THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 580.5 50B )9I8-SI The person charging this material is re- sponsible for its return to the Hbrary from which it was withdrawn on or he foro the Latest Date stamped below. Theff, mutilation, and underlining of books are reasons for disciplinary action and may resolt in dismissal from the University. UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY AT URBANA-CHAMPAIGN M JAN 9' >^C L161 — OIO'X. iCP BULLETTIXO SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Anno 1918 ROCCA S. CASCIANO liJIS ROCCA S. OASCIANO Premiato Stabilimento Tipografico Licinio Cappelli. Li? 1918 Gennaio-Febbraio N. i BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Adunanza del 17 (ìexxaio 1918. Presiede P. Iìaccahini. Il Presidente coninnica al Consiglio che la ditta tiitoijratica Pellas, la quale stampava il Nuovo Giornale Botanico prima ch'esso appartenesse alla Società fin dal 1869 data della sua fondazione, lia deciso la vendita dello stabilimento. Perciò la Società deve provvedere ad alìidare tali puMdicazioui ad una nuova ditta cercando che i voi. nella veste tipojjratìca riescano i>iù simili che fosse possibile ai precedenti. Riferisce «piindi intorno al risultato del Referendum circa le pubblicazioni so- ciali esistenti in magazzeno in ([uantità esuberante : hanno preso parte alla vota- zione 37 ^ioci, dei quali 30 hanno approvato l'assegnazione al macero, 7, l'anno di- sapprovato. Si stabilisce peraltro di offrire ai soci, che le desiderassero, copia delle pubblicazioni eccedenti il numero stabilito dal Consiglio per il deposito sociale, a prezzo assai ridotto, a mezzo di speciale circolare. L'Economo dà cenno dello stato finanziario sociale al 1" gennaio corrente, dal quale risulta per la Società un deficit di L. 31.5,21 e per la Flora Italica Cryplogama un attivo di L. 2614. Si delibera
  • erati. L'art'etto che porto all'Istituto botanico di Firenze, dove passai quattro anni indimenticabili, e l'amicizia fraterna che mi lega all'impareggiabile mio successore che ha saputo elevare a così alto grado di perfezione il Museo, le collezioni e l'Istituto, formandone un fulgido centro di cultura, che è nello stesso tempo Sedo della nostra Società, creano per me un ambiente nel quale vorrei io pure riuscire a fare qualche cos^ a vantaggio della nostra associa/ione, a decoro della scienza eletta fra tutte quelle che ricreano lo spirito, ed operano praticamente a benefizio della società umana. Inutile quindi che io vi dica che, per quanto potn) e saprì), io mi pongo aserviziodel nostro sodalizio al([uale auguro liete sorti e benefica influenza. La Botanica avrà sempre più alti e più gravi compiti da assolvere. Il campo nostro ò aperto a tutti, e in esso il lavoro sarà tanto più eletto 0 proficuo, quanto meglio potrà servire a far progredire il paese nella via di (jiiel bene inteso progresso scientifico che abbiamo diritto di aus- picare dopo il presente tragico periodo di sangue e di dolori. Ed pra, raccogliamoci o Signori; eleviamo i nostri pensieri e i nostri onori e mandiamo al Re nostro, al glorioso esercito, ai marinai infatica- bili, un pensiero ed un augurio di prossimi vittoriosi eventi, che risol- vano, secondo gli intendimenti italiani, il conliitto che insanguina e im- miserisce la antica civiltà latina, oggi così duramente provata e conculcata da chi pospone la giustizia e il diritto alla forza brutale. fV. l'Italia'. — W. la Società botanica ilaìianal SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. ^20 (iEXNAlO 191S 3 MARTINO SAVELLI. . la VENDITA DELL'ERBARIO DI GIUSEPPE RADDI K Giunta in Toscana la notizia della misera fine del Raddi, Gaetano Savi si adoprò, perchè venissero date al Museo pisano le collezioni messe assieme dallo sfortunato viaggiatore in Egitto e, nel medesimo tempo, venisse acquistato l'erbario privato del Raddi. Il Granduca trovò opportuna l'unae l'altra cosa, e ne fece avvertire, con dispaccio del 4 decembre 18:29, il Provveditore dell'Università di Pisa. G. B. Sproni, il quale, con una sua lettera del IO deceml)re dello stesso anno, an- nunziava, a sua volta, al Savi la sovrana risoluzione. « Sua Altezza Imperiale e Reale, » scriveva Io Sproni, « con dispaccio del dì 4 corrente essendosi degnato di accogliere le istanze avanzale da V. S. Ill.nia ed i rilievi con i quali sono slate accompagnale al R. Trono, ha ordinalo che venga effettuato ractfuisto dell'Erbario posseduto dal defunto Professor Raddi per collocarsi sotto la di lei direzione nel museo di questa università; e che in dello museo sia ugualmente situalo tut- lociò che tiene al Regno vegetabile, e che è stato raccolto dal Raddi medesimo in Egitto. Nell'approvare tali misure l'I. e R. A. S. ha altresì ordinato che V. S. 111. ma sia incari- cala di trattare con gli Eredi del defunto delle condizioni per l'acquisto dell'erbario predetto per farle quindi presenti, onde possano essere provocati gli ordini Sovrani in proposito. Tanto ho l'onore di partecipare a V. S. III. ma onde si compiaccia dare le disposizioni necessarie per l'esecuzione dei sopraespres- si Sovrani comandi mentre ho l'altro di confermarmi con di- stinto ossequio. Pilla - Dal Palazzo della Sapienza • Li li) Decembre 1S29. Di V. S. ill.ma Big. Cav. Prof. Gaetano Savi Dev.mo Obb.mo Servii. Pisa. G. B. Sproni. * È noto come il Parlat.n'c, iiomiiKito direttore dell'Krbario Centrale Italiano, trovasse, nel Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, le pinate raccolte dal Kaddi nel Brasile conipletanuMite i»rive di cartellini. Esse però non avevano nulla a che fare con l'erliario |»rivato del Raddi del quale non si avevano j)in notizie. Il Do Candolle {Plu/tliographie, pag. 442) dice solo: « aiitres <5i;liantillons du_ Brénil, lì'Egyple et dea Iiinger- viannes, dans l'herb. du jardin bot. de Pise (Carnei, lettre). » Stando così le cose stimo non inutile^juilildicare (pieste notizie, cavale da documenti conservati nella bibliotecal dell'Orto iiotanico pisano. Al prof. Longo, che me ne permise la consultazione, vadano i mici piii vivi ringraziamenti. 4 SEDK DI KIKENZE - ADUNANZA DEI- "iO OENNAK) HKS Il selle gennaio dell'anno successivo il Savi veniva, poi, ove avesse sliinato « necessario di recarsi in Firenze per prendere coj.'nì/.ione di detto erbario ed assejjnarj^li la valu- ta , autorizzalo a tare (jut^sla ^:ila ponendone la spesa insieme con le altre riguardanti il suddetto acijui^o ». (Lettera a fir- ma di Don Neri Corsini del 7 - 1 - l.s;i()). Ma il Savi non andò a Firenze. Fino dalla seconda metà del decembre 1S:2*.) si era rivolto al giardiniere botanico Gaetano Baroni, perchè andasse a casa Raddi e osservasse e stimasse l'erbario del defunto. Kestano, a (|uesto proposito, sei lettere del Baroni (^0 de- cembre lS;>0-:20 febbraio 1830), il quale soddisfece minuta- mente all'incarico ricevuto. L'erbario, trovato piuttosto in disordine, constava di « una quarantina di fasci di Piante fuori delle Cassette, ove se ne trova, delle Brasiliane, delle avute dai Corrispondenti, della Campagna, e degli Orti di Fi- renze, vi sono (meno che le Brasiliane) mescolate e Gramigne, e Cryptogame, e generi da renderne molto intricata la de- scrizione. Vi sono molti belli, e completi esemplari, e ve ne sono alcuni che domando da lettera, che sono quelli che aveva da Slrongwes (sic!) in lettere ma sono per lo più del Capo di B. S. Vi sono i lasci intatti ricevuti dai Corrispon- denti, solamente sciolti e veduti, vi sono a centinai quelli avuti da me. Vi sono tanti involti e iuvoltini di Cryptogame che sarà assai lungo il darne riscontro. Vi sono 5() Cassette simili a quelle del Gabinetto, e quelle che aprii le trovai tutte piene, vi sono molti duplicati per le località. Quasi tutte le piante si in Fasci che in Cassette sono no- minate, ed in alcune vi è delle sue osservazioni che variano dalle descrizioni già date, vi è qualche tarma in qualche luogo ma generalmente è (in quello che ho visto fin ora) poco danneggiato. » E poco sotto aggiunge: « Per sua regola, ho saputo da terza persona, che un Sign. Foresi, ha fatto un'offerta sopra a qualunque stima per l'intero studio del Sig. Raddi, compreso l'Erbario e Libri, e Slampe, e di più un regalo alla Sign.a Vedova. Non ho osato parlare con Lei perche (sic) non vorrei che fatto (sic) da me la domanda im- brogliasse la cosa, ma discorrendo, per sapere il suo senti- mento, la trovai disposta sempre per favorire, anzi preferire il Grd." certo è che credono di avere un j)atrimonio in quello studio. » (t>*.l - XII - 18i>9). Fatto l'inventario completo (sem- bra che nel trattempo il Signor Forestiero fosse licenziato senza altro) risultarono: « piante del Brasile n. 467; felci del SEDE DI FIRENZE - ADU.VANZA DEL 20 GENNAIO 1<.>1S ') Brasile 10(); Gryptogaine del Brasile IO; Cryptogame ili più fasci !27ii(); gramigne 10:27; fanerogame :238S » cioè, un totale di quasi settemila piante, (lelt. del 5 - 1 - 1S;}()). In seguito vennero fuori più di duecento involtini, contenenti licheni della Toscana. « che pare visti dal Sig. (lage quando era in Firenze, poiché vi sono a molti i Cartelli scritti di propria mano, che io conosco. * Tutte queste piante erano riposte « in mezzo foglio la più parte alcuni fogli interi compren- dono un genere, o le specie di più località: della Carta ve ne è di più sorte, dalla sugante bianca, a quella da impan- nate. » (Let. del 0 - I e l(> - [ - 1830). Avute tutte queste in- formazioni Gaetano Savi stendeva la seguente relazione: ^ < Per dare una stima all'Erbario [Raddi ho] 2 cominciato dal [)ro- curarmi le necessarie, sufTicienti informazioni sul numero, qualità e stato delle specie e individui in esso erbario con- tenute, incaricando di somministrarmi tali notizie il Giardi- niere Botanico Gaetano Baroni, persona sulla cui intelligenza e onestà posso intieramente tidaiini. Per parlirini poi da qualche dato autorevole nel prezzare tali piante secche, io mi riporto ai prezzi ai quali son venduti attualmente gli er- bari dai Botanici Sciileicher di Bex, Seringe di Ginevra, e Sieber di Praga. Or questo prezzo si è di Franchi 25 per ogni cento esemplali in specie diverse di piante europee, o esotiche, ma raccolte in giardini di Europa, in esemplari grandi sani e caratteristici, messi ciascuno in un foglio grande di carta bianca. Che se i fogli non son di carta bianca ma di carta sugante, permanendo le stesse qualità degli esem- plari, il prezzo allora è di franchi 20 per ogni cento specie. Per le piante poi non europee, e colte nella patria loro ri- spettiva cioè direttamente il prezzo è assai maggiore. L'erbario Raddiano è composto di n° 18S80 i)iante delle quali: ^ N.° 1174*.> conservate in carta grande cui perù si può dare il valore di fr. 25 «>/o e ammonteranno a fr. 2937,50 e n» 7131 conservale in carta sugante, però del prezzo di fr. 20 "/o e che ammonteranno a fr. I42t),20. Nel totale delle 1SS80 piante ' Di tuie relazione non esiste che la minuta incompleta e Bonza data; deve esser stata scritta dopo il 16 gennaio 1H30 e prima del 22 dello stesso ni«Ho. * Nell'orif^inale c'è una lacerazione. 3 La differenza fra <|uesto numero e ipiello dato dal Baroni saprei spie- garla solo ammettendo che nell'nn caso si tratti di specie, nell'altro di esemplari. (") m;|iK ih IIKKNZK - ADUNANZA DEL 20 OENNAIO 1918 te ne sono tlS8, direttamente esotiche, e a questo accordo un aumento del ')0 \ìer "fo per portarle al prezzo cui Sieber vende le piante raccolte al Capo di buona Speranza, al Se- nej;al ecc., che sono fr. ry.>5, in totale fr. 4i»r)8,70. » Sentita una tale stima, nonostante, prima il Granduca avesse ordinato che « venisse effettuato l'actjuisto delTKrbario posseduto dal prof. Haddi », cominciarono i guai, perchè parve troppo grande la spesa. Xe fa fede la seguente lettera : Ill.mo Sig.re Sig. Pro.ne Col.mo. Il Sig. Consultore R.° Soprintendente agli studi a cui è comparsa molto grave la perizia fatta dellErbario del Raddi, per mettersi in grado di rispondere alle difficoltà che potreb- bero opporsi, m'incarica di domandare a V. S. 111. ma se sia realmente di molta utilità l'aggiunta di questo nuovo erbario a quello posseduto dalla Università, che attesa la somma abilità e l'infaticabile zelo di V. S. 111. ma egli inclina a cre- dere più copioso del primo, se si eccettuino le piante raccolte nel Brasile, le quali ei non sa se siano conservate nell'I, e R. Museo, o se formino parte della predetta collezione. Il prefato Sig. Consultore R." attende la di lei replica per met- tere in corso l'affare, lo frattanto in attenzione ecc. ecc. Dal Palazzo della Sapienza - Li :?2 Gennaio JS3O.0 Di V. S. III. ma. Sig. Cav.e Professore Dev.mo Obb.mo Servit. Gaetano Savi. G. B. Sproni. Della replica del Savi è rimasta una lunga minuta, senza data anche essa, di cui riferirò i passi più essenziali pel no- stro scopo. Dopo aver notato che, nel fare la stima, si è atte- nuto al prezzo più basso e che, se non ha proposto nessuna diminuzione per gli esemplari avariati che si potessero tro- vare nell'erbario Raddi, non ha proposto neppure alcun au- mento per gli esemplari originali delle specie descritte dal defunto naturalista, il che « può tenersi per una compensa- zione», conservate a Firenze e dopo aver detto che nulla sa delle piante brasiliane aggiunge: « In quanto all'utilità che arrecherebt)e al Museo dell'Università l'acquisto dell'Erbario Raddiano, io credo che sarebbe grandii-simo. Ci abbiamo qui è vero un erbario da me raccolto che per il numero delle specie non credo a quello inferiore, ma le specie componenti i due Erbari son per la massima parte diverse. SEDÈ M FIRENZE - ADUNANZA DEL -10 GENNAIO HHS 7 Nell'erbario Raddiano ci sono inoltre moltissime specie esotiche rarissime, e tali che se non è impossibile, è almeno difficilissimo il procurarsele, come quelle dell'Isola di Madera, e del Brasile, e altre della Nuova Olanda, del Capo di Buona Speranza, e dell'Indie orientali al Raddi somministrate da Brown, da Sieber, da Mayen e altri corrispondenti in con- traccambio di [)iante brasiliane da Lui a loro spedile, vi sono delle famiglie di grande importanza, se non complete almeno estesissime come le Melastome, Fiper, Graminacee e Grillo- game sulle ([uali aveva fatto uno sludio particolare e tutte queste piante, unite a quelle che noi già possediamo, verreb- bero a formare una collezione ricchissima e preziosa e superiore a qualunque altra ne vanti ritalia..,. Aggiungerò poi che fra le piante messe insieme dal Raddi da lui raccolte in Toscana o altrove, o da suoi corrispondenti ricevute, è a mia notizia esservene molte affatto incognite, e molte non ben conosciute le quali per vantaggio della Scienza conviene illustrare e pubblicarne le illustrazioni. » D'altro lato, osserva giustamente il Savi, « se un tale Er- bario non sarà acquistato dal Principe slesso o resterà inven- duto presso gli eredi e le tarme distruggeranno tutte le spe- ranze della Scienza; o come è più probabile sarà acquistato da qualche naturalista estero e con nostro poco onore saranno fatti conoscere fuori di Toscana gli oggetti stati da un toscano con gran fatica raccolti. » Pare che tali osservazioni, forse rese i)iù efficaci dalle pra- tiche privatamente intraprese dal Savi, cui non dovevano uìan- care mezzi all'uopo, facessero il loro effetto, perchè il 10 feb- braio lo Sproni scrive: « 8. A. I. e Reale si è degnata approvare che sia fatto l'acqui- sto dell'Erbario del già Professore Raddi per unirlo a t| nello della Università per il prezzo dì L. ()^i75. 1. 4. ^ », mentre poi tino dal 5 dello stesso mese aveva comuiùcato al Savi che il Gran- duca aveva permesso « di disporre di quelle stanze della Di- spensa vecchia che potranno occoriere per collocarvi provvi- soriamente le produzioni venute dall'Egitto, e l'Erbario del defunto Sig. Raddi. » Ormai lo scopo era conseguito e non restava che di far portare, nel più breve tempo possibile, e col mezzo più sicuro, le collezioni botaniche acquisiate da t Non saprei spiegare iiiie.sta difteren/a nel prezzo a meno ohe non sia diversa, nei dne oasi, Innità monetaria adoperata. ,S SKDK 1)1 FIKKNZK - ADUNANZA DKI. ^0 «iKNNAIO VMH Firenze a Pisa. L'ultima lettera del Haroni (:1U - Il - IKiO) tratta appunto di questo argomento e chiede al Savi, se trovi giuste e sutìicienli le precauzioni che egli intendeva prendere onde le casse, caricale su un barroccio, giungessero a Pisa senza danni. Quando avvenissero, precisamente, la spedizione e larrivo non risulta dai documenti rimasti ; probabilmente, verso i primi di marzo, l'erbario Haddi doveva esser già in possesso del Savi. Il quale lo intercalò nellerbario pisano, dove tuttora, almeno in gran parte, si conserva. Contemporaneamente le casse, giunte dall'Egitto, venivano, dopo la quarantena di rito nel lazzeretto di Livorno, traspor- tate a Pisa e tutte le collezioni botaniche erano consegnate a Gaetano Savi. Le zoologiche furono divise fra il Museo di Pisa e (|uello di Firenze, e l'Antinori, direttore di questo ultimo, venne apposta per fare la spartizione con il Prof. Paolo Savi. Adunanza del 9 febbraio 1918. Presiede A. Forti. Sono presentati 1 seguenti lavori : 10 O. Mattirolo: Sopra alcune nuore stazioni dell' A^ixrksthvs CRispus N. Terracc. 2" A. Baldacci e A. Beguinot : Contributo alla Flora autunnale ed invernale dei dintorni di Yallona. 3'^ P. Bi)lzon : Nuove ricerche sulla Flora Bellunese. 4° R. P.iiupiaiui : Contributo alla conoscenza della Flora della C'ire naica, P. BOLZÒN. - NUOVE RICERCHE SULLA FLORA BEL- LUNESE. La presente nota comprende soltanto una parte delle piante più notevoli da me raccolte in questi ultimi anni nella prov. di Belluno. Dovetti interrompere lo studio di tali piante ai primi del Novembre 1917, epoca in cui abbandonai Belluno, dove disgraziatamente dovetti abbandonare anche l'intero mio erbario. Tale erbario, frutto d'oltre un ventennio di ricerche nelle provincie di Belluno, Treviso e Parma, nella Valle d'Ao- sta e nell'Appennino Ligure orientale, era formato da circa novanta pacchi. Al mio partire da Belluno l'ho lasciato in via Garibaldi N. 29, racchiuso in sei casse, ma non so quale sarà la sua sorte. NUOVE RICERCHE SULLA FLORA HELLL'.NKSE 9 Pubblicazioni citate: ^ (I) Ambrosi Fr., Flora del Tirolo mericl, Padova 1854-57. (L>> liars^'a^'li P., Escurs. nel Tirolo. Bull. Soc. Bot. Ital, 1S<)3. u\) Bolzoii P., Xuove ayg. FI. Veneta.. Bull. e. s. l'.Mo. (4) Burnmiiller G. Zur FI. M. Piano n. m. Cristallo. Mit- theil. Thiiriu},'. 'l)ot. Ver, 1S07. {.")) Dalla Torre u. Sa rnt beili, FI. von. Tirol., voi. VI, Imi- sbruck 1901)- lUbi. (()) Gelnii G., Flora Trentina. Trento 1893. (7) Gelmi G, Agg. FI. Trentina. Att. Accad. Agiati, Rove- reto 1890. (8) Minio M., Flora alveale del Piave. Xuovo Giorn. Bot Ital. liHJl. (9) Minio M., Erbario Sandi. Nuovo Giorn. e. S. 1912. (10) Minio M., Contrih. FI. Bellunese, \. III. Bull. Soc- Bot. Ital. 1913. (II) Minio M.. Contrih. FI. Bellunese, \. VII. Bull. e. s. 1917. (l^) Paolelti G., Contriti. FI. bacino di Primiero, 189:2, (13) Vaocari L., Florula cima del m. Grappa. Bassano 1896. (14) N'isiani e Saccardo, Catal. piante vascol. del Veneto Venezia 18()8. Briza media L. b. albida (Lej). Luogbi ombrosi sopra S. Ma- mante a circa 7(K)-S()0 m. (Belluno). - e. lufescens {Lej) Alle falde del M. Serva presso la casera di Pian di Staol a 9(K)- 1000 ra. ; gruppo del in. Grappa nelle faggete presso la casera di Val di Roa. Care.r, ericetorum Pollicìi. Alle falde del M. Serva nei prati del pian di Roanza a 900-1000 m. Non era noto della prov. di Belluno nella forma ti[)ica, bensì nella var. appro- ximata (Ali.) osservata dal Bornmiiller (4) nei pascoli elevali sotto il ghiacciaio del m. Cristallo. La forma tipica è indicata dall'Ambrosi (1) di S. Pellegrino per Moena, dei Manzoni e del m. Padcm ai confini della prov. di Belluno colla \'al di Fassa. Lnzula ftavescens Gatid. In Cadore nei boschi sopra Doineg- ge verso M. Baión a 7O0-9(K) m. Ambrosi la indica del Feltrino (1), Dalla Torre e Sarnthein (5) dell'Ampezzano e di S. Mar- tino in vai di Fassa, dove pure, nei boschi di Paneveggio, è stala osservaci dal Gelmi (7). Perciò non è ammissibile quanto scrive Minio (9) che sia specie da escludersi dal Bellunese per il quale era stata ammessa da Visiani e Saccardo (14). * Per hrevitA è cit.ito sultnnto il rispettivo numero d'ordine posto fra .parentesi. IO M'OVE HICKHCHE SULLA FLORA BELLLNESE Ornitlioijalum pijrenaicum L. Gruppo del M. Grappa ai confini colla prov. di Treviso : cresta del m. Boccaor nei ce- spugli di laj^jJTio a m. 1537 sotto la forma flavescens (fAim.). Questa S[)ecie era già indicala per la prov. di Belluno da Vis. e Saccardo (14) e da Minio ('.)) ma non se ne conosceva località. Ambrosi (1) Iha indicata dei monti di Primiero, di cui pure è riportata dal Gelmi (6). Asparagus tenui folius Lam. Nei boschi del m. S. Pietro in Tuba (Belluno) a «KMMCXMÌ ni. Era indicata del Bellunese ll4:U) ma non ne conosceva località. Orchis perpapilionacefi X Morio Pari. Alle falde del M. Serva nei prati del pian di Roanza. Nella prov. di Belluno 0. papiìionacea L. è nota soltanto del m. Serva (10) e 0. Morto L. di vari luoghi del V'allone di Belluno! 0. nstnlata L. Alle falde del m. Serva vicino S. Michele sopra Caverzano. In prov. di Belluno era nota soltanto del- l'alveo del Piave a Sappada (8). Era però nota di vari luoghi dei monti di Primiero (1 ; lt2 ; 2). 0. tridentata Scop. Nei prati delle alture fra Secca e Ga- dda (Ponte nelle Alpi) colla for. alhiflora; alle falde del M. Serva nei prati presso S. Michele sopra Caverzano. Era indi cala della prov, di Belluno (9) ma non ne conosceva località. 0. samhticina L. b. purpurea Koch. M. Serva lungo la salila da Camp alla casera di Pian di Fioc a 14(X)-1650 in- sieme alla forma tipica. In prov. di Belluno era nota soltanto del bacino di Falcade nell'Agordino (11). Listerà ovata R. Br. for. parvifolia Asch. et Gr. Falde del m. Serva nei prati di Roanza a 700-800 m. — for. trif oliata {Car. et. S.nt Lag.), Bolzon. Grappa: nelle faggete presso l'o- steria del Forcelletto (3) ; nei prati al m. Nevegàl (Belluno). Cepfialanthera ensifolia Rich. Alle falde del m. Serva nel pia- no di Roanza a 9(K)-1000 m. Era indicata della prov. di Belluno (IM ma non ne conosceva località. È pure indicata di Primiero (1) e dell'Alto Cordevole, chiamato dai Tedeschi Buchenstein (5). Epipactis palustris Crantz. b. ochroleuca Barla. Presso Bol- zano (Belluno) lungo il Medon poco sopra la sua confluenza nell'Ardo. Salix bastata L. for. alpestris Anders. Bacino di Falcade : luoghi rupestri sotto il passo di Franzei a 18it( piccole delle normali, bipartite o trifide. Din- torni di Belluno: nei boschi fra « Madonna del Pare » e il M. S. Pietro in Tuba ; nei boschi delle alture fra « la Secca » e Cadola, in fiore fra l'ultima decade di Maggio e la prima decade di Giugno 1U17. - e. coerulescens llansm. F' indicata del Cadore presso il lago di Misurina e dell'alto Cordevole presso Col S. Lucia e presso Andraz (5). Rosa gallica L. Dintoiiii di Belluno: sopra S. Mamante verso il m. Nevegàl a 650-750 (nella forni, incarnata Mill.). Vis. e Saccardo la indicano di tutto il Veneto (14) ma non era noUi di alcuna località della prov. di Belluno. Lathyrus Minnaei Rohìj 3 occidentalis (Rouij). V'olendo fissare con un nome i due termini opposti dello sviluppo di questa varietà, io profìongo, in base ad esemplari Bellunesi da me raccolti, le forme: b. macrophfflla mihi, fonìioline mi- suranti cm. 6'-7 X 'J-'J.'') in pianta piti elevata. Valle di Zol- do : presso S. Tiziano di Goima; (]adore: nei boschi alle falde del ni. Anlelao sopra S. Vito. - e. micropìniìla miìii, foglioline misuraìUi cm. 3-4 X 1 in pianta nana. Dintorni di Belluno: nelle macchie al ni. Terne sopra Bolzano a^H)0-l(K)0 m.; l"i NL0V1-: HICKUCHK SfLLA ILOKA KELLL'NESK nei l)()sclii della parie più elevata del m. Nevegàl a 1(KX)-1 KM) m. Primula o//icinalis Jcq. b. micrantha Cald. Dintorni di Melluiio: nei prati sopra Cirvoi verso M. Nevegàl a 7U()-9()() m.: lungo la strada sopra Vena Doro verso Cugnàn. Veronica Tener ium L. h. major Schrad. Falde del M. Serva: nelle siepi presso « Pian di Staol » a 8(KMH)() m. AjiKja reptaus L. b. alpina 1)C. Nei pascoli alla cima del M. Grappa ; dintorni di Belluno: nei prati sopra Cirvoi verso M. Nevègal a S(>0-<)00 m. Tliymns subcitratns Schreb. in S. et K. b. istriacus {Braun in Kern.) — Nelle rupi presso la sommità del M. Grappa; dintorni di Belluno; luoghi aridi al m. Terne sopra Bolzano a 11(H)-1:K)0 m. Phytheinna Sieberi Spr. for. pectinattim Pampanini in Bull. Soc. Bot. Ital. l'.M)8. Questa forma, stata scoperta dal Pam- panini al m. Pelmo in Cadore, io l'ho raccolta nell'alto Agor- dino sopra Falcade presso la malga del M ulàz a 180()-11KX) m. — for. pijgmaea mihi in N. Giorn. Bot. Ital. 1914. E' stala da me fissata in base ad esemplari raccolti sul m. Marmolada in vai d'Ombretta. In seguito l'ho osservata pure pel M. Mar- molada al Sass del Mulo, in Cadore alla « Tacca del Cridola » sopra Forcella Scodavacca e nell'alto Agordino al passo del Mulàz. E' una variazione cacuminale. Adenosttjles glabra DC. for. microphylla mihi, pianta a fusto alto lb-'2() cm.; foglie più spesse, a lembo misurante cm. 5-6 X 3-4. Longarone : sui muri lungo la strada verso « la Colombera » ; Cadore : alla « Tacca del Cridola sopra Forcella Scoiiovacca » — È una variazione rupicola e xerofìla. Senecio brachì/chaetus DC. Dintorni di Belluno; nelle siepi fra « Madonna del Pare » e il M. S. Pietro in Tuba a 650-750 m.; gruppo del m. Grappa; nei pascoli delle malghe Arche- sòn e Mure. E' indicata anche dell'alto Cadore a Misurina e dell'Ampezzano alle Cinque Torri (5). Lapsana commtmis L. var. hiria Guss. Sui muri lungo la strada fra « la Colombera » ed Erto in prov. di Udine ai confini con quella di Belluno (in for. a involucro glabro;. (•(•vnniu'n» alla conoscenza ecc. \'-> PAMPANINI R. - CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA DELLA CIRENAICA. L'injr. Manfredi de HoratiifJ, R. Ispettore Forestale, lio- vandosi in Cirenaica quale Tenente nel.... Regj;. Genio, nel marzo 1917 ebbe occasione di racco{j:lieie alcune decine di piante lungo la strada fra MergeTolinetta ; ed il Prof. Adriano Fiori, al (juale le aveva inviate, cortesemente me le affidò in esame. Esse figurano ora nell'Erbario del R. Istituto Forestale di Firenze, e qui le enumero indicandone la distribuzione nella Cirenaica i. La maggior parte sono interessanti non essendo state fi- nora osservate in quella regione, e fra ((ueste sono maggior- mente rimarchevoli : il Cistiis salcifoUiis f. ci/mosus e la Lo- uicera etrm^ca var. /?oe«er/, nuove perla Libia; V Ei(})ìi<>yì>ia Bivonae var. papUìaris f. Bertoìonii e la Crepis iarax(icif(>ìia var. ìiieiìtaUs, nuove perla Cirenaica: il RannncKliis fìahella- fi(s conosciuto (Iella C.ir-enaica ma finoia senza indicazione di località precisa ; la N<>. !I2 e se^j^. Konia, 18S2). — Durami K. et Harratte. G., Fìorne libycae prodromus. Genève 1910. — Hejiuinot A. e Vaccari A., Contributo alla Flora ddla Libia in base a piante raccolte dtìll'otlobre 19H al luglio lUll* (Min. AH". Kst. Mon. e Happ. col., n. 16. Koina, 1912i ; Secondo contributo alla Flora della Libia (Il)i. 9. Roma, 1911); Schedo e ad Floram lilnicam exxicca- tam, fase. I. Padova, 191.^. — He^iiinot A., IHiu/nonen L'omnlearum vovay|ln^ vel minux coijnitarum (l'.nf^l. Hot. jalirl»., XXXX'III [1907J, )>. 3'_'L': I\evÌKÌone monoyrajica del (tenere Romulea (Malpi^liia, XXll [191 )SJ p. ^77, XXIlI[19(t9]. ]). 55) Le Rotiiulea xin i/ni vote per la Flora della Tripolitania e Cirenaica (Hnil. Soc. Itot. it., 1912, p. 10.3) ; Revisione monofirafica del (jenere Va\at\\\yo- car])us Laliill. (Nuovo (Jiorn. i)ot. it., n. s., XXI (1911]. p. :tHl). — Pampani- ni R., In manipolo di piante della Cirenaica ^Bnll. Soc. iioL it., 1912, ]). 115); /'tante di lienqaHX e del mio territorio raccolte dal Jier. P. I). l'ito Zanon della Miuxinne dei PP. (Uuneppini al Fuehat (Nuovo Giorn. hot. it., n. .s., XXIII [liMH], p. L'fiO;, li (Ihid.. XXIV [1917], p. 113). — Cliioven (la E. Una piccola collesione di piante fatta in Libia da Vfficiali combnt- tetiti del IL Esercito (Ann. di Hot., XI [1913], p. 1X3). — De Stefani T.. Notizie Hu alcuni zoocecidi della Ai^i«(l{oll. R. Ortoliot. e f^iaid. col. Palermo XI [1912], p. 144). — MaHsalon^jo C'., l'iante dei dintorni di Derna in Cirenaica (Atti Accart. Se. Med. Nat. Ferrara, a. 1913 1911, p....) — Knutli., K. Geraniaceae (Kngl., Das Pflanzenreicli, 53 Heft. Loip/.ij^, 1912). li roNTIUMlTO ALLA CONOSCENZA ECC. Bellevalia sessiliflora, Kuiith - Finora si conosceva soltanto di li.'ii e 1 9ir)), Marsa Susa (Wiccart, li)14) e JJerna [l'etroi'ich. l.SS()-18.S4; Taiiòert, 1887 ; Vaccari, VM^lelVi). Asphodelus microcarpus Viv. - Non era ancora sefjnalato né di Toliiictta ne (li Mer-^'; però era stalo raccolto a Derna, in (liialclie località deirAltipiano ed a Bengasì, anzi nella re^none di Bendasi era slato indicato come ahhondantis- siiDo {llaimann, 1881). Smllax aspera L. - Era conosciuta solo di Derna {Tanhert, IssT : Vdccnvi, \\){'ì). Romulea cyrenaica Hég. - Nota soltanto dell'Altipiano, ma senza indicazione di località precisa (Rohlfs, 18t)9), e di Ben- ^^asi (Rnhnier, 1883; Petrovich, 1880-1884; Zanon, 191(i). Cistus parvlflorus Lam. - Era stato raccolto suU'Allipiano {Delia-Cella, 1817: Zanon, 1916), nei dintorni di Uerna (Tanhert, 1887) ed a Marsa Susa (Vaccari, 1913). Cistus salvifolius L. forma cymosus (Willk.) Gross. - La specie si conosceva di parecchie località ed anche della pianura di Merg (Haimann, 1881), ma la f. cijmosus non era stata ancora segnalata della Lihia. Fumana arabica Boiss. - Finora si conosceva soltanto di Derna {Fraucìiini, 191':2). Viola scorpiuroides Coss. var. Inflata Pamp. - Questa hella spe- cie, endemica della Marmarica e della Cirenaica, fu sco- perta da Bohlfs il 9 marzo 1869 sull'Altipiano: fu poi raccolta a Kubha presso Derna {Tanhert, 1887). a Derna {Tanhert, 1887; Vaccari, 191^2 e 1913; LoH(/a, 191i2), a Tobruk (SchweinfurtK 1883; Vaccari, 191^ e 1913) ed infine a Badia {Scìnveinfiirth). La var. inflata finora era conosciuta solo di Derna (Longa, 1912). Didesmus aegypthius Desv. - Era conosciuto di Derna {Tanhert 1887; Vaccari, 1913 e 1914), Marsa Susa {Vaccari, 1914) e Bengasi {Zanon, 1916). Enarthrocarpus pterocarpus DC. - Noto di parecchie località tanto (lellAltipiano quanto del littorale. Adonis microcarpus DC. - È conosciuto dell'Altipiano di Ben- gasi e di Derna. Ranunculus flabellatus Desf. - Era segnalato dell'Altipiano, ma senza indicazione di località precisa {Rohlfs, 1869). Questi esemplari sono caratteristici per le foglie tutte comple- tamente glabre ; mancano anche delle fibre fogliari alla base del fusto, però questa mancanza probabilmente è do- vuta a pre[)arazione deficiente. Poterium spinosum L. - Noto di numerose località ed anche fra Merg e Tolmetla {Camperio, 1881) ed a Tolmetta ( Vaccari, 1913). Calycotome villosa, Lk. var. rigida (Viv.) Bég. et Vacc. - E co- iKjsciula di parecchie località ed anche di Merg (Hai- ma)ni. Issi) e di Tolmetta {Vaccari, 1914). Ceratonia Sìliqua L. - L indicata come molto frequente tanto CONTRIBUTO aCLA CONOSCENZA ECC. 15 sul litloralc come iiell'ìnlerru) ed aiiclie fra Tocia e Tol- nietta ( h'olilfsì. Tetragonolobus purpureus .Moencli - Noto di molte località ; au- clie di Tolmctta [Vaccari, 1913). Soandix Pecten-Veneris L. - Conosciuta di molte localiU'i, non |)eiù di Mer^' uè di Tolmetta. Di Tolmetla invece si co- nosce la N. australis L. {Vaccari, 1913 e 1914). Pistacia Lentìscus L. - Segnalato di molte località, anche di Merg {MatHoli, ISSI) e di Tolmetta {Ifaimanti, ISSI; Vaccari, 191 ;j). Erodlum gruinum, L'Hérit. - Era noto dell'Altipiano {Delia Celle, 1S17: Tiiìihert, 1SS7); e di Bendasi, {Petrovich, ISSiì; h'Hinner, 1SS3 : fto/zZ/s. 1S()9 : Zano*/, 191<). Euphorbia Bivonae Steud. var. papiJJaris IJoiss. forma Bertolonii Pamp. - La varietà era noia di Derna {Tanberf, 1SS7 ; Vaccari, I9H) e di Bengasi {Petrovich, ISS-l): la forma in- vece è nuova per la Cirenaica. Mercurialis annua L. - Nota di parecchie località ; anche di Tolmetta ( Vaccari, 1913). Arbutus Unedo L. - Segnalato di molte località ed anche fra Merg e Tolmetta {Mamoli. ISSI). AnagallJs arvensis L. var coerulea Cren, et Godr. - Conosciuta (li molte località e di taluna anche comune. Cyclamen Rohlfslanum Aschers. - È endemico della Cirenaica. Lo scopersero Rohlfs e Stecker nel novembre 1S79 al- l'entrata del Giok Kebir (Grotta del Lete) dove poi lo raccolsero anche altri {Camperio, ISSI : Haimann, 18S1; Fetrovich, ìSH-2 e 1SS4 ; Zanon, 1915). Fu raccolto anche altrove nei dintorni di Bengasi (Za- non, 1910), presso Derna iTanhert, 1S87 ; Vaccari 19H e 1913; Regazzi, 191'^; Longa, U)l'-2), a Cirene e fra Marsa Susa e (arene {Vaccari, 1913). Phyllirea madia L. - Nota di Derna e di qualche località del- rAlti[)iano ; anche di Merg (Vaccari, 1913). Cynoglossum cheirifolium, L. - Era conosciuto di parecchie lo- calità fra U' quali anche Tolmetta (Vaccari, 1914). Convolvulus oleifolius Desr. - Questi esemplari si riferiscono alla forma tipica (var. tifpicus Hég. et Vacc.) già stata raccolta a Derna (Y'ajfòeiv, 1SS7), a Marsa Susa ( l'accaW, 1914) ed anche a Tolmetta {Vaccari, 1913). Phiomis bicolor Bentli. - Il Sellerà è stato segnalalo e raccolto in molte località ed anche di Tolmetta ( Vaccari, 1913 e 191 1). Prasium majus L. - E' conosciuto di Bengasi, di Derna, del- rAltipiano ed anche di Tolmetta ( Vaccari. 1913). Questi esem|)lari, come altri che osservai, in Tripolilania Pamp. PI. tripol., p. i2ir)-'^l()), sono intermedi fra il ti[)() e la var. liparitaninn Mandr. tinora raccolta solo nei dintorni di Bengasi (Zanon, 19l()). Rosmarinus offlcinalis L. - E' segnalato di numerose località della costa e dell'Altipiano, fra le quali VUadi a nord di 10 CONTFUHL'TO ALLA CONOSCENZA ECC. Tolmetla (Beechei/, lS'ì\-\8±'-2) e fra Merj^ e Tocra {Hai- iìuiiin. ISSI). Salvia trlloba L. - Finora era stata ractolla solo nei pressi (li Deriia (TaHhcrt, liSS7 ; Vaccari, lUlii) e segnalala del- TAllipiano (Rohlfs) ma senza indicazione di località. Nel- resern[)lare raccolto da De Horatiis le foglie sono tutte intero. Satureja nervosa Desf. - E' conosciuta di parecchie località lioUAIlipiano e dei territori di Bengasi, e di Derna. Lonicera etrusca Savi var. Roeseri (lleldr.) Boiss. - Questa specie è stata raccolta o segnalata in parecchie località dellW Iti piano, anche neirLi'«(// Zeitun presso Tohnetta {Beecìitii, lStJI-lS^i2). Però la var. Roeseri non era stata ancora indicata della Libia. Viburnum Tinus L. - Fu osservato in qualche località delFAl- li|tian<) {Rohlfs : Beecheij, \%'i\-\^'i'-l), anche neWUadi /t'ituM non lungi da Tohnetta {Beecheij, 1S21-18!^!2). Fedia Caput-bovis Fonie! - Si conosceva di Derna {Tauhert, ISS7 ; Var.cari, \^.)\'-l: Soati, I'.)li>), di Marsa Susa (Vacc^W, l*.U4ì ed anche di Tohnetta iVaccari. lUl.'J). Calendula aegyptiaca Fers. var. hymenocarpa |DC. ) Pamp. - Fi- nora si conosceva soltanto dei dintorni di Bengasi (Za- nou, 1<>1(), Crepis taraxacifolia var. hiemalls DC. — La specie era nota (lei dintorni di Kuhha (Taubert, 1887), di Derna (Vac- cari, 191^) e di Bengasi {VaccarL l^l^J), ma la vai", hie- malis è nuova per la Cirenaica. In questo esemplare le foglie sono quasi intere ricordando perciò la var. spathti- laìa Fiori. Helichrysum conglobatum Steud. - Si conosceva dell'Altipiano, ma senza indicazione di località (Rohlfs), di Bengasi (Hai- manu. 1S8I) e di Derna (Taubert, 1887; Soati, 1914), Senecio cyrenaicus (Dur. et Barr.) Borzì - Era conosciuto solo di Derna) Taubert, 1887 ; Longa, 1912) e di Tolmetta {Vac- ca ri. 1913 e 1914). Thrincia tuberosa DC. var. tripolitana Dur. et Barr. - E' cono- sciuta di parecchie località della costa e dell'Altipiano ed anche di Tolmetta {Vaccari, 1913). Armino Pazzi, Oerente responsabile. Kocc» S. Casciano, 1918. — Prem. Stab. Tip. Cappelli. / t? B 1918 Marzo-Aprile N, 2 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Adunanza del 5 marzo 1918. Presiede A. Forti. Il segretario cumiiuiea gli accordi interceduti per la stampa dei periodici so- ciali colla (lifta tipogralica Licinio Cappelli di Rocca S. Casciauo, che già stampa per la nostra 6ocirlà la Flora Italica Cryptogama. Comunica (pnndi al Consiglio una lettera del signor Carlo Lacaita di Londra colla finale mette a disposizione della Società la somma di lire mille (juale suo contributo alle spese di stampa delle jiulìblicazioni sociali. Il presidente compiacen- dosi vivamente della generosa offerta del socio Lacaita porge a nomo della società i sensi della più viva riconoscenza da trasmettere a lui in forma ufficiale e propone che derogandosi dalle disposizioni dello Statuto il lavoro del socio Lacaita ecce- dente pel testo e per le tavole i limiti consentiti sia stampato senza indugio e senza ulteriore aggravio per l'Autore. Comunica i lavori pervenuti alla presidenza: B. Peyronel : Osaerrazioni micologiche. ^ E. Chiovenda : Intorno alla priorità dei nomi generici Polystichnra e Aspidium. Adunanza del l'i Aprile 1918. Presiede P. Baccarini. Aperta la -seduta il Presidente proclama a nuovo socio il Dr. Flavio Santi di Torino. Quindi presenta alla Società a nomo del prof. Pirotta un opuscolo dal titolo « Il Parco Nazionale dell'Abruzzo » col «piale l'autore illustra le più insigni bellezze naturali di un luogo ijuasi sconosciuto alla maggior parte degli Italiani, ma che senza dubbio sta alla pari dello più decantate località dei paesi più celebri per lo sport. Questa regione compresa tra il lago Fucino e la valle del Sangro, tra Sul- mona e Picinisco, ricca di boschi e di una dora ad essenze primitive che accen- nano a scomparire, alberganti i pochissimi rappresentanti di una fauna che fu e che se non sarà protetta con mezzi legislativi, ha senza fallo i giorni contati; viene proposta come quella più adatta a servire di rifugio a <|nella fauna, (juando venisse messa al riparo mercè adeguate leggi dall'iuiprovvida distruzione dei boschi e dei pascoli. Nel medesimo tempo con disposizioni appropriate si vorrebbe di essa for- mare un gigantesdo parco naturale nel (|uale si trovassero riuniti gli elementi interes- santi lo studio della Storia naturale della nostra magniiìca Penìsola, ove gli stu- Bull. della Soc. bot. ital. 1918. 2 18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 1918 dio8Ì potessero compiere lo più intoresHanti ricerolie sui fenomeni natu- rali del nostro paese. In dotto opuscolo sono passati in rassegna tali fe- nomeni interessantissimi, pel geologo, pel botanico e pel zoologo. A tale programma es[)ost<) dal prof. Pirotta hanno aderito la Sezione di Firenze del Club Alpino Italiano, la R. Accademia dei Georgofili, l'I- stituto Agricolo Coloniale italiano, l'Istituto Forestale Nazionale, il prof. Giotto Dainelli, il M.se Piero Bargagli, il prof. Lodovico Piccioli e molti altri studiosi e amatori della natura. La Società botanica italiana avendo sempre avnto tra i suoi scopi princii>ali quello di curare la conservazione del patrimonio scientifico-ar- tistico che la Natura ha largamente largito all'Italia, non può rimanere estranea ad un tale movimento e perciò il presidente dell'adunanza propone al Consiglio della Società di volere appoggiare la proposta del prof. Pi- rotta con un voto da presentare alle LL. EE. i Ministri della Pubblica Istruzione e dell'Agricoltura. Il Consigliere Vaccari illustra l'operato della Pro Montibns a riguardo della conservazione dei monumenti naturali; come conoscitore della re- gione metto meglio in luce la portata e l'importanza della proposta con- tenuta nell'opuscolo presentato, i cui scopi sono identici a quelli che per- segue la Lega nazionale por la protezione «lei monumenti naturali, della quale il prof. Pirotta stesso è presidente o si associa tato corde al voto che la Società vorrà emettere. Analoghe dichiarazioni fanno i consiglieri Fiori e Chiovenda, dopo di che viene approvato ad unanimità il seguente voto da presentarsi a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione e del- l'Agricoltura. « Il Consiglio della Società botanica italiana facendo sua la proposta « avanzata dal prof. Pirotta a nome e per incarico della Federazione Na- « zionale Pro Montibus, col suo opuscolo II Parco nazionale dell' Abruzzo^ « delibera di far voti presso le LL. EE. il Ministro dell'Agricoltura ed il « Ministro della Pubblica Istruzione acciocché vogliano istituire con legge « apposita, nella bellissima regione situata fra i monti dell'Abruzzo, del « Sannio e del Molise, compresa tra il Fucino e la valle del Sangro, tra « Sulmona e Picinisco, il Parco Nazionale, che sia il monumento naturale « nel quale si accentrino gli elementi della Flora e della Fauna Italiana « che altrimenti sarebbero perpetuamente minacciati di distruzione ed in « cui tutti gli amanti della natura abbiano a ritrovare tutto quanto possa « soddisfare i loro desideri artistici e scientifici ». Dopo di che non essendovi altre comunicazioni la seduta è tolta. BENIAMINO PEYRONEL. - OSSERVAZIONI MICOLO- GICHE. I. - PUGILLO DI EUMICETI RICLARINI. Un primo elenco di funghi della Val Germanasca nelle Valli Valdesi del Piemente, comprendente 366 specie appar- tenenti a tutti i principali gruppi micologici, fu da me pub- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 191S 19 blicato nel 1916 ^ ; un'altro, nel quale sono illustrati 128 Basidiomiceti, è in corso di stampa, ed un terzo, di circa 145 specie d'Ascomiceli, Ficomiceti, Deuteroni iceti e Missomi- ceti, aspetta tempi migliori per la pubblicazione. In questa breve nota sono illustrati !^() Ascomiceti e Deuteromiceti rac- colti nel comune montano di Riclaretto, pure in Val Germa- nasca, nel breve periodo dal ',) all'I l Aprile 1917, salvo due raccolti nell'Aprile 1916. Le specie già citate nel mio primo elenco (10) sono contrassegnate da asterisco. Di alcuni generi e specie nuovi saranno date le diagnosi in ulteriori comuni- cazioni. 1. - ASCOMYCETAE. PYRENIAL.ES. J.* - Valsa ambiens (Pers.) Fr. - Cfr. Peyronel, Primo FA. di Ftmghi di Val S. Martino a Valle ' della Germanasca^ n" H6. Sui polloni morti di Castanea saliva a Gli Eicialìe (950 m.) — Aschi tetra- ed octospori nello stesso perite- ciò, 60-70 V 10-12; spoi-idi, negli aschi octospori, 14-10 x 3,5-4,5, in quelli tetraspori 18-24 * 4-6. Sui giovani polloni disseccati di Castanea saliva, as- sieme a Diplodina Castaneae: La Ruréo presso Lu Màrcu. (100(Jm.). — Aschi octospori, 65-75 * 12-14, sporidi 15-18-20 * 3,5-4. Sui rami caduti di Corylus Avellana a Là Roccia (1200 ra.) — Forma vecchia e cogli aschi riassorbiti, riconosci- bile però facilmente dai pseudostromi e dagli sporidi ; questi misurano 18-24, per lo più 18-20 * 4-6. — In tutti gli esempi, sopracitati mancava lo st. picnidico. lb«s. _ forma alnicola Peyronel, f. n. - A typo differt spori- ci iis, in ascis octosporis, major! bus, nempe 22-28, inter- dum usque ad 30, * 4,5-6, Ascis, octosporis tantum visis^ 65-70-80 * 14-15. Sulle estremità dei rami di Ahius viridis, assieme allo stato picnidico, Cytospora ambiens, a La Ruréo (1000 m.) i B. Peyronel — Primo Elenco di Funghi di Val S. Martino o Valle della Germanasca — in Memorie della li. Acc. delle Se. di Torino, Serio II, toni. LXVI, anno 1915-1916. 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 1918 — Nella forma tipica di Valsa amhiens gli sporidi degli ascili octospori misurano 14-41-, ma per lo più 10-18 |a di lunghezza, mentre quelli degli ascili telraspori sono mag- giori, misurando 42-32, per lo più 22-28 * 5-6. Nei miei esemplari, invece, non m'è riuscito di trovare che aschi octospori, e tuttavia gli sporidi misuravano 22-28, talora fino a 30 per 4,r)-(). 2.* - Valsa nivea (Pars.) Fr. - Cfr. Peyr. I. El. n» 128. Nella corteccia d'una radice superficiale morta di Po- puliis tremula a Grullo sotto Lu Triissan (97.') m.) — Forma tetraspora ; aschi 35-40 » 7-8, sporidi 12-10 * 2-3. 3.* - Valsa sallcina (Pers.) Fr. - Cfr. Peyr. J. El. n» 130. Alla base dei polloni recisi di Salix Cuprea a Roccio Salso (950 m.). — Forma con aschi tetraspori, 00-05 v 12, quindi un po' più grossi che non nella diagnosi di Tra- verso, Pyren. p. 101 (4^-65 * 7-8) ; sporidi 18-28 * 44),5, per lo più 23-20 » 4,5-5. - Manca la forma picnidica {Cytospora fugax Fr.). 4.* - Chorostate Mamiania (De Not.) Trav. - Cfr. Peyr. I. El. n» 133. Sui rami e tronchi recisi di Alnus viridis a Là Sella (1350 m.). - Gli aschi sono distintamente bifoveolati, 80-95 * 12-14 ; gli sporidi, misuranti 20 ^ 4,5, sono provvisti da giovani ad ambe le estremità d'una appen- dicula a forma di tronco di cono, ialina, misurante per lo più 3,.5-4 * 3-3,5, talora fino a 0-7 * 4-4,5. Per questo carattere la specie dev'essere trasportata dal genere Euchorostate in quello di Chorostella accanto a Ch. hystrix (Tode f) Trav. 5. - Melanconis thelebola (Fr.) Sacc. - Syll. I, p. 605; Trav. Pyren. p. 187. Associata a Stilbospora thelebola, suo stato conidico, su rametti di Alnus glutinosa a Grullo (975 m.). — Win- ler attribuisce sporidi molto grandi a questa specie, mi- suranti, cioè, 40-60 * 10-12; secondo Saccardo essi sa- rebbero 45-50 * 8 e secondo Traverso solo 30-45 • 8-10. Queste misure danno un'idea della grande variabilità delle loro dimensioni. Nei miei esemplari — a dir vero non molto maturi — gli sporidi sono ancora più piccoli, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1^2 APRILE 1918 21 !2^-:il • 10-1^2, tornili alle estremità d'una appendice lunga circa quanto lo sporidio, cioè attorno ai 25 |i, sen- sibilmente ristretti al setto e con una grossa guttula sfe- rica in ogni loculo. Per tutti questi caratteri si scostano al(iuanto dal tipo, nel quale, secondo gli autori sopra ci- tati e come ho io stesso consUittìto negli es. della Myco- theca italica, gli sporidi, oltre ad esser più grandi, non sono punto o a[)pena appena ristretti al setto, general- mente meno grossi e con appendici lunghe 15-20 |ji. In M. Alni Tul. gli sporidi hanno dimensioni (18-24 • 5-8) che s'avvicinano a quelle dei miei esemi)lari ; ma anche in quella specie essi hanno la slessa forma che nella formalipica di M. thelebola, non essendo punto o poco ristretti al setto, e inoltre possiedono appendicule molto più brevi (cfr. D. Sacc, Mycotheca italica, n" 2U2), lunghe appena 7-10 (i. A ciò si aggiunga che gli aschi pure sono più corti, 80-10(» jjL, e che lo stato conidico {Melanconium sphaeroideum Lk.) sarebbe affatto diverso. Tutto sommato il fungillo da me osservato sì avvicina assai più a M. thelehola che non a M. Alni, anche per l'aspetto, i)er dire il vero, abbastanza variabile, dei pseudostromi ; la pre- senza, poi, della Stilbospora thelehola sembrerebbe met- tere fuori discussione l'identità specifica: senonchè anche la forma conidica da me osservata si scosta ahiuauto da quella tipica descritta e figurata dal Saccardo (cfr. il n''21). Sorge perciò il sospetto che si tratti per lo meno d'una varietà del tipo ; lo scarso materiale finora raccolto non mi permette di risolvere con sicurezza la questione. - Pseudovalsa Betulae (Schum.) Schròt. - Trav., Pyren. p. .'$06; = Ps. lanciformis Ces. et De Not.; Sacc. St/ll. 11. p. 135, Beri. Io. Fiing. I, p. 47, tab. 35, fig. 2. Assieme allo stato conidico (cfr. Corynenm Notarisia- niim) su rami morti, caduti di Beiiila alba a Là Roccia. 1200 m.) — Ancora del tutto immatura, ma facilmente ri- conoscibile. I periteci sono facilmente, ma non sempre, immersi nello stesso acervulo del Corynenm. - Dltopeila dltopa (Fr.) Schr. - Trav. Pyren. p. 4 224. Assieme allo st. ascoforo (cfr. Valsa ambiens f. alnicola) sulle estremità dei rami di Alnus viridis a La Rureo (1000 m.) 13.* - Aposphaeria fuscldula Sacc. - Cfr. Peyr. I. El. n» 229. Sui tronchi e rami morti, semidecorticati di Sambucus nigra a Lu Sagnassùn (1100 m.). 14.* - Phoma acuta Fuck. - Cfr. Peyr. L El. n» 236. Sui cauli morti di Urtica dioica a Rucciùn (1050 m.) — Mancano veri sporofori ; le sporule sono prodotte da cel- lule papilliformi dell'excipulo che si prolungano in un breve sterigma. Esse sono biguttate, colle guttule assai ravvicinale alle estremità e misurano 4-4,5 * 1-1,5 ; sono probabilmente formate direttamente dal protoplasma delle cellule papilliformi fuoruscente attraverso un minuto fo- rellino dall'estremità sterigmatica, e non quindi esatta- mente esogene. Per la piccolezza di quegli organi, non ho potuto con sicurezza assoluta accertare il fatto, che però ho riscontrato manifesto in parecchi ifomiceti {Acro- stalagmus, Stachylidium, Penicillium ecc.) 15. - Diplodina Castaneae Prill. et Delacroix - Sacc. Si/Il. XI, p. 527, Allesch. F. imp. I, p. 682. Alla base dei polloni di Castanea vesca a La Ruréo (1000 m.), anche associata a Valsa ambiens. — Nei miei esemplari le sporule misurano 9-10, talora fino a 12 * 2-2,5, anziché 0-7 * 1-1,5 secondo Prill. et Delacr. La specie è abbastanza frequente sui polloni di castagno, che uccide, nelle località piuttosto fresche ed esposte a tramontana. 16, - Camarosporium Pseudacaclae Brun. - Sacc. Syll. X, p. 339; Allesch., F. imp. Il, p. 281. Sui rami morti di Robinia Pseudacacia a La Ruréo (1000 m.). — Sporule 16-35, per lo più 20-30 * 7-10. Esse sono trasversalmente 4-6 settate, non o leggermente ri- strette ai setti, con 2-4 loculi provvisti d'uno, talora due 24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 1918 setti loDf^itudinali. Data la grande variabilità della forma e delle dimensioni delle sporule in questa come in molle altre specie del gen. Camarosporium, ritengo molto pro- babile che il C. Pseudacaciae non sia specificamente di- stinto dall'antico C. Rohìniae (West.) Sacc, il quale pos- sederebbe sporule un po' minori, cioè 15-16 x 7. 17. - Leptothyrium foedans (Gas.) Sacc. Syll. Ili, p, 634 ; Allesch. F. imp. II, p. 342. Sui cauli morti di Salvia glutinosa a La Rureo (1100 m.). — Questa specie sembra esser stata finora trovata solo a Vercelli e a Treviso. Le sporule sono più grandi di quanto è detto nella diagnosi saccardiana. misurando 6-7 ¥ 1-1,5 anziché 4 * 0,7; esse sono foggiate a mez- zaluna, colle estremità acute, non quindi propriamente allantoidee, cioè a forma di salsicciotto. Tuttavia la ma- trice uguale, l'aspetto caratteristico delle macchie formate dai picnidi, ecc. non lasciano alcun dubbio circa l'iden- tità della specie. Le sporule sono inserite su brevi pa- pille della parete excipulare. MEIiANCONIAIiES. 18. - Melanconium betulinum Schm. et Kunze - Sacc. Syll. IH, p. 756, F. ital. tab. 1082 ; Allesch. F. imp. II, p. 572. Nella corteccia d'un tronco abbattuto di Bettila alba a Rucciùn, (1050 m.), 25 Apr. 1816 — Gli sporofori, semplici o subsemplici, misurano 45-60 * 2,5-3: i conidi 10-17, per lo più 12-15 v 6-7. Gli acervuli, neri alla periferia, ove trovasi la massa dei conidi, sono di color zafferano nel centro. 19. - Melanconium juglandinum Kunze - Sacc. Syll. Ili, p. 753, F. ital. tab. 1081 ; Allesch. F. imp. II, p. 577. Sui rami languidi e morti di Juglans regia a La Ru- réo (1000 m.) e Grò Lughéo (1075 m.). — I conidi misu- rano 18-25 * 10-14 ; essi sono schiettamente esogeni. Gli sporofori sono lunghi 40-45 ji. - Questo fungo si com- porta come parassita provocando la morte dei rami - ta- lora anche dei più grossi - del noce. L'attacco sembra iniziarsi dai rami minori, forse sofferenti pel freddo, per poi propagarsi anche ai maggiori fino al tronco. Lo stato ascoforo, Melanconis Carthusiana Tul., non SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 1918 25 sembra, secondo Traverso, Pyren., esser stato ancora tro- vato in Italia. 20. - Coryneum Notarisianum Sacc. - Sacc. S>/ll. Ili, p. 778 : Al- lesch. F. imp. II, p. ()45. Su rami morti di Betula alba a Là Roccia (1200 m.) - Associato allo stato ascoforo immaturo (cfr. Pseudovalsa Betulae). Corrisponde molto bene alle figure del De No- taris, Sphaer. ital. tab. 53. fìg. 7-8 e 53 b, I conidi sono forniti d'un grossismo esosporio, 5-()-settati, 35-65 » 13-20, per lo più 50-(>0 * 15-17, quindi un po' più grandi che nelle diagnosi degli autori (Sacc, Allesch.: 45-50, Tra- verso : 44-50 ¥ 12-15). In vicinanza dei setti l'esosporio è così ingrossato da ridurre il lume cellulare ad un minuto canalicolo; i ca- nalicoli dei loculi contigui corrispondono l'uno coll'altro, ed hanno evidentemente l'uttìcio di permettere le comu- nicazioni protoplasmatiche attraverso la sottile lamella costituente il setto. Quest'ultimo, jalino, rifrangente, è ben distinto dall'esosporio. 21. - Stilbospora thelebola Sacc. - Sacc. Si/Il. Ili, p. 771, F.ilal. tab. 1104; AUescher, F. imp. TI, p. 634. Sui rametti di Alnus glutinosa a Grullo (975 m.) assieme a Melanconis thelebola suo stato ascoforo — Conidi 25-38, per lo più 30-35 • 7-(9-10)-12, di forma assai variabile, ma forse meno di quelli descritti e figurati da Saccardo, e cioè per lo più clavati, colla parte assottigliata inserita sullo sporoforo (le figure di Sacc. lascerebbero supporre il viceversa), 1-3 settati anziché 3-5 settati. Queste diffe- renze confermano il sospetto che il fungillo in questione possa costituire una entitéi distinta. 22*. Pestalozzia truncata Lèv. - Cfr. Peyr. L El. n" 277. Sui polloni morti di Salix Caprea a Boccio Salso (950 m.) Le sporule misurano 1()-18 • 6,5-7 ; gli sporofori sono per lo più semplici, di rado parcamente ramosi, di lunghezza variabile assai, ma aggirantesi per lo più sui 25 per 1,5-2 di grossezza. IIYPHALES. 23. - Exosporium deflectens Karst. — Sacc. Syll. X, p. 739. Sulle foglie e sui rametti morti di Jnniperus communis. 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 1918 var. nana a Lu Pian dà GIutAs (1250 m.) — Specie nuova per rilalia, verosimilmente trovata finora dal solo Karsten in i'^inlandia. l miei esemplari corris[)oiidono mollo bene alla diagnosi, coll'aggiunta però che i conidi sono leg- germente attenuati inferiormente, in corrispondenza del- Tultimo loculo e non sempre, specialmente se giovani « utrinque obtusissimi ». Essi, poi, sono leggermente ver- ruculosi; le loro dimensioni — 14-20 • 4,5-(3 - corri- spondono molto bene a quelle date dal Karsten (14- 20 ¥ 5-6). I conidiofori sono lunghi 10-12 \i circa. Fram- mezzo agli sporodochii trovansi picnidi o periteci ira- maturi. 24. - Trimmatostroma Salicis Corda — Sacc. Syll IV, p. 757 ; Lindau, Hyphom. II, p. 639; Ferr. Hyph. p. 127. Sui rami abbattuti, decorticati di Salix Caprea a Là Taglia (1170 m.), 24 Apr. 1916. '25. - Physospora elegans Cavara, Mycól. lombarda, in Rev. myc. XI, (1889), p. 182, tab. I, fig. 4, Att. Ist. hot. di Pavia, II (1892), p. 275; Sacc. Syll X, p. 530; Lindau, Hyph. I, p. 232; Ferr. Hyphales, p. 655; = Ph. albida v. Hòhn. in Ann. Myc. I (1903), p. 527 ; Sacc. SylL XVIII, p. 522; Lindau, Hyph. 1, p. 232; = Nematogonum album Bainier, in Bull. Soc. Myc. de France, XXI (1905) p. 227, tab. 13; Sacc. Syll. XXII, p. 1305; Lindau, Hyph. II, p. 737, sub Ph. albida. Sul legno putrescente d'un ceppo di Populus tremula sopra Lu Trussan (1050 m.) — Con ragione il Lindau considera il Nematogonum album del Bainier come iden- tico a Physospora albida v. Hòhnel, poiché le differenze nelle dimensioni dei conidiofori e dei conidi, — ì quali nella specie del Bainier sarebbero notevolmente maggiori (conidiof. 410-600 • 8,2, conidi 20 • 10) che in quella del von Hòhnel (conidiof. lunghi fino a 220 ^i., conidi 12-14 • 8-10), — sono da attribuirsi alla grande varia- bilità della specie in rapporto alle condizioni d'ambiente. Secondo il v. Hòhnel, poi, Ph. albida si distinguerebbe dalle altre specie antecedentemente descritte, e partico- larmente da Ph. elegans Cav., pel colore del micelio e dei conidiofori, che qui sarebbero bianchi, mentre nella specie del Cavara sarebbero gialli, aranciati o carnei. Di quest'ul- tima sono date le dimensioni dei soli conidi, 15-18 * SED#DI FIRENZE - ADUNANZA DEL liJ APHILE 1918 !27 11-13. Ora gli esemplari da me raccolti a Riclaretto pre- sentano delle caratteristiche intermedie tra le tre specie sopra citate : infatti il micelio è giallo sporco, mentre i conidiofori sono bianchi o anche diluitamente stumati di giallo quelli molto vecchi ; essi misurano per lo più 250- 300 * 9-H, ma non sono rari quelli che raggiungono i 450 (A d'altezza. I conidi pure variano assai, misurando 12-18-iO ¥ 9-10-12. Mi pare perciò evidente che gli esem- plari del Cavara, del Bainier, del von Hohnel ed i miei sono tutti da riferirsi ad un'unica specie che, secondo le regole della nomenclatura, deve prendere il nome più antico, che è appunto quello di Physospora eleqans Ca- vara. Non c'è da fare molto caso delle differenze di co- lore, sia perchè nei miei esemplari, come ho detto, si trovano riuniti i colori di tutte e tre le specie, sia perchè il colore stesso varia molto facilmente, in questa come in molte altre mucedinee {Cephalothecium, Clonostachys, Acrostatafjmus ecc.), a seconda delle condizioni d'ambiente e particolarmente di luce. — In conclusione, si potrebbero tutt'al più distinguere dalla specie di Cavara, considerata come tipo, gli esempi, del Bainier, del v. Hòhnel ed i miei come semplici forme : Physospora elegans Cavara : mycelio, conidiophoris conidiisque luteis, aurantiacis vel carneis ; conidiis 15- 18 * 11-13. forma albida (v. Hohn.): caespitulis albidis, conidiopho- ris usque 2^0 ji longis, conidiis 12-14 * 8-10 ; forma alba (Bain.): caespitulis candidis, conidiophoris 400-600 * 8, conidiis 20 * 10; forma intermedia Peyr. : mycelio luteo, conidiophoris hyalinis, 250-300-450 * 9-12, conidiis 12-18-20 v 9-10-12. 26. - Didymocladium penicillioides (Sacc.) Peyronel ; = Diploda- dium penicillioides Sacc. Syll. IV, p. 177 (1886) ; Lindau, Hyph. I, p. 375. Sui corpi fruttiferi di Pleurotus ostreatus assie?ue ad Hypomyces aurantius (cfr. n" 9) di cui rappresenta Io stato conidico: Lu Sagnassùn (IKX) m.) — I conidi misurano 15-20, talora tino a 26 |i di lunghezza per 6 S di larghezza. 1 miei esemplari corrispondono manifestamente alla specie Saccardiana, ma i conidi sono catenulati e non solitari, quindi la specie va ascritta al gen. Didymocladium. 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 APRILE 1918 I conidi si formano per gemmazione all'apice dei rami dei conidiofori, e sono quindi schietlanienle esogeni ; il ramo all'apice si rigonfia, si allunga e ad un certo punto il giovane conidio si isola con un setto; più tardi, quando è vicino a maturità, diventa biloculare. Sotto il primo co- nidio il ramo si rigonfia nuovamente formando il secondo, e così di seguito fino a costituire delle catenelle assai lunghe, in cui i conidi sono separati gli uni dagli altri da un breve istmo o disjundor. Specie nuova per l'Italia* E. CHIOVENDA. - INTORNO ALLA PRIORITÀ DEI NO- MI GENERICI POLYSTIGHUM E ASPIDIUM. Nel dicembre 19()3 io facevo rilevare in una brevissima nota 1 che il nome Polysluhum proposto da A. G. Roth deve godere del diritto di priorità a preferenza del nome Aspidium proposto da 0. Swartz, per indicare il complesso delle felci munite di indusio ad attaccatura puntiforme. Le ragioni su cui fondavo il mio asserto erano che il voi. IV (o meglio III pars I) dell'opera del Rolh Tentamen Florae Germanicae porta sul frontespizio la data 18()0 mentre il Praefamen della stessa è datato « Vegesak ad portum d. XIV. Septembris 1798 », il che mi faceva supporre che realmente il volume fosse stato stampato prima del 1800; mentre il no- me dato dallo Swartz è pubblicato nel Journal fùr di Botanik dello Schrader annata II, voi. I stampato net 1801. Il prof. Beguinot nel suo recentissimo lavoro : Contributo alla Flora delle Isole del Capo Verdn 2 si oppone a tale mia conclusione e sostiene che i due lavori hanno veduto la luce contemporaneamente nel 1800. Le ragioni addotte dal prof. Beguinot sono : che pur essendo vero che il frontespizio del giornale dello Schrader per l'anno 1800 porta la data di pub- blicazione del 1801 è tuttavia « molto probabile che l'articola dello Swartz, sotto forma di estratto sia stato concesso al- l'Autore in quell'anno » e appoggia tale supposizione col du- plice fatto che il lavoro dello Swartz è il primo del fascicolo, e che il lavoro che lo segue immediatamente e di egual na- * E. Cbiovenda : in Annali di Botanica I (1903) \y,ig. 21. * A. Beguinot : in Annali del Mnsoo Civico di G-t'Uova Ser. III. %ol. Vili IXLVIIII (1917) pag. 23. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL l'2 APRILE 1918 29 tura pteridologica del Bernhardi, cita a pag. 13'2 il genere MaratUa fondato dallo Swartz nella sua memoria del volume stesso, il che secondo il Beguinot « rafforza l'idea che il la- voro di questi fosse già in possesso degli studiosi ». Rilevo da prima che il Beguinot appoggia il suo asserto esclusivamente su delle supposizioni che saranno probabilis- sime, ma che però non escono punto dall'ambito dei pre- supposti. In secopdo luogo voglio qui riferire alcuni fatti che dimo- streranno in maniera assoluta la precedenza del nome del Rolh. 1«> Il volume citato del Roth porta caratteristiche evidenti che dimostrano essere il testo del volume stalo stampato prima del frontespizio, il quale venne aggiunto a volume terminato. Infatti tutti i fogli di stampa del volume in parola sono in calce alla prima facciata contraddistinti dalla frase « Tom. III. Pars. I » Questo sisteoia è usato anche nel volume secondo colla frase « Tom. II. Pars I », mentre non è usato negli altri due volumi. Evidentemente questo procedimento usato alternatamente nei quattro volumi solo per quelli di numero pari, serviva per tenere distinti i fogli dei volumi e ciò non sarebbe stato necessario se i volumi fossero usciti in blocco. Inoltre la segnatura dei volumi A, B, C, ecc. non procede dal 1° foglio che porta il frontespizio, ma sibbene dal l» foglio del testo in tutti indistintamente i volumi : e infatti il foglio del nostro volume distinto con la lettera A comincia con l'ordine Miscellaneae, mentre il foglio col fron- tespizio non porta segnatura di sorta. Questo fatto si riscon- tra sempre in tutte le opere uscenti a fascicoli, nei quali i volumi cominciano colle segnature 1, 2, 3, ecc. o A, B, G. ecc. e il frontespizio aggiunto dopo non ha segnatura. Perciò si deve ritenere per sicuro che il volume IV del Roth sia stato cominciato a pubblicare non dopo il 1799. 2o Nel volume II erstes Stiick deir.4rc///y fibe a fare rilevare il Dr. Thellunf^ {Flore Adven- tice de Montpellier p. 375 in Mém. Soc. Nat. Se. Nat. Cherbourg XXXVIII (1911-12) 429) e alla quale dev'essere riferito come sinonimo la Ay. nodv- _flora var. sarmentosa (Sprengel) Schauer come ebbe a sugjjerire que- sto botanico. Anche l'esemplare del Baroni è indubbiamente da riferirsi a questa specie, la quale pertanto fa parte della Flora avventizia ita- liana. In Toscana però cresce senza dubbio spontaneamente la vera L. nodiflora (L.) Michx. (cfr. Carnei Prodromo 499 e Baroni Huppleviento al Prodromo 423) e ricorderò qui gli esemplari da me esaminati nei nostri erbari: Bocca d'Arno près voisins de la Mèr 1 X 1871 (Sommier); negli argini presso la Marina Pisana III 1868 (Amidei) ; Pisa al Gombo VII 1868 (Piccioli); sul margine della Burlamacca presso la risaia Minutoli a Mas- saciuccoli 24 VII 18.ó7 (Biechi) ; Lame del Gombo nella Selva Pisana 18 VIII 1868 (Beccari) ; Massaciuccoli in herbidis prope lacum 24 Vili 1882 (Sommier) ; nella macchia di Pisa Vili 1869 (Marcucci). È poi da riferire alla L. caneacens H. B. K. l'esemplare della Flora Italica exsiccata n. 6.53 pubblicato come L, nodiflora var. aarmentosa Sche- dae ad Floram exsiccatam Italicam p. 289 in Nuovo Giorn. bot. Ital. Nuova Serie XIV (1917) p. 268. Sono presentati i seguenti lavori: Baccarini: Notule teratologiche. Chiovenda : Di un interessante caso teratologico nella sessualità di una palma da datteri. De Toni : Intorno a un caso di diafisi floripara nella Digitalis purpu- rea L. -Tiori : Piante da aggiungersi alla Flora del bosco Cansiglio e del monte Ca- vallo nel Trexigiano. v Massalongo : Di alcune FOdostemacee del Brasile. Non essendovi altre comunicazioni la seduta è tolta. Armino Pazzi, Gerente responsabile. Rocca S. Casciano, 1918. — Prem. Stab. Tip. Cappelli. U i b i:j 4 1918 Maggio-Giugno N. 3 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA G. B. DE TONI. - INTORNO UN CASO DI DIAFISI FLORl- PARA NELLA DIGITALIS PURPUREA L. In una precedente Memoria i ebbi occasione di notare, a propo- sito di un fiore mostruoso di un individuo della Digitalis purpurea L. nato da un seme proveniente da fiori zigomorfi normali, e sviluppa- tosi nel 191G, clie il centro di esso fiore, invece che dal gineceo, era occupato da un ammasso di fillomi minuti, bratteilormi; avendo allora lasciato soltanto questo gruppo di foglioline occupanti la re- gione gineceale e asportato anche tutti i fiori laterali, ottenni pura- mente un maggiore sviluppo in grandezza dei fillomi bratteiformi ma l'asse non si svolse in nessun modo cioè non si costituì una vera e propria diaflsi frondipara o racemipara, come si verificò nei casi illu- strati rispettivamente dal Vrolik 2 e dal Costerus ^ da parte di fiori mostruosi e tloripara, giusta osservazioni del Masters '*, da parte di fiori zigomorfi. Nelle coltivazioni sperimentali del 1917 ebbi a riscontrare un caso di prolificazione ^ che mi sembra meritevole di venire segnalato, trat- * Cfr. De Toni G. B., Is^unve ohserrazioni di teratologia fiorale nella Dinitiilis jìiir- pnrea L. (Atti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti Tomo LXXVI» parte seconda, paj;. 829; Venezia 1917). ' Vrolik G., l'eber eine sonderhare Wucherìnig der lilumen bei der l)iÌ44, paj^. 1-13, T. Ili) ; Fortgesetzte Beohachtungen ither die Wuchcrung (l'rolification) in den Gipfbliithen der Digitalis pur])urt'a (Flora XXIX, 1846, pag. 97-103, T. MI). 3 Costerus S. C, Teratologiache Verschijnnelen bij Digitalis puri)urea L. (Neder- landsch Kruidkundig Arcliicf, 4" Deel, 3* Stuk, Tweede Serie, pag. 338-344, pi. VII; NiJMiegen li<85). * Masters M. T., in Gardenes Clironicle 1881, 1, piig. 311; cfr. anche Penzig O., Pftamen-Ttratologie fiystematinch geordnet, II, pag. 210; Gcnua, 1894, A. Cimi- nago, 8°. s Diafisi, soprattutto Horipare, non sono rare tra le Scrophulariaceae in parti- colare nei generi Linaria, Antirrlnnum, Miìnulux, Veronica : efr. Penzig O. op., cit. II, passim. Bull, della Hoc. bot. ital. 191». 8 :ì4 sedi-: di firenzk - adunanza dell'I! maggio 1918 tandosi di una diafisi il cui resultato fu lo sviluppo di un fiore mostruoso : monstrosus flos super monstrosum floretn. Il fiore primario, coronante la infiorescenza, era del solito colore purpureo con le ordinarie picchiettature areolate ; il calice era costituito da 2^ sepali quasi tutti di aspetto nor- male salvo i tre più prossimi alla corolla i quali avevano carattere petaloide, essendo di colore roseo senza però pic- chiettiiture; la corolla campaniforme mostravasi divisa in 21 lobi pressoché uguali; gli stami erano Vi, ma due di essi avevano aspetto liguliforme petaloideo recando ciascuno una sola antera rudimentale ; al posto del gineceo sorgeva un gruppo assai denso di fillomi sepaliformi o bratteiformi. i Come nel tentativo fatto nel 1916 lasciai in sito solamente il gruppo di fillomi ora menzionato, asportando anche tutti i fiori rima- nenti dell'infiorescenza. Potei osservare che l'asse foglifero andò man mano prolun- gandosi, distanziando per conseguenza le foglioline le quali si mostrarono inserite giusta una disposizione spirale non determi- nabile con sicurezza a motivo di una leggiera torsione subita dallo stesso asse, ma che può giudicarsi, con ogni probabi- lità, corrispondente alla formula fillotassica ^is ; nel decorso di due settimane a circa undici centimetri al disopra dell'in- serzione corollina del fiore primario si svolse un secondo fiore pure mostruoso. In questo fiore la corolla purpurea e picchiettato-areolata, pure campaniforme e piuttosto spianata, era divisa in 14 lobi subeguali ; gli stami erano 12 equialti ma uno dì essi risul- tava munito di tre antere bene evolute e di un rudimento di una quarta antera così che il numero degli stami, conside- rando il caso di questo stame a quattro antere, può riguar- darsi come corrispondente al numero di tredici, che sta in rapporto, come altrove ebbi ad avvertire, con la serie del Fibonacci 2. 11 gineceo era costituito da tre carpelli alquanto * Nella maggior parte dei Hori mostruosi delle Digitali da me studiate 8i verificò il fatto della presenza di gemmette intragineceali, rappresen- tanti il prolungamento dell'asse; efr. oltre alla memoria citata nella nota, De Toni G. B., Rassegna di mostruosità fiorali in nirfirjrfui di Digitalis pur- purea L. coltivati nel giardino pubblico di ilodena (Memorie delle R. Ac- cademia di scienze, lettere ed arti in Modena serie III, voi. XII ; Mo- dena 1916. * Cfr. De Toni G. B., Nuove osservazioni di teratologia ecc. pag. 803. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'11 MAGGIO 1918 35 disgiunti l'uno dall'altro con stili tozzi e arcuati verso l'esterno, terminati da stigmi imperfettamente trilobulati. Maturatasi la cupsula, ne ricavai pochi semi (più piccoli dei normali) i quali non si dimostrarono atti alla germo- gliazione. ADR. FIORI. - PIANTE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA DEL BOSCO CANSIGLIO E DEL M. CAVALLO NEL TREVIGIANO. La pubblicazione recente della « Flora tarvisina renovata » da parie del Prof. P. A. Saccardo 2, nella quale sono accu- ratamente registrate le cognizioni floristiche intorno alla prov. di Treviso sino al 1917, mi ha spinto a rendere note alcune piante da me raccolte al Cansiglio e sul M. Cavallo nell'A- gosto dell'anno scorso e che non figurano di dette località nella predetta Flora 3. Va notato che una parte del Cansiglio appartiene alla prov. di Belluno, ma il Saccardo l'ha incluso complessivamente nella sua Flora. E d'altra parte sul M. Cavallo si incrociano i confini delle tre prov. di Treviso, Belluno ed Udine ; quindi per questa loca- lità, parecchie citazioni si trovano anche nella « Flora Friu- lana » di L. e M. Gortani. Siccome il tipo di flora è affatto differente in queste due località, cioè nemorale-montano al Cansiglio e rupestre-al- pino nel M. Cavallo, giova tenere separati i due elenchi. a) Piante dei Cansiglio. Pohjpodium Dryopteris v. Robertiamim (Hoffm.) — Presso il R. Palazzo nelle abetine, m. 1050. P. Phegopteris L. — Col precedente. Nephrodium spinulosum v. dilatatum (Desv.) — Colle due spec. precedenti ed in Vallorc, m. 1050. * Diafisi, Hoprututto tioripare, non sono rare tra lo Scrophulariaceae in particolare nei generi Linaria, Antirrhinum, Phygelius, Veronica; cfr. Penzig 0., op. cit., II passim. * Atti del E. Ist. Veneto, tomo LXXVI, Venezia 1917. ' Gli nltiuii fogli della Flora iarviaina non erano ancora stampati qnando, nel transitare per Vittorio, consegnai al Prof. Saccardo parocclii dnplicati delle mie raccolte ; cosi alcuno jìiante poterono esaere incinse nella detta Flora e qnoste le escludo dai miei elenchi. 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'11 MAGGIO 1918 Equisetum hiemale L. — Al Vivaio nella faggetta, m. 1085. Calamagrostis arundinacea v. t'aria (P. B.) — Al Vivaio. Deschampsia caespitosa v. altissima Gremii — Presso il R. Palazzo nelle abetine, m. lOóO. Molinia caerulea v. depauperata (Lindi.) — Nei prati presso il R. Palazzo. Glyceria fluitans v. npicata (Guss.) — Presso il R. Palazzo. Festuca silvatica Vili. — A Candalia, 1260 m. — Manca nella Flora del Saccardo. F. (jigantea Vili. — Alle Prese, 1350 m. Brachypodium pinnatum P. B. — R. Palazzo. Brachì/podiuin pinnatum v. gracile Posp. — Al Gampon, nelle abetine, 1041 m. Agropyrum caninum P. B. - In Vallore, 1050 m. SparganiuìH simplejc Huds. — Nei paludetti presso il R. Pa- lazzo. Corallorrlìiza Neottia Scop. — M. Croce, 1300 m. — Già indi- cata del Cansiglio (Bérenger), ma assai rara. Salix aurita v. grandifolia (Ser.) — A Candalia, 1266 m. TJrtica dioica v. hispida (DC.) — R. Palazzo ed anche alla Gaserà Palantina sotto il M. Cavallo, 1050-1516 m. Polygonum minus Huds. — In una buca presso il R. Palazzo. Rumex Acetosa v. arifolius (Ali.) — Alle Prese, 1350 m. Hypericum hirsutum L. — Presso il R. Palazzo nelle abetine. Ranunculus lanuginosus v. umbrosus (Ten. et Guss.) — A Can- dalia, 1266 m. Parnassia palustris L. — Vivaio, 1085 m. Genista tinctoria v. humilis (Ten.) — Prati attorno al R. Palazzo. Anthì/llis Vulneraria v. Pseudovulneraria f. unicolor Sag. — M. Croce, 13(K) m. " Lathi/rus vernus Bernh. — In Vallore, 1050 m. Lathyru9 venetus Hall, et Wholf. — Col precedente. Astrantia major L. — Al Gampon, 1041 m. Angelica silvestris L. — In Vallore ed altrove. AnthriscuR silvestris Hoffm. — In Vallore, 1050 m. — Citato con dubbio dal Saccardo. Molopospermum peloponnesiacum Koch In Vallore, 1050 m. — Già scoperto dal Pampanini a Cadolten. Linaria minor Desf. — Al Vivaio. 10S5 m. Pedicularis tuberosa v. leptostachya Vis. et Sacc. — Alle Prese, 1350 m. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'11 MAGGIO 1018 37 Lamium maculatum v. rugosum (Ait.) — Al Vivaio in Valdi- piera lungo la salita a Gaserà Palantina, 1()S5 m. — Sac- cardo mette in dubbio la presenza di L. maculatum nel Trevigiano, quindi tanto più notevole è la presenza di questa varietà, che però è citata pel Friuli e la Gamia (cfr. Gortani, FI. Friul. li, 374). Mentha longifulia v. mollissima (Borkh.) — Al Vivaio, 1085 m. Af. arvensis L. — Golia precedente. Galium aristatum L. — A Gandalia, 1266 m. G. silvestre PoUich — Al Torrione presso Gandalia, 13(K3 m. G. palustre v. rupicola Desm. — In una dolina presso il R. Palazzo, 1030 m. Asperula odorata L. — A Gandalia. Lonicera Xylosteum L. — Abetine presso il R. Palazzo. Chrìfsantheoium corymbosum L. — Al Gampon, 1049 m. Centaurea Jacea var. dulia (Suter) = C. transalpina Schleich. — Prati attorno al R Palazzo. Carduus defloratus v. rhaeticus f. albiflorus R. Kell. (1903), L. et M. Gortani (1906) - Presso il R. Palazzo. C. Personata v. simplicifoHus (Sang.) — Al Vivaio, 1085 ni. Cirsium Huteri Hausrn. = C. palustre X Erisithales Naeg. — AI Gampon, assieme ai due genitori. Aposeris foetida Less. — M. Groce, 1300 m. Leontodon autumnalis f. runcinaius Kittel — Prati presso il R. Palazzo, 1030 m. b) Piante del M. Cavallo. L'ascesa a questo monte fu fatta il 5 Agosto in compagnia del Tenente medico Dr. Moro e del Gapitano Rossi, partendo dal Vivaio, ove giunge la via carrozzabile, su per Valdipiera, passando per la Gaserà Palantina. Ecco l'elenco delle piante, coli'aggiunta delle altitudini approssimative ove furono rac- colte : Sesleria caerulen Ard. — 1700 m. Sesleria sphaerocephala Ard. — 2(K)0 m. Carex atrata v. nigra (Bell.) — i>(K)0-2200 m. Carex ferruginea Scop. — 1700 ni. Carex ferruginea v. sempervirens (\ ili.) — 1S(J0 m. Carex ferruginea v. firma (Host.) — 1800-i2(KK) m. 38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'11 MAGGIO 1918 Juncus trifidus v. monanthos (Jacq.) — 2000 m. — Già indicato del M. Cavallo da Gortani e del Cansiglio da Bérenger. Alliìim Schoenoprasum L. — 4000 m. Salix Mursinites v. Arbuscula (L.) — i2000 ni. Alxine austriaca Whlnb. — 170<) ni. Alsine Cherleria Fenzl — ':2(K)0 m. — Già indicata della Palan- tina da Saccardo. Arenaria ciliata v. multicaulis (L.) — '^000 ni. — Già indicata da Gortani. Cerastium carinthiacum Vest. — 2(XK) ni. — Già indicata del Cansiglio (Bérenger). Silene acaulis L. — 'i'-lOi) m. — Già indicata della Palantina (Bérenger, D. Saccardo). Silene quadrifida L. — 2000 ni. — Già indicata del Cansiglio (Saccardo, Bérenger). Silene Saxifraga v. petraea (W. et K.) — 1520 m. — Del Can- siglio è indicato il tipo (Sacc, Béreng.) Dianthus Caryophyllns v. inodorus (L.) — 1520 m. Dianthus monspessulanus v. Sternhergii (Sieb.) — 2000 m. Helianthetnum canum v. alpestre (Dun.) — 1700 m. Helianthemum Chamaecistus v. grandifiorum (DC.) — 1700 m. Arabis puntila Wulf. — 20(X) ra. — Già indicata della Palantina (Sacc, Béreng.). Draba aizoides L. — 2(XX)-22(X) m. Petrocaìlis pyrenaica R. Br. — 2000-22(X) m. — Indicata generi- camente del Cansiglio (Béreng.) e più precisamente del M. Cavallo (Huter, Tellini [in Gortanij). Thlaspi ynontannm L. — 20(X) m. — Del M. Cavallo è indicata la var. alpinum for. silvium (Gaud.) (Tellini in Gortani). Banunculus alpester L. — 2000-2200 m., abbondante. — È indi- cata del M. Cavallo la var. Traunfellneri (Hpe.) (Tellini in Gortani.) Ranunadus montanus W. — 2000 m. — Già indicato del Cansi- glio (Béreng.) Trollius europaeus var. humilis (Crantz) — 2000 m. Aquilegia Einseleana F. Schultz — 2000 m. — Già indicata del Cansiglio (Béreng.) Saxifraga androsacea L. — 2250 m. Saxifraga moschata f. integrifolia Koch — 220() ni. — Già in- dicata del M. Cavallo (Venzo, Tellini [in Gortani]). Saxifraga autumnalis L. — 1700 m. — Già indicata del Cansiglio (Sacc). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'1 1 MAOCilO 1918 39 Saxifraga Aizoon v. stabiana (Ten.) — 1 500-1 TCK) qi. — Già in- dicate pel Cansiglio le var. typica ed Hostii (Tausch) (Sace., Béreng). Saxifraga caesia L. — ''2000 m. — Già indicata del Cansiglio (Sacc, Béreng). Potentina nitida L. — ^(XX) ni. Potentina salii^burcfenns Haenk. — i2000 in. — Già indicata del Cansiglio (Sacc). Potentina minima Hall. f. — ^iOOO-^iiOO m. Trifolium repens var. pallescens (Schreb.) — i200() ni. — Già in- dicato del Cansiglio (Sacc.) Anthi/Uis Vutneraria var. alpestris (Kit.) — ^2(X) m. Astragalus montanus L. — !2(3(X) m. Hedfisarum obscurum L. — 1700 m. — Già indicato del M. Cavallo (Gortani). Epilobium alpinum L. — l2':200 m. Bupleurvm graminifolinm Valli — 17(X) m. Laserpitium peucedanoides f. angiistissimum Bolzon (1913) — 1700 ra. Athamanta cretensis L. — 1700 ui. OeraniuM argenteum L. — ':21CK) m. — (iià indicato del Cimone della Palantina (Sacc, Béreng.) e del Vallon (Tellini in Gortani). Linum perenne var. alpinum — 40(X) m. — Già indicato del M. Cavallo (Tellini in Gortani). Rhododendron hirsutum L. — 1500-1700 m., abbondante. — Già indicato del Cansiglio (Sacc.) e del M. Cavallo ((lortani). Rhododendron ferrugineum L. — 1500-1700 ni. — Già indicato del Cansiglio (Sacc). Jìhodothamnns Chamaecistus Rcbb. — 17(3(ì ni. — Come il pre- cedente. Primula Auricula L. — 20(X) o). — (Jià indicata del M. Cavallo ((ìortani). Androsacc villosa L. — 122(K) m. — (ìià indicata della Palan- tina (Béreng. in Sacc.) e del AÌ. Cavallo (Venzo in Gortani). Armeria vuhjaris var. alpina (W.) — i2iJ50 m. — Indicata della Palantina (Sacc) e del M. Cavallo (Tellini in Gortani). (lentiana acaulis var, Clusii (Perr. et Song.) — 2000 m. Gentiana verna var. imbricaia (Froel.) — iiì^^O m. — Già indi- cata del M. Cavallo (Tellini in (ìortani). 4() SKDfc: hi KIRKNZE - ADUNANZA DKI,l/ll .MA(i(;U) 1918 Scropliularia canina var. Hoppei (Koch) — Presso la Gaserà Palautina, ir)0<) ni. Veronica Bonarota L. — I7CH) m - Indicala del Gansiglio (lióreng. in Sacc.) RhinanthuH antfustifulius var. subalpinus Bég. — 17(H) m. Pedicularis rostrata L. — 4(KX)-i2^(K) ra. — Già indicata del M. Gavallo (Zannichelli ex Gortani). Stachys Alopecurus Benth. — 170() m. — Già indicata del Gan- siglio (efr. Sacc.) — ove pur io la raccolsi nella località delle Prese - e della Palantina (Béreng. in Sacc). Galium pumilum Murr. (1770) .= G. silvestre PoUich v(1770) var. austriacum (Jacq.) f, glabrum (Hoffni.) = G. leve Thuill. — 2"20() ni. — Già indicato del M. Gavallo (Gortani). Valeriana saxatilis L. — 17()0 m. — Indicata del Gansiglio (Béreng., Sacc.) e del M. Gavallo (Gortani), Pìiyteuma orbiculare var. ellipticifolium (V^ill.) — 1700 m. — Già indicato della Palantina (Béreng. in Sacc). Campanula rotundifolia var. linifolia (Scop.) — 2000 m. — Indi- cata del Gansiglio (Doni. Sacc). Campanula cochlearii/olia Lam. = C. Bellardi Ali. — ^1000 ni. — Indicata del M. Groce presso il Gansiglio (Béreng in Sacc). Senecio Doronicum L. — 2200 m. — Già indicato dal Saccardo come da me raccolto « al Gansiglio al M. Gavallo » ; lo trovai precisamente presso la cima del M. Gavallo, sopra una cornice strapiombante sulla valle. Achillea Clavenae L. — 2000-2200 m. — Già notata nella Flora del Saccardo. Achillea atrata L. — 2000 m. — Deve esservi assai rara, perchè ne riportai una sola piantina. Carduus defloratus v. summaìins (Pollini) — 2200 m. Una forma alpina, alta 20 cm., a fusto semplice e con foglie pelose per peli increspati. Leontodon hispidus var. opimus Bischoff — 22(X) m. Hieracium villo/tum L. — 2000 m. — Già compreso nella Flora del Saccardo coll'indicazione generica « Gansiglio ». Il M. Gavallo fa parte delle Prealpi friulano-bellunesi e dista in linea retta Km. 10 da Aviano, che secondo Gortani, trovasi al limite superiore della Zona padana; esso forma quindi l'ultima propagine della zona alpina delle dolomiti, verso la pianura. E, come può rilevarsi dai dati altimetrici, SEOE 1)1 FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MAGGIO 1918 41 la flora alpina scende sul versante meridionale a 1500 m. (Gaserà Palanlina), cioè assai in basso, data la vicinanza alla pianura. Questo abbassamento di limiti alti metrici è comune a tutte le Alpi friulane e carniche e sta in relazione coll'abbondanza delle precipitazioni atmosferiche. Sul M. (-avallo, sul quale si condensano direttamente i va[)ori che salgono dal piano, le precipitazioni devono essere copiosissime e ciò lo desumo anche dall'abbondanza della neve che vi ritrovai, ed eravamo ai primi d'Agosto; la montagna è poi spessissimo avvolta dalla nebbia ed è questa una delle ragioni per le quali non è agevole il visitarla, tanto che pochi sono stati finora i bo- tanici che vi abbiano erborizzato. Per quanto si riferisce alle precipitazioni atmosferiche, a comprovarne la loro abbondanza possono valere alcuni dati che desumo dal « Registro storico della Foresta demaniale inalienabile del Cansiglio » fortunatamente salvato nella ri- tirata dell'autunno scorso. Le osservazioni furono fatte a Vallorc ed ecco i dati che vi trovo registrati riguardo allacqua caduta (compresa la neve e la grandine fusa) : 1910 (Apr. - Nov.) mm. 1803 1911 m Apr.-^iO Die.) > 2ilO 191-2 (40 Apr.-i21 Die.) » «2010 Questi dati, comprovanti la forte piovosità nell'altipiano del Cansiglio, si accordano con quelli notati dal Gortani (FI. Friulana, I, U\) per le Prealpi friulane e carniche in generale Riguardo alla temperatura, essa è molto rigida d'inverno con minime assolute superiori a — "HQ^ in Gennaio (1884, — 21,0; 188(), — 44,4; 1887, — 43,7); l'estate ha delle massime assolute di + 47 a + 28,9, ma di breve durata, con frequenti abbassamenti repentini e talora sino sotto lo zero, come ad es: — 1,1 il 9 Luglio 1890 e — 7 nei giorni 17 e 18 del Settembre 1889. Frequenti sono le grandinate e non rari i cicloni, come (|uell() dell'Agosto lOKi che scoperchiò la pa- lazzina del sottispettore forestale ed abbattè migliaia di abeti. 1878 mm. 400() 1879 » 4130 1880 » 1043 1881 » 1741 1884 1 » 1691 * Per (jiicst'iiiino (> indic:it:i una piovosità Htraordinari:» pel iir'.»«o di settembre di min. 6Hò. 4:2 sKDK ni Firenze - adunanza dell'I 1 maggio 1918 MASSALONGO C. - di alcune podostemacee del BRASILE. Fra gli eseiii|)lari di Mniopsis '^aldanhaua var. Mazzucchellia- na, descritta ed illustrata in questo periodico, poco più di un anno fa, io avevo notata la presenza di frammenti di altre Po- dostemacee, non pochi rappresentanti delle quali, come è noto, ad un esame superficiale, per il loro aspetto, possono venire scambiate con talune briacee. lo perciò scrissi all'a- mico Ing. V. Mazzucchelli, che precedentemente scopriva la suddetta varietà nuova di Mniopsis, pressandolo di rivedere, colla massima attenzione, il materiale di muschi ed epatiche da Lui raccolto al Brasile, allo scopo di rintracciare, se per avventura, vi esistessero altri saggi migliori di queste singo- lari fanerogame. In seguito a questa mia richiesta, il Maz- zucchelli ha potuto procurarmi quattro specie di Podoste- macee, delle quali una spetta a Mniopsis e le altre tre al ge- nere Apinagia. A ricordo e nello stesso tempo a retribuzione delle pazienti ricerche, in cosi lontani paesi, di un nostro connazionale, registro in questo articolo tali specie, tanto più poi che trattandosi di piante assai rare, nonché in parte di località nuove, le ritengo meritevoli di menzione. Tutte queste specie provengono dalla provincia di S. Paolo del Brasile e precisamente dalla slessa località dove il Mazzucchelli rin- veniva la varietà di Mniopsis Saldanhana, che porta il suo nome, cioè: Al Salto di Ytu, roccie irrorate durante le piene, sotto la cascata del Tietè, marzo 1910 », Della loro esatta determinazione ne ebbi la conferma da parte ancora dell'illustre prv)f. Prain direttore dell'Istituto Botanico di Kevv, che in questo luogo cordialmente ringra- zio; devo poi a tale riguardo esprimere la mia riconoscenza ancora al eh. prof. R, Pirotta dell'Università di Roma, per aver posta a mia disposizione la ricchissima biblioteca del- l'Istituto da Lui diretto, durante la mia dimora, nel gennaio 918, in Roma, dove ho potuto consultare, varie ed interes- santi opere e monografìe relative alla famiglia delle Podoste- maceae. Gen. 1. - Apinagia Tul. Piante erbacee fogliose (di raro frondose) ; foglie distiche, dicotomicamente divise in lacinie filiformi ; fiori ermafroditi,. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'11 MAGGIO 1918 43 prima dell'antesi chiusi entro una spatella, pedicellati ; stami unilaterali, ipogini, liberi, da 1-5, coi quali alternano degli slaminodii lineari. Ovario biloculare, longitudinalmente striato, stigmi due suiilineari. Frutto una capsula ellissoidea od obo- vata, con <)-14 costole longitudinali, a maturitiì deiscente in due valve ira loro uguali, persistenti all'apice del pedicello, che è alla base circondato a mo' di guajna dalla spatella. ì. - A RiedeVi Tul. Podostem. Monogntph. p. 10^, tab. Vili, tìg. I. - Neolacis Wedd. in DC. Prodrom. Syst. Nat. Regni Veget., voi. XVll, p. 61. Oss. Ritrovata nella località classica deve per primo il Riedel. scopriva questa specie. i. - J. divaricata Wedd. et Tul. Podostem. Monograph. p. 98 tab. VII, fìg. III. - }^eolacis Wedd. in DC. Prodr. Syst Xat. Regni Veget. voi. XVII, p. 00. 3.-^1. nitelloides (Wedd.) - Neolacis Wedd. in DC. Prodr. Si/st. yat. Regni Veget. voi. XVll, p. 63. Apinagia nitflloidex Wed»!. — Fip. 1, parto «Iella pianta con due ranii- fioazicini liorilcrii l'ima, e portante nn frutto l'altra, infjr. 4il ; (i>;. 2, fiore isolato, ingr. l^jl ; fij;. 8, frutto in Hef;nito alla ericolo di rovina gli insigni monumenti d'arte che s'annidano tra quelle rocce. A queste ragioni pratiche e tecniche altre 80 ne aggiungono d'indole storica, artistica e religiosa elio rendono quel monte sacro ad ogni cuore italiano, lo rendono parto integrante del patrimonio idealo della Nazione. Per tutti questi motivi la Società Bota- nica chiede che l'insano progetto venga abbandonato e delibera di tra- smettere questo suo voto ai Ministeri competenti ed al Parlamento ». 46 ADUNANZA DELL'8 GIUGNO 1918 A. BÉGUINOT. - SULLA EREDITARIETÀ DELLA FA- SCIAZIONE NEL POTERIUM SANGUISORBA L. Neirultimo (juinquennio ho introdotto nel reparto speri- mentale del R. Orto Botanico di Padova parecchie entità del ciclo di Poterhitn Sanguisorba L. : due da acheni ricevuti dalla Libia • (P. Duriaei Spach e P. verrucosum Ehrh.) ed altre da acheni da me stesso assunti nel Veneto e nel Lazio. Scopo della ricerca è quello di stabilire la costanza e gli eventuali limiti della variabilità delle singole forme, de- scritte quasi tutte come specie dai vecchi sistematici, ma dai moderni non di rado considerate come sottospecie o varietà di un unico tipo polimorfo. Riservandomi di presentare a suo tempo un quadro completo della genetica del gruppo, qui mi li- mito a richiamare l'attenzione su di un caso di fasciazione ve- rificatosi in un lotto di una ventina di individui P. Sangui- sorba a fusto glabro provenienti da frutti da me raccolti nel luglio 1914 da un unico indivifluo affatto normale crescente nelle sabbie alluvionali del Brenta presso Fontaniva (prov. di Padova). Nel 1915, anno della semina, solo pochi individui rag- giunsero l'anlesi e questi si rivelarono perfettamente nor- mali : nel seguente tutti diventarono sessualmente maturi ed uno di essi diede luogo alla fasciazione qui illustrata, Dessa interessa un asse in apparenza unico della lunghezza da terra di 29 cm. e della larghezza variabile da 3 a 3 '/i cm. legger- mente torto su slesso, visibilmente striato dai rilievi dei fa- sci fibre-vascolari a decorso parallelo. Lungo i rilievi pren- dono origine numerose foglie di vario sviluppo alla cui ascella sono inseriti rami di diversa lunghezza, ma tutti sottili, ci- lindrici, senza traccia di appiattimento, terminanti in un ca- polino di fiori affatto normali : capolini più piccoli, abortivi, ed anche fiori isolati privi di foglia ascellanle si im piantono sessili specialmente in vicinanza della sommità dell'asse. Que- sto è coronato da una grossa infiorescenza molto compressa e stipata di numerosi fiori che raggiunsero un normale svi- luppo, subirono la fecondazione e diedero numerosi acheni quasi tutti perfettamente abboniti. Altri parecchi rami, senza ' Héguinot, Risultati di colture eneguite nel K, Orto Botanico di Padova su piante della JAbia littoranea . Boll. St. ed Inf. del R. Giard. Colon, di Palermo. Voi. Ili, fase. 1-2 (1916). ADUNANZA DELL'8 GIUGNO 1918 47 traccia di fasciazione, prendono origine dalla base dell'asse fasciato e da germogli sviluppatisi alla sonimit/i del rizoma, raggiungendo la slessa altezza di quello od un poco sorpas- sandolo. Decisi di stabilire se l'anomalia si trasmettesse nei discen- denti e, nel caso cbe parzialmente ereditaria, la percentuale dei fasciati rispetto a quella dei così detti atavisti, di con- fronto con i discendenti da semi di piante normali dello stesso lotto. Isolai, perciò, tale individuo trapiantandolo in un vaso al riparo dell'influenza di polline estraneo : ho pure decapi- tato prima dell'antesi i rami più lunghi inseriti sull'asse fa- scialo e quelli originantisi dal rizoma, lasciando solo alcuni di quelli situati nella metà superiore della fasciazione nel le)iuni >on(juÌHorba L. Bull. Soc. Bot. Itiili». 1901, p.287. 50 . ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO t918 diversa e ciò in rapporto con intime proprietà fisiologiche peculiari ai vari individui. Ma v'ha di più. I discendenti della prima fasciazione si sono dimostrati parzialmente ereditari e ciò coincide con ([uanto fu constaUito in molti altri casi di fasciazione ^ che di regola è, come si dice, parzialmente ereditaria. Il problema qui si complica. Se si ammette che l'ambiente abbia concorso con i suoi slimoli, in rapporto con il regime di coltura, a su- scitare la prima fasciazione, non si può escludere che abbia fatto risentire la sua influenza nell'accrescere la percentuale degli individui fasciati dalla seconda generazione. Certamente a chiarire e dirimere questo dubbio molta luce potrebbero fare culture eseguite in ambienti diversi e possibilmente an- che nell'ambiente originario, ciò che non ebbi sin qui occa- sione di fare. Tuttavia il confronto fra il numero dei fasciati del primo e del secondo lotto (!^5 su 33 ed 1 su 32) induce a credere che il patrimonio ereditario dei primi sia per qual- che riguardo diverso da quello dei secondi. In altre parole i semi desunti dal primo asse fasciato devono avere trasmesso alle piante da essi derivate quella peculiare costituzione fi- siologica e quell'attitudine alla fasciazione che noi abbiamo supposto sussistere nell'individuo anomalo. Inoltre se fosse entrato in giuoco l'azione esclusiva dell'ambiente, la varia- zione sarebbe riuscita multipla e non avremmo avuto un certo numero di atavisti (8 su 33). Quello che si può esclu- dere è che la forma in questione, anche se desse luogo con la prolungata coltura ad una ereditarietà assoluta, debba considerarsi come il punto di partenza per una nuova pro- spettiva dell'evoluzione, sia, cioè, un nuovo phylum. Se così fosse, esso si sarebbe realizzato in natura con la fissazione delle fasciazioni che, per quanto rare, tuttavia debbono es- sersi verificate più volte in seno alle numerose razze in cui Poterium Sanguisorha sì è frammentato durante un lasso di tempo per certo straordinariamente lungo. Il tipo a cladodi manca, inoltre, nell'altre specie del genere ed è estraneo a tutti gli elementi della Famiglia. Non conviene, inoltre, di- menticare che l'ereditarietà da me constatata fu favorita dal- l'isolamento cui sottoposi il primo individuo fasciato, lad- dove nelle condizioni di natura entità morfologicamente af- ' R. Pirotta e M. Puglisi. L'ereditarietà della fatciazione nella Bunias orientalia L. Ann. voi. di Botan. XII, fase. 3 (1914), p. 345. ADUNANZA DELL* 8 GIUGNO 1918 51 fini del ciclo, spesso fra loro concrescenti, si mantenj?ono no- nostante la eventualità deirallogamia. Che si tratti di una deviazione dello sviluppo non vi può essere dubbio, ma lo studio di fatti di questo genere e possiamo dire di qualun- que fatto di ereditarietà permane sempre interessante, sia perchè il meccanismo di trasmissione del patrimonio ereditario deve essere in fondo lo stesso, come perchè un carattere che è anormale in un gruppo sistematico può essere affatto nor- male in un altro (come è noto, il tipo a cladodi è carattere di specie, di genere ed anche di famiglia) ed allora lo studio dell'anomalia può, sino ad un certo punto, illuminare come sia insorto e si sia perpetuato il corrispondente carattere normale. Padova, R. Istituto Botauioo, Gitigao 1918. C. COZZI. - OSSERVAZIONI FITOGEOGRAFICHE. Espongo in questa nota alcuni ritiessi che credo non tor- neranno discari a quegli studiosi che si occupano principal- mente di geografìa botanica. Sono essi le conclusioni ultime, a cui sono arrivato nel corso delle mie indagini floristiche sui terrazzi del Ticino, ordinate appunto allo scopo di co- gliere e valutare il meglio possibile, nella loro portata, le leggi che governano la distribuzione delle piante vascolari in questo tratto della pianura lombarda. Lo studio della vegetazione sparpagliata sulle sponde del Ticino — e, sicuramente, di molta parte dei nostri fiumi, come avranno altresì constatato i proff. Bèguinot e Minio e il dottor Lucio Gabelli, i quali hanno condotto, su più ampia scala e con maggior corredo di rilievi, le mie stesse ricer- che ! — non potrà mai dirsi, a rigor di termini, veramente esaurito. La flora delle valli, percorse dai fiumi, offre sempre qualche variazione sia nel tempo che nello spazio; cioè pre- senta sempre qualche elemento nuovo di cui bisogna tener conto pel censimento, rappresentato : da specie subalpine emi- grate dalle alture degli spalti circostanti, oppure da forme secondarie locali, più o meno effimere, originatesi in situ per frammentazione dei tipi quivi già esistenti. e per effetto delle condizioni d'ambiente. 52 ADUNANZA DELL* 8 OIUONO 1918 Qualora anche, per una ipotesi inverosimile, delle cause venissero a mancare, neppure in questo caso il compilo del botanico sarebbe terminato. Rimarrebbero man mano a segnalarsi le scomparizioni che inevitabilmente si compiono. L'assenza di certe piante in determinate zone territoriali, dove dovrebbero figurare con frequenza, costituisce un fatto sintomatico quanto quello della loro presenza ; e la ricerca del motivo o dei motivi che l'hanno indotto, non è meno curiosa né di minor interesse. Parimenti i consorzii e le associazioni vegetali, che si mantengono così stabili e fedeli tra specie e specie, malgrado della loro di- stanza sistematica, non si saprebbe bene spiegarli col solo invocare la natura chimica del terreno; e tutto fa sospettare che vi intervengano, forse, delle relazioni intime di simpatia da giustificare il detto virgiliano : spiritus intus alit. Ma in qual modo tali rapporti biologici possano effettuarsi, nonché in seguito a quale stimolo e con quale profitto, ignoriamo completamente. Passiamo ora al fattore antropico che ha, in fitogeografia, un valore indiscutibile. Esso merita d'essere sorvegliato molto più accuratamente di quanto è stato fatto. In massima, se la microflora, tanto erbacea che arbustale, trova nell'opera del- l'uomo un potente mezzo di propagazione e di dispersione, è evidente che la macrotlora é esposta a risentirne i maggiori effetti. E sì che le forme arboree, per essere quelle che con- corrono in grado eminente a individuare la fisonomia dei paesaggi locali, acquistano interesse di primo ordine eziandio agli occhi dell'artista. Ne viene perciò che i numerosi atter- ramenti delle nostre fustaie, imposti dal bisogno o dall'inte- resse, e specialmente la polverizzazione delle nostre macchie di Pinus silvestris, distrutte prima che giungessero gli or- dini prefettizi a proteggerle, recarono al paesaggio floristico disturbi non indifferenti. Ed ecco che, subordinato al fattore antropico — non essendo del medesimo che un'espressione occasionale straordinaria ! — ci si para subito dinanzi il così detto fattore castrense, il quale, date le circostanze attuali che corrono, promette efficacemente di lasciare profonda trac- cia nell'assetto definitivo della nostra flora. Per non valermi che di qualche prova, nota lippis et fon- soribus, piante forestiere furono avvertite nei dintorni di Pa- rigi dopo il 1870, in Lombardia dopo il 1859 ; e di questi giorni, ad Amiens, è già slata notata la presenza di molte ADUNANZA DELL' 8 GIUGNO 1918 53 piante esotiche, probabilmente in relazione col passaggio di truppe di colore, provenienti dal Senegal e dall'Annam. Mi sono accorto che talcosa di simile, in proporzioni minori, sta pure avverandosi, qui da noi, nella brughiera del Ticino ; e mentre mi propongo di dirigervi l'attenzione per seguire que- sti curiosi fatti di distribuzione vegetale, già da me denun- ciati, in una seduta della « Società di Scienze Naturali » di Milano, mi auguro che anche altri, se ne hanno modo, ab- biano a vigilare continuauiente sulle ripercussioni floristiche che il fattore bellico non potrà a meno di portare, sia vicino che lontano dai contini della nostra patria. Adunanza del 12 ottobre 1918. Presiedo A. Forti. È proclìim.ito a nuovo socio il signor Carlo Stucchi di Milano. Il segretario riferisce che riguardo alla questione di dare al macero parte della Flora Italica Cri/ptogama, non ostante gli attuali elevati prezzi, il Consiglio prima di prendere una deliberazione giudicò opportuno sen- tire l'autorevole parere del prof. P. A. Saccardo che di tale j)ubblicazione è l'anima ; in seguito al suo consiglio, tale vendita resta sospesa. Lo stesso dà comunicazione di una lettera pervenuta alla Società del 8ig. Alban Voigt, nella quale accompagnando due esemplari di Scirpus Michelianus da lui scoperto la prima volta in Svizzera, aggiunge il se- gnente elenco : $oirpuii Michelianus L. ; scoperto li 19 settembre 1918 tra Cyperu» fuscus e Phragmiten. al bordo del lago di Lugano, pr. Melide. Dlplachne aerotina (L.) Link. ; che nella Flora von Mitleleuropa è conside- rata come dubbia pel Canton Ticino, io l'ho trovata al piede del M. Brè, ed anche sul S. Salvatore. Eragrosti» piloaa (L.) P. B. ; h comunissima lungo le vie ; E. poaeoiden P. B. ; anch'essa è comunissima colla precedente E. megastacliya Link; è rara, l'ho vista soltanto a Melide, Ruvigliana e Castagnola. Heleocharis ovata {Roth) R. Itr. ; è rara sulle alluvioni del Vedeggio presso Agno. Commelina communi» L. moltiplicasi in modo straordinario. L' ho vista abbondante tra Agno o Ponte Tresa, Melide, Carabietto, Tesserete, Cimo, Bioggio, Sorengo ecc. Hemerocallia fulva L, ; inselvatichita presso il lago, nei dint. di Figino. Alygiium maritimum (L.) Lam. ; stabilito lungo parecchio vie di Lugano e cresce anche sulle roccia. Saxifraga narnuntosa L. ; da molti anni prospera su un vecchio muro presso al Ca[)o Martino. 54 ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 1918 Fu«raria Thunbergiana (S. Z.) Benth, ; lia coperto con rami di 4-5 metri un largo terreno presso Magliaso. Non ho visto fiori. l'aulownia tomentona {Tkunh\.) Steud. ; Tre alberi sulla costa di nn muro tra Lu^jano e Sorengo ; altre giovani piante (jua e là. AilanthuH ylandulona Deff. pare stia divenendo comune come la Robinia : trovasi in (luantità grandissima al bordo delle selve. Euphorhia humifusa W, rara lungo, le vie di Paradiso-Lugano. E. maculata L. <> abbondante ; sembra ohe la stazione della ferrovia sia il centro di distribu/.iono, perchè non si vede nei dintorni della città. \\ sovente in associazione colla seguente. Oxalx» atropurpurea Van Houtte ; colla precedente. Doronioum Pardalianche L. ; l'ho scoperto presso Pazzallo. Dà quindi lettura della seguente oomunioazione. G. B. De Toni. — In memoria del aooio Lucio Gabelli. A Cadiroggio, nella villa Severi, il nostro socio Lucio Gabelli morì il 17 settembre, dopo malattia quasi fulminea, dico fulminea, perchè io a- veva veduto in Modena quattro o cinque giorni prima il collega, come al consueto, ilare e sereno per quella tranquillità derivante da una co- scienza limpida ; a Modena egli veniva con frecpienza, contando in questa città molti amici, tra altri il venerando dottor Domenico Severi e la fa- miglia Gasoli, che apprezzavano le belle doti di lui, prima sovra tutte una impareggiabile modestia. Lucio Gabelli fu un vero autodidatta ; si era con molti saorifizii pro- curata una soda cultura nel campo delle scienze naturali e, appena tre anni fa, era riuscito a conseguire per esami la libera docenza in Botanica; assistente in Bologna di Fausto Morini, era infaticabile, attento, zelante nell'adempiere al suo ufficio, così da renderne soddisfattissimo il professore. Frammezzo a difficoltà d'ogni sorta, ch'egli volle sempre mantenere nascoste, ma che gli amici non ignoravano, egli riuscì a crearsi una di- screta posizione in maniera da mostrarsene contento in questi ultimi tem- pi ; e lavorava indefesso, con la speranza di raggiungere la meta agognata; purtroppo quando dalla n)eta non era lontano, la Morte s'affacciò ineso- rabile al solerte lavoratore ! Pochi cenni rimangano nel Bollettino della nostra Società botanica in ricordo del collega perduto. Dopo aver esordito, come spesso avviene, con brevi articoli d'indole divulgativa nella Rivista italiana di scienze naturali (1893-94), il Gabelli rivolse la sua attenzione sulle piante ruderali di Bologna, argomento sul quale tornò più tardi a proposito delle adiacenze del Lago Maggiore, della Valle del Po, della Sicilia, del Senese ; egli riferì sui caratteri della vegetazione dello Salse Emiliane e sulle arboricole della flora bolognese, ed, insieme al Béguinot, illustrò la flora alveale del Reno di Bologna ; discusse sulla sinonimia della Fida aparsifloi-a Ten. Alla floristica del Bo- lognese attese ognora, non mancando di raccogliere dati fenoscopici da erborizzazioni compiute nel tardo autunno e nell'inverno. Il Gabelli esposo alcune considerazioni di morfologia sui fillomi ne' riguardi della nervazione che presenta così notevole importanza per la botanica sistematica e per la paleofitologìa, soprattutto sofl'ermaudosi ad esaminare i casi genuini di nervazione parallela (Plantago) ; trattò delle fasciazioni {Cichorium Jnlybua L.) e degli sdoppiamenti fogliari (aiutandosi ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 1918 55 aDohe mediante i criteri della teratologia sperimentale); dei fenomeni di sinfisi, di contrazione, di aborto ; delle variazioni del frutto e delle spine nella Robinia Pseudo-acacia L. ; delle anomalie fogliari negli A^rrnmi. Tennto conto del poliuiorlisnio e delle anomalie ebe si riscontrano sovente nei fillomi, il Gabelli insistette sulla necessità di uno studio accurato e di molta circospezione nel determinare le tilliti. Al nostro collega si devono alcune osservazioni intorno le lesioni prodotte dal fulmina in piante arboree (Jftt'es exceha DC, Populus nigra L.), accostandosi airo|)inione del Caspary, del Colladon e del Vanderlinden i quali ammettono esistere particolari caratteristiche nelle scheggie per i singoli alberi colpiti dalla folgore ; più tardi il Gabelli ebbe agio d'occu- parsi di nuovo rispetto agli effetti di intensità straordinaria provocati da un fulmine in una quercia, dimostrando che la struttura del corpo le- gnoso influisce sulle caratteristiche della scheggiatura, la forza disruptrice della scarica elettrica agendo giusta le zone viinorvi resiaientiae. Il lavoro più cospicuo, che il Gabelli chiamò " studio modesto ,, in base al (|uale egli ottenne la libera docenza, è uno studio generale sulle Gnetaceae e sull'importanza di (jneste nella filogenesi delle Augiosperme ; minuziosa v'è la storia delle opinioni esposte sui generi costituenti detta famiglia da Linneo (seo. XVIII) fino a Lignior e Tison (1913) e Thompson (1915) ; ampia discussione v'è fatta intorno l'organizzazione del fiore e alle affinità sistematiche ; conviene riconoscere la grande utilità di que- st'opera di sintesi in servizio di nuove ricerche indirizzate così, su base solida, con maggior sicurezza verso la verità, sintesi che permise all'au- tore l'adozione di proprie concezioni fondate sopra una rigorosa discussione. Il nome di Lucio Gabelli rimarrà legato a quest'opera illustrativa di questa piccola famiglia di piante, la cui collocazione tassonomica fece pensare e discutere tanti sistematici. Modena 18 Settembre 1918. Da nltinio dà notizia dei seguenti manoscritti pervenuti ; Baccarini, Sopra a/cune anomalie fiorali di Cuscuta japonica. Bolzon, Aggiìinte alla Flora dell' Appennino Ligure-Emiliano. Ponzo, Sul genere Acacia. Trotter, La Poa Tef Zuoeagni e TEragrosti» abyssinica {Jacq.) Link. P. BOLZON. - AGGIUNTE ALLA FLORA DELL' A-PPEN- NINO LIGURE - EMILIANO. Nel luglio e Agosto 1905, 1916, 1917 e 1918 ho raccolto buon numero di piante nell'Appennino Ligure orientale e nel confinante Appennino Piacentino e Parmigiano. Ho esplorato particolarmente i dintorni di S. Stefano d'A veto, i sovrappo- sti monti (ìroppo Rosso (e. KiOO m.) che è appendice del m. Roncalla, il Maggiorasca pu. 18();]) colla sua appendice il m. Bue (m. 17S0), il Tomarlo (m. lGO-2), il Ragola {m. 1710) e il monte Penna (m. 1735). 56 ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 1918 Riporto qui soltanto i risultati più notevoli delle mie ri- cerche, rimettendo ad altro lavoro il risultato di tutto il co- pioso materiale da me raccolto. Però conservo soltanto le piante raccolte nel 1918, essendo rimaste a Belluno insieme a tutto il mio erbario quelle rac- colte negli anni precedenti. Le piante più interessanti raccolte nel 11K>5 sono state da me illustrale in questo Bullettino del 100.') e anni seguenti. Asplenium viride Huds. fm. pusillum Goir. - Appenn. Lig.-Par- mig. : rupi silicee del m. Maggiorasca a 1800 m. La specie non era indicata dell'Appenn. Lig. ed Emil. (1) : la fm. è stata scoperta nel m. Baldo {^2) e in seguito trovata da me sul m. Marmolada (3). Agrostis rupestris WIth fm. alpigena Schur. - Appenn. Lig.- Parmig. : rupi silicee sotto la vetta del m. Tornarlo versante Parmig. a e. 1550 m. Non è indicata nelle Flore Italiane. Holcus lanatus L. b. coloratus Rchb. - Roncolungo sopra S. Stefano d'Aveto a e. 1100-1200 m. Indicata soltanto del Can- ton Ticino (2). Briza media L. b. lutescens Lej. - Sopra S. Stefano d'Aveto nei boschi di S. Lorenzo a e. 1200 m. Indicata di Vittorio nel Trevigiano (2), dei colli d'Ivrea (4) del m. Serva e del m. Grappa nella prov. di Belluno (5). Nel prato della Cipolla a e. 1600 m. sotto la cima del m. Maggiorasca ho raccolto una for. nana a spighette molto piccole, probabilmente da riferirsi alla for. pauciflora Asch. et. Gr. da me già indicata di Val d'Aosta (4). Carex Oederi Retz. in Ehrli. fm. pygmaea Anderss. ex Rouy. - Luoghi palustri pr. il lago Nero sotto il monte omonimo (prov. di Piacenza) a e. 1500 m. - Ho notato questa forma anche in Val d'Aosta a La Vascey in Val Ferrei ; non era indicata nelle Flore Italiane. Nei luoghi palustri attorno al lago Nero ho raccolto anche : Carex echinata Murr., C. Goodenoivii Gay b. alpina Gand.., C. rostrata With. Juncus lamprocarpus Eiirh. b. aipicola Goir. - Dintorni di S. Stefano ; sopra Roncolungo al piede del m. Groppo Rosso in luoghi acquosi freschi a 1100-1200 m. L'ho notato anche nel gruppo del m. Marmolada in Cadore (6). Luzula siivatica Gaud. - Appenn. Lig. - Parmig. : pr. la som- mità del m. Maggiorasca fra i mirtilli a m. 1750-1803. Lilium croceum Cliaix in Vili. - Lungo la strada Cabanne-Re- zoagiio ; attorno S. Stefano d'Aveto. — b. pygmaeum mihi '' ADUNANZA DEL 12 OTTOBRE 1918 57 fusto alto circa 15 cm., foglie come nella var. angustifolium N. Terracc, fiori molto più piccoli con tepali lunghi 4-4,5 cm. - Luoghi erbosi secchi alla sommità del m. Roncalla sopra S. Stefano d'Aveto a m, 1650 e. — e multiflorum mìM, fusti ro- busti, porta/nti alla sommità 4 fiori. S. Stefano d'Aveto; sopra Roncolungo alla base del m. Groppo Rosso nel terriccio fra le rupi a e. 1150-1200 m. Gymnadenia albida Rlch. - Appenn. Lig, - Parmig. : alla sommità del m. Maggiorasca fra i mirtilli, m. 1750-1803. Non era noto dell'Appenn. Lig. orientale, bensì dell'occidentale e dell'Appenn. di Hobbio (7). Urtica dioica L for. grossidens mihi. foglie lunghe fino a 20 cm,. e oltre, a denti falcati, e mucronttlati, profondi cm. 1-1,5. - Appenn. Lig. - Piacent. : S. Stefano d'Aveto: al ra. Groppo Rosso (gruppo del m. Roncalla) nelle faggete a m. 1350-1450. Arenaria Bertolonli Fiorì. - A. saxi fraga Fenzl. Luoghi arenosi lungo la discesa del Gamberello pr. Gambero (circa 900-8(X) m) sopra Ferriere in prov. di Piacenza (bacino del Nure). Nella FI. Italiana del Parlatore questa pianta è indi- cata dell'Appenn. Lig. orient. da S. Stefano a Gambero : il 6 Agosto 1917, io ho percorso appunto tale itinerario e l'ho osservata soltanto nella suddetta località dell'Appenn. Piacent. Perciò a quanto pare è specie da escludersi dalla Liguria. Sileno nutans L. for. alpina Reyn. In DC. Appenn. Lig. - Par- mig. : sommità del m. Maggiorasca (m. 1803) e della sua ap- pendice il m. Bue (m. 1780). É forma nota soltanto dei monti Veronesi, (2). Dianthus superbus L. - Appenn. Lig. - Parmig. : sommità del m. Bue e del m. Maggiorasca a m. 1750-1803, nei pendii erbosi e anche nei pendii coperti da mirtilli, abbastanza co- piosa e frammista alla for. alìnfiora. Questa specie, più pro- pria delle Alpi, nell'Appenn. era nota soltanto dei luoghi montani verso Savona. Nella FI. Italiana del Parlatore, dove appunto è riportata quest'unica località dell'Appennino, è detto anche che D. monspessulanus L. è comune in Liguria nella parte più alta dei monti, mentre, almeno nell'Appennino Lig. orient. esso deve essere piuttosto raro non avendolo io ivi mai osservato. Ciò mostra che, almeno nell'Appenn. Lig. orient. D. superbus è stato finora confuso cpl 7). ìnonspc.0 m. - j3 pallens (Gay) b. glabrum Fiori subf. gracile mihi, pianta gracile, fusto semplice 1 - cefalo, calatidi piccole col diam. di 2.5 cm. - Sopra S. Stefano d'Aveto al m. Bocco a e. 1300 m. (Appenn. Lig. Piacent.). Ch. ceratophylloides Ali. - Appenn. Lig, - Emil. : sopra S. Stefano d'Aveto sul m. Groppo Rosso a m. 1300-1600 ; m. Penna dal passo dell'Incisa alla cima a m. 1463-1735. Serratuta tinctoria L. B Vulpii (Fisch. - Oost). b. monticela Rouy - Appenn. Lig. - Emil. : Luoghi erbosi della parte scoperta dei monti Bue, Maggiorasca, Nero e Penna a m. 16.50-1803. Incomincia la fioritura fra gli ultimi di Luglio i primi d'Agosto- Centaurea Cyanus L. b. hortorum (Pau). - Ai margini dei campi, nei seminati, sui muriccioli attorno S. Stefano d'Aveto a m. 000-1300. Indicata da L. Vaccari della Valle d'Aosta (9). C. Scabiosa L. 3 alpina Gaud. Attorno S. Stefano d'Aveto e Allegrezze nei luoghi erbosi e nei seminati a 800-1050 m. Carduus acantholdes L. b. squarrosus Rchb. - Vicino S. Ste-" lano d'Aveto nelle macchie alla Fontana Buona a e. 1030 m- ADUXA.VZA DEL \i, OTTOBRE 1918 61 Cirsium tricephaloides DC. Appenn. Li^^. - Parmig. : copioso nella fag«<), p. p. ; Trott., Uni.. 60. Presso S. Quiiico sulle foglie di Genista pilosa (slato ure- dospoiieo) ma rarissimo (alt. ra. 500 sul mare). Uromyces Acetosae Schrot. in Rab. — Sacc, Syll., VII. 537 ; Troll.. Uml.. 1-2. Su Rumex Acetosella (stato uredo-teleutosporico) a Stiappa (alt. m. 600 sul mare). Nuovo per la Toscana. Uromyces Rumici» (Schum.) Wiut. — Sacc, Syll., VII, 544 ; Trott., Uied., 73. Castelvecchio, presso la Pieve su foglie di Rumex ohtusi- folins (alt. ni. 4.50 sul mare). Puccinia Carduì pycnocephali Syd. — Sacc. Syll., XVII. '291 ; Trott.. Ured., 94. Su foglie di Carduits pifcnocephalns (teleutospore) presso Castelvecchio alla Pieve (alt. m. 500 sul mare). Puccinia Cariinae lacky. — Sacc, Syll., XVI, i297. Trott., Ured., 95. Su foglie di Carlina acaulis var. alpina (stato teleutospo- rico) presso Castelvecchio lungo il Rio Ragana (alt. 500 m. sul mare). Nuova per la Toscana, nota solo del Parmigiano. Puccinia divergens Rubàk. — Sacc, Syll., XVI, 297 p. p. (sub. 'F. Cariinae) ; Trott., Ured., 95. Su foglie di Carlina vnhjaris (stato uredosporico) presso Castelvecchio alla Chiesetta delle Fonti e sul colle Ragana (alt. m. .50()-6(H) sul mare). Puccinia Certaureae De Cand. — Sacc, Syll., VII, (333 p. p. (sub. P. Hieracii): Trott., Ured., 98. Su foglie di Centaurea sp. (stato uredosporico) a Stiappa (alt. m. r)(K) sul mare) e di Centaurea paniculata var. (stato uredosporico) a Castelvecchio (alt. ni. 450 sul mare). Puccinia Cirsiì-lanceolati Schroet. — Sacc, Syll., VII, (KKi ; Trott., Ured., lo7. ADINANZA I)i:i, 9 NOVRMIJHE lUlS 71 Su foglie di Cirsi Hm lanceoìatum (stato uredo e teleuto- sporieo) presso Caslelveecliio (alt. ni. 450 sul mare). Puccinia Cirsi! Lascli. — Sacc, Syil., VII, 633 p. p. ; Trott., Ured., {m. Su foglie di Cii'sium palustre (stato uredosporico) fra Stiappa a Castel vece li io lungo i livoli (ali. ni. r)(X>.")0 sul mare). Puccinia Hieracii (Scliutn.) Mart. — Sacc., Syll., VII, 633 p. p. ; Trott., Ured., 119. Su foglie di Ificracium sp. (stato uredosporico) sul colle Ragana (alt. m. (KX) sul mare) e in cima al monte Baltilolle (alt. m. sul mare). La Puccinia Hieracii citata dal Tognini i è da riferire alla Puccinia Cichorii Bellynk. Puccinia Hypochaeridis Oiidnnans. — Sacc, Syll., Vii. 633, p.p. (sub P. Hieracii): Trott., Ured., 1*21. Su foglie di Hypochaeris radicata (stato uredosporico) presso Caslelveecliio lungo la via di Stiappa (alt. m. 'ìOO-ìì'à) sul mare). Puccinia Picridis Haszlinsky. — Sacc, Syll., VII, 55i> ; Trott.. Ured., lAS. Su foglie di Picris ìiieracioides (stato uredosporico) a Stiap[)a (alt. m. (iOO sul mare). Puccinia punctata Link. — Sacc, Syll., VII, 6(H) ; Trott., Ured., 150. Su foglie di Galiìtm sp. (stato uredo e teleutospoiico) lungo la via di Aramo verso la Pcscia (alt. m. 350 sul mare). * Puccinia Menthae Pers. — Sacc, Syll, VII, 617 ; Troll. Ured, 159. Su foglie di Calaminiha parviflora (stato uredos[)orico) a Stiappa (alt. m. 6(X) sul mare) e di Origanum vulvare (stato ured()s[)()ri(()) a Politilo (alt. m. 700 sul mare). Puccinia Salviae Unger — Sacc, Syll., VII, (iSS. p. p. (sub. P. Glechomatis); Trott., Ured., \&2. Su foglie di Salvia (jìutinosa (stato teleulosporico) lungo il Rio |{a^i:ana pi'esso Castelveccliio (ali. m. 4.")0-.")(M) sul mai-e) e lungo il Rio di Ponte presso Stiappa (ali. m. .").")(» sul mare). Nota solo, in Toscana, di Vallombrosa. * F. Tojjniiii, Contrilìuziono Jillu micoloijiii toscina in « Atti IhI. Hot. Pavia» ser. II, voi. Ili, jiag. 47. 72 ADINANZA DEL 9 NOVEMBRE 1918 Puccinia annularis (Strauss) Schleoht. — Sacc., Syll., VII, 68'» ; Troll., Ured., 165. Su foglie di TeKcrhtm C/26. Su foglie di Zea Mays (sialo uredosporico) presso Castel- vecchio (alt. m. 450 sul mare) e fra S. Quirico e Fibbialla (alt. m. 5(X) sul mare). Phragmldium Fragarlastrl (De Cand.) Schroet. — Sacc, Syll.. VII, 742: Troll., Ured., 340. Su foglie di Potentina micrantha (stato ceomosporo e uredosporico) a Castelvecchio (alt. m. 450 sul mare) e a Stiappa (alt. m. (^00 sul mare). ADUNANZA OEL t> NoNK.Mmti; liMS 73- 0 Tofrnini * ha indicato questa specie sulla Fragaria vesca, ma gli autori recenti dubitano, per quel che riguarda la ma- trice, un errore di determinazione. I miei saggi sono certa- mente di Poteniiììa micrautha e non di Fragaria vesca. Phragmldium Tormentillae Fuck. — Sacc, Syll., VII, 744; Trott., Ured., 339. Su foglie di Potentina Tormentilla |)resso Gastelvecchio attorno alla Chiesetta delle Fonti (alt. m. 5(K) sul mare). Nuova per la Toscana. 1 miei saggi, mancanti di teleuto- spore, sono stati confrontali con il n. 84«) della Mycotheca veneta. Phragmldium violaceum (Schultz) Wint. — Sacc, Syll.. VII. 774; Trott., L'red., 3r)i. Su foglie di Riihiis sp. (stato uredosporico e teleutospo- rico) lungo un ruscello tra Gastelvecchio e Stiappa (alt. m. 55(MHK) sul mare). Non ho mai potuto rinvenire il Phragmidium Rubi indi- cato dal Tognini 2. Coleosporium Tussilaginis Pers.) Liv. — Sacc, Syll.. XXI, m); Trott. Ured., 373. Su foglie di Ttissilago Farfara (stato uredosporico) lungo la Pescia verso il Fonte di Gastelvecchio (alt. m. 3(K) sul mare). Coleosporium Campanulae Pers. — Sacc, Syll., VII, 753 : Trott., Ured., 374. Su foglie di Campanula Trachelium (stato uredosporico) a Stiappa e a Pont ilo. Coleosporium Euphrasiae (Schum.) Wint. — Sacc, Syll.. VII, 754, p. p. ; Trott., Ured., 375. Su foglie di Euphrasia sp. (sUito uredos[>orico) fra Castel- vecchio e Stiappa (alt. m. 550-()<)() sul mare). Pucclniastrum Vacciniorum (De Cand.) Dietel — Sacc, Syll. VII, 7()5 (sub. Thekospora) ; Trott., Ured., 3S4. Sulla pagina inferiore delle foglie di Vaccinitim Myrtillus (sUito uredos[ìorico) lungo il Rio Ragana presso Gastelvecchio (alt. m. 450-()(K) sul mare). MeJampsora Helioscopiae (Pers.) Miill. — Trott., Ured.. 394. Su foglie di KH})horlna Peplifs (stalo uredosporico) fra S. Quirico e Fibhialla (alt. m. ")<)() sul mare). ' V. Toj^nini, 1, e, pag. 48. * F. Toynini, 1. e, pag. 47. 74 ADINAN/.A DKL 0 NOVKM I5KK 1918 Melampsora Hypericorum (De Cand.) Sclirot. — Sacc, Syll., VII, :)*M ; Tn.tt., Unni.. :i<>'>. Su fo^lit^ di llypcì-'tcutìi Antlrosaemum (sialo ceoniospo- ro) lungo i rivoli tra Castel vecchio o Stiappa (alt. 5r>()-(X)0 ni. sul maro). USriLAUL\ACfc:AE. U.slilago Cynodontis P. Henn. — Sacc, Syll., XVI, 410: Sa-* velli, L'stil. tose. n. .'). Su spiy:lie di Cynodon Dacti/lon a Castel vecchio (ali. ni. 45() sul mare). Ustiiago violacea (Pers.) Fuck. - Sacc, Syll., VII, 474 ; Sa- velli, L'slil., U)^L\, lì. 13. Nelle antere di fjijchnis alba a Castel vecchio (alt. m. 4.")() sul mare) ; nei fìo.ri di Saponaria officinalis lungo la Poscia presso il Ponte di Castelvecehio (alt. m. 350 sul mare). Ustiiago Zeae (Beckm.) Ung. — Sacc. Syll., VII, 47!2 (sub. Ust. Miindis); Savelli, Uslil. tose, n. 1± Sui fusti e le infiorescenze pistillifere di Zea Mays a Ca- stelvecehio (alt. m. 4.50 sul mare). f. androphila D. Sacc, Myc ital., n. 1-270; G. B. Traverso in « Ann. Myc», l, 303; P. A. Saccardo in « Ann. Myc. », li, (pag. 3 deiresltallo). Omnes sub list. Maydis f. andropìiila. Ustila(jo Rediana f. Zeae (Jugini et Moltareale non Passerini. Su una infiorescenza staminifera di Zea Mays a Castelvec- ehio (ali. m. 4.50 sul mare). SPHAERIOIDEAE. Phyllosticta limbalis Pers. — Sacc, Syll., Ili, ^24(1884). var. etrusca inihi, rar. nova. A lypo recedil pycnidiis amphigenis (plorumque epiphyllis), sporulis rolundaloovalibus5-IJ * ^2-3 y. Sulle foglie vive di Buxus sempervirens nelle siepi dei dintorni di Castelvecehio (alt. m. 450 sul mare). Phyllosticta propinqua. Ferraris et Saccardo. — Sacc, Syll. XVIIl, 2'2ì2 (1906). var. dubia mihi, var. nova. A typo recedit pycnidiis amphigenis vel tantum hypophyllis, semper lectis (HO * 00), sporulis gutlulalis hyalinis epis|)orio era.ssiusculo <8-ll V 4-5). Con la precedente. Queste due Phyllosticta abbisognano di qualche spiegazione. -Scorrendo i volumi della Sylloge troviamo descritte sui Bu- ADL'NANZA DICL U N()\i:.M Hit K \\)\S 75 xiis quattro Phyllosticta. Ph. limìxilis l*ers„ Pk. Ijuxhia Sacc, Aiiersn'iildi AlU'sch., Ph. propinqua Ferr. et Sacc. Mi sembra che le loro dilTerenze sostanziali si riducano, in ultima ana- lisi, a (lueste : A. Spore molto granili. i('iativain(Mit(\ (in. S, r>-l(» » ^J. r)-:j,5) /'//. propinqua l'Y'rr. et Sacc. li. Spore non superiori, nella lunghezza, a 7 y. a. Macchie bianche marginate di ro.sso-uerastro. Pli. limbaìis Pois. '-.. Macchie non marginate. Ph. Anerawaldi Allesch., Ph. Buxina Sacc. Qualora si tolgano le dimensioni diflerenti delle spore (ma va notato che le misuie del Saccardo rientrano in (.]nelle. più late, (leirAUescher) non si capisce bene quali differenze pas- sino fra la Pìi. Auersn'aìdi e la Ph. huuiva. (li si potrebbe anche domatidare quale valore S[)ecifico abbiano l'assenza o la presenza del margine e la grandezza delle spore. Ma ciò ci porlebbe troppo lungi e richiederebbe maggior copia di dati di quelli che ho a mia disposizione. Onde amaiellendo valide le diffei'enze sopra es[)oste, è chiaro che amltedue i mici fungini, avendo margine evidentissimo, ri(mtrano nel tipo della Phyllosticta propinqua e della Phyllosticta limhalis Pers. Su questa ultima non è accordo fra gli autoii ; il Sac- cardo (I. e.) non dà dimensioni delle s|)ore ; solo nel voi. X della Sylloge riporta una osservazione del ('-elolti i secondo la (juale le spore misurerebbero G « 2 fi. Credo però che possa esser presa come descrizione |)rinceps quella dell'Alle- scher il (juale ha esaminato esemplari autentici del De Can- dolle e del Persoon ~ e ritiene la Ph. limhalis Celotti (non Pers.) molto probabilmente identica con la sua Ph. Aner- sìvaldi^. Nella forma da me raccolta e che ho riferito, come vari(!là, alla /'//. limhalis le macchie, da principio, sono pic- cole, di solito marginali, lotonile o ovate, bianchissime con margine rosso-bruno^, ma, iti seguito, diveniamo grandi a * Colotli, Kmifjlji ruceoUi nei dintorni «li Montpellier, (^ine^iliinn» ISSH. * A. Allescher, Kntijji inipcrteirti, VI Abt., pay;. 21. 3 « Hitiflier y;oluirt hoiilisft wahr.sitiirtinlinli !iii<;i> oHÌ/.ione dei perite(;i sempre dt NOVEMMMK U)I8 segno (la occupare buona parte del lembo e acquistano, nello stesso tempo, un colore più giallastro, simile a quello del veccliio avorio, l picnidi, numerosissimi, si presentano sulla pagina superiore; ma, non di ra^lo, anche sull'inferiore. Sono ricoperti dall'epidermide, rotondi o un po' depressi, privi di sporofori, |)ieni di spore ialine rotondo-ovali, con episporio sottile. (Ili esemplari pubblicati in : Mougeot et Nestler, Stir- pes vogeso-rhenanae n. 074 ^ ; Desmazieres, Plantes crypto- g'ames, n. 901 '^. prescindendo dalla grandezza delle spore, che sono più piccole, combinano con i miei saggi. Le macchie sono piccole, marginali come ho appunto avuto occasione di osservare negli esemplari giovani. Forse neppure i picnidi, o meglio le spore in essi conte- nute, sono del tutto maturi. Ma va noUito che si tratta di esemplari molto scarsi e molto vecchi. Quelli della Mycotheca italif*a (n. ló'ì'ì) con picnidi grandi, epifilli e spore, a quel che dice il cartellino, 5-7 « '^-2,5 alquanto olivacee sono no- tevolmente diversi e non vanno, secondo ogni probabilità, ri- feriti alla Pli. limhalis A proposito della quale si potrebbe sollevare anche una questione di nomenclatura. Il primo accenno, per quanto so, alla Phyllosticta di cui ci stiamo occupando è nella * Flore fran^aise » del De CandoUe (V, 147) dove è descritta col no- me di Sphaeria Uchenoides var. buxicola (1815). Vengono poi i nomi di Sphaeria {Depazea) buxicola Fries, Syslema myco- logicum. 11, 5'^8 (182:ì) e Depazea Btixi Chevallier, Flore des environs de Paris I, 453, tab. XI, fìg. 29 (1826). Quello di Phyllosticta limhalis Pers. ined. compare solo nel 1833 (Cfr. K. F. W. Wallroth, Flora cryptogamica Germaniae. Pars po- sterior, continens Algas et Fungos. Norimbergae, 1833, n. 3706). Quindi è evidente che, volendo applicare l'articolo 48 delle « Regole internazionali della Nomenclatura botanica », anche ammettendo pel nome del De Candolle la validità dell'arti- colo 49, resterebbe sempre da preferirsi l'epiteto specifico bu- xicola e perciò la combinazione Phyllosticta buxicola ; sicco- 1 Sotto il nome di Depazea buxicola Fries ; l'eseinpliire a 8itiistrii lo è; cosa diversa; probabilmente Dothidea depazeoidea Desili. (•= Phyllachora dfpazeoiden Nits.). » Questo esemplare i' stato distribuito come Dothidea depazeoides, Mia non corrisponde adatto alla diagnosi [Cfr, I. H. Desmazieres, Notices sur quelipies Uryptogames int^ditos, r<^comment (l<5couvertes en Frauce ecc.), in « Ann, des. Se. Nat. » sfir. II, voi. X, pa^'. 311 (1838)]. ADUNANZA DEI. '.• NOVE.MIiKK lUlS 77 me [>erò un tal cambiaiiieiito (jorterebhe piuttosto coufusione che vantaggio, nuitando un nome finora, universalnienle ac- cettato, così ii)i astengo dal proporlo. La seconda torma di Fhyllosticta da me osservata si ac- costa molto alla Ph. propinqua, descritta e figurata nella € Malpigliia >» del VMì-l (pag. IS, tal). 1, fig. Uh, la quale, in sostanza, dilTerisce pei picnidi epifilli (ma anche antigeni) erompenti, spore non gultulate un poco più strette e di forma iiiag^Mormente allungata. La l'ìiyUosticta propinqua var. dnhia produce macchie as- sai grandi, bianco giallicce, limitate, dove principia il tessuto sano, da una striscia castagno-bruna poco evidente quando l'alterazione si è estesa a buona parte del lembo fogliale. 1 picnidi, piuttosto grandetti, abbastanza numerosi e fìtti, di forma sferica depressa assai, talora quasi globosi, sono co- [)erti dalla epidermide la quale si rigonfia, su di essi, in una pustolina rotondeggiante, allungata o triangolare, e, in fine, si fende longitudinalmente in modo da assumere l'aspetto di un melanconiaceo o di un isteriaceo. In sezione, l'aspetto, a tutta [)rima, è di Gloeosporium, che la deiscenza del picnidio è molto ampia, ma le robuste pareti di questo ultimo dissi- pano, ben presto, ogni po.ssibile equivoco. Le spore ialine, grandi, con numerose goccioline nell'interno (la centrale più grossa) hanno episporio spesso e misurano ordinariamente 8-11 {JL. in lunghezza per 4-5 in larghezza. Ve ne sono, però, di quelle assai più piccole (6 * 3 ii.) che, viste di fianco, ap- paiono sferiche. Uscite tutte le spore l'excipulo degenera e resta solo, ad attestare la presenza del fungo, l'epidermide fessa e sollevata mentre tutta la foglia ha assunto il caratte- ristico colore gialliccio ed è scomparsa ogni traccia di mar- gine. Chi osservi allora simili foglie, senza saperne la storia, qualora si imbatta in qualche picnidio che, per avventura, abbia ancora s])ore nel suo interno, crederà si traiti di un Phoma. Questa piccola osservazioncella dimostra, ancora una volta, quante e di quante sorta, siano le diflicoltà che si o[)pongono ad un ordinamento veramente razionale e naturale delle sfe- rossidee e, in genere, dei deuleromiceti. Un simile ordinamento sarel)l)e assiti desiderabile giacché, anche se un giorno i micologi arriveranno a conoscere lo sta- I:L *> NOVKMHHi: l^MS provvisorianientc, classilicarli a so. Sotto questo punto di vi- sta, il riferinionto al genoro Phì/lloaticta, attuato dall'Alle- scher, di tutli i fnii^illi ialosfxjii con picnidio viventi sulle foglie, mi sembra sia più dannoso elie utile (\ in ogni caso, sommamente artificiale. Non vi sarebbe allora ragione per non separare, in un «genere a sé, quelli analoghi viventi sui calici e così via dicendo. Il genere PhyUosticla insomma mi sembra assai più naturale ed omogeneo quando sia inteso nel senso datogli dal Saccardo nei suoi vari immortali lavori. * Phyllosticta Asclepiadearum West. — Sacc, Syll., ili, r)^(1884). Su foglie di Cifnanchum Vincetoxicum presso Castelvee- chio (alt. m. 4.')() sul mare). Macchie ocracee, con margine rosso-violaceo sfumato ; pie- nidi lenticolari (100 » 80); sporule 0 v ± La Phyìlostida Vincetoxici Sacc, Michelia, 1, 156 (1878) e Syll., Ili, 5ii (1884) e il Coniothyrinm Matlirolianum Ferra- ris, Malpighia, XVI, 2() (l (sub: Phoma), (1884), X, 204. Sulle foglie cadute di Olea europaea var. saf/ua attorno a Gaslelvecchio (alt. 450-5(X) m. sul mare). P<'r la grandezza delle spore è da riferire alla var. minor Tognini. Sec, contr.. pag. 9. Phyllostictella HelleborI (Cooke et Massee) FI. Tassi, Bull, del Lab. ed Orto hot. dell'Univ. di Siena, voi. IV, pag. 5 (1<)01). var. Helleborl-viridis ((1. Massai.) mihi. — Con ìothijr inni Ilel- lebori (1 et M. var. Hellehori-viridis C. Mass. Su foglie vive di Ilellehorus viridis var. odorns fra Ca- stelvecchio e la Pescia (alt. m. ). Il ('oniothi/rinm Hellebori è stato descritto dai suoi autori come formante macchie « orbicular, sooty brown, marked con- cenlrically (Ij^ in diam.) » ^ ed anche il Saccardo^ scrive » M e. Cooko, New Hritish Fiin^M, « (iivvillca », voi. XV, p.ij;. 108 (1887). 2 Sylloge, X, i.a^. 261. APINANZA I)i;i- U NDVKMIJUE 1? 2), sporulis laete casta- neo-fuligineis ovalibus vel pyriformibus (9-11 ^ (i-C, 5). Hai), iti ramulis emortuis Cijtisi scoparii prope Castel- vecchio. Hendersonia Rubi Sacc, fungi veneti novi vel critici. « Mi- chelia », 1, lil'i (bSTM); Syll., IH, i-li (1SS4). //. sarmenforKm var. Rubi West, ex Sacc. 11. ce. Su sarmenti morti, corticali di Rubns s|). presso Castel- vecchio (alt. 4.')(»-.')tK) m. sul mare). * Septorla oleandrina Sacc. Fungi Yen., pag. 205 ex Syll., 111. 4*.I7 (issi). Kxsicc. Myc. ven., n. 5:{;{; Fungi euro|)., n. 2158; Myc. ilal., n. i:{.')2 (omnia spec. auctoris !). /co». Ihiosi e Ca- vara, Funghi parass.. n. :'>7I. Su foglie vive di Xeriinn Oleander nei giardini di Castel- vecchio. Septoria Podagrariae Lascli. in Klotzsch, Herb. myc, ser. 1, » P. Sydow, Bfitrii^;»^ /.iir Kcniilniss «Ut Pilztlora i:i, •.» NOVK.M15XK H>18 n. 458 (ex aucl., spec. originalia mihi videre haud licuit). — Sacc, Syll., Ili, .V29 (1884). Exsicc. Hab., Fungi europ-, n. 971 et n. 2159 (ambo sub Sept. Aegopodii); Thiiinen, Myc, univ., n. WYM. Sulle toglie vive di Ae(fopodmm Poilagraria a Castelvec- cliio lungo il Rio Ragana (alt. 5(X) m. sul mare). Maccbie irregolari, di colore bianco-gialliccio, prive di margine, piccole, non di rado confluenti, alla fine bruno- scure. Nella pagina inferiore delia foglia, corrispondente- mente alle macchie, si notano areole decolorate che circon- dano delle pustoline brune dovute ai picnidi che hanno sol- levato l'epidermide. La quale, in line, si lacera intorno ad essi. I picnidi, non troppo esigui, di rado isolati, più spesso riuniti a due a tre, sono ovoidei o rotondeggianti, con pareti grosse e contesto fittamente pseudoparenchimatico. Le spore spesso molto lunghe (fino a (56 \i.) hanno un colore dorino dilavatissimo e, da adulte, vari setti distanti. Questa medesima specie fu pubblicata dal Desmazières, al n. 610 ! della prima edizione delle sue « Cryptogames de France », col nome di Septoria Aegopodii desunto dall'altro Sphaeria Aegopodii Pers. Observ. myc. Il Saccardo adottò (1. e.) il nome del Lasch e chiamò Septoria Aegopodii un Cry- ptosporìum Aegopodii descritto dal Preuss in Uebersict unter- suchter Pilze, besonders aus der Umgegend von Hoyerswerda « Linnaea » 1849-1853 (ex Pritzel ; non vidi) ^ Senonchè, es- sendo le: Observationes mycologicae, seu descriptiones tam novarura quam notabilium fungorum del Persoon state pub- blicate a Lipsia fra il 1795 e il 1799, è evidente che .se la Sphaeria Aegopodii corrisponde realmente al nostro fungo, Septoria Aegopodii Desm. ha la precedenza su S. Podagra- riae Lasch. e Septoria Aegopodii Sacc. Onde questo ultimo fungo dovrebbe ricevere un nuovo nome e la Septoria Poda- grariae chiamarsi Septoria Aegopodii Desm. non Sacc. Polystlgmina rubra (Desm.) Sacc. — Sacc. Syll., Ili, pag. O^S. Su foglie vive di Prunus spinosa a Castelvecchio (alt. ra. 450 sul mare). * F. Tojjnini (1. e, prig. .57) cita appunto (jiiesta specie pei diutorai di Vellano. Ignoro su sia realmente diversa dalla mia. Armino Pazzi, Gerente responsabile. Rocca S. Casciano, 1919. — Prem. Stab. Tip. Cappelli. 1918 Novembre-Dicembre N. 6 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA ADUNANZA DEL 9 NOVEMBRE 1918 MARTINO SA VELLI. - appunti micologici. (continuazione) MELANCONIEAE. Marsonia Castagne! (Desm. et Moat.) Sacc, Fungi ital.. n. 1CM38; Syll., HI, 768. Su foglie di Populus alba presso Castel vecchio lungo il Rio Ragana (alt. m. 450-500 sul mare). Riferisco questo fungillo alla Marsonia Castagnei piutto- sto che alla Marsonia Poptili (Lih.) Sacc, Fungi ital., n. 10(i2 pel confronto fatto con le figure citate e con il n. 1237 della Mycotheca veneta e perchè le spore non sono ristrette al setto e misurano 16-17 * 6-7 [i. Il n. 1484 delle Stirpes vogeso-rhe- Danae appartenente all'erbario pisano non contiene, come in- dica il cartellino, il Gloeosporium Castagnei Desm. et Mont.. ma una Phyllosiicta con sporule minutissime. HYPHOMYCETES. Poiythrincium Trifolil Kunze. — Sacc, Syll., IV, 350; Ferra ris, Hyph., 352. Su foglie di Trifolium repens. con VUromyces Trifolii-re- pentis Liro, lungo la via di Aramo (alt. m. 4. - In abbondanza nei querceti del Boscaccio di S. Macario e prin- cipalm. lungo le viottole che lo attraversano in ogni senso. Il cappello è costantem. cosparso di verruche giallognole su tondo paglierino. 8. Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz. Sacc. id., p. ()2.— E' la specie più volgare dei nostri boschi, in primavera. Incomin- cia a far mostra di sé sul principio di Maggio. E' variai)ile sia SI) ADUNANZA DEI. 14 I)IC3MBRE 1918 nella statura che nel colorito del cappello. Da noi non si inanf^ia. 9. Lepiota illinita (Fr.) Quél.; Sacc. id., p. (50. — Cito con qualche riserva questo fungo, che richiama molto da vicino la congenere L. escoriata, sia per le escoriazioni alia perife- ria dell'imenoforo come per altri connotati. Se ne distingue pel pileo viscoso e patentemente umbonato, d'un bianco crème 'e largo 5 e. circa. Lo scopersi nei campi asciutti tra S. Ma- cario e Perno. 10. Lepiota excoriata (Schiiff.) Quél, : Sacc, id., p. 71. — Si incontra nelle vigne della zona gallaratese nei mesi di Set- tembre e Ottobre. E' conosciuta sotto i nomi di toppietta, tob- bietta e cilcchella,, a seconda dei luoghi. 11. Lepiota procera (Scop.) Quél.; Sacc, id., p. 74.— E' una delle torme più vistose della nostra tlorula micologica, dal- l'aspetto di grazioso parasolino. Presso gli /^aw^ars di Vizzola Ticino ne trovai un esemplare (^l-X-915) che misurava ben 28. e. d'altezza, col gambo magnificamente tigrato. 12. Lepiota pudica (Bull.) Quél. ; Sacc, id., p. 86. — Presso il Boscaccio di S. Macario il 29-X-918. Piuttosto di rado. 13. AriPillaria mellea (Vahl.) Quél.; Sacc, id., p. 94. — Sul Gelso a S. Macario e altrove dove produce il noto mal del falchetto. 14. Clltocybe tuba (Fr.) Gill. ; Sacc, id., pag. 187. — Nei boschi di S. Macario, Ferno, Samarate ecc. Frequente dopo le pioggie autunnali. 15. Collybla velutipes (Curt.) Quél. ; Sacc, id., p. 235. — Sulle ceppaie morte di Robinia, Quercia ecc. nella brughiera gal laratese. La forma e il colore dell'imenoforo richiamano pa- recchie specie del genere Flammula, le quali però hanno le spore ocracee. 16. Mycena thimaiis (Osbeck.) Quél. ; Sacc, id., p. 2.50. — Al piede dei tronchi, autunno, volgare nell'agro gallara- tese. -- 17. Mycena corticola (Pers.) Quél. ; Sacc, id., p. 251. — Tanto questa che la precedente rappresentano da noi le forme più piccole e delicate degli agaricini ; S. Macario, autunno 1918. 18 Mycena lactea (Pers.) Quél. ; Sacc, id., p. 262. In brughiera, sul terreno umido (17-V1-918); forma deli- catissima e di un candore immacolato. 19. Omphalia gracilis Quél.; Sacc, id., p. 295. — ' Si riferi- scono probabilmente a tale specie esemplari minutissimi a ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE liilS 87 lamelle decorrenti, col gambo filiforme e a tinta candida, che incontrai sulla stradiccìola campestre che va da S. Macario a Samarate il 18- V 1-918. 20. Russula adusta (Pers.) Fr: ; Sacc. «?., p. 411.— Boscac- cio di S. Macario. 21. Russula roseipes (Secr.) Bres. ; Sacc, id., p. 421. — idem. 22. Russula sanguinea (Bull.) Fr. ; Sacc, id., p. i',i± — Qua e là in tutto il Gallaratese. 23. Russula emetica (SchiifT.) Br. ; Sacc, id., p. 439. — Meno frequente della precedente. 24. Russula furcata (Pers.) Fr. ; Sacc, id., p. 432. — Nei querceti Bianchi, nel Boscaccio di S. Macario, ma più rara- mente delle altre congeneri. La superficie del cappello è co- stantemente olivacea e liscia, il gambo è bianco, corto e at- tenuato alla base. 25. IVJarasmius caryophylleus (Schiiff.); Sacc, id., p. 472. — Nei prati di S. Macario, comunissimo dopo le pioggie prima- verili. 26. Lentinus contortus Fr. ; Sacc, id., p. 493. — Ne rinvenni un esemplare su un palo telefonico (Samarate) il 20-V-918. Rassomiglia a L. tigrinus, dal quale però se ne distacca per essere molto più piccolo, umbilicato — squamoso e col piede contorto. 27. Volvaria QJoiocephala (D. C.) Gill.; Sacc, id., p. 514. — Nei prati di S. Macario, nei mesi di Ottobre e Novembre. Qualclie esemplare richiama la forma speciosa che, a parere di parecchi micologi, non sarebbe che una sua varietà. 28. Entoloma rhodopolium (Fr.) Quél.; Sacc, id., p. 540. — E' uno (lei pochi rodospori che potei determinare con sicu- rezza per questi luoghi. Ai piedi del Salice in un giardino di S. Macario (15-V-91S). Coi caratteri tipicamente ben definiti. 29. Pholiota aurivella (Batsch) Quél. ; Sacc, id., p. 090. — Frequente nel Boscaccio di S. Macario, in autunno. 30. Flammula spumosa (Fr.) Sacc, id., p. 740. — Comunissimo sulle ceppale morte dei boschi e della brughiera gallaratese. E' vicino a Collyhia relutipes. 31. Agaricus campester L. ; Sacc, id., p. 799. — Nei prati ecc. — 32. Hypholoma fasciculare (Huds.) Quél.: Sacc, id.. p. 823. Volgare nei boschi del Ticino. Somiglia esteriormente, fuori il colore delle spore, a Collyhia velntipes. 88 ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 1918 33. Coprinus congregatus (Bull.) Fr. ; Sacc, td., p. HóQ. — Nel Boscaccio di S. Macario, in autunno. 34. Boletus soaber Bull. ; Sacc, id., p. 9()6. — Nei boschi del Ticino. F^" ricercato dai iiuongustai e conosciuto coi no- mignoli di rossin e scrulin. Ma non è tanto comune. 35. Boletus luteus L. ; Sacc, id., p. 909. - Volgare nelle pinete del gallaratese. 36. Boletus edulis Bull. ;-S^acc., td., p. 928. — Cresce nei bo schi del Ticino in notevole abbondanza. E' chiamato biancori farree: nome vernacolo, fi secondo, che più in giù, verso Ab- biategrasso, applicasi propriamente alla specie seguente. 37. Buletus luridus Schiiff. ; Sacc, id., p. 933. — Idem. 38. Boletus bovinus L.; Sacc, id., p. 911. — Negli stessi luoglii ; specie edule per quanto da noi non sia usata. 39. Daedalea quercina (L.) Pers.; Sacc, id., p. 105fi. — Vol- garissima sulle ceppale imputridite della Quercia e di altre essenze arboree, nel Boscaccio di S. Macario e in tutto il gal- laratese. 40. Daedalea cinerea Fr. ; -Sacc, id., p. 1057. — Meno fre- quente. 41. Hydnum Imbricatum L. ; Sacc, id., p. 1078. — Nella pi- neta di Ferno verso Vizzola Ticino (21-X-915). I miei esem- plari sono molto più espansi della forma tipica. 42. Clavaria flava Schiiff. ; Sacc, id., pag. 12-27. — Nei bo- schi del Ticino, ma non troppo frequente. 43. Lycoperdon gemmatum Batsch. ; Petri in : FI. crt/pt. it., p. 38. — Comune nel Boscaccio di S. Macario. Candido, quasi sempre solitario, o tutt'al più riunito a due a due. Non lo si usa perchè creduto velenoso. 44. Scleroderma CepaPers; Petri., id., p. 99. — Ne rinvenni un esemplare presso S. Macario. Abbastanza raro. 45. Scleranglum polyrrhlzon (Gmél.) Lev. ; Petri., id., p. 102. — Lo si riscontra comunemente in brughiera, specialm. in primavera. 46. Astraeus stellatus (Scop.) Fischer; Petri., id., 133. — Discretamente frequente. 11 numero delle lacinie deiresoperi- dio è variabile. 47. Nidularia globosa Ehrh. — Molti esemplari ne rintrac- ciai nel Boscaccio di S. Macario e luoghi finitimi (8-V-918). 48. Cyathus hlrsutus Sebi. — Nei querceti della brughiera. 49. Phallus Impudlcus L. — Boscaccio, 12-IX-917. Raro. 50. Morchella esculenta Bull. — Qua e là in primavera, nei luoghi stessi. ADIXANZA DEL 14 DICEMBRE V.)\8 89 MASSALONGO C. - NUOVI appunti intorno a ZOOCECIDII DELLA FLORA ITALICA. I cecidii indicati nel presente articolo furono trovati da me e dal mio amico G. B, Biadego. Ho creduto utile di filili conoscere, alcuni di essi provenendo da località nuove, men- tre altri sono meritevoli di menzione per il loro substrato, sul quale non sarebbero stati prima d'ora segnalati nel nostro paese. Vengono aggiunti vari disegni illustrativi, nonché osser- vazioni relative ad un interessante caso di dimorfismo della galla provocata dal Pemphigns pyriformis Licht. ERICA ARBOREA L. 1 Myricomyia mediterranea F. Lòw ; Houard, Les Zooce- cid. Europ. et Bassin Mediterr. voi. li, p. 791, n. 4578, fig. Ih25. Nelle infiorescenze, al luogo dei fiori, produce qua e la un piccolo cecidio gemmiforme, subovato, di 3-5 mill. di lun- ghezza, e costituito da circa 10-15 fillomi densamente imbri- cati; di questi i periferici che a mò di involucro lo limitano all'esterno, sono più lunghi degli altri e differiscono dalle fo- glie normali essenzialmente per la loro base dilatata. I re- stanti fillomi invece, sono minuti, squamiformi, membranosi, nonché ovato-lanceolati. — Larve solitarie, che si metamor- fosano in insetto perfetto entro al cecidio. Dintorni di Amalfi (G. B. Biadego). FERULA FERULAGO L. (syn. Ferula Galbanifera Koch.) 2. Lasioptera carophila F. Lòw. I frutti di questa pianta sono abovati, biconvessi e come é noto risultano costituiti da due achenii o mericarpi piano- convessi, che a maturità si rendono indipendenti. Qualora tutti e due gli achenii anzidetti vengano infetti dalle larve di que- sto dittero, l'intero frutto assume ipertrofìzzandosi forma anormalmente cilindraceo-clavala ; più spesso però uno sol- tanto di essi viene influenzato dal parassita, che in tale eve- nienza rigonfiandosi mostrasi più o meno arcuato dalla parte dell'altro mericarpio non infetto, il quale diviene atrofico. — Le logge larvali, che di solito in più di una, trovansi scavate nei frutti così deformati, contengono una larva rosso-aranciata, che come ritengo si metamorfosa in loco {\\^. 1). Prov. di Verona presso il paese dì Tregnago nella località detta Vico. Oss. Questa Lasioptera spetta, come sembra, alla stessa specie che produce gli inspissimenti o nodosità, sul fusto od 90 ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 1918 alla base delle ramificazioni delle infiorenze, di questa om- brellifera (conf. Massai. C, Le galle nella FI. Italica). GALtUM SYLVATICUM L. 3. Eriophyes Galii Karp. — Kieff. Syn. Zoocècid. Europ. p. 337; Houard, Les Zoocècid. Europ. et Bassin Mediterr. voi II, p. 1K)S, n. 5244. Le foglie dei verticilli situati verso l'estremità dei fusti, vengono da questo acaro, accartocciale dalla parte della pa- gina inferiore, paralellamente alla costa ; le toglie così al- terate, presentansi subliueari e sono inoltre variamente in- flesse e contorte. Prov. di Verona, dintorni del paese di Tregnago. GALIUM 8YLYESTRE POLL. 4. Perrisia galii H. Lòw. Nella regione delle infiorescenze genera un cecidio subglo- boso, di consistenza carnoso-spugnosa, di color biancastro o suffuso di una tinta violacea ; alla sua superficie porta dei fiori sessili e sovente prolifera qua e la dei rametti fioriferi. I peduncoli dei fiori anormalmente inspissiti e divenuti più o meno concrescenti hanno, in massima parte, determinato la produzione della galla. — Larve gregarie, di color giallo-a- ranciato, annidansi fra le anfrattuosita del cecidio (— fig. i2-2*). Dintorni del mt. Rosa nei luoghi elevati della Valle di Nana (G. B. Biadego). Oss. Questo ditterocecidio è quasi identico a quello de- scritto e figurato per il Galimn verum dall'Houard (conf. Les Zoocècid. pi. Europ. et Bassin Mediterr. voi. li, p. 914, n. 5284, fig. 1225). PIMPINELLA MAGNA L. 5. Schisomyia pimpinellae F. Low. ; Kieff. Syn. Zoocecid- Europ. p. 378. Houard Les Zoocècid. Europ. et Bass. Mediterr. voi. II. p. 769. n 4440, fig. 1092.a. I frutti o diachenii di questa pianta, per impulso delle larve del parassita ipertrofizzandosi, diventano subglobosi, e mollo più grandi e rigonfi del normale. Spesso è soltanto uno dei mericarpi od achenii che viene influenzato dal ceci- dozoo, ed in tale evenienza il frutto deformato si mostra più o meno asimetrico. — Larva solitaria, metamorfosantesi nel terreno ; essa è di color rosso-carmino, ed ha una spatula sternale di forma insolita, cioè terminata da un dente sub- triangolare (fig. 3-3*). Prov. di Verona sopra Badia Calavena « ai Rossetti ». AULNANZA DEL 14 DICEMFJRK HM8 91 POPULUS NIGRA L. 6. Pemphigus pyriformis Licht. Òss. Nella mia pubblicazione edita 24 anni fa, e che porta il titoh> « Le galle nella Flora italica » i , descriveva ed il- lustrava (in 1. e. Tav. Vili, fig. 1), per questa pianta, un cecidio che attribuiva al genere Pemphiffus, senza poter al- lora precisarne ia specie, per difetto df materiale adatto. Re- centemente però avendo avuta l'opportunità di esaminare nu- merosi esemplari del cecidozoo, riconobbi, come aveva sospet- tato THouard (conf. Les Zoocecid. pi. Europ. et Bassin Me- diteri. voi. I, p. l!26, n. .ó32), che esso doveva riferirsi al Pempliigus pyriformis. In conseguenza di questa constata- zione ne risulterebbe uno spiccato dimorfismo del cecidio provocato da detto afide.. Di solito infatti questo cecidozoo produce sul picciuolo delle foglie, una galla subpiiiforme (conf. Houard. in (1. s. e voi. I p. 127, fig. 137), misurante 8-10 mìU. in diam. con ostiolo laterale, situato in una pic- cola depressione. Più di raro lo stesso parassita genera però ancora una galla assai più grande (4-6 cent, di lunghezza, e iio-ió mill. di diam.), obovata, qualche volta divisa più o meno profondamente in lobi arrotondato-ottusi all'apice : essa è infeiiormente stipitata, dove porta una foglia sessile (a so- miglianza di quanto si nota per la galla di Pemphigus vesi- cariKs). Ma oltre che per la grandezza e sua conformazione la galla da me per la prima volta segnalata (conf. in 1. s. e. tav^ Vili, fig. 1) differisce dalla precedente, per la sua situa- zione sulla pianta, originandosi da una gemma, alla base, come sembra, concrescente col picciuolo della foglia ascel- lante, che è arrestato nel suo sviluppo in lunghezza, sebbene siasi anormalmente inspessito. SALIX ARBUSCULA L. 7. Pontania proxima Lepel. — KiefT. Syn. Zoocecid. Europ. p. 4NS ; Houard Les Zoocecid. Europ. et Bassin Mediterr. voi. 1, p. 178, n. 9'ìó. Sul lembo delle foglie, fra la costa ed il suo contorno, genera una galla, uniloculare, della grandezza e forma di un piccolo seme di fagiuolo ; essa è allungata paralellamente alla nervatura mediana, e quasi egualmente sporge dai due lati della lamina ed ha pareti carnose (fig. 4-5). Valle d'Ossola, sopra Formazza (G. B. Biadego). 8. Pontania vesicator Brerai. — Trotter in « Marcellia > voi. II, p. 19: Houard, Les Zoocecid, pi. pAUop. et Bassin Me- diterr. voi. I, p. 178, n 953. * in. Mem. Acc:ul. Agricolt. Arti e Coinin. ser. Ili, voi. 69 ; Ve- ro n» lMt3. 92 ADUNANZA DKI, 14 DICEMBRE 1918 Galla uniloculare, che sporge pressoché egualmente dai due lati del lemho fogliare, in forma di vescica, e situata fra la costa ed il contorno della lamina, il quale è spesso anormalmente dilatato. L'ampia loggia larvale è limitata da pareti sottili, memhranacee, sovente di color rossastro (fig. 6-7). La larva del parassita si metamorfosa nel terreno. Sopra Forraazza in valle Ossola (G. B. Biadego). Fig 1. Unibellnla fruttifera di Ferula Ferulago L. con un frutto normale e gli altri deformati dalle larve della Lasioptera earophila F. Low. Fig. 2. Sommità fiorifera di un fusticino di Galium sylvestre Poli., colle galle di Perriiia Galli H. Low ; tìg 2*, spatula sternale della larva del ceoidozoo. Fig. 3, umbellula fruttifera di Pimpinella magna L. con tre frutti norma- li, e gli altri ipertrofizzati, dalle larve di Sehizomyia Pimpinellae F . Low ; fig. 3*, spatula sternale della larva del parassita. Fig. 4, foglia di Salix arbu$cula L., portante la galla di Pontania prò. xima Lepel ; fig. 5. sezione trasversale di detta foglia gallifera ; fig- 6, altra foglia colla galla di Pontania vesieator Brcmi, e fig. 7, in se- zione trasversale. Fig. 8, rametto di Salix retuaa L, var. serpylUfolia (Scop.) «on tre foglie affette dallo galle di Pcntania sp. N.B. Le fig. 2 e 3 sono ingrandite circa 40 volto, tutte le altre sono riprodotte alla grandezza naturale. Oss. La galla su di questa specie di salice, sarebbe stata segnalata, e soltanto in Italia, dapprima dal Chiovenda (ved. Trotter in 1. s. e), e recentemente venne trovata ancora dal- l'amico G. B. Biadego, nella surriferita località. Trattandosi adunque di una rarità, per questo substrato, credetti oppor- tuno di nuovamente qui descriverla, accompagnandone la de- scrizione di un disegno illustrativo. ADUNANZA DEL 14 DICEMBRE 1018 90 SALIX CAPREA L. 0. Pontania peduncuti Hart.-Kieff. Syn. Zoocecid. Europ. p. 48V» : Houard, Les Zoocecid Pi. Europ. et Bassin Mediterr. voi. 1, p. 1«)8, n. 815, flg. -2(>2-i>03. Galla per lo più globosa della grandezza circa di un pi- sello, pubescente alla superficie, uniloculare, fornita di pa- reti carnosette, E' situata sulla pagina inferiore del lembo della foglia, ed in corrispondenza della sua inserzione, scor- gevi sulla faccia del lembo un'areola rossastra di circa 2 mill. di diametro. La larva si metamorfosa fuori della galla. Sopra Formazza in Val d'Ossola (G. B. Biad.) SALIX RETUSA L. var. SERPYLLIFOLIA (SCOP.) lo. Pontania sp. Galla uniloculare, subg-lobosa che sporge egualmente sui due lati del lembo della foglia. E' di color verde-giallognolo, o rossastro, ha le pareli carnosette e misura in diametro circa 5-6 mill. (fìg, 8). Dintorni del rat. Rosa presso Fiery. On. Sì distingue dalla galla di Pontania proxima essen- zialmente per le sue dimensioni e forma. Pubblicazioni peruenute in doDO alla Società duraDte FaDDO 1918 Archivio di Farmacoqnosia e Scienze afiini. Anno VI (1917), n. 9-12; VII (1918), n. 1-6 Arcliivos da Escuela superior de Agricoltura e Medicina Ve- terinaria Rio de Janeiro. Voi. I, n. 1-2. Boletin de la Direction de Estudios Biologicos. — Mexico. Com. 11, u. 1-4 BnUetin de la Società Vandoise des Sciences Naturelles. Voi. LI, n. 191-193 ; Voi. LII, n. 194. Bull et in of the New York Botanical Garden. Voi. IX, n. 36. ProceedÌHffs of the National Academy of Science of the Uni- ted States of America. Voi. Ili, n. 11-12; IV, n. 1-10. The .Journal of the Quekett Microscopical Club. Ser. 2, Voi. \11I, n. 81-82. The Ohio Journal of Science. Voi. XVIII (1918). n. 1-8 Trabajos del Museo Nacional de Ciencias Naturules (Serie Botanica) n. 11-14. Bateson N. Heredity. Washington, 1916 {Smithsonian Repart for 1915). 94 Buscalioni L. Studi sui cristalli di ossalato di calcio. Geno- va, 189.-), {Malpifjhia. Voi. IX X 18954>t)). BnrlisoH \V. L. and Allyn 0. M. Yielda of different varieties of Corn in Illinois. 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Àgric, Bull- n. 75), INDICE ^Baccarini P. - Sopra alcune anomalie fiorali di cuBcata japonica Choisy Pag. 63 Baccarini P. - Necrologia del marchese Piero Bargagli (proc. verb.) 68 Beouinot a. - Sulla erediturietA della tasciazione uul Poteriutn San- guisorba L. ........... 46 BoLZON P. - Aggiunte alla Flora dell'Appennino Ligure Emiliano. 55 . BOLZON P. - Nuove ricerche sulla Flora Bellunese .... 8 Bres ADOLA G. - Lettera {proc. verb.) 83 Chiovenda e. - Intorno alla Lippia canescent U. B. K. in Italia (proc. verb.) ........... 32 ■Chiovbnda e. - Intorno alla priorità dei nomi generici Polystiehum e Aspidium ........... 28 -Cozzi C. - Osservazioni fitogeografiche ...... 51 Cozzi C. - Secondo manipolo di funghi della pianura milanese . 84 Db Toni G. B. - Intorno a un caso di diafisi floripara nella Digita- lis purpurea L. ........ . .33 De Toni G. B. - Lucio Gabelli necrologia (jproc. verb.) . .54 Esclusione della scienza straniera dall'istruzione in Italia {proc. verb.) ............ 31 Fiori A. - Piante da aggiungersi alla Flora del Bosco del Cansiglio e del m. Cavallo nel Trevigiano ....... 35 Marchesetti C. - Lettera (proc. verb.) 83 Massalongo C. - Di alcune Podostemacee del Brasile . .42 Massalonqo C. - Nuovi appunti intorno a zoocecidii della Flora Italiana 89 Mattirolo 0. - Parole ai Soci della Società botanica italiana (proc. verb.) 33 Pampanini R. - Contributo alla conoscenza della Flora della Ci- renaica ............ 13 Parco nazionale dell'Abruzzo (proc. verb.) ...... 17 Peyronel B. - Osservazioni micologiche ...... 18 Requisizione della Selva della Verna {proc. verb.) . . . .45 Savelli M. Appunti micologici. — VII 69 -Sa velli M. La vendita dell'erbario di Giuseppe Raddi ... 3 Trotter A. - La Poa Tef Zuccagni e VEragrostis abyssinica (Jtcq.) Link 61 VoiGT Alban. - Piante del Canton Ticino (Proc. verb.). . . 53 Armino Pazzi,. Gerente responsabile. Rocca S. Casciano, 1919. — Prem. Stab. Tip. Cappelli. ^ iniO. GENNAIO-FRnnRAIO. N. 1. BULLETTINO 1»RI.L.\ SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE LoNGo B, — In memoria del Dott. Mnrtiuo Savolli , . Pnfi- 1 Circolare per il miglioramento economico degli aiuti ed assistenti n 3 Passekini N. — Anormale accrescimento dell'innesto in conlronto col soggetto in alcuni mandorli coltivati. » 6 Passekini N. — Di un caso di saldatura del tronco di una Qnei'cus llex L. con quello di una Q. liobur L. " 8 Passekin'i N. — Inflnenza di alte temperature sovra la vitalitìi dei semi di Tracluicarpus excelsa H, Wendl. ;• 9 Mattiuoi.o O. — Ara Pacia Autjitxlae " 5 Minio M. — Per la protezione dei monumenti nazionali nei paesi redenti , " 12 SEDE DI FIRENZE. AlUNAN/.A DKI.I.'ll (IkNNMO lOH». Pi-CSÌimIc 1'. lUcCARIM. Aporta la seduta il pioi'. iiaccanai dà notizia della morte del col- lega iJott. Martino Sa v 2 86 53 47 > > 3 76 49 36 » » 4 65 45 37 > » 5 72 50 46 Le piante, di circa 25 anni di età, nonostante l'anormale sviluppo del fusto, vegetano e fruttificano normalmente e non hanno mai avuto a soffrire danni meccanici per l'impeto dei venti. Sono però invecchiate precocemente, forse anche a ca- gione del terreno assai ricco in calcare. Sono coltivate nel Poma- rio dell'Istituto Agrario di Scandicci (Firenze). 8 SKUk; DI IIUKN/K — ADUNANZA DKl.I.' 11 (JENNAIO PASSERINI N. — DI UN CASO DI SALDATURA DEL TRONCO DI UNA QUERCUS ILEX L. CON QUELLO DI UNA Q. ROBUR L. In un bosco di proprietà, del Conte Ruggero Guidi nella sua tenuta in Serra, in comune di Pomarance (Volterra), mi fu dato SEDE 1)1 l'IREN/.K — ADUNANZA DELI.' 11 «iENNAlo !» osservare una quercia oramai adulta, che si diparte dal suolo con un tronco unico, ma che a breve altezza si divide in due rami primarii, di cui l'uno, quello a destra della figura, porta foglie e frutti di Quercns Roìnir L. var. sessili flora Salish., men- tre l'altro, quello a sinistra, possiede foglie e frutti di Quercus Ilex L. La scorza del tronco presenta nella metà destra le caratte- ristiche di quella di un rovere, e nella siìiistra i caratteri di quella di un leccio. Broglio e frutti delle due parti della chioma hanno i caratteri della specie a cui appartengono, senza che sia manifesta alcuna reciproca influenza delle due piante saldate. Sembra quindi evidente che debba trattarsi di due esem- plari appartenenti alle due specie suddette, che, nati probabil- mente in prossimità T uno dell'altro, si sono in seguito saldati secondo un piano longitudinale, durante l'accrescimento. L'albero venne fotografato in inverno, ([uando cio(^. il ro- vere aveva perdute le foglie. Debbo la fotografia qui riprodotta alla cortesia del Sig. Alberto Guidi, che volle incaricarsi di eseguirla a mia richiesta. PASSERINI N. — INFLUENZA DI ALTE TEMPERA- TURE SOPRA LA VITALITÀ DEI SEMI DI TRACUYCAR- PUS EXCELSA li. AVENDL. Queste esperienze vennero effettivamente istituite per uno scopo diverso a quello indicato nel titolo. Si trattava infatti di verificare se, come per altre piante, il riscaldamento poteva af- trettare e rendere piìi completo il germogliamento dei semi di T. excelsa. Sotto questo puntx) di vista, però, il resultato fu negativo o per lo meno molto incerto, poiché ò da ritenersi casuale la mag- gior nascita di piante che si ebbe con semi riscaldati a secco a CiO". In ogni modo il ritardo nel germogliamento a tempera- tura di 50" o superiore ò dei più evidenti. Notevole ò invece il fatto che i semi di ({uesta palma possono in parte conservare il potere germinativo a temperatura assai elevata. La esperienza fu eseguita nel modo seguente. Si formarono IC) gruppi di 1()0 semi cadauno. Uno di questi gruppi, il N." l(i. 10 SEUE DI FIRENZE — ADUNANZA UEI.I,' 11 GENNAIO fu a ffidato al terreno, in vaso cilindrico, senza alcun trattamento. Gli altri gruppi da 1 a 7 furono assoggettati al calore umido, immergendoli ciascuno per 10' in acqua portata a temperature crescenti di 10° in 10°, da 40° a 98°,*) temperatura di ebolli- zione dell'acqua in recipiente di rame alla altitudine del labo- ratorio e sotto la pressione del giorno (29 marzo 1915). I gruppi da 8 a 15 furono invece riscaldati a secco, per 10' in stufa ad aria calda, a temperature comprese fra 40" e 110°. Subito dopo il riscaldamento ciascun gruppo venne affidato alla terra di un vaso da esperienze (cilindrico). 1 resultati sono trascritti nel seguente prospetto: RISCALDAMENTO IN ACQUA. N." 1 - 100 semi immersi per 10' in acqua a 40° NASCITE 6 luglio Totali Perdite 40° 53 87 13 50° 50 81 19 60° 18 87 13 70° 1 11 89 80° 0 0 100 90° 0 0 100 98° 6 0 0 100 RISCAJ^DAMENTO A SECCO. N.° 8 - 100 semi per 10' in stufa a 40° 9 » 10 . 11 » 12 » 13 » » 14 " 15 » » 16 - 100 semi normali (non riscaldati) NASCITE 6 luglio Totali Perdite • 1. 40° 15 88 it 12 50° 9 74 26 60° 5 93 7 70'' 1 80 20 80° 6 70 30 90° 0 56 44 100° 0 38 62 110° 0 27 73 86 14 Il riscaldamento, tanto per immersione in acqua che a secco in stufa ad aria calda, ha notevolmente influito sia sul tempo occorso per il germogliamento che sul numero di piante nate. SEDE DI FIRENZE — ADL■NA^ZA DEI. 12 GENNAIO 11 Evidentissimo è il mafi;gior danno prodotto dalla immersione in acqua calda in confronto col riscaldamento in stufa. Tanto nel primo che nel secondo caso la temperatura di 40° non ha nociuto in semi; ma per il riscaldamento in acqua il danno comincia a farsi evidente a 70° e già a 80" ii potere ger- minativo ò distrutto. Per il riscaldamento a secco i semi dimostrarono una note- volissima resistenza, tantoché anche alla cospicua temperatura di 110" germogliarono 27 °/o dei semi affidati al terreno, e il :}1 "/o di quelli nati nel N.° 16 (confronto). Peraltro la nociva influenza già incomincia a rendersi evidente a 70" e aumenta gradatamente fino alla temperatura massima di 1 10". Il riscaldamento poi anzicliè accelerare il germogliamento, lo ha ritardato, e per un numero tanto maggiore di semi quanto più elevata era la temperatura ; inversamente a quanto succede per semi a guscio legnoso o di tessitura dura (1). SEDE DI FIRENZE. Adunanza straordinaria del 22 Gennaio 1919. Presidenza dol Presidento O. Mattirolo. Il Segretario riferisce sulle condizioni ottenute dalla tipografia Fratelli Stianti di San Casciano in Val di Pesa; il Consiglio ritenuto per quanto gravi, migliori le condizioni, e specialmente assai più co- modi i mezzi di comunicazione approva il contratto colla ditta Fra- telli Stianti suddetta per l'anno 1919. Il prof. Mattirolo presenta quindi il suo lavoro : Sul pregiudizio che i fìcfù secchi e le castagne secc/ic o crude fac- ciano sviluppare e crescere i pidocchi sul capo a chi li mangia, che verrà pubblicato nel Nuovo Giornale. Non essendovi altre comunicazioni la seduta ò tolta. (1) Passerini, Azione dell'acqua calda a diflferenti temperature sul germogliamento dei semi di olivo. Bull. Soc. Bot. It., 1898, pag. 71. 12 SKDK DI KIRENZE - ADI NAN/.A DKI.I,' 8 KKItUHAIO SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 8 Feuuraio 1919. Presiede 1'. Baccarim. Aperta la seduta il prof. Baccarini riferÌBce iatornu alla circulare relativa agli assistenti universitarii distribuita a tutti gli enti inte- ressati, comunica le risposte ricevute, dalla signorina Dr. Eva Ma- nueli di Pavia, dal prof. Guerrini direttore dell' Istituto di patologia comparata Veterinaria di Milano, il quale promette che farà porre la circolare nell'ordine del giorno alla prima riunione della direzione della Scuola veterinaria di Milano; dal prof. D'Acchiardi della Uni- versità di Pisa, del prof. A. Monti dell'Università di Pavia membro de! Consiglio superiore I. P. che permette di appoggiarla presso il Ministro e in Consiglio, dal senatore prof. S. B. Grassi che insieme inviò un memoriale che presentò al Consiglio superiore I. P. e che presenterà alla facoltà di scienze di Roma; e che la facoltà di scienze di Padova ha preso una iniziativa simile alla nostra. Comunica quindi una lettera del collega M. Minio, che per l'im- portanza del suo oggetto qui si pubblica : ^Spettabile Presidenza della Società Botanica Italiana, Firenze. Desidererei richiamare l'attenzione della Società, nella prossima adunanza, sul problema ormai si a lungo e ampiamente trattato della protezione della Natura — poiché credo che, contrariamente alle ap- parenze, il momento presente sia, per il raggiungimento di qualche obbiettivo, singolarmente favorevole. Il movimento per la protezione della Natura in genere, il quale aveva già raggiunto una notevole estensione, non solo cominciando a formare nell'opinione pubblica la coscienza dell'argomento, ma con- quistando anche singoli risultati tangibili — tra cui tipico il salva- taggio del laghetto di Altillone e quello, speciale merito della nostra Società, del bosco della Verna — era stato inceppato e apparentemente spento dalla guerra, che aveva rivolto alle gravi e appassionanti que- stioni, che di giorno in giorno incombevano, sia l'attenzione del pub- blico sia quella del Governo e di altri enti la cui collaborazione si era cominciata a guadagnare. Ora, senza pregiudizio di quanto potrà essere ancora fatto per tale movimento generale — preparazione necessaria ad ottenere il risul- SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DELI.' 8 FEHimAIO 13 tato pratico dei diversi generi di provvedimeari protettivi — noi ci troviamo fortunatamente nel caso di profittare di quanto già fu otte- nuto fuori dei vecchi confini del Regno, là dove del lavoro prepara- torio già avanzato alcuni di tali risultati pratici si erano già rag- giunti; di quanto lia fatto cioè l'ex Governo austriaco, del quale sa- remo parzialmente legittimi eredi quando la sorte delle terre redente sarà definitivamente regolata, e della cui autorità ò continuatore in- tanto il governo militare nostro, in quanto amministra i territori com- presi entro la linea d'armistizio. Noi sappiamo che l' idea della Protezione aveva fatto specialmente strada nell'Europa centrale e, in particolare, anche in Austria. Per il caso nostro, p. es., sappiamo che ordinanze restrittive circa la raccolta dei fiori alpini erano estese al « Tirolo n — e quindi, tra le parti da noi occupate, al Trentino e all'Alto Adige; che, quanto alla fauna, camoscio capriolo e gallo di monte erano protetti In Dal- mazia; infine, che dev'essere stato compilato, in esecuzione di un'or- dinanza del 1903 del Ministero dell'Istruzione, l'Inventario dei Mo- numenti Naturali — dei quali è superfluo ricordare quanta parte dovrà rientrare nel territorio ora occupato da noi, quando si pensi all'im- portanza geologica di esso ed alle località classiche che racchiude, tra cui quelle anche note ai profani come la grotta di Adelsberg, le piramidi di terra di Bolzano ecc. Se il lasciar languire una iniziativa, che anche da noi s'era così bene avviata, sarebbe già deplorevole (ma ci affida che ciò non av- venga l'entusiasmo non spento degli iniziatori), più grave assai sarebbe il lasciar perdere efficacia a quei provvedimenti concreti che rappre- sentano vere conquiste, quali da noi sono ancora allo stato di desiderio. Io crederei quindi che sarebbe cosa utile se dalla Società Bota- nica partisse un voto, — diretto per ora al Comando Supremo da cui attualmente dipende il governo militare delle terre redente, e per poi al Ministero dell'Istruzione nella cui competenza rientrerà la cosa appena subentrerà il governo civile, — il quale chiedesse che si man- tengano in vigore le disposizioni protettive a noi note circa la fauna e la flora e le località comunque interessanti dal punto di vista na- turalistico, e che venga possibilmente fatta ricerca se esistono altre disposizioni o iniziative analoghe che meritassero (come l'Inventario dei Monumenti Naturali) di essere proseguite o applicate. Non credo che sarebbe difficile ottenere una benevola attenzione, non solo in quanto si tratta di applicare una legislazione preesistente [e tanta parte della nostra legislazione ò ancora fatta di ordinanze, editti ecc. dei passati governi) ma anche dal punto di vista dell'op- portunità politica, giacche si tenderebbe ad evitare che il dominio italiano, che colà si inizia, nemmeno in fatti singoli possa apparire un regresso rispetto a quello, tanto deprecato, degli Absburgo. E mi pare che nessuna voce potrebbe essere più autorevole di quella della Soc. Botanica, che oltre allo azioni singole spiegate in 14 SEDE DI FIRE.MZE — ADUNANZA DEI.l' 8 KEHHRAIO questo campo, a partire da qaella por il Papiro dell'Aaapo, fissò nella sua larga iaiziativa del 1911, culminata colla costituzione della Lega Nazionale, il fulcro da cui il movimento cominciò ad estendersi con prometlonte vigore. Nella speranza che la mia idea abbia il consenso dell'Adunanza, e vi trovi quel conforto di argomentazioni e quella forma concreta (li azione che la potrebbero rendere proficua, io mi augurerei che an- che il lavoro di propaganda per la Protezione in tutta Italia potesse ricevere una nuova e definitiva spinta dall'esempio pratico che quelle nostre terre potrebbero costituire. Con ossequio, Dott. Michelangelo Minio. Il senatore Passerini approva la proposta ma teme che i voti che la Società botanica farà abbiano a restare platonici, poiché da noi è aso di fare le migliori leggi e le migliori ordinanze, ma quando si devon far rispettare ci si ferma. Ricorda al riguardo la legge per la caccia e per la pesca; in barba ad essa si caccia tutto l'anno senza alcun riguardo, e sulle rive del Tirreno si continua ad usare la dina- mite con gravissimo danno della selvaggina e del pesce. Conviene però che il voto debba essere ad ogni modo emesso, perchè delle or- dinanze austriache sia almeno conservata la parte migliore che ridonda a beneficio del paese. Vaccari approva la mozione Minio rilevando che i tedeschi già cominciano a divulgare che gl'italiani nei paesi da loro occupati ini- ziano la distruzione dei monumenti naturali, della fauna e della flora. Baccarini fa rilevare che la distruzione del pesce non avviene solo sulle rive marine ma anche nei nostri fiumi per cui ritiene che la società debba fare sua la mozione Minio invitando il Governo e specialmente il Comando Sapremo dell' Esercito cui ora è devoluta l'amministrazione delle terre irredente ove erano in vigore le dispo- sizioni legislative cui si riferisce la mozione Minio, a voler conti- nuare a farle rispettare. La società intanto interesserà i colleghi Bre- sadola a Trento e Marchesetti a Trieste perchè come conoscitori delle bellezze locali e della legislazione austriaca in riguardo vogliano porsi a disposizione del Comando Supremo per le indicazioni eventuali. Sono quindi presentati i seguenti lavori; Chiovenda, Androsace Vandelli, (Turra). Passerini, Influenza di alte temperature sulla vitalità dei semi di Trac/ii/carpus excelsa H. Wendl. Chiovenda, Le piante raccolte dal D.r Nello Beccari in Eritrea nel 1905. Non essendovi altre comunicazioni la seduta ò tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Saiicasciano in V»! «li Posa — Tip. Fratelli Stianti. AM 22 1920 1919. Marzo-Aprile-Maggio-Giugno N. 2-6. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Pami'anini R. — Per la prot^^zioue dei luoaumenti naturali. Pag. 17 M.vTTiKoi.o O. — Saverio Belli » 21 Coz/.i C. — A proposito della funzioae estetica » 22 Chiovenda e. — Di tre Gramiaacee usate nell'alimeatazione al Sennaar n 27 Chiovenda E. — Un'altra Selaginella tuberitera •« iiO Chiovenda E. — La Durieua hisjxinica (Lam.) Boiss. et Reut. »» 3G Chiovenda E. — Il P/iilodendron Andreanuni Devans ... » 88 Fiori Àdr. — Contribuzione alla Hora dei Serpentini del Pavese n 39 Forti Achille. — Enumerazione di alcune alghe rinvenute nelle acque termali marine dell'Isola Vulcano (Eolie) rac- colte dal Dott. Ottorino De Fiore 'i 41 Pampanini R. e Zano.n V. — Un manipolo di piante della Marmarica » 46 Annuncio della morte di P. Baccarini (Proc. verb.) .... » 48 SEDE DI FIRENZE. Adi nan/.a dell' 8 Marzo 1919. Presiede P. Baccarini. Aperta la seduta il Presidente comunica che della mozione Minio tu inviata copia al (Romando del R. Esercito dal quale con cortese sol- lecitudine si ebbe la seguente risposta: li Esercito Italiano Conuiwlo Supremo. Segretariato generale ver gli A/f'tri Civili. Urgente 25 Febbraio i9t9. Alla Società Botanica Italiana. Firenze. u. Si ringrazia codesta Società delle comuuicazioai l'atte riguardo alla tutela delle bellezze naturali dei territorii occupati che già, da da parte di questo Segretariato Generale, furono oggetto di speciali 18 SEDE Ul KIRENZE — ADLNAN/A DELI.' 8 MAU/.O riguardi. Si gradiranno tutte le comunicazioni che saranno fatte in proposito dall'Abate Giacomo Bresadola e dal prof. Carlo Marchesetti, e si avrà cura di valersene per gli opportuni provvedimenti ». // Seijrerario Generale firmato: Eunesto Emina. Contemporaneamente i soci Abate Bresadola e prof. Marchesetti comunicarono alla Società che si erano posti d'accordo col Comando Supremo ai fini cui mirava la mozione Minio; e ciò dimostra che l'azione della Società Botanica fu da esso effettivamente apprezzata. Pami'amni si compiace vivamente per l'iniziativa del socio Minio, la quale, non solo costituisce un'affermazione di principio ora più che mai opportuna, ma inoltre può effettivamente raggiungere il suo scopo se, non arrestandosi ad un'azione puramente ufficiale, sarà svolta con fiduciosa perseveranza dall'iniziativa privata. La risposta dei Comando Supremo è di buon augurio e non v'ha alcun dubbio sull'accoglienza che anche il Governo le farà. Certo, le intenzioni naturalmete saranno ottime, ma sarebbe ingenuo ritenere che la loro traduzione in pratica possa avere una seria efficacia: informi il fatto ricordato dal » Corriere della Sera » del 6 febbraio u. s. ed al quale alluse il Prof. Vaccari. Ed esso è tanto più significativo che oltre alle solite « gride » sulla caccia in tempo di divieto c'è anche l'Ordinanza del Comando Supremo del 25 luglio 1916, la quale, pur restringendo il Bando analogo del 29 lu- glio 1915, per la zona delle operazioni mantiene in via assoluta la proibizione della caccia Ì7i ogni stagione e con qualunque mezzo. La nostra tradizionale indisciplina in materia di caccia lascia poco da spe- rare che il riconoscimento e la conferma dei divieti del regime pas- sato intesi alla protezione del Camoscio, del Capriolo e del Gallo di monte in Dalmazia li farebbero rispettare : piuttosto questi caratteri- stici animali nei monti dalmati dovranno confidare in quella tutela che potranno avere proteggendosi da se, come fa — quando gli riesce — il Camoscio dell'Abruzzo, meglio di quello che lo proteggano guardie e carabinieri, i quali, nell'intenzione della legge del 1913 fatta espres- samente per esso, dovrebbero salvarlo. Ne migliori speranze si possono avere per le altre disposizioni restrittive riguardo alla caccia in genere ed alla raccolta dei fiori alpini negli altri territori. Più che nell'azione ufficiale bisogna confidare nell'azione privata: bisognerà accontentarsi di avere da quella — e certamente lo si otterrà! — il consenso al- l'opera di questa. La Società Botanica accogliendo la proposta del socio Minio continua nella sua opera di tutela dei nostri Monumenti Naturali iniziata nel 1891 per il Papiro e nel 1893 per i boschi in generale e l'anno seguente per quelli del Gargano in particolare ed anche, nel 1899, per quelli dell'Eritrea, poi continuata per il lago SEDE m KIRENZE — ADI NANZA DELL' 8 MARZO 19 di Antillone nel 1912 e nell'auno scorso i>ev il bosco della Verna, ed i suoi voti nel 191.5 e nel 1918 per l' istituzione del Parco Nazionale nell'Abruzzo; opera che ebbe il suo completo sviluppo col promuovere la costituzione della Lec/a Nazionale per la protezione dei Monumenti Naturali avvenuta nel 1912. Ma come fu nei casi suddetti, anche ora la Società Botanica non potrà uscire dal campo strettamente ufficiale. Meglio indicati invece a concretare e svolgere praticamente l'anione invocata dal socio Minio sono la detta Lega Nazionale per la protezione dei Monumenti Naturali ed anche il Comitato Nazionale per la difesa del Paesaggio e dei Monumenti Italici, promosso nel 1V>1B dal « Touring, », e la Commissione per i Parchi nazionali e la tutela della Flora (? della Fauna italiana, istituita dalla u, Pro Montibus n nel 1916, poiché i loro programmi coincidendo con quelli della Lega Nazionale si estendono anche alla tutela della Flora, e, più o meno, dei Monumenti Naturali in generale. Però, per la sua origine, il suo scopo preciso e la sua precedenza, questa azione più naturalmente spetterebbe alla Lega Na- zionale suddetta. Si rammenti che la Naturschuizparke di Stuttgart non limitava la sua azione alla sola Germania, ma con tenacia e for- tuna la svolgeva in tutti i paesi di lingua tedesca, e così le altre asso- ciazioni germaniche intese alla protezione della Natura ; con quale significato nazionale non è chi non veda. A tale proposito si ricordi il patriottico risveglio deW Associazione Nazionale per i paesaggi ed i iHonumend piltoresc/ii d'Italia, in quale, il 9 marzo, tenne un convegno a Bologna per riorganizzare e riprendere la sua attività. Né va di- menticata l'azione del u Touring » per l'istituzione di Parchi Nazio. nali nelle terre redente. Cosi ora la Lega Nazionale per la protezione dei Monumenti Naturali ben meriterebbe il proprio nome estendendo la sua azione fino ai nuovi confini d' Italia. Eccole giunta ora, con la proposta del Prof. Minio e con il passo fatto dalla Società Botanica, una buona occasione per poter esplicare la sua attività e fare opera utile alla Scienza e dalla Patria ! Poiché si è in tema di protezione dei nostri Monumenti Naturali non è fuori posto ricordare quel progetto di un elenco illustrativo degli alberi rimarchevoli d'Italia, che, nel 1907, su proposta del Prof. L. Vaccari la » Pro Montibus » aveva formulato, e del quale è parola anche nel BuUettino della k Società Botanica Italiana n (Bull. 1907, p. 19). Il lodevole progetto, favorevolmente accolto dal Ministro del- l'Agricoltura e da quello della Pubblica Istruzione, dalla i; Società degli Agricoltori Italiani», dal a Touring i? e dal *; Club Alpino », tut- tavia non superò ancora — che si sappia — lo stadio di intenzione di compilare un volume in cui sarebbero illustrati con descrizioni, foto- grafie e notizie bibliografiche e storiche i nostri alberi più notevoli. Il culto degli alberi, che nelle antiche religioni aveva un posto emi- nente, si perpetua ancora in quell'interesse di cui. più spesso che non gli altri Monumenti Naturali, sono oggetto questi u personaggi del paesaggio 't, come furono ben definiti, specialmente quando le dimen- 20 SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DELI.' 8 MARZO 8Ìoni, l'età od il ricordo degli avvenimeati che ad essi si collegano, ce li rendono più cari. Perchè « questi esseri longevi — come disse bene a loro riguardo il Prof. P. A. Saccardo — più torse che i morti monumenti rannodano l'età presente colla passata, ci parlano dei nostri antenati che ne gettarono la semente, ci rammentano la nostra età ' fanciullesca che tanto si compiaceva delle loro ombre cortesi ». Nel Belgio, in Francia; in Svizzera ed altrove gli alberi rimarchevoli sono elencati ed illustrati in pubblicazioni speciali che incontrarono molto tavore, poiché le reliquie non hanno attrattive solo per i cuori elevati ma anche per le anime semplici. Da noi, come si è visto, a tale ri- guardo nulla ancora di concreto è stato fatto. Eppure i soggetti non mancano.... ancora. Da quelli d'interesse forestale e botanico: il Larice di Val Veni (Courmayeur) il cui tronco misura undici metri di cir- conferenza, l'Olmo di Landò (Senigallia) alto 27 metri e con una chio- ma di 106 metri di «irconferenza, il monumentale Abete bianco della Valle Bendola (Alpi Marittime) alto 40 metri e della circonferenza di metri 5.85, e poi nei Nebrodi i quattro esemplari, soli superstiti co- nosciuti, dell' Abies nebrodensis ; a quelli che rammentano antiche storie: il Platano colossale di Ascoli Piceno piantato da un reduce delle Cro- ciate, a Sutri l'ultima superstite delle Quercie di Orlando che ricor- davano l'infanzia del gran paladino, ad Aosta il Tiglio di S. Orso antico di quattro secoli ; oppure che testimoniano ricordi più certi e glorie più recenti, come a Moruzzo, presso Udine, il gigantesco Tiglio delle Vicinie, ricordato già dalle cronache del 1200, come, sull'Aspro- monte, il gruppo di Pini sotto ai quali nel 1862 Garibaldi fu ferito e fatto prigioniero, ed a Saluggia (Piemonte) il Cedro maestoso che Farini aveva piantato con le proprie mani. E si potrebbe ricordare anche la Magnolia, la prima introdotta in Italia — nel 1760 — la quale, ora solitaria in un campo presso Sala (Prov. di Venezia), ci ri- porta il pensiero ai giorni fastosi dell'ultimo secolo della Serenissima; e cosi tanti altri: dalla Quercia del Tasso a Roma agli antichissimi Castagni dell'Etna, primo fra essi quello dei Cento Cavalli : dal Faggio di S. Giovanni Gualberto a Vallombrosa al bimillenario Ci- presso di Somma Lombardo. Non è con un senso di rimpianto che si ripensa a quell'Abete bianco antico di otto secoli barbaramente abbat- tuto dalla scure nella foresta di Camaldoli verso il 1794, ed alla stessa fine che ebbe il monumentale Abete della montagna di Béqué (Courmayeur) la cui circonferenza nel 1832 era di metri 7,62 indicando un'età di circa milleduecento anni, e cosi pure, recentemente, il Ca- stagno di S. Agata sull'Etna? Non è con rammarico che si pensa alle foreste di Camaldoli e di Boscolungo prive dei loro giganteschi Abeti alti 50*60 metri e con oltre due metri di dia necro, che ancora si ricor- dano, e che si rammenta l'Abete alto IS metri e più tagliato nel Cadore per essere innalzato come antenna davanti all'entrata dell'Esposizione di Torino nel 1884 ? Perchè aon curare che questi Monumenti Naturali aleno vincolati dalla legge del 20 giugno 1909 sulle Antichità e Belle SEDE DI FIRENZE — AUINAN/.V DEI. 12 Al Kll.E 21 ArtiV come, appuuto ia basf ad essa, nel 1H15 la Sezioae milanese del « Club Alpino » ottenne che tessero protetti i massi erratici della Brianza ? Certo, tutto ciò può far sorridere mentre da ogni parte si continua invano a lamentare che ancora non si arresta la vandalica distruzione dei nostri boschi, non più giustificata dalle necessità della guerra; e chieaere ora che si provveda ad assicurare la conservazione dei nostri alberi più notevoli evidentemente sarebbe troppo. Troppo, forse, anche domandare che si elenchino e si illustrino. Cominciamo a desiderarlo; « sarà già qualche cosa, perchè, veramente, i fatti dimostrerebbero che anche questo si era dimenticato. Sono presentati i seguenti lavori: 'Pa.mfamni: Uerbario di P. Boccone conservato a Lione. Chiovenda: Le piante raccolte dal professore Nello Beccari in Eritrea nel i905. — Le piante raccolte dai professori G. Dainelli e 0. Marinelli 7iell'As- saorta nel 1905, Non essendovi altre comunicazioni la seduta è tolta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza dei, 12 Apkii.e 1919. Presiede P. Baccari.ni. Annuncia il decreto del professore Saverio Belli e comunica la seguente nota necrologica. 0. MATTIROLO. — Saverio Belli. Atroce malattia spegneva in Torino il giorno 7 corr. il Prof. Saverio Bolli, nato a Domodossola il 25 Maggio 1892, già ordinario di Botanica nell'Ateneo di Cagliari, e per. lunga serie di anni Assi- stente e Docente di Botanica nella Università di Torino. Coltissimo, insegnante efficace, studioso appassionato, scrittore ele- gante, il Belli era uuiversalmente stimato fra i botanici italiani ed esteri come una delle menti filosofiche più chiare e meglio equilibrate. I numerosi suoi lavori di filosofia, di sistematica, di anatomia, fra i migliori che onorano la Scienza italiana, attestano il valore di osser- vatore e di ricercatore profondo, coscienzioso e riccamente dotato. Alieno, fino all'esagerazione, da ogni rumore di fama, egli visse solo por la scienza e per ogni cosa bella e buona ebbe palpiti e slanci generosi. 22 SKI>E DI FIRENZE — ADI NANZA DEL 12 APRILE Il aome di Saverio Belli, oaorato da accademie italiane ed estere, vivrà nelle sue opere, ma la buona ed arguta figura di lui ha finito di sorriderci. L'Istituto Botanico dell'Università torinese, al quale il Belli era affezioaatisàimo, ha fatto colla sua morte una perdita dolorosa, tale che nessuna ala di tempo potrà cancellare. Il Presidente comunica che per invito del t'ascio pat!Ìottico è stato inviato a S. E. il Ministro Orlando a Parigi questo telegramma. Eccel- lenza Vittorio Emanuele Orlando Conferenza Pace-Parigi. Società Botanica Italiana invoca Vostra Eccellenza energica tu- tela diritti nazione riguardo sicurtà confini proficuo sviluppo influenza italiana oltre confine, affinchè paese affronti tranquillo soluzioni gravi urgenti problemi sociali. Al quale S. E. mi ha risposto: Presidente Società Botanica Italiana. Firenze. Voglia rendersi cortese interprete presso tutti i membri di codesta benemerita e patriottica società dei miei più vivi ringraziamenti pel messaggio inviatomi E. Orlando. Resta stabilito che la riunione generale della Società botanica sarà tentata nel 1920 con una seduta a Trento ed una a Trieste. Sono quindi presentati i seguenti lavori per la pubblicazione: Forti: Enumerazione di Alghe marine raccolte da De Fiore. Baccarim: Esposizione della teoria rfe/?' Ologenesi del prof. Rosa. Fiori: Note di floristica calabrese e lucana, E la seguente Comunicazione : C. COZZI. — A PKOPOSITO DELLA FUNZIONE ESTE- TICA. Nelle poche righe che seguono ho veduto di raccogliere, cercando di ordinarli meglio che mi sia stato possibile, alcuni pensieri di biologia vegetale intorno alla funzione estetica la quale, come ognuno può attestare per propria esperienza, opera potentemente ed è quasi universale in natura; ma che è stata, ciò nonostante, così poco valutata dai naturalisti qiiatenus tales,. e meno ancora dai botanici. SEDE D( KIKENZE — AUL'NANZA HKI. 12 APRILE 23 Per funzione estetica va intesa l' inriuenza adescativa che il fiore oppure, in via d'eccezione, qualche altra parte della pianta, agendo direttamente sull'organo della vista dell'uomo, esercitano a definitivo vantaggio se vuoi degli individui, se vuoi della specie vegetale a cui questi appartengono. Il concorso degli esseri forniti di senso, intelligenza e ra- gione nell'opera vitale, fondamentalissima, della disseminazione e distribuzione delle piante, indotto e sollecitato dalla funzione estetica, può essere intenzionale o preterintenzior.ale ; cioè, con diverse parole, cosciente o affatto involontario e automatico. Nel primo caso è evidente che l'effetto sarà maggiormente rassicu- rato e non richiederà, soverchio spreco di tempo o di energie ; tuttavia, come l'intenzionalità non può dirsi condizione rigoro- samente indispensabile di efficacia, così T inconsapevolezza non sarà giammai neppure tale ostacolo da impedire la natura nel raggiungimento del suo fine. Molte volte anzi — e lo psicologo deve ben saperlo! — si verifica appunto che l'emozione estetica si produca e si sviluppi, egualmente e perfettamente con tutta intensità, non solo fuori d'ogni intenzione, ma contro e a di- spetto della medesima. Sono certo parecchie, e una più elegante dell'altra, le que- stioni che insorgono e che dai pensatori si discutono in materia d'estetica; però ò doveroso avvertire che le sottigliezze specu- lative e le elucubrazioni astruse puramente teoretiche su questo argomento, preferisco lasciarle, un po' per colpa della mia in- competenza, ai filosofi di professione ; tanto più che esse non avrebbero per il botanico, dopo tutto, se non un' importanza men che mediocre. Del resto — così per ricordarne qualcuna che viene più di solito dibattuta! — la quiddità ovvero l'essenza del bello è già stata definita e analizzata, in modo esauriente, da quei grandi sapienti dell'antichità che furono Aristotele e Platone; il bello relativo sta al bello assoluto come l'effetto sta alla sua causa ; altro è il bello oggettivo e altro il bello sogget- tivo ; il bello è in relazione col gusto, poiché ò bello ciò che piace ed anche il gusto si forma, si educa per seguire le cor- renti di moda ecc. Ma, come ripeto, le risultanze che scaturi- scono da simili questioni, secondarie e troppo lontane dal nostro assunto, non trovano sempre unanime concordia. E basterà di averle soltanto accennate. 21 SKDK DI KIKKNZK — ADI NAN/.A UKI, 12 AI'IUI.E In apparenza più oziosa o più ingenua, sebbene in realtà ■concreta e pratica assai pel botanico biologo, inquantochè rasenta il nocciolo della tesi che mi propongo precisamente di dimostrare, é invece la presente domanda : quali sono gli elementi attrattivi, nella pianta in genere e nel fiore in ispecie (ovvero, per espri- mermi con maggiore chiarezza, nel fiore d'ordinario e in altre parti della pianta nei casi eccezionali), capaci di suscitare, pel tramite della retina oculare, una sensazione di piacere, la cosi detta emozione estetica? E rispondo subito che sono la forma e il colore : vale a dire la forma in certi dati rapporti di disposi- zione e di ampiezza, e il colore combinato con una determinata tonalità di fusione. Tutto ciò è ammesso anche da Federico Dei- pino, là dove asserisce che « i colori e le forme degli organi fiorali risvegliano in noi l'idea del bello, ed è esclusivamente su questo fenomeno che è basata l'arte del giardinaggio nonché il lucroso commercio di quei fiori che presentano in maggior grado questa prerogativa estetica » {Ulter. Oss. sulla Dicog. p. 156). Naturalmente la funzione estetica non è altro che la conse- guenza limpida della dottrina finalistica e della premessa assio- matica che natura inntilia non facit; né vi é motivo a dubitare che gli argomenti di ragione, tolti dal metodo induttivo, con cui ci si prova ad appoggiarla e a sostenerla, abbiano da essere meno validi degli argomenti di fatto, esibiti dallo sperimento. Il Delpino, il quale avrà par sempre il vanto di aver saputo infondere nello studio della vita delle piante un soffio di calda spiritualità, col sollevarlo dalle basse sfere in cui l'avevano ridotto le intemperanze di coloro che si ripromettevano di tutto spiegare col chimismo e col meccanicismo, ha dimenticato presto quanto aveva scritto nel periodo sopra citato, e ha voluto restrin- gere l'ambito della funzione estetica entro a dei limiti. « I teleo- logi dell'antica scuola, così egli scrive, potevano credere che la natura avesse creato i fiori per eccitare il senso del bello nel- r umana famiglia, e per rallegrare la nostra vista. Ma i teleologi dei nuovi tempi, da Darwin a Wallace in poi, non la pensano più cosi. Essi ammettono invero che i colori esistono nei fiori in virtù della loro azione estetica ed attrattiva ; ma sanno che questa azione, ben lungi dal riferirsi al genere umano, si rife- risce esclusivamente a certi insetti e agli uccelli mellisugi > (l. e.) Ipsomma, dal contesto delle sue parole e principalmente dall'in- SF.nE DI KIRENZE — AI)LN.\NZA DEI, 12 APKII.E 25 ciso che abbiamo voluto sottolineare a bella posta, si deduce che Jl grande biolog-o ligure, dominato probabilmente da uu ecces- sivo scrupolo di prudenza, per timore forse di fare del sempli- cismo di maniera che i critici gli avrebbero poi rimproverato, rimase perplesso, non afferrando bene, nella sua forma più ovvia, tutta la portata della funzione affascinatrice del mondo delle piante. E fini, in conclusione, per confondere la funzione estetica con la funzione vessillare, la quale è di una significazione bio- logica molto minore: risiedendo essa nel perianzio e nelle infio- rescenze zoidiofile ed avendo unicamente lo scopo di promuovere la dicogamia e di eliminare il pericolo delle nozze consanguinee. Orbene, perchè non riconoscere il contributo grande che l'uomo pure, nelle infinite e svariatissime contingenze di tempo e di luogo, può e deve recare a tutta codesta mirabile divisione del lavoro che è come il caposaldo dell'armonia e dell'ordine che vennero stabiliti nel mondo organico? La funzione estetica si distingue in normale e aberrante (o migrante). Prescindendo dalla funzione vessillare la quale non è, come vedemmo, che un atteggiamento subordinato, osserviamo che la funzione estetica può agire alle volte come funzione vica- riante, invertita, di compensazione, di inerzia ecc. In ultima analisi essa è ordinata a collegare intimamente le piante all'uomo, gli animali all'uomo e l'uomo all'uomo. Ho detto in principio che la funzione estetica potrebbe aversi in conto di una legge della biologia generale, e ci tengo a ri- peterlo. Imperciocché, salendo gradino per gradino la scala degli esseri, essa ci si affaccia dove meno crederemmo di scoprirla. Ma qui, per evitare la taccia d'invadere il campo altrui con delle digressioni inutili, vedo intanto necessaria un'osservazione. Un tempo zoologi e medici chiedevano soccorso alla botanica per suffragare qualche trovata anatomica, fisiologica o patologica; adesso invece — il che dimostra che certe idee stanno rien- trando! — prevale ed è più ragionevole l'uso contrario ; e sono i botanici i quali, allorché ne occorra il bisogno, corrono ad attingere alla zoologia, all'antropologia e magari alla medicina. Intesi su questo punto, tiro innanzi per rilevare gli altri -due legami che vincolano l'uomo mediante la funzione estetica. Veramente, per completare, si dovrebbe prima vedere se talcosa -di simile non intervenisse addirittura tra animale ed animale 2*5 SKDE M KIHENZE — AIilNANZA DEL 12 APRILE (tra i due sessi della stessa specie almeno!); ma i zoologi sono alieni quanto mai dal sentirne discorrere. Così, per fare il nome di un autore in fama di valente entomologo, il dottor A. Grif- tlni in un ampio suo studio sui Lucanidi, pubblicato l'anno scorso sulla rivista milanese « Natura » , afferma recisamente, a proposito di alcuni caratteri sessuali secondari che dovrebbero figurare come gli istrumenti naturali della funzione estetica, che « è più che incerto che all'animale che le porta, quelle strutture arrechino una sensazione di soddisfazione estetica e che esse lo facciano considerare più o meno bello dai suoi confratelli o dagli individui dell'altro sesso » . La stessa ed identica cosa dissero pure il compianto senatore Camerano, Lameere, Cunningham e tutti coloro che si occuparono dei caratteri sessuali secondari delle specie zoologiche. Tutto ciò va bene. Però nessuno potrà mai negare il fatto che a mezzo delle qualità estetiche (e. g. le elitre dei coleotteri, le. ali delle farfalle, il piumaggio degli uccelli ecc. ecc.) gli animali non valgano ad imporsi all'atten- zione dell'uomo, e questi non ne divenga — consciamente od inconsciamente, poco importa — un fattore non indifferente di dispersione e distribuzione delle forme. L'azione attrattiva che ha luogo tra gli individui della specie umana, in ordine alla funzione sessuale, è di facile comprensione per chiunque. Essa è per di più la sorgente ordinaria di gran parte del patrimonio artistico mondiale. Più difìfìcili a interpretarsi sono le anomalie, nelle quali la pompa estetica, anziché come causa diretta ad un effetto, suona come effetto di una causa sottostante. Ed ecco finalmente che viene a taglio un caso insigne di funzione estetica paradossale, segnalato tra la clientela del medico condotto di Ferno. Esso ser- virà a giustificare benissimo il mio modo di vedere. Si tratta adunque di una signorina di buona famiglia, certa A. B., la quale, benché Lesionata al polmone da profonde caverne di na- tura tabercolare, si conservò per molti mesi, senza cure ipernu- tritive, in uno stato di tale esteriore floridezza che, in lingua povera e senza perifrasi, la si sarebbe chiamata raggiante bel- lezza. La cosa ha fatto impressione, oltre che al dottor Cappello, ai dottori C. Piccinelli, F. Arsuffi e al Prof. Riva-Rocci, che possono farne testimonianza; e credo che la significazione biolo- gica del fenomeno non sia diversa da quella escogitata. S. Macario, Marzo 1919. Non essen levi altre comaaicazioni, Ih seduta è tolta. SEDE HI KIUENZE — ADINANZA DEL 12 MAdGI' SEDE DI FIRENZE. Adunanza dei. 12 Maggio 1919. Presiede P. Baccarini. Comunica una mozioae dei colleghi Pollacci, Gola e Negri colla quale si invita la società ad emettere un voto da presentarsi senza indugio al Ministro della P. S. perchè voglia bandire nel più breve tempo possibile i concorsi per le cattedre di botanica vacanti. Il Con sigilo approva estendendo il voto a tutte le cattedre vacanti che vien cosi formulato: u. La società botanica italiana compresa della necessità assoluta che per il ripristino degli studi scientifici in Italia turbato dal periodo bellico testò vittoriosamente superato, si debbano colmare nel più breve tempo possibile i vuoti nelle cattedre universitarie : fa voti perchè si bandiscano entro giugno i concorsi, per dar agio ai vincitori di potersi preparare durante l'estate ad assumere i loro corsi all'aper- tura del nuovo anno accademico, h Sono presentati i seguenti lavori : Cauda, Gruppi vegetali fissatori di azoto. Mattiroi.o, La Daldinia concentrica D. et C. trovata nella torbiera di Montar fono {Como). E le due note seguenti : E. CHIOVENDA. — di tre graminacee usate NELL'ALIMENTAZIONE AL SENNAAR. Nel diario di G. B. Brocchi trattante del suo viaggio al Sennaar arrivato a Dominati nel 17 novembre 1825, leggesi(li : « La povera gente percossa dall'inedia mangia il grano di pa- recchie graminacee, quali sono il Careb, VAncuìi, il Difra e di un IFolciis chiamato Adav, che viene ne' seminati, delle quali tutte piante ne determinerò la specie, essendo nel mio erbario > . (1) Brocchi G. B., Giornali; delle Osieroa:toni fatte «e' oiatjiji in Egitto., nell'I Siria e n-'ll' .V'/tii (. Voi. V. Bassano, 184:-i, p. -llt>. 28 SKDE ni KIKENZK — ADUNANZA DKI, 12 MAGGIO Avendo il prof. Beguinot iniziato la pubblicazione delle raccolte botaniche che il Brocchi lasciò in eredità al Museo di Bassano, affidò a me per lo studio i tre ultimi fascicoli dell'erbario, tra 1 quali i due superstiti delle piante da lui raccolte nel Sennaar. Fortunatamente gli esemplari delle tre prime piante sono com- presi nel fascicolo XIV ed è con vero piacere, che mentre sto elaborando l'illustrazione dei due fascicoli per la pubblicazione che spero non tarderà molto ad uscire, io presento alla Società botanica Italiana la primizia riguardante quelle tre piante. Il Curelj ò al n. 55 ed «"; il Dacti/loctenium aegi/ptius (Linn.) Richt. var. mucronatum (Willd.) del quale ò già noto che nei tempi di carestia serve alle classi povere per alimentazione, spe- cie in India (1); nel Sennaar è mangiato il seme cotto nel latte. ì^'Ancun n. .'18 è una specie di Andropogon che fino a pochi anni sono era rimasta inedita. Io la pubblicai su esemplari rac- colti da Antonio Figari (2) col nome di Andropogon fazoglensis. L'esemplare del Brocchi e quanto egli di questa pianta scrive nel suo diario e sulla scheda che accompagna l'esemplare, mi dà l'opportunità di segnalare un' interessantissimo particolare biologico, che descrivendo la specie mi era sfuggito, che cioè in questa pianta solo le infiorescenze apicali sono casmogame, mentre tutti i nodi portano delle infiorescenze laterali comple- tamente nascente nelle guaine, e perfettamente cleistogame. Avviene cioè in questa pianta quanto avviene nella Leersia org- zoide.s. Il Brocchi gironzando nei dintorni di Sennaar nei giorni 8, 9, 10 giugno 1825 scriveva: « Del grano àeU'Ancun si ciba la povera gente, che ne consuma grandissima quantità, perciò veggonsi qua e là grandi cumuli della paglia che hanno tritato per cavarne il grano. Né gli asini né i camelli se ne cibano, ma soltanto le vacche » (8) e parlando della vegetazione dei dintorni di Tribah scrive « Questo villaggio è situato in un' im- mensa ed arida pianura sprovveduta aff"atto di alberi. Essa è coperta dei culmi secchi di quella graminacea che. qui chiamano Aìicun, la quale è prodigiosamente abbondante nelle campagne (1) DiTHiK I. F., The Fodder Grasses of Northern India (1888) 37. (2) Chiovenda e., Plantae novae vel mtnus notae e regione Aethio» pica. — Iq Ball. Soc. Dot. Ital. (1917) 57 n. 200. (3) Bk..c,iii G. B., /. e. p. 677. .SEIiK ni K1KEN7.E ADI NANZA I>KI. 12 MAGGKt '29 di questa parte della penisola. Qua e Ih ve^gonsi grandi cumuli di cotesti culmi tritati per levarne il girano, poiché di esso si ciba la povera gente in questo anno di grande carestia » (1). Gli esemplari del Figari da me studiati erano in fiore ; questi del Brocchi hanno le cariossidi perfettamente mature per cui posso descriverle : Caryopsis obovato-oblonga, rufescens, laevis, {^laberrima, nitidula, trigona angulis rotundatis vel subcylindra- cea, apice rotandata brevissime mucronulata 1 mm. lata, basi sensim attenuata, 2,5 mm. longa ; embryo dimidiam aecjuaus, hylum minimum rotundum nigrum » . Anche negli esemplari del Figari ho potuto verificare la presenza delle infiorescenze laterali nascente nelle guaine fogliari. Tra gli esemplari del Figari ve ne ha uno munito di radice dal quale si può stabilire con certezza che la specie è annua. Dair-4. Gai/amis Kunth pianta assai frequente in tutta la regione e che fu raccolta pure dal Figari, la nostra specie è assolutamente differente, avendo i pedicelli e gli articoli assai più rigonfi, per le foglie meno sviluppate e fatte diversamente e la pianta assai più gracile ed annua. Ìj'A. pumilns Koxb. (= A. pachyarthrus Ilackl.) è pure totalmente diverso. Per le dimensioni il seme ha molta analogia con quello del Teff, che come è noto costituisce uno degli alimenti fondamentali per gli abissini ; quest'ultimo cereale non sembra sia coltivato nel Sennaar, e ritengo che l'uso dell' a7icw?t come cereale sia dovuto alla grande quantità che spontaneamente ne cresce in quelle sterilissimo plaghe, per cui agl'indigenti non resta che da raccoglierlo ed estrarne i granelli con la macini lazione. Il Di fra è il Panicum brevlradiatum Hochst. graminacea crescente pure in Abissinia e nell'Eritrea (2), è una graminacea assai caratteristica per le ampie foglie munite di un margine undulato-seghettato e l'altro liscio intero (sempre ciliolato-scabri ). Anche di questo il Figari raccolse bellissimi esemplari, da uno dei quali si apprende che nel Sennaar esso cresce sulle sponde de' canali e dei fossi. Per la qualità alimentare non credo di essere lontano dal vero paragonando questa specie alla Setaria italica (Liun.) P. B. (1) Brocchi G. B., /. e. (JS3. (2) CiiKiVENUA E., ap. Pirotta Fiora della Colonia Knircn 3u3 n. 187. 80 SKDK DI l'IRENZE — ADUNANZA DEI. 12 M \C.«IO h'Adar o Aadciì- manca nei due fascicoli delle piante del Sen- naar, ma dalla descrizione che il Brocchi ne dà (1) potrebbe forse essere il Sorghum arundinaceum Willd. o qualche forma prossima. E. CHIOVENDA. — un'altra selaginella tu- BEKIFEKA. Non ritengo privo d' interesse far conoscere un'altra specie di Selaginella tuberifera, oltre le due che il Bancroft (2) fece conoscere : la S. chrysocaulos Baker e S. chrysorrhizos Baker. Egli rilevò che queste due specie hanno i tuberi morfologica- mente eguali e che le loro differenze dipendono solo da canne fisiologiche dovute esclusivamente alla posizione dei tubercoli nelle piante. Nella prima specie essi sono aerei collocati alla sommità degli ordinari rami vegetativi ed hanno bisogno dello sviluppo dei rizofori per venire in comunicazione col substrato, sono muniti di foglie poco diverse da quelle normali e i tuberi sono muniti di clorofilla. Nella seconda specie sono ipogei e in essi non essendo necessarii i rizofori per mettersi in relazione col substrato questi sono atrofizzati e restano brevissimi, i tuberi non hanno clorofilla, ma contengono invece grande quantità di materiale di riserva. Il 18 giugno 1009 raccoglievo presso Edaga Sciahà in Abis- sinia su roccie umide e ombrose, coperte di terriccio, degli esem- plari di una Selaginella di piccole dimensioni, che nella località era assai frequente, costantemente sterile e con aspetto di pianta annua. Le piantine per quanto fossero abbondanti erano sempre isolate, alte 1-3 cm., ed alla base il sistema radicale era pochis- simo sviluppato e tra questo e il fusticino si notavano delle foglie più appressate, assai piccole, scariose. La stessa pianta notai qua e là lungo il viaggio attraverso lo Tzellemti per raggiungere l'altipiano del Semien per il passo di Lumalmò, in condizioni press'a poco eguali sia per la natura della stagione, sia per le dimensioni e le caratteristiche degli (1 Brocchi G. B., /. e. 488. (2) Bancrokt N., Note on Viujetatice Reproduclion in xonie Indian Selaginellas. — la Botanical Gazetle XXVIIl (1914) 685 e tav. 4D. SK.OF, DI KIRENZE ADI NANZA 1>F,I. 12 MA(;<;iO ol esemplari. Fu a Gondar ove arrivai il 17 luglio, che sui ruderi dei maestosi palazzi costruiti dai portoghesi nel XVII secolo, ritrovai abbondantissima la stessa Selagiìiello, pure sterile; che non esitai quantunque gl'individui fossero più sviluppati a rico- noscere come identica a quella che giil avevo raccolto ad Edaga Sciahjl. Gli esemplari superavano in altezza il decimetro, erano costantemente muniti di un fusto primario eretto, mediocremente robusto, che a G 10 cm. sopra il suolo si suddivideva reiterata- mente in rami disposti pili o meno orizzontalmente; gli esem- plari strappati con un po' di riguardo presentavano alla base numerosi rami stoloniformi semplici, lunghi fino a 10 e più cm., filiformi, radicanti, muniti di foglie opposte omomorfe. simili a quelle dei rametti plagiotropi della parte elevata della pianta, colle paia discoste tra loro. Nel punto poi in cui il fusto prin- cipale si afi'ondava nel terreno, era facile osservarvi un rigon- fiamento dal quale partivano numerosissime fibrille radicali lunghe, ramificate come sempre dicotomicamente. Radici se ne distaccavano anche dalla parte più bassa del fusto, per un tratto variabile da 1-.3 cm. Il ol agosto raccolsi alcuni esemplari che mi sembravano aver raggiunto il massimo sviluppo, in quaùto che all'ascella delle foglie dei rametti estremi, presentavano alcuni sporocarpi, sempre però in numero assai scarso, da 1 a .3. Il 13 settembre, raccolsi altri esemplari assai meglio fruttificati presso il villaggio di Asosò ad ovest di Gondar, tra le macchie sassose della collina. Il e» novembre ritornai sui ruderi dei palazzi portoghesi nello stesso punto in cui avevo raccolto l'esemplare il 31 agosto, per vedere se la fruttificazione della Selag'niella si fosse perfe- zionata e per raccogliere all' uopo gli sporocarpi perfettamente maturi. Essendo a questa data terminate le vere pioggie da quasi due mesi, trovai la Selaginella quasi completamente essic- cata, ed avendone estirpate parecchie piante, vidi che erano munite di numerosi stoloni i quali tutti portavano all'apice dei tubercoli globosi o bislunghi, lanuginosi di color roseo; tuber- coli che negli esemplari raccolti il .U agosto e prima mancavano costantemente. Gli esemplari sterili corrispondono perfettamente a quelli raccolti dallo Schimper e pubblicati nella Sect. III (1844) col n. 1444, che, come è noto appartengono alla S. abyssinica Spring. 32 SEDE 1)1 FIRENZE — ADI NANZA I>EL 12 MAGGIO Tutti gli esemplari strobiliferi da me raccolti mancano to- talmente di macrosporangi, per cui sono esemplari esclusiva- mente maschili. Però da (]uesto fatto osservato in tutti i miei esemplari, non credo di poter essere autorizzato a ritenere la S. aby ssinica per pianta dioica, ma per ora la ritengo come molto probabilmente tale, quantunque con maggior probabilitc'i vi abbiamo un caso di pianta esclusivamente maschile, la quale provvede alla riproduzione agamica mercè i tubercoli formantisi alla sommità degli stoloni. Negli esemplari giovanissimi da me raccolti ad Edaga Sciahà è evidente che essi provengono dal germogliamento dei detti tubercoli. Nella descrizione data dallo Spring (1) si contiene un cenno agli stoloni propaguliferi, scrivendo : « caulis e basi radicante stolonifera erectus » . Riguardo allo strobilo, da quanto ne dice 8i vede evidentemente che non ebbe alla mano che esemplari sterili : « Amenta (in nostris) brevissima, foliacea » e nelle osser- vazioni : « Les épis sont très-peu développés daijs nos échantil- lons, mais les quelques bractées qu'on voit surtout à la face supérieure ou antérieure, ressemblent plus aux feuilles latérales, qu'aux intermediaires. Il reste donc à déterrainer ultérieureraent si l'espèce ne doit pas ètre placée plutòt dans la division des platijstachijae » . Gli esemplari giovani hanno sempre le foglie terminali costituenti un breve germoglio diversamente confor- mato dal resto del ramo, per cui a prima vista possono simulare uno strobilo in formazione; fatto questo, che si riscontra in mol- tissime altre specie. Il vero strobilo, non lo si riscontra che assai tardi, quando oltrepassando il termine del periodo imbrifero, la pianta comincia a seccare, allora tutte le terminazioni brusca- mente culminano nello strobilo, che effettivamente è assai breve. Baker nella sua Sipiopsis (2) colloca la nostra specie nel Sottogenere Ascendentes caratterizzato dai cauli ascendenti, rami- ficati dalla base, colle radici limitate ai nodi della metà infe- riore (:V) e nel gruppo 1 Radiatae che comprende specie fugaci, ^1) Simung A., Monoqraphie de la Famillè des Lycopodiacèes. Seconde panie.— TaMém.de l'Acad. Roy.de Belgiqae XXIV (1848) extr. p. 99. (2) Bakkr I. G., Si/nopsit of the Genus Selagiaella. — la Joura, of Bot. XXII (18S4) p. 300 e Handhook of the Fern-allies Loadoa C1887) 84. (3) Bareu I. G., l. e. XXI (1883) p. 3 l. e. p. 32. %L0L^tm SEDE DI KIHEN/.E ADINANZA DEI. 12 MAGGIO 33^ per lo più tropicali viventi durante la stagione delle pioggie, con cauli solitarii ; e dello strobilo dice solo, che le spighe sono brevi, regolari del diam. di 1 mm., con brattee ovate, acute, indistin- tamente carenate, Hieronymus (1) colloca la S. ahyssinica nel sottogenere He- teroplujllum Sect. I Pleloìnacrospormiglatae , ser. 1. Mo7iosteUcae, gruppo 12 della S. mijosuroides. Lo stesso nelle generalità della famiglia (2) osserva che nelle Selaginella mancano talora total- mente i macrosporangi od anche i microsporangi e cita qualche caso solo delle seconde e indica come quasi dioica la 8. substi- pitata e conclude affermando che di casi anomali con solo stro- bili macro — o solo microsporiferi se ne trovano in molte specie dei varii gruppi. È evidente che il caso della S. abysslnica è ben. diverso da quelli accennati da Hieronymus, Mitchell (?>) ricorda due specie portanti esclusivamente stro- bili totalmente microsporangiati : le S. enjthropus e ;S', flabellata. Si deve considerare anche il presente come un caso speciale di rigenerazione (4) della Selaginella, fenomeno stato trattato da parecchi botanici. Hofmeister (5) constatava che il più piccolo frammento di caule di queste piante posto nel terreno con umi- dità e calore sufficienti riproducono un nuovo individuo ; per la formazione di gemme avventizie che si formano nell'ascella delle foglie sui fasci e si sviluppano come i germogli embrionali, dando alla loro base delle radici avventizie. (1) HiERONYMLS G., Selaqinellaceae. — Ixx Eagler u. Praatl Natiir- ìiche Pflanzenfam. I. 4. p. 686 n. 158. (2) Hieronymus G., /. e. p. G66. (3) Mitchell G., Contribuì ions townrds a Knowledge of the Anatomi/ of the Qenux Selagmella Spr. Part V. The Strobilus. — la Aanals of Botaay XXIV C1910; 22. (4) Non riteugo si possano considerare questi tubercoli di Selagi- nella omologhi del protocorino di Treub (Annales du Jardin bot. de Baitenzorg Vili (1890) 30, Goebel K., Organoyraphie der P/hinzenj .Jena (1898-1901) 439, il quale è un organo rudimentale embrionale esistente all'inizio della formazione della piantina; mentre qui i tu- bercoli si formano alia fine del periodo vegetativo della stessa, per metamorfisi delle sommità di rami speciali. (5) Hoi'PMEisTEK W., Vergleichende Unlersuchung der Keiniunt/f Entfaltunrj tind Frucìilbildung hòherer Krgpfogamen. Leipzig (I851Ì p. 117. 84 >K|)K 1)1 1 IHI-.NZK .\l)l .NA.S/.A Ufcl. 12 MALillO Behrens (1) distinse (luattro tipi di gemmule da lui viste t'ormarsi nelle S.inaequi folla e S. uncinata var. arborescens : a) Germoglio formantesi nel tratto di caule tra due dico- tomie fuori dell'apice vegetativo e lungi dai rizofori. 6) Germoglfo formantesi nello strobilo, e) Germoglio formantesi nelle vecchie dicotomie nella bi- forcazione in corrispondenza almeno di uno o di entrambi i rizo- fori se vi esistono. d) Germoglio formantisi in ambedue i rizofori già allungati. Il presente è quindi un tipo di rigenerazione che può rife- rirsi al primo (2) degli indicati, perchè gli stoloni nascono al- l'ascella delle foglie; ma vi ha la dififerenza profondissima ch'essi non danno già luogo immediatamente alla nuova pianta, ma bensì ad un organo di riposo perfettamente analogo a quanto si riscontra avvenire in piante degli ordini più elevati, per es. nella patata. I piccoli tuberi della Selaginella abyssinica sono perfettamente analoghi ai tuberi del Solanum tuberosum : come in questo abbiamo una porzione apicale degli stoloni, che non sono altro che rami speciali, che si metamortìzza in tubero. L'unica differenza è che mentre nella patata è solo l'asse cau- linare che si tub)erizza e le foglie non vi prendono parte, nella Selaginella vi prendono parte anche le foglie, che divengono carnose e ricoprono la superficie esterna dei piccoli tuberi con piccole squame imbricate carnose. Sul caule primario, nelle ascelle delle foglie inferiori nascono dei rami che si sviluppano meno dei rami superiori ; quelli infimi si trasformano immediatamente in stoloni, quelli un po' più in alto a circa l-:> cm. sopra il suolo, talora si ramificano dicoto- (1) Behrens I., Ueber Regeneration bei den Selagiyu'.llen. — In Flora LXXXIV (1897) 161. (2) Il fatto dei rametti da cui si dividono i rami più bassi che 8Ì prolungano alla sommità in stoloni potrebbe fare supporre, che il nostro caso si debba riferire al tipo b) di Behrens, io credo lo si debba escludere perchè questi rametti inferiori non portano mai strobili, questi sono portati esclusivamente dai rami più aiti assai più ramifi- cati Un tale tipo di rigenerazione si ha frequente nella 5- bulbifera Bak. che l'autore considera forma orticola della S, radiata originatasi in causa dell'ambiente vaporoso e caldo artificiale, e Hieronymus la ritiene specie distinta. SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 12 MAGdK' 35 micamente una o due volte, quindi ì rametti generalmente uno o due si allungano trasformandosi negli stoloni. Gli strobili sono portati esclusivamente sulle sommità dei rametti più alti che si ramificano assai più abbondantemente. Gli stoloni sono filiformi gracili, portano radici come i cauli primarii, ma meno svilup- pate e per tutta la loro lunghezza portano delle foglie che per forma e dimensione sono simili alle foglie dorsali dei rami pia- giotropi normali ; )iei nodi dei cauli primarii le radici nascono lateralmente alla base dei rami e dei flagelli. Gli stoloni toccando terra vi penetrano e pochi millimetri sotto la superficie ingros- sando la loro sommità si trasformano nei tubercoli. Questi va- riano di forma dalla rotonda alla ellittico cilindrica con 1-5 mra, di diara. o con fin 6 mm. di lunghezza, e sono di color roseo pallido, coperte di protuberanze embriciate, che non son altro che le foglie metamorfosate, in corrispondenza delle quali, qua e là nascono dei ciuffi di rizoidi filiformi sostenuti da rizofori atrofici ; questi rizoidi sono più o meno ramificati esilissimi ed avvolgono il tubercolo quasi a guisa di lanugine. Bancroft giu- stamente li paragona ad ife. I rizofori e le foglie sono nella S. abi/ssìnica assai più ridotti che non nella S. chnjsorrhizox dise- gnata dal Bancroft. Alla sezione si nota che le cellule iianno un contenuto, oltre l'amido, finamente granuloso, dovuto certo ad un microrganismo che vi si trova probabilmente in simbiosi. La presenza di un endofito in qaesti tubercoli è certamente in rapporto coi fenomeni biologici, come è stato constatato per tutte le crittogame vascolari presentanti organi simili, Licopo- diacee, OHoglossacee (1) ecc. Su ciò non ho potuto estendere, malgrado la buona volontà le osservazioni, perchè dai tuber- coli quantunque al mio giungere in Italia conservassero un aspetto di freschezza, che mi lasciava sperare in un pronto germogliamento, non ostante tutti i riguardi per l'umidità e per la temperatura, non mi riuscì di ottenerne delle piantine. Evidentemente l' averli tenuti fuori terreno dal (1 novembre ai primi di marzo dell'anno successivo aveva loro fatto perdere il potere di germogliazione. (1) Campheli. D. H., Studies on the Ophioglossaceae. — In Anuales du JardiQ Botauiqae de Buitenzorg Ser. Il voi. VI (1910) p. 185. 36 SKDK 1>I KIllKNZE — ADI NAN/.A IWA. 12 MAflflIO Ad ogni modo ho voluto pubblicare le osservazioni da me fatte su quosta Selaginella, perclii> mi sembra che tale fatto sia molto interessante, oltre che morfolou^icainente anche fisiologica mente, avendosi qui una pianta che portando solo strobili raicro- sporangiati à dotata di apparato riproduttore agamico formato da tubercoli originantisi alla sommità di rami trasformati in stoloni, con una manifesta sostituzione della funzione riproduttrice sessuale. Non essendovi altre comaaicazioni la sedata è tolta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza dei, 14 Giugno 1919. Presiede F. Baooarini. Aperta la, seduta il presideate proclama l'atninissioQe del nuovo socio : Roberto Savelli di Perugia. Su proposta del Segrotario-economo il Consiglio delibera che il prezzo degli abbonamenti annui alle pubblicazioni periociche della società Botanica Italiana sia portato per il 1920 per l'Interno a L. 40. per l'estero a L. 50. Indi il Segretario fa le tre seguenti comunicazioni: E. CHIOVENDA. ^ H. PHILODENDRON ANDREAS UM DEVANS. Specie nota nelle serre per le grandi foglie sagittato-cuorifornii alla base, allungate e quasi pendenti, colorate, quando sono giovani in verde brillante sfumate presso i margini di rosa salmone quando sono aduUe verdi scure coi nervi ì>ianca.stri e Incide; seccando assumano uu color giallo quasi aureo. fL pianta scadente ei è assai decorativa. Fino ad ougi non era nota la sua lìoritnra, per eni il prof. Engler nella sua nota monografìa pubblicata il 23 settembre 1913 la colloca tra le < «pecies quarum flores nimdum noti .s\mt aiit ad sectionem Polyspermium , aut ad sectiunem Oli- f/ospeiinium pertinentes ». Essemdorai venuti alle mani esemplavi fioriti, stimo perei*» utile fare noto le osservazioni da me fiitte per SEDE DI FIRENZE AI)LNAN/A UKl, 14 iaL(..N<) 37 A-eritìcare la posizione sistematica di questa specie e stalùliie le diflff- renze con le specie che le sono più affini. Ap[)artiene senza dul>l)io alle OUgospermium §. Belocardium od è da collocare inunediata- niento presso ai Ph. eriibescens C. Koch. della quale abitiamo la bella figura nel Botanical Magazin t. 5071. La iliiave analitica •data dal prof. Engler può essere modificata coli' interpolazione dopo il n. 171 di queste due frasi. Spatha totidem i»urpurca intns sanguinea 171 Ph. eriibescens •C, Koch. S)>atlia extus viridis intus albida, tantum basi parce rubro pietà 171 bis Ph. Andreanum Devans. Lo spadice lungo 17,5 cm. ha la 9 posteriormente lunga 25 min., anteriorm. 45 cm. larga 22 mm. ; la porzione (;/' lunga \'^ cm. larga alla ba?c 25 mm. ed è compressa lateralmente nella metà o ",3 superiore inferiormente cilindrila, quando è giovane, di co- lor saliuoneo pallido rorido di un liiiuido jtoltiglioso viscoso, fetido: ì carpelli sono lunghi 3,5 min., larghi 1,5-2 mm. obpiriformi, dilatati alla sommità nella regione superiore alle loggie ; stimma rot(»ndo pa- tellare o seccando un po' scavato per i bordi sollevati largo 0,8- 0,9 mm. Loggie (ì, ognuna con un ovolo ellittico bislungo roton- dato alle, due estremità, cun funicolo fortemente incurvato, lungo circa % dell'ovolo, inserito alla base della loggia, coperto [nesso la base di papille ottuse, lunghette, candide. La spata è verde-pallida esternamente, internamente biancastra e sutfusa di sanguigno solo presso la base, ampiamente ovata lunga 18 <'m. e larga alla base quasi altrettanto, è ottusa all'apice e nel- l'aiiteri è eietto i>atente. In (piesta specie è caratteristica la fornur della sezione trasver- sale dei picciuoli, i quali lianno la faccia superiore s|)ianata e per- corsa nel centro da una lie\ e linea prominente ottusa l»en manifesta; avente press' a poco la stessa imi»ortanza dei due spigoli laterali che delimitano la faccia superiore stessa. I Ph. advena e Ph. pa- chyphyllum ai quali è pure affine diflferiscono per le toglie assai m.non, la prima 35X2<» cm., la seconda 12-15X10-12 cm. per gli spadici pure assai |)iù pi<-coli lunghi circa 7 cm. nel piimo e 5-6 cm. nel secondo. 38 S'EKE DI KIHKNZE — M>l wv/v LKI, 14 (illCN» E. CHIOVENDA. - LA DURIEUA IIIS PANICA (LAM.) lioiss. i:t hei:t. Col nome di Caucalìs hispanica il De Laniark descrisse nel 1783(1) una pianta proveniente dagli erbari di lenard e di Vaillant oriunda della Spagna. La stessa fu ritrovata dal Boissier nel suo viaggio per la Spagna fatto insieme con il Renter e nel 1842 la pul>l)Iicò credendo di ravvisarvi un nuovo genere (2) ca- ratterizzato dai petali piccoli non radianti, carattere poco costante nella serie delle specie che furou dall'autore riferite a questo genere che denominò Durieua Bentham ed Ilooker (3) riunirono questo ge- nere a Daucus perchè non presenta il seme solcato nel mezzo carat- teristico del genere Caucalis., ma pianeggiante: essi non si preoccu- parono come fu sempre loro abitudine nelle numerosissime volte ch'ebbero occasione di trasferire sjìecie da un genere ad altro, del loro nome s])ecifico. Fu il Lange (4) che nel 1880 non potendo servirsi del nome specifico attribuito a questa specie dal De Lamark propose un nome nuovo dedotto dal nome generico projjosto da Boissier e Reuter. Su tale nome però deve avere la precedenza il nome di Daucus àbyssinicus Hochst. Che la pianta abissina sia identica alla pianta spagnola non vi può essere alcun dubbio per chi può vedere di confronto esemplari delle due regioni in perfetta eguaglianza di sviluppo. Negli esemplari un poco giovani si nota the il seno tra le lacinie delle costole secondarie sono acuti, negli esemplari i»er- fcttaiiiente maturi si vedono ])iii o meno rotondati coi denti stessi più distaccati tra loro. Ciò mi è risultato assai evidente avendo avato sottocchi una ricca serie di esemplari di diverse provenienze e di epoche diverse di raccolta che qui enumero colle indicazioni che re«'atio sul cartellino : Esemplari della Spagna; Erb. Generale: Ioli. Lauge 1851-52 : (1) De Lamarck: Encyclopédie Methodique I (1783) 658 n. 11. (2) E. Boissier et G. Rei ter : Diagnoses Plantarum novariim Hispn- nicarum praesrlim in Castella Nova lectarum. Genevae 1842 p. 15 n. 26. (3) G. Bentham et D. W. Hooker: Genera Plantarum II ( ). {A) I. Lange ap. M. Wii.i.komm et I. Lange : Prodromus Florae Hispanicae III (1880) 23 n. 2977. SEDE DI FIRENZE — ADI XANZA DEI. 14 GIUGNO 39^ Hiiter Porta e f Ri<;(> 1879 n. L'(ì6 : Bour^eaii 1S51 n. 12U8 ; Coiute Torn'|taiulo S«.cit'tt'* helveti(|ne (1875). : — Erli. Levier : Ilnter Porta et Rifj;o 1S79 n. 2(i() : Lagiiiina Escoriai 1877; Coiute Torrepaiido Soc helvet. 1875 : Lagunna Sierra .Moieuu senza data : Hackel 187tì. Esemplari dell'Eritrea ed Abissinia ; Erl)ario Coloniale : Eritrea Papi.iii. 193, 417, 662, 827. 916, 1443, 2044; Abissinia Chioveuda n. 1881. — Erbario Generale: Abissinia Scliiiiiper Seet. I (1840) n. 338. — Erbario Webb : Abissinia Schiniper Sect. I (184' ) n. 338. ADR. FIORI. — CONTRI r.uzioNE alla flora dei ser- PENIINI DEL PAVESE. Il significato di qncsta In-eve comunicazione vuol essere 6oi)rat- tutto un ricordo alla memoria del Dott. Cesare Massa, già assistente presso r Istituito Sui>er. Forestale, immaturamente rapito, il 25 Ottobre 1918, ai suoi prediletti scudi ed alla considerazione di obi ebbe ad apprezzarne lo sue doti di animo e l'ebbe caro compagno di escur.sioni. Fu appunto dniante una escursione fatta insieme in Val di Cecina, die egli ebbe ad interessarsi della Flora dei serpentini e quindi, durante le vacanze estive del 1916, com[)iè due esplorazioni nel Vogherese, sua patria, per portare un contributo allo studio della Flora dei serpentini della jn-ovincia di Pavia e completare così le ricercbe latte dal Pavarino sullo atesso argomento (1). Le località esplorate dal Dott. Massa furono quelle di Zel)eda88i in territorio «.i Volpedo (alt. m. 200) e dei Sassi Neri (Penice) (alt. in. 600-700). Le piante raccolte trovansi inserite nell'erbari»» del R. Istituto Forestale. Ed eccoae ora l'^Ieiieo : 1" Piante raccolte a Zebedassi nel Giugno lOKi : Notholaena Marautae Ji. Br. Dactylis gloiuerata L. Pteris «(juiliiia L. Festuca o\ ina v. valesiaea (/S'cAZ.) Pbleiim Miclielii Atl. Uiomus erectns Iluds. * Hoehmeri Wib. Carex diversicolor Crantz. Melica ciliata L. Quercus sessili tiora Salisb. (1) Pavakimi G. L. : Intorno alla tiora del calcare e del serpentino nell'Appennino bobbiese, in « Atti Ist. bot. di Pavia » XII e XIV (1907 e 1908). 40 SKDK 1)1 KIKENZE — ADI NAN/.A L)KI. 14 OIL'UNO Sileno Armeria L. » Otite 9 Sm. Tunica saxitVaj^a Scop. Dinntlius Caryopliylius v. viijfi- nou8 (Z/.) Heliaiitlieniiini l'umana Mill. » apcitiiiuum Mill. Sedum rupestre L. Poterium Sanj^uisorba L Oiioiiis Natrix L. Oiiosma «tellulatuni W. et. K. Teucrium Chamaedrv.s L. » montanuni f. loiigifo- Stach.Vì? recta L. Tiivuius Scrpyllmii L. v. angu- stifolius {Pers.) Glohularia vulgaris L. Plantago Cyuoi»s L. Galium luciduni V. «torrudaefo- lium {Vili ) ■Iasione montana L. Campanula Kapunculus L. Helioliiysum italicuni Don. Inula montana L. Centaurea alUa v. angustitblia DC. hum Rota. , '1" Piante raccolte ai Sassi Neri (Penice), il pr. ino Agosto 1916: Notholaena Maiautc R. Br. Alsine laricifolia Crautz. Asplenium Adiantum-nigrum v. Si lene Cucubalus Wib. v. angu- cuneifoliuni ( Viv.) Melica ciliata L. Poh alpina L. » l)ulbosa L. (/". vivipara) » iiemoralis L. Festuca elatior L. Rracliypodium pinnatum L. AUium spliaerocephalum L. Ostrya car])inif()lia Scop. Armeria plautaginea W. Cynanciium ^'inceto.\'icunl L. Eiytliraea Centaurium Pers. Scropliularia canina L. Plantago serpentina Ali. stiesima (Bor.) Dianthus Carthusianorum L. Diantlius Carthusianorum L. » Caryophyllus v. inodo- rus L. Alyssum argenteutn Ali. Prunus Malialeb L. Rosa pimpiL'ellifolia v. spinosis- sima (L.) Pimpinella saxifraga L. Achillea Milletblium v. collina {Becker) Heliclirvsura italicum Don. Carlina vulgaris L. Knautia arvensis v. purpurea/". Centaurea vochineiisis Z?ern/i. illyrica sf, centaureifolia. » maculosa Lam. (1) Nell'Erbario centrale di Firenze esistono altri due esemplari simili di Silene Cucuhalus n. m/i/ir' — Vi si infeltra poi fra la densa compa- gine delle guaine strettamente convolute una congerie di Dia- tomee fra le quali particolarmente numerose si osservano : Xit- zscliia ohtusa W. Sm., diffusissima in acque marine e salmastre e pertino nelle sorgenti termali e nei geysers (Kotorua. — Nva, Ze- (1; Il materiale geatilin>3ute mi vonup coiiiniiicato dai PrDt'. L. Buscalioai. 42 SEDK DI KIRKNZK — ADI NANZA DEI. 14 r.IHiN'i landa ctc.) ed Amphora ftumliieusis Grun. pure diffusissima. Tutte le altre sono da ritenersi quali avventizie per la forma- zione, trasportatevi dal mare circostante. — Nessuna infatti dimostra tendenza spiccata a preferire l'ambiente termale ; sono specie per lo più neritiche. molto spesso sessili (epiecumene) talvolta frammcntizie ; perciò forse ivi condotte giti morte. Non così invece si potrà argomentare in merito di due altre Missoficee : Flscherella thermaUs (Schwabe) Goni, e Calothrix thermulis (Schwabe) Hansg:. che, come anche risulta dal nome, si possono considerare quali genuine rappresentanti della fiora termale. Queste si rinvengono piìi 'che tutto aderenti agli strati superficiali delle cotenne, la prima in rametti cespugliosi insi- nuantisi.nel feltro del Mlcrocoleus l'altra in filamenti lissati sulle vagine del medesimo. Myxophfyceae. 1 . — Entophysalis grcmulosa Thur. — Famiglie ridotte, interpolate tra il groviglio dei filamenti. Finora conosciuta dei Mediterraneo e dell'Atlantico. 2. — Microcoleus chtonoplastes Thur. — E la principale essenza del feltro organico marino, cosmopolita. 3. — Calothrix thermalis (Schwabe) Hansg. — Scarsi fila- menti fìssati su le vagine di Microc. chtonoplastes, talvolta sin- goli^ talvolta a fiocchi. — Carlsbad, Budapest, Bormio, Algeria, Equatore, National Park. 4. — Fischerella thermalis (Schwabe) Gom. — Filamenti ramificati cupigliosi infeltrati tra gli avvolginìenti di Microcoleus, non frequente di tanto in tanto negli strati superficiali. — Cari. *bad, Abano, Pirenei nonché in Australia e nelle isole Ifawaii- Bacillariee. 5. — li ijalodiscus sabtilis Bail. var. scotica (Kuetz.) Gom. — Non raro, noto sopra tutto nell' Oceano Atlantico e in particolare questa forma così piccola. (1. — Endictya oceanica Ehr. — Scarsi esemplari di varia- bili dimensioni. — Cosmopolita, anche fossile. 7. — Coscinodiscus radiaius Ehr. — Un esemplare spora- dico: marino cosmopolita, anche fossile. SEDE DI KlUENZK — ADINAN/.A 1>KI. 14 (WKiN'i 4H 8. — Actinoci/chis svòtilis Ehr. — Un esemplare sporadico marino cosmopolita. '.•. — Biddulplna pulchella (rray — Un esemplare spora- dico marino cosmopolita. 10. — Triceratium [ Ampli itet ras) antediluvlanum Ehr. var. tessellata Shadb. — Esemplare disperso, sporadico , noto del Me- diterraneo e della Manica; il tipo cosmopolita. 11. — Rhabdonema adriaticum Kuetz. — Non raro, si attacca per un ang-olo del frustolo in catene a zig-zag -. marino cosmop. 12. — Llcmophora Ehrenbergii Kuetz. — Esemplare spora- dico Atlantico, Baltico, Mediterraneo. 13. — Licmopkora Lyngbijei (Kuetz.) Gl-r. var. eloìigata Grun. — Rari frustoli. Manica, Mediterraneo. 14. — Tessella inierrupta Ehr. Scarsi esemplari frammentizii. — Sessile, cosmopolita. l.'i. — Grammatopliora serpentina Ralfs — Piìi rara delle congeneri. Marina, cosqiopolita, anche nel guano e fossile. Kì. — Gra)nmatopliora marina Kuetz. — Più che tutto nel Mediterraneo. 17. — var. tropica (Kuetz. j Perag. — Rara, Mediterraneo. 18. — Toxarium undulatum Bail. — BYammentizio epifita. Sulle sponde dell' Europa e d'America e del Mar Rosso. r.i. — Ardissonia robusta (Rlfs.) DNtris. — Pochi esemplari, per lo più frammentizii. Sessile, marina, mediterranea. 20. — Ardissonia superba (Ktz.) Grun. — Esemplari scar- sissimi frammentizii. Atlantico e Mediterraneo. 21. — Ardissonia fulgens (Grev.?) Grun. — Esemplare spo- radico. Mediterraneo, Atlantico. 22. — Ardissonia Baculus (Greg.) (irun. — Esemplare spo- radico, Mediterraneo, Atlantico. 2:^. — Si/nedra Gaillonii (Bory) Kuetz. — Scarsi esemplari. Mediterraneo. Atlantico fino al Capo di Buona Speranza. 21. — Si/nedra affinis Kuetz. — Foco fretiuente. prima fis- sata, poi vagante. Cosmopolita. 2"). — var. f/racilis Kuetz. — Più frequente del tipo. Co- smopolita. 2(1. — Rhopalodia Musculus Kuetz. — Scarsi esemplari, sal- mastra, marina (; termale. — El Kab, Mediterraneo, Atlantici). Zone temperate e torrida, Rotorua Nva. Zelanda. •♦ r^KDK DI FIRKNZK — AUINANZA DEL 14 (iU (iNO • -7. var. constrictd W. Sm. — Scarsi esemplari, salma- stra, marina, termale con la specie. '2S. — Xitzschia obtusa W. Sm. — Comuuissima, prevalente su tutte le altre specie. Nelle saline, acque termali e submarine, cosmopolita. 29. — Nitzschia macilenta Grepf. — Esemplare isolato : Atlan- tico, ^lediterraneo, Ceylon. 39. — Tropidoneis lepidoptera Greg". var. delicatula Grev. — Pochi esemplari, Mare del Nord, Mediterraneo, variet;\ di ridotte dimensioni a valve fragili e sottili. :)1. — Amphora arenicola Grun. var. major Cleve, — Spo- radica, Mediterrneo. .".2. — Amphora silicata Brrh. — Sporadica, cosmopolita, marina. .•!.'). — Amphora Proteus Grog. — Pochi esemplari. Cosmo- polita, assai polimorfa. 34. — Amphora hijalina Kuetz. — Pochi esemplari. Cosmo- polita, marina. 35. — Amphora flumine?isis Gran . — Gregaria, Mediterraneo. ;')(■). — Pleurosigma formosum W. Sm. var. balearica rrrun. — Sporadica, Mediterraneo, raro nei mari attigui. 37. — Trachyneis aspera (Ehr.) CI. — Sporadica, cosmopo- lita, marina. 38. — Navicala crabro (P]hr.) Ktz. — Sporadica, cosmopo- lita, marina. 39. — Naviiula didi/ma Ehr. — Sporadica, cosmopolita, marina. 40. — Naoicida homboidez A. S. — Sporadica. Mediterraneo e Mare del Nord. 41. — Navicula Smithii Bréb. — Sporadica. Esemplare di piccole dimensioni, specie marina assai diffusa e polimorfa. 42. — Navicula Henìiedyi W. Sm. — Sporadica. Cosmopolita e assai polimorla. 43. — Navicula appro.cimata Grev. — Sporadica. Mediter- raneo e guano di California. 44. — Navicula forcipata Grev. — Pochi esemplari. Per tutto il mondo. 45. — Navicula liber W. Sra. — Scarsi esemplari. Atlantico Mediterraneo. Adriatico e Mare Australiano. SKDK DI IIRENZE — ADUNANZA DEI, 14 GII GNO 45 4(). var. linearis (Grun ) V. ITck. — Scarsi esemplari. Cosmopolita, più comune del tipo. 47. — Schizoiiema ramosissimum C. Ag. — Pochi esemplari. Marino, sovrattutto Atlantico e Mediterraneo. 48. — MaiKl)fc. 1>1 FIRENZE AUl NAN/.A DKI. 14 i,ll,(>Ni> ** Euphorbia 8ulciita De Lens Calendula aegyptiaca Ptrs. Limoniastrum raonopetalura var. ceratosperma Murò. Tioiss. Hyoseris radiata L. var. lu- Statice tublflora Del. cida (L.) Dur. et Barr. *** Statico tubiflora Del. f. in- ** Jasonia glutinosa (L.) DC. termedia Famp. (1) Pallenis spinosa Cass. var. Periploea lovio;ata Ait. asteroidea -4.se/jers. Convolvulus oleifolius Desr. Phagnalon rupestre DC. * Cuscuta planiflora Ten. (2) PASQUALE BACCARINI. La salma lacrimata del nostro insigne Socio anziano Prof. Gio- vanni Briosi, era appena, composta nella bara, (20 Luglio 1919) e a Lei la Università di Pavia si inchinava riverente « dolorante, ricordando le alte e nobili benemerenze dell'estinto, quando, sotto l'impeto improvviso e tragico del maìe, prematuramente si schian- tava la fibra robusta del nostro illustre e benemerito ex Presi- dente e Consigliere Prof. Pasquale Baccarini, (24 Luglio 1919). Come fulmine la sua morte gettava nella costernazione la famiglia; piombava nel lutto l'Istituto botanico di Firenze eia Società nostra, nello sconforto più atroce gli amici numerosi e fidati! Egli spariva nel momento in cui più utile sarebbe stata l'opera del suo ingegno, l' influenza della sua bontà, l'equilibrio del suo retto giudizio! La perdita di Pasquale^ Baccarini, non solo ci strazia l'animo per l'emozione del tragico ineluttabile distacco da Lui, dilettis- simo al nostro cuore! ; ma ci sbigottisce nel pensiero dell'avvenire. Dopo quanto Egli aveva saputo operare elevando all'odierno splendore l'Istituto fiorentino; trasferendovi col concorso del suo maestro e carissimo amico Prof. Pirotta quell'Erbario Coloniale (1) Questa forma, che collega la var. Zanonii Parap. al tipo, fi- nora era conosciuta soltaato dell'Egitto (Pamp. la n Nuovo Giornale hot. it. », n. s. voi. XXIV [1917 |, p. 149). (2) Su Afttrafjfilirs tribitìoides e su Heìianthewinn hahinnum. SEDE DI FIRENZE — ADINANZA DEI, 14 GIUGNO 49 nazionale, che sar;\ provvidenza per la futura conoscenza dei nostri dorainii di oltremare, la scienza nostra poteva fare asse- g-namento sulle doti preziose del rimpianto, il quale alla bontà dell'animo, all'onestiì della vita, associava quella rara potenza di azione ordinatrice di cui è così urgente il bisogno. Oggi più che lo scienziato, io piango amarissimamente il cittadino educato alle più nobili idealità patriottiche; l'uomo di consiglio e di azione;, onesto e leale, l' insegnante efficace. Chi avrà l'onore di commemorare Pasquale Baccarini dirà della sua influenza e della sua attività scientifica svoltasi in ogni ramo della botanica; qui inchinandomi riverente alla memoria dell' uomo modesto, buono, valoroso, tributo a Lui il fiore della ammirazione e dell'amicizia, ricordandone la bellezza dell'animo, la purezza romagnola del costume, la serietà dei propositi, la bontà e l'elevatezza del sentimento, la religione del dovere, che fu la ragione della sua esistenza. La società nostra, della quale il Baccarini, fino /dall'anno 1903 (adattandosi alla necessità delle cose, adempiendo tutti gli uffici) fu anima e mente; e della quale, oggi, per dovere di ca- rica, mi onoro di esprimere i sentimenti, conserverà indelebile il ricordo delle benemerenze sue; mentre ne saluta la memoria con l'espressione della più viva riconoscenza per Lui, che del nostro sodalizio fu vanto, lustro, decoro, sostegno nei momenti difficili. Riposa in pace amico ! che il retaggio del tuo nome imma- colato sarà conservato religiosamente dai tuoi forti figliuoli e dalla tua consorte adorata ; e che il ricordo della tua bontà e della gentilezza dell'animo tuo rimarrà nel cuore degli amici, finché godranno le armonie ineff"abili della natura, delle quali tu fosti COSI eloquente e appassionato interprete nella ahimè ! troppo rapida carriera terrestre ! 0. Matti ROLO. 2n Luglio 19W. 1919. Ottobre-Dicembre N. 7-9. " ■►^SilVOFlUiHuiSUBP-v BULLETTINO ,o ik. DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Vaccari L. — Sul decreto 2 ottobre 1919 pel miglioramento degli Aiuti ed Assistenti Uaiversitarii, (proc. verb.). . Pag. 51 Mattiroi.o O. — Due »< Avventizie m nuove per la Flora ita- liana ^ 53 De Toni G. B. — Commemorazione dei soci defunti G. Briosi e P. Baccarini n 59 U. Ug«>i,im. — Due casi nuovi di Felci in pianura .... » 64 Savelm RfDiERTo. — Intorno ad una notevole anomalia della spiga del grano -«64 Pami'amm R. — Errata-Corrige » 68 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società nell'anno 1919. ?> 68 Inhipk n 70 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' U Ottobre 1919. Presiede L. Vaceari. Aperta la seduta il presidente proclama a nuovi soci : Dr. GirsEPPE Dalla Fior di Trento, Peppino Chiaverio di Mendrisio. Il consigliere Vaccari crede di dover ritornare sulla questione degli Aiuti e degli Assistenti universitari già oggetto di discussione in alcune precedenti adunanze della Società; per rilevare che il decreto- legge del 2 Ottobre corr., emanato appunto per migliorare le condizioni del personale universitario, per quanto riguarda gli Aiuti e gli Assi- stenti non corrisponde a tutto ciò che la Società Botanica aveva propu- gnato nella sua adunanza del 12 Ottobre 1918 e consacrato poi iu una circolare in data 11 Gennaio 1919 allo Società ed Istituti scientifici, la quale raccolse numerose adesioni di scouziati ed un voto espresso dalla Società per il Progresso delle Scienze nella sua ultima riunione a Pisa. Pur convenendo che il miglioramento economico può dirsi rag- giunto per gli Aiuti ed Assistenti di prima nomina, fa rilevare che il decreto suddetto non può soddisfare affatto ai desiderati della classe per ciò che concerne lo sviluppo della loro carriera; perchè esso non 62 SEDE DI FIRENZE — ADI'NANZA DEI.I,' Il OTTOBRE concede loro quegli aumenti quinquennali che invece accorda a tutte le altre classi del personale universitario e viene accordato del resto a tutti gli altri impiegati dello Stato. Questa eccezione fatta esclusivamente per gli Aiuti ed Assistenti ò incomprensibile, perei è non risponde né alla giustizia ne alla scopo per cui il decreto è stato fatto, quello cioè di offrire condizioni di vita decorosa e di facilitare la carriera agli Aiuti ed Assistenti. Giacche non si deve dimenticare che pur essendo questi posti in apparenza provvisori, come quelli che servono di gradino alle cattedre univer- sitarie, in sostanza nella massima parte dei casi non lo sono, essendo il raggiungimento della meta lungo, molto faticoso e quanto mai alea- torio. E qui'idi assoluta necessità per questa beuomerita classe, che cosi efficacemente collabora coi direttori degli Istituti Universitarii a tener alto il prestigio delle Università Italiane l'avere assicurato un avvenire decoroso. E dal momento che gli aumenti quinquennali rap- presentano un premio all'impiegato, che ha con zelo compiuto il suo dovere per un non trascurabile periodo di tempo, non si comprende come da tale premio debbano essere esclusi proprio gli Aiuti e gli Assistenti universitarii, e solo essi, mentre tutti intorno nel loro stesso Istituto, dal Direttore agli Inservienti, possono godere il benefizio modesto ma pur tanto ntile anche moralmente. E questa inferiorità in cui Aiuti ed Assistenti sono messi non è corto un incoraggiamento per i giovani laureati ad avviarsi alle carriere universitarie. Ma non basta. Egli trova veramente ingiusto che agli Aiuti e agli Assistenti sia vietato di avere fino dal primo anno l'aumento che dovrebbe spettare a ciascuno secondo il grado e l'anzianità di ser- vizio; e trova per lo meno strano che raentt'i al Vicedirettore dell'Isti- tuto Zoologico di Torino collo stipendio iniziale di 5000 lire gli possano venir assegnali due aumenti quinquennali di 500 lire mentre quello dell'Istituto Botanico di Palermo, collo stesso stipendio di 5000 lire debba averne uno solo pure di 500 lire. E forse la Botanica da meno della Zoologia? Ma oltre a queste questioni di indole economica altre ve ne sono relative alla posizione morale che vien fatta agli Assistenti e agli Aiuti da questo decreto, destinato nell'intenzione di chi lo compilava a migliorarla. Esse risiedono nel divieto categorico di assumere « qua- lunque altro ufficio retribuito dallo Stato, dalla Provincia, dal Comune, da Opere Pie» il che significa (data la modestia per i tempi che cor- rono, dello stesso stipendio 5000-5500 lire) indurre gli Aiuti e gli Assi- stenti, che non possiedono mezzi personali, ad assumere uffici privati. Ma quello che proprio esorbita è la disposizione per cui Aiuti ed Assistenti universitarii non possono avere l'incarico dell'insegnamento nella materia che forma oggetto del loro studio, il che vuol dire che vengono esclusi proprio da quelle materie nelle quali hanno le più profonde e più sicure cognizioni,.... mentre, almeno cosi sembra, pos' sono venire incaricati di insegnare.... quello che non sanno. SEDK DI FIRENZE — ADINANZA 1>KI.1.'11 MTTnURK 53 Egli perciò propone che la Società Botanica Italiana continui la sua opera in favore degli Aiuti ed Assistenti univereitarii, facendo pre- sente al Ministero delia P. 1. qut^sto increscioso stato di cose o pre- gandolo di provvedere a che gli aumenti quinquennali, sì inopportu- namente lasciati da parte dai decreto, vengano loro concessi secondo equità e giustizia. Il Consiglio della Sociatà Botanica Italiana accogliendo la proposta del Conaigilere Vaccari, delibera che sia trasmesso a S. E. il Mini- stro della P. I. il seguente voto : « La Società Botanica Italiana presa visione del decreto di legge 2 Ottobre corr. relativo ai miglioramenti economici agli Aiuti ed As- sistenti universitarii, deve constatare che esso non migliora la carriera dei medesimi, essendo stati soppressi gli aumenti quinquennali che i giornali avevano dati come proposti dalla Commissione e accettati dal Ministero e fa voti perciò alla E. V. perchè voglia provvedere in proposito secondo giustizia » Il segretario presenta il manoscritto : O. MATTIROLO. — due . avventizie » nuove PER LA FLORA ITALIANA. Nello intendimento di portare nuovo contributo alla co- noscenza delle « avventizie » della nostra Flora, e di rinfre- scare, dirò così, le idee e le proposte svolte in note precedenti (1), accenno oggi a due piante non ancora ricordate negli Elenchi italiani. L La prima è una Iridacea originaria dell'America del Nord e del Messico, coltivata frequentemente nei giardini d' Europa, nota sotto il nome di : (1) Mattirolo 0. Sopra alcune nuove stazioni i/d/rAmaranthus cri- spus N. Terr. — Nuovo giornale botanico ital. Voi. XXV. 1918 p. 87. // Mariscus elatus Valil. Cyperacea americana resasi spontanea in Pie- monte. Danni che produce ai pascoli, ed utile che ne possiamo ritrarre usandola come specie ornamentale. — Annali alla R. Acc. di agricol- tura di Torino. Voi. L\'III, 1916, con due tavole. 54 RKDE DI KIRENZE — AUINANZA DELI-' 11 OTTOBRE Sisyrinchium angustifolium Mill. Gard. Diction. Edit. S. N. 2 (1768.J -- iS". Bermudiamun Linn. Sp. Plani. (17f).'{) pa^. 954 ex p. = S. anceps Cav. Diss. VI. (1788) p. 345 T. 190 F. 2 = S. gramineum Curt. Boi. Mag. Tav. 4r)4. (1799). Questa specie, osservata in Germania Uno dall'anno 1841, si estese quindi in Boemia, in Austria, in Francia, in Inghilterra, in Svizzera, in Spagna.... secondo quanto si può rilevare dalle Flore (Ij. Inselvatichitasi prima nei prati e nei luoghi umidi erbosi della Germania nordica, andò sempre più estendendo le sue con- quiste in direzione sud, cosi che oggi la vediamo affacciarsi all' Italia e apparirvi quasi simultaneamente in Piemonte dap prima e quindi in Lombardia nel Cantone del Ticino, siccome risulta dalle indicazioni che formano oggetto di ' questa nqta. 11 Sisyrinchium fu raccolto la prima volta in territorio ita- liano il giorno 27 giugno 15)04 da un Ufficiale, allievo (2) del compianto Giulio Camus, che affidò la pianta all'Orto di Torino per la determinazione. La località della stazione primitiva era la seguente : Boschi sulla riva sinistra della Stura fra Caselle e Kobasso- mero, nel triangolo; Rossignoli, Bruneri e Canton Pich, Ivi, nel successivo anno, il Sisyrinchium fu nuovamente rac- colto dal Cav. P^errari e dai Dottori Vallino, Santi e Mussa (8) nonché più tardi dal Custode dell'Orto P. Fontana. La specie determinata, rimase senz'altro in Erbario e di tale rinvenimento si fece poco caso. Estesissime essendo le relazioni (1) AsohersoQ et Grraebaer, ^ynopsis der Mitteleurop); canale, che scorre tra Settimo e Brandizzo, prendendo le origini sue presso il così detto, Pori di Gai, tra Caselle e la Venaria Reale. Questo canale, che tra Brandizzo e Settimo si divide in due rami, getta, dopo breve percorso, le sue acque nel Po. Cosi anche a partire dall'anno 1904, il Sisyrinchium va allar- gando i suoi domini, e oggi le sue sentinelle avanzate si trovano già a parecchi chilometri dalla stazione primitiva ; seguendole direzioni delle vie acquee che sono ivi rappresentate dai piccoli canaletti di irrigazione scorrenti in discesa verso il Po ; lungo i quali si notano i cespuglietti di Sisyrinchium associati a Myoso- tis palustris e a Deschampsia caespitosa. Tanto le località, quanto la^direzione di propagazione, fanno ritenere il Sisyrinchium adatto alla disseminazione idrocora ; alla quale si prestano perfettamente i suoi semi galleggianti. Un fatto curioso a questo proposito ho ripetutamente os- servato. Ponendo i semi di molte capsule in acqua, ho notato che la maggior parte di essi rimane sullo specchio del liquido, né i semi affondano, malgrado vengano ripetutamente toccati. I pochi semi invece che subito cadono in fondo, dopo breve tempo, e specialmente sotto l'azione del sole (al quale esponevo le bacinelle) vengono a galla e vi rimangono. Lo strano modo di comportarsi di questi semi mi ha indotto a studiarli e però credo di poter dire che il galleggiamento loro si debba alla presenza del testa, il quale durante la evoluzione dell'ovulo si essicca. Tale tegumento forma così come una spe- cie di membrana stesa sul tegmen del seme, costituito da uno strato bruno cuticularizzato coperto da numerosissimi e finissimi bastoncini, che difende un albume ricco di sostanze grasse, rac- colte in elementi provvisti di membrana molto inspessita. SEDE DI KIRE.N/E — AUINANZA DEI.I.' Il OTTOHKE 67 Il tegumento esterno che risente l'azione dell'acqua, libe- randosi dal seme, costituisce una specie di apparecchio di gal- leggiamento. Noto pure che le capsule stesse sono apparati di trasporto adatti aWcigenzia acquatica. Il Sisj/rinchium poi, una volta disseminato, va acquistando terreno intorno ai cespi primitivi, servendosi, sia dei semi sia di stoloni rizomatosi, come mi fu dato osservare nelle prospere cul- ture nostre. Ilo accennato a questa elegante avventizia perocché essa conta oramai un avventiziato, ufficialmente riconosciuto, tli l,') anni e tende ad assumere sempre importanza maggiore in quelle località dove è comparsa. BIBLIOGRAFIA. A. TuELLUNG. La Flore adventive de Montpellier: — Mitheilun- gen aus deni botanischen Museum der Universitiit. Zurich. LVIII. Cherbourg 1!»12. — Bfiitn'ige zur adventiv/iora der Schweiz. Pari. 1. — Viertj. Natur. Gesel. Zurich. Voi. LII (1907). — Pari. II. — Mittheil. aus dem botan. Museum der Univ. Zurich. 1911 pag. 271. — Pfianzenwanderung un ter dem Einfiuss der Mensche. — En- gler bot. Jarh. Voi LUI Heft .'i-5 1915. ToussAiNT, Europe et Amerique {Noì'd-Est) Flores comparées. Paris 1912. Pag. 484. Bossi EU. Le Sisyrinchium mucronatum (S. Bermudianura Linn. Pro part.) dans VAin. — BuUet. Soc. Bot. deFran ce Voi. 48 Paris, 1901. p. 271. IL Una seconda specie, dai^ giardini dove la si coltiva, e oggi anche la si teme per la rapidità colla ([uale vi si diffonde, va in certe località umide, boschive del Piemonte adattandosi, con ten- denza a guadagnare terreno. Questa bella specie risponde perfettamente per 1 suoi carat- teri a quella a cui il De CandoUe diede giustamente il nome di: 58 SEDK DI FIRENZE — ADINANZA DEM.' Il OTTOllRE Impatiens insignis (D. C.) Prod. Voi. I. P. 688. (1824). Coltivata in molti giardini, fu la prima volta portata all'Orto Botanico nel Settembre HUf» dal Podere agricolo-orticolo della Colonia di Rivoli presso Torino. L'anno successivo il Cav. Enrico P^errari e il Dottor Flavio Santi raccoglievano la specie in discorso lungo il Rio della Val- letta detta del « Cartmann * ^ nei dintorni di Sassi, alle falde della collina di Superga ; il t Agosto 1918, la Impatiens appariva lungo la strada di Stupinigi nelle vicinanze del Camposanto di Miratiori, e qua e là compare oggi in collina nelle vicinanze dei giardini. La Impatiens insignis D. C. è caratterizzata da foglie al- terne, glabre, attenuate alla base e all'apice, fornite di dentature mucronate. Ha fiori di bell'effetto, bianco- purpurei, con lungo sperone calicinale nettarifero (longicalcarati) ; numerosi sono i fiori (da otto a venti circa) portati da grappoli ascellari, patenti, eretti, rigidi, assai più lunghi delle foglie. La I. insignis è, come la sua congenere Impatiens Roylei Walp {Rep. I pag. (475-1835). Imp. glandulifera Royle (1859), di cui ha segnalata la presenza nelle Valli Ossolane il nostro Chio- venda, originaria dell' Himalaia (1). La /. insignis non si è peranco molto diffusa in Piemonte ; ma merita di esservi segnalata per la tendenza che dimostra ad espandersi, la quale è specialmente legata alla deiscenza delle cap- sule, per mezzo della quale i semi vengono gettati anche a4 una distanza di un paio di metri. Nell'Orto di Torino la specie (che raggiunge i due metri di altezza) si è dovuta in parte sradicare tanto vi si va diffondendo. Ricordo come anche la /. Balsamirui Linn, dei nostri giar- dini, importatavi dalle Indie orientali, si sia pure già resa sub- spontanea nel triestino, nel trivigiano (2), e nel veronese ; e come pure si sia naturalizzata in alcune parti di Europa la Impatiens (1) E. Chiovenda ia Fiori A. : Flora Italica Exiccata. Series III N. 2304. 22 AROsto 1916. (2) Beglinot et Mazza. Loc. cit. pag. 35; P. A. Saccabdo. Crono- logia della Flora italiana. Padova (1909) P. 194. SEDE DI FIRENZE — ADI NA.N/A liEII-'ll OTTOHHK 59 paì'viflora D. C. originaria del Turkestan e della Siberia: e simil- mente VI. amphomta Edgew. dell' Himalaia nel Giardino bota nico di Montpellier, come è riferito da Thellung. B Orto botanico di Torino, Luglio 1919. Non essendovi altre comunicazioni la seduta è tolta. Adunanza straordinaria generale amministrativa del 20 Ott(iki(X)) all'Università di Catania, poi all'Istituto di studi superiori di Firenze, succedendo in tale posto al chiarissimo nostro presidente Oreste Mattirolo allorché questi fu trasferito all'ateneo di Torino sua patria. La larga coltura che possedeva Pasquale Baccarini. gli per- mise di affrontare gli argomenti di studio i più svariati, laonde torna impossibile in brevi parole riassumere, come si dovrebbe, la multiforme opera del povero amico. I lavori di lui toccano nu- merosi campi della botanica; l'anatomia delle Leguminose e delle Epacridee, la fine istologia riguardante i fenomeni cariocinetici, la biologia del Cynomorlum coccineum, la micologia dell'Italia, dell'Africa, della Cina, le flore irpina e sicula, le anomalie, mostruosità e malattie di non pochi vegetali sì nostrani che esotici, gli acarocecidi e i micozoocecidi, i complessi fenomeni dell'ibridismo, la questione del nespolo senza nocciolo, testé con- trollata dalla dott.'* Irma Pierpaoli allieva dell'istituto botanico di Roma, la funzione meccanica dei cristalli d'ossalato calcico, le sostanze coloranti di alcuni organi vegetali. Oltre a così fatta ragguardevole produzione scientifica, il Baccarini curò premurosamente l'assetto dell'istituto botanico fiorentino e l'ordinamento dell'erbario centrale; la biblioteca ricchissima venne dotata d'un catalogo alfabetico e per soggetti, alla cui compilazione attese, sotto la direzione del Baccarini, e attende ancora il P'anfani. Al pari del Briosi, il Baccarini ebbe a cuore di favorire gli studi e qui accorse buon numero di studiosi, ospiti sempre bene accolti, i quali cooperarono al progresso della araabilis scientia e al decoro della Società botanica italiana. Con Pasquale Bac- carini ebbi i primi rapporti epistolari quand'egli si trovava alla Scuola di viticoltura in Avellino e durarono ininterrotti e cordiali sempre ; un trentennio cementò la nostra amicizia e mi sembra \ 62 SEliE DI FIRENZE — AULNAN/.A DEI. 20 OTTuHRK ancor adesso un sogno la scomparsa repentina dell'ottimo col- lega, dell' uomo saggio, che possedette inalterabili due grandi pregi della virtù, franchezza e rettitudine, dell'uomo buono che, col Mazzini, potè dire la famiglia essere la patria del cuore. Si rivolga alla memoria dei due illustri colleghi il nostro reverente omaggio, vada alle loro desolate famiglie il nostro com- mosso rimpianto. > Il segretario illustra i particolari del progetto per l'assestamento economico della Società, che fu stampato e distribuito ai soci alla metà di agosto insieme con l'invito alla riunione. Riguardo alla proposta dei soci perpetui, dopo esauriente discus- sione, 81 conviene che i diritti acquisiti dei medesimi non possono essere toccati e l'assemblea approva, che date le condizioni dal bilan- cio sociale che condurrebbero ad una eccessiva riduzione delle pub- olicazioni, si invitino tutti i soci a fare quella oblazione che credono opportuno, senza s'intende obbligo alcuno. Bargagli Petrucci proporrebbe che la quota dei nuovi soci perpetui sia di 300 lire; Longo si associa a Bargagli; De Toni invece ritiene giusta la cifra più elevata di L. 500, Piccioli si associa a De Toni e poste ai voti le due proposte, l'assemblea approva la quota di L. 500. Riguardo alla quota sociale annuale Longo propone e l'Assemblea approva, che pel 1920 sia portata a L. 25, salvo in caso di bisogno portarla L. 30. De Toni propone che si faccia un voto chiedendo un sussidio spe- ciale ai Ministeri della Pubblica Istruzione, delle Colonie e dell'Agri- coltura; e che eventualmente si ripigli la cessione dei periodici di proprietà della Società Botanica all'Istituto Botanico di Firenze, come si faceva per il passato. L'Assemblea approva. Pampanini prftpone che la modificazione riguardante i diritti dei soci por la stampa dei loro lavori sia fatta semplicemente sostituendo nel paragrafo 34 dello Statuto il numero 5 dei fogli a disposizione dei singoli soci, con 2. L'Assemblea approva. Vaccari fa voti che la Società ritorni alle antiche tradizioni floristiche, per vedere di interes- sare maggiormente e invogliare un maggior numero di studiosi » farsi soci della Società botanica italijina. E vorrebbe che nelle scuole se- condarie venisse fatta propaganda per far conoscere gli scopi della Società, affine di arruolare un maggior ni;imero di soci e propone che il Ballettino sia dato in abbonamento ad una nuova categoria di soci: i Soci (Ufgreyati, la cui quota sarebbe di sole lire 10 ed essi potrebbero pubblicare le loro osservazioni floristiche in sede di verbale. L'Assem- blea accogliendo la propjeta Vaccari delibera che sia messa a studio, in maniera da riferirne alla prossima Assemblea e intanto dà incarica SEDE DI FIRENZE — ADINANZA OEI. 20 OTTOBRE 68 ai consiglieri Fiori, Pampanini, Vaccari e Chiovenda di concretare le modificazioni per la riorganizzazione del Ballettino suddetto. Il Segretario dà lettura degli articoli dello Statuto modificati dalle suddette deliberazioni dell'Assemblea: ♦Art. 23. Il socio oifettivo paga una tassa di ammissione di lire dieci a una quota annua di lire venticinque. Art. 26. Le quote annue possono essere sostituite dal pagamento per una volta sola di lire cinquecento senza deduzione dello quote che fossero già state pagate. Il socio che ha eseguito un tale pagamento ò dichiarato socio perpetuo. Art. 34. Le pubblicazioni della società consistono in : a.) Bxtlletlino mensile^ nel quale prenderanno posto per intero le comunicazioni fatte dai soci con carattere d'urgenza, e nei limiti della disponibilità del periodico. b) Memorie della Società Botanica Italiana, nel quale compari- ranno i lavori dei soci che non possono figurare nel Ballettino. Il Consiglio della Società stabilisce anno per anno in sede di bi- lancio la somma da assegnarsi alle pubblicazioni periodiche sociali. Nei limiti di questa somma ogni socio potrà avere a sua disposizione per la stampa delle memorie o comunicazioni accettate dal Consiglio 2 fogli di stampa ossia !i2 pagine in totale. Potrà il Consiglio in circostanze speciali derogare dalle condizioni indicate in questo articolo. Non essendovi altro da trattare il presidente scioglie l'adunanza. Adunanza dei. 13 Dicembre 1919. Presiede A. Fiori. Viene proclamato socio il Dk. Ferdinando Vignoi.o Lutati di Torino. Anche a nome dei colleghi Pampanini, Vaccari e Chiovenda, che oljbero mandato dall'Assemblea del 20 ottobre p. p. di studiare la riorganizzazione del BuUettino sociale, il presidente propone che la redazione di questo periodico debba comprendere le seguenti parti : a) Verbali delle sedate. b) Note comunicate dai soci, aventi carattere d'urgenza, e) Addenda et emendauda ad Floram Italicam. , d) Notule bibliografiche. e) Notizie ed informazioni. 64 SEDE DI KIRENZE — ADUNANZA DEI, 13 DICEMBRE Per la coiupìlazioae delle ultime tre parti si farebbe speciale asse- guameato sulla collaborazione di tutti i soci. Queste proposte saranuo discusse nella prossima assemblea generale. Il segretario legge la seguente comunicazione del socio. Da quiudi lettura della comunicazione del socio. U. UGOLINI. — Due casi nuovi di felci in pianura. Polypodium robertianum Hoffm. sul muro di una casa a Brescia e sulla spalletta di un ponte sul Brenta lungo la linea del tram fra Padova e Venezia. Ci/stopteris frayilìs Bernh, lungo un canaletto presso il Tiro a se- gno in città a Brescia e a pie del muro di una casa a Padova ROBERTO SAVELLI. — intorno ad una note- vole ANOMALIA DELLA SPIGA DEL GRANO. Avendo coltivato fuori stagione, iri piccoli vasi, in ambiente assai caldo ed arido, alcune piante di timilla siciliano {Triticum durum] notai, verso la fine d'Agosto, sulle spighe ancora imma- ture la presenza di lunghe produzioni cilindriche, verdi, bene evidenti fra le reste. Un più attento esame mostrò che queste piante anomale, oltre che da afidi, erano anche infestate da acari che, per vari contrattempi, non si poterono determinare. Lo studio delle infiorescenze anomale mostra quanto segue : La spiga, nel suo complesso, ha dimensioni normali con numero normale di spighette ; in queste le glume e soprattutto le glumette mostrano vari gradi di allungamento, talora superano di poco il centimetro, rimanendo cioè quasi normali, altre volte raggiun- gono persino i 26 mm. : è abbastanza evidente una certa rela- zione fra questo allungamento e la gravità dell'anomalia delle altre parti . Le lodicule sono generalmente appena allungate, gli stami sono d'aspetto quasi normale, con antere racchiudenti scarso polline. Le parti assili delle spighette, pure allungate, producono spesso radici avventizie, specialmente frequenti alla base degli ultimi fiori delle spighette e raggiungenti anche otto millimetri di lunghezza : abbiamo perciò qualcosa che può ricor- SEDE DI KIREN/.E — ADUNANZA DEI. 18 DKEMUHE 65 dare il viviparismo. Ma, più d'ogni altra parte, l'anomalia colpi- sce i g-inecei che si trasformai (O appunto^ in molti casi, in • 41 LoNGo B. — In memoria del Dott. Martino Savelli (proc. verb.) » 1 Mattiroi.o 0. — Annuncio della morte del consigliere P. Bac- carini » 48 — — Ara Paris Augustae {proc, verb.) " 5 — — Due avventizie nuove per la flora Italiana i 63 — — Saverio Belli (proc. verb.) » 21 Minio M. — Per la protezione dei monumenti nazionali nei paesi redenti (proc. verb.) " 12 pAMPANiNi R. — Per la protezione dei monumenti naturali (proc. verb.) »• 17 — e Zanon V. — Un manipolo di piante della Marmarica . " 46-68 Passerini N. — Anormale accrescimento dell'innesto in con- fronto col soggetto in alcuni mandorli coltivati. ...» 6 — Di un caso di .saldatura del tronco di una Quercus Ilex L. con quello di una 0. Robur L » 8 Savelli R. — Intorno ad una notevole anomalia della spiga del grano " 69 Ugolini U. — Due casi nuovi di Felci in pianura, (proc. verb.) » 69 Vaccari L. — Sul decreto 2 ottobre 1919 pel miglioramento degli Aiuti ed Assistenti Universitarii {proc, verb.) . , » 61 b BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA SKiicHSfiHno-l'esa. Stab. Tip. Fratelli Stianti. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Anno I 92 O ^-m(^^ SANCASCIANO VAL DI PESA 1920 )§ 1920. GEjiSAio-MArizo N. 1-3. BULLETTINO ,„.,,, UNIVERSITY Of ILLIflOlS LIBRARy SOCIETÀ BOTANICA ITALlM^^^i INDICE Ciii'iVENDA E. — Ìj* Erai/rosfis ('(u-oìinvìna (Spr.) Scribner. . Pdf). 11 CHinvE.\i>\ E. — Osservazioni sulla nomenclatura di alcuni ontani nostrani ^ 3 FiDRi Ann. — Addenda ad Floram Itnlioam >» 8 M.vTTiiuti.o 0. — P. A. Saccardo " 2 SKDE DI FIRENZE. Ai)rNA:N/.A DEI, 10 Gennaio 1920. Px'esidenza «lei Consigliore A. Fiori. Sono proclamati nuovi soci i signori : Dr. Tiziano Provasi di Siena Dr. Silvia Zenari di Padova, Si da quindi lettura di due memoriali accompagnati da ordini del giorno presentati al Ministro della P. I. relativi alle condizioni di carriera ed economiche degli Aiuti ed Assistenti Universitarii dalla Società italiana di Antropologia, Etnologia e Psicolologia comparita e dalla Università di Catania. Non essendovi altre comunicazioni l'adunanza ò sciolta. Adinan/a dei. 14 Fkuhkmo ISVJO Presieilo il ConFi^lit-ro N. Pasacrini Su proposta dtìl Presidmite .Mattirolo vieno agregato al consiglio al posto del compianto prof. Baccarini il prof. G. Bargagli Potrucci in laricato della direzione dall'Istituto botanico fiorentino. II presidente propone che la società concorra al prestito della vit- torii sottoscrivendo ])or Ti. 770 >. Il consiglio approva. 2 SEDE DI FIRENZE - ADINAN/A DKl, 14 IKHHKAIO Il segretario annunciando la morte do) socio prof. P. A. Saccardo legge la seguente comunicazione del presidente della Società: P. A. SACCARDO Una novissima, irreparabile sventura ha colpito oggi, la fa- miglia botfinica italiana, già così fieramente provata in questi ultimi mesi. La morte ha reciso la gloriosa e feconda esistenza di P. A. Saccvrdo, decoro, onore, vanto della scienza! Nel dare il tristissimo annunzio di questo nuovo lutto ai coi\soci, l'anima nostra si smarrisce e si ritrae sgomenta, dinanzi al fatale suc3edersi di tante catastrofi, dinanzi alla terribile fu- nerea selezione, che pare si compiaccia mietere nel campo bota- nico gli uomini nostri migliori, le più elette menti, nel periodo più prezioso e più fattivo della loro esistenza scientifica. 1/ Italia oggi ha perduto colui che a buon diritto poteva riguardarsi non solo come uno dei più insigni sistematici del l'epoca nostra ; ma come il « divinatore » delle forme ; tanta era in P. A. Saccardo potente, i)ersi)icace, illuminata, la coscienza morfologica, la perfetta conoscenza delle leggi che regolano la immensa congerie di quelle forme che animano il regno dei Miceti. Egli era assurto ad una tale celsitudine nel campo di que- sti studi che il suo nome risplcndenì nei secoli, figurerà nella Storia della Micologia come una stella di prima grandezza. Dire di lui dell'opera sua gigantesca non è possibile nel doloroso momento del distacco, quando l'anima amaramente piange, non solo lo scienziato illustre scomparso; mail collega, l'amico, il consigliere, l'animatore di tante iniziative scienti- fiche, r uomo modesto e buono che visse assorto nella nobile re- ligione dell'ideale scientifico. Diremo di lui più tardi, quando il tempo, col suo impla- cabile corso, concederà quella calma che ora non possediamo. Oggi ci sia permesso solo di inchinarci in atto di riverente omaggio, di spargere fiori di ammirazione e di pietosa ricono- scenza sulla sua tomba, nel desiderio intensissimo che egli ha SEDK DI FIRENZE - ADINANZA DEI. 14 FEBBRAIO 3 lasciato della sua elettissima persona, iiulelobilraeiite iinjnessa nei nostri cuori doloranti Ij.ì Società botanica italiana memore e ^rata, inviando alla famiuflia, al suo dilettissimo tiglio Domenico, i più profondi sen timenti di -condoglianza, ricorda le alte benemerenze del suo Socio insigne, la cui memoria vivrà lacrimata e benedetta, gloria della Patria che egli amò col più ardente palpito, nel supremo conforto di di vederla vittoriosa stendere le braccia ai sospirati fratelli ! Torino. R. Orto hotanico 12 Febbraio 1920. Il r,rside>ife 0. Mattikolo Il sefjretario proseata i sej;uenti lavori da inserirsi nel Nuovo Giornale botanico: Cobau: Flora vascolare spontanea della citlii Ji Milano. Zeaari : Primo contributo alla Flora della Valle Ccllina {Friuli occidentale). Passerini; Sul polce insetticida delle diverse parti del Pyrethrum ciuerariael'oliiim. Chiovenda: ContribiCo alla i'>nosrienza della Flora dei dintorni di Firenze- E ìe'Jiiie le seguenti comunicazioni: CHIOVENDA E. osskkvazioxi ì^ulla n(>mexcla- TLTKA DI ALCUNI ONTANI NOSTRANI. L'ontano alpino ò pianta tanto comune sulle Alpi dai cui abitanti è disegnata ovunque con nomi vernacoli speciali (1), che può fare meraviglia non sia stato subito distinto dai bota- nici con la nora-ìnclatura binomia. Pi-ima di Linneo non era (1) Molti dei nomi vernacoli usati sulle Alpi italijine sono ripor- tati nelle due pubblicazioni: Nomi voh/ari adoperati in Italia a desi- (jnare le principali piante di bosco — In Annali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio Voi. LX. (1878) 12; A Goiran : Sopra la pubblicazione del R. Ministero di Af/riroltnra Industria e Commercio n avente per titolo'. Nomi voh/ari adoperati ecc. Verona (1875) 14. Ad essi aggiungerò: a Borgososia Dros, a Pinerolo Verna ptc'tn: Il Mtiidovì Ih-outfi-: nello valli di Lanzo /«"'»'< jo/c (Colla). Nel- 4 SEDE ni FIRENZE - AI>1;NANZA I>EI, 14 KEIIHRAIO Stato segnalato che da Gaspare Bauhin col nome Alnus alpina minor delle Alpi austriache, probabilmente Tirolo (1) e sulla sua fede pura e semplice da Parkinson, lìay e Tournefort. Quindi Gian Giacomo Scheuclizcr l'osservò nel 1703 sul monte Flims nel versante sopra il villaggio di Elm nell'Engadina (2), ri- ferendola ad una pianta scoperta e pubblicata dal Boccone in Corsica affine alla nostra, ma differente. Giulio Pon tederà di- stinse ottimamente Vontano alpino da altra specie córsa del Boccone, chiamandolo. Alnus alpina, folio eleganter serrato plaìio, nec glutinoso (3) L' Ilaller distinse da prima (1) specifi- camente la nostra specie dalle altre due più comuni nelle regioni basse, ma in seguito (5) credette miglior consiglio riunirla al- l' Alnus incana come varietà y^ in entrambi i luoghi però uni- sce la pianta delle Alpi con quella córsa. Ultimo il Seguier (('>) la vide sulla sommità del monte Cepulla nel Veronese. Linneo non conobbe la pianta, che non cresce nella Scan- dinavia e terre vicine e perciò di essa tacque affatto. Non la conobbero né Scopoli, né Allioni. Il primo che colla nomencla- tura binomia la fece nota fu il La Tourette nel 1785, il quale seguendo il modo di pensare dell'Haller, che la pianta cioè fosse una varietà deWAlnus incana. la denominò Betula incana '^. minor (7) riferendovi l' indicazione Ilalleriana. l'Ossola al singolare la dronsa, plur. i drons. Nel Canton Ticino Dros (Franzoni e Bettelini). Nel Friuli Ambii, Ambri. Awpli, Aul di monte (Gortani). Fuori d'Italia nelle alpi Bernesi Drosscbi (Haller). (1) C. Bauhin; Pinax Theafri Botanici Basileae (1^23) 428 n. IV. (2) J. J. Scheuchzer; Oiiresifoites heh-eticits sive Iti nera" per Hel' vetiae Alpinas Rer/iones facto annis MDCCII etc. Lugduni Batavorum (1723) Tom. I. 129 n. 6. ' (3) J. Pontedera: Compendium TobìiJarvm Botanicarum. Patavii (1718) 145. (4) A. Haller : Enumeratio Met/iodica tilirpium Heloetiac indiyena- rum I (1742) 167 n. 3. Co) A Haller: Historia Siirpium indigenariim Helvetiae II (1708 301 n. 1631. X. (6) F. Seguier : Plantarum i/uae in Agro Veronensi reperiiintur Sup- plementum seu Volumen III. Veronae (1754) 286 n. 2. (7) A. L. La Tourrette: C/doris Lugdunensis. — In I. E. Gilibert: Caroli Linuaei Systema plantarum Enropae exliihens. Coloniae Allobro- gnm Tom. I (1785) 27. SKII1-: DI l'IIJKNZK - Alil NAN/.A HKl. 14 KKIIllHAIO 6 l''iu'ord i botanici avevano ritenuto che il primo botanico ch'ebbe a denominare l'ontano alpino coUa nomenclatura bino- mia, fosse stato il Chaix nel l7HCi (1 . E sta di fatto, che il Vil- lars amicissimo del Chaix, un anno prima nella sua Flora Del- pliinalifi ('!) faceva questa pianta varietà della Betula Alnus appellandola « alia minor, viridis etc. » mostrando cesi, cho quando scriveva ciuel riassunto^ egli aveva per essa lo stesso concetto dell' Haller. Xel primo volume della grande opera sulla B"'lora del Delfi- nato del Villars, si trova inserito il lavoretto di Domenico Chaix (ì}) parroco di Baux, col titolo : « Piantae Vapincenses, sive Enu- meratio Plantarum in agro Vapincensi a valle le Valgaudemar, ad amniculum le Buech, prope Segesteronem, sponte nascentium, aut oeconomice cicunim» ; ed è in questo lavoro che la Betula viridis è pubblicata insieme con le fi. Alnus e B. lucana, con (li ciascuna la sua diagnosi differenziale. Il Villars stesso però, nel medesimo volume ci dà il nome (ìéiV ontano alpino in alcuni altri punti. In uno degli elenchi delle sue escursioni botaniche lo chiama Alnus alpina (4) facendo seguire al nome la brevissima ma precisa diagnosi: « glutinosa vi- ridis minor» che certamente indica la nostra pianta. Questo nome avrebbe la priorità su quello dato dallo Chaix essendo nel volu- me stampato prima^ ma sopra di esso ha senza dubbio il diritto di precedenza quello dato dal La Tourrette e pubblicato l'anno innanzi ancora. Ed è interessante rilevare che questo stesso nome fu otto anni dopo, probabilmente senza sapere del suo predecessore, usato dal Roth. Ma il primo volume dell' Jlistoire des Plantes da Dauphiné ci dimostra pure che il Villars fu il primo, dojto il Miller, che separò nettamente il genere Alnus dal genere Betula denomi- nando le tre specie crescienti comunemente nelle vallate alpine. Può sembrare strano, che dopo avere in questo volume senza (1) J. Briquet: Alnus AlnohcLula Harl. oit Alnus ciridis Di', f un point de Noinencluturc. — In Auimairo Genève XI (1908) 29-30. (2) D. Villars: Flora Delphinalis. — In LE. Gilibert /. r. p. 107. (3) D. Villars: Hisloire des Plantes du Dauphiné. Greuoble I (1786) p. 309-377. (4) D. Villars: Ilistoire etc. I p. 295. 6 SKUE DI KIKKN/.K - AlJl NANZA KKl. 14 KKUHRAIO esitazione separati i due generi, seguendo in ciò il Tournefort o meglio rilaller, dando a ciascuna delle specie che vi appartengono il loro binomio, nel terzo volume poi, sia ritornato a considerare il genere Bé'tula alla manieri liniieana Hvidentemente il Villars pieno di ammirazione pei due celebri botanici, mentre riconosceva esatto il mollo di vedere dell' Haller, gli ripugnava allontanarsi dalle vedute di Linneo: pel quale è ben noto, in quei tempi vi era un vero feticismo. Egli non diede è vero la diagnosi del ge- nere Alnus\ quale invece fu data poco dopo dal Gaertner (1) ; ma del genere diedero già in precedenza le diagnosi tanto il Tour nefort (2) che 1' Haller; perciò i binomii del Villars sono ben va- lidi e non sono in antagonismo colle regole della nomenclatura. È il Miller che si deve considerare pel fondatore di questo genere nella nomenclatura biuomia, invece del Gaertner come fin ad oggi è stato ritenuto. Riassumendo e per maggior chiarezza, ecco la sinonimia delle tre specie comuni dell'Europa temperata. Gen. Alnus (Touru.i Miller. Garci. Dici. (1768); Vili, llistoire des Plantes da Jhiuplu'm' I (1786) 29;') e 427 (indice); Gaertn. De Fructibus et Seminibus. II (1791) 54 t. 90. f. 2. Aiuus minor (La Tourrette) e hiov. = Betula incarta '^ minor La Tourrette Chloris Lugiunensis (1785) 27. = Betula alnus alia minor, viridis Villars Flora Delphi- nalis (178.')) 107. ::= Alnus alpina Villars Histoire des Plantes du Dauphiné I (1786) 29;'), 247: Borkhausen Theoretisches practisches Hand- buch der Forstbotanik etc. I (1800) 477. -^ Betula viridis Chaix Plantae Vapincenses, in Villars Hi- stoire des Plantes du Dauphiné I (1786) o74; Villars Histoire etc. Ili (1789) 789 n. 2. -— Alnus viridis Villars Hist. PI. Dauphiné I (1786) 427 indice); DC. FI. de France III ,1800) :5U4. (1) Pitton Touraeiort : Elemenx de Botanique. Paris (1694) 469, t. 859. (2) 1. Gaertaer: De fructibus et Sennnibus, Tubiogae II (1791) 50 t. 90 f. 2. SKDK M l'IRKN/.K - AIXNANZA M:i; 14 KKlUm.M') 7 = Betula Alno hetula Klirahrt Beitrage zur Naturkanda II (1788j 72. -^ Betula ovata Sclirauk Ihiiierisclm Flora I (178i>) 119. = Belala lucana y minor Koth Tentamen fiorae Gerniani- cae II. pars II (I7'.t3) 177 et 478 = Alìuxster vh'idis Spach in Ann. Se. Nat. Ser. II. voi. XV (1841) -ja). = Setnidopsis viridis Zamaglini FI. Pedem. I (1819) 250. — ^ Alnus Alnobetula Ilartig Natii rg. forstlische Kultur pflanze (1850) :572. Aliius glutinosa (Ijinn.) Villars Histoire des plantes du Bau- phiné I (178t)j 26.'), 427 ; Gaertner De Fructihus et Seviinihuti II (1791) 54 t. 90 f. 2. -- Betula Alnus oc glutinosa Linn. Sp. PI. ed 7(1753) 983. :-: Betula glutinosa Linn. Stjst. Nat. ed X. (1759) 1265. = Alnus rotnndifolia Mill. Garden Dict. ed VIII (1768) n. 1 P. P. = Betula Alnus Scopoli Flora Carniolica ed. Il (1772) 23ii ; Linn. fil. Supplementum plantarnm (1781)417 in obs. ad B. in- canam (non Liun. Sgst. Veget. ed X); Chaix Plantae Vapincenses (1786) 374: Roth Teut. FI. Germ. IL pars. II (17'.»:',) 476 : Alt. Hort. Kew. Ili ri789) ;5:}8 n. 10. = Alnus commuriis Loisel. Nouvelle Duliamel II (1804) 212 t. 64. = Alnus ìiiyra (jilibert Exercitationes Plujtologicae II (1792) 401. ~ Betula emarginata Elirhart Arboretum n. 9, Plantae Offi- cinale, n. 20'.i, Beitrdge zur Natur Kunde V U^''l) L')S e VII (1792) 64. = Alnus vulgaris Pers. Sgnops. IL ( 1807j 55U. '-=■ Alnus februaria 0. Kuntze Taschenflora von Leipzig (1867) 238. Alnus incauti (Linn.) Villars Histoire etc. I (1786) 265, 427; Moencli. Methodus Plantas /torti bot. et Agri Marburgensis (1794). = Alnus lan uginosa Gilibert Exercitationts P/igtologicae 1 1 (1792) 402. = Betula Alnus ji incana Linn. Sp. PI. td. I (1759) 98:i. = Betula Almis Linn. Syst. Nat. ed. X (1759) 1265 non Scopoli nec. Linn. lil. '^ SK.I>E n! KIKKNZK - AIMNANZ.V DKI. 14 KKHHKM') - Jittiila iìicana Linn. lil. Suppkmtnium /'laniarum {llH\} 117; ("haix. Plaiitae uaphicenses (17SB) 371; Aiton Horl. Ke- irensis III. (178:>) ."..".'.• n. 12; liotli Teuf. FI. (jerut. II pars. (179.".) 177. Addenda ad Floram Italicam. Scopo prÌQcipule dell'istituzione di questa rubrica, nel Uul- lottino, e (luollo di raccogliere notizie framuientarie iuteresaanti la Kiora italiana, clie i Soci crederanno opportuno di trasmet- tere, sia inedite, sia ^\h pubblicate in periodici poco consultati coinumiue rese note in modo da sfuggire all'attenzione dei più. AuK. Fioui. — Due phiìite interessanti raccolte nella prov. di Caserta : Agrostis canina L. — Presso la stazione di lloccasecca nel bosco comunale detto Sterpeto in luoghi umidi (31, X. IDI'.»). Bidens cernita L. — Presso Cassino verso S. Angelo in Teodice (21>. X. I'.ll9). Antonio Vaccari. — Piante dell'agro Brindisino. Il Socio P'iori comunica la seguente lista di piante raccolte nel 11118- Hi dal Colonnello Vaccari nel territorio di Brindisi, finora poco esplorato botanicamente, come può desumersi da alcune im- portanti scoperte di piante nuove per la prov. di Lecce o per l' intera Puglia Isoi-'TEs IIvsTRix Dur, var. si binermis Dur. — Frequento nei luoghi umidi e inondati d' inverno in tutto l'agro brindi- sino: alle Macchie di S. Lucia, a Torre Mafarelle. al P>osco dì Casignano a Torre Testa, a Torre Cavallo ed a Pasticeddu. Lo si riscontra specialmente nelle macchie umide, assieme alle altre piante igrotìle costituenti la cosi detta associazione iaoetotila, quali: Lanrentiti Michelii, Illcctbrum certiciUatuìn, J uncìis bufonius, J. capitatus, Scirpus IS'ivii,- Triglochin Bar- relieri, Peplis nummula riaefol ia ecc. Finora nessuna Isoetes era stata indicata pel versante adriatico della Penisola. Agntstis pallida DC — Masseria Flaminio. Junrus lii/hridtis Brot. — Torre Ciiaceto. .SEI>K DI riHKN/.K - AIUNANZA DKI. 14 KEltltUAK» t) Urginea FiGAX Steinli. — Nel bosco della Masseria Paticcbi (suolo calcare) poco distinte dal Tuiurano nell'Agosto r.U.S. L:i pianta era in lìorc IVa le luuccliie di Cisto, di Lentisco e di Corbezzolo che costituiscono le essenze principali di (luel l)osco. eh 'è più che altro una sughereta. (Hi esemplari sono affatto simili a quelli raccolti in Sardegna a Capo Figari e- Capo Ferro; non si ebbe oppartunitil di raccogliere le fo- glie in primavera. La località di Paticchi è l'unica ove si sia rinvenuta questa interessante Gigliacca, che risulta nuova pel Continente. Iris grani inea L. — Torre Mafarelle. GladioUis hi/z(tntli(nus Mill. — Torre Mafarelle. Querciis Aegilops L. var. macrolepis (Kotschyj — i'arecchi vi- gorosi esemplari trovansi a Tuturano nella Masseria Colemi di proprietà del Conte Comm. Federigo Balsano. Detti esem- plari furono ivi piantati circa una ventina d'anni fa. (An- che gli esemplari secolari che trovansi presso Tricase nel Capo di Lecce sarebbero di importazione orientale — Adr. Fiori). * Ceranti um maiiticum L. — Masseria Baccaiani. Silene fuscata Link. — Torre Gnaceto. * Hì/pericum australe Ten. — Ponte di Chiodi. Trifolium lennifoliiun Ten. — Masseria Flaminio. * » aln.raadrinani L. — .^Lltìseria Flaminio (Certamente di recente introduzione a scopo culturale — Adr. Fiori). Lotus Ti'traijoiiolobus L. — Dintorni di Brindisi, comune * Ornithopus piniiatus (1. C. Druce (l'.'O?) =^ Scorpiurus Mill. (17f;8) = 0. extipulatus There (1802-03) — Masserie Flaminio. * Peplis nitmmulariaefolia Jord. — Torre Mafarelle. Eryugium Barrclieri Hoiss. — Tuturano, Bosco del Couii)are. Lavatera eretica L. — Bosco del C'ompare. * Cicendia filiformis Delarb. — Masseria Marfeo. * Mi/osotis caespitosa Schultz — Masseria Baccatani. l.ììiarin reflej-a Desf. - Diufarni di Brindisi. Teiicrima Scordium L. — Masseria Pigna Flores. '■■ Mentha l^idegium var. tomentosa (8m.) — Torre Guaceto. ''■ Acanthus spiri uiosus Ilost — Dintorni di Brindisi. ">' TMureiitia Miclielii DC. f. — Torre .Mafarelle. Dintis mariti ma Sni. ■ — Torre Guaceto. 10 >^.ll^. l'I I iia.N/K - aki na.n/.a dki. 13 mau/u Ambrosia marfjfmn L. — Kiuine grande. ( 'entdurea ib-asfa Tea. var. tenacissima Oroves - - Abbondante nella rej^ione di S. l'ietro Vornatico in tutti luoghi aridi Siissosi, ma sopratutto lungo le vie poco frequentate fra Torchiarolo e Casa l'Abate. Cartfiimus caemleus L. — Dintorni di Brindisi * Cirsium italicum DC — Masseria Cerano, * < polìjanthemum DC. — Masseria Pigna Fores Catananche lutea L — Masseria Baccatani. * Scorzo neva traclitjsperma Guenth. var. undulata Guss. — Torre Mafarelle. Le piante segnate con asterisco, mancano nella « Flora della Torre d'Otranto » del Groves (N. Giorn. bot. it. 1887). Carano — // Paspalum disiichum var. paspalodes Thell. nel Lazio, (vedi « Annali di bot. » XV, fase. 1, 11»1V»). — Que- sta Graminacea va rapidamente invadendo la nostra Peni- sola, dal nord verso il sud. Ora è segnalata dal Carano del Lazio a Fiumicino all'isola Sacra ed a Maccarese. Sul ver- sante Adriatico fu raccolta sino dal 1891» ad Imola Civini in hb. Chiovenda) e più in giii a Fano (Cecconi in hb. Mori). Adr. Fiori Ugolini U. La Poa silvicola Guss. nel Veneto e nella Lombar- dia (vedi « Accad. Se. lett. ed art di Padova » XXXV. 311 [l'JlD]) — L' Ugolini tratta estesamente della biologia e sistematica di questa pianta, la segnala per molte localit;\ del Veneto e della Lombardia (per cui si può oramai rite- nere diffusa in tutta Italia; e distingue quattro forme nuove: angustif'olia, intermedia, latifolia e multiflora Ugol. Adr. Fiori Non essendovi altre comunicazioni la seduta è tolta. Adi NAN/.A DEI. 13 Marzo 1920 Presiede Fiori Su proposta del prof. Barj^agli la società approva un voto da pre- sentarsi ai ministri della Pubblica Istruzione, C Jininercio e Agricoltura, Colonie per i;i ialituzioue dell'Erbario Nazionale. SEDE DI KIKEN/E - AOrNAN/.A 1)EI. 13 MARZO 11 II segretario presear.a i seguenti lavori per il Nuovo Gioraale bo- tanico: Saccardo: Mycelex joreali-nmericani a ci. Doctr. I. R. Weir anno MCMXIX coinmunicati. Chioveada: Xitoim locnliià iialiana per il Myriostoina colifornie (Dicks) Corda. E. CHIOVENDA. — i/ kragrostis caroi.ixiana (SPRKNG.) 8CKIBNFR. Il Pursli descrisse nel 1814 (1) una l'oa tcnella che non è certo da contODdere con quella di Linneo. Il Torrey [-) l'aveva riferita alla l'oa peci ù iacea Mchx., cioè alla Eragrostis pectinacea Steud. (8). Il Link fece della pianta del l'ursh una nuova specie che distinse col nome di Er. filiformi^ [\)\ il Kunth della specie Linkiana ne fece una Poa Lhikiì i .')) ciie per Steudel divenne Er. Lin/v'// ((')). Dalle descrizioni per quanto brevi eme:ge evidente che la pianta alla (^uale si riferiscono tutti questi nomi non è altro che la comunissima Er. pilosa (L.) P. B. ; infatti nelle de- scrizioni le vengono attribuite guaine pelose alla fauce, glume disuguali e glumette ottuse. Nell'erbario Webb si trova un esem- plare di Poa pilosa L. proveniente da Asa Gray del IS lo mu- nito di cartellino a stampa, distinto col n. 12:i, portante^ in si- nonimia questi nomi, il K DI |-iui:\y.K, - .\I)1!Nan/\ I)i;i. IB mauz'i ed Avt- Lallcincnt (7). Pure col nome di /'oa /'nrshii la descrisse nel 1851 lo Steudel i8) del l'orto botanico di Gotlingen come pro- veniente da (luello di CopfMdiagen (Hortus Hafniensisj. Le due descrizioni collimano perfettamente tra loro e colla pianta che diventò poi imiuilina negli orti botanici di Berlino, Dresda, Bre- slavia, ecc. e che fu sempre distinta negli erbarii col nome di Poa od Enxijrostis /'urshi-, nome ijuesto stato adottato dello Schrader lin dal 18MH come « lEortulanorum » (!•). Lo Steudel però (10) ri- ferisce la pianta dello Schrader come varietà propria dell'Ame- rica settentrionale alla Er. elet/aiis Nees delTAmerica meridio- nale; per cui sembrerebbe che VE. l'arshii Schrad. sia pianta dirterente dalla Poi Parsìiii delle due descrizioni indicate ili). È probabile che i botanici tedeschi avessero battezzata per Poa Pavshii la pianta coltivata nei loro giardini botanici ritenendola erroneamente identica alla Pod tenella Pursh. Una ventina d'anni prima che nel catalogo del Bernhardi uscisse il nome di Poh Purshii, lo Sprengel (12) aveva pubbli- cata la stessa pianta col nome di loa caroliniana La diagnosi da lui data ò brevissima ; nonostante troviamo che tutte le sue carattei'istiche rispondono alla pianta spontanea nei giardini bo- tanici tedeschi: « panicula patentissima ; ramis subverticillatis» spiculis lanceolatis acutis, 5-fioris, glabriusculis; foliis glabris » . 11 Ivunth aggiunge che il Linl-c riferì la pianta di Sprengel alla Poa capili iris Linn. e che il « Leipzig. Litt. Zeit. > la riferisce alla Poa Erafjrostis Linn. {ICragrostis minor Host.) Lo Schrader invece (13; la riferisce alla Eragrostis mexicana Link per te- (7) F. E. L. Fischer, C. A. Mkykh et J. L. 0. Avk Lam.emant. Index nonus seminum quae Hortus Petropolitanus prò mutua commu- tatione offerì (1843) 84 a. 2454. (8) E. G. Steldei.. /. e. 2tìl u. 157. (9) H. A. ScHKAUER. Reliqiùae Sckraderiatìae, Gramineae. In Lia- aaea XII (1838) 451 n. 9. (10) E. G. Stki'i.ei. e /. e. 215 a. 175. (11) A. S. HiTiHcocK. {The indenti flc'Uion of Waller\f, Grasxes (1906) p. 50) rit'eriaco l'Zi. Purshii Schrad, alla E. piìosa (L ) P. B. (12) C. Si'HENOEi,. Manti.ìsa Florae Halensis (1807) 33, questo lavoro QOQ ho potuto vederlo, la diaj^uosi ò riportata dal Kiiath Enum plant, I 365 n 271. (13) H. A. SCHUADKK. /. r. n. 11. SKDK I>l IIRKNZK - AHI NAN/.A UKI, li) MAH/.n 13 stimonianxa, egli dice, delio Sprengel medesimo a il Nees la iden- tifica colla E. capillaris sua. In questi ultimi anni i botanici americani hanno identificato y E rag rosi a Puìsht con la specie creata dallo Spren^el e il Lamson Scribner (H) la battezzò per Erngvostis CaroUniniiti. Però gli autori recenti americani non sono d'accordo nella entiti\ specifica, che con questo nome si deve intendere. Basta un confronto anche superficialissimo delle due figure date dallo Scribner (!;")) e dal Britton e Brown (ItH: la prima rappresenta evi- dentemente la Eragrostis Farshii dei giardini germanici, mentre la seconda rappresenta una pianta foto coelo, è proprio il caso di dirlo, differente e che non può neppure essere riferita alle E. pi- losa, E. spectabiUs, E. pectinacea per le sue ascelle della pan- nocchia glabre, e per le sue spighette (così come sono disegnale) notevolmente più grosse di quelle della E. pilosa, ecc ; essa è si- mile assai, anche perciò che riguarda le glume, alla E. pectinacea (Mchx.) Steud. La Eragrostis Caroliniaìia avrà per sinonimi la Foa ed Eragrostis Purshii (Hort.) Schrader; ma tutti gli altri nomi clie si riferiscono alla Poa tenella Pursh, gli devono essere tolti. A questa specie appartiene pure una Eragrostis che fu rinve- nuta in varii punti della cittA, di Parigi e che pur essa ebbe diverse vicende onomastiche. Il Balansa la distribuì nel 18(17 con il nome di E. purpiirasccns Schultes, che però ne è diflferente; e nello stesso anno il Cossun la pubblicava col nome di Eragrostis pilosa var. Cosson et Balansa (17) mentre nell'orto botanico parigino veniva distinta col nome provvisorio di Eragrostis incons-iicua. Il dottor Ed. Bonnet la distinse come Eragrostis pilosa var. /)a (14) L. ScKiHNK.H. In Meni. T.)noy Boi. Club. V (18J1) 4!» sec. Thellun<>. (15) L. StKiuNKu. Americii'i Grasses {Ulusiraled) Wushinf^ton (1S97'> 2')9 fig. 241. (Ifì) N. BiUTTiiN fi. H. .A. Bumwn. The Ilhtstr.ileil Fiora of ihr Sor- tliern U. S, eie. Secoad Edition I (1913) 240 tìg. 676. (17) E. Cosson kt Bai.\nsa. ['rrs/mta/ion (r un l'c/inntillon ìV F^rH^vo- sti» récoltè dans la cour du Minhtrre de. la (hierre à Paris. Io Actt-s da Coai2:rè8 intenmtiuoa! (\>\ lìijtaaiqno tciiu à Paris oii Aout ISm. Paris (18»'.7) 117. 14 SKPK l>I FIRKN/E - AIMNANZA I>KI. 13 MAUZO jìiieuiiana (IH), lì Di*. Tlielluii}? l'.t). che con grande competenza si occupa delle Flore avventizie, la elevò da varietiV a sottospecie e le riferì corno varietà la pianta spontancizzata n«^^li orti bota- nici ^'erraanici clic l'ao^rostologo prof. Kd. llackel (20) pochi anni prima aveva pure riferita alla E. piloaa come var. cond' nsa'a . La stossa pianta fatta conoscere per la Francia dal Balansa viene in Italia. Il compianto prof. P, A. Saccardo fin dal 1872 (21) ne aveva fatta conoscere l'esistenza nei viali dell'Orto botanico di Padova col nome di E. nigricajis (H. B. K.) Steudel nome che si riferisce a specie ben distinta dalla presente, e il Dr. lieguinot. no pubblicò degli esemplari nel r.K)0 (22) riferendovi che il prof. C. Massalongo l'aveva ritenuta a ragione specificamente distinta daìVErag ostis pllosa, chiamandola E. Ferioliana. Sistematicamente, VE. CaroUniana costituisce un tipo ben distinto dalla E pilosa, quasi altrettanto di altre specie che per quanto affini, ne sono notoriamente separate. Per es. E. Frankii, tephrosantho.s, spectabìlis. ecc. La si riconosce immediatamente alle sue guaine prive del ciuffo di peli ai due lati della loro fauce, e pei calli all'ascella dei rami della pannocchia glaber- rimi; mi più ancora per le glumette acuminate alla sommità, coi margini sotto l'apice diritti o alquanto concavi, giammai ro- tondato-con vessi. Le glumette e le glume sono assai tenui e men- branose e quasi diafane, bianche durante l'antesi con banda roseo o carminea verso l'alto separata dall'orlo da un margine pellucido incoloro, banda che spesso maturando i fioretti si allarga fino a talora occupare gran parte della sua superficie; le spighette però non hanno quasi mai quel colorito plumbeo -violaceo che invece sempre o quasi si riscontra nella E. pilosa. Le glumette sono così membranose, che quando la pianta si trova nell'antesi esse la- (18) L. BoNNF.T. lu Société Dauphinoise (1881) n. 3UX). (19) A Thki.i.ing. Iq Viertoljalisschriftea Natiirf. Gesell. Zi'iricli LIl (1907) 438 e iu Fedde Repcrtorium Nov. Spcc. V (1908) 3G0 u. 5. (20) E. HArKK.i., la AllReineiue botanische Zeitschrift VII (1901) 13 sec. Thellung. (21) P. A. Saccardo. Flomla spontanea horti botanici Patavini — In Nuovo Gornale Botanico Italiano IV (1875) 218. (22) A. FiiiKi ed A. Bkgi inot. — Schedne ad Fìornm Itaìicam ex- ìùccatam. Seriee II. Fase. VII (1910) 15 n. 1015 e in Nuovo Giorn. Bot. Ital. Nuova serie XVI (1909) 45." n. lOI.'S. SEDE ni KIRENZK - MH NANZA DKl 13 MAR/n IB sciano vedere distintamente per trasparenza le antere globose, violacee piccolissime, il che non avviene {:;eneralmente nell'in. pilosa. Di pili la gluma prima è costantemente più piccola nel- VE. Carol niana, raggiungendo solo '/r' :■ della glumetta imme- diatamente adiacente; mentre nella E. pilosa uguaglia 'A, e qualche volta anche un pochino jtiù. Anche la struttura della pannocchia è differente da ([uella della E. pilosa; e le spighette più brevi hanno un minor numero di fioretti e più addensati essendo gli ar'iicoli della rachilla più brevi, per cui i fioretti si abbracciano vicendevolmente, e perciò la rachilla resta sempre occultata perfettamente, mentre nell'^. pilosa anche nelle forme nane, che potrebbero talora trarre in inganno per l'aspetto della pannocchia, essa è sempre più o meno appariscente, senza bisogno di divaricare i fioretti. Nella E. Carolili lana la pianta ha sempre uno sviluppo assai minore e la pannocchia degli esem- plari più sviluppati non può essere paragonata che a quella degli esemplari di E. jnlosa più macilenti; i rami sono gene- ralmente solitari; quasi alterni, orizzontali nell'antesi, poscia eretti e sono spiculiferi quasi dalla base e le spighette sono sempre brevemente pedicellate, con pedicelli lunghi 2-.") mm. Ho già detto che la E. Caroli niana intende la pianta spon- taneizzata nei giardini botanici germanici, la quale è un po' differente da quella che cresce in Francia e in Italia, in quanto che i rami della pannocchia poi'tano un numero assai maggiore di spighette un poco più ricche di fioretti e perciò più addensate, forma la quale l'ilackel contraddistinse coll'aggettivo addt.'nsata; si avrù, così una E. Caroliniana var. ,ii addensata Ilackel ed una E. Carolini 111(1 var. ,1 inconspicna (Ilort. Paris.) i'^.)). Queste due variet;\ erano gi;\ state distinte ottimamente da Fischer. Meyer, ed Avè-(jallemant come a corrispondente alla addensata e ,3 alla inconspicua. (23) NoQ credo si possa adotta re per iiidii-urt' cpiesta forma il ter- mine/7/a/'rrt usalo da! Dacommnu Tusc/icnbuc/i fin- dry Sc/in'cizcr linfa' nih (186'i) 872, quantunque sia anteriore a ([uello del Bonnet, perchò 86 tale termine è bene appropriato considerando quella forma come appartenente all'^. pilosa: diviene una superfluità se la si considera appartenente all'/?. Caroliniana. Il termine inconspicua perciò ha senza dubbio il diritto di priorità su quello di D/nnicnsi/ina. JG SKIiK 111 l'IUKN/.K - AHI NAN/.A KKI. 1;5 M\K/<> Hi«?uanlo alla distribuzione geografica dolla specie rimando il lettore al lavoro del Tiiellung sopra indicato. In Italia lino ad ora il tipo a (iddeuHftta ò stato trovato a Locamo presso la Posta da Gio. Haer nel 190.J. La var. ,^ incospicua è stata tro- vata nell'Orto botanico di Padova dal prof. P. A. Saccardo e nelle vie di questa cittfi dal Fiori; da me fu raccolta nell'Agosto 101') qui a l-'ireiizo nel Giardino de' Semplici assai abbondante e tipicissima, crescente nei viali insieme coWe Eaphorhia lui inifiixa W'ìììd., ])r()st)-(tia A\t. e maculata L. (2 li. Forse fu .inehe trovata in Sicilia presso Palermo alla Grotta di Boccadifalco dal Tineo (2r>). (24) Nel eiarfìino de Semplici crescono abbondanti e perfettamente inselvatichite diverse altre specie straniero alla regione: Naaivrtium iìuUcum (L.) DC, Salpichroa rhomhoidea "Miers, Bclleralia frifolia (Teu.) Knnth, Scilla amoenn L.; Oxnlis corn>cula(a L. var. atropnrpurea Hort.. Allium neapolilanum Gir., Scutellarin altissima L., Psilostemon orientale (L.) DC, ecc. (25) G. L. Mattki bC.jTkoi'Ka. Ricerche e studi sul genere Eragro stis in rapporto ai neltarii estranuziali. In Contribuzioni alla Biologia vegetale di A. Borzì IV (1909) 244. Dubito assai di questa determi- nazione; perchè i due autori scrivono che l'esemplare indicato non corrisponde bene. Certo le forme ridotte dell' 7?. pilosa a primo colpo d'occhio somigliano assai alla E. Caroliniana, ma l'assenza dei peli lunghi sulla fauce dello guaine e la sagoma acuta dei fioretti visti di fianco, con tutta facilità permettono l'esatta identificazione. Nel nostro Erbario Generale per es. ci sono due esemplari che il Belosersky riferi alla E. Damiensiana E. Bonnet ma che invece sono entrambi di genuina E. pilosa forma depauperata: uno del lago di Doberdò presso Monfalcoae in due tipi uno gloinerato e l'altro lasso leg. M. Tomraasini; l'altro di Fontainebleau leg. Carson il 14 Vili 1849. di tino lasso. C'fr. N. Belosersky, Le RTUgrbiiìs spontanee della Flora ita- liana e regioni roniermini. In Atti Acead. .Se. Ven. — Treat. — Istr. VII (1914) 173. Colgo l'occasione (avendo solo ora potuto vedere questo lavoro) per rammentare che la E. insiilaris Terracc. differisce essenzial- mente dalla E. megastacliga, per le suo cariossidi minutissime piut- tosto che pel colore delle spighette. 1920. Aprile-Dicrmbrk N. 4-9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE BÉOL'INOT A. — Auomalie dorali costauti iu uua forma colti- vata di Verairum nirjrum L r'f'O- ^^ Bkguinut a. — Sopra uu interessaate Taxodium esistente nel R. Orto Botanico di Padova » 51 lioi.zoN P. — Sulla Flora castrense del M. Grappa — Nota li. n 37 G• ()8 Mattiroi.o 0. — In memoria di Emilio Burnat » yi Mattikoi.o 0. — La iScasion cj:lraordinaire de i920 della So- cietà botanica di Francia al Monceuisio n ;{7 Pami'amni R. — Alcune piante della Libia n 13 Pubblicazioni pervenute in douo nei 1920 » fio Savki.i.i R. — Partenoi^enesi ed ibridazioni difficili iu Nico- tiana. — Nota preventiva -n 22 TuAVKKso G. B. — Giuseppe Cuboni » 43 Vaccari L. — Su due interessanti stazioni italiane di Fri- tillarie 1 20 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 Aprile 1920. Presiede N. Passerini Viene letta la seguente comunicazione: ^ PAM PANI NI R. - ALCUNE piante della LIBIA. Il collega prof. E. Chiovenda cortesemente mi comunicò in esame alcune piante inviategli dal Gen. A Zola (1), il quale a sua volta le aveva ricevute dalla Tripolitania. Esse sono state, raccolte il 26 novembre 1013 nei dintorni di Nalut dal Cap. (1) Il Gen. Alberto Zola anche altra volta contribuì alla cono- scenza della flora libica (cfr. Chiovenua E., Una piccola collezione di piante fatta in Libia da ufficiali combattenti del R. Esercito (« Ann. di Hot. >, voi. XI [1013], p. 18}; Secondo pugillo di piante libiche (lbnl. p. 401). 18 SKliK HI KIUKNZK - ADI NAN/.A l'KI. 10 AI-KII.K Autonetti, nò sono prive d'interesse. Difatti finora non erano state segnalate di quella località, tranne due {Artemisia mono- sperma var. libyca e Corifi monspeliensis), raccoltevi più tardi, nel 11)11, dal prof. A. Trotter. Queste piante sono : Artemisia m,07iosperm,a Del. var. libi/ca Chiov. (1913) f. gkfbra = A. campestris ssp. variabilis var. libyca f. glabra Chiov. ap. Trotter (1915). Artem,isia monosperma Del. var. libi/ca Chiov. f. incarta Chiov. = A. campestris ssp. variabilis var. libyca f. incaua Chiov. ap. Trotter (1915). Capparis rupestris S. et S. Convolvulus supinus Coss. et Kral. Coris monspeliensis L. var. syrtica Murb. f. dentata Pamp., f. n. Dififert a forma o^enuina foliis superioribus ad basin utrinque 2-3 dentibus mucronulatis (nec spinulis) iustructis, et foliis ramulorum sterilium margine conspicue undulatis. Il prof. A. Trotter riferì il Coris monspeliensis da lui raccolto in diverse località della Tripolitania, e fra queste rUadi Tada presso Nalut; alla var. australis Batt. Il Bat- tandier caratterizza questa varietà per le corolle il doppio più grandi che nel tipo, mentre nella var. syrtica sono della stessa lunghezza che in questo (Trotter A., Nuovi materiali per una Flora dello Tripolitania [« Nuovo Giornale bot. it. ., n. s., voi. XXII (1915), p. 346]). Globularia arabica Jaub. et Spach Haloxylon articulatum, Bge. « Lavandula multi fi da L. , . Rosmarimis officinalis L. Salsola oppositifolia Desf. Teucrium Polium L. Il Dott. H. Scaetta, Direttore dell'Ufficio Agrario di Derna, mi mandò qu^ilche pianta che nella primavera di quest'anno egli aveva avuto occasione di raccogliere nella zona predesertica della Cirenaica, e precisamente nei dintorni di Zavia Mechili : Astragalus armatus Willd. (A. Fontanesii Coss, et DR.) var. libycus Parap., var. n. SKDK IH l'IKI N/.K - AI>INANZA l)KI, lÙ AIMUI.K IJ) Differì a typo, ut videtur, ramis brevibus et intricatis, et « spi- nis » raagis divaricatis, sed praecipue calyciì)U9 in fructu globosis ut in A. numidico Coss. et DR. Differì etiam (semper?) stipulis minoribus, magis acuminatis, et etiam in fructu deiise ciliatis. \j' A. armatus è noto della regione desertica del sud alge- rino e del sud tunisino. Bunge {Gen. Astrag. 2 P., p. 127) lo segnala anche del deserto libico, raccoltovi da D'Escayrac, ma senza indicazione di loca]it;\ precisa; ed evidentemente sulla fede di lui, Battaiidier e Trabut {FI. Alg.^ voi. I, p. 251) lo indicarono della Libia. Però non ò citalo in alcuno dei lavori che riguardano la flora libica e nemmeno in quelli sulla flora dell'Egitto alla quale forse avrebbe potuto riferirsi la vaga in- dicazione di Bunge. Cuscuta Epithymum Murr. (su Artemisia Ilerba-alba Asso). Paronychia chlorothyrsa Murb. — Nuova per la Cirenaica. Inoltre alcune altre raccolte pure nella slessa epoca nel ter- ritorio di Derna : Astragalus baeticus L. Beta vulgaris L. var. maritima Boiss. Diplotaxis simplex Sp. Ononis antiquorum, L. Spergida diandra Murb. Spheìiopus divaricatus Rchb. Trifolium stellatum L. già note di quella regione, e MeLilotus messaiiensis AH. nuovo per la Libia. * * Nelle collezioni del H. Istituto Botanico di Firenze si con- servano alci^i esemplari che non figurano citali nella lettera tura floristica della Tripolilauia. Due (Erb. Webb) sono rapcolti da Dickson « circa Tripo- lim Afr. » nel 1827 (l): Phelipaea violacea Desf. e Rume.r cri- spus \j. vnr. elongatus (Guss pr. sp.) Quest'ultima pianta finora era nota solo del Tarluina, scopertavi dal Crocivera nel 1913. (1) Cfr. Pampamni R., Un'antica colletione di piante tripolilane (k Bull. vSoc. bot. it. », 1914, p. 7G). 20 SKUK 1>1 I-IKKN/.K - AKl'NAN/A HK.I, 10 Al'KII.K Altri (Pii'b. Centrale) furono raccolti da G. F. Scott Elliot: Artemisia monosperma Del. var. //6^ca Chiov. [1913J (A campe- stris ssp. variabilis var. libyca f. crassiloba Chiov. ap. Trotter [1915]), fra Tripoli ed Ainzara, 6 gennaio, n. JH16; Ilypecoum GesUni Coss. et Kral., deserto a sud di Tripoli, 8 gennaio, n. 3i;it fsub. n. H, procumbens) ; Plantago Lagopus L., a S. W. di Tripoli, 8 gennaio, n. 3170. Infine il Petalophyltum Ralfsii (Wils.) Gott. fu raccolto da me nel Tarhuna sul Ras Neb, presso Abiar Milgah, il 28 feb- braio 1913. Soao presentati i sej^ue iti lavori: T. Provasi : CotUribufo allo studio dei nellarosteyi. R. Savelli: Anomalie delle planhile di yerminazione in Nicoliana. Non essendovi altre cotnuaicazioni la seduta è tolta. Adi.nan/.a deli,' 8 Mag(ìio 1920 Presiede N. Passerini E approv:ita la proposta di aggregazione a socio del Dr. jAKctii.i DI Bei.linzona Si dà lettura quindi della seguente comunicazione: L. VACCARI. — su DUE interessanti stazioni ita- TA LIANE DI FRITILLARIE. 1' FRITILLARIA TENELLA M. B. in Toscana. Domenica 25 Aprile u. s. la N. D. Contessa Luisa Capponi appassionata studiosa dei fiori, raccoglieva e mi comunicava alcuni esemplari di una Fritillaria, « ben diversa (diceva essa ac- compagnandomi il dono) da quella Meleagris che coltivo nella mia villa alla Carbonaia e che proviene da bulbi dell'Olanda > . Studiando gli esemplari mi accorsi di essere dinanzi a Fri- tillaria tenella M. B. Comunicai un esemplare al Pampanini che avendolo confrontato cogli esemplari all'erbario centrale con- fermò la identificazione. La scoperta è del più alto interesse per la Geografia Bota- SEDE DI KIRENZE - ADLNANZ.V DELI,' 8 MAGGIO 21 nica perchè non solo si tratta di una pianta nuova per il Monte Morello, ma nuova por l' intera Toscana anche come genere. Fritillaria tenella ditatti nella sua var. typica in Italia è stata trovata finora a Trento al Doss ; noi dintorni di Trieste e in rltri punti dell' latria. Nella sua var. Orsiniana Pari., solo nei prati montuosi dell Appennino Piceno e degli Abi-uzzi, no: Monti Catria, della Sibilla, e dei Fiori, nel Lazio sul Monte Au- tore dove è stata raccolta da Orsini, Chiovenda, Marzialetti ed altri. Nicola Terraciano la trovò anche in Calabria al Monte Pollino. La scoperta della Contessa Capponi perciò mi riempì di stu- pore, ed avendomi essa, non solo gentilmente spiegato di averla raccolta presso la cresta terminale del Poggio del Giro (uno dei contrafforti sud-occidentali di Monte Morello) in mezzo ai ce- spugli, ma essendosi offerta di accompagnarmi sul luogo perchè vedessi in quali condizioni vive la pianta, domenica scorsa, 2 maggio, sotto la sua guida intelligente ed in compagnia del Prof. Pampanini e del figlio suo Elio, mi recai sul monte. Constatammo che la pianta vi è assolutamente spontanea, e che, per ora almeno, è localizzata in un breve tratto di pa- scolo cespuglioso, ricco di orchidee, volto a settentrione, legger- mente umido, in terreno molto sassoso e calcareo, all'altitudine di circa 700 m. Gli esemplari fioriti sono scarsissimi (oltre i h raccolti dalla Signora, il 25 aprile, non ne vedemmo che due altri) mentre sono molto frequenti gli individui sterili o giovani. Per (juanto sia diffìcile pronunciarsi nettamento in merito, tuttavia credo poter affermare che gli individui veduti apparten- gono alla var. typica, per quanto alcuni di statura maggiore si avvicinino alla var. Orsiniana. La scoperta della Contessa Capponi colma la lacuna fra le stazioni trentino-istriane e quelle piceno abruzzesi e fa ritenere più che probabile che ricerche accurate in altri punti dell Ap- pennino toscano ed emiliano debbano rivelarvi altre stazioni di collegamento fra lo arco distanti non solo di questa specie, ma di altre ed altre ancora. Il fatto che sul versante orientali», del Poggio dol Giro si stende un rimboschimento di Pini prove- nienti dall'Abruzzo poteva far sorgere il dubbio che la Fritillaria vi possa essere stata introdotta per opera dei forestali. Ma sembra che questo debba escludersi, poiché come mi comunicò il Prof. 22 SKDK 01 FIRENZE - ADUNANZA DEI.l/ 8 MAGGIO Fiori, quel rimboschimento fu fatto non g\k con piantine, bensì con semi. Se a Firenze, il centro più attivo e più classico di ricerche floristiche 6 stata possibile una scoperta così notevole, che cosa non ci ri serberebbero tutte le altre regioni del nostro paese, e sono molte, non ancora studiate a fondo ? 2 FRITILLARIA DELPHINENSIS Cren in Val d'Aosta. Fino dal 1898 raccoglievo in Valle d'Aosta e precisamente sullo Cingles (cornici) di Mont de Baum sopra Perloz all'im- bocco della Valle del Lys a circa 7-800 m. s. m. Fritillaria delphinensis Gren. La località è molto interessante, perchè la pianta non ò nota che del Trentino in Val Vestine, del Bre- sciano sul M.te Conche, del Bergamasco sul M. Campione, della Valsesia sull'Otro presso Alagna, del Monviso, delle Alpi Ma- rittime e della Corsica (Fiori). Fuori di Italia la pianta era stata trovata in Francia nelle montagne del Delfinato. La località val- dostana per ciò rende meno grande il salto fra la Valsesia e il Monviso. Ndu crisotidovi altro l'adunanza è sciolta. Adunanza hel 7 Gmgno 1920. Presiede G. Bargagli-Petrucci La Società botanica di Francia tenendo il 26 luglio la 8ua riu- nione al Moncenisio, gentilmente invitò ad un incontro colà, una rappresentanza della Società botanica italiana. Il ' alla base della placenta, altra prova dell'influenza della nutrizione, perchè sono gli ovuli basali i primi ad usufruire dei succhi salienti — In N. Tabacum, avendone studiate molte forme, ho trovato solo rara- mente qualche lievissimo accenno d'attitudini simili, mai forma- zione di seme senza fecondazione, trovata da Goodspeed e da al- tri solo in razze speciali (l) : alcuni di questi ricercatori conclusero in special modo che la partenogenesi (2) è trascurabile nelle espe- rienze d' ibridazione di N. Tabacum. Osservo che non ò lecito estendere i risultati di semplici castrazioni al caso di fiori impol- linati, in cui operano altri fattori; tuttavia convengo che nel caso d'ibridazioni facili la apomissia neppure in N. rnstica potrebbe aver importanza, poiché ove si fecondano moltissimi ovuli il loro sviluppo non può che andare a detrimento dei pochi eventualmente non fecondati ; ma, al contrario, nelle ibridazioni tra forme lon- tane i rari ovuli che riescono fecondati, esercitando un richiamo di succhi che altrimenti non sarebbe avvenuto, posson fiivorire uno svilui>po più o mono spinto degli ovuli vicini, coadiuvati al- (1) T. n. Goodspiìod : Partheno^etiesis, Paitlionncarpy ami Phc- nosperiny ìq Nicotiana — University of ('alifornia, Pul)licati« nel senso lari^hissiino di produzione di xcvn: senza fero>ìdnzioni\ senza occuparsi della vera origino dell'embrione ; nel senso, dunque, di (ij)o- inissia. 24 SEDE DI ^'InE^•7.E - ADINANZA DEI, 7 r.IIGN*^ tresì da bon note azioni che la semplice impollinazione esercita per se st'.ssa — Invero in ginecei di N. rustica, fecondando con pochi granelli del suo proprio polline pochissimi ovuli, ho ottenuto svi- luppo quasi normale del frutto ed accrescimento d'altri ovuli con parziale trasformazione in fenospermi (semi senza embrione) in quantitjl maggiore e modo più costante di quel che avviene senza una limitata fecondazione: quando si operi con polline estraneo rimane Igittimo il dubbio che lina parte dei molti fenospermi formantisi provenga da ovuli che abbiano subito fecondazione con successivo aborto dell'embrione, ciò non potendosi supporre in una impollinazione propria, resta provato che il poco polline concesso ha anche dato impulso indiretto allo sviluppo di ovuli non fecon- dati : visto ciò, e dato che questo sviluppo può anche avvenire in N. rustica senza eccitamento esteriore, non può escludersi che fra i semi germinabili così ottenuti ve ne sieno alcuni ge- nerati per apomissia, pur non potendoli distinguere da quelli for matisi per fecondazione. — Sperimentai quindi fra specif diverse di Nicotiana, p. es. impollinai A^ rustica « Erbasanta > con N. sylvestris, con N. Tahacum delle forme « Xanthy Yakà », * Her- zegovina » « Brasile esotico », ;raphio dii Genro Nicotiana. [N.'iples 1899] a p. 1 e 9). 26 SKDE DI KIREN/E - ADUNANZA DKl. 7 GIUGNO nuta nelle esperienze di Splendore, tanto più considerando che nella metà circa delle ibridazioni da lui pubblicate la matrice è proprio la A^. rustica che vi é notevolmente propensa come risulta dalle mie ricerche, che l'abbondante cascola segnalata (indizio di ditììcile fecondazione), i pochi semi geiminabili e i molti mal con formati non germinabili ottenuti (evidentemente fenospermi), ac- cennano a condizioni simili a quelle in cui tal fenomeno può presentarsi. — In varie esperienze di controllo eseguite ripetendo specialmente le ibridazioni A^. r. texana 9 X ^- ^^b. « Brasile eso- tico c^ »', N. r. texana ',' X ^- chinensis rf e facendo le altre si- mili N. r. Erbasanta O x ^- chinensis rf ; N. r. Erhasanta 7 X-^- Toh. brasile esotico ^\ ho finora potuto distinguere nettamente solo 2 categorie di prodotti : 1") — Piante di forma materna, in piccol numero, in cui non scorgo affatto le variazioni e l'irrobustimento che Splen- dore vede anche in tal caso; nella loro discendenza ho ricercato invano, in coltivazioni piuttosto numerose, tracce qualsiasi di N. TalKicìim che eventualmente avessero potuto affiorare per disgiun- zione. Ciò mi conferma nell'opinione che questi prodotti non ab- biano origine antìmissica ; 2*') — Ibridi fusi di grande sviluppo con marcatissima do- minanza della forma paterna : in questi ibridi gì' individui possono mostrare fra loro differenze d'aspetto notevoli, ma anche ove la dominanza è piìi spinta sì da dare la superficiale impressione di una forma paterna poco variata, l'indagine biometrica scopre che queste variazioni sono ravvicinamenti ai caratteri materni. — In generale, per le variazioni e mutazioni asserite in simili circostanze, osservo che è assai difficile assicurarsi che i caratteri differenziali delle forme presunte pure e variate, non sieno proprio alcuni caratteri d'un genitore molto diluiti e mascherati dalla quasi assoluta dominanza dei caratteri dell'altro come ho visto accadere in molte ibridazioni e p. es. in quella N. chinensis X N. sylvestris che dà abbondante prole uniforme e sterile di tipo poco diverso da N. chinensis; ma dove la presenza di A'', sylve- stris, oltre che nello studio bioractrico, si manifesta, osservando una piantagione piuttosto vasta, in qualche sporadica infiorescenza a fiori più lunghi, d'un rosa più pallido ecc. In occasione di (juesti molti e diversi tentativi d'ibridazione da me fatti fra specie di Nicotiana m'ò apparsa la grande dif- SEDE DI FIUEN/.E - AIHINAN/A DEI. 7 GMGNO " 27 fusione che ha in questo fj^enere un fenomeno, ivi del resto già noto: la non reciprocità delle ibridazioni. — P. es. mentre il polline di N. chhiensis su N. ìnisiica dà attecchimento facile e discreti! mente fecondo, il polline di N. ruaticn ò incapace di fe- condare iV. cliinensis avendusi pronta cascola senza neanche un sensibile accrescimento dell'ovario; fatti simili si ripetono per tutta una serie di coppie ove la non reciprocità si verifica in tutti i gradì e si estende anche alla azione vej^etativa del polline. — Le varie specie rivelano, così, diversi gradi di attitudine rela- tiva alla maschilità ed alla femminilità: invero, mentre nella coppia N. rustica — N. chinensis, la rustica può solo funzionare da femmina e la chiìiensis solo da maschio, nella coppia chinensis- sylvestris è la chiìiensis che si comporta in modo piìi spiccata- mente femminile, potendo il suo ovario dare anche 200-250 semi terminabili, mentre nel caso reciproco l'ovario di sylvestris prò duce pure molti semi, ma quasi tutti fenospermici, trovandosene tutt'al pili :} G germinabili che danno ibridi presentanti sensibil- mente gli stessi caratteri di quelli ottenuti nel caso reciproco ; la non reciprocità nell'azione non sessuale {cioè vegetativa o stimo- lativa) del polline può scorgersi nella coppia iV. rustica-N. sylva- stris in cui mentre gli ovari di rustica sono, come ho detto, eccitati dal polline di sylvestris a svilupparsi in grossi frutti partenocar- pici, il polline di rustica non ha nessuna influenza sugli ovari di sijlvestris c\\& cadono subito senza accrescersi. — Senza moltipli- care gli esempi e tralasciando le possibili spiegazioni dell'iute rcssante fenomeno, voglio segnalare una costatazione di fatto: in ciascuna delle coppie da me esaminate, la specie più femminile, cioè quella più disposta a lasciarsi fecondare o a risentire in altro modo l'influenza favorevole del polline sullo sviluppo del gineceo, è quella già di per so più propensa allo sviluppo autonomo delle parti del gineceo medesimo ; così in via assoluta la specie finora rivelatamisi come più femminile è la N. rustica, che è anche la più propensa alla partenocarpia — Senza voler prospettare fin d'ora un nesso effettivo fra duo fenomeni così diversi, intendo di porre in luce una coincidenza che non va trascurata nelle disa- mina delle esperienze in discussione. Passando ora alle impollinazioni fra generi diversi, i casi più tipici illustrati da Splendore son certo quelli da cui s'ottiene la riproduzione della sola forma materna, come nelle impollinazioni 28 * SEDE DI KIUEN/.K - ADI NAN/A DKI. 7 GIUGNO di Nicotiuna con Verbascum : per cominciare a chiarire questo fatto bisognerebbe anzitutto conoscere qual forza d'azione vege- tativa possa aver questo polline — L'azione stimolante di un pol- line, all' infuori del suo potere di fecondazione, pui") ascriversi alla penetrazione dei tubetti pollinici, come pure alla virtù di speciali ormoni (1), per corcar di discriminare i 2 fattori, si può impedire l'azione del primo, uccidendo il polline o usandone estratti: numerose esperienze da me istituite in proposito, spe- cialmente su < Erbasanta » con pollini uccisi della stessa N. ru- stica di N. si/lrrstris e di N. chlnensis e loro estratti acquosi, m'han convinto ch'essi esercitano debole azione, molto inferiore a quella p. es. del polline vivo di N. si/loestris la cui attività appare principalmente legata alla penetrazione de' tubetti: ciò conferma ed estende a Nlotinia quel che si sapeva già per altre piante — Ho poi sperimentato l'azione dei pollini di Verbascum phlomokles, thapsus, bìattaria e pulverulentum, portati su N. ru- stica texana e « Erbasanta, » confrontando fiori di Nicotiana sem- plicemente castrati, trattati con pollini vivi, morti e coi loro estratti: questi pollini vivi hanno azione incostante, debolissima e poco superiore a quella dei loro estratti o dei pollini uccisi ; i pochissimi semi raccolti dettero piante di N. rustica non modifi- cate in cui si son notate solo molte anomalie fiorali, del resto comunissime in questa specie — Di più ho trovato che il pol- line d'una specie lontanissima da Nicotiana, di Salvia pratensis, che germina sullo stimma d' * Erbasanta •!> , ma di cui sarebbe assai audace supporre un'azione fecondatrice, sembra dare allo sviluppo dei frutti un impulso più energico del polline di Ver- bascum. Tutto ciò giustifica bene il dubbio che, su N. rustica questo polline agisca solo vegetativamente, senza fecondare — Ma occorreva ripetere specialmente qualcuna delle impollinazioni di Splendore ed impollinai « Brasile esotico » o di Bahja con V. phìomoides, ho replicato i saggi per due anni consecutivi e va- riando le condizioni ; ho fatto anche castrazioni e impollinazioni senza sottoporre i fiori a nessun cappuccio o altro riparo e senza (1) — Pitting — Die Beeiofluasiing der Orchideenbluten durcli dio Bestaubung und dnrch andere Umstande. — Zeit. f. Bot- 1-1909 p. l-iHO; Woitoro ontwickltmgsphyaologische llnleranchungen an Orchi deenbluton — id. 11 — 1910 — p. 225-2(10. .SKDK l>\ l'IUKN/.K - AlUINANZA I>KI. 7 (illUiNi» 2!' ledere la corolla nell' ipotesi che tutt» ciò potesse nuocere al fiore e ho avuto sempre completo insuccesso: cascola più o meno pronta tanto- dei fiori impollinati che di confronto. Ciò è sorprendente poiché nella memoria di Splendore questo caso è uno dei pochis- simi indicati come di facile attecchimento e producente molti semi germinabili: non credo di potere attribuire tanta ditìerenza di risultati, nò alle eventuali differenze varietali del V. phlomoides usato, nò alle differenze d'ambiente che, come si sa, possono in- fluire sulle funzioni genetiche ; perchè anche in molte altre espe rienze, mai le forme di N. Tahaciim mi han prodotto seme con polline di Verbascum — Ho osservato che alcuni pollini esercitano azione nociva sullo sviluppo del gineceo di Nicotiaiìa ostacolan- done l'eventuale tendenza alla partenocarpia, e ciò può anche contribuire a metter più in vista l'azione debolmente favorevole di pollini come quello di Verbascum, ma, è da rifiutarsi l'idea di Splendore che i semi ottenibili da y,icotia7ia impollinata con Ver- bascum provengano da fecondazione. Concludendo, con queste ricerche intendo di richiamar l'at" tenzione sul possibile intervento della apomissia in esperienze d' ibridazioni difficili, cioè di difficile attecchimento e producenti pochi semi, quali sono generalmente quelle che si operano tra specie assai lontane ; questa possibilità sembra essere sfuggita a Splendore, sebbene fosse stata già segnalata da tempo : Focke (1) aveva designato col nome di « Pseudogamia » la produzione, in seguito all'azione di un polline straniero, d' individui affatto simili alla madre attribuendola a partenogenesi ed assegnando al polline un'azione eccitante, puramente vegetativa, inoltre per la stessa Nicotiana ove già si conoscevano in parte i fatti osservati da Splendore, si era affacciata in via ipotetica la medesima idea da East (2) e da Wellington (.'5), tuttavia i numerosi esperimenti di quest'ultimo avendo avuto esito negativo, mancava ancora quella base positiva su cui la ipotesi vien posta dalle presenti ri (l) Focke — Die Pflanzenmischliug. 1882 p. 515 ri[)ortato in Abbado: L'ibridismo nei vegetali — C. B. I. — 1898 p. 711. '2) East — Pop. Se Moa. 1910 — The rol of Hybiidation in Plarit — Breediug. riportato in Gondspeod Mem. cit. (B) Wellington — The American Naturalist v. 47 — N. 557 Moggio 1013. iìU 8Kl)K DI 1IUI:N/.K - ADI'NAN/A HKI. 7 (illUNO cerche. — l'or tutto ciò l'esistenza di « catalizzatori fecondativi » nel senso dato da Splendore a tal frase, non mi sembra ancora provata, potendo essi in qualclie caso identificarsi con fattori ec citanti la aponiissia; e gì' ibridi negativi con prodotti della me- desima, da un Iato, e dall'altro con veri e propri (sebbene poco manifesti prodotti di fusione dei genitori, rimanendo perciò dub- bia e meritevole di maggiori indagini anche l'origine delle pre- sunte mutazioni trovate. In ogni caso lo studio approfondito e ri- goroso dei fatti in parola sarebbe di grande importanza perchè, mentre nei riguardi degli incroci varietali, cioè « equilibrati » abbiamo nelle regole di Mendel uno schema che riassume e pre- vede i fenomeni in un modo che si approssima molto alla realtà; nei riguardi delle ibridazioni fra specie e generi cioè « non equi- librate » , le nostre cognizioni vagano ancora nell'incertezza. Perugia — Novembre 1919. Non esseadovi altre comuuicazioni la seduta è tolta. Riunione generai.k in Firen/.k ii, 25 Ottohre 1920. Presiede II. Ftimpaniiii Essendo stata sospesa la riunione generale a Trieste, perchè ri- sultò all'ultimo momento troppo esiguo il numero dei soci che sareb- bero intervenuti, a causa del disagio dei viaggi e per l'enorme ca- rovita; si tenne una semplice riunione in Firenze per procedere alle elezioni sociali. Rimandarono le schede 47 soci od eseguite le operazioni di scru- tinio risultarono eletti : a Presidente: N. Passerini ; a Vice- Presidenti; R. Pirotta, O. Mattirolo, S. Sommier, A. Forti ; a Consiijììeri; G. Bargagli, L. Vaccari, E. Chiovenda, A. Colozza, A. Fiori, R. Pampanini, G. B. Do Toni, B. Longo ; a Sindaci; M. Guadagno e L. Piccioli. Viene quindi data lettura della relazione dei sindaci Guadagno e Trotter sui bilanci sociali degli anni 1918 e 19 e se ne approva la stampa. Il segretario legge quindi le seguenti comunicazioni : sduk di mkkn/.k - uii'monk gk.nkhai.k hki, 25 «ittohuk ol In memoria di EMILIO BUMAT. Il giorno .'>! dello scorso mese di Agosto, nella grave età di anni \)2 (era nato a Vevey il 21 Ottobre 1828), dopo poclii giorni di malattia, serenamente si spegneva a Nant sur Vevey (Cantone di Vaud) r insigne botanico Sig. Emilio Burnat, il cui nome è legato ad una delle più importanti opere floristiche che interes- sano r Italia. I sei volumi già pubblicati della < Flore des Alpes Mariti- mes» (che troppo modestamente volle il IhirìiatimUcRre col titoto di « Catalogne Raisonné ») \ e le magistrali Monografie che li completano (dovute ad Autori quali : Briquet, Christ^ Saint Yves, Zahn, Cavillier,) ; il Prodrome de la Flore de Corse di Briquet da lui promosso e sussidiato; testimoniano l'ardènte passione di questo splendido ricercatore, che dedicò i tesori di una prodigiosa attività, di una vasta cultura, di un vistoso patrimonio, nell'in- tento di offrire agli studiosi la visione completa della vegetazione del bel paese di cui egli subiva il fascino irresistibile. Ad altre penne più valorose della mia, l'onore di trattare della complessa opera del Burnat, la quale, già per se stessa parla con tanta eloquenza di risultati ; oggi, nel doloroso rao mento del distacco, in omaggio alla sua memoria, nel ricordo di tante liete giornate insieme vissute, mi ò di conforto lumeggiare l'opera da^ lui compiuta su materiali italiani. Avendo avuto la ventura di seguire il piano del suo lavoro ; di accompagnarlo in alcune delle sue spedizioni (ciiè tali si pò tevano chiamare le sue escursioni nelle Alpi^ per la ricchezza di mezzi di cui soleva disporre); di vederlo all'opera coi suoi col- laboratori; ed infine di ammirare la serietà dei suoi propositi nelle visite annuali alle collezioni dell'Orto Botanico del Valen- tino, dove veniva a fare opera di confronti e di studi ; io non dubito di affermare che la sua scomparsa ò un lutto grave per la Botanica italiana. Passano gli uomini, è la legge ; ma il loro esempio rimane ; 82 SKDK DI KlKKN/.t; - UIIINION'K <:KNKUAI.K UKl. 25 OTTOliUK e gli uomini come il Btimat sono, non solo necessari, ma prov- videnziali, perche additano le vie da seguirsi a quelli che, fruendo di dovizie di mezzi, desiderano riescire utili e raccogliere, (come egli indubbiamente raccolse) riconoscenza ed ammirazione. Per dare una idea del lavoro compiuto dal Burnat, in quasi cinquanta anni, credo utile riferire alcuni appunti sulla impor- tanza delle sue collezioni, desumendoli da una pubblicazione d'occasione, venuta alla luce nell'anno 1894, nel quale anno il Burnat accoglieva nella sua magnifica, o-'pitale dimora di Nant, i Soci della Società botanica francese. Le collezioni erano allora comprese in N" 622 cassette, figu rando in esse N° 99170 esemplari di piante divisi in : 1. Erbario generale dell'Europa, racchiudente^ si può dire, tutte le collezioni autoptiche comparse nella seconda metà del Secolo XIX». 2. Erbario speciale delle Alpi marittime. 3. Erbario delle Alpi marittime di Bornet et Thuret. La meravigliosa raccolta delle Alpi marittime iniziata dal Burnat (coltosi allora alla Botanica, dopo un lungo tirocinio in- dustriale, come Ingegnere), nell'anno 1871, fu da lui sempre di poi indefessamente curata, non badando a spese, sia per nuovi acquisti, sia per la cura e la conservazione perfetta del mate- riale raccolto. La monumentale collezione darà ai posteri una idea della passione e della precisione di colui che ebbe il merito di metterla insieme. Senza tema di esagerare si può affermare che, poche volte fu impostato un lavoro floristico sopra basi piìi solide e più lar- ghe; e ciò fu la ragione per cui il lavoro di insieme, tanto va- gheggiato, non potè essere assolto durante la vita del Burnat! I futuri botanici che si vorranno occupare della Flora delle Alpi marittime, nel loro doveroso pellegrinaggio a Ginevra (dove sarà conservato V Erbario Burnat, per generosa disposizione del munifico suo creatore), onoreranno i meriti di chi volle e seppe studiare la regione sotto tutti gli aspetti; interrogandola in ogni suo angolo, analizzandone i tesori floristici col più puro fervore di critica scientifica. La grande Opera di Emilio Burnat sarà portata a termine, su di ciò non vi può essere dubbio; affidata alle cure di così SKIiK 1>I KIUKNZK - KM NUiM-, CKNKUAI.h; !'KI. 25 ipTTcHHK 'Ó'Ó insigni collaboratori come il Britiuet ed il Cavillier, la « Flore des Alpes maritimes » sanY il monumento che, meglio di ogni altro, ricorderà ai posteri la buona, bella, figura paterna di Emi- lio Burnat, il cui nome e l.i cui opera rimarrà così legata ai fasti della regione che Egli amò, predilesse, studiò con tanto fer- vore di passione. Alla sua cara memoria, il nostro riverente saluto nel nome dei botanici italiani, e in quello del nostri vai-, rosi pionieri: Al- lioni, Bellardi, Balbis, Re, Peirolery, Molineri, Lisa, dei quali Burnat, riconobbe, e celebrò meriti e glorie. L'antico « Convenio del Valentino » se non vedrà più com- parire il suo Ospite desiderato, siccome era uso d'ogni anno nei felici tempi passati, ne conserverà ed onorerà il ricordo colle sue memorie più care e più soavi ! Mattirolo Oreste. R. Orto Botanico di Torino. (J. IX. 1920. Il Consiglio della Società botanica si associa ni dolore per la per- dita dell'illustre studioso della Flora delle Alpi Marittime. La Session extraordinaire de 1920 della Società botiinica di Francia al Moucenisio La Relazione che, per debito di ufficio, presento ai nostri Soci, mi concede di rievocare indimenticabili, radiose giornate, trascorse a 2000 m. nella contemplazione del più artistico pano- rama alpino, allietato dall'azzurro del maggior Lago delle Alpi occidentali, nella eletta compagnia di colleghi simpatici, entusia- sti, ammirati della ricchezza incomparabile di una Flora, che, in tutti i tempi ha reso classico nei fasti della scienza il Mon- cenisio. La Società botanica di Francia, aveva fino dal 15 Maggio tìssato lo svolgimento della Session e.vtraordinaire del 1920 (fra il 34 SEDK 1)1 l'IKENZE - KlllNIONE GENEUAI.E DEI, 25 OTTOBRE 2') Luglio e il 5 Agosto) al Moncenisio prima e quindi nella Moriana ed in Tarantasia. Il Presidente, l'illustre Prof. D. Boia del Museo di Parigi, aveva cortesemente invitati i colleghi della Società italiana al Moncenisio, dirigendo lettera utiìciale di invito alla Presidenza della nostra Società, che si affrettò ad accogliere la fausta occa- sione di fraternizzare coi Colleghi francesi per dare loro il ben- venuto nel territorio italiano. Il progettato incontro (del quale ebbe ad occuparsi il vostro Consiglio di Direzione nella seduta del 7 Giugno u. s.) trovava non poche difficoltà di esecuzione pratica ; ma, finalmente, mercé l'interessamento della Presidenza vostra; l'appoggio illuminato di S. E. il Ministro della P. I. Senatore Benedetto Croce, (che mise a disposizione della nostra Società una discreta somma), e il buon volere dei singoli Soci che parteciparono all'escursione, si potè pensare alla esecuzione del progettato incontro, al quale presero parte, oltre il Presidente, tutti i Soci della Società bota- nica italiana residenti a Torino, cioò i Signori : Prof. Giuseppe Gola, Prof. Giovanni Negri, Prof. Vignolo- lutati Ferdinando, Dr. Enrico Mussa, Direttore capo della Biblio- teca Municipale di Torino, Dr. Flavio Santi Vice Presidente della Sezione di Torino del C. A, I. ; ai quali si aggregava il Cav. Enrico Ferrari Conservatore del R. Orto Botanico, noto ad ap- prezzatissimo conoscitore della Flora del Cenisio. Partiti alle ore C» da Torino, mediante l'automobile delle Fer- rovie dello Stato, la comitiva italiana raggiungeva il Cenisio alle ore 11; ora nella quale (secondo il programma) doveva aver luogo l'Ouverture della Sessioti. Senonchè, per una disgraziata panne dell'Automobile che portava la Comitiva francese, i colleghi d'oltre Alpe, non giun- gevano al Cenisio che alle ore ?> del pomeriggio. L' Ouverture non ebbe quindi più luogo che alla sera, mentre si mise a profìtto la splendida giornata, per eflfettuare, in comitiva, la visita della sponda orientale del Lago, e quella del Giardino botanico, che il suo Direttore il Signor Pietro An- dreis, aveva messo in ordine per la circostanza, per presentare ai botanici francesi le più note rarità della Flora cenisia, egre- giamente coltivate nel terreno che la solerte Società per le Forze SEDI-; DI l'IKKNZK - KHM'pNK (ìKNKKAI.K DKI. 25 iiTTdIIKK 'ab idrauliche del Cenisio, ha concesso all' Andreis, anche in vista dei gii\ iniziati importanti tentativi di rimboschimento. La visitix del Giardino botanico, le rare piante raccolte, il panorama delizioso, l'aria pura e frizzante, misero in breve al colmo il buon umore, l'entusiasmo, l'appetito della brillante co- mitiva. Alla sera, dopo il pranzo, fu svolta ciucila parte del pro- gramma, che avrebbe dovuto avere esecuzione al mattino. Primo a prendere la parola, mentre scintillava, come rubino colato, il vecchio Barolo (offerto quale saggio dei vini piemontesi dai nostri Soci) fu il Presidente vostro, il quale in un discorso nella lingua degli ospiti, dopo aver dato loro il benvenuto e lumeggiata la Storia del Ceiiisio e dell' importante valico alpino, resosi celebre dopo le spedizioni del Re Pipino il Breve, e di Carlo-Magno; ricordò i botanici che nei secoli passati e nel pre- sente si occuparono della Flora del Monte, terminando con una invocazione alla fratellanza latina, con un saluto alla Francia, ed un augurio alle prosperità della Societi\ sorella. Il discorso, graziosamente accolto, fu seguito da quello del Pj-esidente della numerosa comitiva francese Sig. Nisius Koux, (Presidente della antica insigne Société Linnéenne di Lione fon- data dal nostro J. B. Balbh, nel 1822) ; quindi da una felicis- sima improvvisazione del Prof. J. Offner della Università di Grenoble ; ed infine da ispirate parole del Farmacista Sig. Pons di Brian^on, noto in Italia per la fervida sua propaganda a fa- vore della tanto sospirata ferrovia Oulx-Brian^on. I discorsi, tutti improntati al sentimento della più cordiale fratellanza, animarono la simpatica riunione che si chiuse con una poetica passeggiata al chiaro di luna. Al mattino seguente, di buon"'ora, con cielo e temperatura ideali, si iniziò, in lunga teoria, l'ascesa delle pendici della lioncia. A gruppetti, secondo le loro speciali inclinazioni, i botanici francesi ed italiani, accompagnati dalle gentili signore, alcune delle quali sono liete speranze della nostra scienza, discutendo, osservando, notando, si arrampicavano su per le balze della lioncia cogliendo, con segni di giubilo, le belle specie che, mano mano salendo si offrivano alla loro ammirazione. H6 sKi'K IH i-ihi:n/.k - hiimonk cknkuai.k i>k.i. 25 ottohhk Verso mezzogiorno però una piogf^in fine pose termine alla escursione; mentre alcuni più arditi, malgrado l'acqua, continua- rono sino alla mèta del Lago Clair, ripi)rtandone gli esemplari della flora nivale, onde è celebre quella regione. La lista delle s|)e(Me raccolte, tanto nel primo, come nei giorni seguenti (alla (juale stiamo attendendo d'accordo coi bo- tanici francesi) comparirà nella Relazione consueta che seguirà il volume 1920 dei Bulletins; mentre io qui limito il mio dire al puro ufficio di relatore del convegno. Al dopo pranzo, nuova gita alla sponda occidentale <.hi\ Lago e nuovo bottino di piante rare. Il giorno '2H, escursione al piccolo Moncenisio, come portava il programma, sotto la guida del Cav. Ferrari, il quale ebbe i più caldi elogi per la conoscenza della regione e delle piante che vi i»rosperano. Col giorno 29 i Francesi lasciarono il Cenisio diretti a Bon- neval e quindi all'Iséran, dovendosi chiudere la Riunione a Moutiers. L' incontro fra le due Società si svolse sotto gli auspici i più lieti, air infuori di ogni politica preoccupazione, animato dalla unione più intima di cordialità e di simpatia. Noi italiani abbiamo in c^uesta occasione avuto la ventura di conoscere personalmente alcune notabilità della botanica fran- cese ; di entrare in relazione di amicizia con persone che alla cortesia dei modi accoppiano il più nobile, ardente entusiasmo per la scienza ; mentre i francesi hanno potuto vedere che i loro col leghi d'oltre alpe, simpatizzano con loro nel più vivo desi- derio di procedere con unità di intenti nel lavoro scientifico; r unico che possa lenire la triste eredità della terribile guerra che abbiamo insieme combattuta e vinta per l'ideale della libertà e del progresso umano. Ai colleghi francesi, come abbiamo dato il benvenuto al Ce- nisio, così, con gli stessi sentimenti nel cuore, diciamo oggi un desideratissimo arrivederci ! perchè è un bene che queste riunioni si abbiano a ripetere per mantenere salda la reciproca amicizia, onde si accrescano e si rinforzino i rapporti fra le nostre Asso- ciazioni con relazioni intellettuali personali, che gioveranno non soltanto agli studi; ma serviranno a mantenere fra i nostri paesi i vincoli storici di coltura e di amicizia. SEl>K DI KIRKNZE - RILMONE GENERALE DEL 25 OTTOBRE 37 Al nostro carissimo amico Prof. D Bois, Presidente, e al se- gretario Generale della Societ;\ francese L. Littz, nel nome della SocietA, botanica italiana inviamo i più cordiali ringraziamenti per l'invito cordiale alla simpatica riunione, il cui ricordo ri- marrà impresso indelebilmente nei nostri cuori. 9 Agosto, li)20. (). Matti ROLO Prositleiito il(>lla Sociotà botiinica itiiliiina. BOLZON P. — SULLA FLORA CASTRENSE DEL M. GRAPPA — NOTA IL Nella decorsa estate ho continuato (22-21 luglio o H-i» settem- bre 1920) le ricerclie iniziate l'anno passato (3) ' e ne ho riportato una sessantina di eutit;\ dal cui esame risultano le seguenti con statazioni. 1) Il contingente di piante allogene ò dato specialmente dalle larghe strade camionabili abbandonate e dalle largiie mu- lattiere del versante meridionale; esse presentano un campo aper- to all'avvento di tali piante, mentre i sentieri militari e i pendii sconvolti dall'azione bellica restano ben presto invasi dalla vege- tazione circostante che soffoca la vegetazione allogena e impedisce l'inse liamento di nuovi elementi allogeni. Nelle strade camiona- bili poi (come quella di Romano) tenute in manutenzione e per- corse da rotabili, le piante o vengono estirpate o non possono liberamente svilupparsi. Inoltre, il versante meridionale è diret- tamente esposto agli agenti della disseminazione di piante affatto diverse della sottoposta pianura Trevigiana e Vicentina, mentre i versanti settentrionali prospettano monti elevati dai quali gli (') Il numero fra pareniosi indica l'opura «(irrisputuloritc ili-l m)1- topost.o elenco : (1) SnccMvdd. FI. Karvis. re (1) (lnrtuni. FI. Frinì. II uov., 1917. 1906. (2) /''/or/ ecc. FI. .\nalit,. d' [- (5) b'iori lirr/uin. e Punip. falla. Sched. ad FI. Ita), pxsicc. N. (8) /?o/;o»i.Fl.oa3tr. M. (irap- Giorn. e. s. 1907. pa. N. (TÌorn. Botan. 1919. (ti) /,. Vurciri FI. VaMot. I. àS SEDE DI FinENZF. - RIUNIONE r.ENERAI.E DEI. 20 OTTOItRK agenti della disseminazione non possono apportarvi che elementi eguali. E io credo appunto che il prof. L. Vaccari. nei versanti settentrionali da lui largamente esplorati debba aver constatato la scarsezza, se non la mancanza di elementi allogeni. 2) Quest'anno ho di già constatato qualche modificazione circa lo sviluppo delle piante allogene da me registrato l'anno passato. Alcune piante coltivate, gi;\ molto diffuse specialmente presso le baracche militari o lungo le strade (avena, frumento, segala), quest'anno erano scomparse o rare, e ciò evidentemente perchè i semi a quell'altezza difficilmente possono maturare In- vece qualche pianta di recente importazione era più diffusa del- l'anno passato, come 7'hlaspi avvense lungo la larga mulattiera abbandonata che va dal M, Archesòn al M. Meata e Oenothera biennis lungo il sentiero dell'Hotel Archesòn verio il M. Spinuc eia. — Quanto alle due specie mediterranee osservate l'anno passato (;^), Silene muscìpula nei pressi dell' Hotel Archesòn è scomparsa. Quest'anno non ho visitato il M. Pertica dove l'anno passato aveva osservato il Glaucium comiculatuni, ma, atteso il suo comportamento alofilo e tenuto conto che ne ho visto un'unica pianta in una baracca sfondata, si può ritenere scomparso an- ch'esso. Per ispiegare la presenza ittizia di queste due piante alofile e Liguri giova anche osservare che la Brigata Modena nel 1918 tenne per parecchi mesi il settore del M. Pertica e che i suoi due reggimenti (41 e 12) erano di stanza rispettivamente a Savona e a Genova. 3) Nel versante meridionale lungo la mulattiera abbando- nata che va dal M. Archesòn al M. Meata, e lungo la camiona- bile abbandonata che va dalla testata di Val Boccaór al massiccio del Grappa (m. 1400-1000 e.) ho osservato le seguenti piante che nel resto dell'Alta Italia sono note di una o di poche ristrette località nelle quali si sono presentate piuttosto come avventizie e che nel gruppo del Grappa non erano mai state osservate : ' Avena sterilis L. b. Ludoviciana (Diir.) nota in Italia sol tanto del Veronese (2) e precisamente nei seminati presso Rivoli e sul colle Montidon (Goiran). Vulpia ligustica Lk., più propria delia regione mediterranea (l) Tali piante sono state confrontato nell'Ist,. Rotan. di Padova dui Bé^cuinot. SEDE DI FIRENZE - RIUNIONE GENERALE DEI. 25 OTTOBRE 39 e nel Veneto nota soltanto del Veronese alla Chiusa fra 1 binari della ferrovia Goiran). Festuca elatior x Lolium perenne, noto nel Veneto soltanto del Friuli e precisamente nella regione mediterranea presso Mon- falcone e in due località della regione submontana (1). Lolium remotum Sch. (3), noto nel Veneto soltanto della regione mediterranea a Cliioggia (Chiamenti). Sisi/mbrium aUisshnum L. b. brevisiliquum, Tìvg. fni. n, si- lique lunghe non oltre 00 nim., nel Veneto indicato soltanto come avventizio di Udine (4) e di Vittorio fra le macerie portate di recente (1). Brassica ochrolauca S-W., indicato genericamente del Ve- neto (2) di cui però non era nota alcuna località documentata. Mdilotìis dentata Pers., nota in Italia di alcune località della Valle d'Aosta probabilmente come avventizia ((»), della Valle di Non nel Trentino e del Litorale Veneto (2). Fra queste si presentava abbastanza diffuso il Sisi/mbrium altissimum. Specialmente le altre sono da considersi come avven- tizie e sarà interessante constatare lo stato della loro 'diffusione negli anni venturi 4) Le seguenti figurano per la prima volta del Grappa non perchè vi siano state importate di recente in seguito all'azione bollica ma per essere sfuggite alle ricerche antecedenti : J^oli/- gonum aviculare L. b. minimum Murith, noto nelle Alpi Venete soltanto dei M. Lessini (Goiran), Arabis hirsuta Scop. ^ arcuata (Schl.), da aggiungersi alla Flora della prov. di Treviso, Leon- todon pratensi^ Kclib. (3). Quanto ad Asperula arvensis (3) e a Specularla Speculimi DC, esse non figurano nella Flora Trevi- giana (1) evidentemente per dimenticanza. 5) Quanto ai rapporti fra le piante importate e la loro abituale stazione, è da osservare quanto segue. La più alta per- centuale è data dallo piante note come marginali, o stradali, o xerofile, o ruderali e che crescevano appunto lungo le camiona- bili e lungo le mulattiere del versante meridionRle. Alcune poche sono prevalentemente sepincole {Poli/gonum Convolvulus, Melilo- tns offìciualis, Malva silvestris), umbrofilo in genere o idroiìle [PoUjgonum Pevsicaria, P. aviculare e. nn'ctum, N'osturtium pa- lustre, Ranunculus repens^ Scrophularia vernalis, S. nodosa^ Veronica Anagallis) e ciò sembra faccia contrasto collo condizioni 40 SKDK I>l KIUENZK - RIUMO.NK OkNEKAI.K DKI, 25 OTTOlmE in cui si trovano tali strade. È da osservare però che esse sono boiisì situaU; nel versante meridionale e di traverso a pendii ripidissimi, brulli e dardeggiati dal calore delle sovrasUiuti rocce, nìa per (]U alche tratto sono scavale in trincea o in galleria, op- pure, Rcgiiondo l'ossatura del monte, s'internano in vallette volte a sera, formando così localmente una stazione fresca, umida e ombreggiata, A queste condizioni aggiungasi poi la frequente nebbia e le frequenti pioggie specialmente nello seoi-so estate. Aggiungasi infine le condizioni di umidità e d'ombra determinate dalla vicinanza delle baracche militari. Fra le specie che si dif fusero anche nelle zone elevale in seguito all'azione bellica non mancano quelle proprie della stazione campestre (Geranium co- lumbinum, Mijosotis intermedia, Veronica arvensis, V. •persica. Senecio vulgaris, So7ichus asper) e perfino della stazione segetale {Brassica napics a. oleifera, Papaver Rlioeas, Ranunculus arven- sis, Lithospermum arvense), ma è da osservare che esse cresce- vano nel terreno sconvolto in vicinanza o delle trincee o delle baracche o delle strade, terreno che, essendo anche stato soggetto a ingrassi in causa della presenza di truppe, ripete le condizioni dei campi preparati per le colture. Soltanto Thlaspi arvense, che normalmente è proprio della stazione campestre, qui è diventato marginale e stradale, essendosi appunto diffuso sulle camionabili e sulle mulattiere abbandonate. Quanto infine alle piante pratensi {fyj/chnis Flos-cuculi, Lathyrus pratensis. Campanula persicae- folia, Bellis perennis, Baphtalmum salici folium), erano già pro- prie del Grappa e crescevano nei margini erbosi lungo le strade. 6) Notevoli constatazioni emergono pure dal considerare le piante castrensi in relazione alla loro durata. Le perenni eviden- temente non possono ritenersi allogene ; parecchie di esse hanno subito però uno spostamento verso zone piìi elevate di quelle che loro sono abituali. Cosi, Lepidiam Iberis (presso la cima del M. Pertica a e. 1550 m.), Anthemis tinctoria (presso la cima di Col dell'Orso a m. 1550 e.) e Veronica Anagallis (lungo la camiona- bile abbandonata del massiccio del Grappa a e IGOO m ) qui raggiungono la regione alpina, mentre di solito non salgono al di sopra della submontana; Scrophularia vemalis, S. nodosa, Lamium macnlatum e Origanum vulgare qui raggiungono la regione alpina o subalpina mentre di solito non oltrepassano la montana. Lo entità castrensi da ritenersi veramente allogene SÈDE DI FIRENZE - HIIMONE GENERALE DF.U 25 OTTOIiRK 41 rispetto al gruppo del Grappa sono annue e alcune poche bienni {Melilotiis dentata, Oenothera biennis). Del resto anche nelle castrensi annue e non allogene, si nota uno spostamento verso l'alto analogo a quello osservato nelle perenni. Mi limito a citare le piante che iianno subito uno spostamento più marcato, riferen- domi non ai limiti altimetrici risultanti dalla FI. Tarvisina del Saccardo (1), ' che allora lo spostamento risulterebbe ben più grande, ma a quelli generali per l'Italia dati dalla Flora Ana litica (2). Le seguenti, che di solito non oltrepassano la regione submontana, ciuì salgono alla subalpina o alpina: Polygonum Convolvulus Malva silvestris Riiseda lutea Veronica persica Papaver Rìioeas Asperula arvensis R'inunculus arvensis Specularla Specuium. Melilotus officiìì. Lintria minoro Sherardia arvensis ordinariamente^ non sal- gono oltre la regione montana e qui raggiungono la alpina, anzi sono cacuminali, raggiungendo la cima del Grappa. La padana lirassica napus a. oleifera qui raggiunge la regione subalpina. * * * Presento infine l'elenco delle piante castrensi da me raccolte nell'estate 1920 l'iunite in gruppi corrispondenti ai vari itinerari da me percorsi. È indicata la data per quelle raccolte 1' 8 '.( otto- bre; quelle non accompagnate da data s'intende che sono state raccolte i giorni 22-25 luglio. I — Mulattiera M. Archeson — M Meata — M Boc- caor. m. 1-100-1.500 e. Plileum alpìnmii L. ^^ snhalpinum Hack. — Ph. pratense L. — ÌIolcus lanatus L. — Avtma sterilis !.. h. Ludoviciana (Dar.) — Ctjnosuriis cristatus L. — Dactylis gin- merata L. — Poa bulbosa //. b. vivipara (Mazz.) — P. anmia L. — P. trivialis !.. — Vulpia lif/ustica Lk. — Bromus hordea- ceus L. — Festur. i elatior X Lolium perenne — Poli/gonum Con- volvulus L. P. Ptirsicarin L. — P. arìmlare L. e e. erectnm (1) In (jiio-ta i -- cm. — Achillea tanacetifolia Ali. 2) Camionabile da testata di Val Boccaór verso la cima. m. 1100- 1(100. È una pittoresca strada che si stacca, presso la cima del Grappa, dalla grande strada di Romano, scende (') In Gore l'8 settembre. SfeDE DI KlitENZE - AM NAN/.A IiKI. lii NoVKMHRE 4S transversai mente per il versante meridionale del massiccio e alla testata di Val Boccaòr si allaccia colla mag'nitica mulattiera del- l'itinerario II"; camionabile e mulattiera sono ora abbandonate e qua e 1;\ parzialmente ostruite dalle frane. In essa lio potuto raccogliere soltanto Melilotus dentata Pers. (') GHranium colum- binum L. e Veronica AnagalUs \ . 3) Cima del M. Grappa, m. I700-I776 Polygonum- nviciilare L. b. minimum ihirith., (') pendii er- bosi e sassosi sovrastanti alla caserma Milano, molte piantonane associate in fìtti cuscinetti (adattamento alla stazione cacuminale scoperta ed esposta al vento). — Stellar ia media Cyr.b. alpicola hamotte, nelle buche ombreggiate e umidiccie; indicata per la prima volta della cima del Grappa dal Cobau (5) — Linaria minor L. b. minor Goir, lungo la camionabile presso la cima — Sherardia arvensis L. (*) presso la cima, colla precedente. E presentato il seguente lavoro: Vignolfi- Lutati : Contributo alla Flora del circondario di Alba. Non essendovi altie comnnicazioni la seduta ò tolta. Adunanza del 13 Novemure 1920 Presiede A. Fiori Il segretario comunica la gravissima perdita dell'illustre viajjgia- tore e botanico 0. Beccari avvenuta il 25 ottobre scorso. Al suo nome la Società botanica è particolarmente legata essendo egli stato il fon- datore del « Nuovo Giornale botanico italiano » che oggi è il nostro periodico fondamentale, accogliendo esso lo Memorie dei soci. Vien deliljerato che se no pubblichi un cenno nccrologico nel Nuovo Gior- nale Botanico. Leggo quindi questo breve cenno necrologico del socio G. Cuboni: (') In Boro l'H settembre. 44 SKDK DI KIKKN'/.E - AlJlNANZA liKL 13 NOVK.MIlUE GIUSEPPE CUBONI Un ben triste destino sembra incombere da qualche tempo sull.i Società nostra, die vede scomparire l'uno dopo l'altro gVi uomini suoi mig^liori ed aprirsi tra le sue file vuoti dolorosi e non facilmente colmabili! In breve volj^er di mesi furono rapiti al nostro affetto ed alla, ncstra stima G. Briosi, P. Bncearini, P. A. Saccardo. 0. Beccari, G. Cuboni : cinque nomi fra quelli a noi più cari, cinque nomi che seppero tener alto nel mondo il prestigio della Botanica italiana nei suoi campi più diversi. Particolarmente dolorose riescono queste perdite a chi si ac- cinge a rievocare qui, per desiderio espresso dalla nostra Presi- denza, la figura venerata di Giuseppe Cuboni, spentosi improv- visamente in Roma il 3 novembre scorso, poiché egli ha visto scomparire l'uno dopo l'altro, in questo breve periodo di tempo, coloro che gli furono maestri. Il nome di G. Cuboni è specialmente legato a quel ramo di nostra scienza che egli tra i primi designò col titolo di Patologia vegetale: ramo importantissimo così nella sua intima essenza, ricca di nuovi problemi e di nuove direttive, come nelle sue pra- tiche applicazioni, dalle quali tanti benefici vennero e verranno all'economia agraria. Ma anche in altri rami Egli impresse orme profonde, poicliò il suo acuto ingegno, sorretto da fervido amore per lo studio, lo portava ad affrontare vasti ed ardui problemi nel campo scientifico e filosofico-naturalistico verso il quale la sua monte, eminentemente sintetica, lo traeva con particolare pre- dilezione. * He H: Giuseppe Cuboni sorti i natali in Modena il 2 febbraio 1852 da famiglia di modeste condizioni — il padre era apprezzato pia- nista che viveva della sua professione — e compì gli studi clas- sici in diverse cittfi fino a quando, trasferitasi la famiglia defini- SKl't; 1>I l'IKr.NZK - AIJI NANZA l)i:i. li) NdVKMHUK 15 tivamente in Roma capitale, H^'-li si inscrisse* alla Facoltii medica di quella Universitii. Dopo (juattro anni di studi medici, i (juali forse g-li avrebbero aperta la strada a più facili ^uadaj^ui, il Cu- boni, assistendo alle lezioni di Botanica del De Notaris, passato in queu^li anni da Genova a Roma, sentì che altra era la sua vocazione e venne facilmente attratto nell'orbita di quell'astro di prima j^randezza che, pur vicino al tramonto, brillava di vi- vida luce. DoH'insif^ue crittogamista, che seppe ben tosto rile- vare ed apprezzare le non comuni doti d' indegno del giovano studente, il Cuboni fu allievo dilettissimo, tanto che ne ebbe in isposa la ?lia, l'esimia signora Virginia De Notaris, che {jli fu compa.gna alì'ettuosa per tutta la vita. Laureatosi nei primi fj;iorni del 1877, il Cuboni venne subito nominato assistente alla cattedra di Botanica su proposta dello stesso De Notaris, che purtroppo moriva poco tempo dopo, prima ancora che la nomina fosse sanzionata, e veniva sostituito dal Pedicino. In qualità di assistente all'Orto botanico di Roma il Cuboni rimase per quattro anni, durante i (|uali E<2^1i preferi com- pletare con lo studio e con la pratica hi sua preparazione scien- tifica piuttosto che farne sfogi^^io in pubblicazioni precoci. Col 1" j^ennaio 1881 Ej^li passò alla Scuola di Viticoltura di Conegliano come professore di Scienz-3 Naturali prima (1881-85) e poi di Botainca e Patoloo^ia vegetale. Del periodo trascorso alla Scuola di Conegliano il Cuboni conservò sempre graditissimo ri- cordo, ed anche in questi ultimi tempi riandava volentieri col pensiero a quegli anni, sopratutto ricordando che nella ridente cittadina veneta — oggi iiera del sacritìcio patito [)ei la maggior gloria d' Italia — Egli aveva a sua disposizione un vigneto spe rimentale dove poteva seguire giorno per giorno, ora per ora, le sue esperienze molto meglio di quanto gli fosse poi consen- tito a Roma. Erano gli anni in cui due parassiti delht vite, scoperti quasi contemporaneamente in Italia: la fillossera e la peronospora, due veri flagelli, incombevano minacciosi sulla viticoltura nazionale. Allo studio della peronospora il Cuboni si accinse subito con fer- vido zelo, tra i primissimi in Italia, ed a tali studi legò il suo nome, che divenne ben presto popolare in Italia e richiamò l'at- tenzione degli studiosi stranieri, poichò il problema della lotta contro la peronospora interessava ormai tutte le regioni viticole 4<) SKKK HI K1U1:N/,K - AUINANZA UHI. 13 NOVKMHKE d' Europa e su di esso convergevano gii sforzi di una eletta schiera di botanici o di agrari. Sperimentando parecchie sostanze e for mule diverse, circa una ventina, il Cuboni venne alla conclusione che, nella lotta contro la peronospora, i migliori risultati si ave- vano col latte di calce e con la poltiglia bordolese. Della poltiglia bordolese Egli propose quella formula ridotta all' 1° o che, sotto il nome di « formula Cuboni >, è ancor oggi la più usata; del latte di calce, che aveva suscitato vivaci discussioni, egli fu strenuo difensore in accurate pubblicazioni, e durante la crisi del solfati di rame nel periodo bellico recente Egli non esitava a consigliarlo ancora come efficace rimedio sussidario, sfidando i serrisi ironici di molti increduli. Eppure, proprio di questi giorni — il Cuboni non potè averne notizia — si legge iu gior- nali agrari francesi l'ipotesi, forse prematura ma tuttavia meri- tevole di considerazione, che l'efficacia della poltiglia bordolese non sia dovuta al rame ma all'acido solforico od alla calce! Oltre agli studi sulla peronospora, tra i quali deve ricordarsi anche la scoperta e la illustrazione della « forma larvata >, sono di questo primo periodo alcune ricerche sulla formazione del- l'amido nelle foglie della vite e gli studi sui micromiceti e sui bacteri delle cariossidi di granoturco in rapporto alla pellagra: argomento allora molto discusso e sul quale ancora oggi non è forse detta l'ultima parola. * * * Ija particolare competenza dimostrata dal Cuboni negli studi fitopatologici compiuti presso la Scuola di Conegliano aveva or- mai segnata la sua carriera scientifica. E quando, nel 1887, venne istituita in Roma la li.* Stazione di Patologia vegetale per lo studio delle malattie della piante e dei loro rimedi, Egli ne ebbe subito, in seguito a concorso, la direzione. A questo Istituto, che ben può dirsi sua creazione, il Cuboni dedicò, fino all'ultimo giorno di sua vita, tutta la sua feconda attività e la sua geniale intelligenza, dandogli un' impronta del tutto personale e facendone, pur con mezzi inadeguati, un mo- dello del genere, che ci fu per lunghi anni invidiato da altre nazioni. Lo spazio non mi consente qui di ricordare tutte le pubbli- SEDK 1)1 1-lRENZE - ADUNANZA DKI. 13 NOVKMIIKE 47 cazioui, molte delle quali veramente pregevoli, uscite in questi :ì'ò armi dalla Stazione. Basti dire che, durante il lungo periodo della sua direzione, non pochi dei più ardui problemi della Pa- tologia vegetale, intesa nel suo più ampio significato, furono da Lui e dai suoi allievi acutamente veduti e tenacemente perseguiti; spesso felicemente risolti o avviati alla soluzione: dalla « brusca » dell'olivo al « roncet > delle viti americane ; dall' t arrabbia- ticcio » del terreno al «mal dell'inchiostro» del castagno ; dal- l' «aborto fiorale» dell'olilo alla « peronospora » dei cereali; dalla « rogna » dell'olivo e della vite all'azione dei gas tossici emessi dagli stabilimenti industriali; per non evitare che le cose più salienti. Del lavoro che si compiva nella Stazione, il Cuboni era dav- vero la mente direttiva, pur lasciando ai suoi collaboratori la più ampia libertà di metodo e di idee, desideroso quasi che tal- volta cozzassero tra loro disparate vedute, interpretazioni diverse, perchè dal cozzo poteva nascere, come dal contatto di due poli elettrici, la scintilla che illuminasse la giusta strada per la quale muovere alla conquista del vero. Portato dal suo abito mentale, eminentemente sintetico, e dalla sua vasta e profonda cultura naturalistica e filosofica, quale in pochi eletti oggi si riscontra, a comprendere ogni problema in tutta la sua vastità, ad abbracciare di ogni fenomeno tutte le possibili cause e gli effetti possibili, il Cuboni fu tra i pionieri del nuovo indirizzo della Patologia vegetale. Egli comprese che (juesta scienza non doveva essere limitata alla ricerca ed allo studio del parassiti delle piante coltivate e dei mezzi più adatti per combatterli, ma che occorreva tener conto delle cause pre- disponenti, della ereditarietà, degli effetti della selezione, ecc.; in altre parole Egli vide che, oltre alla vecchia base sistematica, bisognava dare alla Patologia vegetale una nuova base fisiologica e biologica: che bisognava piuttosto prevenire che reprimere. Questo concetto del nuovo indirizzo da dare allo studio delle malattie delle piante, già accennato nella sua prolusione del rJlK3 « La Patologia vegetale al principio ed alla fine del secolo XIX » prese forma anche più precisa nella sua mente quando la riesu- raazione dell'opera ignorata dall'abate Mendel, sulla quale Egli richiamò l'attenzione degli italiani in un discorso pronunciato alla Società degli Agricoltori nel VM.i, dimostrò la possibilità di 48 , SKDK DI KIUKN/.E - ADUNANZA DKI. li» NnVKMItKK Ottenere, mediante opportune ibridazioni, nuove razze di piante doUite di un niajjj^ior «jrado di resistenza alle malattie, e dopo che la sua visita al famoso Istituto per la selezione delle sementi di Sval«)f diretto dal Nilsson, fatta nel 1906, gli permise di as- sodare i cospicui risultati ottenuti nella selezione dei cereali. Da allora il Cuboni divenne uno dei più ferventi cultori di questo nuovo ramo di scienza che prese il nome di Genetica, tanto più volentieri in quanto siffatti stadi, che coinvolgono le dibattute questioni dell'ereditarietà, dell'evoluzione, ecc., si adattavano meravigliosimente all' indole della sua mente. Ne sono prova al- cuni discorsi tenuti dal Cuboni in varie occasioni, e sopratutto quello letto nell'adunanza solenne del 7 giugno 1914 alla R. Ac- cademia dei Lincei: « Una rivoluzione nella Biologia: dal Dar- winismo al Mendelismo ». Ed ancora in questi ultimi anni, ad onta della infermità che lo aveva colpito, Egli continuò tali studi con giovanile entusiasmo fino al giorno della sua morte, che troncò sull'inizio un nuovo lavoro su questo argomento da Lui già in teramente pensato e che sarebbe riuscito senza dubbio di gran- dissimo interesse per la lucidità di esposizione che fu una delle doti più cospicue del Cuboni. Mentre seguiva sui libri il continuo progredire di questi studi, tanto intensificati in ogni paese durante gli ultimi anni, il Cuboni contribuiva efficacemente a spingere il Ministero di Agri- coltura ad incoraggiare presso di noi le ricerche di Genetica, la cui importanza pratica appariva sempre meglio manifesta. E nes- suno potrà negare, io penso, che se in Italia sono sorti di recente Istituti sperimentali aventi lo scopo di migliorare con la selezione e l'ibridismo le piante di grande coltura, il merito principale sia da attribuire al Cuboni, al cui nome ci auguriamo di veder intitolato, come ne fece voto la Società Agronomica italiana, il grandioso Istituto di Genetica che 4 sta organizzando in Roma e che avrà a Direttore il Prof. N. Strampelli, di cui il Cuboni fu il primo a mettere in evidenza le perspicue doti di sperimen- tatore nel campo della ibridazione. Un altro argomento trattato con perseveranza dal Cuboni si fu quello dell'agricoltura nell' Italia meridionale: problema an- noso e di capitale importanza per l'economia nazionale, sul quale si sono scritti molti volumi e non pochi spropositi, e che Egli sempre sostenne non potersi risolvere in altro modo che con la sedi; hi KIKENZE - ADUNANZA HKI. ìli NOVEMHKK 41) Speri menttzioue, inte&i a trovare specie e varietfi di piante agrarie adatte alle specialissime condizioni di quella regione, il cui clima ò tanto diverso da quello del rimanente d'Italia. Ed anche in questo campo, le idee lucidamente espresse e coraggiosamente so- stenute dal Cuboni si sono a poco a poco imposto e furono co- ronate dal sorgere della Stazione sperimentale per l'Aridocoltura in Bari, diretta prima dal compianto ITI piani ed ora dal Panta nelli, che del Cuboni fu per parecchi anni allievo e collaboratore. Né si può non ricordare, in questo pur rapido cenno, l'opera svolta dal Cuboni a favore della organizzazione dei servizi fito- patologici, tanto in seno ai congressi di Vienna e di Roma ed air Istituto internazionale di Agricoltura, del quale era membro autorevole, quanto nella Commissione por le malattie delle piante presso il Ministero di Agricoltura, della quale fece parte ciuasi ininterrottamente. Se l'Italia tiene oggi in questo campo uno dei primi posti, ciò lo si deve in non piccia misura alla tenace vo- lontà di Lui. Vasta dunque, e varia, e geniale fu l'attività scientifica del Cuboni, della <]uale attestano anche le numerose sue pubblica- zioni, per lo più modeste di mole ma dense d' idee o feconde di risultati. Egualmente invidiabile e geniale fu l'opera sua di Maestro. Il suo corso di Patologia vegetale, che Egli teneva per incarico della Facoltà di Scienze, era qualche cosa di diverso dai soliti corsi cattedratici; le sue lezioni, dettate a guisa di ami- chevoli conversari, elette nella forma, varie ma sempre chiare ed ordinate nella sostanza, erano per gli ascoltatori un vero go- dimento intellettuale : il che spiega come ad esse presenziassero spesso numerosi uditori anche alT infuori delle file studentesche. A queste lezioni, edalle più intime conversazioni «li lalxjratorio, suscitatrici d' ideo, si foggiarono valorosi discepoli che, dopo aver collaborato col Maestro, divennero maestri a loro volta; e non pochi di essi occupano posti eminenti nell' insegnamento superiore e nelle più elevate istituzioni agrarie. Modesto quanto valente, non cercò onori e non ebbe ambi- zioni alTinfuori dello studio. Molto chiese ed ottenne per gli altri, nulla per sé, anche quando avrebbe potuto e forse dovuto chic- 5U SKUK HI l'IKKN/.K - ADl'NAN/.A UVA. IH N(i\ lOMItHU dere. Tuttavia i suoi meriti preclari gli valsero onorificenze e nomine accademiche in Italia ed all'estero, tino a (juella di socio na^iionale della R. Accademia dei Lincei, che rappresenta tra noi la più elevata, la più ambita distinzione per gli uomini di scienza. La profondità della dottrina, acquistata con lo studio severo nel laboratorio e con l'osserva/ione diretta sul campo, la pron- tezza dell'ingegno; la serenità del giudizio, la bontà e la retti- tudine dell'animo, lo spirito conciliativo che Egli sapeva espli- care nelle più animate discussioni, rendevano il Cuboni elemento prezioso in tutte le commissioni ed i consessi scientitìci ; la sua forbita arte del porgere e la sua vasta coltura lo facevano ricer- care in tutti i congressi* la sua aria distinta e la sua conversa- zione interessante sempre, e che egli sapeva come pochi adattare all'ambiente, lo rendevano desiderato nei salotti aristocratici. Go- dette perciò larghe simpatie ed amicizie cordiali in ogni ceto di persone: tra il popolo e nella nobiltà, tra i lavoratori e gli in- tellettuali, tra gli artisti e gli uomini politici ; così che la sua di- partita, che per noi è gravissimo lutto, lascia in quanti lo co- nobbero e lo avvicinarono profondo cordoglio. Roma, dicembre 1920. Prof, G. B. Traverso. Si proclama a socio per l'anno corrente: Dr. Maria Cimini di Firenze. Il segretario dà lettura della relazione del Presidente circa le spese sostenute per l'incontro della rappresentanza della Società botanica italica, colla consorella francese al Moncenisio nel luglio scorso. Per sopperire a tali spese il presidente ottenne dal Ministro della P. I. L. 600, delle quali potè risparmiare L. 190,85 che ha versato alla cassa sociale. Il consiglio porge al presidente Mattirolo e ai soci torinesi che Io accompagnarono i più sentiti ringraziamenti per l'azione espli- cata a favore del nostro sodalizio. Si dà lettura delle seguenti comunicazioni: SEDE DI l'IKEN/.t; - AUl'NAN/A DEL 18 NOVEMBRE 51 A. BÉGUINOT — ANOMALIE FIORALI COSTANTI IN UNA FORMA COLTIVATA DI VEÌIATRUM NIGKUM L. Nel reparto delle piante medicinali presso il R. Orto Bota- nico di Padova vegetano da anni parecchi^ 4 vecchi e riccamente cespugliosi individui riferibili a Veratrum nigrum L. Già nei precedenti anni ero stato colpito da anomalie fiorali che pren- devano di mira alcuni di questi soggetti, ma solo neiranno in corso studiai bene il caso raccogliendo una serie completa di dati limitatamente sempre alla pianta adulta. Dei i individui in (juc- stione uno solo era normale, gli altri tre presentavano in tutti i numerosi fasti evidenti teratologie nei lìori e si distinguevano pure da quello per l'esuberante sviluppo degli organi vegetativi e degli stessi assi che portavano i fiori. Così l'altezza del fusto fertile (unico) dell'individuo normale misurava dalla base m. 1,35 : quello degli anomali, in tutto 22, presentava una media di m. 1,80, con un minimo mai inferiore a m. 1,48 (caso raro), ed un massimo di m. 2,10 cui si avvicinavano parecchi dei fusti mi- surati. Nell'individuo normale le foglie (ed intendo riferirmi alle inferiori più sviluppate) hanno lamina di forma largamente ovale e sono bruscamente attenuate alle due estremità con una media lunghezza di cm. 2G,33 ed una media larghezza (in corrispon- denza del massimo) di cm. 18,1(>: negli anormali le foglie, anche a prima vista più sviluppate, presentano lamina ovale-lan- ceolata attenuantesi insensibilmente in alto ed in basEO con una media lunghezza di cm. 10 ed una media larghezza di cm. 15,70. L' infiorescenza è in ambedue i soggetti costituita da un ra- cemo ramoso nella metà inferiore e, cioè, con assi secondari in numero di 30 nel normale ed una media di 30 negli individui teratologici. La porzione terminale (asse principale) misura nel primo 17 cm., nei secondi una media di 30 cm. qui aggiungendo che solo pochi assi fiorali fra i j)iù corti si avvicinano alla lun- ghezza presentata dall'unico asse normale, la massima parte ne sono più lunghi e concorrono al gigantismo di (lueste piante già sopra rilevato. Il numero dei fiori della porzione terminale del- l'asse principale dell'individuo tipico è di 28 e tale è la media presentata dagli assi terminali dei 3 individui anomali (numero nel quale, debbo qui avvertire, non sono compresi i fiori estremi 52 SKUE DI KlKKNZl: - AKl NAN/.A UKI, li{ NOVEMIIUE abortivi). Poiché, come si disse, quasi tutti gii assi terminali degli anomali sono più lunghi del normale, ne segue che i fiori sono più distanziati e l'infiorescenza risulta più rada e povera. Altrettanto si constata negli assi secondari che nei primi sono più lunghi che nel secondo e per giunta maggiore è la distanza intornodiale. Tutto ciò infonde alla pianta affetta da teratologia, congiuntamente al suo gigantismo ed alla forma e grandezza delle sue foglie, una speciale fisionomia, anche a prescindere dalle anomalie fiorali, che passo a descrivere (1). Esse consistono nella direzione dei tepali che sono eretti (e non divaricato-rillessi), più angusti del tipo, tre nettamente esterni e tre interni ed alterni, i tre esterni sfumati dovunque di verde, pelosi all'esterno, glabri all'interno^ i tre interni piani, slargati nel mezzo, quindi insensibilmente attenuati all'estremità, un po' più lunghi degli esterni, pelosi all'esterno specialmente lungo il dorso ed i margini e suffusi di un po' di violaceo, glabri e più intensamente antocianici all'interno (mai tutti e sei intensamente atroviolacei come nella forma normale, fatta eccezione di quelli più piccoli ed abortivi giacenti all'estremità dell'asse e dei rami). Al posto degli stami, ora in numero di 6, ora meno, ora più (sino a 10), esistono organi tepaloidi, qualche volta tanto svi- luppati qutinto i tre tepali interni, ma in generale assai più stretti, filiformi, interi od eroso denticolati alla sommità e quivi un po' lanosi. All'ascella dei tepali esterni od interni, in parecchi dei fusti anomali e per lo più in corrispondenza della regione ter- minale dell'infiorescenza, si inseriscono uno o più (sino 6) ger- mogli di vario sviluppo, ora brevi e terminanti in un fiore, ora più o meno ramosi con un asse centrale e con brevi peduncoli terminanti in un fiore con tepali più piccoli ma fortemente an- tocianici, con le anomalie già descritte, ma spesso abortivi. Poiché il pistillo permane immutato (fatta eccezione dei fiori più piccoli od atrofici nei quali ò abortivo), ne segue che gli indi- vidui anomali qui descritti, sono diventati, in seguito alla scom- parsa o trasformazione degli stami, interamente femminili. (1) Uu riassunto della teratologia fiorale fli questa specie trovasi in Penzig Pfìan:enteratologie, II, p. 340 : ma, consultate le memorie originali, deduco che le osservazioni fatte non coincidouo che in pic- cola parte col caso qui illustrato. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. 13 NOVEMBUE 53 Nell'individuo normale ho, invece, constatato che i fiori in- seriti sugli assi secondari sin verso la metà dell' infiorescenza sono esclusivamente maschili, quelli della metil superiore sono ermafroditi sin verso la metjl ed un po' oltre di ogni singolo asse ed i restanti di nuovo solo polliniferi : quelli inseriti in corri- spondenza dell'asse principale con cui l'infiorescenza si termina sono tutti ermafroditi. E noto (1) che la impollinazione di questa specie è affidata principalmente agli insetti i quali, visitando i fiori, hanno determinato la fecondazione di quasi tutti i fiori bi- sessuali di questo individuo : ma da questo, accedendo ai fiori anormali degli individui sopra descritti, hanno pure fatto abonire numerossimi ovari che hanno prodotto un frutto con semi, al- meno in apparenza, perfettamente conformati. Quando le cassule dei due tipi di pianta hanno raggiunto il loro completo sviluppo, constatai, non senza mia sorpresa, che quelle dell'individuo tipico (2) presentavano spiccata difìe- renze nella forma e nella grandezza dalle cassule degli anomali: relativamente piccole, larghe, tozze, misur. 15 mm. le prime, pili allungate e più assottigliate all'estremiti, misur. 20-2') mm. le seconde. Minute differenze, più difficili a rilevare e ad espri- mere in cifre, offrono pure i semi che sono più allungati e con ala un po' più strotta nei secondi rispetto ai primi. Si direbbero la ricapito'azione di tutte quelle annotate nei. due soggetti, ma lascio impregiudicata la ([uestione se tutto ciò debbasi alla con- dizione anormale di uno di essi, ovvero se le anomalie fiorali sopra descritte si siano sviluppate da una forma esistente in na- tura e diversa da quella che ha presentato fioi'i normalmente conformati. Ho cercato di dirimerla con i libri e cogli erbari, ma da un largo spoglio bibliografico fatto ho ricavato che 1'. iìi- gmm, a differenza dell'affine V. album, passa per specie molto omogenea non scissa in variet;\ o forme: gli Erbari degli Isti- tuti botanici di Padova, Torino e Firenze, da me all'uopo con sultati, non mi hanno dato resultati decisivi, sia perchè la più parte degli esemplari sono privi di frutto, sia porche, dove esi- stono, o sono immaturi od in seguito al disseccamento ed alla (1) Knuth, Ilandhurli e che forse restarono inediti. Qui aggiungo che un individuo del tutto simile al padovano vidi nello scorso settembre nel parco della villa dei co Cittadella a Saonara e la sola differenza è che desso, quanto a statura e sviluppo, non differiva dai robusti e vecchi esemplari di T. distichum vegetanti attorno al laghetto di quella villa. Neil' Firbario centrale di Firenze ho trovato altri esemplari di questa interessante entità desunti da pianta esistente nel Giardino di Bibbiani del March. Ridolfi: esemplari raccolti nel 'GÌ e nel '6o dal Parlatore che ebbe ad interpretarli come T, (1) Biuasniart, Noie sur qudques Conifere^ de la tribù des Cupres* sinées. Ann. Se. Nat., tom. XXX (1833), p. 182L (2) Nome probabilmente desunto dall'etichetta apposta all'esem- plare eoa carattere, da anni parcccbi, diventato indecitraliile. SEDE DI l'IKKNZK - ADUNANZA DEI. 13 NOVEMHKK. 57 adscendens ed ò certo questa la pianta, la terza da me rilevata in Italia, cui deve riferirsi il nome di T. disiichuin var. stri- ctum in un Catalogo delle piante di detta villa publUicato nel 1848 (1). P^inalmente nell'Erbario Webb ho visto un esemplare della pianta spontanea nella Luisiana (leg. Hartmann, 1H;^7, sub: Schubertia dlsticha) — affatto corrispondente alla coltivata — che il Parlatore nella ben nota monografia delle Conlfere (2) interpretò come T. distichum '^ microphyl um .non corrispondente, come si disse, a T. microphyllum del Brongniart). Questa entit;\, dunque, come il grande botanico e paleonto- logo francese aveva intuito, si trova allo stato spontaneo in Ame- rica e fu introdotta nella coltura nel primo trentennio dello scorso secolo come pianta proveniente dalla Cina (.H), ma il nome da quegli proposto (T. adacendens) era stato preceduto da un altro. Come ha esaurientemente dimostrato l'Harper, essa fu de-*ignata fin dal 1817 del Nuttal (4) sotto il nome di Capressus dixticha p imbricaria ed ò perfettamente riconoscibile attraverso la seguente diagnosi: « Leaves subulate, partly imbricated in 1 ranks, decidous, nuts larger, chesnut colored » Ed aggiunge : t A smaller tree than the precedi ng, often producing fruit at the height of 3 feet from the ground » (evidentemente questi frutti precedenti dalla base non sono altro che le radici a tipo di pneumatodi che la pianta produce come l'afitìne. T. distichum anche allo stato di coltura). Cresce « from Florida to North Ca- rolina, in svvamps and ponds more remote from the sea > , Le notizie in questione furono riportate da vari trattatisti (Endli- cher, Spach, Carrière ecc.) e la forma fu per lo piìi interpretata come varietà dai botanici americani che di essa ebbero ad occu parsi (Elliot, 1824; Croom, 1837; Curtis, 1807; Wood et Me Carthy, 1886 ; Sargent, 18'J6 ; Mohr, 1001 ecc.), mentre sarebbe (1) Catalogo delle piante collimite nel (/lardino di Bihhiani. Firenzi', coi tipi della (Jalileiaua, 1848. (2) Parlatore in De Candolle, l'rodr., ijars XVJ, 2', p. 441. (H) L'unica specie cinese del p;onere è l' interessante T. heieropltijl- lum Broui^n. (ir: Gli/ptostrobus Endl: p;enere insuasiatente tranneché per i fitopaleoatologi e perii Masterd in e Journ. of Botauy » XXX VI li. lijOO, p. 37). (4) Th. Nuttal, The Genera of Nort/i American Vlants and a Cu- lahìijue of i/te ijear iHi(ì. Philadolphia, voi. TJ, p. 221. 68 SKDE DI FIRENZE - AMNAN/.A UKI. 13 NOVEMHKK una specie a so per l' Ilarper, cui si devono i due lavori più estesi in arf^omento (1). Da essi risulta che sti qualcuno dei ca- ratteri invocati dal Nuttal a differenziare la varietà dal tipo non ha valore^ altri ne esistono e sui quali 1' Harper a lungo si estende pei quali si è autorizzati a considerarla come specie indipendente da chiamarsi T. imbricarium (Nutt.) Harp. Nel primo dei lavori su ricordati l'A. fa appello anche ad un fatto distributivo che, se esatto, non è privo d' importanza e, cioè, che T. imbricarium é confinato in un'area più ristretta del 2\ disUchum e coincide con i depositi della « Lafayette formation » : quando gli strati di questa formazione sono ricoperti dai sottili depositi della « Columbia formation > vi cresce qua e h\ col T. disi chum, ma dove questi mancano il T. distichnm si trova solo negli strati più antichi. Insomma l'area distributiva di T. imbricarium coin- cide con formazioni terziarie, quella di T. distichum principal- mente con depositi secondari, ma nella seconda nota questa distinzione riesce un po' attenuata e l'A. si appella piuttosto a differenze nella ecologia della stazione ed asserisce che T. disti- chum vegeta nelle paludi che vanno soggette a drenaggio e T. imbricarium negli stagni t vich are of course undrained » e che il primo sarebbe una pianta essenzialmente calcicola, il secondo calcifuga: anche le piante accompagnatrici delle due formazioni sarebbero in grande parte diverse. Quanto alla presenza di inter- mediari fra le due entità, l'A. non la nega, ma evidentemente non sono nelle sue grazie e cerca di attenuarne l'importanza. Già rEIliot (2) sin dal 1824 aveva fatto rilevare che nell' imbri- carium le foglie dei rami più bassi « are frequenti y imbricated after the manner of the junipers » , ma che nei più alti « the lea- ves are often expanded and distichous » e ne concludeva che era « perhaps only a stunded variety, growing in an unfavorable soil >. Assai più di recente, il più autorevole conoscitore della vegetazione arborea del Nord-America, il Sargent, scrisse (3) che (1) TLirper, Taxodium distichum and reìated spccies, icil/i Notes on some (jeolo(jical Facfors influencing their distribulion. Bull. Torr. bot. Clnb, voi. 29 (1902), pp. 383-:>99 ; Further observations on Taxodium. Ibid., voi. 32 (190?), p. 105-1 16" (vedasene ivi la completa bibliogratìa). l2) Elliot, A Shhetch of the Botany of iiouth-Caroliua and Georgia, II (is2t) p. 613. (:>) Sargent, The Sylva of North America^ voi. X (190G), p. 157. .SKDE UI KIKKNZE - ADUNANZA DKI. IB .NUVE.MUKt: 59 uel T. distichum non era raro il fatto « tliat branclies of the the forins of'casioually ap})ear on the same individuai wouid imagine that the cypress trees with erect or pendulous thread-like branches and closely appressed acerose leaves belong to the same species as thote with spreading distichous branches and fiat leaves»^ ma faceva pure osservare che tale lumia acerosa (che è l'imbri- carium) era molto frequente in alcuni settori dell'area del T. distichum. Anche io ho avuto occasione di trovare negli esem- plari di quest'ultima specie, coltivati nell'Orto Padovano, rami muniti di foglie appressate juuiperoidi, del tipo doW imbricarium, mentre non ho constatato l'inverso nel fogliame di questo che è tutto conforme. Ho poi notato che in plantule di T. distichum le foglie assumono una disposizione distica sin dell'inizio dello sviluppo e tale caratteristica giovanile si mantiene, salvo occa- sionali e limitate deviazioni, nella pianta adulta. Sani interessante di stabilire quale disposizione assumono le foglie nelle plantule di T. imbricariiim e nel caso che dessa sia la distica vorrà dire che negli individui destinati a riprodurre questa entità ha luogo un cambiamento nella disposizione e forma delle foglie in rapporto con l'età: sarebbe, perciò, una forma elicomorfa. Il ricco materiale di semi dell' una e dell'altra spero mi permetta di precisare questo punto. Frattanto osservo che questa forma, che in fondo è fondata non solo sulle foglie ma su di un complesso di caratteri, sembra costante (l'clicomorfia, se esiste, sarebbe ereditaria) e sta il fatto che già il Brongniart, come si disse, la ottenne da semi di provenienza americana e nel 1SÓ9 il Carrière (1), sotto il nome di 7'. dislic/nim interme- diiim ha descritto una forma, pure scaturita da semi americani, che per me è la stessa cosa di quello che nel 1867 lo stesso au- tore aveva chiamato 7'. distichum pendulum (2) sinonimo di (1) Rev. Hortic, 1859, p. Gli. (2) Carrière, Conif. 2* ediz., p. 18-. — Lo stesso autore eblio uc casioae di descrivere altro 7 forme di T. disUchnm che resta a vedersi se di orisi'ie orticola o preesistenti in uìitura nella vasta area della specie. Esse, insieme ad altro, sono riportate dal Beissner nella 'J" ediz. dell'eccellente suo « Handb. d. Nadelliolzknndo h Berlin, lUOi), p. 470-172. Questi tiene distinto il u ponduhim » dall' u interniediuin »», il primo per essere un arbusto od un piccolo albero ^^4 8 m.\ il secondo 60 8Kl)K 1)1 IIUKN/.K - ADl'.MANZA DKl, l'5 M.V K.MIIHK Qlyptostrohus penduliis di Endiicher (1), alla sua volta fondato sai T. sinense pendulum Pia. Wob. ed erroueameute indicato come crescente in Cina. Tale ò l'opinione del Sar^jent (2) che coincide con quanto dissi sopra, menile l' llarper torna ad espri mere il dubbio, per me insussistente, che le specie asiatiche di GlijptoHtrobus siano due, anziché una (— ; Taxodlum lieteropltyl- lum Brongn.) Come gi;\ esposi, l'appellativo di «sinense», di origine orticola, designa molto probabilmente il latto che l'en- tità qui illustrata pervenne in Europa attraverso la (ina, dove fu introdotta dal! 'Americo. GOLA G. — SULLA PRESENZA DI COMPOSTI UMI(;i NEI TEGUiMENTI SEMINALI DI ALCUNE CENTRO- SPERMAE. Non mi consta che sia stata esaminata la natura chimica del tegumento seminale esterno (testa) dei semi di Phytholacca decan- dra. La colorazione nera intensa, la lucentezza della superficie esterna, la fragilità, la resistenza agli agenti esterni, fanno subito pensare alla presenza di una qualche sostanza particolare che impartisce speciali proprietà alle membrane cellulari. Effettivamente la resistenza chimica che tali tegumenti semi- nali presentano è veramente notevole; la lunga permanenza nel- l'acqua, la bollitura nell'acqua non valgono a modificarne la con- sistenza; il trattamento con acido solforico diluito, a freddo o a caldo, con acido solforico al 50 7o addizionato di bicromato di potassio o di acido cromico, anche dopo parecchi giorni, non determinano cambiamenti apprezzabili nella struttura e nella UQ vero albero, ma evidouttìiuouto si tratta della stessa cosa in diversi stadi di sviluppo. (1) Endiicher, Si/n. Conifer. 1847, p. 71. (2) Sar/^ent ia 1. e. ed in « Garden and Korcst » X (18D7), p. 451 scrive: a The trce wich in United States aud Europe is almost uni- versally called Glypt. pendulus, ist really a juvenile form of the Ta- xodium of the Southern States, Ulyptostrobus beiog a south Cina, genua a single spticies.... The propcr name for this tree is Taxodium dislichum var. imbricarium >». SEDE DI KIREN7.K - ADI NANZA DEI. IB NOVEMHRE GÌ consistenza di detti teg-umenti; anzi ci si può valere di tale trat- tamento per eliminare una notevole quantità di materiali cellu- losici, lipoidi, proteici, ecc., provenienti dai tessuti varii del seme, e che meccanicamente non ò possibile allontanare totalmente; i trattamenti più energici eliminano in parte la superficie più interna del testa che di solito non presenta così spiccati i carat ter! di consistenza e di colorazione della parte più esterna. Così si può avere con sufliciente purezza il materiale da sottoporre ad ulteriori esami. Polverizzato e riscaldato, tale materiale brucia con fiamma bianca, quasi istantane;i, come deflagrando, e si comporta perciò analogamente a quanto è stato osservato a proposito dell'acido grafitico. Certamente i caratteri sopra rilevati farebbero senz'altro pen- sare alla presenza di corpi del tipo dell'acido grafitico, analoghi a quelli che Ilanausek e altri (1) osservarono specialmente nei tegumenti carpellari delle Composite, e che denominarono massa (jarbonoide. Ma il tratt;\mento con alcali dimostra subito delle profonde differenze: mentr.' i composti rilevati da Ilanausek sono resiston- tissimi anche agli alcali, nel nostro caso le soluzioni di carbonati alcalini, specialmente a caldo, estraggono una piccola quantitjY di sosUinza, che colora intensamente in bruno nero la soluzione; tuttavia, anche dopo trattamento per parecchie ore, i tegumenti seminali non mostrano di essere gran che attaccati. Più energiche sono le soluzioni degli alcali caustici, ma anche venti ore di ebollizione, pure dando luogo alla formazione di un li([UÌdo bruno-nero, non riescono ad estrarre tutta la sostanza contenuta nel tegumento seminalo. Assai meglio si riesce operando con soluzioni alcooliche di idrossido di potassio o di sodio, come per le ordinarie reazioni di saponificazione; le soluzioni alcaline in alcool amilico si mostrant) assai più energiche di quelle in alcool etilico: ciò ò dovuto senza dubbio alla temperatura assai più eie (1) Hanausck. SitznnRsber. Akad Wiss. Wion 1007; Auz. kais. Akafl. "Wiss. Wion inath. nat. kl l9i)7; Ber. fi. doni. Bot. Gcsoll. 1911: Donkschrifton Akad. Wion. 1012 IM. H7; Pharm. Post. Wien lOlM. Defrrt n. Mihlauz. Dcnks.'liriftfn Akad. Wion 1012 Rd.rtO. Srvfi. IMiann. Post. Wien 101 1. 62 SEDE 1)1 KlKEN/.E - ADI'NAN/.A IiEI, IB NOVEMIIUE vata alla quale si verifica la sapoaificaziono, poiché nessuno dei due alcooli esercita azione solvente sui prodotti di scomposizione, tanto che dopo ti -7 ore di ebollizione delle soluzioni alcooliche alcaline i tegumenti seminali così trattati rimangono apparente- mente inalterati, e le soluzioni alcooliche sono appena imbrunite. Si può cosi, al termine della saponificazione, asportare tutto l'alcool in eccesso, lavare il residuo con altro alcool^ e poi fare agire l'acqua leggermente alcalina che asporta uno dei prodotti di saponificazione. Si ottiene allora un liquido intensamente colorato in bruno- nero intenso, denso, dal quale, per azione degli acidi diluiti, pre- cipita una massa bruna in fiocchi abbondanti e voluminosi. Lavato ed essiccato, il precipitato si presenta come una massa bruna amorfa insolubile nell'acqua acidulata, nell'alcool, solubile nell'acqua alcalina; le soluzioni alcaline assai diluite danno per trattamento con acidi un liquido bruno chiaro, il quale presenta molti caratteri di un idrosolo ; gli idrati alcalino-terrosi deter- minano la formazione di precipitati poco voluminosi. Le soluzioni alcaline riducono il liquido di Fehling, le soluzioni diluite di cloruro d'oro addizionate di NH;,, danno luogo alla formazione della cosidetta porpora di Cassio. Si tratta dunque di un corpo di natura acida i cui caratteri corrispondono con tutta probabilità a quelli degli acidi umici, dei quali si hanno però poche notizie sicure. Tali composti umici sono stati specialmente isolati da mate- riali organici in decomposizione naturale (umificazione di mate- riali del suolo), o artificiale, riscaldamento, trattamento con Hi SO, conc, ecc. Nelle piante vive pare siatio stati trovati recentemente da Senft nei funghi, almeno in un suo lavoro egli accennò alla « umificazione » delle membrane dei funghi stessi, ma io non ho potuto esaminare il lavoro originale^ e dovetti limitarmi alle notizie assai incomplete di una recensione nel Botanisches Cen- tralblatt (1) ; non so quindi se le analogie tra le membrane umifi- cate delle crittogame e quello dei tegumenti seminali, dei quali mi interesso, siano molto profonde. (1) Senft. Zoitschr. allg. oster. Apothoker Ver. 1913; Rof. H-U,. Ceotralbl. Bd. 125], 1914. SEDÈ l>I KIRENZF: - ADUNANZA DEI. 13 NOVEMHRF. 03 Nel mio caso osservo che si tratta non tanto di una trasfor- mazione più o meno completa della cellulosa delle membrane cellulari in sostanza umica, quanto della formazione di una so- stanza, probabilmente secretai, la quale si \egi strettamente colla cellulosa a formare un vero e proprio etere, così come si ritiene che alcuni acidi grassi si leghino alla cellulosa e formare mate riali suberitìcati, e alcuni composti aromatici diano colla cellulosa materiali cosidetti lignilìcati. Infatti dopo un energico trattamento con reattivi saponifi- canti, e lisciviazione assai prolungata del luateriale così trattato, si osserva che le cellule dei tegumenti seminali rimangono inal- terate; se ne può osservare la membrana, fortemente inspessita e attraversata da numerosi canalicoli, delimitante uno scarso lume cellulare, e che dà con i reattivi iodici la reazione della cellu- losa; la cellulosa non prende quindi gran che parte ai fi;nomeni di riduzione che danno luogo agli acidi umici. Come e quando si formano tali composti? Allorché si procede, mediante trattamento con soluzioni acquose alcaline, che costituiscono un reattivo più blando, alla saponificazione dei tegumenti di tìtolacca, si osserva che il pro- cesso di saponificazione procede gradatamente dalla superficie interna a quella esterna; quest'ultima, colle sue caratteristiche di colorazione, di durezza, di lucentezza, permane inalterata fino ad un periodo avanzato della saponificazione ; la quantità di acido umico e l'intensità del legame sembrano assai minori verso la parte interna che verso l'esterna del tegumento, quasi che il pro- cesso di eterificazione si iniziasse dapprima verso la parte più. esterna, estendendosi poi verso la profondità. Ciò viene confermato dall'esame di giovani frutti in via di sviluppo ; si osserva cioè che, quando lo pareti carpellari inco- minciano ad inspessire per dar luogo allo sviluppo del mesocarpio, che è caratteristico delle bacche, la parte più esterna del tegu- mento seminale, nella quale si distinguono già ben formate le cellule a membrana inspessita, cellulosica, disposte a guisji di palizzata in modo da ricordare le raalpighiane delle leguminose, si va imbrunendo: e sono appunto le cellule ora ricordate quelle che assumono tale colorazione. L'imbruni monto così iniziatosi si svolge poi con grandissima intensità^ tanto che in pochissimi giorni l'annerimento dei tegu 64 SEDE DI KIUENZE - ADUNANZA DKI. 13 NOVEMHKE menti seminali è pressoché completo, mentre l'evoluzione del parenchima mesocarpico procede con assai minore rapidità. Quantunque abbia gìh iniziato delle indagini, mi è per ora impossibile dire per quale meccanismo abbia luogo così improv- visamente e intensamente un tale processo di riduzione, da dare luoi^o alla formazione di composti così ricchi di carbonio; tale processo forse si ricollega ai molti altri di intensa riduzione che si osservano in determinate fasi di vita delle piante, e pure egual- mente sconosciuti nella loro intima natura L'affinità maggiore è probabilmente con quella che si osserva nella formazione delle sostanze grafttoidi dei tegumenti carpellari e di altri tessuti delle composite. Il processo della saponificazione cogli idrati alcalini permette però di differenziare nettamente l'umificazione della cellulosa, quale si osserva nella fitolacca, dalla secrezione di materiali car- boniosi di alcune composite ; in queste ultime, dopo trattamento con KOH, e ripetute lavature con acqua, è facile vedere spiccare in nero il secreto carbonioso intercellulare sul fondo chiaro dei residui tessuti attaccati dal reattivo alcalino, mentre nel caso dei composti umici la sostanza bruna scompare più o meno inte- ramente. Tja presenza di questo etere umico della cellulosa non è limi- tata alla sola Phytholacca decandra. Ho osservato l'identico fatto nella Ph. dioica e Ph. lUviiii\ poi in altre specie appartenenti a generi e famiglie affini: Chenopodium album, Ch. viride, Ch. Bonus Henricus, Ceiosia castrensis, Amaranthus retrofle.vus, A. hi/pocoìidr incus, A. albus, nonché nella Spergula arvensis ; in quest'ultima e nell'yl. retroflexus ho avuto, dopo la Phtjtolacca, le più intense reazioni : in genere si tratta però di gradi assai inferiori di umificazione, sia per l'intensità del legame, sia per la quantità di acidi umici. Da altri semi che ho sottoposto ad esame, di monocotiledoni, di poligonacee, di metaclamidate varie, non ho avuto alcun risul- tato riguardo alla presenza di composti umici. Si tratterebbe dunque di un processo limitato alla serie delle centrosperme; però debbo accennare che, nella famiglia delle euforbiacee, il Ricinus commiinis e il Biuius sempervirens mi hanno fornito alcuni risultati, che potrebbero far pensare alla pre- SEDE IJI KlKf.NZE - AUIN AN/.A liEl, Ì'Ò NOVE.MIiKK 05 senza di composti umici, ma occorrono dei controlli ulteriori per confermare il mio sospetto. Torino. R. Orto Botanico. Luglio lt)20. Sono preseiititti i seguenti lavori : Uf^oliiii: Coniribnto io (Val Pustcria ed Aiii|i('zziiuo). Gola: Conlril/tdo o-lla conoacenza delle Ejjalir/ie del KaUnu/d (('ongo Belga). Nou essoadovi altro coiunuicazioui la seduta ò tolta. AltlNAN/A DKI.I,' Il DkEMBUE 1020 Presiedo A. Fiori Souo prooianiaii soci per l'anuo corrente: Dr. Adele Zacoi.in di Padova. Dr. Maria Cengia Samho di Urhino. Il Consiglio delibera che i lavori presuntati dai soci pt-r la pub- blicazione a questa adunanza siano per il loro esame rimandati alla prossima adunanza di gennaio. Non essendovi altre comunicazioni la seduta è sciolta. Pulilili[azionì ìmmlt in dono alla Sodelà duiante l'anno 1920. Alpi Giulie. Voi. XXll (1U20) n. l-(). lìullctin de la Société Linitécnnc de Xormandie. Si'i-io. (5'', N'oi. 7-10 (1914-19); Ser. 1% Voi. 1 (1919). lìiilletin de la Société Vaudoise des Scienres Ndtnrvlhs. \u\. 52 (1920) n. 197; Voi. 5:ì (1920) n. 1!>8. Biillelin of the New York Botanicul (lardcii. N'ol. 10 (192()) ii. 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Roma. {Rirista di Biologia, Voi II, fase, 2°;. 68 i'(lltItl.ltA/.:<)M UICKVUTK IN UONU Saffoui) W. e., Naturai history of Faradige Kcy and the Near-by Evfi-f^lados of Florida. AV.ishiu^ton, 1010. {Sinitlisnnian Rcport for VMl !>. :{77-4;ì4 . S.\MH(» K., 1 LirluMii del (ìraj)j)a. Prima Centuria. Urhiuo, 1!>20. Savastano L., (ìli scritti agrari di Vincenzo Sonimola. Acireale, IDiy. (Armali della R. Stas. Agr. e Frntt., Voi. IV, 1916-18 . — Noto di patolofjia arborea. Acireale, 1018. (Idem). Traverso G. B., Gelate tardive od infezione di rop^na degli olivi nel 1010. Modena, 1010. (Le Stazioni Sper. Agr. ItuL. Voi. Lll, 101!»). — Pier Andrea Saccai-do. lloma, 1020 {Ricista di Biologia, Voi. II. fase. 1 1. Trklka.su W., The Gonus Pliorademlrn. Urljana, 1010. INDICE Begiunot a. — Anomalie fiorali costanti in una forma col- tivata di Veratrum nujrtim L pag. 51 — Sopra un interessante Taxodium esistente nel R. Orto botanico di Padova » 55 Boi.zoN P. — Sulla Flora Castrense del Grappa » o7 Chiovenda e. — [j'Eragrosiis CaroUniana (Spr.) Scribn. . . » 11 — Osservazioni sulla nomenclatura di alcuni ontani nostrani. » ì3 Fiori Adk. — Addenda ad Floram Italicam » tì Gola G. — Sulla presenza di composti umici nei tegumenti seminali di alcune Centrosperme » 00 Mattikoi.o O. — In memoria di Emile Burnat n i31 — La Session exlraordinaire de 10'2() della Società botanica di Francia al Moncenisio m ìio — P. A. Saccardo w 2 Pampanini R. — Alcune piante della Libia w 17 Pubblicazioni pervenuto in dono alla Società durante il 1020. " 05 Savelm R. — Apomissia ed ibridazioni difficili in Nicoliana. — Nota preventiva » 22 Traverso G. B. — Giuseppe Cuboui » 44 VArcAui 1j. — Su due interessanti stazioni italiane di Fri- lillnria n 20 e FE8 2 1 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA Società Botanica Italiana Anno 1921 FIRENZE 1921. MAZZOCCHI OFFICINA TIPOGRAFICA MUGELLANA BORGO S. LORENZO O-f 921. ^^^^^'° N. % e. BULLETTINO -s'c:^ ' DELLA V^ SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Massalongo C. — Spigolature cecidologiche Pag. 2 Addenda et emendanda ad Fiorano italicam » 6 Notule bibliografiche » 8 Notizie » 8 SEDE DI FIRENZE Adunanza del 14 Gennaio 1921. Presiede il Presidente N. Passerini. Aperta la seduta, è proclamalo a nuovo socio il Sig. Lorenzo Montale, di Genova. Indi il Segretario presenta, riassumendoli, questi lavori: Chiovenda E. - Odoardo Beccari. Bargagli-Petrucci G. - Alcune osservazioni sai movimenti parae- liotropici delle Leguminose. Villani A. - Primo contributo allo studio della Flora della Pro- vincia di Chieii. Zagolin A. - Ricerche sul polimorfismo del frutto della " Cha- maerops humilis „. Lacaita C. - Piante italiane critiche o rare. -- LVII-LXX. Guadagno M. - Note ed aggiunte alla Flora dell' isola di Capri. Peyronel B. - Nuovi casi di rapporti micorizici tra Baaidiomiceti e Fanerogame arboree. s. 2 8El)K DI FXRKNZK — ADUNANZA DEL 14 GENNAIO e la nota seguente: MASSALONGO C. — SPIGOLATURE CECIDOLO- GICHE. Fra i non pochi zoocecidii da me raccolti, o da colleghi ed amici comunicatimi durante l'anno 1920, ne rinvenni alcuni che avendo riconosciuto essere nuovi per la scienza, oppure rari per il nostro Paese, li credo meritevoli di essere segnalati allo scopo di contribuire alla conoscenza della cecidologia italica. In tutto essi sono in i.umero di dieci, i quali descriverò nelle pagine seguenti. Bromus madritensis L. 1 . Eriophyes lenuis Nal. — Vengono di solito infetti da questo acaro, i due fiori superiori delle spighette, ma è massi- mamente r apicale che risulta il più alterato. La deformazione è caratterizzata da ipertrofia della glumella inferiore, la quale mo- strasi più ampia ed allungata del normale, nonché longitudinal- mente accartocciata ; quella superiore invece è in vario grado atrofica. In quanto agli organi riproduttori, essi sono colpiti pres- soché da completo aborto. Ciò si verifica ordinariamente, però alle volte ho osservato nell' interno dei fiori così deturpati (in quello terminale specialmente), la proliferazione d* un altro fiore mostruoso, privo cioè di stami e pistillo e rappresentato soltanto da due minute glumelle, delle quali 1' inferiore era terminata da resta più o meno lunga. Ricorderò che tali fiori invasi dal paras- sita sono, di solito, di color subferrugineo e per ciò risaltano fra quelli esenti da infezione (Fig. 1). Colli di Positano presso Amalfi (G. B. Biadego). Bromus (Serrafalcus) racemosus L. 2. Eriophyes lenuis Nal. — Houard, Zoocécid. Europ. et Bassin Méditerr. voi. I, p. 82, n." 294. Per lo più uno o due dei fiori superiori delle spighette, ven- gono deformati dal cecidozoo. Essi si distinguono dai normali per la glumetta inferiore più grande e lunga del solito ed inol- tre longitudinalmente accartocciata, per quella superiore, per con- trarlo più o meno atrofica, ed infine per gli organi sessuali pres- soché abortiti. Amalfi, bosco dell' Hotel dei Cappuccini (G. B. Biadego). Erica arborea L. 3. Perrisia ericina F. Low. — Houard, Zoocécid. Europ. et Bassin Méditerr. voi. II, p. 792, n." 1581. fig. 1112-1113; Trot- ter et Cecconi, Cecidoth. It. fase. V, n. 108. SEDfi DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 14 GENNAIO 3 Air estremità dei ramoscelli produce un cecidio subovato gem- miforme, circa lOmill. di lunghezza, e 5 mill. di diametro. E' co- stituito da numerosi fillomi densamente imbricati, subcoriacei, di color rossastro i quali sono minutamente pubescenti, per peli anormali. Gli esterni di tali fillomi presentansi subovati, talvolta col margine subrevoluto, mentre i successivi sono progressivamente più angusti, lanceolati, ed i più interni quasi sublineari. L* asse del cecidio è ipertrofizzato. Larva del cecidozoo solitaria, rossa- stra, metamorfosantesi in sito. Dintorni di Amalfi assieme alla galla di Myricom^a mediterranea F. Lòw (G. B. Biadego). Genista germanica L. 4. Asphondylia sp.? Kieff. — Houard, Les Zoocécidies Eu- rop. et Bassin Mediterr. voi. II, p. 579, n.° 3343. L' ovario del pistillo, o frutto nei primordi del suo sviluppo, viene anormalmente rigonfiato, assumendo forma ovata che di poco sorpassa la lunghezza del calice del fiore. Le pareti del- l' ovario così alterato, presentansi più inspissite dell* ordinario e limitano la cavità larvale che è relativamente ampia. Prov. di Verona: al disopra di Tregnago, sul monte Viacara, lungo la strada nuova che conduce al paesetto di Mezzane di sopra; maggio. Oss. — Questo cecidio per i suoi caratteri morfologici esalta- mente corrisponde a quello descritto, per la prima volta, dal Kieffer in " Dipterocécidies Lorraine " (Feuille Jeunes Naturali- stes 1891 n.° 66), e che dallo stesso venne dubbiosamente riferito ad jìsphondylia sp. Dubbio eh' io pure non ho potuto eliminare, perchè nell' interno delle galle da me esaminate, invece del vero cecidozoo, riscontrai soltanto degli imenotteri parassiti [forse Chalcididearum sp.] (Fig. 2). Hieracium boreale Fr. 5. Aiilax Hieracii Bouché — Kieffer Syn. Zoocécidies Europ. p. 336. Galla pluriloculare, subsferica od ovoidea (10-20 mill. di dia- metro), e rivestita di lunghi peli. Si origina per inspessimento lo- cale del fusto, del quale può occupare l'estremità venendone, per la sua produzione, arrestato l' ulteriore accrescimento. Altre volte è dessa però intercalare, cioè trovasi lungo del fusto, che in tale evenienza, al di sopra della galla continua il suo allungamento, e porla ancora spesso delle infiorescenze normali (acro-pleuro- cecidio). Dintorni di Amalfi presso la località detta " l' Av- vocata " (G. B. Biadego), 4 SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 11 GENNAIO Rhamnus Alaternus L. 6. Triosa Kiefferi Giard. — Houard Zoocécid. Europ. et Bassin Méditerr. II, p. 703 n. 4062, fig. 1010-1012; Trotter et Cecconi Cecidoth. It, fase. VI, n. 135. Cecidio epifillo, cavo, subcilindraceo, subdigitiforme, talvolta quasi subcapitato all' estremità, circa 3-4 mill. lungo, ed I milli- metro di diametro. Esso è fornito di un orificio che si apre sulla pagina inferiore della lamina fogliare. Le sue pareti sono presso- ché spesse come il lembo della foglia normale. A St. Agata di Massalubrense, nella prov. di Napoli, (G. B. Biadego). Oss. — Il cecidio sopra questa specie di pianta era a me noto di Italia, soltanto per la Sicilia (Stefani), e precisamente dei dintorni di Palermo (e Canestrini). Rhamnus alpina L. 7. EriophyiJearum sp. Piccoli cecidii fogliicoli (1-3 millimetri di diametro), assai poli- morfi, per lo più tuberculiformi, talvolta (probabilmente per con- crescenza fra loro) variamente allungati parallelamente alle ner- vature, più di raro anche subcornicolari. Sono situati d'ordinario sulla pagina superiore della foglia, nonché lungo delle nervature secondane, le quali si mostrano più o mano sinuose, e per lo più scolorate. Questi cecidii sono giallo-pallidi come il lembo fogliare in prossimità della loro inserzione, eh' è ivi inoltre pel- lucido (Fig. 3). Sopra il paese d' Argenterà, regione subalpina, pro- vincia di Cuneo (G. B. Biadego). Oss. — Disperse irregolarmente sulla pagina superiore di altre foglie di questa specie, provenienti dalla medesima località, os- servai delle galle più piccole (0,3-0,5 mill. di diam.), di quelle sopra descritte, granuliformi, nella cui cavità non rinvenni veruna sorta di cecidozoo. Ad ogni modo però ritengo si tratti di una forma giovanile soltanto della stessa galla. Rhamnus pumila Turr. 8. Eriophyidearum sp. Sulla pagina superiore delle foglie, ma non di raro anche su quella inferiore, determina la produzione di cecidii, sporgenti e cavi ; essi sono assai polimorfi, e me Ito simili a quelli descritti al numero precedente. Gli stessi sono di color giallognolo e sub- rubigmoso, e forniti di ostiolo ordinariamente ipofillo. Le loro di- mensioni variano da I a 3 mill. d'altezza e da I a 4 mill. di dia- metro. Riguardo alla forma possono presentarsi suglobosi od obovati 8EDK DI KIRKNZK — ADUNANZA DBL 14 GENNAIO 5 (quasi cefaloneiformi) ed ora (forse per concrescenza) appariscono lobulati, ramosi, colle ramificazioni talvolta allungate, subcilindracee; più di raro sono ancora più o meno compressi, e quasi subcri- stati. Le loro pareti hanno uno spessore circa il doppio di quello del lembo della foglia. (Fig. 4). Luoghi subalpini, al disopra del paese di Argenterà nella prov. di Cuneo (G. B. Biadego). Fig. I, Bromus madritensis L., spighetta coi due fiori terminali (in nero) infetti da Eriophyes tenuis Nal. — Fig. 2, Genista germanica L., fiore, pri- vato della corolla e degli stami per mostrare 1' ovario del pistillo ipertrofizzato da Asphondylia sp. Fig. 3, Rhamnus alpina L., e Fig. 4, R. pumila Turr ; foglie viste dalla pagina superiore, colle galle di Eriophyidearum sp. NB. Tutte le figure sono riprodotte in grandezza naturale. Salvia pratensis L. 9. Eriophyes Saloiae Nal. — Houard Zoocécid. Europ. et Bassin Méditerr. Il, p. 850, n." 4874 — Phytoptus Nal. Kieff. Syn. Zoocécid. Europ. p. 498. — Trotter et Cecconi Cecidoth. It. fase. VI, n. 140. Cecidio rappresentato da bollosità irregolari sporgenti sulla pa- gina superiore della foglia, alle quali corrisponde sul rovescio del lembo una depressione tappezzata, lungo le nervature special- mente, di lunghi peli anormali assottigliati alla loro estremità, e per lo più uniseriato-pluricellulari ; Erineum \Phylleriurri] Salviae Vallot. Mofto simili a questi tricomi, sebbene meno sviluppati, se ne incontrano ancora sopra la superfìcie convessa del cecidio. Prov. di Verona (località nuova per questa provincia) a 5. Michele extra (G. B. Biadego). 6 8EDB DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 14 GENNAIO Sorbus Chamaemespilus Crantz 10. Eriophyes piri Pagenst, — Houaid Zoocécid. Europ. et Bassin Méditeri. voi. 11, p. 510, n." 2916. Sulle foglie pustule, scolorate, subrotonde, appena tumide, con minuto ostiolo ora epi - ed ora ipofillo. In corrispondenza delle quali il mesofillo profondamente alterato, e costituito da numerose briglie o corti filamenti cellulari fra loro riuniti in lasso reticolo labirintiforme (vajolo delle foglie). Regione subalpina sopra il paese d' Argenterà, pro- vincia di Cuneo (G. B. Biadego). Oss. — Sopra le foglie di questa pianta finora non si cono- scono milbogalle ceratoneiformi, come, per errata determinazione, venne da me precedentemente indicato (Conf. Massai. C, Nuovo contributo all' acarocecidologia Fi. Veron ed altre regioni d' Italia, in Bull. Soc. Bot. It. 1893, n.° 21), tali foglie spettando piut- tosto al Rhamnus alpina, come ho potuto ulteriormente verificare. ADDENDA RT EMKNDAMDA AD FLORAM ITALICA M Rumex timosus Thuill. — Lago Trasimeno a Castiglione del Lago (Adr. Fiori - 23-V-1920). Rannuculus aquatilis var. Iriphyllus (Wallr.) — Lago Tra- simeno a Castiglione del Lago (Adr. Fiori - 23-V-I920). Cuscuta Cesatiana Bert. — Prov. di Modena presso Formi- gine lungo il fosso di scolo detto " la Cerca " su Humulus Lupulus (Adr. Fieri - 14-IX-1920). Finora non segnalata pel Modenese. Matricaria Chamomilla forma plenifora f. n. — " Capitulis plenis, sive flosculis disci prò maxima parte ligulatis ". — Presso diverse case coloniche a Bettolle nel Comune di Sinalunga, pro- vincia di Siena; copiosa assieme alla forma normale (Adr. Fiori - 21-V-1920). Non la trovo segnalata in alcuna Flora. Paspalum dislichum L. typicum. — Di questa pianta ci fu inviato dal Prof. L. Buscalioni un esemplare, indicandola come inselvatichita alla Plaia presso Catania. E' la prima volta che il tipo di tale specie è segnalato per 1' Italia, essendo le altre località da riferirsi alla var. paspalodes Hackel in Thell. (1911-12) = Digilaria paspalodes Michx. 1 803, eh' è la pianta oramai ampia- mente naturalizzata nell* Italia superiore e centrale. In Europa il tipico Paspalum dislichum era finora noto come naturalizzato soltanto nella Spagna setl.-occ. Vedasi: Hackel in Thellung, FI. advent de Montpellier, in " Mém. Soc. Se. Not. Cherbourg " XXXUI, p. 77-83 (1911-12). 8BDK DI FIRENZE — ADUNANZA DKL 14 GENNAIO 7 Salìx Iriandra L. var. microphylla Wk. et Lge. (I86I) — S. trlandra var. bievifolia Borzì (1885) — Calabria presso Monteleone lungo il Butne Mesima (Biondi in Erb. Mus. bot. di Firenze). Adr, Fiori Allium Irifoliaium Cyr. — Oliveti e seminati presso Mi- nervino del Capo (prov. di Lecce). Gladiolus dubius Guss. — Rarissimo nelle macchie di Ac- cettutto presso Leucaspide (Taranto). Copioso nelle macchie umide delle Menisciole ad ovest del fiume Lato (Taranto) e nelle macchie della vallata del Basento verso Salandra (Basilicata). Dianthus Bisignani Ten. — Dirupi di Capriglia (Terra d* Otranto). Helianthemum Chamaecistus var. obscurum (Pers.) — Martina Franca nei boschi della Masseria Colucci a 450 m. (provincia di Lecce), Alyssum leucadeum Guss. — Copiosissimo nei dirupi sopra la grotta Zinzulusa (cioè cenciosa pelle stallatiti) presso Castro, e sui dirupi della Serra di Capriglia tra Castro e S.'^ Cesarea; Capo di Leuca sotto il faro (prov. di Lecce). A. orientale Ard. — Rarissimo nei dirupi della Gravina di Accettutto presso Leucaspide (Taranto). Aethionema saxatile R. Br. — Monti di Martina Franca al Corno della Strega (prov. di Lecce). Thalictrum flaoum L. — Copioso e tipico nei luoghi palu- dosi delle Menasciole ad ovest del fiume Lato (Taranto). Saxifraga bulbifera var. pseudo- granulata Lacaita (1918) — Monti di Martina Franca nei boschi della Masseria Colucci a 450 m. (prov. di Lecce). Spiraea Filipendula L. — Colla prec. al Corno della Strega. Lath^rus odoratus L. — Luoghi argillosi sopra la stazione di Salandra a 200-300 m. (Basilicata). Vida melanops S. et S. — Boschi di San Basilio e di Martina Franca al Corno della Strega (prov. di Lecce). Eryngium dichotomum Desf. — Salina del fiume Lato (Taranto). Physospermum actaafolium Presi. — Nei querceti della montagnola di Salandra, a 300-500 m. (Basilicata). Geranium brutium Gasp. — Copiosissimo nel castagneto sopra Bagnara (Reggio Cai.). Erodium Gussonei Ten. — Pineta della Marina tra il fiume Lato e la stazione di Ginosa, in esemplari lussureggianti, alti 50 cm. circa (Taranto), C\ Lacaita 8 8EUK VI FIRKNZK — ADUNANZA DKL 14 UKNNAIO NOTULE BIBLIOGRAFICHE Murr I, - Le mie scofjerte botaniche nel Trentino dal 1897 al 1906, con alcune aggiunte. (Studi Trentini, I [1920J p. 231-246). Elenco cronologico delle entità rinvenute dallo scrivente a alcuni suoi amici, Doti. Gugi. Pfaff, E. Dietlrich-Kalkhoff, C. Miiller, Gio. Schwimmer, G. Dalia-Fior, H. Handel-Mazzetti. Le entità indicate sono sp>ecialinente (orme di origine ibrida e avventizie, delle quali ne dichiara 1' origine per seminagione (atta dall'amministrazione della Ferrovia della Val Sugana. Di 15 specie eminentemente mediterranee dall' A. rinvenute nel Trentino, dà la riproduzione fotografica, di alcune delle quali può forse restare qualche dubbio circa il loro vero indigenato. Dà poi ampia bibliografia circa tutte le specie segnalate. Dalla Torre K. W. - Zur Flora von Ampezzo und Umgehung (Ber. naturwiss. - med. Ver. in Innsbruck, voi. XXXVII (1917-1920), p. 32). Dopo una rapida esposizione della letteratura botanica relativa alla regione d'Am- pezzo, r A. enumera le erborizzazioni che il suo collaboratore alla Flora del Tiiolo, il Conte L. Sarnthein (morto il 2 febbraio 1914), eseguì nella valle del Boite e nell' alta valle del Cordevole, al di là ed anche al di qua dell' antico confine, dal maggio 1 907 air ottobre 1 908 ; e per ciascuna di esse dà l' elenco delle piante osservate. Beccari O. - Recensione delle Palme del Vecchio Mondo appartenenti alla Tribù delle Cor^phea con descrizione delle specie e varietà nuove che vi appartengono (Web- bia, V (1920) p. 5-70). Enumera le varietà di Chamaerops e tra esse è nuova la var. cerifera Becc. caratterizzata dalle foglie coperte di cera in ambe le pagine, ma più fortemente nella superiore. E' di provenienza orticola. Ricorda come appartenenti alla Flora italiana le seguenti var. arborescens Pers., sardoa Becc, siculo Becc, macrocarpa Becc. NOTIZIE Il Prof. K. Loitlesberger (Gmunden [Austria sup.], Schlagen, 2), il quale per molti anni risiedette a Gorizia, ha messo in vendita il proprio Erbario, per la massima parte di Europa: Hepalica circa 500 specie con circa 2600 esemplari, Musei circa 1070 specie con circa 4100 esemplari. ooo L' Il febbraio 1919 morì, all'età di 85 anni, il rev. R. Huter, il quale fino dal 18£4 era parroco a Ried presso Sterzing. 11 suo Erbario si conserva nel Seminario di Bressanone. ooo 11 sig. A. Biondi di Castelfalfl (Prov. di Firenze) ha donato il suo Erbario d'Europa al R. Istituto Botanico di Firenze. Sono circa 10.000 esemplari, la massima parte d' Italia e per lo più raccolti dallo stesso sig. Biondi specialmente in Sardegna, in Sicilia e nell' Italia meridionale e centrale, nel Veronese e nel Piemonte (Sem- pione. VaUesia, Valle d' Aosta, Valle di Susa e Cenisio). RAFFAELLO BENI, Gerente responsabile Borgo S. Lorenzo - Tip. Mazzocdii. 1921. Febbraio. N. 2. BULLETTINO ^'^: "^'^V,:?, DELLA '^•'V. V/ T. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA^ INDICE Cengia-Sambo M. — Contributo allo studio della Rora crittogamica dell'Umbria Pag. 10 Lacaita C. — L' associazione della Silene eretica L. col Linum usila- (issimum nelle epoche preistoriche (Proc. verb.) » 9 Minio M. - Contributo alla flora del Bellunese. — Teratologia, II (Nota 8") » M Addenda et emendanda ad Floram italicam » '8 Notule bibliografiche » 20 Notizie i> 20 SEDE DI FIRENZE Adunanza del 12 Febbraio 1921. Presiede il Consigliere A. Fiori. Aperta la seduta, sono proclamati a nuovi soci: Prof. Mario Calvino, di Santiago (Cuba). Indi il Segretario dà lettura di questa comunicazione pervenutagli dal socio C. La caita : Dott.'^ Rita Raineri, di Torino. Segretario dà lettura di questa comunicazion " E ben saputo come la Silene eretica L. è associata al Linum usiiatissimunì, tanto che spesso mentre il campo ne è pieno, fuori del Lino non se ne incontra neppure una pianta. Questa asso- ciazione è antichissima. Secondo Heer (Fiachs und Flachskultur im Alterthum, p. 17. 1 18721), nelle stazioni preistoriche lacustri di Robenhausen si sono trovate cassule di Silene eretica con semi sparse nei fasci di Lino. Oggi la S. eretica non si trova a nord delle Alpi ". Presenta poi le due note seguenti : IO SEDE DI FJRRNZB — ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO CENGIA-SAMBO M. — CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FLORA CRITTOGAMICA DEL- L' URBINATE. Con questo primo contributo inizio uno studio sulla Flora crit- togamica dell' Urbinate. Mentre delle Marche esiste una Flora fanerogamica ('), nes- sun lavoro sistematico è stato fatto sulle crittogame ; solo Io stesso prof. Paòlucci pubblicò nel 1901, in un lavoro che non riuscii a rintracciare neppure presso 1' Autore, la descrizione di 15 specie di funghi mangerecci e di alcune specie velenose; ne desumo però l'elenco dalle indicazioni del Saccardo (') sulle poche specie ritrovate nelle Marche. Incominciéii un anno fa dagli Imenomiceti, molto vari e copio- si specialmente nella selva del Sasso, sotto un dirupo della Ce- sana, nei pressi di Urbino, e quest' anno, che ebbi l' incarico della Botanica nella Libera Università di Urbino, studiai un ma- nipolo di licheni, per 1' Erbario dell' Istituto Botanico, ricco in fanerogame, ma in questa parte poverissimo. Molte specie di funghi e di licheni sono necessariamente nuove per Urbino e per le Marche. Per la classificazione dei funghi mi servii dell' opera del Sac- cardo (') ; per quella dei licheni dell'opera dell' Jatta(') e del- l' Erbario dei Colli Euganei (2) di mia proprietà e di quello del Grappa (2) del prof. Sambo mio marito, Urbino, 3 febbraio 1921 IMENOMICETI AGARICACEAE Sezione I.' - Leucospore 1 - Ammanita cesarea Scop. - Sacc. pag. 53 - Edule - Estate - Loc. Macchia del Sasso. X 1 - Amanitopsis 0) baccalà Fr. - Sacc. 59 - Edule - Est, - Loc. e. 8. X 2 - /4. vaginata Bull. - Sacc. 62 - Edule - Aut. - Loc. e. s. (1) BIBLIOGRAFIA SPECIALE P. A. Saccardo - Hymeniales in Flora Italica Cryptogama - Rocca S. Ca- sciano 1916. A. Jatta - Lichenea in Flora Italica Cryptogama - Rocca S. Casciano 1909-191 I. L. Paòlucci - Flora Marchigiana - Pesaro 1891. (2) EXSICCATA Ceiìgia-Sambo M. - Licheni dei colli Euganei, Sambo E. - Licheni del Grappa. (3) X nuova per le Marche. 8KDB DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO H 1 - Armillaria melica Vahl a) v. minor - b) v. maxima - Eduli - Est. Loc. a) S. Bernardino - b) Sasso. X2 - A. Piopparello Viv. - Sacc. 95 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 1 - Tricoloma porientosum Fr. - Sacc. 1 li - Edule - No- vembre - Loc. Tiro a segno. y. 2 - T. Columbella Fr. - Sacc. 120 - Edule - Nov. - Loc. e. s. X 3 - T. luridum Schaff. - Sacc, I 22 - Edule - Nov. - Loc. e. s. X 4 - T!. terreum. Schafl. v. BresadolcE Sacc. - Sacc. i 30 - Edul. - Nov. - Loc. e. s. X 5 - 7". cuneifolium Fr. - Sacc. 1 32 - Edule - Aut. - Loc. Sasso. X I - Clitocyhe vermicularis Fr. - Sacc. 196 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X I - Hygrophorus nemoreus Pers ? - Sacc. 353 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 2 - //. milizeus Fr. - Sacc. 341 - Edule ? - Aut. - Loc. e. s. X 3 - H. virgineus Wulf. - Sacc. 355 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 4 H. flammeus Scop. - Sacc. 359 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X I - Lactarius piperalus Scop. - Sacc. 378 - Edule previa ebullizione - Aut. - Loc. e. s. X 1 - Russala elephantina Bolt ? - Sacc. 411 - Edule - Aut. Loc. e. s. X 2 - K. lactea Pers. - Sacc. 412 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 3 - R. incarnala Quel. - Sacc. 414 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 4 - R. esculenta Sacc. - Sacc. 417 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 1 - Cantharellus edulis Pers. - Sacc. 456 - Edule - Aut. Loc. e. s. X 1 - Marasmius lupuleiorum Wein, - Sacc. 464 - Edu'e - Est. - Loc. S. Bernardino. X 2 - M. Vaillanlii Pers. - Sacc. 465 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 3 - M. languidus Lasch. - Sacc, 465 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 1 - Trogia faginea Schrad. - Sacc. 503 - Aut. - Loc, tronco morto di Olmo. Strada per Pallino. X 1 - Lenziles betulina Linn. - Sacc. 506 - Aut. - Loc. tronco Ippocastani S. Lucia. Set. Il* - Rhodo«pore X 1 - Cliiopilus Prunulus Scop. - Sacc. 545 - Edule - Aut. Loc: Selva "Sasso". 12 SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Sez. Ili* - Ochrospore X 1 - Cortinarius turgidus Fr. - Sacc. 612 - Edule - Ott. - Loc. e. s. X 1 - Heheloma longicaudum L. - Sacc. 694 - Edule - Selt. - Loc. e. s. X 1 - Flammula Liqueriliat Pers. - Sacc. 744 - Edule - Nov. - Loc. e. s. X 1 - Naucoria lugubris Fr. - Sacc. 771 - Edule? - Nov. - Loc. e. s. Sez. IV,* - Janthinospore X l - Agaricus remoius Fr. - Sacc. 796 - Edule - Ott. - Loc. nei prati Urbino. X 1 - Hypholoma Candolleanum Fr. - Sacc. 819 - Edule - Giugno - Loc. Trezanni in terra. X 1 - Coprinus ephemeroides Bull. - Sacc. 847 - Ott. - Loc: nel fimo del bosco a S. Bernardino. X 2 - C. campanulatus Bolt. - Sacc. 847 - Est. - Loc. : in terra lungo la strada per Pesaro. POLYPORACEAE X 1 - Boletus Lanzii Inzega - Sacc. 899 - Ott. - Loc. Selva " Sasso ". 2 - B. edulis Bull. - Sacc. 928 - Edule - Aut. - Loc. e. s. X 3 - B. lupinus Fr. - Sacc. 932 - Velenoso - Ott. - Loc. e. s. 4 - B. Salanas Lenz. - Sacc. 935 - Velenoso - Ott. - Loc, e. s. X 1 - Fisiulina hepalica Schàff, - Sacc. 943 - Edule - Ott. Loc. Sotto le guercie a S. Bernardino. X 1 - Ganoderma Pseudoboletus Jacq. - Sacc. 1007 - Est. - Loc. Selva " Sasso ". HYDNACEAE X 1 - Hydnum leoigalum Sw^artz - Sacc. 1 082 - Edule - Ott. " Loc. e. s. X 2 - H. candidum Smidt - Sacc. 1084 - Edule - Ott. - Loc. e. s. THELEPHORACEAE X l - Stereum lalericium Kalchbr. - Sacc. 1145 - Nov. - Loc. Tronco morto di Olmo - Strada per Pallino. CLAVARIACEAE 1 - Clavaria flava Schàff - Sacc. 1227 - Edule - Aut. Loc. Selva " Sasso ". X 2 - C amdhstina Bull. - Sacc. 1229 - Edule - Aut. - Loc. e. s. SKDB DI FIRKNZB — ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 13 3 - C. acroporphyrea ScWàS. - Sacc. 1228 - Edule - Aut. Loc. e. s. 4 - C. plalyceras Viv. - Sacc. I 128 - Edule - Aut. - Loc. e. s. i.icnENi. Serie I.' - Homeolichenes I - Plac^ntbium corallinoides Hffm. - Jatta pag. 59 - Spore 14-6 micr. - Loc. "Selva Sasso" sul calcare. 1 - Collema crispum Ach. - J. 94 - Spor. 27-13 - Loc. e. s. in terra muscosa. Serie II." - Heterolichenes 1 - Ramalina calicaris Fr. - J. 165 - Spore 10-5 - Loc. S. Lucia .sui platani. 2 - R. fraxinea Ach. - J. 168 - Spore 12-7 - v. amplia- ta - V. Angulosa - v, calycariformis - Loc. e. s. X 1 - Cetraria nivalis Ach. - J. 1 76 - Spore 7-4 - Loc. Selva Sasso in terra. X 1 - Anaptichia ciliaris L. v. albida - J. 231 - Spore 36-18 - Loc. S. Lucia - tronchi platano. 1 - Physcia astroidea Fr. - J. 238 - Spore 19-9 - Loc. Orto Bot. corteccia olmo. X 2 - P. detersa Nyl. - J. 241 - Spore 28-14 - Loc. e. s. corteccia tiglio. X 1 - Caloplaca Schistidi Anzi - J. 366 - Spore 14-4 - Loc. e. s. corteccia Broussonetia. X 1 - 'Vhelotrema lepadinum Ach. - J. 447 - Spore 40-12 - Loc. Sasso corteccia quercia. 1 - Cladonia cndi\>i(sfolia Dcks. - J. 506 - Sterile - Loc. e. s in terra. X 1 - Biatorella improvisa Nyl. - J. 553 - Picnoconidi 3 4- spove sferiche 2-3 - Loc. Ort. Bot. corteccia Brous- sonetia. X I - ^iatorina er^siboides Nyl. - J. 556 - Spore 8-3 - Loc. Sasso corteccia quercia. X 2 - Biaiorirìa mirìuta Mass. - J. 558 - Spore 9-5 - Loc. e. s. X 1 - Lecidea tumida Mass. - J. 635 - Spore 12-6 - Loc. Cesana sul calcare X 1 - Cnlillaria sordida Mass. - J. 643 - Spore 1 4-7 - Loc. e. s. 1 - Thalloedema candidum Web. - J. 648 - Spore 18-4 - Loc. e. s. X 1 - Rhizocarporì excenlricum Nyl. - J. 688 - Spore 19-9 Loc. e. s, X I - Graphis scripta Ach. v. abietina Schaer - J. 724 - Spo- re 42-7 - Loc. Cesana sui rami dei carpini. \H tìntìE Dì FlttEKZH — ADUNANZA DEL l'i FEBBRAIO X 1 - Opegrapha siderella Ach. - J. 738 - Spore 18-4 - Loc. e. s. X I - Arlhonia vulgaris Schaer. v. anastomosans - Schaer J. 755 - Spore 12-4 - Loc. e. s. 1 - Crysoglulen Cesati Thùm - J. 780 - Gonidi 6-4 - Lo- calità e. s. X 1 - yirlhopyrenia analeplella Nyl. - J. 871 - Spore 20-8 - Loc. e. s. M. MINIO - CONTRIBUTO ALLA FLORA DEL BELLUNESE — Teratologia. II (Nota 8»). 14. Erythronium Dens-canis L. Ne raccolsi un fiore (Salce, presso Belluno, 6-II-1916) con parziale petalodia di uno slame, il quale aveva conservato 1' antera di grandezza e forma quasi normale, ma s' era sviluppato, lateral- mente a questa e in corrispondenza del filamento, in una lamina lunga metà degli altri tepali, della medesima larghezza, e ad essi completamente simile per colore e per la macchia basale. Gli altri elementi erano normali. 1 5. Leucojuin vernum L. Trovai (Sois, presso Belluno, 18-111-1916) esempi di ridu- zione nel numero degli elementi fiorali. E cioè : un fiore mancante di uno dei tepali interni, gli altri due essendo normalmente inseriti ; un fiore che aggiungeva all' anomalia precedente la riduzio- ne degli stami a 3, per scomparsa di quelli del 2° ciclo ; un fiore con uno degli stami interni trasformato in elemento petaloide lungo ^3 dei tepali normali e largo 3 mm., coll'apice verdastro bordato da una loggia d* antera, e che, siccome manca il corrispondente tepalo esterno, potrebbe rappresentare la fusione di tali due elementi ; un fiore con 2 soli elementi sia per ciascuno dei due ver- ticilli perigoniali sia per ciascuno di quelli staminali. 16. Iris graminea L. Un esemplare con due fiori presentava in entrambi la polifil- lia d' uno dei due verticilli perigoniali, più o meno complicata con quella dell' androceo e del gineceo. 1. In uno dei fiori i tepali esterni erano 5, e di questi : uno era normale e con esso lo stame e la lacinia stigmatica corri- spondente ; due, ravvicinali fra loro, provenivano verosimilmente SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO !5 dallo sdoppiamenlo di un solo, uno essendo rimasto il corrispon* dente stame ed una la lacinia stimmatica che erano entrambi oppo- sti air intervallo della coppia ; gli altri due, pure tra loro ravvi- cinati, costituivano una coppia analoga, ma vi corrispondevano 2 stami distinti, e 2 lacinie stimmatiche a disegni e costole di- stinti per quanto fin quasi all' apice saldate. Normali invece per posizione erano i tre tepali interni (la for- ma non la potei verificare che in due, 1' altro essendo spezzato), sicché r anomalia pare non aver interessato gli elementi alterni coi precedenti, e potersi interpetrare come un caso di sdoppia- mento, limitalo per un elemento al solo verticillo esterno ed esteso per un altro a tutti e tre i corrispondenti dei verticilli opposti. II. Neil' altro fiore invece i tepali esterni erano normali : il verticillo interno presentava un tepalo soprannumerario ; nel gi- neceo erano due i lobi stimmatici sdoppiati, uno cioè con un elemento soprannumerario staccantesi dal lato dorsale, e uno pure con un elemento in più ma di larghezza minore e divaricato in modo da risultare quasi opposto al vicino tepalo interno. Inoltre dall' intervallo fra i due tepali interni contigui si staccava un ele- mento filiforme, espanso soltanto all' estremità in una stretta la- mina e simile per colore agli stimmi, il quale si curvava in modo da andarsi a collocare tra le due dette parti del lobo stimma- tico vicino. Qui, dunque, 1' anomalia presentata dai tepali non si collega chini amente con quella delle lacinie stimmatiche ; ne i caratteri dei tre elementi soprannumerari, ad eccezione forse della posi- zione di quello filiforme, autorizzano senz' altro a ravvicinare il fatto a quelli, frequentemente citati per specie affini, (') della comparsa di qualche fillo del secondo ciclo di stami. (Propag- gini del Col Visentin, l-Vl-1916). 17. Anemone Hepatica L. In un esemplare (Belluno, 26-111-1916) osservai il cambia- mento di posizione dell' involucro, per cui le tre brattee, invece che esser prossime al fiore, ne distavano di oltre l cm. Il por- tamento del fiore si avvicinava così a quello proprio delle altre sezioni del genere ; e si può mettere in relazione col reciproco fatto, citato dal Penzig per Anemone nemorosa, dell* avvicinarsi cioè al fiore dell' involucro (2) che in quella specie ne è tipica- mente lontano. Numerosissime poi trovai le note deviazioni che l' involucro pre- senta nel numero delle brattee, e cioè sia la riduzione a due, (1) Penzig, Pflanzen-Teralologie, II, pag. 379-80. (2) "Dicht unter die Bluthe " (Pflanzen-Teratologie, I, pag. 176). 16 8KDB DI FIRENZR — ADUNANZA OBL 12 KKBBRAIO sia in molte località diverse 1* aumento a quallro ed anche a cin- que, e in uno di questi casi (Belluno, 20-11-1916) con 4 brattee di forma e struttura normali e una 5' petaloidea perfettamente eguale per grandezza, colore e glabrescenza ai fìlli del calice ('). 18. Anemone trifolia L. Oltre a semplici modificazioni nel numero o nell* articolazione delle brattee dell' involucro, osservai anche diversi esemplari bi- flori con tendenza più o meno decisa ad essere anche biintìolu' crati (Belluno. IV-V-1916). E cioè: uno, che mostrava un fiore bene svolto e con pedicello lun- go e vicino a questo un piccolo bottone con pedicello cortis- simo, aveva anche, in perfetta corrispondenza, un doppio verti- cillo involucrale : e questo era costituito di tre brattee assai grandi e di forma quasi normale, solo una mancando d' una fo- gliolina laterale, più 3 altre brattee assai minori ( '/a o 'A delle precedenti) tutte 3-fogliolate benché a lobi laterali assai più esili e presentanti solo in una 1' anomalia di uno di questi segmenti partente con picciuolo proprio dalla base del picciuolo comune ; due esemplari portavano 2 fiori quasi eguali e un involucro quasi doppio, cioè 3 brattee maggiori regolari e un gruppo di altre 2 eguali tra loro e lunghe entrambe quasi '2 delle pre- cedenti ; uno, simile al precedente, aveva una delle brattee del 2° gruppo assai ridotta ; uno, infine, univa alla presenza di 2 brattee del secondo gruppo la riduzione delle foglioline (a 2 e risp. a 1) in due brattee dell' involucro normale. Tale anomalia si può considerare come un grado più avan- zato del caso descritto dal Cortesi per jì. nemorosa, nel quale a un primo involucro di forma normale (però 5-mero) se ne aggiungeva all' ascella del pedicello un altro regolare e più pic- colo "che forse avrebbe potuto portare anche un fiore suo pro- prio " (2). I miei esemplari quindi realizzano quanto quelli della specie vicina facevano supporre. 19. Trifolium repens L. Trovai due individui affetti da fillomania, che interessava il ca- lice di quasi tutta 1' infiorescenza e in molti fiori anche il gine- ceo, ed era accompagnata (come per la virescenza di questa specie è assai frequente) 0) da un allungamento dei singoli pedi- celli (1-3 cm.) che le conferiva l'aspetto di ombrella. (I) Son cumulate così in un solo esemplare due anomalie, che, per A. nemorosa, il Cortesi rilevò in individui diversi (in Annali di Botanica, X, 1912, pag. 379-381). . (2) In Annali di Botanica, X. 1912. pag. 381. (3) Penzig, 1. e. pag. 388. 8KDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 17 Benché si tratti di un caso molto comune, noterò, per Io studio della variabilità dei diversi elementi, che le lacinie calicine van- no, in questi esemplari, dalla forma lanceolata acuta, nel qual caso sono per lo più subeguali al tubo ed hanno bordo scarioso, fino a quella obovata cuneata con dentellature all' apice, e che di esse alcune erano saldate a 2 a 2 fino anche a '/a della lun- ghezza ; inoltre che il pistillo emergeva in molti fiori — raggiun- gendo il 4-plo o il 5-plo del tubo del calice — o in forma di lamina falcata ripiegata lungo l'asse e suturata come una foglio- lina ben picciolettata, o simile addirittura ai nomofilli, talora colle foglioline tutte normali e talora colle laterali ridotte. La corolla, invece, in molti fiori — specialmente in un individuo — man- cava ; in altri era normale o al più col vessillo ingrandito : ad ogni modo non era affetta della tendenza dei due verticilli fio- rali estremi. 20. Primula acaulis Jcq. Cito questa specie non per il tipo delle anomalie osservate — che in essa è tanto frequente — ma perchè tali esemplari mi si presentarono in grande numero, che forse si può mettere in rap- porto colla stagione della raccolta (sono quasi tutti del gennaio- marzo 1916) e con la fortissima precocità della stagione stessa in queir anno. Oltre a una pianta con un fiore 3-mero e uno 4-meTO (gli altri essendo regolari), altri 30 fiori circa erano completamente 4-meri e 25 erano 6-meri ; una pianta aveva un fiore 4-mero uno 6-mero e gli altri regolari ; una ne aveva uno 4-mero e gli altri ancora regolari ; infine alcune piante mostravano quasi tutti anomali (4-meri) i fiori sbocciati, mentre i bocci erano o nor- malmente pentameri o per lo meno tali nel calice (che solo potei esaminare bene) e ciò farebbe pensare ad un legame tra anomalia di sviluppo e precocità di esso. D' altronde alcuni esemplari rappresentavano termini di passag- gio : l " perchè la deviazione numerica si stendeva a un solo verticillo o a due (com' era il caso di un fiore con K6, due con C4, due con C4, A4 ; uno con C6); 2° perchè si sorprendeva la tendenza ad acquistare tali diversità numeriche in una avanzata fusione o separazione di elementi, e questo era il caso: a) di due fiori che a 4 petali di grandezza ordinaria ne aggiungevano un 5° appena oltrepassante la macchietta crocea degli altri e a 4 stami bene svolti aggiungevano la sola antera del 5" ; b) di un fiore con due filamenti fusi e le antere semi-coadese, 2 lacinie corol- line pure quasi fuse, dimostrando la stessa tendenza, e calice più avanzato nella stessa modificazione perchè ridotto con 4 soli denti ; e) infine di alcuni in cui la corolla passava all' esameria per un lobo profondamente bifido e il calice o era completamente 6-den- 18 gBDB DI FlRKNZfB — ADUNANZA DBL 12 FEBBRAIO tato o accennava a diventarlo ; e di uno colla corolla 4-petaia ma avente in un lobo una larga lacinia rappresentante il lobo scomparso. 21. Myosotis silvatica Hoffm. Due esemplari (Faverga presso Belluno, 26-V-1916) avevano le corolle tutte virescenti, senza però mostrare ne regressi nella forma dei petali ne alcuna tendenza alla proliferazione, come fu osservato nelle virescenze delle specie vicine ('). 22. Chrysanthemum Leucanthetnum L. In un esemplare (Propaggini del Col Visentin, 1 -VI- 191 6), con un ricco capolino, a disco di flosculi normali, osservai in quasi tutti i fiori del raggio quell' anomalia della bipartizione o tripartizione della ligula, che fu già messa in evidenza dal Tra- verso (2). Nel mio caso però essa è più pronunciata e compli- cata, perchè nel maggior numero delle ligule i seni tra i lobi (più o meno profondamente distinti, questi, e sempre diretti verso r alto) sono quasi sempre forniti di un piccolo corniculo reflesso ; di più, quasi la metà di tali fiori, invece che cominciare, alla fine del tubo, a sviluppare direttamente la ligula in un piano, la presentano accartocciata alla base, in modo da continuare it lun- gamente il tubo ad imbuto, ciò che li fa rassorhigliare grossola- namente a fiori esterni di Centaurea, e ricollega il fenomeno a quello di alcune specie di Gaillardia che modificano la ligula in (orma di < trombetta » 0). ADDENDA ET EMENDANDA AD FLORAM ITALICAM Euphorbia palustris L. — Luoghi paludosi delle Menasciole, ad ovest del fiume Lato (Taranto). E. Barrelieri Savi — Boschi sassosi di S. Basilio (provincia di Lecce). Armeria canescens Boiss. — A. gracilis Ten. p. p. — Monti di Martina Franca nei boschi della Masseria Colucci, a 450 m. (prov. di Lecce). Fraxinus excelsior L. — Sulle due sponde del fiume Lato e lungo le Menasciole per diversi km. verso ovest, formava bosco, ora quasi distrutto (Taranto). (1) Penzig. 1. e II, pag. 164. (2) Alcune anomalie dei fiori ligulali di Chrysanthemum Leucanlbemum (in •Bull. Soc. bot. ital. «. 1911. pag. 284-86). (3) Penzig, l. e. 11, pag. 76. SEDB DI FIRENZE: — ADUNANZA DKL 12 FEBBRAIO 19 Scrofularia lucida L. — Dirupi di Capriglia e sui muri dei Castelli di Castro e di Otranto (Leccese). Veronica anagalloides Guss. — Stagni del Vallone di Prumo (Reggio Cai.). LaMarìdula rrìullifida L. — Capo delle Armi, loc. class. (Reg- gio Cai.). Slachy^s Heraclea Ali. — Nella macchia sopra la stazione di Salandra Basilicata. Salvia ceratophylloides Ard. — Lungo la via de' Terreti a Straurino sopra Reggio Cai., qualche individuo anche sotto Ter- reti. A Pietra Storta, dove la raccolse Gussone nel luglio 1827 e stata distrutta dalle colture. Plantago macrorhiza Poir. — Presso la Torre di Porto Mig- giano tra Castro e S. Cesarea; muraglie del Castello di Otranto (Leccese). P. ceraiophylla Lk. — Litorale argilloso di Saline (Reggio Calabria). Rubia Bocconei Pet. — Rupi della Gravina di Leucaspide (Taranto). Scabiosa eretica L. — Dirupi silicei nel vallone di Saline ed al Capo delle Armi (Reggio Cai.). Senecio delphinifolius Vahl — Seminati e pascoli sopra la stazione di Salandra fino alla Montagnola, e. 550 m. (Basilicata). Bellis perennis var. margaritcefolia (H. P. et R.) — Monti sopra Reggio Cai., e tra Cuvata e Sorano sopra Bagnara. Cenlaurea Cineraria L. var. — Capo di Leuca (Leccese). C. Centaurium L. — Montagnola di Salandra (300-500 m. (Basilicata). C, Lacaita * * * Molinia carulea Moench. depauperala Lindi. — Cenisio, prati acquitrinosi presso il lago piccolo - legi Vili. 1904. Allium victorialis L. — Cenisio, pendici prative del M. Froid, prospicienti lo stradale (m. 2.100) - legi Vili. 1910. Bunias orientalis L. — Cenisio, praterie a sinistra dello stra- dale appena passato il recinto dell' Ospizio. Avventizia - legi Vili. 1912-13-14. Barbarea vulgaris R. Br. var. intermedia Bor — Cenisio, boschetti a destra della Cenischia, presso la Gran Croce - legi VII. 1904. Viola calcarala L. typ. discolor F. Vignolo-Lutati, i. nov. " petali violacei verso il margine e gialli verso il centro ". — Ceni- sio, prati a destra dello stradale presso la frontiera - legi VII. 1914. Meum Mulellina Gaerln. var. lalisectum (Beauverd) (Bull. Soc. Bot. de Genève. 2""^ Serie, voi. III. 1911). — Cenisio, ripe erbose a nord del lago - legi Vili. 1911. 20 SEDE DI FIUKNZK — ADUNANZA DKL 12 FKHIIRAIO Meum Mulellina Gaertn. var. angustisectum (Beauverd) (loc. cit.) — Cenisio, praterie a nord del lago e verso il Savalino - legi Vili. 1908-1912. Meum Mulellina Gaertn. var. ambiguum (Beauverd) " folia basilaria segmentibus secundariis ' approximatis (intermedia 10-20 mm.), profunde laciniato - pennatifidis, laciniis integris '; 5-10 mm. Ig. anguste lanceol. - linearibus (latitudine ^3 1 mm.) apice submucronulatis ". — Cenisio, boschetti ed erbosi lungo il sen- tiero fra il Crin ed il forte Varisello - legi Vili. 1911-912. f. Vignalo- Lutati. NOTULK biblk>gkafichp: Bolzon P. - Piante dei terreni silicei del Comelico supe- riore (Provincia di Belluno) (Atti Accad. Ven. - Trent. Istr.. voi. XI [1920J, p. 46). Elenco di circa 200 piante vascolari e di 8 sfagni, raccolti dall' A. nel Comelico «uperiore sui M. Spina, M. Collesei, Col Quaterna e Col Rosson, con le indicazioni dell' altitudine e dell" aspettanza della pianta riguardo alla natura chimica del terreno. Vi sono descritte le seguenti nuove entità: Carex alerrima f. major Bolzon, Dianlhus inodorus [., orophilus si. nana Bolzon, e Poa alpina var. subalpina i. mulliramea Bég. Voigt A. - Beitrdge zur Florislili des Tessins (Berichte Schweiz. Botan. Gesell. Heft XXVI - XXIX [1920], Lungo elenco di specie e forme della Flora del Canton Ticmo raccolte dallo scrivente o conservate negli erbari dell' abate F. Verda e del Dott. G. Zola; tra esse numerose avventizie. Le provenienze sono per la maggior parte dei dintorni di Lugano. Massalongo C. - Piante provenienti da Amalfi e dintorni e da altri siti della Penisola Sorrentina (Boll. Madonna Verona, anno XIV [1920] pag. 1-31 e tav. con 6 fìg.). Elenco di 307 specie raccolte in marzo e aprile 1917 e 1918 dall'Ingegnere Comm. G. B. Biadego nei dintorni di Amalfi. Esso è preceduto da un cenno illu- strativo della natura dei luoghi perlustrati e della fìsonomia della Flora, con un rias- sunto ecologico delle entità enumerate. Neil' elenco figurano come nuove alcune forme e precisamente: Bellis annua f. pusilla C. Massai., Hedypnois polymorpha var. ere- tica f. minor C. Massai, e f. lenella C. Massai., Orchis longieruris var. dioersiflora C. Ma«sal., che secondo 1' A. probabilmente sarebbe O. longieruris ■ tridentata. NOTIZIK Il Prof. O. Beccari morì a Firenze il 25 ottobre 1920 all'età di 77 anni. Le sue collezioni botaniche, che egli aveva adunato in seguito ai suoi lunghi viaggi, specialmente alle isole della Sonda e della Papuasia, sono ora nel R. Istituto Bo- tanico di Firenze. L' Erbario, comprende circa 15000 esemplari di piante vascolari, e il materiale (fiori, frutti, ecc.) in alcool od a secco somma a circa 2300 numeri. Il Prof. A. Macchiati è morto a Venezia il 16 febbraio u. s. - Aveva 70 anni. RAFFAELLO BENI. Gerente responsabile Borgo S. Lorenzo • Tip. Mazzocchi. 1921. Marzo. N. 3. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Béguinot A. — Brevi notizie sulla Digitalis ambigua Murr. e sulle forme affini in rapporto alla loro variabilità Pag- 24 Cavara F. — Nicola Terracciano » 22 Chiovenda E. — Ancora due parole sul Myriosloma coliforme in Italia » 31 Pampanini R. — La Carlina acanthifolia Ali. e la Carlina acaulis var. pleiocephala Rapin nei dintorni di Fiesole (Proc. verb.) . . » 21 Notule bibliografiche » 32 SEDE DI FIRENZE Adunanza del 12 Marzo 1921. Presiede il Presidente N. Passerini. Il Presidente apre la seduta ed annunzia la morte dei soci Prof. G. Geremicca e N. Terracciano. Il Segretario Pampanini presenta poi esemplari di Carlina acanthifolia Ali. e di Carlina acaulis L. var. pleiocephala Rapin da lui raccolti presso Fiesole, lungo il crinale del Fratone sopra la Torre di Buggiano, alt. 500 m. circa, il 20 febbraio u. s. Sono, s' intende, esemplari disseccati dell' anno precedente. Finora, la Carlina acan- thifolia per la Toscana si conosceva del Casentino, di Vallombrosa, dell' Alpe Catenaia sopra Arezzo e del M. Scalari, fra 1" Arno e la Greve. La Carlina acaulis var. pleiocephala non era stata ancora segnalata della Toscana. Indi presenta due importanti opere recenti (I): Penzig O. - Pflanzenteralologie. ed. Il" fase. I e 2. Berlin, 1920. Lieske R. - Morphologie und Biologie der Slrahlenpilze, Berlin, 1921 (con 4 Idv. a colori e I 1 2 fig. nel testo). Poi riassume i lavori: Ponzo A. - Considerazioni sulle Cistacee. Pampanini R. - La Spiraea lancifolia Hoffmannsegg e la Spiraea decumbens Koch. e le i)ote seguenti: (I) CebiQder BomtracBer, Berlin. 22 SEDK DI FIRBNZK — ADUNANZA DKL 12 M\RZO NICOLA TERRACCIANO Nelle prime ore del 20 Febbraio u. s. spegnevasi a Bagnoli (Napoli) Nicola Terracciano, il ben noto illustratore della flora di Terra di Lavoro, della Basilicata, dei Campi Flegrei. Era nato a Pozzuoli nel 1837, A soli 21 anni, terminati i suoi studi nella R. Scuola di Medicina Veterinaria ed Agricoltura di Napoli, veniva chiamato ad insegnare agronomia e a dirigere il Podere Modello dell'Istituto Agrario di Melfi. Nel 1861 era assunto alla Direzione del Giardino botanico della Casa Reale di Caserta, carica già tenuta da G. A. Graefer e da Giovanni Gussone. Nel 1872 si laureava a Napoli in Scienze Naturali; e fu professore di Scienze Naturali prima nella Scuola Normale maschile, poi nel R. istituto Tecnico di Caserta. Insegnò pure Botanica e Selvicoltura nell' Istituto Agrario di Caserta, e nella R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici. Nicola Terracciano aveva avuto per maestri Michele Tenore, Giovanni Gussone, Guglielmo Gasparrini, tre colonne della bota- nica napoletana. Dotato di raro spirito di osservazione, di schietto entusiasmo per la scienza, di una grande attività, seppe far tesoro del tempo che gli rimaneva dopo le cure dell* importante ufficio di direttore dei Reali Giardini, e dell' insegnamento, per darsi alle esplorazioni botaniche nel territorio di Terra di Lavoro e nella Basilicata. 11 suo primo lavoro fu: Osservazioni sulla vese- tazione dei dintorni di Melfi (Atti Accad. Asp. Natur. di Na- poli 1862), al quale fece seguire una sene di Osservazioni sulla vegetazione dei dintorni di Caserta (1867-1884 in Ann. R. Se, Agr. di Caserta; la sua Flora Vulturis Synopsis Napoli 1869; e le sue 4 Relazioni intorno alle Peregrinazioni botaniche fatte nella Provincia di Lavoro, edite a cura della Deputazione pro- vinciale di Caserta e costituenti, insieme, un* assai accurata ed interessante illustrazione della flora di questa estesa provincia, preceduta da larga introduzione fisico-geologica. Opera oggi fat- tasi assai rara e ricercata. Esplorava inoltre il Terracciano, il territorio di Muro Lucano, sul quale parecchie contribuzioni apparvero nel " Nuovo Gior- nale Botanico italiano " fondato dal compianto Odoardo Beccari, ed una, pur cospicua, nel " Bollettino dell* Orto Botanico di Na- poli " T. Ili, 1910. Notevole è pure lo studio fatto sulla flora del Monte Pollino, sulla quale pubblicava tre lavori : Synopsis plan- tarum vascularium Montis Pollini, di p. 191 con 4 tav. in "Annua- rio dell' Ist. bot. di Roma", 1890; Intorno alla flora di M. "Pol- lino e terre' adiacenti, di pag. 18 con ! tav, in "Atti R. Acc, d. Se, di Napoli ", e Addenda ad Synops. Piantar, vaso. M. Pol- lini in Ann. Ist. bot. di Roma 1898. SEDE DI FIUKXZK — AnKNANZA DKL 12 MARZO 23 Oltre a questi ragguardevoli lavori di floristica meridionale, compiuti nel tempo della sua Direzione del Parco di Caserta, il Terracciano si occupava di argomenti vani che furono oggetto di numerose altre comunicazioni, e così le sue: Osservazioni lermo- melriche e di fenomeni periodici falle in Caserta ; Sopra l accli- malazione delle pianle ; L' invernala 1868-69 ed i suoi effetti sulla vegetazione ; Ancora sugli effetti del freddo sulla vegetazione in N. Giorn. bot. ital. 1870 ; Cenno sul Giardino Botanico della R. Casa in Caserta e di certe piante che vi si coltivano con carta topogr. Caserta 1876, che fu tradotta anche in tedesco a Ber- lino ; / legnami di Terra di Lavoro al Concorso Agrario Regio- nale dì Caserta 1880; Notizie intorno a certe piante raccolte a Castelporziano, con 3 tav. in Atti Ist. d' Incoragg. Napoli 1885; la Dicksonia Biliardieri V. Mueller del Giardino botanico Reale di Caserta Ibid. 1887; La Chonfia speciosa St. Hil. del Giardmo bot. R. di Caserta con 2 tav. Ibid. 1894. Intorno ad alcune Iridi che crescono naturalmente nei Mezzogiorno d'Italia con 3 tavole Ibid. 1899; Le pianle della flora italiana piti adatte all' orna- mento dei giardini di pag. 319 Ibid. 1900, ed altre ancora. Ritiratosi nel 1903 a Bagnoli, Nicola Terracciano, anziché go- dersi il meritato riposo in quel lembo di spiaggia incantevole, si die alla esplorazione ed allo studio di quei Campi Flegrei che gli aveano dati i natali, col fermo proposito di illustrarne le ric- chezza, floristiche. Dopo 7 anni di pazienti ricerche dava alla luce la prima e poderosa sua contribuzione dal titolo : La flora dei Campi Flegrei, Napoli 1910 di p. 336, apparsa negli " Atti del R. Istituto d' Incoraggiamento " ; lavoro di gran mole, corredato di una notevole introduzione di carattere ecologico, con acute ed interessanti osservazioni sulle variazioni della flora avvenute in questa plaga vulcanica, nel corso di poco più di mezzo secolo. Una seconda e pur notevole contribuzione, dava il Terracciano, nel 1916, con le sue Aggiunte alla Flora dei Campi Flegrei in "Atti R. Ist. d' Incoragg di Napoli", di pag. 187 con 2 tavole, ricca di nuovi dati ed osservazioni e con la descrizione di un nuovo genere di piante dedicata al suo venerato maestro Giovanni Gus- sone (Gussonea echioides N. Terr.). Una terza e pur importante contribuzione, per entità scoperte e per rilievi fìtogeografìci, Egli dava in quella che dovea esser l'ultima sua comunica/iene all'Istituto d'Incoraggiamento, il 17 Febbraio; poiché la sera stessa, l'infaticabile e nobile vegliardo veniva colto da apoplessia e moriva di lì a poco, si può dire sulla breccia, dopo qu^si s^ssant' anni di ricerche e di studi inin- terrotti, lasciando largo patrimonio alla scienza e perenne eredità di affetti. Nicola Terracciano fu uomo di modi semplici ed austeri, di grande modestia, di carattere adamantino. Per le sue doti di mente 24 SEDK DI FIRKNZB — ADUNANZA DEL 12 MARZO e di cuore ebbe meritamente onorificenze varie, e fu fatto socio di numerose Accademie e Sodalizi scientifici italiani ed esteri. Padre amorosissimo di numerosi figli, in uno di questi, nel com- pianto Achille, avea trasfuso 1' anima sua di naturalista e fu im- mensa la Sua gioia quando lo vide nell' arringo dell' insegnamento superiore. La di lui repentina scomparsa fu per Nicola Terrac- ciano uno schianto dell* animo e la sua robusta fibra ne fu irre- parabilmente scossa. Solo nel lavoro indefesso, nel culto religioso dell' amabile scienza, seppe trovare momentanea distrazione del profondo, insanabile suo dolore ! Napoli, 21 marzo 1921. F. CAVARA BÉGUINOT A. — BREVI NOTIZIE SULLA DICI- TALIS AMBIGUA MURR. E SULLE FORME AF- FINI IN RAPPORTO ALLA LORO VARIABILITÀ. La specie oggetto di questo lavoro, già nota ai botanici pre- linneani, fu descritta la prima volta nella nomenclatura binomia dal Murray (') e dalla diagnosi si riconosce che egli intese rife- rirsi alla forma più comune di un ciclo abbastanza polimorfo (fo- glie lanceolate piuttosto strette ed acute, corolla di un giallo pal- lido con lobi laterali ed inferiori acuti ecc.) e sono suoi sino- nimi la D. grandiflora di Allioni (2) e l'omonima del Lamarck 0). Varia ne fu l' interpretazione dei botanici posteriori. Così nella " Digitalium monographia " il Lindley ('*) applica il nome di arrìhi- gua ad una pianta con foglie largamente ovali ottuse e con co- rolle a lobi tutti rotondati, mentre la pianta corrispondente alla diagnosi del Murray vi compare sotto il nome di T). ochroleuca Jacq. ed a questa seconda riferisce come varietà la D. fuscescens Walldst. et Kit. di cui dirò avanti. Per il Reichenbach (5), invece, D. ochroleuca Jacq. è la forma a foglie larghe ed a lobi corollini ottusi e spianati : inoltre la pianta da questi descritta e figurata è differenziata dall' affine ambigua (che egli chiama D. grandiflora Lam.) per essere più bassa, ma più robusta e vi- scoso-pubescenle, per il racemo mediocre e meno ricco di fiori, (1) Murray, Prodr. design, slirp. Coltìng., 1770, p. 62. (2) Allioni. Auct. ad Sy^nops. p. 61 (1774); FI. Pedem. I. p. 70 (1785). (3) Lamarck, Flore Franfoise, Il (1778), p. 332. (4) Lindley, op. cit., p. 13, tab. 7 (ambigua) e pag. 14, lab. 8 (ochroleuca). (5) Reichenbach, Icori, botan. seu Plorila critica, cent. II."* (1824), pag. 50, tab. 159, fig. 289 (grandiflora) e p. 5 1 , tab. 160, fig. 290 (ochroleuca) ; FI. germ. excurs.. p. 379. Cfr. anche dello stesso A.: Zweiler Beiirag zur Flora Von Dresdzn. Flora. V (1822). 1. p. 532. SKDK DI FIRENZE — ADUNANZA DKL 12 MARZO 25 per le corolle bianco-ojallastre o luride (ma nella figura sono di un giallo-canarino), a tessitura più densa e non pellucide sul secco ecc. : la pianta, inoltre, s:>rebbe a fioritura più serotina. L' A. aggiunge che coltivò (a Dresda) una varietà della se- conda caratterizzata da " corollis omnino lundis obscurius ferru- gineo-reticulatis ". Contrapposta ad ochroUuca è, come dissi, la grandiflora alla quale attribuisce, tra l'altro, corolle " pallide fla- vicantes " e perciò, come mostra anche la figura, di un colore che può dirsi ocroleuco. Afferma che le due entità sono presenti in Germania, ma la seconda diventa più frequente fuori di quel paese. Insomma anche pel Reichenbach esistono due entità, ma r interpetrazione che egli ne diede è 1' opposta di quella del Lindley, qui avvertendo che causa dello scambio è diagnosi e figura che lo Jacquin diede per la sua D. ochroleuca. (') Sta il fatto che nella diffusa diagnostica della specie Io Jacquin descri- ve le foglie lanceolate allungate, ovvero larghe e brevi, la corolla con labbro inferiore a lobi triangolari ed acuti, il superiore assai variabile, ora semplicemente smarginato, ora tridentato, ora con lobi profondi ed acuti quanto gii inferiori. Se ne ricava 1' im- pressione che egli ebbe sott* occhio esemplari delle due forme e stabilì una specie complessiva con un nome che, naturalmente, si è prestato ali* ambiguità : la figura, inoltre, lascia perplessi. Il polimorfismo della specie fD. grandiflora) è sintetizzato dal Koch (2) con la fondazione di due varietà : a aciitiflora (che è r ambigua del Murray, 1' ochroleuca del Lindley e la i^randi- flora del Reichenbach) ; |3 obiusiflora (che è l'ambigua del Lin- dley e r ochroleuca del Reich.). Evidentemente " acutiflora" è nome soverchio e per me è nuli* altro che un sinonimo della ge- nuina D. ambigua iMurr. - una delle colonne dell' edificio -- r altro, non potendosi conservare il nome di ochroleuca per le ragioni dette sopra, lo mantengo per designare la forma estrema a foglie larghe ed a lobi corollini ottusamente ovali e che, accen- trando almeno quando pura parecchi altri caratteri, sem- bra essere qualche rosa di più di una semplice variazione. In breve la D. obiusiflora (Koch) Bég. è il secondo dei pilastri delTedificio che stiamo qui esaminando. Aggiungo che la sinoni- mia del Koch è adottata da! nostro Bertoloni (^), che pure ado- pera il nome di D. grandiflora in luogo e nel senso di D. am- bigua, osserva che la forma [j del botanico tedesco (quindi la (1) Jacquin. Flora aus riacce... icones, I (1773). p. 37, lab. 57. (2) Koch, Syn. fl. germ. el heh. 1837. p. 518; ed. 2\ p II (1844). p. 5%. - Lo seguì il Reichenbach (il. (le. fl. germ. el helv., XX. p. 35. t.-b. 69) che cambiò il nome di obiusiflora in nhiusiloba e di aculiflura in aculiloba, il primo eccellalo da me nella "FI. Anal. " (II, p. 444) a designare l' eniilà che qui chiamo D. obiusiflora (Koch) Bég. (3) Bertoloni. Flora italica, VI (1844). p. 404-406. 26 SBDW IH riUKNZK — ADUNANZA DKL 12 MAKZO mia ohlusiflora) " apud nos nondum reperta ", laddove parecchie indicazioni se ne diedero in seguito : ed è questo un altro punto che mi sono proposto di risolvere. Negli Erbari da me consultati ('), ho rintracciato le due enti- tà, ma la prima (ambigua) trovai dovunque più comune della se- conda (ohtusi flora), la quale, inoltre, non è sempre bene caratte- rizzata. Questo esame mi ha poi convinto che il polimorfismo del ciclo è anche più accentuato di quanto questi due nomi fareb- bero credere e ne trovo una riprova in un breve e denso arti- colo pubblicato nel 1910 dal botanico tedesco Feld (2) che in parecchie località della Vestfalia e particolarmente nei dintorni di Bromberg presso Medebach ebbe la fortuna di imbattersi in una regione dove D. ambigua e sue forme è molto comune e così polimorfa che non esita di asserire che " jede der hunderte von Pflanzen ist mehr oder minder von der andern verschieden ". Tale polimorfia risulta evidente dall'esame dettagliato che egli ha fatto di 13 individui di cui ha tenuto conto del colore e for- ma della corolla, della configurazione del labbro superiore, infe- riore e dei lobi laterali, della forma e grandezza delle foglie fiorali, della forma, grandezza e colore dei nomofilli e finalmente della pelurie più o meno accentuata del fusto (è a dolersi che egli taccia della forma delle cassule nelle quali il Reich. ha pure scorto qualche tratto differenziale). Dei tredici esemplari i primi tre chiama luteo. alba e riproducono, quanto alla colorazione, la forma di un giallo-pallido quindi ocroleuco più frequente in am- bigua, ma la conformazione dei lobi della corolla è molto varia- bile e varia pure la forma e grandezza delle foglie : a questo ultimo riguardo il n. 3 contraddistinto da foglie .-^ssai allungate e relativamente strette (cm. 19.5 \ 3.5 e 21.5 3.8) riproduce la forma più tipica. Dei restanti, i numeri 1 1-13, che designa col nome di luteo-fusca, corrispondono, quanto alla colorazione della co- rolla, alla ochroleuca del Reich. e più che altro alla forma coltivata a corolle più oscure del solito (che ho sopra ricordato) e corri- spondono pure più o meno per la forma dei lobi coiollini ed egregiamente per quella delle foglie più o meno largamente ovali- lanceolate (per il numero 13 sono date le misure di cm. 14 X 5 e 1 7.5 X 5) e per il fusto fortemente peloso : insomma un com- plesso di caratteri che revoca in mente la ochroleuca, quale fu intesa e figurata dal Reichenbach e della quale nel!' Erb. Cen- trale ho trovato un tipico esemplare appunto di Medebach e, quindi, di località compresa nel campo di 'ricerche del (1) Erbario gen. del R. Isl. boi. di Padova, Centrale e Webb di Firenze, Gene- rale e Pedemontano del R. Isl. boi. di Torino, Erbario gen. del R. Istituto boi. di Genova ed Erb. Goiran presso il Museo Civico di Verona. (2) J. Feld. Einiges iiber Digitalis ambigua Murr. Deutsch. boi. Monalschr., XXll (1910), n. 1. p. 9. SKDR DI FIUKNZK — ADUNANZA DKL 12 MARZO 27 Felci. Gli individui corrispondenti ai numeri 4- IO rappresentano, quanto alle colorazioni, tutti i possibili passaggi tra luleo-alba e luteo-fusca e quanta agli altri caratteri presi in considerazione tutte le possibili combinazioni sulle quali giudico superfluo soffermar- mi (il numero 6 presenta, inoltre, brattee ovali-lanceolate più lun- ghe della corolla e 1' A. ne fa una var. bradeata . Insomma, accanto a forme estreme più o meno ben caratterizzate, esistono nella località esplorata dal Feld tutti i possibili interme- diari una parte dei quali, dato lo stato sociale o cenobitico in cui vivono, non si può escludere traggano origine da incroci oj-e- rati dalle replicate visite degli insetti e siano, perciò, di origine allogamica. E' evidente che la ricerca deve essere avviata nel campo spe.imentale (') ed un definitivo giudizio sulla costituzione genetica del ciclo non sarà possibile formularlo che in seguito all' isolamento dei vari tipi e, perciò, con estese ricerche culturali con semi di svariate provenienze ed in primo luogo con quelli assunti da T). am- bigua di regioni dove vegeta da sola : ciò che mi riprometto di fare a momento opportuno. Qui aggiungo che il Feld richiama !' attenzione su di una forma orticola con corolla di un giallo ver- dastro assai piccola ; che il Murr (2) ha segnalato nei dintorni di Hottin"a una O. ambigua " flore purpurascente " e che il nostro ab. Porta ha distribuito della Val di Ledro (Trentino) una forma appencìiculata di questa specie contraddistinta dai lobi della corolla multidentati (3). Dall' esame da me fatto nelle collezioni avute a mia disposi- zione deduco che in Italia la entità più frequente (ed in nume- rosi distretti 1' esclusiva) corrisponde per i suoi caratteri alla ti- pica "D. ambigua e quindi, all' aculiflora del Koch. Si tratta di una pianta a fusto in generale sottile e delicato e relativamente poco peloso, a foglie più o meno angustamente lanceolate, glabre- scenli ed a corolla, per quel tanto che si può rilevare sul secco, di un giallo pallido, dilavato, pellucido. Nonostante le contrarie se- gnalazioni, assai più rara è 1' entità corrispondente alla nchroleuca Reich. e quindi alla mia D. obtusiflora (che il Bertoloni, come si disse, non conosceva per il nostro paese) e, difatti, mi sono imbattuto in pochi esemplari e non sempre del tutto tipici. (1) Con ciò non intendo sminuire l'importanza delle osservazioni del Feld: le constatazioni dello atatu quo in natura sono tutt' altro che prive di interesse ma, come in tutti i rasi similari, desse devono essere integrate ed approfondite con opportune ricerche culturali-sperimenlali che possono raggiungere risultati definitivi o quanto meno ailar){ano il campo della ricerca. (2) Murr. Farhenspielarten aus Tiro!. IV. Allgm. bot. Zeitschr.. 1905, n. IO. (3) Ne ho visti gli esemplari in alcuni degli F.rbari esaminati Ne fa cenno anche l' Huter, Hcrhar-Studien (in " Oesterr. Bot. Zeitschr. "), p. Il I (estr.). Quivi sotto il nome di ornata Porla è ricordata la corrispondente forma di D. lutea L. apparsa nelle colture della specie da me fatte nel R. Orto bot. di Padova e su cui ho altrove riferito (" ^tti R. ist. Ven. " tom. 79. p. 2\ p. 358). 28 SKUK DI FIRENZE — ADINANZA DEL 12 MARZO Fra i più istruttivi ricordo anzitutti quelli esistenti nell' Erb, gen. Padovano provenienti dalla prov. di Sondrio e precisamente dal " bosco Valdone " e da " Valle Malenco " in Valtellina. Dessi corrispondono perfettamente alla descrizione e B^ura del Reirhenbach ed agli esemplari più tipici messi in rilievo dal Feld ('). Non portano nome di raccoglitore, ma non sono alieno dal ritenere che essi siano stati raccolti e forse inviati da Giu- seppe Filippo Massara noto autore di una " Flora Valtellinese" (-). In quest* opera per il " bosco Valdone ed in altri " compare indicata la D. grandiflora Dee. (sic) in due varietà : /o///i lalis suhglabris et foliis lalinribus birsulis. Sta il fatto che nel citato Erbario si trovano anche due esemplari della prima (corrispon- denti alla vera umhigua) mescolati con due di D. purpurea che r A. ricorda come coltivata in un Orto di Lanzada e vi si con- servano pure saggi di D. lutea con la [:rovenienza di Valle Ma- lenco che è riportata in quest' opera (il carattere di questa eti- chetta è, però, diverso dai precedenti). Il bosco V'^aldone è pure ricordato dal Comolli 0) fra le località dove cresce la D. gran- diflora di cui r A. ha accuratamente posto in evidenza la vai la- bilità a tale punto che dalla diagnosi e dalle osservazioni si ricava che egli ebbe S( tt' occhio esemplari delle due entità e di forme intermedie : località ottima per controllare, re- stando in Italia, quanto il Feld ha avuto occasione di rilevare in Vestfalia ! Aggiungo che, sempre della Valtellina, altri tipici esemplari di obtusiflora ho visto nell' Erb. Centrale dei " casta- gneti fra Trezinda ed Aprici" (leg. Caruel, 8-V11I-1888). Segnalazioni parecchie delle due forme si hanno pel Trentino e per l' Alto Adige (■*) : esse, secondo 1' Heimeil, vi si trovano per lo più promiscue, ma attorno a Bressanone non cresce che una (la vera ambigua). Io vidi nell' Erb. gen. dell' Ist. bot. di Torino tipici esemplari di obtusiflora di " Rabbi dietro le Aci- dole " (leg. Heufler), meno tipici in quello Padovano di " Pejo " (leg. fr. Perini). E*, dunque, anche questo un altro settore da tener presente per approfondite ncerche in vico e per assumere semi per le apposite culture di controllo ! (1) Le foglie inferiori misurano 21 6 I '2 cm. : le mediane 12-14 5-5 ' 2 cm. e son tra le più ampie da me visle in Italia : il loro colore è verde-scuro, laddove nella ambigua è un verde-cKiaro. (2) G. F. Massara, Prodromo della Flora Valtellinese. Sondrio, 1834, p. 60. (3) G. Comolli, Flora Comense. In Pavia, voi. V (1847), p. 72 .Anche il C. cila D. purpurea come coltivata dagli erbolaj nei luoghi montuosi >ncino a Como e da essi venduta ai farmacisti. La ricorda pure Scolli (Flora medica della prov. di Como, 1872, p. 636) come coltivata nei campicelli di Brunate e Civiglio e riferisce che il farm. Ruspioi " Ann. di Chimica, 1858* asserisce che la D. proveniente dalla Germania è molto meno attiva di quella che si coltiva nel comense e dice che in una farmacopea russa si trovava espressamente ricordata la digitale di Civigiio ! (4) Lo desumo dalla recente accuratissima "Flora" di v. Dalla Torre e v. Sarnthein (voi. VI, 3. p. 282). SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 12 MARZO 29 Interessante è quanto constatai nell* Erb. Goiran. Vi si con- servano dal M. Pastello (Lessini) esemplari stenofilli di ambigua (Manganotti ; Goiran 1872 e 1891) con cassule, dove esistono, ovoideo-appuntite : del M. Pastelletto e Pastello (Goiran, 1894) sono due saggi con foglie più larghe che revocano obtusiflora, ma glabrescenti e fragili, con cassule più rigonfiate e tozze, non appun- tite, sui generis : ricordo che il Reich. aveva descritto ovoidea la cassula di D. grandiflora (= ambigua) ed oblunga quella di D. ochrolenca (= oblusiflora) e le figure riproducono bene tale carattere che va ulteriormente investigato in natura ed in coltura nei termini estremi delle due serie ed in quelli intermedi ('). Non ho visto esemplari di questa seconda delle Alpi propria- mente orientali (2) (anche il materiale raccolto dalla dott. Zenari nel Friuli occid. Alpi Clautane, è tutto di ambigua) e solo nel- r ambigua mi imbattei nei Colli Euganei O). Quanto alle Alpi occidentali, il ricco materiale conservato nel- r Erb. gen. e pedem. del R. Ist. bot. di Torino (e per avermelo posto a mia disposizione rendo qui grazie al prof. O. Matti- rolo) mi permette di affermare che anche colà ambigua e assai più comune di oblusiflora, ne gli esemplari che rappresentano questa seconda sono sempre ben caratterizzati — meno certo che quelli della Valtellina e del Tirolo — lasciando per ora impre- giudicata la questione se 1' attenuazione o mescolamento dei ca- ratteri si debba a condizioni del mezzo, od a convergenza dei due tipi o ad azione allogamica. In tesi generale dirò che le foglie non sono tanto larghe ed ottuse come nella genuina oblu- siflora, e d' altra parte corolle a lobi slargati ed ottusi che la revocano possono coincidere con individui stenofìllari (e, quindi, con alcuni degli intermedi segnalati dal Feld). Fra i più tipici ricordo gli esemplari raccolti dall' Unger-Sternberg al Col di Tenda, tra Costarigo e Fontanalba, tra Miniera e S. Dalmazzo, tra Pinetto e Sansone e lungo le sponde del Ceronda sopra Man- dria, quelli raccolti dal Belli e Ferrari lungo la valle di Gravina (A. Marittime), e finalmente quelli collezionati dal Lisa nella Valle di S. Martino, di Fenestrelle ed altrove. Neil' Erbario (1) Il Goiran (FI. Ver. Il, p. 243) scrive che "nelle piante raccolte sul Pastello le corolle anziché gialle sono variegate " e ciò accredita la tesi che colà vi cresca più di una forma del ciclo qui studiato. (2) Il Saccardo (FI. Taro, ren., p. 229 estr.) indica la var. ohtusiloha Rchb. {zzi oblusiflora) dei Collalli e presso Segusino (ex Bolzon ms.) ed alcune stazioni di questa sono segnalate dai Gortani (FI. FriuL, p. 354-55) ecc.: ma resta a vedersi se si tratta di individuali variazioni di D. ambigua, ovvero della entità che. quando bene caratterizzata e pura, apparisce essere qualche cosa di più di una semplice forma locale. (3) Si conosce di varie stazioni (cfr. la mia " FI. Padov. ", p. 493). ma io ebbi occasione di studiarla più a lungo al Colle Lispida: nella scorsa estate ebbi abbon- dante ed istruttivo materiale dei monti sopra ELste dal sig. L. Valsecchi. 30 8KDK DI FIRENZE — ADUNANZA DKL 12 MARZO Centrale ho pure visto istruttivi esemplari dei luoghi boschivi so- pra Limone raccolti dal Parlatore. In più luoghi ho fatto accenno a probabili forme ibride inter- razziali, qui aggiungo che esistono anche prodotti di incrocio in- terspecifici fra 'D. amhigua e più o meno affini entità. 11 più noto fu descritto dal Roth (') sotto il nome di ©. media e dal Per- soon (2) di D. intermedia, riconosciuto in seguito dal Bavoux, Godron, Gàrtner ecc. quale incrocio tra ambigua e lutea O). Lo ho indicato di tre località nella " Flora Analitica " (voi. li, p. 445) e qui aggiungo che desso fu osservato in sei diverse stazioni nel Canton Ticino (•*), in due a Val di Ledro nel Trentino (Monte Frat e M. Gui) (5), nel Trevigiano ad Asolo presso la cima di San Martino (Bolzon ex Saccardo (6), ma nel Trev. non fu ancora segnalata la D. lutea I), fu intravvisto dal Goiran (7) sul Baldo e sui Lessini e si è pure formato — inter parentes — nel!' alpineto dell' Orto bot. di Torino (leg. Ferrari, V-Vl-1917): è revocata dal Furrer e L»^ nga (8) in dubbio l' in- dicazione data da Anzi per la Val di Sotto (Bormio), dove non cresce che D. lutea. Ora che i confini d' Italia si sono estesi verso est — ed a giusta ragione la Flora di Fiume cade nel dominio dei botanici nostrani merita di essere rintracciato e più a fondo studiato un altro presunto prodotto di incrocio, la ©. fuscescens Walldst. et Kit. (9), indicata dagli scopritori per la Croazia e segnalata in seguito anche a Fiume ('^). Dessa fu supposta ibrida fra D. gran- diflora (=^ ambigua) e D. lanata (•'), ma ciò è da escludere poiché la seconda non cresce nelle località dove l incrocio fu trovato e d' altra parte per i caratteri che desso presenta — e che la bella tavola del Waldst. e Kit. ritraggono con fedeltà — si rivela piuttosto per un prodotto fra ambigua e levigata con le (1) Roth. Cai. boi.. Il (1800). p. 60. (2) Persoon. Syn. pi. p. 2" (1807). p. 162. (3) Cfr. Focke. Die Pflanzen-Mischlinge, 1881, p. 321. — Reichenbach (FI. germ. exc, p. 378) lo dice costante per seme, ma Bavoux presso Besangon (in " Mem. Soc. Doubs " 1854, II, p. 62) trovò tutti gli intermediari fra i due parenti ed il Godron (in "Ann. Se. Nat." 4* ser., XIX, p. 1 36 e 159) dimostrò speri- mentalmente che le forme di passaggio erano dovute a reincrocio dell' ibrido con i genitori. (4) Chenevard, Cai. pi. oasc. du Tessin, 1910, p. 424. (5) V. Dalla Torre e v. Sarnthein, op. cil., p. 283. (6) Saccardo, Flora Tarcisina renocala, 1917, p. 229. (7) Goiran, op. cit., p. 243. (8) Furrer e Longa, Flora von Bormio in " Beih. z. boi. Centralbl. " XXI 11 (1915). Abl. II. p. 81. (9) Waldslein et Kilaibel. Descr. el te. pi. rar. Hung., voi. Ili (1812). p. 304. tab. 274. (10) Cfr. Staub. A oegel. fejlód. Fiume K'órn^ékén, p. 291. (11) Bluff et Fingerhut. Comp. FI. Qerm.. ed. 2\ 1. 1 (1836). p. 399. SBDB DI lURKNZK — ADUNANZA DEL 12 MARZO 31 quali concresce. L'esemplare sotto il nome di D. fuscescens trasmes- so air Erb. Padovano dal Noè (a. 1837) dei dintorni di Fiume appartiene a D ambigua. 1 prodotti di mcrocio fra D. grandiflora e purpurea furono ri- studiati di recente dal Neilson (') ed è da augurarsi che anche i due precedenti — che sono ibridi naturali — siano riprodotti arti- ficialmente ed investigati secondo i criteri della moderna genetica. CHIOVENDA E. — ANCORA DUE PAROLE SUL MYRIOSTOMA COLIFORME IN ITALIA. Pochi giorni dopo uscita la mia noticina (2) su questo gastero- miceto interessantissimo il compianto prof. Odoardo Beccari ebbe a farmi vedere due esemplari dello stesso fungo raccolti dalla Marchesa Altoviti- Avila nel parco della sua villa a Lastra a Signa (popolo di S. Stefano a Calcinella) nel giugno 1920. I due esemplari sono di eguali dimensioni, hanno 1' endopen- dio del diametro trasverso di 5 cm., mentre l'esoperidio spianato misura tra i vertici delle lacinie opposte uno 12,5 l'altro 13 cen- timetri ; essi concordano esattamente per i loro caratteri esterni, rugosità della superfìcie dell' endoperidio, forma e distribuzione dei pori, colorito, spessore e consistenza dell' esoperidio, cogli esemplari da me raccolti a Premosello e con quello di Hollos dell' Ungheria. Le spore e il capillizio si presentano identici tanto per le dimensioni che per il colorito, e per le appendici carat- teristiche della loro superfìcie. Le spore misurano 4,5-5,4 [x di diametro comprese le appendici le quali presentandosi esat- tamente come negli esemplari di Hollos e miei di Premosello formanti intorno alla sfera centrale un' aureola dello spessore di circa ' 6 di quella pure fa ritenere che si tratti di un reticolo, e che le dette appendici non siano da ritenersi libere quantunque siano di forma papillare, ottuse cioè all' apice e perfettamente ialine. 1 filamenti del capillizio sono semplici e presentano sulla loro superficie numerose e minute granulazioni sparse. Non vi è perciò alcuna differenza sostanziale tra gli esemplari toscani e il Myriostoma coliforme. Neil' autunno passato trovandomi in Domodossola col prof. Mat- lirolo ci fu presentato dal prof. Don Luigi Zoppetti insegnante di storia naturale in quel Liceo-Ginnasio Rosmini un bellissimo esemplare di questo fungo di dimensioni simili alle suesposte, che egli aveva raccolto precedentemente a Monteossolano su d; un letamaio. (1) Neilson. Species hyhrids of Digitalii. Journ. of Genetics, II, p. 71. (2) Nuovo Giornale Bot. ita!. N. S. XXVII (1920) p. 7. 32 SBDK DI FIRBNZK — ADUNANZA DKL 12 MARZO Gli esemplari di Signa furono raccolti sopra un letto formato da foglie secche, del quale un saggio accompagnava i due esem- plari : insieme ad un tritume indecifrabile, vi si poterono rico- noscere Euonymus japonica, H^islaria sinensis, Viburnum Tinus, Weigelia sp., foglie cioè provenienti da arbusti comunemente coltivati nei parchi. Il fatto che Don Zoppetti raccolse il suo esemplare in prossimità di un letamaio, coincide con quanto io posi in rilievo per i miei esemplari di Premosello che vegetavano in un campo con abbondante stallatico non decomposto. Tutto ciò mi sembra dimostrare che il Myriostoma piuttosto che una vita simbiotica con altri vegetali, tenga un regime saprofitario, e quan- tunque io quando raccolsi i miei esemplari abbia potuto isolan- do le ife con gran cura seguire il decorso di queste fino a con- tatto delle radichette dei Polygonum che numerosi vivevano nel campo, nel quale si gremivano numerosi individui del Myriosto- ma, tuttavia persisto nel ritenere che questa concomitanza col Polygonum si debba considerare un puro caso fortuito. Gli esemplari raccolti dalla marchesa Altoviti-Avila si trovano neir erbario del conte Ugolino Martelli, e una fotografìa se ne trova neir Erbario Centrale ; 1' esemplare di Don Zoppetti si trova nella collezione di Storia Naturale del Collegio Rosmini a Domodossola. NOTULE BIBLIOGRAFICHE Bolzon P. - Flora della Provmcìa di Parma e del con- finante Appennino Tosco- Ligure- Piacentino. — Savona, 1920. (in 8°, pp. 120). - (presso l'A.). Catalano G. - Anatomia fisiologica del tessuto verde fogliare delle Graminacee (Giornale delle Scienze Natu- rali ed Economiche di Palermo, Voi. XXXII [a. 1918- 1919] pagg. 35, in 4°, con 3 fig. Palermo, 1920). L' A. dislingue nelle foglie delle Graminacee tre tipi di parenchima verde, a seconda dei caratteri delle singole cellule verdi, della struttura e posizione dei complessi isto- logici che esse costituiscono e dei prodotti della loro attività fotosinletica. Nel primo tipo, detto a strati paralleli, le cellule verdi generano per fotosintesi amido e zuc- chero (Poa, Bromus, ecc.) ; nel secondo tipo, detto a bande traversali, manca quasi affatto 1' amido (Stipa, Elyrnus, ecc.) ; nel terzo, a cilindri concentrici, la formazione di amido per fotosintesi è localizzata soltanto nelle cellule verdi situate a corona o cilindro attorno ai fasci (Zea, Andropogon, ecc.). L' A. mette in rapporto queste caratteristiche fisiologico-strutturali del parenchima assimilatore con 1' habitat biologico e con la patria d' origine delle varie specie di Graminacee, giungendo ad una interessante classificazione fìsio-biologica delle numerose tribù naturali in cui si suddivide la intera famiglia. RAFFAELLO BENI. Gerente responsabile Borgo S. Ljorenzo - Tip. Mazzocchi. AUG 921. Aprile. N. 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Chiovenda E. — Selaginella nuova inquilina della flora italiana . . Pag. 34 Massalongo C. — intorno alla Leucocystis celiarla Schroet. recentemente segnalata nel Veronese » 37 Pampanini R. — L' Opunlia Ficus-indica Mill. avventizia nei dintorni di Firenze (Proc. verb.) » 33 Zodda G. — Brevi notizie sulle Briofite dell* isola di Rodi .... » 38 Addenda et emendanda ad Fioranti italicam » 39 Notule bibliografiche » 40 Notizie » 40 SEDE DI FIRENZE Adunanza del 9 Aprile 1921. Presiede il Presidente N. Passerini. Af>erta la seduta, sono proclamati a nuovi soci: Dott. Guido Pietro Figini, di Modena. Prof. Giovanna Menz, di Trieste. Indi il Segretario Pampanini presenta alcune " pale " e numerosi frutti maturi di Opunlia Ficus-indica Mill., che, il 27 marzo u. s., egli incontrò inselvatichita sul M. Rinaldi, non lungi da Firenze, abbondante ed anche in esemplari di grandi di- mensioni, sul ripido pendio sopra la ferrovia allo sbocco meridionale del tunnel. Rimar- chevole la presenza dei frutti frequenti e maturi. L' O. Ficus-indica in Toscana finora era segnalata come inselvatichita di S. Giuliano (Pisa), della maremma di Orbelello e delle isole di Capraia e del Giglio. Poi riassume le note seguenti: 34 SEDE DI FIUKNZK — ADUNANZA UKl. 0 APRILE CHIOVENDA E. — SELAGINELLA NUOVA IN- QUILINA DELLA FLORA ITALIANA. Rivedendo il mio erbario, rinvenni sotto il nome di S. denti- culaia Sping. esemplari appartenenti invece alla S. Kraussiana (Kunze) A. Br. che io raccolsi il 28 settembre 1890 in una escursione botanica fatta al monte Ermetta sopra Savona, discen- dendo a Sassello e con ritorno al luogo di partenza attraverso il valico dei Giovi. Il cartellino oltre il nome indicato porta sol- tanto r indicazione: ^In collinis circa Sassello in provincia Statiel- lensi 28-IX-1890. E noto che la S. Kraussiana originaria delle isole di Madera e delle Azorre e dell' Africa meridionale fu introdotta nei giardini circa il 1810 e in Italia già prima del 1812 era coltivata nel giardino botanico di Ferrara ('). E' interessante però il constatare che fin dal 1813 Sello ebbe a raccogliere la stessa specie sul monte Etna. Il Milde (2), che è quegli che diede la notizia di un tal ritrovamento, aggiunge tra parentesi " Locus (ìuhius ! ", ma riflettendo al fatto che il Sello raccolse sul- r Etna probabilmente insieme con questa specie anche la vera S. denticulala 0) mi nasce il sospetto che la località indicata non abbia nulla di dubbio. Ciò mi fece sorgere il dubbio che i raccoglitori della S. denticulala (specie come è noto prettamente mediteiranea, che spinge la sua area di distribuzione fino alle isole Canarie) abbiano potuto comprendere le due specie nelle loro raccolte. L* ispezione negli erbarii mi diede, in minima parte è vero, ragione. Neil* erbario Webb trovai un esemplare di Selaginella proveniente dall' erbario Desfontaines col cartellino : " L. denli- culalum L. environs de Tunis ". Esso è formato di due cespu- glietti uno di 5. denticulala var. plalyslachya Hieron. puro, il secondo di due rametti di questa varietà e di due della S. Kraus- siana. Neil' erbario di Torino sotto 5. denticulala sta un esem- plare della Flora Gallica Exsiccata di Gandoger n. 930 coli' in- dicazione : " prope Cannes (Var) ad rupes 8 Aug 1875 ", pure di S. Kraussiana. Estendendo le ricerche anche alle altre specie italiane, rinvenni con somma mia meraviglia la S. Kraussiana fusa insieme con la S. heloetica della Flora Italica exsiccata n. 501. E' noto che nell' Erbario Centrale fiorentino si trovano deposi- tati gli esemplari fondamentali di questa essiccata con i cartellini autografi dei raccoglitori. Questo porta oltre la denominazione (1) Campana Ant.: Calalogus planlarum Horti botanici regii Lycei Ferrariensis. [Ferrarioe Typis Cajetani Brixiani anno 1812.] p. 17. (2) Mildc I.: Filices Europa el Allantidis Asia minoris et Sibiiia. Lipsiae 1867. p. 272. (3) Milde I.: /. e. p. 266. 8KDK DI l'IREXZB — ADUNANZA DEL 9 APRILB 35 suddetta questa indicazione : " Pascoli rocciosi della regione mon- tana, nei pressi di Franciscio sopra Campodolcino (prov. di Son- drio) a 1300 m. s. m. agosto-settembre 1904. leg, G. B. Tra- verso ". L'esemplare ricco, è formato per circa metà di S. hel- Vetica in piena fioritura, pel rimanente di 5. k.TaujSÌana sterile I questa miscela ho constatato anche negli esemplari di questa conservati presso gli erbarii di Torino e del Comm. S. Som- mier. Neil' erbario di G. A. Pasquale conservato all' Orto Bo- tanico di Napoli vi è un esemplare proveniente da " Gragnano alla Forma nelle pietre " e determinato per L\)copodium denti- culata (sic) formato di due saggi di 5. dcnticulata e uno di S. k^aussiana ('). Sulla entità specifica di questi esemplari non credo vi possa essere alcun dubbio ; tuttavia essi sono alquanto differenti dai numerosi esemplari che ho veduti, dell'Africa australe leg. Krau- se, esemplari autoptici !, delle isole Canarie, Azore, di numerosi giardini ed orti botanici, oltre il materiale vivente qui nelT orto dei Semplici ; non sono però differenze tali da infirmare a mio giudizio la determinazione che ho fatta. Le differenze concernono, a dirla in una parola, in una rilevante gracilità di tutte le parti della pianta. 11 caule primario strisciante ha in basso una larghezza di mm. 0.75, ai nodi è manifestamente articolato, è dotato di due stele filiformi assai più tenui che nelle forme tipiche ; le foglie laterali sono ovato-lanceolate, lunghe 3-3.25 mm., larghe 1-1,2 mm., attenuato-acute all'apice, coi margini brevissimam. ciliolati, con peli unicellulari, l'anteriore per tutta la lunghezza, il posteriore nella metà o nei due terzi superiori, quello piuttosto largam. incurvato, que- sto quasi rettilineo, alla base rotondate, o lievissimamente cordate ; sono quasi diafane, le superiori sono lanceolate lunghe 1,5 mm., larghe 0.6 mm. all' apice insensibilmente acuminate, alla base cordate, coli' orecchietta esterna più pronunciata dell' interna, i margini sono ambedue ciliolati di minuti peli unicellulari. Di fiore non vi è la menoma traccia. Queste differenze non è impro- babile si debbano attribuire alla natura climatica del luogo (2) (1) P. A. Saccardo (Cronologia delle piante da giardino e da campo coltivate in Italia. — Estratto dal Bullettino ufficiale dell" Associazione Orticola Professionale Italiana, Sanremo 1917 p. 39) scrive della 5. l^raussiana: "Coltivala da parecchi decenni e forse scambiata colle Sei. denliculala e Sei. heloetica. Naturalizzala qua e là nei giardini, p. es. a Padova nel 1896". (2) Non posso fare a meno di elevare qualche dubbio circa la provenienza di questi esemplari di 5. I^rauniana uniti a quelli della 5. hehetica, perchè mentre il cartellino autografo porta 1' indicazione che ho trascritta di sopra, quello a stampa dice invece: " Prov. di Sondrio, in rupibus herbosi» et proxfmis muris propc Franciscio supra Campodolcino, alt. 1400-1600 m. solo siliceo 20 Aug. 1905. G. B. Traverso " e r esemplare Fiorentino porta poi ancora un terzo carlellmo in lapis di pugno del prof. Beguinot che dice: "Selaginella helvetica" Spring. Da completare gli esemplari del 7 raverso I ", con che furon completati questi esemplari ? io temo siano stali com- 36 SKDK DI FIUKNZR — ADUNANZA DKL 9 Al'RILK in cui la pianta vegetava, dipendente dalla sua elevazione. Sa- rebbe perciò molto interessante che gli studiosi che avessero agio di farlo, ne seguissero lo sviluppo, poiché se la pianta compisse il suo ciclo annuale sporificando, è probabile che ci si trovereb- be innanzi ad un caso interessantissimo di mutazione. Ma se il suo ciclo di sviluppo annuale non si compiesse e la pianta do- vesse rimanere sempre sterile, credo che rapidamente scom- parirebbe. Esaminando gli esemplari mdeterminati o di dubbia collocazione esistenti presso 1' Erbario Centrale Italiano, ho trovato un esem- plare di Selaginella raccolto in Liguria dal Figari munito di questo cartellino : " Erb. Figari. Lycop. ornithopodioides Alti apenini Ligori maggio Figari Bey ". Questo esemplare è senza alcun dubbio di S. obtusa (Desv.) Spring. Il cartellino porta scritto di pugno del Figari solo la indicazione della località ; la denominazione è di calligrafia assai differente. Se si tien conto che questa specie non era in coltivazione neppure negli orti bo- tanici quando il Figari erborizzava in Liguria (') e che nell'esem- plare vi è intricato un piccolo frammento di Lycopodium cernuum, io ne dedurrei la sicurezza che per una inavvertenza egli appose la delta località ligure ad esemplare proveniente dalle isole o Borbone o Maurizio ove questa specie è autoctona. La S. kraussiana e pianta dotala di una straordinaria vitalità, in modo che basta depositare un frammento della fronda sul terreno, perchè immantinenti attecchisca e continui a germoglia- re (2), la sua spontaneizzazione è perciò cosa assai facile. Ascherson e Graebener (3) l' indicano come crescente spontaneamente nelle stufe di Bolzano. pletati precisamente con gli esemplari della S. k''(iussiana, presi forse nell' Orto botanico di Padova, ove come dice il prof. Saccardo questa specie nasce spontanea, confusa con le S. denticulala ed heloetica. ( 1 ) Il Figari è certo che erborizzò in Liguria solo negli anni che precedettero la «uà partenza per 1' Egitto. Il prof. Stefanini (Antonio Figari. — Gli Scienziati Italiani. Roma, Dott. Attilio Nardecchia, Voi. I. Parte I (1921) —^ scrive: Sul finire del 1824 fu invitato a dirigere una farmacia in Alessandria d' Egitto. Chiese allora ed ottenne di essere ammesso in anticipo agli esami di farmaceutica e di materia medica e, conse- guita brillantemente la patente, s'imbarcò nel 1825 per Alessandria". In patria il Figari non tornò che nel 1866 ed è cosa certa che dopo d'allora non vi erborizzò più. (2) Rei-Pailhade: Les SelaginelUs de France. Paris 1899 p. 29. (3) Ascherson u. Graebner: Sy^nopsis der Milteleurop. FI., Zv^reite Auflage I (1912) 242. SKDK DI FIRKNZK — ADUNANZA DKL 9 APKILK 37 MASSALONGO C. — INTORNO ALLA LEUCO- CYSTIS CELLA RI S SCHROET. RECENTEMENTE SEGNALATA NEL VERONESE. Air origine della vallata di Tregnago, prov. di Verona, e pre- cisamente non lungi dal luogo chiamato Revolto, molti anni or sono si costruiva, sotto la direzione dell' allora ispettore forestale A. Bor- ghetti, una briglia, allo scopo di rallentare l' impetuosa discesa dell'acqua di quel torrente, che, quando era in piena, seriamente minacciava i boschi sottostanti, mettendo ancora in pericolo il pae- setto di Giazza. Dopo quella costruzione il Borghetti veniva trasferito ad Avel- lino e poscia a Brescia, e poiché desiderava di rivedere dopo tanto tempo i luoghi del veronese ove aveva esplicata la sua attività di forestale, nel settembre dello scorso anno, recatosi in quei luoghi trovava la superfìcie di detta briglia, essendo in questo mese r acqua ridotta sul letto del torrente ad un sottile velo, rico- perta da uno strato gelatinoso di color biancastro ed in forma di groviglio, il quale però ai lati pressoché asciutti della briglia acquistava consistenza d'una crosta più o meno coriacea. Sorpreso dallo strano fenomeno e sospettando che quell'insolito rivestimento fosse di natura vegetale, me ne faceva avere alcuni saggi affinchè gli sapessi dire eventualmente di che cosa si trattava. In seguito alle mie indagini al riguardo, ho potuto constatare che tali saggi erano da riferirsi ad una specie di batteiiacea a zooglea, e preci- samente alla Leucocystis cellaris dello Schrceter, la quale secondo questo autore " bildet Schleimiiberzuge die ganze Wànde weithin bedecken, in feuchten Kellern und Bergwerken" ('). Ho voluto però sentire ancora il parere di persone competenti in materia e perciò mi rivolsi agli egregi colleghi prof. G. B. De Toni e dott. A. Forti, i quali studiati gli esemplari messi a loro disposizione, con mio soddisfacimento, confermarono la determinazione da me fatta. Intorno alla autonomia di questa batteriacea va ricordato che il prof. N. Ville, l'illustre algologo di Cristiania, ritiene la Leu- cocystis cellaris Schroet. (synon. Erebonema hircyniciim Kutzing) una forma di alga decolorata del gruppo delle Pleurococcaceae (Clorofìcee). Poiché oltre che per il veronese, è assai probabile che questo schizofìta finora non sia stato segnalato nella flora di altri luoghi d' Italia, ho creduto opportuno, di farne, a mezzo di questa noterella, un breve cenno. (I) Schroeter /. in Krypt. FI Schlesien «die Filze » voi. I, p. 153. Bre»lau. 1885. 38 SEDE DI FIRKNZB — ADUNANZA DKL 9 Al'RlLK ZODDA G. - BREVI NOTIZIE SULLE BRIOFITE DELL'ISOLA DI RODI. Dal 1913, anno in cui furono pubblicate le prime notizie sulle briofite dell' isola di Rodi ('), nulla più sullo stesso argomento è stato pubblicato. Nell'inverno del 1919, essendosi recato in quell'isola per ra- gioni di servizio il tenente Abele Nicotra, lo incaricai di racco- gliere quel che avesse potuto di tali piante, e lo scarso mate- riale raccolto, da me studiato in questi giorni, forma oggetto della presente breve nota. Esso appartiene totalmente alla zona marittima, essendo stato raccolto dentro la stessa città di Rodi e sul monte Smith, poco distante da essa. Tutte le specie fanno parte della flora mediter- ranea senza eccezione e sono state raccolte dal 22 al 24 feb- braio 1919. Delle 18 specie, qui elencate, 13 risultano nuove per r isola e perciò le conoscenze attuali portano a 56 il numero delle briofite di Rodi e precisamente 49 muschi e 7 epatiche. MUSCHI \. Gymnostomum calcareum Br. germ. var. tenellum Schp. Sulle mura di Rodi ; con molti frutti. Nuovo per l' isola. 2. Fissidens pusillus Wils. Sulle mura di Rodi ; anch' esso con frutti. 3. Tortala muralis (L.) Hedw. Con frutti : sulle mura di Rodi. Nuova per l' isola. Alcuni esemplari hanno 1' acume fogliare gialliccio alla base, ma per gli altri caratteri non può confondersi colla prossima T. sstiva. 4. 'Tjortula aeslica Brid. Sulle mura di Rodi. Nuova per l' isola. Un solo esemplare fertile in un cespuglietto di Br^um murale. 5. 'tortala Solmsii Schp. Sulle mura di Rodi. Nuova per 1* isola. Esemplari fertili ma sporadici in mezzo a cespuglietti di T. muralis e di ^r^um murale. 6. Tortala cunei/olia Dicks. Esemplari fertili consociali a Bryum murale e T. muralis. Nuova per l' isola. 7. Timmiella Barbuta (Schwàgr) Limpr. Con frutti, sul monte Smith a circa 100 m. sul mare. Conso- ciata a Did^niodon rigidulus. (1) Negri- Conlrib. alla Briologia dell' isola di Rodi in "Annali di botanica", voi. XII. pag. 69-77. SRDK DI FIRFNZfa — ADUNANZA DEL i> APRILE 39 8. Didymodon rigidulus Hedw. Esemplari sterili sul m. Smith, commisti alle specie precedente. Nuovo per l' isola. 9. Entoslhodon curvisetus (Schwàgr) C. Miill. Esemplari con frutti sulle mura di Rodi e sul m. Smith. Nuovo per r isola. 10. Entoslhodon pallescens Jur. Esemplari con frutti, spesso commisti a Qymnosiomum calca- reum v. tenellum e a Bryum murale. Nuovo per 1' isola. I I . Funaria mediterranea Lindb. Con frutti sulle mura di Rodi, consociata a Bryum murale, e sul m. Smith. 12. ^ryum Donianum Grev. Esemplare sterile consociato a Timmiella Barbala sul m. Smith a circa 100 m. sul mare. 13. Bryum murale Wils. Sulle mura di Rodi consociata a 7". muralis, Funaria mediter- ranea ecc. Esemplari fertili. 14. Scleropodium lUecp.hrum (Vaili.) Schwàgr. Esemplare sterile consociato a Timmiella Barbuta sul m. Smith. EPATICHE 15. Reboulia hemisphaerica Raddi. Esemplari sterili sul m. Smith a circa 100 m. sul mare, con- sociati a (entoslhodon cur\}isetus. Nuova per 1' isola. 16. Grimaldia dtchotoma Raddi. Esemplari sterili sul m. Smith, consociati a Funaria mediter- ranea. Nuova per 1' isola. 17. '^argionia hypophylla L. Esemplari fertili sulle mura di Rodi commisti a Entoslhodon curcisetus. Nuova per 1' isola 18. Fossomhronia pusilla Du M. Esemplari con frutti già aperti ; sulle mura di Rodi consociata alla specie precedente. Anche essa nuova per 1' isola. Napoli, marzo 1921. ADDENDA KT EMENDANDA AD FF.ORAM ITA LIO AM Meum Mutellina Gaertn. var. pachypleurifolium (Beauverd, loc. cit.) — Cenisio, prati a nord del lago e verso 1' Ospizio - legi Vili. 1900 e 1909. Meum Mutellina Gaertn. var. pseudo-Silaus (Beauverd) var. nov. " folla basalia segmentibus secundanis valde elogantis (__ 20-30 mm.) laciniis simplicibus vel basi profunde trifìdis, anguste spa- thulato-linearibus (^ 10-20 ^4-1 mm.), apice setaceo-mucro- 40 SKDK IH IIRKNZB — ADUNANZA DEI- i) A'RILB nulatis; adspectus Silausis pratensis foliorutn ". — Cenisio, pra- terie delle rive nord del lago - legi Vili, 1900. NOTA. - Le diagnosi di queste due nuove varietà sono ancora inedite essendomi solo state comunicale con lettera del 26-X1I-I919 del Beauverd stesso, al quale si deve pure la determinazione delle altre entità. Faccio notare che Beauverd subordina il Meum aJoniJi/olium Gay al Ligusiicum Mutellina Crantz, e distingue questo in due sottosjjecie : I") Subsp. Mutellina con le var. laclisectum, angusliseclum, ambi- guum ; 2") Subsp. aJonidifolium con le var. pachypìeurifolium, aJonìdifolium, pteudo-silaui. (Bull. Soc. Boi. de Genève, Z.me Serie, 111 voi., 1911), ma io ho creduto bene di mantenere ancora la sistemazione adottala nella Flora analitica di Italia di A. Fiori e G. Paoletti. Noto ancora che qui ho riportato solo le forme più caratteristiche fra le molte raccolte e che ncn fossero ancora indicate del Cenisio. Linaria supina Desf. f. anadena F. Vignolo- Lutati, P nov. " Infiorescenza e porzione superiore dei rami fioriferi senza ghian- dole ". — Cenisio, pendii del M. Froid prospicienti il lago, fra i detriti rocciosi - legi Vili. 1912-1914. F. Vignolo-Lutati. NOTULK BIBr^IOGRAFICHE Béguinot A. - Ricerche intorno al polimorfismo della Stellaria media (L.) Cir. in rapporto alle sue condizioni di esistenza. Studio monografico. Parte 3^, in 8°, pp. 1 96 e 7 tavole. Padova-Ferrara, 1 920-2 ! . Le prime due parti (Bibliografia e Sistematica) videro la luce nel " Nuovo Giorn. Boi. Ital. " del 1910: la terza, dedicata ad uno studio approfondito del polimorfismo e specialmente della variazione dell* androceo studiata anche dal punto di vista biome- trico, comparve testé a cura ed a spese dell' A. Fiori A. e Béguinot A. - Scheda ad Floram italicam exsiccatam. Fase. XIV (Cent. XXV -XXVI). Sanca- sciano (Val di Pesa). 1921. (in 8°, pp. 176-244). Contiene le schede relative alle Cent. XXV'-XXVI*, più numerosi duplicati e due decadi della " Xylotomotheca " curata dal Fiori. Sono forme nuove o nuove combinazioni: Silene angusl. (Mill.) Guss. subsp. alpina (Lam.) var. stenophfjUa Bég.; S. "Uese/s^i/i (Jank.) Bég.; Cuscuta subulata Tin. var. augustissima (Engelm.) Bég. ; Solarium ochroleucum Bast. var. subintegrìfolium Bég. ; S. minialum Bernh. var. villosior Bég. ; Slach\)s recto L. for. psammophila Fiori e var. lineari/olia (Pamp.) Fiori; Satureia auaveolens var. acirtoiJen (Ten.) Lac; Senecio samnitum Huet for. glabratus (Ten.) Fiori; Sonchus oleraceus L. em. var. subpinnalifidus (Guss.) Zen.; S. asper Hill. var. leois (Wallr.) Zen. NOTIZIA Il 30 decembre 1919 morì a Ginevra P. Chenevard, all'età di 60 anni. Il suo Erbario, nel quale figurano le piante da lui raccolte nel Canton Ticino e nelle Alpi Bergamasche, è intercalato nell' Erbario Delessert (Ginevra). ooo La Prof. Eva Mameli, libera docente di Botanica generale nell' Università di Pavia, è slata nominata Capo del Dipartimento di Botanica della Stazione speri- mentale agronomica della Repubblica di Cuba (Santiago de las Vegas). RAFFAELLO BENI. Gerente responsabile Bonto S. Lorenzo - Tip. Mazzocchi. 1921. Maggio. N. 5. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Mattirolo O. — Scleroderma (Phlyctospora) fuscum (Corda) Fischer in Italia Pag. 42 Pampanini R. — Alcune piante critiche della Grenaica » 43 1) » — \J Arislolochia aliitsima Desi, avventizia a Firenze (Proc. verb.) » 4J Provasi T. — Ancora sulla presenza dell' Opantia Ficus-indica Mill. nella Valle del Mugnone (Proc. verb.) » 41 Zodda G. — Cenni «ulle Briofite forlivesi » 49 SEDE DI FIRENZE Adunanza dei 14 Maggio 1921. Presiede il Presidente N. Passerini. Aperta la seduta, è proclamalo a nuovo socio: Contessa Luisa Capponi, di Firenze. Indi il Dott. Provasi comunica che il 10 Aprile u. s. incontrò 1' Opuntia Ficus- indica avventizia nella valle del Mugnone più a nord della località indicata dal Prof. Pampanini, e precisamente all' altezza dell' imbocco sud della seconda galleria ferroviaria verso lo sbocco della valle nel Piano del Mugnone ; ma gli esemplari non erano m buone condizioni essendo quasi sepolti dai detriti delle cave e da quelli di una strada soprastante in costruzione. Il Segretario Pampanini comunica di aver osservato abbondante e vigorosa in una siepe a Montughi la Arislolochia altissima Desf., la quale nelle stesse condizioni è avventizia da qualche decennio anche nel Giardino dei Semplici (Orlo Botanico) dove fruttifica regolarmente. Poi riassume le note seguenti : 42 8KUE DI FIRENZE — ADUNANZA DEH. 14 MAGGIO MATTIROLO O. — SCLERODERMA (PHLYCTO- SPORA) EUSCUM (CORDA) FISCHER, IN ITALIA. Lo Scleroderma (Phlyctospora) fuscum (C^rda) Fischer, inte- ressante Sclerodermatacea ipogea, che io rinvenni la prima volta in Italia e pubblicai neil' anno 1903, (') (avendola ritrovata fra materiali indeterminati, raccolti nell'anno 1859 da Vincenzo Ce- sati a San Giovanni di Biella), mi si è rivelata oggi di due nuove località italiane. Lra raccolse il compianto amico P. Baccarini nella pineta della Romola (Firenze), il 16 novembre 1904; ed il Rev. G. Bionda a Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo (Domodossola, No- vara), 27 luglio 1918. Le osservazioni che in occasione delle determinazioni ho po- tuto fare, vengono in appoggio alle idee di E. Fischer (^) e segna- tamente a quelle di Retri ; (^) e che la Phlyctospora di Corda non sia da considerarsi altro che uno Scleroderma ipogeo, risulta dalle seguenti considerazioni : 1 . II peridio della Phlyclospora, indeiscente, formato da un solo strato fibroso, equivale a quello delle specie del Gen. Scle- roderma. 2. La Gleba presenta camere completamente ripiene di Spore, e di Ife sterili e fertili, come è carattere di tutti gli Sclerodermi ; ne esse presentano agli orli dentellature ed introflessioni come nel vicino genere ^eo-saccardia Matt. ("*) che ha le camerette imeniali come marmorate. 3. Le Spore, come negli Sclerodermi, presentano il solito rivestimento di Ife ramifìcantisi dai basidii e dalle Ife sterili, se- condo quanto ha descritto Gunther Back ; (5) solo che nella Phlyctospora tale rivestimento rimane, anche nelle Spore mature, aderente all' episporio, attorno al quale, come bene osserva il Petri, viene a costituire una specie di rivestimento gelatinoso iali- no dovuto alla gelificazione delle pareti delle singole ife. Le Spore della Phlyctospora si assomigliano quindi a quelle, in specie, dello Scleroderma vulgare, e meglio ancora a quelle dello Scler. ambiguum, (la interessante specie scoperta dal Petri (1) Mattirolo O., I fanghi Ipogei italiani raccolti da Beccati, Cai Jesi, Care- stia, Cesati e "P. y?. Saccardo. (Mem. Acc. delle Scienze di Torino, Serie II, Voi. LUI. 1903, pag. 364). (2) Fischer E., "Plectobasidinea (in Engler Pflanzenfamilien, 1° Abth p. 376). (3) Petri L., Gasterales (Flora italica cryptogama, p. 99). (4) Mattirolo O., Neo-Saccardia Matt. nuova Sclerodermatacea ipogea (Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino), 1921. (5) Beck G., IJeber dii Sporenbildung der Galtung Phlyctospora (Bericht. d. Deut». Boi. Gesell.. Band VII. Berlin 1889. pag. 212). SKDE Lil FiRl'.NZK — ADUNANZA L)EL 14 MAGGIO 43 fra le reliquie vittadiniane possedute dall' Orlo botanico di To- lino) ; avvicinandosi a quelle dei Leucogasler, nei quali il rive- stimento gelatinoso della Spora si fa completo e chiude la Spora col suo Episporio ruguloso-reticolato in una vera capsula gela- tinosa. 4. La presenza di ife sterili avvolgenti le spore è un feno- meno costante in tutti gli Sclerodermi ; soltanto che nella Phlyc- tospora, rome nelle Scler. cuìgare, esse rimangono aderenti alle spore, anche quando sono mature e non si gelificano. Nella Phl\)c- tospora il rivestimento è più evidente che nello Scler. vulgare ; ma questa differenza, come osserva Petri, è differenza di grado più che di sostanza e non potrebbe quindi questo carattere essere invocato per dare ragione della indipendenza del genere T-^A/yc- tospora. 5. Le uniche differenze fra lo Scler. vulgare e lo Scler. fu- scum, ('Phlyclospora fusca) sarebbero soltanto quelle che si pos- sono desumere sia dall' habital ipogeo, sia dalla colorazione del Peridio, sia infine dai caratteri delle asperità dell' Episporio, che nello Scler. vulgare formano sulla spora un reticolo quasi com- pleto a maglie strette ; mentre nello Scler. fuscum le creste sono meno numerose e le maglie più ampie. 6. I diametri delle spore sono alquanto maggiori nello Scler. fuscum, dove misurano da 1 2 a 15 micron ; mentre nello Scler. vulgare appena raggiungono 1 0 a 12 micr. Conchiudendo, io mi credo in diritto, contrariamente a quanto stima il sig. Hollos ('), di negare l'autonomia al Genere di Corda, come consigliano Ed. Fischer e Lionello Petri. Lo Scleroderma fuscum (Corda) Fischer, che fu finora osser- vato in Europa, e quivi nel Portogallo, Francia, Boemia, Mora- via, Russia, Transilvania..., è dunque specie propria anche della Flora italiana, come risulta dagli esemplari raccolti dal Cesati, dal Baccarini, dal Rev. Bionda e da me determinati. Torino, R. Orto Botanico (Valentino), 1 Maggio 1921. PAMPANINI R. — ALCUNE PIANTE CRITICHE DELLA CIRENAICA. Grazie alla cortesia del Prof. O. Penzig, Direttore del Regio Istituto Botanico di Genova, mi fu possibile esaminare alcune delle piante che nel 1817 Delia-Cella aveva raccolto \n Cirenaica, autotipi, come è noto, del " Florae libycae specimen " di Viviani. Così ho potuto identificare queste piante, che dalla letteratura non risultavano essere state più incontrate in Cirenaica. Per alcune (I) Hollos L., Die Qaileromycetea Ungarn. Leipzig. 1904, pag. 26. 44 8KDK DI FIRKNZK — ADUNANZA DF.L 14 MAGGIO di esse ho riconosciuta errata la determinazione, ciò che spiega la loro irreperibiHtà. I. — Pituranlbus denudalus Viv. (vidi specim. or.) ^ P. chlo- ranlhus Schinz in sched. Hb. Viviani 22-1 1 -1890 (non Benth. et Hook). = P. tortuosus Benth. et Hook. Cosson avvicinò il P. denudaius dapprima al 9-*. scoparius, e poi, in seguito all' esame dell* autotipo, al P. chloranthus, pur sempre considerandolo specie autonoma ('). Schinz poi (in sched.) attribuì 1' esemplare del Delia-Cella esplicitamente al P. chlo- ranthus. Invece, a mio parere, esso si riferisce al P. tortuosus, e precisamente ad un individuo a fusti meno contorti del solito, e ad internodi, peduncoli delle ombrelle e raggi di queste più allun- gati e robusti. Probabilmente, a quanto è possibile riconoscere dal suo stato frammentario, si tratta del P. tortuosus var. rigidior (DC. sub Deverra) (" Caule ramosissimo rigido " : DC, Prodr., voi. IV, p. 144). Il P. tortuosus e V unica specie del genere finora osservata in Cirenaica : a Derna, a Tolmetta, e, frequente, nella regione di Bengasi (2). II. — Coris morìspeliensis Viv. (non L.) (vidi specim. or.) ; Coss. ; Dur. et Barr. = C. monspelìensis L. var. syrtica Murb. E la varietà caratterizzata dalle foglie densamente glandulose, e, quelle superiori, tutte inermi. Non è precisato se l' esemplare provenga dalla Cirenaica o dalla Tripolitania, mentre Viviani indica la pianta di ambedue le regioni. Dopo il Delia-Cella la pianta fu raccolta in Libia solo in questi ultimi anni nei dintorni di Nalut (Tripolitania) : la var. australis Batt. da Trotter, ed una forma (f. dentata Pamp.) della var. syrtica da Antonetti 0). III. — yJntirrhinum laxiflorum Willd. var. angustifolium Viv. (vidi specim. or.) = Lìnaria laxiflora Coss. (non Desf.) = L. laxiflora var. angusti/olia Dur. et Barr. = L. Halava var. cirenaica Pamp. (1919) = L. Haelava Chav. var. angu- stifolia (Viv.) Pamp. Cosson nella sua revisione dell' erbario Viviani non tenne con- (1) Cosson E. in "Bull. Soc. bot. France ", voi. 11 (1855). p. 250; voi. Xll (1865), p. 277 e p. 281; voi. XXII (1875), p. 47. (2) Durand E. et Barratte G., Flora tibyca prodromus, p. 105. — Bégui- i-.ot A. e Vaccari A. in "Ann. di Bot.", voi. Xll. p. 109; Contrib. fi. LA., p. 51. — Zanon V. in " Arch. di Farmacol. ". voi. VI (1917). p. 267. — Pam- panini R., in "Nuovo Giornale bot. it. ", n. s., voi. XXIII [l916|, p. 279; voi. XXIV 11917], p. 143. (3) Trotter A. in "Nuovo Giornale bot. it." n. s.. voi. XX (1915), p. 346. — Pampanini R. in "Bull. Soc. bot. il.", 1920. p. 18. SKDK L)I l'IUKNZK — ADUNANZA DKL 14 MAtiGlO 45 to di questa varietà, e così neppure più lardi nella sua enume- razione delle piante note della Cirenaica e della Tripolitania dove cita solo la Linaria laxìjlora della Cirenaica daoli esemplari di Delia-Cella e di Rohlfs ('). Secondo Durand e Barratte, Ascher- son vide 1' esemplare di Delia-Cella ed accolse l' interpetrazione di Viviani mentre attribuì quello di Rohlfs alla L. Haelava (^). Invece è per me evidente che anche la pianta di Delia-Cella si riferisce al ciclo della L. HaelaOa, e precisamente a quella varietà che, col nome di var. cyrenaica, nel 1919 distinsi dal tipo per la glabrescenza, i peduncoli più lunghi e le corolle assai più grandi. Riconobbi allora che a questa varietà si riferi- vano non solo gli esemplari che nel 1918 Zanon aveva raccolto a Bengasi, ma anche quelli che nella stessa località aveva rac- colto Ruhmer nel 1883, e che avevo visto negli Erbari di Fi- renze 0). Gli individui dell' esemplare di Delia-Cella sono assai più esili di quelli di Ruhmer e di Zanon, verosimilmente per cause ambientali, e non hanno così spiccato il carattere delle maggiori dimensioni delle corolle. Inoltre, a differenza di quelli, hanno i calici non completamente glabri, ma sono sparsi di qualche pelo, ciò che li avvicina di più alla L. Haelava tipica nella quale i calici sono irsuti. Coruspondono poi chiaramente a questa per i lobi del labbro superiore della corolla più o meno nettamente troncati, mentre nella L. laxiflora sono ovati. IV. — Lonicera cyrenaica Viv. (vidi specim. or.) = L. etrusco var. Roeseri (Heldr.) Boiss. ; Pamp. (1918)= L. etrusco var. glabra Nicotra (1883) ="- L. etrusca Savi var. cyrenaica (Viv.) Pamp. E' la forma caratteristica per le foglie completamente glabre anche sulla pagina inferiore, raccolta fra Merg e Tolmetta nel 1917 anche da De Horatiis ('*). V. — Staehelma Chamaepeuce Viv. (non L.) (vidi specim. or.) = Chamaepeuce mulica DC. (p. min. p. non descr. sed quoad syn. Viv.); Coss. ; Dur. et Barr. = Serratula Chamaepeuce Ber- tol., p. p. quoad pi. cyren. — Cirsium Chamaepeuce Ten. (sensu ampi.) var. gnaphalioides (Cir.) Pamp. De Candolle riferì, con errore evidente, la pianta descritta da Viviani alla propria Chamaepeuce mulica, ed è curioso che Cos- son abbia accettato tale identificazione pur avendo avuto sotto occhio anche l' esemplare autotipo. Interessante pure è 1' opinione (1) Cosson E. in "Bull. Soc. boi. France ". voi. XII (I8Ó5) p. 279; voi. XII (1875). p. 49. (2) Durand E. et Barratte G,, op. e, p. 180. (3) PampaniniR. in " Nuovo Giornale boi. it. ". n. ».. voi. XXVI (1919). p. 2 16. (4) Pampanini R. in "Bull. Soc. bot. it.", 1918, p. 16. 46 SKDK DI riRRNZE — ADUNANZA DEL 14 MAOGIO di Beitoloni il quale, in seguito all'esame di un esemplare della pianta della Cirenaica avuto dal Viviani stesso " qui eam descripsit et figura exacta repraesentavit in FI. Libyc. specim. ", non esitò a dirla diversa dal Cnicus ( Cham&peuce) gnaphalioides. Quale carattere distintivo essenziale fra le Chamaepeuce mulica e gnaphalioides De Candolle indica in modo esplicito le spi- nole alla base delle foglie superiori : mancanti nella Ch. mutica C axillis nudis "), presenti invece nella Ch. gnaphalioides ("axillis foliorum superiorum bispinulosis "). E Viviani descrive la pianta di Delia-Cella con le foglie " utrinque lacinula una alteiave mu- cronata aucta ", mentre nella figura che ne diede fa ben ri- saltare, esagerandolo anzi, questo carattere, evidentissimo, infatti, suir autotipo ('). Questo delle spinule fogliari e difatti 1' unico carattere diffe- renziale fra le due piante che nel ricco materiale d' erbario che esaminai riconobbi costante, pur oscillando d' intensità. Così, nella Ch. gnaphalioides le spinule variano per dimensioni e per numero: non di rado sono due per ogni lato della foglia, e talvolta s' in- contrano anche nelle foglie medie e fino in quelle inferiori. Inoltre, la Ch. gnaphalioides si distingue dalla Ch. mutica per le brattee involucrali generalmente più spinescenti. La Ch. gnaphalioides e ritenuta endemica dell'estrema Italia me- ridionale; ma, oltreché in Cirenaica da Delia-Cella, già da tempo, nel 1887, era stata osservata a Corfù da Gelmi, e, prima ancora, da Braila che la comunicò a Beitoloni, il quale la rese nota nel 1853. Infine, nel 1862 vi fu raccolta anche da Mazzoni, come risulta da un esemplare conservato nell' Erbario Centrale di Firenze. Del resto, con dubbio, è vero, Sprengel indicava la Pteronia Chamaepeuce delle isole illiriche. Inoltre dalla descri- zione di Jaubert e Spach (Chamaepeuce Alpini) è evidente che si doveva trovare nell' area della Ch. mutica (2). Dall' esame del ricchissimo materiale degli Erbari del R. Isti- tuto Botanico di Firenze mi sono persuaso che le due piante non possono essere separate specificamente, e che la Ch. fruti- cosa corrisponde alla Ch. polycephala e quindi rientra nel ciclo della Ch. mutica, confermando così le opinioni che con dubbio aveva espresso Boissier 0), mentre gli esemplari che lo stesso Boissier cita appartengono al ciclo della Ch. gnaphalioides. Ri- (1) De Candelle A. P., Prodromus. voi. VI. p. 657-658. — Cosson E. in "Bull. Soc. boi. France", voi. XII (1865), p. 278; voi. XXII (1875), p. 48. — Viviani, Florae libicae specimen, p. 53, Tab. XXIII. (2) Gelmi t. in "Bull. Soc. bot. il. ", 1889. p. 450. — Sprengel C, C. Lin- naei Syslema vegelabilium, voi. Ili, p. 375. — Jaubert H. F. et Spach E., Illii- slrationes plantarum orientalicum, voi. X. tab. 425. — Bertoloni A., Flora italica, voi IX. p. 40. (3) Boissier E., Flora orientalis, voi. IH, p. 554-555 e Suppl., p. 309. SEDE DI FIRENZK — ADUNANZA DKL 14 MAGGIO 47 conobbi inoltre 1' esistenza di una nuova entità, la quale studiata su più ricco nnateriale, più che varietà, come la propongo, sarebbe forse da interpetrarsi quale forma estrema della Ch. gnaphalioides. Riassumo i risultati di queste mie ricerche, riportando le piante in questione al genere Cirsium : Cirsium Chamaepeuce (L.) Ten. (sensu ampi.) var. muticum (Cass.) m. = Serratala Chamaepeuce L. (1753); Lam. (1804) = Slaehelina Chamaepeuce L. (1767); Willd. (1800): quoad syn. et patria ; Sibth. et Sm. (1806) ; Dum.-D" Urv. (1822) sec. DC. et specim. in Herb. Webb ~ Pteronia Chamaepeuce Spreng. (1826) p. p. — Plilostemon muticum Cass. (1826) sec. DC. = Stae- heliria eretica Zucc. (1837) sec. DC '=■ Chamaepeuce malica DC. (1837) excl. syn. plur. — Ch. Alpini Jaub. et Spach (1857) p. p. et excl. syn. Ch. pol^cephala = Ch. Alpini var. malica Boiss.(1875), p. p., sec. syn. et specim. plur. excl. specim. Bai. n. 271 (in Herb. florent.) = Ch. mutica var. typica Hai. (1902). Folia superiora spinulis omnino destituta ; involucri phylla ple- rumque adpressa et minus spinescentia quam in coeteris varietatibus. Hab. : Grecia, Arcipelago. var. muticum f. fruticosum (Desf.) m. = Cnicas frulicosus Desf. (1809) vidi specim. or. in Herb. Webb — Pliloslemon appendiculatum Cass. ( 1 826) sec. DC. = Carduus frulicosus Desf. (1829) — Chamaepeuce polycephala DC. (1837) = Ch. frulicosa DC. (1837) quoad syn. = Ch. Alpini Jaub. et Spach (1857) p. p. et excl. syn. plur. ^^ Ch. Alpini var. camptolepis Boiss. (1875) p. p., excl. specim. Pinard sec. Herb. Webb =■ Ch. mulica var. po- lycephala Hai. (1902). Involucri phylla longiora et apice patulo-curvata ; saspe robustior quam var. mulicum. Hab.: Grecia, Arcipelago, Asia Minore, Siria. var. gnaphalioides (Cir.) m. — Carduus gnaphaloides Cir. ( 1 788) = Cnicas Chamaepeuce Ten. (181 1) = Slaehelina Chamaepeuce Viv. (1824) non L., vidi specim. or. = Cnicus gnaphalioides Willd. (1826) sec. Spreng.; Bertol. (1853); Arcang. (1882) = Cirsium gnapha- lioides Spreng. (1826); Ten. (1831); Arcang. (1894); Fiori (1904) =^ Pteronia Chamaepeuce Spreng. (1826), p.p. quoad hab. Afr. bor. et forsan ins. illyr. ; Ten. (1830-1831) =- Cirsium Chamae-' peuce Ten. (1837) sensu stricto — Chamaepeuce gnaphalioides DC. (1837); Ces. Pass. Gib. (1878) = C/?. malica DC. (1837) p. p., non descr. sed quoad syn. Viv. ::rn Serratala Chamaepeuce Bertol. (1853), p. p. quoad pi. Cyren. = Chamaepeuce Alpini Jaub. et Spach (1857), p. p. Folia superiora basi utrinque spmulis 1 -2 armata ; mvolucri phylla plerumque adpressa et mutica vel breviter spinescentia. Hab.: Italia mer.. Cirenaica, Corfù. var. gnaphalioides f. laciniatum m. = Chamaepeuce Alpini 48 SEDE DI l'IRBNZB — ADUNANZA DEL 14 MAGGIO var. malica et var. camplolepis Boiss. (1875), p. p. quoad speclm. Bai. n, 271 et specim. Pinard in Herb. Webb. Folla superiora basi lacinia herbacea apice spinescente utrinque armata; coeterae notae ut in var. gnaphalioide. Hab. : Asia Minore. var. gnaphalioides f. pseudo-fruticosum [^ " -) m. = Cha- maepeuce frulicosa DC. (1837), p.p. non descr. sed quoad loc. et excl. syn. ; Boiss. (1875) excl. syn. ; Hai. (1902), vidi specim. Orph. n. 262 et Sart. in Herb. florent. et in Herb. Levier. =: Serratula Chamaepeuce Bertol. (1853), p. p. quoad pi, graec. Omnibus partibus major ; involucri phylla in apicera spinosum longe attenuatis ; coeterae notae ut in var. gnaphalioide. Hab. : Grecia. var. syriacum m. Folia omnia basi utrinque spinulis ut in var. gnaphalioide armata, et interiora etiam bine inde secus marginem sparse spinu- losa ; involucri phylla in apicem longe (in medils 5-7 mm, longum) spinescentem attenuata. Hab. : Siria (Labillardière) [Herb. Webb]). VI. — Crepis nudiflora Viv. (vidi specim. or.) = C. radi- cata Forsk. VII. — Crepis filiformis Viv. (vidi specim. or.) = C. radi- cata Forsk. Vili. — Crepis nigricans (Viv. vidi specim. or.) = C. radi- cata f. giganlea Pamp. (1917) = C. radicata Forsk. f, nigri- cans (Viv.) Pamp. Nella sua revisione dell* erbario Viviani Cosson riportò le tre Crepis suddette senza nessuna rettifica ne conferma ritenendone gli esemplari indeterminabili perchè troppo giovani. Consideran- dole quindi come incerte non le elencò nel 1875 nella flora della Libia. Durand e Barratte le citano come !e aveva indicate Viviani segnalandole per nuove ricerche ('). Dall' esame degli autotipi potei identificare le C. nudiflora e filiformis alla C. radicata Forsk. tipica, per la Cirenaica nota di Derna, di Tolmetta e frequente nella regione di Bengasi (2). Nella C. nigricans poi riconobbi la stessa specie, ma in quella forma lussureggiante che nel 1917 avevo distinto col nome di gigantea su esemplari raccolti al Fuehat, presso Bengasi, da Zanon 0). (1) Cosson E. in "Bull. Soc. bot. France ". voi. Xll (1865), p. 278; voi. XH (1875) p. 45. — Durand E. et Barratte G.. op. e, p. 155. (2) Durand E. et Barratte G., op. e, p. 154. — Béguinot A. e Vac- cari A. In "Ann. di Bot." voi. XII (1914), p. 125. — Pampanini R. in "Nuovo Giornale bot. it. ". n. s.. voi. XXIII (1916). p. 287 ; voi. XXIV (1917), p. 157. (3) Pampanini R. in " Nuovo Giornale bot. it.". n. s.. voi. XXIV (191 7), p. 158. SEDK DI KIRRNZK — ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 49 ZODDA G. — CENNI SULLE BRIOFITE FORLIVESI. Sin dal 1914 il ragionier Pietro Zangheri mi aveva spedito, affinchè fosse determinato, un discreto materiale briologico, che egli stesso aveva raccolto dal luglio 1912 al luglio 1913 nel cir- condario di Forlì. Da parecchi anni ne avevo terminato lo studio, ma varii motivi ne hanno fatto ritardare la pubblicazione sino ad oggi. Spero di rendere noto in altro ulteriore lavoro quanto il sullodato mio amico ha raccolto negli anni seguenti al 1913 e che ancora, secondo come mi scrive, non ha avuto tempo di se- parare da tutto il resto di crittogame e fanerogame, da lui stesso raccolte in Romagna. Intanto con questa breve nota le conoscenze briologiche del forlivese si arricchiscono di altre 16 specie e 8 varietà di mu- schi e di 1 1 specie di epatiche, nuove per tutta la provincia (sono quelle segnate con *), mentre molte altre sono nuove per il circondario. Chi abbia voglia di riscontrare quanto, in fatto di briofite, fosse noto in precedenza per la sopradetta provincia, può consultare con profitto r opera di Bertoloni (Flora italica cryptogama, voi. I, pas- sim) e, sopratutto, di Del Testa (V^uoCa contribuzione alla Flora della Romagna in " Nuovo Giorn. bot. ital. ", nuova serie, 1903 p. 258-265), ove sono pubblicati i muschi, raccolti dall' autore e determinati dal chiaro briologo Antonio Bottini. MUSCHI. * Hymenostomum tortile (Schwàgr.) Br. eur. — Con frutti sul monte dei Cappuccini di Bertinoro (300 m.). Risulta nuovo per la Romagna. * Qymnostomum calcareum Br. germ. — Sul suolo calcareo a Casticciano a circa 200 metri. Weisia viridula (L.) Hedw^. — Nel bosco di Ladino, sul m. Casale e a Collina di Civitella. Dicranella varia (Hedw.) Schp. — Sul suolo calcareo a Ca- sticciano e a Casa Trove presso S. Savino. * var. tentila Br. eur. — Con frutti su suolo calcareo presso Forlì. * Dicranum scoparium (L.) Hedw. var. recurvatum Schp. - - In un bosco di castagni a Casa Trove presso S. Savino. La varietà è nuova per la Romagna. * var. paludosum Schp. - Nella macchia di Scardavilla. Va- rietà nuova per la Romagna. T^ottia lanceolata (Hedw.) C. Miill. - Sul m. dei Cappuccini di Bertinoro ; con frutti. Già nota per i dintorni di Cesena. * Didymodon rigidulus Hedw. — Sterile, su suolo calcareo a Casticciano. * T). spadiceus (Mitt.) Limp. — Sterile presso Forlì ai Romiti. 50 SKDE DI FrRiBNZB — ADUNANZA DKL 14 MAGOia * '^richostomum crispulum Bruch. - In un bosco di querce presso Ladino. * '^. niliduni (Lindb.) Schp. — In un bosco di querce a Casa Trove presso S. Savino. 'C. mutabile Bruch. — In un bosco di castagno a Casa Trove presso S. Savino. * Aloina rigida (Hedw.) Lindb. — Sul monte dei Cappuccini (300 m.) presso Berlinoro. ^arbula unguiculata (Huds) Hedw^. — Nel bosco di Casa Trove a S, Savino. Già nota del Cesenate. var. apiculala (Hedw.) Br. eur, — Con frutti in settembre nel bosco di Ladmo. B. vinealis Brid. — Sterile presso Bertinoro. * B. revoluta Schip. — Sul m. dei Cappuccini 200 m. presso Bertinoro, e presso Casticciano sul suolo calcareo (200 m.). Tortula muralis (L.) Hedw^. — Con frutti in febbraio al giardino pubblico di Forlì; sui muri a Ladino e presso Bertinoro e sul monte dei Cappuccini di Bertinoro e sopra terreno calcareo a Casticciano. * var. ohcordata Schp. — Con frutti in febbraio nel giardino pubblico di Forlì. * var. Tupeslris (Schultz) Br. eur. — Nella macchia di Ladino e sul suolo calcareo a Casticciano. * T. cantscens (Bruch.) Mont. — Con frutti in marzo sul monte dei Cappuccini (300 m.) presso Berlinoro * T. levipila (Brid.) De Not. var. levipilaeformìs (De Not.). — Sui tronchi nei giardini pubblici di Forlì. TT. ruralis (L.) Ehrh. — Con frutti in febbraio nel giardino pubblico di Forlì e sul m. Casale. T. papillosa Wils. — Sui tronchi presso Forlì. Già indicata per i dintorni di Faenza. Tortello tortuosa (L.) Limpr. — Sterile in un bosco di ca- stagno a Casa Trove presso S. Savino. 'C. squarrosa (L.) Limpr. — Sterile in un bosco di querce presso Ladino e sul m. Casale. Fissidens decipiens D. Ntrs. — In un bosco di querce a Casa Trove presso S. Savino. * Grimmia decipiens (Schultz) Lindb. - Con frutti nella mac- chia di Ladino. * Zygodon viridissimus Brid. — Sui tronchi delle querce nel bosco di Scardavllla. Orthotrichum diaphanum Schrad. — Con frutti in settembre, sulle querce nel bosco di Ladino. Encalypta vulgaris Hedw. — Sul monte dei Cappuccini pres- so Bertinoro, con frutti. Mniobryum carneum (L.) Limpr. — Sterile presso Bertinoro e a Carpena. 8Hf>E DI FIRENZE — ADIN \NZ A DV.h It MAOGIO 51 'i^ryum capillare L. var. meridionale Schp. — Nel giardino pubblico di Forlì e sul monte dei Cappuccini di Bertinoro. B. murale Wils. — Sui muri a Ladino. * B. erythrocarpum Schwàgr. var. pseudomarginatum Podp. — In un bosco di querce presso Ladmo. 3. bicolor Dicks. — Sulle rocce calcaree presso Casticciano. éTliCnium undulatum Neck. — Nei boschi di abeti presso S. So- fia; nei boschi presso Seggio a circa 500 m. e sul monte Casale. Mnium affine Schwagr. — In un bosco di castagno a Casa Trove ; presso S. Savino ; sterile. J^n. roslratum Schwàgr. — Sterile nel bosco presso Casa Trove a S. Savino. Thuidium iamciriscinum (Hedw) Br. eur. — Sterile in un bo- sco di castagno a Poggio Appennino p>resso Civitella. Jìnomodon oiticulosus (L.) H. et T. — Sugli abeti nel par- co della Villa Paolucci a Selbagnone a circa 40 m. e in un bosco di querce a Casa Trove presso S. Savino. Leucodon sciuroides Schwàgr. var. morensis (Schwàgr.) D. Ntrs. — Sulle querci presso Sca; davilla e nel bosco di Casa Trove a S. Savino. Neck.era crispa (L.) Hedw. — In un bosco di castagno a Ca- sa Trove a S. Savino e a Poggio Appennino presso Civitella. Homalolhecium sericeum (L.) Br. eur. — Sui tronchi di querce presso Ladino; al piede delle querci nella macchia della Monda e nei boschi presso Scardavilla, Casa Trove (S. Savino), Casticciano e sui pioppi a Carpena, Camptothecium lutescens (Hudus). Br. eur. — In un bosco di querce presso Casa Trove (S. Savino). ^rachylhecium rulabulum ìL.) Br. eur. — Sterile sul monte dei Cappuccini presso Bertinoro. ^urhynchium praelongum (L.) Br. eur. — Sterile nel bosco di Casa Trove presso S. Savino. * (5. Swartzii (Turn.l Curn. — Sterile sul monte dei Cappuc- cini e in un bosco di querce presso Casa Trove a S. Savino. ■^ (^. meridionale Schp. - Nei boschi di castagno e di querce presso S. Savino e a Poggio Appennino presso Civitella. E. circinalum (Brid.) Br. eur. Sul monte dei Cappuccini presso Bertinoro. Rhynchostegiella tenella (Dicks.) Limpr. — Sul monte dei Cappuccini presso Bertmoro e ai Romiti presso Forlì. Amblystegium serpens (L.l Br. eur. — Con frutti in settembre; nel bosco di querce presso Ladino e nel bosco di Casa Trove a S Savino. * var. lenue Br. eui. — Sugli alberi nella macchia di Ladino; ai Romiti presso Forlì e sul monte dei Cappuccini di Bertinoro. Cratoneuron filicinum (L.) Roth. var. prolixum (D. Ntrs.). — Sul suolo calcareo presso Casticciano. 52 SEDE DI riRHNZB — ADUNANZA DKL 14 MAGGIO C. commutalum (Hedw.) Warnst. — Sul suolo calcareo pres- so Casticciano e negli acquitrini a Collina di Civitella. * DrepanoclaJus Kneiffii iBr. eur.) Warnst. — Nelle pozze di acqua di Piazza d' armi a Forlì. Chenidium molluscum (L.) Mitt. — In un bosco di castagno e in un altro di querce a Casa Trove (S. Savino), a Poggio Appennino presso Civitella sul monte dei Cappuccini presso Ber- tinoro e presso Casticciano. Acrocladium cuspidatum (L.) Mitt. — In luoghi umidi di un bosco di castagno a Poggio Appennino presso Civitella. T)repanium cupressiforme (L.) Roth. — Sugli abeti nel Parco di Villa Paolucci a Selbagnone; nel bosco di Casa Trove (S. Sa- vino) e nei boschi di querce presso Ladino e Scardavilla. * var. uncinatulum Schp. — Sul suolo calcareo a Casticciano in un bosco di Castagno a Poggio Appennino presso Civitella e nei boschi di querce a Ladino e Scardavilla. * var. teclorum Schp. — Nel bosco di Scardavilla. * var. filiforme Schp. — Nel bosco di Casa Trove (S. Savino). Della stessa località esiste un esemplare che rappresenta una for- ma di transizione fra il tipo e questa varietà. Hypnum purum L. — In un bosco di querce presso Scarda- villa e in un bosco di castagno a Poggio Appennino presso Civitella. EPATICHE. * Frultania dilatata (L.) Du M. — Sui tronchi di querce alla Macchia della Monda, presso Scardavilla, a Casa Trove (S. Sa- vino) e presso Ladino. ''' ^JliCadotheca levigata (Schrad.) Du M. — Nel bosco di Casa Trove presso S. Savino. * Radula complanata (L.) Du M. — Nei boschi presso Ladino e presso Cosa Trove (S. Savino). * Lejeunea serpilli/olia (Dicks.) Lib. — Nei boschi di querce e di Castagno a Casa Trove (S. Savino). * Lophocolea heteroph^lla (Schrad) Du M. — Sui tronchi nella macchia di Ladino. * Plagiochila asplenioides (L.) Du M. — Nel bosco di Casa Trove (S. Savino). * Lophozia turbinata (Raddi) Steph. — Sul suolo calcareo umido a Casticciano. * Pellia Fahroniana Raddi — Sopra suolo calcareo a Castic- ciano e a Carpena. * Metzgeria f arcata (L ) Lindb. — Sulle querci nel bosco di Scardavilla. * Fegatella conica Raddi. — Sulle pareti di un pozzo presso Forlì. * Lunularia cruciata (L.) Du M. — Sul terreno presso Bertinoro. Raffaello Beni, gereote responsabile Borgo S. Lorenzo, Tip. Mazzocchi 92 1 . Giugno. ^^ BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE Bargagli-Petrucci G. — Il trasporto dell' Orlo Botanico di Firenze al Giardino di Boboli (Proc. verb.) Pog. 53 Cengia-Sambo M. — Secondo contributo allo studio della Flora critto- gamica dell' Urbinate »55 Cimini M. — Sopra un caso di (illomania nella Lunaria annua L. . » 58 Pampanini R. e Provasi T. — La fioritura della Lemna minor L. nell'Orto Botanico di Firenze (Proc. verb.) » 53 Zenari S. — intorno ad alcune conifere delle Alpi venete e special- mente del Friuli occidentale » 61 Addenda et emendanda ad Floram italicam » 69 Notule bibliografiche » 70 Notizie » 70 SEDE DI FIRENZE Adunanza dell' 11 Giugno 1921. Presiede il Presidente N. Passerini. Aperta la seduta, è proclamato a nuovo socio: Sig. Alberto Chiarugi, di Firenze. Il Segretario Pampanini comunica che ora nell' Orto botanico di Firenze fiorisce in relativa abbondanza la Lemna minor, ma in una sola vasca, mentre nelle altre, dove pure abbonda, si mantiene tterile. Ed il Dott. Provasi presenta numerosi pre- parati di tali fiori, così di rado osservati, dai quali risulta chiaramente la loro prote- roginia. A tale proposito il Presidente Passerini ricorda di aver visto molti anni fa, verso il 1900, la Lemna gibba abbondantemente fiorita nelle fosse della zona sub- palustre fra Sesto e Bro7zi, presso Firenze. Indi ha la parola il Prof. Bargagli-Pelrucci, il quale riferisce circa le pratiche da lui iniziate e dirette ad ottenere che il Giardino di Boboli, pur conservando rigorosamenle il suo carattere monumentale, possa essere destinato ad un alto scopo 54 si:i)i-: di fiuknzr — adunanza dkl li «iraxo di pubblica cultura e di incremenlo scientifico quale è quello dell'impianto di un grande Giardino botanico ordinato secondo i più moderni concetti con criterio bio-geo- grafico. Nella sua qualità di Direttore interinale del R. Istituto Botanico, il Prof. Bar- gagli-Petrucci, ha da tempo iniziato pratiche presso le competenti Autorità, affinchè il grandioso e storico Giardino (che sta per essere ceduto dalla Real Casa allo Stato) venga destinalo all' impianto di un grande Giardino botanico, che, come tutti sanno, manca quasi completamente a Firenze, essendo ridotto a quello angusto dell' Orto dei Semplici, mentre questa città è stata ed è tutt' ora uno dei maggiori centri degli studi botanici. Egli è lieto di informare la Società botanica che durante le pratiche fino ad ora condotte ha potuto constatare come, tanto da parte delle Autorità Comunali che da parte delle persone più competenti fra i cultori della Storia e dell' Arte, ottime acco- glienze sono state fatte al progetto di massima da lui proposto; ciò che fa sperare che, se difficoltà insormontabili d' ordine finanziario non si opporranno (cosa che non sembra), il progetto stesso potrà avviarsi verso la sua realizzazione. Naturalmente si dovrà tener conto scrupolosamente del carattere monumentale che ha il Giardino e delle memorie storiche che esso contiene, e si dovranno quindi desti- nare a scopo botanico le aree è gli edifìci che non presentano tali caratteri, in modo che il Giardino botanico sia un completamento di quello monumentale e non esista il pericolo, nemmeno per il futuro, che il Giardino di Boboli possa soffrire alcun danno esletico o storico dalla sua nuova destinazione. Se questo progetto potesse essere messo in esecuzione, Firenze avrebbe uno dei giardini più belli e più grandiosi che* esistano, ed esso formerebbe con il Museo Zoologico adiacente, con il Museo degli strumenti antichi e con gli altri Musei che verranno probabilmente impiantati nel Palazzo Pitti, un'insieme grandioso capace di cooperare altamente, non solo all' incremento della Scienza, ma anche alla elevazione della pubblica cultura. Il Presidente, facendosi interprete della Società, ringrazia il Prof. Bargagli-Petrucci per la sua comunicazione. Rammenta l' interesse che la Società ha sempre dimostrato per il Museo e l' Orto botanico di Firenze, e, fra le approvazioni dei presenti, esprime il suo vivo compiacimento per 1' iniziativa del Prof. Bargagli-Petrucci e 1' au- gurio che sia presto coronata dal migliore successo. Infine il Segretario presenta i seguenti lavori: Cimini M. - Note di Teratologia vegetale - Nota I. Provasi T. - Storia e distribuzione geografica dell' Androsace brevis Ces. e riassume queste note : SEDK DI FIRENZE — ADUNANZA DKl. Il GIL'GNO 55 CENGIA -SAMBO M. - SECONDO CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FLORA CRITTOGAMICA DELL'URBINATE ('). KUNGHI 1 JI E N O 51 I C E T I AGARICACEAE: a) Leucosporae X (2) 1 - Marasmius lorqualus Fr. - ott. - L. su foglia morta, bosco di S. Bernardino. X 2 - M. Ceratopus Pers. - apr. - L. boschetto pini Cesana. X I - Lenziks tricolor Bull. - ott. - L. tronchi morti S. Ber- nardino. b) Ochrosporae X I - Inocybe hirlella Bres. - magg. - L. in terra bosco Pallino. X 1 - Bolbitius fragilis L. - magg. - L. fianco ovest Cesana. e) Janthinosporae X I - Hypholoma fascicularis Qll. - apr. - L. selva Sasso. X 1 - Psatyra spadiceo-grisea Schàff - edule - magg. - L. e. s. d) Melanosporae X I - Coprinus atramentarius Bull. - edule da giovane - magg. Loc. fianco w. Cesana. X 2 - C. lagopus Fr. - magg. - L. lungo le siepi Crocicchio. X I - Psalyrella prona Gill. - magg. - L. Boschetto pini Cesana. POLYPORACEAE X i - Dedalea cinerea Fr. - L. sui tronchi morti. X l - Trametes cinnaharina Jacq. - L. troncu morto ciliegio. Merulius lacrimans Wulf. - L. sulle travi a Fermignano. HYDNACEAE X 1 - Phlebia aurantiaca Schròt. - L. corteccia quercia al Sasso. THELLPHORACEAE X I - Corticium ochroleucum Bres. - L. e. s. X I - Coniophora arida Fr. - L. e. s. TREMELLACEAE X I - Sebacina incrustans Pers. - aut. - L. su ramoscello morto al Sasso. • (1) Vedi il r nel Bull, di Febbr. 1921. (2) X- nuova per le Marche. 56 8KDK Di FIRENZE — ADUNANZA DKL 11 GIUGNO GASTEROMICETI SCLERODERMATACEAE X 1 - Scleroderma vulgare Hordnem. - aut. - L. su muschio Selva Sasso. ASCOMICETI X 1 - Peziza scutellala L. - marzo - L. strada per Pesaro, e altrove, in terra. X 2 - P. cesciculosa B. - edule - aprile - L. Selva Sasso e Selva Pallino. X 3 - P. aeruginosa Fr. - magg. - L. in terra Loreto. 1 - Morchella esculenta B. - edule - apr. - L. e. s. LICHENI. Serie I* - Homeolichenes X 1 - Leptogium Pusillum Nyl. - Spore 20-8 - L. Selva Sasso su calcare. Serie IP - Heserolichenes X I - belligera sculata Dcks. - sp. 50-3 - L. e. s. in terra. X 1 - Parmelia Mougeotii Schaer. - sp. 10-6 - L. e. s. 1 - Xanthoria parietina L. - sp. 10-7 - L. sui tronchi. X 1 - Lecanora concolor Schaer v. augusta Arnd. - sp. 1 1 -8 - L. su calcare Cesana. 2 - L. gibbosa Nyl. - sp. 21-18 - L. e. s. X 1 - Gyalecta truncigena Hepp. - sp. 18-8 - L. su tronco morto S. Bernardino. 1 - Cladonia squamosa Se. - sterile - L. in terra Selva Sasso. 2 - C. pixidata L. v. Pocillum - sterile - L. e. s. X 1 - Biatora cinnabarina Smrf. - sp. 10-3 - L. corteccia pioppo ovunque. X 2 - ^. incrustans DC. - sp. 8-3 - L. calcare Cesana. X 3 - B. Siebenhariana Krb. - sp. 8-6 - L. e. s. X 1 - Lecidea distans Kplh. - sp. 8-6 - L. e. s. 2 - L. olivacea Mass. - sp. 14-6 - L. su tronco ciliegio ovunque. X 3 - L. ochracea Hepp. - sp. 9-5 - L. calcare Cesana. X 4 - L. convexa Th. - sp. 18-8 - L. e. s. X 1 - Rhizocarpon grande Flk. v. abnorme Bagl. - Spore 28- 1 2 - Loc. e. s. X 1 - Catillaria grossa Pers. - sp. 20-8 - Loc. corteccia ciliegio al Crocicchio. 1 - Verrucaria rupestris Schrad. - sp. 16-9 - L. calcare Cesana. X I - Spolverinia punctum Mass. - sp. 40-20 - L. su legno morto a S. Bernardino. X I - Polyblastia fissa Tayl. - sp. 21-18 - L. calcare Cesana. SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 11 CHUtìNO 57 ALGHE (•). CYANOPHYCEAE X I - Nostoc \>errucosum - apr. - L. in terra umida. X I - Jìnahatna Azollae - apr, - L. e. s. CHLOROPHYCEAE X 1 - Chomulina Rosanoffii Woron. - L. Ruscello Tiro a Segno. X 1 - Eu^laena viriJis Ehbg. - L. e. s. X I - Chlorogonium euchlorum Ehrb. - L. e. s. X I - endoderma Jardinianum Huber - L. in una cisterna air Orto Bot. Urbino. X 1 - Chaethophora elegans Roth - L. Ruscello Tiro a Segno su guscio di Limnea. X I - Endoclonium polymorphum Franke - L. Ruscello Tiro a Segno. X I - Draparnaldia glomerala Wauch. - L. e. s. X 1 - Cladophora i^lomerata L. - L. e. s. X 1 - Spyrogyra orbicularis Nath. - L. e. s. X 1 - Zygnaema pectinatum De-Bary - L. e. s. X 1 - ^JìiCougeoìia mirabilis Al. Br. - L. e. s. X I - Cylìndrocystis Brebissonii Menegh. - L. e. s. X 1 - Spyrotaenia muscicola De-Bary - L. e. s. X 1 - Closterium moniliferum Ehr. - L. e. s. X I - Cbara fragilis - L. Ruscello fianco W. Cesana. DIATOMACEAE X 1 - Anemoeneis sphaerophora - L. e. s. X 1 - Gomphonema constriclum - L. e. s. X 1 - Pinnularia viridis - L. e. s. X 1 - ^avicularia sp. - L. e. s. HEPATICAE X I - t^arcanfia polymorpha L. - L. Urbino - M. Nerone grotta dei " prosciutti ". X I - Junghermannìa dicaricata Sm. - L. Dirupi umidi Selva Sasso. PTERIDOFITE. FILICINEE X 1 - Celerach officinarum W. - Sui muri Orto Bot. Urbino - Passo del Furio - Piobbico - M. Nerone. X 1 - l^olypodium vulgate L. - Selva Sasso - Selva Pallino. X 1 - Nephonium Filix-mas Rich. - L. Selva Pallino - M. Nerone. (I) Cfr. Coupin H., jìlhum general dei Cryptogames - Algues, Paris. 58 SKDR DI KIRKNZK — ADUNANZA UKL 11 (illJQNO X I - Asplenium Filix-fozmina Bernh. - L. e. s. ^ 2 - A. tricomanes L. - L. pozzo Orto Bot. Urbino e M. Nerone, grotte e fontane. X 1 - Scolopendrium vu/gare Sm. - L. pozzo Orto Bot. X 1 - Adianthum capillus - Venerh L. - Passo del Furio e Piobbico. X I - Pteris aquilina - Nei boschi ovunque. EQUISETINEE X I - Equisetum arvense L. - L. lungo i margini dei campi. ^^ 2 - E. palustre L. - L. lungo i fossati. ClMINl M. — SOPRA UN CASO DI FILLOMANIA NELLA LUNARIA ANNUA L. Neil' " Erbario Morfologico ad uso delle scuole secondarie ", preparato nel 1898 dal Prof. L. Vaccari, allora al liceo di Ao- sta, figura un interessante esemplare teratologico di Lunaria an- nua. Si tratta di una serie di fiori e ramoscelli fìllomani, dal Vaccari stesso raccolti nell' Orto agrario di Padova nel 1 896. " Le piante colpite da fillomania (mi dice il Prof. Vaccari) erano grandi e belle piante che nel primo tempo della loro fiori- tura nulla presentavano di curioso (fio. 2). Se non che ben presto alcuni rami svilupparono una caratteristica virescenza. I bottoni fiorali, nell'apparenza normali, aprendosi presentarono dei petali fogliacei, verdi, pelosi, e degli stami piccoli, verdastri, pelosi e sterili. I pistilli non mostravano dapprima nulla di irregolare. Poi si fecero più gonfi, sopra un lungo podogino, e più tardi sboc- ciarono sviluppando dal loro seno un ramo che ben presto si coprì di fiori normali. " (flg. 4, 6 e 7). L' esame degli esemplari che il Prof. Vaccari ha raccolto e ac- curatamente disposto nel suo erbario morfologico per dimostrare la natura fogliacea degli elementi fiorali, non solo mi conferma quanto egli mi ha detto, ma mi rivela alcuni fatti degni di inte- resse. Le anomalie più notevoli riflettono il pistillo. I petali si sono fatti quasi sempre oblungo-spatolati od ovali, e interi al mar- gine, in un solo caso sono lanceolati e leggermente erosi ; inoltre sono più o meno lungamente unguiculati (fig. 4). I sepali non hanno subito trasformazioni sensibili. Solo nel fiore in cui i petali si sono fatti lanceolati e dentellati al margine, essi mostrano un brevissimo picciolo. Gli stami, all' infuori della rudimentalità e virescenza dell' antera e di un' abbondante tricofilia non mostrano nulla di particolare. Sono di solito molto corti, per quanto non di rarlo superino di due o tre volte il calice. Il gineceo apparisce come una borsa, però schiacciata nel senso del setto divisorio, il quale risulta così molto più stretto SKDB DI FIRKNZE — ADUNANZA DEL 11 GIUGNO 59 che il maggior diameti) della siliqua (fig. 3 e 4). Per questo fatto la Lunaria che è del gruppo delle latisette, dovrebbe pas- sare nel gruppo delle angustisette, cioè con le Capsella, \ Thlaspi, le Iberis, ecc. -:^Wr)>>~> 11 fatto iK-tevole è stato osservato anche dall'Arc/ingeli nel 18940. Ma e' è di più. In due di queste silique, dal Vaccari stesso aperte per mostrare la disposizione degli ovuli, si vede che le nervature corrispondenti alla placenta sono rivestite di peli e portano a destra e a sinistra degli esili rametti che senza aderire alla valva terminano verso il mezzo di questa in una gemma [)eTfettamente abbozzata. Inoltre le quattro placente delle (I) Arcangeli G. • Sopra alcuni casi leralologici osservati di rccen/e (Bull. So- cietà Bot. It. 1894, p. 305). 60 SEDE DI FIRKNZK — ADUNANZA HKL 11 GIUGNO foglie carpellari si sono fuse insieme due a due, costituendo come due rami posti uno di faccia all'altro. In altri termini le placente assumono la natura e la funzione di rami, e gli ovuli quella di gemme (fìg. 5). Quest« affermazioni non devono sembrare azzardate per quanto contrastino con ciò che si verifica in quasi tutte le altre fanero- game, dove gli ovuli appariscono quali denti e lobi delle foglie carpellari, come io stessa ebbi recentemente occasione di consta- tare nel Delphinum Ajacis, perchè sono suffragate oltre che dal- l' esame della pianta in questione, da tutta una sene di fatti con- statati da altri studiosi. Già il Biongniart (') da numerose osservazioni era stato con- dotto ad ammettere che gli ovuli avrebbero avuto due origini differenti : nella immensa maggioranza delle fanegorame, gli ovuli nascerebbero dal margine delle foglie carpellari e rappresentereb- bero dei lobi o dei denti di esse ; invece in un piccolo numero di famiglie, quali le Primulacee, le Mirsinee, Teofrastee, e pro- babilmente le Santalacee, gli ovuli corrisponderebbero ad altret- tante foglie distinte portate dal prolungamento dell' asse fiorale. Poco più tardi Shlechtendal, nel 1855, segnalò dei fiori di Arenaria media nei quali certi pistilli racchiudevano un certo numero di piccole foglie (2). E lo stess > anno il Kirschleger ha fatta conoscere una Silene inflata i cui carpelli liberi e in numero di 3-10, o più o meno coerenti per la sutura ventrale, portavano degli ovuli trasformati in piccole gemme 0). Weddel in un caso di DelphiTìium elalum trovò ugualmente degli ovuli in cui la pri- mina si era " trasformata in una foglia e la secondina e la nocella in un piccolo corpo bulbillare che nasceva alla sua ascella presso a poco come le gemme nascono da una foglia di Bryophyllum.^ (^) Simili fenomeni sono stati osservati da Lecoq, e da Parseval-Grand- maison su un Rumex, e dal nostro Tassi ?,n\X Aquilegia vulgaris e nel Symphylum officinale (5). Questo complesso di fatti sui quali ho voluto insistere, se di- mostrano da un lato che T interpetrazione da me data al fenomeno osservato non è da ripudiarsi, dall' altro prova che il numero di famiglie nelle quali la natura degli ovuli è di gemma anziché di lobo o dente fogliare è molto maggiore di quello che il Brongniart aveva ammesso. (1) Brongniart - ^xamen de quelques monslruosités végélales eie. - (Ann. Se. nat. - Boi., T. II, ser. 3 | 1844], p. 20). - (Cfr. Fermond, ^ssai de Pbytomorphie, voi. I, p. 489, Paris,' 1864. (2) "Botan. Zeit. ", n. 47 - 23 Nov. 1855. (3) "Bull. Soc. Boi. de France". T. II, p. 723. (4) Weddel in " Bull. soc. boi. de France ", T. Ili, p. 346. (5) Esame di una singolarilà di struttura del fiore t. Napoh Tom. IV (1914), p. 184), quello del Miller. L'A. intese riferirsi alla pianta del M. Baldo, che, secondo quanto hanno stabilito Dalla Torre e Sarnthein ('), (I) Dalla Torre e Sarnthein, Flora del Tiralo, VI; I (1906). pag. 110. SKDK DI KiRKNZR — ADUNANZA DKL 11 GUCVNO 65 corrisponde principalmente al P. Pumilio. A questo si applica pure il sinonimo del Seguier mentre l'omonimo del Bauhin, pure citato dal Turra, comprende anche forme occidentali e quindi tale nome può essere adoperato a designare una specie comples- siva, della quale le forme da me raccolte e studiate possono essere raggruppate così : a Pumilio Haenke (1791), pr. sp. Syn. 'P. montana Mill. ?, Du Rei (1771); P. Mughus, Kock, Hsm. et auct. tirol. excl. P. Mughus Scop. - P. Mughus auct. tirol. prò max p. ; P. montana B. Pumilio Willkomm, Forstl. Flora (1887) p. 215 ; P. humilis Kern, Pflanzenleben 1. p. 512. II p. 641, non Link; P. silvestris Mugo Mattioli, Comment. ed. 1565, p. 103; Picea silvestre detta t!Mlugo Calzolari, Viaggio, P- '^- . . — Friuli occ. : Val Cimoliana alla confluenza del T. Compol (m. 730) nelle alluvioni (anche Bég.); M. Pramaggiore (m. 2000) su calcari dolomitici. — Alto Adige : Alpi Latemar, coltivato presso 1' Hotel Karer- see (Bég.). Da noi non è forma molto frequente, mentre più ad occid., nel Tirolo ad es. (Dalla Torre e Sarnthein op. cil.), è comunis- simo ed è considerato come la forma tipica, per questo ho cre- duto bene di farne il gruppo a. P Mughus Scop. (1769), pr. sp. Friuli occid. : Val Settimana, presso Piano delle Antenne (800-850) su detriti ed alluvioni; Val Cimoliana, alla confi, del T. Compol (m. 730) nelle alluvioni (anche Bég.), e presso il Lago Meluzzo (m. 1 100) nelle alluvioni ; Piano Pinedo (m. 600) sul terrazzo alluvionale. Trentino : Val di Flemme sopra Cavalese (Bég.) ; Val di Fassa, lungo il T. Avisio fra Canazei ed il M. Vernil e sulle basse pendici dello stesso (Bég.). Alto Adige : sul M. Ritten, assai raro (Bég.) ed a Merano. Colt, attorno al monumento di A. Hofer (Bég.). E' la forma più diffusa e più abbondante in V. Cellina ; da una minima altitudine di 450 m. (Barcis) sale fino oltre i 2000 m sulle vette dolomitiche settentrionali. T rotundata Link (1827), pr. sp. x Syn. V. humilis Link (1827); P. obliqua Saut. (1830); P. ufi- ginosa Neumann (1839); P. silcestris var. humilis et rotundata Link (1841); P. Mughus oc. uliginosa Koch(l845); P. montana A. uncinata B rotundata Willk., Forstl. FI. 2. Anfl. (1887) p. 214; P. uncinata Grembi, in Piogr. Obergymn. Hall. 1893 p. 3 et alior. auct. tirol. — Friuli occid. : Val Cimoliana, alla confi, del T. Compol 66 8EDJB DI FIRKNZB — ADUNANZA DKL 11 GIUGNO (m. 730) nelle alluvioni ; Piano Pinedo (m. 600) sul terrazzo alluvionale. Nelle due località in cui ho raccolto gli esemplari che ho sott' occhio gli individui appartenenti a questo gruppo sono di- scretamente numerosi e formano boscaglia, misti a quelli delle forme precedenti. Con tutta probabilità nel Bacino ve ne sono anche altrove. IV. Pinus Cembra L. Non cresce nel Friuli : lo ricordo per averne visto esemplari raccolti nella scorsa estate dal prof. Béguinot in Val di Fiemme al Passo di Lavazé dove forma un esteso bosco attorno a 1800 m. Esemplar; sporadici si presentano anche nelle abietme lungo la mulattiera da Cavalese al Passo s. e. da I 500 m. in su (non com- pare nella nota " Flora " di Dalla Torre e Sarnthein, ma è citato neir opera di C. Battisti " il Trentino " dove è pure una bella fotografìa del bosco) ; in Val di Fassa nelle Alpi del gruppo del Latemar e precisamente nelle abietine presso il Karersee (ed è coltivato pure dinanzi all' Hotel omonimo (m. 1 607) ; sulle pen- dici ampezzane del M. Cristallo dal Passo Tre Croci (m. 1808) sino a Forcella S. Forca (m. 2200), sporadico con alcuni indi- vidui carbonizzati o mutilati dalla guerra ! In tutte e tre le località Béguinot non ebbe ad incontrare nessun esemplare con strobili, ciò che si ripete di tanto in tanto per cause (interne od esterne ?) che meriterebbero di essere indagate. V. Picea excelsa (Lam.) Link E specie variabile in grado massimo, come pone in chiara evidenza, tra l'altro, il fondamentale lavoro dello Schròter ('), che mi ha molto servito per la sistemazione delle entità del ci- clo. La più comune nelle Alpi Venete, come in tutta la sua vasta area europea, è la var. europaea Tepl. (2), la quale si scinde, alla sua volta, in numerose razze e variazioni più o meno bene delimitate (evidentemente anche in questo ciclo entra in gioco r ibridismo) ; è degno di nota che alcune di queste, come dirò avanti, convergono con entità distribuite ad oriente (var. uralen- sis Tepl. e var. altaica Tepl.), o che interferiscono con 1' area della var. europaea Tepl. nelle Alpi ("P. alpestris Brugg.) od in alcuni settori della Pen. Balcanica (P. Omorika Pan.). Quelle da me studiate possono essere raggruppate come segue : (1) C. Schròter, Ueher die Vielgestalliglieit Jer Fichte (T'icea excelsa Link). Viert-ljahr$chr. d. naiurf. Gesell. in Zurich. XLIII (1898) Heft. 2-3. (2) Th. Teplouchoff, (^in Beilrage zur Kennlnis der sibirischen Fichte, Picea obovala Led.. Bull. Soc. Imp. d. natur. de Mo«cou, 1868. 3. 1869. p. 224-252. RBDR DI FIRKNZK — ADUNANZA DEL 11 GIUGNO 67 a europaea Tepl. form. chlorocarpa Purk. ('). — Friuli occid. : Val Cimohana, bosco Pezzei (m. 8-900) ; Val Pezzeda, bosco della Stanga (m. 1400-1500). — Bosco del Cansiglio (comunicata dal cav. P. San Martini Ispettore Capo forestale). form. crvthrocarpa Purk. — Friuli occid. : Val Cimoliana, bosco Pezzei (m. 8-900) ; Val Pezzeda, bosco della Stanga (m. 1400-1500); Val Setti- mana, sopra Piano delle Antenne (m. 850). Fra i tipi estremi di queste due forme, distinte per la colo- razione degli strobili, esistono tutti i possibili gradi intermedi. Esse convivono oltre che nei luoghi ove ne raccolsi esemplari, in tutti gli altri boschi d' abeti del bacino. Bellissimi esemplari di "P. erythrocarpa a strobili antocianici in sommo grado gli osservai nella alta valle del Tagliamento, fra Forni di Sopra ed il passo della Mauria. Qualche individuo di a europaea Io trovai pure nella valle del T. Cismon, ma gli strobili erano troppo disseccati per permettere di determinare la forma. form. baldensis (Zucc. sul Pinu) Zen. n. comb. Syn. Pinus halcìcnsis Zucc. Cent. I' Obs. bot., in CollecL J. J. Roem. p. 1 58 1 59 (1809); Abies germanica Tozzi e Zucc. in 1. e. ; Pinus Picea ^ tenui/olia Goir. Prodr. fi. ver. in Nuovo Gior. Bot. hai., XIV" (1882), p. 89 et FI. Ver. 1 (1897-1904) p. I I ; Abies excelsa var. fenuifolia Ugol. in Comm. Aten. Bre- scia 1902. - Friuli occid. : Val Settimana, Piano delle Antenne (m. 800- 850) su detrito calcareo (anche Bég.): Val Cimoliana, bosco Pezzei (m. 800-850); Basse pendici del M. Cornetto (m. 750-800); Val Pezzeda, alla Stanga (m. 1400). — Trentino : Val di Fiemme, nelle abietine sopra Cavalese (Bég) ; Val di Fassa («resse Canazei (Bég) — Alto Adige : Sul M. Ritten, esempi, coltiv. (Bèg.). Questa forma, contraddistinta dalle foglie sottili, compresse, mai tetragone, distiche nei rami giovani, è riconoscibile nella dia- gnosi redatta dallo Zuccagni sulla pianta del M. Baldo ; si trova qua e là nell' area del tipo e si contrappone ad un var. cras- si/olia Coir., che presenta caratteri antagonistici facili a rilevare in esemplari estremi. Secondo quanto scrive 1' Ugolini (iii I. e.) neir Al[)e di Vaja sono così distinte, che i boscaioli ed i carbonari chiaman-) questa col nome di abt-te maschio, f (!) Purkyné v., Uehcr zivei in Milteleuropa wacbsende Fichlenformen eie. in * Allsjem. Forst-und Jagdzeitung.", 33 Jahrg. (1877), p. I ; Die rol-unJ grUnzapfigen Fichien in " Fòrstliche Blalter " 1888, p. 190. 68 SBDK DI FJRKNZR — ADUNANZA DKL 11 GIUGNO quella col nome di abete femmina. Ma vi sono anche termini intermedi ed individui oscillanti, oscillazioni che si possono con- statare perfino nelle varie foglie di uno stesso mdivirluo e riman- do alle accurate osservazioni, anche anatomiche, fatte dallo Schròter (in 1. e. p. 74-83) ed a quelle biometriche dell' Hfeyer (Uber die Làngenvariatton der Coniferennadeln in "Biom." Vi, 1909, p, 354. In appendice ricordo individui nani, cespugliosi; microlìllari corrispondenti ai " Verbiss-Fichte, Ziegenfìchte, Geisstannli " dei botanici svizzeri e di cui fa cenno Io Schròter (in 1. e, p. 98). Hanno tutta 1' apparenza delle forme nane ereditane, che si con- servano anche in cultura (la più nota delle quali è la var. Clan- brasiliana ì ma probabilmente negli esemplari da me visti si tratta di arresti di sviluppo dovuti ad azione degli erbivori che ne brucano i germogli. Ne trovai individui in Val Cimoliana, nelle alluvioni alia confluenza del T. Compol, e su larga scala ne osservò il prof. Béguinot nel Trentino lungo la mulattiera che conduce da Cavalese al Passo di Lavazé (Val di Fiemme). ^ integrisquamis Carrière — Friuli occid. : Val Cimoliana, bosco Pezzei (m. 800). — Bosco del Cansiglio, in loc. Palantina e Seiaie presso Bo- ral della Loia (comunicato del cav. P. San Martini Ispettore Capo forestale). — Trentino : in Val di Fiemme sopra Cavalese (Bég.) e in Val di Fassa presso Canazei (Bég.). — Alto Adige : sul M. Ritten, coltiv. presso 1' Hotel Ober- bozen (Bég.). Fu così definita dal Carrière (Trait. gen. des Coni/., 1855, p. 246) : " ecailles du cóne obovales, arrondies entières sur les bords " e nelle osservazioni è aggiunto : " ...entièrement semblable à r espèce, s' en distingue par ses cónes qui, au lieu d' avoir, come elle, les ecailles allongées, cunèiformes tronquées au sommet, les ont entières et arrondies ". Quello del Carrière è certamente il nome più antico escogitato per una forma o, più esattamente, per un complesso di forme, che per i caratteri delle squame ricordano altre razze geografico- climatiche, cui sopra ho fatto cenno, e particolarmente la P. obo- vala. A questi caratteri altri se ne collegano relativi al porta- mento, alla struttura anatomica delle foglie e del fusto ; per cui sotto questo nome non è diffìcile fare rientrare parecchie entità in seguito distinte, e che meritano di essere attentamente rintrac- ciate e definite anche nell' ambito della flora italiana. Qui mi limito soltanto ad una semplice segnalazione, riservandomi di approfondire in seguito 1* argomento. SEDE DI FIRENZE — ADUNANZA L-EL 11 QIUCJNO 69 Y acuminata Beck — Friuli occid. : Val Cimoliana, bosco Pezzei (m. 820) su detrito calcareo, nell' abetaia. Questa varietà si trova proprio all' estremo opposto della pre- cedente, avendo come carattere principale le squame degli stro- bili molto allungate e ristrette ali* apice, in una parola, acu- minate. Ulteriori studi porteranno forse a riconoscere 1* esistenza di individui chlorocarpi ed erylhrocarpi m ogni gruppo. Per ora non ho dati sufficienti in proposito. VI. Juniperus communis L. Oltre al tipo, molto diffuso in tutto il bacino fino ad un' alti- tudine di 900 m., ho raccolto la J3 nana W. sul M. Lodina (m. 1500-1900) su calcari e scaglia; sul M. Pramaggiore (m. 1 700-2000) su calcari dolomitici. Anche questa varietà è notevolmente diffusa ; con rododendri, eriche, daphne ecc. concorre a formare le boscaglie della zona subalpina. VII, Taxus baccalà L. E indicata dai sigg. Gortani, come poco comune, in due località del Friuli, io l' ho raccoUa in Val Settimana, verso Caserata Depés (m. 920) nel bosco misto, su suolo calcareo, e in Val Pezzeda (m. I 100) in condizioni e. s. ; nella prima ne osservai un solo individuo, nella seconda 4 o 5, tutti di dimensioni limitate. ADDKNDA F.T EMENDANDA AD FFXÌRAM ITALICA M Lonicera catrulea L. f. peJunculosa F. Vignolo-Lutati, f. nov. " Peduncoli lunghi come i relativi fiori, cioè 10-12 mm. " — Ceni- sio, salendo dalle Grange S. Bartolomeo al Gran Pian (m. 2.100). - legi Vili. 1911. Campanula ihyrsoiJes L. - Cenisio, sponde a sud del lago grande, nel tratto fi a il Rio Savalino ed il lago piccolo - legi cum A. Zola Vili, 1911. Questa rara specie era già indicata nella Flora Segusina del Re, ma solo nel versante francese del Cenisio. alle Ramasse. (N. B. - I Hieracium (urono riveduti da S. Belli e da Arvel-Touvct). Hieracium Flammula Arv. T. — Cenisio, prati e collinette prative a nord del lago - legi VII, 1 904-1910. 70 8KDB t>l FIUENZK — ADUNANZA DKL U GIUGNO Hieracium Sabinum Seb. et M. var. laxum Arv. T. — Cenisio, boschetti erbosi presso il lago piccolo a destra del Rio Savalino - legl Vili, 1907. Hieracium Sabinum Seb. et M. var. rubellum Arv. T. Ceni- sio, pen/iici del M. Froid prospicienti il lago - legi Vili, 1908. Hieracium villosum L. var. pilosum Arv. T. — Cenisio, pen- dici del M. Froid prospicienti lo stradale - legi VII, 1913. F. Vignolo-Lutati NOTULE BIBT^TOGRAFICHF/ Cengia- Satnbo M. - Contributo allo studio della Flora dei Colli Euganei: Prima centuria di Licheni dei Colli Euganei. Urbino, 1920. (in 8°, pp. XVI). Fra questi Licheni, raccolti dall' A. nelle colline prossime ad Este, risultano nuovi per il Veneto 26, fra specie e varietà, ed è proposta come nuova per la Scienza r Ochrolecbia euganea Cengia, sp. n. Forti A. - Studi su la Flora della pittura classica veronese (Boll. Madonna Verona, a. XIV [1920], n. 2-3, p. 57- 172, Tav. I-IX. E uno studio attentissimo delle piante figurate come dettaglio ornamentale in 93 quadri di ben 25 pittori veronesi del '500 e del '600, i quali, come fa rilevare 1' A., riprodussero con mirabile fedeltà naturalistica non solo la pianta ma anche il suo ambiente. Così 1' A. vi potè riconoscere 1 30 specie, che enumera illustrando ognuna con acuti confronti artistici e con indicazioni sulla sua storia in Italia, distribuzione geografica e stazione in cui vive. Questo lavoro, riccamente illustrato, costituisce un importante contributo alla storia della Botanica in Italia e nel Veronese in particolare. Ugolini U. Le piante avventizie della Flora Bresciana, parte I" (Comm. dell' 'Ateneo di Brescia, a. 1920, pp. 5 1 [estr.]). In questa esauriente illustrazione della flora avventizia del Bresciano, per ogni pianta sono indicate, con molti dettagli e con larga documentazione bibliografica, la data della introduzione e la diffusione nel territorio considerato, ed inoltre sono date la provenienza e la distribuzione nel resto d' Italia. Questa prima parte del lavoro riguarda 31 specie (Gimnosperme e Monocotiledoni) fra le quali due nuove per l'Italia: "Oilfa tenacissima H. B. K.,e T^eineck^.a carnea Kunth. Sambo E. - I Licheni del Qrappa. Prima Centuria. Ur- bino, 1920. (in 8°, pp. XV). Nell'inverno 1917-1918 1' A., in occasione della sua permanenza sul Grappa per ragioni di servizio militare, raccolse circa 300 licheni fra i 1000 ed i 1500 metri. Nella parte che qui illustra. 45, fra specie. e varietà, sono nuovi per il Veneto. NOTIZIE . Il 2 luglio 192! morì a Genova all'età di 80 anni, G. B. Canneva, già Vice- Direttore dell'Orto Botanico di Ronia dal 1876 al 1902. Raffaello Beni, gerente lesponsabilc Boigo S. Lorenzo. Tip. Mazzocchi FE3 2 1 92 1 . Ottobre. ^ BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA IN DICE Ciferri R. - Contributo allo studio dei Micromiceti del Mais Pag. 72 » » - Malattie nuove o rare osservate nel 1" semestre del 1921 » 77 Addenda et emendanda ad Floram italicam » 81 Notule bibliografiche » 82 Notizie » 82 SEDE DI FIRENZE Adunanza del 21 Ottobre 1921. Presiede il Consigliere Chiovenda. Aperta la seduta, sono proclamali a nuovi soci : Dott. Raffaele Ciferri, di Alba Dott. Mario Fioravanti, di Saracena (Cosenza). Indi sono presentate le due note seguenti : 72 8KDE DI FIRKNZK — ADKXANZA DKL 21 OTTOBRK CIFERRl R. — CONTRIBUTO ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL MAIS. 1 ' ) Ulteriori osservazioni sull'Aspergillus varians Wehem. Avendo avuto occasione di consultare la bibliografia esistente sul micete soprasej^nato, ho potuto eseguire qualche esperienza supplementare di cui comunico i risultati ('). Seguendo le ti accie del Brizi (2) ho seguito il micelio nel suo percorso entro la ca- riosside col procedimento descritto dall' Autore, e per cui rimando al lavoro citato, notando che eccellenti colorazioni si ottengono pure usando il Bleu di Poirée all' acido lattico. Le sezioni mi mostrarono così che anche questo Aspergillus, come quelli studiati dall' A., non penetra col micelio nelle cellule, tra le cui pareti serpeggia; dal che bisogna dedurne che l'uccisione del protoplasma e la solubilizzazione dell' amido avvengono per mezzo di enzimi se- creti dal micelio fungino. E come avevo già notato nella mia precedente nota 1' esistenza di vari stato di passaggio da amido a zucchero, essa è confermata dagli studi del Pantanelli, (^) su al- cune Mucoracee e vari Ifomiceti. Il micelio s' inoltra nell' endo- sperma assai brevemente, preferendo estendersi in superficie an- ziché in profondità ; il Brizi nega che anche nei casi gravi, il micelio vi penetri ; in ogni modo convengo con 1' Autore che la più densa localizzazione si abbia nel parenchima dello scudetto dell' embrione, almeno quando si tratti di attacchi su cariossidi deboli ma sane. Quando invece le cariossidi sono rotte o scre- polate, il micelio varca il limite dell' endosperma, inoltrandosi un poco. intorno all' j^sp. var. vi è poi una discreta letteratura, formata da lavori del Ceni, Tiraboschi, ecc. che riguardano però, special- mente i primi, lo studio dell' eziologia della pellagra, e quindi, la parte micologica nei lavori del Ceni è un po' troppo trascu- rata. L' Autore ha studiato anche l'attività patogena dei Penicilli verdi rispetto alla pellagra ; ma a me sembra che dia eccessivo valore alle colorazioni degli strati superficiali, sui cambiamenti dei quali hanno influenza, entro certi limiti, molti fattori, e prin- cipalmente il substrato nutritivo. (Di tal parere è anche il De Rossi - Trattato di Batt. Agr. e Tee. - Torino - pag. 260). Se- condo le prime esperienze di coltura in vitro da me eseguite (che mi riservo studiare e confermare in seguito) in condizioni eccezionali e non chiarite completamente, si hanno delle forme anomale e mostruose che hanno qualche analogia con quelle os- servale dal Friedel (^) coltivando lo Sterigmatocyslis versicolor su liquido di Raulin incompleto ; in qualche altro caso ho ottenuto addirittura 1' emissione di sterigmi secondari, e quindi forme si- mili a quelle del Gen. Slerigmalocystis. Eseguii le colture su 8KDR UI IJUKNZB — ADUNANZA DKL 21 OTTOHRK 73 pappa cruda di farina di mais, e su liquido di Raulin agariz- zato (5) ; ed ho potuto notare che il Raulin originale (^) o aga- rizzato si presta ottimamente per la loro vegetazione, ma li pone in condizione di substrato non normale ed eccessivamente ricco, da CUI la manifestazione della notevolissima tendenza a variazioni polimorfiche. Sono in corso altri studi sul micete. 2") Fusarium roseum Link ; Sacc. Syll. IV, pag. 699. - Ferraris Hyph. pag. 82. var. e) Zeae mihi Ha sporodochi effusi, rosei, polverulenti. Ife sterili, candide, in media 72 = 2 [x., erette; conidiofori ramosi, jalini, lunghetti, den- samente intrecciati, larghi 2.5 [i. ; conidi costantemente continui, cilindracei o ellittici, coli* estremità aguzze, mai falcati, in gene- rale 7-10 = 2.5 - 3.5 [x. ialini. E uno dei miceti più frequente sulle pannocchie alterate da parassiti ammali o su cariossidi germinanti sul tutolo. La diagnosi della sp. differisce dalla varietà nuova soprattutto per la forma dei conidi mai falcati e costantemente continui, e per le dimen- sioni assai minori. Pur notando che vi è uno spiccato polimorfi- smo rispetto alla morfologia e ai dati sporologici (cfr. Ferraris op. cit. secondo le varie matrici), a me è apparso opportuno creare una varietà nuova per il portamento generale del fungo e per le dimensioni dei conidi, notevolmente più piccoli di quelli finora descritti sulle varie matrici ; il Sacc. li nota lunghi da 33 a 60 [X.. ed il Ferraris da 18 a 68 |x; e le dimensioni minori sono state riscontrate sulla specie vivente su Rubus, con 18 - 22 =^ 3 - 4.5 [A., mentre la varietà sul mais ha 7 - IO ^= 2.5 - 3.5 |J.. ; da notarsi anche il carattere della costante assenza di setti in co- mune colla specie su l^ubus già citata. Ecco la diagnosi latina della nuova varietà : Fusarium roseum Link var. e) Zeae mihi Jl specie differì sporodochiis effusis, hyphis sterilihus erectìs, 72 =2 |X.; coniJiophoris ramosis 2.5 ]i. crassis ; coniJis cilidra- ceis Del ellipiicis, nec falcaiis, apicibus aculis, semper continuis, hyalinis, 7 - IO = 2.5 -3.5 [x. Hab. In caryopsidibus corruptis, germinanlibus nec non in lulolis Zeae maydis p. Macerala CPicenum). E uno dei miceli del mais più diffuso nella zona ; si manifesta solo quando le pannocchie sono quasi mature, ed invade rapidis- simamente tutto il tutolo. Talvolta si limita a vivere sulle parti di questo non ricoperte dalle cariossidi, sicché a sgranatura effettuata, 74 SBDK Dt FIRKNZK — ADUNANZA DKL 21 OTTOBRE il tutolo è segnato da una bordatura rosea che delimita esatta- mente il vacuo lasciato dalle cariossidi. Talvolta invece, attacca anche queste, risalendo dalla periferia sino ad occupare tutta la superficie libera. Forma una patina roseo-carnicma pulverulenta ; le pannocchie così affette non vengono utilizzate altro che per l'alimentazione dei suini. In generale, le pannocchie più fortemente attaccate sono erose dal bruco di un Lepidottero, assai frequente : quello della seconda generazione (estiva) della Leucania Zeae Dup., e su quelle danneggiate da un altro Lepidottero, però assai più raro del precedente : 1' Heliothis jìrmigera Hiibn. 3°) Cladosporium herbarum (Pers.) Link var. 5) cerealium Sacc. apud. Ferraris in Hyph. p. 333. Conidiofori fascicolati, bruno chiari, costantemente septati, larghi 4-8 1^-j portanti conidi catenulati, prima subjalini, continui, poi unisetti, olivacei, generalmente rotondi 7 [x. diam., più raramente ellittici o con un* estremità arrotondata, 7 = 5 [x. Hab. su ca- riossidi sane e malate, e tutoli di mais. La varietà fisiologica S) cerealium è abbastanza frequente, ma non sono riuscito a identificare un netto portamento parassitario, limitandosi 1' attacco alle cariossidi apicali, per lo più deboli o poco sviluppate, o a cariossidi già ammalate. In conclusione non ho potuto accertare se anche su mais la sp. produce, come su altre graminacee il nero dei cereali (Schwarze der Getreides). 4") Mucor spinosus Van Thiegh.; Sacc. Syll. VII p. 191. Ife sporangifere abbastanza regolari, in 3-5 sorgenti dallo stesso punto, semplici, brune, alte 2-3 mm. ; sporangi brune, columella con colore, spinulata; spore sferiche o subrotonde, brune, ad episporio assai evidente, verrucoso- granulose, 5-7 |Jt. diam. Hab. su cariossidi di mais umido conservato in magazzino e su tutoli ammucchiati. La Sp. da me osservata corrisponde abbastanza esattamente a quella tipica, riscontrata, secondo il Sacc, in Francia e in Slesia, onde ritengo sia nuova per 1' Italia. Il portamento di questa Mu- coracea è assai caratteristico, e la rende assai facilmente ricono- scibile. Pure essendo relativamente frequente, non produce danni sensibili, limitandosi 1' alterazione alla superficie della cariosside, e generalmente ad un solo punto di essa, in cui s' inseriscono le ife sporangifere. Vive solo sul mais e sui tutoli ammucchiati e conservati in condizioni d' insufficiente asciuttezza. 5") Aspergillus effusus Tiraboschi in Ferraris Hyph. p. 631. Cespituli bruno verdastri ; conidi subrotondi o rotondi bruni o fortemente giallo-bruni ; granulati, del diam. 5-7 |JL., rr. 1 1 [i., 8RDK DI PIRRNZK — ADUNANZA DKL 21 OTTOBHK 75 se giovani jalini o giallognoli. Il resto come il tipo. Hab. su ca- riossidi di mais. Il micete da me descritto si avvicina assai per la diagnosi al tipo, ne differisce per le dimensioni dei conidi, e per la presenza in essi di granulazioni. In riguardo al colore, noto che il Tira- boschi avrà osservato delle forme giovanili, che sono appunto jaline o giallognole, mentre quelle adulte sono quasi brune. E' degno di nota il fatto che 1' Aspergillus si diffonde assai rapida- mente in tutte le cariossidi della pannocchia, una volta inizi.itosi r attacco, e purché trovi buone condizioni per lo sviluppo ; il che non accade per tutti gli altri miceti del mais da me esaminati, salvo il Fusarium roseum. Ha intensa azione enzimatica idroliz- zante che si manifesta colla parziale solubilizzazione dei granuli d' amido che si smussano e diventano limpidi. Ho avuto occa- sione di riscontrarlo associato al Cephalosporium acremonium Corda, che probabilmente è parassita del micete. Non mi risulta che la specie in questione sia stata riscontrala da altri dopo il Tiraboschi. 6) Aspergillus flavus Link; Sacc. Syll. IV p. 69; Ferraris Hyph. p. 630. f.) Maydis mihi Cespituli ragnatelosi, assai lassi, biancastri a giallognoli ; coni- diofori lunghi 0.7-1 mm., e larghi circa 10 [i... jalini, continui ; vescicola rotondeggiante 85 |i.. diam. circa; sterigmi 7-14 ^^ 2.5 [i.; conidi globosi, catenulati, lisci, luteo-jalini, 2.5-3 [x. diam. Hab. su cariossidi di mais. E* piuttosto raro, e nel materiale studiato la diagnosi differisce da quella riportata dai Aa. citati ; i conidiofori sono più lunghi e sopratutto continui anziché septati ; vescicola di diametro doppio; sterigmi più piccoli e conidi pure più piccoli, lisci anziché ver- rucosi. Per queste ragioni ritengo opportuno farne una nuova forma, indicandola col nome della matrice, a somiglianza della f.) Cap- paridis della stessa specie ; eccone la diagnosi : Aspergillus flavus Link f.) Maydis mihi ^ specie differì conidiophoris 0.7 - I mm, longis, cescìcula 85 [i. ca., slerigmatibus 7' 14 — 2.5 \i.. et conidiis luleo-hyalinis, levi- bus, 2.5 -3 |x. diam. Hab. in caryopsidibus Maydis corruplis. p. Macerata (Picenum). Il micete già riscontralo nel mais nel tipo da vari Aa. ha azione saprofìtaria, confermando 1' osservazione del Brizi (^). 76 SKDK DI FIUIONZK — ADUNANZA DKl. 21 OTTOBRI': 7") Penìcillium crustaceutn (L) Fries {— Chromosporium Maydis (Ces.) Sacc. Syll. IV p. 8 ; Fer- raris Hyph. p. 645). Micelio bianco ; ifa unica, septata o no, assai lunga, con un fitto pennello apicale di rami, ad apice poco attenuato, al massimo 29 -~ 2 [x., di uguale lunghezza sulla stessa ifa; conidi verdi-az- zurrognoli, jalini se giovani, regolarmente sferici, diam. 2.5 [x. circa, in qualche caso in lunga catena acrogena sui rami ; più spesso i rami non sono visibili, e i conidi sono distribuiti lungo il micelio in spighette od anche irregolarmente ammucchiati. Hab. su cariossidi guaste di mais. E' un fungo assai comune, e le forme corrispondono al tipo, od al più, per le dimensioni dei conidi alla f. C) Airamenti Sacc. ; più spesso ancora ho notato forme corrispondenti a quelle descritte dal Cesati sotto il nome di Sporisorium Maydis, e da Sacc. ri- portate al genere Chromosporium. Si nota solo sulle cariossidi spaccate o comunque intaccate, ma mai sulle sane, il che dimo- strerebbe a sufficienza, se ve ne fosse bisogno, il carattere sapro- fitario del micete. 8") Sterigmatocystis nigra Van Tieghem; Sacc. Syll. IV p. 75. Cespituli neri, vellutini; conidiofori cespugliati, lunghi circa 2 mm., larghi 17 \i.. circa. Vescicola sferoidea 50-130 \i.. diam.; sterigmi primari 68-84= 14.5 I^- radiati, secondari 7-9.5 = 2.5 {^-j cilindrici; conidi, lungamente catenulati, lisci, prima jalini poi giallo-bruni, rotondi, 2,5 - 3,5 |x. diam. ; conidiofori, vescicola e sterigmi concolori giallo-bruni. Hab. in cariossidi alterate di mais e su tutoli. Non differisce sostanzialmente dalla Sp. tipica, ed i pochi caratteri differenziali non hanno alcun valore sistematico, data la variabilità di questo fungo. Esso vive su cariossidi già fortemente guaste, con un portamento esclusivamente saprofitario ; di frequente e a preferenza su quelle marcescenti causa 1' umidità; e al con- trario del Fusarium, dalle cariossidi passa facilmente sugli spazi liberi dei tutoli, negli interfilari, ove si localizza assai limitata- mente; è relativamente poco frequente. 9") Oospora verticilloides Sacc. Syll. I V p. 1 4 ; Ferraris Hyph. p. 555. Cespituli sottili; conidiofori subjalini, ramificati, larghi 4.5-5 [x.; conidi irregolari, elliltico-apiculati, jalini, gener, 5-7 == 2.5 - 3.5, rr. 1 2 ^^ 5 [X.; ife sterili, sottili, jaline, appuntite, assai fittamente intrecciate. Hab. su cariossidi umide di mais. La diagnosi corrisponde quasi esattamente a quella del tipo; è assai comune, specie sul mais affetto dalla screpolatura ; e comune SKDE DI FIRKNZB — ADUNANZA UKL 21 OTTOBRE 77 pure lo indica il Tiraboschi 0) mentre il Brizi (2) lo trova assai raro; anche il Traverso (S) lo indica su cariossidi screpolate o ferite. Il portamento è esclusivamente saproBtario. Nel chiudere questa breve rassegna, che mi propongo di pro- seguire nel prossimo anno, mi auguro di avere apportato un pic- colo contributo allo studio delle questioni del rapporto tra tossici fungini e pellagra, sia esso positivo e negativo in mento alle teorie oggi propugnate ; e termino facendo auspici che s* inizi anche per le Marche, una delle regioni più bersagliate da questa malattia, lo studio delle condizioni di sviluppo di essa. Mi è gradito ringraziare il Chiar.mo Prof. T. Ferraris per la revisione di questo contributo. Laboratorio di Fitopalologia della R. Scuola di Viticoltura ed Enologia. Alba. Ottobre 1921. Lavori citati : 1) Ciferri R. - Un parassita secondario del mais ecc. in " Riv. di Pat. Veg. " anno 1921 N. 7-8 pagg. 89-93. 2) Brizi U. - Su alcuni ifomiceti parassiti de! mais guasto ecc. in " Rend. Acc. Lincei". Ci. Se. ser.V, Voi. XVI pagg. 890-898. 3) 'Panlanelli C. - Meccanismo di secrezione degli enzimi — IV. Ricerche pre- liminari sulla secrezione ecc. in "Annali di botanica". Vili, pag. 173-174. 4) Friedel - Bullettin de la Société Botanique, Voi. 51 p. 209 e Voi. 52 p. 182 - 1904 e 1905. 5) Tiraboschi - Note di tecnica ifomicetologica in " Annali d' igiene sperimentale " 1905 p. 63-74., 6) Raulin - Elude chimique sur la vegétalion de 1' Asp. niger in " Annales des Sciences nat. ", Anno 45 ' - Serie V - Botanica - Tomo XI - 1869 - pagg. 93-299. 7) Tiraboschi - Ulteriori osservazioni sulle muffe del granturco guasto in " Annali di botanica". Vii - pagg. i-31. 8) Traverso - Intorno alle alterazioni di alcune spighe di granturco prodotto da microfili in "11 Raccoglitore" - Padova, 1903 - pagg. Il e seg. CIFERRI R. — MALATTIE NUOVE O RARE OS- SERVATE NEL ]•' SEMESTRE DEL 1921. I) UN FUSARIUM IBERNANTE DEL PERO E LA SUA POSIZIONE SISTEMATICA. Da Barbaresco (Alba) il Prof. E. Gavazza inviò, nella piima- vera scorsa, a questo Laboratorio, dei rametti di pero, in cui si notavano rare pustale rosso-cinabro, di forma allungate irregolar- mente, apparentemente compatte ed internamente forforacee, lunghe in media 2-4 mm., poste di solito all' inserzione e sotto le gemme fiorali. Al microscopio, il fungo si rivelò per una specie del Gen. Fusarium, ibernante sul pero stesso, il che potrebbe essere interessante per gli eventuali nessi metagenetici con altri miceli della pianta stessa. I conidiofori allungati, poco ramificati, salini. 78 8BDK DI FIRKNZK — ADUNANZA DKL 21 OTTDBUE portavano all' estrimità spore falciformi, isolate, pure jalina, 6-7 gut- tulate con gocciole luminose se giovani, e poco distintamente 3-septate se adulte; misuranti 28-31 * 5-6 [i. Per questi carat- teri, il Fusarium poteva ascriversi tanto alla sp. Mali Allescher (Sacc. Syll. Voi. XI p. 650 — Lindau in Rabenhost's Krypt. FI. Abt. Vili e IX p. 557 - Ferraris Hyphales in FI. It. Krypt. p. 78) che alla sp. arcualum B. et C. (Sacc. Syll. Vo- lume IV p. 697), che nel Sylloge erano riportate come due specie distinte (quantunque del F. arcualum non se ne avesse che una diagnosi incompleta e senza dati sporologici), mentre il Lindau (op. cit.) esprime il dubbio di una differenziazione tra i due miceti, ed il Ferraris (I. e.) descrive il F. Mali come una varietà del F. sarcochroum (Desm.) Sacc. (Sacc. op. cit. voi. IV pag. 694 — Lindau in Rabenh. op. cit. Abt. Il p, 523 Ferraris op. cit. p. 78). Per chiarire la posizione e la diagnosi del Fus. in que- stione, abbiamo confrontate le differenze tra le specie di cui sopra, ed i caratteri per cui diversificano riportiamo nel prospetto sotto segnato: F. sarcochroum (Desm.) Sacc. Gonidi fusiformi, od un po' curvati, da entrambe le estremi- tà acuti, I -3 septati, roseo - jalmi, 28-40 « 4-6 [i. Hab. in rami, pic- cioli, foglie Citri li- moni e C. aurantii, Syringae vulgaris, Cytisi Laburni, Fra- xini orni, Nerii o- leandri ecc. ecc. F. mali AUesch. Gonidi fusoidei, cur- vali o vermicolari, per lo più 3 septati, alquanto ristretti ai setti, ottusi jalini, 30-45 « 3-4 [jL. F. arcuatum B. et C. Gonidi allungati, ar- cuati, 3-septati, alle due estremità bru- scamente incurvati. Hab. nel frutto sec- Hab. nella corteccia co del Pirus Malus, del Pirus malus. e in rami secchi del- lo stesso. F. in studio. Gonidi poco falci- formi, acuti, prima continui poi costan- temente 3 - septati , jalini. 28-31 «5-6. Hab. nella corteccia di rami viventi di Pirus malus. Così, sulla traccia dei dati comparativi fornitici dallo specchio, abbiamo creduto opportuno eliminare il F. arcuatum inglobandolo nel F. mali, di cui manteniamo il nome perchè la sp. risulta più completamente e meglio descritta che la precedente, mentre, per le differenze sporologiche e sopratutto dell' habitat, stacchiamo detto F. mali come varietà del F. sarcochroum per farne una specie a se, di cui, coi dati ricavati dal Fus. da noi osservato, diamo la diagnosi definitiva e la sinonimia: Fusarium mali Allescher in Verg. Sud-Bay. Filze III p. 130 (1892) (nova diagn.). Syn. F. arcuatum B. et C. in North Amer. Fung. N. 614 F. sarcochroum [3) mali (Jlllescher) Ferraris in Hyphales p. 78 Sporodochiii soliiariis vel biseriatis, elevatis, 2'4 mm., sub-com- 8KDK DI FIRENZE — ADUNANZA DEL 21 OTTOBRE 79 pactis, irregolaribus, rubris; coniJiophoris adscenJentibus, reclis, sub-conlinuis, hyalinis, sub-ramosis; conidiis solitariis, apicalibus, fusiformi - arcualis vel falcatis, aculis, primo continuis, guttulalis, demum 3-septotis, 28-31 ^5-6. Hab. in corticc ramulorum vivenlium et emorluorn, vel fructibus exsiccatis Pili mali - Bavarice, Hollandia, Carolina inf. (Amer. borj, Sardinia et Pedemont. (Ital. bor.). Resta così chiarita la diagnosi, la sinonimia e la posizione sistematica del F. mali. 2) PHYLLOSTICTA AQUILEGICOLA Brun. su foglie di Aquilegia vulgaris, coltivata in un giardino di Alba. Esse SI mostravano intensamente attaccate dal parassita; all'aspetto esterno apparivano largamente ed irregolarmente chiazzate, e sco- lorite nelle zone affette, poi brunastre, ed infine secche, sfumate in un alone rossastro. Su dette macchie spiccavano dei puntolini neri di ' ^5 - 'lO di mm., che rappresentavano i periteci del fungo, che, all'osservazione microscopica, confermava esattamente la dia- gnosi dello scopritore (Sacc. Syll. Voi. XI p. 477 e Allescher in Rabenhost' s - Krypt. FI. Abth. VI p. 1035), diagnosi però piuttosto incompleta, e che riscriviamo completata : Phyllosticta aquilegicola Brun. Mise. Myc. II p. 33 (nova diagn.). Maculis magnis, obsoletis, irregularibus, primo pallescenlibus demum brunneolis et aridis, rubro-cinctis; peritheciis sparsiis, puncti- formibus, nigris, ' 5 - '/IO mm. diam., membranaceis, rotundatis; sporulis parcis 0-7 ^ 2,5-3 \i.. hyalinis. Hah. in foliis vivenlibus Aquilegice vulgaris, Saintes (Qallice), Pedem. (It. bor.) et Saxoniae. La sp. è interessante perchè rara, risultando probabilmente confermata solo in Sassonia, e perciò non ancora segnalata in Italia. 3) SPH/EROTHECA RANNOSA (Schlech.) Pollarci su fusto di Dianthus barbaius, trovato nel burrone di Diano (Alba) nella primavera scorsa. I caratteri macroscopici dell' Erisifacea in questione sono poco visibili, sia per la minuta porzione di caule infetto, sia perchè associata a due saprofìti ; un 'Penicilliuin sp. e un Cludosporium sp. 1 caratteri microscopici del micete corrispon- dono esattamente a quelli riportati dal Pollacci (Mon. delle Erisif. Ital. in Atti Istit. Bot. Univ. Pavia, II" serie. Voi. IX, p. 158). Interessante per la matrice completamente nuova, non risultando sino ad oggi mai segnalata la S. pannnsa su nessuna Cariofillacea né in Italia, né fuori, probabilmente. 80 8KDK DI FIKI;NZK - ADUNANZA DKL 21 OTTOBKK 4) SPH/ERELLA RHEA Fauirey su fig. di Ruta sp. Raccolta sui Monti Spaccati (Trieste), nell'ottobre del 1919 (leg. Mao- cagno). Le due pagine dflla foglia sono cosparse fittamente di periteci neri, contenente dei bellissimi aschi con 8 spore jaline, lievemente dorine, costantemente I -septate, di 12-17 * 4-5 \^- '■> i caratteri microscopici corrispondono esattamente a quelli dati dal Fautrey. (Sacc. Syll. voi. XI pag. 296). Interessante perchè pro- babilmente mai confermata in Italia, e rara in Francia. 5) CERCOSPORA VITIS (Sic.) Sacc. v. Rupestris nobis su foglie di Vitis rupeslris. Trovata nel giugno e. a. su una vite del podere della scuola. Il materiale assai scarso (una foglia malata e su un punto solo) non ha permesso uno studio accurato e completo. In ogni modo abbiamo accertato che la malattia in questione dif- feriva dalla specie tipica (Sacc. Syll. voi. IV p. 458 — Ferraris Hyphales in FI. It. Creypt. p. 329. — Thiimen, Die Filze und Poken etc. p. 1 70 — Viala, Mal de la vigne p. 265) per' le minori dimensioni dei conidi, e perchè costantemente unisepte (continue se giovani). Per tal ragione abbiam creduto riferirla ad una forma nuova, di cui ecco la diagnosi latina : Cercospora viticola (Ces.) Sacc. Syn. in Berlese Riv. di Rat. Vegel. Voi. I pagg. 258-264, Padova 1892 for. Rupestris nobis. Conidiis primo continuis, demum semper I -septatis, 27-32 « 4-5 |i. Hab. in foliis viventibus Vitis rupeslris eulta. Pedem (Ital. hor.). 6) TORULA ASPERULA Sacc. |3) GLOBOSA Ferraris su rametto fresco di Pero, sulla corteccia ; i caratteri sono quelli indi- cati in Ferraris (Hyphales in FI. Ital. Krypt. p. 223). Interessa per la matrice, essendo sinora stata riscontrata solo in legno pu- trido, mentre il rametto di pero è fresco e sano, per quanto cer- tamente non abbia alcuna azione parassitaria. I disegni e le illustrazioni delle principali sp. descritte segui- ranno in un prossimo lavoro sulle sp. nuove o rare in questi mesi studiate. E nel chiudere questa breve rassegna mi è grato porgere i più vivi ringraziamenti al prof. Ferraris, cui ricorsi per consiglio ed aiuto. Dal Laboratorio di Fitopatologia della R. Scuola di Viticoltura ed Enologia Alba. Giugno 1921. SKDE DI FIRKNZK — ADUNANZA DKL 21 OTTOBRK 81 ADDKNDA ET EMENDA ND A AD FI^ORAM ITALICAM Hieracium leucofjsis Arv. T. (= subnivale glanduliferum). Cenisio, pendici del M. Froid, prospicienti lo stradale - leg. Vili, 1914. Iris boehmica Schmidt — - Venana-Reale, ghiaie a destra della Stura, a monte del paese - legi V, 1913. Slum angustifolium L. var. slenophyllum Belli e F. Vignolo Lutati, var. nov. " Foglioline oblungo-lanceolate, a denti radi, disuguali, profondi, gli inferiori talora composti, divaricati, taluni a punta convergente verso il lembo; pianta slanciata, alta 8-10 dm. ". — Fossati lungo la strada fra Baveno e Syesa, a destra - legi VII, 1910. Rhinanlhus major Ehrh. var. Burnali Chabert - - Albenga, sulla sinistra del Centa - legi V, 1910. Slachys poluslris L. var. stenophylla Belli e F. Vignolo Lutati, var. nov. " Foglie lineari-lanceolate, strette (mm. 4-6 40-50) con dentature piccole, basse, appiattite non corrisponde alle var. oblongifolia e acuminata di Briquet ". — Rive del lago di Candia Canavese - legi Vili, 1903. Salda verticillata L. — Venaria-Reale, presso il ponte sulla Ceronda - legi VII. 1903. Lactuca viminea Presi, var. chondrill&flora Bor. — Terni, lungo la strada superiore per Papigno - legi IX, 1910. F. Vignolo-Lutati Polypodium phegopteris L. A Brescia in un giardino, forse inselvatichita (1921). Nuova al piano ('). P. Roherlianum Hoffm. — Nuove località in pianura o a quota bassa: muro di una casa a Brescia (1913); spalletta del ponte sul Brenta al Casello 7 fra Noventa Padovana e Strà (1919); muro di una casa a Nervesa (Treviso) a pie del Montello ( 1920); macerie nel pavimento della chiesa diroccata a S. Giovanni di Duino alle sorgenti del Timavo presso Monfalcone a 4 m. sul mare (1920); muro di una casa a Bassano Veneto (1921). Duomo di Milano (Cobau). Pteris serrulola L. fìl. — Avventizia esotica (cino-giapponese, sud-ufricana) inselvatichita in un giardino a Brescia (1921), come air Orto Botanico di Padova (Saccardo). Phalaris tuberosa L. — Maneggio abbandonato della cavalleria fuori P. Milano a Brescia (1920 e 21). P. brachysiachys Lk. Terreno smosso alla Chiusa di Venas in Cadore (1920): forse pianta castrense, già scomparsa nel 1921. (I) I reperti non seguiti da nomi di scopritori sono fruito delle mie erborazioni. 82 8KDK DI FIKENZK — ADUNANZA DKL 21 OTTOBRE Poa silvicola Guss. — Binari ferroviari abbandonati erbosi al Vallino a Torino (1921). Nuova pel Piemonte. Bromus inermis Leyss. Specie, a quanto pare, secondo le località,^ sparsa, rara e accidentale, come nel Veneto ad Arquà Petrarca (De Visiani, 1825) e nel Bresciano ad Ome (Zersi, 1871) e a S. Martino della Battaglia (1920); oppure frequente e co- stante, come in Cadore a Venas, Valle, Calalzo, Cortina d' Am- pezzo, ecc. (1920-21). Trilicum villosum M. B. — Lungo lo stradone tra Feltre e Fonzaso (1920). Asphodelv.s fistulosus L. — Neil' Italia sett. noto finora solo del Veronese (Seguier, Goiran, ecc.) e del Padovano (Mas- salongo, Bizzozero), oltre Liguria e Istria ; nel Bresciano non lo trovò Zersi, mentre io 1* ho raccolto alle falde del M. S. Barto- lomeo poco sopra Salò (1921), ho poi veduto un esemplare bresciano del Bérenger (1831) nell'Erbario Generale dell'Orto Botanico di Padova, ed uno del Porta dei colli aprici della Riviera Bresciana Benacensi (1900). U. Ugolini NOTULE BIBLIOGRAFICHE Catalano G. - ^Determinazione razionale della Xerofilia. («Boll. R. Orto Botanico di Palermo», N. S., V. II, fase. 2\ 1921). L' importante concetto di " xerofilia ", scaturito, come è noto, dalle osservazioni sulla vita vegetale propria dei luoghi o dei paesi secchi, viene in questo lavoro sot- toposto ad una esauriente disamina bio-fisiologica e definito sperimentalmente con cri- terio affatto nuovo. Secondo 1' A. piante xerofile sarebbero quelle che si dimostrano atte a vivere a lungo e a fabbricar più materia organica col minimo di risorse acquee assunte dall' ambiente ; epperò la xerofilia sarebbe un fenomeno generale assoggettabile a misura sperimentale, mediante il rapporto della organ/caz/one a\ fa-hisogno d'acqua di ciascun organismo vegetale. Da questo concetto fondamentale vengono altresì chiariti e definiti molti altri che ne dipendono, quali quelli di attitudine, di organizzazione, di resistenza xerofila, ecc. De Toni G. B. - Osservazioni biometriche intorno la Calendula oflìcinalis L. in rapporto all' eterocar pia della specie. (« Atti R. Istituto Veneto di Se. Lett. Arti », T. LXXIX, P. 2 [1921]). Aiolà P. - Flora fanerogamica del massiccio plutonico nord-occidentale di Sardegna. Sassari, 1 92 1 . (in 8°, pp. 3 1 ). XOTIZIF. Sono stati chiamati alla Direzione dell' Istituto Botanico i Proff. A. Béguinot a Sassari, G. Gola a Padova e G. Pollacci a Siena. Raffaello Beni, gerente respontabìle Borgo S. Lorenzo, Tip. Mazzocchi 1921. Novembre -Decembre N. 8-9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA IN DICE XV!!* Riunione Generale in Firenze Pag. 83 Béguinot A. — 11 Cislus lauri/olius L. " ex Euganei* " nell' Erbario di Giovanni Marsili » 98 Passerini N. — Ancora a proposito della Digitarla disticha (L.) Fiori in Toscana CProc. verb.) » 102 Notizie » 102 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'anno 1921 . . » 103 XVII.* Riunione generale in Firenze Adunanza del 30 Ottobre 1921 Presiede il Presidente N. Passerini. — Sono presenti i soci: Bargagli-Petrucci, Barsali, Béguinot, Chiovenda, Coselschi, Fiori, Pampanini, Piccioli, Provasi e Vaccari. Hanno inviato la loro adesione scusando l'assenza, i soci : Baldacci, Conlessa Capponi, De Toni, Longo, Minio, Munerati e Traverso. Il Presidente apre la seduta esponendo la crisi che attraversa la Socielà e quindi facendo rilevare 1' importanza che per la vita di questa avranno le decisioni della Riunione. Indi commemora i Soci morti in quest' anno : Terracciano Nicola, l' insigne illustratore della flora di Terra di Lavoro, della Basilicata e dei Campi Flegrei, morì il 20 feb- braio nella grave età di 84 anni. Di Lui disse degnamente il nostro socio Prof. Fridiano Cavata nel N." 3 del Bollettino della Società Botanica del corrente anno e a me non resta che ad associarmi loto corde all' universale rimpianto per la perdita di uno dei più vecchi ed illustri botanici italiani. Egli era nostro consocio fino dal 1888. 11 28 giugno spegnevasi in Armezzano (Assisi) il socio Pro- fessore Don Cestio Montaldìni. Socio fino dal 1^01, pubblicò 84 8KDK Ul FIUKNZK — ADUNANZA r>KI. HO OTTOUltlO nel nostro Bollettino alcune note (1901-1904) sulla Spergularia segetalis neir Umbria e sulla Tecaphora capsulurum. Arcangeli Giovanni nacque m Firenze il 18 luglio 1840 e si laureò in Pisa nel 1862. Fu aiuto di Pietro Savi e di Teodoro Caruel. Nel 1874 fu chiamato da Filippo Parlatore presso l'Isti- tuto botanico di Firenze, dove dal 1874 al 1877 fu aggregato per la Crittogamia. Nel 1877, morto il Parlatore, ebbe l'incarico dell* insegnamento della Botanica generale nell' Istituto di Studi Superiori e nel 1879 vinse il concorso a professore ordinario neir Università di Torino, dove rimase fino al 1881, quando vinse il Concorso per la cattedra di Botanica nella Università di Pisa, Questo ufficio resse fino al 1915, cioè sino a quando, raggiunti i limiti di età, dovè ritirarsi dall' insegnamento. Presso r Istituto botanico dell* Ateneo pisano, Giovanni Arcan- geli spiegò in particolar modo la sua intelligente attività di scien- ziato e d' insegnante. Innamorato della disciplina che con tanta competenza aveva impreso a coltivare, osservatore acuto dei feno- meni naturali, potè indirizzare le sue ricerche agli argomenti più disparati. Oltre che di botanica, si occupò anche di Agricoltura, di Orticultura e di Chimica. Nei primi tempi della sua carriera fu anzi chimico a Fravale di Montieri. Fu anche efficace volga- rizzatore della scienza, specie nell* insegnare a riconoscere i funghi mangerecci da quelli venefìci e sospetti; e a tale uopo pubblicò una tavola a colori che fu largamente diffusa nelle scuole. Fu socio nazionale della Accademia dei Lincei, ordinario della Accademia dei Georgofìli e di varie altre società ed accademie nazionali ed estere. L' Arcangeli è uno dei fondatori della Società Botanica Ita- liana, cui dedicò larga parte della sua attività. Dal 1888 al '90 ne fu vice-presidente; presidente dal 1891 al 1893; vice-presi- dente dal 1897 al 1902; consigliere nel triennio 1903-1905 e di nuovo vicepresidente dal 1906 al 1908. Nei periodici sociali Egli pubblicò ben 133 lavori. Fu uomo di elevati sentimenti e di grande modestia. Non sol- lecitò ne ebbe onori. Si spense in Pisa il 16 luglio del corrente anno. La sua morte fu appresa con grande cordoglio non solo dai bot mici, ma da tutti coloro che ebbero la fortuna di cono- scerlo e di apprezzarne le doti della mente e del cuore. Borzì Antonino fu scienziato illustre ed artista. Nato a Ca- stroreale (Messina) il 20 agosto 1852 da Pietro e da Dorotea Lucifero, dopo compiuti gli sludi classici avrebbe desiderato di dedicarsi alle belle arti e segnatamente alla pittura, per la quale addimostrò grande inclinazione. Ma nel 1869 si iscrisse come studente nell* Istituto Forestale di Vallombrosa, dove ebbe per maestro Federico Delpino. Compiuto il corso a Vallombrosa, conseguì dal Ministero un SKDK DI FIRKNZK ' — ADUNANZA DEL iiO OTTOBRK 85 posto di perfezionamento nell' Istituto di Studi Superiori di Firenze, dove fu discepolo di Filippo Parlatore. Tornò poscia a Vallombrosa come assistente di Delpino e dipoi, quando questi passò all' Università di Genova, m qualità di pro- fessore di botanica. Nel 1879 vinse il concorso per la cattedra di Messina dove rimase fino al 1892, quando fu chiamato dalla Facoltà di Scienze della Università di Palermo alla cattedra di Botanica e alla dire- zione dell' Orto palermitano, uffici che ricuoprì con grande onore fino alla morte. Antonino Borzì fu il vero restauratore degli Orti botanici di Messina e di Palermo. Sotto la sua direzione ebbero luogo 1' am- pliamento dell' Orto botanico palermitano e la costruzione dei nuovi laboratorii ; e a Lui si deve l' indirizzo veramente moderno che da molti anni fece dell' istituto botanico di Palermo uno dei primi d' Italia. Fu altresì il fondatore del Giardino Coloniale di Palermo, destinato alla soluzione dei problemi agricolo-coloniali. Con questa istituzione Egli incarnò il principio, da Lui sempre validamente sostenuto, che la scienza debba avere come scopo finale la pub- blica utilità. Dal 1914 in poi fu a capo dell'Osservatorio regionale di Fito- patologia per le provincie di Palermo, Trapani e Girgenli, e dal 1920 insegnò nell* Istituto superiore di Scienze Commerciali e Coloniali di Palermo. Fu socio nazionale della Accademia dei Lincei, Presidente della Reale Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, Presidente della Società di Scienze naturali ed econo- miche di Palermo, Presidente della Società dei microscopisti italiani e membro di parecchie altre Società ed Accademie scien- tifiche straniere. Nell'agosto dell'anno in corso, ossia pochi giorni dopo la sua morte, ebbe la nomina postuma di socio dei XL. Egli apparteneva alla nostra Società fino dal 1888, e ne fu Vice-Presidente ininterrottamente dal 1894 al 1905. Per il triennio successivo (1906-1908) fu nominato Presidente. Fu nuovamente Vice-Presidente nel triennio 1909-11. Fu attivo collaboratore dei periodici della nostra Società e sono ben noti i suoi lavori sulle Mixoficee comparsi nel Nuovo Giornale. 11 Borzì conseguì varie alte onorificenze scientifiche. Egli ebbe il premio internazionale per gli studi anticnttogamiri (fondazione Desmaziéres) in seguito al quale fu laurealo nell' Istituto di Francia. Nel 1907 venne nominato dottore honoris causa dalla Università di Upsala e dieci anni appresso (191 7) fu dal Mini- stero di Agricoltura insignito della grande medaglia d' oro al 86 SKDK DI KIRKNZK - ADUNANZA DRL iiO OTTOBRR merito agrario. Altra grande medaglia di oro vennegli offerta nel 1917 dai Botanici italiani e stranieri, in occasione del 40" anno d' insegnamento universitario. Antonino Borzì fu uno studioso e un ricercatore geniale e infaticabile e lascia circa 300 lavori a stampa, in alcuni dei quali si dimostra degno continuatore dell' opera del suo insigne maestro Delpino. Le sue pubblicazioni vertono sui più svariati campi della Botanica, ma tutte portano 1' impronta dell' indirizzo biologico che caratterizzò il suo spinto scientifico. Fra i molti segnaleremo gli studi sugli organismi vegetali inferiori, pubblicati in varie note su diversi periodici italiani e stranieri, e con cui si iniziò alla carriera scientifica; gli Sludi algologia, opera in due grossi volumi comprendenti la descrizione e la biologia di parecchi generi di alghe verdi, molti dei quali da lui creati; il Compendio della flora forestale italiana; gli studi sulla sensibilità vegetale, sulla xerofilia e sopra la disseminazione ; le ricerche di anatomia e morfologia ; gli studi monografici, come quelli sulle Quercie; gli studi sulla germinazione, sull' impollinazione, sugli apparati di aereazione dei pericarpi, ecc.; gli studi sulle Mixoficee, pregevole illustrazione della vita delle Alghe azzurre, delle quali diede pure un " sistema "; numerosi lavori di botanica agraria coloniale, discorsi inaugurali, commemorazioni ecc. ecc. L* ultima sua opera dal titolo " Pensieri di filosofìa botanica ", grosso volume che, come egli disse, doveva considerarsi come il suo testamento scientifico, era in corso di stampa, quando la morte lo colse il 24 luglio di quest' anno. Il decesso di A. Borzì è un grave lutto per la Botanica e per la Scienza Italiana, che in Lui perdono uno dei cultori più illu- minati e geniali. Dà poi la parola al Segretario Pampanini, il quale legge delle proposte inviate da alcuni soci : Cortesi : che in caso di vendita dei periodici e delle opere della biblioteca sociale sia data preferenza assoluta ai soci inviando ad essi il catalogo relativo delle pubbli- cazioni disponibili. De Toni : che non sia aumentata la quota sociale, ma che per rialzare le condi- zioni economiche della Società si sospenda per qualche anno il Nuovo Qiornale; e così, fino a tempi migliori, anche la Flora italica crypiogama. Traverso : che si riprenda la continuazione della Flora italica cryptogama. Queste proposte si terranno presenti a loro luogo nello svolgimento dell' ordine del giorno. In base all'art. I dell'ordine del giorno (presentazione dei Bilanci consuntivo 1920 e preventivo 1921). il Presidente dà la parola al Sindaco Piccioli, il quale legge la relazione seguente : Egregi Consoci, Il bilancio sociale del quale siamo incaricati di eseguire il ri- scontro risulta perfettamente esatto nella dizione e nei documenti giustificativi delle singole spese. SKUK DI FIRKNZB — AUI:NANZA UKL 30 OTTOBRE 87 Esso mostra che lo stato di crisi economica degli anni scorsi non tende a migliorare. Non può infatti trarsi argomento di sod- dijfazione dall' arido esame delle cifre perchè si giungerebbe a conclusioni inesatte. Ad esempio le spese per le pubblicazioni, da L. 2601.10 nel 1919, scemarono a L. 1794 nel 1920; ma la discesa è del tutto apparente poiché non essendosi finiti di stampare gli atti durante 1' anno solare, 1' aggravio si è riversato nel successivo. In correlazione con questo ritardo nella stampa del bollettino e del giornale diminuirono pure, pel momento, le spese di posta per la spedizione dei fascicoli. Quindi il resto di cassa, che al 31 dicembre 1920 risulta di L. 4395.10, non rappresenta un capitale di riserva, ma bensì una scorta accantonata per il pa- gamento degli atti del 1920 che furono pubblicati solo al prin- cipio del 1921. Nella riscossione delle quote sociali si nota un miglioramento poiché il credito, che nel 1919 era di L 1080, si è ridotto nel 1920 a L. 520. Dai documenti presentati come allegati al bilancio si rileva che il 16 febbraio 1920 furono acquistate coi fondi di cassa della Società alcune cartelle del Consolidato a L. 85 per V importo di L. 1455.90. Per questo impiego di fondi manca l'approvazione dell' Assemblea e deve perciò ritenersi arbitrario. Non è infatti nelle facoltà del Consiglio di amministrazione di associazioni scien- tifiche d' impiegare i denari della Società in azioni pubbliche soggette al fluttuare delle quotazioni di borsa, tanto più che di tale autorizzazione non vi è traccia nello statuto, e che importa, invece, poter adoperare le somme annualmente o a breve scadenza. Si fa rilevare inoltre che risulta stanziato un contributo di lire mille per la Flora italica cryplogama; questo contributo non è erogato da parecchi anni, e poiché la Flora cryplogama non è passiva ma redditizia per la Società, parrebbe vantaggioso che tale contributo fosse radiato per 1' avvenire, date le ristrettezze in cui versa il bilancio della Società. Anche le lire cento assegnile come concorso al premio del- l' esposizione quinquennale orticola non risultano erogate da pa- recchi anni, e questo sorprende perchè proprio quest* anno ha avuto luogo una nuova esposizione orticola alla quale U Società non ha preso parte con alcuna offerta. Si propone quindi che in una prossima esposizione orticola la Società trovi modo di con- correre con questa somma, anche se le mostre non fossero quin- quennali. Fra i crediti per abbonamenti e vendita pubblicazioni se ne osservano alcuni che datano da dodici anni, e altri da dieci. Si riterrebbe opportuno svolgere definitive premure per ottenere i pagamenti, e qualora non si riesca ad esigerli si propone che siano radiati per non perpetuare continue inutili trascrizioni. 88 SKDK DI KIRKNZK - AOrNANZA DKK :J0 OTTOHRR Per quanto si riferisce in modo particolare alla Flora italica cryplo^ama parrebbe opportuno, nell* interesse della Società bo- tanica e a vantaggio degli studiosi, di riprenderne la pubblica- zione, considerando che la parte relativa ai funghi è a buon punto e potrebbe condursi a termine in non lungo tempo. A questo proposito però occorre rinnovare un' osservazione fatta nelle pa- gine precedenti. Risulta che sono stati investiti il 16 febbraio 1920 oltre 1 nove decimi dei fondi di cassa in cartelle del Consolidato, e precisamente L. 5 1 38.40, lasciando a disposizione sole L. 414.75. Prescindendo dal ripetere 1' appunto, che per tale impiego mancava 1' autorizzazione dell' autorità competente, e che a tale consenso non può sostituirsi il deliberato di quattro o cinque membri del Consiglio, tra i quali sarà mancato probabilmente perfino un collaboratole della Flora, si rileva che dovendosi ven- dere ora le cartelle per proseguire la stampa dell'opera, si avrebbe una perdita del IO al 12 " „ per il diminuito valore di esse. Neppure la nobiltà del fine per cui è stata fatta giustifica I* as- segnazione dei fondi in un impiego che include 1' alea della va- riazione di capitale, ostandovi 1' articolo 1 723 N" 2 del Codice Civile, integrato, per gli effetti, dall'art. 1714. E poiché sul bilancio della Flora italica cryplogama la Società botanica italiana esercita solo una funzicne di patrocinio, parrebbe altresì conveniente che gli atti fondamentali della gestione patri- moniale ottenessero il consenso, non soltanto della Società, ma anche dei principali collaboratori. Addì 17 Novembre 1921 I SINDACI Michele Guadagno Lodovico Piccioli Il Presidente apre la discussione sulla relazione dei Sindaci. L' Economo Chiovenda dà le spiegazioni seguenti : Nel 1902 alla Riunione generale di Vallombrosa quando fu stabilita la pubblica- zione della Flora italica cryplogama, ai fondi necessari fu provveduto con le obla- zioni dei soci Forti (L. I 500) e Sommier (L. 1 000), integrate da un concorso della Società in L. 3000 da pagarsi in tre rate. Di queste la prima fu pagata nel 1907, la seconda nel 1909. Rimaneva a pagarsi la terza, ma essendosi subito l'azienda della Flora rivelata attiva non ne ebbe bisogno; cosicché la relativa somma fu sempre accanto- nata tutti gli anni solo nel prospetto dello stato patrimoniale sociale. Lo stesso dicasi del premio di L. 100 per l'Esposizione quinquennale orticola che dal 1903 non fu più pagalo, mentre la somma si tenne accantonata nel prospetto del patrimonio sociale. Oggi sta di fatto che la Flora cryptogama non ha più bisogno della oblazione della Società e sta pure di fatto che le odierne condizioni finanziarie della Società sono tali che le proibiscono di fare erogazioni per quanto piccole come quella per la Esposizione quinquennale orticola. Propone perciò all' Assemblea che entrambe le due sovvenzioni vengano depennate dal prospetto dello Stato Attivo e Passivo. Riguardo all' investimento di capitali sociali nell' acquisto di L. 7700 nominali di SEDK DI IIKKNZK — ADUNANZA \>KL 30 OTTOBRE 89 consolidato 5 ",, fu indotto a farne la proposta per le seguenti ragioni: 1° per la presenza in un libretto a risparmio intestato alla Società della somma d' oltre 9800 lire che riteneva eccessiva pei bisogni immediati della Società. 2" la stampa della Flora italica cryplogama era da ritenersi sospesa a causa delle condizioni speciali per la stampa, mentre già la stampa dell'ultimo fascicolo ( 1 5" dei Funghi) aveva dimostrato che il pagamento delle spese era possibile mercè la sola distribuzione agli abbonati all' ofwra. 3° si otteneva un interesse maggiore di 0,75 " „ su quello che si aveva nei libretti e si otteneva con I' investimento un maggior capitale di circa 700 lire. Espose la proposta al presidente della Società botanica, prof. Mattirolo, che la approvò. Nella seduta del febbraio 1920 la espose alla riunione del Consiglio, che pure la approvò con I' obbligo di depositare le cartelle insieme con quelle che la Società già tiene in custodia presso la Cassa di Risparmio di Firenze. Inoltre questa deliberazione fu pubblicala nel Bullettino prima che ne facesse l'acquisto senza che nessuno vi prote- stasse. D' altra parte lo Statuto non contiene alcuna disposizione speciale circa 1' inve- stimento dei fondi che resultassero eccedenti ai bisogni sociali, e perciò è da ritenersi pienamente legale il provvedimento preso dal Consiglio. I Sindaci nella revisione dei Bilanci per l'anno 1919-20 fecero l'appunto che le somme provenienti dalle riscossioni per conto della Società non fossero collocate in modo che i loro frutti venissero goduti dalla Società. Perciò propose al Consiglio che quei fondi venissero collocati in un libretto del Banco dei Presti di Firenze, il quale accordando alla Società I' interesse del 4,25 ",, rappresentano il maggior inte- resse che in quell' epoca si poteva ottenere presso un ente veramente serio e sicuro. Se ora si deve criticare I' impiego del capitale eccedente in consolidato 5 " ^ la critica dovrebbe andare anche all' impiego nel libretto dei Presti pel quale pure non vi è al riguardo alcuna disposizione particolare nello Statuto. Propone perciò che sia nello Statuto introdotto un articolo col quale si fa obbligo all' Economo di investire i fondi sociali liquidi in modo che la Società ne goda il frutto ; e che la facoltà di inve- stimento dei fondi eccedenti ai bisogni sociali sia riserbata alla Assemblea generale dei Soci. L' Economo fa presente che le condizioni della Società sono poco floride perchè anche in questo anno si verifica il grave inconveniente del ritardo nel pagamento delle quote sociali. Sono 50 coloro che non ancora hanno pagato la quota del 1921. E della più alta importanza che i soci si persuadano che il non pagare la quota entro il mese di gennaio costituisce un palese e grave danno per la Società, poiché il pre- ventivo per la stampa dei periodici si fa in quel mese e in base al numero dei soci; questi se non versano le rispettive quote, pongono la Società in repentaglio a non poter far fronte ai propri impegni ; tanto più che ora i contratti colle Tipografie sono alla condizione di pagamento a consegna di ciascun fascicolo. L' avv. Coselschi dichiara rendere plauso allo zelo dei Sindaci, che con vigile cura concorrono (anche poiché essi pure sono membri della Società), a che la gestione amministrativa di questa corrisponda alla finalità da lutti voluta ; onde si assicuri, cioè, la vita sociale per lo scopo, per il quale fu la Società costituita, e dovrà permanere in beneficio della cultura scientifica botanica. Egli dichiara altresì, che egual plauso meritano gli Amministratori della Società, cui non possono esser rivolti, se non sotto forma di suggerimenti (come del resto debbono avere pensato gli slessi Sindaci), i rilievi da essi esposti nella loro relazione; e dimostra 90 SKDK, 1)1 l'IUKNZK — ADUNANZA DKL i^O OTTOBRE con analoghi confronti e chiarimenli, che le disposizioni legislative, ricordate dai Sin- daci nel loro referto, non trovano applicabilità nella specie, anche per la stessa di- versa natura e carattere della Società, ed in ogni modo perchè gli amministratori di questa, quali essi furono, e che ritennero prudenziale e proficuo convertire le somme, depositate a tenue interesse in un Istituto di credito, nell' acquisto invece del Conso- lidato italiano emesso per prestito nazionale, oltreché convergere e concorrere ad un lodevole fine patriottico, non hanno diminuito sicurtà al patrimonio sociale, poiché le eventuali variazioni di valore nel Consolidato (debito pubblico), come altresì nella moneta nazionale, hanno più, o meno, equivalenza, dipendendo le valutazioni respettive dal credito dello Stato, e così pure dalle condizioni generali finanziarie della Nazione; senza che vi influiscano notevolmente, e talora esclusivamente, anche le speculazioni private, così come si verifica nel valore mercantile dei titoli industriali, che non sempre corrisponde all' intrinseco valore del patrimonio delle respettive aziende, ma si riferisce a ben altre esigenze del mercato dei valori, e delle speculazioni di borsa. E così con altri rilievi 1' avv. Coselschi dimostra, che quanto fu fatto rientra nel- I' ambito della gestione amministrativa del Consiglio, il quale perciò non merita cen- sura, se ha creduto più prudenziale, anziché deporre capitali in Istituti di credito, in cui ne fosse favorito il deposito anche con largo interesse, trasformare invece in titoli dello Stato una parte in contanti del capitale sociale. Del resto, egli aggiunge, il Consiglio, che è il mandatario, e quindi il fiduciario, dei soci, ha creduto fare opera buona, come si addice al diligente padre di famiglia, neir esecuzione delle operazioni suddette ; e ciò ha fatto anche legalmente, in difetto di disposizioni statutarie, che glielo inibissero, e che stabilissero una forma specifica ed inderogabile di investimento dei capitali sociali. Se in proposito 1' assemblea dei soci intendesse diversamente provvedere, sarebbe necessaria, a suo avviso, una modificazione dello Statuto, con la conseguenziale dele- gazione al Consiglio di attenervisi, e di darvi esecuzione. Egli infine fa voti, che, superata con il fervore concorde di tutti i Soci, la crisi, da cui la Società é ora angustiata (come del resto ne sono pure tormentate anche tutte le altre Amministrazioni), possa la Società stessa mantenersi, ognor più prosperosa anche per il miglior profitto della scienza botanica. Piccioli ritiene ad ogni modo che i capitali della Società non si dovessero inve- stire in titoli, e crede di dover mantenere il suggerimento che 1* operazione non si debba ripetere. L' avv. Coselschi, riguardo ai soci morosi propone che sieno senza ritardo solle- citati a mettersi in regola con 1" amministrazione della Società. Propone inoltre che ad evitare il ripetersi del grave inconveniente di tanti soci morosi, agli effetti di una eventuale azione legale, nello Statuto sia detto che 1' ammissione del socio comporta, nei rapporti della Società, la sua elezione di domicilio presso la sede della Società. L'Assemblea approva le proposte dell' Economo e quelle dell' avv. Coselschi. Pampanini fa osservare che a termini dello Statuto (art. 32) qualunque proposta di modificazione allo Statuto stesso deve essere fatta nota ai Soci almeno due mesi prima della Riunione generale, e che quindi le proposte del prof. Chiovenda e quelle dell' avv. Coselschi non possono discutersi ora, ma saranno presentate alla prossima Riunione generale. Il Presidente dà la parola all' Economo Chiovenda, il quale presenta i Bilanci. SKI-)K DI FIRKNZK — ADUNANZA DEL 30 OTTOBRE 91 Poiché nessuno chiede la parola, il Presidente li mette ai voti. Piccioli nella sua qualità di Sindaco si astiene dal voto ; e così pure se ne astengono i membri del Consiglio. L' Assemblea approva i Bilanci. Riguardo agli art. 2, 3 e 5 dell'ordine del giorno: Art. 2. Biblioteca e pubblicazioni sociali a) Stato della Biblioteca e delle pubblicazioni (Nuooo Giornale e Bullellino). h) Alicnamento dei periodici e delle opere della Biblioteca. e) Sospensione degli scambi dei periodici all' interno ed ali" estero. Art. 3. Aumento della quota sociale. il Presidente dichiara che il Consiglio non presenta propcste di sorta. Con questa parte dell' ordine del giorno il Consiglio intende solo indicare all' Assemblea diverse soluzioni per risollevare il bilancio sociale. Indi dà la parola al Segretario Pampanini, il quale legge la seguente relazione : Nella Riunione generale del 1905 l'Assemblea dei Soci non accolse il principio propostole della inalienabilità della Biblioteca, ma invece confermò quello della vendita dei periodici, che la Società otteneva con lo scambio delle proprie pubblicazioni, allo scopo di poter dare a questa maggior incremento (cfr. Bull. 1905, p. 225 e seg.). Così la cessione dei periodici ali* Istituto Botanico fiorentino continuò col compenso annuo di L. 600, che il Mini- stero della P. I. a quello scopo versava alla Società. Ma nel 1911 il Ministero sospese questo sussidio e le ripetute pratiche pei riottenerlo rimasero vane. Quella somma di 600 lire rappresentava per la Società un gua- dagno netto di circa 250 lire, che le consentiva un aumento alle sue pubblicazioni di circa 5 fogli di stampa (80 pagine). La Società mantiene ora 60 scambi (8 in Italia e 52 all' estero), i quali le costano circa 900 lire all' anno. E cioè : L. 250 di spese effettive (costo dei fascicoli del Nuovo Qiornale e del fj^ulletlino, e spese di spedizione) e, m base al prezzo d'abbo- namento attuale per 1' estero (L. 50), L. 600-650 per quella di- minuzione di abbonamenti, che si può ritenere di 12-13, la quale è evidente conseguenza di questi numerosi scambi. L'Assemblea del 1905, approvando la vendita dei periodici ap- provava il depauperamento della Biblioteca della sua parte più importante ed ammetteva implicitamente che la Biblioteca fosse di ben tenue utilità ai soci. E difalti dal registro dei prestiti del ventennio 1901-1920 risulta che la Biblioteca è stata del lutto inutile alla quasi totalità dei Soci. Attualmente, escludendo le spezzature ed i cataloghi, che una volta vi s' includevano, consta press' a poco di 430 opere e 2500 opuscoli, in bilancio è valu- tata L. 3944. in questi ultimi anni la mole delle pubblicazioni sociali è an- data rapidamente diminuendo causa 1' aumento delle spese tipo- grafiche e postali. Mentre nel 1916 le pubblicazioni sommarono, 92 Si;i»K Ul l'IRKNZK AOITNANZA DKL iW OTTOBUK • illustraziuni comprese agli effetti (inanzian, a 856 pagine, ed al- ida il fojjiio di stampa costava L. 50, quest' anno, in cui il fo- glio di stampa è salito a L. 310, la Società non può pubblicare che circa 210 pagine. Finora la Società ha potuto continuare a sopportare 1* onere degli scambi e nel tempo stesso solo lievemente aumentare la quota sociale (nel 1920 la quota fu portata da L. 20 a L. 25) riducendo la mole delle pubblicazioni sociali. Ma è ovvio che tale riduzione deve arrestarsi ed essere eliminata anche per non condurre defezioni fra i soci e gli abbonati, le quali sarebbero alla Società di grave danno non solo economico ma anche morale. L' Istituto Botanico di Firenze è disposto, sembra, ad acqui- stare quest'anno qualcuna delle annate arretrate dei periodici che la Società riceve in cambio del U\i^uovo Qiornale e del Bulletlino (anni 1911-1920). A parte la considerazione che di tale somma solo 250 lire per annata — riferendosi ai prezzi delle annate d'ante- guerra — sarebbero di utile, rappresentando il resto il costo dei periodici alla Società, bisogna tener presente che questa somma mentre, come dissi, prima della guerra avrebbe dato circa 80 pagine, oggi ne darebbe appena 12 circa. Ne, forse, l'Istituto Botanico, può impegnarsi ad acquistare tutte le annate arretrate e tanto meno di stipulare una convenzione per riprendere 1' acquisto re- golare di quelle future. D' altra parte, la vendita delle annate arretrate sarà una risorsa presto esaurita, mentre invece le difficili condizioni tipografiche non accennano a migliorare. Il sollievo temporaneo che tale cessione offre è sufficiente, o piuttosto sono necessari altri provvedimenti per assicurare un mag- giore incremento alle pubblicazioni sociali ? E' bene ricordare che esse rappresentano la principale se non r unica manifestazione della Società allo scopo al quale essa è sorta, cioè : « la diffusione e il progresso degli studi botanici in Italia» (Statuto, art. ]"). E così che si propongono alla discussione dell'Assemblea del 30 ottobre 1921 i provvedimenti seguenti: 1 . — Alienamento della Biblioteca Sociale. 2. — Alienamento dei periodici arretrati (191 1-1920) e di quelli futuri, qualora gli scambi si continuassero. 3. — Sospensione degli scambi. 4. — Aumento della quota sociale. 5. — Riduzione delle pubblicazioni sociali. Il Presidente apre la discussione sulla relazione del Segretario. Bargagli-Petrucci, come Direttore incaricato dell' Istituto Botanico di Firenze, conferma che è disposto ad acquistare le annate dei periodici arretrate, ma che, per ragioni ovvie, non può assumere impegni f)er il futuro. Neil' anno in corso ed in SKDK 1)1 KIKKNZK ADUNANZA DKL BU OTToUKK 93 quello prossimo spera di poter acquistare alcune annate, augurandosi che 1' Istituto possa anche in seguito continuare 1' acquisto di quelle successive. Béguinot spera che, essendo imminente un miglioramento delle dotazioni degli Istituti scientifici dello Stato, anche 1' istituto Botanico di Firenze, potrà acquistare un maggior numero di annate arretrate ed impegnarsi per 1' acquisto di quelle future. Ri- tiene che, ad ogni modo, 1' Istituto potrebbe a tale scopo chiedere al Ministero un sussidio straordinario. Bargagli-Petrucci è d' opinione che, data la situazione attuale, la domanda difficilmente potrebbe avere esito favorevole. Vaccari fa rilevare come sarebbe molto desiderabile che 1' Istituto Botanico di Firenze concorresse ad alleviare le attuali difficili condizioni della Società, non solo acquistando un maggior numero di annate dei periodici arretrate, ma, più efficacemente, tenuto presente l'enorme aumento del costo dei libri e dei periodici, elevandone il prezzo da L. 600 a L. 1 000 1' una. Bargngli-Petrucci dichiara che per quello che riguarda le annate arretrate non potrebbe accettare nessun aumento. Vaccari osserva che nessuno, certo, potrebbe trovare esagerato l'aumento del prezzo, dato il numero e la qualità dei periodici che sarebbero ceduti. Fiori propone che, oltre a cedere periodici all' istituto Botanico come pel passato, si ahenino i duplicati che la Biblioteca sociale ha con quella dell' Istituto stesso. Dopo uno scambio di osservazioni in proposito, dal quale emerge inoltre che la sospensione degli scambi significherebbe un funesto isolamento della Società, 1' avvo- cato Coselschi propone che l'Assemblea dia mandato al Consiglio di trovare il modo, d' accordo con la Direzione dell' Istituto Botanico di Firenze, di superare la crisi at- tuale soprassedendo alla sospensione degli scambi. L' Assemblea approva la proposta. Quanto all' alienazione proposta dal prof. Fiori si conviene che sia meglio sopras- sedervi, p>er non privare la Società del suo patrimonio scientifico, sacrificio che, forse, non sarebbe compensalo dall' utile pecu^iiario che se ne potrebbe ricavare. il Presidente mette in discussione 1' art. 3 deli* ordine del giorno. Béguinot propone che la quota annuale dei soci sia portata a L. 40. Pampanini rammenta la proposta del socio De Toni, che, cioè, la quota sociale non sia aumentata. Fa rilevare che nella Società domina un grande assenteismo ; ed oggi stesso se ne ebbero prove. Al 30 ottobre quasi la metà dei soci non hanno ancora versato la loro quota, ed il ritardo, esiziale alla Società, è certo dovuto non a ragioni economiche quanto a trascuratezza. Inoltre, se è giustificabile, considerate le distanze ed il disagio dei viaggi, che il numero degli intervenuti alla riunione sia così esiguo, resta il fatto che oltre agli undici presenti solo sette altri soci (su un totale di i 1 0, diti quali I 3 residenti a Firenze) hanno mostrato di interessarsi alle sorli della Società, facendo delle proposte o scusando la loro assenza. Sono sintomi significativi. Si aggiunga che nella Società Botanica, come certo più o meno in tutte le Società scientifiche, vi sono parecchi soci i quali non solo non pubblicano ma nemmeno leggono i periodici sociali. Sono i soci uscili ormai dalla Botanica, ma che non abbandonano la Società per abitudine, o, fors'anche, per un riguardo personale verso qualche membro del Consiglio direttivo. Se è ovvio che i soci che pubblicano rimarranno fedeli, e se è da sperare che accetteranno 94 8BDK DI FIRENZE — ADUNANZA DEL c50 OTTOBRE il grave aumento proposto anche quelli che leggono, è invece da temere che la sud- detta categorìa, ormai ai confini della Società, «ia spinta da esso a varcarli addirittura frustrando così i vantaggi S|ierali. Ma l'Assemblea non condivide questi timori, e stabilisce che la quota sociale sia elevata a 40 lire annue. Si osserva che sii' aumento della quota sociale deve corrispondere un aumento dei prezzi d' abbonamento ai periodici sociali. Chiovenda propone che 1' abbonamento sia portato a L. 60, e che per gli ab- bonati esteri il pagamento sia in oro od almeno in franchi. Fiori ritiene che 1' imporre agli abbonati esteri il pagamento in oro od in franchi non darebbe i risultati sperati, poiché gli abbonamenti arriverebbero allora alla So- cietà a mezzo di librai italiani anziché direttamente. Osserva, inoltre, che 1' acquisto dei periodici sociali diventerebbe proibitivo per coloro che risiedono in Stati a moneta deprezzata. Crede invece che sarebbe più pratico limitarsi ad aumentare il prezzo d' abbonamento ai librai in giuste proporzioni. Dopo uno scambio di osservazioni in proposito fra diversi dei presenti, le varie pro- poste sono messe ai voti, e 1' Assemblea approva che 1' abbonamento al Nuovo Qior' naie boi. il. ed al Bullellino sia portato a L. 60 per gli abbonati italiani diretti, ed a L. 80 per i librai e per gli abbonati esteri. Indi il Presidente dà la parola al Segretario riguardo all'art. 4 dell'ordine del giorno (« Riduzione degli estratti gratuiti agli Autori »). Pampanini spiega che l' inverno scorso quando furono tanto aumentate le tariffe postali, il Consiglio per far fronte all' impreveduto aggravio deliberò di ridurre il nu- mero degli estratti gratuiti agli Autori da 30 a 23. Si tratta ora non di un' ulteriore diminuzione, ma della ratificazione di quel provvedimento che impellenti necessità di Bilancio avevano imposto. A titolo d' informazione ricorda che quest' anno, malgrado la forte diminuzione dei periodici sociali, i 23 estratti gratuiti agli Autori costeranno alla Società circa 300 lire. L' Assemblea approva la riduzione del numero degli estratti gratuiti agli Autori da 50 a 23. A proposito dell' art. 5 dell' ordine del giorno (« Riduzione delle pubblicazioni so- ciali ») si osserva che avendo elevato la quota sociale ed il prezzo d' abbonamento non è più necessaria né consigliabile una diminuzione della mole del Nuovo Qiornale e del Bullellino ; e pertanto 1' Assemblea decide che i due periodici si continuino a pubblicare come f>el passato, s' intende entro i limiti del bilancio. Béguinot chiede a quale punto siano i due periodici sociali. Pampanini spiega che per le solite ragioni di bilancio i numeri 2, 3, e 4 del Nuovo Giornale si sono dovuti riunire in un unico e smilzo fascicolo, il quale è ormai quasi tutto composto cosicché la sua pubblicazione è prossima. Anche il (Bullellino di ottobre è composto. Fa rilevare che quest' anno si sono fatti rimarchevoli progressi nella puntualità dei due periodici, sopratutto riguardo al ^ulleltino, il quale ora ri- sponde così veramente al suo scopo. Il Presidente mette in discussione 1' ultimo articolo dell' ordine del giorno : « Con- tinuazione della Flora italica cryptogama » . Pampanini rammenta le opposte proposte dei soci De Toni e Traverso, e si as- socia a quella di quest' ultimo. 8EDK DI FIRRNZE — ADUNANZA DKL -ìO OTTOBUK 95 Chiovenda mostra che in quest' ultimi tempi si ebbero numerosi abbonamenti al- l' opera, cosicché riprendendone la stampa è fuor di dubbio che essa basterebbe com- pletamente a sé senza gravare in alcun modo sul bilancio a detrimento dei due pe- riodici sociali. Fiori pure è favorevole alla continuazione della Flora italica cryptugama, persuaso che all' evidente vantaggio morale che ne verrà alla Società, si aggiungerà reddito, sopratutto riguardo ai volumi delle 'Pteridofile e delle Brio/ile ed al completamento della parte dei Funghi. Dopo esauriente discussione, dalla quale risulta che tutti i presenti sono persuasi dell' opportunità di riprendere senza ritardo la pubblicazione dell' opera, e precisa- mente col volume delle Pleridojite, Piccioli presenta il seguente ordine del giorno : « Il Consiglio direttivo faccia pratiche presso i singoli Autori che s' im[>egnarono a « collaborare alla Flora italica cryptogama affinché sollecitino 1' invio dei rispettivi 8 manoscritti, e procuri di trovare nuovi collaboratori per quelle parti dell'opera non « affidate ad alcuno «. E approvato. Riguardo alla sua attuazione, dopo uno scambio di vedute fra vari dei presenti, r avv. Coselschi propone che I' Assemblea deleghi al Consiglio la scelta del Direttore dell' opera, in sostituzione del compianto Prof. P. A. Saccardo, e quella dei suoi collaboratori. L' Assemblea approva la proposta. Il Presidente comunica che le due sedi di Palermo e di Napoli hanno cessato di esistere, secondo quanto al principio dell' anno informarono i loro rispettivi Presidenti. Indi, essendo esaurito I' ordine del giorno, riassume brevemente i risultati di questa Riunione Cenciaie : I " Approvazione dei Bilanci consuntivo 1 920 e preventivo 1921. 2" Cessione dei periodici all' Istituto botanico di Firenze, e conservazione della Bi- blioteca sociale (opere ed opuscoli). 3" Continuazione degli scambi dei periodici all' interno ed all' estero. 4' Aumento della quota sociale annua a lire 40 (quaranta), e degli abbonamenti diretti interni a L. 60 e di quelli dei librai o dall' estero a L. 80. 5° Riduzione del numero degli estratti gratuiti agli Autori da 50 a 25 (venticinque). 6" Mantenimento dei due periodici sociali nella loro veste attuale, e loro incremento entro i limiti del bilancio. 7" Sollecita ripresa della continuazione della Flora italica cryplogama. Indi, poiché nessuno chiede la parola, dichiara sciolta la Riunione e toglie la seduta. SOCIETÀ BOT BILANCIO CON CONTO OI CASSA. ENTRATA Resto di Cassa al 31 Dicembre L. Da quote arretrate di soci » Da quote dell' anno corrente » Da quote anticipate di soci » Tasse di ammissione di soci » Da vendita di pubblicazioni arretrate » » » corrente anno » Da contributi estratti e tavole » Da interessi » Residuo contributo Ministero P. I. riunione al Cenisio ...» Da aggio per riscossioni dall' estero » Da iscrizione a socio perpetuo » Oblazioni di soci » 1919 952.50 360. 1160. 150. 15. 330.40 427.40 435Ì30 23'.65 201. 2250. - 1920 2823.43 855, 2010, 290, 70. - 1029,70 688. 161.60 525,90 190,85 Totale L. I 6305.25 8644,50 USCITA Sf)ese per le pubblicazioni L. » postali, di cancelleria e minute » Stipendi, compensi, oblazioni » Acquisto di L. 1 700 in cartelle Consolidato 5 °/ „ a L. 85 . » Resto di Cassa al 31 Dicembre » Totale L. 2601.10 468.30 412.40 2823'.45 6305,25 1794.— 465,73 533,75 1455.90 4395.10 8644,50 BILANCIO PREVENTIVO 1921 ENTRATA Resto di Cassa al 31 Die. 1920 L. 4395,10 Contribuzioni sociali arretrate . » 520, Dette per il 1921 .... » 2200.- Crediti per abbonamenti e ven- dita di pubblicazioni . » 576,90 Abbonamenti e vendita di pub- blicazioni per il 1921 » 800,- Interessi di capitali .... » 750.- Totale L 9242.— USCITA Spese per pubblicazioni 1920 . L. » per pubblicazioni 1 92 1 . » » postali, cancelleria, minute » Stipendi, compensi, oblazioni . » Contributo alla Flora italica cryp- togama » Contributo per il premio alla esposizione quinquennale orticola « Totale L. 4395.10 2771,90 475,- 500, - 1000, - 100 9242 FLORA ITALK CONTO DI CASSA ENTRATA Resto di Cassa al 31 Die. 1919 L. 5093.70 Da sottoscrittori alla Flora . » 531.65 Totale L. 5625.35 USCITA I ; Acquisto di L. 6000 in cartelle ' Consolidato 5 "„ a L. 85 . L.j 5138,40 Compenso per spese amministraz. » 60, Spese postali » 1 2,20 Resto di Cassa al 31 Die. 1920 « 414.75 Totale L.l 5625,33 L'ECONOMO: PROF. E. CHIOVENDA j Avvertenza. — Gli allegati e i documenti relativi al presente Reo ICA ITALIANA ;\ O 1919- 1})-M) STATO ATTIVO e PASSIVO 1919 1920 ATTIVO Crediti per quote sociali L. » per abbonamenti e vendila di pubblicazioni .... » » verso le Banche » 1080.- 582.50 6300.- 37.50 2823.45 3757.- 200.- 3556.- 520.- 576.90 8000. 4395Ì10 3944. 200.- 3379. « per contributi estratti e tavole » Resto di Cassa .... » » delle pubblicazioni sociali » Totale L. 18336.45 21015.- PASSIVO Debili per quote anticipate di soci e abbonamenti L. AccanloHrtte per completamento stampa pubblicazioni .... » Contributo alla Flora italica cryptogama » al premio della esposizione quinquennale orticola . . » 150.- 500.— 1000.- 100.- 16586.45 300. 4395.10 1000.- 100.- 15219.90 Totale L. 18336.45 21015.- S T A T O D 1^: I SOCI Al 31 Dicembre 1919 N. Nuovi soci : Vignolo-Lulati, Provasi, Jaggli. Cimini. Zagolin, Cengia Sambo, Smoquina » Soci defunti : Saccardo, Cuboni » Soci Jimissionarì : Mazza » Soci radiali : Zanfrognini, Pesci-Angelotti » Al 31 Dicembre 1920 N. 108 7 113 2 I 2 110 115 ^YPTOGAMA STATO ATTIVO e PASSIVO ATTIVO Resto di Cassa al 31 Die. 1920 L. 414,75 Crediti verso sottoscrittori alla Flora • 2065.80 » verso le Banche . . . » Valore delle copie della Flora in deposilo » Contributo della Soc. Bot. Italiana » Totale L. 6000. - 14765.80 1000, 24246^35 PASSIVO Debiti verso sottoscrittori alla Flora . . . L Patrimonio della Flora italica cryptojjama » Totale L. 34.45 24211,90 24246.35 Il PRESIDENTE: PROF. O. MATTIROLO ibili presso la sede della Società ai Soci che ne facciano richiesta. 98 SKDB DI FIRKNZK — ADUNANZA DKL 12 NOVEMBRE SEDE DI FIRENZE Adunanza del 12 Novembre 1921. Presiede il Consigliere Fiori. Aperta la seduta, è proclamato a nuovo socio: Sac. Prof. Luigi Zoppetti, di Domodossola. Indi è presentata la nota seguente : BÉGUINOT A. - IL CfSTUS LAURIFOLIUS L. " EX EU- GANEIS " NELL' ERBARIO DI GIOVANNI MARSILI. Nel prendere appunti su questo Erbario, il primo composto da un Prefetto dell'Orto botanico di Padova (1766-1794) che sia pervenuto sino a noi, ho trovato nell* inserto del gen. Cistus esem- plari della specie oggetto di questa nota muniti di un' etichetta su cui di pugno del Maisili sta scritto " Cistus laurifolia (ex Eu- ganeis) " : rinvenimento che direi emozionante dopo tutto quello che si sa su questa specie scomparsa da oltre un secolo da quel distretto. 1 frammenti sono in tutto nove, ma si possono raggrup- pare in due categorie: la prima di cinque, di cui uno in fiore, si distingue per le foglie ovali-lanceolate piane lungo il margine del lembo: nella seconda di 4, le foglie sono più strette, di forma lanceolata, tutte nettamente ondulate lungo i margini con la pagina superiore di un verde oscuro, ma lucido laccaceo, corrispondenti, per citare un solo esempio, agli esemplari raccolti dal Boissier nel Luglio 1837 "in Sierra Nevada et Sierra de la Nieve " e che molti Erbari posseggono. Si ha 1' impressione che si tratti di frammenti desunti da individui di due provenienze (') e che l'eti- chetta con sopra l' indicazione degli Euganei si riferisca, per le ragioni che dirò avanti, al primo gruppo di frammenti. Questi esemplari, che sono forse gli unici che si conservano negli Erbari di tale provenienza, completano e confermano le notizie contenute in tre lettere (2) dirette da F. Bassi a G. B. Guat- teri, allievo del Marsili e quindi piofessore di botanica a Parma, dove si parla di questa pianta. Nella T' (Bologna 21 -VI- 1768) si accenna ad un erborarlo di Padova " che portava il Cistus ledon foliis laurinis T. : ma non voleva dire ove ritrovavasi " e (1) Quelli a foglie ondulate è probabile siano stati trasmessi al Marsili dalla Pen. iberica : difatti nell' inserto del gen. Cislus vi sono esemplari di C. criipus col nome di "Cisti hispanici nova species " e di un "Cistus... ex Lusitaniae rnaritimis ". Del resto il Willkomm (le. et Jescr., Il, p. 41) scrive che il lembo delle foglie adulte è ondulato al margine. (2) Ne pubblicò frammenti il prof. G. B. De Toni nella sua nota: SuU'esislenza e successioa scomparsa del Cislus laurifolius nella Flora Euganea - Atti e Mem. R. Accad. di Padova, voi. X (1894), pg. 157-159. 8KDE DI FIRENZE — ADirNANZA DEL 12 NOVEMBRE 99 si raccomanda al G. che gliene faccia uno " scheletro " mancan- dogli questa specie nell* Erbario. Nella 2' (Bologna 22-XI-I768) gli accusa ricevuta della pianta che si riserva di fare vedere al prof. Monti e finalmente nella 3' (Bologna, 29-XI- 1 768) scrive di non aver " mancato di mcistrare al signor dott. Monti il Cisto Lavrifolio, ed egli si è persuaso, non senza maraviglia però, che ritrovisi ne' monti euganei, anzi conosce chiaramente, che in detti colli vi sono spontanee molte piante de* paesi caldi, come appunto r Hipocistide ('), della quale pianta ne vidde nella Speziaria di Santa Giustma una copia grande da ricavarne il suco, quand' egli fu tempo fa in Padova, il che appunto lo conferma, che l'espo- sizione de' suddetti colli sarà molto vantaggiosa . .". Non vi è dubbio che gli esemplari conservati nell' Erb. Marsili siano stati a questi ceduti dall' ignoto erbolaio, il quale volle anche con lui conservare il segreto del luogo preciso dove vennero raccolti : in ogni modo dimostrano, tra l'altro, che non vi fu scambio od equivoco di determinazione da parte dei tre botanici sopra nominati. E noto che la specie persistette negli Euganei sino al 1816 e fu raccolta sul M. Venda dallo Sternberg (2) nel 1804 e poi dal Pollini nel 1816. Questo secondo nella "" FI. Ver., Il (1822), p. 180 " così ne riassume la breve stona: " Incoile Venda Eu- ganeorum Sternbergio mihique occurrit: rara tamen species ". Invece pel Trevisan (3) la storia si fa più lunga e complicata e credo opportuno riferire il passo dove 1' A. accenna a questa pianta : " Da venticinque anni questa bella specie è perduta, e per sempre. Ella cresceva in pochissima copia sul colle IJenda in un sol luogo appartato e di difficile accesso. Quivi per la prima volta era dallo Sternberg veduta nel 1803. Sulle indicazioni di questo, fattosi a ricercarla Ciro Pollini, allora professore di botanica a Verona, nuovamente la rinveniva nel 1817. Non pago però di arricchirne r erbario, tutti ne divelleva gli individui per trasportarli nel suo giardino, ove ben presto perirono. Ho veduto gli esemplari rac- colti dal Pollini presso 1' Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona, attuale posseditrice del di lui erbario ". Donde il Trevisan abbia tolto tutte queste notizie non mi è riescito di accertare, ma se vere e fondate ne avrei dovuto trovare qualche prova negli esemplari, spontanei e coltivati, che avrebbero dovuto conservarsi nell' Erbario Pollini che il T. asserisce di avere esa- minato. La mia speranza andò delusa in grande parte poiché, come mi comunica il prof. C. Massalongo (in ////. 24 IV '21), non vi esiste che un solo e piccolo esemplare fiorito di C. laurifolius ( I ) E il Cylinus H\fpocistis L. che si riscontra qua e là nel distretto parassita del Ci-ilui salvifolius L. (2) C. V. Sternberg, Reise in die Rheli.tchen Alpen im Sommer 1804. Estr. dal "Bot. Taschenb. " di Hoppe. Niimbcrg. 1806. p. 35. (3) V. Trevisan, Prospetto della Flora Euganea. Padova, 1842, pag. 16. 100 SKDK I>I l'IKKNZE — ADUNANZA DKL 12 NOVEMBRI'} infilzato in un cartellino che, sotto il nome della pianta, porta la sigla, non bene decifrabile, di " H. S. " che potrebbe significare " Herbarium Sternberg ". Conservandosi questo Erbario nel Museo Nazionale di Praga, ho chiesto notizie al dott. E. Bayer, diret- tore della sezione botanica, e ne ebbi in risposta (in ////. 23 V '21) che in detta collezione si conserva un solo esemplare a foglie piane lungo il lembo, ma proveniente da pianta coltivata, con la se- guente etichetta : " Cistus laurifolius L. Herbarium Sternberg. Culta in horto Brezinensi, 1810 ". Che desso provenga da semi assunti dalla pianta già crescente nel M. Venda ? In ogni caso sembra certo che il frammento conservato nell* Erb. del Pollini a Verona sia stato proprio inviato dallo Sternberg, e tutto ciò non giunge certo a conferma dell'asserzione del Trevisan (ripetuta in seguito da altri botanici) ed anzi apre l'adito a supposizioni sulle quali sor- volo ma che, opportunamente vagliate, accrescono per così dire r importanza documentaria degli esemplari esistenti nell' Erb. Mar- sili i quali possiamo due restano i soli (') ad attestare la presenza di questa specie sui nostri Colli nella 2 metà del sec. XVIII. Presenta una certa analogia al caso in questione quanto capitò allo stesso Cisto in un' altra delle località dove ha vegetato per lo meno sino all' ultimo quarto dello stesso secolo : le colline di Bistagno neir Appennino Piemontese. L'Allioni, che ve lo scoprì e raccolse, scrìve ( FI. Pedem., II, p. 101): " Loc. In collibus circa Bistagno, unde in hortum regium Taurinense illatus est". All'Au- tore non capitò di essere tacciato di estirpazione, ma quanto egli fece rivela piuttosto la preoccupazione di conservare una pianta così rara trasportandola nell' Orto botanico di Torino dove persistette sino al 1858. Secondo mi scrive il prof. Negri (in ////. 17 III '21) esistono nell' Erb. Allioni tre inserti, due annotati a D. Pourr. (Pourret ?) ed il terzo senza scritta alcuna potrebbe rappresentare r esemplare originario raccolto a Bistagno. Apprendo dalla stessa fonte che la specie fu ritratta nella " Iconogr. Pedem." (XVI, 18) ed un esemplare dell' Erb. Balbis è annotato : " H. B. T. 1813 " evidentemente ricavato dalla pianta introdotta dall' Allioni. Un frammento di questa arrivò sino a Padova e si trova incluso nel- l'Erb. gen. del nostro Istituto con la sigla : " Ex H. B. T. 1813 " ! In questo si conserva pure un frustulo proveniente da pianta col- tivata in questo Orto botanico con etichetta di pugno del prof. Bo- nato e difatti la specie comincia a comparire nel " Cat. plant. " del 1820 redatto dallo stesso Bonato, mentre nessuna traccia si ha che dessa vi fosse stata introdotta sin dai tempi del Marsili o subito dopo. (2) Tuttavia anche a Bistagno la specie non fu più (1) Furono ricercati invano, dietro mia richiesta, dal prof. Merini nell' Erb. Monti, dal prof. Penzig negli Erbari Trevisan e Romano, dal prof. Pampanini negli Erbari di Firenze e dal prof. Ginzberger in quelli dell' Istituto botanico di Vienna. (2) Debbo, però, avvertire che la specie era coltivata a Padova nell' Orto Moro- 8RDK DI FIRBN'ZK — ADUNANZA DKL 12 NOVBMBRK 101 rinvenuta, anche colà dovette scomparire, ne che io sappia fu trovata in ahri punti dell' Appennino piemontese e di quello ligure : le stazioni più vicine sono fuori dell' ambito della flora italiana ('). Giacche sono in tema di scomparse non posso fare a meno di ricordarne altre due e, cioè, quella del Cistus salcifolius segnalato a più riprese dai botanici del sec. XVI e sui primi anni del XIX nei lidi di Venezia ed il C. villosus indicato di Brondolo dal Michiel (Cod. Erb. Lib. R. 1, e. 272) : il primo, come è noto, si è salvato negli Euganei dove è tuttora abbondante nei settori silicei coperti di macchia mediterranea, del secondo o di forma affine le stazioni più vicine cadono nel littorale del Ferrarese. Migliori notizie sono in grado di dare di altra rara ed inte- ressante specie, il C. albiJus L., in seguito ad escursioni da me fatte nel Febbraio e nel Maggio scorso a Torri del Benaco sul lago di Garda. Esso è tutt' ora abbondante in una località detta " Prandine " (2), ma gruppi di individui si trovano alle " An/e " e più in basso a " Frader " ; più in alto fu segnalato in territorio di Albisano e raccolto pure nei Lessini a Rovere di Velo da Abr. Massalongo (il suo Erbario ne conserva gli esemplari, ma vi andrebbe ricercato) 0). E' tutto quello che si sa in linea topo- grafica di questa specie, qui aggiungo dal punto di vista ecologico che tali stazioni, tutt' altro che estese, sono confinate nelle radure del querceto che riveste quelle pendici e, siccome la specie è n' toriamente eliofila, la sua persistenza sino a noi si deve al fatto che in tali radure 1' affiorare della roccia ed il deficiente detrito di falda e di humus non hanno permesso al bosco di insediarvisi e di soppiantarla. Dalla prima delle località ricordate nel Feb- braio scorso, dopo essermi bene assicurato che non ne operavo la distruzione, ne trassi una dozzina di piantine che, trasportate a Padova, attecchirono egregiamente e ne assunsi pure semi da cui ebbi numerose plantule. Nella escursione compiuta nel Maggio alle " Anze ", alcune centinaia di metri prima delle Prandine, vidi che un buon centinaio di vecchi e robusti individui giace- vano svelti al suolo e destinati al fuoco. L' uomo opera con molta sini (cfr. A. Tita, Cai. plani, quibus consilus esl Palavii amanissimus boria Jo. Fran- cisci Mauroceni Palavii. 1713) dove è ricordata sotlo il nome di " Cistus Icdon foliis iaurinis ". (1) Per quelle toscane cfr.: S. Sommier, // Cistus lauri/olius L. e il suo dirilio di cittadinanza in Italia. Bull. Soc. Boi. Ital.. 1899. pag. 61-64 ed il num. 264 della "FI. It. exsiccata ". (2) Distribuito nel num. 63 della " FI. it. exsicc. " (leg. G. Rigo, che mi fu pre- ziosa guida nella prima delle escursioni sopra ricordate). Per la sua distribuzione attraverso il Nizzardo e la Liguria, le stazioni più prossime al Veronese, si vedano le accurate osservazioni del prof. Mezzana nel num. 63 bi« (Cent. XVIII) di detta Essiccala. (3) Goiran. Flora Veronensis, p. 2*. p. 91. L" A. scrisse " Arbizzano " che è. invece, Albisano. dove però 1' ho ricercato invano in una escursione compiuta nel Settembre di quest' anno (Nota agj^iunta durante la stampa). 102 ,SKUE UI FIRBNZK — ADUNANZA DKL 12 NOVKMimK maggiore celerità che non gli agenti atmosferici nel degradare una roccia e sarà, perciò, una delle specie da tenere presente quando le idee ed i propositi espressi per la protezione della flora italiana riceveranno, come è da augurarsi, una forma concreta ed una sanzione di legge. SEDE DI FIRENZE Adunanza del 3 Decembre 1921. Presiede il Presidente Passerini. Aperta la seduta, il Presidente comunica che il SOCIO sig. Antonio Biondi, il generoso mecenate del P. Giuseppe Giraldi, propose alla Società di far porre, a proprie spese ma a nome di essa, una lapide sulla tomba del Missionario a Pa-ko-tcen nello Shen-si, la quale ricordi le benemerenze botaniche dell' umile pioniere. Il P. Giraldi, come è nolo, durante il suo soggiorno nello Shen-si (1889-1902) raccolse una collezione botanica di oltre 7.300 numeri, divenuta classica per lo studio della flora della China centrale. Il Consiglio della Società deliberò di accettare la proposta generosa, esprimendo un voto di plauso e di ringraziamento al socio Biondi. Indi riferisce di aver trovato, durante la estate, abbondantissima la Tiigilaria disticha (L) Fiori sulle ripe del torrente " Ardenza ", la quale ha potuto seguire per circa I Km. dalla foce. E, la prima volta che questa panicea viene segnalata per la provincia di Livorno. Anche suH' Ardenza la D. diilicba ha quasi completamente sostituito la flora ordinaria di Poacee, specie nella parte più umida delle ripe. Nel luglio 1916 trovò pure questa pianta, sebbene su zona ristrettissima, sopra la ripa destra del torrente Vingone (Comune di Casellina e Torri - Prov. di Firenze) a soli circa 2 Km. dalla sorgente. E probabile che si trovi più copiosa presso la foce del torrente medesimo, essendo abbondantissima sulle ripe dell' Arno dove esso sbocca. Ciò dimostra come questa pianta, originaria delle regioni intertropicali del continente americano, della Giainaica, Isola Maurizio, Nuova Olanda ecc., vada rapidamente estendendosi da noi, specie lungo i corsi di acqua. NOTIZIE L' 8 Settembre u. s. mori a Susa, all' età di 76 anni, la signora Irene Chia- pusso-VoIo, nota per i suoi studi sulla pittura botanica in Piemonte e sulla Bota- nica piemontese. Il 2 Novembre mori a Torino, all' età di 76 anni, il cav. E. Ferrari, Conser- vatore all'Orto Botanico di Torino dal 1887; fu diligente e fortunato esploratore della flora del Piemonte. Nacque a Modena, e fu addetto all' Orto Botanico di quella città dal 1864 al 1887. Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante Vanno 1921 J!pi Giulie. Anno XXllI (1921) n. 1-3. ^ulletin de la Société Linnéenne de Normandie. Sène 7', Voi. 2 (1919). ^ulletin de la Société 'Oandoise des Sciences Naturelles. Voi. 53 (1920) n. 199; Voi. 54 (1921) n. 200. ^ulletin of the New York Botanical Garden. Voi. IO (1920) n. 40; Voi. 11 (1921) n. 41. ^Lemoirs of the Department of Agriculture in India. Voi. XI (1921) n. 1, 2. 5. ^otes from the R. Botante Garden Edinburgh. Voi. XII. n. 60; XIII n. 61. 'Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America. Voi. VI, n. 10-12; Voi. VII. n. 1-7. R. Stazione di Patologia Vegetale. Bollettino mensile di informa- zioni e notizie. Anno I (1920) n. 1-12 ; II (1921) n. 1 -6. The fournal ofthe Quekett Microscopical Club. Ser. 2, voi. XIV n. 87. The Ohio Journal of Science. Voi. XXI, n. 1-7. Trabajos del <^useo Nacional de Ciencias Naturales. (Sene Bota- nica) n. 16. Madnd 1921. Treballs del Museu de Ciències Naturai de Barcelona. Voi. V. Serie Botanica n." 3; Voi. Ili Serie Zoologica n." 9, 10; Vo- lume IV n. 2; Voi. VII n. 1 ; Voi. Vili. Barcelona. 1920. 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O (g=Q) O INDICE Bargagli-Petrucci G. - Il trasporto dell' Orto Botanico di Firenze al Giardino di Boboli CProc. verb.) Pag. 53 Béguinot A. - Brevi notizie sulla Digitalis ambigua Murr. e sulle forme affini in rapporto alla loro variabilità » 24 Id. — Il Cistus laurifolìus L. « ex Euganeis » nell' Erbario di Gio- vanni Marsili » 98 Cavara F. - Nicola Terracciano » 22 Cengia-Sambo M. - Contributo allo studio della Flora crittogamica dell'Urbinate » 10 Id. — Secondo contributo allo studio della Flora crittogamica del- l' Urbinate - 55 Chiovenda E. - Ancora due parole sui Myriostoma coliforme in Italia » 31 Id. — Selaginella nuova inquilina della Flora italiana » 34 Ciferri R. - Contributo allo studio dei Micromicefi del Mai» ... » 72 Id. — Malattie nuove o rare osservate nel I semestre del 1921 » 77 Cimini M. - Sopra un caso di fillomania nella Lunaria annua L. . » 58 Lacaita C. - L' associazione della Silene eretica L. col Linum usita- lissimum nelle epoche preistoriche CProc. tìerb.) » 9 Massalongo C. - Intorno alla Leucocystis cellaris Schroet. recentemente segnalata nel Veronese » 37 Id. - Spigolature cecidologiche ..." » 2 Mattirolo O. - Scleroderma (Pblyctospora) fuscum Corda Fischer in Italia ■> 42 Minio M. - Contributo alla Flora del Bellunese. - Teratologia II. (Nota 8") » 14 Pampanini R. - Alcune piante della Cirenaica » 43 Id. — La Carlina acantbifolia Ali. e la Carlina acaulis var. pleio- cephala Rapin nei dintorni di Fiesole (Proc. verb.) .... » 21 Id. — L'Aristolochia altissima Desf. avventizia a Firenze (Proc. verb.) » 41 Id. — L' Opuniia Ficus-indica Mill. avventizia nei dintorni di Firenze (^roc. tìerb.) « 33 Id. e Provasi T. - La fioritura della Lemna minor L. nell' Orto Bo- tanico di Firenze (Proc. tìerb.) > 53 Passerini N. - Ancora a proposito della Digitarla disticha (L.) Fiori in Toscana (Proc. verb.) » 102 Provasi T. - Ancora sulla presenza dell' Opuntia Ficus-indica Mill. nella Valle del Mugnone (Proc. tìerb.) » 41 Zenari S. - Intorno ad alcune conifere delle Alpi venete e specialmente nel Friuli occidentale « 61 Zodda G. - Brevi notizie sulle Briofite dell' isola di Rodi .... » 38 Id. - Cenni sulle Briofite forlivesi » 49 Addenda et emendanda ad Floram italicam Pagg- 6, 18, 39, 69 Notizie Pagg. 8, 20. 40, 70, 82, 102 Notule bibliografiche » 8, 20, 32. 40, 70, 82 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante 1' anno 1 92 1 Pag. 1 03 XVI P Riunione Generale in Firenze » 83 Raffaello Beni, gerente responubile Borgo S. Lorenzo. Tip. Mazzocchi 3 0112 084207387 "..?U,' tic