THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 58QG SOB I9IO-II OTTO HARRASSOWITZ ' Diipuu Auni ifur: BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A.I1I10 1910. FIRENZE 1910. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Chiti successore). è OS if/ù'il 1910. Gessaio. N.° 1. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Campbell C, O.sservazioni e ricerche sull' Olivo chiamato " Ma- •sehio „ Pag. 5 Comitato permanente "' Pro Flora italica „ „ 1 Persone F.. Prima contribuzione alla flora di Terra d'Otranto. „ 13 SoMMiEE S., Linaria pseudolaxiftora Lojac, L. Corsica e L. Sardoa. „ 14 Terracciaxo a., Nuovi habitat e nuove entità di Orchideae in Sardegna „ 17 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 8 gennaio 1910. Presidenza del Presidente Baccarini. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il signor Corrado Bonaventura di Firenze. Indi è comunicato il Regolamento del Comitato « Pro flora ita- lica », già presentato all'Adunanza straordinaria di Padova : Comitato permanente " Pro Flora italica " Il Comitato permanente « Pro Flora italica», la cui costituzione ed esistenza furono ufllcialmente riconosciute nel Congresso della Società per il progresso delle Scienze, tenutosi in Firenze nell'ot- tobre 1908, e dai membri della Società botanica italiana pur ivi convenuti,^ presenta ora ai botanici italiani lo schema della 1 L' istituzione, accompagnata da una speciale Relazione, redatta dai membri del Comitato, fu approvata dai botanici intervenuti a Firenze al Congresso della Società per il Progresso delle Scienze e dai soci della Società botanica italiana, i quali, nella seduta del 22 ottobre 190S, procedettero alle nomine di cui all'Art. 1. (Cfr. Buli. Soc. bot. it.; 1908, p. 105). Riuscirono eletti i Dottori A. Béguinot, Adr. Fiori, A. Forti, G. Negri. R. Pampanini, a. Trotter, L. Vaccari, G. Zodda. Bull, della Soc. bot. Hai. 1 'J'50589 2 SKDIC DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 8 GENNAIO propria organizzazione, tecnica ed economica, con un Regola- merdo, quale fu discusso ed approvato dal Comitato in Sede speciale, a Padova, durante il terzo Congresso della Società per il progresso delle Scienze ed accolto poi dai botanici interve- nuti all'Adunanza annuale della Società botanica italiana, tenutasi pure in Padova nei giorni 24-25 Settembre dello scorso anno. Gli appoggi morali e gli incoraggiamenti avuti sin qui sono argomento a sperare non abbiano ora a mancare al Comitato i mezzi materiali destinati a dar forma concreta alla sua attività, a vantaggio di quanti botanici italiani, animati da buonvolere e da intento patriottico, vorranno contrilauire ad una più completa conoscenza e ad una più perfetta illustrazione della Flora italiana. REOOLAMENTO Disposizioni generali. Art. 1. — È istituito un Comitato permanente '' Pro Flora italica „ col compito di promuovere l'esplorazione metodica della flora italiana, sopratutto nelle regioni meno note, e di raccogliere i mezzi a ciò necessari. Art. 2. — I membri del Comitato dui'ano in carica per iin tempo indeterminato. Art. 3. — Il Comitato elegge il suo domicilio in Firenze, presso la " Società botanica italiana „. Art. 4. — Il Comitato avrà tra i suoi membri e per la durata di un biennio : un Presidente, un Segretario ed un Cassiere, costituenti 1' ufficio di Presidenza, i quali jDerò. alla scadenza, potranno anch'essere riconfermati. L'ufficio di Presidenza non ha facoltà di prendere alcuna delibera- zione tecnica ed economica senza il parere od il voto degli altri membri del Comitato. Art. ò. — Il Comitato dovrà di norma riunirsi una volta all'anno, e, salvo impedimento, in coincidenza con l'Adunanza annuale della Società botanica italiana. Art. 6. — Iva nomina dei membri del Comitato, verrà fatta dal Comitato stesso fra i soci della Società botanica italiana. L' elezione dovrà farsi per votazione segreta ed a maggioranza in occasione del- l'Adunanza annuale, o questa non avendo luogo, per iscritto, dietro invito della Presidenza. SEDE DI FIRICNZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 3 Abt. 7. — La Presideuza presenterà ogni anno nell'Adunanza annuale, di cui all'Art. 5, o a domicilio dei membri nelF impossibilità di una riu- nione, i bilanci consuntivo e preventivo per la loro discussione. Appro- vati 1 bilanci, sarà cura della Presidenza di rendei'li di pubblica rag-ione ■ nel più breve tempo possibile. Art. 8. — Le modificazioni alle " Disposizioni g-enerali „ del Rego- lamento, aventi solo carattere transitorio e di urgenza, i;)otranno es- sere deliberate senz' altro dal Comitato, in forma privata ; quelle invece riguardanti le " Disposizioni generali "' od aventi carattere permanente, dovranno rendersi note per la stampa, ed essere proposte da almeno tre meml)ri del Comitato e non saranno esecutive se non avranno otte- nuto almeno i due terzi dei voti. Disposizioni speciali. Art. 9. — I territori nei quali si svolgerà l'attività del Comitato dovranno essere sopratutto i meno noti o quelli clie per situazione topografica si mostrano meno accessibili dai centri di studio od alle private iniziative. Art. 10. — Le esplorazioni, le quali avranno sopratutto un carattere intensivo, non dovranno solo mirare al completo inventario floristico della regione, ma anclie in linea principale avranno l' obiettivo di osservazioni d'indole fìtogeografica. Art. 11. — Le osservazioni clie gli esploratori dovranno compiere sulle singole specie, e sul complesso del paesaggio botanico dovranno essere almeno le seguenti : a) frequenza degli individui e nel caso di specie esotiche lo stato di naturalizzazione ; b) stazioni nelle quali ciascuna specie è dominante, subordinata od accidentale, in rapporto all'altitudine, all'esposizione, alle condizioni fìsico-cliimiclie del suolo ecc. ; e) associazioni e formazioni alle quali dà eventualmente luogo o nelle quali solitamente si accompagna ; d) caratteri generali e si^eciali del jjo (^saggio botanico. * Art. 12. — Quando esistono boschi o pascoli, gli esploratori dovi-anno raccogliere dei dati sulla loro estensione, costituzione botanica' modo di loro utilizzazione, possibili loro vicende nel tempo e nello spazio. Art. 13. — Coloro che propongono temi d' esplorazioue ed affinchè questi possano essere presi in esame, dovranno stabilire per iscritto ed in modo particolareggiato i limiti dell" itinerai-io, l'epoca e la durata approssimativa dell" esplorazione, il preventivo di sjìesa nella forma più 1 Per ulteriori dati si rimanda at questionario .i>'eobotanicii redatto da Béguinot per i collaboratori della «Flora italica exsiccata » nel L'/i//. Sor. hot. it., 1905, p. loo-iii. 4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO economica ; giustiticlieranno inoltre le ragioni tecniche della proposta ed esporranno gli eventuali obiettivi da raggiungere. Art. 14. — Di norma chi propone il tema di ricerca dovrà anch'es- sere l'esecutore dell'escursione, in caso contrario dovrà farne esplicita dichiarazione con l' invio del tema. Art. 15. — Potrà il Comitato, d'accordo col proponente,' aggregargli uno 0 più botanici a seconda delle circostanze. Art. 16. — Potranno essere accolti temi d| esplorazione anche da persone non facenti parte del Comitato, i^urchè compilati con le norme di cui all'Art. 13. Tali esplorazioni potranno anch' essere eseguite dal proponente e indennizzate o sussidiate dal Comitato, purché eseguite secondo i criteri tecnici stabiliti negli Art. ÌO, 11, 12 ; né potrà l'esecutore, per quanto concerne la relazione scritta, la stampa di essa e la destinazione delle piante, sottrarsi alle disposizioni contemplate negli Articoli 20, 21, 22. Art. 17. — Agli esploratori non spettano altre indennità oltre quelle destinate a compensarli delle spese effettivamente sostenute e da liqui- darsi in base al preventivo di cui all'Art. 13. Art. 18. — Ogni anno vi dovranno essere possibilmente all' ordine del giorno almeno tre temi di esplorazione, anche se nontutti eseguibili. Art. 19. — I temi dovranno essere inviati all' Ufficio di Presidenza che li comunicherà ai membri dei Comitato per udirne il parere, sta- bilire il turno, fissare tutte le altre norme riferibili all'organizzazione dell' esplorazione ed all'indennità o sussidio da destinarsi all'esecutore od agli esecutori. Art. 20. — Gli esecutori delle esplorazioni devono assumersi 1' ob- bligo di redigere una relazione botanica sull' esplorazione compiuta. Tale relazione, inedita, dovrà fornire materiali e dati (raccolti se- condo gli Art. 10, 11, 12) da utilizzarsi per opere più ampie e complete, solo eccezionalmente potrà avere carattere ed intento monografico. Art. 21. — La relazione dovrà essere inviata per la stampa all'Uffi- cio di Presidenza, non oltre l' anno successivo a quello nel quale fu completata l'esplorazione. Le relazioni stampate avranno una numerazione progressiva sotto la rubrica " Pro flora italica „, che dovrà figui'are nei periodici della So- cietà botanica italiana. Art. 22. — Tutte le piante raccolte spettano al Comitato, che ne dispone come crede, obbligandosi però di lasciare una copia al raccogli- tore, ad eccezione degli esemjjlùri unici. Ciò che potrà ricavarsi dalla vendita dovrà andare ad incremento dei fondi destinati alle esplorazioni ; nell'acquisto, gli Istituti botanici italiani avranno su tutti la precedenza. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 5 Sono quindi presentati i seguenti lavoi-i : C. CAMPBELL. — OSSERVAZIONI E RICERCHE SUL- L'OLIVO CHIAMATO « MASCHIO ». Le prime notizie in proposito ci vengono fornite dal Grimaldi che parlando degli olivi coltivati nel territorio di Venafro ^ cosi si esprime : « vi è una specie singolare di ulivo, che merita la considerazione de' naturalisti, e si chiama ulivo 7naschio, il quale carica ogni anno di fiori, ma non porta mai frutti : e presso i contadini di Venafro corre opinione, che i fiori di tale ulivo, servono per fecondare i fiori degli altri ulivi, che portano frutto ». Tale notizia veniva fornita al Grimaldi dal Cav. Dott. Andrea Pigonoti che « verificò in Venafro tutto quanto si scrisse dagli antichi intorno agli olivi di quel Paese, e quello che ora si os- serva neWidwo niaschio, del quale ninno scrittore antico o mo- derno delle cose rustiche ne fa menzione ». Più tardi il Presta cosi scrisse dell'olivo maschio di Venafro: '^ « Frequentissimi e famigliari erano i Romani in Venafrano. Vi possedevano sopratutto degli uliveti, ed in ispecialità vi am- miravano e custodivano la Licinia che lor recava l'olio il più fine di tutti, e la legge jdella vendizione delle ulive, che da Catone viene apportata, espressamente sembrava fatta per quella. Egli è da credersi adunque, che fossero loro note le sorta tutte di ulivi, che ci allignavano. Non pertanto però non si trova nei loro libri niun motto di ulivo maschio, ne (\\ìQ\VUre mares oleas di Ovidio é da intendersi frondi di ulivo maschio, dacché tutti i critici ne convengono, che quel mares oleas, é un errore di copista, ed abbia Ovidio detto piuttosto, Ure maris rores. Né appo dei Greci, né appo chiunque si sognò mai cotal sorta di ulivo. » L'ulivo infatti, come abbiamo detto, é una pianta, la quale è ^ D. Grimaldi, Memoria sulta economia olearia antica e moderna e suW antico frantoio da olio trovato negli scavamenti di Stabia. Napoli, MDCCLXXXIII. ■^ G. Presta, Der/Ì^ ulivi, delle ulive e deUa maniera di cavar l'olio. Napoli, 1794, Gap. VI. Dell'uovo dai Venafrani creduto maschio. 6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 8 GENNAIO maschio-femmina, ermafroditi i suoi fiori ; e però recando su ciascun fiore ambi i sessi per fecondarsi, cou:ipren(ie ognuno, che saria in tutto superfluo un ulivo a parte coi fiori a sole stamigne ed antere, senza affatto il pistillo, cioè co' fiori del tutto maschi. Per ordinario almen la natura non è solita di proce- dere diversamente. Da ciò si può immaginare se mi facesse stupire la lettera di Venafro che qui fedelmente trascrivo: « Qui vi sono gli ulivi maschi. Buono, che nel tempo della fioritura io ci feci un po' di studio, per poterle ora comunicare quel che notai. Questi alberi maschi fioriscono con tanta copia di fiori, che non è credibile la quantità; ma ne' fiori vi sono le parti maschili, cioè gli stami, e non le ferainee, cioè il pistillo, come si osserva negli altri ulivi. Ora questi stami hanno una minuta polvere, che si dis- sipa facilmente dai venti, e si porta a notabili distanze. Essi alberi maschi non producono da sé frutto alcuno, nò vi è qui memoria, che l'abbiano giammai prodotto, ma fecondano bensì le piante degli altri ulivi, che sono loro vicini. Ed è osserva- bile, che quei poderi in cui alcun maschio vi alligna, portano sempre il frutto, se qualche estrinseco accidente non fosse stato di ostacolo. Venafro, 10 Settembre 1870. » Leggendola io ne ri- masi in una inquietezza ed in un farnetico di si e di no ine- sprimibile, da una banda non mi parendo il crederci per le l'agioni su divisate, dall'altra per quanto stranissima che sem- brasse una tale notizia, non la stimando impossibile interamente. Soventi fiate suol la natura valersi di mezzi a noi ignoti, di mezzi i quali ci sembrano tutti opposti, per adempiere un fine stesso. Cosi nella fecondazione dei semi del fico, mercè i capri- fichi, che vi si appendono ; così anzi (il che è più stupore) moltiplicano certi animali, siccome i polipi del Trembley, per quei mezzi stessi che in tutti gli altri sono mezzi di distruzione, cioè a dir tagliandoli in vari minuzzoli piccolissimi. L'uomo poi il quale scriveva la lettera ben si vede, che non era un idiota, un tanghero, ma un erudito abbastanza del sistenia sessuale, e si dicea testimonio oculare del fatto. Per uscire di tal dubbiezza io ne chiesi al nostro monsignor d'Aprile vescovo di Teano, ed ei mi mise la risposta del Parroco Antonelli di Venafro, che confirmò la notizia: io ne feci richie- dere lo stesso Vescovo di Venafro dal signor D. Andrea De Lucia, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 7 uom ripieno di letteratura, ed allora vicario in Gallipoli, ma di presente degno vescovo di Calvi, ed il vescovo di Venafro sotto il 13 di maggio 1780, rispose: « Qui si trovano da per tutto le specie delle ulive, che desiderate, cioè orina o sia aurina, e l'ulivo maschio, che in ogni oliveto antico suol essercene una pianta ». Altri amici di più mi aggiunsero, che non soltanto in Venafro, ma in altri luoghi della Campania si aveva pure il medesimo ulivo maschio; e finalmente il cavalier Pigonati, ba- stantemente esso ancor illuminato dell'odierno sistema sessuale, non dubitò d'informarne il signor marchese Grimaldi, come di cosa colà da tutti creduta e avverata. Dietro di tali e tante testimonianze, chi non avrebbesi arreso ? Ma il silenzio totale degli antichi, ma la stranezza del fatto, non mi lasciando a sufficienza persuaso ancora, io nell'anno pas- sato pregai il dotto baccelliere Minosi versatissimo nella storia naturale, clie in tempo della fioritui'a si fosse dato il disagio di recarsi da Napoli a mie spese in Venafro, per realizzare coi propri occhi tale asserzione; ed ei garbatissimo, e mio grande amico siccome egli è, mi favori volentieri. Ma a dirla in breve, dopo varie inchieste su del passato, e dopo varie osservazioni conchiuse esser falso del tutto quanto era stato asserito e cre- duto. L' ulivo in questione ha i fiori non men provvisti di pi- stillo, che qualunque altro; l'ulivo stesso ci è stata anzi volta, che ha allegato di qualche oliva. Di là tornato riosservò poscia e fece osservare da vari intelligentissimi di botanica i rami del medesimo ulivo messigli da quel vicario capitolare con la migna già aperta, e restò insieme cogli altri convinto, che poiché l'al- bero, per tutt'altra cagione, che perchè mancasse di pistillo non allegava veruna oliva, perciò colà si era follemente conchiuso, e creduto dai Venafrani che fosse maschio, non altrimenti, che si dicesse priva di ovaia una donna non per altro, se non per- chè, benché maritata, non si fosse mai fecondata. Assai somigliante a questo medesimo è il caso, il quale qui mi è avvenuto. In terreno fertile ed in mezzo a dei molti ulivi, per lor natura fruttiferosi, si è notato che ve n' è un solo, il quale a memoria d'uomo non ha allegato mai una uliva. Eppure mignola al par degli altri ed al par degli altri si mostra vegeto e rigoglioso. Dacché io ne seppi, ne tenni cura. Il fatto è, che quantunque mignoli ed isviluppi le sue foglioline, mai queste 8 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO poi (siane qualunque la causa) non pervengono alla grossezza, alla qual dovrebbero pervenire, e rimangon piccole ed abortive, onde accade che la migna non si apre mai, ma cosi chiusa e abor- tiva si secca e van giù. Bellamente però aperta la bocciolina io l'ho ritrovata col suo pistillo e con le sue antere. Rimane adunque pertanto, siccome certo, o pur molto accosto a certezza, l'ulivo maschio di Venafro essere una mera contadinesca fandonia. In seguito il Lucenteforte nel suo libro sugli ulivi di Venafro così ne scrive : « Questi agricoltori danno un tal nome ad una maniera d'ulivo, la quale si carica abbondevolmente di fiori si che non si discernono le foglie, e poi pochissime ulive arrecano. Essi credono essere cotale maniera necessaria perchè gli altri ulivi recassero frutto, e quindi in molti uliveti se ne vede un individuo lasciato crescere' a dismisura. Gli ulivi non hanno bisogno dell'individuo maschio per la fecondazione appartenendo essi alla classe Biandrìa monoginia di Linneo, i di cui fiori sono ermafroditi, e se nell'osservare moltissimi fiori di diversi ulivi ho osservato qualche mostruosità, lo è stato per la parte dei stami e non mai del pistillo, avendo trovato alcun fiore a tre stami, ma non mai uno senza il pistillo. È falsa dunque la cre- denza de' Venafrani agricoltori sugli ulivi maschi, in ognuno de' quali che mi hanno identificato ho veduto del frutto. E questa poi un'altra maniera, nella quale gl'individui crescono assai lussoreggiando, si caricano estremamente di fiori, e prima di tutti gli altri ulivi fioriscono; ma qualunque ne sia la causa di rado si veggono mediocremente caricati di frutto. Sembra poi di cotal maniera d'ulivo esservene più varietà, perciocché in alcuni individui ho osservato delle ulive tonde, in altri delle allungate, in altri delle ovali, e di varia grandezza ». ^ Di quanti ebbero in seguito ad occuparsi dell' olivo, che io sappia, nessuno si occupò dell'olivo « maschio », che si dovette ritenere più che tutto una fantasticheria da non meritare con- siderazione. Ho riportato integralmente quanto in proposito venne scritto dai diversi autori, in quanto si scorge chiaramente, come quanti ^ Francesco Lucentefortb, Gli Ulivi dì Venafro. — Canto. Napoli, 1843. Nota, cap. XVIII, pag. 59. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 9 si occuparono della questione, malgrado tutta la buona volontà spiegata per dare ragione di un fatto di tanta importanza, non riuscirono in modo assoluto allo scopo, e finirono per mettere in ridicolo la cosa, come successe al Presta, a cui pur si devono tante ed importanti investigazioni sull'olivo. E dire che bastava un esame di paragone con fiori normali per dare ragione del fatto. Da tempo la mia attenzione si era fermata a considerare la ragione della quasi completa improduttività di alcune piante ancora giovani e nella completa vigoria che viene da uno stato di normale vegetazione, tra altre che normalmente portavano prodotto. Tale fatto che non trovava spiegazione alcuna nelle condizioni biologiche della pianta, e che una causa ben doveva avere, mi spinse sabito a studiare il flore sopra numerosi esem- plari, e in località diverse. Mi si mostrò tosto come l'aborto dell'organo femminile fosse diffuso a tutte le piante in parola, e, per quanto meno iritensamente, anche ad altre che pure por- tavano prodotto. Il fatto tanto importante aveva bisogno di es- sere confermato dall'esame dei fiori sulle stesse piante per più anni successivi, perchè tale aborto non potesse essere attribuito a condizioni biologiche speciali, che mutevoli da un anno al- l'altro, potessero farlo scomparire in condizioni biologiche nor- mali, avendo già precedentemente constatato come a cause este- riori si debba molto spesso la mancata allegazione del fiore nell'olivo. Conviene anzitutto considerare che, come giustamente osserva il Lucenteforte, non tutte le piante chiamate « maschio » hanno gli stessi caratteri da poterle far considerare conie varietà unica; in quanto caratteri della foglia, del frutto, e portamento della pianta, sono variabilissimi, cosi che non si può far risalire l'origine delle piante in parola da una pianta unica, ma da piante diverse. A tale veduta viene a conferma il fatto che l'olivo « maschio » non è limitato alla regione di Venafro, ma si trova anche in altre località, che con Venafro sono divise da forti distanze, e non hanno alcun rapporto commerciale, cosi che non si può pensare alla possibile importazione di piante da una in altra località. E tale fatto ha una notevole importanza per sta- bilire la probabile origine di tale varietà di olivo, origine la cui in)portanza biologica non può sfuggire, se si considera che 10 SKDK DI FIUENZK - ADUNANZA DKLL' 8 GENNAIO il fatto è indubbiamente legato a circostanze determinanti co- muni a tutti gii olivi di regioni da tempo riprodotti per via agamica. Ma prima di risalire alla probabile origine dell'olivo maschio, e per meglio poterla scrutare, conviene studiare la morfologia del fiore e le alterazioni di esso. Anzitutto è bene considerare che dall'apparenza generale della pianta non si hanno che vaghe norme per giudicare della varietà, in quanto il portamento, sviluppo, colorito e struttura macro e microscopica della foglia, sono variabilissime da varietà a varietà, da contrada a contrada, anche per la stessa varietà,, in quanto l'ambiente e la coltura influiscono in modo notevole nel portamento e sulla struttura dell'olivo. Se qualche differenza si dovesse notare rispetto alla varietà in pai'olu, si dovrebbe notare ujia robustezza maggiore nella pianta, che può trovare la sua causa determinante nella costante infecondità, e nel co- lorito delle foglie costantemente meno intenso delle varietà fruttifere, coltivate nella stessa località. In tali caratteri sarebbe del resto impossibile basare alcuna determinazione, dovendo essa avere semi^ro per base lo studio del fiore. Se prima della schiusura del fiore, con leggiero sfregamento delle dita sul fioi'e stesso, si tolgono petali e stami, riesce facile lo studio degli organi femminili, e anche all'occhio sprovvisto di lente riesce facile scorgere le anomalie, che più evidenti risal- tano quando si osservino a leggiero ingrandimento. Lo stilo con lo stimma mancano spesso completamente, e al loro posto sull'ovario abortito si nota un piccolo rialzamento conico di colore bruniccio. Anche quando lo stilo non manchi, e si trovi atrofico, manca di stimma ed ha un colorito bruno che lo fa dififerenziare tosto da quello allo stato normale. In ogni caso ovario ed ovuli sono allo stato abortito. Sviluppati più del normale si trovano gli organi maschili, e più specialmente le antere che producono una abbondante quantità di polline, che osserv^ato al microscopio, non mostra differenze paragonato a quello dei fiori normali. Le piante di olivo — maschio — danno una abbondantissima fioritura, con qualche infiorescenza terminale; fioritura che si palesa anche maggiormente alla vista pel colorito più bianco del pedicello del calice e della corolla, e pel maggiore sviluppo di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL.' 8 GENNAIO 11 tali organi, sempre paragonati ai fiori normali. Il pedicello fio- rale è nell'Olivo maschio costantemente più corto che nei fiori ermafroditi. Con tali caratteri del fiore nell'olivo maschio, e nei fiori anche di altre piante ove l'aborto é solo parziale, riesce facile la di- stinzione, in quanto nel fiore normale lo stilo con lo stimma risaltano evidenti pel loro colorito verde e pel loro maggiore sviluppo. La produzione del frutto nell'olivo maschio è in alcune piante completamente nulla, in altre più specialmente nei rami della sommità della pianta, si trova qualche drupa di forma elittica che raggiunge completa maturità. Il fatto che anche nell'olivo maschio si trovino fiori normali che allegano e danno produzione di drupe, ha una notevole im- portanza, quando lo si ricolleghi all'altro che l'aborto dell'or- gano femminile si lia anche in numerose piante di altre varietà, ove, solo perché più o meno parziale, non è stato sino ad ora notato; in quanto esso rappresenta non un fenomeno unico ma diffuso a piante di note e diverse varietà. Quale la probabile origine di tale aborto? Dubbia sino al giorno che non potrà essere sperimentalmente dimostrata. Ma se si considera: che l'aborto é costante in alcune [)iante e varietà; che tale aborto si riproduce nelle piante riprodotte ases- sualmente ; che esso è più diffuso nelle località ove si ha la pratica della riproduzione per piantone (grossa talea); che innestato con varietà ermafrodita l'olivo maschio pro- duce normalmente ; vien fatto di considerarlo tosto come uno stato degenerativo, in conseguenza della continuata riproduzione asessuale e proba- bilmente dell'età. Se al fatto non fossero estranee le condizioni biologiche più o meno favorevoli, esso non dovrebbe mantenersi costante in piante determinate, ma dovrebbe mostrarsi saltuario; e nelle annate più favorevoli alla allegagione del fiore non dovrebbe o quasi manifestarsi, mentre si manifesta costantemente come ne fa fede l'olivo maschio. Né credo si possa pensare ad un caso di lenta mutazione, date 12 SEDP: di FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO le ragioai esposte, e che in ogni caso dovrebbe mantenersi co- stante con la riproduzione sessuale. Quando dai pochi semi raccolti potrò portare lo studio sopra piante riprodotte sessualmente, la questione dell'olivo maschio troverà la sua naturale soluzione, su cui oggigiorno non sono possibili che delle ipotesi. È in ogni modo un caso interessantissimo di Poligamia mo- noica (Darwin) (con fiori andromonoici) piuttosto rara, da potersi classificare ancora come Pleogaraia maschile (Loew) (Schulz). Nel Sud" Tunisino si trova qualche rara pianta di olivo chia- mata Dekkar (in lingua araba — fecondante — maschio) il cui olio si ritiene un rimedio contro le malattie di petto e soprat- tutto contro la tubercolosi, e in cui sarebbe utilissimo portare lo studio per verificare se in essa si trovassero gli stessi ca- ratteri del nostro olivo maschio. La credenza dei coltivatori di Venafro che l'olivo maschio abbia una influenza sulla produttività delle piante vicine, cosi che in ogni olivete se ne coltivano poche piante sparse, onde assicurare una maggiore allegagione del fiore nelle piante nor- mali, non é suffragata dai fatti ; e trae probabilmente la sua origine dalla bella fioritura e straordinaria produzione di pol- line che si ha nell'olivo maschio, in confronto con le altre piante. Dalle osservazioni che ho potuto fare in altra località, ho con- statato come le piante in prossimità di olivo maschio non avessero una allegagione migliore delle altre. Del resto giudizi affermativi in proposito non sono possibili, date le scarse cono- scenze che si hanno sulla biologia fiorale dell'olivo, e data la possibilità dell'intervento degli insetti, e di condizioni esteriori su cui ancora non si è bene fissata l' attenzione degli studiosi. Dallo studio però dell'olivo maschio risalta evidente la ten- denza in esso a degenerare, e 1' importanza pratica di una se- lezione che escluda dalla riproduzione — specie agamica — le piante in condizioni di totale o parziale aborto fiorale, con no- tevole vantaggio per la produzione. Sora, Novembre 1909. SEDE DI FIKKNZK - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 13 F. PERSONE. — PRIMA. CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DI TERRA D' OTRANTO. Diverse escursioni da me fatte in Terra d'Otranto, specialmente lungo il Jonio nel circondario di Gallipoli e lungo l'Adriatico nelle vicinanze di Otranto, sebbene fatte in autunno mi procu- rarono una buona raccolta. Essendo intanto mio intendimento di continuare lo studio della flora di questa regione, cosi importante sia in sé stessa come nei rapporti che ha con le regioni circum-mediterranee, rendo note, per ora, le specie più interessanti, che non mi risultano citate da coloro che di questa flora si occuparono. Panicum repens L. Arene marittime a Nord dell'AIimini Grande (Otranto). Diffuso. Hemarthria FASCICOLATA (Lam.) Kth. Arene al bordo setten- trionale dell'AIimini Grande (Otranto). Rara. — Specie nuova per la regione, poiché è data solo per Napoli, per Maida in Calabria e per la Sicilia. Trigloghin laxiflora Guss. Arene marittime al porto dell'Alto sotto un gruppo di Vitex (Nardo) Rara. — Citata dal Groves come rarissima per Otranto e dal Tenore per Taranto. CoLCHicuM MONTANUM L. 7 CuPANii (Guss.). DifFuso nelle Colline verso S. Caterina (Nardo). Atriplex hastatum L. 7 TRIANGOLARE (W.). Al Fiume tra i giunchi e al porto dell'Alto tra i Vitex (Nardo). ScoRPiURUS MURICATUS L. ^ suLCATUS (L.). Nei campi tra il Fiume e l'Alto Lido (Nardo). Citato come certo solamente per la Sardegna. EUPHORBIA CHAMAESYCE L. (b. CANESCENS [L.]) (C. MACULATA Pari.). Nei campi tra il Fiume e l'Alto Lido (Nardo). Erica vagans L. ^ verticillata (Forsk.). Macchie lungo la strada che parte dall'Alimini, verso la masseria dei Turchi (Otranto). — Citata solamente per l'Istria e per Gallipoli. Helminthia echioides (L.) Gaertn. a tuberculata (Moench.). — Lungo il fiumicello Idro (Otranto). Centadrea Jacea L. $ neapolitanà (Boiss.). — Lungo il fiu- micello Idro (Otranto). Carlina gommifera (L.) Less. a typica. — Littorale arenoso verso la torre dell' Inserraglio (Nardo). 14 SEDK DI FIRKNZK - ADUNANZA DKLL' 8 GKNNAIO S. SOMMIER. — LINARIA PSEUDOLAXIFLORA LOJAC, L. CORSICA E L. SARDO A. Ho trovato nel 1907, in vari punti delle isole di Gozo e di Cornino (Malta), la Lìnaria pseudolaxi^^ora (in fiore e in frutto alla fine d'Aprile). Essa é identica, in tutti i suoi particolari, a quella che avevo raccolta l'anno avanti nell'isola di Linosa, quantunque il terreno argilloso-calcareo delle isole Maltesi sia ben diverso da quello interamente vulcanico di Linosa. Questa identità in isole abbastanza distanti le une dalle altre, mi ha confermato nell' opinione che sia una specie ben differenziata e definita. Col ricco materiale raccolto, .sussidiato dalle note prese sul vivo, posso dare una più particolareggiata diagnosi ■di questa specie che fu descritta fin dal 1884 da I-ojacono, ma su di un materiale insufficiente e non raccolto dall'autore stesso. lAnaria pseiidolaxìltora Loiac. Annua glabra, cauli- bus gracilibus subfiexuosis decumbentibus simplicibus vel raro parce ramosis pluribus ex eadem radice, foliis carnosulis ovatis vel ovato-lanceolatis acutiusculis brevissime petiolatis, surcu- lorum sterilium et caulinis inferioribus mediisque ternatis vel oppositis, superioribus majoribus sparsis, floribus 2-3 remotis vel saepius in apice caulium et ramorum solitariis, pedicellis etiam in friictu ascendentibus parum incrassatis brevibus ca- lycem non aequantibus, bracteis lineari-lanceolatis pedicello Jongioribus, calycis laciniis [larum inaequalibus oblongo-linea- ribus obtusiusculis, corollae labii superioris bifidi laciniis lineari- oblongis erectis obtusis sursum refiexis coerulescentibus, labio inferiore velutino alho-flavescente, lineis duabus saturatioribus percorso et fauce barbata intense flavo, calcare grci,cili descen- dente rectiuscolo coroilam rr^liquam subaequante albo vel vix coerulescente, capsula globosa calycem in fructu auctum ac- quante valvulis dentiformibus ab apice dehiscente, seminibus minutis fusco-nigrescentibus oblongis vel subangulato-triquetris profunde rugosis reticulato-foveolatis. SKOB DI FIKBNZK - ADUNANZA DKLL' 8 GENNAIO 15 Caules ad summum 20 cin. lonr^i; folia inferiora 3-5 ram. longa 2-4 lata, superiora majora iisqiie ad 10 X 4 mm. ; pedicelli sae- pius non ultra 2 mm., corolla cum calcare 15-17 mm. longa. Linaria virgala Desf. (ex descriptione et icone in Flora Atlantica Desf. et in Flora Algeriensis Batt. et Trabut, nec non ex: speciminibus Africanis) differt: caulibus validioribus elatio- ribus (2-3 dcm. et ultra), foliis acutioribus majoribus (7-9 X 11-18 mm.), tloribus multo majoribus numerosis spicatis confertis, bracteis lineari-snbulatis deflexis, calycis laciniis lineari-subula- tis acutis, calcare coetera parte corollae longiore, capsula sulco hi ne inde exarata. Linaria flava Desf. differt: caulibus virgatis erectis, foliis ma- joribus, tioribus capitatis terminal ibus sessilibus, calycis laciniis acutis, corolla flava. Linaria laxiflora Desf. magis differt: foliis linearibus, flori- bus longe pedicellatis, pedicellis fìliformibus bracteas reflexas bis terve excedentibus, capsula subdidyma, seminibus tenuiter gra- nulatis alveolatis. La Linaria pseudolaxi fior a fin ora è nota soltanto di Linosa e delle isole Maltesi. Le affinità maggiori di questa specie sono con la L. virgata Desf., e più ancora con la L. flava Desf. La L. laxiflora Desf. che le somiglia per il portamento, ne differisce per caratteri di maggiore entità. La L. virgata, alla quale Ascherson (in Ross Bot. Excurs. Lampedusa und Linosa ^) credette di dover riferire come varietà la L. pseudolaxiflora di Linosa, è pianta comune in Algeria ed in Tunisia, e si estende anche nella Tripolitania e nella Cirenaica, ma non è stata trovata fuori dell'Africa. La L. flava invece è pianta rarissima nell'Africa settentrionale, dove tanto da Bat- fandier e Trabut, quanto da Desfontaines è stata indicata sol- tanto di un punto della costa Algerina « La Calle ». da dove pro- viene anche l'unico esemplare che ne possiede l'Erbario Centrale di Firenze. Essa però è stata indicata di Corsica, di Sardegna e della Spagna meridionale. Ma l'esame degli esemplari di Corsica e di Sardegna mi ha convinto che appartengono a due specie diverse fra loro, e diverse pure dalla L. flava Desf. ^ Vedi SoMMiEU, Le isole Pelagie e la loro flora, p. 236. 16 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO La Linaria che in Corsica è stata chiamata flavia, molto più che alla pianta di « La Calle » ed alle sue descrizioni, per il suo portamento, per le sue dimensioni, e per tutti i suoi caratteri salvo il colore della corolla, somiglia alla L. pseudolaxi^lorà Lojac. Ciò si rileva non solo dall'ispezione degli esemplari d' erbario, ma anche dalle descrizioni fatte sulla pianta di Corsica nelle flore italiane e francesi, che non combinano con quelle fatte sulla pianta africana. A questa entità, che andrà meglio stu- diata sul vivo per decidere se convenga considerarla come specie autonoma o come varietà gialla della L. x>seudolaxitiora> pro- pongo di dare il nome di Corsica, In quanto alla pianta di Sardegna della quale l'Erbario Cen- trale possiede esemplari raccolti da Moris e da Gennari, essa differisce tanto dalla L. flava d'Algeria quanto dalla L. pseudo- laxi{lora e dalla Corsica, per caratteri cosi rilevanti, che non esito a consideiarla come specie diversa che piopongo di chia- mare JLinaria Sardoa, Non occorre darne una descri- zione, poiché è ottima quella di Moris nella Flora Sardoa Voi. IH, pag. 209 (sotto il nome di L. flava). Basta dire che la L. Sardoa differisce tanto dalla L. flava Desf., quanto dalla L. Xtseudolaxiflora Lojac, per i cauli ramificati, per la capsula allungata anziché globosa, ed oltrepassante notevolmente il calice, e specialmente per i semi a superlìcie liscia punteg- giata da piccole depressioni rotonde, particolarità sulla quale Moris (intuendo torse in ciò una differenza con la specie alla quale riferiva la pianta Sarda), insiste, ed esprime benissimo dicendo: « Semina excavato-punctata, neutiquam, obiterve ru- gosa » e più oltre « Semina foveolis subrotundis insculpta ». Anche il colore della corolla è diverso, poiché Moris dice « raro omnino lutea, ad labium superius lineis purpurascentibus ple- rumque notata, ipsocjue calcare purpurascente ». La pianta che è stata chiamata L. flava nella Spagna meridio- nale, stando alla descrizione in Willkomm e Lange, ed agli esemplari di Cadice che ho visti negli erbari di Firenze, sembra molto simile alla pianta di Corsica, e quindi affine alla pseudo- laxiflora. SKDB DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 17 A. TERRACCIANO. — NUOVI HABITAT E NUOVE ENTITÀ DI ORCHIDEAE IN SARDEGNA. Il più recente studio sulle Orchideae di Sardegna rimonta al 1896, quando il prof. U. Martelli dava per le stampe il primo fascicolo delle « Monocotyledones Sardoae » ; è quindi da questo che piglierò le mosse, non senza tener conto di alcune altre pubblicazioni apparse dopo e che a loro luogo saranno ricordate. E poiché le mie ricerche sinora si sono svolte nella Sardegna settentrionale ed in parte di quella centrale, cosi qui non mi è dato assorgere a considerazioni generali nei riguardi dei molti fatti e dei varii problemi fitogeografici, che le Orchideae do- vunque, e nell'isola nostra massimamente, potrebbero offrire campo di esporre. Piacerai solo notare, che delle specie tra le « Inquirendae nella flora di Sardegna » additate dal prof. L. Nicotra, ^ io non ho ritrovate né Cephalanthera rubra Rich. e né Ophrys exal- TATA Ten.; l'altra, cioè Orchis sambucina L., presenta qui la sua vicariante 0. insularis Soniìn. (= 0. pseddo-sambdcina) ritrovata dallo stesso Nicotra* a Santo Lussurgiu. Intanto dopo le mie ricerche, per quanto affatto localizzate, si debbono ag- giungere come nuove per l'isola, oltre le molte forme da me descritte e che vanno considerate piuttosto quali variazioni lo- cali, le seguenti : Ophrys Arachnites (L.) Lam. y exaltata (Ten.) e S Scolopax (Cav.) ambedue note di Corsica, 0. fusca Lh. j3 PALLIDA Raf. di Sicilia, Orchis candida nuova specie spettante al ciclo di variazioni dell'O. papilionacea L., O. laxi- FLORA (Lam.) J3 palustris (Jacq.) non indicata dal Martelli, benché gli autori della flora analitica italiana la dieno delle isole, Serapias Lingua (L.) fi elongata (Tod.) di Sicilia, S. lon- GiPETALA (Ten.) Pollin. che pur vive in Corsica, Aceraslongi- BRACTEATO X ANTHROPOPHORA nuovo Ìbrido, Platanthera bi- 1 lu « Malpighia », voi. XIII, 1889. 2 Prime note sopra alcune piante di Sardegna. In « Malpighia », voi. IX, 1895. Btill. della Soc. hot. ital. 18 SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO FOLTA (L.) Ridi, fi MONTANA la quale fu rinvenuta all'Elba, habitat più vicino alla Sardegna, Cephalanthera rubra (L.) Rich. tra le isole conosciuta di Corsica e di Sicilia. — Ci mancano ancora oltre gli ibridi, non per anco inclusi dal Coste nella sua Flore de France, Orchis perpapilionaceo X Morio Pari, O. Per- MORIO X PAPILIONACEA, questO : 0. PURPUREA HildS., O. PAUCI- FLORA Ten., 0. maculata L., O. latifolli L. cosi diffuse nella vicina Corsica, ne è a disperare che possa rinvenirle in pro- sieguo. La nomenclatura seguita é quella usata nella « Flora anali- tica d'Italia » ; solo quando diversamente ho creduto di fare, si troverà citato fra' sinonimi il corrispondente nome di tale opera. Sono stati esclusi gli habitat ricordati dal prof. Martelli (op. e.) e dal prof. Nicotra nelle varie sue pubblicazioni sulla flora Sas- sarese (meno quando si trattava di forme nuove), per non in- correre in inutili ripetizioni; da ciò il fatto che nel presente elenco, come del resto spiega chiaro l'intitolazione ad esso pre- posta, mancano molte specie assai note e diffuse. OPHRYS Linn. 1. O. uranifera Hiids. a typica: Sassari a Baddimanna sulla via di San Francesco (22. III. 1907), nel bosco Prunas a Rizzeddu (19. III. 1907), a San Simplicio (25. III. 1907), lungo il viottolo che mena a monte Bianchinu (1. IV. 1907), a Mulafà presso il Nu- raghe e sulla via di Piantanna (2. IV. 1907), a Tingari ed a Cudinei (2. IV. 1907), a Serra secca ed a Serra niedda (7. IV. 1907), stradale di Tissi (21. IV. 1907). Forma gyaostemio longe mucronato : Sassari a Baddi- manna (17. IV. 1907). — Pianta humilis, habitu gracillima. fi fucifera (Sm.) Rchb. : Monte Santo presso Ardara, alla fontana di Sant'Elia (13. V. 1908) ; Codrongianus (19. III. 1908). y atrata (Lindi, non L.) : Sassari a Spartivento (14. V. 1907), alla Scala di Tingari (25. III. 1908). Forma gihlteribus acuiis, magnis: Sassari a Baddimanna (9. V. 1907), a Rizzeddu nella valle presso il bosco Prunas (11. V. 1907), a Filigheddu (25. IV. 1907). SEDK DI FIRENZE - ADUKANZA DKLl/ 8 GENNAIO 19 Forma gibheribus vìx prominuìis : a Baddimanna (9. Y. 1007). Forma labello muUco: quivi e nella valle presso il bosco Prunas a Rizzeddu (27. IV. 1907). i Morisii Mart.: Sassari a Rizzeddu (26.111. 1907 e 23. IV. 1909) ed alla discesa di Tingavi (25. III. 1908) ; nel viale andando alla montagna di Tissi (21. IV. 1907) ; Monte Tramontana a Perdas de Fogu presso Castelsardo (11. IV. 1908). ~ L' ebbi da Doraus de Maria dal D."" Poeverlein (IV. 1909). é specularia Rchb. (gibberibus pilosis, prominulis, acutis, te- palis esternis intense roseis, labello denticulato-apiculato) : Sassari a Fiiigheddu (25. IV. 1907), a Rizzeddu nella valle presso il bosco Prunas (27. IV. 1907), a Baddimanna (9. V. 1907). O. aranifero x atrata Camus, journ. bot. 1893, p. 156. — O. ToDAROANA Maccìi. n. giorn. bot. ital. 1881, p. 315 (tepalis concavis, exterioribus superiore latiore, latera- libus obovatis, descendentibus, apice acutis et viridibus, labello late expanso, piloso, gibberibus prominentibus, gynostemio parce rostrato, spica laxa) : Sassari a Cudinei (19. V. 1907), a Luruzzano presso Caniga (20. V. 1907). 2. O. homhìjliUora Lk.: Sassari a Fiiigheddu (12. et 25. IV. 1907), a Spartivento et a Rizzeddu (14. IV. 1907), strada tra Calancoi e li Laccheddi (4. IV. 1907). — Forme mi- crante e macrante sono sempre mescolate insieme negli stessi luoghi. Forma elongata (foliis inferioribus lanceolatis et acutis, usque ad9cm. longis, cauliuis oblongo-lanceolatis v. obo- vato-oblongìs, scapo elato plus mìnus firmo, bifloro, flo- ribus quam in t3po maioribus) : colline attorno ai bagni di San Martino sotto Ploaghe (29. IV. 1907). 3. O. api fera Ilads. : Sassari a Rizzeddu ed a Cudinei (19. V. 1907), a Luruzzano presso Sant'Anatolia (£0. V. 1907), a Serra niedda (30. V. 1907), a Taniga (15. V. 1908): Co- drono-ianus (19. V. 1908). Osservazione. — Martelli (Monocotyl. sard. I. 64) la dice « rara, vidi unicum exemphire prope Iglesias collectum inherb. Gennari ». 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO Certo si è però che nel Sassarese è abbastanza diffusa. Le due varietà descritte e figurate nel Reichenbach fil. (Orchid. germ. voi. XIII- XIV. 97 et le. fl. germ. et belv. fig. Ili, tav. 112 e fig. IV, tav. 118) per PURPURATA e muteliak si riscontrano promiscuamente negli stessi luoghi e sulle stesse piante, dimostrando vero l'asserto del Reichen- bach (1. e. p. 98) « varietates rarissimae mihi cohibita quasi stadia evolutionis videntur ». La migliore figura della specie è data col n. 56 dal Barla (Iconogr. des Orcbidées des Alpes maritimes). 4. O. •Irachnites (L.) Lam. a typica (tepalis exquisite laiiceolatis, superiore primum erecto dein divaricato, lateralibus descendentibus, gibbe- ribus magnis, prominiilis, spica pluriflora, 5-8 fl., nunc elongata et tunc floribus distantibus internodio brevio- ribus cum bracteis divaricatis., nunc abbreviata et tunc floribus internodio longioribus cum bracteis axi approxi- matis) : Sassari a Baddimanna (25. IV. 1907), a Sparti- vento (14. V. 1907), a Cudinei (19. V. 1907), a Serra secca (26. V. 1906). Foì^na elongaia (foliis inferioribus anguste lanceolatis, caulinis gradatim reductis et fere oranino guainantibus, scapo elongato, l-2fIoro) : Rizzeddu presso il bosco Prunas (11. V. 1907), da Sassari a Preda niedda per fontana di Corbu (20. V. 1907). Forma longebracteaia (pianta robusta, foliis inferioribus quam in typo majoribus, caulinis bene evolutis usque ad spicara, spica interdum subsecunda et multi-densiflora, bracteis duplo v. ultra flores superantibus) : Stradale di Tissi (21. IV. 1907); Sassari a Rizzeddu presso il bosco Prunas (27. IV. 1907) ed a Cudinei (23. IV. 1908). ^ Scolopax (Cav.) : Monte Santo presso Ardara alla fon- tana di Sant'Elia (13. V. 1908); Monte Raso sopra Bona da fontana Marianna Mela ad Ucc' Aidu (30. V. 1908). — Corrisponde ad 0. Scolopax var. atropos Barla per la forma ed il colore del labello. 5. O. tenthredinifera W. 01. typica : Sassari a Baddimanna (20. IV. 1908), a Sant'Ana- tolia in terreno vulcanico ed in terreno calcareo sopra Caniga (23. IV. 1907), tra Calancoi e li Laccheddi (4. V. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 21 .1907), a Spartivento (14. V. 1907), a Cudinei (19. V. 1907), a Liiruzzano (20. V. 1907) ; colline intorno ai bagni di San Martino sotto Ploaghe (29. IV. 1907); Monte Santo presso Ardara alla fontana di Cantareddu (13. V. 1908). fi neglecta (PaìH.) : Sassari a Baddimanna (21. Ili e 12. IV. 1907, 18. IV. 1909), a Filigheddu (12 e 25. IV. 1907), alla Scala di lu Pintori (13. IV. 1907), a Rizzeddu(23. IV. 1907), a Cudinei (2 e 10. IV. 1907) ; Porto Torres ad Abba Gar- renti (29. III. 1907); Monte Zappino a Perdas de Fogu sopra Castelsardo e presso il mare nei pascoli arenosi (11. IV. 1908); Monte Santo presso Ardara nel versante nord (13. V. 1908). Forma graoilescens (tepalis exterioribus quam maxime divaricatis, oblongo-lanceolatis, maximis, v, ovario ad- pressis; scapo exili, l-211oro, floribus bibracteolatis, una tantum bracteola minima): comune ovunque con fi ne- CLETA Pari. Osservazione. — La nostra fi neglecta varia anclie nel labello per la forma « v. late v. stricte siibquadrato, marginibiis subtus fere conniventibus et quam maxime pendulis » e pel colore « v. margi- nibus pubescente-viridulo v. omnino concolore et obscure-rube- scente », nonché « gibberibus v. inconspicuis, v. maximis, v. viride- lutescentibus, v. obscure-rubentibus ». 0. O, lutea Cav. : Sassai'i a Baddimanna (21. Ili e 12. IV. 1907), a San Simplicio (2.5. 111. 1907), al Nuraghe di Pian- tanna ed a Cudinei (2. IV. 1907), alla Scala di lu Pintori (13. IV. 1907), a Filigheddu (12. IV. 1907), tra Calancoi e li Laccheddi (4. V. 1907), a Spartivento (14. V. 1907) ; mon- tagna e stradale di Tissi (21. IV. 1907); Monte Oliena all'ovile di Prados a circa 1250 m. (9. VI. 1907); dune dello stagno di Serso (14. III. 1908). Forma grandiflora (floribus maximis, numerosis, scapo Ar- miere) : Porto Torres ad Abba Currenti (29. III. 1907); Sassari a Serraniedda (7. IV. 1907); alla Scala di lu Pin- tori (13. IV. 1907), a Filigheddu (25. IV. 1907). 7. O, fusca Lk. a typica : Sassari a Cudinei (16. IV. 1907), a Sant'Anatolia nella zona calcarea sopra Caniga (23. IV. 1007), a Fili- 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO gheddu (25. IV. 1907), a Baddimaniia (21. HI. 1907), a Serra Secca (7. IV. 1907); strada e montagna di Tissi (21. IV. 1907). Forma maxima (scapo firmo, iisqiie ad 30 cm. longo, flo- ribus maximis, labello integro, expanso): Sassari a Bad- dimanna (21. III. 1907), a Serra Secca (7. IV. 1907), lungo la strada tra Calancoi e li Laccheddi (4. V. 1907), alla Scala di Tingari (25. III. 1908); boschi attorno Codrongianus (19. III. 1908). O.ì-'ervaz/'one. — Questa forma si accosta alla 0. funerea Viv., ma non è perfettamente la stessa, come risulta dal confronto con esemplari di erbario e con le descrizioni di Viviani, Bertoloni, Par- latore. .13 pallida (Raf.) : Sassari a Baddimanna (21. III. 1907), a Cudinei (2. IV^ 1907), a Serra secca (7. IV. 1907), alla Scala di lu Pintori (13. IV. 1907), a Filigheddu (25. IV. 1907). Osservazione. — • E certamente la pianta siciliana, da me colà più volte ritrovata e che osservai esservi molto variabile (come quella di Sardegna) nella grandezza dei fiori e nella gracilità dello scapo e delle foglie e dei tuberi assai più piccoli. Oltre a ciò la caratte- rizza questa nota fondamentale : « tepala exteriora margine vix revoluta et hic lineola fusca notata, interiora lineola pallide-fusca, coeterum omnino e luteo-viridescentia, labellum basi albo-luteolo maculatum, lobo mediano integro v. fere ». 8. O, SpeciilHììl IJi. : Sassari a Cudinei (10. IV. 1907), a Filigheddu (10 e 25. IV. 1907), a Baddimanna (12. IV. 1907 e 10. IV. 1909), a Rizzeddu (14 e 23. IV. 1907), a Scala di Giocca (29. IV. 1907), a Spartivento (14. V. 1907), tra Ca- lancoi e li Laccheddi (4. V. 1907); Tissi nella montagna e lungo lo stradale (21. IV. 1907); Sant'Anatolia nella zona vulcanica sopra Caniga (23. IV. 1907); Alghero (16. IV. 1909). Osservazione. — Promiscuamente si trovano forme : « scapo minimo et debili, maxime et firn^iO, foliis magnitudine variis, floribus parvis et maximis, tepalis superioribus obovato-oblongis v. lanceolatis, nunc omnino pubescentibus et nunc villoso-pubescentibus, labello marginibus v. longe, v. breviter villosis et medio macula varie oblonga v. subquadrata ». Siccome tali variazioni si riscontrano fino su una medesima pianta, è da escludersi jaer la Sardegna la pre- senza di O.'MYoiDES (L.) Jacq., cui alcune forme molto si rasso- migliano. SEDK DI FJRKNZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 23 ORCHIS Limi. 1. O. papilioìiacea L. a typica: piuttosto nei monti alti quantunque la si trovi ad Osilo, a Capo Figari ed a San Martino, donde è stata già indicata; Monte Lerno sopra Pattada, discendendo da punta su Campanile lungo l'acquedotto (I. VI. 1907); nei boschi tra Monte Raso sopra Bono, tra' 900 ed i 1150 m., a Punta Manna, nelle pendici di Ucc'Aidu, al casale di di Monte Raso (30. V. 1908) ; sommità di Monte Gonari, m. 1100, nel calcare (11. VI. 1907); monte Limbara (26. IV. 1909. leg. D."- Poeverlein !). Forma vexillìfera (tepalis lateralibus longissimis, inter- medio lesiniformi, interioribus parvis, labello rhomboideo- subtriangulari, basi acuto, pianta l'obusta) : Sassari a Spartivento e nei prati delle colline vulcaniche attorno al bacino di Buiiuari (14. V. 1907). S rubra (Jacq.) Pari.: la più diffusa nel piano e sulle colline di media altezza, come presso Sassari a Cudinei (2 e 10. IV. 1907), a Baddiraanna (6 e 12. IV. 1907 e 12. IV. 1909), a Filigheddu (12 e 25. IV. 1907), a Riz- zeddu (23. IV. 1907), a Sant'Anatolia nella zona vulca- nica (23. IV. 1907), a Scala di Giocca (17. IV. 1908) ; Monte Santo nel versante settentrionale (13. V. 1907) ; Monte Sant'Antonio sopra Siligo lungo le pendici di le- vante verso la cantoniera di monte Santo (12. V. 1907). Osservazione. — Varia « tepalis et bracteis intense rubris v. rubro- violaceis, v. pallide-roseis, labello v. concolore, v. pallide-violaceo, V. albido-roseo et tunc lineolis quani maxime manifestis inscripto. Plantae altitudine variabiles et numero fìorum ». O. Hoi'neìnannifie Asch. (= 0. papilionaceo x longi- CORNU): Sassari a Filigheddu (12 e 25. IV. 1907), a Spar- tivento (14. V. 1907) ; colline attorno S. Martino (29. IV. 1907). Osservazioni. — Presenta le seguenti variazioni : « maior, floribus expansis, amplis, labello v. intense violaceo, v. siibtus, marginibus exceptis, pallidiore ant fere roseo et tunc superne medio albicante et punctis parvis insculpto, bracteis ovario brevioribus, — minor, 24 8KDH) DI FIRKNZK - ADUNANZA DELL' 8 GiSNNAIO pianta omnibus partibus diminuta, pauciflora, — paUidifloì-a, brac- teis et tepalis pallide-roseis, labello pallidiore v. albicante, maculis et striis V. parum manifestis, v. vix carentibus ». Credo che mawr e minor sieno ibridi tra /3 rubra ed 0. longicornu ; mentre palli- dìflora lo sia tra a typica ed 0. longicornu stessa. O. caiìdida n. sp. O. spica brevi, 3-6flora, laxa; perigonii phyìlis omnibus albis, vii-ide-nervosis et nervis exterioribus distinctis, late- raiibus obovato-lanceolatis, raro erectis, subfalcatis, nervo unico prominuio, basi tantum tribus parvis aucto, mediano obovato-oblongo lateralia temente, trinervio, interioribus V, reliquis brevioribus, lanceolatis, acutis, margine vix undu- latis, trinerviis, basi tantum uno alterove latore nervulo minimo auctis; labello etiam albo, candidissimo, pliyllis esterioribus longiore, ampliato, subdeltoideo v. obovato- flabelliformi, marginibus crispulis et suberectis qua de re cucullari, apice acutiusculo, calcare ovarium v. aequante V. parco breviore, vix incurvo, primum ampio, dein angu- sto; gynostemio acuto, apice viridulo, dein albo, antheris luteis; bracteis lanceolatis, acutis, ovarium superantibus, 3-5 nerviis. Folia numerosa scapum usque ad apicem tegentia, interiora (6-8) expansa, lanceolata, acuta, medio subtus exquisite carinata, superne canaliculata, viridia, caulina gradatim decrescentia, anguste-lanpeolata, acu- tiora, scapo adpressa. Fibrae radicales tuberiformes duae, obovatae, acutae, fìbris numerosis graciiibus cinctae. Legi prope Sassari ad Cndinei (10. IV. 1907 et 12. IV. 1909); anno 1908 non reperi. Osservazione. — Characteres cultura non mutautur. Parva species, ad styrpem O. papilionaceak pertinentes, certe videtur ; et pro- babiliter ad estrema stadia variationum 0. papilionaceae minoris, quam jam antea descripsi. referenda. 2, O. Jflorio L.: è la più rara delle specie che esistano in Sardegna. Sinora la rinvenni solamente nei colli vulca- nici attorno al bacino di Bunnari (14. V. 1907), a Monte Sant'Antonio nelle pendici rivolte verso la. cantoniera di monte Santo (12. IV. 1908); Monte Santo presso Ardara sul versante settentrionale (13. IV. 1908). L'ho pure di SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 25 Capoterra presso Cagliari comunicatami dal prof. Falqui I Le località quindi indicate da Binna e da Macchiati sono da escludersi, spettando invece alla specie seguente. 3. O. longicomn Poir.: abbondantissima nei pressi di Sas- sari a Baddimanna (21. III. 1907), a San Simplicio (25. III. 1907), a Cudinei (2. IV. 1907), a Serra niedda ed a Serra secca (7. IV, 1907), a Filigheddu (12 e 25. IV. 1907) a Rizzeddu nella valle presso il bosco Prunos (19. Ili 1907, 22. III. 1908 e 25. IV. 1907), a Spartivento (14. Y. 1907); colline attorno San Martino (29. IV. 1907); Osilo a Serra de Coloras (4. V. 1907) ; Monte Gonari (21. IV. 1908) ; Monte Limbara (16. IV. 1909) ; Oristano a Santu Barzolu (29. HI. 1907) ; Capoterra nelle colline, dove la raccolse e l'ebbi dal prof. Falqui ! Osservazione. — Si trovano in Sardegna tutte e tre ìe forme de- scritte da Parlatore (fi. ital., Ili, 464). La specie varia: «scapo firmo V. debili, subnudo et vestito, floribus multis et paucis, maxi- mis et parvis, qua de re distinguendae sunt formae : pallidiflora, floribus dilute roseis, — albiflora, floribus omnino albis, — Mo7-ton, labello obscure violaceo, — laxiflora, floribus paucis (usque ad 2) et laxe spicatis, — eongesta, iiovihas magnis et confertis, quae ex una ad aliam transeunt ». 4. O. BomeìHatiHi Asch. {= 0. longicornu x papilio- nacea) : Osilo a Serra de Coloras (4. V. 1907) ; Sassari a Filigheddu (12 e 25. IV. 1907). 5. O. coriophora L. : Sassari a Rizzeddu (16. V. 1908). Osservazione. — La specie di Sardegna meglio si confà con la var. PoLLiNiANA (galea elongata, acuminata, calcare labello aequi- longo) di Reiclienbach fil. (Orcbid. germ. et belv. XIII et XIV. p. 21 et le. fl. germ. et helv. tab. 15). Però a Baddimanna (16. V. 1908) v'ha delle forme che si accostano ad 0. cimicina Crantz. 6. O. tridentata Scop. oc typica; Sassari a Cudinei (2. IV. 1907), a Filigheddu (12. IV. 1907), a Rizzeddu (23. IV. 1907); Osilo a Serra de Coloras (4. V. 1907) ; colline attorno S. Martino di- scendendo da Plaghe (29. IV. 1907). Forma commutata (O. commutata Tod.l); col tipo a San Martino in pianta robustissima, ed anche a Baddimanna (12. IV. 1909) in pianta più gracile. 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO J3 laetea (Poir.): Sassari a San Simplicio (25. IH. 1907), a Cudinei (2. IV. 1907), a Rizzeddu (23. IV. 1907). Osservazione. — Insieme si hanno le seguenti forme : « densiflora, floribus nunc pallidis pene raaculatis, mine intense roseis et labello exquisite punctulato, spica obconica v. vix apice rotundata, — laxiflora, floribus laxe spicatis, prò specie paucis, nunc pallidis, nunc intense roseis. Utraeque labelli laciniis v. omnibus denticulatis v. luediana subintegra et lateralibus laxe dentatis. Forma laxiflora accedit ad 0. Henuii Jord. ex descr. Reichenbach fìl. (op. e. p. 2G) et ex icone (tab. 19. f. l;. 7. O, saccata Ten. : Sassari a Cudinei (2. IV. 1907), a Riz- zeddu (23. III. 1908), a Filigheddu (12. IV. 1907). Osservazione. — Piante ora umili (cm. 6) ed ora robuste (cm. 20 e più), variando quindi con 2 a 15 fiori, come si osserva a Baddi- mauna, dove è comune. 8. O. laxitìora Lam. 3c typica : Sassari a Luruzzano presso fontana di Corbu (20. V. 1907) ; prati umidi sui colli vulcanici attorno al bacino di Bunnari (14. V, 1907); prati umidi presso la stazione ferroviaria di Pattada (2. VI. 1097) ; presso le cantoniere di Sugruminee di Mamoiada andando e venendo da monte Gonari (11. VI. 1907); da Cagliari a Nissa mi venne comunicata dal D.'" Poeverlein (V. 1909). Forma grandiflora (fiores maximi, numerosi, tota pianta robustior): Nulvi nei prati umidi (14. V. 1907): e l'ebbi dal D.'' Poeverlein raccolta a Domus de Maria (V. 1909). Forma aroifiora (flores maximi, omnino albi) : negli stessi prati di Nulvi (14. V. 1907). Osservazione. — Oltre a ciò, varia : « spica laxa et densa, elougata et abbreviata, scapo robusto et gracili, paice v. usque ad apicem follato ». Questa ultima variazione congiunge il tipo con la seguente. j? palustris iJacq.) : colline attorno a San Martino (29. IV, 1907, non ancora in fiore e fatta fiorire nell' Orto bota- nico) ; Sassari a Luruzzano (29. V. 1907). — É molto più rara del tipo. 9. O.ìììuscula L-: Sommità di monte Gonari, abbondante (11. VI. 1907) insieme con la var. olivetorum Gren. (Mari. mon. sard. I. 56. tab. 3. f. 10-11-12). SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 27 10. O. sambitcilui L. 3 insularis (Somm.): Osilo a Serra de Coloras (4. V. 1907J; Monte Limbara al prado de Riii de Baldu di là di Tanga Manna, dopo il 27° chilometro (24. VI. 1907). Osservazione. — La forma trovata al Limbara, assai più robusta e con lo scapo in gran parte nudo di foglie, parrebbe una 0. pseudo- 8AMBUCINA anche per la forma e struttura delle foglie ; ma i pochi esemplari trovati quasi sfioriti non permettono un' affermazione sicura. SEUAPIAS Limi. 1. S. Lingua L. (p. p.ì. y- typiea : Sassari a Rizzeddu ed a Sant'Anatolia nella zona vulcanica (23. IV. 1907), a Spartivento (14. V. 1907), a Preda niedda verso fontana di Corbu ed a Luruzzano (20. V. 1907), a Scala di Giocca (10. V. 1909) ; xMacomer nei prati a ponente della stazione ferroviaria (7. VI. 1907) ; Monte Sant'Antonio sopra Siligo nelle pendici verso la cantoniera di monte Santo (12. V. 1908) e Monte Santo nel versante occidentale (13. V. 1908). Forma hwnilis (tota pianta dirainuta, foliis stricte lanceo- latis falcastisque, inferioribns praesertim, floribus minori- bus et apice scapi valde confertis) : Sassari a Cudinei (10 e 16. IV. 1907), a Filigheddu (leg. Pitzorno !), a Rizzeddu (14. IV. 1908). Osservazione. — Sulle stesse piante e nel tipo e nelle forme il labello è « dependens et ovario quam maxime approximatum, ore pilosum V. non, trilobura et lobo mediano subobtusum v. acutum, interdu.n^ subintegrum v. vix lobatum et tunc undulatum, callo nunc parce nunc exquisite sulcatum ». Si hanno quindi tutti i pas- saggi alla S. ELONGATA Tod. ./3 elongata (Tod.) : Sassari a Cudinei (19. V. 1907), a Lu- ruzzano (20. V. 1907) ; colline vulcaniche attorno al bacino di Bunnari (14 V. 1907) ; prati presso la stazione ferro- viaria di Pattada (2. VI. 1907) ; Monte Limbara al prado di Riu de Baldu di là di Tanga Manna, dopo il 27" chilo- metro (24. VI. 1907) ; Monte Santo presso Ardara nel versante settentrionale (13. V. 1908) ; presso la cantoniera di Sugrumine andando da Nuoro a monte Gonari (17. 6. 1907). 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 8 GENNAIO 2. JS. occultata Gay. : Sassari a Baddi manna (9. V. 1907), a Cudinei (19. V. 1907), a Rizzeddu nella valle presso il bosco Pranas (11. e 19. V. 1907), a Luruzzano (20. V. 1907), a Filigheddn (lag. Pitzorno !), a Serra secca (26. V. 1907) ; lungo lo stradale di Tissi (21. IV. 1907). Osservazione. — « Foliìs iiiferioribus basi violaceo-punctatis, flo- ribus distincte spiralatis et a bracteis saepe longe superatis, mi- nimis, labello tepala exteriora aequante v., raro longiore, intense roseo, callis distinctis concoloribus ». 3. Si, longipetala (Ten.) Pollin. : Sassari a Luruzzano (20. V. 1907) ; Macoin8r nei prati ad ovest della stazione fer- roviaria (7. VI. 1907). 4. S. cor Mg era L. oc typica: parte bassa di Monte Santo presso Ardara, nei prati umidi a Bistia accanto alla mulattiera di Siligo (13. V. 1908) ; Macomer nei prati umidi verso il paese (7. VI. 1907). fi neglecta (Denot.): Monte Limbara, da Abba fridda a Ma- donna della Neve (24. VI. 1907). ACERAS Pers. 1. •§., anthropophora (L.) R. Br.: Sassari a Serra niedda (7. IV. 1907), a Cudinei (10 e 16. IV. 1907), a Filiglieddu (12 e 25. IV. 1907), a Rizzeddu lungo i muri delle strade (14. IV. e 19. V. 1907), a Baddimanna (9. V. 1907. e 10. V. 1909), a Spartivento (14. V. 1907), tra Logulentu e Bal- dedda (24. V. 1906); montagna di Tissi (21. IV. 1907); sommità di Monte Gonari a 1200 m. (11. VI. 1907). Osservazione. — Varia «spica laxa et densa, parce v. multiflora, tìoribus V. totidem luteis v. totidem rubellis, raro apud nos viridi- luteolis, foliis maximis et minimis, tunc exquisite lanceolatis, mar- ginibus integris v. undulatis ». 2. •jM. loHgibracteata Rchb. f. — Orohis longibracteata Biv. et Auct. fi. anal. ital. I. 240. — Loroglossum longi- BRACTEATDM Moris ex Mari. mon. sard. I. 34: Sassari dovunque sui muri e tra le siepi. La forma a foglie più piccole e scarse trovasi nei luoghi secchi ; a foglie gran- dissime e con spiga densissima negli ombrosi, come a SEDR DI FIRENZK - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 29 Filighediiu (leg. Nìcotra ! 1890), a Crabulazzi (2. III. 1907) presso Sassari: e nel Monte Ruju a sinistra della via di monte Santo (19. III. 1908). È tra le prime Orchidee a fiorire sempre o quasi negli stessi luoghi ove vive Aceras ANTRHOPOPHORA R. Bv. mH. loHgibracteata X anthropophora (statura media, scapo brevi et viridi, raro sub floribus leviter rubescente, a cm. 20 ad 25 longo, foliis uti in A. anthropophora oblongo- lanceolatis, acutiusculis, fere glaucescentibus et transverse A'enulosis, floribus omnino uti in A. longibracteata, tube- ribus ovato-rotundatis, fibris reliquis filiformibus longissi- mis): Sassari a Mulafà (2. IV. 1906), a Serra secca (5. IV. 1907). ANACAMPTIS Ridi. 1. ef. pyramidalis Ridi. — Orchis pyramidalis Limi, et Auct. fl. anal. ital., I. 243: Sassari a Baddimanna (12. V. 1907), a Rizzeddu nelle vallecole presso il bosco Prunas (19. V. 1908), a Serra secca (2G. V. 1906), a Serra niedda (30. V. 1907). Osservazione. — Pel colore dei fiori si distinguono tre forme : « albi- flora, rubiflora, pallicUflora » ; tre secondo la grandezza e la forma della spiga: « cylindracea, spica oblonga, protracta, compncta, floribus dense glomeratis et spica v. rotunda brevi v. ovato-pyramidali, laxiflora, floribus laxe spicatis (haec prassertim occurrit in albiflora et palhdiflora, dum compacUi et cylindracea in rubiflora') > ; e due dall'ampiezza o meno dei singoli fiori, cioè « miarantlia et macran- tha ». Quando si riuniscono in una sola pianta le forme laxiflora e micrantha si ha la var. brachystachys Rcbb. fil. (Orcb. germ. XIII-XIV. 7. et le. fl. germ. et belv. fig, 2. tab. 9j. PLATANTHERA Rich. 1. JP. bifoUa (L.) Rich. a typica: sotto le eriche nella sommità del Monte Limbara tra Abba fridda e Madonna della Neve, e nei prati sotto Punta Balestrieri e fontana Nicomede (24. VI. 1907). Osservazione. — La località di Caniga indicata dal Binna e ripor- tata dal Martelli è da escludersi senza la più piccola ombra di dubbio ; sicché gli habitat sicuri delle specie sono due, Limbara ed Aritzo. 30 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO fi montana (RcJib. f.): nel bosco tra le cantoniere di Su- grumine e di Mamoiada discendendo da monte Gonari (11. VI. 1907). Osservazione. — E nuova per la Sardegna e manca in Corsica. Pianta assai robusta e bene distinta dalla precedente ; la figura del Rei- chenbach (ic. fl. germ. et belv. tab. 78) le conviene pei fiori, però questi nella nostra forma sono numerosissimi ed in spiga allungata (25 e più), — ma le foglie inferiori (3) sono allungate, largamente •lanceolate (le cauline egualmente acute) ed attenuate di molto alia base come se fossero picciuolate. Ritrovata in un solo esemplare. 2. P. diphylla Eeichb. f. Orchid. fl. germ. XIII-XIV. 128, et le. fl. gerra. et helv. tab. 84. — Coeloglossdm diphyllum in Fl. anal. ital. I. 248, — Gennaria diphylla Pari., et Mari. mon. sard. I. 22: nel Monte Limbara al prado de Riu de Baldu presso Tanga Manna, dopo il 27° chilometro (24. VI. 1907). Osservazione. — Pi'imo a raccoglierla fu il Moris, stando alla citazione fattane dal Reichenbach (op. e, p. 129, « in berbidis, Moris») ed a qualla del Parlatore (fl. ital. III. 405), però alla Mad- dalena, una delle isolette a nord della Sardegna; in appresso sul- l'isola, in Gallura, la rinvannaro Reverchon e Vaccari. NEOTINEA Rchh.f. 1. ./V. intacta Rchh. f. Poli, orchid. comm. p. 18. 29. — Orciiis INTACTA Lk. et Auct. fll. ital. anal. I. 241: Sassari a Spartivento (14. V. 1907); colline attorno San Martino scen- dendo da Ploaghe (29. IV. 1907); Monte Santo presso Ardara nel versante settentrionale (13. V. 1908); l'ebbi dal pro- fessore Falqui !, che la raccolse sopra San Leone a Capo terra quasi sulla Prunodda. CEPHALANTHERA lUch. 1. C. rubra (L.) Ridi.: Monte Oliena, da Sa Pala de Satiria a punta de Sas Prunas e Sella grande (9. VI. 1907). Osservazione. — La spacie è nuova per la Sardegna. Invano la cercai in Gallura, forse perchè predilige terreni calcarei. Esiste in Corsica. 2. C. XiphophyUum (L.) Rchb. f. Orchid. fl. germ. XIII- XIV. 235, et le. fl. germ. et helv. tab. 118.— C. ensifolia SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' S GENNAIO 31 (Ehrh.) Ridi., et Aucf. fl. anal. ital. I. 252 : sommità di Monte Gonari (11. VI. 1007); Monte Oliena a Tuones (17. VI. 1908). Nei due luoghi la natura del terreno é calcarea. 3. C. grandiflora (L.) Bah. man. of. brit. bot. 296. — C. PALLENS (W.) Rlch., et Auct. fl. anal. ital. I. 252: Monte Oliena tra Sas Prunas e Sella grande (9. VI. 1907), sempre nel calcare. EPIPACTIS Ridi. 1. E. lati folla (L.) AH. a typica : il prof. Falqiii me la comunicò dei ripiani om- brosi nella valle di Ghirghini al Genargentu. Comune nel Monte di Oliena, ove la raccolse il prof. Martelli, e dove, col tipo, si riscontrano : Forma varians {Craniz. in Rchh. f. Orchid. fl. germ. XIII- XIV. 142, et le. fl. germ. et helv. tab. 135) : da Palla de Satiria a Sas Prunas e Sella grande (17. VI. 1908). Forma viridans {Crantz. in Rclib. op. e. 143. et tab. 130): negli stessi luoghi ma più in alto, da Tuonesa Scala di Giuglie (9. VI. 1907). .3 microphylla (Sic.) : Monte Oliena, più rara della pre- cedente, tra le rupi soleggiate nel bosco tra Sas Prunas e Sella grande (9. VI. 1907). Forma, canescens (plus minus scapis et ovariis canescen- tibus): negli stessi luoghi (17. VI. 1908). — Questa forma si rassomiglia molto ad E. rdbiginosa Ganci., ma non é la medesima cosa. SPIRANTHES Rioh. 1. S, aestivai is (Lam.) Rlch.: Monte Limbara al prado del Riu de Baklu di là da Tanga Manna, dopo il 27" chilo- metro, nei luoghi inondati danna sorgente (24. VI. 1907). Osservazione. — È il secondo luogo ove questa specie trovasi in Sardegna, avendola il Moris indicata « in palustribus montanis inter Fonni et montem Spada » ; il prof. Falqui me la comunicò anche del Genararentu. 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO LISTEEA B. Br. 1. Ij. ovata (L.) R. Br.: Monte Limbara, tra la punta di Anghilasa e Filascheddu (24. VI. 1907). Osservazione. — Siuora, dopo i monti dell'Arcidano e di Oliena (ove il Moris la trovò e dove invano la cercai), questa specie tocca col Limbara il suo limite settentrionale in Sardegna. Trovasi però anche in Corsica. Il prof. Fiori dà poi conto di una sua nota dal titolo : « La Lohelia Giherroa Hemsl. nell'Eritrea», la quale essendo corredata di una tavola figurerà nel Giornale. Quindi il Segretario Pampanini presenta un suo lavoro intito- lato : « Le piante vascolari raccolte dal Rev. P. C. Silvestri nel!' Hu- peh (China; negli anni 1904-1907 », il quale, essendo assai volumi- noso e provveduto di tavole, sarà pubblicato nel Giornale. Eon essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. 1910. Febbraio. N.° 2. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Comitato •' Pro Flora italica „ Pag. 66 NicoTRA L., Ad Aspromonte „ 34 Pajipanini R., Il Cirsiuin oleraceuni'X.oaHuin Bolzon (non al.) . ,, 41 Passerini N.. A proposito del Lepidium latifollmn L. nel terri- torio di Livorno (Proc. verb.) „ 33 Terracciaxo a., Esiste in Sardegna una tlora alpina ? . . . „ 48 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dkl dì 12 febbraio 1910. Presidenza del Presidente Baccarim. Sono proclamati a nuovi soci i signori : Prof. Arthur ^I. Edavards, M. D., di Newark (Stati Uniti d'America). Dott. Jean Saint-Lager di Lione. A proposito di Lepidium latifoliuin L. raccolto a Livorno (Y. i^«Z/. Soc. Bot, 1909, pag. 223), il socio Passerini dichiara che nell' an- nunziare di aver trovato per la prima volta altra pianta in quel di Livorno, prese occasione di offrire al Museo di Firenze un esem- plare di L. latifoUum L., specie non comune in Toscana, sewza però indicarla come nuova per il territorio Livornese. Questa specie, infatti, è citata anche dal Preda, ^ che non sembra averla ritrovata, ma la riporta dietro le indicazioni del Carnei, - che la osservò nell'erbario del Prof. Calandrine Questo erbario, attual- mente presso la R. Stazione di Patologia Vegetale in Roma, pos- siede un solo esemplare del L. latifoUum colla scritta « legi in hu- ' Contributo alla flora rascolare del territorio Livornese, 3* centuria. (BiUl. Soc. Bot., 1896, pag. 7). 2 Prodromo, fase. 1», pag. 49. Bull. AMa Soc. bot. Hai. 3 34 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO midis prope Liburnum, Julio, 1854 », senza più precisa indicazione di località. Debbo queste ultime notizie alla cortesia del Profes- sore Cuboni, Direttore di quella Stazione. Sono poi presentati e riassunti i seguenti lavori : L. NICOTRA. — AD ASPROMONTE. Queste due parole di titolo son l'inizio d'una canzone gari- baldina, che mi ricorda gli anni di mia prima gioventù, ch'io andava cantando con ìa sua musica popolare, balda, ardimen- tosa, mentre ascendevo la montagna sparsa già di sangue fra- terno, eppur centro dell'unione geologica fra Sicilia e Continente italiano. Cosi salendo, cantando ed evocando liete e tristi me- morie, pensando ad avvenimenti, onde si è fatta l'Italia fisica e politica, mi proposi d'intitolare con esse due parole ciò che avrei potuto indi dire sulla flora asproraontana. Era l'estate del 1908 in sul principiare, ed io già aveva fatto (nella primavera dello stesso anno) una serie di escursioni in Calabria, coronate dalla scoperta della Fagonia cinetica sulla penisola nostra, ^ e dal rilievo di alcuni fatti ecologici relativi alla flora alofila. Or muoveva da Reggio, passando per Terreti e S. Stefano; sicché, prima di entrare nella regione dei boschi, mi colpiva la vegetazione propria dei calcari terziarii sabbiosi, friabili, aridissimi, descritti dal Seguenza, - che fanno, impres- sione come di un deserto, e per la loro configurazione richia- mano alla mente i canons di Rio Colorado, e mi àn dato occa- sione di osservare e raccogliere buona copia di piante xerofile. Mai come di fronte a quel tratto stupendo di paesistica ò deplo- rato tanto la mia ignoranza dell'arte fotografica! Io era meritevole di rimprovero, avendo fatto passare tanti anni senza fare una visita all'importante località. Ma forse la mia, colpa troverà nella mia lunghissima assenza da Messina e nella recente invasione di brigantaggio in Calabria circostanze attenuanti. Sperava del resto farne ammenda, portando ora ^ Cfr. questo Ballettino (anno 1908]. Un saggio di essa rara pianta l'ò presentato personalmente all'Erbario centrale nell'autunno se- guente. 2 Da Regrjio a Terreti (1869). SEDE DI FIllKNZK - ADUNANZA DKL 12 FEBBRAIO 35 qualche altro piccolo contributo alla flora calabrese; flora ancor poco studiata, quantunque fatta oggetto all'attenzione di parecchi osservatori. Presa in considerazione già da Thomas, da Brocchi, da M. Tenore e da Gussone nella prima metà dello scorso secolo, l'è stata dagli Huet, indi da V. Tenore e Giordano, dai Pasquale, da Arcangeli, da Macchiati, da Rigo e Porta, da Coaz, da Rath, dai Terracciano, da Seguenza, Borzi, Solla, Gajulli, Fiori, Da- manti, Longo, Micheletti, Zwierlein, Sprenger, Zodda, ^ Mar- telli e Barsali, da me stesso. '^ Ma è stata da tutti quasi sfiorata appena, 0 contemplata parzialmente, d'una maniera più o meno superficiale. Né il frutto di queste, molteplici ricerche si è po- tuto cogliere sempre appieno. Sonosi in tutto o in parte perduti i lavori di Gussone, '^ di Borzi; * ed ora il terremoto di Messina rovinando completamente il mio gabinetto di studio, mi à privato di tutta la raccolta da me fatta nelle peregrinazioni in Calabria, e delle note prese nello studiare pianta per pianta, solo lascian- domi alcuni fogli, che potei estrarre interi dalle rovine, e che contenevano talune considerazioni generali qui appresso esposte. ^ 1 Osservazioni sulla flora aspromontana (Riv. it. di scienze nat.). Siena, 1899. 2 Addenda ad f. ital. (in « Malphigia », 1887 e 1896). ' La collezione fatta dal sommo uomo nelle Sile è stata distrutta da briganti; e il MS. suo relativo alla flora aspromontana, lavorato mentre egli occupavasi della Sicilia, fu disperso da \\n segretario d'Accademia! Chi attende però, come il sig. Grande sta facendo, ad illustrare gli erbarii di Tenore e Gussone, ci potrà risarcire del danno cosi sofferto, dandoci conto delle piante aspromontane contenutevi, e delle rispettive schede. Per ora teniamo prezioso quel cenno della flora dei pascoli aspromontani, che Gussoue stesso ci dà nella Re- lazione dei viaggi compiuti insieme a Tenore. * La bella collezione del Borzi dovette anch'essa andare dispersa. Io che ò rovistato accuratamente tutto l'erbario di Messina non ne ò potuto trovare la menoma traccia! Né si àn prove, mi pare, che essa sia stata \TSufruita da qualcuno.... ' In questa tremenda catastrofe andarono perdute ancora tutte le Centaurea possedute dal mio laboratorio, perchè stavauo da qualche tempo sui miei tavoli da studio, intento coni' io era a farci pecu- liare attenzione, avendo da più tempo preso ad amare le centauree italiane. Solo delle piante raccolte in Calabria furono risparmiati i muschi, cui, raccolti da mio figlio Daniele, che mi accompagnò •nell'escursione, ebbe lo Zodda subito al nostro ritorno in Messina ; od ultimamente diede illustrati (Cfr. Malpighia, V, XXIIl. 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Assai sopra Terreti si fa vedere la vegetazione forestale; di cui non ci si presenta già una zona continua, una linea con- tinua, che segni in giù il suo cominciamento. Talora, come presso S. Stefano, ci si offrono pareti quasi verticali rivestite da folta popolazione arborea, che, scendendo fino a certa profon- dità, verso l'origine di torrenti, desta in chi la contempla il senso dell'orrido, offre la solenne maestà delle alte formazioni bo- schive. E la foresta si fa imponente sull'altopiano d'Aspromonte; altopiano estesissimo, il più elevato dei terrazzi calabresi, costi- tuita da un suolo pliocenico, che si estende a 1200 m. e più, che sovrasta allo gneiss, e che è sormontato da Montalto, cul- mine della catena, tutto un blocco gneissico, cui forse Aspro- monte riducevasi nel pliocene, e per cui oggi esso attinge circa 2000 m. Varie strade, tra cui una lunghissima, larga, rotabile, mettono in comunicazione l'altopiano con la regione sottostante; e poi più 0 meno estese culture interrompono la formazione forestale, e ne spezzano qua e là il limite inferiore. L'accedere e il so- starvi di numerosi greggi, il vasto campo occupato dai lavori di pastorizia, l'industria di segare in tavole gli alti fusti e quella di trasformare in carbone il minuto legno, che abbondantissi- mamente vi si può raccogliere, lo stabilimento di case coloniche, lo sviluppo di frutteti agiscono d'accordo per dare adito alla flora campestre, che ci sorprende col far capolino anche al di sopra di fitti boschi, e dominare là dove trova spazii nudi di flora nemorale, mentre che non è raro vedere in essi un primo accenno di flora alpina. Faggio e pino di Corsica, abete bianco, agrifoglio, querci, ^ castagno, sono le essenze dominanti delle foreste aspromontane; che ristorano dalla pena sofferta chi è uso scorrere sui monti peloritani, spesso, benché alti, poveri affatto di veri boschi. L'abbondanza e l'eccellenza dell'acqua, la vista dello stretto in- cantato, la ricchezza per latticinii là ove si possono raccogliere a piene mani i lamponi, l'aria imbalsamata dagli effluvii di ^ Parecchie querci notabili conta la flora asproniontana : le va- rietà Q. hrutia e Q. Thomasii della Rohur-pedmiculata^ V ambigua, la lepfobalanus e la cuneata della sessiliflora, la Q. Fumetto, la Fseudosuler, la Cerris. SBDR DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 37 piante resinose danno a questo luogo dell'Appennino meridionale tutto quanto fa bisogno per non invidiare certi posti del cen- trale, resi celebri dall'impianto di nobili alberghi, dal soggiorno di signori nella stagione estiva; ed ultimamente àn fatto sorgere presso al punto, ove giacque ferito Garibaldi, una casa di salute, per la cura di malattie, che reclamano una stazione ad altitu- dini grandi. Salendo a Montalto si affaccian parecchie piante alpine: Jmii' perus ìiemisphaerìca , Poly gala amara, Car damme glauca, Scle- ranthus margìnatus, Ajiiga acaulis, Roberiia taraxacoides , Anthemis montana^ Astragahis calabricus, Armeria nebro- densis. Ma una flora subalpina si mostra anche giù sull'altopiano più elevato (laddove questo diventa sprovvisto d'alberi), con V Anthemis sphacelafa, con la Viola gracilis, con la Cardamine greca, con V Helianihemur.i crocewm, con la Filago heteraniha, con la bellissima Potentina calabra cosi largamente sparsa in Aspromonte. Montalto è però una vetta povera di piante e piuttosto mo- notona, se non fosse resa singolare per la vaga distribuzione del ginepi'o; che talora pare come tagliato ad arte da valoroso giar- diniere, in guisa da ricavarne forme estetiche a consolare la vista dei visitatori. Per tale scarsezza di varietà nel tappeto ve- getale, determinata \\\ parte dalla natura mineralogica del ter- reno, dalla furia dei venti e dalla recente elevazione della mon- tagna, somiglia all'Etna (che, malgrado la sua più grande al- tezza, ne trova un'altra causa ancora nella vulcanicità), come somiglia per la sublime visione del mare Ionico. Nella Calabria le piante, che più chiamano T attenzione del botanico, si riducono, mi sembra, a quattro categorie. V'è una somma di piante, che, più o meno diffuse sulla penisola italiana, vengono fin qui, ma non passano in Sicilia; una piccola serie di specie vegetali è distribuita oggi talmente, da ricordarci lo stato della vegetazione paleotirrenica, ossia quella che distin- gueva l'antichissimo asse tettonico italiano; un'altra piccola serie è posseduta in Italia dalla sola Calabria; finalmente ab- • biamo una serie non breve, quella delle calabro-sicule, fra le quali sono da considerarsi peculiarmente gli elementi comuni alla Calabria e alla catena peloritana o all'Etna, parte della Sicilia distintissima dal resto e per la costituzione geognostica 38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO e pel rapporto di continuità, che si è venuto a perdere in sul declinare dell'era terziaria. La prima di esse categorie merita d'andare ricercata, affin di trovarvi un perchè di quell'arresto, o un indizio di recente pro- pagazione, ossia di una diffusione avvenuta dopo lo stacco della Sicilia, 0 finalmente una probabilità di antica presenza per qualche specie nell'isola, e di successiva distruzione per la stessa in questo luogo. Cito taluni componenti di questa prima serie: il Lilium bulbi ferum, ''■ la Genista anglica, VUlex euroìmeus, ì'AHemisia vitlgaris, come quelli che più mi anno colpito. Qualcuno di tali componenti concorre con la seconda serie a dimostrare un pregresso slato della vegetazione italiana: cosi credo doversi tenere per la predetta Genista, appartenente ad un gruppo (Ancistrocarfmììi S]).) affatto occidentale; e cosi credo si potrà avere un qualche lume sulla distribuzione tanto curiosa delle G. ^Elnensis, epJiedroides, aspalatlioides, e sulla ricchezza, che per questo genere presenta il sistema corso-sardo. E vi con- corre magari qualche specie, che dalle Alpi viene a farsi vedere in Calabria, come fa la Festuca nìgrescens. Ma c'è intanto anche una parte delle specie abitanti altresì la Sicilia, come la Luzula italica, la Viola parvula, la Serratala cichoracea, la Centaurea melitensis, la Brassica Tournefortii, il Gatium hir- sutuni, la Woodwardia radicans ed altre non poche; la quale puossi recare a documento di esso stato vetusto di cose. ' Di endemiche la Calabria non conta che una ventina di specie, escluse quelle che van condivise con altri punti vicini (Basili- cata, Otranto, Murgie). Alcune, trovandosi anche nelle Sile, anno pure più ampia abitazione; altre sono ristrette -alla provincia reggina o magari al solo Aspromonte. La lista però si assotti- glierebbe, se volessimo scartare le specie riguardabili piuttosto come \^v[eik{Qìiercus Tliomasii p. e.); invece acquista impor- tanza, se non per numero, per valore delle forme ascrittevi, considerando come sui generis la Pimpinella Thomasii, cioè come costituente il monotipo Lereschia Bss. Ecco i fattori ma- ^ Io ò visto propriamente la varietà o sottospecie croozum (Chx.), che proviene magari in Corsica, nel Delfinato, nel Giura. 2 Qui andrebbe ascritto quel musco, che lo Zodda trovò nella catena peloritana, e che è notato solo pel Monte Bianco. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 39 teriali di questa endemicità più Sinapis pubescens L, var. ser- rala Porta e Rigo. Viola Irìcolor L. var. parvi- flo7^a K. Saponaria calahrica Gss. Hypericuni calabricum Spr. Astragalus calabrlcits Fisch. Ononis villosissima Dsf. Prunus Cocomilia Teii. Chrysosplenium dubium Gay Pimpinella Thomasii Ten. Chaerop/iyllttm calabrìcum Gss. 0 meno propria: Carlina corymbosa L. var. glo- bosa Are. Antliemis montana L. var. calabrica Are. Cirsium gìiaphaloides Spr. Scorzonera trachysperma Gss. Hieracium calabricum Huet Lithospermuìn calabrum Ten. Quercus Thomasii Ten. Piniis brulia Ten. Romulea ptirpiirascens Ten. Juncus Thomasii Ten. Luziila calabra Ten. Cyperus rayriostachis Ten. L'ultima categoria è meno scarsa, eomprendendovisi qualche elemento africano, maltese, orientale; ma al solito restringendoci al novero delie piante non estendeutisi nella penisola nostra al di là dell'estremo segnato dalle Calabrie. Ecco gli elementi che vi ò potuto comprendere: Barbay^ea iaurica DC. Barbar ea sicula Prsl. Cardamina glauca Spr. Brassica sicula Bert. Brassica geninculata Dsf. Gypsophila illyrica S. S. Dianthus Bertolonii Woods. Fagonia eretica L. TrifoUum congestum Gss. Trifolium speciosum Wild. Zoi ^ 4J a _3 •/T òr ^ ' 9 P 43 c3 bJ) t^ e! ai •:^ ■ d Ph ~ :g rf e s ce m; i; c S fi ryj ^ ;;^ 43 4J fi 5 •_c > o ^ .05 a» O ri 4^ 11 aT fi ce S" ;p ■^ *^ 43 r^ r^ ^- •^ pH r5 1» '> Pi CÙ tr ^ _rc ■• rQ 72 43 ■S c^ _s '5 -/2 C '-13 > bC o ^ ce 2 5" ^ ci) ? 'S aj Ph 4 X 5 eo C a; r^ 53 t^ ri 0^ ^ S' ri ^ ^ ^ t:; ó- o rS- fi P .i2 bfj 5 O ce fi ;:2 fi O e 2 0 :::: o -^ r^ O r^ fi a •/; S .2 • ■^ /£ ài! • fi ^ ri • :j fi -; • ce 4.:) fi "5 i;: ce GC p^ CiS Is: E E 3 s u s u C3 «3 %j (U X e E X 3 E 2 t I l'i • ■n ^ .i ; .2 4- Àfi- S2 2 • ^ £ r :::::; ce ri -^ X fi- ì: !> 1 ^1 ^ i ri" ~5 5 ■ LO 5" ce CC- i, d 1J I 3 I I ► 5 :d '^ or i; ì- .5 ce .— S p, ^ -^ ^ ce 33 j5 : '2 43 fi ji ■ -r ri -r-, b •S O •- Pm •~. c c a- rH Q) y (\. ^ -fi J ^ X .- -^ ==^ ^f r^ pq •- -t 4-^ fi S 2 fi '^ ì -5 ce ^ .;:; P^ SUDK DI FIKKNZK - ADUNANZA DEL, 12 FEBBRAIO 47 Confrontando tra di loro queste descrizioni si vede come i ca- ratteri più importanti (foglie, foglie involucrali, colore dei fiori) della pianta di Bolzon convergano appunto nel C. oleraceum. Unico carattere che s'incontri anche nel C. cannm, ma molto più accentuato, è quello dei peduncoli allungati. Ma 1' esame degli esemplari da me raccolti anche recentemente nei dintorni di Vittorio dimostra che nel preteso ibrido questo carattere è puramente individuale, e, anche nei casi più caratteristici, lungi dal raggiungere il grado che si osserva nel C. canum: non esorbita da quanto si può vedere nel C. oleraceam. Esso mostra inoltre che gli altri caratteri (radici, squame dell'involucro, ecc.), non indicati nella descrizione di Bolzon, corrispondono a quelli del C. ofór«ce^f;^i allontanandosi invece da quelli analoghi degli altri Cirsmm suddetti. Il C. oleraceum X canum di Bolzon non à in sé nulla di ibrido: è un onestissimo C. oleraceum l La variabilità della forma delle foglie nel C. oleraceum, fu notata da molti autori: anche nella suddetta descrizione di Naegeli — per non citare che un esempio — è detto che le foglie possono essere indivise. Fu Kittel (1844) ' che attribuì un nome (sonchifolium) alla forma a foglie tutte intere. Più tardi Bogenhard (1850)-^ dall'aspetto delle foglie descrisse di- verse varietà del C. oleraceum, e fra queste le due seguenti a foglie tutte intere e che, insomma, non sono, a mio parere, che una suddivisione della var. sonchifolium di Kittel: iNTEGRiFOLiUM : « foglie tulle intere, ovali od ovato-lanceolate, abbraccianti, ristrette alla base ». cordato-ovatum: « foglie tutte intere, ovali, largamente cuori- formi, abbraccianti, irregolarmente dentate ; capolini soli- tari e sessili ». Secondo me, il Cirsium descritto da Bolzon si riferisce preci- samente alla var. integri folium, la quale, a quanto dice lo stesso ^ KiTTBL M. B., Taschenbuah der Flora DeutsaJdands, p. 547, n. 11. Nùrnberg, 1844. ' Bogenhard C, TasGhenl,uch der Fiera von Jena, p. 259, n. 611. Leipzig, 1850. 48 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Bogenhard, s' incontra frequentemente insieme al tipo (var. vulgm^e). Difatti, specialmente verso la fine dell'estate, in tuttala regione di Vittorio la vidi abbastanza frequente insieme alla forma tipica. Però osservai che s'incontra solo nei prati già stati falciati, dove prima della falciatura il C. oleracewn non s' incontra invece che nella sua forma tipica. Inoltre, il più sovente gli esemplari non sono ben caratteristici ma sono intermedi tra la forma integrifolium ed il tipo. Quelli a foglie tutte intere sono piut- tosto rari, e quasi sempre provengono dallo stesso cespo da cui si staccano anche esemplari a foglie pinnatifide. Si tratta quindi di una forma tardiva e latifolia dovuta verosimilmente non solo alla stagione ma anche alla causa traumatica della falciatura. In conclusione: il C. oleracewn X canum di Bolzon corri- sponde al C. oleraceum var. integrifolium di Bogenhard ed è un esempio di una forma tardiva analogo al Ranunculas acer L. var. serotinufi W. et Gr. ^ A. TERRACCIANO. — ESISTE IN SARDEGNA UNA FLORA ALPINA? (Nota preventiva sulla vegetazione degli alti monti sardi). ^ Molti anni addietro il Parlatore cosi scriveva: « La Sardaigne manque d'une région alpine, carie mont Gennargentu, la plus haute montagne de l'ile, ne s'élève pas au delà de 1917 mètres au-dessus de la mer, hauteur presque égale à celle des som- mets élevés des montagnes des Madonies de la Sicile, qui man- quent également d'une région au-dessus de la limite des arbres. De mème que dans les hautes régions des Madonies, ce n'est seulement que sur le Gennargentu ou sur d'autres montagnes élevées de la Sardaigne que qiielques plantes alpines descendent ordinairement dans les régions des Pins ou du Hètre ». ^ ^ Ugolini U., I fenomeni periodici delle piante bresciane (Commen- tari dell'Ateneo di Brescia pel 1903, p. 15 e seg. [dell'estratto]. Brescia, 1904). 2 Questo capitolo è un breve riassunto del lavoro che è in ela- borazione, e nel quale si troveranno documentate largamente tutte le idee qui esposte in forma succinta. ' Parlatore Ph., Etudes sur la géographie hotanique de Vltalie, p. 28. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI, 12 FEBBRAIO 49 Se la quistione si consideri dal solo punto di vista altitudi- nario, essa a prima vista sembra sostanzialmente vera. Della Sardegna, che nel complesso è tutta una regione montuosa, poche cime si elevano oltre i 1000 m.; e fra queste, di natura in prevalejiza granitica con sieniti, monte Limbara (m. 1359, secondo altri m. 1520), monte Lerno (m. 1092), monte Spada (m. 1626), — di scisti cristallini, limitati da graniti, monte Raso (ra. 1247), il gruppo del Gennargentu con elevazioni di m. 1344 (Perdaliana), 1507 (vette sopra Arito), 1940 (Punta Paolina, ed altre terminanti il vero monte Gennargentu), — di calcare, monte Albo (m. 1351 a punta Cupelli), monte Oliena (m. 1463), monte Gonari (m. 1083), — di paleozoico silurico, monte Santa Vitto- ria (m. 1234), monte Linas (m. 1242), monte Serpeddi (m. 1075), — di tufo trachitico, monte Ferru (m. 1049). — Meno che sul Gennargentu e monti circostanti, sui monti di Oliena, Gonari, Limbara, Linas, Lerno, Santa Vittoria, Albo, le nevi non si fermano a lungo; scarse dovunque, si liquefano con la metà di giugno al Gennargentu, col finire di maggio ad Oliena ed a Lim- bara, negli altri spesso assai prima e quasi all'inizio della pri- mavera. Non tutti presentano una successione graduale nelle essenze forestali e nelle altre piante costituenti le zone cosi caratteri- stiche pei monti della Corsica, cui l'isola nostra é vicina e con la quale ha pur tanti rapporti di affinità floristiche, geologiche, genetiche. — Non sempre è l'Olivo che ne riveste la prima zona sino ai 400 m. o poco oltre; è per lo più la Sughera, quando non è la Rovere, la quale ultima, sia che succeda all'Olivo e sia alla Sughera, da sola quasi si spinge fino a poche diecine di metri dalla vetta nei monti alti m. 1000 o più (come per es. nel monte Raso coperto di Rovere sino ai suoi 1247 m.) e si arresta invece a qualche centinaio e più in quelli sorpassanti i 1200 m. Non di rado si mescolano la Rovere sui pendii soleggiati ed il Leccio nelle valli ed a nord: caratteristici a tale riguardo sono i monti Oliena e Lerno. — Il Castagno non esce dalla Barbagia, costituendo una zona di boschi a Fonni, ad Aritzo, nel Sarcidano, e cosi quasi in tutti i monti aggruppantisi intorno al nodo cen- trale del Gennargentu ; esso è a Lanusei e qua e là nel Limbara, dove piuttosto proviene da recenti culture. — Il Pinus Laricio, che in Corsica caratterizza dai 1000 ai 1700 m. la zona pro- Bidl. della Soc. hot. ital. 4 50 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO priamente detta del Pino, da noi si trova solo sporadico a FIu- miui maggiore ed in pochi altri luoghi delia costa occidentale. — h' Alnus suaveolens é sostituito dall' ^. gUdinosa, il quale non forma mai una zona, ma con la var. Morisiana sale lungo i torrenti sino alle vette estreme dei monti non oltre i 1600 m. Quello però che giova notare è un fenomeno costante: tutti i monti sardi, dai piccoli ai maggiori, finiscono in una zona scoperta (rare le eccezioni, tra cui monte Raso), e la vegetar zione di Leccio e di Rovere si arresta dando luogo dapprima alla bassa fratta di Ostrija carpinifolia, Celtis australis, Taxus ìjaccata, Ilex Aquifolium, Ulmiis campestriSj Acer monspes- sulanus, Juniperus Oxìjcedrus e phoenicea, Ficus CapìHficus, Pirus Aria, sporadici nel bosco ma quivi spesso con forti al- beri, e quindi agli ultimi rappresentanti di Amelanchier vulgaris, * Anagyrìs foetida, * Artemisia arborescens. Coronilla Emerus, Craiaegus monogyna, * EaphorMa dendroides, * E. spinosa, Fraxinus Ornus, * Mederà Helix, * Rosmariniis officinalis, * Stachys glutinosa, Tymelaea Tartonraira, Phlomis fruticosa, * Pistacia Terebinthus. ^ È qui che compaiono, o assumono più preponderante sviluppo per dare alla zona superiore alpestre la sua peculiare fisonomia: Berberis Aelnensis [monte Genna.vgent\i), Buxus sempervirens (monte L'imhdiVd), Daphne oleoides (monte Oliena, monte Gennargentu),£'p/2eoJra Nebrodensis (monte Oliena, monte Gonari), Erica strida qua e là accompagnata dalle ul- time forme di E. arborea, E. scoparna salenti dal piano (monte Limbara, monte Lerno, monte Oliena, tutti quasi i monti del Sarcidano), Genista Corsica (monte Limbara, monte Lerno, monte Raso, monte Gennargentu), G. aspalatlioides (tnonte Lim- bara, monte Raso, monte Linas), Juniperus nana (monte Oliena, monte Gennargentu, Toneri di Seul), Prunus prostrata (monte Oliena, monte Gennargentu), Ruta Corsica (monte Gennargentu, Toneri di Irghini), Rosa Serapìiini (monte Limbara, monte Lerno, monte Oliena, monte Raso, monte Gennargentu), /?/&e6' Sardoum (monte Limbara, monte Oliena, monteGennargentu, monte Spada), Rhamnus alpina (monte Gennargentu, Toneri di Irghini), i?. pumila (monte Oliena), Vincetoxicum officinale var. Sardoum ^ Le specie segnate cen asterisco costituiscono l'associazione ru- .picola. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DKL 12 FEBBRAIO 51 (monte Limbara, monte Oliena, monte Gennargentu, ed altri monti del Sarcidano). ^ Tra le piante erbacee rivestenti la parte bassa della zona scoperta v'ha tre categorie. — La prima è costituita da specie, che dal mare salgono lentamente in alto attraverso il bosco, e, quando questo finisce, d'un subito si associano nel prato mon- tano in modo caratteristico ; però a poco a poco scompaiono, oltrepassando solo alcune i 1100 m., per limitarsi fra qualche speciale formazione (igrofila o rupicola), dimostrando così una evidente ripugnanza all'aumentata altitudine. Tali, tra le più degne di nota: -^ Aspleninni Adiantam ntgrwn, A. Trichoma- nes, Al.yssum mariiimam, AUmui subliirsiUiim * A. parciflo- raììi, Aram lialica/n, * Borrago laxiflora, Brachypodium lìinnatum var. rarnosuin, * Crocus minùmis, Cotyledon Um- bcliCiis, Celerach o/ficinaritm, * Helichrysimi Italicum, Isoetes Hysirix, I. Duriaei, Lotus ornithopodioides, Lactuca muralis, Luzula Forsteri, Lamarhìa aurea, * Mercurialis Corsica, Me- lica minuta, * Morisia hijpogaea, * Pancrafium Illi/ricum, Poa bulbosa, Phagyialon rupestre, f P. saxatile, Polypodium mUgare, Scolopendrium ofTicinarum, Selaginella denticulata, Saxifraga iridaclylites, * TJrtica atrocirens, Urospermum picroides, etc. — La seconda comprende specie, che in maggior parte comin- ciano a presentarsi nella regione montana boscosa (di solito oltre i 700 m., raramente meno e sono ben poche, per io più fra gli 800 ed i 1000 m.) ovvero in questa maggiormente si espandono. Pervenute alla zona scoperta si comportano come quelle della prima categoria, salvo che possono oltrepassare i 1200 m. se non come formazione propria, almeno tra le altre associazioni. Le più importanti sono: * Arrenarla Balearica, Achillea Ligustica, j Cynoglossum chelrifolium, Clypeola Jan- 1 Per le sole specie localizzate ho creduto opportuno aggiungere l'habitat più. importante tra parentesi; nulla è detto per quelle comuni, o quasi comuni a tutti gli alti monti, ^ La loro importanza è desunta dal grado di frequenza e dagli habitat aventi nell' isola, che, come altrove dirò, non corrispondono sempre e quelli noti pel continente italiano. Le specie segnate con * sono endemismi tirreni, quelle con j- spettano al Mediterraneo oc- cidentale, e quelle con • al Mediterraneo meridionale; questi segni si ripetono anche per le piante della terza categoria. 52 SEDR DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO ihlaspi, * C. microcarpa, Dianthus Caryophyllus^ Braba ve?ma, Digitalis purpurea, f Falcarla Samfraga, Geranìmn luciduin, Iasione montana, Hypericum nionianam., Larnpsana commu- nis,-\ Laserpitium Galliciim,f Lavanduìa Spica, Lychnis alba, * Linaria pilosa, ' Neotinea intacta, Nephrodium rigidum, * Orchis quadripunc/acta, Phleum ])ratense, Paeonia Russi, * Pastinaca divaricata, Phalaris arundinacea, Ptichotis am- moides, Psoralea bituminosa, * Robertia iaraxacoides, Ranun- culus lanuginosus. Silene vulgaris, Sedum. dasyphyllurn, • Se- seli Bocconi, * Scrophularia trifoliata, * Stachys Corsica, Soli- dago Virga-aurea, Saxifraga granulata, S. rotundifolìa, Spiranthes aestivalis. Santolina Chamaecyparissus, * Verba- scum conocorpum. Di queste: Robertia taraxacoides, Sedum dasyphyllurn, Stachys Corsica assumono facies e caratteri al- pini, pur essendo montane, e Digitalis purpurea e Phleiim pratense si arrestano con forme raccorciate e subalpine, cosi come si comportano nella Sierra Nevada. — La terza cate- goria abbraccia un maggior numero di specie con caratteri del tutto alpestri (per quanto qualcuna si trovi anche nella regione campestre, ma rara e sporadica). Le divideremo in tre serie. — Nella prima sono piante con facies o montana od alpestre: Arabis muralis, A. au^riculata, Alyssum alpestre, * A. Robertianwn, Aethionema staxatile, Ajuga Chamaepytis, * Asperula lutea. Aquilegia vulgaris. Atropa Belladonna, Al- lium pallens, A. pendulinum, Bromus tectorum, BisculeUa diàyma, *Bellium BelUdioides, * Centranthus trinervis, * Crepis bellidifolìa, Cephalanthera rubra, Circaea lutetiana, Cheno- podiuìn Bonus Henricus, Cor rigioia telephiifolia, Carex lepo- rina, * Cirsium Casabonae, Epilobium montanum, Epipactis latifolia, E. microphylla, * Euphorbia seniiperf oliata, f Erodium maritimum, Festuca varia, F. duriuscula, Galium ellypticion, G. rotundifolium, Hieracium crinitum, Hyppocrepis comosa, Hutchinsiapetraea, * Helleborus lividus, Juncus conglomeratus, Laserpitium Garganicum, Moheringia muscosa, Myosotis hi- spida, Neottìa Nidus-avis, Ornithogalum Pyrenaicum, Osmunda regalis, * Parietaria Soleirolii, Platanthera bifolia, B. mon- tana, Polentina Tormentilla, Rumex thyrsoideus, Sanicula Eu- ropaea, Silene viridiflora, Scrophularia rainosissima, Sca- biosa holosericea, Sagina procumbens, Sedum coespitosum, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL .12 FEBBRAIO 53 S. album, • S. heptnpeiahcm, S. Nicaeense, S. rubens, * Sìlene Requieiìii, Teucrium moìilanuni, Veronfca serpyllifolia. • Vida glauca. — Nella seconda le specie, pur essendo montane, sal- gono molto più in alto delle altre comprese nella prima serie; e dalla stazione, dall'habitus, da tutti i caratteri di adattamento locale, possono considerarsi di vero tipo subalpino. Ecco le prin- cipali: * Arenaria Bertolonv, Asperula glauca, Asplenium lanceolatum (nella sua forma estrema), Aspidium lobatum, Ce- rastium Boissieri, * Carlina macrocephala, Cystopieris frogilis , Gentiana lutea, f Gagea Soleiroln, Helianlhemum canum * Hijacinthus Poìtzolzii, Hieracium niurorwn epalUclwn (nelle loro forme estreme), * Mentila Requienii, * Odontites Corsica, Po- terium rupicola, Ranunculus montanus, R. cordigerus (nella sua forma estrema), * Saponaria alsinoides, Sedum alpestre, * Tanacetum Audioerti, Thlaspi rivale, T. pygmaeum, * Vero- nica brevistgla, Viola insularis. — Nella terza pongo alcuni endemismi sardi, a carattere subalpino: Asperula puraila. Armeria Morisiì, A. vulgaris var. Sardoa, Barbarea rupi- cola, Cirsium microcephalum, Satureia cordata, Sedum glan- dulosmn ; ed a carattere montano Glecìiome liederacea var. Sardoa, Iberis integerrima, Nepeta foliosa. Tutti questi sempre di là dai 1100 e 1200 m. Dirò subito che tali specie sono localizzate (dove alcune e dove altre, e dei cui habitat precisi dirò nel lavoro che farà seguito a questa nota preventiva) ai seguenti monti : Limbara, Lerno, Raso, Linas, Oliena, Gonari, Gennargentu, Spada. Albo, Santa Vittoria, Serpeddi, Ferru. — Anche su elevazioni di mi- nore importanza frovansi : Gagea Soleirolii, Robertia toxaxa- coides, Bellium Bellidioides, Cerasttum Boissieri, Linaria pìlosa. Armeria Morisii, Iberis integerrima, Thlaspi pyg- maeum, ecc. ecc. Però questo fatto ha un'importanza relativa : trattasi di acquisizioni neogeniche, avveimte cioè in epoche molto recenti, non di avanzi di flora primitiva subalpina. È so- lamente sul Limbara, sul Gennargentu, su Santa Vittoria, sul Linas, che la vegetazione subalpina si continua con la vera al- pina; suir Oliena ed Albo trattasi, a quanto oggi é dato accer- tare, di veri relitti alpini antichi e di poche acquisizioni alpine neogeniche. Le discussioni sull'origine della flora alpina sarda furono lun- 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO gameiite fatte a riguardo della Corsica dal Briquet, ^ ed ac- cennate dal Fiori e di straforo dal Bèguinot ; ^ né qui ho il tempo e né credo opportuno ripeterle, tanto più che, avendo idee non del tutto collimanti con quelle esposte da si chiari colleghi, stimo opportuno parlarne con più agio e documentarle con grande larghezza. Quando si é studiata una regione per molti anni, si ha bene il diritto ed il dovere di esporre un'opi- nione propria senza dubbi e senza equivoci. Per ora mi limito ai fatti, tanto più che in un recente lavoro 1' Herzog ' ha data per la Sardegna l'esistenza d'una flora alpina,- ma con criteri e con documentazioni poco corrispondenti al vero, avendovi incluse piante di zone assai più basse. Confrontando l'elenco delle piante alpine di Corsica esposto dall'ENGLER'* e poi dal Briquet,^ in gran parte corrispondente a quello del Parlatore, '• di vere specie alpine la Sardegna possiede : Anneria leucocephala, Astragalus sìrinicus, Astro- cay^pus sesamoides, Bimium alpinuìn (Moris ! = B. coryda- lìnum DC), Carex intricata, Cerastium Thomasii, Festuca Sardoa {■= F. ovina subsp. Sardoa), F. Morisiana {= F. ovina var. Morisiatia), Gagea Lioltardi, Gnaplialium sitpinuni, Hie- raciiira by^unellae forme, Helichrijsimi frigidimi, Lamiuni Cor- sicum, Luzula spicata, Potentina crassinervia, Poa Batbisii, Plantago insiilaris, Silene rapestris, Sagina pilifera, S. Lin- naei, Sedam alpestre, Saxi fraga cervicornis, Thlaspi brevi- stylum, Thymus Herba-Barona, Valeriana montana, Viola Ce- orisia (— F. Corsica Nym., ^V. nummulariaefolia Auct. Sard.). A queste si aggiungono, nei riguardi esclusivamente sardi : ^ Briqukt I., Recherches sur la flore des montagnes de la Corse et ses origines. In « Annuaire du Conservatoire et du Jardin botaniques de Genève, voi. V, 1901 ». ^ Fiori A., Prodromo di una geografia botanica d^ Italia. In «Flora analitica d' Italia, voi. I. Introduzione. 1908 ». Bèguinot A., Contribuzione alla briologia delV Arcipelago toscaiio. Ili « Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova serie), voi. X, 1903 ». 3 Herzog Th., Weber die Vegetationsverhaltnisse Sardiniens. In « En- gler's Botanischen Jahrbùchern, voi. 42, 1909 ». * Englbr a., Versu'-ili einer Entwicklungsgeschichte der PJìanzemvelt, voi. I, 1879 (p. 105 et seg.). •'' Briquet I., op. e. (p. 45 et seg.). " Parlatore F., op. e. (p. 27 et seg.). SKDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 55 Calaminiha alpina, Erinus alpinics, PotentUla nqjestris var. Itijgmaea, Filago lieteracantlia, Ranunculus aconìtifoUas, Tri- selum gracile, ed in parte; Colcliicum alpinum var. imrvulum, Daphne oleoides, Trisetam flavescens. * E la loro ripartizione è la seguente : 1. Monte Limbara : Armeria leucocephala, Asirocarpus sesa- rnoides, B/miam alpinum, Careoo intricata, Cerastium Tho- masii, Colcliicum alpinum var. parvulum, Festuca Sardoa, Gnaphaìium supinwn, Helichrysuin frigidum, Hieraciuìn brunellae forme, Lamium Corsicum, Luzula spicata, Poa Bal- ìjisii, Plantago insularis, Sedum alpestre, Silene rupestris, Sagina Linnaei, S. pilifera, Saxifraga cervicornis, Triseium gracile, Thijmus Herìya-Barona, Viola Genista. 2. Monte Raso : Astragalus sirinicus, Bunium alpinum, Cerastium Thomasii, Gagea Liottardi, Poa Balhisii, Sagina Linnaei, Thlaspi brevistylum, Thynms Herba-Barona. 3. Monte Gennargentu (nel suo senso più largo; : Astragalus sirinicus, Asirocarpus sesamoides, Bunium alpinum, Colchi- cion alpinum var. parvulum, Cerastium Thomasii, Calamin- iha alpina, Daphne oleoides, Filago heteracantha, Festuca 3Iorisiana, Gagea Liottardi, Lamium Corsicum, Luzula spicata, Poa Balbisii, Potentina rupestris var. pygmaea, Plan- tago insularis, Ranunciclus aconiti fotius, Sagina pilifera, S. Linnaei, Saxifraga cermcornis, Sedum alpesty^e, Thymus, Herba-Barona, Thlaspi brevistylum, Trisetum flavescens, T. gracile. Valeriana montana. Viola Cenisia. 4. Monte Oliena : Bunium alpinum, Calamintlia alpino., Cerastium Thomasii, Daphne oleoides, Erinus alpinus, La- mium Corsicum, Poa Balbisii, Potentina rupestris var. x)yg- 7naea, Thlaspi brevistylum,, Thymus Herba-Barona, Trisetum flavescens, T. gracile. Viola Cenisia. 5. Monte Santa Vittoria : Bunium alpinu,m, Cerastium Tlio- masii. Potentina crassinervia, Thlaspi brevistylum, Thymus Herba-Barona, Viola Cenisia. 6. Monte Spada : Bunium alpinum, Cerastium Thomasii, Lamium Corsicum, Plantago insularis, Poa Balbisii, Sagina ^ Queste tre piante, pur non essendo veramente alpine nello stretto senso della parola, come tali fa uojdo considerarle in Sardegna. 56 SKDE DI FIRKMZK - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO pilifera, Sedani alpestre, Tvisetum flavescens, Thymiis Herba- Barona, Viola Cenisia. 7. Monte Linas : Bunium alpinum, Cerastlam Tìiomasii, Festuca Morisiana, Poa Balbisii, Sagina Linnaei, Thymus Herha-Barona. Qualsiasi accenno alla provenienza di questi elementi alpini da flore circostanti (Alpi, Spagna, Appennino, Sicilia, Corsica, ecc.) porterebbe implicitamente alla discussione sulle origini della flora alpina sarda ; il che, come ho pure detto di già, non ho l'animo qui di fare. Mi piace solo di constatare: 1. la ricchezza del monte Limbara e del monte Gennargentu rispetto agli altri monti, dovuta certamente alla maggiore altitudine che essi raggiungono; — 2. le palesi affinità del monte Limbara conia Corsica (il che è in rapporto con la vicinanza e con l' identi- cità di natura geologica) e la sua differenza enorme col Gennar- gentu; — 3. la localizzazione a grandi distanze di alcune entità, quali : Armeria leucocephala (che è la vera specie Corsica, malgrado le affermazioni in contrario di Herzog), Carex intri- cata, Festuca Sarcloa, Gnaphalium supinum, Heliclu^ysum frigidum, Hieracium brunellae forme, sul monte Limbara; — Filago heteracantha, Ranunculus aconili folius, Valeriana mon- tana sul monte Gennargentu, — Potentina crassinervia sul monte Santa Vittoria, — Erinus alpinus sul monte Oliena. I seguenti lavori, causa la loro mole, o perchè corredati da tavole, figureranno nel Nuovo Giornale: Béguinot A., « Ricerclie sul poli- morfismo della comune Stellarla media (L.) Cyr. e delle specie più af- fini. » — Trotter A., « Sulla presenza in Italia di Ewphorhia cernua Coss. et Dur. » — Nicotra L., Sull'eteromorfismo carpico. II. » Avuta poi la parola, il Segretario Pampanini, come membro del Comitato « Pro flora italica » ed a nome del Presidente Professore A. Trotter, comunica che nelle recenti elezioni interne a comporre la Presidenza furono eletti, pel biennio 1910-1911 : Presidente: A. Trotter Segretario: L. VaCCARI Cassiere: R. Pampanini. II Dott. A. Forti per ragioni di famiglia dovette dare le proprie dimissioni da membro del Comitato. All'ufficio di Cassiere era riu- scito eletto il Dott. G. Negri, ma le sue molteplici occupazioni gli impedirono di accettare l'incarico ; lo sostituisce quindi il Dott. Pam- panini che dopo di lui aveva avuto il maggior numero di voti. Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chili successore. 1910. Marzo. N." 3. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Fiori Adr., La Lohelia Giherroa Hemsl. nell' Eritrea P(tg- 58 Lacaita C, Piante italiane critiche o rare. I „ 63 Pampanini e.. La Medicago Pironae Vis. nel Passo di S. Ubaldo (Prealpi Bellunesi). {Proc. verh.) „ 57 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 12 marzo 1910. Presidenza del Presidente Baccarini. Avuta la parola, il Segretario Pampanini dà lettura della se- guente comunicazione : R. Pampaninl — La Medicago Pironae Vis. nel Passo di S. Ubaldo (Prealpi Bellunesi). Nel 1906 distribuii nella « Flora italica exsiccata » (n. 297) una Medicago erroneamente riferendola alla M. carstiensis Wulf. : si tratta invece della M. Pironae Vis. La M. Pironae — scoperta da Pirona sul M. Matajur, nella valle del Natisone, e da lui de- scritta nel 1855 col nome di M. rupestris, e poi raccolta anche in altre località delle alpi friulane — all' infuori del Friuli è co- nosciuta solo del finitimo Goriziano e del versante meridionale delle Prealpi Bellunesi, dove fu osservata nei monti di Valdobbiadene (Saccardo), di Pollina e di Valmarino [Bérenger). Uhabilat della pianta nel Passo di S. Ubaldo (Prealpi Bellunesi), dove raccolsi gli esemplari che distribuii nella « Flora italica exsic- cata », si scosta da quello indicato dagli altri autori. Secondo Pi- rona, questa Medicago sarebbe una pianta nettamente rupestre : « habitat in rupium fìssuris », egli dice (FI. Forojul. Syll., 41), e, dalla natura dell' habitat, la chiamò rupestris ; secondo Gortani (FI. Friulana, II, 252), oltreché nelle rupi farebbe anche nei luoghi aridi BuU. della Soc. bot. Hai. 5 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO in generale; secondo Arcangeli (Comp. fi. it., 164; 23' ed., p. 489) e Fiori (FI. An. d'It., II, 38), s'incontrerebbe solo nei siti sassosi, e cosi pure secondo Pospichal (FI. Oesterr. Kustenl., II, 360) ed Ascherson u. G-raebner (Syn. Mitteleurop. FI., VI, 422). Crichiiitti, che nel 1905 la distribuì nella « Fiora italica exsiccata » (n. 100) proveniente dalle diverse località del Friuli, la osservò nelle rupi e nei luoghi aridi e sassosi. Invece nel Passo di S. Ubaldo non s'incontra mai nelle stazioni rupestri, quantunque esse abbondino, né può dirsi veramente pianta dei siti aridi né propria dei siti sassosi. 11 suo carattere di pianta xerofìta, che appare dalle citazioni suddette, è molto attenuato : essa si comporta piuttosto come pianta nemorale. Difatti essa pre- dilige, è vero, i brecciai ma quelli che solcano i boschi cedui, e quindi piti o meno ombreggiati, e da essi .si diffonde nei luoghi erbosi circostanti. E qui, dove l'ombra e l'umidità sono maggiori, assume un portamento rigoglioso, costituendo, per il suo aspetto e la sua frequenza, un elemento importante, della vegetazione erbacea di quelle stazioni. Sono poi presentati e riassunti i lavori seguenti : ADR. FIORI. — LA LOBELIA OIBERROA HEMSL. NEL- L' ERITREA. Vi è una regione nell' Eritrea, quella situata tra il golfo di Zula ed il ciglione dell'Altipiano, comprendente l'Assaorta e territori finitimi del Miniferi e Scimezana, che da pochi viag- giatori è stata esplorata, essendo paese selvaggio, solcato da profonde vallate, separate da alte montagne che talora superano i 3000 m. ; sino a poco tempo fa era pure infestata dal brigan- taggio, che contribuiva, assieme alle difficoltà naturali, a man- tenerla inesplorata. Tra i naturalisti fu percorsa, per quanto conosca, soltanto dal Pappi e da Marinelli e Dainelli, i quali ultimi la visitarono nel 1905 in occasione del Congresso Colo- niale in Asmara. I proff. Marinelli e Dainelli, pur avendo per scopo principale delle loro esplorazioni la parte geo-fisica, raccolsero pure dei vegetali, il cui studio fu già oggetto di due pubblicazioni, l'una del Pampanini (Gen. Kalankoe) e l'altra del Jatta (Licheni). Di una pianta però, che attrasse soprattutto la loro attenzione per lo strano portamento, pur non avendo conservato campioni SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 59 d'erbario, ritrassero una fotografia, che gentilmente mi offrirono per tentare la identificazione della specie. In questa fotografia, di cui qui do una riproduzione ingrandita ed alquanto schematizzata, non tardai a riconoscere la Lohelia Giberroa Hemsl., ^ pianta assai rara, nota finora soltanto delle alte montagne dell'Abissinia^ e del Ruwenzori, ^ specie che non si sospettava potesse trovarsi nella nostra Eritrea. Essa fu rac- colta il 5 dicembre 1905 in un solo esemplare presso la cima più alta del Monte Soira nel Scimezana, a 2880 ra., e dagli indigeni fu loro indicata col nome di Gorhan. Il fatto di aver essa un nome volgare, il quale per altro non è quello usato dagli indigeni del Semien, — che confondendo questa specie coll'afline L. Rhynchopetaluni Hemsl., le chiamano ambedue col nome di Gibarà secondo Tancredi,' ovvero Dijb- barra in Tigrino e Bjibarroa in Amarico secondo Schimper in Richard, ^ — dimostra che non deve essere rarissima in quella regione. Non è quindi fuori luogo supporre che si trovi fre- quente più a sud, lungo il ciglione orientale dell'Altipiano abis- sino verso Makallè, Abuna Jussuf, Magdala ecc., ove si hanno altitudini anche di 3200-3500 m. ; regioni completamente sco- nosciute dal lato botanico. La L. Giberroa appartiene ad una sezione singolare del gQXì. Lobelia, cioè la sezione Rliynchopetahun, comprendente piante legnose a fusto semplice dall'aspetto di Monocotiledoni della fam. delle Liliacee. La prima specie ( Rhijnofiopetalum mon- ianum) fa descritta nel 1838 dal Fresenius, come genere di- stinto, che poi fa ridotto ad una sez. del Chileno gen. Tupa dai Richard (I. e). In seguito però furono scoperte parecchie altre specie e con ciò si rese manifesto come i caratteri distin- tivi confluissero con quelli di specie appartenenti al gen. Lobelia. Quindi il gQ{\. Rhyncopetalam fu aggregato a Lobelia da Ben- * Hemslev, in Oliver Flora of trop. Africa, III, p. 465 (1877). 2 Richard, Tentainen Florae Abyssinicae, II, p. 11 (1851). 3 JoHNSTON, The Uganda Protectorate, I, p. 337 (1902). — Dawb, Ore the vegetation of Uganda, in « Journal of Linn. Soc, XXXVII '1906), p. 538 ». * Tancredi, La missione della Soo. Geogr. Ital. in Ktiop. sef.t., in « BolL della Soc. Geogr. Ital., 1908, p. 1246 ». ^ Richard, 1. e, p. 10 e 11. 60 SEDK DI FIEENZE - ADUNANZA DEL 12 BIARZO LoBELiA GiBERROA Hemsl., sul M. Soira a 2880 m. -(Eritrea). La base del fusto incurvata si nasconde dietro all' indigeno che regge la pianta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAUZO 61 tham e Hooker, ' e quindi mantenuto unito ad esso come sez. dai botanici posteriori. Secondo Bentham e Hooker le specie appartenenti a questa sezione sarebbero 20, cioè : 12 dell'India, 3 dell'Africa, 3 dell'Oceania e 2 del Brasile. Nell'Africa però ne sono state scoperte successivamente altre, cosicché secondo Baker ^ nel 1894 se ne contavano sette, vale a dire : L. Dechenii Hemsl. e L. Tayloriayia Baker del M. Kiliman- giaro; L. Gregoriana Baker e L. Telekei Schwf. del M. Kenia; L. Rhynchopeialwn Hemsl. e L. Giherroa Hemsl. dell'Abissinia; L. columnaris Hook. f. di Fernando Po e del Gameroon. Ma ancora una ottava specie, la L. Stalilmanni Schwf., ^ fu descritta nel 1893 dell'Africa centrale ed una nona, la L. Wol- (astoni Baker, ^ del Ruwenzori. In questa alta catena dell'Africa centrale furono poi scoperte altre 5 specie di Lobelia di quelle già note, ^ cioè : L. Dechenii, L. Telehei, L. Stuhlmanni, L. Rhynchopetalum e L. Giberroa ; ne consegue quindi che il Ruwenzori possiede 6 delle 9 specie di Lobelia sez. Rhijncho- petalum finora note dell'Africa e non è improbabile che altre ancora vi si possano scoprire. È quindi evidente che questa catena è il principale centro d'origine o di rifugio di questo gruppo di piante nell'Africa. Ritornando ora alla nostra L. Gibey^roa Hemsl. dirò che essa fu dapprima descritta col nome di Tapa Schimperi Hochst. in Richard (1. e ), ma dovendo 1' Hemsley riportarla al gen. Lobelia, di cui già esisteva una X. Schimperi Hochst. in Rich., dovette cambiare il nome specifico e la chiamò L. Giberroa per ricor- dare il nome volgare di Gibarà o Djibarroa, col quale viene denominata in Abissinia. L'identificazione della specie dovetti farla sulle figure e sulle descrizioni non avendone avuto a disposizione esemplari d'er- bario; le figure che potei consultare, e credo le uniche finora 1 Bentham and Hooker, Gen. plant., Il, p. 55-2 (1873-76), ■' Baker, Afrioan species of Lobelia sect. Rhynclwpetalum, in « Jour- nal of bot. », XXXII, p. 65 (1894). 3 ScHWBiNFURTH, in Emìii Pascila^ Im Herz von Afrika, p. 291, tab. 11 (1893). * Baker, in « Journ. Limi. Soc. », XXXVIII, p. 266 (1908). 5 Cortesi, Nell'Opera «Ruwenzori», voi. I,p. 12-15 (estratto), 1909. 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO edite, furono due assai buone, una di dettaglio del Richard (1. e. Atlas, tab. 63) e l'altra d'insieme del Wollaston (Journ. Linn., Soc, 1. e, tab. 17). I suoi caratteri distintivi principali sono la forma delle foglie (obovali-oblongis, tenuiter eroso-dentatis, teuui-merabranaceis) e delle brattee (lineares, vix flores supe- rantes). Nella fotografìa le brattee si vedono distintamente spor- genti, ma ritengo che ciò derivi dall'essere stata la pianta coi fiori in boccio. I proff. Dainelli e Marinelli, non seppero darmi raguagli precisi in proposito, soltanto si ricordano che l'infio- rescenza aveva l'aspetto di una pannocchia di frumentone. Delle altre specie, quelle che più si avvicinano alla nostra sono : L. Rlujnchopetalum Hemsl. (l' unica altra specie che si trovi in Abissinia) di cui vidi le fotografie riportate dal Trancredi ^ e dal Rosen ^ q L. Stuìilmanni Schwf. di cui vidi le fotografie del Wollaston (Journ. Linn. Soc, 1. e, tab. 16, fig. 2) e del Johnston (The Uganda Protectorate, voi. I, p. 161, 167 e 317) ; ambedue appariscono differenti pel portamento e per la forma delle foglie, che sono ensiformi e più rigide. L' esemplare di L. Giberroa del M. Soira, da quanto mi fu riferito dal Dainelli, cresceva sotto alti alberi e certamente devesi a questo fatto che esso aveva il tronco contorto alla base e la spiga incurvata, mentre normalmente tanto l'uno che l'altra sono eretti. Riassumendo, l'area di distribuzione finora nota per la L. Gi- berroa sarebbe la seguente : l.'' Abissinia: Semien, «ad latus occidentale montis Tàber inter pagos Add" Silam et Maizacholo, ^ alt. 8000-8300 pedes supra mare (sive 2438-3352 m.) (Schimper in Richard 1. e.) ». 1 Tancredi, in l.c, p. 1245. 2 Rosbn Felix, Eine deutsche Gesandtsohaft in Abessinien, p. 443, 448, 451 e 453 (1907). ' Riguardo alla ortografia di questi nomi vi sono delle varianti, altrove il Richard (1. e. I, p. 160) scrìve Adde-Tsela, più oltre (p. 163) TÌscrive Add^ Silam, sempre riferendosi a luogo prossimo al M. Taber ; V Hemsley invece (in Oliver 1. e.) scrive Addesselam e M. Aber. Nella carta geografica del De Chaurand (Roma, 1895) vi è infatti nel Semien un M. Aber e vicino ad esso il villaggio di Mai-Tsalò, che deve cor- rispondere al Maizacholo dello Schimper in Richard 1. e. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 63 2.° Eritrea: Scimezana, prope cacumen montis Soira, alt. 2880 m., ubinativi G^or/ianvocant(Dainelli et Marinelli, 5 dee. 1905). 3.» Uganda: Ruwenzotn, alt. 6000-7000 pedes (sive 1828- 2133 m.) (ex Johnston et Dawe, in 1. e). C. LACAITA. — PIANTE ITALIANE CRITICHE 0 RARE. I. Chryisospleniutn duhiwm Gay, in scheda in ipsius her- bario (1812) et in DC. Prodr. IV, p. 48 (1830). Synonyma C. 7na- crocarpum Cham. (1831); C. ovalifolium Bert. (18.39). A C. oppositifolio L. facile distinguitur propter : 1. folia crassa carnosa, plerumque ovalia, regulariter dentata. 2. capsulae valvas calyce duplo longiores. 3. semina pluribus pilosum seriebiis longitudinalibus in- structa. Distributio geographica, ut videtur, saltuaria. Exemplaria ex Calabria, ex Lucania, ex Galatia, et ex Ponto exstant. Nell'erbario del Museo Britannico a Londra esiste un Cliry- sospleniuìn comunicato da Tournefort, con leggenda di suo proprio scritto cosi concepita : « Chrysosplenium orientale gei facie, magno fructu. Coroll. L R, H., p. 8 ». Dietro il foglio si legge, ma scritto da altra mano, « Galatia. Tournef. ». Quest'esemplare non ha né fiori né frutti, ma dalle foglie è chiaro che è l' identica specie che poi venne mandata a Gay nel 1812 da Louis Thomas dalla Calabria, del quale l'esemplare originale, su cui Gay creò il suo Chrysosplenium duNum, si conserva nell' Erbario di Kew, e vi si legge, sempre di scritto di Gay, quanto segue: « Chrysosplenium dubiutn N. Remarquable par la pré- « sence de deux bractées à la base de la bifurcation de la tige et par « les feuilles d'une teinte obscure, ovales-nummulaires, non ré- « niformes, réguliérement dentées et non obscurément anguleu- « ses, parfaitement glabres et non hérissées en dessus. « Au-dessus de Nicastro dans la Calabre ultérieure. Louis « Thomas me l'a donne en 1812 sous le nom de ChrysospL op- « posìtifolium ». 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO Un altro cartellino attaccato a quest' esemplare porta la se- guente aggiunta, sempre scritta da Gay : « S^""® 1863. Cfwysosplenium dubium Gay herb. ann. 1812. « DC. Prodr. IV, (1830), p. 48; C. oppositifolium C. Ten. Syll. « (1831), p. 204 ; C. ovalifolium Bertol. FI. Ital. IV (1839), p. 449. « (ProGul fere dubio) ». La diagnosi nel Prodromo IV 48, redatta da Seringe, è bre- vissima e suona : « C dubium (Gay ex Gaud. in herb. DC.) foliis oppositis ovatis obtusé serratis ® in Calabria (v. s.) ». L'esemplare a Kew, ed a quanto pare, anche quello nell'erba- rio De Candolle, mancano di frutti, e per conseguenza di semi, altrimenti i veri ed importantissimi caratteri specifici che di- stinguono questo Chì^ysosplenium, non potevano sfuggire a quei due eminentissimi botanici, Gay e Seringe. Né, avendo soltanto le piante secche sott'occhio, potevano osservare il ca- rattere più spiccato delle foglie, cioè la loro grassezza, che nella pianta vivente colpisce subito l'occhio, ricordando piut- tosto un Seditm che un Clwysosplenmm, e distinguendole asso- lutamente da quelle del C. oppositifolium. Ma questo bel carat- tere scomparisce interamente nel secco, ciò che spiega perchè nessun autore (per quanto io sappia) ne abbia fatto cenno finora, mentre coloro che hanno raccolta la pianta viva non hanno pubblicato qualsiasi nota di quello che non potevano fare a meno di percepire tanto per gli occhi quanto pel tatto. Lascio a chi s'interessa a quel genere di problemi cronologici la decisione se il nome Chrysosplenium dubium Ga,y deve datare dal 1812 oppure dal 1830. In ogni caso precede di un anno la pubblicazione del sinonimo di Chamisso (C. macrocarpum) a cui però spetta il merito di avere per la prima volta data una dia- gnosi completa. Ma ci vollero altri 45 anni prima che alcuno si sia avveduto dell'identità del C. macrocarpum, col C. dubium,. Sarà utile riprodurre in extenso la descrizione di Chamisso: « Chrysosplenium macrocarpum n. Ch. orientale, « Gei facie, magno fructu Tourn. Coroll., p. 8. Ex herbario « Gundelsheimeriano, ubi in Schedula prò orientale, galaticum « legitur, in herbarium regium generale transit. Glabrum, « oppositifolium. Caulis basi procumbens et radicans, e nodis « ramos edens alternos erectos foliosos, apice erecto inflore- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 65 « scentiam extollente aphyllus. Folia ovata et subrotunda, obtuse « cuneata et ia petiolum lamina breviorem abeuntia, basi inte- « gerrima, ambita crenata. Cyma foliis minoribus involucrata, « quasi radiata. Flores nempe inaequales, partibus in cyma « exterioribus majoribus. Limbus calycis quadrilobus, lobis ellip- « ticis obtusis. Capsula tenuiter membranacea, in genere maxi- me ma, bicornis, fundo calycis tubo adnata, eo plus duplo longior, « exserta parte raajori quam inclusa, cornibus folia involucralia . « superantibus. Semina minuta fundo capsulae afRxa, ovoideo- € globosa utrinque apiculata, laevia, nitentia, pilis glandulosis « ornata in seriebus dispositis ab umbilico ad verticem decur- « rentibus ». Chamisso in Linnaea VI, p. 558 (1831). Nel 1839 poi Bertoloni (FI. It., IV, 449) pubblicava il suo Chry- sospleniuni ovalifoliuni, citando come sinonimo C. dubimn DC. Egli descrivendo la pianta mandatagli da Gussone dall'Aspro- monte rileva il carattere del frutto : « Capsulis bifidis, perigo- « nio duplo longioribus, valvis erecto-divergentibus, acutis », e poi. « valde proximum Chrysosplenio oppositifotio L., sed evi- « dt'nter differì capsula perigonium duplo superante, bi- « Ada, valvis integris, erecto-divergentibus compresso-canalicu- « lata, acuta ». Ma, quantunque Bertoloni avesse sott' occhio le cassule, non pare che si sia dato il fastidio di esaminare i semi. Se li avesse esaminaci, o se avesse visto le foglie fresche, non avrebbe mai sci'itto quel « valdn proximum C. oppositi folio ». Boissier nella Flora Orieiitalis II 813 (1872) descrive la pianta della sua regione col nome di C. niacrocarpum senza accor;2:ersi chi è il C. duhiuni della Calabria, e senza accen- nai'e alla grassezza delle foglie, ma con frase breve e pene- trantn lo distinguile « Affine C. opposìt/foUo quod differt foliis « (pleruinque minoi-bns) obscurius crenatis, capsulae valvis caly- « cem vix excedentibus, seininibus laevibus ». Finalmente Maximovicz in un lavoro letto all'Accademia di Pietroburgo il 2 Novembre 1876 e pubblicato l'anno seguente : « Aduriibratio specierum g^eneris Chrysosplenii L. » in Bull. Acc. Sci. Petersb. XXIII, p. 347 (1877) al n. 22, €h. ìnacrocarpuììl Cham. descrive con maggior dettaglio i semi. « Semina globoso- « ovalia lucida laevia, seriebus sub-15 pilorum instructa, pilis « linearibus obtusis elevatis vel rarius hamosis, 0.5 mill. » citando 66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO come' sinonimi « Ch. orientale Gei facie Tournef. Coroll. 8 ; « Ch. dubiimi G. Gay in DO. Prodr. IV, 48; Ch. ovalifolium Bert. « Fi. Ital., IV, 449. » È da notarsi che il C. ovalifoliUfìl M. B. (sec. Bunge in Ledebour FI. Alt. II. 115) pianta dell'Aitai, che adesso ha di- ritto al nome ovalifolium ed il C ovalifolium A. Gray, Bot. Jap. 389 = C. Grayanuìn Maxim, non hanno che fare col C. ovalifolium Bert. Nonostante l' identificazione del C. macrocarpuni col C. dubiutil già fatta da MaximoviCz ho creduto bene di esami- nare gli esemplari che mi erano accessibili, col risultato di piena convinzione della giustezza dell' identificazione fatta. Le piante che ho esaminate sono le seguenti : A. Provenienti dall'Asia Minore. 1. C. orientale Gei facie, in herb. Tournefort apud Herb. Mus. Brit,, senza fiori né frutti. 2. C. Lazicum n. sp. in Balansa Plantes d'Orient 1866 apud herb. Kew. « Bois humides et mousseux des environs de Rhizé (Lazistan) 13 Juin » raccolta e località citate da Boissier in FI. Or. IV, 20 pel C. macrocarpum. B. Provenienti dalla Calabria. 1. C. clìMam in herb. Gay apud herb. Kew. « Nicastro dans la Calabre ultérieure donne par Thomas. » 2. C. dubium Gay, da Tenore in Herb. Mus. Florent. « In inundatis Calabriae ». 3. C. duMum Gay, da Gussone in Herb. Mus. Florent. dal- l'Aspromonte. 4. C. ovalifolium DO. (sic) da Gasparrini in Herb. Mus. Brit. « ad scaturigines Lucaniae ». 5. C. dubium, da Pasquale (G. A.) in Hei'b. Mus. Florent. « Montagna di Giffoni ». Prov. Reggio Calabria. 6. C. dubimn Gay, Huter Porta Rigo ex it. ital. HI. in Herb. Mus. Brit. n. 204 «Calabria in stillicidiis loc. muscosis « vallium umbros. in Aspromonte, in Torrenti Telesi, sol. gra- « nit. 11-1200 m. 3 Majo 1877. » 7. Lo stesso numero dell' Exsicc. Huter Porta e Rigo in Herb. Mus. Florent. 8. Idem. 9. C. dubium Gay, in herb. Lacaita n. 9886 « Giffone (Prov. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 67 « Reggio Calabria) nel vallone di Caricatore, e. 1000 m. ad stil- « licidia et ad rivulos in umbrosis », ipse legi 20. 5. 1907. 10. C. dtibiwn J. Gay, Herb. Lacaita n. 11212 (cortesemente comunicatomi dal Prof. F. Cavara). « Sila Grande (Calabria) «Valle d'Orso, a circa 1200 m.; luoghi freddi ombreggiati sulle « rupi granitiche stillanti » leg. Cavara e Grande, 21 Agosto 1909. I frutti ed i semi degli esemplari Calabresi sono precisamente quelli descritti da Chamisso e corrispondono coli' esemplare la- zico di Balansa. Non ho visto la pianta fiorita né viva né in buoni esemplari di erbario. La fioritura é molto precoce; secondo Bertoloni (1. e.) tra Marzo ed Aprile. Le altre località che trovo citate nelle flore, oltre quelle degli esemplari testé enumerati, sono : A. In Oriente. In Ponto (Tournef. in herb. Gundelsheimer), Abchasià prope Suchum (Rupr.). citate da Boissier 1. e. B. In Calabria. Mongiana, e Boschi della Serra (Prov. Catan- zaro) citate dai Tenore Syll. 204 per la sua var. C. del C. oppo- sitìfolium, la quale ben certamente é il C. ditbìum, propter locum, ed anche per l'osservazione di Tenore « foliis diametro longitudinali transversali sublongiore, vel illum acquante ». Le località Calabresi sono tutte granitiche. La sola indica- zione che la specie possa trovarsi in Italia fuori le regioni granitiche della Calabria è l'esemplare di Gasparrini « ad scatu- rigines Lucaniae ». Ben certo si troverà in altre località del- l'Oriente e forse in Grecia, ma naturalmente una pianta a fio- ritura cosi precoce e ristretta a certe situazioni molto limitate in montagne ombrose sfugge facilmente al raccoglitore, che raramente arriva in quei posti se non in piena estate. Fu mia fortuna di raccogliere questa rara specie accanto ad un ruscelletto in una gola ombrosa dei faggeti sul versante Tirreno della schiena granitica, che divide la vallata elevata di Terra San Bruno dalla pianura di Gioia, durante una gita fatta in compagnia dell'ottimo mio amico prof. Fortunato Pasquale, espertissimo di quei monti e della loro vegetazione. L'osser- vammo due giorni più tardi in una simile località nell' alta montagna del territorio di Galatro, ma non si raccolse perchè mancava di fiori e di frutti. Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. Firenze, Stab. Pellais. Luigi Chiti successore. 1910. Aprile. N." 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE BoLZON P., Nuove aggiunte alla flora veneta Pag. 69 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 aprile 1910. Presidenza del Consigliere Fiori. Aperta la seduta, è proclamato nuovo Socio il Dott. Giuseppe Fabiani. È poi presentato il seguente lavoro : P. BOLZON. — NUOVE AGGIUNTE ALLA FLORA VE- NETA. Prov. di Belluno. A. CoMELico SUPERIORE (Candide). Nella prima metà dell'Agosto 1907 vi ho passato circa una settimana, compiendo escursioni nelle seguenti località. a) M. Colesèì (m. 1971). Sovrasta al passo di M. Croce ed è dominato dai campanili della Cima Nove (o Neunerhófele). Fra le rupi dolomitiche ai piedi di questi campanili verso il Coleséi ho raccolto in fiore: Cystopt. regia Desv., e. deltoidea Asch. (non registrata delle Alpi Venete), Sesleria sphaeroc. Ard., e. reducta niihi Bull, della Soc. boi. Hai. 6 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE caulis 4-8 centim. longus, (variaz. rupestre e altitudinale), Topliieldia calyc. Whlb. j3 glacìalis (Gaud.), Salix Myrsin. L. a tijp. e. leiocarpa Koch., Atliamania crei. L. a typ., Valeriana elongata L., V. saxat. L., b. nana mihi caulis 3-6 centim. longus, aììhyllus, foliis ftoralibus in duas squa?nas reductis, anche fra le rupi del vicino Coleséi. * Nella parte più elevata del M. Coleséi, per lo più fra le rupi dolomitiche, ho raccolto : AraMs pumila Wulf. In Jcq., Cochlea- ria saxat. L. a integrata, Loiseleuria procumb. (L.) Desv. (luo- ghi erb. presso la cima, copiosa), Pedicul. tuberosa L. fi lepto- stachya V. e Sacc, Adenost. alp. (L.) Bl. et Fing. y Alliariae (Kern,), Hijpochaeris uni/i. Vili, (prati elevati). b) Vallone di Popera. È un anfiteatro aperto e strapiombante verso i Bagni di Valgrande, circondato dai fianchi dirupati della Cima di Po- pera, ecc. e col fondo (m. 1800-2200) tutto invaso da ghiaroni dolomitici, derivati dallo sfacelo delle rupi circostanti. Ecco le piante raccoltevi : Cijstopt. regia Desv. a fumariiformis Koch. e b. alpina Desv. fino a 2500, Sesleria sphaeroc. Ard., b. Wul- fenìana Asch. et Graeb., (anche nel M. Civetta attorno al lago del Coldai), non registrata del Veneto, Tophieldia calyc. Whlnb. fi glacialis (Gaud.), Alsine austrìaca (Jcq.) AVhInb., Silene vulg. (Moench.) Garche y alpina (Thom.) b. angustifolia Koch, ghiaroni aridissimi, nuova per il Veneto, Thlaspi rotun- dif. (L.) Gaud., Trollius europaeus L. b. humilis (Crantz.), sui dirupi a circa 2200-2300 m., Saxifr. androsacea L. colla b. tridentata Gaud., Androsace alpina (L.) Lam. fi Hausmanni (Leyb.) dirupi a 2200-2400 rarissimo, Gentiana bavarica L. a typ., G. nivalis L. colla b. reducta mlhi caulis simplex uni/lorus, usque ad 1 centim. reductus, luoghi sassosi m. 2000- 2400; la b. anche nel M. Civetta presso il rifugio del Coldai, Myosotis pyrenaica Pourr., Scrofularia canina L. fi Hoppei (Koch.) sotto il vallone verso Selva Piana, Veronica apìiylla L. a typ., V. alpina L., Bartsia alp. L. b. parviflora Rchb., Valeriana elong. L., Adenost. alpina (L.) Bl. et Fing. a glabra SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 71 (DC.) e. pubescens Boiss. et Reut., nei boschi di abete presso Selva Piana, Doronìoum Colamnae Teii., dirupi a 2200-2300 m. in forme ridotte, Crepis Jacquinii Tausch. b. Rhaetica Weiss. in H. et W. e) M. Aiarnola (m. 2457). Nella zona dei boschi sovrastante a Padola vi ho raccolto : Lijcopociium Selago L. a. densura, (anche nel m. Antelao alla Forcella Piccola) ; il Pampanini me ne ha mandato esemplari da lui raccolti al m. Tiera del Pelmo appartenenti alla &. laxiim Desv., Lilium bulbiferum L. b. aii^ustifolìum N. Terr., boschi di abete al m. Zovo (m. 1500), forma nuova per il Veneto, Anemone iìHfoUa L. b. wzmor Val de Lièvre (cfr. questo Bollettino anno 1907), Aquilegia vulg. L. j3 atroviolacea Ave. Lall., Gen- liana utricuL, L., Pedicul. tuberosa L. j3 leptost. Vis. e Sacc. al m. Zovo, Pedicul. recutita L,, Mulgedium alp. (L.) Less,, Crepis Jacquinii Tausch. b. rhaetica Weiss. in H. et W. B. Valle di Giralba (Auronzo), Ho percorso questa valle il 3 Agosto 1909 sino alla forcella omonima (m. 243G), passando per il rifugio Carducci (m. 2330 circa). Lungo la valle ho raccolto : Thesium pratense Ehrh. a 1200-1500 m., Cochlearia saxat. L. fi sinuata Rouy et Fouc. a m. 1050, Laserpitiam Peucedanoides L., f. colle ali del frutto colorate in rosso-violaceo, a m. 1000-1300. Dai pressi del rifugio Carducci alla Forcella Giralba (m. 2000- 2436) per lo più in luoghi rupestri dolomitici ho raccolto ; Coe- loglossum viride L. b. l'oseiim luihi tepali tinti di roseo, luoghi erbosi e sassosi, Daphne striata Tratt. copiosa, Arabis puntila Wulf. in Jcq., Hutchinsia alpina (L.) R. Br. colla &. affiìiis (Gren.), Ranunculus geraniifol. Pourr. a typ. b. gracilis (Schleich.) Trollius europaeus L. b. liumilìs (Crantz.), Saxifr. stellaris L., Primula Balbisii Lehm., P. minima L., Gentiana verna L. o imbricata (Froel.), G. nivalis L. colla b. reducta niihi, Bartsia alp. L. b. parviflora Rch., Valeriana montana L. b. rotundifolia Car. et Sb, Laq., V. sàccatilis L. b. nana lUihì. 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE C. Bacino del Biois (Falcade). a) Passo eli Forca Rossa (m. 2486). Fa parte del gruppo del Marmolada; lio fatto l'attraversata di questo passo il 17 Agosto 1909 partendo da Falcade e se- guendo la Valfredda ; sono poi disceso nell'opposto versante del Pettorina. Nei luoghi petrosi dolomitici presso il passo, versante di Falcade (m. 1900-2486) ho raccolto : Arenarla ci- liata L. &. muUicaulis (L.) m. 2200-2400, rarissima, Saxifr. tnosoliaia Wulf. &. integrifolia Koch., Gentiana vet'^na L, s bra- chyphylla (Vili.), G. nivàlis L,, G. bavarica L. a tyi)., Vero- nica alp. L., Doronicum granclifl. Lam. a tijp. Nei luoghi sassosi calcarei vicini al passo, ma versante del Pettorina ho raccolto: Anemone baldensis L. in forme assai ridotte e perciò proba- bilmente da riferirsi alla b. alpina Val de Liévre, Gentiana tenella Rothb. b. nana (Wulf.), nota del Bellunese ma non era riuscito a registrarne alcuna localitcà ; secondo Gortani è da escludersi dalla FI. del Friuli. Faccio osservare che nella FI. Analit. di Fiori, ecc., questa specie figura nel gruppo delle genziane con corolla a squame non cigliate, mentre gli esem- plari di questa località hanno le squame notevolmente cigliato- barbate. Il eh. prof. Bèguinot, al quale ho spedito due piante di questa forma, mi scrive che le mie piante, confrontate con quelle dell' Erb. Padovano, hanno petali con squame a ciglia meno abbondanti e più brevi delle genziane del gruppo Ama- rena e che d' altronde in altri lavori monografici sul gruppo « Endotrica », questo carattere differenziale non compare. — Valeriana supina Ard. b) M. Mulàz (m. 2906). « Ho fatto tre volte la salita di questo monte, cioè il 4 Agosto e il lo Settembre 1908 e il 17 Agosto 1909, andando ogni volta ^ Esso forma, insieme al Campanile di Piocobòn e alla P.'^ di Cam- pido, la parte settentrionale dell' imponente gruppo delle Pale di S. Martino; dal lato botanico lo credo affatto inesplorato, come lo era anche dal lato alpinistico prima clie s' inaugurasse il rifugio del Mulàz. SEDK DI FIRKNZK - ADUNANZA DEL 9 APRILE 73 da Falcade lungo il vallone di Fiocobòii sino alla malga omo- nima (m. 1900), da questa, attraverso i ghiaroni a' piedi del Campanile di Fiocobòn e della C* di Campido toccando il rifugio del Mulàz (in. 2550), e il passo omonimo. Nelle vicinanze di Falcade (m. 900-1100) ho raccolto: Thla- spi aroense Ij. lungo la strada di Forno di Canale, Scleranthus annnus L. nel terriccio dei muri a secco lungo la mulattiera del passo di S. Pellegrino. Nel vallone di Fiocobòn, poco prima di arrivare alla malga omonima (m. 1600-1800) ho raccolto: Saxifr. hrloides L. a typ. luoghi rupestri calcarei, irrorati, rara, Ch?'t/sosplenmin alter- nifolium L. stazione medesima della precedente, in fiore il 17 Agosto 1909, Doronicum grandifl. Lam. a typ. Nei dintorni della malga di Fiocobòn, in luoghi rupestri do- lomitici (m. 1800-1900) ho raccolto : Botrychium Lunaria (L.) Sw. a. nana milii in Ballett. Soc. Dot. Hai., 1909 ; (invece nel vicino passo di S. Pellegrino (m. 1900) ho raccolto la b. su- bincisiiin Roeper. nei prati pingui, forma nuova per il Veneto), Linaria alp. L., Valey^iana eloyigata L., Phiithewna Sìeberi Spr. Dalla malga di Fiocobòn al rifugio del Mulaz (m. 2000-2500), cioè nei dirupi e ghiaroni a' piedi del Campanile di Fiocobòn ho raccolto : Cystopt. regia Desv. &. alpina Desv., Sesleria sphaeroc. Ard. e. reducta mihi^ Luzula spacUcea (Ali.) DC. rara, Rumex Acetosa L. £ nivalls (Heg. et H.) nel terriccio fra le rupi dolomitiche; nella FI. Analit. di Fiori ecc. figura delle Alpi Retiche e Carniche, però sec. il Gortani (in FI. del Friuli) è da escludersi dalla FI. Friulana ; del Bellunese non ne cono- sceva alcuna località, Silene acaulis L., Biscutella laevigata L., Ranuncidus alpester L. copioso fra rupi e nei ghiaroni a' piedi del Campanile di P'iocobòn, Aconitum Napellus L., Saxifr. se- doides, S. AÌZ0071 Jcq. a. brevifolia Sternb. b. Stabiana (Ten.) e J3 ?'ecta (Lap.) b. carinthiaca (Scott.), S. caesia, Hedysarwn obscurimi L. a typ., Pachypleiii'um simplex (L.) Rchb., luoghi erbosi poco sopra la malga di Fiocobòn a 2000-2200 m.; non ne conosceva località del Bellunese, Soldanella minima Hpe., Armeria alpina W., Veronica aphylla W., V. alpina L., 74 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE Euphrasia minima Jcq. in Schleich., Barista alp. L., Pedicul. verticillata L., P. rosea Wulf. in Jcq., Phytheuma paucifl. L. j3 globulariaef. (Sternb. et Hpp.), Ilomogijne alpina Cass., Soli- dago virgaitrea L. 8 pi/gmea (Bert.), Clii'ysaiitlieiiiuiu alpi- nuin L. fi luìniinuui (Vili.) to. glabrescens luilii caulis scapiformis, idest foliis caulinaribus ad busim confertis fere rosulam simulantibus, 6-8 centim. longus, 1-3 bracteis munitus, fere cinereo-lomentosus, foliis glabrescentibus laciniis eUiplicis. Luoghi sassosi dolomitici a' piedi del Campanile di Fiocobòn a m. 2100-2250, rarissimo, 1 Settembre 1908, fl. !, Achillea mo- schata Wulf. in Jacq. -'- typica. Luoghi erbosi poco sopra la malga di Fiocobòn insieme al Pachypleurmn simplex ; non ne conosceva alcuna località del Bellunese. Nell'estrema regione scoperta cioè dai pressi del rifugio alla cima del Mulàz (m. 2500-2906) fra le rupi dolomitiche estre- mamente denudate ho raccolto : Salix reticulata L., S. retusa L. fi serphijllifolia (Scop.), Poligonum vimparmn L., b. iia- nuni luihi caalis 3-6 centim. longus, foliis inferioribus 4-6 mm. tanUmx latis, forma rupicola altitudinale, Alsine Cher- leria Fenzl., Cerasiium aljnmon L. fi latifolium L. colla h. uni- florwn, Helianihernum ilalìcum Pers. 1). glàbratum G. et G., Arabis pumila Wulf., Brada aizoides L. a igp. &. tenuifolìa Rchb., &. affìnis (Host.) e e. rediicta inilii caulis fructiferus 0.5-1 centim. longus, Hutcliinsia alp. (L.) R. Br. colla &. bre- vicauUs (Hpe), Thlaspi rotundif. (L.) Gaud., Papaver alp. L. fi pyrenaicum (W.) b. rbaeticiim (Leresche in Grml.) forma rara, Ranunculus alpester L. a typ. b. naiius lUìhi, pianta unicaulis, caulis 2-5 centim. longus, foliis radicalibus 4-6 mm. latis longisque, corolla 14-16 mm. lata, Saxìfraga androsa- cea, S. m,nschata Wulf. b. inlegrifolia Koch., Sedum atratum L., Potentina nitida L. b. reducta Goir., Armeria alpina W. b. natia luihi, scapus 2-4 centim,. longus, pianta ridotta in tutte le sue parti, Gentiana acaulis L. a Clusii (Perr. et Song.), O. verna L. 5 imbrìcata (Froel.) ed e bracliyphylla (Vili), G. nivalis L., G. amarella L. y antecedens (Wetst.), Erytrichium nanum (Vili.) Schraud. copioso al passo del Mulàz, Phytheuma SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 75 ìiemispher. L. &. dentatum Béguin., Bellìdiasivuni Michela al passo del Mulàz in forme ridotte, Leontodon alpinus L., Ta- raxacum officinale L. j3 alpinicm (C. Koch). Al Sasso Arduini,^ sperone del m. Mulàz vicino al rifugio e di pari altezza,, ho raccolto: Bryas ociopetala L., Erygeron al- pinus L. Vi uniflorus (L.) l>. nanus Rikli forma non ancora registrata del Veneto. Z). Bacino del Fiorentina (Selva Bellunese). Il 31 Agosto 1909, da Selva lio fatto la salita del m. Nuvolàu (m. 2648) passando per il rifugio « /n So7n le Crepe » (m. 1800 circa), per i sovrastanti dirupi detti « le Crepe » e fermandomi al Sachsendank Hiitte (ni. 2578) situato a pochi passi dalla cima. In causa della pioggia, ho potuto raccogliere ben poche piante. Cardaniine resedifolia L. a iyp. to. platypliylla Rouy et Fouc. Lungo la siepe fìancheggiante la mulattiera poco sopra l'alberghetto « In Soìn le Crepe » a circa 1850-1900 m., forma da aggiungersi alla Fi. Veneta, Senecio incanus h. J3 carnio- licus (W.) nelle scarpate argillose che fiancheggiano le pratei'ie fra « le Crepe » e la vetta del Niwolcuv a circa 2000-2400 m. Fra le rupi dolomitiche vicine al SacJìsendank Hiltle ho raccolto: Cerastium alpinum L. j3 lalifoliimi L. colla &. unì- florum, Hutchinsia alp. (L.) R. Br. colla b. afflnis (Gren.) e la e. brevicaulis (Hpe), Athamantha crei. L. x typ. E. Bellunese meridionale. Listerà ovata (L.) Br. b. trifoliata mihì, fusto alto 5.5- 6.5 decim., dì cui 2 decim. spettanti alla spiga, munito di tre foglie alterne ma appressate in falso verticillo; nei boschi di faggio vicini all'osteria del Forcelletto (m. 1300-1500) dietro il m. Grappa, 17 Luglio 1900, fl.! forma lussureggiante. ^ Esso non figura nelle carte topografiche perchè ricevette questo nome di recente, quando s'inaugurò il Rifugio del Mulàz a spese della Sez. di Venezia del C. A. I., della quale appunto è presidente il signor Arduini. 76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 9 APRILE Eiipliorbia liiiiuifusa W. Fra i binari della stazione di Sedico-Bribano ; non era nota del Bellunese. Prov. di Treviso. Eragrostis pilosa (L.) P. P. b. verticillata P. B. margini delle strade presso Asolo. Cyperiis levigatus L. j3 clistacliyu» (Ali.). Nel versante me- ridionale dei colli detti « i Piai » vicino a Vittorio, a circa 300 m., estate 1891 (Pampanini !). Il Pampanini mi ha spedito parec- chi anni fa una pianta poco completa di questa forma; aven- dogliela di recente spedita in esame, egli ha confermato tale determinazione. Luzula spicata (L.) DC. e. cong^lomerata Mielich. Pascoli alla cima del m. Grappa, Agosto 1897, fi, ! ; forma non registrata del Veneto. Tophyeldia calyculata Whlnb. y collina (Schult.). Nel bosco Fagarea presso Cornuda. Gagea lutea L. b. australi» Lindemann. Preraaor presso Miane, Marzo 1899 (ex herb. Pampanini !). Scilla non scripta Hotfmgg. inselvat. in qualche vigna presso Asolo. Cephalenthera ensifolia (Ehrh.) Rich, b. louglfolia Goir. foglie medie e inferiori larghe sino a 2.5 centim., luoghi erbosi, pingui dei colli sopra Maser, 20 Maggio 1895 fi. ! Stellarla graminea L. b. tiispidula Goir. Nel bosco Can- siglio a m. 1500, 15 sett. 1891, fi.! (Pampanini!). Athamanlha cretensis L. a ti/p. e. vestina (Kern.), rupi cal- caree del m. Grappa, fra la malga d'Ardosa e la cima. Oxalis corniciilata L. b. purpurata Pari. Nei ciottolati ad Asolo. Ademphora liliifoUa (L.) Bess. .)3 alpini (Borb.). Nel bosco Fagarea presso Cornuda, 15 Settembre 1900, fi. ! Prov. di Rovigo. Psa'ìnma arenaria (L.) R. et P. J3 australis (Mabille), Nel litorale del Polesine a Porto Levante, 10 Giugno 1900. Bromus mollis L. b. nanus (Weig.). Luoghi erbosi a Ba- gnolo di Po, 27 Aprile 1900 (Be Bonis !). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 77 Cyperus fuscus L. b, serotiiiiis luìhi fasti cespuglioso- pnientì ridotti sino a 3 centim. di lunghezza. A Bagnolo di Po nel fondo asciutto dei fossi, copioso, 4 e 15 novembre 1899 (De Bonis !). Butomus umbellattis L. b. minor niilii fg. lunghe 2-3 decim., largite 1.5-3 mm., scapo lungo come le foglie più lunghe o appena più lungo. Lungo il canale di Loreo nel ter- ritorio d'Adria, 28 Luglio 1894, fi. (De Bonis !). Erythraea pulchella Fr. a typ. d. psendo-spìcata Goir. Nelle dune di Rosolina, 6 Luglio 1900 fl. (De Bonis l), varia- zione arenicola. Veronica praecox Ali. b. pusilla Goir. fusto unifloro. Nelle dune di Rosolina, 0 maggio 1900 fl. Prov. di Udine. Chlora perfoliata L. 7 serotitia (Koch.) b. exilìs mìhi caulis simplex l-flotvis, 1-7 centim. longus, pianta ridotta in tutte le sue parti. Luoghi umidi presso Castions di Strada, 5 Agosto 1900 (L. Gortanil); variaz. analoga oXV exilis Goir. della Chi. perfol. a typica. Prov. di Padova. Agropijrum repens (L.) P. B. 7 Sa-vignouei (D. Ntrs.). Nei prati al Patriarca, 10 Giugno 1897! Carex caespitosa L. ^ strida (Good.) b. ctilorocarpa Far- neti. Lungo i fossi a Barbona d' Este, 1 Maggio 1899 ! C. tlava L. b. elatior Anders. A C. Martino di Lupari 12 Giu- gno 1897! Dopo di che la seduta è tolta. Firenze, 1910. Stab. Pellas. Luigi Chili successore. 1910. MiGGio-GniGso. N." 5-6. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Baesali e., Intorno alle Pine pagliose Pag. 80 Pavolini a. F., Sullo sviluppo dell'ecidio neW'Uromyces dactyli- dis Otth. „ 83 Pubblicazioni pervenute alla Società durante il 1° semestre 1910 „ 91 SoMMiER S., Calycotome villosa (Vahl) Link var. inermis Somm. . „ 88 Villani A., Kwcova, AoìV Erbario Ziccardi „ 89 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del 16 maggio 1910. Presidenza del Presidente Baccaeini. E proclamato a nuovo socio il ® Dott. Pietro Rossi, di Milano. Dopo di che non essendo pervenuto alcun lavoro, né avendo i presenti alcuna comunicazione da fai-e, l'adunanza è tolta. Adunanza dell'11 giugno 1910. Presidenza del Presidente Baccakiui. È proclamato a nuovo socio il signor Dott. NiAzi, di Costantinopoli. È poi presentato e brevemente riassunto il seguente lavoro :^ Minio, « Sulla Flora alveale del fiume Piave », che per la sua mole dovrà figurare nel « Nuovo Giornale ». Bull, della Soc. hot. ital. 7 80 SEDB DI FIRKNZB - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO Quindi sono letti i seguenti lavori : E. B ARS ALI. — INTORNO ALLE PINE PAGLIOSE. Col nome di Pine pagliose vengono indicate dai raccoglitori o dagli operai addetti alla raccolta delle Pine da pinoli, nelle selve Pisane, quei coni che pur presentandosi, al momento della raccolta, di dimensioni e di peso simili alle Pine normali, hanno invece un colore gialliccio smorto e con la superficie superiore delle squame o apofisi riccamente consparsa di punteggiature nere, e che al momento della apertura, i pinoli o sono grande- mente alterati o del tutto distrutti; quindi un danno non lieve per il commercio del seme. Tali coni non devono confondersi con quelli detti, dagli stessi raccoglitori, galleroni, ciò è fatto notare anche da Biondi e Righini ^ ; le Pine gallerone si presentano a maturità conformate come le pagliose riguardo al colore ma differiscono per il minor peso e di più, mentre le pagliose espo- ste agli agenti atmosfórici, come le pine normali, si aprono, cioè le squame si allontanano dall'asse del cono per l'uscita del seme, le gallerone rimangono sempre chiuse; ed il seme aperto è privo della mandorla, in queste evidentemente v'é mancanza di fecon- dazione. <5. Dal dott. Righini dell'Amministrazione Tecnico-Agraria della R. Tenuta di S. Rossore, al quale presento i miei ringrazia- menti, ebbi alcune delle cosi dette Pine pagliose che veramente all'esterno nulla presentavano di anormale, eccezione fatta per il colore e l'abbondante fuoruscita di resina. In quelle ancora chiuse non presentavasi l'abbondante ed uniforme punteggiatura ma solo notavasi qua e là sulle squame di colore più smorto, menti-e le altre presentavansi lucenti e liscie come quelle delle Pine giunte normalmente a completo sviluppo. Aperte meccanicamente mostravano alcuni semi assai ben conformati e simili ai normali ed alcuni altri arrestati nel loro sviluppo od in parte distrutti e questi appunto erano cor- rispondenti alle squame più decolorate e con punteggiature in quantità. 1 Biondi L. e Righini E., Il Pino, pag. 109 e seg. - Hoepli, 1910. SEDE DI FIllKNZK - ADUNANZA DKLL' 11 GIUGNO 81 Se alcuna di queste Pine è lasciata esposta agli agenti atmo- sferici, affinchè le squame si allontanino come vien fatto per le Pine normali, si apre come le altre, ma le squame si ricuoprono di abbondante resina, aumenta considerevolmente la punteg- giatura e di più la superfìcie interna della squama si ricuopre di uno straterelio bianchiccio e cosi pure il pinolo; se apriamo uno di questi rinveniamo pure la superficie interna, l'invoglio del seme o tutto l'endosperma circondati da un feltro bianchic- cio, quindi non atti allatto ad entrare in commercio; a questo scopo appunto è conveniente non aspettare che le squame si allontanino sotto l'influenza degli agenti atmosferici ma aprirle al più presto onde poterne subito usare la mandorla. Le punteggiature nere che riscontransi suH'apofisi delle squa- me sono dovute ai periteci della Diplodia conigena Desm. benché le spore però non abbiano sempre le dimensioni comprese fra quelle date per questa Sferiacea ma in qualche caso si appros- simino a quelle della D. pinea (Desm.) Kick; cosi anche la forma dei peritoci non è esattamente quale dovrebbe presentarsi per la D. conigena. Il micelio non si approfonda negli strati costi- tuenti la squama ma interessa soli i 3-4 più esterni, qualche breve filamento talora si rinviene anche poco più internamente compenetrato fra le sclerociti. Questa Sferoidea però credo non abbia alcun interesse in riguardo alla pa^^eos<;7« potendosi facil- mente rinvenire anche su coni normalmente sviluppati ; l'abbon- danza di essa può essere in relazione ad una causa qualsiasi che ne possa determinare un maggiore sviluppo o ad una minor resistenza dei tessuti e quindi un grado maggiore di recettività. Per qualche tempo l'attenzione riportata sul micelio che si rinviene nelTinterno della squama, ed anche sul seme, che pre- sentasi talora variamente scavato quasi che larve vi avessero dimorato, non dette alcun risultato; le ife assai sottili, settate, e talora ramose facevano ritenere che si trattasse di una Muce- dinea, ma mancavano i conidi necessari per l'identificazione. II dott. Righini potè favorirmi di alcuni coni a vario grado di svi- luppo, da meno di un anno a due anni; quelli piccolissimi, di appena 1 cm. di lunghezza e che esternamente sembravano privi di qualsiasi micelio, internamente erano ravvolti dal solito fel- tro micelico, e cosi pure quelli più avanzati in sviluppo; tenuti, per qualche tempo in ambiente separato al riparo dell'aria, si 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLl'11 GIUGNO ricuoprirono di abbondante micelio e di conidi ; trattasi né più né meno che del comune TrìcTiothecmm roseum (Pers.) Link, che si rinviene spessissimo, oltre che su altri molti substrati, anche sui coni caduti sia ancora giovani sia già aperti e lasciati esposti agli agenti atmosferici. Questo micelio adunque si rinviene anche nei piccoli coni quasi al principio della loro formazione e si rinviene poi all'in- terno del seme a completo sviluppo; si può quindi supporre che il suo ingresso avvenga nel periodo della fioritura quando cioè deve avvenire la fecondazione; i conidi là potranno facilmente germinare mentre gli ovuli continueranno il loro sviluppo ; quando poi il cono si aprirà, l'umidità ed il calore potranno piti facilmente favorire lo sviluppo del micelio e mentre interna- mente distrugge l'endosperma, quello che trovasi sulle squame potrà compiere il suo ciclo e sporificare. Che possa penetrare dall'esterno fino all'endosperma durante l'accrescimento del cono, credo poco probabile non rinvenendosi parte di micelio né fra le sclerociti della squama né fra quelle del guscio del seme, ma solo a rivestire la superficie esterna ed interna di ambedue. Il Solla 1 su alcuni coni, nella selva di Migliarino pure presso Pisa, rinvenne una specie di Pestalozzia che non ritenne di poter identificare con alcuna delle specie conosciute, la quale sembra però che si sviluppasse sulla superfìcie delle squame. I coni forse raccolti dal Solla saranno stati da qualche tempo sul terreno ed in tal caso è cosa facilissima rinvenire alcuna Pe- stalozzia unitamente a vari altri miceti ; la Pestalozza funerea od almeno una forma molto affine si rinviene assai di sovente sui coni e sulle foglie nelle nostre selve; ritengo per questo che la Pestalozzia non abbia alcuna relazione con la pagliosilà. L'A.rcangeli nei suoi studi sul Pinus jjinea var. fragilis ha accennato alla presenza del Trichoihecium sul guscio dei semi, la sua presenza nei coni a vario grado di sviluppo ora riscon- trata potrà forse, in seguito ad altri studi, rendere ragione al- l'Arcangeli stesso che cioè la var. fragilis debba riportarsi ad una forma teratologica conseguente ad azione parassitaria. In conclusione sono per ritenere come una fra le cause prin- cipali che concorrono alla formazione dei coni pagliosi, la pre- ^ Solla F., Ein Tag in Migliarino. Oesteir. bot. Zeitsch. n. 2, 1889. SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 83 senza e parassitismo del Trìchothecium roseum e dico una fra le cause poiché a favorire od arrestare in parte il suo sviluppo debbono pure concorrervi: l'azione degli agenti atmosferici e specialmente l'andamento della stagione nel periodo della fiori- tura e fecondazione: la posizione del cono sui rami e cioè più facilmente si avrà sviluppo del micete in quei coni che per tro- varsi nelle parti più interno della chioma o più nascosti tra i giovani rami molto fogliosi perdono grande quantità di luce e calore e quindi in ambiente più ricco di umidità ed infine debba avere pure influenza non trascurabile l' attività vitale della pianta, sia perché questa abbia subito attacchi per altri paras- siti vegetali od animali sia che l'età ne abbia diminuito il vigore e quindi la pianta stessa non presenti- la necessaria resistenza all'assalto di parassiti e credo infatti che il numero delle Pine pagliose sia maggiore su piante vecchie o fungale. Pisa, Istituto Botanico della E. Università. Giugno 1910. A. F. PAVOLINI. — SULLO SVILUPPO DELL'ECIDIO NELL' UROMYCES DACTYLIDIS OTTH. NOTA PREVENTIVA. Gli ultimi studi intrapresi per definire la controversa que- stione sulla sessualità nelle Uredinee hanno avuto per oggetto principale lo sviluppo dell'ecidio, nel quale si nota il fatto note- volissimo della comparsa di due nuclei coniugati nelle cellule che danno origine alle cellule madri delle ecidiospore. Ora questa formazione, che senza dubbio ha una grande importanza nel processo sessuale, è dovuta a un vero e proprio processo di fe- condazione o ad una migrazione del nucleo di una ifa in un'altra, oppure anche a una semplice bipartizione del nucleo primitivo? Su questo appunto i pareri sono divisi perché si tratta più che altro di interpetrare in un modo piuttosto che in un altro i fatti osservati. Per primo Massee ' volle riconoscere un oogonio e un ante- ^ Massee, On the presence of sexual organs in Aecidium ('Ann. of Bot. II, 1888, p. 47). 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' Il GIUGNO ridio sviluppati dalle ife che danno poi origine all' ecidio, ma più tardi Neumann ^ dimostrò l'insussistenza delle osservazioni del Massee," però non pose mente alla formazione dei nuclei co- niugati. Sappin-Trouffy^ invece notò il fatto che nell'ecidiospora adulta si ha un nucleo doppio, ma vi attribuì poca importanza e osservò solamente che « alla ì)ase delV ecidio si distinguono dei numerosi tubi che si appoggiano contro le cellule del me- sofillo ; questi tubi contengono due nuclei a retìcolo protopla- sniatico lasso, circondati da un protoplasma denso ». Il Black- MAN ^ nei suoi lavori diede per il primo un'interpetrazione più sicura ai fenomeni nucleari che si osservano nello sviluppo del- l'ecidio e osservò che questo « deve essere considerato come un soro di organi riproduttivi femminili, ciascuno dei quali consiste in una cellula sterile e in una cellula fertile posta sotto di essa. Il nucleo di una cellula vegetativa ordinaria funziona da fecondatore e compie V ufficio che prima era in apparenza sostenuto dal nucleo dello spey^inazio ». Christman* osserva anch'egli questi fenomeni di migrazione dei nuclei, ma sostiene che hanno luogo fra isogameti. Il fatto è che in ogni genere, e talvolta anche nelle differenti specie, varia la strut- tura cellulare dell'ecidio e quindi anche il processo sessuale può subire delle importanti modificazioni. E a ragione il Christman nota che queste differenze mostrano « la necessità di uno studio comimraiivo di un gran numero di ecidi per determinare la natura del processo sessuale nelV intiero gìnippo». Olive ^ segue le vedute del Blackman e nelle Uredinee da lui studiate definisce bene la struttura della cellula sterile e osserva, come il Christman, che la coniugazione avviene per il riassorbimento d'una parte della membrana che separa i due gameti a con- 1 Neumann, Ueher die Entwicklungsgesoliichle der Aecidien und Sper- mogonien der Uredineen (Hedwigia XXXIII, 1894, p. 346). 2 Sappin-Trouffy, Recherches hintologiques sur la famille des Uré- dinéen (Le Botaniste, S.^^me gér., 1896, p. 59). * Blackman, On the Fertilization^ Alternation uf Generations and general Citology uf the Uredineae (Ann. of Bot. XVIII, 1904, p. 323). * Christman, /Sexual rejproduction of the ruits (Bot. Gaz. XXXIX, 1905, p. 267); Alternation of generation and the morphology of the spore forms in rusts (Bot. Gaz. XLIV", 1907, p. 81). ^ Olive, Sexual fnsions and vegetative nuclear division in the rusts (Ann. of Bot. XXII, 1908, p. 831). SBDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DELL'11 GIUGNO 85 tatto ; alcune volte però si ha attraverso il foro divisorio una vera migrazione del nucleo e il fatto spesso osservato delle cel- lule con tre o quattro nuclei viene attribuito a una migrazione patologica dei nuclei. Uno degli ultimi lavori, quello del Black- MAN e Fraser, ^ studia altre strutture di ecidi e l'anno scorso il KuRSSANOw ^ descrivendo l'ecidio della Puccinia PecMana con- cluse che in questo caso il nucleo doppio é dovuto «a una coniu- gazione di gameti perfettamente 'ugnali ». Le sue vedute col- limano in parte con quelle del Blackman, ma egli dà un'altra interpetrazione delle cellule sterili e ritiene che diffìcilmente si possa dedurre che il processo sessuale che si riscontra nelle Uredinee sia direttamente derivato da quello delle Floridee. In questa mia nota preventiva voglio porre in chiaro alcune strutture da me osservate negli ecidi dell' Uromyces Bacty- lidis Otth. (Sin. : U. Poae Raben.), riserbandomi di comunicare più avanti i resultati delle mie ricerche estese ad altre Uredinee. L' U. Dactyltdis e in particolar modo la sua forma ecidica è stata una delle specie più studiate, perché, pur tacendo delle ricerche di Massee e di Neumann, l'ultimo lavoro di Blackman e Fraser già citato si occupa specialmente della struttura e dello sviluppo di questo ecidio ; e appunto in tale studio il Blackman deve riconoscere che in questa specie le cellule fertili (o femminili) non sono « ten definite» e soprattutto negli stadi giovanili «poco differenziate-». Questo primo contributo è volto quindi esclusivamente allo studio della struttura di questi ecidi. — Nella scorsa primavera li ho raccolti sulle foglie del Ranunculus Ficaria in stadi giovanili e adulti e li ho fissati, parte nel liquido del Flemming, parte in alcool acetico e colo- rati o con Ematossilina o con Ematossilina ed Eosina. Su ambe- due le pagine della foglia e non solamente sulla inferiore, in- sieme agli ecidi si trovano numerosi picnidi dei quali per ora non mi sono occupato e la cui descrizione potrà trovar luogo in una nota successiva insieme ai resultati delle osservazioni su alti'e Uredinee trovate su varie specie di Rosa, Anemone, Eran- this, Viola. 1 Blackman a. Fraser, Further studies on the Sexuolity of the Uredineae (Ann. of Bot. XX, 1906, p. 35). ^ Kurssanow, Zur Sexwditat der Rostpilze (Zeitschr. fùr Bot. II, 1910, p. 81). 86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO Il giovane ecidio ha nell'insieme una forma ovale o tondeg- giante ed è immerso nelle cellule del mesofiUo e solo piii tardi, quando le ecidiospore sono formate, può rompere lo strato epi- dermico e sporgei'e alla superficie ; negli stadi più giovani non si notano che ife uninucleate riunite in un ammasso irregolare, le inferiori più compatte e con denso contenuto protoplasma- tico, e le superiori più grandi, meno ammassate e quasi vuote; ma appena queste cellule cominciano a segmentarsi, la strut- tura dell'ecidio appare subito differente da quella descritta dal Blackman sul Phragmìdiu'in; infatti qui non si possono os- servare i tre strati distinti di cellule superiori sterili, di cellule fertili e di cellule inferiori vegetative ; le cellule invece sono disposte in file parallele o appena oblique e soltanto le superiori, negli ecidi giovani, appaiono binucleate. I nuclei poi sono ora paralleli ora perpendicolari all'asse dell'ecidio e se non si at- tribuisce questa differenza di posizione a spostamenti e a tor- sioni delle ife cellulari, si può con ragione attribuirla al fatto che talvolta è il nucleo di una cellula inferiore che migra in una cellula più alta e talvolta sono due cellule vicine che riu- niscono i loro nuclei; ciò è confermato dall'esame di alcuni preparati nei quali si osservano delle cellule che si allungano con uno o piià prolungamenti in una data direzione fino a toc- care un'altra cellula e spesso in uno di questi prolungamenti é collocato il secondo nucleo; negli strati più bassi poi le cellule prendono un aspetto più simile a quello delle vere ife, sono cioè allungate con un nucleo piuttosto piccolo : e non è raro il caso di trovare accanto a delle ife parallele e uninucleate, delle altre biforcate a T; alcune volte si trovano due nuclei nelle due branche dell'ifa, altre volte i due nuclei sono riuniti nella branca verticale; di più i tramezzi che separano le branche sono ben delineati solo nel caso che la branca verticale sia poco svilup.- pata e non ancora nucleata; ma quando sopra due ife vicine poste sulla stessa linea orizzontale, si forma questa specie di bozza, i tramezzi scompaiono e i due nuclei passano nella parte mediana. La cellula binucleata cosi formatasi dà origine con successive segmentazioni alle cellule madri delle ecidiospore. Questo conferma l'esistenza di un atto fecondativo, sia pure ri- dotto e compiuto fra gameti uguali, tanto più che in nessun caso ho potuto trovare un nucleo di un'ifa uninucleata in stato SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL l' Il GIUGNO 87 di divisione ; non pare quindi azzardato il concludere che il nucleo doppio che si nota nelle ife più mature dell' ecidio non è dovuto a una semplice bipartizione del nucleo primitivo, ma ad una vera e propria migrazione del nucleo di un'ifa in un'altra ifa vicina. I vari autori hanno cosi descritto i diversi modi nei quali si effettua questa migrazione nelle differenti specie ma tutti concordano nel fatto fondamentale dell' unione dei due nuclei di cellule vicine in una cellula unica. Il nucleo ha la cromatina molto ridotta e il nucleolo grande e ben sviluppato é circondato da un'areola più chiara. Piuttosto dall'esame di altri preparati si può mettere in dubbio se si possa parlare di una vera e propria migrazione di nuclei. Infatti si notano qua e là delle grosse cellule isolate dalle altre, con due e per eccezione anche con tre nuclei e si vedono an- cora le traccie del tramezzo che prima separava i due nuclei ; talvolta quindi i nuclei si possono trovare appaiati per semplice riassorbimento della membrana divisoria ; anche qui in ogni modo si può parlare di una fecondazione ridotta o cariogamia. In quanto poi alla spiegazione del fatto che alcune cellule presentano tre o quattro nuclei, mi sembra che per ora sia più opportuno lasciarla sospesa, perchè non si è potuto osservare con certezza se questi nuclei siano provenuti dalla scissione di uno solo o di tutti e due i nuclei contenuti in una cellula, oppure se il fenomeno' provenga da una fecondazione multipla o da una migrazione patologica dei nuclei stessi. Piuttosto, avuto riguardo a quanto ho detto più sopra, potrebbe talvolta dipendere da un riassorbimento di due membrane divisorie, cosi che tre o più cellule si riuniscono in una sola. Neil' U. Dactyliclis io non ho potuto osservare uno strato defi- nito di cellule sterili superficiali, perché tutte appaiono nor- malmente nucleate e dello stesso grado di funzionalità. Io quindi credo, s' intende i>el caso dell' U. Daciijlidis, che si debba parlare di isogameti non differenziati in cellula fertile (femminile) e in cellula vegetativa; bisogna perciò andar cauti nel generalizzare i fatti particolari e nell' estendere a tutto il gruppo delle Uredinee delle proprietà e delle strutture morfo- logiche osservate soltanto in alcune specie. Riesce molto evidente invece la formazione delle cellule in- tercalari le quali hanno una forma tabulare e allungata, e con- 88 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO tengono dapprima due nuclei che poi si riducono e scompaiono ; nell' V. Dictylidis però non si formano regolarmente fra 1' una cellula madre di ecidiospora e l'altra, ma saltuariamente dopo un numero indeterminato di tali cellule. Da questa sommaria esposizione dei principali fenomeni che si osservano nello sviluppo dell'ecidio dell' V. Dactylidis non si può rilevare altro per ora che fra le cellule le quali danno origine alle ecidiospore binucleate, avviene un processo fecon- dativo ridotto, in quanto che due nuclei di cellule differenti si riuniscono in una cellula unica, la quale presenta cosi il carat- tere essenziale di una cellula uovo fecondata. In essa i due nuclei coniugati restano distinti e tali si conservano attraverso i successivi miceli e attraverso le successive forme di spore fino allo sviluppo della teleutospora nella quale i due nuclei si fonderanno in un nucleo solo. S. SOMMIER. — CALYCOTOME VILLOSA (VAHL) LINK VAR. INERMIS SOMM. Ho già parlato in altra occasione di una varietà perfettamente inerme della Calycotome villosa che avevo trovata nell'isolotto dei Topi vicino all'Isola dell'Elba, i D'allora in poi, incontrando la Calycotome villosa, non ho mai mancato di esaminare se per caso presentasse anche altrove questa varietà ; ma mai mi era occorso di vederla, quando pochi giorni fa ne ho trovato di nuovo, non una pianta, ma un vero boschetto. La cosa in sé non avrebbe un interesse speciale se non fosse perchè ho ritrovato questa varietà nelle identiche condizioni nelle quali l'avevo trovata la prima volta, cioè in un isolotto di piccolissime dimensioni, la Praiola, e perchè quindi vi è ragione di credere ad una relazione causale biologica fra questa varietà e la sua stazione. Qui come ai Topi, tutte le Caly- cotome dell'isolotto appartengono alla varietà inermis, la quale è perfettamente costante, in modo che si può attraversare af- fatto impunemente in tutti i sensi quel piccolo tratto di macchia ^ Nuovo Giorn. hot. ital., 1902, p. 3i8. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 89 costituito da sola Calycotome. Sull'isola di Capraia, dalla quale l'isolotto della Praiola dista poche diecine di metri, e dove la Calycotome villosa è frequente, l'ho trovata sempre coi rami spinescenti e vulneranti. Le caratteristiche di questa varietà sono, sulla Praiola, le stesse che sui Topi: piante più elevate, oltrepassanti l'altezza di un uomo, con rami non divaricati né spinescenti, ma allungati, flessibili, e molli, e rivestiti di foglie fino alla loro cima, per cui in tutto il portamento è assai diversa dal tipo; fogiioline più grandi, fiori meno affastellati in gruppetti, spesso anzi solitari, di modo che i rami fioriferi vengono ad avere un aspetto più lasso. Prevedevo già nella mia prima nota su questa varietà la pos- sibilità che essa fosse speciale alle piccole isole, e dicevo come in tal caso si potrebbe sospettare che essa fosse in relazione con la mancanza, ivi, di animali contro la voracità dei quali le spine sono una difesa. Soltanto, invece di immaginare la pro- duzione di una forma inerme in isolotti cosi ristretti e distanti, sembra più naturale supporre che sia sopravvissuta in quei tei'ritorì protetti, una foravia che altrove è stata distrutta. Con- dizioni edafiche ed ecologiche speciali non mi pare che si pos- sano invocare per spiegare la presenza di questa varietà in Praiola e Topi, poiché sulle vicinissime isole dell' Elba e di Capraia, ove riscontransi le medesime condizioni, tale varietà non esiste, mentre è frequente il tipo spinoso. A. VILLANI. — ANCORA V)EhU ERBARIO ZICCARDI. Nel primo contributo allo studio della Flora Campobassana ^ mi occupai diQ\V Erbario Ziccardi, che giaceva, ignorato, in una sala del Museo Molisano. Questo Erbario, che io cercai di stu- diare nel miglior modo possibile a Campobasso, mi fece supporre che il dott. Ziccardi avesse avuto in animo di fare una Flora dell'intero Sannio. Tanto già dissi nella nota citata; ma nulla di sicuro potevo io asserire, mancandomi qualsiasi indicazione a ^ A. Villani, Primo contributo allo studio della Flora Campobas- sana. Malpighia, Anno XX, voi. XX. Genova, 1906. 9'J SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL'11 GIUGNO riguardo. In questi ultimi anni, in cui ho continuato lo studio della Flora Campobassana, richiamò la m.ia attenzione il nome del botanico Baselice, che viene anche ricordato dal dott. Zie- cardi su alcuni cartellini dell' Ei'bario. Nel fare le diverse ricerche, trovai che nel 1842 fu pubbli- cato a Campobasso da L. Baselice ^ un opuscolo sulla Flora di Biccari, che ho potuto per fortuna esaminare. ^ Nell'Erbario Ziccardi sono conservate 136 specie raccolte a Biccari, tranne poche, tutte sono indicate nel lavoro di L. Ba- selice, che è senza dubbio un contributo allo studio della Flora Biccarese non solo importante per il numero delle specie elen- cate, ma anche per la ricchezza di notizie, che accompagnano quasi sempre i nomi delle diverse piante. A pag. 9 l'autore dice: «Non altro aggiungo, se non che Biccari può andare superba di sua Flora e con ragione ; giac- ché il mio non mai abbastanza compianto genitore Gaetano Baselice, per lo spazio non interrotto di cinque lustri, con inde- fessa cura ha lavorato intorno ad essa ; al che unite le mie escursioni, è uscito il ricco numero di 1013 specie. Da ciò deriva la sorpresa che apporta, il poter facilmente raccogliere nel- l'istesso tempo (per esempio) del solo genere Trifoglio dicias- sette diverse specie ». Da quanto ho riportato risulta che il lavoro di L. Baselice è una continuazione degli studi sulla Flora di Biccari, incomin- ciati da suo padre Gaetano, che fece varie erborazioni in diverse parti dell'Italia meridionale, lasciandone qua e là delle prege- voli illustrazioni. Ciò che a me preme ora di far notare é che L. Baselice fu in relazione col dott. Ziccardi, al quale mandò anche diverse piante, che si trovano conservate nell' Erbario. A pag. 56 dell'opera citata, a proposito deWIxia minimo. Ten. e dell' /a^/a ramiflora, Ten. dice: «Nel marzo del 1841, circa dodeci giorni dopo essermi abbattuto in queste due ultime spe- ^ L. Baselice, Botaniche peregrinazioni nelV agro Biccarese per la primavera del 1841. Campobasso, « Dai tipi del Salomone », 1842. 2 Colgo l'occasionQ per ringraziare ri chiarissirao Sig. Prof. F. Ca- vara, Direttore del R. Orto Botanico di Napoli, che ebbe la cortesia di farmi esaminare il lavoro di L. Baselice. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLl/ 11 GIUGNO 91 eie, il eh. dott. Ziccardi di Campobasso, eon grata mia sorpresa, mostrommene molti saggi da lui raecolti nella villa di Foggia ». E nella nota aggiunge: « Quesfornatissimo araieo mio è uno de' più appassionati ed infaticabili eultori di botanica. Risecando tutto il tempo che può all'esercizio della medicina e chirurgia, e coltivando l'anatomia patologica, sta da molti anni lavorando sulla Flora Sannitica, per la quale ha già raccolte ed ordinate intorno a 2100 specie. Ed è piacevole sapere che le attente sue peregrinazioni botaniche, gli hanno insieme aperta la via a grandi seoverte intorno all'archeologia sannitica. Facciam voti che meni a termini le opere che prepara, e che non sorgano ostacoli a' suo entusiasmo ». Da queste interessanti notizie si rileva, come già io aveva supposto, che le erborazioni fatte dal dott. Ziccardi avevano per scopo l'illustrazione della Flora Sannitica. Il Prof. CoLozzA presenta ed illustra due suoi lavori dal titolo : « Contributo allo studio anatomico della Burmanniacee ». « Note anatomiche sulla Biermaniiia bimaculata King et Pantling. » 11 Presidente crede poi opportuno di informare la Società intorno ad uno spiacevole incìdente che si verifica a danno di uno dei nostri maggiori Istituti Scientifici e cioè dell'Orto Botanico di Palermo. Le officine del gas illuminante di quella città situate nelle adia- cenze dell'Orto sono state negli ultimi tempi notevolmente ampliate; ed essendo contemporaneamente scomparsi per ragioni edilizie gli ostacoli che si frapponevano fra l'Orto e le officine, i gas deleterii che si sviluppano dai forni e dalle storte di distillazione del carbon. fossile, si rovesciano direttamente sull' Orto danneggiando ed ucci- dendo quella vegetazione secolare che è uno dei più singolari orna- menti non solo di Palermo ma di tiitta la Sicilia ; e che rappre- senta un patrimonio scientifico di alto interesse. Egli propone che la Società faccia voti affinchè vengano rimosse le cause di questo danno gravissimo per la scienza e pel paesaggio ornamentale del nostro paese e che questo voto sia comunicato ufficialmente alle Autorità competenti. 11 Consiglio unanimemente approva. Infine viene presentato il seguente elenco delle Pubblicazioni pervenute alla Società durante il P Semestre del 1910. Atti della Società dei Naturalisti e matematici di Modena. Ser. VI, voi. XI. Anno XLII, 1909. Bollettino della Arhoricoltura italiana. Anno V, 1909, Trim. 4.° Ò2 SBDK DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUaNO Bulletin de la Sooìéti Vaudoise des Sden^es natarelles. Voi. 45, n.o 167 ; Voi. 4G, n.° 168. Balleti'n du Jardin Imperiai hotanique de St. Pétershourg. Tom. IX, livr. 6; X, livr. 1-2. Memoìrs of the Department of AgricuUure in India. Voi. II, n o 9 ; III, n.o 1. Oesterreichische Garten-Zeitung. Jalirg. V, n." 1-6. The Journal of the Queket Mimoscopioal Club. Ser. II, voi. 10, n.» 65 ; voi. 11, n.o 66. The Ohio Naturalist. Voi. X, n.^^ 1-6. Transactions and Prootedings of the Botanical Society of Edinburgh. Voi. XXIV, part. \.^ Travaux du Musée botanique de VAcadémie Imperiale des Sciences de St. Pétershourg. Tom. VI, 1909. Briquet J., Reciieil des documents destinés à servir de base aux debats de la section de nomenclature systématique du Congrès Intern. de Botanique de Bruxelles 1910. Chabert A., Revision des Erables de la Savoie. Paris, 1910. (Bull. Soc. Bot. de France, Tom. 57^, 1910). — Une Scille d'Algerie. - Sur les Pédicularis de la Savoie. Paris, 1909 {Idem, Tom. 56.% 1909). Chenevard P.,CataloguedesplautesvasculairesduTessin. Genève, 1910. Code de règles pour la bibliograpbie et la documeutation de la bota- nique. Rajjpc/rt présente au Congrès International de Botanique. Bruxelles, 1910. Cozzi C.j Sulla variabilità individuale di Dianthus Carthusianorum L. Pavia, 1910 {Atti Soc. Ital. di Se. nat., voi. 48, 1910), Cufiiio L., Species Cryptogamarum a ci. prof. F. Gallina in Ery- tbraea coUectae. Genova, 1909 {Malpighia, Anno XXIII, 1909). Flahaidt Ch. et Schroter C, Nomenclature pbytogéograpbique. Raj)- port et propositions. JII^ Congrès Internat. de Botanique, Bruxelles, 14-22 Mai 1910. Zurich, 1910. Gulia G., Addition à la faune ichthyologique maltaise. Paris, 1909. {Bull. Soc. Zool. de France, Tom. 34, n.o 9j. — Cenni bibliografici sulla Fauna vertebrata Maltese. Roma, 1909. {Bull, della Soc. Zool. Ital., Ser. II, voi. X, fase. 9-10). 7/e?i)7/, Contribution à la Lichenologie Valdótaine. Aoste, 1910. (Extr. du Bull. n.° 6 de la Soc. de la Flore Valdòtaine). — L'alpinismo et le Clergé Valdotain en 1908. Promenade en zig- zag sur la colline de Quart. Aoste, 1909. {Idem, Bull, n.o 5). — Recherches de M. le Prieur J. - A. Gal sur la Mandragore en Val d'Aoste. Aoste, 1909. {Idem, Bull, n.o 5). Howard A., Second report ou the fruit experiments at Pusa. Cal- cutta, 1910. {Agricult. Besearch Instit. Pusa, Bull. n.° 16). — et G. L, C, The milling and baking qualities of Indian Wheats. Calcutta, 1910. {Idem, Bull, n.» 17). SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 93 Jatta A.^ Licheni del Ruvenzori. Estratto dal voi. I. « Il Ruven- zori ». Relazioni scientifiche. Longo B., La partenocarpia del Diospyros virginiana L. Roma, 1909. {Rendic. B. Ago. Linoei, Ser. 5.*, voi. XVIII, 2° sem., fase. 12). Massalongo C, Le specie italiane dei generi Acolea Dmrt. e Alarsu- pella Dmrt. Venezia, 1909. (Atti B. Ist. Ven. di so. lett. ed arti. Anno 1909-1910). Mollison J., Report on the lutroduction of Improvements into Indian Agriculture by the Work of the Agriculturai Departements. Calcutta, 1909. Petri L., Nuova osservazioni sopra i processi di distruzione delle tuberosità fillosseriche. Roma, 1910. [Rendic. R. Acc. Lincei, Ser. b.^ voi. XIX, 1." Sem., fase. 7). — Osservazioni sopx'a alcune malattie dell' olivo. {Idem, ser. 5*, voi. XVIII, 2.0 Sem., fase. 12). — Osservazioni sopra il rapporto fra la composizione chimica delle radici della vite e il grado di resistenza nlla fillossera. Roma, 1910. {Idem, Ser. 5.% voi, XIX, 1.» Sem., fase. 1."). — Ricerche istologiche su diversi vitigni in rapporto al grado di resistenza alla fillossera. Roma, 1910. {Idem, voi. XIX, l.o Sem., fase. 8). — Ricerche istologiche sulle radici di diversi vitigni in rapporto al grado di resistenza alla fillossera. Roma, 1910. {Idem, voi. XIX, 1.0 Sem., fase. 9). — Sopra r ispessimento della corteccia secondaria delle radici nel genere Vitis in rapj)orto alle lesioni fillosseriche, Roma, 1909. {Id^ni, voi. XVIII, 2.0 Sem., fase. 10). Ricca U., Movimenti d'irritazione delle piante. Milano, 1910. Savastano L., Note di Patologia arborea. Napoli, 1908. {Boll, del- l'Arhoricolt. Ita}., Anno I e IV, 1905-908). — Patologia arborea applicata. Lezioni. Napoli, 1910. — e JMajmone B., Contributo allo studio della gommosi degli Agrumi. Nota 1.* Napoli, 1909. {Bollettino delV Arboricoltura Italiana, Anno V, 1909). Sommier S., L'Isola di Pianosa nel Mar Tirreno e la sua flora. Fi- renze, 1909-910. {Nuovo Giorn. Bot. Ital., voi. XVI-XVII.) Toni {de) G. B., A letter from Cari von Linné to Professor Pietro Arduino at Padua. — Francesco Ardissone (8 Settembre 1837 t Aprile 1910. {Nuova Notarisia, Ser. XXI, Aprile 1910). York H. IL, The Anatomy and some of the Biological Aspects of the « American Mistletoe » Phoradendron flavescens (Pursh) Nutt, Austin; Texas 1909. {Bull, of the Univ. of Texas, n.o 120). Zanghieri P., Appunti sulla flora dei dintorni di Forlì. Siena, 19C9. {Rivista Ital. di Se. Nat., Anno 1909, n.'' 3-4). Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. Firenze, 1910. Stab. Pellas. Luigi Chiti successore. 1910. Ottobre. N." 7. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Baccarini P., Sopra la presenza di indolo nei fiori di alcune piante. Pag. 96 Id., Sopra un antico erbarietto conservato nella Biblioteca comu- nale di Poppi „ 102 CoLozzA A., Contributo allo studio anatomico delle Burmanniaceae. „ 106 Villani A., L'Erbario di Giacomo de Sanctis „ 95 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 15 ottobre 1910. Presidenza del Presidente Baccarini. Aperta la seduta sono proclamati a nuovi soci i signori Dott. Aristide W. Giampietro, di Baltimora Rag. Piktro Zangheri, di Forlì. Indi si dà lettura della seguente comunicazione: A. Villani. — V Erbario di Giacomo de Sanctis. In Terrazzano, comune della provincia di Campobasso, distante 5 km. dal capoluogo, il sig. Domenico Fontana * possiede un erbario abbastanza ricco di esemplari. Consta di undici pacchi, in generale lo stato di conservazione è buono. È di scarso valore scientifico, poicbè ogni specie manca di qual- siasi indicazione riguardante la località, ove venne raccolta; qua e là se ne risconti-a qualcuna coltivata. 1 Mi è grato ringraziare il sig. Domenico Fontana per la squisita cortesia che ebbe nel larrni avere le notizie riguardanti la vita del prof. G. de Sanctis. Bull, della Soc. boi. Hai. 8 96 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE Autore di questo Erbario fu Giacomo de Sanctis. Questi nacque ili Eerrazzauo il 4 Agosto 1786 ; nel 1826 fu nominato professore interino nella cattedra di matematica sublime e di fisica nel Real Collegio di Campobasso, nel 1836 fu incaricato dell' insegnamento della filosofia nello stesso istituto, e dal 1841 al 1856 continuò ad insagnare matematica sublime e fisica col titolo di professore pro- Ijrietario di tale cattedra. Fu durante questo periodo di tempo che il prof. Giacomo de Sanctis si occupò anche di botanica, raccogliendo e determinando le piante, che formano 1' Erbai'io da me segnalato. Sono poi presentati e riassunti i seguenti lavori : P. BACCARINI. — SOPRA LA PRESENZA DI INDOLO NEI FIORI DI ALCUNE PIANTE. La ricerca dell' indolo e dei suoi derivati nelle piante offre un certo interesse, sia perchè esso è stato preso come indice di particolari processi di demolizione delle materie proteiche ; sia per i rapporti che esso presenta colla Filioporfirina, un deri- vato della clorofilla, e con altri principii coloranti. Fino a non molto tempo fa però era stato accertato soltanto nelle essenze di fior di Gelsomino e di Arancio preparate col me- todo deir « Enfleurage à froid » ^ mentre non sembra trovarsi in quelle preparate in altro modo. Ciò starebbe evidentemente ad indicare che esso non si trova nei fiori freschi e normali ; ma che vi si forma dopo la raccolta, durante il loro avvizzire m seguito ai processi di degradazione delle materie proteiche che vi si accendono. 11 Borzi " per altro valendosi di una soluzione alcoolica di Acido ossalico lo ha riconosciuto nei fiori freschi di Vìsnea Mo- canera alla colorazione rosso-ciliegia o rosso-violacea assunta dal reattivo e dai fiori che vi erano immersi alla temperatura di ebollizione. Si suppone generalmente che l' indolo si formi anche nei fiori di altre piante, ma per quel che io sappia non è stato riconosciuto effettivamente in altri casi oltre quelli ^ Charabot et Gatin, Le Parfum che:: la Piante. Paris, 1908, pag. 237, e seg. — Vedi anche Hessb in Czapek, Biochemie der Pflanzeìi, II, pag. 360. ^ BoRzi in Atti della R. Accad. dei Lincei, 1904, I, pag. 623. SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 97 accennati. Recentemente il Lowy^ avrebbe posto in evidenza non l' indolo ma un suo derivato : l' Indicano ; nell'^^ar^'cw^ (Psalliota) campestrìs coltivato. Ora il Prof. Angeli, che già aveva suggerito al Borzi il reat- tivo ossalico surricordato per la ricerca dell' indolo nelle piante, mi ha suggerito un altro reattivo allo stesso effetto ; cioè la Dinieitlamminobenzaldeide sciolta in poco acido clori- drico e diluita con alcool. I fiori e le loro parti da esaminare vengono immersi nel reat- tivo e lasciati per qualche tempo alla temperatura ordinaria, oppure, se si vuole ottenere un risultato più rapido, portati alla temperatura di ebollizione. Nel caso che contengano indolo prendono lentamente a freddo e rapidamente a caldo una tinta violaceo-porporina di intensità diversa a seconda dei casi: tinta che viene assunta di regola anche dal reattivo. Ho scelti di preferenza dei fiori bianchi o di tinte sbiadite, perchè in quelli a tinte vivaci e particolarmente violacee non si può escludere con sicurezza che la colorazione assunta dal reattivo nel quale vengono immersi, derivi dall'azione dell'acido cloridrico sulle antocianine e dal loro passaggio in soluzione. Tuttavia, quando l'antocianina sia localizzata a parti del fiore ben circo- scritte, è facile decidere se la colorazione dipenda dall' indolo, perchè in questo caso essa insorge d'un tratto anche nelle parti del flore incolori; e le macchie di pigmento si dissolvono solo più tardi e gradatamente, essendo la sua diffusione nel reattivo molto più lenta del composto indolieo. Anche in certi fiori di Orchidea grassi e carnosi, come ad es. quelli di Stanhopea, si possono staccare dei pezzi di tessuto intieramente privi di antocianina sui quali operare senza peri- colo di cadere in errore : però all' infuori di questi casi partico- lari ho provato sempre con fiori bianchi o bianco-verdastro e giallognoli. Non sempre ho potuto disporre di fiori in diverso stato di svi- luppo: ma tutte le volte che mi è stato concesso, ho cercato di stabilire quale rapporto vi sia tra le fasi di vita del fiore ed il presentarsi della reazione; cosi ad es. nelle Stanhopea, nel ^ LòWY M., Der Champignon eine indoìhildende Pfianze. Ref. in Bot. Centr., 1910, N. 42 p. 441. 98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE Mirto, nella Plmnìjago scandens ed altri ; e credo di poter conclu- dere come regola predominante che le prime traccie di reazione cominciano a mostrarsi nei fiori immediatamente prima dell'an- tesi ; e che successivamente essa va guadagnando in intensità sino a raggiungere un massimo verso la fine della floritura. La reazione comincia a manifestarsi generalmente nelle parti basali del fiore, in prossimità della inserzione delle foglie coroUine, e quindi si estende gradatamente verso la loro estremità. Non è però legata alla presenza di speciali tessuti od organi secretori; ma si manifesta direttamente in seno al protoplasma di tutte le cellule vive. Nei petali di Plumbago scandens che per la loro sottigliezza possono essere esaminati al microscopio per trasparenza: nelle sezioni sottili dei petali di Stanhopea o di Trachelospermum si può seguire con molta chiarezza il pre- sentarsi del fenomeno nei singoli elementi, e si può anche osser- vare che il floema dei rispettivi fasci fibrovascolari, cioè il tes- suto più ricco di materiali proteici, assume una colorazione più viva del parenchima circostante. Da tali indizii parmi si possa dedurre che questi indoli non sieuo affatto sostanze di secrezione ; ma che rappresentino degli aggruppamenti molecolari del protoplasma fondamentale che vengono messi in libertà nel processo di demolizione della molecola proteica: processo questo che si accende nei tessuti degli organi fiorali decidui alla fine della antesi, sia spontanea- mente, sia probabilmente anche in seguito all'azione del reattivo. Recentemente é stato segnalato nel Champignon (Agarìcus, Fsalliota, campestris) l'indicano e cioè un derivato dell'indolo; ma i saggi del reattivo sopracitato fatti su questo ed altri funghi sono stati assolutamente negativi. Ecco l'elenco delle piante osservate distinte in due gruppi a seconda che hanno dato esito negativo e positivo: A). Piante che hanno dato esito negativo tanto al reattivo ossalico che alla dimetilamminobenzaldeide. Funghi. — Psalliota campestris, Lepiota sp., Clavaria Botrytis Amanita muscaria, Armillaria ìuellea, Lactarius deli- ciosus, Cantharelius cibarius, Hydnum repandum, Cla- tìirus cancettatus, Clavaria sp. Fanerogame. — Angrecum sesquipedale, DendroNum Cas- 8KDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 99 si02Je, Spiranthes auiumnaUs, Sarcmiihus calyptratus, Dioscorea sp. della Cina, Mirabilis Jalapa (var. a fior bianco), Clemaiis Vitalba, Anemone japonìca, Spù^aea Ulmaria, Genista aetnensis, Colletta spinosa, Jasminum sp. a fior bianco, Jas?ninwn ocloratissimum, Olea fragrans, Plumeria alba vai*. ? Vinca rosea var. alba, Neriwn Olean- der var. album ?, Asclepias linifolia, Araujia albens, Gom- phocarpus physocarpus, Convolviilus sp. dell'Eritrea, Da- iura fastuosa, Nicotìana a/finis, Solanum jasminoides, Gesnera tubiflora, Gardenia florida, Lonicera implexa ì L. etnisca ì Cliiococca racemosa, Achillea Millefolium, Baldia variabilis. Olearia sp. In questo elenco sono compresi due soli fiori a petali gialli e cioè la Genisla aetnensis e V Jasminum odoratissimum : que- ste corolle sotto l'azione del reattivo prendono un colore verde smeraldo che è specialmente brillante nella Genista : ho poi fatto seguire da un punto interrogativo : le due Plumeria, il Neriwn Oleander e le due Lonicera, perchè presentavano sempre una certa quantità di antocianina e perché di conse- guenza, quantunque si ottenesse una colorazione del liquido e del fiore, essa era cosi debole da lasciare in dubbio se fosse dovuta al diffondersi dell' antocianina, od alla effettiva presenza di composti indolici. B). Piante che hanno dato esito positivo almeno alla dime- tilamminobenzaldeide. Stanhopea tigrina. — Il fiore aperto, d' un giallo pallido chiazzato di macchie violetto scure, reagisce intensamente al reattivo aldeidico in tutte le parti ; ma specialmente nella conca ipochiliare del labello. La reazione è pure intensa nei tepali interni, meno negli esterni quantunque più ricchi di antocianina: debolissima nel gimnostemio, nulla nell'ovario. I tessuti ed il reattivo, nel quale sono im- mersi, prendono una colorazione porporina intensissima che non scompare, né si attenua col raffreddamento. A freddo la reazione è piuttosto lenta e raggiunge il massimo d'inten- sità solo in un paio d'ore: alla temperatura d'ebollizione è rapidissima : e la colorazione permane anche col raffred- 100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE damenio. I fiori in boccio reagiscono tanto meno distinta- mente quanto più sono lontani dall'antesi : al momento nel quale schiudono non si ha reazione che nei pezzi di tes- suto presi dal fondo della conca ipochilare: poscia il campo dei tessuti attivi si allarga gradatamente verso le parti distali del labello e degli altri tepali del fiore. Non ho pro- vato il reattivo ossalico. EscALLONiA FLORiBDNDA. — Il floro è bianco e si colorano inten- samente i petali ed i filamenti staminali specialmente alla base. Nel tratto più largo dei petali si forma una macchia ellittica d'un verde livido. La reazione avviene rapidamente a caldo e lentamente a freddo. Il reattivo ossalico ha dato esito negativo. Phaseolus multiflorus (flore albo). — Il fiore bianco assume una pallida colorazione violacea. La reazione é debole ; ma indiscutibile. Non ho provato il reattivo ossalico. CiTRUs vuLGARis var, SALiciFOLius : C. vuLGARis var. Lumia : CiTRDS Decumana. Murraya exotica. — A caldo si colo- rano in una tinta violacea porporina i petali, i filamenti staminali ed il liquido: col raffreddamento la reazione scom- pare 0 si attenua per riattivarsi a caldo. A freddo non ho provato, ed il reattivo ossalico non ha dato risultati. Malpighia coccifera. — I petali son bianchi ed il disco giallo: si colorano intensamente in porpora la base dei petali e dei filamenti staminali. Il liquido nel quale sono immersi non si colora. La reazione avviene, astraendo dalla lentezza, tanto a caldo che a freddo. Non ho provato il reattivo ossalico. Impatiens Balsamina var. alba. — Ho provato solo a caldo : la reazione è debole ma certa. Il reattivo ossalico é negativo. TiLiA EUROPAEA. — La reazione é vivacissima specialmente nei filamenti delle antere ed alla base dei petali, e si manifesta già prima dell'antesi. Il reattivo ossalico è inattivo. Theobroma Cacao. — I fiori in antesi ed in bottone reagiscono intensamente, ed il reattivo nel quale sono immersi assume una colorazione porporina intensa, cosi a freddo come a caldo. Siccome l'unghia dei petali ed i filamenti delle antere sono macchiati di violetto, e poteva quindi farsi adito al sospetto che la colorazione fosse dovuta al disciogliersi SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBHE 101 delle autocianine, ho voluto saggiare i fiori anche con una miscela di semplice alcool acidulato con acido cloridrico. Anche cosi si ottiene in effetto una colorazione del reat- tivo e del fiore di una pallida tinta porporina ; ma essa non è affatto paragonabile a quella sanguigna intensissima che si ottiene con 1' aldeide. Thea viridis. — La reazione è intensissima a caldo ed a freddo e la colorazione si diffonde anche nel liquido. Non ho pro- vato il reattivo ossalico. Dais cotinifolia. — La reazione, rapida a caldo e più lenta a freddo, è intensa cosi da escludere anche più decisamente che nel caso precedente la influenza delle deboli quantità di pigmento che determinano il colore carnicino del fiore. Anche il reattivo ossalico è attivo, giacché produce l'arros- samento del tubo coronino ed il tingersi in lilla chiaro del liquido. Myrtds communis. — I petali restano incolori ; ma i filamenti staminali, le antere e la parete dell'ovario assumono una colorazione vivace e persistente: il reattivo si colora anche esso, ma lentamente. Il reattivo ossalico è inattivo. Plumbago scandens. — Tutto il fiore reagisce, ma specialmente il tubo coronino che è di un bianco candido. Jasmindm officinale e J. Sambac — A caldo tutto il fiore si colora in porpora vivo; e la colorazione si diffonde nel li- quido di prova ; ma col raffreddamento gradatamente impal- lidisce per ravvivarsi a caldo. Il reattivo ossalico si è pale- sato inattivo. Fagraea obovata. — La reazione è pronta e vivace a caldo, più lenta ma ugualmente intensa a freddo : tutto il fiore, già bianchissimo, ed il reattivo si colorano in una tinta porpora quasi sanguigna. Arduina bispinosa. — Reagisce intensamente tanto a caldo che a freddo. Il reattivo ossalico è stato inattivo. Trachelospermum jasminoides. — Si comporta allo stesso modo àé[V Jasminwn o/TiCinale e Samliac. Cryptolepis longiflora. — Colorazione intensa e persistente specialmente nel tubo coronino. Ho esaminati pochi fiori; ma sembra che la reazione cominci nei peli che tappezzano l'interno del tubocorollino. Non ho provato il reattivo ossalico. 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE Stephanotis floribdnda. — Ho osservati due fiori soltanto : la reazione è chiara fin dall'inizio delle antesi, specialmente sul lato interno della corolla. Non ho provato il reattivo ossalico. CiNCHONA Calisaya. — La reazione é pronta e vivace tanto a freddo che a caldo nei fiori in anteSi. Sambucus Ebulds. — Colorazione vivace a caldo ed a freddo nei petali e nei filamenti delle antere. Non ho provato il reattivo ossalico. Sono quindi 24 specie di piante che presentano chiara la reazione dell'indole ed appartengono tanto alle Monocotiledoni che alle Dicotiledoni : l'elenco è ancora troppo breve per trarne delle conclusioni sulle affinità sistematiche delle piante a fiori con indolo: tuttavia sembra cosi a prima vista che il processo che mette in libertà questo composto possa attivarsi in piante sistematicamente molto lontane e mancare invece in specie affini ad altre che lo presentano. Citerò ad es. VJasminum sp. a fior bianco che è certamente affine sistematicamente slìVo/Ticì- nale, e che pure non presenta la reazione indolica cosi carat- teristica in questo. P. BACCARINI. — SOPRA UN ANTICO ERBARIETTO CONSERVATO NELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI POPPI. Non riusciranno certo discare ai colleghi della Società Bota- nica queste brevi notizie intorno ad un piccolo erbario conser- vato nella Biblioteca comunale di Poppi e non del tutto privo di interesse. Esso trovasi elencato nell'inventario dei manoscritti di quella notevole libreria redatto da G, Cipriani ^ al N." 214 sotto il titolo « Erbario colle pianticelle naturali. Sec. XVII in 4° » e consta di un grosso volume in 4° piccolo legato in cartapecora : il quale all'esterno non porta alcuna indicazione; ma solo al- l'interno sul risvolto inferiore della copertina, alcune frasi mal ^ G. Cipriani, Inventario dei manoscritti della Biblioteca comunale di Poppi. Forlì, Luigi Bordandini, 1896. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 103 decifrabili, che sono forse il residuo di una annotazione concer- nente qualche pianta medicinale. ' Esso pervenne alla. Biblio- teca di Poppi da un legato del Conte Orsini Rilli, il quale a sua volta aveva ereditato il titolo nobiliare ed i libri da un suo con- giunto appartenente a quella celebre famiglia Romana. ^ L'erbario fu evidentemente composto con intenti professionali e galenici: poiché comprende esclusivamente piante medicinali e consta di tre parti dovute, molto probabilmente, ad autori diversi. La prima parte è la più accurata: i semplici, esattamente determinati, sono incollati in doppia colonna su ciascuna pagina, uno o due per colonna a seconda della grandezza; e portano in testa il nomo, ed in basso alcune indicazioni relative alle loro proprietà medicinali. Queste brevi frasi sono tratte dal Durante « Erbario nuovo » e le citazioni della pagina si riferiscono, quasi sempre esattamente, alla edizione Herziana del 1684. L'erbario fu dunque composto dopo questa epoca. Darò qualche esempio di queste annotazioni. 1.* pagina : (Colonna destra in alto) Scilla ^maggiore (in testa) Questa riscaldata assottiglia apre e risolve Durante pp. 400 (in calce) Colonna destra in basso Paronicliia (in testa) Questa calda et secca in Terzo. Durante pp. 320 (in calce) Colonna sinistra in alto Abrotano femina (in testa) Questa calda et secca in terzo. Durante p. 2 ' Le uniche parole che sono riuscito a decifrare in questa leg- genda che si estendeva per tre righe sono non maggt in cibo nella prima linea ed ... . in citro nella seconda. - Devo queste notizie alla cortesia del sig. 0. Fanfani, Biblii-- tecario del Comune di Poppi. 104 SEDE X)I FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 5.^ pagina Colonna destra (in alto) Aconito IX (in testa) Colonna a destra (in basso) Aspleno (in testa) Questa calda in primo secca in secondo 'incisivo et aperi- tivo Durante p. 53 (in calce) Colonna sinistra in alto Lunaria "Minore (in testa) Questa calda et secca Durante p. 252 (in calce) Colonna sinistra in basso PolUrigo (in testa) Questa tiene il mezzo fra il caldo ed il freddo dissecca ri- solve digerisce Durante pp. 446 (in calce) e cosi di seguito ecc. I semplici sono in discreto stato di conservazione, sempre ben determinati secondo il Durante : e pochissime sono le piante rimaste senza determinazione: tale ad es. un' esemplarino di Prasium majus sotto il quale l'autore ha scritto « Non si sa il nome ». Questa prima parte dell' Erbario termina colla p. 130 dove trovansi queste leggende : « Semplici appiccicati in questo libro rumeno 323 » e poco . sotto « Neil' Hortino nostro Nel Quadruccio lungo vicino al Calamo aromatico vi sono : Nel (X) Branca orsina Nel » Sena arborea Nel » verso al muro Crambe eretica folio spinoso flore luteo (X) A questo punto trovasi un'abbreviazione convenzionale indi- cante senza alcun dubbio la situazione esatta delle singole piante : ma che io non sono riuscito a decifrare. SEDK DI FlKENZK - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 105 Nel ( X ) Trag or ig amimi ìnaximmn Nel » Psìllium annuuni Nel » verso la fonte 'Datura spinosissima ». A questo elenco fa seguito la seguente nota in calligrafia differente : Adesso non ve ne sono di queste se non che tre; cioè il Calamo aromatico, la Branca orsina ed il Psillio: ma io Glo. lacopelli spero dì rimetterle con molte altre, come che sono geniale di simili piante. É così evidente che l' Erbario era stato composto da uno stu- dioso che coltivava i semplici in un orticello e l'erbario doveva servire come libro campione per identificarli. Probabilmente, l'Orto passato dalle mani del compilatore in altre meno diligenti, decadde sino al momento nel quale fu affidato alle cure dello lacopelli ; al quale forse sono da attribursi le due altre parti dell' Erbario. ■ La seconda parte comprende alcuni fascicoli sciolti con nume- razione diversa dalla precedente ed evidentemente intercalativi più tardi. Questa numerazione va da pagina 1 a 114 ma con parecchie interruzioni e lacune. Gli esemplari sono incollati sulla carta col medesimo sistema ma portano soltanto il nome ; mancando ogni qualunque indicazione relativa agli usi medici od all' opera di Durante. Essi però sono meno ben conservati, meno ben determinati e qua e là totalmente mancanti di deno- minazione. È evidente che il raccoglitore non era più guidato dalla tecnica sicura dell'autore della prima parte. La terza parte comprende alcuni pochi fascicoli legati insieme a quelli della prima; ma con numerazione diversa che va da p. 21 a p. 77 senza interruzioni. Il testo del Durante si trova qua e là citato di nuovo, ma men frequentemente che nella prima parte : mancano però le indicazioni relative agli usi medici. La pianta più notevole è una pianta a p. 47 coll'indicazione Therriacaria del Cesai pino (è un Ononis ?) il che sembra dimo- strare che all'autore non era ignota l'opera del celebre botanico toscano: ed a 444 trovasi un esemplare di Santolina colla in- dicazione Caminomilla con odoì^e di melo appio; e la nota: Questa è veramente ima pianta soave all'odorato. Però la parte veramente interessante dell'Erbario è la prima per la esattezza 106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE delle sue determinazioni e la perfetta corrispondenza ai semplici descritti nell'Opera di Durante. Questi era morto da quasi un secolo quando l'edizione citata dall'autore dell'erbario vide la luce ; ma la tradizione della sua scuola era tuttora fiorente e questo piccolo erbario può avere qualche utilità per l'identifica- zione di più d' un semplice che pei successivi mutamenti di nome sia rimasto di dubbio accertamento. A. COLOZZA. — CONTRIBUTO ALLO STUDIO ANA- TOMICO DELLE BURMANNIACEAE. La famiglia delle Burmanniaceae comprende una sessantina di specie, molte delle quali colorate e afille, viventi nelle regioni tropicali 0 sub-tropicali dei due mondi. Essa si collega alle Amarìllidaceae e alle Iridaceae per il perianzio ordinariamente actinomorfo e l'androceo libero, completo o mancante di un verti- cillo, mentre la zigomorfia di alcune forme, l'ovario uniloculare di molte, e la piccolezza e il grande numero dei semi con embrione non differenziato dimostrano la sua affinità con le Orchidaceae. L'anatomia delle Burmanniaceae è stata poco studiata. Solo il Johow ^ si è occupato dell' anatomia di due specie saprofite, la Burmannia capitata Mart. e V Apteria setacea Nutt., e V Engler" dell'anatomia della Burmamiia hicolor Mart. Ser- vendomi del materiale degli erbari dell'Istituto botanico di Fi- renze {Herì). Webb. e .Heì^b. Musaei Fiorentini), io ho studiato l'anatomia delle specie seguenti : Burìnannia coelestis D. Don., B. dìsticha Linn., B.juncea Soland., B. nepalensis Wall., B. pu- silla Thw., B.quadri/lora Willd., Ptycliomeria tenellaBQnih., Arachnites uni fior a Phil. Le diverse specie di Burmannia da me studiate hanno tutte una rosetta basale di foglie, di notevoli dimensioni solo nella B. dìsticha, e altre foglie ridotte e scarse lungo il fusto, eh' è filiforme in tutte le specie, ad eccezione della B. disticha. La Piychorneria ienella è pianta ialina, filiforme, con foglie ridotte a ' Die chlorophyllfreien Humushewohner West-Indiens. — Jahrhucher fiir wi ssensdiaf diche Bofanik, Band. XVI, 1885, pag. '114-449, u. T. XVI-XVIII. * Naturlicher Pflanzenfamilien, II Teil, Abteiluug 6, pag. 45. SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 15 OTTOBRE 107 squame piccolissime, alterne. h'Arachnites imiflora è un' erba parassita (fors' anche saprofita?) rosso-bruna, con foglie ridotte a squame dello stesso colore del fusto e con radice fascicolata- tuberosa, Anatomìa del caule. Il Johow si é occupato dell'anatomia del rizoma e del caule epigeo della Burmannia capitata e àoiV ApteìHa setacea (pa- gine 433-437, 1. e). Egli dice che nell' epidermide del caule, come in quella delle foglie ridotte a squame e delle parti del fiore, é caratteristica l' assoluta mancanza di stomi, analoga- mente a quanto si riscontra nelle altre saprofite da lui studiate {Wullschlaegelia aphìjlla G. Rchb., Voyria imiflora Lamm., V. triniiaiis Gi\, V. ienella GuM.) e anche nei gen. Monotropa e Neottia, che il parenchima corticale e il midollare risultano di cellule a lume largo, più piccole alla periferia, e che il si- stema meccanico è costituito di un anello scleroso, al quale sono, dalla parte interna, appoggiati i fasci vascolari, anello scleroso, che, fatta eccezione per la Voyria temila, si riscontra pure, con gli stessi caratteri, nelle altre saprofite studiate da lui e nei gen. Monotropa e Neottia. Nel rizoma, dice il Joìiow, il sistema meccanico, insieme ai fasci vascolari, è più spostato verso il centro dell'organo e, corrispondentemente a.unamag' giore analogia di struttura con la radice, è nettamente diffe- renziata l'endodermide, le cui cellule con ispessimento caratte- ristico a C circondano l' anello meccacanico. Per quel che ri- guarda la struttura istologica dei fasci vascolari, il Johow fa notare che le Burmanniaceae hanno fasci piccoli, rudimentali, che nel gen. ApterHa si riscontrano accanto a un paio di vasi e tracheidi soltanto poche cellule di parenchima legnoso a pareti sottili, mentre nel gen. Bitmiannia vi sono puj^e piccoli gruppi di floema, che poco si differenziano dalle altre parti dei fasci. h' Engler, che ha studiato l'anatomia del caule della Bm^~ mannia dicolor, dice solo: « L'anatomia del fusto nelle tre specie studiate {B. hicolor e le due specie studiate dal Johow) è la seguente: Una guaina sclerosa fatta di 1-3 serie di cellule cir- conda i fasci vascolari poco sviluppati e disposti in cerchia. Mentre, secondo Johow, nelle specie saprofite mancano gli stomi, essi si trovano nelle specie verdi. » 103 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE L'anatomia del caule é stata da me studiata in sei diverse specie del geii, Burmannia (B. coelestis, B. clisticha, B. juncea, B. nepalensis, B. pusilla, B. quidriflora) e nella Pbjcliomeria temila. Burmannia coelestis. — Le cellule epidermietie sono schiac- ciate, con pareti notevolmente ispessite, specie 1' esterna ch'è fortemente convessa. Seguono due serie di cellule appiattite a pareti sottilissime; quindi una guaina sclerosa continua, fatta di due serie di elementi, abbastanza grandi, tondeggianti, con pareti grosse, e all'interno di essa i fasci vascolari poco nume- rosi (6), ridottissimi. La porzione vascolare è costituita da pochi elementi, piccoli, poliedrici, con pareti debolmente ispessite (vasi spirali). Le cellule periferiche del midollo hanno pareti ispes- site e lignificate, la parte centrale del midollo è distrutta. Burmannia disticha. Rizoma. — L'epidermide è fatta da cellule col diametro mag- giore radialmente, con parete esterna notevolmente ispessita e convessa e con le altre pareti sottili. Il parenchima corticale è abbondantissimo, costituito di cellule tondeggianti, a pareti sottili; gli stessi caratteri hanno le cellule periferiche del mi- dollo, mentre la parte centrale del midollo è distrutta. L'endo-. dermide è nettamente differenziata e le sue cellule hanno un ispessimento caratteristico a C. Il periciclo è sclerifìcato. I fasci sono bene sviluppati e disposti in cerchia. Le cellule dei raggi midollari sono ispessite e col diametro maggiore radialmente. Caule epigeo. — Le cellule epidermiche sono molto schiacciate con le pareti interna ed esterna molto ispessite e l'esterna forte- mente convessa. Il parenchima corticale è fatto di due serie di cellule assai piccole, a contorno irregolare, appiattite. Ad esse segue una forte guaina sclerosa, risultante di tre serie di cel- lule tondeggianti, più piccole che nella specie precedente, a pareti grosse. I fasci (una ventina) sono disposti in cerchia, appoggiati alla guaina sclerosa. Sono poco sviluppati fpiù svilup- pati perù che nella B. coelestis, specialmente nella porzione cribrosa) con vasi spirali piccoli, a pareti debolmente ispessite. Le cellule dei raggi midollari e quelle periferiche del midollo SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 109 hanno le pareti ispessite notevolmente; la parte centrale del midollo è distrutta. BuRMANNiA NEPALENSis. — La sezione del caule è pressoché cuoriforme. Le cellule epidermiche sono piccole, col diametro maggiore tangenzialmente e hanno le pareti sottili. La parete esterna, poco ispessita, è debolmente convessa. Sotto 1* epider- mide si riscontra una serie di cellule schiacciate, a pareti sot- tili, alla quale segue una guaina meccanica, fatta di due serie di elementi tondeggianti, abbastanza grandi e a pareti notevol- mente ispessite. I fasci vascolari appoggiati all'anello scleroso sono 5 e pochissimo sviluppati (meno sviluppati ancora che nella B. coelesiis). I vasi spirali sono piccolissimi, tondeggianti, con pareti assai debolmente ispessile. Il midollo è costituito da cellule grandi, elittiche, a pareti sottili, e gli stessi caratteri hanno le cellule dei raggi midollari, che sono allungate radialmente. BuRMANNiA PUSILLA. — La sozione è a contorno irregolare, quasi quadrangolare, per le sporgenze che fa la corteccia, delle quali quattro più accentuate. Le cellule epidermiche sono schiac- ciate, con pareti molto ispes^te e l'esterna fortemente convessa. Seguono due serie di cellule elittiche, appiattite, poi due serie di cellule grandi, tondeggianti, a pareti grosse, che costituiscono il solito anello meccanico. Contro di esso sono appoggiati 4 fasci, come sempre molto ridotti. I vasi spirali sono un po' più ampi e a pareti più grosse che nella specie precedente: hanno in- somma i caratteri riscontrati nella D. coelestis. Le cellule dei raggi midollari sono ispessite e allungate radialmente. Sono pure ispessite le cellule del midollo. BuRMANNiA .TUNCEA. — La struttura è somigliante a quella della B. coelestis. Le cellule epidermiche sono schiacciate, con parete esterna discretamente ispessita e convessa. Sotto si ri- scontrano tre serie di cellule -piccole, a pareti sottili, elittiche, col diametro maggiore tangenzialmente ; quindi un anello scle- roso di due serie di cellule grandi, tondeggianti, a pareti grosse. I fasci sono 10 ridottissimi, costituiti da pochi elementi sclerosi e da 3 0 4 vasi spirali, piccoli, poliedrici, a pareti debolmente ispessite. II midollo è distrutto. BuRMANNLA QUADRiFLORA. — Le cellule epidermiche sono molto schiacciate, con le pareti interna ed esterna ispessite e convesse verso l'esterno. Due serie di cellule piccole, elittiche, 110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE appiattite, a pareti sottili, costituiscono il parenchima corticale e ad esse segue l'anello scleroso, fatto di due serie di elementi. All'indentro si riscontrano 10 fasci ridotti, coi caratteri che pre- sentano nella B. coelestis. Il midollo é distrutto; restano solo le cellule periferiche, abbastanza grandi, tondeggianti, a pareti discretamente ispessite. Ptychomeria tenella. — La sezione è pressoché cuoriforme. Le cellule epidermiche sono piccole, fortemente ispessite, col diametro maggiore radialmente o isodiametriche. Anche le cel- lule della serie sottostante del parenchima corticale hanno pa- reti notevolmente ispessite. Le altre cellule del parenchima corticale (4 serie) sono elittiche, a pareti sottili, sinuose. I fasci non hanno guaina meccanica, sono in cerchia e in numero di 8, al solito poco sviluppati. Le cellule del midollo sono grandi, ir- regolarmente circolari, a pareti sottili. Come vedesi, la struttura del caule epigeo delle specie stu- diate del gen. Burmannia, sia delle specie verdi studiate da me e dall'Engler (B. bicolor), sia della specie saprofita {B. ca- jjitata) studiata dal Johow, dove però è da notarsi la mancanza di stomi, è molto uniforme. In tutte il parenchima corticale è costituito da pochissime serie di cellule a pareti sottili, alle quali segue una guaina sclerosa fatta di due o tre serie di ele- menti, e contro di questa sono addossati i fasci vascolari. I fasci sono disposti in cerchia e sono ridottissimi sia . nella porzione cribrosa che nella porzione vascolare, fatta da pochi e piccoli vasi spirali, a pareti debolmente ispessite. Nella Phjchomeria tenella la struttura del caule non s'allon- tana molto da quella delle specie del gen. Buy^mannia, ma manca alV esterno dei fasci C anello scleroso. Esso invece si riscontra neWApteria setacea studiata dal Johow. Nel rizoma della Burmannia distica assai abbondante è il parenchima corticale e, come nelle Burmanniacee saprofite studiate dal Johow, è nettamente differenziata 1' endodermide, le cui cellule hanno l'ispessimento caratteristico a C. Il periciclo è sclerificato. I fasci vascolari sono disposti in cerchia e abba- stanza ben sviluppati. SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 111 Anatomia delle foglie. 1/anatomia delle foglie delle Burmanniaceae non è stata stu- diata da altri. Io l'ho studiata nelle specie seguenti : Burmannia coelestis, B.disticha, B. qìiad7v.flora e t\q\V Arachniles uniflora, dove le foglie sono ridotte a sottili squame di color rosso-bruno, che circondano il fusto. Burmannia coELKSTis. — L'epidermide é fatta di cellule schiac- ciate, con pareti esterna e interna assai ispessite e 1' esterna fortemente convessa. Gii stomi mancano di cellule annesse. Il mesofillo é costituito da due serie di cellule elittiche, appiattite, a pareti sottili. I fasci vascolari sono enormemente ridotti, ri- sultanti di pochissimi e piccolissimi elementi (tracheidi spirali). Burmannia disticha. — Le cellule epidermiche superiori sono schiacciate con pareti esterna e interna notevolmente ispessite; più schiacciate sono le cellule epidermic'he inferiori. Gli stomi si trovano sulla pagina inferiore e sono senza cellule annesse. Il mesofillo é omogeneo, fatto da 5 serie di cellule elittiche, col diametro maggiore tangenzialmente. Le nervature sporgono alquanto sulle due pagine della foglia, di più sulla pagina su- periore. I fasci sono privi di elementi meccanici e tra essi ve ne sono di quelli discretamente sviluppati, con vasi spirali ab- bastanza grossi e con pareti notevolmente ispessite e lignificate. Burmannia quadriflora. — Le cellule epidermiche inferiori sono molto schiacciate, con pareti esterna e interna ispessite e convesse verso l'esterno; le cellule epidermiche superiori sono meno appiattite, con pareti meno convesse e, nella parte cen- trale della sezione, meno ispessite. Gli stomi sono pochi, infos- sati, e mancano di cellule annesse. Il mesofillo é omogeneo, fatto di tre serie di cellule. I fasci son tre, ridotti a pochi ed estremamente piccoli elementi (tracheidi spirali). Arachnites uniflora. — Le cellule epidermiche sono grandi, con pareti sottili e 1' esterna convessa. Gli stomi mancano. Il mesofillo è fatto da due serie di cellule elittiche. Le nervature sporgono sulla pagina inferiore e, in corrispondenza, le cellule epidermiche hanno la parete esterna ispessita e fortemente con- vessa, e ad esse seguono parecchie serie di cellule del mesofillo, col diametro maggiore in senso radiale. I fasci sono ridottissimi. Bull della Soc. hot. Hai. 8 112 SEDE DI FIRKN^E - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE * * « Da quanto ho esposto possono dedursi i fatti seguenti : 1.° L'epidermide delle foglie delle specie del gen. Burmannia da me studiate presenta stomi, mancanti di cellule annesse, invece ne é priva l'epidermide delle foglie AqW Araclinites uni- P,ora, che, come ho detto, è una pianta parassita. C'è quindi analogia tra VArachnites itniflora e le due Burmanniaceae saprofite studiate dal Johow {Burmannia capitata e Apieria setacea). E pure priva di stomi l'epidermide delle foglie di Mono- tropa Hypopitys L. ^ e di Neottia Nidtcs avis L. ^ 2.0 II mesofillo è omogeneo, fatto da poche serie di cellule elittiche (solo nella Burmannia disticha risulta di 5 serie di cellule). 3.° I fasci, ad eccezione della Burmannia distìclia, sono ridottissimi, costituiti da un piccolo gruppo di tracheidi spirali. Anatomia della radice. 11 Johow ha studiato la struttura della radice della Bur- mannia capitata e ^q\V Apteria setacea {\: e, pag. 425-427) e r Engler quella della Bm^mannia Mcolor (1. e, pag. 44-45). Ecco quanto dice il JoJiow : Le radici delle Burmanniaceae sono caratterizzate dalla semplicità della loro struttura e dalla riduzione dei fasci vascolari. Sotto una persistente epidermide, le cellule della quale qua e là presentano sporgenze a forma di papille (rudimenti dei peli radicali), seguono tre serie di cel- lule a lume largo, che in sezione mostrano una evidente di- sposizione radiale. All'interno ancora segue un'endodermide coi caratteri tipici, fortemente suberizzata, con ispessimento delle pareti a forma di C. Le cellule dell' endodermide nella Biir- onannia capitata sono 10 ; neW Apteria setacea si trovano anche in numero maggiore. Il fascio vascolare racchiuso dall' endo- dermide è di struttura semplicissima, per la riduzione che mostra ^ Kamibnski, Les organes végétatifs du « Moiiotropa Hypopitys L . ». — Mém. de la Soc. nationale des Se. natur. et mathém. de Cherbourg, T. XXIV, 1882, pag. 27. * Drude, Dia Biologie von « Neottia Nidus avis » ìind « Mono- rupa Hypopitys », Gottingen, 1873, pag. 6. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 15 OTTOBRE 113 in tutte le sue parti. Risulta in sezione di 21 elementi, uno centrale più ampio e gli altri in due gruppi concentrici, cia- scuno di dieci elementi. Tutti questi elementi sono lignificati, e visti longitudinalmente, dopo la macerazione, appaiono tra- cheidi con punteggiature semplici. Non si distingue, quindi, pe- riciclo, tessuto fondamentale, porzione cribrosa e porzione va- scolare, come nei fasci ordinari, e la struttura della radice somiglia a quella di alcune piante acquatiche, es. : la Najas major. Del resto la causa della riduzione del fascio vascolare è la stessa, cioè la diminuzione della traspirazione e, di conse- guenza, il minore bisogno di acqua, E r Engler dice : Sia nella radice della Burmannìa capitata priva di clorofilla, sia in quella della Burmannìa ÌJicolor, non si trovano peli assorbenti, solo le cellule sono debolmente e in diverso grado convesse verso l'esterno. Nella Burmannìa ca- pitata e neWApteria setacea si trovano, secondo Johow, sotto il sistema assorbente, tre serie di cellule corticali e, circondato da un' endodermide a pareti ispessite, un fascio centrale, fatto di tracheidi con punteggiature semplici con una tracheide più grande in mezzo. La radice della Burmannìa hicolor se ne distingue per un'endodermide a pareti sottili e per la presenza di quattro grossi canali aerei nella corteccia. Io ho studiato la struttura della radice della Burmannìa dì- sticha e AqW Arachnites unìflora. Burmannìa disticha. — Le cellule epidermiche sono schiac- ciate con parete esterna fortemente ispessita e convessa. Il parenchima corticale è costituito di cellule elittiche a pareti sottili e presenta grandi canali aerei. L'endodermide è fatta di cellule con pareti ispessite a forma di C ; però in corrispondenza alle porzioni vascolari, le cellule del l'endodermide hanno le pa- reti sottili. Il periciclo è sclerificato, e cosi pure sono sclerifi- cate le cellule del midollo e dei raggi midollari. Mancano i fasci cribrosi. Le porzioni vascolari, in numero di 10, risultano di un grande vaso addossato al periciclo; solo tre di esse sono costituite di due vasi, dei quali il secondo é separato dal primo da due o tre serie di cellule sclerose. 114 SEDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DKL 15 OTTOBRE Araciinites uniflora. — Le cellule epidermiche sono rettan- golari, schiacciate, a pareti sottili. Il parenchima corticale è costituito di cellule grandi, tondeggianti. Esso è invaso dal mi- celio di un fungo, scarso nelle prime due serie di cellule sotto l'epidermide, abbondante in pai-ecchie serie di cellule succes- sive, mancante nelle quattro o cinque serie di cellule più pro- fonde. Non v'è alcuna netta distinzione tra la corteccia e il ci- lindro libro-legnoso. Questo ha struttura concentrica e risulta di 3-5 vasi centrali spirali, piccoli, tondeggianti, a pareti poco ispessite e non lignificate, circondati da un parenchima cara- biforme, fatto da cellule poliedriche, allungate in senso tangen- ziale, a pareti sottili. Comparando la struttura della radice della Barmannia dl- sticha con quella delle altre Bivr.manniaceae studiate dal Johow e dall'Engler, se risulta qualche carattere comune, come ad es. quello della mancanza dei peli radicali, si riscontrano, però, notevoli differenze. L'endodermide che nella B, blcolor è fatta di cellule a pareti sottili e che nella B. capUaia e neW Apietia setacea risulta di cellule con ispessimento delle pareti a C, qui é costituita di cellule a pareti sottili in corrispondenza ai raggi vascolari e di cellule con ispessimento caratteristico a C nel resto della sezione. Sia nella specie verde studiata dall'Engler che nelle specie non verdi, saprofite, studiate dal Johow, il ci- lindro centrale è di una semplicità estrema di struttura, perché in esso non si distinguono periciclo, tessuto fondamentale, por- zioni vascolari e porzioni cribrose, ma è fatto unicamente di tracheidi, una più grande nel mezzo e le altre in due cerchie concentriche; nella B. distìcha, invece il cilindro centrale, pur allontanandosi dalla struttura ordinaria per la mancanza dei fasci cribrosi, risulta del periciclo, dei raggi vascolari e del tessuto fondamentale. Interessante è la struttura della radice deW Arachnites uni- flora. Il parenchima corticale è, in buona parte, invaso dal micelio di un fungo parassita, analogamente a quanto è stato riscontrato dal Brade nella Neottia Nidus avis e in altre or- SEDE DI FIKENZK - ADUNANZA DEL 15 OTTOBUK 115 chidee, ^ dal Johow nelle diverse specie del gen. Voìjria da lui studiate, ■ dal Reinlie nel rizoma di Corallorhiza. ^ Il Drude * e il Johow* credono che la presenza del fungo sia dovuta al- l'abbondante circolazione di nutrimento organico nelle cellule nelle quali il micelio del fungo si trova. Inoltre, nella radice éeW Arachnìtes uniflora manca, come ho detto, ogni limite netto di distinzione tra la corteccia e il cilindro libro-legnoso, che è costituito di pochi vasi piccoli, a pareti poco ispessite e non lignificate, circondati da cellule cambiformi a pareti sottili. Questa struttura degradata, che ricorda quella osservata in un gran numero di fanerogame acquatiche (CallUriche, Myrio- pUìjlhcm, Ceratopliyllum, Utricularia, Elodea, Najas, ecc.) e in molte crittogame vascolari (7soete5, Salvinia, Azolla, Pìlularta, Nephrolepsis, Psìlotitm, Hymenophyllum, ecc.), è stata pure ri- scontrata dal Johow nelle specie del gen. Voyria; anzi è note- vole che la struttura della radice di Arachnites uniflora, che s' allontana da quelle delle altre Burmanniaceae, è somiglian- tissima a quella delle diverse specie del gen. Voyria, che ap- partiene alla famiglia delle GentAanaceae, e specialmente a quella della Voyria tenella. Una struttura simile presentano la radice di Monotropa HypopUys, perchè anche qui non è possi- bile una netta distinzione di legno, libro, tessuto fondamentale e periciclo, ® la radice della Lathraea squamarla, ^ e il rizoma di Corallorìiiza. ^ 1 L. e, pag. 8, 10, 11, 26, 27. 2 L. e, pag. 431-433. ' Zur Kenntniss des Ehtzoms von Corallorhiza und Einpocjon, pag. 9. * L. e, pag. 27. '" L. e, pag. 433. « Drude, 1. e, pag. 42, und Taf. Ili, fig. 14. — Kamienski, 1. e, pag. 11 ff uud Taf. I, fig. 8, sowie Taf. II, fig. 2. ^ Krausb, Beitràge zar Anatomie der Vegetatìons-Organe von « La- thraea Squamarla L.», Breslau, 1879. 8 Reinke, 1. e, pag. 9. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, l'Adunanza è tolta. Firenze, Stab. Pellas, Luigi Ctiiti Successore. 1910. Novembre. N.° 8. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE CoLozzA A., A proijosito del mio studio anatomico sulle Buriìian- niaceae P»g- US Lacaita C, Piante italiane critiche o i-are. — II „ 119 Pavolini a. Intorno al lavoro del Dott. A. Henry sulle varia- z'oni mendeliane di alcuni Olmi (Proc. verb.) „ 117 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del 12 noveimbre 1910. Presidenza del Consigliere Pampanini. E proclamato a nuovo socio il Dott. Alberto Noelli di Torino. Il Dott. Pavolini riferisce intorno ad un recente ed interessante lavoro dal Dott. A. Henry sulle variazioni Mendeliane di alcuni Olmi. ^ Nelle isole Britanniclie crescono due specie ben distinte di Olmi, 1' Ulmus montana Witli. e 1' U. glabra Miller, e quest'ultimo si può supporre avere avuto origine nel periodo alluviale, o postglaciale in terreni molto fertili e ricchi : infatti ora cresce vigorosamente sulle pianure dell' Europa meridionale, presso il Danubio. Fra que- ste due specie esistono alcune difterenze ben marcate e costanti, riferibili principalmente alla pubescenza, alla grandezza e alla po- sizione delle foglie. Si conoscono poi molte varietà di tali specie fra le quali l'Autore cita come più diffuse e importanti l'Olmo inglese (U. campcstris) particolare delle foreste Britannicbe, col legno rossastro e 1' Olmo di Huntingdon (0 . vegeta) molto robusto, che si può considerare come ibrido fra VU. montana e VU. glabra. Infatti le esperienze dell'A. riguardano le seminagioni fatte nella primavera del 1909 con 90 lotti di semi tolti da tutte le citate si^ecìe 1 A. Hem:iy, Oli Elm-seedlings shoichig Mejidelian Kcsults {The Jouraal of tbe Liììnenn Society. Botany, voi. 39 [1910], p. 290). Bttìl. della Soc. hot. Hai. 10 118 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE e varietà di Olmi i quali ebbero nell'autunno del 1909 un'abbondante fruttificazione ; anzitutto è da notarsi che solo i semi delle due specie «.pure » di Olmo, cioè deìVU. montana e dell'?/, glabra, danno pianticelle .uniformi : gli altri lotti danno pianticelle variabili per la statura e per la posizione delle foglie. I lotti di U. vegeta, i cui semi provenivano dalla fecondazione di piante riferibili tutte alla forma di U. vegeta, diedero 971 pianticelle, delle quali 732 avevano foglie opposte e 239 foglie alterne, cioè, con grande approssimazione, le prime stanno alle seconde nel rapporto Mendeliano di 3 : 1. In un esame ulteriore furono distinte quattro forme: Rapporto Rapporto Piccole a foglie opposte 9 Piccole a foglie alterne 3 Grandi » » 3 Grandi » » 1 E considerando altri caratteri si può arrivare a 64 forme, tutte differenti dall' U vegeta. L' A. cita un altro esempio di un Olmo a Colesburne, supposto U. glabra, che però differiva leggermente da questo, i cui semi diedero 245 pianticelle a foglie opposte e 95 a foglie alterne, nel solito rapporto di 3 : 1 ; quindi è da considerarsi aneli' esso come un discendente di U. glabra x U. montana. L'A. porta un esempio simile di Populus nigra (Europa) di P. del- toidea (N. America) e dell'ibrido P. nigra X J^- deltoidea (P. serotina) e altri ancora: i quali tutti portano a concludere che le cosiddette varietà sono spesso semplici combinazioni Mendeliane di due specie esistenti. E poi presentata una Tavola per la determinazione delle famiglie vegetali cbe l'Autore, il Socio Prof. A. Preda, à mandato in dono alla Società. Questa Tavola riuscirà senza dubbio di grande giova- mento nelle scuole secondarie e in tutti quegli Istituti nei quali lo studio della Botanica viene completato da opportuni esercizi pratici. Indi il Prof. Colozza dà lettura della seguente comunicazione: A. CoLozzA. — A propofiilo del mio studio anatomico sulle Burmanniaceae. Nella mia nota sull'anatomia delle Burmanniaceae, pubblicata nel BuUettino della Società Botanica del 15 ottobre 1910, per un lapsus calami., a pag. 114, è detto che il parenchima corticale dielV Arachnites uniflora Philippi è « in buona parte invaso dal micelio di un fungo parassita ». La parola « parassita » va soppressa, jjerchè invece credo (dico credo, perchè ho esaminato solo materiale secco) che si tratti di un caso di micotrofìa, come nei gen. Monotropa, Voyria, Coral- ìorhiza, Neotlia, Epipogon ecc. ; e infatti, mentre generalmente si ri- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 119 tiene che VArachnites uniflora sia una pianta pai'assita delle radici, io, seguendo il Baillon (« Histoire des plantes », T. 13, pag. 182), lio espresso il dubbio die essa possa vivere da saprofita (pag. 107, 1. e). S'intende che l'ipotesi espressa dal Drude e accettata dal Johow, per spiegare la presenza del fungo nelle radici di Neotlia e di Voyria, è. stata da me riportata (pag. 115, 1. e.) unicamente per riferire l'opinione manifestata dai suddetti autori nei lavori che citavo. Aggiungerò che il Johow, in un lavoro ulteriore, dal titolo « Die chlorophyllfreien Humuspflanzen nach ihnen biologischen und ana- tomisch-eutwickelungs-geschichtlichen Verhaltnissen », pubblicato in Jahrbùcher fiir wissenschaftliche Botanik, XX Band, 1889, tor- nando ad occuparsi dell'anatomia della radice di Voyria e di altre saprofite, ammise (pag. 503-506, 1. e), che il fungo che in esse si riscontra non è un parassita ma un simbionte, o che nel medesimo lavoro (pag. 501) indicò micorrize endotrofiche, oltre che nel genere Pogoniopsis e in ISciaphila Scherackeana, nelle cellule epidermiche della radice di Burmannia capitata Mart. e nel parenchima corticale e nell'epidermide di Gymnosìphon refractus Benth. E poi presentato e letto il seguente lavoro : C. LACAITA. — PIANTE ITALIANE CRITICHE O RARE. II. Lonìcera stabiana G, A. Pasquale, in Atti Acc. Nap. 1875 p. 142, cuin icone. Synonyma L. CapìHfolium L. ^ stabiana Tanfani in Pad. FI. It. VII, p. 124. L. CaprifoHum Ten. prò parte. CaprifoHum Stahianum Kuntze, Rev. Gen. PI. I, 274. Gussone fu il primo a distinguere, nelle schede inedite del suo erbario, questa bellissima specie endemica, la quale però è stata cosi male studiata in appresso e tanto confusa che merita una nota per farne meglio risaltare l'autonomia specifica già ri- conosciuta dal monografo del genere, Alfredo Rehder, nella sua « Synopsis of the Genus Lonicera » Missouri Bot. Gard., XIV, 185, 193 (1903). La confusione colla L. CaprifoHum è la meno ingiustificata, ma si toglie subito coli' osservare che i fiori sono forniti di bratteoline e che le foglie sono persistenti e non caduche. Egual- mente, e forse più facilmente, si distingue ad occhio dalle altre Lonicere italiane a foglie connate. Per maggior chiarezza ne riassumo le differenze in form.a di specchietto. 120 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE L stabìana L. Caprifolìum L. etrusca L. implexa Habitat Caules Folla Folla coìi- nata Capitula exsclusive ex r u p i b u s calcareis j)en- dens. non volu- biles. persistentia. m e m b r a- nacea. margine plano subtili. o-laberrima. in sepilms et frnticetis. Yolubiles, s e d ni i n u s quani in L. Periclymeno. caduca. subcoriacea aut membra- nacea. margine angusto albo transparente sed plano nec prominente cincta. o-labra. subtus prui- subtus gì an- nosa, ca. basi latiore SEepius late- rali ter pro- ducto ; (clia- racter a ci. Gussonio no- tatum;. singula ter- minalia. basi non- ni li i 1 angu- stiora. ssepius sin- gula termina- lia, sed non raro altero ■verticillo suf- fulta. rarissime sessilia, s£e- l^ius pedun- culata. i^e- dunculis 5- 12 mm., raro usque ad 28 mm. longis. in sepibus in frutice- et frnticetis ; tis.priesertini aliquando in niaritimis. rupibus. volubiles ut in L. Ca- jjrifoìlo. caduca, inembra- volubiles. persistentia. coriacea. margine margine plano subtili. coriaceo iii- crassato sub- tus prominu- lo cincta. in typo sub- tus pubescen- tia, in V. Boe- seri H e 1 d r. et glabra Lo- ■we etiam sub- tus glabra. subtus pal- lidiora, v ì x glauca. basi angu- sti ora. SEepius ter- na termina- lia. peduncula- ta. peduncu- lis s^pe 15- 25mm. rarius usque ad 60 mm. lonsris. o-labra. subtus glau- ca, aliquando leviter prui- nosa. basi angu- stiora. terminalia singula sed ssepius altero vel etiam più- ribus verticil- lis inferiori- bus suifulta. sessilia. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 121 L. stabìana L. Caprifolium L. etrusca L. Implexa Bracteolae Calyx Corolla Genìtalia Stylus Gernicn Bacca ol)Ovato-or- biciilaves sub unoquo(iue flore ut in L. etrusca. dentes du- plo quam in congeneribus loug'iores va- riaiit obtusi vel acutiu- sculi vel e- tiam apice bifidi. 4-5 om. u- sque ad 6 em. lono-a. glabra. extus pal- lide lutea, in- tus lactea, corollse lim- bum subexce- deutia. glaber. glabrum. lutea. uullir. obovato-or- uullse. biculares sub u n o q u 0 q u e flore. deiites bre- dentes bre- dentes bi-e- vissimi ob- vissimi acu- vi ss imi ob- tusi. tiusculi. tusi. 3-4 cm. lon- plus minus hirsuta pilis longis albis sparsis, ali- quando etiam leviter glan- dulosa. extus luteo- rosea, intus lutescens. 3-4 cm. lon- ga tubo gra- ciliore quam in congene- ribus. glabra. extus luteo- rosea, intus lactea. coroUse lim- coroUee lim* bum subexce- bum usque ad dentia. 1 cm. exce- dentia. glaber. glabrum. rubra. glaber. glabrum, nisi in var. adenocarpa. rubra. 2-2 i cm. usque ad 3 cm. longa. glabra. extus rosea, intus lute- scens vel ro- sea. coroUsB lim- bo breviora. pilosus. glabrum. rubra. Le sole altre Lonicere della sottosezione Euoaprlfolia Spach, ricoiiosciute per specie dal Rehder, sono L. Perioìymenum L. tanto diversa per le foglie non connate, L. splendida Boiss. della Spagna meridionale e L. tragophyllmn Hemsley, in Journ. Linn. Soc. XXIIl, 367. Questa specie Cinese è quella che più si avvicina alla nostra L. stabìana ma è ben diversa per le foglie oblunghe, ristrette invoce che lateralmente sviluppate alla base 122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE e più 0 meno acute, oltre gli altri caratteri indicati dal Rehder, loc. cit. La località classica della Lonicera stàbiana, quella donde la descrissero Gussone e Pasquale, é il Monte Sant'Angelo di Ca- stellammare, precisamente all' « Acqua Santa », il sol punto dove la strada cavalcabile che si suol fare per salire sulla vetta passa vicino ad una di quelle pareti verticali di roccia calcarea, localmente dette vene, che sono l'esclusiva abitazione di questa specie, che non si trova mai, come le congeneri, nelle siepi, macchie o boschi. Ma i copiosi esemplari sui quali son fondate queste osservazioni sono stati da me raccolti in dieci località diverse, tutte nella catena di montagne calcaree, detta dagli antichi Montes Lactarii, che si estende dal Monte S. Angelo al Capo d' Orso tra Salerno e Majori. Le località più notevoli sono : Monte S. Angelo all' Acqua Santa, circa 1400 m., Monte Cerreto al Pizzo delle Tende, circa 1320 m., ad oriente del- l'Avvocata di Majori, circa 800 m. e lungo la strada rotabile che sale da Atrani a Ravello a solo 100 m. L' ho pure osservata in ben cinquanta altri punti di quei monti. E probabile che si estenda alle montagne di Salerno e forse anche a quelle calcaree del Cilento, ma finora non vi è stata segnalata. Fiorisce tra il 15 maggio ed il 15 luglio secondo l'elevazione. I frutti son maturi in ottobre. Non posso constatare personalmente il carattere della persi- stenza delle foglie, non essendo stato sul luogo d'inverno dopo che la mia attenzione vi fu richiamata, ma quell'accortissimo osservatore che è il signor Grande assicura che nell'Orto Bo- tanico di Napoli le foglie persistono e l'orticoltore Willy Mùller mi fa la stessa dichiarazione per le piante da lui coltivate nel suo Hortas Nttcerensis a Nocera Inferiore. Dopo di che l'adunanza è tolta. Firenze, 1910. Stab. Pellas. Luigi Obiti successore. 1910. Dicembre. N." 9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Béguinot a., Una escursione botanica nel littorale della Provin- cia di Ferrara Pag- 125 Berger a., Dorycnium Bicknellianuin Beiger et Dinter (n. hybr. inter D. hirsutuni v. genuinum et D. suffniticosiim) ... ,, 137 Pavolini a. F., Contributo allo studio della eterocarpia. . . . ,, 138 Preda A., Una nuova forma di Arisarum vidgare Targ. Tozz. . „ 147 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2" se- mestre del 1910 „ 169 Scotti L., In morte dell'Ing. G. Cruguola (Proc. verh.) .... „ 123 SoMMiER S., In morte dell'Ing. Ct. Crugnola [Proc. verh.). . . . „ 124 Trotter A., Intorno alla anfìcarpia di Catananche lutea L. . . „ 150 Villani A., Escursioni botaniche a Capracotta „ 155 Id., Dei nettarli di alcune Crocifero dicentriche ,, 160 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del IOdicembue 1910. Presidenza del Presidente Baccarini. Il Presidente annunciando la perdita del nostro benemerito con- socio Ing. Gaetano Crugnola, morto ad Induno 1' 8 settembre scorso, comunica altresì che il socio Luigi Scotti rappresentò la Società botanica, pronunciando sul feretro le seguenti parole : « Come membro della Società Botanica italiana, alla quale appar- « teneva pure l'ing. Crugnola, e della grande famiglia botanica ita- « liana, son sicuro in questo momento d'interpretarne i sentimenti « porgendo a nome suo e mio l'estremo saluto alla salma lacrimata. « Altri ha detto dei meriti del Comm. Crugnola come ingegnere « e idraulico valentissimo; a me, cultore modesto di scienze natu- « rali, sia lecito ricordarne le benemerenze nel campo della Geo- « gi'afìa botanica specialmente, poiché Egli, malgrado le occupazioni « della sua carica, quotidiane e pressanti, potè lasciare lavori e « monografie apprezzate, quali « La vegetazione del Gran Sasso « d' Italia », le « Pedicolari », le « Genziane^ ecc., ecc. ». Bull, della Soc^ boi. ital. 11 124 SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE « Se poi si ripensi all'opera di divulgazione e di illustrazione delle « pubblicazioni straniere più accreditate e recenti che Egli compieva « con genialità di vedute e sicurezza d'interpretazione, tanto mag- « giore e più commosso sarà il rimpianto dei botanici d' Italia per « la scompai-sa di quest' Uomo, clie seppe cosi felicemente accogliere « ed esercitare le più disparate facoltà dell' ingegno ». Il Presidente, associandosi a nome della Società alle parole dello Scotti, lo ringrazia di averla rappresentata ai funerali. Invia sentite condoglianze alla vedova. Il Vice-presidente Sommibr ba appreso con vivo dolore la morte di Gaetano Crugnola. In esso, egli dice, la versatilità dell'ingegno andava unita ad una vasta coltura e ad uno straordinario potere di assimilazione. Si rimaneva ammirati nel vedere escire dalla sua penna feconda, alternandosi con numerosi e dotti scritti di ingegneria, ora un poderoso volume di critica Ietterai ia come il suo « Alfred de Musset e la sua opera », ora un saggio di critica artistica sul primo Rinascimento Lombardo o su di uno od altro dei nostri mo- numenti nazionali, ora ancora un magistrale studio di Geografia botanica come « La Vegetazione del Gran Sasso d'Italia ». Il Som- mier ricorda quale fosse la sua meraviglia, leggendo quest' ultima opera, di vedere che avevamo fra noi uno scrittore cosi competente in un ramo della botanica fino allora poco coltivato in Italia. In questo studio di una interessante parte del nostro Appennino (stu- dio che era stato preceduto da due lavori monografici sui generi Pedicularis e Gentiana), il Crugnola dimostrava una rara ed invi- diabile conoscenza della letteratura estera ; e, specialmente nella parte in cui tratta della origine della flora alpina, si può dire che troviamo riassunte e discusse tutte le principali opere che allora si avevano sull'argomento. Con questo lavoro si rivelava inaspet- tatamente al mondo botanico un appassionato quanto modesto stu- dioso, il quale, negli intervalli di riposo che gli concedevano le sue occupazioni professionali ed i molteplici incarichi, con una lunga e silenziosa preparazione, esplorando il territorio che aveva impreso ad illustrare ed ancora più famigliarizzandosi col frutto degli studi altj-ui, era venuto maturando questa pregevole opera. Un altro lavoro nel quale Crugnola, affrontando un interessante problema di Geografia botanica, ha dato prova della sua estesa co- noscenza della letteratura straniera ad esso relativa, è « Analogie fra la Flora Italiana e quella dell'Africa meridionale ». Ma conforme all'indole del Crugnola, avido di studiare ogni nuova pubblicazione sugli argomenti da lui prediletti, e desideroso di faci- litarne ad altri la conoscenza, è il numero rilevante di recensioni di opere botaniche, che egli pubblicò per la maggior parte nei periodici della nostra Società. In ognuna però di queste recensioni, per la sua conoscenza della letteratura relativa, il Crugnola portava un con- tributo proprio, in modo che spesso più che semplici rassegne, sono una esposizione delle nostre conoscenze sugli argomenti trattati. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 125 Pei" la naturale benevolenza dell'animo suo sempre pronto a rico- noscere il merito altrui, in queste rassegne critiche Crugnola si mostrò ognora più disposto ad ammirare i pregi delle opere ana- lizzate, che a rilevarne le mende. Uno degli ultimi lavori che Gaetano Crugnola potè condurre a termine con singolare competenza, j>er la sua estesa conoscenza della letteratura botanica e tecnica, fu una ricerca delle specie atte a sosti- tuire la quercia per la produzione delle traversine per le ferrovie. Egli vi tratta delle varie specie indigene, naturalizzate ed esotiche che potrebbero prestarsi a quest'uso, vi studia le loro condizioni di vegetazione ed i metodi di coltura, addita le località adattate da noi al rimboschimento con quelle specie, calcola le superficie occor- renti per stabilire una rotazione annuale capace di fornire due mi- lioni almeno di traversine all'anno, esamina i vari metodi d'iniezione del legname ; infine tratta di tutto quanto si rifei'isce all'argomento al punto di vista forestale e tecnico. Ma questa sua memoria, che fa scritta per incarico della Direzione delle Ferrovie dello Stato al cui Consiglio di Amministrazione apparteneva, non venne pub- blicata, essendo lavoro di ufficio. Ammirabile davvero fu l'operosità del nostro compianto consocio. Bramoso di acquistar sempre nuove cognizioni e spinto dall'incessante desidexùo di lavorare per il bene del suo paese, « in questa laboriosa corsa che è la vita ove tutto si sussegue e s' incalza senza quiete, senza un intervallo di riposo come 1' onda incalza l' onda » (come egli stesso scriveva al Sommier), il Crugnola non si concedeva il tempo necessario al riposo, e per dedicarsi ai suoi studi pi-ediletti rubava al sonno le ore che non voleva distogliere dai suoi doveri professionali, come, per economia di tempo, suolava far di notte i suoi frequenti viaggi in ferrovia. Forse questa attività febbrile di cui egli stesso si rendeva conto, fu eccessiva e lo ha consumato prima del temjjo, preparando il terreno al morbo crudele che lo ha rapito all'affetto degli amici ed alla scienza che oggi lo rimpiange. Indi il Segretario dà lettura dei seguenti lavori pervenuti per la stampa : A. BÉGUINOT. — UNA ESCURSIONE BOTANICA NEL LITTORALE DELLA PROVINCIA DI FERRARA. Opportunità di confronti con la vegetazione della Laguna Veneta e dei contermini Lidi, di cui mi occupo da qualche tempo, mi indussero ad effettuare nel maggio 1909 una rapida visita nei territori littoranei della finitima provincia di Fer- rara. 1 risultati floristici e fitogeografici di questa escursione formano oggetto della presente nota. 126 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE La provincia di Ferrara non ebbe sin qui un censimento completo delia sua flora ed è ben lungi dall'essere nota nel complesso delle specie che entrano a costituirla ed in molti dei suoi particolari fltogeografici. Un recente contributo del dottore conte Revedin ^ porta il numero delle vascolari sin qui con- statate ad 837 : numero di parecchio inferiore a quello reale, quantunque l'A. abbia tenuto scrupoloso conto, oltre che dei suoi, di tutti i dati acquisiti alla scienza. L'elenco è preceduto da accurati cenni sulla distribuzione geografica nelle tre zone (padana, littoranea e sommersa) e nelle li stazioni (campestre, ruderale, pratense, palustre, lacustre, salmastra, alveale, sepia- ria, littoranea boschiva, della macchia mediterranea e littoranea scoperta) nelle quali l'A. ha diviso il vasto territorio oggetto delle sue ricerche. Una cartina fltogeografica e riproduzioni fotografiche di alcuni tratti del caratteristico paesaggio litto- raneo danno, a chi non lo conosce da vicino, un' idea sintetica dei principali fatti distributivi e delie più salienti peculiarità del paesaggio. Che il numero delle specie possa andare soggetto ad incrementi e resti tuttora materia ad ulteriori osservazioni topo-e fitogeografiche lo prova il presente contributo. Le mie ricerche si iniziarono (movendo da Ferrara con la tramvia di Ostellato) nei pressi di S. Giovanni, ad una delle estremità, cioè, della diga che congiunge la terraferma a Co- macchio, proseguirono lungo la diga stessa attraverso la gran- diosa Valle del Mezzano e le finitime valli salse fino a Comac- chio e di nuovo lungo la diga che collega il paese con Magnavacca ed il vicino porto. Di una accurata esplorazione feci oggetto la flora delle arene marine di questa località e quella del cordone di dune che, dapprima ampio e continuo, quindi assottigliandosi per le interposte lagune e stagni e biforcandosi, giunge fino al Po di Volano. La vegetazione tra il Po di Volano e la celebre abbazia di Pomposa e quella delle circostanti valli salse atti- rarono pure la mia attenzione. Visitai, quindi, il bosco ceduo che si stende in prossimità dell'Abbazia ed i terreni arenosi 1 P. Revkdin, Contributo alla Flora vascolare della Provincia di Ferrara in « Nuov. Giorn, bot. ital., » n. ser., XVI (1909), pag. 269- 334, tav. I-VI. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 127 che si spingono fino presso Codigoro, donde la tramvia mi ricon- dusse a Ferrara, dopo tre giorni di assenza (22-24. V. 1909). ^ I dati ed i fatti più importanti da me raccolti possono essere, in base al lungo itinerario svolto, cosi riassunti : I. — Diga tra S. Giovan.vi e Comaccfiio, Questa diga, nel primo tratto abbastanza ampia, comprende, oltre la strada, campi coltivati e prati, ora dissalati ed asciutti, ora acquitrinosi e tratti evidentemente salmastri : nel restante è ridotta alla sola strada carrozzabile e qua e là a ristretti lembi di terreno più o meno fortemente salato e che vanno a ter- minare in valle e cioè nella Laguna. La Laguna di Comacchio e cioè la serie di valli attraverso cui si stende la strada (Valle del Mezzano, Trebba, Ponti, Pega ecc.) è caratterizzata, come le lagune veneziane, da lembi pianeggianti ^ più o meno estesi a substrato argilloso, conformati ad isolotti emergenti di poco sul livello della comune marea. Essi sono pervasi da soluzioni saline ad un forte grado di concen- trazione e raggiunti nelle maree sopra-comuni. Non ospitano, quindi, che tipiche alofìte, fra le quali vidi predominare: Aeln- ropus liioroMs, Jimcus acutus, Atriplex poìHHlacoides, Sali- cornia herMcea e S. fv^uticosa, Simeda inaritiina, Salsola Soda e Statice Limonium. Le specie raccolte in questo primo tratto sono le seguenti (le alofìte sono precedute dall'asterisco) : Alopecurus agrestis L. * GÌ. distans suljsp. festuci- * Aeluropus litoralis Pari. forrais {Heijn.) Glyceria distans sudsp. Bor- Bromus hordeaceus L. /". lep- reri (Bab.) tostachys BecliJ 1 Nella mia peregrinazione botanica fui accompagnato, per cor- tese concessione del prof. C. Massalongo, dal giardiniere dell' Orto Botanico di Ferrara, sig. Angelo Terioli, esperto raccoglitore della Flora Ferrarese e che mi fu eccellente guida e prezioso aiuto du- rante il viaggio. 2 Noti sotto il nome di « dossi », corrispondono per la morfolo- gia, per la genesi e per la vegetazione alle « barene » della Laguna morta attorno a Venezia, Chioggia, Caorle ecc. 3 Le entità nuove per le Provincia di Ferrava sono in carattere grassetto. 128 SBDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Melilotus sulcata De^f. M. indica Ali. Hordeum maritimum L. Lepturus incurvatus Trin Scirpus maritimus L. var. compactus (Hoffm.) Carex divisa Buds. Juncus acutus L. J.. Gerardi Lois. Atriplex hastatura L. var. triangulare (W.) A. laciniatum L. A. portulacoides L. Salicornia herbacea L. S. fruticosa L. Suaeda mariti ma Bum. Salsola Soda L. Beta vulgaris L. subsp. ma- ritima {L.) Spergularia marginata Leb. Cerastium campaimlatum Viv. C. pumilum Cu7H. Lychnis Flos-cuculi L. Ranunculus sardous Crantz Lepidium latifolium L. L. ruderale L. Tamarix g-allica L. M. falcata L. Medicago sativa X falcata Trifolium nigrescens Viv. T. incarnatum L. T. maritimum Huds. T. resupinatum L. Torilis nodosa Gaertn. * Statice Limonium L. Rhinanthus minor Ehrh. Brunella laciniata L. Salvia pratensis L. Plantago Coronopus L. a et var. transiens Noi). ^ Galium constrictum Chaub. in St.-Am. * Artemisia caerulescens L. a latifolia DC. Bellis perennis L. * Inula crithmoides L. Carduus pycnocephalus L. Centaurea Calcitrapa L. Matricharia Chamomilla L. Scorzonera laciniata L. II. — Diga tra Comacchio e Magnavacca. Prosegue il paesaggio botanico del precedente settore, più nume- rosi essendo gli isolotti che fiancheggiano la strada. Vi raccolsi : * Lepturus filiformis Trin. * Hordeum maritimum L. * Glyceria distans subsp. festu- ciforrais {Heyn.) * Atriplex portulacoides L. * Salicornia fruticosa L. Trifolium maritimum Huds. Statice Limonium L. S. olaefolia a confusa Gr. et Godr. S. bellidifolia Gouan Artemisia caerulescens L. « latifolia DC. Inula crithmoides L. ^ Designo con questo nome una forma intermedia fra il tipo e le entità descritte come PI. Weldenii Eciib. e PI. commutata Guss. da quello differendo per le brattee meno allungate ed acute, da queste per le brattee meno manifestamente rotondato-acute. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 129 III. — DONE ATTORNO A MaGNAVACCA. Sono tipiche dune costituite da materiale arenaceo sciolto e conformato, in seguito all'azione eolica, a monticelli separati da depressioni. È il tipico paesaggio delle dune in via di forma- zione. Sono degne di nota (le psammofile littoranee sono pre- cedute dall'asterisco) : Phleum arenarium L. Cynosurus echinatus L. Sclerochloa rigida P. B. Bromus sterilis L. B. tectorum L. Vulpia uniglumis Rchli. Triticum villosum M. B. Kochia arenaria L. Salsola Kali L. S. Tragus L. Scirpus mucronatus L. S. Holoscoenus L. Arenaria leptoclados Gnss. var. viscidula R. et F. Cerastium semidecandrum L. Sileno conica L. S. sericea Ali. Cakile maritima Scop. Sisymbrium Sophia L. Tribulus terrestris L. Medicago marina L. M. ìitoralis RoMe in Lois. var. arenaria (Ten.) Trifolium nigrescens Viv. Vicia Cracca L. Eryngium maritimum L. Anthryscus vulgaris Bemh. Echinophora spinosa L. Euphorbia Parai ias L. Oonvolvulus Soldanella L. Teucriura Polium L. Salvia Verbenaca var. mul- tifida (S. et Sm.) Stachys recta L. Plantago ramosa {Gilib.) Asch. Scabiosa argentea L. var. alba {Scop.) Centaurea Toramasinii Kern. IV. — Dune tra Comacchio ed il Po di Volano. Fu l'escursione più lunga e sotto parecchi titoli la più interes- sante. Assai vario è il paesaggio botanico del settore, per la mas- sima parte tipicamente dunicolo, con qua e là qualche stagno (dove raccolsi : Alisma ranunculoides, Ranunculus aquatllis, Zannichellia pedicellata, Galium constrictimi ecc.) e qualche tratto paludoso a fondo argilloso e con una vegetazione, che da vicino ricorda le colonie microterme che ho riscontrato nella periferia della Laguna Veneta e quelle a fondo torboso della zona settentrionale della pianura padovana e che saranno a suo 130 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE luogo illustrate. Fra le specie più importanti qui annovero : Triodia decumhens, Briza inedia, Scirpus Holoscoenus var. australis, Schoenus nigricans, OrcJUs laxiflora, Opìirys aiu- terà, Lotus sUiquosus, Samolus Valerandi, Galiwn constric- tuìn, Sonchus mariiùnus, ecc. La duna, mobile come quella attorno a Magnavacca, oppure consolidata, è priva, nel tratto da me percorso, di vegetazione arborea, all' infuori di limitati cespugli e boscaglie. Caratte- ristica, come nelle dune tirrene, è la microflora precoce data, 0 da specie normalmente raicrofltiche, o da forme ridotte di specie normalmente più evolute e tra le quali ricordo: Koe- leria plileoides, Bromus hordeaceus, Vulpia ciliata, Sagina apetala, Alsine tenuifolia, Arenaria lejJtoclados, Cerastium semidecandrum, C. pumitum, Saxifraga tridaciijlttes, Alìjssum calijcinum, Asterolinum Linuìn-stellatwn, ecc. È da notare che, a circa metà, il cordone di dune si biforca, l'un ramo dirigendosi verso Pomposa — che è quello più interno da me seguito — e l'altro esterno e cioè littoraneo che termina alla foce del Po di Volano. Fra i due cordoni si interpone un'ampia depressione occupata dalle valli salse e relativi dossi o barene e quindi con vegetazione di tipo alofilo-barenicolo, che però non mi fu possibile di esplorare. Il ramo che si dirige verso Pom- posa dista dall'Adriatico in media di una diecina di km.; tuttavia conserva la massima parte delle psammofllo-littoranee, le quali si fanno rare od accidentali nei lembi in cui la duna va conso- lidandosi e nei settori coltivati. Complessivamente raccolsi le seguenti specie (le psammofllo- littoranee sono precedute da *) : Pteris aquilina L. Juniperus communis L. Phleum arenarium L. Chrysopogon Gryllus TtHn. Triodia decumbens P. B. Koeleria phleoides P. B. Briza media L. Br. minor L. Lagurus ovatus L. Agrostis interrupta L. Avellinia Michelii Pari. Bromus madritensis L. Br. hordeaceus L. Br. tectorum L. Vulpia uniglumis RcJib. V. ciliata Lh. Triticum villosum M. B. Carex divisa Huds. C. nitida Host Scirpus mucronatus L. S. Holoscoenus L. var. au- stralis (Murr.) SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRK 131 Schoenus nigricans L. Juncus maritiraus L. J. Tommasinii Pari. Asparagus acutifolius L. Ruscus aculeatus L. Alisma ranunculoides L. Ophrys apifera HvA8. Orchis laxiflora L. Zannichellia pedicellata Kochia arenaria L. Quercus Ilex L. Osj'ris alba L. Cerastiura semidecandrum L. C. pumilum Curi. Sagina apetala L. a Alsine tenui foli a a et var. arvatica (Guss.) Arenaria leptoclados Gìoss. var. viscidula R. et F. Saponaria officinalis L. Silene conica L. S. sericea Ali. S. vulgaris GarcTie Agrostemma Githago L. Tunica Saxi fraga Scop. Diplotaxis tenuifolia DC. Rapistrum rugosum R. Br. Clematis Flainmula L. var. maritima (L.) Ranunculus aquatilis L. R. parviflorus L. Alyssum calycinum L. Malcolmia confusa Boiss. ^ Papaver Argemone L. Heliantheraum apenninum Mìll. H. Chamaecistus Miti. var. hyssopifolium {Ten.) Helianthemum Fumana Mìll. * Tribulus terrestris L. Saxifraga tridactylites L. Poterium Saiiguisorba Scop. Alchemilla arvensis Sco2). Trifolium scabrum L. T. nigrescens Viv. Lotus siliquosus L. Eryngìum campestre L. Anthryscus vulgaris Bernh. Geranium molle L. Erodium cicutarium U Her. var. chaerophyllum DC. Asterolinum Linum-stella- tum Hoffg. et Lk. Saraolus Valerandi L. Echium viilgare L. Anchusa officinalis L. Verbascum sinuatum L. Teucrium Chamaedrys L. * T. Polium MilL SalviaVerbenaca L. var. mul- tifida (S. et Sm.) Lamium amplexicaule L. Marrubium vulgare L. Veronica arvensis L. Lonicera etrusca Savi Galiuin constrictum Chaiib. G. rerum L. forma Rubia peregrina L. Valerianella puberula Ber^t. * Scabiosa argentea L. var. alba (Scop.) * Helichrysum italicum Don. Artemisia campestri s L. Scolymus hispanicus L. Hypochaeris glabra L. Sonchus maritimus L. ^ Ne vidi auche esemplari ferraresi « ex mariti mis di Mescla » (Felisi, in Hb. Zanardini !j. 132 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE V. Argini del Po di Volano e Laguna attorno a Pomposa. Il Po di Volano da Pomposa al mare corre attraverso una stretta lingua di terra che confina da una parte e dall' altra con le più volte nominate lagune. La vegetazione alofìla si spinge qua e là fin presso gli argini del fiume ed è tipicamente sviluppata nell'intricato dedalo di dossi o barene che circonda l'abbazia. Raccolsi od annotai in quei paraggi (le specie prece- dute dall'asterisco sono lungo il fiume, le altre nei dossi): Glyceria distans subsp. Bor- reri {Bob.) GÌ. dist. subsp. festuciformis {Heijn.) * Schlerochloa dura P. B. Lepturus incurvatus Trin. Aeluropus litoralis Pari. * Scirpus maritimus L. Juncus maritimus L. .J, acutus L. * Orchis coriophora L. * Serapias longipetala Pol- lini Atriplex hastatum var. trian- gulare {W.) Atriplex laciniata L. Arthrocnemum glaucum Salicornia fruticosa L. * Cakile niaritima Scop. Ranunculus sardous Crantz * Althaea ofììcinalis L. Statice Limonium L. Aster Tripolium L. Inula crithmoides L. Artemisia caerulescens L. a latifolia DC. VI. ~ Bosco CEDUO PRESSO POMPOSA. Questo bosco, residuo di una formazione un tempo certa- mente più estesa, è costituito in prevalenza di Quercus pedun- culata, cui si associano parecchi elementi neraorali o macchiosi, È stabilito su materiale arenaceo e presenta qualche depres- sione acquitrinosa con piante igrofile (precedute dal segno t) e radure più o meno ampie con note psammofile, alcune delle quali di carattere littoraneo (precedute dal segno *). Vi raccolsi : Nephrodium Thelypteris Stremai. Agrostis alba L. * A. interrupta L. * Aira capillaris L. * Avellinia Michelii Pari. t Triodia decumbens P. B. Poa pratensi s L. var. angu- stifolia (L.) Bromus hordeaceus L. var. nanus (Weig.) * Vulpia ciliata Lk. t Scirpus Holoscoenus L. var. australis {Murr.) SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 133 t Carex distans L. I Juncus compressus Jacq. Ruscus aculeatus L. AsparagLis offlcinalis L. A. acutifolius L. Quercus pediinculata EJirJi. Aristolochia Clematidis L. * Cerasti um semidecandrura L. * C. glutinosum Fr. * C. pumilum Cleri. * Sagina apetala var. ciliata (Fr.) * Alsine tenuifolia Crantz Clematis Viticella L. Ulmus campestris L. Ranunculus bulbosus Z. f ar. Aleae (TFeY^^.) R. acer L. Helianthemum Cham. var. vulgare Pers. Sisymbrium Sophia L. Potentina Gaudini Gremii forma Crataegus Oxyacantha L. sicbsp. monogyna {Jacq.) Prunus spinosa L. t Hydrocotyle vulgaris L. t Lythrum Salicaria L. Erodium cicutarium L. var. chaerophyllum DC. Geranium columbinum L. Polygala vulgaris L. Cynanchum Vincetoxicura Pers. Fraxinus excelsior L. t Euphorbia palustris L. E. Cyparissias L. Lithospermum officinale L. Veronica arvensis L. Teucrium Chamaedrys L. Brunella laciniata L. * Salvia VerbenacaZ/.^'ar.mul- tifida {S. et Sm.) t Lycopus europaeus L. t Plantago maior L. * Sherardia arvensis L. t Galium palustre L. Bellis perennis L. VII. — Coltivati tra Casale Rizzato e C. Caprile (fraz. di Codigoro). Sono stabiliti su materiale arenaceo, che dista dall'attuale costa in linea retta di circa 15 km.: tuttavia ospitano ancora due psam- mofile littoranee (Salsola Tragus e Silene conica). \\ diunoidà: AgTostis interrupta L. Salsola Tragus L. Sileno conica L. Chamaelina sativa « silve- stris {Wallr.) Bunias Erucago var. bra- chyptera {lord.) Papaver Argemone P. hybridum L. Fumaria parviflora Salvia Verbenaca L. Vili. — Prati tra Pomposa e Codigoro. Anch' essi su materiale clastico, albergano ricca flora di cui raccolsi solo le specie più interessanti. Quantunque anche più 134 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE distanziati dalla costa dei coltivati su nominati conservano tut- tora ricche colonie di Salsola Tragus e Silene conica, che si rivelano così le due psammofile littoranee più internate da que- sto lato dei territori adriatici. Annotai o raccolsi : Bromus tectorum L. Reseda lutea L. Vulpia Myurus C. C. Omel. Trifolium agrariuin L. Poli. Poa bulbosa var. prolifera var. pseudoprocumbens {Schmidt) (Ginel.) Salsola Tragus L. ^ Geranium molle L. Silene conica L. Valerianella puberula DC. Arenaria leptociados Guss. V. olitoria Pollicli. Cerastium semidecandrum L. Sonchus arvensis L. Presso la stazione di Codigoro il mio taccuino segna ancora Atrìpleoc fiasiatam L. (tipico !) e Chenopodium rubrum L. In base agli elenchi sopra esposti risultano nuove per la Provincia di Ferrara e quindi da aggiungere alla enumerazione del Revedin 61 entità e cioè 15 generi {Triodia, AvelUnia, Lepiurus, Oplirys, Serapias, ZannichelUa, Alyssum, Chamae- Una, Agrosfemma, Alchemilla, Hijdrocolijle, Anthriscus, Aste- rolinum, Marrubiuin e Rubia), 28 specie e 17 tra sottospecie e varietà, qui avvertendo che Malcolmia confusa occupa il posto di M. ijarviflora, che certo non vi cresce, e che Spergu- laria margiyiala é compresa evidentemente dal Revedin sotto il nome di S. rubra J3 media: combinazione da rigettarsi per le ragioni addotte nel n. 794 della « Flora Italica exsiccata ». Dal punto di vista topo-e fitogeografìco destano speciale inte- resse i rinvenimenti nel littorale ferrarese delle seguenti entità : AvelUnia Miclielii (che è forse la stazione più nordica nel versante adriatico, non essendo stata confermata quella del Lido 1 Gli esemplari di questa località hanno tutti fusto e foglie di- stintamente pelosi : di quelli raccolti tra C. Rizzato e C. Caprile alcuni sono pelosi, altri glabri. Analoghe osservazioni ebbi occasione di fare sulla pianta del lit- torale veneto e ne dedurrei, contrariamente a quanto ha constatato il Casu (in « Mem. R. Accad. Se. Torino », ser. 2, tom. LX [1909]), per la S. Tragus dei dintorni di Cagliari, che tale carattere nella pianta veneta è allo stato di fluttuazione e cioè non è fissato dal- l'ereditarietà. SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 135 di Venezia, dove ad ogni modo deve essere rarissima) ^ — Trio- dia clecumbens e Carex nitida (questa proseguendo atti'averso la duna fino al littorale di Venezia, quella, più comune nelle zone submontana e montana, ritrovandosi saltuariamente presso 0 lungi il littorale nelle colonie microterme a fondo argilloso e torboso) — Juncus Tomìnasinii (probabile prodotto di incro- cio tra /. aciUus e /. maritiWiUS, noto sin qui per l' Istria e raccolto in tempi più recenti dal Terracciano nel Polesine, dal Fiori presso Chioggia e da me nel Lido di Venezia agli Albe- roni) — Asterolinitm Linum-siellaiuin (di cui le stazioni più vicine cadono da una parte a Pesaro [Marche] e dall'altra nel- l'Istria, e che, quindi, tende a varcare i limiti inferiori del settore padano di quella che ho chiamato « lacuna italo-ad natica » '^) — Hijdrocotyle vulgaris (assai rara e localizzata nella bassa pia- nura padana ed a stazioni molto saltuarie) — Valerianella puìjerula ((inora non constatata per questo settore dei territori adriatici, né pei finitimi) — T7HfoLiwn maritiìnum (che con la sua presenza nel Ferrarese colma la lacuna tra il Veneto lit- toraneo e l'Italia merid.) — Slatice olaefolia a confusa (rara e localizzata nella Laguna Veneta e di cui è forse questa la stazione più meridionale nei territori adriatici) ecc. Fatti distributivi degni di nota, oltre quelli illustrati nei sin- goli elenchi, sono : la presenza di specie silicicole {Pteris aqui- lina, Triodia decumbens ecc.) e di specie notoriamente calcicele {Helianthemum Fumana) : la larga distribuzione di parecchie rupicole e sassicole nelle arene sciolte (Juniperus communis, Bromus tectorum, Cìiri/sopogon Gryllus, Asparagus acutifo- lius, Quercus Ilex, Osyris alba, Heliardhemum apenninum ed H. Fumana, Teucrium Polium, Helichrìjsum italicum ecc.) : r habitat di Leptm^us incurvalus, esclusivamente psammofilo ^ Esemplari ne esistono — come fece già rilevare il prof. Saccardo (La Botanica in Italia, p. 2^, p. 68) ed ho potuto io stesso consta- tare nell'Erbario Marsili conservato pi-esso il E,. Orto Botanico di Padova — sotto il nome di Fenilica clodienais con scheda di pugno del Bottari, che deve averla raccolta presso Chioggia, dove fu da me e da altri ricercata invano. * Béguinot, Bicordi di una escursione botanica nel versante orientale del Gargano in « Nuovo Giorn. hot. ital. », n. ser., XVI (1909), p. 120. 136 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE nei Lidi Veneti, quivi anche nei terreni argillosi e salati : la resistenza di Ranunculus sardous in suoli con soluzioni saline molto concentrate : la consociazione nei coltivati presso Pom- posa di Papaver Argemone e P. hyì)ridum, due specie stret- tamente affini, ma delle quali in Italia l'una ha distribuzione nordica, l'altra soprattutto meridionale: il vicarismo, già pre- sentito dal Fiori, ^ di Malcolmia confusa su M. parmflora, confermato dalla pianta ferrarese : la consociazione di Salsola Kali e S. Tragus in vicinanza del littorale e l' internamento di quest' ultima. Altre conclusioni potrebbero scaturire da un più minuto con- fronto, non solo colle specie da me raccolte, ma in base a quanto finora si conosce della flora littoranea ferrarese e di quella dei finitimi territori veneti : ma esorbitano dai limiti della presente nota. Qui mi limito a soggiungere che il paesaggio barenicolo, e cioè le associazioni vegetali impiantate sugli isolotti a fondo argilloso che emergono sul pelo della comune marea nelle cosi dette « valli salse », presentano assoluta identità geografica, ge- netica e fltogeografica con quelle della Laguna Veneta. Qualche differenza si osserva invece nella vegetazione di spiaggia, nel senso sopratutto che nei territori littoranei del Veneto non giungono, allo stato almeno delle conoscenze, parecchi elementi a distribuzione ed impronta termofila e per limitarmi a quelli da me sopra elencati, ricordo : Malcolmia confusa, Papaver hyljridum, Melilotus silicata, Salvia Veri), var. inuUifìda, Aste- rolinum Liniim-stellatuin e Valerianella piiberula. Essi stanno a dimostrare che, in corrispondenza della lacuna italo-adriatica e nello stesso suo settore padano, la scomparsa avviene gradatamente o, forse più esattamente, 1' avanzata da sud a nord di questi elementi si effettua con lentezza, che può essere paragonata a quella dell' accumulo del materiale allu- vionale e di spiaggia da parte del Po e del mare, alle ulteriori ricerche nei settori interposti fra i vari rami in cui si parti- sce il . grande fiume spettando di determinare i particolari di tale invasione e popolamento. Fiori, Note botaniche in « Bull, Soc. bot. ital., 1905, p. 61 ». SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 DICEMBRE 137 A. BERGER. — DORYCNIUM BICKNELLIANUMBER- GER ET DINTER (N. HYBR. INTER D. HIRSUTUM V. GENUINUM ET D. SUFFRUTICOSUM). Caules sufTruticosi eredi ramosi, ca. 40 cm. alti teretes, pilis albidis brevibus subadpressis pubescentes. Eolia sessUia uirinque pilis longis adpressis sparsis pubesceniia, fnliolis lanceolaiis acutis, stipulae foliaceae paullum breviores et la- tiores. Pedunculi foliis longiores, capituli 4-6 floris ; bracteae anguste lanceolatae : pedicelli calyce multo breviiores; calyx longe pilosus lobis subulatis tubum fere aequantibus, pelala calyce mx duplo longiora alba vel pallidissime rosea, vexil- litm nervis 3 rubellis, alae albidae paullwn breviores, carina longitadine calycis apice mutica brimnea ; ovarium glabrwn ovulis pluribus, stigmate globoso. « Hybrida habitu intsr pareiites exacte intermedia. A. D. liir- suto genuino differì primo aspectu magis viridi, quia multo rainus pilosa pilisque brevioribus sparsis adpressis, caulibus gracilioribus, foliis angustioribus sessilibus, capitulis breviter pedunculatis, floribus minoribus calycibiis minus pilosis dentibus brevioribus. A D. suffruticoso dilTert habitu robustiore densiore et viridiore, ramis crassioribus, magis pilosis pilis longioribus magis patentibus foliisque latioribus magis pilosis, capitulisque brevius pedunculatis floribus majoribus minus numerosis, caly- cis lobis brevioribus et ovario pleurispermo ». Questo nuovo ed interessante ibrido finora fu osservato in una sola località sulle colline di La Mortola sovrastanti il Val di Latte nei siti erbosi fra i radi Pini (Pinus halepensis e P. Pinaster), ad un'altezza di circa 200 m. sopra il livello del mare. Esso cresce fra i genitori, dei quali presenta i caratteri intermedii riunendo in sé perciò i caratteri dei sottogeneri Eudorycnium e Bonjeania. La pianta fu scoperta nello scorso mese di giugno, dal sig. Curt Dinter, botanico del Governo Imperiale e Direttore della stazione forestale ad Okahandya (Africa tedesca S. 0), il noto esploratore della Colonia, durante un suo soggiorno alla Mortola. Fu desiderio dello scopritore che la pianta portasse il nome del chiarissimo signor Clarence Bicknell di Bordighera, tanto benemerito — come è noto — per la conoscenza della Flora 138 SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE mediterranea e specialmente ligure nonché per 1' esplorazione delle iscrizioni preistoriche delle Alpi Marittime ; ben volen- tieri mi associo al signor Dinter per questo omaggio. A quanto mi risulta dalle mie ricerche è questo il primo ibrido osservato nel genere Dorycnium : nessun ibrido è men- zionato nell'accurata monografia che di questo genere pubblicò il sig. M. Rikli. 1 - A. F. PAVOLINI. — CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA ETEROGARPIA. In questi ultimi anni sono stati portati notevoli e numerosi contributi allo studio della eterocarpia e le piante eterocarpe ed eterosperme sono tanto cresciute di numero che si sentiva il bisogno di una rivista sintetica la quale riassumesse tutti i lavori finora pubblicati. Da alcuni anni io sono andato racco- gliendo una bibliografia piuttosto estesa sull'argomento e avevo in animo di pubblicare quanto prima una lista completa delle piante eterocarpiche fin' ora studiate, quando nel luglio di que- st'anno è uscito un lavoro del dott. Paglia ^ che studia il feno- meno deir eterocarpia e fa l'elenco della maggior parte delle piante che presentano tale particolarità, aggiungendo alcune osservazioni originali. Mi sembra ora molto utile di completare quest'elenco aggiun- gendo circa una cinquantina di generi che risultarono ai vari Autori, eterocarpi o eterospermi e di descrivere insieme due altri generi che fin'ora non furono presi in considerazione, i generi cioè Borsczowia e Pouzolzia. In questo mio lavoro riassuntivo non intendo parlare né del significato del fenomeno dell'eterocarpia né descrivere le varie forme che esso presenta perchè tale argomento è stato già stu- diato a fondo da molti botanici fra i quali, per non citare che i principali, basta ricordare Delpino, Huth, Nicotra, Montemartini e il Paglia nel suo ultimo lavoro. Quindi accanto a ogni specie sarà citato l'Autore che più recentemente l'ha notata come ete- * M. E.IKLI, Die Gattung Dorì/cnium Vili. (Engl. bot. Jahrb., XXXI [1901], p. 342). - Paglia, L'eteroaarpia nel regno vegetale {Ann. di Bot., Vili, 1910, p. 175). SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Ì39 rocarpa e consultando la bibliografia si potrà risalire, se occorre, all'Autore che l'ha studiata per il primo : la maggior parte delle specie rimanderà perciò al lavoro del Paglia più volte citato. Voglio peraltro notare di quanta utilità sarebbe l'estendere le ricerche su questo fenomeno perchè lo studio di appropriate culture di alcune specie pseudo-eterocarpiche potrebbe condurre a risultati molto interessanti dal punto di vista biologico. Infatti la Pseudo-eterocarpia è la prima categoria delle cinque che il Paglia stabilisce nella sua razionale classificazione delle piante eterocarpiche e sotto questo nome comprende tutte quelle piante che presentano diverse sorta di frutti aerei portati da individui distinti; ora non è stato accertato se i semi di una determinata forma di frutto possano riprodurre l'altra forma e se si tratti quindi di varietà distinte o di variazioni speciali dovute probabil- mente alle diverse località nelle quali queste piante eterocar- piche sono cresciute. Questi studi possono contribuire non poco anche a classifi- cazioni morfologiche e fisiologiche di vari generi e di varie famiglie che presentano questo fenomeno ; basti come esempio la classificazione del genere Sinapis proposta dal Delpino (9), e le osservazioni filogenetiche sulla evoluzione dei fiori delle Sinanteree del Patané (32). L' eterocarpia fisiologica studiata dal Montemartini (25) in Acer pseif^cloplatanus, in Acacia JulWrissin e in altre legumi- nose secondo la quale i semi di certi frutti hanno un periodo di germogliamento più lungo dei semi di altri frutti dello stesso individuo, mostra che allo studio morfologico dei frutti e dei semi dovrebbe possibilmente essere sempre unito lo studio biologico delle loro condizioni di maturazione e di germ.ogliamento; questa considerazione porta allo studio di un altro fenomeno fin ora non scientificamente controllato, cioè all'eteromerispermia. Nelle riviste tecniche si trova frequentemente citato il caso di semi di un medesimo lotto che presentano degli intervalli notevol- mente differenti dei periodi di germogliazione. Questa eterosper- mia fisiologica, identica al fenomeno studiato dal Montemartini, è frequente soprattutto nelle Leguminose e non sarebbe privo d'in- teresse lo studio biologico sistematico di molte altre specie vegetali. Di eterospermia propriamente detta sono stati citati vari casi ed è interessante notare che in alcuni frutti secchi, indei- Bull. della Soc. hot. Hai. 12 lèO SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE scenti e monospermi come gli acheni e le cariossidi, 1' etero- carpia va necessariamente congiunta quasi sempre all'etero- spermia ; in ogni modo è assai probabile che in molti casi di frutti eterocarpi, i semi dell'una forma siano differenti da quelli dell'altra, sia pure per semplici difterenze morfologiche. Molto interessante è il caso dell'eterospermia deWAiriplex citato da vari autori e studiato dal Pons (34), nel quale i semi di una data forma sono tutti sterili, perché mancanti di embrione; questi semi sterili sono piccoli, neri, mentre gli altri sono più larghi, lenticolari e di colore giallo: per queste caratteristiche i primi devono essere mangiati dagli uccelli molto più facil- mente dei secondi, indispensabili per la riproduzione della specie. L'ultima categoria di piante eterocarpiche è data dalle piante ipogeocarpiche che presentano sullo stesso individuo frutti aerei e frutti sotterranei, alle quali si poteva perciò conservare il nome più significativo di Anfìcarpiche. Nel presente lavoro non sono naturalmente citate le piante esclusivamente geocarpiche, ma è bene notare che alcune piante presentano delle forme di passaggio in quanto che vi si può provocare artificialmente r aerocarpia, mentre i frutti normali sono tutti sotterranei. Un esempio di tale evoluzione biologica studiata dal Pampaloni (31) ce l'offre la Morisia hypogaea. Ritengo quindi opportuno di citare anche i casi dubbi o poco studiati che potranno in seguito venire chiariti e maggiormente illustrati. Per ultimo voglio notare che non é stato portato nessun con- tributo alla conoscenza dell' Eterosporia intesa in senso stretto, e quindi analoga all' eterocarpia nelle Fanerogame : non si è indagato cioè se fra le spore di un unico sporidio o fra quelle di sporidi differenti, ma equivalenti fra loro per funzione e per posizione, si sia potuta osservare una differenza di struttura che possa portare alla conclusione che alcune spore servono alla disseminazione in loco, altre alla disseminazione longinqua. Tali osservazioni, difficili a interpetrare nelle Alghe e nei Fun- ghi, riuscirebbero di una relativa facilità nelle Crittogame va- scolari. Il Ludwig, citato dall' Huth (17), parla dell' eterosporia in senso lato e non paragonabile all' eterocarpia delle piante superiori, ma aggiunge : « Pilze (und Algen), die verschiedene Fortpflanzungsorgane in der Luft und in feuchtem Nahrboden SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. 10 DICEMBRE 141 oder bei verseli iedeneii Ernahrungbedinguugen bilden oder, iieben dea Sporen zur Augenblicklichen und weiteren Verbrei- tung soiche zur Entwicklung an dem alten Staiidort oder zur Ueberdauerung ungunstiger Lebensbedingungeii (Kiilte. Tro- ckeiiheit) besitzeii, sind gleichfalls nicht selteii ». Nella seguente lista di piante, quelle citate dal Paglia sono seguite da un P., le altre dal nome intiero dell'autore. Le cate- gorie nelle quali le ho divise sono quelle proposte dal Paglia, che rispondono perfettamente allo scopo di una razionale suddi- visione biologica e morfologica. Piante pseudoeterocarpiche. Juniperus oxycedrus (Nicoira) Ranunculus arvensis (P.) — Philonotis ed altri (P.) Spinacia oleracea (P.) Medicago (P.) Macleya cordata (P.) Tribulus terrestris, dubbio (P.) Daucus muricatus (P.) — aureus (P.) Hypochaeris glabra (P.) — radiata ed altre (P.). Piante eteromericarpiche. Campelia Zanonia {Hatìi) Com melina africana (P.) — coelestis (P.) — tuberosa (P.) Cruciferae. Anchonium Biliardieri {Huth) Calvi le maritima (P.) Carrichtera (Delfino) Carponema filiforme {Huth) Ceratocnemum rapistroides(P.) Cordylocarpus muricatus (P.) Crambe maritima (Belpino) Didesmus (P.) Enarthrocarpus clavatus (P.) — lyratus (P.) — pterocarpus (P.) Eruca {Delibino) Brucarla aegiceras (P.) — aleppica (P.) Goldbachia laevigata (Hitt/i) Guiraoa arvensis (P.) Hemicrambe fruticulosa (P.) Hirschfeldia adpressa (P.) Myagrum perfoliatum {Huth) Otocarpus virgatus (P.) Rapistrum aegyptium (P.) — bipinnatum (P.) — l'ugosum (P.) Rebondia eracarioides (P.) Sinapis alba (P.) — arvensis (P.) — Cheiranthus (P.) — setigera (P.) Velia {Belpino) Begonia acuminata [HiUh) Gyrocarpus (Ludioig) Portulaca oleracea (P.) Trianthema monogynura (Bel- IJino) Nissolia fruticosa (P.) Marignia obtusifolia {Ruth) Dimetopia pusilla (P.) Elaeoselinum meoides (P.) Laserpitium gallicum (P.) — siler (P.) — thapsioides (P.) Tbapsia garganica (P.) 142 SEDFS DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Torylis anthriscus (P.) — heterophylla (P.i — infesta (P) — nodosa (P.) Turgenia heterocarpa (P.) Anthirrhinum (Delptno) Echinospermum {Nicoira) Sritrichum (P.) Heterocaryum (P.) Astrephia, dubbio {Hitth) Dufresiiia orientalis {Hulh) Patrinia, dubbio {HiUh) Symphoricarpus {Nicoira) Asterothrix asperrima {Lud- luig). Piante eterocarpiche. Eterocarpia fisiologica. Acer pseudoplatanus {Monte- martini) Acacia Jiilibrissin {id.) Baptisia exaitata {id.) — tinctoria {id.) Dolichos sesquipedalis {id.) Gleditschia triacanthos {id.). Eterocarpia propr. detta. Ajisma (P.) Pouzolzia. Questo genere di Urticacee presenta in molte delle sue specie una spiccata eterocar- pia : quelle da me osservate sono : Pouzolzia Wightii, P. pentandra, P. caudata, P. gla- bra. — In tutte le specie i fiori sono monoici e il perigonio frut- tifero è attero e costato, oppure più o meno largamente bialato. Bisogna notare che gli ache- ni atteri sono in molto minor quantità degli alati, cosi che la disseminazione in loco è molto meno favorita di quella longin- qua. Le ali sono in generale molto sviluppate relativamente alia dimensione del seme, reti- colate e per lo più cordate alla base. Altre specie che non ho po- tuto osservare, ma che dalle descrizioni degli autori risul- tano eterocarpe come le pre- cedenti, sono : Pouzolzia auri- culala, P. Nilghirensis, P. con- cinna, P. scabra, P. ambìgua, P. inlegrifoUa e in particolar modo la P. Bennettiana, che, per la sua eterocarpia, nella monografia del Weddel (40) é considerata come una varietà a parte {Memorialis Iurta = iPouzolzia Bennettiana] var. S Iieter acarpa). Unona discreta {Huiìi) Atriplex horiensis (P.) — nitens (P.) — patula (P.) Salsola gogdiana (P.) Suaeda heterocarpa (P.) Lepigonum leiospermum(i?iit^/?) Diptychocarpus {Ruth) Raphanus Landra {Huth) Platystemon californicum {Huth) Ceratocapnos palaestina (P.) — urabrosa (P ) Croton heterocarpus (P.) Geum heterocarpum (P.) Poteri um Sanguisorba {Huth) Aethionema pyrenaicum (P.) SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 143 Desmodiutn heterocarpum (P.) — Thunbergii {Delpino) Dicerma biarticulatum (Dei- pino) Neocracca Kuntzei {Lind- mann) Hasselquistia aegy ptiaca {Huth) — cordata [Hath) Fedia cornu-copiae {Huth) — graciliflora (Huih) — heterocarpa (P.) Valerianella echinata e sp. af- fini (P.). COMPOSITAE. Achyrophorus pinnatifidus (P.) Amphoricarpus (P.) Anaitis acapulcensis (Huih) Anacyclus (P.) Anthemis (P.) Barkhansia alpina (P.) — foetida (P.) Brachyris dracunculoides (P.) Buphtalmum spinosum (P.) Calendula arvensis (P.) — officinalis e sp. affini (P.) Carduncellus (P.) Catananche lutea (P.) Centaurea heterocarpa (P.) Centrachena vinida (P.) Chardinia xeranthemoides (P.) Chrisanthemum coronarium Coleostephus (P.) Coreopsis coronata (P.) Cosmos bipinnatus (P.) Crepis Dioscoridis (P.) Crupina (P.) Cymboseris palaestina (P.) Dimorphoteca pluvialis (P.) — polyptera (Ludwig) Diplocarpon pluviale (Ludwig) Doronicum (P.) Encelia calva (P.) Endoptera (Nicoira) Erigeron Kar\vinschianum(P.) Filago gallica (P.) Geropogon glabrum (P.) Hedypnois polyraorpha (P.) Helminthia echioides (P.) Heterachaena (P.) Heteracia Szovitsii (P.) Heteropappus (P.) Heterospermum pinnatum (P.) Heterotheca (P.) Hyoseris radiata (P.) Kalbfussia Mùlleri (P.) Kentrophyllum (P.) Matricaria heterocarpa (P.) Melitella pusilla (P.) Minuria (P.) Othona (Ludwig) Picridiura tingitanum (P.) Pinardia (Huth) Prolongoa (P.) Relhania hedypnois (P.) Robertia taraxacoides (Delpino) Rodigia commutata (P.) Senecio (P.) Seriola aetnensis (P.) Stenactis annua (P.) Synedrella nodiflora (Huth) Thrincia hirta (P.) Tolpis barbata (P.) Tussilago (P.) Urospermum picroides (P.) Xeranthemum (P.) Ximenesia encelioides (P.) Zacintha verrucosa (P.) Zinnia elegans (P). Piante eterosperme. Calla palustris (Ludwig) Carex heterocarpa (Huth) 114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICKMBRE Atriplex hortensis {Pons) Borsczowia aralo-caspica. Questa specie è 1' unica del genere Borsczowia, descritto dal Bange (4). I fiori femminili sono numerosissimi e di due forme: i più piccoli eretti, col- l'ovario concrescente col cali- ce: i più grandi nutanti. Il seme dei fiori più piccoli è eretto, obovato, col margine acuto e coir integumento crostaceo ap- pena aerolato. L' embrione è bianco-giallognolo. Il seme dei tìori più grandi è molto com- presso, coH'integumento mem- branaceo opaco. L'embrione è verdognolo e il rostello il dop- pio più lungo dei cotiledoni. Molto raramente vi sono fiori intermedi fra queste due forme e il seme di questi è sempre uguale a quello dei fiori più piccoli, coir integumento cro- staceo lucido. L'eterospermiadi questa Che- nopodiacea è molto simile nei caratteri esterni a quella già citata deWAlriplex. Però negli esemplari autotipi dell'erbario di Pietroburgo, che ho potuto esaminare, tanto gli embrioni dei semi lenticolari a membrana giallastra e opaca, quanto quelli dei semi globosi a membrana nera e lucida erano sviluppati e adatti alla germo- gliazione. Da quanto mi risulta si tratta quindi, in questo caso, di una eterospermia puramente mor- fologica. Suaeda heterocarpa (Nees) Spergularia heterosperma (P.) — salina = (Lepigonum leio- spermum) (Btit/i) Aethionema saxatile (P.) — pyrenaicum (P.) Crepis Dioscoridis (Nicoira). Piante ipogeocarpìche. Commelina bengalensis {Halli) Phrynium micans {Hiith) Fleurya podocarpa var. amphi- carpa {HiUh) Cardamine chenopodiifolia (P.) — P'ernandeziana (P.) Viola sepincola {Halli) Polygala Nuttaliana (P.) — pauci folla (P.) — polygama (P.) Oxalis acetosella (P.) Galactia canescens (P.) Lathyrus sativus var. amphi- carpus (P.) Orobus seti foli US {Halli) — saxatilis {Halli) Trifolium polymorphum (P.) Vicia angustifolia var. amphi- carpa (P.) Emex spinosa (P.) Polygonum aviculare {Halli) Linaria spuria (P.) Scrophularia arguta {Halli) Vandellia sessi li flora {Hatìi) Phelipaea lutea {Halli) Gallitriche deflexa (P.) Dichondra repens (P.) Catananche lutea {Halli) Eterosporia. Trichothecium heterosporum {Halli). SEDE DI FIUFONZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 145 BIBLIOGRAFIA. 1. AscHfijRSoN. — Ampliicarpie bei der einJbeimisclieri Vida angu- sti/olia (Bor. Deutsch. Bot. Gesell., II, p. 235). 2. Battandieu. — Sur quelques cas d'hétéromorphisnie (Bull. Soc. bot. de France, XXX, 1883, p. 241). 3. Béguinot. — Sulla eteromericarpia della Calcile viaritima (Bull. Soc. bot. it., 1908, p. 23). 4. BuNaE. — Salsolacearum novaram in Turkestania descriiDtiones, (Acta h. PetropoL, V, 1877, p. 643). 5. BuRMANN. — Thesaumis zeylanicus, 1738, tab. 53, fig. 2. 6. Clos. — Les grains de VAtriplex hortensis et de leur germina- tion (Bull. Soc. bot. de Trance, IV, 1857, p. 441). 7. Colonna. — Il mimetismo dei semi (Bull. Mat. e Se. fisiche, IT, 1901). 8. Dk-Coincy. — Hétérospermie de certains Aethionema lìótérocar- pes (Journ. de Bot., IX, 1895, p. 415). 9. Delfino. — Eterocarpia ed eteromericarpia nelle Angiosperme, (Mem. E. Accad. Se. Bologna, S.« 5^, IV, 1894). 10. Id. — Note fìtobiolcgiche (Bull. Orto bot., Napoli, I, 1903, p. 427-429). 11. Id. — Pensieri e osservazioni sulla disseminazione (Malpigbia, IV, 1890, p. 3). 12. Id. — Sviluppo della eteromericarpia nelle Portulaccacee (Ren- diconti Accad. Se. fis. mat. S.« 3% XI, 1905). 13. Englkr. — Ueb. Ampbikarpie bei Fleurya podocarpa Wedd. (Sitzber. k. Akad. AViss., Berlin, 1895). 14. Pabre. — Observations sur les fleurs et les fruits hypogés de Vida amphicarpa (Bull. .Soc. bot. de France, II, 1855, p. 509). 15. Fries. — Eine Leguminose mit trimorphen Bliiten und Frùch- ten (Arkiv fòr Botanik, III, 1904, B. 3, p. 1). 16. Giuesebach. — Der Dimorpbismus der Fortpflanzungsorgane von Cardamine chenopodi/olia (Bot. Zeit., XXXVI, 1878, p. 723). 17. HuTH. — Heteromericarpie und ahnliclie Ei-scheinungen der Fruchtbildung, Berlin, 1895. 18. Id. — Ueb. geok., ampbik., und heterokarpe Pflanzen, Berlin, 1890. 19. Lange. — Bemaerk. om de treformede Fròe bos Atriplex lior- tensis (Bot. Tidskr., II, 1867, p. 147). 20. LiNDMANN. — Einige amplaikarpe Pflanzen der sudbras. Flora, (Oefversigt. af k. Ved. Akad. Fòrh., 1900, p. 939). 21. Ludwig. — Lehrbuch der biologie der Pflanzen, 1895, p. 356, 393. 22. Id. — Ueb. Kleistogamie von Cardamine chenopodiifolia (Ver. Bot. ver. Prov. Brand., XXXI, 1884, p. 19). 146 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 23. LuNDSTuoM. — Pflanzenbiologisclie Studien, II, 1877, p. 73. 24. Mattei. — Disseminazione delle piante, Siena, 1888, p. 13, 14. 25. MoNTBMARTiNi. — Note di biologia dei frutti (Atti Ist. bot. Univ. Pavia, S.« '2.% IX, 1906). 26. Nbbs ab Esbnbeck. — Gener. Florae German., Monoclilam., N. 63-64. 27. ISficOTRA. — Della Eterocarpia, segnatamente nelle Sinanteree, Sassari, 1899. 28. Id. — Eterocarpia ed eterospermia (Bull. Soc. bot. it., 1898, p. 213). 29. Id. — Studi sulle Sinanteree, Sassari, 1899. 30. Paglia. — L'eterocarpia nel regno vegetale (Ann. di Bot., Vili, 1910, p. 175). 31. Pampaloni. — Osservazioni sui fenomeni di geocarpismo nella Morisia hypogea (Nuovo Giorn. bot. it., IV, 1897, p. 424). 32. Patané. — Dell'evoluzione dei frutti nelle Sinanteree eterocar- piche (Malpighia, XVII, 1903, p. 389). 33. Philippi. — Bemerkungen ùb. die Flora der Ins. J. Fernandez, (Bot. Zeit., XIV, 1856, p. 657). 34. PoNS. — Primo contributo per una rivista critica delle sp. it. del gen. Atri-plex (Nuovo Giorn. bot. it., IX, 1902, p. 33, 405). 35. PuRSH. — Flora boreali Americana, 1814, I, p. 62. 36. ScHARLOCK. — Ueb. den dreifach gestalt. Samen von Atriplex nitens (Bot. Zeit., XXXI, 1873, p. 317). 37. SoMMiER. — Un gioiello della Flora Maltese (Nuovo Giorn. bot. it., XIV, 1907, p. 502). 38. Treviranus. — Amphicarpie und Geocarpie (Bot. Zeit., XXI, 1863, p. 145). 39. Tropea. — Su alcuni casi di eteromericarpia (Malpighia, XXI, 1907, p. 284). 40. Wbddel. — Monografia Urticacearum in D. C. , Prodr., XII, 1% pag. 235^ IXote. Nell'adunanza della Società botanica nella quale fu presentato questo la- voro, fu pure comunicata una nota del prof. Trotter intorno all'anfìcarpia della Catananche lutea che risultava già eterocarpa. Tale specie deve essere quindi registrata anche nella nota delle piante ipogeocarpiche. Essendo stata ritardata la pubblicazione del presente lavoro, nell'ultima adunanza della Società botanica del mese di dicembre ho potuto prendere cognizione di un lavoro del prof. Nicotra, che verrà stampato nel prossimo numero del Giornale botanico, su " Altre particolarità eterocarpiche delle Si- nanteree „. I generi eterocarpici principali che egli cita e studia per il primo sono le Scorzonerae e il Tragopogon Tommasinii che possono quindi essere ag- giunti nella lista delle Composite eterocarpiche. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 147 A. PREDA. — UNA NUOVA FORMA DI ARISARUM VULGARE TARG. TOZZ. Durante le erborazioni da me fatte in varie parti della To- scana, della Lunigiana e della Liguria, più di una volta mi era venuta la curiosità di ricercare se anche 1' Arisarum vulgare Targ. Tozz. potesse presentare, sulla pagina superiore delle fo- glie, quelle macchie e quelle venature chiare, tanto comuni neWArwn italicum MiU., e che permisero al Prof. Arcangeli ^ di distinguere, in quest'ultima specie, tre forme diverse, e cioè: a unicolor : foliorum laminae unicolores immaculatae intense virides ; J3 griseo-ìnaculala : foliorum laminae maculis irregula- ribus griseo-viridibus conspersae; 7 albo-venosa : foliorora laminae juxta venas maculis albis reticulato-pictae. Ma, dopo parecchie ricerche, sempre infruttuose, ero venuto nella convinzione che le foglie deW Arisarum vulgare avessero sempre la pagina superiore uniformemente colorata in verde. Rimasi quindi non poco meravigliato, quando m' imbattei, du- rante lo scorso mese di novembre, in parecchi esemplari della specie, con foglie screziate, vegetanti all'ombra delle siepi lungo un viottolo mulattiere che dal sottoborgo della Chiappa presso Spezia, sale alla Chiesa di Marinasco. Gli esemplari che esami- nai, pochi dei quali ancora muniti delle loro infiorescenze a spadice, rassomigliavano tutti, per le screziature o macchie delle foglie, alla forma ^ griseo-maculata àeWArum italicum, men- tre nessuno di essi ricordava, neppure lontanamente, la forma y albo-venosa. E però opportuno osservare che, mentre nelle foglie dell' 4. italicum, forma J3, le macchie non si sviluppano mai in quella zona marginale della lamina, che è limitata da una serie di nei'vature anastomosate, neW Arisarum spesso invadono la stessa regione marginale. 1 Arcangeli G., SuU' Arum italicum Mill. (Bull, della Soc. bot. ital., adun. 8 ott. 1895, pag. 321). 148 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Appena scoperta la nuova forma, volli anzitutto rendermi conto della sua diffusione ; ma, almeno fino ad ora, mi risultò esclusivamente accantonata in tre stazioni lungo il sopracitato viottolo, distanti pochi metri l'una dall'altra. ^ Mi nacque anche il dubbio potesse trattarsi di un caso di ibridazione coWAritm Ualicum. A ciò si opponeva bensì la diversa epoca in cui fioriscono le due specie ; ma, d'altra parte, non mi sembrava nemmeno improbabile un incrocio dovuto alla fioritura fuori stagione di qualche esemplare dell'una o dell'al- tra specie. — Data questa combinazione, non sarebbe stalo certo difficile l'incrocio fra due specie tanto affini e che, forse impro- priamente, si ascrivono a generi diversi. La conseguente infe- condità che spesso accompagna l'ibridismo, sarebbe poi stata ampiamente compensata dalla propagazione mediante i rizomi tuberiformi. Ma l'identità delle infiorescenze e dei fiori cosi maschili come femminili, le attitudini fecondanti del polline, e, infine, la per- fetta struttura degli ovuli, tanto nella forma unicolore di A. mdgare, quanto in quella macchiata, mi fecero abbandonare la congettura dell'ibridismo. Le macchie nelle foglie dell' A. vulgare sono della stessa natura di quelle dell*^. Ualicum, ^ come mi riferi il Prof. Ar- cangeli,^ al quale comunicai alcuni esemplari della nuova forma, e come potei osservare io stesso in varie sezioni. Si tratta in- fatti di meati intercellulari contenenti aria, che esistono fra l'epidermide e il tessuto assimilatore, e che si sono prodotti per parziale distacco delle cellule di questo tessuto, dal sovrastante strato te$?umentare. ^ Mentre stavo correggendo le bozze di questa noticina, l'egregio Colonnello G. Martina, a cui avevo parlato di questo argomento, e che mi aveva promesso di far ricerche dal canto suo, nelle sue nu- merose gite, mi portò alcuni esemplari della nuova forma, da lui rinveniiti lungo il tratto di strada che da Pitelli conduce a Pertu- sola, ad una cinquantina di metri dall'incrocio colla strada Sarzana- Lerici. 2 Vedi Arcangeli G., loco cit., p. 322, e; Snir « Arum Ualicum » e sopra le piante a foglie macchiate (Bull, della Soc. hot. it., riunione generale in Firenze, maggio 1897, p. 199). 3 In lettera. SEDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 149 Riguardo air utilità di quelle macchie, dopo le congetture emesse dall'Arcangeli per VA. iialicnin ^ e dallo stesso Arcan- geli,^ dal Kerner ^ e dallo Stahl ^ per altre piante a foglie mac- chiate, nulla potrei aggiungere. Forse, per 1'^. valgare, trattasi di disposizione avente nello stesso tempo uffici diversi, quali quello di favorire la traspirazione e la respirazione, di ridurre la funzione assimilatrice, di proteggere il tessuto assimilatore dalle radiazioni luminose troppo intense, e, infine, di concor- rere alla funzione vessillare. 1 AuCANGKH G., SulU « Arum italioum » Mill. (1. e , p. 325} ; Sid- r « Aì'um italicum » e sopra le piante o, foglie macchiate (1. e, p. 200). — Per altri lavori dello stesso A. riguardanti VArum italicum, con- sultare anche : SidV impollinazione di alcune Araoee (Nuovo Giornale bot. ital., voi. XV, p. 82) ; Ancora sulV « Arum italicum » (Bull, della Soc. bot. ital., Firenze, 1897, p. 4tì). 2 Sull' « Arum italicum » Mill. (1. e, p. 323). 3 Kernkr R. von Marilaun, Pflanzenlehen (Band. I, 3 Abschnitt Leitung der Nahrung, Leipzig, 1887) (citato in Arcangeli). ^ Stahl E., Ueber bunte Laubblà'/er. Ein Beitrag zur Pflanzenbio- logie (Ann. du Jardin botanique de Buitenzorg, v. XIII, 2, 1896) (citato in Arcangeli). 150 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE A. TROTTER. ~ INTORNO ALLA ANFIC ARPIA DI CA- TAN ANCHE LUTEA L. Il decorso mese di luglio mi fu dato scoprire nell'Avellinese, e precisamente sul versante adriatico di questo territorio, al- cune cospicue colonie di Caiananche lutea L., pianta che non avevo mai prima d'allora rac- colto. Fu durante una escursione compiuta nei dintorni dì Roc- chetta e precisamente in località Canneto fal- la « P et rara » ed a « M. Arvato ») ove cre- sce qua e là gregaria, si spinge sino ai 450 m. s m. e fa parte, qui e credo dovunque, di quella formazione sub- steppica da noi cosi ca- ratteristica e diffusa in tutto il distretto meri- dionale-adriatico. Gli individui erano già tutti in frutto, meno alcuni pochi di M. Ar- vato tuttora in fiore, a cagione certo della maggiore altitudine quivi raggiunta. Caiananche lutea è piantadecisamente me- diterranea, comune in tutta l'Africa setten- trionale, dal Marocco 1. — Caiananche lutea L.: in a capolini radicali (2/3 del nat.). alla Cirenaica, fre- Fis ADUNANZA DEL 10 DlCBMBKB 151 SEDE DI FIRENZE quelite anche nella Palestina, Siria, Asia Minore, Cipro, Grecia e Spagna meridionale. In Italia è sopratutto diffusa nel distretto meridionale-adriatico, e cioè Puglie, Basilicata, Calabria orien- tale; frequente, ma sporadica, anche nella Sicilia, specialmente meridionale ; furono segnalate inoltre talune stazioni nel Lazio ed una sola nelle Alpi Marittime, a Breglio. Fine di questo articolo non è quello di segnalare una nuova e sia pure interessante acquisizione alla flora avellinese, ma di mettere in rilievo alcune singolari particolarità morfo-biologiche di questa specie, che pur essendo già state in parte segnalate, non sono però ancora cosi note quanto sarebbe necessario. Catananche lutea, oltre le poche calatidi terminali, talora ridotte ad una soltanto, possiede anche costantemente dei capo- lini sessili più piccoli, situati sul colletto, all'ascella delle prime foglie radicali che per lo più prestamente disseccano. Questi capolini sono perciò situati a fior di terra, anzi talora più o meno infossati nel terreno, stipati e di- venuti curvi ed irregolari per la mutua pressione (fig. 1 a). Si differenziano da quelli aerei (fig. 2 e) per essere limitati da un minor numero di squame, più pic- cole, irregolari, fornite di un apice sca- rioso assai ridotto (fig. 2 d) ; per essere pauciflori, con fiori talora cleistogami, e per possedere degli acheni di un sol tipo, cioè tutti ellittico-appiattiti e privi di se- tole (fig. 2 a), mentre nei capolini aerei prevalgono, ■specialmente al centro del capolino, gli achenì subcilindrico-poligo- nali, a pappo setoloso e facilmente cadu- ^'^\"T/',* achenì di c«if« ' J i i natiche lutea (ingr. X o) ; e squa- Chi (fig. 2 Ò). Per quest'ultimi, si può ma delie calatidi aeree :rfsquame delle calatidi radicali (ingr. x 3). presupporre una funzione colonizzatrice, mentre gli altri, più grossi e privi di setole, provvederebbero alla sostituzione della pianta madre nell'anno successivo. Catananche lutea offre perciò uno spiccato dimorfismo nei 152 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE suoi organi riproduttori, oltre che un fatto bioìogicamente assai raro e curioso con il costante sviluppo di fiori radicali. Qualche cosa di simile si trova in Emex spinosa (L.), Scirpus arena- rius Boeckl., Scirpus supìnus L., Eritvicliium capituli/torum Clos, Epifagus virginianus Bart. etc. Non pare che il numero dei capolini radicali segua una re- gola costante, giacché esso é assai variabile, però mi parrebbe fosse in rapporto con il maggiore o minore sviluppo vegetativo raggiunto dalla pianta. Cioè i fiori radicali sarebbero tanto più numerosi quanto più, con una più grande riduzione degli organi vegetativi, s' accentuano nella pianta i caratteri di xerofilia. Alcuni degli esemplari da me raccolti, di piccola statura, ridotti e nell'ampiezza e nel numero delle foglie, offrivano dei glome- ruli di 10-12 capolini radicali, mentre alcuni rigogliosi esemplari di Sicilia, da me studiati per confronto, di notevoli dimensioni, con numerose ed ampie foglie, non ne possedevano che 3 o 4. Vuol essere inoltre ricordato che Catananche lutea, con apparato radicale tipicamente a fittone, possiede anche un in- tricato sistema di radici superficiali, rigide e per Io più rivolte verso ratto. Secondo il Battandier ^ si tratterebbe di una dispo- sizione atta a proteggere i fiori radicali dagli attacchi degli animali erbivori: mentre invece, secondo il Murbeck,'^ rappre- senterebbero un adattamento aerobio, ed io inclino piuttosto alla sua opinione, aggiungendo però una nuova ipotesi, che cioè tali radici possano anche rappreseiìtare un adattamento igrofilo, data la diffusione di questa pianta nei terreni argilloso-compatti e l'area di distribuzione che coincide con regioni eminente- mente xerofitiche. Le scarsissime precipitazioni acquee, il cui beneficio è talora, nei climi meridionali, soltanto superficiale, anzi molte volte so- stituito dalla umidità proveniente dalla semplice rugiada, pos- sono in qualche modo spiegare e giustificare il meccanismo e l'esistenza di una tale forma di igrofilia. 1 Sur quelques cas cTliétéromorphisìne. Bull. Soc. hot. de Fr., t. XXX, (1883), p. 243, pi. Ili, fìg. 6-9. 2 Oefvers. af kongl. Veteusk.-Ak. Fòriiandling. Stocklolm, 1901, n. 7, pp. 565-571, fìg. 7. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL ^0 DICEMBKE 153 Restai meravigliato non trovando alcun accenno di questi singolari fatti morfologici, che assumono anche un valore siste- matico, nei recenti compendi sulla flora italiana, come in Cesati, Passerini e Gibelli, Arcangeli, Fiori-Paoletti, etc, fatti i quali certo non possono escludersi dal quadro diagnostico della specie. Anzi Battandier e Trabut nella loro Floì^e d'Algerie (p. 534) si giovano precisamente di tale carattere (presenza dei fiori radicali) per separare Calananche lutea dall'affine Catananche arenaria Coss. et Dur. M'è sembrato perciò anche interessante esaminare quanto vi fosse nella letteratura botanica intorno alia conoscenza di que- sto fatto. Knuth, nella sua classica opera Handbuch der BliUhenMologie ne accenna solo nell'Appendice, pubblicata nel 1905 (v. Ili, 2, pag. 271) limitandosi a riportare un breve passo del lavoro di Murbeck, CTe&er einige amphìcarpe nordwestafrìTianische P/tan- zen (in 1. e.) dal quale lavoro si rilevano anche le osservazioni fatte precedentemente dal Battandier. Alcun altro accenno bibliogra- fico può però ricavarsi dall'esame dei lavori suddetti; menti'e, prima ancora che dai Battandier, il fatto era stato brevemente illustrato da B. Daydoa Jackson, in un articolo^ che fu invece utilizzato dal Penzig per la. sua. P/lanzen- Teratologie {il, 1904, 1894, p. 89). Dall'esame tuttavia di alcune opere floristiche, con- tenenti segnalazioni o descrizioni di Catananche lutea, si può scorgere come l'esistenza dei fiori radicali fosse già nota da più lungo tempo. Il primo che abbia figurato questi fiori radicali, forse senza saperli e comprenderli, certo non parlandone, è il Barrelier {Planlae per Galliam, Flispaniam, Italiam ohservatae, fig. 1135, obs. 1055, Opera postuma, stampata nel 1714, essendo l'autore morto nel 1673), e la sua figura fu fedelmente riprodotta anche da Boccone {Museo qìq.. 1697, p. 21, tab. XI). Nessun accenno troviamo invece nelle opere degli altri vecchi ^ On the Ocaurrenae of Single Florets on the Rootstock of Catananche lutea. (Journ. of Linn. Soc. XIX, 1882, pp. 288-289, con iig.j. 15J: SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 10 DICEMBRE botanici che hanno ricordato Catananche lutea, come Alpino, Allioni, Cupani, Ucria, Sebastiani e Mauri, etc. ; il solo Salisbury, tra gli stranieri, osserva che Catananche lutea « floret saepe singulariter juxta radicem » {Prodrom., an. 1796, p. 183). Più tardi, il primo ad accennarne credo sia stato il Gussone: « praeterea flores plurimi sessiles aggregati ad radicis coUum, tenuiores quara reliqui » {Plani, rar., p. 331) ; « floribus ad radicis collum aggregatis, reliquis terminalibus solitariis.... flores radicales duplo fere reliquis tenuiores » {FI. sic. Syn., v. Il, P. I, p. 426). Quindi il Bertoloni che dice soltanto: « Cephala mediocria, subinde in radice sessilia » {FI. it., v. Vili, p. 587) e cosi il Lojacono: « capitulis saepe ad caulis originem sessilibus » {FI. sic, v. II, P. I, an. 1902, p. 181). Manca invece qualunque accenno nelle opere floristiche pure importanti di Sibthorp 1 {Flora graeca, v. IX, t. 821, p. 15), di De Halàcsy (Consp. FI. graeoae. v. II, ]902, p. 172), di Wiilkomm et Lange {P-rodr. FI. hisp., II, p. 210, sub Piptocephalum carpilo- lepis Sch. e Suppl. Prodr. FI. hisp.,Sin. 1893, p. 108), di Boissier {Flora orientalis, v. Ili, p. 714), di Desfontaines {FI. Atlantica, V. II, p. 239), di Reichenbach fll. {Icon. FI. germ. etc. XIX, an. 1840, p. 0, tab. 12, fig. 9-14), etc. Anche nella grossa opera di Vauclier, la quale riunisce un cosi gran numero di fatti interessanti in- torno alla morfologia e biologia delle piante europee, ^ non ne tro- viamo accenno, mentre egli non manca di ricordare Catananche lutea ed affini (v. Ili, p. 248) per fatti morfo-biologici che non hanno però nulla di comune con quelli più sopra descritti. Possiamo quindi concludere che Catananche lutea non è sol- tanto una pianta eterocarpica, ^ fatto abbastanza frequente nelle Asteracee, ma anche anfìcarpica od ipogeocarpica. ^ Alla base del fasto sono parò evidenti, nella figura, alcune gemme fiorifere. - Histoire physiologiquz des plantes d^Enrope, etc, 4 voi., Paris, 1841. ^ Nella quale categoria è posta dal Prof. Paglia, nel suo recente lavoro Uetirocarpia nel regno vegetale, Annali di Botanica, v. Vili, 1910, p. 175, tav. XI. SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL, 10 DICEMBRE 155 A. VILLANI. — ESCURSIONI BOTANICHE A CAPRA- COTTA. (Sesto contributo allo studio della Flora Campobassana). Nella seconda metà di luglio 1908 mi recai ad erborizzare sui monti di Capracotta. È situato questo paese all'altezza di 1400 m. ^ sul mare, tra i due punti più culminanti del pianalio di Carovilli, cioè tra il monte Capraro (1721 m.) ed il monte Campo (1645 m.), " a cavaliere delle due valli del Sangro e del Trigno. Oltremodo pittoreschi ed affascinanti sono i diversi luoghi, interessantissimi poi per la prodigiosa ricchezza della Flora. Come già dissi in un mio lavoro precedente, ^ fu il celebre botanico Gussone che raccolse e studiò un rilevante numero di piante sui monti di Capracotta. Le mie escursioni furono compiute sul monte Capraro, nel •bosco di Vallesorda (1627 m.), sul monte Campo, sul Ciglione, presso il lago di Mingaccio, nei dintorni del paese e nelle vici- nanze del Piano degli Statfoli, a poco più di 1000 m. sul mare. Molte piante, già da me indicate di altre località, ho ritro- vato nei diversi siti visitati. Nelle vicinanze di Capracotta raccolsi: Juncus glaucus Ehrh., /. conglomeraius L., Asiragalus monspessulanus L., Hippo- crepis comosa L., Lamium garganìcum, L. fi grandiflorum (Pourr.), Centaurea dissecta Ten. (^ virescens Ten., OrnUìio- galum narbonense L. ed altre. ^ S. Squinabol, Une excursion à Capracotta en Molise. Observations de géograpJiie physique sur un territoire mal affermi. « LaGéograpliie », Bulletin de la Société de Géographie, Vili, n. 1-15, juillet 1903, Masson et C.'« Editeurs. ^ A proposito dell'altezza di questo monte cfr. quanto riferisce S, Squinabol, op. cit., nota 2, pag. 1. ^ A. Villani, Contributo alla Flora Campobassana, « Nota terza », Malpigliia, Anno XXI, voi. XXI, Genova, Tip. Ciminago, 1907. Bull, della Soc. boi. Hai. 13 156 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 DICEMBRE Sui margini del lago di Mingaccio, tutto ricoperto di Pota- mogeton natans L., rigogliose vidi crescere Thijpha laiifoUa L., Verbena offtcinalis L. ecc. Nel bosco di Vallesorda trovai : Poa alpina L., Rumex Ace- tosa L. j3 arifolms (Ali.), Dianthus harbatus L., Dentaria pen- taphyllos L. ^ polyphylla (W. et K.), D. bulbifera L., Belplii- nium fissum W. et K. b. vehUinum (Bert.), Rubus Maeus L., Sanicula europaea L., Senecio nemorensis L. S Cacaliaster (Lam.), Hypochaeris cretensis (L.) Boiss. 5 pinnatifìcla (Gyv. ex Ten.) ecc. A Monte Campo raccolsi: Cynosurus eclìinatus L., Poa alpi- na L., Festuca rubra L., Alsine graminifolia (Ard.) J. F. Gm., Hypericum Androsaemum L., Alyssum ìnonianwn L., Seclum neglectum Ten., Bupleurum falcatum L. j3 exaltatum (M. B.), Caìncm carvifolium (DC), Scrophularia vernalis L., Satureja alpina (L.) Scheele, Galium lucidum Ali., Senecio alpinus (L.) Scop. y samniticum Huet., Chrysanthemum ceratophylloides Ali. 7 tenuifolium Fiori, Chrysanthemum Parthenium (L.), Bernh., Cirsium acaule (L.) Scop. Ali., Hypochaeris cretensis (L.) Boiss., S 2^i'>'^'>'^'^iifìda (Cyr. ex Ten.), Leontodon hispidus L., ecc. A Monte Capraro raccolsi : Paronychia liapela (Hacq.) A. Kern. j3 serpyllifolia DC, Alsine graminifolia (Ard.) J. F. Gm., Saxifraga Aizoon Jacq. e. stabiana Ten., Sedum neglectum L., Teucriuin montanum L., Galium lucidum Ali., Asperula odo- rata L., Senecio alpinus (L.) Scop. 7 Samniticum (Huet), Chrysanthemum ceratophylloides AU.y tenui folium Fiori, ecc. Verso la fine dello stesso mese e nella prima metà di set- tembre mi recai a Monte di Mezzo (m. 1050), per visitare le vicine località ed il Monte La Penna (m. 1286). Nei pascoli, lungo le siepi ed in siti ombrosi e boscliivi raccolsi: Juniperus communis L., Briza media L., Hordeum secalinum Schrb., Phieum pratense L. b. nodosum L., Colchicum autumnale L., Eoonymus europaeus L., Anthemis Cotula L., Carlina acanthì- folia L., Ligustrum vulgare L., Sideritis sicula Ucria ed altre. Il Monte La Penna è tutto ricoperto da folto bosco, dalle falde fin quasi alla cima si veggono crescere bellissimi e nume- rosi nocciuoli {Corylus Avellana L.). Tra le piante raccolte noto: Asplenlum Ruta Muraria L., Erysimiom hieraci folium L, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBKE 157 7 lanceolaium (R. Br.), Araùis Turrila L., Aeihionema sa- xatilis R. Br., Torilis Anthriscus (L.) Bernh., Aspey^ula odo- rata L., ecc. Ed ora fo seguire 1' elenco delle specie fin oggi non ancora notate da me in altri siti della provincia, e che non figurano nei lavori dei botanici, a tempo opportuno richiamati. Al chiarissimo sig. prof. F. S. Belli delia R. Università di Cagliari, che con squisita cortesia determinò le specie di Hie- racium, ed al prof. A. Fiori, cui mi rivolsi per la determina- zione di alcune piante, una parola di affettuosa riconoscenza. AspiDiUM ACDLEATUM (L.) S\v. Luoghi ombrosi e boschivi di Monte Capraro, ed a settentrione di Monte Campo, luglio. Alopecurus pratensis L. In luoghi erbosi nei pressi di Monte di Mezzo, luglio. Trisetum flavescens (L.) P. B. Pascoli e prati a Monte di Mezzo, luglio. Koeleria cristata (L.) Pers. j3 splendens Presi. Luoghi sas- sosi e boschivi sul Monte La Penna, settembre. Melica uniflora Retz. In luoghi ombrosi nel bosco di Val- lesorda, luglio. PoA TRiviALis L. In luoghi erbosi a Monte di Mezzo, luglio. Elymus edropaeus L. Luoghi boschivi sul Monte La Penna, settembre. LiLiUM Martagon L. Luoghi ombrosi e boschivi di Vallesor- da, luglio. Carpinus Betdlus L. Nel bosco di Monte La Penna, settembre. Silene italica (L.) Pers. In luoghi boschivi ad occidente di Monte Campo, luglio. Helianthemum Chamaecistus Mill. 7 grandiflorum DC. Dirupi di Monte Capraro, quasi alla cima, luglio. CoNRiNGiA ORiENTALis (L.) Andrz. Campi e luoghi incolti nelle vicinanze di Capracotta, luglio. Thlaspi arvense L. Luoghi erbosi e coltivati di Capracotta, luglio. Ranunculus arvensis L. Copiosa tra le messi nelle vicinanze di Capracotta, luglio. Ribes Grossularia L. Copiosa tra i sassi e cespugli nella località chiamata « Difensa » ed alle falde di Monte Campo, luglio. 158 SEDK DI FIKBNZK - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Spiraea Ulmaria L. Luoghi umidi al Piano degli Staffbli, luglio. Cytisus Laburnum L. a Linnaeanus Wettst. Alla « Difensa » di Capracotta e nel bosco La Penna, luglio e settembre. Genista tinctoria L. b. elatior Koch. In luoghi umidi ed erbosi di Monte di Mezzo, settembre. Lotus cornicdlatos L. a arvensis (Pers.) b. ciliatus Koch. Luoghi incolti nelle vicinanze di Capracotta, luglio. Lathyrus pratensis L. Presso le siepi, in luoghi ombrosi e boschivi alle falde di Monte Campo, luglio. Astrantia major L. con la form. carinthiaca (Hoppe). Nel bo- sco di Vallesorda ed in luoghi erbosi e boschivi di Monte Ca- praro, luglio. Laserpitium Siler L. Dirupi di Monte Capraro, a circa 1700 m., in luoghi erbosi ed aprici di Monte Campo, quasi alla cima. Chaerophyllum temulum L. Luoghi boschivi di Vallesorda, luglio, e del Monte La Penna, settembre. Acer Opalds Mill, b. oMusatum (W. et K.). Nel bosco La Penna, settembre. PoLYGALA VDLGARis L. ó nicaceusis (Risso). Lungo i margini della strada nelle vicinanze di Capracotta, ed in luoghi erbosi sotto Monte Campo, luglio. Malva moschata L. forma albiflora mihi, « petalis albis ». Luoghi ombrosi e boschivi a Vallesorda, luglio. É questa una forma ben distinta dalla specie tipica per avere la corolla coi petali di color bianco-niveo. Euphorbia platyphylla L. b. siibcilìata Pers. Campi e luo- ghi incolti nelle vicinanze di Capracotta, luglio. Armeria vulgaris W. K. planiaginea (W.). Dirupi di Monte Capraro e di Monte Campo, quasi in cima, luglio. Anchdsa Barrelieri (AH.) Vitm. Luoghi erbosi e sassosi di Monte Capraro, luglio. Thymus striatds Vahl. Luoghi erbosi ed aprici di Monte Capraro, luglio. Plantago media L, Nel bosco di Vallesorda, luglio. Campanula glomerata L. e. pusilla DC. f. Luoghi erbosi e sassosi nelle vicinanze di Monte Campo e sul Monte Capraro, luglio. Erigeron alpinds L. Lglabratus (Hpe). Luoghi erbosi e boschivi di Monte Capraro a circa 1600 m., e sul Monte Campo, luglio. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICBMBRK 159 Chrysanthemum Leucanthemum L. h. palUdimi Fioi-i. Lungo i margini delle strade campestri ed in luoghi incolti presso Capracotta, luglio. Chrysanthemum ckratophylloides Ali. S coronopifoUum (Vili.). Luoghi sassosi e dirupi di Monte Campo, luglio. Anthemis Gota L. Campi e luoghi incolti nelle vicinanze di Capracotta, luglio. Achillea nobilis L. S punctata (Ten. p. p.). Luoghi sassosi ed erbosi alla cima di Monte Campo, luglio. Inula montana L. Sul Monte La Penna in luoghi aprici e sassosi, settembre. CentaureaCyanus L. Luoghi coltivati presso Capracotta, luglio. Hypochaeris cretensis (L.) Boiss. 5 pinnalifida Cyr. form. ramosa Fiori. Pascoli di Monte Campo ed in luoghi erbosi sul Monte Capraro, luglio. Tragopogon pratensis L. Prati, pascoli e luoghi erbosi nei pressi di Capracotta, luglio. Crepis biennis L, Luoghi boschivi e sassosi sul Monte La Penna, settembre. Crepis adrea (L.) Rchb. j3 Colmnnae (Froel.) e. hispiduUi Fiori. Luoghi boschivi di Monte Capraro, luglio. Hieracium Berardianum Arv, T. forma depressa, compacta. Luoghi sassosi della località chiamata Ciglione e nei pressi di Monte Campo a circa 1600 m., luglio. Hieracium Muteli Arv. T. var. vestitum. Luoghi sassosi di Monte Campo a circa 1600 m., luglio. Hieracium Oreitis Arv. T. Nelle vicinanze di Monte Campo in siti aprici e sassosi, luglio. Hieracium murorum L. var. sìtìjlanigerum Arv. T. forma squamis villosulis. Quasi alla cima di Monte Campo in luoghi sassosi, luglio. Hieracium Neyraeanum Arv. T. ^ forma. Luoghi sassosi di Monte Campo a circa 1600 m., luglio. Hieracium Joconianum Arv. T. forma. Sul Monte Capraro in luoghi sassosi e tra' dirupi, a circa 1700 m., luglio. 1 Cfr. Belli S., Intorno ad alcuni « Hieracium » dell' Abruzzo raccolti dal prof. Lino Va-.cari (in Bull. Soc. bot. ital., 1907, pagg. 92-93, in-8). Firenze, 1908. 160 SEDK DI riRKNZE - ADUNANZA DKL 10 DICEMBRE: A. VILLANI. - DICENTRICHE. DEI NETTARII DI ALCUNE CROCIFERE Le Crocifere dicentriche furono già da me suddivise in cinque gruppi, ^ che, essendo naturalissimi e comprendenti un grande numero di rappresentanti, presentano gravissime difficoltà per essere ordinati e suddivisi. Dall'esame di molte altre specie mi è riuscito di fare nuove osservazioni. Alcune di queste saranno da me esposte nel pre- sente contributo. Nel primo gruppo delle Crocifere dicentriclie riunii le specie che hanno un nettario inserito alla base esterna di ciascun filamento breve, e nel secondo quelle in cui il nettario circonda esternamente ed i lati dell'inserzione dei corti filamenti. Ho continuato l'esame non solo delle specie da me precedente- mente studiate ; ma anche di altre appartenenti agli stessi ge- neri. Sempre costante in esse ho riscontrato la posizione dei nettarli. Cosi nelle specie di Heliophila L. i due nettarli, in forma di cuscinetto semplice (fig. 1 &) o bilobo (fig. 2 &), sono inseriti alla o ^ Fig. 1-2. Heliophila amplexicaulis L. — (ingr. a filamento breve, b nettario. Fig. 3-4. Schizopetaluìn Waìkeri Siins. — (ingr ) a filamento breve, 6 nettario. Fig. 5-6. Attbrit't'ia deltoidea (L ) DC. — (ingr.) b nettario, e appendici laterali, a sprone. ^ A. Villani, Dei nettarli delle Crocifere e del loro valore morfolo- f/ico nella simetria fiorale. {Malpigliia, Anno XIX, voi. XIX. Genova, Tipografia Cimìnago, 1905). SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE IGl base esterna del filamento breve ; nello Schizopetaldm Sims. i due nettarli lateralmente al filamento breve hanno due appen- dici laminacee, erette (fìg. 3) o bilobe alla estremità (fig. 4) ; e nelle specie di Aubrietia Adans. (fìg. 5) sono prolungati in basso in uno sprone bifido, spesso con corte appendici laterali nella parte superiore. Avendo notato che se cangia la forma nei diversi generi, la posizione sostanzialmente è la stessa per tutti, ho creduto di poter riunire i due primi gruppi, suddivi- dendoli nel modo seguente : I I in forma di tuber- Un nettario i i colo o dicuscinet- iuserito alla 1 \ to semplice o bi- base esterna / non speronato ; lobo Hellophila L. di ciascun \ j conprolungamenti filamento! i laterali, cilindrici breve. [ \ o compressi . . Schizopetalum Sims. con sprone bifido Aubrietia Adans. Nel terzo gruppo furono da me posti 1 generi che compren- dono specie fornite di un nettario circondante la parte interna ed i lati di ciascun filamento breve. Vi compresi i generi Lu- naria (Tourn.) L, ; Hesperis (Tourn.) L., Conringia Heist. ; Mo- RICANDIA DC. Nel quarto gruppo compresi le Crocifero aventi un nettario posto tra ciascuno stame breve e l'ovario (Chorispora DC, Mal- coLMiA R. Br., Ricotia L., Diptychocarpus Trautv.) ; e nel quinto quelle con un nettario circondante interamente la base di ciascun filamento corto (Ckeiranthus L). Poiché non tutte le specie di Matthiola R. Br., studiate, si presentavano fornite di quattro nettarli, per la parentela che ha questo genere coir affine Ckeiranthus L., ne formai un gruppo a parte col nome di « Crocifeì^e clicentriche e quadri- centriche ». Tanto stabilii in un lavoro precedente. Collo studio di molte altre specie dei generi citati, con molta cura da me esaminate, notevoli differenze morfologiche ho ri.«contrato nei nettarli di alcune di esse; e però sarà questa la causa delle modificazioni e suddivisioni dei gruppi da me già proposti. In alcuni fiori della Lunaria annua L. e della L. rediviva L. i 162 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBllK due nettarli, che circondano la base del corto filamento, qual- che volta si mostrano per una brevissima porzione aperti al- l'infuori. Questo fatto deve essere considerato come eccezionale, perchè nel maggior numero dei casi ogni nettario circonda completa- mente il filamento breve, ed ha ài lati due prolungamenti, che s'annidano nella gibbosità dei rispettivi sepali. A volte poi appare aperto all'infuori, essendo la parte del net- tario, posta all'esterno del filamento, ridotta ad una strisciolina molto sottile. E però nel genere Lunaria (Tourn.) L. ^ i due nettarli circon- dano ognuno completamente la base del corto stame, e sono forniti di due prolungamenti tra loro divergenti ai lati ed al- l'esterno di esso. Nel genere Hesperis (Tourn.) L. le diverse specie hanno due nettarli, ognuno a guisa di cercine circonda la base del fila- mento breve. Anche in queste specie capita di riscontrare in alcuni fiori i nettarli aperti all'esterno tra il filamento cioè e il corrispondente sepalo. Tuttavia, esaminando nella stessa pianta varii fiori di sviluppo diverso, riesce facile accorgersi che la forma tipica é quella di un anello, che circonda completamente il filamento breve. E no- tevole il fatto che spesse volte questo anello è chiuso dalla parte esterna per mezzo di due o tre tubercoletti nettariferi — è questa una forma intermedia tra il nettario completo e quello interrotto esternamente allo stame. Le diverse specie di Hesperis (Tourn.) L., che ho finora esa- minate, possono essere riunite in due sottogruppi. Il primo, rappresentato dall' Hesperis tnatronalìs L. (fig. 7), comprende le specie fornite di due nettarli, ognuno circondante ciascun filamento breve, solcato tra questo e 1' ovario, spesso chiuso all' esterno da tubercoletti nettariferi, e qualche volta avente nella parte superiore due corti prolungamenti laterali ; il secondo, con a capo VHesperis tristis L. (fig. 8), riunisce le specie con due nettarli ognuno circondante la base del corto stame, alquanto ingrossato tra questo e l'ovario, intero o chiuso 1 Cfr. anche Bayer A., Beitrdge zur systematisohen Gliederimg der Crunferen [Beit. z. Bot. Centralbl., XVllI [1905]). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 163 da tubercoletti nettari feri all'esterno, e superiormente con due appendici sottili e spesso lunghe, ognuna sviluppantesi lateral- mente dalla parte dei lunghi stami, alla cui base a volte ter- minano con un ingrossamento rotondeggiante. Il seguente specchietto riassume le investigazioni fatte sui nettarii delle specie di Hesperis L. : Un nettario a cei'- / solcato e qualche volta con cor- cine completo 0 i tissinii prolungamenti laterali chiuso da tuberco- j nella parte superiore. . . . H. matronalis L. letti nettariferi ì non solcato e con sottili e spesso alla base di ciascun f lunghi prolungamenti laterali filamento breve. \ nella parte superiore . . . . H. tristis L. Nella Conringia orientalìs (L.) Andrz. * (fig. 9) i due nettarii ora circondano ad anello completo la base dei corti stami, ora per brevissimo tratto si presentano aperti all'esterno. In ambedue que- sti casi sono sempre bene sviluppati tra l'ovario ed il corto stame, e lateralmente a questo presentano due corte e grosse appendici. Nella Conringia 2ìlanisiliqua F. et M. si notano quattro nettarii, due in forma di cuscinetti irregolarmente pentagonali, un po' sol- cati internamente sono posti ognuno alla base e tra ciascun fila- mento breve e l'ovario; e due piccoli a linguetta ottusa, uno al- l'esterno ed alla base di ciascuna coppia di filamenti lunghi. Nel genere Conringia Heist potrebbe essere quindi stabilita la seguente suddivisione : 2 nettarii ognuno alla base e tra ciascun filamento breve ' e l'ovario in forma di anello 1 completo od appena aperto I all' infuori C. orientalìs (L.) Andrz. 4 nettarii : 2 laterali in for- ma di cuscinetto, uno alla base e tra il corto stame e l'ovario; 2 mediani, picco- lissimi, uno esternamente alla base di ciascuna coppia di filamenti lunghi . . . C. planisìHqua F. et M. Conringia Heist, ^ Cfr. anche Bayer A., op. cit. 164 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Nella Moricandia aroensis (L.) DO. (flg. 11) e nella M. Ram- burei Whb. ho costantemente osservato due nettarli, in forma di cuscinetti prismatici, uno alla base e tra ciascuno stame breve e l'ovario, non di rado abbracciante per breve tratto i lati del corto filamento. ....b o o 10 Fig. 7. Hesperis inaironalish. — (ingr.) a filamento breve, 6 nettario, e piccolo solco. Fig. 8. Hesperis trislìs L. — (ingr.) a filamento breve, b nettario, e prolungamento laterale, ci ingrossamento situato sotto ed all'esterno dello stame lungo. Fig. 9. Conrinyia orientalis (L.) Andrz. — (ingr.) a stame breve, h nettario. Fig. 10. Conrìngia planiailiqua F et M. — (ingr.) a filamento staminale breve, b filamento staminale lungo, e nettario degli stami lunghi, ci nettario degli stami brevi. Fig. 11. Moricandia arveiisis (L.) DO. — (ingr.) a stame breve, b nettario. Il Bayer tuttavia asserisce di avere constatato anche la pre- senza dei nettarli degli stami lunghi, cosa che a me non è mai riuscito di trovare, anzi a proposito di essi dice che sono molto piccoli, quasi indistinti e spesso mancanti. Per i generi Conringi.a. Heist. e Moricandia DC. occorrono nuove ricerche, perchè si possa stabilire il vero posto che ad essi spetta nella classificazione delle Crocifero. Nella Chortspora temila DO. (fig. .12) e nel Biptychocarpus strictus Fisch. (fig. 13) si riscontrano due nettarli, ognuno cir- condante, ad anello completo, la base del filamento breve, sol- cato internamente e spesso con appendici laterali, che finiscono con un ingrossamento sotto l' inserzione di ciascun filamento lungo. A volte si presentano profondamente solcati anche al- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 165 r esterno del filamento breve, in questo caso sembrano aperti all'infuori. Poiché i nettarli in queste due specie sono molto piccoli e la bandelletta nettarifera, che circonda esternamente il corto stame, Fig. 12. Cìiorispora tenella DO. — (ingr.) a stame breve, b nettario. Fig. 13. Dipiychocarpus str ictus Fisch. — (ingr.) a stame breve, h nettario. come pure i prolungamenti laterali, che si spingono fln sotto l'inserzione dei filamenti lunghi, sono sottilissimi; i nettarii hanno tutta 1' apparenza di essere posti tra lo stame breve e l'ovario. Per queste specie ripeto quanto ho già detto per altre : per conoscere cioè la vera forma dei nettarii è necessario un esame accurato su fiori di diverso sviluppo, perché man mano che i fiori invecchiano, sia la bandelletta nettarifera, sia i pro- lungamenti laterali si vanno atrofizzando. Un discreto numero di specie di Malcolmia R. Br. ho studiato, ed in questa nota m'intratterrò soltanto intorno ad alcune di esse. Incomincio dalla Maìcolmia maritima (L.) R. Br. (fig. 14). In questa specie i nettarii sono due irregolarmente pentagonali, pri- smatici, inseriti ognuno alla base e tra ciascun filamento breve e l'ovario ; lo stesso verificasi nella M. flexuosa Sibth. et Sm. Nella M. Ghia DC. i nettarii hanno la stessa forma e posizione, dif- feriscono tuttavia per grandezza, essendo sempre più piccoli. b Diversamente confor- mati sono i nettarii della M. africana (L.) R. Br. (fig. 15). Essi in numero di due circondano a guisa di ferro di cavallo l'inser- zione degli stami brevi e sono aperti nella parte esterna. Superiormente sono forniti di due appendici, che si portano sotto ed esterna- mente ai lunghi filamenti; qualchevolta presentano un solco più o meno accentuato tra il corto stame e l'ovario. Fig. 14. Malcohaia maritima (L ) R. Br. — (ingr.) a filamento breve, b nettario. Fig. 15. Malcomia africana (L.) R. Br. — (ingr.) a stame breve, b nettario. 166 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Identico fenomeno si riscontra nella M. Graeca Boiss. et Spr. ed in altre. Qualche volta il solco interno è cosi profondo da far apparire i nettarli in numero di quattro, due per lato di ciascun filamento breve. Dalle cose dette si rileva che nel ge- nere MalcolmiaR. Br. i nettarli si comportano in due maniere perfettamente distinte ; costituendo due serie, la prima caratte- rizzata da nettarli di forma poliedrica, e situati alla base e tra ciascun filamento breve e 1' ovario, la seconda da nettarli in forma di ferro di cavallo, aperti esternamente e solcati tra l'ovario e lo stame, ed aventi ai lati due appendici, che si por- tano ognuna all'esterno dell'adiacente filamento lungo. E però io credo opportuno di riunire le diverse specie di Malcolmia R. Br. in due sottogruppi cosi distinti : 2 nettarli, poliedrici, uno alia base e tra ciascun fi- lamento breve e l'ovario M. maritima (L.)R Br.; M. flexuosa Sibtb. et Sm.; M. ChiaDC. ecc. 2 nettarii in forma di ferro di cavallo con appendici Malcolmia R. Br. ( laterali, solcati interna- mente ed aperti all' e- sterno, ognuno circon- dante i lati e la base interna di ciascun fila- mento breve M. africana (L.) R. Br. ; M. graeca Boiss. et Spr. ecc. Nel genere Cheiranthds L. ^ i nettarii sono sempre due, ognuno circonda a guisa di anello l'inserzione di ciascuno stame breve. Nel Cheiranthus 'jnuiabUis Herit. (fig. 16) i due nettarii sono forniti ai lati di corte appendici, che finiscono con un ingrossamento sotto ogni stame lungo; simili prolungamenti si riscon- Fig. i6. Cheiranthus mutabiiisRe- i^Q^j^Q qualche volta nei nettarli di rit — (ingr.) a stame breve b nettario. Cheiranthus Cheiri L. e di altre spe- cie. Questo fenomeno, come ho già indicato di sopra, si osserva frequente in diversi generi. Cfr. Bayer A., op. cit. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 167 I nettari! del genere Matthiola R. Br. sono quattro, due per lato di ciascun filamento breve. ^ Non raramente si presentano in numero di due, ognuno circondante a guisa di anello ciascun filamento corto. Spesso in una medesima pianta si rinvengono fiori con quattro nettarli e fiori con due. Quando i nettarli sono in numero di due hanno due solchi più o meno profondi, uno tra l'ovario ed il filamento, l'altro tra questo e il corrispondente sepalo. Le specie fornite di quattro nettarli, due per lato di ciascun fila- mento breve, debbono, secondo me, essere considerate più recenti di quelle con due, derivando facilmente i quattro nettarli da pres- sioni esercitate dai diversi organi fiorali sui due nettarli laterali. Nella M. incana (L.) R. Br. i nettarli ora sono due ed ora quat- tro (fig. 17 e 18). In quest'ultimo caso sono più ravvicinati tra il filamento breve e l'ovario che all' infuori, anzi qualche volta nella parte superiore mostrano un accenno di appendici laterali. Lo stesso si verifica nella M. tricuspidata (L.) R. Br. e nella M. sinuata (L.) R. Br. (fig. 19 e 20). Nella ili. bicornis Sibth. et Sm. e nella M. parvi flora R. Br. (fig. 21) sono quattro più sottili ed aperti tra lo stame e Fig. 17. Matthiola incana (L ) R. Br. — (ingr.) a filamento breve, b nettario. Fig. 18. Matthiola incana (L.) R. Br. — (ingr.) a filamento breve, b neltarii molto avvicinati tra loro. Fig. 19. Mattinola sinuata (L.) R. Br. — (ingr.) a filamento breve, ònettarii molto ravvicinati. Fig. 20. Matthiola sinuata (L.) R. Br. — (ingr.) a filamento breve, 6 nettarli. Fig. 21. Mattinola 2)arvi/lora R. Br. — (ingr.) a filamento breve, b nettarli. 1 Cfr. Bayer A., oi3. cit. 168 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE l'ovario, ed in basso più larghi e più avvicinati, non di rado anche in queste specie si riducono a due, come se fossero con- cresciuti tra loro a guisa di anello profondamente solcato all'in- terno ed all'esterno del filamento. Qualunque l'interpretazione che si voglia dare al numero dei nettarli del genere Mattiola R. Br., questi non risultano uguali a quelli di Cheiranthus L. Nel primo genere infatti la forma predominante è quella di due nettarli, per lo più laminacei ; uno per lato di ogni filamento corto, e nel secondo quella di un nettario circondante interamente la base di ciascuno stame breve. Tuttavia la grande affinità, che esiste tra i due generi citati, prescindendo da molti altri interessanti caratteri, si rileva anche quando i nettarli sono quattro, perchè questi sono propri degli stami brevi, di cui abbracciano l'intera base, e però io ne ho formato un gruppo a parte vicinissimo a quello che comprende il genere Cheiranthus L. Le nuove osservazioni, che ho esposto in questa nota, mo- strano che per alcuni generi di Crocifere dicentriche si possono stabilire delle suddivisioni fondate sulla posizione e sulla forma dei nettarli. È evidente che il carattere dei nettarli in una famiglia cosi vasta deve essere accompagnato da altri se si vuole stabilire una classificazione, che secondi lo spirito delle dottrine biolo- giche e filogenetiche. Ho dovuto aggruppare generi tra loro non legati da stretti vincoli di parentela — perchè le suddivisioni da me stabilite si basano per ora solo sui caratteri dei nettarli. È cosi che nel quarto gruppo delle Crocifere dicentriche è compreso il genere Lunaria (Tourn.) L., cui spetta un altro posto nella classificazione generale. Viceversa poi in alcuni gruppi di Crocifere quadricentriche si riscontra qualche genere che, pur essendo caratterizzato da specie aventi quattro nettarli, eccezionalmente ne comprende qualcuna con due. Nel Nasturtiwn officinale R. Br., come ha già no- tato il Bayer, ho riscontrati sempre due nettarli, ognuno posto alla base interna e circondante in parte i lati di ciascun filamento breve, spesso solcato internamente. Lo stesso fenomeno si os- serva nella Velia spinosa Boiss. che ha due grossi nettarli, poliedrici, concavi superiormente, ognuno situato alla base e tra SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 169 ciascun filamento breve e l'ovario. La sua forma ricorda quella del nettario laterale interno allo stame breve delle Brassicee. Di queste e di altre specie, che si comportano nello stesso modo, mi occuperò quando darò termine alla classificazione delle Crocifere, intorno alla quale lavoro da parecchi anni, e che spero di poter proporre fra non molto. Riassumendo le notizie riportate in questa nota, la disposi- zione di alcuni generi di Crocifere dicentriche potrebbe aver l'ordine indicato nel seguente quadro: 1 4) U o u Un net- tario in- s 8 r i t 0 alla base esterna di e ia - se un fi- lamento breve. non spe- ronato. sempre dicentriche in forma di tubercolo o di cuscinetto semi^lice o bi- lobo.... Heliophila L. con prolungamenti laterali cilindri o compressi Schl- zopetalum Sms. con sprone bifido.... Aubrietia Adans. Un nettario posto tra ciascuno stame breve e l'ovario (Malcolmia E.. Br. p.p., Moricandia DC, Ricotia L.). 3. Un nettario circondante la parte interna ed i lati di ciascun filamento breve (Malcolmia R. Br. p. p., Conringia Heist. p.p.). 4. Un nettario circondante interamente la base di ciascun filamento corto (Cheìranthus L., Hesperis (Tourn.) L., Chorispora DC. p.p., Diphtychocarpus strictus Fisch., Lunaria (Tourn.) L.). I j. . • 1 fi- Un nettario circondante interamente la base di dicentriche . „, l ciascun filamento breve, come nel genere Chei- -, . < ranthus L. ; oppure due nettarii, per lo più la- l ir'rh f niinacei e molto ravvicinati tra loro, uno per \ \ lato di ogni filamento corto (Matthiola R. Br.) Pubblicazioni pervenute in dono alla /Società durante il 2° Semestre del 1910. Bollettino di Statistica Agraria (Ist. intern. d'Agr. Roma).Vol. I, n.' 7-11. Bulletincle la Société Vaiidoise des Sciences naturelles. Yol. 46, n, 169-170. Bulletin dii Jardin botamene de VEtat à Bruxelles. Voi. 2.°, 1910. Bulletin du Jardin Imperiai hotanique de St. Pétersbourg. Tom. X, livr. 3-4. 170 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICKMBRE Buìletin of the New York Botanical Garden. Voi. 6, n. 21. Field Museum of Naturai History (Report Series), Voi. Ili, n. 4. Memoirs of the Department of Agriculiure in India. Voi. Ili, n.* 2-5. Oederreichische Garten-Zeitung. Jalirg. V, n.' 7-12. Société de la Flore Valddtaine, « Buìletin », h. 6, 1910. The Journal of the Queket Microscopical Club. Ser. 2, voi. X, n. 67. The Ohio Naturalist. Voi. X, n.^ 7-10. Travaux du Musée botanique de V Académie Imperiale des sciences de St. Pétersbourg. Tom. V, 1909; VI, 1910. Avaì-na-Saccà R., Contributo allo studio del « Roncet ». Napoli, 1910. (Atti del R. Ist. d^ Incoragg., ser. VI, voi. Vili). — L' acidità dei succhi nelle viti americane in rapporto alla resi- stenza di esse alla fillossera, secondo Comes. Napoli, 1910 (Idem). Bergstedt J. A., Minnesfesten ofver Cari von Linné den 25 Mai 1907. Upsala et Stockholm, 1910. (K. Svenska Vetenskapsakademiens ar- sbok. for ar 1910, n, 1). Briquet J"., Prodrome de la Flore Corse. Tome I, Genève, 1910. Chabert A., Un dernier mot sur les Pédiculaires de la Savoie. Paris, 1910. {Bull. Soa. Bot. de France, tom. 47.«). Cortesi F., Botanica farmaceutica. Descrizione delle piante medici- nali e caratteri farmacognostici delle droghe della farmacopea ufficiale con cenni descrittivi sulle fanerogame velenose della flora italiana ad uso degli studenti universitari, dei medici e dei farmacisti. Torino, 1910. Gufino L., Terracciano N. — La Flora dei Campi Flegrei. Roma, 1910 {Boll. Soc. Geogr. Ital., fase. XI, 1910). De Toni G.B., Gli studi sulla flora dei nostri mari. Roma, 1910. {Rivista Nautica, fase. XV, 1910). — Una mostra di carte fitogeografiche a Bruxelles. Pavia, 1910. {Rivista mens. di Se. nat. « Natura », voi. 1). Farlow W. G. and Atkinson F., The Botanical Congress at Brussels. {Botanical Gazette, voi. 50, n. 3, 1910). Fries Th. M., Bref och skrifvelser af och till Cari von Linné. Del IV. Stockholm, 1910. Krek W., Ueber die Regeneration der Lebermoose. Halle, 1909. {Nova Ada, Abh. der kaiser!. Leop.-Carol., Bd. 90, n. 4). La Storia naturale e la geografia nella Relazione Reale per l'ordi- namento degli studi secondari in Italia. Siena, 1910. {Rivista it. di Se. nat., anno XXX, fase. 1 e segg.). Longo B., Ricerche su le Impatiens. Roma, 1910. {Ann. di Botanica, voi. Vili, fase. 2°). Massalongo C., Appunti Micologici. Ferrara, 1910. {Atti dell' Accad. Se. med. e nat. di Ferrara, anno 84°). Preda A., Tavola ciclo -sinottica per determinare prontamente le famiglie delle piante vascolari italiane, Brescia, 1911. SEDE DI FIIIKNZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBKB 171 Trotter J., Federigo Cassitto, fiorista avellinese e il suo tempo. Notizie storico-biografiche (con ritratto). Avellino, IdìQ. {Rivista Ecom. della Prov. di Avellino, anno II e III, 1909-1910). — Limiti e modalità dell'azione protettiva dei pascoli di montagna. Bologna, 1909. (Congresso Forestale Italiano. Bologna, 1909). E infine presentato un lavoro del socio Nicotra dal titolo : « Altre particolarità eterocarpiche delle Sinanteree » che per la sua mole comparirà nel Giornale. Dopo di che l'adunanza è tolta. INDICE Baccarini P. — Sopra la iDresenza di indolo nei fiori di alcune piante Pag. 96 Id. — Sopra un antico erbarietto conservato nella Biblio- teca comunale di Poppi » 102 B A USALI E. — Intorno alle Pine pagliose » 80 Bergek a. — Dorycnium Bicknellianum Berger et Dinter (n. bybr. Inter D. hirsutum v. genuinum et D. suf- fruticosum) » 1B7 Bégltinot a. — Una escursione botanica nel littorale della Provincia di Ferrara » 125 BoLZON P. — Nuove aggiunte alla flora veneta ... » 69 Campbell C. — Osservazioni e ricerche sull'Olivo chia- mato « Maschio » » 5 CoLOZZA A. — A proposito del mio studio anatomico sulle Burmanniaceae » 118 Id. — Contributo allo studio anatomico delle Burman- niaceae » 106 Comitato permanente « Pro Flora italica » » 1,66 Fiori Adr. — La Lobelia Giberroa Hemsl. nell' Eritrea y> 58 Lacaita C. — Piante italiane critiche o rare. I, II. . 63, 119 NiCoTKA L. — Ad Aspromonte » 34 Pampanini R. — Il Cirsium oleraceum X canum Bolzon (non al.) » 41 lu. — La Medicago Pironae Vis. nel passo di S. Ubaldo (Prealpi Bellunesi) » 57 Passerini N. — A proposito del Lepidium latifoUum L. nel territorio di Livorno (Proc. verh.) » 33 Pavolini a. F. — Contributo allo studio della Etero- carpia » 138 Id. — Intorno al lavoro del dott. A. Henry sulle varia- zioni mendeliane di alcuni Olmi (Proc. verh.) ... » 117 Id. — Sullo sviluppo dell'ecidio noìV Uromyces Dactylidis Otth » 83 Persone F. — Pi'ima contribuzione alla Flora di Terra d'Otranto » 13 Preda A. — Una nuova forma di Arisarum vulgare Targ. Tozz » 147 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'anno 1910 91, 169 174 INDICE Scotti L. — In morte dell' Ing. G. Crugnola (Proc. vero.). Pag. 123 SoMMiER S. — Calycotome villosa (VaLl.) Link var. ùier- mis Sommier » 88 Id. — In morte dell' Ing. G. Crugnola {Proc. verb.) . . » 124 Id. — Linaria lìseudolaxiflora Lojac, L. Corsica e L. Sardoa » 14 TjbrraCCIano a. — Esiste in Sardegna una flora alpina? » 48 Id. — Nuovi habitat e nuove entità di Orchideae in Sar- degna » 17 Trotter A. — Intorno alla anficarpia di Catananche lutea L » 150 Villani A. — Ancora dell'Erbario Ziccardi » 89 Id. — Dei nettarli di alcune Crocifero dicentriclie . . » 160 Id. — Escursioni botaniclie a Capracotta » 155 Id. — L' Erbario di Giacomo de Sanctis » 95 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A.I1I10 1911. FIRENZE 1911. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Obiti successore). 1911. Gessaio. N.» 1. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Riunione straordinaria in Napoli (19 dicembre 1910) .... Pag. 1 Comitato permanente " Pro Flora Italica „ (Proc. verb.). ... „ G Ingegnoli a. — In morte dell' Ing. C. Camperio {Proc. verb.). . . „ 5 Massalongo C. — Descrizione di alcuni interessanti cecidi della Flora italiana „ 7 RIUNIONE STRAORDINARIA IN NAPOLI (19 DICEMBRE 1910) Presidenza del Vice-Presidente Borzì. L'adunanza ha luogo il 19 dicembre 1910 alle ore 9,30 in un'aula al 1° piano dell'editìcio universitario sul Corso Umberto I. Presiede il Vice-Presidente Prof. A. BoRzi. Funziona da Segre- tario il socio Prof. M. Gkrkmicca. Sono presenti i soci Béquinot, Borzì, Cavara, Comes, De Rosa, Gerejiicca, Guadagno, Piccioli, Terkacciano, A. Trotter. Il Presidente dà la parola al socio Cavara il quale ringrazia il Prof. Borzi di avere cosi degnamente rappresentata la Società bo- tanica italiana alla festa del Centenario dell'Orto botanico di Napoli, e ringrazia parimenti i presenti che, aderendo alla sua proposta, vollero il giorno avanti recar.si a deporre una corona sulla tomba di Federico Delpino nel recinto degli uomini illustri al Camposanto di Napoli. Legge poi una lettera direttagli dal Presidente della So- cietà prof. Baccarini, nella quale questi si scusa di non potere in- tervenire alla Riunione generale di Napoli, e dice di avere ufficiato i Vice-Presidenti Borzi e Pirotta a sostituirlo. Dà lettura, inoltre, di altra lettera dello stesso Presidente comunicante che la Società botanica italiana ha deliberato di concorrere con lire 25 alla erezione del busto a Michele Tenore, e che in quanto alla rappresentanza alla Bull, della Soc. boi. Hai. 1 2 RIUNIONE STUAORNINARIA IN NAPOLI cerimonia dell'inaugurazione non potendo egli intervenire e non essendo sicuro dell'intervento dell'uno o dell'altro dei Vice-presi- denti, ha incaricato il prof. G. B. De Toni di rappresentarlo. Il Socio Cavara rileva con dolore lo scarso numero degli inter- venuti in questa Riunione di Napoli, quando era da atteudei-si im rilevante concorso per il carattere e la importanza che essa veniva ad assumere con la festa centenaria dell'Orto botanico di Napoli. Fa notare che fu precisamente per far coincidere le feste Teno- reane con l'adunanza generale della Società botanica italiana in oc- casione del Congresso delle Scienze, che dette feste non ebbero luogo in settembre insieme a quelle per Filippo Cavolini, come era desiderio della Società dei Naturalisti di Napoli. Comunica da ultimo il Socio Cavara una tei-za lettera del prof. Bac- carini riguardante gli interessi finanziari ed amministrativi della Società, e così dell'andamento della pubblicazione della Flora cryp- toqama, della pendente questione Baroni, del bilancio, della ristampa delle opere di Federico Delpino, ed invita l'assemblea a volere de- liberare. Il Presidente prof. BoRzi fa rilevare che all'assemblea manca il modo di pronunziarsi su questi gravi argomenti, per l'assenza non solo del Presidente della Società, ma dell'Economo, del Tesoriere, dei Revisori dei Conti, i quali dovrebbero riferire sulle condizioni di fatto e sulla importanza finanziaria delle indicate questioni, e dà la parola al Socio GerkmiC':a, il quale presenta il seguente ordine del giorno che viene approvato all'unanimità: « Visto lo scarso numero degli intervenuti, rilevata l'assenza del « Presidente, dell'Economo, dei Revisori dei Conti, nella impossi- « bilità di prendere qualunque deliberazione sulle questioni indi- « cate nella lettera del prof. Baccarini, per la mancanza delle notizie « necessarie, l'assemblea passa all'ordine del giorno. » Il Socio BÉauiNOT riassume i risultati di due esplorazioni flori- stiche e fitogeografiche eseguite, in esplicazione del programma « Pro Flora Italica », nei settori torbosi della zona settentrionale della Provincia di Padova e nel distretto Lagunare pure di questa provincia. Ricerche sulle quali prosenta per ora brevi notizie pre- lim,inari, ripromettendosi di elaborare due memorie complete, quando avrà ultimato lo stadio del ricco materiale da lui raccolto nei so- pra citati territori. Il Socio GtuadaCtNO riferisce intorno alla vegetazione delle Isole Sirenuse, del tratto di mare che sta di fronte alla costa fra il pro- montorio di Minerva, o punta della Campanella, ed Amalfi. Viene presentata una comunicazione del Socio dott. Bergamasco dal titolo « Specie dei generi Amanita e Amanitoiìais che crescono nel bosco dei Camaldoli j)resso Napoli » (*). (*) Questo lavoro ed il seguente : Mameli E. e G. Pollacci, « Sull'assimilazione dell'azoto atmosferico nei vegetali», saranno pubblicati nel prossimo numero del BtiUetlino . RIUNIONE STRAORDINARIA IN NAPOLI ò I Soci Cavara e De Rosa presentano per la nomiua a Soci nuovi i signori dott. Nicolosi-Roncati Francesco, Trinchieri Giulio, Bruno Alessandro, Grande Lorkto, Rippa Giovanni e Severino Pellegrino, i quali sono eletti ad unanimità. II Presidente si compiace dell'incremento che apporta alla Società l'acquisto di qu.esti nuovi Soci. Il Socio prof. De Rosa esprime anche a nome degli intervenuti napoletani il desiderio che si costituisca una sezione a Napoli della Società botanica, dato il niimero rilevante di cultori della botanica in Napoli e nelle provincia limitrofe. Il Presidente plaude a questa proposta e dice che all'uopo biso- gnerà inoltrare domanda tir mata dal numero di soci richiesto dal Regolamento. Dopo di ciò viene accolta con plauso la proposta di tenere la prossima Riunione generale della Società botanica a Roma in oc- casione della Va Riunione del Congresso delle Scienze. La seduta è tolta alle ore 12. Il Segretario II Presidente M. Gkrkmicca a. Borzì Durante la Riunione della Società a Napoli nella ricorrenza delle feste centenarie di Michele Tenore a questo fu inaugurato un busto, ed in quella occasione il prof. Borzi pronunziò il seguente discorso : Signori ! In nome della Società Botanica Italiana permettetemi che io anzitutto esprima a Voi il più vivo compiacimento di parteci- pare oggi ad una festa di così alto valore scientifico pur modesta che sia nelle sue forme. Il nostro Sodalizio, che con tanto amore vigila sulle gloriose tradizioni della Botanica in Italia ed intende a promuoverne il progresso, non può oggi non sentirsi com- preso da intensa gioia in questa bella ricorrenza in cui uno dei maggiori Istituti botanici nazionali festeggia la data del cente- nario della sua nascita e rende omaggio alla memoria di uno dei più insigni fautori della sua gloria — Michele Tenore — ; non può, ripeto, non associarsi con entusiasmo all'augurio di prospero avvenire, che ognuno di noi, amici della Scienza, ri- volge all'illustre Istituto botanico partenopeo, ondo possa sem- pre e meglio vedere coronati da successo i nobili intenti di Colui che presiede ora alle sorti di questo Istituto, di Colui, che, permettetemi che io, forzando la di lui modestia, chiami oggi il benemerito ristauratore dell'Orto Botanico Napolitano. 4 RIUNIONE STRAORDINARIA IN NAPOLI Ed è stato veramente pensiero geniale il suo quello d'invi- tarci ad una festa per onorare nomi cari alla Botanica italiana e commemorare una data che potremmo ben dire rappresenti il passaggio da un'epoca storica notevole della Scienza di Flora ad un'altra tanto feconda di promesse per l'avvenire della scienze biologiche. E permettetemi che io chiarisca questo con- cetto ricordando che tutti questi benefìzii dovuti ai grandi pro- gressi compiuti e che vanno tutti i giorni compiendo la Chimica, la Fisica, la Fisiologia, le Scienze sperimentali in generale, deb- bono certamente esercitare una benevola influenza sull'indirizzo della Botanica e su quello di istituzioni che al bene di questa mirano. Quando si assiste a questo spettacolo grandioso per noi studiosi, si ha il diritto di sperare che il nuovo secolo porti alla scienza frutti più copiosi di quelli del precedente e che il con- tributo di questo Istituto sarà degno delle sue tradizioni col rendersi il fedele interprete del pensiero della biologia moderna ; biologia, che in un senso più ristretto, estesa allo studio delle abitudini e della vita esteriore delle piante, ebbe qui il suo tempio massimo, ove ancora palpita ed in sempiterno aleggia la grande anima del suo genio tutelare: Federico Delpino. Qui brilla il sole meridionale e carezza e vivifica coi suoi raggi la natura tutta e rende bella e variata la Flora. Qui, sotto questo bellis- simo cielo, la biologia può e deve svolgere tutte le sue attività fecondate da quelle documentazioni sperimentali necessarie a sta- bilire sopra saldi fondamenti la dottrina della evoluzione delle forme viventi. Sarebbe grave errore il ritenere che un orto bo- tanico moderno debba continuare a rappresentare semplicemente una nuda, pur ricca e variata, esposizione di curiosità vegetali. Ma laddove concorrono alla sua esistenza eccezionali favori di clima, esso deve indirizzare la sua operosità allo studio dei più gravi problemi della biologia sperimentale e della fisiologia. E così r orto botanico moderno deve necessariamente rendersi in- terprete di cotesto indirizzo scientifico cosi fecondo di applica- zione alla retta interpretazione delle leggi della natura vivente. E mentre io porto all'Istituto botanico partenopeo l'augurio fervido che esso conservi cosi alto posto nelle aspirazioni della Scienza e mantenga viva la fiamma del sacro fuoco, a cui la scienza stessa accende i suoi lumi, aggiungo il saluto cordiale di una istituzione che é tanta parte dei miei pensieri ; 1' Orto Botanico di Palermo. È il saluto di un' affettuosa sorella mao-- RIUNIONE STRAORDINARIA IN NAPOLI 5 giore ; dico maggiore, perché venuta al mondo un quarto di secolo prima, ed aggiungo sorella, perchè ambedue questi Isti- tuti sorsero sotto condizioni politiche di tempi affatto identiche, con intenti simili ed in climi grandemente affini. Ed oggi questa parentela é resa più intima da quelle comuni aspirazioni che legano e guidano le sorti dei due Istituti. Quando si lavora per erigere l'edifìcio del sapere con intenti così elevati al riparo di qualsiasi ambizione personale, si ha il diritto di aspirare che il giudizio dell'opera nostra sia intera- mente sereno. A questo riguardo è da osservare che vi sono degli operai attivi e fortunati ed il lavoro riesce spiccio e facile; altri lenti ed incerti. In Scienza i lavori più perfetti dell' oggi in generale non conservano e mostrano lo stesso grado di per- fezione domani ; poiché con vertiginosa rapidità progredisce la perfezione dei mezzi d' indagine e le risorse delle esperienze aumentano tutti i giorni. Ma vi é, o Signori, qualche cosa di veramente perfetto e d'intangibile, atto a resistere nel tempo alla più fine e rigorosa critica al di fuori dell'opera nostra per- sonale: sono tutte quelle istituzioni scientifiche destinate a preparare questa folla di operai della Scienza e a renderli utili strumenti del progresso e della civile educazione della umanità. All' Orto Botanico di Napoli, che appunto concreta per la sua funzione questo carattere e che ha saputo rendersi benemerito della Scienza di Flora nel secolo testé trascorso, giunga dunque il fervido augurio che esso possa sempre mantenere alto il prestigio della Scienza italiana e dell'Ateneo Napoletano. A. BoRzi SEDE DI FIRENZE. Adunanza dkl 14 gennaio 1911. Presidenza del Vicepresidente S.mmiek. Il Presidente annuncia la dolorosa perdita del nostro Consocio Ing. Camillo Camperio e comunica i seguenti cenni biografici in- viati dal socio Ingegnoli : « L' Ingegner Camillo Camperio nacque ad Incerano nell'anno 184G da ricclii possidenti agricoltori ; compi gli studi secondarli in un Collegio di Lodi e quelli universitari a Pavia dove sejjpe distin- guersi pel belìo ingegno e per la rara volontà. « D'animo generoso e saturo d'ideali, prestò con trasporto il suo 6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO braccio alla Patria e fu valoroso soldato nelle file garibaldine nella campagna del 1866. « Iniziò la sua vita di lavoro professionale, nell'Amministrazione delle Finanze alle quali rese segnalati servigi nelle provincie meri- dionali ed altri ne avrebbe offerti, se la nostalgia della terra natale non l'avesse richiamato a Milano in quell'epoca in cui l'agricoltura entrava in un'era nuova e cominciava ad elevarsi a vera industria. « Dedicatosi a questa scienza che amava quasi per istinto, si acqui- stò in breve una indiscussa competenza specializzandosi poi nel campo della Botanica. « Conoscitore profondo della flora alpina, dedicò particolarmente il suo tempo e la sua intelligenza alla studio della flora del Monte Baro sul quale raccolse, con indefesso e paziento lavoro, circa 1400 tra specie e varietà che riunì ed elencò in un bellissimo Erbario corredato di note molto importanti e di un elenco numericamente doppio di quello compilato dal defunto Prof. Ardissone. «. Era capo di una bene avviata azienda agraria da lui fondata, era socio di parecchie società agrarie e botaniche d' Italia e del- l'estero, e si manteneva sempre in corrispondenza diretta coi più rinomati botanici d'Europa. « Schivo da qualunque manifestazione, non viveva che per la propria azienda, alternando, in una vita molto metodica, le occu- ltazioni commerciali cogli studi botanici che costituivano il suo svago e nei quali, da vero scienziato, trovava bellezze infinite e larga mèsse di soddisfazioni. « Mori a Milano il 17 marzo 1910 all'età di 64 anni. » Indi il dott. E.. Pampanini, a nome del Comitato permanente « Pro Flora Italica », comunica quanto segue: In occasione del recente Congresso della « Società per il progresso delle Scienze », tenutosi in Napoli lo scorso dicembre, i due mem- bri del Comitato ivi intervenuti, professori Béguinot e Trotter, fe- cero una sommaria esposizione dell'opera svolta dal Comitato nel corso dell'annata 1910. Accennarono alle esplorazioni già compiute nel littorale e nella pianura Padovana (Béguinot) e sul monte Cri- spiniano in Puglia (Trotter e Romano), ai modesti incoraggiamenti finanziari avuti sin qui dalle j)ersone e dagli enti ai quali era stato fatto appello, salvo la cospicua contribuzione di lire mille jjerve- nuta dall'egregio e benemerito collega dott. A. Forti. Riconferma- rono ed illustrarono ancora l'obiettivo del Comitato, che è quello di riunire un capitale il cui frutto debba essere esclusivamente desti- nato, in perpetuo, ad incoraggiare e promuovere esplorazioni bota- niche, entro i confini geografici d'Italia, secondo il piano già sta- bilito da un apposito Regolamento (Vedi : Bull. Soc. boi, it., 1910). La costituzione di un tale capitale è assolutamente necessaria, af- finchè il Comitato possa svolgere un'opera proficua, continuativa, a vantaggio della flora italiana. L' assemblea, dopo varie idee espresse dai professori BoRZi, Ca- vara, Comes, Dk Rosa, ecc., formula il voto « che la Società per il « Progresso delle Scienze si interessi vivamente all'iniziativa del Co- « mitato « Pro Flora Italica » e la incoraggi con i mezzi di cui può « disporre, caldeggiando anche un analogo appoggio dalle Società « ed Accademie italiane che per affinità di ricerche o di intenti pos- « sano aiutarne l'effettuazione. » SEDE DI FIKICNZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 7 È quindi presentato il seguente lavoro : C. MASSALONGO. — DESCRIZIONE D'ALCUNI IN- TERESSANTI CECIDI DELLA FLORA ITALICA. Dryas octopetala L. (Fig. 1-3). 1. Helminthocecidium, Thomas, Synchytriura iind Anguil- laia in : Bot. Centralbl. I, 1880, p. 761 ; Dalla Torre, Die Zoo- cecid. u. Cecidozoen Tirols, Berichten naturw. medisin. Vereines in Innsbrtick prò 1891-92, p. 119; Kieff. Syii. Zoocécid. Europ. p. 308; Houard Zoocécid. PI. Europ. et du Bassin de la Medi- terranée, voi. I, p. 536. Sulla superficie del lembo delle foglie, od a spese dei suoi denti marginali, il parassita dà origine a delle minute gibbosità o galle subglobose, pressoché cefaloneifqrmi, misuranti da 0,8-1,5 mill. di diametro, alle quali sul rovescio di detto lembo vi corrisponde una depressione o concavità. Queste galle che rammentano nel- l'apparenza, quelle generate dal Pliyllocoptes TeacrWNal., sopra le foglie di Teucriwn chamaedrìjs, produconsi per locale estro- flessione della lamina fogliare, dalla parte della sua pagina su- periore. Va però notato che la regione eslroflessa, apparisce circa il doppio più ispessita del normale e presenta inoltre il mesofillo più o meno profondamente alterato nella sua compage. Si constata cioè in tale regione e precisamente in corrispon- denza del tessuto lacunoso, che gli spazi aeriferi sono divenuti assai più ampi e questi, in sezione trasversale della galla, si mostrano attraversati, sovente, da briglie o cordoni cellulari semplici 0 ramosi. Questa alterazione del mesofillo ricorda quanto si verifica per le pustale vajolose provocate da fitottidi sulle foglie p. e. di varie pomacee. Il cecidiozoo produttore delle galle in questione, si annida negli anzidetti spazi anormalmente am- pliati. Da quanto venne riferito risulta manifesto che la depres- sione situata al lato dorsale della lamina, costituirebbe, in certa maniera, il vestibulo della galla, la quale sarebbe perciò essen- zialmente rappresentata dal mesofillo ipertrofizzato e deturpato della regione estroflessa. Questo cecidio è assai interessante 8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO perchè riunirebbe i caratteri di due tipi di galle, cioè il cefa- loneiforme e quello ancora che è proprio alle pustule vaiolose delle foglie, l'uno e l'altro dei quali sono però il prodotto di fitottidi. Sul versante occidentale del M. Forzelin, 1800 m. s. m., a poca distanza dal confine fra la prov. di Verona e Trento, non lungi dall'origine della valle di Tregnago ; 17 Giugno 1910. Oss. — La galla qui descritta per la sua singolare organizzazione corrisponde a quella già segnalata dal Thomas (in 1, s. e), se si eccettui soltanto che alla sua superficie non constatai verun indizio d'anormale pilosismo. Devo inoltre ricordare che fra le numerose sezioni da me fatte del cecidio, solamente una volta rinvenni un anguillula. A quest'ultimo riguardo bisogna però considerare che i saggi da me studiati furono raccolti verso la metà di Giugno, in un'epoca cioè nella quale il substrato portava foglie invecchiate della passata annata, ragion per la quale si ha motivo di ritenere che in quell'epoca il parassita avesse di già abbandonate quasi del tutto le rispettive galle. Non posso in questa occasione passare sotto silenzio che i peli i quali rivestono la pagina inferiore delle foglie di Dryas octopelala, qualora siano da esse staccati, per la loro forma, grandezza, colore ed inflessione, osservati ad un ingrandimento di 30 o 40 diametri, potrebbero scambiarsi per delle anguillule, e che perciò alle volte bisogaa ricorrere a maggiori ingrandimenti per facilmente ricono- scere la loro vera natura. Galiuiu craciata Scop. (Fig. 4). 2. Phyllocoptes psilocranus Nalepa, Das Tierreich (Erio- phyidae), 4 Lief., p. .57. — Schiechtendal Beitràge zur Kenntniss d. durch Eriophyiden verurs. Krankheitenersch. d. Pflanzen in : « Marcellia », voi. II, p. 131 ; Kieff. Syn. Zoocecid. Europ., p. 327; Houard, Les Zoocecid. PI. Europ. et du Bassin de la Méditerr., voi. II, p. 918, n. 5315. Arricciamento involutivo del margine o contorno delle foglie. All'estremità del fusto le due metà longitudinali del lembo, a partire dal suo contorno, sono interamente involute, cosicché le foglie, in tal regione, presentansi metamorfosate in appendici lineari, variamente incurve. Sui nodi invece più o meno discosti dall'apice del caule, la deformazione delle foglie è meno accen- tuata, poiché l'accartocciamento si limita ad un tratto più o SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li GENNAIO Dryas octopetala L. — Fig. 1, foglie portanti le galle descritte al n. 1 ; fig. 2, sezione trasversale della foglia in corrispondenza di una galla ; fig. 3, altra sezione attraverso la galla. Galium cruciata Scop. — Fig. 4, ramo colle foglie dei nodi su- periori variamente deformate dal Phyllocoptes psiloaranus Nal. QuERCUs PUBBSCENS Willd. ? — Fig. 5-6, eteromorfosi della galla di Cynips Mayri Kieff. ? Sbtaria vjridis Beauv. — Fig. 7, spiga infetta dal micelio di Sclerospora graminìcola, cogli organi fiorali variamente frondescenti ; fig. 8, culmo invaso dallo stesso parassita, anormalmente terminato da numerosi ramoscelli fogliferi (scopazzo). AB. La fig. 2 è ingrandita so^q^ la fig. 3 circa 300^ ^ tutte le altre figure sono ri- prodotte nella grandeiza naturale. 10 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO meno esteso della larghezza della loro lamina, e sovente inte- ressa soltanto la metà superiore della foglia. Lungo una siepe campestre nella località « ai Valentini », presso il paese di S. Mauro dì Saline, prov. di Verona; 30 Aprii. 1910. Oss. — Lo Schlechtendal in 1. s. e, a proposito di questo acaro- cecidio riferisce clie le foglie deformate dal parassita, sono affette, in corrispondenza della loro superficie, di anormale pilosismo (od Erineum); ciò che io non constatai sui saggi da me raccolti. Qiiercus pubesceiis Willd. ? (Fig. 5-6). 3. Cynips sp. — Genera, come sembra, a spese del frutto, una galla che risulta costituita di una parte basilare sube- misferica 0 calittriforme, la quale é sormontata da una spe- cie di disco più 0 meno convesso, e separato da detta parte basilare da una strozzatura. Questa galla per la sua strana con- formazione complessiva lontanamente simula un elmo degli Ulani della cavalleria austriaca, ed é perciò affinissima al ceci- dio prodotto dal Cìjnips Mayri, dal qual ultimo, forse, la galla qui descritta non ne rappresenterebbe che una modificazione o varietà notevole. Come risulta infatti dall' esame d' esemplari archetipici del cecidio il C. Mayri, nonché dal confronto delle figure che dello stesso ci sono fornite dal Solla, Kieffer ed Houard, la nostra galla ne differirebbe essenzialmente per il margine della sua regione basilare, come pure del disco termi- nale, non soltanto angoloso-dentato, ma fornito invece di lunghe e sottili appendici spiniformi, in varia guisa incurve, assai svi- luppate, ciò che conferisce alla galla in parola un aspetto al- quanto differente da quello offerto dal cecidio tipico di C. Mayri. Sardegna nella località chiamata « Desulo » ?; 29 Maggio 1894 (U. Martelli). Oss. — I cecidiozoi e segnatamente quelli spettanti ai CyniiJÌdi, danno origine sulle piante da essi infette, come si sa, a delle galle o cecidii di forma ben definita e costante, diguisachè dai caratteri da essi offerti si può indirettamente arguire il loro autore. Si ha j)erò constatato che questa regola va soggetta a qualche eccezione, poiché per una stessa specie di cecidiozoo la galla che ne risulta, talvolta presenta delle modificazioni piìi o meno aberranti dal tipo. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 11 Questo fatto forse dipende dalla diversità della natura del substrato, oppure dalla diifareute regione della pianta su cui la galla si ori- gina, anche perchè di rado a tali modificazioni vi corrisponde una variazione del rispettivo autore. Comunque si sia circa alla vera causa di queste deviazioni dalla forma tipica delle galle, mi sembra ad ogni modo che il termine di varietà che d'ordinario impiegasi per designarle, a rigore non sia esatto, se si consideri che detto ter- mine originariamente venne proposto per delle modificazioni eredi- tarie di specie di animali (e piante). In cecidiologia sarebbe adi- bito per designare il prodotto invece di taluni cecidiozoi, e perciò in un senso che non è equipollente al suo originario significato. Per questo motivo crederei più opportuno di segnalare tali variazioni con un altro epiteto, p. e. con quello di eteromorfosi. Subordinata- mente a queste considerazioni, la galla qui descritta, supposto che in avvenire venga dimostrato essere il prodotto aberrante di Ctjnips Mayri, la si dovrebbe indicare adunque quale una eteromorfosi della galla di questa specie di cinipide. Setavia viridìs Beauv. (Fig. 7-8). 4. ScLEROSPORA GRAMiNicoLA (Sacc.) Scliroet. — Micocecidio. Gli esemplari di questa Poacea invasi dal micelio della Scle- rospora, presentano delle singolari anomalie che sono parti- colarmente accentuate nella regione dell' infiorescenza, dove però si manifestano in diverso grado e maniera, a seconda della fase più 0 meno inoltrata di sviluppo di detta infiorescenza. Si constata infatti che tanto più rilevanti sono le alterazioni, quanto meno progredita ne è la fase evolutiva in cui la mede- sima si trova al momento della sua infezione. Qualora p, e. le spighette e fiori siano in uno stadio ancora giovanile, quasi mai, sotto l'influenza del micelio del parassita, raggiungono il loro normale sviluppo, ma invece si osserva che le setole in- volucrali delle spighette, come pure le glume e glumelle dei fiori, mostrano più o meno la tendenza a divenire frondescenti, mentre d'altra parte gli stami abortiscono (castrazione paras- sitaria). Al luogo del pistillo si produce un germoglio fogliaceo variamente allungato, verificandosi cosi il fenomeno di prolifica- zione centrale frondipara. Dal complesso di tutte queste produ- zioni anormali ne risulta che l'infiorescenza viene sostituita da un aggruppamento di numerosi fillomi e minuti germogli foglii- 12 SEUK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GENNAIO feri, fra i quali alle volte qua e là incontrasi qualche gluma 0 glumella, poco o punto deformate, che sfuggirono evidente- mente all'azione deturpante del parassita. Per contrario nel caso non raro che il micelio di questa pero- nosporacea raggiunga l' estremità del fusto o culmo, prima ancora che siasi iniziata, lungo il rachide dell'infiorescenza, la formazione delle spighette e fiori, in tale evenienza in detta regione ha luogo cladoraania e perciò ivi produconsi degli scopazzi, costituiti da numerosi rametti fogliiferi, più o meno densamente fasciculati. Qui ricorderò che tanto sui fillomi deri- vati da degenerazione degli organi florali, come sopra quelli degli scopazzi surriferiti, nonché sulle foglie degli esemplari infetti di Setaria viridis, da me studiati, riscontrai l'apparato conidico del fungo, unitamente, non di rado, alle sue oospore. Luoghi coltivati dei dintorni di Ferrara. Oss. — Oltreché per la Setaria viridis ed altre specie del genere, alterazioni simili a quelle or descritte, caratterizzate da fenomeni di frondescenza, castrazione parassitaria, e prolificazione centrale fron- dipara dei fiori, nonché da cladomania, furono osservate ancora per la Zea Mays, e nella prov. di Ferrara, segnatamente dal prof. V. Pe- glion, sopra Triticum sativuìn, Glyceria festucaeformis, Crypsis aou- leata, C. alopecuroides e C. scJioenoides, attaccate però dalla Sclerospora macrospora Sacc. Secondo alcuni quest' ultima però si considera quale una semplice varietà o forma biologica della Sderosp. grami- nicola che sarebbe, come sembra, esclusivamente parassita delle specie del genere Setaria. Dopo di che l' adunanza è tolta. 1911. Febbraio. N." 2. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICI^ Bergamasco G. — Specie dei generi Amanita Pers. ed Amatiito/j- sis Roz. che crescono nel bosco dei Camaldoii, presso Napoli. Pag. 13 Mameli E. e Pollacci 6. — Suirassimilazione dell'azoto atmo- sferico nei vegetali . _ 16 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 11 febbraio 1911. Presidenza del Presidente Baccakixi. Aperta l'Adunanza sono letti i seguenti lavori presentati alla Riunione di Napoli nel dicembre scorso : G. BERGAMASCO. — SPECIE DEI GENERI AMANITA PERS. ED AMAIVITOPSIS ROZ. CHE CRESCONO NEL BOSCO DEI CAMALDOLI, PRESSO NAPOLI. L'elenco che presento fa parte di annotazioni ed esplorazioni micologiche eseguite da me nella selva camaldolese nel corso di più anni. Quasi giornalmente percorrevo la foresta e segnavo, corredati di relativi disegni, descrizioni ed osservazioni, in appositi registri, i macro e raicromiceti in cui m' imbattevo. Molte specie più interessanti, conservai in barattoli, o dissec- cate ; ed ora, in gran parte, appartengono alle mie collezioni, in parte, vennero da me regalate all'Orto Botanico di Napoli ed a singoli studiosi. Buìl. delia Soc. boi. Hai. 2 14 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' 11 FEBBRAIO Già ebbi a pubblicare parecchie memorie e note riguardanti i miei lavori, e continuerò a farlo man mano che ne appron- terò i materiali necessari. Ecco, intanto, l'elenco delle amanitae ed anianUopsis camal- dolesi. Genere Amanita Pers. 1. Amanita caesarea Scop. Scop., Carn., II, p. 419; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 8 ; Bada, Champ. d. Nice, t. 1; Gill., Champ., p. 33, con fig. ; Bres., Fung. xMang., t. I; RoU., Atl. d. Oh., t. 1; Vitt, Fung. Mang., t. 1; Viv., Fung. It., t. 30; Agaricas aurantiacus Bull., Herb. d. Fr., t. 120. Abbondante nei mesi di settembre ed ottobre ; eccezionalmente lo si può trovare in agosto e novembre. Ottimo per cucina. Gregario, ma a cerchi. 2. Amanita strobiliformis Vitt. Vitt., Fung. Mang., t. 9 ; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 15; Berkl., Outl., t. 3; Ventur., Mie. Br., t. 4. Settembre ed ottobre. Piuttosto fungo raro. Buonissima specie. 3. Amanita ovoidea Bull. Bull., Herb. d. Fr., t. 364; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 8 ; Roll., Atl. d. Oh., t. 2 ; Bres., Fung. Mang., t. II. Settembre ed ottobre. Ottimo fungo. Raro. 4. Amanita rubescens Fr. Fr., Syst., I, p. 18; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 16; Gill., Champ., p. 45, con (ìg.; Roll., Atl. d. Ch., t. 9; Pat., Tab. An. Fung., N.o 303; Viti, Fung. Mang., t. 41 ; Viv., Fung. li, t. 22; Aga- rìcus verrucosus Bull., Herb. d. Fr., t. 316. Settembre ed ottobre ; ho trovato questo fungo anche nei mesi di giugno, luglio ed agosto, dopo pioggie. È comune. Buono da cucinarsi. Gillet e qualche altro autore Io danno per sospetto, ma sbagliano: l'ho mangiato tante volte.' 5. Amanita pantherina DO. DO., FI. fr., VI, p. 52; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 14; Gill., * Ne faccio meuzione nella mia nota Basidiomiceti ed Ascomiceti ecc., pubblicata nel Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova serie\ (voi. XII, n.« 4, Ottobre, 1905). SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 15 Champ., p. 41, con fig. ; Bres., Fuiig. Mang., t. VII; Roll., Atl. (ì. Ch., t. 7; Pat, Tab. Aii. F., iN.o 502; Vitt., Fung. Maiig., i. 39. Settembre, ottobre, novembre, anche luglio ed agosto. Velenoso. Ne conservo in formalina un esemplare, colto il 10 ottob. 1910. ^ 6. AMAxrrA aspera Fr. Fr., Syst. Myc, I, p. 18; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 19; Roll., Atl. d. Ch., t. 7 ; Vitt., Fung. Mang., t. 43. Settembre ed ottobre ; eccezionalmente in luglio ed agosto. Velenoso. Questa specie non fu ancora citata per la provincia di Napoli. Ne conservo un esemplare, raccolto il 14 ottobre 1910. 7. Amanita phalloides Fr. Fr., Syst. Myc, I, p. 13; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 9 ; Bres., Fung. Mang., t. Ili; Roll., Atl. d. Ch., t. 3 ; Berkl., Outl., p. 89, t. 3; Barla, Ch. d. Nice, t. 4: Agaricus virosus Vitt., Fung. Mang., t. 17. Ottobre e novembre, solitario ed a gruppi. Velenosissimo. 8. Amanita verna Fr. Fr., Hym. Eur., p. 18; Gill, Champ., p. 37, con fig.; Sacc, Syll. Fung., V. 5, p. 10; Cooke, Handb., p. 7 ; Vitt., Fung. Mang., t. 44; AgaìHGus huWosus vermis Bull, Herb. d. Fr., t. 108. Maggio; incontrasi anche alla fine di aprile ed in giugno. Velenosissimo. Ne regalai un esemplare all' Orto Botanico di Napoli, un altro, raccolto il 19 maggio di quest'anno, lo con- servo a casa. ^ 9. Amanita Mappa Fr. Fr., Epicr., p. 6; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 10; Bres., Fung. Mang., t. V; Roll., Atl., d. Ch., t. 4; Amanita venenosa Grill., Champ., p. 44, con fìg. Ottobre e novembre. Spesso cresce su ceppi marciti. Solitario. Taluni, come Rolland, lo dicono velenosissimo ; Bresadola scrive a tal riguardo : E venefico, però molto meno pericoloso del- ?' Amanita phalloides e dell" AMxmnx verna, e gli avvelena- ìuenti con questo fungo non ebbero mai esito letale se si usa- rono i debiti rimedii. Un esemplare della specie, trovato il 20 novembre del corrente anno, fa parte della mia collezione. * Vedi nota a pag. 14. - Idem. 16 SBDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELI.' 11 FEBBRAIO Genere Amanitopsis Roz. Molti — Bresadola, RoUand, Dufour, Bigeard ecc. — inclu- dono la specie che segue nel genere Amanita Pers., altri — Roze, Saccardo, Patouillard — ne fanno un genere a parte, e ciò per l'ovvia ragione che la specie in questione è priva di anello. Seguo quest'ultimi micologi. 1. Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz. Roze, Karst. Hattsw., I, p. 6 ; Sacc, Syll. Fung., v. 5, p. 21 ; Pat., Tab. An. Fung., N." 201; Amanita vaginata, Bres , Fung. Mang., t. XII; Roll., Atl. d. eh., t, 10 ; AgajHcus vaginatus Bull., Herb. d. Fr., t. 98; Vitt., Fung. Mang., t. 16; Ventur., Mie, Br., t. 5. Si presenta sotto le varietà : 1. alba, con cappello bianco ; 2. fulva SchaefF. (t. 95), con cappello fulvo-rosastro ; 3. plmnbea SchaefF. (t. 85, 86), con pileo grigio. Abbondante. Mangereccio. Settembre, ottobre, novembre, anche maggio, giugno, luglio, agosto e dicembre. ^ Dicembre 1910, Napoli. E. MAMELI E G. POLLACCl. — SULL'ASSIMILA- ZIONE DELL'AZOTO ATMOSFERICO NEI VEGETALL L'azoto che dall'atmosfera penetra nell' interno delle cellule vegetali, passa immutato attraverso questi minuti, ma attivi e potentissimi laboratori chimici ^ Fin'ora si é ripetuto dalla mag- gioranza degli Autori, che solo il plasma dei bacteri ha la pro- prietà di assimilare questo gas, ed è fortemente discusso il caso delle alghe. Noi crediamo di aver dimostrato che, almeno per ciò che ci permettono di concludere i limiti delle nostre espe- rienze, questa proprietà pos.sa estendersi anche alle crittogame vascolari e alle fanerogame, — in generale al plasma vegetale clorofilliano, ed acloroflUiano, tenendo ben presente tuttavia, che le condizioni di cultura, sia chimiche che fisiologiche, in- fluiscono potentemente sul fenomeno. Come tale assorbimento dell'azoto libero avvenga, e quale sia, e se esista un organo specifico che adempia a questa funzione, ^ Vedi nota a pag. 14. SBDE DI FIKENZE - ADUNANZA DKLL' 11 FEBBRAIO 17 non ci è noto, né si può accettare, allo stato attuale delle nostre conoscenze, la teoria dei « generatori di albumina », emessa dal Jaraieson. ' Ma è certo che, a prescindere anche da qua- lunque risultato sperimentale, è fisiologicamente ammissibile che la cellula vegetale clorofilliana, sede di molte altre, forti e com- plesse reazioni chimiche (in parte a noi ancora ignote) compia anche quella della fissazione dell'azoto libero. Inoltre, le moderne teorie sulla catalisi, sull'azione delle so- stanze colloidali, sugli enzimi (cosi comuni nelle cellule vege- tali), ci permettono di ammettere che il fenomeno della fissa- zione dell'azoto libero per parte delle cellule delle piante superiori possa avvenire per combinazione diretta dell'azoto con l'idrogeno nascente, per dar luogo alla formazione di un composto azotato semplice, primo gradino della sintesi degli albuminoidi. AH'infuori della cellula vegetale infatti questa combinazione venne ottenuta già da vari anni dal Loew, e recentemente il prof. Haber di Karlsruhe è riuscito a dare un'applicazione pratica a questa sintesi impiegando una miscela di 3 parti di idrogeno e di 1 di azoto, per l'azione di una forte pressione e di un'alta tem- peratura, in presenza di un catalizzatore: l'uranio finemente di- viso. Ottiene'cosi un rendimento di S*\/o in volume di ammoniaca. In modo analogo potrebbe avvenire nella cellula vegetale la fissazione dell' azoto atmosferico libero ; ma comunque tale fissazione avvenga, che essa veramente si compie è dimostrato senza dubbio dalle esperienze da noi istituite. Nelle nostre ricerche cercammo di studiare l' assimilazione dell'azoto atmosferico in piante appartenenti a ordini diversi (dalle alghe alle fanerogame superiori) escludendo le cause d'errore dovute : 1." all'incompleta sterilizzazione delle culture ; 2." alla presenza dei composti azotati dell'aria; 3." allo sviluppo incompleto delle piante ; cause d'errore che complessivamente non vennero escluse da nessuno degli autori che ci precedettero nello studio di questo importante problema. La memoria completa, riportante per esteso il metodo di ri- cerca seguito ed i numerosi dati analitici ottenuti, verrà pub- blicata negli Atti dell' Istituto Botanico di Pavia. ^ T. Jamieson, UtiUsation of nitro gen in air by plants (Agricultural Research Association, 1905-1908). 18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI.l' 11 FEBBRAIO In questa comunicazione ci limitiamo a un breve cenno del metodo, e a un sunto dei risultati sperimentali. Il metodo da noi adoperato fu il seguente : Le piante sottoposte ad osservazione crescevano entro palloni o sotto campane ermeti- camente chiuse ed accuratamente sterilizzate, entro le quali pas- sava dell'aria esente da composti azotati e da microrganismi. Le culture vennero fatte, parte in mezzo liquido, parte in sabbia di quarzo purissimo. Le soluzioni nutritizie adoperate furono : o la soluzione completa Knop, o una soluzione nutritizia priva di com- posti azotati, cosi costituita : Ha 0 gr. 1000 ; Ca II P 04 gr. 0,5 ; KH-2 P04 gr. 0,25; Mg SO4 gr. 0,25 ; Ca SO4 gr. 0,25; Fe-z (P04)2 gr. 0,02. I metodi d'analisi adoperati furono: 1." L'analisi indiretta, consistente nella ricerca dell'azoto contenuto nei semi e nel substrato, e di quello rimasto nel ter- reno e contenuto nella pianta. La differenza tra le due somme ci dava la quantità di azoto guadagnata o perduta, 2.° L' analisi diretta, consistente nell' analisi dell'aria con- finata, in cui alcune piante avevano vissuto per qualche mese. Per confronto coU'analisi dell'aria esterna, riportata a pressione e temperatura eguale, si notava se le piante avevano 0 no sot- tratto azoto all'atmosfera. I principali risultati ottenuti furono: I. In soluzione nutritizia sterilizzata, priva di composti azotati, da pochi filamenti di Oedogonium, di Spirogijra e di Zygnema, e da poche cellule di Protococcus, si svilupparono abbondanti culture ; IL Nelle stesse condizioni fu possibile effettuare la sintesi di alcuni licheni, partendo da cellule di Protococcus e da spore di funghi, come pure da sezioni sottili di licheni (Physcia paric- tina, Cladonia furcata, Lecidea sp.). Si ottennero dopo parecchi mesi dei talli di 10-15 min. di diametro; III. Da protalli, bulbilli e piccole piantine di Felci, con- venientemente sterilizzate, ottenemmo in ambiente sterile un aumento poco notevole, dovuto in gran parte alle difficoltà tecniche di cultura; IV. Tra le Hijdropteridee, V Azolla caroliniana e la Sal- vinia natans si dimostrarono straordinariamente atte all'assi- milazione dell'azoto libero atmosferico. Se per la prima specie la sterilizzazione non poteva effettuarsi completamente, causa SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'11 PEBBKAIO 19 la sua simbiosi con VAnabaena, la seconda specie invece venne resa completamente sterile per mezzo dell'acqua ossigenata, che si dimostrò un disinfettante utilissimo pel tal genere di espe- rienze. Le analisi, sia delle piante, che dell'aria in cui esse ave- vano vissuto, confermarono i risultati che già dallo sviluppo apparente delle piante si potevano prevedere. Da 10 foglie di Salvinia sterilizzate, si ottennero ad esempio, in soluzione ste- rile ed esente d'azoto, 92 foglie dopo 8 mesi di cultura ; da 200 foglie, dopo 46 giorni, se ne ottennero 479, ecc. Duecento foglie di Salvinia contenevano, prima della cultura gr. 0,0139 di azoto ; dopo 46 giorni erano diventate 479 e ne contenevano gr. 0,0231 : realizzando quindi un aumento d'azoto di gr. 0,0092. V. L'analisi dell'aria confinata in cui avevano vegetato per 2-3 mesi piante di Tradescantia,Anthariwn, Canna, Elodea, dimostrò un'evidente diminuzione dell'azoto in confronto alla sua composizione al principio dell'esperienza, VI. La Lemna major e la L. minor^ rese sterili, e col- tivate in soluzione sterile esente d'azoto, aumentarono notevol- mente la quantità di questo elemento, come viene dimostrato dai risultati delle analisi. Ad esempio : 200 foglie di Lemna major, che contenevano prima della cultura gr. 0,0038 di azoto, si moltiplicarono entro 45 giorni-, lino a dare 454 foglie, conte- nenti gr. 0,0072 di azoto, con un aumento quindi di gr. 0,0034. VIL Culture di RapJianus sativus, di Acer Negando, di Cucurbita Pepo, di Polijgonum Fagopyrwn, ottenute da semi sterilizzati in substrato sterile esente di composti azotati, die- dero all'analisi notevoli aumenti d'azoto, spiegabili con la com- pleta astinenza di azoto combinato a cui queste piante erano state costrette. Anche il loro sviluppo, relativamente alle con- dizioni in cui le piante crescevano, era notevole. Ad esempio, l'analisi di una pianta di Cucurbita Pepo, colti- vata in queste condizioni, diede : Peso fresco . . gr. 7,85 » secco » 1,2322 Azoto totale contenuto nella pianta » 0,0308 » » » in un seme » 0,0133 Aumento in azoto » 0,0175 Vili. Culture di Raphanus sativus, di Acer Negando, di Cucurbita Pepo, di Solanuni nigrwn, ottenute in substrato con- 20 SEDE DI PIRKNZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO tenente una quantità nota di azoto combinato, diedero anch'esse all'analisi aumenti di azoto notevoli, e variabili a seconda della quantità di azoto somministrata. Si osserva cioè che ad una maggiore quantità di azoto ricevuta dalla pianta, corrisponde una minore attività assimilatrice dell'azoto libero, e che, mentre la pianta che ha assimilato tutto l'azoto combinato che le è stato fornito, dà la maggiore percentuale di azoto libero assorbito, il contrario avviene per quelle piante che, al momento dell'analisi, non avevano assorbito che una parte dell'azoto del terreno. Citiamo ad esempio i dati seguenti, che rappresentano gli estremi di una serie di culture di Solanum nigrum : I. Numero delle piante analizzate : 3. Peso fresco . gr. 8,27 » secco » 0,8930 Azoto totale contenuto nelle piante ........ » 0,0195 » » » nella soluzione sommi- nistrata » 0,024G » » rimasto nella sabbia » 0,0028 » » contenuto in 8 semi » 0,00006 Aumento in azoto » 0,00174 II. Numero delle piante : 3. Peso fresco g;v. 7,87 » secco » 0,9905 Azoto totale contenuto nelle piante » 0,0507 » » » nella soluzione sommi- nistrata » 0,02046 » » rimasto nella sabbia 0,00000 » » contenuto in 3 semi » 0,00006 Aumento in azoto » 0,0306 Dalle nostre esperienze in generale si ricava dunque che la facoltà di assorbire l'azoto libero atmosferico è proprietà assai più diffusa di quanto fino ad ora si ammetteva, e che tutti i vegetali, dalle alghe alle fanerogame, possono in condizioni speciali, far uso, con maggiore o minore attività, di questo potere. Che tuttavia molte specie non possano rinunziare all' azoto combinato che trovano da lungo tempo e in gran quantità nel terreno, é cosa cosi naturale che non crediamo necessario in- sistervi. Ed è naturale altresì che esistano piante dotate di uno SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 FEBBRAIO 21 speciale potere di assimilabilità dell'azoto libero, delle vere ac- cumulatrici d'azoto, di cui forse col tempo potremo sfruttare e rendere, con mezzi adatti, più rinumerativa la coltivazione. In tal modo questa questione avrebbe una grande importanza, oltreché nel campo puramente scientifico, anche in quello del- l'agricoltura pratica. Istituto Botanico di Pavia, 12 Die. 1910. Sono pure presentati e letti i lavori seguenti, che figureranno nel prossimo numero del Btdlettino : Mattirolo O., « Nuovi materiali scientifici pervenvxti in dono al E. Istituto Botanico di Torino 1903-1910». Villani A., « Aggiunte alla flora della Provincia di Campobasso. — Nota Vm *. Dopo di che l'Adunanza è tolta. Firenze, 1911. Stab. Pellas. Luigi Chiti successore. 1911. Marzo. N.° 3. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Massalongo C. — Di un caso d'enazione floripara sulle foglie di Amarantus paniciilatus. L P'^g- 24 Id. — Intorno a due varietà della Saxifraga squarrosa Sieb. e le- sia L „ 26 Mattikolo 0. — Nuovi materiali scientifici pervenuti in dono al E. Istituto Botanico di Torino. 1903-1910 „ 30 SoMMiER S. — Nuovi materiali per la Flora del Monte Argentare. „ 37 Villani A. — Aggiunte alla Flora della Provincia di Campo- basso. — Nota VII" „ 41 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 11 marzo 1911. Presidenza del Presidente Baccarini. Aperta l'Adunanza è data lettura del seguente avviso : LABORATORI! SCIENTIFICI « A. MOSSO » SUL MONTE ROSA. 11 15 Luglio prossimo si apriranno i Laboratorii scientifici « A. Mosso » sul Monte Rosa (Colle d' Olen, 3000 m. s. m. e Capanna Regina Margherita, 4560 m. s. ni,). Questi Laboratorii comprendono una sezione di fisiologia, di microbatteriologia, di zoologia, di botanica e di fìsica terrestre. Tutte le domande per ottenere un posto di studio nei Labo- ratorii « A. Mosso » devono essere fatte prima del 1" Luglio al Direttore dell'Istituto Dott. A. Aggazzotti (Corso Raffaello, 30, Torino), indicando l'oggetto delle ricerche che si vuole fare, r epoca in cui si desidera avere il posto di studio, il materiale Bull, della Soc. hot. Hai. 3 24 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO scientifico di cui si avrà bisogno. Ogni domanda deve essere accompagnata dall' approvazione del Governo o delT Istituzione da cui dipende il posto di studio che si intende occupare. I posti di studio disponibili sono 10, di cui 5 all'Italia (Mini- stero della P. L, due — Club Alpino Italiano, uno — Club A. I., sezione di Milano, uno — Facoltà medica di Torino, uno), 3 al Belgio (Université libre de Bruxelles), 2 ciascuno la Germania (Reichsamtdeslnneren),l'lngliilterra (Royal Society), la Francia (Min. de l' Instr. Pub.), l'Austria (Unterrichtsministerium), la Svizzera (Eidgen. Regierung), 1 ciascuno gli Stati Uniti d'Ame- rica (Akad. d. Wissenschaft, Washington), 1' Olanda (Unter- richtsministerium). I Laboratorii « A. Mosso » formando una stazione alpina per ricerche scientifiche, occorre che i richiedenti un posto di stu- dio sieno già al corrente delle ricerche di laboratorio. Per maggiori schiarimenti, indirizzarsi al Direttore dei Labo- ratorii, Corso Raffaello 30, Torino. Sono poi presentati e letti i seguenti lavori : C. MASSALONGO. — DI UNCASO D'ENAZIONE FLO- RIPARA SULLE FOGLIE DI AMARANTUS PANICULA- TUS L. Fra le mostruosità osservate sulle piante, una delle più sin- golari e strane, è di certo quella che dai teratologi viene in- dicata sotto il nome di enazione delle foglie, caratterizzata da escrescenze laminari che anormalmente si producono sulla su- perficie di questi organi appendicolari. Queste neoformazioni mostruose, variamente sviluppate, per lo più, traggono origine dalla costa mediana, e alle volte sono foggiate a mo' d' ascidio. Una di queste mostruosità si trova figurata, per una foglia del genere Brassica, dal Masters (in : Pflanzen Teratologie in Deut- sche ùbertragen von U. Dammer p. 503, flg. 235), ed un caso ana- logo, ma colle escrescenze ascidiformi, fu pure da me descritto ed illustrato anteriormente, sulle foglie di Saxifraga {Bergenia) crassifolia L. Finora però, da quanto mi consta, non si cono- sceva verun esempio di enazioni, rappresentate dalla prolifera- zione di fiori 0 piccole infiorescenze, lungo la nervatura me- diana delle foglie. Ben si comprende perciò quale fosse la mia SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 MARZO 25 sorpresa, allorquando nell' ordinare V erbario del dott. Pelisi, esistente presso l'Università di Ferrara, rinveniva alcuno foglie di Amaranlus paniculaias L., portanti, in corrispondenza della Fio. 1-2. — Foglie <^ Aìiiaranttis panicidaUis'h. portanti sulla loro pagina superiore e lungo della costa mediana dei fiori o piccole infiorescenze (ingr. i i). Fig. 3. — Sez. trasversale del picciuolo della foglia figurata al n. 1 (ingr. loo/j). loro costa e sulla pagina superiore, delle agglomerazioni di fiori perfettamente sviluppati. Il dott. Pelisi scopriva questa singolare anomalia sopra una pianta coltivata, con ogni probabilità nell'Orto botanico ferrarese, e sul cartellino che l'accompagna, scriveva l'osservazione seguente : « mostruosità che dimostra V analogia che esiste fra il fusto ed il picciuolo delle foglie ». In sulle prime io credeva si trattasse di anormale saldatura d' una ra- mificazione dell'infiorescenza col picciuolo e parte della costa mediana d'una foglia. In tale supposizione però il picciuolo delle foglie floripare, per la concrescenza con esso dei fasci fibro- vascolari, ancora del ramo dell' infiorescenza, oltreché essere 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO più ingrossato dell' ordinario, avrebbe dovuto presentare una struttura dififerente da quella offerta da un picciuolo di foglia normale. Ho però constatato che tanto nell'uno che nell'altro caso non vi esisteva nessuna differenza, sia rispetto alle dimen- sioni che alla sua struttura. Relativamente a quest'ultima, in sezione trasversale, il picciuolo delle foglie, portanti dei fiori, nulla mostrava infatti d'anatomicamente alterato, cioè una zona di numerosi fasci fibro-vascolari, aperta superiormente od al suo lato ventrale, limitante un parenchima (midollare), circon- data da un ipoderma, alla sua volta ricoperto dall' epidermide. Per questi motivi escluso che il caso teratologico qui descritto fosse da attribuirsi a saldatura fra foglie ed un ramo dell' in- fiorescenza, lo si dovrà necessariamente interpretare quale un fenomeno tipico d' enazione floripara. Non credo sia questo il luogo di prendere motivo da questa mostruosità per discutere intorno alle varie considerazioni d'or- dine morfologico a cui potrebbe dar argomento. Del resto a tale riguardo non si arriverebbe in ultima analisi a constatare, una volta di più, che cioè fra i differenti tipi (nel caso nostro fra filloma e cauloma) morfologici, ai quali siamo soliti di ricon- durre i vari organi o membri del vegetale, non esistono carat- teri distintivi i quali non subiscano eccezioni e sieno perciò di valore assoluto. C. MASSALONGO. — INTORNO A VARIETÀ DELLE SAXIFRAGA SQUARROSA SIEB. E S. CAESIA L. Poco più di trent'anni or sono, erborizzando sul mt. Grappa (prov. di Vicenza), raccoglievo vari esemplari di una Saxifraga, ch'io allora non riuscii di identificare con veruna delle specie indigene, e, per togliere ogni mio dubbio sulla sua determina- zione, spediva al prof, T. Carnei di Firenze un esemplare della pianta, sotto il nome di S. Rocheliana ì, colla preghiera di con- frontarlo coi saggi esistenti iieir Erbario Centrale e di comuni- carmi il suo parere in proposito. Il eh. prof. Carnei colla sua solita cortesia, in data 14 Gennaio 1882, mi rispondeva nei ter- mini seguenti : « Mi pare che Ella si sia apposto bene per la determinazione di quella Saxifraga (del mt. Grappa). Confron- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL* 11 MARZO 27 tato il saggio che mi ha mandato con quelli dell'Erbario Cen- trale, non ci so vedere altra differenza che una piccolezza mag- giore nel suo riguardo alle foglie ed un minor numero di fiori; per cui battezzandola S. Rochelìana f. minor, sembrami che sa- rebbe bene nominata. » Rassicurato da queste dichiarazioni, pub- blicai subito dopo, e cioè nel n. 13 del Bot. Centralblati del 1882, una breve comunicazione sotto il titolo « Saxifraga Rochelìana Sternb. eine neue Phanerogame der italianischen Flora », dove però la pianta del Grappa viene riferita appunto quale forma minor di tale specie. Il prof. G. Arcangeli nella 2» edizione del suo Compendio FI. Italiana, questa stessa entità la indica come varietà della Saxifraga caesia. Successivamente nel primo vo- lume della Flora analitica cfltalia, la Saxifraga Rocheliana (v. minor) non figura fra le piante del nostro paese, ma sol- tanto in una nota a pie della pagina 540 (voi. I), trovasi come appendice alla diagnosi della Saxifr. marginata, l'osservazione che qui trascrivo: « La Saxifraga Rocheliana Sternb., secondo il parere di vari autori, è da riunirsi come varietà alla presente specie (cioè S. marginata). Tale pianta, propria della penisola balcanica e della Transilvania, sarebbe indicata del mt. Grappa nel vicen- tino (Massalongo) ; trattandosi però di una sola stazione lontana dall'area di dififusione della specie, dubitiamo si tratti di un equi- voco ». Relativamente a questa osservazione crederei però che la presenza di S. Roohelianx nel nostro dominio non sarebbe un fatto in se stesso molto strano, dal momento che taluni bota- nici la ritengono quale varietà dell' indigena S. marginata. Ad ogni modo però i dubbi sollevati dagli autorevolissimi autori della Flora analitica cVItalia, mi hanno invogliato di ritornare, dopo tanto tempo, sopra questa controversa questione, relativa alla determinazione della pianta in parola. Per riuscire nell'in- tento ho dapprima accuratamente esaminati esemplari tipici della S. Rocheliana Sternb., ^ nonché della sua affine (for.se varietà geografica) S. marginata Sternb. ^ Riconobbi però che ^ Saxifraga Rocheliana Sternb. ; Reichenb. le. FI. Germ. voi. XXIII, tab. 85. — In rupestribus et praeruptis calcareis ad « Tordai hasa- dék 750 m. s. m. Aprilii 1888 leg. J. Wolff » Flora Transilvanica (ex herb. H. Ross.). * Saxifraga marginata Sternb. — Mt. St. Angelo di Castellamare ad 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO queste due entità per i loro caratteri vanno ascritte con certezza ad una stirpe del tutto diversa da quella a cui spetta la pianta del mt. Grappa; perciò le sue affinità dovevano ricercarsi altrove Saxifraga squarrosa Sieb. var. G?-appae mihi. — Fig. 1, pianta fiorifera; flg. 2, fo- glie isolate delle estremità dei rami ; flg. 3, altre foglie inserite lungo 1 rami; fig. 4, sezione trasversale delle foglie ; flg. 5 un flore e flg. 6 \va. petalo. ^'. B. Fig. 1 ingr. Vi ; Ag- 2-3, .5 ingr. i2/i ; flg- 4,6 ingr. 20;^. e precisamente nell'ambito della stirpe che, fra le altre, com- prende la S. caesia e S. squart^osa. Non mi sfugge però che i caratteri distintivi di quest'ultima rispetto alla prima si ridu- cono a ben poca cosa, ragion per la quale da taluni fìtografì, la S. squarrosa si considera tutto al* più come una sottospecie di S. caesia; ciò del resto poco importa trattandosi di apprez- zamenti del tutto soggettivi; a me basta di aver verificato che la pianta in discussione deve indubbiamente riferirsi ad una no- tevole varietà stono- e dolicopetala della S. squarrosa Sieb. In questa occasione devo ricordare che ai 23 di Agosto del 1882 in una escursione fatta, assieme al compianto mio amico riipes calcareas, 9 Jun. 1871. leg. Cesati fex herb. A. Goiran) et FI. It. exsicc. Ser. 11, N. 1297 : Prov. Napoli, in rupibus mentis St. Angelo a Tre Pazzi, alt. m. 1100 solo calcareo, 3I-V-908. leg. Cavava et Grande. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 29 prof. A. Goiran, sul mt. Baldo, e precisamente nella località «Cime dell' Artillon », tvovsLYa. qneWa, Saxifraga che il Goiran, il quale già possedeva saggi della surriferita varietà del Grappa, riferendosi ancora al mio articolo in Bo(. Centralblatt, sopra citato, credette di determinare come S. Rocheliana, e sotto questo nome figura infatti n^lla sua opera: « Le piante fanero- game dell'Agro veronese » voi. II, p. 463, Purtroppo anche questa determinazione non regge, perchè ho dovuto convincermi che i saggi del Baldo non corrispondono a quelli del Grappa (non si devono perciò identificare colla supposta v. minor della 5. Ro- cheliayia), e che per di più non possono neppure ascriversi ad una forma di S. squarrosa, specie finora non segnalata nel veronese, ma che per contrario deve considerarsi una varietà longipetala della .S*. caesia. Ciò premesso, ora non mi resta che indicare i caratteri distin- tivi delle due varietà di cui sopra, di fronte a quelli offerti dalle specie tipiche alle quali sono da subordinarsi. I. Saxifraga squarrosa Sieb. ^ — Foglie cauline eretto-im- bricate, soltanto superiormente arcuato-patule, lineari-lanceo- late, ottuse, acute o micronate, per lo più strettissimamente car- tilagineo-marginate, ottusamente carinate, sette-puntate, nonché fimbriato-ciliate dalla metà in giù. Fiori coi petali bianchi, obo- vato-lanceolati del doppio o triplo più lunghi dei segmenti del calice, quintuplinervii, coi nervi diritti. 0 Grajjpae mihi. — Sax. Rocheliana f. mmor Carnei in litt. — Foglie dell'estremità dei rami lineari-ligulate, le altre linea- ri-lanceolate, acute o mucronate ; petali strettamente lanceolati 4-5 volte almeno più lunghi dei segmenti del calice (pianta un poco più robusta del tipo). II. Saxifraga caesia L. — Foglie cauline fino pressoché dalla loro base arcuato-recurve, lincari-oblunghe, ottuse o subacute, ottusamente carinate, sette-puntate, nonché subflmbriato-ciliate dalla metà in giù. Fiori coi petali bianchi, obovati, del doppio 0 triplo più lunghi dei segmenti del calice, quintuplìnervi, coi ^ Saxifraga squarrosa Sieb. — FI. It. exsicc. ser. II, N. 1059. — JV. B. Gli esemplari editi sotto questo numero, da me esaminati, sembrano piuttosto riferibili ad una forma del ciclo della Saxifraga caesia. 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO nervi laterali più o meno arcuati (pianta più robusta della pre- cedente specie). J3. Baldensis mihi. — Saxifr. Roclieliana Goir. Piant. fanerog. agro veronese, voi. II, p. 463. — Petali strettamente lanceolato- subspatulati, 4-5 volte almeno più lunghi dei segmenti del ca- . lice, quintuplinervii, nervi laterali non arcuati. Le varietà qui proposte come nuove rappresentano delle mo- dicazioui che hanno essenzialmente interessato il profilo e svi- luppo dei petali, ma con ogni probabilità non mancheranno dei termini intermedii che le riannodano ai tipi da cui dipendono. Ciò non ostante credetti utile di segnalarle come entità distinte, per meglio integrare le nostre cognizioni relative al complesso di forme, di valore sistematico, differente, nelle quali si fram- mentano due specie fra loro assai affini, vale a dire la Saxi- fraga caesia L. e S. squarrosa Sieb, In questo luogo mi è grato di pubblicamente esprimere i miei più sentiti ringraziamenti ai colleghi dott. A Forti di Verona, ed H. Ross, conservatore dell'Orto Botanico di Monaco, per gli esemplari di diverse specie di Saxifraga dei loro rispettivi erbari, che, per confronto, vennero gentilmente messi a mia disposizione. O. MATTIROLO. — NUOVI MATERIALI SCIENTIFICI PERVENUTI IN DONO AL R. ISTITUTO BOTANICO DI TORINO. 1903-1910. Questa Nota, al pari di quella già da me pubblicata nel 1903,^ è diretta a dare notizia ai botanici di numerosi doni che l'Isti- tuto da me diretto ebbe da quell'epoca fino ad oggi ; onde pos- sano, occorrendo, essere usufruiti a scopo scientifico. Alcuni di essi sono di importanza assai grande, e cagione di nuovo lustro e decoro per l'Istituto Torinese; e perciò non parrà fuor di luogo che io, dandone notizia, ne intessa qui un brevissimo elogio, e che, come nel 1903, io rinnovi ai generosi donatori le più vive azioni di grazie, sperando che il loro esempio non vada perduto per l'avvenire. 1 V. MalplgMa, Anno XVI, VoL XVI, 1903. Genova. SBDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DELL,' 11 MAKZO 31 Ecco l'enumerazione dei doni : ìMUSEO. 1. S. A. R. IL Duca degli Abruzzi. Collezione di piante raccolte nella Spedizione al RawenzoìH. (Africa Centrale) 1906. Non è il caso di ripetere quanto io ebbi a scrivere nella pre- fazione alla parte botanica del volume delle Osservazioni scien- tifiche riguardanti la celebre Spedizione : e ad essa rimando il lettore. ^ Noterò qui soltanto che una parte dei duplicati di queste rac- colte vennero inviati ai Musei degli Orti botanici di Roma e di Firenze ; e che le specie raccolte ed illustrate sommano ad un totale di 337 fra Crittogame e Fanerogame cosi ripartite : Embryopliita sj^phonogama (Angio-Gymnosi^er- ma) PteridopliA^ta Musei Hepaticae Liclienes Algae Fungi Totale . . . O o o C.i3 CQ C 93 ■ 18 24 — 4 38 — 22 33 — 16 83 — 5 39 — — 27 1 6 337 1 71 o > 6 2. Arvet-Touvet (Gières-Uriage) e Gautier (Narbonne). Hieraciotheca Gallica et Hispanica. Fascicoli XIII-XX. — Gallica, dal n. 808 al n. 1643. Hispa- nica, dal n. 194 al 427. Fine. Anno 1909. In complesso numero di esemplari 1068. Di questa pubblicazione fu scritto già dal Professore S. Belli nel 1898, ^ e non sarà esagerazione il dire che essa é un vero tesoro per quelli che si occupano di questo difficilissimo Genere. ^ S. A. R. IL Duca degli Abruzzi, Il Ruwenzori. (Parte scien- tifica, voi. I. Botanica. Prefazione. Milano, V. Hoepli, 1909, pag. 425). * S. Belli, Un cospicuo dono scientifico al R. Istituto botanico del- l' Università di Torino. (Bullettino della Società botanica italiana, Di- cembre 1898, pag. 251). 32 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 3, S. Belli. Collezione di « Rieracium ». Già fu detto in parecchi giornali torinesi,^ del dono cospicuo di questa collezione; ma è duopo aggiungere qui qualche altra parola in proposito. Il Belli si occupa dello studio del Gen. ZT/^- racium da circa 30 anni; Egli raccolse materiali in tutta Italia e specialmente nelle Alpi occidentali e centrali. Sono circa ^00 specie di lo ordine, rappresentate in questo Erbario da un com- plesso di duemila saggi a un di presso, provenienti da località diverse, le quali costarono al donatore ingenti spese e fatiche certo non indifferenti. Dai suoi corrispondenti l'Autore potè avere in cambio numerosi materiali dell'Italia centrale e meridionale. Legato da affettuosa amicizia coU'Arvet-Toqvet, l'uomo, senza discussione, il più com- petente in materia, di tutto il mondo, il Beili tenne a lungo con lui scambio di saggi critici e di corrispondenza hieraclologica. Le discussioni e le osservazioni fatte a più riprese, spesso su di uno stesso saggio, comunicatosi reciprocamente più e più volte, stanno scritte su fogli appositi accanto ai saggi stessi. Non è quindi difficile calcolare il valore che detti saggi acqui- stano, in virtù di queste discussioni, per coloro che si occupano dello studio del Genere. Oltre alle specie italiane V Erbario Belli contiene anche una certa quantità di Hieracium stranieri, ed è sopratutto degna di menzione la classica pubblicazione di Exsiccala di' Peter di Gottinga, edita a suffragare il noto libro di NàGELi e Peter — Die Hieracien Mittel-Europa" s (Mùnchen, 1885-89. 2 voi.) — che il Prof. Belli, con altre pregevolissime pubblicazioni mono- grafiche del Genere Hleracimn, ha voluto generosamente donare all'Istituto di Torino. 4. C. Bicknell, di Bordighera. N.» 100 Piante. Algeria, Spagna. » 100 » Tasmania. » 75 » Graminacee della Collezione Kneucker. 5. E. BuRNAT, di Nant (Svizzera). N.° 200 Es. di piante delle Alpi marittime e del Vallese. 6. I. Urban, di Berlino. N." 100 Es. di piante di Giamaica e Portorico. 7. R. Istituto botanico di Firenze. Gazzetta del Popolo, 6 Luglio, 1910. Momento, 8 Luglio 1910. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 MARZO 33 N.° 294 Esemplari dei doppi delle piante Cinesi raccolte dal Padre Giraldi nello Shen-si meridionale. Questa collezione di piante cinesi del Giraldi, stata presentata alla Esposizione di Arte Sacra di Torino (1908), fu più tardi regalata dal Chiaris- simo Prof. Coram. E. Schiapfarklli Direttore del R. Museo Egizio di Torino al Prof. 0. Mattirolo; il quale, a sua volta, ne fece dono al Museo di Firenze, onde fosse cosi completata la colle- zione principale delle piante del Padre Giraldi stata donata al- l' Istituto di Firenze dalla generosità del Sig. A. Biondi. ^ Gli esemplari di cui sopra rappresentano un omaggio del- l'Orto fiorentino. " 8. Mattirolo O., Gola G., Ferrari E. N.° 400 Es. di piante raccolte fra Levanto e Spezia. 9. Belli S. N.° 200 Es. di piante estere di regioni differenti. 10. Gola G. N.o 60 specie di Hleracimn (in 235 Es.) delle Valli di Sesia e dell' Ossola, determinati da S. Belli e da Arvet-Touvet. N.° 66 specie di micromiceti dell'Ossola. 11. Negri G. 47 Es. di piante nord americane. 57 » » » di Campobasso. 200 » » » delle Isole Tremiti. 12. Ferrari E. 26 Es. dei dintorni di Roma. 50 » della Valle Seriana. 50 » Muschi di Piemonte (det. da A. Fiori). 13. Principe Rolando Bonaparte. N.° 14 Esempi, di Felci di Giava raccolte e determinate da M. MOUSSET. 14. Comprendo in questo numero i doni di « specie rare » fatti dai seguenti botanici : Motelay (Bordeaux); Henckel (Pietroburgo); Behrendsen (Berlino); Bùser (Ginevra); Chabert (Charabery). (Sp. 50 circa). ^ Vedi Baccarini, /Sopra un cospicuo dono fatto al Museo hotanico di Firenze. {Boll. Soc. hot. ital., Anno 1904, pag. 109). * Al Prof. O. Mattirolo, il Consiglio delle Sezione di Scienze fisiche e naturali del R. Istituto di Studi superiori di Firenze con- feriva, il 22 Febbraio 1905, la medaglia d' argento di benemerenza. 34 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL'11 MARZO 15. Ing." Ettore Mattirolo. N.° 20 specie dello Spitzberg, da lui raccolte nel 1910. 16. Dal 1903 a tutto oggi l'Orto di Torino ebbe per via di scambio, coi Sig." E. F. Paoletti (Torino) ; Medley Wood (Durban, Natal) ; Marchesetti (Trieste) ; Petit Mangin (Malzé- ville-Nancy) ; Frodin (Lund) ; Otto Leonhardt (Nossen in Sachsen) ; Orto botanico di Montpellier ; Società italiana DI scambio (Firenze) ; Flora italica exsiccata (Firenze). Circa n.o 6000 specie di piante italiane e straniere. Inoltre occori'e ricordare i materiali ingenti, raccolti nelle Erborizzazioni annuali dal personale dell' Orto, i quali hanno accresciuto notevolissimamente V Herbarium Pedemontanum ; e si devono menzionare i varii doni di « Exsiccata » fatti al nostro Museo dai seguenti botanici studiosi della Flora del Pie- monte : Signori : Dott. F. Vallino, Dott. F. Santi, Dott. A. Noelli, Dott. E. Mussa, Dott. Vignolo-Lutati F., Colonnello A. Zola, Prof. L. Vaccari, D'Antonio T. 17. Da ultimo, mi è gradito dovere quello di inviare alla me- moria del compianto Dottore Fedele Bruno di Occhieppo supe- riore (Biella), già assistente presso il R. Orto botanico di Torino (1875-1884), il memore e riverente omaggio della gratitudine del nostro Istituto per il notevole lascito da lui fatto all' Orto di Torino del suo erbario ricco di circa 1300 saggi; e di una egregia somma per mezzo della quale si è già potuto fare acquisto del prezioso Erbario del notissimo Abate Antonio Ca- restia da Riva-Valdobbia. ^ Nessun botanico italiano ignora le relazioni di affettuosa amicizia che il Carestia mantenne coi principali scienziati del suo tempo. Egli corrispondeva con Parlatore, De Notaris, Girelli, Cesati, Caldesi, Trevisan, Piccone, Malinverni, Baglietto, Rabenhorst, Saccardo, Bresadola, Massalongo, ecc. Con essi mantenendo attivissimo scambio di « exsiccata » potè mettere in- * Chi desidera maggiori notizie intorno alle raccolte di Cai{ESTIA, le potrebbe trovare nei due seguenti lavori : T. Ferraris, L'Abate Antonio Carestia {Annali di Botanica del Prof. R. Pirotta, voi. VII, Marzo 1909, pag. 197). O. Mattirolo, Le rascolte deWAbate Carestia {Rivista Valsesiana). Varallo, Gennaio 1911. 3000 — » CO. 1150 — » 12. 1100 — » 11. 1600 — » 15. 2300 — » 23. 180 — » 1. SEDE DI FIKENZB - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 35 sieme un ricchissimo erbario italiano; mentre al suo partico- lare Erbario Valsesiano dedicava sessanta anni di assiduo lavoro ! Le collezioni Carestia, oggi conservate religiosamente nel Museo botanico dell' Università Torinese, comprendono, oltre a classiche Ejcsiccata, le raccolte seguenti : 1. Erbario Fanerogamico generale Es. 3500 — fase. 73. 2. Erbario Fanerogamico Valsesiano 3. Muschi della Valsesia 4. Epatiche delle Alpi Pennine 5. Licheni di Valsesia 6. Miceti delle Alpi Pennine 7. Licheni della Valle d'Aosta Oltre a queste collezioni complete, in massima parte già illu- strate dai lavori di : Cesati, De Notaris, Bresadola, Saccardo, Baglietto. Ferraris, Traverso e Gibelli, ecc. e dallo stesso Abate Carestia, altre se ne notano, contenenti materiale nella massima parte non determinato ; cosi abbiamo : 1. Muschi di Valsesia Es. 800 -- 2. Epatiche » » 600 — 3. Funghi » » 800 — 4. Licheni » » 800 — 5. Cecidi » » 15 — Un complesso quindi di Esemplari 3015. A queste collezioni dovute all'attività del compianto botanico, molte altre si aggiungono ricevute da lui in cambio della sua cooperazione, e tra queste: Saccardo, Mycotheca Italica. Es. 900. Massalongo, Hepaticae Ilaliae venetae. Es. 50. Rabenhorst, Fungi EuropaeL Editio 1» coraplet. Es. 900. » » » 2" mancantedei numeri 901-1000, 1201-1300. Es. 1700. » Aìgen Earopas (serie incompleta). Es. 80. » Lichenes Earopae (serie incompleta mancando i fascicoli XXVI e XXXI). Es. 800. » Hepalicae Europeae (mancante dei numeri 84 a 120 e 441 a 470). Es. 600. » Brìjotheca Europaea (mancante dei fase. XXI, XXII, XXIII). Es. 1000. 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL.' 11 MARZO Rabenhorst, Cladoniae Europaeae. Es. 37. » Charae. Es. 25. » Cryptogamae 'vasculares Europeae. Es. 15. Erbario "Crittog-amico Italiano. Serie I, II (mancante del fase. XIII). Esemplari 2400. Tatte queste collezioni sommano ad un complessivo di esem- plari N." 8492, delle collezioni classiche ; e di esemplari 15,845 delle collezioni speciali dell'Abate Carestia ; e quindi un totale complessivo di es. 24,337 rappresenta il solo aumento portato al Museo di Torino dalle Collezioni Carestia. Se a questo numero si aggiunga quello delle specie sopra ri- cordate, avute, sia per donazione che per scambio, le quali rag- giungono la cifra di 12.410; si avrà un totale generale di N.° 36,717 specie, le quali, a partire dall'anno 1903, sono Venute ad aumentare il patrimonio scientifico del Museo Torinese ! Ed io mi auguro di poterlo vedere per molti anni ancora accrescersi in proporzioni non minori di quelle oggi segnalate, a vantaggio della scienza e per merito degli illuminati donatori ai quali porgo in nome dell'Istituto Torinese l'espressione dei più vivi e profondi ringraziamenti. Le collezioni minori annesse all' Erbario si accrebbero inoltre di due ricche ed importanti raccolte, quali: la « Spermatotheca » che ora conta quasi 4000 esemplari, e la raccolta di droghe e piante officinali con più di 800 campioni. Altro materiale venne aggiunto alle collezioni destinate al- l'insegnamento, e questo pervenne all'Istituto specialmente per doni. Tra i donatori principali sono da annoverarsi: il Prof. Pirotta (Roma), il Prof. Maccagno di Lima (Perù), il Prof. Schinz di Zurigo, il Direttore dell'Orto Botanico di Peradeniya (Ceylan), Prof. O. Willis. ecc. ^ Anche la Biblioteca subì un notevole incremento nel periodo ora trascorso. Se in generale questo aumento fu dovuto ad ampi acquisti di opere nuove, non mancò tuttavia 1' aumento dovuto al disinteresse di generosi donatori. ^ Tra i donatori non sono ricordati i numerosissimi che contribui- rono alla Collezione privata di Ipogei del Prof. Mattirolo. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLh'll MARZO 37 Ricordo tra le opere principali avute in dono : Bollettino deWOrto Botanico cleAla R. Università di Napoli. Reoiieil de r Institut hotanique Leo Errerà, in 6 volumi. Les aspects de la Vègètation en Belgique, la nota e ricchis- sima pubblicazione psr opera di Gr. Massa rt. Prodrome de la Flore Corse di J. Briquet. BiMiografia storica degli Stati sardi, per cura della S. Piem. di Storia patria. Numerose furono poi le pubblicazioni avute in dono da S. A. R. il Duca degli Abruzzi e dai Signori : Prof. S: Belli, Dr. Ferrerò, Dr. Negri, Prof. Camus J., Dr. Masino, Prof. De Helguero, Dr. Bruno, Dr. Vallino, Avv. Frola, Avv. Alessio, Dr. Loiacono, D. Serrino, Dr. Bergamasco, dall'Istituto botanico di Helsingfors, dal Club Alpino italiano, ecc. Istituto Internazionale di Agricol- tura (Roma). Missouri Botanical Garden, Minnesota Botanical Sur^ve3^ Imperiai Agricultural Research Institutedi Pusa, (Indie inglesi), Departement de l'AgricultureàBuitenzorg (Giava), ecc. Inviarono poi le loro pubblicazioni i Signori : Prof. Arcan- geli, Prof. Mattirolo, E. Burnat, Barbosa Rodriquez, J. Camus, P. Sodiro, I. Chiapusso Voli, Eugler, Mussa, Cavillier, ecc. Cosi la Biblioteca dell' Istituto possiede ora 3064 opere, con un aumento di 344 opere dal 1903, naturalmente non tenendosi conto degli opuscoli riuniti in Miscellanee. Tra gli acquisti principali ricordo le Icones Mijcologicae di Boudier. Torino, Gennaio 1911. S. SOMMIER. — NUOVI MATERIALI PER LA PLORA DEL MONTE ARGENTARO. Neil' esaminare un pacco di piante vascolari raccolte negli anni 1882 e 1883 sul M. Argentare dal dott.Forsyth Major, ho trovato 15 specie che non erano ancora state indicate per questo promontorio. Il Monte Argentare è terra classica per i botanici Toscani fin dal secolo XVII, quando viene menzionato nelle sue « Icones et descriptiones plantarum rariorum ecc. (1674) » da Boccone, « olim Magni Hetruriae Ducis Botanicus ». 38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO Nel 1871 Caruel pubblicava l'elenco delle specie vascolari al- lora note dell'Argentaro. Erano 420. ^ Nel 1903 io ne pubblicavo un nuovo elenco nel quale questo numero era portato a 887 ; * numero al quale, poco tempo dopo, aggiungevo altre 36 specie raccolte dopo la pubblicazione del mio elenco, ^ elevando quindi il totale a 923. In una nuova gita fatta all'Argentaro dal 17 al 21 Aprile del 1908 trovavo ancora 10 specie non registrate. Queste, e quelle raccolte dal dott. Major, provano che, non ostante le molte esplorazioni di botanici quali Micheli, i Savi, Giulj, Santi, Parlatore e tanti altri, la ricchezza floristica dell'Argentare non è ancora completamente nota. • Le seguenti sono le specie non ancora pubblicate, trovate dal dott. Major, e quelle trovate da me nel 1908, alle quali ne ho aggiunto una (Sinapis arvensls) raccolta da Parlatore e sfug- gita a Caruel quantunque si trovi nel Prodromo, un'altra (Ama- ranius deflexus) raccolta e favoritami dal Conte Passerini, VOno- pordon Illyricum, già pubblicato da Groves ma in una nota rimasta inosservata da chi raccolse i materiali per la flora To- scana^ e l' Helichrysum pseudolilorewn da me trovato fino dal 1892 e già pubblicato dal Fiori nella Flora analitica. Le specie trovate dal dott. Forsyth Major sono contrassegnate con (F. M.); quelle trovate da me con (!). Con queste 29 specie, il totale delle piante vascolari oggi note del M. Argentare è portato al numero rilevante di 952. 1. Sinapis arvensis L. (Parlatore 1868). 2. Oerastium gldtinosum Fries (!). — Specie non ancora in- dicata dell'Arcipelago Toscano. 3. Lavatera Cretica L. (!) 4. Eryngidm mariiimum L. (F. M.). 5. Seseli tortuosdm L. (F. M.). 6. slum angustifolium l. (f. m.). 7. Peucedanum Oreoselinum Moench (F. M.). — Genere nuovo per l'Arcipelago Toscano. ^ Caruel, Statistica botanica della Toscana, p. 194-248, ^ SoMiiiBR, Prospztto della Flora delV Arcipelago Toscano, « Nuova Giorn. bot. it. », 1903, p. 141-192. 3 SoMMiBR, Aggiunte alla Flora del M. Argentaro, « Bull. Soc. bot. ital. », 1903, p. 232. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 39 8. ECHINOPHORA SPINOSA L. (F. M.) 9. AsPERDLA CYNANCHiCA L. (F. M.). — Questa specie mancava nei prospetti floristici dell'Arcipelago Toscano. Però era già stata raccolta in vari punti del M. Argentare fin dal 1866 dal Cherici, e di poi anche dal Cocchi e dall'Ajuti. Gli esem- plari che ne esistono nell'Erbario Centrale erano sfuggiti a Caruel quando scrisse la Statistica della Flora Toscana. 10. Inula salicina L. (!). — Non ancora indicata dell'Arcipelago Toscano. 11. Pqlicaria Sicdla Moris (F. M.). 12. Helichrysum pseudolitoredm Fiori (!). — Nella Flora Ana- litica il Prof. Fiori, istituendo questa nuova specie (come sotto-specie di //. Italicum), annunziava già la sua pre- senza sul M. Argentaro. 13. MiCROLONQHUS Salmanticus (L.) DG. (F.M.). — Questa specie è stata trovata soltanto un'altra volta in Toscana, ai Bagni di Lucca. È stata, segnalata pure a Genova e ad Ancona. In queste località disgiunte e lontane dalla sua area di dif- fusione è probabile che il Microlonchus debba considerar.'si soltanto come avventizio ed effimero. Nel luogo indicato da Major sul M. Argentaro (presso la fortezza di S.*" Stefano), l'ho ricercato nella stagione opportuna, ma invano. 14. Leontodon Villarsii Lois. (F. M.). 15. Leontodon crispus Vili. (F. M.). — Il Fiori nella Flora an., Ili, p. 401, aveva già riconosciuto la presenza di questa specie al M. Argentaro per gli esemplari di Major conser- vati neir Erbario Centrale. La pianta dell'Argentaro varia per maggiore o minore irsuzie e per avere talvolta lo scapo biforcato, tanto che Fiori ha creduto di doverla attribuire in parte al tipo, ed in parte alla var. Tergesiinus. E specie nuova per l'Arcipelago Toscano. 16. Onopordon Illyricum L. (H. Groves « Journ. of bot. », 1874, p. 28). — Anche io ho trovato in primavera, alla Torre Capo d'Uomo, delle foglie di un Onopordoìi che suppongo appartengano alla stessa specie trovata da Groves a Torre dell'Avvoltore. 17. Lactuca viminea (L.) J. et C. Presi (F. M.). — Nuova per l'Arcipelago. 18. LiNARiA sporta (L.) Mill. (!). 40' SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 19. SUAEDA MARITIMA (L.) Dum. (P. M.). 20. Amarantus deflexus L. (Passerini 1905). 21. RUMEX Acetosella L. (!). 22. Urtica urens L. (!). 23. populus nigra l. (!). 24. Spiranthes autumnalis (Pers.) Rich. (F. M.). — Questa specie era stata raccolta sul M. Argentaro fino dal 1871 in altra lo- calità dall' Ajuti, come rilevasi da esemplari conservati nel- r Erbario Centrale. 25. Ophrys speculum Link (!). — Specie nuova per la Toscana. Trovasi in discreta quantità fra S.*° Stefano e la Cacciarella. — Pancratidm maritimum L. (F. M). — Nel mio Prospetto della flora dell'Arcipelago Toscano, questa specie figurava già nella colonna del M. Argentare, ma soltanto perchè indicata del- l'Argentarola. Riconosciuta erronea questa indicazione (Bull. Soc. bot. it., 1903, p. 234), il Pancratium avrebbe dovuto essere cancellato per il M. Argentare se non vi fosse stato trovato da Major nel 1882 sul principio del Tombolo di Feniglia. Essa non viene quindi ad aumentare il numero delle specie dell'Argentaro. 26. Phalangium Lillìgo (L.) Schreb. (F. M.). — Specie non an- cora indicata dell'Arcipelago Toscano. 27. Sparganium ramosum Huds. (F. M.). 28. Sclerochloa dura (L.) P. B. (!). — Non ancora indicata delle isole Toscane. 29. .Egilops triaristata Willd. (!). Fra le piante interessanti raccolte dal Major vi é una Cen- taurea del ciclo della C. Cinerayva L., che è certamente quella indicata del M. Argentare da Savi e da Bertoloni col nome di C. cinerea, e che figura con quel nome nei prospetti dell'Arci- pelago, ma che non era stata più ritrovata sul l' Argentare. È disgraziatamente in cosi cattivo stato che non si può dire a quale delle varietà della C. Cineraria appartenga ; ma l'indica- zione precisa della località dove Major la raccolse (roccie in- torno alla Grotta dei Santi) permetterà di ritrovarla. Interessante è pure il trovare fra le piante raccolte da Major nel 1883, in uno dei punti del M. Argentare più lontani dal- l'abitato (Torre Capo d'Uomo) la Plerotheca Nemausensis Cass, Questa pianta, che in cosi breve volger di tempo si è diffusa SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 41 tanto larc?amente in molte parti della Toscana, vi era stata tro- vata per la prima volta a Livorno da Groves nel 1875, e poi da me a Capalbio nel 1876. Si vede che già nel 1883 si era fatto streda (ino in quel punto remoto dell'Argentaro. Nuova per l' isolotto di Port'Ercole è la Silene sedoides Poir., già indicata per il M. Argentaro fin dal 1674 dal Boccone (Icones et descr. ecc.)- Fu trovata nell'isolotto di Port'Ercole dal Major nel 1882. Fra le piante del Tombolo di Feniglia va aggiunta la Fumaria bicolor Somm., trovatavi da me. Colgo questa occasione per rettificare un errore che trovasi in una comunicazione fatta da Groves alla Soc. Linneana di Londra (« Monte Argentaro, its flora in July », Journ. of botany, 1874, p. 28. Recens. Just, Botan. Jahresbericht, 1874). Ivi è indi- cata per il M. Argentaro la Coronilla Cretica L. La pianta del- l'Argentaro alla quale Groves aveva dato questo nome non è altro che Coroìiilla Emeras L., come si può vedere nell'Erbario Centrale. L'indicazione errata di Groves era rimasta inosser- vata, per cui non si trova riprodotta in alcun lavoro posteriore. A. VILLANI. — AGGIUNTE ALLA FLORA DELLA PRO- VINCIA DI CAMPOBASSO. (Nota settima). Formano oggetto di questa breve nota alcune piante che, rac- colte negli anni passati in luoghi diversi della provincia di Campobasso, non furono indicate nei miei precedenti contributi. Ultimamente mi é riuscito di esaminare l'intero lavoro di Te- nore sulla Flora Napolitana, ^ ed ho potuto elencare nuove specie che in esso figurano raccolte nel Molise: 1 M. Tenore, Flora NoiìoUtana ossia descrizione delle piante indigene del Regno di Napoli e delle 'più rare specie di piante esotiche coltivate ne' giardini. Voi. I-V. Napoli nella Stamperia Reale. 42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO Anche questa volta non cito le piante della cui determina- zione non sono sicuro, né riporto il nome di alcune clie nel- l'opera di Tenore sono indicate di località diverse da quelle ove io le raccolsi. Di ciò curerò di occuparmene in un'altra nota o quando potrò riassumere in un unico lavoro le diverse notizie floristiche e fltogeografiche, che da varii anni vado raccogliendo nella provincia di Campobasso. Nel mese di luglio dell'anno 1909 visitai di nuovo Monte Mi- letto, trovando dalle falde fino alla cima (m. 2050) un discreto numero di specie, tra cui varie interessanti. Tralasciando quelle che in altre escursioni già vi ritrovai, raccolsi : Cyslopteris fragilis (L.) Bernh j3 alpina Desv., Rumex Acetosa L. j3 arifolms (A.11.), Capsella Bursa-pasioris (L.) Moench , Saxifraga tridactylites L. j3 adscendens L., Sedum atratum L., Saliireja alpina (L.) Scheele ^ typica., Galiiim bai- dense Spr., Doroniciim Colicmnae Ten., Achillea noMlis L. 0 puntata (Ten.), Roberiia taraxacoides (Lois.) DO. ; piante tutte che, pur essendo riportate nelle note precedenti, sono ricordate perché non furono da me trovate fin oggi in detta località. Ed ora elenco le specie che debbono essere aggiunte a quelle notate precedentemente. Stipa Aristella L. — (Nasce nelle colline di Campobasso, Tenore Fi. nap., Ili, p. 95). . " Agrostis alba L. — Comune in tutta la provincia. Estate. Agrostis alba L. d. vinealis (Schrab). — Nei fossi e lungo i mar- gini dei campi nelle vicinanze delle coste di Gratino, luglio. Briza media L. — Luoghi erbosi ed ombrosi nelle vicinanze del bosco di Campobasso in contrada detta Montevairano, luglio. Briza maxima L. — Luoghi erbosi e tra i vigneti nelle vici- nanze del bosco di Campobasso in località detta Colle Lungo, luglio. PoA alpina L. 7 baldensis (Haenke). — Sul Matese tra le rocce di Colle Tamburro a circa 1900 m., settembre, e sul monte Miletto quasi in cima, luglio. PoA NEMORALis L. — Luoghi ombrosi e boschivi del bosco detto Vallesorda a Capracotta, luglio. PoA NEMORALIS L. S firmula Gaud. [I. E. Cray]. — In luoghi boschivi sul Matese in contrada detta Ciavurro, luglio. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 43 PoA PRATENSis L. — Luoghi ei'bosi del Matese sulla Montagna di Campochiaro, agosto. PoA PRATENSIS L. 7 attica (Boiss. et H.). — Luoghi ombrosi e boschivi del bosco chiamato Vallesorda a Capracotta, luglio. Festuca ovina L. e Hallerì (Ali.). — Tra le rocce di monte Mi- letto a circa 2000 m., luglio. Festuca elatior L. — In luoghi erbosi sul monte Campo a Capracotta, luglio. Bromds erectus Huds. — Sul monte Campo a Capracotta in luoghi erbosi e tra i cespugli, luglio. Bromus sterilis L. 7 madritensis (L.). — Luoghi erbosi e bo- schivi nelle vicinanze di Montevairano, luglio. Agropyrum canindm (L.) P.B. — (Campobasso. Fiorisce in giugno. Perenne. Tenore, Fl.nap., Ili, p. 110 « Triiicum caninum -»). SciRPus maritimds L. — Lungo un rigagnolo nei pressi di S. Maria, di Fuori, settembre. JuNCUS articulatus L. a lampt^ocavìms (Ehrh.). — Luoghi umidi presso la Chiusa Salottolo, luglio, e lungo i fossi ed i corsi d'acqua a Maria Nera, agosto. Allium rotundum L. — Tra le rocce in luoghi incolti presso la strada che mena a Castropignano, luglio. Ophrys bombyliflora Lk. — (Nasce ne' boschi umidi ombreg- giati di Molise ; fiorisce in aprile ; è perenne. Tenore, FI. nap., 2, p. 311 « 0. putta »). Salix triandra L. — (Nasce lungo le sponde de' fiumi in Campo- basso ; fiorisce in aprile. Tenore, FI. nap., 2, p. 364). Salix incana Schrank. — (Nasce lungo le sponde del Biferno, fiorisce in aprile nelle pianure, in giugno e luglio ne' monti. Frutice. Tenore, FI. Nap., V, p. 274. « S. riparia var. B [S. incana Schrank Bavar] », Tenore, ^lora napoletana, II, p. 367). Salix phylicifolia L. j3 nigricans (S. M.). — (Nasce presso i rigagnoli e nei siti umidi boschivi e paludosi di Molise: Trivento [Scarano] ; fiorisce in aprile. Tenore, FI. nap., V, p. 273 « S. Amanniana [5'. stijlaris Seringe] »). Aristolochia longa L. — (Trovasi ne'boschi, e ne' campi aridi di Molise; fiorisce in giugno; è perenne. Tenore, FI. nap., 2, p. 327). Silene paradoxa L. — (Nasce su i margini de' boschi nelle 44 SEDE DI FIRBNZK - ADUNANZA DKLL' Il MARZO regioni montuose; in Molise, fiorisce in luglio. Perenne. Tenore, FI. Nap., IV, p. 214). D1A.NTHOS Armeria L. — Luoghi boschivi ed erbosi nella Chiusa Salottolo, luglio. Viola, calcarata L. « typica e. Zoìjsii (Walf.). — Dirupi di monte Miletto quasi alla cima, luglio. Lepidium sATiVDM L. — Luoghi erbosi in un giardino di una casa della città, luglio. Genista tinctoria L. & ovata (W. et K.). — (Nasce nelle colline della provincia di Molise, a Campobasso, a Trivento, donde mi fu inviata dal mio ottimo amico ed oculatissimo bota- nico il sig. D. Giosuè Scarano; fiorisce in maggio ; è perenne. Tenore, FI. nap., 2, p. 126). Ononis alba Poir. — (Nasce ne' campi sterili e sabbiosi di Mo- lise ; fiorisce in maggio ; è annua. Tenore, FI. nap., 2, p. 136). Medigago hispida Gaertn y nigra (W.). — (Trovasi fra le rac- colte in Campobasso; fiorisce in maggio. Annua. Tenore, FI. nap., V, p. 168 « M. Histrix Var. B. Afra ; leguminibus raaturis nigris). Trifolium Thalii Vili. — Dirupi di monte Miletto quasi in cima, luglio. Lathyrus Cicera L. b. dubias (Ten.j. — (Nasce tra i grani e nelle praterie sterili: Campobasso; fiorisce in aprile. Annuo. Tenore, FI. nap., V, p. 105 « L. duMus »). Lathyrus digitatus (M. B.). Fiori. — (Nasce ne' boschi di Mo- lise; fiorisce in estate. Perenne. Tenore, FI. nap., V, p. 103. « L. sessìUfolius »). ViciA narbonensis L. ^ serymtifoUa (Jacq.). — (Nasce in tutte le basse praterie ed anche ne' siti erbosi de' colli; Molise; fiorisce in marzo. Annua. Tenore, FI. nap., V, p. 121 « V. ser- rali folia Jacq. »). Meum athamanticdm Jacq. — Dirupi di monte Miletto a circa 2000 m., luglio. Galkopsis Tetrahit L. S pubescens (Bess.). — (Nasce ne' ritagli delle falde de' monti del Sannio : monte di Mezzo (Guss.) ; fiorisce in luglio. Annua. Tenore, Fi. nap., V, p. 12 « G iJ^t- descens »). Stachys Heraclea ah. — (Trovasi ne' luoghi aridi e nelle col- SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 45 line di Molise; fiorisce in giugno; è perenne. Tenore, FI, nap., 2, p. 24). Cephalaria ledcantha (L.) Schrad. — (Sul Matese presso Cam- pobasso. Fiorisce in maggio e giugno. É perenne. Tenore, FI. nap., 1. p. 24; Matese, monte di Mezzo. Tenore, Syll. in FI. Nap., IV, p. 21 « Scabiosa leucmitha »). EciiiNOPS RiTRO L. — (Nasce ne' luoghi aridi e soleggiati di Molise; fiorisce in luglio; é bienne. Tenore, FI. nap., 2, p. 279). EcHiNOPS RiTRO L. j3 clegans Bert. ex Vis. (Bert.). — (Nasce nei luoghi aridi di Molise ; fiorisce in luglio ; è perenne. Tenore, FI. nap., 2, p. 280 « E. viy^gatas »). Centaurea ALBA L. j3 splencleus (L. p. p., Ten., FI. nap.) — (Nasce sulle colline aride e soleggiate. La var. B mi è stata in- viata dai monti di Molise; fiorisce in giugno; è bienne. Tenore, FI. nap., 2, p. 266 « C. deusta var. B. »). CiRSiUM ERioPHORUM (L.) Scop. — (Nasce ne' margini de' campi de' luoghi montuosi e sterili, in Molise ; fiorisce in luglio ; è bienne. Tenore, FI. nap., 2, pag. 204 « Cnicus erio- phorus »). Hedypnois polymorpha do. (J tuMeformis (Ten.). — (Nasce nelle praterie montuose a Trivento, fiorisce nel maggio ; è annua. Tenore FI. nap., 2, p. 173 « H. tuMeformis »). ToLPis BARBATA (L.) Gaertu. f> umbellata (Bert.). — (Nasce ne' margini de' campi di Molise ; fiorisce in luglio. Annua. Tenore, FI. nap , V, p. 202. « T. umbellata »). Hypochaeris radicata L. — Luoghi incolti nelle vicinanze di Matrice, e nei pressi del Castello Monforte in luoghi erbosi, luglio. Crepis vesicaria L. b. scariosa W. — Lungo la strada ferrata tra Casacalenda e Bonefro, aprile. Dopo di che l'Adunanza è tolta. Firenze, 1911. Stab. Pellas. Luigi Chiti successore. 1911. Aprile. N." 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Baccarini P. — Intorno ad alcune forme di Aspergini . . . Pag. 47 BoLZON P. — Addenda et emendanda in Flora Parmensi. — . Nota prima „ 55 Fiori Adr. — Acanthaceae quaedam novae ex Erythraea ... ., 60 Pampanini R. — L'escursione botanica di Pier Antonio Micheli all'Isola della Gorgona nel 1704 „ 65 SoMMiER S. — Due novità per la flora maltese ed italiana . . „ 76 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell'8 aprile 1911. Presidenza del Vicepresidente Sommier. Aperta l' Adunanza sono pi'oclamati a nuovi soci i Signori : Dott. Luigi Gufino di Napoli Dott. Alfonso Nannktti di Firenze. Indi il Segretario Pampanini annunzia la scoperta del Lyoopus orientalis L. nei dintorni di Bagnoli (Napoli) fatta dal Prof. N. Ter- racciano, secondo una comunicazione avuta da questo. Sono poi presentati e letti, o riassunti, i seguenti lavori : P. BACCARINI. — INTORNO AD ALCUNE FORME DI ASPERGILLL la alcune mie note precedenti io ho fatto cenno di alcune forme di Aspergini osservati a varie ripre.se sui fiori gallicoli del Capparis sicula in putrefazione, ed i cui germi si annida- vano abitualmente anche nei fiori freschi e sani, come risul- BiUl. della Soc hot. Hai. 4 48 SEDE DI FIRBNZK - ADUNANZA. DELL' 8 APRILE tava dai saggi di culture appositamente istituite. ^ Varie circo- stanze mi hanno distratto dall'occuparmi più davvicino di tali forme sino a quest'ultimi tempi, nei quali ne ho intrapreso lo studio. I risultati a cui sono giunto se non hanno il pregio di una grande novità, valgono però a confermare le conclusioni di altri osservatori che hanno preso iti esame i problemi bio- logici ancora insoluti offertici da questi organismi ; e può quindi esser utile il darne notizia. ^ La prima e più frequente delle forme in questione è riferi- bile, anche secondo il parere del Prof. P. A.Saccardo, sdVA./lavus Link, e cioè ad una delle specie del genere più diffuse ed anche importante, dal punto di vista medico, per le sue attitudini pa- togene. La razza i cui germi s' incontrano cosi frequentemente sul Cappar/'s presenta dei gonidiofori con peduncolo lungo da 625 a 729 fi e larghi da 8 a IO jj.. La loro bollosità terminale ha un diametro di 30-40 ft, ed è irta di sterigmi semplici, bacil- lari, lunghi da 9 ad 11 u e larghi 3 ; i quali generano delle lunghe catene di gonidii rotondi, lisci, con un diametro medio di 3,5 !x. Questi gonidii germogliano prontamente nell'acqua o nei sub- strati nutritivi, producendo un micelio che striscia e serpeggia nel terreno nutritizio, e qua e là si solle v^a in radi e candidi fiocchi aerei. Alla temperatura di 34<'-37° il suo sviluppo è oltre- modo rapido e vigoroso ; sicché poco dopo le 24 ore dalla semina cominciano a mostrarsi i nuovi gonidiofori nelle culture ; pro- duzione che s'inizia nella regione centraledelle singole colonie e si dilata poi in senso centrifugo. Le macchie o rosette del fungo assumono dapprima un color giallo citrino con un orlo ad areola bianca: ma passano poi gradatamente al verde: sino ^ P. Baccarini, Sopra un curioso cecidio del Capparis spinosa h., « Malpighia », VII, 1S93, p, 405 e P. Baccarini, Sui Micozoojeaidìi ad Amòriosag alien. « Bull. Soc. bot. ital. », 1909,. p. 137. 2 Si tratta di uu genere cosi noto e ripetutamente esaminato, che posso riferirmi par le indagini anteriori alla bella monografìa del Wehmbr, Die Pi/zgattang Aspergillus. Genève, 1901, ed a quanto lo stesso autore riassume nel capitolo X Aspergillaceen in F. Lafar., Handhuch der TechniichKH Mylcologie, IV Band., p. 192 e seg. Jena, 1905-1907. SKOE DI FiRKNZB - ADUNANZA DRLL' 8 APRILE 49 a che le culture vecchie diventano di un verde smeraldo e ri- cordano, sia per la compattezza, sia pel colore, le cotenne fun- gose di Penicillii.tm glauciim. Ali sono servito per queste culture di terreni liquidi e solidi : quali liquido di Raulin, decotto di prugne, decotto di fiori di Cappero, agar-agar alle soluzioni sopra indicate ; fette di banane, spicchi d'arancio sterilizzati all'autoclave, fette di pane steriliz- zate a secco, ed imbevute di decotto di prugne. Il fungo vive ottimamente su tutti questi terreni, e non ha offerto nei singoli substrati differenze notevoli nel suo comporta- mento e nel suo vigore : tuttavia devo avvertire che ho prefe- riti i substrati liquidi per le culture di isolamento sul vetrino copri-oggetto od in goccia pendente, gli altri più di frequente per le culture in massa. 11 quadro che mi si presentava nei primi tempi di tali col- tivazioni era il seguente : da un abbondante micelio che si di- stendeva nel terreno nutritizio strisciando di preferenza presso la superficie, specialmente nelle culture a sustrato non poroso, sorgeva una ricca produzione di gonidiofori che si andavano gradatamente addensando sino a formare un denso vello o tap- peto polveroso; mentre il micelio che li generava diveniva sempre più compatto e si trasformava in una spessa e robusta cotenna. Dopo qualche giorno la produzione dei gonidiofori an- dava gradatamente attenuandosi, e finalmente cessando, per dar luogo ad nna abbondante produzione di sclerozii, i quali pren- devano il sopravvento sopra i gonidii, sino a diventare esclusivi nelle vecchie culture. Sull'agar-agar in scatole del Petri larghe circa 1 cm. di diam. inoculate con tre o quattro spore, occupavano prevalentemente la periferia dei singoli rosoni di micelio e vi si disponevano a zone concentriche. Il diametro loro oscilla dai 400 ai 500 p. : la superfìcie ne è bruna, liscia ed opaca. Io ho esaminato attenta- mente il loro modo d'origine allo scopo di ricercare se derivas- sero da uno o pochi ifl speciali come gli ascocarpidi A. glaiicus Link ad es. ; ma per quanto abbia esaminate centinaia di pri- mordi, e sia ricorso alle sezioni microtomiche in serie, non mi è stato possibile riconoscere alcunché di simile; bensì ho co- stantemente trovato che prendono origine nel seno di piccoli fiocchi di micelio superficiale, uniformi e ialini; i cui ifì cen- 50 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE trali si vanno progressivamente avvolgendo ed intrecciando tra loro in modo sempre più stretto, sino a dare origine a dei no- duli compatti che poco a poco si colorano in bruno; e si levi- gano, sia perchè gli ifi periferici dei singoli fiocchi vengano gradatamente compresi nella massa compatta del nodulo, sia perchè quelli che non entrano a far parte dello sclerozio av- vizziscano e se ne distacchino. Il fiocco iniziale prende ori- gine con ciò, che gli ifi del micelio striscianti alla superficie del substrato cominciano a produrre qua e là degli articoli più brevi e più tozzi dai quali gemmano lateralmente dei rami a limitato allungamento che alla lor volta continuano a produrre nuove ramificazioni le quali si attorcono ed intrecciano fra loro. Questi ciuffi iniziali degli sclerozii, confrontati col micelio nor- male, richiamano per il loro aspetto in un certo senso alla mente gli scopazzi di talune nostre piante da bosco. I singoli articoli di questi rami intrecciantisi, col successivo ingrossare si stipano tra loro sino alla scomparsa degli inter- stizi!; e si comprimono a vicenda diventando più o meno rego- larmente poliedrici. Nelle sezioni al microtomo appaiono costi- tuiti da un pseudoparenchima omogeneo i cui elementi, stret- tamente addossati gli uni agli altri, hanno sezione poligonale, membrana spessa e stratificata, ed un apparato protoplasmico seminato di vacuolo oleifei'e, e dotato di due o più nuclei avvi- cinati fra loro e sospesi nel grumo protoplasmico centrale. Il diametro di tali elementi è molto variabile ed oscilla dai 9 ai 16 ft. La corteccia è formata di alcuni piani di elementi schiac- ciati parallelamente alla superficie; a membrana più sottile di quelli profondi, ma colorata in bruno. Lo strato superficiale di questa corteccia consta di cellule morte: i successivi hanno pro- toplasma e fanno gradatamente passaggio a quelli profondi. Anche dopo un lungo periodo di riposo (oltre ad un anno nel caso mio) gli sclerozii secchi, riportati in cultura nel termostato a 32**, non hantio presentato mutamento di sorta: io non posso quindi che confermare i risultati di Wilhelm e degli altri che si sono occu- pati di questa specie. II fatto più saliente che essa mi ha offerto è stato la ten- denza presentata in un dato momento a scindersi in due sotto- razze l'una prevalentemente gonidiofora, l'altra prevalentemente scleroziogena. Come ho detto, le prime culture fatte su agar- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' S APRILE 51 agar al liquido di Rauliii, od al decotto di Cappero presentavano successivamente gonidiofori e sclerozii; ma nelle posteriori ta- lune culture producevano gonidiofori in grande abbondanza e pochi sclerozii ; mentre altre sopra identico substrato e mante- nute nel termostato alle stesse condizioni di temperatura pro- ducevano quasi esclusivamente scierozii. Io ho ottenuto nelle scatole del Petri delle culture amplissime della forma sclero- ziogena, nella qunle il micelio, rado e strisciante alla superficie dell'Agar, era povero di gonidiofori ; ma fittamente seminato da una fìtta gragnuola di questi corpiciattoli bruni. I pochi gonidiofori che si incontravano anche in queste culture erano talora affatto sporadici ; talaltra addensantisi in raili ciuflì nel centro delle singole colonie; ma la loro produzione, molto scai'sa del resto, declinava rapidamente e cessava. Nelle culture in tubetti, evidentemente per difetto di spazio, questi sclerozii si raccoglievano qua e là in grunn superfip.iali ed in croste spesse e robuste. La razza prevalentemente gonidiofora si è andata affermando per un graduale diminuire della frequenza degli sclerozii, i quali hanno cominciato a comparire sempre più sporadicamente e con maggiore ritardo ; in alcuni tubetti di culture, vecchie di oltre due mesi, ho potuto trovarne appena qualcheduno sotto il fitto strato di gonidii caduti sul fondo, solo dopo avere accurata- mente lavata la cultura coU'alcool, onde metterne allo scoperto la superfìcie: e nelle ultime generazioni di questa razza su mollica di pane, banano e fette di arancio non ne ho più tro- vato traccia, quantunque le culture su banano sieno vecchie di oltre due mesi e quelle su pane ed arancio rispettivamente di 30 e 20 giorni. La separazione delle due razze si è, come ho detto, manife- stata in una serie di culture fatte col meiiesimo substrato ali- mentare; ma è tuttavia d'avvertire che i substrati porosi sono più favorevoli allo sviluppo della razza gonidiofora; quelli com- patti sono più adatti alla scleroziogena. Da questi stessi fiori di Cappero ho isolata un'altra forma di AspergiUo che nelle culture assume un colorito d'insieme tra il fulvo e l'ocraceo, il quale ricorda quello dell'/l. WenlU ed A. Oslianus. Il suo micelio è meno vigoroso e si copre di nume- rosi gonidiofori, il cui peduncolo misura da 1 ad 1,5 mm. di lun- 52 SEDB DI FIRKNZE - ADUNANZA DEOL' 8 APRILE ghezza su 15-18 /x di larghezza ; ed è sormontato da una capita- zione rotonda del diametro di 37-53 ja. Gli sterigmi sono lunghi da 15-17 !x sopra una larghezza di 3,5-4 /x ; spesso leggermente clavati; specialmente alla fine della loro attività ; costantemente semplici e portano delle spore liscie, rotonde e con un diametro medio di 5,64 /x le quali sono riunite in catenelle più brevi della specie antecedente. Le culture anche vigorose non si coprono mai come in quella dell'^. fiavus di un denso strato di pulviscolo spe- rale. Anche a parere del Prof. Saccardo la specie alla quale questo Aspergine si avvicina di più per i caratteri dell'apparato goni- dioforo è VA. Oslianus Wehmer; pur offrendo in suo paragone più d'un cai-attere differenziale. Anche prescindendo dalla co- stante assenza di ramificazione negli sterigmi, che potrebbe es- sere affatto accidentale, quelli deir.4. Ostianus sono molto più lunghi (35 X 8) che nel nostro; e tanto il filamento che la bol- losità che lo termina mi sono apparse sprovviste di quella man- senhafter ausscheid>.i/ng braimer kòrnchen che é data come carattere diagnostico importante dell'ai. Ostianus. Questo inoltre è una forma abitualmente mesoterma ; la quale ha un ottimo di temperatura intorno ai 24°; ed a 30^ cresce già lenta e sten- tata ; mentre la forma isolata dal Cappero ha il suo ottimo tra 34" e 37". Alcune culture sopra agar-agar in camera del Petri portate dal termostato nelle stanze di laboratorio ad una tem- peratura di 10*^-18° si sono completamento arrestate nello svi- luppo. Infine deil'/l. Ostianus non si conoscono sclerozii, che io ho potuto ottenere abbondanti nella forma da me isolata. Se queste differenze non son tali da giustificare la fondazione di una nuova specie, autorizzano però a creare una nuova e distinta varietà deir^. Ostianus. ' In confronto air.4. fiavus questa forma è meno rigogliosa e di più lento sviluppo, facile ad esserne sopraffatta e quindi più difì^ìcile ad essere isolata e coltivata. Nei substrati liquidi, sul * .4. Ostianus '^ éhmar var. Capparidis. — Caespitibus fulvo-ochra- ceis : hyphis sterilibus, repentibus liyalinis ramosis, fertilibus erectis ram. 1-1,5 altis /x 15-18 latis : continuis, apice in vesiculam globosam /x 37-53 diam. dilatatisi basidiis clavatis simplicibus 15-17 /i longis, 3,5-4 li. latis : conidiis catenulatis, globulosis levibus ,«- 5,64 diam. Sclerotiis levibus, vel demum rugulosis, superfìcialibus, irregula- riter rotundis diam. p. 4CO-500. SKDIC DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 53 vetrino coprioggetto od in goccia pendente, forma anch' esso un reticolo di micelio dal quale si staccano già al 2" giorno dei ciuffi di filamenti gonidiofori, che offrono spesso la particolarità di portare sterigmi senza rigonfiarsi nella solita vescica rotonda. Gli sterigmi nascono così in brevi cinffl all' esterno ed ai Iati del loro tratto apicale, in modo da ricordare abbastanza da vicino la disposizione degli sterigmi nei PeniciUiam. A dir vero, non si forma mai un vei'o pennello ; anche perché gli sterigmi in questo caso, per quanto ho osservato, restano sem- plici. A queste forme di gonidiofori aberranti e rachitici succe- dono però di buon'ora gli apparati normali, i soli che ho in- contrati nelle culture su terreni solidi. Sull'agar-agar, forse per la compattezza del substrato, il micelio cresce lento ed è poco fertile ; mentre è più vigoroso sopita altri substrati più permea- bili all'aria, quali le fette di banano, di arancio e di pane. L'intrec- cio dei fili di micelio che formano le cotenne superficiali è più compatto che nella specie antecedente ; tanto che esse [)rendono l'aspetto di un vero pseudoparenchima ad elementi irregolarmente poligonali in sezione, che ha lo spessore di parecchi piani di cel- lule, e produce dal lato inferiore numerosi filamenti nutritori che si diramano nel substrato, e dal lato superiore le fruttificazioni. Gli articoli dei singoli ifl sono più brevi che nella forma ante- cedente : non di rado una volta e mezzo soltanto più lunghi che larghi ; e qua e là divenendo ipertrofici, si arrotondano in modo da assumere talvolta un aspetto torulaceo. Questi articoli cosi rigonfi sono carichi di protoplasma; multinucleati, ed io li considero come inizii di filamenti gonidiofori arrestatisi nello sviluppo. Qualche volta difatto essi gemmano lateralmente, pro- ducendo un ramo che tende ad innalzarsi sopra il substrato; ma poi si arresta nello sviluppo, ora inspessendo fuor dell'usato la membrana nella sua porzione terminale; ora allargandosi in varici ed ampolle bernoccolute e contorte, simili a quelle che io ho segnalate in un altro caso ^ e che considero come forma- zioni abortive e teratologiche, sia per la bizzarria e l'incostanza della forma, sia per il graduale dissolvei'si dei nuclei che vi penetrano dal peduncolo. ^ P. BAcCARiNr, Sihllo svihippo della Lasiodiplodia Fiorii. « Nuovo Gioru. bot. ital. », 1910, p. 18B, fig. 11. 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE La produzione degli sclerozii è stata incontrata da me quasi esclusivamente nelle culture sopra agar-agar ; non sugli altri substrati. II modo di origine di questi sclerozii non è gran fatto diverso da quello della specie antecedente: alcuni ifì superficiali a de- corso parallelo od inci'ociantisi tra loro, generalmente ad arti- coli più brevi e ricchi di plasma di quelli vicini, gemmano la- teralmente allungandosi in ramuscoli brevi e contorti, che pro- ducono anch'essi altri rami; i quali si aggrovigliano e si intrecciano fittamente; mentre i loro articoli ingrossano sino a raggiungere un diametro doppio dei fili generatori, e progres- sivamente si stipano e comprimono trasformandosi in un nodulo pseudoparenchiraatico come avveniva nella specie antecedente. In qualche caso sembra che il focolare di questo groviglio di fili si costituisca attorno ad una, o due, o più di quelle cellule del micelio più ricche di protoplasma e di nuclei, le quali in altri punti si comportano come primordii abortiti di gonidiofori. Ma ad ogni modo, né la loro presenza, né la loro forma, né il loro numero sono costanti, e molto meno producono elementi distinti dagli altri per particolari caratteri morfologici. Essi in- vece non tardano a scomparire nella massa uniforme degli altri elementi dello sclerozio. Questo è di un tessuto non meno com- patto di quelli della specie precedente; ma nel tempo stesso più molle e di un colorito giallo dorato, il quale col disseccamento volge all'ocraceo. Qualche volta l'interno dello sclerozio è oc- cupato da una cavità aerifera varia di grandezza e di fortna, la quale sta ad indicare che l'attività d'intrecciamento del flocco scloroziogeno primitivo e più intenso in una zona periferica che al centro. Le sue cellule sono irregolarmente poliedriche ed appaiono quindi poligonali in sezione: hanno membrana spessa e stratificata e misurano circa 14 jx di diametro; presentandosi, nelle sezioni, più uniformi di quelle dell'^. flavus. Il periodo di riposo di questi sclerozii sembra essere molto lungo: io ne ho riportati in cultura dei vecchi di oltre un anno e ne ho ottenuta una rosa di filamenti micelici raggianti dalla loro periferia e producenti gonidiofori e gonidi! ; ma nel loro interno non mi fu mai dato d'osservare alcuna innovazione di struttura, od accenni a produzione di aschi. Ho già detto che non tutte le culture, ma soltanto quelle SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA UKLl.' 8 APRILE 55 sopra agar-agar hanno dato sclerozii; però non credo che sia il caso di interpretare questo fatto alla maniera della forma antecedente e cioè come una scissione della specie in due razze, scleroziogena l' una, e gonidiofora l'altra; poiché sebbene la forma scleroziogena sia effettivamente caratterizzata dalla scarsa produzione dei gonidiofori, sostituiti per cosi dire da una precoce produzione dei sclerozii, essa è assolutamente legata al substrato; e le due forme passano l'una nell' altra quando vengano semi- nate sopra un terreno opportuno. Altre forme di Aspergili! ho isolato da questo stesso m.ateriale dei fiori di Cappero; ma di essi mi riserbo di riferire in altra occasione. P. BOLZON. — ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA PARMENSI. Nota prima. Anihericum Lilìago L., b. maius milii, foliis 5-8 mm. latis, scapum siùbaequantibus, bracieis floram inferioruni pe- danciilos suos suhaeq_naniWHS. Nell'Appenn. Piacent.-Parmig. : fra i massi di serpentina del m, Ragola (m. 1700) sopra Cornolo! Cephalanthera ensifoUa Rich., b. loiig^ifolia Goir. Bassa pianura : nei boschetti del letto dell' Enza presso Casalbaron- colo ! Variazione umbrofila; da notarsi anche che questa specie di solito si trova non più in basso della zona collina, [colli di CoUecchio! e di Sala (Passerini l)^. Rwnex Acetosella L. b. gracilis Meisn. Nelle fessure delle serpentine al m. Prinzera (m. 700} ! R. sciitalus L. b. g-laucus (Jcq.). Nelle fessure delle ser- pentine al m. Zirone (700 m.) sopra Citerna ! Il tipo si com- porta pure come serpentinicola esclusiva, avendolo in provincia osservato soltanto in questa roccia al m. Prinzera, m. Ragola e a Roccamurata. Aiiiarantus hypochoiidriacus L. Naturalizzato larga- mente nei contorni di Parma, come nel letto del torrente omo- nimo presso ponte Umberto I e altrove ! Arenaria serpi/llifolia L. ,8 tenuior Koch. A Pietramago- lana (m. 400) nei luoghi erbosi, asciutti a substrato serpentinoso! 56 SEDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DELL' 8 APRILE Stellarla graminea L. b. luacropetala Wiesb. Nelle alture presso Noceto (Passerini !) — e. brevifolia Walth. Nei prati asciutti e scoperti presso la cima del m. Pelpi (m. 1480) sopra Bedonia ! Agrosteìnma GiUiago L. b. exilis iiiìhi, caulis (1,5-3 deciìn.) exilis, simplex, uni/lorus, foliis mediis 2-3 centim. longis, 1-2 mm. tantum latis, calyx laciniis vix peialis longio- riìjns. Nei seminati presso Montechiarugolo, 12 giugno 1902, fl.! Silene Armeria L. In provincia pare che si comporti come serpentinicola esclusiva, essendo stata osservata unicamente nelle serpentine o in terreno argilloso derivato dallo sfacelo di esse : al m. Prinzera ! (Passerini), sulla Pietramagolana ! e a Roccaraurata! Notevoli in tali serpentine due forme, una ridotta e l'altra esuberante : b. minor mìhl, caulis (5-13 centim.) 1-3 florus, simplex presso Pietramagolana in vai di Taro! — e. ramosissima milii caulis superius et inferius ramosis- simus, presso Roccamurata! Diantlius Armeria L. Due forme dell'alto Appennino: &. caespitosa mihi, caulis (10-15 centim.) ramoso-caespito- sus, al m. Nero (m. 1700) dell'Appenn. Piacent.-Parmigiano ! — e. acaulis milii caulis subnullus, floribus fere in capituìo- confertis (an f. nionstruosa), al m. Zuccone (m. 1422J dell'Ap- penn. Lig.-Parmigiano ! D. Seguieri Vili. b. silvaticiis (Hpe). Al m. Carignone sopra* S. Maria di Taro col tipo! — e. siibuniìloriis Lamette m Rouy et Fouc, fi. de Fr^ance, III, al m. Zuccone ! Cardamine resedifolia L. x typica e. nana 0. E. Schulz. Nelle rupi silicee (arenarie, ecc ) del m. Sillara sopra le cascine dei Biancani (in 1500-1750) ! — al m. Carignone sopra S. Maria di Taro! Rapistriim rugosum Berg. a typicum. Due forme : — b. arenicolum mihi, caulis (7-12 centim.) simplex, foliis tantum dentatis. Nelle sabbie aridissime in golena del Po a Mezzano Rondani vicino al ponte ferroviario di Casalmag- giore, 6 Giugno 1909, fi. et fr., molte piante in colonia ! — e. subscaposum mihi, foliis in rosulam radicalem confertis, caulibus simplicibus vel subsitnplicibus, floriferis folias rosulae subaequantibus, aphyllis vel subaphyllis, fructi- feris 3-8 centim. longis (an f. monstruosa). Fra le serpentine SEDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DKLL' 8 APUILE 57 o nelle argille aridissime derivate dallo sfacelo di esse: vicino al Castello di Roccalanzona verso il Taro, 31 Maggio 1908 fl. etfr. ! — nel m. Prinzera, versante rivollo verso la Sporzana, 22 Maggio 1910, fl.! Myagrum perfolìatitìn L. Una forma arenicola e xerodla: — b. luinus luihi caulis (8-10 ceniim.) simplex, foliis integris vel vix dentatis, racemo paucifloro. Nelle arene ari- dissime del letto della Baganza presso Sala, 5 Maggio 1902, fl. 1 Draba jnuralis L. Molte variazioni nello sviluppo del sistema vegetativo, dovute alla stazione arida sabbiosa o rupestre, oppure alla stazione umida e ricca di humus. I due termini estremi di tali variazioni sono dati dalle due forme: b. iiiiiior luihi, caulis simplex (1-2 dectm.J, fiUformis, foliis caulinaribus 3- S mm. longis, 2-6 mm. lalis. Luoghi sabbiosi aridissimi nel letto del Taro a Fornovo, 30 Marzo 1902, fl. et fr.! — e. Diajor iiiihi, caulis (3-6 decim.) raìnosus, foliis caulinaribus 15- 20 mm. lalis, ;20-25 mm. longis. Luoghi erbosi, umidi e pin- gui a Sanguinara, Aprile 1910 fl. et fr. ! Lepidiuiii campestre R. Br. Specie pure estremamente polimorfa, ma le varie forme da me raccolte in provincia non si possono con sicurezza riferire a quelle descritte da Rowj et Fono, in Fl. de France, .se si eccettui la b. simplex Rouy et Fouc. variazione dei luoghi aridissimi argillosi o marnosi (presso i buroni di Maiatico sopra Sala !) o sabbiosi (Ponte Taro presso il tiro a segno 1). Papaver Rhoeas L. a typicum b. pallidum G. et S. Forma dei luoghi magri, scoperti e soleggiati a substrato sabbioso (a Ponte Taro presso il tiro a segno !) o .serpenti noso (a Pietra- magolana fra i ruderi del Castello!) o argilloso (nei campi presso la stazione di Lesignano di Palmia!) — J3 dicbium (L.) b. Lamottei Bor, Nei seminati a Malandriano! Thallctram flavam L. b. heterophyllam (Lej). Contorni di Parma fuori di Porta Nuova (Passerini l). Th. majus Jcq. ripor- tato di questa località da Avella e Casoni, e quindi anche nella Fi. d'Italia di Fiori ecc., è da riferirsi invece a questa forma, in base agli esemplari relativi da me esaminati nell'Erb. Parmense. Anemone Hepatica L. b. minor Rouy et Fouc. = f. ini- crantha Goir. Nei colli presso S. Michele di Tiorre, 23 Feb- braio 1908, fl. ! — Variazione stagionale. 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE Ranimcìdus nemorosus DC. — R. T>olijanthemos L. a iypicus riportato da Avelia e Casoni e quindi anche nella FI. d'Italia di Fiori ecc., è invece da inferirsi a questa specie, in base a quanto ho osservato nell'Erb. Parmigiano. Saxifraga bulbifera L. b. reducta niihi, canlis (5- 10 centim.) s ubimi fior us, simplex. Luoghi magri ed erbosi : m. Prinzera (m. 700) ! — m. Caio nei prati elevati (m. 1200- 1400) ! Gemn rivale L. b. lìumile Goiran. Neil' Appenn. Tosco- Parmigiano presso Rigoso ! Ononis spinosa L. S luitis L. A Oppiano (Passerini !) e in vai di Taro a Citerna ! — b. vulgaris Lange, presso Citerna! Lotus corniculaius L. y decuiiibens (Poir.) Luoghi are- nosi e calpestati lungo la strada da Giarre di Berceto a Roc- caprebalza ! — b. Sibtliorpii Rouy. Nei luoghi aridi dei colli presso Tra versetelo ! Astragalus Hypoglottis L. ^ Gremlii (Burnat). Appennino Tosco-Parmigiano : luoghi dirupati presso Rigoso ! Amorpha fruticosa L. Nei boschi in golena del Po: rara nella riva Parmigiana a Mezzano Rondani ! invece assai copiosa neir opposta riva (~Iremonese a Casalmaggiore ! e Mantovana a Brescello 1 H/ppocrepis comosa L. a tijpica b. alpina Rouy. Luoghi argillosi aridissimi o fra le serpentine al m. Prinzera ! — e. major Rouy. Nel m. Pareto presso Solignano ! Lathijrus py^alensis L. b. sepium Scop. Nei luoghi selva- tici sopra Felino ! e a Montechiarugolo vicino al ponte ! Lathiirus montanus Bernh. b. pyrenaicus DC. Nei boschi del m. Fuso (m. 1118) sopra Scurano ! Vida saliva L. fi Cosentini (Guss.). Vicino Parma presso il torrente omonimo a Ponte Dattero ! V. biUiunica L. b. ang^ustifolia Goir. Luoghi aridi, argil- losi delle alture presso Fornoso oltre il Taro! Circaea lutetiana L. b. ovalifolìa Lasch. Alto Appenn. Ligure-Parmigiano al m. Ventarola di Tomolo! Cherophyllum hirsulum L. fi niag^ellense (Ten.). Presso il lago Santo (Passerini!) e nel sovrapposto m. Orsaro ! EupUorbia eocigua L. b. caespitosa luìhi, caulis (3- 6 cenlìin.) nanus, ramosus ad basini, idest caespilosus. Fra 8KDÌ5 DI FIKKNZB - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 59 i ciottoli dì serpentina presso Fornovo nelle alture oltre il Taro lungo una via carrareccia che conduce ad una cava di ser- pentina ! Coriaria ìnyrtifolia L, Rarissima specie scoperta dal Pas- serini in vai di Taro dove io l'ho osservata: in gran copia fra Ghiarre di Berceto e Roccaprebalza sul letto della Manubiola! lungo la strada provinciale e anche nel bosco di castagni sot- tostante a Roccaprebalza! — lungo la carrareccia che fiancheg- gia il Taro fra la Barricata verso Roccaraurata e Ghiarre di Berceto, sempre in luoghi sabbiosi o rupestri (serpentine, ecc.) ! Soldanella alpina h. fi pusilla (Baumg.). Appenn. Tosco-Par- migiano: nel m. Sillara (m. 1861) sopra le cascine dei Biancani! Solanuìn Dulcamara L. l). laciniatuiìi Dun. Contorni di Parma : nei boschetti della Baganza presso Ponte Dattero ! Veronica Beccabunga L. b. alpina (Ten.). Al Lagdei sotto il lago Santo ! V. serpyllifolia L. 1>. glandulo§a Rouy. Al m. Caio (Pas- seìHni!). Gli esemplari, esistenti nell'Erb. Parmense, portano scritto, di mano del Passerini: racemo glanduloso-peloso, brattee e calici glanduloso-cigliati. Orotoaiiche variegata Wallr. ce typica. Nei boschi di castagno presso Selvagrossa in vai di Taro ! Galeopsis Ladanum L. b. calcarea (Schoenheit). Appen- nino Tosco-Parmigiano: m. Getterò nel versante rivolto verso il colle di Cento Croci, luglio 1905 fi. ! Leonitriis Cardiaca L. b. g^labrescens Goir. Fornovo presso la casa Magnana (Passerini \). Slaclujs palastris L. fi ambigua (Sm.). Contorni di Parma a S. Rufino presso il Cinghio (Passerini !). SI. annua L. b. liuniilis Goir. Nei campi presso Castione de' Baratti ! Plantago lanceolata L. fi lanuginosa Koch. Al m. Caio (Passerini !) — contorni di Parma nel letto della Baganza presso Ponte Dattero ! Galiiun purpureum L. b. brevifolium Goir. Nelle rupi calcaree presso Ostia ! G. aristatwn L, Dal confronto fra gli esemplari da me rac- colti nelle colline Trevigiane e nell'alto Appenn. Parmigiano, sarei venuto alla conclusione che questi tendano ad avvicinarsi 60 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' 8 APRILB ad una f. IjrachifiUa, quelli ad una f. inacrofìlla. Secondo le mie osservazioni, l' ultimo termine delle forme brachifìlle è : b. brevlfolìuiii niitiì, foliis mediis 20-25 min. longis, nei boschi di faggio dell'Appenn. Ligure-Parmigiano : al m. Zuc- cone (m. 1422) sopra il Colle di Centocroci ! — Le forme da me raccolte nei colli di Asolo e di Cornuda (prov. di Treviso) hanno le foglie lunghe fino a 40-50 mm. Galium palustre L. to. rapicoluin Desm. Fra Monchio e Rigoso (m. 1100) ! e nelle faggete dell'alta Baganza (Passerini l). Valeriana tripteris L, b. inciSH Rouy, Al in. Pelpi (ni. 1480) nei rovesci verso il Cenno ! CampaniUa glomerata L. b, farinosa (Andr. in Bess.). Nella Baganza presso Gaione (Passerini l). Senecio Doronicum L. a typicus e. subtomeiitosus Fiori. Appenn. Piacent.-Parmigiano : nelle fessure delle serpentine del m. Nero (m. 1754) ! e del m. Ragola (m. 1710) ! — ./3 toiDeii- tosus DC. Come la e. suMomentosus ! Chì'ysanthemum Leitcanthemuìn L. In provincia ho riscon- trato le seguenti forme : — oc vulgare a. cletiudatiiiii Boenn. Al m. Prinzera presso la strada nazionale e certamente altrove! — b. niacraiitliuin N. Terracc. A Guardasone sopra Travasetolo ! e al m. Nero sopra Cornolo e certamente altrove ! — e. pallidiini Fiori. Luoghi erbosi esciutti a Parma presso Ponte Dattero I — j3 pal- lens (Gay) b. incisuiu Rouy. A Montechiaragolo presso il ponte suir Enza ! ADR. FIORI. — ACANTHACEAE QUAEDAM NOVAE EX ERYTHRAEA. L'esplorazione botanica dame compiuta nell'Eritrea dal gennaio all'aprile 1909 fu specialmente feconda per la raccolta delle Acanthaceae, che abbondantemente trovavansi fiorite nel ver- sante orientale della Colonia, in quella stagione beneficato dalle piogge. Nell'attesa di poter pubblicare l'elenco di tutte le piante da me raccolte in quelle escursioni, descriverò per ora tre specie di Acanthaceae che non ho potuto identificare con alcuna di quelle a me note e che perciò ritengo nuove. Aggiungerò pure SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL,L' 8 APRILE 61 l'elenco delle altre specie di questa famiglia che non mi risultano finora note della. Eritrea. 1. Blepharis breviciliata sp. n. — « Afflnis B. àbyssinicae « Hochst. sed humilis, prostrata, caulibus radicantibus, « 1-3 dm. loiigis, pilosis. Folla eiliptica, parva, 1-3 cm. « longa, 5-7 mra. lata, supra viridia et pubesceiiti-scabra, « subtus albida et strigillosa. Bracteae extus tomentosae, « margine ciliatae,ciliis 1-2 mm. longis; bracteolae nuUae. « Corolla albida, 20 mm. circ, longa. » LociiS. — Hamasen: in pascuis montibus Lesa, alt. 1940 m.; 9 Aprili fior. Nel portamento la nostra pianta è assai diversa dalla B. ahys- sinica e si avvicina piuttosto alla B. mollng ini folta Pers , però i caratteri fiorali e specialmente la mancanza delle bratteole circondanti il calice l'avvicinano di più alla prima; questa ha però le brattee meno pelose, con nervi più prominenti e ciglia lunghe 5-6 mm., le foglie in generale più grandi e meno pelose, i fusti pure meno pelosi, più alti e più robusti. 2. Crossandra Johanninae sp. n. — « Arbuscula, tota cinereo-to- « mentosa. Folla verticillato-quaterna, lamina ovato-oblon- 1. Crossahdra Johanninae. — 2. Ct nilotica, mi flore ed una brattea (leggermente ingranditi). « ga, utrinque attenuata, 4-7 cm. longa, carnosula, in sicco « subcoriacea, uiidulata; juniora canescentia, adulta supra 62 SEDH DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 8 APRILE « scabro-pubescentia, subtus tomentosa; petioli 1-2 cm. « loiig-i. Pedunculi 2-5 cm. loiigi, crassiusculi, tomentosi ; « spicae ovato-oblongae, 4-5 era. longae, 13-15 mm. latàe, «apice acutae; bracteae arcte imbricatae, elliptico-acu- « minatae, 15 mm. longae, subcoriaceae, parallelinerviae, « dorso villosae, margiuibus dense barbatae, pilis longis « sericeis, albis ; bracteolae lineares, barbatae. Calycis « lacinia poster, apice bidentata, 10 mm. longa. Corolla « caeruleo-violacea, extus pubescens, tubo lineari, medio « geniculato, apice breviter dilatato-infundibuliformi, 18- « 20 mm. loiigo, limbo coiicavo, 12-14 mm. longo, trilobo, « lobis obovatis. Capsula non visa. » Locus. — Mensa: in silvis secundum torrentem Messeb, alt. 1000-1300 m. ; 29 Martio fior. AfHne alla C. niloUca Oliv. dell'Eritrea eil Africa tropicale, dalla quale distinguesi per le foglie carnosette, densamente to- mentoso-vellutate, per le brattee dell'infiorescenza pare più consistenti a nervi non reticolati, vellutate sul dorso e molto più densamente barbate al margine, infine pel colore azzurro- violaceo della corolla, la quale ha il tubo con una leggera piega- tura a ginocchio in corrispondenza della inserzione degli stami, mentre in alto il tubo stesso si dilata un poco ad imbuto in modo che il lembo non può spianarsi come nella C. nilotica, ma ri- mane alquanto concavo. Altra specie afl^ne alla nostra è la C. infundihuliformis Nees (= Justicia L. = C. unclulaefolia Salisb.) dell'India, ^ la quale * Neil' Erbario centr. di Firenze ne esistono esemplari anche del Cordofan a Fazogl raccoltivi dal Figari (cfr. Martelli in Giorn. Bot. It., XX, 392 [1888]), tanto nella sua forma tipica, quanto in quella a brattee non cigliate al margine corrispondente a C. axillaris JSfees; siccome però il Clarke (in T.-Dyer, FI. trop. Afr., V-i [1899]) non indica la C. infundibuliformis dell' Africa, potrebbe anche dubitarsi che la pianta del Figari fosse stata importata a scopo ornamentale. La C. infundibuliformis \^=z G. undulaef olici) è pure indicata del- l'Eritrea dei boschi di Dongollo e dell'alta valle del Lava dal Penzig (Atti Congresso botanico di Genova 1892, p. 353) ; ma riguardo alla prima località deve certamente trattarsi della C. nilotica, già riscon- trata ivi dallo Schweinfurth e da me ; quanto alla seconda, potrebbe anche darsi che il Penzig avesse sotto quel nome riportata la C. Jo- hanninae, perchè la valle del torrente Lava è poco distante da quella del Messeb, ove io scopersi questa specie, e ad essa parallela. SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 63 dififerisce per ìe foglie glabre o quasi e per gli stessi caratteri delle brattee e della corolla sopra indicati come dififerenziali della C. nilotica. 3. Rhinacanthus Chiovendae sp. ii. — « Frutex 4-5 dm. altus ; « rami breviter pubesceiites, lineis quatuor prominulis lon- Rhhiacanthus Chiovendae. — a corolla, b fiore in toccio, e antera, d capsula, e seme (il ramo è impiccolito di 1,3, gli altri disegni sono leggermente ingranditi). « gitudinaliter percursi. Folia opposita, petiolo 5-10 mm. « longo sufl'ulta, lamina ovali-oblonga, 3 V2-8 era. longa, « basi cuneata vel rotundata, apice attenuato-obtusiu- « scula, integra, sub lente puberula, coriaceo-membrana- «c cea. Spica terminalis solitaria, 2-6 cm. longa, interdum « duae adiectae, raraulis lateralibus brevibus suffultae ; « bracteae lineares, parvae, 1-3 mm. longae, cinereo- Bull. della Soc. boi. Hai. 5 64 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE « pubesceiites. Galyx 3-4 mra. longus, 5-partitus, laciniis « triangularibus. Corolla roseo-lilacina, tubo gracili, cylin- « drico, 20-22 ratn. longo, limbo bilabiato, labio anteriore « 3-lobo, lobis ellipticis, 1 cm. circ. loiigis, labio posteriore « lineari, 5-6 mm. longo, integro. Anterarum loculi vix « alter supra alterura positi. Capsula longe stipitata, cla- « vata, compressa, 15-20 mm. longa, glabra vel sub lente « pilosiuscula, disperma. Semina albida, discoidea, margine « incrassata, tubercolata. » LoGus. — Hamasen: in silvis loco Algatà dicto, alt. 850 m. ; 30 Martio fior, et fruct. Affine al Rh. Gouimuais Nees dell'Africa trop. ed India, ne differisce per l' infiorescenza formata da una sola spiga od al più tre vicine, mai però formanti una panocchia, per la corolla roseo-lilacina e non bianca, per le logge dell'antera situate quasi alla stessa altezza ed infine per la capsula a 2 e non 4 semi e quasi glabra. Dedicato al doti Emilio Chiovenda, esimio conoscitore ed illu- stratore della flora dell'Eritrea e dell' Abissinia. Altre Acanthaceae finora non "indicate per la colonia Eritrea sono le seguenti: 1. Hygrophila spinosa T. Anders. — Barca: secundum flumen Barca prope Agordat, alt. 630 m., 23 febr. fior, et fruct. 2. H. spiciformis Lindau. — Hamasen: secundum torrentem Anseba prope Abrascico, alt. 1800 m., 16 febr. flor. 3. Ruellia prostrata T. Anders. — Hamasen: prope Ghinda in Silva Doìigollo dieta, 14 Jan. fior, et in valle Cecca, alt. 800-960 m., 11 apr. fruct. — Filfil in neraoribus, alt. 720 m., 1 apr. flor. 4. Dyschoriste multicaulis O. Kuntze. — Hamasen: prope Embatcalla in olivetis, alt. 1300 m., 1 febr. flor. 5. Blepharis molluginifolia Pers. — Hamasen: prope Ghinda in valle torrentis Baresa, alt. 830 m., 27 Jan. flor. 6. Lepidagathis calycina Nees.— Hamasen: in silvaticis prope Algafà. alt. 890 m., 30 Mart. flor. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELI.' 8 APRILE 65 7. Barleria triancantha Hochst. — Samhar: secundura flu- nien Uahiro, alt. 50 m., 8 febr. fior. — Hamasen: prope Aìgatà, alt. 850 m., 30 mart. fruct. 8. Justicia odora Vabl. — Hamasen: in silvaticis prope Aìgatà et iuter Algatà et Bet-Cuslan, alt. 500-800 m., 30-31 Mart. flor. 9. Ecbolmm Anisacanthus C. B. Clarke. — Hamasen: prope Algal'ì in silvaticis, alt. 800 m., 30 mart. fior, et fruct. 10. Peristrophe bicalyculata v. Kotschyana (Nees). — Ha- ìnasen: in montibus Lesa, alt. 2000 m., 20 febr. fior. R. PAMPANINI. — L'ESCURSIONE BOTANICA DI PIER ANTONIO MICHELI ALL'ISOLA DELLA GORGONA NEL 1704. Molti Botanici ^ — e fra i primi P. Savi, che pubblicò una « Florula Gorgonica » (1844) — erborizzarono nell'Isola della Gorgona ed i risultati delle loro esplorazioni furono riassunti da T. Caruel nella sua « Statistica botanica della Toscana » (1871), e più tai'di da G. Arcangeli (« Le piante fino ad ora raccolte in Gorgona » [1887]) ; finalmente, nel 1889 e nel 1903, S. Sommier pubblicò delle aggiunte a queste fìorule. ^ In nessuno di questi lavori figura il nome di Pier Antonio Mictieli;^ eppure egli fu — verosimilmente — il primo Botanico clie sia stato nell'isola. Fra i suoi manoscritti rintracciai la relazione del suo viaggio eseguito alla fine d' ottobre del 1704 e qui la pubblico integral- mente. L'erborizzazione, causa la tarda stagione, non fu molto frut- tuosa ; però la sua relazione offre dei dati interessanti. Cosi, Micheli trovò abbondanti, come lo sono al giorno d'oggi : Senecio Cineraria DC, Janiperusphoenicea L., Rosmarinus offìcinalish., 1 Sommier S., La gita sociale all'Isola della Gorgona (Bull. Soc. bot. ital., 1899, p. 70). * Sommier S., Piante raccolte durante la gita sociale alla Gorgona (Bull. Soc. bot. ital., 1899, p. 117) ; La flora deW Arcipelago Toscano (Nuovo Giornale bot. ital., n. s., voi. X [1903|, p. 136). 3 A mia conoscenza, non è stato pubblicato che una sola delle piante raccolte da Micheli alla Gorgona, cioè I' Ervum parvifloriun Bert. (BuBANi P., Dodecanthea, p. 18. Firenze, ly50). 6*3 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' 8 APRILE Erica arborea L., Teacriuìn Maruin L. ; ^ ed osservò piante meno frequenti: Statìce Tninuta L., Hypericum perfoliatum L., Aspleniuìn obovatum Viv., o rare : Scolopendrium Hemioni- tis Sw., Scrofularia trifoliaia L. Invece non incontrò alcuna Querce, mentre attualmente il genere vi é rappresentato dalle Quercus Ilex L. e pedunculata Ehrh. ^ Le mie ricerche nei manoscritti e nell'Erbario di Micheli allo scopo di identificare le piante da lui osservate in quella escur- sione furono molte incomplete. Mi limito a riferire soltanto quelle relative a due di esse, riservandomi di poter completare lo studio con la revisione generale dell' Erbario e dei Cataloghi micheiiani nei quali talvolta figurano piante della Gorgona non citate nella presente relazione e che, forse, Micheli osservò in qualche sua ulteriore esplorazione nell'Isola. PiNQS siLVESTRis L. — Il genere Pinus alla Gorgona è rap- presentato, secondo Savi e Carnei, soltanto dal P. halepensis Mill. ; secondo Arcangeli — da un'indicazione del Biamonti — vi s'incontrano pure P. Pinea L, e Pinaster Sol., ma coltivati ; e, pure coltivato, anche il P. silmstìHs L., secondo Sommier. Micheli nei suoi Cataloghi parla a più riprese del Pino da lui incontrato alla Gorgona e sulla cui identità egli dapprima fu incerto : 1.» « Pinus maritima, pumila, foliis brevioribus, conis longioribus fimbriaiis deorsum inflexis An Pinus mayntima minor C. B. Pin. — Dell' isola di Gorgona. ^ 2.° « Pinus sylvestris, maritirna, foliis tenuissimis, tres circiter uncias longis, conis foliorum longitadinis responden- óibus, pyramidatis, angustioribus, squamis non nihil extube- raniibus, in medio papillatis. Pitius maritima 1 Matth. Tabern. Icon. 936. Lugd. 44. Pinus sylvestris, maritima, conis firm^ìter ramis adhaerentibus J. B. 1. 257. Sed Icon. Pitius marina ^ Arcangeli G., Le piante fino ad ora raccolte in Gorgona (Ricer- che e lavori eseguiti nell'Istituto botanico della R. Università di Pisa durante gli anni 1882-85, fase. I [1886], pp. 112, 120, 123). 2 lu., p. 130. 3 Micheli P. A., Mss., voi. 33, p. 210. SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 67 Ang. 42. Vulgo chiapini. Pinastri altevuin genus parviim in. Maritimis Caesalp. 130. — Neil' Isola della Gcrgona dietro a Monte Nero, cioè vicino alla Torre, e appo Pescara. » ^ 3." Pinus sijlvestris, maritima, foliis tres uncias longis, conis rahentiìjus, deorswn reflexis, folìorum longiludinem respondentibus, acutis, squamis ampliorihus complanatis. — Nell'Isola della Gorgona. » ^ La prima citazione evidentemente rientra, come quella con- tenuta nella relazione del viaggio, nell'una o nell'altra delle due seguenti ; anzi precisamente nella seconda. Questa si rife- risce al P. halepensis ; l'ultima invece sembra corrispondere al P. silvestris, quantunque il carattere dei coni rosseggianti si adatti meglio al P. halepensis. Dell'Erbario Micheli ò consultato solo la parte ordinata ed intercalata nell'Erbario Targioni ; vi ò però trovato l'esemplare riferentesi all'ultima delle citazioni suddette constatando che si tratta del P. silvestris, il quale forse, come attualmente, era anche allora coltivato. Invece non ho trovato l'esemplare cor- rispondente alla citazione precedente : forse esso si trova nella parte deir Erbario Micheli non ancora ordinata, o forse andò disperso nel riordinamento dell' Erbario fatto dai Targioni ; né escludo che si possa trattare della stessa pianta e che nel rior- dinamento i due esemplari siano stati uniti e confusi. Myrtus co.mmdnis L. var. lkucogarpa Ten. — Nella sua relazione Micheli cita diverse forme di Myrtus, e fra queste una che dalle esplorazioni posteriori alla Gorgona non fu segna- lata; e nemmeno fu indicata per l'Arcipelago Toscano. Si tratta della V avietèi leuGocarpa Ten. {Myrtas communis, Italica, baccis albis H. R. Monsp.). Nell'Erbario non trovai l'esemplare di questa pianta; ma l'indicazione del colore delle bacche esclude ogni dubbio riguardo alla sua identificazione. Nei Cataloghi invece né questa né alcuna altra varietà è segnalata della Gorgona. Solo anche riguardo alla var. leacocarpa, che vi è indicata a bacche oblunghe ed a bacche rotonde, è detto che cresce insieme alle altre forme « nella Cam- pagna di Firenze, come nei Colli dell' Impruneta, e simili. » ^ » MicHKLi P, A., Mss., voi. 46, p. 63. 2 Id., Ibid., p. 64. 3 Id. Ibid., voi. 47, pp..37, 38. gS SEDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE P. A. noicheliì (Mss., voi. 2<ò{Itinera Itotanica, voi. IJ i)p. 37-49 (28 ottobre 1704) « arrivai a ore 23 in Livorno, e me n'andai al Convento de' PP. di S. Antonio, volgarmente detti in Firenze della Sporta, a riverire il Padre Contestabili Fratello del P. Don Lnigi Monaco Gamaidolense, che mi aveva scritto, che si ritrovava all'Isola dell'Elba per atfari del Convento, e che se colà fossi volsuto andare alla ricerca delle Piante, come a bocca mi aveva detto a' mesi addietro, averebbamo girata detta Isola assieme ; il qual Padre si fece maraviglia in vedermi di qsto tempo, e dimandatoli di detto suo Fratello mi rispose che era ritornato da detta Isola, e che si ritrovava in Pisa. Sentendo ciò me n' afflissi ; ma giacché ero andato a Livorno risolvetti di passare più oltre, e andando con detto Padre a ve- dere se vi era imbarco per 1' Elba e non lo trovando, ottenni quello per l'Isola della Golgona (sia) in occasione che alcuni PP. Certosini andavano per risarcire un Convento, che ab an- tiquo fu disfatto da Federigo Barbarossa,^ e rimasi di concerto con i Marinari di essere la mattina all'aperta della Porta alla Barca. Tornato al Conveiito di S. Antonio col detto Padre vi stiedi a Cena e a dormire e la mattina mi regalò quattro fiaschi di Vino alla Francese e quattro Pani dicendomi, che in d* Isola non vi sono osterie, e andando al Molo m' imbarcaj con dd : PP. della Certosa, tra' quali vi era il P. Procuratore e un Padre della Religione di S. Giuseppe e con questa Conversazione si fece vela, e con felice Trainontana versus illam pergimus, e mentre veloci si solcavano le salve onde, il detto Padre di S.Giuseppe si rendeva molto redicoloso nell'intimorirsi del Flusso e dell'ondeggiamento del Mare perchè l'impetuoso vento inalzava cavalloni, e il Padre gridando o Gesù mio dove son venuto questa mattina, e con questi Lamenti e con la nostra allegria, in ter- mine di tre ore arrivammo alla predetta Isola, che è discosta circa 30. Miglia da Livorno, e quivi smontati, cavammo dalla 1 Evidentemente Micheli intende parlare di Ariadeno Barbarossa, Ammiraglio del sultano Solimano, che verso la metà del 16" secolo fece delle incursioni nell'Arcipelago Toscano. SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKLl' 8 APRILE 69 Barca tutte le nostre povvisioni da bocca e da guerra, et ad oras maritimas ci posamo a desinare dalla parte di Levante, perchè in altri Luoghi di detta Isola non si può sbarcare, per essere la medesima situata a guisa di un altissima Montagna et attorno attorno vi sono dirupi grandissimi, et orride Balze, ec- cetto che in alcuni luoghi, ma anco quelli inaccessibili; e mentre veloci si menava le mani al pranzo, osservai per quelli Scogli molte piante parte si e parte no a me note, che ansioso di per- venire a quelle fui forzato a chiedere licenza per andare ad osservarle, come feci, et in primis et ante omnia trovai un Dauco lucido bellissimo, dandomi a credere, che La Madre Na- tura non potesse tessere cosa più bella di questa, credendola io la Pastinaca ienuifolia Marina foliis obscure virentibus, et quasi lucidis Bot. Monsp. et è pianta annua, la quale aveva per l'appunto terminato il Seme, del quale ne feci buona prov- visione per meglio osservarla. Vi era anco Crithmum sive Foeniculmn maritimum, majus, odore Apii C. B. 1 Rubeola incana e un Sonco, che se non fosse alquanto villoso l'avrei creduto Sonchus laevis in pliires et ienuissimas lacinias divisus C. B. Limonium maritiìnum niiniinum C. B. ^ Lycfim's rotimdi folta, villosa, e un Loto bellissimo di foglie pingui forsan Lotus marìtìma, lutea siliquosa, folio pingui, glabro Bot. Monsp. e per tutti quelli Scogli Jacobaea Maritima C. B. ^ Cedrus folio Cipressi, 'media, majoribus baccis C. B. ■* enient'altro di raro; e ritornato alla Conversazione e ragionando assieme si fece l'ora d'andare a riporsi, et nullis nostris me- ritis furomo condotti in fondo di Torre per non vi essere altra abitazione, chi non avesse volsuto dormire in quei magazzini ^ Crithmum maritimum L. ^ Statice minuta L. 3 Senecio Cineraria DC. * Juniperus phoenicea L. 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 8 APRILE de' Pescatori, che molto meglio sarebbe stato, perchè avreb- barao mangiato del Pesce e non sarebbomo stati mangiati da' pidocchi come segui in detta Torre, avendoci messi nella più infima parte di essa, e per quella sera si cenò con due Caporali, e un Soldato, uomini molto allegri, e da bene, perchè ci dettero da mangiare ; i quali avevano un gran piatto di miglio, che non ne volsi, presi bensì certo pesce cosi buono, e in tanta abbon- danza, che n'avanzò a tutti, e ci regalarono quattro uccelletti arrostiti in un fuscello. La nostra provvisione consisteva in pane, e vino, e in quella sera si diede fondo in sette persone a sei fiaschi di vino, onde cosi bene refocillati gli spiriti aspet- tavamo un felice sonno, e appena entrati in letto si restò assa- liti da furibondi pidocchi e affamate pulci in tanta copia che non si potette chiuder occhio, e già si erano tali animali in- possessati de' nostri Panni per essere entrati in letto vestiti, che non vi fu possibile dormire, onde aspiravamo, che venisse l'Alba, all'apparire della quale scappammo fuori da quello spa- ventevole abitacolo di miserie, aggravati i nostri panni da più libbre dell'accennata mercanzia, della quale non potetti sfuggire il tormento fino al mio ritorno in Firenze. Pregai uno di quei Soldati a volermi servire di guida per l' Isola volendo andare alla ricerca di piante, e uno di essi cortesemente mi si offerse, onde feci provvisione, e si parti verso quella parte detta Lo Scalo Orientem spectantem, e quindi cominciando a notar piante, et in primis Rosinarinum angiistifoUiim, flore coeruleo, odore gravi ^ in abbondanza per tutta l' Isola. Phijllirea folio Ligustri C. B.^ Eadem angustifolia prima Ejusd. Bauhini ^ Eadem angustifolia spinosa H. R. Par. Eadem non spinosa e di qsta infinitissima Erica major, Scoparia foliis decìduAs C. B. * Varie specie dì mortelle, cioè Mijrthus latifolia Romana C. B. ^ * Rosmarinus offlcinalis L. 2 PhylUrea media L. 3 PhylUrea angustifolia L. * Erica arborea L. ^ Myrtus communis L. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' 8 APRILE 71 Myrthus communìs, Italica. Eadera Fructu tereti, major. Eadem haccis aWis H. R. Monsp. ^ Myrthus foUis ininimis, et mucronatìs C. B. Eadem Italica similis Myrtfms minimus, et humilis, radice repente, Buxi minori folio, baccis coeruleis. ^ Lentiscus vulgaris C. B. ^ Cistus mas major, folio rotundiore J. B. * Eadem flore albo. Eadem mas, 2, folio longiore J. B. Corruda di fogiie crasse, brevissime e rigide forsan Corruda tertia Clusii CLXXVIII. Sìnilace due specie Rubia angustifolia subalbida e finalmente praecipitosam rupem invenimus, detta da' Paesani Calamazzoni e con tutto che fosse inaccessibile in illam descensi, ma con spavento, osservando poche piante di più di quelle ve- dute per l'avanti, cioè Flichrysum vulgare. Arisarum, ma senza fiore, e non so qual sia. Facus verrucosus tinctorius J. B. e rimontati sopra, e seguitando il viaggio si arrivò ad un altra Cala detta con l'istesso nome, e vi osservai le medesime piante ed in certi dirupi Trifolium Capitulis Tymì G. B. Trifolium, LupoUnum, Montanum C. B. Lotus Muscus (ienticulatus major C. B. ^ 1 Myrtus communìs L. var. leucocarpa Ten. 2 Neil' Erbario Micheli fra i niimerosi esemplari di Myrtus communìs uno solo figura come proveniente dalla Gorgona. Esso à i rami brevi ed esili e le foglie di piccole dimensioni che lo caratterizzano per una forma stentata di siti aridi. Credo che esso sia il Myrthus mi- nimus et humilis ecc. di Micheli. 3 Pistacia Lentiscus L. * Cistus villosus L. 5 Selaginella helvetica Lk. — Sarebbe questa l' unica indicazione della presenza di questa Selaginella alla Gorgona. Nella parte del- 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE Lichen Pyxidatus ?najor Inst. R. H. Ciliso forsan Cytisus mtnoribus foliis, ramulìs tenellis vil- losis C. B. PliylUrea Lentisci folio. Gramigna forte Gramen erectmn, unica spica avenaceaBocc. Mus. Part. 2. Tab. 53. e a ore 15 arrivammo ad un altra Rupe detta Calamaestra, dove era cosi diffìcile lo scendervi, che la guida, che era meco non volse venire, ed ìq gli dissi, che vi volevo andare, e che mi avesse aspettato perche in breve avrei fatto ritorno. Vi scesi ed osservai Cotyledon vulgare Sedum ìninus teretifolium alterwn C. B. Lychnis minima. Lotus i^eniaphyllus siliquosus inllosus C. B. e seguitando costa costa et arrivato a un altra Cala detta lo Scalo del Brigantino, e quivi infra magnos lapides trovai nascosta Filicula mariiima saxatilis, pìnnulis Polylricì ex Insula Gorgonensi ^ che cosi la denominerei, e niente di più osservai che le solite piante, e salendo alla volta di quel cupo monte dove dimorava la mia guida viddi un Pino forsan Pinus sylvesiris marUima, conis firmiter ad- haerentibus J. B.^ nla per dichiararlo tale gli mancano molte note, e cosi segui- tando a salire e scendere et nihil ad phytographiam, arrivammo all'altra Torre, che é posta in luogo più eminente di d. Isola verso Ponente, dove vi è un precipizio, che va giù quanta è alta l'Isola, e per tutti quelli Scogli vi osservai Piante, però sempre le medesime; in fioritissimo però vidi Cedrus foiio Cupressi, inedia, majoribas baccis C. B. detto dai Paesani S'arma. Entrato nella Torre, e arrivato fino alla sommità per osservare le meravigliose fortificazioni di essa per l'Erbario Micheli intercalata nell'Erbario Targioni non figura alcuna Selaginella proveniente dall'isola della Gorgona ; forse si tratta della S. denticulata Lk. che vi è comune. ^ Asplerdum obovatum Viv. (Vidi l'esemplare nell'Erbario Micheli). 2 Pinus silvestris L. (Secondo l'esemplare conservato nell' Erbario Micheli). SKDB DI PIRKNZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 73 ripararsi dalle barbare genti, e discorrendo con essi si diede fine a quella poca di provvisione, che si era portata. Nel Luogo attorno alla Torre vi era infinitissima Malva vulgaris Millefolmin Ptaìnnica ; ma non fiorita. Partiti da detto Luogo arrivammo a una Cala detta Cala Sci- rocco e non vi trovai cosa alcuna ; si arrivò pure a quella detta Cala mezzo giorno, e non volsi andar più là benché poco vi fosse da visitare per esservi Rosmarini Cisti Aì^buti Alaterni Mirti Erice cosi in abbondanza, e cosi dense fra loro che non permettevano il passarvi, benché sia cosi per tutta l'Isola, ma qui po' più fìtta e per tutto ripiena di Chamaedrys mariiima incana, frutescens, foliis lanceolatis Tournef. sive Cortusi Mari. ^ che non poca maraviglia è il vedere quest' Isola di cosi rara pianta abbondante, e di soavissimo odore ripiena. Arrivati allo Scalo de' Seminati, detto cosi, perchè il Castellano dell'Isola fa seminare per suo bisogno, lo ritrovai pieno di Felce e attraversando una folta macchia si arrivò alle reliquie del- l'antica Certosa ab antiquo distrutta, come a principio dissi, da Federigo Barbarossa, e fra queste l'ovine il Polipodio, forse il Polypodium minus C. B. sive cetera B. - Bryopteris nigra Dod. e le solite piante vedute negli altri luoghi. Questo Luogo é detto Piano de' Morti, e vi si vedono ancora molte Sepolture di quando vi era il Convento. Et eccoci ad una Pianura molto larga, adornata di bellissimi Ulivi, che per non esser custoditi sono diventati selvaggi. Tornando per la mede- ^ Teucrium Maruni L. 74 SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DELL' 8 APRILE sima via de' Seminati si arrivò al luogo detto il Piano de' Mattoni, e vi osservai Salix angustifolia e un bello Alaternus Hypericwn vulgare. ^ Hìperìcumminus, erectnin, elegantissimum, foliis subrotun- dis, capsulis crispis. ^ Scrophularia foliis latioribus lobatis, foetidissima. ^ Ciclaminum vulgare Verbascum mas, latifolium luteivm C. B. * LeuGhanihus sativus, yel moilis Virgilii Sclaraea pratensìs, foliis serratis flore coeruleo Tournef. e fra' sassi una bellissima TJrtica con foglie molto sinuate. Entrato in un Fossato, che attraversa la Strada, ricoperto di foltissimi Rovi, et altre piante, che molto impediscano L'accesso, sotto un arco di fosso, e per quei sassi vi osservai Hemionìle molto elegante forsan PìiylliUs minor Jo. Bapt. Triumph. Tab. 1, ^ Arisarum ma per non aver fiore non so cosa si sia ; di esso però mi prov- vidi di Radici. Ed eccoci al luogo di dove partimmo la mattina, e qsto giro restò terminato all'ore 23, et appunto tornavano i Pescatori da varie parti, che mi portarono Lithophijlon cortice verrucoso, albo Tournef. rimasto attaccato alle Reti, dicendomi che spesso di queste galan- terie ne vien su. Essendo per sonare le ore 24 fui richiamato alla Torre, ritrovandovi l'accennata Conversazione avendo cotto del Pesce in abbondanza, che per avere una gran fame me ne ral- legraj molto. Ali ore una della notte si entrò a tavola, e pro- curammo di fare più tardi, che fosse possibile e qui ci addor- 1,2 Hyperioum perfoliatum L. (Vidi gli esemplari nell'Erb. Micheli). ^ Scrofularia tr if oliata L. (id.). * Verbascum Thapsus L. • ^ Scolopendrium Hemionitis Sw. — Neil' Erbario Micheli l'esemplare è, probabilmente, confuso con altro proveniente dal Napoletano. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 75 meiitammo, noti volendo andare a Letto per sfuggire le visite degl'affamati già detti animali. Fatto giorno parlai alla guida dicendole se vi fosse stato modo di potere andare con un Barchetto attorno l'Isola per osservare l'innumerabile specie de' Fuci e Coralline: parlò a due Giova- notti, e questi subito ci fecero entrare in un Barchetto, e tra- ghettando alle radici dell'Isola, non fu possibile l'accostarsi im- pedendocelo l'onde del mare, che veloci venivano, e se vicini stati fossimo a' massi facilmente si andava a cercare de' FwH nel Fondo del Mare, onde si tornò al solito luogo, scendendo poco avanti, e messouìi a cercare de Fuci, mi diede subito in vista Fucus folio rotimelo C. B. Un altro flabelli forma nodosum, elegans. Fucus Lactucae folio Tournef: Un altro Forsan Fucus angustifolius lingulas ferens C. B. Un altro Corallo idest rubro, e otto altre specie diverse e molte Coralline Alcijonium secundum Dioscoridis Imperati 639 Alci/onium stuposum, vel 4 Bioscoridi Imper. 640. forsan Alcyoniwn tuherosum fìci form.a vel ò Dioscoridis Imper. e varie Spugne e cosi terminai l'Erborizazione detta d. Isola a 30. di detto Mese, e il giorno a ore 21. arrivarono due barche dall'Isola di Capraia per negozzi col Castellano, le quali la mattina susseguente dovevano ripartire di ritorno a d. Isola, ed io sentendo questa pronta occasione pensai di far colà passaggio, ma il D. Castellano mi disse che la Capraia è tutta sasso, e dalla Stagione passata tanto ignea tutte le piante sarebbero state abbruciate, onde mi risolvetti di non ne far altro. L' Isola della Gorgona per quello mi riferirono gl'Abitatori, è fertilissima di Piante, ma in tempo di Primavera, e perciò spero allora di farvi ritorno per l'ultima diligentissima ricerca di esse. Ora però 1' ho ritrovata molto deserta a causa che il D. Castellano avendovi introdotto alcuni maiali, in anni quattro dieci che erano sono arrivati a quattrocento, secchi però come 76 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 8 APRILE lanterne per la scarsezza delle pasture non essendovi alberi glandiferi di sorte alcuna, e alla giornata molti periscono, e per mangiare hanno posto sottosopra tutta l'Isola, smosso Massi di smisurata grandezza, che maraviglia rendono a rimirarli, onde credo, che molte Piante sieno andate in malora, essendosi dati a mangiare fino alle Scope. La prossima notte partiva alla volta di Livorno un piccol Legno a portare il Pesce; pregai il Castel- lano, che mi volesse fare imbarcare, ed egli tal grazia mi con- cesse. Mi licenziai dalla Conversazione, che non voleva permet- termi la partenza, dicendomi, che in pochi giorni restavano terminati gl'affari, e tutti assieme si sarebbe partiti, ma non fu possibile svolgermi ; onde verso le ore una della notte entrai in quel piccol Legno, rinvoltato in un buon Cappotto, si fece vela, e con prospero vento verso le ore 4. si entrò nel Porto di Livorno dove mi convenne stare fino a giorno parendomi mill'anni di smontare. Appena aperte le Cateratte io smontai dal Legno » S. SOMMIER. — DUE NOVITÀ PER LA FLORA MAL- TESE E ITALIANA. CoruHcopiae cuciillatum L. Ho trovato questa originale Graminacea in flore il 26 Aprile 1907, lungo un fosso presso la città di Vittoria nell' isola di Gozzo (Malta). Ne ho visto solo pochi esemplari ; ma è probabile che cercandola in altri luoghi erbosi lungo i corsi d'acqua, si debba ritrovare anche altrove nelle Isole Maltesi. Nella FI. Or. di Boissier e nel Conspectus FI. Eur. di Nyman questa specie orientale è indicata di una sola località in Europa (Isola di Patmos), ed anche lì dubitativamente. Nel « Plantae Europeae » di Richter non è menzionata affatto. CoiivolTuliis oleaefolius Desv. Ho raccolto questa specie in due punti dell'Isola di Malta, in fiore al principio del mese di Maggio del 1907. Non era stata fin ora indicata d' Italia, e veniva ritenuta speciale di distretti più orientali. Tuttavia altri l'avevano già raccolta in Malta, ma SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 8 APRILE ' 77 l'avevano confusa eoa gli affini Convolvulus Cneorum L. e €. Cantabrica L. Ciò risulta dall'esame di esemplari conservati nell'Erbario Centrale di Firenze, e distribuiti da Gulia col nome di C. Cneoritm, e dalle informazioni ricevute dal nostro Collega Capuana Gatto, secondo il quale, nella località indicata da Grech Delicata per C. Cneorum e C. Cantabrica, non si trova altro che C. oleaefoUus. Tutti gli. esemplari di Malta che ho veduti combinano perfet- tamente con le descrizioni del C. oleaefoUus e con gli esem- plari greci di ({uesta specie conservati nell'Erbario fiorentino. La somiglianza del C. oleaefoUus con C. Cneorwn è stata già ri- levata da Boissier (FI. Or., IV, p. 93) e da Carnei (in Pari. FI. it., VI, p. 803), il quale ultimo osserva che fu spesso confuso con C. Cneorum. Trovandolo in fiore però, si dovrebbe essere subito avvertiti della differenza dal colore della corolla, che nel C. oleae- foUus è di un bel rosa, mentre nel C. Cneorum è bianca. Dopo di elle, l'Adunanza è tolta. Firenze, Stabilimento Pellas. Luigi Chiti successore. 1911. Maggio. N.° 5. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Cavara F. — Un adattamento dei bulbi di Scilla bifvlia alla xero- filia (Froc. verh.) Pag. 9(> Grande L. — Note di floristica napoletana „ 85 NicoLOSi-EoxcATi F., — Mitocondri e Condriosomi nelle cellule vegetali „ 94 Id., L'^?5»crt «?f«>s{«irtl)ryand. naturalizzata a Catania (P/-oc.ré'>-6.) ,, 96 Pampaxini R. — Alcune varietà e forme nuove o poco note . „ 78 Passerini N. — Il Melilofus iiiessane>isis A\\.mToscaiiii{Proc.verb.) „ 84 Id.. Sul diverso comportamento di due tipi di Ceci nella cot- tura {Proc. verh.) ,, 84 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del 13 maggio 1911. Presidenza del Presidente Baccakini. Il socio senatore Passerini annuncia di avere raccolto alla Padu- letta presso Livorno il J\felilotii^ messanensis Ali. finora non menzio- nato per la Toscana. Il Presidente prof. Baccakini comunica poi l'esito delle sue ricerche istologiche sopra due campioni di Ceci comunicategli per esame dal predetto socio On. Passerini. Di questi due campioni uno apparteneva ad ima varietà' di facile cottura e 1' altra di cottura lenta ed incompleta : ora si trattava di vedere, se questo differente comportamento avesse una base istologica. Le ricerche condotte a questo intento hanno portato a risultati negativi : non avendo messo in luce alcuna differenza di struttura apprezzabile tra le due va- rietà di ceci : ed anche lo studio della rigonfiabilità dei semi e del loro aumento di peso in tempi uguali, per imbibizione di acqua, non ha rilevato differenze sensibili tra i due campioni. Egli dunque è d' avviso che il diverso grado di cocevolezza dei due campioni sia da attribuirsi piuttosto al contenersi nei tessuti dei semi composti chimici diversamente solubili o macerabili colla cottura. Bull, della Soc. hot. Hai. 6 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 13 MAGOIO Alle osservazioni fatte dal prof. Baccarini il senatore Passerini aggiunge clie avendo analizzato il terreno nel quale crebbero i Ceci che non si cuociono l'ha trovato molto più ricco di calce (Ca O = 53,8 "/o) in confronto dell' altro ove si svilupparono i Ceci che si cuociono bene (Ca O = 1,1 °/o). Altre differenze ha poi riscontrate nell'analisi chimica dei semi, e si riserva di renderne conto detta- gliato quando sarà condotta a termine. Ma l' influenza maggiore sulla più facile o più difficile cottura dei legumi crede possa derivare dalla natura del terreno, avendo constatato anche pei Fagiuoli che certe qualità di facile cottura spesso perdevano tale proprietà se trasportate in altri terreni. 11 socio Fiori presenta le « Schedae ad Floram Italicam exsiocatam , Centuriae XV-XVl » che saranno pubblicate nei prossimi numeri del Giornale. Infine il Segretario Pampanini riassume la seguente sua nota: R. PAMPANINI. — ALCUNE VARIETÀ E FORME NUOVE O POCO NOTE. I. La Brunella vulgarts var. recta — descritta con questo nome da Tinant nel 1836, * e, prima, nel 1827, col nome di surrecta e come specie autonoma da Dumortier ^ — differisce dal tipo per il fusto elevato (alto fino 70 cm. e più), più o meno ramoso ; per le corolle più piccole, appena 3 mm., o poco più, più lunghe del calice ; ed inoltre per i fusti e le foglie più lungamente e den- samente irsuti. L'estate scorsa in una siepe a Colle Umberto, presso Vittorio (Veneto), osservai una colonia di questa varietà che si distin- gueva per una spiccata glabrescenza. Neil' Erbario centrale italiano del R. Istituto botanico di Fi- renze vidi la stessa forma proveniente dalla Sardegna e dal Friuli, ^ ed esemplari intermedi — cioè col tomento come nella forma tipica della B. vuìgaris — dall'Italia centrale e meridio- nale. ■* Tutti però, riguardo alla statura ed allo sviluppo dei ^ Tinant F., Flore Ijiixeinbourgeoise, p. 312. Luxembourg. 1836. 2 Dumortier B., Florula Belgica, p. 44. Tonaci Nerviorum, 1827. 3 « In sylvis Sardiniae, junio julio (Moris) » ; « Gonars [Udine], 1888 (Tacconi) ». * « Monte Lenziana, Abruzzi, 1889 (Profeti) » ; « Nell'Isola Bisen- tina, lago di Bolseua : luoghi coltivati, 1889 (Mari) ». SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGaiO 79 rami, sono meno caratteristici di quelli da me osservati a Colle Umberto. A questi invece corrispondono meglio quelli distribuiti nella « Flora exsiccata austro-hungarica » (n. 1418). ^ Si tratta di una forma silvatica, la quale, quantunque finora non segnalata, non deve essere rarissima in Italia, come ne fanno fede i suddetti esemplari. Brunella vulgaris L. var. recta Tinant forma glabrescens Pampanini, f. n. Caulis et folla glabra vel glàbrescentia. Coeterae notae ut in var. recta Tinant. Hai). — Venetia : rara in sepibus prope pagum Colle Umberto (Vittorio) (legi 6 Julio 1910). II. La Clematis Vitalba L. var. banatica M^ierzh. — scoperta da Wierzbicki nel luglio 1834 — finora è stata osservata, a quanto mi è noto, soltanto nella Transilvania e fors' anche nell'Ana- tolia. Essa è descritta nel modo seguente : « Differt a CI. Vitalba vulgari iam e longinquo floribus fra- « grantibus flavicantibus. Propius accedenti sepala ochroleuca « sunt, utrinque tomentosa, filamenta flavissima. Foliola quaedam « ut folla Tami communis acuminata, alia rainus acuta, alia « obtusa, fere singula integerrima, paucissima subincisa vel « una alterave serratura interrupta. Distinguitur imprimis fila- « mentis flavis, videtur tamen CI. Vitalbae varietas. » - È raffigurata nelle « Icones florae germanicae et helveticae » di Reichenbach, ' e dalla figura appare die si distingue dal tipo anche per le infiorescenze brevi ed umbelliformi, carattere che rileva anche Schur. Questi poi considera la pianta come ^ Questo numero comprende esemplari raccolti nell'Austria infe- riore e nel Tirolo centrale ; gli uni si riferiscono alla B. vulgaris tipica, gli altri alla var. recta forma glabrescens, ma non mi è pos- sibile dire se a questa appartengono quelli provenienti dal Tirolo o quelli provenienti dall'Austria inferiore essendo stati confusi. ^ Rkichenbach L., Icones florae germanicxe et helveticae, voi. IV, p. 19. Lipsiae, 1840. 3 Id., ibid., tab. LXIV, fig. 4668 ^. 80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 13 MAGGIO specie a sé ; * mentre al contrario 0. Kuntze, nella sua mono- grafia del genere Clemaiis, la sinoiiimizza addirittura alle var. taurica Bess. [pr. sp.] {■= var. sijriaca Boiss.) e normalis 0. Ktze. (forme: inlegrata DC, evaniclo-barhata q prostrata 0. Ktze.). ^ Nell'Erbario centrale del R. Istituto botanico di Firenze vidi un esemplare riferito a questa var. hanaiica proveniente dall'Asia Minore. ^ Le sue infiorescenze sono quali le rappresentò Rei- chenbacli e le descrisse Schur ; i caratteri del profumo e della tinta dei fiori, naturalmente, non sono più percettibili, ed in quanto a quelli della forma delle foglioline — ora intere ed ora incise, ora cordate (le maggiori) ed ora no — e del tomento dei sepali corrispondono a quelli analoghi al tipo. Invece l'esem- plare si distingue da questo, oltre che per le infiorescenze, an- che per la pubescenza, che — sui fusti, sulle infiorescenze, sui picciuoli e sulle rachidi delle foglie — é assai più intensa. Invece la pianta della Transilvania, di cui vidi esemplari pro- venienti da diverse località e fra essi anche quelli autotipi con- servati nell'Erbario del Museo Nazionale di Budapest, corri- sponde al tipo non solo per la forma delle foglioline, ma anche per la pubescenza e per le infiorescenze. Veramente talvolta qualche infiorescenza è più povera e più accorciata che nel tipo e quindi umbelliforme come nella figura di Reichenbach, ma per lo più è allungata od anche fogliosa come nel tipo: la figura di Reichenbach rappresenta, io credo, una variazione ridotta. Questa si ripete anche nel suddetto esemplare proveniente dall'Asia Minore, nel quale inoltre la pubescenza sembra indicarla come originaria di siti aridi. Lo scorso anno, in una siepe presso il villaggio di Tovena, presso Vittorio (Veneto), rimarcai un cespuglio di CI. Vitalba var. banatica che per la tinta gialla dei fiori si faceva ricono- scere a distanza fra le altre piante della stessa specie che nu- merose infioravano le siepi coi loro bianchi festoni. ^ Schur Ph., Enumeratìo plantaruni Transsilvaniae, p. 1. Vindo- bonae, 1866. 2 KuNTZE 0., Moìiographie der Gattung Clematis (VerhandL Bot. Ver. der Prov. Brandenburg, XXVI [1884], p. 101). 3 « Pontus Galaticus : in sepibus ad Amasia, 400 m. s m., 15. VII. 1891 (J". Bornmiiller, pi. Anatoliae orientalis, a. 1890, n. 1694 b) ». SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO 81 Il colore dei fiori era dato sopratutto dagli stami i cui filamenti erano tutti i)iù o meno intensamante gialli ; i sepali erano appena giallastri tanto da potersi quasi confondere con quelli del tipo. Per tutto il resto la pianta non differiva dalla comune CI Vitalba. Malgrado le più attente ricerche non vidi altri esemplari di questa forma a fiori gialli né nei dintorni di Tovena né altrove. L' esame della pianta sul fresco ed il suo confronto con i sud- detti esemplari di Wierzbicki e degli altri raccoglitori mi con- vinse che non dev'essere considerata né come specie a sé (Schur) né assimilata alle altre forme della CI. Vitalba (0. Kuntze). La ritengo anch'io varietà di questa, ma solo causa la tinta gialla degli stami e, più o meno, anche dei sepali. Riguardo alle foglie la pianta di Tovena e gli esemplari che vidi prove- nienti dalla Transilvania corrispondono alla forma della CI. Vi- talba a foglioline intere (var. normalis 0. Ktze.). Ma, secondo l'esemplare di BornmùUer, talvolta le foglioline sarebbero anche incise (var. taurica [Bess.]). Tuttavia l'iden- tificazione di BornmùUer è attendibile solo se identificò la pianta sul vivo (colore dei fiori). Gli altri caratteri poi indicati come peculiari di essa in realtà non lo sono, dimodoché credo che la descrizione della pianta debba essere modificata : Clematis Vitalba L. var.banatica Wierzb. (vidi specim. or.). Staininum fìlanienia omnia pulcìire aurea, sepala lutescentia vel etiaììi ochroleuca. Coeterae notae ut in var. normalis O. Ktze. (semperl). Hab. — Transilvania : loc. plur. (Wierzbicki et al.) — Ana- tolia : Amasia (sec. BornmùUer) — Italia (Venetia) : rarissima in sepibus prope pagum Tovena (Vittorio), alt. 237 m. (legi 10 Julio 1910). III. Nel 1908 ebbi in esame un esemplare ò.' Iris in frutto, pro- veniente dai dintorni di Ragusa, che riferii ad una nuova va- rietà (var. dalmatica) dell' /r/s pallida Lam. causa la forma globosa della capsula e le sue minori dimensioni, e per i semi più piccoli e meno numerosi che nel tipo. ^ ^ Pampanini R., Uìi' Iris probabilmente ibrida de.lV I. illyrica Tomm. e delV I. pallida Lam. ed una nuova varietà di quest' ultima (Bull. Soc. bot. it., 1908, p. 137). 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO Seminai alcuni di questi semi ed uno di essi germinò. La pianta crebbe rapidamente e nel maggio di quest'anno fiori nel- r Orto botanico di Firenze. Ora mi è quindi possibile comple- tare lo studio di essa, che, come dissi, ò descritto su di un solo esemplare in frutto. Questo esemplare era di dimensioni assai minori di quelle che si riscontrano normalmente nell' /. pallida ; però non yì attribuii alcun valore interpretandole come un effetto della stazione rupestre nella quale la pianta cresceva. Ed infatti la pianta ora coltivata in vaso è rigogliosa e negli organi vegeta- tivi non differisce dal tipo né per le diaìensioni né per altri caratteri. Invece i caratteri del fiore non corrispondono tutti a quelli del tipo : l'ovario è più breve, lungo 9-10 mm., e quindi sembra avere un diametro maggiore che nel tipo nel quale é lungo 12- 15 mm. ; anche il tubo del perigonio é più breve — circ. 8 mm. — che nel tipo dove è lungo 10-14 mm. Nelle altre parti del fiore non osservai alcuna sensibile differenza. Completo ora la descrizione della varietà aggiungendovi i caratteri suddetti, dei quali quello dell' ovario concorda con quello della capsula. Iris pallida Lam. var. dalmatica Pamp. Ovaritmi 9-10 mm. longarn, et perigonii titbus, circ. 8 mm. longus, m,inora quam, in I. pallida typica ; capsula globosa, parva, circ. 2 cm. lata; semina parva, Va-'-^/j minora cpjam in 1. pallida typica, 6-7 in loculo congesta. Coeierae notae ut in I. pallida typica. IV. Il Rhinanthus Pampaninii é frequente nelle colline di Vittorio (Veneto) e sul versante meridionale delle Prealpi Bellunesi (Pro- vincia di Treviso), specialmente nei prati aridi e soleggiati. ^ L'estate scorsa lo vidi anche nella Provincia di Belluno estre- mamente abbondante nei prati che si stendono fra Ponte-nelle- Alpi, la Secca e Cugnan presentando le dimensioni e lo stesso 1 Pampanini R., la « Nuovo Giornale hot. it. », n. s., XII [1905J, p. 200 [Schedile ad floram italìcam exsiccatam, n. 155). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGGIO 83 aspetto esile che nelle stazioni della Provincia di Treviso, se non che era invece quasi sempre ramoso. Nei siti ombrosi esso assumeva un aspetto diverso e dimensioni di gran lunga mag- giori : il fusto robusto e nella metà superiore — talvolta fino dalla base — lungamente ramoso, le foglie e le brattee di mag- giori dimensioni, le infiorescenze allungate, e, in quanto ai fiori, la corolla un po' piìi grande e con la parte più angusta del tubo proporzionatamente più lunga. E una forma stazionale. Rhinanthus Pampaninii Chab. forma major Pampanini, f. n. Caulìs 40-70 cm. (in typo 20-33 cm.). et usque ad SO cm. alias, parte superiori (interclum etiam fere e Itasi) longe ra- mosiis; corolla 17-18 mm. longa, tubi parte inclusa 8-9 mm. longa. Praeter amplitudiner/i 'ìnajorem coeterae notae ut in typo. Hai).— Venetia : haud frequens in silvaticis supra pagum la Secca (Ponte-nelle-Alpi), alt. circ. 450 m. (legi 16 Julio 1910). Dopo di che l'adujianza è tolta. 84 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE SEDE DI NAPOLI. Adunanza del 30 aprile 1911. In una delle stanze della Biblioteca dell' Istituto Botanico sonosi riuniti i soci: Bruno, Cavara, Gufino, De Rosa, Geremicca, Grande, Guadagno, Nicolosi-Roncati, Rippa, Severino e Trotter. Il professore Comes, impedito, con gentile pensiero si fa rappresentare dal suo assistente dott. Mango. Il prof. Cavara, dopo aver ringraziato i convenuti, dà lettura di tre lettere pervenutegli dai soci Piccioli, Trinchieri, Villani i quali scusano la loro assenza ed aderiscono alle deliberazioni cbe saranno prese nell'adunanza della nuova sede della Società.. Giunge ancbe da Caserta un telegramma del socio prof. Achille Terracciano che prega di essere tenuto presente, facendo i migliori auguri. Il socio Cavara dice brevi parole per ricordare 1' origine della Sede di Napoli, proposta da alcuni soci nell' adunanza generale del 19 dicembre 1910, in occasione del Congresso della Società italiana pel progresso delle scienze. Una domanda firmata da più di dodici soci, venne di poi trasmessa alla Presidenza della Società botanica, in merito alla quale il Consiglio Direttivo deliberava favorevolmente nella sua adunanza dell' 11 marzo u. s. Viene data lettura della comunicazione fattane dal presidente prof. Baccarini. Il socio Cavara, riferendosi all'articolo 19 dello Statiito, propone che si venga alla votazione per la costituzione del seggio della nuova sede per l'anno in corso, il quale risulta cosi formato: Presidente : Prof. Cavara, Vice-Presidente : Prof. Comes, Segre- tario-Economo: Dott. Nicolosi-Roncati. Il Prof. Cavara ringrazia di nuovo i Collegbi per la prova di benevolenza cbe hanno voluto attestargli, ed esprime il voto che con la costituzione della Sede napoletana della Società botanica italiana venga a rinfocolarsi l'amore e l'entusiasmo per la nostra amata scienza, come danno affidamento le nuove energie cbe ne vengono a far parte. Rievocando la nobilissima tradizione di studi floristici inaugurata da Michele Tenore, con quella geniale e fattiva organizzazione di corrispondenti delle provincie, che resta pur sempre invidiabile titolo di merito dell' illustre botanico napoletano, si com- piace vivamente che parecchi cultori di Plora delle j)rovincie napo- letane abbiano aderito ad un invito che egli rivolgeva loro di voler divenire corrispondenti dell'Orto botanico di Napoli, nell'intento di SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE 85 continuare quel lavoro di esplorazione floristica dell'Italia meridio- nale cosi felicemente iniziato da Michele Tenore, in tempi ne' quali gli stessi governi dimostravano il più lodevole interessamento alle Scienze naturali. Il prof. Cavara si dichiara lieto di poter fare a questo rigixardo i nomi dei signori: Grande, Guadagno, Lacaita, Lopez, Pasquale, Piccioli, Trotter e Zodda, i quali hanno aderito di contribuire rispettivamente per le provincie di Aquila, Napoli, Taranto e Salerno, Cosenza Reggio Calabria, Campobasso Avellino e Potenza. Hanno pur recentemente aderito il Prof. Barrese di S. Demeti'io Corone (Calabria) e il Prof. Armenante di Matera (Basilicata). L'opera di questi volonterosi varrà ad integrare quella che, con tanto lodevole pensiero, si è proposta il Comitato Pro flora italica del quale è tanto autorevole membro il prof. Trotter di Avellino. Il Presidente dà quindi la parola al socio Grande che riferisce su di alcune piante i*are o critiche della flora napoletana presen- tando le seguenti : L. GRANDE. — NOTE DI FLORISTICA NAPOLETANA. Le seguenti osservazioni critiche sono il seguito di una serie da me iniziata con altra pubblicazione, ^ e riguardano specie rare 0 poco note dell'Italia meridionale, studiate su materiali da me raccolti od esistenti nelle collezioni essiccate del R. Istituto Bo- tanico di Napoli, Come lavoro di continuazione, ho creduto bene di tenere la numerazione progressiva rispetto a quella delle note già pubblicate. Vili. PoLYGONATUM VERTiciLLATUM (L.) AH., FI. Pedem. I, p. 131, ann. 1785; N. Terracc, Seconda relaz. Terra di Lavoro, p. 44 e 104, ann. 1873. — Una delle piante più rare della Flora Napole- tana. L'unica località finora nota era il Passeggio dell'Orso in quel di Picinisco (Terracciano N. 1. e). Io l'ho raccoltane! monti di Villavallelonga nella Marsica: alle Scatafosse del Tasseto e ai Tre Confini, a circa 1850 m., in siti ombrosi ricchi di humus e neir Erbario Tenore 1' ho vista del Pizzo di Sivo (Orsini) . ' Grande L., in Bullett. deW Orto Botanico della R. Università di Napoli, li, p. 513, ann. 1910. 8G SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE IX. Styrax officinale^ L., Sp. pi., p..444, ann. 1753= Storace Anguillara, Semplici, p. 44, ann. 1561. — Il prof. Lino Vaccari, in una nota apposta al n. 934 della Flora Italica Essiccata, - ha: « In Italia come spontanea ....... non fu trovata con sicurezza che nei dintorni di Tivoli, dove è straordinariamente diffusa. Fu indicata di Moiidragone presso Frascati (e non in Terra di Lavoro, come scrive la Flora Analitica d'Italia), ma non ve l'ho mai veduta, né ho notizie che vi sia stata realmente trovata ». La conclusione che si trae da quanto sopra è che questa pianta non farebbe più parte della Flora Napoletana, ma sta il fatto che il Vaccari è caduto in un equivoco. Il suo Mondra- gone, cioè la Villa presso Frascati, sede del noto collegio retto dai Gesuiti, non è quello di Nicola Terracciano, ^ cioè Mondra- gone in provincia di Caserta, un comune appartenente al cir- condario di Gaeta. Lo Storace, esistente in modo indubbio ^ in quest'ultima loca- lità, troverebbesi « anco in Abruzzo » (Anguillara 1. e). X. Kentranthds angustifolius (ah.) DC, fi. Fr. IV, p. 239, ann. 1805; Groves, in Nuovo Giornale Botan. Ital. XII, p. 60, ann. 1880. — Secondo la recente Flora Analitica di Fiori e Pao- letti, ^ le località dell'antico Regno di Napoli registrate per tale specie sono: « Gran Sasso, Terra di Lavoro presso Nola e Basilicata a Potenza ». Incomincio dall' osservare che non è precisamente al Gran Sasso che essa è stata raccolta, ma « in ^ Linneo ebbe per neutro il genere Styrax e tale deve rimanere, quindi of^cinale, non o^cinalis, come da molti si scrive. 2 Vaccari L., in Nuov. Gio^n. Bot. Ital., Nuova Ser., XV, p. 49.9, ann. 1908. 3 Terracciano N., Terza relaz. Terra di Lavoro, p. 13, 17, 19 e .54, ann. 1874. * Cfr. Parlatork-Caruel, FI. Ital., Vili, p. 688, ann. 1889. 5 Fiori A. e Paoletti G.. FI. Anal. d'Italia, IH, p. 135, ann. 1903- 1904. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 80 APRILE 87 saxosis humidis ad scaturigiiies fluminis Castellano ^ alle Mori- cane (Orsini, in Herb. Hort. Florent) ». Altra interessante loca- lità, sfuggita ai fioristi, è data dal Monte Sirente sopra Gagliano Aterno (Profeta, in Herb. Hort. Florent. et in Groves 1. e). In quanto al K. angustifolius raccolto dal dott. F. Rosano a Potenza, "- posso assicurare trattarsi di un semplice Keniranthus ruber (L.) DO., e già Tenore stesso, nella scheda d'erbario, aveva corretto « Centranthus rubar DG. var. foliis angustiorì- bus. » Non altrimenti bisogna pensare del K. angustifolius in- dicato da Nicola Terracciano ^ ai Calmaldoli di Nola. Riflettendo che questi Camaldoli stanno a 347 metri sul mare, se ne deduce con tutta sicurezza che ivi non può crescere altro che K. ruher (L.) DO., in qualche forma angustifolia per quanto si voglia, ma sempre lui. Al A'. anguslifoUns DO., nei rari punti di at- tacco che ha nell'Appennino Centrale, servono soltanto stazioni elevate, frigide, umenti. XI. Delphinium fissum Wald. et Kit, Descr. et ic. plant. rar. Hun- gar. I, p. 83, tab. 81, ann, 1802, var. velutindm (Bertol., Ex- cerpt, de re herb., p. 12, ann. 1820 pr. sp.) = Aconitutn Napel- lus Petagna, Instit. bot. IH, p. 1014. ann. 1787 ; Ten., Prodr., p. XXXI, ann. 1811; Casale e Gussoue in Ten,, Raccolta di viaggi I, p. 136 e 139, ann. 1812; Gravina in Ten., Raccolta di viaggi I, p. 210 e 212, ann. 1812; Gravina in Ten., Raccolta di viaggi II, p. 45, 46 e 57, ann. 1815 ; Quartapelle, Manuale del viaggiatore naturalista al Gran Sasso d'Italia, p. 16, ann. 1849, non L. =: Delphinium fissiim Ten., Prodr. Suppl. sec, p. LXVIII, ann. 1811; id., FI. Nap. I, p, 304, ann. 1811-1815; Crugnola, Veget. Gran Sasso, p. 41, ann. 1894; Grande, in Nuov. Giornale Bot. Ital., Nuov. ser., XI, p. 130, ann, 1904 = D. velatinum Ten., Succinta relaz. viaggio in Abruzzo 1829, in Atti Accad. Pontaniana I, p. 217, ann. 1832; id., Syll., p. 262, ann. 1831 ; id.. 1 II fiume Castellano è un afflueote del Tronto e nasce a 2300 m. al Giaccio Poi-celli nel gruppo montuoso del Pizzo di Sivo in pro- vincia di Teramo. 2 Cfr Tenore, Syll, p. 8, ann. 1831. 3 Terracciano N., Quarta relaz. Terra di Lavoro, pag. 96, ann. 1878. 88 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE Syll. Append. quarta, p. 20, ann. 1835 ; Bertol., FI. Ital. V, p. 406, ann. 1842; Gussone e Ten., in Atti Reale Accad. Scienze, sezione Società Reale Borbonica, voi. V, part. 1% p. 440, ann. 1843; Te- nore e Guss., Rapporto iKregrinaz., in Atti Reale Accademia Scienze di Napoli, voi. V, part. 1*, p. 317, ann. 1843; Barbazita, in Atti Rea! Istituto d'Incoraggiamento di Napoli VII, p. 51, ann. 1847; Terracciano N., in Atti R. Istit. d'Incoragg. di Na- poli. Ser. 2% VI, p. 254, ann. 1869; id., in Nuov. Giorn. Bot. Ital. V, p. 9, ann. 1873; id., Synops plant. vaso. Mpntis Pollini, in Annuario, del R. Istit. Bot. di Roma VI, p. 68, ann. 1891; id. Addenda ad Synops florae Moniis Pollini, iu Annuario del R. Istit. Bot. di Roma IX, p. 52, ann. 1900; Groves, in Nuovo Giorn. Bot. Ital. XII, p. 58, ann. 1880 ; Martelli, in Bull. Soc. Bot. Ital., p. Ili, ann. 1904; Longo, in Annali di Botanica I, p. 92 e 97, ann. 1904 = B. fìssimi var. ■velutinum et var. grandi- florum Terracc. A., Prodr. FI Lucan., p. 13 e 14, ann. 1893. Dalle citazioni addotte e da materiale avuto sott' occhi, mi risulta cosi distribuito : Abruzzo: Monte dei Fiori (Orsini), Monte Corno (Gussone, Quartapelle), sotto Campo Imperatore (da Crugnola), La Schiera (Orsini), Monte Costone (Gussone), Chiarine presso Aquila (Gus- sone), Monte Calvo e Scala presso Pizzoli (Cecchetti), Monte Cornino e Niirietta (Grande e Trinchieri), Maiella nel Vallone di Caramanico (Tenore), alla Valle dell' Orfenta (Tenore), Mor- rone (Tenore e Gussone), Monte Rotella (Gravina), Valle di Riotorto sopra Barrea (Tenore e Gussone), monti di Villaval- lelonga (Grande), di Balsorano (Falqui in Erb. Comes), Montagne della Duchessa (Martelli), Sirente (Groves). Sannio: Monte di Mezzo (Gussone), Monte Capraro (Gussone), Matese (Petagna in Erb. Comes), Matese a Sant'Egidio (Chiovitti). Irpinia : Monte Cervialto (Casale e Gussone), Acerone di Avella (Grande). Cam- pama: Cepino presso Frasso (Lo Stritto). Basilicata: Marsicove- tere alla Laura (Barbazita), Vulture al Pizzuto di San Michele (Gussone e Tenore; Terracciano N.), Muro Lucano (Terrac- ciano N.), Potenza ai Foj (Gavioli), Pignola al Bosco d' Acqua- fredda (Gavioli), Pietrapertosa all'Impiso (Cavara, Grande e La- caita). Calabria: Dirupata di Morano (Gussone, Terracciano N.), Campotenese e Masistri al Pollino (Terracciano N.), Piano del Minatore in territorio di Saracena (Longo B.). SRDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE 89 Associato sovente col Veratì^tim nigrum L. e coW Aspliodelus alhus Mill., viene, come i compagni, per lo più rispettato dagli armenti e lo si può raccogliere nelle stazioni boschive aperte, specialmente nei pratelli, tra i 1200 e i 1500 metri sul mare. Il prof. De Toni, ^ che con tanta competenza si occupa di floristica medioevale, ha creduto di riconoscere V Aconitum Na- pelliis L. neir Alcionio da Anguillara raccolto a Pietracamela ^ e figurato nel Codice-erbario composto da Pietro Antonio Mi- chiel; ma, forse non troppo persuaso della determinazione, ha cara di avvertire : « Nella figura del Michiel è riconoscibile la specie, benché i fiori e la radice non abbiano forma giusta, il che sorprende, trattandosi della specie più comune di aconito ». Le differenze notate dal De Toni dipendono dal fatto che la figura in parola vuole rappresentare Delphiniiim veluiinum Bert., ritrovato a Pietracamela dal Gussone, non già Aconitum Napellus L,, estraneo alla Flora Napoletana. Queste due piante hanno in verità una strana somiglianza e, specialmente dagli antichi, sono state spesso prese l'una 'per l'altra. Il sommo Ber- toloni dà al suo Delphiniuni veiatinuin il nome molto signifi- cativo di Napello bugiardo e annota: Herborarii nostri vendunt folla Delphinìi velutini prò foliis Aconiti Napelli L., ad quod diligenter attendant pharmacopolae, ne decipiantur, cum virtu^ utriusque speciei sit longe diversa. Bertoloni identifica colla presente entità 1* Aconito IIII del Mattioli e Saccardo ^ V Aconito ///dello stesso. Ho letto il Mat- tioli, ma confesso che nel garbuglio dei diversi aconiti ivi men- zionati non ho saputo riconoscere il Delpliiniwn velutinum di provenienza italiana. Fino a che qualche altro studioso non abbia meglio chiarita la questione, invece del Mattioli sarà per me r Anguillara il primo che abbia indicato questa specie in Italia. XII. Staohys Reinerti Heldr., Herb. graec. norm., n. 743, anno 1857 — S. italica var. alpina Boiss. ex Huet, Plantae neapolita- ^ De Toni E., in Annali di Botanica, Vili, p. 621, ann. 1910. ^ Anguillara L. {I Semplici, p. 199, ann. 1561) dice: « si troua in Abruzzo per le montagne d'un castello ch.iamato la Petra Chamela. » ^ Saccardo P. A., Cronologia della Flora Italiana, p. 127, ann. 1909. 90 SKDB DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE nae, ii. 411, ami, 1857= 5'. alpina L., fi discolor Boiss., FI. Orient. IV, p. 719, ami. 1879 = S. Germanica L. y penicillaia Boiss., FI. Orient. IV, p. 720, ami. 1879, quoad plaiitam ex « Mor- roiie » = S. alpina Ten., FI, Nap. II, p. 23, ami. 1820, excl. loc. « Aspromonte » ; Crugnola, Veget. Gran Sasso, p, 60, ann. 1894 ; Matteucci e Martelli, in Nuov. Giorn. Bot. Ital., Nuov. ser., I, p. 45, ann. J894 ; Terracc. N., Seconda relaz. Terra di Lavoro, p, 95, ann, 1873; id.. Quarta relaz. Terra di Lavoro, p. 113, ann, 1878; id., Sijnops. plani vaso. Montis Pollini, in Annuario del R. Istit. Bot. di Roma IV, p. 141, ann. 1891 ; Falqui, in Atti Reale Accad. scienze fis. e raat. di Napoli, Ser, seconda, IX, p. 42, ann, 1899; Grande, in Nuov. Giorn. Bot. ItaL, Nuova ser., XI, p. 135, ann. 1904, non L. = S. germanica Gravina in Ten., Raccolta di viaggi, I, p. 210, ann. 1812: id., in Ten., Raccolta di viaggi II, p. 83, ann, 1815; Ten., FI, Nap, II, p. 23, ann, 1820 ; id., Syll., p, 291, ann. 1831; id., in Atti Accad. Pontan, I, p, 219, ann. 1832; Guss., Plani rar., p. 438, ann, 1826; id, Synops. FI. Sic. II, p. 838, ann. 1845, in adnot. ad S. daijanihes; Bertol., FI. Ital. VI, p. 148, ann. 1844, prò parte; Crugnola, Veget. Gran Sasso, p, 60, ann. 1894, non L, = S. germanica forni, pusilla Porta e Rigo, in Nuov, Giorn, Bot, Ital. IX, p. 316, ann. 1877, nomen nudum = S: alpina fi neapolitana Caruel in Parlat,, Flora Ital. VI, p. 172, ann. 1884 = S. Tenoreana Guss. herb. * Da ricerche bibliografiche e da esemplari osservati mi risulta cosi distribuita nel dominio della Flora Napoletana. Abruzzo: Monte dei Fiori, Pizzo di Sivo, monti di Roseto, Monte Le Mori- cane, Monte Corno (Orsini), Corno Piccolo, Forchetta, Aschiera, Venna dei Vannoni (da Crugnola), Li Renani (Orsini), Pizzo Gefalone (Matteucci e Martelli), Pietracamela, Monte San Franco, Monte Costone, Chiarino presso Aquila (Gussone), Maiella (Te- nore, Gussone), Valle dell' Orfenta (Gussone), Monte Amaro a Tavola Rotonda (Levier), alla Rapina (Porta e Rigo), Morrone (Tenore, Gussone, E, e A. Huet, Boissier), Monte Rotella (Gra- vina), monti Villavalìelonga, di S. Vincenzo Valleroveto (Grande), Monte Pizzodeta(Falqui), Monte Velino (Tenore), a Cafornia (Che- ^ Gussone la dedicò a Tenore, come a colui che aveva visto la dif- ferenza tra la Stachys germanica L. (= *S'. polystachya Ten.) e l'ancora non creata S. Reinerti Heldr. (=: ^S*, germanica Ten.). SEDR DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE 91 rici), Monte Cornino, Monte Nurietta, Monte Calvo e Coppo presso Rocca di Corno (Grande e Trinchieri). Campania: Picinisco al Passeggio dell'Orso (N. Terracciano, Falqui), Monte Meta (Levier), Pietraroja sul Monte Mutria (N. Terracciano). Sannio: Matese (Tenore, Gussone), Monte di Mezzo, Monte Capraro (Gussone). Basilicata: Madonna di Sirino e Vaile dell'Orto a Monte Papa (Cavara e Grande), Alpe di Latronico (Cavara). Calabria: Ruggia e Petrosa al Pollino (Tenore), Piano Jannace e Piano di Pollino (N. Terracciano, Cavara e Grande). È un elemento peculiare dei ripiani e delle conche pratifere dall'alto Appenino, dove vive all'incirca tra i 1600 e i 2000 ra. sul mare, in stazioni rese più o meno nitrofile dalla frequenza quo- tidiana degli armenti alpeggianti. La grande maggioranza dei botanici, o nelle flore o negli erbari, l'ha confusa a volta a volta con Slachys alpina L., S. germardca L., e S. Heraclea Ali. Io sono stato molto parco nelle citazioni, ma é per me cosa certa l'esistenza di essa nella zona superiore dell'Appenino Romano ed Umbro-Marchigiano: completi la mia nota chi può disporre dei materiali raccolti in tali regioni. Poche parole per la Siacliys alpina raccolta dal Rosane a Potenza ^ e più di recente sulla galleria di Albano di Lucania da G. C. Giordano: ^ é -S^. Heraclea Ali. La pianta del Rosano l'ho vista e quella del Giordano, che non ho vista, l'ho raccolta con Cavara e Lacaita presso la stazione di Campomaggiore- Pietrapertosa, cioè in una località poco discasta da quella del Giordano. Slachys alpina L., riceve dunque l' ostracismo dalla Flora Na- poletana, cedendo il posto alla Slachys Reinerti Heldr. Chi volesse ritrovare qualche traccia della S. Reinerti negli antichi, potrebbe guardare l'incompleta figura della Slachys nigra di Barrelier, ^da Bertoloni, forse con tante ragioni quante le mie, riferita a ^S'. Heraclea AH. 1 Cfr. Tbnork, SylL, p. 291, ann. 1831. 2 Giordano G. C., in Annali del Reale Istituto Tecnico e Nautico di Napoli Giovan Battista della Porta. Anno III, p. 113, anno 1886. * Barrelier, Plantae per Galliam, Hispaniam et Italiani observa- tae, p. 26, ic. 298, ann. 1714. 92 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE XIII. Galium ellipticum Willd., Enum. Hort. Berol. Sappi., p. 8, ami. 1813, noraen nudimi. — È da escludersi dall'Italia meri- dionale e dalla Sicilia. ' Presi, Gussone, Tenore, Strobl, Nicotra, Caruel, Lajacono, ecc., hanno scambiato con esso delle forme più 0 meno vestite di G. rotundìfolium L., Spi, p. 108, anno 1753. XIV. Malva salvitellensis Briganti, Stirp. rar. Regni Neap. Pem- ptas prima, p. 1, tab. 1, ann. 1816. — Ecco una pianta rimasta finora un enigma e quasi a tutti ignota : non la registra nem- meno l'Index Kewensis. Tenore ^ dapprima la ritenne una specie sicuramente nuova, poi ^ la riportò come a lui poco nota; men- tre nell'indice della Flora Analitica di Fiori e Paoletti é fatta sinonimo di Malva rotundifolia L, Che cosa è dunque "* questa Malva salvitellensis, da Briganti dedicata al suo paese natio Salvitene ? Osservando attentamente e descrizione e tavola an- nessa, si rivela senza dubbio di sorta per Malva Alcea L., Sp, pi., p. 689, ann. 1753. Da notare che nella descrizione originale il calicetto é dato come o-phyllus, ma che qui si tratti di un errore di stampa e che debba leggersi 3-phyllus appare chiaramente dalla figura. XV. HiERACiDM NEGLECTUM Briganti, stirp. rar. Regni Neap. Pem- ptas prima, p. li, tab. V, ann. 1816. — Manca, al pari della Malva precedente, nell'Index Kewensis e fra le reliquie dell'Er- ^ In Grecia, regione pur compresa da molti nella sua area distri- butiva, nemmeno esiste, come può vedersi da Boìssier e da Halaesy. 2 Tenore M., in Giornale Enciclopedico di Napoli, undecimo anno d' associazione, tomo III, p. 275, ann. 1817. 3 Tenore M., SyU., p b37, ann. 1881. * Fiori A. e Paolbtti G., Flora Anal. cVItalia, IV, p. 175, anno 1907-1908. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APKILB 93 bario Briganti, salvate amorosamente, con quelle dell' Erbario Cirillo e dell'Erbario Petagna, dal prof. Comes. Da quanto mi consta, l'unico che abbia parlato di esso è stato il Tenore, il quale di fatti se ne occupò nel Giornale Enciclopedico di Na- poli, ^ ritenendolo una delle tante variazioni del proteiforme H. miirorum L. Ne parlò ancora nel tomo quinto della Flora Napolitana, ■ ponendolo come var. B. di H. silvaticum. ' Faccio l'identificazione con quanto se ne può cavare dalla figura, dal tempo della fioritura, dalla stazione, con un po' di occhio clinico, ecc. e concludo che per me rappresenta niente più che una forma del variabile H. crinUum Sibth. et Sm., Prodr. FI. Gr. II, p. 134, ann. 1813. * Esistono ancora un secondo H. negleclwn Norrlin ex Wainio, in Meddel. Soc. Faun. et Fior. Fenn. Ili, p. 65, ann. 1878, della Finlandia e un terzo H. neglecium Arv. T. ex Briquet, in Bull, de r Herbier Boissier V, p. 479, ann. 1897, del Tirolo, Alpi Car- niche e Canton Ticino. Evidentemente uno dei due deve cam- biar di nome, ma col genere Hieracìuìn, critico e intricato quant' altri mai. non mi azzardo a muover nulla: se la vedano i hieraciologi Arvet-Touvet, Zalin, Belli, Omang, ecc. XVI. PoTENTiLLA Praetutiana (Ten.) Grande, nov. comb. = P. ci- ney^ea Chaix var. Praetatiana Ten., FI. Nap. IV, p. 296, anno 1832 = P. cinerea Ten., Syll. p. 251, ann. 1831, non Chaix = P. sitbacaidis Bert., FI. Ital. V, p. 266, ann. 1842, certe quoad locum praetutianum = P. Tommasiniana F. Schultz, Archives de Flore, p. 273, dee. 1858 form. quinata Th. Wolf — Per la Flora Napoletana è nota del Monte di Campii (Orsini ex Bert. 1. e), di Monte Corno (Orsini ex Tenore in FI. Nap. 1. e.) e ' Tenoue M., in Giornale Enciclopedico di Napoli, undecimo anno di associazione, tom. III, p. 287, ann. 1817. 2 Tenore M , Flora Napolitana, V, p. 196, ann. 1835-1836. 3 Hieracium silvaticum (non Willd., nec Whlnb.) Ten., 1. e. è H. bo- reale Fr. var. ericetorum Arv. T. et G. Gaut. * H. crinitum Ten., Syll., p. 400, ann., 1831 e FI. Nap. V, p. 195, ann. 1835-1836 è Io stesso //. crinitum Sibth. et Sm., non H. compo- situm Lap. (dei Pirenei), come è detto nell' Index Kewensis. 94 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE della Maiella (Tenore in S3MI. 1. e.)- Io l'ho raccolta in stazioni erbose calcaree sul versante occidentale del Ciocco in territorio di CoUelonga (Marsica), a circa 1100 metri sul mare. XVII. PoTENTiLLA CHRYSANTHA Trev., lud. Sem. Hort. Vratisl., p. 5, ann. 1818, var. normalis Th. Wolf — Nuova forse per l'Italia, lo è certamente per ìa Flora Napoletana. L' ho scoperta nel ter- ritorio di Villavallelonga (Marsica) e propriamente nelle piccole radure sotto la Coppa di Selva Bella, a circa 1700 metri. Il socio NicoLOSi-EoNCATi presenta una breve nota per rivendi- cazione di priorità su talune ricerche intorno ai Mitocondri e con- driosomi nelle cellule vegetali: F. NICOLOSI- RONCATI. — MITOCONDRI E CON- DRIOSOMI NELLE CELLULE VEGETALI. Nel fase. 10 del voi. XXVIII del « Berichte der deutschen botanischen Gesellschaft », in data 2 Novembre 1910, il D.'^ G. Lewitsky dell'Istituto botanico del Politecnico di Kiew, in una Nota dal titolo « Ueber die Chondriosoraen in pflanzlichen Zellen », espone i risultati di alcune sue ricerche citologiche in elementi somatici e sessuali di Pisum sativum e di Asparagus offlcinalis, e viene alle seguenti due prime conclusioni : 1) Die frùheren Angaben, dass die im Cytoplasma der tie- rischen Zellen vorhandenen spezifìschen Zellorganula, diesogen- nanten Chondriosomen auch dem pflanzlichen Cytoplasma eigen sind, flnden durch mein Untersuchung vòUige Bestàtigung. Die Chondriosomen dùrfen daher als ein wesentlicher Teil des Cyto- plasraas im allgemeinen gelten. 2) Die Chondriosoraen wurden nicht nur in den embryo- nalen somatischen Zellen, sondern auch in den Pollenmutter zellen und Pollenkòrnern konstatiert. » Ora credo opportuno qui far rilevare come, fin dall'aprile del 1910, il chiarissimo mio Maestro prof. Fr. Cavara presentava alla R. Accademia delle Scienze fìsiche e matematiche di Napoli SKDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE 95 una mia Nota su le « Formazioni mitocondriali negli elementi sessuali maschili deW'Belleborus foelidus », la quale, indi a poco, aveva l'onore di essere pubblicata nel fase. 5-6 (maggio-giugno) del « Rendiconto » della stessa Accademia e nel contempo nel « Bullettino dell' Orto botanico delia R. Università di Napoli » (T. II, fase. 4°j. In detta Nota, esposta brevemente la storia dell'argomento, rilevavo come, pur volendosi col Bouin, omologare con i mito- condri di Benda le speciali formazioni intracitoplasmiche, che anche con gli ordinari metodi di tecnica microscopica (sopra- tutto ematossilina ferrica) si era riusciti parimenti a mettere in evidenza nelle cellule vegetali (Meves, Bouin, Beer, Tischler, Smirnow), mancassero tuttavia fin allora dei dati tali da poterne affermare l'assoluta identità. Cotesti dati, aggiungevo, allo stato attuale della tecnica microscopica e microchimica, non potevano esserci forniti che dall'adozione del metodo Benda al «Kristallvio- lett », il solo ritenuto pressoché specifico per differenziare in modo indubbio cotali formazioni, e che non aveva avuto ancora (eccezion fatta del Lams per le cellule dell'apice radicale di Allium e del Duesberg per cellule parimenti somatiche) alcuna applicazione in citologia vegetale. Le prime ricerche al riguardo formavano oggetto della mia Nota. Applicando il metodo di fis- sazione e di colorazione Benda e, come controllo, quello all' ema- tossilina ferrica secondo Van der Stricht, agli elementi sessuali maschili deW Helleborus foetidus nelle loro fasi di evoluzione dal primo differenziarsi delle cellule madri al completo sviluppo delle tetradi polliniche, potei seguire il graduale differenziarsi dell'apparato mitocojidriale (condroma) dallo stadio di elementi granulari isolati (mitocondri) o disposti in catenelle (condrio- miti) a quello di formazioni più complesse, a sti'uttura pressoché omogenea per l'avvenuta fusione dei granuli mitocondriali co- stituenti (condrioconti o condriosomi). E così concludevo : « Esi- stono in tutte le fasi della maturazione delle cellule sessuali maschili àé[V Helleborus, come del pari in quelle del tappeto, delle speciali formazioni fondamentalmente granulari che costi- tuiscono uno speciale apparato e che possiamo, per il compor- tamento loro e l'elettiva colorabilità, ritenere del tutto simili ai mitocondri, ai condriomiti e ai condrioconti del Benda e del Meves. » 96 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 30 APRILE Il dott. Lewitsk}^ per quanto in base all'usuale metodo al- l'ematossilina ferrica, ed ignaro del mio lavoro, viene evidente- mente alle stesse conclusioni, cui io ero pervenuto parecchi mesi prima. Ond'è che, pur lieto di vedere nel risultato delle ricer- che del Lewitsk}' una conferma delle mie precedenti, noti posso non reclamare per esse un innegabile diritto di priorità. Lo stesso socio Nicolosi-E-Oncati fa una comunicazioue veibale sopra la naturalizzazione dell' Albuca altissima Dryand., oi'iginaria del Capo di Buona Speranza, in stazione ruderale di un antico rione di Catania, spiegandola con la probabile migrazione di semi o di bulbilli dal locale Orto botanico, ove trovasi da tempo col- tivata. Il prof. Cavara presenta ai convenuti dei bulbi, conservati in formalina, di Scilla bifolia, i quali erano stati presi da vasi dell'Orto botanico, e si mostravano forniti di alcune radici laterali molto in- grossate in confronto di altre tibrillari normali. Detti bulbi prove- nienti dalle Prealpi non avevano, alla loro messa in vasi, tali radici carnose, ond'egli ritiene cbe queste raijpresantino una condizione di xerofilia, ossia un adattamento al particolare ambiente offerto da piccoli vasi abbandonati a se stessi sulle gradinate delle vaserie del- l'Orto. Fa rilevare che simile adattamento egli l'aveva già osservato per piante di Scilla hifolia provenienti dai Monti Stabiani e lasciate parimenti un anno circa in vasetti. Si riserba di trattarne più dif- fusamente in un prossimo lavoro. Dopo alcune osservazioni fatte in proposito dai. soci Trotter e Guadagno, l'adunanza è sciolta. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti successore. 1911. Giugno. N.» 6. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Baccarini P., Sulla carie deìl'Acer rubrum L. prodotta dalla Daedalea unicolor (Bull.) Fr Pag. 100 Id., Sulla presenza di Indolo negli organi vegetativi di alcune piante „ 105 Bargagli-Petrucci G., Cinerarie a fiori anomali (Proc.verh.) . „ 98 Béguinot a., Sull'area distributiva della Pedicularis Friderici Augusti Tomm „ 106 Cavara F., Bacteriosi del Giaggiolo (Iris pallida Lam.) ... „ 130 Gufino L., Lo Scleroderma Tor rendi Bresad. in Italia (Proc. verb.) „ 130 GiovANNozzi U., Sul significato del dimorfismo dei granuli di clorofilla in alcune piante (Proc. verb.) „ 99 Lacaita G., Piante italiane critiche o rare. Ili „ 112 Nannetti a., Sulle probabili cause di sterilità del Solanmn mii- ricatum Ait. [Proc. verb.) „ 99 Pampanini R., La Lobdia Giberroa Hemsl. nel Tigre e nel- r Eritrea „ 121 SoMMiER S., Il Picridium vulgare Desf. var. halophyìum Somm. (Proc. verb.) „ 97 Trotter A., Aggiunte alla micologia italica „ 134 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se- mestre del 1911 „ 138 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del 10 giugno 1911. Presidenza del Presidente Baccarini. Avuta la parola, il D.r Sommikr presenta un esemplare vivo del suo Picridium vulgare Desf. {Reichardia picroides Roth) var. halophyìum che da diversi anni si coltiva nell'Orto botanico di Firenze, facendo osservare che la pianta à raanteniito inalterati i suoi caratteri vegetativi. I soci Baccauini e Fiori fanno alcune osservazioni circa la pro- babile origine di tale forma e sulla circostanza che l' isolamento in una piccola isola abbia contribuito a mantenerne inalterati i ca- ratteri. Circa all'avere la pianta mantenuto nella coltura il carat- Bull. della Soc. boi. ital. 7 98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO tere alofilo delle foglie grasse, il Fiori fa notare come anche alcune alofile della Laguna Veneta coltivate da Béguinot nel terreno dis- salato dell'Orto botanico di Padova, come ad es. : Spergularia mar- ginata e Glyceria festuaaeformis, mantennero inalterati i loro caratteri alofili, mentre invece VAster Tripolium var glaber — forma pretta- mente alofìla — mostrò invece tendenza a trasformarsi nella var. pan- nonicus, ch'è la forma continentale dei luoghi dissalati. Il Senatore Passerini osserva come anche il Picridium da lui osservato sulle scogliere marittime di Antignano presso Livorno si presenta a foglie molto carnose, tanto che non ^uò neppure essere utilizzato negli usi domestici come insalata. Il Fiori soggiunge di avere raccolto la stessa forma più carnosa anche al M. Argentario e di averla classificata come var. mariti ìnum, la quale appunto sostituisce il tipo d;-lla specie nei luoghi direttamente influenzati dalla salsedine marina. Indi il socio Bargagli-Petrucci fa la seguente comunicazione : « Nella Primavera 1909 in un gruppo di Cinerarie coltivate in un giardino privato (Giardino Sozzifanti) mi fu mostrata una pianta a fiori anormali, che, per effetto di questa anomalia, assumeva aspetto alquanto diverso dal solito. I fiori periferici, invece della consueta forma ligulata, avevano la parte inferiore della corolla (metà a ^/j) trasformata in un lungo tubo, portante verso l'alto un residuo di lamina spianata, simile a quella dei fiori normali, ma molto più breve. — Non raccolsi né con- servai fiori di questa pianta, ma pregai che ne fossero raccolti a parte i semi, che l'anno seguente (1910) furono seminati, in parte nel giardino stesso e in parte nel Giardino botanico di Firenze. Il seme raccolto non poteva essere puro per la vicinanza di altre Cinerarie normali, e molte delle piante nate da quei semi non presentarono variazioni dal tipo normale: fra quelle però che furono coltivate nel Giardino botanico, alcune presentavano il carattere della pianta madre, benché molto attenuata. Alcuno di queste piante ebbi occasione di mostrare privatamente ai soci della Società botanica italiana, ed alcuni loro fiori posso di nuovo mostrare, conservati in alcool. — Potei notare che l'anomalia si sviluppava più facilmente e più spiccatamente nei capolini termi- nali dell'infiorescenza. Da alcune piante, opportunamente isolate dalle altre, fu raccolto il seme che ha generate le piante che oggi presento e che sono gli esemplari più belli della anomalia. — In questi tre esemplari la trasformazione della corolla a linguetta dei fiori periferici in corolla tubulara è assai più avanzata ed il tubo è lungo oltre i ^/j dall'in- tiera corolla. La parte tub alare di essa è colorata come la pagina inferiore delle corolle a linguetta, cioè é quasi bianca, e l'insieme delle parti tubolari forma intorno al capolino una prima zona chiara, ben distinta da quella colorata sovrastante (violacea o rossa) formata dalle corolle spianate a linguetta. SKDE DI FIKKNZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 99 Lo stilo di quasti fiori tubuliformi sembra essere costituito come quello dei normali fiori ligulati, ma forse leggermente più lungo che in questi. — La superficie interna della parte tubulare della corolla è colorata come la superficie superiore della lamina spianata, fino al livello della porzione tubulare dei fiori normali dove assume, come in questi, una colorazione bianco-verdastra. — Sul lato interno della corolla cbe sta verso il centro del capolino si osserva sempre una linea piìi o meno marcata, di sutura. Oltre questi esemplari, molti altri della stessa sementa pi-esen- tano im analogo carattere, ma meno sviluppato, e rassomigliano agli individui della 2a generazione ('910), mentre questi tre rassomi- gliano spiccatamente al primo individuo che fu punto di partenza delle ricerche (1909) e che presentò (a quanto io credo spontaneamente) per la prima volta tale variazione, che è da augurarsi di vedere confermata e fissata nelle successive generazioni. » Dopo ciò il Presidente dà la parola al D.' Nannetti il quale rias- sume \in suo lavoro « Sulle probabili cause della sterilità del So- lanum muricatum Ait. », che figurerà nel Nuovo Giornale. I numerosi fiori di questa specie sono nei nostri climi quasi com- pletamente sterili ed i vari frutti che talune jDiante giungono a portare a maturità non presentano mai semi. Dalle ricerche cito- logiche istituite al riguardo egli ha potuto dedurre che lo sviluppo dei granelli di polline procede normalmente sino alle ultime fasi, cioè dalla costituzione delle cellule madri sino a quelle delle cel- lule speciali d.?lle singole tetradi. E solo in questa ultima fase di maturazione dei granelli pollinici che si manifestano dei fenomeni degenerativi e segnatamente un riassorbimento del materiale proto- plasmico e nucleare. Non ha potuto mai ottenere germogliazione di granelli pollinici. Anche negli ovuli si hanno fenomeni consimili; la evoluzione delle archespore procede regolare sino a poco dopo la fase sinaptica. A partire da questo momento vi si osservano varie anomalie che danno ragione dell'aborto degli ovuli e della impos- sibilità della fecondazione. Egualmente il D."" Giovannozzi riferisce i resultati delle sue ri- cerche « Sul significato del dimorfismo dei granuli di clorofilla in alcune piante ». Parecchie sj)ecie di piante e specialmente delle famiglie Cheno- podiacee, Portulacacee, Amarantacee ecc., presentano un singolare dimorfismo dei clorofillofori il quale è in relazione con una strut- tura particolare della foglia, generalmente ricca in tessuto acqui- fero e col tessuto assimilatore localizzato o quasi intorno ai fasci fibrovascolari. Infatti nelle cellule intorno a questi sono stipati dei grossi cloroplasti vivacemente colorati, mentre nelle altre cellule i cloroplasti sono in minor numero, più piccoli e più pallidi. Il fe- nomeno è stato diversamente interpetrato ed è notevole fra tutte la spiegazione che ne dà il Delpino il quale ritiene i più grossi cloroplasti di queste piante « alghe unicellulari simbiotiche dege- 100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO nerate in seguito alla simbiosi stessa ». Le ricei-clie dell'A. ten- dono a dimostrare l'insussistenza di questa teoria. 11 lavoro sarà pubblicato nel Nuovo Giornale. Sono poi presentati e riassunti i -seguenti lavori : P. BACCARINI. — SULLA CARIE D'ELL' ACER RU- BRUM L. PRODOTTA DALLA DAEDALEA UNICOLOR (BULL.) FR. La Daedalea unicolor (Bull.) Fr. è un Poliporeo abbastanza frequente sui nostri alberi da bosco e specialmente sui carpini, i faggi, le querele, e gli ipocastani. I micologi sembrano d'accordo nel ritenerlo come saprofita, almeno a giudicarne dalla frase — sui legni cariati — che accompagna abitualmente gli esem- plari d'erbario, e dal silenzio che i trattati di Patologia vege- tale conservano a suo riguardo. ^ Io però la raccolgo da qualche anno sopra un robusto esemplare di Acer rubrum, del nostio Orto Botanico, e ritengo di poterle attribuire il progressivo deperimento di questa pianta, ed il graduale restringersi della sua chioma. Difatti quest'acero è immune di parassiti animali, ed i minuti fungilli,che qua e là s'annidano sui ramuscoli sec- chi, 0 s'affacciano dalla screpolatura della scorza dei rami mag- giori, appartengono alla classe dei saprofiti più comuni, che vi si sono insediati dopo la loro morte. Le loro specie variano da un anno all'altro: ma la Daedalea ne è l'ospite costante e tutti gli anni ricuopre collo sue fruttificazioni i terrilorii delle branche nuovamente occupate. Il processo patologico, che a mio avviso essa vi attiva, consiste in una particolare alterazione o carie del legno, che si trasforma in una massa biancastra e stopposa la quale si dilacera e si disgrega al minimo sforzo. Il legno secondario di questo acero è formato, come quello delle specie congeneri, di grandi vasi a sottili inspessimenti reticolati, e, più spesso, a punteggiature areolate, di contorno esagono per la mutua pressione; ed attraversate da una fendi- ^ Nel Bot. Cent., voi. XXXVII, p. 172, trovo citata la Daedalea unicolor come danneggiatrice della Quereus alba: ma non ho potuto consultare il lavoro di P. H. Dudlky, Fungi destrwMve to wood, dal quale tale notizia deriva. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBL 10 GIUGNO 101 tura obliqua. Attorno ad essi si dispongono abbondanti tracheidi; delle guaine di parenchima legnoso medioci-eraente spesso e lignificato, ma non ricingenti il vaso in modo completo; e delle fibre legnose di mediocre spessore: ma con strati terziarii di inspessimento ben conformati e con punteggiature semplici in forma di fenditure oblique. Le fibre autunnali sono più strette, a membrana più spessa di quelle primaverili e con strati terziarii più evidenti, ma cellu- losici anche essi. I raggi midollari sono abbondanti, molto alti, larghi sino a tre o quattro file di cellule uniformemente allungate in direzione radiale. Nell'interno dei vasi ho incontrato dei tilli solo di rado: ma qua e là con maggiore frequenza ne ho visto il lume otturato da tamponi di una sostanza giallastra di aspetto e consistenza gommosa. La scorza consta di un libro nel quale ai soliti elementi floe- matici si intramezzano delle fibre liberiane a decorso irrego- lare, ora isolate ora aggruppate in pacchetti, e numerose file di cellule ad ossalato di calce. Queste formazioni sono ricoperte da un sottile strato di felloderma clorofilliano, e da un sughero di pochi piani cellulari, sul quale si addossano delle foi'mazioni ritidomatose di debole spessore, che si squamano e si logorano con grande rapidità. Nei tessuti occupati dal fungo lo schema fondamentale della struttura anatomica non viene menomamente alteralo; e cioè non vi si manifestano, né ipertrofìa dei tessuti esistenti, né forma- zione di nuovi elementi tanto nel legno che nella scorza; e neppure si accentua o ringagliardisce nell' interno dei vasi la produzione dei tilli, che pure in altri casi è un indice molto evi- dente della reattività del tessuto legnoso all'attacco di parassiti. Tutto il legno appare occupato da un fitto micelio ialino i cui fili, ramificati in tutti i sensi, si intrecciano e si anastomosano in una fitta ma tenue ragnatela che s'allunga pel lume dei vasi, ne attraversa i pori, ed invade i raggi midollari circuendo ed allacciando fittamente le cellule e distendendosi gradatamente sino alla corteccia, che sembra invasa per ultima, finché sul cader dell'estate dalle sue screpolature aflEìorano gli sporocarpi. Questo micelio, come si è detto, è formato di fili a calibro molto sottile salvo rare ife più larghe che misurano all' incirca jj. 5 di diametro. Le unioni a fibbia vi sono semplici e rade; ma vi 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 aiUGNO si osservano molto frequenti degli allargamenti leggermente varicosi all'attacco de' rami. Si potrebbe riferire per i caratteri di accrescimento a quel tipo che Moeller chiama « Kubisches mycelwacJisturii ». ^ Quando si prepara a fruttificare muta alquanto d'aspetto; di fatto sotto le falde più superficiali della scorza, tra il sughero che vien generalmente sollevato e lacerato, si formano dei feltri 0 delle placche bianche di un micelio a filamenti di un calibro maggiore ed a membrana più spessa che preludono alla forma- zione degli sporocarpi. Nella loro trama compaiono abbondanti cristalli primatici di ossalato di calce; mentre nel micelio endo- legnoso non se ne aveva traccia. Le fruttificazioni nascono dalle fenditure della scorza e si allargano rapidamente addossandosi e distendendosi sui rami, specialmente nella forma o fase resu- pinata, e fissandovi sulla corteccia con numerosi processi rizoidi che l'attraversano dallo esterno all'interno per ricongiungersi al micelio lignicolo sottostante, ed aumentarne i contatti collo sporocarpo. All' infuori di queste non vi ho osservato altre particolarità di struttura notevoli, né rizomorfe e neppure placche e feltri miceliari subcorticali, salvo che al momento della produzione degli sporocarpi. Il micelio compatto che prelude alla forma- zione dei cappelli del fungo oltre all'avere, come ho già avver- tito, gli ifi a membrana più spessa è anche caratterizzato dalla mancanza di anastomosi e dalla scarsezza di ramificazioni co- sicché i singoli ifi sono semplicemente aggrovigliati fra loro. Il fungo non sembra quindi, in base a questa struttura del micelio, suscettibile di propagarsi a distanza nella fase vegeta- tiva, mancando di appositi organi ; ma i suoi focolari ingran- discono unicamente per l'allargarsi della zona periferica e pel suo graduale assorbire i territorii delia pianta ospite, che si trovano a contatto immediato. Questa zona periferica è occu- pata da ifi lunghi, scarsamente ramosi ed anastomosati i quali crescono per la loro estremità e trovano così le condizioni favo- revoli al loro incremento nel lume dei grandi vasi. È appunto per questo che la malattia guadagna terreno, prevalentemente 1 ^Moeller H., Hausahwam Forschungen. Erstes Heft. Jena, 1907, p. 59. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 103 in direzione longitudinale e nel seno del corpo legnoso: ma si allarga anche in direzione radiale passando da un elemento all'altro attraverso i pori delle membrane; ed anche strisciando lungo i stretti meati aeriferi. Attraverso la corteccia esso di- venta prevalentemente intercellulare, isolandone e disgregan- done gli elementi in piccoli gruppi sparsi nel mezzo del tessuto fungoso, dal quale finiscono coll'essere soffocati e digeriti. Il tessuto legnoso alterato è di un colorito biancastro più chiaro di quello del legno sano e diviene molle, stopposo e facilmente dilacerabile in flocchi e fascetti fibrosi. La prima modificazione che si avverte nella zona di legno invasa di recente dal micelio del fungo, è la scomparsa dell'amido dai raggi midollari e della lamella cellulosica terziaria dal seno delle fibre autunnali, quindi il dissolversi della lamella mediana; cosicché i singoli elementi del tessuto legnoso tendono a disso- ciarsi. Però alquanto più tardi anche tutto il resto della mem- brana cellulare cade in dissoluzione : talché ad es. delle pareti dei raggi midollari per lunghi tratti non resta più traccia: anche le tracheidi, il parenchima legnoso e le stesse fibre vengono ridotte in frammenti e digerite. In certi campioni di legno in carie molto avanzata non sono rimasti, si può dire, che le mem- brane dei vasi, delle lamine di prosenchima autunnale : le mem- brane degli altri elementi sono ridotto a sem[)lici frammenti tenuti a posto, e come sospesi, nel fitto micelio che li avvolge da ogni lato. Su questo legno cosi profondamente alterato io ho voluto saggiare i principali reattivi delle membrane cellulari; ed in primo luogo avverto che questi residui delle membrane legnose, saggiati colla floroglucina, danno la colorazione rossa delle mem- brane lignificate in modo evidentissimo, e che anche il loro estratto alcoolico, trattato con floroglucina ed acido clori- drico, si colora in rosso. Anche in questo caso quindi, come nei legnami attaccati dal Meruìlias lacrimane, una parte dello Xi- lano passa in soluzione nell'alcool: ma ne resta pur sempre una quantità preponderante; perché queste membrane, per quanto spezzate e rotte, non danno le reazioni della cellulosa che con molto stento, e si colorano in violetto col clorioduro di zinco solo dopo prolungata macerazione nella soluzione alcoolica concen- trata di potassa. 104 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Nell'ammouiuro di rame, preparato di fresco, i frustoli di legno cariato non si dissolvono che a stento, ed infine cadono in polvere sul fondo pel dissociarsi del cemento fungoso: però se si arresta in tempo il processo di macerazione e se si lavano i pezzetti di legno macerati per qualche tempo nell'amm.oniuro, si otten- gono nella massa delle formazioni cristalline debolmente colo- rabili col rosso Congo ed il Cloroioduro di Zinco. È quindi evi- dente che nei residui del tessuto, sotto l'incrostazione di lignina permane della cellulosa: e del resto anche la facilità colla quale anche le materie coloranti della cellulosa, come il rosso Congo ed altre, vengono assorbite conforta questa veduta. Nel suo com- plesso il comportamento di questa Daedalea ricorda forse più di tutti gli altri quello del Pohjporus falvus. ^ Se per altro la Daedalea unicolor va ritenuta di pieno diritto come un fungo parassita, perché vegeta su piante vive e ne determina l'instristimento e la morte; è anche evidente che essa appartiene a quella categoria di parassiti, che potrebbero dirsi minori, in quanto che non posseggono la facilità di diffu- sione caratteristica delle specie più temute dagli arboricultori. Essa è probabilmente uu parassita di ferite e, data la scarsa reattività della pianta alla sua attività, una volta che abbia guadagnato una delle grosse branche di un albero e vi si sia per cosi dire insediata nel cuore, trova nel tessuto legnoso il veicolo per il quale, distendendosi verso l'alto ed il basso, pe- netra gradatamente nelle sue branche più importanti, ed infine nel tronco cagionando la progressiva riduzione della chioma per il graduale otturarsi e distruggersi dell'apparato di trasporto; ed infine la morte della pianta. ^ CzAPEK F., Zur biologie der holzbewohnenden Pihe, Ber. deut. Bot. Gesoll., 189^, p. 67. '^ Hartig R., Die Zersetzungsersoheinungen des Hohes, Bei'lin, 1878, p. 43-44 ; 85, Tav. VII. SEDE Dr FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 105 P. BACCARINI. — SULLA PRESENZA DI INDOLO NE- GLI ORGANI VEGETATIVI DI ALCUNE PIANTE. Nota preliminare. Nella seduta dell'Ottobre scorso io ho informati i colleghi della Società Botanica, come l'adozione, suggeritami dal chiaris- simo Prof. Angeli, di uno squisito reattivo, la Diinetlllainmina henzaldelcle, mi aveva permesso di rivelare la presenza del- l'indolo (noto fino allora solo per i fiori di Visnea Mocanera, e con incertezza anche per quelli di Gelsomino e di Arancio) nei fiori- di numerose altre piante appartenenti a gruppi sistemati- camente molto diversi. Mi preme ora di annunciai^e, allo intento di prender data, come alcuni nuovi saggi mi permettano di sta- bilire in linea generale che quelle piante, le quali mostrano l' in- dole nei fiori, lo presentano anche negli organi vegetativi. Esso vi si rivela sotto due modalità differenti, e cioè ora appare, come nei Citrus, diffusibile nel reattivo, ed allora la colorazione rosso- violacea che lo indica si diffonde dai tessuti della pianta esami- nata, nel reattivo che si tinge rapidamente; mentre i frammenti della pianta stessa non assum.ono alcuna colorazione speciale. Altre volte il reattivo resta incolore, mentre i tessuti e gli organi contenenti indolo si tingono in rosso in modo più o mer.o stabile e con varie intensità. Sono in questo caso il Mirto, il Tiglio. Si può stabilire colla massima facilità e sicurezza che in questi casi la colorazione in parola ha sede esclusivamente nel protoplasma degli elementi contenenti l'indolo, mai nelle loro membrane o nel succo cellulare. Nel Tiglio ad es. contengono indolo tutti gli elementi vivi del tessuto legnoso (parenchima perivasale, paravasale e raggi midollari), tutte le cellule della corteccia, eccezion fatta degli elementi meccanici già morti, e specialmente i tubi cribrosi. Nelle foglie ne presentano la rea- zione l'epidermide e gli elementi fìoematici delle nervature; ne resta esente il parenchima a clorofilla. Tutto il meristema sino a poca distanza dalle iniziali è per cosi dire infarcito di indolo. Nel Mirto si osserva una distribuzione non molto diversa: però reagiscono all'indolo anche gli elementi a clorofilla, ed in 106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO ispecie quelli del palizzata, quantunque in grado più debole degli altri elementi. Inoltre sono qui riccamente indoliferi gli utricoli protoplasmici degli apparati oleiferi. La reazione si ottiene tanto sul fresco die sul materiale conservato in alcool: io la ho trovata alquanto più debole, ma ancora sensibilissima nei fiori di Mirto conservati in alcool fino dall'anno scorso. Questo fatto è certamente di una grande uti- lità per lo s(;udio della funzione dell' indolo nelle piante. Mi li- mito per ora ad osservare che la sua presenza nei più differenti tessuti attivi della pianta, e segnatamente nei meristemi, non parla certamente in favore di quell'ipotesi, secondo la quale la sua genesi sarebbe legata soltanto a particolari processi di de- gradazione del protoplasma. A. BEGUINOT. — SULL'AREA DISTRIBUTIVA DELLA PEDICULARIS FRIDERICI AUGUSTI TOMMAS. Sulla posizione e sui rapporti sistematici, sulle variazioni e sull'area distributiva di questa specie, vide la luce lo scorso anno una interessante memoria a carattere monografico dello Stadlmann, ^ mentre il Grande ^ ne faceva quasi contempora- neamente conoscere alcune stazioni nell'Appennino centrale ri- vendicando al Barrelier la prima scoperta della specie comu- nemente attribuita al Tommasini.^ Qualche nuovo elemento di discussione e rettificazioni a dati già acquisiti alla scienza mi obbligano a tornare sull'argomento, di cui mi ero occupato in precedenza,-* distribuendo la materia in base alle regioni dove fu sin qui segnalata (in alcune, come si vedrà, erroneamente o dubbiosamente). 1 J. Stadlmann, Ein Beitrag zur Kenntnis der Gattung Pedicula- ris L. (Sekt. Comosae Maxim.). Wien, 1910. [Verlag d. k. k. Staats- gymn. im XIII, Bezirke Wiens]. 2 L. Grande, Note di floristica napoletana in Bull. dell'Orto bot. della R. Univ. di Napoli, tom. II, fase. IV, Napoli, 1910, p. 517. 3 Cfr. Saccardo, Cronologia della Flora Italiana, p. 244. * Béguinot, Notizie critiche intorno ad alcune « Pedicularis » della Flora Italiana in Atti del R. Ist. Veu. di Scienze, Lett. ed Arti, tom. LXVI, p. 2a (1906-07), p. 349-358. Cfr. anche: FI. It. exsicc, n. 346 e n. 1125. SEDE DI FIRKXZB - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO lOT Istria. — Quivi e precisamente sul monte Tajano (Slavnih 0 meno correttamente Slaunig) fu scoperta, come é noto, dal Tommasini la Pedicularis che egli, in omagirio alla maestà di Federico Augusto di Sassonia ed a ricordo del viaggio nel quale si era compiaciuto « tìorae littoralis amoenitates Majo 1838 invisei'e », ^ volle dedicata al suo nome. Il ricco materiale esaminato dallo Stadlmann proviene tutto da questo distretto montuoso che si estolle a circa 12 km. da Trieste e di cui la vetta principale è alta 1029 metri. La Pedicularis in que- stione fu per lo più raccolta attorno alla maggiore sommità, ma l'A. ricorda pure una stazione sulle pendici nord-ovest a circa 470 m. a nord di Presnica dove egli la raccolse nel 1905. Nel- r Erb. gen. Padovano esiste un esemplare esaminato, ma non citato dallo Stadlmann, che fu comunicato dal Noe « aus den Stowalzan bei Goerz », dove .sarebbe stato raccolto nel 1839 dal Tommasini. Quale località abbia inteso il Noe designare con questo nome non mi è riuscito di appurare : quel che è certo si è che la specie non cresce nell'agro goriziano,- come non vegeta presso Prewald, pure in questo territorio, donde il Rei- chenbach l'ha indicata.^ Il Marchesetti, cui ricorsi, espresse il dubbio (in litt. 6. II. 1911) che possa corrispondere al M. Stra- coviz che è una delle vette secondarie dello Slavnik e sul quale, secondo risulta dai registri, il Tommasini avrebbe raccolto appunto nel 1839 la P. Friderici Auyusti. Il Marchesetti e lo Stadlmann escludono la specie dal M. Maggiore ed il secondo afferma di non aver trovato in alcun erbario saggi di tale pro- venienza. x\nche io dubito della sua presenza in questo distretto, ma torno a ripetere quanto già dissi nel precedente mio lavoro, ^ Cfr. B. Bi ASC LETTO, Viaggio di S. M. Federico Augusto re di Sassonia ptr V Istria, Dalmazia e Montenegro. Trieste, 1841. 2 II Noe, come è noto, fu uno dei benemeriti della flora illirica che fece ampiamente conoscere con la larga distribuzione e smer- cio delle piante a botanici del tempo. Però, come scrive il Marche- setti {Flora delVis. di Lussino di M. de Tommasini. Trieste, 1895, p. 8). « è da deplorarsi che quanto il Noe fosse bravo raccoglitore e pre- paratore, tanto meno esatto fosse nelle indicazioni dei luoghi donde ritraeva le sue piante, poiché in fatto ne furono da lui distribuite parecchie siccome rinvenute nelle isole del Quarnero, le quali cer- tamente non vi allignano ». 3 Reichexbach, Icones Florae Germ. et Helv,, voi. XX (1862), p. 73, 108 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO che cioè neir Erb. Cesati se ne conservano saggi comunicati al Cesati dallo Jabornegg. Dalmazia. — Lo Stadlmann riporta le località Visianiane ^ (Dinara, Gniat, Svilaja e Prolog) e di quest' ultima esistereb- bero nel Museo di Serajevo (Bosnia) saggi comunicati dall'Ada- movic. Neil' Erb. Dalmatico del De Visiani che lo Stadlmann, dietro sua richiesta, consultò nel 1906 si conservano, di tali provenienze, due esemplari, uno dei quali ritenuto dal nomi- nato monografo con certezza quale P. Ijracliy adonta Schl., l'altro con dubbio pure per questa specie ed un terzo con pro- venienza di pugno del Visiani « Vraxii Vastli in M. Ghajat » rimasto indeterminato, perché saggio troppo giovane. In un inserto a sé del M. Prolog esiste un esemplare, comunicato dallo Zanardini, di P. comosa L. Non so spiegarmi perchè lo Stadlmann non abbia tenuto conto di questo complesso di dati dai quali risulta, se non esclusa, certo infirmata la presenza di questa specie nella regione dalmatica ! Bosnia. — Indicata dallo Stadlmann di « Kurlaj, Kamesnica » sulla fede del Protic {Prilog k poznavanja flore Bosne i Her- zegovine in Glasn. zem. muz. XII [1900], p. 492). Erzegovina. — Nota del monte GÌ iva (Leotar) presso Tre- binje, dove fu scoperta dal Pantocsek. ^ Lo Stadlmann che vide ricco materiale di questo e di altri raccoglitori omette di citare la fonte bibliografica ed i saggi da lui osservati nell'Erb. gen. Padovano del M. Gliva (leg. ?) e quelli, pure di questo monte, distribuiti dal Pantocsek in « PI. itin. ture, per annum 1872 suscepti » e conservati nell* Erbario Dalmatico, Montenegro. — La prima indicazione fu data, per quanto so, da Guglielmo Ebel ^ che, su di un esemplare unico raccolto dall'A. « auf dem Sutorman-Gebirge in feuchten Grase », sta- bili una var. montenegrina, che dubitò trattarsi di una forma intermedia fra P. Friderici Augusti e P. tanacetifolia e che lo Stadlmann giustamente sinonimizza col tipo. 1 R. DE Visiani, Flora Dalmatica. Lipsiae, II (1847), p. 176. ^ G. Pantocsek, Adnotationes ad floram et -faunam Hercegovinae, Crnagorae et Dalmatlae in Verh. d. Ver. f. Naturk. N. Folge, II Heft, Posonéi, 1874, p. 72 (estr.). ^ G. Ebel, Zwòlf Tage auf Montenegro und ein Blick auf Dalma- tien. Kònigsbarg. Bd. II (1844), p, 48. SEDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DEL, 10 GIUGNO 109 Posteriormente e cioè nel 1880 Janka sulla pianta del Monte Lowcen fondò (in Termesz. Fiizetek IV [1880], p. 318) una P. Malyi, che il noto raonografo del genere, lo Steininger, ^ riferisce a varietà di P. Friderici Augusti e prima di lui il Nyman - l' aveva considerata quale sottospecie. Che cosa sia e qual valore abbia questa entità lo Stadlmann non dice, ma dalle etichette che egli ha apposto nell' Erb. Dalmatico (Kom. : leg. Pantocsek in « PI. itin. ture, per ann. 1872 suscepfi: sub P. Sibthorpn Boiss. var. glahrocalyx Pant. ^) e nelle Essiccate del Baldacci — poste cortesemente a mia disposizione — (in her- bidis saxosis supra Bijela Skala distr. Primorije : 1898 It. alb. [Montenegrinum] sextuni n. 379: sub P. comosa L. var. Sib- thorpii Boiss.) desumo che egli la considera come specie a sé. Le affinità tra le due entità, confrontati i rispettivi esemplari, paiono a me strettissime, la P. Malyi differendo dalla specie Tommasiniana per il fusto villoso, come pure nella parte infe- riore e media, il picciuolo delle foglie, per il calice coperto di villosità meno densa e a denti un po' più corti e per la corolla glabra o glabrescente: caratteri, come si vede, di lieve momento. Al tipo e cioè a P. Friderici Augusti (e confrontata con la pianta istriana in nulla ne differiscono) sono giustamente riferiti i saggi dell' « Iter albanicum [Montenegrinum] sextum (1898) » distribuiti dal Baldacci nel n. 40 e raccolti « in herbidis elatis m. Vrh-Suta [il Sutorman di Ebel] versus distr. Crmnica: sub P. comosa L. var. Sibthorpii Boiss. ». Serbia. — Fu segnalata la prima volta dal Pancic ^ per i ^ H. Steininger, Beschreihung der europciischen Arten des Genus Pedicidaris in Bot. Centralbl., Bd. XXIX (1887), p. 280. - C. Nyman, Consp., p. 554. 3 Con questa provenienza e sotto il nome di P. Sibtliorpii Boiss. il Pantocsek distribuiva, come deduco da esemplari conservati nel- l'Erb. Dalmatico, la P. petiolaris Ten. : la quale distribuiva pure il Baldacci nel n. 132 dell' « Iter albanicum quintum » del M. Parun (Alp. alb. sept.) sotto il nome il P. scardica Gris. : due fra le molte stazioni che questa specie, di solito male interpretata, possiede nella Penisola Balcanica. Questo numero (cfr. Baldacci Eiv. collez. hot. fatta nel 1S97 nell'Aio, sett, in Mem. R. Accad. delle Scienze deirist. di Bologna, ser. 5", tom. IX [1901], p. 545) compare sotto il nome di P. Friderici Augusti Tomm. var. scardica Beck. * J. PÀNCic, Flora principatus Serhiae. Belgrado, 1874, p. 543. 110 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 GIUGNO monti Rfany e di questa e di altre località vide lo Stadlmaiin ricco materiale in varie collezioni. Conservansene saggi nell'Erb. gen. Padovano trasmessi dallo stesso Pancic « in declivibus her- bosis M. Rtany » visti ma non citati dal monografo di Vienna. Bulgaria. — Lo Stadlraann ha riscontrato saggi della specie nell'Erb. Velenovsky ed é da questi citata nel primo supple- mento alla sua Flora della Bulgaria (Prag, 1898, p. 221). Non vidi materiali di questa provenienza. Macedonia. — Di questo paese lo Stadlmann non dà alcun habiial : ma sta il fatto che essa è indicata dal Grisebach ^ per la regione alpina dello Scardo e i)recisamente per il M. Kobe- litza (leg. de Friedrichsthal) : stazione riportata in seguito dal Boissier- e dallo Steininger (in 1. e). Non vidi esemplari di tale provenienza e resta, perciò, a stabilirsi se la pianta mace- done coriisponda a quella illirico-balcanica. Caucaso. — Il Marchesetti' cita questa specie come raccoltavi dall' Haussknecht : indicazione riportata senza controllo dal Grande. ■* Assunte notizie dal primo, cosi cortesemente mi ri- sponde (in litt. 26. I. 1911): « Ho cercato invano ove Haussk- necht abbia pubblicato il rinvenimento della P. F. A. nel Cau- caso. Io ne ebbi notizia dal Tommasini stesso, che mi comunicò che la specie da lui scoperta nel M. Tajano (Slaunig) presso Trieste, era stata poi ritrovata nel Montenegro dal Pantocsek e sul Caucaso da Haussknecht. Probabilmente quest'ultimo glielo avevo annunziato. Nell'Erbario Tommasini, però, non esiste la pianta che del ^. Tajano, per cui non si può controllare se si tratti della specie identica o d'una affine, tanto più che la specie fu spesso confusa con P. jjstiolaris e con altre specie prossime orientali. Bisognerebbe farne ricerca a Weimar nell'Erbario ^ A. GrisbbaGH, Spicilegium florae rumellcae et hitliynioae, Bruiis- vigae, voi. II (1844), p. 16. 2 BoissiEU, Flora orientalis, tom. IV (1879), p. 491. 3 Marchesetti, in Nuov. Giorn. hot. ifal., n. ser., voi. XVII (1910), p. 73. * li quale (in 1. e.) dice che è « nota finora del Monte Tajano (Slaunig) nell'Agro Triestino, del Monte Gliva nell' Erzegovina, del Caucaso, del Moute Autore nei Lazio e, nella var. Malyi Janka, del Monte Lovcen nel Montenegro ». Quanto ciò corrisponda ai dati acquisiti fino al 1910 alla scienza ognuno vede! SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 111 Hausskiieclit ». Lo Stadlmann, avendo consultato questo Erbario e tacendo su tale provenienza, interpreto il suo silenzio nel senso che o non esistono esemplari sotto tale nome o vanno riferiti ad altra specie. Tale Itabitat reputo, quindi, fino a prova contraria, sia da radiare. Italia. — Le parecchie indicazioni date dai fioristi italiani di P. Friderici Augusti per l'Appenn. centrale e merid., causa lo scambio con P. petiolaris Ten., furono già da me revocate in dubbio. Probabile poteva sembrare V habitat del M. Corona nel- TAppenn. Piceno riportato anche dal Paolucci:^ ma i due esem- plari trasmessi all'Erb. gen. Padovano dal suo scopritore Orsini {^\xh P.i^ubescensZQyQV [sic]) sono P. cowosa L. Sicché sino a qualche anno fa l'unico sicuramente accertato cadeva nel Lazio e precisamente nel subappennino di ]\L Autore e la pianta, tra- smessaci dal Vaccari sotto il nome di P. petiolaris, fu distribuita nel n. 34(3 dalla « Flora Italica exsicc. ». Nella nota sopra citata del Grande altri habitat sono desunti dall' Erb. Tenore (e cioè: Monte Le Moricane in Abruzzo: Orsini sub P. pubescens Ziegler e mista con P. comosa; Matese alla Gallinola, leg. Chiovitti), da quello Gussone (e cioè: Pizzo della Cavata in Abruzzo, leg. Orsini sub P. pubescens Ziegler), mentre il Grande la raccolse nella Marsica in territorio di Villavallelonga ai Tre Solchi e ne ri- vendicò la prima scoperta al Barrelier" sul M. Morrone del gruppo della Majella. Lo Stadlmann^ espresse il dubbio che la P. petiolaris che il Crugnola indica per il Gran Sasso d'Italia"* dovesse con ogni probabilità riferirsi alla specie Tominasiniana. Il Grande, con- statato che il raccoglitore prof. Quartapelle la determinò quale P. rosea, dubita trattarsi di una pianta a fiori rosei e non di P. Friderici Augusti che li ha giallastri. Sta il fatto che già il Barrelier nella sua « Alectorolophus montana flore albo » aveva notato che i fiori sono « modi purpurei, modi albi » : 1 L. Paolucci, Flora Marchigiana. Pesaro, 1891, p. 236. - .J. Barrklier, Piantele per Galliain, Hispaiiiam et Italiani ohserv. etc. op. posth. Parisiis, 1714, p. 22, u. 210, le. 469. 3 In « Oesterr. bot. Zeitschr. », Jahrg. 1906, p. 444. * G. Crugnola, Le Pellicolari del Gran Sasso d'Italia, 1891, p, 18 e la Vegetazione del Gran Sasso d' Italia, 1893, p. 18 (estr.). 112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Reicheiibacli ^ scrisse « corollae color viridiflavus, dein flavus, demum subrubellus, ubi marcescens » : « pallide rosei », certo esagerando, li disse il Bunge, ^ che non mancò di mettere in evidenza l'eterocromismo in specie affini (P. eufrosioides Steph. ex W., P. sudelica W., P. tanacetifolia Adams ecc.) e della stessa P. carnosa L. a corolla normalmente giallastra osservò che, seb- bene raramente, l'elmo poteva essere internamente rosseggiante, qui ricordando che nei Pirenei esiste una razza a corolla rossa (= P. asparagoides Lap. = P. comosa fi erythraea Gr. et Godr. = P. Gomosa fi asparagoides Lange). Dei pascoli del M. Bas- sara in Serbia lo Stadlmann ha visto un esemplare « flore rubro » ed a:ggiunge (1. e.) « auch von den italienischen Exemplaren wird ein Stich ins Rotliche angegeben », concludendone che tale carattere, contrariamente a quanto il Grande mostra di credere, non ha valore assoluto e diffei-enziale. Non sono perciò tolti tutti i dubbi che la pianta del Gran Sasso sia proprio P. Frìderici Augusti ed il quesito non può essere risolto che in base alla diretta ispezione degli esemplari controversi ! C. LACAITA. — PIANTE ITALIANE CRITICHE ORARE. IH. ThytìHus acicularis W. K. = Thynius striatus Benth. et auct. plur., non Vahl. Il Thymus sLriaLus Vahl ed il Thymus acicularis W. K. sono stati identiflcati da tanti botanici rinomati, fra i quali Bentham, Kerner e Celakovsky, che ci vuole un bel coraggio per riaprire la questione. Ma in verità non esiste un vero e proprio pro- nunziamento « ex cathedra » di quelle grandi autorità. Bentham segnava il Tìi. striatus con una nota d'interrogazione, tanto nelle Labiate quanto nel Prodromo di De Candolle, e gli altri in 1 H. G. Reichenbach, le. FI. Germ. et Helv., XX, p. 73. - A. Bunge, Ueber Pedicularis carnosa L. und die mit ihr verwand- ten Arten in BulL Class. Phys.-Mathem. de l'Acad. impér. d. Selene, de Saiut-Pétersbourg, tom. I (1843), p. 377. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 113 fondo non fecero che insistere sulT identità dell' a<;iciilaris col Thymus italiano generalmente accettato per lo strlatus senza tener gran conto delle espressioni di Vahl, e senza andar in cerca dei suoi autotipi. Sul tipo del Tlì. aciculari!^ W. K. (PI. rar. Hung. II, p. 157, tab. 147, 1805), dei monti della Croazia, non nasce il minimo dubbio, e difatti vi é un Thymus della sezione Serpyllastra di Nyman, con brattee più larghe delle foglie, che si presenta in Italia sotto diverse forme, delle quali quella che predomina nel- r Appennino centrale è identica col Th. acicularis tipico. Non è cosi col Th. siriatiis Vahl. In riguardo a questo tre quesiti ci s'impongono: 1. Si può stabilire con qualche sicurezza che cosa era il vero tipo di Vahl? 2. È questo tipo una pianta italiana? 3. Se una pianta italiana, è quella che è precisamente iden- tica colV aciculaì^ìs della Croazia? o è una delle altre forme riferibili come varietà a quella specie sensu latiore, oppure è il Thymus spinulosus Ten. =: Th. conspeì^sits Celak. ? È chiaro che se la risposta al primo, o anche al secondo, di questi quesiti è negativa, negative debbono essere tutte le rispo- ste a! terzo, ed il nome di Thymus striatus dovrà radiarsi dalla flora italiana, sostituendovi quello di acicularis W, K. Che Vahl intendeva descrivere una pianta italiana è certo dalle sue parole: « Habitat in regno neapolitano. Dedit. Dn. Prof. Cyrillo. » Ma la diagnosi, poca consonante con alcuno dei Ser- pyllastra italiani, è tanto vaga ed incerta che si potrebbe fino ad un certo punto applicare a uno qualsiasi di loro. Cosi Tenore (FI. N. V. p. 20, 1835, luogo che ha dovuto sfuggire a Cela- kovsky) riteneva che lo striatus di Vahl fosse il suo Th. Marinosci, specie che, come vedremo in appresso, non può essere altro che il Tli. ca/ritatus Hfg. e Lk., oppure il T/i. spi- ìiulosus Ten., ed in ogni probabilità è quest' ultimo. Tenore basava questa conclusione interamente sulla descrizione, non avendo, a quanto pare, veduto alcun autotipo. E strano che nò egli, né gli altri, abbiano data alcuna importanza alle osserva- zioni del Vahl che seguono la descrizione e che rendono cer- tissimo che la pianta la quale l'autore aveva sott' occhio non apparteneva ad alcune specie italiana. Ne dice : « Differt a Thymo Bull, della Soc. hot. Hai. 8 114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 GIUGNO cephaloto foliis latioribus .. . serratis . . . margine tantum pun- ctatis. » Qui, in queste poche parole, troviamo niente meno che quat- tro incompatibilità assolute con qualsiasi specie italiana. 1. « Dilfert a Th. cephaloto. » Ma non si potrebbe parago- nare alcun Serpyllastruin italiano col cephaloias, neanche per distinguerlo. 2. « Foliis latioribus. » Ma tutti i Sey^pyllastra italiani hanno foglie molto più strette anzi che più larghe di quelle del cepha- lotas. 3. « Serratis. » Ma non esiste alcun Thymus italiano con foglie serrate. 4. « Margine tantum punctatis. » Ma le specie italiane han- no, una più una meno, glandolo sparse su tutta la superficie delle foglie e non ristrette al margine. È strano che questa, la meno importante delle quattro antinomie, è la sola alla quale Tenore accenna. Risulta dunque o che la pianta che Vahl descriveva nelle « Symbolae » non era quella mandatagli da Cyrillo, o che questi gli aveva comunicato qualche pianta coltivata, non spontanea nel regno di Napoli. Disgraziatamente gli erbari non ci aiutano a risolvere il problema per mancanza di autotipi. Neanche Bentham ne aveva visto. Gli indizi che abbiamo sono due, ma si contradicono. Sono i seguenti : 1. Nella FI. Sic. Synopsis di Gussone, II, p. 96, troviamo, come sinonimo della var. virescens del suo Th. Zygis, oltre i nomi Th. hirtas Raf e Th. spinidosus Ten., anche il « Thymas striatiis Vahl, ex ejus Herb ! » e più avanti: « Synonijmon Vahlii ex specimine ipsius herbarii a ci. Schowio mihi misso omnino hujus loci est. » È dunque chiaro che Gussone, sull'esemplare mandatogli per autentico, riteneva che la pianta di Vahl fosse una pianta della Sicilia; non il Th. paronychioides Celak. = Th. Zygis Guss. var. A, (non Th. Zygis L.), che ó la forma siciliana che più si avvicina ?i\V aciciUaris, ma il Th. spiwtlosus Ten. Questa opinione di Gussone avrebbe gran peso se non fosse: a) pel dubbio se la pianta mandatagli sia stata davvero quella che Cyrillo diede a Vahl, e davvero quella che Vahl descrisse; h) che la autorità quasi sempre dovuta ad ogni minima parola SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 115 di Gussone è scemata in questo caso dal non essersi lui avver- tito della vera differenza specifica che distingue il suo Zygis vai'. A., dal suo Zygis var. B, e dal fatto che egli, oltre il Th. strialus, riporta come sinonimo anche il Th. longicaulis Presi, che è senza dubbio da riferirsi ad una sottospecie del Th. Ser- pyUam vicina al Th. dalmaticus Frej^n, se non identica con questo. Sventuratamente non si trova più negli erbari di Gussone quell'esemplare mandatogli da Schouw. 2. D'altra parte esiste nell'erbario Scliumacher un esem- plare unico che si vorrebbe autotipo. Per la cortesia del diret- tore del museo di Copeiihaga 1' ho potuto studiare. Vi si legge scritto da J. Vahl, figlio di Martino Vahl : « Thymus strìatits n. sp. J. V. » Ma non appartiene ad alcuna specie italiana. In- vece é precisamente il Thymas lasìlanicus Boiss., come già vi annotò Lange, scrivendo sul foglio: « Thymus lasUanicus Boiss. J. L. 1869. » Però la descrizione nelle Symbolae non si adatta al Th. lusUanicus. È vero che l'espressione « foliis sert^atis » po- trebbe forse spiegarsi delle brattee serrate di quella s[)ecie, ma l'aver foglie più larghe del Th. cephalotus, con punte glandu- lose sui soli margini, rende impossibile una tale soluzione del problema. Si risponde dunque al primo dei quesiti che abbiamo posti, che una determinazione della pianta che Vahl voleva descrivere nelle Symbolae è impossibile, ed egualmente impossibile lo sco- vrire al giorno d'oggi quale fu la pianta che Cyrillo gli mandò. Al secondo quesito si risponde che per certo la descrizione non spetta ad alcuna specie italiana. Per conseguenza il nome di striatus Vahl deve abolirsi inte- ramente per la Flora italiana, mentre lo strìaius di Bentham e dei botanici italiani si riduce ad un sinonimo del Th. acicu- laris W. K, del quale, lasciando per altra occasione la discus- sione del Th. paronychioìdes Celak. = Th. Gussone Lojac. della Sicilia, abbiamo nell'Italia continentale tre forme predominanti. A) Thytnus acicularis W. K., typicus = Th. striatus auct. it. p. parte, non Vahl. « Radix et caules lignosae, caudiculis modico excurrentibus, « parce radicantibus, ex quibus oriuntur caules annotini (rami) 116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO « fioriferi hirti 12-16 cm. longi, erecti. Folia linearla, 1 mm. lata. « 7-10 ram. longa. Folia floralia plus miìius dilatata 3-4 mm. lata, « margine villis albis copiosissime barbata. Capitala congesta, « pauluium loiigiora quam lata ». E copioso in tutto 1' Appennino centrale, per esempio al M. dei Fiori, M. Catria, M. Vettore, M. della Sibilla, M. Fortino. Si trova tipicamente presso Tivoli e precisamente alle Acque Al- bule, dove corrisponde in tutto cogli esemplari del Thijmtts acicularis della Croazia (M. Velebit, leg. Lengyel, 1906), della Dalmazia (M. Biokovo, in FI. Exs. Austr.-Hung. n. 179), del- l'Istria (M. Maggiore, leg. Borbàs, 1875) e colla figura di W. K. tab. 147. JB) Thynius acicularis W. li. vai . ophioUthicus mihì, nova varietas. « Radix et caules inferne ut in typo. Candiculi tenuissimi, ra- « dicantes, loiige excurrentes. Caules fioriferi tenuissimi, hirsu- « tiusculi vel etiam glabri 2 V2-9 cm. tantum longi. Folia augii - « stissima, linearia-flliformia, revera acicuìaria, vix 1 mm. lata. « Folia floralia ut in typo, sed margine sparse barbata. Capitala « congesta, saepias pauciflora, circ. 1 cm. longa, sed pauluium « latiora quam longa ». Questa varietà ha un portamento assolatamente diverso da quello della varietà seguente, alla quale però si collega per mezzo del tipo. E ristretta alle roccie oflolitiche, il gabbro, della Toscana, dove è copiosissima sul Monte Ferrato di Prato. In quella località non si trovano altri Thymus fin dove arrivano quelle roccie, ma, appena si passa dal gabbro alle solite roccie arenarie, cessa li per li e dà luogo, non a qualche altra varietà del Th. s/rialas, ma al Th. Serpi/llum subspec. Chamaedrys. Si trova anche sui gabbri di Montignoso in provincia di Fi- renze, donde ne ho ricevuto esemplari dal D.^' Pampanini, ed airimpruneta nella stessa provincia (esempi, in Herb. Mas. Fior.), sempre sul gabbro. Strobl in 0. B. Z. XXXIII, p. 329, accenna a questa località, ma per errore di stampa è trasformata in Im- prunciu. ISeW ophwlithiCHS i caratteri che distinguono il tipo dalla var. stabianus sono presenti in forma esagerata. È l'estremo della serie più lontano dallo staManus. A parer mio è una tra- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 117 sforinazione del tipo dovuta alla natura eccezionale del suolo. Non solo la pianta vivente, ma persino le « exsiccata » di questa varietà sono facili a distinguere a colpo d' occhio dalle altre forme. Gli esemplari non italiani che più vi si avvicinano pro- vengono da Cattaro. Anche qualche esemplare montenegrino, p. es., Baldacci, It. Alban, sextura, n. 142, vi somiglia molto, ma non so se in quella regione esista il gabbro. C) Thynnis acicularis W. K. var. stabianus mihi = Th, Jìlarinoscl Strobl, loc. cit. (non Ten. nec. Presi). « Radix, caules et caudicali ut in typo, sed robustiores. Caules « fioriferi hirsuti, multo robustiores quara in typo, 6-12 cm. longi, « erecti. Folla circa 2 mm. lata, 10 mm. longa. Folia floralia « usque ad 6 mm. lata. Capitula congesta, sed 2-3 cm. longa, « saepe duplo longiora quam lata, floribus numerosioribus quam « in typo ». Nasce nella parte elevata del Monte Sant'Angelo di Castellam- mare ed in quasi tutti i monti delle provincie di Salerno ed Avellino, preferendo le vette. Strobl (loc. cit.), indotto in errore da ciò che scrisse il Reichen- bach assai confusamente in le. FI. Germ. et Helv. XVIII, p. 36, suppone che il Th. striatus Vahl .sia propriamente una pianta greca, il Th. aUicus Celak., ben diversa dalle forme italiane. Per conseguenza deve trovare un' altra determinazione per la pianta da lui raccolta sul Monte S. Angelo e la dichiara pel Th. Marinosci Ten. È impossibile però che sia questo. Il Thy- mus Marinosci Ten. FI. Noap. Prodr. p. xkxv, (1811), fu man- dato a Tenore dal Dr. Martino Marinosci di Martina Franca, che ne dice nella sua Flora Salentina (opera del resto dì nes- sun valore critico), voi. II, p. 31. « Io ho ritrovato questa pianta nel 1811 presso le Grottaglie a Monte Calvo e Valle di Riscio, dove ce n'é in abbondanza. » Ma nessun Thymus delle vicinanze di Grottaglie in Terra d'Otranto nasce sui monti di Castellam- mare; nessun Thymus di quei monti si trova a Grottaglie. Que- sto lo posso assicurare per conoscenza personale di ambedue le località. Ma se in quelle aridissime colline di Grottaglie non nasce il Thymus striatus, molto meno la forma del Monte S. Angelo, vi sono copiosissimi il Th. spinulosus e sovratutto, il Th. capitatas. È dunque certo che il Thymus Marinosci sia 118 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO una di queste due specie molto diverse tra di loro. Vi fu un periodo quando lo stesso Tenore (Sylloge, p. 298) sospettava che non fosse altro che il Tli. capUatuf;; sospetto ripetuto da Bentham (Lab. p. 348 e DO. Prodr. XII, p. 204) e Celakovsky (Flora, 1883, p. 154). Ma é difficile che Marinosci abbia potuto mandare a Napoli e dichiarare come nuova una pianta che aveva trovato « in abbondanza », e che perciò conosceva viva, se non era altro che il Tìi. capitatus, specie colla quale egli era familiarissimo poiché forma uno degli elementi più carat- teristici delle macchie in tutta la terra d' Otranto, dove, come osserva Marinosci (p. 9, sub Satureia capitata), si conosco da tutti quanti col nome vernacolo di « Turno ». Anche Tenore ad un'epoca posteriore (Fi. N. voi. V, p. 20, luogo che ha dovuto sfuggire a Celakovskj') abbandona quel suo sospetto per adottare l'identificazione, già discussa, col TJi. striatas Vahl. Rimane dunque che il Th. Marinosci Tew.^'m proprio il Th.spi- nulosHS dello stesso autore. Questo concetto sarebbe completamen- te confermato dalle descrizioni del Th. Marinosci in FI. N. Prodr. e del Th. striatas Ten. (an Vahl ?) nella FI. N. V, p. 20, facendo astrazione dalla diagnosi latina ripetuta dalle Symbolae del Vahl, se non fosse che Tenore dice del suo Marinosci « capitulis arcto imbricatis », ma dello spiniilosas « floribus verticillatis » e poi, in FI. N. V, p. 20, « florum verticillis in capituìum longum dispositis. » E da notare però che nel Th. spinulosas i capolini sono compatti sul principio e poi si allungano gradatamente durante la fioritura, di modo che !e due frasi non sono assoluta- mente irreconciliabili. Di più pare che la frase « capitulis arcte imbricatis » sia stata trasferita testualmente dall'opera del Vahl, ciò che ne diminuisce l'importanza. Disgraziatamente l'unico esemplare che del Th. Marinosci si trova nell'erbai'io Tenoreano, già monco quando glielo mandò Marinosci, é in tale stato (forse ancor più mutilato da qualche botanico che 1' ha esaminato pel passato) che non dice più nulla. Eliminato dunque il Th. Marinosci, come possibile sinonimo per la varietà del Monte S. Angelo, ci vuole un nome nuovo per distinguere questa ed il più indicato sarebbe var. stal)ianus, o, se dovesse militare come specie, Tliymus stabianus. SKUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 119 Oltre queste tre varietà predominanti si trovano nei monti oltre Napoli, ma raramente, delle forme aberranti. Le più inte- ressanti sono : D) var. neapolitanns Kei'ner (prò specie) in schedis et ap. Strobl in 0. B. Z., XXXIII, p. 329 (1883). Per la cortesia del direttore dei Museo botanico di Vienna ho potuto vedere l' autotipo raccolto da Strobl. La scheda colla quale fu da lui distribuita anche ad altri erbari è la sesruente: FLORA NEAPOLITANA. Thymus acicularis W. K. sec. Neilr. Diagli. angiistifolìus Pers. sec. Vis. et Rclib. D. FI. In monte S. Angelo prope Castellanmiare, solo calcareo. 1 Jul. 1873. ^ p_ Qj^^j.jgi g^Q^i_ Da questa scheda il Kerner cancellò di sua mano i nomi aci- cularis ed angustifoUiis ed aggiunse: « Thi/mus neapolitanns Kern. {Thym. ang usti f olii ts auct. ital. p. part., non Schreber nec Persoon) Th. acicularis Strobl, iion W. K ! Th. micanti Sol. proximus : nervatione foliorum inflorescentia interrupta et calycis structura diversus. Th. acicularis W. K. foliorum forma et habito conveniens longe differt bracteis in basi dilatatis. » Ho visto anche altrove esemplari dello Strobl con quella stessa scheda e sono in tutto conformi. Nell'erbario del Museo Britannico di Londra vi è un foglio con due brani di Thymus e la scheda seguente: FLORA NEAPOLITANA. Thymus heterophyllus Kerner ! In Monte S . Angelo snpra Castel lam mare. | 14 Jun 1874. leg. P. Gabriel Sti-obl. Ma i due brani appartengono a due specie diverse di Thymus. Uno mi pare senza dubbio il Th. neapolitanns Kern., l'altro è quella forma del Th. longicaulis Presi che Strobl. (loc. cit.) 120 SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 10 GIUGNO pubblicò sotto il nome di Thymus brevicalyx, pianta abbondan- tissima in quei monti. Per conseguenza non si può apprendere da quel foglio a quale forma Kerner intedeva dare il nome di heterophuUus. Pare però che sia un nome nato morto, perché lo stesso Strobl non vi accenna affatto in quel suo discorso sui r/z?/mws dell'Italia meridionale (0. B. Z. loc. cit.) e poi Battan- dier, FI. Alg. p. 671, ha descritto un Tlnjmus dell'Algeria col nome di heierop/u/llus. Tornando al T/i. neapolìlanus non si può sfuggire alTodioso dovere di contradire nel modo più reciso l'asserzione di Strobl (o forse di Kerner) « ùberhaupt um Neapel weit verbreitet ». Molto diffuso presso Napoli! Ma come mai! Se non esistono altri esemplari che questi suoi! Se nessuno dei tanti che hanno er- borizzato in quei luoghi frequentatissimi l'ha mai raccolto! Vuol dire che questa pianta assai rimarchevole è tutt' altro che diffusa; anzi é molto rara. Ha tutti i caratteri àQ\V aciculari s fuorché le brattee dilatate ed i capolini compatti, che qui invece sono lunghi fino a 4-4 V, cm. coi verticilli inferiori distanti. Di più ha i pedicelli uguali ai calici, o più lunghi, invece che brevissimi.. E possibile che sia un ibrido tra lo striatus ed il longicaulis var. brevicalyx? Raccomando a tutti coloro che vi- siteranno il Monte S. Angelo di tenere gli occhi aperti. E) Var. JLacaitae Lojac, in litteris. «A specie differt verticillisinter se remotis, spicastrum inter- « ruptum usque ad 5 cm. longum formantibus. Pedicelli vero in « verticillo calycibus breviores raanent ut in typo. Flores rosei ». Monte dell'Avvocata di Majori, Provincia di Salerno, in solo pumiceo Inter rupes calcareas, e. 950 m., legi 29. VI. 1883. Il mio amico signor Michele Lojacono, a cui mostrai la pianta del mio erbario qualche anno addietro, me ne scriveva: « Non é il Th. stìHatus né 1' acicularis, né il Th. siculus Lojac, né il Th. conspersus Celali, sebbene maggiormente prossimo a qust' ultimo. Neanco é il Th. Marinosci Strobl né il Th. neapo- liianus dello stesso. Per me è una buona specie che chiamo Th. Lacaitae ». 'Non. ho mai potuto, in diverse gite al Monte dell' Avvocata, ritrovare questa forma. Perciò non posso assen- tire all'opinione di Lojacono sul valore specifico, ma la ritengo per una forma aberrante del Th. acicularis dovuta al suolo SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 121 sciolto. Sulle roccie calcaree circostanti era copiosa V acicalaris. Parrebbe che vi sia un parallelismo col Th. Rossi Lqjac. che nasce nei pumici sull'Etna e si comporta verso il Th. spinulosus come questa forma nostra verso il Th. acicularis. Anche la varietà dinaricus H. Braun, dell'Erzegovina, possiede una in- fiorescenza interrotta. Per concludere: non si può negare che tra le forme delle quali si é parlato vi sono individui intermedi, ma la loi'O esi- stenza non è una ragione valida per non voler distinguere tra tipi tanto facilmente riconoscibili. Tutte queste forme sarebbero per un Jordan tante specie ; per la scuola opposta appena me- riterebbero menzione alcuna. Ambedue le opinioni estreme sono esagerazioni che tendono ad oscurare e confondere la verità della natura. R. PAMPANINI. — LA LOBELIA GIBERROA HEMSL. NEL TIGRE E NELL'ERITREA. L Il ricco Erbario che Figari radunò durante il suo lungo sog- giorno in Egitto ed i suoi viaggi nella valle del Nilo e nelle regioni vicine, e che, nel 1866, donò al Museo botanico di Firenze fu intercalato nell'Erbario centrale fiorentino. Lo studio che sulle raccolte fanerogamiche di Figari avevano iniziato Parlatore e W^bb^ — continuato poi da Webb ^ ed interrotto per la morte di questo, ed infine per poco ripreso da Martelli ^ — fu abban- donato, mentre proseguito, avrebbe rivelato documenti di somma importanza per la conoscenza della flora di quei paesi. 1 Parlatokk Ph. et Ph. B. Webb, Florida AetJiiopico-aegyjìtiaca sive enitmeratio plantarum quas ex Aethìopia atque Aegypto Museo Regio Fiorentino misit Antoniiis B'igari (« Giornale hot. it. », II, P. 1"^ [1847], p. 204). 2 Webb Ph. B., Fragmentaflorulae aet,hiopÌGO-aepyptiaoae. Parisiis,1854. ^ Martelli U,, Webb, fragmenta florulae aetiopico-aegyptiacae, con- continuazione ( « Nuovo Giornale bot. it. ». [Bull. Soc. bot. it.] XX, [1888], p. 389). 122 SKDE DI FIUP^NZE - ADUNANZA DKL 10 GIUGNO In un pacco di piante di questo Erbario indeterminate, e quindi non intercalate nell' Erbario centrale, trovai un esemplare di Lohella Gìberroa Hemsl. Si tratta di tre frammenti dell'infiore- scenza e della metà superiore di una foglia, ed il cartellino che l'accompagna è di pugno dello stesso Figari e compilato nel modo seguente : Abissinia orientale regio ne del Tigre gbre — 9bre Sull'altipiano delle più alte niontagne da 10, a 1200 piedi soi^ra il livello del Mare Figari Bey È un esemplare assai interessante. ^ Recentemente il Prof. A. Fiori espose la storia e la distribu- zione della sez. Rhynchopeialurn del genere Lobelia; ed in par- ticolare della L. Gìberroa che vi appartiene, terminando con l'enumerazione delle località dove, a sua conoscenza, la pianta era stata fino allora osservata: « !.<> Abissinia: Semien, ad latus occidentale mentis Taber « Inter pagos Add" Silam et Maizacholo, alt. 8000-8300 pedes « supra mare (sive 2438-3352 m.) (Schiraper in Richard). « 2.0 Eritrea : Scimenzana, propre cacumen mentis Soira, « alt. 2880 m., ubi nativi Gorhan vocant (Dainelli et Marinelli, « 5 dee. 1905). « 3.° Uganda: Ruwenzori, alt, 6000-7000 pedes (sive 1838- « 2133 m.) (ex Johnston et Dawe). » ^ Del Tigre, compreso fra lo Scimenzana ed il Semien, la L. Gi- ^ Evidentemente l' iudicazione dell'altezza sul livello del mare è errata per un lapsus calami; invece di 1000-1200 piedi (325-390 m.) devesi leggere: 10000-12000 piedi (3250-3900 m.), altitudine ugual- mente inesatta ma più verosimile. Difatti nel Tigre il fondo delle valli è a 1000-1500 metri sul livello del mare, mentre il resto della regione è a 2030-3000 metri e lino a 3092 metri (Monte Semaiata). * Fiori A., La Lobelia Giberroa Hemsl. neW Eritrea (« Bull. Soc, bot. it. », 191G, p. 58). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 123 berroa non figura esser stata segnalata e l'esemplare dell'Er- bario Figari é la prima testimonianza della presenza della pianta in quella regione. La L. Gìberroa è raramente rappresentata negli Erbari e quasi sempre lo è dagli esemplari della collezione di Schimper. La prima volta essa fu raccolta da Schimper nel 1840 nel Semien, sul Monte Abeì-' {Taber, secondo Fiori), e su questi esemplari la descrisse dapprima Hoclistetter nelle Schede de\- Vexsiccata di Schimper ^ e poi più dettagliatamente Richard. ^ Questi esemplari, come dissi, non sono frequenti: fra i principali Erbari essi figurano in quelli dei Musei botanici di Berlino, Leida, Monaco, Parigi; degli Istituti botanici di Bruxelles, Fi- renze (Erb. Webb), Kew, Pietroburgo, Roma (Erb. Cesati), Vienna; e negli Erbari De Candolle e del Museo Britannico. Dopo la scoperta di Schimper solo recentemente la pianta é stata raccolta di nuovo, sopratutto nell'Uganda: nel 1893-4 da Scott EUiot, poi — secondo .Johnston — da Doggett, ed infine nel 1905 da Dawe sul Ruwenzori ; nel 1904 da Bagshawe sul Ruchiga; nel 1905 da Dawe nell'AnkoIe occidentale, ' dove sa- rebbe stata raccolta pure da Doggett. ^ Ed inoltre, nel 1907 da Mildbraed sul Monte Katandaganya, dove l'incontrò molto fre- quente. ^ Gli esemplari raccolti da Mildbraed sono nell'Erbario del Museo botanico di Berlino; gli altri si conservano negli Erbari di Kew e del Museo Britannico. ^ U. i. 1842: Sohimperì iter Abyssinieum, sectio secunda, n. 908. - Richard A., Tentameli Florae Abyssinicae, II, p. 10, Tab. LXIII. Parisiis, 1847. 3 « Journ. Linn. Soc. Bot. », XXXVII [1906J, p. 536, 538. * Secondo Johjiston {The Uganda Protectoraie, I, p. 337. London 1902) Doggett raccolse la L. Gìberroa nel Ruvenzori. Però l'esemplare raccolto da Doggett e mandato da Johnston all' Erbario di Kew, proviene, secondo le indicazioni del cartellino che l' accompagna, dall'Ankole occidentale. 5 « Sitzungsberichten der kgl. Preussischen Akademie der Wis- senscliaften », XXXIX [1999], p. 989. 124 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO Nel 1905, è stata osservata nell' Eritrea sul Monte Soira (Scimenzana) da Dainelli e Marinelli. Disgraziatamente essi non riportarono l'esemplare e Fiori identificò la pianta su una fotografìa che essi ne fecero. Infine, nel decembre 1909, fu raccolta da Chiovenda nuova- mente nel Semien, lungo la salita di Lumalmò. Questi esemplari figurano nell'Erbario Coloniale del R. Istituto botanico di Roma. Non mi é noto che la L. Giberroa sia stata osservata in altre località né da altri esploratori. Di essa — come ricorda Fiori — non furono pubblicate che due figure, oltre a quella data da Fiori stesso: l'una — ottima — di dettaglio (fiore, porzione dell'infiorescenza e foglia) da Richard ;^ l'altra, d' insieme, da Rendle, Baker e Moore da una fotografia di Wollaston. 2 Quest'ultima mostra il paesaggio botanico al quale, sul Ruwenzori, la pianta appartiene ed il suo portamento, ma non permette di distinguere i dettagli dell'infiorescenza. In quale anno fu raccolto l'esemplare dell'Erbario Figari e cosi le altre numerose piante della stessa Collezione provenienti dall' Abissinia centrale ed orientale e che si trovano nelle stesse condizioni di esso? Parlatore accennando ai viaggi ed alle rac- colte botaniche fatti da Figari in Abissinia non parla dell'epoca in cui tali viaggi ebbero luogo e nemmeno se si trattava solo di quella parte dell' Abissinia finitima al Fazogl, regione dove Figari erborizzò pure abbondantemente. ^ Inoltre in alcuno dei suoi lavori Figari ricorda un suo viaggio in Abissinia, nemmeno in quel suo breve « Apergu théorique de la géographie géogno- stique de l'Afrique centrale » che riguarda anche l'Abissinia. ^ Delle lettere inviate da Figari a Parlatore — lettere che, cer- tamente, avrebbero portato luce in proposito — non ne rintracciai 1 Richard A., I. e. 2 « Journ. Linn. Soc, Bot., » XXXVIII [1908], n. 265, tab. 17. 3 Parlatore Ph., Les Colleotlons botaniques du Musée Royal de Phy- sique et d^Histoire Naturelle de E'iorence au jjrintemps de MDCCCLXXI V, p. 9. Florence, 1874. * Figari A., Apercu théorique de la géographie géognostique de VAfri- que centrale, ecc. (Mémoire lu à l'Iustitut Egyptien le 16 dèe. 1859, Paris, 1862). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 125 che una sola, attualmente conservala insieme ai libri ed alla coi'- rispondenza di Parlatore nella Biblioteca comunale di Palermo ; ma in essa, secondo quanto mi comunicò il Bibliotecario, non vi è alcun accenno a viaggi. ^ Tuttavia dalla data (1847) della pubblicazione di Parlatore e Webb ^ ritengo che il viaggio di Figari debba essersi effettuato verso il 1840-1845.3 Riassumendo, la L. Giberroa finora è conosciuta delle seguenti località: Uganda: M. Ruwenzori {Scoti Ellioi [1893-4], n. 7875; Doggett, sec. Johnston [1902J ; Dawe [1905], n. 565); Ruchiga {Bag- shawe [1904], n. 436); Ankole occidentale {Dawe [1905], n. 341; Doggett, sec. sclied.). — (Herb. Kew et Mus. Brit.)- M. Ivatandaganya {Mildbraed [1907], n. 760 a, n. 761 a).— (Herb Mus. BOT. Berol.). Abissinia : Semien, M. Aber {Schimper [1840], Iter Abyss. sect. II, n. 908). — (Herb. plur.). Salita di Lumalmò {Cliiovenda [1909], n. 844, n. 3168). — (Hebb. R. Horti Romani). Tigre {Figari [1840-1845 ?] ). — (Herb. R. Mus. bot. Florent.). Eritrea: Scimenzana, Al. Soira {Dainelli e Marinelli [1905], sec. Fiori [1910]). 1 Di Marzo G., in litt. - Parlatore Ph. et Ph. B. Webb, op. e. 3 Nell'Erbario Figari — e quindi attualmente intercalate nell'Er- bario Centrale del R. Istituto botanico di Firenze — figurano altre due collezioni dell' Abissinia : quella fatta da Schimper nel 1854 ed in gran parto illustrata da Scliweinfurtli {Beitrag zur Flora Aethio- piens. Berlin, 1867j e da Martelli (1. e); ed un'altra la cui origine mi è incerta. Forse proviene a Richard (Cfr. Parlatore Ph., Les Collectìons hotaniques ecc., p. 44) ; però la calligrafia dei cartellini non è di Richard, né sembra riferirsi alla raccolte di Petit o di Quar- tin-Dillon. È possibile che anche questa collezione provenga da Schimper malgrado che i cartellini sieno scritti in francese e la cal- ligratia non sia quella di Schimper (E. Bonnet, in litt.). Riguardo alle piante raccolte da Figari nell'Abissinia una sola mi è noto sia stata pubblicata; si tratta dalla Blepharis UnariaefoUa Pei-s. raccolta da Figari « in luoghi rupestri e sassosi e nei valloni del Tigre, ottobre-novembre » (Martklli U., 1. e, p. 391), cioè nella stessa regione e nella stessa stagione nelle quali fu raccolta la Lo- belia Giberroa. 126 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO II. L'esemplare del M. Soira non cor^'^isponde — per le minori di- mensioni dei fiori e per la maggior lunghezza delle brattee — esattamente alle descrizioni della L. Giberroa ed agli altri esem- plari di essa conosciuti. A questo proposito Fiori osserva: « nella fotografia le brattee si vedono distintamente, ma ritengo che ciò derivi dall'essere stata la pianta coi fiori in boccio », e questo carattere delle brattee apparisce chiaramente anche nella ri- produzione — assai schematizzata — ch'egli pubblicò della foto- grafia della pianta eseguita da Dainelli e Marinelli. ^ Un attento confronto della fotografia con gli esemplari rac- colti da Schimper e da Figari ^ e con le numerose indicazioni comunicatemi riguardo ai diversi esemplari conservati negli Er- bari di Kew e del Museo Britannico ^ mi persuase che le diffe- renze che distinguono la pianta del M. Soira sono più impor- tanti di quello che risulta dalla osservazione di Fiori. Il paragone fra le diverse parti della pianta e l'uomo che le sta vicino dà le seguenti dimensioni : Fusto (senza l'infiorescenza): m. 2,32. Infiorescenza: lunghezza: m. 1,32; diametro nella parte inferiore (escluse le brattee): 7 cm,: parte sporgente delle brattee (nella parte inferiore dell'infiorescenza): 6 cm. Non credo che la lunghezza delle brattee debba attribuirsi al fatto che i fiori erano ancora in boccio: lo escludono la lunghezza della spiga, e, più ancora, la posizione delle brattee stesse. Secondo Dawe (in sched., n. 341 e 565) l'altezza totale della L. Giberroa è di m. 3-6 di cui l'infiorescenza occupa fino a m. 1,80, 0, secondo Bagshawe (in sched, n. 436), circa m. 1,70; secondo Doggett (in sched.) l'altezza della pianta é di circa m. 4 Va dei quali circa 90 cm. si riferiscono al racemo. L' esemplare raccolto da Bagshawe (n. 436) e conservato nell'Erbario del 1 Fiori A., 1. e, p. 60, 62. 2 Ebbi in esame anche gli esemplari raccolti da Cliiovenda : l'uno (n. 844) è rappresentato da una foglia, l'altro (n. 3168) da due in- dividui giovani le cui infiorescenze incominciano api^ena a svolgersi e nelle quali i fiori non sono visibili. 3 Lacaita C, in litt. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 127 Museo Britannico, presenta una infiorescenza in piena antesi lunga m. 1,10; in quello poi raccolto dalla spedizione Scott Elliot — pure nell'Erbario del Museo Britannico — l'infiorescenza è lunga solo 36 cm., e tuttavia i fiori incominciano a schiudersi. La posizione delle brattee varia secondo le diverse regioni della' infiorescenza, come è visibile anche nella figura pubblicata da Fiori: sono patenti nella metà superiore ed eretto-pa- tenti verso l'apice, sono invece reflesse nella metà inferiore. Le brattee reflesse sono un indizio evi- dente che i rispettivi fiori erano aperti, se non anche sfioriti. E quanto si constata in questo tipo d'infiorescenze. Volendo citare un esempio nello stesso genere Lobelia, basta osservare la tavola che nell'opera « 11 Ruwenzori » (voi. I, tav. 46) illustra la L. Wollasioni E. G. Baker fiorita: le brattee sono erette all'apice dell'inflorescenza di- ventando progressivamente patenti, e, nella parte inferiore di essa, dove i fiori sono completamente aperti, del tutto reflesse. In conclusione, dalla lunghezza della spiga e dalla posizione delle brattee mi sembra poter dedurre che nella pianta del Monte Soira almeno i fiori inferiori — P'?- i- — infiorescenza delia Lobelia Giberroa del Monte che nella fotografia appariscono in fatti Solra (dalia fotografia eseguita . II- 1 ,. da Dainelli e Marinelli).! meno compatti — dovevano essere aperti e quindi dovevano aver raggiunto il loro completo sviluppo. Gli Autori che descrissero la L. Giberroa sono concordi nel- l'attribuirle le brattee appena più lunghe dei fiori ;^ e tali ap- * Questa figura, per le dimensioni del racemo e per quelle delle brattee, è un po' diversa da quella pubblicata da Fiori, la quale, come dissi, fu assai schematizzata. - Richard A., 1. e. ; Hemsley W. B. in Oliver D., Flora of Tropical Africa, III, p. 466 ; Bakbr E. G. in « Journ. of Bot. », XXXII, [1894], p. 70; Cortesi F., in « Il Ruwenzori », I, p. 15 (dell'estratto). 128 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO punto sono rappresentate dalla figura data da Richard. I fiori poi sono, secondo Hemsley, lunghi 5-7 cm. Questi Autori si rife- riscono, naturalmente, solo agli esemplari raccolti da Schiraper, gli unici allora conosciuti; tranne forse Cortesi al quale sarebbe stato possibile vedere gli esemplari provenienti dall'Uganda. Fig. 2. — Fiore e brattea di Lobelki Giberroa (da Richard). Negli esemplari di Schimper i fiori sono infatti press' a poco delle dimensioni indicate da Hemsley, ed in quanto alle brattee superano i rispettivi fiori di poco: al più un centimetro appena. Le stesse dimensioni si riscontrano nell'esemplare di Figari ed in quelli provenienti dall'Uganda. Fra questi solo in uno degli esemplari raccolti da Dawe (n. 565) i fiori sono pia piccoli del consueto (lunghi circa 3 '/, cm.), ma le proporzioni delle brattee non sono alterate, le brattee essendo lunghe circa 4 '/.j cm. In quanto alla rachide, durante l'antesi, nella sua metà in- feriore à un diametro di 3-4 cm. In conclusione, nella L. Giberroa durante la fioritura la parte inferiore dell'infiorescenza a un diametro di 13-18 cm. — od al- meno di 10 cm. (Dawe, n. 565) — esclusa la parte sporgente delle brattee. Le stesse dimensioni risultano anche dal confronto fra le dimensioni delle foglie e quelle dell'infiorescenza negli esem- plari del Ruwenzori fotografati da Wollaston. Paragonando queste dimensioni con quelle corrispondenti che ò indicato per la pianta del M. Soira, risulta evidente che in questa — calcolando che lo spessore della rachide fosse solo di 2 cm. — i fiori erano lunghi circa 2 Vo cm., la metà, cioè, delle dimensioni che normalmente anno nella L. Gibey^roa. Secondo quanto mi comunicarono verbalmente i Prof. G. Dai- nelli ed O. Marinelli, nella località in cui incontrarono la L. Gì- SKDR DI FIUKNZK - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 129 berroa il paesaggio corrispondeva a quello che apparisce dalla veduta della pianta sul Ruwenzori pubblicata da Rendle, Baker e Moore: il terreno, più o meno sassoso, era sparso di cespugli e, qua e là, di alberi d'alto fusto. In quanto alla Lobelia cre- sceva fra i sassi — quindi alla base il fusto era contorto, come mostra la fotografia — ed i cespugli che sorpassava con tutta l'infiorescenza, la quale perciò si sviluppava al sole. Né la pianta cresceva in condizioni di umidità o di ombra tali da poter spie- gare, forse, i caratteri di cui dissi dei fiori e delle brattee. Riassumendo: la Lobelia osservata da Dainelli e Marinelli sul M. Soira differisce dalla L. Giberroa, quale fu descritta e quale risulta dagli esemplari di essa finora conosciuti, per avere i fiori assai più piccoli — lunghi circa 2 V, cnn- soltanto — e le brattee invece, proporzionatamente, molto maggiori — lunghe circa 8 cm. Solo ulteriori ricerche su più numerosi esemplari, provenienti sopiatutto dalla stessa località del Monte Soira, potranno dire quale valore abbiano questi caratteri. Il Segretario Pampanini presenta poi e riassume i seguenti la- vori che per la loro mole e per essere uno di essi corredato di ta- vole compax'iranno nel Nuovo Giornale : Baccarini P., Sul comportamento di iena razza ibrida di Piselli. Parte II. Béguinot a., Revisione monografica delle specie del genere Plantago dei distretti littoranei dalle foci dell' Isonzo a quelle del Po. Fiori Adr. e Béguinot A., Sohedae ad floram italicam exsiccatam^ Cent. XV. Dopo di che l'Adunanza è tolta. Bull, della Soc. hot. Hai. 130 SEOK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO SEDE DI NAPOLI. Adunanza del 9 giugno 1911. Presidenza del Vice-Presidente Prof. Comes. Sono presenti i soci : Comes, Gufino, Grande, E,ippa, Severino e Nicolosi-Roncati Segretario. Scusano la loro assenza i soci : Pro- fessori Cavara fuori Napoli per ragione di ufficio, Villani,^ Trotter (die invia una Comunicazione), Bruno, A. Terracciano e l'Ing. Gua- dagno. Il Segretario dà lettura del processo verbale della precedente seduta che resta aj)provato. Il Presidente dà indi la parola per le comunicazioni verbali. Il socio Luigi Gufino comunica di avere raccolto in una certa quantità, fin dall'ottobre 1905, in un viale del E,. Orto botanico di Napoli, sotto un albero di Maclura aurantiaoa, esemplari di un'inte- ressante specie di Gasteromicete, lo Scleroderma Torrendi Bresad. (« Mycetes Lusitanici novi, etc. » in Atti della I. R. Accad. di Se, Lettere e Arti degli Agiati di Rovereto, Serie III, Voi. Vili, fase. II, 1902, p. 132). Questa specie, non registrata dal Petri nella Monografia dei Gaste- romiceti della « Flora italica cryptogama », è quindi nuova per l'Italia. È affine allo iS. Bovista ed è nota per il Portogallo, dove fu reccolta dal Torrend a Setubal, sotto alberi di Ficus Carica. Il Segretario, dietro incarico avuto dal Prof. Cavara, legge la seguente Nota, corredandola di dimostrazioni di piante inoculate e di colture in gelatina e in agar dei bacterii isolati : F. CAVARA — BAGTERIOSI DEL GIAGGIOLO (IRIS PALLIDA Lara.). Nota preliminare. È ben nota la coltura intensiva che si fa, specialmente in Toscana, del Giaggiolo {LHs pallida Lam.) pel suo rizoma che dà la rinomata polvere delle profumerie. Sui fianchi delle colline, sotto gli olivi 0 tra i filari di vigneti, ed anche in regioni più 1 Nel verbale della precedente Adunanza non figura, per involontaria omissione, il Prof. Armando Villani di Lucerà fra i corrispondenti dell'Orto botanico di Napoli. Egli è stato anzi uno dei primi ad aderire. SKDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL, 9 GIUGNO 131 elevate, nella zona del castagno, come a Vallombrosa (1000 m. circa sul mare) ad esempio, vengono piantati giaggioli a filari distanti 40 a 50 cm. l'uno dall'altro, per estensioni più o men grandi di terreni posti a solatio. Dopo due o tre anni, quando le piante hanno bene cespite, i rizomi vengono divelti e le parti più giovani, munite di gemme, servono per novella moltiplica- zione, e le restanti sono utilizzate per la preparazione della pol- vere d'h^is. È una industria che richiede poca spesa e relativa- mente poche cure, ed è assai remunerativa. In un tenimento del Conte Lorenzo Guicciardini a Pieve a Pitiana in provincia di Firenze, è apparsa, nella scorsa prima- vera, una insolita malsania nelle piantagioni del Giaggiolo. Si son viste ingiallire le foglie da prima nei margini, poi su estensione sempre maggiore, e indi illividire questi organi, farsi flosci e intìne marcire. La parte inguainante e la base ingrossata d'onde si origina lo scapo fiorifero, viene parimente interessata dalla infezione; si fa tumida, gialliccia, ed anch'essa marcisce; i tessuti si alterano trasformandosi in viscida mucillagine, esalante cattivo odore. Conseguentemente i rizomi subiscono la medesima sorte. Quale la causa di questa malattia? Vi avevano influito i geli invernali, le frequenti pioggie, i lavori di trapianto e sarchiatura e di ripulitura delle piante? É ciò che io mi domandai nell' esami- nare alcune piante di Giaggioli che il Conte Guicciardini, dietro suggerimento dell' egregio mio amico prof. Giacomo Del Guercio, mi inviava nel maggio passato. Le foglie ingiallite o livide ed i rizomi non mostravansi attaccati da ifomiceti o da parassiti animali, onde dati i sintomi sopradetti restava la ipotesi sola che si potesse trattare di infezione da schizomiceti. Avendo a mia disposizione delle gelatine nutritizie in tubi di assaggio, e particolarmente una preparata con latte di cocco che tanto si prestava per lo sviluppo di microrganismi, feci alcune colture con il materiale purulento dei Giaggioli infetti. In scatole Petri si manifestarono, nel corso di 48 ore, innumerevoli punti ri- frangenti e leggermente sporgenti, che in breve divennero delle areole circolari jaline con notevole avvallamento annulare che accennava a fluidificazione della gelatina. Si fece tosto il tra- sporto del materiale delle areole in tubetti sia di gelatina che di agar-agar, ed in entrambi si ebbe rapido sviluppo di colonie. Nella coltura a piatto si presentò anche qualche sporadica co- 132 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL, 9 GIUGNO lonietta di aspetto madreperlaceo e molto rilevata, clie tra- sportata pur essa in tubetti di gelatina diede luogo a sviluppo più lento, senza fondere la gelatina. Data la scarsità di tali colonie madreperlacee in confronto delle areolari e jaline, dedussi che si trattasse per essa di uno scliizomicete casuale ed estraneo al processo infettivo, e trassi partito del primo per inoculazioni artificiali in piante sane di B^is pallida che mi trovavo ad avere nelle vaserie dell'Orto botanico. Due piante di Giaggiolo divelte dai rispettivi vasi, debitamente liberate dalla terra con ripetuti lavaggi, disinfettate con soluzione di sublimato all' 1 %o ^d asciu- gate con cotone idrofilo, furono incise con lancetta sterilizzata alla fiamma, in varii punti, e cioè nella parte basale guainante e bulbosa, e nei rizomi, e venne inoculata in ogni incisione la col- tura del bacterio fondente la gelatina. Le due piante furono indi messe sotto campane di vetro poggianti sopra largo piatto, cinte tutt' attorno, alla base, da cotone imbevuto di acqua distillata. Nella parte superiore le due campane erano fornito di un'aper- tura chiusa da batuffolo di cotone asciutto per poter ricambiare Taria interna. Dopo pochi giorni entrambe le piante di Giag- giolo diedero manifesti segni di sofferenza. Le foglie che alla base erano state inoculate, cominciarono ad ingiallire lungo i margini mentre ciò non si avvertiva per le altre lasciate immuni : poi si fecero via via livide, e finirono per ripiegarsi su sé stesse e marcire; la base ingrossata erasi fatta gialliccia tumida e di molle consistenza. I rizomi, invece, non mostrarono di rimanere infettati. Le ferite prodotte dalle incisioni si erano fatte beanti ma a margini asciutti, e alla palpazione i tessuti si mostravano egualmente turgescenti come nelle altre regioni non inoculate. Da questi primi risultati era lecito dedurre che il microrga- nismo isolato dai Giaggioli malati si poteva considerare come patogeno per le foglie e precisamente per la base guainante di esse, ma non per i rizomi e ciò, con ogni probabilità, in rela- zione alla diversità di materiali dei tessuti offerti da questi or- gani, amido nel caso dei rizomi, destrine o zuccheri nelle basi e nei lembi fogliari. Detto microrganismo avrebbe, in altre parole, assai limitato potere idrolizzante dei materiali idro- carbonati di riserva, onde inoculato direttamente nei rizomi resterebbe senz'effetto, mentre troverebbe nelle basi fogliari, a materiali già idrolizzati, le condizioni necessarie al suo sviluppo. SKDR DI NAPOLI - ADUNANZA DKL 9 GIUGNO 133 L' essere stati colpiti poi da infezione anche i rizomi dei campi di coltura del Giaggiolo, si può spiegare forse per l'azione dei geli che come è noto hanno azione destrinizzante dell'amido. Feci anche esperienze di inoculazione del batterio isolato sopra una pianta di Giaggiolo mantenuta nel suo vaso e lasciata esposta all'aria libera, cioè senza campana, profittando della stagione umida che ancor si protraeva nella seconda metà di maggio, ed agevolando anzi lo stato d'umidità con cotone idro- filo mantenuto bagnato alla superfìcie del terreno del vaso. La pianta era rigogliosa ed aveva ben tre germogli forniti di molte foglie e tutte sane. Di uno solo di questi fu inoculata la base ingrossata; di altro fu inocnlato il rizoma che si trovava ad affiorare sul terreno, e l'altro si lasciò immuiie affatto. In pochi giorni si presentarono segni di alterazione nelle foglie del ger- moglio inoculato alla base; esse ingiallirono da prima sui margini, si fecero indi livide e tutto il germoglio divenne cancrenoso e coi caratteri tutti della malattia apparsa in Toscana. Nessuna mani- festazione si ebbe, invece, nel germoglio del quale si era inocu- lato il rizoma, che si mantenne vegeto al pari dell'altro lasciato immune. Questi risultati confermarono quelli ottenuti nelle piante tenute sotto campane. Altre esperienze ho pur recentemente istituito su piante col- tivate in vaso di Iris di altre specie {Iris fiorentina L., I. sica- veolens N. Terr., /. iecioruni Max.) inoculando il prodotto di colture fresche ora nelle basi fogliari, ora nei rizomi, praticando anche incisioni negli stessi organi, ma senza inocularvi nulla, avendo cura in ogni caso di coprire le parti lese con cotone idrofilo tenuto inzuppato di acqua. Si é avuto, dopo un paio di giorni, un primo accenno di sviluppo della malattia, nelle sole piante delle quali si era inoculata la base dei germogli, ma pre- sto il processo patologico si è arrestato. Questo arresto penso non debba essere attribuito a maggiore resistenza delle specie speri- mentate quanto invece alle cambiate condizioni metereologiche, essendo cessate le piogge e con esse lo stato di umidità dell'aria, e subentrata la stagione calda e asciutta, condizioni queste che, a quanto pare, ostacolano lo sviluppo del microrganismo. ^ Il marciume dei Giaggioli, provocato dallo schizomicete è 1 Aveva già inviato a Firenze il manoscritto della presente nota quando mi giunse una lettera del Conte Guicciardini annuncian- 134 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO legato, per conseguenza, a determinate circostanze, quali gli abbassamenti di temperatura invernali inducenti destrinizzazione dell'amido di riserva, ed una eccessiva umidità atmosferica favo- revole allo sviluppo dei bacteri. Un simile marciume fu già osser- vato suir/r<:'.s floreìitina L. e /. germanica L. nel Nord dell'Eu- ropa da C. J. J. HalP il quale Io mise del pai-i in relazione con bacteri che considerò quali parassiti occasionali. Tale concetto si coordinava, peraltro, al fatto di avere egli isolato dai rizomi infetti più forme bacteriche (Pseivioìnonas Iridis, P. fittorescens- exfUosus e Bacillus oinnivoms) che gli permisero tutte di riprodurre l'infezione sia su Iridee, sia su altre piante, d'onde l'idea di parassiti occasionali e ubiquitari. Astraendo ora dalle differenze che ho riscontrato fra il micror- ganismo da me osservato e quelli isolati dall'Hall, e riserban- domi di trattarne con la dovuta ampiezza in un prossimo lavoro, e data la costanza della forma da me trovata in rizomi diversi ricevuti in ben due invii ad intervallo di parecchi giorni l'uno dall'altro, e il suo comportamento nei vari esperimenti di inocula- zione artificiale su piante sane, ritengo che nel presente caso di marciume dei Giaggioli si tratti di una infezione specifica, certa- m.ente favorita da determinate condizioni di ambiente e dalle stesse pratiche colturali de' Giaggioli, che mettono fiicilraente i rizomi in grado di essere infettati. Dà lettura anche della seguente Nota : A. TROTTER. — AGGIUxNTE A.LLA MICOLOGIA ITALICA. Melanotaenium endogenum (Ung.) De B. [Ustilagin. j . Questa interessante specie, descritta e figurata per la prima volta da Unger ^ che la collocò in un genere da lui stesso creato, cioè il genere Protomyces, fu da De Bary più tardi ^ traspor- temi che l'appezzamento di terreno oggetto di studio, trovasi con piante molto più vegete, e che la malattia sembra scemata. Questo è una conferma di quanto è risultato dalle mie esperienze. 1 Veggasi SoRAUBu P., Hiindbu)h der Pflanzenhranklteìten, II Bd., p. 41,. Berlin, 1908. 2 Die Exantheme der Pflanzìn etc. Wien, 1833, p. 342, tab. V, fìg. 27; tab. VI, fìg. 28. 3 Botan. Zeitg., XXXII, 1874, pp. 105-106. SKDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 135 tato nel genere Melanotaeniiim De B., assai affine al genere Entyloìna De B., dal quale differisce per i seri nerastri, effusi, superficiali, ed il micelio perennante. Per quanto mi consta, essa è nota solo dell' Inghilterra, Ger- mania ed Austria, cosicché riesce interessante il suo rinveni- mento anche in Italia. ^ 10 l'ho scoperta, il settembre 1910, nei pascoli degli altipiani di Asiago, nelle prealpi vicentine, a circa 1000 m. s. m., verso il Bosco di Cesuna, sul Galium Mollugo L. che assieme a G. veriim L. sono i due ospiti sin qui noti per questo parassita. Le piante infette hanno un aspetto del tutto caratteristico e si lasciano perciò facilmente riconoscere dalle normali. I loro internodii sono assai raccorciati, cosicché i verticilli fogliari, specialmente verso l'apice, si succedono a brevissima distanza e le foglie sono anche più piccole delle normali : tozze, contorte e di un colorito più pallido. I fusticini sono inoltre leggermente ipertrofizzati, specialmente in corrispondenza dei nodi, e qui presentano anche una colorazione plumbea o nerastra assai evidente. Le pianticelle così deformate, per di più ridotte alla sterilità, per il raccorciarsi degli internodii e fors'anche per lo svilupparsi di un maggior numero di gemme laterali, assumono un aspetto cespuglioso che facilmente richiama l' attenzione dell' osservatore. 11 micelio, provvisto di robusti austorii, pervade tutti i tes- suti e la sporilìcazione, endogena, avviene soprattutto in corri- spondenza dei nodi od alla base delle foglie. Le ustilagospore sono assai irregolari, ovoidee, ellissoidi, subglobose o subpoligo- nali, nerastre, con un diametro di 14-20 /x. Si formano durante l'estate e sono prontamente germinabili dando il caratteristico promicelio delle Tilleziee. Questa specie, oltre che da De Bary (Ice. cit.), fu egre- giamente studiata anche da Woronin ^ ed é inoltre ricordata , 1 Le stazioni più prossime all'Italia sono situate nelle Alpi del Tirolo settentrionale, né si possono perciò far rientrare nei limiti, sia pure geografici, della Flora italiana. Cfr. P. Magnus, Die Filze von Tirol, Vorarlberg und LiecJitenstein. Innsbruck, 1905, p. 38. * Beitr. z. Kenntn. d. TJstilagineen. 5. Reihe, in Senckenberg. Ges an. 1880, taf. IV, fig. 27-35. 136 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO nelle Opere di Sàccardo, * Schroeter, * Sorauer, ' v. Tubeuf. * Ustilago Cynodontis (Pass.) Brefeld. — Sacc. et Syd., Syll. XIV, p. 476 (= U. Cynodontis P. Henn.). ^ Se non può dirsi nuuova per l'Italia è però tult' ora assai poco nota, forse da molti indicata sotto le denominazioni di Ustilago Carbo et U. segetimi. Dev'essere certo specie assai dif- fusa, essendo stata raccolta anche in Abissinia e nelle Indie Orientali. V Ustilago Dregeana Tul. dell'Africa australe, che pur vive sul Cynodon Dactylon, per colore, dimensione dello spore ecc., è da ritenersi come del tutto diversa. Per l'Italia non abbiamo che le seguenti località edite: Parma, Passerini sett. 1870 in Eri), critt. il., ser. II, n. 450 (sub Ust. Cay^bo Cynodontis Pass.). Fra Listincone e Colle di S. Sebastiano in Corsica, Lutz in Maire, Dumée et Lutz FI. Mycol. Corse in Bull. Soc. Bot. de Fr., XLVIII (1901). Bastioni di Modena, Trotter ott. 1902, in Traverso Micro- miceti della Provincia di Modena, Malpighia, XVII, 1903, p. 17. Località inedite, secondo gentilmente mi comunica il Prof. Sàccardo dall'esame del suo Erbario, sono le seguenti : Padova, P. A. Sàccardo anni 1874 e 1875. Venezia, P. A. Sàccardo an. 1891. Bellagio, Lagerheim. Ust. Cynodontis attacca le infiorescenze che restano in con- seguenza più o meno atrofizzate talora anzi del tutto irricono- scibili ed occultate dalle vagine fogliari. Le ustilagospore for- mano intorno alle spighe un denso rivestimento nerastro, però al microscopio le singole spore hanno un colorito pallido e verso il centro sono subjaline ed un po' rifrangenti. Sono sferoidali del diara. di 6-8 jj- (7-2 /x secondo Hennings) con tunica ben 1 Syll. Fung., VII, p. 496. 2 Kryptog. FI. v. Sohles. Pilz., p. 285. 3 Handbuch d. Pfianzenkrankh., III. Aufl. 1906, II Bd., p. 332, fig. 46.-22 * PflanzenkranUt. etc. Berlin, 1895, p. 327, fig. 153. ^ Fungi africani, I. Bot. Jahrbuch. , XIV Bd., p. 369 : SacC. P. A., Syll., XIV, p. 416. SEDE DI NAPOLI -ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 137 distinta, leggermente e sparsamente asperula. Brefeld ne studiò accuratamente la germinazione. ^ Ho raccolti vari individui di Cijnodon Dactylon infetti, una prima volta presso Foglianise in provincia di Benevento, ai piedi del Taburno, quindi nel luglio 1910 presso Lacedonia in pro- vincia di Avellino. Erysiphe Duriaei Lev. ^ Specie affine ad Er. taurica Lèv. e come questa caratteristica di piante eminentemente xerofìle e steppiche. Era nota della Francia meridionale, Algeria, Tunisia. 10 l'ho scoperta nei pascoli aridi del distretto adriatico avel- linese, su Phlomis Herha venti che ne è uno degli elementi più singolari, e precisamente a M. Arvato a circa 450 m. s. m. presso Rocchetta, nel luglio 1910. Secondo la Sijlloge è nota anche di Phlomis tuberosa e Ph. pungens. 11 socio P. Severino presenta ai convenuti alcune sue figure di un Angraecum (A. ScJnmper/anum ?J che si trova nella Collezione delle Orchidee del E,. Orto botanico di Napoli e che era stato rac- colto tempo addietro nell'Eritrea, e si riserva di tornare sull'ar- gomento. Dopo di che l'Adunanza è sciolta. 1 Untersuali. aits d. Gesammtgebiete d. Mylcologie^ XII Heft, 1895, pp. 105-106, taf VI, fig. 11-16. 2 Ann. Se. Nat., 3^ ser., XV, 1851, p. 17, tab. 10, fig. 32; P. A. Sac- OARDO, Syll., I, p. 17. 138 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1" Semestre del 1911. Atti della Società dei Naturalisti e Matematici di Modena. Ser. IV, voi. XII. Anno XLIII, 1910. Bollettino della Arboricoltura italiana. Anno VI, Trimestre II-III-IV. Bollettino di Statistica agraria. (Ist. intern. d'Agr. Roma), voi. I, n. 12. Bidletin de la Société Vaudoise des Sciences naturelles. Voi. 46, n. 171 ; voi. 47, n. 172. Bidletin du bureau des institidions économiques et sociales. (Ist. intern. d'Agr. Roma). Année I, n. 3, 31 Dèe. 1910. Bidletin du bureau des renseignements agricoles et des maladies des plantes. N. 2, Dèe. 1910. Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Pétersbourg. Tom. X, livr. 5-6 ; XI, livr. 1, 2. Bulletin of the New-York Botanical Garden. Voi. 7, n. 25. La Naturaleza. Ser. Ili, Tomo I, n. 1. Memoirs of the Department of Agriculture in India, Voi. Ili, n. 6 ; IV, n. 1. MUteilungen der Deidsche Dendrologischen Gesellschaft, 1910. Oesterreichische Garten-Zeitung. Jahrg. VI, n." 1-2, 4-6. The Journal of the Queket Microscopical Club. Ser. 2, voi. XI, n. 68. The Ohio Naturalist. Voi. XI, n." 1-5. Transaotions and Froceedings of the Botanical Society of Edinburgh. Voi. XXV. Gufino L., Michelangelo Minio, Sulla Flora alveale del fiume Piave. Roma, 1911. {Boll. Soc. Geogr. Ital., fase. Il, 1911). De Alessandri G., Stiidii sui pesci triasici della Lombardia. Pavia, 1910. {Mem. Soj. IL di Se. Natiir., voi. VII, fase. 1). Gola G., Saggio di una teoria osmotica dell'edafismo. Roma, 1910. {Annali di Botanica, voi. Vili, fase. 3. — Studi sui rapporti tra la distribuzione delle piante e la costitu- zione fisico-chimica del suolo. Roma, 1905. {Idem, voi. Ili, fase. 3). Felippone F., Coutribution à la flore bryologique de l' Uruguay. Fase. 1. Buenos Aires, 1909. Fries Th. M., Bref och skrifvelser af och till Cari von Linné. Del V, Stockholm, 1911. Lagerherg T., Studien liber die systematische steli ung von Adoxa moschatellina L, Upsala, 1909. (Kungl. Svenslca Vetensk. Hand- lingar, Bd. 44, n. 4). 139 JMatssalongo C, Della vita e degli scritti del Prof. Cav. Agostino Goiran. Coatributo alla storia della botanica nella provincia di Verona. Verona, 1911. Mueller K., Die Lebermoose Deutschlands, Oesterreichs u. d. Schweiz mit Berùcksiclitigung der ùbrigen Lander Europas. 1 Abtei- lung. Leipzig, 1906-911. Nathorsf, Hulth, DeGeer, Swedisck Explorations in Spitzbergen. 175S- 1908. Stockholm, 1909. (Ymer, 1909, H. 1). Onoranze al Conte Conim. Prof. Napoleone Passerini, Senatore del Regno. Pistoia, 1910. Pet7-i L., Osservazioni sulla biologia e patologia del fiore dell'olivo. Roma, 1910 (Rendie. B. Aco. Lincei, Ser. V, voi. XIX, Sem. 2° fase. 11-12). — Prime osservazioni sui deperimenti dei vitigni portinnesti in Sicilia. — Alcune osservazioni sopra i deperimenti delle viti in Algeria. Roma, 1910 {Boll. uff. Minisi. A. 1. e C, Anno IX, voi. II, Ser. C. fase. 11). — Ricerche sulle sostanze tanniclie delle radici nel genere Vitis in rapporto alla fiUosseronosi. Roma, 1911. {h'endic. R. Accid. Lin- cei, Ber. 5, voi. XX, Sem. 1", fase. 1). — Studi sulle malattie dell'olivo. Roma, 1911. Recueil d'CEuvres de L. Errerà. Physiologie Generale, Philoso- phie. Bruxelles, 1910. Ksavastano L., La coltivazione delle Pomacee e Drupacee nel Napo- letano. Napoli, 1910. {Boll. delVArhor. ital., VI, 1910). Soave M., Chimica vegetale e agraria ad uso degli studenti e degli agricoltori. I. La chimica delle piante nei rapporti con la bio- logia e l'agronomia. Torino, 1911. Thefing C, Experimentelle Biologie. II Regeneration, Transplanta- tion und verwandte Gebiete. Leipzig, 1911. Thays C. , El Jardin Botanico de Buenos Aires. Buenos Aires, 1910. Vollbrachf A., Bibliothekakatalog der Kaiserl. Konigl. Gartenbau- Gesellschaft in Wien. Wien, 1911. Firenze, Stab. Pellas. luigi Chiti successore. 1911. Ottobre. N.° 7. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE :SIV* Riunione generale in Roma (12-16 ottobre 1911) .... Pag. 141 Fiori Ade. e Traverso G. B., La " Flora Italica Cryptogama „ (Relazione) „ 219 Pampaxixi R.. I periodici della Società durante il triennio 1909-1911 (Relazione) :, 197 Id., La Riunione generale della Società botanica di Francia a Saint-Martin-Vésubie (Alpi Marittime) nel 1910 (Relazione). „ 206 Id., Per la protezione della flora italiana (Relazione) „ 142 Comitato " Pro flora italica ,, ,. 22-5 XI V.'' RIUNIONE GENERALE IN ROMA. Adunanza del 12 ottobre 1911. Presidenza del Presidente della Società botanica italiana, Prof. P. Baccarini, e del Presidente della Sezione Vili (Botanica) del V Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Prof. R. Pieotta. La Riunione à luogo all' Istituto botanico ed a questa seduta assistono i Soci : Béguinot, Campbell, Cortesi, Cuboni, De Toni, Jatta, Longo, Mattirolo, Nannetti, Pampanini, Persone, Piccioli, Traverso e Vaccari. L'Adunanza è pubblica ed è fatta in unione con qaella della Se- zione YIII (Botanica) della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (V Congresso) ; perciò vi assistono anche molti altri studiosi, fra i quali i Botanici: Acqua, Cai-ano, Casu, Cbiovenda, Petri, Pu- glisi, ecc. Funzionano da Segretari : Pampanixi per la Società botanica, e CoRTKSi per la Sezione YIII del Congresso. La seduta si apre alle ore 17 con brevi parole dei Professori Pi- rotta e Baccarini, i quali portano il saluto ai congressisti ed ai membri della Società botanica. Bull, della Soe. boi. Hai. 10 142 XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA Il Prof. Pii-otta invita quindi a procedere alla nomina della Pre- sidenza definitiva, e l'Assemblea all' unanimità conferma i presenti nei rispettivi uffici, aggregando alla j)residenza i soci Cuboni, De Toni e Mattirolo. Indi à la parola il Segretario Pam panini il quale dà lettura e qua e là riassume la sua Relazione seguente : Per la protezione della flora italiana. Una regione perde i suoi naturali caratteri peculiari con raumentare della sua popolazione e col conseguente maggior sviluppo delle culture, delle industrie e dei mezzi di comunica- zione ; i caratteri poi inerenti alla flora ed alla fauna sono sog- getti ad attenuarsi e sparire più rapidamente degli altri. Spesso è stato rilevato che la civiltà nei suoi primi stadi di- strugge i boschi mentre invece in seguito li protegge e ricosti- tuisce. Si può dire altrettanto riguardo alla flora in generale ed alla fauna. Il rimboschimento è suggerito da considerazioni d'in- dole quasi esclusivamente economica; invece, la protezione della flora in generale, della fauna, e, insomma, dei monumenti na- turali, risponde quasi sempre a necessità d'indole scientifica od estetica, e pertanto la sua esplicazione è più lenta: tuttavia è un indizio di più elevata civiltà od almeno della coscienza di essa. Protezione della flora all'estero. Uno dei primi esempi di protezione di monumenti naturali fu dato dagli Stati Uniti. Ivi fino da! 1832 il Seiìato proclamava (20 aprile 1832) proprietà nazionale la regione delle sorgenti calde nell'Arkansas; poi, nel 1864, erigeva a Parco nazionale una Valle (Yosemite-Valley) nella Sierra Nevada, in California, di 5600 Km.^ per proteggervi le foreste vergini la cui essenza principale é il Sequoia gigantea. In seguito furono creati molti altri Parchi nazionali: nel 1872 quello celebre di « Yellowstone », di 25,600 Km.-; nel 1889, nello Stato di Washington, il « Mount-Rainier », monte alto 4500 m. e con una superficie di 207,360 acri, nella parte inferiore rive- stito di estese foreste con molte rare essenze; nel 1890, in XIV. a' RIUNIONE GENERALE IN ROMA 143 California, il « Sequoia-National-Park », dove vivono colossali esemplari di Sequoia alti 100 rn. e col tronco di 33 m. di circon- ferenza, ed il « General Grant-National-Park », di 2536 acri, ambidue — come il « Yosemite-National-Park » — per la prote- zione specialmente del Se^wo^'a ^2é)'an^ea; nel 1902, nell'Oregon, il « Crater-Lake », di 249 miglia quadrate; nel 1903, nel South- Dakota il « Wind-Cave » di 10,522 acri e con fauna ed una flora ricchissime, nel North-Dakota il « SuUy-Hill-Pàrk », e nell'Okla- homa il « Platt-National-Park » ; nel 1906, nel Minnesota una vasta foresta nazionale di 200,000 acri, ed infine, attualmente si sta studiando la formazione di un altro Parco di 2000 miglia quadrate nel Montana. ^ In questi territori non solo vi sono vietati il pascolo, il dis- boscamento, la caccia e la pesca, ma anche le abitazioni e tutti gli atti che potrebbero alterare la fisionomia della regione; cosi, nel «Yosemite-National-Park» per diminuire il pericolo d'in- cendi nelle foreste di Sequoia, la circolazione delle automobili é permessa solo in certe località. Essi sono soggetti ad- una at- tiva sorveglianza le cui spese ammontano annualmente a somme rilevanti: p. es., pel «General Grant» a 7000 dollari ed a 235,000 pel « Sequoia », a 2 milioni di dollari pel « Jellowstone ». All' infuori degli Stati Uniti altri Parchi sono stati fondati re- centemente: uno nel Canada; uno, nel 1907, nella Nuova Ze- landa, dove l'isola Kapiti fu proclamata Parco nazionale per proteggervi gli avanzi della caratteristica flora neo-zelandese. ^ Negli Stati Uniti furono istituiti altri Parchi nazionali, non però a scopo della protezione della tìora: tre nell'Arizona, due nel 1895, un territorio di 10 miglia quadrate per la conservazione delle famose foreste pietrificate del Dadoxylon arizonicum dove certi esemplari — trasformati, come è noto, in agate — sono lunghi fino a 70 m. e del diametro di 3^/2 ^m ed il « Casa-Grande-Ruine » per proteggere le rovine indiane preistoriche scopertevi nel 169-1; ed uno nel Colo- rado, il « Mesa-verde » di 220,000 acri, pure per la conservazione di rovine preistoriche. Inoltre, solo per la protezione della fauna, si sono altrove istituite riserve talvolta vastissime : basti ricordare quella internazionale d'Africa, che si stende dal Sahara allo Zambese (29 maggio 1900), e lo Spitzberg, la cui costituzione a riserva faunistica internazio- nale non è ancora un fatto compiuto ma sembra prossima ad essere attuata. 144 XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA La Germania istituì parecchie riserve nelle foreste delle sue colonie d'Africa; tre neil' Africa orientale — due nell' Usambara, una presso Der-es-Salam — ed una nel Kamerun. Ricorderò, inoltre, che nel 1886 il Brasile adottò provvedi- menti restrittivi per impedire che il commercio di certe piante compromettesse, come minacciava, la loro esistenza; e che nel 1895 nella colonia inglese di Borneo fu proibita la raccolta delle Orchidee nella provincia di Keppel e nel distretto di Kinabalu comminando una multa di 500 dollari ai trasgressori del decreto (9 luglio 1895). In Europa la protezione della flora ebbe un primo esempio in Danimarca, poi in Svizzera; ma fu nel 1883 che incominciò a svilupparsi definitivamente quel movimento che doveva poi giungere alle vaste proporzioni che à assunto attualmente. In quell'anno — 23 gennaio 1883 — sorse in Svizzera, a Gi- nevra, un'« Association pour la protection des plantes », la quale nei suoi 24 anni di vita con la pubblicazione del suo Bullet- tino e l'attiva propaganda della sua Presidenza* ebbe parte grandissima nel difìfondere le idee sulla protezione della flora preparando il terreno per un' azione definitiva. ^ Il 1° agosto 1906 la « Società elvetica di Scienze Naturali » istituì una « Commissione per la protezione dei monumenti na- turali e preistorici » la quale si diramò in tutti i Cantoni con sotto-comitati in ognuno dei quali la Botanica, la Zoologia, la Geologia e l'Archeologia anno rappresentanti. Riguardo alla di- fesa della flora la Commissione, oltre ad intensificare la prote- zione delle piante rare o caratteristiche, propugnò vivamente l'idea di costituire delle riserve per le stazioni più interessanti; e si prefisse di ottenere una legge per la protezione della flora alpina per tutta la Svizzera e d' istituire un Parco nazionale svizzero che servisse di rifugio intans-ibile non solo ao^li animali 1 Prima che a Ginevra, ma verso la stessa epoca, a Madrid venne fondata una Società per la protezione oltre che degli animali an- che delie piante (« Bulletin de l'Associatìon pour la protection des plantes », n. 1, p. 15); ma la sua esistenza fu effimera. XiV.' RIUNIONE GENERALE IN IIOMA 145 ma anche alle piante. La «Società elvetica di Scienze Naturali» con sovvenzioni della Confederazione e col concorso della «Lega sviz- zera per la protezione delle bellezze naturali » ,^ fondata dalla sud- detta Commissione, e della « Società dei Silvicultori » — la quale stanziava la somma annua di 2000 lire per l'acquisto di foreste da riservare — il P gennaio 1910 istituì cosi il primo Parco nazionale svizzero. Si tratta di una riserva di 25 Km.- che comprende la Val Cluoza, nella Bassa Engaditia, presa in affitto dal Comune di Zernez al prezzo di 1400 lire l'anno per 25 anni col diritto di rinnovare, alla sua scadenza, l'affitto alle stesse condizioni. É una valle selvaggia e solitaria, lunga 10 Km. e larga fino a 4 Km., diramata in tre valli secondarie (Valletta, Val Sassa, Val del Diavel) e che à conservato la fisonomia delle valli al- pine di cinque secoli addietro; tranne lo stambecco, sparito alla fine del 16° secolo, la fauna é intatta: l'aquila, il gallo di monte, il camoscio, l'orso ci vivono ancora. La sua flora comprende molte specie rare perla Svizzera: Carex bnldensis, Dianthus glacialis, Sempervivum Wulfeni, Saxifraga VandeHiì, Astragalus leon- iinus, Viola pinnata, Prìmula oemnsis, Horininum pyre- naicwn, Valeriana supina, ecc. e le sue foreste, pure intatte da secoli, albergano tutte le Conifere delle alpi elvetiche. La caccia, il taglio dei boschi, il pascolo, le abitazioni ad altro scopo che non sia quello della sorveglianza del Parco, il passaggio degli armenti, le erborizzazioni, vi sono vietati. La flora, la fauna e la geografia della valle sono oggetto di uno studio dettagliato per poter poi constatare quali modificazioni si veri- ficheranno nel territorio abbandonato a sé stesso. Però la Val Cluoza non è che i,l nucleo del Parco, il quale — secondo il progetto stabilito — dovrà avere un'estensione di circa 140 Km. ;^ per diverse altre zone sono già in corso le pratiche di acquisto o di atfltto. Inoltre è allo studio l'istituzione di altri Parchi nazionali o riserve anche in altre parti della Svizzera: nei Cantoni di Vadd, Friburgo, Berna, Schwyz, nel Canton Ticino ed in quello di * Attualmente — secondo quanto mi comunica il prof. C. Scliroter — questa Associazione conta undicimila membri le cui quote danno annualmente la somma di 15,000 lire. 146 XIV. a RIUNIONE GKNEKALB IN ROMA Neuchatel. Veramente in quest'ultimo esiste una riserva bota- nica fino dal 1870, stabilita dal « Club Jurassien » nel Creux- du-Van (Giura), ma ora si tratta di estenderla. In quanto alla speciale difesa di certe piante importanti, già nell'agosto 1890, nella sua riunione a Davos, la « Società bota- nica svizzera » decideva di studiare la protezione delle piante rare nelle paludi di Einsiedeln. Qualche privato à messo il di- vieto di raccolta sui propri possessi: così, p. es., sulla Dole, nel Giura, i sigg. W. Barbey ed A. Boissier per conservare l'inte- ressante florula di quel monte; ^ ed altrettanto fecero nel 1888 per la stessa pianta nelle montagne del Cantone di Friburgo diversi privati ed anche il Governo cantonale riguardo alle mon- tagne appartenenti allo Stato. Inoltre diversi Comuni emana- rono ordinanze proibitive per la protezione di certe piante: nel 1886 e nel 1894 Oensingen e Balsthal, nel Cantone d'Argovia, riguardo dapprima alle Daphne Cneorum ed alpina, ed alla Lu- naria rediviva e poi anche a,\['Iberis saxatilis; nel 1893 An- DELFiNGEN, nel Cantone di Zurigo, per conservare la Pirola umbellata nella sua unica stazione svizzera; nel 1890 Pompaples e Romainmòtiers, nel Cantone di Vaud, per impedire la distru- zione deW Anemone Pulsatilla, e, nello stesso Cantone, Roche, nel 1893, per il Cyclamen neapolitanum, e Bex; nel 1892 — 0 verso quell'epoca — Davos, nei Grigioni, per l'Edelweiss, comminando una multa di 10 lire per ogni pianta strappata con le radici, ed una di 20 lire per la raccolta dei fiori a scopo di lucro, multe che in caso di recidiva erano raddoppiate; nel 1893 ScHWYz per il Rododendro sul Righi, ed Hdndwil, nel Cantone di Appenzell-ausser-Rhoden, per il Rododendro sul Monte Hund- wiler. Più recentemente questa legislazione assunse una maggiore portata, poiché in molti Cantoni il Governo stesso emanò leggi proibitive per tutto il Cantone. Fino dal 1878 Unterwald-Obwald per l'Edelweiss; Unterwald-Nidwald, Lucerna, Schwyz nel 1881; Glaris nel 1883; Uri ed AppENZELL-iNNER-RHODENnel 1885; SciAFFUSA nel 1904; il Vallese nel 1906; nel 1907 i Cantoni di San Gallo, di Appenzell-ausser-Rhoden, e nuovamente quello ^ La Dole è l'unica località del Giura dove ancora s' incontra l'Edelweiss dopo che sul Reculet fu distrutto dai raccoglitori. XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA ] 47 (li Appexzell-inner-Rhoden ; nel 1908 i Cantoni di Solothurn, e di Argovia. e di nuovo quelli di Lucerna, di Glaris e di Uri; nel 1908 e nel 1909 il Cantone dei Grigioni; i Cantoni di Zurigo e diZuG nel 1909; e nel 1910di nuovo quello di Uxterwald-Obwald. Nei Cantoni poi di Vaud, di Neuchatel, di Basilea, di Berna, e nel Canton Ticino si sta provvedendo ad una legislazione ana- loga a quella dei Cantoni suddetti. Infine, come dissi, è allo studio un progetto di una legge generale per la protezione della flora alpina per tutta la Svizzera. In Francia fino dal 1889 il Prefetto del Dipartimento della Sa- voia emanava un decreto per la protezione del Cijclamen eiiro- paeum, e cosi" pure, nel 1896, quello del Dipartimento del Giura. Qualche anno dopo quasi tutti i Dipartimenti alpini seguivano l'esempio emanando decreti per la protezione delle piante rare 0 caratteristiche della propria flora: nel 1900 I'Isère, nel 1901 e nel 1903 TAlta Savoia, nel 1902 e nel 1903 la Savoia, nel 1903 le Alte Alpi, nel 1904 le Alpi-Marittime; ed anche nel Dipar- timento delle Basse-Alpi si preparano gli stessi provvedimenti. Questi decreti trovano, direi quasi, una conferma nella « Loi or- ganisant la protection des sites et monuments naturels de ca- ractère artistique » (21 aprile 1906), approvata dal Parlamento qualche anno fa. Il Principato di Liechtenstein nel 1903 e nel 1908 à provve- duto alla protezione della propria flora con leggi analoghe a quelle in vigore nei paesi circostanti. In Austria diverse Diete ed amministrazioni comunali appro- varono disposizioni legislative per la prolezione delle piante giudicate le più interessanti per le rispettive flore: riguardo al- l'Edelweiss il Salisburgo 1 fino dal 1886, il Tirolo ' nel 1892, e nel 1896 la Contea di Gorizia e Gradisca ; I'Austria Inferiore * Nel 1889, o verso quell'epoca, la Dieta votò un'altra legge per la protezione della Gentiana lutea, pianta avidamente raccolta . per la distillazione dell'acquavite di Genziana. Secondo questa legge fu vietata la raccolta degli esemplari le cui radici anno un diametro minore di due centimetri, gli esemplari, cioè, che non anno ancora fruttificato (« Bull, de l'Association pour la protection des plantes », n. 8, p. 64). * Dall'anno scorso poi si sta elaborando una legge riguardante anche altre piante alpine. 148 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA nel 1901 per l'Edelweiss e nel 1905 per altre piante; la Car- NiOLA nel 1898 e la Carinzia nel 1908; 1' Austria Superiore nel 1910; ed i Distretti di Bregenz nel 1886 per l'Edelweiss, di Graz nel 1887, di Mdrau nel 1904, diGMUNDEN nel 1907, e final- mente di Vienna nel 1910. Riguardo a quest'ultimo, la delibe- razione (27 settembre 1910) commina ai contravventori una multa clie può salire fino a 400 corone o 14 giorni di arresto. Anche per la Stiria dal 1909 fu presentato alla Dieta un pro- getto di legge — modificato poi l'anno scorso — per la pro- tezione delle piante più notevoli del Ducato. In Carniola la Dieta, nella seduta del 29 ottobre 1910, approvò una legge riguardo alla protezione della natura in gene- rale invitando « i possidenti ad occuparsi nella propria sfera e indipendentemente dalla legge, di un'efl3cace protezione della natura e delle piante ». Cosi il Principe Schonburg-Waldenburg a fine di proteggere l'interessante flora dello Schneeberg, com- preso nelle sue vaste tenute, il 22 novembre 1910 à diramato una circolare in cui dopo aver rilevato le cause di distruzione di quella flora e la necessità della sua protezione, termina av- vertendo «che d'ora innanzi l'ascesa dello Schneeberg e delle sue pertinenze è permessa soltanto a chi è accompagnato dagli organi forestali a ciò addetti ovvero munito d'una legittima- zione. » ^ Inoltre, lo stesso anno fu avanzato un progetto di legge per ampliare quella del 1908, ma ancora la Dieta non lo discusse. In Boemia attualmente solo qualche pianta è protetta da di- sposizioni legislative — V Erythroniwn Bens-canis, p. es., e la Primula mmima — ma si sta studiando il progetto per dar loro una maggiore estensione. Il Principe Schwarzenberg poi nelle sue tenute à costituito una riserva di 115 ettari di foresta ver- gine di Pini e di Abeti. In Moravia non esistono provvedimenti legislativi per la pro- tezione della flora, ma il Principe di Liechtenstein à ridotto a riserva botanica una sua foresta di 143 ettari. Anche a Dùrnstein (Austria Inferiore) il Barone Rothschild à costituito a riserva botanica una foresta di 460 ettari. ^ « Liburnia », Rivista trimestrale del Club Alpino Fiumano. Anno X, u. 2 [Maggio 1911J, p. 37. XIV. a RIUNIONE GENERALK IN ROMA 149 In Bosnia la « Società zoologico-botaiiica di Vienna » à deciso d'istituire un Parco nazionale sul Klokovaca e l'attuazione del progetto si è già iniziata col decreto ministeriale del 9 luglio 1909 che a questo scopo vincola le foreste del monte. La protezione della flora à avuto in Austria un notevole im- pulso con la legge del 2 maggio 1903 che riguarda la difesa delle bellezze naturali, tanto che, su domanda della « Società per la protezione delle piante alpine » di Bamberg, il Ministero della Guerra con una ordinanza del 15 settembre 1908 vietò alle truppe che si recano nelle Alpi per le manovre la raccolta di piante alpine in quantità. ^ In Ungheria ogni giudice à facoltà di vietare la raccolta di certe piante nella sua giurisdizione; così, quasi ovunque vi è protetto l'Edelweiss; e nelle foreste di Tomo^, nel Comitato di Kronstadt, é vietata la raccolta dei Rododendri con le radici, essendovi solo permessa quella dei fusti fioriferi, purché non in numero superiore a 30 per ogni raccoglitore e per ogni rac- colta. Ora però si stanno elaborando dei provvedimenti analoghi a quelli in vigore in Prussia per la protezione dei monumenti naturali e quindi anche della flora. In Germania la difesa della flora si è iniziata nel 1900, e specialmente in questi ultimi anni, à fatto grandi progressi. In Baviera si verificò lo stesso caso della Svizzera. Nel 1900 a Bamberg sorse la « Verein zum Schutze und zur Pflege der Alpenpflanzen » la cui benefica influenza si fece subito sentire. Presto diverse amministrazioni locali adottarono provvedimenti legislativi per la protezione delle piante più interessanti del loro territorio; così, Garmisch nel 1900, Fìtssen e Miesbach nel 1902, Berchtesgaden nel 1907 e nel 1910, Tolz e Bad-Reichenhall nel 1907, Markt Oberdorf e Monaco nel 1910. Fu poi la volta ^ La distruzione di certe piante per oj^era dei soldati che nelle Alpi presidiano i forti, o che vi si recano per le manovre, è stata se- gnalata anche nelle Alpi francesi. Sulle montagne nei dintorni di Modane l'Edelweiss è diventato rarissimo — dalla montagna poi di LongecOte è completamente spa- rito — causa l'accanita raccolta che ne fanno i soldati. Altrettanto può dirsi della Stipa pennata (A. Chabbrt, De V empio i ijopulaire des pianteti sauvciffes en Savoie [« Bull. Soc. hist. nat. de Savoie », 1897, p. 43]). 150 XIV. '^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA del Distretto dell'OBERBAYERN nel 1908 e nel 1909, di quello di ScHWABEN e Neuburg nel 1909, e di quello di Friedberg nel 1908 e nel 1910. Grazie a questi provvedimenti le Alpi bavaresi sono attualmente la regione della catena alpina in cui é protetto il maggior numero di specie. Inoltre il 6 luglio 1908 fu approvata una legge che in tutto il Regno disciplina la protezione della fiora comminando multe fino a 150 marchi od arresto corri- spondente contro chiunque tolga o distrugga oggetti preistorici 0 storici, sciupi le bellezze del paesaggio con l'affissione di rè- clames o colga piante che i divieti suddetti proteggono. In seguito alla ordinanza del Governo dell' Alta Baviera (P gennaio 1910) sulla costituzione di distretti di riserva è allo studio il progetto di istituire come riserve per certe piante (Edelweiss, Rododendri, ecc.) il Wimbachthal ed i monti Latten e Reuter. 11 15 aprile 1910 poi fu costituita distretto di riserva botanica la riserva per le caccie reali del Kònigsee, vasta 120 Km.^ ed interessantissima dal punto di vista botanico: la raccolta di piante vi è permessa solo a scopo scientifico e soltanto alle persone munite di speciale permesso rilasciato dalla Direzione. L'anno scorso la « Società per la protezione delle piante alpine » di Bamberg pubblicava, col concorso del Governo bavarese, una tavola colorata delle 24 piante più rare e protette da di- stribuirsi non solo ai funzionari di polizia che devono sorve- gliarne la difesa, ma anche nelle scuole, nelle stazioni ferro- viarie ecc. In Prussia la difesa dei monumenti naturali è ottimamente organizzata. 11 merito risale al prof. H. Conventz, il quale iniziò la sua campagna per la difesa dei monumenti naturali nel 1904 quando pubblicò il suo « Die Gefahrdnung der Naturdenkmàler und Vorschlàge zu ihrer Erhaltung » esponendo i mezzi che gli sembravano più atti a raggiùngere l'intento, e l'istituzione si organizzò rapidamente. Il 22 ottobre 1906 fu istituita una « Staatliche Stelle fùr Naturdenkraalpflege ». Il 30 maggio 1907 un decreto ministeriale stabiliva la costituzione dei Comitati provinciali e distrettuali ciascuno con un Comitato esecutivo costituito di: un Botanico, un Zoologo, un Geologo, uu Geografo, un rappresentante del Governo ed un segretario ; ed il 15 lu- glio dello stesso anno veniva conferita alla polizia forestale la facoltà di stabilire ordinanze per la protezione di monumenti na- XIV.'' RIUNIONE GENERALE IN ROMA 151 turali nei singoli distretti secondo le proposte dei rispettivi Co- mitati. Nel 1908 funzionavano 18 Comitati ed i diversi Landtags avevano votato complessivamente 11,500 marchi annuali perle spese dell'organizzazione (indennità per le espropriazioni, spese per la sorveglianza, ecc.)- L'anno seguente i Comitati erano 29. In questo breve tempo — riguardo alla llora — numerosi alberi rimarchevoli furono salvati dalla distruzione, e stazioni carat- teristiche (p. es., qualche tratto di torbiera e di foresta) furono ridotte a riserve; inoltre fu estesa la protezione a diverse piante rare o caratteristiche; cosi, per esempio, aW llecc aquAfolium ed al Leucojam vernwn nell'Hannover; alla Primula minima e al Pinus montana nella Slesia ; all' Erijngìum ìnarìlimum sulle coste del Baltico, dove la sua raccolta comporta una multa che può salire fino a 150 marchi. Nel Wi^JRTEMBERG certe piante interessanti sono protette dal- l'Amministrazione forestale con un'ordinanza del 1909. Nel Granducato di Baden non esistono ancora provvedimenti protettivi per la flora, ma al Ministero di Agricoltura è allo studio un progetto di legge per la protezione delle specie rare. In Danimarca l' intenso sviluppo delle colture à già da lungo tempo modificato la fisionomia botanica e faunistica del paese; pertanto, da tempo si è incominciato a provvedere alla conser- vazione delle reliquie della vegetazione e della fauna antiche. Una legge del 1805 protegge certi animali e fino dalla prima metà del secolo scorso si provvedeva alla conservazione degli alberi rimarchevoli per l'età, la bellezza o la rarità. Attual- mente la sorveglianza è più attiva. Nel 1905 si costituì una « Società per la protezione dei monumenti naturali » con a capo il prof. Warming, ed il Comitato esecutivo di essa decise di promuovere la protezione non solo delle specie vegetali od ani- mali rare ma sopratutto delle formazioni più caratteristiche. Cosi, riguardo alla flora, si costituirono riserve in molte lo- calità: nel 1901 a questo scopo il Governo acquistò al prezzo di 1940 corone una parte della duna di Hulsig con una porzione del territorio circostante; un'altra piccola duna è ugualmente protetta a Grenen ; recentemente il Governo acquistava ed eri- geva a riserva la brughiera, a Calluna ed a Sphagnum, di Bor- ris; un'altra brughiera a Calluna, di 30 ettari, è protetta a Vrògum-Plantage, a 15 Km. da Varde, e, nel 1907, un'altra nel 152 XIV. " RIUNIONE GENERALE IN ROMA Jutland, di 45 ettari. Fino dal 1844 è eretta a riserva botanica la palude di Gamraelmose, non lungi da Copenaghen, di 14 et- tari di estensione; ad essa s'interessava particolarmente il Re Cri- stiano Vili. Il Governo à provveduto anche alla conservazione della curiosa foresta di Tisvilde Hegn, nel Seeland, nella quale presso al mare Abeti e Betule dell'età di un secolo non supe- rano — causa r influenza del vento — le dimensioni della Cal- luna, mentre a poche centinaia di metri verso l' interno rag- giungono fino a 20 e più metri di altezza. Gli avanzi delle estese foreste di Querele e di Betule che altre volte coprivano la Danimarca sono ora accuratamente difesi ; cosi le Quercie a Kiaegaard ed a Blaabjaerg, nel Jutland occidentale, e, per ini- ziativa del proprietario — sig. Helms — fino dal 1907 una fo- resta di Betule a Simmelkaer Krat, l'unico resto delle antiche foreste danesi di questa essenza. Sono ancora protette : una formazione di Junìperus communis nel distretto di Hòrsholm, e la foresta che copre la piccola isola nel lago di Hvalsòlille, nel Seeland ; 11 ettari della foresta di Bornholm, e 28 di quelle di Aaremyre e di Kalvekaeret. Sempre a scopo di riserva botanica nell' isola di Bornholm lo Stato à acquistato un terreno per 42,000 corone, e per 13,000 corone un altro di 8 ettari lo stesso comune di Bornholm. L'unica località in cui in Danimarca il Taxus laccata é spon- taneo, fu dal proprietario del terreno costituita in riserva bo- tanica, e cosi pure la foresta reale di Schlossgehege causa i Faggi e le Quercie che vi si trovano. h' Ophrys myodes, il Cypripediwn Calceolus e V Arctosia- pluilos alpina sono poi dappertutto protetti. In Svezia la questione della difesa dei monumenti naturali fu portata fino dal 1904 davanti al Parlamento, e questo nel 1909 costituì diversi Parchi nazionali : in Lapponia quelli di Sfora Sjòfallet e di Sarjek, rispettivamente di 15 e di 19 miglia quadrate ; poi quello di Abisko, di 500 ettari, sopratutto allo scopo di as- sicurare l'esistenza di piante artiche che vi albergano — p. es., Wahlbergella affinis, Platanthera oUusata, Cassiope tetra- gona, ecc. — e quello di Garphytte ricco di piante importanti per la fiora svedese ; a Rissa e ad Hamra delle foreste vergini di Abeti; a Peljekaisse una prateria di 200 ettari ; e finalmente la foresta nell'isola di Gottska Sandòn. Poi, nel 1910, promulgò una legge protettiva per alcune piante speciali : la Nymphaea alba XIV. a RIUNIONE GKNKRALE IN ROMA 153 var. rosea del lago di Fagertàrii, il Taxus baccalà nell' isola di Gottland, la BetiUa nana a Schotien, gli Abeti striscianti ad Orsa (Dalekarlie). La Norvegia il 22 gennaio ed il 25 luglio 1910 emanava leggi per la protezione dei monumenti naturali ; e nel giugno di quest'anno un decreto ministeriale enumerava le 52 piante più importanti da proteggersi nelle località di maggiore inte- resse botanico, che pure indicava, e fra le quali figura in primo luogo il territorio di Dovre specialmente frequentato da bota- nici e da raccoglitori. Ora le erborizzazioni sono severamente disciplinate in questa regione; per potervi accedere bisogna firmare una domanda in cui il richiedente s'impegna a racco- gliere non più di cinque individui di ciascuna delle piante rare che nella domanda stessa sono elencate. La richiesta deve es- sere inviata al Direttore dell' Istituto botanico di Cristiania, il prof. Wille, il quale la trasmette al Ministero ; e questo, su parere di lui, rilascia il permesso di erborizzazione. In Inghilterra, in Olanda e nel Belgio non esiste alcuna le- gislazione per la difesa della flora; però vi si sono costituite So- cietà per la difesa dei monumenti naturali : in Inghilteria nel 1885, la « Selborne Society », ed un'altra associazione in Olanda nel 1905. Nel Belgio poi la « Società botanica belga » à avviato pratiche per avere un appoggio legislativo nel suo. intento di difesa della flora; ed intanto, per iniziativa deir« Accademia reale di Scienze, Lettere ed Arti », si sta costituendo un Parco nazio- nale nelle Ardenne. In Russia nessuna disposizione legislativa provvede ancora alla conservazione della flora e degli altri monumenti naturali. Tut- tavia da parecchi anni fra i Naturalisti si è iniziato un movi- mento per la creazione di riserve, il quale sembra esser pros- simo a raggiungere il suo intento. Difatti si sta attuando il progetto di erigere a riserva quella parte della foresta nel di- stretto di Kuban, nel Caucaso — di somma importanza anche dal punto di vista della geografia botanica — dove ancora sussiste il bisonte d'Europa, il quale — come é noto — vive bensi anche nelle foreste di Wilna ma non allo stato perfettamente spontaneo poiché durante l' inverno si deve provvedere al suo sostenta- mento. Sono poi proposte diverse altre riserve: l'isola Moritz, nel Baltico, dove vivono piante caratteristiche ; delle steppe nel 154 XI V.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA Governo di Kursk, nel Caucaso settentrionale ed in Bessarabia ; nel nord delle praterie nei dintorni di Arcangelo ; stazioni di piante rare o caratteristiche in Polonia, nel Caucaso ed altrove. Intanto delle estese proprietà private di stepfDa vergine sono state costituite a riserva botanica per iniziativa dei rispettivi proprietari ; cosi, nel Governo di Tauride il sig. Talz-Tern, ed in quello di Samara un altro proprietario il quale à eretto a riserva botanica 600 ettari di steppa. Anche nel Giappone si agita la questione della difesa dei mo- numenti naturali. Nel 1906 il prof. Miyoshi à iniziato una cam- pagna per la loro protezione, ed in particolare per quella degli alberi che lo sviluppo crescente delle industrie e delle culture e l'aumento della popolazione minacciano di distruggere ; cosi, p. es., sono gravemente minacciate le foreste di Kokkaidòs, di grande importanza botanica. Molte piante necessitano di difesa per non sparire del tutto, p. es., il Chionanthus retusa, la cui protezione fu vivamente propugnata dal prof. Ito, Direttore del- l'Istituto botanico di Tokyo. Né sembra lontano il giorno in cui an- che riguardo alla difesa dei monumenti naturali il Giappone sarà pari agli Stati europei più avanzati. Protezione della flora in Italia. Nella maggior parte degli Stati europei la fiora è protetta da disposizioni legislative, in altri trova difesa nell'opera di as- sociazioni 0 di privati; solo in Portogallo, in Spagna, negli Stati balcanici ed in Italia non esiste alcun provvedimento per la sua protezione. Sul versante esterno delle Alpi le specie e varietà difese da provvedimenti legislativi sommano a 120, senza contare che tal- volta il divieto di raccolta si estende ad intere famiglie e più spesso a generi;! oppure, come nei Grigioni, a tipi di vegetazione; od infine alle piante alpine in generale quando si tratti di raccolte ^ In appendice ò enumerato le piante che nel versante esterno delle Alpi la legislazione protegge. XIV. '^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 155 in grandi quantità; e che nei Dipartimenti francesi l'elenco delle specie protette à un significato indicativo non limitativo. ^ Ed in Italia? Nel settembre 1882, al secondo Congresso degli Orticoltori ita- liani a Torino, Oreste Mattirolo chiudeva una sua relazione sulla flora alpina lamentando le devastazioni cui sono soggette nelle nostre Alpi le piante officinali e proponendo per la loro difesa d' « invitare il Governo ad esercitare una attiva legale sorve- glianza sul commercio di Erboristeria».^ A! di là delle Alpi la parola di Mattirolo ebbe subito un'eco a Ginevra nella costituzione dell' « Association pour la.protection des plantes » e fu uno dei lontani preludi ai suddetti provvedi- menti legislativi adottati all'estero sulla raccolta delle piante. Nel 1883 il Club Alpino nominava una Commissione, la quale distribuì ai membri del Club una circolare invitandoli ad occu- parsi della protezione delle piante alpine secondo la relazione presentata da Mattirolo l'anno precedente.^ I risultati non dovettero essere molto brillanti, poiché nel 1891 ritornò sullo stesso soggetto nominando un'altra Commis- sione. Questa riusci ad adunarsi il 9 gennaio 1892; ed in quella occasione, Budden, il celebre alpinista, propose di diffondere una circolare per richiamare l'attenzione degli albergatori, delle guide e degli alpinisti sul pericolo che correva la flora alpina per il ripetersi di raccolte inconsulte. Sembra che la circolare non sia stata distribuita. Dne anni prima, nel 1889, la Sezione di Bologna del Club Alpino, in seguito ad una relazione del socio G. E. Mattei, nominò una Commissione « coli' incarico di studiare i mezzi più adatti per limitare per quanto possibile la distruzione delle piante alpine, specialmente nell'Appennino Emiliano », 1 P. es., nel Dipartimento dell'Isère spetta ai Consigli comunali di vietare la raccolta sulle proprietà del Comune di tutte le piante indicate nel decreto prefettizio « o di altre che abbiano identico va- lore ». (Dóp. de l' Isère : « Recueil des Actes administratifs de la Préfecture », n. 13 du 2J: novembre 1900). 2 « Atti del secondo Congresso degli Orticoltori italiani tenutosi in Torino. Settembre 1882 ». Torino, 1883. 3 È a questa Commissione che intende riferirsi il resoconto pre- sidenziale dell' « Association pour la protectiou des plantes » di Ginevra nel 1883, accennando alla fondazione di una « association italienne pour la protection des plantes ». 156 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA Non mi è noto che questa Commissione sia pervenuta ad alcun risultato positivo. In quanto alla relazione del Mattai, essa attribuisce la di- struzione della fiora dell'Appennino emiliano alle pecore; e come rimedi propone la semina dell'Edelweiss, del Rododendro, ecc. sulle alte cime, ed i! divieto del pascolo fino a luglio inoltrato, cioè dopo la fioritura. Nel 1801 la Sezione di Milano del Club Alpino fondava sul Monte Baro un Giardino alpino, la « Daplinea », allo scopo sopra- tutto di proteggere le piante più interessanti delle Alpi lom- barde; ma dopo qualche anno il Giardino fu trascurato e ben presto quasi interamente abbandonato. Nel 1892, alla Riunione dei delegati delle Sezioni lombarde del Club Alpino la questione della difesa della flora alpina fu ripresa in esame. Nel 1893, alla Riunione a Belluno, il Club Alpino, su proposta della Sezione di Venezia con a capo il benemerito e compianto Giulio Griinwald junior, decise che ogni Sezione nominasse tre membri per studiare la questione della protezione delle piante, e la direzione du affidata alla Sezione di Venezia. E questa il 15 agosto dello stesso anno distribuiva una cir- colare per la costituzione di una « Società per la protezione delle piante e per il rimboschimento » precisando che lo scopo avrebbe dovuto essere di a) proteggere le piante e più specialmente quelle che per la loro bellezza o rarità sono oggetto di grande ricerca e perciò minacciate di distruzione; ì)) di limitare il più che sia possibile le devastazioni delle pecore e capre nei pascoli alpini e di promuovere i rjmpra- tamenti; e) di impedire i diboscamenti ed incoraggiare con ogni mezzo nuovi impianti. Ma l'invito raccolse poche adesioni. Quattro anni dopo, il 29 luglio 1897, in occasione dell'inaugu- razione del Giardino alpino la « Chanousia » al Piccolo S.Ber- nardo, il sig. H. Correvon, Presidente dell' « Association pour la protection des plantes » di Ginevra, vivamente appoggiato dagli aderenti all' invito della Sezione di Venezia del Club Alpino, ripetè la proposta ; si costituì allora un Comitato per la forma- XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA 157 zione della Società, la quale lilialmente ebbe vita. Assunse il titolo di « Pro Montibus » e nel 1903 incominciò la pubblicazione del suo organo « L'Alpe », esplicando la sua azione per gli scopi d' in- dole economica contenuti nel programma del 1893 ed abbando- nando invece quello della protezione delle piante a scopo arti- stico e scientifico che i promotori avevano indicato per primo. Intanto, fedele al programma primitivo, Griinwald aveva cir- coscritto una riserva per l'Edelweiss presso il lago di Santa Croce, nella Provincia di Belluno. Erano prati ad appena 500 m. s. m. dove la pianta cresceva rigogliosa ed estremamente ab- bondante. Ma le tristi condizioni di salute del Griinwald gì' im- pedirono di occuparsi ulteriormente di questa riserva, la quale dopo pochi anni fu abbandonata e ben presto saccheggiata. La questione della difesa della nostra flora risorse solo in questi ultimi anni. Nell'adunanza della « Società botanica ita- liana t> del 10 giugno 1906 il cav. C. Sprenger, riferendo su una sua recente escursione al Capo Palinuro allo scopo di ricercarvi la Primula Palinuri, e lamentando che la pianta — come altre rarità della flora italiana — possa essere distrutta per opera di rapaci raccoglitori, accennò all'opportunità « della costituzione fra noi di una Società protettrice delle piante ». ^ Ma la proposta non ebbe seguito. Poi, nel maggio di quest'anno, in una adunanza del Consiglio della « Società botanica italiana » prendendo occasione da nuovi atti di vandalismo a danno della nostra flora dei quali ero allora venuto a conoscenza, risollevai la questione. Il Consiglio, dopo ampia discussione, giudicò che la Società doveva occuparsene e mi affidò l'incarico di riferirne dettagliatamente nella Riu- nione generale a Roma di quest'anno. Quasi contemporaneamente il prof. A. Lenticchia in un suo articolo sulla protezione dei fiori montani, dopo aver deplorato la distruzione cui sono soggetti nei monti lombardi, conchiudeva con le seguenti proposte alla « Società orticolo-floristica della ^ « Bullettino della Società botanica italiana », 1906, p. 116, Bull, della Soc. hot. ital. 11 158 XIV.^ RIUNIONE GBNKRALE IN ROMA Provincia di Como » : 1.° L' Orticola prenda l'iniziativa d'istituire una lega per la protezione della natura (nella quale entrerebbero le Società zoofile), la quale, dapprima limitata alla nostra Provincia, possa estendersi e diventare nazionale coli' appoggio e la fusione di Società affini. 2° La nostra Società faccia intanto pratiche presso le Au- torità governative e provinciali, perché le guardie forestali, quelle di finanza, i guardiacaccia siano autorizzati a impedire il vandalismo dei nostri più bei fiori montani. ^ La prima di queste proposte rientra in gran parte nel pro- gramma della « Pro Montibus » e dell' « Associazione nazionale per i paesaggi ed i monumenti pittoreschi d' Italia », e nella proposta dello Sprenger ; la seconda in quella formulata da Mattirolo nel 1882. Ma queste proposte di provvedimenti legislativi sarebbero state destinate a rimanere ancora chissà per quanto tempo ir- realizzabili, se l'anno scorso — il 14 maggio 1910 — l'on. Rosadi non avesse proposto un disegno di legge « per la difesa del paesaggio ». Limitatissimo potrà essere il significato della legge riguardo alla protezione della flora essendovi il paesaggio consi- derato solo sotto l'aspetto artistico, storico e letterario, ma non dovrebbe essere difficile estenderne la portata in modo che anche il lato scientifico della questione sia considerato e risolto. ^ * Lenticchia A., Proteggiamo non solo gli alberi ma ben anche i fiori dei nostri monti (« La Campagna », anno XI [1911], n. 131 (Giu- gno), p. 151. Como). * Non sarà privo d' interesse ricordare le origini di questo pro- getto di legge : Nel 1905, votando la legge che dichiarava inalienabili gli avanzi della Pineta di Ravenna, la Camera approvò un ordine del giorno che invitava il Governo « a presentare un disegno di legge per la conservazione delle bellezze naturali che si connettono alla lette- ratura, all'arte, alla storia d'Italia». Ma il Governo non presentò il disegno di legge. Alcuni anni dopo il Ministro Rava propose che nella legge per le Antichità e le Belle Arti (20 giugno 1909) fosse specificato ciò che — secondo il relatore, l' on. Rosadi — la Commissione che aveva elaborato la legge aveva implicitamente compreso nel disegno di essa ; propose, cioè, di aggiungere che tra le cose immobili d'in- teresse storico, archeologico ed artistico « sono compresi i giardini, XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA 159 Qui però devo ricordare ciò clie fa fatto per la difesa di due storiche piante: il Castagno dei Cento Cavalli dell'Etna ed il Papiro dell'An'apo. Nel 1891 la «Società botanica italiana» s'interessò alla con- servazione del Cìjperus Papijrus lungo l'Anapo dove si temeva che i progettati lavori di bonifica delle paludi Lisimelie (Pan- tano Magno), nei pressi di Siracusa, minacciassero di farlo sparire. Fu il conte Ugolino Martelli che nell'adunanza del 12 aprile sollevò la questione. Dopo aver mostrato l'importanza scientifica e storica della conservazione della pianta in quella località, invitava la Società botanica « ad associarsi alle giuste dimande di coloro i quali desiderano che i lavori di bonifica del Pantano Magno si eseguiscano, ma che nel tempo stesso siano pure presi quei provvedimenti efficaci e sicuri, affinché, almeno in alcune località siano pure ristrette, si conservino i Papiri come una rarità storica », ed a proporre di suggerire al le foreste, i paesaggi, le acque e tutti quei luoghi ed oggetti na- turali die abbiano l'interesse sovraccennato ». La Camera accettò l'aggiunta ma il Senato la respinse, unendosi però alla Camera in un ordine del giorno per invitarr^ il Governo « a presenterò un disegno di legge per la tutela e conservazione delle ville, dei giardini e delle altre proprietà fondiarie che si connettono alla storia e alla letteratura o che importano una ragione di pub- blico interesse a causa della loro singolare bellezza naturale ». Ma neanche questa volta il Governo presentò il disegno di legge. Intanto al Congresso Forestale di Bologna, nel giugno 1909, si approvava un ordine del giorno nel quale si esprimeva il voto che « una legge dello Stato venga a tutelare i boschi, le piante, le cascate che importano ima ragione di pubblico interesse per i ri- cordi gloriosi della Storia, per le tradizioni delle genti, per la loro naturale bellezza ». Allora la « Pro Montibus » promosse l'iniziativa di costituire una Federazione fra tutte quelle varie Associazioni che in qualche modo tendono anche a favorire « la protezione delle bellezze naturali » ; e sorse 1' « Associazione nazionale per i pae- saggi ed i monumenti d' Italia ». Infine, come dissi, il ]4 maggio 1910 l'on, Rosadi i^ropose un di- segno di legge « per la difesa del paesaggio », la cui relazione fu presentata alla Camera il 5 luglio scorso. 160 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA Governo « di valersi anche del consiglio di botanici negli studi che si eseguiscono sul prosciugamento dei pantani di Siracusa, onde venga possibilmente salvata l'esistenza del Papiro ». La proposta fu approvata all'unanimità ed il voto fu comunicato al xMinistero d'Agricoltura. Questo, in data 3 giugno dello stesso anno, rispondeva che il Ministero dei Lavori Pubblici, dal quale dipendevano i lavori di bonifica ed al quale perciò era stata trasmessa la lettera della Società botanica — avendo preso in considerazione la domanda — « ha fatto visitare a bella posta da persona competente quella località e la questione è stata anche trattata nel Consiglio superiore dei lavori Pubblici ». Comuni- cava inoltre che « in seguito a tali studi è stata esclusa l'ipotesi che la vegetazione del Cyperus Papyrus L. nel Pantano Magno possa venir danneggiata dai lavori per la bonifica di quella località ». ^ È questo l'unico esempio dell'interesse dimostrato dal Governo per la protezione della nostra flora. Sull'Etna, a nord della Valle del Bove, fino a pochi anni addietro esistevano alcuni giganteschi Castagni, dei quali tre sono stati recentemente abbattuti dall'uomo, ai quale del resto dovevano il deperimento che condusse alla loro distruzione. Dei 1 « Ballettino della Società botanica italiana », 1891, j). 531-534, 550, 582. Ricordo brevemente che il Cyperus Papyrus L. cresce in Siria, in Palestina, nella Nubia, e nell'Africa tropicale, e che anticamente era coltivato anche in Egitto. In epoca remota fu introdotto pure in Italia: secondo Strabone viveva sulle sponde del Trasimeno, e Pier Antonio Micheli asserisce di averlo visto nelle paludi della Calabria, località dove non fu più incontrato. In Sicilia viveva nei dintorni di Palermo di dove spari in seguito a lavori di bonifica eseguiti nel 1591; nella Sicilia orientale-meridionale per la stessa ragione scomparve dalla sorgente di S. Cosimano (Augusta), e dal lago Gorna (Fiumefreddo) ; e neppure nel Pantano Gariffi (Spacca- forno) sembra s'incontri più. Dimodoché in Italia soltanto le sponde dell'Anapo albergano questa pianta che « soggioga lo spirito più che l'occhio e ti trasporta col pensiero ai tempi più vetusti di Siracusa greca e romana ». (Martelli LT., Per la conservazione del Cyperus Papyrus a Siracusa [« Bull. Soc. hot. it. » 1891, p. 531]; LOPRIORE G., Studi comparativi sulla flora lacustre della Sicilia, p. 20, 27, 36 ; Cavara F., Note floristiche e fitogeografiche di Sicilia [« Bull. Soc. hot. it. », 1905, p. 139, 140]). XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROAIA 161 due che ancora sussistono, l'uno — quello di Sbrigliasonno — è abbastanza riparato da attacchi vandalici trovandosi in una vigna circondata da mura, ma l'altro — quello celebre dei Cento Cavalli, come é noto, più che millenario, — è ridotto ad un vero rudere. « Deve ascriversi — scriveva qualche anno fa il prof. Busca- lioni che s'interessò vivamente allo storico Castagno — ad un caso veramente singolare se la pianta non è ancora morta, poi- ché i proprietari del luogo hanno fatto quanto é umanamente possibile per rovinarla. « Ho insistito — egli continua — grazie all'autorevole appog- gio della Università e della Prefettura, presso il Ministero della Istruzione pubblica, affinchè il Castagno dei Cento Cavalli e quello di S. Agata ^ venissero dichiarati monumenti nazionali (la legge relativa contempla anche gli alberi). Qualche promessa ottenni, ma sono tuttavia dolente di dover rilevare che fino a tutt'oggi le piante vennero lasciate in balia del primo venuto ed io sono persuaso che lo saranno anche per l'avvenire ». Ed aggiunge: « Anche il Municipio di Giarre ha fatto una delibe- razione consigliare in proposito. Non credo, tuttavia, che le pratiche approderanno a un risultato utile ». - Ed infatti le scoraggianti previsioni del prof. Buscalioni fi- nora si sono avverate. Nel 4° Resoconto (1909-1910) della «Commissione svizzera per la protezione dei monumenti naturali » edotto che il prof. Wilczek, uno dei membri della Commissione, à saputo destare in Italia l'interesse per protezione della Natura in modo tanto efficace da far sperare che l'Italia istituirà una riserva nel territorio di Li- vigno finitima a quella svizzera — la quale attualmente nella sua parte meridionale è soggetta ad essere danneggiata causa i cacciatori di frodo italiani — dimodoché da quella parte il Parco svizzero sarebbe fortemente protetto. La futura attuazione di 1 II Ca.stagno di S. Agata ora è distrutto. 2 BascALiONi L., L'Etna e la sua vegetazione (« Bollettino della So- cietà geografica italiana », fase. III-IV [1909], p. 54-57 [dell'estratto]). 162 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA questa riserva italiana si deve sopratutto all'azione energica del prof. B. Galli-Valerio — insegnante all' Università di Losanna — il quale a tal fine si é rivolto al Ministro degli Interni d'Italia. ^ L'azione spiegata dal prof. Wilczek mi è nota solo da quanto e detto in questo resoconto. La notizia poi dell' istituzione del Pcirco italiano è riportata anche dal sig. C. Schmolz, - qualche accenno trovai pure in giornali valtellinesi ^ ed in un articolo del Bettolini sul Parco nazionale svizzero. ^ Dal resoconto suddetto risulta, che il nostro Ministro degli Interni il 22 maggio 1910 rispondeva al prof. Galli-Valerio: « Approvo pienamente l'iniziativa dei naturalisti svizzeri per la creazione d'un parco nazionale che certamente renderà uti- lissimi servizi alla scienza. Se Lei mi indicherà in che modo si possa favorire e diffondere l' idea fra gli scienziati italiani af- finché anch'essi contribuiscano alla buona riuscita della lodevole iniziativa, non mancherò d'interessarmene vivamente ». Il prof. Galli-Valerio suggerì l'istituzione di una riserva nella Valle di Livigno finitima alla riserva svizzera. « Siccome — egli osserva in un suo breve articolo in proposito — questa Valle (la Val Cluoza) confina con Val Livigno, ho avuto l'idea di proporre che sul versante italiano vi si aggiujiga Val Viera e la sinistra di Val dello Spòl, creando cosi una riserva impor- tantissima anche su territorio italiano » per la conservazione delle bellezze naturali, della fauna e della flora alpine. Sarebbe il primo passo verso la costituzione di una riserva di Stato da lui altre volte proposta per la conservazione della selvaggina. ^ Il 1° giugno 1910 il Ministro gli rispondeva : « Ho vivamente ^ Scliweizerisclie Naturschutzkommission. Jahresbericht 4 (1909- 1910), p. 31. 2 Schmolz C, Ueòer den derzeiticjen Stand der gesetzlichen Schutz- betvegung zu Giisten dei- Al/penflora iinter hesonderer Berilclcsichtigung der Tiltigkelt des « Vereins zum Schutze und zur Pflega der Alpen- pflanzen ». — Nachtrag III, p. 8. 3 « Pro Valtellina», anno VII, u. 3 (agosto 1910). Sondrio (Notizie di' attualità). — « La Valtellina », anno 51°, 15 agosto 1911. Sondrio. (^Ascensioni e gite alpine). * Bettelini a., Il Parco nazionale svizzero («Bollettino della Soc. Ticinese di Scienze Naturali », VI [1910], p. 63). ^ « Pro Valtellina », 1. e. XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 163 raccomandato al mio collega d'agricoltura di secondare nel mi- glior modo possibile la sua proposta e mi riservo di darle no- tizia appena mi sarà possibile ». Ò fatto del mio meglio per avere indicazioni più dettagliate riguardo a questo progettato Parco nazionale italiano e le in- formazioni che da diverse parti mi furono comunicate si rias- sumono nelle seguenti : Il Parco si stenderebbe nella parte inferiore della Valle dello Spòl (Val Livigno) — fra i 1600 ed i 3000 m. — che con la cresta del suo versante sinistro confina con la Val Cluoza. Verso la metà del mese scorso fu indetto un sopraluogo con l'intervento di un Sotto Ispettore forestale per concretare un atto prelimi- nare di affitto da sottoporsi all'approvazione ministeriale. La riserva fu allora delimitata comprendendo le Valli del Cantone, Dardaglino, Tranziera, del Gallo, di Tort e l'Alpigella — il Bo- sco dei Castelli, sulla destra dello Spòl fu lasciato libero — : in tutto un'estensione di circa 60 Km. ^. Il territorio appartiene al Comune di Livigno, ed il Comune di Bormio possiede il bosco di una parte della Valle del Gallo superiore. Secondo l'atto preliminare il prezzo di affitto che il Ministero di Agricoltura dovrebbe corrispondere annualmente al Comune di Livigno è di L. 4500, al Comune di Bormio di L. 100, e di L. 35 al Comune di Valdidentro. Inoltre ogni cinque anni — ogni due, secondo un' altra informazione — al Comune di Livigno sarà concesso un assegno di legna in località da con- venirsi con la Direzione del Parco, la quale, a quanto sembra, sarebbe attribuita all' Ispettorato forestale di Sondrio. Ignoro per quanti anni dovrebbe durare l'affittole chi prov- vederà alle spese per la sorveglianza, certamente non lievi se la sorveglianza vorrà essere efficace. Non mi fu possibile avere altri ragguagli — oltre a quelli molto sommariamente accennati dal prof. Galli-Valerio — sui concetti scientifici che determina- rono l'istituzione del Parco nazionale nostro nella Valle di Li- vigno. E neppure ò potuto sapere quali direttive, ^ secondo il 1 La clavisola del taglio della legua, per quanto fatto limitatamente e nelle località meno interessanti, è in antitesi assoluta con il con- cetto che scopo del Parco sia anche quello di essere una riserva per la protezione e per lo studio della flora ; concetto che diresse r istituzione dei Parchi nazionali, di cui dissi da principio, ed in particolare di quello svizzero attiguo. 164 XIV. a^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA progetto — se nel progetto questi dettagli sono considerati — dovrà seguire la direzione scientifica del Parco ed a chi questa sarebbe affidata. Solo mi fu fatto osservare che la zona scelta es- sendo appoggiata al Parco svizzero è a sua volta protetta e protegge. Cause dì distruzione della flora. I pericoli che insidiano le specie più rimarchevoli anno quasi sempre un'origine d' indole economica. Al di là delle Alpi sono assai più intensi che non in Italia ; però sarebbe nell'er- rore chi giudicasse che la nostra flora non ne sia minacciata. In tutta l'Europa centrale la passione per i fiori spontanei è vivissima e diffusa, e fino a quelli più volgari dei prati e dei boschi — le comuni margherite o le ginestre, per esempio — affluiscono in quantità sul mercato. Naturalmente più ricercati sono i fulgidi fiori delia montagna ed i più rari. Nelle Alpi, dove più frequenti sono i turisti, la raccolta e la vendita dei fiori alpini sono veramente organizzate; e sul mercato, presso i fiorai e nelle stazioni, specialmente i Rododendri, 1' Edelweiss e le Artemisie sono smerciati in grande quantità. Da noi invece sul mercato e presso i fiorai — tranne eccezioni — non figu- rano che fiori di coltura. I iuristi ed i villeggianti spesso sono causa di danno alle piante alpine, sia che raccolgano da sé i fiori, sia — più ancora — che, acquistandoli, ne eccitino la raccolta per opera delle guide o degli abitanti del luogo. Però, ritengo che, al paragone delle altre cause, questa sia la meno dannosa a,lla fiora. Difatti il turista, che nella pianta vede l'estetica non l' importanza scien- tifica, preferisce le specie a fiori vistosi od eleganti a quelle più più rare ma meno belle; cosi che l'Edelweiss, il. Ciclamino, il Cypripedium, le Artemisie, i Rododendri sono le piante maggior- mente esposte al pericolo. D'altra parte trattandosi di persona di una coltura più o meno elevata, i consigli sulla protezione della flora possono avere su di essa un' influenza che non si può sperare abbia sugli altri raccoglitori mossi soltanto da scopo economico. XIV.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 165 II commercio dei fiori alpini recisi assume maggiore impor- tanza e quindi diventa dannoso alla flora allorché si tratta di fiori secchi. Le piante che ne formano oggetto sono poche : per Io più si tratta deWEri/ngmin al.pinum e dell'Edelweiss, nei quali alla bellezza delle infiorescenze si aggiunge il van- taggio che la loro preparazione è facilissima e che il dissecca- mento non ne altera l'aspetto. Il raro e superbo Eryngiuni alpinuni è molto ricercato, e nelle Alpi francesi e svizzere la Reine-des-Alpes é protetta. Da noi è rapacemente raccolto nel Veneto ^ — dove in più luoghi della Carnia, p. es., è già distrutto — e nel Piemonte, a quanto mi è noto. La scarsezza della pianta forzatamente ne rende il commercio limitato, ma non perciò ad essa meno dannoso. Si tratta di commercio locale, nelle stazioni climatiche dove af- fluiscono i villeggianti ed i turisti. L' Edelweiss invece è raccolto e smerciato su larga scala. Il colore e la forma delle sue infiorescenze, nonché la facilità della sua conservazione, ne anno fatto l'emblema della montagna renden- ^ A Sappada (Prov. di Belluno) la raccolta di neri alpini a scopo commerciale costituisce una vera industria (Marinelli G., Guida della Carnia, p. 466). Ricordo ancora che in Italia ci sono Case commerciali per l'espor- tazione del fogliame ; però solo eccezionalmente la raccolta del fogliame può essere dannosa alla nostra flora. Difatti, richiedendo tale commercio grandi quantità di merce, si tratta quasi sempre di piante coltivate o di piante spontanee assai comuni. Nel cata- logo di una Casa tedesca, con sede in Firenze, per l'esportazione delle foglie e dei rami a frutti ornamentali in Austria ed in Germania, fra le piante spontanee figurano: il Myrtus, il Buscus aculeaius, VHedera, il Viburnum Tinus, piante comuni di cui la raccolta non comprometta l'esistenza. Però vi figurano anche V Ilex aquifoUum ed il Taxus baccata — che in Toscana non sono frequenti — ed il Chamaerois, che è assai pi ìi raro; per queste piante qualora la rac- colta si facesse sugli esemplari spontanei sarebbe assai dannosa alla flora toscana. Il prof. Vaccari mi riferisce che il commercio del fogliame è molto fiorente anche nell'Agro Tiburtino e nella regione dei Castelli Romani. Anche qui la merce è destinata alla Germania. 166 . XIV. "* RIUNIONE GENERALE IN ROMA dolo popolare non solo nella regione delle Alpi ma in tutta l'Eu- ropa centrale. Esso è largamente impiegato per la confezione o l'ornamento di cornici, e specialmente in certi paesi, di cornici e corone mortuarie; e la richiesta di esso è tale che viene anche falsificato con del panno bianco. ^ L'Edelweiss é protetto su tutto il versante esterno delle Alpi; anzi é l'unica pianta che certi paesi — p. es., la Carinzia ed il Tirolo — abbiano difeso. E per mostrare quanto sia insidiato questo ornaménto della montagna basti ricordare che nelle Alpi della Baviera mentre nel 1854 le località in cui s' incontrava la pianta erano 35 ora esse sono ridotte a 10 soltanto. In Italia l'Edelweiss è abbondantemente raccolto a scopo di commercio: nelle montagne di Feltre (Prov. di Belluno), da rac- coglitori che scendono dalla Valsugana; nei monti della Valtellina di dove — a gerle — è introdotto nell' Engadina, debitamente accompagnato dal certificato di provenienza, essendo nella Sviz- zera vietata la sua raccolta; ed è abbondantemente raccolto anche nelle montagne di Pinerolo. Ma è nelle montagne del Veneto che la raccolta è praticata su più larga scala, da friulani, a quanto so, che a questo scopo si spingono fino nelle Alpi e Pre^lpi lombarde. E quale sia l'entità di tali raccolte lo dice il fatto seguente : uno di questi raccogli- tori accumula ogni estate molti sacchi — secondo un'altra in- formazione : sei 0 sette quintali — di Edelweiss, che poi smercia in Austria ed in Germania. Nelle Alpi e Prealpi italiane l'Edel- weiss è ditluso, ed in quelle calcari spesso è frequente, né, se la distruzione non si fa più intensa, corre pericolo di sparire; ma, poiché i raccoglitori si rivolgono alle località dove abbonda maggiormente ivi la pianta perde il suo aspetto fitogeografico. La riserva che il Griinwald aveva stabilito nelle Prealpi bel- lunesi, e che ebbi l'occasione di visitare più volte, era a tal pro- posito oltremodo istruttiva: in quei prati posti appena a 500 m. s. m. gli Edelweiss biancheggiavano rigogliosi a miriadi come non vidi in nessun'altra parte delle Alpi ; era una formazione che rivelava eloquentemente l'origine steppica della pianta. ^ « Le Temps », 6 gennaio 1S94. XIV. ^ RIUNIONE CIKNERALE IN ROMA 167 Le specie raccolte a scopo industriale, per la fabbricazione, cioè, di medicinali, e soprattutto di liquori, sono poche; ma, spe- cialmente per alcune di esse, la raccolta che se ne fa è addi- rittura enorme. Per le piante medicinali ricordo che in qualche regione delle Alpi francesi ed in Baviera è vietata la raccolta deWArnica montana, e nel distretto di Graz (Austria) quella della Cetì^ìHa islandica. Da noi mi è noto che V Arnica è raccolta nel Friuli; la Cetraria in Valtellina e nel Cadore; ed inoltre VAconilum Nai^eUus in Valtellina, nelle Alpi piemontesi, e spesso, in quan- tità, nelle Alpi Marittime, dove pure talvolta è raccolto il Ve- ralrmn album. Sono piante più o meno comuni certamente non minacciate da queste raccolte che talvolta sono anzi utili liberando i prati da erbe dannose quali il Veratrwn e 1' Aco- ■niticm.'Però non sempre è così; e nella Valle à' Aosta. VA troj^a Belladona che una volta abbondava nei dintorni di Prò St. Di- dier, — l'unica sua stazione conosciuta nella Valle, — ora vi è quasi interarpente distrutta. Le Gentiana pancfMia, pannonica e purpurea, e più spe- cialmente la Gentiana lutea, sono largamente impiegate per la fabbricazione di liquori, tanto che nelle Alpi svizzere, bavaresi ed austriache sono quasi ovunque difese da provvedimenti le- gislativi. In Italia si raccoglie la Gentiana punctata nel Friuli; ma so- pratutto ricercata è la Gentiana lutea. Nella Valtellina la raccolta di questa Genziana fu tale che la pianta venne quasi del tutto distrutta ; le radici o venivano distillate sul posto od incettate da tirolesi che le pagavano a circa L. IO il quintale ; nelle montagne di Feltro è raccolta da persone che, come per 1' Edelweiss, scendono dalla Valsugana, e nel resto della Provincia di Belluno la sua raccolta è stata cosi attiva che ormai vi si è fatta rara e sporadica; ormai nelle Prealpi bellunesi, che conosco palmo a palmo, non mi è nota che di un'unica ristretta località, dove — finora sfuggita alle ricerche dei raccoglitori — s' incontra in parecchi maestosi esemplari alti fino a 2 Va metri. Anche nel Friuli è attiva- 168 XlV.a EIUNIONK GENERALE IN ROMA mente raccolta per la fabbricazione dell' « Amaro di Udine ». Né ciò avviene soltanto nelle Alpi. Altra volta la Gentiana lutea abbondava sul monte Genziana, presso la Maiella, ed il nome stesso della montagna lo dice: il prof. L. Vaccari di Tivoli mi comunica che durante un'erborizzazione che egli vi esegui qual- che mese addietro non incontrò neppure un esemplare della pianta. Egli stesso in un suo recente articolo ' ricorda che or non sono molti anni era frequente anche sul Monte Velino quando un fabbricante di liquori straniero ne attivò la rac- colta: vi fu un'epoca in cui la maggior parte degli abitanti dei villaggi ai piedi del monte si erano fatti cercatori di radici di Grenziana, e la raccolta era tale che un solo incettatore ne mandò in Francia, al prezzo di circa 20 lire il quintale, un 'ìnigliaio e più di quintali. Il commercio poi cessò, non tanto per le contravvenzioni che le guardie forestali intimavano causa le buche che si scavavano nei prati di cui provocavano lo sfacelo, quanto perchè la Genziana fu totalmente distrutta. Anni addietro a Sampeyre, nella Valle Varaita, un altro in- cettatore adunava grandi quantità di piante officinali che spe- diva all'estero: solo di radici di Gentiana lutea erano in media due vagoni all'anno che a tal fine accumulava. Ed il commercio durò per una diecina d' anni, finché la regione non fu esaurita. Ricercate per la fabbricazione di liquori sono pure diverse Composte alpine, sopratutto Artemisia ed Achillea; pertanto r Artemisia niutellina è protetta nelle Alpi bavaresi ed in di- verse regioni delle Alpi austriache, e cosi nelle Alpi francesi insieme alle Artemisia spicata e Villarsii. Nelle Alpi della Valtel- lina, oltre alle Artemisia spicata e rnutellina ed alV Achillea mo- scJiata, che vi sono tutt'altro che frequenti, sono pure raccolte le Achillea nana ed il Leucanthenum alpinum. Nelle Alpi del ViemonÌQ V Artemisia spicata è raccolta in grandi quantità ed é impiegata sul posto — come, per esempio, a Fenestrelle, ad Ivrea, ecc. da fabbricanti di liquori insieme ad altre piante alpine aromatiche — od inviata all'estero. Dal sopraccitato articolo del prof. Vaccari ricordo un altro ^ Vaccari L,, Manomissioìie delle bellezze naturali. — La distru- zione delle inante alpine (« Rivista delle Signorine », n. 9 [Settembre], 1911. Roma), XIV. " lUUNlONE GENERALE IN ROMA 169 esempio: a Chàtillon, nella Valle d'Aosta, un incettatore raduna ogni anno quantità enormi di queste piante che poi in gran parte smercia all'estero: dell' Aì^temisia spicaia per esempio, quaranta quintali; accumula pure quantità rilevanti — a quin- tali — di altre Artemisie {Artemisia valesiaca, inutelliìia, già- cialis), di Achillea HerM-rota, di Viola calcarata, ecc. Non ultimi fra i suoi raccoglitori sono i guardacaccia, le guardie do- ganali, i carabinieri, quando per il loro ufficio di sorveglianza devono recarsi nelle località che queste piante preferiscono e trattenervisi ed oziare talvolta per intiere giornate.^ Si può facilmente immaginare quale enorme distruzione signi- fichino queste cifre qualora si tenga presente che si tratta di piante delle regioni elevate, quindi di piccole dimensioni e di sviluppo lentissimo ed inoltre mai abbondanti. Anche nell'Abruzzo, come ò ricordato per la Gentiana lutea, si raccolgono per l'esportazione grandi quantità di Anthemis, Artemisie ed altre piante alpine aromatiche. Neil' Europa centrale — in Inghilterra sopratutto — le piante spontanee, ed in particolare le alpine, sono abitualmente colti- vate nei giardini, dando origine ad un commercio tanto attivo quanto dannoso alla flora. Il sig. H. Correvon. la cui competenza in fatto di culture di piante alpine é ben nota, fa rilevare quanto grande sia il danno che indirettamente questo commercio apporta alla flora delle montagne. ^ Le piante sono quasi sempre sradicate in cattive condizioni cioè all'epoca della fioritura, e da raccoglitori — il più spesso sono contadini o pastori — che ignorano le regole del giardi- naggio ; sovente, per esempio, in esemplari adulti od insuflì- cientemente radicati, e quindi quasi di certo votati a rapida 1 Nelle Alpi francesi presso la frontiera, i Genipi (Artemisia spi- cata, mutellina e Villarsii) sono soggetti ad un'intensa distruzione per opera dei soldati (A. Chabert, 1. e). - « Bulletin de l'Associatiou pour la protection des plantes », n. 1, p. 12. 170 XIV. =^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA morte. Queste sfavorevoli condizioni al trapiantamento fanno si che appena il 20 7o delle piante raccolte attecchiscono. Trat- tandosi poi di piante rupestri, più difficili non solo a sradicare ma anche a coltivarsi, la proporzione delle piante che rivivono deve essere ancora minore. E difatti, a proposito di una razzia di Saxifraga florulenta si giudicò che appena il 10 % delle piante raccolte avessero le radici in condizioni tali da poter attecchire. ^ I prezzi infimi offerti dai negozianti fanno si che a tali raccolte si dedicano soltanto i ragazzi od i membri della famiglia meno intelligenti — e quindi incapaci di un lavoro più rimunerativo — e per conseguenza con una maggiore distru- zione di piante. Esempi di queste vandaliche raccolte nella flora nostra non sono rari. Il sig. Burnat ne ricorda due che riguardano le Alpi Marit- time. Nel 1897 una Casa inglese incaricava una persona di Limone di raccoglierle un 'ìnigllaio di bulbi della Fritillaria Moggridgei, endemica delle Alpi Marittime — dove inoltre la sua area è assai ristretta — ed altrettanti della Fritillaria Bicv- nati, che vive nelle Alpi Marittime ed anche, è vero, sul Monte Torabea (Trentino), ma che è altrettanto rara. Un altro raccogli- tore di Fontan (Alpi Marittime francesi) era stato incaricato da un orticoltore del Mezzogiorno della Francia di procurargli pa- recchie migliaia di esemplari di Primula Allionii, endemica delle Alpi Marittime. ^ Neil' estate 1903 un orticoltore bavarese passò due mesi nelle Alpi Marittime allo scopo di fare ampie raccolte delle piante alpine più notevoli; e furono a migliaia e migliaia gli esem- plari di Saxifraga florulenta, Lloydìa serotina, Artemisia eriantha, Primula Allionii, ecc. che portò con sé. ^ Recentemente il prof. Lenticchia segnala il caso di un nego- ziante di Como il quale fa numerose spedizioni di piante alpine, che, per suo incarico i montanari sradicano dai monti circo- ^ « Bulletin de l'Association pour la pi-otection des plantes », n. 20, p. 7, 2 E. Burnat, Notes sur les jardins botaniques alpins (« Bulletin des travaux de la Murithienne », 1898. Appendice, p. 1). ^ Cessole V. (de). La protection des plantes alpines (« !3u.lletin de laSection des Alpes Maritimes dn Club Alpin Fraucais », n. 24 [1904]. XÌV.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 171 stanti ; ed il commercio, iniziato da due anni, va intensifi- candosi. ^ Due anni fa la rarissima Androsace MaihUdae improvvisamente fu messa in commercio da un orticoltore tedesco. II prof. Vac- cari esegui delle indagini sulla sua provenienza e cosi seppe che era stata raccolta in grande quantità sulla Maiella, nella sta- zione dove egli l'aveva scoperta nel 1902 e che è l'unica finora conosciuta sul quel monte. Le sue indagini mostrarono inoltre che questo orticoltore, ormai vecchio, si provvede di piante per mezzo di numerosi raccoglitori che sulle sue indicazioni vanno alla ricerca delle specie che gli interessano per alimentare il suo vasto commercio ; e pertanto egli si tiene accuratamente a giorno delle pubblicazioni che riguardano la floristica europea. Qualche anno addietro un orticoltore bavarese, forse lo stesso che nel 1903 aveva devastato la flora delle montagne di Saint- Etfenne-de-Tinée, mandò a raccogliere nella Valle di Cogne (Valle d'Aosta) la Saxlfraga oJ/«7iJej^50^'(^es, una delle piante più rare della Valle ed in generale delle Alpi, e ne trasportò nel suo vivaio duemila esemplari. ^ Spesso il danno è aggravato dal fatto che certi orticoltori, quando trattasi di qualche pianta non frequente, a fine di ren- derla ancor più rara e quindi elevarne il prezzo, distruggono gli esemplari che non possono asportare. A questo proposito basti ricordare il noto esempio dell' Hamelin. Questo viaggia- tore-raccoglitore della Casa inglese F. N. Sander nel 1893 ri- portò del Madagascar uno stock della rara Eulophiella Elisa- ì)etliae, vantandosi di averla completamente distrutta nei suoi luoghi d'origine; e la Casa nella circolare in cui annunziava le vendita della pianta faceva osservare che per tal modo l'Orchidea era diventata più preziosa che mai. ^ Quali deplorevoli conseguenze per la scienza possa avere questa azione degli orticoltori lo dimostra, per la nostra flora, l'esempio del Chamaerops humilis. Questa palma — l'unica palma euro- pea e quella che di tutta la famiglia più si spinge al nord '' — 1 Lenticchia A., 1. e. 2 Vaccari L., 1. e, p. 5 (estr.). 3 « Le Moniteur d'Horticolture », 1894, * Drude O., Manuel de Géographie botanique (trad. par G. Poi- rault), p. 151, 152. 172 SIV.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA altre volte viveva anche nel Nizzardo, fra Monaco e Villafranca, stazione sommamente importante poiché rappresentava l'estremo limite settentrionale (43" 44' lat.) dell'area della specie e quindi di tutta la famiglia. Ma ora vi è completamente sparita, vittima degli orticoltori: l'ultirao esemplare fu visto da Risso e da Cosson nel 1841. Ora le stazioni più settentrionali sono quelle della Toscana, dove la pianta vive al Monte Argentare e presso Follonica; ^ però vi è rara ed è limitata nei siti più inaccessibili ed in via di sparire per le stesse cause che ne determinarono la distruzione nel Nizzardo. Si obietterà che le piante alpine messe in vendita dagli orti- coltori provengono da semine o da propagazioni per talee. Gli esempi sopraccitati vei'amente dimostrano il contrario; ad ogni modo tale provenienza possono avere le piante di più facile col- tura, la quali poi sono quasi sempre le più comuni e quindi generalmente le meno ricercate; per le altre non credo. Difatti la propagazione artificiale delle piante alpine per lo più neces- sita cure particolari anche quando si fa nelle migliori condi- zioni d'ambiente, e ben lo sa chi cura un giardino alpino. Ora, i prezzi relativamente assai bassi, ai quali le piante sono messe in vendita indicano che non può trattarsi di piante riprodotte artificialmente, ma invece di piante provenienti dalle loro sta- zioni naturali e conservate in vivai. Il negoziante di Como del quale parlai più su, quest' anno offre la Gentiana acaulis a lire 9 ogni 3000 esemplari, e nella sua circolare vanta di averne venduto in Germania l'anno scorso in due soli mesi un milione l ^ Anche il sig. Schmolz cita diversi esempi in proposito ri- guardo alla flora delle Alpi : una Casa tedesca offre cento esem- plari di Helleborus niger per tre marchi, cento di Gentiana acaulis per un marco e mezzo, e cento di Cyclamen euro- paemn per due marchi ; un orticoltore di Mòderndorf vende a 1 Sommi ER S., La flora delV Arcipelago toscano. Nota II (« Nuovo Giornale bot. it. », n. s., voi. X [1903], p. 184); Baroni E., Supple- mento generale al « Prodromo della Flora toscana di T. Caruel », p. 528. Altre volte viveva aacte — sembra — in alcune delle isole to- scane (Capraia, Giglio, Elba, Palmaiola), ma la sua presenza non vi è confermata da alcuna indicazione recente ed attendibile. ^ Lenticchia A., 1. e. XlV.a^ RIUNIONE rjENERAI,B IN ROMA 173 prezzi modesti la famosa e rara Walfenia carinthiaca, eii un altro a Lubiana la non meno famosa e rara Daphne Bìagayana a marchi 3,60; ed inoltre — e questo ci riguarda particolar- mente — una Casa di Bellagio la quale offre diecimila esem- plari della rara Primula calycìna per 200 lire, ed allo stesso prezzo altrettanti di Soldanella alpina o ài Soldanella inisilla ; diecimila di Galanihus nivalis per 60 lire; centomila di Ery- ihronium Dens-canis per 500 lire. « Centomila esemplari alla volta e per ogni acquirente ! », commenta il sig. Schmolz. ^ Anche nel suddetto articolo del prof. Vaccari si rileva che questa Ditta nel suo ultimo Catalogo (1911) mette in vendita piante alpine rare o rarissime a centinaia di esemplari i cui prezzi modesti sono un indizio evidente dell'attività del com- mercio; 50 esemplari di Lloydia serotina per 8 lire, e per 10 altrettanti di Saxifraga valdensis o di Gentiana angustifolia o pannonica; 50 esemplari di Saxifraga retusa o pedemontana per 12 lire e per 20 altrettanti di Saponaria lutea, di Rhodo- dendron Chamaecistus o di Silene Elisabethae ; per 40 lire 500 esemplari di Saussurea discolor. A 50 esemplari per volta sono offerti la Campanula Allioìiii, la Woodsia hypet^horea, il Phy- teuma CaresUae; a migliaia il Ranunculus Thora e la Petro- callis pyrenaica; a 10,000 la Primula glaucescens ! E poi altre specie rarissime: Androsace Charpentieri, Cortusa Mattinoli, Primula Palinuri, P. carniolica, P. ìntegrifolia, Cheilanthes Szowitsii, ecc. Né l'esempio è isolato. Ricordo, che nel Catalogo, pure di quest'anno, di una Ditta di Napoli figurano offerte a migliaia di esemplari piante della nostra flora: Anemone apennina, Cro- cus Imperati, Galanihus Imperati, Ornithogalum arabicum, Scilla hifolia, ecc. Per quanto riguarda l'Italia, ò un'altra prova irrefragabile che le piante alpine messe in vendita dagli orticoltori certamente non sempre provengono da colture, bensì dalle loro stazioni na- turali : é una lettera che una Casa orticola indirizzò ad un bota- nico italiano proponendogli di raccogliere o far raccogliere per ^ Schmolz C, op. e, p. 3. Bull, della Soc. boi. Hai. 12 174 XIV. " RIUNIONE GENERALE IN ROMA essa piante delle quali intanto gli dava il primo elenco con i relativi prezzi che offriva : Numero 100 100 200 300 400 500 500 500 500 500 2000 2000 10.000 lOOiOOO NOME DELLA PIANTA Woodsia hyperborea W, ilvensis . . Cypripedium Calceolus . = . Paradisia Lilìastrum . , . . RJiododendron Chamaeci'stus Primula longiftora P. glauoescens P. longifolia Gentiana lutea Eriophorum alpinum Daphne alpina Anemone sulphurea Leuoojum vernum Galanthus nivalis Prezzo ogni 1000 «semplari L. 15. — » 15. — » 25. — » 10. — » 20. — » 10. — » 10. — » 20. — » 15. — » 20. — » 20. — » 10. — » 2. — » 9 — Inoltre 100 esemplari di ogni specie di Primula oltre le sud- dette (escluse però le Primula farinosa, Auricula, viscosa, ofjìcinalìs e veris) al prezzo di L. 1,50 ogni 100 esemplari, e duemila bulbi di Liliwn Martagon. E la lettera continua av- vertendo che non si accetterebbero gli esemplari male radicati e promettendo ulteriori ordinazioni di maggiore entità. Se si ricorda quanto ho detto più su riguardo alla distruzione delle piante alpine che significa il loro trapiantamento, sarà facile immaginare di quali ecatombi sieno indice queste cifre ! La stessa lettera propone anche la raccolta di semi : Kff. L 2 5 5 20 50 50 50 100 100 200 200 500 NOME DELLA PIANTA Primula farinosa Rhamnus alpina Dictamnus Fraxinella Paeonia offiiinalìs Gentiana acaulis Cytisus Laburnum Daphne Mezereum Taxus haacata Pinus Cembra Alnus glutinosa A. incana Tilia silvestris (T. ulmifolia). Robinia pseudo-Acacia . . . . Prezzo al Kg. 40.— 2. — 5. — 1. — 6. — 0. 50 3. — 1. 50 0. 30 0. 35 1. — 0. 60 0. 40 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA 175 E la lista continua enumerando piante — notisi — ancora più volgari; prova che per le piante più o meno rare non si ricorre alla moltiplicazione artificiale, bensì allo sradicamento sul posto. ^ La raccolta dei semi è, come quella dei fiori, meno dannosa alla flora della raccolta delia pianta. Non é però innocua poiché fatta su cosi larga scala contribuisce al depauperamento delle stazioni che la disseminazione non può più ripopolare. * Anche nelle raccolte per Essiccata possono verificarsi gravi danni alla flora poiché esse sono rivolte specialmente alle piante più rare. Intendo riferirmi alle raccolte dei centuriatori allo scopo di vendita o dei botanici poco coscienziosi che raccolgono al- l' unico scopo di scambi, il che — fra parentesi — è pure un vero e proprio modo di vendita. Stazioni di piante rarissime possono essere devastate per troppo ampie raccolte, e la pianta è talvolta completamente distrutta per aumentare il valore degli esemplari preparati ripetendosi anche qui il fatto già segnalato a proposito della raccolta delle piante per colture. Qui però la constatazione del fatto è assai più difficile, perché nessun botanico o raccoglitore per Essiccata può consi- derare un vanto la confessione di raccolte vandaliche e avrà cura che la sua opera resti ignorata. Tuttavia si sa che la distruzione di parecchie specie rarissime nel Vallese si deve allo Schleicher allo scopo di aumentare il valore delle sue Essiccata. * Il sig. Schmolz cita il caso di quel viennese, il quale, avendo sa- puto dell'esistenza di una colonia di WuìfeniacarinfJiiaca a. ùori bianchi, si recò sul posto, e, dopo averne raccolto per sé una diecina di esemplari, distrusse tutti i restanti. ^ Ricordo anche il caso di un appassionato raccoglitore — ora morto — il quale oltre ad arricchire il proprio Erbario componeva delle collezioni * Devo aggiungere che il cori'ispondente frustò le speranze della Ditta, poiché visto che si trattava di devastare le sue montagne, respinse le proposte ; ma non v'à dubbio ch'essa avrà trovato altri raccoglitori disposti ad accettarle. - « BuUetin de l'Association pour la protection des plantes », n. 4, p. 14. 3 Schmolz C, 1. e, p. 8. 176 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA per la vendita. Un giorno incontrò una colonia di Aster alpinus a fiori ligulati gialli ed ebbe cura di distruggere tutti gli esem- plari che non aveva raccolto. Il fatto casualmente venne a conoscenza di alcuni botanici, ma le loro più accurate ricerche . non valsero a rintracciare quella forma curiosa. Gli esempi di colonie di grande importanza scientifica distrutte dalle devastazioni dei raccoglitori sono numerosi. Per citarne alcuni ricorderò la Lijsimachia punctata sparita dalla Svizzera e dalla Baviera causa raccolte inconsulte,^ la Spiranthes Romanzoffiana, scoperta da J. Drummond nel 1810 in una palude presso Castletown, nell' Irlanda meridionale — dove viveva ancora nel 1890 — fu raccolta con tanta avidità che ora non può più annoverarsi nella flora d'Europa ;2 né, per la stessa ragione, la Micronieria graeca nella flora della Sviz- zera e dell'Europa centrale dopo la distruzione della colonia di Gaiidria (Canton Ticino). ^ Per quanto riguarda l' Italia ricorderò che la WoodicarcUa radicane è sparita da diverse stazioni nell'Amalfitano; * che nei Colli Euganei il Cistus laurifolius, scoperto da. Bassi nel 1768, fu ritrovato nel 1816 da Pollini il quale lo raccolse con tanto ar- dore che lo distrusse, ed ora in Italia la pianta è rappresentata solo dalla scarsa colonia scoperta in questi ultimi anni — nel 1899 — nei dintorni di Firenze dal dottor Sommier;^ che lo spopola- mento delle classiche stazioni àoìV Aetìiionema Thomasianum, nella Valle dì Cogne si è verificato — secondo quanto mi co- munica il prof. Vaccari — alcuni anni or sono in seguito alla visita di un botanico-raccoglitore, e la sparizione della pianta sa- rebbe un fatto compiuto se lo stesso prof. Vaccari non avesse avuto cura di ricostituire le colonie riseminandola. "^ E si potrebbero 1 Christ H., La flora de la Suisse, p. 210. - f Bulletin de l'Association pour la protection des plantes », n. 5, p. 24; n. 10, p. 37. 3 Christ H., op. e, p. 50; Correvon H., in « Bulletin de l'Asso- ciation pour la protection des plantes », n. 10, p. 3S. * Pampanini e,., in « Nuovo Giornale bot. it. », n. ser., voi. XVIII I1911J, p. 233. 5 « Nuovo Giornale bot. it. », n. ser., voi, XIII [1906], p. 34, n. 264. " UAethionema Thomasianum, come è noto, è una delle piante più interessanti della flora italiana ed europea ; all'infuori delle rare stazioni della Valle di Cogne fu osservata solo in Algeria. XIV.* RIUNIONE GICNEUALK IN ROMA 177 citare altri esempi di piante cosi scomparse od in via di spa- rizione. In Italia attualmente i raccoglitori sono assai scarsi ed i loro nomi danno fondata speranza che le loro raccolte per la cono- scenza della nostra flora non debbano degenerare in un peri- colo per essa. Ma all'estero le Società di scambi ed i negozianti di Exsiccata sono numerosi. Ricorderò un solo esempio che basterà a di- mostrare l'esistenza del pericolo per la nostra flora: la « Wiener Botanische Tauschanstalt » nel suo catalogo di quest'anno enu- mera ben 278 piante provenienti dall' Italia. Né sono certo delle più comuni, anzi vi si contano endemismi e rarità quali, p.es.: Moehringia Thomasiana Gay (monti Grigna e Resegone), Aspe- 'Tuia tomentosa Ten., A. tomentosa Ten. var. deficiens Viv. (Capri), Btipleitram clianthifoliitm Guss. (Marettimo), Centaurea incana Ten. (Maiella), C. taurom^enitana Guss. (Taormina), Ge- nista anxantica Ten. (Valle dell' Ansanto presso Frigento), Iasione supina Sieb. (monti Serino e Papa), Plantago brutta Ten. (M. Pollino), Primula Palinuri Pet. (Capo Palinuro e vi- cinanze di Scalea nella Calabria ecc.), Vida sirinica Uechtr. (monti Serino e Papa), Cijperas polystachijns Rottb. (Ischia), ecc. È ovvio che i prezzi elevati che talvolta raggiungono le piante più rare, sono un incentivo ad intense raccolte non solo quando si tratta di centuriatori, che allora è questione di denaro sonante, ma anche nel caso di botanici poiché un maggior nu- mero di esemplari di una pianta rara significa per essi un maggior numero di specie in cambio. Cosi, per citare qualche esempio, nel Catalogo suddetto la Centaurea incana, la Genista anxantica, la Plantago brutta, la Pimpinella anisoides sono sti- mate ogni esemplare L. 1,50; a L. 1,75 sono indicate Plarmica Barrelieri Q Silene echinata; a L. 2,00 Moehringia Thomasiana, Piar mica rupestris, Ranunculus hrutius ; a L. 2.50 Linaria Capraria, Primula Palinuri, Serapias cordigera X Lingua, Gentiana neapolitatia ; a L. 4,00 Chamepeuce nivea ; a L. 7,50. Lathyrus Gorgoni. ^ ^ Ò visto alcune di queste piante (i^fos/irni^za Thomasiana, Asperula tomentosa, Centaurea tauromenitana, Jasione supina, Primula Palinuri) ed ò potuto constatare che erano state raccolte da botanici stranieri o per conto di un negoziante di Exsiccata straniero. 178 XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA Vi è poi da tener presente il pericolo di un altro danno, quello, cioè, cìie la scoperta di stazioni nuove non venga segna- lata; e ciò è probabile quando si tratta di un raccoglitore che vuole assicurarsi la raccolta della pianta, oppure quando lo sco- pritore indica in modo incerto la nuova stazione per preser- varla da vandaliche raccolte. Mentre per la conoscenza della flora quanto più rara è la pianta e tanto più è necessario che la località sia precisata. A questo proposito ricordo die l'Abate Christillin si decise a darmi indicazioni precise sulle nuove stazioni deW A strag ai >ts alopecuroides, che egli aveva scoperto nella Valtornenche, solo in seguito all'intervento del prof. Vaccari ; lo scopritore te- meva — come altri esempi gli avevano insegnato — che la divulgazione segnasse la distruzione delle due colonie.^ E furono appunto le sue indicazioni dettagliate sulla pianta della Valtor- nenche che mi fecero comprendere il significato delle altre colonie ch'essa à nella Valle di Coirne. Ai danni estetico e scientifico che derivano dalle raccolte vandaliche alle quali ò accennato spesso si aggiunge anche un vero e proprio danno economico. Il Monte Velino ne offre un esempio. Le innumerevoli buche scavate dai cercatori di radici di Genziana furono la prima causa dello sfacelo della cotica erbosa; ed i prati che altra volta co- privano i fianchi del monte sono ora in gran parte ridotti a vasti brecciai. ^ L' Edelweiss, le Artemisie e le altre piante delle regioni ele- vate quando sono raccolte in quantità a scopo industriale, spessis- simo per fretta e per incuria-sono sradicate mentre gli steli sareb- bero sufficienti allo scopo della raccolta. Come molte altre specie ricercate dagli orticoltori, sono piante che crescono nei siti sas- sosi e sterili e lentamente; spesso sono, come le piante rupestri, i colonizzatori della stazione rendendola a poco a poco acces- ^ CoRKEVON H., in « Bulletin de l'Association pour la protection des plantes», n. 20 [1908], p. 7. =* Vaccari L., 1. e, p. 3 (estr.). XIV. * RIUNIONE GENERALE IN ROMA 179 sibile ad altre piante erbacee e poi non di rado a piante le- gnose. E qui ricordo clie nel Cantone dei Grigioni le leggi del 1908 e del 1910 vietano la raccolta, non solo delle specie più rare, che enumerano, ma anche indistintamente di « tutte le piante delle alte regioni alpine formanti cuscini ». Fra le cause di distruzione della flora deve annoverarsi anche quella del dissodamenti e dei drenaggi dovuti all'estendersi delle colture. I suoi effetti sono limitati alle zone inferiori e per lo più non attenta all'esistenza della pianta ma, quasi sempre, solo a qualche sua colonia. Però queste colonie possono essere di sommo interesse per gli studi fitogeografici. Cosi, per ricordare solo qualche esempio, citerò V Oxi/coccos palustris al lago di Bien- tina, in Toscana, scopertovi nel 1834 da Bubani ed ora scomparso per il prosciugamento del lago ; ^ la Drosera rotunclifolia e la Rhynchospora alba ai laghi di St.* Maria e di Lago, presso Vittorio Veneto, ^ dove ora le due piante sono sparite causa l'abbassamento artificiale del livello dell'acqua allo scopo di per- mettere il dissodamento dei prati torbosi delle sponde; il Papiro, di cui dissi; ecc. E voglio ancora ricordare le gigantesclie cep- pale di Osmunda regalìs all'isola del Giglio, nell'Arcipelago toscano, riconosciute dal dott. Sommier verso il 1890 e distrutte una diecina di anni dopo per l'avanzarsi delle colture: erano « veri tronchi alti fino a due metri ed aventi ben tre metri di circonferenza, tali da meritarsi il nome di felci arboree ». ^ É certo che in nessuno dei paesi che curano la difesa della propria flora, quei superbi monumenti vegetali di epoche lon- tane sarebbero stati cosi barbaramente abbandonati all'accetta del boscaiolo. • 1 Baroni E., 1. e, p. 373. * Trotter A., Osservazioni sulla macroflora dei laghetti di Bevine (« Annali di Botanica », IV [1906], p. 282). * Sommier S., in « Ballettino della Società botanica italiana », 1904, p. 305. 180 XIV.^' RIUNIONE GENERALE IN ROMA Sarebbe assurdo cliiedepe che si rinunzi a dissodamenti o bonifiche e che si arrestino le colture per evitare la sparizione di una qualche pianta interessante, ma spesso sarebbe possibile circoscrivere la distruzione della colonia conciliando cosi l'in- teresse economico con quello storico e scientifico. Mezzi di protezione della flora. L'istituzione dei Giardini alpini fu uno dei mezzi più preco- nizzati per la protezione delle piante rare, e la loro importanza a questo scopo fu patrocinata fino dal 1875 da Naegeli. Nel 1884 r « Association pour la protection des plantes » a quest' unico fine fondava a Ginevra un giardino per acclimatare e riprodurre per seme le piante più interessanti. Ciò allo scopo di fare poi una seria concorrenza ai contadini ed agli orticol- tori in generale, vendendo semi ed esemplari viventi non solo a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato o dagli stabilimenti orticoli, ma per di più già acclimatati al piano e quindi con la sicurezza, per l'acquirente, di buon esito. Ma l'at- tuazione di questo programma minacciò ben presto di far crol- lare l'impresa; e cosi dopo pochi anni essa fu assunta dal signor Correvon, il quale le diede un indirizzo commerciale tanto che sussiste tuttora. In Italia, nel 1891 la Sezione di Milano del Club Alpino fondò — come dissi — sul Monte Baro la « Daphnea », secondo i con- sigli del sig. Correvon, allo scopo precipuo di difendere le piante più interessanti delle Alpi lombarde ; ma i risultati non corri- sposero alle speranze e dopo qualche anno il Giardino fu quasi del tutto abbandonato. Poi sorsero nel 1897, la « Chanousia » al Piccolo San Bernardo; nel 1900 e nel 1901 V « Allionia » a To- rino, là « Rostania » nelle Alpi di Pinerolo, il Giardino « Henry » a Courmayeur; nel 1902, la « Gussonea » sull'Etna, ed altri due Giardini: l'uno sul Monte Presolana nelle Alpi Bresciane, ed un altro a Vallombrosa, nell'Arboreto del R. Istituto Forestale; infine, nel 1909, la « Tenorea » sul Monte Vergine. I primi sono dovuti all'iniziativa del Club Alpino Italiano allo scopo essenziale di difesa delle piante più rimarchevoli della montagna: ma non mi consta — come del resto dimostrano gli XIV.=^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 181 esempi che ò citato della distruzione cui sono soggette — che esse vi abbiano trovato quella valida protezione che si sperava. Attualmente i Giardini alpini nel resto d'Europa, sono 11 in Svizzera, 7 in Francia, 2 in Baviera, 5 in Austria. * Il fatto che in questi Stati si giudicò opportuno di ricorrere ad altri provvedimenti per la protezione della flora, dimostra che r influenza dei Giardini alpini è stata nulla o troppo in- sufficiente per tal fine. Si é affermato l'importanza dei Giardini alpini nella difesa della flora alpina come sede di esperimenti sulla coltura e sulla moltiplicazione delle piante officinali ed industriali attualmente devastate. Non ò molta fiducia nei risultati pratici di questi esperimenti. Mi è diffìcile il confidare che l'alpigiano preferisca curare un campicello di Gentiana lutea o delle « rocailles » di Artemisia rimtellina, per esempio, ed attendere lo sviluppo delle piante — quasi sempre non rapido — e sorvegliarle da probabili devastazioni, piuttosto che andarle a raccogliere nelle loro stazioni naturali. Tanto più che spesso ivi lo chiamano anche altre sue occupazioni, come la falciatura dei fieni o la sorveglianza del bestiame al pascolo od il taglio della legna. Né si dimentichi che per lo più i raccoglitori sono, come dissi, i ragazzi o le persone che per la loro scarsa intelligenza sono incapaci di lavori più proficui alla famiglia; e neppure sugli stessi orticoltori l' influenza dei Giardini alpini come esperi- menti di colture si é dimostrata molto efficace, come risulta dagli esempi che ò ricordato i quali mostrano chiaramente che il commercio delle piante vive alpine si alimenta specialmente da raccolte nelle stazioni naturali. Un'azione protettrice in questo senso dei Giardini alpini potrà esplicarsi, io credo, solo quando troverà nella popolazione un tale grado di educazione che non é possibile supporre prossimo, e sarà sostenuta da provvedimenti legislativi. Il sig. Burnat, anziché un mezzo di protezione, vede nei Giar- dini alpini un pericolo per la flora, potendo essi eccitare il tra- ' Bruttini a. e Vaccari L., Inchiesta sui Giardini alpini in re- lazione al miglioramento della flora foraggera delle montagne. Roma, 1906, p. 13-16. — Oavara F., Il Giardino alpino del Monte Vergine (« Boll, della Soc. dei Naturalisti iu Napoli », voi. XXIII [1909], p. 151). 182 XIV." RIUNIONE GENERALE IN ROMA piantamento di piante alpine anche nel piano a detrimento della flora montana; ^ anzi, aggiungerò, il Giardino può essere causa di danno più grave alla scienza che non sia quello della distru- zione di piante rare, inducendo i centuriatori senza scrupoli a completare le loro raccolte con piante coltivate. É bensì vero che nel programma approvato al secondo Congresso dei Giardini Alpini tenutosi in Svizzera a Pont-de-Nant, nell'agosto 1906, fra gli scopi scientifici del Giardino alpino figura anche quello di moltiplicare le specie più rare della montagna in modo da averne in riserva per disporne a favore dei giardini «e degli erbari » ; ^ ma è ovvio che mentre non può essere privo d'inte- resse che la pianta sia rappresentata negli Erbari anche da esem- plari provenienti da colture, sarebbe deplorevole che essi vi figurassero invece erroneamente indicati come raccolti in sta- zioni naturali. Non intendo prender parte alla dibattuta questione dell'utilità effettiva dei Giardini alpini allo scopo scientifico; ma qui li considero solo come mezzo di protezione delia flora alpina. Ed a tal proposito mi piace ricordare le parole di un convinto soste- nitore dei Giardini alpini e profondo conoscitore delle piante della montagna, parole alle quali mi associo. Il prof. Vaccari, il quale, e come illustratore della flora della Valle d'Aosta e come Direttore della « Chanousia », é su questo argomento di una competenza indiscutibile, nell'accurato studio sui Giardini alpini, fatto insieme al dott. Bruttini, afferma: «la protezione delle piante rare non è a mio parere raggiunta dai Giardini alpini ». ^ Fu suggerito anche un altro mezzo: quello della semina ar- tificiale specialmente per ricostituire le stazioni distrutte. Quando la colonia è stata devastata per causa diretta od immediatamente indiretta dell' uomo il suo ripopolamento non presenta inconve- nienti, anzi è da suggerirsi ; però è chiaro che questo modo di protezione della flora non può esplicarsi che molto limitata- ^ BURNAT E., 1. e, p. 14. 2 Cavaua r., 1. e, p. 157. 3 Bruttini A. e Vaccari L.. op. e, p. 5G. XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA 183 mente. Ma quaulo non si à la certezza che la sparizione della pianta è dovuta a queste cause, la ricostituzione artificiale della colonia può essere di danno dando origine a stazioni nelle quali il significato fitogeografìco della pianta é falsato. ^ A questo ri- guardo, p. es„ non é da rimpiangersi che i tentativi per l' in- troduzione del LeontopocUwn alpinum nell'Appennino toscano siano falliti. - La propaganda per la difesa della flora è certamente un mezzo di protezione ma di efficacia assai debole, poiché esso può avere influenza soltanto sulle persone per le quali la raccolta delle piante noìi significa lucro. Sarebbe realmente efficace quando allontanasse dai negozianti gli amatori di piante vive e gli acqui- renti di piante secche a scopo industriale. Contro i raccogfitori di piante a scopo commerciale non vedo che un mezzo che attualmente possa con efllcacia difendere la flora: quello dei provvedimenti legislativi. L'esempio degli altri Stati di cui dissi, insegna. Non oserei affermare che quei divieti di cui feci parola siano ovunque applicati, o per le migliorate condizioni della flora che non li rende più necessari, ^ o per deplorevole noncuranza delle 1 Crépin F., in « Bulletin de l'Association pour la protectiou des plantes », n. 4, p. 11 : Bitrnat E., 1, e, p. 15, 16. 2 I tentativi furono fatti nel 1882 da G. Juon, delegato del Club Alpino Italiano, e ripetuti nel 1888 dal dott. L. Tonini (« Rivista alpina italiana », voi. II [18831, P- 1-8; « Rivista mensile del Club Alpino Italiano », voi. Vili [1889], p. 52). In Svizzera ed in Francia, p. es., dove l'interesse per le piante è più diffuso, gli esempi di simili tentativi non sono rari. Basti ri- cordare quelli del Teucrium PoUum nel Lionese, del Pyretrum Tschi- hattcheicii e delV Iberis Garrexiana presso Zurigo, àe^VAethionema saxatile e della VssicariaiitriQxdata "^Tesso Vevey, della Viola cornuta sul monte Grammont, e quelli numerosi per arricchire la flora di Aix-les-Bains di piante delle Alpi granitiche, della Spagua e del- l' Italia meridionale e perfino del Canada. (« Bulletin de l'Association polir la protection des plantes •», n. 3, p. 18, 27; Burnat E., 1. e, p 16; Chabert A., La Flore d' Aix-les-Bains [«Bull. Soc. hot. de France », voi. LIV [1907], p. 91]). ' 2^ella Savoia il decreto prefettizio del 1° agosto 1903 permette la raccolta della Gentiana lutea, che un decreto precedente invece vietava, essendosi riconosciuto che la sua raccolta non ne minac- ciava più l'esistenza nel Dipartimento. 184 XIV. a RIUNIONE GENERALE IN ROMA Autorità. Ad ogni modo, il loro intensificarsi nei paesi suddetti dimostra che essi sono più efficaci dell'azione dei privati o delle Associazioni, o per lo meno che questa azione vi trova valido appoggio. Per la protezione della nostra flora fu proposta anche l'isti- tuzione di Parchi nazionali nelle diverse regioni botaniche d' Italia. Sarebbe un ottimo mezzo ma di difficile attuazione causa la spesa rilevante ch'esso necessiterebbe, per quanto allo scopo di diminuire le difficoltà a questo riguardo, non si dovessero con- siderare che i terreni di proprietà demaniale. Però, volendo, sa- rebbe possibile ottenere qualche cosa in questo senso rivolgendosi alle riserve di caccia reali o di privati — talvolta vastissime ed anche importanti sotto l'aspetto botanico — perchè in tal caso l'ostacolo della spesa per l'affitto sarebbe del tutto eliminato, ed assai diminuito quello della spesa per la sorveglianza. Conclusioni. Si obietterà che in Italia la protezione della flora non s'im- pone cosi urgentemente come nei paesi ai quali accennai. Fra noi sono assai scarsi i botanici ed i botanofili, come pure gli appassionati cultori di fiori spontanei, e gli esempi che ò ricordato mostrano che la nostra flora è danneggiata sopratutto — direttamente od indirettamente — dagli stranieri. Ad ogni modo quegli esempi dimostrano l'esistenza del pericolo e quindi la possibilità che le sue conseguenze si aggravino. E siccome i provvedimenti protettivi anno un significato non soltanto re- pressivo ma sopratutto preventivo non si deve ritardarne lo studio. L'esempio degli altri Stati che curano la protezione delle rispettive flore deve esserci di incitamento ad affrettarci a fare altrettanto per la nostra, prima che più gravi depredazioni ci debbano far lamentare danni irreparabili. Né dobbiamo scorag- girci e rinunziarvi anche se i risultati sperati dai nostri ten- tativi ci apparissero incerti, poiché non dobbiamo lasciare in- tentato alcun mezzo per assicurare la nostra flora — parte integrante del nostro patrimonio scientifico ed estetico — a coloro che ci seguiranno. Non intendo ora analizzare la legislazione dei diversi Stati, XIV.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 185 alla quale ho accennato da principio, per vedere quali dovreb- bero essere i provvedimenti che meglio si adatterebbero al caso nostro. Sarebbe un concludere prima del momento opportuno. Invece espongo quale via — a mio parere — si dovrebbe se- guire per giungervi : 1." La « Società botanica italiana » esprima il voto e faccia pratiche affinchè alla legge per la difesa del paesaggio, pro- posta dall' on. Rosadi, sia dato un significato più esteso af- finchè consideri i monumenti naturali anche sotto il loro aspetto scientifico, in modo che anche la fiora vi trovi pro- tezione. Un voto analogo fu espresso recentemente dai Geologi riguardo alla difesa dei fenomeni geologici clie l'azione dell'uomo minaccia. Il prof. C. Marangoni nella Rivista « Natura » del maggio scorso dimostra 1' opportunità e la necessità che anche i massi erratici e le marmitte dei giganti sieno compresi nella legge per la difesa del paesaggio. ^ La proposta fu esaminata nel recente Congresso geologico di Lecco, il mese scorso, ed il Congresso la fece sua, anzi estendendola in generale agli esempi rimarchevoli di fenomeni geologici soggetti a distruzione per opera dell'uomo. 2.° La « Società botanica italiana » faccia pratiche presso le altre Associazioni che mirano all' incremento delle Scienze na- turali, per un'intesa riguardo alla protezione dei monumenti naturali in generale. E la proposta del prof. Lenticchia ampliata. Se, come è sperabile, queste pratiche raggiungeranno il loro scopo, sarà allora il caso di studiare il programma da seguirsi e quali sarebbero i provvedi- menti legislativi speciali da richiedersi. 3.» La « Società botanica italiana >■> frattanto studi l'istituzione di riserve botaniche per le specie più notevoli nelle riserve di caccia reali ed avvii pratiche per la loro attuazione. E quanto fu fatto in Baviera nella riserva di caccia reale del Koaigsee ed in Danimarca nella foresta reale di Schlossgehege. ^ Marangoni C, Per la difesa dei ìjiassi erratici e delle marmitte dei Giganti («Natura », voi. II [19111, n. 5 [Maggiol. Pavia. [Notizie e varietà]). 186 XIV." RIUNIONE GENERALE IN ROMA Così la riserva botanica non necessita spese per la tacitazione dei diritti dei proprietari né per la sorveglianza potendo usufruire di quella stabilita per la fauna: sarebbe l'accenno ad una più estesa protezione della flora. Ricordo pure che estese riserve botaniche private esistono in Carniola, in Moravia, in Boemia, in Danimarca ed in Russia ; nò, forse, sarebbe difficile ottenerne anche in Italia. 4.0 La « Società botanica italiana » esprima il voto al Governo affinchè l'istituzione del Parco Nazionale nella Valle di Livi- ano serva efficacemente anche alla difesa ed allo studio della flora. Quantunque la « Società botanica italiana » non sia stata inter- pellata dal Governo sull'istituzione del Parco, e quantunque per la flora italiana la Valle di Livigno non abbia quell' importanza che avrebbero altre località delle nostre Alpi, ritengo ch'essa debba fa- vorirne la riuscita, poiché questo Parco segnerebbe il iDrimo passo del nostro Paese per mettersi al pari di altri a questo riguardo più avanzati. Appunto perciò non deve disinteressarsi del programma scientifico, ma per quanto riguarda la Botanica, deve seguirne lo svolgimento, come avviene in Svizzera, il cui Parco Nazionale do- vrebbe formare insieme al nostro un unico grandioso Parco di 200 Km." La portata di queste proposte può sembrare troppo limitata di fronte alia vastità dello scopo Anale cui esse tendono. Però, mi pare, siano attualmente le sole di riuscita probabile per la protezione della flora italiana, intento che confido raggiunge- remo se faremo nostro il motto : Labore, constantìa et concordia res jyarvae cresciint. APPENDICE. Le specie che sul versante esterno delle Alpi — cioè, nei Di- partimenti alpini della Francia, in Svizzera, nel Liechtenstein, in Baviera ed iu Austria — sono difese da provvedimenti legis- lativi sommano, lino a tutto il 1910, a 120 specie o varietà. Inoltre per 22 generi e 2 famiglie sono protette le specie alpine od anche tutte indistintamente. Però queste 120 specie o varietà ed i 22 generi e le 2 fa- miglie sono soltanto quelli elencati nei divieti. Il più spesso XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 187 il provvedimento à una portata più estesa riferendosi alle piante alpine in generale od a quelle più rare, e sopraiuUo a quelle enumerate ; qualche volta la raccolta é vietata tassativamente, ma il più spesso il divieto riguarda la raccolta di piante colle radici 0 se fatta in quantità rilevanti. In questo elenco delle piante che la legislazione dei paesi suddetti enumera e protegge, indico anche le date di emissione delle leggi, dei decreti o delle ordinanze dei rispettivi Stati, Dipartimenti, Distretti o Comuni.^ *■ In Stiria ed in Carniola, come dissi, sono allo studio leggi per la protezione della flora alpina. In Stiuia un primo progetto di legge fu presentato alla Dieta nel novembre 1909 ed enumera le piante seguenti : Leontopodium alpinum; Nigritella angusti/olia, nigra e rubra; Cypripedium Calceolus; Primula Auricula: Dianthus plumarius e Sternhergii: Arlemisia mufe.ì- lina e spicata. In un secondo progetto, presentato nel gennaio 1910, alle suddette sono state aggiunte: Bhododendron ferrugnieum, in- termedium, Chamaeoistus ed Inrsutum : Gentìana pannonica, lutea, fri- gida, punotata, acaulis e Froelichii ; Valeriana celtica. In Carniola il progetto di legge dell'ottobre 1910 enumera: Pri- mula carnioUca: Viola Zoysii ; Potentilla nitida: Eritrichium nanutn; Nigritella rubra & nigra: Gentìana lutea, Froelichii e pannonica; Cy- priyedium Calceolus; Eryngium alpinum; Geranium argenteum ; Tri- folium hadium e noricum ; Daphne Cneorum ; ed inoltre Daphne Blagayana e Leontopodium alpinum, già contemplate dalla legge del 1908. Se le due leggi saranno approvate il numero delle specie o varietà che la legislazione protegge sul versante esterno delle Alpi ed enu- mera salirà a 132, dovendosi aggiungere : Stiria: Dianthus plumarius L. D. Sternhergii Sieb. Gentiana frigida Haenke Rhododendron intermedium Tausch Carniola : Eritrichium nanum Schrad. Lilium carniolicum Bernb. Potentilla nitida L. Primula carnioUca Jacq. Trifolium hadium Schreb. T. noricum Wulf. Viola Zoysii Wulf. Stiria e Carniola : Gentìana Froelichii Jan 188 XIV. '^ RIUNIONE GENERALB IN ROMA ' Achillea Clavenae L. — Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). Actaea spicata L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910). Aclonis vernalislj.— Baviera (Mùnchen, 11. 111. 1910,21. IX. 1910). AlGìiemill a alpina h. — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904). AmelancJiier viclgaris Moench — Baviera (Mùnchen, 21. IX. 1910). Androsace — Svizzera (Valais, 13. VII. 1906 ; Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907 ; S. Gallen, 31. V. 1907) ; Liechtenstein, 24. VI. 1908. Anemone (specie alpine). — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904; Hautes-Alpes, 20. V. 1903); Svizzera (Appenzell. a. Rh., 29. XI. 1907). A. alpina L. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28, X. 1909 ; Mùnchen, 21. IX. 1910). A. Hepatica L. — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908 ; Solothurn, 21. IV. 1908). A. patens Hpe. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910). A. pratensish. — Baviera (Mùnchen, 21. IX. 1910); Austria (Wien, 27. IX. 1910). A. PiUsatillo.lj. — Svizzera (Pompaples e Romainmòtiers, 1890; Aargau, 14. XI. 1908); Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910,21. IX. 1910); Austria (Wien, 27. IX. 1910). ui, silvestris L. — Austria (Wien, 27. IX. 1910). A. vernalis L. — Baviera (Mùnchen, 21. IX. 1910) Aquilegia alpina L. — Svizzera (Graubùnden, 20. III. 1908, 8. IV. 1910). Arnica montana L. — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904 ; Hautes-Alpes, 20. V. 1903); Baviera (Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909). Artemisia mutellina Vili. — Francia (Alpes-Maritimes 28. VI. 1904; Isére, 10. XI. 1900; Hautes-Alpes, 20. V. 1903; Haute- Savoie, 2. V. 1901 ; Savoie, 25. HI. 1902) ; Baviera (Schwaben e Neuburg, 28. 10. 1909) ; Austria, Kàrnten, 14. III. 1908). A. spicata Wulf. — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904; Hautes-Alpes, 20. V. 1903; Isére, 10. XI. 1900 ; Haute-Savoie, 2. V. 1901; Savoie, 25. HI. 1902). A. Villarsii Gr. et Godr. — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904; Hautes-Alpes, 20. V. 1903; Isère, 10. XI. 1900; Haute- Savoie, 2. V. 1901 ; Savoie, 25. HI. 1902). XIV.^^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 189 ArH?n maculalum L. — Baviera (Friedberg, 20. 1. 1910). Asarwn europaewm L. — Baviera (Friedberg, 20. 1. 1910). Aspidiuiii aculeaiwn S\v. — Austria (Oesterreich ob dar Enns, 28. V. 1910). A. lóbatmn Sw. — Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). A. Lonchiiis Sw. — Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). Aster alpinus L. — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908) ; Solothurn, 21. IV. 1908). A. Aìnellus L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). A. Linosyris Bernh. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Azalea procwnbens L. — Austria (Graz, 4, VI. 1887). Carlina acaiUis L. — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908). Centaurea (specie alpine). — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904). C. axillaris W. — Baviera (Mùnchen, II. III. 1910, 21. IX. 1910). C. Iacea L. var. angustifolia Schrank — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Cephalanthera grandiflora S. F. Gray (= C. pallens Rich.) — Baviera (Mùnchen, 21. IX. 1910). C. riibra Rich. — Baviera (Mùnclien, 21. IX. I9I0). Cetraria islandica Ach. — Austria (Graz, 4. VI. 1887). Chamaeorohis alpina Rich. — Baviera (Berchtesgaden, 15. IV. 1910). Clematis alpina Mill. — Francia (Hautes-Alpes, 20. V. 1903). Coclilearia ofTicinalis L. — Baviera (Friedberg, 6. VII. 1908). Convallaria majalis L. — Liechtenstein, 24. VI. 1908; Baviera (Garmisch, 16. V. 1900 ; Tòlz, 4. V. 1907 ; Markt Oberdorf, 17. Vili. 1910; Mùnchen, 21. IX. 1910). Cyclamen europaeum L. — Frangia (Isére, 10. XI. 1900 ; Hautes- Alpes, 20. V. 1903; Haute-Savoie, 2. V. 1901; Savoie, 1889, 25. III. 1902); Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908; S. Gallen, 31. V. 1907; Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907; Uri, 28. V. 1908; Glarus, 17. VI. 1908) ; Liechtenstein, 24. VI. 1908; Baviera (Gar- misch, 16. V. 1900; Berchtesgaden, 25. V. 1907; Tòlz, 4. V. 1907; Bad Reichenhall, 8. V. 1907 ; Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909 ; Mùnchen, 21. IX. 1910) ; Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910 ; Wien, 27. IX. 1910). Bull, della Soc. hot. ital. 13 190 XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA C. neapoUianum Ten. — Svizzera (Roche, 25. IV. 1893). Cypripeclium Calceolus L. — Francia (Isére, 10. XI. 1900: Hautes-AIpes, 20. V. 1903; Savoie, 25. III. 1902; Haute-Sa- voie, 2. V. 1901); Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908; Solothurn 21. IV. 1908; Zug, 5. Vili. 1909 ; Uri, 26. V. 1908; Glarus, 17. VI. 1908 ; Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907 ; Zùrich, 3. Vili. 1909; S. Gallen, 31. V. 1907 ; Graubùnden, 20. IH. 1908, 8. IV. 1910); Baviera, (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Miiachen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910): Austria (Oesterreich u. dei- Enns, 29. I. 1905; Oesterreicli ob der Enns, 28. V. 1910). Cytisus ratishonensis SchaefF. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Daphne — Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908). D. alpinaL. — Svizzera (Oensingen e Balsthal,1888, 27. IV. 1894). B. Blagaijana Freyer — Austria (Krain, 28. V. 1898). D. Cneorum L. — Svizzera (Oensingen e Balsthal, 1886, 1894) ; Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909 ; Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). D. Mezereum L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910). Dentaria ~ Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908). Dianilms (specie alpine) — Svizzera (Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907; Appenzell i. Rh., 4. II. 1907; S. Gallen, 31. V. 1907); Liechtenstein, 24. VI. 1908. Z). sUvester Wulf. — Svizzera (Valais, 13. VII. 1906; Solothurn, 21. IV. 1908). Borì/cnium suffruiicosum Koch — Baviera (Miinchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Drosera — Svizzera (Zug, 5 VIK. 1909). Eryngium alpmum L. — Francia (Isère, 10. XI. 1909; Hautes- AIpes, 20. V. 1903; Haute-Savoie, 2. V. 1901; Savoie, 25. III. 1902); Svizzera (Valais, 13. VII. 1906; Graubùnden, 8. IV. 1910). FUices (a foglie persistenti) — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904; Isére, 10. XI. 1900; Hautes-AIpes, 20. V. 1903; Haute- Savoie, 2. V. 1901; Savoie, 25. HI. 1902). Fritillaria — Francia (Hautes-AIpes, 20. V. 1903). F. Meleagris L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910) ; Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). XIV.* RIUNIONE GENERA LK IN ROMA 191 Galantlius nivalis L. — Francia (Hautes-Alpes, 20. V. 1903) ; Baviera (Markt Oberdorf, 17. Vili. 1910). Gentiana — Francia (Isère, 10. XI. 1900; Haute-Savoie, 2. V. 1901) ;i Svizzera (Valais, 13. VII. 190Q; Aargau, 14. XI. 1908 Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907; S. Gallen, 31. V. 1907) Liechtenstein, 24. VI. 1908; Austria (Graz, 4. VI. 1887 Wien, 27. IX. 1910). G. (specie a fiori azzurri) —Francia (Hautes-Alpes, 20. V. 1903). G. acaulis L. — Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908 ; Zug, 5. Vili. 1909); Baviera (Friedberg, 20. I. 1910; Berchtesgadeii, 15. IV. 1910; Mùncheii, 11. HI. 1910, 21. IX. 1910). G. asclepiadea L, — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwa- ben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910). G. ClHSiì Perr. et Song. — Svizzera (Zùrich, 3. Vili. 1909). G. Kochiana Perr. et Song. — Svizzera (Zùrich, 3. Vili. 1909). G. lutea L. — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904); Sviz- zera (Zùricli, 3. Vni. 1909) ; Austria (Salzburg, 1889?); Ba- viera (Oberbayern, 19. X. 1909; Scliwaben e Neurburg, 28. X. 1909 ; Mùnchen, 21. IX. 1910) ; Austria (Graz, 4. VI.1887-). G. ìmnnonica Scop. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910); Austria (Graz, 4. VI. 1887). G. punciafah. — Baviera (Oberbayern, 19, X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910); Austria (Graz, 4. VI. 1887). G.picrpureaL. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910). G. verna L. — Svizzera (Zug, 5. VIII. 1909). Geranium argenteum L. — Francia (Hautes-Alpes, 20. V. 1903). Gladiolus paluster Gaud. ~ Baviera (Friedberg, 20. I. 1910 ; Mùnchen, 11. IH. 1910, 21. IX. 1911). Helleborus nìger L. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909 ; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909 ; Mùnchen, 21. IX. 1910) ; Austria (Wien, 27. IX. 1910). HemerocalUs flava L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910). 1 Con un decreto posteriore (1 agosto 1903) nel Dipartimento della Savoia è permessa la raccolta della Gentiana lutea. 2 Indicata col nome di G. liiteola. 192 XIV. * RIUNIONE GENERALE IN ROMA Hieracium Hoppeanum Schult. — Baviera (Mùnclien, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Hypericum — Francia (Isére, 10. XI. 1900; Hantes-Al pes, 20. V. 1903; Haute-Savoie, 2. V. 1901; Savoie, 25. V. 1902). Iberis saxatilish. — Svizzera (OensingeneBalsthal,27.1V. 1894). Ilex aquifolmm L. — Svizzera (Aargaii, 14. XI. 1908 ; Solo- thurn, 21. IV. 1908) ; Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909 ; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909). Iris — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908) ; Austria (Wien, 27. 1910). /. fiorentina L. — Baviera (Mùnchen, 21. IX. 1910). /. sibirica L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910) ; Mùnchen, II. III. 1910, 21. IX. 1910). /. variegata Lam. — Baviera (Mùnclien, 11, III. 1910, 21. IX. 1910). Juniperus Sabina L. — Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908). Leoniopodium alpinum Cass. — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904; Isére, 10. XI. 1900; Hautes-Alpes, 20. V. 1903; Haute-Savoie, 2. V. 1901 ; Savoie, 25. III. 1902) ; Svizzera (Valais, 13. VII. 1906; Luzern, 6. V. 1881 ; Schwyz, 1881 Uri, 8. X. 1885, 26. V. 1908; Appenzell i. Rh., 1885, 4. II. 1907 Unterwald Obwald, 31. V. 1878; Glarus, 1883, 17. VI. 1908 S. Gallen, 31. V. 1907; Davos, 1893?; Graubùnden, 20. Ili 1908, 8. V. 1910); Liechtenstein, 17. II. 1886, 2. XH. 1903 Baviera (Fùssen, 27, 30. V. 1902; Berchtesgaden, 25. V 1907; Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910); Austria (Tirolo, 7. Vili. 1892 Bregenz, 29. V. 1886; Salzburg, 17. II. 1886; Kàrnten, 14 III. 1908; Gorizia e Gradisca, 1896; Krain, 28. V. 1898 Oesterreich u. der Enns, 14. X. 1901 ; Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). Leucojum vernwn L. — Baviera (Friedberg. 20. 1. 1910; Markt Oberdorf, 17. VHI. 1910). Lilium ~- Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904). L. bulbiferum L. — Svizzera (Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907; Zùrich, 3. Vili. 1909). L. croceum Chaix — Francia (Hautes-AIpes, 20. V. 1903) ; Sviz- zera (Solothurn, 21. IV. 1908; Uri, 26. V. 1908; Glarus, 17 VI. 1908). XIV.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 193 L. Martagon L. — Francia (Hautes-Alpes, 20. V. 1903) ; Ba- viera (Friedberg, 20. I. 1910; Berchtesgaden, lo. IV. 1910; Markt Oberdorf, 17. Vili. 1910; Mùiichen, 21. IX. 1910) ; Austria (Wien, 27. IX. 1910). Lunaria rediviva L. — Svizzera (Oensingen e Balsthal, 27. IV. 1886, 1894). Mascari botrijoides Mill. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910). Narcissus — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904) ; Liech- tenstein, 24. VI. 1908; Svizzera (Appenzeil a. Rh., 29. XI. 1907; S. Gallen, 31. V. 1907). N. poèticus L. — Austria (Wien, 27. IX. 1910). Nigritella nigra Rclib. (= N. angustifolia Rich.) — Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908; Appenzeil i. Rh., 4. IL 1907; Ap- penzeil a. Rh., 29. XI. 1907 ; Uri, 26. V. 1908; Zug, 5. VIIL 1909; Zùrich, 3. VIIL 1909; Glarus. 17. VIL 1908; S. Gallen, 31. V. 1907); Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910); Austria (Oesterreich u. der Enns, 29. I. 1905; Oasterreich ob der Enns, 28. V. 1910). A'', rubra Richter — Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). A", suaveolens lioch — Baviera (Berchtesgaden, 15. IV. 1910). Nuphar luteum S. et S. — Svizzera (Aargau, 15. XI. 1908; Zug, 5. Vili. 1909); Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909 ; Mùnchen, 21. IX. 1910). N. puìnilwn DO. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910). Nymphaea aWa L. — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908; Zug, 5. Vili. 1909) ; Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909 ; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909 ; Mùnchen, 21. IX. 1910). Ophrijs — Svizzera (Zùrich, 3. Vili. 1909) ; Austria (Oester- reich u. der Enns, 29. I. 1905). 0. apifera Huds. (= 0. ìiiyodes Jacq.) — Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908); Baviera (Miìnchen, 11. IIL 1910, 21. IX. 1910). 0. aranifera Huds. — Svizzera (Solothurn, 21. IV. 1908) ; Ba- viera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910); Austria (Oester- reich ob der Enns, 28. V. 1910). 0. faciflora Moench — Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). 194 XlV.a RIUNIONE GENERALE IN ROMA 0. Arachmtes Lam. — Baviera (Mùnchen, 11. IH. 1910, 21. IX. 1910). 0. muscifera Huds. — Svizzera (Solothurn, 21, IV. 1908) ; Ba- viera (Friedberg, 20.1. 1910; Berchtesgaden, 15. IV. 1910; Mùnchen, 11.111. 1910, 21. IX. 1910); Austria (Oesterreicli Db der Enns, 28. V. 1910). Orchidaceae — Liechtenstein, 24. VI. 1908; Austria (Wien, 27. IX. 1910). Orchis — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904; Hautes- Alpes, 20. V. 1903) ; Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908; Appen- zell a. Rh., 29. XI. 1907 ; S. Gallen, 31. V. 1907). 0. mascula L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). 0. niilitarìs L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910). 0. palustris Jacq. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910). 0. ustiilata L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910 ; Berchtes- gaden, 15. IV. 1910; Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Ornitliogalum — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904). 0. iimbellatum L. — Baviera (Friedberg, 20. I. 1910). Papaver alpinwn L. — Svizzera (Valais, 13, VII, 1906). Pinus Cembra L. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwa- ben e Neuburg, 28. X. 1909). Pirola inedia Hayne — Baviera (Mùnchen, 21. IX. 1910). P. umbellata L. — Svizzera (Andelflngen, 1893; Zùrich, 3. XIII. 1909). Platantliera Mfolia Rìch. — Baviera (Berchtesgaden, 15. IV. 1910). Potentina (specie alpine) — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI, 1904). P. rupestris L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910,21. IX. 1910). Primula (specie alpine) — Svizzera (Valais, 13. VII. 1906; Ap- penzell a. Rh., 29. XI. 1907; S. Gallen, 31. V. 1907); Liech- tenstein, 24. VI. 1908. P. Auricula L. — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908; Solothurn, 21. IV. 1908; Zug, 5. VIII. 1909; Zùrich, 3. VIIL 1909; Ap- penzell i. Rh., 4. IL 1907; Graubiinden, 20.111. 1908,8. IV. 1910); Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 11. IIL 1910, 21. IX. 1910); Austria (Oesterreich u. der Enns, 29. I. 1905 ; Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). XIV. ^ KlUNIONE GENKKALK IN KOMA 195 P. Clusiana Tauscli — Austria (Oesterreich ob der Eniis, 28. V. 1910). P. farinosa L. — Austria (Wien, 27. IX. 1910). P. longiflora Ali. — Svizzera (Graubùuden, 20. III. 1908, 8. IV. 1910). Ranunculas Thora L. — Svizzera (Graubùnden, 20. III. 1908, 8. IV. 1910). Rhododendron — Francia (Haute-Savoie, 2. V. 1901) ; Svizzera (Schwyz, 1893; Solothurti, 21. IV. 1908; Appeuzell i. Rh., 4. II. 1907; Huiidwil; Appenzell a. Rh., 29. XI. 1907; Zug, 5. VIII. 1909; S. Gallen, 31. V. 1907); Liechtenstein, 24. VI. 1908; Baviera (Garmisch, 16. V. 1900, 52. X. 1900; Fiissen, 27, 30. V. 1902; Miesbach, 7. VIII. 1902; Berchtes- gaden, 25. V. 1907; Tolz, 4. V. 1907). Rh. CJiamaecistus L. — Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909 ; Schwabeii e Neubarg, 28. X. 1909; Miìncheii,21. IX. 1910). Rh. ferruginemn L. — Francia (Isére, 10. XI. 1909 ; Hautes- Alpes, 20. V. 1903; Haute-Savoie, 2. V. 1901; Savoie, 25. III. 1902); Svizzera (Zurich, 3. VKl. 1909); Baviera (Ober- bayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùiichen, 21. IX. 1910). Rh. ferruginéum, L. flore albo — Svizzera (Graubùnden, 20. III. 1908, 8. IV. 1910). Rh. hirsuhim L. — Svizzera (Uri, 26. V. 1908 ; Ziirich, 3. Vili. 1909; Graubùnden, 20. HI. 1908) ; Baviera (Oberbayern, 19. X. 1909; Schwaben e Neuburg, 28. X. 1909; Mùnchen, 21. IX. 1910) ; Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910). Rh. hirsututn L. flore albo — Svizzera (Uri, 26. V. 1908). Rosa — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908). Saxifraga (specie alpine) — Francia (Alpes-Maritimes, 28. VI. 1904) ; Svizzera (Valais, 13. VII. 1906). S. cernua L. — Austria (Murau, 7. VI. 1904). S. hieracifolia L. — Austria (Murau, 7. VI. 1904). Scolopendriam, vulgare Sm. (= S. ofp,cìnale DC.) — Svizzera (Aargau, 14. XI. 1908; Solothurn, 21. IV. 1908); Baviera (Berchtesgaden, 15. IV. 1910) ; Austria (Oesterreich ob der Enns, 28. V. 1910; Wien, 27. IX. 1910). Scorzonera purpurea L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). 196 XlV.a RIUNIONE GENERALE IN ROMA Sempervivum Wulfeni Hpe. — Svizzera (Graubùnden, 20. III. 1908, 8. IV. 1910). Taxus haccata L. — Svizzera (Solotkurn, 21. IV. 1908) ; Ba- viera (Garmisch, 22. X. 1900 ; Oberbayern, 19. X. 1909 ; SchwabeD e Neuburg, 28. X. 1909). Thalictruìn alpinum L. — Svizzera (Graubùnden, 20. III. 1908, 8. IV. 1910). TrifoUum rubens L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). Tulipa — Francia (AIpes-Maritimes, 28. VI. 1904). Valeriana celtica L. — Austria (Graz, 4. VI. 1887 ; Murau, 7. VI. 1904). Veronica austriaca L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). V. spicata L. — Baviera (Mùnchen, 11. III. 1910, 21. IX. 1910). BIBLIOGRAFIA. BoRODiN J., La difesa dei monumenti naiw?-aZ« (« Acta Horti Botanici Univ. Imp. Jurjevensis », voi, XI [19101, p. 297 [in russo]). CONWENTZ H., BeitrCige zur Naturdenkmalpflege, voi. I. Berlin, 1910. CoRREVON H., Les Parcs Nationaux (« Bibliotlièque universelle et Revue suisse », voi. LVII, n. 171 [mars, 1910], p. 541). Kaan K., a természeti emlékek fentartdsa Dardnyt Igndcz (« A m. kir. fòlmivelésiigyi minister kiadvanyai, 1909, 10 szàm. »). Budaj)est, 1909. ScHRÒTER C, Der erste sahiveizerische Nattonalpark Val Cluoza bei Zernez (« Heimatschutz », Jahrg. V, Heft 3 [Marz, 1910]). Starback K., Naturskydd. Stockholm, 1909. (B,ef. in « Botanisches Centralblatt », voi. 113, n. 18, p. 474). « Berichte des Vereins zum Scliutze und zur Pflege der Alpenpflan- zen », n. 7-10 (1907-1910). « BuUetin de l'Association pour la protection des plantes », n. 1-20 (1883-1908). « Mitteilungen des Provinzialkomitees fùr Naturdenkmalpflege in Schlesien », n. 1-3 (1909-1911). « Rivista mensile del Club Alpino Italiano », anni 1887, 1889, 1890, 1898, 1896, 1897. « Sveriges Natur. — Svenska naturskyddsfòreningens arsskrift », 1910, 1911. « Jahresberichte der scliweizerisclien Naturschutzkommission» (« Be- richte der Kommissionen der Scliweizerischen Naturforschen- den Gesellscliaft ») (1909-1910). XIV.* RIUNIOXK GENERALE IX ROMA 197 Altre indicazioni bibliografiche sono citate nella Relazione. Inoltre, notizie e documenti numerosi riguardo alla protezione della flora all'estero ed in Italia mi furono comunicati da molti Bota- nici, ai quali qui rinnovo i miei più vivi ringraziamenti. Il Segretario R. Pampanini. Si decide di discutere la relazione alla prossima adunanza, e la seduta continua colla presentazione di altri lavori. Adunanza del lo ottobre 1911. Presidenza del Presidente BACCAKi>"r. A questa seduta privata assistono i soci : Béguinot, Bergamasco, Brizi, Campbell, Cortesi, Cuboni, De Rosa, De Toni, Jatta, Longo, Mattirolo, Nannetti, Pampanini, Persone, Pirotta, Traverso, Trotter e Vaccari. I soci IMassalongo e Ponzo sono rappresentati da Pam- panini, ed il socio Piccioli da Trotter. Aperta la seduta, alle ore 15, il Presidente proclama a nuovo socio il Dott. J. Bédélian di Pietroburgo. Indi si inizia la discussione sui bilanci del 1910. Il Presidente giustifica la mancanza della relazione dei Sindaci, e, in assenza del Cassiere, dà alcuni scbiarimenti sui bilanci, che, dopo opportuna discussione sono approvati. L'Assemblea inoltre decide che l'esame dei bilanci del 1911 sia deferito ai Sindaci pel triennio 1912-14. Non essendo ancora presente il Prof. Fiori per riferire sulla « Flora italica cryptogama», si decide di rimandarne la discussione ad un'altra adunanza. Allora il Presidente dà la parola al Segretario Pampanini il quale presenta questa sua relazione riguardante I periodici della Società botanica italiana nel triennio I909-191I. Nello scorso triennio il Bullettino aveva fortemente declinato, e, poiché esso non rispondeva più al suo scopo, nella Riunione generale del 1908, a Firenze, l'Assemblea, nelle adunanze del 18 e del 22 ottobre, discusse ampiamente l'opportunità di soppri- merlo, 0, meglio, di fonderlo al Nuovo Giornale. Concluse però di conservarlo, ma stabilendo che venisse distribuito puntual- mente dopo ogni adunanza senza tener calcolo della esigua 198 XIV.=^ RItJMIONK GENERALE IN ROMA mole che esso talora avesse potuto avere. ^ Il Consiglio allora per assicurare una maggiore puntualità alla pubblicazione dei periodici — in particolare del BullelUno — stabili alcune norme riguardo alla correzione delle bozze da parte degli Autori ed all' invio di esse. ^ In questo triennio nel disimpegnare le mie funzioni di Segre- tario delle Pubblicazioni tenni sempre presente la decisione del- l'Assemblea non derogando dalle norme suaccennate, che, come conseguenza di essa, il Consiglio aveva fissato. E, quantunque talvolta le suddette disposizioni restrittive sieno state forse con- siderate come troppo rigide, l'obbiettivo che l'Assemblea aveva indicato fu quasi completamente raggiunto : in questo triennio il Bullettino usci — tranne due volte — sempre entro il mese dal giorno della rispettiva adunanza. Le due eccezioni sono dovute : l'una {Bull. 1910, n. 5) al fatto che all'Adunanza non era stata presentata alcuna comunicazione. Sarebbe stato assurdo distri- buire un numero solo di qualche rigo di verbale; nò quindi ò creduto di venir meno allo spirito della decisione deU'xissemblea del 1908 unendo quel Bulletlino al seguente. L'altra {Bull. 1911, n. 6) ad un ritardo nell'invio dei manoscritti di alcuni lavori che non ò giudicato opportuno di rimandare al numero seguente considerando che la loro pubblicazione avrebbe dovuto subire un forte ritardo non potendo figurare che nel numero di ottobre. Pertanto il Bullettino questa volta usci con 5 giorni di ritardo. La puntualità del Bullettino può dirsi quindi raggiunta in questo triennio, per merito anche — m'affretto a dirlo — di molti Autori i quali mi facilitarono il compito rinunziando alla re- visione delle seconde bozze od acconsentendo di rimandare ad un numero susseguente la pubblicazione dei loro lavori pur avendo pienamente diritto di averli pubblicati subito. Anche riguardo al Nuovo Giornale i risultati sono soddisfacenti. Le difficoltà per rendere puntuale il Nuovo Giornale sono assai più grandi che non pel Ballettino. Difatti non è sempre possibile rimandare ad un altro numero la pubblicazione di un lavoro — o per cortese condiscendenza dell'Autore, o, se il ri- tardo è imputabile allo stesso Autore, applicando le norme sta- bilite dal Consiglio — causa l'entità dei lavori che fi smurano nei 1 Bullettino della Hooietà hot. it., 1908, p. 102, 104. * Circolare 5 gennaio 1909. XIV.'' RIUNIONE GENKRALE IN ROMA 199 periodico e perchè questo esce ogni tre mesi e quindi il ritardo sarebbe assai maggiore che non quando si tratta del Bullettino. Inoltre la maggior mole — talvolta assai rilevante — dei lavori e spesso la presenza di tavole sono pel Nuovo Giornale cause di facili ritardi che mancano invece al BiUleltino. Tuttavia il miglioramento è notevole. Basti ricordare che nel triennio I90G-1908 neppure un fascicolo usci puntuale, uno poi (fascicolo dell'ottobre 1907) usci con tre mesi e mezzo di ritardo (il 15 febbraio). Invece nel triennio 1909-1911, degli undici fa- scicoli finora pubblicati quattro uscirono puntualmente e gli altri con ritardi relativamente piccoli, due sole volte raggiun- sero i 40 giorni (fascicoli del gennaio 1909 e dell'aprile 1911). Il seguente prospetto mostra l'andamento dei nostri periodici durante questi due ultimi trienni. Per quest'ultimo, poiché esso non è ancora alla fine, ò indicato fra parentesi i totali che, giudicando dal resto del triennio, saranno verosimilmente alla chiusura di esso : Nuovo Giornale Pagine (totale) Tavole Lavori Autori Rivista bibl. . Bullettino Pagine (totale) Lavori Comunicazioni (Proc. verb.) Autori Bullettino blbl. Pagine TOTALI 1906 1907 190» del 1909 1910 1911 triennio 410 676 557 1643 496 740 397.. 2 17 8 27 7 2 17.. 14 25 10 49 14 13 8.. 9 19 8 28 12 11 6.. — — — 7 21 5.. 194 124 160 378 239 174 139.. 20 21 28 68 33 27 23.. 11 2 8 21 13 4 10.. 14 13 17 29 24 18 15.. 64 72 80 216 62 58 30.. TOTALI del trieimio 1633.. (1772) 26.. (28) 31.. (34) 19.. (21) 33.. (36) 552.. (621) 82.. (92) 27.. (30) 38.. (43) 150.. (180) Differenza 1909-1911 36 129! l! 36 243! 24' i 9 14^ 200 XIV. ^ EIUTS'IONE GENERALE IN ROMA Nel triennio in corso dunque l'insieme dei periodici é in au- mento di 336 pagine ed 1 tavola. Il Nuovo Giornale à aumentato di 129 pagine e 1 tavola, diminuendo invece pel numero del lavori (13) e quello degli Autori (7) ; questa diminuzione in parte è dovuta al fatto che negli anni 1906 e 1907 diversi lavori furono pubblicati nel Nuovo Giornale appartenendo all'Appendice, mentre per la loro mole avrebbero dovuto figurare nel Bulleltino. Il Bulleltino a aumentato di 243 pagine, 24 lavori, 9 comu- nicazioni nei Processi verbali e 14 Autori. Il Bulleltino ìnhliografico invece presenta una sensibile di- minuzione (36 pagine). L' aumento del Bulleltino è tanto più rimarchevole se si os- serva che, a quanto sembra dimostrare la diminuzione del Bullel- tino bibliografico, in questo triennio in Italia, nel campo bo- tanico, la produzione letteraria è stata minore che nel triennio precedente. Credo di non ingannarmi attribuendo l'aumento del Bullettino in gran parte alla puntualità della sua pubblicazione. È ovvio che la certezza di veder subito pubblicato il lavoro induce il Socio a rivolgersi al Bullettino piuttosto che chiedere ospitalità ad altri periodici, il che accadeva non di rado quando il Bullet- tino aveva dei forti ritardi (nel 1908, p. es., il Bullettino usci soltanto ogni tie mesi). Non sarà privo di interesse un paragone fra l' andamento attuale dei periodici e quello di un decennio addietro, cioè fra il triennio 1909-1911 ed il triennio 1900-1902. Allora la Società accoglieva anche lavori di non Soci, ed in luogo del Bulleltino bibliografico la rubrica Rivista biblio- grafica nel Nuovo Giornale era molto estesa. Per cui insti- tuendo questo confronto del triennio 1900-1902 elimino i lavori dei non Soci (306 pagine e 2 tavole) e pel triennio attuale al Nuovo Giornale aggiungo il Bullettino bibliografico : XIV.'^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 201 Nuovo Griornale ■ e Bullettino bibliografico. Pagine Tavole Lavori Autori Bullettino Pagine Lavori Comunicazioni (Proc. Teit.) . Autori Nuovo Giornale Bullettino e Bull, bibliografico Pagine Tavole 1900-1902 1405 28 37 26 924 133 39 41 2329 28 1909-1911 Differenza 1909-1911 1952. 28. 34., 21. 621. 92. 30. 43. 2573. 28. 3 5 308 31 9 547 244 Risulta pel Nuovo Giornale un forte aumento nella mole (547 pagine), tanto maggiore tenendo presente che alle 216 pa- gine del Bullettino bibliografico e della Rivista bibliografica del triennio attuale fanno riscontro ben 436 pagine della Rivista bibliografica del triennio 1900-1902; ed una leggera diminu- zione nel numero dei lavori (3) ed in quello degli Autori (5). Riguardo al Ballettino invece la diminuzione é rilevante nella mole (303 pagine) e nel numero dei lavori (31 e 9 comunica- zioni), mentre il numero degli Autori è leggermente aumentato (2). Nel complesso in questo triennio la' mole delle pubblicazioni é in aumento di 244 pagine su quella di dieci anni addietro. Non mi sembra che la diminuzione del Bullettino debba in- terpretarsi come indizio di decadenza della Società, ma piuttosto come un diverso indirizzo assunto dagli Autori : il loro numero è restato press' a poco lo stesso, ma attualmente i loro lavori sono più voluminosi e quindi meno numerosi. Il numero dei Soci e più ancora quello degli abbonati sono le basi più sicure — io credo — per giudicare dell'importanza delle pubblicazioni. Nei trienni suddetti il numero dei Soci oscillò fra 134 e 141 nel 1900-1902, fra 130 e 144 nel 1900-1908, e fra 136 202 XIV. a RIUNIONE GENERALE IN ROMA e 142 nel 1909-1911. In quanto agli abbonati nel 1900-1902 furono costantemente 48, nel trienne scorso salirono dapprima (1906) a 51 scendendo poi (1908) a 40, per poi risalire nuovamente nel triennio attuale: a 46 nel 1909, a 47 nel 1910, a 50 nel 1911. Per quanto lieve c'è un aumento nella media tanto pel nu- mero dei Soci come per quello degli abbonati non solo al con- fronto del triennio precedente ma anche di quello di dieci anni addietro. In conclusione, in questo triennio l'andamento dei periodici à segnato, mi sembra, un notevole miglioramento. Il Segretario R. Pampanini. La relazione è approvata senza osservazioni. CoRTKSi fa qualche osservazione sull' andamento morale della nostra Società. Rileva clie essa si è cristallizzata nell'ambiente teo- rico senza preoccuparsi di alcuna delle questioni i^raticlie che si con- nettono a quelle scientifiche. Egli vorrebbe che la Società botanica prendesse parte vitale alla questione che attualmente si agita in Italia per la riforma degli studi superiori, ed esprimesse dei voti, sulla riforma degli studi botanici come fecero, per le loro discipline, altre Società scientifiche, e cercasse ogni mezzo per contribuire più ef- ficacemente a diffondere l'interesse per gli studi botanici anche fra i non scienziati allargando cosi la sua sfera d' azione. Da questa sua attività pratica le risulterebbe anche un altro vantaggio : quello di aumentare il numero dei soci attirando nelle sue file i botanici di- lettanti. Il Presidente risponde che le modificazioni sull'indirizzo morale della Società indicate dal socio Cortesi sarebbero desiderabili e lo invita a presentare a tale riguardo delle proposte concrete al Consi- glio il qiiale sarà lieto di occuparsi di questa iniziativa. Invece non condivide le sue speranze riguardo ad un aumento considerevole dei soci, poiché in Italia purtroppo bau pochi sono i botanici dilet- tanti e questi — tranne poche eccezioni — fanno ormai parte dal nostro Sodalizio. Poi si procede alla votazione per le cariche sociali pel triennio 1912-1914. I votanti sono 51, ma di due sono annullate le schede perchè non comjjilate secondo le norme prescritte dallo Statuto. Sono chiamati a fungere da scrutatori i soci Persone e Traverso. Terminato Io scrutinio, il Presidente annunzia l'esito della vota- zione. Sono eletti a : Presidente : Pirotta Prof. Romualdo . . con 45 voti. Vioe-presidenti : Sommier Dott. Stefano. ... » 47 » XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA 203 Baccarini Prof. Pasquale . Saccardo Prof. Pier Andrea Cavara Prof. Fridiano . . Consiglieri : Passerini Prof. Sen. Napoleone CoLOZZA Prof. Antonio . . Fiori Prof. Adriano. . . . Forti Dott. Achille . . . Pampanini Dott. Renato . . Bargagli-Petrucci Prof. Gino Bonaventura Dott. Corrado De Toni Prof. G. B Sindaci: Guadagno Ing. Michele . . Traverso Prof. G. B. . . . con 46 voti » 44 » » 35 » » 47 » » 46 » » 46 » » 46 » » 4.5 » » 44 » » 43 » » 42 » » 44 » » 43 » Il Prof. Pi rotta ringrazia i Colleglli per la dimostrazione fatta sul suo nome, e, corno socio fondatore, avendo seguito i progressi della Società fin dal suo inizio, è listo di constatare l'incremento che essa à assunto e trae l'auspicio di un sempre maggiore sviluppo. Il Prof. Baccarini a nome del Consiglio uscente invia un saluto ai nuovi eletti, ed in particolare si compiace di vedere Presidente della Società il suo antico Maestro. Assume la presidenza il Prof. Mattirolo ed apre la seduta pub- blica, alla quale intervengono anche i soci Fiori, Marchesetti e Piccioli, ed inoltre il Dott. Ravasini, i proff. Chìovenda, Casu ed altri. Il Presidente dichiara aperta la discussione sulla Relazione <; Per la protezione della flora italiana» del Segretario Pampanini. De Toni fa rilevare quanto sia opportixno che la Società botanica affermi il proprio interesse alla protezione della flora italiana. Si tratta di una questione d'indole generale che egli vorrebbe fosse portata a conoscenza anche dei non botanici ma ai quali la difesa della nostra flora può interessare, e perciò propone che la Società botanica dia grande diffusione alla Relazione. Cortesi conviene che la nostra flora è soggetta ad intense cause di distruzione, e a tal proposito ricorda che recentemente trovandosi a Badia Frataglia, nell'Appennino toscano, una persona del luogo gli chiedeva consigli per smerciare con rnaggior vantaggio i diversi quintali di Atropa Belladonna che aveva accumulato durante l'estate. La protezione della flora specialmente per le piante di utilità com- merciale sarà assai difiìcile perchè difficile è di sopprimere il sen- timento di egoismo economico che spinge particolarmente i mon- tanari a distruggere le piante : tuttavia ritiene che l'intento della protezione della flora si raggiungerebbe più sicuramente con la propaganda fra i maestri e fra il popolo nelle regioni dove le piante sono più minacciate che con provvedimenti legislativi di carattere punitivo. Non crede che questi possano avere efficacia, e, a questo riguardo, cita l'esempio dell'orso e dello stambecco, i quali, quantun- que protetti dal Re, vanno scomparendo ugualmente per opera dei cacciatori di frodo. 204 ' XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA Jatta crede che l'iniziativa della Società botanica non potrà ar- rivare a risultati concreti senza il concorso del Parlamento, ed è d'avviso che la Società porti la questione davanti alla Camera pre- sentando una petizione per ottenere i provvedimenti legislativi necessari. Vaccari, rispondendo al prof. Cortesi, osserva che la jDropaganda nelle scuole pur essendo indispensabile per la sana educazione del nostro popolo, sarebbe però, nel caso particolare, un mezzo di pro- tezione troppo lento ed insufficiente, poiché — come fece rilevare anche il Relatore — sono cause d'indole essenzialmente economica quelle che danneggiano la nostra flora, la quale è manomessa sopratutto per opera diretta od indiretta di stranieri che la propa- ganda nelle scuole non tocca. Quindi solo provvedimenti legislativi possono frenare ed eliminare il vandalismo, tanto più che nell'am- biente privo di educazione in cui dovrebbero agire solo la coercizione delle leggi può veramente aver efficacia. Egli perciò confida che la nostra flora troverà nella legislazione valida difesa. In quanto agli esempi citati dal prof. Cortesi, mentre riguardo al- l'orso non può nulla affermare né negare, per lo stambecco rileva che le asserzioni citate sono inesatte. Quando Vittorio Emanuele II decise di proteggere lo stambecco ne fece fare il censimento dal quale risultò che il numero degli stam- becchi che ancora vivevano nelle Alpi del Gran Paradiso era di circa 60. Recentemente il censimento fu ripetuto e mostrò che il numero degli stambecchi era salito a 1500. Pur non escludendo che talvolta l'animale sia ancora abusivamente cacciato, queste cifre dimostrano l'efficacia delle disposizioni coercitive stabilite a sua difesa. Riguardo al progetto del Parco Nazionale nella Valle di Livigno mentre si compiace vivamente che un' idea si geniale sia entrata nella sua pratica attuazione, e pur non volendola ostacolare, si sente in obbligo, nell' interesse della Scienza, di far rilevare che la valle si apre sul versante settentrionale delle Alpi e che quindi, essendo fuori dei confiai geografici d' Italia, il Parco non potrà avere per la nostra flora l' interesse che avrebbe se fosse istituito in qualche altra valle sul versante meridionale della catena alpina più. particolarmente importante per la flora italiana. Baccarini conviene col prof. Vaccari che la scelta della sede pel nostro Parco Nazionale avrebbe potuto essere più felice, ma crede che la proposta del Relatore si debba approvare, osservando che ad ogni modo il Parco è sempre su terra italiana e costituisce il primo tenta- tivo di simili istituzioni, tentativo ch'egli augura sarà prossimamente seguito da altri nelle diverse regioni botaniche d' Italia. Spera che almeno in qualche parte del territorio saranno adottate tutte quelle precauzioni perché risponda comj)letamente alle finalità di un Parco botanico. XIV. " UIUNIONE GENERALE IN ROMA 205 Il Presidente si associa al prof. De Toni, .^.nch'egli ritiene neces- sario che alla Relazione sia data ampia diffusione, e propone che la Società botanica avvìi pratiche con altre Società, non solo scientifiche ma anche sportive, affinchè la Relazione figuri, magari con veste diversa, anche nei loro periodici. De Toni prende nuovamente la parola per proporre che il verbale dell'attuale discussione sia allegato alla Relazione. Il Presidente mette ai voti le proposte del Relatore e quelle del prof. De Toni, che risultano tutte approvate all'unanimità, e chiude la discu.ssione avvertendo che attuandole il Consiglio della Società botanica terrà presenti anche le altre raccomandazioni. Dà poi la parola al socio Longo, -il quale, esibendo anche prepa- rati macro- e microscopici, dimostra quanto siano infondate le se- guenti asserzioni dei signori Tschirch e Ravasini : Il Caprifico è stato sempre da tutti gii autori ritenuto identico al Fico selvatico. Il Fico selvatico è diverso dal Caprifico e dal Fico ; esso rap- presenta la specie originaria « Urfeige » in Italia, e porta cratiri e fioroni come il Caprifico e forniti come il Fico. Da semi di Fico non si ottengono mai né Fico né Caj)rifico, ma sempre 1' Urfeige. Il Caprifico ed il Fico non possono essare riprodotti che vegeta- tivamente (per talea od innesto). I fiori galligeni non sono fiori essendo privi di ovuli. Le Blastofagha, uscite in luglio dai fioroni, entrano nei forniti senza sciuparsi le ali, giacché l'ostiolo è aperto si da permettere alle Blastofaghe di entrare ed uscire durante l'estate fino a che poi nel settembre le stesse Blastofaghe li abbandonano definitivamente per andare a dspori-e le uova nei cratiri. Non si può parlare di dicogamia proteroginica nel Fico selvatico. L'ovulo dei forniti è sempre provvisto di micropilo. Nessun ricettacolo di Caprifico porta mai semi. I fiori pistilliferi dei fioroni di Fico sono privi di ovuli. II lavoro sarà pubblicato negli Annali di Botanica. Bull, della Soc. hot. Hai. 14 206 XIV.^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA Adunanza privata del 16 ottobre 1911. Presiede il Vice-Presidente Pirotta. Sono presenti i Soci : Béguinot, Brizi, Campbell, Cortesi, Cuboni, De Toni, Fiori, Jatta, Longo, Marcliesetti, Mattirolo, Persone, Traverso e Trotter. Alberta l'Adunanza vien data lettura della seguente Relazione del Segretario Pampanini : La Riunione generale della Società botanica di Francia a Saint-Martin- Vésubie (Alpi Marittime) nel I9I0. La Società botanica di Francia, tenendo la sua Riunione ge- nerale del 1910 nelle Alpi Marittime, aveva, con cortese pensiero, invitato a parteciparvi anche la Società botanica italiana ; ed il Direttore del Giardino Hanbury alla Mortola, presso Ventiraiglia, aveva rivolto invito alle due Società, affinchè i partecipanti alla Riunione visitassero il Giardino. Fui delegato dal Consiglio della Società botanica italiana a rappresentarla. Alla visita al Giardino Hanbury, dove mi fu guida lo stesso Direttore, il mio egregio amico Alwin Berger, non potei dedi- care che mezza giornata, tempo sufficiente non per visitare il Giardino, ma appena per constatare quello che ci sarebbe stato da vedere. Basti dire che il Giardino occupa 45 Ettari e che conta circa 5000 specie, di preferenza xerofite e favorite quindi dalle condizioni di clima e di esposizione della località, come è noto, speciali. L'esteso catalogo del Giardino, al quale il Diret- tore attende, sarà pubblicato fra poco. Specialmente interessanti sono le piante grasse, che il Ber- ger cura con particolare attenzione. É nota la sua compe- tenza riguardo a questa categoria di piante che egli à già fatto XIV. '^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 207 Oggetto di una poderosa monografia ^ e di parecclii suoi lavori importanti, prodromi di altre monografie per le quali à accu- mulato ricchissimo e prezioso materiale. Ricordo, nella collezione delle Agave, sparse per le posizioni più ripide del giardino, e che conta circa 120 specie, un gigan- tesco esemplare di A. Franzoniìii in piena fioritura, alto ben 11 metri — poi recentemente illustrato nel « Botanical Maga- zine » (Tab. 8317) — ed inoltre VA. geminìflora e 1'^. mar- 'jiiorata. Fra le numerose Aloe, le A. Bainem, dichoioma, ferox, SalmdycTiiana, supralaevis, ecc., tutte specie di grandi pro- porzioni. Ma ciò che attirò maggiormente la mia attenzione fu la collezione di quei Mesembryanihemimi i cui adattamenti mimetici erano tanto curiosi. Questi Mesemhriiantliemmn sono riuniti in una vasta aiuola cosparsa di ciottoli di aspetto diverso con i quali fino a brevissima distanza era impossibile non con- fonderli. Erano il M. Bolusii, il M. rmnutum, il M. WeUsteinii, il M. pseudotruncatellum, ecc. Interessantissimi anche certi esempi di epifitismo: 1' Oncidìum InfoUwn e la Tillandsia usneoìdes — che allora era in fiore — sui rami di Citrus, e Rhipsalis e Bromeliacee diverse lungo il fusto dei Cocos capitata, epifite che la mitezza del clima per- metteva di vivere all' aria aperta durante tutto V anno. Numerosa la collezione delle Stapeliacee, allora in piena fio- ritura. Parecchie si riproducono spontaneamente nel Giardino ed il Berger mi faceva notare degli ibridi, ancora non descritti, che si erano disseminati da sé. Altra ricca ed interessante collezione quella delle Cactacee. E ricordo ancora qualche altra pianta importante e più delicata e quindi coltivata in serra; cosi, p. es., la PeresMa aculcata. Oltre le piante grasse il Giardino contiene una ricchissima collezione di piante legnose provenienti da tutte le parti del Globo che godono di un clima analogo a quello delia Riviera, come dall'Australia, dal Sud Africa, dal Messico, dall'Argen- tina, ecc. È notevole, per esempio, una collezione di Proteaceae. In questo superbo Giardino le serre sono piccole; servono quasi esclusivamente alle riproduzioni, per seme o per talea, ^ Aloineae (Das Pflauzenrelch, 83 Heft, IV, 38, III, 2). 208 XIV.'' RIUNIONE GENERALE IN ROMA essendo pochissime le specie coltivate in vaso e che il mite clima della Mortola obbliga ad un riparo invernale. Il Giardino fu fondato dal defunto Sir Thomas Hanbury, membro della « Società botanica italiana », e da suo fratello D. Hanbury, nel 1868; ed anche dopo la morte di Sir Hanbury, avvenuta nel marzo 1907, i miglioramenti continuano assidua- mente per cura della famiglia. 11 Giardino si stende sulla ripida pendice che dalla strada che conduce a Meutone scende fino al mare ed è attraversato dalla Via Aurelia i cui avanzi sono conservati con cura. Nel Giardino gli avanzi romani sono numerosi e dimostrano l' im- portanza che anche anticamente aveva la località. Numerose sono anche le tombe — romane e liguri — in diversi siti del giardino. Anzi una di queste antiche tombe, messa in luce du- rante la costruzione di un sentiero, fu conservata sul posto, per quanto fu possibile: si riconoscono ancora parte delle larghe pietre disposte a tetto che coprivano il cadavere ed il cranio di questo incastrato nel terreno. Inoltre al pian terreno di un padiglione sono raccolti molti avanzi romani e liguri (tombe, busti, statue, vasi, anfore, ecc.) trovati nel Giardino stesso o nei dintorni. Nello stesso padiglione il piano superiore è adibito ad uso di studio del Direttore e vi sono disposti una bella collezione di legni e di frutti, specialmente di piante coltivate nel Giardino, la Biblioteca e l'Erbario. L'appuntamento per la Riunione era fissato per la mattina del giorno 24 a Saint-Martin-Vésiibie, pittoresco paesello posto alla confluenza delle Valli della Vésubie e del Boréon a 960 m. s./m. Di là si sarebbero diramate le diverse escursioni che il Comitato ordinatore, con a capo i Sigg. A. Risso e J. Arbost di Nizza, aveva organizzato. Quasi tutte si svolgevano nella parte superiore delle due vallate e quindi su territorio italiano, poiché, come è noto, nelle Alpi Marittime le testate delle Valli appar- tengono all'Italia ed il confine passa a brevissima distanza da Saint-Martin. Giunsi a Saint-Martin la mattina del 24, accolto dal Sig. Ar- XIV/' RIUNIONE GENERALE IN ROMA 20^ bost e dal Prof. Lutz, Segretario della Società botanica di Francia, i quali avevano antecipato il loro arrivo per le disposizioni ne- cessarie all'alloggio dei Colleghi. Questi erano i seguenti : L. Corbiére, Ch. Coupeau, E. Decrock, P. Dumée, G. Durand, G. Fenoul, Ph. Guinier, J. Hannezo, G. Hibon, E. Jahandiez, H. Knoche, L.. Lhomme, M. Ligneris, V. Madiot, R. Maire, N. Roux, G. Rouj', R. Souèges. Nel ptomeriggio andammo a Yenanson, piccolo villaggio appol- laiato su uno sprono delia montagna di fronte a Saint-Martin ed interessante per i vasti panorami che si godono non solo di là ma anche lungo tutta la strada che, svolgendosi sul fianco diru- pato del monte, vi conduce da Saint-Martin. La passeggiata fu notevole anche dal punto di vista botanico. La flora di questa stazione calcare e dirupata era ben diversa, da quella delle loca- lità che visitammo nei giorni seguenti, nelle quali il terreno era siliceo e l'altitudine ben maggiore. Le piante più caratteristiche che osservai ^ in questa passeg- giata sono: Aethionema saxatile R. Br. Lìnum salsoloides Lara. Asperula longiflora W. et K. Nepeta Nepetella L. Baxas sempervirens L. Scrophularia lucida L. Carlina acanthifolia Ali. Teucrìum Botrys L. Crupina vulgaris Cass. T. Chamaedrijs L. Hieraciwn staticaefoliitm Ali. T. lucidum L. Hìjpericum Coris L. T. ìnontanum L. Il programma del giorno seguente (lunedì, 25) era 1' escur- sione nella Valle della Vésubie fin presso la Madone de Fenètres (1886 m.). Si parti alle ore 5. ' La Relazione dettagliata della Riunione, con gli elenchi com- pleti della piante osservate nelle diverse escursioni, sarà pubblicata nel « Balletin de la Société Botanique de France » per cura del Comitato ordinatore. Qui cito soltanto le piante più caratteristiche che ò incontrato, tanto per dare un' idea della flora e della vegeta- zione delle diverse località che abbiamo percorso. 210 XIV.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA Dapprima il sentiero seguiva il versante destro della Valle at- traverso terreni sassosi e brecciai, dove vidi qualche esemplare di Phyteuma scorzoneraefoliwn Vili, e l)etonicaefolium Vili, e più avanti, presso la Dogana, sulle rupi; la Silene coy^difolia Ali, Traversato il torrente, il sentiero (che le Autorità di Saint- Martin avevano avuto cura di far riattare per facilitarci l'escur- sione) risaliva la Valle in fondo a cui rumoreggiava la Vésubie. Esso correva sotto folti boschi, dapprima di Pini ai quali si ac- compagnava la Lavandula Spica L. ; ma poi, a misura che s'innalzava, la natura della flora si modificava rapidamente : ai Pini subentravano i Larici e gli Abeti, e poi questi ultimi do- minavano completamente. Il sottobosco era essenzialmente costituito da : Alnus viridis DC. Samhucus racemosa L. Rhododendronferrugineumlj. Vacciniwn Mijrlillus L. Rubus Idaeus L. E, per dare un'idea della ricca flora erbacea di questi boschi alpini, citerò, fra le più caratteristiche, le piante seguejiti che vi abbiamo incontrato: Achillea ìnacrophijlla L. Aconituìn Lycoctonum L. Adenostyles «/pma Bl. etFing. Asirantia major L. A. minor L. Cardamine resedifolia L. Corallorhiza Neottia Scop. Galium silvestre Poli. Goodyera repens R. Br. Homogyne alpina Cass. Imperatoria Ostruthium L. Lilium Martagoìi L. Listerà cordata R. Br. Majantliemum Mfolium Desf. Mulgediimi alpinum Less. Orchis maculata L. Oxalis Acetosella L. Phyteuma Halleri AH. Pinguicula vulgaris L. Pìroìa secunda L. P. uni fior a L. Polygonwm Bistorta L. Satureia grandiflora Scheele Saxifraga cuneifolia L. Stellarla nemo)mm L. Slreptopus amplexifolius DC. Trochiscanthes nodiflorum Koch Veronica urticaefolia Jacq. e lungo i ruscelli che scendevano nella Vésubie Cardamine asarifolia L. e la sua var. pilosa 0. E. Schulz Epilobium spicatum Lam. Geum rivale L. Petasites niveus Baumg. Ranunculus aconitifolius L. Saxifraga slellaris L. XIV.'^ KIUNIONB GENERALE IN ROMA 211 e sulle rupi : AUosurus crispus Bernh. Sediim roseicm Scop. Saxifraga cimeifoUa L, e la Sempervivum arachnoì- Tar. suMntegra Ser. deum L. 5. aspera L. S. montanum L. S. Aizoon Jacq. S. pedemontana Ali. e la var. cervìcoì^nis (Viv.) Alle ore 11 eravamo riuniti sul greto della Vésubie dove il sen- tiero riattraversa il torrente conducendo alla vicina Madone de Fenètres. Ivi ci trattenemmo a fare colazione ed a racco- gliere alcune piante interessanti : Achillea Herha-roia AH. Delphinimn elatum L. Cijtisus hirsutus L. var. pn- Dianthus alpester Balb. ìnilus Are. Polygonwn alpinum Ali. Pel ritorno la comitiva si divise : parte riprese la via seguita la mattina, parte invece scese a Saint-Martin per la strada che segue la riva destra della Vésubie. Seguii quest'ultimo itinera- rio perché molto diverso dall'altro trattandosi di esposizioni più 0 mono scoperte e soleggiate. La flora infatti era ben dif- ferente e senza paragone più povera di quella del versante sinistro. Notai : EpUoMum Dodonaei Vili. Rliamnus alpina L. Eerniaria glabra L. Tlìijmus Serpyllum L. ssp. Laciuca perennis L. subcitratus Briq. var. pachy- derina Briq. La seduta d'apertura della Riunione che avrebbe dovuto aver luogo il giorno 24 nella sala del Municipio dovette essere ri- mandata causa delle elezioni amministrative che si tenevano in quel giorno e per le quali la sala era stata adibita. Essa fu tenuta il giorno 26. Al tavolo presidenziale sedevano il Sindaco di Saint-Martin, Sig. D^ Gagnoli de Saint-Agnés, ed il Sig. Marion, Consigliere generale ; il Sig. Rouy ed io — quale rappresentante ufficiale della Società botanica italiana — Presidenti onorari ; il Prof. Cor- 212 XIT.* RIUNIONE GENERALE IN ROMA biére, Presidente effettivo ; ed il Prof. Lutz ed il Sig. Durand, Segretari. Assistevano all'Adunanza i mèmbri della Società bota- nica di Francia, convenuti per la Riunione, diversi Consiglieri municipali e numerosi villeggianti. La seduta fu aperta con discorsi d'occasione e furono presentati diversi lavori pervenuti da soci assenti. * Il giorno dopo (27) ebbe luogo la lunga ed interessante escur- sione al lago di Tres Colpas (Entrecoulpes) e dal Passo-del-Ladro. Partimmo assai per tempo in diverse vetture che ci condus- sero fino alla cascata del Boréon (1500 m.), cioè fin dove la strada era carrozzabile. Di qui si risali la valle superiore del Boréon traversando folti boschi di ^beti e di Larici. La flora erbacea era assai più povera di quella dei boschi della Valle della Vésubie. Vi notai : Saxifraga hryoides L. Senecio Balhisianus DC. Scrophularia vernalis L. Stellarla nemorum L. che non avevo osservato nell'escursione del giorno 25. Più in alto i boschi di più in più radi lasciavano il posto a pascoli invasi dalle roccie che spuntavano dal suolo o che erano precipitate dai ripidi versanti. Vi abbondavano il Sem])ervivum, montanum L. e la Viola calcarata L. Incontrai anche qualche altra pianta più notevole : Sempervivwn arachnoideum Silene cordifoUa AH. L. var. ioinenioswm Cariot Veronica Allionii Vili. Verso le ore 11, dopo un'ultima ripida salita, 'giungemmo al lago di Tres Colpas, pittoresco laghetto a 2100 m. posto sul ciglio della salita e nel fondo della piccola Valle che conduce direttamente al Passo-del-Ladro. Siamo in piena regione alpina. Nei siti erbosi raccolgo : Ajuga pyramidalis L. ' Erìger on uniflorus L. Alsine Cherleria Fenzl Nigritella ìiigra Rchb. f. var. Chrysanthemum alpinum L. rosea Gelmi. ysiV. minimum (Wììl.) torma. Salia) erbacea L. pseudo-tomentosum Fiori Senecio incanus L. XIV.* RIUNIONE GKNERAtE IX UO.MA 213 T/iymus Serpi/lhtm L. ssp. Trifoliuni aìpinum L. suhcitratus Briq. var. pachy- Viola nummularifolia Vili. derma Briq. Ed a sinistra del lago, sulle rupi e fra i cespugli di Rhodo- dendron fevrugineum L. e di Pinus montana Mill. : Anemone narcissitlora L. Lycopodium Sei ago L. Biscutella laevigata L. Saxifraga pedemontana Ali. Clematis alpina Mill. Thlaspi alpestr-e L. JDoronicum Cliisii Tausch Vacciniura Myrtillus L. HugiienmiatanacetifoliaRchh. V. uliginosum L. Liczula lutea DC. Salimmo poi, sempre erborizzando, al Passo-del-Ladro (2450 m.) attraverso il quale dalla Valle del Boréon si passa in quella della Vésubie. Nei brecciai osservo : HiUchinsia alpina R. Br. e Thlaspi rotudifolium Gaud. var. limosellaefoliwn Burnat e nelle anfrattuosita delle rupi : Draba tomeìitosa L. var. fin- S. oppositifolia L. var. Muri- gida (Saut.) thiana Tiss. Lloydia serotina Rchb. Saxifraga reiiisa Gouan var. Primula marginata Curt. augustana Vaco. P. viscosa Ali. var. cynoglossi- Sesleria pedemontana Reuter folta Widmer Soldanella alpina L. Dopo un breve riposo alla sommità del Passo si riprese la via del ritorno, ma mentre i Colleghi seguirono il sentiero pel quale eravamo saliti, io deviai a sinistra nell' intento di esplo- rare le rupi, e — per quanto era possibile — le pareti a picco che scendevano fino al lago. In questo percorso trovai V Artemisia erianiha Ten., che non avevo ancora incontrato, e la famosa Saxifraga fior ulenta^lo- retti, che avevo già visto sulle rupi immediatamente al disotto del lago e su quelle poste fra il lago ed il Passo. La stazione del lago di Tres Colpas è non lungi da quella classica del « Col de Fenètres » dove la Saxifraga fu scoperta da Molineri — morto nel 1818 e sui cui esemplari Moretti de- scrisse la specie — e dove fu poi ritrovata nel 1840 da Ra- stùin Brémond, e più tardi, nel 1852, da Boissier e Reuter. Posteriormente fu poi raccolta in molte altre località. 214 XIV. " RIUNIONE GENERALE IN ROMA La scoperta della stazione del lago di Tres Golpas risale al luglio 1865 ed é dovuta a Bornet, secondo un esemplare con- servato neir Erbario Thuret. E quella del Passo-del-Ladro, intermedia fra quelle del lago di Tres Colpas e del « Col de Fenètres » è stata segnalata da Crump nel 1882. ^ La pianta incomincia ad incontrarsi sulle rupi sottostanti al lago, riappare più avanti su quelle fra il lago e l'ultima parte della salita al Passo, ed infine è più frequente sulle pareti a picco — di dove Ardoino l' indicò con precisione — "^ che dal Passo-del-Ladro a sinistra sovrastano al lago. Burnat, e sul suo esempio, Saint-Yves, considerarono come distinte le due stazioni; forse, sarebbero invece da ritenersi come colonie di una stessa stazione. La Saxifraga floriilenta conta una estesa bibliografia — come poche altre piante delle Alpi, io credo — criticamente riassunta con cura da Burnat nella sua « Flore des Alpes Maritimes ». Egli vi enumera anche le stazioni finora conosciute, che poi Saint- Yves illustrò con maggiori dettagli.^ Secondo Saint- Yves, la Saxifraga s' incontra in 50 località, dai laghi di Valmasca alle vicinanze (Còtes-de-Morgon) del Col de-Pourriac, comprese fra 1851 m. (Lac inférieur de la Sella) e 3250 m. (Punta dell'Argenterà). Inoltre, nell'estate 1909, fu osservata in altre cinque località. ^ In alcune di queste stazioni abbonda, ^ però, essendo pianta 1 Burnat E., Flore des Alpes Maritimes, III, p. 267. Genève et Bàie, 1902. 2 Ardoino H., Flore dii Dép. des Alpes Maritimes, p. 148. Men- tone, 1867. 3 Burnat L., 1. e, p. 265-269; Saint-Yves A. in « Bull. (25«-26«) de la Section des Alpes Maritimes du Club Alpiu Franpais ». Nice, 1906. * Nell'estate 1909 il D'' A. Frisoni la raccolse nelle località se- guenti: Testa del Lago Autier (sulla cresta E. a circa 2700 m.) ; Cima Lusiera (sulla parete S. E. a circa 2815 m.); Passo della Ma- ledia (sul versante S. a 2630 m.); Colle dei Detriti (sul versante E. a circa 3000 m.). Il sig. G. Federici poi ne trovò un esemplare a circa 2850 m., sulla cresta E. della catena fra il bacino del Lago Laroussa e quello dei laghi d'Iscliiator. (Frisoni A., in « Rivista del Club Alpino Italiano », voi. XXIX [1910], p. 189. obs. 1). * Valbusa U., in « Nuovo Giornale bot. it. », n. s., voi. IV [1907] ; p. 180; Burnat E., 1. e, p. 268. XIV. " RIUNIONE GENERALE IN ROMA 215 alpina monocarpica, gli esemplari in fiore non s' incontrano spesso. Sulle rupi che dominano il lago di Tres Colpas è fre- quente, ma di rado la vidi fiorita e più raramente ancora la trovai accessibile. Come è noto, nella Saxifraga florulenta le Il Lago di Tres Colpas (e) visto dal Passo-del-Ladro. — aj Pareti a picco del versante sinistro ; bj Rupi del ciglione del Lago ; dj Rupi fra il Lago ed il Passo. — (Fot. L. Lutz). foglie sono riunite in una densissima rosetta dalla quale, al suo completo sviluppo, si svolge lo scapo. l\\ via accidentale gli scapi possono essere parecchi ; così Burnat ricorda un esem- plare raccolto da Li.sa nel 1855, o 1856, alla Madone de Fenétres ed attualmente nell'Erbario Burnat, « avec une rosette portant six tiges ». 1 Degli altri numerosi Autori che trattarono della pianta solo Valbusa accennò alla pluralità, delle rosette; ma soltanto per osservare che le numerosissime piante da lui viste erano tutte monocefale. ' Ora, sulle pareti a picco a sud del lago di Tres Colpas raccolsi due esemplari di questa Saxifraga 1 Burnat E., 1. e, p. 267, obs. 2. 2 Valbusa U., 1. e. 216 XIV.* RIUNIONE GENKRALE IN ROIIA non fioriti : uno con due rosette e l'altro con cinque. ^ A quanto mi disse il Sig. Arbost, anch' egli osservò questi esemplari po- licefali, sempre rarissimi. Raggiunsi i Colleghi presso il lago, dove ci era stata prepa- i^ata la colazione, e poco dòpo ci disponemmo al ritorno. Alla cascata del Boréon trovammo le vetture che ci attendevano per condurci a Saint-Martin dove arrivammo a notte chiusa. Secondo il programma, il giorno 28 doveva aver luogo l'escur- sione — tutta su territorio francese — al Pic-de-Colmiane (1804 ra.) ed al Gaire-G-ros (2100 m.) dove, essendo il terreno calcare, la flora prometteva di essere diversa da quella incontrata nelle Valli della Vésubie e del Boréon dove il terreno era siliceo. Il 29 era destinato al riposo. Invece la lunga escursione del mercoledì consigliò di inver- tire l'ordine del programma, il quale portava per il sabato (30) un'escursione nella Valle inferiore del Boréon e nel Vallone di Saléses, e, un'ultima, per la domenica (31), alla Madone de Fenétres. Però, la mattina del 28 alcuni Colleghi ed io decidemmo di fare una breve erborizzazione nel Vallone di Salèses. Di buon'ora eravamo già alla cascata del Boréon, di dove, a sinistra, c'inoltrammo nel Vallone suddetto i cui ripidi versanti erano tutti rivestiti di Abeti e di Larici. Dapprima c'inerpicammo sul versante sinistro, dove, grazie all' esposizione ed alla ripi- dezza del pendio, albergava una florula spiccatamente xerofila : Armeria seticeps Rchb. Sedum annuum L. CyUsus hlrsiUus L. var. pu- Sempervivum arachnoì- milus Are. deum L. Iasione Quontana L. S. montanum L. Odoniites serotina Dum. Silene rupestris L. Plantago serpentina Vili. TrifnUum meóAum L. Satureia alpina Scheele var. Veronica Allionii Vili. granaiensis Briq. ^ Questi esemplari, come pare tutte le altre piante che ò raccolto durante queste escursioni, sono ora intercalati nell'Erbario Cen- trale Italiano del R. Istituto Botanico di Firenze. XIV. ^ UIUNIONE GEXEKALB IN ROMA 217 Più ili alto, e fin quasi al Passo di Saléses, che però non raggiungemmo, seguimmo il torrente e vi trovai laflorula.silva- tica analoga a quella delle Valli della Vésubie e del Boréon. Solo poche specie non avevo visto nelle escursioni dei giorni precenti : Galiwn roiimdifolium L. e Pivola minor L. Incontrammo pure qualche raro esemplare di Cijiisus alpinus Min., e di Pinus Cembra L. e montana Mill. Al ritorno seguimmo il sentiero del versante destro che ci condusse rapidamente alla Valle del Boréon, e verso mezzogiorno eravamo di ritorno a Saint-Martin. La mattina seguente (venerdì, 29) presi commiato dai Col- leghi e lasciai Saint-Martin, dispiacente di non poter seguire il programma fino alla fine. Le escursioni alle quali presi parte mi riuscirono oltremodo interessanti, anche perchè si svolsero in località che mi erano nuove. Esse' riuscirono perfettamente, e per l' organizzazione inappuntabile e per il tempo bellissimo che le favori. Partii da Saint-Martin portando con me, intimamente uniti, due ricordi: quello dell'eterna bellezza delle Alpi e quello del- l'accoglienza dei Colleghi francesi improntata alla più schietta e cordiale camaradsvie di cui conserverò sempre memoria vi- vissima e grata. Il Segretario R. Patnpanini. A j)oi la parola il Socio Cortesi il quale parla sulle « Micorrize eudotroflche ». L'argomento è vastissimo, percliè gli studi continui ch,e si fanno su questa interessante questione dimostrano che le mi- corrize endotroflclie sono più dilfase di quello clie non si credesse fra i vegetali a cominciare dalle Briofite. Ma le piante con micorriza pos- sono dividersi in due categoria : 1° quelle clie hanno la micorriza permanentemente; 2° quelle che la posseggono solo accidentalmente. La biologia di queste ultime è poco conosciuta ed il comportamento del fenomeno, per quel poco che si conosce, sembra che sia dei tutto differente da quello che avviene nelle piante del primo gruppo. Il Cortesi si è occupato specialmente di queste, cui appartengono le Orchidaceae, che sono state sotto questo aspetto molto studiate specialmente da Noel Bernard, testé defunto, e da Hans Burgeff. La ristrettezza del tempo non permette all'Autore di fare un'ampia 218 XIV. "^ RIUNIONK GENERALE IN ROMA disamina critica dei lavori degli autori precedenti, questo farà nella memoria completa che verrà pubblicata negli Annali di Botanica. Però dopo sette anni di assidue ricerche egli teme di non errare asserendo che, come giustamente suppose il Frank fin dal 1885, il fenomeno della micorriza nelle Orchidacee sia molto analogo a quello dei bacteroidi delle Leguminose. Infatti noi vediamo ch'e r infezione, localizzata nelle radici lunghe della pianta in zone de- terminate di cellule del cilindro corticale, aumenta fino verso l'epoca della fioritura della Orchidacea. Mentre avviene la maturazione dei frutti e dei semi noi vediamo che i gomitoli di ife miceliche inva- denti le cellule della corteccia radicale sono ridotti a piccolissimi grumi di sostanza amorfa, incolorabile, veri e propri residui di un processo digestivo, tanto che l'A. ha ottenuto dalle radici di Orchi- dacee nostrali un estratto glicerinatò di enzima proteolitico che magnificamente digeriva in vitro ì fiocchi di albumina. Con l'aiuto di fotomicrografie eseguite dal dott. Faure l'A. pone in rilievo i fenomeni che avvengono nel n.ucleo delle cellule infette, facendo osservare come essi si colleghino a fenomeni che si osser- vano nel campo della patologia animale e vegetale e della zoologia. I nuclei polimorfi, amiboidi, ipercromatici che si vedono in dette cellule si trovano in relazione con i fenomeni di iperattività della vita cellulare, di secrezione (come ritiene il Korschelt) ed infine sono prodromi di necrosi cellulare, perchè le radici lunghe alla fine del periodo vegetativo — verso l' inizio dell'estate — sono condannate a morire. Se si vuole, questo può essere interpretato come un feno- meno fagocitarlo interno, per quanto ai fagociti vada associato il concetto della mobilità e della captazione che in questo caso non si osserva. Per quanto abbia coltivato l'endofita delle Orchidaceae in culture pure di cui mostra preparati e fotografìe, egli non può pronunciarsi sul suo valore sistematico. Bernard lo attribuì jjrima a Fusarium, poi a Ehizoctonia, Burgeff ha creato il nuovo gruppo degli Orcheo- mycetes col gen. Orcheomyoes. Il Cortesi ritiene che questo non sia esatto : siamo in presenza di un fungo pluricellulare, con conidi allungati pluricellulari, spesso z, fusarium .^ e con sporangi (?) a doppia parete contenenti spore piccole rotonde come si osserva in Oospora ; forse è un fungo che, par gli speciali adattamenti subiti nella sua vita endocellulare, ha perduto la proprietà di produrre i corpi fruttiferi caratteristici. Tutti i cambiamenti nella costituzione fisica e chimica del substrato sono riusciti vani a tal proposito. Quanto alla questione se l'endofita sia capace di assimilare l'azoto libero atmosferico, per quanto ciò sia probabile, non può rispondere affermativamente. Le ricerche di Burgeff e le sue personali, con apparecchi di sua invenzione, sono riuscite negative. Tenterà altre ricerche in proposito, ma i risultati negativi non lo scoraggiano perchè lo stesso è avvenuto per il Rhizobium Leguminosarum che pure è indubitato che assimili l'azoto e questo è stato dimostrato XIV.^ KIUNIONE GENERALE IN ROMA 219 iudii'ettameute. Forse in vitro noi uou sappiamo ci-eare le condi- zioni fisico- chimiche che si trovano nell' interno della cellula ed in seguito alle quali l'endofìta acquista la proprietà di assimilare l'azoto libero atmosferico. Segue poi la presentazione di lavori di altri Soci. Infine il Presidente invita il Socio Fiori a riferire sulla gestione della « Flora italica crj^ptogama » : Egregi consoci, Nel novembre dell'anno scorso distribuendosi ai soci il bilancio del 1909 i Sindaci dottori Bargagli-Petrucci e Pampaloni e l'il- lustre nostro Presidente Prof. Baccarini sollevarono delle preoc- cupazioni circa il bilancio della « Flora cryptogama » e propo- sero dei provvedimenti, che furono presentati all'adunanza di Mapoli, ma la cui discussione fu rimandata alla presente As- semblea generale. Affinchè i soci fossero meglio illaminati fui pregato dal Con- siglio di compilare una relazione sulla gestione della Flora, che mi onoro di presentarvi. Il bilancio 1910 della Flora porta un resto di cassa di L. 1362,27, più dei crediti verso i sottoscrittori e verso il cav. Pucci di L. 1816,72, quindi un attivo di L. 3178,99, che però riducesi a L. 2795,49 dedotte le L. 383,50 in debito verso il tipografo. Sembrerebbe quindi non giustificato l'allarme lanciato; ma se il bilancio é attivo, ciò però non significa che la Flora lo sia del pari, perchè all'attivo, come ben sapete, concorrono L. 4882,70 costituite dalle sovvenzioni della Società (L. 2000) e dalle obla- zioni a fondo perduto dei soci Forti e Somrnier (L. 2882,70, com- presi gli interessi dal 1902 al 1909). Dai sottoscrittori della Flora si introitarono L. 6424,81; se a questa cifra aggiungiamo le quote non ancora esatte (L. 1604,72) ed il credito verso il cav. Pucci (L. 212), abbiamo la cifra di L. 8241,53 che rappresenta l'attivo della Flora a tutto il 1910. Di fronte a questa cifra stanno però L. 994.5,24 di spese, che diventano L. 10328,74 aggiungendovi il residuo dare alla tipografia. Perciò l'azienda della Flora sa- rebbe stata alla fine del 1910 in defìcU di L. 2087,21, se non ci fossero state le sovvenzioni di cui sopra. 220 SIV.^ RIUNIONE GENERALK IN ROMA Di qui l'allarme lanciato dai Sindaci e dal Presidente, temendo . essi che non basteranno a coprire il deficit avvenire l'ultima sovvenzione di L. 1000 die la Società versa in quest'anno, in base alla deliberazione di Siena, e l'aumento degli associati, che a dir vero si fanno desiderare. Prima però di abbandonarci ad un esagerato pessimismo e di prendere deliberazioni che in seguito riescissero dannose od ec- cessive, conviene fare un preventivo più che sia possibile esatto per l'avvenire. Per non affrontare troppe incognite mi limiterò al triennio 1912-14, cioè sino all'epoca della riunione della pros- sima Assemblea generale. Se dividiamo la spesa totale di L. 10328,74, incontrata per la pubblicazione della Flora sino a tutto il 1910, per i 134 fogli di stampa usciti (pari a 2144 pag.), si ha un costo per foglio di circa L. 77 (pari a L. 4,80 per pag.). ^ Siccome il prezzo di ven- dita — tenuto calcolo degli sconti ai librai — è di circa L. 0,48 al foglio (pari a L. 0,03 per pag.), è evidente che occorre ven- dere circa 160 copie per coprire le spese. Invece la vendita della parte dei Funghi, eh' è quella più ricercata, raggiungeva al 26 agosto di quest'anno 139 copie e di conseguenza la Società ha una perdita di L. 10,28 ogni foglio di stampa. Nel 1912, secondo quanto mi comunica il Prof. Saccardo, pre- vedesi di avere materiale per stampare circa 45 fogli della parte dei Funghi; supponendo che il materiale atfluisca nella stessa proporzione negli anni 1913-14, si pubblicherebbero nel triennio 135 fogli, pei quali la Società incontrerebbe una perdita — cal- colata in L. 10,28 al foglio nome sopra si è dimostrato — di L. 1387,80. Ciò naturalmente non tenuto calcolo dell'aumento degli associati, che pur dovrà avverarsi. Per calcolare questo aumento possiamo basarci sulle cifre degli abbonati del triennio 1909-11, quale "resulta dal seguente spec- chietto : ^ Tale costo unitario andrà scemando in seguito perchè sui primi fascicoli gravano le spese generali d'impianto (circolai-i, inserzioni, registri, suppellettili ecc.), spese che solo in piccola parte si rin- noveranno in seo;uito. XIV. ^ RIUNIONE GENERALE IN ROMA 221 Associazioni al 24 Settembre 1909. Opera completa — A.bbonati 86 per copie . 98 Funghi » 20 » ». 22 Alghe » 3 » ». 3 Licheni » 4 » ». 4 127 Associazioni al 15 Ottobre 1910. Opera completa — Abbonati 92 per copie . 101 Funghi » 22 » ». 30 Alghe » 5 » ». 5 Licheni » 7 » » . 7 143 Associazioni al 26 Agosto 1911. Opera completa — Abbonati 92 per copie . 102 Funghi » 26 » » . 37 Alghe » 6 » ». 6 Licheni » 8 » ». 8 153 Si è dunque avuto nel triennio un aumento di 4 copie all'opera completa (sarebbero state 6 se due dei vecchi abbonati non fos- sero cessati), 15 ai Funghi, 3 alle Alghe e 4 ai Licheni ; incre- mento tenue, ma che appunto perciò è sperabile si verifichi anche nel triennio 1912-14, anzi si può ritenere certo pei Funghi — la cui pubblicazione è più inoltrata e perchè hanno maggior interesse — e pei Licheni che sono ora ultimati. Ed allora dalla vendita del fin qui pubblicato e dai 135 fogli che secondo le previsioni si pubblicheranno nel triennio 1912-14 — dei quali si può ammettere come probabile che circa 117 possano appartenere ai Funghi — si avrà il seguente ricavato : Aumento associati nel triennio 1912-14. Copie 4 Opera completa a L. 134 . . " . L. 536,00 » 15 Funghi » » 100 .. . » 1500,00 » 4 Licheni » » 20 . . . » 80,00 Totale L. 2116,00 Si detraggono per sconti » 200,00 Restano di utile L. 1916,00 Bull, della Soc. hot. Hat. 15 222 XIV. ^ UIUNIONE GENERALE IN KOMA I dati comutiicatimi dal nostro Economo sullo stato di cassa al P Ottobre corr. e sulle previsioni al 31 dicembre di quest'anno» tenuto calcolo dei pagamenti da farsi sino a quell'epoca, mi in- ducono a ritenere come non molto lontano dal vero il seguente: Bilancio preventivo pel triennio 1912-14. Attivo. Resto di cassa al 31 dicembre 1911 . . . L. 600,00 Sovvenzione della Società Botanica (3* rata). » 1000,00 Crediti verso sottoscrittori alla Flora al 31 dicembre 1911 e verso il Cav. Pucci . » 1885,00 Dai vecchi sottoscrittori alla Flora pei 135 fogli da pubblicarsi nel triennio 1912-14. » 8740,00 Dai nuovi sottoscrittori come dal preven- tivo di cui sopra » 1916,00 Totale L. 14141,00 Passivo. Spese di stampa, clichés, postali ecc. per 135 fogli a L. 77 ' . . . . L. 10395,00 Utile che ne risulterebbe alla fine del 1914 L. 3746,00 Ammettendo che non tutti i crediti siano esigibili resterebbe pur sempre alla fine del triennio un utile considerevole. Concludendo, parmi dunque che non dobbiamo allarmarci del risultato finanziario dell'impresa che la Società si è assunta e se anche — nella peggiore delle ipotesi — si giungerà nel ti-iennio prossimo ad ottenere poco più del pareggio tra le spese e le en- trate, sarà sempre un titolo di lode per la Società l'essersi fatta iniziatrice della pubblicazione di un'Opera che riuscirà grande- mente utile agli studiosi e che manca assolutamente all'Italia. Delle proposte fatte dai nostri Sindaci credo debba accettarsi senza riserve quella di convergere gli sforzi a completare talune parti o volumi dell'Opera, ma su ciò riferirà il Direttore tecnico Prof. Saccardo. L'altra proposta fatta dai Sindaci è quella di ridurre notevol- mente il numero delle copie di tiratura, il quale è ora di 550 XIV.^ RIUNIONE GENKRALE IN RO-VA 223 pei Funghi e 450 per le Alghe e Licheni. Naturalmente, adot- tando questo provvedimento, ci resterebbero centinaia di copie dei fascicoli fin qui pubblicati che non avrebbero più alcun valore, perciò bisogna ponderare bene il 2)^"o ed il contro. È difficile prevedere qual numero di copie si giungerà ad esitare ; se teniamo calcolo del numero di associati sin qui rag- giunto, Sembrerebbe veramente che la tiratura fosse esagerata; occorre per altro riflettere che prima che si pubblichi una seconda Flora crittogamica Italiana passeranno parecchie diecine 0 ventine d'anni e che con supplementi sarà facile mettere la nostra al corrente delle nuove scoperte. È prevedibile che le richieste anziché scemare andranno aumentando mano mano che l'Opera si avvicinerà al compimento, massime qualora se ne riducesse il prezzo, ciò che potremo fare quando la pubblicazione sarà inoltrata e saranno incassate le spese: senza escludere che non si potesse sino da ora ribassare il prezzo delle parti ultimate, almeno per i soci, e come prova si potrebbe incominciare dal volume dei Licheni or ora ultimato. La diminuzione di tiratura darebbe un risparmio di sole L. 4 al foglio di stampa ogni 100 copie, ciò che nel preventivo fatto pel triennio 1912-14 porterebbe ad una diminuzione di spesa di L. 540 se la riduzione fosse di 100 copie e di L. 1080 se fosse di 200 copie. Considerato tutto ciò, sarei d'avviso che la riduzione di tira- tura converrà farla solo per le parti di cui ancora non se n'è iniziata la stampa, ad esempio per le Briofite e fors'anche pei volumi delle Alghe inferiori. Infine circa ai pagamenti da farsi al tipografo, che secondo il contratto dovrebbero avvenire solo dopo ultimato ciascun volume di circa 33 fogli di stampa, giustamente il nostro Presidente proponeva che la clausola dovesse interpretarsi nel senso che i pagamenti si facciano dopo la consegna di 33 fogli, anche se appartenenti a volumi diversi, ciò perchè non è pos- sibile segnare un limite di tempo da parte della Società per la consegna del materiale che deve essere compreso in ciascun volume. Del resto questa clausola ha precipuamente un interesse in quanto deve servire come .stimolo al tipografo per consegnare sollecitamente il lavoro, mentre influisce quasi nulla sul bilancio della Flora. 224 XI V.'^ RIUNIONK GENERALE IN KOMA Sarà poi opportuno dare maggiore pubblicità alla Flora con inserzioni in giornali e magari coli' invio di nuove circolari, provvedimento già pur esso suggerito dai Sindaci e sul quale insiste il Prof. Saccardo. Spero di avere con questi dati sufficientemente illuminata l'Assemblea, in modo che, dopo esauriente discussione, essa possa tracciare al Consiglio d'amministrazione sicure norme per l'avvenire. // Segretario Adr. Fiori. Circa alla parte tecnica riferentesi alla « Fiora italica cryptogama » il Prof. Saccardo, a mezzo del Segretario Dott. Traverso, ci comu- nica quanto segue: « Per 'ora si prosegue colla parte Micologica per terminarla « entro qualche anno, essendo già in parte pubblicata, in parte « in corso di stampa e per l'altra parte in corso di preparazione «. presso i vari collaboratori. Infatti, oltre a ciò .che già trovasi « in tipografia, entro il prossimo anno potranno andare alla « stampa: la fine degli Hyphales e degli Uredinales, una nuova « parte dei Pyrenales, i Mìjxomycetes e probabilmente anche « qualche altra parte di altri gruppi. Intanto che procede la « stampa dei Funghi si procederà per gli altri gruppi delle Crit- « togame, alcuni dei quali furono già assegnati e sono in pre- « parazione ». Padova, 3 Novembre 1911. Il Segretario G. B. Traverso. Data però l'ora tarda, il Fiori si limita a mettere in luco i punti i più salienti della sua relazione e le questioni per le quali è ur- gente ed indispensabile che l'Assemblea deliberi e massime circa alla proposta riduzione del numero delle copie che ora si stampano. Db Toni dopo aver rilevata la gravità delle proposte presen- tate, che potrebbero avere una ripercussione per 1' avvenire del- l' impresa che la Società si è assunta, constatato anche il numero esiguo di soci presenti e l' impossibilità di discutere esaurien- temente l'argomento, propone di indire un referendum tra tutti i soci. A tale scopo invita il Consiglio di amministrazione a voler studiare, in base anche alla Relazione ora presentata dal socio Fiori, XIV. a RIUNIONE GENERALE IN ROMA 225 i provvedimenti necessari e forintilare quindi dei quesiti ben chiari, -ai quali i soci risponderanno sì o no. Messa ai voti tale proposta, risulta approvata alla unanimità. Non essendovi alcun altro argomento all'ordine del giorno, il Presidente dichiara sciolta l'Assemblea. Il giorno 13 il Comitato « Pro flora italica » tenne un'adunanza. Erano presenti i membri : Béguinot, Fiori, Pampanini, Trotter e Vaccari. Dopo una rapida rassegna dell'azione del Comitato durante il biennio scorso, il Presidente Trotter dà la parola al Segretario Vaccari e poi al Cassiere Pampanini, i quali riferiscono rispettiva- mente sul proprio operato in questo periodo. Il Cassiere presenta un prospetto del bilancio consuntivo corredato dai relativi allegati, il quale, dopo opportuni schiarimenti, è approvato. S'inizia poi uno scambio di vedute riguardo all'azione futura del Comitato. Dopo un' ampia ed esauriente discussione si avanzano alcune proposte di esplorazioni da eseguirsi nel iDrossimo anno, ri- mandando una decisione definitiva in proposito a quando i diversi programmi saranno stati meglio studiati. Dopo di che l'adunanza è tolta. Firenze, Stati. Pellas, Luigi CMti Successore. 1911. Novembre. N.° 8. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Bergamasco G., La creduta specie Marasinius Btilliardii L. non è che una forma tei-atologica della specie Marasmins Rotula (Scop.) Fr Puff. 228 Béguinot a., Contributo alla conoscenza della flora littoranea del Polesine (Prov. di Rovigo) ,, 232 Id., Recenti contributi alla flora ed alla ecologia dell'isola di Pelagosa „ 242 Forti A., Di alcune entità da confermare o da aggiungere alla flora Veronese „ 249 .Tatta a., Lichenes lecti in Tasmania a W. Weymouth ... „ 253 Lacaita C, Piante italiane critiche o rare. IV „ 260 LoNGO B., Su la nespola senza noccioli „ 265 MrcHELETTi L., In morte del Dott. E. Levier (Proc. verb.) . . „ 228 Pampanini R., a pi-oposito AeW Aethionema Thomasianutu J. Gay ,, 270 PoLLACCi G., Il parassita della rabbia e la Plasmodiophora Bros- sicae Wor. — Ricerche sui loro rapporti di affinità morfo- logica e fisiologica ,, 278 Traverso G. B., Alcune anomalie dei fiori ligulati di Cht-ysan- themnin Leucanthetìiiim Li „ 284 Id., Una nuova stazione italiana dello Xilopodium Deìestrei Dur. et Mont „ 286 SEDE DI FIEENZE. Adunanza del l' 11 novembre 1911. Presidenza del Consigliere Passerini. Aperta l'adunanza il Presidente annunzia la morte del Socio Dott. Emilio Levier avvenuta dopo lunga malattia il 26 ottobre, e com- memora l'Estinto, che appartenne al nostro Sodalizio fin quasi dalla sua fondazione e del quale fu uno dei membri più attivi. Comunica che ai funerali la Società botanica inviò una corona e fu rappresen- tata dalla Presidenza ; e che il Consiglio, del quale anche attual- mente il socio Levier era membro, inviò le condoglianze alla famiglia, Bull, della Sor. boi. ital. 16 228 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Dà poi lettura della seguente lettera del socio Michbletti : « Quantunque lontano dalla mensile riunione ordinaria della So- « cietà, supponendo che, proprio oggi, altri consoci commemoreranno « il chiarissimo e compianto nostro collega, Dott. Cav. Emilio Levier, « distinto medico-chirurgo ed erudito Botanico, io, che lo conobbi « per la prima volta nell'ottobre 1880, che lo frequentai spesso du- « rante i miei 14 anni di permanenza a Firenze, e col quale mantenni « di poi corrispondenza ei^istolare, mi associo al generale compianto « e sentirei dì mancare a un dovere di amicizia, se non esprimessi il « vivissimo mio cordoglio, per la dipartita di cosi cara pei'sonalità. « La nostra Società botanica, di cui egli era emerito Consigliere- « Bibliotecario, e tutti i colleghi, hanno perduto con lui un intel- « ligente, erudito, attivissimo ed infaticabile appassionato cultore « della scienza amabile, un ottimo amico, un uomo di carattere « franco, leale, disinteressato, pronto a mettere a disposizione degli « studiosi le accuratissime, estese e preziose sue collezioni, tra le « quali, oltremodo interessante e ricca, quella briologica. « Al Collega che si meritò grandissima stima ed affetto da quanti « lo conobbero ; al Collega tanto studioso e tanto modesto, vada « l'eco del nostro vivo e sincero rimpianto e la protesta della nostra « imperitura memoria ». Dopo di che l'adunanza è tolta. Lavori presentati alla Riunione generale in Roma (12-16 ottobre 1911). G. BERGAMASCO. — LA CREDUTA SPECIE MARA- SMIUS BULLI ARDI Q. i->ION È CHE UNA FORMA TE- RATOLOGICA DELLA SPECIE MARASMIUS ROTULA (SCOP). FR. Marasmius Rotula (Scop.) Fr. Agaricus Rotula Scop., Fior. Cani., v. II, p. 456; Agaricus androsaceus Bull., Herb. d. 1. Fr,, t. t. 64, 569; Marasmius Rotula Sacc, Syll. Fung., v. V, pag. 541; RolL, Atl. d. Ch., t. 51; Ricken, Blàtterp., N. 263. Marasmius Bulliardi Q. Quél., Bull. Soc. Bot. Fr., 1877; Sacc, Syll. Fung., v. V, p. 544 ; Pai, Tab. An. Fung., N.° 414; Agaricus androsaceus Bull., Herb. d. 1. Fr., t., 569. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 NOVEMBRE 229 Il Marasmius Rotula (Scop.) Fr. è assai diffuso nel bosco dei Oamaldoli presso Napoli, ove incontrasi nei mesi di settembre, ottobre, novembre e, più raramente, dicembre, in luoghi umidi, su foglie cadute e marcescenti di Castagno. A gruppi spuntano gl'individui, di varia età e grandezza, sulla foglia, e fra loro capitano talvolta esemplari che presentano la forma anomala di aver lungo il gambo principale altri stipiti ridotti, piccoli, terminantisi rispettivamente in pileo rudimentale, quasi sempre sterile. Per altro, casi simili non sempre se ne trovano e relativamente sono meno frequenti. Fin dal principio avevo considerato simili fenomeni come casi eccezionali, teratologici. Se non che, in vari trattati di micologia vidi classificati tali funghi a gambo ramificato in una nuova specie, in quella di Marasmius BiUliardi Q. La cosa mi parve errata e non credetti adottarla, proponen- domi di epurarne la questione a mio bell'agio. Intanto il tempo scorreva velocemente, senza che a me, occupato e distratto da altri studi, da altre faccende, si presentasse uno stimolo, un in- centivo per decidermi ad occuparmi del fatto. Finalmente, dopo più anni, è venuta ora la spinta, essendomi interessato allo studio delle mostruosità tra i macromiceti. Già nel 1892 il chiaro prof. P. Veglino presentava alla So- cietà Botanica Italiana una comunicazione ^ in cui venivano no- tati parecchi casi, tra le Agaricaceae, di prolificazione inferiore, cioè di ramificazione del gambo. Descrivendo, ad esempio, gli esemplari anomali di una Mi/cena, da lui rintracciati nel bosco di Torcello (Casale) e ritenuti appartenere alla specie « Mycena galopoda di Persoon », ^ l'A. cosi si esprime: Gli esempla?^ si presentavano con uno stipite un po' più grande del normale, allo da 4 a 6 cm., di color bruno-nerastro, radicante alla base, pieno di un latice bianco e che lungo tutta la sua lunghezza portava 10-20 ed anche 25 stipiti supplementari, lunghi tut- V al più un cerìlimetro e terminati da un piccolissimo pileo con lamelle quasi sempre rudimentali, con ro,rissiìni basidi e spore ben sviluppale. All' apice lo stipite principale terminava in un pileo perfettamenìe normale. ^ Osservazioni sopra alcuni casi teratologici di Agaricini {Bull, della Società hot. it., adunanza di Firenze del 13 nov. 1892). * Idem., p. 442. 230 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Casi analoghi furono osservati da altri micologi e mi venne pure dato di constatarne su vari Agaricini. Tali fatti e le nuove ricerche mi hanno richiamato quest'anno alla memoria la pseudospecie Marasmias Bulliardi Q. ed ho deciso senz'altro di risolvere il quesito già accennato non ap- pena sarebbero apparsi nella selva camaldolese i funghi in que- stione. A causa del tempo asciuttissimo, solo il 1° corr. mese sono riuscito a trovarne individui appena spuntati e non ancora svi- luppati completamente, ma il 5 corr. ne ho rinvenuti in profu- sione e in tutt'i gradi di evoluzione. Dopo attentissimo esame d'una gran quantità di esemplari raccolti, ho assodato: 1) La perfetta identità tra la specie Marasmius Rotula (Scop.) Fr. e la pseudospecie Marasmius Bulliardi Q., salvo il fenomeno di prolificazione inferiore in quest'ultima. Infatti, ho constatato che si corrispondevano a pennello i loro reciproci caratteri macroscopici e microscopici. Il pileo in ambedue i casi è di forma più o meno, convessa, di color cuoio-pallido, membranaceo, ombelicato, cioè con un puntino incavato e nero al centro, striato-plicato radialmente» corrispondendo inferiormente ad ogni solchetto u/ia lamella; di 2-8 mm. di diametro. Gambo lungo di 2-9 cm., nero-bruno, biancastro verso l'apice, lucente, fistoloso, somigliante ad una setola, corneo, elastico, nudo, liscio all'umido, solcato di strie longitudinalmente al secco. Nella pseudospecie Marasmius Bulliardi Q. il gambo è rami- ficato, come già ebbi a notare, e di tali ramificazioni né contai da 1 a 15. Lamelle della stessa lunghezza, concrescenti posteriormente in un collaretto libero dal gambo, distanti, poco numerose, da 10 a 16, bianco-pallide. Spore ovoidee, acuminate ad un estremo, incolori al micro- scopio, 5-7 ^ 2-3 i^. Stazione: in selva, su foglie cadute e marcescenti di Castagno, secondo le mie osservazioni. Il chiaro prof. 0. Comes mi scrive di avere riscontrato questi fanghi anche su foglie putrescenti di Elee. 2) Dallo stesso micelio, serpeggiante nella foglia marce- scente, nascono tanto individui dal gambo unico, intatto, come SKDE DI FIRENZE - ADQNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 231 quelli dal gambo raraiflcato. Basterebbe questa constatazione sola per conchiudere in favore della tesi clie sostengo. Non tutti i micologi hanno accettato la specie di Marasmius BiUUardi, creata da Quélet. Cosi Costantin e Dufour ^ ne fanno una semplice variazione del Marasmias Rotula (Scop.). A. Ri- cken - scrive in riguardo: BuUiardi (Quéi.) und limosits (Quél.) ha^ie idi nicht aufge- nommen, weil ich furchte, daS sie verkitmmerte Formen dieser Ari sind. Saccardo, benché registri nel volume quinto del suo classico lavoro St/lloge Fangoruni, a p. 541, il Marasmius BuUiardi Q., non di meno, dalla descrizione che ne dà, pare — tanta ne è la similitudine — che descriva il Marasmius Rotula (Scop.) Fr., e, citando per quest'ultima specie gli autori che se ne occupa- rono, menziona le tavole 64 e 569 di Bulliard, ^ ed alla stessa tav. 569 rimanda parlando del Marasmius BuUiardi Q. ^ Lo stesso trovo, a pag. 13 del 2» volume, ne\i' Index Iconum Fungorum di Saccardo e Traverso, testé pubblicato. Il primo a segnalare il Marasmius Rptula (Scop.) Fr. nel Napoletano pare fosse stato Fr. Briganti, '" e dico pare, poiché il disegno che ne dà non somiglia punto ed anche la descrizione lascia molto a desiderare; ma egli assicura trattarsi proprio della specie creata da Scopoli. ^ Del resto Briganti é molto superficiale e precipitoso e non gode di troppa fiducia. Tanto è vero che l'illustre Bresadola mi scriveva nel 1908: Le racco- mando le specie di Briganti se riesce a verificarne; per me, Le confesso, sono molto dubbie. Di queste se eventualmente ne trova e vorrà parteciparmene, Le sa?'ò grato ecc. La specie fu anche notata per la stessa regione dall'insigne 0. Comes. ' Infine, Luigi Cufino ^ fu il primo ad annoverare per l'Italia, * Nouvelle Flore des Champignons, Paris, p. 66. 2 Die Bldtterpilze ecc., Leipzig, 1911, N. 263. ^ Nell'opera già citata. * Idem. * V. e F. Briganti. De Fungìs Regni Neapolitani Historia, Neapoli, 1848, p. Ili, « Flora Carniolica, Vienna, 1772, voi. II, p. 456. ^ Funghi del Napolitano, Napoli, 1878, N. 169. 8 Note micologiche italiane {Malpighia, 1906, anno XX, voi. XX). 232 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE ai Camaldolilli presso Napoli, la presenza del Marasmius Bui- nardi Q. Egli pubblica: Per quanto consta questa specie della sezione Rotula finora non era stata trovata in nessuna parte dell" Italia e ciò mi fu asserito dal chiar. Abate G. Bresadola, quando gli spedii alcuni esemplaìH per la determinazione. Come abbiamo visto, qui non si tratta che di casi di anomalia, e nei miei appunti scritti trovo registrata fin dal 1905 l'esistenza — non punto rara del resto — della pseudospecie Marasmius Bulliardi Q. nella selva dei Camaldoli. Napoli, 10 ottobre 1911. A. BÉGUINOT. — CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA LITTORANEA DEL POLESINE (PROV. DI ROVIGO). La flora del Polesine, come è a tutti noto, ebbe il primo cen- simento a mezzo il secolo scorso nella pregevole « Illustrazione » dovuta a Gaetano Grigolato^; nella quale l'A. riassunse anche precedenti suoi lavori sull'argomento. Vi compaiono elencate poco oltre 800 vascolari, e nella prefazione interessanti, per quanto incompleti, ragguagli sulle condizioni di ambiente e su alcune particolarità del paesaggio botanico della regione. Posteriormente portarono nuovi contributi a questa flora il prof. A. Terracciano,^ C. de Bonis^ e P. Bolzon nelle sue varie memorie sulla Flora Ve- neta e specialmente nella settima,"* nella quale è fatta speciale menzione di quel cordone di dune che si stende tra S. Basilio e Donada e che, per il lento ma continuo protrarsi delle foci del Po, trovasi attualmente alla distanza di 20-30 Km. dalla spiaggia. ^ G. Grigolato, Illustrazione delle piante vascolari spontanee nel Polesine di Rovigo. Rovigo, 1854. ^ A. Terracciano, La Flora del Polesine in « Bull. Soc. Bot. Ital. », nel « Nuov. Giorn. Bot. Ital., XXII (1890), pag. 391 »; Le piante dei dintorni di Rovigo. Qenturia I, « ibid., pag. 414»; Centuria li e III, « ibid., voi. XXIII (1891), pag. 287 ». ' C. De Bonis, Le piante del Polesine. Centuria I in « Nuov. Giorn. Bot. Ital., voi. XXIV (1892), pag. 202 » ; Centuria II, « ibid., XXV (1893), pag. 271 ». * P. BoLZON, Contribuzione alla Flora Veneta. Nota VII in « Bull. Soc. Bot. Ital., 1900, pagg. 332 ». SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' Il NOVEMBRE 233 Il Polesine manca di un completo censimento al corrente con le recenti scoperte ; tuttavia, secondo i calcoli da me fatti, il nu- mero delle vascolari fin qui segnalate per la regione non giunge alle 1200 specie : numero, data la vastità della provincia ed il suo vario ambiente, parecchio al disotto del reale. Scarsi sono pure gli accenni relativi alla distribuzione topografica e geo- grafica delle specie e la più sagri ficata appare la regione lit- toranea, per molteplici riguardi, del più alto interesse. Decisi, quindi, nel Luglio 1908 di farla oggetto di una breve visita e qui presento i risultati delle ricerche eseguite fra il 17 ed il 21 Luglio di queir anno. Centro delle mie escursioni fu Porto di Levante: poche case in frazione di Donada poste fra le valli salse da pesca e le arene accumulate dal mare e dal Po in corrispondenza di una delle sue foci, quella del cosidetto Po di Levante. Da questa base di operazione le mie escursioni si estesero, oltre che nel dominio delle retrostanti valli, a sud fino alle foci del Po di Maestra ed a nord fino a Porto Galeri. Ho pure visitato un banco o scanno di sabbia formatosi negli ultimi cinquanta anni in corrispondenza delle due foci nominate ed a non grande distanza da terra e, nel ritorno, un settore delle dune, oramai continentali, presso Donada cui sopra accennai. In base agli itinerari eseguiti ed ai principali consorzi da me esplorati, le osservazioni fatte possono essere cosi distribuite: I. Valli salse. Come é noto, una valle salsa risulta di uno specchio d'acqua salmastra più o meno ampio (il cosi detto lago), di canali che lo mettono in comunicazione col mare (temporaneamente chiusi per le pratiche della pesca) e di altri che lo isolano e lo difendono dai terreni circostanti. Questi, come è il caso di tutta la Laguna veneta, sono depressi, pianeggianti, a livello od anche al disotto della massa di acqua della valle, ora acquitrinosi e quindi a tipo di palude, ora, in seguito ad infiltramento di falde acquifere sal- mastre od a svasamenti di acqua salata, non solo umidi ma anche imbevuti di Cloruro di Sodio. Tipica vegetazione alofitica si ri- scontra lungo gli argini della valle e dei canali convoglianti acqua più decisamente salata e nei settori più depressi ed in- quinati che la circondano : nel resto è palude a base di Phrag- 234 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DENL' 11 NOVEMBRE mites, Ciperacee, Juncacee e lembi di formazione pratense col- leg-antisi con tutti i possibili passaggi alla genuina formazione alofìla. Come risulta dall' elenco, data la natura argillosa ed umida del terreno, fra. le piante solite a vegetare nei terreni salati é avvenuta una selezione, trovandosi in tali condizioni, sono le alofile di tipo lagunare e cioè quelle dei terreni umidi e com- patti. Il paesaggio botanico nel suo complesso e nei suoi ele- menti risulta corrispondente a quello della formazione delle « barene » della Laguna veneziana, che sarà dettagliatamente illustrato in altro lavoro. Le valli più accuratamente esplorate nelle mie escursioni sono la Valle Bagliona, Vallona, Lisetto e Pozzatini e quivi raccolsi : Si^artina strida Roth Phragmìtes communis Trin. Glvceria festuGìformn Heynh. Agropyrum repens P. B. 3^ var. litorale (Dum ). A. elong atum P. B. Carex extensa Good. Scirpus maritimus L. Juncus acuius L. /. mariiimus L. /. coìnpressus Jacq. J. Gerardi Lois. Asparagus bffìcinalis L. A. maritimus Mi 11. Atriplex hastaium. L. var. triangulare (W.) A. iettar icum var. venetwn (W.) A. portulacoides L. A. laciniata L. Chenopodium opulifolium Schrad. Beta vulgaris subsp. maritima (L.) Suaeda maritima Dum. Salicornia herbacea L. S. fruticosa L. Arthrocnemwn glaucum Ung- Salsola Soda L. Kochia hirsuta Notel Ctjcloloma platyphyllum Moq. Silene vulgaris Garck. Spergularia marginata Kitt. iS. atheniensis Asch. Gallile maritima Scop. Lepidiwm ruderale L. Clematis Viticella L. Tamarix gallica L. EuphorMa plathyphylla L. Statice Limonium L. S. virgata W. S. bellidifolia Gouan Medicago lupulina L. Lotus corniculaius L. Salvia Verbenaca L. Plantago Cornuti Gouan P. crassifolia Forsk. P. Coronopus L. Viiex Agnus- Castus L. Artemisia caerulescens L. Inula crithmoides L, Onopordon Acanthium L. Pulicaria dysenterica var. mi crocephala Boiss. Sonchus maritimus L. Picris hieracioides L. Taraxacum vulgare var. levi- gaium (De.) SEDE DI FIRBNZB - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 235 Nell'elenco riportato, oltre alle tipiche alofite-igrofìte, vi sono rappresentanti del Fragmiteto, qualche specie pratense sopra- tutto della sommità degli argini delle valli, dove la salsedine è minima o nulla. II gen. Salsola vi è rappresentato da S. Soda, che é pure arenicola, laddove vi é esclusa S. Kali, che è larga- mente dispersa ed esclusiva delle arene di spiaggia : VAgro- pyrum elongatam vi rappresenta l'^l. juncewn ; la Plantago Cornuti, la PI. major; la Glyceria fesiuciformis le altre en- tità del ciclo di Gì. distans ; la Beta maritima la B.vulgaris; il Sonchus maritimus il S. arvensis ecc. Inoltre Scirpus ma- ritimiis è fra le specie più comuni lungo le sponde dei canali leggermente salati, ma si mescola pure al Fragmiteto : Juncus maritimus da solo o con qualche altra aloflia copre estesi tratti umidi e depressi e sostituisce /. acutus localizzato nei dossi più elevati e meno accessibili al sale. Più comune e più decisamente alofìlo si rivela Juncus Gerardi rispetto al suo prossimo parente Juncus cotnpressus e Spergularia marginata, perenne ed a semi tutti cinti di ala, é 1' entità più largamente dispersa nei terreni fortemente imbevuti di Cloruro di Sodio. Cycloloma ptathyphyllum, originario dell'Amer. sett. e qui larga- mente diffuso, piuttosto che i terreni salati, preferisce i rari tratti coltivati ed i pressi delle abitazioni. La var. triangulare di Atriplex hastatum si localizza nei tratti più inquinati, mentre il tipo, notoriamente ruderale, si afferma lungo i canali e fossi più lontani dalla zona lagunare. Non ebbi occasione di osser- vare nei terreni anche più salati forme integrifolie di Artemisia caerulescens, cui fa accenno lo Zannichelli ^ e che riscontrai nella Laguna veneziana. Aggiungo di aver trovato in canali convoglianti acqua salmastra Potamogeton pedinata e Ruppia maritima var. rosl-ellata. II. Arene marittime. Sono formate di materiale clastico, ora asciutto e, specialmente nel tratto Porto Levante-Porto Galeri, conformato a tipiche dune, ora umido ed inquinato di acqua salata nei settori più vicini alla ^ G. G. Zannichelli, Istoria delle piante che nascono ne' Lidi in- torno a Venezia, In Venezia, 1735, p. 245. 236 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE foce del fiume e nei luoghi più depressi. Ciò spiega come nei due elenchi qui sotto esposti, accanto a tipiche arenario-xero- fìle, compaiono arenario-igrofìle e, ciò che più importa fare ri- levare, quasi tutte le alofite che. normalmente vegetano nei terreni argillosi ed umidi. Esse sono di solito localizzate nella zona più esterna (rispetto al mare) della formazione dunicola e siccome la spiaggia specialmente in prossimità delle foci del Po di Levante e del Po di Maestra si insinua con insensibile declivio nel mare e viene ricoperta durante l'alta marea, molte di queste specie finiscono per trovarsi immerse, alternativa- mente per sei ore, nell' acqua salmastra. E ne riporto qui l'elenco complessivo a seconda che le raccolte furono fatte alla destra od alla sinistra del Po di Levante : a) alla destra del fiume: Juniperus communis L. Phleum arenarium L. * Spartirla strìda Roth. PsamiTìfa arenarna R. et S. Cynodon Bactylon Pers. Tragus racemosus Hall. Lagurus ovaius L. Calamagrostis Epigejos Roth Eragrostis megastachya Lk. t Aeluropus litoralis Pari. * Glyceria festucifortnis Heyn. Vulpia uniglumis Dum. Catapodimn loliaceum Lk. Agropyrum repens var. lito- rale Bum. A. Junceum P. B. t Schoenus nigrìcans L. * Scirpus maritiìniis L. var. monostachyus Meyer t S. Holoscoenus var. australis (Murr) * Juncus acutus L. J. Tommasinu Pari. Zostera marina L. Allium vineale L. t Spiranihes aestivalis Rich. Chenopodium album L. var. viride (L.) t Atriplex portulacoides L. Betavulgaris subsp. ìnariiima (L.) * Salicornia ìierbacea L. * S. fruticosa L. Salsola Kali L. « var. Tragus (L.) S. Soda L. * Suaeda tnaritima Dum. Polygonwn aviculare L. P. Convolvulus L. P. maritimum L. Kochia arenaria Roth t K. hirsuta Nolte t Hippophaè rJiamnoides L. Tunica Saxi fraga Scop. Spergularia Lillenii Leb. t Sp. inarginata Kitt. Silene conica L. S. sericea Ali. Cakile maritima Scop. Sisymdrimn Sophia L. Diplotaxìs tenuifolia De. Glaucium flavum Crantz SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 237 Clematis Flaminula L. a var. maritima (L.) Helianihemuin Fumayia Mi 11. t Tamar ìx gallica L. Tribuiiis teì^r estris L. t Aìf.haea officinalis L. Trifolium arvense L. Tr. nigrescens Viv. Tr. fragiferum L. Medicagù marina L. Lotus cornicuìatas L. a et var. ìiirstctus Koch t L. siliquosiis L. Vida villosa Roth var. lito- ralis (Salzm.) Eryngiarii maritimum L, Echinophora spinosa L. Oenotliera diennis L. Erodìum cicuiarium L'Her. var. chaerophijUwn DO. EupJiorbia Peplis L. E. Par alias L. t Linum maritimum L. Co7ivolvHlits Soldanella L. Verhascwn sinuatum L. Linarìa commutata Bernh. Odontites serotina Dum. 1)) alla sinistra del fiume: Eqitisetum ramosissimum Desf. Jimiperus communis L. Psamma arenaria R. et S. Cynodon Daclijlon Pers. Tragus racem.osus Hall. t G^. festuciformis Heyn. Digitaria sanguinalis P. B. Agrostis alba var. mari- tima (L.) t Agropijrum elongatum P. B. A. Jimceum P. B. t Carex extensa Desf. Teucriiim Scordium L. var. scordioides (Schreb.) r. Polium L. r. Chamaedrijs L. Stachys recta L. 5. maritima L. * Slatice Limonium L. t 5. bellidifolia Gouaii t Plantago Cornuti Gouan P/. Coronopus L. var. transiens Bég. var. myriophylla Bég. t P/. crassifolia Forsk. PZ. ramosa (Gii.) Asch. Dipsacus silvestris L. Scabiosa argentea var. a^6a (Scop.) * As^er Tripolium L. Achillea Millefolium L. Artemisia caerulescens L. Helichrysum ilalicum Don. Onopordon Acanthium L. Centaurea Tommasi7iii Kerii. Xanthium spinosum L. Scolymics hispanicus L. t Sonchus mariti mus L. Hieraciam florentinum Ali. t Sciì^pus americanus Pers. (= 5'. pungens Vahl.) t ^S^. maritimus L. a var. monostachyus L Juncus acutas Meyer /. maritimus L. t /. Geravdi Lois. Chenopodium album L. a Atriplex portulacoides L. A. roseum L. A . litorale L. t Salicornia herbacea L. t 5. fruticosa L. 238 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 NOVEMBRE t Arthrocnemum glauciim Ung. t Suaeda maritima Dum. Polygonum aviculare L. P. maritimum L, Kochia arenaria Roth t K. ìiìrsuia Nolte Tunica saocifraga Scop. Spergularia marginata Kitt. Cakile maritima Scop. Clemaiis Flammula a et var. maritima et angustifoUa Helianthem,um Fumana Mill. t Tam,arix gallica L. Tribulus terr estris L. Sedum mite Gilib. t Potentina reptans L. ApoGijnum venetum L. Trifolium fragiferum L. Medicago marina L. Melilotus offìGinalis « Pepit- pierreana W. Ononis spinosa L. Eryngium 7nariti7num L. Echìnophora spinosa L. Lappula Myosotis Mnch. Convolvulus Soldanella L. Verbascum sinuatum L. Teucrium Polium Mill. r. Chamaedrys L. Stachys maritima L. ■ Brunella laciniata L. Mentila Pidegium Mill. 1" Stalice liellidifolia Gouan t «S. virgata W. Plantago Coronopus L. a et var. ceratophylla (Hoffmg. et Lk.) P. crassìfolia Forsk. t P. ìnajor L. a et var. pauci- flora Gilib. P. lanceolata L. ScaMosa argentea var. a/?&a (Scop.) Lonicera elrusca Savi Asperida cynanchica L. t Artemisia caerulescens L. Helicrhysum italicum Don. Xanlhiuin spinosum L. Scolymus hispanicus L. Bellis perennis L. Gnaphalium luieo-aWum h. Cirsium arvense Scop. Artemisia campestris L. t /ni^^a crithmoides L. Afnbrosia maritima L. Helminthia echioides a iuber- culata (Mnch.) Leonlodon hispidus L. var. ericetorwn Rchb. var. danubialis (Jacq.) Bypochaeris radicata L. Crepis foetida L. Da questi due elenchi emerge che nelle arene di spiaggia alla destra ed alla sinistra del Po di Levante sono in comune 41 specie e tra queste le più caratteristiche del paesaggio botanico. Non ho trovato alla destra 31 entità ed alla sinistra 37, qui facendo rilevare che ciò devesi, piuttosto che alla reale mancanza da una parte e dall'altra, al fatto che non furono da me viste nelle brevi e rapide escursioni che vi feci. La specie per molti riguardi più importante é V Apocynum venelum di cui rinvenni una poderosa colonia nelle arene fluvio-marine alla sinistra del SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 NOVEMBRE 239 fiume e che manca in tutto il resto del territorio da me per- corso. Le specie precedute dal segno t furono raccolte nei ter- ritori umidi e salati e quelle contrassegnate dal * si trovano, come dissi sopra, anche nelle arene periodicamente inondate durante l'alta marea e di cui la specie più caratteristica, anche per l'ingente numero di individui che la rappresentano, resta la Spartirla strìcta. La colonia più vasta di piante cosi localiz- zate giace alla destra del Po di Levante, laddove alla sinistra del Po di Maestra un ampio settore acquitrinoso e soggetto ad inondazioni è occupato a perdita di vista da Salicornia herbacea, cui si mescolano rari individui di S. fruticosa, Spar lina striata, Jimcus maritimus e Statice Limonium. Fra le specie occu- panti la zona più esterna della formazione dunicola meritano speciale menz.ione la Salsola Kali e la sua var. Tragits e Cakile maritima : quelle mancanti, questa sporadica nei terreni argil- losi delle valli salse. III. Banco di sabbia presso la foce del Po di Levante. Come dissi, la formazione di questo banco (detto sul luogo scanno) risale ad un cinquantennio appena. Presenta una parte bassa, acquitrinosa e facilmente inondabile e dossi foggiati a dune che si elevano di 2-3 ra. sullo specchio dell'acqua. Ospita, quindi, elementi alofilo-igrofili e genuine psammicole di tipo arenario prevalentemente pervenute per disseminazione acquea dalla vicina spiaggia da cui dista meno di un chilometro. Vi rac- colsi : Spartina strìcta Ait. Psanima arenaria R. et S. Lagurus ovatus L. Aelicropas litoralis Pari. Agropyrunijitnceitìn P. B. A. repens P. B. Agrostis alba var. maritima (L.) Carex extensa Desf. Cìjperus aegijptiacus Glox. Scirpus Holoscoenus var. au- siralis (Murr.) S. litoralis Schrad. S. ìnaritimus L. Schoenits nigricans L. Jitncus acuttis L. J. maritimus L. Polygonum aviculare var. li- torale Lk. P, maritimum L. Salicornia herbacea L. S. fruticosa L. Cìjcloloma platyphìjlluni Moq. Salsola Kali L. 240 SBDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DBLL' Il NOVEMBRE Atriplex portulacoides L. Suaeda maritima Dum. Silene mclgaris Garcke S. sericea Ali. Spergularia aiheniensis Dill. Cakile maritima Scop. Helianthemum, Fumana Mill. TaTuarix gallica L. Melilotus alba Deor. Lotus tenuifolius L. Eryngium maritimum L. Ecliìnophora spinosa L. Apium graveolens L. Oenothera biennis L. Linum maritimum L. Euphorbia Peplis L. E. Par alias L. Convolvulus Soldanella L. Ghlora per follata var. serotina (Koch) Erythraea pulchella Hoffrn. et Lk. Saìnolus Valer andi L. Stachys maritima L. Siatice Liìnonium L. 5^. V ir gaia W. /S^. oleaefolìa Scop. a confusa Gr. et Godr. iS^. bellidifolia Gouan Plantago crassifolia Forsk. .4ster Tripolium var. panno - nicus (Jacq.) /nwto crithmoides L. Helichrysum italicmn Don Leonlodon Im^us L. a et var. glaber Fiori Hypocliaeris radicata L. Sonchus maritimus L. a et var. angusti folius. Per quanto rapida sia stata la mia visita su questo banco e quindi incompleto 1' elenco delle specie raccoltevi, tuttavia esso riesce interessante in quanto mostra come in un ambiente, quanto al suolo uniforme, la percentuale diversa dell' acqua e la sua composizione, se cioè salata o no, hanno già indotte profonde discriminazioni nel paesaggio botanico rendendo pos- sibile l'esistenza a categorie di piante assai diverse per le loro esigenze fisiologiche, quali sono le psammoflle e le alofile dei terreni umidi. Interessante riesce pure perchè é esempio della rapidità con cui un territorio di recente emerso viene rivestito di vegetazione in esso approdata, come io penso, principalmente per disseminazione idrocora. Alla quale, come hanno dimostrato recenti ricerche sperimentali danno contributo principalmente due categorie di piante e cioè le igrofite e le littoranee {Gallile maritima, Convolvulus Soldanella, Salsola Kali, Euphorbia Paralias, Scirpus maritimus etc). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 241 IV. Argini del Po presso Porto Levante. Le mie ricerche si limitarono nell'ultimo tratto nel quale gli argini sono rafforzati da una potente gettata di massi e lungo il quale all'acqua dolce si mescola quella marina, che spruzza ed imbeve il terreno. Non desta meraviglia, quindi, se in queste condizioni si rinvengono in prevalenza quasi tutte le alofite segnalate per le valli salse. Vi raccolsi : Carex extensa Desf. Asparagus mariiimus Mill. Atriplex hastatam var. trian- gulare W. A.iaiariownYSiV. veneiwn W. A. patulum L. Beta vulgaris subps. marì- tima L. CaMle marìtima Scop. Tale vegetazione, improntata a schietto alofilismo, viene len- tamente cedendo il posto alle comuni raesofite ed igrofite mano a mano che ci allontaniamo dalla foce : ma di esse non ebbi modo di occuparmi. Spergularia inarginata Kitt. Glaucium flavum Crantz Lotus sUiquosus L. Crithmum marltimicm L. Statice Limoninm L. Leontodon Mrius var. glaber Sonchus arvensis var. uUgi- nosus S. mariiimus var. litoralis. V. Dune continentali presso Donada. Costituitesi, come sopra dissi, lungo un'antica linea di spiaggia esse ne giacciono lontane dal littorale di circa 20 Km. Nella rapida visita che potei compiervi ho raccolto le seguenti specie : Andropogon Ischaemon L. Agrostis alba var. maìH- tima L. Tragus racemosus Hall. Psamma arenaria R. et S. Scirpus Bolosclìoenus L. Kochia arenaìna L. Tanica Saxifraga Scop. Silene sericea AH. Diplotaxis tenuifolia DC. Clematis Flammula L. var. ìnaritima (L.) Helianthenium Fumana Mill. TribifJits terrester L. Echinophora spinosa L. Eaphorbia Cijparissias L. Teucriwn Poliwn Mill. Slachijs recta L. Plantago ramosa (Gilib.) Asch. Scabiosa argentea var. alba (Scop.) Asperiila cynanchica L. Centaurea Tommasiniì Kern. Artemisia campestris L. 242 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Da questo elenco emerge evidente il carattere littoraneo della flora essendovi rappresentante, accanto ad ubiquitarie, alcune delle specie più caratteristiche e più largamente distribuite nelle arene marittime. Che esse debbano interpretrarsi quali i discendenti di progenitori stabilitisi quando la duna si costituiva lungo la spiaggia, può essere ammesso, ma non escluderei po- steriori ed anche recenti approdi in seguito a disseminazione a distanza. In ogni modo resta un fatto degno di richiamare l'at- tenzione dei botanici e meritevole di ulteriori ricerche che lo illustrino in tutti i particolari. A. BÈGUINOT. — RECENTI CONTRIBUTI ALLA FLORA ED ALLA ECOLOGIA DELL' ISOLA DI PELAGOSA. Fa all'incirca un anno dalla data di pubblicazione di un mio lavoro ^ sulle isole Tremiti nel quale, per ragioni che ampia- mente giustificai, compresi quel gruppo di scogli che vanno sotto il nome di isola od isole di Pelagosa. Le notizie da me ripor- tate erano desunte da un vecchio elenco floristico del Marche- setti, da qualche altra fonte bibliografica e da qualche Erbario che ebbi agio di consultare e dove trovai alcune poche specie raccolte in quell'isola. Ero ben lungi dal supporre che questo minusculo ed isolato arcipelago perduto tra i flutti dell'Adriatico, fin qui abbastanza trascurato e sul quale, che io sappia, non ha mai posto piede un botanico italiano, potesse attirare l'attenzione degli studiosi a tal punto da essere oggetto, a solo un anno di distanza dalla stampa del mio lavoro, di ben quattro memorie. ^ L'importanza che va connessa alla flora di tutti territori in- sulari e che cresce col progredire delle conoscenze sulle con- dizioni di ambiente e sul numero delle specie che vengono a ^ A. BÉauiNOT, La vegetazione delle isole Tremiti e delV isola di Pe- lagosa. Studio fitogeografico, in « Meni. Soc. Ital. delle Scienze (detta dei XL) : ser. b^, tota. XVI (1910). pagg. 155-221 » (con una carta fitogeografica). 2 Qui mi è grato ringraziare gli Autori per avermi cortesemente inviato copie dei lavori soggetto di questa nota. SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' Il NOVEMBRE 243 mano a mano scoperte mi hanno indotto a brevemente recen- sii-e le memorie in questione, tanto più che due. di esse videro la hice in periodici poco diffusi in Italia ed una é pubblicazione a sé. Sono le seguenti: I. August Giuzberger. Fànf Tage auf Oesterreichs fern- sten Eilanclea. Ein Beitrag zar Landesktmde voti Pelagosa. — Separatabdr. aus. d. III. Jahrg. d. « Adria ». Triest, 1911. È una monografia del gruppo di Pelagosa completa per quanto riguarda le condizioni di ambiente (geografiche, geologiche, climatologiche, antropiche ecc.). L'A. vi compiè due viaggi e cioè nel 1895 (di cui aveva già dato sommarie notizie) e nel 1901. Nel lavoro che stiamo esaminando quelle notizie sono completate, criticamente esposte e messe al corrente con quanto fu pubbli- cato negli ultimi anni. Quanto alla flora, il G-inzberger si limita a ritrarre, con l'in- dicazione delle specie più interessanti e caratteristiche, la fisio- nomia del paesaggio botanico, già abbozzata dal Marchesetti e da me. Tra le specie più importanti da noi non ricordate è Snujrnium Olusatrum. Chiude la memoria una completa biblio- grafia che comprende circa 130 lavori, che direttamente od indi- rettamente riguardano Pelagosa ed il suo ambiente con un sunto dei contributi più importanti. Ciò che costituisce una preziosa documentazione, un ricco archivio di notiziecui dovranno neces- sariamente ricorrere gli studiosi anche per le regioni contermini. Dei lavori italiani, oltre il mio, sono onorevolmente ricordati quelli dell'abate Fortis, del Canavari, di Gr. Marinelli, C. Mar- telli, De Stefani, Tellini, Viezzoli e qualche altro: esiguo mani- polo rispetto alla falange di studiosi stranieri che di proposito od incidentalmente si occuparono di questo gruppo di minuscole isolette. II. Dragutin Hirc. Florida Palagroshili Oloka. — Poseban oti.sak « Iz Glasnika flrv. Prirodoslovnoga Drustva ». Godiste XXIII. 1911. Dionicka Tiskarau Zagi-ebu 1911. Questa memoria si inizia con una sommaria descrizione di Pelagosa e del suo ambiente. Segue la storia delle scoperte specialmente floristiche documentata dalla citazione delle fonti più importanti ed il rilievo dei tratti più salienti del suo pae- Bull. della Soc. hot. ital. 17 244 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE saggio botanico. L'A. dà poi l'elenco delle specie sin qui segna- late e che completa con quelle raccolte dal dott. Krunoslav Babic, trovando da aggiungere le seguenti : Chrysanthemum segetum, Chr. coronarium, Eìnjihraea pulchella, Ceniranthus Calcitrapa e Suaeda maritùna. Riporta, inoltre, alla var. M- spanica Roth, le indicazioni date per Bactylis glomerata L. a (come aveva già fatto io per le Tremiti), alla var. aegijptiaca W. la CaMle marUima L., alla var. emeroides la Coronilla Eme- rus L., alla var. ailicaBoiss. et Sprun. (— A. verna B acuti- petala Boiss.) YAlsine verìia (= Minuartia verna Hirc.) ecc. Il lavoro si chiude con considerazioni sulle specie endemiche 0 più rare e con confronti con l'affine flora delle isole Tremiti, quale venne da me dettagliatamente esposta nel lavoro mono- grafico sopra citato. III. Antonio Baldacci. La fiora delle isole di Pelagosa. — Estr. dalla ser. VI, tom. Vili (1910-11) delle « Mem. R. Accad. d. Scienze dell' Ist. di Bologna». Bologna 1911, p. 53-61. Questo lavoro è fondato sulla determinazione del materiale che il dott. A. Ginzberger ebbe occasione di raccogliere nelle sopra ricordate escursioni del 1895 e del 1901 comunicate al Baldacci, insieme ad alcune poche specie raccolte dal generale Robert v. Sterneck. Si apre, come i precedenti, con la storia delle scoperte floristiche, la descrizione dell'isola e del suo pae- saggio botanico, la citazione delle principali fonti floristiche ed ecologiche. Al Potter é rivendicato il merito di avere raccolto pel primo piante di Pelagosa : ma in realtà, come scrive il Ginz- berger, egli non fece che pubblicare piante a lui comunicate dall'infaticabile botanico di Lesina, Matteo Botteri, che trasmise pure materiale al De Visiani e, come dimostrai nel mio lavoro sopra citato, allo Zanardini ed al von Kellner. Segue l'elenco che comprende le specie tutte segnalate per il gruppo, quelle che risultarono nuove in seguito all'esame delle collezioni del Ginzberger e che sono (trascurando le varietà) le seguenti : Papaver duhium, Sìnapis alba, Calepina Corvini, Sìlene ìua- ritima. Sagina tnaritima, Cerastium semidecandrum, Steh laria inedia, Arenaria serpylUfolia var. viscida Vis. (che per me è A. leptoclados Guss.), Spergnlaria rubra, Polijcarpon teiraphi/llum. Malva parvi/lora var. rnicrocarpa, Geranium SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 KOVBMBKE 245 molle, Erodmììi malachoides, Medicaio hispìda var. deniicu- lata, Melllotus elegans, Lotus editlis, Rubus ulmifolìus, Pyrus coìnmunis, Cotijledon horizonialis, Seduni hispanìcuni, S. glau- GUìYi var. eriocarpwn, Smyrniwn Olusatrum, Daucus mau- ritanicus, Caucalis nodosa, Galiuin Aparine, Vaillantia mu- ralis, Valerianella microcarpa, V. eriocarpa, Chrysanfhemum coronarium, Urospermum picroides, Sonchus ienerrimus, S. oleraceus, Myosoiis hispìda, Plantago Psyllium, PI. Coro- nopus var. commutala, ? Orobanche loricata, ? 0. Picridis, Marrubium vulgare var, apulum, Chenopodium urbicum, Parietaria officinalìs (che per me e per l' Hirc è forma di P.judaica), Euphorbia spinosa, E. helioscopia, Allium Ampe- loprasum, A. subhirsulum. Melica Magnolii, Bromus madri- tensis, Br. ìnaxiinus, Lolium rigidum, L. siculum, Catapo- dium loliaceum, Brachypodium ramosmn, Agropyrum pun- gens (che per ine è la var. litorale di A, repens) ed Hordeum murinum. Tenendo conto che qualcuna delle specie qui ricordate erano state quasi conteonporaneamente citate dal Ginzberger e dal- l'Hirc, possiamo dire che all'elenco da me redatto furono ag- giunte nel corrente anno 68 entità specifiche e che quindi la fiora pelagosina conta oggidì, assieme a parecchie varietà, 163 piante vascolari. Tengo qui a far rilevare che, nonostante l'accurata esplora- zione fatta negli ultimi tempi, la flora del minuscolo Arcipelago non si è arricchita di nessun documento fìtogeogratico vera- mente importante e tutto lascia credere che le ulteriori ricerche non scuotano le pietre angolari dell'edifìcio floristico e le dedu- zioni fitogeografìche, quali vennero da me formulate nella più volte citata memoria. IV, A. Baldacci. Un saluto alle Pelagose. Bologna, Tipo- grafìa Andreoli, 1911. In 4°, pag. 21. « Nel mare fra le isole Pianosa e Pelagosa sorge I* attuale confine fra le acque della monarchia Absburghese e l'Italia: Pianosa appartiene al regno, Pelagosa all' impero ». In queste parole poste in fondo al cap. 2° (pag. 11) e che a prima vista possono sembrare una innocua constatazione di fatto, v'è i! motivo e le ragioni d'essere dell' opuscolo, col quale l'A. si ri- 246 SEDE DI FIRBKZB - ADUNANZA, DELL' 11 NOVEMBRE promette di richiamare l'attenzione degli italiani su questo ab- bandonato gruppo di isole. Le quali, come tutte le regioni di confine ed appunto perchè tali e specialmente quelle giacenti sulla mobile superficie del mare, si prestarono e si prestano a controversie nelle quali è molto difficile portare giudizio spas- sionato ed animo sereno. Pelagosa, già abitata dal neolitico, conserva vestigia della presenza dell'uomo nell'epoca romana e medioevale: quindi restò disabitata e trascurata e cadde nelle mani del primo governo che con un atto di avvedutezza politica e di opportunità mari- naresca vi fece piantare un trentennio or sono un faro ed in seguito un eccellente osservatorio metereologico. Questo primo occupante è l'Austria. Convengo pienamente col Baldacci che sarebbe opportuno (per quanto oggidì possa sembrare opus postamum) ricostruire e documentare con gli archivi alla mano le vicende storiche della pertinenza dell' isola, che un illustre geografico italiano, G-. Marinelli, ^ si adoperò a dimo- strare italiana e che il Petermann, " autorità non sospetta, disse appartenere « also orographisch schon mehr Italien als Dalma- tien». La tesi, dunque, non è nuova: nuovi possono essere alcuni argomenti addotti dall'A. della memoria che stiamo esaminando. Merita speciale ricordo quello geologico su cui il Baldacci insiste in apposito capitolo e su questo specialmente ci soffer- meremo, poiché ha ripercussione nel campo fitogeografico, sull'origine, cioè, della flora pelagosina e sui suoi rapporti con i vicini territori. Il Baldacci, traendo partito dalle conclusioni a cui molti geologi pervennero, ammette che Pelagosa abbia avuto continuità e collegamento territoriale, da una parte colle Tremiti ed il Gargano e dall' altra con le vicine isole Dalmate e la costa dalmatica. Nelle attuali isole egli scorge, dunque, « le traccie superstiti dei corrugamenti terrestri che o nel periodo pliocenico, od in quello quaternario antico, a seconda di opinioni diverse, univano il Gargano alla Dalmazia». Ed aggiunge che « la geologia ha tolto ogni dubbio, in questa questione ». Ammessa una tale ipotesi, viene di conseguenza che gli scambi floristici e faunistici sarebbero avvenuti in condizioni diverse dall'attuali. ^ G. Marinelli, La queitione dcWisola di Pelagosa in «;< Natura ed Arte », a. 1891-92, pag, 14=6. 2 R. E. Pktermann, Fuhrer dardi Dalmat'en etc, Wien, 1899, p. 426. SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 11 NOVEMBRE 247 Senza entrare in troppi dettagli, che mi obbligherebbero a ripetere quanto ampiamente esposi a suo luogo, mi limito qui a constatare che il rinvenimento del pliocene fatto dal prof. Tel- lini alle Tremiti limpidamente dimostra, che durante quel periodo, nel bel mezzo del Bacino adriatico v' era acqua e non terra. E marini, secondo lo Squinabol, sarebbero pure i depositi del quaternario più antico, restando aperto l'adito, allo stato attuale delle conoscenze, all'ammissione di una terraferma geologica- mente assai recente e starei per dire antropozoica. Ma a parte l'epoca dell'emersione e del susseguente inabissamento, non so quanto sia esatto dire che la geologia ha oramai tolto tutti i dubbi al riguardo della presunta Adria, quando proprio i geo- logi ed i geografi sono lungi dal mettersi d'accordo. E qui non posso non ricordare le ormai vecchie critiche del De Stefani ^ ripresentate con novella vigoria in un recente lavoro, ^ quanto scrissero a tale proposito il Rovereto, ^ il De Marchi, ■* il Co- lamonico ^ e come il Kispatic ® proprio in quest'anno abbia ri- ^ C. De Stefani, Le pieghe dell'Appennino fra Genova e Firenze. Contribuzione allo studio sulle origini delle montagne in « Cosmos di G. Cora, ser. 2^ voi. XI (1892), p. 144 ». - Id., Géotectonique des deux versants de VAdriatique in « Ann. de la Soc. Géol. de Belgique ». Memoire, tom. XXXIII (1908). ^ G. Rovereto, Studi di Geomorfologia. Genova, voi. I (1908). Gap. VI. Il Conerò. ^ L. De Marchi, Teorie geologiche: come si formano le montagne, in « Scientia » Rivista di Scienza, voi. VI, a. III (1909), n. 12. 5 Calamonico, Studi corologici sulla Puglia. 2. Sul nome più proprio da darsi all' insieme delle alture pugliesi. Bari, 1911. ^ M. Kispatic, Bas Sand von der Insel Sansego fSusal') bei Lussin und dessen Herkunft in « Verhandl. d. K. K. Geol. Reiclis-Anstalt 1911. n. 13 », — Come è noto, il compianto Salmoiraghi {SulV ori- gine padana della sabbia di Sansegu nel Quarnero in « Rend. R. Ist. Lombardo, ser. 2», voi. XL, fase. XVI [1907], p. 867 » aveva pro- clamato padana la sabbia di quest' isola : ciò che, appoggiando l'ipotesi àelV Adria, conduceva ad estendere la supposta terraferma anche nella parte settentrionale del Bacino Adriatico. Le ricerche del Kispatic hanno messo fuori di dubbio che tali sabbie proven- gono invece da un fiume carsico uscente dal fondo del mare e siano emerse in seguito ad un recente sollevamento dell'isola : solleva- mento di cui l'A. avrebbe trovato traccia nell' isola di Melisello presso Lissa ! 248 ' SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE solto il famoso enigma sulla provenienza delle sabbie dell'isola di Sansego e quindi screditata l' ipotesi di un vasto continente adriatico, quale fu immaginato dal Neumayr, Suess, Canavari ecc. Di tutti gli argomenti addotti a sostegno di una limitata in- tercapedine fra il Gargano e la Pelagosa quello che, non ho difficoltà a confessarlo, mi aveva lasciato più titubante ed in- deciso (e che il Baldacci non cita) è il numero, per quanto esiguo, di animali che il Cecconi, dopo accurata discriminazione, ritiene siano pervenuti alle Tremiti solo attraverso un ponte di colle- gamento fra queste isole ed il Gargano. Ma dacché potei ren- dermi conto dei numerosissimi casi di dispersione a distanza di animali delle più diverse categorie, quali furono illustrati dal Darwin e Wallace in poi, e del ripopolamento faunistico del- l'isola di Cracatoa, quale emerge da una recente fauna (esempio, se altri mai, classico), mi sono convinto (e lo dimostrerò meglio in apposito lavoro) che argomenti del genere non sono certo più probabitivi di tanti altri che potrebbero addursi e furono adotti. ^ ^ Analogamente il Credner {Die Reliatensee. Eine physisch-geogra- phisoh Monographie in « Petermann's MittL.. Erg. Heft 86 [1887] e 89 [1888]) » già da parecchi anni aveva concluso con mirabile ji'ic- cliezza di esempi e di fatti criticamente esposti e vagliati, che il criterio faunistico addotto per dimostrare la origine marina dei laghi che si pretendono di reliquato, non possiede decisiva impor- tanza e sicuro valore di prova. Ma che gli argomenti zoo-e titogeografici non comprovino colle- gamenti territoriali, nel caso specialmente di isole a non grande distanza dai continenti, non vuol dire che distruggano senz'altro ipo- tesi che potrebbero essere appoggiate a fatti ed a dati geologici e paleon- tologici di indiscussa importanza. Il problema che il zoologo ed il bota- nico devono porsi ed approfondire è se i mezzi di dispersione e dis- seminazione di cui animali e piante dispongono (e a torto negati o misconosciuti da alcuni) siano sufficienti a spiegarci l'origine della fauna e della flora di località isolate. Seguendo questa direttiva, inaugurata già da un pezzo nel campo botanico ma non approfon- dite quanto merita, sarà possibile di rischiarare l'oscuro pro- blema della reale afficacia della disseminazione o dispersione a distanza e completare, con dati di fatto e resultati di esperienze, l'interessante capitolo della, biologia della emigrazione. Tutto il resto, a prescindere da quanto si può ricavare da fatti e leggi distri- butive (e di cui diedi esempio nel più volte citato mio lavoro sulle Tremiti e Pelagosa) rientra nella categoria delle probabilità, ma non delle prove, anche indirette e la scienza progredisce con que- ste piuttosto che con quelle ! SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' 11 NOVEMBRE 249 Quanto alla flora il Baldacci scrive che essa giunge in aiuto alla geologia « poiché la vegetazione delle Pelagose ha maggiore contatto con la vegetazione delle Tremiti e del Gargano che con quella della terraferma, della Dalmazia e delle sue isole ». Il Ginzberger, nella memoria sopra recensita ed in base ai rap- porti floristici da me pel primo stabiliti, conclude invece che « weisen hauptsàchlicht auf Dalmatien ». Le cose non stanno precisamente così. Se vi è fatto certo e sul quale io credetti di dovere specialmente insistere è che Pelagosa, data la sua posizione quasi nel bel mezzo dell'Adria- tico, è stata, si può dire in egual misura, investita da correnti illirico-dalmatiche {Centaurea ragusina, Convolmtlus Cneo- rum, Centaurea Friderici, Vida leiwanlha etc.) e da correnti italiane {Alyssum leucadeiini etc). Lasciando impregiudicata 1' opportunità di addurre in campo argomenti controversi e che, come quelli geologici, potrebbero essere ritorti a dimostrare il contrario (che cioè le Tremiti ed il Gargano sono dalmati perchè già congiunti con un ponte colla Dalmazia!) possiamo concludere, quanto alla flora, che Pelagosa è tanto italiana quanto dalmata. Essa è nuU'altro che un ter- ritorio neutro ed intermediario come sono le zone di confine. Dura lex, sed lex ! A. FORTI. — DI ALCUNE ENTITÀ DA CONFERMARE 0 DA AGGIUNGERE ALLA FLORA VERONESE. 1. — Il prof. Agostino Goiran non rinvenne giammai il Ool- chicum alpinum D. C. nella regione che in vero gli è naturale, 0 vero sia nella subalpina; anzi, a tale proposito, ^ cosi si esprime : « Rara. Per quante ricerche io abbia fatto, non mi venne mai « dato di incontrare questa vaga piantina né sul M. Baldo, né « sui Lessini. » Come il Pollini ^ invece che lo ritrovò lungo il Mincio a Va- leggio e Monzambano, stazioni ambedue di pianura, 1' osservò 1 Prodromus Florae veronensis in N. G. B. I., voL XVII (Genn. 1885) pag. 22. 2 Flora veronensis, I, p. 477 sub (C. autunnali var. fi). 250 SEDE DI JPIEENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE: tra le alluvioni postglaciali di Cà dì David al Bovo ed al Bosco Maniico, sicché ne dedusse trattarsi con tutta probabilità di un relitto postglaciale: «L'origine glaciale dei terreni sui quali « giacciono Cà di David, il Bovo ecc. darebbe, a parer mio, una « ragione plausibile della presenza del Colcliicum alpinimi in « una stazione la quale sembra poco confacente alla natura di « questa pianta ». Ed aggiunge in appresso: « Se infatti risaliamo « air epoca remotissima nella quale il ritiro dei ghiacciai gene- « rava quelle immani correnti che incisero, rovesciarono, e di- « spersero i depositi morenici, facilmente possiamo immaginare « che una flora svariatissima, ben diversa dalla attuale ed, in « parte almeno, alpina dovette comparire nei greti e nelle sabbie « che il ritiro dei ghiacci lasciava allo scoperto. » Il ritrovamento della forma tipica di C. alpinuTn nelle vici- nanze della malga « Cambon », a circa 1200 m., in quel di Fer- rara di Monte Baldo può distruggere, forse in parte, una sif- fatta ipotesi, sostituendovi quella di un' invasione possibile anche di più recente data, in considerazione della relativa vicinanza — non considerando il dislivello — del corso dell' Adige tanto alla stazione montana d' origine, quanto ad alcune di quelle di trapianto. Ciò non impedisce pertanto che C. alpìnumJy.G. co- stituisca una delle caratteristiche della flora microterraica del bosco Mantice (80 m. s. m.) insieme con altre specie di natura per l'ordinario montana quali: Cyclamen europaeum, L., Me- lica nuians L,, Clematis recta L., Trinia glauca L., Campa- nula persicifolia L., Linum catharticum L.-, ecc. ecc. E concorra a formare, in altri termini, una delle più tipiche stazioni etero- topiche, microtermiche della valle del Po e forse la più spiegata tra le pochissime finora conosciute nel Veronese, ^ in tutto cor- rispondente a quelle che già descrissero Giovanni Negri per il Piemonte ^ ed Augusto Bóguinot per il Mantovano. ^ In queste ^ Cfr. Achille Forti, Cenni sulla natura della vegetazione e prime lìnee per definirne la distribuzione sui monti veronesi. In « Attraverso le Prealpì veronesi e sul lago di Garda » : Guida itinerario compilata dalla sezione veronese del C. A. I. in occasione del XL Congresso. Settembre 1909. ^ Cfr. Giovanni Negri, Le stazioni di piante microterme della pia- nura torinese. Atti del Congr. dei Naturalisti Italiani 1906, p. 457. ^ Cfr. AuG-usTO Bég-UINOT, Notizie intorno a due colonie eterotopiche della flora mantovana. Atti Acc. Ven. Trent. Se. nat. (1905). Non sono SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* il NOVEMBRE 251 però r elemento arboreo dominante è il Quercus peduncolata Ehrli. laddove in quella è costituito per lo più di Q. Cerris L. e di Q. picbescens W. Ora se la non assoluta rarità e la considerevole estensione di queste stazioni nella pianura possono lasciare la più parte un forte dubbio sulla loro recente origine, anche dopo l'accerta- mento attuale di C. alpinum in montagna e tanto più che anche altri botanici in altri luoghi più o meno discosti 1' ebbero a rin- venire ancora nello sfacimento del terreno morenico ^ sicché ne può prender valore l'idea dell'emigrazione avvenuta durante r epoca glaciale, sta il fatto però che la stazione testé scoperta in M. Baldo, a 1200 m. circa, sia la prima che si conosca per tutte le Alpi Venete, combinazione singolarissima se si noti esser stato C. alpinum D. C. in precedenza e ripetutamente rinvenuto in varie località della regione che non corrispondono al suo habitat naturale. — Gli esemplari del M. Baldo corrispondono in tutto alla figura del Reichenbach, ^ agli esemplari delle Alpi piemontesi e dell'Appennino modenese. — Erano in fioritura alla metà d'Agosto (1911), 2. — Chenopodium ficìfolium Sm. — Il Goiraii riferisce dub- biosamente a questa specie alcuni esemplari raccolti fuori porta S. Giorgio di Verona. ^ Gli attuali invece si rinvennero tra i rottami e le immondizie, lungo l'Adige, sui margini di un prato (luglio 1907) presso Parona e corrispondono in tutto alla figura dello Hallier nella flora dello Schlechtendal. ^ I signori Cesati Passerini e Gibelli ed anche l' Arcangeli non riportano per questa specie che la sola stazione del Napoletano desunta dalle opere e dall'erbario del Tenore. Nella Flora Analitica italiana invece si accenna a località più vicine alla nostra quali sareb- da confondersi con queste percliè spesso prive d' elemento arbore- scente le colonie microterme dei terreni torbosi. Queste poi sono igrofile per lo più non mesofile. Cfr. T.e colonie di piante microterme nei terreni torbosi di Augusto Béguinot. N. G. B. I. 1911, p. 35-1. 1 Nocca e Balbis, presso Pavia ed iu Piemonte, a detta del Pol- lini (loc. cit. p. 477!) la signora Moretti Poggia al Bosco Fontana presso Mantova (Flora Analitica It.) e forse altri ancora. 2 FI. Geim. et Helv., tab. CCCCXXV, fìg. 946-947. 3 Flora Veronensis, I, p. 248. * Voi. IX, tav. 881. 252 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DBLl'II NOVEMBRE bero il Trentino, il Bergamasco, l' Istria ecc., sicclié meglio cosi verrebbero collegate le stazioni meridionali che — a detta del Rouy ^ si estendono fino all' Africa settentrionale — con quelle dell'Europa centrale che ne stabilirebbero il limite d'espansione settentrionale. 3. — Trifolium montanum L. f. vivipara. ~ È il fenomeno di virescenza, tal quale si rinviene più frequente nel T. pra- tense L., e venne raffigurato con eleganza e precisione dal prof. F. Dal Fabbro - che poi dietro testimonianza del Penzig, ^ venne, per il T. pratense medesimo, osservato da molti altri autori come Mechan, il Praetorius, Wilms, Ball, Godron, Nor- man, Caspary, Elia Zersi ecc. — Il Penzig per altro non elenca si tratto fenomeno teratologico per T. montanum, specie che d' altro canto non figura nemmanco elencata nella sua opera riassuntiva. Ne venne raccolto un esemplare unico con due ca- polini in cui i fiori dimostravansi del tutto trasformati in un prato vicino alla villa Lugo sui colli Veronesi nel settembre 1896. 4. — Euphrasia Salisburgensis var. Portae Wettst. — Il Goiran non accenna a questa varietà in particolare pur affer- mando che la specie si osserva distribuita per tutti i monti ve- ronesi ed in moltissime forme. Venne raccolta presso la malga, di Fraine in M, Baldo l'agosto 1908. È certo però che rive- dendo il copioso materiale dell'Erbario Goiran si potrà notare per altre località. 5. — Pedicularis Verloti Arv. Touv. {tuberoso X gyroflexa). — Quest' ibrido interessante venne ritrovato nna sola volta in due esemplari isolati sulla vetta del Corno Mozzo (1400 m.). Un esemplare era fiorito, l' altro in frutto. Del resto venne già rac- colto nel Trentino (Perini, Gelmi) come risulta dalla Flora Analitica. 6. — Pedicularis comosa L. e Pedicularis tuberosa L. — Questa due specie ormai da tempo si sanno far parte gregaria della flora baldense; con l'avvertenza che la prima preferisce 1 Flore de France, voi. XII, p. 46 (1910). ^ In Goiran A., Specimen Morphographiae vegetalis, Veronae, Fran- chini (1875), p. 49, t. II, fìg. 3. 2 Pflanzenteratologie, I, p. 386. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLl' 11 NOVEMBRE 253 per l'ordinario i prati fra 800 e 1100 m. dove sviluppa libera- mente le sue radici fistolose cosi ben rappresentate dal Reichen- bach, 1 la seconda invece si spinge più verso V alto talché si ritrova rigogliosa lungo tutte le creste dalla « Pettorina » alla « Valdritta ». Il Pollini nel ridescrivere la var. swnniana dello Sprengel trovata in mezzo a queste l'aggrega a P. tuberosa differenziandola dal tipo nella diagnosi : « foliolis, remotis pin- natifidis.... calycibus subaristalis galea truncata glabra » ^ Come già l'ebbe a rilevare il Bóguinot, dietro esame sugli originali di C. Massalongo (Schedae ad FI. it. exsicc. n. 1126!), questa varietà non è da confondersi né con P. Hacquetìi Graf., né con la var. Tommasìnii Marclies., né con altre piccole specie del gruppo di P. foliosa cui la vollero attribuire lo Steiniger il Kerner ed altri, ma forse non sarà neanche da attribuirsi a P. tu- berosa. Che se in questa, come nella var. suramana, si hanno le spiche a pochi fiori e forse pure l'aspetto della intera pianta so- migliante, i caratteri delle fogliette e — più che tutto — « galea truncata glabra » assai meglio si con fanno a Peclìcularis comosa che non a P. tuberosa. — Strano del resto che tra queste due forme non siasi accertato ancora esistere nessun ibrido ; non sarà quindi del tutto improbabile che la varietà dello Sprengel non rappresenti se non uno di questi od almeno una forma d'evolu- zione intermedia tra P. tuberosa e P. comosa. A. JATTA. — LICHENES LECTl IN TASMANIA A W. WEYMOUTH. 1. Usnea xanthopoga Nyl. L. n. Zel. 1888, 23. Ad truncos prope Geeveston, alt. 800 p. 2. Parmosticta rubella Hook, et Tayl. in Hook. Jonrn. ot Bot. 1844, 649. Ad truncos prope Geeveston, alt. 800 p. 3. Sticta multiCida (Laur.) Nyl. L. n. Zel. 1888, 37. Ad ligna in Williamsford, alt. 1000 p. 4. Stictina dissirnilis Nyl. L, n. Zel. 1861, 30. Inter hepaticas prope Dubbilbarrii. 1 Icon. FI. Gemi, et Helv., XX, t. 136. 2 FI. Veron., II, p. 342. 254 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 5. Parmella laemgata Ach. Syn. 212. Ad truncum Sassafragis prope Geeveston, alt. 1100 p. 6. P. PSEODO-RELICINA 11. Sp. A P. glandulifera Fée Ess. 124: XXX, I, 1, vix differt; sed thallo nitido ochroleuco haud glanduli.s nigris adsperso et apothecis parvulis, margine nudo nec glandulis coronato. Ad Sassafrages in Monte Wellington (Hobart rivulet), alt. 600 p. 7. P. PERTRANSiTA Stirt. Add. 10. Thallus nitidus supra ocliroleuciis subtus fuscescens, laci- niis ad basini strictis inflatis late pertusis. Apothecia mediocria badia, margine thallino tumidulo integro. Sporae majusculae ovoideae octonae simplices: 18-20 * 10-12 /x. Ad Myrtos prope Geeveston, alt. 800 p.; in Wanderer River. 8. Pay^melia ìmitatrix Tayi. in Hook. Jour. 1847, 161. var. subprolixa Muli. L. B. 573. . Ad rupes Beltana. 9. Psoroma sphinctrinum Nyl. L. exot. Bourb. 250, Ad truncos prope Geeveston, alt, 800 p. var. microjjhyllizans Nyl. Syn. II, 25. Ad muscos in monte Wellington, alt. 600 p. 10. Psoroma pallklmn Nyl. Syn. Il, 25. Ad muscos in monte Wellington, alt. 600 p, 11. P. araneosum Nyl. Syn. II, 23. var. allorrhizum Nyl. FI. 1868, 373. Ad truncos in monte Wellington, alt. 600 p. 12. Placopsis perrugosa Nyl. L. n. Zel. 1861, 250, Ad rupes in monte Wellington, alt. 2000 p. 13. P. rìiodocarpa Nyl. L. n. Zel, 1861, 251. Ad rupes in monte Wellington, alt. 2000 p. 14. Lecanora atrella n. sp. Thallus nitidus albo-flavidulus granulosus dispersus Apo- thecia minima 1-1, 5 mm. lata, plana, margine thallino tumidulo integro vel demum eroso, disco coeruleo-atro, paraphysibus crassis articulatis vinosis. Sporae octonae, simplices, hyalinae, mediocres. Ad ligna in Shipwrigt's Point. SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 1 1 NOVEMBRE 255 15. Lecanoì^a coarctatakoh. var. exposUa'Ny]. L. n. Zel. (1888), 66. Ad rupes in monte Wellington, alt. 2000 p. 10. OCHROLECHIA WeYMOUTHI n. Sp. Thallusalbo-cinerascens effusus e rimoso-areolato subgra- nulosus. Apothecia parvula primum margine tumido albido integro, cincia, dein appianata latiora iisque ad 2 mm. lata, disco concavo pallescente, margine radioso- crenulato, paraphysibus ramosis interruptim capillari- bus gracillimis. Sporae magnae octonae ovoideae hyalinae grumosae, episporio latiuscolo: 45-50 "^ 20-22 i^. Ad Sassafrages in monte Wellington, alt. 600 p. 17. Caloplaca aurantiaca Lgthf. var lìgnicola Nyl. In Ugno prope Hobart, alt. 250 p. 18. C. cerinella MiiIl. L. B. 944. Ad truncos in Gastle Forbes bay (Huon). 19. C. camelia Nyl. L. Fueg. 7. Ad arbores prope Geeveston, alt. 800 p. 20. Lecania vallatola n. sp. Thallus cinereo-albidus subfarinosus effusus. Apothecia mi- nutissima vix 0,5 mm. et minuslata, fusco rubella plana tenuissime marginata, hypothecio decolorato, paraphysi- bus articulatis apice incrassatis. Sporae in ascis clavae- formibus octonae, hyalinae, triseptatae: 13-18 =* 3-4 /.t. Ad truncos prope Geeveston, alt. 800 p. 21. Rinodina exigua Mass. Rie. 15. Ad Sassafrages in monte Wellington (Hobart rivulet), alt, 600 p. 22. Pertusaria (Lecanorastrura) lacerans Muli. L. B. 709. Sporae singulae hyalinae amplae, episporio stricto: 130 — 155 ^ 55-60 jx. Paraphyses capillares flexuosae. Ad Myrtos propre Geeveston, alt. 1100 p.; ad Sassafrages in monte Wellington, alt. 600 p. 23. P. (Lecanorastrum) coinmulata Muli. L. B. 706. Ad arbores prope Geeveston, alt. 800 p. 24. P. (Lecanorastrum) ornatula Muli. L. B. 708. Ad arbores prope Geeveston, alt. 800 p. 25. P. (Lecanorastrum) aggregala Muli. L. B. 710. Ad cortices in monte Wellington, alt. 600 p. 256 SBDK DI FIRBNZK - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE ' 26. P. (Porophora) merìdfonalis Mii\\.,YSir. a;anihost07na Muli. L. B. 738. Ad truncos prope Geevestoii, alt. 800 p. 27. P. (Porophora) trypetìieliifoy^mis Nyl. L. exot. Polynes. 241. Ad arbores in monte Wellington, alt. 500-600 m. 28. Perforarla Peponula Muli. L. B. 795. Ad truncum Sassafragis prope Geeveston, alt. 1100 p. 29. Thelotrema lepadodes (Tuck.) Nyl. P. L. nov. Gran. (1863), 38. Thallus macularis cinereo-virens e granuloso subfarinosus, opacus. Ad truncum Sassafragis prope Geeveston, alt, 1000 p. Var. ENDOCHRYSOIDES U. V. Thallus albido-lutescens intus flavidus. Sporae octonae primum hyalinae fusiformes transversim 10-15 septae, dein ellipticae maximae : 90-100 * 12-20 jx fuscidulae e 4-5 septis in quovis loculo divisae, et inde septato- multiloculares. Ad truncum Pomaderris in monte Wellington, alt. 500 p. 30. T. SUBGRANULOSUM U. .sp. Thallus luteo-virescens effusus granuloso-rugulosus vel minute gibberulosus. Apothecia aperta sublecanorina depressa, margine thallino integro ore interna cinera- scente tumidulo cincta, 05-0,8 mm. lata, disco atro vix in centro protuberante, paraphysibus capillaribus haud capitatis simplicibus. Sporae octonae hyalinae fusiformi- cylindraceae, 11-14 loculares, loculis saepe vei^ticaliter divisis: 42-45 "* 7-9 jj.. Primo visu non differt a Th. conformali Krplh. N. G. Bot. It. VII, 19 in Borneo lecto; sed thallus haud a linea nigra limitatus. Ad cortices in monte Wellington. 31. Coenogonmm rigidnlum Miill. L. B. 517. Ad truncos in monte Wellington, alt. 500 p. 32. Clathrina aggregata (Sw.) Flk. Comm. Ciad. 170. Ad terram in Williamsford et in Wanderer River. var. subrangiferina Nyl. Syn. I, 214. Ad terram in Williamsford. 33. Bìatora cinnaharina Smrf. K. Vet. Ac. Hndl. 1823, 114. Ad truncos in Gastle Forbes bay (Huon). SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELI.' 1 1 NOVEMBRE 257 34. B. intermniens Nyl. L. n. Zel. 1888, 79. Ad corticeni Pomaderris in monte Wellington, alt. 500 p. 35. Biatorina tì^achonoides Nyl. Exp. L. n. Caled. 48. Ad arbores prope Geeveston, alt. 800 p. 36. BlAROTINA PRASINELLA n. Sp. Thallus leproso-granulatus effusus cinereo-virescens, hu- mectus prasinus. Apothecia atra minima convexa, saepe ad basiin stricta subturbinata, epithecio et hypothecio fusco-viiiosis, paraphysibus capillaribus discretis ramo- sis ad apices incrassatis et fuscis. Sporae in ascis ele- vatis octonae hyalinae ellipticae vel cuneiformes, uni- septatae: 14-16 ^ 4-5 fj.. Nostrae Biatorinae sordidescenti Nyl., vel Biatorinae pra- sinae Hepp, proxima videtur. Ad truncos, CiihcUlbarril in monto Lyell. 37. Bacidia leucocarpa Kn. Contr. 1880, 373. Ad truncos Pomaderris in monte Wellington, alt. 500 p. 38. Psorothecium TaUense (Mtg.) Nyl. L. n. Zel. 87. Ad truncos in monte Wellington, alt. 600 p. var. epiglaucum Nyl. L. nov. Zel. 87. Ad truncos in monte Wellington, alt. 500-600 p. 39. P. versicolore Fée Ess. supl. 104. Ad Sassafrages in monte Wellington (Hobart rivulet), alt. 600 p. var. nigricans Muli. L. B. 286. In eodem loco cum specie. 40. Bonibijliospora tiiberculosa Fée Ess. 107. Ad truncos prope Geeveston. 41. Catlllaria grossa (Pers.) Nyl. Scand. 239. Ad truncos in monte Wellington (Hobart rivulet), alt. 600 p. 42. C. Laurerì Hepp. var. intermùcta Nyl L. Scand. 194. Ad Sassafrages in monte M^ellington (Hobat rivulet), alt. 600 p. "43. Catillaria umbratilis n. sp. Thallus furfuraceus effusus e cinereo-lurido fusco-varie- gatus, saepe obsoletus. Apothecia aterrima sessi Ha, pri- mitus plana margine tumido inflexo, dein immarginata convexa 2/3-1 mm. lata, epithecio et hypothecio fusco- 258 SKUE DI FJRBNZB - ADUNANZA DELL' Il NOVEMBRK iiigricante, paraphysibus capillaribus discretis apicibus incrassatis iiigricantibus. Sporae in ascis veutricoso- clavatis octonae majusculae hyaliriae uniseptatae, locii- lis aequalibus, utrinque obtusae: 20-22 * 10-12 /t. Proxima C. tasaltìcae Muli, Nach. exp. Gazz. 56; sed apotheciis aliis et sporis nunquara in medio constrictis. A C. Hochstetteri Koerb., cujiis forsau varietas, propter thallum alium et sporas obtusiores differt. Ad rupes arenaceas prope Beìtana. 44. Lecidella enteroleuca Ach. Syii. 19. Proctor's Road prope Hobart. 45. L. iurgidula (Fr.) L. Scand. 201. Ad ligna in Shipwrigt's Poiiit. 46. Buellia disciformis (Fr.) Nyl. Se. 236. Ad frutices in Castle Forbes bay. 47. B. Levieri n. sp. Thailus albo-ciiierascens effusus subnitidus linea aterrirna cinctus. Apothecia atra plana teiiuiter marginata minuta usque ad 0,7 mm. lata, hypothecio nigro, paraphysibus gracilibus articulatis versus apices nigrescentibus. Spo- rae in ascis octonae magnae uniseptatae ellipticae vel tantummodo incurvatae fuscae: 35-40 =* 15-18 /x. Cl.mo Doctori E. Levier lichenum exoticorum de studio benemerenti dicata. Ad truncos prope Geeveston, alt. 800 p. 48. RapUiospora Otagensìs Nyl. L. n. Zel. 1888, 255. var. Tasmanica n. v. Thallus lacteus corrugato-araclmoideus ac dein conspur- catus, nigrolimitatus. Sporae longiores aciculares utrin- que acutatae flexae vel incurvatae: 80-100 ^ 2-3 jj.. Ad truncum Sassafragis prope Geeveston, alt. 1100 p.; in monte Wellington, alt. 600 p. 49. Raphiospora melasenoides n. sp. Thallus cinereo-vel luride virescens opacus ambitu cras- siusculus nigro-limitatus. Apothecia atra primum pla- niuscula tenuiter marginata, non ultra 1 mm. lata, dein convexa iramarginata majora, hypothecio fusco, para- physibus articulatis gracilescentibus. Sporae aciculares SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 11 NOVEMBRE 259 hj^alinae curvatulae vel flexae uno apice acutatae octonae, 5-7-septatae : 40-65 * 3-4 jj.. Ad arbores in monte Wellington, alt. 500 p. 50. Graplus angustala Eschw, Bras. 73. Ad cortices in monte Wellington, alt. 600 p. 51. Opegrapha agelaejna n. sp. Thallus maculam albam etformans. Apothecia nigra lirel- lae formia fìexuosa exilia ramosa, paraphysibus adglii- tinatis. Sporae hyalinae 1-3-septatae strictae in ascis oblongis octonae fiisiformes: 12-14 "* 2-3 /i. Ad cortices in monte Wellington, alt. 600 p. 52. Lecanactis siibfarinosa (Kn.) Nyl. L. n. Zel. 1888, 110. Ad truncos in monte Wellington, alt. 500 p. 53. Melaspilea metabola Nyl. L, N. Caled. 69. Ad Myrtos prope Geeveston, alt. 1100 p. 51. Arihonia vulgaris Schaer. var, obscura Pers. Krb. Syst. 290. Ad cortices in monte Wellington, alt. 600 p. 55. A. miserula Nyl. Pr. FI. N. Gran. (ed. P) 70. Ad Myrtos prope Geeveston, alt. 1100 p. 56. A. epipastoides Nyl. F'yr. Or. 60. Ad truncos prope Geeveston. alt. 800 p. 57. A. complanata Fée Ess. 54; suppl. 39. Ad Myrtos prope Geeveston, alt. 1100 p. 58. Arthothelium macrothecium Fée siipl. 42 ; Muli. L. B. 818. Ad Sassafrages prope Geeveston, alt. 1100 p. 59. A. infuscatwn Krplh. N. Beitr. 124. Ad truncos prope Geeveston, alt. 800 p. 60. A. ferax Muli., Th. et Gr. herb. Wien. 31. Ad Myrtos prope Geeveston, alt. 1100 p.; ad corticem Pomaderris in monte Wellington, alt. 500 p. . 61. Pyrenula Kunthì Fée supl. 80. Ad truncos in monte Wellington, alt. 500 p. ; ad truncos prope Geeveston. 62. Bathelium megaspevìnum Mtg. Syll. 351. var. Tasmanicum n. v. Thallus virescens opacus vel subnitidus contlnuus linea nigra cinctus. Apothecia in verrucis usque ad 3 mm. latis primitus concoloribus ac dein denigratis nigrescen- Bull. della Soc. boi. Uni. 18 260 SKIXE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE tibus oligocarpicis claiisa, nucleis albis, paraphysibus conglutinatis. Sporaequaternae hyalinae murales, loculis amplis, ovoideae: 20-25 * 7-9 /x. Ad truiicos in monte Wellington, alt. 500 p. 63. Lepiogium scolinum Fr. Se. 293. Ad terrara in Castle Forbes bay rivulet, alt. 1000 p. C. LACAITA. — PIANTE ITALIANE CRITICHE 0 RARE. IV. Idrica terminalis Salisbury, Prodromus stirpium in Horto ad Chapel Allerton vigentium, p. 296 (1796). = JErica stricta Donn. Hort, Cant., p. 45 (1796), nomen nudmn. = JE. pendula Wendl. Botan. Beobacht., p. 48, (1798) et Eric. Io., I, fase. X, p. 13 (1800). = jE. niulticaulis Salisb. in Trans. Linn. Soc. VI, p. 369 (1802). = JE. raniulosa Viv., FI. It. Fragm. in « Ann. Bot. » I, pars II, p. 169 (1804), et FI. It. Fragm. fase. I, p. 4 (1808). — JB. Corsica DC, Fi. Fr., Ili, p. 677 (1805). le.; Wendl. loc. cit. ; Andrews, Heaths, tab. 134, Nov. I, 1801 (optima), et Heathery, tab. 92, Aug. 1805; Viv. FI. It. Fragm., tab. 7 ; DC. le. Rar., tab. 17 ; Bot. Mag. CXXXII, tab. 8063 (1906). Le date assegnate da Grenier e Godron, FI. Fr. II, p. 432, e da Carnei in Pari. FI. It. Vili, p. 707 per le pubblicazioni di Andrews sono erronee. A quell'epoca queste tavole per legge dovevano portare ognuna la sua data di pubblicazione. Le date leggermente impresse si solevano poi cassare dai librai, ma nelle copie delle biblioteche di Kew e del Museo Britannico, si leggono chiaramente. Grenier e Godron, loc. cit., forse per er- rore di stampa, citano il sinonimo più recente di Salisbury come « midliflot'a » invece di « nmlticaulis ». Willkom poi in Prodr. FI. Hisp., copiando quest' errore, ha creduto dover aggiungere « Salisb. non Linn. ». La priorità del nome terminalis è indiscutibile. Dimenticato per oltre un secolo, forse perchè lo stesso Salisbury, in un'opera SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' Il NOVEMBRE 261 molto meglio conosciuta, l'aveva cambiato in muliicauHs, questo nome è stato finalmente restaurato da Skan in Curtis Bot. Mag. loc. cii, nel 1906. Il Prodromus di Salisbury è tanto raro che converrà trascrivere qui la diagnosi testualmente : « Erica « temiinalis ; foliis 4-6nis, subtus 2-sulcatis ; calycibus pa- « tenti bus ; coroUis 2^3 lin. longis, urceolaribus, limbo brevis- « Simo recurvo-horizontali ; genitalibus inclusis. In Ins. Corsica « indigena ». In Trans. Linn. Soc. poi, dove l'autore descrive la stessa pianta sotto il nome di E. inidticauUs, cita il sinonimo di E. stricta W., ed aggiunge : « Sponte nascentem in Ins. Cor- « sica legit G. Jones. Caules undique diffusi, nequaquam stricti ». L' archetipo di Salisbury esiste tuttora nell'Erbario di Kew. Sul cartellino il nome lerminalis è stato cancellato per sosti- tuirvi onuUicaulis, tutto di mano di Salisbury. Quest'esemplare è precisamente la ben nota specie della regione mediterranea. La prima descrizione di questa bella ErHca si trova in un manoscritto inedito di Robert Brown, conservato nel Museo Bri- tannico ed intitolato « Description of a plant (Erica) cultivated in Mr, Dickson's nursery, Leith Walk. Greenhouse. Aprii 1794 R. B. » Disgraziatamente Brown non vi appose nessun nome, ma risulta che già nel 1794 la specie si coltivava in serra dal famoso orticoltore Dickson di Edimburgo. Nell'erbario del Mus. Brit. se ne trova un esemplare di Brown colla leggenda « Erica stricta. Mr. Dickson's nursery, Leith Walk. Stove. Decr. 1790 ». Già in quello stesso anno 1796 Donn aveva inserito nella prima edizione del suo catalogo delle piante coltivate a Cam- bridge (Hort. Cant. p. 45) le sole parole « Erica stricta, upright; C. B. S. 1786. May-July, G. », ma nella terza edizione, p. 69 (1804), sostituisce « Corsica » a quel « C. B. S. », riconoscendo cosi l'errore commesso nell'indicare il Capo di Buona Speranza come patria della sua specie. Nessun autotipo di Donn esiste, né a Cambridge, né altrove. Intanto Willdenow, Sp. PI. II, p. 366 (1799), mentre aggiun- geva la diagnosi che mancava al « nomen nudum » di Donn, aveva ripetuto Terrore nella patria, dicendo: « Habitat ad Gap. b. Spei ». Nella copia di quest'opera che apparteneva a Banks le parole « Gap. b. Spei » sono state cancellate e rimpiazzate con «in Corsica» di scritto di Solander, curatore dell'erbario di Banks. 262 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 11 NOVEMBRK Sventuratamente Carnei in Pari. FI. It., loc. cit. (seguito senza critica da Rouy, FI. Fr. X, p. 110), ha asserito erroneamente che r E. strida di Domi e di Willdenow era davvero una pianta del Capo e quindi diversa da quella mediterranea, ed ha preteso correggere « la supposizione avanzata da Grenier e Godron che Donn e Willdenow avessero assegnata la patria al Capo per errore ». Sono invece Grenier e Godron che hanno perfetta- mente ragione ! ! Per dimostrare che non si trattava, né si tratta di qual- siasi specie del Capo, basta il fatto che al Capo non esiste alcuna Erica che somigli alla specie mediterranea. L' E. cubica, della quale un ramoscello è stato mischiato con uno degli esemplari delia strida in Herb. Willd., ha dei capolini che fino ad un certo punto potrebbero ricordare questa, ma per la forma della corolla, per le antere, e marcatamente per la forma e colore dei sepali, se ne distingue a colpo d' occhio. Però, per rendere ancora più certa la certezza, ho esaminato gli esemplari del- l'erbario di Willdenow, esame che mi è stato permesso e reso fa- cile per la gran cortesia del Prof. Engler e del D'. Gilg. In quel- l'erbario si trovano nella camicia déìV E. strida tre fogli, due con esemplari che sono precisamente la pianta nostrale, mentre sul terzo vi sono due pezzetti intrecciati, dei quali uno è pure r Erica nostra, ma l'altro è un brano dell' E. cubica L. del Capo, come sul foglio stesso é già stato annotato da Rach, pel passato impiegato all'Orto botanico di Berlino. Sui fogli non vi è alcuna indicazione di provenienza, ma sull'interno della camicia che li contiene vi è un cartellino sul quale si legge di scritto di Will- denow: « Boucìiè AngU TF. ». Il D."^ Gilg. mi fa sapere che Bouché era ispettore del giardino botanico di Berlino, e che aveva molte relazioni coli' Inghilterra, donde riceveva gran numero di piante. È da supporsi perciò che quelle parole indi- chino che gli esemplari dell' £'. stricta in Herb. Willd. furono piante coltivate, sia in Inghilterra, sia a Berlino, ma in questo caso introdotte da giardini inglesi per mezzo di Bouché. Cosi si spiegherebbe come la falsa indicazione del Capo come patria, dovuta ad una confusione dei coltivatori inglesi che in quegli anni ricevevano tante Eriche nuove da quella regione, si fosse propagata a Berlino ed insinuata nelle Spec. Plant. di Willdenow. La storia del sinonimo di Wendland, E. pendula, è la stessa- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 263 Wendland descrive e figura una pianta coltivata ; precisamente quella mediterranea. Chi sa come mai gli venne in testa di dire « Vaterland : das Vorgebirge der guten Hofìfnung. » Egli era « Garten Inspector » e poi « Garten Director » a Herrenhausen, la villa reale a Hannover. Non viaggiò mai, di modo che poteva cadere in un tal errore colla stessa facilità che Donn. Willdenow, loc. cit., p. 381, segue Wendland nell'assegnare il Capo per patria all' E.pendiila, e la piazza in una sezione diversa dall' E. strlcta lì Ma r unico esemplare del suo erbario, comunicatogli da Wend- land stesso siile loco, è esattamente identico con quelli del- l' E. strida, come anche riui è stato annotato da Rach. Questa identità dell' E. 2^6ndula coW E. stricta è indicata anche da Bentham in DO. Prodr. VII, p. GG6. da Kuntze, Rev. Gen. Plant. II, p. 964, 965, e da Paoletti in FI. Anal. d'Italia, li, p. 301. Carnei (loc, cit.) fa Uciscere un'altra obbiezione alla identifica- zione dell' £". strictaDomi. colla pianta mediterranea, dicendo: « La descrizione della pianta di Donn, data poco dopo da Will- denow, non quadra punto colla pianta europea ». Non precisa in qual dettaglio non quadra, né, dopo aver confrontato la de- scrizione di Willdenow con copiosi esemplari del Mediterraneo, posso spiegarmi questo cavillo, tanto più che la diagnosi fornita da Caruel stesso è quasi letteralmente identica a quella di Willdenow. Per riassumere: In quanto all'^'. stricta Donn, l'autore stesso ha riconosciuto che l' indicazione del Capo era un errore. In quanto all' E. stricta W. e 1' E.pendula Wendl., le loro diagnosi possono adattarsi soltanto alla pianta mediterranea e a nessuna Erica del Capo, mentre gli esemplari originali di ambedue nel- r erbario di Willdenow sono conformi agli europei e non somi- gliano punto ad alcuna specie del Capo. La distribuzione dell' EiHca terminalis è rimarchevole. Nasce sui monti della Spagna meridionale nel Regno di Granada e più raramente in quello di Valencia. Passa in Corsica ed in Sardegna, e poi all'isola di Capri ed ai monti tra Capri e Salerno, dove è frequente sulle roccie calcaree quasi dal livello del mare presso Vietri fino a 1400 metri sul M. S. Angelo di Castellammare, preferendo posizioni umide ma per Io più soleggiate. Terrac- ciano l'ha pure indicato da diverse località nei monti che guar- dano il golfo di Gaeta. 264 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Oltre questi limiti si trovano tre indicazioni erronee, pel Portogallo, per l' Irlanda e per l'Oriente. La patria attribuita da Andrews (loc. cit.) all' E. slricta è « Lusitania », e nell'erbario Webb a Firenze vi è un esemplare colla leggenda « Webb. It. Hisp. 1826 ; Lusitania ». La dichiarazione di Andrews non è molto attendibile. Egli figurava sempre piante coltivate. La fre- quenza in Portogallo dell' E. australis L., molto simile pel porta- mento, foglie ed infiorescenza, ma distinta per la forma dei sepali, della corolla e delle antere, poteva menare a confusione di provenienza. Difatti il D.'' Pampanini, che ha esaminato quel- r esemplare di Webb, mi assicura (in litt. 26 IX 1911) che è precisamente 1' E. australis. Probabilmente Bentham si era già accorto della falsità della determinazione per E. strida, perché egli nel Prodromus (loc. cit.) non accenna al Portogallo, mentre cita, oltre le stazioni riconosciute, le due seguenti : « In Hibernia boreali, Lloyd in herb. Hooker ! et in Oriente, Labillardiére! ». Ho esaminato questi esemplari citati da Bentham che trovansi tuttora nell'erbario di Kew. Sono proprio VE. terminalis, ma quello dell'erbario Hooker col cartellino : « North of Ireland. D.' Lloyd 1834» non può essere altro che una pianta coltivata e mandata dal D.'' Lloyd per essere determinata. Nel mio erbario ne pos- seggo un esemplare raccolto dalla mia signora madre in quello stesso anno 1834 a Castlecraig in Iscozia. S' intende che colà era coltivato. L'esemplare che porta il cartellino « P. B. Webb, 1839. Labil- lardiére, Orient » sarebbe confermato da un altro che esiste a Fi- renze nell'erbario Webb col cartellino « Erica ramulosa Vivian. ex Herb. Labillardiére. Orient». Labillardiére si recò in Oriente nel 1787, ma per via toccò fra altri luoghi la Corsica, dove di- fatti raccolse l' E. raìnulósa ossia terminalis, come testificano due altri esemplari dell' Erb. Webb. Non ci può essere dubbio che anche quei brani marcati « Orient » furono raccolti in Corsica, e che l'indicazione dell'Oriente é un « lapsus calami ». Boissier ha dovuto venire a questa conclusione, perchè, mentre cita « in Oriente, Labili. » nel Voyage en Espagne, II, 405, non fa motto di questa Erica nella Flora Orientalis. Può darsi che vi sia una certa divergenza tra la forma della Spagna e quella ncstrale, e che si debbano apprezzare come razze geografiche distinte, ma non per la ragione suggerita da SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 265 Willkomm in Proiir. FI. Hisp. II, p. 345, dove dice, « Pianta neapolitana e specimin. a fratribus Huet du Pavillon lectis quae possideo, foliis latioribus dense cinereo-puberulis subvelu- tinis a stirpe Corsica et liispanica dilTert ». Molti esemplari na- poletani hanno foglie glabre ed alcune della Spagna e della Sardegna (p. e. Bourgeau Hisp. 1852, n.o 1615, da Moxente, e Huter, Porta e Rigo, It. Hisp. 1879, n." 4.36, dal Barranco de Tesoro nella Sierra Nevada) mostrano una certa pubescenza in tutta la parte superiore della pianta, in modo che il carattere accennato da Willkomm non indica 1' esistenza di razze geo- grafiche distinte. Gli esemplari però che ho visto dalla Spagna sono molto alti ed eretti — più « stricti » — di quelli del Napo- letano. Difatti Boissier (loc. cit.) dice: « Catte espéce a des tiges dressées de trois à quatre pieds de haut ». Non l'ho visto di quella statura nel Salernitano né a Capri, ma in Corsica la raggiunge. Il tipo eretto è quello che assume comunemente nei giardini in Inghilterra, dove resiste bènissimo al clima e dove non si pensa più a coltivarla in serra. Il colore delle corolle é intermedio tra quello rosso porporino dell' E. cinerea e quello roseo dell' E. Tetralix. La figura di Andrews rappresenta esat- tamente la forma napoletana ; quella invece del Bot. Mag. fu tratta da un individuo coltivato, molto lussureggiante, che si può vedere nell'erbario di Kew. B. LONGO. — SU LA NESPOLA SENZA NOCCIOLI. Tre anni fa, nell'autunno cioè del 1908, mi furono portate, provenienti da un giardino di Siena, alcune nespole senza noc- cioli. Delle comuni nespole esse avevano l'ugual sapore, però, sezionate trasversalmente e longitudinalmente, presentavano - polpa uniforme, vale a dire senza traccia non solo di noccioli ma neppure di semi — qualità ideale delle frutta ! Nella primavera successiva mi feci inviare dei rametti (marze) che innestai sul Biancospino e sul Cotogno nel R. Orto Bota- nico di Siena per aver sott' occhio la pianta e poter così aver agio di rendermi personalmente conto di un fenomeno veramente meraviglioso — certo più interessante dei comuni casi di par- 266 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE tenocarpia — di un friiUo, cioè, originantesi da un fiore stami- nifero! Gl'innesti presero bene e nel passato anno produssero qualche fiore e qualche frutto. Quest'anno hanno fiorito e fruttificato piuttosto abbondantemente tanto che io ho potuto fissai^e il ma- teriale per uno studio raorfogenico completo a cominciare dai più piccoli bottoni fiorali. I fiori del Nespolo senza noccioli sono completamente stami- niferi : hanno, cioè, oltre ai comuni stami periferici, inseriti al bordo del ricettacolo, altri stami, variabili di numero, da cinque a dieci, egualmente fertili, ^ ma un pò più grossi ed un pò diversi, situati nella parte centrale del fiore precisamente al posto ove nella forma tipica del Nespolo si trovano gli stili. Ho detto che tali fiori sono completamente staminiferi, giacché non solo nel fiore aperto ma in tutti gli stadi del bottone fio- rale (come ho potuto accertarmene imparaffinando il materiale e sezionandolo in serie sia longitudinalmente che trasversal- mente) non si trovano carpelli ma soltanto stami, i quali — sia quelli periferici che quelli centrali — si sviluppano normal- mente, senza che io abbia potuto osservare alcun accenno ad ovari e ad ovuli. Ebbene sono appunto questi fiori staminiferi quelli che danno origine alle nespole senza noccioli, analoga- mente come nella forma tipica del Mesjnlus germanica L. i fiori monoclini danno origine alla comune nespola coi noccioli ! Questa singolare forma ^ del comune Nespolo fu chiamata dal Micheli MespUus folio laurino serrato, fìmcta iurbinaio ^ S'intende naturalmente quelli provvisti di antera, giacché non sempre questi stami terminano tutti con l'antera. E sarà j)robabil- mente questa la ragione perchè in Duharael (Duhamel, Traile des arbres et arbustes que Von culiive en France [Nouvelle Edition], T. IV, 1809, pag. 143) si parla di tre stili. 2 Pare che questa forma di nespola completamente priva di noc- cioli e di semi non sia stata conosciuta da Naudin e Mùller giacché essi scrivono : « Ces fruits [cioè le comuni nespole] ont le défaut de contenir quatre ou cinq noyaux qui en occupent une partie considérable, aussi a-t-on cherché à obtenir, par le semis et la sé- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEFX' 11 NOVEMBRE 267 parvo, sine ossiculis, ^ dal De CandoUe Mespìlits apyrena ^ e dal Persoon Mespilus germanica y abortiva. ^ Essa recentemente è stata oggetto di studio da parte del Kir- chner;* e se riferisco qui i risultati delle mie ricerche (risul- tati che confermano quelli del Kirchner) è soprattutto allo scopo di togliere dall'oblio delle ricerche fatte più di un secolo fa dall'italiano Filippo Re. La conoscenza di piante portanti frutti senza semi è antichis- sima ^ parlandone perfino Democrito di Abdera. Ma il concetto della partenocarpia non comincia ad aversi che verso la fine del secolo XVIII col Gàrtner padre (1788), il quale nella intro- duzione alla sua Carpologia "^ accenna brevemente a questo fe- nomeno che egli designa col nome di foecìindatio spuria. "' Il laction, des variétés sans noyaixx. On y a réussi en partie, mais les fruita de ces variétés sont moins sucrés que ceux de la variété ordinaire » Naudin C. et Muller (von) F., Manuel de V accUmateur, 1887, pag. 356. ^ Mss. Fr. Ear. n» 4 — Cfr. : Targioni Tozzbtti 0., Lezioni di Agri- coltura specialmente Toscana. T. Ili (Firenze, MDCCCIII), pag. 106 in nota (e); e Brucalassi A. in Dizionario delle Scienze Naturali (prima traduzione dal francese con aggiunte e correzioni^, voi. XVI (Firenze, MDCCCXLVI). pag. 175. - Evidentemente nel Lauhliolzkunde dello Schneider (Schnbidkr C. K., Illustriertes Handbuch der Lauhholzkunde. Bd. I, Lief. 5 |1906], pag. 764-765) ci dev' essere un lapsus calami, giacché inesattamente lo Schneider attribuisce al De Candolle (1805) il Mespilus abortiva ed al Delauny ('1808) il Mespilus apyrena, mentre è precisamente l'in- verso. Cfr. anche Duhambl, Traité des arbres et arbustes que Von cuHive en France. [Nouvelle Édition] T. IV (1809), pag. 143. ^ Pkrsoon C. H., Synopsis plantarum. P. II (1807), pag. 39: « sty- lis seminibusque nullis ». * Kirchner O., Ueber die kemlose Mispel. Jahresh. d. Ver. f. vaterl. Naturk. in Wttrttemberg 56 Jahrg. 1900, pag. XXXI. 5 Gli antichi credevano di poter a piacimento produrre un tale fenomeno privando le piante del midollo — opinione questa com- battuta strenuamente da Filippo Re. •* G.' Chabert trouva au-des- sous du sommet, à 2,000 mètres d'altitude environ, dans une grande eoulée de pierrailles calcaires, un JEthioneina qui nous intrigua vive- ment. Malgré toutes nos recherches, nous ne piimes en découvrir que trois pieds. M.r le D."" Chabert, à qui sa haute situation dans l'armée laisse peu de loisirs et qui avait son herbier à Chambery, voulut bien me confìer la détermination de cette piante. Nos éehantillons étaient en fruits ; je n'ai pu voir ni les pétales ni les étamines, mais la piante était tellement earactórisée par ses grappes compactes sub- globuleuses par ses silieules uniloculaires monospermes, largement ailées, émarginées au sommet et à la base, et par ses graines lisses, que je ne pouvais avoir affaire qu'à IVE. Thomasianum cu à une espèce nouvelle. Nos échantillons, eomparés avec ceux du Val-de-Cogne (localité de r^E?. Thomasianum) distribués par Mj E. Burnat à la soeiété dauphinoise sous le n.° 3197, étaient entièrement identiques. Inutile d'ajouter que la deseription originale de Gay s'y adaptait tout aussi parfaitement. Malgré l'abseace des pétales et des étamines, je suis jaersuadé de l'identitó des deux plantes. II peut paraìtre bizarre qu'une piante des hautes montagnes du Piémont se retrouve sur le versant sud d'un pio algérien qui ne dépasse pas 2,300 mètres ; mais il s'agit d'une piante difficile à voir qui peut exister ignorée sur d'autres montagnes. D'ailleurs la neige persiste jusqu'au milieu da juin dans sa localité algérienne. En ge- neral, celles de nos plantes alpines qui ne sont pas spéciales à SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL'II NOVEMBRE 273 gérie » distinguendolo daM'Ae. saxatile specialmente per le si- liquette uniloculari e monosperme;^ poi, insieme a Trabut, nel 1895, nel 2° fascicolo dell' « Atlas de la Flore d'Algerie »,. illustrandolo con qualche figura : un ramo fruttifero di gran- dezza naturale e la valva di una siliquetta vista da due punti diversi ed ingrandita. Qui però gli Autori sono un po' incerti suir identità della loro pianta con quella della Valle di Cogne, poiché « comme les fleurs de la piante d'Algerie sont encore inconnues, l'identité absolue ne saurait étre afflrmée... ».^ Ma più tardi (1902) nella loro « Flore analytique et synoptique de l'Al- l'Algérie se retroiiveut soit en Espagne, soit en Sicile. Tout dans notre flore du littoral accuse une communication ancienne avec l'Europe par Gibraltar et par la Sicile. Cependant le Colobachne Gerardi Lk. {Alopecurus Gerardi Will.) que nous avons abondammeut trouvé, M.r le D.r Trabut et moi, sur un aatre pie de la méme cbaine, le Djebel-A'izer, et que M.r Hackel a reconnu identique à la piante d'Europe, ne se retrouve ni en Espagne ni en Sicile. II en est de méme du Ribes petreaum Wulf. Cette dernière espèce descend méme assez bas sur le versant du Djurdjura, tandis que le Colobachne Gerardi reste au voisinage de la neige qui persiste toute l'année dans quelques anfractuosités du Djebel-Ai'zer. Le Festuca frigida Hackel, qui forme daus le Djurdjura una varieté à peine distincte du type, est encore dans le méme cas, et il s'agit là de IDlantes bien visibles. Le Doronicum soorpioides Willd., si commun dans toute le région atlantique à- partir de 1000 metres ne semble se retrouver qu'en Autriche; mais cette piante a été.souvent confondue avec VAroìii- cum soorpioides DC à cause de la similitude des noms, soit avec le espèces voisines D. Pardalianches, D. austriacum, etc, que je suis loin d'étre fixé sur sa repartition géograpliique. Le Colobachne Gerardi qui s'attache au seul point de notre sol où le neige persiste toute l'année ; Y .TJfhionema Thoma^ianum, dont quelques rares pieds végètent encore sur notre pie le plus élévé, le Festuca frigida, le Eanunculus aurasiacus Pomel, espéce très voi- sine du R. Villarsii DC. et quelques autrès de nos plantes alpines qui se limitent aux emplacements où la neige demeure longtemps, semblent étre les derniers survivants d'une végétation aujourd'hui disparue, qui dut régner sur ces montagnes à une epoque où leurs cimes étaient couronnées de neiges éternelles. » 1 Id,, in Battandier J. et Trabut L., Flore de V Algerie, p. 45. Al- gc^r, 1888. - Battandier J. .et Trabut L., Atlas de la Flore d'Algerie, 2^ fase, p. 23, PI. XV, fig. A (1, 2, 3). Alger-Paris, 1895. 274 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE gérie et de la Tunisie », in seguito allo studio di Solms-Lau bach, abbandonarono ogni incertezza. ^ L'Ae, Thomasìanum é ancora citato da Franti nel « Pflanzen- familien » nella sezione a siliquette monosperme ed uniloculari. '- Più recentemente, nel 1901, Solms-Laubach trattò àQW'Ae. Thomàsianum nel secondo pei suoi « Studi sulle Cruci fere », riservato al genere Aethionema. Dopo aver fatto rilevare che le siliquette uniloculari s'incon- trano più 0 meno frequentemente in tutte le forme del ciclo àoìV Ae. saxatile (Ae. saxatile, Almljarense, Thomasìanum, pìjrenaiCHin, varians, dimorphocarimm, graecum, creiicum, polìjgaloides), osserva che noWAe. Thomasìanum le siliquette biloculari e polisperme non sono totalmente mancanti, come aveva detto Gay: ne vide su un esemplare raccolto a Cogne dallo stesso E. Thomas ed attualmente nell'Erbario dell'Istituto botanico di Strasburgo, e su uno proveniente dal Giardino di Boissier a Valeyres e conservato nell'Erbario del Museo bota- nico di Gottingen. Pertanto Solms-Laubach vede neWAe. Tho- masìanum una forma estrema del ciclo dell' Ae. saxatile, affine all'yle. Almijarense della Spagna e caratterizzata dalla spari- zione delle siliquette biloculari, ma non ancora completamente individualizzata. In quanto all'identità della pianta d'Algeria con quella della Valle di Cogne, dall'esame dell'esemplare comuni- catogli da Battandier arriva a conclusioni affermative, anche riguardo all'embrione che riconobbe identico nelle due piante. ^ Da questo studio risulta che i dubbi di Zumaglini sull'isola- mento dell' Ae. Thomasìanum evsmo fondati, e che non del tutto errata era l'opinione di Nyman che metteva questa specie ac- canto SiW Ae. gracile considerandola del gruppo degli Aethio- nema a siliquette biloculari ; risulta ancora confermato l'errore di Carnei e degli Autori posteriori nel ritenere l'Ae. Thomasìa- num endemico della Valle di Cogne. 1 Battandier J. et Trabut A., Flore analytique et synoptique de l'Algerie et de la Tunisie, p. 25. 1902. 2 Prantl K., in Engler A. u. Franti K., Die naturlichen Pflanzen- familien, III Teil, 2 Abt., p. 165. Leipzig, 1891. 3 Solms-Laubach H., Cruaiferenstudien II : Veber die Arten des Geiius Aethionema, die ScliUessfruchte hervorhringen (Bot. Zeitung, 59ster Jahrg. [1901J, Heft IV, pp. 62, 68, 72, 73, 75, 76). SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 275 DeWAe. Thomasìanum della Valle di Cogne esaminai nume- rosissimi esemplari di parecchi Erbari, e del Leila Khadidja vidi i due appartenenti al D/ A. Chabert, il quale cortesemente me li comunicò in esame. Tra i primi rimarcai a più riprese la presenza di siliquette biloculari e polisperme. ^ Come Solms-Laubach, ritengo che esse sieno meno rare di quanto si creda: è difficile il riconoscerle perché il loro aspetto esterno è molto simile a quello delle si- liquette uniloculari, né, d'altra parte, per la ricerca di esse é sempre possibile demolire l' intera infruttescenza dell' esemplare d'Erbario, A questo riguardo sarebbero interessanti ricerche sulle piante viventi, come Zumaglini aveva preconizzato Esaminando attentamente gli esemplari d'Algeria trovai, na- scosti nell'infruttescenza di uno di essi, gli avanzi di un fiore : due petali, un sepalo ed uno stame. Paragonate queste parti con quelle analoghe di molti esemplari della Valle di Cogne risulta- rono perfettamente identiche ad esse. Ed in quanto agli organi vegetativi ed ai semi, come Solms-Laubach, non riscontrai al- cuna sensibile differenza fra le piante delle due provenienze. Invece rimarcai che esse non corrispondono riguardo all'ala delle siliquette. Negli esemplari della Valle di Cogne il margine dell' ala è ondulato — talvolta anche intero o quasi intero — ; in quelli in- vece del Leila Khadidja è eroso-denticolato. E questa differenza é visibile anche nelle figure che della siliquetta delle due piante diedero rispettivamente Battandier e Trabut e Fiori. ^ 1 « Cogne, 26 luglio 1877 [Carestia] » ; « Cogne [Herh. Malinver- nlanum] » ; « Alpi di Cogne detti la Lutze e Susse, luglio 1853 [Lisa''.\ » (Erb. del R. Istituto bot. di Torino). « Cogne, alla Cbapelle du Crét, 2000-2300 m., 1. VII. 1889 [L. Vac- cari] » (Erb. L. Vaccari). « Haud longe ab Augusta praetoria in Valle Pedemontana de Corjne, infra mapalia de Chavanisse, regione alpina : E. Thomas le- gebat die Julii 29° anno 1845 [J. Gai/, 1815] » (Erb. del R. Istituto bot. di Firenze [Erb. Webb]). - Battandier J. et Trabut L., Atlas de la Flore d'Algerie, Le; Fiori A., Iconographia Florae Italicae, p. 171, n. 1196. Pa- dova, 1895-1906. Bull, della Soc. boi. Hai. 19 276 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Non mi sembra che la differenza sia trascurabile. Anzitutto il margine dell'ala è ugualmente eroso tanto negli esemplari del D/ Chabert quanto in quelli del Prof. Battandier, II Aethionema heterocarpum Fiscli et Mey. -^ A, Ala di una siliquetta biloculare; B, Frammento di un'ala di una siliqaetta uni- loculare. Aethionema saxatile R. Br. — A, Ala di una siliquetta bilocu- lare ; 5, Ala di una siliquetta uniloculare. III. Aethionema Thomusianum J. Gay — Ali di siliquette : A, pianta della Valle di Cogne ; B, pianta del Leila Kadidja. IV". Anthionema Thoìnasianum J. Gàj — Siliquetta: A, pianta della Valle di Cogne (sec. Fiori) ; B, pianta del Leila Kadidja (sec. Battandier e Trabutì. come risulta dalla figura pubblicata da questo. E nella pianta della Valle di Cogne è tutt'al più ondulato qualunque sia il grado di sviluppo della siliquetta. È vero che Gay disse le ali delle siliquette « integerri rais vel denticulatis » e Bertoloni « erosis vel integris », ^ ma non credo che 1' espressione debba essere interpretata alla lettera ; dalle mie osservazioni di cui dissi, ritengo che il margine dell'ala possa dirsi solo « ondulato », non « eroso » o « denticolato ». -^ Gay J., Cruciferarum generis species nova pedemontana, 1. e. ; Bertoloni A., 1. e. SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 NOVEMBRE 277 L'eterocarpia è perfettamente delimitata nell' Ae. . heterocar- pum e la differenza fra i due tipi di siliquette si estende anche al margine dell'ala: è intero nelle siliquette biloculari, eroso invece nelle siliquette uniloculari. La stessa difìerenza, quan- tunque meno profonda, si riscontra anche nelVAe. saocatile, tanto affine a.lVAe. Thomasianum e nel quale l'eterocarpia è frequentissima se non addirittura normale. Non mi fu possibile vedere in frutto le altre forme del ciclo del VAe. saxatile, ma credo che lo stesso avvenga anche in esse. L'erosione dell'ala della siliquetta è un carattere concomitante a quello della riduzione del frutto. Solms-Laubach osservò che negli Ae. gracile ed Almijarense l'apparizione delle siliquette uniloculari è legata all'età della pianta ed all'epoca della fiori- tura. Altrettanto avviene negli Ae. heterocaj^pum e saxatile, e, senza dubbio, lo stesso fenomeno deve prodursi anche nelle altre specie. Le siliquette uniloculari — le quali sono anche mono- sperme — sono le più tardive ; si tratta dunque di un fenomeno di depauperamento. Nell'Ap. saxatile poi esso è sottolineato dalla completa sostituzione dei semi lisci ai semi aculeati. Ciò posto, ne segue che gli esemplari di Ae. Thomasianum nei quali l'ala delle siliquette è erosa molto probabilmente non anno siliquette biloculari, rappresentando quindi la pianta meglio individualizzata che non gli altri ; e, poiché, come dissi, le mie ricerche non mi rivelarono la presenza di esemplari a siliquette erose nella Valle di Cogne, è probabile che in Algeria l'evolu- zione della pianta sia più avanzata. h'Ae. Thomasianum presenta dei punti di contatto con VAstra- galas alopecuroides L., altro elemento caratteristico della Valle di Cogne. Ricordo che anche VA. alopecuroides è un elemento mediter- raneo, il quale, insieme agli affini A. ponticus Pali, e narbo- nensis Gouan, rappresenta in Europa la sez. Alopecias; che VA. narhonensis, localizzato nella parte occidentale del bacino mediterraneo, si scinde in due gruppi vicarianti di forme, ri- spettivamente molto affini fra loro: genuinus e glahrescens nella Francia meridionale e nella Penisola iberica, africanus 278 SEDE I^I FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE e Claryi in Algeria; che, infine, anche ì'Ae. Thomasianum , come altre piante caratteristiche della Valle di Cogne {Polen- tina sangwisorM folla Favre, MaUhiola iristls var. pedemon- tana Conti, Asiragalas alopecuroides L.) ci vive a disagio. ^ Per- tanto ritengo che per questa Valle il significato fitogeografìco dell' Ae. Thomasianum non sia diverso da quello dell' J.. alo- pecuroides. G. POLLACCI. — IL PARASSITA DELLA RABBIA E LA PLASMODIOPHORA BRASSICAE WOR. — RICERCHE SUI LORO RAPPORTI DI AFFINITÀ MORFOLOGICA E FISIOLOGICA. ' Comunicazione preliminare. Studiando lo sviluppo della Plasmodlophora Brassicae Wor. nei suoi primi stadi di sviluppo, mi fece impressione la rasso- miglianza di alcune forme di essa coi così detti Corpi del Negri, onde credei utile uno studio morfologico e fisiologico di con- fronto fra questi due parassiti. Come è noto, il dott. Adelchi Negri nel 1903 scoperse che nel sistema nervoso degli animali idrofobi esistono costantemente in determinate condizioni, dei corpi caratteristici da lui inter- pretati quali organismi parassiti (e più precisamente come pro- tozoi) agenti specifici dell' infezione rabica. Dapprima l'opinione del Negl'i non ebbe il consenso generale, poiché tali corpi ve- nivano da alcuni interpretati come prodotti di degenerazione cellulare, ma lavori di controllo e sopratutto lo studio succes- sivo della loro minuta organizzazione con metodi di grande finezza e precisione dal Negri stesso istituiti, hanno confermato i fatti e r opinione del detto autore ; cosi che oramai i corpi suddetti, anche a giudizio di valenti patologhi e zooioghi, deb- bono essere considerati quali parassiti unicellulari. ^ Pampanini R., Astragalus alopecuroides L. fem. Pampanmi) (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi XIV [1907], p. 143 e seg.), 2 Queste ricerche verranno illustrate con tavole pubblicate per esteso uegli Atti dell'Istituto Botanico di Pavia ove furono eseguite SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELì>' 11 NOVEMBRE 279 La costante loro presenza, la loro distribuzione nelle diverse parti del sistema nervoso, la forma, la grandezza, il modo di presentarsi, 1' epoca di comparsa di tali corpi caratteristici, sono stati oggetto di studio da parte di una schiera di valenti ricer- catori. Nessuno invece, per quanto a me consta, ha studiato la natura morfologica e fisiologica di tale parassita in rapporto al posto che gli spetta fra i microorganismi, tanto che gli autori sono concordi nell' affermare che esso sia un protozoo, ma non vanno oltre e la sua posizione sistematica scientifica è tuttora ignota. Infatti, benché questo microorganismo venga designato col nome di Neuroryctes hydrophodiae, nessuno ha ancora stabilito in quale ordine esso vada compreso, e con quali specie esso abbia rapporti. Lo scopo di questa mia breve comunicazione è quello di far conoscere i primi risultati dello studio comparativo che ho in- trapreso fra i coì^pi del Segri e la Plasmodiophora Brassicae Wor. ed il tentativo che faccio di classificare questo parassita della rabbia. Ad una prossima Memoria riserbo lo studio biblio- grafico, maggiori particolari, conclusioni più precise. Intanto ringrazio il dott. A. Negri per essermi stato prodigo di preziose osservazioni e per avermi fatto esaminare i nume- rosi suoi preparati originali che riguardano il parassita della rabbia da lui scoperto, preparati che naturalmente sono di va- lore indiscutibile per lo studio da me intrapreso. I risultati di queste mie ricerche si possono brevemente rias- sumere così: « il parassita della rabbia ha rapporti di affinità « col genere Plasmodiophora e questo genere va tolto dal gruppo « dei Mixomiceti ed avvicinato invece al gruppo degli Haplo- « sporidii », I principali fatti che giustificano queste conclusioni si possono cosi riassumere : La Plasmodiophora Brassicae Wor., ^ tolte le dimensioni di gran lunga maggiori di quelle del parassita della rabbia, pre- senta forme simili ed i principali caratteri citologici che si os- servano nei corpi del Negri. Per la minuta e precisa descri- ' Solo questa specie finora va compresa nel genere Plasmodiophora ; la Plaismodiodiophora Alni (Wor.) M:oel e la Plasmodiophora Eleagni Schròt. vanno tolte da questo genere. 280 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL,' 11 NOVEMBRE zione di questo parassita e dei vari stadi di sviluppo finora sco- perti, rimando alle Memorie del Negri. ^ I così detti plasmodi della Plasìnodìophora negli stadi giovani, osservando specialmente preparati di materiale fresco, rivelano nel loro interno delle particolari formazioni somiglianti a quelle dette dal Negri formazioni interne; sono per lo più corpicciuoli piccoli, rotondeggianti, rifrangenti, con raramente corpi più grandi, meno rifragehti, rotondeggianti ed ovali o di forma ir- regolare, di aspetto granuloso; talvolta invece presentano solo numerosi minuti corpicciuoli rifrangenti che riempiono fitta- mente tutto il corpo del microorganismo. Sottoposti alla colorazione col. metodo di Romanowsky, sia con la miscela del Giemsa, sia con la miscela di cosina e bleu di Borrel, la massa fondamentale del pseudoplasmodio si presenta colorata uniformemente in azzurro e sul fondo azzurro appaiono dei granuli in numero vario con colorazione rosso violacea. In alcuni corpi poi si notano anche dei corpicciuoli più grandi che si colorano anch' essi in rosso. Analoghe colorazioni presso a poco si vedono nei preparati del dott. Negri che sono fedel- mente riprodotti nelle tavole che accompagnano ia sua Memo- ria: « Sulla morfologia e sul ciclo del Parassita della rabbia » (Reale Accademia Lincei anno 1909). Osservando gli stadi del cosi detto plasmodio della Plasmodio- phora, specialmente gli stadi giovani, quando ancora non vi è accenno alla sporificazione, si notano i contorni del piccolo corpo ben netti e regolari, tanto che esso si direbbe quasi incistato, per quanto non si riesca a scoprire una membrana. Sono questi gli stadi di sviluppo finora trascurati dai vari osservatori che fecero precedentemente ricerche citologiche sulla Plasmodiopliora. Nella Plasmodiopliora si trovano alcuni di questi pseudopla- smodì con contorni del tutto rigidi e regolari, ma questo fatto si riscontra anche nei corpi del Negri in quegli stadi che pre- cedono la sporificazione; infatti egli scrive: « Altre volte non « è compito facile diagnosticare a fresco i parassiti a questo « stadio perché hanno perduto la rigidità dei contorni e sono « divenuti corpi granulosi, incolori, a margini delicati, che facil- ^ NeaRl A., Bullettino Società medico-chirurgica di Pavia, anni 1903, 1904, 1905 e Rendiconti Accademia dei Lincei, 1907 e 1909. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEAIBRE 281 « mente si sottraggono all' osservazione, essi però, eccettuata «l'ultima struttura e la nettezza del contorno, si comportano « in modo affatto simile alle altre forme endocellulari caratteri- « stiche, alle quali sono collegate da tutta una serie di forme « di passaggio ». ^ Conviene poi tener presente al riguardo un' altra serie di fatti. Dal dott. Giorgio Sinigaglia in questi ultimi tempi * sono stati riscontrati nei cani affetti da cimurro, delle formazioni endo- cellulari (nelle cellule della congiuntiva, in quelle dei bronchi, nelle cellule nervose) che hanno grande affinità con il paras- sita della rabbia e tutto porta a ritenere che questi inclusi specifici studiati dal dott. Sinigaglia, sotto la guida del Negri, siano parassiti dello .stesso genere di quello della rabbia. Ora nella Negria canis (cosi ha denominato il Sinigaglia il nuovo microorganismo) si trovano accanto a forme a contorno rigido e regolare, come quello dei corpi di Negri, altri il cui contorno non è segnato da una linea regolare, ma ondulata, ad andamento molto tortuoso e ne risulta perciò un carattere d' insieme più delicato e più tenue di quello del parassita della rabbia. In quanto alla sporificazione essa avviene nel parassita della rabbia come nella Plasinodiophora ; il microorganismo, cioè, si trasforma in un ammasso di corpicciuoli (spore) costituiti da un granulo di cromatina circondato da un involucro ben indi- vidualizzato. Le spore sono dapprima riunite in una massa unica compatta, i loro rapporti reciproci si vanno poi facendo più lassi e sotto determinate condizioni possono allontanarsi fra loro ed assurgere alla dignità di un nuovo essere. ^ Tolte le dimensioni, le spore della Plasmodiophora hanno gli stessi caratteri di quello del parassita della rabbia e ciò é molto importante perchè la struttura di tali spore cosi semplici e caratteristiche, separa nettamente questa specie dai gruppi delle Gregarine, dei Coccidi, dei Mixosporidii, dei Microsporidii e dei gruppi che si collegano a questi e con i quali potrebbe essere confusa in alcuni stadi di sviluppo. ^ Negri A., Memoria Accademia Lincei^ 1909, pag. 9. ^ Sinigaglia, Osservazioni sul cimurro^ Bollettino Società medico- chirurgica, Pavia, 26 giugno 1911. 3 Nkgri a., Memorie Accademia Lìncei, 1909 (CCCVI), pag. 19. 282 SE3DB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Se si fa il confronto con le spore dei Microsporidii si nota una grande differenza. Le spore del parassita della rabbia sono sempre e costantemente mononucleate e senza filamento polare anche dopo l'azione dei reagenti. Ammesso pure che, attesa la piccolezza delle spore, non si possa scorgere il lllamento, si dovrebbero però scorgere la capsula polare e soprattutto i vari nuclei, ma poiché ciò non è, tale specie non può essere ascritta ai Microsporidii. Lo stesso aspetto generale delle spore dei Microsporidii è molto caratteristico e nettamente differente da quello delle spore del parassita della rabbia. Le spore dei Sarcosporidii sono arcuate, e considerando poi anche il ciclo di sviluppo non mi sembra per il momento giu- stificabile un riavvicinamento del parassita della rabbia con questo gruppo di esseri. Le spore degli Haplosporidii per lo più piriformi, hanno minori caratteri differenziali, ma sono munite di un doppio involucro robustissimo. Veniamo ora al confronto del ciclo di sviluppo dei due parassiti. Presso i mixomiceti, lo stadio plasraodiale è secondario, essendo esso il risultato della fusione citoplasmica di elementi unicellu- lari; lo stadio seguente di aumento del numero dei nuclei, può essere nullo. Ma non è cosi nella Plasmodiophora, nel cui cosi detto plasmodio, l'aumento del numero dei nuclei è continuo e rilevante, come è appunto nei corpi del Negri. Resta a discutersi ed a meglio studiarsi lo stadio per il quale dalla spora od ele- mento uninucleato, il parassita della rabbia passa a quello plurinucleato e soprattutto ad escludere o ad ammettere che nel parassita della rabbia vi sia plastogamia. A. Wessels Williams e M. Murray Lowden ^ avrebbero trovato delle forme di coniu- gazione nel parassita della rabbia e le figure 33 e 45 della tavola che accompagna il loro lavoro riproducono infatti forme asimmetriche che sembra siano forme di coniugazione; ma il dott. Negri che da anni lavora su questo argomento non ha mai trovato alcuna forma che faccia sospettare una fusione, quindi probabilmente stadi di coniugazione nel parassita della rabbia non ve ne sono, o se ve ne sono si verificheranno negli stadi giovanissimi di sviluppo, ed allora non si possono vedere cogli attuali mezzi di ingrandimento. La coniugazione non si ^ Journal. Infect. Diseas, voi. Ili, n. 3, 1906, pag. 452. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 NOVEMBRE 283 può, a priori, escludere, percliè, come è noto, una spora isolata di detto parassita non si distingue attesa la sua estrema picco- lezza e la natura del tessuto nel quale esso vive, e quando noi vediamo il corpo isolato con già due o tre granuli di cromatina differenziati, é probabile che la fusione sia già avvenuta. Ma ciò non ha grande importanza per lo studio di confronto colla Plasniodiophora perchè le mie ricerche su questa specie portano alla conclusione che gli stadi di plastogatnia in questo genere possono mancare. Cosi il corpo vegetativo della Plasniodiophora non va considerato come un plasmodio, ma come un pseudo- plasmodio. Dunque, anche per questo fatto importante, non vi è distinzione fra i due parassiti. Dalla spora della P.asinodìophora esce un corpo flagellato che poi diventerà pseudoplasraodio; corpo che non si è riu- sciti a scorgere nel parassita della rabbia; ma anche riguardo a questo fatto noto innanzi tutto che nella Plasniodiophora manca sovente lo stadio flagellato, non é esso assolutamente costante; in secondo luogo, nel parassita della rabbia, se non è possibile scorgere la spora isolata sarà impossibile pure per le sue dimensioni vedere il protoplasta flagellato isolato che ha origine da essa. Per tutte queste considerazioni quindi e per i nuovi fatti trovati studiando la morfologia ed il ciclo della Plasmodiophora, io propongoche il parassita della rabbia (almeno fino a che nuove scoperte non modifichino le nostre cognizioni sopra il suo ciclo di sviluppo) vada sistematicamente collocato vicino al genere Scheviakovella degli Haplosporidii dai quali si differenzia però, oltre che per le spore, anche per la mancanza di un robusto involucro nello sporangio. Maggiori particolari e conclusioni definitive mi riserbo di fare nel lavoro definitivo che pubblicherò non appena le mie ricerche saranno completate. Istituto botanico di Pavia, ottobre 1911. 284 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' IJ NOVEMBRE G. B. TRAVERSO. — ALCUNE ANOMALIE DEI FIORI LIGULATI DI CHRYSANTHEMUM LEUCANTHEMUM L. Durante lo scorso mese di agosto, essendomi occupato di uno studio sul numero dei fiori ligulati di Chrysanihemum Leucan- themun L. a vulgare Fiori, ed avendo a tale scopo sfogliato 7000 capolini raccolti a Valpelline nella valle d'Aosta, ebbi oc- casione di osservare alcune anomalie di detti fiori che credo opportuno illustrare brevemente, trattandosi, a quanto mi consta, di fatti almeno in parte fino ad ora non rilevati. Nei trattati di Teratologia vegetale del Masters ^ e del Penzig '^ sono ricordate, tra le anomalie dei fiori e della infiorescenza, la concrescenza di due o tre capolini sullo stesso stelo, la man- canza di fiori radiali ligulati (in base alla quale venne distinta dai sistematici una varietà discoidea), la trasformazione di tutti i fiori ligulati in tubuli (che fece distinguere una varietà lubu- liflord), la presenza di fiori ligulati e di brattee in mezzo al disco, la divisione delle corolle ligulate in due o più lobi, la presenza di fiori isolati all' ascella delle foglie, la polifilia del gineceo, ecc. Nelle infiorescenze da me esaminate trovai io pure due casi di concrescenza di due capolini sullo stesso caule, ma la mia attenzione venne specialmente richiamata su alcune irregolarità di forma delle ligule, le quali sono schematicamente rappresen- tate nella figura qui sotto inserita. Questi fiori ligulati anormali si possono riunire in cinque gruppi per la natura della anomalia. In un primo gruppo si ha una riduzione della ligula (fig. 1) spesso accompagnata da de- formazione più o meno notevole e che qualche volta arriva fino all'atrofia pressoché completa, tanto da non lasciar quasi distin- guere se si tratti di un fiore ligulato o di un fiore del disco. Ad un secondo gruppo possiamo ascrivere quei fiori ligulati nei quali il lembo si presenta più o meno bipartito (fig. 2-7). 1 Masters M. T., Pflanzen-Teratologìe (Versione tedesca di U. Dam- mer). Leipzig, 1886. 2 PENZia 0., Pfianzen-Teratologie. Genua, 1894. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA Dtll.l/ 11 NOVEMBRE 285 Nei casi più semplici, dirò cosi, di questa anomalia, la biparti- zione è appena accennata dalla presenza di un dente rivolto in alto (fig. 2 e 3) mentre in altri casi essa è già ben manifesta, come si vede nelle figure 4 e 5, e Analmente si arriva a fiori nei ({uali la bipartizione della ligula è completa. In questo caso i (lue lobi sono talvolta quasi uguali (fìg. 7) tal' altra invece molto disuguali (flg. 6). Un terzo gruppo comprende i fiori nei quali la ligula tende invece a tripartirsi (fig. 8-11) e di questi io ho trovato soltanto i casi estremi, ossia la presenza di tre denti all'estremità del lembo (fig. 8 e 9) oppure la divisione completa in tre lobi, dei quali però uno sempre più grande degli altri due (fig. 10 e 11). In un quarto gruppo comprendo quei fiori aberranti per la presenza di piccoli denti diretti verso il basso (figure 12 e 13). In qualche caso è un solo dente, in altri invece due, situati in punti diversi del margine, sempre però poco pronunciati. Mentre la interpretazione delle anomalie precedentemente descritte rie- sce evidente quando si pensi alla struttura ed all'origine dei fiori ligulati, io non saprei come si possano logicamente spiegare le anomalie di questo gruppo, che pure trovai abbastanza frequenti. Nel quinto ed ultimo gruppo finalmente comprendo alcuni fiori nei quali la ligula, invece di essere piana, è in parte od in tutto arrotolata su sé stessa, pur avendo la lunghezza nor- male, in modo che il flore diventa tubuloso. Talvolta, come nella fìg. 14, soltanto la parte inferiore del lembo è ravvolta a tubo, mentre la parte superiore si mantiene piana, e questo caso mi occorse una sola volta; tal' altra invece tutto il lembo è tras- formato in tubo cilindrico, come nella fig. 15, e questa anomalia 286 SEDE DI FIRRNZE - ADUNANZA. DELL' 11 NOVEMBRE l'osservai parecchie volte ma sempre sporadicanaeiite, senza cioè che vi fosse una evidente tendenza dei fiori ligulati di un ca- polino a trasformarsi in tubuli, come altre volte è stato osservato. Pavia. 10 ottobre 1911. G. B. TRAVERSO. — UNA NUOVA STAZIONE ITA- LIANA DELLO XYLOPODIUM DELESTREl DUR. ET MONT. ho Xylopodmm Delestrei, descritto per la prima volta nel 1845 da Durieu, e Montagne per l'Algeria ^ è una interessante specie di Gasterale (appartenente alla famiglia delle Sclerodermataceae Fr., sottofamiglia Podaxeae Tul.) ben caratterizzata sopratutto, come dice il nome generico, dalla consistenza quasi legnosa dello stipite, oltre che da altre parecchie particolarità morfologiche. Questa specie venne riscontrata pochissime volte e la tro- viamo indicata, oltre che per l'Algeria, per la Tunisia,^ perla Siberia asiatica, ^ per la Guinea,* per l'Australia^ e per l'Italia insulare, precisamente per la Sardegna, a S. Gregorio presso Cagliari, dove la raccolse nel 1869 Adolfo Targioni-Tozzetti A. ^ La sua area distributiva sembra quindi essere abbastanza estesa, specialmente nella regione circum-mediterranea, ma tut- tavia la specie appare molto rara ed è appunto per questo che ritenni valesse la pena di segnalare una nuova stazione di tale specie in Italia venuta a mia conoscenza. Nella primavera scorsa ricevetti dal prof R. Sarra una colle- zione di macromiceti da lui raccolti nei dintorni di Matera in pro- ^ Cfr. Montagne J. F. C, Cinquième centurie de plantes cellulaires exotiques nouveìles (in Ann. Se. Nat., ser. 3, t. IV, pag. 364). Paris, 1845. 2 Cfr. MairkR., in Bull. Soc. Bot. Franca, L VI (1909), pag. CCLXXX. ^ SoROKrNK N., Matériaux pour la Flore aryptog antique de l'Asie centrale, edizione in russo (Mosca, 1884), pag. 41, e traduzione fran- cese in Revue MycoL, XII (Toulouse 1890), pag. 50. * Cfr. Fischer Ed., in Engler e Prantl, Pflanzenfamilien, I Teil, Abteil. 1, pag. 334. ^ Lloyd C. G., The Lycoperdaceae of Australia etc. (Cincinnati, 1905), pag. 10. ^ Cfr. Petri L. in Flora italica cryplogama. Pars I : Fungi. Ga- sterales, pag. 110. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELIj' 11 NOVEMBRE 287 vincia di Potenza, con preghiera di determinarli. I risultati di queste determinazioni verranno pubblicati dallo stesso prof. Sarra insieme con quelli dello studio di altre crittogame. A me preme solo di render noto che in quel materiale trovai anche un unico esemplare di Xijlopoclium Delestrei e di segnalare quindi la presenza di questa specie nell'Italia meridionale e precisamente nei pressi di Matera, in terreni sabbiosi, spiacente di non poter dare maggiori particolari intorno alla nuova stazione perchè il prof. Sarra, al quale mi affrettai a chiedere informazioni, non seppe dirmi altro che di aver ricevuto un solo esemplare da un contadino che lo raccolse nei dintorni. Debbo quindi limitarmi per forza alla semplice notizia, che credo tuttavia non del tutto inutile per gli studiosi di micologia, data la rarità della specie. Pegli, settembre 1911. 1911. Dicembre. N." 9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Minio M. — Contributo alla flora del Belhinese. — Nuovi ap- punti Pag. 294 Pajipanixi R. — Alcune piante esotiche interessanti (Ptoc. verh.). „ 289 Pkeda a. — Variazione numerica nei fiori di Eanunculiis Flcaria L „ 297 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2° se- mestre del 1911 , 301 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 dice:\ibre 1911. Presidenza del Presidente Baccarini. Aperta la seduta à la parola il Segretario Pampanini, il quale riferisce su alcune piante esotiche interessanti da lui studiate r estate scorsa : ^ Arisaema consanguineuni Schott var. giganteum Pamp. — {A. consanguineum Hooker, FI. Brit. India, VI, p. 505 [p. p.] non al.). ^ Pampanini E,., Le varietà latisecta Engl. e gigantea Pamp. deZZ'Arisaema consanguineum Schott (« Bull. R. Soc. Toscana d'Orti- coltura », 3* serie, voi. X7I [1911], p. 224); La Kolkwitzia ama- bilis Graebn. e Is sue varietà tomentosa Pamp. e calycina Pamp. (Ibid., p. 235) j Un'Ampelidea dell'Argentina poco nota (Ibid., p. 247). Bull, della Soc. bot. ital. 20 290 SKDK.DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 9 DICBMBEK j Arisaema consanguineum Schott var. giganteutn Pamp. (Esemplare coltivato dal sig. A. Biondi a Castelfalfl. — Altezza della foglia maggiore m. 1,10). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL. 9 DICEMBRE 291 Come lo indica il nome, questa varietà si distingue dal tipo per le Tipo var. giganteutn picciuolo Foglia larghezza . Sfata 3-J dm. 8-13 dm. 1 1 3-2 cm. 6-3 1, 2 cm. 7 1 2-15 cm. 35-40 cm 1 1/.2-2 1 2 cm. 6-7 1 2 fin- 4-6 cm. io cm. :: cm. 7 cm. 4 cm. 9 1 2 cm. 10 cm. 19 cm. ;?-12 cm. 14 cm. 10 X 4 1,., cm. 16 X 6 era 10 X ■< lum. 15 >< 9 mm." 1-2 2-4 .3 mm. 4 mm. (segmenti '. lunghezza (esclusa l'appendice) ' appendice tubo f larghezza lamina ' lunghezza (esclusa l'appendice) . V ' appendice Spadice „ (a maturità) 10x4 1,0 cm. Bacche Semi per ogni bacca . . „ diametro .... Di questa varietà il Missionario P. G. Giraldi molti anni addietro raccolse i tuberi nella China centrale — nello Shen-si — e li mandò al sig. A. Biondi, a Castelfalfi (Prov. di Firenze), il quale tuttora coltiva la pianta. Secondo la descrizione dell'^. consanguineum data da Hooker, vive anche nell' Imalaia. Kolktvitzia amabi- lis Graebn. Questo genere delle Caprifoliacee — monoti- pico, a quanto è noto — venne fondato nel 1901 su un esemplare in frut- to raccolto nello Shen- si settenti'ion. dal Mis- sionario P. G. Giraldi. La pianta fu poi rac- colta nel 1907 e nel 1909 nell'Hu-peh dal Missio- nario P, C. Silvetri, ma ugualmente in frutto ; egli ve la raccolse anche nel 1910, e questa volta in fiore. Questi esem- plari raccolti nel 1910 si riferiscono alla var. to- mentosa— caratteristica sopratutto per le foglie densamente tomentose sulla pagina inferiore — e sono assai interessanti non solo perchè mi per- Kolkicit2ia amabilis Graebn. var. tomentosa Pamp. : a) corolla sezionata lateralmente e stilo (gr. nat.) : V) Ca- lice (gr. nat.). — var. ca/i/cina Pamp.: e) Calice (gr. nat.) ; d) Foglia [una delle più caratteristiche] (gr. nat.). 292 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE Kolkivifzia amabilis Graeta. var. tomentosa Pamp. (gr. nat.)- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 293 misero di completare la descrizione del genere, ma anche perchè il loro esame mi rivelò l'esistenza di un'altra varietà. Questa (var. ca- ìycina) si distingue dalla var. tomentosa per le foglie di maggiori di- mensioni e più profondamente seghettato dentate, la corolla un po' più piccola, e, sopratutto, per le lacinie del calice assai più lunghe. Fu raccolta dal P. C. Silvestri nel territorio di Nan-tciang (Hu-peh settentrionale), nell'estate del 1910. Ampelopsis Tweedieana Pamp. — [Cissus Tiveedieana Planch. in DC, MoDogr. Phan., V, p. 534; Vitis Tweedieana Baker in Mart., FI. Bras., fase. LIX, p. 214). Questa Ampelidea, propria dell'Argentina, è coltivata da parec- chi anni nel E. Orto botanico di Firenze, dove anche matura i Ampelopsis Tiveedieana (Baker) Pamp. : Foglia (i/o gr. nat.), flore e sezione trasversale del seme (ingr.). frutti. Finora era riferita al genere Cisniis od al genere Vitis (sez. Eucissus) ; in realtà, come lo dimostrano la forma del disco, che è cupuliforme e con il margine appena ondulato, ed il numero, la forma e la struttura dei semi, appartiene al genere Ampelopsis. 294 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE Questa rettifica rende la pianta interessante. Finora le Ampelopsisr erano conosciute solo dell'Emisfero settentrionale: Asia Minore, Turkestan, Persia, Imalaia, China, Giappone, Stati Uniti meridio- nali e Messico ; ed ora alle 22 specie note di queste regioni, deve aggiungersi anche VA. Twtedieana dell'Argentina. Viene poi data lettura delle seguenti comunicazioni : M. MINIO. — CONTRIBUTO ALLA FLORA DEL BELLU- NESE. — NUOVI APPUNTI. Come nella prima serie di questi appunti — presentata nel 1909 — trascrivo qui, affinché possa servire per la compilazione della flora e della fitogeografia della provincia, un elenco di entità da me raccolte in varie occasioni, e che ritengo possano avere qualche interesse o perché nuove per la provincia o per qualche parte di essa, o perché confermano indicazioni gene- riche non appoggiate a località determinate, o per la stazione nella quale si presentano. Ophioglossdm vdlgatdm L. — Bosco di S. Marnante sopra Ca- leipo . (Belluno), 550 ra. Benché specie nota del Bellunese, non ne conoscevo alcuna località ; e manca nelI'Erb. Sandi, il cui riordinatore Pagani- Cesa ricorda d' averlo raccolto nel Luglio 1850 ma non dice dove. Orchis maculata L. for. candidissima Krok. — Bosco presso Auronzo (Cadore). Herminium Monorchis R. Br. — Ripiano aquitrinoso di Lagole nel vallone di Pieve di Cadore (750 m). Goodyera repens R. Br. — Conca di Sesis (Sappada)' a circa 1700 m. Non mi consta fosse nota del Cadore. Cerastium ALPINDM L. filaiifoUuìU (L.) c.uni/lorum (Murith). — Al passo di Ombretta o Contrin (Agordino) nelle fessure delle rocce (m, 2790) [Bolzon e Minio]. ^ DiANTHUs MONSPEssuLANUs L. fi Stemhergìì (Sieb.). — S. Giorgio, in Valle del Gresàl (1250 m.j. ^ Eccetto le entità raccolte in una gita fatta col collega prof. Bolzon le altre furono tutte trovate da me. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 295 Trovato anche dal Sandi (Erb.) al M. Boccadora (Agor- dino) ma da lui riferito a B. ìnonspeliacus. Dentaria enneaphyllos L. — Nei « Serrai » del torrente Pet- torina (Sottoguda, Agordino) a circa 1300 m. Stazione umidissima che illustra quel carattere igrofilo della specie — che osservai sempre ben conservato anche nelle località friulane — al quale é forse dovuto il compor- tamento silicicolo che essa dimostra talvolta. Anemone alpina L. j3 sulphurea (L.). — Molto abbondante nei prati tra Valle Candiarei e Fedaia, intorno a 1700-1800 m. La trovai già in gran parte in frutto il 18 VI 1910. A. VERNALis L. — Nei prati verso Fedaia, a 1850 m. Stazione che si collega immediatamente a quella di Sot- toguda (Crèpin) ^ e meno da vicino a quella citata nel- l'erb. Sandi e riportata dal Prof. E. De Toni. ^ Randncdlds amplexicadlis L. y pyrenaeus (L.). — Prati verso il passo di Fedaia. Non mi era noto del Bellunese. R. Thora L. — S. Giorgio in Val del Gresal (Belluno), 1300 m. Saxifraga oppositifolia L. — Passo di Ombretta (2900 m.) [B. e 21.]. Genista radiata Scop. — Sul ra. Serva (Belluno) a circa 800 m. nella Valle dei Gresal, diffusa fino 1300 m. ; e nella contigua frana delle « rovine di Vedana » intorno a 400 m. Ononis Natrix L. — Presso Fonzaso (Feltre, bacino del Cismon- Èrenta) lungo la strada, 300 m. Medicago minima Gruf. — Rive dell'Ardo presso la confluenza; col Piave. ViciA ddmetorqm L. — Siepi presso Àntole (Belluno), 500 m. Non mi risulta finora osservata nella provincia. V. siLVATiCA L. — Nel Comelico presso S. Stefano (900 ra.). Nota soltanto dello Zoldano (Bizzozzero^). Chamaebuxus alpester Spach b. grancUflorus Rouy et Fouc. — Esemplari notevoli perché portanti ciascuno, nella stessa 1 BoLZON, Supplem. yen. al « Catalogo delle piante vaso, del Veneto eoo. » Venezia, 1898, p. 50. - Note sulla Flora del Bellunese in « Nuovo Giorn. Bot. Ital. », voi. XXI, pag. 59. ^ BoLZON, l. c, pag. 69. 296 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE infiorescenza, insieme ai fiori caratteristici della varietà, fiori nettamente tipici, senza accenno a termini di pas- saggio. — Golii a N. di Belluno (S. Antonio, sopra Tisoi), 600 m. Rhododendron ferrdgineum L. — M, Serva (Belluno) a circa 1600 ra. Vaccinium Myrtillus L. — In una depressione presso Orzès (Bel- luno) a 450-500 m. Primola longiflora Ali. — Abbondante nei prati da Valle Can- diarei a Fedaia, intorno a 1700 m. Stazione clie si collega a quelle contigue di Val Fredda, S. Pellegrino e Paneveggio che stanno a cavaliere del con- fine — nell'Agordino la prima (citata nell'Erb. Sandi) e nel Trentino le altre due (di cui nello stesso Erb. si conservano esemplari). Lysimaghia Nommdlaria L. — Lungo un fosso presso Sòdico. Gentiana verna L. fi aestiva (Schult.). — Prati della valle del Gresal, intorno a 1000 m. Linaria alpina Mill. — Passo di Sesis (Sappada), 2300 m. Veronica lutea Wettst. — Pareti d'una gola di torrente (« Val di Piero ») sboccante nel Cordevole presso « la Stanga ». È la più occidentale delle poche stazioni della provincia. Pedicdlaris verticillata L. — In forma tipica in Valle Om- bretta (1900 ra.) [5. e M.] ; in forma lussureggiante, alta 18-20 cm. 0 più a Col Cervera (presso Lozzo) in Cadore (1850 m). P. ROSEA Wulf. — Valle Ombretta [B. e M.] Campanula thyrsoides L. — Alta valle del Piave, presso la strada provinciale di Sappada (1200 m.). Senecio alpester D C. (^ Gaudinì (Grml.). — Misurina (Cadore) presso la riva del lago (1760 m.). Xanthium spinosum L. — Presso la strada comunale d' oltre- piave, da Belluno a Ponte nelle Alpi (Levego). Non mi consta sia stato finora osservato nella provincia. Carduus Personata Jacq. — Pendio erboso della valle che da Pian dei Buoi scende, per Val Secosta, ad Auronzo (circa tra 1300 e 1400 m.). Leontodon Taraxaci Lois. — Ghiaioni di Valle Ombretta, verso il passo omonimo (2500-2600 m.) [B. e il/.]. srdp:: di firknze - adunanza del 9 dicembre 297 A. PREDA. — VARIAZIONE NUMERICA NEI FIORI DI RANUNCULUS FIGARI A L. La variabilità numerica, bea nota, dei sepali e dei petali nei fiori di RanunciUiiS Ficaria L., fa nascere il desiderio di in- dagare se vi siano leggi che la governano. Ma per venire a conclusioni che non possano essere ulteriormente infirmate, sa- rebbe necessario estendere le osservazioni a un ragguardevole numero di esemplari ; mentre invece i 700 fiori da me a tale scopo esaminati alla Spezia, nelle primavere del 1910 e del- l'anno corrente, permettono solo alcune deduzioni, che pre- sento come semplice contributo allo studio del problema. Il primo fatto da me appurato, fu la prevalenza dei fiori a tre sepali. Infatti su 7.00 fiori ne trovai : n. 438 con 3 sepali » 177 » 4 » » 85 » 5 » Tale prevalenza corrisponde evidentemente ai criteri dei vari autori. Così l'Arcangeli, nel suo Compendio della ilora italica (anno 1894, p 235), indica per la specie : « sepali per lo più 3 » : l'Acloque, nella sua Floì'e de France (anno 1894, p. 65), nota: « sepaies ordinairement 3 » ; il Fiori è più esplicito ancora, poiché, nella sua Flora analitica d" Italia (anno 1896-98, p. 506), dà questa indicazione: «sepali 3 (raram. 4-5) ». Il Cesati, il Passerini e il Gibelli sono più recisi: nel loro Compendio della Flora italiana (anno 1884, p. 879), segnano in modo assoluto: « sepali 3 ». La variazione numerica dei petali, fatta astrazione da quella dei sepali, mi diede i seguenti risultati: n. 18 fiori con 6 petali » 32 » » 7 » 285 » » 8 » 146 » » 9 » 107 » » 10 » 57 » » 11 » 34 » » 12 » 19 » » 13 » 2 » » 14 298 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE Da questo quadro, e meglio ancora, dal seguente diagramma, si deduce facilmente che il numero degli esemplari, da un mi- nimo di 18 (con 6 pet.), sale a un massimo di 285 (con 8 pei), per poi ridiscendere a un minimo di 2 (con 14 pet.)- 285 14B 107 9 10 11 12 13 14 Petali Si può, da quanto qui precede, dedurre come costante la pre- valenza dei fiori con calice 3-sepalo, e corolla 8-petala, a tutti nota. Restava inoltre da stabilire in quali rapporti numerici stiano i sepali ai petali. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBUB esemplari 11. 299 3-se pali t rova 1 : 10 fiori con 6 petali 19 » » 7 » 210 » » 8 » 91 » » 9 » 52 » » 10 » 30 » » 11 » 13 » ■ » 12 » 11 » » 13 » 2 » » 14 y> Anche qui abbiamo un andamento che ricorda il diagramma precedente, e i fiori con 8 petali sono sempre in numero pre- valente. 11- 10 211} I I !) 10 11 Petali 12 13 14 300 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE Notisi che nei 177 fiori 4-sepali, sono sempre in numero su- periore gii esemplari con 8 petali : n. 8 fiori con 6 petali 13 » » 7 60 » » 8 40 » » 9 33 » » 10 11 » » 11 10 » » 12 2 » » 13 n. 8 13 60 40 33 11 10 I i .9 10 11 12 13 Petali Se non è lecito dare troppo valore ai risultati dell'esame di soli 177 fiori 4-sepali, si può tuttavia intuire, in questo caso, la tendenza, almeno, ad una maggiore frequenza dei fiori 9-petali. Nessuna deduzione certa possiamo trarre, per ora, dall'esame dei fiori 5-sepali ; sembrerebbe nondimeno che il numero dei petali tenda a crescere in ragione diretta di quello dei sepali, come si vedrà meglio dal quadro seguente : 0 fiori con 6 petali 0 » » 7 » 15 » » 8 » 15 » » 9 » 22 » » 10 » SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 301 n. 16 fiori con 11 petali » 11 » » 12 » » 6 » » 13 » Ulteriori osservazioni potranno forse dare una conferma in proposito, e farci pure intravedere se le variazioni nel numero dei pezzi sepalini e corollini del R. Ficaria siano un fatto del tutto accidentale (come potrebbero far credere le variazioni che si osservano nei fiori di una stessa pianta), o indichino invece il ritorno verso alcune forme ancestrali, oppure l' allontana- mento da esse. Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2° Semestre del 1911. Bollettino delV Arboricoltura italiana. Aimo VII, Trim. I. Bulletin de la Sooiété Vaudoise des Sciences naturelles. Voi. 47, n. 173. Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Pétersbourg. Tom. XI, livr. 3. Bulletin of the New-York Botanical Garden. Voi. 7, n. 26. Contributions from the Botanical Laboratory of the University of Penn- sylvania. Voi. IV, n. 1. La Naturaleza. Ser. Ili, Tomo I, n. 2. Oesterreichische Garten-Zeitung . Jahrg. VI, n.ri 7-12. The Ohio Naturalista Voi. VI, n " 7-8. Anderson J. P., Jowa Erysipliaceae. (Proced. Jowa Acad. of Science, Voi. XIV). Buchanan R. E., Notes on the Algae of Jova (Idem). — Monascus purpureus in Silage. 1910. (Mycologia, Voi. II, n. 3). Gufino L., E. Durand et G. Barratte : Florae Libycae Prodromus. Roma, 1911. {Boll. Soc. geogr. ital., fase. VI, 1911). De Gasperi G. B., Alcune piante raccolte in Friuli. Udine, 1911 (Estr. dal giornale « In alto », 1911, n. 3). De Toni G. B., Appunti dal tomo terzo dell'erbario Rauwolff con- servato in Leida. Modena, 1910. (Atti Soc. dei Nat. e Mat. di Mo- dena, Ser. IV, Voi. XII). — Il carteggio degli Italiani col botanico Carlo Clusio nella biblio- teca leidense. Modena, 1911. (Mem. della R. Acc. di Se. Lett. ed Arti di Modena, Ser. III, Voi. X). — Nuovi documenti intorno a Luigi Anguillara, primo Prefetto dell'Orto botanico di Padova. Venezia, 1911 (Attili. Ist. Veneto di Se. Lett. ed Arti, Tom. LXX, 1910-11). 302 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL. 9 DICEMBRE De Toni G. B., Spigolature Aldrovaudiane. — X. Alcune lettere di Gabriele Falloppia ad Ulisse Aldrovandi. Modena, 1911 (Atti e Meni, della R. Deput. di Storia Patria^ Ser. V, Voi. VII). — Spigolature Aldrovaudiane. — XI. Intorno alle relazioni del bota- nico Melchiorre Guilandiuo con Ulisse Aldrovandi. Rovereto, 1911 {Atti della B. Acc. di So. Leti, ed Arti di Rovereto, Ser. Ili, Voi. X\II, fase. II). Dudgeon W., A study of the variation of the number of ray flo- wei's of certain Compositae. (Proceed. Jowa Acad. of Science, Voi. XIV). Fawcetl H. S., The variabili ty of weed Seeds under different con- ditions of treatment, and a study of their dormant periods (Idem). Longo B., Su la pretesa esistenza del micropilo nel Ficus Carica L. Roma, 1911. (Annali di Botanica, Voi. IX, fase. 6). — Su] Ficus Carica L. (Idem, fase. 4), Metcalf H., The immunity of the Japanese chestnut to the bark disease. Washington, 1908 (U. S. Dep. of Agr. — Bu-r. of Plant Industri/, Bull, n." 121). Metcalf H., and Collins J. F., The control of the chestnut bark disease. Washington, 1911 (U. S. Dep. of Agr. — Farmer''s, Bull, n.o 467). — The present status of the chestnut bark disease. Washington, 1909 (U. S. Dep. of Agr. — Bur. of Plani Industry, Bull. n. 141). Mori A., Una monografia delle Isole Pelagie. Firenze, 190B. (Rivista Geogr. Ital., Anno XV, fase. 6). Pammel L. H., Poisonous and Medicai Plants of Missouri. (Missouri State Board of Horticulture, Bull, n." 14). — Some municipal water problems. (Proceed. Jowa Acad. of Science, Voi. XIV). — Flora Northern Jowa peat bogs. (Report Jowa Geolog. Survey, Voi. XIX). Pammel L. H., Ball C. R., Lamson-Scrlbner F., The Grasses of Jowa. Part. XI. Das Moines, Jowa, 1904. Pammel L. H. and Folgel E. D., The underground organs of a few weeds. (Contrib. Bot. Dep. Jowa State College, n.o 42). Pammel L. H. and King C. M., Notes on eradication of weeds, with experiments made in 1907 and 1908. Ames, Jowa 1909 (Jowa State College of Agric, Bull, n.» 105). — Notes on factors in fungus diseases of plants, with reeords of oceurrences of plant diseases at ames for a period of twenty- fìve years. (Contrib. Bot. Dep. Jowa State College, n.° 41). — Results of seed investigations for 1908 and 1909. Ames, Jowa 1910 (Jowa State Agr. College, Bull. n.° 115). Pammel L. H., King C.M., Bakke A. L., Two barbey blights, with comparison of species of Helminthosporium, upon eereals. Ames, Jova 1910. (Idem, Bull, n.o 11*3). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DICEMBRE 303 Fammel L. H., and Robh L., Notes on the histological structure and specific gravity of the seeds of Pyrus. (Proceed. Jowa Acad. of Science, Voi. XIV). Pampanini R., Per la protezione della flora italiana. Firenze, 1911. Pasquale F., Ancora del fulcro germinale e sua funzione biologica. Napoli, 1911. {U Agricoltura, n.» 6, 1911). — Del fulcro germinale nelle pianticelle in germogliazione e della sua funzione biologica. Napoli, 1911. {Idem, Maggio, 1911). Radlkofer L. and Rock J. F. — New and Noteworthy Hawaiian Plants. Honulu, 1911. (Territori/ of Haivai, Board of Agr. and Forestry, (Bull, n." 1, 1911). Sommier S., Ancora il Dorycnium hirsutum (L.) Ser. var. glàbrum Somm. Firenze, 1909. {Bull. Soc. Bot. IL, 1909, n." 6). — A proposito della flora delle Isole Pelagie, Firenze, 1908. {Idem, 1908, n.ri 7-8-9). — Calycotome villosa (Vahl.) Link. var. inermis Somm. Firenze, 1910. [Idem, 1910, n.ri 5-6). — Della identità di Lathyrus amoenus Fenzl. e L. Gorgonii Pari. Firenze, 1909. {Idem, 1909, n." 6). — Diffusione recente di alcuni Cerastium nei dintorni di Firenze ? Firenze, 1908. {Idem, 1908, n." 7-8-9). — Due novità per la flora maltese e italiana. Firenze, 1911. {Idem, 1911, n.o 4j, — Linaria pseudolaxiflora Lojac, L. Corsica e L. sardoa. Firenze, 1910, n.o 1). — Nuovi materiali per la flora del Monte Argentaro. Firenze, 1911. {Idem, 1911, n.° 8). Savastano L., L'igiene dell'albero. Acireale, 1911. {Ann. R. Staz. dì Agrum. e fruttic. Acireale, Voi. I, 1911). Savastano L. Parrozzani A., Di taluni ibridi naturali degli Agrumi. Acireale, 1911. {Idem). Traverso G. B. e S2)essa C, La fl.ora micologica del Portogallo. (Saggio) Coimbra, 1910. {Boi. da Soc. Brot., XXV, 1910). DojDO di che, la seduta è tolta. INDICE Baccarini P. — Intorno ad alcune forme di Aspergini. Pag. 47 Id. — Sulla carie dell'^csr rubrum L. prodotta dalla Dae- dalea unicolor (Bull.) Fr » 100 Id. — Sulla presenza di Indolo negli organi vegetativi di alcune piante » 105 Bargagli-Petrucci G. — Cinerarie a fiori anomali {Proc. verb.) » 98 Béguinot a. — Contributo alla conoscenza della flora lit- toranea del Polesine (Prov. di Rovigo) » 232 Id. — Recenti contributi alla flora ed alla ecologia del- l'isola di Pelagosa » 242 Id. — Suir area distributiva della Pedicularis Friderici Augusti Tomm , » 106 Bergamasco G. — La creduta specie Marasmius Bid- liardii L. non è che una forma teratologica della specie Marasmius Botula (Scop.) Fr » 228 Id. — Specie dei generi Amanita Pers. ed Amanitopsis Roz. che crescono nel bosco di Camaldoli, presso Napoli. » 13 BoLzoN P. — Addenda et emendanda in Flora Parmensi. — Nota prima » 55 Cavara F. — Bacteriosi del Giaggiolo {Iris pallida Lara.). » 130 Id. — Un adattamento dei bulbi di Scilla bifolia alla xe- rofilia (Proc. verb.) » 96 Comitato « Pro Flora italica » (Proc. verb.) » 6,225 Gufino L. — Lo Scleroderma Torrendi Bresad. in Italia (Proc. verbale). ... - » 130 Fiori Adr. Acanthaceae quaedam novae ex Erytbraea. . » 60 Fiori Adr. e Traverso G. B. — La « Flora Italica Cry- ptogama » {Relazione) » 219 Forti A. — Di alcune entità da confermare o da aggiun- gere alla flora Veronese » 249 GiovANNOZzi U. — Sul significato del dimorfismo dei gra- nuli di clorofilla in alcune piante {Proc. verb.). . . » 99 Grande L. — Note di floristica napoletana » 85 Ingegnoli a. — In morte dell' Ing. C. Camperio {Proc. verb.) » 5 Jatta a. — Licbenes lecti in Tasmania a W. Weymouth » 253 306 INDICE Lacaita C. — Piante italiane critiche o rare. Ili . . . Pag. 112 Id. — Piante italiane critiche o rare. IV » 260 LoNGo B. — Su la nespola senza noccioli » 265 Mameli E. e Pollacci G. — Sull'assimilazione dell'azoto atmosferico nei vegetali » 16 Massalongo C. — Descrizione di alcuni interessanti ce- cidi della Flora italiana » 7 Id. — Di un caso d'enazione fioripara sulle foglie di Ama- rantus paniculatus L » 24 Id. — Intorno a varietà delle Saxifraga squarrosa Sieb. e iS. caesia L » 26 Mattirolo O. — Nuovi materiali scientifici pervenuti in dono al R. Istituto Botanico di Torino. 1903-1910 . » 30 MiCHRLETTi L. — In morte del Dott. E. Levier [Proc. verb.) » 228 Minio M. — Contributo alla flora del Bellunese ... » 294 Nannetti a. — Sulle probabili cause di sterilità del Solarium muricatum Ait. (Proc. verb.) ...... » 99 NiCOLOSi-E-ONCATi F. — Li^Albuaa altissima Dryaud. natu- ralizzata a Catania (Proc. verb.) » 96 Id. — Mitocondri e condriosomi nelle cellule vegetali. . » 94 Pampanini R. — Alcune piante esotiche interessanti {Proc. verb.) » 289 Id. — Alcune varietà e forme nuove o poco note ...» 78 Id. — A proposito dell' Aethionema Thomasianum J. Gay. » 270 Id. — La Riunione generale della Società botanica di Francia a Saint-Martin-Vésubie (Alpi Marittime) nel 1910 {Relazione) » 206 Id. — I periodici della Società durante il triennio 1909- 1911 {Relazione) » 197 Id. — La Lobelia Giherroa Hemsl. nel Tigre e nell'Eritrea. » 121 Id. — L'escursione botanica di Pier Antonio Micheli al- l'Isola della Gorgona nel 1704 » 65 Id. — Per la protezione della flora italiana {Relazione) . » 142 Passkrini N. — Il Melilotus messanensis Ali. in Toscana. {Proc. verb.) » 84 Id. — Sul diverso comportamento di due tipi di Ceci nella cottura (Proc. verb.) » 84 Pollacci G. — Il parassita della rabbia e la Plasmodio- phora Brassicae Wor. — Ricerche sui loro rapporti di affinità morfologica e fisiologica » 278 Preda A. — Variazione niimerica dei fiori di Ranunculus Ficaria L » 297 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1» semestre del 1911 » 138 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2" semestre del 1911 » 301 INDICE 307 XIV" Riunione generale in Roma (12-16 ottobre 1911) . Pag. 14.1 Riunione straordinaria in Napoli (19 dicembre 1910) . . » 1 SoMMiER S. — Due novità per la flora maltese ed italiana. » 76 Id. — Il Picridium vulgare Desf. var. halophi/lum Somm. (Proc. verb.) » 97 Id. — Nuovi materiali per la Flora del Monte Argentaro. » 37 Traverso G. B. — Alcune anomalie dei fiori ligulati di Chrysanthemnm Leucanthemum L » 284 Id. — Una nuova stazione italiana dello Xylopodium De- lestrei Dur. et Mont » 286 Trotter A. — Aggiunte alla micologia italica .... » 134 Villani A. — Aggiunte alla Flora della Provincia di Campobasso. — Nota VII.* » 41 Firenze, Stab. Pellas. Luigi Cliiti successore.