\ THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 580.G SOB 19IZ-I3 OTTO HARRASSOWITZ BUCHHANOLUNG :LEIPZIG: ■UMBMiaaiBB^M^I BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A.I1I10 1913 FIRENZE 1912. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Chiti successore). 1912. Gennaio. N.° 1. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Comitato permanente •' Pro Flora Italica ,, (Proc. verb.) .... Paff. 10 Per la protezione della Flora italiana (Proc. verh.) „ 1 Baccakini P. — Intorno al Nesjjolo senza nocciolo „ 3 Cavara F. — Chimere settoriali negli Agrumi ,, 11 Passekoi N. — Sulla comparsa di spighe aristate nelle culture di una varietà mutica di Frumento 8 Trotter A. — L' Eiiphrasia hirtella .Tord. in Calabria .... ,, 15 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 gennaio 1912. Presidenza del Vice-Presidente Baccarlni. Aperta la seduta il Segretario Pampanini espone quale è stato finora lo sviluppo del movimento per la jDrotezione della flora italiana. La Relazione presentata alla Riunione generale in Roma (12-16 ot- tobre 1911) fu distribuita alle Associazioni naturalistiche italiane con r invito di aderire alla iniziativa della Società botanica, e pa- recchie anno già ufficialmente risjDosto in modo alìtìrmativo ; man- darono pure la loro adesione anche molti privati all'infuori della Società botanica, e fra qxiesti autorevoli personalità. Inoltre il Mini- stero di Agricoltura, Industria e Commercio comunicò che sarà tenuto nel debito conto il voto della Società botanica italiana ri- guardo all'istituzione del Parco nella Valle di Livigno. Congratulazioni ed incoraggiamenti pervennero anche dall'estero. Cosida Christ, Correvon, Schlatterer, Schròter, ed altri fra gli apo- stoli più convinti ed attivi della protezione della flora nei rispettivi paesi. Ed a tal pi'oposito il Segretario dà lettiira di una lettera parti- colarmente incoraggiante indirizzatagli dal Prof. Schròter, che, come è noto, ebbe, ed à tutt' ora, tanta parte nel promuovere la difesa della flora in Svizzera. Bull, della Soc. bot. ital. 1 •^50590 2 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO Alcuni giornali di Udine, Venezia, Como, Ivrea, specialmente diffusi nella regione delle Alpi, anno già incominciato a pubblicare qualche articolo sul problema diffondendone la conoscenza e fa- cendone conoscere l'importanza anche negli ambienti non scientifici ; e ne trattarono anche diverse Riviste: il « Bollettino della Sezione Fiorentina del Club Alpino », le « Alpi Giulie » (Rassegna bime- strale della Società Alpina delle Giulie), la « Rivista di Fisica, Mate- matica e Scienze Naturali », « La Camj)agna ». lutine, il Segretario comunica la seguente circolare, che, per in- tervento del consocio Prof. Minio, insegnante di Scienze Naturali nel R. Ginnasio-Liceo di Belluno, il Colonnello del 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno à diramato ai suoi Ufficiali ; ne fa rile- vare l'importanza augurando che auche gli altri Comandanti i Reg- gimenti nelle Alpi abbiano a seguire l'esempio del loro Collega. Belluno, addì 5 Gennaio 1912. La Società Botanica italiana si è preoccupata della possibile distruzione che da parte di speculatori indigeni e d'oltralpe, si possa fare di alcune specie della flora in Italia e, come risulta dall'an- nessa Relazione che trasmetto unita alla presente, essa sta esco- gitando i mezzi per giungere a scongiurare la minaccia, cercando di provocare la promulgazione di leggi protettrici, come si è già fatto in altri paesi, compresa la confinante Austria. Il Dottor Michelangelo Minio, Professore al locale Ginnasio, ha invocato il concorso degli Ufficiali del Reggimento nel senso d'in- formarlo, ógni vòlta che si venga a conoscenza di persone delle no- stre Vallate e di stranieri, che facciano raccolta ed incetta di piante alpine a scopo di lucro. Per l'amore che ci lega alle bellezze delle nostre montagne, fra le quali non ultima quella della flora, e pel sentimento di solidarietà che ci deve unire e ci unisce a coloro che prendono a cuore la conservazione delle bellezze naturali del no- stro Paese, sicuro d'interpretare il sentimento degli Ufficiali tutti del Reggimento, ho assicurato il Prof. Minio che saremo ben lieti di portare il nostro modesto contributo pel raggiungimento dello scopo prefissosi dalla Società Botanica. E pertanto prego i Signori Comandanti di Battaglione di comu- nicai'e a tutti i Signori Ufficiali questa Circolare, raccomandando loro di vigilare a che, ai nosti'i soldati, non si permetta, dirò cosi, di saccheggiare sj)ecialmente le poche località dove fiorisce ancora il Leontopodium alpinum, comunemente detto Stella Alpina (Edel- weiss), di vietare la raccolta in grande quantità di altre specie di fiori, di bruciare il Rododendro per confezionare il rancio e di usarlo come giaciglio, di tagliare la cotenna erbosa negli accam- pamenti, ecc., non solo, ma che venendo a conoscenza che valligiani, SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 3 o stranieri, facciano raccolta od incetta di fiori, ne informino col mezzo che crederanno più adatto il Dottor Minio. Son sicuro che i Signori Ufficiali s'interesseranno della cosa con la buona volontà e l'amore alle nostre montagne, che mi sono ben noti. // Colonnello Comandante del Reggimento filmato: Etna. Ai CoDiaudanti dei Battaglioni Feltre, Pieve di Cadore, Belluno. Il PiiESiDBNTB si Compiace vivamente dell' ottimo risultato che l'iniziativa della Società botanica à già ottenuto, e crede che il Consiglio in una prossima adunanza potrà indire la riunione dei Delegati della Società e delle persone che anno aderito al suo in- vito onde formulare di comune accordo le proj^oste da presentare al Ministero. Sono poi presentati i lavori seguenti : P. BACCARINI. — INTORNO al nespolo senza noc- ciolo. Nell'ultima adunanza generale della Soc. bot. it. il Ch, col- lega prof. Biagio Longo ha illustrata una varietà del Nespolo comune, interessante non solo per essere completamente apirena: ma più ancora pel fatto che i fiori dal quale provengono i frutti sono esclusivamente staminiferi. Al posto cioè degli stili si osservano da 5 a 10 stami che si sviluppano normalmente: e le ricerche relative allo sviluppo non hanno rilevato nei fiori alcun accenno ad ovarii e ad ovuli. Non si può quindi più, secondo il Longo, accumunare questo caso a quei frutti apirenii, nei quali, per determinare Io ingrossamento dell' ovario, necessita lo sti- molo prodotto dalla germogliazione del polline sullo stigma. Ascoltando la interessante comunicazione del Longo mi sov- venne che il nostro consocio Comm, G. C. Siemoni mi aveva una volta accennato ad una varietà di nespolo apirena coltivata da lui nella sua villa del Casentino, e chiestigliene alcuni frutti (poiché data la tarda stagione non era il caso di pensare ai fiori) ne ottenni di fatto il campione che presento. Come vedono, la forma del frutto corrisponde esattamente alla frase diagnostica del Micheli citata dal Longo, ed anche ai dati del Kraraer. Sull'orlo difatti della originaria cupola ricettacolare 4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO residua ancora qualche avanzo delle foglie calicinali che sono,, come ha già notato il Kramer, più larghe della forma seminifera, eia corona dei filamenti staminali, lunghi, acuminati e fles- suosi, distribuiti in 12-15 gruppi di 2 a 4 ciascuno, e variamente concresciuti tra loro nelT infimo tratto basale. Nel centro del fiore si nota una seconda corona di 4 a 5 filamenti lesiniformi e flessuosi come quelli della corona esterna; essa circonda un gruppo centrale di 2 a 5 altri filamenti più brevi, tozzi e diritti. Residui di antere non ho più riscontrato in nessuno. In questa fase dello sviluppo non è dato di osservare di più alla super- fìcie dei frutti : ma sezionandoli si riesce a distinguervi le traccie del pericarpio e dell'ovario. Di fatto in taluni di essi si distinguono chiaramente da 3 a 5 cavità lenticolari, che ricordano nel loro contorno le loggie dell' ovario di una mela, e sono circondate da una zona di tes- suto bruno che sfuma gradatamente, verso la periferia, nel pa- renchima più chiaro della parte esterna del frutto. Questa zona bruna è ricca di cellule sclerose che vanno gradatamente ad- densandosi suir orlo delle loggie, senza però riunirsi mai in un tessuto meccanico compatto: e senza raggiungere neppure la densità delle granulazioni della pera alla periferia della regione ovariale di questo frutto. Gli spazii lenticolari delimitati dalla zona bruna sono riempiti da un tessuto acquoso lieve ed evane- scente, in seno al quale non ho trovata alcuna traccia di ovuli. In altri frutti provenienti dalla medesima pianta non è quasi più discernibile il tessuto bruno periloculare : ma la carne è completamente bianca, colle cellule sclerose assolutamente spo- radiche: però nella sua massa spicca sempre la corona di cinque corpi lenticolari occupati da un tessuto acquoso e tra- sparente come nel caso precedente. Negli uni quindi e negli altri, indipendentemente dalla metamorfosi delle estremità degli stili, che naturalmente non è più esaminabile nei frutti maturi, persiste una traccia abbastanza notevole dello apparato femmi- nile, in quanto che le loggie dell' ovario sono ancora distin- guibili; e sono per lo più anche ben riconoscibili i rudimenti del pericarpio : cioè di un organo che concordemente si ritiene di origine carpellare anche nel pomo. Il nocciolo è scomparso come organo meccanico e protettore del seme, ma permane tuttora sotto la forma di tessuto molle e carnoso. Il Re è quindi, per me, SKDB DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 5 esattissimo anche quando dice che l'organo femminile é pro- fondamente alterato : e benché io non abbia avuta occasione di vedere la sua interessante memoria citata dal Longo, ricordo che a p. 197 del suo Saggio ieorìco-py^atico delle malatlie delle piante, Venezia 1807, parlando della aspermia stenica, la ca- ratterizza nel modo seguente : « Le parti della generazione sono accresciute. I pistilli hanno un volume mag gioire delV ordi- nario. Taluno di essi è sormontato da un: antera. Qualche volta sono raddoppiati. 1 maschi non in\'seìitano diversità. Ciò osservai nel nespolo comune ». Le osservazioni del Re sono esattissime e difatto, anche secondo il Longo, non tutti gli stami della parte centrale terminano coli' antera; ed io credo che se egli avesse dato alla presenza delle loggie ovariali e dei rudi- menti del pericarpio l' importanza che meritano, almeno a mio avviso, non avrebbe mosso al Re l'appunto di essersi li pai tato a dire che l'organo femminile é « oltremodo alterato »; perché la cosa è appunto cosi, e quest'organo none proprio totalmente eliminato, né completamente trasformato in maschile. Anche in questo particolare di struttura la varietà che ho ricevuta da Siemoni concorda con quella del Kramer: giacché questi dice «Von ìoeiblichen organen ist inden Bluten unsererVarietàt gar nicht aìifzìifinden: slatt der KarpeUe befìndet sich im Innern der Kreiselformigen Blùtenachse eine kleine mit ZelUouche- rungen ausgekleidete Hóhlung, ohne eine Spur von Samenan- laghe. » È evidentemente da questo Zellwucherung cQwìraXQ che derivano i rudimenti delle loggie dell'ovario e del tessuto che le riempie. Anche nel caso studiato dal Longo, questi rudimenti delle loggie persistono, come si può osservare nello spaccato dei frutti che qui presento, i quali son dovuti alla cortesia dell' egregio collega. La sua asserzione quindi che i fiori del nespolo sono comple- tamente staminiferi é forse troppo recisa: perché accenni ad un ovario per lo meno residuano effettivamente anche nei suoi fiori ; e quella seconda corona di stami che sorge nel centro del fiore deriva evidentemente da carpelli la cui metamorfosi regressiva, neppure nel caso della sua pianta, si é spinta fino all'ultimo limite. Con ciò non intendo muovergli appunto; perché il lato più in- teressante delle osservazioni del Re, del Kramer e sue, consiste nel fatto che si può giungere alla produzione di un frutto, non 6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO solo senza l' atto fecondativo : ma senza neppure la possibilità di quello stimolo derivante dalla germinazione del polline sullo stigma, la quale nel maggior numero dei frutti apirenii sembra necessaria per lo sviluppo del pericarpio dopo l'antesi, e per r insorgervi dei processi maturativi. Tuttavia il caso non è probabilmente isolato : le ricerche del D/ Nannétti sul peramelone (una razza di Solanwn 'tnurìcatwn a polline completamente fatuo) rendono molto probabile, se non assolutamente certo, che anche qui si abbia lo sviluppo del pe- ricarpio senza impollinazione. Sono d'accordo anche io col dott. Longo nel trovare poco sod- disfacente e precisa la terminologia relativa a questi fenomeni. Cosi ad es. trovo che non è opportuno indicarli col nome di Parte- nocarpia. Questo termine implica in fondo non soltanto il concetto della mancanza di fecondazione ; ma anche e, molto più, quello dello sviluppo di un organo femminile che resta vergine, e che si può quindi supporre conformato normalmente. Nel caso o nei casi in quistione, esso è invece atrofico e manca delle sue parti essenziali, cioè dell'ovulo e della oosfera e dei rispettivi deri- vati, il seme e l'embrione. Non è quindi suscettibile di una eventuale fecondazione. Io invece proporrei di chiamare tutti i frutti che si sviluppano senza l'intervento di un atto fecondativo col nome di apogamì : termine che indica soltanto l'assenza dell'atto sessuale, senza pregiudicare la quistione della causa e delle circostanze che lo eliminano o rendono incompleto nei singoli casi : e tali frutti potrebbero poi alla loro volta essere distinti in pirenii ed api- renii. Questi pirenii sarebbero dei frutti effettivamente i^aWe^o- carpici, giacché conterrebbero dei semi provenienti da ovuli non fecondati, gli apirenii potrebbero distinguersi in andrò- carpici, se alla formazione del frutto (falso frutto più preci- samente) non prenda alcuna parte l'ovario: giìiocarpici se l'ovario, vi contribuisce, anche le se parti ne siano più o meno profondamente alterate e metamorfosate. In questo schema il nespolo senza frutto va ancora collocato tra i fiori ginocar- pici: perchè i carpelli sussistono tuttavia nell'interno del fiore, conservando talune delle loro proprietà fondamentali : quella ad es. di costruire le cavità dell'ovario ed una zona perilocu- lare paragonabile alla zona interna della polpa della pera. I frutti SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 7 apirenii ginocarpici non sono però tutti equivalenti: in taluni lo stimolo che ne determina la formazione è esteriore al- l'ovario, e per lo più rappresentato dal budello pollinico ger- mogliante sullo stigma : io proporrei di chiamarli esocUnami : in altri, pochi di numero tuttora, lo stimolo liberatore del pro- cesso evolutivo è interno all'ovario stesso e potrebbe adottarsi per essi il termine di endocUnami secondo lo specchio seguente: pirenii = partenocarpici j i androcarpici Frutti apogami < apirenii Vn-enn . esodinami o'inocarpici ^ ^. r endodmami. Secondo lo schema, i frutti del nespolo e quelli del perame- lone dovrebbero essere ascritti ai ginocarpici endodinami : e la categoria dei frutti androcarpici resta tuttora senza rappresen- tanti. Secondo le vedute del Longo si dovrebbero ascrivervi i frutti provenienti da fiori staminiferi, e per poter comprendervi quelli del nespolo senza nocciolo, converrebbe dimostrare che rimpulso allo sviluppo del frutto è partito non dal gineceo ma dagli stami : il che non é molto probabile. Finché il gineceo persiste con alcune delle sue note caratteristiche, com^e quella ad es. di formare le loggie dell'ovario e un pericarpio, sia pure rudimentale, è logico e conforme alla regola comune considerarlo eziandio come il produttore degli stimoli interni che conducono alla formazione del frutto. La trasformazione totale 0 parziale delle sue appendici stigmali in antere è un fenomeno postumo, che si delinea correlativamente allo aborto dell'ovulo: ma non ostante la perdita di questo carattere essen- ziale della femminilità, si conservano tenaci nel carpello stesso talune delle proprietà secondarie; segnatamente quella di ecci- tare il ricettacolo florale a trasformarsi in frutto. I filamenti staminali sieno normali o sopranumerarii ed anomali, non pren- dono parte attiva al fenomeno ; perchè non presentano indizii di accrescimento; ma soltanto permangono vizzi sul frutto, il quale nelle sue linee generali risulta delle stesse parti ed ha lo stesso sviluppo dei suoi congeneri regolari. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO N. PASSERINI. — SULLA comparsa di spighe ari- state NELLE CULTURE DI UNA VARIETÀ MUTICA DI FRUMENTO. Da molti anni, nelle coltivazioni della varietà toscana di frumento detta « gentil rosso », che ha spighe mutiche, avevo notato qua e là la presenza di alcune piante a spighe lunga- mente aristate, che ritenevo appartenere a differente varietà. L'avere peraltro in seguito constatato la presenza di esem- plari aristati anche nelle culture ottenute da seme rigorosamente selezionato, mi ha convinto che quelli derivavano dalla forma mutica, probabilmente per il ritorno di un carattere atavico. È notevole come, nelle nostre culture nelle provincie di Fi- renze, Arezzo e Siena, a lato delle piante mutiche abbiamo tro- vato soltanto esemplari lungamente aristati, non forme inter- medie; ciò che prova come dalla forma mutica alla aristatasi abbia un salto brusco. Di più il carattere della comparsa delle reste rimane costante ; infatti le cariossidi delle spighe aristate, riprodotte per tre anni consecutivi, hanno originato costanter mente esemplari a lunghe reste, per quanto affidate a terreni e in località dove da lunghissimi anni si coltiva unicamente il gentil rosso mutico. ^ Su di una medesima pianta della forma in questione esistono soltanto spighe aristate; solo una volta, nel 1910, mi fu dato raccogliere un esemplare portante una spiga a lunghe reste ed una mutica. Stimo pertanto opportuno di riferire i principali caratteri che distinguono la forma aristata dal comune gentil rosso mutico. Forma aristata. (Fig, b). Glume munite di un mucrone, lungo 3-6 mm.; glumetta inferiore lungamente aristata. La resta raggiunge fin 7-9 cent, nei fiori esterni, mentre nel centrale (costantemente atrofico nelle culture di Scandicci, talora fertile in quelle di Manzano in prov. di Arezzo) è lunga cent. 1,5-2,5. ^ In qualche luogo anche di Toscana, p. es. in provincia di Pisa, è coltivato anche un gentil rosso aristato. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNNIO 9 Gli altri fiori mediani di ciascuna spighetta, assai meno svi- luppati e pur sempre atrofici, sono mutici. Alla base della spiga esistono 4-0 spighette abortite (Scandicci). Culmi 1 a pochi. * ! Spighe evidentemen- I te più esili che nella , . '; ; forma seguente. ! \ I / ; Gentil rosso mu- tico. (Fig. a). Glume con rostro breve, non superante 1 mm. di lunghezza. Glumette della parte inferiore della spiga, mutiche; quelle del centro mu- cronate ; quelle del- l' apice spesso sub- aristate. Glumetta inferiore del fiore mediano mutica o mucronata, mai ari- stata. Alla base della spi- ga si riscontrano tre sole spighette abor- tite (Scandicci), che mancano affatto nel- le spighe meglio nu- trite. Culmi parecchi. Partendo dal fatto che gli esemplari ari- a h stati portano d'ordi- nario soltanto una o due spighe, ho tentato nel 1909 e nel 1910 di riprodurre il fe- nomeno, mediante la mutilazione di piante normali. Venivano recisi tutti i culmi, meno uno. La operazione si faceva in gen- naio e si ripeteva mano mano che sorgevano dei rigetti. Il re- sultato fu però assolutamente negativo. / 10 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO Mi nacque il dubbio che le piante aristate potessero derivare dalle cariossidi portate dalle spighette dell' apice della spiga, che, come vedemmo, sono brevemente aristate ; ma la sementa di queste cariossidi apicali (1910) condusse a piante che non differivano dalla forma mutica che per avere, e non costante- mente, dei mucroni sensibilmente più lunghi. Il fatto della comparsa di individui aristati nelle ordinarie culture, se ha un mediocre interesse scientifico, ne ha uno assai jiotevole nella pratica agricola. Sorgono infatti talora delle gravi contestazioni fra il produt- tore di semi selezionati e l' acquirente, che, vedendo sorgere qua e là nelle sue culture, delle spighe aristate, ritiene che il seme vendutogli sia imbarazzato da differenti varietà di fru- mento e quindi non affatto selezionato ; mentre in realtà si tratta di un fenomeno puramente naturale. Il Presidente comunica il risultato della votazione per le ele- zioni alle cariche del Comitato « Pro Flora Italica ». Anche per il biennio 1912-1913 sono confermati nelle rispettive cariche : A. Trot- ter, Presidente; L. Vaccari, Segretario ; R. Pampanini, Cassiere. Dopo di che l'Adunanza è tolta. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 11 SEDE DI NAPOLI. ADUNANZA DELL'8 DICEMBRE 1911, Presidenza ilei Prof. F. Cavaka. Il Presidente nell' aprirò la seduta rievoca con parole di sincero cordoglio i meriti scientifici del Dott. Emilio Levier, di recente rapito alla famiglia edalla botanica italiana, facendo osservare come al Levier si devano importanti contribuzioni alla conoscenza della flora dell'Italia meridionale e particolarmente degli Abruzzi. Pro- pone cbe siano inviate condoglianze alla famiglia del compianto ed illustre consocio. Vengono quindi presentate le seguenti comunicazioni : F. CAVARA. — CHIMERE SETTORIALI NEGLI AGRUML Recentemente, il prof. Savastano ^ ha richiamata l'attenzione degli agrumicoltori e degli studiosi in genere, sopra certi ibridi naturali degli agrumi /Limone aranciato = Arancio X Limone e Limone X Limetta), e viene alla conclusione: « che gli ibridi naturali di agrumi, studiati, presentano una spiccata incostanza di tipo, e perciò non si prestano a diventare varietà colturali », conclusione di non dubbio interesse pratico. 11 Savastano per altro non è entrato nell' esame della origine o del significato biologico dei fatti enunciati, riguardanti la mescolanza di ca- ratteri, nei frutti dei due ibridi studiati, pur designando tale mescolanza per « chimere settoriali » adottando, cosi, la no- menclatura proposta da Winckler, " per variazioni di ibridi da ^ Savastano e Parozzani, Di taluni ibridi naturali degli agrumi. Annali della R. Stazione di Agrumicultura e Frutticultura. Voi. I, 1911. Acireale. ^ Winckler H., Ueòer Propfbastard u. lìflanzl, Chimaren. Ber. d. deutsch. hot. Gesellscha/t. Bd. 25, 1907. 12 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE innesto e che é stata ed è tuttora oggetto di controverse in- terpretazioni. ^ Ad ogni modo, le osservazioni del Savastano, corredate da importanti dati di analisi relative al tenore in acidità e in zuc- cheri dei frutti degli agrumi studiati, valgono a richiamare l'at- tenzione sopra un ordine di fatti che hanno tanto interesse per la biologia, e che può essere largamente e profìcuamente stu- diato in queste piante. Nella collezione di agrumi dell'Orto botanico di Napoli vi sono molti soggetti che si prestano a simili indagini, ed io mi pro- pongo di prenderne in esame alcuni e come primo contributo accennerò nella presente nota alla variazione per germogli of- ferta dal Citrus Bigaradia var. canaliculata Risso, consistente in rami portanti frutti diversi da quelli della maggior parte delle divisioni del tronco. La var. canaliculata del C. Bigaradia {Aurantium canali- culaium Volc. = C. Bigaradia prolifera et callosa Nouv. Duh., sec. Risso p. 80, e = Aurantium striatum Ferr, e Cilrus Bi- garadia silicata Risso sec. Savastano, Var. Agr. d. Napoletano, p. 45), si riconosce più che per altri caratteri, pel frutto che è, secondo Risso, di mezzana grossezza, rotondeggiante, legger- mente depresso alla base e all'apice, munito di rilievi longitudi- nali che sembrano dividerlo in più coste ; la scorza non è molto spessa e aderisce alla polpa che è divisa in sette o nove logge, a succo abbondante acidulo, leggermente amaro. Fra gli esemplari del nostro Orto botanico, uno è assai vigo- roso, a bella chioma folta, globulare, e fra i molti rami uno ve n'è il quale biforcandosi dà luogo da un lato a rami decrescenti, presentemente carichi di frutti scannellati, dall'altro lato a due rami dei quali uno porta frutti scannellati, l'altro invece, divi- dendosi ulteriormente in rametti minori, questi sono tutti ca- richi di frutti perfettamente globulari, a scorza liscia, non mu- niti minimamente da rilievi o coste. Attualmente la pianta non presenta che questo solo ramo a frutti diversi da quelli della varietà canaliculata, ma due anni or sono, di tali rami se ne contavano tre o quattro. L' inconsulto atto di un potatore, poco ^ Hbssblman H., TJeher sel:torial geteilte Sprosse bei Fagus silva- tica L. aspUnifolia Lod. Svenks Botan. Tidskrift. 1911. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 13 intelligente, li tolse di mezzo, privando la pianta di cosi larga manifestazione di un fatto scientificamente molto importante, alla luce delle odierne vedute intorno ai processi di varia- zione. Le congetture che si potrebbero fare intorno a tali variazioni sono diverse e cioè : o che si tratti del prodotto di innesto di- retto, 0 che sieno dovute a ibridazione, o che rappresentino un fatto di mutazione vegetativa, o infine una manifestazione di atavismo. La prima ipotesi non é accettabile ; i rami che hanno variato si trovano a tale livello che escludono a priori un innesto diretto, praticato a quell'altezza e sopra rami secondari della pianta ; ciò è anche contrario alla comune pratica. Né si comprenderebbe la necessità dell'innesto di una forma più vicina al tipo (C. Biga- radia) sopra una varietà di già per sé stessa molto curiosa ed interessante. La seconda ipotesi é più degna di considerazione. La ibrida- zione, però, può essere intesa oggidì in due modi e cioè da in- crocio 0 da innesto originario o remoto. È difHcile spiegare con il processo di ibridazione naturale da incrocio ossia per feconda- zione, la riunione di frutti diversi da quelli della varietà, in uno 0 pochi rami; una tale manifestazione dovrebbe essere sal- tuaria e senza determinata localizzazione. La conoscenza odierna di ibridi da innesto apre meglio la via alla spiegazione della nostra anomalia. La varietà canaliculata del C. Bigaraclia può essere stata ottenuta per innesto su quest' ultimo in piantoni giovani e, data la possibilità dell'influenza del soggetto sull'in- nesto, sarebbe apparsa la variazione di germogli ri producenti i caratteri del soggetto medesimo, quindi una variazione settoriale, una chimera nel senso di Winckler. Ad appoggio di questa in- terpretazione sta anche il fatto che un giovane esemplare di C. Bigaraclia var. canaliculata ottenuto probabilmente per margotto dalla pianta più grossa non ha che soli frutti sca- nellati. Se si trattasse di un ibrido, originariamente, perchè non dovrebbero apparire anche qui le variazioni dell'altra pianta, come effetto di separazione di caratteri ? Male si presta poi la ipotesi di una mutazione vegetativa, quando si rifletta che diversi erano i rami che avevano variato e a differente livello, onde bisognerebbe invocare più volte la stessa 14 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DELL* 8 DICEMBRE variazione per mutazione. Quanto ad una possibile manifestazione di atavismo sembra a me che con ciò si darebbe la espressione del fatto e non la dilucidazione di esso, e che d'altra parte sa- rebbe il chiamare in altro e vieto modo, quello che può spiegarsi con la chimera settoriale, mettendo in miglior luce il fatto della separazione dei caratteri dei progenitori. Anche l'Hesselmani di fronte alle chimere del Fagus silva- tica V. asplenifolia si è trovato a dovere discutere le probabili origini di tale fenomeno che ha tanta analogia con quello da me riferito. Solo l' esperimentazione potrà far decidere una simile quistione, ed io mi propongo di darvi corso se non par- tendo dai semi (tanto i rami normali quanto i chimerici li for- niscono buoni), che troppo ci sarebbe da aspettare, ma coli' inne- stare sopra il comune melangolo tanto i rami a frutti scannellati, quanto quelli a frutti lisci. Prima di por termine alla presente nota devo richiamare l'osservazione già fatta dal Risso ' stesso sulla sua var. CMna- Uculata, ed è la seguente, che « tutti i frutti di quest'albero, egli dice, non sono scannellati, ma basta che il più gran numero di essi lo sia per autorizzare il nome che porta in una parte d' Italia » e che egli vi conserva. Questa osservazione è di grande interesse storico per la ma- nifestazione di chimera settoriale in questa pianta, che risali- rebbe come si vede ad un secolo fa, senza che peraltro essa venisse presa in quella giusta considerazione nella quale può essere al presente. E con ogni probabilità all' ordine di cause sopra invocate sono da ascriversi molti de' maravigliosi casi di anomalie descritte dagli agrumologi e particolarmente da Gal- lesio, compresa la stessa « bizzaria » oggetto di tanta discus- sione. 1 Hesselman H., Op. cit. 2 Risso A., Histoire Naturelle des Orangers, p. 80, 1818. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DELL,' 8 DICEMBRE 15 A. TROTTER. — l'euphrasia hirtella jord. in CALABRIA. In un mio recente lavoro sulla flora montana della Calabria' ho segnalato, tra le specie caratteristiche dei pascoli montani della regione silana, una critica Euphrasia del gruppo deWo/fl- cinalis, la quale, dubitativamente, credetti poter li ferire 2i\V Eu- phrasia breinpila Burn. et Grem., entità prevalentemente nor- dica la quale, nell'Appennino, non era stata segnalata più al sud del Gran Sasso. Però, secondo l'autorevole parere recentemente favoritomi dal chiaro monografo di questo gruppo, il Prof. R. v. Wettstein, VEaphrasia da me raccolta alla Sila è da riferirsi invece all'af- fine Euphrasia hirtella Jord., benché tuttavia non corrisponda perfettamente agli individui tipici, quali si raccolgono nelle Alpi ed in altre regioni dell'Europa media; i quali sono più robusti, con foglie più larghe e con pubescenza più ricca e più diffusa. Sarebbero piuttosto da assimilarsi agli individui di Euphrasia hirtella di località più meridionali, dei monti della Bosnia, ad esempio, come ho potuto giudicare per l'esame di materiale favoritomi gentilmente dal Prof. v. Wettstein (esemplari di Vlasic presso Travnik). Pare ad ogni modo che alla Sila esista contemporaneamente anche la tipica hirtella, almeno a quanto mi riferisce il v. Wett- stein clie ebbe in esame il materiale dell'Erbario Gussone, tra il quale sonvi pure compresi dei saggi provenienti dalla Sila, Rimane quindi assodata l'esistenza di Euphrasia hirtella nella Calabria, specie che dai Compendi non risultava raccolta nel- l'Appennino più al sud della Liguria. E poi presentato il seguente lavoro : A. Villani, Escursioni botaniche a Termoli ed a Trivenlo (Ottavo contributo allo studio della Flora Campobassana). Dopo aver preso la parola sulle varie comunicazioni i soci Grande, RiPPA e Cavar A, la seduta è tolta. ^ Trotter A. — « Notizie ed osservazioni sulla Flora montana della Calabria ». Nuovo Giorn. hot. it.. Nuova Serie, voi. XVIII, 1911, p. 255. Firenze, Stab. Pellas. Lidgi Caiiti successore. 1912. Febbraio. N." 2. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Cannarella P., — Flora urbica palermitana. Cent. III. . . . Pog. 23 Fiori Adr. — Fioritiii-a fuori' stagione del Cornus saugitinea {Pfoc. verh.) ., 22 Id. — Il Myopontin serrafiim R. Br. naturalizzato in Sicilia (Proc. verb.) , „ 22 Massalongo C. — Anomalie fiorali osservate sopra una pianta d'Echium vulgave L., deturpata dal cecidio d' Eriophi/es Echii Can „ 31 Preda A. — Considerazioni sugli agenti che presiedono all'al- lungamento del picciolo nelle foglie galleggianti delle Nin- feacee e di altre piante acquatiche „ 34 Per la protezione della Flora italiana (Proc. verh.) „ 17 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dbl 10 febbraio 1912. Presidenza del Vice-Presidente Sommier. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il Prof. Giuseppe Zodda di Mantova. Il Presidente annunzia poi la morte del Prof. Th. Durand, Diret- tore del Giardino botanico dello Stato belga a Bruxelles, avvenuta il 12 gennaio u. s. ; ne rileva l'attività ricordando i suoi principali lavori sulla flora del Belgio, su quella del Congo, e come a kii si debba il 1° Supplemento dell' « Index Kewensis ». Il Presidente dà la parola al Segretario Pampanini il quale rife- risce sul movimento per la protezione della flora italiana dall'ultima Adunanza. Parecchie altre Associazioni anno ufficialmente aderito all'inizia- tiva della Società botanica, cosicché finora esse sommano a 16. Della difesa della nostra flora trattarono due Riviste italiane, il « BuUetin Bull, della Soc. bot. ital. 2 18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO de la Société de la Flore Valdótaine » ed il « Bollettino dell'Asso- ciazione veronese Pro Montihus », come pure « Le Monde des Plan- tes » di Le Mans (Francia). L'esempio del Colonnello del 7° Reggimento Alpini fu seguito dai Comandanti di altri Reggimenti di truppe alpine : .cosi quelli dei Reggimenti Alpini 2», di stanza a Cuneo, e 6", di stanza a Verona ; e quelli dei due Reggimenti di Artiglieria da Montagna che anno sede a Torino (1» Reggimento) ed a Vicenza (2° Reggimento). Uniformandosi alla circolare del Comandante del 7° Reggimento Alpini — pubblicata nel verbale dell'Adunanza del 13 gennaio — anche i Comandanti questi Reggimenti invitarono i rispettivi Uf- ficiali a vigilare a che i soldati non abbiano a danneggiare inutil- mente la flora alpina, non solo, ma che essendo a conoscenza che altri la danneggiano ne dieno avviso alla Società botanica. A tal proposito il Segretario dà lettura della circolare del Colonnello Satta agli Ufficiali del 2o Reggimento Alpini, in cui prescrive che non si danneggino senza plausibile motivo i Boclodendri ed il terreno della montagna, non si facciano raccolte di Edelweiss e di altri fiori alpestri, e che si segnali al Segretario della Società botanica il nome delle persone che saccheggiano vandalicamente la flora facendo rac- colta od incetta di fiori alpini. Il Segretario fa osservare di quanta utilità possa essere questa collaborazione degli Ufficiali delle truppe alpine, non solo riguardo ai propri soldati, ma anche perchè il solo fatto d'informarsi di even- tuali devastazioni della flora per riferirne alla Società botanica può essere un freno a chi avesse intenzione di commetterle. Dà poi lettura della seguente circolare che il Provveditore agli Studi nella Provincia di Belluno à recentemente diramato ai suoi Insegnanti, e che costituisce un grande passo sulla via della solu- zione del problema, poiché nell'educazione al rispetto delle piante, come a quello degli animali, che, esorbitando dallo scopo della sola conservazione della flora e della fauna, sviluppa il sentimento del bello e del buono, gli eventuali provvedimenti proibitivi troveranno il migliore ausiliario. Belluno, 27 Gennaio 1912. Un' utile iniziativa, presa recentemente dagli amici della flora in difesa della vegetazione dei nostri monti, è nuova occasione anche pel maestro di iniziare un'altra opera educativa, non dissimile da quella che, combattendo il mal vezzo delia distruzione dei nidi e delle varie forme di tormento degli uccelli e degli insetti, si svolge già nella scuola a favore degli animali. E accertato che, per diverse cause, e non ultime lo sperpero in- cosciente dei fanciulli e dei turisti e la premeditata distruzione di alcuni collezionisti e speculatori, talune piante non coltivate — e SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 19 senza dubljio le più caratteristiciie delle diverse località delle quali formavano la speciale fisionomia — vanno a mano a mano dimi- nuendo, e tali altre scomparendo. E non è solamente da rammari- carci pel danno scientifico, onde i naturalisti fortemente si preoc- cupano, ma ben anco di quello civile e materiale per queste nostre superbe Alpi, tanto ammirate da tutti e frequentate da numerosi stranieri, oltre cbe per le bellezze orografiche, per le attrattive del rivestimento vegetale. La scvTola per ciò può fare anch'essa un'opera di gentile ed utile propaganda in difesa della flora, nel tempo stesso che educa gli alunni al rispetto di ogni essere vivente. E se il maestro riuscirà col consiglio a inculcare l'abitudine, oltre che del non far soffrire gli animali; dell'amare i fiori, vivace e perenne simbolo di genti- lezza, e del non strappare senza misura le radici e gli steli delle piante, tante volte senz'altra plausibile ragione che di sperpero, e a impedire che i fanciulli, inconsci di brutali scopi di lucro, si ren- dano complici delle spogliazioni di avidi collezionisti e speculatori, la scuola elementare avrà contribuito ad impedire che, per esempio, stelle alpine, ecc., le quali vanno già scarseggiando, scompaiano ad- dirittura, come è già avvenuto per taluni luoghi di altre nazioni che poi dovettero ricorrere a tardivi provvedimenti legislativi di protezione. Nell'attesa di avere istruzioni precise dalia Sosiefà Botanica Ita- liana intorno alle varietà delle piante, alla cui tutela massimamente si deve concorrere, istruzioni che mi affretterò a comunicare, i signori maestri vogliano, fin da ora, tenendo j)resente il danno che dallo sperpero delle piante alpine deriva alla scienza, alla bellezza e alla difesa dei nostri monti, dare l'opera propria a questa nuova jjropa- ganda educativa, la quale, ingentilendo il costume, torna di decoro alle patrie contrade. Il Provveditore agli Studi firmato : E. Piva. Ai Sigg. Tnse gitanti della Provincia dì Belluno. Infine comunica la seguente lettei'a pervenutagli dall'avv. Gio- vanni Giuriati di Venezia : Venezia, 21 gennaio 1912. Egregio Signore, Ho letto col massimo interesse la sua pregevolissima relazione sulla « Protezione della flora italiana » nella quale sono riassunti con perfetta diligenza e con particolari impressionanti tutti i pre- cedenti della questione. La quale ha un lato giuridico-legislativo, evidentemente. La rela- zione su ricordata infatti conclude affermando la necessità di una legge nuova che reprima i vandalismi compiuti a danno della nostra 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO flora, sia clie essi vengano commessi a scoilo di speculazione, sia che vengano perpetrati per procurarsi il diletto di tornare dalle gite alpestri con le braccia cariche di fiori variopinti. Ma non è la legge che manchi, si bene la pratica applicazione delle norme esistenti ; anzi la creazione di una legge speciale per la protezione della flora non farebbe che indebolire le sanzioni at- tualmente in vigore. Premetterò una osservazione assai semplice e nella quale chiunque dovrà convenire meco : in un Paese civile, com'è questa Italia nostra, la terra è sempre proprietà di qualcuno. Appartiene a privati o a persone giuridiche (Comuni, Provincie, OiDsre Pie, ecc.) o al Demanio; ma un j^roprietario esiste sempre. Ora uno degli attributi classici del diritto di proprietà è appunto quello di poter escludere ogni altro dall'uso e dal godimento della cosa ; ecco dunque che il pro- prietario, qualunque esso sia, può vietare la raccolta dei fiori rari o lo sradicamento delle piante più insigni, nella stessa precisa ma- niera e per gli identici motivi per cui esso inibisce ai terzi normal- mente la raccolta delle frutta o 1' atterramento degli alberi. Premesso qupisto, osserverò (come ebbi occasione di notare nei miei Delitti contro la proj^rietà, pag. 420, Milano, Vallardi, 1909) che qualunque detrimento dolosamente arrecato al patrimonio altrui costituisce o il delitto di furto o il delitto di danneggiamento a seconda dello scopo che il colpevole si propone di raggiungere. Pertanto gli incettatori di qualche pianta di cosi^icuo pregio este- tico 0 botanico cadono senza alcun dubbio sotto esplicite commina- torie del Codice Penale. Mi si obietterà però, che non ostante le disposizioni di questa legge, cotestoro andarono e vanno tutt'ora impuniti. Occorre esami- nare perchè. I motivi sono di due specie : motivi d'indole pratica e motivi d'in- dole giuridica. I motivi d'indole pratica si riassumono essenzialmente nella in- dolenza e nella negligenza dei singoli proprietari. Le solitudini mon- tane, la mancanza assoluta di proteste per parte di chi che sìa, le stesse consuetudini invalse nella vita alpestre e tollerate dalle Autorità costituite ingenei'ano nell'animo di tutti il convincimento che il proprietario sia acquiescente se non precisamente alle grandi, almeno alle piccole o alle medie manomissioni. I motivi d'indole giuridica procedono, come sempre avviene, dalle su esposte condizioni pratiche delle cose, dai su accennati rapporti intercedenti fra le persone interessate. Quantunque non ci sia bi- sogno di essere dottori nel giure per sapere che costituisce reato il manomettere o, peggio, il depauperare la cosa altrui, pure chi attenta ancora oggidì a quelli che Ella egregiamente chiama monu- menti botanici, è assistito dalla buona fede: egli può infatti ragio- nevolmente pensare che il proprietario non intenda estendere fin sopra i più umili fiorellini la esclusività del suo dominio. Questa SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 21 presunzione di consenso fu, sino ad ora, la ragione giuridica della deplorata impunità, noto essendo che senza dolo, cioè senza la spe- cifica intenzione di violare la legge penale e il diritto altrui, non sussiste reato. A questo punto mi si domanderà se non sia precisamente per un tale complesso di negligenze da una parte e di consuetudini dal- l'altra elle si rende necessaria la legge speciale per la protezione della flora. Ma io potrò rispondere facilmente che gli sforzi dei nostri scien- ziati devono tendere, anziché verso la legislazione, verso la pratica. Bisogna provocare un movimento per destare e rendere noto a tutti il dissenso dei proprietari. Bisogna promuovere e intensificare la pro- paganda nei Consigli comunali, nei Consigli provinciali, nelle Am- ministrazioni demaniali e forestali dello Stato, affinchè tutti cotesti enti, a cui è affidata per massima parte la proprietà delle regioni botaniche più minacciate, riaffermino in cospetto alle popolazioni il proprio diritto e la propria recisa intenzione di salvaguardarlo. La lamentata rilassatezza nella vigilanza sparirà. La guardia fore- stale, il doganiere, la guardia campestre potranno denunciare co- loro che saranno divenuti aperti violatori della legge. E, poi che non potrà da costoro essere allegata più la buona fede, il giudice potrà pronunziar condanna applicando le pene esemplari previste per il furto e per il danneggiamento. La propaganda dei botanici si tramuterà cosi in una simpatica propaganda per la osservanza della legge. Il chiedere nuove sanzioni al legislatore indebolirebbe invece, come dissi dianzi, le norme repressive. È infatti evidente che il legislatore, eccitato dagli scienziati a tutelare.... ciò che in fondo la legge tutela, si troverà nella contin- genza di contemplare una nuova figura di reato, escogiterà una forma di contravvenzione, passibile di lievi ammende. Non si sognerà certo di decretare castighi nemmeno prossimi a quelli fissati dal Codice per il furto e per il danneggiamento. Allora che accadrà? Papiniano ha insegnato che in toio jure genus per speciem derogatur : quello stesso teppista della botanica che con le sanzioni attuali si sarebbe buscati parecchi giorni e forse parecchi mesi di reclusione, se la caverà pagando una piccolissima somma, un tanto per cento su quel suo guadagno. No, per carità di Patria, no ! Non nuove leggi, ma vigorose ini- ziative per ottenere la rigorosa applicazione di quelle esistenti. Cor- reggiamo questa nostra organica debolezza di rimediare alle nostre patenti trascuranze con l'aumentare il numero e la mole delle leggi. È una specie di idropisia politica questa, da cui bisogna guarirci. Ecco lina buona occasione per cominciare ! Avv. Giovanni Giuriati. Al Segretario della Società Botanica Italiana, 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO Il Presidente esprime la sua soddisfazione per i progressi del- l'iniziativa della Società botanica ed in sj^ecial modo per quelli all' infuori dell' ambiente scientifico. Associandosi a quanto disse il Segretai'io riguardo alla collaborazione degli Ufficiali di diversi Reggimenti di truppe alpine e del Provveditore agli Studi della Provincia di Belluno, ne fa rilevare l'importanza augurando che l'esempio sia imitato. In quanto al concetto espresso dall'avv. GiU' riati, pur riconoscendo l'utilità, anzi la necessità, dell'iniziativa pri- vata, dubita che questa sola affidandosi alle disposizioni legislative attuali sia sufficiente alla tutela della flora, perchè altrimenti non avrebbe avuto ragione di svolgersi l'estesa legislazione che all'estero è in vigore per la protezione della flora. A poi la parola il socio Fiori, il quale sognala un caso di fiori- tura fuori stagione di Cornus sanguinea di cui presenta gli esem- plari. Un intero cespuglio di questo arbusto fu da lui ritrovato in piena fioritura il 24 Dicembre scorso a S. Gervasio presso Firenze e crede il fatto dovuto ad una potatura che la pianta dovette subire quando già trovavasi in vegetazione, in modo che essa emise nuovi getti che raggiunsero la maturità sessuale nel tardo autunno e poterono fiorire grazie alla stagione eccezionalmente mite. Lo stesso Fiori presenta degli esemplari di Mi/oporum serratum B. Br. provenienti da Trapani, ove questa pianta è largamente col- tivata ed oramai naturalizzata ; come pure è diffusa lungo la costa meridionale ed occidentale della Sicilia, non solo come pianta orna- mentale, ma anche per siepi e per rinsaldamento di dune. Questo sempreverde, conosciuto volgarmente in Sicilia col nome di Miopera o Manopera, è originario dell'Australia e deve oramai essere accolto nella Flora Italiana, perchè si può considerare come naturalizzato od in via d'esserlo; quindi non è inopportuno richiamare sopra di esso l'attenzione dei botanici italiani. Già il Bruttini (Bull. Soc. Tose, orticultura 1902, p. 199) ed il Borzi (Boll. R. Orto Bot. di Palermo 1909, p. 3) ne segnalarono i pregi, ne indicarono il modo di cultui'a, i caratteri sistematici e biologici e tracciarono la storia della sua introduzione ; quindi coloro cui interessassero maggiori particolari, non hanno che a con- sultare le pubblicazioni sopra citate. La Miopera è un arbusto od alberetto preziosissimo per la sua rusticità, pel rapido accrescimento (in 3 anni può giungere sino a 4 metri d' altezza), per la sua facile propagazione, anche naturale, per semi ovvero per talee e per la sua resistenza al vento ed alla siccità. Prestasi quindi per far siepi di riparo e per rimboschimento di dune mobili, tollerando anche l'azione diretta della salsedine marina. Essa acquista in questo momento un interesse maggiore, perchè potrebbe facilitare il problema della fissazione e successiva coltura delle dune mobili della Tripolitania, nella qule regione, sia pel clima, sia per la natura del suolo, questa specie dovrebbe trovare condi- aioni singolarmente favorevoli di sviluppo. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 23 Sono poi presentati i seguenti lavori : P. CANNARELLA. — flora urbica palermitana. Cent. IIL 20L Chenopodimn album L, fi viride (L.) Moq. (= Ch. paga- num Rchb.). Davanti il Palazzo Reale in Maggio. 202. Ch. album L. a typicum. In giugno nella nuova banchina a Santa Lucia. 203. Salsola Kali L. o.tijpica (= *S'. controversa Tod.). Nella spiaggia ad Acqua Santa. Il Lojacono (FI. Sic. IV, p. 271, n. 2) indica la specie S. contro- versa Tod. comune nelle spiagge del Golfo di Palermo, a Mondello, Arenella, Acqua dei Corsari ecc. e ritiene la S. Kali L. = alla var. liirta che è rara, stata trovata a Lampedusa. 204. Polygonitm iniricaimn Tod. In Piazza Indipendenza — presso porta di Castro — sotto gli alberi in Via della Libertà ; sempre per terra, sotto i piedi dei passanti. Gli individui da me raccolti corrispondono molto bene a quelli del Todaro (in herb. Pan.) ed a quelli rinvenuti dal Lojacono a Palermo stesso, per le spiaggie (Lojac. FI. Sic. IV, p. 310, n. 20), e qualcuno si accosta pure alla var. densum Lojac. (P. intricatum var. minus Tod.). 205. P. aviculare L. var. erectumWìW^ (= P. densi fior um Tod.). In giugno all'acquasanta, al Cantiere, ed in Piazza Uc- ciardone. Non pare che questa varietà sia identica a quella formata dal Fiori e Paoletti 1. e, var. ereotum L. (= P. monspeliense Tod.). Questa varietà, come giustamente osserva il Lojacono (1. e, p. 311), si riferisce al P. dissitiflorum Bianca, che in Sicilia si è sostituito al P. aviculare e che è diffusissimo dappertutto. 206. P. Gussoneii Tod. In giugno, nella banchina a Santa Lucia, e nel Corso Olivuzza presso villa Florio. Il Fiori e Paoletti (I. p. 296) lo indica come una varietà del P. aviculare L. var. depressum Meissn. (= P. herniarioides Guss. ; 24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO P. Gussoneii Tod.), e dice proprio che si rinviene nelle piazze e nei luoghi calpestati. Il Lojacono invece lo tiene come specie distinta, anzi nota una var. (ovalifoNum Lojac. = P. Gussoneii var. interme- dium Tod.) che potrebbe anche essere, come lui dubita, una specie distinta. 207. P. dìssitìflorum Bianca (— P. inter medium Tineo). In Piazza Indipendenza ; a terra sotto gli alberi in Piazza S. Oliva; lungo il corso Alberto Amedeo; sopra un muro umido in Via dietro le mura di Porta Carini. Il Lojacono distingue della specie sei varietà, che difficilmente si possono vedere negli individui da me raccolti, perchè queste varietà passano insensibilmente l'una nell'altra. Il Fiori e Paoletti (1. e), al solito, indica questa specie come varietà del P. avicidareTu. (= fi patulum [M. B.]). 208. P. Convolvulus L. In Maggio nella terra, presso i nuovi fabbricati al Giar- dino Inglese. Quantunque la specie sia proprio dei luoghi coltivati e delle siepi, pure si è trovata in città, forse da semi importati o dal vento, od accidentalmente, per fatto d'uomo. 209. Eìnex spinosa Neck. Comune in Maggio sui bastioni del Castello. 210. Rumex bucephalopJiorus Lin. Comunissimo sui ruderi nell' Ospedale della Concezione ; fra le macerie nel passaggio a livello Madonna dell'Orto; sul Castello; sul Chiostro di S. Giovanni degli Eremiti e proprio sul colonnato. 211. R. pulclier L. a typìGus (Fiori e Paol. I, p. 299, n. 9). Fra le njacerie in Piazza Papireto e nel passaggio a li- vello Madonna dell' Orto. 212. R. ihyrsoides Desf. Un solo individuo raccolto avanti il Palazzo Reale in Maggio. 213. Ricinus communis Lin. In giugno nel passaggio a livello in Via d'Ossuna, comu- nissimo e spontaneo. 214. Mercurialis annuale, a typica (Fiori e Paol. II, p. 291, n. 3). In maggio, sul campanile della Chiesa di S. Matteo, sulla Chiesa di S. Onofrio ; ad Ucciardone fra le pietre ; sulla SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 10 FEBBRAIO 25 terrazza della Chiesa di S. Cosimo e sul Bastione di Porta Cuccia. Gli individui raccolti, sono quasi tutti femminili, e si differenziano notevolmente per lo sviluppo. Quelli raccolti nelle terrazze sono addirittura pigmei, cogli internodi molto raccorciati e le foglie molto rimpicciolite e coi rami cortissimi. Quelli raccolti a terra per le strade (Ucciardone) sono regolarmente sviluppati, con internodi al- lungati, e foglie lunghe, ovato-lanceolate, seghettate. 215. EuphorMa 'prostrata Ait. Da Maggio a Settembre fra gli scalini dell'Aula magna deli' Orto Botanico. 216. E. Peploides Gou. Al cantiere di Via Francesco Crispi ; sopra un muro umido, al passaggio a livello Madonna dell' Orto ; avanti il Palazzo Reale ; sul bastione del Castello ; sotto gli alberi nel Viale della Libertà ; per il Corso Olivuzza ; sopra la gradinata al Foro Italico. È forma molto affine alla Peplus e da alcuni autori è ritenuta appunto una varietà della medesima (V. Fiori e Paol. II, p. 282, n. 26). Tutti gli individui raccolti corrispondono molto bene alla var. erecto del Lojacono (= E. rùtundifolium Loisl.) e solo qualcuna si accosta alla var. diffusa dello stesso (FI. Sic. IV, p. 344, n. 38). 217. E. Terracina L. Nel Viale della Libertà, in fondo, verso la Favorita, in giugno; nel bacino di carenaggio e nel recinto della Fer- rovia ad Ucciardone. 218. Urtica urens Lin. var, partìfolia Dee. In piazza Ucciardone dietro la Ferrovia e sopra un muro umido. In un individuo si nota che quasi tutte le foglie presentano un colore violaceo-livido sulla pagina superiore. 219. V. membranacea Poir. In Maggio sul muro del bastione al Foro Italico; sul campanile della Chiesa dei Crociferi e sulle mura di Porta Carini. 220. Parietaria diffusa M. et K. In Maggio davanti al Palazzo Reale ; sulla terrazza della Biblioteca Nazionale ; sulla Chiesa di S. Gregorio ; sulle 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO mura di una vecchia casa; sulle mura del SS. Salvatore e e del castello; terrazza e tetti del Salvatore e della Catte- drale ; ruderi e macerie del passaggio a livello detto Ma- donna dell'Orto. Pianta polimorfa, variabilissima, sia per la forma e la grandezza delle foglie, sia per i fusti eretti e prostrati, poco o molto ramosi. Le forme che crescono sui tetti, sempre più ramose e microfiUe ; alcune quasi albo-tomentose, cuneate alla.'base (P.judaica L.) ; quelle che crescono sul margine delle strade ed in luoghi simili con foglie più glabre, più lungamente picciolate, fusti eretti poco ramosi e di un verde più chiaro. 221. P. lusitanica Lin. Sul bastione di Porta Carini ; sui tetti della Martorana ; sul campanile della Chiesa di S. Nicolò all'Albergheria. 222. Theligonum Cynocrambe Lin. Un individuo rachitico e mutilato, raccolto sopra un muro nel quartiere dell'Albergheria, presso Porta S. Agata in Maggio. 223. Celtis australis Lin. Un piccolo individuo nato di recente dietro la Chiesa delle Croci, in giugno ; un grande e robusto individuo su un muro della Biblioteca Comunale a Casa Professa. 224. Ficus Carica L. a sylvesiris Comunissimo sui muri vecchi di tutta la città; tipici gli individui raccolti in Via S. Gregorio presso Porta Carini, sul bastione del Castello prospiciente sullo specchio della Cala, sulla Chiesa di S. Antonio, alla Dogana ed altrove. 225. Allimn Ampeloprasium L. a typicus (Fiori e Paol. I, p. 195, n. 3). Sui bastioni del Castello, abbondantissimo in Maggio. 22(3. A. sudhirsutum L. a typioum Sul cornicione della Chiesa delle Croci, in Aprile, abbon- dante. Nessuno degli autori accenna a questa specie come pianta ruderale. 227. Nothoscordìum fragrane Kurth. In Maggio sopra la gradinata detta Mura delle Cattive. Spontanea dell'America boreale, del Messico, dell'Africa e della Mauritania, si è diffusa abbastanza nelle vicinanze di Palermo, spe- cialmente dentro l'Orto Botanico e non è ancora citata da nessuno autore di flore sicule. SEDE 01 FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 FEBBRAIO 27 228. Asphodelus microcarpus Viv. Specie tipica stradale. Io pero 1' ho rinvenuta sulla ter- razza della Biblioteca Nazionale in Maggio, in piena fioritura. 229. Arum italìcum Mill. Ruderi in Piazza del Papireto. 230. Arisarum vulgare Sprengl. Comunissimo lungo le strade, le macerie e le siepi. 231. Ci/per US rotundus Lin. In Settembre sotto gli alberi in Via Principe Belmonte e' Via Libertà. 232. Lamarkia aurea (L.) Moench. Sul campanile della Chiesa di S. Nicolò all'Albergheria ; sul bastione di Porta Carini, sulla Chiesa del Carmine; sulla terrazza della Biblioteca Nazionale; sui tetti della Cattedrale; Chiesa di S. Matteo ; di S. Antonio, di S. G-regorio; terrazza del Salvatore sempre abbondantissimo ed in piena fioritura fra l'Aprile e Maggio. 233. Bromus ìnaclrttensis Lin. tijpica o var. picrpureus Lojac. (= j3 riibens Herb. pan.). Comunissimo dappertutto, tanto la specie che la var. pw^- ■ piireus. In tutte le località citate, specie ubique dei tetti, delle terrazze, delle piazze, delle strade, 234. Cijnodon Daclylon (L.) Pers. Forma stradale comunissima in tutta la città : margini delle strade lungo il giardino Inglese; piazza Castello ; piazza delle XIII vittime ; sotto gli alberi in Via Cavour, in Via Principe di Villafranca ed in Via Archimede; estre- mamente abbondante in Piazza Ucciardone. 235. Triticuin viltosum P. de B. Sui bastioni del Castello in Maggio. È r unica specie del genere che si trovi in Sicilia allo stato spontaneo. 236. Milium miùUiflorum Cav. Abbondante fra le macerie nella nuova banchina a Santa Lucia. 237. Lagurus ovaius Lin. In fondo al Viale della Libertà sotto gli alberi. 238. Hordeum leporinum Link. Comunissimo, insieme colla Lamarkia aurea L. 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO Realmente lia ragione il Lojacono nell'affermare che questa specie si è sostituita all' Hordeum murinum che in Palermo è raro. Difatti fra una cinquantina di individui da me raccolti nessuno presenta il carattere del murinurii che avrebbe la spighetta interna cigliata da un solo lato invece che da tutti e due i lati, come si presenta in n. leporinuin Link. Il Fiori e Paoletti mette il murinum come specie di cui il lepórinum sarebbe una varietà, cosa forse ine- satta. — Alcuni individui fra quelli raccolti, presentano la parte più alta della spiga di un colore purpureo per quasi l'ultimo terzo. 239. Brachypodiwn distachyuin Link. Mura interne del R. Educandato M. Adelaide. 240. Avena fatua Lin. Il Lojacono dice giustamente che non è comune in Sicilia e la distingue nettamente dalla sterilis che invece poi è comunissima dappertutto. Fiori e Paoletti indicano la sterilis come varietà della fatua L. che indicano comunissima. I miei individui si accostano dippiù alla fatua e si distanziano dalla sterilis anche perchè le pan- nocchie non sono per lo più unilaterali. Del resto anch'io l'ho tro- vata soltanto sul bastione di Porta Carini. 24 L Avena sterilis Lin. Distinta dalla precedente, specialmente per la unilatera- lità dello sviluppo della pannocchia. Più comune: sulla ter- razza della Biblioteca Comunale e Nazionale ; per le strade presso il Giardino Inglese; fra le macerie a Santa Lucia. 242. A. sativa Lin. Fra le macerie nella nuova banchina a Santa Lucia. Verosimilmente originaria dell'Europa centrale (Austria) e pro- babilmente derivata dalla specie precedente (Fiori e Paol. I, p. 72, n. 1) ; coltivata in Sicilia per cui fa parte della nostra flora (V. Gus- sone e Lojacono). 24.3. Lolium perenne Lin. e var. gy-acile Bertol. Comunissima la specie a S. Giovanni degli Eremiti, nei cortili del R. Albergo delle Povere: sulla terrazza della Biblioteca Comunale, in Via Francesco Ferrera, al Corso Olivuzza presso la Villa Florio, fra le macerie a S. Lucia, presso la stazione Lolli ; la var. gracile al Chiostro dei Quattro Coronati presso la Cattedrale. 244. L. siculum Parlat. Fra le macerie, nella nuova banchina di S. Lucia, presso una fossa da calce. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 29 Specie perfettamente distinta dalla precedente, e perciò a torto indicata da Fiori e Paoletti, come una varietà del L. perenne Lin. 245. Scleropoa rigida Link. Abbondantissima dappertutto. Tra le principali località noto: al Cantiere (la var. micralis), sul Castello, nei cortili dell'Albergo delle povere, al Papireto, a S. Giovanni degli Eremiti (forme nane), al Foro Italico, sulla terrazza da- vanti il Palazzo Reale, in Via Principe di Villafranca, sulle mura del M. Adelaide, sulla terrazza della Biblioteca Na- zionale e Comunale, sulla loggia più alta (circa a 40 m.) del Salvatore (forme nane) ed al Giardino Inglese. Il Lojacono riferisce tre varietà importanti: glaucescens Guss., muralis Guss., patens Guss. Dei moltissimi individui raccolti sui tetti, sulle mura, sul margine delle strade, nei ruderi e fra le macerie, alcuni corrispondono molto bene alla var. muralis per la lunghezza del culmo, per le spicule adpresse e per essere ricoperto (il culmo) per quasi tutta la sua lunghezza dalle foglie vaginali, mentre in tutti gli altri si notano insensibili passaggi dall'una al- l'altra vai'ietà. 246. Aegilops ovata Lin. Questa specie caratteristica stradale fu trovata per terra ad Ucciardone presso le grandi prigioni. 247. Cijnosurus echinatus Lin. Tre soli individui raccolti ad Ucciardone nel locale del Genio Civile. 248. Hordeum vulgare Lin. Originario dell'Asia occidentale, si coltiva da lungo tempo in Si- cilia e forse gli individui trovati si devono a semi accidentalmente caduti a terra o da semi non digeriti depositati da qualche colombo. I nostri pochi individui furono trovati sulla terrazza più alta del Salvatore e sul Castello. 249. Koeleria pliloeoides Pers. Cortile del R. Albergo delle Povere; mura del Foro Italico; mura del Chiostro di S. Giovanni degli Eremiti; mura che fiancheggiano la strada ferrata al Corso Olivuzza; campa- nile della Chiesa di S. Giuseppe ; avanti il Giardino Inglese; gradinata mura delle Cattive; in fondo al Viale della Li- bertà, verso la Favorita ed al Cantiere ; sul bastione di S. Saverio e su quello di Porta Carini ed altrove sempre abbondantissimo. 30 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 250. PJialarix ii)ci'>^CL » 16 » 0,44 o/o » » 17 » 52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MARZO Riepilogando, nel Ranunculus Ficaria del territorio di Tra- pani i fiori a calice 3-sepalo hanno una prevalenza più accen- tuata di quelli raccolti a Spezia, perché nei primi, su 900 fiori si ha una percentuale del 97,1 *^/o, mentre nei secondi su 700 fiori si ha una percentuale del 62,5 % . Inoltre predomina la corolla a 11 petali, e facendo la media aritmetica secondo la nota formula M n già applicata in altri studi di biometrica, ove v indica il numero dei petali, f quello dei fiori con egual numero di petali, S la somma dei prodotti fra i due numeri precedenti ed n il numero totale dei fiori studiati, si ricava la media complessiva di 11.6, mentre dalle cifre del Prof. Preda, dedotte dalle piante raccolte a Spezia, si ha una media complessiva di 9. Ho voluto rendere note queste cifre per far constatare sopra- tutto la differenza numerica esistente fra i petali dei fiori di R. Ficaria raccolti a Spezia e quelli dei fiori di questa specie, che vegeta nei dintorni di Trapani, perchè qui di numero più elevato, tanto che su 900 fiori non ne trovai uno con 8 petali, sebbene queste variazioni siano meno rimarchevoli di quelle os- servate dal Prof. Preda; infatti mentre a Trapani i fiori a 11 petali (predominanti) costituiscono il 52 ^',q, a Spezia i fiori ad 8 petali (predominanti) costituiscono il 40,7%, Il Prof. Preda sottopone il quesito se le variazioni nel numero dei pezzi sepalini e corollini del R. Ficaria siano un fatto acci- dentale, 0 indichino il ritorno verso alcune forme ancestrali ovvero l'allontanamento da esse. In quanto ai sepali, 1' averne trovato 4 o raramente 5 in un numero limitatissimo di fiori, sopra 900 esaminati, mi sembra un carattere atavico. In quanto al numero dei petali, credo ancora prematura la risposta; il loro numero tende a diminuire o ad aumentare? ed in quest'ultimo caso l'aumento è dovuto a trasformazione degli stami e quindi a scapito del numero di quest' ultimi ? In 2 fiori ad 11 petali ne osservai 10 normalmente sviluppati ed uno completamente ri- dotto; viceversa in 2 fiori a 12 petali notai che fi dodicesimo, più piccolo degli altri, trovavasi in mezzo al verticillo più esterno degli stami e dimostrava all' evidenza che era dovuto SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MARZO 53 alla trasformazione di uno di loro; lo stesso carattere presen- tava un altro fiore a 13 petali, in cui i normali erano 12 mentre il tredicesimo era dovuto a trasformazione di stame. Quindi da qualche indizio si potrebbe arguire trattarsi di diminuzione per riduzione, e che i fiori a minor numero di petali siano i più evoluti, mentre da qualche altro indizio si potrebbe dedurre un aumento per trasformazione di stami; potrebbe anche ammet- tersi che i due processi si effettuino contemporaneamente. Però l'esame del numero degli stami non determina alcuna conclu- sione decisiva, perchè questo è vario anche nei liori, che hanno ugual numero di petali; infatti in alcuni da me esaminati ne trovai: in quelli a 10 petali da SO a 48, in quelli ad 11 da 31 a 59, in quelli a 12 da 42 a 55, in altri a più petali da 35 a 66. Un altro quesito, che io credo possa sottoporsi all' esame e possa risolversi con osservazioni sperimentali, è quello riguar- dante il modo di propagazione della -pianta. Si sa che questo Ranunculus fruttifica raramente e per lo più si propaga per bulbilli; ciò potrebbe spiegarci la causa per cui in questa specie si trovano cosi accentuate queste variazioni, con caratteri pri- mitivi ancora diffusi, sapendo che la propagazione monogena determina solo la conservazione della specie ed il suo aumento numerico, trasmettendo per intiero i caratteri degli antenati ; mentre se la fruttificazione per incrocio avesse la preponde- ranza, potrebbe fare scomparire gradatamente queste disugua- glianze, e determinare il sopravvento dei caratteri più evoluti. Alcuni autori, in studi analoghi fatti sul numero dei fiori ligulati delle composte, hanno constatato che esso può variare da luogo a luogo ed è anche diverso secondo la stagione, in cui questi capolini furono raccolti e l'epoca in cui si trovavano in fiore. Le variazioni secondo i luoghi possono spiegarci la diffe- renza numerica fra i fiori di R. Fìcaria di Trapani e di Spezia, ma non ci spiegano quelle constatate in stessa stazione; infatti io ho voluto fare le raccolte in unica località e nello stesso periodo di tempo per eliminare queste possibili cause. Piuttosto la differenza numerica fra i fiori raccolti da me e quelli rac- colti dal Prof. Preda potrebbe dare ragione agli autori che la spiegano ammettendo l'esistenza di razze geografiche (sebbene io lo metta in dubbio), poiché anche in alcune composte si è osservato che il numero dei fiori ligulati, ad esempio della Bellis 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 MARZO perennis, studiata dal Tropea,^ va crescendo dal nord al sud. Ma mi astengo dal fare ancora delle considerazioni, poiché le credo premature, occorrendo altri dati che potranno ricavarsi da ulteriori osservazioni. A. PREDA. — DA QUALE EPOCA IL NERIUM OLEAN- BER L., E- IL ROSMARINUS OFFICINALIS L. NON ESISTONO PIÙ ALLO STATO SPONTANEO NELLA RE- GIONE DELLE CINQUE TERREI Gerolamo Guidoni, di Vernazza nelle Cinque terre,^ fu ap- passionato cultore delle scienze naturali, e, specialmente per quel che riguarda la geologia, riusci preziosa guida agli scien- ziati italiani e stranieri che andarono a visitare la sua regione nativa, e le vicine Alpi Apuane, e i quali, più di una volta, eb- bero in casa sua generosa ospitalità. Per quanto riguarda la botanica, pur non meritando il nome di cultore di quella scienza, per l'unica sua Meìnoria sulle vili e sui vini delle Cinque terrea va nondimeno considerato come un assiduo e intelligente raccoglitore di piante, e, come tale, seppe fornire ad A. Bertoloni un ricco materiale per la sua « Flora italica ». Di ciò fanno fede, non solo le pubblicazioni del Bertoloni,* ma anche varie lettere inedite scritte dallo stesso Bertoloni al Guidoni, e che consultai anni sono alla Spezia, 1 Tropea C, La variazione della Bellis perennis L, in rapporto alle sue condizioni di esistenza, in « Malpighia », XXI, 1907. ^ G. Guidoni nacque a Vernazza, il giorno 19 febbraio 1794, e vi mori il 2 luglio 1870. — La pittoresca regione delle Cinque terre, già nota nell'antichità per i suoi caratteristici vigneti, si estende lungo il mare aperto, ad Ovest e Nord-Ovest di Spezia, fra il pro- montorio di Montenero a levante, e quello del Mesco a ponente. Deve il suo nome ai cinque paesi di Riomaggiore, Manarola, Cor- niglia, Vernazza e Monterosso. ^ Seconda edizione nuovamente corretta ed ampliata dall'autore. Ristampa pubblicata per cura della Società « Gerolamo Guidoni », Spezia 1898. * Flora italica, Bononiae MDCCCXXXIII-MDCCCLIV. — Amoe- nitates Italicae, Bononiae MDCCCXIX. se:db di firknze - adunanza dkl 9 marzo 55 presso la sede di una società di dilettanti naturalisti, ora sciolta, intitolata a « Gerolamo Guidoni ». — Tali lettere furono scritte durante il decennio 1823-1833, e, salvo due scritte da Sarzana, portano la data di Bologna, e sono indirizzate a Massa Carrara, ove allora dimorava il Guidoni. In due di esse (Bologna 1823 e 1826; il mese e il giorno sono indecifrabili) il Bertoloni si occupa della flora delle Cinque terre; nella prima, infatti, scrive: « Spero che Ella avrà continuato a mettere da parte piante secche per la « Flora ita- lica » e sopratutto me le raccomando poi per le piante delle Cinque terre, e fra queste per il Nerium oleander. Io sono per- suaso che in quel paese si caldo vi debbano essere di belle spe- cie corse e sarde, e chi vi si trovasse in maggio e giugno vi farebbe preziosa raccolta ». In altra di quelle lettere, ritornando sullo stesso argomento, aggiunge : « Nella Memoria sopra le Sylvie del Savi, si parla di alcune belle piante indigene delle Cinque terre, per esempio del Neriuìn oleander e del Rosmarinus offìcinalis. È certo che, dove allignano simili piante, ve ne debbono nascere altre assai di non volgare qualità. Se nella primavera Ella va colà, mi faccia la grazia di farmi un esemplare di quelle due, e di altre più distinte piante che Ella credesse, affinchè le Cinque terre possano venire in campo più d'una fiata nella « Flora italica ». Le assicuro che, leggendo quella Memoria del Savi, più di una volta mi è venuto voglia di visitare le Cinque terre, e la prima volta che vengo in codeste parti, non manco d'eseguire il mio pensiero ». Mi venne la curiosità di conoscere la Memoria del Savi che tanto aveva invogliato il Bertoloni ; ma le mie ricerche erano riuscite vane, e solamente mercè le cortesi indagini del prof. Ar- cangeli, la Memoria fu trovata nella Biblioteca dell'Istituto zoo- logico di Pisa: trattasi di un opuscoletto di poche pagine in 8% dal titolo: Osservazioni per servire allo studio di alcune Syl- vie toscane, di Paolo Savi, Professore di Storia Naturale. Non porta nessuna indicazione né sul luogo, né sulla data della stampa; ma, secondo il prof. Arcangeli, fu probabilmente inse- rito in qualcuno dei giornali che si pubblicavano in Pisa nel- l'ultima parte del secolo XVIII, o all'inizio del XIX. — A pa- 56 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MARZO gina 7 della Memoria, esiste il seguente passo che si riferisce appunto alla flora delle Cinque terre: « Difeso questo paese, per la qualità della sua posizione, da tutti i venti freddi del Nord, esposto all'azione libera di tutti i venti di mezzogiorno, gode sempre di una quasi continua pri- mavera. La vegetazione che lo ricopre ha qualche cosa di par- ticolare, e risveglia nel viaggiatore l'idea delle parti più calde della Spagna e delle coste dell'Africa. Cespugli di Mirto, di Ra- merino, d'Oleandro, di Pepolino. ne vestono le parti più incolte e scoscese, misti col Fico d'India e coH'Agave americana, che ogni anno si carica {sic) de' suoi fiori. Le coste un po' meno precipitose sono ricoperte da boschi di Corbezzoli e da quelle bellissime Vigne che, come un tappeto, si stendono sopra il ter- reno e sono famose per il vino eccellente ch'esse producono. Nelle piccole gole, scavate dai torrenti che scorrono al mare, ove il pendio è anche più dolce, ed ove qualche volta trovansi delle piccole vallettine, tutto il suolo è adombrato da belli uli- veti, da Fichi, da boschetti di Limoni, di Cedri e di Aranci, e spesso fra questi si vede sorgere la Palma da datteri ». Certo il Guidoni, in seguito alle sollecitazioni del Bertoloni, di raccogliere in quella interessante regione esemplari di Neriuin olennder e di Rosrnarinus officinalis, allo stato spontaneo, avrà cercato di accontentare rillus,tre corrispondente, e forse anche il Bertoloni stesso, in.vogliato dalla lettura della Memoria del Savi, avrà fatto personalmente delle ricerche; ma i risultati de- vono essere stati senza dubbio infruttuosi, perchè nella « Flora italica » le due specie non sono menzionate per le Cinque terre. ^ Senza voler mettere in dubbio l'asserzione del Savi, il quale avrà realmente trovato le due piante di cui si tratta, o si sarà basato su affermazioni altrui degne di fede, credo si possa sta- bilire, con quasi certezza, che all'epoca delle indagini del Ber- toloni, cioè verso il 1826-27, il Leandro e il Rosmarino spon- tanei non esistevano più nella regione delle Cinque terre, come non vi si trovano attualmente. ^ * Flora italica^ voi. I, p. 134, et voi. li, p. 753. ^ Il Bertoloni cita il Rosrnarinus officlnalis per la limitrofa isoletta del Tino {Flora italica, voi. I, pag. 134), e il Caruel {Flora italica SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MARZO 57 Quanto all'epoca, sia pure anche approssimativa, in cui le due piante cessarono di vegetare spontanee nelle Cinque terre, senza voler dare ipotesi per fatti positivi, credo non si andrebbe lontano dal vero supponendo che quel cambiamento sia stato in coincidenza con l'estensione sempre maggiore della cultura delle vigne, che indusse a ridurre le selve in ragione diretta dei pro- gressi dell'industria enologica di quella regione nel sec. XVIII. G. ZODDA. — UNA STAZIONE SINGOLARE PER I MUSCHI. Nella primavera del 1909 il mio carissimo amico Prof. Gia- como Albo m'inviò alcuni muschi, da lui raccolti al Capo Pas- sero e nelle isolette ad esso adiacenti. Procedendo in questi giorni all'esame degli ultimi esemplari di essi, raccolti nell'iso- lotto di Vindicari, son rimasto colpito dal substrato, sul quale si erano sviluppate due specie, e cioè: Bryum capillare L. var. meridionale Schimp. e Trichosiomum flavovirens Bruch. var. nitidocostatura Bott., entrambe con frutti, anzi il primo ricco di frutti molto bene sviluppati. Là dove la spiaggia è aperta si trovano spesso sparse sulla sabbia delle pallottole particolari, le quali si mostrano costituite da detriti di alcune naiadacee, e specialmente comuni fra esse si rinvengono Zostera nodosa e Posidonia oceanica. Orbene su due di tali pallottole si erano sviluppati i due muschi sopradetti, l'uno sopra di una e l'altro sopra dell'altra; caso questo non mai osservato. Sezionato tale substrato, non rinvenni fra i mi- nuti detriti, onde esso é costituito, che pochi e minuti granelli di sabbia; mentre dalla parte occupata, a guisa di cappello, dai di F. Parlatore, continuata da T. Carnei, voi. VI, pag. 280) per il Tino (Ad. Targioni), e per la Palmaria (De Not. Rep. FI. lig.) ove lo trovai io pure sul versante volto a sera. — Le regioni meno lon- tane dalle Cinque terre, ove, secondo gli autori, esiste ancora il Ne- riurn oleander allo stato spontaneo, sono la Liguria occidentale e il Monte Argentario (Bbrtoloni, Flora italica, voi. II, p. 753; Par- latore, Flora italica, continuata da T. Carnei, voi. VI, p. 712 ; A. Fiori, Flora analitica d'Italia, voi. II, p. 342). 68 SEDE DI riRKNZIfi - ADUNANZA DKL 9 MARZO muschi, l'intreccio fìtto di rizoidi si insinuava fra i detriti e fra esso trovavasi allogato un sottile strato di sabbia finissima. Fra i cespuglietti dei muschi potei inoltre osservare qualche frustulo di ramoscello di Tamarix africana, qualche achenio di Caucalis inaritima, una piantina giovanissima di Eryngium, probabilmente di E. maritimum e altri frustuli e qualche sto- lone sotterraneo indeterminabile. Dai risultati, offerti dall'esame suddetto, mi sembra pertanto ragionevole ammettere che quelle pallottole avessero dovuto trovarsi semisepolte nella sabbia, facilmente fra i rami di qualche individuo cespuglioso di Tamarix africana; e in tal modo aves- sero acquistato la fissità, necessaria per il substrato dei muschi. I detriti organici di quelle najadacee, insieme a quelle del Tamarix e di altre specie arenicole, lentamente decomponen- dosi, formarono, per quanto scarsissimo, un substrato, sul quale potettero germogliare le spore, originarie dei singoli cespu- glietti; questi, a loro volta, trattenendo, coi propri rizoidi e coi residui delle foglioline delle parti vecchie dei cauli, i granellini di sabbia, portativi dal vento, consolidarono il primitivo sub- strato, rendendolo meglio adatto alla loro vita. Difatti, per la loro struttura molto porosa e per l'igroscopicità propria dei tessuti vegetali, i detriti, costituenti quelle pallottole, si imbevono di acqua più che la semplice sabbia e sono in grado di trattenerla per un tempo abbastanza lungo; d'altro canto il sottile mantello di sabbia, formatosi fra i cespuglietti dei muschi, protegge a sua volta dalla rapida evaporazione quel singolare substrato ; cosi da questo insieme di condizioni lo sviluppo di quei muschi veniva agevolato, in modo da aversi una abbondante sporificazione. Mantova, R. Liceo, 9 marzo 1912. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 1" MARZO 59 SEDE DI NAPOLI. ADUNANZA DEL 1.° MARZO 1912. Presidenza del Prof. F. Catara. Aperta la seduta il Presidente informa di avere iniziato delle pratiche perchè una parte almeno del provento delle quote versate dai Soci della Sede di Napoli rimanga a disposizione di questa stessa come fondo di Cassa per far fronte alle spese di cancelleria e di po- sta, come pure a spese di rappresentanza od altro. La Sede poi ri- sponderà del danaro con apposito rendiconto finale che si trasmet- terà all'Ufficio di Amministrazione Centrale. Si passa indi alle Comunicazioni. Il Socio A. Villani manda la seguente Memoria della quale viene data lettura: « Osservazioni sui Nettari di alcune specie di Arahis L. ». Essendo corredata da una tavola figurerà nel Nuovo Giornale. Il Socio NicOLOSi-RoNCATi dà poi lettura della seguente nota pre- liminare : F. NICOLOSI-RONCATI. — formazioni endocel- lulari NELLE RODOFICEE. L'indagine citologica non ha fin'oggi rivelata nelle Crittogame cellulari la presenza di formazioni intracitoplasmatiche analo- gabili al condrioma, nei suoi vari aspetti di mitocondri, condrio- miti e condriosomi, quale è stato messo in evidenza di recente, con metodi elettivi, nelle cellule sia somatiche che sessuali dei proto- e metazoi e delle piante superiori. Gdilliermond, ^ agendo coi metodi di fissaggio e di colorazione del Benda e del Regaud su cellule di Mucorinee, Saccaromiceti, Bacteri e Cia- noflcee, non è riuscito ad osservare alcun apparato mitocon- driale, ond'egli si domanda se effettivamente cotali organismi manchino di mitocondri, ovvero se non richiedano piuttosto, 1 GuiLLiERMOND A., Sur les mitochondries des cellules végétales. (Comptes Rendusde l'Académie des Sciences. CLIII, n. 3, Paris, 1911). 60 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 1" MARZO perchè questi possano venire in essi differenziati, il soccorso di una tecnica speciale. Soltanto nei giovani filamenti asco- geni di Pustularia ha potuto constatare, attorno ai quattro nuclei delle ascospore in formazione, numerosi condrioconti ret- tilinei 0 più 0 meno flessuosi e spesso fittamente intrecciati. Per le Alghe, oltre il reperto negativo, testé accennato, del ci- tologo francese per le Cianoficee, non si ha che una sola ed alquanto incerta indicazione del Le Todzé ^ nel suo recente contributo all' istologia delle Fucacee. Il metodo di colorazione all'ematossilina ferrica di Heidenhain ha svelato all'autore l'esi- stenza di formazioni bastonciniformi, intensamente cromoftle, ch'egli vede evolversi in feoplasti e che ritiene possano essere di natura mitocondriale; ma aggiunge: « Je n'ai pu mettre ces mitochondries en évidence d'une facon très certaine ». Grazie alla preziosa ospitalità della Stazione zoologica di Na- poli, che mi ha fornito parte del materiale di studio, io ho potuto iniziare al riguardo delle ricerche, delle quali non credo inutile esporre qui sommariamente i primi risultati. Ottimo ma- teriale di indagine mi è stato anzitutto offerto da una Floridea di acqua dolce, la Lemanea torulosa (Roth) Ag., favoritami in copia e già fissata dal prof F. Cavara. Con l'ali zar in-sol fonato sodico e il kristallviolett, secondo il metodo Benda, ho messo in evidenza assai nitidamente in seno al protoplasma delle car- pospore, appieno formate, uno speciale sistema di filamenti elettivamente colorati di un bel violetto, a decorso tortuoso e con frequenti anastomosi, costituenti pressoché un'impalcatura adibita a sostegno dell' intero edificio citoplasmatico. Analoghe immagini reticolari sono state constatate di recente anche dal Pensa, col metodo dell'argento ridotto di Cajal, in cellule carpellari di Lilium, ^ e mesofillari di Asioidium e Sco- lopendt^ium, ' e, più che le formazioni rilevate da Smirnow * 1 Le Touzé H., Contribution à Vétude histologique des Fucacées (Re- vue generale de Botanique, XXIV, n. 277, Paris, 1912). 2 Pensa A., Alcune formazioni endocellulari dei vegetali (Anatomi- sclien Anzeiger, XXXVII, Jena, 1910). ^ Id , Ancora di alcutie formazioni endocellulari dei vegetali (Ibidem, XXXIX, Jena, 1911). * Smirnow v. A. E., Weber die Mitochondrien und den Golgisclien Bildungen analoge StruJduren in einigen Zellen von « Hyacinthus orien- talis » (Anatomische Hefte, XXXII, VViesbaden, 1903). SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL l» MARZO 61 nelle cellule dell'apice radicale di Hyacinthus , preseni-àno una sorprendente rassomiglianza con l'apparato reticolare interno del Golgi delle cellule animali. A. più forte ingrandimento (oc. comp. 8, obb. imm. om. 2""" apoc.) cotesti filamenti lasciano scorgere in diversi punti una struttura fondamentalmente granulare. Talvolta assai evidente ne è l'aspetto moniliforme, onde è da ritenersi eh' essi risultino da minuti granuli venuti a dispor.^i in ordine senato e spesso a fondersi insieme. Più manifesta ancora è cotale struttura nelle giovanissime carpospore : ivi i filamenti, che hanno del tutto 1' aspetto di condriomiti, non con- traggono fra di loro che ben rare anastomosi e degno di nota si è che molti di essi sono decisamente juxtaposti al nucleo, come se da questo attingano alimento per l'ulteriore loro evo- luzione. L' esistenza di rapporti, oltre che topografici, anche intimi e funzionali fra nucleo ed elementi croraofìli intracito- plasmatici, sostenuta in citologia animale da Hertwig, Was- siLiEFF,GoLDscnMiDT, e nella vegetale da Tischler,Stauffacher, V. Derschau, ^ sembra ogni di più affermarsi nel campo della biologia. Anche le recenti ricerche del Guilliermond ^ sulla genesi dei cloroleuciti dai mitocondri mettono in rilievo la co- stante disposizione che questi organiti assumono attorno al nu- cleo e in contatto intimo con la sua parete. Risultati parimenti di elettiva colorazione e a conferma dei precedenti avuti col metodo di Benda ho potuto anche ottenere con quello di Altmann alla fucsina acida secondo le indicazioni del Faurè- Fremiet. ^ Oltre all' apparato su indicato, si notano nella massa citopla- smatica di tutte le carpospore numerose granulazioni disposte senz' alcun ordine apparente e che presentano più che il nucleo stesso una grande affinità con le sostanze coloranti nucleari, quali r ematossilina ferrica, l'emallume di Mayer, il violetto di ^ Derschau v. M., Ueber Kemhrilaken und Kernsuhstanz in pflanz- lìchen Zellen (Archiv fiir Zellforschung, VII, 3. Leipzig, 1911). ^ GuiLLiERMOND A., Sur la format ion des chloroleucites aux dépens des mitochondries (Comptes Rendus de l'Académie des Sciences, CLIII, n. 4. Paris, 1911). 3 Fauré-Fremiet e.. Elude sur les mitochondries des Protozoaires et des cellules sexuelles fArchives d'Anatomie microscopique, XI, Pa- ris, 1910). 62 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 1» MARZO genziana nella triplice colorazione del Fiemming o secondo il metodo Bizzozero. Non é forse fuor di luogo analogare cotali elementi cromatici extranucleari a quelli recentemente riscon- trati dal MoREAU '' nella Vaucheria. ■ Anche nelle carpospore mature di altre Floridee (es. Gigar- tina Teedii [Roth] Lamour.) i metodi di Benda e di Altmann mi hanno rivelato la presenza di particolari formazioni sferoi- dali, spesso collegate da banderelle di protoplasma, ma assai più vistose che non quelle granulari e seriate della Lemanea: sono sferulette di sostanza che si colora elettivamente col kristall- violett e con la fucsina acida, con maggiore intensità sopra- tutto alla periferia e ricordano assai davvicino le sferule di Kunstler, gli sferoplasti di natura mitocondriale di Fauré-Fre- miet, cosi diffusi nei Protozoari. Essenzialmente non dissimili sono altresì formazioni endocellulari che coi detti metodi si riesce a mettere in evidenza nelle tetraspore (es. Gastroclonium re- flexum [Chauv.] Kùtz.): fra di esse parecchie in aspetto di bastoncelli o a biscotto sono da considerarsi in via di bipar- tizione. Ora se una vera e propria omologia esista fra i mitocondri e coteste formazioni, che i metodi di Benda e di Altmann mettono parimenti in rilievo nelle carpo- e tetraspore delle Floridee, non lo si può in effetti affermare in modo indubbio. Ritengo però che anche queste formazioni possano raggrupparsi sotto la de- nominazione di mitocomlri, indicando con questo termine for- mazioni endocellulari che hanno comuni caratteri morfologici e proprietà microchimiche, pur potendo riscontrarsi negli ele- menti cellulari più svariati ed avere vario comportamento e destino. ^ MoRBAU F., Sur les éléments cTiromatiques extra-nucléaires chez les « Vaucheria » (Bulletin de la Société botanique de Franca, LVIII, Paris, 1911). 1912. Aprile. N.° 4. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Baccarini P. — Sopra un' anomalia di Pelargonhim capitatum Alt Pag. 67 Bertoni-Campidori D. — La llora di Monte Castellacelo e di Monte Torre. — Territorio di Faenza „ 74 BoLzoN P. — Una singolare stazione di piante xerotermiche In Valle d'Aosta ., 78 Geremicca M. — Per una rivendicazione di priorità circa il di- morfismo dei cloroplastidi „ 98 Guadagno M. — A proposito di due specie di felci da escludersi dalla flora napoletana „ 94: NicoTRA L. — Rapporti floristici afroitaliani „ 86 Pampanini R. — La Bellis silvestris var. verna N. Terr. in Ca- sentino (Proc. verb.) ., 66 Id. — Fiori anomali di Viburnum suspettsum Lindi. (Proc. verb.) „ 66 Pavolini a. F. — L'ecidio della Pnccinia fiinca Relhan ... „ 90 SoMMiER S. — La diffusione della Pterotheca Nemausensis Cass. in Toscana (Proc. verb.) ,, 65 Trinchieri Gr. — Intorno alla forma ascofora dell' oidio della Quercia » 100 ZoDDA G. — Sul parassitismo del Bri/tttn capillare L ,, 64 Per la protezione della Flora italiana (Proc. verb.) 63 Referendum per la " Flora Italica Cryptogama „ (Proc. verb.) . ,, 66 SEDE DI FIRENZE. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Adunanza dkl 13 aprile 1912. Aperta la seduta il Presidente dà la parola al Segretario Pampanini affinchè riferisca sul movimento per la protezione della fiora italiana. Dopo l'adunanza del mese scorso mandarono la loro adesione al- l'invito della Società Botanica le seguenti Associazioni : R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena Club Alpino Italiano sez. di Bergamo Società Friulana « Pro Moiitibus et Sylvis » Bull, della Soc. boi. ital. 5 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE ed all' iniziativa della Società Botanica aderì — seguendo l'esempio di altri suoi Colleglli — anche il Provveditore agli Studi della Pro- vincia di Sondrio. Della difesa della flora italiana trattarono gli « Annali di Bota- nica », il « Ballettino del Club Alpino Italiano », e nuovamente il « Bullettino dell'Associazione veronese Pro Montihus ». Il Segretario comunica poi che il prof. H. Conwentz, con parole assai lusinghiere per l'azione spiegata dalla Società Botanica, chiese di pubblicare nei suoi « Beitrage zur Naturdenkmalpflege », tradotta in tedesco, la « Relazione » sulla protezione della fiora italiana pre- sentata alla Riunione Generale in Roma, l'ottobre scorso. Infine comunica che il Consiglio Comunale di S. Vito del Cadore (Prov. di Belluno) in una sua adunanza del mese scorso prese in esame l'iniziativa della Società Botanica approvando all' unanimità il seguente ordine del giorno : « Il Consiglio Comunale, facendo plauso alla benemerita Società Botanica Italiana, esprime l'unanime proprio desiderio che venga maggiormente incoraggiata l'iniziativa di proteggere la flora italiana e specialmente quella delle nostre Alpi Cadorine mediante efficaci provvedimenti legislativi alla cui sanzione presterà senza dubbio il suo appoggio anche il nostro Onorevole Deputato al Parlamento ». Adunanza 21 marzo 1912. Il Presidente firmato : Belli Gioachino Il Membro Anziano II Segretario firmato : Belli Matteo firmato : De Sandrb Nicolò Prende poi la parola il Presidente plaudendo alla bella delibe- razione del Consiglio Comunale di S. Vito del Cadore e facendo voti che l'esempio sia seguito anche da altri Consigli. E sicuro d'inter- pretare il pensiero di tutti i presenti esprimendo al Consiglio Comu- nale di S. Vito i sensi del più vivo compiacimento ed i più sentiti ringraziamenti. E vivamente soddisfatto per la domanda del prof. Conwentz, la quale dimostra che in Germania, dove la protezione dei monumenti naturali è tanto avanzata, il movimento per la difesa della nostra flora è seguito con interesse e ne è riconosciuta l'importanza. Indi il Segretario Pampanini dà lettura della seguente comuni- cazione : G. ZoDDA. — Sul parassitismo del Bryum capillare L. In questi ultimi tempi ebbi occasione di studiare un esemplare di Bryum capillare L. var. meridionale Schp., sviluppatosi sopra un fungo polii^oreo, il quale cresceva sopra un tronco di Gorylus Avel- lana L. in Sicilia presso Galati di Tortorici. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 65 Ad un primo esame microscopico fatto ho riscontrato che i rizoidi del musco non solo s' insinuano fra le ife fungine, ma vi si adden- trano, mostrando in tal modo il musco un comportamento da pa- rassita. Non sarà certamente un parassitismo vero, ma non per questo il caso mi sembra di particolare interesse, non essendosi mai constatato su muschi italiani, ma soltanto sul Cyatophorum Adianthum della Malesia. ^ Ad occhio nudo scorgasi bene che il cespuglietto del musco è vecchio di parecchi anni e che le parti inferiori delle pianticine, colle vecchie foglie morte, sono completamente immerse nell'ifen- chima, rimanendone fuori soltanto le parti superiori. Ciò dimostra che il fungo ha continuato a crescere senza aver risentito danni evidenti dal parassitismo del musco. Mancando quindi un danno apprezzabile al fungo, che ospita, e, d'altra parte, essendo le cel- lule fogliari del musco ricche di cloroplasti, come al normale, non mi sembra che possa parlarsi di parassitismo assoluto, per quanto occasionale, ma di semiparassitismo : ritengo insomma che il musco non tragga delie ife che l'acqua, e si sa bene quanto l'ifenchima dei poliporei e di altri funghi sia adatto ad imbeversi e a ritenere grandi quantità di questo elemento. Un caso simile al presente è stato già comunicato da me stesso a cotesta spettabile Società uella seduta precedente a proposito della stessa specie di Bryum e di un Trichostoinum, sviluppatisi sui detriti di !?sajadacee marine ; ma ivi trattavasi di saprofitismo. Ri- cordo infine che il Brizi, nel. suo lavoro sopra citato, parla di paras- sitismo per opera di muschi, ed egli stesso rileva che, in alcuni casi, è evidente 1' assorbimento dall' ospite di acqua da parte del musco, come a proposito del Cyathophorum pennafum sulle squamette fogliari di Dilcsonia Biliardieri, del Cyathophorum Adiantum sopra un poliporeo ecc., ma non lo è in quanto riguarda l'assorbimento di sostanze plastiche, assorbimento che porterebbe danni gravi alla pianta ospite, manifestantisi, per lo meno, colla deformazione degli elementi invasi. I casi di parassitismo dei muschi, osservati fin oggi, ritengo per- tanto che, fino a nuove ricerche, debbano ascriversi a fatti di paras- sitismo parziale o semiparassitismo. II dott. SoMMiER richiama nuovamente 1' attenzione dei colleghi sulla rapidità della diffusione della Pterotheca Nemausensis Cass., che va ogni anno più invadendo i dintorni di Firenze. Egli la segna- lava per la prima volta in un punto dell'Agro fiorentino (al Ponte degli Scopeti) nel 1899. Nel 1900 la trovava abbondantissima nel- r alta valle del Terzolle di qua dal tunnel che congiunge questa valle col Mugello, e notava espressamente come non fosse ancora 1 Brizi, Contributo allo studio morfologico, biologico e sistematico delle Muscinee in « Annuario d. R. Istit. Bot. di Roma », "VI, pag. 284. 66 SEDE DI PIRENZK - ADUNANZA DEL 13 APRILE comparsa al di là di quel tunnel.* Quest'anno, mentre ha veduto che si era resa ancora molto più abbondante lungo tutta la ferrovia ed anche lontana da questa avanti il tunnel, ha constatato che aveva passato anche al di là, e già tingeva di giallo intere scarpate lungo la ferrovia del Mugello, e risaliva anche sulle pendici adiacenti. Ma anche in altre parti dell'Agro fiorentino la Pterotheca si è grande- mente diffusa. Cosi in tutta la regione fra la Certosa, Pozzolatico, Impruneta, Tavarnuzze, San Casciano, la Romola, Pian dei Cerri, Giogoli, Vingone, è in questo momento (principio d'Aprile) la pianta più vistosa, che fa gialleggiare grandi distese di terreno. Si è diffusa anche dalle parti del Pellegrino, di Sesto e Calenzano, di Settignano, Rovezzano e Compiobbi, nella valle del Mugnone e lungo tutta la strada da San Gervasio a San Domenico, fino sui monti sopra- stanti a Fiesole. Infine si può prevedere che sarà ben presto cosa più breve indicare i luoghi intorno a Firenze dove non si trova, che quelli dove abbonda. Ed anche altrove in Toscana seguita a guadagnar terreno. Il prof. Fiori l'ha trovata fra Pontassieve e Vallombrosa, ed il Sommier l' ha osservata lungo la ferrovia fra Pisa e Firenze. In Maremma poi, dove già da parecchi anni ha in- vaso la zona più vicina al mare, il Sommier ha visto che si è estesa nell'interno da Cecina a Saline, a Pomarance, a Massa Marittima, a Mandano, a Pitigliano, ed è risalita fin verso la cima del Monte Calvi. Dovunque compare, dilaga con mirabile forza di espansione. Il dott. Pampanini comunica di aver raccolto il 2 aprile scorso a Papiano, nel Casentino, la Bellis silvestris var. verna N. Terr., finora nota dell' Appennino casentinese solo dell' Oja dove la raccolse il Siemoni nel maggio 18G8 (Erbario Centrale italiano). Mostra poi numerosi casi di sinanzia provenienti da un esemplare di Viburmwi suspensum Lindi, coltivato nell' Orto botanico di Fi- renze, parecchi dei quali mostrano di essere costituiti da cinque fiori. La sinanzia nel genere Viburnum tìnora, è stata, segnalata solo da Masters (« Vegetable Teratology », p, 44), che la indica senza pre- cisare la specie nella quale la osservò. Infine il Presidente comunica l'esito del Referendum per la Flora Italica Cryptogama, indetto secondo il voto dell'Assemblea dei Soci alla Riunione Generale in Roma l'ottobre scorso : Votanti 34. Al primo quesito : Conviene ridurre di 100 copie la tiratura dell'intera Opera? Risposero : no 33, sì 1. Al secondo quesito : Conviene ridurre di 100 copie la tiratura delle parti di cui ancora non è iniziata la stampa, cioè Briofite e Pterìdofite ì Risposero : no 29, si 4. 1 Vedi questo BuUellino, 1899 p. 130 e 1900 p. 164. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 67 La riduzione della tiratura della Fiora Italica Cryptogama è perciò respinta a grande maggioranza. È poi data lettura dei seguenti lavori : P. BACCARINI. — SOPRA UN' anomalia di pelar- GONIUM CAPITATUM AIT. Sotto il nome di Pelargoniwn capìtaiwn Ait. e di Pelargonio rosa, o di Pelargonio (TEgìtto, è coltivata frequentemente nei nostri g-jardini per il suo profumo, la pianta della quale presento un esemplare notevole per alcune interessanti anomalie. I casi teratologici osservati nelle diverse specie del nostro genere son tutt' altro che rari, e tuttavia l'esame di tale letteratura, non me ne ha rivelato alcuno al quale si possa riferire il presente, come risulta dalla ispezione del testo del Penzig; ^ ritengo quindi probabile che si tratti di una anomalia che, se pure è stata altre volte avvertita, non ha certo richiamata molta attenzione. Sul cadere dell'estate scorso ebbi ad osservare al colletto di questo esemplare (mi si conceda l'espressione antiquata perchè topo- graficamente ancor comoda) un' escrescenza singolare che il giardiniere andava eliminando per ripulire la pianta. Era co- stituita da un ciuffo di germogli rachitici, fittamente addensati e comprimentisi a vicenda, dalla cui superficie sorgevano di tratto in tratto delle gracili foglioline di un colorito verde pallido. La massa che afliorava appena dal terreno era biancastra, carnosa, fragile, simile in tutto ad una minuscola e bizzarra palla di ca- volfiore, o ad un piccolo ciuffo di ClavaìHa Bolrytis (fìg. 2), qua e là sormontato dai picciuoli detti sopra, i quali si allarga- vano all'estremo in un breve e rachitico lembo foliaro. Disgre- gando ed isolando i singoli germogli, essi apparivano formati da un asse carnoso, tozzamente fusiforme od obconico, alla cui su- perficie non erano più distinguibili i singoli internodii ; ma densamente vestito di squame carnose imbricantisi a vicenda ed organograficamente corrispondenti alla zona stipulare delle foglie sane. Il punto di vegetazione della gemma per lo più si appiattisce e si allarga in una formazione quasi discoidale; e quello di molte, se non del maggior numero delle foglie, diviene Penzig, Pflanzen-Teratologie. - Ei'st Band, p. 323 e seg. 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 13 APRILE atrofico di buon' ora e per lo più è occupato da una cicatrice suberosa. In talune soltanto si allunga, come si è detto, in un breve picciuolo, cosicché il primordio fogliare spesso non giunge a differenziarsi nelle parti costitutive della foglia adulta e si arresta in una fase embrionale conservando la forma di un largo mammellone falcato, o leggiermente bilobo all'apice. Anche dal punto di vista anatomico si notano differenze im- portanti. Nelle foglie normali di questa specie il picciuolo pre- senta un'epidermide ricca di stomi e folta di peli tettori uni- cellulari, allungato-conici, a superficie lievemente verrucosa: in mezzo ai quali stanno disseminati i peli glandulosi formati ciascuno da una fila di 3 o 4 cellule di supporto, sormontate da quella secretrice. Essi sono due terzi più brevi dei peli tettori. All'epidermide seguono due o tre piani di cellule col- lenchimatoidi, ricche di clorofilla, che ricoprono uno strato di parenchima riccamente amilifero, il quale, a sua volta, circonda una cerchia di 8 fasci alternamente maggiori e minori. Lo strato interno di questo parenchima assume i caratteri di guaina amilifera. I fasci sono a contorno ben determinato e lateral- mente collegati, in questa fase, da lievi archi di cellule a lume più stretto. Gli elementi di sostegno formano delle cuffie vigo- rose sul dorso del libro ed il parenchima xilematico si lignifica di buon'ora. La cerchia dei fasci circonda un midollo riccamente amilifero, e racchiude un nono fascio situato di fronte ed a ridosso di quello anteriore ed orientato nel suo medesimo senso. Tutto il parenchima corticale e midollare è disseminato di grosse macie di ossalato di calce, racchiuse in elementi più corti di quelli vi- cini ed occupanti quasi tutta la camera cellulare. Il lembo delle foglie normali consta, nello stadio esaminato, di una epidermide stomatifera sopra ambedue le pagine, folta anche essa di peli tettori e glandulari; e di un clorenchima distinto in un piano di cellule a palizzata e di tre o quattro piani di tessuto lacunare. Qua e là si notano frequenti cellule con macie di ossalato. Nei picciuoli e nei lembi anormali mancano anzitutto quasi completamente i peli tettori : e gli stomi son divenuti più rari, invece abbondano ancora i peli glandulosi, benché in minor copia dei corrispondenti organi normali. Il loro sviluppo sem- bra anzi più precoce, mostrandosi adulti già in molta prossimità dell'apice, ma la cellula secretrice, però, resta di regola meno SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 69 vigorosa. Il inesenchima degli scarsi e brevi lembi rachitici non si differenzia nei due tessuti sopraccennati, resta povero di clorofilla, ha succo cellulare abbondante, ed offre una mi- nor quantità di cellule a cristalli di ossalato. Anche nel pic- ciuolo, che pure è più sviluppato del lembo, si nota una corrispondente riduzione e semplificazione di struttura : man- cano cioè anche qui i peli tettori ; il parenchima periferico non è distinto in collenchiraatoide ed amilifero, ma resta un parenchima acquoso di tipo uniforme. Le macie di ossalato si avvertono ancora, ma sono più rade, più piccole e ben lontane dal riempire quasi per intiero la cellula, come nei casi normali. I fasci constano di un molto minor numero d'elementi condut- tori ; sono completamente separati fra loro, privi di ogni traccia di elementi di sostegno, e disposti in una semplice cerchia, alla cui periferia non s'avverte la guaina amilifera. Quelle foglie che sono ridotte a squame carnose, hanno un'epidermide sem- plice a cuticola debolissima, che è povera di stomi e ricopre un parenchima uniforme con rari e pallidi cloroplasti, in seno al quale corrono dei tenui fasci vascolari ad elementi condut- tori irregolarmente aggregati. Nella regione più prossima al- l'apice di queste squame, nelle quali non si distingue neppure una regione mediana laterale corrispondente al corpo della foglia anormale dalle laterali corrispondenti alle sue stipule, l'epidermide è spesso sostituita da un debole strato suberoso che prende origine dagli strati subepidermici. Anche la regione assile di questa germogli anomali, consta di un ammasso di cellule parenchimatiche cogli stessi carattari di quelle delle squame ; la cerchia vascolare però è robusta (per quanto priva di elementi di sostegno) e il cambio intrafasciale, a giudicarne dallo spessore, che i singoli fasci presentano nel senso del raggio, sembra più attivo di quello dei fasci normali. Attorno ad essi non si distingue nessuna guaina amilifera e il legno è formato da sole trachee e vasi punteggiati connessi da paren- chima che non offre traccia di lignificazione; il libro ha puri elementi conduttori, alla cui periferia, non si avverte traccia di cuffie di sostegno. Dove qualcuna delle squame viene a mo- rire, si forma del sughero di cicatrizzazione, poco resistente. Al momento nel quale osservai questa interessante anomalia i rami aerei della pianta apparivano del tutto regolari; ma aven- 70 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE dola poi ritirata nella serra per seguirne l'andamento, durante l'inverno, il tumore basale, che le cure del giardiniere avevano in gran parte eliminato, si andò riformando lentamente ; e nel tempo stesso i rami aerei si caricarono, qua e là, in alcuni punti, corrispondenti all'ascella di vecchie foglie cadute, di bizzarre formazioni, che io non saprei meglio paragonare che /'''iff. 1. Ramo aereo di Pelargonio cou uno scopazzo. I<^ig. 2. Frammento del tnmore basale. Fig. 3. Pezzo di radice coperta di escrescenze e tuberosità. a dei minuscoli scopazzi. Hanno evidentemente origine, come ho detto da gemme ascellari, e preferiscono le parti più adulte dei rami; giacché su quelli giovani non ne ho mai osservati. Essi constano di una densa agglomerazione di mazzetti di gemme, ad asse breve, tozzo, carnoso e come tuberifìcato cogli interno- dii intieramente soppressi, il cono apicale piatto e la superfìcie vestita di foglie squamiformi ed imbricate (fig. 1). Differiscono da quelli del tumore al colletto, per una carnosità alquanto minore, pel colorito più verde in conseguenza della maggior ricchezza di clorofilla e perchè nessuna foglia si allunga qui SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 71 in picciuolo 0 lembi ridotti, cosicché il contorno della singola gemma è più unito, e, per cosi dire, più compatto. Nei giorni scorsi ho voluto esaminare anche 1' apparato ra- dicale e, messolo a nudo, ho potuto scorgere anche sopra di questo delle notevoli anomalie. Tutta la regione periferica delle radici più grosse è occupata da un denso accavallarsi di escre- scenze parenchimatose (flg. 3), ricoperte da una corazza di su- ghero, che qua e là vien sollevata e fenduta in seguito alla pres- sione del parenchima sottostante ancor vivo, il quale forma delle protuberanze e verruche biancastre affioranti dalle labbra della fessura. Versola periferia di queste si costituiscono poi dei minu- scoli focolari di più attivo accrescimento, che danno origine a delle masse di tessuto più minuto, ora globulari, ora a mo' di brevi cordoni che tendono ad allungarsi all'infuori, e che io considero come aborti di radichette avventizie; sia per la loro frequente endogenia, sia perché spesso si osserva differenziarsi nei loro interno, ora un ammasso, ora un cordone di tracheidi. Non assumono però mai un cono meristemale propriamente detto, e deperiscono e vanno a male ben presto, forse perchè non riescono a collegarsi attraverso la corteccia col sistema va- scolare della radice madre soprafTatte ed avvolte dal nuovo parenchima, che dalle regioni profonde si spinge verso la su- perficie. Queste verruche della corteccia constano di un paren- chima acquoso disseminato di macie di ossalato più numerose che nel parenchima delle radici normali, all' inverso cioè di quanto si è osservato negli organi aerei. Le fibre di sostegno, che nelle radici sane formano dei pacchetti frammisti in gran numero agli elementi cribrosi, parenchimatici e cambiformi del libro, mancano del tutto nel tratto occupato dalle verruche; ma vi abbondano invece delle bizzarre tracheidi a pareti reti- colate 0 punteggiate con pori ampii, ora isolate ed ora riunite in gruppi, e frequenti specialmente in corrispondenza ai punti dove prendono origine i presunti aborti sopraccennati di ra- dichette. Lo spessore del parenchima corticale, che nelle ra- dici sane consta di pochi piani di cellule amilifere qui è quindi più robusto e nel tempo stesso variabile da punto a punto. E con ciò il quadro fisionomico ed organografico dell'alterazione a questo momento è completo : intanto ho provveduto a dividere la pianta onde disporre di un più ricco materiale per -le osser- 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE vazioni ulteriori ; ed a moltiplicarne i rami per talea, a fin di vedere se in essiisi riproducano simili, alterazioni, pur essendo staccati dal piede originario. Resta ora ad aggredire il problema della causa di queste de- formazioni. Io ho ritenuto dapprima che si trattasse di un' al- terazione di origine parassitaria; ed ho a volta a volta dirette le mie ricerche a rintracciare quei parassiti animali o vegetali che producono nelle piante delle alterazioni più o meno simili a quelle in quistione. Cosi, fino a quando mi trovai di fronte al solo tumore occupante il colletto, pensai a nematelminti radi- cicoli: più tardi, quando mi si offrirono i piccoli scopazzi sui rami aerei, diressi le ricerche specialmente nel senso dei fìtoptidi: ma nei numerosi preparati fatti a tal uopo non mi sono mai abbattuto in alcuna traccia di organismi animali sia alla superfice che all'interno delle alterazioni. Anche il prof. Berlese, da me pregato di esaminare uno di questi scopazzi, mi comunica cor- tesemente di aver avuto esito negativo nelle sue ricerche. Qualora si dovesse invocare un parassita animale come de- terminante l'anomalia, converrebbe supporre che l'agente sti- molatore agisca una volta sola, all' inizio del costituirsi della galla e col mezzo di uno o pochi individui : altrimenti non si potrebbe spiegare la completa mancanza di ospiti animali di qualunque specie, sulle galle anche in età giovanile. Ed è noto invece come gli insetti galligeni, ed i fltoptidi in ispecie sieno frequenti sulle galle che originano, e come molto spesso l'am- piezza della deviazione dalla struttura normale che esse pre- sentano, aumenti col crescere dell'intensità e della persistenza degli stimoli attivi. Tuttavia il caso sopraccennato non è da ritenersi come assolutamente impossibile, poiché non mancano esempii di stimoli sporadici e momentanei, i quali pur tuttavia destano nell'organismo una reazione duratura e persistente. Esito negativo han dato anche le ricerche intese a mettere in luce fungini, Ipactei'ii o mixomiceti parassiti. Ho fatto delle intiere serie di sezioni al microtomo, valendomi dei mezzi tec- nici di colorazione più raccomandati per metterli in evidenza, senz'alcun risultato. La ricerca dei bacterii è qui anche osta- colata dalla presenza di tannociti i cui coaguli assorbono spesso avidamente le materie coloranti, ed assumono un aspetto lina- mente granuloso: ma né le colorazioni al verde di metile, od SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 73 al bleu di metilene ed al violetto di genziana mi hanno dati risultati positivi. ^ Non vi ha dubbio che qua e là, special- mente tra le anfrattuosita delle squame, od alla lor superficie, occorra di tratto in tratto osservare ed anche con una certa frequenza dei filamenti di micelio e dei cumuli di microrga- nismo; ma si tratta certamente, almeno pei primi, di forme sa- profite che si limitano a vivere sui detriti dei tessuti e morti e che non si approfoodano e non intaccano mai le parti viventi. Il tessuto vivo e sano mi è sempre costantemente apparso sgom- bro di parassiti fungosi ed anche dischizomiceti. Si dovrebbe giungere quindi, cosi per via di esclusione, al risultato che la malattia non sia prodotta da cause parassitarie: conclusione che verrebbe anche avvalorata dal fatto che al- cune altre piante della stessa specie conservate durante tutto l'inverno nella medesima serra ed accanto a quella malata non hanno otferto alcun accenno di anomalia. Stando quindi a tali risultati dovremmo concludere che si tratti di una alterazione o mutazione patologica autonoma o spontanea: e nella letteratura non ne mancano esempii. Tut- tavia, prescindendo anche dal fatto che questi termini di alte- razione spontanea, affezione costituzionale, alterato ricambio materiale ecc. ecc. invocati come stimoli morfogenici non hanno molte volte almeno, altro valore all' infuori di dissimulare la nostra ignoranza al riguardo; la complessività delle alterazioni, ed il fatto che le si presentano simultaneamente; ma con fisono- mia differente sui diversi organi della pianta, mi rende esitante ad accettare una tal conclusione come definitiva. Invece ritengo utile ancora un prudente riserbo: giacché se non vennero finora, a quanto pare, trovate in natura sui Pe- largoniiun galle od anomalie del tipo descritto; in altri casi molte alterazioni che stanno per la loro struttura tra gli sco- pazzi ed il cancro,"^ e che quindi hanno molti punti di somi- glianza con queste in discussione, sono state riconosciute come prodotte da bacterii, anche quando l'indagine anatomo-istologica aveva avuto esito negativo. A ciò s'aggiunga che VE. Smith. ^ Confr. Brizi, La Bacteriosi del Sedano. Eend. Accad. Lincei, 1897, p. 232. * G. Smith, N. A. Broavn, C. O. Towsbnd, Crown - gali of Plants its cause and remedy. Washington, 1911, p. 21. 74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE ha prodotti sul Pelargonium zonale (coli' inoculazione del suo Bacterium lumefaciens, isolato dai cancri di pesco) dei tumori che, per quanto meno complessi di quelli or ora descritti, hanno con essi una somiglianza non dubbia. ^ Solo ulteriori ricerche che mi propongo di intraprendere, non appena potrò disporre di materiale più ricco, potranno scio- gliere il dubbio. D. BERTONI-CAMPIDORI. — hk flora di monte CASTELLACCIO E DI iMONTE TORRE. - TERRITORIO DI FAENZA. Da qualche tempo mi occupo della Flora di questi monti, sui quali ho fatto diverse escursioni a scopo di raccogliervi piante. Prima però di menzionare le piante raccolte e studiate, credo di fare cosa utile dare una breve descrizione del circondario di Faenza e dei monti cui io accenno. Il circondario di Faenza si estende dai depressi piani del Lu- ghese alle erte vette dei primi contrafforti dell'Apennino; anzi resta a questi addossato, per cui in complesso si dovrebbe dire che non è pronto a ricevere favorevolmente i benefìci che quo- tidianamente c'invia l'astro centrale in forma di vivificante luce e calore. Le acque piovane, che precipitano dalle numerose coste dei monti e dei colli e che scolano nelle stesse pianure sono rac- colte in vari torrenti che le portano al mare; il Lamone cioè, il Marzeno ed il Senio. Altri scoli naturali si uniscono ai principali corsi d'acqua ora accennati, e questi sono: il Samoggia, l'Albonello edil Rio San Martino nella valle del Marzeno, Rio Sant'Apollinare, la Sintria, Rio Cesteno, Rio Zancorelle per il Senio. Questa regione é molto interessante per i botanici. A Sud- Ovest di Faenza si estende un vasto altipiano, le cui cime so- vrastanti sono: Rontana che si eleva in media m. 481 s. 1. m., Bicocca ra. 355, Paglia m. 307. Questo altipiano profondamente ' G. Smith, esci. 1. e, p. 66, PI. XIV. SBDK OI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 75 solcato da torrentelli dalle acque limpide si solleva di più a Nord-Ovest dove ha il suo punto culminante il Monte Mauro à in. 515 sul 1. m. Le cime principali della valle del Marzeno sono: Pietra Mora ra. 220 s. m., Monte Castellacelo m. 508 s. m., e Monte Torre m. 510 s. m., Torre di Ceparano-Materella e Padarnone ra. 374. Le colline che si estendono lungo le rive di questo fiume sono sabbiose, alternate con declivi argillosi e sottili letti di ghiaie, e strati variamente inclinati e contorti. Abbondano le conchiglie massimamente sul monte Castellacelo ed adiacenze. La flora di questi monti è ricca abbastanza, tenendo calcolo che il terreno é meno fertile di quello in pianura. Boschi di quercie e di castagni coprono i dorsi dei monti ; ma anche questi furono in gran parte devastati dalla mano dell'uomo, dando luogo a colture non molto rimunerative. Data cosi un' idea del circondario t'aentino, intendo di pre- sentare ai colleghi della Società Botanica Italiana uno studio sulla flora di questi monti percorsi un tempo dal Caldesi e dal De Notaris, ^ incominciando, come ho detto, dal Monte Castel- laccio e Monte Torre in valle di Marzeno. Nei boschi e nei luoghi ombrosi. Clematis Vitalba L. Clematis recta L. ThaUctrwn flavum L. Thalictrivm angustifolimn L. Anemone nemorosa L. Anemone Hepatica L. Ranunculus ,neniorosus DO. Helleb07'us viridis L. Helleborus foetidus L. Paeonia peregrina Mi li. Berberis vulgaris L. Chelidoniuin majus L. Amaria officinalis (L.) Scop. Dentaria pinnata Lam. Dentaria bulbifera L. Cistus incanus L. Viola canina L. Viola silvatica Fr. Viola Mrta L. Viola odorata L. Viola QnuUicaulis Jord. Polygala vulgaris L. Sagina subulata Presi Hypericum montanum L. Acer campestre L. Geraniwn sanguineum L. Geranium Robertianum L. Geraniwn rotundifolium L. Cylisus scopar ius Link Borycnium incanum Lois. ^ Caldesi, Florae Faventinae Tentamen, 1880. 76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE Robinia pseudo-Aacia L. Genista tinctoria L. Genista pilosa L. Genista triangularis L. Lathyrus silvester L. Vida nemoralis Pers. Rubus fi'uticosus L. Cormis mascula L. Cornus sanguinea L. Erica arborea L. Erica scopar ia L. Salvia glutinosa L. Ostrya carpinifolia L. Juniperus oxycedrus L. Quercus Cerris L. Quercus Robur L, Calluna vuìgaris L. Digitalis ferruginea L. Colchicum Lemeri Janka Tulipa Oculas-solis St, Ara. Anthoxanthìim villosum Dura. Agropi/rum repens L. Lilium bulbiferuin L. Orchis pyramidalis L. Oì^chis militaris L. ylceras anthropopìiora R. Br. Ophrys apifera Huds. Nei pascoli. Ranunculus velutinus Ten. Ranunculus bulbosus L. Ranunculus neapolitanus Ten. Ranunculus sardous Crantz Ranunculus Ficaria L. Cardamine hirsuta L. Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. Thlaspi perfoliatiim L. Helianthemum procumbens Dun. Helianthemuìn vufgare Graertn. Cistus salvifolius L. Polygala Nicaeensis Risso Polygala flavescens DC. Stetlaria media (L.) Cyr. Cerasiiimi brachypetalum Desp. Malva nicaeensis Ali. Ononis minutissima L. Anthyllis vulneraria f. ?;o^?/- pliylla Koch Trifolium stellaiuìn L. C2ce?' arietinum L, Tur genia latifolia Hoffmn. Leontodon Villarsii Loisl. Hieracium Pilosella L. Ec/iium vulgare L. Echium pusiulatum Sibth. Lithospermum, angusteum, Plench. Cynoglossum pictum Ait. Verbascum Thapsus L. Thymus Serpyllum L. Staci tys germanica L. Globularia vuìgaris !.. Genista sericea Wulf. Medicago sativa L. Medicago prostr^ata Jacq. Medicago scatenata Mill. Aristolochia rotunda L. Caruììi Carvi L. Knautia arvensis Coult, Carlina vuìgaris L. Carlina nigrescens Forman. Chrysaniheìnum Leucanthe- mum L, Filago germanica L. Filago canescens Jord. Filago virescens Pari. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 77 Calendula officinaUs L. Crepis foetida L. Verbascìim Lychnitis L. Stipa pennata L. Festuca vulgaris Koch Agrostis Spica-venii L. Agrostis interrupia L. Poa pratensis L. Bromus erectus Huds. Orchis ìniacta Lk. Anthoxanthum nanum Guss. OrcMs Morto L. Presso i ruderi dell'antico Castello. Calamintlia Acinos Benth. Trinia glauca Rchb. Centranthus ruher L. Carlina planifoìia Schur Helm.inthia ecliioides L. Ajuga reptans L. Ficus Capri ficus Risso Avena fatua L. Erysimum lanceolatwn R.Br Arabis Jm-suta (L.) Scop. Aràbis sagitiala DO. Lepidium graminifolium L. Lepidium campestre L. Alsine tenuifolia Crantz Tanica saxifraga (L.) Scop. Hyosciaìuus nìger L. Nei luoghi Papaver duMum L. Mattatola incana {!,.) R. Br. Lepidium latifolium, L. Hatchinsia petraea R. Br. Arenaria serpyllifolia L. Cerastiutn glutinoswn Fries i?t«to graveolens Desf. Psoralea bituminosa L. Hippocrepis comosa L. Trigonella Foenum-graecum L aridi e rupi. Xerantìiemum cylindraceam Sibth. Plantago Cynops L. Carwn carvifolium DC. Odontites serotino. Dum. Ajuga Chamaepitys Sclireb. Rumex Acetosella L. Miliimi multiftorwìn Cav. Sesleria coerulea Ard. Spartium junceum L. Nei luoghi Adonis autwnnalis L. Ranunculas arvensis L. Ranunculus Ficaria L. Nigella damascena L. JDelphiniimi Consolida L. Papa ver Rhoeas L. Papaver hybridum L. Fumaria officinalis L. Agrostemma Githago L. Hedysarimi coronar ium L. Lathyriis satimis L. coltivati. Melampyrum arvense L. Lamium amplexicaule L. Clirozophora tinctoria A. Juss. Coriandrum sativum L. Plumbago europaea L. Setaria glauca P. B. Setaria viridis P. B. Setaria verticillata P. B. Psilurus aristatus Duv. Jouve Lolium temulentum L. 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE Presso la chiesa di Pietra Mora. Sisymbrium officinale (L.) Scop. Cardaw.ine impatiens L. Braba verna L. Capsella bursa-pastoris L. Capparis rupestris L. Alsine arvalica Guss. Crepis gracìlis Marchesetti Amarani'iis deflexus L. Nei luoghi umidi o presso i corsi d'acqua. Ranunculus parviflorus L. Rantmculus sceleratus L. Barbarea vitlgaris R. Br. Barbarea bracteosa Guss. Nasiurtium officinale R. Br. Scrophularia nodosa L. Veronica Anagallis L. Mentila aquatica L. Valeriana exaitata Mik. Chenopodium Vulvaria L. Polygonum neglectum Bess. Alopecurus bulbosus L. Alopecurus geniculatits L. Melilotus altissìmus Thuill. Adoxa Moschatellina L. Lonicera Etnisca Savi Galium aristatum L. Galiwn constrictum Chaub. Tanxarix gallica L. Juncus obtusiflorus Ehrh, Juncus articulatus L. Juncus lamprocarpus L. Juncus bufònius L. Cyperus longus L. Heleocliaris palustris L. Zanichellia palustris Ij. Melilotus albus Desr. P. BOLZON. — UNA SINGOLARE STAZIONE DI PIANTE XERÒTERMICHE IN VALLE D'AOSTA. È noto che la Valle d'Aosta ricovera parecchi elementi xero- fili mediterranei o steppici e si é prestata, da epoca certamente non anteriore alla postglaciale, all'accantonamento di specie endemiche o che non si trovano altrove in Italia. È noto pure che tali colonie xerotermiche sono rappresentate anche in Val di Busa, dotata di clima molto simile, e anche in altre vallate alpine specialmente in vicinanza dei grandi laghi subalpini (cfr. Fiori, Flora analit. d'Italia, voi. I). Nuovi dati floristici da me raccolti in Valle d'Aosta concor- rono ad illustrare tali idee. Il versante settentrionale del tratto di valle compreso fra Quart e Sarre è la zona che si trova nelle condizioni di clima SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL Vó APRILE 79 forse migliori di tutto il resto dell'alta valle per albergare piante xerofile e termoQle. Di fatti : esso è orientato da ovest ad est e quindi nelle condizioni migliori d'insolazione; gli sovra- stano monti elevati (ra. BFalère, ecca di Viou, e in fondo alla Val Polline il gigantesco Gran Corabiii che sorpassa i 4000 m.) che lo proteggono dai venti di settentrione; corrisponde ad un tratto di valle più largo di tutto il resto, il che gli permette un notevole periodo d' insolazione anche nelle giornate inver- nali; scendendo esso molto rapido sul fondo della valle, i raggi solari gli arrivano perpendicolarmente anche d'inverno; è in- teramente spoglio di boschi, coltivato in buona parte a vigne tenute a secco, mondate dall'erba e divise in piccoli appezza- menti fortemente inclinati e sostenuti da un dedalo di muriccioli. Per tutto ciò la scarsa acqua piovana scorre rapidauìente al basso e soltanto una minima parte viene assorbita dal terreno (per giunta a substrato di rocce silicee, per cui argilloso e impermeabile) che resta cosi in continuo stato di secchezza ; la neve inoltre venendo fusa con estrema rapidità lo difende ben poco dall'insolazione invernale tanto intensa. Alla fine dell'in- verno, r intenso calore diurno fa germogliare precocemente talune piante, ma, subentrando il freddo intenso della notte, ne risultano forme a sviluppo precoce e anormale. Per ciò tale versante si trova in condizioni di clima che ricordano, fatte le debile proporzioni, quelle dei deserti africani in cui ad un' altissima temperatura diurna subentra un forte raffreddamento notturno. E appunto in tale stazione che ha potuto diffondersi la Kochm prostituta Schrad.; pianta di tipo prettamente steppico e xero- termico che cresce anche nella Francia meridionale, nella Spagna e nell'Africa settentrionale e manca nel resto d'Italia. S'abbar- bica al piede dei muriccioli, fra le rupi silicee o nei tratti arenosi in forte pendio, aridi e soleggiati; s'incontra nei pendii imme- diatamente sovrastanti ad Aosta, sopra S."' Martin, Chezalez, Sarre e in grossi cespi nei pendii alla Torretta. Tale pianta è dunque lo specchio fedele del clima speciale della zona in cui é rimasta accantonata, mancando essa nel resto d'Italia. In tale stazione, che chiameremo della Kochia pr^ostrata, ho notato specie xerofile e termofile diffuse in molte stazioni simili Bull, della Soc. boi. Hai. 6 80 SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE o diffuse specialmente nella Riviera Ligure, in Valle di Susa o in altre valli vicine ai grandi laghi subalpini ; specie anche di altre stazioni che addattatesi a vivere in un ambiente tanto spe- ciale, diedero origine a delle singolari variazioni xerofile di cui alcune descritte dagli autori, altre nuove che qui descriverò. Queste ultime sono tutte annue, si sviluppano molto precoce- mente (Febbraio e Marzo), fioriscono e fruttificano con estrema rapidità, per cui non oltre l'Aprile, esaurite le funzioni, sono già disseccate e scomparse. Questa precocità e rapidità di sviluppo unita all' estrema sec- chezza del suolo e ai forti sbalzi di temperatura fra il giorno e la notte ha dato origine a forme microflte in cui sono ridotti ai minimi termini gli organi riproduttivi e vegetativi. Un fatto simile avviene nello sviluppo delle piante annue delle stazioni mediterranee (la microflora mediterranea del Soìnmier). Ecco pertanto le forme xerofile o termofile da me osservate nella stazione della Kochia prostrata, cioè nel versante setten- trionale della conca d'Aosta: 1. CheUanihes fragrans (L.) W. et B. Nella valletta d'erosione sovrastante alla cascata di Siloe vicino ad Aosta, a m. 700 circa nelle fessure delle rupi silicee perfettamente al riparo dal vento e soleggiate. L'ho vista quivi colle fruttificazioni nell'Aprile 1911 e anche nel Marzo di quest'anno. È pianta termofila nota, nell'Alta Italia, delle rupi marit- time in Liguria, della Val di Susa e della Val Sesia a Ci- viasco e pare anche del Canton Ticino (Cfr. Fiori, 1. e, voi. I e IV). 2. Muscari comosum (L.) Mill. j3 Holzmanni Boiss. in Rouy, FI. de- France ? Nella stessa località della precedente in luoghi erbosi, parecchie piante in fiore nella seconda metà del Marzo 1912. Specie nota, nell' Alta Italia, soltanto del- l'Istria e dei pressi di Vicenza (cfr. Fiori, o. e). ' 3. Alsine tenuifoUa (L.) Craniz j3 arvatica (Guss.) b. viscosa {Schreb.jf. luiiiiiua mihì, caule lungo 1-2 ceniim. apan- ^ Nel rivedere le bozze devo aggiungere clie, avendo rivisto tale forma nella stessa località in stagione più inoltrata (metà di Aprile), dubito cbe debba interpretarsi come uua forma magra e appunto xerofìla della a. typicum. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 81 nocchia contratta subcorirribi forme. Nei campi arenosi so- vrastanti ad Aosta verso Arpuille a circa 1000 ra. 4. Holosteuìn umbellattim L. b. gtutùiosuin (Fisch. et Mey.) f, praecox mihì, caule unico, lungo circa 1-2 cenfim. portante 1-2 paia di foglie, ad ombrella i-S-flora. Nelle alture sovrastanti ad Aosta sotto Arpuille fino a 700-800 m., Febbraio e Marzo fl. et fr. La a. glabrwn 0. Kuntze in Valle d'Aosta non l'ho mai incontrata. 5. Silene conica L. b. g-lanclulosa Calci. Luoghi arenosi aprichi fra Pont d'Ael e Villeneuve lungo la mulattiera. — f. uniflora mìhì, caule più basso, 1-floro. A Champ- long sopra Villeneuve. — Notevole che questa specie in Piemonte é nota soltanto di Val d'Aosta e Val di Susa (cfr. Fiori, 1. e). Nel Vaccari^ figura di Val d'Aosta ma soltanto come tipo, 6. Arabis Thaliana L. b. pusilla E. Petit. Luoghi arenosi so- pra S."* Christophe, 2 Aprile 1911, fl. et fr. 7. Sisymbrium Sophia L. b. densìflorum Lang*. m Rouy et Fouc, Fl. de France. Luoghi arenosi, aprichi lungo la strada nazionale fra Sarre e S."* Pierre, 30 Marzo 1911, fl. et fr. — Forma non ancora registrata nelle Flore Italiane. 8. Cardamìne hirsuta L. var. unìcaulis O. E. Schultz ex Fiori, 1. e, voi. IV. Luoghi aprichi sopra Quart, 2 Apri- le 1911 fl. Forma nota specialmente della reg. nfediterranea (cfr. Fiori, o. e. IV). 9. Isatis tinctoria L. a typica. Qua e là in tutto il versante ; e. oxycarpa (Jord.) lungo la strada del Gran S. Ber- nardo, 12 Maggio 1911 fl. et fr. Forma non registrata nel Vaccari, op. cit. 10. Draba verna L. y. typica b. minima mihi, caule filiforme lungo circa 1 centim., 1-3 fioro, fg. lunghe 1-2 nvm. Luoghi arenosi sopra S.°' Christophe, 30 Febbraio 1911 fl. ' et fr. 11. Hutchinsia petraea R. Br. b. nana Rouy et Fouc. in Fl. de France. Sopra S."* Martin, 1 Aprile 1911 fl.; anche presso Introd lungo la strada di Rhèmes, 3 Aprile 1911 fl. et fr. Forme non registrate nelle Flore Italiane. * Catalogne raùonné des plantes vasculaires de la Vallèe d'Aoste. Voi. I. 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 12. Capsella Bursa-pastoris (L.) Moench a typica b. ruderalis {Jord.) f. nana mìliì, caule allo 5 centim., fg. inferiori pennalifide. Luoghi arenosi lungo i viottoli a nord d'Aosta, 23 Marzo 1911 fl. et fr. — e. integrifolìa DC. f. minima mibi caule filiforme ridotto a 3-5 centim., paucifloro. Luoghi arenosi a nord d'Aosta, 1 Aprile 1911 fl. et fr. 13. Thlaspi perfoliatum L. to. praecox milii^ caule semplice fUiforme o quasi, ridotto a 4-8 centim,., racemo 1-pauci- floro, fg. cauline 2-3 intere, siliqueita a logge per lo più 2-sperìne. Luoghi arenosi sopra S."' Martin, 1 Aprile 1911 fl. et. fr. 14. Ononis pusilla L. Luoghi aridi, aprichi a nord d'Aosta e di Sarre. Notevole che in Friuli, secondo il Gortani, è propria soltanto della reg. mediterranea. 15. Melilotus offtcinalis {L.) Lam. p. p. a. Petitpierreana (W.) b. Vatkeana O. E. Scliiiltz ex Fiori, 1. e. Margini arenosi della strada del Gran S. Bernardo presso Aosta al Serì^aglione, 6 Novembre 1910 fl. et fr. Nota in Italia sol- tanto del Trentino in vai Fersina (cfr. Fiori, 1. e). 16. Colutea arborescens L. Nelle alture di tutto il versante, comune. 17. Mijosoiis arvensis (L.) Lam. a. strida {Lh.). Luoghi are- nosi sopra Arpuille verso Aosta, 20 Maggio 1911 fl. et fr.; a Porossan 27 aprile 1911 fl. et fr. 18. Verotiica didyma L. I>. pusilla mìlil^ caule ridotto a 1-2 centim. 1-paucifloro. Luoghi arenosi lungo i viottoli a nord d'Aosta, 23 Marzo 1911 fl. et fr. 19. Veronica liederaefolia L. b. praecox mibi, caule sem- plice, sul) filiforme, 1-paucifloro, lungo 1-5 centim., fg. mi- nute, intere o appena dentate. Terreno sassoso, aprico ed asciutto a nord d' Aosta, 14 Marzo 1911 fl. et fr. 20. Xeranthemum inapertum W. Luoghi aridi, aprichi e sas- sosi delle alture a nord d' Aosta. * * * Ho avuto campo di riscontrare specie o variazioni xeroter- miche anche nei valloni secondari, dove però le mie ricerche sono state limitate: SEDE DI F7RENZE - ADUNANZA DEL 13 AVEILE 83 Valsavaranche. 21. Polypodiwn vulgare L. &. rohmdaium Milde f. puiuiluin mitìi, foglie ridotte a 2,5-5 centim. Nelle fessure delle rupi silicee fra Maisonasse e Pont (m. 1550 circa, 3 Giugno 1911 fr.). È forma gemella alla &. pumilum Hausm. della j3 serratum W. 22. Rumex Acetosella L. b. g^rucìlì§ Meiss. Luoghi arenosi lungo la strada presso Valsavaranche capoluogo. Valle di Cogne. 23. Asphodelus albus Miti. Nei dirupi verso il colle del Drink strapiombanti sul ponte di Sinajet non lungi da Vieyes. 24. Lychnis Flos-Jovis (L.) Besv. Nella stessa località della precedente. Splendido tipo xerofllo il cui fitto indumento tomentoso e bianco serve mirabilmente di protezione contro la soverchia insolazione e la traspirazione. È nota di poche località Valdostane. 25. Silene Fa//esm Z. Nella stessa località della precedente; fra Valnontey e il R. Accampamento del Lauson. 26. Thalictrum aquilaegifolimn L. t>. alpestre Rickli ex Oheiievard. Nella stessa stazione e località del Lychnis Flos-Jovis. Era nota in Italia soltanto del Canton Ticino (cfr. Fiori 1. e. voi. IV). 27. Astragalus excapus L. Nelle stesse località della Silene Vanesia L. 28. Astragalus sempervirens Lam. Sopra Valnontey al prin- cipio della salita al R. Accampamento del Lauson. 29. Taraxacum ^eyf^a^Mmi)C.l).erithrosperiiiuiii(Aiidrz.) Da Valnontey al R. Accampamento del Lauson. Forma non registrata nel Vaccari, in op. cit. Riferisco infine di alcune piante notevoli da me raccolte in Val d'Aosta e che non rientrano nelle suesposte categorie. 84: SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 30. Asplenium Adiantum-nigrum L. a. lancifolium Heufl. f. argeiiteiiin iniliì, lobis foUorum supeì^ne ad margi- nem late albo-argenteis. Fra le rupi silicee presso Poros- san sopra Aosta, m. 800 circa, 27 febbraio 1911 fr. 31. Narcissus poèticus L. a typicus fi radiiflorus (Salìsb.)- Nella Sierra d'Ivrea ad Andrate sopra Borgofranco col tipo, 6 maggio 1911 fi. Non registrato ancora del Piemonte (legit prof. RaUeìn). 32. Cerastium trlgijnum Vili. to. tetragyniini \y\ì\\\^ fiori con 4 stili e capsule con 8 denti. Valsavaranche, da Pont a Croce di Roley fra le rupi silicee, circa m. 2400, 14 luglio 1911 fl. et fr. 33. Viola calcarata L. b. grandiflora (LO- Sopra Aosta fra i prati di Samolè e il Segnale Sismonda a circa 2200 m. Forma non registrata in Vaccari o. e. — e. Zoysii ('lFi. candlcans (Crantz). Fra Aosta e il Serraglione lungo le acque che fiancheggiano i viot- toli, 17 ottobre 1911 fi. 52. Lonicera Xylosteum L. b. elliptica Beck in Rouy, FI. de France. Luoghi ombrosi in valle del Bouthier presso Aosta, 13 maggio 1911 fi. Forma umbrofìla latifolia, non registrata nelle Flore Italiane. 53. Ceniaurea Cyanus L. s humilis Goir. Presso Pré S.''' Di- dier lungo lo stradale, 10 ottobre 1910 fi. et fr.; variazione serotina e ruderale. L. NICOTRA. — RAPPORTI FLORISTICI AFROITALIANL Tali rapporti, espressi sommariamente col titolo di flor^a medilerranea, vogliono essere sempre più minuziosamente rile- vati, perché sempre meno imperfetta idea se ne abbia, e final- mente si possano contemplare nella origine loro. Mi piace adunque di fermarmivi alquanto, schiarendo meglio quel che trovomi d'averne detto testé in uno scritto edito da questa Società botanica. La partecipazione dell'Africa al possedimento di piante ibe- riche e italiane è frequente; ma, laddove é uguale la quota, che l'esprime nell'un caso e nell'altro, é maggiore quella, che esprime l'entità di tal partecipazione, se trattasi di specie esclu- sivamente iberiche fra le europee, di quella, che l'esprime, se trattasi di specie esclusivamente italiane. La ragione di tal diversità parmi doversi vedere tanto nel frazionamento, anzi nella quasi assoluta scomparsa d' un continente afroitaliano, e nella sommersione del Sahara, quanto nella maggior conve- nienza fra la natura delle stazioni vegetali iberiche ed africane; per la quale una continuità troviamo di steppe con flora alofìtica SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 13 APRILE 87 dalla penisola occidentale del Mediterraneo all'Africa, come dalle Canarie all'Afghanistan. Queste condizioni geografiche sono state più efficaci delle correnti, che, partite dall'Africa centrale, abbiano apportate piante in Europa, passando per l'Arabia e pel Sinai, e che siansi invocate a spiegare quasi da sole i rapporti floristici afroeuropei. Sedotti dalla potenza della propagazione dei vegetali, sia per maniera longinqua, sia per maniera propinqua (de proche en proche), anno alcuni tolto persino ogni valore allo stato originario della distribuzione fito- geografica; e, facendosi arma di quella potenza, anno voluto infirmare le induzioni sorgenti spontaneamente dalla paleogeo- grafia. Cosi trovano superfluo l' ammettere quel continente afroitaliano, e giudicano valga contro tale ammessione l'esi- stenza di quaternario marino sui pilastri rimasti quali residui di esso ; come se un sollevamento recente escluda ogni pregresso abbassamento, ovvero basti ad annullare tutte le prove, che confortano concordemente queir ammessione. Eloquentissima è intanto la presenza su uno di quei pilastri d'un genere africano, ignoto all'altra Europa, e scoperto poi in Africa, rappresentato dalla stessa specie;' e molto probabile il futuro rinvenimento in Africa di altre piante, che, come quest'asclepiadea, si credano prima europee, e propriamente endemiche dell'estremità penin- sulare italiana, o della Sicilia, o della Sardegna, o delle isolette sparse nel mare siculafricano. Numerosissime poi sono le forme vegetali notabili in queste terre subafricane, legate geografica- mente solo a località africane od orientali : esse depongono a favore di quell'ammessione, e ci fanno cosi risalire dalla pre- sente loro disgiunzione alla passata continuità dell'areale altra volta da loro occupato. ^ Ne troviamo di appartenenti a generi * Parlo della Stapelia europaea Gss., che mi fa ricordare di quel Celastrus spaguuolo, già detto europaeus da Boissier, ed indi trovato nelle Canarie e nel Senegal. * Gli esempii da me recati, nella Statistica e nello scritto sopra indicato, non arrivano a dare idea dell'intiera somma di cotali piante, che sorpassano di assai la centuria, e rientrano in parte in quella delle specie mediterranee disgiunte. Spero mi sarà dato qualche volta di occuparmene meno imperfettamente che da me si possa fare. 88 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE monotipi rappresentati da specie disgiunte (Pteranthus, Aizoon, Pentapera, Fontanesìa, Tricholaena, Pennisetum, Dactijlocte- nimn, Trìplachne, Chaetaria, Castellia) ; ovvero rappresentati da specie sparsa in buona parte del Mediterraneo (Carrichtera, Achyranthes, Glinus, Cucumis, Putoria, Cynomorium, Fa- gonia, Thelysia, Aloe), o anche a qualcuno proprio di esse terre (Lonas). Finalmente non è da trascurare il fatto dell'esi- stenza di forme endemiche all' una o all' altra delle predette località italiane australiori, e sistematicamente affinissirae a tipi esistenti in Africa: cosi dicasi della Stipa Calatajeronensis Tin. verso il tipo barbata Dsf., del Polygonum Gussonii Tod. verso il tipo herniarioides Del., del P. controiiersum Gss. verso il tipo equisetiforme Spr., di qualche Calendula, della Vida se- guentiae Huet verso il tipo sicula Qis^.,à&\ Ranunculns rupe- stris Gss. verso il tipo spicatus Dsf., e di altre ancora. Non parlo delle forme congeneri accantonate in esse località, men- tre le altre congeneri non son molte nella flora d'Italia, ciò che riesce assai toccante davvero: si ricordino le Urginea, le Scilla, i Muscari, le Lìplotaxis, gli Eryngium, 1 Baucus, le Valerianella, i Picridium, 1 Rhus, i Lupinus, le Ononis. Si é voluto dare gran peso alla regola della ragion diretta fra l'affinità floristica e la prossimità delle terre paragonate; sicché si è rimasti poi delusi nel vedere Linosa più ricca di Lampedusa per elementi africani. Ma, laddove la seconda delle due isolette é uno dei pilastri summemorati, la prima é una creazione vulcanica, giacendo con Pantelleria nella scissura parallela al lato SO. della Sicilia, e prolungantesi in Sardegna nel Campidano, Nessuna meraviglia, adunque, che Linosa abbia, come altre isole vulcaniche, offerto libero campo all'immigra- zione di piante, fra cui certo à dovuto prevalere il contributo africano, stante la direzione dei venti, che sogliono dominare in quei paraggi. Quel che urge tener presente in tali indagini è la costanza della sede angusta occupata da un gran numero delle piante qui considerate, non ostante l'enorme attività del- l'agenzia dispersiva, onde si vuole esagerare la portata, e si è tratti ad esagerare, quando non si guardano i fatti tutti quanti. E vero, che talora è una stazione privilegiata la causa d'un imperturbato accantonamento eccessivo ; una stazione, dove ripara ad es. una termofila, altrimenti condannata all'estinzione SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 89 (tal dee dirsi del Cijperus polijstachyos Rottb.) ; ma tante altre volte la stazione propizia non manca, e la pianta, non che mostrarsi incapace di viaggiare da un'isoletta all'altra, mostrasi incapace di guadagnarla in ogni congrua stazione : essa difet- terà di poteri diffusivi adunque, e gli agenti esterni rimangono inutilizzati. È questa un' istanza di semplice osservazione, che non deve trascurarsi di allegare accanto ai risultati dell'in- chiesta sperimentale, onde oggi può andare altiera d' essere servita la biologia della disseminazione; ma è da tale inchiesta, che possiamo aspettarci di sapere, se l'eccessivo accantonamento dipenda da impotenza a superare una viva lotta per l'esistenza, ovvero da impotenza di disseminarsi dentro un'area estesa. La predetta continuità di vegetazione steppica dovette intanto aver luogo in età assai remota, e l'ebbe sul continente afroita- liano scomparso. Tuttora si conservano le tracce dell'una, come se ne conservano quelle dell'altro, segnatamente pei gruppi meglio caratteristici di alofite (ficoidee, salsolacee, Cijnomo- rium, Statice). Per conseguenza fra le rare salsolacee italiane non è significante per tale rispetto la presenza dei generi Cycloloma e Teloxys, che sono evidentemente d' importazione prossima; ma bensì quella d'una varietà notabile di Halocne- mum strohilaceuTn, che à sede in Sicilia e in Sardegna ; quella àeW Halopeplis amplexicaulis, che l'à in Sicilia e nell'estremo sud dell'Italia peninsulare; quella della Salsola oppositifolia, che vive in Lampedusa, della vermiculata, che in Sicilia e in Sardegna offre magari una varietà spagnuola (S. microphylla Cav.), e nella prima di esse due isole un'endemica {S. agri- gentina Gss.). Queste specie sono tutte africane : qualcuna è delle Canarie altresì, del deserto libico, quasi tutte abitano l'Egitto. Parecchie Statice trovansi in simili condizioni geo- gralicosistematiche (S. tnonoiJetala, sinuata, drepanensis, psi- loclacla, intermedia, aWida, panormitana, ditbia, pygmea, re- Uculaia, cossyrensis, ferulacea). Non vedo perciò ragione ad escludere la Sicilia da una diretta comunicazione con l'Africa, includendovisi intanto la Sardegna, ciò che fa il Viviani; il quale ammette una comunicazione bensì fra Costantina e Sar- degna, come fra Libia e Grecia, fra Algeria e Spagna, ammet- tendo poi solo un'indiretta comunicazione della Sicilia col con- tinente africano per via della Grecia. Ma egli non aveva sentore 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE della geografla mediterranea del mioplioceno ; le prove della quale collimano con l'esistenza dei resti d' una paleoflora, che a quel tempo dovette trovarsi nel pieno suo sviluppo. ^ Roma, aprile 1912. A. F. PAVOLINI. — L'ECIDIO della Puccini a fusca RELHAN. Nel suo studio biologico sui funghi " Vuillemin descrisse le ecidiospore della Paccinia fasca che si trovano frequentemente sulle foglie di varie specie di Anemone; egli tuttavia non os- servò il fatto della binucleazione e solo Sappin-Trouffy, nelle sue ricerche sulle Uredinee, '^ descrisse brevemente l'ecidio di questa specie, notando i due nuclei della ecidiospora. Nel suo lavoro le descrizioni più minute e accurate dello sviluppo del- l' ecidio riguardano però la Piiccinia graminis e non mi é sem- brato inutile aggiungere alle sue queste mie osservazioni sullo sviluppo dell'ecidio della Piiccìnia fusca. I preparati proven- gono da materiale raccolto nella scorsa primavera sulle foglie di Anemone hortensis e fissato in alcool acetico. I pezzi, ta- gliati al microtomo, furono colorati con ematossilina. L'ecidio della P. fusca Relhan somiglia esteriormente a quello AeW Uv'omyces Dactylidis Otth. già descritto in una precedente nota. ■* Come questo, ha forma più o meno tondeggiante e rompe lo strato epidermico solo quando si stanno per formare le cel- lule madri delle ecidiospore. Dalle ife miceliche si staccano, con una regolarità assoluta, le file verticali e parallele delle cellule uninucleate, dapprima * Conforta questo modo di vedere la presenza di salsolacee nel mioceno, e di loro prime vestigia nell' eoceno. Non posso intanto convenire col Bunge nel credere primogenite fra le salsolacee le salicorniee, trovandosi in queste ultime, meglio che una semplicità, una semplicizzazione. ' Vuillemin, Etudes biologiques sur les Champignons ^ p. 4. 3 Sappin-Trouffy, Becherches liìstologiques sur la famille des Uré- dinées (Le Botaniste, S.éme Sér., 1896, p. 113). * Sullo sviluppo delV Uromyces Dactylidis Otth. (Bull. Soc. bot, ital., Giugno, 1910). , SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 91 strette e sottili, poi, nell'atto della biuucleazione, più larghe e infine a sezione nettamente poligonale. Ho rivolto naturalmente r attenzione al momento in cui le cellule diventano binucleate e dall' esame di molti preparati ho potuto constatare lo stesso fenomeno osservato neWU. Daciylidis. Xnzitutio la formazione delle cellule intercalari è pressoché nulla e le cellule sono tutte egualmente fertili, però non sono infrequenti le cellule adulte fornite di un solo nucleo ed è lecito supporre che questa for- mazione abortiva dipenda soprattutto dalla posizione relativa di tali cellule rispetto alle altre vicine. Infatti le file delle cel- lule inferiori sono sempre in maggior numero di quelle supe- riori, le quali, al momento dell' accrescimento in spessore, si vengono a toccare, mentre le altre poste più in basso conser- vano sempre una certa distanza tra loro. E durante quest'av- vicinamento ho potuto osservare la solita migrazione dei nuclei mentre la membrana divisoria si riassorbe e le due cellule si fondono in una cellula unica, conservando però sempre l'auto- nomia dei loro nuclei. Se quindi una cellula resta staccata dalie altre, tale migrazione non può avvenire e il nucleo resta isolato. Dall'esame di molti ecidi giovani e non solo di quelli della Paccinìa fitsca dell'Anemone, ma anche di altri ecidi sulle foglie di Viola e di Clemaiìs hortensis risulta che nel periodo formativo dell'ecidio, quando esso non è ancora riuscito a rompere lo strato epidermico sovrastante, nessuna ifa appare binucleata; ed é più esatto chiamare queste cellule basali dell' ecidio col nome di ife, perché appaiono sempre con la forma allungata caratteri- stica degli elementi miceliari; solo in uno stadio più avanzato, quando comincia a formarsi lo strato corticale dello pseudope- ridio e l'ecidio assume una forma più ovale, solo allora queste ife danno origine alle cellule le quali si dispongono subito, come ho notato, in file parallele. Invece la formazione delle ecidiospore dalle cellule madri binucleate avviene senza transazione di sorta e la cellula bi- nucleata si circonda subito di una membrana più spessa e più resistente mentre il protoplasma si addensa intorno ai nuclei. L' ecidiospora cosi formata si stacca dalle cellule vicine ed è libera di uscire dall' apertura dell' ecidio. Questi sono i fenomeni accessori che precedono e seguono la binucleazione e il processo di questa somiglia, in massima, a 92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE quello descritto neWU. Dacii/lidis. Però sarà utile per uno studio comparativo dello sviluppo dell' ecidio nelle varie specie di Ure- dinee accennare ad altri fatti degni di nota che ho potuto os- servare in questa forma. Anzitutto i nuclei appaiono fortemente areplati, cosi che il nucleolo spicca in modo assai chiaro nel centro della massa nucleare la quale è circondata all' esterno da fini granulazioni protoplasmatiche; si riesce cosi meglio che nell'ecidio di U. Dacty- lidis a determinare le cellule binucleate e quelle altre, non infre- quenti, uninucleate 0 plurinucleate. Non si può però osservare, come è già stato notato da altri autori, nessuna forma di feno- meni cariocinetici propriamente detti o almeno di forme che preludano alla cariocinesi; il reticolo nucleare non è visibile, il che farebbe credere appunto che la bipartizione del nucleo, almeno in via normale, fosse da escludersi. I nuclei conservano in generale una certa distanza fra loro e la loro posizione nella cellula non é determinata, inquantochè si trovano indifferentemente uno accanto all'altro o uno sopra l'altro rispetto all'asse dell'ecidio. Però, in ambedue questi casi ho potuto osservare alcune lievi depressioni nella membrana cellulare, in corrispondenza dell'asse dei due nuclei, il che po- trebbe provare che la migrazione del nucleo è avvenuta in quella direzione. Quindi la posizione dei nuclei, pur non avendo nessun significato anatomico o fisiologico, potrebbe confermare quella migrazione nucleare alla quale avevo già accennato nella mia nota precedente. Lo studio delle ife basali fertili riesce tutt' altro che agevole perché anche nei preparati migliori, il contenuto di queste ife appare uniformemente colorato e si riesce appena a distinguere il nucleo. Queste ife appaiono in parte sovrapposte e la fusione di alcune di esse si può solo osservare negli stadi superiori, quando tutte le file tendono ad avvicinarsi. Sta di fatto però che negli ecidi della P. fasca e tutte le cellule provenienti dalle ife basali hanno la stessa struttura anatomica. Gli ecidi sviluppati sulle foglie dell' Eranthis appartengono pure alla Paccinia fusca e presentano gli stessi caratteri di quelli deW Anemone; anche su queste foglie gli ecidi e gli sper- raogonì sono sparsi senza ordine tanto sulla pagina superiore come su quella inferiore. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 APRILE 93 In quanto agli spermogonì essi si formano nello strato epi- dermico e sporgono al di sopra delle cellule epidermiche in forma di un tronco di cono a basi assai larghe. I tubi dello spermogonio sono tutti paralleli e uguali di lunghezza, cosi che la cavità superiore che contiene gli spermazì è tanto larga quanto é largo lo spermogonio stesso. Ogni tubo, nel cui interno si vede molto distintamente il nucleo, forma alla sommità nu- merosi spermazì che restano fortemente colorati dall'eraatossi- lina e sembra perciò che il nucleo dello spermazio occupi quasi tutto il lume cellulare. Sarebbe interessante completare lo studio comparativo sullo sviluppo degli ecidi descrivendo la formazione delle cellule madri delie ecidiospore in altri generi di Uredinee, come ad es., per non citare che i più comuni e i più conosciuti, nei generi Gymnosporangium, Pliragmidium, Coleosporìum, Melamp- sora ecc. Solo quando si sarà raccolto un abbondante materiale si potrà, con un lavoro sintetico, lumeggiare più ampiamente questo interessante capitolo della sessualità nei funghi superiori. Dopo di che la seduta è tolta. ^'I SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE SEDE DI NAPOLI. ADUNANZA DEL 5 APRILE 1912. Presidenza del Prof. F. Cavara. Aperta la seduta, il Presidente dà la parola al socio prof. Achille Tkrracciano, il quale riassume le sue osservazioni, su « La flora dell'isola di Asinara » che vedranno in extenso la luce nel « Nuovo Giornale botanico italiano ». L'Autore dimostra che la flora, della quale oggi è ricoperta quell'importante isola della Sardegna setten- trionale, deve considerarsi come un avanzo di quella del massiccio, montuoso gallurese, e più propriamente del Monte Limbara, con cui un tempo era congiunta. Il microfillismo ed il nanismo ne ca- ratterizzano le entità più antiche insieme con una spiccata disso- ciazione di habitat da Nord a Sud ; queste note morfologiche sono appena visibili nelle forme di più recente acquisizione, e nulla nelle recentissime. Data la quasi uniforme mineralizzazione e concentra- zione delle soluzioni saline del substrato, mancano formazioni ed associazioni nel vero senso geobotanico, anzi per alcune si riscontra una profonda inversione di quanto avviene nella vicina Sardegna. Per le invadenti colture da oltre un trentennio, la flora aborigena si va di mano in mano accantonando nelle rupi delle catene mon- tuose, mentre alcune "forme, già raccolte dal Moris poco meno di un secolo addietro, mancano oggi del tutto ed altre appaiono deiDaupe- rate e ridotte in habitat ristrettissimi. L'Autore, delle 600 specie circa trovate nell'isola, ha riscontrato 32 varietà o forme nuove, e 41 entità o rarissime o nuove per la Sardegna settentrionale. Il socio Ing. M. Guadagno dà lettura della seguente nota : M. GUADAGNO. — a proposito di due specie di FELCI DA ESCLUDERSI DALLA FLORA NAPOLETANA. Nel Bollettino dell'Orto Botanico di Palermo (voi. V, pag. 103, a. 1906) il prof. G. E. Mattei scrisse di aver ricevuto dal prof. L. Marcello V Asplenìum palmatum Lam., come raccolto « nelle arcate esterne del convento dei Cappuccini a Cava dei Tirreni ». Già il Tenore aveva indicato della medesima località lo Sco- SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE 95 lopendrium Hemionitis Sw. var. j3 « Foliis multifidis » ^ ed infatti il Mattei, nella sua nota, riferendosi alla felce di Cava, dice : « Questa felce fu ritenuta fin qiii loer Scolopendrium Hemionitis. Con tal nome fu indicata da Tenore nella Flora Nap. voi. V, p. 307 (a. 1836), e da Bertoloni. FI. it. Crypt. a. 1858, p. 85. Invece è Asplenium palmatum Lam. ». Ora, V Asplenium palmatum Lam. è una ben rara felce, tro- vata, in Europa, fin oggi, con certezza solo nel Portogallo (Sierra de Cintra ^) ed indicata dal Cavanilles ^ per la Spagna meridio- nale; ma il Willkoram ^ la cita sulla fede del Cavanilles sog- giungendo di non averla veduta. Tale felce fu già indicata da Linneo ^ col nome di Asplenium Hemionitis, nome che é valido e deve essere conservato sosti- tuendo quindi quello posteriore di A. palmatum Lam, In tal modo ha fatto il Diels ^ che dà per la felce in quistione il seguente habitat: Parte NO. dell'Affrica, Makaronesia, Coste occidentali della penisola iberica e vi aggiunge una buona figura. Data quindi la suindicata area di distribuzione, risultava di sommo interesse veder chiaro nella quistione della eventuale presenza di un elemento di flora atlantica nella provincia di Sa- lerno, per cui nell'ultima domenica dello scorso mese di marzo mi recai a Cava dei Tirreni al Convento dei Cappuccini, le di cui arcate di sostegno al piazzale della Chiesa esplorai attentamente. La pianta che vi ho raccolta non è un Asplenium, ma un vero Scolopendì^ium e precisamente lo Scolopendrium Hemio- nitis Sw. che vi cresce solo ed in compagnia del Capelvenere. '^ ^ Tenore M., Sylloge florae neap., in « Flora Nap. >, voi. IV, p. 140 (a. 1830). * Nyman, Consp. fi. eur., p, 864. Ne posseggo in erbario un esem- plare proveniente da quella località donatomi dal prof. Henriquez, Direttore del giardino botanico di Coimbra. - * Cavanilles A. T,, Description de las plantas que demostrò en las leciones pubblicas de 1801-1802. Madrid (a. 1827). * M. WiLLKOMM et J. Lange, Prodr. Florae Mspanicae, voi. I, p. 5. 5 LiNNÉ, Spec. plani. Edit. I, p. 1078 (1753). ^ Diels in A. Engler und K. Prantl, Die Nat. Pflanzenfam., 1 Teil, Abt. 4, p. 235. ' Un esemplare vivente della pianta ivi raccolta fu da me pre- sentato nella riunione dei soci della sezione di Napoli e donato all' Orto Botanico. Bull, della Soc. hot. ital. 7 96 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE Nella nota succitata il Mattei, parlando di questa felce, cosi si esprime : « si distingue dallo Scolopendrium Hemionitis per le foglie decisamente palmato lobate, a cinque lobi più o ineno manifesti, per i sori lineari, con un solo indusio nel loro lato esterno, e non con due indusii come i veri Scolopendrii ». Ora la pianta che cresce nelle arcate della Chiesa dei Cap- puccini di Cava, a prescindere dalla lobatura delle foglie che è carattere di grande fluttuazione, ha i sori con 2 indusii bene evidenti, per cui non vi é alcun dubbio che la felce delle arcate suddette sia proprio lo Scolopendrium Hemionitis. Per conseguenza bisognerà radiare dalla flora napoletana, e pure dalla flora italiana questo Asplenium palmatum Lam. che allo stato delie nostre conoscenze ha la distribuzione geografica surriferita. Riguardo poi allo Scolopendrium Hemionitis var. j3 foliis multifidis Ten., fl. nap , 1. e, ed alla var. C. fronda undulata, apice multifida crispa Ten., fl. nap., voi. V, p. 307, dirò che tali forme non sussistono affatto, come non sussiste forse lo Scolopendriuìn Hemionitis Sw. f. lohatum Haracic ^ da rife- rirsi a qualcuno dei precedenti lusus. Tutte le forme possibili della fronda si realizzano talvolta sullo stesso individuo;- il fatto era stato già notato dal Bri- quet^ e trova riscontro in alcuni fenomeni dovuti a trauma- tismi e che sono stati studiati sperimentalmente dal Figdor sullo Scolopendrium vulgare Sw. e riconfermati dal Blarin- ghem. * Ho pure osservato negli esemplari raccolti che in gran numero di essi si realizza una fronda e talvolta due irregolar- mente crenulate e senza lobi alla base che ricordano molto quelle dello Scolopendrium hybridum Milde che cresce nel- l'isola di Lussin Piccolo nell'Adriatico. Lo Scolopendrium Hemionitis (Sw.) Lag. Gare et. Clem. vegeta sulle rupi, sui muri e nelle grotte della regione sem- preverde mediterranea. É conosciuto della Provenza, della Riviera Ligure, di Marsi- 1 Haracic, in Verh. zool. bot. Ges., Wien, XLIII, 212, tab. Ili, fig. 2 (1893). * Ciò rilevavasi bene dall'esemplare vivo da me presentato. " Briquet J., Prodrome de la Flore de Corse. Tom. I, p. 17 (1910). * Blaringhbm L., Les transfonnations brusques des ètres vivants. Paris (1911). SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE 97 glia, di Tolone, Antibes, di Monaco e Corsica. ^ Trovasi poi a Malta, in Sardegna, in Sicilia, nel Faentino a Monte Mauro, nell'Arcipelago Toscano all'Elba ed alla Gorgona indicato dal Micheli, ^ nel Lazio a Roma, nei monti Lepini ed Ausonii, nella penisola Sorrentina; in Grecia (indicato dal Milde, ma non visto da Halàcsy), in Creta, in Siria, Cilicia, Palestina e sul Libano. ^ Tale felce è abbastanza rara nella penisola Sorrentina. La località del Convento dei Cappuccini a Cava è fuori della zona, della cui flora mi occupo in questo momento, ma 1' ho raccolta anche sui muri vecchi, di sostegno ai terrapieni nel- l'andare al Corpo di Cava. Il primo raccoglitore della pianta nella regione, di cui abbiamo notizie, è stato senza dubbio il Micheli che circa due secoli fa la trovava precisamente nella vallata di Majori « ad pontem CromayHcum » e l' indicava nel manoscritto n. 26 dei suoi Iti- nera Botanica; in tale manoscritto che é conservato nell'Isti- tuto botanico di Firenze e di cui il prof. Pampanini mi ha gentilmente favorita la copia della parte riguardante Cava ed Amalfi, vi è l'indicazione al n. 465, deW «Bemioniiis vulgaris C. B. Pin. 333, Inst. R. H. 546», che corrisponde alla felce tipica; ed al n. 466 « Eadem multi fido folio » che corrisponde ad una delle var. Tenoreane. Ebbi il piacere poi, di ritrovare tale felce, nel novembre dello scorso anno, presso la località indicata dal Micheli e ve la rac- colsi in compagnia del signor Lacaita. Cresce pure a Ravello in più siti e ne ho un esemplare in erba- rio della Valle dei Molini a Gragnano, raccolto dal Pedicino. È stata infine trovata a Castellammare nei muri pres.«io Pri- vati dall'amico A. Mazza. L'altra felce che bisogna escludere dalla flora napoletana è VAsplenium Tnarinum L., indicato dal Micheletti nel BuUettino della Soc. boi it, voi. VII, anno 1897, pag. 208, come raccolto al M. di Cuma, e riportato recentemente nella Flora Analitica dal Fiori, voi. IV, pag. 7. ^ AsCH. und Gkaebn., Syn., I, p. 51. * Cfr. Pampanini R., N. Giornale Bot. ital. (a. 1911), p. 239. ' Cfr. Nym., Consp., p. 862; Paol. e Fiori, FI. An., voi. I, p. 13; voi. IV, p. 7; Boiss., FI. or., voi. V, p. 729 ; Halàcsy, Consp. FI. Gr., voi. Ili, p. 470. 98 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA. DEL 5 APRILE Si tratta invece dell' Asjìleniuìn obovatwn Viv., indicatovi già dal Tenore ' nel 1831 della località « promontorio dì Cuma » e dal Terracciano N. ^ Ivi l'ho raccolto diverse volte ed ultima- mente nell'ottobre scorso in compagnia del sig. Lacaita. Napoli, 5 aprile 1912. Il socio prof. M. Geremicca rivendica al Licopoli la priorità sul dimorfismo dei cloroplastidi con la Nota seguente : M. GEREMICCA. — per una rivendicazione di PRIORITÀ CIRCA IL DIMORFISMO DEI CLOROPLASTIDI. Nel numero di gennaio di quest'anno del Nuovo Giornale botanico italiano vi è un lavoro del sig, U. Giovannozzi « Sul significato del dimorfismo dei granuli di clorofilla in alcune piante » (loco cit, pag. 39-51). Mi è avvenuto intanto di rile- vare in esso un'involontaria inesattezza, che non so trattenermi dal significare. L'egregio A. dice che le prime osservazioni sul dimorfismo dei cloroplastidi sono quelle dell'Arcangeli, il quale ne trattò di proposito nella sua nota « Sulla struttura delle foglie del- VAtriplex Numynularia Lindi, in relazione all' assimilazione » {Nuovo Giorn. bot. it., v. XX, 1890, pag. 426-430). Ma io mi permetto notare che quando l'Arcangeli nel citato suo lavoro diceva « Per quanto è a mia notizia, la struttura delle foglie di questa bella specie [Atriplex Nummularia^ non essendo stata ancora studiata .... » non era informato dell' esi- stenza di un lavoro sullo stesso argomento, pubblicato nel 1868 da Gaetano Licopoli. Il Licopoli (vedi Geremicca M., Della vita e delle opere di Gaetano Licopoli botanico napoletano, Napoli, 1899, in 8° picc. di pagine 100, con ritr.) fra i suoi primi lavori ne conta uno appunto sulla struttura delle foglie dell'^. Nummularia, da lui presentato 2ilV Accademia degli Aspiranti Naturalisti, e pubblicato negli Atti di quella benemerita Società. Il lavoro é ^ Tenore, iSyll. FI. najy., in 8", p. 490. ' Terracciano e., Flora dei campi flegrei. «Atti E,. Istit. incorag. Napoli >, Serie VI, voi. Vili. SEDB DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE 99 accompagnato da una tavola, disegnata dall'autore, ed ha il seguente titolo: «Sulla struttura anatomica della foglia nel- ì'Airiplex nummularm Hort. Osservazioni ». (Annali dell" Ac- cademia degli Aspiranti Naturalisii. Seconda Era, voi. I, Na- poli, 1868, pag. 48-59, con la tav. I). Basta anche semplicemente dare uno sguardo alla tavola che accompagna il lavoro, per accorgersi come il Licopoli abbia pre- corso l'Arcangeli nella descrizione di tutte le particolarità ana- tomiche della detta foglia, e nella constatazione del dimorfismo dei cloroplastidi, e nel tentativo altresì di trovare una spiega- zione alle peculiarità osservate. Vi si trova descritta la unifor- mità dell'epidermide di ambo le pagine della lamina follare, il parenchima acquifero che si distende sotto l'epidermide, la spe- ciale conformazione del clorenchima intorno a ciascun fascio, con la cerchia esterna di cellule oblunghe e la interna di cel- lule cuneiformi ed interrotta in corrispondenza della pagina inferiore, e la distinzione dei cloroplastidi in piccoli e radi nelle cellule bislunghe, e grossi e più numerosi nelle cellule cunei- formi. Basterebbe a queste « Osservazioni » del Licopoli adat- tare la nomenclatura odierna, per togliere loro di dosso i presso che nove lustri che contano. A tal proposito non credo superfluo riassumere con le sue stesse parole quello che egli dice intorno alla clorofilla: « Nelle « cellule centrali è notevole.... l'esistenza di un contenuto verde «in forma di globuli.... Per contrario nell'altro ordine di cel- « lule verdi.... trovasi clorofilla allo stato amorfo, granuloso, e « qualche volta in forma di grossi granelli oblunghi aderenti « alle pareti. Di talché potremmo concludere che WQWAtriplex € Nummularia la clorofilla si presenti contemporaneamente in « due stati: amorfa e granulosa, secondo che si trovi nell'uno * 0 nell'altro sistema di cellule verdi.,.., e nel sistema centrale « [cioè nelle cellule cuneiformi] oltre alla clorofilla trovasi « amido in globetti liberi ed amido in forma di nucleo compreso « nei grani di clorofilla » (pag. 49, 50, 52). Ed il Licopoli fa all'uopo anche qualche ricerca organoge- nica, e in riguardo ai cloroplastidi delle cellule cuneiformi ci fa sapere che « nella foglia ancora allo stato mammellonare, la « clorofilla apparisce dapprima in forma di sottili granelli rac- « colti intorno al nucleo, i quali in progresso di vegetazione 100 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE « assumono forma vescicolare.... Nelle cellule [adulte] speciali « [cioè cuneiformi] abbiamo trovato granelli di clorofilla mu- « niti di una pellicola membraniforme, entro di cui contiensi la « materia colorante verde amorfa, con, e senza noccioletto ami- « daceo ; e ne abbiamo trovato ancora di quelli in cui manife- « stamente scorgevamo la formazione di uno o più granelli « verdi anch'essi muniti di pellicina propria » (pag. 54). A proposito poi dell'ordine con cui dal meristema si differen- ziano i varii tessuti, egli dice: « il parenchima centrale è « il primo a costituirsi ; siegue a questo il tessuto fibroso-vasco- « lare, indi l'epidermide, e finalmente vi si genera e si sviluppa « il tessuto accessorio [cosi egli chiama in queste foglie il pa- « renchima acquifero]. Nel parenchima verde [cioè quello che « ora ha chiamato parenchima centrale] il sistema periferico « si presenta in principio formato di cellule ricurve disposte « tutto intorno ad un centro comune, il quale é rappresentato < da una cellula madre, da cui posteriormente ed in progresso « di crescenza si originano tutte le altre che costituiscono il « sistema centrale, in mezzo a cui si forma il fascette fibroso- « vascolare » (pag. 50-51). Dalle quali poche cose citate credo che si rilevi l'importanza di questo lavoro, generalmente dimenticato, perchè sepolto in una pubblicazione quasi a tutti ignota. Il socio prof. A. Villani manda la seguente Memoria della quale vien data lettura : « Dei nettari di alcune specie di Nasturtium (L.) R. B. ». Essendo corredata di tavole, figurerà nel Nuovo Giorn. hot. ital. Il socio prof. G. Tkinchieri manda la nota clie segue : G. TRINCHIERI. — intorno alla forma ascofora DELL'OIDIO DELLA QUERCIA. Due studiosi francesi ^ han pubblicato di recente una breve nota che dovrebbe, per il suo contenuto, troncare definitiva- mente tutte le incertezze e tutte le discussioni sorte fra i mi- ^ G. Arnaud et Et. Foex, Sur la forme de VOìdium du Chéne en Franoe, Comptes rendus hebdomadaires des séances de l'Académie des Sciences, tome 154, n. 3 (15 janvier 1912), p. 124-127, Paris, 1912. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE 101 cologi per stabilire il completo e vero ciclo biologico di quel- r oidio che, come si sa, è stato da qualche anno notato con giustificata apprensione sulle querele, in Europa e altrove. ^ Stando, infatti, alle afifermazioiii dei signori Arnaud e Foèx, essi avrebbero raccolto nel dicembre scorso, a Cavillargues (Gard), sulla Quercus sessiliflora Smith, dei periteci del paras- sita in questione; periteci che essi avrebbero identificato con quelli della Mwrosphaera quercina (Schw.) Burr., un' Erisi- facea che si sviluppa sulla querele dell' America del Nord. Or senza negare a priori la probabile esattezza della scoperta dei due citati autori (i quali — se nel vero — avrebbero, del resto, confermato coi fatti ciò che, sotto forma d' ipotesi, era stato già da tempo esposto da altri osservatori, cosi francesi come stranieri), non si può tuttavia nascondere che la comuni- cazione da essi presentata all'Accademia delle Scienze di Parigi lascia ancora alquanto perplesso chi ne faccia un'attenta di- samina. L' aver trovato, in Francia, su foglie di quercia, sia pur ma- laticce nell'aspetto e sia pur in epoca molto avanzata dell'anno (quando, cioè, è presumibile che il fungo abbia raggiunto la sua completa evoluzione), dei periteci di Microsphaera quercina non costituisce, da solo, un elemento sufficiente per affermare, in modo reciso, che tali periteci siano in stretto rapporto con la forma conidica finora e soltanto rinvenuta sulla stessa ma- trice nei nostri paesi. Ma v'é di più. I due autori francesi hanno avuto l'opportu- nità di esaminare, su materiale autentico, ìe Microsphaera che vivono in America. Lasciamo pure da parte; sebbene non del tutto oziosa, l'obiezione che, per l'esatto riferimento della stessa forma ascofora trovata in Francia alla Microsphaera quercina d' America, gli esemplari della prima località non si prestavan troppo essendo le ascospore ancora immature; ma non si può a meno di rilevare ciò che * Per i lavori che trattano della diffusione del fungo in Italia rimando il lettore alle mie due note riassuntive : Z#' Oidio della Quercia neW Orto botanico di Napoli, Bull. dell'Orto botanico della R. Univ. di Napoli, tomo II, fase. 3, 5 pp., Napoli, giugno 1909; A proposito deir Oidio della Quercia in Italia, L'Alpe, anno IX, n. 1-2, pag. 34-37, Bologna, gennaio-febbraio 1911. 102 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 APRILE più oltre dichiarano i signori Arnaud e Foéx, che, cioè, negli esemplari americani i conidì mancavano completamente. Ora, per stabilire con sicurezza, per questa via, V identità del fungo in discussione, sarebbe stato molto utile elemento di giu- dizio un accurato e completo confronto della forma conidica americana con quella europea. E tanto più utile sarebbe stato r assodare questo dato di fatto, in quanto che da alcuni osser- vatori furon già rilevate delie differenze tra i conidì riferibili al ciclo della Microsphaera quercina e quelli dell'oidio osser- vato in Europa. Ciò premesso, convien dire che solo allora gli autori fran- cesi avrebbero fornito la prova provata dei loro asserto quando, con dati sperimentali, fossero pervenuti a dimostrare che real- mente la Microsphaera querelila rientra nel ciclo evolutivo dell'oidio delle nostre querele. Sino a che tale prova non sia raggiunta, la scoperta dei si- gnori Arnaud et Foéx (benché probabilmente esatta e confor- tata anche dalla non illogica supposizione che l'oidio della quercia europeo trovi la sua forma perfetta in un fungo che sulla stessa matrice si sviluppa) non potrà dirsi definitivamente sicura. Prima di sciogliere l'adunanza il Presidente comunica che com- piendosi in quest'anno il 40° anno di insegnamento del prof. Borzt e coincidendo tale ricorrenza con quella della inaugurazione del- l' Istituto botanico coloniale di Palermo, alcuni suoi colleglli sono venuti nella determinazione di festeggiare, in quest' occasione, il Collega insigne, e di oifrirgli una medaglia commemorativa. Uu Comitato si è all'uo^DO costituito e invaerà ben tosto una circolare di adesione a queste onoranze ai botanici italiani ed esteri. Il Pre- sidente nutre fiducia che nessuno mancherà all' appello, acciocché le onoranze riescano degne dell'Uomo che ha cosi alte benemerenze per l'opera spiegata in prò della Scienza. I soci accolgono con entusiasmo le parole del Presidente e ade- riscono con tutto il cuore alle progettate onoranze. Dopo di che la seduta è tolta. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Cliiti Successore. 1912. MiG6io. N.° 5. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE BÉGUiNOT A. — Le Bomidea sin qui note per la flora della Tri- politanin e Cirenaica Pag- 105 Lacaita C. — Piante italiane critiche o rare. V „ 109 PAMPAiaui R. — Un manipolo di piante della Cirenaica ... ,, 115 Ponzo A. — Galium Vaillantia Willd. var. halophilum Ponzo, var. n. (Proc. verb.) - 104 Per la protezione della Flora italiana {Proc. verb.) ,, 103 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell'11 maggio 1912. Presidenza del Consigliere Passerini. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il Prof. Ottavio Munerati di Rovigo. Il Segretario Pampanini comunica che è uscita una relazione «Per la protezione della Fauna italiana », compilata dal coqsocìo Prof. L. Vac- cari per incarico della Società Zoologica Italiana. Questa esauriente relazione mostra quali sono le cause della distruzione della fauna, e ciò elle in difesa di essa è stato fatto all' estero e ciò che si fa da noi. « Se la fauna mondiale è in diminuzione allarmante, quella d'Italia si trova in condizioni addirittura pietose », osserva il Vac- cari, il quale, dopo aver esaminato i diversi provvedimenti atti alla difesa di essa, conchiude che il mezzo più efficace è quello del- l' istituzione di Parchi Nazionali nelle diverse regioni d'Italia. E a tal proposito ricorda quello progettato di Livigno ; pur facendo os- servare che la sua istituzione sarebbe « infelice nei riguardi della fauna italiana, in quanto la Valle di Livigno getta le sue acque nell'Inn, ossia è geograficamente fuori d'Italia», — come a suo Bull, della Soc. bot. Hai. 8 104 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11, MAGGIO tempo fu fatto rilevare anche in seno alla Società botanica — ne augura 1' istituzione esprimendo il voto clie essa sia ispirata a cri- teri veramente scientifici. Il Ministro di Agricoltura Industria e Commercio, S. E. Nitti, fa- cendo sue parte delle conclusioni della relazione suddetta, in data 26 aprile u. s., diresse una circolare agli Istituti ed agli Enti agrari ed alle associazioni di cacciatori per la protezione della selvag- gina invitandoli ad ottenere che i maestri ed i parroci « gli educa- tori naturali ed ascoltati del popolo, e specialmente nelle campa- gne, vogliano assumersi il nobilissimo incarico dell' apostolato per il rispetto alla selvaggina, il quale è alta opera di educazione mo- rale e civile. » ^ Comunica inoltre che all'invito della Società botanica aderì anche la R. Accademia d' Agricoltura di Torino e che rimarchevoli articoli sulla protezione della flora riguardo al- l'iniziativa della nostra Società furono in questo mese pubblicati dalle « Alpi Giulie », rassegna bimestrale della Società alpina delle Giulie di Trieste, e dalla rivista mensile del Club alpino francese — « La Montagne » — avanzando l' idea di istituire un parco nazio- nale rispettivamente nelle Alpi del Goriziano e nelle Alpi francesi. L'opera della Società botanica italiana in difesa della flora è stata oggetto di una comunicazione anche all'adunanza del 29 aprile scorso della Société de Statistique des Sciences naturelles de l'Isère a Grenoble. In Italia, Cozzi recentemente in una sua nuova nota sulle va- riazioni floristiche nei terrazzi del Ticino nel distretto di Abbiate- grasso, mostrò come l'impoverimento della loro flora sia dovuto specialmente alle devastazioni dei giardinieri e dei fiorai, augurando la difesa « dell'oasi floristica » di quelle località. Il Presidente si compiace vivamente per la iniziativa della So- cietà Zoologica dalla cui azione spera che anche quella della Società Botanica avrà nuovo incremento, e per la simpatia con la quale all'estero si considera la nostra opera. Annunzia che il Consiglio della Società Botanica à deliberato che la riunione dei Delegati delle Associazioni aderenti all'invito per la protezione dei monumenti naturali avrà luogo a Genova, l'au- tunno prossimo, in occasione del Congresso della « Società italiana per il Progresso delle Scienze ». Indi il Segretario presenta un esemplare di una nuova varietà di Galium Vaillantia comunicato dal Socio Ponzo il quale lo accom- pagnò con le seguenti notizie : « Questa forma l'ho incontrata facendo una breve escursione nelle saline vicino Trapani, intrecciata ai cespugli di Suaeda fruticosa, e 1 Boll. Ufficiale del Ministero di agricoltura industria e commercio, anno XI, voi. I, serie A, fase. 18. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 105 frammista a Mattliiola trÌGUspidata , Meclicago tornata ed altre piante alofìle. Essa differisce dal Galìum Vaillantia "Web. tip. pei seguenti caratteri : I fusti sono completamente lisci perchè privi di aculei ; le foglie, di forma obovata, sono carnose ed anch'esse o senza aculei lungo i margini, o con questi appena accennati. « Il Prof. Nicotra, nel suo Prodromus fi, Messanensis, pag. 249, descrive un Galìum Vaillantia var. laeviusculum foliorum aculeis ra- ris, ma il Galìum da me presentato è ancora più liscio per la quasi totale mancanza degli aculei, specialmente nei fusti; di più la car- nosità delle foglie ci richiama l'influenza della salsedine, peroni deve ritenersi una forma prettamente alo fila e come tale la ho de- terminata: Galìum Vaillantia W. var. halophilum. Ho già iniziato le apposite colture, di cui a suo tempo spero comunicarne il risul- tato, per constatare se i caratteri di questa varietà si conservano anche se la pianta vegeta su terreno dissalato, come si è osservato in altre forme alofile (Pìcridium vulgare var. Icalophìlum Somm., Spsr- gularia marginata, ecc.), o viceversa se essi sono dovuti esclusiva- mente alla presenza della salsedine, per cui al mancare di questa la varietà tende a riacquistare i caratteri del tipo ». Il Socio Bakgagli-Petrucci riassume brevemente i risultati dei suoi « Studi sulla flora microscopica della regione horacifera toscana ». Il lavoro figurei-à nel « Nuovo Giornale ». E poi data lettura delle note seguenti : A. BÉGUINOT. - LE ROMULEA SIN QUI NOTE PER LA FLORA. DELLA TRIPOLITANIA E CIRENAICA. Secondo Durand e Barratte ^ per la Libia sarebbe fin qui nota una sola specie del genere Romulea e cioè R. Columnae Seb. et Maur. indicata dei dintorni di Tripoli a Guirgarech (leg. Letourneaux 7 IV 1886) e di Bengasi (Petrovich ap. Rohlfs Kufra, p. 542 e n. 5; Ruhmer n. 324) e per l'altipiano di Barka (Rohlfs, Kufra, p. 542). Le cose, come vedremo, stanno alquanto diversamente: il che reca qualche sorpresa in considerazione che altri dati, in ag- giunta od in sostituzione, erano già acquisiti alla scienza e che il gen. Romulea fu sottoposto ad una completa revisione mo- nografica,* di cui era opportuno tenere il dovuto conto. 1 Durano E. et Barratte G., Florae Lihycae Prodromus, ou Ca- talogne raìsonné des planfes de Tripolitaine. Genève, 1910, p. 223. 2 A. BpJGUiNOT, Revisione monografica del gen. « Romulea Mar. ». Studio biologico. - McUpighia, a. XXI (1907), XXII (1908) e XXIII (1909). 106 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO Distribuisco la materia a seconda delle entità sin qui note per la Libia ed in base alla Monografia sopra citata: Stirps R. Bulbocodii. ROMULEA LIGUSTICA Pari, subsp. Rouyana Bég. Rev. mon. gen. Romulea in « Malpighia», XXII (1908), p. 407 = R. Rouyana Batt. Not. sur quelq. pi. d'Algerie in « Bull. Soc. Bot. de France », toin. XXXIV (1887), p. 390; Batt. et Trab. FI. de l'Alg., Monoc. (auct. Trabut), p. 37 (1895) = R. ligustica Pari. var. Rouyana Batt. Fior, de l' Algerie, Suppl. aux Phanérog., Paris, Alger, 1910, p. 85. Era stata già da me indicata per la Cirenaica (leg. Pacho a. 1826 in Hb. Delessert) nell'opera s. e. e nella Revisione delle Romulea dell'Erb. Delessert (in « Ann. d. Conserv. et du Jardin bot. de Genève, 11-12 ann. [1907-1908], p. 150 »). In un invio di piante libiche testé fattomi dal magg. dott. A. Vaccari ne vidi saggi tutt' affatto corrispondenti alla pianta algerina (ab- bastanza riccamente rappresentata nell'Erb. Battandier da me esaminato) dallo stesso raccolti il 25 Gennaio del corrente anno sulle colline calcari presso Derna all'altezza di 100-300 m. Nella stessa collezione rinvenni pure numerosi saggi raccolti il 24 Gennaio nelle arene marittime presso Tobriik apparte- nenti ad una forma affine, ma ben distinta dalla precedente e che, nuova per la scienza, denomino : R. Ligustica Pari, subsp. Vaccarh Bég. n. subsp. Differì a priore foliis angustioribus el praeserlim spathis foliolis fere ex loto memhranaceo-cliariaceis, ftaccidis, late jalino-marginatis, reliqua parte amoene roseo-slriatis. È forma sabulicola come lo rivela la parte ipogea dello scapo assai esile ed allungata, le foglie vaginiformi assai lunghe e squi- sitamente avvolgenti e per me non v'è dubbio che anche i ca- ratteri delle spate sieno stati indotti dalla speciale stazione. La grande importanza che la morfologia delle stesse riveste nel genere e di cui feci largo assegnamento nella mia Monografia mi ha condotto a distinguerla dalla subsp. Rouyana. Ambedue, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 107 del resto, convengono per la colorazione del perigonio di un violaceo intenso estendentesi anche in corrispondenza del tubo , per l'abbondante sfioccamento dello scapo (due caratteri per cui si differenziano dalle forme del ciclo di R. BulbococUum l) e per il polline giallastro (e non bianco come scrive Battan- dier e come si riscontra quasi sempre nella tipica R. ligustica Pari. !). La colorazione violacea del perigonio conduce ad av- vicinare ambedue alla interessante R. grandiflora Tin., Freyn della Sicilia orientale, che ricondussi al ciclo di R. Bulboco- dium e da cui si distinguono, tra l'altro, per la mancanza di co- lorazioni xantiche in corrispondenza del tubo. Stirps R. ramiflorae. Romulea ramiflora Ten. App. ind. sem. Hort. Neap., p. 3 (1827) e Descr. Rom. a scapo ram. in « Atti R. Accad. Se. Nap. », III, p. 113 (1832). Esemplari in frutto riferibili con tutta probabilità a questa specie furono raccolti dal prof. A. Trotter nel Febbraio-Marzo del corrente anno nelle arene marittime presso Gargaresc, non che nelle arenarie più o meno compatte di questa località (dove anzi la specie era più comune). Essi corrispondono per l'abito, la lunghezza e rigidità delle foglie, i caratteri scolpiti nelle due foglioline delle spate (l'inferiore erbacea, la superiore angustamente marginata) e per i frutti allungato-cilindracei alla pianta trasmessami da molte località dei dintorni di Algeri dal prof. Battandier e che ho coltivato e tuttora coltivo nel- l'Orto Botanico di Padova. Quel che è certo si è che non si tratta di R. Cohimnae Seb. et M. indicata, come vedemmo, di questa località. Essa non esiste nella collezione Trotter e resta a vedersi se non sia stata scambiala con forme di questa stirpe. Stirps R. Columnae. Romulea cyrenaica Bég. Diagn. Rom.nov. vel minus cognit. in « Engler' s Boi Jahrb. », Bd. XXXVIII (1907), p. 331 e Rev. mon. gen. Romulea in « Malpighia », XXIII (1909), p. 56. E una forma stenofllla e depauperata di R. Columnae con qualche carattere di convergenza con forme uniflore e ridotte 108 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 11 MAGGIO di R. ramiflora {R. Parlatoris Tod., R. numidica Jord. et Fourr. ecc). La ricondussi a questa stirpe per la piccolezza del peri- gonio e per la spate con la valva superiore abbastanza larga- mente membranacea (lo é quasi del tutto nella pianta italiana descritta da Sebastiani e Mauri ed in molte sue varietà). Se ne distingue per le foglie, come dissi sopra, aciculari-filiformi assai strette, flessuose, allungate, per le costole percorse da un unico fascio fibro-vascolare sottoepidermico in corrispondenza della zona mediana di ciascuna costola, per i fascetti fibrosi decor- renti lungo il margine esterno delle cripte stomatifere ridottis- simi ecc.: caratteri di evidente origine xerofitica in rapporto con la natura del suolo e le qualità del clima. Nell'Erbario del Museo botanico di Berlino vidi saggi dell'alti- piano Cirenaico (alt. 528 m. et ultra, III, 1869) raccolti da G. Rohlfs, dei dintorni di Bengasi dal Ruhmer (FI. Cyr., n. 324) e da Pe- trovich (FI. Cyr., n. 5). Habitat che Durand e Barratte, come sopra é detto, riportano a R. Columnae, di cui R. cijrenaica potrebbe forse essere una vicariante. Riassumendo diremo che, allo stato delle conoscenze, la vasta regione libica possiede almeno tre elementi del genere appai'- tenenti a tre diverse stirpi o lignaggi. Nel materiale avuto a mia disposizione non é rappresentata R. Columnae, proprio quella che secondo i due botanici nominati vi dovrebbe alli- gnare ! Se si tiene presente che essa cresce in Algeria (donde vidi e ricevei materiale) e che fu indicata per la Tunisia ed il Marocco, la sua presenza nella Tripolitania e Cirenaica è fra le cose probabili e possibili. È una inquù^enda da ulteriormente rintracciare e sono pure da ricercarsi altre forme del gruppo di R. BuWocodium e raim/lora e studiarne m siiu la biologia ed i rapporti sistematici con le affini entità. II ciclo delle scoperte relative al genere è mio convincimento sia ben lungi dall'es- sere chiuso ed io richiamo su di esso l'attenzione dei botanici che, accedendo nella nuova nostra colonia, avranno 1' agio di poterlo investigare nelle condizioni più opportune e cioè su materiale vivente. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGOIO 109 C. LACAITA. — PIANTE ITALIANE CRITICHE 0 RARE. Cerastiuni hirsutunt, Ten. FI. N. Prodr., p. xxvii (1810). = C. ìnutaljile Gren. var. hirsuiwn Gren. Monogr. de Cera- stio, p. 73 (1841) p. parte. Species optima, pedunculis capsulisque fertilibus semper erectis ab omnibus C. arvensis formis distiiictissiraa et C. tomen- toso auctt. (an L. ?) afflnior; variat. (A.) typicuin, pahicula glandulosa. Huc spectant var. latifo- liitm Ten. Fi. N. IV, p. 237 = C. latifolimn Ten. Syll. p. 65, non L. ; forma nullius momenti, foliis latioribus, etiam su- perioribus ovatis; et var. siculurn Guss. SuppL, p. 142 et Syn. I, p. 510 = var. busambaì^ense Lojac. PI. Sic. Rar., n.° 135 (1883); forma in Sicilia degens, a typo vix ac ne vis. distinguenda. (B.) eglandulosuin mihi, (nova var.) panicula non, aut vix, glandulosa; pedunculi pilis mollibus villoso-lanati ; folla ut in typo, sed saepe hirsutiora. = C. Scarani mihi olim in schedis, non Ten. Il C. hirsutum è stato ripetutamente confuso col C. arvense L., anche da sommi botanici quale il Parlatore, per la ragione che l'autore, nelle cinque diagnosi che ne dà (loc. cit. 1811; Syn. Nov. Plant. p. 48, 1815; FI. Med. 1, p. 371, 1823; Syll., p. 65 in fol., p. 222 in-8, 1831; FI. N. IV, p. 237, 183 -), non as- segna caratteri chiari per separarlo specificamente dal C. ar- vense. Accenna alla forma ed irsuzie del fogliame, ambedue molto variabili; al margine dei calici più o meno scarioso; alle cassule più lunghe; ai fiori più grandi e più profondamente in- tagliati. È soltanto nella Flora Medica, e per distinguere la specie non dal C. arvense ma dal suo C. Scafrmi, che parla di peduncoli eretti, senza meglio spiegare quello che intendeva dire con quella frase. Il Gussone invece, in una scheda inedita del suo preziosissimo erbario, indica la vera ed importantissima distinzione: « Calyces 110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DKLL' Il MAa&IO defiorati erecti suiit, ideoque C. arvense esse nequit, in quo calyces deflorati cernui ». Questa osservazione manca nella Syn. FI. Sic. per la ragione che ivi si legge, I, p. 510, « capsulas perfectas non vidi ». Difatti le cassule sono sempre erettissime in cima ad un peduncolo anch'esso eretto. Soltanto i calici fertili si piegano dopo la fioritura, in modo da formare un angolo col peduncolo eretto, e quasi subito marciscono. Negli erbari si trovano pochissimi esemplari con frutti ma- turi, ed il carattere indicato si studia male sul secco, perchè, se non si è molto accorti nella preparazione, la parte superiore dei peduncoli prende una falsa direzione, raddrizzandosi se l'e- 'semplare è tirato in giù, ma piegandosi se é spinta in su contro la carta. Per questo carattere sovratutto, ma anche per la forma dei petali e pei semi più grandi il G. hirsuium si associa col C. to- mentosum auctt. (an L. ?), dal quale non differisce che per la natura del rivestimento delle foglie, e non appartiene affatto al gruppo di forme che si sogliono comprendere sotto il nome di C. arvense L. Nelle descrizioni del C. arvense non è sempre chiaro se gli autori parlano della direzione del peduncolo fruttifero — l'an- golo, cioè, che fa collo stelo — oppure della direzione della cassula, ossia l'angolo che questa forma col peduncolo. È la direzione del peduncolo che serve per distinguere il C. arvense dal C. alpinum e dal C. ovatwn; quella della cassula lo distingue dal C. hirsuium e dal C. tomeìitoswn. Di questi caratteri Linneo non fa menzione, e s'intende che non ce n' è parola presso un autore come il Bertoloni, che confondeva sotto il nome di C. alpinum, almeno sette specie diversissime. Nell'erbario Linneano esistono due soli esemplari del C. ar- vense. I fogli che li portano sono attaccati insieme con una spilla. Quello di sopra, dove si legge « Ex Scania », di scritto di Linneo, somiglia alquanto alla pianta che suole passare pel C. strictum; ha foglie strette, alcune oblanceolate, poco pelose, peduncoli glandolosi e cassule piegate su pedicelli eretti. Su quello di sotto non vi è indicata la provenienza. È precisamente la forma figurata da Sowerby in Engl. Bot. tab. 93. Ha foglie più larghe e più pelose, peduncoli foltamente coperti di peli lunghi non glandulosi. Mancano frutti maturi. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 111 II C. striciiiìn dell'erbario Linneano è un piccolo brano col fiore ma senza frutto, lungo Q-^ cm. senza la parte inferiore della pianta. Non se ne può conchiudere niente. La prima diagnosi che ho trovato dove si descrivono bene i peduncoli àeW m^vense è quella di Mertens e Koch, Deutscbl. FI. Ili, p. 348, (1831): « peduncoli sempre eretti, soltanto il ca- lice colla cassula dopo la fioritura inclinato ad angolo retto ». Questo si vede bene nelle figure di Curtis, FI. Lond. ediz. 2'. (1817) e di Rchb. FI. Germ. fig., 4980, (1844), Grenier, Monogr. de Cerastio, pp. 68-76 (1844), riuniva sotto il nome di C. ma' làbile Gren. quattro «varietà » principali; la prima « C. muta- Mie arvense » e la quarta « C. mutabile Mrsutum » « pedunculis post anthesin erectis » ; la seconda « C. mutabile alpinum » e la terza « C. mutabile ovatum » « pedunculis defloratis infrac- tis », ma nella FI. Fr. I, p. 271, completa la descrizione del C. arvense cosi: « pédicelles dressés après la floraison, courbés au sommet ». Similmente Koch, Syn. ediz. 1857, p. 197: « pe- dunculis defloratis erectis calyce cernuo », e Parlatore FI. It. IX, p. 500 (1892): « pedicellis erectis, fructiferis apice incurvis ». Rouy, FI. Fr. III, p. 202 (1896), stranamente dice: « pédicelles dressés, courbés au sommet.... les fraclifères ètalès », parole che non sembrano in accordo coi fatti. Bastano queste citazioni e l'esemplare Linneano per stabilire che la direzione delle cassule mature nel C. arvense è diver- sissima da quella che hanno costantemente nel C. hirsutuìn come anche nel « C. tom,entosum ». In queste due specie le cassule formano sempre una sola retti- linea coi peduncoli, e non sono piegate ad angolo nella pianta viva. L'asserzione di Wohlfarth in Koch, Syn. ediz. 1892, p. 219, pel C. tomeniosum « Blùthenstiele bei und nach dem Bluhen aufrecht mit nichendem Kelche » è erronea. Altri caratteri per distinguere il C. Mrsutum dal C. arvense sono le cassule più lunghe, i semi più grandi e la forma dei petali identici con quelli del « C. tomentosum » ; più grandi cioè e colle due lacinie molto arrotondate all'apice, mentre nel- Varvense sono tagliate un po' più orizzontalmente. Ma è un carattere troppo difficile a riconoscere nelle exsiccata. La presenza od assenza di peli glandolosi, carattere prescelto dal Tenore, non ha alcuna importanza. Mertens e Koch, loc. 112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO cit., osservano che i peli dei peduncoli deW arvense spesso si cambiano in glandolosi. Questa variazione è documentata dai due esemplari Linneani di cui sopra, ed è generalmente riconosciuto che il C. arvense può essere più o meno glandoloso od anche privo di glandolo evidenti. Lo stesso succede col C. hirsuium Ten. nei monti di Castellammare ed Amalfi dove, oltre il tipo glandoloso e spesso commisto con quello, si trova la var, eglandulosum, la quale, rara alle mezze elevazioni, diviene molto copiosa sul Pizzo delle Tende a circa 1300 m. Ivi, in luoghi sassosi molto esposti alle intemperie, diviene tanto bianco-lanosa da ricordare le forme meno tomentose del Colunmae Ten. e elatum Ten. Questa var. eglandulosum è stata qualchevolta presa pel C. Scarani Ten., ma a torto, perchè l'autore' nella prima dia- gnosi del C. Scarani, FI. N., Prodr., p. xxvii, ne dice: « pe- dunculis fructificantibus horizontalibus », e poi nella FI. Med. I, p. 370: « i peduncoli nella fruttificazione divengono orizzontali », frasi che non corrispondono troppo bene neanche col C. ar- vense, ma che escludono assolutamente il C. hirsuium. Egli però non accenna più a questo carattere nella Sylloge, p. 65, né nella FI. N., IV, p. 238, dove adduce soltanto « i peli rivolti in giù, giammai glandolosi, ed i petali per metà meno profondamente intagliati ». Nell'erbario di Tenore trovasi l'autotipo del C. Sca- rani mandatogli da Scarano (probabilmente dal Matese) sotto il n. 47. Molti peli dei peduncoli sono rivolti in giù, ma non tutti, Cassule proprio mature mancano, ma quella che più si avvicina a maturazione è piegata sul peduncolo eretto, proprio come nel C. arvense. Altri esemplari autentici determinati da Tenore stesso per C. Scarani non esistono nel suo erbario; quelli da lui distri- buiti che ho trovati negli erbari di Firenze e di Londra non sono fruttiferi, come neanche l'unico esemplare che esiste nel- l'erbario di Gussone. Ma in questi giorni il Signor Loreto Grande ed io abbiamo trovato il C. Scarani copioso sul Monte Maggiore di Formicola, e precisamente alla salita dal villaggio Croce al santuario di San Salvatore, fra i sassi calcarei tra 600 e 1000 ra. Corrisponde coli' autotipo Tenoreano. Possiede i peli rivolti in giù, le brattee largamente scariose e peduncoli che all' inizio della fruttificazione fanno angolo collo stelo e portano cassule ripiegate. Nessuna cassula però era giunta a maturazione nei SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 113 primi giorni di Maggio. È da ritenere dunque che il C. Scarani appartenga al gruppo del C. arvense, e che sia stato a torto riferito da Grenier, loc. cit., al C. hirsutum quale una varietà « ìujalìnwn, panicula non viscida, bracteis sepalisque magis scariosis ». Temo che anch' io pel passato abbia distribuito qualche esemplare del C. hirsutuìn var. eglanclulosum male determinato per C. Scarani. È difficile definire con sicurezza la distribuzione del C. hir- sutum, appunto perché tanto spesso confuso col C. arvense. Parlatore, loc. cit., nonostante che descriva il C. arvense «\)e- dicellis.... fructiferis apice incurvis » vi riferisce il C. hirsutmn. Forse perchè accettava per C. hirsutum quel Cerastium tanto comune in Toscana, per esempio nelle vicinanze di Prato, presso Firenze, al Monte Morello, al Mon.te Sonarlo ed in molte altre stazioni, tanto nelle siepi quanto in luoghi sassosi, che il Caruel riferiva al C. arvense, ma che i toscani di oggi, avvertiti da Janka, secondo m' informa il Sommier, che non corrisponde col C. arvense h., sogliono chiamare C. hirsutum, mentre non é affatto la pianta di Tenore. Quando ho raccolto questa pianta in Toscana nel momento della fioritura, mi è sembrata tanto diversa dal C. hirsutum pel portamento e pei peduncoli allun- gati e spesso quasi divaricati, che pregai il D.' Pampanini di osservarne i frutti sul vivo, ed egli mi assicura che questi, a maturità, sono piegati sul peduncolo, come nel C. arvense. Anche l'esemplare della FI. Ital. Exsicc, distribuito al nu- mero 50 sotto il nome di C. hirsutum, rappresenta invece questa pianta che si potrebbe chiamare Cerastium etruscum, oppure Cerastium arvense var. etruscum, secondo la importanza che vi si assegna. E nei monti che da Castellammare di Stabia si estendono fino a Cava dei Tirreni e Vietri sul Mare che il C. hirsutum è co- piosissimo dai 500 fino ai 1440 metri, ad esclusione tanto del C. « tomentosum » quanto del C. arvense. Ma non discende in basso se non eccezionalmente, trasportato dalle acque, e non fre- quenta il coltivato. La località classica Tenoreana é il Monte S. Angelo di Castellammare. È soltanto nella Synopsis, loc. cit., che si legge « habitat in montibus Samnii », probabilmente un errore di stampa o di qualche copista che ha ripetuto l'habitat della specie precedente, il C. longifotium Ten, Qui occorre 114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO osservare che nella FI. Med., I, p, 369, e non altrove, Te- nore cita « le praterie montuose a Castellammare » pel C ar- vense, ma certamente per confusione col C. hirsutum. L'unico esemplare del C. arvense nell'erbario di Tenore porta sul car- tellino « M." di Castellammare — di Formicola », ma, per quanto si può giudicare in mancanza di frutti, sembra la var. eglan- dulosum del C. hirsutum. Nessun altro ha mai trovato il C. ar- vense nei monti di Castellammare tanto spesso visitati. Questa località di Formicola è la sola citata nella Sylloge (e per con- seguenza nella FI. N., IV, p. 237, dove si richiama il luogo natale della Sylloge), pel C. arvense, ma si tratta certamente di una svista dell'autore. La pianta di Formicola, come già detto, è precisamente il C. Scarani Ten. Nell'erbario di Gussone il C. hirsutum è rappresentato da molte stazioni di quei monti fino alla «foce di Tramonti» tra Tramonti e Cava. L' ho raccolto anch' io sul versante orientale del Monte dell'Avvocata di Majori. Nello stesso erbario se ne trova' la var. eglandulosum dalle falde del Vesuvio, « presso il Salvatore nel Fosso Grande ». In Sicilia si trova in una sola località, il versante settentrio- nale del Monte Busambra che guarda la Ficuzza, dove è copioso. La pianta di questa stazione fu elevata da Gussone in una va- rietà Siculwn, in appresso ribattezzata da Lojacono var. bic- sainharense, ma non mi riesce di vedere alcuna differenza tra questa forma ed il tipo. Tutte le stazioni di altre regioni sono assai dubbie, ma per mancanza di frutti negli esemplari è difficile determinarli con criterio sicuro. Oltre la pianta della Toscana già esclusa, si tro- vano esemplari dall'Abruzzo mandati da Orsini che portano il nome di hirsutum; nell'erbario centrale a Firenze ve n'è uno da Montorio ed un altro nell'erbario Tenoreano dal Pizzo di Sivo. Ambedue senza frutti. È probabile che appartengano al gruppo del C. arvense e non al C. hirsutum. Lo stesso si può dire degli esemplari di N. Terracciano nell'erbario centrale da Sora, Vicalvi e Montecassino. Passando alla Calabria, il C. tomentoswn var. viridescens H. P. e R. It. Ita!. Ili, n. 551, dal Monte Dolcedorme del Pollino non ha che fare col tomeniosum; è assai glandoloso-vischioso e potrebbe benissimo spettare al C. hirsutum, ma per mancanza SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLl' 11 MAGGIO 115 di frutti è incerto. Secondo Tenore il C. hirsutum nasce alla Mongiana in prov. di Catanzaro. L'esemplare, che gli fu mandato da L. Thomas, non ha frutti; perciò è incerto. Ho raccolto io stesso l'identica pianta nelle siepi lungo la via tra la Mongiana e Serra San Bruno, in fiore senza frutti. Il portamento mi sembra piuttosto quello del C. arvense var. elruscum che del C. hirsutum. Neil' erbario di Gussone vi è un esemplare dai Piani di Aspromonte colto il 6 luglio 1827, col cartellino « C. hirsuium Ten. ? ». La stessa pianta fu distribuita da H. P. e R. It. Ital., Ili, n. 202, da San Stefano d'Aspromonte, sotto il nome di « C. sylvaticum W. K. = repens Bert. non L. ». Am- bedue sono senza frutti; non sono certamente il C. sylvaticum W. K. ; corrispondono colla pianta della Mongiana e dal porta- mento sembrano spettare più tosto a qualche forma àoiV arvense che al C. hirsutmn. Difatti è probabile che tutti questi esem- plari della Calabria sieno identici con quello raccolto dall'Ar- cangeli al Monte Campanaro, che si trova nell'erbario centrale sotto il nome di C. ìiirsutum, ma che non vi spetta affatto perché possiede belle cassule mature ripiegate. Il Cerastium apuanum Pari, ha una certa affinità col C. hir- sutmn. L'autore lo distingue ddiWarvense per avere « peduncoli sempre eretti ». Sarebbe un legame coli' hirsuium. Ma Vapua- num ha un suo portamento tutto speciale, e pare ristretto alle Alpi Apuane che forniscono tante specie endemiche. Inoltre debbo confessare che nei copiosi esemplari ùeWapuanuìn nel- l'erbario Sommier, le cassule mi sembrano curvarsi sul pedun- colo in qualche periodo del loro sviluppo. Converrebbe osser- varle molto accortamente sul vivo. Di più V apitanum, ^^ossìeùe. cassule molto più corte: 5-7 mm. invece di 9-12 mm. R. PAMPANINI. — UN MANIPOLO DI PIANTE DELLA CIRENAICA. Il sig. M. Longa, sergente nel Battaglione « Edolo » del 5** Reg- gimento Alpini, durante la sua campagna in Cirenaica raccolse — dal gennaio all'aprile scorsi — piante nei dintorni di Derna, che mi furono affidate per lo studio e che qui enumero. Questo breve contributo alla conoscenza della flora libica — il primo 116 SEDP: di FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO da che la Libia divenne italiana ~ non é privo di qualche inte- resse quantunque le piante provengano da un territorio assai ristretto e già esplorato, sopratutto da Taubert dall'aprile al giugno del 1887. Con questa piccola collezione al sig. M. Longa spetta il me- rito di aver fatto conoscere la presenza nei dintorni di Derna di entità che interpreto come nuove: Allium Longanuìn, Hi- biscus geranioides var. darnicus, Viola scorpiuroides var. m- flata; della Stapelia europaea e della Vieta dasycarpa, nuove per la Libia; della Spitzelia coronopifolia (forma tipica), che ancora non era stata segnalata della Cirenaica ; del Teucrium JDavoeanum e del Senecio leucanUiemifolius var. cyrenaicus, che finora erano conosciuti solo dagli esemplari autotipi piove- nienti da altra località cirenaica. Juniperus phoenicea L. Diffuso suir altopiano (febbraio). Avena barbata Brot. Campicelli in fondo all'Uadi Derna (marzo). Hordeum murinum L. Nei campicelli dell'Uadi Derna (marzo). Vulpia uniglumis Dumort. Campicelli in fondo all'Uadi Derna (marzo). Allium Longanum Pamp., sp. n. « Bullms parvus, ovatus, simplex, rhizomate carens, tunicis « externis fuscis. Scapus gracilis, glaber, inferno foliis involu- « cratus. Folta circ. 3 (semper?), scapo valde breviora, linearia, « plana, sensim acuminata, praeter faucem vaginae glabrae et « partis mediae et inferioris margines nec non subtus nervum « medium ciliatos glabra. Umbella sub20-fìora, subfastigiata, « spatha membranacea, late ovata, breviter acuminata, bifida, « pedictìllis longioribus sub anthesi vix breviore. Flores peri- « gonio albido, companulato, phyllis oblongo-ellipticis, apice ro- « tundato et emarginato-eroso, difformibus, minoribus angustio- « ribus ; staminibus inaequalibus, brevioribus phyllis majoribus « medium attingentibus et stylo subaequanti'ous, longioribus « phyllis minoribus subaequilongis, omnibus fìlamentis integris « e basi connata et lanceolata subulato-attenuatis, antheris ma- « gnis, oblongis ; ovario tereti, loculis 1-ovulatis, stigmate ca- « pitato. Capsula .... SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 11 MAGGIO 117 « Bulbus circ. 6 mm. longus ; scapus 20-30 cm. longus ; fo- « liorum vagina usque ad 5 cm. longa, lamina usque ad 16 cm. < longa et 4 mm. lata ; pedicelli sub anthesi usque ad 12 ram. « longi; flores phyllis majoribus 8 X 3 74 mm., minoribus 6 X 2 Va « mm., staminibus basi 1 mm. lata, longioribus 5 mm. longis et « minoribus 4 cm. longis praeter antheram 1 V^ nim. longam, « stylo 3 mm. longo ». Sponde cespugliose dell' Uadi Derna e dell' Halg Ben-Rues (febbraio, marzo). Ricorda gli A. roseum L. e subhirsutum L., dai quali dififerisce- a prima vista per i caratteri del perigonio e dell'audroceo, e, maggior- mente 1'^. Muhìnerianum Aschers., noto solo della Cirenaica e dal- l' esemplare raccolto a Bengasi da Ruhmer nel decembre 1882, sul quale Ascherson stabili la specie. Però anche da questo si distingue profondamente per i fiori di maggiori dimensioni e le ombrelle più. ricche, gli stami ed i petali disuguali, le valve dell' ovario non .rostrate e le logge monosperme ; e per altri caratteri secondari : scapo unico, foglie più larghe ed assai più brevi dello scapo, tepali smarginato-erosi. Iris Sisyrinchium L. Attorno all'accampamento sulle zolle di terra rossastra (marzo). Chenopodium murale L. Ridotta « Piemonte » (25 febbraio). Paronychia arabica DC. Falde dell'altopiano (marzo). P. argentea Lam. Uadi Derna. Reaumuria vermiculata L. Fondo deirUadi Derna (marzo). Helianthemum virgatum Pers. var. ciliatum Coss. Falde dell'altopiano (febbraio). Viola scorpiuroides Coss. Ridotta « Piemonte », declivi verso il mare e sulle falde del- l'Halg Bu-Rues (25 febbraio). V. scorpiuroides Coss. var. inflata Pamp., var. n. « Differt a typo sepalis pauUo latioribus ; petalo inferiore la- « teralibus aequilongo ; calcare circiter duplo crassiore: 3X3 mm. « (in typo : 1 ^2-2 X 1 Y2-2 mm.); pedicellis validioribus ». Ridotta « Piemonte », piani cespugliosi ed erbosi verso l'Halg Bu-Rues (febbraio). 118 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO Didesmus aegyptius Desv. var. tenuifolius Hai. Ridotta « Piemonte » (febbraio, marzo). Matthiola humilis DC. var. cyrenaica Conti Primo gradino dell'altopiano intorno agli accampamenti al- pini (gennaio, febbraio). Papaver Rhoeas L. Ridotta « Piemonte » (febbraio). Primo gradino dell'altopiano (febbraio). Adonis microcarpus DC. Ridotta « Piemonte », dintorni erbosi (febbraio, marzo). Sedum altissimum Poir. (?) Primo gradino dell'altipiano (marzo). L'esemplare è sterile, pertanto è con dubbio clie lo riferisco a questa specie quantunque vi corrisponda per i caratteri del fusto e delle foglie. Poterium spinosum L. Primo gradino dell'altopiano, diffusissimo; meno diffuso al sommo (febbraio-aprile). Ovunque sulle falde scoscese ed arse dell' altopiano. Hippocrepis cyclocarpa Murbeck Combe erbose lungo l' Halg Bu-Rues (febbraio). Hymenocarpus circinatus Savi Falde dell'altopiano (febbraio). Lotus creticus L. Ridotta « Lombardia » (febbraio, marzo). Lotus edulis L. Ciuffi erbosi attorno alla Ridotta « Lombardia » (febbraio, marzo). Medicago litoralis Rhode Falde scoscese dell'altopiano (febbraio). M. marina L. Ridotta « Lombardia », pascoli (febbraio, marzo). Tetragonolobus purpureus Moench Nei tappeti erbosi dell' Uadi Berna, m. 300 (febbraio). Trigonella maritima Del. Falde dell'altopiano (febbraio). Vicia dasycarpa Ten. Campicelli lungo 1' Uadi Derna (marzo). Finora la V. dasycarpa Ten., anche considerata come sinonimo della V. varia Roth, non era stata segnalata per la Libia. Oltre SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 119 che iu Sicilia ed a Linosa essa {V. varia) si trova molto diffusa in Algeria, specialmente nei campi di cereali. Il suddetto esemplare si riferirebbe alla var. gracilis Guss. ma i racemi sono assai più lunghi delle foglie ; per i caratteri delle foglie non corrisponde alla Vida raccolta da Ruhmer a Bengasi e che Durand e Barratte (FI. Lyb. Prodr., p. 87) propendono a ri- tenere come forma della V. varia. Athamanta Della-Cellae Ascbers. et Barbey Falde dell' Uadi Derna (febbraio). Scandix Pecten-Veneris L. Intorno all'accampamento, raro (febbraio). Thapsia garganica L. Primo gradino dell' altopiano (marzo). Nella terra rossiccia fra sassi e rovi sul basamento dell'alto- piano. Diffusa (marzo, aprile). Secondo Durand e Barratte (FI. Lyb. Prodr,, p. Ili) la presenza nella Libia della forma tipica è dubbia, ed in Cirenaica la Th. gar- f/anica, comune nei dintorni di Derna, sarebbe esclusivamente rap- presentata dalla var. Sylphium Aschers. distinta dal tipo per avere il frutto « alis transverse plicato-subundulatis ». Gli esemplari rac- colti dal sig. Longa presentano anche frutti maturi, sui quali però non so vedere tale carattere : essi sono assolutamente identici a quelli degli esem^Dlari di Th. garganica che vidi provenienti dall' Italia meridionale. Pistacia Lentiscus L. Ridotta « Lombardia », cespuglietti assai difTusi (febbraio). Erodium hirsutum Willd. var. glabriusculum Boiss. Primo gradino dell'altopiano ed al sommo (gennaio, febbraio). Attorno all'accampamento sul primo gradino dell'altopiano (febbraio). Linum strictum L. var. spicatum Pers, Lungo le falde dell' Uadi Derna (febbraio). Hibiscus geranioides A. Cunn. var. darnicus Pamp., var. n. « Differt a typo (ex descr.) statura minori, 6-8 cm. (semper?) ; « foliorum segmentis supra glabris, infra nervo medio tantum « hirsutis ; floribus subsessilibus, pedicello 1-2 mm. longo ; in- « volucri bracteis 5, lineari-acuminatis; calycis lobis 5-nerviis. » Primo gradino dell'altopiano ed al sommo (gennaio, febbraio). In questi esemplari la corolla non è ancora aperta ma 1' aspetto dell'involucro, del calice e dei semi indica chiaramente che la pianta rientra nella sez. Ketmia. Essa si avvicina maggiormente alVH. ge- Bull. della Soc. boi. Hai. 9 120 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI-'L' H MAGGIO raniokles A. Cunn., tanto che mi sembra di doverla considerare come una forma di questo. Però la descrizione dell' H. geranioides non si adatta esattamente agli esemplari suddetti. Difatti secondo Bentham che lo descrisse (FI. AustraL, I, p. 215), nelV H. geranioides le foglie sono ispide su ambedue le pagine, i peduncoli sono lunghi quanto le foglie, le bratteole dell'involucro sono in numero di 8-10 e lineari-subulate, ed i lobi del calice anno soltanto tre nervature ; inoltre le dimensioni della pianta sono assai maggiori (30-65 cm.). Non vidi esemplari dell' H. geranioides per cui non mi è possibile precisare quale sia 1' importanza di questi caratteri differenziali o se anche altri, che non risultano dal confronto con la descrizione, si debbano aggiun- gere ad essi. La maggior parte delle specie della sez. Ketmia s'incontrano nel- l'Africa tropicale ed australe ; le altre vivono nelle Indie orientali, in America ed in Australia. In quanto all' H. geranioides, è cono- sciuto solo dell'Australia settentrionale, dagli esemplari raccolti da R. Brown nelle isole del Golfo di Carpentaria e da Cunningham nella baia di Vansittart sui quali Bentham descrisse la specie. Per- tanto nei dintorni di Derna senza alcun dubbio deve considerarsi come avventizio. L' H. geranioides fu, come dissi, brevemente descritto da Bentham; però non credo inutile descrivere dettagliatamente i suddetti esem- plari che ò interpretato come sua vax'ietà : « Herha annua, humilis (semper?), multioaulis. Caules sub lento « adpresse stellato-pubescentes, simplices (semper?). FoUa suprema «minora, bracteiformia, omnia stipulis foliaceis, ovato-acuminatis; « petiolo elongato, gracile, hirsuto-pubescente ; lamina palmatisecta, « ambitu reniforme, segmentis angustie et bitrifidis, lobulis rofcun- « datis, supra glabra, infra nervis sparse hirsutis. i^Zores brevissime « pedicellati, solitarii, axillares et terminales, supremi foliis brac- « teiformibus suffulti : involucrum bracteis 5 linearibus et ut « stipulis acuminatis, calycis faucem attingentibus ; calyx pro- « funde 5-lobus, tubo pilis longis et rigidis insperso, lobis triangu- « lari-acuminatis, longe ciliatis, coeterum glabris, 5-nerviis, nervis « prominentibus anastomosantibus; corolla ; columna stami- « nalis pubescens, stamina 10 ; ovarium globosum, depressum, gla- « brum ; semina (immatura) glabra. « Caules 6-8 cm. longi (semper?) ; folia stipulis 3 mm. longis, pe- « tiolo circ. 1 Va '2 Va *^™- lougo, lamina circ. 12-15 mm. longa et 2- « 2 i/j cm. lata ; flores (nondum evolutis) pedicello 1-2 mm. longo, « involucri bracteis 4-5 mm. longis, calycis 1 cm. longi lobis 6 mm. « longis, columna staminalis 2 ^/j mm. longa. » Malva silvestris L. Ridotta « Piemonte », nei tappeti erbosi (25 febbraio). SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DELL* 11 MAGGIO 121 Eviphorbia dendroides L. Oasi (marzo). E. helioscopia Ti. In alto a sinistra dell'Uadi Derna in praticelli naturali (20 feb- braio). Pentapera sicula Ivlotzsch Lungo le falde dell'Uadi Derna (febbraio). Anagallis arvensis L. var. coerulea Boiss. Ridotta « Piemonte » (febbraio). Cyclamen Rohlfsianum Ascbers. Sulle falde scoscese dell'altopiano (febbraio). Limonastrum monopetalum Boiss. Verso la spiaggia (febbraio). Olea europaea L. Rarissimi Ulivi selvatici sulle falde superiori dell'Halg Bu-Rues. Stapelia europaea Guss. Primo gradino dell'altopiano, tra i sassi (marzo). Nuova per la Libia: finora era conosciuta solo della Spagna me- ridionale, dell'Algeria, della Tunisia e di Lampedusa. Cerinthe oranensis Batt. In alto fra 1' Uadi Derna e 1' Halg Giaraba nei declivi verdi (20 febbraio). In questi esemplari le corolle sono lunghe fino a 20 mm. e gli stami il più spesso sono inclusi, mentre la pianta è stata descritta con le corolle lunghe 16-17 mm. e con gli stami sporgenti (Battaudier et Trabut, FI. Alg., p. 616). Echium confusum de Coincy {E. mariiimum Guss.) Alte sponde dell' Uadi Derna. Oonvolvulus althaeoides L. Ridotta « Lombardia » (febbraio). Orobanche crenata Forsk. Nei campi di fave dell'Oasi (marzo). Ballota pseudo-Dictamnus Benth. Ridotta « Lombardia > (febbraio, marzo). Micromeria Juliana Benth. (?) Falde dell'Uadi Derna (febbraio). 0 identificato con incertezza la pianta poiché gli esemplari sono sterili ed in cattivo stato. 122 SKDE DI FXRKNZH! - ADUNANZA DELl'II MAGGIO M. nervosa Bentli. Falde dell'altopiano (febbraio). Phlomis fioccosa Don Presso la Ridotta « Lombardia ■» (febbraio, marzo). Rosmarinus offìcinalis L. Sulle falde dell' Homboch e dovunque sull'altopiano, diffuso (gennaio, febbraio). Teucrium Davoeanum Coss. Prima gradino dell' altopiano. Questa rimarchevole specie finora era conosciuta solo dall'esem- plare raccolto da Daveau in Cirenaica (El Abiar, Benié) nel lu- glio 1875, e sul quale Cosson descrisse la specie (Bull. Soc. bot. Fr., XXXVI [1889], p. 105). Globularia Alypum L. Sulle falde scoscese e cespugliose dell'Uadi Derua (20 feb- braio). Crucianella rupestris Guss. Fondo dell'Uadi Derna (marzo). Fedia Cornu-copiae Gaertn. Ridotta « Piemonte », nei praticelli naturali (febbraio). Scabiosa arenaria Forsk. Declivi dell'Uadi Derna (febbraio, marzo). Artemisia Herba-alba Asso Attorno alla Ridotta « Lombardia ». Tra r Haig Giaraba e 1' Uadi Homboch, in luoghi aridi e bat- tuti da tutti i venti (gennaio, febbraio). Bellis silvestris Cyr. Sul primo gradino dell'altopiano e al sommo (febbraio). Calendula aegyptiaca Pers. var. ceratosperma Murbeck Ridotta « Piemonte », vallette e pianori circostanti (febbraio). Centaurea alexandrina Dolile Nelle vallette trasversali all' Halg Bu-Rues, Ridotta « Pie- monte » (25 febbraio). Chrysanthemum coronarium L. Ridotta « Piemonte », visibile sull'altopiano a grande distanza in folti bellissimi (febbraio, marzo). Oichorium pumilum Jacq. Derna (marzo). Dintorni della Ridotta « Lombardia », sull'altopiano (febbraio). SEDE DI FIRENZE! - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 123 Helichrysum siculum Boi ss. Tra i cespugli airimbocco deli' Uadi Homboch e in altri luoghi simili (gennaio, febbraio). Pallenis spinosa Cass. Ridotta « Piemonte», all'ombra di cespugli sia a destra sia a sinistra dell' Uadi Berna (febbraio, marzo). Senecio leucanthemifolius Poir. var. cyrenaicus Durand et Barr. Uadi Berna (marzo). Questa varietà finora era conosciuta soltanto dall'esemplare rac- colto da Taubert a Kenissié, nel maggio 1887. Spitzelia coronopifolia Scli. Bip. Ridotta « Piemonte » (25 febbraio). Questa pianta, mentre nella sua forma tipica è stata raccolta in diverse località della Tripolitania, per la Cirenaica era conosciuta solo di Cirene, raccoltavi da Della Cella, Nei dintorni di Berna era stata osservata la var. pilosa. S. coronopifolia Sch. Bip. var. pilosa Aschers. et Schweinf. Ridotta « Piemonte > (25 febbraio). Nei Giardini dell'Oasi : Ciirus Aurantium Risso, Citrus Li- ìnonum Risso, Ficus Carica L., Hordeum vulgare L., Phoe- nix dactìjUfera L., Punica Oranatiim L., Vida Faba L. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. Firenze, Stai). Pellas. Luigi Chiti successore. 1912. Giugno. N." 6. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Baccarini P. — Sulla stazione della Tozzia alpina nell' Apennino tosco-romagnolo Pag. 126 Id. — SnW Exohasidinm delle Azalea „ 127 Béguinot a. — Intorno ad alcune Ononis della Tripolitania e Cirenaica „ 129 Fiori A. — Ranunculus xantholeiicos. Coss. var. paxillus (Pome!) Coss. nuova specie per la Flora italiana „ 137 Pampanini R. — Le varietà della Carallunia {Stapella) eiiropaea (Guss.) N. E. Br. {Proc. verb.) „ 126 Id. — Piante del Benadir — I „ 135 NicoLOSi-RoNCATi F. — Genesi dei cromatofori delle Fucoidee . „ 144 Trotter A. — Sui •' Terfàs „ della Libia „ 139 Per la protezione della Flora italiana (Proc. verb.) „ 125 ^ SEDE DI FIRENZE, Adunanza dbll'8 giugno 1912. Presidenza del Vice-Presidente Baccabini. Aperta la seduta il Segretario Pampanini comunica che all'invito della Società Botanica per un'intesa riguardo alla protezione dei monumenti naturali aderirono anche le seguenti Associazioni : Società dei Naiuralisti e Matematici in Modena. E. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Comunica inoltre che un voto di plauso all' iniziativa della So- cietà Botanica fu espresso anche dal Consiglio Scolastico della Pro- vincia di Belluno : « Il Consiglio Provinciale Scolastico, riconosciuta l' importanza civile della protezione delia Flora e della Fauna e il valore che può Bull, della Soc. boi. Hai. 10 126 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO avere per sviluppare nei fanciulli sentimenti di gentilezza e di amore alla natura e alle caratteristiche fisionomiclie del proprio paese : vista l'iniziativa spiegata in proposito dalla Società Botanica Italiana, sull'esempio di tutte le Nazioni piìi progredite, e la circolare già diramata su tale argomento dal E. Provveditore agli insegnanti della Provincia : plaude all'iniziativa stessa, augurandosi che la propaganda trovi eco in tutte le autorità scolastiche del Regno e raggiunga nelle scuole la desiderata efficacia educatrice ». Il Segretario Pampanini, a proposito della sua nota « Un mani- polo di piante della Cirenaica », pubblicata nel Bullettino del mag- gio u. s., fa rilevare che erroneamente aveva indicato la Caralluma. europaea nuova per la Libia poiché la pianta era stata già segnalata dei dintorni di Derna fino dal 1904. Ricorda che il Berger, nella sua monografia delle Stapellacee (Stuttgart, 1910), enumera, oltre alla forma typica, diverse varietà della C. europaea: marmariGensis (Marmarica, Tobruk), Simonis (Cirenaica, [Derna] Algeri [?]), ma- roccana (Marocco sud-ovest), affinis (Marocco ?). Indi il Prof. Baccarini fa le seguenti comunicazioni e presenta i relativi esemplari della Tozzia alpina e dell'esopea attaccata dal- VExobasidium : P. BACCARINI. — SULLA stazione della tozzia ALPINA NELL'APENNINO TOSCO-ROMAGNOLO. La Tozzia alpina è una specie montana certo non assolnta- raente rara nelle Alpi italiane e nell'Europa centrale: ma le toccò in sorte di essere raccolta e descritta la prima volta nella sua stazione più meridionale. II Micheli infatti fondò il genere e la specie su esemplari raccolti all' Eliereino presso Vallom- brosa. Nell'Apennino Toscano fu poi raccolta successivamente dal Savi in Mugello (in località per quanto mi risulta non altrimenti precisata) da Paolo Baroni al Fonte dei Conti e da Siemoni al Fosso dell'Abetio. Successivamente non fa più trovata nella località classica del Tozzi; e lo stesso Siemoni, a quanto mi risulta, l'avrebbe cercata invano anche al Fonte dei Conti, dove neppure a me è riuscito di trovarla. Ciò ha fatto nascere il dubbio che questa specie fosse intieramente scomparsa da questa stazione: però in una recente escursione, essendomi recato al fosso dell'Abetio il 16 maggio, l'ho trovata piuttosto abbondante nella località indicata dal Siemoni, e lungo alcuni altri ruscelli SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 8 GHUGNO 127 di quei dintorni, che dalla giogana scendono verso le prime radici del Ronco. Io ho battuta in quei giorni ed in una successiva escursione, tutta la giogana dai Passo della Calìa a Poggio Scali seguendo la cresta e sono poi sceso a Cara pigna rifacendo più a valle il cammino in senso inverso, in modo da attraversare tutti quei ruscelli e torrenti che da quel tratto della giogana scendono ad oriente, né vi ho trovata alcuna traccia della Tozzia. Il declive orientale è qui troppo ripido, e solo a Nord delle case di Campi- gna, dalla Burraia fin verso Falterona, si raddolcisce alquanto in modo che i ruscelletti s' attardano qua e là per brevi ed umidi pratelli. In questi luoghi ho trovato appunto la Tozzia in pieno fiore assieme al Chri/sosplenium ed alla Calla palusiris. Le Peta- siies che abbondano in queste stazioni erano già- passate di fioritura. La nostra specie non è quindi etfettivamente scom- parsa del tutto dalla sua stazione casentinese : ma evidente- mente la sua area di occupazione si va gradatamente restrin- gendo \\\ questo periodo, probabilmente in seguito a variazioni locali dell'ambiente climatico, prodotte dal regime forestale. P. BACCARINI. — ^JJhi: EXOB A siDiUM delle AZALEA. Presento ai colleghi della Società alcune foglie di Azalea in- dica colpite abbastanza gravemente da un Exodasidiimi. Esse furono raccolte, alcune settimane fa, sopra delle piante coltivate alla Scuola di Pomologia delle Cascine: ma successivamente me ne é stata segnalata un'altra infezione al Giardino Torrigiani. NelPun caso e nell'altro il numero delle piànte colpite a tut- t' oggi è piccolo : quantunque ciascuna di esse sia attaccata abbastanza fortemente. La malattia non è nuova per l' Italia, perchè il Petri la ha segnalata fin dal 1907 in una villa dei dintorni di Roma, dove d'allora in poi si è mantenuta fino a tutt'oggi: non mi risulta però che sia poi stata avvertita fra noi in altri luoghi. All'e- stero fin dal 1906 era stata segnalata in Olanda e nel 1898 128 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO il Laubert e successivamente anche altri l'hanno incontrata in varie località della Grermania. Essa avrebbe quindi, secondo questi dati, fatta la sua prima apparizione in Olanda e di qui sarebbe penetrata negli altri luoghi col commercio delle piantine di Azalea che in quel paese ha il suo centro principale. Siamo quindi di fronte ad un fungo in via di progressiva dif- fusione e non è fuor di luogo fissarne le tappe successive. È ignoto però come esso abbia raggiunto le Azalee delle no- stre culture, e ne é tuttora incerta la determinazione specifica. Il Petri nel suo pregevole ed esattissimo studio lo riferisce, pur facendo le debite riserve, all'È", discoideum Ellis. che vive sulla A. viscosa nell'America del Nord: ma le spore della nostra forma non sono óbscure (bensì distintamente) uniseptatae et apice abriipte curvatae come vuole la diagnosi. Il Laubert é anche più incerto, ma sembra propendere piut- tosto per r^". japonicum o 1' E. penta sporium, che vivono sulla Azalea indica al Giappone. Il nome di pentasporium deporrebbe in favore di quest'ultima indicazione; perchè la nostra specie ha effettivamente i basidii a cinque spore; ma data la scarsità del materiale d'erbario ben conservato, relativo a questi funghi, la loro identificazione riesce molto diffìcile tanto più che le diagnosi sono estremamente incomplete e spesso anzi affatto insufficienti. Per molte specie ad es. non risulta affatto il numero degli sterigmi di ciascun basidio: quantunque tale carattere sia della massima importanza, specialmente in un genere di funghi paras- sita e galligeno: i quali possono presentarsi quindi con vario aspetto esteriore a seconda della reattività dell'ospite al quale si associano. Ho potuto esaminare, grazie alla cortesia del Prof. Cuboni il materiale dell'infezione romana, e stabilire cosi che si tratta effettivamente dello stesso male e dello stesso parassita di quello di Firenze. Mi riserbo di comunicare ulteriori notizie al riguardo. SEDE DI FiKENZK - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO 129 È poi data lettura delle seguenti note : A. BEGUINOT. — intorno ad alcune ononis della TRIPOLITANIA E CIRENAICA. Nel viaggio compiuto nel 1817 da P. Della Cella da Tripoli alle frontiere dell'Egitto quattro Ononis attrassero l'attenzione del medico genovese, nelle quali il Viviani riconobbe tre specie nuove per la scienza (0. vestita, falcata e calycina) ed una quarta già nota {0. vaginalis Vahl). Nello « Specimen Florae Libycae » le 4 entità furono diffusamente descritte ed accura- tamente disegnate, ma non in modo da togliere tutti i dubbi sul loro valore sistematico. Esse, come tutto il materiale che servi al Viviani per la redazione del suo « Specimen », furono riviste dal Cosson, ' che sinonimizzò 0. vestita con 0. vaginalls, 0. falcata con 0. angustissima Lam., mentre ritenne per spe- cie probabilmente distinta la 0. calycina, non più raccolta, eh' io sappia, posteriormente né in Libia, né altrove. Le conoscenze sul genere nella regione libica vennero in se- guito accrescendosi, sicché attualmente, secondo Durand e Bar- ratte, ■ esso conta non meno di 12 specie e cioè: 0. antiquorum L., 0. Matrix L., 0. angustissiina Lam. (con la var. falcata Dur. et Barr. = 0. falcata Viv), 0. vaginalis Vahl, 0. diffiisa Ten., 0. serrata Forsk., 0. hispida Desf., 0. calgcina Viv., 0. Sieberi Bess. (con dubbio), 0. reclinata L. j3 minor Mor. ed 0. Sicilia Guss. Nel materiale della Libia trasmessomi in esame dal magg. dott. A. Vaccari ho trovato le seguenti entità: \. 0. vaginalis Vahl — Arene marittime presso Tobruk (24 I 1912) ; rupi marittime di Derna ad owest del Faro (1, 1912) dintorni di Homs (26 II 1912). ^ E. Cosson, Revision du « Florae Lihycae Specimen » de Viviani d'après son Herhier in Bull. Soc. Bot. de France, Xll (1865J, p. 275; Notes sur quelques plantes de V Herhier de Viviani, ibid., p. 280. ^ E. DiriiAND et G. Bakrattb, Florae Libycae prodromus ou ca- talogne raisonné des plantes de Tripolitaine. Genève, 1910, p. QQ. 130 SKDK DI FllitóNZlS - ADUNANZA DKLL' 8 GIUGNO 2. 0. angustissima Lain. — Oasi di Tripoli e precisamente nelle dune sabbiose di Bumeliana (IX 1911) e sulle colline aride sabbiose alla palude salsa detta « El-Mellaha » (22 III 1911); presso Gargaresch (3 X 1911). 3. 0. serrata Forsk. — Tripoli nei campi fra Sciara Sciat ed Ain-Russ (22 III 1912). 4. 0. reclinata L. subsp. mollis Savi (pr. sp., 1802) = 0. reclin. j3 minor Aloris (1837). — Arene marittime presso Tobruk (17 III 1912). 5. 0. i^ecUn. subsp, monophylla Bèg. n. subsp. — Derna (22 li 1912). Due di queste meritano uno speciale commento che é basato anche sull'esame che ho potuto fare sugli autotipi del Vi- viani cortesemente comunicatimi dal prof. 0. Penzig, che qui ringrazio. I. Ononis vaginalis Vahl Symb. bot. 1, p. 53 (1790). La prima descrizione della specie risale a Forskal ^ e fu fatta su pianta egiziana, che egli interpretò quale 0. Cherleri. ' È pianta proteiforme e se ne accorse lo stesso Forskal come traspare dalla seguente osservazione: « Hanc Ononidem diversi anni tempora inspexi. Prima descriptio facta est mensibus sic- cissimae tempestatis. Aliam monstrabat faciera eadem pianta aquis pluviisque rigata. Jam flosculis magnis florebat; foliis omnibus ternatis, semipoU. remotis; adeo ut caulis non dense fuerit imbricatus nec compressus, exceptis caulibus parvis ». E ne conclude quale ammonimento ai posteri: «Rigido bota- nico injungitur studium observandi Plantarum Aegyptiarum Metamorphosin autumnalen et vernalem ». Più ampia, ma non esauriente, è la diagnosi di Vahl. Le fo- glie sono descritte come cuneiformi (larghe o strette ?), la corolla con il vessillo « purpureo-striatum » (carattere che non com- pare nella diagnostica Forskaliana), L'A. aggiunge sul polimor- fismo della specie le seguenti osservazioni: « diverso tempore anni faciera alienam induit, ut facile prò distincta specie ha- beretur: ramulis confertis semipollicaribus aphyllis, stipulis rai- noribus dense imbricatis ». Forskal, Flora aegyptiaco- arabica. Hauniae, 1775, p. 130. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO 131 Nulla di nuovo aggiunge Persoon, ' cui il Viviani erronea- mente attribuisce la prima diagnosi della specie. ^ Ventenat " ebbe sott'occhio la pianta d'Alessandria d'Egitto coltivata a Parigi. La coltura indusse naturalmente modifica- zioni determinando uno sviluppo insolitamente rigoglioso. Il fusto appare nella figura in ogni sua parte foglioso, con le foglie dell'asse principale e dei secondari trifogliate, quelle delle parti- zioni terziarie semplici e cioè con la sola fogliolina terminale. I fiori sono descritti come molto grandi e con vessillo « parsemé de lignes purpurines ». Ventenat ha inoltre osservato (sulla pianta spontanea o su quella coltivata?) che « les branches sont quelquefois absolument simples; quelquefois elles sont divisées dans toute leur étendue et entierément recouvertes de stipules qui portent des feuilles simples ». Due tipi e cioè due variazioni del tipo Vahliano furono de- scritte dal Viviani, quella che egli chiama 0. vaginalis Pers. che è una forma villoso-glandolosa a stipole largamente vagi- nanti, infundibuliformi, con la parte libera ovato-Ianceolata, den- tata e con foglie a foglioline obovato-cuneiformi. La corolla è detta, quanto al colore, gialla, né gli esemplari del suo Erbario che ho sotto gli occhi permettono di decidere se sia o no striata : ed una seconda, che egli ritenne e descrisse come specie nuova e cioè 0. vestita, caratterizzata per essere pianta glandoloso-irta, con stipole strettamente vaginanti terminate da codette lanceo- lato-acuminate, intere e con foglie lungamente picciolate e qiiindi con picciolo nettamente fuoruscente dalla guaina sti- polare, a foglioline lungamente e strettamente cuneiformi appres- sate al fusto. Il vessillo corollino è detto striato. Non è certo un sinonimo, come ritenne il Cosson, della 0. vaginalis ed è anzi per me una delle forme meglio caratterizzate del ciclo. Nel materiale comunicatomi dal Vaccari i saggi raccolti nelle arene marine presso Tobruk corrispondono ad 0. vaginalis quale fu descritta dal Viviani ed hanno corolla uniformemente gialla : quelli di Homs appartengono ad una forma, a quanto pare, nuova 1 Persoon, Synopsis plantarum seu Enchiridium boianicum, .p. 2' (1803), p. 291. 2 Ventenat, Description des plantes nouvelles et peu connues, cuUivées dans le Jardin de J. M, Cels. A Paris, an. Vili, p. 32, tab. 32. 132 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO ed é caratterizzata da foglie a foglioline ovali-rotondate, appa- rentemente sessiii e cioè con picciuolo non fuoruscente dalla porzione tifbulare delle stipole e dalla corolla a vessillo netta- mente striato di porporino anche sul secco. Pure una forma nuova rappresenta la pianta di Derna con vessillo anch'esso striato e con foglie piccole, ma a fusto raccorciato, ramosissimo, formante dei cuscinetti appressati al suolo. L'Ononide in questione, vera pianta proteo, varia dunque per la forma delle stipole e delle foglioline, per l'indumento, per la presenza o mancanza di striature nel vessillo corollino e varia inoltre per essere più o meno ramosa con fusto per tratti più 0 meno lunghi coperto di sole stipole od anche da foglie ridot- tissime e spesso semplici, in qualche individuo raccorciato e cusciniforme. Volendo esprimere con nomi le variazioni più salienti avremo il seguente quadro: a ViviANi Bég. =• 0. vaginalis Viv. FI. Lib. spec, p. 41, tab. IV, fìg. 4. — Villoso-glandulosa, stipulis late vaginmiti- bus infundibuliforinis, biflcits, lacinils breciter ovaio-lanceo- latis, dentatis, foliolis cunei foyvni-obovads latiasciiUs, corolla lutea, ut videtur, unicolori. Vi riferisco i saggi conservati nell'Erb, Viviani con l'indica- zione « in tutta la pentapoli » e quelli raccolti nelle arene ma- rine presso Tobruk dal Vaccari. Nell'Erb. Viviani sotto il nome di 0. urceolata e senza designazione di provenienza si con- serva un frammento senza fiore che probabilmente va riferito a questa forma: non compare nello « Specimen ». .(3 VESTITA Bég. n. comb. = 0. vestita Viv. PI. Lib. spec. p. 40, tab. XVIII, fìg. 1. — Glanduloso-visoosa, stipulis minus late vaginantibus laciniis lanceolatis, acuminatis, integerrimis, fo- liolis e stipularum sinu erwnpentibus longiuscule peduncu- latis anguste linearibus, corollae Vìexillo imrpureo -striato. Vi appartengono i saggi dell'Erb. Viviani con rindicazione « Sirte ». y ROTUNDiFOLiA Bég. u. var. — Villoso-glandulosa, stipulis ut in ce sed foliolis late ovato-rotundatis, corollae vexillo eximie purpureo-striato. Vi vanno riferiti i saggi raccolti ad Homs dal Vaccari. 5 coMPACTA Bég. n. var. — Folta et stipulae ut in a, differì SEDE DI FJRENZE - ADUNANZA. DELL' 8 GIUGNO 133 caulibus abìyreviatis, ramosissimis, corolla vexillo purpureo- striato. Raccolta sulle rupi marittime a Berna (I. 1912), 2. Ononis reclinata L. Sp. pi. ed. II, pag. 1011 (1763). Dì questa specie, abbastanza polimorfa, é sin qui nota per la Libia l'entità descritta sotto il nome di 0. mollis Savi e che quasi tutti i botanici moderni (per lo più sotto il nome di var. minor Moris) fanno rientrare nel ciclo della specie linneana, quale varietà o sottospecie. É indicata da Durand e Barratte (op. e.) dei dintorni di Tripoli, Bengasi, Derna e nella Marma- rica a Tobruk e Badia. Vi vanno pure riferiti i saggi di To- bruk raccolti e comunicatimi dal Vaccari. In tale ciclo, dopo minuto esame dell'esemplare unico (pur- troppo solo fiorifero) conservato nell'Erb. Viviani, deve pure rientrare \'0. calycina descritta dall'A. come specie a sé e du- bitativamente ammessa come tale dal Cosson. Le foglie per forma e grandezza sono quelle del tipo linneano, differendone appena per i denti un po' più profondi ed acuti : le stipole se ne di- stinguono appena per essere alquanto più lunghe ed un po' più incise lungo il margine: i peduncoli tlorali sono suberetti ed appena un po' curvati a ginocchio, mai nettamente reclinati né prima né dopo l'antesi (forse tali nel frutto?): i denti cali- cini sono, come quelli della 0. mollis, strettamente lineari, ri- gidi e percorsi da una sola nervatura prominente. Viviani de- scrisse gialla la corolla e lo ripete il Cosson, ma a me pare non vi sia dubbio trattisi di un' erronea interpretazione del colore indefinibile che ha assunto sul secco. Dallo stesso dott. Vaccari ho pure ricevuto due esemplari raccolti a Derna di una Ononis a prima vista molto bene ca- ratterizzata ed agevolmente distinguibile dalle due precedenti, ma che riconduco nel ciclo di 0. reclinata. Quanto alla forma e grandezza delle foglie corrisponde ad 0. calycina, differen- done per la scomparsa delle due foglioline laterali (su di un solo picciuolo ne ho constatato due), per i peduncoli subito dopo l'antesi nettamente riflessi, i lobi del calice più larghi, meno rigidi e meno fortemente striati, un po' più brevi della corolla, che è anche più espansa delle due precedenti. Per quanto io so, casi di monofillia completa non furono sin qui constatati nel ciclo di 0. reclinata, né descritta alcuna forma fondata su tale 134 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL 8 GIUGNO carattere. Foglie monofìUe e cioè costituite da uà solo elemento (il terminale) sono, come deduco dal materiale d'erbario, bene spesso le primordiali e frequentemente si ripresentano nelle supreme o fiorali. « Simplicia » descrisse il Viviani le foglie ultime della sua 0. calijcina e lo confermano gli autotipi della stessa da me esaminati. Si tratta in questo caso della ripre- sentazione di una caratteristica giovanile o, come negli indivi- dui di Derna, della sua perpetuazione attraverso tutto l'apparato fogliare. Siccome poi tale stigma si combina con altri caratteri dando luogo ad una combinazione a sé, credo non andare lungi dal vero di attribuirle Io stesso valore sistematico. Sicché il polimorfismo di 0. reclinata nella regione libica é compendiato dal seguente quadro : subsp, MOLLis Bég. n. comb. = 0. mollis Savi in Mem. Soc. Ital. Mod. IX, p. 351 (1802). — Dilfert a typo pianta omnWus partibus diminuta, microphylla, corolla calijce breviore, legu- mine calyce suhaequilongo vel parum longiore. Per la distribuzione geografica cfr. sopra. subsp. CALYCiNA Bég. n. comb. = 0. calycina Viv. FI. Lyb. Spec. p. 41, tab. XVIII, fig. 2 (1824). — Macrophylla, differt a typo foliis profandias incisis, sfipulis late amplexaniibus et grosse dentatis, peduncidis non vel parum recurvis (nunquam recUnatis, vel solam in fructu ?), laciniis calycinis linearibus rìgidis, striatis (in sicco), corolla manifeste longioribus. Gli autotipi dell'Erb. Viviani non portano indicazione di pro- venienza ; nello « Specimen » è detto « Hab. in litore Pentapo- litano ». subsp. MONOPHYLLA Bég. lì. subsp. — Macropliylla differt a priore foliis omnibus lobo unico (terminali) reductis, pedun- citlis post anthesin Tnani feste recUnatis, laciniis calycinis latioribus, minus rigidis et corolla late expansa brevioribus. Legumen calyce longior. Raccolta a Berna il 21 li 1912 da A. Vaccari. SKDE DI FIRENZK - ADUNANZA DBLL' 8 GIUGNO 135 ADR. FIORI. — PIANTE DEL BENADIR. Manipolo I." La Flora della Somalia e del Benadlr in particolare è ancora tra le meno esplorate e perciò ritengo non privo d" interesse pubblicare un breve elenco di fanerogame che il mio nipote Alfonso Fiori ebbe occasione di raccogliere nella località di GiuMBO PRESSO LA FOCE DEL GiuBA, ove per un anno ebbe a risiedere per esperimenti di coltura del cotone. Le raccolte fatte dal mio nipote erano più copiose ma una parte andò disfrutta per opera degli insetti. Ne pubblico ora un primo manipolo, riserbando per un secondo altro materiale non ancora studiato. 1. Manisiiris granularis L. f., Swartz. (n. 34) (— Hacke- lochloa granularis 0. Ktze.) ^ 2. Panicuni abyssìnicum Hochst. var. velutinum Chiov. in Pir. FI. Eritr. p. 294 (1908) (n. 58). 3. Panicum helopus Trin. (n. 29). 4. Panicum niidig lume Hoclist. (o forse P. leersioides Hochst.?) (n. 60). 5. Setaria aparine Hochst. (n. 56 e 59). 6. Aristida aethiopica Trin. et Rupr. (n. 33). 7. Sporobolus glaucifolius Hochst. forra, podotrichus Chiov. = Sp. podrotrichus Chiov. in Ann. R. Ist. bot. Roma VI (1896) p. 8, t. 13 (n. 44). 8. Dinebra retroflexa Panz. n. 41 e 66). 9. Dacttjlocteniam seminipunclatiim Courbon (n. 40). 10. Eleusine somaliensis Hackl. (n. 68). 11. Eragrostis ciliaris Lk. (n. 35'^'^). 12. Cyperus co?npaclas Lam. = C. margaritaceus Vahl (n. 55). 13. Ci/perus Fenzelianas Steud. (n. 51). 14. Cyperus maritimus Poir. (n. 54). 15. Aristolochia benadiriana n. sp. — Glabra, caulibus herbaceis, diffusis, sulcatis (20-35 cm.). Foliis cordato-ovatis, integris, ^ Le Graminacee furono determinate dal D."^ E. Cliiovenda. 136 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA OELL' 8 GIUONO 3-6 cm. longis, sinu basali ampio, aperto; petiolo 8-18 mm. longo. Fioribus axillaribus, cymosis, cymis 2- raro 3-floris, breviter pedicellatis ; bracteis reniformibus 5-9 mm. latis, in tructu persistentibus. Perianthium supra basim stipiti- formem globoso-inflatum ('4-6 mm. diam.), tubo apice am- pliato, 1 cm. circ. longo; labio liguìato, apice obtuso, 7 mm. lato, 18-23 mm. longo, utroque margine reflexo. Capsula ovo- idea, 22-25 mm. longa, 15-18 mm. lata. — Benadir : Giunibo, 1909 (n. 17). Nota. — È molto affine air4. ì)racteata Retz. dalla quale distinguesi quasi unicamente pei fiori cimosi e non solitari. Dall' A. Deio8vrei De Wild, et Durand, del Congo, colla quale si accoi'da per i fiori in cime 2-3-(ìore, distinguesi per i fusti che non sono volubili e per le foglie col seno basale ampio ed aperto. 16. Amarantus BlUwn L. (n. 9 e 13). 17. Digera arvensis Forsk. (n. 35 e 63). 18. Aerva leiicura Moq. (n. 50). 19. Pupalia serìcea n. sp. — Herbacea, undique dense sericeo- tomentosa, praecipue in foliis junioribus. Caulibus inferne sufFruticosis, erectis, ramosis, ramis virgatis, subtetragonis. Foliis oppositis, ovatis, amplis (4-8 cm. longis, 3-5 latis), longiuscule petiolatis (petiolo 1-2 cm. longo). Spicis basi longe interruptis, apice condensatis, 20-35 cm. longis. Te- palis obtusis. Grlochidibus 4-6, basi dense lanuginosis, apice glabris. Caeterae notae ut in P. lappacea. — Benadir: Giunibo (n. 16). Nota. — Benché affine alla P. lappacea n' è distinta a prima vista per la densa pelosità sericea, che nelle parti giovani specialmente è molto copiosa ed argentea, mentre nelle foglie adulte tende un poco al color giallognolo; ne differisce pure pei tepali ottusi. La P. Eobecchii Lopr. di- stinguesi dalla nostra per essere un piccolo frutice alto 35 cm. con foglie più piccole, prima tomentose e poi glabre e per le infiorescenze lunghe 8-10 cm. soltanto. 1 nostri esemplari di P. sericea misurano dai 40 ai 45 cm. di lunghezza, ma mancano della radice e perciò non si può giudicare dell'altezza cui giunga la pianta e del grado di lignificazione che presenti alla sua base. SBDK UI FIUENZK - ADUNANZA DBLL' 8 GIUGNO 137 20. Trianthema sedifolia Vis. (ii. 22). 21. Alysicarpus rugosus DC. var. hispidicarpus n. var. — Legu- mina multoties calyce longiora, articulis rectangularibus, latioribus quam longis, plicis transversis confertis, dense his- pido-pilosis. — Benadir: Giambo, 1909 (n. 25). Nota. — Per la forma degli articoli del legume, per la distribuzione delle pieghe trasversali e pel portamento della pianta assomiglia alla var. Wallichii (W. et Arn.) dell'India, Eritrea ecc. ed alla var. Heyneanus (W. et Arn.) dell'India, ma queste hanno il legume non od appena sporgente dal calice e glabro o quasi. 22. Indigofera tmcioria L. (n. 42). 23. Indigofera senegalensis DC. (n. 6). 24. Corcliorus triloculaìHs L. (n. 45). 25. Euph07'bia indica Lam. (n. 46). 26. Pliyllanthus Maderaspatensis L. (n. 26 e 47). ADR. FIORI. — RANUNCULUS XANTHOLEUCOS COSS. ET DUR. VAR. PUSILLUS (POMEL) COSS. NUOVA SPECIE PER LA FLORA ITALIANA. Neil' aprile 1909 il prof. H. Giudi ^ scopriva in Sardegna fra Tempio ed Asfossado l' Erijngiam corniculatum Lam. creduto finora come un raro endemismo della Spagna e del Portogallo ; sulla fine di marzo di quest' anno io ritrovai nella stessa Isola un'altra specie non ancora segnalatavi, cioè il Ranunculus xanthoìeucos Coss. et Dur. var. pusillus (Pomel) nota finora soltanto dell'Algeria, ove sarebbe stata trovata sinora soltanto nell'altipiano della prov. d'Orano. È notevole il fatto di queste due specie, ambedue palustri, scoperte di recente in Sardegna ed aventi aree saltuarie a così forte distanza. Però non ci deve fare eccessiva meraviglia, essendo frequenti le aree molto estese e spesso saltuarie nelle piante acquatiche o palustri. Forse la posizione geografica della Sardegna, situata nel centro del Me- diterraneo, può aver favorito l'avvento di queste specie mediante trasporto di semi per opera di uccelli acquatici migratori. * Cfr. Annali di botanica del prof. Pirotta, IX, p. 333 (1911). 138 8EDB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 8 GIUGNO II R. xantholeucos var. pusUlus fu da me raccolto nelle im- mediate vicinanze e sul lato nord-est del paese di Macomer in alcune buche temporaneamente riempite d'acqua, sulle roccie trachitiche che a poca distanza scendono poi a picco nella sot- tostante vallata, ad una quota di circa 570 ra. sul mare. Questo Ranuncolo è una piccola piantina della microflora mediterranea, a fioritura precoce, con foglie assai strette con- fondibili con quelle di un Giunco o di una Graminacea ed a piccoli fiorellini bianchi, dai quali si sviluppa una breve spiga di acheni tondi, minutissimi, lievemente punteggiati e sormon- tati da una punticina, eh' è il residuo dello stilo. E quindi una pianta che, sia per la sua piccolezza, sia pel mimetismo con altre piante volgari, facilmente può sfuggire all'attenzione del bota- nico; non mi meraviglierei quindi che si riscontrasse anche in altri luoghi. Non ho veduto esemplari di confronto, ma la mia pianta cor- risponde cosi esattamente alle descrizioni di R. xantholeucos var. piisillus ed alla bellissima figura datane dal Cosson, che non mi rimangono dubbi sulla determinazione. R. xantholeucos fu scoperto in Algeria nel 1847 e pubblicato nel 1856 nell'exsiccata del Bourgeau, quindi come noinen nuduni nel 1859 nel catalogo del Munby; ma la descrizione non com- parve che nel 1880. Nel frattempo Pomel aveva descritto nel 1874 il suo R. hatrachiioicles e quindi potrebbe sorgere il dubbio a quale dei due nomi spettasse la priorità secondo le leggi di no- menclatura. Volendo applicare rigidamente queste leggi la prio- rità spetterebbe al nome del Pomel, perchè per primo fu accom- pagnato dalla descrizione. Ed ecco qui riassunta la sinonimia e letteratura: R. xantholeucos Coss. et Dur. ap. Bourg. exs. Alg. (1856); Munby Cat. Alg. ed. 1% p. 1 (1859) (nomen nudum); Cosson in Bull. Soc. bot. Fr. XXVII, p. 67 (1880) ; Cosson 111. FI. Atl. p. 5, t. I fig. 1 (1882). = R. balrachiodes Pomel Nouv. mat. p. 249 (1874); Batt. et Trab. FI. Alger. Dicot. p. 8 (1888). Var. pusillus Cosson in Bull. Soc. bot. Fr. l. e. (1880) ; III. FI. Atl. 1. e. flg. 2. = R. pusillus Pomel !. e. (1874), non Poir. SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO 139 A. TROTTER. — notizie sui terfas bella LiBik. I tartufi o tuberi della Libia, localmente noti col nome di (erfès 0 terfàs, sono certo da annoverarsi tra i prodotti classici di quella regione, come il famoso ma irreperibile Silfio ; col van- taggio però che i terfàs sono, anche oggidì, tra i prodotti na- turali più difiusi e più noti. Gl'indigeni della campagna, li rac- colgono anzi e se ne cibano, con maggior frequenza certo di quanto non avvenga tra le popolazioni rustiche delle regioni tartufifere dell'Europa.^ Pare che la reputazione dei terfàs si debba far risalire a Plinio, ' il quale afferma come lodatissimi i tuberi dell'Africa. Ottimi sarebbero poi quelli della Cirenaica, se il misy di Plinio può essere ritenuto come un tubero, secondo è lecito supporre.' Anche più esplicito ed arguto nella lode fu, poco più tardi, Giovenale, il quale, in una delle Satire, ^ rivolgendosi al con- tadino Libico, gli dice di tenersi pure il frumento purché invii i tuberi prelibati ! Lo Chatin, nel suo interessante lavoro La Truffe (Paris, Bailliére, 1892), ricorda (p. 80) l'antica anzi leggendaria ripu- tazione dei terfàs di Grhadames, per le notizie fornite dal viag- giatore DuvEVRiER, di cui (a p. 135) riporta il seguente brano: 1 In Algeria, scrivono Trabut et Mauès [Ij' Algerie agricole en 1900, Alger 1907, p. 496), « quand le pluies d'hiver sonfc copieuses, les Teurfaz donnent une telle récolte que les animaux eux-mémes en sont nourris ; une partie est desséchée, conservée, vendue sur les marcliés ». È probabile che ciò avvenga anche nella Libia. - Natur. Hid., XIX, 34 : .... « duo eorum genera, harenosa den- tibus inimica et altera sincera distinguitur et colore, rufo nigro- que et intus candido, laudatissima Africae. ...» 3 Natur. Hist., XTX, 36 : « Simile est et quod in Uyrenaica pro- vincia vocaut misy, praecipuum suavitate odoris ac saporis, sed carnosius, et quod in Threcia iton et quod in Graecia geranion ». ■* Saturarum Libri V ; Satira V : «. . . . Post huuc tradentur tuberà, si ver tunc erit et facient optata tonitrua cenas majores. « tibi habe frumentum, Alledius inquit ' o Libye, disiunge boves, dum tuberà mittas ». 140 SBDB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO « UH auteur arabe anonyine du VI siécle de l'hégiro dont M. von Kramer a publié le texte, à Vienne, an 1852, sous le titre frangais BescripUon de VAfrique, qui a dit que dans les environs de Ghadames le « terfàs » poussait si gros qiie « creusent dedans gerboises et liévres ». Il Doveyrier tuttavia, che visse tre mesi a Ghadames e passò complessivamente tre anni nel Sahara, nel suo libro Exploraiion du Sahara; les Touaregs du Nord (Paris, Chalanne, an. 1864, p. 208) afferma che giammai gli avvenne di imbattersi o di osservare dei ter- fàs cosi colossali. Non é fatica il crederlo! Parrebbe ad ogni modo potersi trattare di Tirmania africana Ch., che è proba- bilmente la stessa cosa che Tirm. oimlispora Pat. Da un passo del noto recentissimo libro del De Mathuisieulx, La Tripoliiaine dliier et de demain (Paris, Hachette et C, 1912, p. 49), può dedursi come non dubbia l'esistenza dei tu- beri anche nella regione del Gebel Nefussa, e precisamente tra Mahmud e Kabao. Egli cosi si esprime : « Mon guide, un su- perbe Berbere à la peau cuivrée, se baisse fréciuemment pour arracher quelque chose du sol sablonneux. Un beau soir, il m'apport un couffin rempli: ce sont des truffes blanches qu'il a recueillies en chemin. Cotte tubéracée n'a aucunement le fumet de sa congènere noir du Perigord, et l'on croirait manger un navet ». Da notizie di altri viaggiatori, in parte registrate anche dal Rohlfs, Kufra (pp. 460, 498, 550) veniamo ad accertare l'esi- stenza di tuberacee nella pianura littorale varso Bir Milgha, nel Fezzan e sulla stessa Hammada el Homra ; inoltre abbon- derebbero sulla costa della Gran Sirte, tra Bengasi e Adjeda- bia. Tra Murzuck e Chegua, secondo Nachtigal, una località, Alem el Terfaz, avrebbe tratto evidentemente il suo nome dalla frequenza di questo fungo. La diffusione delle tuberacee nella Libia, sembra perciò suf- ficientemente dimostrata dalle notizie o dalle segnalazioni più sopra riportate. Ciò nonpertanto, dal lato tecnico, le notizie che sin qui pos- sediamo sono ancora assai poco copiose e sopratutto poco di- vulgate, tanto che nel recentissimo Florae Libycae Prodromus di DuRAND et Barratte, alla pagina 291, si ricordano, con ri- ferimento esclusivo alla Tripolitania, la Terfezìa Boudieri Chat. SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO 141 e la Tirmania ovalispora Pat. Per ambedue queste specie, la cui esistenza in Tripolitania é tratta da un lavoro del Patodil- LARD, ^ manca in tale opera ogni precisa indicazione di loca- lità, non solo, ma la Tirmania ovalispora può considerarsi per la regione come una specie critica e degna quindi di ulte- riore conferma. * * Durante una mia recente permanenza a Tripoli mi sono po- tuto procurare alcuni campioni dei terfhs che vi arrivano an- nualmente sul mercato ed ho potuto constatare trattarsi della Terfezìa Boudieri. ^ Certo però che in questo inverno, dato lo stato di guerra, può dirsi non vi sia stata raccolta di tuberi, ma tuttavia anche i pochissimi pervenuti in città dimostrano come tale raccolta sia abituale e come avvenga, dentro o fuori dell'oasi, anche negli immediati dintorni di Tripoli. ^ Da notizie raccolte dal Console Generale di Francia a Tri- poli e trasmesse anni addietro allo Chatin, * pare che la pro- duzione annuale di tuberi (non vi è detto però su quale esten- sione) si aggiri intorno ai 3000 chilogrammi. Dalla stessa fonte apprendiamo che « on récolte les Trutfes dans les environs de Tripoli, à Gharsan, dans le Djebel Tripolitain, ainsi qu'aux environs de Tliten (sic) et de Mesrata, localités situées sur la còte orientale du vilayet. La qualité de Mesrata est réputée la meilleure ». Lo stesso Chatin, il quale due anni più tardi ebbe l'opportu- nità di studiare alcuni campioni di tuberi raccolti nel distretto ^ Catal. raisonné cles Plant. celi, de la Tunisie, Paris, 1897, pp. 89, 90. 2 Per le spore im po' più grandi, 28-28 ja con tubercoli un po' più pronunciati, si accosta alla var. arabica Ch., nota dei dintorni di Damasco. 3 Nell'Erbario del Prof. Saccardo si conserva un frammento di tubero raccolto dallo Spigai nel 1888, presso Gargaresc. L'esem- plare alterato, forse già prima d'esser stato raccolto, non permette una sicura determinazione, ma non può escludersi si tratti della specie più frequente, cioè la Terfezìa Boudieri, * Truffes (TerfàsJ de Tunisie et de Tripoli. C. R. Ac. d. Se. Paris, CXIX, 1894, pp, 485-487. Bull, delia Soc. boi. Hai. H 142 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DKLl/ 8 GIUGNO di Misrata, afferma ' trattarsi della Terfezia Metaxasi (raccolta a Defnia) e della Terfezia Clavereyi (raccolta a Uadi Mimu), Merita invece ulteriore conferma l'esistenza di Terfezia Leonis che se- condo HiLDEBRAND^ trovorebbesi in gran copia lungo il littorale della Gran Sirte, yjer le vecchie notizie fornite da Pacho. ^ Que- sta specie, se mai, data la sua preferenza per i terreni sabbiosi ma alberati, dovrebbe trovarsi piuttosto in Cirenaica. A tale riguardo rammento come in generale i terfàs sieno precisa mente dei funghi della regione steppica, dell'Africa settentrionale e dell'Asia occidentale, caratterizzata da terreni leggeri, sciol- tissimi, rivestiti da un modesto indumento di erbe o suffrutici. Di fatti, nei dintorni di Tripoli, dove i terreni sono in preva- lenza costituiti da finissime sabbie più o meno mobili, i terfàs pare prediligano i luoghi dove la sabbia è leggermente cemen- tata da un tenuissiino impasto argilliforme, con vegetazione pre- valente di piccoli suffrutici ed in modo particolare di Eliantemi, come Helianthemum Lippii Pers., Hel. vesicarium Dur. et Barr. etc. Secondo la credenza degl'indigeni, i terfàs si svilupperebbero dopo i forti temporali invernali o dopo le grandinate, cosicché persiste tutt'ora, quasi immutata in queste popolazioni, l'opi- nione contenuta anche nei versi di Giovenale più sopra ri- cordati. L'esistenza dei terfàs nelle cosi dette sabbie desertiche, pare sia anche un favorevole presagio sull'utilizzazione agraria di • Traffes (Terfàs) de Mesrata, en Tripolitaine. C. R. Ac. d. Se. Paris, t. CXXII, 1896, pp. 861-864. — Egli fornisce anche i seguenti dati analitici approssimativi sulla fine sabbia giallastra che dava alimento ai terfàs del territorio di Misrata; su 100 parti: azoto gr. 0,10 materie organ » 2,00 cloro e jodio » tracce calce » 4,50 magnesia » tracce potassa » 0,30 ossido ferrico » 3,00 manganese » tracce ' Cyrenaica als Gebiet kilnftiyer Besiedelung, Boun, 1904, p. 257. ^ Relation d'un voyage dans la Marmarique, la Cyréna'ique et les Oasis d'Audjelah et de Maradèh etc. Paris, 1827, p. 257. — Terfezia SEDE DI FlRKNiJB - ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO 143 questi terreni. Dopo aver studiato comparativamente la com- posizione chimica delle sabbie desertiche e dei terfàs che con si grande frequenza vi si sviluppano, lo Chatin {La Truffe p. 296 e p. 289) conclude che « la terre des terfàsières renferme tous les éléments que nos truffes trouvent dans celles des truf- fières. Loin d'ètre de pours sables, ces terres ont la composi- tion de bons sols arables, ne réclament que de l'eau pour formar ces fertiles oasis, qu' on crée à volonté par des forages arté- siens ». Resta perciò assodato che le Tuberacee della Libia sono per ora le seguenti : Terfezia Boudieri Ch.a.t. (dintorni di Tripoli e certo altrove). Terfezia Clacereyi Chat, (terfas di Misrata). Terfezia Metaxasl Chat, (terfas di Misrata). Meritano conferma, o comunque rimarrebbe a precisarsene r habitat : Terfezia Leonis Tul. (in ? Cirenaica ed in ? Tripolitania). Tirmania ovalispora Pat. (? nell'interno). Tirmania africana Chat. (? a Ghadames). Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. Errata-cobrige. — Nel Bulletlino n. 5, a pagina 110, linea 5, fu erroneamente stam- pato fertili invece di infertili. Leonis è ricordata, senza indicazioni di località, anche da Ascherson, nel suo articolo Droghe, semi ed altri vegetali mandati al È. ^luseo Botanico di Berlino da Tripoli nel 1882, dal iìig. G. A. Kraune (l'E- sploratore, Vili, 1884, p. 180). E una determinazione però che me- rita conferma, essendo stata fatta in un' epoca nella quale non si conoscevano, nell'Africa, altre specie di Terfezia all'infuori di questa. 144 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 31 MAGGIO SEDE DI NAPOLI. ADUNANZA DEL 31 MAGGIO 1912. Presidenza del Prof. F. Cavara. Aperta la seduta, il Presidente partecipa il grave lutto clie ha colpito la Ssienza con la morte del Prof. Edoardo Strasburger, il citologo e botanico insigne dell' Università di Bonn, avvenuta il 19 u. s. Si passa indi alle Comunicazioni. Il socio Niuolosi-Roncati pre- senta la seguente nota : F. NICOLOSI-RONCATI. — genesi dei cromato- fori NELLE FUCOIDEE. I nuovi metodi di tecnica microscopica adottati in citologia vegetale hanno portato un notevole contributo alla soluzione del problema, ancora si oscuro, dell'origine dei cloroleuciti e dei leucoplasti. È noto che anche nelle cellule vegetali, sia so- matiche che sessuali, con mezzi vari di fissazione e di colora- zione (Meoes, Van der SiricM, Regaud, Benda, Altmann- Faurè-Fremiet) è stata constatata la presenza costante di speciali formazioni intracitoplasmiche che in base ad affinità morfolo- giche e microchimiche ritiensi possano riferirsi ai mitocondri, da tempo e con tanta generalità messi in evidenza nelle cellule animali. In queste è nota altresì fin dai lavori del Benda (1899- 1902), ma, con dati più sicuri di osservazioni e di fatti, da quelli ancora più recenti di Mems, ^ Duesherg, ~ Hoven, ' quale fun- zione esse esplichino nella genesi dei tessuti (connettivo, mu- 1 Mbvbs F., Ueòer Strukturen in den Zellen des emhryonalen Stiltz- gewebes, sowie ilber die Fntstehung der Bindegewehsfihrillen, insbesondere derjenigen der Sehne, Arch. mikr. Anat. 75 Bd. 1910. 2 DuKSBBRG J., Les choniriosomes des cellules embryonnaires du Poulet et. Uiir ròle duns la génèse des myofibrilles, Arch. Zellforsch. 4 Bd. Leipzig, 1910. 3 HovKN H., Sur rhistogénèse du système nerveux périphérique chez le Poidet, et sur le ròle des chondriosomes dans la ne ur ofibr illati on, Arch. de Biologie, Tome 25, Paris, 1910. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL, 31 MAGGIO 145 scolare, nervoso periferico) come del pari nella formazione del deutoplasma dell'ovocite ^ e nel processo di secrezione. ^ Recenti ricerche farebbero assegnare anche ai mitocondri delle cellule vegetali analoghe funzioni nell'elaborazione dei prodotti dell'attività cellulare. Pensa, ^ per il primo, adottando il metodo dell'argento ridotto di Cajal, constata nei diversi strati cellulari della parete ovarica di Rosa i vari stadi di passaggio dai minuti granuli (mitocondri), contenuti nelle cellule peri- feriche, ai grossi e tipici cloroplasti delle cellule degli strati medi. LewUski * ritiene parimente che i condriosomi, ch'egli metto in evidenza nell'estremità caulinare di Asparagus in ger- minazione, si trasformino in cloroplasti e quelli da lui consta- tati nell'apice radicellare dello stesso Asparagus e di Pisum in leucoplasti. Lundegard, ^ Meyer, •^ v. Derschau, "• è vero, hanno messo in dubbio i dati del Pensa e del I-ewitski, ma ul- teriori conferme vi hanno invece apportato i lavori del GiUl- liermond, ^ del Forenbacher, ^ e del Lewitshi '^^ stesso, eh' è * Russo A., Sulla origine e sulle funzioni dell'apparato mitocondriah nelle cellule sessuali dei Mammiferi, Boll. Accad. Gioenia, Serie 2*, Catania, 1908. 2 Cfr. Prbnant a., fjes mitosliondries et V ergastoplasme, Journ. de l'Anat. Phys. Tome 46, Paris, 1910. ' Pensa A., Alcune formazioni endocellulari dei vegetali, Anat. Anz. 37 Bd. Jena, 1910. * Lewitsky G., Ueher die Chondriosomen in pflanzlichen Zellen, Ber. deutsch. bot. Gesell. 28 Bd., Berlin, 1911. ' Lundegard H., Ein Beilrag zar Kritik zweiter Vererburgshy- potesen. Ueher Protopìasmastrukturen in den Wurzelmeristemzellen von « Vida Faha », .Tahrb. wiss. Bot. 48 Bd,, 1910. Cfr. anche Referate in Arch. Zellforsch. 6 Bd., p. 640, 1911. * Mkybr A., Bamerkiiiigen zuG.IjKVTITSKY: Ueber die Chondriosomen in pflanzlichen Zellen, Ber. Deutsch. Bot. Gesell. 29 Bd. Berlin, 1911. ^ Dbuschau V. M., Ueber KernbriijJcen und Kernsubstanz in pflanz- lichen Zellen, Arch. Zellforsch, 7 Bd. Leipzig, 1911. ^ GuiLLiBRMOND A., Sur les mitochondries des cellules végétales, C R. Acad. Sciences, Tome 153, n. 3, Paris, 1911. Sur la furmation des chloroleucltes aux dépens des mitochondries, Ebenda Tome 153, n. 4, Paris, 1911. ^ FoRKNBACHER A., Die Chondriosomen ah Chromatoj>horenbildner, Ber. Deutsch. Bot. Gesell,, 29 Bd., Berlin, 1912. ^^ Lewitsky G., Vergleichende Untersuchung iiber die Chondriosomen in lebenden und fixierten Pflanzenzdlen, Ber. Deutsch. Bot. Gesell., 29 Bd., Berlin, 1912, Id., Die Chloroplastenanlagen in lebenden und fixierten Zellen von «Elodea canadensis » Ridi., Ebenda. 146 SKDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 31 MAGGIO riuscito ad osservare i condriosomi in cellule allo stato vivente. Ad analoghi risultati, per altro, erano già pervenuti il Mihosch^ e il De Gasparis, ^ quando ancora le formazioni mitocondriali non erano assurte all'importanza che a loro si attribuisce oggidì. Le recentissime ricerche del Guilliermond ^ hanno infine messo in rilievo come l'amido degli organi di riserva delle piante non sia che il prodotto diretto dell'attività dei condriosomi e come il suo processo di elaborazione sia in tutto simile a quello eh' è stato pur di recente osservato per la formazione dei pro- dotti di secrezione della cellula animale (sfere vitelline, grassi, glicogeno, etc). Proseguendo il mio studio sulla citologia delle Alghe del Golfo di Napoli, ho voluto portare l'indagine sulla genesi dei croma- tofori ed anzitutto dei feoplasti, su cui non si hanno che dati scarsi e incerti {Schmitz,^ Hansteen,'" Le Touzè^). Quest'ul- timo ritiene che i feoplasti delle Fucacee si costituiscano vero- similmente per trasformazione di mitocondri, che non ha potuto però mettere in evidenza in modo sicuro. Delle tante specie sottoposte al noto metodo, di fissazione e di colorazione del Benda, da una (la Cystoseira barbata Ag.) ebbi in special modo le immagini più chiare e la dimostrazione più evidente per il fine delle mie ricerche. È noto dai lavori del Kny, del ReinUe, del Vallante, che all'apice delle giovani ramifica- zioni del tallo delle Cystoseira, in corrispondenza di un lieve infossamento, una cellula si differenzia dalle altre per le dimen- sioni assai più cospicue e per la forma ellissoidale o ovata- 1 MiKOSCH C , Ueber die Entstehung der ChlorophyUkorneì-, Sitzungs- ber. d. Kais. Akad. Wiss. mathem. mat. Kl. 42 Bd., Wien, JS85. 2 Dk Gasparis a., Contributo allo studio della vita dei cloroplastidii, Atti R. Accad. Se. fìs. e mat. Voi. 10, Sarie 2% Napoli, 1900. ^ GaiLLiRRMOND A., Sur Vorigine des leucoplasies et sur les proces- sus cytologiques de Vélaborntion de Vamidon dans le tubercole de pomme de terre, C. R. Acad. Sciences, Tome 15.3, 26 Dèe, Paris, 1911. Id., Quelques remarques nouvelles sur le mode de formation de Vamidon dans la cellule vegetale, C. E,. Soc. de Biologie, Tome 72, Paris, 1912. * ScHMiTZ Fr., Die Chromatophoren der Algen, Verli. d. natur. Ver. preuss. Biiieinlande, 1883. ' Hansteen B., Studien z. Anatomie und Physiologie der Fucoiden, Jahrb. wiss. Bot. 24 Bd., Berlin, 1892. ^ Le Touzè H., Contribution à V elude histologique des Fucacées, Revue gén. Bot. Tome 24, Paris, 1912. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 31 MAGGIO 147 ellissoidale, se tagliata per il lungo, triangolare a lati curvilinei se osservata in sezione trasversale. Costituisce essa il punto di vegetazione: si segmenta iufatti lungo le tre pareti curve e continua a dividersi per setti paralleli ai primi. Secondo le ac- curate osservazioni del Vallante ^ gli elementi, che per tali processi moltiplicativi si generano attorno al punto di vegeta- zione, si dividono essi pure trasversalmente più volte e poi in senso longitudinale, producendo in modo molto rapido un gran numero di nuove cellule. Di queste le più basse e interne ge- nerano il tessuto centrale, assile, costituito da elementi cilin- drici e allunga,ti, le mediane il tessuto subepidermico e quelle, Sezione long, dell'estremità del tallo di Cystoaeira barbata (Fiss.e color. Benda). oc. comp. 4 obb imni. om. i, 12 apoc. infine, poste alla periferia, dividendosi ripetute volte solo in senso anticlinale, danno luogo al tessuto epidermico a cellule strette e allungate, tessuto nel contempo assimilatore per ec- cellenza. Ora nel citoplasma della cellula apicale del tallo di Cysto- seira barbata il metodo Benda mi ha 'rivelata la presenza di numerosissimi granuli isolati, appaiati o più spesso brevemente senati che per la loro forma e l'elettiva colorazione al kristall- ^ Vailantk e.., iLe « Cystoseirae » del Golfo di Napoli, Fauna und Flora, Zool. Station, Napoli, 1892. 148 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 31 MAGOIO violetto sono da ritenersi di natura mitocondriale. È un vero e proprio apparato mitocondriale che si presenta alla nostra os- servazione, poiché delle esili anastomosi sembrano non infre- quentemente ricollegare i vari e corti condriomiti, da cui in gran parte risulta costituito. Come ho anche rilevato per ana- loghe formazioni endocellulari nelle Rodofìcee, ^ notevole è an- che qui l'addensamento alla periferia del nucleo come se da questo traggano origine o attingano alimento per l'ulteriore loro evoluzione. Ricchissime altresì di cotali formazioni, ma tutte in granuli isolati e in gran parte decisamente iuxtapposte alla parete nucleare sono le più giovani fra le cellule epidermiche che si susseguono dai tre lati della cellula apicale. Nessuna traccia ancora di feoplasti organizzati o in via di organizzarsi. Ma quando dalle cellule di più recente formazione volgiamo l'osservazione a quelle alquanto distanti dal punto vegetativo, notiamo ben distinti in esse, in diversi punti del citoplasma e con maggior frequenza in contiguità del nucleo, degli accumuli di granuli mitocondriali che sembrano subire un graduale pro- cesso di fusione, mentre che si rende sempre più marcata via via nelle cellule susseguenti dello stesso strato epidermoidale la forma dei feoplasti, in cui evidentemente ciascun accumulo di granuli si è venuto trasformando. Nei feoplasti appena dif- ferenziati la genesi dai mitocondri è ancora ben manifesta: il kristall-violetto, infatti, continua a venire fissato più o meno intensamente alla loro periferia che sembra mantenga tuttora la natura mitocondriale; quelli già pervenuti alla completa loro evoluzione non sono colorati che dall'alizarina, una nuova prova questa della spiccata eletti vita del metodo Benda. Le presenti ricerche inducono quindi ad assegnare ai feo- plasti un' origine mitocondriale, come lo è stato pei cloro- e leucoplasti, ma le mie osservazioni discordano alquanto sul modo con cui i feoplasti vengono ad organizzarsi. Per questi non un accrescersi né un gonfiarsi di condrioconti, come è stato rile- vato da Lewitsliy, Forenbacher, Guilliermond , onde ai condrio- somi esistenti in cellule fisiologicamente indifferenziate corri- sponderebbero pressoché altrettanti cloro- o leucoplasti in cellule ^ NiooLOSi-RoNCATi F., Formazioni endocellulari nelle Bodoficee, Ball. Soc. bot. ital. (Sede di Napoli), Firenze, 1912. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL, 31 MAGGIO 149 appieno evolute, ma fusione di granuli mitocondriali, numero- sissimi nelle cellule neoformate, in feoplasti che rinvengonsi di conseguenza in numero assai più ridotto nelle cellule in piena attività assimilatrice. Conclusioni del tutto concordanti con le mie aveva già tratto il De Gasparis ^ studiando la genesi dei cloroplasti in diverse fanerogame, pteridofite e briofìte. Egli aveva notato in seno alle cellule, destinate alla funzione di as- similazione, numerosi granuli che chiama microplastidiì che vede riprodursi per scissione diretta e indi attrarsi formando spesso piccoli gruppetti moniliformi e qualche volta sarciniformi e infine fondersi insieme per dar luogo ai cloroplasti. Evidente- mente i microplastidiì del Le Gasparis corrispondono con ter- minologia moderna ai mitocondri granulari, di cui il metodo Benda ha rivelata la costanza come costituenti cellulari ed il destino. La presenza di poi sempre notata dei minuti granuli mito- condriali attorno al nucleo avvalorer;ebbe l'idea che non sem- plici rapporti topografici ma anche genetici esistano fra il nucleo e le formazioni in discorso. Le precedenti ricerche degli altri autori pei cloro- e leuco- plasti e le mie pei feoplasti dimostrano concordemente che i leuciti tutti non si differenziano ex novo in seno al citoplasma, ma risultano sempre da elementi preesistenti fin dalle cellule iniziali, istogeniche, e che possono riferirsi ai mitocondri delle cellule animali. Non è fuor di luogo ammettere che cotesti ele- menti, dotati della facoltà di potersi trasmettere da cellula a cellula per condriodieresi, ' derivino direttamente dalla cellula ovo, in cui di recente ne è stata pur rivelata la presenza. ^ Prima di sciogliere la seduta, il Presidente distribuisce agli in- tervenuti delle schede di adesione alle onoranze per il prof. A. Borzi. Dopo di che la seduta è tolta. * De Gasparis A., op. citata. * NicoLOSi-RoNCATi F., Formazioni mitocondriali negli elementi tessuali maschili deW« Helleborus foetidus » i., Rend. R. Accad. Se. fis. e mat., Fase. 5-6, Napoli, 1910. ' GuiLLiKRMOND A., Sur les mitochondries des organes sexuels des végétaux, C. R. Acad. Sciences, Tome 154, n. 14, Paris, 1912. Firenze, Stabilimento Pellas, Luigi Chiti successore. 1912. Ottobre. N.° 7. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Bonaventura C. — Intorno ai mitocondri nelle cellule vegetali Pag. 156 Id. — Sulla questione della partecipazione dell'asse alla costitu- zione del fiore delle Orchidee „ 152 Grande L. — Note di floristica napoletana „ 175 NicoLOSi-RoNCATi F. — Contributo alla conoscenza cito-fisiologica delle glandule vegetali „ 186 Pampanini R. — Contributo alla conoscenza della flora della Provincia di Treviso „ 165 Id. — Due Felci rimarchevoli nella Provincia di Belluno. . . „ 173 Trotter A. — Addizioni alla flora libica „ 193 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 12 Ottobre 1912. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il Prof. Angelo Guerriero di Gaeta. Indi il Presidente annunzia la perdita dolorosa che la Società à subito di recente nella persona del socio Dott. A. Jatta e manda un saluto reverente alla sua memoria. Comunica inoltre che alla prossima Riunione che i Delegati delle Associazioni aderenti all' invito della Società botanica italiana per un' intesa allo scopo della protezione dei Monumenti naturali in Italia terranno il 22 corr. a Genova, il Ministro della Pubblica Istruzione e quello d' Industria, Agricoltura e Commercio, acco- gliendo la domanda della Società botanica, si faranno rappresentare, Bull, della Soc. boi. Hai. 12 152 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE Indi sono presentati i seguenti lavori : C. BONAVENTURA. — sulla questione della PARTECIPAZIONE DELL'ASSE ALLA COSTITUZIONE DEL FIORE DELLE ORCHIDEE. Lo studio anatomico del fiore delle Orchidee mi condusse, in un mio precedente lavoro/ a considerare, sulla base dei reperti ana- tomici, il possibile valore della concezione dello Pfitzer " secondo la quale l'asse parteciperebbe in larga misura alla costituzione del fiore delle Orchidee, sotto forma di estensioni labioscopiche uni- laterali costituenti il piede della colonna- e la regione ipochi- liare del labello, riferibili l'una e l'altro all'asse, e sotto forma di estensioni verso l'alto costituenti la colonna ginoandroceale, organo di natura assile paragonabile ai prolungamento dell'asse fiorale delle Passi floracee, anziché prodotto di fusione delle foglie staminali e carpellari, secondo i! concetto più diffuso. Circa la questione della natura assile del piede della colonna, l'esame dei rapporti anatomici e del decorso dei fasci fibro-vasco- lari in alcune specie di DendroMum, Maxillaria, Lycaste, PolystacJiia, ci mostrò come nessun carattere possa riscontrarsi in tale formazione che possa farla considerare di natura assile, come l'innervazione si compia (v. figg. 84-88 relative al Den- drobium, thijrsifioriun) esattamente come nelle Orchidee prive di piede di colonna, come quest'ultimo non possa considerarsi che come un prodotto di concrescenza del labello e dei sepali ; forse anche nella Brymoda piota (io non potei esaminare questa specie) ove si ha un caso di esagerazione estrema del piede della colonna che separa le foglie perigoniali in due gruppi, l'uno formato dai sepali pari e dal labello, 1" altro dai petali e dal sepalo impari, « probabilmente tale formazione non sarà che il resultato della concrescenza delle loro posizioni basali » ; il ^ C. Bonaventura, Hicenhe anutomiclie sul fiore delle Orchidee. « Nuovo Giornale bot. ital. », XIX, 1912, p. 167-293, tav. XI-XIV). - E, Pfitzbr, Morpliologischen Studlen ilher die OrchideenbliUhe. — Festschrift zu Feier des funfhundertjalirigen Bestehens dar Ruperto- Carola dargebracht von dem Nat. Medie, Yereinszu Heidelberg, 1886. SEDJ5 DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE . 153 genere Gongora presenta condizioni che si avvicinano notevol- mente a quella della Drymoda pietà. — Relativamente alla que- stione della natura assile della porzione inferioi'e del labello, almeno in alcune Orchidee, l'esame di alcune specie di Peri- steria e di Sianhopea, che sono appunto quelle più dimostrative secondo lo Pfìtzer, ci mostrò una struttura ed una orientazione fasciale tipicamente t'oliare, si da non lasciare aìcun dubbio sulla attribuzione dell' ipochilo al labello anziché all'asse. — Nessun dato poi mi parve potesse avvalorare il terzo concetto dello Pxltzer, quello della natura assile della colonna, non reggendo per ben ovvie ragioni, che non é qui il caso di richiamare, il confronto con le condizioni di P<:!;55//^ora, Cleome, Gi/nandropsis, e non potendosi accordare valore ai complessi polivascolari delle grandi colonne ginostemichedi Cataseium, Lycaste, Angraecum, Sianhopea, Laelia, Epidend?'um, Maxillaria, etc. Potei avere un esemplare in fiore di Gongora airopurpurea , specie il cui esame presenta un notevole interesse appartenendo a un genere che, presentando in modo tipicamente spiccato i ca- ratteri ai quali lo Plltzer fa appello, viene ripetutamente citato da questo autore che sui suoi rapporti mor- fologici avvalora i tre concetti sopra ricor- dati. I fiori che potei avere erano già tutti completamente aperti, talché non potei farne lo sviluppo ; ma del resto le condizioni del flore adulto sono cosi manifeste da non la- sciare adito a dubbi. L'infiorescenza del la Gongora è pendente e il labello, che oc- cupa originariamente una posizione rivolta verso il basso» viene poi a rivolgersi in alto, in seguito ad una cuj'va geotro- pica che compie l'ovario, senza che intervenga alcuna torsione ovariale. I tepali non si liberano direttamente dall'orlo superiore 154 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE dell'ovario, ma sono come divisi in due gruppi distanziati l'uno dall' altro da un tratto intermedio, dal lato inferiore del quale emergono liberi i due petali e il sepalo impari, dal superiore il labello e i due sepali pari. Questo tratto intermedio tra i due gruppi di foglie perigoniali, la cui delimitazione evidentemente non potrà essere che piti o meno arbitraria, può indicarsi, pre- scindendo dal suo valore morfologico, col nome di piede della colonna. Il limite del piede della colonna verso il labello può essere fissato al punto nel quale si libera dai sepali pari il gambo ipocliiliare del labello, riferendosi quindi al piede della colonna solo il tratto corrispondente alla inserzione dei due sepali, con- cresciuti r uno air altro con le loro porzioni basali ; lo Pfitzer tende a spostare più in alto tale limite, riferendo al labello propriamente detto (mesopetalo) solo il lobo terminale, e con- siderando tutto il resto del labello, coi lobi laterali o pleuridì, come un piede di colonna ; tale piede di colonna sarebbe di na- tura assile. Ma se noi poniamo osservazione al decorso dei fasci fibro-vascolari nel tratto in. questione, noi troviamo che in cor- rispondenza del punto di inserzione dell'ovario sul nodo fiorale (fig. 3) alcuni fasci piegano dall'ovario nel piede della colonna, per scindersi poi un poco più in alto (fig. 2) nei fasci che pas- sano ad innervare i sepali e nei fasci che si portano nell' ipo- chilo del labello; tale passaggio dei fasci dall'ovario nel piede SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 155 della colonna si effettua con lo stesso ritmo fondamentale che noi riscontrammo nel Dendrohium e nelle Orchidee prive di piede della colonna, e il piede della colonna ci si manifesta qui, come nel Dendrohium, quale un prodotto di concrescenza delle porzioni prossimali dei due sepali e del labello, senza rivelarci alcun ca- rattere di natura assile ; si tratta soltanto del fatio che le tre foglie perigoniali non si liberano direttamente dal margine del- l'ovario, ricevendo ciascuna singolarmente i fasci da questo, come nelle forme prive di piede della colonna, ma rimangono unite nel loro primo tratto in una porzione nella quale penetrano i fasci ovariali, e dalla quale poi i fasci penetrano nei due sepali e nel labello che se ne liberano. Questo prodotto di concrescenza di tre fillomi è appunto il tratto superiore del piede della colonna; estenderne il limite verso il labello fino all'epichilo non ha ragion d'essere, perché cosi gli si attribuirebbero delle porzioni ormai libere del petalo labellare. — Che poi il gambo ipochiliare connettente il mesochilo al piede della colonna sia di natura assile, non può evidentemente, dopo le cose dette, neppure sup- porsi ; del resto esattamente in questo senso parlano le disposi- zioni anatomiche {r^g. i), coincidenti con quelle che già descri- vemmo per altre Orchidee, per es. per la Peristeria elata. Il limite del piede della colonna verso il basso, cioè il limite tra il piede della colonna e la colonna stessa, potrà essere fis- sato, dice lo Pfìtzer, ove terminano all'ingiù i sepali pari, e allora tutto il tratto seguente sarà da considerare come ginostemio ; si avrà allora, nel concetto dello Pfitzer, che sul ginostemio saranno inserite tre foglie perigoniali, i due petali e il sepalo impari, e questa inserzione mostrerà la natura assile del gino- stemio stesso. Potrà anche il limite suddetto essere fissato ove la colonna e i petali pari divengono liberi, riferendosi cosi, ciò che Io Pfitzer non ammette, al piede della colonna, anche il tratto fiancheggiato dalle ali dei petali. Ora, segnare qua o là il limite del piede della colonna è questione che non ha impor- tanza alcuna; l'importante è che il detto piede della colonna non può essere considerato come una estensione dell'asse, che i petali e il sepalo impari non sono inseriti sul ginostemio, e non ne provano quindi in alcun modo la natura assile, ma che semplicemente si verifica una estesa concrescenza dei petali con r ovario o con la sua continuazione. Qui pure, come pei 156 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 12 OTTOBRE sepali pari e per il labello, il fatto è semplicemente questo, che i petali non si liberano direttamente dal margine ovariale, ma che per un tratto rimangono concresciuti con l'ovario (fig. 4-5), dal quale più in alto si libera il sepalo impari, che analogamente concresce con l'ovario per un certo tratto {fig. 6-7); chiamiamo colonna anche la porzione fiancheggiata dai petali concrescenti, e allora il tratto compreso fra il punto ove cessano i sepali e il punto ove il ginostemio diviene libero sarà un prodotto di fusione di colonna, petali pari e sepalo impari ; o meglio, per le corrispon- denze con le Orchidee prive di piede della colonna, riserbiamo il nome di colonna ginoandroceale al solo tratto libero, e allora il piede della colonna sarà un prodotto di concrescenza del- l'ovario coi petali e col sepalo impari ; ma in ogni modo l'asse non c'entra, e si tratta sempre di fusione di fillomi. Nella Gongora atropurpurea dunque le foglie perigoniali sono distanziate da un doppio tratto intermedio, del quale la porzione superiore è data dalla fusione delle porzioni basali del labello e dei sepali pari, e la porzione inferiore è data dalla continuazione dell' ovario, dal quale si originano, con esso ri- manendo concrescenti per una certa estensione, i petali pari e il sepalo impari. C. BONAVENTURA. — intorno ai mitocondri NELLE CELLULE VEGETALI. Mentre da un lato, forse con ingiustificata fretta, si agitano le discussioni intorno al significato e al destino delle formazioni intracitoplasmatiche nella differenziazione cellulare e nella ere- dità, dall' altro la questione stessa della loro realtà è tutt' ora oggetto di controversie; nel campo botanico é il Lunclegaard (1910) che solleva il dubbio sulla reale esistenza delle for- mazioni mitocondriali, incline a considerarle come prodotti di deformazione di strutture diversamente costituite in vita, in particolare, per gli apici radicali di Vida fata sui quali portò le sue osservazioni, come alterazioni di leucoplasti determinate dai reattivi. — Intorno ai mitocondri nelle cellule vegetali iniziai delle ricerche che sono tutt'ora in corso ; le figure che qui ri- SEDE DI FIllKNZB - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 157 produco rappresentano alcuni aspetti osservati nei tessuti di giovani radici, trattati con metodi diversi. Per mettere in evidenza i mitocondri nelle cellule degli apici radicali {Vicia faba, Allium cepa, Phaseolus vulgaris, Cicer arietinum, etc), degli apici di vegetazione caulinare (Hippuris vulgaris), nelle gemme foliari (Aucuha japonica), negli ovari {Phalenopsis schilleriana, Iris sp.) usai metodi differenti : il metodo cosi detto specifico pei mitocondri di Benda secondo le modificazioni di Meves e Duesberg fissando in liquido di Flem- ming formula Meves e colorando con solfoalizarinato sodico e crystalviolett; il processo all'ematossilina ferrica di Heidenhain fissando in liquido di Flemming formula di Bonn, formula Benda, formula Meves, e in liquido di Flemming formula di Bonn fa- cendo precedere un trattamento per 10-30 secondi con acido cromico all' 1 7o secondo l'indicazione di Lundegaard ; il metodo fotografico del Golgi all'acido arsenioso e nitrato d'argento per l'apparato reticolare interno; il metodo rapido del Golgi al bi- cromato potassico e nitrato d'argento per lo studio dei nervi periferici. — I resultati migliori, almeno nel senso della costanza di un esito positivo, furono ottenuti con la reazione argentica, mentre più incerti si mostrarono i metodi per i mitocondri, e particolarmente quello di Benda al crystalviolett; anche l'ema- tossilina ferrica non diede sempre buon resultato (specialmente nella forma data al processo' dal Lundegaard, seguita scrupolo- samente tagliando gli apici di radici sviluppate in segatura di legno sotto una soluzione di acido cromico), pur avendo condotto ad alcuni buoni preparati. Il metodo fotografico del Golgi per r apparato reticolare interno, applicato a soggetti differenti, diede esito positivo, pur di aver cura di compier bene la fissa- zione prolungandola per una durata sufllciente, meglio nel ter- mostato, e non esercitò influenza la soppressione del bagno di viraggio di Cajal al cloruro d'oro, passando direttamente le se- zioni dallo xilolo al balsamo, col vantaggio di evitarne la lace- razione e il distacco, e di semplificare notevolmente il processo, già semplice di per sé. Anche il metodo rapido del Golgi per lo studio dei nervi periferici, eseguito più volte, diede sempre lo stesso resultato, senza influenza notevole della diversa durata di fissazione protratta da tre a 24 ore. Le figure furono disegnate alla camera lucida Abbe ; per le 158 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE figure 1, 2, 3, 4, 5, 6, apocromatico Zeiss imra. oraog. 2.0 mm. (apert 1.30), ocul. compens. 18, ingrand, circa 2250; per le figure 7, 8, 9, 10, ocul. compens. 12, ingrand, circa 1500; ridu- zione delle figure nella riproduzione = ^ 2. Fig. 1, rappresenta i piani periferici della radice di Allhcm cepa; riproduce la regione epidermica e peribleraatica in sezione trasversale. Si riferisce a preparati ottenuti col metodo del Golgi per l'apparato reticolare interno. Nella massa del protoplasma si osservano talora dei granuli isolati, altre volte dei granuli al- lineati in fila; la forma più tipica con l'aspetto di più 0 meno lunghi bastoncini che a forti ingrandimenti si mostrano riso- lubili in granuli giustaposti, è propria alle cellule dei piani pe- riblematici, delle cellule superficiali soggette alla continua de- squamazione, delle cellule della pileoriza; le catenelle di granuli sono sparse uniformemente nel citoplasma senza speciale loca- izzazione, e vanno sempre mescolate a granuli isolati. Forme SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 159 puramente granulari mostrano invece le cellule dei piani super- ficiali situate a qualche distanza dall'apice vegetativo e più pro- fondamente vacuolizzate, e le cellule dei piani profondi, comprese le iniziali dei vasi che, come è noto, sono cellule che hanno per- duto il nucleo e nelle quali il protoplasma è in via di disorga- nizzazione ; i granuli, che talora sembrano immersi nel succo cellulare, si mostrano però di regola come inclusioni citopla- smatiche, essendo situati nell' area perinucleare, nell' utricolo protoplasmatico superficiale, nelle briglie di protoplasma che attraversano le vacuolo. Fig. 2, rappresenta in sezione longitudinale una cellula peri- blematica della radice di Vida faha trattata col metodo del Golgi per l'apparato reticolare interno ; le formazioni intraci- toplasmatiche presentano lo stesso aspetto che nella fig. 1. Fig. 3, rappresenta alcune cellule vacuolizzate della radice di Cicer arietinum, nelle quali dopo fissazione in liquido di Flemming (formula di Bonn) l'ematossilina ferrica di Heidenhain ha colorato dei grossi granuli immersi nel citoplasma. Fig. 4, rappresenta alcune cellule dell'apice radicale di Vida fal)a, sottoposte al processo Benda al crystalviolett, e mostra delie grosse formazioni citoplasmatiche a contorno vario e ir- regolare. Fig. 5-6, rappresentano cellule della radice di Vida faba, dei piani periblematici a qualche distanza dall' apice (Hg. 5) e in prossimità dell'apice di vegetazione (fig. 6), trattate col me- todo rapido del Golgi per lo studio dei nervi periferici. Immersi nel citoplasma si osservano dei granuli grossi, ora isolati, ora riuniti in piccoli gruppi; la forma caratteristica che assumono le formazioni granulari è però qui data non da granuli isolati, ma da serie di granuli non solo avvicinati, ma riuniti in baston- cini contorti, che talvolta si lasciano risolvere in catenelle di granuli, altre volte si mostrano come bastoncini omogenei, spesso fiancheggiati da granuli. Caratteristica poi è la localiz- zazione di questi contenuti citoplasmatici ; la presenza di granuli nel nucleo o sporgentine fuori, come mostra la fig. 6, è solo un'apparenza, trattandosi di granuli citoplasmatici che, come può m.ostrarsi focheggiando, non sono nello stesso piano del nucleo; i bastoncini sono localizzati spesso al confine tra una cellula e l'altra, e se i piccoli ingrandimenti possono far credere 160 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE che si trovino negli spazì'intercellulari o nella lamella mediana, essi d'altra parte, come si può osservare nettamente a forte in- grandimento, sono situati nell'utricolo protoplasmatico, e spesso fiancheggiano le vacuole. Lo stesso aspetto descritto per le radici di Vieta faba trattate col metodo rapido del Golgi per i nervi periferici, si ritrova in apici radicali di Allium cepa trattati con lo stesso processo. Fig. 7, 8, 9, 10, rappresentano cellule in cariocinesi della ra- dice di Allium cepa trattate col metodo fotografico del Golgi, in diverse fasi consecutive della divisione cellulare, prossime alla placca equatoriale (flg. 7), alla metacinesi (fig. 8), al dia- ster (flg. 9), alla separazione delle cellule figlie (fig. 10), e sono tra le più nette, il metodo Golgi non prestandosi molto bene per la colorazione dei nuclei che compaiono come una massa bruna nella quale non sempre si individualizzano i cromosomi. Talora si osserva che cellule in stadio di aster, di metacinesi, di riorganizzazione nucleare, di divisione cellulare per abbozzo della lamella mediana, presentano solo uno scarso numero di granuli con distribuzione atfatto irregolare ; altre volte i gra- nuli sono frequenti anche nelle cellule in cariocinesi, ma, come indicano le ^\gg. 7, 8, non tendono ad assumere nessuna orien- tazione e localizzazione speciale ; le f\gg. 9, 10 mostrano una tendenza dei granuli ad accumularsi tra i due nuclei figli talora allineati in corte file; tale aspetto, che peraltro non è costante, fa pensare ad una separazione dell'apparato granulare in due parti per mezzo della membrana cellulare. Non può certamente dissimularsi una qualche incertezza nel mettere in evidenza i mitocondri, poiché i singoli metodi non sempre danno resultati o per lo meno non danno sempre belle differenziazioni, anche se applicati allo stesso soggetto ; del resto Meves (1904) non riesce a mettere in evidenza i mito- condri nelle cellule madri del polline, ove la presenza dei mito- condri si rivela a Lewilsky (1910) e a, Nicolosi-Ro?icali (1910) . Un altro fatto che può dare adito a dubbi è che col metodo fotografico del Golgi per l'apparato reticolare interno i granuli apparvero talora (aspetto non disegnato nelle figure) cosi minuti, in forma di polvere fine, da far quasi pensare a un precipitato puramente meccanico d'argento; ma d'altra parte tali granula- zioni si mostravano legate al protoplasma. Con 1' altro metodo SKDK DI FlllENZK - ADUNANZA DKL 12 OTTOBKE 161 del Golgi è frequente osservare attorno alle sezioni un'aureola di granuli estracellulari, ma la loro interpretazione più logica è che si tratti di granuli fuoriusciti nella lacerazione delle cel- lule periferiche della sezione, tanto è vero che sono sempre localizzati nelle immediate vicinanze delle sezioni, e accompa- gnati da brandelli di citoplasma. Non va neppure dimenticato il fatto curioso, rilevabile dal confronto delle nostre figure 2, 4, 5, 6, che lo stesso soggetto, nel caso citato le radici di Vida faba, offri aspetti diversi in rapporto ai differenti processi tecnici impiegati, le formazioni intracitoplasmatiche presentandosi sotto forma di granuli isolati, o sotto forma di catenelle a streptococco, o sotto forma di filamenti contorti, aspetti tutti diversi da quelli ottenuti sullo stesso soggetto col processo all'ematossilina dal Lnndegaard (1910) ; ricordiamo che analoghe differenze ricorrendo a metodi diversi riscontrò Pensa (1911) che notò come coi metodi in uso per mettere in evidenza i mitocondri si colori qualche cosa di più che con la reazione argentica; tale reazione per dare esito positivo ri- chiede, secondo l'autore, la presenza di clorofilla, e non riesce in giovani gemme ed embrioni e in piantine germogliate all'oscu- rità, rivelandosi solo quando incomincia a forma:rsi la clorofilla ; questa condizione di riuscita della reazione argentica a noi non si rivelò, i nostri preparati provenendo da apici radicali ove non è questione di presenza di clorofilla. All'azione dei reattivi e ai pos- sibili artefatti che vengono ad alterare le condizioni strutturali del citoplasma dobbiamo indubbiamente dare peso, dopo i lavori di Hardy (1899) e di Fischer (1899) mostranti come sottoponendo diversi colloidi all'azione coagulante dei fissatori in uso si otten- gano aspetti simili a quelli.del protoplasma fissato, e dopo quelli di AWr ed it {1902) i cui artefatti chimici potrebbero spiegare, nel concetto del Lnndegaard (1910) alcune delle figure che dà il Gold- shmidt (1909) pel suo apparato cromidiale ; e considerando come anche il confronto tra l'aspetto del protoplasma in vita e dopo fissazione abbia condotto a interpretare molto diversamente il va- lore dei singoli processi tecnici, per il Pensa (1911) ad esempio essendo i preparati assoggettati alla reazione argentica che più esattamente riproducono l'aspetto del citoplasma fresco, mentre i processi di Benda e di Meves creerebbero degli aspetti arti- ficiali, e per il Lewilsluj (1912) essendo precisamente l'opposto dovendosi considerare come cattivi i processi al nitrato d'argento, 162 SKDK DI. FlKtóiNZE - ADUNANZA DKL, 12 OTTOJJUK dovremo concludere come forse non tutti gli aspetti descritti corrispondano alla realtà, e come quindi troppo presto si sia fatto ad omologare formazioni rivelatesi con aspetti diversi su soggetti dispai'ati trattati con procedimenti differenti ; ma d'altra parte, come già Benda (1901) per le cellule animali, LewUsktj (1912) potè osservare sul vivo i mitocondri nelle cellule delle squamme di Elodea canadensis, e riprodurli fotograficamente; sembra quindi ormai indiscutibile che le formazioni intracito- plasmatiche rivelate dalla tecnica istologica a qualclie cosa di reale debbano corrispondere; le difficoltà generali di fissazione e le incertezze delle colorazioni elettive renderanno dubbi i rap- porti dei mitocondri, la loro natura di costituenti viventi del protoplasma o di prodotti del metabolismo cellulare dovranno essere ancora discusse accumulando una serie più completa di dati, ma la presenza dei mitocondri quali costituenti di almeno alcune categorie di cellule difficilmente potrà essere messa in dubbio. 1 Dalle nostre osservazioni nessun dato può trarsi in favore dell'origine nucleare delle formazioni mitocondriali ; la questione, come é noto, fu sollevata anche nel campo della botanica, e la origine nucleare delle formazioni intracitoplasmatiche si rivelò a qualche autore in due differenti maniere; si tratterebbe, nel concetto di Beer (1905) che compi le sue osservazioni sulle cellule del tappeto di Oenothera longiflora e 0. Mennis, e in quello del Gates (1907) che verificò fatti simili a quelli illustrati dal Beer nello sviluppo del tappeto dell' ibrido tra Oenothera lata X 0. lamarcUìana, di un vero processo di disorganizza- zione nucleare, nel quale la membrana nucleare e il nucleolo si risolverebbero in formazioni cromidiali che si accumulereb- bero nel citoplasma per poi essere impiegate nella nutrizione dei granuli di polline ; le figure del Beer per Oenothera longi- flora sono molto suggestive, e in fondo si riferiscono a un tes- suto nutritore nel quale la disintegrazione cellulare ha inizio 1 Nelle nostre preparazioni i mitocondri non si mostrarono legati a particolari stadi di sviluppo della cellula, trovandosi in cellule giovani e in cellule vacuolizzate, nelle cellule in desquamazione e nelle cellule in stadio di disorganizzazione plasmica come quelle della pileoriza e le iniziali dei vasi. SEDE DI FIUKNZK - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 163 nel nucleo, le cui particelle intensamente colorabili rimangono immerse nella massa citoplasmatica; la questione è naturalmente se tali residui nucleari possano omologarsi ai mitocondri. Nel concetto del Tischler (1906) si tratterebbe invece di una vera uscita di particelle nucleari a costituire 1' apparato cromidiale del citoplasma, secondo i concetti sviluppati dal Goldschmidt per le cellule animali, e i rapporti topografici osservati per le cellule del tappeto di Ribes inlermedhcm e Ribes gordonianwn avvalorerebbero tale modo di vedere, sostenuto recentemente anche dàìVAy-'noldi (1911) in base ad osservazioni compiute su oosfere di gimnosperme e nelle cellule del tappeto di Bnjonia. Ma in fondo si può proprio dare valore alla posizione di un con- driosoma disteso a cavalcioni tra il nucleo e il citoplasma per decidere la questione ì rapporti topografici come quelli descritti dal Tischler, ci figurano anche Liieslierg e Hoven (1910) per l'embrione di Pisum saiìoum e Lewitstkij (1910) per diversi tessuti di Asparagas officinalis. senza trarne la conclusione del Tlsclder ; gli aspetti medesimi ritroviamo nella nostra fig. 6, ma non possiamo in alcun modo concluderne alla fuoriuscita dei mitocondri dal nucleo. Le figure di cellule in cariocinesi non ci hanno mostrato degli aspetti cosi tipici nella orientazione dei mitocondri come quelli descritti da Duesberg e Hoven{\9\Q) e da Nicolosi-Ro7icaii (1910) ricordanti quelli illustrati da Meves e da G ig Ho- Tos yter \e cel- lule animali, si da poter concludere senz'altro alla permanenza dei mitocondri nelle generazioni cellulari, e alla loro partico- lare orientazione rispetto alla figura cariocinetica in speciali figure condriocinetiche ; tuttavia qualche cosa che accenni alla ripartizione dei mitocondri tra le cellule figlie potè essere messo in luce, fatto del resto che non desta alcuna maraviglia, e che non implica senz'altro la vitalità delle formazioni granulari, la cui lo- calizzazione potrà essere un fenomeno attivo ovvero anche un fenomeno puramente passivo ; non è certo più il caso di pensare che il processo di divisione cellulare interessi solo il nucleo, il citoplasma rimanendo inerte durante la divisione; il citoplasma, indispensabile alla vita della cellula al pari del nucleo, deve pro- babilmente subire esso pure una serie di modificazioni nel corso della divisione cariocin3tica,e queste modificazioni interessanti la natura chimico-fisica del citoplasma possono rivelarsi con orien- 164 SEDK DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE taraenti speciali delle granulazioni intracitoplasmatiche ; è noto come il Loeb nelle sue esperienze sulla divisione cellulare abbia messo in evidenza i rapporti di questa con le correnti interne del citoplasma : cosi in uova di riccio di mare fecondate da poco, tenute per qualche ora in acqua marina ipertonica e poste poi in acquamarina normale, si osservano, durante la segmentazione e la produzione dei primi blastomeri, attorno al nucleo o ai cro- mosomi dei movimenti del citoplasma che ricordano le correnti citoplasmatiche delle amebe. Non accenno alla questione, sollevata da Lewiishy (1910, 1912), Pensa {1910, IQll, 1912), GaUliermond (1911, 1912), Forenba- cher (1912) dell'importanza dei mitocondri quali forme giovanili dei cromatofori, riserbandomi di trattarne in seguito, insieme ai resultati delle mie ulteriori ricerche; e neppure entrerò qui in di- scussioni teoriche ; le nostre conoscenze attuali sui mitocondri sono cosi limitate e tutt'ora in equilibrio cosi poco stabile, che ogni generalizzazione che tenda a stabilire omologie tra formazioni messe in luce con procedim.enti diversi (mitocondri, ergasto- plasma, apparato reticolare interno, pseudocromosomi, capsule centrali, centroformi, cromidì, etc), o a ricondurre, per lo meno nelle cellule animali, tutte le differenziazioni delle cellule em- brionali a un solo elemento costitutivo della cellula, il condrioma, capace di una duplice serie di metamorfosi in senso progressivo e regressivo, è per lo meno azzardata allo stato attuale delle nostre conoscenze. 1 particolari della costituzione chimico-fìsica del protoplasma ci sfuggono, e sono essi appunto che potranno avviarci a chiarire i due punti di vista opposti dei citoistclogi che ripongono la ragion d'essere dei fenomeni vitali nelle for- mazioni figurate della cellula e dei citochimici che con Apaihy escludono tutto ciò che è figurato dalla definizione di protoplasma, riducendo col Vìgnon al grado di protoplasma in certo qual modo inferiore il protoplasma superiore di Prenant: come pure è da essi che dobbiamo aspettare la spiegazione dell'eredità, cioè della ripetizione di una modalità di sviluppo resultante dall'interfe- renza tra fattori intrinseci risiedenti nella costituzione chimica dell'intero corpo cellulare degli elementi sessuali, e fattori estrin- seci ri!!iedenti nelle condizioni ambientali; localizzare l'eredità nei mitocondri è altrettanto falso quanto localizzarla nei cen- trosomi 0 nella cromatina nucleare, o in qualunque altra so- SEDE DI FIRP:NZK - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 165 stanza ereditaria specifica, pure attenendosi alla specificità chi- mica del plasma germinale e astraendo da ogni assurda concezione di, particelle rappresentative. Firenze, Laboratorio dell'Istituto Botanico, 23 giugno 1912. R. PAMPANINI. — CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA. DELLA PROVINCIA DI TREVISO. L'escursione di Pier Antonio Micheli nella Provincia di Tre- viso, in occasione del suo viaggio a Venezia nel novembre del 1736, è poco nota. ^ Fu una gita rapida poiché il giorno 8 no- vembre egli erborizzava a Malamocco ed il giorno 12 egli era già di ritorno a Venezia ed erborizzava «in Lio». Nel frat- tempo inoltre raccolse piante anche al Cavallino presso il « Fiume Sile, che rimane inverso il Trevisano ». La stagione ormai tarda ed il tempo ristretto non gli con- sentirono ampie osservazioni, però credo non inutile riportare testualmente quanto egli lasciò scritto in proposito ;- « Piante osservate tra Venezia e Mazzér. Sclarea TrifoUum pratense Populus tremula Ebidus MìllefoUuin Malva Sinapì aqnaticuiìi Pafavinum Erica Cuscuta major Virga sanguinea Titliymalus Ligusticum Srofularia foetida Plantago angusti/olia Jacobaea ò'alicis folio Plantago rotundifolia Botrys jfóliis rotundiorìhus Rhamnus Brunella folio integro Ranunculus pratensis Alnus non glutinosa viridis Dipsaous foliis laciniatis Daucus sylvestris Solanum fructu viridi Symphitum Nipitella Buglossum Iberis Lenticida palustris trisulca Qiiìnquefoliu7n Salix Vetrice verde ^ Taugioni-Tozzetti G., Notizie della vita e delle opere di Pier' An- tonio Micheli, p. 239. Firenze, 1858; Saccardo P. A., Della storia e letteratura della Flora Veneta, p. 26. Milano, 1869. 2 MiCHKLi P. A., 3Iss., voi. 27 [Itinera botanica, voi. II], p. 235-238. (Bibl. R. Istituto Botanico di Fivonze). 166 SEDE DI FIKEXZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE Nelle vicinanze di Treviso, come a Biodine nel Bosco del Mantello. Emerus siliquis crassioribus Piante nel dintorno di Mazzér, e specialmente nel Bosco del- l' Ecc. Basadonna. Asclepias albo flore Periclymenum non perfoliatum Agrimonia Cytisus spicatus Jacea praealta Virga aurea Campanula urticaefoUa Oreoseìinum minus, vulgare Gallium Mentis Virginia Caryophyllus sylvestris bar- Hieraeium fruticosurn hatus s Thalictruìii Pulmonaria Helleborus niger Vinca Pervinca minor Lìjilinis sive Saponaria Scabiosa folio integro Pulegiu/n Jacea vulgaris Lathyrus lovgifolius Muscus Filipendula Lichen Tanacetum vulgare Muscus Filicinus Chamaenerion glabrum. L'istesso Genista Spartium » di S. Giustina. Buona parte delle mie raccolte nella Provincia di Treviso — per lo più nel distretto di Vittorio — furono già illustrate dal Prof. P. Bolzon nelle sue pubblicazioni sulla fiora veneta ^ o 1 Bolzon P., Contribuzione alla flora veneta (Bull. Soc. bot it., 1896. p. 128, 171 ; 1897, p. 51 ; 1899, p. 131 ; 1900, p. 274, 3b2 ; 1902, p. 25; 1903, p. 83; 1905, p. 60); Nuove aggiunte alla flora veneta (Ibid. 1910, p. 69). Bolzon P. e De Bonis A., Contribuzione alla flora veneta (Bull. Soc. bot. it., 1901, p. 73). Devo però far osservare che alcune indicazioni si riferiscono ad esemplari inselvatichiti : Hyacinthus orientalis L. (Rolle), Narcissus albulus Levier (Anzano), Narcissus biflorus Curt. (Cozzuolo), Phila- delphus coronar iuslj. (Cozzuoloj, Primula acaulis Jacq. var. calycantha Ces., Pass, e Gib. (Campea), Scolymus liispanicus L. (Cozzuolo) [Bull. Soc. bot. it., 1896, p. 131, 132, 131, 176 ; 1897, p. 53; 1900, p. 3341 ; ed inoltre che altre vanno rettificate: Hypochaeris uniflora Vili. (Piai sopra Tarzo) è 1' H. maculata L. forma uniflora DC. (Bull. Soc. bot. it., 1896, p. 134 ; 1901, p. 79 ; 1903, p. 35); Clematii- Viticella L. (Cansiglio e Col Vicentin) è la Clematis alpina Mill. (Ibid., 1896, p. 173). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 167 da me. ^ Ora enumero altre piante fra le meno comuni che in diverse epoclie incontrai nella regione: AspiDiCM LoxcHiTis Sw". — Presso la vetta del Col Vicentin. Ceterach officinarum W. — Vittorio: a Serravalle ed a Maren. Ophicglossum vui.gatum L. — Vittorio a Cozzuolo: in un prato nella località detta ^< Val di Scola », alt. 100 m. (rarissimo). Lycopodidm anxotind.m L. — Col Vicentin. L. coMPLANATDM L. — Nel bosco del Madeàn fra Guìa eCombai. L. Selago L. — « Mont » sopra Miane. Selaginella spinosa P. B. — Col Vicentin ; Cadolten (Cansiglio). Festdca sPECTABiLis Jan — Fadalto, ^ Pampanixi e.., Essai sur la Géofiraphie hotanìque des Alpes (Mém. Soc. Frib. Se. Nat., sér. Géol. et Géogr.. voi. Vili, fase. 1 [1903]) ; Erhorizzazioni priiiiaverili ed estive nel Veneto \1903] e [i904\ (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. X [19031, p. 576 : voi. XII [1905], p. 89) ; Cai-ex Xicoloffi (Carex riparia Curt. forma ramosa X Carex strida Good. (Annali di Bot., I, [1903], -p.'l'òb) ] La Salvia viscosa di Jacquin e la Salvia viscosa di Reichenbach e di Carnei (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. XI [1901.J, p. 152) ; Una forma rara di Asplenium Ruta- muraria L. (Ibid., voi. XIII [1906], p. 229) ; Fioriture invernali (^Ibid., p. 207 ì : Intorno a due Aquilegia della flora italiana (Ibid., voi. XVI [1909], p. 1); h^ Iris Cengialti Ambr. e le sue forme (Ibid., p. 63j ; Il Cirsium oleraceum X caniim Bolzon 'non al.] (Bull. Soc. bot. it., 1910, p. 41) ; La Medicago Pironae Vis. nel Passo di S. Uboldo [Prealpi Bel- lunesi] (Ibid., p. 58) ; Alcune varietà e forme nuove opaco note (Ibid., 1911, p. 78ì ; La Genista sericea Wulf. e la sua distribuzione in Italia (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. XIX [1912], p. 327). In Fiori Adr,, Béguinot A., Pampanini E., Schedae ad floram ita- licam exsiccatam, Cent. 1-10 ; in Fiori Adr. et Béguinot A., Id., Cent. 11-18 (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. XII-XIX [1905-1912]ì ; in Vaccari L., Plantae italicae criticae, fase. II (Annali di Bot., voi. IX [1911], p. 15). Qualche indicazione figura pure in Fiori Adr. e Paoletti G., Flora analitica d'Italia, voi. I-IV (1896-1908). Devo qui indicare due rettifielie» : la pianta che pubblicai col nome di Pianti go major L. var. caulescens Bég. (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. X [1903], p. 580) è la Plantago major L. var. phyllostachya Wallr (Cfr. Ibid., voi. XIV [1907], p. 268), ed erroneamente ilbid., voi. X [1903], p. 578) indicai la var. decumbens (Koch) della Sjjìraea lanci- folia Hoffm. di Fadalto e del 2d!. Pizzoc trattandosi invece della forma tipica. Bull, della Soc. boi. Hai. 13 168 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBUE Oplismends undulatifolius P. B. — Raro nelle boscaglie a Ooz- zuoìo (Vittorio) nella località detta « Val di Scofa » ; siepi a S. Pietro di Barbozza. Heleogharis acidula kis R. Bi*. — Fossi ad Orsago. Sparganium simplex Huds. var. fluitans A. Br. — Fossi nelle paludi del lago di Lago. PoTAMOGETON PECTiNATA L. — Trcviso, iicl Cagliali fuori Porta S. Tommaso. ZaNnichellia palustris L. forma major (Boenngh.). — Nel Meschio fra la Sega e Serravalle. Najas marina L. — Lago di S. Maria. Hydrocharis Morsus-ranae L. — Fossi nelle paludi del lago di Lago. Colghicum autdmnale L.var. vernale (Hoffm.). — Vittorio: a Cozzuolo nella località detta «Val di Scofa», alt. 100 m., rarissimo, 12 Aprile 1897. Convallaria maialis L. — Vittorio: a S. Lorenzo, alt. 365 m. Narcissus poexicus L. var. radiiflorus (Salisb.). — Col Vicentin. Iris graminea L. — Vittorio : sulle colline (« Piai ») di S. Lorenzo e di Cozzuolo. Cephalanthera ensifolia Ridi. — Vittorio : a S. Lorenzo. Orchis papilionacea L. — Vittorio: a Cozzuolo sai « Col di Stella ». 0. sambugina L. — Cison sul Col da Moi; boschi presso Susegana, alt. 82 m. O. sambugina L. var. purpurea Koch — Cison sul Col da Moi. Spiranthes aestivalis Rich. — Treviso, nel fossato delle mura fra Porta Cavour e Porta S. Tommaso; Vittorio: fra Cozzuolo e Confin in un fosso, rarissima, alt. 143 m., 6 luglio 1896. La località di Vittorio, che qui indico più dettagliatamente, fu già pubblicata (Bolzon P., in Bull. Soc. bot. it., 1897, p. 53). Vi raccolsi la pianta una sola volta ed in un unico esemplare. Limodorum abortivum Sw. — Boschi sopra Lago. Salix Myrsinites L. — Col Vicentin. S. RETUSA L. — Col Vicentin. Ulmus montana With. — Boschi a S. xMaria di Feletto (Cone- gliano), alt. 180 m. ViscuM album L. — Sui Meli a Combai. Aristologhia Clematitis L. — Siepi a Colle Umberto. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 169 Cerastium silvaticdm W. et R. — Siepi a Tarzo. SiLENE Otites Sm. — Vittorio, versante meridionale delie col- line (« Piai ») di Cozzuolo. PoLYGONUM AMPHiBiUM L. var. NATANS Moencli — Fossi nello paludi del Iago di Lago, raro. P. AMPHIBIUM L. var. TERRESTRE (Leers.). — Comune nei campi presso il lago di Lago. PoLYCARPUM TETRAPHYLLUM L. — Vittorio : a Ceneda. Arabis Turrita L. — Vittorio : a Nogarolo. Dentaria digitata Lam. — Montagna di Lago. Clematis recta L. — Vittorio: colline («Piai») di Cozzuolo, e Savassa. AcoNiTUM Lycoctonum L. — Refrontolo, nella località « Valotai ». A. VARiEG.\TUM L, — Vittorio: colline («Piai») di Cozzuolo. Anemone alpina L. — Col Vicentin. A. Pulsatilla L. — Vittorio: colline («Piai») di Cozzuolo, ed a Carpesica. Helleborus niger L. — Vittorio: a Corbaneye nella « Val di Rusté », e nei boschi presso « La Madonna ». Paeonia offiginalis L. — Vittorio : a S. Lorenzo, alt. 600 m., rarissima. Ranunculus Lingua L. — Paludi del lago di Lago. Sedum dasyphyllum L. — Al Molinetto presso Pederobba. Saxifraga Burseriana L. — Col Vicentin. Ribes alpinum L. — Cansiglio. Senpervivum tectorum L. — Vittorio: a Ceneda ed a Cozzuolo. Prunds Mahaleb L. — Vittorio: a Serravalle ed a S. Augusta. Dryas octopetala L. — Vittorio: colline (« Piai ») di Cozzuolo, nella località detta «il Pisson », alt. 250 m. (rarissima); Col Vicentin. PoTERiuM officinale A. Gray — Prati paludosi presso i laghi di Rovine. PoTENTiLLA ALBA L. — Zuol (Folliua), rara. Alghemilla flabellata Buser — Cison, sul Col de Moi; Col Vicentin. A. STRiGULOSA Buser — Col Vicentin. Ononis Natrix L. — Colle Umberto. O. Columnae Ali. — Vittorio : siti aridi tra Fais e Savassa. Galega offiginalis L. — Conegliano : nelle siepi lungo la strada di Susegana. 170 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBUE Coronilla varli L. — Vittorio : a Carpesica. C. CORONATA L. — Vittorio: colline («Piai») di Cozzuolo nella località detta « il Pisson », alt. 156 m. C. VAGiNALis Lam. — Col Vicentin sopra Faìs. Lddwigia palustris EU. — Fossi nelle paludi del lago di Lago. CiRCAEA ALPINA L. — Cansiglio. Apium graveolens L. — Tarzo: in un fosso a Nogarolo. Cer- tamente inselvatichito. Athamantha gretensis L. — Agnelezza (M, Pizzoc). MoLOSPERMUM PELOPONNESiACEUM Koch — Caiisiglio : Cadolteu. Rhamnds FUMILA Turra — Col Vicentin; Agnelezza sopra Sonego (Vittorio). PoLYGALA Chamaebuxds L. — VittoHo: a Cozzuolo nelle boscaglie nella località detta « Val di Scofa », alt. 100 m., rarissima; comune nelle colline (« Piai ») di Cozzuolo. DiCTAMNUS ALBUS L, — Vittorio : Faìs (Col Vicentin). Althaea officinalis L. — Pinidello. Malva Alcea L. — Colle Umberto. HiBiscDS Trionum L. — Orsago ; Scomigo (raro). PiROLA uniplora L. — Causiglio. P. minor L. — Cansiglio ; montagne Miane : Mont. Vaccinium Myrtillus L. — Bosco del Madeàn fra Guia e Combai. Arctostaphylos Uva-Ursi Spr. — Montagna di Lago. Edphorbia platyphylla L. forma sobciliata (Pers.). — Vittorio: a Cozzuolo. Hottonia palustris L. — Vittorio: fossi a Scomigo e nelle paludi dei laghi di Revine. Gentiana ciliata L. — Col Vicentin ; Fadalto. G. cruciata L. — Montagne di Valdobbiadene a Barberia. Rimarchevole per le grandi dimensioni dei fusti, alti 50 cm. Lithospermum purpureo-coeruleum L. — Vittorio: a S. Lorenzo. BoRRAGo officinalis L. — Valdobbiadeue. Datura Stramonium L. — Vittorio: a Cozzuolo. Hyosgiamus NiGER L. — Vittorio: a Cozzuolo. SoLANUJi NiGRUM L. var. miniatum (Bernh.). — Vittorio: presso il Castello Vescovile. Physalis Alkekengi L. — Vittorio: a Cozzuolo. Scrofularia yernalis L. — Montagna di Lago. Paederota Bonarota L. — Agnelezza (M. Pizzoc) ; Cison sul Col da Moi. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DRL 12 OTTOBRE 171 DiGiTALis AMBIGUA MuFF. — Col Vicentiii ; Valsalega (Cansiglio); boschi di S. Pietro di Feletto (Conegliano). Lathraea squamaria L. — Col S. Martino, sulle radici di Pioppo. Tedcrium Botrys L. — Vittorio: sopra Faìs (Col Vicentin) ; sponde del Lago Morto, frequente. Scutellaria galericulata L. — Vittorio : nelle siepi fra S. Mar- tino e S. Giacomo. Lamium Galeobdolon Crantz var. albifolium Bolzon — Pollina. L. Orvala L. var. albiflorum Sacc. — Lago. ^ Stachys Alopecurus Benth. — Montagne di Valdobbiadene a « Endiraion ». Salvia verticillata L. — Vittorio : S. Floriano. S. PRATENSis L. var, ROSEA Moric. — Lago. Satureja grandiflora Scheele — Boschi del Crep (Miane) ; Praderadego (Follina). Teucrium Scordium L. — Fossi ad Orsago. PiNGUicuLA alpina L. — Vittorio, colline (« Piai ») di Cozzuolo, alt. 380 m. Utricularia minor L. — Fossi ad Orsago. U. vuLGARis L. — Fossi ad Orsago. Plantago lanceolata L. forma polystachya Wimm. et Grab. — Vittorio: a Confin e sulle colline («Piai») di Cozzuolo. ASPERULA taurina L. — Vittorio : Lago, nella località detta « il Piovisoii » . Adoxa Moschatellina L. — Tarzo nelle siepi a Fratta; Can- siglio presso il M. Pizzoc. Knautia velutina Briq. — Montagne di Miane, nella località « Mont ». La K. velutina, della sez. Arvenses fu descritta da Bri- quet appunto sugli esemplari da me raccolti nella località suddetta che egli indicò in modo inesatto: « Cette piante sin- gulière provient du Mont Saint-Iliane (?) dans la province de Trévise, récoltée par M. R. Pampanini.... » (Annuaire du Conserv. et du Jard. bot. de Genève, VII, [1902], p. 94). Ed anche Fiori la ricorda indicandola solo come del « Tre- ^ Questa forma fu raccolta anche nel Bosco Montello (leg. Bian- chini, 1895). 172 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE vigiano nel territ di Vittorio » (Fiori A. e Paoletti (j., Flora Anal. (Tlt., voi. IV, App., p. 216, n. 3372). Nepeta Cataria L. — Conegliano presso il Castello; Vittorio a Negrisiola. C. BONONiENSis li.— Vittorio: colline («Piai») di Cozzuolo. Campanula Cervioaria L. — Boschi di S. ^Pietro di Feletto (Gonegliaiio). C. PERSiCAEFOLiA L. — Vittorio : Fais (Col Vicentin). Adenophora lilufolia Bess. — Mont (Miane) ; Vittorio : ver- sante settentrionale delle colline (« Piai ») di Cozzuolo. Senecio paludosds L. — Paludi dei laghi di Revine. Leontopodidm alpinum Cass. — Vittorio : fra Savassa e Fais, alt. circ. 350 m. Gnaphalium ldteo-albdm L. — Vittorio a S. Rocco ; sponde del I.ago Morto. PuLiCARiA VDLGARis Gaertn. — Orsago, presso una casa colo- nica, rarissima. Galinsoga parviflora Cav. — Vittorio: a Serravalle (rara); Tarzo, nei campi a Fratta (comunissima). Eghinops sphaerocephalus L. — Vittorio, rupi a Serravalle. CiRSiUM Freyerianum Koch (C. PANNONicuM X acaule Naeg.) V PANNONicuM Gaud. — Vittorio : versante settentrionale delie colline (« Piai ») di Cozzuolo, alt. circ. 450 m., 9 lu- glio 1912. Differì a Cirsio pannonico fere tantum foUis spinoso-lobulaiis. Nel 1904, 1 trovai in questa località il C. Freyerianum ed il C. acaule in pochissimi esemplari, mentre abbondantissimo era il C. pannonicum. Quest'anno, malgrado le mie più accurate ricerce, non trovai più il C. acaule, che ritengo sparito dalla località. Invece incontrai abbastanza frequente l'ibrido nella sua forma pinnalifidum Celak., e talvolta anche in una forma ancor più vicina al C. pannonicum, che interpreto come ibrido fra questo ed il C. Fr^eyertanum. I caratteri dell' involucro del C. acaule, chiaramente visibili nel C. Freyerianum, sono molti attenuati in questo ibrido secon- dario, il quale corrisponde al C. pannonicum anche pel porta- * E,. Pampanini, in Nuovo Giorn. bot, it., u. s., voi. Xll [1905], p. 90. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 173 mento e le dimensioni del fusto, né l'influenza del C. acaule vi é più riconoscibile che quasi solo per le foglie spinoso-lobu- late poiché i capolini sono appena un poco più grandi e con le brattee leggermente più ampie, ciò che impedisce di riferirlo alla var. sinuato-cleniatam Holuby del C pannonìcum, ammesso ch'essa debba essere interpretata come tale. ^ Chrysanthemum corymbosum L. — Vittorio: sul versante setten- trionale delle colline (« Piai ») di Cozzuolo. R. PAMPANINI. — DUE FELCI RIMARCHEVOLI NELLA PROVINCIA DI BELLUNO. Aspidium spinulosum S\v. forma erosum Milde L'estate scorsa, il 12 agosto, incontrai questa curiosa forma nel Bosco Cansiglio lungo il sentiero che dal Piano conduce alla «Casera Schiosi» presso il mar- gine della foresta (alt. circa 1015 m.). Nella « Flora Anali- tica d'Italia » di Fiori e Pao- letti essa figura come nota per l'Italia, ma non è indicata di alcuna località ; ^ certamente è stata inclusa tra le felci ita- liane non in base a qualche ri- trovamento, ma giudicandone probabile la presenza nella no- stra Flora. Finora é stata osservata solo in Germania: da Milde in Slesia; da Lasch nel Brandenburgo ; da Luerssen nuovamente nel II I. — Aspidium spimtlosuin Sw. forma ero- sum Lasch : parte di un segmento. II. — Aspleninm Ruta-muraria L. v. Brun- felsii Heufl. forma alcicome Pamp. ' Cfr. Dalla Torrk K. W. u. Sarnthein L,, Die Farn und Blu- tenpflanzen von Tirol, Voralberg und Liechenstein, voi. VI, pag. 637 Innsbruck, 1912. * Fiori Adi?., in Fiori Adr. e Paoletti G., Plora Analitica d'Italia, voL IV, p. 3, n. 18. 174 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE Brandenburgo, in Turingia, in Baviera ed in diverse località della Sassonia, ed infine anche nel Baden. ^ Asplenium Ruta-muraria L. var. Brunfelsii Heufl. forma alcicome mihi Bìffert a var. Brunfelsii genuina folioruin segmeniis, im- primis superiotHbus, irregulariter incìso-digitaUs. Hab. — Prov. dì Belluno : rarissimum in muris pagi Speri, alt. 922 m. Legi 11 Aug. 1912. Per la riduzione del lembo fogliare e per le incisioni di esso questa forma ricorda il gruppo : forma depauperatum Rosenst., var. Zoliense Kit., var, sicblenuifoHiim Christ, quest'ultima spe- cialmente. Ma r aspetto della pianta e la forma generale dei singoli segmenti la fanno riferire alla sezione Rhomboidea — e specialmente alla var. Brunfelsii Heufl. — mentre le altre forme suddette appartengono alla sezione Cuneaia. ^ Lasch W., in « Verhandl. bot. Ver. fiir die Prov. Brandenburg », li, p. 82 (1860). LuBRSSBN C, Die Faì-npflansen Deutscldands, Oesterreichs und der iScTiweiz in Rabenhorst L., Kry pio g amen- Fior a, voi. Ili, p. 438 (1889). AsCHKRSON P. u. Graebner P., Synopsis der Mitteleuro'pdischen Flora, I Bd., 1 Lief., p. 32; II ed., I Bd., I Lief., p. 46. Dopo di che la seduta è tolta. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 175 SEDE DI NAPOLI. ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 1912. Presidenza del Prof. F. Catara. Aperta la seduta, si passa alla presentazione di Comunicazioni. 11 socio Loreto Grande presenta il lavoro seguente : L. GRANDE. — note di floristica napoletana. (Continuazione).^ XXXXI. Erysimum repandum L., Amoen. Acad. Ili, p. 415, ann. 1756 — Dallo studio dell'esemplare raccolto da Groves presso Ga- gliano Aterno alle falde del Monte Sirente in Abruzzo, posso stabilire la sinonimia: Sisymbrium orientale L., Cent. II plant., p. 24, ann. 1756 ; id., Amoen. Acad. IV, p. 322, ann. 1760 =: S. Columnae Jacq., PI. Austr. IV, p. 12, tab. 323, arin. 1776 = Erysimum repan- dam Groves, in Nuov. Giorn. Bot. It. XII, p. 58, ann. 1880, non L. V Eri/simum repandum Lihné non fa dunque più parte della Flora Napoletana. L'identità tra il Sisymbrium di Linné e quello di Jacquin, già accertata da Boissier (FI. Or. I, p. 216, ann. 1867), mi é stata di nuovo confermata da Lacaita (in litt.) che ha visto materiale autentico. ^ Cfr. Grande L,, in Bullett. delVOrto Bot. della R. Università di Napoli, TI, p. 513, ann. 1910; Balleft. Soc. Bot. Ital., p. 85, ann. 1911 ; Bullett. dell'Orto Bot. della R. Università dì Napoli, III, p. 193, ann. 1911. 176 SEDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO XXXXII. Crupina maculata (Juss. ex Pers.) Grande, nov. comb. = Centaurea Crupina L. f> maculata Juss. ex Pers., Syn. II, p. 488, ann. 1807 = Centaurea Crupinasiruìn Moris, Enum. sem. H. R. Taurin., p. 12, ann. 1842 =; Crupina Crupinasirwn (Moris) Vis., FI. Dalm. II, p. 42, tab. 51 fìg. 3, ann. 1847 = Senecio Carduus Colonna, Ecplir., p. 32 descr. et 34 ic, ann. 1606, quoad descripUonem ^ et plantam e arinola prope sylvulam Mezzana dictam, post D. Rocchi aedem. La nuova denominazione é spiegata dalle cifre. Da Ucria (1789) passa a Colonna (1606) la priorità del rin- venimento di questa Crupina in Italia. XXXXIII. Anthemis hydrunti.va Groves, in Nuov. Giorn. Bot. It. XIX, p. 157, tav. II, ann. 1887 = A. tinctoria L. var. discoidea (W.) form. tenuisecta Fiori, in Nuov. Giorn. Bot. It., Nuov, ser., VII, p. 270, ann. 1900 = A. hydruntina Groves j3 silensis Fiori in Fiori e Paol., FI. Anal. d'Italia IH, p, 258, ann. 1903-1904; Grande, iiì Bullett. dell'Orto Bot. della R. Università di Napoli, III, p. 108, ann. 1911. Sinonimia stabilita con copioso e istruttivo materiale di San Giovanni in Fiore (Fiori, Cavara e Grande, Grande e Lopez) e cogli esemplari autentici dell'Erbario Groves raccolti dal Pro- feta in Terra d'Otranto (Massaria di Facà : strada che conduce agli Alimini ; Frassaniti nella vicinanza del Lago degli Aliraini e della Massaria Paglierone). 1 Colonna parla infatti di semina compressa. Quasi della stessa località, cioè di Cerignola a San Cassano, ho visto esemplari rac-. colti da Gussone il 14 maggio 1840. Nell'altra località citata da Colonna, cioè Aequicxdoruni cnlUhus prope Cappuocinoruìn sylvula et hortum [apud Flaminianum], cresce sicuramente e soltanto Crupina vulgaris Cass. Nell'agosto testé de- corso, in una escursione fatta nel Cicolano (in Provincia di Aquila), Ilo avuto la soddisfazione di ritrovarla tanto nella selvetta dei Cap- puccini j)resso Fiamignano, a circa 1000 m., quanto nelle siepi della vicina S. Lucia. SEDE DI NAPOLI - xVDUNANZA DEL 5 LUGLIO 177 XXXXIV. Satureja fruticulosa (Bert. in Desv.) Grande, nov. coinb. = Thyinus fruliciUosus Bert. in Desv., Journ. de Bot. II, p. 76, ann. 1813; Bert., Amoen. Ital., p. 101, ann, 1819 = Satm^eja fasciculaia Raf., Précis découv., p. 39, ann. 1814 = S. appro- ximala Biv., Stirp. in Sic. Manip. IV, p. 13, ann. 1816 = S. fru- ticosa Cirillo ex Bert., Amoen. Ital., p. 101, ann, 1819, prò sijnon. Non e' è bisogno d'altro. xxxxv. SiLENE FABARiA (L. suì) CucuMlo ^) = Cucubalus fabarias * L., Sp. pi., ed. 1% p. 414, ann. 1753; id., ed. 2», I, p. 591, ann. 1762 = Been album, spai Poleìnonium saxalile, Fabariae folio, Sicuhiin Boccone, Museo di piante rare, p. 133, tab. 92, ann. 1697 = Silene fabaria (L.) Presi, FI. Sic. I, p. 149, ann. 1826, quoad planiam sicuhim ; Bert., FI. Ital. IV, p. 627, ann. 1839, quoad plantam siciilam, non Sibth. et Smith = 5. commutata Guss., FI. Sic. Prodr. I, p. 499, ann. 1827. N. Terracciano l'ha indicata di alcune località, del Pollino^ (sorgenti di Raganello, Porta di Pollino, Timpa d'Acqua Fredda) e di Muro Lucano.-* L'esame diretto del materiale autentico dei luoghi suddetti mi permette di togliere la Silene commu- tata dall'Italia continentale e di porre la sinonimia: ^ Per la Silene fabaria Sibtli. et Sm. si può usare il nome : Silene byzantina Castagne ex Boiss., FI. Or. I, p. 627 ami. 1867, prò synon. = S. fabaria Sibth. et Smith, Prodr. I, p. 293, ann. 1806, excl. synon. Linn. ^ Il Cucubalus fabarius, riferito dalla grandissima maggioranza alla Silene Jabaria Sibthorp e Smith, appartiene invece precisamente, completamente, alla Silene commutata Gussone : basta leggere Linné per farsene subito persuasi. Linné scrive Fabarius, ma trattasi di un aggettivo. 3 Terracciano N., in Annuario R. Istit. Bot. Roma, IV, p. 58, ann. 1891. * Teriìacciano N., in Bullett. deWOrto Bot. della R. Università di Napoli^ III, p. 118, ann. 191 1. 178 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO Silene angustifolia (Miller) Guss., FI. Sic. Prodr. I, p. 500, ami. 1827, sensu lato = Cucubalus angustifolius Mill., Gard. Dict., ed. 8*, n. 3, ann. 1768 = Silene commutata N. Terracc. 1. e, non Guss. XXXXVI. Satureja exigua (Sibth. et Sm.) Grande, nov. comb. = Thy- mus exiguus Sibth. et Sm., Prodr. I, p. 421, ann. 1806 = T. graveolens Bieb., FI. Taur. Cauc. Il, p. 00, n. 1165, ann. 1808; Ten., Syll., p. 295, ann. 1831 ; id., in Atti Accad. Pontan. I, p. 219, ann. 1832; Bert., FI. Ital. VI, p. 218, ann. 1844 = T. pallescens Ten., Syll. Appendix quarta, p. 29, ann. 1835 ; id., FI. Nap. V, p. 26, ann. 1835-1836; id., Syll. Appendix quinta, p. 16, ann. 1842 = Satureja graveolens (Bieb.) Carnei in Pari., FI. Ital. VI, p. 143, ann. 1884 = Calamintha graveolens (Bieb.) Benth. in DC, Prodr. XII, p. 231, ann. 1848; Gragnola, Veget. Gran Sasso d'Italia, p. 60, ann. 1894 = C. exigua (Sibth. et Sm.) Halacsy, Consp. FI. Gr. *II, p. 546, ann. 1902 = Clinopo- dium Orientale, Origani folio, flore minimo Tourn., Coroll., p. 12, ann. 1703 et herb. (da Bieberstein) = Clinopodiuìn Ar- menum, Origani folio, flore minimo Gundelsheimer in Herb. Tournefort (da Duraont d'Urville). Nota in Italia di poche località della provincia di Aquila : Aragno, Camarda, Assergi (Tenore, Mauri, Orsini), Aquila (Moz- zetti), tra Pettorano sul Gizio e la Valle Vozz (Levier). Tra 800 e 1050 metri sul mare, nel territorio dei comuni di Collelongo e di Villavallelonga nella Marsica, l'ho trovata non rara nei campi montuosi asciutti, tra le civaie e le stoppie. XXXXVII. DiANTHDS Caryophyllus L. subsp. GARGANIGUS (Ten.) Grande, nov. comb. = D. sylvestris Wulf. var. garganicus Ten., Syll., p. 208, ann. 1831 = D. longicaulis Ten. j3 Mrtocaulis Kerner ap. Porta et Rigo, in Itinere II Italico, n. 380, ann. 1875 et ex Rigo, in Nuov. Giorn. Bot. It. IX, p. 302, ann. 1877, nomen nudum = D. wargìnatus Lacaita ap. Groves, in Nuov. Giorn. Bot. It. XIX, p. 130, ann. 1887, nomen nudum ; Lacaita, in Nuov. Giorn. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LU(ÌLIO 179 Bot. It., Nuov. ser., XVIII, p. 303, ann. 1911, non Poir. • = D. ta- reniinus Lacaita, in Nuov. Giorn. Bot. Ital., Nuov. ser., XVIII, p. 511, ann. 1911. Gli esemplari del Tenore provengono dal Gargano a Cagnano Varano, quelli di Porta e Rigo dal Gargano a Monte Sant'An- gelo e quelli di Lacaita dalle roccie tra Taranto e Martina Franca. E non m'incarico d'altro. Nella caotica caterva dei Dianthus del gruppo Caryophyllus, si aspetta un monografo coscenzioso, riduttore, che inchiodi in sinonimia gl'innumerevoli nomi creati per dei semplici nonnulla. XXXXVIII. MiNDARTiA TRiCHOCALYCiNA (Teu. et Guss.) Grande, nov. comb. =. Arenaria trichocalycina Ten. et Guss. in Ten., Ad FI. Neap. Syll. Appendix quarta, p. 16, ann. 1835; Ten., FI. Nap. V, p, 343, tab. 237 flg. 3, ann. 1835-1836 ; Ten. et Guss., in Atti Reale Acc. Scienze Napoli V, parte 1% p. 313, n. 374 fig. 2, ann. 1843 = Alsine Irichocalycina (Ten. et Guss.) Cesati, Piante della Maiella, del Morrone e delle loro adiacenze nell'Abruzzo Citeriore, p. 9, ann. 1872. Fu scoperta al Piano di Cinquemiglia dietro la chiesetta della Madonna della Portella, a circa 1250 metri sul mare ; mentre Cesati, Passerini e Gibelli, ^ confondendola con una pianta di Grecia ^ trovata in summo cacwnine Parnassi, la indicarono ' Diantlms ìnarginatas Poiret (Encycl. Suppl. IV, p. 131, ann. 1816), descritto su esemplari dell'Erbario Desfontaines raccolti nel Giura, è posto dal Ricliter (PI. Eur. II, p. 387) fra le « Speeies non satis notae vel dubiae ». Nella descrizioae originale è avvicinato ad un D. nitidus Poiret (Encycl. Sappi. IV, p. 131, ann. 1816), dubbio anch'esso e similmente conservato nell'Erbario Desfontaines come raccolto nsl Giura. DlantUus nitidus Poiret è riportato dubbiosa- mente da Seringo (in DC, Prodr. I, p. 362) a D. cae sius Sm., mentre D. nitidusW a\à.&tKit. (Pl.Rar. Hungar.n,p.209, tab. 191, ann. 1805) è pianti. dell'Ungheria e della Galizia. - Cesati Passerini e Gibelli, Comp. FI. Ital., p. 777, ann. 1884. ' Cioè colla Minuartia confusa (Heldr. et Sart.) = Alsine confusa Heldr. et Sart. in Boiss., Diagn. pi. nov. praesertim Orient., Series secunda, n. 1, p. 88, ann. 1853, prò synon. = Alsine trichocalycina Heldr. et Sart. in Bossier, 1. e, p. 87, ann. 1853. 180 SKDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO delle sommità alpine degli Abruzzi, falsandone in pari tempo la descrizione. ^ Tratto in errore da tali sommità, l'Ingegnere Crugnola ^ si credette autorizzato a darla delie cime del Gran Sasso, il monte più alto degli Abruzzi. Ma la Minuartia tricìio- calycina non è affatto pianta di regioni alpine e va radiata da Monte Corno. Da quanto se ne sa finora, essa cresce in siti molto meno elevanti, pietroso-calcarei, erbosi, battuti dal vento, tra gli 850 e i 1250 metri. Io l'ho trovata ad allacciare in cerchio i seguenti paesi della Marsica: CoUelongo (Monte Annamunna, a 1200 m.; Monte Méria, a 1138 m.; Tristeri, a circa 940 m.), Ortucchio (Pietre Regie, a circa 950 m.), Venere (a circa 950 m.), Pescina (a circa 850 m.), Avezzano (Monte Salviano, a circa 950 metri). Degna corona per la splendida Conca del Fucino, è sfuggila alla vista dei più celebri naturalisti che peregrinarono nella mia regione: Tenore, Gussoiie, Bertoloni, Mauri, Orsini, Brocchi, Levier. E non è certamente rara, ma presenta uno spiccato mi- metismo col terreno ambiente, quasi a difendersi dalle mani rapaci dei botanici. Dalla Minuartia rostrata ^ (Pers.) Rchb., colla quale fu sino- nimizzata da Levier -^ e da Tanfani, '" si distingue principalmente per essere pianta annua o rarissimamente perennante (non pe- renne come la ci'edettero Tenore e Grussone), per le antere rosee (non gialle come si vedono nella figura della Flora Napoletana) e per Y habitus. Sepolta sotto un cumulo d'inesattezze e non rintracciata nella località classica né dal Dott. Levier, né dall'Ing. Guadagno, ' Dissero per esempio i petali quattro volte più brevi del calice, mentre in realtà sono poco più brevi od uguali a questo od anche più lung:hi. ^ CuuaNOLA, Vegtt. Gran Sasso cVItalia, p. 45, ann. 1894. 3 In Abruzzo del resto, alla Maiella (Texouk, Ibyll. 218 ; Io., FI. Nap. IV, p. 228 et herb , sub Arenaria mucronata), cresce anche Mi- nuartia rostrata (Pers.) Rchb. Alsine mucronata (non L., nec Gouan) Martelli (in Buìlett. Soc. Boi. ItaL, p. 112, ann. 1904 et herb.) delle montagne della Duchessa nel gruppo del Velino, va riferita a Minuartia verna (L.) Hieru. * Cfr. BoissiER, FI. Or. Su}ìpL, p. 114, ann. 1888. 5 Cfr. Paulatore-Caruel, FI. Ital. VI, p. 589, ann. 1892. SKDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO ISl torna, dopo ottant'anni circa, a risorgere come uno dei più caratteristici endemismi dell'Abruzzo Aquilano. XXXXIX. Thesium ramosum Hayne in Sclirader, Journal fùr die Bolanik, Erster Band, Erstes Stiick, p. 30, tab. VII, ann. 1800. — In Cesati Passerini e Gibelli ^ trovasi registrato delle « sabbie del Tagliamento (Pirona) e dell'Abruzzo (Gussone) ». Per la pianta d'Abruzzo N3-man - osserva: « Indicatur in Aprutio, sed in hoc loco adest potius sequens species » [cioè Thesium Parnassi A. BC], ed io vengo a togliere definitivamente ogni incertezza colla visione degli esemplari stentati raccolti dal Gussone alla Valle dell' Orfenta nella Maiella, il 7 agosto 1824. Questi esem- plari, determinati dal raccoglitore per « T. ramosum ? » e sulla cui scheda Cesati ha scritto «pare di s> ; folia 1-nervia », ap- partengono in modo indubbio al Thesium linifolium Hill,'' Veg. Syst. XXVI. p. 7, tab. 7 fig. 1, ann. 1775: Schrank, Baier. Reise, p. 129, ann. 1786 {= T. infermedium Schrad., Spicil. FI. Germ. I, p. 27, ann. 1794). Riguardo al Thesium ramosum che Pirona ■• raccolse « In sabulosis Tilaventi prope Ignanum », il Prof. Michele Gortani mi scrive: Il Thesium ramosum à\ I)\^i\2ino esistente nell'Er- bario Firona è il Thesium divaricaium Jan. Il vero Thesium ramosum. Hayne* però, come è detto nella nostra Flora Friulana, fu trovato dal compianto mio padre sul colle della Pieve di Tolmezzo ». Un'altra pianta di meno nella Flora Napoletana. L. Thesium monophyllum Gilib., Exercitia pbytologica II, p. 428, ann. 1792 var. ebracteatum (Hayne in Schrader, Journal fiir die Botanik, Erster Band, Erstes Stiick, p. 33, tab. VII, ann. 1800, * Cesati Passerini e Gibklli, Comp. FI. Ital., p. 254, anu. 1872 2 Nyman, Consp., p. 643, ann. 1881. ^ Si badi alla priorità che Hill ha su Schrank. * PiuoNA, Florae Forojuliensis Syllabus, p. 121, aim. 1855. 182 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DKL 5 LUGLIO prò specie) = T. comosmn Roth, Catalect. Bot., fase. II, p. 29, ann. 1800. — Cesati Passerini e Gibelli ^ lo riportano del « Friuli presso Venzone (Pirona) », ma Fiori ^ scrive : « li Thesium ehracteatum Hayne citato dai Compendi del Friuli, dietro esame degli esemplari autentici del Pirona, si deve escludere dalla Flora italiana, essendo esso invece il Th. Linophyllon y- diva- ricatum, (Jan) ». Uscito dalla porta, eccolo ora di nuovo riapparire in Italia dalla finestra. Proveniente da Monte Corno (Orsini in Herbarió R. Musei Fiorentini), ne ho visto difatti un esemplare determi- nato dallo scopritore per « Thesium alpinwn L. » e dal Fiori per « Thesium inlermedium Sclirader ». In atto la legge del compenso: perdiamo negli Abruzzi il Thesium ramoswm, acquistiamo il Thesium monophìjllum var. ébractealum. LI. Thesium Parnassi A. DC. in DC, Prodr. XIV, p. 643, ann. 1856; Vis., FI. Dalm. SuppL, p. 47, tab. IV fig. 1, ann. 1872; Porta e Rigo, in Nuov. Giorn. Bot. It. IX, p.309 e 316, ann. 1877 ; Strobl, Flora der Nebroden, p. 225 {esiratlo), ann. 1878; Boiss., FI. Or. IV, p. 1062, ann. 1879 ; Fiori, in Nuovo Giorn. Bot. It., Nuov. ser., XIV, p. 79, ann. 1907; Cavara e Grande, in Bullett. Orto Bot. Napoli, III, p. 413, ann. 1911 = T. intermedium Guss., PI. rar., p. 98, tab. XX fig. 1, ann. 1826 ; Ten., FI. Nap. Ili, p. 213, ann. 1824-1829; id.. Syll., p. 104, ann. 1831; Ten. e Guss., in Atti Reale Accad. Scienze Napoli, V, parte P, p. 307, ann. 1843, non Schrader = T. intermedium Schrader var. minimum Tèn., in Atti Accad. Pontan. I, p. 198, ann. 1832 = T. Lino- phyllon ^ Bert., FI. Ital. II, p. 739, ann. 1835, prò parte = T. ^ Cesati Passerini e Gibelli, Comp. FI. Ital., p. 255, ann. 1872. 2 Fiori in Fiori e Paol., FI. Andl. cV Italia, I, p. 286 in nota, ann. 1896-1898. 3 Del Thesium Linophyllon Linné (Sp. pi., p. 207, ann. 1753) Kocb Syn., ed. 2», II, p. 716) ha detto: species non extricanda, e Grenier e Godron (FI. Fr. Ili, p. 68) : est incontestablement une espèce multiple, et Linné appliqxiait ce nom à plusieurs des espèces précédentes, ainsi qu'il est facile de s'en convain'ire en examinant les iextes et les figures citées. Cest donc un nom à abandonner. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 183 alpinum (errore tipografico invece di iniermedium) Ten., Syll. Appendix quarta, p. 7, ami. 1835 ; N. Terracc, Seconda relaz. Terra di Lavoro, p. 99, ami. 1873; id., Quarta relaz. Terra di Lavoro, p. 117, ami 1878; id., Si/n. pi. vaso. Montis Pollini, in Annuario R. Istit. Bot. Roma, IV, p. 119, ann. 1891, non L. = T. iniet^meclium Schrad. ^ pumilum Guss. ex Ces. Pass, e Gib., Comp. FI. ItaL, p. 254, ann. 1872; Arcang., Comp. FI. Ital., p. 608, ami. 1882 = « T, humile Vahl ? » Strobl, Flora der Nebroden, p. 225 {efiirattó), ann. 1878 = T. humile E. Abate, Guida della Provincia di Roma, 2" ediz., p. 222, ann. 1894, non Vahl = « T. ramosum B.SLyne va7\ » Martelli, in Nuov. Giorn. Bot. Ital., Nuov. ser., I, p. 45, ann. 1894 et lierb. = T. Lino- phyllon L. ^ Parnassi (A. DC.) Fiori in Fiori e Paol., FI. Anal. d'Italia I, p. 286, ann. 1896-1898; Longo, in Annali di Botanica I, p. 96, ann. 1904; Fiori, 1. e, IV, p. 62, ann. 1907-1908 = T. ita- licmn Lojac, in Malpighia II, p. 353, ann. 1888 ; id., FI. Sic. II, pars 2*, p. 320, ann. 1904, non A. DC. = T. Linophylìon L. var. iniermecliwn forni, pumilmn [Guss.] Fiori, 1. e, IV, p. 62, ann. 1907-1908 = T. pumilum Guss., ined. = T. Gussonii Ten., ined. Una delicata- pianticella delle regioni alpine, dove vive all' in- circa tra i 1750 e i 2650 metri, infiltrando le esili radici fra il detrito calcareo delle roccie in isfacelo. Preferisce le esposizioni a settentrione o gli alti crinali flagellati dal vento, in compagnia di Androsace villosa, Euphì^asia salisburgensis, Globularia bellidi folla, ParonyGhìa serpyllifolia, Pedicularis elegans. Tri- nia Dalechampii e di umili e rade festuche. A torto da qualcuno gli si é dato per stazione i prati alpini: i substrati più o meno silicei li fugge e solo in questo modo può spiegarsi la sua man- canza nei gruppi della Sila e dell'Aspromonte, il suo salto dal Monte Montea alle Madonie. In Italia lo troviamo distribuito nel Piceno: Monte di Capo d'Acqua (Orsini in herb. Guss.) ; nel Lazio : al Cantro sopra Filettino (Rolli ex Fiori), al M. Viglio (E. Abate) ; nell'Abruzzo in generale (Boissier) e precisamente al Terminillo (Cavara e Grande), a Monte Corno (Gussone, Orsini ; G. A. Pasquale herb. et ex Strobl), al Corno Piccolo (Orsini), Traversa di Portella (Martelli), Monte Intermesole (Gussone), M. Costone presso Aquila (Gussone), Maiella (Gussone; Groves; Levier), Maiella alla Ra- BuU. della Soc. bot. Hai. 14 181 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO pina (Gussone; Porta e Rigo), a Monte Focaleto (Tenore), Monte Amaro (Tenore), Maielletta di Roccamoiice (Gussone), Scrima- ca vallo (Gussone), Grotta Caprai-a (Tenore), Morrone (Gussone), Monte Greco (Tenore e Gussone), monti di Villavallelonga nella Marsica, tra 1750 e 1950 ra. (Grande ex Fiori), Colle di Stazzo PaA'one in territorio di Collelongo, a 1770 metri (Grande) ; Cam- pania : Monte Meta (Tenore e Gussone), M. Frosolone presso Pi- cinisco (Tenore e Gussone), M. Forestella sopra Picinisco (Tenore e Gussone), Picinisco allo Zaffineto (N. Terracciano), San Biagio Saracinesco sul Monte Cavallo (Tenore e Gussone ; N. Terrac- ciano), Settefrati sull'Alto di Pietrorosiello (N. Terracciano); Calabria : vetta del Doìcedorme, a 2271 metri (N. Terracciano ; Cavara e Grande) e presso al Trabucco del Piano di Pollino, a 1800 m. (Cavara e Grande), vetta del Cozzo del Pellegrino in territorio di San Donato di Ninea (Longo ; Lacaita e Grande), M. Mula (Lacaita e Grande), M. Montea (Lacaita e Grande); Sicilia: Madonie alle Fosse di San Gandolfo (Porcari exStrobl; Ross ex Lojacono et in Herb. Panorm.), alla Carbonara, a circa 1600 m. (Lojacono) e alle Favare (in Herb. Panorm. ex Lojacono). Dà questa ricostruzione il Thesium Parnassi sembra balzar fuori ringiovanito. Nascosto negli erbari e nei libri sotto i nomi più disparati, si aveva una ben meschina idea sulla sua storia sinonimica e sulla sua- distribuzione in Italia. Valeva la pena occuparsi di lui, col risultato di assicurarlo ad altri monti dell'Abruzzo e della Calabria e di dargli propaggini non dubbie nel Piceno, nel Lazio e in Sicilia. Le nostre ricerche intanto scacciano dalle Madonie il Thesium italicum, dalla Terra di Lavoro e dalla Calabria il Thesium alpinum e dal Gran Sasso il « Thesium ramosum var. » ; e si viene inoltre a sapere il significato preciso di alcune denominazioni che erano rimaste fino ad ora un enigma. LIL Cerastium lapponicum Crantz, Instit. Il, p. 402, ann. 1766 = C. trigynum Vili., Prosp., p. 48, ann. 1779; id,, Hist. PI. Dauph. Ili, p. 645, tab. 46, ann. 1789 ; Martelli, in Bull. Soc. Bot. Ital., p. 112, ann. 1904 = C. cerastoicles (L.) Britton, in Mem. Torrey Club V, SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 185 p. iBO, ami. 1894; Halacsy, Coiisp. FI. Gr. I, p. 227, ami. 1901 = Stellarla cerastoides} L., Sp. pi., p. 422, arni. 1753; Guss., PI. rar., p. 181, ami. 1826; Teii., Ad FI. Neap. Prodromum Ap- pendix quinta, p. 13, ami. 1826 ; id., FI. Nap. IV, p. 217, ami. 1830 ; id., Syll., p. 217, ann. 1831; id., in Atti Accad. Poiitan. I, p. 211, ann. 1832; id., Ad Florae Neap. Syll. Appendix quinta, p. 16, ann. 1835 ; Bert., FI. Ita!. IV, p. 652, ann. 1839 ; Ten. et Guss., in Atti R. Accad. Scienze Napoli, V, parte 1", p. 312, ann. 1843 ; Crugnola, Veget. Gran Sasso d'Italia, p. 45, ann. 1894. Habitat. In pascuis humidis alpinis ad nives deliquescentes: Maiella (Tenore 1. e), Maiella alla Rapina sopra Caramanico (Gussone 1. e), Maiella al Maiellone (Gussone ex Bert. 1. e), Monte Amaro salendo verso Fondo Maiella, a circa 2000 metri (Guadagno herb.), Morrone (Tenore e Gussone 1. e), Gran Sasso a Campo Imperatore (Crugnola 1. e), Velino (Martelli 1. e), Monte Greco (Tenore e Gussone 1. e), Picinisco in Terra di Lavoro al Piano dei Monaci sotto Monte Meta (Tenore e Gus- sone 1. e). La presente nota ha avuto origine dal fatto che questo Cera- stium, nella recente Flora di Fiori e Paoletti, era ricordato sol- tanto della Maiella. Di più volevo dire qualche parola sulla sinonimia tra Stellarla cerastoides e Cerastium lapponicum, sinonimia già assodata da antichi autori e posta in dubbio da alcuni botanici moderni, quali Gùrke ^ ed altri. Per convincersi facilmente da qual parte sia la verità, basta aprire l'opera di Linné e quella di Crantz: si leggeranno le stessissime diagnosi e ci si persuaderà che si tratta semplicemente di un trapasso di genere. Crantz, dovendo trasportare fra i Cerastium la Stel- laria cerastoides di Linné, avrebbe dovuto creare una delle tante cacofonie senza significato come se ne creano' oggidì, un Cerastium cerastoides; ma, fornito di quel senso estetico che ora sembra mancare a tanti, pigliò l'appellativo specifico dall'M- hitat Linneano, « in Alpidiis Lapponicis », e ci dette il Cera- stium lapponicum. * Linné scrive « Cerastoides », ma trattasi di un aggettivo; in al- cuni si trova la variante posteriore « cerastioides ■». ^ GiiUKE M. in RiUHTER, Plantae Eurojyaeae, II, fase. 2", p. 213, ann. 1899. 186 ■ SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO Riguardo al Cerastiuin radians dello stesso Crantz, riferito anch'esso con dubbio alla Stellarla cemstoides, si ha invece: Stellarla radians L., Sp. pi., p. 422, ann. 1753 = Cerastiuìn radians (L.) Crantz, Instit. II, p. 401, ann. 1766 =^ Alsine saxa- tilts, angusto et ohlongo Salicis folio, flore albo, tenuissime laciniato Messerschmid ex Araraann, Stirp. rar. Ruth., p. 64, n. 83, tab. X, ann. 1739. La Stellaria radians nasce in Siberia. Il socio NicoLosi-RoNCATi presenta ed espone sommariamente la Nota seguente : F. NICOLOSI-RONCATL — contributo alla cono- scenza cito-fisioloctIca delle glandule vege- ta ll Le ricerche che, dopo gli studi di R. Heidenhain, sono state portate in gran numero sulle ghiandole animali sia in stato nor- male che in condizioni sperimentali e patologiche, hanno rive- lato delle peculiari immagini strutturali, ritenute il sostrato materiale dell' attività delle cellule in secrezione. Delle fini par- ticolarità citologiche che preziosi metodi microtecnici alia fucsina acida (Biondi, Altmann, Galeotti) hanno messo in evidenza negli elementi secernenti, una in special modo ha richiamata r attenzione dei biologi per la costanza e la generalità : la pre- senza, cioè, nel citoplasma e nel nucleo di speciali granuli elet- tivamente fucsinofili, ai quali fin dai primi osservatori fu an- nessa un' importanza essenziale nei processi secretori e che ricerche ulteriori hanno indotto a considerare come prodotti stessi della secrezione o espressione di stadi iniziali di essi. For- mazioni legate all' attività secernente delle cellule ghiandolari sono stati altresì ritenuti i fdamenti vegetativi di Altmann e più ancora quelli basali o ergastoplasmici di Garnier con spiccata af- finità pei colori basici di anilina, la cui differenziazione nel cito- plasma, assai manifesta nelle cellule in attività secretrice, pre- cederebbe r apparsa dei noti granuli acidofili. L' importanza di poi, cui sono assurti di recente i mitocondri nella morfologia SEDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 187 e fisiologia cellulare, è stata anche riconosciuta per gli elementi glandulari. In questi, infatti, non pochi citologi hanno svelato in questi ultimi anni la presenza di condriosomi che si ritiene pren- dano parte attiva nel processo di secrezione, sia disgregandosi in granuli, destinati a trasformarsi direttamente nei prodotti secreti (Hoven 1910-11, Schuitze (1911), sia fungendo da « éclectosomes » nel senso di Rénaut, cioè fissando su di essi in modo eclettico le sostanze costitutive degli elaborati di secrezione (Regaud e Mawas 1909). Di fronte a indagini cotanto numerose e a cosi importanti risultati ottenuti per le ghiandole animali, ben scarse ed incom- plete sono" invece le conoscenze che ancora si hanno per quelle dei vegetali. Nel 1897 Schniewind-Thies ^ nota nelle cellule se- cretrici dei nettari septali di diverse piante {Lilium Mai'tagon, Navcissìis Tazzetia, Dier villa rosea) e nelle papille stigmatiche di Lilium Mariagon delle formazioni filamentose, più o meno ondulate, risultanti di granuli serialmente raggruppati, e sparse per tutto il corpo cellulare. Stockard "^ studia le modificazioni citologiche che hanno luogo nei nettari di Vida Faba durante la loro attività secretrice. Rileva che il protoplasma da prima vacuolare diventa granulare e da eritrofilo cianofilo. Indi os- serva i granuli aumentare notevolmente di numero, mentre il nucleo scompare. Ma, astrazion fatta da queste osservazioni, é stata l'indagine portata sulle glandole delle piante insettivore o carnivore che ci ha forniti quei pochi dati che sulle cellule secernenti si hanno oggidì in citologia vegetale. È noto che, caduta l'ipotesi di Du- bois ^ e di Tischutkin ^ che attribuiva all' azione di microganismi il potere peptonizzante di dette piante, è ormai stabilito che 1 ScHNiEWiND - Thies J., « Beìtrage zur Kenntuis der Septalnek- tarien ». Jena, 1897. 2 Stokahd Ch. R., « Cytological changes accomparìying secre- tion in the nectar-glands of Vida Faba » : Bull. Torrey Bot. Club, Voi. 33. 1905. ^ DuBOis R., « Sur le préteudu pouvoir digestif du liquide de l'urne des Nepenthes » : C. R. Acad. : 3[émoire couronné Ac. Eoi/. Sciences, Lettres et Beaux-Arts Belgique, Bruxelles, 1900. '" HuiB L., « Changes in the Cell-organs of Drosera rotundifoUa, produced by feeding with Eggalbumen » : Quart. Journ. micr. Se, Voi. 39, 1897. SEDE DI NAPOLI - ADUNAllZA DEL 5 LUGLIO 189 sulla, Drosera. Stimolandone i tentacoli con albumina, fissandoli indi con alcool assoluto, con alcool picro-corrosivo di Mann, con acido cromico (soliiz. Gardiner), e infine colorandoli con ematossilina ovvero con eosina e bleu di toluidina, l'Huie rilevò che il protoplasma cianofilo (basofilo) prima dell'esperienza, manifestava, già appena dopo un minuto, una reazione eritrofila (eosinofila) assai spiccata, che andava sem.pre più accentuan- dosi. Era da principio attorno al nucleo che questi cambiamenti si rendevano manifesti per indi estendersi gradatamente a tutto il plasma cellulare. Analoghe ricerche qualche anno dopo compie Rosenberg. ^ Sottoposte le glandole di Drosera all' azione di varie sostanze (peptoni, legumina, nucleina, caseina) egli nota nel citoplasma dei particolari globuli, i quali anneriscono con l'acido osmico. Ancora più importanti sono le modificazioni che si osservano nel nucleo : il volume di questo diminuisce, la cro- matina aumenta invece notevolmente, e nei punti nodali del reticolo si raggruppa in granuli, i quali si riuniscono più tardi in bastoncelli. Sotto V azione di stimolanti più energici si origina uno spesso, ramificato filamento cromatico, che alla fine del processo di secrezione nuovamente si assottiglia per indi divi- dersi in numerosi pezzi ineguali. Le presenti ricerche vertono sulle ghiandole della Pinguicula hìriiflora Ten., che ebbi dall'amico e collega L. Grande, rac- colta negli incavi delle rocce stillanti presso la vetta di Monte S. Angelo (Castellamare di Stabia). Come in Pinguicula vulga- ris L., delle cui druse il Tenner " dà un'accurata descrizione. HuiB L., « Furtlier Study of Cytological Changes produced in Drosera. » Part 2 : Ibidem, Voi. 41, 1899. . Id., « Changes in the gland-cells of Drosera produced by va- rious food-materials » ; Aìììi. of Bot. Voi. 12, 1898. Id., und Mann G. , « Veranderungen in Drosera rotuncUfoUa nach Fùtterung mit Hùhnei'-Eiweiss » : Verli. Anat. Gesell. Kiel, 1898. ^ Rosenberg O., « Physiologisch-cytologische Untersuchungen iiber Drosera rotunch'folia L. ». Uppsala, 1899. Id., « Uebei" den Bau des Ruhekerns » : Svensk Bot, Tichkr., 3 Bd., 1909. 2 Fenner L. a., « Beitràge zur Kenntnis der Anatomie, Entwi- cklungsgeischchte u. Biologie der Laubblattern u, Drusen einiger Insektivoren » : Flora, 93 Bd., 1904. 190 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO anche in P. hirtiflora la pagina superiore delle foglie, che sono ellittiche, liguiformi, verde-giallastre coi margini laterali al- quanto rilevati, presenta numerose glandole, ^ delle quali poche peduncolate, le altre pressoché sessili. Le druse stipitate risul- tano di una cellula basale, di un' altra assile, assai allungata e di una grande cellula articolare, intorno alla quale sono dispo- ste 8-16 cellule secernenti, costituenti un capolino. Le sessili sono composte di 4-8 cellule coniche, convergenti per il loro vertice in modo da formare una specie di disco convesso portato da una breve cellula di sostegno, ond' esse ben poco si innalzano al di sopra della superflcie fogliare. Le druse stipitate si presentano sempre cosparse di un secreto mucoso, in cui riniangono invi- schiati gli insetti: sono ghiandole prevalentemente o esclusiva- mente mucipare. Le sessili sono da ritenersi invece ghiandole digestive, poiché ad esse è dovuta la secrezione di un succo acido filante contenente la pepsina. Fissate con liquido Flemming-Benda e colorate col metodo Galeotti (verde di metile e fucsina acida), le cellule ghiando- lari della Pìnguicula in piena attività secretrice presentano il citoplasma vacuolato e ricco di formazioni elettivamente fucsinofile, sia in granuli iso- lati, se periferiche, sia più frequentemente moniliformi, quali riscontransi in copia in contiguità del nucleo, che oc- cupa nella cellula una posi- zione pressoché centrale, o in più intima connessione con esso. Raggianti dal nucleo, co- teste formazioni granulari si protendono a poco a poco nel G\,\&nm&A\i'inffuicHia/iirH/7orams&- cellulare dififondendosi erezione; flssaz. Flemming-Benda; colorazione ^^^V'J l^enuictitJ uiUUiiu«iiuubi metodo Galeotti (oc. comp. 6, oD. apocr. imm. lm;,o-o le bauderelle protopla- om. 1/12). ° r f smatiche delimitanti i vacuoli e risolvendosi in minuti granuli tosto che siano pervenute in vicinanza della parete cellulare. Non meno importanti sono le 1 In P. vulgaris ascendono a circa 25,000 per cm^ (Ludwig T. « Biologie der Pflanzen, Stuttgart, 1895). SBDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 191 modificazioni che si riflettono sulla struttura del nucleo. Nella druse in piena attività non si riesce più a distinguere un reti- colo, ma, come sospesi nel carioplasma, notansi degli ammassi di sostanza cromoftla, irregolari di forma, che si colorano inten- samente al pari dei granuli di secrezione, con la fucsina acida. Essi ricordano assai da vicino i procromosomi di Overton e sono altresì da riferirsi ad analoghe formazioni endonucleari riscontrate in cellule secernenti ed assorbenti e in generale in quelle ove più attivo si esplica il ricambio materiale (Za- charias, ^ Huie, '^ Schniewind-Thies, ^ Rosenberg, -* BargefT, ^ Magnus, '^ Tischler, "^ Némec ^). Anche nella sua forma generale il nucleo appare alquanto modificato : non più i contorni decisi che lo delimitino dal citoplasma circostante, ma spesso intacca- ture più o meno evidenti alla sua superficie e depressioni che possono pur renderlo leggermente lobato senza per altro fargli assumere quell'aspetto ameboide, quale è stato riscontrato da Schniewind-Thies (1897) e da Magnus (1900) in elementi in intensa attività secretrice. Queste osservazioni, che ti'ovano pieno riscontro con quanto è stato messo in evidenza nelle ghiandole animali, vengono in appoggio ad una veduta che ha al presente largo seguito fra i citologi, la partecipazione, cioè, del nucleo ai fenomeni di secre- zione. "■* Secondo Rosenberg (1899) gli accumuli di cromatina ^ Zacharias e., « Ueber das Verhalten des Zellkernes in wach- senden Zellen » : Flora, (Erganzungsb.") 1895. 2 HuiE L., op. cit. 3 Schniewind-Thies., op. cit, * RosBNBBiiG 0., op. cit. 6 : « Ueber die Individualitat der Chro- mosomen im Pflanzenreicli »: Flora^ 93 Bd., J904. '" BuitOBFF H., « Die Wurzelpilze der Orcbideen ». Jena 1909. '^ Magnus W., « Studien an der endotrophen Mykorhiza » : t/a- hrh. tviss. Bot., 35 Bd., 1900. 8 TiscHLER G., « Entwicklung der Sexualorgane bei einem ste- rilen Bryoma-BRstaLvd » Ber. deut. hot. Gesell., 24 Bd., 1906. Id., « Zellstudien an sterilen Bastardpflanzen »: Arch. Zellforsch. 1 Bd., 1908. ^ Nèmec B., « Das Problem der Befruchtungsvorgange », Berlin, 1910. ^ Galeotti G., « Ueber die Grauulationen in den Zellen »: Interri. Monatsschr. Anat. Phys., 12 Bd., 1895. 192 SKDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO possono considerarsi come espressione di una esaltata attività anabolica, inquantoché nelle cellule delle druse le sostanze per- venute dall' esterno solo dopo aver subito una prima elabora- zione nel nucleo, la cui cromatina esplicherebbe una specie di azione enzimatica, verrebbero ulteriormente trasformate nel lavorio cellulare. Anche Stockard propende a considerare il nucleo come centro di attività metaboliche, partecipante alla formazione della sostanza secreta. In armonia con questi risul- tati le ricerche di Torrey ^ e di Reed -^ portano ^alla conclu- sione che le diastasi di secrezione delle cellule epidermiche dello scudetto delle Graminacee sarebbero formate dal nucleo, che aumenta di volume ed indi degenera. Ma v' ha di più. In citologia animate tende sempre più ad alTermarsi l' idea che è il nucleolo che fornirebbe il materiale di secrezione e che sog- giacerebbe all'uopo ad un processo di pirenolisi. ^ E poiché oggi anche nel campo botanico trova larga conferma la veduta soste- nuta e dimostrata fin dal 1896 dal Cavara ^ sulla duplice natura chimica del nucleolo e sul contributo di questo alla elaborazione della cromatina nucleare, non è a priori da ritenersi fuor di luogo l'attribuire a quest'importante organite una funzione es- senziale nel processo di secrezione delle ghiandole vegetali. In- vero in Pinguicula hirtijlora è notevole il fatto che il nucleolo assai cospicuo nelle cellule agli inizi delle secrezione ed inten- samente fucsinofilo, diminunisce notevolmente il suo volume e la sua colorabilità negli elementi in piena attività secretrice. Con le ghiandole animali le druse dì Pinguicula presentano comune il meccanismo di secrezione granulare che possiamo cosi schematizzare : Il primo impulso alla secrezione parte dal nucleo, fors' anche dal nucleolo pel tramite della cromatina, in 1 ToRREY J. C, « Cytological clianges accompanying tlie secre- tion of diastase » : ' Bull. Torrey But. Club, Voi. 29, 1902. 2 Rked H. S., « A study of the Eazyme-secretiug Cells in the Seedlings of Zea Mays and Phoenix dactylifera » '. Ann, of Bot., Vo- lume 18, 1904. 3 Maziarski S., « Sur les changements morphologiques de la structure nucléaire dansles cellules glandulaires »: Ardi. Zellforsch., 4 Bd., 1910. * Cavara Fr., « Intorno ad alcune strutture nucleari » : Atti Ist. bot. Pavia, s. II, Voi. 5, 1896. SEDK DI KAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 193 cui vengono elaborati i primi granuli di secrezione. Passati nel citoplasma questi si diffondono nel corpo cellulare subendo vero- similmente in questo un'ulteriore elaborazione per trasformarsi nei prodotti definitivi di secrezione. E. Istituto Botanico di Napoli, Luglio 1912. Infine si dà lettura della seguente Nota del Prof. A. Tkottkr : A. TROTTER. — addizioni alla flora libica. L' Opera dei signori Durano et Barratte, Florae LWtjcae Prodromus (Ginevra 1910), malgrado alcune sensibili lacune nella segnalazione delle specie già edite, deve riconoscersi in- dubbiamente come un ausilio indispensabile nello studio della flora libica ed un serio e già ampio documento per la conoscenza" botanica di quella regione. Verrebbe fatto di credere, a chi consideri superficialmente questa Opera, che poco di nuovo vi sia da trovare in luoghi ri- stretti, già percorsi od esplorati da molti viaggiatori o botanici, come, nella regione costiera, i dintorni di Tripoli, di Bengasi, di Derna, di Tobruk. Nulla di più inesatto. Le brevi notizie che si vanno pubblicando ^ e, per quanto mi consta, anche gli studi già in corso di altre recenti raccolte botaniche, stanno a dimostrare quanto poco fondata possa essere una tale supposizione. S' ag- giunga poi che, per le stesse specie già note, manchiamo spesso di notizie sicure sullo stato della loro frequenza e dispersione; in molti casi tali specie ci sono note di una o pochissime loca- lità soltanto ed in verità ciò è troppo poco per un territorio cosi * BÈauiNOT A., Le Romulea sin qui note per la flora della Tripo- litania e Cirenaica. Bull. Soc. bot. it. 1912, p. 105. — Intorno ad alcune Ononis della TripoUtania e Cirenaica. Ibidem, p. 129. — Il presente articolo era già composto per la stampa quando è uscito l'interes- sante contributo alla flora libica, al quale si vuole qui alludere, dei Signori Béguinot e Vaccari, dal titolo : Contributo alla Flora della Libia (Ministero degli Esteri : Monografie e rapporti coloniali, 1912, n. 15). Pampanini R., Un manipolo di piante della Cirenaica, Bull. Soc. bot. it., 1912, p. 115, 194 SBDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL, 5 LUGLIO esteso, e per giungere ad una buona conoscenza fitogeografica- della regione. Anche il presente contributo è prova di quanto ho testé af- fermato. Benché mi sia stato possibile compiere delle erborizza- zioni nello scorcio di una sola stagione (dalla fine di febbraio alla metà di aprile) ed in due punti soltanto dell' estesissima costa della Libia (Tripoli ed Horas), tuttavia la fiora delle nuove Pro- vincie italiane viene ad arricchirsi di 18 entità (contraddistinte da*) e di altrettante e più la flora propria della Tripolitania. Trattandosi di regioni molto lontane l' una dall'altra (la Tri- politania cioè dalla Cirenaica) e per di più ben distinte dal lato geografico e botanico, sembra interessante stabilire in modo, sempre più sicuro su quali elementi siano fondate le ana- logie e le differenze floristiche e fitogeografiche tra le due regioni, accomunate da unità di territorio e da una situazione latitudinare assai simile. Per cui riesciranno sempre di un certo interesse non solo tutte le nuove acquisizioni alla flora della Libia, e lo si comprende facilmente, ma anche le addizioni alle singole flore della Tripolitania e della Cirenaica. Vi ho aggiunta altresì l'indicazione di sette specie, da me rin- venute nell'oasi di Tripoli allo stato di coltura, mancanti al Prodromus di Durano et Barratte. Trattandosi di piante le- gnose, la cui importanza sarà sempre grande nella nuova co- colonia, la segnalazione loro non mi sembra priva di interesse. Avellino, giugno 1912. Pinus Halepensis Mill. — Dur. et Barr. p. 278. Alcuni vecchi esemplari coltivati presso Tripoli, alla Villa del Pascià ed alla Caserma di Cavalleria. Aegilops ventricosa Tausch. — Dur. et Barr. p. 276. Alcuni individui in un luogo scoperto, alla periferia me- ridionale dell'oasi di Gurgi. — Indicata solo di Bengasi e di Bruii presso Kubba in Cirenaica. Brachypodium distachyum (L.) P. B. — Dur. et Barr. p. 274. * var. asperum (R. et S.) f. monostachyum nob. — Vari individui nei luoghi più aridi presso la cima dal Mergheb nei dintorni di Homs. Forma parallela a quella già nota per il tipo, la cui forma monosiachyum Guss. è assai frequente nella Libia e per molte stazioni sabbiose la sola esistente. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 195 Corynephorus articulatus P. B. — Due. et Barr. p. 258. Copioso nei luoghi aridi erbosi presso Aiii-Zara. In DuR. et Barr. é indicato solo della Cirenaica presso Bengasi ; però per la Tripolitania e precisamente di Ain-Zara era già stato segnalato da Cufino (Boll. Soc. Africana d'Italia, XVII, 1908). HordeumDelileanum(Sch.)Hack. in litt. {=Elìjmus Delileanus Schult., DuR et Barr. p. 278). Nei luoghi più aridi presso la cima del Mergheb nei din- torni di Homs. — Era noto soltanto dei dintorni di Bengasi e di Derna in Cirenaica. * Koeleria Rohlfsii Murb., Contrib. à la FI. Nord-Ouest Afrique, IV, 1900, p. 16 et p. 17, fìg. 5, tab. 13, fig. 10-12. — Dur. et Barr. I. e. p. 264, Obs. II. Frequente presso Tagiura nei luoghi un po' umidi. — Specie nota dell'Egitto, Tunisia, Algeria. Desmaziera loliacea Nym. — Dur. et Barr. 1. e. p. 270. Una piccola colonia in una stazione arida dell'oasi, presso Amruss. — Per la Tripolitania e Cirenaica questa specie é rappresentata solo dalla var! Syrticum (Barr. et Murb.) alia quale si accostano gli individui da me raccolti senza tuttavia corrispondere in modo soddisfacente. Il prof. Hackel, che gentilmente volle favorirmi il suo autorevole parere, per questa ed altre critiche Graminacee, dice che per la glumella inf. un po' aspra sulla carena (almeno nella parte superiore) e per essere meno ottusa che nel tipo, s' avvi- cina alla var. Sijrticiim, che possiede la glumella inf. « acu- tiuscula ad nervum medium scabra ». Gli esemplari di Amruss rappresentano perciò uno stato intermedio tra il tipo e la var. Syrticum. Quanto all'altro ;carattere della « spica minus elongata sublatiore spiculis majoribus » esso è molto fluttuante e si trova qualche volta anche nella vera Desmaz. loliacea dell'Inghilterra. Perciò la sottospecie Syrtica Barr. et Murb. è appena da potersi considerare come- varietà. Koeleria phleoides Pers. — Dur. et Barr. p. 263. Specie assai frequente, rappresentata da numerose forme, tra le quali non manca la tipica nei dintorni di Tripoli, mentre questa, nell'Opera di Dur. et Barr. non trovavasi segnalata che per la Cirenaica e Marmarica. 196 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO * Pennisetum asperifolium Kunth, Rev. Gramin. I, 49. — Cen- chrus asper Desf. FI. atlarit. II, p. 388. — Penn. Tiberiadis Boiss., Diagn. pi. or. ser. I, XIII, p. 43. f. leviuscula Hack, in litt., foliis haud ita scabris ut in typo. — Vergit ad P. orìentalem quae vero spicalaxiu- scula distinctum. — Numerosi individui nei luoghi più aridi presso la cima del Mergheb nei dintorni di Homs. — Specie nota della Tunisia, Algeria e Siria. Poa exilis Murb. ap. Asch. — Dur. et Barr. p. 267. Luoghi umidi freschi presso Tagiura. Nota solo dei din- torni di Bengasi in Cirenaica. Polypogon Monspeliensis Desf. — Dur. et Barr. p. 255. Luoghi erbosi nell'oasi di Gargaresc. — Era noto solo di Bengasi e di Ain Mogadè presso Kubba in Cirenaica. Psamma arenaria (L.) R. et S. — Arnmophila aren., Dur. et Barr. p. 255. var. australis (Mab.). Sabbie littorali fra Tripoli e Gargaresc. Rara. Si cono- sceva solo della Cirenaica e Marmarica. * Stipa barbata Desf. Luoghi aridi del Mergheb presso Homs. Assieme a Stipa tenacissima L., S. parviflora Desf., S. tortilis Desf. — Que- sta specie, nuova per la Libia, è nota della Sicilia, Spagna meridionale, e di varie regioni dell' Africa settentrionale ed Asia occidentale. Scleropoa Philistaea Boiss. — Dur. et Barr. p. 271. Pianta eminentemente polimorfa, nella Libia rappresentata sopratutto dalla var. Rohlfsìana Asch. Il tipo è indicato solo di Derna in Cirenaica, dove però esiste anche la varietà. Io ho potuto raccogliere molti individui della forma tipica nei pressi di Ain-Zara e corrispondenti ad autotipi di Bois- siER. Secondo l'opinione del prof. Hackel, la var. Rohlfsiana manca di vera consistenza sistematica, essendo collegata al tipo da una infinità di transizioni, molto più poi che taluni dei caratteri assegnati alla varietà esistono realmente anche negli esemplari autentici di Boissier. Nel materiale da me raccolto sono da distinguersi^ oltre il tipo, le due forme : f. laxiuscula Hack, in herb., racemo laxo pallescente f. simplex Hack, in herb., paniculis ramis omnibus monostachyis. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO 197 Ambedue queste forme nella regione scoperta, fuori del- l'oasi di Tripoli. Oyperus aegyptiacus Glox. (= C. capitatus Vand., Due. et Barr., p. 247). * f. nanus Pari. — Frequente nelle sabbie littoranee verso Gargaresc. * Asparagus albus L. Vari individui tra i cespugli di Rhus Oxyacantha salendo il Mergheb nei dintorni di Homs. * Romulea ramiflora Ten. — Cfr. Béguinot, Bui!. Soc. bot. it. 1912, p. 107. Frequente nei luoghi più aridi, a Gurgi presso Tripoli e negli affioramenti di arenarie aile cave di Gargaresc. La Rom. Coliimnae Seb. et Maur., indicata della stessa loca- lità in Dorano et Barratte (1. e. p. 223), io non l'ho trovata e non è perciò improbabile sia stata scambiata con la pre- sente specie. Ophrys Speculum Lk. — Dur. et Barr. 1. e. p, 227. Luoghi umidi erbosi ad Ain-Zara. Rara. Era nota solo di Bengasi in Cirenaica. '* Tunica compressa Fisch. et Mey f. australis Batt. — Gijpso- pliila Desf., Dlanilielia Claus. Luoghi aridi presso Ain-Zara. — Anche per questa specie l'area distributiva, che andava dal Marrocco alla Tunisia viene a spostarsi di molto verso oriente. * Helianthemum ellipticum Pers. Luoghi aridi rocciosi presso le cave di Punta Tagiura e sul Mergheb presso Homs. * Helianthemum guttatum Mill. Luoghi erbosi umidi ad Ain-Zara. — Questa specie manca in Ddr. et Barr., ma era già stata indicata della Tripoli- tania dallo Spigai che la raccolse pure ad Ain-Zara. * Lonchophora Capiomontiana D. R. ? Luoghi umidi sabbiosi fuori il palmeto di fronte Bumeliana. Rara. Determinazione dubbiosa mancando i fruiti. Questa specie sarebbe propria dell'Algeria e Tunisia. * Papaver glabrum Koch. In un giardino dei dintorni di Tripoli verso Bumeliana. Papaver somniferum L, — Dur. et Barr. p. 6. * var. hortense (Huss.) (= glaWwn Boiss.). 198 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO Un esemplare spontaneo a Sciara-Sciat. — Il Pap. somni- ferum era indicato solo della Cirenaica. Anthyllis tetraphylla L. — PìiysanlhiiUis tetr. Boiss., Dur. et Barr. 1. e. p. 75. Alcuni esemplari nei luoghi più aridi presso la cima del Mergheb nei dintorni di Homs. — Già nota per la Cirenaica e Marmarica. Astragalus epiglottis L. — Dur. et Barr. 1. e. p. 80. Luoghi aridi presso la cima del Mergheb nei dintorni di Homs. — Dur. et Barr. 1. e. p. civ, pongono questa specie tra quelle non più ritrovate in Tripolitania dopo il Della Cella, che la raccolse nei dintorni di Lebda, cioè non lungi dal luogo dove io pure l'ho rinvenuta. * Genista capitellata Coss. var. Tunetana Coss. Frequente nei luoghi più aridi salendo il Mergheb nei dintorni di Homs. Tale identificazione mi è stata possibile per la cortesia del Prof. J. A. Battandier, che gentilmente mi inviò del- l'interessante materiale per il necessario confronto. Il tipo è proprio all'Algeria meridionale e la varietà é invece nota solo della Tunisia. È perciò un'interessante acquisizione alla flora libica ed una segnalazione che estende notevolmente, verso Est, l'area di questa specie, sin qui cosi limitata. Lathyrus Aphaca L. — Dur. et Barr. 1. e. p. 89. Un solo esemplare in un luogo coltivato presso Am Russ. — Specie soltanto nota della Cirenaica e Marmarica. Lotus argenteus Webb. — Dur. et Barr. 1. e. p. 76. Copioso sulle arenarie presso il Faro, ad Homs. — Questa specie, nota sin qui solo della Cirenaica, Marma- rica ed Egitto, raggiunge perciò ad Homs il suo limite oc- cidentale. Ononis vaginalis Vahl. — Dur. et Barr. 1. e. p. 66. Copiosa sui banchi di arenarie presso il Faro, ad Homs. — Anche questa specie era nota solo della Cirenaica e Mar- marica. Psoralea bituminosa L. — Dur et Barr. 1. e. p. 80. Frequente tra i cespugli, presso la cima del Mergheb nei dintorni di Homs. — Era indicata solo di Uadi Derna in Cirenaica. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 ULGLIO 199 * Robinia Pseudo-Acacia L. Alcuni individui coltivati, ma poco rigogliosi, alla Caserma di Cavalleria presso Tripoli. Vicia peregrina L. — Due. et Barr. I. e. p. 87. Alcuni individui nella regione scoperta, al margine del- l' oasi presso Buraeliana. — Nota solo della Cirenaica e Marmarica. * Eucalyptus (ì globulus Lab.). Vari individui annosi coltivati, alla Villa del Pascià ed alla Caserma di Cavalleria.il loro aspetto non è però molto rigoglioso. * Ailanthus glandulosa Desf. Qualche individuo coltivato, in qualche cortile a Tripoli, presso la Caserma di Cavalleria ed in altri luoghi dell'oasi. * Malia Azedarach L. — Volg. « Sabbahi ». Coltivata qua e là nei giardini ed all'ingresso delle abi- tazioni rurali. * Nicotiana Tabacum L. Sporadicamente coltivato in qualche giardino. — Anche nel Fezzan, a quanto pare, ed in altre oasi dell' interno o del littorale, se pur non vi si fa confusione con razze di Nic. rustica. Scrophularia arguta Sol. — Don. et Barr., I. e. p. 177. Frequente lungo il margine delle strade, specialmente verso Bumeliana. Era nota per la Libia solo dei dintorni di Bengasi. — Specie assai interessante dal lato biologico, possedendo, oltre le infiorescenze terminali, povere di fiori, altre infiorescenze più ricche che si sviluppano quasi costan- temente air ascella delle foglie radicali. Questi fiori sono più precoci degli altri, cleistogami e con una spiccata tendenza alla geocarpia. Per ulteriori dettagli si potrà vedere la di- ligente illustrazione fattane dal Murbeck (Ueber eìnige amphicarpe norclweslafrihanische Pflanzen; Konigl. Ve- tensk.-Akad. Fòrhandl., Stockholm 1901, n. 7, p. 559, fig. 5-6). Marrubium Alysson L. — Dur. et Barr. I. e. p. 189. Luoghi aridi sul Mergheb presso Horas. — Specie nota per la Cirenaica e Marmarica. Origanum Majorana L. — Volg. maìHhuscia. Coltivata in un giardino presso Suk el Gluma, e certo anche altrove. 200 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 5 LUGLIO * Plantago squarrosa Murr. (= aegyptìaca Jacq.) Frequente nei luoghi aridi littoranei, presso il Forte Sul- tanié e presso Gurgi. Bryonia Cretica L. — Dur. et Bar., 1. e. p. 158, Nei cespugli di Rhus Oxyacantìia sul Margheb nei din- torni di Homs. — Nota della Cirenaica e Marmarica; Atractylis cancellata L. ~ Dur. et Barr. 1. e. p. 139. Aridi rupestri sul Merglieb, nei dintorni di Homs. — Rac- colta in Tripolitania dal Della Cella, senza indicazione di località, né da altri posteriormente segnalata. * Atractylis humilis L. Luoghi aridi rupestri, sul Mergheb nei dintorni di Homs. Diotis maritima L. — - Dur. et Barr. 1. e. p. 129. Sui banchi di arenarie presso il Faro ad Homs. — Rac- colta in Tripolitania dal Della Cella, senza indicazione di località, né da altri posteriormente segnalata. Manca alla Cirenaica e Marmarica. Evax asterisciflora Pers. — Dur. et Barr. 1. e. p. 127. Luoghi aridi rupestri, sul Mergheb presso Homs. Nota di una sola località della Cirenaica. * Helichrysum Stoechas (L.) DC. var. Libycuni nob. ad int. Luoghi aridi presso Gargaresc. Hyoseris scabra L. — Dur. et Barr. I, e. p. 146. Aridi rupestri sul Mergheb presso Homs. — Nota solo della Cirenaica. Firenze, 1912, Stab. PeUas, Luigi CMti Successore. 1912. Novembre. N." 8. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Riunione straordinaria in Genova P(tg. 201 Baccarini P. — Gli Erbari Camperio, Cliabert e Levier all'Isti- tuto Botanico di Firenze (Proc. verb.) ,, 306 Béguinot a. — Contribuzione alla flora estivo-autunnale del- l'isola di Prinkipo (Mare di Mannara) e . . . „ 214 Fiori Adr. — Il seccume degli aghi del Larice causato da Clado- sporium Laricis Sacc. e Merla Laricis Vuill „ 307 GoiiA G. — Osservazioni sopra un fungo vivente sugli idrocarburi alifatici saturi „ 224 LoNGO B. — Di nuovo sul Ficus Carica L. [Proc. verb.) . . . . „ 212 Massalongo C. — Straordinaria abbondanza di Imenomiceti os- servata lo scorso agosto nelle Pinete dei dintorni di Varena nel Trentino ,, 227 Mattirolo 0. — Lorenzo Terraneo (1066-1714) e l'importaiiza dell'opera sua nella storia botanica del Piemonte . . . . „ 231 Id. — Risultati delle erborizzazioni nelle 5 Terre studiati in rapporto all'efficacia del fattore antropico „ 243 Negri G. — Colonie di Fanerogame alofiie nell'alta pianura padana ,, 202 Id. — Variazioni nel limite altitudinare inferiore di vegetazione del Faggio verso la pianura padana „ 206 NicoTRA L. — Filogenia e fitogeografta ,, 251 Id. — Pro neapolitana flora „ 261 Pampanijji R. — Per la protezione dei Monumenti Naturali in Italia (Belazione) . , ., 271 Pollacci G. — Nuove ricerche sull'assimilazione del Carbonio. „ 208 Trotter A. ^ Raffaele Spigai. — Cenni biografici ...... 265 EIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA. ADUNANZA DKI. 18 OTTOBRE 1912. Presidenza del Prof. 0. Penzig. L'Adunanza à luogo alle ore 17 al Museo Civico di Storia Natu- rale, ed il Prof. Pknzig, rivolge un saluto ai presenti, e, ricordando che venti anni or sono si riuniva a Genova il Congresso Botanico Internazionale in occasione dell'inaugurazione dell' Istituto Botanico Hanbury, propone che le sedute successive si tengano nel detto Istituto. Bull, della Soc. hot. Hai. 15 202 RIUNIONK STKAORDr^•ARIA IN GENOVA Il Prof. PiROTTA plaude alla proposta e propone la nomina a Presidente della Seduta il Prof. Penzig ; e la proposta è approvata all' unanimità. Indi sono presentate le comunicazioni seguenti : G. NEGRI. — COLONIE DI FANEROGAME ALOFILE NELL'ALTA PIANURA PADANA. L'interesse destato dalla vegetaztone affatto caratteristica delle stazioni salmastre situate entro terra, ha determinato, da parte di varii botanici (Paglia, Béguinot, Peglion ecc.) lo studio delle colonie di Alofite esistenti nella bassa pianura Padana, a Serraide, nei Colli Euganei, nel Ferrarese. Invece mancano di una illu- strazione le associazioni corrispondenti, poco estese, ma non rare, dell'alta Valle del Po, quantunque già le flore di Nocca e Balbis e di Rota nonché il Pirotta nella Geologia della Provincia di Pavia del Taramelli accennino alle stazioni pavesi di alofite. Oltre alle stazioni già note per questa regione, Miradolo e Campo Spinoso, ne ho scoperte e visitate quattro nuove, determinate dairefTondersi delle acque di alcune sorgenti salse, nelle colline del Monferrato e delle Langhe, nelle località di Vignale, Agliano, S. Marzano e Castagnole Lanze. Dalle notizie cosi raccolte ri- sulta la presenza, nell'alta pianura del Po di una dozzina di tipiche alofite — Cnjpsis aculeaia, Cr. sclioenoides, Polypogon monspeliensiSs Gh/ceria dislans, Jiinciis Gerardi, Atriplex hastatwn v. salinum, Corispermain hyssopifoliuin (?), Salicor- nia ìierbacea, Salsola Kall (?), Spergidaria rubra v. marina, Biipleurum ienuìssimiDn, Aster Tripoliaìn var. pannonicus. Inoltre, come avviene per le stazioni della bassa pianura padana nelle stazioni salmastre si accentrano altre specie, più o meno frequenti nelle associazioni vegetali circostanti e delle quali al- cune, per speciali modificazioni o per una speciale floridezza, dimostrano una particolare attitudine ad adattarsi al terreno nuovamente invaso. Di queste alofite facoltative citerò: Tragus racemosus, Cyìiodon Dactylon, Crypsis Alopecuroides, Agrostis alba V. stolonìfera, PhragmUes comrnunis, Agropyrum repens V. glaucum, Scirpics marilùnus, Coronopus procuìnbens, Ra- nunculus sardous, Trifolium fragiferum, Lqìuh ienuìfolius , RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 203 L. sUiquosus, Lithrum Hyssopìfolia, AUhnea officinalìs, Eri- thraea palchella, Soìanum Dulcamara, OdontUes serotina, Inula graveolens, Palicaria vnlgaris, P. disenterica, Helmintia ecliioi- des, Lactaca saligna. Si aggiunga ancora una serie di specie volgari, di abito per lo più arvense o ruderale, molto spesso xero- file, sempre in complesso alicole, così da formare una florula di circa 150 specie. E lo studio di questa suggerisce considerazioni di due ordini. Le prime sono di natura biologica: è infatti notevole che in un ambiente peraloide, quale è quello dei fanghi e delle acque di queste piccole saline, possa adattarsi a vivere, senza alterazioni morfologiche apparenti, nn numero cosi elevato di piante nor- malmente viventi su terreno non salato. Forse la ragione è da ricercarsi nell'eustatismo di tali stazioni, costante, sia per l'uni- formità di composizione chimica dell' acqua continuamente af- fluente, sia per la natura marnoso-argillosa del substrato che poco favorevole ad una attiva evaporazione impedisce le intense e rapide variazioni di concentrazione; cosicché il fenomeno si riduce alla attitudine di alcune specie a comportarsi come euria- line, analogamente a quanto avviene (Móbius, Florentin, ecc.) per specie delle faunule degli stagni salati, comuni anche alle acque dolci che li circondano. Il fatto di questa particolare tol- leranza, comunque lo si possa spiegare, giustifica il predominio nella stazione di queste specie naturalmente favorite nell'inva- sione di un terreno nuovo. In altri casi la natura speciale del substrato, pur non impedendo lo stabilirsi delle specie immigra- tevi, determina particolari fenomeni morfologici di reazione, fe- nomeni di natura trofica, talora in senso progressivo, più spesso regressivo (nanismo, microanzia, accorciamento degli internodi, deformazione delle infiorescenze), od alte razioni riferibili a mu- tate condizioni fisiologiche (ricchezza anormale della fioritura, plagiotropismo, eritrofillia). In un terzo ordine di casi infine le modificazioni delle piante sono di natura più complessa e si pos- sono riassumere nella evoluzione del loro tipo specifico verso forme particolari od anche già note quali componenti della flo- rula fanerogamica del littorale (Agropijru.m glaucum ad Agr. litor aleni ver gens). Notevoli d'altra parte sono le questioni geografiche connesse al fatto della esistenza, a notevoli distanze dal mare, di colonie 204 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA di piante normalmente proprie della flora alofìla littoranea. Nel caso in questione la salinità del substrato è data dallo sca- turire a fior di terra di sorgenti le quali si caricano di sali (essenzialmente Na CI) attraversando depositi che, dal Tara- nielli e dal Sacco, vengono riferiti al Miocene superiore e pre- cisamente all'orizzonte Messiniano, testimone di una estesa e lunga sedimentazione di depositi lagunari. Ora le colonie che incontriamo in tali stazioni, e precisamente i loro elementi littoranei debbono considerarsi come relitti di una immigra- zione antica da linee di spiaggie oggi abbandonate, o non piut- tosto come frutto di colonizzazione recente, avvenuta per mi- grazione a piccole tappe lungo una eventuale catena di stazioni analoghe che le congiunge al littorale o per disseminazione a distanza a mezzo delle consuete agenzie, gli animali ed il vento ? Data la sua genesi, la presenza di sorgenti saline rimonta evi- dentemente alla emersione definitiva della regione, avvenuta in un' epoca anteriore alla costituzione della flora attuale, e le loro eventuali migrazioni, anche per la estensione dei depositi da cui dipendono, non sono tali da causare la scomparsa, dalla y^egione, degli elementi floristici caratteristici degli acquitrini rispettivi : si tratterà per lo più di spostamenti di poco momento iu un distretto che è lidio caratterizzato da questi fenomeni e di una colonizzazione interna secondaria di stazioni nuova- mente costituite, che non doveva, prima dell'estendersi delle culture, presentare difficoltà sensibili. Ciò è tanto più probabile in quanto la florula alofila della regione, considerata nei suoi due distretti — pavese ed astese — è sensibilmente uniforme. Considerata complessivamente la invasione recente, per piccole tappe dei suoi elementi, potrebbe tutto al più essere sostenuta per le specie psammofile, Corispevìnuni hisso-pifoliaìn, Salicovnia herbacea, Salsola Kali p. es., della cui recente trasmissione lungo il Po ed i suoi affluenti si hanno documenti positivi: non per le altre specie argillofile, che non s'incontrano mai sulle alluvioni contemporanee dei fiumi. Anche il Béguinot è categorico in questa affermazione a proposito della florula delle alluvioni del Tevere a Roma, vale a dire a pochi chilometri dal maie. Piuttosto potrebbe venire invocata la disseminazione a distanza per mezzo degli uc- celli migratori e del vento : ma anche qui la supposizione trova serie difficoltà. Per quanto riguarda l'opera dei primi, sono ni- RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 205 fatti le stazioni in questione troppo scarse, piccole e mancanti di attrattive di pascolo, perchè né sia ammessa la visita, che dovrebbe compiersi con una traiettoria diretta e senza tappe, onde il materiale aderente al corpo non vada disperso; e d'altronde, nella valle del Po, gli uccelli migratori nell'estate e nell'autunno, epoca della maturazione dei semi, discendono verso il mare, non risalgono il corso del fiume. D'altra parte diventa problematica anche l'afflcacia della disseminazione anemocora degli stessi semi muniti di adattamenti particolari, quando si pensi alle condi- zioni speciali della vita delle alolite nel fango degli acquitrini; i semi rimangono normalmente impigliati nel detrito delle pian.te o delle parti delle piante morte, e talora anzi iniziano, come ha dimostrato per parecchie specie il Casu, il germogliamento sulle piante stesse, trattenuti ed avvolti dagli involucri fiorali. Sta del resto il fatto che, anche parecchie fra le specie meglio dotate per la disseminazione, rimangono localizzate in un'unica stazione, troppo essendone distanti, nell'attuali condizioni di ac- cerchiamento da parte dei terreni ridotti a cultura, le altre. Cosi VAster Tripolium var. pannonica è esclusivo il Miradolo V Inula graveolens ha una distribuzione assolutamente sporadica; mentre altre specie, assolatamente mal dotate sotto questo aspetto, sono comuni a parecchie separate stazioni — Cri/psis aciileata, Biipleuruìn ienuissimam. Rimane quindi sulo l'ipotesi di una tìorula relitta. Il Sacco accenna alla probabilità che ancora nell'epoca romana, le paludi salmastre si stendessero in serie continua lungo il piede dell'Ap- pennino, dal littorale adriatico sino al territorio Piacentino; in ogni modo nel Menferrato e nelle Langhe, gli affioramenti del Miocene superiore capaci di dare origine a sorgenti salse segnano una linea ininterrotta lungo la quale stanno allineate le stazioni di alofìte attualmente note; con ogni verosimiglianza una vera linea di penetrazione. Via tanto più probabile, quandanche la ca- tena delle stazioni salse non fosse in passato più fìtta di quanto non sia attualmente, in quanto le marne terziarie del Piemonte conservano tutte, conseguenza dell'origine marina, una ricchezza in sali solubili — solfato e cloruro di sodio, solfato di magnesio e talora di potassio — spesso eccezionale; tanto che non stu- pisce la scoperta di qualche alofìta dispersa nella regione: Bu- pleurum tenuissìmum a Verrua e Crypsis schoenoides a S. Da- 206 RIUNIONB STRAORDINARIA IN GKNOVA miano d'Asti. Quante volte questi eterotopismi non saranno state tappe di migrazione da un acquitrino salato all'altro ? Una considerazione geografica generale può ancora esser fatta Il basso Monferrato e la pianura Pavese sono — come del resto il basso Mantovano ed il Polesine — centri di scarsa piovosità e di alta escursione termica annua. È quanto si osserva in cor- rispondenza delle aree della Ungheria e della Spagna occupate da steppe saline e la coincidenza non può non colpire quando, nello studio delle colonie alofìtiche della Pianura Padana, se ne sia rilevata la grande analogia floristica con quelle dell'Europa continentale ed il comune carattere termoxerofilo dei loro ele- menti. La necessità di una maggiore frequenza ed estensione pregressa per la loro costituzione, fa pensare ad una corrispon- dente oscillazione del clima verso il tipo di cui esse sono l'espo- nente. G. NEGRI. — VARIAZIONI NEL LIMITE ALTITUDINARE INFERIORE DI VEGETAZIONE DEL FAGGIO VERSO LA PIANURA PADANA. Il limite inferiore del faggio verso la Pianura Padana è ge- neralmente fissato verso i 900 m. ; dal Fiori più esattamente e recentemente sui 700 m. pel versante Alpino, sui 900 per quello Appenninico. Date tuttavia condizioni favorevoli di umidità e di profondità del terreno, esso cresce vigorosamente anche nei giardini della pianura ed è stato indicato in individui iso- lati anche per qualche stazione spontanea. Perchè, verso Sud e verso il basso, è piuttosto la siccità che il calore, il fattore ecologico che ne arresta l'espansione : tanto che De Candolle ha potuto stabilire il principio, essenzialmente confermato anche da un recente lavoro di Woeikof, che il faggio manca ogniqual- volta, nei mesi caldi, non si abbiano 7 gioi'ni di pioggia per una media di 18-20 C od 8 per 22-23 G" D'altra parte, se noi studiamo l'espansione successiva delle singole essenze forestali dominanti in Europa nei tempi postqua- ternarii, quale ci è rivelata principalmente dall'esame delle tor- biere, noi vediamo che il faggio vi compare esclusivamento ne- gli strati superficiali e quindi più recenti. E, data la sua pre- RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 207 ferenza per un clima di tipo oceanico, carattere dimostrato anche dalla sua attuale area geografica e dai dettagli di disti'i- buzione in seno a quest'area stessa, ne segue, come molto pro- babile, la deduzione che una diffusione cosi estesa ed improvvisa non possa essere dovuta che ad una oscillazione postquaternaria del clima di carattere precisamente oceanico. Per l'Italia è stato osservato qualcosa di analogo. Andersson ha trovato anche nelle nostre torbiere, nella regione dei laghi subalpini, residui del faggio localizzati nello strato superiore: onde é possibile pensare, per analogia, ad una discesa del li- mite altitudinare di vegetazione dell'essenza in questione, sino al livello di tali stazioni e verosimilmente sino al piano, sta- bilendosi essa, in un periodo di clima meno variabile e più umido dell'attuale, almeno nella porzione più elevata degli altipiani di- luviali e nelle isole di terreni terziari incluse nella pianura pa- dana. Di questa diffusione del faggio verso il basso, sarebbe in- teressante cercare qualche traccia nella vegetazione spontanea della pianura del Po od almeno nei residui che ne rimangono e nelle testimonianze storiche di ciò che doveva essere in tempi ancora relativamente recenti. Un primo dato può essere fornito dallo studio appunto dell'an- damento del suo attuale limite altitudinare inferiore. E indubi- tabile che, anche in Italia, alla contrazione verso l'alto delle aree boschite a faggio, ha contribuito in proporzione notevole l'azione dell'uomo. Ma se dallo studio del decorso di un tale limite risultasse che esso, in complesso, si attiene sensibilmente alla enunciata legge di De CandoUe. bisognerebbe pure ammet- tere che, malgrado l'influenza antropica, esso ha un fondamento naturale, e che le colonie di questa essenza, spontaneamente cre- scenti al disotto del limite attuale, debbono, laddove sia esclusa la possibilità di un trasporto di semi, considerarsi come relitti allo stesso titolo dei residui delle torbiere. I dati bibliografici non soccorrendo assolutamente a questa ricerca, per la quale la copia dei reperti è indispensabile, mi sono rivolto, oltre che a numerosi e cortesi colleghi, anche agli Ispettorati forestali, ai quali, ed all'Ispettore capo Comm. E. Manfren, tengo ad espri- mere la più viva riconoscenza pel volenteroso contributo d'in- formazioni avute. Le risposte giunte al questionario diramato sono già oltre una settantina: e da esse risulta confermata la 208 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA supposizione esposta; le minime quote corrispondono infatti tut- tora al minimo grado di continentalità ed il limite altitudinare inferiore del faggio, quando sia conosciuto con sufficiente esat- tezza, potrà venir considerato come indice delle condizioni clima- tiche attuali ed assunto come punto di partenza per le ricerche sulle sue pregresse oscillazioni. Viene in secondo luogo la constatata presenza spontanea del faggio nelle colline terziarie incluse nel piano: a 250-600 m. nelle colline Torinesi; a 400 m. nelle Langhe presso Serra- lunga d'À.lba; a 100 (?)-400 m. iie^ii Euganei. Nel caso delle sta- zioni piemontesi, è da rilevarsi che, alla particolare umidità e freschezza deW'habitat, che corregge l'avversità delle condizioni generali di clima, corrisponde, oltre alla presenza del faggio, anche quella di tutti gli elementi floristici essenziali della sua associazione. Su questo argomento ho eseguite anche ricerhe toponoma- stiche con esito tuttora scarso, data l'estrema cautela indispen- sabile nell'utilizzazione di dati di questa natura. Ed ho già con- dotto abbastanza avanti lo spoglio di elenchi dell'associazione del faggio nelle stazioni appenniniche ed alpine e di quella del- l'ontano nelle stazioni padane, queste ultime interessanti per lo studio della protezione vicariante offerta dalla seconda di (jueste due essenze, alle specie proprie della associazione della prima, già rilevata dall'Hook, ed in vista da dimostrare, per alcune stazioni della pianura diluviale e degli inclusi, la loro effettiva successione. G. POLLACCI. — NUOVE ricerche sull' assimila- zione DEL CARBONIO. Si legge sopra i trattati di fisiologia che le piante assimilano il carbonio assorbendolo esclusivamente dall'atmosfera, sotto forma di CO^ per mezzo dei loro organi verdi ; e su questo as-' serto ritenuto fondamentale si sono basati, com'è noto, impor- tantissimi lavori che hanno portato a conclusioni accettate fina ad oggi come esatte. Ma tale asserto è esso giusto ? Anzitutto dall'esame diligente delle varie pubblicazioni che riguardano tale argomento non appare, secondo me, pienamente RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 209 giustificata simile recisa asserzione che tanta influenza ha avuto in questo ultimo periodo di tempo sull'indirizzo delle ricerche sperimentali. Infatti, le stesse esperienze che molto hanno ser- vito air affermazione dell' asserto suddetto, come per esempio quelle del Cailletet, ^ vengono poi successivamente annullate dai lavori posteriori- che riguardano Tassimilabilità delle sostanze^ organiche per opera delle piante verdi i cui organi respiratori avevano vissuto in ambiente privo di CO*. E anche i risultati delle semplici esperienze che sto per comunicare parmi dimo-. strino che le piante possono avere altre sorgenti di carbonio indipendentemente dal CO^ atmosferico. Il metodo seguito in tali esperienze é il seguente : Entro bot- tiglie a due aperture vengono coltivat(3 delle giovani piantine con liquido nutritivo avente la seguente composizione: Ca (NO') gr. 1,00 Mg, SO* » 0,25 K' HPO* » 0,25 KN03 » 0,25 Fé SO* » 0,02 H*0 » 1000 La soluzione veniva ben aereata. Le radici delle piantine sono introdotte entro la bottiglia per una delle aperture e chiuse entro il recipiente con tappo di pa- raffina; entro l'altra apertura sono introdotti due tubi di vetro destinati a fornire aria atmosferica al sistema radicale e ad ag- giungere al liquido nutritivo dell'acqua quando occorre. Ogni bottiglia con piantina è messa sotto campana di vetro e questa immersa sino ad una certa altezza in soluto concentrato di potassa che fa da tappo idraulico. Entro la campana due tubi di vetro permettono il cambiamento dell'aria confinata. L'aria prima di entrare nella campana passa per 6 bottiglie d'assorbi- mento a potassa, poi per una con idrato di bario e da ultimo per altra a potassa. In tale modo la pianta vive colle radici * Cailletkt, Sur 1' origine du carbone fixó par les vegetaux à chlorophylle in Compi. Bend. Acad. Soien. Paris, aa. 1891, pag. 1476. * Vedi per es. Laurent, Recherchas sur la nutrition carbonée des plantes vertes à l'aide des matières organiques in Eev. gen. de bota- nique. Tom. 16, 1901. 210 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA immerse in un liquido nutritivo che si può arricchire a volontà di C0\ ma gii organi aerei sono circondati da atmosfera priva affatto di carbonio. L'entrata di CO- dall'esterno è svelata dall'idrato di bario e la grande massa di potassa caustica nella quale resta immersa la bottiglia colla pianta, serve ad assorbire il CO' che viene emesso durante la respirazione e che se non viene tolto può essere assimilato dalle foglie. Prima di essere messe entro le campane, le piantine sono tenute allo scuro fino alla scom- parsa completa dell'amido dal lembo fogliare. Alcune piantine vengono private di tutte le foglie e tenute sotto campana in ambiente privo di CO^ sino a che hanno riprodotto nuove intere foglie. Le piantine prese in esame erano di Acer Pseiido-Piatanus e di Morus nigra aventi un fusto lungo dai 5 ai 15 centimetri. Il risultato notevole che ottenni costantemente varie volte fu il seguente: nelle foglie di Acer PseudoPlatanus e di Morus nigra che prima della introduzione sotto la campana non con- tenevano grani d'amido, dopo aver vissuto diversi giorni in am- biente privo di CO^ avevano formato dell'amido e le nuove foglie che sbocciavano dai fusticini e si sviluppavano sotto la campana priva di C0^ pure contenevano amido in discreta quantità. L'osservazione veniva fatta al microscopio dopo trattamento delle sezioni con soluzione di jodio. ^Le più diligenti precauzioni per evitare ogni possibile causa d'errore sono state prese: cosi l'aria, prima di entrare nella campana, era costretta a gorgogliare ripetutamente attraverso un numero eccessivo di vasi d' assorbimento, tantoché il vaso che conteneva idrato di bario messo in serie dopo i vasi con- tenenti potassa, mai ha accusato formazione di carbonato. La massa di potassa caustica che circondava tutta la pianta era così grande che la tenuissima quantità di CO^ emessa per la respirazione veniva all'istante assorbita. Notisi poi che in quelle piantine che prima erano private di foglie ed il cui fusti- cino era legnoso, la respirazione del fusto si poteva dire pres- soché nulla. I tappi che dividevano le radici dalla parte aerea della pianta erano a perfetta tenuta d'aria perché negli stessi tubi che portavano l'aria alle radici, il liquido messovi dentro per prova rimaneva sempre allo stesso livello anche quando sotto la campana esisteva forte depressione. UIUXIOXE STRAORDINARIA IN GKXOVA 211 Infatti l'aria che usciva dalle campane non conteneva nep- pure tracce di biossido di carbonio. Quindi tutto mi fa credere che l'amido si sia formato a spese del Carbonio del CO" contenuto nell'acqua; CO, che continuamente veniva assorbito dalle radici. A meno che si voglia pensare che la pianta possa usufruire di sostanze carbonate che fanno parte già dei suoi tessuti e che il carbonio di tali sostanze venga utilizzato almeno per un certo periodo di tempo per la fotosintesi, che avvenga cioè una specie di assimilazione intramolecolaì^e. Ulteriori ricerche già in corso potranno stabilire con dati ricavati da analisi se il carbonio del- l' amido che si forma nelle suddette condizioni viene tolto al- l'acqua assorbita oppure ai tessuti preesistenti ; secondo la mas- sima probabilità però è logico credere che la pianta usufruisca della forte quantità di biossido di carbonio che continuamente viene messa in contatto dei cloroplasti dall'acqua assorbita dalle radici. In ogni modo già il risultato di queste ricerche iniziali, fa dubitare della importanza di un gran numero di precedenti la- vori, fra i quali citerò per esempio quelli che riguardano il rapporto -—-^ dell'ossigeno sviluppato dalla pianta intera in con- co fronte del biossido di carbonio assimilato, nei quali non si è tenuto conto del CO' contenuto nell'acqua e tanto meno del car- bonio tolto alle sostanze organiche e quelli riguardanti la nutri- zione delle piante verdi per mezzo di composti carbonati, nei quali mai si è considerato l'acido carbonico contenuto nell'acqua in contatto colle radici e neppure quello delle sostanze carbonate dei tessuti preesistenti. Sono poi svolte le seguenti altre comunicazioni : Penzig C, Alcune osservazioni teratologiche riferentisi alla Campa- nula persici/olia e alla Aristolocliia maerura. PiiioTTA R., Notizie sulla fioritura della Chamaerops humilis. VoGLiNo P., Sulla disastìosa diffusione di alcuni parassiti vegetali. Dopo di che la seduta è tolta. 212 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA ADUNANZA DEL 19 OTTOBRE 1912. Presidenza del Prof. G. B. De Toni. L'Adunanza à luogo al R. Istituto Botanico e vi assistono i Soci : Alberti, Bóguinot, Brizi, Cortesi, Gola, Longo, Macchiati, Mattirolo, Negri, Penzig, Persone, Pirotta, Pollacci, Veglino, Ugolini. L'Adunanza essendo comune con quella della Sezione IX (Bota- nica) della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (VI Con- gresso), vi assistono anche altri, fra i quali i Botanici : Boggiani, Capra, Mameli, Ricca. La seduta si apre alle ore 16 ed il Presidente dà la parola al Prof. LoNGO, il quale ritorna sopra una questione che era già stata trattata nello scorso anno al Congresso di Roma e che era stata provocata da una pubblicazione sul Ficus Carina del pro- fessore Tschirch in collaborazione col dott. Ravasini. Anzi, in quella occasione, dopo l'esauriente discusssione e la dimostrazione degli evidenti preparati macroscopici e microscopici esibiti dal Longo, il Ravasini aveva rilasciata una dichiarazione nella quale riconosceva l'esattezza delle ricerche compiute dal Longo. Se non che, in pubblicazioni posteriori, il Ravasini ritira soltanto alcune delle errate affermazioni pubblicate in collaborazione con lo Tscliirch, mentre insiste ancora, anzi polemizza, su altre. Ciò appunto induce il Longo a ritoi-nare nuovamente sull'argomento allo scopo di chia- rire la verità dei fatti e chiudere definitivamente la questione. Il Longo sostiene, contrariamente alle affermazioni dei signori Tschirch e Ravasini, che : 1.0 non è vero che l'uovo della Blastofaga venga sempre deposto nell'interno della nucella bensì ordinariamente tra la nucella e il tegumento interno ; 2.0 non è vero che il micropilo scompaia dopo che è avvenuta la fecondazione ; esso invece è già scomparso molto precocemente, fin da quando il giovane sacco embrionale non ha che due nuclei appena (o al massimo quattro nuclei) ; 3.° non è vero che l'ostiolo dei fiolii sia e resti aperto per tutta r estate e che le Blastofaghe possano penetrarvi ed uscirne senza sciuparsi le ali; invece l'ostiolo — e non solo dei ricettacoli dei Fichi ma anche di quelli dei Caprifichi — è chiuso dalle squamine prima e dopo l'entrata delle Blastofaghe, le quali, pregne e spinte dal bisogno di deporre le uova, soltanto dopo grandi sforzi e per- dendovi le ali, possono penetrare nell'interno dei Ncettacoli. L'ostiolo dei ricettacoli non si apre che alla maturazione — sia di quelli del Fico che di quelli del Caprifico — e perciò da questi ultimi le Bla- stofaghe, ivi nate, possono fuoruscire senza sciuparsi le ali. RIUNIONE STRAOROINAUIA IN GENOVA 213 E poiché non si tratta di ipotesi ma esclusivamente di dati di fatto che scaturiscono dalla diretta osservazione dei preparati, il Longo esibisce — come aveva già fatto al Congresso di Roma — i preparati macroscopici e microscopici relativi, pregando vivamente i colleghi di volerli esaminare e di dare su di essi il loro ogget- tivo giudizio. Il Longo infine si sofferma a portare una nuova prova della co- struzione che i sigg. Tschirch e Ravasini hanno fatto delVErinosyce, prendendo i cratiii ed i fioroni dai Caprifichi selvatici ed i forniti dai Fichi selvatici, proprio con i due esemplari di Fatlucchia e Spe- daletto presso Firenze, i quali, secondo i sigg. Tschirch e Ravasini, avrebbero dovuto essei*e Krinosyce tipici. E il Longo esibisce non solo i ricettacoli raccoltivi personalmente sul posto in maggio ma anche quelli fattivi raccogliere dal sig. Fanfani, Tecnico del R. Istituto Botanico di Firenze, in luglio, agosto ed ottobre (que- sti ultimi di ottobre li esibisce freschi, mentre tutti gli altri li esibisce conservati in formalina): sostenendo che l'esemplare di Fattucchia uon è che un Fico (razza a frutto nero) come quello di Spedaletto un Caprifico. L'esemplare di Fattucchia, intatti, non ha portato che forniti di Fico e l'esemplare di Spedaletto ha por- tato cratirtj fioroni e forniti di Caprifico. Il Longo mostra che non vi è differenza, nella lunghezza dello stilo, tra i fiori dei /orniti di Spedaletto e quelli dei forniti di altri Caprifichi, coltivati o spon- tanei, sia che la Blastofaga vi abbia o no deposto le uova ; mostra inoltre che non vi è differenza, nella lunghezza dello stilo, tra i fiori dei forniti e quelli dei cratiri del suddetto esemplare di Spedaletto. — Coglie quindi l'occasione per far rilevare che quei fiori dei forniti di Caprifico, che portano semi abboniti, non differiscono, per la lun- ghezza dello stilo, dagli altri fiori degli stessi forniti nei quali è stato deposto l'uovo della Blastofaga. Il Presidente, dopo avere invitato a vedere i preparati e chiesto se qualcuno avesse da fare osservazioni o domandare schiarimenti, comunica all'assemblea che i soci proff. Penzig, Direttore del R. Isti- tuto Botanico di Genova, Mattirolo, Direttore del R. Istituto Bo- tanico di Torino, e De Toni, Direttore del R. Istituto Botanico di Modena, — dopo avere accuratamente esaminati i detti preparati — ritenevano oj)portuno, per chiudere definitivamente la questione, di rilasciare la seguente dichiarazione che egli legge: « I sottoscritti hanno esaminato il materiale morfologico e le pre- « parazioni microscopiche che loro presentò il Prof. B. Longo, in « relazione a talune questioni relative a fenomeni biologici e ana- « temici del Fico e del Caprifico. Essi, dopo il detto accurato esame, « vennero alle seguenti conclusioni : «1.° L'uovo della Blastofaga viene deposto tra il tegumento « interno e la nocella dell'ovulo dei fiori galligeni. « 2.0 La chiusura del micropilo nei fiori pistilliferi del Fico si « è già efl'ettuata fin da quando il giovane sacco embrionale con- 214 IlIUNIONK STRAORDINARIA IN GENOVA « tiene soltanto due nuclei, quindi prima che l'ovulo sia pronto per « essere fecondato, « 3.0 La Blastofaga, che entra nei ricettacoli dei Caprifichi è < dei Fichi òhe sono pronti a riceverla, perde le ali nel forzare le « squame di chiusura e nell'interno si osserva priva delle ali. Le Bla- « stofaghe poi possono uscire senza sciuparsi le ali dai ricettacoli « maturi del Caprifico, nei quali sono nate, perchè alla maturazione » di detti ricettacoli, e soltanto allora, l'ostiolo si apre. « In fede « Genova, 19 ottobre 1912. Firmati : « Prof. Ottone Penzig « Prof. Oreste Mattirolo « Prof. G. B. De Toni ». Il Presidente invita quindi l'assemblea a dare anche il suo parere ed a votarne l'inserzione nel verbale. Dopo che furono forniti schiai-imenti richiesti da alcuni soci, l'assemblea approva all'unanimità la suddetta dichiarazione e la sua inserzione a verbale. Indi sono presentate e brevemente riassunte le seguenti comu- nicazioni : A. BEGUINOT. — contribuzione alla flora ESTIVO-AUTUNNALE DELL'ISOLA DI PRINKIPO (MARE DI MARMARA). L'isola di Prinkipo è la maggiore di un minuscolo Arcipelago posto nella parte orientale del Mare di Marmai'a presso le coste della Turchia asiatica a sud-est dell' imboccatura del Bosforo ed all'ingresso del golfo di Nicomedia. Vi fanno parte, oltre la nominata, Khalki, Antigone, Proti, Platea, Oxia, Piti, Antirabidos e Nicandro, le prime quattro (compreso Prinkipo) abitate e coltivate, le altre scogli deserti. Sono note complessivamente col nome di Isole dei Principi e dai turchi con quello di Isole Rosse (Kizil Adalar). La massa rocciosa di Prinkipo è più o meno fortemente ac- • cidentata, allungata da nord a sud ed avente in questa direzione una lunghezza di circa 4 Km. su di 1 Km. circa di larghezza media e con due maggiori elevazioni. RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 215 Topograficamente le isole dei Principi formano l'appendice naturale dalla costa anatolica prospiciente e, dal punto di vista geologico, Prinkipo risulta di una massa calcarea assai varia- bile nella composizione e nella tinta, ricca in concrezioni ed impregnazioni ferruginose che la colorano in giallo ed in rosso (donde il nome turco dell'Arcipelago). Vi esistono pure quarziti, scisti argillosi, nonché filoni di minerali di ferro, rame e di ba- ritina. Tale massa è complessivamente riferita al devoniano dal Tchihatchef ^ (nella seconda edizione dell'opera sotto citata tutte le isole portano il colore di questo terreno), quantunque egli asserisca che non vi siano stati mai rinvenuti resti organici. Durante la dimora fatta a Prinkipo dal nostro allievo prof. Nersés Diratzouyan nell'estate del 1907 egli ebbe la fortuna di rinve- nire negli scisti argillosi del versante est dell'isola fossili (bra- chiopodi, crinoidi e trilobiti) che, studiati a Padova, si rivela- rono devonici confermando il riferimento più che altro analogico del Tchihatchef. Secondo la carta geologica internazionale d'Europa (Foglio 40 [E VI] edito nell'anno in corso) nella parte nord dell'isola affiorano roccie trachitiche. Quanto alla flora, Prinkipo non è certamente una terra ver- gine: la sua vicinanza a Costantinopoli, di cui è uno dei sog- giorni estivi, l'ha esposta, se non ad una metodica esplorazione, a frequenti accessi da parte dei botanici. Una Salvia « foliis incanis, ternatis, extremo maximo » riferita a Salma offìcmalis L. (a me parrebbe piuttosto S. iriloba L. f.) « copiosa crescere ajunt probe urbem in Isola de Prince » scrisse il Forskal ^ che, come è noto, prima di accedere in Arabia, si sotfermò a Costantino- poli esplorandone i dintorni, dove scopri e descrisse anche al- cune specie nuove. Le produzioni naturali dell'isola, scrisse l'Olivier, ^ « sont le pili d'Alep, connu au midi de la France sous le nom de pin blanc; le cade, espèce de genévrier; le phillj'réa à large feuilles, l'ar- bousier, la pimprenelle épineuse, la lavande stécade à fleurs ^ P. De Tchihatchef, Le Bosphore et Constantìnople avec per- spectives des pays limitrophes, 2^ edit., Paris, 1866, p. 64. ' P. Forskal, Flora aegyptiaco-arabica. Haiiniae, 1775, p. XVIII. ' G. A. Olivier, Voyage dans V Empire Othoman, VEgypte et la Perse etc . Tome Primier, Paris, an. 9, p. 80. 216 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA pàles; le genèt, l'asperge à feuilles aigues, le ciste de Créte, le térébinthe, une espèce de sarriette, le liseron althoeiforme ecc. » e fa osservare come l'olivo selvatico si trova abbondantemente su tutte le colline. Parecchie sono le indicazioni, specialmente di Prinkipo e di Khalki, nello « Spicilegium » di Grisebach, ^ che ne fa uno degli esploratori : nessuna ebbi a trovarne nella classica «Flora orieatalis » di Boissier, poche nell'opera sul- l'Asia Minore di Tchihatchef. ' Più di recente hanno incre- mentato le conoscenze sulla vegetazione del minuscolo arcipe- lago Formànek,^ Aznavour ' ed Handel-Mazzetti. ^ Non mi consta, però, che ne sia stata redatta una completa florula, donde l'oppor- tunità della pubblicazione del presente elenco, che comprende una settantina di specie raccolte dal nominato Diratzouyan nei mesi di Agosto e Settembre, mentre i dati in possesso della scienza versano sopratutto sulla vegetazione primaverile. Per quanto concerne la struttura floristica già il Tchihatchef aveva fatto risaltare il carattere decisamente mediterraneo di Prinkipo e della vicina costa, laddove la vegetazione del re- stante littorale del Bosforo, sempre secondo questo A., rivesti- rebbe un carattere più nordico di quello che comporta la sua latitudine. Lo dimostra, volendo restare nei limiti dell'elenco da me avanti prodotto, il largo sviluppo della macchia a base di Jimiperus Oxycedrus, Quercus coccifera, Cisiics salvifolius, Poterlam spinosmn, Erica arborea ed E. verticillata (questa ^ A. Grisebach, Spicilegium Florae Rumelicae et Dithynicae, Bruns- vigae, voi. I (1843) e II (18i4). ^ TcHìHATCHRF, Asie Mineure. Troisieme parlie. Botanique. Paris, an. 1860. ' E. FoRMÀNP^K, Beitrag zur Flora des BaUcans, Bospvrus und Klein- asiens. « Verh. d. naturforsch. Ver. in Briinn ». Bd. XXIX (1890), pag. IIB. * G. V. AzNAVOUR, Nouvelle %o)itrihu'ion a la Flore des environs de Constdntinople. « Bull. Soc. Bot. de France », tom. 46 (1899), p. 135; Enumeration d'espèaes nouvelles pour la Flore de Constantinople ecc. « Magyar Botan. Lapok », I (1902), p. 291, II (1903), p. 137, ITI (1904), p. 2, IV (1905), p. 136, V (1906), p. 156, X (1911), p. 10. ^ H. Frkih. V. Handel-Mazzetti, Ergebnisse einer botanischen Reise in das Pontische Randgehirge im Sandschak Trapezunt etc. Separat- Abdruck aus dem XXIII Bande d. Ann. d. k. k. Naturhist. Hof- museums. Wien, 1909. RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 217 scoperta e descritta dal Forskal pei dintorni di Costantinopoli), Arliutas Unedo, dea oìeasier, Pistacia Leniiscus e P. Tere- binihas, Lavandola Stoechas ecc. Un Pino, affine a. Pinns ha- lepensis e corrispondente a P. Piihyiisa, forma nel versante nord dell'isola un esteso bosco accentuandovi il carattere meridionale- orientale della sua flora. Delle specie sopra ricordate hanno uno speciale interesse fitogeografico : Quercus cocci'fera, che è uno degli elementi do- Tninanti della macchia e che, per quanto distribuita anche nel- l'Africa boreale e nel Bacino Mediterraneo occid. ha, nell'attua- lità, le sue maggiori affinità sistematiche e la sua più lata di- stribuzione nei paesi orientali : in Italia la sua distribuzione è limitata alla costa orientale (Terra di Bari e Terra d'Otranto), in Sicilia, Sardegna e Corsica (ma quivi, sec. Briquet, non fu confermata): Poteriam spinosam comune nell'isola (sec. Handel- Mazzetti « auf trockenem Heideboden, im Standfohrenwald, in Macchien und am Strande iiberall hàufig und oft dominirend ») e che, cosi caratteristico della « Phrygana-Formation » dei paesi orientali, in Italia ha isolate stazioni a Bari (sec. Tenore, ma non riportato dai recenti), in Calabria a Cotrone, nel Lazio a Tivoli (Barbieri sec. Bertoloni, ma non confermato in seguito), in Sardegna e, fuori d'Italia, in Tunisia nell'isola di Dyamur ed in Tripolitania nel massiccio cirenaico : Erica verticillata distri- buita dalie isole del Qnarnero alla Siria e che ha in Italia una stazione a Gallipoli in base ad un esemplare senza fiore rac- colto dal Gussone e conservato nel suo Erbario (sec. Cesati, Pas- serini e Gibelli, Co7np., p. 424) e colà ritrovata dal Groves. L' interesse di queste tre specie risiede appunto nella loro distribuzione, densa ed abbastanza continua nei paesi orientali, saltuaria e fortemente lacunosa nel resto del Bacino Mediter- raneo, anche quando, come nella Q. coccifera, risulta ampia. La sua localizzazione nella costa meridionale-orientale della Penisola accenna a derivazione orientale. Aggiungo che E. ver- ticillata è sostituita nell'Europa occid. dall'affine E. vagans che, però, non giunge a penetrare in Italia o, quanto meno, non vi fu sin qui segnalata. Come ho esposto in un recente mio lavoro,^ Quercus coccifera ^ A. Béguinot, Osservazioni e documenti sulla disseminazione a di- stanza. « Atti Accad. Scient. Ven.-Trent.-Istr. », a. 1912. Bull, della Soc. boi. Hai. 16 218 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA ha un equivalente fossile nella Q. mediterranea Ung. riscon- trata nelle formazioni mio-plioceniche di vari punti della Peni- sola. Trattasi, quindi, di un elemento certamente prequaternario la cui area attuale è un residuo di quella assai più ampia e conquistata in condizioni paleogeografiche diverse dalle attuali. L'idea di un relitto preglaciale si impone anche per Poterium spinosum, ma, data la natura polposa del frutto, non mi pare si possa escludere che alla sua diffusione (e lo conferma il ca- rattere quasi avventizio di alcune sue stazioni !) abbiano con- corso anche gli uccelli. Il caso deW Etnica verticUlata é pure molto suggestivo, ma è desiderabile che si raccolgano ulteriori dati sullo stesso. Del resto, qualunque opinione si abbia su tali colonie, quel che merita di essere qui affermato è che la presenza a Prinkipo delle tre specie nel bel mezzo della macchia mediterranea (di cui parecchi elementi hanno cosi larga distribuzione che noi dob- biamo riconoscere per gli stessi il diritto alla cittadinanza cir- cummediterranea !) pone in risalto il carattere meridionale- orientale della sua flora. Quanto poi a Pinus Pitfiyusa, secondo Handel-Mazzetti, la sua area comprende la Tracia, la Crimea, l'Asia Minore, il Ponto Galatico, il Tauro e la Siria, esprimendo VA. il dubbio che a questa specie debbano riferirsi indicazioni date di Pinus halepensis (cui è molto affine e col quale è facile lo scambio) e di P. Ijrutia (questo secondo limitato in Oriente, a quanto ora si sa, a Cipro e Creta). Anche tale conifera im- prime a Prinkipo, come dissi sopra, la sua stigmate orientale in confronto col Pino di Aleppo, di cui è ben nota la larga distri- buzione nei paesi circuramediterranei. Certamente uno dei coefficienti della relativa ricchezza della flora dell'isola va ricercata nella varietà della costituzione lito- logica del suolo, ma a tale riguardo non furono sin qui compiute osservazioni esaurienti. Trovandosi in spazio cosi limitato roccie calcaree e silicee resta a vedersi se la macchia mediterranea, a parte gli scerpamenti cui è andata soggetta per opera dell'uomo, vi sia uniformemente distribuita e se non per caso alcuni tipi ben noti come silicicoli (ricordo Cistus salvi folius, Erica ar- borea ed Arbidus Unedo) non siano localizzati, come ha luogo nei Colli Euganei, in corrispondenza degli affioramenti di roccie trachitiche, e su quale substrato è confinato il bosco di pini. RIUNIONE STRAORDIKAIUA IN GENOVA 219 È certamente coltivata V AWizzia JiUWrissin riportata nel ca- talogo, mentre sono sfuggite alla coltura e tendono a natura- lizzarsi Lì/cium chinense e Lippia nocliflora. Il cospicuo nu- mero di specie ruderali-domestiche qui sotto elencate designa che le ricerche furono fatte in vicinanze di luoghi influenzati dall'uomo. Ciò premesso, ecco l'elenco delle specie di cui il raccoglitore Diratzouyan volle cortesemente affidarmi Io studio : 1. Pinus Pithyusa Strangw. — Prinkipo presso la sommità del- l'isola detta «Ai Jorghi » (4 IX 1907). 2. Juniperus Oxycedrus L. — Pr, d. s. e lungo la via carroz- zabile detta « Grand-tour » lungo il vers. sud-ovest del- l'isola (4 e 21 IX 1907). 3. Cupressus sempervirens L. — Pr. vicino al Monastero di « Ai Jorghi» (5 IX 1907). 4. Anthoxanthum odoratum L. — Pr. presso la spiaggia nel luogo detto « Glossa » (5 IX 1907). 5. Stipa Aristella L. — Pr. d. v. (4 VIII 1907). 6. Dactylis glomerata L. var. hispanica (Roth). — Pr. presso l'Orfanotrofio di Kristos (14 Vili. 1907). 7. Avena hirsuta Mnch. — Pr. presso Glossa (4 Vili 1907). 8. Cynodon Dactylon (L.) Pers. — Pr. comune in tutta l'isola (Vili 1907). 9. Koeleria phleoides Pers. — Pr, lungo la via Karanfìl (29 Vili 1907).' 10. Poa bulbosa L. — Comune in tutta l'isola (14 Vili 1907). 11. Scilla autumnalis L. — Pr. nei luoghi erbosi lungo le pen- dici sud-owest dell'altura detta Kristos (26 IX 1907). 12. Asparagus acutifolius L. — Pr. nei luoghi rupestri del vers, nord dell'isola (5 IX 1907). 13. Quercus coccifera L. — Pr. nel luogo detto « Ai Jorghi » e nella vicina isoletta di Sedef Ada (7 e 19 Vili 1907). 14. Atriplex hastatum L. var. triangulare (W.). — Pr. nei ruderati ? (28 VII 1907), 15. A, roseum L. — Pr. lungo la spiaggia (27 Vili 1907). 16. Salsola Kali L. var. Tragus (L.). — Pr. presso la spiaggia, nelle rovine di Nicoli e lungo la via carrozzabile a nord- est dell'isola (5 IX 1907). 220 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA 17. Polygonum aviculare L. var. depressum Meisn. — Pr. nei luoghi calpestati nelle rovine di via Karanfil (29 Vili 1907). 18. Amaranthus retroflexus L. — Pr. nelle rovine dirimpetta air « Hotel Calipso » e lungo la via di Karanfil, 27 Vili e 2 IX 1907). 19. Parietaria officinalis L. subsp. judaica (L.) var. ramiflora (Mnch.). — Pr. nelle rovine di via Karanfil e nell'altura di Kristos (14 e 29 Vili 1907). 20. Sisymbrium Loeselii L. — Pr. lungo la via Karanfil (29 Vili 1907). 21. Lepidium Iberis L. — Pr. d. v. e nell'alture di Kristos presso l'orfanotrofio (14 e 20 Vili 1907) e lungo la spiaggia (5 IX 1907). 22. Cistus salvifolius L. — Pr. comune nell'isola e specialmente nella sommità detta « Ai Jorghi » (12 e 14 Vili e 4 IX 1907). 23. Hypericum perforatum L. — Pr. nel vicino isolotto detto Stìdef Ada (19 Vili 1907). 24. Portulaca oleracea L. — Pr. comune (2 IX 1907). 25. Poterium spinosum L. — Pr. nel vicino isolotto detto Sedef Ada (19 Vili 1907). 26. Rubus amoenus Port. — Pr. presso la città nel luogo detto « Ai Nicoli » (5 IX 1907). 27. Cotyledon Umbilicus L. — Pr. sulle rupi presso la spiaggia (5 IX 1907). 28. Sedum nicaeense Ali. — Pr. d. s. (5 IX 1907). 29. Albizzia Julibrissin Durazz. — Pr. coltiv. nel giardino della Chiesa latina (28 VII 1907). 30. Eryngium campestre L. — Pr. nella spiaggia presso Glossa (25 Vili 1907). 31. Daucus Carota L. — Pr. comune in tutta l'isola (14 Vili 1907). 32. Crithmum maritimum L. — Pr. lungo la scogliera presso la spiaggia a Glossa (26 Vili 1907). 33. Hedera Helix L. — Pr. sull'altura detta « Ai Jorghi » (4 IX 1907). 34. Tribulus terrester L. — Pr. comune neir isola (29 VIII e 4 IX 1907). 35. Erica arborea L. — Pr. comune nell'isola specialmente nel- l'altura detta « Ai Jorghi » (4 IX 1907), RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 22i 36. E. verticillata Forsk. — Pr. con la precedente dal mare fino alla sommità di « Ai Jorghi » (12 VII! e 5 IX 1907). 37. Arbutus Unedo L. — Pr. qua e là specialmente nell'altura detta « Ai Jorghi » (4-5 IX 1907). 38. Olea europaea L. var. oleaster (Hotrm. et Lk.). — Pr. nella macchia mediterranea sull'altura di Ai Jorghi (4 IX 1907). 39. AnagallisarvensisL. — Pr. comune (es. in frutto) (29 IX 1907). 40. Malva silvestris L. A-ar. eriocarpa Boiss. — Pr. nelle bo- scaglie a sud-est dell'isola (26 Vili 1907). 41. Oxalis corniculata L. — Pr. presso la chiesa armeno-cat- tolica (2 IX 1907). 42. Pistacia Lentiscus L. — Pr. nei pressi del luogo detto « Ai Nicoli » (.5 IX 1907). 43. P. Terebinthus L. — Pr. nell' altura detta « Ai Jorghi » (21 IX 1907). 44. Euphorbia Peplus L. — Pr. comune nell'isola (22 Vili 1907). 45. Crozophora tinctoria (L.) A. Juss. — Pr. nelle rovine di via Karanfil (2 IX 1907). 46. Statice virgata W. — Pr. nella scogliera presso Glossa (26 VIII 1907). 47. Heliotropium europaeum L. — Pr. nelle rovine dirimpetto air « Hotel Calipso » (27 Vili 1907). 48. Lycium chinense Mill. — Pr. natur. nelle rovine di via Ka- ranfll (29 Vili 1907). 49. Solanum nigrum L. — Pr. comune nell'isola (2 IX 1907). 50. Ballota nigra L. var. meridionalis Bég. — Pr. nel Mona- stero detto Kristos (14 Vili 1907). 51. Lavandaia Stoechas L. — Pr. nella sommità dell' isola ai Jorghi (4 IX 1907). 52. Salvia virgata .Jacq. — Pr. nel luogo detto « Ai Nicoli » e presso Glossa (5 IX 1907). 63. Satureja Nepeta (L.) Scheele — Pr. comune nell'isola (14 VIII e 4 IX 1907). 54. Mentha Pulegium L. var. tomentosa (Sm.). — Pr. nel cimitero armeno cattolico (5 IX 1907). 55. Lippia nodiflora (L.) Rich. in Mchx. var. sarmentosa (Spr.). — Pr. naturalizz. nei luoghi incolti lungo la via Karanfil ed a Kristos presso l'Orfanotrofio (21 e 29 Vili 1907). 56. Ecballium Elaterium (L.) Rich. — Pr. nei pressi della chiesa 222 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA armeno-cattolica e nell'Orfanotrofio di Kristos (21 e 29 Vili 1907). 57. Oentranthus ruber (L.) DC. — Pr. sui muri presso la chiesa armeno-cattolica e sulle rovine lungo la via Karanfil (29 Vili e 21 IX 1907). 58. Scabiosa maritima L. — Pr. comune nell'isola (5 IX 1907). 59. Anthemis Cotula L. ~ Pr. lungo la via Karanfil (29 Vili 1907). 60. Inula viscosa Alt var. angustifolia Bég. nov. var. Differì a typo foliis lanceolato-linearibus vel lineaì-Wus, angu- siioribus, ?ninus profimde incisis vel etiam submtegris, rigidis, nigro-virenilbus lucidisqite, eximie viscoso-glu- tinosis. — I numerosi esemplari raccolti in vari punti dell' isola convengono nei caratteri sopra indicati e cor- rispondono ai seguenti saggi da me esaminati nell' Erb. centr. di Firenze ed in quello generale ili Padova: in aggeribus Atticae (Clementi !); in collibus prope Argostoli Cephaloniae (SchimperetWiest!); prope Athenas (Orphan. FI. gr. exsicc, n. 90 I) ; in locis demissis et ad rivulos fre- quens Attica, ad Ilissum (Heldreich, Herb. gr. norm. n. 541 !). Sembra, adunque, che tale forma abbia una piuttosto larga distribuzione in Oriente, ma graduali intermediari, pure riscontrati negli Erbari suddetti, la ricollegano al tipo o quanto menoalla pianta più largamente distribuita in Italia e che è interpretata pel tipo (foglie ovato-lanceolate, distintamente auricolate alla base, cospicuamente incise ai margini, meno glutinose ecc). 61. Centaurea Calcitrapa L. — Pr. presso l'Orfanotrofio di Kristos (29 Vili 1907). 62. Oirsium Acarna (L ) Mnch. — Pr. lungo la via detta « Grand Tour » (5 IX 1907). 63. Scolymus hyspanicus L. — Pr. comune in tutta l' isola specialmente nel luogo detto Glossa (5 IX 1907). 64. Silybum Marianum (L.) Gaertn. — Pr. nei luoghi incolti del versante sud (5 IX 1907). 65. Oichorium Intybus L. — Pr. comune in tutta l'isola (29 IX 1907). 66. Taraxacum megalorrhizon (Forsk. FI. aegypt.-arab., 1775, p. 216, sub: Leontodon) Handel-Mazzetti, Monogr. Tarax. p. 35 (1907) =: Leontodon minimum Brig. Stirp. rar. pempt. 1" in calce indicis (1816) et in Guss. FI. Sic. Syn.II, 1, RIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA 223 p. 397 (1843) = T. gymnanthum (Lk.) DC. Prodrom. VII, p. 145 (1838)= T. Jìybertmm Stev. in « Bull. Soc. Moscou », XIX, p. 410 (1856) = T. minimwn Terr. N. FI. Vult. Syn. 112 (estr.) in « Atti R. Ist. Incoragg. di Napoli » (1869) = T. off. var. mmimwn Fiori « FI. An. d'Italia » III, 2, p. 415 (1904) = Dens Leonis minor, pulcher, lucidìs crassiusciilis pecUculis Ciip. Panph. I, t. 139 (1713) (al quale, peixiò, va il merito della prima scoperta in Italia, che Saccardo [Cren. p. 321] attribuisce al Briganti). — Esami- nai parecchi esemplari raccolti dalDiratzouyan nei dintorni della chiesa armeno-cattolica (2 IX 1907) e mi parvero tutti a « P'olia synanthia », qui avvertendo che qualche autore (es. Halacsy, Consp. FI. Graec. 11, p. 203) tiene come specie a sé, caratterizzata da « Folla hysteranthia », il T. gìjìnnanthiim (Lk.) DC. Lojacono poi {FI. sic. II, 1, p. 200) mantiene distinta una terza entità descritta da Tineo sotto il nome di Carainania taraxacoides e che chiama T. Caramanicae. Si tratta in ogni caso di tre forme similari tutte a fioritura autunnale che i paesi orientali hanno in comune con la Basilicata, Sicilia e Malta e sulle quali richiamo l'attenzione dei botanici per precisare meglio il loro valore sistematico e stabilire se si tratti di razze geografiche o se debbano ricondursi a casi di dimorfismo stagionale non ancora segnalato nel genere: al che sarà diffìcile arrivare se non si ricorra ad apposite culture sperimentali. 67. Chondrylia juncea L. a angusti folia Doell. — Pr. comune nell'isola (14 VIII 1907). 68. Sonchus oleraceus L. a levis (Bartl.). — Pr. nelle rovine rimpetto all' « Hotel Calipso » (27 VIII 1907). 69. Helminthia echioides (L.) Gaertn. a tube?xulaia (Mnch.) — Pr. lungo la via Karanfil (29 VIII 1907). 224 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA G. GOLA. — OSSERVAZIONI SOPRA UN FUNGO VIVENTE SUGLI IDROCARBURI ALIPATIOI SATURI. Nota preventiva. Rahn nel 1902 descrisse un Penicillium, il quale vive sulla paraffina, e mise in evidenza come a questo idrocarburo si do- vesse l'origine del carbonio utilizzato dal fungo. Da qualche tempo io ho in coltura un fungo, il quale pure vive sulla paraffina pura, e che mi fu dato osservare per la prima volta sopra la paraffina che lutava alcuni vasi stati riempiti di sabbia silicea per coltivazioni speciali. Tutta la paraffina si pre- sentava ricoperta di un fìtto stroma fungine intensamente nero. Per il polimorfismo che esso presenta nei diversi substrati di coltura, non credo opportuno dare per ora la determinazione esatta del fungo ; esso va collocato assai presso ai Macrospo- rium ed è probabilmente un Trichaegum. Sulla paraffina, nelle condizioni naturali nelle quali io lo ho osservato per la prima volta, il Demazieo in questione presenta ife brune abbondantemente settate, fragili, spesso bitorzolute, le quali si sviluppano alla superfìcie della paraffina e si affon- dano in essa, più intensamente però in superficie, in modo da formare uno stroma compatto, dal quale si elevano brevi ife al di sopra iel substrato. Lo stroma non ha una forma definita, ma si stende irregolarmente su tutta la superfìcie del sustrato. I conidii bruni, quasi neri, grossi, subsferoidali sono abbon- dantissimi e affondati per la massima parte nello stroma, in minor quantità si osservano nella parte profonda della paraf- fina. Sono settati in senso longitudinale e trasversale, sono in- somma del tipo dictiosporeo ; dim. 20 /x X 20. Praticando al microtomo sezioni di paraffina nella quale si è sviluppato, e, per di così, incluso, il micelio fungine, si possono scorgere facilmente tutte le particolarità del micelio ed i co- nidii in diversi stadii di segmentazione. Particolarmente istrut- tive sono a tale scopo le colorazioni che si possono fare del micelio incluso. Come già dissi, la possibilità della paraffina a servire come materiale per la nutrizione carbonica di un fungo, è già stata RIUNIONE STRAOUDINAUIA IN GENOVA 22 5 osservata da Rahn ; il Deraazieo al quale ho testé fatto cenno, conferma ed estende le osservazioni di Rahn. Come questo autore, io pure mi sono preoccupato di stabilire esattamente che proprio alla paraffina si deve la proprietà di nutrire il fungo, e non ad altre sostanze contenenti carbonio ed even- tualmente frammiste. Ho quindi sottoposto a purificazione la paraffina del commercio trattandola ripetutamente a caldo con HjSOj concentrato e successivamente con HNO3 e NaOH. Ho cosi ottenuto allo stato più puro che sia possibile gli idrocar- buri saturi della serie Cu H2n + 2. Con tale processo avevo al- tresì il vantaggio di eliminare gli idrocarburi aromatici, dai quali sarebbe stata possibile per ossidazione la formazione di fenoli, che avrebbero potuto impedire lo sviluppo del fungo. Una difficoltà notevole di tecnica consiste nel far si che a contatto, 0 meglio in immediata vicinanza della paraffina, si possa far rimanere una soluzione diluitissima di sali minerali per la nutrizione completa. La mescolanza veniva fatta dopo la sterilizzazione, la quale aveva luogo facendo bollire a lungo la soluzione minerale (sol. di Knop diluita in tre voi. d'acqua), alla quale si era aggiunta la paraffina, ed agitandola poi a lungo durante il raffreddamento e la solidificazione della paraffina, in modo da far si che il li- quido acquoso impregnasse la massa degli idrocarburi. Lo sviluppo è lentissimo ; la colonia si estende sopra un'am- pia superficie poiché le ife si allungano assai nell'ambiente umido e solo più tardi si fanno più stipate fra loro e si affondano no- tevolmente nella massa del sustrato. Dopo tre o quattro mesi si osserva la formazione dei conidii pressoché sessili sopra le lunghe ife che si estendono alla superficie del sustrato. Lo stroma si forma molto più tardi, specialmente allorché l'acqua viene a mancare alla cultura. Quantunque io abbia in istudio tale fungo da qualche anno, tuttavia la lentezza dello sviluppo non mi ha permesso di ar- rivare a conclusioni definitive sui quesiti che mi sono proposto. Sui corpi diversi della serie degli idrocarburi alifatici saturi il fungo in questione si comporta differentemente. Sulla vaselina purificata col processo che ho sopra indicato, lo sviluppo ha luogo pure ottimamente, anzi è forse più facile; io credo però che tale facilità si debba interpretare nel senso 226 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA che lo stato fisico dell'idrocarburo permette una più facile ed intima miscela coll'acqua e quindi un più facile assorbimento delle sostanze nutritizie. Le ife sono più sottili, assai lunghe, attraversano il sustrato in tutte le direzioni, sono più chiare, quasi di color citrino ; non ha più luogo la formazione di uno stroma pseudocellulare, i conidii sono quasi sessili su tutte le ife, senza differenziazione di queste. Sugli idrocarburi liquidi lo sviluppo è assai più difficile; già sull'olio di vaselina la soluzione si sviluppa assai più lenta- mente, e le ife esilissime, quasi incolore, portano brevi ramu- scoli laterali che non si organizzano mai in conidii. In alcune di tali calture non sufficientemente selezionate ho potuto osser- vare lo sviluppo di un bacillo. Sul petrolio l'ifomicete si trova in condizioni ancora peggiori di sviluppo, mentre la colonia bacterica si fa più evidente quan- tunque anche lo sviluppo' di essa sia sempre assai lento. Sulla benzina di petrolio non ho potuto osservare sviluppo apprezzabile del fungo; ho persino ricorso all'aggiunta al sub- strato di pezzetti di colonie cresciute su altri mezzi, ma anche in tal caso l'accrescimento si è mostrato pressoché nullo e do- vuto piuttosto alle particelle di idrocarburi più elevati rimasti aderenti al micelio trapiantato. Come si vede mentre il microrganismo trova condizioni mi- gliori di sviluppo coll'abbassarsi della grandezza molecolare dell'idrocarburo, l'ifomicete si comporta nel modo opposto. il comportamento dello schizomicete trova analogia con quello di altri schizomiceti che già furono descritti, come capaci di ossidare il metano. Ma se il metano gassoso può, come tale, penetrare nell'organismo ed essere quindi ossidato dall'attività diretta del pi'otoplasma, alquanto più difficile è il processo di alterazione degli idrocarburi superiori, i quali, come si sa, sono assai resistenti agli agenti chimici, ed anche difficilmente as- sorbibili, specialmente quelli allo stato solido. Sorge quindi il quesito se l'elaborazione della paraffina abbia luogo in toto nell'interno dell' ifa fungina, e se essa entra quindi come tale, oppure se la paraffina prima di venire assorbita, anzi perchè possa esserlo, subisce una elaborazione preliminare. È questo il problema che più mi ha occupato nelle ricerche, ma che per difficoltà di tecnica non mi è riuscito ancora di ri- RIUNIONB STRAORDINARIA IN GENOVA 227 solvere ; la lentezza di sviluppo non permette infatti di potere avere facilmente forti quantità di idrocarburo bene invaso dal micelio, ed è quindi difficile il fare le analisi. Anzitutto è da escludere che il fungo possa vivere utilizzando i prodotti dell'alterazione spontanea dell'idrocarburo, sia perchè l'alterabilità della paraffina e degli altri idrocarburi della serie è minima, sia perchè, almeno nel caso della paraffina, si può constatare che le ife si affondano anche nella massa che è fuori del contatto dell'aria, che potrebbe eventualmente ossidarla; anzi a tale proposito posso aggiungere che adoperando come sustrato di coltura dei pezzi di paraffina stata fusa senza che con artificii diversi si sia incorporata nella sua massa una quan- tità anche piccola di acqua, le ife si affondano egualmente, scio- gliendo, per dir cosi, la paraffina che incontrano sul suo percorso, cosi come, mediante secrezioni enzimatiche, altre ife fungine penetrano in altri sustrati organizzati. Alcuni risultati che ho ottenuto, mi fanno propendere per l'ipotesi di una secrezione per parte del fungo, che precede il processo di assorbimento, ma ulteriori studii mi occorrono per emettere un'opinione sicura in proposito. Spero che la soluzione del quesito mi potrà essere data dalle nuove ricerche che ho in corso su questo, e su parecchi altri funghi viventi su idrocarburi diversi. C. MASSALONGO. — straordinaria abbondanza DI IMENOMICETI OSSERVATA LO SCORSO AGOSTO NELLE PINETE DEI DINTORNI DI VARENA NEL TRENTINO. Quest'anno contrariamente a quanto d'ordinario nei nostri paesi si verifica, le pioggie nell'estate furono abbondantissime e di conseguenza la stagione coi'se mite ed assai umida, a tal segno che nel mese di Agosto, caso rarissimo, si desiderava per le campagne che cessassero le troppo frequenti precipitazioni atmosferiche e che facesse invece caldo. L' eccezionale anda- mento di questa estate se riusciva perciò tutt'altro che propizia alla vegetazione delle piante superiori e coltivate, facendo te- mere all'agricoltore uno scarso raccolto, qualora il tempo non si fosse cambiato, fu però particolarmente per gli imenomiceti, 228 KIUNIONK STRAORDINARIA IN GENOVA a motivo appunto della abbondante umidità del terreno, nonché della conveniente temperatura, oltremodo' favorevole. Durante infatti la seconda metà dell'Agosto, quando cioè di solito pre- domina r arsura ed il caldo si fa insopportabile, e perciò detti funghi assai di rado si incontrano, quest'anno si ebbe a notare, massime nei nostri boschi, una straordinaria quantità e varietà di pressoché tutte quelle specie di tali crittogame, che nelle an- nate ordinarie sogliono succedersi dal mese di Luglio alla fine di Ottobre.! A prova e testimonianza del surriferito registrerò nel pre- sente articolo tutti gli imenomiceti specialmente da me osser- vati in due brevi gite nelle pinete dei dintorni di Varena, ese- guite nelle ore antemeridiane dei giorni 20 e 21 dello scorso Agosto, nell'occasione di una visita che feci all'illustre micologo Ab. G. Bresadola, il quale ivi è solito passare la stagione estiva Il paesetto di Varena è situato poco lungi da Gavalese^ grossa borgata e capoluogo della valle di Fiamme nel Trentino, Le anzidette pinete giaciono a circa 1200-1300 m. s. m., e sono co- stituite da Larici, dall'Abete rosso, Pino silvestre, più di rado incontrasi ancora l'Abete bianco ed il Pino austriaco. Il sotto- bosco, dove per lo più la vegetazione arborea presentasi meno densa, é caratterizzato da macchie di Callitna vulgaris, oppure dall'associazione di Vaccinium Myriyllus, e V. Vitìs Idaea, e qua e là trovansi dispersi esemplari cespugliosi del comune Ginepro. Il terreno poi è rivestito di Muschi e poche Epatiche ^ Devo a tale riguardo riferire che nei mesi di Settembre ed Ot- tobre dell' anno in corso sebbene il terreno fosse molto umido, a motivo però dell'insufEciente calore, gli imenomiceti ed altri funghi superiori scarseggiarono. * Cavalese è la patria di G. Scopoli, come viene anche ricordato da una modesta lapide ivi esistente, sormontata da medaglione col- l'effige del celebre naturalista, dell'autore della Flora ed Entomoloyia carniolica, nonché di altre opere immortali. Colgo questa occasione per ricordare che una grandissima rarità della Entomologica biblio- grafia, è la Entomologia carniolica dello Scopoli, corredata dalle tavole illustrative originali, essendoché attualmente se ne conoscono soltanto tre o quattro esemplari, dei quali uno è proprietà dello scrivente. Questa rarità spiega perchè le esatte e belle figure di detta fauna non si trovano citate nelle opere entomologiche di nessun suo contemporaneo (p. e. di Linneo), né di altri posteriori. RIUNIONE STRAORDINAUIA IX GENOVA 229 (quest'ultime nei luoghi più umidi, oltre a quelle che crescono sui legni marci), fra cui pullulano varie piante erbacee, non esclusa qualche felce come p. es. Pteris aqmlina, Nephrodmm Filix-mas e Polijpoclimn viclgare. Nelle due surriferite gite, assieme dello stesso Bresadola, il notissimo e profondo conoscitore della micologia di quei luoghi, ho osservato le numerose entità seguenti, non poche delle quali, an- teriormente da me non vedute. Devo ricordare che sebbene tutti i funghi qui elencati da molti anni fossero, di quelle località, già noti all'abate Bresadola, però almeno per la massima parte, essi vengono per la prima volta editi quali rappresentanti della Flora Micologica del Trentino, flora certamente ricchissima e che perciò sarebbe desiderabile ne venisse in un prossimo av- venire pubblicato dal Bresadola un completo censimento a van- taggio della scienza e dei crittogamisti. I. HYMENOMYCETES 1. Agaricaceae. Amanita muscaria (L.) Fr. A. pantheìHna (DC.) Fr. A. porpìujria Fr. A. ìmhescens Fr. Lepiota amianlhìna (Scop.) Fr. L. clypeolaria (Ball.) Fr. L. crisiaia (A. et S.) Fr. L. granulosa (Batsch.) Fr. L. procera (Scop.) Fr. Armillaria imperialis Fr. Tricholoma aesinans Fr. T. carneolum Fr. T. melateacum (Pers.) Fr. T. psamìnopus Kalchb. T. liussula (SchaetT.) Fr. T. rutìlans Schaeff. T. saponaceum Fr. T. vaccinuin (Pers.) Fr. T. virgatum Fr. Clitocybe infundibuìiforìnis (Schaeff.) Fr. C. laccata (Scop.) Fr. C. odora (Bull.) Fr. CoUiibia butìjracea (Bull.) Fr. C. semitalis Fr. C. tuberosa (Bull.) Fr. Mijcena pura (Pers.) Fr. Omplialia umbellifera (L.) Fr. Eatoloma grìseo-cyaneiim Fr. E. prunitloides Fr. Clitopilus prunulus (Scop.) Fr. Leptonia nefrens Fr. L. serratala (Pers.) Fr. Nolanea mammosa (L.) Fr. Pholiola caperata (Pers.) Fr. Inocybe fibrosa (Sow.) Fr. /. geophylla (Sow.) Fr. /. lanuginosa (Bull.) Fr. /. trechisp07^a (Berk.) Fr. Hebeloma crustuliniforme ^Bull.) Fr. Fiammata flavida (Shaeff.) Fr. 230 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA F. penetrans Fr. Naucoria Christinae Fr. N. luguì)ris Fr. N. semiorMcu/.aris (Bull.) Fr. Galera hi/pnorum (Bsitsch.) Fr. Hypholoma fasciculare (Huds.) Fr. Cortinarius albo-violaceus (Pers.) Fr. C. anfractus Fr. C. anomalus Fr. C. artneniacus (Schaetf.) Fr. C. brunneus (Pers.) Fr. C. callisteus Fr. C. castaneus (Bull.) Fr. C. cìnnaìnomeus Fr. C. cotoneus Fr. C. dilWiitus Fr. C. firmus Fr. C. fidvescens Fr. C. glauGopus (SchaefF.) Fr. C. hircinus (Bolt.) Fr. C. impennis Fr. C. incisus Fr. C. leucopus (Bull.) Fr. C. linionius Fr. C. mucosus Fr. C. opimus Fr. C. paleaceus Fr. C. satitrninus Fr. C. semisanguineus Fr. C. subferrugineus Fr. C. iorvus Fr. C. triumpìians Fr. C. uraceus Fr. C. varius Sch. Gomphidius glutinosus (Schaeff.) Fr. G'. gracìlis Berk. G^. roseiis Fr. (r. viscidus (L.) Fr. Paxillus airolomentosus (Batsch.) Fr. Hygrophorus capìHnus (Scop ) Fr. ^. cMorophanus Fr. ^. miniatus Fr. ^. niveus (Scop.) Fr. Lactariiis deliciosus (L.) Fr. Z/. fuUginosus Fr. X. Hysginus Fr. 7^. pubescens Fr. Z/. rii/'MS (Scop.) Fr. X. scrobiculatus (Scop.) Fr. L. siibdulcis (Bull.) Fr. Russula adusta (Pers.) Fr. R. ahitacea Fr. R. badia Quel, i?. chamaelontina Fr. iJ. coerulea (Pers.) Fr, R. cyanoxantha (SchaefF.) Fr. R. decolorans Fr. R. delica Fr. R. depallens Fr. /?. fallax (Schaeff.) Fr. R. foetens (Pers.) Fr. R. grisea (Pers.) Fr. R. incarnata Quel. R. lepida Fr. R. mustelina Fr. R. nauseosa Fr. R. ìifgrescens (Bull.) Fr. R. nitida (Pers.) Fr. R. rosacea Fr. R. vesca Fr. Cantharelliis cibarius Fr. C. clavatas Fr. C. olidus Quel. Marasmius atidrosaceus Fr. M. oreades (Bolt.) Fr. M. scorodo7iius (SchaefF.) Fr. 2. Polyporaceae. Boletus bovinus L. B. cavipes Klotz. B. edulis Bull. RIUNIONE STUAORDINAUIA IN GENOVA 231 B. elegans Schum. B. olivaceics SchaefF. B. spadìceus Schaeff. B. sulphureus Fr. B. varìegatus Sw. B. versipellis Fr. B. viscidus L. Polyporus con/luens Fr. P. ficliginosus (Scop.) Fr. P. ovmus Fr. P. perennis (L.) Fr. Trametes odorata (Wulf.) Fr. 3. Hydnaceae. Hydnwn auraniiacum Alb. et S. H. coeruleupi Thore. H. ferrugineum Fr. H. imbricatwn (Schaeff.) L. H. repandum (Schaeff.) L. H. suaveolens Scop. Tramellodon gelalinoswn ' (Schaeff.) Pers. Sislotrejna confluens Pers. 4. Thelephoraceae. Siereum sanguinulentum Fr. Thelepìior a palmata (Scop.) Fr. 5. Exobasidiaceae. Exoìjasìdium Vaccina (Fuck.) Wor. — Vaccina Vitis Idaea. 6. Clavariaceae. Clavaìùa aWida Schaeff. C. Botrytes Pers. C. flava Schaeff. C. ligula Schaeff. C. pistillaris L. Calocera viscosa (Pers.) Fr. II. GASTEROMYCETES. 1. Lycoperdaceae. Bovisia nigrescens Pers. Lycoperdon candidum Pers. L. hirtiim Pers. L. jW^iforrm Schaeff. L. saccatum Vahl. L. umbrinum Pers. Ut. ASCOMYCETES. Helvella elastica Bull. Otidia leporina Fuck. O. MATTIROLO. — Lorenzo terraneo (1676-1714) E L' IMPORTANZA DELL' OPERA SUA NELLA STORIA BOTANICA DEL PIEMONTE. La comunicazione che ho l'onore di presentare al Congresso, sotto la veste di « notizia preliminare » ha riguardo al ritro- vamento ^ che io ebbi la ventura di fare in Villafranca-Piemonte, * Credo utile avvertire il lettore che io ebbi in altra occasione ad accennare già (V. 0. Mattirolo, La Flora Segusina dopo gli studi di G. F. Re, 1907. * Mem. Acc. delle Scienze di Torino », Serie II, voi. LVIII, p. 224) al ritrovamento di questi materiali che allora er- roneamente stimavo rappresentassero 1' « Erbario » di Terraneo, che fini invece incorporato in quello di Allioni, come dirò in appresso. 232 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA di alcuni preziosi cimelii botanici della fine del 1600, reliquie di Lorenzo Terraneo, medico e anatomico insigne, Professore di Botanica nell'Ateneo Torinese. Si tratta complessivamente di N. 6 volumi di « Essiccata » cosi distinti : 1. Quattro dei sei volumi originali dell' « Opera botanica > del Terraneo. 2. Uno dei tre volumi che in origine formavano 1' appen- dice di detta Opera. 3. Uno dei due volumi del « Cursus hotanicus » dello stesso Autore. Tutti questi materiali, che oggi, mercè la generosità illuminata del Cav. Francesco Pacchiotti, pronipote di M. A. Piazza, sono passati in proprietà dell'Istituto botanico di Torino, hanno per la Storia della Botanica piemontese una importanza che nes- suno può disconoscere, quando si pensi che essi vengono d'un tratto a portare luce nuova intorno all'opera di uno scienziato, il quale, vissuto un Secolo prima di Carlo AlUoni, concorse a preparare efficacemente, e quindi a rendere possibile la pubbli- cazione della Flora Pedemontana. Se il genio del nostro Grande, cui fu dai posteri concesso il nome di « Linneo piemontese » concepì il disegno di un lavoro sintetico sulla Priora del Piemonte e potè attuarlo nel 1785 in modo cosi mirabile, questo egli fece, perché trovò preparati dai suoi predecessori gran parte dei materiali necessari!. Egli potè costruire 1' edificio suo, perchè trovò esistenti già quelle fondamenta solide delle quali noi avevamo perdute le traccie. L' « Opera botanica » di Lorenzo Terraneo che, oggi, nella sua parte migliore, è ritornata in luce, ci rivela d'un tratta quale dovesse essere l'importanza di questo scienziato; ci illu- mina sulle condizioni della botanica piemontese nel Secolo XVII. Egli é un fatto che tutti quanti si sono occupati della Storia della Botanica hanno, parlando del Piemonte, sempre iniziato i loro studi trattando di Carlo Allioni, quasiché^ prima di lui nessun' altro fosse in Piemonte esistito degno di fama e della RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 233 riconoscenza dei posteri; nessuno di essi nemmeno ha portata la sua attenzione sulle notizie che Allioni stesso ci ha pure lasciato intorno ai suoi predecessori. Da ciò avvenne, che nei trattati e nelle memorie sulla Sto- ria della Botanica, il Piemonte figuri in uno stato di palese e sorprendente inferiorità per rapporto alle altre regioni ita- liane, quasi che esso fosse vissuto nell'oscurità botanica la più completa e non avesse aperti gli occhi alla luce se non nel mo- mento in cui sull'orizzonte apparve l'astro Allioniano ! Quando si considerino quali erano le condizioni di viabilità del Piemonte nel Secolo XVIII; quando si pensi alle enormi diffi- coltà che d'ogni parte si affacciavano a chi voleva intraprendere viaggi di ricerca, ^ specialmente nelle nostre vallate alpine, inospitali allora e assai spesso pericolose per ragione d'uomini ignoranti e superstiziosi, nonché di fiere: quando si studiino da vicino gli scritti botanici Allioniani ; e quando finalmente si esa- mini la impressionante somma di lavoro e di uffici sostenuti <Ì2i\V Anioni neir arringo medico, si capisce di leggeri che egli da solo, non abbia potuto compiere tutte le ricerche necessarie ad un opera di mole come la Flora Pedemontana. D'altronde Allioni stesso onestamente (aequitati py^opterea)'^ ciò afferma. È lui che enumera le benemerenze dei suoi pre- decessori; è lui che, qua e là nelle sue opere, ricorda gli sforzi pecuniarii fatti per radunare le loro reliquie, onde servirsene per l'opera sua. Tutti i principali Erbarii piemontesi dell'epoca vennero nelle sue mani o furono messi a disposizione e consultati àalV Allioni. 1 Si leggano intorno a questo argomento le Relazioni Ai L. Bei- lardi nei mss. suoi, da me regalati alla Biblioteca dell'Orto botanico di Torino e quanto abbiamo scritto parlando di Caccia (V. I. Chia- pusso-Yoli e 0. Mattirolo. Les Bochiardo ecc. Bull. Herb. Boissier, Tom. IV. 1904) e di G. F. Re. {Il Botanico G. F. Re, Cenni biografici e bibliografici. Pubblicazione commemorativa. Torino, Tip. Gazzetta del Popolo, 1909). ' Aequifati propterea consonum videtur, ut antequarn tutius operis va- tiondn et ordiuem a me servatum aperiam, honorificam eorum mentioneni faciam, quorum praevio labore et praecedentibus aut conjunctis observa- tionibus non parum certe illud auctiun est et ad Itane metani feliciter perductum. Almoni, Flora Pedemontana. Tom. I. Proemonita. III. 1785. BtiU. della Soc. bot. ital. 17 234 RIUNIONE STRAORDINARIA IN aENOYA Fra questi anche 1* Erbario che Lorenzo Terraneo, morendo, aveva legato (1714) al suo Ahimnus primaìHus, Carlo Giu- seppe Massaia, passò in proprietà di Allioni e venne da lui usu- fruito nella compilazione della Flora Pedemontana, siccome risulta dalle dichiarazioni espresse àdàV Allioni stesso e da una quantità di citazioni che qua e là compaiono nell'opera sua, dove ben 56 specie, fra le più rare, sono ricordate come provenienti dall' Erbario Terraneo {exiant in Herbario L. Terranei). ^ Prima adunque che sorgesse Carlo Allioni, tutta una serie di studiosi lo aveva preceduto nello studio della Flora Piemontese. La Beozia botanica d'Italia (imperocché tale appare il Pie- monte nella Storia della Botanica) fu cosi giudicata, perchè nes- suno si occupò di scrutare addentro l'evoluzione scientifico-bota- nica del nostro paese e nessuno si preoccupò di ricercare e di illustrare i nomi e le opere dei predecessori di Carlo Allioni. Cosi, fra gli altri (e sono una schiera quelli che potrei ricor- dare !) nessuno ha accennato alle benemerenze botaniche di Carlo Emanuele di Savoia, al quale negli anni 1585 e 1587 lluellio, editore ed illustratore delle opere di Daleclmmps, si onorava dedicare la magistrale Storia'^ delle Piante! ^ Alligni (Rariorum Ped. Stù-p. Specim. I. 1755) cosi si esprime a pag. 31 parlando della Lychnis : « extat. nostra pianta in barbari o eximii medici Taurinensis Lau- * rentii Terranei; fuit is insignis anatomicus, et edidit de glandulis € uretbrae tractatum, praeterea Botanicem coluit et ejus caussa in « Alpes nostras multas fecit excursiones. « Immatura et acerba morte jjraereptus breves dies duxit vir « longiori vita omnino dignus, mortuus enim est annno 1714, aetatis « annum habens septimam supra trigesimum. « Quas in variis itineribus collegerat stirpes juxta Tournefortii < methodum in berbarium redegit quatuordeciin voluminihus in folio « constans, quod berbas indigenas plures comprehendit cum non « paucis super eas observationibus. « Optimi vivi pretiosum hunc monumentum meum fecit meritissimus « Terranei discipulus D. Massola Celebris Taurinensis Medicus, cui « ab auctore testamento fuerat relictum. € Ex boc herbario colligitur optimum hunc vivum berbarum « caussa peregratun esse » Vedi il testo precedentemente riferito « aequitati ecc. * Guglielmo Ruellio o Romglio (cbe da molti è stato ritenuto V Au- tore) non è che l' Editore e l' illustratore delle opere di Giacomo Dalechamps. Historia generalis plantarum in libros XVIII per certas RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 23 5 Ben pochi si sono interessati alle ricerche, ordinate dal Prm- cipe Eugenio di Savoia ('1663-1736), dietro preghiera di/*. A. Micheli, intese a rintracciare le piante che un Secolo avanti aveva Clusio descritte e raccolte nella Boemia e nell'Ungheria ! ^ L'interessamento per la Botanica dimostrato da questi eccelsi personaggi, celebri nella storia, ho voluto espressamente ricor- dare, come quello che prova luminosamente che in Piemonte, e precisamente nei Secoli XVI e XVII, l'amore per la scienza dei vegetali fosse tenuto nel massimo pregio anche nelle sfere più elevate, anche nei periodi più difficili. Non è meraviglia infatti che il nostro paese cinto da imponente catena di monti, vago per ondulazioni collinari degradanti nel piano, maestosamente solcato da grandi fiumi ; presentante oriz- zonti geologici svariatissimi; condizioni climatiche atte a dar vita alla più ricca flora, abbia invaghito in buon numero gli amanti delle naturali bellezze, e che molti quindi abbiano dovuto essere i botanici piemontesi preallioniani. classes artificiose digesta ecc. . . . . Lugdnni apud Gulielmum Rovil- lium 1587 (il Pritzel annota, in aliis exemplaribus 1586) II Vcl. iu fol. cum ic- xyl-i. t. I pag. I a 1095 ; li. p. 1097. 1922 App. 36, p. et 38 foli, indices. Nella dedica dell'impoi-tantissima e celeberrima oi^era, che fu uni- versalmente usata come testo prima di Tournefort ; Ruellio SLCcenna. air interessamento di questo Principe per la Botanica. Haìic pìan- tarurn historia non ahs re Celsitudini tuno dicandam extimavi, quum ecc. Ricordando quindi la grande quantità di specie e di ric- chezze naturali scoperte nelle estesissime terre d'America e discor- rendo dell'autorità di Filippo II (suocero di Carlo Emanuele) negli studi di Storia naturale, a questi si rivolge chiedendone l'appoggio in -un modo, a vero dire, originale: .... quaemadmodum lierba quae Gentiana vocatur, Gentii Illyrici prinGipis nomen immortalitate donavi f, ita vel hano plantarum historiam nomen tuiom immortale' redditicram credibile est * Il principe Eugenio Francesco di Savoja Carignano, figlio di Eu- genio Maurizio conte di Soisson, nipote di Carlo Emanuele I ; n. a Parigi 18 Oct. 1663, m. a Vienna 21 Aprile 1736. V. P. A. Micheli, Nova Plantarum Genera. Firenze, 1729, p. 227. V. Irene Chiapusso-Voli e O. Mattirolo. Les Bochiardo botanistes Piómontais d'après leurs manuscrits inédits. (Notes pour servir à l'histoire de la Botanique du Piémont dans le XVIII Siècìe). Bul- letin, Herb. Boissier, 2» Sèrie, Tom. IV. 1904, p. 509. P. A. Saccaroo, La Botanica in Italia. 236 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA Se non li conosciamo oggi, se abbiamo o quasi perdute le loro traccie è colpa nostra, e l'unica scusa della odierna nostra igno- ranza è la difficoltà delle ricerche ; perocché gran parte dei materiali abbandonati, che sarebbero stati i testimonii delle at- tive e sagaci loro ricerche, andarono perduti nei periodi di lotte e di invasioni sanguinose e rovinose cui fu soggetto il paese nostro. Alla ricerca di questi materiali attendendo da più anni, molti di essi ho già riunito, perchè abbiano a servire ad una fntura Storia e rivista cronologica dei botanici piemontesi, nella quale il nome di Lorenzo Terraneo avrà certamente uno dei posti più eminenti, siccome spero di dimostrare, quando potrò condurre a termine V illustrazione delle reliquie dell' « Opera » sua, della quale oggi hii limito a fare il censimento. Lo scopo delle mie ricerche intorno ai predecessori di Allioni vorrebbe essere duplice: lumeggiare meglio la figura del nostro Sommo; dimostrare che la Storia botanica del Piemonte non ha nulla da invidiare a quelle delle altre regioni italiane; che il Piemonte seppe anche esso rispondere ed adattarsi alle idee sboc- ciate coll'avvento della rinascenza umanistica, le quali liberando la Botanica dalla secolare indiscussa servilità verso i testi e le opinioni degli Antichi, seppe a poco a poco elevarla a dignità di scienza indipendente dalla Medicina, indirizzandola sul cam- mino della diretta osservazione della natura. Lorenzo Terraneo medico collegiate dell'Ateneo Torinese, nato nel 1676, morto il 4 Giugno 1714, pure avendo potuto usufruire di brevissima vita utile, essendo morto a soli 37 anni, lasciò fama di mèdico illustre, di anatomico insigne^ e divalente botanico. ^ Là fama di anatomico insigne [insignis anatoniicus, Ali. loc. cit.), che oggi non è spenta ancora, legò il Terraneo ad un'opera che ebbe l'onore di parecchie edizioni, e sopra la quale è largamente discorso dal Bonino, loc. cit. e dal Gimma nelle biografie del Terraneo alle quali rinviamo il lettore ricordando qui il nome di detta opera : De glanduUs universim et speciatim ad Urethram virilevi novis. Addita sunt perorationes doctorales selectae. Taurini 1702 per Boètum et Guigonium in 4° — ibid. 1709 — Ex T3'-p. A. B. Guigonii in 8", RIUNIONE STUAO UDINA RIA IN GENOVA 237 Non preoccupandomi di studiare Terraneo come medico e come anatomico e desiderando unicamente in questa occasione di fare r inventario della sua opera botanica, mi limiterò a ricordare il lavoro da lui compiuto in questo campo, richiamandomi sia alle testimonianze dei biografi, sia a quanto io stesso ho rin- tracciato. 1. Terraneo compose un « Erbayv'o » al quale Allioni ac- cenna nei modo seguente: ^ Qaas in vnriis ilineribits coUegerat stlrpes jiixta Tourne- fortu Methodwn in Herbariitm redegit Ciualaordecim volumi- nibas in folio constans, quod herba^ indigenas plares com- prehendit aim non paucis super eas observatìonìbus. Optimi viri praetiosum hoc monumentum meum fedi meriiissimum Terranei discipulus D:' Mussola Celebris Taicrinensis medicus, cui ab aaciore testamento fuerat relictum. Da queste parole risulta che l'Erbario di Terraneo, (come ammettono anche Btmiva e Bonino) comprendeva 14 vcìumi in folio e « plares lierbas indigenas ». Di questo «prezioso monumento» {Allioni) non rimangono più traccie, che non sieno le indicazioni che di esso si conser- vono qua e là nella « Flora Pedemontana ». L'Erbario del Terraneo ha subito la sorte di quelli di : Felice Valle, Giovanni Battista Giudice, Verany, Silva, Prim, 'Boi- sone, Giavelli messi insieme dal 1715 al 1780 circa e spariti in gran parte perchè incorporati weW Erbario Allioniaìio, in cui sparirono pure le raccolte totali o parziali dei valenti contem poranei e allievi di Carlo Allioni, tra i quali ricorderemo : Ignazio e Paolo, Molineri, Francesco e Pietro Pejroleri, Bo- yeron, Buniva, Bochiardo, Dana, Piazza, e forse anche molte raccolte di predecessori quali : Vitaliano Donati, Pietro Cor- naglia, e Bartolomeo Caccia. ^ 1721, Lugduni Batavorum in 8°, 1729, ibid. con due tavole in rame. Come si vede le due ultime edizioni furono fatte dopo la morte del Terraneo. Bonino ricorda altri lavori medici inediti : Dissertatio epistolaris de Tumuribus. Un Trattato completo di Anatomia ed altri scritti andati perduti. V. Bonino, Biografia Medica Piemontese. Yol. II, pag. 1 e seg. * V. All. Rar. Ped. stirp. Specimen, 1™ 1755, p. 31. " Intorno a questo argomento e all'opera degli Autori sopra ci- tati., mi permetterò di ricordare i seguen.ti miei lavori, che possono 238 RIUNION'IC STRAORDINARIA IN GENOVA Cosi, se da una parte riconosciamo a Carlo Allioni il mei'ito di aver saputo riunire e di essersi gio^'^to di tutto quanto ave- vano messo insieme le energie botaniche fiorite prima o con- temporaneamente a lui, di aver egli tenuto conto delle osser- vazioni anteriori; dobbiamo d'altra parte amaramente rimpian- gere che in questo, esagerato desiderio di sintesi, ^ egli ci abbia privati della possibilità di valutare i meriti singoli dei botanici piemontesi ! Tutte, si può dire, come abbiam notato, le collezioni floristiche Piemontesi del Secolo XVII scomparvero per il lavoro di demo- servire come Contribuii alla Storia botanica del Piemonte, e rigiiar- dano, in gran parte, il periodo Allioniaiio. 1. 0. Mattiroi.o, Illustrazione di un Erhar/o del Colle di iSuperga composto sulla fine del secolo scorso dall'Abate A. Pnlazzi. « Atti della Regia Accademia delle Scienze di Torino ». Voi. XXVIII, Aprile 1891. Alcune pagine di questa nota trattano dell' Erbario Allumi, e ricor- dano brevemente Terraneo, Prim, Valle, Giavelli, Giudice, Caccia. 2. Id., Note bibliografiche Allioniane — e Nomenclàtor Allionianus — Pubblicati in occcasione della ricorrenza centenaria dalla morte di Carlo Allioni. « Malpighia », Genova, 1904. 3. 0. Mattirolo e S. Bklli jMichele Antonio Piazza e la sua opera in Sardegna. « Mem. Accad. delle Scienze di Torino », Serie II. Voi. Lvi, 1906. 4. Id., Irene Chiapusso-Voli. — Les Bocliiardo, botanistes Piénion- tais (pour servir à l'Histuire de la Botanique en Piemont dans les XVIII Siede). « Bulletin Herb. Boissier », 2« sèrie. Tom. IV. 1904. 5. Id., La Flora Segusina dopo gli studi di G.- F. Ee, « Mem. Acc. delle Scienze di Torino », Serie II. Voi. LVIII, 1907. 6. Id., Il Botanico G. F. Re. — Cenni biografici e bibliografici. Nella pubblicazione commemorativa. Torino. 1909. Tip. Gazzetta del Popolo. ' Morendo, Allioni, non lasciò che un Erbario solo. Questo alla morte di Allioni, 20 Luglio 1804, passò in propietà di G. Balbis. Alla morte del Balbis V Erbario di Allioni venne venduto a Matteo Bo- nafous, i cui eredi lo regalarono alla Reale Accademia di Agricol- tura ; la quale finalmente il giorno 11 giugno 1891 lo donava al R. Orto botanico di Torino, dove è oggi gelosamente conservato. La collezione AUioniana, durante il tempo in cui fu lasciata, poco custodita, nei locali dell' Orto sperimentale della Crocetta (ora scom- parso), ebbe a subire gravi depredazioni e molti dei tipi più impor- tanti, sparirono allora, passando nelle mani di ingordi e ignobili visitatori, indegni del nome di botanici, avendo uno di essi ardito ancora di far commercio dei tipi rubati ! UIUNIOKE STRAOUDINARIA IN GENOVA 239 lizione operato da.\V Allioni, che non possiamo credere abbia egli organizzato per accrescere o far trionfare l'importanza dell'opera sua. Perocché è evidente che, se egli cosi avesse voluto fare, si sarebbe guardato dal segnalare invece minuziosamente tanto il nome degli Autori, come quello delle collezioni che servirono di base all'opera sua, e non avrebbe egli enumerate le piante e le località desuuto dagli Erbari messi insieme dai botanici che lo precedettero ; tanto che io ho potuto redigerne un catalogo, elencando le osservazioni contenute nei due volumi della Flora Pedemontana; lavoro che ci concederà, in certo qual modo, di valutare ancor oggi l'importanza delle varie raccolte e dei vari Autori, e di colmare la lacuna derivante dalla inconsulta sop- pressione Allioniana. Qualunque sia stato il movente che ha indotto Allioni ad agire nel modo che abbiamo esposto, (e che sotto certi punti di vista dobbiamo anche approvare) sta di fatto che l'Erbario di Lorenzo Terraneo doveva essere raccolta assai preziosa. L'esame attento delle indicazioni di località registrate nella Flora Pedemontana (per 56 specie) ; le attestazioni ùqW Allioni, quelle dei biografi del Terraneo ; e l'ampiezza delle regioni da lui studiate e l'ap- pellativo di « pretiosum ìnonumentiiìn » dato alla raccolta « da chi se ne era seì-vilo », ci affidano che il nostro giudizio, (quan- tunque sventuratamente non oggettivo), non può essere errato. Quando si consideri, (e ne rimangono testimonianze non di- scutibili nelle opere Allioniane) che Terraneo ebbe l'arditezza, e per quei tempi si può aggiungere anche il coraggio, di visi- tare, erborizzando, le seguenti regioni : Liguria (Riviera di Ponente, Albenga, Alassio, Oneglia). Piemonte (Le Valli del Tanaro, di Macra, del Po, il Monviso. Il Moncenisio; la Valle d'Aosta, le Alpi biellesi, il Canavese, il Monferrato, le regioni di Chieri, Pinerolo, Torino. Savoia, Moriana:^ onde comporre l'Erbario suo, si intuisce * L'Elenco delle regioni visitate è stato ricavato dall'esame delle citazioni Allioniane e dal seguente periodo delle Rar. Ped. Stirp. Specim. I. 1755. « J^x hoj herbario coUigìtur optimum huno virum her- harum caussa peraffratuni esse : Alontem Vesuliim, ^lontem Cenisium, Alpes Bugellenses, Canapicienses •Stamadienses, Mauranienses, Augustae Praetoriae et Sabaudiae, Monti sferratum; Alhigaiinii, Garexii et Tauri- norum agri », Ice. cit. pag. 32. 240 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA il valore dell' ingegno, del carattere e della passione di que- st'uomo, che in soli 37 anni di vita, aveva pur saputo operare grandi coso nei campi i più disparati; e quindi noi, pure essendo oggi padroni del « tutto Allioniano », rimpiangiamo amaramente la perdita di una parte di questo tutto che avrebbe cosi bene lumeggiato i criteri botanici usati in Piemonte nei Secoli XVII e XVIII. II. Nella biografìa del Terraneo, il Bonino accenna, fra le « scritture inedite » oltre all'Erbario, a sette volumi De Re bo- tanica. In uno di essi l'Autore aveva impreso a compilare una bibliografìa botanica. Questo mss. era posseduto dal nostro Al- lioni che ci fece molte aggiunte (pag. 7) cosi scrisse Bonino. Ora del volume di Lorenzo Terraneo portante il titolo: BiUiographla Botanica sive de Scriptoribus medico-bota- nicis una cum Elencho operum quae ediderunt tum Loci twn iemporis a Laurentio Terraneo Phil. et Med. Loci. Coleg. Taur. et Dotanices Professore collecta anno 1714. Aug. Taur. quam Carolus Allionius Taurinensis ulterius supplet et auget; essendomi già occupato in altra occasione, ^ posso oggi, mercè il ritrovamento fortunato, indicare quale sia stato il destino degli altri sei volumi dei sette indicati dal Bonino. Perocché evidentemente, i sei volumi (in gran parte oggi venuti alla luce), dell* « Opera botanica » di Lorenzo Terraneo devono ritenersi essere quelli indicati dal Bonino e forse da lui erroneamente de- signati coll'appellativo di di una raccolta di tipi e porzioni di piante, di scarsissimo interesse botanico, i quali dovevano evidentemente servire al Corso di Botanica che il Terraneo teneva nell'Uni- versità torinese. II Volume esistente non è più rilegato come i precedenti, ma chiuso in semplice cartone con cordicelle sfilacciate dall'uso e con scarsissime note scritte; i numeri originarii, a partire dal 321, sono cancellati e sostituiti da numeri progressivi, segno che il Volume 1° doveva da tempo mancare e quello esistente oggi, essere stato più tardi usufruito da solo. Per quante ricerche il Cav. Paachiotti abbia fatte, non fu possibile rintracciare, né in qualche modo positivo appui'are, come sieno scomparsi i volumi II e IV dell' « Opera botanica » del Terraneo, nonché il I e il III delle Appendici a detta Col- lezione che dovettero essere andati perduti nei varii rimaneg- giamenti e trasporti subiti della Biblioteca del Piazza, passata successivamente in proprietà di Eredi differenti. L'esame attento dell' « Opera botanica » ora soltanto elencata; quello del volume della sua Bibliographia ; le parole concordi RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 213 dei biografi ; le onorevolissime menzioni dell' Erbario fatte da Carlo Allioni e dai suoi contém[)Oi'ànei, nonché il Genere {Ter- ranea Fernandezia-Coila) ^ che più tardi, in memoria delle sue benemerenze gli dedicava Luigi Colla, dimostrano ad evidenza che Lorenzo Terraneo, (allievo di (\Vie.W Ignazio Bertolotti o BartolotU torinese, menzionato lodevolmente dal Boccone nel suo Museo), ha indubbiamente bene meritato alla Scienza bota- nica piemontese. Insigne come anatomico, illustre come medico, facondo oratore e latinista, come lo provano le sue perorazioni dottorali, ^ Lorenzo Terraneo, fn nello stesso tempo botanico valentissimo, e il nome suo, a buon diritto, dovrà essere ricordato come uno dei più illustri che possa vantare la Storia della Botanica pie- montese del Secolo XVII. O. MATTIROLO. — risultati delle erborizza- zioni NELLE 5 TERRE STUDIATI IN RAPPORTO AL- L'EFFICACIA DEL FATTORE ANTROPICO. I. Le indicazioni che formano oggetto di questa Nota, si riferi- scono ad una serie di erborizzazioni iniziate da me nell'anno 1898 e proseguite quindi interrottamente anche negli anni successivi, in compagnia del Cav. Ferrari e del Prof. Gola dell'Orto bo- tanico di Torino, in una i-egione che, oggi ancora, si può rite- nere, come botanicamente inesplorala. Si tratta dello studio del territorio che costituisce il Seno delle 5 Terre fra Spezia e Levanto, plaga nota al mondo dei ^ Il Genere Terranea istiti\ito dal Colla sopra piante raccolte dal celebre Bertero uell' Isola di Juan Fernandez, va oggi sotto il nome di Erigeron. La Terranea Eernandezia di Colla purtroppo non rimase nella Scienza rappresentando essa invece V Erigeron fruticusus di Linneo. (V. Hortus Kewensis, p. lOiS, fase. IV). Genus hocce dixi in memoriam Laurentii Terranei qui tot fantasque stirpes Pedemontanas celeberrimo AlUonio nostro comunicavit eiusque audes consecutus est in praefationem ad Floram, p. III. Coli. Mem. 1835, pag. II. ^ V. Citazione nella Nota 1 a pag. 236. 244 KIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA buongustai per la squisitezza dei vini che produce, ma ignota botanicamente per le difficoltà che vi incontrano le erborizza- zioni. ^ L'investigazione di questo territorio è stata scelta, non nella speranza di incontrarvi cose nuove, ma per molte ragioni che non è qui il caso di enumerare, ed anche perchè essa si presen- tava nelle migliori condizioni per lo studio di un problema in- teressante, quale è quello della valutazione dell'azione antropica continuata, sopra una regione presentante limiti netti, incapsu- lata, o meglio, incuneata in una regione botanicamente ben nota. Il Seno delle 5 Terre chiuso da due promontori!, quello della Madomia di Montenero a Levante e quello del Mesco a Po- nente, comprende una zona montuosa a ripidissimi pendii co- stieri ; meno diruta nella sua conca centrale e verso Ponente, allietata da cinque ridenti piccoli paesi Rloinaggiore, Mana- rola, Corniglia, Veìmazza, Monterosso, fabbricati in parte den- tro ad angusti e ripidissimi canali, in parte appollaiati sopra gli scogli e contro gli scogli che si avanzano nel mare. Per quanto sterile e incolta possa sembrare questa contrada 1 Le difficoltà principali riguardano gli alloggi, gli approvvigio- namenti e le strade, assolatamente mancanti, anche queUe di comu- nicazione tra un paese e l'altro, essendo esse ridotte a sentieri in certi punti assai scabrosi, ed impossibili a percorrersi quando il mare è burrascoso. La mancanza di strade e quindi di carri, di vet- ture, di animali da soma nelle 5 Terre deriva essenzialmente da ciò che a partire dall'Epoca romana, le comunicazioni tra Luni e Genova e quindi oggi tra Spezia, Sastri e Genova si fecero e si fanno unicamente per la grande Via Aurelia, il cui percorso è seguito dalla moderna nazionale del Bracco. La Via A urelia (ài cui riman- gono avanzi e di cui si ammirano ancora alcuni ponti) e la mo- derna Strada, passano nell'interno dell'Appennino a distanza note- vole dalla costa, in certi tratti a più di 23 chilometri ! I paesi costieri delle 5 Terre rimasero quindi fino a questi ultimi tempi tagliati fuori da ogni comunicazione, che non fosse quella del mare. Il tipo, arabo,* degli abitanti, l'indole loro, le costumanze antiche si mantennero e si mantengono ancora, presentandosi differentissime da quelle dei paesi limitrofi. Le 5 Terre costituiscono una regione sui generis interessantissima sotto ogni riguardo. * V. a questo riguardo gP interessanti recenti lavori del D.' Giovanni Sittoni nella Rivista di Antr')pologia e ne.\\' Archivio per la Elnografia e la Psicologia della Lunigiana. Voi. lo, 1912. Spezia, OtRcina Arti grafiche. KIUNIONE STRAORDINARIA IN GENUVA 245 specialmente all'occhio del moderno viaggiatore, (che la attra- versa in gran parte al buio nelle Gallerie della Strada Ferrata), pure egli non mancherà di osservare con meraviglia, quanto l'industria dell'uomo si sia affannata a rendere fruttifero un terreno che, abbandonato alla natura, non presenterebbe che rupi inaccessibili e infeconde ! Sino da remotissimi tempi è stata introdotta nelle 5 l'erre la coltivazione della vite, prestandosi ottimamente a tale genere di coltura il terreno di schisti e di arenarie, facilmente ridu- cibili in minuti frantumi, leggiero e soffice. Ai vantaggi derivanti dalla natura del terreno e dalla lati- tudine, vanno aggiunti quelli del clima e della esposizione ; pe- rocché il seno delle J Terre si apre in pieno mezzogiorno ed è circondato e protetto contro i venti freddi dai monti, ciò che vi permette la coltivazione rimuneratrice di aranci, di limoni, di cedrati, di fichi d'India. In alcuni anni, e in alcune località, la palma del Dattero, come riferisce il Guidoni, vi friUtifica. Incominciando dalle falde della montagna, a pochi metri dal mare, la coltivazione della vite, si estende ininterrotta sino alla cima di essa, in una serie di terrazzamenti più o meno ampli e regolari, in virtù dei quali il paese, dà, a chi lo osserva dal mare, l'impressione di un amplissimo meraviglioso anfiteatro. ^ Tutto il territorio delle 5 Terre è coperto di questi terraz- zamenti irregolari, asimmetrici, formati di muri a secco com- ' Per quanto si riferisce alla coltura della vite il territorio va diviso in tre zone. Seguendo le indicazioni del Guidoni (V. Gerolamo Guidoni. Me- morie sulla vite e sui vini delle 5 Terre. Seconda edizione (Ristampa), Spezia 1898. (La 1^ edizione fu pubblicata sul finire dell'anno 1882 nel Gior- nale Pisano). « Sotto il nome, di marina si intende il terreno che va dalla riva « del mare sino ad una certa altezza ed è dominato interamente « dai raggi del sole. Questa è ancora la parte piìi anticamente col- « tivata e che produce il miglior vino. I Canali formano la seconda «regione dove non domina ampiamente il sole e dove il vino è di « gran lunga inferiore a quello della prima regione. La terza re- « gione detta Alture comprende lo spazio di terreno posto al disopra « della marina e dei Canali e vicino alla sommità dei monti. » (Ri- stampa pag. 14). 246 EIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA posti con mirabile arte, i quali servono a sostenere il terreno, sulle ripidezze della montagna. Persino lungo i nudi scogli, se appena sono essi lièvemente inclinati, l'uomo ha costruito muriccioli alla base loro, per por- tarvi un po' di terreno e mettervi la vite ! Nelle 5 Terre tutta l'agricoltura è imperniata sulla viticultura; scarsissimi vi sono gli uliveti, rarissimi i campi coltivati a ce- reali od a patate e solo le alture^ sono coronate da rada bo- scaglia di Pini. Che la coltivazione della vite dati da lunghissima serie di Secoli nelle 5 Terre, è ampiamente dimostrato dalla fama che ebbe nell'evo romano il Vinum LanenseTeso celebre da Plinio^ e dalla rinomanza che godette poi sempre come attestano le lodi salaci che Boccaccio, Sacchetti nelle loro Novelle e Redi, Flavio Biondo, Andrea Baccio, l'autore De Naturali vinoruni historia, tributarono alla Vernaccia ^ delle 5 Terre. ^ Da quanto sommariamente si è esposto risulta adunque di- mostrata la vetustà della coltura della vite nel territorio delle 5 Terre e quindi provato come l'opera dell'uomo si sia dovuta tutta svolgere nella cura diuturna intesa all'unico scopo di fa- vorire lo sviluppo di una sola specie vegetale. Tenuto calcolo di tale condizione di cose e del fatto, accertato pure dalle precise descrizioni degli antichi Autori (Soderini sp.) che, per cieca ed ostinata consuetudine, la coltura del vitigno nel territorio delle 5 Ten^e procedette sempre colle identiche modalità, parve interessante tentare di riconoscere quali potes- sero essere stati i risultati di questo lavoro umano, due volle almeno millenario, in una regione nettamente limitata da con- fini naturali; nel senso di riconoscere quali dovevano essere le specie rimaste in detta regione dopo il continuato lavoro di * Le principali alture tra il Capo Mesco a Ponente (m. 311) e il Capo della Madonna di Montenero (m. 340) a Levante, variano tra un minimum di 336 m. Monte Molinelli] 479 m. Monte Bossini ; 494 m. Monte Ve; e un maximum di 775 m. Monte Luna. La maggior parte delle Montagne che cingon le 5 Terre misurano in altezza da 600 a 700 m. s. 1. d. m. * Vedi Guidoni, loc. cit. ' Il nome di Vernacoia deriva dal paese di Vernazza una delle 5 Terre. * Plinio, Hist, Nat. lib. 14. Hetruriae Luna palmam habet. mUNJONK STRAORDINARIA IN GENOVA 247 selezione consigliato all'agricoltore non curante di altro che dello sviluppo della vite nelle numerose varietà coltivate.^ I risultati numerici che qui esponiamo senza, per ora, illu- strarli (come ci proponiamo di fare quando avremo compiuto lo studio della Flora delle 5 Terre) ci parvero già oggi, in ri- guardo alla questione che abbiamo e!?posto, essere di qualche momento; cosicché trattandosi di erborizzazioni che si svolsero "fiell'ambiente della Flora ligure, nell'occasione del Congresso che oggi si tiene in Genova, crediamo conveniente riferire que- ste poche considerazioni, le quali daranno anche una idea dei risultati principali ai quali siamo giunti. Quantunque non as- solutamente definitivi, questi risultati ci permettono già di par- lare, con relativa sicurezza, del numero delle specie che rappre- sentano la Flora delle 5 Terre, nell'ambito della quale abbiamo erborizzato con metodo, percorrendo tutta la regione, replica- tamente, anche nelle differenti stagioni dell'anno. La Sijnopsis Florae Ligusiicae che Ottone Penzig pubblicava nell'anno 1897, segna per la Liguria un complesso di 3166 specie, comprendenti le Crittogame vascolari e le Sifonogame Angio- e Gimnosperme. Ora ritenendo pure che \3 di queste specie appartenga alla zona alpina delle Alpi liguri, ed escludendole, perciò dal para- gone, avremo però sempre un complesso di circa 2000 specie di piante, le quali, crediamo di poter ritenere rappresentino il com- plesso della Flora ligure propriamente detta, considerata nella zona che dal mare sale sino ai 7 od 800 ra. s. 1. d. m. Ora, le erborizzazioni estese come si è detto a tutto il territorio delle ò Terre (calcolato dal De Bartolomeis in ettari 3230), non ci concessero di raccogliere finora più di 692 specie, comprenden- dovi anche quelle coltivate ! Questo risultato, quantunque fosse in parte già da aspettarsi, considerando la ristrettezza dello spazio, la unilateralità di cul- tura, la mancanza di esteso terreno boscoso, di zone paludose, e di ampie coste sabbiose ecc., tuttavia per la esiguità del nu- mero della specie non può a meno di impressionare. Cosi im- pressiona la mancanza dei rappresentanti di molti fra i generi ^ Guidoni, loc. cit. ne descrive N. 22. La migliore fra tutte è la cosidetta Rossese o Razzess dei Toscani. V. pag. 23 e 38. 248 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA di piante le più comuni nella Liguria; di molte famiglie, alcune delle quali figurano appena con pochissime specie, mentre son fra le più ricche di rappresentanti nelle altre parti della Li- guria costiera paragonabili alle 5 Terre. Volendo scendere a qualche particolare e attenendoci al rias- sunto del censimento floristico pubblicato dal Penzig come conclusione della Synopsis, e paragonando i nostri risultati con quelli indicati da questo A. per la intera Liguria, abbiamo cosi distribuiti nei grandi aggruppamenti le 69 J3 specie della Flora delle 5 Terre: Penzig Sìjnopsis Florae Lignsticae Nel territorio delle Cinque terre Cryptogamae Vasculares Gymnospermae Dicotyl. Tlialamiflorse „ CalyciflorfB ....... „ Corolliflorse „ Monoclilamydese Monocotj'leiones 57 18 550 1270 437 188 646 23 6 110 275 87 60 131 3166 692 Scendendo ora alle considerazioni delle famiglie principali nelle quali abbiamo notato una notevolissima diminuzione nel numero delle specie, stralciamo dal nostro catalogo, a titolo di saggio, la lista seguente, ponendo il numero delle specie da noi raccolte nel territorio delle o Terre in paragone al numero delle specie registrate dal Penzig nella Sinopsis ; aggiungendovi ancora il numero dei generi che abbiam trovato mancanti in paragone con quelli che si incontrano nella Flora Ligure ; fa- cendo astrazione da tutte quelle famiglie i cui rappresentanti si incontrano nei terreni paludosi, negli acquitrini, nei laghi ecc. e che naturalmente non si potevano trovare in località asciutte, in terreni la massima parte abbondantemente esposti ai raggi del sole come sono in prevalenza quelli delle 5 Terre. All'elenco che presentiamo certamente non vogliamo accor- dare altro che un valore, diremo cosi, complessivo. RIUNIONE STRAORDINAKIA IN GENOVA 249 Troppe sono infatti le questioni che occorrerebbe vagliare per giungere a risultati inconfutabili qualora si volesse scendere ai particolari; troppe son le difficoltà che si presenterebbero qualora si volesse stabilire un paragone impeccabile fra la Fiora Ligustica presa nel suo insieme, coprente un' area di circa 450 mila ettari, sviluppantesi sotto tutte le possibili con- dizioni edafiche e climatiche, e la Flora delle 5 Terre coprente minuscola porzione di terreno edaficamente e climaticamente omogeneo. Le cifre che esponiamo rivestono però, secondo il nostro modo di vedere, nel loro insieme e nel riguardo alla questione che ci interessa, un valore, nettamente dimostrativo. Esse ci paiono non disprezzabile prova dell'importanza che l'azione antropica continuata può manifestare sopra il complesso del numero delle specie che costituiscono la Flora di una regione. I numeri che presentiamo nella tabella, non ci paiono infatti altrimenti spiegabili, se non ammettendo l'effetto della diuturna lotta dell'uomo contro le specie da lui ritenute inutili o dannose; ed uno sguardo al tipo delle famiglie elencate, varrà più delle [larole, a confortare il nostro asserto. Specialmente risulta no- tevole l'azione eliminatoria della cultura nella serie delle Li- liifìore per la maggior parte bulbose o rizomatose, a fiori aperti e facilmente visibili. Sopra 188 specie liguri, infatti, 25 sole si rinvennero nelle 5 Terre come rappresentanti complessivi delle Irideae delle Amarijllidaceae, delle Asparagaceae e Smilaceae, delle Liliaceae, delle Bioscoreaceae, Colchicaceae, Juncaceae; 16 sole sono le Orchideae delle 5 Terre, che nella Liguria som- mano a ben 75 specie ! Cosi pure notevolissima è la riduzione del numero delle La- bialiflorae, delle Borragiaeae, delle Rosaceae, delle Legumi- noseae, delle Cricciftorae, delle Centropermae ecc. piante con fiori notevoli, presentanti in genere scarso numero di semi ; facili quindi ad essere eliminate. Il relativo numero grande di specie delle Composite, e la loro resistenza vittoriosa al lavoro elimi- natore dell'uomo ci appare, in rapporto col grande numero dei loro semi anemocori ; e a questa ragione precipua crediamo di riferire anche l'abbondanza relativa delle Gramìnaceac nella Flora delle .5 Terre: Bull, della Soc. boi. Hai. 18 250 KIUXIONE STliAOUDlNARIA IN GENOVA NOME DI ALCUNE DELLE FAMIGLIE PRINCIPALI SPECIE elencate da Penzìg Synopsis Flora? Lignsticae PRESENTI nel territorio delle Cinque terre NL'MEKO dei generi delle rispettive famiglie che esistono nella Flora ligu- stica e mancano in quella delle Cinque terre Ranunciilacefe .... 87 14 14 Papaveraceie . . 10 2 2 Fumaria ce» . . 15 3 2 Crucifeno . . i3(; 21 37 Sileneie .... 6-2 14 8 Alsinacete . . 55 8 7 Geraniaceie . '. 24 8 — Pajjilionacete . 260 (;7 18 Rosacete . . . 94 14 11 Crassulacete . 33 8 4 Ombrellifei-fe . 139 26 47 Composit;e . . 457 - 95 54 Borraginefe . . 48 9 9 Solaiie;e . . . 10 2 6 Scropliulariiiett' lOS 18 9 Labiatae . . . 110 31 12, Priinulacete 32 3 9 Clienopodiacete 27 5 5 Eupliorbiacere . 45 13 5 Ciipiilifene . . 13 3 4 Orcliidaceie . . 7(i 16 14 Iridacea:* . . . 27 3 4 Amaryllidete . 24 2 4 Asparagacere . 13 3 1 5 Liliace» . . . 82 10 14 Colcliicacete 8 0 1 4 Juncacete . . 32 5 1 — Graminaceie . 246 58 48 Dal complesso dei dati esposti oggi, a semplice titolo di sag- gio, ci crediamo in diritto di ritenere dimostrato che l'azione dell'uomo come fattore di riduzione del numero delle specie di una regione, possa, in certi casi, come appunto in quello che ab- biamo illustrato, avere importanza notevole, superiore certo a quella che comunemente le si attribuisce. RIUNIONE STRAORDINARIA IX GENOVA 251 L. NICOTRA. — FILOGENIA E FITOGEOGRAFIA. In un mio saggio fitogeogi'afico, scritto circa venti anni fa, - intendevo mettere in evidenza le idee genitrici della (ìtogeo- grafia; le quali, quantunque note e usufruite dai botanici mo- derni, non mi son parse in ni un luogo disposte in sistema, sicché potessero provarsi e sorreggersi mutuamente. Ma a co- struire tal sistema occorreva prima mettere in luce i termini, nelle cui relazioni le verità da sistemarsi consistono, gli ele- menti, onde l'edificio da costruire risultar deve; e la parte edita di quel mio lavoruccio appunto non si occupava, che di deter- minare razionalmenle cotali elementi (cioè il subietto materiale delle leggi fitogeografiche), dopo d'aver chiarito il posto e l'uf- ficio della fitogeografia. ' Mi fu d' uopo, a fornire questa parte, far capo in proposizioni certissime, che quindi potean di leggieri sembrar vecchiumi spacciati per novità ; mi fu d' uopo ricorrere a quelle dottrine fondamentali della scienza, che, parendo meno botanica e più filo- sofia, 0 forse essendolo addirittura, potevan muovere lo sdegno di uno scienziato uso ad andar terra terra, e a non stimare quanto va oltre il dato empirico. Ma, cosi comportandomi, mi fu dato di arrivare al mio intento: potei cosi porre in evidenza, che i fatti fitogeografìci sono reliquati, conseguenze, indizii quindi dello svolgimento della vita vegetale, espressione cro- nologica e topografica delle leggi generali biologiche ; che una flora è accidente felice, notanteci un'epoca della storia Inolo- gica; ch'essa non à significazione senza la relativa inchiesta- del passato, onde ne è preparata ; che la storia della botanica ^ Essa formava una piccola porzione dell'intera operetta; la cui pubblicazione fu interrotta pel mio allontanamento d&lV Accademia peloritana, che l' aveva assunta, e per la scorrettezza tipografica causata dall'ingrato accidente di non averne potuto vedere le bozze. Forse, più che la incapacità di apprezzare l' importanza della con- nessione logica delle idee, l' incompletezza di questa mia compo- sizione mi à fatto subire le aspre censure di un botanico nostrale ; mentre il Delpino, che seppe ben comprendere il mio intento e il mio operato, mi fu largo, e magari troppo, di lodi. 252 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA Ci mostra una connessione fra filogeografia e filogenesi ; che la imleofìtologia stessa manifesta un tal quale conato poten- ziale verso la risoluzione del inassimo problema biologico, del problema detto da De Candolle problema del secolo nostro ; che la dinamica fitogeografica e la chiave spiegalrice delle leggi statiche, delle statiche particolarità fìtogeogra fiche ; che le leggi dinamiche son però le vere leggi generali, essendo a un tempo affermazioni razionali e derivalo di vera sperimen- tazioìie, essendo applicazione di leggi fisiologiche toccanti il divenire. Credo d'avere in seguito dimostrato che il pensiero botanico passi per tre fasi. ^ Or è soltanto nell'ultima, che può venir trattato il problema capitale della tìtogeografìa, essendo esso un problema sintetico e genealogico essenzialmente ; e soltanto mercè il concorso di più discipline ci potrà esser dato di ten- tarne la soluzione. Quindi è che il botanico ostinato a non veder niente altro fuori della sua disciplina speciale, ostinato a non voler varcare il dominio dei puri fatti, e a non voler accettare il domma dell'evoluzionismo, l'incapace di comprendere non che di trattare argomenti fisiologici, perchè ignorante.di fisica, di chi- mica, di matematiche, anzi il ridotto a coltivare solo una flori- stica non oltrepassante il dominio della patria vegetazione, ^ un sifìfatto botanico resta estraneo al bisogno scientifico, cui l'alta fitogeografia risponde, ed è tratto piuttosto a disprezzare ogni studio volto a comprenderla e svilupparla. Ma non basta, che questo ramo della botanica sintetica appaia ricco d' idee, forte di ausili! necessarii alla inchiesta cui mira, tanto nutrito dal- l'esperienza e dall'induzione da carpire leggi e cause: è mestieri inoltre che la sua organizzazione logica appaia anch'essa; poiché, non basta che esista solo in modo latente (esistenza im- mancabile, se quel grado di perfezione siasi raggiunto). Il breve scritto presente cerca perciò di esprimere questa organizzazione, mentre lavora sul nesso, che avvince fitogeografia a filogenia; ^ Cfr, G. B. I., anno 1903. 2 Fa pena il sentire neWAutobiografia di A. P. De Candolle quanto si dice circa l'angustia degli studii botanici italiani a proposito della visita ch'egli fece a Torino. Amici e Cavolini restarono quasi in- compresi lUUNlONK STUAOKDINAKIA IN GENOVA 253 sicché, procurando un progresso subiettivo con 1' esporre, col rendere esplicita la logica concatenazione dei canoni direttivi fltogeografici, procura una migliore visione della verità cardi- nale, si studia di rischiarare l'obietto precipuo della botanica sintetica, il predetto legame di causalità, che intercede fra la distribuzione geografica delle piante e la loro evoluzione, legame ignoto alle mere espressioni statistiche. L' indole analitica, intrinseca al discorso e necessariamente determinata dalle esigenze didattiche, ci à condotto in botanica ai metodi morfologici o biologici per esporre il sistema delle piante; ma é bene avvertire, che tali sistemi peccaiio per di- fetto di completezza, distraendo dalle condizioni reali le entità cosi classificate, prescindendo dal teatro stesso, in cui à luogo il dramma dell'evoluzione delle piante, e senza cui è difficile e monca la contemplazione dell'atto complicatissimo, che vi si svolge. Isolare la fìtogeografia dalia filogenesi del mondo vege- tale è interdirsi la comprensione piena dell'una e dell'altra. Ecco perchè la fìtogeografia non trovò modo di camminare nella via del progresso, finché si tenne col Grisebach ; perchè essa à bisogno, affin di perfezionarsi, che trovi chi fa.ccia progredire gli studii speciali filogenetici ; perché la semplice addizione delle notizie fitogeografiche, come suol esser fatta nei libri di fito- grafia, non ci può più bastare ; perché segno di stato adulto della botanica é la creazione di giardini botanici eseguita con criterio geografico. Non è però da ritenere inutile quel modo di comunicare le particolarità geografiche relative alle forme vegetali : essa è una congiunzione, che aspetta di essere tradotta in connessione; un fatto, che dev'essere spiegato. E la spiegazione giace occulta e parziale tanto nella redazione floristica, quanto in quella che descrive la vegetazione d'un paese: l'ordine sistematico del- l'una e l'ordine biologico dell' altra contengono implicitamente parte del processo evolutivo delle forme vegetali ; e meno im- plicitamente forse la contiene il secondo, poiché in esso più evidente è l'azione dei fattori ecogenici, di convivenza, l'azione dell' ambiente {sensu lato). Altra componente esplicativa della 254 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA congiunzione geograflca è la stessa evoluzione geografica, delia quale uopo è s'impadronisca il botanico, che attende a tro- vare i perc/èè domandati dall' alta fi (ogeografia. Spero elle così chiaro sembri a ognuno non rispondere l'in- chiesta dell'alta fitogeografia ad un desiderio teorico, vanamente, meramente speculativo, molto distratto dalla realità; non con- sistere essa in esercizii scientifici alieni dallo spirito delle disci- pline naturali ; l'astenersi dal battere cotal via (difl3cile si, ma inevitabile) essendo anzi la vera causa, che ci vieti di guardare bene in faccia la realità; il divorzio fra la notizia filogenetica e la fitogeografica essendo l' infelice condiziono della scienza, lontana dalla sintesi creatrice dello stato vero del regno vege- tale. Ora se è più mostruoso rigettare la verità, che cadere in errore, certamente, la nobile carriera aperta alla fitogeografia dal Forbes, dal Darwin, dall' Hooker non troverà un nuovo Watson che la spregi ; sicché, comparso il Versucli dell'Engler (la geniale sintesi, che, battendo quel sentiero nuovo, arriva a cogliere palme di trionfo), la nuova vita scientifica parmi dover invadere ogni anima di studioso, dover convincere tutti, che, a costo d'incontrare gli ostacoli più forti, e di cadere in gravi e frequenti defezioni, non è giusto ritirarsi dall'impresa, non è logico nutrire alcun dubbio sulla legittimità del metodo ora assunto. Quest'opera engleriana si apre con l'enunciazione delle idee direttrici (leitende Ideen) del lavorio sintetico fitogeografico, col sapiente codice, che disciplinar deve questo lavorio; il che conferisce ad essa opera un valore più grande, presentando ciò che invano desiderasi in altri libri, che pur si propongono di risolvere l'alto problema dell'origine delle flore. In quell'enun- ciato noi troviamo un'abbozzo di logica speciale della fitogeo- grafia, cui urge sviluppare, integrare e sistemare, cui urge te- nere continuamente sott' occhio, e provar valida, applicandola alla trattazione di quel problema, e raggiungendone la soluzione, o approssimandovisi almeno. Qualche volta, in questa semplice enumerazione di canoni della procedura fitogeografica, troviamo dallo stesso suo autore esplicato il rapporto fra alcune proposi- zioni enunciate (come quando espressamente vien detta corol- lario delle proposizioni 17=' e 18% la 19% e della 26^, la 27=") ; ma è bene che la gerarchia, la filiazione di questi teoremi venga RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 255 esposta ; che tutto il nesso logico degli articoli di questo codice di procedura scientifica si colga, tutto si esprima e si traduca in forma aflfatto sistematica ; affinchè l' intimo rapporto, che notammo fra filogenesi e fitogeogratìa, si metta in piena evi- denza, ed appaia la potente sua fecondità ideale. Quando una ricerca scientifica inaugura un metodo nuovo, il metodo che già è decisamente riconosciuto come l'adatto a con- durla verso la verità, primo dovere dello studioso è di prote- stare energicamente contro il vecchio metodo, contro al metodo an ti naturale, che fece errare cotale ricerca, e può darsi minacci ancora di farla fuorviare. Benissimo fa dunque l'Engier a porre in capo al suo articolato la subordinazione dell' ambiente, già creduto unico fattore della distribuzione dei vegetali sul globo terraqueo : ^ egli imita il Lavoisier, che, a fugare completa- mente le insane pretese dei suoi predecessori, non dubitò di porre come prima legge chimica una verità, che pur sembra troppo banale a chi è assuefatto col metodo positivo, cioè coi principii dettati dal retto senso comune. Il torto dell'antica botanica, nell'imprendere la soluzione del problema massimo della fìtogeografìa (problema che doveasi presentarle, stante i bisogni innati del pensiero), giacque nel contentarsi di soluzioni inintelligibili, invalide, innaturali ; nel- r avvalersi dell'ipotesi d'una creazione delle forme vegetali ex nihilo, e nell' esaltare l'influenza dell'ambiente. Mercè di tali ammessioni si credette facile lo spiegare il ritrovo di una forma nel suo ambiente congruo : dato il rapporto {fisiologico) tra forma e agente esterno, e dato il rapporto {geografico) tra agente esterno e località, si trovò razionale il rapporto {flori- stico) tra forma e località. Il canone negativo, o dell'insufficienza dell'azione climatica a spiegare i fatti floristici, va integrato però con canoni positivi: con quello, posto in luce dal libro mirabile di A. De Candplle, che sancisce l'importanza dello staio anteriore floristico, e che ^ L' articolato stesso chiudesi con altra jDroposizione tendente a stabilire lo stesso vero. 256 RIUNIONE STRAORDIXARIA IN GENOVA si lega al canone geologico dell' importanza paleogeografìca ; e con quello, che sancisce il legame di parentela fra le forme organizzate (rapporto filogenetico), e che quindi chiama nella spiegazione delle flore presenti in aiuto le passate. ^ Il rapporto filogenetico è suscettibile di abbracciare il fisio- logico, essendo questo la espressione di una delle influenze tra- sformatrici degli organismi. Suscettibile è parimenti di un'esten- sione tale da abbracciare quali sue particolari determinazioni i rapporti complessi esistenti fra gruppi peculiari di agenti este- riori e la comparsa di forma organizzata novella, quale, ad esempio, il rapporto fra l' isolamento e la creazione di forme endemiche. Cosi rivelasi la predetta generalità delle leggi dina- che, delle leggi che toccano l'evoluzione, e la potenzialità loro a dare ragione dei fatti floristici, stante il rapporto di causalità, che intercede fra filogenesi e questi fatti. - * Di altissima importanza pel problema massimo della fìtogeo- grafìa é lo studio delle leggi filogenetiche relative al numero, alla derivazione, all'età, all'importanza sistematica delle forme createsi. Ed è bene, affin di affrontare le difficoltà multiformi, che in esso studio s'incontrano, il contemplare in un primo mo- mento la generazione.delle forme indipendentemente dalle esterne influenze, a costo di riuscir troppo teoriche le leggi cosi rile- vatesi, e di dovere poi correggerle, integrarle, introducendo mano mano la considerazione delle influenze stesse. Certamente la costituzione dei gruppi sistematici di più grande importanza, esigendo 1' esercizio di una plastica più profonda, à dovuto essere più antica. La trasformazione è andata col tempo a diminuire di iìitensità, diminuendo sempre più la poteyizialità trasformatrice col riprodursi delle determina- zioni morfologiche. Per compenso, un più esteso campo an- daron trovando col tempo le ineno intense trasformazioni, sicché crebbe il numero delle direzioni del processo evolutivo, * Quest'integrazione ottiensi mercè le proposizioni 2*, ;3^, 4», 5^, 6^ di Engler (leitende Ideen). 2 Vi riguardano le 11", 12% 13^ 14», 15^ ,18% 19=', 20* delle dette proposizioni. RIUNIONE STRAORDINAUIA. IN GENOVA 257 e quindi il numero delle forme meno importanti originatesi. Questo accrescimento collima con quello della varietà delle sta- zioni assuntasi col tempo, e insegnataci dalla geologia e dalla paleontologia. Ciò basterebbe e persuaderci della ragione, per la quale è da ammettersi che la politipia dei generi sia un'evento moderno, salvo le eccezioni dovute allo estinguersi delle forme specifiche, e riconoscibili mercè l' intervento di altri criteri! (dati morfo- logici, paleontologici, paleogeografici, storici etc.) ; eccezioni, che consistono perciò in una oligotipia secondaria, e che pro- vano essere moderna l'estinzione, quindi relativamente vetuste le forme specifiche conservatesi. L'oligotipia riesce così sempre la marca di fabbrica vetusta. Fin qui la relazione fra numero, età, importanza sistematica delle forme filiate. Tocchiamo ora della derivazione loro; tema assai più difficile, e legato a considerazioni geografiche essen- zialmente, poiché trattasi di stabilire non solo da che forma, ma altresì in che luogo questa filiazione accadde. Sorgono varie quistioni, che non m' imprometto di sciogliere, e neanche di ventilarle tutte : mi basterebbe aver indicato la loro posizione logica; ma non vorrei tralasciare di delineare alquanto il campo della relativa discussione, ed accennare a quanto mi pare più probabilmente vero. Son a distinguersi due quistioni: quella relativa all'unicità o meno della forma madre, da quella relativa all'unicità o meno del luogo di nascita. La soluzione polifiletica intanto é assai inverosimile; e solo un certo grado di probabilità le si può con- cedere, ricordando il fatto della convergenza di due forme madri diverse sottoposte ad uniformità di vita. Del resto le due que- stioni sono fra loro indipendenti. Ciò per la filiazione delle specie. Per quella dei generi il poli- filetismo resta escluso. Potrebbe darsi che uno stesso genere si creasse sul sostrato di due specie differenti ; ma queste dovendo essere congeneri, il genere nuovo non nascerebbe che da unico genere padre. ^ 1 Vedansi gli articoli 21o, 28», 2[t<»^ 32o, 33°, SI", 35^ nel 1. e. di Engler. 258 RIUNIONE STUAOIIDINAKIA IN GENOVA La filiazione delle forme, siccome à luogo nel tempo e nello spazio, contrae necessariamente rapporti geografici, che in pro- gresso del tempo possono variare per varie ragioni. La rela- zione, che à luogo in un primo tempo, è differente a seconda della genesi raonotopica o politopica ; ma in un secondo tempo essa varia, perché la forma si diffonde o si estingue, sull'uno come sull'altro evento agendo due ordini differenti di cause esterne ed interne, e, tanto le une che le altre, favorevoli o meno alla conservazione o alla diffusione. L'esito adunque di- pende da una risultante di forze opposte e multeplici ; sicché può una forma durare per varie età geologiche perfino, o ren- dersi anche quasi cosmopolita, nel caso che prevalgano poten- tissimamente le componenti favorevoli. ^ Supposto unico il centro di produzione d'una forma, e indi- sturbata la sua diffusione in ogni senso (almeno considerando la cosa in grandi linee), si avrà V occupazione d'un' area con- tinua, più 0 meno grande. Ma è questa, massimamente oggi, una supposizione diflìcilmente avverabile: le resistenze .di varia na- tura, che si oppongono a tale diffusione e il difetto locale deUa forma or qua or là avveratosi, conducono ad un'area discon- tinua, talora talmente accusata da dar luogo alla disgiunzione, cui é uopo spiegare, a seconda dei casi, con l'azione di questa 0 quella resistenza, l'azione della quale siasi svolta in un dato momento. ^ Per l'azione di questo sistema causale, l'area d'una pianta varia col tempo, assumendo altra grandezza e talora anche altra forma, cioè subendo altro effetto dell'azione svolta dalle predette cause nelle varie direzioni, secondo ognuna delle quali l'esito ri- sultante può riuscire diverso. Ora, chiamando p la somma di tutte le cause favorevoli alla diffasione, ed r quella delle resistenze alla stessa, sarà la loro risultante espressa dal rapporto pjr, ed agendo essa sopra un' area x già posseduta, sarà la nuova area data dalla formula a = i pjr. L'esattezza della quale provasi mercè la contem- plazione del caso particolare, in cui le due somme predette siano fra loro uguali; pe-rchè allora risulterà j:>/r = ^, e quindi com'era da aspettarsi, a^= y.. ' RIUNIONE STliAORDIXAKIA IN GENOVA 259 Eccoci condotti alle particolarità infinite, che mostra l'abita- zione presente delle forme vegetali ; ed ecco qual grandissimo ufficio assuma nello spiegare tali particolarità lo studio dei re- sponsi datici dalla paleogeografia, dalla paleoclimatologia, e dalla geografia paleontologica: con essi confermasi il rapporto fra ac- cantonamento di certe specie congeneri e perdita di altre. ^ Riferendoci i>erò ad epoche sempre più prossime alle primitive, vediamo sempre più dominare una corrispondenza mirabile fra distribuzione geografica e parentela sistematica, ossia filogenesi; tale corrispondenza è attestata dal fatto della coesistenza di forme affini nello stesso areale, fatto rilevato da A. De Candolle, e distinto da quello della coesistenza di forme soltanto analoghe, determinata da uniformità di stazione propria e da convergenza di caratteri. E logico poi, che l'antichità della sede, in cui lo sviluppo delle forme parenti à luogo, abbia influenza favorevole sopr' esso ; e che tale sede, godendo di tanta caratteristica, sia assegnata come sede di dominio floristico naturale. Anzi, vedesi la corrispondenza predetta rivelarsi in guisa, che indice del- l'antichità di una sede floristica sia l'importanza sistematica del gruppo di piante contemplato; solo introducendo alterazione in ciò la difterente facoltà, che esse piante anno a diffondersi in altri dominii, - 1* avvento della disgiunzione, la possibilità che una forma, pervenuta in altro dominio, attinga tale sviluppo, da essere sorpassato con la ricchezza della sua progenie il grado d' importanza geogratìca goduto già nella sede antica. In que- st'ultimo caso è che la patria sua sia da cercarsi fuori del luogo, ov'essa or mostra maggiore .sviluppo. Quésta apparente irregolarità, questo intreccio di eccezioni ci menerebbe forse a uno scetticismo totale, scoraggiandoci in guisa da farci abbandonare l' impreso studio del massimo problema fitogeograllco, se la morfologia non ci apprestasse il più sicuro dei criterii a stabilire la relativa antichità delle forme vegetali. 1 Vedansi uel predetto luogo gli articoli 7", 8», IC», l6o, IT'j, 22», 23», 240, 250, 26», 27", 30°. Occorre però integrarli per via delle leggi statiche. ^ Ciò vieta la precisa limitazione dei dominii lloristici naturali, come lo vieta il rivolgimento geografico e climatico subito nel pro- gresso del tempo. A tale insussistenza di limitazione sj)etta la ijro- posizione 31* di Eiigler. 260 KIUNIOxNK STRAORDINARIA IN GENOVA La morfologia comparata di un organo può infatti da sé sola stabilire la successione nell'ordine cronologico di comparsa delle forme di esso; la tassonomica poi, con la scoperta degli isola- menti sistematici, può riconoscere la vetustà delle piante in cui essi si avverano, non potendo darsi una creazione esc nihilo, cioè discontinìia, eterogenica, quindi dovendo allora ammettersi la perdita di una o più forme seriate, vai quanto dire un lasso di tempo pili o meno grande. Un soccorso non di lieve momento ce lo appresta qui anche la considerazione del carattere biologico delle flore fossili an- tiche assai: cosi è che ridrofilia e la termofìlia sono esponenti di vetustà. Il quale criterio biologico si collega al geografico, ricordandosi, che l'accantonamento è un fatto, il cui inizio data dal cretaceo o dall' eoceno. Se non trattasi adunque di forme dimostrate recenti da criterii morfologici, la diffusione, non ispiegabile con agenzie propagatrici esercitatesi modernamente, è un almeno probabile criterio geografico di vetustà. È necessario però, nell'adoperare tal criterio, porre mente a più maniere di disgiunzione. La disgiunzione della specie, oltre che da estinzione intercalare, può nascere da produzione inter- calare di specie nuova. Quella del genere domanda sempre (se non é estinta la specie madre) l'estinzione intercalare ; ma ora nei due luoghi disgiunti il genere è rappresentato da specie diversa, ora da diversa sezione. Quest'ultimo, caso costituisce una modalità più importante. Qualora trattasi poi di genere mono- tipo, l'importanza non è invero più grande di quella d'una sem- plice disgiunzione di specie, salvo che per la testimonianza sulla storia del genere stesso, e la disgiunzione sua. Che la disgiunzione intanto, comunque si presenti, sia sempre indice di più o meno grande vetustà, si deduce agevolmente dall'essere essa concomitante di regola alla oligotipia, e dall'ac- , cusare l' oligotipia una vetustà. Io credo, che la storia di un genere passi ordinariamente per tre fasi, caratterizzate siste- maticamente e geograflcaraente nell'infrascritto modo : a) oligo- tipia e diffusione; ì)) oligotipia ed accantonamento; e) politipia ed accantonamento, o, invece, casi diversi di disgiunzione. Ma, è bene confessarlo, le formule semplicistiche difettano spesso; dunque si dev'essere assai guardinghi nel fidarsene, specialmente avendosi da fare con un dedalo di fattori, che permette di con- RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 261 fortare a via di fatti le ipotesi più tra loro cozzanti, perché alla contemplazione superficiale sfugge l'azione di circostanze cUlferenti, e sono, a confronto del sintesismo dell'essere, umili ripieghi le notre teorie. (Roma, Agosto 1912). L. NICOTRA. — PRO xeapolitana flora. Il primo colpo d'occhio, che potei gettare sulla Flora dei campi /leg rei del Terracciano seniore, bastò a convincermi della portata grande, ch'essa vanta e della precisione di linee, onde ne è condotto il disegno. Non c'era per altro da dubitare, che il prodotto d'un diuturno, amoroso e non affrettato lavoro, speso da un maestro di stampo antico, dovesse riuscire eccellente ; e fa più piacere che l'autore, uscito dalla scuola di Gussone, senta i destini e l'indirizzo della nuova fitografia, e ponga in capo al suo scritto la conclusione suprema, derivabile dal contenuto di esso, e toccante l'origine e le variazioni della flora studiata. Nicola Terracciano completa cosi le nostre conoscenze relative alla vegetazione del vasto tratto di terre vulcaniche, che cinge Napoli da ovest ad est, e descrive un arco partendo dal Vesuvio e venendo ad Ischia. Egli completa lo studio di Pasquale, di Gussone, di Geremicca e Rippa, onde si era illustrata la flora del Vesuvio, di Ischia, di Precida, di Vivara; e ci fa possedere i risultati di mi' addenda inedito del suo maestro, che viene in continuazione di quelli, cui vediamo apposti a.\V Enumeralo plaìiiar ani inarimensiwn. Aspettiamo, che l'intelligente ed attivo ing. Michele Guadagno ci dia la Flora della penisola sorrentina, e la floristica del paese bagnato dall'incantevole golfo ci sarà nota tutta quanta; ed allora sorgeranno come spontanei i raffronti da istituirsi fra la vegetazione dei due rami di quel paese, formati da terreni mineralogicamente e geologicamente si diversi, e si opportuni a fornirci dati per la risoluzione di importanti problemi fito- geografici. Non posso intanto non esprimere qui la contentezza, che io avrò dal compimento di tanta opera floristica; trattan- dosi precisamente di un lembo d'Italia da me amato con predi- lezione, perchè Sorrento e Precida àn visto nascere i miei avi 262 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA materni; oiid' io sento di esservi come attaccata la mia esistenza, e riuscir qual filiale dovere questo mio afletto. La flora dei campi flegrei ci dà 1102 specie vascolari, fra cui devono primeggiare le accomodate a un sostrato vulcanico, pur non iscarseggiando le idrolìle, le psammofile, le alofile^ perchè ricca di laghetti la regione, e piuttosto sviluppata la linea delle spiagge marittime ad occidente e a mezzogiorno. L'A. si è studiato di trovare le piante segnalatevi dai pre- decessori suoi, usando grandissima diligenza nel rintracciarle, affln di dedurne quali combiamenti si siano qua e là dati fra alcune diecine di anni nella fiora contemplata; cambiamenti ch'egli si aspetta senza dubbio, stante quelli subiti dalle sta- zioni. Egli crede che alcune di cotali piante abbian variato di habitat; e ciò sarà vero forse in parte solamente, non essendo sempre provata la loro precedente assenza nelle località, ove oggi sembrerebbero essere state sbalzate. In compenso delle specie afifatto emigrate, si sono intanto avverati dei guadagni, tra i quali è da stimarsi più ragguardevole quello deW'Eclipta alba Hassk, e l'altro, non rilevato a questo proposito, àeWOxalis cernua Thnb. Lo sviluppo della stazione murale à fatto intro- durre varie calcicele, donde si à un contrasto con la popola- zione silicicola dominante, e vedesi che la flora dell'arco siliceo accoglie elementi dell'arco calcare. Era da prevedersi poi, che questo tratto continentale dell'arco vulcanico napoletano dovesse essere meno improntato dell'ina- rimense da carattere botanico proprio ; ciò, stante la continen- talità sua e la sua varietà di stazioni. Infatti, quantunque un gran numero di forme nuove il Terracciano ne adduca, confessa egli stesso che non vantino grande importanza tassinomica: sommano a più di due centurie, ma non ve ne si contiene che qualcuna meritevole del grado di specie ; anzi un materiale of- fertoci da ricchi erbarii potrebbe render possibili quelle colla- zioni, donde si otterrebbe una diminuzione di tal grande nu- mero. Del resto, multiplicità di esse forme e poca loro importanza stanno in istretto e necessario rapporto con la direzione no- vella, che, in un ambiente cosi vario, à dovuto prendere mol- teplice la trasformazione e l'adattamento delle numerose piante introdottevi, e con la modernità di questo suolo, quindi con la modernità di tale introduzione. RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 2G3 Alleghiamo alcune cifre e tocchiamo di certe particolarità, perchè i copollarii riescali più chiari. Assai più di metà del totale di specie vascolari suddetto è costituita da elementi trovantisi a un tempo ad Ischia e nel continente napoletano. Esattamente questa porzione della somma intera è 0,58. Più di un terzo della stessa ne formano, e pre- cisamente i 0,36, le specie, che trovansi soltanto sul continente, e che sono state già contemplate da Tenore. Il resto è dunque ben poca cosa ; e due terzi di esso sono rappresentate da piante, che già ci erano state indicate solo per l'isola d'Ischia, cioè erano state contemplate da Gussone, mentre l'altra terza parte è rappresentata dal numero delle piante, che né Gussone né Tenore avevan prese in considerazione, perchè non trovantisi nella regione da loro illustrata, o da loro non trovatein. Questa scarsezza di elementi speciali non era sfuggita al Gus- sone, comechè egli avesse ad oggetto di suo studio la porzione men povera, e non usasse di criterii assai rigorosi nel creare specie, scrivendo della Flora marwiensis. ^ Nella prefazione ne enumera undici ; ma vi si deve aggiungere il suo Salix con- siricta, e qualche elemento scoperto dopo di lui, come la Rosa ischiana (meglio inarimensis) ; mentre ne van soppressi altri, come V Heliotropiicm niacrocarpum, riconosciuto identico a specie orientale, il Gladiolus iaarimensis che trovasi magari in Sardegna, la Kochia saxìcola nelle Eolie, il Polygonum gracile in Sicilia, la Bigitaria gracilis, òhe Terracclano ora indica pei Campì flegrei. Reca inoltre ivi una lunga serie di specie comuni sul continente, ma desiderate in Ischia; il che collima con la maggior impronta su notata di caratteristica bo- tanica per quest'isola, come vi collima la serie, sebbene men lunga, immediatamente successiva, di piante inarimensi ignote al continente napolitano, delle quali però taluna or è da sop- primersi, perché trovata nei Campi flegy^ei (come il Linum corijmhulosHm), a Montevergine (come la Care.no olMensis) nei Campì flegrei e a Castellammare (come la Staiice inarìmensis). Degno di nota è che ben altre più o men rare piante or sap- piamo dalla testimonianza del Terracciano condivise fra Ischia ' Ricordo che il Prof. Parlatore mi discorreva un giorno di questo eh' egli chiamava jordanismo di essa opera. 264 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA e Campì fleg rei: Alliam ìiemanthwn, ^ A. comriiutatum, Agro- pyruni scirpemn, Poa sylvicola, Yiilpìa Gaudiniana, " Seiaria anibigua, Serapias parviflora, Sagina paiida, Medicago Mu- rerò, Heliotropiam iernm/lorinn, H. macrocarpum, Linaria Prestandreae, Orobanche pttbescens. Calendula micrantha, Hie- racmm LacAarU, Plantago ceratophylla, Polygonum Gussonii, Atriplex platysepala, A. raacrodira. Non parlo delle Fumaria diverse, che non figurano nella Flora neapolilana del Tenore, forse perchè confuse, e che, dopo essere state rilevate nella Flora inarimensis, or lo sono in quella dei Campi p.egreì Vorrei dire bensi, che l'essere diventate stanza di piante abi- tatrici di lontane terre è un' evenienza comune ad Ischia ed ai Campi flegrei, ma più frequente nella prima di queste due lo- calità. Né Gussone ne Terracciano lasciano inosservato il fatto ; anzi recano gli esempi illusti'i, che lo dimostrano; però sarebbe ottima cosa aggiungere a quelli recati dal primo il Cerasiimn luridnm, la Spergida valgaris, YOnonis spinosa, \si Ferula no- diflora, il Galiam elaiam, il Senecio lycopifolius, la Filago spathutata, la Ceniaurea aplolepa, la Valerianella auricula, la Lysimachia Linwn-stellatum, V Heliotropiam Bocconii, le Orobanche inmctata e Rapimi, V Origanwn niacrostachymn, VOphrys faciflora, la Tidipa oculus-solis, gli Allium Gaspa?'- rinii, e Coppolerii, VAira Corsica, la Woodwardia radicans; ai recati del secondo il Chenopodium pedunculare, la Carlina involucrata, V Andryala undiUaia. Tal frequenza maggiore con- corre a segnai'e di maggior caratteristica la flora inarimense; ribadisce perciò quel che sopra si è detto, e che risulta dal calcolo ; pel quale si à tra numero d'elementi speciali e totalità di popolazione vegetale un quoziente doppio per Ischia di quello che si à pei Campi flegrei. ^ * Non so pei'cliè Gussone non abbia riferito fra le caratteristiche d'Ischia questa sua varietà, sos2:)ettata magari specie propria. ' Era stata confusa da Tenore con la V. ciliata. * Delle 875 specie siDontanee d'Ischia 80 circa sono aliene alla Fiora neapolitana, ma appartengono per metà a quella dei Campi flegrei; la quale a sua volta ne presenta 20, che non figurano in Tenore né in Gussone. Quindi il quoto è per quella 0,04, per que- sta 0,02. RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 265 Finalmente un divario lo recano le piante naturalizzate o comechessia conrlivise con flore lontanissime ; poiché mentre i Mesemljryanthemuni edule ed acìnaciforme trovansi in en- trambe quelle due località napolitane, nell'isolana soltanto ab- biamo VAloe vidgaris, la Baiatas lUoralis, il Dactylocteniam aegyptiacimi, il Ci/perus polystacliyu^. singolarissime stirpi, imprimenti alla vegetazione una fisonomia straordinaria, sfidanti le nostre ipotesi, tanto più che con l'isolamento grandissimo, ostile all'idea d'una spontanea propagazione, congiungesi l'in- capacità di sormontare sian magari brevissime distanze nel- l'isola nostra. Roma, Settembre 1912. A. TROTTER. -RAFFAELE SPIGAI. -CENNI BIOGRAFICI. In tanto lodevole fiorire di scritti agrologici sulla Tripolitania ben di rado occorre di leggere il nome di Raffaele Spigai. Eppure è da annoverarsi tra i primi che si sieno occupati con interesse dell'argomento, scrivendo un lavoro veramente origi- nale sull'agricoltura tripolina, da poter essere consultato con profitto anche oggidì. Egli è anche tra i pochi italiani che ab- biano contribuito alla conoscenza biologica della regione, sopra tutto per la parte crittogamica, in un'epoca nella quale la con- quista della Libia era ancora per noi una vaga e problematica aspirazione. Sembra quindi doveroso il ricordo di questo italiano, conti- nuatore laggiù dell'opera di Della Cella, del milanese Haimann, di Camperio, di Mameli e di qualche altro. Raffaele Spigai nacque in Calci, prov. di Siena, da Ranieri e Giuseppina Nannipieri, il 24 ottobre 1850. Fu maestro a Li- vorno per circa li anni ed in questo tempo Egli occupava le ore libere dalla scuola nello studio delle Matematiche e delle Scienze Naturali, frequentando lezioni anche all'Università di Pisa dove ottenne anche l'abilitazione per l'insegnamento di dette Scienze. Bull, della Soc. hot. ital. 19 266 KIUNIONE eTRAOKDINARJA IN GENOVA Perciò, nel 1884, lo vediamo prima insegnante di Matematiche e di Scienze Fisiche e Naturali, quindi contemporaneamente e sino al 1888, Direttore della R. Scuola Tecnica Commerciale di Tri- poli, allora istituita ed una delle più belle e più benefiche af- fermazioni di italianità nella Tripoli ottomana. Durante tutto il tempo della sua dimora laggiù, prese grande interesse alle ricerche botaniche : raccolse un discreto materiale fanerogamico, che in parte fu utilizzato anche dal Prof. Ascherson, fece al tempo stesso raccolte di Alghe, di Licheni, di Muschi, di Funghi, che fornirono argomento alle prime pubblicazioni desti- nate ad illustrare la Ci'ittogamia della Tripolitania. ^ Anche le prime notizie sui microrganismi della fermentazione del vino di Palma, o laghi, le dobbiamo al materiale con interessò raccolto a Tripoli dallo Spigai e da Lui inviato al Gasperini.* Solo nel 1895 Egli potè tuttavia pubblicare il suo interessante lavoro, Il terreno agrario e la Flora della regione tripolitana, ^ frutto della sua permanenza a Tripoli, breve monografia a ca- rattere agrario, dove però anche il botanico potrà trovare utili osservazioni, un elenco di 116 Fanerogame (non utilizzato dai Signori Durand e Barratte nel loro Prodromus), nonché un primo e lodevole tentativo di descrizione delle varietà locali della Palma da dattero. Da Tripoli, egli passò a Costantinopoli, incaricato dal Mi- nistero degli Esteri d'istituirvi una Scuola Tecnico-Commer- ciale ed al tempo stesso Ispettore di tutte le Scuole italiane di quella regione, sino al 1894. Anche a Costantinopoli, malgrado le più assidue occupazioni, non dimenticò le raccolte botaniche ' De Toni G. B. e Levi Morenos D., Pugillo di Alghe Tripolìtane, « Rendic. R. Ac. Lincei », IV (1888) p. 240. — Secondo pugillo di Alghe Tripolitane. Ibid., 2° sem., 1892, p. 140. — Terzo pugillo di Alghe Tripolitane. Ibid., l» sem., 1895, p. 451. Baroni E., Sopra alcune crittogame africane raccolte presso Tri- poli di Barberia dal Prof. Raffaello Spigai. « Bull. Soc. bot. it. », 24 (1892), pp. 239-243. — Sono 14 Licheni, 3 Muschi, 1 Epatica^ 6 Funghi. * GàsperiniG., Il Leghi a vino di Palma. « Nuovo Giorn. bot. it. »j XX (1888), p. 445. 3 In « Atti Soc. Tose, di Se. Nat. in Pisa ». Memorie, v. 14 (1895) pp. 386-422, tav. XIV-XV. IIIUNIONB STRAORDINARIA IN GENOVA 267 le quali fornirono argomento ad una breve nota del prof. E. Baroni. ^ Intorno a quell'epoca pare egli sia stato richiamato a Roma per assumere un ufficio al Ministero, ma un colpo apoplettico, il 14 novembre 1895, troncava in Pisa quella laboriosa esi- stenza. 2 Dopo la morte dello Spigai, a quanto mi riferisce il Prof. Ar- cangeli, le sue raccolte botaniche pare sieno state vendute dagli eredi ma non si sa dove sieno andate a finire. Certo nell'Erbario dell'Orto pisano non esistono piante da lui raccolte, mentre Egli era solito frequentare quell'Istituto botanico nelle vacanze autun- nali per studiare le Fanerogame raccolte in Tripolitania. Anche le raccolte algologiche pare abbiano seguito la stessa sorte, a quanto mi riferisce il prof. G. B. De Toni. Solo nel modesto Gabinetto di Storia Naturale della R. Scuola Tecnico-Commerciale in Tripoli, ho potuto rinvenire un erba- rietto di piante tripoline, riunito dallo Spigai negli anni 1886-1887, evidentemente a carattere scolastico e duplicato delle sue rac- colte, lodevolissima iniziativa la quale però non trovò seguito nei suoi successori. ^ Sono poi fatte le seguenti comimicazioni : Il Prof. VoGLiNO presenta a nome del Dott. Mariano Savelli del- l' Osservatorio fitopatologico di Torino campioni di acini di vite con numerosi periteci di Uncinida spiralis trovati presso Aosta. Il Prof. PlROTTA parla Intorno al l'ino di Bàrrea, cioè a un Pino che vive spontaneo nell'alta valle del Sangro. Esposti i carat- teri, dimostra che esso va ascritto al Pinua nigra Arn., e coglie 1' occasione per alcune considerazioni intorno all' area di distribu- zione di questo Pino nell' Italia meridionale. ^ Baroni E., Sopra alcune crittogame raccolte dal Prof. Raffaello Spigai presso Costantinopoli. « Bull. Soc. hot. it. », 23 (1891), pp. 806- 313. — Sono 35 Licheni, 3 epatiche e 9 Muschi. ^ Questa è la data che io ebbi per cortesia dal comm. Scalabrini del Ministero degli Esteri ; il 16 novembre invece, secondo gentil- mente mi scrive il Prof. Barsali, dal quale ebbi pure altre interes- santi notizie. ^ Sono 3 pacchetti, di piccolo formato, contenenti complessiva- mente 161 specie, molte delle quali in frammenti già guasti dagli insetti. 268 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA Il Prof. Béguinot riferisce su una sua : Contribuzione alla flora estivo-autunnale dell' isola di Prinkipo [Mare di Marinara). L'A. vi illustra un manipolo di specie raccolte da un'allievo del- l'Orto Botanico di Padova nel 1907, soflFermandosi sulle peculia- rità floristiche e fitogeograficlie dell'isola. Riferisce inoltre su di un altro suo lavoro fatto in collaborazione col sig. N. Belosersky : // polimorfismo, le affinità sistematiche e Varea distributiva di Apo- cynum venetum L. Gli A. riassumono le ricerche morfologiche, anatomiche, biolo- giche e fitogeografìche di questa specie in confronto con quelle asiatiche e come preparazione della completa monografia del genere. Il Prof. Pknzig presenta un grande numero di noduli e concre- zioni calcaree, bianche, rotonde o bislunghe, da lui trovate entro piccole conche d' acqua poco profonda, in stillicidii esistenti sul pendio occidentale del Monte Porcile, poco sopra il letto del Tor- rente Secca, affluente del Polcevera. Questi noduli d'aspetto assai originale (sembrano confetti di zuc- chero bianco) sembrano dovuti all' azione di Microrganismi vege- tali, e più precisamente di una specie di Streptothrix, ì cui fili den- samente intrecciati ed aggrovigliati formano una specie di scheletro organico (che rimane dopo la distruzione dell'incrostazione di car- bonato calcico). Pochi filamenti di Oscillarle si trovano frammisti agli Streptothrix. Per questi caratteri le concrezioni qui illustrate differiscono da altre, osservate da altri autori, e che sono a base predominante di Riviilariaceae o Oscillariaceae. Il Prof. Cortesi a proposito di quanto ha detto il Prof. Penzig sopra a queste interessanti formazioni calcaree comunica che quando il Prof. Pirotta e lui studiarono la collezione botanica portata da S. A. R. il Duca degli Abruzzi dal Ivarakoram osservarono una scatola ripiena di uno strano groviglio di filamenti calcarei. Esa- minata sommariamente tale formazione risultò costituita di capelli umani ricoperti da una guaina di concrezioni calcaree, molto pro- babilmente di origine organica perchè in esse abbondano microrga- nismi vegetali. Tali formazioni furono raccolte in sorgenti termali calde dell'India ove gli indigeni si recano per curare alcune malattie. Il Prof. Gola in appoggio all'ipotesi emessa dal Prof. Penzig sulla genesi di tali concrezioni ricorda le osservazioni del Klebs e quelle del Devaux sulle proprietà delle guaine gelatinose delle alghe di precipitare i sali di calcio, e di alcuni metalli pesanti. Il Prof. Mattirolo aggiunge che anche nel R. Orto botanico di Torino, specialmente sulle terre delle Felci, si trovano delle depo- sizioni calcaree analoghe forse a quelle descritte ora dal Prof. Penzig che rivestono porzioni sottili di pezioli o porzioncine di materiale vegetale. Esse assomigliano a produzioni fungine. RIUNIONE STRAOK DINARI A IN GENOVA 269 Il Prof. Ugolini i-iassume la sua memoria su: Campanula ehitine L. e C. elatinoides Moretti sulle Alpi Centrali. L'A. afferma che nelle Alpi Centrali — cosi nel Comasco come nel Bergamasco e specialmente, per sua più diretta conoscenza, nel Bresciano — esiste una campanula compatta, robusta, a picciuoli e peduncoli brevi, biancastra, tomentosa, a foglie grosse e racemi stretti e fitti, clie vive sulle rupi calcareo-dolomiticlie, aride e soleggiate : è la C. elatinoides tipica. Esiste poi un'altra campanula slanciata, gracile, a picciuoli e peduncoli lunghi, verde, glabre- scente o quasi affatto glabra, a foglie sottili a racemi lassi e dira- dati, che vive su rocce parimenti calcareo-dolomiciche, ma a livelli elevati o in vallette anguste, ripari sotto roccia e persino entro grotte, in stazioni umide e ombrose : è una campanula, se non in tutto iden- tica alla elatines, la quale cresce nelle Alpi occidentali — come in Piemonte — in roccia silicea, in siti umidi, erbosi e per lo più non soleggiati, però ad essa vicinissima, onde l'A. la chiama provvisoria- mente C. subelatines Ugolini. Esistono infine forme di transizione per organizzazione, vita ed ambiente, che l'A. indica come C. inter- media Ugolini. Si ha così un ciclo di piante, che fra 1' altro offre uno splendido esempio di plasticità della specie vegetale. Un più ricco materiale, da raccogliere generalmente fuori dell'area centrale, ed il sussidio di culture sperimentali permetteranno di stabilire il valore sistematico assoluto e comparativo di queste forme e di quelle descritte (C. istriana Feer, C. garc/anioa Ten., ecc.) come proprie dell'Alpi Orientali e doli' Italia sud-orientale, ed indurranno sicu- ramente ad ammettere che in questo caso non si può parlare, conìe si è fatto finora, di vicarismo geograjìoo, ma piuttosto della ripeti- zione di forme identiche o strettamente affini nei diversi settori dell'area distributiva, dovuta alla riproduzione di identiche o gran- demente simili condizioni ambientali. L'esposizione riassuntiva di questa memoria fu accompagnata dalla esibizione di esemplari, e nella discussione che segui il Prof. Longo e il Prof. Mattirolo, a sostegno della osservazione del Prof. Ugolini, citarono i casi di plasticità altrettanto mirabili da loro rilevati, ri- spettivamente, per la C. canescens Schouw. e la C. frar/ilis Cyr. della Calabria, e per la C. isophylla Moretti della Riviera Ligure. Più succintamente espose pei gl'intenti e i risultati di una seconda memoria concernente : Varietà e /orme nuove di piante e cause prohahili della loro origine. L'A. afferma la necessità e l'utilità di distinguere e denominare forme e varietà nuove di piante, quando siano caratteristiche e si presentino legate a determinate circostanze arùbientali, e fa vedere con qualche esempio come di quelle non poche da lui create — e pubblicate man mano nei sette ^/erec//?, finora usciti^ di piante nuove a rare pir il Bresciano — egli, oltre ad averne dato l 'esatta carat- teristica e la descrizione, ha indagato e stabilito l'ecologia e la 270 ^ RIUNIONE STKAORDINAEIA IN GENOVA biologia : il che ha l'atto del pari per numerose altre entità non nuove per la scienza, da Iva raccolte e studiate nei diciotto anni di esplorazione della flora bresciana. Tutte queste piante l'A. poi le rimette in gruppi, che sono gruppi di adattamento, ed il cui studio, da farsi naturalmente anche col metodo sperimentale, è destinato a gettare almeno qualche luce sul problema della origine delle forme vegetali. Non manca però l'A. di ricordare anche alcune piante le quali o vengono in ambienti diversi ma senza offrire notevoli diversità morfologiche (come Getitiana Kochiana Perr. et Long, e G. Clusii Perr. et Long.ì, oppure sono indifferenti in ordine alla ecologia. Infine dà brevi cenni della sua terza memoria, la quale versa : Sulla fiora della pianura bresciana. Alla descrizione del paesaggio botanico ed all'elenco delle piante, l'A. fa seguire il raggruppamento degli elementi floristici della pianura in residui dell'antico ammanto vegetale (elementi nemorali, palustri, ecc.), rappresentati della vegetazione spontanea attuale (lungo le rive delle correnti, in siti incolti, brughiere, stazioni antropiche, ecc. i, spiccate termofughe, e cesi via. Sono poi presentati e brevemente riassunti due lavori che per la loro mole figureranno nel Nuovo Giornale : Zangheri P., La Flora del Circondario di Fori). ZoDDA G., Studio hriogeografico sulla Basilicata. Il 21 ebbe luogo la visita al Giardino Hanbury alla Mortola (Ventimiglia) intervenendovi i soci Béguinot, Bicknell, Cortesi, Penzig, Traverso, il Segretario Pampanini, ed alcuni altri botanici : Mader, jMameli, ecc. Con la guida del Direttore del Giardino, Sig. A. Bei'ger, i visitatori poterono ammirare il superbo Giardino ed in special modo le ma- gnifiche collezioni di piante grasse, delle quali il sig. Berger, ben noto per i suoi lavori su di esse, si occupa in particolar modo. Agli intervenuti lady Hanbury gentilmente offri una colazione. ADUNANZA DKL 22 OTTOBRE 1912. Presidenza del Vicrì-Presidente Baccarini. Alle ore 9 in una sala del Palazzo S. Giorgio la seduta si apre', presenti i soci seguenti : Cortesi, De Toni, Gortani, Longo, Mat- tirolo, Pampanini, Persone, Traverso, molti dei Rappresentanti le Associazioni aderenti all'invito della Secietà Botanica per un'in- tesa sulla protezione dei Monumenti Naturali in Italia, ed altri. Presiede il Prof. P. Baccarini, e funzionano da Segretari i Prof.''' Pampanini e Vaccari. HIUNIONK STRAORDINARIA IN GENOVA 271 Aperta la seduta vieu data lettura di due telegrammi delle LL. EE. i Ministri della P. I. e d'Industria e Commercio con i quali delegano i loro rappresentanti rispettivamente il R. Provveditore agli Studi di Genova ed il Prof. R. Pirotta ; ed inoltre di un tele- gramma di adesione e di augurio all'On. Rossi. Indi, dopo un breve discorso d'apertura del R. Provveditore agli Studi, Comm. C. Vigoni, il Presidente dà la parola al Segretario Pampanini, il quale riassume brevemente la seguente relazione : Per la protezione dei Monumenti naturali in Italia. Con l'elevarsi della civiltà si sviluppò il concetto che noi non siamo i proprietari dei Monumenti lasciatici dalle generazioni che ci anno precedi^to, ma solo i de- positari per le generazioni future ; e mentre dapprima riguardò soltanto il patrimonio artistico e storico, si è poi esteso a queUo estetico e scientifico, anche alla conservazione, cioè, dei paesaggi, della flora, della fauna e della fisionomia geologica e geografica di ter- ritori particolarmente importanti. (1) Pertanto nella maggior parte degli Stati europei si 'sono adottati provvedimenti legislativi per la prote- zione dei Monumenti naturali ; in altri la difesa fu as- sunta da associazioni naturaUstiche o sportive; pochi sono quelli nei quali nulla, o nulla ancora di concreto, è stato fatto a tale riguardo : il Portogallo, la Spagna, gh Stati Balcanici, l'Italia. (2) vSpecialmente in questi ultimi anni il movimento per la protezione deha Natura assunse uno sviluppo in- tenso, ed aha testa di esso sta ora la Svizzera. In Italia — che, a tale riguardo, nel campo delle idee fu tra i primi degli Stati europei — il merito dei più lon- tani tentativi per la conservazione dei Monumenti natu- rali spetta a Vittorio Emanuele II, il quale stabih la pro- tezione dello stambecco sul Gran Paradiso, ed al Club 272 UIUNIONK STRAORDINARIA IN GENOVA Alpino Italiano. Nel 1877, difatti, la sezione « Verbano » prese l'iniziativa per i rimboschimenti nelle Alpi, ini- ziativa che nel 1880 condusse alla costituzione in seno allo stesso Club Alpino di una «Società triennale promo- trice della silvicoltura in Italia » ; nel 1880 la stessa se- zione decise di acquistare un masso erratico nel Comune di Vignone per salvarlo dalla distruzione che lo minac- ciava; nel 1883, e poi a più riprese, in seguito ad una Re- lazione sulla flora alpina presentata nel 1882 dal prof. O. Mattirolo al II Congresso degU Orticoltori italiani a To- rino e nella quale si proponeva di chiedere al Governo disposizioni legislative per la protezione della flora delle Alpi, il Club Apino Italiano tentò di attuare la difesa della flora delle Alpi ; nel 1897, infine, inaugurandosi al Piccolo S. Bernardo il Giardino alpino « Chanou- sia », (3) auspice il Club Alpino Italiano, sorse la « Pro Montibus » avente per scopo non solo la soluzione del problema montano, ma anche la protezione della flora e della fauna. (4) Voci isolate sempre più frequenti si ele- varono per lamentare le devastazioni cui soggiaceva la fauna e la flora nostre (5) od anche gli altri Monumenti naturali, invocando l'istituzione di associazioni per la loro difesa, (6) o, come nel 1882, provvedimenti legisla- tivi, (7) o r istituzione di un Parco nazionale. (8) Vi fu anche qualche raro esempio di iniziative private per la custodia e la protezione di specie in via di scomparire. (9) La Società Botanica Italiana già nel 1891 si era vi- vamente interessata per la conservazione del Papiro ; lo scorso anno poi riprese risolutamente l'iniziativa per la protezione della flora e dei Monumenti naturali in genere, e discusse ampiamente la questione nella sua Riunione generale in Roma (12-16 ottobre 1911) decidendo di promuovere una intesa a tal fine fra le RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 273 le altre Associazioni che mirano all'incremento delle Scienze naturali. (10) Da allora il movimento si aftermò e si estese. (11) Diversi giornali pubblicarono articoli sulla questione portandola a conoscenza del pubblico e mettendone in rilievo l'importanza (12) e ne trattarono pure riviste scientifiche, agrarie o sportive. (13) Fu considerato l'aspetto giuridico del problema (14), e quello pratico per la protezione della selvag^gina e della flora nella R. Foresta del Cansiglio. (15) La semina delle piante alpine da opporsi al sistema del trapiantamento dalla montagna, una delle cause più gravi della distruzione della flora alpina, fu ampiamente discussa e fortemente propugnata. (16) Infine il prof. ]\Iattei trattò della pro- tezione della flora riguardo alla Sicilia, conchiudendo che si dovrebbe incominciare con un' inchiesta sulla condizione della flora nelle singole regioni d' Italia, dalla quale dovrebbe emergere quali sono i provve- dimenti d'ordine generale necessarìi per la protezione della flora e quali d'ordine locale per la difesa delle specie più rare ed importanti. (17) La sezione di Verona del Club Alpino Italiano, me- more dell'opera spiegata pel passato dall'Associazione in favore della flora, rivolse un appello agii alpinisti invitandoH a non distruggere le piante alpine ed in special modo V Edelweiss. (18) A Cernobbio, fin dall'ottobre scorso, si costituì una Società scolastica per la protezione non solo degli animah, ma anche delle piante e dei fiori. (19) La R. Accademia di Scienze di Napoli lo scorso feb- 274 RIUNIONK STRAORDINARIA IN GENOVA braio invitò il prof. Monticelli (zoolog"o) ed il prof. Ca- vara (botanico) a riferire sull' adesione del Governo italiano — precedentemente (settembre 1910) trattata anche dall' Unione Zoologica Italiana — alla « Weltna- turschutz » promossa al Congresso zoologico interna- zionale di Graz nell' agosto 1910 e nel cui Comitato provvisorio il prof. Monticelli rappresenta l' Italia. (20) I Comandanti di quasi tutti i Reggimenti Alpini (2", 4°, 6°, 7", 8°) e quelli dei due Reggimenti x\rtiglieria da Montagna aderirono all' iniziativa della Società Bota- nica Italiana invitando — sull' esempio del Colonnello del T Regg. Alpini — gli ufficiali a sorvegliare affin- chè i soldati non distruggano inutilmente i fiori alpini ed a collaborare ah' intento della Società Botanica Ita- liana segnalandole gli atti di vandalismo dei quali ve- nissero a conoscenza. (21) E così pure, seguendo l'esempio del R. Provveditore agU Studi della Provincia di Belluno, i Provveditori agh Studi delle Provincie di Udine, Sondrio, Como, Torino e Cuneo invitando i maestri ad inculcare nei fanciulli il rispetto non solo agli ucceUi ma anche alle piante alpine, e — quello di Cosenza — l' amore ed il rispetto per la flora e per la fauna in generale. (22) Qualche insegnante iniziò già una attiva propaganda in questo senso. (23) Un voto di approvazione e di augurio all' opera spie- gata dalla Società Botanica Italiana fu approvato dal Consiglio Provinciale Scolastico di Belluno. (24) II Consiglio Comunale di S. Vito del Cadore (Prov. di Belluno) approvò un ordine del giorno di plauso al- l' iniziativa della Società Botanica Itahana e d' invito al Deputato del Collegio di appoggiarla (25) ; e cosi pure il Consiglio Provinciale di Belluno. (26) HI UNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 275 La Società Zoologica Italiana nella seduta dell'otto- bre u. s., dopo speciale comunicazione del prof. L. Vac- cari, affidò a questi l' incarico di riferire sulle condi- zioni della fauna in Italia e sulla protezione di essa. Nella sua esauriente Relazione il prof. Vaccari espone criticamente ciò che in Italia è stato fatto per la pro- tezione della fauna e ciò che si dovrebbe fare ; mo- stra come finora quasi sempre i provvedimenti — per lo più inadeguati — siano stati intesi a salvaguardare la selvaggina non la fauna nella sua integrità, ed ab- biano quindi un significato economico ma non scienti- fico ; esamina quali sarebbero i mezzi più adatti per raggiungere ambedue gli scopi : leggi e misure pre- ventive riguardo alla caccia, propaganda educatrice — specialmente a mezzo dei sacerdoti e dei professori delle cattedre ambulanti d'agricoltura — istituzione di circoli cinegetici, di cooperative di pesca e di riserva di caccia, ma sopratutto di Parchi nazionali nei quali r intera fauna sia tutelata. (27) Ed il Ministro di i\gri- coltura, Industria e Commercio, S. E. Nitti, facendo sue parte di queste conclusioni, l'aprile scorso si ri- volse agli Istituti ed agli Enti agrari ed alle Associa- zioni di cacciatori per la protezione della selvaggina, raccomandando « di volere con grande amore e con tutta la cura dedicarsi ad ottenere, coi mezzi che più riterranno opportuni, che gU educatori naturali ed ascol- tati del popolo, (*) e specialmente nelle campagne, vo- gliano assumersi il nobilissimo incarico dell'apostolato per il rispetto alla selvaggina, il quale è alta opera di educazione morale e civile ». (28) All'invito della Società Botanica Italiana per un'in- (*) I ÌMaestri ed i Sacerdoti. 276 UlUNIONE STKAORDINAUIA IX GKNOVA tesa riguardo alla protezione dei nostri Monumenti na- turali aderirono le Associazioni seguenti : Accademia Dafnica dì Scienze, Lettere ed Arti (Acireale). {Bappr ), R. Accademia d'Agricoltura di Torino, f [Eappr. Prof. 0. Mat- R. Accademia delle Scienze di Torino. ) tirolo). R. Accademia delle Scienze fisiche e matematiche di Napoli. {Rappr. Proff. F. Cavara e S. Monticelli). R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti (Modena). (Rappr. Prof. G. B. De Toni). Ateneo Veneto (Venezia). {Rappr ). Pontificia Accademia Romana dei Nuovi Lincei (Roma). {Rappr ). Associazione nazionale per i paesaggi ed i Monumenti pittoreschi d'Italia (^Bologna). {Rappr. Presidente e Prof, G. B. De Toni). Associazione « Pro Montibus » veronese (Caprino [Prov. di Verona]). {Rappr. Prof. L, Vaccari). Circolo Speleologico e Idrologico Friulano (Udine). {Rappr. Magg. Cav. 0. Boggiani). j Sede centrale (Torino). {Rappr. Presidente Prof. Se- natore L. Camerano). 0 • § I Sez. di Bergamo. {Rappr ). 9Q I „ Firenze. {Rappr ). «^ 1 Q I ,, Vertano (Intra). {Rappr. Magg. CaT. 0. Bog- 1 j giani). ^ I „ Milano. {Rappr ). "a I „ Roma. {Rappr. Prof. G. Cora). „ Schio. 1 i {Rappr. Prof. G. Marignoni). R. Istituto d' Incoraggiamento di Napoli. {Rappr. Professori F. Cavara e S. Monticelli). RIUNIONE STRAORDlNAlilA IN GENOVA 277 R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (Venezia). {Rappr. Prof. G. B. De Toni). Società Alpina Friulana (Udine). {Eapjjr. Magg. Cav. 0. Bog- giani). Società dei Naturalisti e Matematici in Modena. {Rappr. Prof. D. Pantanelli). Società degli Agricoltori Italiani (Roma). {Eappr. Prof. G. Cuboni). Società dei Naturalisti (Napoli). (Rappr. Prof. N. Pierantoni). Società « Pro Montibus et Sylvis » di Bologna. {Rappr. A. Ghigi). Società « Pro Montibus et Sylvis » di Schio. (Rappr. Prof. G. Marignoni). Società « Pro Montibus et Sylvis » di Udine. {Rappr. . . )• Società « Pro Montibus et Sylvis » di Venezia. (Rappr. . ). Società « Pro Montibus et Sylvis » di Verona. {Rappr. Prof. L. Vaccari). Società Geologica Italiana (Roma). (Rappr. Prof. N. Issel). Società Italiana di Scienze Naturali (^Milano). {Rappr. Prof. M. De Marchi). Società Orticola della Provincia di Como (Como). (Rappr. Prof. A. Lenticchia). Società Siciliana di Scienze Naturali (Palermo). (Rappr. March. A. De Gregorio). Società Toscana di Scienze Naturali (Pisa). {Rappr. Prof. G. Romiti). Società Zoologica Italiana (Roma). j (Rappr. Prof. Société de la Flore Valdótaine (Aosta). ) L. Vaccari). Unione Zoologica Italiana (Napoli). {Rappr. Prof. S. Mon- ticelli). 278 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA Il mezzo mig-liore, e, ad ogni modo, il primo al quale bisognerà ricorrere per raggiungere l' intento della protezione dei nostri Monumenti naturali, si può, allo stato attuale della questione, indicare nella Costituzione di un Comitato nel quale la Botanica, la Zoologia, la Geologia e là Geografia fisica sieno rappre- sentate. Esso dirigerà il movimento per la difesa della Natura in Italia escogitando i mezzi più adatti alla sua riuscita. (29) Subordinatamente, è bene considerare alcuni fra i principali di questi mezzi indicandoli come traccia per l'azione del Comitato: 1." Attiva propaganda, non solo nel campo scientifico ma so- pratutto fuori di esso, e costituzione di un capitale. (29, 30) 2.° Ottenere la istituzione di Parchi nazionali rispondenti alle necessità della protezione dei Monumenti naturali nostri. Ed i primi passi da compiersi a tale scopo dovrebbero essere : a) ottenere che per le bandite di caccia reali e governative od anche per bandite di caccia private, esistenti o da istituirsi, il significato di riserva sia esteso anche alla fiora ; (31 ) b) ottenere che le foreste demaniali, ed eventualmente an- che altri terreni demaniali., che non possono per varie ragioni essere dichiarati riserve faunistiche, siano almeno dichiarati riserve fioristiche ; (32) e) ottenere che V istituzione del progettato Parco nazionale nella Valle di Livigno sia fatta con criteri veramente scientifici. (33) 3." Otteìiere provvedimenti legislativi atti a salvaguardare i nostri Monumenti naturali. (34) RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 279 NOTE. 1. — Non saprei meglio esprimere l'importanza e la necessità della protezione dei monumenti naturali se non ripetendo le parole con le quali recentemente Massart trattò la questione riguardo al Belgio :(*) « .... nous ne devons pas — nous ne pou- vons pas — permettre que les derniers coiiis de nature qui nous restent encore s'effacent devant l'arti ficiel. L'augmenta- tion croissante de notre population aura beau rendre la concur- rence vitale de plus en plus apre, nous porterions vis-à-vis des générations futures une responsabilité par trop lourde, si nous ne leur laissions pas la taculté de constater de visu, ne (iit-ce qu'en un petit nombre de points, quel était l'état pbysique de notre pays avant son entiére dénaturation. Ancun historien n'oserait évoquer les moeurs et les coutumes de nos ancétres du moyen àge — pour ne pas remonter au de là, — s'iì n'avait jamais vu de bois, de bruyères ou de vallées semblables à celles de ce temps. Alors que les historiens déplorent amèrement que d'archives aient été détruites, — par ignorance, le plus souvent, — oserions-nous, — nous qui savons leur valeur, — supprimer les documents historiques les plus importants de tous, ceux qui nous reportent dans les conditions raèraes où se sont déroulés les grands faits historiques? Et par grands faits historiques, il faut entendre, non l'abdicatìon d'un prince dans tei palais, ni mème la bataille qui a été livrèe dans tei endroit, mais les phénomènes économiques qui de tout temps ont domine l'histoire : ils deviendront inintelligibles si l'on n'a plus la connaissance précise du milieu physique où ils se sont passés. Et que de problèmes resteraient indéfiniment sans solution si l'on ne disposait plus de quelques lambeaux encore vierges, Est-ce sur un terril de charbonnage ou dans une rivière em- poisonnée par l'industrie que le botaniste et le zoologiste de l'avenir iront récolter leur matèrici d'étude ? Si ou laisse dé- (*) Massaut J., Pour la proteotion de la nature en Delgique. Bruxel- les, 1912, p. 14 e seg. 280 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA truire les belles coupes géologiques, le pauvre professeur devra doiic se coiitenter de les dessiner au tableau, et dire adieu à tout espoir de progrès ! Peiisez-vous que Darwin aurait coiigu sa théorie si feconde de l'Évolution par la Sélection naturelle, qui a bouleversé et revivifié toute la Biologie, s'il n'avait pas eu l'occasion de voir dans des pays neufs les bètes et les plantes luttant libremeiit pour la vie ? Et toute la surprenante floraison des travaux actuels sur la ÌNIutation, n'a-t-elle pas pour origine des observations faites dans la nature ? Si les coteaux rocheux de rOurthe, de la Mense et de la Lesse avaient été exploités Gomme carriéres, il y a un siécle, alors que personne n'avait la moindre notion de la Préhistoire, les cavernes auraient été détraites sans livrer leurs secrets, et nous ne connaìtrions rien de l'Anthropologie prèhistorique, une Science dont les enseigne- ments ont jeté tant de clartés imprévues sur revolution de notre raentalité. Pour qu'une science sargisse, il ne suffit pas que les faitfe soient là; il faut encore qui ils se groupent de fagon à amener la réflexion et qu'ils soient assez probants pour répondre tout de suite aux premières objections qui se dressent. Précisement, dans les cavernes, la présence simultanee d'os- sements d'animaux, fendus ou brùlés, d'ossements humains et de silex taillés ou polis, devait appeler l'attention sur la possibilité de l'Homme fossile. Plus tard la Préhistoire put étendre ses investigations bien au delà des grottes ; mais il n'en est pas moins vrai que de celles-ci sortit l'impulsion pre- mière qui révéla à notre compatriote Schmerling l'existence d'une humanité plus ancienne que toutes celles dont l'histoire fait mention. Ainsi, sans doute, en est-i 1 des autres sciences. Toutes renferment des domaines encore insoupconnés et qui reste- ront à jamais fermés si ont détruit les sites d'où leurs horizons seront decouverts ; ou pour parler plus simpleraent, si on sup- prime les points où les toutes premières observations peuvent ètre faites. Bref, diront peut-ètre quelques utilitaires à outrance, on veut nous empècher de mettre en valeur des terrains impro- ductifs. Mettre en valeur ! Mais n'y a-t-il donc de valeur que celle qui est monnaj^ée! Un site qui par sa grandeur a inspiré un poète ou un peintre, nacquiert-il pas, par cela mème, une RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 281 valeur iné^timable? Nous ne sommes pourtant plus à l'epoque où les amateurs d'art se pàmaient devant un tableau, mais se promenaleiit, saris les voir, dans les paysages qui avaient servi de modèle. Est-ce que la Science ne répresente pas une valeur ? Qui donc oserait prétendre qu'on peut, sans lèser le patri- moine commun de tous les Belges, faire disparaitre les derniers vestiges du Zwyn, source de l'antique prospérité de Bruges, la Venise du Nord, ou les quelques reliques des temps glaciaires qui survivent sur nos Hautes-Fagnes, ou les espèces nouvelles, doiit nul ne connaìt encore la destinée, qui se crèent ^a et là dans nos forèts ou nos landes ? D'ailleurs pour qui se donne la peine de réfléchir à la ques- tion, il est évident que les utilitaires se rendraient un détes- table service à eux-mèmes, s'ils enlevaient à la Science l'oc- casion de faire de nouvelles observations, origine première de tout progrès. C'est par un véritable abus de langage qu'on ap- pelle l'industrie et l'agriculture de Sciences appliquées, alors que ce sont en somme des applications de la Science. Chaque fois que les ingénieurs et les cultivateurs font avancer l'indus- trie ou l'agriculture, ils ont simplement mis en pratique quel- que acquisition recente de la Science pure. Faut-il rappeler que la télégraphie sans (il est basée sur les ondulations élec- triques, étudièes par Hertz, que l'extraordinaire expansion de l'agriculture moderne a été amenée par les recherches de la- boratoire des chimistes et des botanistes, que le bassin houiller de la Campine a été découvert, non par les industriels qui vont l'exploiter, mais par les géologues? Inutile, n'est-ce pas d'allon- ger la liste. Ces exemples suflìsent à montrer que les praticiens imprévoyants, qui entraveraient revolution de la Science pure, subiraient bientòt le contre-coup de leur utilitarisme à courtes vues. Si vraiment, comme on l'a dit en plaisantant, la recon- naissance est un vif sentiment de bienfaits à venir, l'industrie et l'agriculture doivent vouer à la Science une gratitude sans bornes, car c'est d'elle seule que dépendent leurs progrés fu- turs. » E parlando della necessità di proteggere le piante e gli ani- mali rari egli dice (p. 30) : « D'abord les animaux et les vé- gtìtaux rares, tout cornine les plus vulgaires, sont intéressants Bull, della Soc. hot. Hai. 20 282 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA eii tant qu'espèces organiques. Et puis, qui oserait afflrmer que tei cu tei organisme — banal ou rare, peu importe, — ne four- nira pas entre les mains d'un chercheur averti, des renseigne- raents précieux pour la solution de quelque passionnant pro- blème biologique ? ». E ricorda VAmiJhioo^us \\ cui studio gettò uno sprazzo di luce inatteso sulla conoscenza dell'embrione umano, tanto che si potè dire con ragione clie le ricerche sul- VAìnjyhioo^us knno fatto progredire la conoscenza sull'uomo più che tutti gli studi fatti sull'uomo stesso. 2. — Pampanini R., Per la proiezione della Flora italiana (Relazione presentata alla Riunione generale della Società Bota- nica Italiana in Roma [12-16 Ottobre 1911]), ed. II, Firenze, 1912. pag. 1-18. In questa Relazione ò già fatto osservare (pag. 60) che se in Italia la protezione della fiora — e si può aggiungere dei fe- nomeni geografici e geologici, ma non altrettanto può dirsi della fauna — non s' impone cosi urgentemente come in altri paesi, esiste il pericolo che la minaccia e quindi la possibilità che le conseguenze di esso si aggravino. « E siccome — dicevo — i provvedimenti protettivi anno un significato non soltanto repressivo ma sopratutto preventivo non si deve ritardarne lo studio. L'esempio degli altri Stati che curano la protezione delle ri- spettive flore deve essere di incitamento ad atfrettarci a fare altrettanto per la nostra, prima che più gravi depredazioni ci debbano far lamentare danni irreparabili. Né dobbiamo scorag- girci e rinunziarvi anche se i risultati sperati dai nostri ten- tativi ci apparissero incerti, poiché non dobbiamo lasciare in- tentato alcun mezzo per assicurare la nostra flora — parte integrante del nostro patrimonio scientifico ed estetico — a co- loro che ci seguiranno ». Il Gazzettino, 19 e 29 febbraio 1912 [Venezia] : « La flora italiana, considerata nel suo insieme, è ricchissima: ma questa sua ricchezza è una ragione perché si debba consi- derarne la difesa superflua ed inutile e trascurarla ? Perché i monumenti storici ed i tesori artistici in Italia abbondano tanto, chi non é d' accordo che si faccia il possibile perchè ci sieno conservati ? KIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 283 « Quando una generazione sente nelle vene pulsare la vita, deve sentire anche il dovere di tutelare per sé e per coloro che verranno il patrimonio dei suoi monumenti tutti : storici, artistici, scientifici e naturali ! » 3. — La fondazione di vari giardini alpini (« Daphnea », « Chanousia », « Henry », « Rostania », ecc.) fu sopratutto allo scopo, secondo il concetto allora dominante, di servire alla difesa delle specie più rare (Pampanini R., op. e, p. 54 e seg.). 4. — Pampanini R., op. e, p. 18-21. Vedi anche lo Statuto della Sede centrale della « Pro Mon- tibus » e quelli delle singole sezioni. 5. — Vaccari L., Distruzioni femminili (« Vita femminile ita- liana », Decembre 1908) ; Carruccio A., Sulle stragi cinegetiche in Sardegna (Boll. Soc. Rom. per gli studi Zoologici, fase. 1-3, 1894); Pavesi P., Della conservazione dell'Avifauna in genere (« Atti del Congres.so nazionale dei Cacciatori Italiani », Milano 1906) ; Ohlsen C, Cfr. i suoi diversi lavori di propaganda a fa- vore degli uccelli dal 1893 al 1900); Tassi C, Protezione della selvaggina indigena (« Atti del Congresso nazionale dei Cac- ciatori Italiani », Milano 1906). La prima volta, forse, in cui il problema della conservazione integrale della nostra fauna è stato considerato dal punto di vista scientifico, fu nel 1908 nella conferenza Un mondo che se ne va (mammiferi che scompaiono) letta dal prof. L, Vaccari a Milano dapprima e poi anche a Tivoli ed a Bassano. 6. — Pampanini R., op. e, p. 22 ; Cozzi C, Sulle variazioni floristiche nei terrazzi del fiume Ticino (« Atti della Società Italiana di Scieilze Naturali », voi. XLVIII [1909], p. 221, 222. Vedi anche l'articolo dello stesso autore e sullo stesso argo- mento, 1. e, voi. LI [1912], p. 68. 7. — Pampanini R., op.c, p. 22, 23, 27, 37, 51, 61. 8. — ID., op. e, p. 28, 29. 9. — Id., op. e, p. 61. 10. — Bullettino della Società botanica italiana, 1911, p. 205; Pampanini R., op. e. 28-1: lUUNIONK STRAORDIKARIA IN GENOVA 11. — Cfr. BiiUetUno della Società botanica italiana, 1912, p. 1, 17, 44, 63, 165. 12. — // Gazzettino (Venezia), 1912, iv 22, 30, 38, 44, 50, 59, 71 ; La Nazione (Firenze), 1912, n. 56 ; La Provincia di Vicenza (Vicenza), 1912, n' 56, 58 ; Gazzella di Venezia (Venezia) 1911, n. 353; Cor?Here del mattino (Como), 1912, n. 13; La Provin- cia di Com.o (Como), 1912, 8 gennaio e 12 settembre; La Senti- nella del Canavese (Ivrea), 1911, n. 52; La Patria del Friuli (Udine), 1912, n' 7, 14; Giornale di Udine {\J ama) 1912, n. 7; // Bene (Milano), febbraio 1912 ; V Avvenire d'Italia (Bologna), 1912, n. 237. 13. — Bollettino della Sezione Fiorentina del Cini) Alpino Ita- liano, Anno HI, n. 1, p. 12; Alpi Giulie, Anno XVII, n. 1, p. 23; Rivista di Fisica, Matematica e Scienze Naturali, Anno XII, n. 144, p. 598; La Campagna, Anno XI, n. 144, p. 313; B>d- letin de la Sociètè de la Flore Valdótaine, n. 7, p. 93; Bollet- tino dell" Associazione Veronese «Pro Montibus », Anno IX, n' 1, 2, 3, 6; L'AWero (Udine), Anno I, n. 1-4, p. 54; Annali di Botanica, voi. X, p. 61; Rivista mensile del Cini) Alpino Ita- liano, marzo, 1912, p. 60; Rivista del Club Alpino Italiano, voi. XXXI (1912), n. 12; In Alto, Anno XXII, n' 5, 6, p. Ili; Bollettino della R. Società Toscana d'Orticoltura, voi. XXXVII, p. 59; Mondo sotterraneo. Anno Vili, n. 1, p. 22; Malpighia, voi. XXIV, p. 539; L'Alpe, Anno 1912, p. 93; Bollettino del R. Orto Botanico e Giardino Coloniale di Palermo, voi. X (1911), p. 202; Naturalista Siciliano, voi. XXI (1912). n. 11-12. 14. — Bullettino della Società botanica italiana, 1912, p. 19: « Venezia, 21 gennaio 1912. Egregio Signore, Ho letto col massimo interesse la sua pregevolissima relazione su « La protezione della flora italiana » nella quale sono rias- sunti con perfetta diligenza e con particolari impressionanti tutti i precedenti della questione. La quale ha un lato giuridico-legislativo, evidentemente: la relazione su ricordata infatti conclude affermando la necessità di una legge nuova che reprima i vandalismi compiuti a danno RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 285 della nostra flora, sia che essi vengano commessi a scopo di speculazione, sia che vengano perpetrati per procurarsi il di- letto di tornare dalle gite alpestri con le braccia cariche di fiori variopinti. Ma non è la legge che manchi, si bene la pratica applica- zione delle norme esistenti ; anzi la creazione di una legge speciale per la protezione della flora non farebbe che indebolire le san/ioni attualmente in vigore. Premetterò una osservazione assai semplice e nella quale chiunque dovrà convenire meco: in un Paese civile, com'è questa Italia nostra, la terra è sempre proprietà di qualcuno. Appartiene a privati o a persone giuridiche (Comuni, Provincie, Opere Pie. ecc.) o al Demanio; ma un proprietario esiste sem- pre. Ora uno degli attributi classici del diritto di proprietà è appunto quello di poter escludere ogni altro dall' uso e dal go- dimento della cosa: ecco dunque che il proprietario, qualunque esso sia, può vietare la raccolta dei fiori rari o lo sradicamento delle piante più insigni, nella stessa precisa maniera e per gli identici motivi per cui esso inibisce ai terzi normalmente la raccolta delle frutta o l'atterramento degli alberi. Premesso questo, osserverò (come ebbi occasione di notare nei miei Belitti contro fa proprietà, pag. 420. Milano, Val- lardi, 1909) che qualunque detrimento dolosamente arrecato al pati'imonio altrui costituisce o il delitto di furto o il delitto di danneggiamento a seconda dello scopo che il colpevole si pro- pone di raggiungere. Pertanto gli incettatori di qualche pianta di cospicuo pregio estetico o botanico cadono senza alcun dubbio sotto esplicite comminatorie del Codice Penale. Mi si obietterà però, che non ostante le disposizioni di questa legge, cotestoro andarono e vanno tutt' ora impuniti. Occorre esaminare perchè. I motivi sono di due specie: motivi d'indole pratica e motivi d* indole giuridica. I motivi d'indole pratica si riassumono essenzialmente nella indolenza, nella negligenza dei singoli proprietari. Le solitudini montane, ma più ancora la mancanza assoluta di proteste per parte di chi che sia e le stesse consuetudini invalse di conse- guenza nella vita alpestre e tollerate dalle Autorità costituite ingenerano nell'animo di tutti il convincimento che il proprie- 286 RIUNIONE STRAOUDINARIA IN GENOVA tarlo sia acquiescente se non precisamente alle grandi, almeno alle piccole o alle medie manomissioni. I motivi d' indole giuridica procedono, come sempre avviene, dalle su esposte condizioni pratiche delle cose, dai su accen- nati rapporti intercedenti fra le persone interessate. Quantunque non ci sia bisogno di essere dottori nel giure per sapere che costituisce reato il manomettere o, peggio, il depauperare la cosa altrui, pure chi attenta ancora oggidì a quelli che Ella egregiamente chiama monumenti botanici, é assistito dalla buona fede: egli può infatti ragionevolmente pensare che il proprie- tario non intenda estendere fin sopra i più umili fiorellini la esclusività nel suo dominio. Questa ìjresunzione di consenso fu, sino ad ora, la ragione giuridica della deplorata impunità, essendo noto che senza dolo, cioè senza la specifica intenzione di violare la legge penalo e il diritto altrui, non sussiste reato. A questo punto mi si domanderà se non sia precisamente per un tale complesso di negligenze da una parte e di consuetudini dall'altra che si rende necessaria la legge speciale per la pro- tezione della flora. Ma io potrò rispondere facilmente che gli sforzi dei nostri scienziati devono tendere, anziché verso la legislazione, verso la pratica. Bisogna i)rov>ocare un movimento j)sr destare e render noto a tutti ìt dissenso dei proprietari. Bisogna pro- muovere e intensificare la propaganda nei Consigli comunali, nel Consigli provinciali, nelle Amministrazioni demaniali e forestali dello Stato, affinchè tutti cotesti enti, a cui è affidata per massima parte la proprietà delle regioni botaniche più minacciate, riaf- fermino in cospetto alle popolazioni il proprio diritto e la pro- pria recisa intenzione di salvaguardarlo. La lamentata rilassa- tezza nella vigilanza sparirà. La guardia forestale, il doganiere, la guardia campestre potranno denunciare coloro che saranno divenuti aperti violatori della legge. E, poi che non potrà da costoro essere allegata più la buona fede, il giudice potrà pro- nunziar condanna applicando le pene esemplari previste per il furto e per il danneggiamento. La propaganda dei botanici si tramuterà cosi in una simpa- tica propaganda per la osservanza della legge. II chiedere nuove sanzioni al legislatore indebolirebbe invece, come dissi dianzi, le norme repressive. riuxionk; straordinaria in Genova 287 È iiiCatti evidente che il legislatore, eccitato dagli scienziati a tutelare.... ciò che in fondo la legge tutela, si troverà nella contingenza di trovare una nuova figura di reato, e.scogiterà una forma di contravvenzione, passibile Ji lievi ammende. Non si so- gnerà certo di decretare castighi nemmeno prossimi a quelli fis- sati dal Codice per il furto e per il danneggiamento. Allora che accadrà? Papiniano ha insegnato che in toio jave genus per spe- ciem derogatio'; quello stesso teppista della botanica che con le sanzioni attuali si sarebbe buscati parecchi giorni e forse parec- chi mesi di reclusione, se la caverà pagando una piccolissima somma, un tanto per cento su quel suo guadagno. No, per carità di Patria, no ! Non nuove leggi, ma vigorose iniziative per ottenere la rigorosa applicazione di quelle esi- stenti. Correggiamo questa nostra organica debolezza di rime- diare alle nostre patenti trascuranze con l'aumentare il numero e la mole delle leggi. È una specie di idropisia politica questa, da cui bisogna guarirci. Ecco una buona occasione per cominciare ! Avv. Giovanni Giuriati. Al Segretario della Società Botanica Italiana ». 15. — « Cansiglio, li 6 ottobre 1912. Egregio Signore, - Ebbi occasione di leggere la sua relazione per la protezione dei Monumenti naturali in Italia, e poiché vedo indicate propo- ste che riguardano le foreste demaniali, mi permetto esprimerle il personale mio modo di vedere su questo argomento. Anzitutto approvo incondizionatamente la proposta di ridurre a riserve faunistiche o floristiche le foreste demaniali, convinto che, anche all' infuori del campo scientifico, il provvedimento porterebbe notevoli vantaggi, con spesa assai limitata, in quanto che il libero arbitrio nei boschi è sempre dannoso, anche dal lato economico. Alcuni dati relativi alla foresta Cansiglio possono meglio pre- cisare ed illustrare il concetto. La foresta, della superfice di 6478 ettari, di 37 chilometri di perimetro, compresa fra le quote di 780 e 1700 m., con esposi- 288 KIUNIONK STRAORDINARIA IN GENOVA zioni varie, è costituita da specie diverse (faggio, abete bianco e rosso) e circondata da regioni di aspetto svariatissimo ; dai dirupi del monte Cavallo alle praterie del M. Pizzoc e del piano stesso del Caiisiglio. Si trova quindi in condizioni che evidente- mente favorirebbero, oltre, che lo sviluppo della flora, quello di non poche specie di pregiata ed ormai rara selvaggina. Lo dimostra il fatto che malgrado l' intensa caccia di cui furono oggetto, persistono tuttora, quantunque in rarissimi esemplari, il camoscio, il capriolo, il gallo cedrone, il fagiano di monte, e, abbastanza frequenti, la pernice coinune, quella bianca, il fran- colino e la lepre. Il ripopolamento del Cansiglio colla sua propria selvaggina apporterebbe una diffusione nelle regioni circostanti, con quale vantaggio non è chi non veda. Si può obbiettare che le colonie inti'odotte pel ripopolaménto obbligherebbero ad una sorveglianza attivissima, per non essere distrutte, e quindi a spese notevoli, poiché il divieto che, ora come pel passato, vige per la foresta, non valse a salvaguardare la selvaggina. Attualmente alla sorveglianza dSl Cansiglio sono adibiti 12 agenti, distribuiti in 7 posti. Per quanto sia evidente che, sola- mente per ciò che riguarda la foresta in se stessa, il numero esiguo di guardie in rapporto alla sua estensione, non possa dare affidamento di quella severissima sorveglianza che sarebbe ideale, è pure innegabile che, malgrado la insufficienza notata, essa è efficace. Se fin ora non si dimostrò tale, la causa deve ricercarsi altrove più che nella deficienza numerica del perso- nale. Infatii l'agente scopritore di contravvenzioni di caccia attualmente percepisce V^ della multa, se il contravventore paga 0 se non è condannato colla legge del perdono, ma quasi sempre questi sconta la multa col carcere o ottiene la condanna con- dizionale. È quindi umano che la guardia spesso preferisca non ricercare o non vedere il cacciatore, piuttosto che correre il rischio e la fatica dell'inseguimento, ottenendo il più delle volte in premio la sola odiosità della denuncia. Se ad ogni contravvenzione la guardia percepisse V^-^ della pena inflitta, paghi o non paghi il contravventore, e il ricavato della vendita delle armi e della selvaggina confiscate, come si stabiliva in un progetto di legge sulla caccia, che non ebbe ancora l'onore di essere discusso dal Parlamento, la sorveglianza mUNIONE STRAORDINARIA IX GENOVA 289 si farebbe senza paragone più attiva di quanto attualmente sia, ottenendo in pari tempo maggior rispetto e maggior tutela per la conservazione dei nidi. In quanto alla flora, Le fo osservare che ancora il pascolo è severamente vietato nella foresta, tuttavia il divieto potrebbe essere esteso utilmente anche alle zone cespugliate ora pasco- live. Inoltre, siccome la raccolta delle fragole, dei lamponi e dei funghi è soggetta a sorveglianza, questa potrebbe essere estesa, senza alcun aggravio dell'Azienda, anche alla raccolta di piante, come ad esempio a quella delle Stelle alpine, che è attivissima, per l'incetta che se ne fa da speculatori che commerciano con Case estere. Concludendo riguardo alla fauna il ripopolamento del Can- siglio con la sua propria selvaggina sarebbe facile e potrebbe tornare di qualche utilità all'Azienda coi proventi che potrebbe ricavarne, a simiglianza di quanto si fa negli Stati vicini, senza bisogno di aumento di guardie, bastando la limitata spesa dei premi per le contravvenzioni. Riguardo alla flora la spesa sa- rebbe di gran lunga minore o nulla, poiché le contravvenzioni, per la loro natura, sarebbero assai meno frequenti. Riconosco che il Cansiglio non sarebbe in tal modo ancora una riserva faunistica e floristica nel senso scientifico della parola, ma potrebbe essere una riserva, per quanto parziale, pur sempre utile alla scienza. Con la maggiore considerazione, Il Capo Distretto P. San Martini. Al sig. Segretario della Società botanica iialiana. » 16. — Vaccari L., La pi^otezione della flora italiana e la cul- tura delle piante alpine (« BuUettino della R. Società Toscana di Orticultura», voi. XXXVII, p. 52). 17. — Mattei G. e., La i)rotezione della flora indigena. Palermo, 1912. 18. — Cluì) Alpino Italiano. — Sezione di Verona, 1912: « Alpinisti, Amate, rispettate, e fate rispettare la flora montana. In par- ticolare non istrappate, né lasciate strappare dalle radici le 290 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA pianticelle fiorite. Pili d'ogni altro fior di montagna sono esposte ad ofìèsa e minacciate di completa distruzione le « Stelle alpine » {Leontopoclium alpinum-Edel^eis^), ornamento singolare, e da molti invidiato, delle nostre cime. Unitevi a chi invoca legali provvedimenti, e frattanto punite, almeno col rifiutarne l'acquisto, i raccoglitori di mestiere, che, nella furia di ammassare i fiori, non risparmiano le piantine. » 19. — Società Scolastica iwotettrice degli animali, delle inante e dei fiori. — Cernoì}bio. « La sezione autonoma protettrice delle inante e dei fiori ha lo scopo d' inculcare il rispetto e la conservazione di tutte le piantagioni tanto pubbliche che private e d' inculcare altresì il concetto dell'utilità del rimboschimento, delle pianticelle e dei fiori dei nostri monti. Il commercio e la mano di inesperti escursionisti giunge ad esportare le radici ed i tuberi di molte specie, quali ad esempio dei ciclamini, delle rose di natale, dei rododendri ecc. ecc. che costituiscono il più bell'ornamento della natura montanina. Agli alunni si dirà pure dei danni che derivano dagli incendi di boschi non poche volte causati da giuochi o da imprudenze giovanili. REGOLAMENTO (Sezione protettrice delle piante e dei fiori). L — La sezione si manterrà autonoma sino a quando altre associazioni protettrici saranno in grado ed i loro regolamenti acconsentiranno di associare Leghe Scolastiche. Tale pratica dovrà uniformarsi alla deliberazione della Com- missione Scolastica di Vigilanza e del Presidente effettivo. 2. — Anche per questa sezione apposito Registro giornaliero accoglierà i nomi di coloro che non si atterranno alle norme protettrici, mentre invece agli alunni sostenitori verrà dato, a fine d'anno, utile ed istruttivo libro od opuscolo di botanica elementare. 3. — La società, a mezzo degli alunni, assistiti dal Presidente effettivo, od incaricato (durante le gite) farà esporre negli al- berghi ed in altri ritrovi montanini, cortesi ed adatti avvisi, in- vitando gli escursionisti al rispetto delle piante e dei fiori. RIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA 291 4. — L'associazione si occuperà a suo tempo della festa degli alberi. 5. — Dedotte le spese d'amministrazione, quelle dei premi d' incoraggiamento e delle accennate affissioni, il residuo verrà versato al Dopo-Scuola, a vantaggio dell'istituendo corso pratico elementare del disegno, giardinaggio-botanica ». 20. — Vaccari L., Per la protezione della Fauna italiana (« Bollettino della Società Zoologica Italiana», voi. I, ser. 3, fa- scicolo 1-IV, p. 51, nota 2); II ed., p. 57, Tivoli, 1912; Pampa- nini R., op. e, p. 2. 21. — Ballettino della Società botanica italiana, 1911, p. 2: « Belluno, addi 5 Gennaio 1912. La Società Botanica italiana si è preoccupata della possi- bile distruzione che da parte di speculatori indigeni e d'oltralpe, si possa fare di alcune specie della flora in Italia e, come ri- sulta dall'annessa Relazione che trasmetto unita alla presente, essa sta escogitando i mezzi per giungere a scongiurare la mi- naccia, cercando di provocare la promulgazione di leggi protet- trici, come si è già fatto in altri paesi, compresa la confinante Austria. Il Dottor Michelangelo Minio, Professore al locale Ginnasio, ha invocato il concorso degli Ufficiali del Reggimento nel senso d'informarlo, ogni volta che si venga a conoscenza di persone delle nosti-e Vallate e di stranieri, che facciano raccolta ed incetta di piante alpine a scopo di lucro. Per l'amore che ci lega alle bellezze delle nostre montagne, fra le quali non ultima quella della flora, e pel sentimento di solidarietà che ci deve unire e ci unisce a coloro che prendono a cuore la conserva- zione delle bellezze naturali del nostro Paese, sicuro d'inter- pretare il sentimento degli Ufficiali tutti del Reggimento, ho assicurato il Prof. Minio che saremo ben lieti di portare il no- stro modesto contributo pel raggiungimento dello scopo prefis- sosi dalla Società Botanica. E pertanto prego i signori Comandanti di Battaglione di co- municare a tutti i signori Ufficiali questa Circolare, raccoman- dando loro di vigilare a che, ai nostri soldati, non si permetta, dirò cosi, di saccheggiare specialmente le poche località dove 292 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA fiorisce ancora il Leontopodiiim alpinum, comunemente detto Slella Alpina (Edelweiss), di vietare la raccolta in grande quantità di altre specie di fiori, di bruciare il Rododendro per confezionare il rancio e di usarlo come giaciglio, di tagliare la cotenna erbosa negli accampamenti, ecc., non solo, ma che ve- nendo a conoscenza che valligiani, o stranieri, facciano raccolta od incetta di fiori, ne informino col mezzo che crederanno più adatto il Dottor Minio. Son sicuro che i signori Ufficiali s'interesseranno della cosa con la buona volontà e l'amore delle nostre montagne, che mi sono ben noti. Il Colonne/lo Comandante del Reggimento firmato : Etna. Ai Comandanti dei Battaglioni Feltre, Pieve di Cadore, Belluno ». 22. — Ballettino della Società Botanica Italiana, 1012, p. 18: « Belluno, P7 Gennaio 1912. Un'utile iniziativa, presa recentemente dagli amici della flora in difesa della vegetazione dei nostri monti, è nuova occasione anche pel maestro di iniziare un' altra opera educativa, non dis- simile da quella che, combattendo il mal vezzo della distruzione dei nidi e delle varie forme di tormento degli uccelli e degli insetti, si svolge già nella scuola a favore degli animali. È accertato che, per diverse cause, e non ultime lo sperpero incosciente dei fanciulli e dei turisti e la premeditata distru- zione di alcuni collezionisti e speculatori, talune piante non col- tivate — e senza dubbio le più caratteristiche delle diverse lo- calità delle quali formavano la speciale fisionomia — vanno a mano a mano diminuendo, e tali altre scomparendo. E non é solamente da rammaricarci pel danno scientifico, onde i natu- ralisti fortemente si preoccupano, ma ben anco di quello civile e materiale per queste nostre superbe Alpi, tanto ammirate da tutti e frequentate da numerosi stranieri, oltre che per le bel- lezze orografiche, per le attrattive del rivestimento vegetale. La scuola per ciò può fare anch'essa un'opera di gentile ed utile propaganda in difesa della flora, nel tempo stesso che educa gli alunni al rispetto di ogni essere vivente. E se il maestro RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 293 riuscii'à col consiglio a inculcare l'abitudine, oltre che del non far soffrire gli animali, dell'amare i fiori, vivace e perenne simbolo di gentilezza, e del non strappare senza misura lo ra- dici e gli steli delle piante, tante volte senz' altra plausibile ragione che di sperpero, e a impedire che i fanciulli, inconsci di brutali scopi di lucro, si rendano complici delle spogliazioni di avidi collezionisti e speculatori, la scuola elementare avrà con- tribuito ad iinpediro che, per esempio, sielle alpine, ecc., le quali vanno scarseggiando, scompaiano addirittura, come è già avve- nuto per taluni luoghi di altre nazioni che poi dovettero ricor- rere a tardivi provvedimenti legislativi di protezione. Nell'attesa di avere istruzioni precise dalla Società Botanica Italiana intorno alla varietà delle piante, alla cui tutela mas- simamente si deve concorrere, istruzioni che mi affretterò a comunicare, i signori maestri vogliano, fin da ora, tenendo pre- sente il danno che dallo sperpero delle piante alpine deriva alla scienza, alla bellezza e alla difesa dei nostri monti, dare l'opera propria a questa nuova propaganda educativa, la quale, ingen- tilendo il costume torna di decoro alle patrie contrade. Il Provveditore agli Studi firmato: E. Piva. Ai Sigg. Insegnanti della Provincia di Belluno ». Per la circolare del R. Provveditore agli Studi della Provin- cia di Cosenza, prof. G. Antonibon, riguardo alla protezione della Flora e della Fauna, vedi Vaccari L., Per la protezione della Fauna italiana, II ed., p. 77. 23. — La Provincia di Como, 26 aprile 1912 : « Gli allievi del R. Istituto' tecnico, condotti dal Preside pro- fessore Ferratini e dai professori Giuriani e Rodari salirono e scesero a piedi dal colle di Brunate dove li attendevano il pro- fessore Lenticchia e il maestro di ginnastica Fossati. Si dires- sero al Pissarotino. Quivi il prof. Lenticchia diede agli allievi spiegazioni sulle raccolte di piante, fiori, minerali, ecc. che avevano fatto durante la passeggiata e tenne una conferenza all'aperto sul tema La difesa delle piante alpine. Essi udirono come raccolte vandaliche si facciano impune- mente, a scopo di lucro e per usi diversi, in varie regioni 294 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA d'Italia, dei più bei fiori, che formano rornamento dei paesaggi montani; e con quali mezzi si potrebbero frenare. Il prof. Lenticchia fece appello agli educatori per formare nella gioventù una coscienza sull'alto valore decorativo, scien- tifico e protettore del variopinto manto, di cui ogni anno fanno pompa le nostre pendici, le valli, i laghi, i pascoli. Questa propaganda nella Scuola, alla quale già aderirono il R. Provveditore agli studi di Belluno e l'egregio nostro Prov- veditore cav. Marabelli, avrà un significato altamente morale. Alla chiusa, che inneggiò al valore dei nostri soldati che combattono nelle terre libiche e nell'Egeo, il conferenziere fu salutato da vivi applausi. » Alla Scuola libera popolare di Schio il Prof. G. Marignoni nel- l'anno didattico 1912-1913 farà due lezioni sulla protezione delle piante e degli animali (Scuola libera popolare. — Schio ; Pro- gramma per il XII anno didatlico [1913-1913], p. 5). Nelle Scuole elementari del Comune di Mogliano Veneto, per cura dell'Assessore Prof. A. Michieli, si distribuiscono agli allievi dei segnalibri sui quali è detto succintamente l'utilità e la poesia delle piante e degli uccelli e la necessità della loro protezione. A questi nobili sforzi di Provveditori e di Insegnanti fa pe- noso riscontro il sarcastico apprezzamento che un giornale — La Corrente (Milano, 1912, n. 27, 3^ pag.) — pubblicò a proposito della suddetta circolare del R. Provveditore di Cosenza : « Il provveditore di Cosenza dirama ai sindaci e ai maestri della sua giurisdizione due circolari molto poetiche in favore dell'avifauna e in difesa del paesaggio della pittoresca Calabria. L'amore degli animali è sempre stato indizio di animo gentile, ma di questa iniziativa del Provveditore di Cosenza noi ci com- piacciamo in particolar modo perché, se egli ha trovato il tempo di pensare alla coltura dei pipistrelli e alla lega del giardinag- gio, vuol dir che in Calabria non ci sono ormai più né conta- dini analfabeti, nò comuni morosi, né maestri malcontenti ». Ma — contrariamente all'opinione di questo giornale, il quale dice rappresentare gli Insegnanti Medii — per fortuna dei gio- vani che frequentano le Scnole d'Italia, i loro Insegnanti, come dimostrano i suddetti esempi, anno coscienza che il loro còm- RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 295 pito non consiste solo nell'arida istruzione ma anche, e sopra- tutto, nell'educazione, risvegliando negli allievi e mantenendo il sentimento del Bello che è poi quello del Bene. 24. — Adunanza del Consiglio Provinciale Scolastico di Belluno, 13 giugno 1912 : « Il Consiglio Provinciale Scolastico, riconosciuta l' impor- tanza civile della Flora e della Fauna e il valore che può avere per sviluppare nei fanciulli sentimenti di gentilezza e di amore alla Natura e alle caratteristiche fisionomiche del proprio paese ; vista l'iniziativa spiegata in proposito dalla Società Botanica Italiana, sull'esempio di tutte le Nazioni più progredite, e la circolare già diramata su tale argomento dal R. Provveditore agl'Insegnanti della Provincia: plaude all'iniziativa stessa, augurandosi che la propaganda trovi eco in tutte le autorità scolastiche del Regno e raggiunga nelle scuole la desiderata efficacia educativa. » 25. — Adunanza del Consiglio Comunale di S. Vito del Cadore, 21 marzo 1912 : « Il Consiglio Comunale, facendo plauso alla benemerita So- cietà Botanica Italiana, esprime l' unanime proprio desiderio che venga maggiormente incoraggiata l'iniziativa di proteggere le flora italiana e specialmente quella delle nostre Alpi Cado- rine mediante efficaci provvedimenti legislativi alla cui sanzione presterà senza dubbio il suo appoggio anche il nostro Onore- vole Deputato al Parlamento ». Il Presidente firmato: Belli Gioacchino // MemWo Anziano II Segretario firmato : Belli Matteo firmato : De Sandre Niccolò. » 26. — Il Gazzettino (Venezia), 31 ottobre 1912. 27. — Vaccari L., Per la iwotezione della Fauna italiana, 1. e, pagina 59 : Il Prof. Vaccari propone all' approvazione della Società Zoolo- gica Italiana i voti seguenti : « 1° venga al più presto approvata una legge unica sulla caccia, organica, completa, tale cioè da poter frenare gli abusi, ren- 296 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA dere efficace la sorveglianza, e sopratutto tale da permettere l'istituzione di riserve cinegetiche e di Parchi nazionali; 2" s'incoraggi e si disciplini la formazione di circoli cinege- tici (comunali, circondariali o provinciali) e di società coope- rative per la pesca, efficacissimi strumenti per la conservazione delle specie animali ; 3*^ si studi il modo e si trovino i mezzi per sviluppare nelle giovani generazioni il rispetto a tutti gli animali ed in modo speciale ai nidi degli uccelletti, incoraggiando le piccole società scolastiche « Pro Avibus » e distribuendo premi fra i propa- gandisti più attivi della protezione degli animali; 4° si dia opera alacre alla ricostituzione o conservazione dei boschi, reclamate già da tante ragioni di indole economica come quelli che sono assolutamente necessari per la conserva- zione della fauna silvicola. 5" Il Parco Nazionale Italiano da istituirsi nella Valle di Li- vigno, e quelli che potranno sorgere altrove, siano ispirati a criteri veramente scientifici, in modo che tutta la fauna vi trovi assoluta protezione. 6' che la direzione del Parco Nazionale di Livigno e di quelli che eventualmente potranno sorgere altrove sia affidata ad una Commissione di Naturalisti che soli possono dare serio affida- mento di tutelare e di studiare i monumenti naturali ivi rinchiusi. La Società Zoologica Italiana con sede in Roma infine deli- bera di « aderire al movimento iniziato dalla Società Botanica Italiana per un'intesa fra tutte le Associazioni die mirano all' incremento delle scienze naturali, relativamente alla pro- tezione dei monumenti naturali in generale {fauna, flora, fenomeni geologici, monumenti preislorici ecc.). » Questo ordine del giorno fu approvato all'unanimità dall'as- semblea della Società Zoologica Italiana nella seduta del 28 aprile u. s. (cfr. Vacca RI L., Per la protezione della Fauna italiana, II ed., p. 74). 28. — Bollettino Utrtciale del Ministero di Agricoltura, In- dustria e CommetT.io, Anno XI, voi. I, serie A, fase. 18 del 4 marzo 1912. Vedi anche II Corriere della Sera, 1 giugno 1912, pag. 3. RIUNIONE STRAOUDINARIA IN GKNOVA 297 29. — È ovvio che per la buona riuscita dell'intento è indi- spensabile, oltre alla competenza, l'unità di indirizzo. Pertanto sarà necessario, poiché il movimento riguarda la Natura nei suoi diversi aspetti, che Botanici, Zoologi, Geografi e Geologi vi concorrano e che il Comitato dirigente non sia troppo numeroso. I meravigliosi risultati ottenuti per la protezione della Natura in Svizzera sono dovuti sopratutto alla convinzione ed alla buona volontà di coloro che dirigono il movimento o vi collaborano. Una organizzazione logica e concorde ed una intensa propaganda per diffondere la conoscenza della questione e farne risaltare la importanza sono stati i principali mezzi del successo. Vedasi ciò che fu fatto in Svizzera ed anche in Germania. In Svizzera l'opera di più di un ventennio dell' « Association pour la protection des plantes », fondata nel 1883, aveva ben preparato il terreno agli ideali della protezione della Natura. Nel 1905 si costituisce una « Lega per la conservazione della Svizzera pittoresca »; nel 1906 la « Società elvetica di Scienze naturali » fonda la « Commissione svizzera per la conservazione dei monumenti naturali e preistorici » costituita di 14 membri (geologi, botanici, zoologi, ecc.), la quale costituì a sua volta in ogni Cantone una sotto-commissione ; nel 1909 sorse la « Lega svizzera per la protezione della Natura » allo scopo special- mente di procurare i mezzi finanziari per la creazione di Par- chi nazionali. Questa Associazione é costituita di membri ordi- nari che pagano annualmente una quota di almeno una lira e di membri a vita che versano una volta tanto una somma di almeno venti lire. Essa conta ormai 10000 membri e dispone di un capitale di 30000 lire. È probabile che anche in Italia l'istituzione di una Lega simile darebbe buoni risultati, non solo riguardo all'aspetto finanziario ma sopratutto riguardo a quello della propaganda, perchè una propaganda insistente, persuasiva e specialmente educatrice sarà la condizione principale del successo. In Prussia, dove la protezione della Natura ha fatto ugual- mente grandi progressi, un decreto ministeriale del 30 maggio 1907 stabiliva la costituzione di Comitati provinciali e distret- tuali senza limitazione nel numero dei membri, ma ciascuno con un Comitato esecutivo costituito di un Botanico, un Zoo- logo, un Geologo, un Geografo, un rappresentante del Governa Bull, della Soc. boi. Hai. 21 298 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA ed un Segretario. E la polizia forestale à facoltà di stabilire ordinanze per la protezione dei monumenti naturali nei singoli distretti secondo le proposte dei rispettivi Comitati. 30. — La simpatia con cui fu accolta l'iniziativa della Società Botanica (vedi note 11-23) dà affidamento che tale propaganda troverà un ambiente favorevole. 31. — E questo uno dei voti approvati dalla Società Botanica Italiana nella sua Riunione generale in Roma l'ottobre scorso. Ripetendo quanto fu alloi'a detto a tale proposito (Pampanini R., op e, p. 62), si ricordi che in Baviera la riserva di caccia reale del Kònigsee, ed in Danimarca la foresta reale di Schlossgehege sono anche riserve botaniche, e che riserve botaniche private esistono in Carniola, nell'Austria Inferiore, in Moravia, in Boe- mia, in Danimarca, in Russia. Né si dimentichi che anche in Italia vi sono esempi di privati che vietano le raccolte flori- stiche nei loro possessi (Pampanini R., op. e, p. 59; cfr. anche nota 14). Certo, non è possibile chiedere che la protezione si estenda alla fauna in generale poiché ciò contraddirebbe allo scopo primo della riserva, quello, cioè, di essere una riserva cinege- tica. Ma per quanto i suoi risultati fossero parziali e limitati, il progetto ha il vantaggio di essere più facilmente attuabile non necessitando spese. 32. — Anche in questo caso non necessiterebbero spese per la sorveglianza, potendo questa essere attribuita alle guardie forestali. Sarà oltremodo difficile, per non dire addirittura impossibile, ottenere che ovunque i terreni demaniali sieno dichiarati riserve faunistiche perchè ciò lederebbe in certi casi troppi interessi. In molti casi però la cosa non solo appare possibile, ma se la legge sulla caccia attualmente dinanzi alla Camera, sarà approvata, diventerà doverosa. Non si tratterà di riserve fau- nistiche nel senso scientifico, ma saranno riserve cinegetiche capaci di salvare dalla distruzione almeno qualche tipo di sel- vaggina più perseguitato ed in via di rapida sparizione (Vedi Vacgari L., Per la protez4one della Fauna italiana, pag. 58). RIUNIONE STRAOUDINAIUA IN GENOVA 299 33. — È il voto espresso dalla Società Botanica Italiana (Pam- PANiNi R., op. e, pag. 62) e pure proposto dal prof. Vaccari alla Società zoologica italiana (Vaccari L., Per la protezione della Fauna italiana, pag. 60). Il progetto di un Parco nazionale nella Valle di Livigno si presta a qualche critica dal punto di vista scientifico. Ciò fu fatto osservare alla Riunione generale della Società botanica l'otto- bre scorso, e lo rilevarono il prof. Gr. Dainelli, e, più recente- mente, il prof. Vaccari. Pampanini R., op. e, p. 27 : «Nel 4° Resoconto (1900-1910) della « Commissione svizzera per la protezione dei monumenti naturali » è detto che il prof.Wilczek. uno dei membri della Commissione, à saputo destare in Italia r interesse per la protezione della Natura in modo tanto efficace da far sperare che l'Italia istituirà una riserva nel territorio di Livigno finitima a quella svizzera — la quale attualmente nella sua parte meridionale è soggetta ad essere danneggiata causa i cacciatori di frodo italiani — dimodoché da quella parte il Parco svizzero sarebbe fortemente protetto. La futura attuazione di questa riserva italiana si deve sopratutto all'azione energica del prof. B. Galli-Valerio — insegnante all' Università di Losanna — il quale a tal fine si è rivolto al Ministro degli Interni d'Italia, L'azione spiegata dal prof. Wilczek mi è nota solo da quanto è detto in questo resoconto. La notizia poi dell' istituzione del Parco italiano é riportata anche dal sig. C. Schmolz, qualche accenno trovai pure in giornali valtellinesi ed in un articolo del Bettellini sul Parco nazionale svizzero. Dal Resoconto suddetto risulta, che il nostro Ministro degli Interni il 22 maggio 1910 rispondeva al prof. Galli-Valerio : « Approvo pienamente l' iniziativa dei naturalisti svizzeri per la creazione d'un parco nazionale che certamente renderà uti- lissimi servizi alla scienza. Se lei mi indicherà in che modo si possa favorire e diffondere l'idea fra gli scienziati italiani af- finché anch' essi contribuiscano alla buona riuscita della lode- vole iniziativa, non mancherò d' interessarmene vivamente ». Il prof. Galli-Valerio suggerì l'istituzione di una riserva nella Valle di Livigno finitima alla riserva svizzera. «Siccome — egli osserva in un suo breve articolo in proposito — questa Valle 300 mUNIONE STRAOKBINARIA IN GENOVA (la Val Cluoza) confina con Val Livigno, ho avuto l'idea di proporre che sul versante italiano vi si aggiunga Val Viera e la sinistra di Val dello Spòl, creando cosi una riserva im- portantissima anche su territorio italiano » per la conserva- zione delle bellezze naturali, della fauna e della flora alpine. Sarebbe il primo passo verso la costituzione di una riserva di Stato da lui altre volte proposta per la conservazione della sel- vaggina. Il 1° giugno 1910 il Ministro gli rispondeva: «Ho vivamente raccomandato al mio collega d'agricoltura di secondare nel mi- glior modo possibile la sua proposta e mi riservo di darle no- tizia appena mi sarà possibile ». A quanto sembra, le trattative fra il Governo ed il Comune di Livigno per 1' affitto del territorio da erigei'si a Parco na- zionale; non tardarono ad essere intavolate; ma, causa le esi- genze del Comune di Livigno, fallirono. Furono poi riprese, ed il 19 aprile u. s. il prof. Gal li- Valerio ne dava l'annunzio alla Commissione svizzera : « Je m'empresse de vous donner une nouvelle qui vous fera plaisir: Au courant du mois de mars j'ai éfé en Valtelline et j'ai eu une entrevue avec l'inspecteur en chef des forèts, qui avait été chargé de traiter avec Livigno. Nous sommes tombcs d'accord pour ne plus faire des démarches, mais d'attendre que Livigno propose de nouvelles conditions. Aujourd'hui je regois une lettre du dit inspecteur. Le 24 court, les représentants de Livigno se rencontreront avec l'inspecteur qui vient d'ètre au- torisé par le ministère à renouveler les pourparlers. Cette fois il espère de pouvoir aboutir. Je ne manquerai pas de vous ren- seigner dès que j'aurai des nouvelles ».... Ò fatto del mio meglio per avere indicazioni più dettagliate riguardo a questo progettato Parco nazionale italiano e le in- formazioni che da diverse parti mi furono comunicate si rias- sumono nelle seguenti: Il Parco si stenderebbe nella parte inferiore della Valle dello Spol (Val Livigno) — fra i 1600 ed i 3000 m. — che con la cresta del suo versante sinistro confina con la Val Cluoza. Verso la metà del mese scorso fu indetto un sopraluogo con l'intervento di un Sotto-Ispettore forestale per concretare un atto prelimi- nare di affitto da sottoporsi all' approvazione ministeriale. La UIUNIONE STRAORDINARIA IN GKNOVA 301 riserva fu allora delimitata, comprendendo le Valli del Cantone, Dardaglino, Tranziera, del Gallo, di Tort e l'Alpigella — il Bo- sco dei Castelli, sulla destra dello Spòl fu lasciato libero — : in tutto un'estensione di circa 60 Km.' Il territorio appartiene al Comune di Livigno, ed il Comune di Bormio possiede il bosco di una parte della Valle del Gallo superiore. Secondo l'atto preliminare il prezzo di affitto chp il Ministero di Agricoltura dovrebbe corrispondere annualmente al Comune di IJvigno è di L. 4500, al Comune di Bormio di L. 100, e di L. 35 al Comune di Valdidentro. Inoltre ogni cinque anni — ogni due, secondo un'altra informazione —al Comune di Livigno sarà concesso un assegno di legna in località da con- venirsi con la Direzione del Parco, la quale, a quanto sembra, sarebbe attribuita all' Ispettorato forestale di Sondrio. Ignoro per quanti anni dovrebbe durare l'affitto e chi prov- vederà alle spese por la sorveglianza, certamente non lievi se la sorveglianza vorrà essere eflìcace. Non mi fu possibile avere altri ragguagli — oltre a quelli molto sommariamente accennati dal prof. Galli-Valerio — sui concetti scientifici che determina- rono l'istituzione del Parco nazionale nostro nella Valle di Li- vigno. E neppure ò potuto sapere quali direttive, (*) secondo il progetto — se nel progetto questi dettagli sono considerati — dovrà seguire la direzione scientifica del Parco ed a chi questa sarebbe affidata. Solo mi fu fatto osservare che la zona scelta essendo appoggiata al Parco svizzero è a sua volta protetta e protegge ». (*) La clausola del taglio della legna, per quanto fatto limitata- mente e nelle località meno interessanti, è in antitesi assoluta con il concetto che scopo del Parco sia anche quello di essere una ri- serva per la protezione e per lo studio della flora ; concetto che diresse l' istituzione dei Parchi nazionali, di cui dissi da principio, ed in particolare di quello svizzero attiguo. Bullellino della Società Botanica Ilaliana, 1911 (verbale del- l'Adunanza del 13 ottobre), p. 204 : « Vaccari, riguardo al progetto del Parco nazionale nella Valle di Livigno, mentre si compiace vivamente che un'idea si ge- niale sia entrata 'nella sua pratica attuazione, e pur non volen- dola ostacolare, si sente in obbligo, nell' interesse della Scienza, 302 RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA di far rilevare che la valle si apre sul versante settentrionale delle Alpi e che quindi, essendo fuori dei confini geografici d'Italia, il Parco non potrà avere per la nostra fiorai l'inte- resse che avrebbe se fosse istituito in qualche altra valle sul versante meridionale della catena alpina più particolarmente importante per la flora italiana. Baccarini conviene col prof. Vaccari che la scelta della sede pel nostro Parco nazionale avrebbe potuto essere più felice, ma crede che la proposta del Relatore (*) si debba approvare, osser- vando che ad ogni modo il Parco é sempre su terra italiana e costituisce il primo tentativo di simili istituzioni, tentativo ch'egli augura sarà prossimamente seguito da altri nelle di- verse regioni botaniche d'Italia. Spera che almeno in qualche parte del territorio saranno adottate tutte quelle precauzioni perchè risponda completamente alle finalità di un Parco bo- tanico. » (*) Pampanini e,., op. e, p. 62 : ....« ritengo ch'essa (la Società Botauica Italiana) debba favorirne (del Parco nazionale della Valle di Livigno) la riuscita, poiché questo Parco segnerebbe il primo passo del nostro Paese per mettersi al jjari di altri a questo ri- guardo più avanzati. Appunto ijerciò non deve disinteressarsi del programma scientifico, ma per quanto riguarda la Botanica, deve seguirne lo svolgimento, come avviene in Svizzera, il cui Parco Nazionale dovrebbe formare insieme al nostro un unico grandioso Parco di 200 Km^. » Dainelli G., Per la protezione della flora italiana (« Bollet- tino della Sez. Fiorentina del C. A. I. », 1° Gennaio, 1912, p. 15) : « — si annuncia che il Governo sta studiando il progetto di un parco nazionale italiano nella Valle di Livigno, adiacente al Parco Nazionale svizzero della Val Cluoza. Se questo progetto avrà una pratica esecuzione, costituirà già un gran progresso per lo scopo della difesa della nostra flora montana. Però non è fuor di luogo mettere in rilievo fin d'ora come sia inopportuna la scelta della località: la Valle di Livigno, la quale costituisce una delle tante anomalie del conlìne politico, si trova sul versante esterno delle Alpi : essa è quindi una re- gione che né geograficamente né floristicamente appartiene al- l'Italia. Si avrà cosi la strana, ma evidente contraddizione, che RIUNIONE STRAORDINARIA IN GENOVA 303 il primo parco nazionale italiano sarà in territorio solo politi- camente nostro. Eppure non poteva essere difficile la scelta di una reg-ione più adatta. » E continua : « Ma venga magari il parco della Val di Livigno, se questo deve essere il principio di un'opera più vasta, più efficace e du- ratura >. Vaccari L., Per la proteziotie della Fatina italiana, p. 57 : « approviamo incondizionatamente quanto ha fatto ed ha in animo di fare (il Governo) pel Parco di Livigno. Crediamo però nostro dovere di mettere in rilievo che se la ubicazione di esso è buona permettendo che il nostro Parco ad un tempo protegga quello svizzero e sia da quello protetto, è tuttavia infelice nei riguardi della fauna italiana, in quanto la Valle di Livigno getta le sue acque nell" Inn, ossia è geo- graficamente fuori d" Italia. La nostra Società però, come già fece quella Botanica,- wow intende di sollevare, sotto questo punto, speciali obbiezioni, lieta che il principio relativo alla istituzione di Parchi nazionali sia entrato cosi prontamente nella fase di attuazione ». Nell'istituzione del Parco di Livigno più che un mezzo di protezione pei monumenti naturali italiani si deve dunque ve- dere l'auspicio che altri Parchi più rispondenti a tale intento saranno istituiti. Ad ogni modo, poiché innegabilmente esso può avere un' importanza scientifica, è necessario fare il possibile affinchè possa riuscire nel modo migliore. A tal fine si ricordi che il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, il 3 gen- naio 1U12, rispondendo alla Società Botanica Italiana, la quale gli aveva comunicato il voto espresso nella Riunione generale di Roma, l'assicurò che a tempo e luogo si sarebbe tenuto nel de- bito conto il voto di essa. Sembra però che il Governo abbia abbandonato l'idea di isti- tuire un Parco nazionale nella Valle di Livigno (Vaccari L.. Per la prolezione della Fauna italiana, II ed., p. 72). 304 RIUNIONK STRAORDINARIA IS GENOVA 34. — Nella sua Riunione generale a Roma la Società Botanica Italiana aveva espresso il voto « affinchè alla legge per la difesa del paesaggio, proposta dall'on. Rosadi, sia dato un significato più esteso in modo che consideri i Monumenti naturali anche sotto il loro aspetto scientifico ». Voto analogo era stato espresso dai Geologi nel Congresso geologico di Lecco (1911) (Pampanini R., op. e, p. 61). Sopratutto fenomeni geologici e geografici (massi erratici, marmitte dei giganti, ecc.) avrebbero potuto con tale provve- dimento essere salvaguardati. Riguardo alla flora ed alla fauna sarebbe forse più utile ot- tenere che le Autorità locali possano, su parere di una Corn- ìnissione di Naim^alisti per la protezione dei Monumenti na- turali italiani, interdire la caccia o la raccolta di piante nelle località particolarmente importanti per la fauna o per la flora, 0 limitare il divieto ad un dato animale o ad una data pianta. Riguardo all'opportunità ed alla possibilità di avere provve- dimenti legislativi in difesa dei nostri Monumenti naturali si ricordi ciò che disse l'on. Rosadi nella sua Prefazione alla mia Relazione: « Quando sia sanzionato la difesa del paesaggio in nome dell'estetica e della storia sarà atto di coerenza e di giustizia irrecusabile sanzionare anche la difesa della flora in nome della varietà e della bellezza della natura. » E più avanti : « Per poco che valga la mia unità parlamentare in cinque- centottesimo, ne traggo l'auspicio e la promessa che oltre la difesa del paesaggio sarà sanzionata anche tra noi la protezione della flora. » Dopo lunga ed esauriente discussione alla quale prendono parte oltre il Presidente ed i Segretarii, i Proff. Camerano, Cora, Cortesi, De Marchi, De Toni, Gortani, Monticelli, Pantanelli, 1' assemblea approva il seguente ordine del giorno : « I rappresentanti delle Associazioni italiane aderenti al movi- biscotto (lìg. E) ; misurano 8-10 per 2,6-2,7 /x ed alle due estremità presentano un contenuto granuloso con una guttula oleosa. Nel caso del Cladosporium Laricis le piccole granulazioni SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE 311 che scorgonsi con ingrandimenti di 65-70 diam. sono invece bruno-olivastre. Con ingrandimenti maggiori vedesi la porzione stromatica aiJerente all'epidermide, e da essa sorgono dei co- nidiofori settati, semplici o raramente biforcati all'apice (fig. F). Le conidiospore (fig. G), che dapprima sono jaline e semplici, divengono poi olivacee ed I-settate, e quindi didime, ma, se- condo Saccardo, possono pure presentare 2 a 4 setti ; mature misurano 13-19 per 5-6 u. Il prof. Saccardo (in litt. 22 - IX - 1912) sospetta che il Ciarlo sporium Laricis possa essere una forma raetagenetica (macroconidica) della Meria Laricis e questa sup- posizione dell'esimio micologo va tenuta presente per ulteriori ricerche. Allo stato attuale delle nostre conoscenze vi starebbe contro il fatto, che il Cladosporium Laricis non fu ancora se- gnalato nell'Europa c'entrale ove la Meria Laricis ha la sua massima diffusione. Il micelio del Cladosporiu7n riscontrasi fa- cilmente nell'interno dei tessuti della foglia ed ha circa gli stessi caratteri di quello della Meria. A-E Meria Laricis Vuill. : A cespuglietto di conidiofori e conidio- spore (ocul. 3, obb. 8 Konstka) ; B micelio intrafogliare (me- desimo ingrandimento) ; C'un conidioforo trisettato (dall'Hartig); D un coniodoforo semplice ed E conidiospore (maggiormente ingranditi), — F-G Cladosporium Laricis S&cc. : i^ cespuglietto di conidiofori e conidiospore (ocul, 3, obb. 6 Koristka) ; G coni- diospore (maggiormente ingrandite). Secondo Hartig la Mèria Laricis sverna tanto sugli aghi caduti nel terreno, quanto su quelli che d'inverno rimangono 312 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE attaccati sulle giovani piante ; ciò spiega come siano le parti più basse dell'albero le prime ad essere attaccate, mentre la cima è invasa più tardi, e, se si ti'atta di piante adulte, spesso n' è risparmiata. Nello stesso modo è da ritenersi che avvenga lo svernamento e la diffusione del Cladosporium Laricis. I rimedi per combattere il seccume degli aghi del Larice non sono praticamente applicabili altro che nei vivai, ed é quivi che sono anche più necessari perchè le giovani piantine sof- frono assai per la caduta delle foglie e dopo 2 o 3 anni, se- condo le osservazioni di Mer, sono completamente esauste. Il Mer avendo nell'ottobre 1894 fatto raccogliere e bruciare le fo- glie ammalate, specialmente quelle non ancora cadute sul ter- reno, constatò che l'anno dopo la malattia ebbe poco sviluppo, benché la stagione fosse piovosa. Questo può essere uno dei metodi per combattere la malattia ; ma ritengo che anche i trattamenti con poltiglia bordolese debbano dare ottimi risul- tati, benché io non abbia ancora potuto sperimentarli. Dopo di che, l'Adunanza è tolta. Firenze, tìtab. Pellas. Luigi Chili Successore. 1912. Decembre. N.° 9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Negki G. — La vegetazione dei Sabbioni dell'Alta pianura pa- dana (Proc. veri).) Pag. 327 Saccardo P. a. — Fungi ex insula Melita (Malta) lecti a doct. Alf. Caruana Gatto et doct. G. Borg „ 314 SoMMiER S. — Sulla Melitella pusilla in Cii'enaica (Proc. verh.) . „ 313 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2" se- mestre del 1912 ,, 327 SEDE DI FIRENZE. Adunanza deli.' 11 dece mere 1912. Presidenza del Ylce-Presidente Baccarini. 11 Vice-Presidente Sommier comunica una lettera del Prof. Borzì nella quale questi gli annunzia di aver trovato la Melitel'u pusilla in Cirenaica, e propriamente a tre chilometri ad occidente di Derna. L'unico esemplare trovato e che il Borzi mandò al Sommier, fu rac- colto il 1° ottobre di quest' anno, ed è in frutto maturo. In questo stato la Melitella è assai difficile a vedersi sul terreno brullo, es- sendo i suoi capolini quasi immersi nel suolo e la rosetta di foglie disseccata quasi distrutta. Ciò spiega come il Borzi non ne abbia potuto trovare altri esemplari, nonostante che ne facesse lunga- mente ricerca. Egli scrive che cresceva in terreno argilloso-calcareo compatto, con screpolature ripiene di terra rossigna, cioè in terreno apparentemente uguale a quello in cui trovasi a Malta. TI Sommier osserva come la presenza della Melitella sul continente africano, presenza da lui annunziata come probabile allorché de- scrisse quella specie, avvalori 1' opinione che si tratti di un tipo paleogenico, residuo di un ciclo di forme esistenti sulle terre che congiungevano Malta con la vicina costa africana fino al principia del quaternario, forme che dovevano costituire passaggi tra il gener© Bull, della Soc. hot. ital. 22 314 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 11 DICEMBRE Melitella ed altri generi di Cicoriacee. Egli ritiene possibile che oltre alla Melitella pusilla si sia conservata anche qualche alti-a delle forme di quel ciclo, e che l'esplorazione della Libia, verso la quale adesso convergono tante energie, ci fornisca interessanti dati in proposito. In quanto alla pianta trovata ora a Derna, osserva che nello stato in cui fu raccolta non presenta alcuna differenza con quella di Malta, ma che le sue foglie ed i suoi fiori potrebbero ri- velare qualche carattere differenziale per cui si dovesse distinguere come var. Africana. Indi è presentato il seguente lavoro : P. A. SACCARDO. ' — fungi ex insula melita (MALTA) LECTI A DOCT. ALF. CARUANA GATTO ET DOCT. GIOV. BORG. TELEOMYCETAE. Hymenomycetae. 1. CUtocybe geotropa (Bull.) Quél. — Sacc. ^ Syll. fiing- V p. 171 — Barla Champ. Alp. marit. t. 59. Hab. ad terram, Malta, .Julio 1911 — Sporae ovato-oblon- gae, 1-2 guttulatae, basi apiculatae, hyalhiae, 10-11 ^ 5.' 2. Pleurotus nebrodensis (Inz.) Sacc. — var. Ferulae (Lanzi) Sacc. Syll. V p. 347 (ut. var. PI. Erynr/ii) — Lanzi, Fungo della Ferula, e. tab. Hab. ad radices Ferulae in rupestribus umbrosis pr. Casal Diagli — Sporae copiosissimae ovato-oblongae, basi apiculatae 9,6-12 ^ 6-6,5, intus granulosae, hyalinae, basi apiculatae. ^ I funghi qui enumerati furono raccolti per la maggior parte (quelli per i quali non è indicato il nome del raccoglitore) dal sig. D."" Alfredo Caruana Gatto, avvocato in Malta e taluni dal sig. D.r Giovanni Borg, soprintendente dei giardini pubblici in Malta. Comuuicati dal D.r Caruana al D.r St. Sommier come contributo per una Flora- Maltese in preparazione, furono a me inviati per il relativo esame e determinazione. * Saccardo, Sylloge fungorum, hic citatur : Syll. i 1000 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 815 3. Collybia nigrescens Quél. — SjU. V p. 246 — Quel, in Bull. Soc. bot. France 1870, t. IH p. II. Ilab. ad terram, Malta, Julio 1911 — Sporae ovato-oblon- ^■ae, 1-guttulatae, basi apiculatae, 10-11 * 4,8-5,5, hyaliiiae dllutissime carneae ; basidia teretluscula 38-40 * 9,12 — Col/, atratae (Fr.) Quél, quoque affiiiis sed in liac, teste Quélet, sporae dimidio minores. Ob sporas carneolas ad Lep- tonicun vergit. 4. Hygrophorus conicus (Scop.) Fr. — Syll. V p. 418 — Cooke lllustr. of British Hymenom. tab. 908. Hai), sub Cu pressi s in herbosis udis in coemeterio r/e/to Addolorata et non longe a mari S. Tumas di Marsascala, Decemb. Januar. — Spora« nonduni maturae. 5. Inocybe scabra (Miill.) Gill. — Syll. V p.767 — Cooke lllustr. tab. 391. Hab. sub arboribus in coemeterio della Addolorata, fre- quens, Dee. Jan. — Sporae obovatae, 9-10 * 6, dilute cinna- moraeae, 1-guttulatae. 6. Naucoria vervacti (Fr.) Quél. — Syll. V p. 843 — C^ooke lllustr. t. 617 f. a. Hai), ad terram, Hagiarkira, Apr. 1906 — Sporae cinna- momeae, ellipsoideae 8-9,5 * 6-6,5, biguttulatae. 7. Agaricus campester L. — Syll. V p. 997 — Bresad. F. mang. t. 53-54. Hab. in hortis et campis udis fi-equens — Formae minores et sporae quoque pauUo minores (5-6 ^ 3,5-4) quam in re- gionibus septentrionalibus. 8. Lenzites abietina (Bull.) Fr. — Syll. V p. 640 — Bull. Herb. t. 442 f. 2 et t. 541 f. 1. Hab. ad tigna putrescentia, verisimiliter pinea. Malta (Doct. G. Borg). 9. Boletus bovinus L. — Syll. VI p. 6 — Gill. Champ. Fr. t. 576. ^a&. frequens sub Finis et Cupressis, imprimis al Bo- scheilo et in coemeterio dell'Addolorata, Dee. Jan. — Sporae oblongae v. breviter ellipsoideae, olivaceo-cinnamomeae, 9-11 * 4,8-5, varie guttulatae. Pori ampli, eximie sinuosi. 10. Polyporus biennis (Bull.) Fr. — Syll. VI p. 77 — Bull. Herb. p. 449 f. 1. Hab. ad radices Oleae, caespitoso-multiplex. Dee. 1909 31G SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DKLL' 11 DICEMBllE Mahriik presso la Notabile, et ibidem 1912 — Sporae sub- globosae 1-guttulatae, hyalinae, 3-3,5 ix diarn. ; gasterospo- rae globosae 6/^ diam., crassius 1-guttulatae, hyalinae. 11. Polyporus Ceratoniae Risso — Syll. VI p. 105 — Barla Gharap. Nice, t. 30 f. 1-3. Polyp. sulphureits var. Cerato- niae Quél. Hab. età caudices Ceratoniae Siliquae, Ghain el Gbira, Sept. 1911 (Doct. G. Borg). 12. Polyporus rheades Pers. — Syll. VI p. 130 — Fr. Icon. Hym. t. 184 f, 3 sub nom. Polyp. fulvi, sed non Fr. Epicr. et Hymen. Eur. Hab. ad caudices Pini sp. ? in coemeterio della Addolo- rata, Nov. 1911 — Sporae e globoso ellipsoideae, basi bre- viter apiculatae, 6-7 v 4-5, 1-2-guttulatae, dilute cinna- momeae. Indoles fere Polijpori hispidi. 13. Polyporus adustus (Willd.) Fr. — Syll. VI p. 125 — Bull. Hérb. t. 501 f. 2. Hab. ad truncos in coemQievìo dell' Addolorata, Apr. 1911 — Sporae non inveiitae, sed species notissima. il. Polystictus versicolor (L.) Fr. — Syll. VI p. 253 — Lanzi Funghi di Roma, t. 21 f. 1. Hab. ad ligna putrescentia, S. Antonio (Doct. Borg) — Sporae non inventae, sed species notissima, ubique obvia. 15. Fomes fulvus (Fr. p. p.) GÌ11. — Syll. VI p. 182 — Prillieux, Malad. pi. agric. fig. 163. Hab. ad truncos Pruni domesticae, Ghain el Gbira Oct. 1911 et Tamaricis gallicae (non diversus!) in coe- meterio dell' Addolor^ata, Apr. 1911. Species arboribus, im- primis Amygdalaceis, valde infesta. 16. Fomes obliquus (Pers.) Cooke — Syll. VI p. 206 — Sacc. Fungi ital. t. 1124. Hab. ad truncos Citri Aurantii, cui noxius, ta Baldu, Feb. 1904. * 17. Thelephora palmata (Scop.) Fr. — Syll. VI p. 529 — Gillet, Champ. Fr. t. 380. Hab. ad basin truncorum, in coemeterio dell'Addolorala, Dee, 1909 et 1911. 18. Clavaria fragilis Holms. — Syll. VI 721 — Gillet, Champ. de France, t. 504. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 317 Hah. sub Cupressis, in greges complurium individuo- rum, in coemeterio deW Addolorata, Dee. 1909 — Specirnina vitiata, hinc determinatio non omnino certa. Gasteromycetae. 19. Tylostoma voivulatum Borszcz. — Syll. VII p. 61 — So- rok. Mat. myc. Asiat. t. 14 f. 58-59 a. riab in sabulosis salsis post pluvias, Oct.-Dec, haud fVe- quens. — Sporae dilute et amoene cinnainorneae, 1-gutta- tae, 4-5 ji diatn, leves ; flocci hyalini crasse tunicati, parce ramosi, subaequales, 4,5-6,5 /^ cr. Est forma brevius stipitata. Teste Hollós plures species nuper conditae a ci. Patouillard, Hennings etc, ut varietates praesentis sunt potius habendae. Uredinaceae. 20. Uromyces Anthyllidis (Grev.) Schròt. — Syll. VII p. 551 — Syd. Ured. II p. 65. Hab. in foliis Anthyllidis Vulnerariae, Uied Encita (n. 59) — Vai'. Giirkeanus (P. Henn, ut sp.). In foliis Loti ornithopodiodis et Loti edulis, Malta (n. 77). 21. Uromyces Baeumlerianus Bub. — Syd. Ured. II p. 117, Hab. in foliis Mei iloti su Ica tao, al Boschetlo Apr. 1912 (Doct. BoRG) (n. 117) — Uredosporae asperuiae, 18-20 p. diam. flavo-brunneae poris germinativis 3-4 praeditae; te, loutosporae rariores et non perfecte naaturae, 22-23 * 19-20- saturate cinnamomeae, subleves non striatae, tunica 2 ju. cr. 22. Uromyces TrifolU-repentis Liro — Syd. Ured. II p. 181 — Status aecidiosp. : Aecidium Trifolil-repeìitis Cast. Syll. VII p. 534. Hab. in foliis et petiolis Trifolii repentis, Marsa, Febr. 1912 (n. 82). 23. Uromyces Ciceris-arietini (Grognot) Boyer — Syll. XI p. 175, XVI p. 200 — Syd. Ured. II p. 84. Hab. in foliis Uiceris arietini, frequens^ Martio-Majo (n. 43). 24. Uromyces appendiculatus (Pers j Link — Syll. VII p. 535 — Syd. Ured. II p. 120. Zfa&. in foliis Phaseoli vulgaris in liortis frequens(n.6). 318 SEDE DI FIRI'^NZB - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 25. Uromyces Fabae (Pers.) De Bary — Syll. VII p. 531 p. p. — Syd. Ured. II p. 103. Hai), in foliis Viciae Fabae in hortis frequens (n. (3^'s) — Fm. Ervi-Erviliae. In arvis (Doct. Borg) (n. 93) — Fm. Viciae sativae. In arvis, Uied Eiicifa (n. 101). 26. Uromyces praeminens (DC.) Lèv. — Syl! VII p. 553 p. p. — Syd. Ured. II p. 158. Hab. in foliis Euphorbiae Gliamaesyces, in campis (n. 40, aecidiosp.). 27. Puccinia lUlalvacearum Mont. — Syli. VII p. 686 — Syd. Ured. I p. 476. Ila f). in foliis vivis Malvae silvest ris (n. 26), Althae- ae roseae cultae, Junio (n. 30), Lavaterae creticae, Martio (Sommier), Lavaterae vel Malvae sp. in hortis. Casal Balzan, Martio 1912 (n. 80), ubique fVequens — Sori et teleutosporae juniores multo palliiliores speciern alienam fingunt ! 28. Puccinia Pruni-spinosae Pers. ~ Syll VII p. 648 — Syd. Ured. I p. 484. fm. Pruni-domesticae. Hai), in foliis Pruni domesticae, ubique frequeiis (Ured. n. 36; teleutosp. n. 33) — Fm. Amygdali-Persicae. In foliis, frequens (n. 132) —Fm. Amygdali-communis. In foliis frequens (n. 4). 29. Puccinia Smyrnii-Olusatri (DC.) Liro. — Syll. VII p. 670 — Syd. Ured. I p. 416. Hab. In foliis, Misida etc, Febr. Mart. (Teleut. N. 7; aecid. [Aecidium Smyrnii Bagnis] (N. 8), Ibidem. .30 Puccinia Menthae Pers. — Syll. VII p. 617 — Syd. Ured, I p. 282. Hab. in foliis Menthae viridis verisimiliter cultae, S. Antonio (Doct. Borg) (n. 95). 31. Puccinia Teucrii Bivona-Bern. — Syll. VII p. 721 — Syd. Ured. I p. 300. Hab. in foliis Teucrii fruticantis, Uied Encita (Doct. Borg) (n. 105). 32. Puccinia Cichorii (DC.) Bell. — Syll. VII p. 606 et XVII p. 311 — Syd. Ured. I p. 49, Hab. in caulibus adhuc vivis Cichorii sp. Pembroke Camp, Majo (n. 121). Teleutosporae optinje evolutae, atro- SBDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEI.l' 11 DICEMBRE 319 cimminomeae, 33-36 ^ 22-24, pedicello cylindrico, h^'alino 22 a longo praeditae. 33. Puccinia Hyoseridis-radiatae R. Maire — Syll. XXI p. 653 — Maire in Bull. Soc. Myc. de France, 1905 p. 221 f. 3. Hah. in foliis Hyoseridis lucidae, Ghirghenti, Apr. (n. 120. st. teleuto-sp.)- 34. Puccinia Cardui-pycnocephali Syd. Ured p. 34 et 852, tab. Ili f. 35 — Syll. XVII p. 291. Hah. \i\ foliis, caulibusque Cardili pycnoceph al i, Apr. Majo (n. 21). 35. Puccinia Heliantlii Schweitiitz — Syll. VII p. 603 — Syd. Ured. I p. 92. Hai), in foliis Helianthi annui in hortis (Doct. Borg) (n. 83). 36. Puccinia Sonchi Rob. et Desm. — Syll. VII p. 638 — Syd. Ured. I. p. 154. Halj. in foliis vivis Sonchi oleracei var. in hortis* Casal Balzan, Aug. 1912, socia Bremia Lactucae (n. 90 ex parte) — Paraphyses tam stipatae, copiosae et atrae, ut minuti sori perithecia aemulentur. 37. Puccinia Allii fDC.) Rod. — Syll. VII p. 655 — Syd. Ured. I p. ira&. in foliis Allii sativi in hortis, Melleha, Majo 1910 (n. 37j, in hortis frequens, Apr. 1912 (Doct. Borg) (N. 114). 38. Puccinia Porri (Sow.) Wint. — Syll. VII p. 605 — Syd. Ured. I p. Hab. in foliis Allii Cepae, frequens, Martio-Apr. (n. 123) et Allii Ampeloprasi» Uied Kliglia, Majo 1912 (n. 139). 39. Puccinia Rubigo-vera (DO.) Wint. p. p. — Syll. VII p. 624 p. p. Piicc. glamaram (Schum.) Erikss. et Henn., Syd. Ured. I p, 706. Hab. in foliis Brachypodii in hortis, C. Balzan, Mart. 1912 (n. 87). 40. Puccinia simplex (Korn.) Erikss. et Henn. — Syd. Ured. I p. 756 — Puccinia Rubigo-vera var. simplex Schròt — Syll. VII p. 625. Hab.mMWs, Hordei vulgaris, frequens, Martio-Apr . (n. 111). 41. Puccinia gramìnis Pers. — Syll, VII p. 622 et XVII p. 466 — Syd. Ured. I. p. 692. 320 SEDE Di FIXIKNZE - ADUNANZA DELL* 11 DICEMBKE Hai), in foliis vaginisque Dactjlidis hispanicae, Ghir- ghenti, Apr. (n. 119), Sétariae ve rticillatae, Casal Bal- zati (n. 32, Uredo), 42. Puccinia Cynodontis Desin. — Syll. VII p. 661 — Syd. Ured I p. 748. Hai). i[i foliis Cynodontis Dactyli, Naxaro, Majo, socia Phyllachora Cynodontis (n. 65, Uredo). 43. Puccinia coronata Corda. — Syll. VII p. 623, XVII p. 465 — Syd. Ured. I p. 699. Hai), in foliis Avenae sterilis, Majo 1912 (Doct. Borg) (n. 135, ured. et teleut.). 44. Ptiragmidium Subcorticium (Schrank) Wint. — Syll. VII p. 746. Hai), in foliis Rosarura cultarura, frequens (N. 74). 45. Caeoma Mercurialis (Mart.) Link — Syll. VII p. 868. Hai), in foliis caulibusque vivis Mercurialis annuae, Casal Balzan, 1912 (sine n.). 46. Uredo Pici Cost. — Syll. VII p. 847. Hai), in foliis Fici Caricae, frequens (n. 56 et 141) (Caru.^na-Gatto et Borg). 47. Aecidium Eupliorbiae Gm. — Syll. VII p. 823, fin. Euphor- hiae Chamaesyces. Hai), in ejus foliis, in campis (n. 40). Status aecidiosporus Uromycetis praeminentis . Cfr. n. 26. 48. Aecidium Valerianellae Bivona-Bern. — Syll. VII p. 797. Hai). in foliis FediaeCornucopiae, Marsa, rarius(n. 78). 49. Aecidium Smyrnii Bagnis — Syll. VII p. 670. Hai), in foliis Smyrni Olusatri, Misida etc. (n. 8), Cfr. Puccinia Smyrnil- Olusatri, n. 29. 50. Aecidium Trifolii-repentis Cast. — Syll. VII p. 534. Hab. in foliis et petiolis Tri foli i repentis, Marsa, Feb. 1912(n. 82j. Cfr. Uromyces Trifolii-ì^epeniis Lìro n. 22- DUBIAE SEDIS. 51. Crapliiola Plioenicis (Moug.) Poit. — Syll VII p. 522. ^a&. in foliis Chamaeropis hurailis, frequens (n. 75). SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DBLl' 11 DICEMBRE 321 USTILAGINACEAE. 52. Ustilago Sorghi (Link) Pass. — Syll. VII p, 456 — Cintractia Sorghi (Link) Glint., Me. Alp. Smuts of Australia, t. XIV ! Hai), in ovariis non v. vix transformatis et mox nigro- conspurcatis Sorghi vul garis culti (Doct. Borg) (n. 99). 53. Ustilago sorghicola Speg. — Syll. XVII )p. 470. Tilletia Sorghi-VHlgaris Tu), in Ann. Se. Nat. Bot. 1847 t. V. f. 17-22 !, Ustilago Sorghi Diet. in Engl. Pflanzenfam. Filze. P* p. 9 f. 5 D-E ! Hai), in ovariis conspieue transformatis Sorghi vul- garis culti (Doct. Borg) (n. 118) ^- Plurimi auetores hane et praecedentem speeiera simul fundunt, sed ex exem- plaribus melitensibus habitu valde difFerre videntur. In hac specie ovaria in cornicula tereti-conica saepe 1 cm. supe- rantia, diutissime clausa et tune spi ris non conspurcata abeunt ; sporae in utraque specie 5-6 ju. diam. globosae, leves, olivaceo-fuligineae. 54. Ustilago nuda (Jens.) Kell. et Sw. — Syll. IX p. 283. Hai), in spicis Hordei vulgaris frequens, Martio-Apr. (n. 113). 55. Ustilago Tritici (Pers.) Jens. — Syll. IX p. 283. Hai), in spicis Tritici vulgaris frequens, Apr. Majo (n. 112). 56. Ustilago Cynodontis (Pass.) P. Henn. — Syll. XIV p. 416 — Magnus in Bull. Soc.Myeol. France, 1899 t. XV f. 5-11 et 12-16 Hab. in spicis Cynodontis Daetyli in hortis, Casal Bal- zan, non frequens fn. 103). 57. Entyloma fuscum Schròi. — Syll. VII p. 488. Hah. in foliis Glaucii flavi, Majo (n. 60). 58. Entyloma Fumariae Schròt. — Syll. VII p. 494. Hah. in foliis Fumariae sp. in hortis, C. Balzan, Martio 1912 (n. 89) — Sporae modo 12 /x diam., modo 15 ^ 12, episporio levi fuscello. Speciraina videntur juvenilia nam maculae foliorum et sporae adhuc parum coloratae. 59. Entyloma crastophilum Sacc. — Syll. VII p. 491. Hai), in foliis languidis Poae sp. v. aff. graminis, Xlendi, Apr. 1907 (Sine num.). Maculae amphigenàe nigrae 0,7-1,7 322 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE mm. diam., inaequales; sporae e globoso conspicue angulosae 12-15 jw. d., V. 15 * 10-11. — Eniyloma ar/ibiens (Karst.) Johans. et Ent. irregulare Johans. nostro perafflnia su.nt. Phycomycetae. 60. Peronospora Vicìae (Berk.) De Bary — Syll. VII p. 245. Hai), in foliis Latliyri odorati culti, S. Antonio (D/Borg) (n. 70). 61. Bremia Lactucae Regel — Syll. VII p. 62. Hab. in foliis Sonchi oleracei var. in liortis, Casal Balzan, Martio 1912 (n. 90). 62. Cystopus candidus (Pers.) Lev. — Syll. VII p. 234. Hai), in foliis Diplotaxis tenuifoliae, et erucoidis, sat frequens (n. 73). 63. Cystopus Capparìdis De Bary — Syll. VII p. 236. Hai), in foliis Capparid is inermis Turra (1780)[= C. ru- peslris S. et S. (1806)], Marsascala, Iratahleb, Majo (n. 45). 64. Cystopus Portulacae (DC.) Lèv. — Syll. VII p. 235. Hab. in foliis Portulacae oleraceae in hortis, Casal Balzan Sept., Oct. 1911 (n. 11). 65. Cystopus Eliti (Bivona Bern.) De Bary — Syll. VII p. 236. Hab. in foliis Amaranti graecizantis, frequens, Jul. Sept. (n. 125). 66. Syndiytrìum plantagineum Sacc. et Sp. — Syll. VII p. 292. Hab. in foliis Plantaginis Lagopi, extra Porta Reale (n. 77). PROTOM YCETACEAE. 67. Protomyces macrosporus Unger — Syll. VII p. 319. Hab. in foliis vivis Tori li s nodosae in hortis. Casal Balzan, Apr. 1912 (n. 106). Pyrenomycetae. 68. Xylaria arbuscula Sacc. — Syll. I p. 337. Hab. ad basim truncorum Olearum in uliginosis in hortis, S. Antonio, Nov. Dee. (Sine nura.). SEDK DI FIRKNZE - ADUNANZA DEDL' 11 DICEMBRE 323 69. Didymosphaeria opulenta (De Not.) Sacc. — Syll. I p. 711. Hab. in cladodiis Opuiitiae Ficus-indicae, Marsasci- rocco, Sept. 1907 (n. 101). 70. Sphaerella Implexae Pass. — Syll. IX p. 634. Hai), in folils Lonicerae implexae, Uied Babu, Julio (n. 61). Exemplaria sterilia, sed maculae, perithecia et matrix piene congruunt. 71. Sphaerella rosigena Eli. et Ev. — Syll. IX p. 643. Hàb. in foliis Rosarum (Doct. Gì. Borg.) (n. 102) — Ma- culae demum expallescunt, sed jugiter purpureo-margina- tae: perithecia 60-80 jw. diam. ; asci obclavati, 32 * 9; sporidia 9-11 w 2,5-3. Species hucusque ex America bor. nota. 72. Sphaerella mediterranea Sacc. — Syll. I p. 491. Hai), in foliis Nerii Oleandri, in hortis frequens (n. 52). 73. Phyllachora TrifoUl (Pars.) Fuck. — Syll. II 613, IX p. 1020. Hab. in folils Trifolii sp., Xlendi in insula Gozo, Apr. 1907 (Som.mier). 74. Phyllachora Cynodontìs (Sacc.) Niessl — Syll. U p. 602. //a&. in foliis Cynodontis Dactyli, frequens, .Julio-Sept. (n. 27). 75. Scirrhia rimosa (Alb. et Scliw.) Fuck. — Syll. II p. 634. Hab. in foliis Phragmitis communis et ejus var. hurailis, Marsasci rocco, Sept. Oct. 1904 et 1911 (n. 127 ,133). — Exemplaria non bene evoluta, hinc determinatio non omnino certa. 76. Phyllactinia suffulta (Reb.) Sacc. — Syll. I p. 5. Hab. in foliis vivis Mercurialis annuae in hortis. Casal Balzan, Martio (n. 25). Tantum status conidicus adest, sed om- nino speciei solemnis {Ovulariopsis sp. conidiis raaximis, fu- soideis 60-65 * 15). Ceterum Phyllactinia in Mercuriali indi- catur quoque a ci. monographo Salmon (Erysipli. p. 228), quanquam vere singulare sit speciem typice arburicolam in herbis vigere posse ! 77. Sphaerotheca Castagne! Lèv. — Syll. I p. 4. Hab. in foliis vivis Erodii moschati et malachoidis' Casal Attard, Martio 1912 (n. 104). 78. Sphaerotheca pannosa (Wallr.) Lèv. — Syll. I p. 3. ^a&. in foliis Rosarum in hortis, frequens et valde no- xia (n. 55, st. coiiid,: Oidium leucoconium Desm.). 324 SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL' 11 DICEMBUB 79. Erysiphe communis (Wallr.) Fr. — Syll. I p. 18 — E. Po- ìygoni DO. *' Hai), in foliisUrospermi picroidis in hortis, Casal Bal- zan etc. Apr. Majo, ciim Cicinnobolo (n. 14) ; in foliis Torilis nodosae, Zurrico, Apr. 1904 (n. 122). 80. Erysiphe taurica Lèv. — Syll. I p. 16. Halh'm foliis Cynarae Scolyrni in hortis Casal Balzan etc. Aprili Majo (n. 13); in foliis Phloraidis fruticosae, Uied Encita, Apr. Majo (n. 58, st. conid. Oidiopsis sp.). 81. Erysiphe graminis DO. — Syll. I p. 19. Hai), in foliisKoeleriae phleoidis in hortis, Casal Balzan, Apr. (n. 23, s"t. conid. et ascoph.). 82. Capnodium elongatum Berk. et Desrn. — Syll. I p. 75. Hai), in foliis vivis Populi albae, Ghain el Gbira, Oct. (n. 4S), in foliis Arundinis in arvis (n. 138). 83. Hysterium vulgare De Not. — Syll. II p. 745. Hai), in cortice duriore Oleae et Ceratoniae, Uied Babu, S. Martin fn. 197). 84. Eurotiutn herbariorum (Wigg.) Link — Syll. 1 p. 26. Hab. in foliis caulibusque male exsiccatis Hedysari etc, frequens (n. 20). Uti notissimum, est st. ascophorus Asper- gini glauci (L.) Link. 85. Stamnaria Equiseti (Pers.) Rehm. — Syll. Vili p. 620. Hai), in caule nondum emortao Equiseti ramosissimi in sabalosis salsis (n. 85) — Specimina matura: asci 95-100 ^ 12-14; sporidia 19-22 « 5,5-6. 86. Pseudopeziza Trifolìi (Bivona-Bern.) Fuck. — Syll. Vili p. 72.3. Hah. in foliis nondum emortuis Tri foli sp., frequens, Martio Majo (n. 68). DEUTEEOMYCETAE. Sphaeropsidaceae. 87. Phyllosticta brassicina Sacc. sp. n.' Hab. in foliis nondum emortuis Brassicae oleraceae var., frequens (Doct. Borg) (n. 124). 1 Hujus et ceteraraai quinque specierum novarum diagnoses mox prodibunt in fase. I (1913) Annal. Mycol. ci. H. Sydowii, Berolini. SEDE DI FIRENZE) - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 325 88. Phomopsis Citrl Sacc. Syll. Ili p. 84 (Phoma). Hab. in rainulis morientibus Citri Aurantii, frequens (n. 499) — Sporulae 8-9 v 2,5 dilutissime flavidae; sporo- pliora 18-25 * 1,5. S9. Phomopsis mediterranea Sacc. sp. n. Hab. in ramulis einortuis Medicagiuis arboreae, in coemeterio della Addolorata, Martio 1911 (sine imm). 90. IVIacroplioma Mantegazziana Peiiz. — Syll. X p. 201. /ia&. in ramulis einortuis Citri Aurantii, socia. Phomoììsi airi, in hortis, Casal Balzau, Sept. Oct. 1911 (sine num.) — Sporulae 15-16 ^ 5,5-7, biguttatae. 91. Spliaeropsis Pseudo-Diplodia (Fuck.) Delacr. Mal. cryptog. p. 389, mplodia Pseudo-Diplodia Fuck. — Syll. HI p. 341. Hab. in ramis F*iri communis, cui valde noxia (Doct. G. Borg). Sporulae din hyalinae, deraum fuscescentes, 22-24 * 10-12, sporophoris dimidio brevioribus sufl'ultae (1-septa- tae non observatae). 92. Placospiiaeria Onobrycliidis (DC.) Sacc. — Syll. Ili p. 245 — var. Hedysari Scalia — Syll. XVI p. 898. Hab. in foliis Hedysari coronarii, frequens, Febr.-Majo (n. 20). 93. Plenodomus Borgianus Sacc. sp. n. Hab. in cortice seu epicarpio Cucurbitae Peponis, S. Martin, Oct. 1911 (n. 5) — Egregio Doct. G. BoRa dicata species. Melanconiacfae. 94. Plileospora moricola (Pass.) Sacc. — Syll. HI p. 578. Hab. in foliis adhuc vivis Mori albae v, M. nigr«ae Gudia et Imtahleb, Aug. Sept. 1911 (n. 3). Conidia 32-28 ^ 4, 4-8-nucleato-septulata. Forte est forma autumnalis Phl. Mori. (Lèv.) Sacc. Hyphomycetae. 95. Oidium erysiptioides Fr. — Syll. IV p. 41. Hab. in foliis Sonchi in hortis, Casal Balzan, Martio 1912. (n. 88); Convolvuli arvensis, vere (n. 94); Menthae Pulegii, Ghirghenti, Aug. (n. 64); Lamii amplexicaulis, Januario (n. 72); Conyzae ambiguae in hortis, C, Balzan, B26 SBDB DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE Majo (n. 16).; Zinniae violaceae in hortis, C. Balzan, Sept (il. 31); Hedysari coronarii, frequeiis (D.'' Borg) (n. 116); Cucurbitae Peponis, frequens (ri. 39) — Species collecti- cia ad plures Erysipheas pertineiis. 96. Ramularia Tulasnei Sacc. — Syil. IV p. 203. Hah. in foliis Fragariae ciiltae, frequens et noccns(n.76). 97. Ramularia Parietariae Pass. — Syll. IV p. 216. Hai), in foliis Parietariae officinalis v. erectae in hortis, Casal Balzan etc. (n. 19). 98. Fusicladium Caruanianum Sacc. sp. n. Hab. in pagina inf. foliorutn Magnoliae grandiflorae in horto Sacco, Casal Balzan, Junio 1912 (n. 142) — Egre- gio Doct. Alf. Caruana Ctaito dicata species. 99. Cladosporium minusculum Sacc. sp. n. Hah. in pag. inf. foliorum Salicis albae nondum eraor- tuorum, Ghain el Gbira, Oct. 1911 (n. 49). 100. Cercospora rubicela Tliùm — Syll. IV p. 460. Hai), in foliis Rubi fruticosi adhuc vivis, Ghirghenti, Oct. (n. 47). 101. Cercospora Petroselini Sacc. — Syll. IV p. 442 (ut var. C. Apii Fres.) Hai), in foliis Petroselini sativi in hortis, Casal Balzan, Apr. Majo (n. 12). — A typo distinguitur conidiophoris bre- vioribus, 30-35 «^^ 6-7, continuis dilute brunneis, obsolete denticulatis; conidiis obclavatis, brevioribus sed crassiusculis, nempe, 30-45 * 6, subhyalinis, 3-septatis. 102. Cercospora smilacina Sacc. — Syll. IV p. 476. Hai), in foliis Smilacis asperae, Uied Gherziima, Oct, •(n. 46). 103. Fumago vagans Pers. — Syll. IV p. 547. Hab. in foliis adhuc vivis Nerii Oleandri, frequens (n. 53); Schini molle, Fleur de lis, Febr. 1912 (n. 10); Crataegi ruscinonensis, S. Martin, Oct. (n. 4l). Appendix. 104. Ectostroma Lauri (Schleich.) Fr. — Syll. XIV p. 1178. Hab. in uti'aque pag. foliorum Lauri nobili s, S. Antonio (Doct. G. Borg). Videretur forma perraanenter sterilis Rhy- tismaiis sp. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' li DICEMBRE 327 Vengouo quindi presentati i seguenti lavori i quali per la loro mole o per essere corredati da tavole tigiirerànno nel Nuovo Giornale: Negri 6., La vegetazione dei Sahhioni dell'alta Pianura Padana. In questo lavoro l'A. ilhistra la vegetazione degli ultimi residui di dune continentali esistenti nella pianura del Po ad occidente del Ticino. In tale stazione si incontrano associazioni vegetali molto caratteristiche, il rilievo delle quali ha tanta maggiore importanza per lo studio delle origini e della costituzione primitiva della Flora Padana, in quanto l' estendersi delle culture ne cancellerà presto ogni traccia. Fiori A., Sopra un caso di vasta carie legnosa prodotta da Rosel- linia Necatrix Beri. Ponzo A., Sidla determinazione dei generi nelle piante. Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2° Semestre del 1912. Archivio di Farmacognosia e Scienze affini. Anno I, fase. 1-3. Bollettino deH' Arboricoltura italiana. Anno VII, Trim. II-IV. Bulletin de la Société Linnéenne de Normandie. Sér. 6«, Voi. 2.°-3.° BuUetin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles. Sér. V, Voi. 47, n. 174, Voi. 48, n. 175, 176. Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Péterslourg. Tom. XI, livr. 4-6; XII, livr. 1-4. Bulletin of the New-Jork Botanical Garden. Voi. 8, n. 28. Field Museum of Naturai Historg-Chicago. Repurt Series, Voi. IV, n. 1. La Naturaleza. Ser. Ili, Tom. I, 1912, n. 3. Mémoires de la Société Linnéenne de Normande, Voi. XXIV, fase, 1. JMemoires of the Depertment of Agriculture in India. Voi. IV, n. 3, 6. Mitteilungen der Deutschen Dendrologischen Gesellschaft. 1911. Oesterreichischen Garten-Zeitung. Jahrg. VII, Heft 1-8, 10-12. Proceeding and Transactions of the Nova Scotian Institute of Science, Halifax, Nova Scotia. Voi. XIII, Part 1-2. The Journal of the queket ISIicroscopical Club. Voi. XI, n. 69-70. The Ohio Naturalisf. XII, n. 3-8. Transacti'ons and Proceedingn of the Botanical Societg of Edinburg, XXIV, 1910-11. Part. 2, 3. Travaux du Mus e Botanique de V Academie Imperiale des Sciences de St. Pétersbourg. VIII-IX, 1911-1912. Bergamasco G., Specie dei generi Clitocybe Fr., Laccarla Bk. et Br. e Pax'llus Fr. che crescono nel bosco dei Camaldoli di Napoli. Napoli, 1911 {BuU. dell'Orto Bot. della R. Università di Napoli, III). 328 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE Caldai-era I., I cristalli di ossalato di calcio nell'embrione delle Leguminose-Papilionacee. Catania, 1898 {Boll. Acc. Gioenia Se. Nat., fase. LI, 1898). Caruio 6',, Primo contributo alla Lichenologia della Sicilia. Catania. 1900. (Atti Acc. Gioenia di Se. Nat., Ser. 4.=* Voi. XIll). Christ H., On Psomiocarpa, a neglected genus of Ferns. Washington, 1911, (Smithsonian Misceli. Collect., Voi. 56, n. 23). Cocuzza T, F., La Palma nana (Cliamaerops humilis L.) e la sua uti- lizzazione. Acireale, 1912. Cozzi C, Sulle variazioni floristiche nei terrazzi del fiume Ticino. Pavia, 1912. (Atti Soc. It. di Se. Nat., Voi. LI). Collins F. S., The Marine Algae of Casco Bay. Portland, 1911. (Proceed. of the Portt. Soc. of Nat. Hist., II, part 9). De Toni G. B„ Edoardo Bornet (1828-1911) Padova, 1912 {Nuova Notarisia, Ser. XXIII. Genn. 1912). Fernald M. L. and Sornhorger ./. D., Some recent additions to the Labrador. 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INDICE JBaccauini P. — Gli Erbari Camperio, Cliabert e Levier all' Istituto Botanico di Firenze {Proc. verh.) . . . Pag. 306 Id. — Intorno al Nespolo senza nocciolo » 3 Id. — In morte del Comm. Gian Carlo Siemoni {Proc. verh.) > 43 Id. — Sulla Nespola senza noccioli {Proc. verh.) ... » 46 Id. — Sopra im' anomalia di Pelcf^-gonium capitatum Ait. » 67 Id. — Sulla stazione della Tozzia alpina nell'Appennino tosco-romagnolo » 126 Id. — Sull' Exohasiclium delle Azalea » 127 Béguinot a. — Le Eomulea sin qui note per la flora della Tripolitania e Cirenaica » 105 Id. — Intorno ad alcune Ononis della Tripolitania e Ci- renaica .... » 129 Id. — Contribuzione alla flora estivo-autunnale dell'isola di Prinkipo (Mare di Marmara) ........ » 214 Bektoni-Campidori D. — La flora di Monte Castellacelo e di Monte Torre. — Territorio di Faenza .... » 74 BoLZON P. — Una singolare stazione di piante xeroter- miche in Valle d'Aosta « 78 Bonaventura C. — Intorno ai mitocondri nelle cellule vegetali . » 156 Id. — Sulla questione della partecipazione dell'asse alla costituzione del fiore delle Orchidee » 152 Cannarella P. — Flora urbica palermitana. Cent. 111. » 23 Cavara F. — Chimere settoriali negli Agrumi .... » 11 Comitato permanente « Pro Flora Italica » {Proc. verh ) » 10 Fiori A. — Fioritura fuori stagione del Camus sanguinea {Proc. verh.) » 22 Id. — Il Myoporum serratum R. Br. naturalizzato in Si- cilia {Proc. verb.) » 22 Id. — Ranunculus xantholeucos Coss. vàr. puxillus (Pomel) Coss. nuova specie per la Flora italiana » 137 Id. — Piante del Benadir I » 513 Id. — Il seccume degli aghi del Larice causato da Clado- sjjorium Laricis Sacc. e Merla Laricis Vuill. ... » Geremicca M. — Per una rivendicazione di j^riorità circa il dimorfismo dei cloroplastidi . . > 97 INDICK 331 Gola G. — Osservazioni sopra un fungo vivente sugli idrocarburi alifatici saturi Pag- 224 Grande L. — Note di floristica napoletana » l'<5 Guadagno M. — A proposito di due specie di felci da escludersi dalla flora napoletana » 91 Lacaita C. — Piante italiane critiche o rare. V. . . » 109 LoNGO B. — Di nuovo sul Ficus Carica L. {Proc. veri.). » 212 Massalongo C. — Anomalie florali ossei'vate sopra una pianta di Echium vidgare L., deturpata dal cecidio di Eriophyes Ecidi Can » 31 Id. — Straordinaria abbondanza di Imenomiceti osservata lo scorso agosto nelle Pinete dei dintorni di Varena nel Trentino » 227 Mattirolo O. — Lorenzo Terraneo (1676-1714) e l'impor- tanza dell'opera sua nella storia botanica del Piemonte. » 231 Id. — Risultati delle erborizzazioni nelle 5 Terre studiati in rapporto all'efficacia del fattore antropico .... » 243 Nkgri G. — Colonie di Fanerogame alofile nell'alta pia- nura padana » 202 Id. — Variazioni nel limite altitudinare inferiore di ve- getazione del faggio verso la pianura padana ... » 206 Id. — La vegetazione dei Sabbioni dell'Alta pianura pa- dana {Proc. verb.) » 327 NicOLOSi-RoNCATi F. — Formazioni endocellulari nelle Rodoficee » 59 Id. — Genesi dei cromotofori delle Fucoidee .... » 144 Id. — Contributo alla conoscenza cito-fisiologica delle glandule vegetali » 186. NicOTRA L. — Rapporti floristici afro-italiani .... » 86 Id. — Filogenia e fito-geografia » 251 Id. — Pro neapolitaua flora » 261 Pampanini R. — La Bellis siìvestris var, verna N. Terr. in Casentino {Proc. verb.) » 66 Id. — Fiori anomali di Viburnum suspensìim Lindi. (Proc. veri).) » 66 Id. — Un manipolo di piante della Cirenaica » 105 Id. — Le varietà della Carallama (Stapelia) europaea (Guss.) N. E. Br. {Proc. verb.) » 126 Id. — Contributo alla conoscenza della flora della Pro- vincia di Treviso > 165 Id. — Due Felci rimarchevoli nella Provincia di Belluno. » 173 Id. — Per la protezione dei Monumenti Naturali in Italia {Relazione) » Passerini N. — Sulla scomparsa di spighe aristate nelle culture di una varietà mutica di Frumento ... » 8 Pavolini a. F. — L' ecidio della Paccinia fusca Relhan . » 90 Per la protezione della Flora italiana {Proc. verb.) 1, 17, 44, 63, 103, 125 332 INDICE PoLLACCi G. — Nuove ricerche sull" assimilazione del carbonio Pag. 208 Ponzo A. — Sulla variazione numerica dei fiori di Ra- nuncidus Ficaria L » 48 Id. — Galium Vaillantia Willd. var. halophiluni Ponzo, var. nova {Prnc. verb.) » 104 Preda A. — Considerazioni sugli agenti che presiedono all'allungamento del picciolo nelle foglie galleggianti delle Kinfeacee e di altre piante acquatiche ... » 34 Id. — Da quale epoca il 2ierium Oleander L. ed il Rosina- rinus ojfìcinalis L. non esistono più allo stato spon- taneo nella regione delle Cinque terre ? » 54 Pubblicazioni pervenute in dono odia Società durante il 2" semestre del 1912 » 327 Referztidum. per la « Flora Italica Cryptogama » (Proc. verb.) » 66 Saccardo P. a. — Fungi ex insula Melita (Malta) lecti a doct. Alf, Caruana Gatto et doct. G. Borg ... » 314 SOMMIKR S. — La diffusione della Pterotheca Neniausensis Cass. in Toscana (Proe. verb.) » 65 Id. — Sulla JMelitella pusilla in Cirenaica {Prue, verb.) . » 313 Trinchirri G. — Intorno alla forma ascofora dell'oidio della Quercia » 100 Trotter A. — U' Euphrasia hirtella Jord. in Calabria . » 15 Id. — Sui « Terfàs » della Libia » 139 Id. — Addizioni alla flora Libica » 103 Id. — Raffaele Spigai. — Cenni biografici » 265 Zodda G. — Una stazione singolare per i muschi. . . » 57 Id. — Sul parassitismo del Bryum capillare L. . . . » 64 Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti Buccessore. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A.I1I10 1913. FIRENZE 19L3. •» Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Obiti successore). 1913. Gennaio. N." I. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Cavara F. — Pro Botanica Italiana Pag. 4 Per la protezione del lago di Antilone {Proc. verb.) » 1 SEDE DI FIRENZE. ADUNANZA DKLL'II GENNAIO 1913. Presidenza del Prof. P. BACCARrai. Aperta la seduta, viene data lettura della seguente lettera del Prof. E. Chiovenda : « Ill.mo Signor Presidente della Società Botanica Italiana. « II Prefetto di Novara con suo decreto 10 Dicembre 1907 concesse alla Società per Imprese Elettriche Conti residente a Milano di de- rivare le acque del Toce alla condizione che non venisse arrecato danno al lago di Antilone. Nessuno di quanti amano la poesia della montagna, perlustrando l'Ossola, lasciò mai di fare una visita ad un piccolo angolo romito, che per le condizioni speciali del sito, racchiudeva un alto fascino ; cioè al lago di Antilone sopra Foppiano in V^al Formazza. Questo è situato a 1250 m. s. m. in una conca sorretta da uno sprone del monte Giove. La conca circondata da scuri abeti è eminentemente rocciosa e profonda, il baratro era colmato dalle acque che dai so- prastanti ghiacciai del Giove per vie sotterranee vi giungono for- mando un laghetto dalle acque nerastre il cui specchio nell'estate era chiazzato dalle ampie foglie rotonde di color verde brillante e tempestato dalle nivee corolle delle ninfee : laghetto che colla sua eterna tranquillità comunicava al luogo un senso di pace ineffabile. Bull, della Soc. hot. ital. 1 2 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DBLL' 11 GENNAIO A questa bellezza severa, il luogo univa un alto interesse scien- tifico perchè il lago cinto tutto intorna da un ampio anello di color cinereo-verdastro, alimentava in esso uno dei rarissimi esempi per l'Italia della flora dell'epoca glaciale alle falde meridionali delle Alpi. Il suolo che circondava il lago non era costituito di terreno, ma da un enorme massa di sfagni che indisturbati crescendo erano venuti a sovrapporsi a strati e accumulandosi sulla riva e spingendosi poco per volta entro lo specchio d'acqua, lo vennero man mano restringendo formandovi tutto all'intorno una specie di zatterone galleggiante in cui lo sfagno era l'elemento fondamen- tale, sul quale molte altre specie vegetali trovandovi l'ambiente necessario per la loro vita, coli' intrecciare entro la massa dello sfagno i loro cauli striscianti, lo rendevano robusto, serrato ed atto a galleggiare sulla superficie dell'acqua, al punto da poter sorreg- gere le persone e gli animali che vi andavano in riva. Si aveva in poche parole, un esempio di torbiera in formazione. Stazioni simili al di là delle Alpi non son rare, ma in Italia a cagione del clima assai più diverso da quello che si aveva durante il periodo geolo- gico delle glaciazioni, tali stazioni sono assai rare. Le torbiere sfruttate alle falde del Margozzolo e tra le antiche morene presso Castelletto Ticino, Mercurago, Briga, ecc. mentre un tempo dovevano essere nel meccanismo di formazione simili a questa, non lo sono più oggi per le mutate condizioni climatiche e di ambiente. Infatti sullo sfagneto ricordato di Antilone si tro- vava un'associazione vegetale che in Italia è rarissima, costituita da elementi che per la nostra fiora sono rari e riservati a poche località e per lo più non associati in tal numero ; colà si trova- vano insieme a vegetare specie alpine con specie delle bassure. Questo bellissimo gioiello dell'Ossola superiore nonostante le con- dizioni imposte dal Prefetto di Novara nel suo decreto, mi si in- forma che è scomparso, e che in luogo del bel laghetto si sprofonda una forra fangosa e morta. Fin qui nell' interesse della bellezza del paesaggio e delle S9Ìenze naturali, ma la distruzione di questo laghetto interesserà certo anche l'agricoltura locale. Infatti è nota quanta importanza abbia la presenza delle masse d'acqua sulla circostante vegetazione specialmente arborea. Ne con- segue che anche qualcuna delle colture che hanno intorno ad An- tilone il loro punto più elevato di coltivazione, si vedranno tra poco deperire. Tra queste additerò in primo luogo il Noce essenza che ben si potrebbe chiamare V Olivo delle Montagne, il quale ora a 1250 m. ha il suo punto supremo di vegetazione e vi è rigoglioso ; così forse qualche altro albero fruttifero che i Proff. Schroter e Rikli nota- rono come rigogliosi in questa località e poco più in alto non tro- veranno più le stesse condizioni favorevoli per vegetare e quindi fruttificare come per il passato. SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GENNAIO 3 Come ossolano perciò, come scienziato e come amante delle bel- lezze naturali d'Italia mi rivolgo alla S. V. 111. ma perchè consi- derando i motivi sopra esposti consoni agli scopi che si ripromette la emerita Società da Lei tanto degnamente retta, voglia fare sen- tire al Governo la voce degl'interessi superiori che avevano indotto il Prefetto di Novara a porre nel decreto quella clausola impo- nente alla Società Conti di non guastai-e il lago e che gli devono ora impedire di ridurla a lettera morta coll'accordare la sanatoria che la Società da parecchi mesi ha chiesta e che sta per essere con- cessa se non si provvede à^urgenza per sospenderla e imporre alla Società Conti di rimettere il lago nello stato primitivo. Con ossequio Roma, 18 Dicembre 1912. Prof. Emilio Chiovenda , del R. Istituto Botanico di Roma. ' Il Consiglio delibera di far suo il voto del Prof. Chiovenda, e di comunicarlo al Ministero e alla Prefettura di Novara, affinchè sol- lecitamente si provveda a che la Società Conti ottemperi pienamente alle condizioni impostele e rimetta nello stato primitivo il lago di Antilone. Viene quindi presentato il lavoro : Lag AITA C, Piante italiane critiche o rare. — VII. Orobus Jordani Ten. Leathyrus Niger Bernh. var. Jordani Arcang. lavoro che, es- sendo accompagnato da tavole, figurerà nel Nuovo Giornale. Dopo di che la seduta è tolta. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 28 DICEMBRE SEDE DI NAPOLI. ADUNANZA DEL 28 DICEMBRE 1912. Presidenza del Prof. F. Cavara. La seduta è aperta alle ore 17,30. Il Presidente, nel riprendere le sedute, manda un riverente sa- luto alla memoria di Antonio Jatta, l'eminente lichenologo e uno dei soci più anziani e più attivi della Società botanica italiana. Dà indi la parola al socio prof. Trotter, che riassume e correda di fotografie la seguente Nota: Trotter A., Della particolare costituzione di alcuni boschi delV Ap- pennino Avellinese e della presenrM di « Stapliylea pinnata » ed « Evo- nymus latifolius », la quale, essendo accompagnata da tavole, figurerà nel Nuovo Giornale. Il socio Gtrandb espone alcune Note di floristica che saranno pub- blicate nel prossimo numero del Bullettino. 11 Prof. Cavara fa la seguente comunicazione circa le condizioni attuali degli Istituti botanici italiani, la quale accoglie il plauso e l'approvazione dei presenti. F. CAVARA. — PRO botanica italiana. Sono trascorsi quattro anni da che io presentava alla IP Riu- nione della Società italiana pel Progresso delle Scienze uno schema di riforma degli studi botanici in Italia dopo avere denunciate le condizioni di inferiorità di trattamento ufficiale fatto alla botanica negli Istituti superiori di insegnamento in confronto delle scienze biologiche consorelle. La mia relazione che vide la luce neir « Università italiana » ^ del 1909, terminava con questa invocazione : « Dalla Associazione pel progresso delle Scienze parta, adunque, il voto solenne che a riparare all'in- giusto trattamento fatto alla Botanica nei nostri Istituti supe- riori, e pel conseguimento di uno sviluppo pari a quello rag- ^ Cavara F., Riforma degli Studi botanici in Italia. « L'Università italiana ». Voi. XIII. Bologna, 1909. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 28 DICEMBRE 5 giunto da questa scienza biologica presso le altre nazioni, il suo insegnamento venga riformato. E la riforma che noi invochiamo è che questo insegnamento venga impartito in più corsi dei quali due fondamentali da affidarsi a due titolari, e cioè uno di Organografia e Sistematica ed uno di Anatomia e Fisiologia; ed altri complementari da conferirsi per incarico a liberi do- centi, per rami della Botanica che le Facoltà universitarie o le Scuole Superiori di Agricoltura reputino degni di una speciale trattazione. Quando per le solite umilianti ragioni di ristrettezze di bilancio, non si potesse venire alla separazione di Istituti con laboratorii proprii, per ogni singolo ramo in cui viene diviso r insegnamento della Botanica, potrebbe assegnarsi la direzione amministrativa dell'Istituto botanico al più anziano di nomina dei due professori di materie fondamentali, lasciando all' altro il solo insegnamento di quella fra le due materie per la quale non optasse il direttore dell' Istituto. Se con questo schema di riforma non si raggiunge ancora la divisione di lavoro didat- tico e scientifico, già realizzata da tante Università estere, sa- rebbe tuttavia un passo fatto pel raggiungimento di un fine nobilissimo, quello dell'incremento della scienza e della coltura ». Le mie conclusioni venivano approvate all'unanimità dalla Se- zione biologica della Società italiana per il Progresso delle Scienze che formulava il seguente voto : « La Sezione biolo- gica ecc. riunitasi per la trattazione di argomenti didattici, udita la importante relazione del Prof. Cavara sul riordinamento degli studi botanici negli Istituti Superiori, esprime il voto che sia pel decoro degli studi, sia per il vantaggio pratico di essi, si provveda a dividere l' insegnamento attualmente unico della Botanica tanto nelle Università che nelle Scuole Superiori di Agricoltura ». Non fu questo un voto del tutto sterile, poiché di li a poco fra le proposte fatte dalla Giunta del Consiglio Superiore della P. I. vi fu quella che fra le materie obbligatorie per i Laureati in Scienze Naturali vi fosse la Fisiologia vegetale, una delle materie fondamentali invocate nello schema di riforma da me presentato. Né minore conforto venne alla iniziativa nostra dalla recente istituzione dell' insegnamento ufficiale della Fisiologia vegetale, dato per incarico al Prof. Camillo Acqua nell'Univer- sità romana, tanto più rimarchevole in tempi di falcidia di in- 6 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 28 DICEMBRE carichi ! E c'è da compiacersi del riconoscimento, per quanto tardivo, della importanza di un simile insegnamento nelle Uni- versità italiane. Ma resta, pur troppo, ancor molto da fare per la Botanica da noi; per questa scienza che ha avuto cosi grande estimazione per il passato, e che gode pur tanti favori all'estero, oggi spe- cialmente che essa, per l' indirizzo sperimentale cui tanto si presta, è divenuta rivelatrice di fatti biologici del più grande interesse, e può fornire la chiave per la soluzione dei più im- portanti problemi della vita. È necessario, perciò, richiamare ancora su di essa l'attenzione di chi sopraintende al governo della pubblica istruzione, perchè venga provveduto in tempo alle sorti di questo ramo di scienza, il quale non può essere coltivato in Italia con pari fortuna come lo è all'estero, per in- sufficienza di mezzi e per meschina organizzazione dei nostri istituti, tanto che per chi voglia farsi una solida coltura di Bo- tanica, sia sistematica, sia anatomo-Ksiologica, è giuocoforza si rechi all'estero. E questa è ben dolorosa constatazione per 1 nepoti di Cesalpino, di Malpighi, di Aldrovandi, di Micheli, di Fabio Colonna i quali avevano pure assicurato il primato della Bota- nica agli italiani ! Senza essere però animati dal pessimismo di un nostro col- lega, il quale in una recente e solenne occasione ^ non seppe o non volle riconoscere la svariata e copiosa produzione scientifica degli Italiani nei vari rami della Botanica, tanto più lodevole quanto meno incoraggiata, e quel poco che s'è, a detta di lui, fatto non sarebbe che importazione esotica (?) ; senza rilevare per ora l'opinione espressa che troppi sieno gli istituti botanici ai quali deve provvedere il governo, e che bisognerebbe ridurli, io penso che le ragioni delle non liete condizioni attuali per la Botanica in Italia dipendano da cause storiche che hanno messo radice negli ordinamenti didattici, e da concetti amministrativi che di quelle sono la conseguenza. La Botanica è stata la prima fra le scienze naturali ad es- sere da noi un insegnamento a sé con istituto proprio, l'Orto botanico, che fu nelle sue origini Orto dei Semplici. Una ragione 1 Vedi, Atti del Congresso della Società pel Progresso delle Scienze. IV» Eiunione, Roma, 1911. SEDK DI NAPOLI - ADUNANZA DKL 28 DICEMBRE 7 (li pubblica utilità fu quella che le fece assegnare un posto privilegiato fra le discipline naturali ; essa fu per secoli scienza medica, e dottori in medicina furono i suoi cultori fino a un cinquantennio fa. Questo spiega il prestigio che godettero in altri tempi i botanici, ed i favori di cui furono loro larghi i gover- nanti, e la sontuosità degli Orti botanici, in alcuni dei quali furono profusi tesori. Gli storici Orti botanici di Padova, di Pisa, di Bologna, hanno una tradizione che è viva nel popolo come di tempii sacri alla scienza ed all'umanità. Il grande Orto botanico di Napoli, che ha gareggiato coi primi d' Europa, è oggetto tutt'ora di grande considerazione in ogni ceto di persone, ed è una gara nel chie- dere permessi per visitarlo, come si trattasse di un santuario. Non vi è tanto desiderio di vedere la splendida Villa di Riviera di Ghiaia quanto questo recinto arborato e severo che stendesi sulla pendice di Capodimonte. Non é a dire della venerazione in cui era tenuto Michele Tenore, che ne fu il fondatore, ed i mezzi che furono messi a sua disposizione per un impianto cosi grandioso. Oggidì, senza tema d'errare, non si concepirebbe mai più la necessità di cosi sontuoso corredo alla cattedra di Bota- nica, e sembra invece ai più che sieno spese vane quelle che si devolvono al mantenimento di queste istituzioni. I)'onde questo cambiamento di fortuna ? È facile la risposta : quando la Bota- ' nica cessò di essere ufficialmente Materia medica e divenne studio astratto delle forme e delle funzioni delle piante, divenne cioè scienza pura, perdette il prestigio di disciplina utile alla uma- nità! Ma questo, per vero, solo nella nostra Italia, e con stri- dente contrasto da un lato con le concezioni più vaste e più illuminate che si ebbero nel passato, e dall'altro con lo sviluppo ognor crescente degli istituti botanici all' estero, in conformità di quella divisione di lavoro scientifico e didattico di cui ebbi a tenere parola nella citata mia relazione, e della complessa loro funzione di istituti d'insegnamento, di laboratori scientifici e di campi di biologia sperimentale. E così, mentre da noi sonosi resi stazionari quei miseri assegni che con strani e gretti in- tendimenti furono decretati per i varii Orti botanici, altrove essi furono portati a cifre favolose, al pari dei fondi straordi- nari ingenti che furono messi a loro disposizione per labora- tori, per musei, per serre. Basti pensare a quanto si va facendo 8 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 23 DICEMRRE in Germania, ove negli ultimi tre o quattro anni sonosi accor- dati ben 4 milioni di marchi per le sole serre del nuovo giar- dino botanico di Berlino, il cui impianto con oltre 40 ettari di terreni, con grandiosi edifizi per l'istituto e per le collezioni del Museo, con altri stabili per il personale, aveva costato una somma non inferiore alla precedente ! E pel mantenimento di questo grande Istituto botanico (che non è nemmeno il solo in Berlino) lo Stato accorda 250 mila marchi all'anno! Ne è la sola Germania a prodigare tali somme agli Orti botanici, che r Inghilterra spende per i giardini di Kew 750,000 lire all'anno. È irrisorio ora quello che si assegna da noi a questi Istituti, anche quando per taluni se ne imporrebbe la necessità asso- luta per la loro grandezza ed importanza, come ad esempio per quelli di Napoli, di Roma, di Palermo, le dotazioni dei quali oscillano sulle 10 mila lire, e queste si badi, devono servire alla manutenzione dell'Orto, al riscaldamento delle stufe, al consumo di acqua e relativa mano d' opera straordinaria (ingente negli Orti dell'Italia meridionale), ed inoltre per le spese inerenti alla Scuola e al Laboratorio, e ai bisogni ognor crescenti della biblioteca ! Non si riesce a capire intanto, da noi, che gli Orti botanici comprendono da un lato l' istituto, con scuola, labora- tori, biblioteca e museo, come sarebbe l'Istituto Zoologico, quello di Anatomia comparata, di Mineralogia, di Geologia e Paleonto- logia, e dall' altro lato il giardino colle collezioni di pien' aria, di stufa calda e temperata ed i campi sperimentali, ond'è facile immaginarsi come non possa il meschino assegno suddetto sop- perire a tante e cosi svariate bisogne. E figurarsi poi quando l'Orto ha una estensione di circa 14 ettari di terreni come quello di Napoli il quale é considerato allastessa stregua ed ha lo stesso asse- gno di altri Orti botanici del regno che hanno un ettaro di terra! Né più fortunati sono questi Istituti nei riguardi del personale, che dove ci sarebbe da presumere che, per non esserci stata per la Botanica quella divisione di cattedre e di insegnamenti che ha avuto luogo, come dimostrai nel citato mio scritto, al- l'estero, i direttori di Orti botanici avessero alla loro dipendenza un personale numeroso, sia di concetto (assistenti conservatori), sia tecnico (capi-giardinieri, preparatori, ecc.), per il compimento della svariata e complessa funzione di questi Istituti, c'è invece da deplorare che manchi ad essi il personale necessario. E per SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 28 DICEMBRE 9 maggiore jattura veniva la legge del 19 luglio 1909 che doveva essere legge ri formatrice e benefica, ma che fu invece danno- sissima agli Istituti scientifici universitari e ijarticolarmente a quelli delle grandi Università, de' quali falcidiò il personale esistente. Per insano spirito di uniformità si cancellarono dalle tabelle organiche varie categorie di funzionari, quali i conser- vatori delle collezioni (1;, i preparatori, i disegnatori, i capi-giar- dinieri ecc. tutti comprendendoli nella categoria di tecnici, lau- reati e non laureati ; e mentre prima vi erano diversi gradi di stipendi, e quindi la possibilità di miglioramento economico, ve- niva invece fissato uno stipendio unico ed insufficiente. Gli Isti- tuti botanici perdettero o il conservatore o il capo-giardiniere, o un assistente e perfino due, in modo che con un tratto di penna veniva annientato il lavoro di mezzo secolo, quell'organico, cioè, che rappresentava il risultato di lunghe insistenze, di rei- terate richieste di una serie di direttori. Cosi ad es. è avvenuto per l'Orto botanico di Napoli il quale prima della legge del luglio 1909 era riuscito ad avere due coadiutori, un assistente, un conserva- tore, un capo-giardiniere ; e per effetto di questa legge restava con l'aiuto, l'assistente, due tecnici, perdendo il capo-giardiniere, il quale è stato consentito, invece, all' Istituto botanico di Romal Come si possa concepire il regolare e proficuo funzionamento di un Orto botanico cosi grande ed importante come quello di Napoli, con cosi scarso personale, è cosa di cui lascio giudici i colleghi tutti, e il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione al quale S. E. il Ministro ha deferito la vessata questione delle tabelle organiche del personale degli Istituti scientifici, in ordine alla generale richiesta della reintegrazione del personale assi- stente in soprannumero, cioè di quel personale minacciato di falcidia dalla legge del 1909, la quale se valse a rendere meno indecorosa la condizione economica dei professori universitari, riesciva assolutamente letale agli Istituti scientifici. Voglia l'alto Consesso ispirarsi, nell' esame dell' ardua questione, ai criterii informatori delle invidiabili organizzazioni degli Istituti scien- tifici esteri, e nel caso degli Orti botanici tenere presente quanto si fa, ad esempio, a Berlino, per l'Orto botanico di Dahlem, il cui personale è il seguente : ^ 1 Consultare : Der ìconigliche hotanische Garten und das koniglich botanische Museum zu Dahlem. Berlin, 1909. 10 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 28 DICEMBRE 1 Direttore (Professore ordinario), 1 Vice Direttore (Profes- sore Ordinario), 9 Conservatori (Professori Straordinari o Liberi Docenti), 4 Assistenti (Dottori in Scienze), 1 Segretario Consi- gliere, 1 Segretario, 1 Ispettore Superiore, 1 Ispettore, 1 Capo- giardiniere, 2 Preparatori, e uno stuolo (32) di impiegati subal- terni e giardinieri. Un vero esercito ! Ma non facciamo dolorosi confronti, diceami un ministro della P. I. !, per quanto per un Istituto botanico della più grande Università del nostro bel regno, la quale per un numero di studenti può stare alla pari con quelle delle capitali estere, il confronto potrebbe reggere, e questo Istituto non dovrebbe es- sere lasciato con dotazione cosi inadeguata alla sua importanza e con un personale assolutamente insufficiente, da obbligare per- sino il Direttore a fare il capo-giardiniere ! A tanto si è giunti con i sistemi di ingiusta perequazione, che presiedono nell' as- segnazione dei fondi pel mantenimento dei nostri Istituti scien- tifici. Che in Italia vi sia un numero forte eccessivo di Univer- sità e conseguentemente di Orti botanici cui il governo deve provvedere, non si può mettere in dubbio, ma non bisogna per- dere di vista i grandi Istituti i quali sorti, in altri tempi con il più schietto favore e portati ad eccellenza e rinomanza, non devono ora essere trascurati o lasciati languire e trattati alla stessa stregua dei minori pei quali, invero, anche minori esi- genze s' impongono. I soli grandi Istituti se ben corredati, po- trebbero gareggiare con i congeneri d'Oltr'Alpe, e divenire centri di studi e sedi vere di perfezionamento per la nostra gio- ventù, dopo il conseguimento della Laurea di Scienze fìsiche e naturali, obbligata, come è ora, a mendicare il pane della scienza all' estero I Tra questi vi è l'Orto botanico di Napoli, il quale fondato or è un secolo fra il turbinio di memorabili rivolgimenti poli- tici, con piano grandioso e con netta visione di quella larga funzione che è stata di poi riconosciuta a siffatte istituzioni, è certamente uno dei pochi in Italia che potrebbe diventare una grande stazione di biologia vegetale, siccome tante che van sor- gendo all'estero, data la estensione di terreni anche di recente aggregativi ed i quali non potrebbero avere impiego migliore di quello che l'odierno indirizzo sperimentale delle Scienze bio- logiche può suggerire. Ed accanto a quella Stazione Zoologica, SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEI. 28 DICBMBUE 11 che é vanto di Napoli e che scruta i segreti della vita del golfo incantevole, potrebbe ben sorgere un Istituto di biologia speri- mentale, favorito da cosi largo consenso di naturali risorse di clima e di universali attrattive. Gli Orti botanici, come ebbi a dire in occasione della cele- brazione del Centenario di questo nostro di Napoli, non sono pili oggidì Orti de' Semplici, ma istituti di biologia intesi a stu- diare i processi vitali delle piante e indagarne le leggi. Le ul- time più belle conquiste della biologia che hanno portato a nuove concezioni sulla variabilità delle specie, sui fenomeni di eredi- tarietà, sui prodotti dell' ibridismo, sulle mutazioni, ecc., sono il frutto di ricerche sperimentali condotte in Orti botanici. Egli è evidente che quanto più un'Orto botanico è ricco di materiale vivente, e dispone di terreni per colture e di condizioni di clima favorevoli, maggiormente si presta alle indagini sperimentali ; tale appunto l'Orto di Napoli. Ma ad ottenere i desiderati frutti converrebbe corredarlo dei mezzi necessari, e cioè, di una con- veniente dotazione e di un personale adatto, rispondente a quella divisione di lavoro inerente alia sua funzione multipla di isti- tuto didattico, di laboratorio scientifico e di giardino sperimentale. Come volete che possano bastare alla scuola e ai laboratori i (Erb. Centrale [Herb. ext.] del R. Istituto botanico di Firenze). — « West-Point {Torrey, 1828] ». (Erb. Webb). 34 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 8 FEBBRAIO e dai Giardini botanici di Parigi e di Copenaghen. ^ In questi esemplari — tutti con frutti maturi, o quasi — le foglie sono di consistenza piuttosto tenue, nella pagina inferiore col reticolo delle nervature mediocremente rilevato e più o meno pubescenti come sul picciolo, e nella pagina superiore glabre o glabrescenti e più 0 meno scabre. Questa forma corrisponde maggiormente ai C. AìicUbertiana Spach e crassifoUa Lara. Accanto a questa esiste un' altra forma, ^ o, meglio, un ciclo di forme, a foglie adulte più consistenti, più largamente ovate, di minori dimensioni (circa 40-60 X 30 — 40 mm.) e più breve- mente picciolate (circa 10 mm.), ed a peduncolo fruttifero (7- 10 mm.) più breve od appena subeguale al picciuolo. A questo tipo, che è ben rappresentato dalla figura del C. occidentalìs data da Michaux e da questi chiaramente descritto, ^ si riferisce il C. Douglasii Plancb., forma rupestre e xerofita come risulta dalla sua descrizione e àdàV habitat (« in aridis scopulosis »). * E vi si riferisce pure il C. occidentalìs var. ijuniila Gray, forma ugualmente rupestre e nana, secondo la descrizione che ne dà Sargent e secondo la sua opinione esplicita, non rara negli Stati Uniti atlantici meridionali : nel Missouri, nel Colorado, nell'Utah, nel Nevada. ^ Sargent la identifica al C. pumila di Pursh, ma questa, che Pursh dice propria del Maryland e della Virginia, secondo la descrizione originale, è bensì un arbusto a rami diffusi ma a le bacche nere (« berries ovate, black »). ^ 1 Desfonfaìnes in Erb. Webb ; Lange in Erb. Centrale. 2 «Ex Horto Parisiense [Herb. Desfontaines] »; «(ex dono de Jiissieu, 1799) [Herb. Labilladière] ». (Erb. Webb). 3 Michaux A., The Norlli American Sylva, voi. Ili, tav, 114. Pa- ris, 1819. ...... foliis ovalibus. acuminatis .... pedunculi fructiferi lon- gitudine petiolorum »/ * Planchon J. e., Sur les U/macées (Ann. Se. Nat., 3^ sér., Bot., voi. X [1858], p. 293). ^ Sargknt Ch., 1. e. " PUHSH T., Flora Americae septentrionalis, voi. I, p. 200. London, 1814. — « C. foliis ovatis acuminatis aequaliter serratis basi inae- qualibus xitrinque glabriusculis ; junioribus tantum pubescentibus, pedunculis subtrifloris, fructu solitario ». On the banks of rivers : Maryland and Virginia. 2f May. v. v. A small straggling bush ; berries ovate, black. » SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO 35 Il Celtis àV Verona non si può completamente riferire alla \ 2iV. pumita Gvdiy (non C. pumila 'PwYs'h) poiché se fra l'esem- plare in fratto proveniente dalla pianta coltivata, che Goiran comunicò alla Società Botanica Italiana nel 1893 ed è attualmente conservato nell'Erbario Centrate Italiano, a Firenze, ^ ed i sud- detti esemplari provenienti dal colle di S. Leonardo l' identità è assoluta, sul colle di S. Leonardo la pianta presenta invero il portamento nano della var. pumila Gray mentre invece nel Giar- dino del R. Collegio degli Angeli è un albero, come affermò Goiran. Sul colle di S. Leonardo il C. occidenialis L., evidentemente pro- veniente da culture e forse dallo stesso esemplare coltivato nel Collegio degli Angeli, si pi-esenta nella var. pumila Gray, sem- plice variazione nana, individuale e stazionale del ciclo del C. oc- cidenialis a foglie piccole e consistenti ed a peduncoli fruttiferi brevi. Ed anche il Sargent interpreta la var. pianila Gray — che, come dissi, identifica, a torto, secondo il mio parere, al C. pumila Pursh — come una semplice forma rupestre e nana («a dwarf schrubby form »). "^ Riassumendo, dunque, alla var. pumila Gray solo prò parte va identificato il C. ausiralis var. inicrophylla Goiran; comple- tamente invece il C. occidenialis comunicata da Goiran al Prof. L. Vaccari per essere distribuito nelle « Plantae italicae criticae » di questo (C. occidenialis Goiran in sched. apud Vaccari, PI. il. crii., fase. III. n. . . . [ined.]).; e quoad locum il C. occiden- ialis che Goiran e più tardi Fiori citano del colle di S. Leonardo. IL Ferula Ferulago L. Nell'Erbario Centrale Italiano a Firenze si conserva un esem- plare di Ferula Ferulago L. raccolto da Kellner nel 1845 « in pascuis circa Gonegliano ». Nelle « Notizie storiche e bibliografiche » della flora trevigiana del Prof. P. A. Saccardo sono ricordate del Kellner solo le erbo- rizzazioni nel 1840 intorno a Treviso. ^ 11 suddetto esemplare 1 « Veronae. — Jun. Jul. 1893 [A. Goiran] ». (Herb. Ceutr. It.). 2 Sargent Ch. S., op. e, voi. e. p. 69. ' Saccardo P. A., La Flora Trevigiana. Notizie storiche e biblio- grafiche (Atti dell'Ateneo di Treviso, n. s., marzo 1910). 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO è interessante non soltanto per la storia (ielle esplorazioni della flora trevigiana, ma anche perchè testimonia dell'esistenza della pianta in una località dove attualmente la sua presenza è poco probabile : mai la vidi né da altri vi fu segnalata. É invece fre- quentissima nelle colline di Cozzuolo e di Corbanese (« i Piai », « Mondragon ») a N.-O. di Conegliano. in. Potentina thuringiaca Bernh. Nelle Alpi ad oriente dell' Engadina è nota di un'unica loca- lità presso Livinallongo, e precisamente fra Andraz ed il Colle di Santa Lucia, dove per primo la raccolse Huter il 6 giugno 1872 sui muri dei campi. ^ Nell'Erbario Centrale Italiano a Firenze si conserva un esem- plare di questa pianta raccolto da Venzo nei «-monti dell'Agor- dino » ; però mancando l' indicazione di località precisa é con dubbio che, fino a nuova conferma, annovero la Potentina thurin- giaca Bernh. nella flora della Provincia di Belluno. Tuttavia non credo che all' esemplare — il quale appartiene alla var. genuina Th. W. forma rnicropelala Th. W. — si possa negare ogni in- teresse per la flora bellunese poiché probabilmente proviene da altra località che non sia quella di Livinallongo questa essendo fuori dell'Agordino. ^ Gelmi e., Prospetto della fiora Trentina, p. 49. Trento, 1893. — Dalla Torre K. "W. u. Sarnthein' L., Die Fam-und Bliithenpfianzen von Tirol, Voralberg und Liechtenstein, voi. VI, 2 P., p. 580, n. 26. Innsbrack, 1909. — Wolp Th., Monographie der Gattung Potentilla (Bibl. Botanica, Heft 71 [1908], Lìef. 3, p. 465). SEDB DI FIRENZB - ADUNANZA DKLL' S FEBBRAIO A. PREDA. — ASPETTO PRESENTATO DAI VIRGULTI DI QUERCUS CE ERI S L. IN SEGUITO A CARBONIZZA- ZIONE. Mentre, alcuni anni fa, avevo notato solo alla sfuggita l'aspetto particolare presentato da alcuni pezzi di carbone di legna (QicercHS sp.) provenienti dal Fivizzanese (Massa e Carr.), que- st'anno ebbi nuovamente occasione di trovare parecchi pezzi consimili, in una partita di carbone delle Cerretaie di proprietà del Cav. A. Torti-Alberti in Monticiano (Siena). Si tratta di fram- menti appartenenti a virgulti o polloni di Quercus cerris L , dell'età di 5 a 8 anni, come si ottengono nei cedui per la pre- parazione del carbone. In essi la carbonizzazione ha contribuito a rendere oltremodo manifesta la distribuzione dei numerosi raggi midollari, mediante fessure longitudinali che occupano il posto di buona parte di detti raggi, e che s'internano, più o meno profondamente, tino a raggiungere la regione midollare. Questo fenomeno dipende certamente dalla natura stessa del legno di Cerro, il quale, anche non carbonizzato, ha la tendenza di fendersi longitudinalmente, fatto per cui viene deprezzato e per lo più solo usato per combustibile, o direttamente o come carbone. — È inoltre noto che i cretti longitudinali nei legnami in genere delle piante dicotiledoni, seguono per lo più l'anda- mento dei raggi midollari, e che sono prodotti, se si tratta di piante atterrate, dai succhi in esse contenuti che si fanno vio- lentemente strada attraverso la massa legnosa, quando, per ele- vata temperatura, sono sottoposti a rapida evaporazione. Ma si tratta allora di poche fessure non sempre ben definite; mentre, nel caso nostro, la carbonizzazione ha reso il fenomeno stra- ordinariamente intenso e generale, forse per il maggior calore che si genera nella carbonaia all'inizio della carbonizzazione, specialmente poi se si tratta di legname eccessivamente verde. Però, nella formazione delle fessure nei pezzi di carbone ci- tati, credo sia opportuno tener conto, oltre che dell'azione sem- plicemente meccanica dei succhi che si sprigionano, e che tro- vano più facile via per i raggi midollari, anche della natura delle cellule che appartengono agli stessi raggi : queste, durante 38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI.l' 8 FEBBRAIO il fenomeno della carbonizzazione, e per il succo cellulare in esse contenuto, e per aver pareti più sottili, sono naturalmente più suscettibili di distruzione, di quel che sieno le fibre legnose e le trachee, a pareti ispessite e lignificate, e atte a dare un maggior rendimento carbonioso. ]. Virgulto di Quercus Cerris L. di 8 anni (sez. trasv.). 2. Pezzo carbonizzato (sez. trasv.)- Circa Vi- Viene inoltre presentato il seguente lavoro : P. Baccarini, Primi appunti intorno alla biologia delV Exohasidium Lauri Geyler, che figurerà nel Nuovo Giornale. Il prof. G. Bargagli-Petuucci presenta alcune culture pure di Sarcina termophila n. sp., isolata dalle vasche di conserva delle acque di Larderello, e riassurae i caratteri di questa specie. Il la- voro {Studi sulla flora microscopica della regione boraci/era toscana II, Sarcina termophila n. sp.) figurerà nel Nuovo Giornale. Dopo di che 1' adunanza è tolta. SEDE DI FIREKZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 39 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 8 marzo 1913. Presidenzii del Prof. P. Baccarini. Aperta la seduta, il Presidente annunzia di avere ricevuto dal Prof. Pampanini — che attualmente si trova in Tripolitania con la Missione Franchetti inviata dalla Società italiana per lo studio della Libia — comunicazione di alcune sue recenti interessanti raccolte, tra le quali sono specialmente notevoli due Epatiche rinvenute nell'oasi di Zanzur ; queste crittogame erano statesegnalate per la Libia vagamente e solo delle montagne dell'interno (cfr. Durand et Barratte, FI. Lib. Prodr. pag. 285) ; le due epatiche furono in- viate al prof. C. Massalongo il quale ne comunicò la determina- zione : l'una è la Riccia lamellosa Raddi, l'altra ima specie di Pla- giochasma, probabilmente il Plagiochunma Beccarianum Stephani. Il Prof. Vaccari comunica una lettera del socio Prof. E. Wilczek dell'Università di Losanna relativa all'organizzazione del Parco Na- zionale svizzero inteso alla protezione e conservazione dei monumenti naturali delle Alpi elvetiche. La « ligue pour la nature » scrive il Wilczek, società ausiliaria della « Commission pour la protection de la nature » conta attual- mente 25,000 soci, e si spera di giungere presto, mercè l'attiva pro- paganda che si va facendo a 50,000. Coi fondi raccolti (ogni membro paga una quota n^.inima annua di lire una) si è fondato, come è noto, il gran Paico Nazionale Svizzero nella Bassa Engadina, Parco che ha già una eiiormo esten- sione, ma che si vuole estendere maggiormente in modo da occu- pare tutte le montagne comprese fra la Valle di Scarl e quella, di Trupehum, per una superficie di circa 140 Kin.^ Il Comitato centrale della « Soc. elvetica di Scienze naturali », rap- presentante ufficiale della suddetta Commissione per la Protezione della natura, preoccupandosi non solo della costituzione ma anche del retto f anzionamento del parco nazionale, ha chiesto all'Assemblea Nazionale (Camera dei Deputati e Consiglio di Stato) un sussidio annuo di 18,200 lire elevabili più tardi a 30,000 ; ed il Governo (Consiglio federale) appoggia la domanda con un Messaggio (che il Vaccari mostra all'assemblea), alle Camere, in cui espone tutte le ragioni che militano in favore dell'accoglimento della domanda stessa. 40 SKDE DI FIKBNZB - ADUNANZA DKLL' 8 MARZO Nel mese di agosto i fondi chiesti saranno certamente approvati tanto è grande il consentimento manifestato tin da ora dai singoli membri dell'Assemblea Nazionale. Il Prof. Wilczek si riserva di comunicare in altra occasione i capisaldi del programma scientifico che la Commissione sta elabo- rando e che condurrà alla conoscenza monografica del Parco dal punto di vista geologico, metereologico (studio dei climi locali, degli sbarramenti tecnici ecc.) geografico, floristico e faunistico. Indi sono presentati i seguenti lavori : P. BOLZON. — EMEM)A.\DA IN FLORA ITALICA. Da una revisione che sto facendo del mio erbario risultano alcune rettifiche da farsi nelle mie memorie sulla Flora Italiana, inserite nel BalleUino della Soc. Botan. Rai. (1892-1912) e nel Nuovo Giorn. Botan. (1895) di Firenze, rettifiche che si rife- riscono, in parte, a notizie riportate anche nella Flora Analitica d'Italia di Fiori e che credo perciò necessario di pubblicare. 667. Scilla hispanica Mill. ^= Se. non-scripta Bolzonin Bullett. e. s., 1910, p. 76. — Nelle vigne presso Asolo (prov. di Treviso) non diffusa ma sporadica. 1717. Sedum acre L. = S. annuum Bolzon in «Nuovo Giorn. Botan. », 1895, p. 201. Al m. Oro sopra a Borso (prov. di Treviso). 1199. Trifolium medium L. = Tri follimi pratense var. nivale f. alpinum Bolzon in « Bullett. Soc. Bot. Ital., », 1907, p. 7. — In valle di Zoldo (prov. di Belluno) fra Pécol e il passo di Alleghe. Nei decorso Agosto ho raccolto questa specie anche nel Cadoi-e in valle Talagona di fronte a Domegge ; anni la l'ho raccolta nell'Appennino Parmense in vai di Taro presso la stazione ferroviaria di Ostia e presso Tizzano. 2762. Gentiana Amarella L. — Questa specie tanto polimorfa è rappresentata nel mio erbario da una diecina di unità tutte raccolte nel Veneto e credo utile di riportare per intero i risultati della revisione di questo materiale. var. I. calycina (Wettst.). — Prealpi Trevigiane : Sul m. Monfenera (m. 800) sopra Gavaso, 17 Settembre 1899, SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 41 flore ! ; nel m. Grappa in valle dello Scalare sopra Fletta, 16 Settembre 1909, flore ! — Bellunese : sopra Rocca Ple- tore presso Laste, 22 Settembre 1908, flore ! e al passo di S. Pellegrino a m. 1900 sopra Falcade, 4 Agosto 1905, flore ! f. Gelmii Fiori. — Prealpi Trevigiane: nel m. Grappa in valle dello Scalare sopra Fletta col tipo ! — Friuli : presso S. Pietro al Natisene, 12 Ottobre 1902, flore (Mìnio !). f. pseudogermanica Gelmi. — Prealpi Trevigiane : nei pascoli presso la cima del m. Grappa, m, 1775, 29 Agosto 1905, flore ! var, II. antecedens (Wettst.). — Alpi Bellunesi : in valle di Zoldo alto dalla Forcella d'Alleghe al rifugio del Coldai (m. 1900-2100) del gruppo del m. Civetta, 2 Settembre 1906. fiore ! (= var. pilosa Bolzon in « Bull. Soc. Bot. Ital. », 1907, p. 9) ; sopra Falcade al passo del Mulàz però nel versante di vai di Fassa a m. 2100-2300, e fra Malga Focobon e il rifugio del Mulàz a m. 2000-2300, 1 Settem- bre 1908, flore! — Prealpi Trevigiane: sulla cima del ra. Monferma sopra Cavaso 26 Agosto 1895, flore ! — In Carnia : sopra Forni Avoltri fra Collina e il passo di Vo- lala, 7 Settembre 1905, flore ! f. luteola mihi floribus luteo-aWis. — Alpi Bellunesi : in valle d'Agordo nei boschi lungo la salita da Malga Ciapela al piano d'Ombretta (m. 1600-1800), 9 Agosto 1911, flore ! Benché forma inclusa nella diagnosi degli autori (cfr. FI. Anal. di Fiori, voi. II, p. 255), ho creduto di farne una forma distinta perchè nelle Alpi Venete mi è parsa una vera rarità. var. III. pilosa (Wettst.), — Prealpi Trevigiane : al m. Cesén sopra Valdobbiadene, 9 Settembre 1895, flore ! — Alpi Vicentine : nei prati a Malcesine, 10 Settembre 1908, flore ! var. IV. Sturmiana (Kerner) (= var. p?7os(2 Bolzon in « Bullett. Soc. Bot. Ital. », 1904, p. 33). Nelle Prealpi Trevigiane : monti attorno al passo di S. Uboldo sopra Tovena, 1 Settembre 1900, flore !, in forma da riferirsi alla f. Gentianella (Wettst.). 42 SEDE DI FIllENZK - ADUNANZA DKLL' 8 MARZO Le due piante di questa specie da me quivi raccolte sono state anche esaminate dal Bèguinot e dal Fiori ^ i quali am- mettono pure che esse rientrino in questa varietà. Il Fiori poi le confrontò anche cogli esemplari autotipi distribuiti dal Kerner nel N. G47 della Flora Austro-Ungar. exsiccata, esistente nel- l'Erbario Generale dell'Istituto Botanico di Firenze. Secondo il Fiori i miei esemplari corrispondono abbastanza bene con quelli del Kerner, soltanto in questi ultimi le foglie sono in generale più brevi e quindi a forma più decisamente triangolare. Del resto a proposito della molteplicità delle forme rientranti nelle specie Amarena e sovente confluenti le une nelle altre, vedasi quanto giustamente scrive il Fiori nella nota alla scheda N. 1528 della FI. Ital. exsicc, in « Nuovo Giorn. Bot. Ital. », 1911, p. 470. Tali idee collimano con quanto scrive il Koch nella Synopsis der Deutsch. und Schw. Flora, pag. 1972 (Leipzig, 1902) : « L'estrema variabilità di questa specie, segnatamente rispetto « alla forma del calice, à determinato parecchi botanici a stu- « diaria più profondamento e a stabilire in base alle differenze « trovate, delle specie distinte. Però i caratteri distintivi tro- « vati non sono sempre costanti : le forme sono legate fra di « loro mediante termini di passaggio e sembra che la specie sia « sul punto di differenziarsi in più specie e che questo processo « non sia ancora giunto a compimento ». var. V. rhaetica (Kern.). — Nella FI. Analit. d'Italia del Fiori, voi. II, pag. 355 (anno 1900-1902), questa var. non fi- gura delle Alpi Venete. Eppure vi è stata trovata nel 1896 dal Bornmuller in Cadore al m. Piana e presso il lago di Misurina (cfr. Mittheil. d. Thuring, Botan. 1897), come ho notato nel mio « Supplem. gener. al Catal. delle piante vascol. ecc. (1898) ». Più di recente è stata notata in molti luoghi del Friuli (cfr. FI. Analit. di Fiori, voi. IV e Fi. Friulana del Gortani), ma la priorità della sua sco- perta nelle Alpi Italiane va rivendicata al Bornmuller. var. VI. obtusifolia (W.) — Alpi Bellunesi in valle d'Agordo : al passo del Duràn, 12 Agosto 1900, fiore ! — * Porgo qui i miei riagraziamenti ai professori Béguinòt e Fiori per il disturbo che si presero di controllare tali piante. SEDE DI FIKBNZK - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 43 Prealpi Trevigiane; al m. Endimiona in vai Paula sopi'a Valdobbiadene, 21 Luglio 1905, (loi-e ! f. pyramidalis Fiori. — Alpi Bellunesi : in valle di Zoldo fra Pécol e la forcella d'Alleghe, 2 Agosto 1906, fl. ! ; in valle di Falcade sotto il passo di Vallés, 3 Agosto 1905, flore!; in Cadore alla Punta della Poina soi)ra S. Vito (m. 2000, fl., Painp. !). f. uniflora mihi cauUs nanus (5 cenlìjn) unifiorus. — Alpi Bellunesi : in valle d'Agordo al passo di Fedaia presso il laghetto (m. 2000), 5 Agosto 1905, fl. ! — Al passo di Fedaia anche Schunck (in Oest. Botan. Zeitsch., 1878) ha trovato una f. uniflora (sine auctore), che probabil- mente coincide colla mia. Aggiungerò infine che il Tanfanì riporta (nel Nuovo Giorn. Bot. Ital., 1890, pag. 115) Gentiayia Amarrila var. grandiflora (sine auctore) dell'alto Cadore al passo di Monte Croce nel Co- melico superiore, dove egli la raccolse il 28 Agosto 1890, ma io non sono in grado di decidere di quale forma fissata dagli au- tori si tratti. 2945. Veronica Bonarota L. — Nel Nuovo Giorn. Bot. Ital., 1895, pag. 206, io ho scritto di avere trovato questa specie nel m. Grappa delle prealpi Trevigiane unitamente alla V. lutea Wettst., ma per errore, perché nel ra. Grappa da me e da altri è stata notata soltanto V. Bonarota L. — V. lutea è bensì nota delle prealpi Trevigiane, ma sol- tanto del bosco Cansiglio (Bèrenger) e del passo di S. Uboldo (Pampanini in herb. meo ! e in Nuovo Giorn. Botan. Ital., 1905, pag. 196). 3175. Salvia pratensis L. f. verticillata mihi in Bulleit. e. s., 1903, p. 36 e in Fiori, Fl. Analit., voi. IV, p. 173. La dia- gnosi di questa forma, scoperta dal De Bonis a Bagnolo di Po in prov, di Rovigo il lo Maggio 1896, va corretta cosi : foglie cauline verticillate a tre almeno in parte, le inferiori, almeno in parte, lunghe sino a 19 centim. 3330. ValeìHana tripteris L. f. bitemata mihi = f. pinnata 7nihi in Bulletl. e. s., 1904, p. 32. ^ — Nell'Appennino Parmi- ^ Come ho notato nel Bullett. 1. e, questa mia forma è inclusa nella diagnosi del Bertoloni in Flora Italica. 44 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKLL' 8 MARZO giano: alta valle della Bagauza nel m. sovrastante a Ca- lestano verso il m. Montagnana ; nell'alta valle del Taro al monte Penna sopra a S. Maria! Non so interpretare diversamente gli esemplari che presento anche ai colleghi della Società Botanica Italiana. 3553. Artemisia Absinthium L. = A. nitida Bolzon in Bulleit. e. s., 1005, p. 61. — Nelle Alpi Bellunesi : in valle d'Agordo ai Serrai di Sottoguda ! Il Crèpin (in Bull, de la Soc. r. de Bot. de Belg., 1882) ri- ferisce di aver raccolto Artetnisia nitida Beri, nei suddetti Serrai di Sottoguda; nel 1898 io ho riportata tale notizia nel mio « Supplem. generale e. s. 11 Fiori riporta tale notizia nella FI. Anal, voi. Ili, pag. 247, evidentemente ricavandola dalle due sopra indicate fonti. Avendo riesaminato gli esemplari da me raccolti ai Serrai di Sottoguda ritengo che, anziché ad Art. nitida devono riferirsi a una forma assai ridotta di A. Absinthium L. Ritengo pure che il Crèpin nel dare tale indicazione sia caduto nel medesimo errore, perchè : 1.° per i Serrai di Sottoguda sono passato parecchie volte e non mi sono mai imbattuto in A. nitida; 2." Artemisia nitida non cresce nel fondo delle valli ma molto in alto e predilige i ghiaroni e le rupi dolomitiche al piede delle estreme cuspidi delle Bolo- miti : cosi io l'ho osservata sopra la Melga Ciapela nelle rupi do- lomitiche al piano d'Ombretta vicino la malga omonima (m. 2000- 2300), località che, come il passo della Fedaia (nel quale è stata notata dal Facchini), fa parte del gruppo del m. Marmolada. 3845. Leontodon Berinii Roth. = Hieracium stelUgerum forma Bolzon, in « Nuovo Giorn. Botan. Ital. », 1895, pag. 204. Prov. di Treviso a Covolo nel Ietto del Piave ! 3828. Hypochaeris maculata L. f monocephala Fiori = Hyp. uni/iora Vili. f. glabrescens Bolzon, in Bull. e. s., 1903, pag. 35 e Ffor?* in FI. Analit., voi. Ili, pag. 393. — Nei prati presso il Col di Tuche sopra Segusino in prov. di Belluno presso il confine con quella di Treviso (gruppo del m. Endimiona). Ricevetti dal Pampanini un esemplare di questa forma delle prealpi Trevigiane al passodiS.Uboldo e dal Minio del Friuli nelle vicinanze di S. Pietro al Nati- SKDE DI FIKKNZK - ADUNANZA DELl' 8 MARZO 45 sone. Ili seguito, Hyp. un/flora Vili. f. glabescens Bolzon è stata raccolta dal Traverso (sub f. glabra Bolzon) nelle Vette di Feltre (cfr. Saccardo e Traverso in « Atti Ist. Ven. di Se. ecc., 1905, pag. 907), ma resta a vedersi se anche tali esemplari raccolti dal Traverso sono invece da riferirsi a Hyp. mac. f. ìnonocephala. Del resto le due forme in discorso hanno un portamento identico, — Hyp. uniflora Vili, nel mio erbario é rappresentata delle se- guenti località delle Alpi Bellunesi : Comelico superiore nella cima del m. Colesei (m. 1970) sopra il passo di Monte Croce ! ; in valle d'Agordo al passo della Fedaia ! e sopra Falcade al passo di S. Pellegrino ! ; in Cadore sulla Punta della Poina sopra a S. Vito (Pampsmini). Nel « Bullett. Soc. Bot. Ital. » 1896, pag. 134, io ho pubblicato che Hypochaeris uniflora Vili, è stata trovata dal Pampanini nei colli presso Vittorio, in base a esemplari determinati dal medesimo. Nel Bullett. e. s., 1912 il Pampanini scrive che tali esemplari sono invece da riferirsi a Hypoch. maculata L. f. ìno- nocephala Fiori ; nel medesimo luogo il Pampanini rettifica al- cune altre notizie sulla Flora Trevigiana da me pubblicate in questo Bullettino in base a dati da lui trasmessimi. ADR. FIORI. — PIANTE DEL BENADIR. Manipolo IP. ^ Presento la seconda parte dell'elenco delle piante raccolte da mio nipote Alfonso Fiori a Giumbo presso la Foce del Giuba nel 1909. 27. Elaeodendron sphaerophyllum Presi (n. 64). 28. Corchorus irilocularis L. (n. 45 e 45^'®). 28. Triumfetta flavescens Hochst. var. benadiriana v. n. — A typo aethiopico differt : tomento cinerascente, non fla- vescente; foliis cordato-orbiculatis, dentatis nec lobatis (n. 39). 1 Vedi « Manipolo 1° » in questo Bullettino, 1912, p. 135. Bull, della Soc. bot. ital. ■* 46 SEDE DI PIRKNZE - ADUNANZA DELL.' 8 MARZO 30. Ahutilon gìaucum Webb (n. 18, 21 e 37). 31. Senra incana Cav. (ii. 1 e 23). 32. Pavonia cristata Schiiiz ex Gùrke in « Bull. Herb. Boiss. », III (1895), p. 407 (n. 12, 61 e 62). Affine, secondo Gùrke, alla P. elegans Garcke del- l'Africa orientale inglese. 33. .Gossypium herbaceum L. (n. 48, colt.). 34. HiÌJiscua ìnicranthus L. f. var. ovalifolius Hochr. in « Ann. Cons. et Jard. bot. de Genève », IV, p. 83 (1900) (n. 43 e 49). 35. Hibiscus pavonioides sp. n. (fig. 1). — Tota pianta dense griseo-tomentosa. Gauìibus rainosissimis, dense setosis. Fig. 1. — Hibiscus pavonioides n. sp., estremità di ramo fiorifero e foglia: a flore, b valva della capsula veduta dall'esterno, e la stessa veduta dall'interno, ci seme. setis patentibus vel retrorsum versis. Foiiis inferioribus petìolo 15-30 ram. longo, lamina 2,5-3-5 era. lata, 3,5- 5,5 cm. longa, cordata, palmato-3-5-lobata, lobis oblongis, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 47 obtuse dentatis, medio longiore ; foliis superioribus et flo- ralibus gradatim decrcscentibus. Floribus axillaribus so- litaiiis, ramorum apice congestis, atque ideo racemos foliosos formantibus, pedunculis 15-30 inni, longis, apice articulatis. Involucri bracteis circiter 8, liiiearibus, disiun- ctis, calyce tertia parte vel ultra brevioribus ; calycis segmentis lanceolatis, obsolete 3-nerviis. Corollis 20 mra. circiter longis, petalis luteis basi purpurescentibus. Cap- sulis, immaturis, calyce brevioribus, valvis mernbranaceis, reticulato-nervosis, villosiusculis, margine alatis, loculis polyspermis. Serainibus angulosis, levibus, villosis (n. 3 e 19). Appartiene alla Sez. Pterocarpiis Garcke la quale, oltre air^, vilifolias L. largamente diffuso nei paesi tropicali» comprende un' altra specie soltanto, VH. dictyocarpas Wftbb (= Pavonia diciyocarpa Hochst.) del Cordofan. È appunto a questa seconda specie, che maggiormente si avvicina la pianta del Benadir, benché apparisca a colpo d'occhio ben distinta pel portamento e per la densa to- me n tosi tà. 36. PìmpineUa Anisuni L. (n. 31, cult.). 37. Borierà Macalasoi Mattei in « Boll. Orto Bot. Palermo », VII (1908), p. 184; Fedde, Repert. sp. nov., IX (1911), p. 348 (n.36). Gli esemplari di Giumbo differiscono dalla descrizione del Mattei per la forma delle foglie, le quali non sono sempre « ovatis vel lanceolatis », ma nello stesso ramo- scello parte sono ovate (5-5 V2 P^r 3 7^-4 cm.) e parte subrotonde (3 Y2 per 3 V2 ovvero 5,4 per 5,8 cm.). Il portamento della D. Macalusoi è affatto identico a quello di D. glabra DC. ; 1' unica differenza sostanziale parmi risiedere nella lunghezza e forma delle papille del- l'epidermide fogliare, le quali (cfr. fig. 2, A B) nella D. Macalusoi sono più sviluppate e fornite all' apice di punte coniche (fig. A a), che denoterebbero il principio di formazione di un tricoma, tantoché ad occhio nudo le foglie appariscono leggermente vellutate. Questa partico- larità l'ho osservata non solo nell'esemplare di Giumbo; ma anche in altro raccolto dai Dott. Scassellati e Maz- 48 SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DELL' 8 MARZO zocchi a Margherita. Invece in esemplari di D. glabra di Assab (Beccari) e delI'Abissinia (Schimper n. 1744, sub Schizocalyx coriaceus) le papille sono come nella fig. B. La Dobera Macalusoi sarebbe la terza specie conosciuta di questo genere, accettando la sinonimia del Baker (in Thiselt.-Dyer, FI. trop. Afr., IV-1, p. 21) ed altri, i quali sinonimizzano D. Roxbìirghii Planch. dell'India con D glabra dell'Arabia, Abissi nia, Eritrea, Cordofan ed Afr. trop.-or. Non devesi per altro esai^erare sul valore specifico del carattere delle papille, sapendosi che in generale tutte le appendici tricomatose di qualun- que forma vanno soggette a grandi variazioni. In conseguenza ritengo che abbiamo qui a che fare piutto- sto con due varietà o razze geogra- fiche, cioè: 1.* L. glabra var. ippica (= To- meo) glabra Forsk.). — Arabia, Eri- trea, Abissinia, Cordofan ed India (se realmente la D. Roxburghii di quest'ultima regione ha le papille eguali, ciò che non potei control- lare). 2.* D.glabìm var. Macalusoi {MdX- tei). — Somalia ed Afr. orient. in- mz.2.- A. Dobera Macalusoi, gl^se e tedesca (se si deve riferire sezione delle papille epidermiche sor- qyj ]a J)_ RoxhurghH indicata da montate da punte coniche {a). — B.li& stesse papille nella B. glabra. Baker [1. c] di queste ultime re- gioni). A queste due varietà sarà forse da aggiungerne una terza a papille epidermiche pochissimo sviluppate, corri- spondente alla fig. 120 A del Solereder (System. Anat. d. Dicotyl., p. 595, sub D. Roxburghii). Siccome però Sole- reder non specifica la provenienza del materiale che servi per la sua analisi anatomica, ed io non potei esaminarne di provenienza dell'India e dell'Africa orientale tedesca ove presumibilmente potrebbe appunto esistere questa terza varietà o razza ; debbo lasciare la questione inso- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 49 luta, tanto più che facilmente sarei portato fuori dei li- miti imposti a questa breve nota. 38. Arditina edulis var. CandoUeana Fiori in «Agricolt. Colon. », 1912 App. = Carissa CandoUeana Jaub. et Spach (n. 65). 39. Acohanthera abyssinica K. Schum. (n. 67). 40. Ipomoea involucrata P. B. (n. 8). 41. Ipomoea sepiaria Koen. var. stipulacea (Sweet) (n. 20). Specie comune nell'India, ma a quanto pare non ancora segnalata in Africa. Potrebbe essere stata importata. 42. Ipomoea verticillata Forsk. (n. 5 e 14). 43. Cressa eretica L. (n. 32). 44. Lantana salvifolia Jacq. (n. 2). 45. Latitana vibutmoides Vahl (n. 30) 46. Ocimum, canum Sims. (n. 4 e 11). 47. Leiccas micrantha Giirke (n. 27). 48. Solamcm incanum. L. (n. 24). 49. Capsicum annuum L. (n. 10, colt.). 50. Asystasia gangetica T. Anders. (n. 7 e 15). 51. Erlangea benadiriana n. sp. (sez. Plafylepis) (n. 52). Herbacea, perennis ?, valde ramosa, ramis multistriatis, crispule puberulis, praeterea tota gianduii s sessilibus praedita. Foliis membranaceis, oblongis (6-9 cm. longis, 13-15 mm. latis), superioribus decrescentibus, basi trun- cato-cordata amplexicaulibus, margine denticulatis, apice acutis cum mucronulo, puberulis, penninerviis. Capitulis 3-6 ad ramorum apicem corymbosis, pedunculo pubescente 5-20 mm. longo sufFultis ; involucris globosis, apice con- strictis, 6-8 mm. diam., villosis; squamis arcte imbricatis, ca. 6-seriatis, exterioribus chartaceis, ovatis, apiculo sca- rioso, viridi-purpurescente terminatis, sensim transeunti- bus in interiores oblongas, obscure trinervias, apice ap- pendice scariosa longiuscula, purpurescente praeditas, atque in intimas lineares, membranaceas, uninervias. Co- rollis purpureis, glandulosis, exsertis. Achaeniis obpyra- midatis, 4-costatis, fuscis, glabris, glandulosis, ca, 2 mm. longis; pappi setis numerosis, rigide ciliatis, sordide ai- bis, ca. 2 mm. longis. Affine ad Erlangea somalensis 0. Hoffm. in « Engler, Bot. Jahrb. », XXXVIII (1906), p. 197 e ad E. cordifolia 50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO S. Moore (1902) = Gufendergia cordifolia Benth. ex Oliv, in « Trans. Linn. Soc. Lond. », XXIX (1872-75), p. 89, t. 55. Dalla prima diflferisce per le foglio più grandi, non rigide, glandulose, denticulate, acute, amplessicàuli e per le squame involucrali scariose all'apice soltanto, ma per nulla al margine, senza grossa gianduia all'apice . Dalla E. cordifolia differisce per le foglie più allungate ed a base meno ampia e piuttosto troncata che cordata, pei corimbi più poveri, gli involucri globosi e non cam- panulati e sopratutto per la presenza del pappo, che in essa invece manca. 52. Sclerocarpus africanus Jacq. (n. 28 e 57). C. MASSALONGO. - nuovi rappresentanti nella FLORA ITALICA, DEL GENERE RICCIA, Fino dallo scorso autunno ricevetti per esame dal chiarissimo S. Sommier numerosi saggi di Riccia raccolti da lui e dal con- socio Caruana-Gatto neli'Arcipalago Maltese, fra i quali rinvenni una specie e due varietà nuove per il dominio della flora no- strale, intorno alle quali intendo ora di riferire in questo ar- ticolo. Qui ricorderò che nella mia monografìa « Le Ricciaceae nella FI. Italica », edita da circa un anno, le specie del genere Riccia italiane a quell'epoca allo stato delle conoscenze, ammon- tavano al n.o di 23 che colle presenti aggiunte risulta attual- mente perciò di 26, inquantoché le due surriferite varietà sono ascritte a specie le quali erano finora ignote per il nostro paese. 1. Riccia Henriquesii Lev. in « Bull. Herb. Boiss. », 1894, p. 649, Tav. 30 e 31 ; K. Muli, in « Rabenh. Krypt. FI. Deutschl. », II Aufl. « Leberm.», I, p. 166, fig. 113 (ic. Lev.). Dioica? Fronde viridi-glaucescente (in sicco subflavidula), postice ambitum versus violacea, 10-14 mill. longa, pluries di- chotome-ramosa. Ramis extimis divergentibus 1-1,5 mill. in dia- metro, subobo vatis, retusis, parum latioribus quam altis, extre- mitate subcana liculatis, fundo canali convexulo, basin versus planiusculis. Epidermide antica biseriata, cellulis superficialibus raro in mammillas productis. Marginibus costam semicylindraceo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 51 prorainentem, utrinque vix excedentibus, ad apicem solum tumi- dulis, et subbiseriato spinuloso-ciliatis, ciliis e basi iiiflata acumi- natis, hyalinis velluteolis, incurvis,biiiisternisveinferiieconnatis. Lateribus subverticaliter adscendentibus, utroque latere in mar- gines acutos (haud alatos) stricte abeuntibus. Squamis ventra- libus parvis hyalinis vel ad insertionem violaceis, haud extaii- tibus. Sporis fere nigris 90-112 /x in diam., inarginatis, externa superficie foveolato-reticulatis, areolis 6-7 fi. in diam. — Anthe- ridia ignota. fi Mediterranea var. nov, — Fi'onde glauco-viridi, siccando sublutescente, subtus concolore, 8-10 mill. longa, bis-ter dicho- tome-ramosa. Ramis extimis 1,5-2 mill. in diam., parum diver- gentibus, oblongo-ligulatis, apice acutatis, breviterque excisis, parum latioribus (versus basili eorumdem longitudinis triplo) quam altis, extremitate antice profunde et anguste sulcatis, sulco basin versus sensim evanescente. Cellulis superflcialibus epidermidis antice varie conico-prominulis. Marginibus acutis, haud alatis ad apicem imprimis dense, obscure bi-triseriato- spinuloso-ciliatis, ciliis brevioribus quam in typo, vix curvuiis, sursum parum attenuatis, ad basin 60-70 (in typo 40-50) jut. crassis. Sporis et antheridiis ignotis. Bab. var. fi Isola di Malia. Jul. 1912, leg. Caruana-Gatto. Oss. — Questa varietà, come si ricava dall'unita diagnosi, si di- stingue dal tipo a cui venne subordinata, per i caratteri seguenti e cioè : per la fronda o tallo un poco più robusto, ma meno diviso, nonché per i suoi rami periferici ligulati, un poco più larglii, i quali sono subacuti e verso la loro estremità, anteriormente forniti di un solco angusto molto profondo (né subcanaliculati col fondo del canale convesso). Inoltre per i cigli marginali più numerosi e corti, sebbsne al paragone più grossi. Qui devo dire che il Levier in 1. s. e. alla tav. 31, fig. 14, riproduce alcuni cigli del margine apicale della fronda, molto ingranditi, di R. Henriguesii i quali iper la loro forma non corrisponderebbero perfettamente a quelli da me osservati sopra i saggi arcbetipici avuti dallo stesso Levier, ma piuttosto rassomiglierebbero ai cigli della var. mediterranea. Se in avvenire verrano trovati degli esemplari di questa nostra varietà, colle infiorescenze e le spore mature, non escludo che 'ii potranno rilevare degli altri e più importanti caratteri diiferenziali, e forse allora la si riconoscerà specie autonoma, probabilmente in- terni edia fra le R. Henriquesii e R. spinosissima. 52 SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 2. Riccia Lescuriana Aust. Proced. Akad. Nat. Sciences Phila- delphia, 1869, p. 232 (emend.) ; C. Massai., Le Ricciaceae FI. IL, in « Atti R. Ist. Veneto », Tt)mo LXXI, parte II, p. 864. B glaucescens (Carringt.) K. Miill.; G. Massai, in 1. s. e. Hab. var. j3 Isola di Malta in urbe «la Valletta» ; Jal. 1912, leg. Caruana-Gatto. Osa. — Questa varietà che differisce appena dal tipo pei rami delle fronde forniti all'apice di qualche ciglio spinali forme marginale, era nota finora dell' Inghilterra, Irlanda, Finlandia e Grermania (Brandenburgo). 3. Riccia melitensis sp. nov. Dioica? e inajoribus. Fronde pallide glauco-viridi vel subalbi- cante, postice ambitum versus interdum atro-violacea, dense radicante, semel vel bis dichotome-ramosa, 14-18 mill. longa. Ramis extimis oblongis, subobtusis vix emarginatis, 3-4 rnill. in diam., antice extremitate, sulco profundo axaratis, snlco basin versus subevanescente. Sectione trasversa ramorurn frondis, ad eorundem extreiiiitatem, ob alas suberectas vix latiore quam alta, sed ad medium, ob alas utroque latere patentes, duplo la- tiore. Epidermide antica 4-5 sei'iata, cellulis hyalinis, superfi- cialibus varie conico-prominentibus. Alis costam crassam subtus valde et obtuse productam, utrinque excedentibus. Lateribus con- vexis, subverticalibus, superne in margines acutos plus minus sinuato-excurrentibus. Squamis ventralibus hyalinis, sub apice ramorum marginem attingentibus. Sporis subnigris 100-120 /*. in diam., anguste marginatis, superficie externa crebre, obtuse- papillata et foveolato-reticulata, areolis 8-10 /x in diam. Anthe- ridia desiderantur. Hai). Isola Gazo ex Arcipelago melitensi, in valle Xlendi ; 14 Apr. 1906, leg. S. Sommier. Oss. — Nell'abito e grandazza ricorda, questa specie, forme inermi (vale a dire prive di cigli o spinule nel margine dei rami tallini) di R. Gougetiana che però possiede spore molto più grandi, e di Bischoffii. La sezione trasversale dei rami della fronda eseguiti presso la loro estremità ha, nella R. melitensis, un profilo verticalmente subovato, quasi a somiglianza di quanto si osserva in R. ciliifera. Questa ultima specie ha però le ramificazioni talline cigliate e le squame verticali assai più sviluppate, nonché spinuloso-cigliate. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 53 Per r epidermidd anteriore formata da 4-5 serie o stratificazioni di cellule jaline, la R. mditensis diversifica, come sembra, da tutte le congeneri europee e del bacino del mediterraneo, nelle quali è dessa costituita di una o due stratificazioni cellulari. Il colore pallido o biancastro della superficie del suo tallo è determinato da una tale spessa epidermide. Aggiungo che al limite fra questa ed il tessuto clorofiUigero sottostante, incontrasi una serie di cellule di detto tessuto che sovente è colorata in violaceo. R. PIROTTA. — A PROPOSITO Di: PRO BOTANICA ITALIANA. Nel N.o I di questo Bollettino 1913, pag. 4, si trova una nota dal titolo : Pro Botanica Italiana. Non è per discutere ora intorno ad un argomento, del quale l'autore non è certamente il primo ed il solo ad occuparsi, quan- tunque molto vi sarebbe da dire e sulla proposta di scir.dere la cattedra attuale di Botanica in due. una di Organografìa e di Sistematica, l'altra di Anatomia e Fisiologia, perché la sola distinzione scientifica dovrebbe essere Morfologia, Fisiologia, Sistematica; e sulla questione della organÌ7zazione degli Istituti e specialmente degli Orti botanici, poiché non si tiene conto, citando in esempio ciò che si fa fuori d'Italia, che di Orti e Musei all'altezza delle esigenze odierne ve ne é uno solo, di regola, per ogni grande nazione ed è di regola indipendente dall'inse- gnamento universitario; non é per questo che io scrivo. Io debbo soltanto rilevare alcune cose non esatte, che si tro- vano in questo scritto. L'autore di esso, dopo aver ricordato il voto espresso dalla classe biologica del Congresso della Società italiana per il Pro- gresso delle Scienze nel 1909 al riguardo dell' insegnamento della Botanica, scrive: « Non fu questo un voto del tutto ste- rile, poiché di li a poco fra le proposte fatte dalla Giunta del Consiglio superiore di P. I. vi fu quella che fra le materie ob- bligatorie per i Laureati (sic) in Scienze naturali vi fosse la Fisiologia vegetale una delle materie fondamentali indicate dallo schema di riforma da me presentato. » Ed aggiunge: « Né minore conforto venne alla iniziativa nostra dalla recente istituzione dell'insegnamento ufficiale della 54 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELI.' 8 MARZO Fisiologia vegetale dato per incarico al Prof. Camillo Acqua nella Università romana, tanto più rimarchevole in tempi di falcidia di incarichi. » E finisce : « E e' è da compiacersi del riconoscimento, per quanto tardivo, della importanza di un simile insegnamento nelle Università italiane. » Da quanto é sopra riportato risulterebbe dunque : 1.0 Che il riconoscimento della importanza dell'insegnamento della Fisiologia vegetale, l'assegnazione di essa fra le materie obbligatorie per gli aspiranti alla laurea in Scienze Naturali, l'istituzione dell'insegnamento ufficiale della Fisiologia vege- tale nella Università di Roma è tutto e solo merito dell'autore dell' articolo 2.° Che l'insegnamento ufficiale della Fisiologia vegetale nella Università di Roma è stato istituito recentemente, da due anni soltanto. 3.° Che il riconoscimento dell' importanza di questo inse- gnamento è stato fatto tardivamente cioè appunto da due anni. Ora tuttociò è completamente inesatto ; e siccome sembra, nella migliore ipotesi, che l'autore dell'articolo abbia dimenticato cose a tutti note consacrate anche in pubblicazioni ufficiali, è obbligo mio stretto far conoscere come veramente stiano le cose. Quando forse l'autore dell'articolo non si occupava ancora di Botanica, circa trenta anni or sono, dovendo io provvedere alla organizzazione dell' insegnamento della Botanica nella Univer- sità romana, per prima cosa y)ensai all'insegnamento della Fi- siologia vegetale, e quando nessuno in Italia nemmeno si era accorto della opportunità anzi della necessità di questo inse- gnamento, io nell'anno scolastico 1884-85 svolgevo un corso li- bero di Fisiologia vegetale, provvedendo in mezzo alle più grandi difficoltà a rendere il corso sperimentale, con plauso della Fa- coltà, la quale, già nell'anno scolastico 1885-86, metteva il corso medesimo tra quelli consigliati per la laurea in Scienze natu- rali e in Chimica. Nel 1895 la facoltà, riconoscendo la necessità che questo in- segnamento facesse parte di quelli ufficiali, spontaneamente ne proponeva l'istituzione al Ministero e nello stesso tempo che fosse a me affidato come incarico. L' insegnaìnento ufficiale della Fisiologia vegetale nella Università di Roma esiste dunque SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MARZO 55 da ben diciassette anni e non si può dire che sia sfato fatto tardivamente il riconoscimento dell'importanza di questo in- segnamento ! L' insegnamento della Fisiologia vegetale è proceduto ininter- rottamente fino ad oggi, sempre più completo, perchè sussidiato da opportuni laboratori! di ricerche. Nel 1910, in seguito alle mie vive e ripetute preghiere, fon- date sul gravissimo peso portatomi dai due insegnamenti, la Facoltà di Scienze accettava la mia rinuncia all'incarico dell'in- segnamento della Fisiologia vegetale, e in pari tempo accoglieva la mia proposta di affidare l' incarico medesimo al mio antico e ottimo allievo Prof. Camillo Acqua, che fin dal 1888 aveva compiute, nel mio Istituto, le sue prime e interessanti ricerche di Fisiologia vegetale. Durante questo lungo periodo la facoltà di Scienze di Roma accoglieva e trasmetteva ripetutamente al Ministero proposte e voti, avanzate da me prima, con B. Grassi poi, intorno al rior- dinamento degli insegnamenti delle Scienze naturali e fra quei voti e proposte sempre era quella della necessità che la Fisio' logia vegetale facesse parte degli insegnamenti obbligatori. E discutendosi al Consiglio Superiore della Pubblica Istru- zione i regolamenti universitari, io rifeci e sostenni queste pro- poste, che non si volle accogliere per il penultimo regolamento e, soltanto per la mia continua insistenza, furono accolte in parte nel vigente Regolamento, in quanto la Fisiologia vege- tale é entrata a far parte dei corsi tra i quali gli studenti di Scienze naturali debbono scegliere due che diventano, allora soltanto, obbligatorii. Questa è la verità, perchè è la storia. Ed io chiedo venia agli egregi colleghi se, costretto, ho quasi sempre parlato di me. Vengono inoltre presentati i lavori seguenti, i quali figureranno nel Nuovo Giornale. P. BoLZON. — Note di- Fitogeografia. A. Fiori. — Piante raccolte nella Colonia Eritrea nel 1909 (seguito). L. Vagcari. — Contribuzione alla briologia di Val d'Aosta. L. Vacoari. — Intorno alle genziane italiane dei gruppi « Thyla- cites » e « Cyolostigma ». Dopo di clie l'adunanza è tolta. 56 SKDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 25 FEBBRAIO SEDE DI NAPOLI. Adunanza del 25 febbraio 1918. Presidenza del Presidente Prof. Catara. Sono prasenti i soci : Cavara, Gufino, Grande, Guadagno, RippA, Skverino. In assenza del Prof. Nicolosi-Roncati funge da Segretario il socio L. Grande ; questi dà lettura del verbale della precedente seduta che resta approvato. Il Segretario dà lettura di una nota inviata dal Socio Professore A. Villani: Le piante di Biccari conservate n eli' Erbario Baselice e nelV Erbario Ziccardi, nota che figurerà nel Nuovo Giornale. Dopo di che l'adunanza è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti Successore. 1913. Aprile. N.° 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Mattirolo 0. — Un micete nuovo per il Ruwenzori (Uganda) Pag. 61 Minio M. — Contributo alla Flora del Bellunese. — Nota 3.* „ 62 Proposta per la istituzione del R. Erbario Nazionale Italiano {Frac, verb.) „ 58 Ringraziamento alla Ditta Ingegnoli (Proc. verb.) „ 57 SEDE DI FIRENZE. Adunanza, del 12 apkile 1913. Presidenza del Prof. P. Baccarini. Aperta la seduta, il Vicepresidente Baccarini dà lettura della seguente lettera inviata dalla direzione del R. Orto Botanico di Brera alla Società Ingegnoli, pubblicata nel « Secolo » del 18 marzo : « Milano, 16 marzo 1913. « Signori F. e P. Ingegnali, « Con vero senso di ammirazione e gratitudine apprendo l'atto munifico della Società che volle porre fi.ne alle lunghe alternative di speranza e di deiasioni relative all'area per erigere un nuovo Orto Botanico, concedendo il terreno per sostituire il vecchio ed insufficiente Orto Botanico di Brera. « Nella speranza che lo splendido dono consenta finalmente di poter dotare la Città di Milano di un Orto Botanico, non solo in- dispensabile per rendere proficuo l'insegnamento per la Scuola Su- periore di Agricoltura e per la Scuola Veterinaria, ma anche ne- Bull. della Soc. boi. Hai. 5 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE cessano per il decoro della città stessa, io, quale Professore di Botanica nei detti Istituti e Direttore dell'Orto Botanico, non posso clie rivolgere vivissime parole di plauso e di sincera riconoscenza a loro ed alla Società tutta. « Con i sensi della massima stima, devotissimo firmato Prof. Ugo Brizi. » Il Consiglio della Società Botanica italiana, lieto della bella ed utile iniziativa presa dalla Società Ingegnoli, si associa ai sensi di ammirazione e di gratitudine del Prof. Ugo Brizi, verso la bene- merita società, con tanto maggior calore, in quanto appunto in que- sto momento in altra città che è sede di un Orto Botanico che ha tradizioni gloriose si vanno ventilando progetti che, qualora venis- sero attuati, riuscirebbero letali per l'Orto, senza d'altra parte corri- spondere ai bisogni del nuovo istituto al quale si riferiscono. La no- bile iniziativa della Società Ingegnoli, oltre al portare un utile diretto all'Istituto Botanico ed alla Scuola di Agricoltura di Milano, con- tribuirà pure indirettamente ad allontanare i pericoli del genere di quello sopra accennato, rialzando nella coscienza del pubblico colla virtù dell'esempio la considerazione e l'affetto verso gli Istituti Bo- tanici. L'assemblea delibera di esprimere direttamente il suo plauso alla Società Ingegnoli. Il Vicepresidente Bacca rini è lieto di comunicare al Consiglio e ai Soci della Società Botanica Italiana che, raccogliendo una pro- posta avanzata dal collega Prof. Oreste Mattirolo nella seduta del 16 ottobre 1911 della Società Italiana per il progresso delle Scienze, ha condotto a termine le pratiche preliminari per la fondazione ìq Firenze del R. Erbario Nazionale Italiano, incoraggiato specialmente dalla calda e benevola adesione dei colleghi Professori Antonino Borzi, Oreste Mattirolo, Romualdo Pirotta, a nome anche dei quali egli chiede alla Società Botanica che voglia incoraggiare coi suoi voti e col suo appoggio la riuscita di un progetto che corrisponde ad un vero bisogno nazionale e rappresenta il compimento di un do- vere che i botanici italiani hanno vei-so la scienza. Il Museo Bo- tanico di Firenze, per la ricchezza e il pregio incomparabile delle sue collezioni, è evidentemente quello che fra tutti i Musei bota- nici italiani meglio si presta ad adempiere gli ufficii di Erbario Nazionale ; occorre soltanto che esso sia dotato di un personale scientifico adeguato e di una organizzazione che permetta di trarre da queste importanti collezioni quel profitto per la scienza pura e per le applicazioni pratiche, che sono oramai una necessità degli studi e della vita moderna. Conscie di queste esigenze, tutte le na- zioni più progredite hanno provveduto allo studio della flora dei loro territori eoa apposite Istituzioni, ed è quindi indispensabile che anche l'Italia, che oltre al territorio nazionale ha oramai vasti SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 59 territori coloniali alla sua dipendenza, ne segua l'esempio. Egli quindi forte del consenso e dell'appoggio dei colleglli Direttori de- gli Orti Botanici Italiani lia presentato il idrogetto della costituzione dell'Erbai'io Nazionale presso questo Istituto Botanico, alla Facoltà di Scienze del E.. Istituto di Studi Superiori, e la Facoltà lo ha accolto con pieno favore. Egli chiede ora, in nome anche dei so- pracitati colleghi, che la Società Botanica Italiana appoggi la pro- posta. Il Consiglio, plaudendo alla importante iniziativa prende atto della comunicazione della Presidenza e delibera alla unanimità di appoggiare caldamente la iniziativa suddetta, interessandone il Mi- nistero della Pubblica Istruzione. Il Prof. Vaccari, a nome del Presidente Prof. Pirotta, comunica la effettiva costituzione della « Lega Nazionale per la protezione dei monumenti naturali » avvenuta in Roma il giorno 2 Aprile u. s. in seno all'assemblea dei delegati delle Associazioni aderenti all'ini- ziativa della Società Botanica Italiana, e di cui altre volte ebbe ad occuparsi il nostro Bullettino. Lo statuto, approvato ad unanimità ed elaborato dal Comitato provvisorio nominato dall'assemblea dei delegati a Genova nell'Ot- tobre scorso, è il seguente : « 1.0 La « Lega nazionale per la protezione dei monumenti na- turali » ha per iscopo la difesa e la conservazione in Italia della fauna, della flora e dei monumenti e documenti geologico-geogra- fico considerati sotto l'aspetto scientifico ed estetico. 2.0 Per appartenere alla Lega basta versare una quota annua di almeno lire una. Sono soci perpetui gli Enti ed i Privati i quali versano almeno Lire 25 una volta tanto. 3,° La Lega è retta dalle deliberazioni dell'Assemblea annuale dei soci ed amministrata da un consiglio direttivo composto di un Presidente, un Vicepresidente, un Segretario, un Cassiere e di cin- que Consiglieri eletti dall'Assemblea : un zoologo, un botanico, un geologo, un geografo e un agrario. Il consiglio direttivo dura in carica tre anni, alla fine dei quali la terza parte, estratta a sorte non è immediatamente rieleggibile. 4.0 La Lega si propone di raggiungere lo scopo : 1.0 colla propaganda più attiva per mezzo di pubblicazioni, conferenze, escursioni collettive ecc. ; 2.0 col promuovere provvedimenti legislativi atti a salvaguar- dare i monumenti naturali ; 3.0 col promuovere l'istituzione di riserve e di Parchi nazionali. 5.° La Lega ha sede in Boma. Dopo ciò il Prof. Vaccari, quale Segretario della Lega, e a nome anche del Presidente Prof. Pirotta, espone alla Società Botanica Italiana tutta la serie di pratiche iniziate e condotte dal Prof. Pirotta 60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE stesso allo scopo di salvare da possibili manomissioni le vaste regioni di boschi, pascoli e alte roccie situate a sud-est del Lago Fucino (Abruzzo) ove vivono gli ultimi rappresentanti della Capra ornata e dell' ?7rsMS arctos, e dove prospera quasi per intero la ricca e mi- rabile flora caratteristica dell'Appennino. Egli aggiunge che l'As- semblea di Roma, plaudendo della nobile e veramente opportuna iniziativa del Prof. Pirotta ha alla unanimità approvato il seguente ordino del giorno, che si permette sottoporre anche all'approvazione della Società Botanica Italiana, persuaso come è che, appoggiato da si autorevoli consessi, esso potrà certamente raggiungerà lo scopo nobilissimo cui mira. « La « Lega nazionale per la protezione dei monumenti naturali », presa conoscenza della deliberazione del Ministero della Real Casa di rinunciare ai diritti di caccia conferiti a S. M. il Re Vittorio Emanuele II dai comuni proprietari del vasto territorio montuoso compreso fra le alte valli del Liri, del Sangro e il Lago Fucino, considerando che in quella vasta estensione coperta di splendidi boschi e pascoli ubertosi, maravigliosi anche dal lato puramente estetico, hanno trovato l'ultimo loro rifugio il Camoscio degli Abruzzi (Capra ornata), nobilissima stirpe speciale a quelle montagne e rap- presentata pur troppo da pochi individui, e l'Orso bruno, senza tener conto di tutti gli altri elementi della macrofauna, considerando che nei boschi spesso impenetrabili e sulle alte roccie dirupate e nei terreni erbosi prospera tma flora ricca quanto altre mai e caratteristica dell'Appennino, e che vi esistono interes- santissime grotte e molteplici fenomeni carsici, considerando che l'abbandono di quella riserva di caccia reale potrebbe rappresentare a breve scadenza la distruzione definitiva delle due bellissime specie animali, la distruzione o almeno la ma- nomissione di quei boschi mirabili e conseguentemente della flora caratteristica, considerando che con lievi sacrifici si potrebbe assicurare alla nazione una delle più belle e delle più estese riserve naturali, fa voti affinchè fra i comuni proprietari e il G-overno vengano presi accordi allo scopo di trovar modo che non solo quei territori vengano conservati nelle condizioni attuali, ma che possano efìet- tivamente servire per la istituzione di un Parco nazionale. » l La Società Botanica calorosamente approva. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 6i Vengono quindi presentati i seguenti lavori : O. MATTIROLO. ^ un micete nuovo per il ru- WENZORI (UGANDAj. (Spedizione di S. A. R. il Duca degli Abruzzi). Favolus megaloporus. (Mont.) Bresadola. Polyporus megaloporus (1854) Mont. (N. 339). Cryptogamia Gujanensis ecc. . . . id. * Sylloge generalis (N. 284) 185G. Favolus princeps Berk. et Curtis — Fungi cubenses. (N. 317). 1873. Favolus 7negaloporus. (Mont). Bresadola. — Fungi Con- goenses. « Annales Mycologici » Voi. IX. N. 3. 1911. p. 269. FavoliéS megalopo7^us (Mont.). Bresadola. — Basidiomycetes Philippinenses. «Hedwigia» Voi. LUI. p. 74. 1912. Il Favolus megaloporus di cui ho indicata sopra la sinonimia, e che oggi ricordo nel nostro Bulleltino, venne raccolto nel- l'anno 1906 nella Foresta tra Bihunga e Nahitava a circa 2600 m. s. 1. m. nella regione del Ruwenzori, dalia Spedizione di S. A. R. il Duca degli Abruzzi. La specie non fu pubblicata nella illustrazione dei materiali raccolti della Spedizione, ^ perciò che l'unico esemplare, fu ca- sualmente confuso fra i materiali doppi, e non venne osservato che in questi ultimi mesi, quando si addivenne al rimaneggia- mento di tutti i materiali per allogarli in nuovi barattoli, onde esporli nello scaffale apposjtamente fatto costruire. Con questa specie il numero totale dei funghi raccolti dalla Spedizione viene ad aumentarsi di una unità: da 27 a 28. 11 Favolus megaloporus che ora appare del Ruwenzori è stato gentilmente dall'Abate Bresadola comparato cogli esem- plari da lui ultimamente descritti, del Congo e delle Filippine. La specie è già stata raccolta neW America centrale (Cuba) ; neW America meridionale (Guiana) ; nelle Isole Filippine e nel Congo, siccome risulta dai lavori citati. Torino, Marzo 1913. ^ S. A. E,. Il Principe L. A. di Savoia Duca degli Abruzzi. Il Ru- wenzori. Relazioni Scientifiche. Voi. I. Fungi, per 0. Mattirolo. U. Hoepli, Milano, 1909. 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE M. MINIO. — CONTRIBUTO ALLA. FLORA DEL BELLU- NESE. — NOTA 3." Ceteraoh officinarum W. — Muricciuolo della strada postale Belluno-Mas (470 m.) 1 es. ; piuttosto abbondante sulla strada Longarone-Igne, in valle di Zoldo. Lycopodium SelagoL. — Bosco lungo il Pàdola(Comelico), 1000 m. Selaginella spinosa P. B. — Lungo la strada postale verso Agordo (e. 700 m.). Eriophorum alpinum L. — Torbiera di Sois (a soli 460 m.), Rhynchospora alba Vahl. — Id. Carex tomentosa L. — Presso il torrente Limana sopra Trichès (vallone di Belluno) e rive del Piave presso Belluno (prima località della provincia^ dove la scopersi). LozDLA NiVEA DO. — Presso S. Giorgio in valle del Gresàl (1300 ra.). L. NIVEA DC. 5 NEMOROSA (E. Mey.). — Bosco lungo il Pàdola (1000 m.). AsPHODELDS ramosus L. fi ALBDS (Mill.). — M. Serva (1100 m.). Paradisia Liliastrum Bert. — Id. Orchis papilionacea L. — M. Serva. Indicata del Bellunese dal Catalogo di De Visiani e Sac- cardo (probab. sulla fede del Sandi, nel cui Erb. non è rap- presentata da es. autentici) non ne avevo visto specificata alcuna stazione. 0. SAMBUOINA L. — M. Serva. LiMODORUM ABORTivDM Sw. — Pendii sopra Tisoi (Belluno), 850 m. Epipactis latifolia Ali. a TYPiCA. — Presso Quantin (750 m.). Salix Myrsinites L. b. lanata Koch — Ghiaioni di Valle Om- bretta (Agordino) a 1300 m., con S. reticulata, e S. retusa B serpijUìfolia. Daphne Cneorum L. y striata (Tratt.). — M. Serva presso la vetta (2130 m.). ^ A questa si inferisce la mia citazione della specie per la Flora dell'alveo plavense in Nuovo Giorn. Bot. ital., XVII, pag. 488. SKDK DI FXUKNZK - ADUNANZA DKL 12 APRILE G3 Alsine laricifolia Crantz j3 liniflora (Heg.)- — Rocce calcaree lungo la postale, presso Fonzaso. SiLENE QUADRIFIDA L. — Es. a fg. Sempre cigliate nei piccioli, specialmente alla base. — Rocce lungo la nazionale del Ca- dore, a Termine (460 m.). DiANTHUs BARBATUS L. — Prati sopra Lozzo (a 1900 m. salendo a Pian dei Buoi). Viola biflora L. — Lungo la postale d'Agordo, presso la Stanga (400 m.). Cardamine amara L. — Presso la torbiera di Sois. Dentaria pentaphyllos L. S digitata (Lam.). — Nei « Serrai » di Sottoguda (1300 m.), nella for. glabrescens A. Schmidely. Draba atzoides L. — Valle Candiarei verso Fedaia. — Agordino (e. 1000 m.). Randnculus CtEraniifolids Pourr. fi montanus (W.). — M. Serva (1700 m ). Drosera rotundifolia L. — Torbiera di Sois. Saxifraga rotdndifolia L. — Valle del Gresàl presso S. Giorgio (1250 m.). S. AUTUMNALIS L. — Lungo il canale scaricatore dell'impianto idroelettrico di Vi Ila bruna (350 ra.). S. CROSTATA Vest. — Lungo la nazionale del Cadore presso Ter- mine (460 m.) e presso S. Stefano (900 m.). S. AizooN Jacq. — Talora es. volgenti alla for. stabiana (Ten.), però quasi sempre con glandule abbondanti nei soli pedi- celli. — Nei « Serrai » di Sottoguda. Sempervivum arachnoideum L. — Rocce in Valle Ombretta (Agordino) sopra i 2000 m. Dryas octopetala L. — Passo di Sesis (2300 m.) sopra Sappada. Geum rivale L. — Bosco lungo la strada Auronzo-Misurina (e. 1500 m.). Potentilla alba L. — Presso S. Antonio di Tortai (600 m.). P. nitida L. — Passo di Sesis (2300 m.). PiRDS Chamaemespilds Elirh. — Presso il Iago di Misurina (1750 m.) e in vai di Toro (1500 m. in frutto) in Cadore. Ononis spinosa L. £ procdrrens Burnat — M. Serva (700 m). Trifolium alpinumL. — Valle Candiarei verso Fedaia (Agordino). Cosi è confermato 1' habitat bellunese con una stazione sicura, e vicina, del resto, a una di quelle indicate nel- 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE r Erb. Sandi (Campognazzo) che a rigor di_termini sarebbe da attribuire al versante trentino. ^ ASTRAGALUs AUSTRALis Lam. — Presso il passo di Sesis (Sap- pada) a 2300 m. Località sola nota per il Bellunese orientale ^ che si ri- collega a quella friulana di Gaserà Chiampót ^ da cui dista di 9 km. circa e che supera di 350 m. A. ALPiNUs L. — Col precedente. Anche questo non era noto con sicurezza altro che nella parte ovest della Provincia (Vettedi Feltre) ; e la nuova stazione assai probabilmente coincide con quella indicata dal PiRONA nel suo Florae forojuliensis Syllabus (« in summis Pa- ralbae pascuis petrosis, raro ») nel quale, com'è noto, secondo le vecchie divisioni amministrative, egli comprese anche piante del versante Bellunese (Piave) per il bacino di Sap- pada e Visdende. Tale indicazione era stata ritenuta erronea dai GoRTANi (che esclusero perciò la specie dal Friuli, cui la località « Peralba » senza specificazione di versante avrebbe potuto farla attribuire), per il fatto che, non tro- vandosi nell'Erb. Pirona l'es. corrispondente, lo giudicarono uno di quei casi di determinazione errata, e poi dall'autore stesso corretta, per i quali si deve intendere cancellata dal Syllabus l'indicazione dovuta alla determinazione primitiva. Siccome però, a differenza dei casi analoghi, manca bensì in Erb. l'es. che documenterebbe l'inclusione nell'elenco, e vi è invece un Astragalus Parvopassuae triflorus che ivi non era incluso,* ma nella scheda di quest'ultimo^ non vi è affatto la doppia denominazione che potrebbe far supporre * L'altra è « M. di Lona » — che, se l'ortografia è esatta, si do- vrebbe riferire, come mi fece giustamente osservare [in liti,] il prof. E. de Toni, alla Val Cembra (com. di Cembra) nel Trentino ; però può essere aache grafia scorretta per « M. di Luna », nome non raro (p. es. tra Frassenè e Gosaldo nell'Agordino). 2 Nell'Agordino fu trovato dal Bolzon alla Forcella d'Alleghe ; e finitime sono altre località trentine o a cavaliere del confine (Nuove aggiunte alla FI. Veneta in « Bull, della Soc. Bot. it. », 1907, pag. 11). 3 GoKTANl, Flora friulana, voi. II, pag. 259. * L. e, voi. II, p. 19. ^ Cosi mi comunica l'egr. prof. C Paoletti che ebbe la gentilezza di esaminare l'Erbario. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL ]2 APRILE 65 una prima attribuzione a Phaca asiragalina corretta poi in Oxijiropis trifora Sieber, mentre la presenza, sotto a quest'ultimo nome, di una prima indicazione sommaria a matita (« Astragalus, in summis pratis Paralbae ») ci assi- cura trattarsi di cartellino originale, cosi non mi par sicura la deduzione che proprio questa deve essere la pianta clie era stata data nel Syllabus come Phaca asiragalina. L'es. trovato da me confermerebbe quindi l'attendibilità dell'in- dicazione pironiana. Lathyrus Linnaei Rouy — La var. x Gmelini (Rouy) presso Perarolo (al « Cidolo ») ; la j3 occidentalis (Rouy) colla precedente e anche sul greto dell'Ardo (alla confluenza del Piave, 340 ra.) ma sempre poco tipica, in es. non solo quasi glabri nel fusto e nelle fg., ma aventi anche la pelo- sità del calice incostante e spesso scarsissima, sicché si distinguono da quelli della var. a per la sola obliquità della fauce e la diversa lunghezza dei denti. ViciA siLVATiCA L. — Bosco in Valle Osterà, presso Auronzo (950 ra.). 1 Epilobium montanum L. — Presso S. Giorgio in valle del Gresàl. Sanicula europaea L. — Nel vallone bellunese a 650 m. (bosco pr. Crede). Seseli montandm L. y GLAUCDM (Jacq.). — Rocce lungo la na- zionale, presso Perarolo (500 m.). Laserpitium peucedanoides L. — Valle del Gresàl, sopra 1300 m. Acer Pseddo-Platanus L. — In vai di Toro (Cadore) a circa 1500 m. Frutti ad ali ± parallele. Geranidm nodosum L. — Localizzata qua e là nel vallone di Belluno (bosco di S. Marnante, il Boscon presso S. Fermo, la «Calmada», rugo di Lòsego). Edphorbia Ghamaesyce L. — Tra il selciato in Piazza del Duomo. Rhododendron hirsdtum L. — Qua e là nel vallone di Belluno; nella valle del Cordevole scende fin sulla postale, a 450 m. Calluna vulgaris Salisb. — Sotto i castagni tra Antole e Orzés. Primula farinosa L. — Prati umidi e stillicidi in varie loca- 1 Vedi la 2» di queste Note in Bull, della Soc. Bot. it. , 1911, p. 295. 66 SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA. DEL 12 APRIIìE lità (lungo la postale di Agordo a 450 ; presso il « Cidolo » di Perarolo a 550, e nel vallone di Belluno). Soldanella alpina L. S minima (Hpe). — Nei « Serrai » di Sotto- guda (Agordino) a 1300 m. Gentiana Asclepiadea L. — Abbastanza frequente nei luoghj ombrosi in es. tipici della /or. a. pectinata PFar^;n. e^^'c/^^., ne trovai solo pochi esemplari (al margine d'un boschetto pr. la discesa «del 'Duron») con fg. incrocicchiate. G. ACAULis L. a Cldsii (Perr. et Song.). — M. Serva (1400 a 1800 m.) ; rocce lungo la strada di Agordo (400-450 m.), in valle del Gresàl, e presso S. Antonio del Tortai (Tri- chiana, 600 m.). G. ACAULIS L. j3 Kochiana (Perr. et Song.).— M. Serva sopra i 950 m. G. NIVALIS L. — Presso Col Cervera (Cadore) lungo la strada militare (1900 m.). G. ciLiATA L. — M. Serva (8Ò0 m.) e lungo la strada Belluno- Sagrogna (340 m.). G. Amarella L. y antecedens (Wettst.). — Prati sassosi di Valle Ombretta (Agordino) a 1900 m., in es, ridotti e con fi. pas- santi dal rosa-violaceo al bianco ; poco più in alto (sulla strada di Col Fraida per Malga Ciapela, 1950 m.) es. più robusti a fi. giallo-pallidi. Pedicularis elongata Kern. ^ — M. Serva, presso il « Cidolo » di Perarolo (550 m.), e lungo la « calmada » da Caleipo a Lòsego (750 m.). P. gyroflexa Vili. -- M. Serva (e. 800 m.). X P. veneta Huter (P. elongata > P. gyrotlexa). ^ — Coi ge- nitori, m. Serva. X P- Kerneri Huter (P. gyroflexa ^ P. elongata). ^ — Colla precedente ; pochi esemplari. KopsiA RAMOSA Dum. — Feltre, strada campestre presso il ga- zometro. Melittis Melissophyllum L. a. genuina. — Sulla falda sinistra (S.) del vallone bellunese, in due località (lungo la strada carrozzabile a Lévego a 380 ra. e lungo la « Calmada » ^ La determinazione di queste Pedicularis fu riveduta dal signor Or. Bonati, cui godo manifestare qui la mia gratitudine. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 67 a 750). — È la prima volta che trovo questa forma — a pa- lato porporino-violaceo, la cui tinta si estende db verso i bordi e la fauce — mentre non avevo visto citati (come del resto per quasi tutto il Veneto) che esemplari a fiori bianchi. Stachys officinalis Trevisan d. albiflora Bég. — Presso ww torrentello tra Castoi e Crede (Belluno): es. a iì. candidi. HoRMiNUM PYRENAiCDM L. — Rupi delle « scalette » lungo la postale d'Agordo (430 m.), e rupi della postale del Cadore presso Fortogna (440 m.). Sambocus racemosa. L. — Presso i « Serrai » di Sottoguda. LoNiCERA ALPIGENA L. — Rive del lago di Misurina (1750 ra.). L. ALPIGENA L. e. MACROPHYLLA Arc. — Val del Gresàl, presso S. Giorgio (1300 m.). Succisa pratensis Moench f. bracteata f. n. — Brattee invo- lucrali lunghe 2 a 3 volte i fi. esterni ; fg. glabre o spar- samente pelose, intere. — Torbiera di Sois. ScABiosA GRAMiNiFOLiA L. e. RosiFLORA Evers. — Rupi sopra la Muda (lungo la postale d'Agordo) intorno a 700 m. AsTER ALPiNDS L. — M. Serva (750 ra.). Erigerox alpinds L. ^ GLABRATUs (Hpe). — Presso Casera Losco (vai del Piova, Cadore) a 1750 circa. Anthemis alpina L. — Presso il passo di Sesis (2250 m) ; es. robusti. Gnaphalium silvatigdm L. — Pascoli delle Malghe di Sesis (Sappada), 1750 m. G. siLVATicuM L. e. Einseleanom (F. Schultz). — Valle Om- bretta, nell'Agordino (1900 m). Centaurea Rhapontica L. ^ lyrata (Bell.). — Es. a fg. infe- riori e medie colle laciniette tipiche, e le superiori intere, delle quali le ultime (4 a 6) mostrano la tendenza di pas- sare a brattee per un'appendice terminale nettamente sca- riosa, che, nelle supreme, eguaglia quasi la lunghezza (oltre che r aspetto) d' una squama involucrale ordinaria, occu- pando la massima parte del lembo, e che nelle altre, col- r ampiarsi rapido di questo, rapidamente decresce fino a ridursi ad un solo mucrone. Caso ravvicinabile a quello, citato dal Penzig, ^ di scapi di Taraxacum off. diventati ^ Pflanzen-Teratologie, pag. 97. 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE fogliosi, e per cui l'autore ammette potersi trattare di « he- rabgeriickete luvolucralblàttclien » ; e da mettere in rela- zione coirallungamento del fusto sotto il capolino, che questi esemplari presentano. — M. Serva (1600 m. circa). C. NiGRESCENS W. fi DUBiA Suter ì). Candollei Kocli — Valle Osterà presso Auronzo (900 m. circa). C. PANICULATA L, a. MACULOSA Lam. h. PULVO-MACULATA Miclie- letti. — Piani di Castion, presso Madeago, sul greto di un torrentello (450 m.). Hypochaeris uniflora Vili. — Sotto Col Cervera (Lozzo) a circa 1850 m. MuLGEDiUM ALPiNUM Less. — Bosco in vai Salega (circa 1400 m.) sotto Pian de' Buoi. Prenanthes purpurea L, a TYP. — Boscaglie sul m. Nevegal (Belluno). 1 Hieracium Auricula Lam. et DC, — Belluno, presso il cimitero* H. Auricula Lam. et DC. var. laxiflora n. v. — Col precedente. H. florentinoides Arv. T. for. subgenuina — Fra i massi delle « rovine di Vedana ». H. AURANTiACUM L. — Sotto Col Cervera (Lozzo) a circa 1850 m. H. picRoiDES Auct. — Presso Candide (Comelico) in vai del Digon, sugli scisti arcaici (1100 m.). H. poRRiFOLiuM L. forma. — Presso Erto. H. PORRiFOLiUM L. for. STENOPHYLLA. — Lungo la nazionale del Cadore, presso Termine, sui massi. H. PORRIFOLIUM L. far. brevifolia. — Rocce lungo la strada Mas-Sospirolo. H. PORRIFOLIUM L. for. OPIMA. — Tra i massi delle « rovine di Vedana ». H. GLAUGUM Ali. forma. ~ Verso Erto. H. DOLICHELLUM A. T. et G. forma. — Massi presso il Convento di Vedana. ^ Devo le determinazioni deo-li Hieracium al cli.'^o Prof. S. Belli. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti Successore. 1913. Magoio. N.° 5. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Babsau e. — Primo contributo alla Epaticologia Umbra . . Pag. 69 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 maggio 1913. Presidenza del Vice-Presidente Baccakini. Aperta l'adunanza viene presentato il lavoro seguente : E. BARSALI. — PRIMO contributo alla epatico- logia UMBRA. Fra le più estese provincia del regno una certamente è l'Uni' bria, verde per le foreste che ne rivestono specialmente i con- trafforti appennini e per la intensa coltivazione delle sue ampie valli e pure cosi poco conosciuta nella sua flora che, se non caratteristica, però ricca e varia trovandosi in questa regione, zone che, per condizioni altitudinali, geofisiche e climatiche, pre- sentano le più svariate stazioni per lo sviluppo floristico. Intendo dire poco conosciuta per la parte fanerogamica ma nulla o quasi si conosce della crittogamica. Bull, della Soc. boi. ital. 6 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO La mia permanenza a Perugia, centro di questa vasta pro- vincia, ha fatto si che nelle rare ore libere dall'insegnamento, compiessi escursioni in varie zone, escursioni rapide che se ap- portarono frutti non dispregevoli pel lato fanerogamico, altret- tanto non può dirsi in riguardo alle crittogame. Le escursioni, per ora, sono state limitate ai colli e monti nei dintorni della città; colli spesso coltivati fino alle parti più elevate dove quindi il suolo continuamente rimosso dall' uomo non presenta stabilità sufficiente per lo sviluppo delle Briogame (come p. es. M. Malbe, ra. 652) ; monti spesso brulli e deserti, ove il diboscamento ed il pascolo hanno messo a nudo la roccia tanto che anche qui non trovansi stazioni adatte per tali piante 0 solo per quelle strettamente xerofile (p. es. M. Tezio, m. 961) e cosi può dirsi del M. Subasio (m. 1290) ove però nel lato orientale esiste ancora qualche tratto di bosco ed è il pascolo assai limitato, ma privo di rupi nel vero senso della parola. Le ricerche quindi si sono limitate lungo i torrentelli e nei brevi tratti boschivi che qua e là s' incontrano e dove hanno, in ge- nerale, prevalenza le specie corticole. Rapide escursioni feci pure al M. Serra Santa (m. 1348) ed al M. Maggio (1361) nei pressi di Gualdo-Tadino, al M. Luco (m. 830) nei dintorni di Spoleto ove investigazioni meno affret- tate potranno dare buoni frutti ed alla Cascata delle Marmore a Terni ove pure ho speranza in futuro di nuove ed abbondanti raccolte presentandosi qui stazioni propizie, per eccellenza, alle crittogame; in generale però la raccolta di Epatiche, per ora, è risultata assai povera e ne do colpa non tanto alla qualità dei terreni quanto alla rapidità di escursione ; nutro speranza che le future raccolte possano aggiungere a questa prima nota nuove specie e nuove località. È qui superfiuo descrivere la regione dal lato geofisico, cli- matico e geologico che ciò dovrà far parte di altro lavoro, dirò solo che nelle regioni da me visitate prevalgono roccie calcari eocenici e pliocenici : una zona vulcanica trovasi nei dintorni di Orvieto illustrata nella flora dal Cai estani che vi raccolse qualche epatica che mi inviò e dove spero fare prossimamente qualche escursione. Finora, per quanto mi consta, nessuno ha ricordato Epatiche dell' Umbria, è forse T unica regione italiana, della quale non SEDE DI F1RKNZJ3 - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO 71 si hanno notizie epaticologiche, ed il Bertoloni che aveva cor- rispondenti in varie regioni d' Italia, non ricorda che Metzgeyna furcata, Madotheca platyphijlla e Jungermannia in/fata dei pressi del M. Vettore, ma si può anche sospettare che dette specie essendo state raccolte dall'Orsini fossero del versante. Marchigiano ove l'Orsini ed il Marzialetti abbondantemente raccolsero ed inviarono al Bertoloni. Sono queste adunque le prime Epatiche Umbre, e devo rendere pubbliche grazie al Sac. Montaldini allievo del migliore raccogli- tore ed oculatissimo della flora Umbra, il Cicioni, che dietro mia richiesta raccolse Epatiche nella sua parrocchia di Lisciano-Nic- cone presso il confine Umbro-toscano e devo pure esprimere la mia riconoscenza al Massalongo per avermi riveduto specie per le quali, io, per assoluta mancaza di mezzi sarei certamente in- corso in errore. 1. Frullania dilatata (L.) Du M. ^ Sui tronchi delle Querci con frutti in marzo, assai comune a M. Malbe e M. Melino (Cicioni) ; sui tronchi di Querce e di Fras- sino con colesule presso Lisciano-Niccone (Montaldini); alla base del tronco di Pinus halepensis al M. Pecoraro presso Perugia, sui tronchi di Arbutus e di Leccio a M. Luco presso Spoleto con colesule, e qui pure si trova la var. micropliyìla. 2. F. Tamarisci (L.) DuM. Sui tronchi di Castagno a M. Malbe ; nei boschi di Lisciano- Niccone e sulle pietre presso Passignano del Lago (Montaldini) ; sulle rupi a M. Luco presso Spoleto. 3. Lejeunea serpyllifolia (Dichs.) Spr. Sui tronchi di Querci e di Castagni a M. Malbe assai comune ; pure sulle Querci presso Lisciano-Niccone (Montaldini); sui tronchi a M. Luco presso Spoleto e a M. Pecoraro presso Perugia. 4. Madotheca levigata (Schrad.) Du M. Sulle pietre nel fosso a nord di Passignano del Lago (Mon- taldini) ; al Tamburino nei dintorni di Orvieto su terreno vul- * Le specie e le località prive del nome del raccoglitore furono da me raccolte e visitate. 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO canico (Oalestani); sulle pietre nei luoghi fresclii a M. Luco presso Spoleto. 5. M. Thuja (Dichs.) Du M. Sui tronchi delle Querci a M. Malbe, sulle vecchie mura di Perugia fuori Porta S. Pietro ; sul tronco di Querci e di Salici presso Lisciano-Niccone (Montaldini) ; sui tronchi a Fossato di Vico, a M. Luco presso Spoleto e sulle Querci lungo il fiume Nera a Terni presso le Marmore. Una forma viridis fu raccolta da Montaldini sulle Querci a Reschia presso Lisciano-Niccone. 6. M. platyphylla (L.) Du M. Nei dintorni di Orvieto (Calestani) ; boschi di Lisciano-Niccone sulle pietre (Montaldini). 7. M. rivularis Nees f. ìninor. Sulle roccie calcaree e muscose a M. Luco presso Spoleto. 8. Radula complanata (L.) DuM. Specie comunissima sui tronchi spesso in compagnia di Ma- dotheca e Lejeunea, al M. Malbe con frutti alla fine di febbraio ed in marzo ; sul tronco di Arbutus presso Lisciano-Niccone (Montaldini); sui tronchi di Lecci e di altre essenze forestali al M. Pecoraro presso Perugia a M. Luco presso Spoleto con colesule alla fine di gennaio, sulle Querci lungo il fiume Nera a Terni sulla strada delle Marmore ed a Gualdo-Tadino. 9. R. Lindbergiana Grottsch. Al Tamburino nei dintorni di Orvieto su terreno vulcanico (Calestani). 10. Scapania compacta (Roth.) Du M. Sul terreno ricco di humus nel bosco presso il Convento sul M. Malbe. 11. S. gracilis (S. 0. Lindb.) Kaal. Sulle rupi muscose e sul terreno a M. Luco presso Spoleto. 12. S. aspera Bernet. Nelle siepi ad Armezzano presso Assisi socia al DUrichum flexicaule e nella selva al Sanguinone pure presso Assisi sulle radici sporgenti dei faggi (Cicloni). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO 73 13. S. nemorosa (L.) DuM. Sulle sponde di un fosso presso il « Ponte delle Crete » ed in simile località ai « Sodacci » dintorni di Lisciano-Niccone (Mon- taldini). 14. S. curta (Mart.) DuM. Rupi fresche e calcaree lungo la strada fra Terni e le Mar- more e proprio di fronte alla Cascata omonima. 15. Calypogeja Trichomanis Corda fi fissa Raddi. Il tipo su terreno ombreggiato e fresco nel bosco di Quinta- valle presso Umbertide e nei dintorni di Lisciano-Niccone (Mon- taldini) ; la var. sul terreno fra i detriti nel castagneto presso il Convento di M. Malbe. 16. Cephalozia biscupidata (L.) Du M. Sul terreno fresco ed umido nei pressi della Cascata delle Marraore a Terni spesso associata alla L. turbinata. 17. C. divaricata (Sm.) Heeg. Nel castagneto presso il Convento a M. Malbe sui detriti organici. 18. Lophocolea cuspidata Lirapr. Sul terreno fra i detriti nel castagneto di M. Malbe presso il convento. 19. Plagiochila asplenioides (L.) Du M. fi minor Nees. Il tipo nei castagneti di M. Malbe ; sul terreno lungo un fosso presso Corgna nei dintorni di Lisciano-Niccone (Montaldini) ; la var. sulle rupi delle basse faggete del M. S. Ruffino ad A.ssisi (Cicioni). Nei boschi di M. Malbe e presso Spoleto. 20. Lophozìa turbinata (Raddi) Steph. È specie assai comune negli stillicidi e lungo i fossi sempre in terreno calcareo, cosi nel M. Malbe, lungo il torrente Tes- sine a Spoleto, nei dintorni della Cascata delle Marmore a Terni, in questo luogo si rinviene anche una forma che il Massalongo (in litt.) distingue col nome di densifolia che si differenzia per le foglie molto approssimate ed anche debolmente più grandi di 74 SEDE DI FJKKNZB - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO quelle del tipo che si trova anche nelle fessure di vecchie mura nella stessa città di Perugia. 21. Aplozia riparia (Tayl.) DuM. Lungo la strada, sul terreno, dal « Sergine » al pendio « La Valle » nei dintorni di Lisciano-Niccone (Montaldini). 22. Soutbhya stillicidiorum (Raddi) Lindb. Nei luoghi umidi e presso gli stillicidi comune ; nel castagneto presso il Convento di M. Malbe : presso Lisciano-Niccone (Mon- taldini); lungo il torrente Tessine sotto il ponte delle Torri a Spoleto ; sul terreno nei dintorni della Cascata delle Marmore a Terni. 23. Pellia Fabroniana Raddi. Specie comunissimo nei luoghi umidi presso Lisciano-Niccone e nei fossi presso Passignano del Lago (Montaldini) ; lungo i ruscelli nei dintorni della città di Perugia in frutto nel febbraio, al ponte delle Torri presso Spoleto, presso la Cascata delle Mar- more e lungo il fiume Nera a Terni. In una cascatella al Ponte delle Torri di Spoleto rinvenni pure la var. furcifera. 24. Metzgeria furcata (L.) Lindb. Comune sui tronchi e sulle rupi associata a varie epatiche e muschi; alla base dei tronchi di Castagno nel M. Malbe; sui tronchi di Carpìnus e di Fraxinus presso Lisciano-Niccone (Montaldini) e sulle pietre presso Passignano del Lago (Mon- taldini), sui tronchi di Querci a M. Luco presso Spoleto e nei dintorni di Terni presso le Marmore. 25. Aneura pinguis (L.) Du M. Non molto comune, a Quintavalle presso Umbertide, nei luoghi umidi in Val di Rampo presso Lisciano-Niccone (Montaldini). 26. A. multifida (L.) DuM. Assai rara e rinvenuta finora solo sulla sponda di un fosso al « Ponte delle Crete » presso Lisciano-Niccone (Montaldini). 27. Lunularia cruciata (L.) Du M. Comunissima nei dintorni della città di Perugia ed anche in città p. es. nel cortile di S. Lorenzo (Cicloni) ed altrove. Si rin- SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO 75 viene ad Assisi, a Spoleto, a Gualdo-Tadino, a Terni, spesso con sci fi propagaliferi. 28. Marchantia polymorpha L. Comune nei pressi della Cascata delie Marmore a Terni e presso il Ponte delle Torri a Spoleto. 29. Fegatella conica (L.) Corda. Specie comune in tutti i luoghi ricchi di umidità così nei fossati presso Lisciano-Niccone (Montaldini), nel bosco di Quintavalle presso Umbertide (Montaldini), a M. Luco al Ponte delle Torri a Spoleto, abbondantissima nei dintorni della Cascata delle Mar- more a Terni. Neil' Erb. pisano si trova un esemplare pure raccolto a Terni ed appartenente alla collezione Meneghini. 30. Grimaldia dichotoma Raddi. Sul terreno presso un ruscello a S. Maria di Ceneriente presso Perugia, in frutto in marzo : luoghi freschi a Gualdo-Tadino. 31. Reboulia hemisphaerica (L.) Raddi. Assai comune sulle pareti fresche delle rupi e sul terreno in luoghi umidi così, sulle pareti di una vasca nel bosco di Re- schio a Lisciano-Niccone e lungo le siepi agli Scopetelli (Mon- taldini) ; sulle rupi e nelle spaccature delle roccie a M. Luco presso Spoleto, e qua e là abbondantemente nei pressi della Cascata delle Marmore a Terni. Lungo i torrentelli a Gualdo- Tadino. 32. Targionia hypophylla L, Sui muri a secco e sulle rupi aride presso Passignano del Lago (Montaldini) ove pure io stesso la raccolsi. 33. Anthoceros levis L. In un fossetto presso la fonte di S. Donnino a Mercatale sul confine Umbro-Toscano (Montaldini). Perugia, Maggio 1913. Dopo di che la seduta è tolta. tA Raffaello Beni, Gerenfer'i^sponsabile Firenze, Stab. Pellas. Luigi ^ip' Successore ■o rosei, 0 forse anche purpurei. Essa è stata scambiata con V offlcinalis: così p. es. al n. 55 dell' /fór Epiroticum di Baldacci. Ma più convenienza, se mai, essa é con la p«ry^7?ora, e special- mente con la var. Schleicheri, che ne è una mera varietà. Sta nelle siepi, sui muri ; trovasi in varii luoghi nel Veronese ; è indicata pel monte Baldo ; ma non l'ho mai raccolto in Sicilia, in Sardegna, né in alcun punto meridionale della penisola, e dovetti convincermi indi che il saggio riferitovi da Seguenza fosse una parvìflora. Io ò potuto studiarla in seguito sopra gli esemplari avutimi da Sondrio, da Presburgo, ^ da Montpellier, dall'erbario fiorentino, e notarvi la variabilità di colorazione dei fiori, la forma del frutto sempre distinta da quella propria del- V offlcinalis , e la persistenza eccezionale del mucronulo su di esso. Queste variazioni su per giù ò incontrato pure nella F. ScUleì- ■cheri ; ove talora i fiori sono assai pallidi e non è distinto l'apiculo del frutto, ^ la quale varietà incontrasi anche in Val d'Adige ed a Brognoligo presso Monteforte (Goiran) ; e mi sembra che tendono ad accostarvisi alcuni esemplari di parviflora, rac- colti ad Ortora (nor-dest di Sicilia) dal Prof. Borzi. La varietà più comune di parviflora è la leucantha, cioè la forma uinbrosa di Haussknecht ; ma sullo stesso piede possono incontrarsi ^ori bianchi o rossi, sicché questo solo carattere della colorazione non è indice discriminante sicuro. Anche altri caratteri sono così ludibundi. Forma primaverile é la mia var. Seguentiae, che somiglia alla var. caespitosa, che à compatti fogliame e racemi, brevi i pe- duncoli, brevissimi i pedicelli (essendo più lunghe di essi le brattee), poco rugosi i frutti. Fa nel Messinese e vi é stata rac- ■colta dal Seguenza. 1 Hb. Bubela (1. Eschfaller). - Esemplari austro-ungarici ! 88 SEDE DI FIRENZB - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO Sebbene glaucescente abbastanza, è forma umorosa quella, che con fiori rossi e sepali incospicui ò trovato già nel Sassa- rese tanti anni fa, e che s' avvicina sdì" asejjala Bss. Essa à rami numerosi ed allungati, piane le lacinie foliari. Tale riduzione del calice però non è cosa rara presso la F. parviflora, e ri- cordo d'averla incontrata in vari esemplari siciliani. La varietà glauca s'incontra anche nel continente italiano. Goiran l'indica pel Veronese. Ma è certamente più amica del mezzogiorno, e vedesi predominare nelle isole, ove forse domi- nerà esclusivamente talora, come accadrà a Lampedusa, donde mi é stata recata da Zodda. Ross che indica anch'egli per tale isola la parviflora, non precisa nulla relativamente alla varietà, di essa. La fioritura di questa pianta protraesi talora sino a Settembre. Non è intanto da farsi menzione di altre varietà, altra volta da me notate: esse sono affatto trascurabili. La F. Kralihi è insigne varietà della 'inicrantìia, a sepali ovato-acuminati, e a pedicelli fruttiferi riflessi. È una forma orientale ; sicché la località corsa, ove l'à raccolta Jordan riesce importantissima. Non mi paiono notevoli altre varietà nate da una maggiore crassizie dei pedicelli, dalla forma cuneata dei lobi foliari, da sbia- dimento del colore dei petali, da presenza di un apiculo sui frutti. Ma invece è ben distinta la mia dunicola, forma di luoghi aprici, a lacinie foliari raccolte ed anguste di più, brattee più grandi, pedicelli dilatati, statura umile di tutta la pianta, che vidi allo Stagno di Sorso (Sardegna), e cte la Pisano à raccolto nel Cagliaritano ! E strano che siasi confusa la onicraniha con la Valllantii,. e più strano ancora che siasi confusa con Y officinalis. L'una e l'altra confusione sarà stata occorsa al Gandoger sopra esem- plari raccolti nella Murcia. L'inscritto Vaìllantu (porta il n. 396) si avvicina per qualche riguardo alla rostellata, e a certi miei saggi sassaresi ; l'altro raccolto nei vigneti di quel paese, parmi una plausibile varietà di ?nw7^aniha, che proposi già di chiamare Gandogern (porta il n. 388), à corolle lilacine, brattee equi- SEDS DI FJRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO 89 lunghe ai pedicelli, frutti ottusi, carenati, 2-foveolati. Anche un campione polacco di rostellata (hb. Bubela) parrai niente altro che una Wirigeni. La micrantha a Lampedusa l'à vista pure Ross. Roma, 3 Giugno 1913. N. PASSERINI. — ANALISI DI DUE CAMPIONI DI SEMI DI CICER ARIETINUM L., L'UNO DI FACILE, L'ALTRO DI DIFFICILE COTTURA. Ebbi tempo fa dalla Spagna dei semi di cece coltivato, prove- nienti da terreni diversi, dei quali pure mi fu inviato un campione, I ceci di uno dei campioni erano di facile cottura, mentre quelli dell'altro, come era dichiarato nella lettera che accom- pagnava l'invio, ancorché fatti per molte ore bollire nell'acqua rimanevano sempre molto duri. Sebbene si abbia una assai estesa bibliografia sopra l'azione delle acque cosidette crude sulla cottura dei legumi, pure credei opportuno sottoporre ad analisi i due campioni, non essendo riuscito a trovare alcuna pubblicazione che si occupi in modo diretto delle cause per cui certe qualità di legumi rimangono duri e indigesti, ancorché vengano a lungo bolliti con acque, che, come la piovana sono scarsissimamente mineralizzate. Al tempo stesso pregai il Prof. Pasquale Baccarini di voler veri- ficare coll'esame istologico, se a caso il differente modo di com- postarsi colla cottura potesse dipendere da diversa struttura anatomica. Il Prof. Baccarini peraltro ebbe cortesemente a di- chiararmi che niuna differenza apprezzabile esisteva tra i due campioni di semi. Ne eseguii allora una sommaria analisi immediata, cui feci eseguire quella delle ceneri. Riservandomi di pubblicare altrove per esteso questo lavoro, riporto qui i risultati analitici ottenuti. Per brevità chiamerò duri i semi di difflicile, teneri quelli di facile cottura. I semi duri non differiscono apparentemente dai teneri che per essere assai più piccoli. Il loro peso è circa "^/a di quello dei teneri, come resulta dalle seguenti cifre: ,, :,• ,^^ . ( duri gr. 41,24 Peso di 100 semi \ ^ ° ^'^ { teneri » 64,48 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO Composizione immediata dei semi. Acqua Sostanze grasse (estratto etereo) . . . . / non proteiche Sostanze \ , ( solubile . ^ X ' L ■ X. i leg-umina . , . ., azotate i proteicne ) ( insolubile. \ ( altri proteidi . . . Amido Cellulosio Ceneri Sostanze ind. e perdite Totale . . . In 100 parti di semi DURI 11,880 10,030 2,262 0,000 9,534 8,862 50,280 2,000 2,768 2,384 100,000 TENERI 11,925 7,320 1,812 5,788 4,880 6,312 51,504 1,680 2,294 6,485 100,000 Composizione centesimale delle ceneri pure. Anidride silicica » solforica » fosforica Cloro Ossido di calcio » » magnesio » » potassio » » sodio • » ferrico (Fe^ 0^) » di alluminio (Al^ 0^). . . » « manganese (Mn^ 0*), . Si detrae 16XC1 70,92 Sostanze indeterminate e perdite . Totale Ceci duri 100,000 Ceci teneri 1,079 0,442 4,885 3,512 21,991 33,615 2,918 1,695 7,244 6,246 7,889 8,644 49,770 43,434 4,154 2,011 0,310 0,231 0,239 0,265 0,077 0,006 100,556 100,101 0,658 0,382 99,898 99,719 0,102 0,281 100,000 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 14 GIUGNO 91 La causa del diverso modo di comportarsi alla cottura si trova facilmente nella differente composizione immediata dei due cam- pioni di semi. L'acqua è contenuta pressappoco nella medesima proporzione nei semi duri come nei teneri; questi ultimi però contengono quasi ^/i meno di sostanze grasse e sono anche sensibilmente più ricchi in amido, mentre nei duri si trova un po' più di cel- lulosio. Le sostanze azotate prese in complesso, sono alquanto più copiose nei semi duri (20,658 °/o) che nei teneri (18,792 *^/o). Ma la differenza sostanziale si riscontra nelle forme sotto cui si trova la legumina, il cui quantitativo totale non è peraltro molto diverso, come resulta dalle seguenti cifre: Ceci duri Ceci tèneri Legumina totale "/o 9,534 10,668 Mentre peraltro la legumina nei ceci teneri si trova per oltre la metà allo stato libero e specialmente legata in combinazioni solubili (leguminati alcalini), nei duri esiste totalmente sotto forma di composto insolubile, e probabilmente legata colla calce e la magnesia. Ed appunto dal leguminato di calcio e di ma- gnesio dipende le difficoltà con cui cuociono i ceci che abbiamo denominati dm^i. Differenze assai notevoli si riscontrano anche nella compo- sizione delle ceneri dei due campioni di semi. Quelle dei ceci duri sono più ricchi in silice, in anidride, solforica, in cloro in calce, in potassa, in soda, in ossido ferrico e in ossido man- ganoso-raanganico; mentre in quelle dei teneri si riscontra una proporzione maggiore di anidride fosforica, di magnesia e di allumina. Le differenze maggiori si constatano nella anidride silicica e nella soda, la cui percentuale é nei ceci duri più che doppia in confronto dei teneri; nella anidride fosforica, della quale i duri contengono intorno a V^ meno. Per quanto sia nelle ceneri contenuto in modestissime quantità, pure la diffe- renza massima si riscontra nel manganese, che, nella cenere dei ceci duri, si trova in dose iO volte maggiore che non in quella dei teneri. Per investigare se la diversa composizione minerale dei semi fosse in correlazione con una differente composizione del suolo da cui provenivano, ho fatto sui relativi campioni di terreno al- cuni saggi sommarli, che qui riporto: 92 SKDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL, 14 GIUGNO Terreno in cui furono coltivati i ceci di Spagna (Terra fine) Ph^ 0^ solubile in HCl Ca 0 » » Mg 0 » » K2 0 » » In 100 parti di terra da da ceci flnri 7o ceci teneri 7o 0,193 0,124 33,135 1,854 0,540 0,684 0,816 1,118 Esaminando queste cifre, salta subito all'occhio la grande dif- ferenza che i due terreni presentano nella percentuale della calce. Quello d'onde provenivano i ceci duri era un suolo ve- ramente calcare; ciò che spiega facilmente come la cenere di questi legumi contenga circa V^ più di calce in confronto di quella dei molli, nonché il fatto che i primi contengono tutta la legumina legata in combinazioni insolubili, mentre nei se- condi (teneri) circa una metà della legumina è libera o in com- binazione colle basi alcaline. L' anidride fosforica é un po' più copiosa nel terreno che forni i ceci duri, mentre la cenere di questi ne presenta meno di quella dei teneri; anche per la potassa potrebbe notarsi una anomalia di questo genere. Non dobbiamo peraltro dimenticare che con saggi sommarli quali sono quelli da me eseguiti sui terreni in parola, si determinano in massa i principii minerali solubili nell'acido cloridrico concentrato, ma dalle cifre otte- nute non sarebbe possibile determinare in che proporzione quei principii si trovino nel suolo in istato di pronta assimilabilità. Sarebbe necessario, se mai, ricorrere ad una analisi graduale, che non potemmo eseguire anche per la scarsità del materiale di studio. Il Presidente comunica che il socio Bergamasco è entrato a far parte della redazione della Rivista russa « Malattie delle Piante » (Boll. Staz. Centr. fitopatol. dell'Orto bot. imp. di Pietroburgo), re- datta dal Prof. Elenkin, si occupa di segnalarvi i lavori di fìtopa- tologiasi pubblicano in Italia; per cui gli Autori ai quali interessi SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO 93 di far conoscere i propri lavori nella suddetta Rivista sono pregati di inviarne copia al Dott. Bergamasco. 11 Dott. Sommier presenta, da parte del Dott. Caruana Gatto, un esemplare di Cotula aurea L. trovato da quel nostro socio presso Siracusa, fra la Latomia dei Cappuccini e il Bersaglio, in terreno roccioso simile a quello su cui cresceva in Malta. Il rinvenimento a Siracusa di questa specie per ora conosciuta in Italia soltanto di Lampedusa e delle Isole Maltesi non fa meraviglia, pensando alla grande concordanza delle condizioni ecologiclie di quella parte della Sicilia e delle sopra citate isole, e stabilisce un rapporto di più fra le loro flore. Dopo di che l'Adunanza è tolta. Raffaello Beni, Gerente ì^esponsabile. Firenze, Stab. Pellas. Luigi CMti Successore. 1913. Ottobre-Novembke. N." 7-8. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). I N D I C P. Riunione straordinaria in Siena Pag- 95 BaccarinI P. — Suir " incappucciamento „ del Trifoglio ... „ 118 Bargagli-Petrtjcci Gr. — Sull' origine biologica della " Terra di Siena ,, (Proc. verh.) ,, 97 Barbali E. — Sulla macroflora del Lago Trasimeno o di Perugia. „ 159 Béguinot a. — Ereinophi/ton : nuovo genere di Crucifera " Ra- phaninaea „ del Sahara algerino , 97 BoEzì A. e Mattei G. R. — Aggiunte alla flora libica. ... „ 134 LoNGO B. — Esiste l' Hellehorus niget- L. nel Senese ? . . . . ,, 105 Id. — Su la supposta esistenza in Toscana del Peganum Har- mala L. . . . e „ 113 Id. — Su le " Chimere ,, vegetali [Proc. verb.) ., 104 Id. — Riceixhe su la Coriaria tnijriifolia L ,, 108 Mameli E. — Lichenes tripolitani a R. Pampanini anno 1913 lecti {Proc. verb.) ., 158 Minio M. — Contributo alla flora del Bellunese. — Nota 4^. . ,, 145 Persone F. — Contribuzione alla Flora della Montagnola senese e di Montieri „ 126 PiROTTA R. — La Botanica e gli Istituti superiori di insegna- mento e di coltura (Proc. verb.) ., 157 PiROTTA R. e De Pergola D. — Partenocarpia nell' Olivo ? — Nota preventiva „ 122 Id. Id. — Sull' '' Olivo maschio ,,. — Nota preventiva .... „ 124 Preda A. — Di un " Vascolo-sacco „ „ 127 Id. — Forzatura parziale in un esemplare di Eraunhia fiori- blinda (W.) Taub ,, 130 Id. — Un esemplare muricelo di Monis alba L „ 1-32 Saccardo P. a. — Fungi tripolitani a R. Pampanini anno 1913 lecti ,, 150 Ugolini U. — Forme cavernicole di Scolopendrium vulgare Sm. e loro rapporti con 5'. Hemionitis Sw. {Proc. verb.) .... „ 117 RIUNIONE STRAOEDINAEIA IN SIENA. ADUNANZA DBI. 23 SETTEMBRE 1913. Presidenza del Prof. B. Longo. L'Adunanza ha luogo alle ore 15,4:0 nell'aula del R. Istituto Bota- nico in unione con quella della Classe B, Sez. II « Botanica ed Agraria » della Società italiana per il Pi'ogresso delle Scienze (VII Riunione). Funge da Segretario il socio Dott. Persone. Bui!, della Soc. bot. ini. 8 96 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA Sono presenti i sociBargagli-Petrucci, Béguinot, Bonaventura, Ca- lestani, De Toni, Nannetti, Pirotta, Preda, Veglino, ed altri non soci. Il Presidente, Prof. Longo, apre la seduta pronunciando le se- guenti parole : « Illustri Colleghi, « Con animo commosso porgo il saluto augurale ai Maestri ed agli studiosi tutti della Botanica ed Agraria che sono qui convenuti, facendo onore allo Studio Senese ed in special modo all' Istituto Botanico — onore tanto più grande quanto è modesto l'Istituto che Vi accoglie e la cui origine è troppo recente e connessa all' opera personale di chi lo dirige perchè sia il caso di tesserne anche bre- vemente la storia. Amo piuttosto accennare che a Siena non man- cano tradizioni di cultura dei nostri studi, come attesta il nome di Pietro Andrea Mattioli, la cui fama, anche dopo quattro secoli, non è peranco ojffnscata, potendo egli considerarsi, come scrisse il chia- rissimo Collega G. B. De Toni, « il restauratore della fìtografia e della floristica » — il che ricordo a titolo di onore di questa città, opportunamente prescelta come sede dell'attuale Convegno. « E poiché vedo qui convenuti in simpatica fratellanza anche gli studiosi delle discipline agrarie, ne traggo i migliori auspici affinchè da questo affratellamento della Scienza con le realtà e necessità della vita sorgano sempre più feconde quelle applicazioni da cui l'Italia — magna parens frugum — può soprattutto attendersi pro- sperità e ricchezza attraverso la redenzione delle sue terre per tanta parte incolte o neglette. E forse in nessun altro luogo come qui — in questa regione, che dal Chianti alle Valli dell'Arbia e della Chiana offre l'esempio più luminoso della potenza del lavoro e del- l'attività umana quando questi sono guidati e sorretti dalla scienza nelle sue applicazioni — il mio augurio potrebbe trovare sede più opportuna. « E con questo augurio appunto e con questa speranza mi onoro di inaugurare oggi i nostri lavori, fiducioso che la riunione nostra segnerà una data degna di ricordo nella storia dell'Istituto Botanico di Siena ». Il Prof. Pirotta, a nome della Società Botanica Italiana, della quale è Presidente, ringrazia il collega Longo non solo delle belle parole pronunciate, ma di avere accolti i botanici nel nuovo Istituto di cui unicamente per opera sua è stata arricchita la Università di Siena. Propone quindi che la presidenza provvisoria diventi definitiva, il che è approvato per acclamazione. Il Presidente dà la parola al socio Voglino il quale riferisce sopra alcune ricerche intorno ad alcune razze di pomo resistenti alla tic- chiolatura ed al cancro, nonché sopra una nuova malattia del gelso {Hendersonula Mori). RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA 97 Il socio Bargagli-Petuucci fa una comunicazione sull'origine biologica della « Terra di Siena » (Terre gialle e bolari del Monte Amiata), esponendo l'ipotesi che tali sedimenti siano dovuti ad una azione biologica alla quale avrebbero preso parte, direttamente o indirettamente, varie categorie di organismi. Fra questi microorga- nismi, i più importanti ed attivi sarebbero state Batteriacee ossi- danti, fisiologicamente aflSui al Bacillus ferrigenus che l'A. ha isolato dai fanghi circostanti ai lagoni boraciferi di Larderello, mentre una parte secondaria spetterebbe alle Clamidobatteriacee. Del resto egli pensa che i fenomeni di ossidazione del ferro da parte di Bat- teriacee siano assai più comuni e diffusi di quanto si creda, e con- vinto della necessità di conoscere bene la vita dei microorganismi del suolo, 23resenta inoltre il seguente ordine del giorno che è ap- provato all'unanimità : « Il VII Congresso della Società per il Progresso delle Scienze, « riunito in Siena il 23 Settembre 1913 ; « considerando « che la Flora batterica del suolo esercita una importantissima azione « sulla vegetazione sia spontenea che coltivata, per le trasformazioni « ed azioni fìsiche e chimiche che essa è capace di produrre e di « esercitare ; « considerando « inoltre che tali Flore batteriche possono variare profondamente « per effetto delle condizioni geografiche, geologiche, climatiche, « fisiche e chimiche del suolo ; « fa voti « che venga intrapreso uno studio sistematico e preciso delle Flore « batteriche dei varii terreni nelle diverse regioni d' Italia e nelle «colonie italiane, nell'interesse della scienza e dell'Agricoltura « nazionale e coloniale ». Il socio Béguinot presenta la nota presente : A. BÉGUINOT. — eremophyton: nuovo genere DI CRUCIFERA « RAPHANINAEA » DEL SAHARA AL- GERINO. Neiroccasione di una revisione monografica del gen. Enarthro- carpios Labili., che vedrà tra breve la luce, mi sono imbattuto, in tre delle collezioni da me esaminate, in una strana -Crucifera battezzata per Enarihrocarpus Chevallieri. Essa fu raccolta nel 1899 ad El-Goléa nel Sahara algerino dall' ab. L. Chevallier, descritta come specie nuova dal Barratte e come tale pubblicata 98 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA in una nota sulla Flora del Sakara dello Ghevallier ^ e da questi distribuita in due « Exsiccata », che caddero sotto i miei ocelli. La descrizione data dal Barratte è del seguente tenore : « Enarthrocarpus Chevallieri Barratte, in litt. et ap. Chevall. « PI. Sah. Alg. exs. n.» 257 (sp. nov.). — Pianta annua, erecta. Fig. I. — Eronophìjton Chevallieri (Barr. ap. Chev.) Bég. ( Ridotto di circa i 3 ). « glaberrima, saepe a basi ramosa, foliis glaucescentWus petio- « latis, inferioribus pinnatipartitis, segmentis oblongis grosse den- « tatis vel subintegris, terminali, saepius majore, ovato ; ìbliis « superioribus integris elongatis; racemis laxifioris, virgatis; pe- « dicellis erectis calyce brevioribus; sepalis margine violaceis. * Chkvallibr L., Notes sur la flore du Sahara. « Mém. de l'Herb. Boissier, » n. 7 (1900). KI UNIONE STRAORDINARIA IN SIENA 99 « erectis, sublinearibus, ungue brevioribus, laferalibus latioribus « leviter saccatis; petalis violaceo-roseis, rarius pallide roseis, « venatis, limbo ovato unguein aequante; siliquis costatis haud « toralosis, articulo inferiore brevi obconico, saepius aspermo, « articulo superiore rotimdato-oUitso pedicello duplo longiore, « et locellis 2-3 rarius composito; stigmate calcitato sessUL ®. « — Fior. Mart.-Apr. Ei-Goléa, Inter rupes, ad radices collium « (18 Mart. 1899) ». Nelle osservazioni alla diagnosi, riportate pure nella Scheda n. 257 delle « PI. Sahar. Alger, » é aggiunto: « E. Chevallieri, « pianta glaberrima, glaucescens, ab^. clamilo Del. differt floribus « violaceo-roseis, sepalis lateralibus latioribus, siliquis band stran» « gulatis apice obtusis, stigmate capitato sessili coronatis, nec « in stylum gracilem abrupte productis ». Viceversa, secondo lo Ghevallier, la nuova specie nulla avrebbe da vedere con E. clavatus e, quanto ai fiori, ricorderebbe quelli di Rehoudia erucarioides Coss. et Dur. ^ dal quale, genere mi permetto io di aggiungere, é cosi differente per la struttura del frutto, che qualunque ragione di confronto riesce superflua. In ogni modo sta il fatto che essa fu descritta e distribuita come un Enarthrocarpus . Un esame della morfologia del frutto della pianta algerina, in confronto a tutte le specie a me note del genere sopra no- minato, porta a conclusioni ben diverse. Quantunque il fonda- tore del genere, il La Biliardiere, ^ nulla dica a riguardo della presenza o mancanza di setto nella siliqua, i botanici che in seguito si sono occupati del genere o delle sue specie non lo hanno mai descritto, né figurato, o, quando vi accennano, è per escluderlo. Così recentemente il von Hayek ^ scrive a proposito di Enarthrocarpus : « Stylarglied . . . lineai bis keulem- forraig mitunter geschnàbelt, mit zahlreichen aufrechten Samen, ohm Scheidewand ». * CossON E., Notes sur quelques espèces nouvelies d'Algerie. « Bull. Soc. Bot. de France, » ITI (1856), p. 704. * La Billardibre J. J., Icones plantarum Syriae rariorum. Decas Quinta. Parisiis 1812, p. 4, tab. 2. 3 Haykk von a., Entwurf eines Cruciferen-Systems auf phylogeneti- schei- Grundlage. & Beih. Z. Bot. Centrahl., » XXVII. 1^ Abt. 2 Heft. (1911), p. 279. 100 KIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA Ciò corrisponde perfettamente a quanto ho potuto consta- tare io stesso in tutti gli esemplari delle varie specie del ge- nere incontrati in una dozzina di collezioni poste a mia dispo- sizione. Fig. n. — l-H Fratti maturi di Ereìiioph.ijton Chevallieri ; 4. Frutto dello stesso aperto longitudinalmente : 5. Frutto di Enarthrocarpus cla- vatws ; 6. Lo stesso aperto; 7. Frutto di Rhapanus Landra monosperma : 8. Lo stesso aperto in senso longitudinale. {Tutti ingranditi del doppio circa). "ì^qW Enarthrocarpus, Chevallieri, invece, il frutto, (fig. II, 1-4) costituito da due articoli facilmente secendentisi a maturità, pre- senta un evidente sopimento nell'articolo inferiore deiscente e di solito aspermo (sempre secondo il materiale da me esaminato) e lo stesso si riscontra nei due loculi, superiore ed inferiore, sempre aspermi, dell'articolo superiore indeiscente. Manca, invece, qua- lunque traccia di setto divisorio nel loculo mediano o centrale in corrispondenza della parte più o meno ristretta dell'articolo superiore: loculo che è 1' unico ad essere provvisto di un solo seme con punto di attacco subiaterale e quindi subobliquo e con embrione, come in tutte le Rafaninee, nettamente ortoploceo. Una simile costituzione del fratto — costante in tutto il ma- KIUNIONE STRAORDINARIA IN SIICNA 101 teriale da ine esaminato ^ — allontana la nostra pianta non solo dal gen. Enarthrocarpus, ma da tutti gli altri costituenti la tribù (o sottotribù) di cui porta le stigmate evidenti. Di che ognuno può agevolmente persuadersi scorrendo il sopra citato lavoro del von Hayek. La rassomiglianza fra il frutto della pianta del Sahara algerino con V En. clavatus (flg. II, 5-6) é dovuta ad una con- vergenza di caratteri che non va oltre la forma esterna, che è in ambedue globoso-cilindroidea: la nostra ne differisce, inoltre, per l'articolo inferiore abbastanza sviluppato, scutellifonne, e per quello superiore, non terminato in una porzione ristretta ed allungata, ma rotondata all'apice e quivi sormontata da uno stigma che ben può dirsi sessile. Frutti di Raphanus Landra (fìg-H, 7-8) ridotti ad un solo, loculo centrale fertile posto fra due loculi sterili, come ho potuto persua- dermi la scorsa estate studiando la cosa sul vivo in parecchi punti del Lazio, non sono rari. Ma essi altro non rappresentano che l'estrema riduzione cui il fi'utto di questa specie può an- dare soggetto e sta il fatto che essi si ritrovano sugli stessi individui provvisti dj frutti normali e, cioè, pluriloculari e con un seme per ciascuna loggia, e, quindi, plurisperrai. Anche qui si tratta di una, per quanto strana, afìatto superficiale conver- genza di caratteri, differendo in ogni caso dalla pianta algerina, oltreché per tanti caratteri vegetativi e fiorali, per 1' articolo inferiore della siliqua sempre esistente, ma affatto rudimentale, per la frequente se non costante presenza di un setto in cor- rispondenza di ciascuno dei loculi, ^ per il tessuto spugnoso at- torno a questi assai più sviluppato, per i semi penduti in seguito ad inserzione nella parte superiore di ciascun loculo e finalmente per la porzione ristretta (stilo di alcuni botanici) allungata, pu- gioni forme. Tenendo conto di questo complesso di caratteri la Crucifera del Sahara algerino appartiene ad un genere nuovo, che propongo di chiamare Eremophyton (da: ^pv^/xo; = deserto). 1 Barrattb (in Chevallier op. e.) ha constatato che l'articolo superiore può essere anche composto di un solo loculo, evidente- mente, il seminifero. ^ Vedasi a tale riguardo, l'interessante lavoro di V. Calestani, Sulla classiffiaazione delle Crocifere italiane, in « Nuov. Giorn. Bot. Ital. », n. ser., XV (1908), p. 369. 102 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA Avremo adunque: Eremophyton Bèg. n. geii. — Herha annua, erecta, glaber- rima. Sepala erecta, ovato-ellipiica, lateralia parum latiora basi leviter saccata. Pelala violaceo-rosea, rarius pallide ro- sea, venata. Stamina libera, edentula. Siliqua omnino glabra, cylindroidea, obtiisa, leviter costata, articulo inferiore com- presso, sciUelli fonili, saepius (aut semper ?) aspermo, semper septulifero et in valvas deisceìite, superiore deiscente inedia parte plus mznus constricto, ut ì^lurimum, triloculari, locello supremo et infimo aspermo et septulifero, medio monospermo et septo destituto. Stigma capitatum, sessile. Sejnen subobli- quum. Embryo orthoplocaeus. Eremophyton Ohevallieri Bég. n. comb. Syn. — Eriarthrocarpus Chevallieri Barr. ap. Chev. Not. sur la flore du Sahara in « Meni. Herb. Boiss. », n. 7 (1900) p. 2. le. — Battandier et Trabut Ali. FI. Alg., fase. IH, pi. XXIV, (sub: Enarth. Chevallieri). Diagn. — Quoad diagnosi specifica confer diagnosiìi supra relalam et diagnosin genericam a me emendata. Hab. — Afr. ber.: Algeria — El-Goléa: inter rupes, ad radices collium circ. palmetum, 17 Mart. 1899. L. Ghevallier, PI. Sah. alg. n. 257 {autotypa exlant in Hb. Mus. boi. Vindo- bonensi, Hb. U. Martelli et in Hb. Battandier!); inter Ghardaia et El-froléa: ad Ice. dict. « El Hadadra » in are- nosis et l'upestribus, ubi frequens (arab.: « Elsell »). 18 Mart. 1902. L. Ghevallier, PI. Sah. alg. n. 398 (autot. ex- tant in Hb. Mus. boi. Vind. et in Hb. Martelli). Osservazioni. — La prima scoperta di questa specie, come dissi sopra, fu fatta ad El-Goléa e precisamente, sec. lo Gheval- lier, « dans les éboulis rocheux à la base de la Gara d'ou l'on extrait la pierre pour la construction du Bordj ». L'A. aggiunge che ne ha visto « quelques pieds sur le plateau pierreux qui domine la dune du tir » e giudica che, data la sua stazione, questa pianta deve essere piuttosto rara « car tout les Gour du voisinage sont couvei'ts a leur base d'une masse de sable ; il foudrait donc la rechercher sur les plateaux ou dans les ravins exposé au nord a l'abri de l'evanhisseraent des sable provenant du grand Erg». La seconda stazione, scoperta nel 1902, sposta alquanto verso nord l'area della specie, che resta però legata, RIUNIONE STRAORUINAUIA IN SIENA 103 come l'A. aveva intuito, principalmente ai substrati rocciosi. La presenza di un genere monotipico in tali condizioni e la spe- ciale sua localizzazione non sono affatto casuali e senza signi- cato, poiché già l'Hochi-eutiner in uno studio pubblicato dieci anni or sono ^ faceva notare l'alta percentuale di specie ende- miche ad affinità poco evidenti ( WarHonia, Anvillea, Perral- deria, Pappopìiorum) nelle roccie desertiche del sud-oranese ; elementi che interpreta quali reliciuie dei tempi preglaciali in via di estinzione e che io ho addotto a sostegno della tesi che il Sahara può essere considerato come un centro di creazione autoctono. " Ai paleogenismi citati in quella nota va ad aggiungersi il no- stro Eremophìjlon il cui monotipismo, di alto significato filoge- netico e fitogeografico, ripercuote una condizione comune a molte Crocifere e si esalta in maniera speciale nel gruppo delle Ra- faninee cui esso appartiene. Ricordo, fra i moiiotipici : Heìni- crambe del Marocco, Gaìaroa della Spagna, Cordijiocarpus e Maricaria dell' Africa boreale, Morisia della Sardegna e Cor- sica e, fra gli oligotipici, i gen. Enarthrocarpus, Reboudia, Cossonia ecc. La perfezione raggiunta dall'apparato carpico di questi generi e di altri del gruppo delle Brassicee, cui le Ra- fanee sono affinissime, e d'altra parte la singolare loro localiz- zazione e, quindi, 1' area geografica assai limitata, conduce a pensare se tale perfezione morfologica e conseguentemente fun- zionale non sia l'indice di una progressiva riduzione della va- riabilità nel senso propugnato dal prof. Rosa. ^ Si tratterebbe, secondo questo modo di vedere, di generi talmente perfetti, da doversi ritenere chiuso ed estinto in essi ogni adito ad ulteriore complicazione strutturale, vale quanto a dire che essi sarebbero prossimi alla loro estinzione. Con questa congettura restano, in ^ HoCHRBUTiNER B. P. G., Le Sud-Oranais. Étuden fioristiques et phy- togéographiques faites au cours d'une explorations dans le sud-ouest de l'Algerie en 1901. « Ann. du Conserv. efc du Jard. bot. de Genève » 7-8 années. Genève, 1904. ^ BÉauiNOT A., La flora e la vita delle piante nella Lilia littoranea ed interna. « Atti della Soc. Ital. per il Progr. delle Scienze. » VI Riunione. Roma, 1918, p. 637. ^ Rosa D,, La riduzione progressiva della variabilità e i suoi rap- porti colV estinzione e coli' origine delle specie. Torino, 1899 (passim). 104 RIUNIONK STRAORDINARIA IN SIENA Ogni modo, spiegati, da una parte gli isolamenti nel Sistema e nell'area e dall'altra l' inattudine di queste piante a conquistare, nonostante i potenti mezzi della disseminazione, intrinseci ed estrinseci, nuove stazioni e realizzare ulteriori adattamenti a nuove condizioni del mezzo. Riassumendo, la diagnosi del nostro Eremophìjlon va completata nel senso che, allo stato attuale delle conoscenze, si tratta di un genere monotipico, oligomorfo, ad area accantonata, isolato nel Sistema e quindi ad affinità oscure. Coincidenze, ripeto, che non ci sembrano affatto casuali e sono per noi di alto significato filogenetico e biogeografico. Indi fa quindi le seguenti comunicazioni : « Revisione monografica del gen. Enarthrocarpus Labili. »; « Terzo contributo alla Fiora della Libia». Il materiale che ha servito all'ultima di queste comu- nicazioni è stato raccolto, dal gennaio al settembre del corrente anno, nella Libia dal dott. Antonio Vaccari, maggiore medico nella R. Marina, del quale il Béguinot legge una lettera al riguardo. I soci De Toni e Pirotta propongono un voto di plauso al Vaccari il quale, nel prestare la sua opera umanitaria durante i disagi della guerra, trova il tempo di rendersi utile anche alla scienza. La pro- posta è accolta e approvata da tutti i presenti. Il Prof. LoNGO comunica « Su le Chimere vegetali ». Riservandosi a suo tempo di esporre dettagliatamente i risultati delle sue ricer- che, per ora si limita a presentare una delle Cbimere ài Solanum del Winkler e che ha ottenuto ripetendo all'Orto Botanico di Siena le esperienze del Winkler stesso, estendendole anche sopra altre piante. Per quanto riguarda i Solarium il Longo espone i metodi da lui seguiti, che sono stati tanto quelli del Winkler, quanto al- tri che finora ha tentato con successo: cioè, invece d'innestare un germoglio, innestava un pezzo (metà all' incirca del caule), senza gemme, di Solanum nigram L. sopra il iSolanum Lycopersicum L. o viceversa ; oppure, invece di innestare un germoglio solo, ne inne- stava due, uno di Solanum nigrum L. ed un altro di Solanum L%jgu- persicum L. nell'istessa spaccatura del soggetto. E precisamente con quest'ultimo metodo che egli ha riprodotta la chimera periclinale che esibisce e che è da riferirsi al Solanum Gaertnerianum, descritta e raf- figurata dal Winkler e poi dal Marchal. ElUNIONK STRAOKDINARIA IN SIENA 105 Quindi fa le seguenti comunicazioni : LONGO B. — ESISTE VBELLEBORUS NIGERL. NEL SENESE ? Nelle mie escursioni pel Senese ho trovato frequente nei boschi V Hellehoriis foetidus L. e VH. viridis L. var. odorus (W. et K.), ^ ma non ho mai osservato VII. niger L. che è pur stato indi- cato pel Senese. Il Bartalini, infatti, nel Catalogo delle piante che nascono spontanee intorno a Siena, enumerava due ^ specie di Ellebori, cioè « Helleborus vù^idis Linn. » ed « Helleborus niger Linn. ». ^ E posteriormente il Santi, nella relazione del suo terzo viaggio per le Provincie Senesi, pubblicava di aver osservato « alle Ges- ' Veramente i caratteri differenziali àelV Helleborus odorus W. et K., cosi come vennero indicati dallo Scliiffner, cioè a foglie per lo più perduranti nell'inverno ed assai pelose inferioi-mente (Schiffnbr V., Die Gdttung Helleborus. Engler's Jahrb., XI, 1899; cfr. anche Pi- ROTTA E.., Le specie italiane del genere « Helleborus » Adans., secondo il D^ V, Schiffner. « Malpighia », IV, 1890, pag. 251-253), non sono strettamente adattabili alle piante del Senese. Quindi io non posso che confermare, pel Senese, quanto aveva già fatto rilevare in ge- nerale par l'Italia il Béguinot (Béguinot A., Studi e ricerche sulla Flora dei Colli Euganei. Prima nota. « Bull. Soc. bot. ital. », 1903, pag. 164-167 j Id., in Schedae ad Floram Italicam exsiccatam, n. 843. « Nuovo Giorn. bot. ital. », voi. XV, p. 1908, pag. 467; Id., Flòra Padovana. Parte seconda, 1910, pag. 342-343). 2 La terza specie di Helleborus elencata dal Bartalini, cioè VHel- leborus hyenialis L., è naturalmente da riferirsi alV Eranthis hye- malis Salisb. ^ Bartalini B., Catalogo delle piante che nascono spontaneamente intorno alla città di Siena ecc. Siena, MDCCLXXVI, pag. 42. Anche in un manoscritto posteriore i Blasu Bartalini, Catalogus Plantarum circa Senas sponte nascentium, in sua Genera, secundum Systema Sexuale Linnaeanum digestus, 1779), che è un vero saggio di Flora analitica, — conservato nella Biblioteca del R. Orto Botanico di Siena e fatto in due copie [e 'non, come inesattamente ha pub- blicato Flaminio Tassi (Contributo alla storia della botanica in Italia: La botanica nel Senese. Notizie storiche. « Bull. d. Labor. ed Orto Bot. di Siena », VII, 1905, pag. 20), in due volumi], di cui una con ag- giunte — si trovano egualmente citati i due suddetti Ellebori. 106 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA sajole di Campo Redaldi » due specie di Ellebori, cioè « Helle- borus foetidus» ed « H. nigen».'^ Come si vede quindi, secondo il Bartalini ed il Santi, esiste- rebbe anche V Hellehorus nigér L. Atfilio Tassi da prima pubblicava trovarsi spontanee nel Se- nese tre specie di Ellebori : « Helleborus niger Limi., H. viridis Linn., H. foetidus Linn. » ; delle quali però egli contraddistin- gueva con una croce (vale a dire come quelle raccoltevi da lui) soltanto Y Helleborus viridis L. e VH. foetidus. ^ Poi in una pub- plicazione posteriore egli ne citava soltanto due, oioé V Helleborus foetidus L. e VH. niger L., limitandosi però per questa ultima specie {Helleborus niger L.) a riportare soltanto le indicazioni del Bartalini e del Santi : « Siena, per i boschi (Bari) ; alle Gessajole di campo Redaldi (Sant.) ». ^ Ma il Carnei, nel secondo supplemento al Prodromo della Flora Toscana, scriveva a proposito deW Helleborus niger L. : « Ho i miei forti dubbi sull'esistenza di questa pianta nel Senese, cioè sulle relative determinazioni del Bartalini e del Santi. Intorno Siena nessuno ve l'ha più veduta, e non avendovi il Bartalini indicata un'altra specie, 1'//. foetidus, ivi esistente (vedasi Tassi nel libro Siena e il suo territorio), sarei per credere ch'egli avesse preso VH. viridis per VH. niger, e viceversa VH. foe- tidus per VH. viridis. In quanto alla località di Campo Redaldi segnata da Santi, si noti che egli vi si trovò col Savi in stagione dove VH. niger non poteva essere in fiori ». ^ Ed anche il Fiori riporta come dubbia l'esistenza di questa specie di Elleboro nel Senese. ^ Se non che Flaminio Tassi, nella illustrazione dell' Erbario Bartalini, veniva di nuovo a confermare l'esistenza. dell'Zfe^fó- * Santi G., Viaggio terzo per le due Provincie Senesi. Pisa, MDCCCVI, pag. 307. 2 Tassi A., in « Siena e il suo territorio ». Parte I, pag. cxxv. Siena, 1862. ^ Tassi A., in « Aìimiario corografico-amministrativo della Provincia di Siena, 1865 ». Siena, 1865, pag. 76. * CarublT., Secondo supplemento al Prodromo della Flora Toscana. Firenze, 1870, p. 5. 5 Fiori A. in Fiori A. e Paolbtti G,, Flora analitica d'Ilalia. Voi. I, (Padova, 1898), pag. 518. RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA 107 horus niger L. nel Senese, determinando (come aveva fatto il Bartalini) per ffelleborits nige}^ L. l'esemplare dell'Erbario Bar- talini che si conserva nel Museo della R. Accademia dei Fisio- crltici di Siena. ^ Per quanto riguarda le mie osservazioni personali, come ho già da principio riferito, nelle mie escursioni pel senese ho sempre ed esclusivamente trovato V Helleborits foetidiis L. e VH. viridis L. var. odorics (W. et K.), e li ho anzi entrambi trovati frequenti nei boschi. Ora poiché, secondo il Bartalini, il suo Helleborits viridis ed il suo H. niger sarebbero comuni nei boschi del Senese, si potrebbe già a priori dedurre che le due specie del Bartalini dovessero riferisi all'//, foetiflus L. e al- l'/^, ciridis L. var. odoras (W. et K.). Interessandomi alla questione ho esaminato gli esemplari di Helleborus che si conservano nell'Erbario del R. Orto Botanico di Siena, e vi ho trovati raccolti nel Senese tanto dal Campani ^ quanto da Attilio Tassi esclusivamente VHelleborus foetidas L. e \'H. viridis L. var. odoras (W. et K.). Mi sono poi recato a Campo Redaldi in quel di Chiusdino (località ove appunto il Santi avrebbe trovato, oltre dAV Helléboriis foeiidas L., anche VH. niger L.); ho fatto ricerche non solo a Campo Redaldi, ma anche nei dintorni spingendomi fino a Montarrenti ed al torrente Rosia, ma anche in ciuelle località non ho trovato che VHelleborus foeiidas L. e VH. viridis L. var. odoras (W. et K.) ; e perciò ritengo che l' indicazione data dal Santi al riguardo dell'/?, niger L. sia da attribuirsi, con tutta probabilità, ad un errore di determinazione. Finalmente ho voluto esaminare l'esemplare di « Hellebnrus niger» raccolto dal Bartalini e con- servato nel suo Erbario nel Museo della R. Accademia dei Fisio- critici di Siena, e questo esame mi ha portato ad escludere che l'esemplare del Bartalini sia da riferirsi a.\V Helleboras niger L., poiché esso deve invece riferirsi all'^. viridis L. var. odoriis (W. et K.). * Tassi F., Illustrazione deW Erbario del Prof. Biagio Bartalini (1776). « Bull, del Labor. ed Orto Bot. di Siena », VII, 1905, pag. 102-103. 2 Rilevo che il Campani, oltre a mettere il nome di Helleborus viridis L., mise anche quelle di H. odorus W. et K. a due esemplari — attaccati sull'istesso foglio — da lui raccolti nel marzo del 1859 al Bosco della Monaca presso Siena. 108 KIirNIONB STRAORDINARIA IN SIENA h'HellebOì'us niger L. dunque deve essere definitivamente radiato dalla Flora senese. Inoltre, considerando che nel Senese finora effettivamente non sono stati trovati che VHelleborus foetidus L. e VH. viridis L. var. odorus (W. etK.), e che il B'àrtaMm dà. soUsiiìto B. viridis ed H. niger — dei quali suoi due Ellebori l'uno conservato nel suo Erbario sotto il nome di Helleborus niger corrisponde in- vece all'//, viridis L. var. odorus (W. et K.) — bisogna con- venire col Carnei che il Bartalini « avesse preso VH. viridis per VH. niger, e viceversa VH. foetidus per VH. viridis ». ^ LONGO B. — RICERCHE SU LA CORIARIA MYRTl- FOLIA L. Consultando la bibliografia su la Coriaria myrtifolia L. — questa unica specie nostrale mediterranea fra le poche specie appartenenti al genere Coriaria che da se solo costituisce la famiglia delle Coriariaceae — rilevai delie controversie su la biologia e la morfologia di questa interessante pianta; e mi pro- posi perciò di fare delle ricerche in proposito nella convinzione che le quistioni si sarebbero potute risolvere col sussidio della microtecnica moderna. Esporrò qui brevemente i risultati delle mie ricerche. Il materiale di studio proviene- da due esemplari molto bene sviluppati di Coriaria myrtifolia L. coltivati nel R. Orto Bo- tanico di Siena e che ho ottenuti da semi. Tutte e due gli esemplari sono andromonoici, producendo en- trambi fiori staminiferi e fiori monoclini. Rilevo al riguardo come la Coriaria w/grlifoUa L., oltre ad avere individui con fiori poligami, può avere anche individui con fiori esclusivamente monoclini. Cosi si spiega perchè non tutti gli autori siano d'accordo circa la natura dei fiori di questa pianta. Il Targioni-Tozzetti, ad es., scrive: « Le piante da me ve- dute, sono state sempre di fiori perfetti ermafroditi, e fecondi, e tale la descrive Medicus (V. Sys. veg. cur. Rei eh.). Ma essendo da Linneo, e da altri descritta con fiori sterili, e come diecia, ^ Caruei. T., 1o3. cit. RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA 109 ho creduto meglio riporla nella classe Polygamia, e nell'ordine diecio come hanno fatto altri (V. Goitan. ili. Reich. ihid.). » ^ 1,'anno appresso ripete: « Ella è pianta Decandria pentagynia, quantunque Linneo l'annoveri nella diecia perchè presso di noi ha tutti i fiori perfetti con dieci stami e cinque pistilli. » ^ E, anche un trentennio dopo, scrive: « Da molti anni e molte volte dai primi miei studi ho esaminata questa pianta, già colti- vata da molto tempo nei nostri orti botanici; ed avendo dise- gnato i suoi (lori e frutti, l'ho sempre ritrovata ermafrodita decandria pentaginia : solo alcuni fiori della cima dei racemi qualche volta abortiti. » ^ Ho studiato con cura sui suddetti due esemplari l'impollina- zione che, com'è noto, è anemofila; ed ecco quanto ho osser- vato. Le prime antere che deiscono sono quelle dei fiori stami- niferi, le quali impollinano gli stimmi dei fiori monoclini più sviluppati. Avvenuta la deiscenza delle antere dei fiori stamini- feri, cominciano ad aprirsi le antere dei più sviluppati fiori monoclini, le quali impollinano gli stimmi di altri fiori mono- clini meno sviluppati, e cosi di seguito. Più esattamente il pol- line, che cade pel primo su gli stimmi dei più sviluppati fiori monoclini, proviene dagli stami dei fiori staminiferi, come pure il polline, che cade pel primo su gli stimmi degli altri fiori mo- noclini, non proviene da quello dei propri stami; e dico pel primo perchè gli stirami si conservano fin dopo la deiscenza degli stami degli stessi fiori. Quindi potevo, è vero concludere senz'altro che i fiori monoclini della Coriaria myrtifolia L. sono proterogini, nel senso che, mentre gli stimmi sono pronti per essere impollinati, ancora gli stami degli stessi fiori non hanno deiscito; ma non potevo naturalmente, dalla semplice os- servazione macroscopica, sapere in che stadio si trovasse il sacco embrionale — poteva anche darsi che esso non si fosse peranco sviluppato — , né potevo sapere con certezza se gli stimmi — non ^ Targioni - TozzBTTi 0., Istituzioni Botaniche. T. Ili (seconda edizione), Firenze MDCCCII, pag. 420. * Id., Lezioni di Agricoltura specialmente toscana. T. IV (Firenze, MDCCCIII), pag. 151-152. ^ Id. , Osservazioni Botaniche. Decade VI. Inserita nel Tomo XX delle Memorie della Società Italiana delle Scienze residente in Mo- dena. MDCCCXXXI. 110 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA - ostante che si conservassero fin dopo la deiscenza delle antere degli stessi fiori — si conservassero realmente attivi fino alla dei- scenza di detti stami omoclini. Ricorsi perciò a delle ricerche microscopiche; ed ecco come ho proceduto. Avvenuta la deiscenza delle antere dei fiori sta- miniferi, quando ancora le antere dei fiori monoclini più svi- luppati non erano deiscite ma erano per deiscire, fissai detti fiori monoclini più sviluppati ed ebbi cosi la certezza che del polline, caduto su gli stimmi, nessun granello appartenesse ai fiori che volevo esaminare. Imparaifinato il materiale, seziona- tolo e coloratolo, trovai nel sacco embrionale di qualche ovulo l'endosperma già costituito da più nuclei. Restava cosi dimo- strala l'attività del polline dei fiori staminiferi almeno sopra alcuni ovuli dei fiori monoclini più sviluppati. Inoltre, esaminati gli stimmi di detti fiori monoclini più sviluppati, osservai su le papille stimmatiche accanto a granelli di polline già germinati e svuotati, altri gi-anelli di polline che cominciavano ad emettere i tubetti pollinici; inoltre — quel che più conta — esaminati poi gli stimmi di llori monoclini nei quali le antere erano già deiscite, osservai su per giù gli stessi fenomeni; quindi potevo concludere che gli stimmi perdurano ed attivi fino alla deiscenza degli stami omoclini, perciò oltre ad aversi impollinazione ete- rodina, si ha anche impollinazione omoclina. Il Delpino 1 divideva le piante proterogine in brachibiostile e raacrobiostile, secondo che « la trasposizione del polline dai fiori vecchi ai fiori giovani è una necessità » pel fatto che quando le antere deiscono gli stimmi omoclini sono deperiti, ovvero « la trasposizione di cui si parla, anziché addimostrarsi necessaria è una eventualità pura e semplice » pel fatto che gli stimmi, « tuttavia precedendo la evoluzione delle antere, du- rano tutto il tempo in cui vivono le antere medesime, e sovente perdurano anco quando le antere sono deperite. » E collocava nella prima classe, « dubitativamente » anche il genere Co- riaria a fiori monoclini; evidentemente però, dopo quanto ho su esposto, la Coriaria myrtifolia L., — per quanto riguarda ^ Dklpino F., Note critiche sidV opera la distribuzione dei sessi nelle piante e la legge che osta alla pzrennità della fecondazione consanguinea del prof. Federico Hildebrand. « Atti d. Soc. Ital. di Se. Nat. », Voi. X (Milano, 1867), pag. 281-282. RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIKNA 111 i fiori monoclini — è da ascriversi alle piante proterogine ma- crobiostile. Com'è. noto nella Coriaria imjrtifoUa L. il gineceo è costi- tuito da cinque foglie carpellari, ciascuna formante un pistillo. Ogni ovario è uniloculare e provvisto di un solo ovulo, che è pendente ed inserito nell'angolo interno della cavità ovarica un pò al disotto della sommità. Esso ovulo è aiiatropo, col micro- pilo rivolto in alto e col rafe dorsale. Il fascio vascolare, che innerva l'ovulo, entrato dalla placenta e percorso il funicolo ed il rafe, si arresta alla calaza, dalla quale però parte un cor- doncino di cellule nucellari, strette, allungate, relativamente ric- che di contenuto, che collegano ininterrottamente la termina- zione del fascio con la base del sacco embrionale e che possiamo considerare quasi come la continuazione del fascio medesimo. II sacco embrionale è stretto, a forma di clava, con la parte più larga nell'estremità micropilare, e relativamente [)iccolo in paragone della nucella. Dello sviluppo del sacco embrionale e della fecondazione si è occupato in un lavoro recentissimo il Grimm, ^ e perciò tra- lascio di occuparmene io. Soltanto, riguardo all'origine del sacco embrionale, fo notare che in alcuni ovuli ho osservato più cel- lule madri del sacco embrionale (archesporio pluricellulare). Ma che di ciò non faccia cenno il Grimm non ci deve mera- vigliare giacché tanto nella Coriaria come in tante altre piante (Impatiens, ^ ecc. ecc.) la produzione di più archespore è sol- tanto occasionale e non un fatto costante come in altre famigliti, fra le quali ricordo le Calycanthaceae. ^ Colgo anzi qui l'occa- sione per far rilevare come sia del tutto dimenticata questa famiglia nell'elenco che il Vermoesen fa, passando in rasse- ^ Grim.m J., Entwicklwngsgescliichttiche Untersuchungen an Ehus und Coriaria. « Flora », Bel. 104, 1912, pag. 329 e segg. * LoNGO B., Ricerche, su le Impatiens. « Annali di Bot. » Voi. Vili, 1909, pag. 67. ^ LoNGO B., Un nuovo carattere di affinità tra le Calycanthaceae eie Rosacee desunto dall'embriologia. « Rend. d. R. Accad. dei Lincei ». CI. di Se. fìs., mat. e nat. Voi. VII. 1° Genn., sor. 5% fase. 2°, 1898. LoNGO B., Osservazioni sulle Calycanthaceae. « Annuario del R. Ist. Bot. di Roma », Voi. IX, fase. 1, 1898. Bull, della Soc boi Hai. 9 112 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA gna i dati forniti dalla bibliografia, delle piante a più arche- spore. ^ L'ovulo è manifestamente fornito di due tegumenti. Già il Baillon dava l'ovulo della Coriaria come provvisto di due te- gumenti 2, ed anche posteriormente il Villeiieuve riferiva al- trettanto;^ però, in un lavoro comparso abbastanza recente- mente, lo Scalia lo dà come provvisto di un solo tegumento. * Avendo io seguito con cura lo sviluppo dell'ovulo non posso avere il menomo dubbio sull'esistenza di due tegumenti nel- l'ovulo della Coriaria, e deve quindi ritenersi erroneo il dato di quest'ultimo autore. Riguardo alla fecondazione debbo far noì^ve che, pur avendo osservato benissimo (come ho già detto) granelli di polline germinati sullo stimma ed i tubetti pollinici penetrati nell'in- terno di esso, non mi è stato possibile osservare il percorso del tubetto pollinico nell'ovulo. Non ho avuto la fortuna d'imbat- termi nel momento in cui il tubetto pollinico penetra nell'ovulo e prosegue in esso il suo percorso ? oppure il tubetto pollinico è molto evanescente nell'ovulo ? È certo un fatto singolare che neppure il Grimm, il quale potè osservare la doppia feconda- zione nel sacco embrionale (cioè un nucleo maschile fondersi con quello della cellula ovo e l'altro con i due nuclei polari), ^ potè seguire il percorso del tubetto pollinico in questa pianta. Un'ultima quistione di cui mi sono occupato è quella dell'esi- stenza 0 meno dell'endosperma in questa pianta. Lo Scalia, che afferma che l'endosperma manca nella Coriaria, afferma anche, inesattamente, che « tutti gli autori sono d'accordo nell'attri-^ buire un endosperma resistente alle Coriariacee »^). Trovo, infatti, ^ Yermoesen C, Contribution à Vétude de Vovule, dusac embryonnaire et de la fécondation dans les angiospermes (Neottia ovata, Orchìs la- tifolia, O. maculata, Epipactis palustris, E. latifolia). « La Cellule ». T. XXVII, ler fase, 1911, pag. 125 e segg. 2 Baillon H., Histoire des Plantes. IV : Monograpliie des Oshnacées et des Butacées,. 1873, pag. 426 in nota 2. 3 ViiiLKNBUVE L., Elude sur le Redoul {Coriaria myrtifoUa L.) Mont- pellier, 1893, pag. 15. * ScALiA G., Sulla struttura del seme di alcune Anacardiacee e Go- riariacee. Dalla relazione del Direttore dell'Istituto « Valdisavoia » per gli anni 1906-1907-1938. Catania 1909, pag. 15. s Grimm J., 1. e. 6 ScALiA G., Qp. cit. pag. 13. RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA 113 \ tutte le opinioni possibili al riguardo: alcuni autori (es. De Can- dolle, 1 Endlicher, "' Chatin, ^ ecc.) affermano che manca l'endo- sperma, altri (es. Bentham ed Hooker, ^ Van Tieghem, -^ En- gler ^) che esiste, altri poi (es. Baillon ") lo danno con dubbio. Per parte mia posso confermare i dati di coloro, lo Scalia com- preso, che affermano che l'endosperma manca nei semi della Coriaria, avendo potuto accertarmene praticando delle sezioni su semi completamente maturi. LONGO B. — SU LA SUPPOSTA ESISTENZA IN TOSCANA DEL PEGANUM HARMALA L. Giovanni Targioni-Tozzetti nelle relazioni dei suoi viaggi per la Toscana pubblicava : « Fui favorito anni sono dal sig. Giu- seppe Muzzi, Proposto di Gastelfìorentino, d'un Catalogo di Piante che nascono nella Campagna di Poggibonsi, scritto del principio del Secolo XVII, ma senza nome d'Autore, intitolato: Dell'Erbe che nascono per la Valdelsa ; Molte varie e cUverse Piante, le quali nascono nella Valdelsa, e parHìnente intorno a Poggi- ÌJonsi, colla dichiarazione de" loi^o veri, e ijropinqui nomi, cioè Greci, Egiptii, Arabi, e Latini, e nomi particolarmente di quelli Abitatori del paese ; oltre a ciò destintamente si dirà it proprio luogo dov'esse nascono ». ^ E faceva seguire il Cata- ^ De Candolle A. P. , Prodromus systematìs naturalis regni vege- tahilis. I, Parìsiis, MDCCCXXIV, pag. 739. 2 ExDLiGHBit S., Genera plantarum semndum ordines naturales di- sposita. Vindoboiiae, 183G-1840, pag. 1065. ' Chatin Ad., Mémoire sur les Limnanthéea et les Cariar iées. Ann. d. Se. Nat. (Bot.) IV Sér. T. VI, 1856, pag. 265. '' Bentham G. et Hooker ,J. D., Genera plantarum. Voi. I. pars. I, Lendini, MDCCCLXII, pag 429. 5 Van Tieghem Ph., Traile de Bolanique. Paris, 1884, pag. 1472. " Engler a., Coriariaceae in Englkr A. und Prantl K., Die natilrliclien Pflanzenfamilien. IH Teli, Abt. 5, 1890, pag. 129, '' Baillon H.. Op. cit., pag. 510. ^ Targioni-Tozzktti G., Relazioni d''alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa. Ediz. seconda, T. Vili (Firenze, MDCCLXXV), pag. 43. 114 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA logo di 198 piante fatto da tale ignoto Autore. ^ ^"ello scorrere questo elenco di piante, la mia attenzione si è fermata alla 120* che è cosi riportata: « Armel degli Arabi, detta da' Contadini Ruta salvatica : nasce al Baluardo delta Porta ». ^ \J Armel o Harmel degli Arabi, detta da noi anche Ruta salvatica, corrisponde al Peganum Harmala L., che per l'Italia continentale viene indicata soltanto per la Puglia (al Tavoliere) e per la Basilicata (vicino a Potenza). L'indicazione data da questo ignoto Autore offriva quindi par- ticolare interesse dal punto di vista della distribuzione geografica di questa pianta ; occorreva, però, poter stabilire con sicurezza se la pianta indicata dal suddetto ignoto Autore dovesse real- mente riferirsi al Peganum Harmala L. È ben vero che Ottaviano Targioni-Tozzetti non mette in dubbio die si debba trattare del Peganum Harmala L. Egli in- fatti nella seconda parte dal suo Dizionario dice che Peganum Harmala corrisponde ad Armel, Ruta salvatica : ^ e nella prima parte è ancora più esplicito giacche non solo dice che Armel corrisponde a Peganum Harmala * e più avanti che Ruta sal- vatica, come primo sinonimo, corrisponde a Peganum- Har- mala, '" ma rimanda alle sue Istituzioni ^ e, quel che più conta, ai Viaggi per la Toscana di Giovanni Targioni-Tozzetti, ove appunto, come ho già detto, è riportata la pianta in questione dell'ignoto Autore del Catalogo delle piante della campagna di Poggibonsi. Ma ciò non può avere valore di conferma, giacché è evidente che il Targioni-Tozzetti non vide la pianta in quistione né fece ricerche in proposito. 1 Targioni-Tozzetti G., Op. cit., pagg. 44-56. 2 Targioni-Tozzetti G., Op. cit., pag. 52. 3 Targioni-Tozzetti O,, Dizionario Botanico Italiano. Parte se- conda (Firenze, 1809), p. 72. * Targioni-Tozzetti 0., Op. cit., Parte prima (Firenze, ISOQ^i, pag. 10. ' Targioni-Tozzetti 0., Op. cit., Parte prima (Firenze, 1809), pag. 151. '^ Targioni-Tozzetti O., Istituzioni Botaniche. Seconda edizione. T. II (Firenze, MDCCCII), pag. 355. Ed aggiunge : « Ha molta somiglianza con la Ruta, e però dicesi Ruta salvatica, ma le foglie sono piii verdi, ed ha un fetore piìi dispiacente ». EIUNIONR STRAORDINARIA IN SIENA 115 Perciò ho creduto opportuno fare una gita al luogo indicato dall'ignoto Autore, e il 18 Giugno. scorso mi recai a Poggibonsi. Salito sul colle, ai cui piedi si trova l'attuale Poggibonsi e sulla grande spianata del quale sorgeva l'antico Poggibonsi (Pogfjihonitio), trovai una distesa di campi limitati per gran parte dai resti delle mura di cinta dell'antico Poggibonsi. Per quante accurate ricerche io facessi sui resti di dette mura^ non mi fu possibile rinvenire la pianta in parola; trovai invece sulle stesse mura, in vicinanza delia fortezza, qualche esemplare di Ruta graveolens L. E passando poi ad osservare le mura della fortezza, proprio al baluardo della porta, come dice l'ignoto Autore, trovai invece rigogliosa la stessa Ruta graveolens L., che dei contadini mi raccolsero calandosi dall'alto con una fune. L'aver rinvenuta questa Ruta nella stessa località, dà ragione di ritenere che assai probabilmente (per non dire con certezza) l'ignoto Autore ebbe fra inano non il Peganum Harmala L. ma la Ruta graveolens L. Del resto che tale ignoto Autore abbia chiamato anche col nome di Armel la Ruta allo stato selvatico non ci è poi troppo da meravigliarsi se si tien calcolo che r.-lr/;?e/ [Pega'ììwn Har- tnala L.] vien chiamato appunto, quantunque impropriamente, Ruta salvadca, nome usato ah antiquo.^ Infatti il Mattioli fa rilevare che, oltre alla « Ritta», cioè alla Ruta domestica,^ ed * Ricordo, tra le piante legnose da me notatevi : Ficus Carica L. (tanto nella forma di Fico che di Caprifico), Celti); australis L., Fraxinus Orniis L., Evonymus turopaeus L., Mespilus germanica Tà.j Rhamnus Alaternus Li., Laurus nohilis L. Ricordo anclie, tra le piante erbacee, VAntirrhinum majus L. b. angnst'folium "Wk. et Lg. (tanto a fiori bianchi che rossi). - Incidentalmente, a proposito del Peganum Harmala L., rilevo che mentre il Mattioli {Discorsi, ed. 1585, pag. 778) scriveva : « Questa (per dire il vero) non so io che nasca per se stessa in Italia. Et però dico che la j)ianta, di cui è qui la figura, mi fu mandata da Costantinopoli da M. Guglielmo Quacelbeni medico del Signor Augerio dfe Busbeche oratore dell'lmperadore Ferdinando primo al gran Turco Solimano » ; l'Anguillara {Semplici, 1561, pag. 208) in- vece scriveva: « Questa cotal pianta è notissima in Puglia sotto nome di Harmel et di Ruta snlvatica ». ^ Mattioli P. A., Dei discorsi nelli sei libri della materia medica di Pedacio Diosaoride Anazarbeo. Parte seconda (Venetia, MDLXXXV), pag. 775 fig. 116 RIUNIONE STRAORDINARIA IN SIENA alla « Ruta salvaiica », cioè alla Ruta allo stato selvatico, ^ esiste anche un'altra . È approvato all'unanimità. Il Prof. De Toni è persuaso che la suddivisione delle cattedre attuali di Botanica s'imponga, e quindi più che un semplice voto, che probabilmente verrebbe presto sepolto, preferirebbe ricorrere a qualche mezzo più pratico, ai mezzi politici ; e propone che il pre- sidente della Società Botanica studi la questione in questo senso. Il Prof. Baccarini propone che al Prof. Pirotta si associ anche il Prof. De Toni. Il Prof. Acqua appoggia questa proposta, e l'As- semblea approva. Dopo di che la seduta è tolta e sciolta la Riunione. 158 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell'S ottobre 1913. Presidenza del Consigliere Pampanini. La seduta è aperta ma non essendovi alcuna comunicazione né alcun lavoro da presentare è tolta. Adunanza del 9 novembre 1913. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta il Segretario Pampanini comunica l'elenco dei licheni da lui raccolti in Tripolitania la scorsa primavera e deter- minati dalla Sig."* Dott. Eva Mameli dell'Istituto Botanico di Pavia. Sono 19 spacie, delle quali due erano già note per la Tripolitania : Ramalina fraxinea Ach. — Tarhuna: Colline ad est di Tarhuna (su rami secchi di Lycium europaeitm). Cladonia turgida (Ehrh.) Hoifm. /. sterilis Rabenh. — Tarhuna : Uadi Msaaba ; Ras Neb ; Abiar Milgah (sul terreno). Imbricaria prolixa Ach. — Tarhuna : Colline ad est di Tarhuna (sul- le roccia). Physcia parielina (L.) Dnrs. ^ Tarhuna : Uadi Sart ; colline ad est di Tarhuna (sulle rocccie). Ain Sciersciara ; colline ad est di Tar- huna (su ramo secco di Lì/cium europaeum). Physcia parietina (L.) Dnrs. /. livida Dnrs. — Tarhuna : Uadi Milgah (su legni secchi). Physcia parietina (L.) Dnrs. e. granulata Schaer. — Tarhuna : Uadi Msaaba (sulle rocciei. Physcia villosa Doub. — Tarhuna : Abiar Milgah (su tronchi secchi di Tliymus capii atus). Lecanora crassa Ach. — Tarhuna: Colline ad est di Tarhuna ; Abiar Milgah. — Garian : Uadi Garian (sul terreno). 1 Nota per la Tripolitania. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE 159 Lecanora crassa Ach. /. dealbata Mass. — Tarliuna : Colline ad est di Tarliuna ; Abiar Milgah. (sul terreno). Lecanora crassa Ach. h. caespitosa — Tarhuua : Ras Ghenai (sul terreno). Lecanora crassa Ach. e. Dufourii (Fr.) Schaer. — ^ Tarhuna : Uadi Msaaba (sul terreno). Caloplaca bracteata (Ach.) Krb. — Tarhuna : Uadi Milgah (sul terreno). Callopisma aurantiaca (Lgthf.) Th. r. erylrella Ach. — Tarhuna: Col- line ad est di Tarhuna (sulle roccie). Urceolaria scruposa Ach. ^ h. gypsacea Smrf. — Tarhuna: Uadi Alilgah ; Ras Neh (sul terreno). Urceolaria ocellata ( Will) Dee. — Tarhuna : Ras Ghenai (sul terreno), Lecidea albilabra Duf. — Tarhuna : Uadi Milgah (sul terreno). Lecidea lucida Ach. — Tripoli ; Zanzur ; Tarhuna : Colline ad est di Tarhuna ; Abiar Milgah (sul terreno ). Lecidea decipiens Ach. b. dealbata Mass. — Tarhuna : Ras Neh (sul terreno). Biatora vesicularis Hoffm. — Tarhuna : Ras Xeb (sul terreno ). Indi viene data lettura della seguente Nota : , E. BARSALI. — SULLA macroflora del lago Tra- simeno 0 DI PERUGIA. L* Umbria ricca di acque presenta anche bacini lacustri fra i quali il Trasimeno detto anche Lago di Perugia che dista da questa città circa km. 23, è il maggiore ed anche il più inte- ressante dal lato botanico. La sua superficie è stata calcolata in questi ultimi anni, dopo la sistemazione idraulica cioè dopo che per effetto di un consorzio fu aperto un nuovo emissario che ne ha delimitato i confini per cui il livello è pressoché costante in kmq. 123, la massima profondità è di circa m. 8. La ferrovia lo percorre presso la riva da E a NO, e dalla tranquilla superficie emergono tre isolette, due presso la sponda N. dette Maggiore e Minore, 1' altra che è la maggiore, presso la sponda E. detta Polvese, tutte e tre oscillano tra gli 800 m. di elevazione e la loro flora è simile a quella del territorio circo - 1 Urceolaria scruposa Ach. = Diploschistes scruposus (L.) Norm. nota per la Tri- poli tania. Bull, della Soc. boi. Hai. 12 160 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE stante, di una di esse, della Minore, il Tórracciano ^ ne pubblicò la florula coadiuvato nelle raccolte dal Cicioui e dal Prof. Frizzi. La conca del Lago è limitata da un sistema montuoso degra- dante in colline ricoperte di boscaglie e di rigogliosi oliveti, talora si estende in fertile pianura costituita da formazioni caotiche, sulle quali si sono deposte fino da tempo remoto le deltazioni e le deposizioni del Lago, pianura ora intensamente coltivata in alcuni luoghi lino al pelo dell' acqua o poco da essa discosto e solo in qualche punto la roccia giunge a sfiorare V acqua e povera e quasi nulla ne è la vegetazione lacustre così p. es. a Monte del Lago che domina il Lago dal lato orientale, a Pas- signano dal lato settentrionale, a Castiglione del Lago dal oc- cidentale. La storia ci ricorda questo Lago per la disfatta toccata, nella sua sponda settentrionale, alle milizie romane del console Flami- nio dalle soldatesche di Annibale, ma v'è anche un ricordo scien- tifico e cioè la scoperta che qui avvenne degli Udometri: fin da tempo assai remoto cultori delle scienze portarono contributi allo studio geo-fisico del bacino del Trasimeno e la ricca bibliografia trovasi in parte riportata nei recenti lavori del Ristori ^ e del Ca- nestrelli ^ ma scarse invece sono le conoscenze biologiche: talune poche notizie ci sono date in una memoria dell' Ing. Gambini, •* notizie che probabilmente devonsi all'operosità del Bruschi ap- passionato botanico e fondatore dell'Orto botanico di Perugia, altri pochi cenni ci sono dati dal Micheletti, ^ a questi si deve aggiungere la florula su ricordata del Terracciano, notizie tutte che ci forniscono dei semplici dati topografici e che sono utiliz- zate in questa breve nota, né devono trascurarsi alcuni che raccolsero nei dintorni del Lago quali il Cicloni le cui raccolte 1 Terracciano A., Le piante spontanee dell' Isola minore del Lago Trasimeno. « Nuov, gior. bot. it. », voi. XXI, p. 146, Firenze, 1889. * Ristori G., Il bacino del Trasimeno. « Mem. della Soc. dei XL », ser. Ili, T. Ili, Roma, 1905. ' Canestrblli G., Materiali per lo studio dei fiumi italiani. Memorie geografiche n. 7, Firenze, 1909. * Gambini R., Seconda dissertazione intorno al Lago Trasimeno con- tenente la parte fisica. Perugia, 1826. ^ Micheletti L., Una vecchia ed in pai-te inedita contribuzione alla flora Umbra. « Nuov. Gior. bot. ital. », fase. 1, Firenze, 1891. SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE 161 conservate nel suo erbario, egli mise a mia disposizione e qui gliene esprimo i più vivi ringraziamenti, il Prof. Frizzi che comunicò le proprie raccolte al Bateili che rese note nelle sue contribuzioni alla Flora Umbra. Con i dati delle pubblicazioni e raccolte su ricordate e con le esplorazioni che io vi feci ripe- tutamente nel 1912 e 1913 credo che si possa sufficientemente dare una illustrazione assai completa della macroflora di questo Lago, lasciando in disparte, ben si comprende, tutta quella por- zione delle rive che con l'abbassamento del livello delle acque é stata occupata dalla colti vap.ione. La zona esterna del Lago confina con la porzione coltivata e, come avanti è detto, talora questa raggiunge quasi il pelo del- l'acqua e quindi non v'éuna vera zona es.terna, ma in alcuni luoghi invece essa é assai sviluppata e costituita da un con- sorzio di piante varie nessuna delle quali però è in prevalenza tale da acquistare il carattere di associazione se si eccettuino delle piccole aree con Ranmicitlus micricalas o con Ferula cornmunis fi nodiflora. In epoche passate tale zona certamente doveva avere una più ampia estesione e dare ricetto ad una vegetazione più ricca che, con l'abbassamento delle acque, in seguito al succedersi delle deposizioni in parte è andata scom- parendo, il Gambini infatti ricorda piante del Lago che più sono state riscontrate, quali : Callitriche verna, Lemna trisulca, L. polyrrhìzza, Ranunculus aconiti folius , Malachmm aquaii- ciiTn, Lythru?n virgatuni, EpiloMum palustre, Trapa natans. In alcuni punti, assai raramente, si hanno piante legnose che raggiungono talora la Phragmites esse sono: Salix purpurea, Populus nigra e j3 pijramidalis, Alnus glutinosa. Detta zona talora è sostituita da una spiaggia sabbiosa e nuda e solo qua e là ne rompono la monotonia qualche Juncus e Scirpus, talora invece può essere inondata nei periodi di pioggia si da permet- tere la vita a delle vere idrotite e nei periodi di siccità a piante terrestri con caratteri igrofìli ed a piante anfibie. I tipi principali costituenti la macroflora della zona esterna sono 1 seguenti : Equisetum palustre, Salmnia natans, Pani- cuin Crus- Galli, Digitaria sanguinalis, Agrostis verticillata, A. vulgaris, Eragrostris pilosa, E. major, Cyperiis fuscus con la var. virescens, C. badius, C. longus, Eleocharis palustris, Fim- brystilis dichotoma, Scirpus macronatus, S. lacustris, S. Holo- 162 sbdk: di Firenze - adunanza del 9 novembre SCHOENUS, S. mariti mus, Carex vulpina, C. ^nuricata, C. verna, C. pendula, C. glauca, C. riparia, C. iurta, Sparganìum ramo- sum, PoTAMoaETO-NT LUCENs, P. DENSUS, auche nelle fosse di scolo della regione coltivata, Acorus Calamus, AlismaPlanfago, A.ra- nunculoides non comune, A. immassifoliuin abbonda nelle pa- ludi di Tuoro, JuNCus lamprocarpus, J. compressds, J. bdfonids, Xiphion Pseudo- Acorus, Polygonum lapathifolium, P. amphi- BiUM, P. Persicaria, Rdmex aqdaticds, Ranunculus Lingua, R. repens, R. Philonotis, R. rnuricaius, R. sceleratus, Nastur- tium officinale, Althaea offìcinalis, Myosotis palustris, Scrophu- LARiA AQUATICA, Graiìola offìcinalis rinvenuta solo presso Casti- glione del Lago, Veronica Beccabunga, V. Anagallis, V. ser- PYLLiFOLiA, Mentila rotundifolìa, M. acquatica, Lycopus euro- paeus, Nepeta Gleclioìna, Brunella vulgaris con la var. laci- niata, Stachys palustris, Teucrium Scordium, Ajuga reptans, Lysimachia vulgaris, Samolds Valerandi, Lotus tennis rac- colto solo nelle paludi di Tuoro dal Soramier nel 1894, Galega offìcinalis, Lythrum Salicaria con la var. canescens, Epilohium parvifloruin, E. hirsulum, E. angustifolium, Seseli tortuoswn, Oenanthe Phellandrium, Ferula communis J3 nodiflora in esemplari giganteschi di circa 3 metri, Galium palustre, Lau- rentia Michela trovata da Montaldini nelle fosse delle paduli di Tuoro, Bidens tripartita, B. buttata, Gnaphaliuìnluteo-album. Ma non lungo tutto il perimetro del Lago si mantiene con- tinua una vegetazione costituita dai tipi suddetti, là dove la sponda è rocciosa e sassosa come la riva di un torrrente la vegetazione è quasi nulla e solo qua e là vi crescono piante proprie alla regione montuosa circostante; cosi p. es. a Casti- glione del Lago, ove i calcari selciferi e le marne rosee a fu- coidi che costituiscono il promontorio sul quale è situato il paese, affiorano prolungandosi per vari metri nel Lago i tipi principali che vi si rinvengono sono rari cespi di Scirpus Hor loschoenus, Juncus bufonius, Polygonum Convolvulus, P. Per- sicaria, Rwnex piilcher, Althaea offìcinalis, Chlora perfoliata, Erythraea Centauriura, Spartium junceum, Ononis spinosa, Rubus sp. Anthemis tincloria, Artemisia Absinthium, Inula viscosa, Gnaphalium luieo-albu?n, Fllago germanica, e nelle pozzanghere Leìnna gibba; pressoché simile é la flora in altri luoghi sassosi presso la riva e cosi nelle tre isole nelle quali SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE 163 si ripetono nei diversi luoghi tipi diversi a seconda della costi- tuzione del fondo. Il Lago propriamente detto é circondato dalla suddetta zona varia per costituzione e per il tappeto vegetale alla quale fa seguito come in molti altri laghi una zona palustre costituita dalla caratteristica associazione di Phragmìies communis che, salvo alcuni tratti, ove la natura del fondo è in prevalenza co- stituita da ciottoli calcarei ed arenacei e povera di resti orga- nici e fa riscontro a quello già accennato per la zona esterna, si estende per tutto il perimetro del Lago talora acquistando una potenza di 50 ra. ed anche più, talora invece di pochi metri, talora anche manca del tutto od è ridotta come a piccole oasi sparse anche a distanza assai notevole sui ciottoli e sulle roccie che affiorano nell' acqua e sui detriti da essa lambiti l' unica vegetazione è costituita da alghe che sembrano riferirsi alla Cladophora glomerata. Tale zona fragm iteti fera nella sua parte esterna è spesso compenetrata da molte specie della zona esterna (in special modo si trovano quasi sempre quelle che sono più sopra in carattere maiuscoletto) mentre nella sua porzione più interna sono specie della zona nufaretifera ed anche piante som- merse, ciò può osservarsi specialmente nella parte orientale del Lago fra S. Feliciano e S. Savino e di fronte a Tuoro, in alcuni luoghi poi vi acquista forte prevalenza lo Scìrpus si da formare un Phragmito-scirpeto ed altrove anche le Typìia angusiifolia e T. latifolia; oltre adunque a quelle specie già ricordate si deb- bono aggiungere come caratteristiche di questa zona le seguenti : Potamogeton lucens, P. natans, Zannichellia palastris, Najas minor, N. major, ValUsneria spiralis che si spinge a seconda della profondità fino oltre il potameto, Hydr'ocharis Morsus- ranae, Ranuncalus aquatilis e var. trycìiophyllus, Caltlia pa- liistris, Menyanthes irifoUata, Cailitriche autiimnalis, Sola- num Dulcamara, Scidellaria galericulata raccolta dal Cicloni solo a Castiglione delLago, Utricularia vulgaris, Hydrocotile vulgaris. La zona nufaretifera si caratterizza per la presenza del Nuphar luteum e della NympTiaea afba comunissimi soprattutto nella parte orientale come anche nella porzione di fronte a Tuoro e verso Castiglione del Lago cosi anche qua e là nella parte occidentale spesso però corapenetrati dalla Phragnites e 164 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE da Potamogeton perfolìatum ; è una zona in generale poco estesa in superficie e talora ancTie non bene distinta dalla seguente. La zona delle piante sommerse o potameto si presenta so- pratutto ricca di individui ma non di specie: il Potamogeton 2Jerfbliatum forma una cintura quasi ininterrota anche di contro a quei luoghi ove per la natura del fondo non esiste fragmiteto ed é caratteristico il vedere per circa 80 ed anche 100 m. le acque prive di vegetazione subacquea e là ove la profondità supera i m. 2.50 il formarsi come una estesa prateria talora di 10 m. e più in superficie costituita o dal solo P. perfolìatum. 0 framistevi P. crispum, P. pectìnatuìn, Myriophyllmn verti- cilatum, M. spìcatwn, Ceratophyllum deìnersum,, di tali specie la superficie del Lago é quasi del tutto ricoperta specialmente nel tratto fra S. Feliciano ed Isola Polvese ed anche qua e là ove la profondità diviene minore si notano aree costituite prevalente- mente da Myriophyllum e Ceratophyllum e talora anche con Vallisneria spiralis. Non conosco idrofite particolari che possano rappresentarci la zona profonda; da scandagli eseguiti si sono rinvenuti fram- menti delle specie suddette ed in abbondanza la Vallisneria ; \d. Cìiara foetida comincia a rinvenirsi nella zona esterna e più oltre fra la Phragmites ed in tutti i bassi fondi ove le condi- zioni sono adatte al suo vivere manca forse una profondità sufficiente allo stabilirsi di specie proprie a detta zona. Si deve inoltre ricordare una flora galleggiante: i detriti della Phragmites e di altre piante compenetrandosi formano come piccole isole galleggianti che vengono trasportate dal moto delle acque, è su questi sedimenti galleggianti che il Cicloni racolse NepJiro- diwm Telypteris, Salix cinerea e Scutellaria galericulata ; la Salmnia natans oltre ad abitare presso le rive ha il suo massimo sviluppo fra Isola minore e Isola maggiore. Le as.sociazioni più ricche per specie e per individui si notano sopratutto in corrispondenza dei luoghi ove il fondo è preva- lentemente costituito da fango ricco di detriti vegetali, là dove fu formazione notevole nella deltazione di corsi d' acqua che da un vasto sistema orografico portarono e portano al Lago abbondanza di depositi, là si ha il massimo sviluppo nella ve- getazione, cosi in tutta la insenatura di S. Savino ove trovasi r Emissario, cosi di fronte a Tuoro, cosi pure nella sponda SO e SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE 165 SE; mentre nei settori ove il fondo é costituito da ciottoli cal- carei ed arenàcei o dalla roccia che affiora, la flora è più scarsa, irregolare talora rappresentata da rari individui di una stessa specie, cosi p. es. a M. del Lago, a Castiglione del Lago ed a Passignano luoghi caratteristici per la mancanza di una vera zona esterna e del fragmiteto ed anche della zona stagnale mentre a distanza si forma talora la zona delle piante sommerse che costituisce la caratteristica cintura. Perugia, ottobre 1913. Sono poi presentati i seguenti lavori : Bolzon P., Flora del Monte Marmolada e Fiori A., Confronto tra la flora del M. Ferrato (serpen- tino) e quella della Calvana (calcare alberese), i quali figureranno nel Nuovo Giornale. Dopo di clie la seduta è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chitl Successore. 1913. DicMBRE. N." 9, BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Bargagli-Petrucci G. — Fioriture e fruttificazioni fuori sta- gione (Pfoc. verh.) pag. 167 Barsali e. — Sulla flora ruderale di Perugia , 168 Cavara F. — Casi di partenocarpia nelle Gimnosperme [Proc. verh.) „ 179 ZoDDA G. — Musei tripolitani a R. Pampanini anno 1913 . . ,, 174 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'anno 1913. „ 181 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 14 Dicembre 1913. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta il Presidente annunzia la morte del socio Sandri di Pescia, ivi avvenuta il 9 corr., e ricorda come egli apparteneva alla Società sino dal 1888. Propone che la Società invii le proprie condoglianze alla famiglia dell'egregio consocio, la proposta è ap- provata. Indi dà la parola al socio BARGAGtLi-PETRUCCl, il quale presenta alcuni rametti di una pianta di susino da frutto, trovato in piena fioritura ai primi di ottobre 1913, e diversi frutti di susino, melo e pero già assai sviluppati raccolti ai primi di dicembre. Tutti questi campioni provengono dai dintorni di Reggello e le piante che li hanno prodotti erano comprese in una ristretta zona che nel lu- glio precedente era stata colpita da una forte grandinata. Ciò con- corderebbe con la opinione comune che tali fenomeni di fioritura e fruttificazione fuori stagione possano essere prodotti appunto dalle lesioni prodotte dalla grandine che agirebbero come stimolo sulle piante. Bull, della Soc. boi. Hai. 13 168 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE Viene poi data lettura dei lavori seguenti : E. BARSALI. — SULLA, flora ruderale di Perugia. Lo studio della flora che cresce nelle vie e sulle mura della città ha, in questi ultimi anni, acquistato anche in Italia uno sviluppo tale, quale la sua importanza richiede e la bibliografia suir argomento ne fa fede. In questa nota è mio intendimento di portare un primo con- tributo allo studio della flora ruderale di Perugia, città ove ancora restano antiche costruzioni che più facilmente che sulle moderne si prestano allo sviluppo di una flora ricca ed anche continuamente varia il che fa si che riesca sempre difficile po- terne dare un catalogo completo. Si comprende che vennero esclusi i giardini pubblici e tutti quei luoghi erbosi e coltivati ove per il continuo lavoro del- l'uomo più non corrispondono all'indole della ricerca, ma questa venne fatta solo nei luoghi calpestati (vie e piazze) lungo i margini erbosi di questi ed in special modo sui muri dei giar- dini fronteggianti le vie, delle costruzioni e della antica cinta. Certo si è che quasi la totalità delle specie che in tale am- biente si rinviene è quella che vegeta nei dintorni immediati della città; rare sono quelle che non siansi in questi riscon- trate ed alla flora locale estranee e queste hanno il loro agente di disseminazione nell'uomo; piante che presero poi le mosse per acquistare terreno unendosi alle indigene, adattandosi e modificandosi convenientemente al nuovo ambiente. Fra le piante che figurano nel seguente catalogo dobbiamo ricordare il Tragus racemosiis finora non conosciuto che della località più oltre indicata e le Linaria rubrifolia e L. ìnacedo- nica. Di queste due Linaria la prima ha il suo prossimo habitat neir Abruzzo e, per quanto è a mia conoscenza, mai è stata rinvenuta nell'Umbria; é una pianta che predilige i ruderi ed anche il Parlatore la ricevè raccolta sulle vetuste mura del- l'anfiteatro dell'antico Amiterno f Abruzzo). Diflìcile è per questa ricercare il modo di dissimenazione, si potrebbe avere un esempio di disseminazione a distanza forse per gli uccelli, ma un'altra SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 169 ipotesi può formularsi (ed é assai più probabile) per occasionale introduzione per l'uomo. Tale pianta si rinviene sulle mura dal lato Est della Chiesa di S. Pietro ove è annesso l' Istituto Superiore Agrario ; da quella stessa parte hanno alcune finestre alcuni laboratori del- l'Istituto stesso da dove qualche volta vengano gettati rifiuti o scossi tappeti ed altro; fra questi é il laboratorio di Geologia: non è improbabile che fra i terreni e le roccie siansi portati anche semi di detta pianta che là ha trovato un luogo adatto al suo sviluppo, non potrei pensare ad altro modo di introdu- zione essendo essa qua affatto sconosciuta né mai coltivata. Per la Linaria macedonica che finora vegeta sul muro del- l'Orto botanico di detto Istituto, se ne comprende l'introduzione essendo essa coltivata nel detto Orto ed i semi dalle formiche sono stati trasportati poco più oltre il luogo di cultura, essa tende però ad espandersi anche al di fuori di detto muro: de- bolmente in questo nuovo habitat essa ha modificato i suoi ca- ratteri sia nella infiorescenza, essendo essa più densa, sia per le foglie più ovato-acute che nella forma tipica. Presento cosi il catalogo delle specie finora raccolte anno- tando la loro frequenza ed il luogo ove sono state rinvenute qnando esse siano rare o riscontrate in una sola località. Per alcune di esse non é data la detei'minazione specifica che, per la continua estirpazione, non giungono alla fioritura. 170 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE Ceteracli offici narum W. Aspleiiium Trichomanes L. . . . A. Ruta-muraria L Scolopendrium vulgare Ad. . . . Adiaiitum Capilius-Veneris L. . . Equisetum arvense L Anthoxanthum odoratum L. . . Phleum paniculatum Huds. . . . Alopecurus agrestis L Setaria verticillata L S. viridis P. B Digitarla sanguinalisis ScojJ. . • Tragus raceraosus (L.) Hall. . . Cynodoii Dactylon Pers Holcus lanatus L Sclerochloa rigida Panz Poa annua L P. bulbosa L. var. prolifera Schm. P. compressa L P. pratensis L Eragrostis pilosa P. B Dactylis gloraerata L Koeleria phleoides Pers. ..... Vulpia myuros G. M. Bromus tectorura L. . B. arvensis L Lolium perenne L Brachypodium pinnatum P. B. . Hordeum raurinum L Carex muricata L ? Ornithogalum umbellatum L. . ? Muscari botryoides Mill Allium sp Urtica urens L Parietaria officinalis L Mura + + + I T + + 4- -f + + + + + + + + + Vie Piazze + + + + + + I ~r + -r + + + + + + + Rinvenuta solo all'arco Etrusco. Negli antichi pozzi e stillicidi. Raro. Comune negli erbosi. Sui vecchi muri in disfacimento. Negli erbosi lungo le vie. Rinvenimento finora solo sui mu- ri della Conca. Lungo le vie, non comune. Comune. Anche sui vecchi muri dei giar- dini. Comune. Raramente. Comunissima. Rara incontrato una sola volta al- la base delle antiche mura di cinta, Nei luoghi erbosi lungo le vie ove non giunge alla fioritura. Comunissima. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 17X Ficus Carica L Euphorbia Peplus L Mercurialis annua L Rumex pulcher L Amarantus retroflexus L. . . A. deflescus L Clenfiatis Vitalba L Ranunculus sp Papaver hybridum L P. Rhoeas L Fumaria offlcinalis L Cheiranthus Cheiri L Arabis hirsuta L A. muralis Bert Cardamine hirsuta L Farsetia clypeata R. Br. . . . Draba verna L Thlaspi Bursa-pastoris L. . . Capparis rupestris S. et Sm. Reseda lutea L Viola odorata L Lychnis dioica L Cerasti uni arvense L Stellaria media ViUi Sagina apetala L Polycarpon tetraphyllum L. . Hypericum perforatum L. . . Malva rotundifolia L Gepaiiium rotuadifoliuia L. . G. molle L Oxalis corniculata L Ruta graveolens L Ailanthus glandnlosa Desf. . Chlora perfoliata L Convolvulus arvensis L. . . . Mura + + + + + + -j- -f + + + + + + + + + Vie e Piazze + + + + + + -h _1_ I + + + + + + + 4- Qua e là negli erbosi lungo le vie Comune. Comune nei luoghi calpestati. Nelle vie lastricate lungo le case e nei margini erbosi. Alle mura della Conca e di Porta S. Pietro. Comunissima. Comunissiiua. Solo alle mura di Porta 8. Angelo. Qua e là non comune. Ricordata dal Batelli vegetante sui muri dei giardini della Conca. Comune all'Arco ETtrnsco e nelle vie adiacenti. Comunissimo. Qua e là, così sui muri esterni della Conca. Spesso si rinviene a flore bianco. Specialmente sui terrapieni. Specialmente sui terrapieni ed anche lungo le vie. Comunissima lungo le vie. Bulle mura della Conca. Comunissima. Non comune. Comunissima. Sulle antiche mura a Porta S. Angelo. Nelle fessure delle mura ed an- che sui tetti a S. Pietro, Qua e Hi negli erbosi. Assai comune. 172 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE Echiura vulgare L Myosotis collina Hoffm Hyosciaraus albus L Mura Vie e Piazze Solo sui veccMmuri in disfaci- mento. Nei margini ertosi nelle vie e nei muri a secco. Comune. + + + Nicotiana sp + + + Sul muro di un giardino nella via Appia. Sulle mura ad Est della Chiesa di S. Pietro ed a Porta 8. Angelo. Qua e là negli erlDosi. Solanum Dulcamara L S. nigrutn L Verbascum phlomoides L V. sinuatum L + + + Sulle mura ad Est della Chiesa di 8. Pietro ed in altri luoghi. Comune. Antirrbinum inajus L + Linaria Cyrabalaria Mill i L. vulgaris Mill + + L. rubrifolia Roì). et Cass. . . . L. macedonica Grised Veronica arvensis L + 4- + Un solo esemplare sulle mura ad Est della Chiesa di 8. Pietro. Sul muro a S. dell'Orto botanico dell'Istituto Agrario. Comune. V. hederaefolia L f -r + Satureja graeca L var. congesta Hoffm + Comunissima. Calamintha parviflora Lam. . . + + Salvia verbenaca L + Negli erbosi lungo le vie. Lamium araplexicaule L H- + Su di un muro per la Conca. L. purpureum L + Comune lungo le vie. Verbena offlcinalis L -f- 4- Comunissima. Anagallis arvensis L -+- Qua e là. Plantago lanceolata L -h + Comunissima con alcune varietà. Medicago sativa L -h Un esemplare su di un muro iu disfacimento a Porta S. Pietro. Comune nei luoghi erbosi. Trifolium pratense L T. repens L -H ■ „ „ T, agrarium L -f- ,, Lotus corniculatus L + Robinia Pseudo-Acacia L -h + Qua e là, non comune. Potentina reptans L + Rubus sp 4- Nelle spaccature di vecchie mura Agrimonia Eupatoria L + Poterium Sanguisorba L -f- + Comunissime. Cotyledon Umbilicus L -t- » SKDB DI FIRENZB - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 173 Sedum dasyphyllum L Mura Vie e Piazze Comnnissima. -+- S. album L + S. mite GWW -f- Saxifraga tridactylites L Peucedanum 5p -f- All'Arco Etrasco, mura della Con- ca ed altrove. Daucus Carota L -4- Foeiiiculum sp ■+- Hedera Helix L H- Comunissima. Sherardia arvensis L -+- jj Specularia Speculum B. C 4- Qua e là negli erbosi lungo le vie Lonicera Caprifolium L + Mnra della Conca ed a Porta 8. Pietro. Centranthus ruber B. C -+- Si trova anche la var. albiflorus. Dipsacus sp -+- Luog-hi erbosi lungo le vie. Scabiosa siJ -t- „ Petasites fragrans Presi + Rara, nelle vie sterrate. Tussilago farfara L -f- Eara: un esemplare nella via del giardino. Bellis perennis L -h Comnnissima. Anthemis tinctoria L Calendula arvensis L -h Assai comune, specialmente lun- go le vie. Helichrysum Stoechas Gaertn. . -f- Comunissima. Hyoseris radiata L 4- Cichoryum Intybus L Chondrilla juncea L -t- -f- Non comune. Lactuca sp + Sulle mura della Conca. Sonchus tenerrimus L -+- Lungo le vie non comune S. oleraceus L H- -i- -h Taraxacum vulgare Lam. var. . Comunissimo. Crepis sp ; -h + Hieracium Pilosella L -h + Perugia, Novembre 1913. 174 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE G. ZODDA. — MUSOI TRIPOLITANI A R. PAMPANINI ANNO 1913 LECTI. Dal giorno che la Tripolitania fu annessa all'Italia, parecchie Commissioni si sono ivi recate per studiare quella regione sotto i vari aspetti; quelle scientifiche non hanno trascurato di stu- diarne la flora, cosicché anche le briofite sono state fatte segno air attenzione di varii botanici. Difatti il Cavara, il Trotter e il Pampanini hanno raccolto un discreto materiale briologico, lo studio del quale, a me affidato dalla loro cortesia, ha aumen- tato considerevolmente le conoscenze, che si avevano su tali piante; conoscenze, a dir vero, troppo scarse, e v'è ragione di credere che ulteriori ricerche accresceranno le conoscenze sulla flora briologica della Tripolitania. In una mia recente pubblicazione ^ ho già esposto le specie rac- colte dai sigg. Proti'. Cavara e Trotter ; in questa enumero quelle raccolte dal Prof. Pampanini. Complessivamente si conoscono oggi 37 specie di muschi, oltre le varietà, e 5 epatiche; e sono da notarsi particolarmente il carattere affatto xerofilo della mas-, sima parte delle specie e, fra i muschi, la mancanza assoluta dei pleurocarpi. Oltre le forme indicate nella presente pubblicazione sono note per la Tripolitania anche le seguenti: Gymnostomwn calcareum Br. germ. var. oUiisum Boul., Bidyniodon topfiaceus Jur. for. acutifolia Boul., Barbula vinealis Brid., Barbula graci- lis Schw . , Poitia SiarkeanaG. Muli. var. leiostoma Govh., Aloina rìgida Kindb. var. pilifera Schp., Encalypta vulgaris Hedw. for. mutica Brid., Grimmia Lisae DNtrs., Riccia lamellosa Raddi, Targionia hypophylla L., Clevia Rousseliana Leitg., Re- boulia hemisphaerica DuM., Southbya nigrelìa Spruce e, con dubbio, il Plagiochasma Beccarianum Steph. Hymenostomum tortile (Schwagr.) Br. eur. — Tarhuna : Ras Neb, 28. II; Uadi Msaaba, 18. IH; Abiar Milgah, 2. Ili; col- line ad E. di Tarhuna, 14. Ili; Ras Ghenai, 25. Ili (sterile). ^ Manipolo di brìofìle della Tripolitania in « Bull. Orto bot. di Napoli », 1913, pag. 205-209. SEDE DI FIRENZR - ADUNANZA DEL li DICEMBRE 175 Gymnostomdm calcareum Nees et Hornsch. — Tripoli: Zanzur, 23. IL — Tarhuna : Abiar Milgah, 2. Ili; Uadi Msaaba, 18. Ili; Ras Neb, 19. IH (sterile); Ras Ghenai, 25. IH; (frutt). Var. MDTicuM Boul. — Tarhuna : Ras Neb, 28. II; Uadi Msaaba, 18. Ili (sterile). PoTTiA Starkeana (Hedw) C. Miill. — Tarhuna: Abiar Milgah sul Ras Ter, 19. Ili (frutt.). P. MiNDTULA (Scleich.) Br. eur. — Tarhuna : Uadi Sart, 27. in (frutt.). EucLADiDM VERTiciLLATDM (L.) Br. CUP. — Tarhuua : Aia Scer- sciara, 14. Ili (frutt.). — Garian : Uadi-el-Arbaa presso Ain Dannun, 1. V (sterile). DiDYMODON riCtIddlus Hedw. — Tarhuna : Ras Neb, 28. II ; Abiar Milgah, 26. II, 2. Ili ; Aia Scersciara, 14. Ili ; Uadi Msaaba, 18. 25. Ili; Ras Ghenai, 25. Ili ; Uadi Sart, 27. Ili (sterile) — Tripoli : Oasi di Tripoli, Il (stenle) ; Zanzur, 23. II (frutt.). — Garian : Kasr Garian, 6. V. (sterile). Var. BREviFOLiDS mihi ; nova var. — Tarhuna: Uadi Msaaba, 18. Ili (sterile). Differisce dalla forma tipica per le foglie molto più brevi, lunghe soltanto mm. 0,7-1, quantunque siano quasi egual- mente larghe. Esse inoltre si restringono rapidamente verso l'apice, che è in gran parte formato dalla nervatura. Hyophila Pampaninii mihi, nova sp. (fìg. 1, 2, 3). — Tarhuna: Uadi Msaaba, 18. Ili; Uadi Sart, 27. Ili (sterile). — Ga- rian: Uadi el Arbaa ad Ain Dammun, 1. V (sterile). Sterilis. Caespitosa ; dimidium centimetrum circa mentiens. Folia (1-1,2 mm. longa), ovato-lanceolata, subdecurrentia, obtusa, subintegra vel, melius, prò papillis cellularum pro- minentibus, praesertim ad basim, subcrenulata; marginibus ad basim laxe revolutis ; nervo valido prorainulo, sub apice abrupte desinente, instructa. Cellulae foliorum basalesrec- tangulae (1:2, 1 : 4), ad margines breviores et etiam qua- draticae, hyalinae ; caeterae pachydermaticae, rotundatae, saepe cum polyedricis, irregularibus commixtae ; omnes papillosae. Questa specie ha molto l'abito di un Lidymodon, e spe- cialmente del D. iophaceus, ma la struttura delle cellule fogliari mi fa propenso a riferirla all' afhnissimo genere 176 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE Hyophila. Essa si presenta in cespuglietti densi, alti circa mezzo centimetro ed in gran parte immersi nella sabbia. Le foglie inferiori si presentano quasi interamente scolorate; HvopHiLA Pampanini Zodda. Fig. 1. Foglia, ingr. 70/1 ; flg. 2. Porzione apicale, ingr. 300/1 ; flg. 3. Metà della porzione Ibasale con la nervatura, ingr. 370/1. difatti le cellule cloroflllifere sono limitate alla estrema parte apicale, tanto della lamina, quanto del nervo; le supreme sono in gran parte clorofillate; la porzione basale però è co- stituita da cellule prive di clorofilla, sicché si presenta tutta SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBKE 177 ialina ; questa parte ialina rimonta anche un poco i mar- gini per un buon terzo della lunghezza della lamina. Le foglie sono ovali-lanceolate, ottuse, ma talvolta anche sub- acute, lunghe circa 1 mm. o poco più; alla base decorrono un poco lungo il fusto, esse sono piane, tranne che verso la base, dove sono un poco revolute. Il nervo sporgente sul dorso fogliare, e talvolta un poco tortuoso, finisce brusca- mente poco sotto l'apice fogliare e, sulla faccia dorsale della metà superiore, è rivestito da cellule clorofiUate. Le cellule fogliari sono papillose, le mediane rettango- lari, vanno diventando quadrate a misura che si avvicinano ai margini ; le medie e superiori sono arrotondate o talvolta irregolari, tranne le mediane, che si conservano distinta- mente rettangolari sin oltre metà della lunghezza della foglia. TiMMiELLA. Barbula (Schwàgr.) Limpr. — Tarhuna : Uadi Msaaba, 18. Ili (sterile); Ras Neb, 19. III(frutt.). Trichostomum crispulum Bruch. — Tarhuna: Uadi Msaaba, 18. Ili (sterile). T. MUTABILE Bruch. — Tarhuna : Abiar Milgah, 2. Ili (sterile). T. Ehrenbergii Lor. — Garian : Kasr Garian ad Ain Turki, 29. IV (sterile). Barbdla ungdicdlata (Huds.) Hedw. — Tripoli: nell'Oasi di Tripoli, 14. II (sterile). B. revolvens Schp. — Tarhuna: Abiar Milgah, 2, III (sterile); Ras Neb, 28. II : Uadi Msaaba, 18. Ili ; Ras Ghenai, 25. III (frutt.). Crossidium squamigerum (Viv.) Jur. — Tarhuna : Uadi Milgah, 26. II (stenle); colline ad Est di Tarhuna, 1. III; Uadi Msaaba 18. III (frutt.) ; Abiar Milgah, 2. Ili (frutt.) — Tripoli : nell'Oasi di Tripoli, 14. II (frutt.). C. GRiSEDM Jur. — Tarhuna: Abiar Milgah a Migi, 16. III; (frutt.). — Garian : Kasr Garian, 6. V (frutt.). C. CHLORONOTUS (Brid.) Limpr. — Tripoli : nell'Oasi di Tripoli, 14. II — Zanzur, 23. II (frutt.). Aloina rigida (Schultz) Kindb. — Tripoli : nell'Oasi di Tripoli, 14. II (sterile) — Tarhuna : Abiar Milgah, 2. Ili (frutt.). A. ambigua (Br. eur.) Limpr. — Tarhuna: Ain Scersciara, 14. Ili (sterile); colline ad Est di Tarhuna, 1. Ili; Uadi Milgah, 26. Ili; Uadi Msaaba, 18. Ili; Ras Ghenai, 25. Ili; 178 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE Uadi Sari:, 27. Ili (frutt.). — Tripoli : Zanzur, 23. Ili ; Oasi di Tripoli, 14. II (frutt.). Tortola mdralis (L.) Hedw. — Tripoli : Zanzur, 23. II (frutt.). Var. OBCORDATA Schp. — Tarhuna : Uadi Msaaba, 18. Ili (frutt.). Var. iNCANA Br. eur. — Tarhuna : Ras Neb, 28. II ; Uadi Msaaba, 25. Ili (frutt.) — Tripoli : nell'Oasi di Tripoli, 14. II. T. CANESCENS (Bruch) Mont. — Tripoli : Zanzur, 23. II (sterile). ToRTELLA SQUARROSA (Brid.) Limpr. — Tarhuna : Ras Neb, 28. IH. — Garian : Kars Garian, G. V (sterile). FissiDENS TAMARiNDiFOLius (Dou) Brid. — Tarhuua: Uadi Msaaba, 18. III (frutt). F. PDSiLLUS Wils. — Ta,rhuna : Ras Ghenai, 25. III (frutt.). F. MouRETi Corb. — Tarhuna : Uadi Msaaba, presso Kasr Doga, 18. Ili (sterile). Grimmia Pjtardi Corb. — Tarhuna: Ras Neb, 28. II; Abiar Miigali, 2. HI; Uadi Msaaba, 18. Ili; Ras Ghenai, 15. Ili (frutt.). G. ORBicuLARis Bruch. — Tarhuna : Ras Neb, 28. II ; Uadi Msaaba, 25. HI; Abiar Milgah, 26, IH; Uadi Sart, 27. HI (frutt.) — Garian : Kasr Garian, 6. V (frutt.). Encalypta vulgaris Hedw. — Tarhuna: Ras Ghenai, 25. HI; Uadi Msaaba, 18. IH ; Abiar Milgah, 26. Ili (frutt.). Entosthodon Mustaphae Trab. — Tarhuna : Uadi Msaaba, 18. HI (frutt.). — Garian : Kasr Garian ad Ain Turki, 29. IV (frutt.). FuNARiA mediterranea Liiidb. — Tarhuna: Ras Neb, 19,111; Uadi Sart, 27. HI (frutt.). Mniobryum carnedm (L.) Limpr. — Garian: Garian ad Ain Turki, 29. IV (sterile). Bryum capillare L. var. platyloma Schp. — Tarhuna : Uadi Msaaba, 18. HI (con anteridii ed anche sterile). B. murale Wils —Tripoli: Zanzur, 23. II; nell'Oasi di Tripoli, 14. II (frutt.) — Tarhuna : Ras Neb, 19. IH (frutt.). B. bicolor Dicks. — B. atropurpureum (haud Wahlbg.) Auct. — Tripoli : Zanzur, 23. II ; nell'Oasi di Tripoli, 14. II (sterile) — Tarhuna : Uadi Msaaba, 18, IH (sterile) ; Ras Ghenai, 25. HI; Uadi Sart, 27. HI (con anteridii); Uadi Milgah, 26. II (frutt.). Dopo di che la seduta è tolta. SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 179 SEDE DI NAPOLI. Adunanza del 12 Dicembre 1913. Presenti i soci Cavara, Geremicca, Zodda, Guadagno, Bruno, RippA e Grande. In assenza del Dott. Nicolosi funge da segretario Grande. Il Presidente apre la seduta chiedendo un bill d' indennità ai soci per la sospesa attività della Sezione napoletana, sospensione dovuta in gran parte alla missione governativa che egli ha avuto lo scorso anno quale membro della Commissione Agrologica per lo studio delle risorse naturali della Tripolitania, che lo tenne da un lato parecchi mesi fuori Napoli e dall' altro occupato per la parte sua della Relazione che la Commissione deve presentare a S. E. il Mi- nistro delle Colonie. Da parte del prof. Armando Villani del R. Liceo di Foggia pre- senta poi un manoscritto relativo alla natura dei nettari fiorali del genere Cardamine, che è continuazione del lavoro di morfobiologia comparata che questo studioso va compiendo per la famiglia delle Cruci fere. Richiama pure l'attenzione dei presenti sopra casi diversi di parte- nocarpia nelle Gimnosperine precisamente nella Ci/cas revoluta della quale non si hanno individui maschili nell' Orto Botanico di Napoli e intanto si verifica che spesso alcuni ovuli non fecondati si accre- scono di tanto da determinare lo sviluppo ordinario dei frutti con regolare formazione dì endosperma (protallo), solo che restano vuoti gli archegoni. Cosi pure VEacephalartos horridus, del quale pure manca l'individuo maschile e produce colossali infiorescenze femminili, con sviluppo si direlobe normale di semi che divengono grossi, turgidi, di color rosso aranciato e presentano anch'essi endosperma ben formato, ma con archegoni vuoti. Cita infine il Pinus Ayacahuite dell'Arizona, del quale vi è un gigantesco esemplare nella valletta superiore dell'Orto e che, pure producendo regolarmente sporofilli maschili e femminili e coni grandissimi, abbonisce pochissimi semi, mentre gli altri, pur crescendo esternamente completi, restano vani e qui senz' alcuna formazione di endosperma. Ritiene chela fallanza dei piii sia dovuta all' essere questo pino isolato al fondo della val- letta, e per essere circondato da altre conifere e latifoglie altissime non vi ha quel giuoco dei venti necessario per una larga diffusione del polline in senso verticale. 180 SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE Il socio Zodda domanda percliè la Società botanica italiana non sia ancora ente morale e fa l'ilevare che 1' esserlo apporterebbe al sodalizio notevoli vantaggi e una gareuzia da parte dello Stato nei riguardi del patrimonio sociale. Il presidente trova giusta l'osser- vazione del prof. Zodda, la quale riscuote l'approvazione dei pre- senti. La Sezione di Napoli quindi fa voti che il Consiglio Centrale della Società studii i modi per venire all'erezione in Ente morale della Società botanica italiana. Il Segretario f. f. Loreto Grande. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 181 Pubblicazioni perveìmte in dono alla Società durante l'anno 1913. Alpi Giulie (Rassegna bimestrale della Società alpina delle Giulie). Anno XVIII, n. 1-6. Archivio di Farmacognosia e Scienze affini. Anno II, fase. 1-11. Bullettin de la Société Linnéenne de Normandie. Sér. 6% Voi. 4P. Bulletin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles. Ser. 5°, Tom. 58, n. 177; Tom. 59, n. 178-180. Bullettin du Jardin Imperiai Botanique de St. Péfershourg. Tom. XII, livr. 5-6; XIII, livr. 1-3. Field Museum of I^atural History. (Report Series). Voi. IV, ii. 2-3. La Naturaleza. Ser. III. Tom. I, n. 4. Memoirs of the Departeinent of Agricolture in India. Voi V, n. 2-5; VI, n. 1-3, 5-7. Notes front the R. Botanic Garden Edinburgh, n. 34, 36. Oesterreichische Garten Zeitung. .Tahrg. Vili. Heft 1-11. The Journal of the Queket Microscopical Club. Ser. 2». Voi. XI, n. 71 ; XII, n. 72-73. The Ohio Naturalist. Voi. XIII, n. 1-8. The Proaeedings and Transactions of the Nova Scotian Institute of Science, Halifax. Voi. XII, Parfc. 4. Transactions and Proceedings of the Botanical Society of Edinburgh Voi. XXVI, Part. 1. Travaux de la Société des Naturalistes a VUniversité Imperiai de Khar- kow. Tom. 44-45 (1911-1912). Travaux du Musée Botanique de V Academìe Imperiale des Sciences de St. Pétersbourg. Voi. X, 1S13. Bartlett H. H., The Purpling Chromogen of a Hawaiian Dioscorea. Washington, 1913. {U. S. Depart. of Agricult. Bull. n. 264). Bommer C. et Massart J., Les Aspects de la Végetation eu Belgique. Tom. II. Bruxelles, 1912. Bresadola J., Adnotanda in fungos aliquot exoticos regii Musei lugdunensis. Berlin. 1910. {Anales Mycologici, Voi. Vili, n. 6). — Adnotanda mycologica. Berlin, 1911. {Idem, Voi. IX, n. 4). — Fungi Borneeases. Berlin, 1911. {Ideni^ Voi. IX, n. 5). — Fungi Congoenses. Berlin, 19U. {Idem, Voi. IX, n. 3). — Polyporaceae Javanicae. Berlin, 1912. {Idem, Voi. X, n. 5). Briquet J., Prodromo de la Flore Corse. Tom. II, Part 1*. Ge- nève, 1913. Candolle {de) C, The Hawaiian Peperomias. Honolulu, 1913. {Col- lege of Hawaii Publications, Bull. n. 2). 182 SBDR DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 14 DICEMBRE Cobelli fl., L'Estate più calda e l'Estate più fredda a Rovereto in trent' un anno di osservazioni. (1882-1912). Rovereto, 1913. (^Boll. della S. A. T., Anno X, 1913, n. 1-2). Cortesi F., Alcune anomalie delV Anemone nemorosa L. Roma, 1912. (Annali di Botanica, Voi. X, fase. 3°). — Nuova contribuzione alla Flora delle Isole Tremiti. Roma, 1910. (Idem, Voi. Vili, fase. 2°). — Studi critici sulle Orchidacee romane. V. Le specie del genere Ophry-i (Parte seconda) Roma, 1910. (Idem, Voi. Vili, fase. 2"). — Woìf Th., Monographie der Gattung Fotentilla. Roma, 1911. (Idem, Voi. IX, fase. 20). Cozzi C, Erborizzazioni nel Villafrancliiano di Castelnovate. Pavia, 1913, {Atti SoG. It. Scienze Nat., Voi. LII). Cufino L., Esplorazioni floristiche nell'Italia meridionale. Roma, 1913. (Bull. R. Soc. Geografica, Fase. X, 1913). De Toni G. B.. Dalle « Osservazioni microscopiche » di Bonaven- tura Corti. (Appunti). Venezia, 1913. Durand Th. et Schinz H., Conspectus Florae Africae. Voi. I (2" par- tie) Dicotyledones (Ranunculaceae-Frankeniaceae). Voi. V. Monocotyledonae et Gymnospermae. Bruxelles, 1895-98. Felippone F., Contribution à la flore bryologìque de l'Uruguay, Fase. 2.0 Buenos-Aires, 1912. Janclien E. Die europaischen Gattung Der Farn-und Blutenptìanzen, nach den Wettsteinschen system. Leipzig und Wien, 1913. Lacaita C, Piante italiane critiche o rare. Firenze, 1913. (Nuovo Giorn. Bot. ItaL, Nuov. Ser., XX n.° 2). Lewton F. L., Rubelzul Cotton : A New species of Gossypiiim from Guatemala Washington, 1912. (Smitlisonian JMiscell. 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SEDE DI FIRBNZB - ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 183 Massalongo C, Le Lepidoziaceae della Tlora italica. Venezia, 1913. (Atti R. Ist. Ven. di /Scienze ecc., Tom. 72. Part. 2^^). — Le Ptilidiaceae della Flora italica. Venezia, 1913. {Idem). — Manipolo di piante del Monte Rosa raccolte da un veronese. Verona, 1913. [Madonna Verona, Anno VII, fase. 25). Maxon W. R., The Tree Ferns of North America. Washington, 1912. (Smithsoìiian Report for 1911). Nannizzi A., Cenni stoi-ici su alcune piante utili del territorio se- nese, coltivate e spontanee, conosciute nei sec. XIII e XIV. Siena, 1913. — Il Fico e il Caprifico {Ficus Carica L.). Siena, 1913. {La Vedetta, 14 Maggio J913). — Le piante coltivate ed utili della Libia. Siena, 1913. Nathorst A. G., On the value of the fossil floras of the Arctic Re- gions as evidence of geological climates. Washington, 1912. {Smithsonian Report for 1911. Offner J., La protection de la flore alpine. Grenoble, 1913. Bull. SoG. Dauphin. d'Etud. Biol. Tom. IV. Pampanini R.., Per la protezione della flora italiana. Grenoble, 1913. {Ann. Soc. Tour, du Daupliiyié, Année 38®) Petri Z/., Studi sulle malattie dell'olivo. III-IV. Roma, 1913. Prain B., Sir Joseph Dalton Hooker (1817-1911). Washington, 1912. {Smithsonian Report for 1911). Rafinesque C. S., Scadiography or 100 Genera of Ombelliferous Plants. Philadelphia, 1913. — The Naturai Family of Carexides. Philadelphia, 1913. Report (Third Biennal) of the Board of Curators of the Louisiana State Museum (Aprii 1 st. 1910 — March 31 st. 1912). New Orleans 1912. Rodi J. F., Descriptions of new species of Hawaiian plants. Hono- lulu, 1913. {College of Hawaii Puhlications, Bull. n. 2). — List of Hawaiian Names of Plants. Honolulu, 1913. {Board of Agr. and Forestry. Bot. Bull. n. 2). Roster G., Giardino sperimentale dell' Ottonella (Isola d'Elba). Fi- renze, 1912. Standleij P. C, Some useful native plants of New Mexico. Washing- ton 1912. {Smithsonian Report for 1911j. Thompson A. 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Brescia, 1912. {Commentari Ateneo di Brescia per il 1912). ■ — Saggio di studi sulla vita iemale delle piante. Brescia, 1906. {Idem per il 1905). — Secondo contributo alla florula arboricola della Lombardia e del Veneto. Brescia, 1908. {Idem per il 1907). — Quinto elenco di piante nuove o rare pel Bresciano. Brescia, 1905. {Idem per il 1904). — Sesto elenco di piante nuove o rare pel Bresciano. Brescia, 1908. {Idem per il 1907). — Settimo elenco di piante nuove o rare pel Bresciano. Parte 1^. Dalle Ranunculacee alle Ombrellifere p. p. Brescia, 1910. {Idem per il 1909-10). INDICE Baccarini P. — Pro Botauica Italiana P^9- 1"^ Id. — Sull' « incappucciamento » del Trifoglio » 118 Bargagli-Pbtrucci G. — Fioriture e fruttificazioni fuori stagione {Proc. verb.) ; . . » 167 Id. — Sull'origine biologica della « Terra di Siena » {Proo. verb.) » 97 Barbali E. — Primo contributo alla Epaticologia Umbra. » 69 Id. — Sulla flora ruderale di Perugia » 168 Id. — Sulla macroflora del Lago Trasimeno o di Perugia. » 159 Béguinot a. — Eremopliyton : nuovo genere di Crucifera « Raphaninaea » del Sahara algerino » 97 BoLZON P. — Emendanda in Flora italica » 40 BORZÌ A. e Mattei G. E, — Aggiunte alla flora libica . » 134 Cavar A F. — Casi di partenocarpia nelle Gymnosperme [Proc. verb.) » 179 Id. — Pro Botanica Italiana » 4 Fiori Adr. — Piante del Benadir (Manipolo 20) ... » 45 LoNGO B. — Esiste 1' Helleborus niger L. nel Senese ?.. » 105 Id. — Ricerclie su la Coriaria myrtifolia L » 108 Id. — Su la supposta esistenza in Toscana del Peganum Harmala L » 113 Id. — Su le « Chimere » vegetali {Proc. verb.) .... » 104 Mameli E. — Lichenes tripolitani a R. Pampanini anno 191.S lecti {Proc. verb.) » 158 Massalongo C. — Di un nuovo ibrido del genere Sym- phytum Li • » 78 Id. — Nuovi rappresentanti nella Flora italica del genere meda » 50 Mattirolo O. — Un micete nuovo per il Ruvenzori (Uganda) » 61 Minio M. — Contributo alla ora del Bellunese. Nota 3^. » 62 Id. — Contributo alla flora del Bellunese. Nota 4=^ . . » 145 NicoTRA L. — Ristudiando Fumariacee italiane ...» 79 , Pampanini R. — Epatiche raccolte in Tripolitania {Proc. verb.) * 39 Id. — Intorno a tre piante nuove del Veneto .... » 32 Passerini N. — Analisi di due campioni di semi di Cicer arietinum L., l'uno di facile l'altro di difficile coltura. » 89 Per la protezione del lago di Antillone {Proc. vero.) . . » 1 186 INDICE Persone F. — Contribuzione alla Flora della Montagnola senese e di Montieri Pag. 126 PiROTTA R. — A proposito di « Pro Botanica Italiana » . » 53 Id. — La Botanica e gli Istituti superiori di insegna- mento e di coltura (Proc. verb.) » 157 PiROTTA E., e Db Pergola D. — Partenocarpia nell'Olivo ? Nota preventiva » 122 Id. — Suir « Olivo maschio ». Nota preventiva .... » 124 Preda A. — Aspetto presentato dai virgulti di Quercus Cerris L. in seguito a carbonizzazione » 37 Id. — Di un « Vascolo-sacco » » 127 Id. — Forzatura parziale in un esemplare di Krauhnia floribunda (W.) Taub » 130 Id. — Un esemplare muricelo di Morus alba L. . . . » 132 Proposta per la istituzione del R. Erbario Nazionale Ita- liano (Proc. verb.) » 58 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'an- no 1913 » 181 Ringraziamenti alla Ditta Ingegnoli {Proc. verb.) ...» 57 Riunione straordinaria in Siena » 95 SaCCakdo P. a. — Fungi tripolitani a R. Pampanini anno 1913 lecti » 150 SoMMiER S. — La Cotula aurea L. nei dintorni di Sira- cusa {Proc. verb.) » 93 Ugolini U. — Forme cavernicole di Scolopenclrium vul- gare Sm. e loro rapporti con S. Hemionitis Sw. {Proc. verb) » 93 "WiLCZBK E. — Per la protezione dei Monumenti Naturali in Svizzera {Proc. verb.) . » 39 Zodda G, — Musei tripolitani a R. Pampanini anno 1913 lecti ■ » 174 Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stat. Pellas. Luigi Chiti Huccessore.