rarità del Lailiyrits Gorgoni, creduta per molto tempo speciale ai dintorni di Palermo, si prestava a delle interpretazioni fantastiche di sopravvivenze o di neogenesi. Tineo difatti (come sappiamo da Lojacono FI. Sic, voi. I, parte 2*, p. 147) lo suppose ibrido fra L. Cicera e L. anmcus, le due specie ad esso più somiglianti, e Lojacono condivide questa opinione. La meraviglia però cessa quando si sa che fu trovato poi presso Catania (Lojacono loc, cit.) e presso Cagliari (Gennari Sp. e var. più rimarch. della FI. Sard.), che esiste a Malta, ed infine che é la stessa pianta nota di Cilicia, Siria, Palestina, Babilonia e Persia col nome di Lathijrus amoenus. Si tratta dunque di una pianta orientale che manda le sue ultime pro- paggini occidentali attraverso alle isole Maltesi fino alla Sicilia e la Sardegna. Infine viene presentato il seguente elenco delle Puhblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se- mestre del 1909. Atti della Società dei Naturalisti di Modena, Ser. IV. Voi. VII-X, 1905-1908. Bollettino della Arboricoltura Italiana, Anno V, Trini. 1". BvMetin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles, Voi. 44, n.^ 164, 165. Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Pétersbourg, Tom. IX, Livr. 1-3. Bulletin of the New York Botanical Garden, Voi. VI, n.° 20. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO 129 Contribution from the Botanical Laboratori/ of Peìinsylvania, Voi. Ili, n.° 2. Mittheilangen dar Deutsclien Dendrologischen Gesellschaft, 1908. Oesterreicliisclie Garten-Zeitung. Jalirg-, IV, n.'' 1-6. The Journal of the Qutì:ett Microscopical Club, Sei'. 2"^, voi. X, n.o 64. The Ohio Naturalist, Voi. IX, n.' 1-6. The Proceed. and Trans, of the New Scotian Institnte, Voi. XI, (1904-905) p.« 3% 4^ (1905-906); XII, p.« 1^ (1906-907). Transactions of the Academ;/ of Sciences of St. Louis, Voi. XVI, n,'8-9, XVII, n.' 1-2, XXIIl'n.° 1. University of California Publications (Botany), Voi. II. n. 16, III, n. 1. Aponte G. e Savastano L., La coltivazione del noce nel Sorrentino. Napoli 1908 (Boll. dell'Agricoltura italiana, Anno IV, 1908). Braghetta R., L'abete di Douglas, Roma, 1908 {Boll, della Soc. degli Agric. Italiani, Voi. XIII, n.' 21-24). J)e Toni G. B., Contributo alla conoscenza delle relazioni del pa- trizio veneziano Pietro Antonio Michiel con Ulisse Aldrovandi. Modena, 1908 {Meni, della R. Acc. di Se. Leti, ed Aì-ti di Modena, Ser. Ili, voi. IX). — Illustrazione del terzo volume dell'Erbario di Ulisse Aldrovandi. Genova 1908 {Malpighia, Anno XXII, voi. XXII). — Spigolature Aldrovandiane, Vili. Venezia, 1909 (Atti del R.o Istit. Ven. di Scienze, Lett. ed Arti, Tom. 68, p.« 2^). Festschrift der Physikalisch-Medizinischen Sozietat zu Erlangen zur Feier iln:es 100 jahrigen Bestehens am 27 Juni 1908. Er- langen, 1908. Fiori Adr. e Paoletti G., Flora analitica d'Italia. Voi. IV, p.» .3-^ e voi. I (Introduzione e chiave delle famiglie). Padova, 1908. Fredericq L. et Massari J., Notice sur Leo Errerà. Bruxelles, 1908. Graz'd V., Di alcune malattie parassitarie del frumento comunica- tesi all'orecchio umano. Firenze, 1909 {Atti della R. Acc. dei Georgofili, Ser. V, voi. VI). Howard A. and G. L. C, The milling and baking qualities of In- dian "Wheats. Calcutta, 1908 (Agric. Research. Insf. Pusa. Bull. n.o 14, 1908). Janchen E., Die Cistaceen Oesterreich-Uugarns. Wien, 1909. (Miti, des Naturiv. Vereins der Univ. Wien, Jahrg. VII, n.' 1-3). Informe presentado por el Consejo Administrativo de la Sociedad Nacional de Agricultura à la Asamblea de 1908. San -Jose, Costa Rica, 1908. Keissler (vonj K., Monstrose Wuchsform von Polyporus Kostkovii Fr. Wien., 1907 [Annal. des k. h. Naturli. Hofmus. Wien, Bd. 22). — Ueber Sclerotinia echinophila Rehm. Wien, 1907. (Idem). — Ueber Beloniella Vossii Rehm. Berlin, 1908. (Annales Mycologici, Voi. VI, n.° 6). Longo E., Osservazioni e ricerche sul Ficus Carica L. Roma, 1909. (Annali di Botanica, Voi. VII, fase. 2°). 130 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO Massalongo C, Nuove ossei-vazioni fitologiclie, Verona, 1909 [Ma- donna Verona. Ann. Ili, fase. l»). Recueil d'cBuvres de Leo Errerà. Botanique Generale, I-II, Mélanges (Vers et Proses) Bruxelles, 1908-909. Bydherg P. A., Scandinavians wlio have contributed to the know- ledge of the Flora of North America. Eock Island, 1907, {Augu- stana Library Publications, n.° Q), Udden J. A., Report on a geological survey of the lands belonging to the New York and Texas Land Company, Ltd. in the Upper Rio Grande embayment in Texas. Rock Island, 1907 {Angustana Library Publications^ n.° 6). Savastano L., Come si studiano le varietà in arboricoltura. Napoli, 1908 {Boll, deli' Arboricoltura Italiana, Ann. IV, 1908). — I precursori della Patologia vegetale (Prolusione). Napoli, 1909. {Idem, V. 1909). — Note di patologia arborea. Napoli, 1908. {Idem, Anno I e IV, 1905 e 1908). Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta. Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successore. 1909. Ottobre. N.° 7. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Riunione straordinaria in Padova (23-24: settembre 1909) . . . Pag. 131 Baccarini P. — Sui micozoocecidi od " Ambrosia gali en „ . . . „ 137 Baksali e. — Scabiosa piumosa S. et S. nuovo inquilino della flora italiana „ 1-15 Barsalt e. — Sulla diffusione dell' Erigeron Kartvinshganus DC. in Toscana n 147 Cannarella P. — Flora urbica palermitana (Centuria II). . . „ 172 Gabotto L. — Una nuova stazione del Cheyophyllum bulbosum L. „ 147 Goiran a. — Alcune notizie relative a specie o forme di gra- minacee nizzarde e veronesi „ 148 GoiRAN A. — De Cyperis agri nicaeensis „ 186 Grilli C. — Sul Callopisma luteo-aìbuin var. lacteum Mass. . . „ 152 MicHELETTi L. — Muschi dell'Eritrea „ 154 MiCHELETTi L. — SnlV Erynyiiim ciinpesfi-e L. var. niegucepha- lum Pouz., varietà nuova per l'Italia, e su altre varietà e forme della stessa specie, in parte non descritte prima d'ora. „ 156 MoNTEMARTiKi L. — Contributo allo studio della nutrizione mi- nerale delle piante „ 162 Saccardo P. a. — Da quale anno debba cominciare la validità della nomenclatura scientiiìca delle crittogame „ 167 Ugolini U. — La Kochia trichopìiylla inselvatichita nel Bre- sciano (Frac, i-erb.) „ 191 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA (23-24 SETTEMBRE 1909). Presidenza del Presidente Baccarini. In occasione del III Congresso della Società italiana per il Pro- gresso delle Scienze, la riunione di settembre della Società Botanica ha luogo presso il R. Istituto Botanico di Padova nei giorni 23 e 24 settembre. Sono presenti i soci Baccarini, Béguinot, De Rosa, De Toni, Eormiggini, Forti, Minio, Montemartini, Morini, Pirotta, Saccardo, Travex-so, Tropea, Trotter, Ugolini. Vi assistono pure i ProfF. Pavarino e Scotti. Scusano l'assenza: Arcangeli, Bertoloni, Borzi, Cavara, Colozza, Fiori, Jatta, Levier, Marcliesetti, Miche- letti, Pampanini, Passerini, Pavolini, Sommier, Bull, della Soc. boi Hai. 10 152 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA Alle ore 9 il Presidente Prof. Baccarini, assistito dal Vice-Pre- sidente Prof. Pirotta e dal Prof. Saccardo, apre la seduta. Funge da Segretario il Prof. Traverso. De Toni chiede sixbito la parola per proporre un voto di plauso al Prof. Saccardo che da 45 anni dedica la sua mirabile attività agli studi botanici e che in questa occasione accoglie la Società botanica nell' Istituto eh' egli dirige. Baccarini si associa alle parole del Prof. De Toni, sicuro di interpretare il sentimento di tutti i convenuti e propone che il Prof. Saccardo assuma l'ufficio di Pi'esidente dell'attuale riunione. L'assemblea applaude. Saccardo ringrazia, commosso per tanta dimostrazione di stima e di affetto, e dà la parola al Prof. Baccarini perchè riferisca in merito alla progettata ristampa delle opere di Delpino. Baccarini ricorda la proposta del Prof. Cavara ed espone i risultati delle trattative fatte dalla presidenza della Società presso la famiglia dell'illustre Estinto o presso i diversi Ministeri dai quali si spera poter ottenere qualche aiuto finanziario. Saccardo chiede se la Società intende ristampare tutte le opere Delpiniane, il che sarebbe certo il modo migliore per onorare la memoria del grande nostro biologo. De Toni raccomanda che nella pubblicazione si segua un ordine sistematico piuttosto che l'ordine cronologico, in modo che even- tualmente sia possibile, a chi lo desidera, acquistare soltanto una parte dell'opera relativa ad un determinato argomento. Baccarini e Pirotta rispondono che le osservazioni dei soci Saccardo e De Toni si possono per ora accettare solo come racco- mandazioni, in quanto non è ancora precisato il piano dell' opera, la cui redazione venne affidata al Prof. Borzi che del pensiero Del- j)iniano è il più fedele interprete. Il Presidente Saccardo invita quindi il Prof. Baccarini a riferire su quanto riguarda la Sessione per il 1910. Baccarini rammenta ai soci presenti l' invito del Prof. Cavara per una riunione della Società a Napoli dove, nel settembre del prossimo anno, si festeggerà il centenario della fondazione dell'Orto Botanico e si faranno grandi feste in memoria del Prof. Cavolini. Comunica pure una lettera del Presidente della Sociétó Botanique de France colla quale si invita la nostra Società a tenere una ses- sione comune sulle Alpi Marittime, verso la fine di luglio, allo scopo di fare alcune escur.sioni botaniche, delle quali il Prof. Bac- carini legge anche il piano proposto. Dopo alcune osservazioni dei soci Pirotta, Saccardo, Baccarini, De Toni ecc. si stabilisce di tenere la riunione del 1910 a Napoli e nello stesso tempo di accogliere l'invito della consoi-ella di Francia prendendo parte anche alle escursioni sulle Alpi Marittime. Baccarini, a nome dell'Economo, presenta il bilancio consuntivo della Società per il 1903 e legge la seguente relazione dei Sindaci : RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 133 Egregi Consoci della Società botanica italiana. Chiamati dalla vostra fiducia, abbiamo esaminato il Bilancio con- suntivo al 31 Dicembre 1908, della nostra Società, e ne abbiamo desunti i seguenti resultati : Per il Conto Cassa troviamo un'entrata superiore di L. 1,006.35 e l'uscita pure superiore di L. 2,371.03, con un resto di cassa al 31 Dicembre 1908, di L. 324.29, inferiore di L. 594.28 cioè a quello al 31 Dicembre 1907. Per il Conto Patrimoniale poi troviamo nel Patrimonio sociale una diminuzione di L. 612.94, in. quanto clie al 31 Dicembre 1907 ammontava a L. 19,922.06 mentre al 31 Dicembre 1908 ammonta a L. 19,309 12. L'aumento dell'Entrata di Cassa è dovuto principalmente a rim- borsi di anticipazioni e alla vendita di pubblicazioni a contanti, mentre quello dell'uscita è da riscontrarsi quasi esclusivamente nelle spese per le pubblicazioni. Nello Stato Attivo poi, mentre si hanno in notevole aumento i titoli: Crediti 'per quote sociali, Crediti per ahbiionamenti e vendite di pubblicazioni, Crediti j^er contributo tavole, estratti ecc. Crediti per ces- sione di periodici, Stampa Appendice, Estratti (R, Istituto Botanico Fio- rentino), sono pure in notevole diminuzione i titoli: Crediti verso Banche, Resto di Cassa, Deposito spese pel Giornale, Valore dei mobili e suppellettili. Valore delle pubblicazioni della Società in deposito, e queste sono le ragioni che determinano la diminuzione del Patrimonio sociale, non potendosi tener conto degli insignificanti aumenti verificatisi nel passivo. Il Bilancio è regolarmente compilato e corredato dalle analoghe giustificazioni. Solo ci permettiamo fare osservare: 1.0 Che per quanto riguarda la Flora Crittogamica, non essen- doci stato fornito un particolare Bilancio, non abbiamo potuto for- marci un concetto esatto dello Stato attiro e passivo. 2.0 Che per quanto riguarda gli ammortamenti del mobilio, della Biblioteca sociale e soprattutto dello stock delle pubblicazioni, ci sembrerebbe cosa prudente il dar loro un ancora maggiore ammor- tamento. 3.0 Che infine, j^er quanto riguarda la tenuta dell'Amministra- zione, sarebbe utile ripetere alle partite del Giornale il numero della relativa giustificazione, per risparmio di tempo e fatica a chi deve verificarlo. Vi invitiamo frattanto ad approvare il Bilancio tale quale è stato presentato. Fiduciosi di avere esattamente corrisposto all'ufidcio di cui voleste onorarci, vi ringraziamo. Dott. L. Pampaloni Dott. G. BargaCtLI-Petbucci. 134 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA Prendono la parola i soci Saccardo, Pirotta, Traverso, per alcuni schiarimenti e per raccomandare che prima di sospendere l'invio delle pubblicazioni periodiche si invitino i soci a mettersi in cor- rente coi pagamenti mediante un cartellino da unirsi al fascicolo di giugno del Bullettino. — Dopo di che il consuntivo 1908 viene approvato dall'assemblea. Il Presidente dà quindi la parola al Dott. Traverso perchè riferisca sull'andamento della Flora italica cryptogama. Traverso comunica che per quanto riguarda i Funghi si procede con regolarità e sollecitudine, tanto che si hanno sempre mano- scritti pronti da passare alla tipografia. Per le Alghe si è pubblicata il volume che tratta delle Floridee ed ora si spera di aver pronto fra breve il manoscritto delle Feofìcee cui attende il Prof. De Toni mentre il Dott, Forti sta preparando il manoscritto relativo alle Diatomee. Per le Clorofìcee finora non si è iniziato il lavoro. La stampa dei Licheni, di cui si è già distribuito pure un fascicolo, procede regolarmente. Per le Epatiche il Prof. Massalongo promette di consegnare quanto prima il manoscritto e cosi il Prof. Pirotta per le Pteridofite. Nulla si sa dei Muschi, per la elaborazione dei quali sarà forse opportuno ricorrere a qualche altro collaboratore. Forti osserva che alcuni gruppi di Alghe verdi presentano gravi difficoltà, non essendo stati fino ad ora studiati in Italia, e quindi la loro elaborazione andrà un pò in lungo. Traverso passando alla parte finanziaria dell'opera annuncia che fino ad oggi si hanno le seguenti sottoscrizioni : Per tutta 1' opera abbonati 86 per copie 98 » i Funghi » 20 » » 22 » le Alghe » 3 » » 3 » i Licheni » 4 » » 4 numero che andrà senza dubbio aumentando mano mano che si completerà la pubblicazione di qualche parte. Il bilancio della Flora cryptogama si può per ora cosi riassumere. Dal 1." Settembre dell'anno scorso al 31 Agosto di quest'anno si ebbe un aumento di n.» 2 associati all' Opera intera, n ° 8 ai Funghi, n." 1 alle Alghe. La previsione fatta nella relazione prece- dente, che cioè in due anni si potesse aumentare gli associati del n.o di 25 circa occorrenti per bilanciare le sj^ese colle entrate, era un poco troppo ottimista, perchè continuando 1' aumento degli as- sociati nella stessa proporzione occorrerà almeno un anno di più per raggiungere il vagheggiato pareggio. Ad ogni modo 1' esito finanziario della pubblicazione resta assicurato. La cassa della Flora Crijptogama dovette far fronte a s^jese piut- tosto forti per pagare la Tipografia ed i clichés e non bastando le entrate, il Consiglio dovette autorizzare il prelevamento di L. 1000 dal fondo di riserva. Il bilancio dell'entrata ed uscita della Flora Cryptogama sarà pre- sentato dal Cassiere, unitamente al bilancio sociale del 1909. RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 135 Saccardo raccomanda die si faccia maggiore reclame all'opera, diffondendo fogli di saggio o condizioni di associazione. Esaurita la discussione sopra gli argomenti all'ordine del giorno, si passa alla presentazione di lavori. Trottkr presenta alcuni esemplari di Euphorbia cernua Coss. et Dur., nuova acquisizione per la flora italiana, anzi per la flora euro- pea. È una specie la quale fu scoperta e descritta ancora nel 1862, ma che, sino ad oggi, non aveva come area distributiva che la sola regione centrale montuosa dell'Algeria. Gli esemplari italiani furono scoperti dal Prof. Trotter nei querceti della valle dell' Ofanto presso Aquilonia (Avellinese) in suolo fortemente argilloso. Brizi domanda se questa E. cernua è abbondante e se si trova in vicinanza di coltivazioni. Trotter risponde che si trova in discreta quantità e che proba- bilmente essa è sfuggita a precedenti raccoglitori causa la grande somiglianza con E. falcata ed il suo rapido sviluppo. Egli crede poi si tratti di pianta indigena e non importata. Béguinot ricorda che in questi ultimi anni furono scoperte in Italia altre Euphorbia nuove o sfuggite finora ai fioristi. MoNTKMAKTiNt riassume un suo « Contributo allo studio della nutrizione minerale delle ^Diante ». BéCtUInot, dietro permesso del Presidente, offre ulteriori schia- rimenti su di una comunicazione sull' « elicomorfismo come sorgente di polimorfismo nelle piante erbacee perennanti » presentala in una seduta della Società per il Progresso delle Scienze e mostra i mate- riali culturali, richiamando specialmente l'attenzione sui risultati ottenuti con Ranunculus aser, Althaea officinalis, Diplotaxis tenui/olia e D. miiralisy Brunella laciniata, ecc. Riassume poi i risultati di lavori in corso, soffermandosi special- mente su quello relativo al polimorfismo di Stellarla media su cui sta preparando una completa monografia. Quanto al poligono di variazione del numero degli stami che nella pianta tedesca, secondo il lavoro del Reinohl, presentasi quasi costantemente bivertice con i valori maggiori in corrispondenza del 3 e del 5 e con una depres- sione in corrispondenza del 4, nella pianta italiana e limitatamente alle forme più tipiche, è normalmente univertice, ora con la moda 3 ed ora con la moda 5. Baccarini domanda se non per caso, secondo 1' interpreta,zione data da molti, tale comportamento riveli nella pianta italiana la coesistenza di due forme o razze, una colla moda del 3 e 1' altra colla moda del 5. Bécìuinot risponde che non è facile precisare se tale fatto debbasi al metodo della raccolta dei dati, che egli critica, oppure al fatto che la pianta tedesca trovisi allo stato di variazione discontinua. Non esclude poi che nella pianta italiana si presentino dissociate due razze (non rilevabili del resto per altri caratteri) che siano tuttora in stato di combinazione in quella tedesca e promette, in 136 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA vista dell' importanza dell'argomento, di approfondire la ricerca in questa direttiva. Lo stesso Béguinot fa poi vedere, brevemente illustrandole, le variazioni subite da piante alofile ed igrofile a prevalente sviluppo omoblastico in seguito a cultura in suolo dissalato ed in stazioni asciutte. — Presenta quindi una Nota tendente a rivendicare a P. S. Boccone la priorità di alcune idee e di alcuni dati di fatto sulla caduta e persistenza delle foglie, ed annuncia di aver iniziato lo studio della flora delle isole Tremiti da lui visitate qualche anno fa. Trotter, a nome dal « Comitato prò flora italica » legge lo Statuto ed il Regolamento elaborati da esso Comitato e chiede che vengano pubblicati nei periodici della Società Botanica. Fanno osservazioni e chiedono schiarimenti in proposito i soci Baccarini, Pirotta, De Toni, Saccardo, dopo di che se ne approva la stampa. Baccarini presenta un suo lavoro relativo alle galle ^eììa. Capjjaris sinuosa, a proposito del quale fanno alcune osservazioni Trotter, Sac- cardo e Traverso. Lo stesso Baccarini presenta un altro su.o lavoro sullo sviluppo di una nuova specie di Lasiodiplodia. Prendono la parola i soci Pirotta e Trotter mettendo in rilievo diversi stati di sessualità o di pre- sunta sessualità dei Funghi e discutendo sulla interpretazione che qualche autore ha voluto dare alla coniugazione delle ife conside- randola come un atto sessuale. Saccardo riassume una sua Nota relativa alla data dalla quale dovrebbe cominciare la nomenclatura dei Funghi e delle Crittogame in genere e chiede che tale Nota venga stampata anche negli Atti dello Società. Dopo brevi osservazioni di Forti, Baccarini e Trotter, la stampa è approvata. Béguinot, a nome anche del Prof. Fiori presenta il manoscritto delle schede per le centurie XI e XII della Flora italica exsiccata, ponendo in rilievo due novità che verranno introdotte nell' opera, e cioè l'aggiunta di alcuni clichés che mettano in evidenza le sta- zioni o le associazioni più caratteristiche, e l'aggiunta di esemplari di piante coltivate da semi provenienti dalle stazioni normali. ■ Béguinot presenta pure due Note del socio Col. Michkletti, 1' una riguardante una contribuzione alla Briologia dell'Eritrea e r altra sulle forme italiane di Eryngium campestre, delle quali forme mostra anche il materiale relativo, destinato una copia all' Erbario centrale di Firenze ed una all'Erbario generale di Padova. Baccarini presenta infine alcuni lavori o comunicazioni dei soci Barsali, Gabotto, Jatta, Grilli e Goiran. (*j Dopo di che, non essendovi altro all'ordine del giorno, l'adunanza è sciolta. * Parte dei lavori presentati a questa Riunione, causa la loro mole o perchè corredati da tavole, figureranno nel JS'uovo Giornale. RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 137 P. BACCA RINI. — SUI MICOZOOCECIDII OD « AMBRO- SIA GAL LEN ». Il prof. F. W. Neger in una sua nota recente ^ riassume le osservazioni fatte negli ultimi tempi intorno alla simbiosi tra i funghi e gli insetti, estendendo in modo notevole le nostre conoscenze, non ancora del resto molto ampie e precise, intorno ai rapporti tra funghi ed insetti gallicoli. Egli propone anzitutto di dare a tutti i funghi che vivono nei nidi degli insetti e servon loro di alimento, il nome di Amhrosiapilze (in omaggio al ter- mine di Ainbrosia proposto originariamente dallo Schmidberger alla sostanza di natura fungosa che s'incontra nei nidi dei Bostri- cidi corticicoli e serve loro di nutrimento); e quello di Ambro- siagallen « Galle all'Ambrosia » alle galle iielie quali il fungo partecipa colia pianta alla alimentazione dell'inquilino. Per quanto il termine di Ainbrosia risvegli nel nostro pen- siero delle reminiscenze classiche, non so se, deputandolo a desi- gnare questa singolare consociazione a tre, avrà molta fortuna : a mio modo di vedere esso è troppo oscuro, non chiarisce, anzi non fa neppure intravvedere il rapporto che nella mente del proponente dovrebbe segnalare, e si presta ad equivoci, poiché ad es. qualcheduno, ricordando che vi è un genere conosciutis- simo di Composite chiamato Ainbrosia, potrebbe supporre che i termini Funghi e Galle ali" Ambrosia alludessero a funghi e galle di questa pianta. Il termine di micozoocecidio proposto da me molti anni fa per designare tali formazioni, sarà forse poco elegante: ma è più chiaro; e ad ogni modo è forse desiderabile che posssa esser sostituito da un altro più estetico, ma nel tempo stesso più sug- gestivo di quello recentemente proposto. Io pel primo mi sono occupato di questo tipo di galle nel 1893 ^ e le mie osservazioni sono poi state successivamente con- 1 F. W. Nbgbr, Ambrosiapilze. — Ber. der Deutsch. Bot. Gesell., Bd. XXVI a., 1909, p. 735, tab. XII. * P. Baccarini, Sopra un cixrioso cecidio della Capparis spinosa L., Malpighia, VII, 1893, p. 405, tav. VII. 138 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA fecjnate ed estese dal Trotter,^ che vi ha riferite le galle di A.pru- norwn ed A.Verhasci ; dal Bargagli-Petrucci "^ che ha illustrata quest' ultima galla e dal Neger stesso, che ha sui suoi predeces- sori il merito di aver cercato con ricerche metodiche di stabi- lire a qual tipo, anzi a qual genere appartenga il fungo che vive in simbiosi e serve di alimento alle Asphondilia delle galle di Coronilla Emerus, Sarothamnus scoparius e Verbascwn. I miei tentativi di cultura nel 1890 col fungo delle galle del Cappero non furono fortunati, ed il Bargagli-Petrucci non ebbe occasione di fare queste prove colle galle di Verbascum che egli ha illustrate. II Neger, sia per questa galla e per quella affine di Scropliu- laria, che per quelle di Coronilla e Verhascum, sarebbe giunto alla conclusione che si tratta di funghi del genere Phoìna: ma io ritengo che un simile risultato non sia da ritenersi ancora definitivamente sicuro e che ad ogni modo non sia generaliz- zabile in modo assoluto. Le conclusioni del Neger si fondano sopra argomenti di natura indiziaria e deduttiva, i quali hanno certo un grande valore; ma non possono eliminare ogni dubbio. La decisione assolutamente sicura al riguardo non si potrà avere che quando si giunga a ricostituire sperimentalmente la galla, partendo dai germi dei tre simbionti ed unendoli assieme. Ed a gettare un' ombra di dubbio sulla certezza dalle sue conclusioni sta il fatto che egli stesso accenna alle difficoltà di istituire cul- ture pure, giacché (p. 745) in molti casi egli dice ivuclis das Mycel nielli aus, in vielen Fallen aher erhielt idi melir oder weniger reine KuUiiren. Es ist leicht einzusehen, dass Irotz aller angewandler Vorsicht .... bei der Abimpfung hie und da ein fremder Keim mii eingefuhrt wurde. Non mi ero trovato in una situazione differente io stesso nel 1893 all'epoca dei miei tentativi di caltivare il fungo della mia galla, ed è questo il mo- tivo pel quale nella mia nota sopracitata non mi fermai gran fatto su tali tentativi. ^ A. Trotter, Ricerche iatorno agli Entomocecidii della Flora italiana. N. G. hot. it., 1900, voi. VII, p. 197. A. Trotter, Galle della Penisola balcanica ed Asia minore. Ibidem. 1903, voi. X, p. 15 e 222. 2 G. BARaAGLi-PETRUOCl, Il Micozoocecidiu del Verbascum. Ibidem. 1905, p. 709. KlUXIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 139 Anche io operavo incidendo le galle giovani e tuttora chiuse, e trasportando o dei pezzetti di tessuto profondo ricco di micelio nei substrati culturali: soltanto che il mio micelio è stato quasi sempre sterile ed ha sempre finito col decomporsi, mentre nel caso del Neger ha fruttificato. Il fatto che le galle vuote e seccate sui rami o sternate al suolo hanno dei Phoma diversi da quelli che vivono sulle altre parti morte della pianta ha un valore relativo, e può acquistarne solo in relazione coi risultati delle culture, perché ognun sa quanto i Phoma siano comuni in natura sui rami ed i frutti secchi, e quanto la natura del substrato influisca sulla loro forma. Nel caso del Capparis la galla non giunge a seccare, poiché al momento delle antesi il fiore più o meno bene si apre e l'ovario, che non viene quasi mai grave- mente compromesso, si trasforma nel frutto; mentre gli involucri fiorali e gli stami avvizziscono, marciscono e si disgregano rapi- damente. Io ho riesaminato in questa occasione un mio vecchio libretto (li appunti riferentesi a quelle osservazioni e non vi ho trovato alcun accenno a comparsa di Phoma nelle culture od alla super- ficie delle spoglie fiorali raccolte in campagna: bensi parecchie annotazioni riferentisi a forme saprobiogene, quali un Mucor, il comune Penicilliiim glaucum, un AspergiUus giallo-verdastro, una Sten'gmatoci/stis bruna: ed un Cladosp07v:i(,m che io ho per un momento sospettato di rappresentare una forma di frut- tificazione del micelio della galla, in base ad una continuità anatomica del micelio che ora non oserei più sostenere; sia perché diffìcile a comprovarsi in modo rigoroso ; sia perchè si trattava, come io del resto ho chiaramente indicato (1. e, pag. 412), di un caso isolato; sia perché quest'anno nei nu- merosissimi fiori osservati non mi si é presentato afiatto tale reperto. Ho voluto ora riprendere i tentativi, e grazie alla cortesia del prof. Buscalioni e del suo aiuto dott. Muscatello ho potuto avere ripetutamente del materiale fresco da Catania. Le difficoltà di istituire delle culture pure con fette di tessuto della galla del Cappero sono più gravi che per la Coronilla ed il Sarothamnus; poiché i suoi fiori teneri e succosi si alterano facilmente, si pre- stano male al trasporto, e si coprono di una multiforme vegeta- zione di muffe e di bacterii. Tuttavia io ne ho potuti avere 140 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA un certo numero ben conservati, specialmente dalle spedizioni fatte, avvolgendoli nel cotone asciutto. Come substrato culturale mi sono valso principalmente di un decotto di fiori di cappero solidi Qcato con agar-agar ed accura- tamente sterilizzato. I pezzetti di galla ricavati dalle sue parti più nascoste, con bisturi sterilizzati alla fiamma, erano introdotti nelle provette d'assaggio o nelle bottiglie di Erlenmeyer contenenti il decotto. In un altra serie di culture sono ricorso direttamente alle Asphondilia od al loro icneumone raccolti al momento della sciamatura. Questa nei fiori recisi avviene ad ogni ora del giorno: ma è più abbondante al mattino ed alla sera, ed è facile sor- prendere gli insetti al momento della uscita: le pupe difattosi avanzano alla superficie della galla (che in questo momento è molto rigonfia, perchè gli involucri fiorali si dilatano mettendo a nudo qua e là il feltro di micelio sottostante) scivolando attra- verso l'intreccio fungoso pocoi resistente; e quando sono giunte a sporgere dalla superficie colla metà superiore del loro corpo, si fendono pel lungo e l'immagine s'affaccia dalla fessura. È facile allora afferrarla con una pinza ed introdurla nei tubi di cultura dove le AspondUia per la gracilità delle zampe e l'am- piezza delle ali, s'impigliano ben presto nelT agar e vi restana immobilizzate ; mentre gli icneumoni più tozzi e vigorosi si agitano molto a lungo nel carcere, pur finendo col perirvi anch' essi. Però, non ostante le precauzioni usate, nessuna di queste cul- ture effettuate con insetti è rimasta sterile e pura; il che vuol dire che nell'atto della sciamatura il rapido contatto avuto coi tessuti della galla e colla superficie esterna della pupa è suffi- ciente a caricarla di germi. Da poche di esse ho avuto il micelio sterile, che ho riscontrato invece predominante nelle culture fatte con pezzi di tessuto della galla; e, cosa singolare, questo micelio è apparso più frequente nelle culture collo icneumone che in quella con Asphondilia. I nemici più seccanti di questi tentativi sono stati sempre i bacterii: essi invadono rapidamente il substrato, e nei primi giorni prendono il sopravvento sui micelii ; in seguito però la loro attività si indebolisce e si arresta ed i micromiceti si sviluppano con molto vigore. Il risultato delle mie culture non è stato dal punto di vista dei miceti isolati quest' anno diverso nel suo complesso da quello RIUNIONE STRAOUDINARIA IN PADOVA 141 del 1893: e le forme fungine che ho trovate predominanti sono state tre come allora, e cioè in ordine di progressiva frequenza appunto le seguenti: ' P Una Sterigmatociistis che forma delle placche non molto estese di un colore atro, con micelio ad ifi sottili, dalla membrana incrostata di fìtti ottaeiiri di ossalato di calce: i gonidiofori densi sono lunghi da 0,7 ad 1 mm. col diametro trasversale di 12-16 jj.: le capitazioni coronate di lunghe file di spore raggiungono il diametro di 75-112 /x: la columella interna non supera i 47 /x e la differenza é dovuta agli sterigmi. Le spore nere e liscie rotonde hanno in media 4 ja di diametro. 2' Un Aspergillus che forma sulla gelatina delle placclie rotonde e piatte, bianche dapprima e che in seguito volgono al giallo chiaro ed infine al glMgiastro, quando la produzione dei gonidii é nel colmo. La fruttificazione comincia dal centro e si estende poi a tutta la superficie. Il suo micelio somiglia abbastanza quello della galla del cappero e forma alla superficie dell'agar una densa cotenna. I filamenti gonidiofori misurano 0,5 mm. di lunghezza sopra una grossezza di 9-16 /i: le capitazioni hanno un diametro di 40-50 e la columella interna rispettivamente di 32-40 /x. Gli sterigmi sono tozzi, cilindrici, troncati all'apice, meno densi di quelli della specie antecedente e le spore liscie, rotonde e grigiastre hanno da 3-4 y.. di diametro. Verso la fine della vegetazione, la superficie della cotenna si copre di numerosi sclerozii duri, bruni, lucenti dal diametro di ^3 sino ad oltre '/^ mm. i quali preludono evidentemente alla for- ^ Alle forme predominanti mentovate nel testo devo aggiungerne due che ho incontrate un paio di volte nelle culture e cioè una forma di Fusarium di color rancione, nella quale gli 16. gonidiofori brevi e sottili, raggianti da un centro comune formavano dei minu- scoli pùlvinuli semisferici; ed una forma scleroziale appartenente forse al ciclo di un Nectriaceo a giudicarne dal colore giallo citrino delle placche. Tutto il micelio che la costituiva si è rapidamente coperto di una infinità di minuscoli sclerozii rotondi, duri, lucenti, del diametro di circa V'jmm., i quali finora non hanno dato alcun segno di risveglio. Tanto queste forme che quelle accennate nel testo sono oggetto di studio e verranno illustrate a parte. 142 RIUNIONK STRAORDINARIA IN PADOVA inazione degli ascocarpi ; ma che fino a questo momento sono in riposo. Io ritengo questi due micromiceti come saproflti, ma credo che i fiori del cappero marcescenti sieno il loro substrato natu- rale ; essi sono probabilmente gli stessi, a giudicarne dagli ap- punti e dai miei ricordi, che mi si sono presentati nelle cul- ture del 1893: nessuna delle spedizioni fattemi quest' anno né è stata immune. Basta prendere dei fiori di cappero e metterli in camera umida per vederli ricoprirsene rapidamente. Si spiega cosi la loro frequenza nelle culture. 3" Un micelio ialino a fili tenui che serpeggiano alla super- fìcie della cultura senza approfondirsi e senza formare cotenna. Esso è la continuazione del micelio contenuto nei pezzi di galla adoperati per la cultura, dai quali si stende lentamente nel sub- strato e si innalza nelle camere d' aria sovrastanti la cultura formandovi un vello candido e rado. I bacteri sono i suoi prin- cipali nemici, e dove si sviluppino con abbondanza esso depe- risce rapidamente e muore. Si riesce liberamelo con successivi trapianti in altri tubi o camere di cultura, nelle quali per altro non perde i suoi caratteri e la sua fisonomia. A differenza però delle cul- ture del 1893 io vi ho osser- vate quest'anno una abbon- dante produzione di gonidii ialini a tipo Fiisarium che si staccano all' estremità di gracili rami e che nella loro forma oscillano dal tipo didi- mo a contorno ovale a quello fragmosporeo e falcato (figu- ra e). Essi sono didimi in ef- fetto all'atto del loro distacco dal micelio; ma poi cadendo sul terreno di cultura conti- nuano a crescere e gli articoli originarli si segmentano in due o più loculi ciascuno (figura &). Le dimensioni di queste spore didime non superano le dimen- sioni di 16 u. di lunghezza su 3 di larghezza: mentre quelle te- traseptate possono raggiungere le grandezze di }j. 40-4. RIUNIONE STRAOUDINAUIA IN PADOVA 1^3 Oltre a questi conidii si producono ancora all'estremo dei fili od anche intercalamente delle clamidospore jaline a membrana inspessita e lucenti (fig-. a). Ne riporto le figure perchè risulti più evidente la loro somiglianza colle forme gonidiofore che ho trovate tappezzare le camere di incubazione di talune galle rac- colte al Simeto, [1. e, tav. Vili, fig. 7] e le clamidospore che si formano sui micelii delle vecchie galle e che pure ho figurate in quella mia nota (tav. Vili, fig. 5). Non è forse inopportuno rile- vare la somiglianza di queste strutture con quella di taluni funghi incontrati da me ' sui cadaveri mummificati della Filos- sera della vite (forma gallicola) e con altri isolati dal Petri dalle radici filosserate di vite ^. Queste clamidospore e questi conidii a tipo di Fmarium sono propri! di molti Ipocreacei, ma compaiono anche nel ciclo di sviluppo di tanti altri miceti non appartenenti a questa famiglia, che io reputo molto azzardato trai-ne delle conclusioni sulle affi- nità sistematiche del fungo; giacché neppure in questi nuovi tentativi io sono riuscito ad ottenere alcun' altra forma di frut- tificazione più decisiva. I gonidii di tipo Fiisariit/n danno ori- gine ad un micelio che si comporta allo stesso modo di quello che li ha prodotti. Io ho anche tentato quest'anno di coltivare le clamidospore; ma senza alcun risultato ; come del resto è successo anche al Neger per quelle tratte dai suoi reperti ; e del pari senza risul- tato sono stati i miei tentativi di inoculare il fungo sul cappero. I rami in fiore ed i fiori isolati di questa pianta mal si conservano anche per pochi giorni distaccati dal ceppo, e questa é probabil- mente la causa principale dell' insuccesso dei miei tentativi. Con- verrà preparare delle piantagioni di Cappero nell'Orto dell'Isti- tuto, onde poterle avere vegete e pronte al momento opportuno. Io ho avuto in questi ultimi giorni l'opportunità di esaminare le galle di C. Emeras e di S. scoparias, grazie alla cortesia del prof. Neger che me ne ha communicate alcune; ed ho avuto occa- sione anche di rivedere quelle del Verbascum sopra esemplari ^ P, Baccauini, Intorno ad alcuni miceti parassiti nella filossera della vite, Bull. Soc. hot. it., 1908, p. 10. ^ L. Petri, Studii sul marciume delle radici delle viti filosserate. Roma, 1907, p. 41 e seguenti e figure nel testo. 144 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA raccolti a Longarone dai doti. Minio e Pampanini. Dal confronto dei relativi micelii io ritengo che si tratti di due tipi di funghi differenti. I miceli del Capparis e del Verbascum hanno le stesse caratteristiche; quelle cioè di essere costituiti da un fitto intreccio di ifì delicati, sottili ed a membrane perfettamente incolore (la mia ipotesi avanzata del resto molto dubitativamente diciotto anni fa che il micelio della galla del Cappero potesse appar- tenere ad un Cladosporiitm la ritengo ora infondata) e che non anneriscono mai in nessuna fase della loro vita; quello delle galle descritte dal Neger cogli ifl robusti ad articoli brevi e le membrane brune ha un carattere prettamente deraazieo, il che avvalora la ipotesi del Neger che appartenga cioè al ciclo metagenetico di un Phoma. Le clamidospore moniliformi delle galle di Saro- tìiaìnnus e Coronilla si formano regolarmente allo estremo di ifi riuniti in uno strato pseudoparenchimatico compatto; mentre nel caso del Cappero e del Verbasco sono lontane dall' assu- mere una regolarità cosi grande ed una posizione cosi costante : esse sono assolutamente sporadiche. Lo strato pseudoparenchi- matico delle galle di Sarothamnus e Coronilla, dal quale si allungano le clamidospore e che veduto nelle sezioni dà l'idea di un tessuto a palizzata tappezzante la galla, manca nel Cappero € nel Verbasco: l'intreccio degli ifi non assume in alcun punto alcuna orientazione ed alcuna struttura particolare, salvo a ridosso della superficie degli stami o dei petali, sui quali si distende in un fitto tappeto assorbente che invia qua e là dei filamenti austoriali tra le cellule epidermiche e tra le sottostanti. Secondo i dati del Neger egli avrebbe ottenuto dei picnidii di Phoma anche del micelio delle galle di Verbascum, che ha pure tanta afl^nità di struttura con quello delle galle di Capparis, ed io ritengo che quel risultato debba ancora venir confermato e la cultura di questo micelio provata di nuovo. Esso a mio av- viso ha più i caratteri del micelio di un Nectrioideo che di uno Sferioideo e quindi di un PJioma. Il diverso comportamento del micelio del Capparis nelle mie culture avvalora questo dubbio e non contraddice ancora l'ipotesi formulata altra volta da me, che il micete della galla di cappero in seguito al suo adattamento alla simbiosi col Ceci- domiide ha subita una profonda limitazione nella originaria facoltà •di sporificare. RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 145 Forse nelle formazioni simili del Verbasciiìn questa degra- dazione é meno avanzata e riuscirà possibile per loro mezzo identificare la specie del commensale: ma al punto al quale stanno le cose io ritengo che le conclusioni del Neger, il quale tende a riferire al genere Pìioma tutti 1 Funghi commensali delle Asphondilìa, sia ancora prematura, e che ulteriori ricerche sieno ancora necessarie per chiarire anche questo punto della biologia di questa singolarissima simbiosi. E. B ARS ALI. — SCABIOSA PLUMOSA S. ET S. NUOVO INQUILINO DELLA FLORA ITALIANA. Insieme ad alcune piante raccolte nel giugno decorso dal custode di questo Orto botanico nei pressi di S. Giuliano, ve ne fu una che attrasse la nostra attenzione sebbene a prima vista potesse scambiarsi con alcuna delle comuni Scabiosa della nostra Flora. Benché la detta pianta per l'avanzato sviluppo fosse priva delle foglie radicali ed in parte dei fiori, pure le foglie supe- riori ed i resti delle infiorescenze non lasciarono alcun dubbio trattarsi di una Scabiosa; in altri esemplari in frutto il calice setoloso e l'involucretto costato confermarono doversi riportare tal pianta a detto genere ed alla sez. Pterocephalus e con tutta probabilità alla S. piumosa S. et S. Confrontata con gli esemplari contenuti nell'Erbario dell'Orto Pisano e raccolti da Bianche in Siria sul Libano presso Saula, da Heldreich del M. Hymettus e da Kotschy del M. Elbrus e con quelli esistenti nell'Erbario centrale di Firenze, crediamo poterla sicuramente riferire alla specie suddetta. Linné per primo dette una breve diagnosi di questa pianta assegnandole il generico Knaulia, Coulter nella sua memoria sulle Dipsaceae la riportò al genere Pterocephalus di Vaillant e De Candolle la riferisce pure a questo genere ; Sibthorp e Smith nella loro « Flora graeca » la riportano giustamente al genere Scabiosa, mentre recentemente De Halàcsy nel « Conspectus Florae (rrecae » torna a tenere distinti questi due generi; Bé- guinot nella « Flora analitica d'Italia » divide il gen. Scabiosa in quattro sezioni, delle quali la prima è la sez. Plerocephalus 146 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA e di questa solo una varietà della S. bracMaia S. et S. è rap- presentata in Italia, a questa adunque si deve aggiungere la la nostra pianta. L'area distributiva di questa specie è invero assai limitata, infatti fu rinvenuta nelle regioni collinose e montane della Macedonia, dell'Attica, della Tessaglia, di Samos e Creta, della Palestina, dell'Assiria; in altre parole: la Grecia, la Siria, la Persia sono la sua patria ; a queste località si può ora aggiun- gere l'Italia e di questa, per ora, una soia località della Toscana,, cioè, Caldaccoli a S. Giuliano (Pisa), nei luoghi sassosi montani; ma non sarà improbabile che possa rinvenirsi anche nell'Italia meridionale ed in molti dei luoghi del bacino mediterraneo che presentano terreno e clima adatto alla sua vita. I caratteri che distinguono la S. piumosa dalle specie pros- sime, perciò che ho potuto rilevare dagli esemplari posseduti ^ possono cosi riassumersi: Fusto erbaceo, eretto, pubescente e poco viscoso, più o meno ramoso (2-5 dm.). Foglie inferiori oblunghe, crenato-dentate o lirate, ristrette in picciolo, le superiori pennato-partite, quasi sessili con 3-5 lacinie lanceolato-lineari, lacinia terminale mag- giore quasi il doppio delle altre, tutte pubescenti. Capolini emi- sferici muniti di brattee lanceolate, intere, pubescenti, subeguali alla corolla. Involucretto irsuto, cilindraceo con 8 coste alternanti con 8 fossette dalla base all'apice ove è troncato e munito di sottile dentellatura. Calice brevemente stipitato fornito di 10-13 setole piumoso-ciliate, eretto-patenti, lunghe poco più dell'invo- lucretto. Corolla rosea, nel margine atropurpurea. Circa l'introduzione di questa pianta varie possono essere l'ipotesi, ed una fra queste probabili si è che: nella località suddetta vien portato il carbon fossile per i forni della calce, e questo proviene dal porto di Livorno; non può sembrare strano che in quel porto, le piccole imbarcazioni che servono al discarico delle merci provenienti da varie localftà, possano- essere il tramite di importazione di tale e di altre piante; si potrebbe anche pensare se essa non fosse sfuggita da qualche giardino ove sieno coltivate Scabiose venute dall'estero, ma ciò è meno probabile data la sua area ristretta, presso le cave, e di più il non esservi giardini ove si fanno speciali coltivazioni. Pisa, E. Istituto Botanico, settembre 1909. RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 147 E. B ARS ALI. — SULLA DIFFUSIONE DELL' ERIGERON KARWINSKYANUS DC. IN TOSCANA. Nella Flora analitica d'Italia di Fiori, Paoletti e Béguinot, V Eriger on Karwinski/anus è ricordato come pianta inselvati- chita in Italia: in Piemonte, Lombardia, Nizzardo, Liguria, e Caserta (clr. Béguinot in FI. Ital. exsicc n. 674) e ad Amalfi; a queste località dobbiamo aggiungere anche la Toscana. Già da vario tempo detta pianta è coltivata nell'Orto botanico di Pisa e mai fu rinvenuta al di fuori; il prof. Arcangeli in una passeggiata nel giugno decorso nei dintorni della citta incontrò la detta pianta lungo un fossetto della Via di Circonvallazione fra Porta a Lucca e la Barriera alle Piagge. In una mia visita alle Alpi Apuane nel luglio rinvenni il suddetto Erigeron sopra alcune rupi ombreggiate e fresche a Seravezza e (^ua e là in vari luoghi lungo il fiume ed i canali che comunicano con questo fino a Pozzi, ove il nostro consocio Rossetti me ne mostrò alcune piante crescenti nei muretti dei canali fabbricati per l'irriga- zione. Seppi poi che questa pianta fu dapprima coltivata in giar- dini privati a Seravezza e di qui facilmente sfuggita nei dintorni ricchi di umidità necessaria al suo sviluppo; il trovarsi lungo i corsi d'acqua e raramente in terreno asciutto o povero di umidità fa ritenere che la sua diffusione avvenga per mezzo dell'acqua, che i semi immersi e galleggianti mantengano la loro facoltà germinativa fino che non si trovano in condizioni atte al loro sviluppo, quali le fessure dei muri o del terreno lungo i corsi d'acqua o negli stillicidi; questo suo modo di pro- pagazione farà si che in alcune località essa possa ampiamente diffondersi e naturalizzarsi da noi. L. GABOTTO. — UNA NUOVA STAZIONE DEL CHERO- PIIYLLUM BULBOSUM L. Segnalo alla Società Botanica la presenza della bella ombrel- lifera nei dintorni e nella città stessa di Casale Monferrato, giacché, anche nella recentissima flora del prof. A. Fiori, nel mentre la si dice trovata nelle vicinanze di Torino dal Ferraris, non si fa cenno di questa località. Bull, della Sor boi. ital. 11 148 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA La pianta in questione veniva già raccolta, da ben oltre un ventennio, dal cav. avv. F. Negri di Casale, il ben noto ed appas- sionato botanico e dal Chiovenda che, a quanto consta, non l'ha però mai ricordata. La regione in cui si trova, va dalla riva destra del Po, fino alle falde collinose oltre Torcello e poi fino a Pontestura da Casale, sempre inerpicandosi sul versante collinoso costeggiante il Po. Più oltre a valle e cioè dove cambia la natura del ter- reno, che da argillo-calcareo si fa eminentemente siliceo o puramente argilloso, la pianta scompare. La si trova comunissima anche fra le mura stesse della città, nei giardini, nei fossati delle fortificazioni ed è conosciuta come un erbaccia infesta, appunto per l'abbondanza degli esemplari e per la sua rigogliosità, che soverchia quella delle altre erbe sia spontanee che coltivate. . La regione accennata, nel mentre rappresenta una nuova stazione da aggiungere alle altre, mi pare sia anche importante per la nettezza dei suoi confini, ciò che sta a dimostrare la predilezione, che direi esclusiva, della pianta, per una data facies di terreno. A. GOIRAN. — ALCUNE NOTIZIE RELATIVE A SPECIE 0 FORME DI GRAMINACEE NIZZARDE E VERONESL I. Una forma o varietà nuova di « Panieum Crus-galli L. ». L' Illustre nostro collega, Prof. P. A. Saccardo, al quale mando un cordiale saluto e vivissime congratulazioni per l'opera ma- gistrale — Cronologia della Flora IloMana — recentemente pubblicata, scopri, come è noto, nei campi arenosi del Trevigiano, ad Arcade, la varietà nodiflora di Setaria viridis (L.) P. B. Questa varietà è stata da me pure rinvenuta nei campi attorno a Verona ed entro la stessa città al Giardino Giusti; ed ora nei dintorni di Nizza. Ora la var. nodiflora non si presenta soltanto nella S. viridis, ma qui nel Nizzardo io la ho pure riscontrata nella S. glauca, nella S. vertiGillata, nella S. am- higua. Recentissimamente poi (28 agosto) esaminando le varia- zioni del proteiforme Panieum Crus-galli, e ciò in vivo et in UIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 149 loco, mi capitò sotto agli occhi una forma mai ossen'ata, e pre- cisamente una varietà nodiflora, la qaale però, nel complesso dei caratteri, non presenta la struttura caratteristica di quella propria alla Setaria, come infatti risulta dal seguente cenno descrittivo: P. Crds-galli L. var. nodiflorum. Spica solitaria, gracili, inferne attenuata spiculisque remotiusculis, longe pe- danculata, pedanculo tenuissimo, in nodo superiore calami tantum insidente, in vagina folti inclusa. Spica longe exserta nutanie. II. Una specie del genere (Paspalum) « Digitarla » forse nuova per la Plora Italiana. La DiGiTARiA DILATATA Coste (Flora ecc., Ili, p. 553) = Pa- spalum dilatatum Poiret = Paspalum platense Spr., originaria ■dell'America, del sud e quasi naturalizzata in più punti del Di- partimento del Varo (Albert), recentemente è comparsa nei luoghi palustri e fra le ortaglie alla sinistra del flume Varo. — Ignoro se sia stata segnalata in altre stazioni lungo la Riviera Ligure ovvero in altri luoghi della penisola. III. Una « Stipa » nuova per il Nizzardo. Quasi in riva al mare fra S}'' Hclène e Carras, in luogo sassoso, (Giugno 1908), ho trovato una bellissima Stipa che quivi cresceva robustamente cespugliosa. Non era certamente alcuna delle specie conosciute del Nizzardo, né rispondeva alle descrizioni delle forme italiane date dalle Flore che io possiedo. Ricorsi pertanto al mio Erbario nel quale il genere Stipa è assai copiosamente rappresentato da specie nostrane ad esotiche, e dai confronti mi parve che la pianta Nizzarda corrispondesse assai bene ad un eseinplare di Stipa intricata Gren. proveniente da Port Juvènal (loc. class ). Per maggior sicurezza la mia pianta è stata sottoposta al" giudizio del Prof. E, Hackel, e l' illustre Agrostologo ha data la seguente determinazione : Stipa Nee- siana Trin. et Rupr. (1842) = St. intricata Godr. Mém. Acad. Montp. (1858). — Questa specie originaria dell'Argentina ed im- portata con le lane è pure comparsa presso Genova come è noto (Conf. Somrnier, B. S. B. I. a. 1904, p. 115). 150 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA IV. Alcune notizie per la « Flora Veronensis» (Supplementum et curae posteriores). 1. Zea Mays L. forma nana. — Luoghi non coltivati della valle di Caprino. 2. Chnjsopogon Gryllus Trin. — Sul Baldo nei monti Gazo è Creta. 3. Penniselitm longtsti/lmn Hochst. sic emeiid. : Pennisetum VILLOSUM Al. Br. 4. Panicum capillare L. Goir., FI. ver., I, p. 22. — Alle sta- zioni citate si aggiungano : Valdonega presso Verona nei semi- nati ; nelle arene in riva all'Adige a Verona tra il ponte della ferrovia e S. Michele. 5. PhalarU canariensis L. — Nella Valdonega presso Ve- rona, fra il frumento, 6. A/rus antiquorum Willd., cresceva lussureggiante in una vasca nel piccolo Orto Botanico del Collegio Nazionale di Nizza, introdottovi dal dott. Adolfo Perez, che vi insegnò Storia Naturale dall' anno 1849, dalla prima creazione cioè dei Collegi nazionali, alla annessione del Contado di Nizza alla Francia (1860j. Si trova alla Villa Hanbury al Gap de la Mortola e nei giardini di Monte Carlo. Sono pure col- tivate quali piante ornamentali: C. alternifolius L., C. alope- CUROIDES Rottb., C. SPECTABii.is Schreb., C. pungbns Boeckel. (Conf. Emile Sau valgo, Flora mediterranea exotica, p. 85-87 j. Nizza, Avenue de la Califovnie, Villa Alice, 11 Giugno 1909. Si dà poi lettura di una breve comunicazione del Socio Ugolini, il quale annunzia di aver trovato largamente inselvatichita nel Bresciano la Kooliia trichopliylla. Questa pianta, introdotta nella regione soltanto da tre o quattro anni come pianta oi-namentale nei giardini privati e pubblici, si dissemina spontaneamente e si mol- tiplica da seme con grande facilità nei siti erbosi, nei binari, ecc. Dopo di elle, non essendovi altro da tz-attare, la seduta è tolta. Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chili successore. 1909. NOTIMBRE. N.° 8. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Bargagli-Petrucci Gr. — Altre osservazioni sopra alcune piante teratologiche di Begonia tuberosa Pag. 195 Bégtjinot a. — Materiali per una Flora delle Isole Tremiti . „ 200 Massaloxgo C. — In moi'te del Prof. Cav. A. Goiran (Proc. verb.J. „ 193 MiCHELETTi L. — Briofìte sicule „ 212 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del 13 novembre 1909. Presidenza del Presidente Baccarixi. Aperta l'aduuanza il Presidente annunzia la dolorosa perdita del collega prof. A. Goiran, uno dei più antichi ed attivi membri della Società, e dà lettui-a della commemorazione scritta dal collega pro- fessore Massalongo, legato al compianto Socio da vincoli di an- tica amicizia. C. Massalongo. — In morte del Prof. Cav. A. Goiran. Il nostro Sodalizio ha fatto recentemente una grave perdita, colla morte del Socio prof. A. Qoiran, avvenuta il giorno 29 ottobre u. p. in Nizza, nella tarda età di circa 76 anni, essendo nato in questa città nell' anno 1835. Compiute a Nizza le scuole elementari, quelle di ginnasio e liceo, in seguito frequentò l'Università di Torino, dove otteneva il diploma per l' insegnamento delle scienze fisiche e ma- tematiche. La sua carriera iniziavasi nel 1859 come professore nella sua patria, più tardi passava successivamente ai licei di Coni, Lodi, Maddaloni, San Remo, e Casale Monferrato. Verso il 1867 veniva Bull, della Soc. hot. Hai. 14 194 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 KOVEMBKE trasferito a Verona presso il E.. Liceo Scipione Maffei, ad occupare quella cattedra di Fisica che un giorno era stata tenuta dal celebre Zamboni ; ed in quest' ultima città, clie fa la sua seconda patria, dopo avervi insegnato per sette lustri conseguiva la pensione. Da circa sei anni soltanto si era ritirato a Nizza dove, dal clima più mite, poteva sperare di riaversi dalle conseguenze di grave malattia che per alcuni mesi lo aveva tenuto a letto durante l'inverno del 1904. Il Qoiran fin dalla venuta a Verona sapeva già quanto rinomata e svariata fosse la flora di questa provìncia, quella del M. Baldo spacialmente, e quanto erano famosi i nomi dei botanici che la illu- strarono, perciò là sua ingenita inclinazione per la botanica qui si risvegliava, e dal quel tempo in poi la ricerca e lo studio delle piante furono per tutta la sua vita la prediletta occupazione. Nessuno dei suoi jsredecessori esplorava a ' scopo di ricercarne piante così diligentemente e minutamente l' intero agro veronese, come nessuno più di Lui era profondo conoscitore della flora di questa regione, che per ben 38 anni fu il campo di battaglia delle sue indefesse ricerche. Nei volumi del « Nuovo Giornale Botanico Italiano », nel « Bullettino della Società Botanica Italiana », nelle memorie dell'Accademia di Verona ed altrove, il prof. Goiran pub- blicava numerosissime contribuzioni intorno alla flora di questa provincia, colle quali faceva conoscere le piante da Lui scoperte e che erano sfuggite alle indagini dei botanici anteriori. Poco fa dava alle stampe la sua « Flora veronensis » la quale, in certa maniera, costituisce la sintesi delle sue lunghissime ricerche, e che contiene la enumerazione critica delle fanerogame spontanee ed inselvati- chite di quella provincia ; opera poderosa da additarsi a modello per la copia di dettagli, e che per questo di certo poche, forse nessuna, delle altre provincie d'Italia può vantare. Nell'occasione del Con- gresso per l'avanzamento delle Scienze tenutosi a Padova lo scorso settembre, presentava un lavoro dal titolo « Graminaceae nicaeenses. Specimen I », il quale figurerà nel prossimo fascicolo del « Nuovo Giornale Botanico Italiano » e rappresenta il primo capitolo di quella revisione critica della flora nizzarda da Lui tanto vagheggiata e che cosi resta fin dal suo inizio sciaguratamente interrotta. Sebbene già carico di anni, anche ultimamente con giovanile ardore era tutto intento nello studio dell' amabilis scientia ; ne sono prova le recentis- sime osservazioni critiche che andava pubblicando intorno a piante non solo del veronese, ma ancora del nizzardo. Collo scritto « De Cyperis agri nicaeensis », stampato lo scorso mese d' ottobre nel Bullettino della Società nostra, chiudevasi par sempi'e 1' attività straordinaria di questo uomo buono e modestissimo, del quale il nome restei-à imperituro nella storia della botanica e dei fioristi veronesi, accanto a quelli immortali dei Calzolari, Pona, Seguier e Pollini. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 195 Sono poi presentati e riassunti i seguenti lavori : G. BARGAGLI-PETRUCCI. — ALTRE OSSERVA- ZIONE SOPRA ALCUNE PIANTE TERATOLOGICHE DI BEGONIA TUBEROSA. ^ Nel Nuovo Giornate Botanico (Voi. XIV, Genn. 1907) ebbi già occasione di descrivere un caso teratologico riscontrato nei fiori maschili di una pianta di Begonia tuberosa (Hort.), e più tardi accennai (Bull. d. R. Soc. Tose. cV Orticoltura) al fatto che i caratteri teratologici di essa si erano riprodotti in altre piante, nate da semi raccolti nel gruppo di Begonie al quale apparte- neva la pianta descritta. I molti fiori teratologici da me esaminati, sulle piante di questa seconda generazione, presentano alcuni ca- ratteri che si possono raggruppare fra loro nel modo seguente: L — Tendenza dell'ovario a divenire Nloculare. Le sezioni schematiche delle fig. 3, 4, 5 e 6 indicano chiara- mente questa tendenza, che si riscontra in quasi tutti i fiori femminili delle piante teratologiche prese in esame, e che è ac- compagnata spesso da una scissione delle ali longitudinali delia linea mediana dei carpelli. Il caso più comune è che una di queste ali si scinda in due o tre ali parallele : nelle sezioni potrà apparire una forma biforcata come nelle fig. 3 e 4, oppure vedremo le tre ali affatto distinte fra loro come nelle flg. 5 e 6. Anche in uno dei rari ovarii triloculari incontrati in queste piante teratologiche si osserva la presenza di tre ali in uno dei carpelli, mentre negli altri due Jion si osserva che una costola pochissimo rilevata (fig. 2). Le placente di questi ovarii anor- ^ Questa nota era già in corso di stampa quando è iiscito l'inte- ressante lavoro dir. Hildebrand: Ueher Bildungsabìveicherungen bei Bliiten einiger Knolhnhegonien (Beihefte zum Bot. Centrbl. Bd. XXV, Abt, I, Heft. 1, s. 81). A chiunque legga i due lavori sarà facile notare quali analogie e quali differenze passino fra i fatti osservati dai due autori. Solo è utile ripetere, a maggior chiarezza, che i fenomeni descritti nella presente nota sono stati osservati esclusiva- mente in piante a fiore semplice e non in piànte a fiore pieno, quindi le forme descritte e riprodotte nelle figure 7-17 si riferiscono ai pezzi del perigonio e più precisamente ai pezzi perigoniali interni. 196 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE mali appaiono irregolari ed assumono nelle sezioni un aspetto quasi ramoso. 2. — Tendenza deirovario a divenire supero. ^ Nella maggior parte dei fiori femminili, l'ovario, sia che esso si conservi triloculare, sia che divenga biloculare, mantiene la , j sua posizione infera ; ho però riscontrati tre fiori //t}-^ notevoli per la posizione Wj\ del loro ovario. Il primo presenta un ovario bilo- culare infero, che sezio- nato potrebbe presen- tare una sezione simile a quella di una delle figure 3-6; ma se esa- miniamo attentamente il fiore al di sopra del perigonio troviamo alla base di uno degli stili un rigonfiamento che sembra rappresentare la parte ovarica (atrofizzata) di uno dei carpelli. In questo caso dunque uno dei carpelli è divenuto supero: gli altri due sono invece rimasti nella loro consueta posizione infera. Il secondo ovario assume l'aspetto di un ovario semi-infero ; il terzo è senz'altro un ovario supero nel quale le loggie sono mal determinate. Veduto di sopra, quest'ultimo ovario appariva aperto nella parte centrale e dalla fenditura si scorgevano le placente. 3. — Tendenza air ermafroditismo. Nel fiore sopra rammentato, ad ovario supero, è degna di nota la presenza di uno stame, breve ma ben conformato, ed inserito al disotto dell'ovario. Anche in qualche altro fiore ho potuto constatare la presenza di stami nei fiori femminili. Ma la tendenza all'ermafroditismo si manifesta forse anche u\ altro modo, nei fiori maschili invece che in quelli femminili, per effetto della formazione, sui pezzi del perigonio, di organi car- 2 Cfr. HiLDEBRAND, 1. c, p. 89 6 fig. 39 e 40. SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DKL 13 NOVEMBRE 197 pelliformi simili a quelli da me già descritti nella mia precedente nota. Bisogna però avvertire che organi carpeliiformi simili si incontrano anche sui pezzi perigoniali dei flori femminili, quindi è da ritenersi che la tendenza all' ermafroditismo, che si mani- festa in questa seconda maniera, non sia che una conseguenza secondaria della carpellomania (se cosi si può chiamare) dalla quale sono affetti i pezzi perigoniali interni dei fiori maschili e femminili. 4. — Tendenza alla formazione di organi car ideili formi sui Dezzi jìerigoniali interni. Descrivendo questo fenomeno nella mia nota precedente scrissi che questo fatto si riscontrava soltanto nei fiori maschili : cosi era infatti nella pianta che manifestò per la prima questo caso teratologico. Nelle piante ottenute da seme, gii stessi feno- meni non solo si sono maggiormente accentuati, come dirò fra breve, ma si sono estesi anche ai fiori femminili. Descriverò dunque i diversi aspetti che assumono tali pezzi perigoniali teratologici dal caso più semplice al più complesso, senza tener conto del sesso dei fiori ai quali questi organi appartenevano. Il caso più semplice è quello già descritto nella mia sopra ricordata nota : alla base del tepalo, sui bordi di esso, si svi- luppa una placenta anomala, specie di cuscinetto di forma va- riabile, la cui superfìcie è ricoperta da numerosissimi ovuli. Al 198 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVKMBKE disopra di queste placente si possono riscontrare delle brevi eresie (fig. 7) : altre volte si ha una eresia molto più svilup- pata sulla linea mediana del tepalo (fig. 8), ed in un caso, al di sotto di questa cresta mediana, ho riscontrata una terza placenta interposta alle due placente marginali (fìg. 10). Nella fìg. 7 il tepalo ha una forma cordaia, ma il margine superiore è concavo leggermente. Invece nelle figure già ricor- date 8 e 10 la concavità è molto più accentuata al di sopra della cresta mediana: inoltre in altri casi, anche quando tale cresta mediana non esiste, si accentua la concavità in modo da dare al tepalo una forma bilobata come nella fìg. 9. Questo aspetto costituisce una forma di passaggio alla fìg. 11 nella quale vediamo formarsi nel mezzo alla concavità del tepalo un vero e proprio organo pistilliforme, costituito da un breve stilo e da uno stigma irregolare. In questo caso la superfìcie dei due lobi del tepalo è assai diminuita. Per la riduzione completa di uno dei due lobi passiamo alla fig. 13 nella quale l'organo stiliforme si é messo in relazione con una delle placente della base del tepalo, per la scomparsa della parte petaloidea di uno dei lobi. L'altro lobo è ancora ben sviluppato e petaloideo, ma una forte riduzione di questo se- condo lobo osserviamo nella fìg. 15 che rappresenta il caso di maggior riduzione della superfìcie petaloidea che abbia potuto osservare. In questo caso però mancavano, o almeno non erano apparenti, le placente basali. ' 5. — Tendenza alla dipariizione di uno dei -pezzi perigoniali interyii, che conduce alla presenza di un perigonio di cinque pezzi. La fig. 14 rappresenta un tepalo interno non più bilobato ma trilobato e fornito, nelle due insenature separanti i lobi, di due organi stiliformi sormontati da stigma. Lo stesso aspetto pre- senta la fìg. 17 nella quale però il lobo centrale è a sua volta diviso in due lobi da una stretta insenatura che si interna lungo la linea mediana. Al di sotto di questa insenatura, e sempre sulla linea mediana, si incontra una cresta, terminata in basso da una placenta intermedia alle due placente marginali. In questo caso possiamo ritenere che coesistano i casi rap- presentati dalle fìgure 10 e 14, e da questa forma passiamo a SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 199 quella della fig. 16 nella quale l' insenatura mediana si è pro- lungata quasi fino alla base del tepalo, dividendo in due parti anche la cresta e la placenta mediana, e giungendo così alla formazione di due pezzi quasi completamente indipendenti (sal- dati fra loro solo per breve tratto al di sotto della placenta) e forniti ambedue di due placente marginali alla base e di un organo stiliforme munito di stigma nella insenatura mediana di ciascun pezzo. Questi sono in succinto i fenomeni osservati nella nuova ge- nerazione di Begonia tuberosa a fiori teratologici da me osser- vata: ho creduto che tali fenomeni fossero tali da meritare di essere menzionati, ma mi limito alla semplice descrizione di essi, senza fermarmi, almeno per ora, sopra alcune riflessioni che pure potrebbero farsi a proposito delle parentele che a questa famiglia vengono attribuite dai diversi botanici. Forse le piante in questione varieranno ancora nelle generazioni se- guenti e potranno tali variazioni completare la serie dei fatti ora da me riferiti, fornendo dati più completi per formulare, in base ad essi, qualche interessante conclusione teorica. 200 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE A. BÉGUINOT. — MATERIALI PER UNA FLORA DELLE ISOLE TREMITI. Nel Luglio 1902, imbarcatomi a Venezia su di un piroscafo della società di navigazione « Puglia » e dopo avere toccato Trieste, Zara ed Ancona, sbarcavo il 14 a S. Nicola e di qui visitava, nel periodo di una settimana, S. Domino, Capperaia e Cretaccio che compongono insieme a Pianosa, die non mi riusci di vedere, il minuscolo, ma interessante, Arcipelago delle isole Tremiti. La stagione era di già molto inoltrata e parte notevole della vegetazione primaverile era del tutto scomparsa o ridotta a frustuli disseccati e perciò di difficile riconoscimento. Tuttavia la pratica acquistata nella raccolta e nello studio delle piante di oltre venti piccole isole italiane (alcune delle quali visitate appunto nei mesi estivi), mi agevolò il compito e potetti fare una messe, se non molto abbondante, certamente non priva di interesse. Mi fu dato, cioè, raccogliere anzitutto la maggior parte delle specie più rare per le Tremiti (Atriplex Halimus, Daphne collina, Ab/ssnni leucadeiim, Silene sedoides, Erica miiì- tiflora^ Lotus creticus, Bupleunim semicompositum, Statice can- cellata, Piantalo suhulata. Pi. Serrarla, Centaìirea Diomedea, C. melitensis ecc.) alcune delle quali (Silene sedoides, Bupleurum semicompositum, Centaurea melitensis ecc.) non ritrovate dai tempi del Gasparrini, che ne fu il primo sagace illustratore. Ebbi, inoltre, agio, trattandosi di isole sin qui assai imperfettamente note nei riguardi della loro vegetazione, di raccogliere un di- screto numero di specie, comprese alcune fra le più comuni ed ubiquitarie, non ancora segnalate o per l' intero Arcipelago o per qualcuna delle sue isole. Fra le specie più rare nuove per il gruppo qui ricordo : Sromns fasciculatìts^ Silene musciimla, Frankenia pulverulenta, Ononis ornithopodioides, Meliloius sul- catus e M. elefjans, 3Ialva parviflora var. microcarpa, Crosophora tinctoria, Linaria commutata, Crucianella latifolia var. monspe- liaca, Onopordon tauricum var. apulum, Carduus corymhosus ecc. e fra le più comuni : Stipa Aristella, Cf/nosiirus ecliinatus, Era- (jrostis megastacìiya, Vulpia ciliata, Tamus commnnis, Papaver SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRI-: 201 lihoeas, Nigella Dnmaficcna, Spariium jancciim, Eirphorhìa Cìia- maesìjce, Sideriiis romana^ Sherardia arvensis, Filago gallica^ Inula graveolens, 1. viscosa ecc. Elenchi, specialmente il secondo, istrut- tivi che stanno a dimostrare quanto siano fin qui imperfette le nostre conoscenze su questi territori ! Era mio vivo desiderio di tornarvi in stagione più propizia e per un periodo più lungo, ma altre ricerche e vari contrat- tempi, me lo hanno sin qui impedito. Per fortuna il R. Istituto botanico di Padova venne nel frattempo in possesso di circa due centurie di specie collezionatevi dal dott. G. Cecconi durante due escursioni zoologiche, che ebbe occasione di compiervi nel Feb- braio e nel Maggio 1906 : collezione importante e per i periodi dell'anno in cui fu riunita e perchè difatto conteneva parecchie novità, il raccoglitore avendo avuto cura di visitare nella se- conda gita anche Pianosa. Il prof. S. Srjuinabol fece pure dono al nostro Orto botanico di un piccolo manipolo di piante da lui raccolte nel Settembre 1900, sopratutto a S. Domino. Finalmente il conte U. Martelli permise che io rintracciassi nel suo pode- roso Erbario le piante da lui collezionate nell'Ai'cipelago in oc- casione di un viaggio botanico nel Gargano nel Maggio 1893. Riserbandomi in altro lavoro di dare notizie ampie e detta- gliale su! complesso del materiale, mi limito nella presente nota a riassumere i principali risultati floristici delle ricerche sin qui da me eseguite e che era tempo, dopo un settennio di non inutile attesa, vedessero la luce. Essi comprendono gli elenchi delle specie nuove per l'intero Arcipelago o per qualcuna delle sue isole, in base al materiale da me raccolto ed annotato nelle collezioni sopra ricordate e tenuto rigoroso conto dei dati sin qui consegnati nella letteratura botanica sull'argomento. ^ ^ Per quanto concerne le fanerogame è limitata, a parte qualche incidentale indicazione di cui sarà tenuto conto nel lavoro defini- tivo, alle seguenti tre note : G. Gasparrini, Descrizione delle isole di Tremiti e del modo come renderle coltive in « Ann. civ. d. Regno d. Due Sicilie, voi. XV, fase- XXX (Nov.-Dicembr.), p. 79-105 » ed in « Giora. d. Atti R. Soc. econom. di Capitanata, fase. Xl-XII (Genn.- Giugn., 1838), p. 101-127 » ; A. Terracciano, La flora delle isole Tre- mili, in «Bull. Soc. Bot. Ital., 1890, p. 383-390»; F. Cortesi, Con- tribuzione alla flora delle isole Tremiti in « Ann. di Bot., VII, fase. Ili (Giugno 1909)", p. 489-502 ». 202 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE Come appare dagli elenchi qui sotto riportati, risultano nuove per l'intero gruppo di isole 110 specie. Sono da aggiungere a S. Nicola 123 entità (comprese le sottospecie e le varietà), a S. Domino 180, a Capperaia 68, a Cretaccio 55 e finalmente a Pianosa 17. Le prime sono precedute dall'asterisco e tutte recano tra parentesi quadre il nome del raccoglitore (Béguinot = Bég., Cecconi = Cecc, Martelli = Mart., Squinabol = Sq.). Avverto da ultimo che la collezione Cecconi fu studiata dal prof. Adr. Fiori e per il cortese suo intermezzo pervenne al nostro Orto Botanico. * * * S. Kieola. Per questa isola sono da aggiungere le seguenti entità : ^ FiLiCES. — * Asplenium Trichomanes L. [Cecc.]. Graminaceae. — *Andropopon hirtus L. subsp. * puhescens (Vis.) [Bég.]. — * Stipa Arisiella L. [Bég.]. — Milium multiflortim Cav. [Bég.]. — *AlopecHrus agrestis L. [Bég.]. — * Poh/pogon monspeliensis DesL [Bég.]. — * Hokus kinatus L. [Bég.]. -- Avena hirsiita Mnch. [Mart.]. — Koeleria phleoides Pers. [Bég.J. — Melica aliata L. var. Magnolii (Gr. etGodr.) [Bég.] — Dactplis glomerata L. subsp. liispanica (Roth) [Bég., Mart., Sq,]. — *Bnsia maxima L. [Bég.]. — Sderochloa rigida P. B. [Bég., Cecc.]. — * Vul'pia aliata Lk. [Bég.]. — Brachypodium Silvaticum P. B. [Bég.]; Bradi. ramosnmK. qì^. [Bég.]. — * LoZmm perenne L. [Bég.] ; * L. strictum Presi. [Bég.]. Cyperaceae. — Carex distachi/a Desf. [Bég.] ; C. glauca Murr. var. serndata (Biv.) [Mart.]. Araceae. — Arum italiciim Mi 11. [Mart.]. ^ Per l'ordinamento^ sistematico seguo in generale quello della « Plora Analitica d'Italia ». Per la delimitazione delle singole specie, da cui qua e là mi allontano, rimando, non essendo il caso in questa nota preliminare di entrare in discussioni che ne avrebbero di troppo aumentato la mole, a precedenti miei lavori o mi riservo di giu- stificarla nel lavoro completo. In questo troveranno pure posto in- dicazioni più dettagliate di località per le specie più. rare e localiz- zate, ritenendo che per le più comuni ed ubiquitarie, data la super- fìcie delle isole, tale nozione sia inutile o per lo meno superflua. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 203 LiLiACEAE. — Oniiihogalum narbonense L. [Cecc.]. — Urginea mantinia^'d.\\.[Bè^.'\. — * Muscari comm«t^fl^Mm Guss.[Mart.]. — Alliiim siibhirsutuìH L. [Bèg., Cecc] subsp. * trifoliatum Cyr. [Mart.]. Iridaceae. — * Gladiolas ser,etìim K.-Gawl. [Cecc.]. Orciiidaceae. — * Anacampiis pi/ ramidalis Rich. [Mart.]. Urticaceae. — * Ficus Carica L. var. * caprifìciis (Risso) [Bég.]. — Ortica urens L. [Bég., Mart.]. Polygonaceae. — *FoLygonam aviculare L. a et var. * Bellardi (AH.) [Bég., Cecc.]. Chenopodiaceae. — Chenopodium album L. [Bég.] ; * Chen. Vul- varia L. [Bég.]. — Suaeda fruticosa Forsk. [Bég., Mart.]. Aizoaceae. — Jlesembri/anthemuìu nodiflorum L. [Bég.]. Paronychiaceae. — Ilerniaria hirsnta L.Ya.r. * cinerea (DG). [Bég.]. Caryophyllaceae. — Spergtdaria atheniensis Asch, a et var. par- viflora Béa-.^ — * Cerastium ghitiìwsnm Fries [Bég.]. — Silene vulgaris Garcke a vesicaria (Sclirad.) f. * anpustifolia DC. [Bég.]; * Silene muscipula L. [Bég., Cecc.]. FR.4.NKENIACEAE. — * Frankenia pulverulenta L. [Bég.]. Cistaceae. — Belianthenmm thymifoliìim Pers. var. * glutinosum (Pers.) [Bég., Mart.]. — Cisius monspehensis L. var. '^affinis (Bert. ili Guss.) [Bég.]. Resedaceae. — Beseda lutea L. [Cecc.]. GR\]GiFEB.A.E. — *Cheira7iihusCheiri L. [Bég.]. — * Diplotaxis mii- ralis DC. [Bég.]. — Baphamis Raphanistrum Boiss. [Cecc.j. — Hutchinsia procumbens Desv. [Cecc.]. Papaveraceae. — * Fumaria offìcinalis L. [Bég., Cecc.]. — * F. se- ratina Guss. in Pari. [Mart.]; F. agraria Lag. [Mart.]; F. ca- preolata L. [Mart.]. — * Papaver Bhoeas L. [Bég., Cecc] ; P. hjbridum L. [Bég.]. Ranunculaceae. — Adonis microcarpusBC. [Bég., Cecc]. — *Fui- nunculus Chius DC. [Mart.] ; * F,. neapolitanus Ten. [Mart.]. Crassulaceae. — Cotìjledon ìiorisontalis Guss. [Bég., Cecc.]. — * Sedum hispanicum L. [Cecc]. ^ Differì a typo, nec non a var. elegante Sar. ap. Bum. et a var. deci- piente Sar, in l. e. {quem habitu refert) pianta exili, saepe pygmaea, ut videtur annua, inflorescentia elongata, decomposita, pedunculis saepe subdivaricafis et longiuscidis et praesertim fioribus minoribus et habitu proprio. Ulterius examtnanda ! 204 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE Ros.^CEAE. — Potentina reptans L. var. ^italica (Lelim.) [Cecc.]. — * Potfirìum Sanguisorha L. [Bèg.]. Leguminosae. — *Ononis pusilla L. [Bég., M2iVX.'\;'*0. reclinata L. a Livnaei Webb et Berth. [Bég.,Mart.]. — '^' Medicago disci- formis DC. [Mart.]; M. lupulina L. [Bég.]; M. minima Gruf. in L. [Bég., Mart.] ; *7)f. truncatula Gaertn. var, '^ trihuloides (Desr.) [Mart.J. — TrifoUnm angustifolinm h. [Bég.]; Tr.sca- hrum L. [Bég.]; * Tr.elegans Savi [Bég.] ; * Tr. iomentosum L. [Bég., Mart.]; * Tr. fragiferum L, [Bég.]; Tr. agrarium L. var. * pseiidoprocHìiihens (Gmel.) [Bég.]. — * Circinus circina- tus 0. Ktze. [Mart.]. — Coronilla Emerus L. [Mart.]. — * Vida peregrina L. [Mart.]. Umbei.liferae. — * Bupleuruni snhoimtHm Lk, [Mart., Cecc.]. — ■jDaiicus gìimmifer Lam. [Bég.]. — Torilis nodosa Gaertn. [Bég.]. — Bifora iesUculata DC. [Bég., Mart.]. — Crithmum maritimum L. [Bég.]. RuTACEAE. — * Unta hracteosa DO. [Bég.J. SiMARUBACEAE. — * AHauthìis glandulosa Desf. [Bég.] . Malvaceae. — Lavaiera eretica L. [Mart.]. EuPHORBiACEAE. — * EupliorUa Chamaesgce L. [Bég.]. Primulaceae. — * Asterolinnm Linum-stellatmn Duby [Bég.]. Gentianaceae. — Eri/thraea Centaurinm Pers. [Cecc.]. — Chiara serotina Koch. var. intermedia (Ten.) [Bég.]. Convolyulaceae. — Convohmlus eleganti ssimus Mill. [Bég., Cecc.]. Scrophdlariaceae. — Verbascum sinuatum L. [Bég., Cecc.]. — LinariaElatineM\\\.s,\ih's,\). * Sieheri{RQ,\\h.) [Bég.]; *L. sptiria Mill. [Bég.]. — Antirrhinnm majus L. var. * angusti foliumVJ'. et Lge. [Bég., Cecc.]. Labiata]"]. — Frasium majus L. [Bég.]. — * Sideritis romana L. [Bég.]. — Ballota nigra L. var. * meridionalis Bég. [Bég.]. — Salvia Verbenaca L. forma [Bég.]. — * Satureia Nepeta Scheele [Bég.]. Rubiaceae. — Rubia peregrina h. var. lucida (L.) [Bég.]. — Galium murale Ali. [Bég.]. — * Sherardia arvensis L. [Bég.]. — Asperula arisiata L. var. flaccida (Ten.) [Bég,]. CoMPOSiTAE. — Artemisia arborescens L. [Bég., Mart.]. — * Inula graveolens Desf. [Bég.] ; *I. viscosa Ait. [Bég.]. — Asterisciis spinosus Gr. et Godr. [Mart., Cecc, Sq.]. — Calendula ar- vensis L. [Bég.]. — Centaurea melitensis L. [Bég.]. ~ Car- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 205 thamns lanatiisL. [Bég.J. — Cardiciis pìjcnocephnlus L.[Mart., Ceco.].— *Card. con/mbosns Ten. [Cecc.]. — *OnopordGn tau- riciim L. A'ar. apuhtni Fiori [Bég.]. — Hedypnois polymorpha subsp. inhaeformis (Ten.) [Mart.]. — *J]rospernmm picroides Schm. [Bég.]; *U. Balechampii Schm. [Ceco.]. — Sonchus asper Hill. var. *pungens Bisch. [Cecc.].; S. oleraceus a ìevis f. '^tyìannularis^YaWv. [Cecc.]. — Lactiica saligna L. [Bég.]. — L. scariola y. *s^7?;e.9^r^5 Lam. [Bég.]. — *Crepis bulbosa Tausch. [Mai't.]. — Crepis vesicaria L. [Mart. |. S. Domino. Riescono nuove per la flora di questa isola, la maggiore del gruppo, le seguenti entità : Graminaceae. — * Seta ria verticillata P. B. [Bég.]. — * Stipa tor- tilis Desi. [Mart.].— * Stipa Aristella L. [Bég., Cecc.]. — Gastridimn lendigerum Gaud. [Bég.]. — Aira Tenorei Guss. [Bég.]. — Avena hirsuta Mnch. [Bég.]. — Cynodon Tfactylon Pers. [Bég.]. — * Cyncsiirus echinaius L. [Bég.]. — '^Eraprostis megastachya P. B. [Bég.]. — * Melica ìninuta var. ^latifolia Coss. [Bég.]. —^Vulpia ciliatahk. [Bég.] ; * J\ llyur. subsp. *dertonensis (Gola) [Bég.]. —Catapodmm loliaceum Lk. [Bég., Mart.]; * Bromits fasciculatus Presi [Bég.]; Br.madritensis L. [Bég.]; Br. hordeaceiis L. [Cecc.]. — Brachypodium dista- cìiyum P. B. [Bég.].; Br. silvaticum P. B. [Bég.]. — Lepturus incurvatiis Trin. [Bég., Mart.]. — * Lolium sirictum Presi [Cecc, Mart.]. — Agropyrum repens B. P. var. punyens (R. et S.) [Bég.], var. ^litorale (Dum.) [Bég.]. — Aegilops ovata L. [Bég., Cecc, Mart.]. Cyperaceae. ~ Schoenus nigricans L. [Bég.]. — Carex glauca Murr. subsp. serrulata (Biv.) [Bég.]. LiLiACEAE. — ^ Colchicum autumnale L. [Sq.]. — '^ Ornithogalum pyrenaicum L. [Mart.]. — Miiscari comosum Mill. [Bég., Cecc] ; *M. commutatimi Guss. [Bég.]. — Allium panie, subsp. * tenui fio rum (Ten.) [Beg.] ; A. Ampeloprasum L. [Bég.].; A. subhirsutum L. a [Bég.] et subsp. *irifoliatum (Cyr.) [Mart.]. — Asphodelus fìstidosus L. [Bég.] — Asparagus acutifolius 206 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE L. [Bég., Cecc, Sq.]. — * Ruscus aculeatus L. [Bég.]. — ' Smilax aspera L. [Bég., Ceco.]. DioscoREACEAE. — * Tamiis communis L. [Bég.l. CuPULiFERAE. — Quercus llex L. var. * laurifolia O. Dbx. [Cecc] ; et var. * gramuniia (L.) [Bég.]. PoLYGONACEAE. — * Polì/gonum aviculare L. var. * Bellardi (Ali.) [Bég.]. — Ihimex puìcher L. [Bég.]. Chenopodiaceae. — Chenopodium album L. var. viride (L.) [Bég.]; Chen. murale L. [Bég.]. — * SaUola Kali L. [Bég.]. — Suaeda fruticosa Forsk. [Cecc.]. — Arthrociiemum glaticum JJng.lSq.]. AizoACEAE. — Mesemhrìjanthemum nodiflorum L. [Bég., Sq.]. Paronychiaceae. — Herniaria hirsuta L. var. * cinerea (DC.) [Bég.]. — Foh/carpon tetraphj/llnm L. [Bég., Mart.]. Caryophyllaceae. — * Silene muscipula L. [Bég.] ; S. sedoides L. [Bég.]. — * Tunica veluiina Guss. [Bég.]. Frankeniaceae. — *F>-anJienia pulverulenta L. [Bég., Cecc, Mart.]. Hypericaceae. — Hìipericmn perforatum L. var. * veronense (Schr.) [Bég., Ceco.]. Cistaceae. — Helianihemiim thì/mif. var. * glutinosum (Pers.) [Bég.]. — Cislus incanus L. var. creticus L. [Mart.]; C. monspeliensis L. var. * affmis (Bert. in Guss.) [Bég., Cecc, Mart., Sq.]. Resedaceae. — Reseda lutea L. var. * gracilis (Ten.)ì [Bég.]. Capparidaceae. — Capparis sicula Duliam. [Bég.]. Cruciferae. —*CheiranihusCheirih.\C,ecc.\. — * Sisymhrium of- ficinale Scop. [Bég.]. — *Brassìca Sinapistrum Boiss. [Cecc.]. — Brassica mollis Vis.! [Cecc]. — Diplotaxis viminea DC. [Mart.] ; * D. muralis DC. [Bég.] . — Raphamis Raplianistrum h- [Cecc.]. — Neslea paniculata Desv. [Mart.]. — Rapistrum rugosum Berg. var. orientale (DC.) [Bég.]. Papaveraoeae. — * Fumaria officinalis h. [Bég.]. — * Papaver Rhoeas L. [Bég., Cecc.]. Randnculaceae. — Clematis Flammula L. [Bég., Cecc, Sq.]. — * JSÌ igeila Damascena L. [Cecc]. Rosaceae. — Potentina reptans L. var. * italica (Lehra.). [Cecc]. Leguminosae. — *Cercis Siliguastrum L. [Bég., Cecc.]. — * Spar- tium junceum L. [Bég.]. — * Onovis reclinata L. a Linnaei Webb et Berth. [Bég.]; *0. ornithopodioides L. [Bég.]. — *Medicago orbicularis L. [Mart. | ; *3I. arborea L. [Mart.] ; SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 207 *M. litoralis Rhode var. * cylindracea D.C.[Mart.]; *if . trunca- tulata'va.v. *tnbiiloides (Desr.) [Bég.] ; M. minima Gruf. iiiL. [Bég.]. — *Melilotiis sulcaius Desf.[Bég.]; *M. elegnns Salzm. [Bég.]. — Trifolium anqustifolium L. [Bég.] ; * Tr. lappa- cenni L, [Bég., Cecc. | ; * Tr. qlomeraUim L. [Bég.] ; Tr. sca- hrnm L. [Bég., Mart. | ; * Jr. tomentosum L. [Bég., Mart.]. — AnthyUis Barba- Jovis L. [Mart., Cecc.]. ~ Borycniiim hir- sntnm Ser. in DC. var. * italicum (Jord. et Fono, sub Bon.) [Bég.], var. * prostratmn (Jord. et Four. sub Bon.) [Cecc] et xav.glahrum 'èomm. [Cecc.]. — Astra(jalus hamosns L. [Cecc, Mart.]. — * Scorpiurus subvillosus L. [Mart.]. — Uedysarum cor on arili m Ij. [Cecc.]. — *Vicia peregrina L. [Bég., Cecc.]. Araliaceae. — [lederà Ilelix L. [Cecc.]. Umbelliferae. — * Erì/nijium maritimiini L. [Bég., Cecc.]. — Bupleiirum semicomposiium L. var. * glaucum Desf. [Bég.]. — jDancus giimmifer Lam. [Bég., Cecc] ; B. hicólor S. et S. [Bég.]. — Torilis nodosa Gaertn. [Bég.— * Scandix Pecten- Veneris L. [Cecc.]. Anacardiaceae. — Pistacia Lentiscus L. [Beg., Cecc, Sq.]. Geranuceae. — *Liìium gallicnm L. [Bég.]; L.strictnm L. [Bég.]. RUTACEAE. — * BìUa hradeosa DO. [Cecc.]. Simarubageae. — * Ailanihus glandulosa Desf. [Bég.]. Malvaceae. — * Malva parviflora L. subsp. microcarpa Desf. [Cecc, Mart.l. — Lavatera eretica L. [Cecc.1. Eophorbiaceae, — *Eiiphorl)iaChamaesuceh.[Bèg.];E.Peplis L. [Bég.] ; E. dendroides L. [Bég.] ; E. hdioscopia L. [Cecc] ; * E. Baralias L. [Bég.. Cecc]. — Crozophora iincioria A. Juss. [Bég., Sq.]. Ericaceae. — Erica multiflora L. [Bég., Cecc]. Pldmbaginaceae. — Statice cancellata Bernh. [Bég.]. Oleaceae. — Phillyrea media L. var. * strida (Bei*t.) [Bég.] ; Ph. laiifoUa L. [Cecc.|. Gentianaceae. — Erylhraea Centaiirium Pers. [Bég.]. — Chlora serotina Koch [Bég., Cecc]. BoRRAGiNACEAE. — Ecliium parvifloruni Mnch. [Bég., Cecc] ; *E. plantagineum L. [Mart.]. — Ancimsa italica Retz. [Bég., Cecc]. — * Cynoglossum creticum Mill. [Mart.]. CoNVOLVULACEAE, — ConvolviiUtseleganiissimiis M'ìì]. [Bég., Mart., Cecc]. 208 SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE SCROPHULARIACEAE. — * Verbascuìu Blattaria L. [Bég.] ; *Linaria commiitata Bernh. [Bóg., Cecc.];*L. Elattne Mill. subsp. * Sieheri (Rchb.) [Bég.] ; L. arvensis Desf. subsp. micraniha (Spr.) [Bég.]. — AnUrrhiniùìn majus L. var. * angusti foliumW . et Lge. [Bég.]. — Barisia Trixafio L. [Bég.]. — Veronica Cymbalaria Bod. [Cecc], Labiatae. — Ajiiga Iva^cìwQh. [Bég.]. — Teucrinm Po/in?» Mill. 3t et var. *latifolium (Mill. sub Pulio) [Bég.]. — "^ Sideriti s romana [Bég.]. — * Stadi ìjs maritima L. [Cecc. ]. — Satnreja graeca L, [Bég.]. Plantaginaceae. — Plantago Bellardi AH. [Bég.] ; PI. Serraria L. [Bég.] ; Pi subbiata L. [Bég.] ; Pi. Psyllium L. [Bég.]. Rubiaceae. — Piuhia peregrina L. var. Incida (L.). [Bég.]. — Galium VaUlantia Web. [Bég.] ; G. tricorne With. [Bég.]. — VaUlantia muralisL. [Bég.,Mart.].— * Sherardia arvensis L. [Bég.]. — Aspenila aristata L. xàr. flaccida (Ten.) [Bég.]. — * Crucianella latifolia L. var. monspeliaca (L.) [Bég.]. Loniceraceae. — * Lonicera implexa Ait. [Ceco.]. Campanulaceae. — * Campanula Erinus L. [Bég.]. Compositae. — Matricaria Chamomillah.lGQCQ,.]. — * Avthemis arvensis L. subsp. incrassata (Lois.) [Bég., Cecc, Mart.]. — * Filago gallica L. [Bég.J ; F. germanica L. subsp. spathulata (Presi) [Bég., Cecc.]. — Evax pugmaea L. a et var. am- bigua Fiori [Bég.]. — * Inula graveolens Desf. [Bég., Sq.] ; * 1. viscosa Ait. [Bég.]. — Xanthium spinosum L. [Bég., Cecc.]. — Carlina corymbosa L. a [Sq.], var. * Pcothii Heldr. et Sart.) [Bég.]. — Centaurea melitensis L. [Bég., Cecc.]. — * Cardmis corgtnbosus Ten. [Bég.]. — *Cirsium arvenseScop. var. incanum (Fisch.) [Bég.] ; * C. Acarna Mnch. [Bég.]. — * Onopordon tauricum W. var. apulum Fiori [Bég., Cecc, Mart.]. — Scoìymus hispanicus L. [Bég.]. — Hel- minthia echioides var. * tuberculata (Mnch.) [Bég., Sq.]., var. *humifusa (Trev.) [Cecc]. — Hedypnois pohjmorpha DC. [Bég.]. — * Urospermum picroides Schm. [Bég., Cecc.]; '■ U. Da- lechampii Schm. [Cecc.]. — Scorzonera laciniata L. subsp. * Ttì)«om (Presi) f. humilis ¥ìov\ [Bég., Mart.]. — Lactiica saligna L. var. *virgata (Tausch) [Bég.]. — Crepis vesicaria L. [Cecc]. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVBMBUE 209 Capperaia. Le seguenti entità sono da aggiungere alla flora di questa isola : Graminaceae. — * Phalaris canariensis L. [Bég.|. — Miliummul- tiflormn Cav. | Bég. |. — Koeleria phleoides Pers. | Bég.]. — '^ Cynosiirus e.chinatus L. [Bég.]. — Melica ciliata L. subsp. * 3Iaf/noln Gv. et Godr. [Bég., Cecc.]. — Dactijlis glomerataL. subsp. hispanica (Roth.) [Bég.]. — Sclerochloa rigida P. B. [Bég.]. — Bronms madritensis L. [Bég.]. — Brachypodìum ramosuniR. etS. [Bég.]. — Lepturus incufvatus Trin. [Bég.]. — Hordeum murinum L. var. leporimtm (Lk.) [Bég.]. LiLiACEAE. — Urginea maritima Bak. [Bég.]. — Aliimn Ampe- loprasumL. [Bég.]; A. siibliirsiitum L.lBég.j. — Asparugus acuti folins L. [Bég.]. Dapiinaceae. — Daphne collina L. [Ceco.]. PoLYGONACEAE. — '■ Poh/gomwi aviculare L. var. Bellardi (AH.) [Bég.]. Chenopodiaceae. — Chenopodinm album L. [Bég.] ; Ch. mu- rale L. [Bég.] ; * Ch. Vulvaria L. [Bég.]. — * Salsola Kali L. [Bég.] ; *S. Tragus L. ì [Bég.]. — Suaeda fruticosa Forsk. . [Cecc.]. Paronychiaceae. — Herniaria hirsiita L. var. * cinerea (DC). [Bég.].— Polycarpon tetraphìjlhim L. [Bég.]. Caryophyllaceae. — Silene vulgaris Garcke a vesicaria (Schrad.) [Bég.] ; f. * angustifoUa DC. [Cecc.]. — S. nociitrna L. var. bra- chypetala (Rob. et Cast.) [Bég.]. CiSTACEAE. — Cistus monspeliensis L. var. * affmis (Bert. in Guss.) [Bég.]. Capparidaceae. — Capparis inermis Turra (= C. rupestris S. et Sm.) [Bég., Mari]. Crdciferae. — Rapistrum rugosum Berg. var. orientale (DC.) [Bég.J. Papaveraceae. — *Papaver Rhoeas L. [Bég.] ; P. hybridum L. [Bég.]. Leguminosae. — * Coronilla Valentina L. [Bég.]. Bull, della Soc. boi. Hai. 15 210 SKUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVISMBUE Myrtaceae. — Myrius communis L. [Bég.]. Umbelliferae. — Bupleurum semicompositum L, var. * glaucum (Desf.) [Bég.]; *B.subovatum Lk. [Bég.]. — Torilis nodosa Gaertn. [Bég.]. — Crithmum maritimum L. [Bég.]. Anacardiaceae. — Pistacia Lentisciis L. [Bég.]. Oeraniaceae. — Unum strictum L. [Bég.]. Zygophyllaceae. — Tribulus terrestris L. [Bég.]. Rdtaceae. — * Ruta hracteosa DO. [Mart.]. Edphorbiaceae. — Euphorhia helioscopia L, [Cecc] ; E. den- droides L. [Bég.]. Oleaceae. — Olea europaea L. a Oleaster (HofFm. et Lk.) [Bég.] . — Fhilhjrea inedia L. var. * obliqua (W.) [Bég.]. Borraginaceae. — Heliotropium èuropaeum L. [Bég.]. Solanaceae. — Hj/oscì/amus albus L. [Cecc.]. Scrophulariaceae. — * Antirrhinum Orontinm L. [Bég.].' Labiatae. — Teucriiim Folium Mill. [Bég.]. — Bosmarinns of- ficinalis L. [Bég.]. — Prasimn majiis L. [Cecc.]. Plantaginaceae. — Flantago Serraria L. [Bég.]. Rubiaceae. — * Sherardia arvensis L. [Bég.]. Cucdrbitaceae. — Ecballion Elaterium Rich. [Cecc.]. Compositae. — Senecio vulgaris L. [Bég.]. — Evax pi/gmaea L. [Bég.]. — Helichn/sum italicum Don [Bég.]. — Calendula ar- vensis L. forra, sublanata Rchb. [Cecc.]. — Carlina lanata L. [Bég.]. — * Centaurea Cyanus L. [Bég.].; C Dioinedea Gasp. [Bég.] ; C. melitensis L. [Bég.]. — *Cirsiiim arvense Scop. viir. horridum W. et G-rab. [Bég.] — Hf/oseris radiata L. [Bég.] . — Hypochaeris aetnensis Ces., P. et G. [Bég.]. — *Urosper- mum picroides Schm. [Bég.]. — Sonchns asper Hill. var. *rnn- cinaius Fiori [Cecc.]. Cretaccio. Alla flora di questo minuscolo scoglio interposto fra le pre- cedenti isole e tutt' affatto privo di vegetazione arborea ed arbu- stiva, non che di culture, sono da aggiungere le seguenti entità: Graminaceae- — * stipa Arisiella L. [Sq.]. — Miliurn multi florum Cav. [Sq.]. — Lagiirus ovatus L. [Bég.]. — Cynodon Dactylon SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 211 Pers. [Bég-.], — Koeleria pJdeoides Pers. [Bèg.'}. — Dadylis (jlomerata L. siibsp. Uspanica (Roth) [Bég., Mart.]. — Cata- podium loliaceum Lk. [Bég.]. — Bronius hordeacms L. [BégJ. — Brachypodium ramosum R. et S. [Bég.]. — Lepturus in- curvatus Trin. [Bég.]. — Arjropf/nun repens P. B. var. pun- gens [Bég.]. Cyperaceae. — Schoemis niqricans L. [Bég., Mart.]. LiLiACEAE. — Asparagus acuti folius L. [Bég.]. — Allium panie. subsp. * tenuiflorum (Ten.) [Bég.]. Chenopodiaceae. — Atriplex Halimus L. [Bég.]. — Suaeda fru- ticosa Forsk. [Béj., Mart.]. — Arthracnemum glaiicum Ung. [Bég., Mart.]. Cruciferae. — liapislruìu rngosnm Berg. var, orientale (DC.) [Bég.]. Caryophyllaceae. — * S per g alar in atheniensis K?,c\ì.vìì\\ * parin- flora Bég. — * Sagina apetala L. [Bég.]. Tamaricaceae. — Tamarix africana L. [Mart.]. Leguminosae. — * Medicago liioralis Rohde var. arenaria (Ten.) et var. cylindracea (DC.) [Bég., Mart.]. — Melilotus indicus Ali. [Bég.]. — Trifolium scabrum L. [Bég.]. Umbelliferae. — Baucus gummifer Lam. [Bég.]. — Torilis no- dosa Gaertii. [Bég., Mart.] — Crithmum maritimiimL. [Sq.]. Geraniaceae. — Limini strictum L. [Bég.]. Malva CEAE. — Malva silvestris L. var. * ambigua (Guss.) [Bég.]. Plo.mbaginaceae. — Slatice cancellata Bernh. [Bég.]. Gentianaceae. — * Ergthraea pulchella Horn. var. tenuiflora (Hoffin. et Lk.) [Bég.]. Borraginaceae. — Lithospermimi arvense L. [Mart.]. Labiatae. — Teucrium Bolimn Mill. [Bég.]. — Bosmarinus of- fìcinalis L. [Bég.]. — Lamium amplexicaule L. [Mart.]. Plantaginaceae. — Plantago lanceolata L. [Bég.]; PI. Serrarla a et var. *canariensis Decsn. in DC. (= PI. Aschersonii Bolle) [Bég].; Pl.Psgllium L. [Bég.]. Rdbiaceae. — Vaillantia ?nuralis L. [Bég..] — Asperiila ari- stata L. var. flaccida (Ten.) [Bég.]. CoMPOSiTAE. — Senecio leucanthemifolius L. var. Beichenbachii Fiori [Bég.]. — Artemisia arborescens L. [Bég.]. — Evaxpi/g- maea a et var. ambigua Fiori [Bég.]. — Filago germa- nica L. subsp. spathidata (Presi) [Mart.]. — Helichrysum 212 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE italicum Don [Bóg.]. — hiula crithmoides L. [Bég.]. — Asteriscus spinosus Gr. et Godr. [Bég.]. — Carlina corijm- bosa L. var. * Bothii (Heldr. et Sart.) [Bég.]. — Centaurea Diomedea Gasp. [Bég.]; G.mdiiensis L. [Bég.].— Hedì/p- nois polymorpha DC. subsp. * eretica (W.) [Mart.]. — Hypo- chaeris aetnensis Ces., P. et G. [Bég., Mart.]. Pianosa. Alla flora di quest'isoletta appartata e distante dalla più vicina di circa una ventina di cliilometri sono da aggiungere le se- guenti entità, tutte raccolte dal Cecconi nel Maggio 1906: Graminaceae. — * Sporobolus pitngens Ktli. — Koeleria phleoides Pers. — Catapodium loliaceum Lk. Chenopodiaceae. — Arthrocnemum glaucum Ung. Frankeniaceae. — * Frankenia pulverulenta L. GiSTACEAE. — Cislns monspeliensis L. var. * affinis (Bert. in Guss.). Capparidaceae. — Capparis inermis Turra (= C rupestris S. et Sm.). Cruciferae. — Matihiola incana R. Br. Legdminosae. — Melilotiis indicus AH. — Dorycnium hirsutum Ser. in DO. var. *prostratìim (Jord. et Fourr. sub Bon.). — * Lotus cytisoides L. Malvaceae. — * Lavatera arborea L. Euphoubiageae. — * EuphorbiaParalias L. — 3IercurialisannìtaL. Labiatae. — Tencrium Polium L. Plantaginaceae. — Plantago Serrarla L. Compositae. — Senecio ìeucanthemifolius Poir. var. Reiclienbachii Fiori. L. MICH ELETTI. — BRIOFITE SICULE. II signor prof. D.' Giuseppe Zodda ricorda nella sua pubblica- zione « Le 'briofiie del Messinese » (Contribuzione 1.^) che VEu- cladium veriicillaium (L.) Br. eur., era stato veduto da me cre- scere abbondantemente sulle pareti di un acquedotto nei din- torni di Messina, e nella contribuzione 2.^ informa d'avere egli SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 213 stesso raccolto questa specie (sterile) nel marzo 1906, sulle pa- reti rocciose uaiide al Caraaro (Messina) e che la var. angusti- folium Jur., sino al maggio 1907 conosciuta, secondo lui, della Dalmazia, la rinvenne in esemplari sterili nel maggio 1006 a Messina, sopra Gravitelli (150 m. s. m.) su di una rupe umida ombreggiata. A queste comunicazioni aggiungo le altre seguenti: Fu nella primavera del 1893 che io vidi sulle mura di un acquedotto presso Messina VEiicladmm verticillaiuìn{h.) Br.eur., ma ne raccolsi anche parecchi campioni da me comunicati al briologo signor Max Fleischer, allora residente a Roma, il quale con cartolina postale del 22 ottobre 1893 mi scriveva : « mòchte ich Ihnen mittheilen, dass ich nach niiherer Untersuchung das Eudadiitm verticUlatam, ^velches Sie mir einst unter N.° 85 einsendeten (bei Messina gefunden), zu einer neuen Varietat var. Michelettii erhoben habe ». Questa varietà fu poi pubblicata dal chiarissimo Warnstorf nei suoi « Moose der Mark Brandenburg, p. 109 ; Leipzig, 1906, dandone la diagnosi seguente, gentilmente comunicatami dal Marchese Prof. D."" A. Bottini : « Eucladium verticillatmn (L.) Br. eur. var. Michelettii, Flei- scher in litt. 1893. Eine Form von Mauern bei Messina mit ge- neigter, schwacli gekriimmter, oft ein wenig hochriickiger zylindrischer Kapsel mit ausserst zart papillosem, bis fast glatten Peristom und gleich laugen, schmal dolchformigen, weder ge- teilten, noch durchbrochenen Zàhnen, deren Querleisten ziem- lich stark vorspringen ». La forma tipica, invece, la raccolsi a Palermo il 4 maggio 1895, sulle roccie della Villa Tasca, intorno ad una fonte (*) e la var. angitstifolium con teche, a Catanzaro (Calabria) il 25 di- cembre 1895, in terreni acquitrinosi, nei colli, lungo la strada per Monteleone. Allora era nuova per la Calabria. ^ Nel 1906 questa varietà fu anche trovata dal sig. prof. Conte Ugolino Martelli e dal doti Egidio Bàrsali al Passo della Botte nelle Madonie. (*) 1 Vedi L. MiCHELETTi, « Flora di Calabria ». Prima contribuzione (Muscinee) in Bull. Soo. boi. it., maggio 1895, p. ITI. * Vedi A. Bottini, « Sulla briologia delle isole italiane » in Wehbia di U. Martelli, voi. II. 214 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE Con roccasione enumero i pochi altri muschi da me (M.) rac- colti in Sicilia o che io pregai di raccogliere e mi spedi il mio nipote Attilio Ferrari (F.) secondo capo semaforista nella Regia Marina, nonché taluni che vi raccolse il signor R. Arena (A.) dietro preghiera del Cav, Angelo Mazza, e due epatiche di Stromboli (F.). MUSCHI. 1. Aloina ambigua (Br. eur.) Limpr. (M.). Messina, 24 febbraio 1894, e. fr. 2. * Amblystegium irriguum (Wils.) Br, eur. var. ienellum Sch. (ster.). Palermo, sulle roccenellaVillaTasca,4 maggio 1895. (M,). 3. * Barbella strongylensis Bott. * Stromboli, febbraio 1899. Versante Maestro, alt. m. 700. In piccole caverne nella roccia, nei cui pressi erano delle emanazioni caldo-umide (F.). 4. * Barbula revoluta (Schrad.) Brid. e. fr. Palermo, sulle rocce nella Villa Tasca, 4 maggio 1895 (M.). 5. B. unguiculata (Huds.) Hedw. Come la precedente (M.). 6. * B. vinealis Brid. a. e. fr. Come sopra. (M.). 7. Barfcramia pomlformis (L. ex p.) Hedw. a. fr. Villafrati (Palermo) Dicembre 1894 (A.). 8. B. stricta Brid. fr. Messina, nel Monte Cicci, febbraio 1894. (M.). 9. * Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. ster. Stromboh, Versante Maestro, alt. m. 700. Febbr. 1899 (F.). 10. ** Bryum atropurpureum Wahlenb. (non Br. eur.) ; B. di- color Dicks. ster. Stromboli, febbr. 1899. Versante Maestro a 700 m. s. m. (F.). ^ Di questo primo e per ora unico rappresentante in Europa del genere Barbella vedi quanto ne scrisse il March. Bottini nella pi'e- citata sua pubblicazione e nell' altra : « Sul!' importanza di nuove esplorazioni briologiche in Italia », nel Nuovo Giornale hot. it., (nuova serie), voi. XV, n, 2, aprile 1908. * Vedi A. Bottini, « Sulla briologia ecc. », già cit. ** Idem, « I primi muschi delle Isole Eolie » in Bull. Soc. boi. it., novembre 1903, p. 294-299. 8EDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 215 11. Bryum caespiticium L. Messina, 24 febbraio 1894, lungo la Via Militare (M.). 12 ** B. capillare L., e. fi\ Stromboli, febbr. 1899. Versante Maestro alt. ra. 700 (F.). 13. * B. pallescens Schleich. fr. Messina, nel Monte Cicci, febbraio 1894 (M.). 14. * B. torquescens Br. eur. e. fr. Palermo, sulle rocce nella Villa Tasca, 4 magg. 1893 (M.). 15. ** Ceratodon purpureus (L.) Brid. ster. Stromboli, febbr. 1899. Versante Maestro alt. m. 700 (P.). 16. * Entosthodon curvisetus (Schwaegr.) C. Muli. Messina, lungo la Via Militare, 24 febbraio 1894 (M.). 17. * Eurhynchium cireinatum (Brid.) Br. eur. Palermo, 4 maggio 1895. Sulle roccie nella Villa Tasca. (M.) 18. Eurynchium Stokesii (Turn.) Br. eur. Bosco della Ficuzza. Primav. 1895 (A). 19. * E. Swartzii (Turn.) Curn. Palermo, sulle rocce nella Villa Tasca. 4 maggio 1895 (M.). 20. Didymodon tophaceus (Brid.) Jur. Messina, lungo la Via Militare. 24 febbraio 1894 (M.). Palermo, sulle rocce della Villa Tasca, 4 magg. 1895 (M.). 21. Funaria mediterranea Ldbg. Messina, nel Monte Cicci, 24 febbraio 1894 (M.). 22. * Grimmia leucophaea Grev. e. fr. Messina, nel Monte Cicci, 24 dicembre 1893 (M.). 23. Homalotheeium sericeum (L.) Br. eur. Villafrati, Palermo, Dicembre 1894 (A.). 24. Hymenostomum tortile (Schwaegr.) Br. eur. Messina, nel Monte Cicci, 26 Dicembre 1893 (M.). 25. Pleuridium subulatum (Huds.) Rabenli. fr. Messina, come sopra, febbraio 1894 (M.). 26. Rhynchostegiuin tenellum (Dicks.) Br. eur. Palermo, sulle roccie nella Villa Tasca, 4 magg. 1895 (M.). 27. Scleropodium illecebrum (Vaili. Schwaegr.) Br. eur. ster. Villafrati (Palermo). Dicembre 1894 (M.). ** Stromboli, Versante Maestro alt. m. 700, febbr. 1899 (F.). * Vedi A. Bottini, « Sulla briologia ecc. » (1. e). ** Idem, « I primi muschi ecc. » (1. e). 216 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 28. Timmiella Barbula (Schwaegr.) Limpr. Messina, maggio 1902 (F.). Taormina, maggio 1909 (F.). 29. * Trichostomum nitidum (Liidb.) Sch. var. óbtusuìn Boulay e. set. Palermo. Sulle rocce nella Villa Tasca, 4 magg. 1895 (M.). 30. Tortula marginata (Br. eur.) Spruce, fr. Palermo, come il precedente. (F.). 31. ** Webera carnea (L.) Schimp., ster. Stromboli. Schicciola (stillicidio d'acqua). Piccola grotta a 600 m., versante Sud. 16 marzo 1899 (M.). 32. Weisia viridula (L.) Hedw. fr. Messina, lungo la Via Militare, 24 febbraio 1894 (M). EPATICHE. 1. Lunularia cruciata L. 2. Pellia Pabroniana Raddi, Jungermanniograf. etrusca, i818, p. 38. — Jange^-mannia calycina Tayl. 1836, ap. Mac- kay, FI. hibern., II, p. 55. L'una e l'altra di Stromboli ; raccolte il 16 marzo 1899 alla Schicciola (stillicidio d'acqua). Versante Sud. 600 ra. s. m. (F.). Alessandria, li 27 ottobre 1909. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. * Vedi A. Bottini, « Sulla briologia ecc. » (1. e). ** Idem « I primi muschi ecc. » (1. e). 1909. Dicembre. N." 9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Béguinot a. — Paolo Silvio Boccone e le dottrine sulla caduta e persistenza delle foglie Pag. 223 Fiori A. — La Genista dalmatica Ten. var. Michela (Spaeli) nelle Marche {Proc. verb.) „ 223 GuLiA G. — Elenco delle Pteridofite maltesi , 220 Pampanini R. — Fasciazioni nelle piante erbacee (Proc. verb.). . „ 220 Passerini N. — Nuove località per la Toscana di Abutilon Avicen- nae Gaertn. e Lepidium latifoliuvi L. (Proc. verb.) .... „ 223 Preda A. — Fasciazione in una infiorescenza di Digitalis 2^i"'- purea L „ 217 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2" se- mestre del 1909 235 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del dì 11 dicembre 1909. Presidenza del Presidente Baccarini. Sono presentati per la stampa diversi lavori, e per primo il seguente del socio Preda, di cui è data lettura : A. PREDA. — FASCIAZIONE IN UNA INFIORESCENZA DI DIGITALI S PURPUREA L. La fasciazione sembra molto rara nella infiorescenza di Digi- talis i;i«r^;itrea L., o, per lo meno, non é stata particolare oggetto di osservazione da parte dei botanici. Chi cita per primo un simile caso teratologico è lo Schieweck in Ueber Pflanzen-VerMinderung (Breslau, 1867). Posterior- BuH. della Soc. hot. ila'. 16 218 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE mente il Masters dà, nel suo Vegetable Teratology (London, 1869, p. 20), una semplice enumerazione di piante da lui stesso osser- vate, affette da fasciazione, fra le quali figura la D. purpurea. In- fine il Penzig, nel ^\ìiO Pllanzen Teratologie {7^vfQ\ìeYBdiiìA,\^M, p. 208) cita per la fasciazione della specie le due precedenti fonti. L'esemplare mostruoso d' infiorescenza, di cui do una doppia riproduzione fototipica (circa V- del vero), e che conservo ora disseccato, mi fu comunicato, nella seconda metà del mese di maggio, dal prof. Beverini della Spezia, e proviene dal giardino del marcliese De Nobili, della stessa città. Il graspo misurava 55 cm. di lunghezza, e fu ulteriormente ridotto, come nelle figure qui unite, a 40 cm., essendone stato tolto alla base un frammento di 15 cm. Ha l'aspetto di un cladodio nastriforme, che nell'esemplare fresco misurava da 3 a 4 mm. di spessore, 5 V5 cm. di larghezza alla base, e, gradatamente, 0-6 ^/yì cm., fino all'altezza di 18 cm. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'11 DICEMBRE 219 A circa 24 cm. dalla base, l'esemplare si ripiega trasversal- mente su se stesso, ad angolo retto, per torcersi poi, od arricciarsi, nello stesso verso della piegatura, cioè con andamento sinistrorso. Nella figura, la parte terminale del graspo appare divisa in due lacinie; ma si tratta di semplice lacerazione, che anzi si accentuò colla disseccazione ; i margini della ferita che lasciano trasparire un sottile strato midollare, tolgono qualsiasi dubbio in proposito. La presenza dello stesso strato midollare conferiva al graspo fresco la tendenza a sdoppiarsi longitudinalmente in due lamine. Sulle due facce hanno origine numerose brattee, corrispon- denti alle brattee fiorali della pianta normale ; fin verso la ripiegatura ad angolo del graspo, misurano 10-15 mm. di lun- ghezza, ed hanno la stessa forma lanceolata che presentano negli esemplari normali di D. lìurpurea, mentre nella parte ripiegata si fanno più appuntite, e non oltrepassano i 10 mm. di lunghezza, per ridursi poi a quella di 4-5 mm. nella parte arricciata, ove formano un fitto rivestimento, a guisa di tappeto turco, che interessa anche i margini del graspo appiattito, solo contrassegnati da un leggero solco o discriminatura. Quando mi fu consegnato l'esemplare, era già sfiorito, e che abbia portato fiori normalmente sviluppati si può desumerlo dalla presenza di nove frutti, non del tutto evoluti, ma che promettevano di abbonire i loro semi. Ogni frutto si trova all'ascella di una brattea ben sviluppata: cinque di essi sono collocati vicino a uno dei margini dello scapo, e quattro in prossimità dell'altro, ma tutti, salvo uno, si trovano nella faccia del graspo che guarda la ripiegatura ; ci si vede quasi la ten- denza a quell'unilateralità fiorale caratteristica della specie. — Si trovano pure tracce di fiori atrofizzati, all'ascella delle altre brattee, salvo verso l'estremità del graspo, ove le brattee sono meno sviluppate. Ho potuto fare un confronto tra i frutti dell'esemplare tera- tologico e quelli di un esemplare normale, favoritomi allo stato fresco dal chimico farmacista signor Magni, e presso a poco allo stesso stato di fruttificazione. Ho avuto i seguenti risultati : Scapo normale Scapo mostruoso Lunghezza delle brattee 10-20 mm. 10-15 mm. Larghezza » 5-6 » 4 » o poco più 220 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE Scapo normale Scapo mostruoso Lunghezza dei 4 sepali maggiori del calice 13-15 » 10-11 » Larghezza 9-10 » 7-8 » Lunghezza dei sepali minori . . 10-11 » 6-8 » Larghezza » . . 3 » 2 ^/^-3 » Lunghezza degli stili (disseccati) 10-20 » 20-25 » Il dott. Bargagli-Petrucci a proposito di fasciazioni ricorda un caso da lui riscontrato presso Siena sulV Ulex europaeus, di cui mostra il campione in alcool. Si tratta di una fasciazione larga circa un centimetro e lunga dieci, senza notevoli deformazioni, tolto l'allar- gamento e l'appiattimento del ramo. Il dott. Pampanini osserva che anche nelle piante erbacee le fasciazioni non sono rare. Ricorda di aver osservato nel Veneto delle bellissime fasciazioni in diverse specie : Banunculus bulbosus, Cicho- rium Intybus, Taraxacun officinale, Sorophularia canina, e mostra un esemplare di AnoJiusa italica, raccolto nel 1905 in un prato dell'Orto botanico di Firenze, che presenta lo stesso fenomeno: la pianta è alta 80 cm. e divisa fin dalla base in due rami ambidue fasciati fino all'apice e larghi 3 Yj cm. Quanto alla origine delle fasciazioni il Presidente nota come in alcuni casi esse siano causate da Fitoptidi, in altri da perturbazioni dello sviluppo determinate da cause interiori non precisabili. Pa- recchie di queste fasciazioni, come del resto altre anomalie, sono ereditarie: tali, ades., quelle notissime della Ceiosia cristata; altre non lo sono affatto e vanno considerate come produzioni teratolo- giche affatto locali ed accidentali. Aggiunge incidentalmente che a questo secondo tipo di anomalie, che potrebbero dirsi effimere, ap- partengono, ad es., gii ascidii della Saxifraga crassi/olia. Difatti anche le stesse talee di foglia (che in questa pianta rie- scono facilmente) danno, come egli ha esperimentato, piante nor- mali anche se provenienti da foglie ascidiate. È quindi data lettui-a della seguente comunicazione del socio Gulia : G. GULIA. — ELENCO DELLE PTERIDOFITE MALTESL Nei lavori che possediamo sulla Flora delle isole Maltesi non si trovano menzionate tutte le specie finora conosciute delle Pteridoflte nostrali. Per informazione' degli illustri autori della Flora italica cryptogama, opera in corso di pubblicazione, pre- sento una lista completa delle specie che crescono nel suolo gaulo-raelitense. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEJIBUE 221 1. Equisetum ramosissimdm Desf. Comune nei luoghi umidi del Mlahleb (Malta), della Pergla e JJìed il Lunzf.ata (Gozo). Si rinviene anche in altre località delle isole. 2. E. ARVENSE L. Comune nei prati umidi della Gnejna, del Kamniìeh e del Paales (Malta); nella Ranila ed in Uied il LuAiziala (Gozo). 3. E. FLUVIATILE L. Nei prati umidi delia Gnejna, del Mtahleh e di altre località bagnate dalle acque in Malta e Gozo. Altre volte era comune ai margini dell'acquedotto della iVfarsa. ^ Gli equiseti dai Maltesi si conoscono col nome di Denlj iz-zieniel. 4. Pteris aquilina L. Specie rara. Cresce solamente in Gozo in Rdam il Cbir, un burrone sito nei limiti del villaggio Xactur. Dagli abitanti del contado chiamasi F<'7(!G'te; però si conosce anche coi nomi di Filicina e di Felci salvaggia. 5. Ceterach officinarum Willd. Specie rara. Nelle fessure delle rupi di Uied Ghomor, in Malta. In Gozo é anche rara. L'appellazione del genere é araba e corrisponde alla voce maltese Xeht ir-rih, colla quale si conoscono anche le nostre Parietarie. 6. AdiantuìM capillus Veneris L. Specie comunissima nei luoghi umidi delle nostre isole, presso i pozzi, caverne e sulle rupi bagnate dalle acque. Malt. Torsin il hir. 7. Gymnogramme leptophylla Desv. Comune in luoghi ombrosi ed umidi delle due isole. Malt. Torsin ir-rih. È pianta annua. 8. Scolopendrium vulgare Symons. Specie assai rara. Sulle rupi umide di Uied Babu e di Uied Ghomor, in Malta. Questa felce in Gozo non è stata rinvenuta mai. 9. S. Hemionitis S\v. Specie rara. Si rinviene sulle rupi om- brose del Gozo, in Kala id-Dueira, nelle valli del Nadar, in Uied ix-Xlendi ed in Ras il Kala. In Malta questa specie fu raccolta dall' Avv. Alf. Caruana-Gatto nelle valli della Melliha ; però cresce in altre località dell'isola. ■ 1 Vedi Repertorio di Storia Naturale del dott. Gavino Giulia, padre dello scrivente. Malta, 1858-63. - Dello stato presente delle nostre cognizioni sulla vegeta~ione mal- tese (1893). 222 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 10. AsPLENiUM MARiNUM L. Specie rara che cresce nel fonda di alcune valli del Gozo, come a dire nello Xlendi, Rdum, il CMr e Kala id-JDueira. Questa specie in Malta, per quanto io sappia, non è stata rinvenuta mai. 11. A. Trichomanes L. è specie variabile, assai rara. Questa felce fu raccolta sulle rupi ombrose di Uied Babu in Malta e sulle rupi in prossimità del mare di Migiar ìx-xini, in Gozo. (Duthie). 12. Salvinia natans W. Specie rarissima. Trovata solamente da mio padre in Uied il Lunziata (Gozo). ^ 13. IsoÈTES Hystrix var. sdbinermis Dur. — /. sicula Tod. Assai rara in luoghi umidi (Malta). Questa pianta nel Gozo non fu trovata mai. 14. Selaginella denticolata Spring. Comune assai nell'isola di Gozo. In Malta ò abbondante in Uied Ghomor e nei fondi umidi di parecchi altri valloni come anche nelle lo- calità erbose. Sulla presenza iu Malta della Salvinia natans, che il Gulia asse- risce rinvenutavi da suo padre, il dott. Sommier crede di avanzare qualche dubbio, perchè in quelle isole non trovansi luoghi abbon- danti di acqua perenne adatti alla vegetazione di quella Marsilia- cea. D'altra parte essa manca in tutte le nostre isole e quindi tanto pili singolare ne sarebbe la presenza a Malta. Segue poi una nota del socio Campbell dal titolo : Osservazioni e ricerche sulV Olivo chiamato « Maschio », che figurerà in un altro numero del Bullettino. A proposito dell'opinione dell'Autore, che cioè la tendenza del- l' Olivo a divenire, in certe condizioni, maschile possa considerarsi come uno stato degenerativo, conseguenza oltre che dell' età anche della continuata riproduzione per via agama, il prof. Passerini os- serva come in generale si verifichi in altre piante il contrario, cioè che colla riproduzione agama tendano invece ad uno sviluppo prevalente dell'organo femminile quindi a dare maggior copia di frutti. Il Presidente osserva ancora a tale proposito come parecchie specie che da secoli si propagano allo stato domestico per via agama, come, ad es., la Vite ecc., non presentino affatto tendenza ad un ^ L'esistenza di questa pianta nell' isoletta di Gozo risulta da una nota inedita del compianto mio genitore. Questa specie non l'ho ve- duta mai. G. G. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 223 abortimento degli organi femminili. Anzi nella Vite l'aborto di uno dei sessi avviene precisamente allo stato selvatico, quando si ripro- duce per semi ; allora essa diviene dioica, mentre è generalmente ermafrodita allo stato domestico. Il dott. Fiori presenta un esemplare di Genista dalmatica var. Alichelii (Spaclì) da lui rinvenuto nell'Erbario centrale italiano di Firenze sotto il nome di G. germanica^ raccolto dal Bucci nel 1867 « nelle balze del monte S. Vicino (presso Albacina nelle Marche) a 1200 m. ». Si tratta di una nuova località per questa specie, che finora si credeva localizzata da noi al Gargano e fuori d'Italia alla Dalmazia. Tale scoperta acquista maggior valore dal fatto che la G. dalma- tica si citava come una delle specie, che, per la loro area distribu- tiva, stavano a confermare l' antica connessione del Gargano alla Dalmazia coli' intermezzo di un continente, successivamente spro- fondatosi nel mare, che i geologi chiamarono Adria. Tale continente secondo alcuni doveva giungere sino al M. Conerò di Ancona, avente la stessa struttura geologica del Gargano, ma sta il fatto che in esso non si potè riscontrare nessuna delle specie proprie del Gargano, che altrimenti si avrebbe potuto pensai-e che la G. dal- matica avesse potuto giungere sino al M. S. Vicino coU'intermezzo del M. Conerò; non si può però escludere che su quest'ultimo monte vi possa essere esistita in altre epoche e poi sia scomparsa. Ad ogni modo sarebbe di molto interesse rintracciare tale specie nelle Marche per fissarne 1' area precisa e la natura del terreno ove vive. Infine il prof. Passerini dà conto di nuove località da lui sco- perte per la Toscana di Abutilon Avicennae e Lepidium latlfolium. Il primo fu trovato alla foce del Calambrone presso Livorno, una prima volta nel 1901 in un solo individuo, quindi nuovamente in quest'anno con quattro individui. Il secondo fu trovato abbondante alla Paduletta, pure presso Livorno, nel 1907, e poi di nuovo negli anni successivi. A. BÉGUINOT. — PAOLO SILVIO BOCCONE E LE DOT- TRINE SULLA CADUTA E PERSISTENZA DELLE FOGLIE. Buona parte delle bibliografìe di argomenti botanici e sopra - tutto quelle che riguardano questioni biologiche assumono, come punto di partenza, l'opera Linneana e quindi la prima metà del secolo XVIII. Linné, come è ben noto, sia da solo, come ispi- rando l'opera dei numerosi allievi od influenzando quella dei suoi contemporanei, ha iniziato la trattazione scientifica di dispa- 224 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL'11 DICEMBRE ratissimi argomenti dello scibile naturalistico. La « Philosophia botanica » e le « Amoenitates Academicae » sono, fra i molti lavori da lui eseguiti o diretti, una prova patente dell'asserto. Anche dove 1' originalità non è molto notevole e dove la ten- denza alla schematizzazione ed all' aforismo tiene il posto della discussione obbiettiva o dell'indagine sperimentale, l'opera lin- neana emerge per una veste sua propria, per una spiccata pro- prietà del linguaggio scientifico, una larga esperienza personale ed una vastissima cultura. Un tal punto di partenza é, adunque, nel massimo numero dei casi, pienamente giustificato, non tanto nel senso che Linné abbia creato tutti gli argomenti di cui si occupa 0 su cui richiamò l'attenzione dei suoi discepoli o con- temporanei, quanto nel senso che egli ha contribuito ad impri- mere ad essi i caratteri di una trattazione scientifica. Ma non è sempre cosi. Non solo i primi germi di una data questione, ma non raramente ampie ed originali trattazioni s'incontrano in lavori prelinneani e di cui è giuocoforza tenere conto, spostando di parecchie diecine di anni od anche di qualche secolo la prima data della bibliografia sull'argomento. Qualche volta Linné od allievi, tornando a trattarlo, hanno portato in campo conoscenze ben più rudimentali od empiriche o finirono per ripetere idee e dottrine antiquate, già combattute e messe in quarantena da questo o quel precursore. Tale è il caso delle dottrine che concernono la caduta e la persistenza delle foglie. L'opera teofrastea e le posteriori che, pur con obiettivi diversi, la tennero presente, non mancano di accenni sui due fenomeni: ma trattasi di osservazioni isolate e di qualche constatazione di fatto e non di una vera e propria trattazione con veste e contenuto scientifico. Semplici definizioni e qualche esempio riserbò Linné nella « Philosophia botanica » e qualche fugace cenno, non rilevabile, trovasi in altre sue opere. Le disquisizioni sulla « Vernatio arborum » del Barck, ^ sulle « Gemmae arborum» del Lofling- e sul « Calendarium Florae » del Berger ^^ — suoi allievi — hanno numerosi dati su alcuni fenomeni periodici (vernazione, defogliazione, germi- 1 Amoenitates Academicae- voL III (Holmiae, 1756), p. 363-376. 2 Ibid. : voi. II (Holmiae, 1751), p. 182-223. 3 Ibid. : voi. IV (Holmiae, 1759), p. 387-414. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'11 DICEMBRE 225 nazione, fioritura, maturazione ecc.), ma scarseggiano o man- cano di notizie sulla persistenza delle foglie ed in ogni caso trattasi di constatazioni di fatto e di qualche più o meno felice intuizione, ma non di indagine causale, Spetta a Paolo Silvio Boccone (1633-1703) il merito di avere affrontato il difficile argomento, raccogliendo fatti e dati, ten- tando di risalire alle cause e, per quanto ardite e paradossali possano sembrare alcune sue vedute, è suo merito di averlo posto sulla base sperimentale. Farmi, perciò, prezzo dell'opera a dimostrazione del sin qui asserito ed a complemento del pro- spetto storico e bibliografico che ho redatto sulle due questioni '* di riportare, con brevi commenti a pie di pagina, la parte so- stanziale di due lettere sulle quali l'originale naturalista espone le sue idee al riguardo. I due documenti sono tratti da un'opera che, essendo fra le meno note e divulgate del Boccone, è sfug- gita all'attenzione di tutti ed era a me stesso sfuggita, pure avendo avuto cura di redigere una bibliografia il più possibil- mente completa. L'opera fu stampata a Bologna nel 1684 e reca il titolo: Os- servazioni naturali, ove si contengono Materie Medico- Fisiche, e di Botanica, Produzioni Naturali, Fosfori diversi, Fuoclii sotterranei d'Italia, et altre curiosità. Disposte in trattati fa- miliari da D. Paolo Boccone, e dirette a varij Cavalieri, e Letterati del ìiostì^o Secolo, secondo lo stile delle Accademie Fisico- Mattematiche d'Europa. La prima lettera è alle pagg. 329-337 e fa parte dell'osser- vazione vigesima sotto il titolo: « Delle cause della Viridità per- petua di alcune piante in tutte le stagioni ». Essa è diretta al March. Ippolito Bentivogli, nobile veneto a Ferrara ed è del se- guente tenore: « In ordine alle cause, perché alcune piante dimorano con « foglie verdi in tutte le stagioni dell'anno, e delle quali molti « Botanici desiderano sentire qualche ragionamento, posto perciò « le mie meditazioni, asserendo poter essere la copia della so- * A. Béguinot, /Sw^a persistenza e caduta delle foglie e sulla relativa bibliografia in « Atti R. Ist. Ven. Se. Lett. ed Arti, tom. LXVII, p. 2^ (1907-08), p. 759-78G ». 226 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE « stanza oleosa, '" delle quali sono fornite le parti delle medesime, « In oltre pare possa contribuire alla conservazione perenne -x delle foglie verdi la porzione della sostanza viscida, e crassa. ^^ « In qualche altra vi é apparenza, che contribuisca molto a « conservare verdi le piante anche l'Inverno, non meno l'hu- « more crasso, e viscido, ma anche la sostanza delle implicate « fibre, che compongono le medesime foglie. ' « Et in ultimo luogo mi fa credere essere causa moderata la « struttura della cuticula, '^ della quale sono vestite alcune foglie, ^ Causa, che non dirò efficiente, ma soltanto concomitante, es- sendo ben noto che molti sempreverdi sono provvisti di olii essen- ziali i quali, come la fìsica e la'biologia hanno dimostrato, essendo poco diatermani, lasciano bensì passare la luce, ma diminuiscono l' intensità della radiazione calorifica e quindi abbassano il tono della traspirazione. Rientrano, quindi, fra gli espedienti xerofitici che hanno larga esplicazione nei sempreverdi, pur tenendo presente che tale nubecola di vapore può essere spazzata via ad ogni leggero alitar di vento ! " Sta il fatto che parecchi semj)reverdi sono crassicauli e crassi- fogli; ma la crassizie, dovuta a grande sviluppo di parenchimi acqui- f^eri, non la riterrei una causa, ma una condizione della persistenza delle foglie, essendo un evidente espediente xerofitico, mercè il quale, piante cosi costruite mantengono acqua anche durante i pe- riodi di siccità più prolungata. E degno di rilievo, a questo ri- guardo, che molte piante erbacee a foglie crasse (si pensi a specie dei gen. Sedam, Simpervivuni, Crassula ecc.) sono, non solo persi- stenti con gli organi sotterranei, ma anche con l'apparato fogliare, spesso conformato a rosetta, e che mirabilmente resiste a basse tem- perature e sotto il coperto di neve. Boccone accenna inoltre alle sostanze viscide di cui, come è noto, sono ricchi i tessuti di molte piante grasse: sostanze che, grazie alla loro elevata igroscopicità, sono in grado di mantenere all'organismo un turgore quasi costante e quindi l'acqua indispensabile ai suoi processi vitali. ^ Che « la sostanza delle implicate fibre » concorra alla persi- stenza delle foglie negli esempi addotti dal Boccone (cfr. note 34, 40) escluderei, pure essendo il largo sviluppo del tessuto fibroso e mec- canico una caratteristica della massima parte delle foglie dei sem- preverdi. ^ È evidente che qui il Boccone assume per cuticula 1' epider- mide. A parte l' inesattezza del linguaggio, rilevo che le ricerche posteriori hanno posto in sodo che la massima parte degli alberi ed arbusti sempreverdi presentano strutture xerofitiche e che la xe- rofilia ha quasi sempre condotto ad un forte ispessimento della parete esterna delle cellule epidermiche. Ciò che, se non proprio una causa, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 227 < che durezza acquistano, a produrre, ò far resistenza all'ingiuria « inclemente dell'aria, e a conservare immune il secco, ò succo della « pianta, che va circolando, e nudrendo le parti della medesima. « Perché sia più tollerabile a chiunque cadesse alle mani que- « sta conghiettura metterò sotto l'esame le pianie Tanaceto,''^ « Agerato/*^ Menta greca," Pastinaca lucida,^"- Lentisco,^-^ Bosso,^-* « Absintio Romano, '■' Taxus, ^^ Pinus, '' Abies, ^^ Cupressus, ^'-^ « Olea, '^'^ che favoriscono la riflessione della loro sostanza oleosa, « capace a rendere poco penetrabili gli aculei del nitro, che ca- « paci sono a sciogliere il composto della pianta. «Autorizzano poi l'Aloe ex Insula Socotrae, '^ Thlaspi lati- « folium platycarpos semper virens leucoij latifolijs folio, " « Pancratium maritimum Lob./-' alcuni Narcissi lutei, -^ Kali « geniculatum, -■' Sempervivum maius, ■-'' Tithymalus Paraeel- « sus, -^ Cataputia. ^'^ Stanteche con la porzione dell'humore vi- può interpretarsi come una coudizione atta a difendere le foglie contro gli eccessi del caldo e del freddo e quindi a favorirne il man- tenimento. 9 È probabile si riferisca a qualche sj^ecie di Chrysaìithemicm, cui questo nome fu spesso applicato. 1" Achillea Ageratum L. ^^ Probabilmente Clirysanthemum Balsamita L. 1- Daucus gummifer Lam. corrispondente a « Pastinaca tenuifolia lucida, gummi manans » del Museo (p. 30, tab. 20). ^3 Pistacia Lentiscus Li. ^* Buxus semper virens L. ^•^ Artemisia Absinthiiun L. 1'' Taxus baccalà L. 1^ Pinus sp. '^ Abies sp. 1^ Cupressus sempervirens L. -'' Olea europaea L. 21 Aloe socotrina L. 22 Iberis semperflorens L. corrispondente a « Thlaspi latifolium platj'-- carpos semper virens leucoij latifoliis folio » del Museo (p. 4, fìg. 132). -3 Pancratium maritimum L. ^^ Probabilmente forme di Narcissus pseudó-narcissus L. "^ Probabilmente Salicornia o Suaeda fruticosa. 2" Cosi spesso denominato, sotto i generi più diversi {Sedum, Ai- zoon, Cofyledon ecc.), il Sempervivum tectorum, cui sembra riferirsi il Boccone. 2^ Euphorbia Par alias L. *■* Euphorbia Lathyris L. 228 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'1.1 DICEMBRK « scido, e crasso conservano la figura della foglia illesa dal ri- « gore del freddo. « La struttura interna poi dell'Opunzia, ^^ eh' è un aggregato « di fibre reticulate, ed ingrossato di replicati strati fibrosi re- « ticulati, che non sono dissimili dalle fibre cancellate, che si « scorgono nel frutto del Aluf, ^^' la Yuca folijs Aloes B Pin. « dell'Alpino ^1 passato l'Autunno, e più l'Aloè Americana Dod. « folio mucronato Lob. ^^ le foglie della quale sono piene di una « matassa di copiose, et unite fibre distese dalla base fino alla « estremità della foglia, ci persuade a bastanza, che possi essere « mediatrice a conservare la pianta illesa, ed ostinata nella sua « viridità. « Ed in ultimo pare, che concorra la superficie indurita, unita, « ò fissa di alcuni vegetabili ^^ di struttura simile a quella del « Laurus alexandrina,^* Buxus,^^ Alaternus,^^' Helleborus niger,-^'^ 23 Opuntia Ficus-indica Mill. 30 Quid? 31 Yucca aloifolia L. 32 Agave americana L. 33 Constatazione giustissima, poiché come amjDiamente lio dimo- strato nel mio lavoro sopra citato, una cospicua serie di sempre- verdi sono sclerofìlli ed appartengono al tipo biologico delle « Le- derblatter » quale venne inteso e circoscritto dall'Hansgirg. E da osservare per altro che alcuni degli esempi riportati (cfr. nota n. 30-37) appartengono a piante erbacee, dove non si può parlare di una vera persistenza e caduta delle foglie e dove in ogni caso i due fenomeni sembrano regolati, come dirò avanti, da leggi diverse da quelle che regolano i fenomeni stessi negli alberi ed arbusti. Sta, però, il fatto che ad esempio, Helleborus niger L. (che è tra le erbacee citate dal Boccone) ha foglie coriacee che conserva du- rante l' inverno, mentre le perde la forma tipica di H. viridis, che ha foglie sottili: le mantengono invece in tutto od in parte le forme a distribuzione sopratutto meridionale di questo ciclo, che hanno foglie coriacee {H. odorus, H. multifidus, H. Bocconei ecc.). Egre- giamente scelti sono gli esempi di Daphne Laureola e Clematis cir- rosa, pachifille e sempreverdi, affini a specie, certamente ben note al Boccone, leptofille e caducifoglie ! 3* Streptopus amplexifolius secondo il riferimento fatto da Linné del L. alexandrina di Cainerario [Epit., p. 956] ad Uvularia ample- xifolia che è il nostro Streptopus. 35 Buxus sempervireìis L. 313 liliamnus Alaternus L. 3^ Helleborus niger L. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 DICEMBRE 229 « Laureola,^^ Lingua cei'vina,^'-^ Filix, -"^ Clematis Boetica Clusij/^ « e simili, a conservare, ed a preservare tale spezie di pianta « da quei corpi heterogenei, che sono atti a risolvere il com- « posto della pianta. « Da tutto questo é cosa certa, che in quella struttura, ò corpo « di una Pianta ove non sono canali ben articolati, ò ben coni- « messi à ricevere l'alimento della terra, et a conservarlo in «tutte le revoluzioni delle stagioni dell' anno, ^^ per necessità, « ò le foglie impallidiscono, ò cadono, come accade di quelle co- « lonne, e di quelle volte, che sono piantate, e fabricate senza « le catene, ò chiavi di ferro, che sostentano gli ediTizi). « Le circostanze sovra accennate, e la composizione delle « parti di alcuni vegetabili devonsi esaminare per la chimica, « col microscopio, ò con l'occhio studioso, non prevenuto da « ostinata fantasia, atlìne che satisfatto riraanghi il nostro giu- « dizio a mezzo de' sensi. ■'^ « Per quel che riguarda il ricorso alli sperimenti chimici, po- « tressimo confìrmare la copia della sostanza oleosa, pigliando le « prime nominate, e mettendole a putrefare, alquanto peste, per « alcuni giorni in fimo equino, e poi distillarle per storta, e per 3^ Daphne Laureula Li, *■* Scolo pendri uni offiainarum Sin. « Quid? *^ Clematis cirrosa L, *- Sebbene espresso in forma molta oscura, in queste parole è rac- chiuso il concetto fondamentale, cui lio insistito nel mio lavoro sopra citato, che una condizione per il sempreverdismo è che le pianta, mercè strutture xerofitiche, sia in grado di mantenere du- rante l'estate un'abbondante provvista d'acqua, e sia conformata in modo da non essere danneggiata (ombrofilia nel senso del Wiesner) dalla pioggia durante i mesi invernali-primaverili. *^ Mirabile divinazione, se si pensa al tempo in cui fu concepita e ove si rifletta che il meccanismo della caduta delle foglie e l'in- dagine sulle cause ed i fattori della persistenza furono negli ul- timi cinquanta anni in grande parte chiariti mercè la conoscenza dell' intima strvittura del corpo vegetale e mercè opportune ricerche sperimentali. Che le esperienze di cui il Boccone nei seguenti pe- riodi traccia, per cosi dire, il programma non avrebbero condotto ad alcun serio risultato, sembra noa esservi dubbio ; ma sta il fatto che già sulla fine del secolo XVII egli esprimeva il bisogno di porre l'indagine su base sperimentale. 230 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA. DELL' 11 DICEMBRE « fare evidente la copia della sostanza oleosa si deve pesare avanti « di metterla a putrefare per servire di paragone contro di « quelle altre piante, che nel medesimo peso messe in putrefa- « zione, e a distillare, restituiscono per essa distillazione meno « olio delle prime nominate, cioè Agerato, Menta greca, Pasti- « naca lucida, Absintium Romanum, Lentiscus, Buxus, et altri. ** « Il color livido nella superficie delle piante pare essere ra- « gione incontrastabile per l'oleosità, come ce lo confermano la « medesima Pastinaca lucida, Lentisco ed altre. « Secondo modo di sperimentare se una pianta abbonda di «oli più d'un' altra sarebbe di ridurla in , carbone, e poi col « mezzo dello spirito di vino estrarre la parte oleosa, si deve « paragonare questo secondo sperimento con la distillazione di « altra pianta, che venglii creduta non fornita, di sostanza oleosa, « come sarebbe qualche foglia di Salanum, di Latonus, di Pla- « tanus. « Questi sperimenti saranno più legitimi, se si faranno sopra « piante generalmente sempre virenti, e di perpetua radice in « tutte le Provincie, che in piante di foglie decidue in alcune « contrade per l'intemperie di Clima freddo. ■^■' « Le altre circostanze, che sono mezzi a conservare le piante « verdi si ponno esaminare, ò con l'occhio puramente, o col « favor del Microscopio, cioè delle Piante di viscida, e crassa « sostanza piene, delle piante di fibrose, e reticolato plesso for- « tificate, e delle piante di unita, e dura superficie dotate ». La seconda lettera, alle pagg. 346-358, fa parte dell'osserva- zione vigesimaterza sotto il titolo: « In ordine alla viridità « delle Piante, e strutture delle Coralline, ed altre Produzioni « maritime ». Essa è diretta al canonico Ulisse Gozzadini di «Bologna e, nella parte che ci riguarda, dice quanto segue: « Osservo che una gran parte delle Piante, che hanno lasu- « perfide delle loro foglie tanto di sotto, che di sopra, vestita ** Per queste piante cfr. rispettivamente le note 10, 11, 12, 15, 13, 14. *'• Donde si può dedurre che il Boccone avesse cognizione del comportamento di alcuni sempreverdi che hanno forme od indi- vidui caducifogli e di cui sono esempio, fra gli alberi, alcune specie di Quercus, fra gli arbusti, il Ligustrum vulgare e, fra le piante er- bacee, alcune forme del ciclo di Helleborus viridis. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 231 « di sottilissima membrana, resistono agevolmente al rigore del- « l'Inverno, come fanno prova le foglie dell'Arum vulgare, ■*'• « Acetosa, ■*' Beta, ^'^ Branca ursina, ^'' Brassica, -'^ Bugula, -'^ « Lauro cerasus, '''^ e simili, il loro parenchima rimanendo rac- « chiuso in mezzo alle fibre, e difeso dalle membrane ambienti, « conserva in una tolerabile viridità le parti delle piante. L'in- « spezione delle parti che compongono la cuticula negli ani- « mali, e nelle piante, fatta col Microscopio ci fa concepire la « causa, e l'effetto della resistenza, che fa essa cuticola alle in- « giurie esterne. ^^ « Il fusto delle medesime piante sopradditate, tallhora si ri- •*" Probabilmente VAo-um italicuni Mill. *'• Rumex Acetosa L. ■^ Beta vulgaris L. *^ Nome volgare adoperato aucbe da Cesalpino per V Acantìius molli s L. •"* Brassica sp. ■^^•Ajuga reptans L. '^- Prunus Lauro-cerasus L. ■^3 Dagli esempi sopra citati (fatta eccezione del Lauro- ceraso no- toriamente pachifiilo) si ricava che al Boccone non erano ignoti esempi di piante erbacee le quali, per usare la sua espressione, no- nostante cbé vestite di sottilissima membrana (e cioè di epidermide), tuttavia svernano con l'apparato fogliare, il quale rivelasi cosi re- sistente al freddo. Poiché da quanto opinò, credo per primo, il Boccone stesso (cfr. nota -i) ed in base a quanto io stesso sostenni nel lavoro più volte citato, un carattere della massima parte dei sempreverdi — limitatamente agli alberi, arbusti e suftrutici — è il forte ispessimento delle cellule epidermiche, che appare essere cosi una condizione del loro sempreverdismo, é evidente che altre devono essere le cause della persistenza delle foglie nelle piante erbacee citate dal Boccone e provviste tutte di cellule epidermiche a pareti poco ispessite o sottili. Le recenti ricerche del Lidfors {Die tvinthergrilne Flora. Eine hìológische Untersuchung in « Lund Univ. Arsskrifl N. F. II, Afd. 2, n. 13 |1907]) condurrebbero ad ammet- tere che ciò sia dovuto alla facoltà che hanno le piante ibernanti di trasformare l'amido in glucosio : proprietà che egli riconosce anche ai sempreverdi arborei ed arbustivi, senza negare gli adat- tamenti xerofitici. Teorica prevalentemente biochimica, che merita, a mio giudizio, di essere ulteriormente studiata e verificata sopra- tutto in piante di clima caldo e temperato-caldo, constandomi, ad esempio, che molti dei nostri sempreverdi sono ben lungi dal man- care di amido anche durante la stagione invernale. 232 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'II DICEMBRE « solve, ò perchè il nutrimento non si sublima per il tepido « calore, e moto della terra, ò perchè li nodi, e le fibre, che « compongono la struttura di esso fusto sono deboli, e radamente « unite: ciò non accade però nelle piante di fibre stipate, overo « con tortuosi giri annodate, come sarebbero quelle, che sosten- « gono la laureola, e Fico d'India opuntio. Si che non concor- « rendo alimento, vasi e ligamenti di tenaci amplessi, e super- « ficie membranosa in una medesima parte della pianta è ne- « cessità, che ella si corrompa, e cada. Li pediculi delle foglie « della Vite, e quelle de fiori de' Pruni, e di molte altre Piante, « fanno concepire dalla loro debole unione, la facile risoluzione « dell'altre parti, . non bene annodate, e comesse, perchè ge- « neralmente essi pediculi hanno debole ligamento col tronco, « o fusto della medesima pianta, che le produce. °^ « Sono le piante, ancorché ben vestite alla superficie, e do- « tate di solida struttura parimenti sottoposte alle rivoluzioni « delle stagioni, poiché esse cadono spesso a'venti Sirocchi, da La- « tini Austro chiamati, i quali, ò perche impediscono l'alimento « necessario, essiccandolo, ò perchè brugiano, ed ardono i liga- « menti stessi, che compongono, e sostengono le parti; quindi « è che sovente inaridiscano, e muoiano. Se ne' venti, è nell'aria « fredda i sali nitrosi di figui^a acuta, nell'Inverno più algente « feriscono, e dividono le parti della Pianta; altresì ne' Venti « Sirocchi l'Estate, perchè altri sali nitrosi essendo in moto ce- « lere, e violento fanno una funzione quasi uguale alle parti- « celle del fuoco, che per ragione del moto violento ardono, e « consumano i corpi per dove si insinuano. « Se le piante havessero tanto di humido, con che potessero « estinguere le particelle del fuoco, o quelle nitrose dell'aria, « anche spirando venti Sirocchi, che sono di natura analoga '* In questi periodi il Boccone adombi-a una grossa questione bio- logica, che resta tutt'ora in grande parte allo stato di qiiia. Per quale ragione in molte piante erbacee perennanti si conserva l'ap- parato fogliare, laddove si perde quello caulinare e le foglie che su di esse sono inserite? Dal confronto con il fusto delle piante ar- boree ed arbustive l'A. conclude che ciò dipende dalla minor consi- stenza e robustezza : ma se cosi fosse non si spiegherebbe la persi- stenza delle foglie, meccanicamente anche più deboli. Le cause, quindi, devono essere ben altre ! SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'11 DICEMBRE 233 « al fuoco, conservarebbero la loro forma in quella improvisa « revoluzione di tempo. ^■"' « L'Acetosa per relazione del Clarissimo Bartolino per causa < del tegumento, e per la copia dell'humore, che conserva nelle « sue foglie resiste, ed estingue nelle proprie vene le punture, « le parti nitrose, e gli aculei seccanti del freddo della Nor- « vegia, e quindi è che resiste a' geli. La Cochlearia sarà an- « ch'essa costante, e generosa sotto il medesimo clima, e rigore, « ma parendomi di struttura men forte dell'Acetosa deve in «qualche occasione cedere in tutto, o in parte all'inclemenza « del gelo. Quindi è, che molte piante in un tal clima tempe- « rato non hanno bisogno, che di una mezzana robustezza, e di « una mediocre struttura delle parti ; e de'vasi, adatti a ricevere, « e distribuire l'alimento della terra per conservarsi verdeggianti « anche nelle stagioni d' Inverno. ^^ « L'aria, della quale si nutriscono le Piante, è causa poten- « tissima di conservare, e uccidere gì' animali; questi talhora « proveduti di sottili, e flaccide fìlamenta, come anche di flbi'e, « iuembrane, nervi, ossa, ed humori gravidi di pochissimo sale, «sono anch' eglino capaci a soffrire incommodi letali.... Ha per « questo fine proveduto di cute, e membrana valida alcuni « animali la natura, altri di composte squame, ed altri di densa « lanugine le parti esterne. Quindi è, che anche le Piante to- « mentose, come sarebbero il Millefoglio tomentoso giallo,^' « Iacea massima babilonica, *^ Stachys spuria Flandrorum, ''•' ver- « deggiano l'inverno in quelle parti, che sono dotate, o di hu- « more, o di nodosa testura col beneficio, e difesa del tomento ^^ In questo e nei due precedenti periodi il Boccone, pur con il fantastico linguaggio del tempo, intu.isce una verità messa in chiaro dal Wiesner solo negli ultimi tempi e cioè la caduta delle foglie in seguito al «aldo eccessivo (HitzelaubfallJ : fenomeno da noi poco sviluppato (ne sono esempi tipici Clematis cirrosa, Euphorbia den- droides ecc.) ma che ha vina larga esplicazione nei tropici, dove molti alberi ed arbusti perdono il fogliame in coincidenza od in prossimità del periodo caldo ed asciutto dell'anno. ^'^ Per quanto dice sull'Acetosa cfr. la nota n. 47 ; la Cochlearia sembra doversi riportare alla C. officinalis L. ■" Achillea tomentosa L. ^* Centaurea hahylonica L. ^^ Sideritis sicula Ucria. Bull, della Soc. hot. Hai. ^"^ 234 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE « ben folto, e supplisce esso tomento ad una densa membrana « accioche li corpi heterogenei, ed ambienti, facendovi poca « dimora, non la corrompano. ''^ « Che la cute, o membrana alla superficie delle Piante sia va- « lido mezzo a conservare le medesime Piante dall'inclemenza « delle stagioni, e de sali vaganti nell'aria, lo provano le piante « stagnanti ne' pelaghi del Mare, e quelle vegetanti nelle la- « gune, e ne' laghi, che nella terra sono incorrotte, e perpetue. «I Potamogesi, ^'^ Fontali, *"'- Muschi aquatici, Ninfee, nel « fondo delle acque dolci per una parte, e le Alghe, Coralline, « Muschi, e Fuchi, dall'altra, che hanno i natali, e la vita nel « pelago del Mare sono state arricchite dalla natura di super- « fiele nervosa, o di sostanza glutinosa co' quali aiuti fanno ri- « paro alle corrosioni de' sali, ed all' inclemenza de' corpi estra- « nei. *^^ Le Gomme ne' gV alberi sono parti saline oleose, quali « quanto più prive di humido sono tanto più fisse, e conservano « il composto di esse parti, e più valide si trovano a opporsi « alle ingiurie, anzi alli sali, che vagano per l'aria, e che si « ponno ritrovare nelle acque. ^° I tre esempi sopra citati appartengono a piante ricoperte di fìtto tomento clie, come è ben noto, ha l'effetto di impedire il rinnovamento dell'aria attorno agli stomi ; aria che è più o meno satura di vapore d'acqua ed è, dunque, immobilizzata e non tanto facilmente sostituita da aria nuova e secca. È, perciò, un evidente espediente xerofìtico contro le alte temperature, restando però, a vedersi se vale anche come difesa contro le basse, e se, quindi, è un fattore della persistenza dell'apparato fogliare dui-ante la sta- gione invernale, come il Boccone sostiene. '^^ Potamogeton sp. •52 Probabilmente Fontinalis sp. ^3 Gli esempi citati in questo periodo mostrano che al Boccone non era ignoto che parecchie piante acquatiche sommerse e parec- chie natanti (perdendo quest'ultime le foglie natanti) possono vi- vere e prosperare al fondo, protette contro il gelo da uno strato di acqua non sottoposta normalmente a congelamento. I fattori bio- logici di una tale resistenza sono tutt'ora ignoti, anche perchè se- condo Lidfors molte di queste piante non trasformano l'amido in zuccbero. Le cause addotte dal Boccone nulla spiegano, e non spendo parole sulla inattendibilità delle sue vedute sulla funzione protet- tiva a lui attribuita alla gomma, al glutine ed al sale nei periodi seguenti. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL.' 11 DICEMBRE 235 «Il Gluten, essendo un olio denso composto d'infinite fibre, « ò filamenta, è corpo vicario alla gomma, e quanto meno hu- « more racchiude il medesimo Gluten più nervoso, e robusto «si fa addivedere: anch' egli riserva all'ingiurie dell'aria, et « a' corpi heterogenei et ambienti ». E dopo avere asserito che le Coralline non potrebbero vivere nel fondo del mare se la natura « non havesse proveduto, e fornito esse Coralline d'una crosta di particelle saline » con- clude che con questo fatto « viene dimostrato, che le gomme « secche, e ristrette sopra le piante, e nella sostanza delle me- « desime piante sono vicarie alle particelle saline per opporsi « validamente all'inclemenza de' fluidi, e de corpi heterogenei ».... Infine viene presentato il seguente elenco delle Pubblicazioni pervenute in clono alla Società durante il 2° seme- stre del 1909. Bollettino della ArhoricGltara Italiana, Anno V, Trini. 2." Bollettino dell' Istituto Agrario di Scandieei, Voi. Vili, n.° 3. Bulletin de la Société Vaudcise des Sciences Natui-elles, Voi. 45, n.* 166. Bulletin de la Société Linnéenne de Normandie, 6^ Serie, l*'' Voi. 1907. Caen, 1909. Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Pétershourg. Tom. IX, Livr. 4-5. Bidletin of the New York Botanical Garden, Voi. VII, n.° 23. Field Museum of Naturai History, Beport Series, Voi. ITI, n.° 3. Chicago, 1909. Mémoires de la Société Linnéenne de Norviandie, Voi. XXIII, Fase. 1". Memoirs of the Department of Agriculture in India, Voi. II, n.''^ 7, 8. Oesterreichische Garten-Zeitung , Jahrg. IV, n." 7-12. Société de la Flore Valdòtaine, Bull, n.» 5 (1909). The Ohio Naturai ist, Voi. IX, n." 7, 8. Campbell C, Sulla biologia e patologia dell'olivo (Olea europaeaJj.). Roma, 1909. Castellotti C, Per raddoppiare la produzione della seta. Cremona, 1909. Chiovenda E. e Cortesi F., Angiospermae. Estratto dal VoL I del- l'opera Il Ruvenzori, Relazioni scientifiche. Cortesi F., Contribuzione alla Flora delle Isole Tremiti. Roma, 1909. (Annali di Botanica, Voi. VII, fase. 3"). Cortesi F,, Osservazioni teratologiche, Roma, 1909. (Idem, Voi. VII, Fase. 3°). Cozzi C, Sulle variazioni fieristiche nei terrazzi del fiume Ticino. Pavia, 1909. (Atti Soc. Ital. dì Se. Nat., Voi. 48). 236 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE Fries Th. M., Bref ocli skrifvelser af och till Cari von Linné. Del. III. Stockliolm, 1909. Gulia G., Cenni bibliografici sulla forma vertebrata maltese. Roma, 1909. (Boll. Soo. Zool. ital., Anno XVIII, 1909). Keissler (von) S"., Beitrag zur Kenntnis der Pilzflora Dalmatiens. Wien, 1909. {Oesterr. hot. Zeitschr., Jahrg. 1909. n." 7-8). — Neue Filze von den Samoa nnd Salomonsinseln. Berlin, 1909. (Anales Mycologici , Voi. Ili, n." 3). Marignoni G. B., Micro miceti di Schio. Prima contribuzione alla flora micologica della provincia di Vicenza. Schio, 1909. — Nota sulla mancanza di endosperma negli ovuli di Cacao (Tì/eo- hroma Cacao L.) e su alcune anomalie dei frutti e dei semi. Schio, 1909. Merrill E. D., New or noteworthy Philipiiine Plants. (I-IV). Ma- nila, 1901-905. (Dep. of the Interior. Bureau of Govern. Laborat. n.ri 6, 17, 29, 85). Perotti R., Sul ciclo biochimico dell'anidride fosforica nel terreno agrario. Roma, 1909. {Meni, della R. Staz. di Pat. Veg.). Savastano Z/., Il nostro problema silvano. Napoli, 1909. (Boll, del- Varboric. italiana^ Anno V, 1909). Warining E., Oecology of plants, an introduction to the study of plant-communities. Oxford, 1909. Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. INDICE Baccarini P. — Sui micozoocecidi od « Amhrosiagallen » Pag. 137 Id. — Una famiglia di ibridi tra varietà di Solanum Me- logena L » 38 Bargagli-Petrucci G. — Altre osservazioni sopra al- cune piante teratologiche di Begonia tuberosa ... » 195 BaRSALI e. — A proposito dell'apparizione del « Mal bianco » della Quercia in Italia. (Proc. vero.) ... » 65 Id. — Seabiosa piumosa S. et S. nuovo inquilino della flora italiana » 1^5 Id. — Sulla diffusione dell' Erigeron Karwinshyanus DO. in Toscana » 1^=''^ BÉGUiNOT A. — Materiali per una Flora delle Isole Tre- miti » 200 Id. — Paolo Silvio Boccone e le dottrine sulla caduta e persistenza delle foglie > 223 Bergamasco G. — Il « Mal bianco » della Quercie nei dintorni di Napoli. (Proc. verb.) ■ ' * 87 BoLZON P. — Aggiunte alla Flora della Provincia di Parma. (Nota quinta) » 68 BoRG G. — Nuove stazioni della Melitella pusilla Somm. nell'isola di Malta. (Proc. verb.) » 102 Bottini A. — Spigolature briologiche » 108 Cannarblla P. — Flora urbica palermitana. (Centuria I) » 73 Id. — Flora urbica palermitana (Centuria II) .... » 172 CoLOZZA A. — Note anatomiche sulle Calyceraceae . . » 7 Fiori A. — La Genista dalmatica Ten. var. Mi'^helii (Spach) nelle Marche (Proc. verb.) » 223 FoRMiGGiNi L. — Cenno storico-bibliografico sulle Cara- cca della Flora italiana » li Gabotto L. — Una nuova stazione del Cherophyllum bul- bosum Li » l'i7 GoiRAN A. — Alcune notizie relative a specie o forme di graminacee nizzai-de a veronesi » 148 Id. — De Cyperis agri nicaensis > 186 Id. — Della presenza nel nizzardo di X Conyza mixta Fouc. et Neyraut (= C. ambigua (DC.) X Erigeron oanaclensis L.). (Proc. verb.) » 66 238 INDICE Grilli C. — Sul Callopisma luteo-album vai*, lacteum Mass. Pag. 152 GuLiA G. — Elenco delle Pteridofite maltesi » 220 Id. — latorno ad un nuovo habitat della Melitella pu- silla Somm. (ProG. verh.) » 67 Id. — Le Caracee maltesi (Proo. verh.) » 68 Massalongo C. — In morte del Prof. Cav. A. Goiran. (Proc. verh.) » 193 MiCHELETTi L. — Briofìte sicule » 212 Id. — Muschi dell' Eritrea » 154 Id. — SuW Eryngium campestre L. var. megacejìhalum Pouz., varietà nuova per l'Italia, e su altre varietà e forme della stessa specie, in parte non descritte prima d'ora » 156 Minio M. — Contributo alla flora del Bellunese ... » 47 MoNTEMARTiNi L. — Contributo allo studio della nutri- zione minerale delle piante . > 162 Pampanini e,. — Alcune Kalanchoe dell'Eritrea. ... » 51 Id. — Fasciazioni nelle piante erbacee (Proc. verh.) . . » 220 Id. — Materiali j)er una Flora della Provincia di Bel- luno. Ili » 56 Id. — Una nuova Agave » 119 Passerini N. — Nuove località per la Toscana di Ahu- tilon Avicennae Gaertn. e Lepidium latifolium L. (Proc. verh.) » 223 Pavolini a. F. e Mayer M. — Sulla presenza della ru- tina nella Sophora japonica L » 81 Ponzo A. — L'autogamia nelle piante fanerogame (Quarta contribuzione) » 88 Preda A. — Fasciazione in una infiorescenza di Digitalis purpurea L » 217 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° semestre del 1909 » 128 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2° semestre del 1909 » 235 Riunione straordinaria in Padova (23-24 settembre 1909). » 131 Saccardo P. a. — Da quale anno debba cominciare la validità della nomenclatura scientifica delle critto- game » 167 SoMMiER S. — Ancora del Dorycnium hirsutum (L.) Ser. var. glabrum Somm » 123 Id. — Della identità di Lathyrus amoenus Fenzl e L. Gor- goni Pari » 126 Statuto della Società botanica italiana » 2 Trotter A. — A proposito del « Mal bianco » della Quercia in Italia. (Proc. verh.) » 35 Ugolini U. — La Kochia tricliophylla inselvatichita nel Bresciano. (Proc. verh.) ..'..• » 191 INDICE 239 Vaccari L. — L'Abate Pietro Chanoux, Rettore dell'Ospi- zio del Piccolo S, Bernardo. (Proc. verb.) .... Pag. 35 Vaccari L. e Wilczek E. — Un nuovo ibrido di Achil- lea (A. macrophylla X herbarota Ali. var. Morisìana Rchb. fil.) » 61 Villani A. — Dei nettarii di alcune Crocifere quadri- centriche » 26 Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti successore.