tu ite "pl @ [ESP AI epmai ire ni ei resede elite ici guaio ni ded Timo rie rings io ti ionint Do nin eni gif Papeete dareste * sn A SI tte Li È sati ie, ici i Si 2a Logge na. . n donne degne RIA à suna ù = b Ra ? Latte Nani MR PRI) dt; Le ; È Pi mtricene n ” dem TA HARVARD UNIVERSITY ri ITS, LIBRARY OF THE Museum of Comparative Zoology Hifi il ; uo) Î ; f i | ni Ol Gi" i È ì dl A (E Lr | i \ Ù ita at ì bhipp OLI LAMA: at N | MiO \ «il Ù) ‘ PILAR, lità # N pray î # Di Jar Na (Pr a ris i SRI CH Wen RR, pad Sl, ME (Ra Wp Ì } % SpiSi- 19 {94 “t Freetinfiene sul è {ff Pr (27 << 00 BULLETTINO IMALACOLOGICO HW ALIANO: VOLUME QUARTO 1871 PES Via S. Francesco N.0 23 197 Volume IV — 1874. etmestre primo iSTI.— Numero 1, i re it BULLETTINO MALACOLOGICO IRC T.TANO Abbuonamento (pagamento antic.) per Italia L. it. 9. — Estero L. it. 10. SOMMARIO Bsusina S. — Saggio dalla Malacologia Adriatica. . . Pag. 5 Srevenza G. — Studii paleontologici sui Brachiopodi terziarii | È i DUE dell’Italia meridionale . . . . RE O SrroBrL P. — Intorno al Limax coerulans, M. hi ME SHITOA PauLuco1 M. — Osservazioni critiche sulla (4 si Italica Di Tsselipooin sr do aNZONI A. — Il nuovo genere Dreissenom vo Gea SENIZO riLuomo C. — Bibliografia: Anatomia del Limax Doriae, Bourg., noi suoi rap- porti con altre specie colsenon nota di F. Sor- DELLI One e. » 27 Rivista del E o estero. . >» 80 NRE ti a A 92 ROPISA 23, Via S. FRANCESCO, 23. È a Paiggio NOTIZIE—ANNUNZI — È presso a comparire il primo volume delle Memorie del R. Comitato Geologico d’Italia, nel quale sarà compresa una parte della Malacologia terziaria italiana, del dottor CesarE D’ Ancona, accompagnata da tavole. — I signori A. BreLL, VERKRiZEN ed altri di Londra hanno l'intenzione di intraprendere nel corso di questa estate una esplorazione mediante la draga (Dredging-expedition) dei fondi marini presso e lungo la costa della Norvegia. Essi desiderano coprirne in parte le spese mediante azioni, il costo delle quali viene fissato in franchi 75. Ogni azionista riceverà una quota relativa delle Conchiglie, dei Crostacei, dei Polipi, degli Echini, ec., raccolti. Per più ampi ragguagli dirigersi al signore ALFREDO BeLr, Londra, n.° 15, Grafton street, Fitzroy ‘Square. — Il signore. ApoLro Cavagnaro di Livorno è disposto a cedere una collezione di conchiglie fossili delle colline pisane, in buoni esemplari, verso altra collezione di conchiglie viventi, sia terrestri, che fluviatili e marine, ed anco di Italia istessa. Per schiarimenti e trattative rivolgersi al suddetto, Via Grande, Livorno. BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO Anno IV. 1871 Volume IV. Saggio dalla Malacologia Adriatica di SprrIiDIion BRUSINA. Cerithiopsis bilineata, Hornes. 1848. Cerithium bilincatum, Hòrnes, Verzeichniss in Czjzel's Erliut.zur geogn. Kartev. Wien, porzil n0N29: 1856. » » Hornes, Die foss. Moll. des Tert. Beck. v. Wien, I Bd., p. 416, ARA 2 022: 1869. Cerithiopsis tubercularis, Jeffreys, Brit. Conch., Vol. V, p. 217 (pro parte). 1869. > Barleei, Tiberi, Spigolam. nella Conch. Me- diter., in Bull. Mal. Ital., p. 267 (non Jeffreys). 1370. > » Weinkauff, Supplem. alle Conch. Mediterr., loc. cit., pag. 89. Questa si è un’ elegante specie di Cerithiopsis conosciuta già da lungo tempo allo stato fossile, e la quale io ritrovai vivente. Come già osservò il dottor Hérnes la specie fossile è molto variabile, per cui ora è cilindrica, ora più o meno rigonfia nella sua metà. La forma cylindrica distinguesi per essere snella e perciò che le per- lette, di cui sono composte le due serie di tubercoli, sono rotonde, e soltanto nell’ ultimo giro riescono oblunghe, 0, come le disse dCi Hornes, quasi quadrate. La figura dell’opera del dottor Hòrnes è tolta da un esemplare appartenente a questa forma, cosa che osservo specialmente per porre in guardia coloro i quali, confron- tando esemplari recenti, vi troveranno sì delle differenze, ma queste non specifiche. La seconda forma ventricosa riesce più raccorciata e le perle non solo dell’ultimo, ma anche quelle dei giri mediani, sono allungate. Allo stato recente si trovò finora soltanto questa forma, la quale è molto costante, anzi fra le Cerithiopsis viventi nel Mediterraneo è la meno variante. Ho confrontato più volte la forma recente con esemplari fossili da Steinabrunn, favoritimi dallo stesso dottor Hòrnes e dal signor Fuchs, altri di Grund dal signor Letocha, e mi persuasi pienamente dell'identità della specie. Hornes stesso, esaminati i miei esemplari, si convinse dell’ esat- tezza della mia osservazione e nella copia della sua opera, che teneva presso di sè, fece di ciò annotazione, per le cc che pensava poscia di pubblicare. Allorquando il signor Jeffreys mi onorò con una sua visita gli mostrai questa specie, che egli dichiarò essere una C. tudercularis, Montagu, e difatti nel Supplemento del V volume della sua opera alla tubercularis aggiunse « Monstr. Clarckù. Dalmatica (Brusina, as C. bilineata)!» La mostruosità Clarckii secondo lo stesso au- tore ha: « L'ultimo ed i giri mediani aventi soltanto due serie di tubercoli, ognuno dei quali è oblungo; i giri superiori hanno il numero usuale di serie. Il numero costante delle serie di tubercoli sulla C. tubercularis è di tre, la nostra specie non ha mai e su di nessun giro più di due. In secondo luogo è egli possibile che una mostruosità trovisi in un grande numero d’ individui fossili e recenti molto simili fra loro? Non fa d’uopo che lo dimostri di avvantaggio, basti il constatare che la nostra C. bilineata ha di comune col C. tubercularis soltanto il colore, del resto la sua gran- dezza e forma, ed il numero costante di due cingoli granuliferi la fanno assai facilmente distinguere come dalla tubercularis, così da tutte le altre congeneri. Il signor Jeffreys vide la nostra specie anche nella collezione del signor Tiberi, al quale la dichiarò essere la C. Barleei, Jeffreys, come lo stesso Tiberi lo testifica negli : « Spigolamenti alla Conchiologia Mediterranea ». Di ciò sono venuto a cognizione mediante esemplari viventi dal signor Mar- chese Allery, coll’assicurazione che gli stessi corrispondano alla C. Barleei del Tiberi. La vera Barleei è simile alla tubercularis e come questa ha tre serie di granelli, per cui non si può confondere Ao i ta colla nostra specie; non contento di ciò pregai il signor Jeffreys di volermi mandare in comunicazione un esemplare della Barleei dai mari d’ Inghilterra e così ho potuto togliere ogni dubbio sul- l'assoluta differenza fra la vera Larleei inglese, e la falsa medi- terranea. Fu così indotto in errore anche Weinkauff, il quale sulla fede di Jeffreys e Tiberi accolse la Barleci nel novero delle specie mediterranee, mentre deve venirne esclusa. Hornes dice la dilineata « molto rara », fu però ritrovata poscia in maggior copia ed esiste uelle raccolte dell’I. R. Gabinetto mine- ralogico, in quello del signor Letocha di Vienna e nella mia in molti esempla . fossili, dal bacino di Bordeaux, indi da Steina- brunn, Grund e Niederleis nel bacino di Vienna, da Szobb in Ungheria, da Lapugy, Bujtur e Kostej in Transilvania, finalmente da Corinto, Rodi e Cipro. In Dalmazia l'ho scoperta in sei esemplari alle Punte Bianche coi Fossarus azonus, nella sabbia di Lapad trovai soltanto due esemplari, mentre in quella della vicina isola Lacroma ne ho rac- colti finora più di duecento. In Italia, secondo Tiberi, vive nel golfo di Napoli, indi a Ma- gnisi, Trapani e Mondello presso Palermo, il signor Allery me ne mandò da Ognina. Un esemplare da Sira nell’Arcipelago greco trovasi fra le con- chiglie speditemi per essere determinate dal signor Marchese L. de Folin. Fossarus azonus, Brusina. 1865. Stomatia azona, Brusina, Conch. dalm. inedite, in Ver- hand. der K. K. zool.-bot. Gesell. in Wien, XV Bd., p. 29, nr. 4. 1866. Fossarus azonus, Brusina, Contrib. pella Fauna dei moll. dalm., p. 78, nr. 159. 1868. Natica Crosseana, Kleciak, in Weinkauff, Die Conch. d. Mittelm., Il Bd., p. 257. 1868. Fossarus Petitianus, Tiberi, in Journ. de Conch., p. 179. 1869. » >» Petit, C. des Moll. tes. d’Eur., p. 124-215. 1870. » >» Jeffreys, Mediterranean Moll. in Animal and Mag. of Nat. History, p. 12. 1870. » » Weinkaufîf, Suppl. alle Conch. del Medi- ter., in Bullet. Mal. Ital., p. 130. I IE Danilo, Sandri, Kuzmic ed in generale i conchiologhi dalmati collocarono la Nerita costata del Brocchi nel genere Stomatia, egli è perciò che avendo io trovato nell'Adriatico l’ Helix ambigua di Linneo, il Fossarus clathratus del Philippi ed altre specie, le ritenni pure nel detto genere, descrivendone nel 1865 delle nuove specie, fra le quali la Sfomatia azona (per errore fu stampata azonea). Nella descrizione fattane fra gli altri caratteri rilevava l’ ombelico perforato, la spira elevata, il labbro columellare retto, l’altro sem- plicissimo ed acuto, ed aggiungeva: « Si distingne dalle altre (cioè S. costata, Brocchi, S. clathrata, Philippi, S. ambigua, L.), spe- cialmente per essere sfornita di cingoli », e da ciò il nome di azona (alfa, privativo e &uw, cintura, cingolo, fascia). Avendo poscia riconosciuto essere innaturale l'unione delle nostrane, colle vere specie di Stomatia, le quali abitano Java, le isole Filippine, l'Oceano Pacifico ecc., nell’ elenco dei molluschi dalmati pubblicato l’anno seguente adottai il genere Fossarus. Il signor Kleciak, il quale ritrovò la stessa specie dopo di me, la nominò Natica Crosseana e la spedì a Weinkauff, il quale, riportandola, giustamente osservò, stare probabilmente la stessa male fra le Natiche. Tiberi nuova- mente la descrisse qual Fossarus Petitianus, sotto il qual nome trovasi citata poi nei cataloghi di Petit, Weinkauff e Jeffreys. Il signor Weinkauff aggiunse ultimamente, che la struttura particolare di questa conchiglia rammenta il genere Magilus, e ritiene che lo studio dell’ animale dimostrerà una sensibile diffe- renza, la quale obblighi ad istituire un genere apposito. In verità la somiglianza con un Magilus, sia pure in uno stato giovanile, è molto lontana, maggiore affinità 10 trovo invece fra la nostra ed alcune specie di Lacuna, ed in ispecie del sottogenere Epheria del Leach; non meno che con specie del genere Vanikoro, Quoy e Gaymard (Narica, Recluz), le cui specie sono pure semiglobose, più di spesso piccole e trasparenti che non solide ed opache, con coste longitudinali irregolari e strie spirali, l'ombelico profondo, e senza traccia di funicolo. La nostra specie si può ritenere inter- media fra le Vanikoro ed i Fossarus, con ambidue questi generi ha comune la forma, alle prime s’ avvicina inoltre pelle pieghe longitudinali alquanto irregolari, dai secondi si discosta pella mancanza assoluta di cingoli trasversali. D'accordo con Tiberi, Petit, Jeffreys e Weinkauff trovo bene di lasciarla nel genere Fossarus, e soltanto nel caso probabile che l’animale e l’ opercolo presentassero delle notevoli differenze fra il nostro e quelli delle Rogge Vanikoro, Lacuna e Fossarus sarebbe giustificata la fondazione d'un genere apposito, il quale vorrei allora nominare, a motivo del suo ombelico relativamente molto grande, Megalomphalus. Ne . scoprii alle Punte Bianche dell’isola Grossa o Lunga, nell’ arcipe- lago zarantino in Dalmazia, sei esemplari, il signor Kleciack circa 14, sopra i pezzi di Nullipore ed altri frammenti, sui quali stanno attaccati 1 Myrizoon ( Millepora ) truncatum, Pallas, ed altre briozoe. S. BRUSINA. Studii paleontologici sui Brachiopodi terziarii dell’Italia meridionale per G. SEGUENZA. BRACHIOPODI TERZIARII ITALIANI Negli anni trascorsi dacchè vide la luce la mia monografia dei Brachiopodi terziarii messinesi (!), mi sono sempre studiato di accumulare materiali abbondanti a fine di conoscere il meglio possibile le specie di questa classe di molluschi, che giacciono sepolti negli strati terziarii d’Italia, e che nel Messinese e nelle Calabrie costituiscono quasi da sè sole numerosi depositi. Gli abbondanti materiali raccolti in diverse località, i numerosi esemplari procuratimi da diverse provenienze, le collezioni pub- bliche e private studiate a mio bell’agio, mi hanno messo in grado di riconoscere affinità e differenze sinora del tutto sconosciute, e quindi hanno necessariamente modificato le mie idee a riguardo di. talune specie, delle quali alcune bisogna che ad altre sieno riunite, altre che sieno smembrate in più specie, fa d’uopo che certe si riferissero a specie diversa da quella alla quale furono sinora rapportate, che talune sieno meglio illustrate e descritte perchè sinora malconosciute, altre infine del tutto nuove venissero rese di pubblica ragione. Accumulati tutti questi nuovi fatti fu mio intendimento di pub- blicare una rivista della mia stessa monografia dei brachiopodi terziarii del messinese, correggendo tutte quelle mende, che credo di scorgervi oggi, che, in grazia degli abbondanti materiali raccolti ‘ (4) Paleontologia malacologica delle rocce terziarie del distretto di Messina, Classe, Brachiopodi. e di nuovi e protratti studii, le mie conoscenze a riguardo di talune specie si sono considerevolmente accresciute e modificate. Nè mi ha sinora arrestato il pensiero che forse la mia monografia dopo una tale rivista potrà sembrare troppo deforme pegli errori in cui incorsi in quei primi studii, che anzi ho creduto sempre, che nel cammino scientifico il retrocedere di alcuni passi per correggetsi degli errori in cui si potè incorrere, non è un regresso, ma invece un vero progresso. Ho ritardato adunque considerando che il mio lavoro avrebbe potuto assumere maggiore importanza, se avesse voluto dargli maggiore estensione; e quindi invece di limitarmi al riesame dei brachiopodi terziari messinesi, volessi pubblicare insieme gli studii da me fatti sulle specie che giacciono nei terreni terziarii delle Calabrie e di altre provincie siciliane. Vagheggiando una tale idea andai procurandomi sempre più abbondanti materiali, in parte da me stesso raccolti in varii luoghi, in parte fornitimi da amici, che realmente amano il progresso della scienza, in parte studiati in gabinetti pubblici o privati; mi trovo ormai al caso di dare alla luce un lavoro abbastanza ricco d’im- portanti dati, ma che non credo menomamente completo, essen- dochè numerosi luoghi restano tuttavia da esplorarsi, e quindi nuovi materiali da raccogliersi, nuovi fatti da acquistarsi. Il mio lavoro sui brachiopodi dell’ Italia meridionale, ispirato alla grande abbondanza di esemplari di quasi tutte le specie accolte nella mia collezione, dovea necessariamente venir corredato da numerose fisure, ed infatti mi sono studiato, rappresentando le più importanti forme che suole assumere ogni specie, di dare ade- guata ed esatta idea dei caratteri specifici di ogni brachiopodo di cui mi farò a discorrere. Ample descrizioni darò soltanto delle specie nuove, e delle poco conosciute, delle altre, rinviando ai lavori precedenti, mi farò ad enumerare soltanto i caratteri che le diffe- renziano dalle specie affini. Curerò in ultimo di esporre i fatti più rimarchevoli, riguardanti la loro distribuzione stratigrafica e geo- grafica odierna e delle epoche trascorse. Ma pria di por mano all’opra, sento il dovere di offrire pubblici ringraziamenti a coloro che cooperarono alla buona riuscita del mio lavoro, sia coi loro consigli, come il signor T. Davidson: che fu sempre cortese e gentilissimo verso di me, illuminandomi sovente colla nota sua dottrina; sia fornendomi importanti materiali pei miei studii, e tra questi ultimi specialmente hanno dritto alla mia riconoscenza i signori Davidson e Jeffreys che mi fornirono i bra- PES a ug chiopodi viventi dei mari settentrionali; i professori Guiscardi, Meneghini, Gemellaro, Aradas, il cav. Benoit, il cav. Michelotti, il cav. Rovascenda, il dottor Tiberi, l’abate Brugnone, il signore Allery, il prof. Achille Costa, dei quali chi fornendomi dei libri, chi dei brachiopodi viventi o fossili dei terreni italiani, chi per- mettendomi lo studio delle private o delle pubbliche collezioni, si sono cooperati a rendermi agevole lo studio dei brachiopodi ter- ziarii d’Italia. Da ultimo è d’ uopo che io ricordi l’opera del mio caro amico signor Pasquale Mallandrino, il quale ha contribuito all’attuale pubblicazione, eseguendo sì abilmente i disegni di alcune delle annesse tavole. BREVE CENNO STORICO N premettere ai lavori paleontologici la storia bibliografica che li riguarda, l’ho creduto sempre cosa assai utile, è per questo che ho voluto dar cominciamento a questa mia pubblicazione, accennando il più succintamente che sia possibile quelle opere, nelle quali sono stati descritti 1 brachiopodi dell’Italia meridionale terziaria. Fabio Colonna fu il primo che rappresentò nella sua opera (1) al 1626 le conchiglie dei brachiopodi, e le due figure ch’ egli diede rappresentano due Terebratule fossili di Puglia, che il Brocchi riferisce alla 7. vitrea? ed alla 7. sinuosa. Fu lo Scilla quindi al 1670 (?) che figurò taluni brachiopodi dell’Italia meridionale, e la 7. Scillae e la T. minor raccolte nelle colline messinesi sì vedono egregiamente rappresentate nelle sue figure; egli osservò ancora di talune specie gl’interni apparecchi apofisarii, come si argomenta chiaramente da quanto egli scrive alla pagine 61, siccome dalla fig. 2, a tav. XIX che rappresenta un brachiopodo rotto, nell'interno del quale sono delineati grosso- lanamente taluni organi che potrebbero forse rappresentare un grande apparecchio apofisario, come quello della Waldheimia se- ptigera e della Terebratella septata. Trascorse quindi lungo tempo sino a che questi studii comin- ciassero ad esser messi veramente in onore. Dallo Scilla al Brocchi (4) Osservazioni sugli animali acquatici e terrestri. (*) Agostino Scilla. La vana speculazione disingannata dal senso, 1670, Napoli. Tradotta in latino a Roma, e pubblicata col titolo: De corporibus marinis lapidescentibus al 1759. s’ interpone quasi un secolo e mezzo, ed il luminare della Conchio- logia fossile italiana, nella sua opera monumentale (*) ricorda la 7. ampulla siccome raccolta nelle Calabrie, e la 7. vitrea? in Puglia secondo l’ autorità del Colonna. Venne quindi il Philippi ad illustrare la conchiologia fossile delle provincie meridionali d’Italia colle sue due opere pubblicate al 1836 l’una, e l’altra al 1844 (2). In ambedue ‘Gli enumera le seguenti specie di brachiopodi terziaril : Terebratula vitrea, var. minor, » caput-serpentis, » grandis, » sphenoidea, » septata, » crysalis, » bipartita, » euthyra. Orthis truncata, » eusticta, » detruncata, » pera. Crania ringens. Al 1841 il prof. Pietro Calcara, descrivendo le conchiglie fossili di Altavilla (3), enumera i seguenti brachiopodi: Terebratula ampulla, » bipartita, eusticia, erysalas. Il dottor D. Galvani, studiando un calcare a Terebratule presso S. Filippo, vi riconobbe le specie più comuni che pnbblicò al 1845 (4); cioè: Terebratula ampulla, » vitrea, (*) Conchiologia fossile subappennina d’ Italia. (2) Enumeratio molluscorum utriusque Siciliae. (3) Memoria supra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada Altavilla presso Palermo. (*) Illustrazione delle conchiglie fossili marine rinvenute in un banco calcare madreporico in S. Filippo inferiore presso Messina. ST (3 N Terebratula caput-serpentis, » detruncata. Nel medesimo anno il prof. P. Calcara (4) descriveva la 7. af- finis, che ritrovava fossile in Messina e vivente nel mare dell’isole Eolie. L’egregio prof. A. Aradas, enumerando le conchiglie fossili di Gravitelli (2) al 1847, negli Atti dell’Accademia Gioenia accenna le: Terebratula vitrea, » caput-serpentis, » detruncata, » truncata. Il dottor G. Denatale al 1851 (8) riferiva i numerosi brachio- podi dei terreni messinesi alle Terebratula vitrea e T. bipartita. E nel medesimo anno il prof. O. G. Costa, pubblicando i Bra- chiopodi del Napolitano (4) figurò e-descrisse le specie fossili rac- colte in quelle provincie. Le specie terziarie da lui riferite sono le seguenti: Terebratula vitrea, » caput-serpentis, » truncata, » grandes, » biplicata, » irregulares, > amygdaloides, » euthyra, » lucinoides, » bipartita, » plicato-dentata, » pauperata. Orthis plicifera, » detruncata, ° Crania personata. Lo stesso professore avea già descritto l’ anno precedente (4) Cenno sui molluschi viventi e fossili della Sicilia. (2) Descrizione delle conchiglie fossili di Gravitelli.presso Messina. (8) Ricerche geognostiche sui terreni del distretto di Messina. (*) Fauna del regno di Napoli, classe, Brachiopodi. » i Ra TS (1850) (1), la 7. caput-serpentis (che raccoglieva insieme alla de- truncata ed alla dipartita) e la Crania ringens. Il prof. Biondi da Catania al 1855 (?) pubblicava la sua 7. rom- boidea giacente nella formazione nummulitica del capo Pachino. Al 1857 (8) il Pictet accennava qualche specie siciliana di quelle che già il Philippi sin da lungo tempo vi avea raccolto, ed il Meneghini rinveniva in Sardegna (4) la 7. ampulla e la Megerlia truncata. Al 1859 il prof. O. G. Costa, enumerando molti fossili raccolti nelle Calabrie (5), riporta i seguenti brachiopodi: Terebratula grandis, » vitrea, » caput-serpentis, » euthyra, » irregularis, » bipartita, Crania Mercati. Il prof. Gaetano-Giorgio Gemellaro al 1866 (5), ricordava la specie descritta da Biondi. Al 1862 (”) io ricordava come specie comunissime del Messi- nese le Terebratula septata, > . peloritana, » sphenoidea. E più tardi nel corso del medesimo anno (8) io enumerava le seguenti specie : Terebratula grandis, » vitrea, » affinis, (*) Paleontologia del Regno di Napoli, Parte I. (2) Memoria prima, su alcune specie malacologiche siciliane. (3) Traité de Paléontologie, Tom. IV. (*) Paléontologie de l’ile de Sardaigne. (5) Cenni intorno alle scoperte paleontologiche fatte nel regno durante gli anni 1856 e 1858. (5) Sopra varie conchiglie fossili del cretaceo superiore e del nummulitico di Pachino, i (7) Intorno alla formazione miocenica di Sicilia. (8) Notizie succinte intorno alla costituzione geologica delle rocce terziarie del distretto di Messina. LL Lee Terebratula septata, » romboidea 2 » sphenoidea, » miocenica, » euthyra, » peloritana, Terebratulina caput-serpentis, Terebratella truncata, > pusilla, Argiope: detruncata, » neapolitana, » Crania ringens. Il signor T. Davidson al 1864 facea conoscere i brachiopodi del miocene di Malta (!), enumerandovi le seguenti specie : Terebratula sinuosa, » MINOT, Terebratulina caput-serpentis, Megerlia truncata, Argiope decollata, Thecidium Adamsi, Ehynchonella bipartita. Quindi io pubblicai la monografia dei brachiopodi messinesi (1865) (2), nella quale corrette talune denominazioni delle pubbli- cazioni precedenti, e descritte molte specie non conosciute sino allora in quei terreni, il numero delle specie venne così raddop- piato. Al 1868 in una nota che io pubblicava intorno ad una nuova formazione terziaria (3) ricordava i seguenti brachiopodi: Terebratula vitrea, » ampulla, Waldheimia peloritana, » euthyra, » Davidsoniana, a () Outtiue of the géology of the maltes islands, and descriptions of the bra= chiopoda by Thomas Davidson. (Annals and Magazine of natural history). (2) Paleontologia malacologica dei terreni del distretto di Messina. Classe Brachiopodi. (Memorie della Società italiana di Scienze naturali, Vol. I). (3) La formation zancléenne, ou recherches sur une nouvelle formation ter= tiaire (Bulletin de la Société géologique de France, 2 serie, t. XXV, p. 465). SEME Terebratulina caput-serpentis, Terebratella septata, Morrisia anomioides. Nel corso di quest'anno (1870) poi il Davidson nella sua pub- blicazione sui brachiopodi italiani ('), enumera le specie tutte riportate nella mia monografia, esprimendo per talune il dubbio che esse sieno probabilmente varietà di altre. Pressochè contemporaneamente io mandava alla luce una nota (?), nella quale discorreva lungamente della Waldheimia septigera e della Waldheimia cranium, fossili comunemente sparse nelle rocce astigiane e zancleane dell’Italia meridionale. : E finalmente ho premesso al presente lavoro (3) una rivista dei brachiopodi viventi e terziari pubblicati dal prof. 0. G. Costa. Nell’enumerare le specie riportate da ciascuno scrittore, mi sono valso delle denominazioni da quello adottate, per non essere tra- scinato dalla discussione sul valore specifico di ciascun brachio- podo, e sulla denominazione da ritenersi, essendochè tale esame rientra nel programma del mio lavoro e l’anticiparlo avrebbe pro- dotto una inutile ripetizione. Basta la succintissima storia delle pubblicazioni intorno ai bra- chiopodi dell’Italia meridionale, che ho qui tracciato, per fare in- tendere agevolmente la profusione, colla quale sono sparse le spoglie di tali molluschi nelle rocce terziarie di questa regione. Qui infatti il Colonna iniziava la scienza dei brachiopodi col figurarne alcuni, ed imponendo loro un nome che dovea poscia venir consacrato nella scienza; qui tutti i paleontologi che si sono occupati dei mol- luschi terziari sì sono imbattuti nelle spoglie abbondanti dei bra- chiopodi; qui comunemente si vedono delle rocce terziarie svilup- patissime, la cui ingente massa risulta in gran parte dall’accumulo delle spoglie di tali molluschi, che pex la grande profusione, l’ab- bondanza delle specie, l'infinito numero degli individui, non diffe- risce gran fatto dal grande sviluppo che i brachiopodi ci offrono nelle rocce paleozoiche e nelle secondarie. G. SEGUENZA. (*) On italian tertiary brachiopoda. | (3) Sull’antica distribuzione geografica di talune specie malacologiche viventi. (Bullettino malacologico italiano, Vol. IIL, n.° 3 e 4). (8) Dei brachiopodi viventi e terziarii pubblicati dal Prof. O. G. Costa. Esa- me di G. Seguenza (Bullett, malac. italiano, Vol. III, n.° 8). Intorno al Zimax coerulans, M. Bielz, note di P. STROBEL. Sino dal 1852 nelle: « Notizie malacostatiche sul Trentino », pag. 88, segnalai un Limar, il quale differisce dal L. cinereus, Miiller, simgolarmente pel lembo del disco locomotore, 0 suola del piede, nerastro. Poco corrivo, come fui mai sempre, al creare nuovi nomi, e per motivi le molte volte da me accennati, m’accon- tentai, allora, di distinguerlo semplicemente come una varietà della nominata specie. E come tale lo enumerai pure nell'elenco dei Molluschi del lembo orientale del Piemonte, inserito nel giornale di Malacologia, 1853, pagina 50, e nella memoria sulle: « Lumache ed Ostriche pavesi », stampata nel 1855 nel Manuale della provincia di Pavia per l’anno 1856, pag. 94. In seguito ricevetti dal signor E. A. Bielz in Hermannstadt, ‘col nome di Limar coerulans, M. Bielz (padre), un Limar simile all’accennato, raccolto in Transil- vania ed indicato in un articolo di E. A. Bielz, pubblicato nel 1853 (*), e probabilmente già descritto da suo padre in un prece- dente articolo del 1851, che non conosco. Per tal modo, essendo venuto a sapere, che a quel mollusco era stato sià da altri imposto un nome specifico, non indugiai più oltre ad accettarlo; e tanto più facilmente mi adattai a riconoscerlo come specificamente distinto dal L. cinereus, Miller, o maximus, Lin., come vuolsi, inquantochè, avendo avuto occasione di raccogliere alquanti esemplari del me- desimo in località diverse, della Lombardia, del Piemonte, del Trentino e del Tirolo cisalpino, ho potuto convincermi che presenta varie mutazioni analoghe a quelle che offre il L. cinereus. Perciò nell’ « Essai d’une distribution oro-géographique des mollusques terrestres dans la Lombardie » 1857, pag. 11, lo enumerai come specie distinta, adottando per essa il nome datole da M. Bielz, ed accettando quello posteriore (1855) di ZL. Da-Campi, Menegazzi, (1) Beitrag zur Kenntniss der Siebenbuirgischen Land-und Susswassermollu- sken. Nelle Malakologische Notizen aus Siebenbuirgen, 1856, E. A Bielz non lo enumera più come specie distinta dal L. cinereus, ma soltanto come sua va- rietà. Tutti tre gli articoli citati vennero inseriti negli Atti.della Società tran- silvana di Scienze naturali. Bull. Malac. It., Vol. IV. 2 Rogi (E el soltanto per indicarne le mutazioni a carena colorata in rosso, sì come la mutazione illustrata dal detto autore, nonchè quelle colla carena gialla; ed ho creduto di dovere unire queste in un solo gruppo colle mutazioni a carena rossa, perchè dall'una all’altra di quelle tinte ponno osservarsi i passaggi. Il signor Sordelli, nello specchio o prospetto delle specie del genere Limax, che correda la recente sur memoria sull’ « Anato- mia del Limarx Doriae, Bourg. (1) », nomina anche il L. coerulans, accennando, che lo si dovrà probabilmente collocare in quel gruppo del sottogenere Eulmax, Moquin Tandon, del quale fanno parte i L. Doriac, Da-Campi, e punctulatus, Sordelli. Pare adun- que che questo autore, sinora e per ora, lo ritenga specificamente diverso dal L. Da-Campi. Il dottore Bettoni, nelle sue: « Note malacologiche sul Limar Da-Campi, pubblicate quasi contempo- raneamente colla memoria del Sordelli (*), sembra che ritenga il L. coerulans quale melanismo del Limax Da-Campi, però non lo dichiara esplicitamente. Comunque sia, io sono persuaso che ambi i Zimax spettano alla medesima specie, e da quanto ho sopra esposto, appare che la medesima era conosciuta, sebbene incompletamente, ed era, stata battezzata da Bielz, prima che non lo fosse dal Menegazzi, il quale del pari non ne conosceva che una sola mutazione. Credo quindi che pel diritto acquistatosi secondo le regole di nomencla- tura dal malacologo che pel primo la distinse specificamente, le debba essere conservata la denominazione dal medesimo impostale, cioè quella di Limax coerulans, M. Bielz. Affinchè si possa decidere, se il Limar coerulans della Transil- vania sia un melanismo o non lo sia, credo conveniente di deseri- vere i caratteri particolari dell'esemplare che mi pervenne da quel paese. La tinta fondamentale o generale del suo corpo è azzurra nerastra; le regioni buccale e cervicale, la parte non aderente del cappuccio, nel disotto, la cresta della carena, che è distintamente ondulata, i solchi tra i tubercoli dei lati, nelle parti anteriori sopra tutto, due file longitndinali di piecole macchie per lato e la por- zione mediana del disco locomotore sono di colore fulvo cenero- gnolo chiaro; il margine dell'apertura respiratoria è di colore nero intenso. Come vedesi, questo Limax è molto affine al L. Da-Campi, (4) Inserita negli Atti della Società italiana di Scienze naturali, 1870, volume XIII, pag. 242. . (2) Nel Bullettino Malucologico Italiano, vol. II, 4870, num. 5, pag. 164. — 19 var. n. atrata (carina gilva) di Bettoni, e quindi dovrebbe valere anche per esso l'osservazione che questo autore fa alle varietà 2. fusca (carina rubra) ed atrata, che cioè, se la carena fosse decolo- rata, si dovrebbe considerare come un melanismo, Il Bettoni riunisce le varietà a lui note del L. Da-Campi in gruppi, distinti pel differente colore della carena. Ma in proposito troverei da osservare che si nota il passaggio graduato (come ac- cennai già sopra) dall'una all'altra delle tre tinte adottate come caratteri distintivi dei tre gruppi da lui istituiti, cioè dal colore rosso al giallo ed al bianco, per mezzo dell’aranciato e del citrino. Invece di dividere la specie in mutazioni, e riunire poi queste in gruppi distinti, preferisco indicare le diverse modificazioni, che gli individui da me raccolti m’offrirono nei caratteri, incominciando dai più importanti; preferisco cioè, non trattandosi di varietà (geo- grafiche), ma di semplici mutazioni (individuali), di classare, come per l'addietro, le proprietà, per potere indi stabilire i limiti entro i quali può variare la così detta specie, anzichè classare gli indivi- dui, ossiano complessi di caratteri in modi diversi combinati. Due dei caratteri che il Bettoni assegna come specifici al Limax in discorso, concordanti coi caratteri distintivi anatomici (1), e che sono i due da lui indicati pei primi, furono già, alquanti anni pri- ma, come dissi in principio, da me riconosciuti e segnalati, sono cioè la colorazione oscura dei lembi del disco locomotore ed il colo- rito della carena, ondulata. Sul primo carattere stabilii la distin- zione, da prima, di varietà, e poi di specie, ed ebbi ricorso alle modificazioni che presenta il secondo carattere, per distinguere delle mutazioni (?). Quanto agli altri due caratteri distintivi, addotti dal nominato malacologo, osserverò che non mi sembran costanti. Infatti un esemplare di Borgo di Valsugana nel Trentino (*) L'importanza loro sarebbe confermata dalle indagini anatomiche del Sor- delli, loc. cit., p. 250 — È incontestabile l'affinità del L. coerulans, mut. Da- Campi col Limaa Doriae, e varie sue mutazioni banno riscontri anco in questa specie, così per esempio, vi sono in entrambe inlividui con carena gialla (3) L. cinereus, Muller, var. col lembo della suola nerastro, nelle Notizie ma- lacostatiche sul Trentino. — L. cinereus, M. var. solea nigrolimbata, mut. cinerea, nigromaculata et mut. rufescens, carina et rugis rubris (ossia Limax Da-Campi, postea ), nella memoria sui Molluschi del Piemonte, sopra citata. — Limax ma- rimus, L. var. colla suola del disco locomotore a lembi nerastri, colla carena del dorso rossa o di colore giallo di zolfo chiaro, nella memoria su le Lumache ed Ostriche pavesi. — L. coerulans, Bielz colle mut. Da-Campi, de nel- l’Essai d'une distribution ‘ec., già citato. . . — 20 — non ha lo scudo unicoloro, ma bensì ornato da macchie nerastre; ed in vari esemplari di Lombardia e del Trentino non posso discernere intorno all'orifizio respiratorio alcuna marginatura, cioè alcun orlo colorito differentemente dal resto del cappuccio. Mentre nell’esemplare di Transilvania, sebbene di tinta generale nerastra, pure si distingue, come indicai, intorno al detto orificio un cerchio nero più intenso, all'opposto, in un individuo di colorazione simile, di Merano, nel Tirolo cisalpino, il margine di quell’apertura è più chiaro, cioè di colore giallo aranciato, analogamente a quanto il dottor Bettoni osservò nella sua var. 6 elegans, dal colore fonda- mentale grigio, che ha l'orlo dell’orifizio della respirazione bian- castro. Rispetto alla colorazione del discò locomotore và rimarcato che i suoi lembi sono sempre di colore più oscuro verso la punta, mentre verso la parte anteriore presentano talora la stessa tinta del mezzo, e che allora il passaggio dall’ una all’ altra colorazione si fa per mezzo di punteggiature minutissime, nebulose, nerastre, quali le osservò il Bettoni nella sua var. elegans. Verso la punta esse vanno sempre più aumentando ed ingrandendo, finchè si fondono, e dal lato opposto invece diventan sempre più rade e più fini. Pare che la maggiore o minore intensità del colore oscuro del lembo del piede sia in rapporto coll’età, cioè, che questo carattere distintivo vada maggiormente esprimendosi col crescere dell'individuo. La tinta della carena varia alquanto: non solo può essere rossa, aranciata, gialla, citrina, bianca, come avverti digià, ma benanco carnea, carnea aranciata, gialla carnea, nera violacea. Tale colora zione, analogamente a quanto osservasi nel L. Doriae (1), in taluni individui continua sul dorso in una zona o linea mediana sino allo scudo, in altri invece non lo raggiunge, ed in questo caso la fascia o va sfumando gradatamente, o scompare poco a poco, inter- rompendosi di tratto in tratto, ossia formando una serie di macchie. Il colorito fondamentale del corpo dal nerastro passa al cenerino ed al fulvo. Il dorso, nelle mutazioni macchiate, è ornato di macchie, per lo più dello stesso colore della carena, cioè, giallognole o rossastre o carnee, oppure sono nerastre, e tali macchie o dispongonsi in file, o sono sparse senza ordine apparente, ciò che il Bettoni osservò pure nella sua varietà e Sordelli. — La sommità dei tubercoli - (*) Sordelli, loc. cit., pag. 243 e 245. — 21 — dorsali in alcuni esemplari di Lombardia è di colore rosso, mentre la tinta generale del loro corpo tende al carneo giallognolo od al carneo cenerognolo. Il Menegazzi assegna al L. Da-Campi la lunghezza massima di 15 centimetri. Gli individui maggiori da me raccolti, asfissiati nel- l’acqua e poi conservati nell’alcool, sono lunghi, l’uno di Borgo di Valsugana 10 centimetri, e l’altro di Cicognola nel basso Pie- monte 11 centimetri. Un esemplare di Gardone in Valtrumpia, il quale, in vita, era lungo più di 9 centimetri, posto nell’alcool, si è contratto d’oltre la metà; per cui è da supporsi che gli individui preaccennati, in vita, quando il loro corpo raggiungeva la mas- sima estensione, avrà toccata la misura indicata dal Menegazzi. Il dottor Bettoni non sa a quali delle sue varietà debba riferire le mutazioni della specie in discorso, accennate in due dei soprain- dicati miei scritti, dal medesimo citati. Osserverò che rigorosamente ‘non ponno essere riferite a nessuna, ma che ve ne sono tanto di quelle appartenenti al suo gruppo A. Carina rubra, quanto a quello B. Carina gilva, tanto delle fasciate e macchiate, quanto di quelle senza fascie e senza macchie, ossiano subunicolori. Il muco degli individui del gruppo Da-Campi è di colore aran- ciato più o meno intenso. A completare il quadro della distribuzione geografica del Limax ‘coerulans nell'alta Italia, enumero qui in calce le diverse località, nelle quali l’ho osservato io stesso, o dalle quali mi è stato man- dato. Limax coerulans. A. LmaAx corruLAns, notione angustiore. 1.° Mutationes subunicolores, sive efasciatae. Piemonte: Monte Cenisio, presso la prima casa di ricovero (1); Lombardia: Monte Baradello, Bellagio, Valsassina; Trentino: Borgo di Valsugana, Valle di Nom (De-Betta); Tirolo cisalpino: Weissenstein presso Bolzano, Merano. (4) Le località,del Piemonte furono già indicate, sulla mia fede, dallo Stabile nell'opera Mollusques terrestres vivants du Piémont, Milan, 1864. Questo autore unisce parte delle mutazioni al L. cinereo-niger, e parte, quelle del eruppo Da- Campi, al L. maximus. Nella citazione relativa all’esemplare di Valanzasca, pag. 22, nota bd, occorse un errore di stampa che muta affatto il senso della mia diagnosi, e che va quindi segnato e corretto; vi sta vel invece di mut. cioè mutatio. 2.0 Mutationes maculatae. Piemonte: Valanzasca; Lombardia: Casalmaggiore, Pavia, Breno in Valcamonica; Trentino: Borgo; Tirolo: Eppan presso Caldaro. B. Limax Da-Campr. 3.0 Mutationes subunicolores. Piemonte: Cicognola, Stradella; Lombardia: Pavia, Miradolo presso S. Colombano. 4.0 Mutationes maculatae. Piemonte: Guasta; Lombardia: Casalmaggiore, Pavia, Gardone, Bellagio, Valsassina, Rogno, Morbegno (Campeggi); i Veneto: Basso Padovano (Martinati). ‘Come risulta da questo quadro, la specie s’ estende dal Veneto sino alle Alpi occidentali, e dagli Appennini sino alle Alpi tirolesi, e passa le Alpi, tanto verso oriente, quanto verso ponente (!). Dalla pianura padana, quasi al livello del mare adriatico, ascende sino all’ altezza di 2000 metri circa. È specie che vive indifferentemente tanto nel piano che sulle alture sino nella regione alpina; sembra però che le mutazioni del gruppo, forse più meridionale, L. Da- Campi, dal colorito più vivace, non campino oltre i 1000 metri d'altezza. È specie infine che dimora indifferentemente su qualsiasi terreno. Ritornando dall’ Argentinia, nel 1867, raccomandai, per mag- giore sicurezza, al Ministero degli Esteri le casse contenenti oggetti d’etnologia e di storia naturale, raccolti in quel paese, e destinati in dono ai musei pubblici nazionali. A questa spedizione mi son permesso di unire anco tre cassette contenenti la miia raccolta di molluschi terrestri e d’acqua dolce. Però in onta a tale precau- zione una di esse fu rubata sul piroscafo Agnese che le traspor- tava, e, come venni a sapere nell’anno scorso, le conchiglie che rinchiudeva furono poi vendute in Genova. Fortunatamente non (1) Il Limax descritto col nome di \L. lineatus da Dumont e Mortillet nel- |’ Histoire des Mollusques terrestres et d'eau douce de la Savoie, 1852-1854, pa- gina 192, della Francia, non è altro che il L. coerulans, Bielz di Transilvania. Anche il nome di Dumont è anteriore a quello di Menegazzi. all conteneva la raccolta de’ molluschi nudi, chè diversamente non mi sarel trovato in grado di scrivere queste pagine; ciò nonostante, non potendo presentemente occuparmi seriamente di quelli ani- mali, nè di Malacologia europea in genere, e prevedendo di non potermene. occupare nemmeno in un avvenire prossimo, colgo quest'incontro, in cui mi dirigo al nostro pubblico malacofilo, per far sapere al medesimo che, secondo il mio costume, sono disposto a cedere gratuitamente la mia raccolta di Limaci a chi, per avven- tura, si occupasse specialmente e di proposito di questa famiglia di molluschi; semprechè egli si proponga e prometta di pubblicare entro breve tempo una monografia generale della medesima, o quanto meno una monografia dei Limaci dell'alta Italia. . Parma, marzo 1871. P. STROBEL. Osservazioni critiche sulla Cyclonassa Italica, Issel, di M. PaAULUCCI. Da un anno circa avevo scritto al signor Direttore del Lullet- tino Malacologico alcune critiche osservazioni sulla Cyclonassa italica descritta nel prefato Bulettino, 1869, a pag. 79, pregandolo a vVolerle comunicare al signor Issel, bramando che prima di renderle di pubblica ragione per mezzo della stampa, egli ne potesse prender cognizione, e ne riconoscesse la giustezza. Varie circostanze hanno ritardato fin qui questo resultato, ma ora sono in grado di presentarle ai Conchiologhi che credo debbano applaudire quando la nomenclatura si sbarazza di un nome Imubile. ] Comincio per dire che so per esperienza quanto è facile la cri- tica, e difficile la scienza. Questa lo è doppiamente, oserei dire, per noi, poichè siamo eccessivamente scarsi, anzi quasi del tutto privi di biblioteche, ove poter studiare e confrontare le specie. D'altra parte le collezioni sono rare, quelle ben studiate partico- larmente. E come se queste due difficoltà non fossero hastante- mente gravi, bisogna pure aggiungervi quella non meno seria di una quantità di volumi, opuscoli, piccole memorie disseminate, nelle quali sono state fin qui descritte le specie delle nostre coste, 0, e pubblicazioni che è quasi impossibile ad un particolare di riuscire a potersi procurare in totalità, anche astrazione fatta dal prezzo soverchio che necessita una simil raccolta. La creazione del Lwl- lettino malacologico italiano sarà invero d’un grandissimo van- taggio onde ovviare alla continuazione di un tale inconveniente, e grazie ne siano rese alle lodevoli indefesse cure del suo Redattore. Disgraziatamente però questo progresso, malgrado che infinito, non diminuisce le difficoltà che presenta il bisogno continuo di con- sultare le opere più o meno antiche! Ciò premesso, come seguito naturale del mio ragionamento, ‘ecco quanto ho da rimarcare. Il signor Issel descrive come nuova una conchiglia del genere Cyclonassa che chiama Italica. Detta specie, già conosciuta, de- scritta e fisurata da Risso: Mistoire naturelle des principales pro- ductions de V Europe Meridionale, Vol. 4, pag. 151, pl. 4, fig. 61, è stata da lui nominata Nanina unifasciata. Credo inutile discutere sull’ inopportunità del nome generico, mentre la specie in questione presenta in realtà i caratteri della Cyclonassa, e che il nome di Nanind è stato accettato per desi- gnare un gruppo di conchiglie terrestri della famiglia delle Helix. Ma se, come lo credo con Risso e con Issel, dietro la descrizione della specie, dal paragone delle figure, dall'esame degli esemplari, questa specie è ben distinta dalla Cyclonassa neritea , Linneo (Buccinum), è il nome di Risso che deve prevalere, e la specie si chiamerà Cyclonassa (Nanina) unifasciata, Risso, e il nome del signor. Issel passerà in sinonimia. Onde stabilire un sufficiente paragone per le persone che non potessero consultare la dia- gnosi di Risso, la riproduco. Essa è invero assai suecinta « N. te- sta anfractibus lineolis longitudinalibus sculptis: epidermide grisea, fascia ferruginea circumdata ». Faccio rimarcare che per Risso la frase lineolis longitudinalibus, equivale a ciò che noi si designe- rebbe per lineolis spiralis, ovvero lineolis transversis (come già ho avuto occasione d’assicurarmene nell’identificazione di altre specie), ma è bensì resa molto più chiara, anzi completata dalla deseri- zione dei caratteri generici che stabilisce nel seguente modo: Testa globosa; anfracto primo valde inflato, gradatim elevatis, ultimo mamillato; sutura profunda, apertura subtriangulari, ad dextram acuminata; peritrema ad sinistram et postice perfectum, subcomplanulatum unidentatum ; operculum cartilaginosum Paragonando la nominata figura 61 di Risso, con quella rap- SO 3) I presentata n.° 4 della tavola IV del Baullettino, resta chiaramente dimostrato (e il signor Issel ne conviene pur anche) che ambedue riproducono la stessa conchiglia, ma che Risso ha avuto a sua disposizione solo dei giovani individui di questa speeie, ciò che è ‘ appunto provato dalla citata figura che più particolarmente è simile al n.° 4, e differisce alquanto dalle altre della detta tavola, che mostrano un esemplare più adulto. I A questo proposito alcuno potrà forse domandare se sarà giusto di rendere a questa specie il nome impostogli da Risso, basando il suo dubbio sul fatto che questo autore non conobbe che individui in stato imperfetto di accrescimento. Mi prevalgo per rispondere a simil quesito dell’ opinione espressa in circostanza analoga dal signor Weinkauff poichè essa concorda assolutamente con la mia, e che ben meritatamente il suo parere avrà maggior valore del mio. A pag. 34 del vol. III del Bullettino Malacologico (Supplemento alle Conchiglie del Mediterraneo), e riguardo alla Lima cuneata, egli scrive: « l'essere la L. cuncata basata su d’un giovane esemplare non è al certo ragione sufficiente per toglierle il diritto di priorità ». ‘ Ù Ed infatti se tale non fosse la disciplina seguita, a quali infinite confusioni non si andrebbe sottoposti? Quanto più ardua ancora sarebbe la già tanto intricata sinonimia? Questo troppo giusto diritto di priorità, noi dobbiamo tutti rispettarlo e approvare i vantaggi che ci procura perchè sono reali. Che se egli possa servirci d’incoraggiamento a ben studiare le specie, a consultare molte opere onde premunirci dal dichiarare una specie già conosciuta, qual inedita, e non sarà certamente un profitto inutile per la conchiliologia. M. Pavtvccr. Novoli, 26 Marzo 1871. Il nuovo genere Dressenomya, di A. MANZONI. Egregio Direttore del BurLetTIno MaLacoLoGIco ITALIANO Amico pregiatissimo ! Le trasmetto per mezzo della posta un breve scritto del signor Fuchs (autore a lei ed a tutti i cultori della Conchiologia fossile ben LUNI GueO noto) intitolato: « Ueber Dreissenomya, Ein neues Bivalvengenus aus der Familia der Mytilaceen, von Theodor Fuchs » (1), nel quale si contiene una novità ‘conchiologica degna, a mio cre- dere, di esser notificata nel di lei reputato periodico. La quale novità consiste in quello che brevemente vengo a dirle. Il sul- lodato signor Fuchs, raccoglieva fra le conchiglie provenienti dai così detti strati a Congeria di Radmanest, presso Lugos nel Banato, una singolare bivalva, le particolarità della quale pos- sono venire indicate col definire questa bivalva una Congeria a seno paliale profondo, coll’estremità anteriore dilatata ed arroton- data come in una Modiola, e colla fossula del ligamento interno tramutato in impronta muscolare anteriore. Ora in ragione ap- punto di queste particolarità il signor Fuchs assume questa bivalve come tipo di un nuovo genere detto Dreissenomya, facendo notare, come questo venga a costituire una infrazione alla regola generale che schiera l’intera famiglia delle Mifilacce nella classe delle conchiglie Monomyarie-integro-palliate, mentre un membro di detta famiglia se ne allontana affatto convertendosi in una con- chiglia dimyaria-sinu-palliata. Il sullodato signor Fuchs fa inoltre notare come questo fatto di trasgressione anatomica alla’ regola generale si riscontri pure nelle specie del genere Cardium, le quali, mentre per regola si mostrano integro-palliate, nella fauna degli strati Congeria portano invece un profondo seno palliale. Su di che egli termina riflettendo : come sia assai rimarchevole che in una fauna così rettamente limitata nello spazio e nel tempo, come quella degli strati a Congeria, due generi così l’uno dal- l’altro differenti, come sono Cardium e Congeria, nella stessa maniera del loro tipo originale divergano per modo da sviluppare i loro sifoni e divenire sinu-palliati da integro-palliati che erano. Ora: queste osservazioni comparative e di natura anatomica svolte dal signor Fuchs, a me alcune altre ne suggeriscono tratte dalla fauna vivente e dal modo di presentarsi in questa dei due generi di conchiglie sovracitati. Mi convien premettere che la fauna dei così detti strati a Con- geria è decisamente di natura salmastra, e che il genere Congeria trova il suo diretto corrispondente nel genere Dreissena dagli attuali bacini più o meno salmastri o di estuario, e che il genere (4) Aus dem Verhandlungen d. K. K. Zoolog-botanischen Gesellschaft in Wien (Jahrgang 1870) besonders abgedruckt. NO e Cardium tipico, cioè sviluppatosi in ambiente al tutto marino, si trasmuta nel sottogenere Adacna vivendo in acque salmastre, Ora appunto si riscontra, che mentre i Cardiwm marini si mo- strano integro-palliati, quelli di acque salmastre (Adacna del bacino Caspiano) divengono profondamente sinu-palliati sviluppando due lunghissimi sifoni. Per quanto altrettanto non possa citarsì del genere Dreissena in contrapposto di quello che si è riscontrato nel nuovo genere Dreissenomya, pure in genere si può dire che tale aberrazione dalla regola generale anatomica scoperta in uha fauna fossile, trova pure in parte riscontro in una identica riconosciuta nella fauna vivente; e che non essendo per ora conosciuta la ragion fisiologica sufficiente del mantenersi brevi nelle acque salate dei tubi inalatori o del loro prolungarsi nelle acque salma, stre nelle sovracitate conchiglie, tanto minor confidenza si debba avere in questi caratteri per la sistematica classificazione delle medesime. i Son come sempre, di Lei, egregio Direttore ed Amico pregiatissimo, Dott. A. Manzoni. BIBLIOGRAFIA . Anatomia del Zimax Doriae, Bourg., nel suoi rapporti con altre specie congeneri, nota di FERDINANDO SORDELLI ('). Ecco un nuovo ed interessante lavoro di anatomia malacologica, che abbiam la buona ventura di presentare, e ciò per debito di bibliografi, ad onta che altri se ne sia occupato, almeno in parte, in questo istesso fascicolo e con molta maggiore scienza di noi. Dopo aver riportata la descrizione della specie dello stesso Bour- guignat, il Sordelli espone le dimensioni ritrovate negl’ individui delle specie da lui studiate, e studiate collo scopo appunto di sin- cerarsi del dubbio di non piccole rassomiglianze che almeno ester- (4) Pagina 12 in 8.°, con tavola litografica, estratto dagli atti della Società italiana di Scienze naturali; Vol. XII, Milano, 1870 ox namente, lo rassomigliavano non poco col Limax Da-Campi di Menegazzi. Apparato digerente. — Mascella arcuata superiormente, sinuata al margine inferiore, con rostro triangolare, striata traversalmente, colorata in bruno rossiccio. Bulbo duccale simile a quello degli altri Limar, Radula sviluppatissima, ghiandole salivari grandi, d’un bianco opaco, l’ intestino è ripiegato in cinque anse ben distinte, ma sembra piuttosto breve in paragone di quello di altre specie (Limax Da-Campi, maximus, variegatus). Fegato volumi- noso. — Apparato riproduttore. — Ghiandola ermafroditica pic- cola, allungata, senza lobi distinti, Canale deferente superiore lungo, sottile, assai voluminoso, Matrice o prosta deferente senza note rimarchevoli, Borsa copulatrice subrotonda e piccola, Vagina della Verga lunga quasi quanto la matrice. Nulla degno di nota nell’apparato circolatorio e respiratorio. Il cappuccio è rotondo, il contorno somiglia, veduto in piano, al profilo di una pera, la lima- cella è asimmettrica, co’ lati più lunghi quasi paralleli, lunga poco più di una volta e mezzo la massima sua larghezza. L'interna struttura adunque, dietro agli studi eseguiti su questa specie dal Sordelli, vale, pel medesimo, quale valido appoggio alla autonomia della specie del Bourguignat. Secondariamente lo trae a riconoscere l’esistenza di forti relazioni fra il Limax Doriae ed altri due molluschi nudi cioè il Limar Da-Cgmpi, di Menegazzi e il Limax punctulatus, specie nuova dello stesso Sordelli e di cui ripor- tiamo più sotto la diagnosi. Il Sordelli insiste sull'importanza dello studio degli organi copulatori per la determinazione delle specie di molluschi nudi e per poter stabilire i rapporti d’ affinità o diffe- renza che possono esistere fra specie diverse. Egli traccia per ciò un prospetto che vale a dimostrare i rapporti esistenti fra il Limax Doriac ed altre specie, prospetto che non crediam privo di interesse il riprodur qui per intero. (Ved. pag. seg.). L' autore chiude poi la sua nota colla descrizione di due nuovi Limax dei quali ripro- duciam la diagnosi. 1.0 Limax punctulatus. — Cappuccio ovale allungato, arroton- . dato così alla posteriore, solcato da leggiere strie concentriche; cinereo-giallognolo uniforme, senza macchie di sorta; apertura respiratoria collocata assai posteriormente con un solco diretto in avanti in direzione assai obliqua. Testa e collo biancastri, con una leggiera tinta cinerea lungo la nuca, ove sì scorgono delle sottili ‘00 ‘orssuIA] Wguomog T sonboi “7 deg saoubna “7 < | AI TIAOL 000 g “T ‘(0100ds tmonq ewI00 0Su9pta ego) Log suoy ‘7 “TT sYysobo “T ‘213? eqo]end osa1oz è (IMII sUWw6UDW *T) ‘quegg ‘qonog UNIOGHO TT i 'uaedeI( SnpWbALUDA “TT Banog SHUDST TT TT SNUIADW “T TIE po HOM d0bvi-0249%W10 “T ‘2/0 SUN]NA909 lag ‘ projuonta,g ‘A 2QVMYIS' *“T Q7UeUa]Iq -eqord 18165umISSE cumeIAOp oddna ogsanb v *IqIu s770770und “7 ‘Su 070 1AuvInT “T Sanog avo (€ "T ‘(pur ‘box vyDwy) Leroy 0nIT "ua, — ‘alegrues omgiao ITep UZUBUIOIA Ul ts0[nqo]3 tun po ‘eloltedns gorapurjio eun ‘@quIqsIP 1QIed onp 1p eqsodwoo eS1oA elpop euiSeX ‘eqopduroo QJesIOp eueIeO "uuemauleH 04202487 ‘u080NOg — “Tuxao] -IeStg ripuodde Ip eprunwi eS10A [Top CULOBA ‘9011721 E[jop ea -91q RIA RJOUI e[]op ouewi ‘(07 -3914s nid osuas ut) ‘pueg, ‘bon avan ‘B0g0g — ( *TuIOFI]{9Sey r0ripuadde ez -uos ESI0A ET[op wise A ‘EWIISOpawI ET[ap orddop TT BOI eI0]eg ‘0011920 ©] 09guenb ouewe eSunf ‘ageaogeiimbe Elpooewan] CIUVT Q10u9)) — ‘eguIgsip ted ezuos ‘Isend o torapuijto USA R][Op eurSeA ‘tgo]d -WUOOUI Q]estop eUIEA ‘2] -eIogeimbewt [poem] ‘90 ‘TOpueg-umboyg ‘oessni9g Ip osues ]ou XBUIN] 01900) i A N strie più chiare parallele, ed altre più minute trasversali e reticolate come in altre specie. Corpo, dietro il cappuccio, di colore cinereo- giallognolo, più chiaro lungo la linea mediana del dorso e sulla breve carena che sormonta l’estremità posteriore acuminata; mac- chie nerissime, puntiformi, rade, disposte lungo sei serie irregolari (tread ogni lato) alla parte anterioree, in due sole serie verso l'estremità posteriore. Piede biancastro, unicolore. 2.0 Limar Bettoni. — Cappuccio ovale, arrotondato anterior- mente e formante alla parte posteriore un angolo assai ottuso e smussato all’ apice; a' fondo bianco-gialloguolo, con tre striscie bruno-grigiastre longitudinali, ondulate nel mezzo cogli orli laterali dello stesso colore, ma un poco più chiaro. Collo bianco, eccetto alla nuca che è bruno-cinerea con due sottilissime lineette bianche, parallele, ravvicinate sulla linea mediana. Parte posteriore del corpo a sezione quasi circolare, carenata solo verso la punta, di colore bruno cinereo, a macchiette poco distinte, più sbiadite sui fianchi; una linea bianco-giallognola segna la parte mediana del dorso, dal- l'estremità posteriore del cappuccio sino quasi all'apice posteriore del corpo. Piede bianco, unicolore. Sappiamo di buon luogo che lo zelante signor Sordelli possiede molti materiali per le osservazioni anatomiche relative ai inolluschi, e quel poco fin qui da lui pubblicato aumenta in noi il desiderio di apprenderne la continuazione. ‘ GENTILUOMO. RIVISTA DEL GIORNALISMO ESTERO AnnaLES pE MaLacoLogie, sous la direction de Monsieur GIRA le Doct. Grkor GES SERVAIN, Tome premier, n.° 1, 2,3. Nuova pubblicazione, che i fatti luttuosi dello scorso anno fecero sospendere, speriamo almeno momentaneamente. Pag. 6. — DESCRIPTION DE QUELQUES ANIMAUX DE LA FAMILLE DES TROCHIDÉS DES CÒTES DE L’ALGÉRIE, par G. P. DesmavyEs. SETT) ag Si occupa delle specie seguenti: Trochus turbinatus, Born, 7. articulatus, Lam., T. divaricatus, L., T. minutus, Chemnitz, 7. conulus, L., Phasianella pullus, Sowerby. Pag. 20. — DESCRIPTION D’ESPÈCES NOUVELLES DU MIDI DE LA FRAN- ce, par M. AuLrrED DE SAINT-SIMON. Vitrina Servainiana, Azeca tridens, var. Alzenensis, Belgrandia Bourquignati, Valvata tosolana. Pag. 35. — DuscrIPTION D’UN HiLICE NOUVELLE DU DÉPARTEMENT DE L'’HrérauLr, par M. Jures RerNnEs. Helix Lamalouensis, la più piccola del gruppo dell’ IL. cemenelea. Pag. 37. — APERCU SUR LA FAUNE MALACOLOGIQUE DU BAS DANUBE, -par M. I. KR. BourewuenaT. Vi sono mentovate: 7 specie di Planordis, 3 Limnaea (specie nuove: L. Berlani), 9 Vivipara (specie nuove: V. Penchinati, V. subfasciata, V. Danubialis, V. amblya, V. microlena), 1 Bythinia, 1 Amnicola (specie nuove: A. Penchinati), 1 Lithoglyphus, (spe- cie nuove: L. Penchinati), 1 Melania, 4 Melanopsis (specie nuove: M. potamactebia), 2 Neritina, 6 Unio (specie nuove: U. proechi- stus), 2 Alasmodonta (specie nuove: Alasmodonta Penchinati, A. Berlani), 1 Anodonta. Pag. 77. — CATALOGUE DE COQUILLES MARINES RECUFILLIES SUR LA core pe GranviLLe, par le D. G. SERVAIN. Pagina 105. — ProDROME A L’HISTOIRE MALACOLOGIQUE DE LA FRAN- ce. — Les uimaciens rramgasses, par M. Jures MaBILLE. 22 specie di Arion, 6 Geomalacus, 5 Milax (specie nuove: Mi- lax pyrriculus, (Limax marginatus, Moquin-Tandon, excel. sine. Mulleriano et varietatem rustica), 20 ZLimax, più due di incerta sede. Pag. 144. — Proprome (ut supra). — Des TESTACELLES FRANGAISES, par M. le D. Pavur Massor. 14 specie delle quali 9 viventi (specie nuove: Testacella Pascali, T.-Bourguignati, T. Servaini), e 5 fossili. © Pag. 158. — Proproxe (ut supra). — Des PARMACELLES ET DES DaupeBARDIES FRAngarses, par M. le D. Ca. PencHinaT. 2 4 specie di Parmacella e 2 Duudeburdia, delle quali alcuna nuove. Pag. 167. — Proprone (uf supra). — ETUDE MONOGRAPHIQUE SUR LES PALUDINÉES rrangalses, par le D. A. PaLADHILLE. 8 specie di Vivipara, 4 Bythinia, 7 Amnicola (specie nuove: Amnicola vindilica), 24 Paludinella (specie nuove: Paludinella eurystoma, P. Anianensis), 12 Belgrandia, 5 Hydrobia, 5 Palu- destrina (specie nuove: Paludestrina tetropsoides, P. brevispira). Pag. 244. — CaraLoGuE DES MOLLUSQUES MaRINS DU Cap.-Pingpr, PrÈs DE marseILLe, par M. F. Ancey. Catalogo di 150 specie, tutte conosciute. A pagina 258, nel terzo fascicolo incomincia un nuovo articolo di Letourneux intitolato : « Excursions maLAcoLoGiques EN KABYLIA ET DANS LE TERRE ORIENTAL », in cui sì considerano in appositi capitoli le varie località percorse. Il lavoro, benchè portato a buon punto, non è ultimato: nella speranza adunque che una prossima miglior condizione della Francia, permetta le menti ad indirizzarsi di bel nuovo a pacifici studi, e ci possa concedere la continuazione degli: « Annares pe MaAraAcoLoGiE » finora interrotti, lasciamo a miglior epoca di parlar dell’articolo del Letourneux, di cui po- tremo, lo speriamo, veder comparsa la fine col fascicolo quarto. GENTILUOMO. Varietà Clausilia de Cattaniae, Villa. — Nuova specie della Dalmazia pubblicata negli Atti della Società Italiana di Scienze natu- rali, 1871. Affine alla C. latilabris, Wagner, ed ancor più all’albo- cincta, Pfeiffer. Avvertasi cambiato il nome De Cattani in De Cat- taniae per seguirne la regola grammaticale. Sotto la prima deter- minazione trovasi di già sparsa in varie collezioni. GENTILUOMO. —_— Dott. Cuminillo Gentiluomo Redattore Raffaello .Puntoni Gerente resp. NOTIZIE —ANNUNZI \ — Nel 5 Aprile ora trascorso, la scienza e noi tutti per- demmo nel prof. cav. PaoLo Savi uno dei più illustri cultori, uno dei migliori e più sinceri amici. Il' fatto luttuoso scosse l’Italia non solo, ma l’ Estero, ove legami di amicizia, scienza e titoli onorifici lo legavano per ogni dove. I suoi scolari dell’ Università, ai quali anche in mal ferma salute, egli insegnava con tanto amore le zoologiche discipline, come ultimo attestato di affetto e. devozione, sono per porre nel Museo di Storia naturale, che si può dire ebbe vita da lui, un busto in marmo LI che lo rappresenti . Analoga idea è sorta presso i pro- fessori di questo Ateneo, amici più che colleghi, ed a ‘varie persone di Pisa che ne veneravano l’ intelligenza ed il cuore, onde collocare nel Campo Santo, urbano, ove venne deposta la di lui salma, un monumento che accenni ai posteri la sua ultima dimora. © Facciamo qui cenno di questo, poichè la notizia non può che interessare molti dei nostri associati che furono, non lo ignoriamo, suoi scolari e suoi amici. — Rice- veremo noi stessi le offerte che ci faremo in seguito, 1 un 1 dovere ed un pi olo di pubblicare. LIBRI PERVENUTI IN DONO Da W. H. — Note on Transversely striated muscular fiber among the Gasteropoda. — From the American Journal of Science and Arts, Vol, I, Febb., 1871. Fucas Taropor. — Ueber Dreissenomya; Ein neues Bivalvengenus aux der Gamilie der Mytilacen. — Aus dem Verhandlungen d. K. TG. Zoolog-botanischen Gesellschaft in Wien besonders abge- druckt, 1870. Isser Arturo. — Note bibliografiche. — Lette nelle Adunanze e pub- blicate nelle Effemeridi della Società di Letture e Conversazioni scientifiche; Genova, 1870. DaLL W. H. — Preliminary Sketch of a Natural Arrangement of the Order Docoglessa. — From the Proceedings of the Boston Society of Natural Hystory, 1871. Sono in vendita I tre volumi finora comparsi (Anni 1868-69-70) del BuLLETTINO Ma- LACOLOGICO: ITALIANO; CIASCUNO Le 2 UU e NFL Il Supplemento al volume terzo del BuLLeTTINo suddetto che contiene le « Note Bibliografiche riguardanti i molluschi terrestri e fluvia- tili dell’ Italia » di Epuarp v. MarTENS. è. . +. + Lireit. 2. Pisa, Tipocraria Nistri, 1871. Avi Mid. Volume IV. — 1871. Trimestre secondo 4871, — Numero Di BULLETTINO | PRATI, ANO Abbuonamento (pagamento antic.) per Italia L. it. 9. — Estero L. it. 10. SOMMARIO Secvenza G. — Studii paleontologici sui Brachiopodi terziarii dell’Italia meridionale (Continuazione) . Pag. 33 cero Bibliografia tl i n, 72 — Ixivista del giornalismo estero. . . .. » 74 BS 23, Via S. FRANCESCO, 23. Sum Liz Sono in vendita i tre Votumi del Bullettino Malacologico italiano, già pubblicato i (Anni 1868-69-70), al prezzo di Lire it. 10 cadauno. £ pure in vendita il Supplemento al Volume IN del Bullettino al prezzo di Lire it. 2 NOTIZIE-ANNUNZI. — Il signor prof. AngioLo CATERINI avvisa per mezzo della stampa di possedere ancor nuovi materiali da aggiungere alla fauna malacologica fossile del Livornese, della quale fu dato un cenno assai significante nel volume scorso del nostro Bullettino. È intenzione del sullodato Signore di affidare alla stampa, il catalogo di questi nuovi ed im- portanti oggetti di studio. — Il 7 Decembre 1870, cessava di vivere a Bordeaux Silvestro PETIT DE LA SAUSSAYE, uno dei fondatori del Journal de Conchylologie ed autore di vari lavori malacologici. Ne daremo un cenno necrologico. — Apprendiamo con dolore la notizia della morte del con- chiologo romano GiovannI -Rigacci. I suoi fratelli, con lodevole e squisito pensiero, intitolando da Lui la col- lezione di conchiglie da lui lasciata, intendono di conti- nuarne lo accrescimento e la conservazione, a memoria ed in onore dell’ estinto, che con tanta sollecitudine e zelo l'aveva fondata e portata a grande sviluppo. Ne parleremo nella nostra necrologia. i e Studi paleontologici sui Brachiopodi terziarii dell’Italia meridionale, di G. SEGUENZA. (Continuazione ved. pag. 16). BRACHIOPODI TERZIARII DELL’ ITALIA MERIDIONALE, 1.8 Fam. TEREBRATULIDI. Genere. Terebratula, Lhnyd, 1696. Spec. 1. Terebratula vitrea, Tav. 1, fig. 1-11. Sinonimia 1778. Anomia vitrea, Born, Testacea musei Caes., p. 119. 1780. » terebratula, Chemnitz, tav. 78, fig. 707-709. 09: » > Linneo, Gm., pag. 3347. 1815. Terebratula vitrea, Lamarck, VI, pag. 245. 1826. » » Payraudeau, Cat., pag. 83, n. 160. 1830. » » Deshayes, Encyclop. meth. vers, T. 3, pag. 1023, n. 1. 1836. » » Philippi, Enum. moll. Siciliae, Vol. I, pag. 95, t. 6, fig. 6-8. 1844. » » Philippi, Enum. moll. Sic., Vol. II, pag. 66. 1845. » » -D. Galvani, Illustrazione delle conch. foss. mar., ec. 1847. » » A. Aradas, Conchiglie foss. di Gravi- telli, pag. 14. 1851. » » S. P. Woodward, A manual of the moll., pag. 215, fig. 111. 1856. » » I. Davidson, Intr. a l’histoire nat. des Brach., pag. 52, t. 6. 1860. » » Lovel Reeve, Conch. icon., Tav. 3, fio Saloni 1861. » » L. Reeve, Révis. gen. des térebr. vi- vantes (Journ. de Conch., t. IX). Bull. Malac. It., Vol. IV. 1 3 AE 1861. Terebratula vitrea, I. Davidson, On recent. terebr. (Ann. and. mag. of nat. hist.), pag. 12. 1362. » » Chenu, Manuel de Conch., T. II, pag. 201, fig. 1026, 1027. 1862. G. Seguenza, Notizie succinte intorno ec., pag. 19. 1865. » » G. Seguenza, Paleont. malacol., Classe Brachiopodi, pag. 17, t. I, f. 1-7. 1867. » (i Weinkauff, Die Conchylien des Mit- telmeeres, T. I, pag. 284. 1870. » » Davidson, On italian tertiary brachio- poda, pag. 8, Tav. XVII, fig. 11. La 7. vitrea fossile presenta delle forme assai numerose e va- riate, che farebbero credere a prima giunta a specie ben distinte, tanto più che gli esemplari viventi non presentano tante e sì diverse variazioni; ma i numerosissimi esemplari che ho potuto raccogliere nei diversi strati terziari, mi rassicurano dell’ unità spe- cifica di tutte queste diverse forme, tra le quali molti e graduati passaggi esistono. Le più importanti forme che suole assumere la T. vitrea, pos- sono ridursi ai seguenti tipi: 1.° La forma tipica, che è la più comune tanto allo stato vivente che fossile, essa ha le sue valve bastantemente convesse, di forma ovata, ristretta e troncata alla fronte più o meno distintamente. Questa, che è il tipo della 7. vitrea, è stata rappresentata nella mia monografia (1) nella Tav. I, fig. 1, è dessa che s’incontra di gran- dezze assai diverse allo stato adulto, e presenta gli esemplari più grandi che io conosca. 2.° La var. B., che ho descritto sotto il nome di var. r0mbot- dalis, la quale suole essere meno convessa della precedente, più allargata verso la metà, più ristretta alla fronte, che è troncata più o meno. Nella mia monografia vedi fig. 3 e 6 della Tav. IL 3.0 La var. C., 7. oblonga, è allungata, colla fronte meno distin- tamente troncata, ovvero del tutto priva di troncatura. Questa varietà rappresentata dalle figure 4 e 7 (op. cit.), suole avere d’or- dinario piccole dimensioni. Questa varietà per passaggi veramente graduati si collega ad (1) Paleontologia malacologica dei terreni terziarii del distretto di Messina. Classe Brachiopodi (Memorie della Società Italiana di Scienze naturali). i gn una forma di Terebratula che sembrerebbe distinta, ma che r.. mente per tal legame devesi annettere alla Terebratula vitrea. Questa conchiglia, a differenza di tutte le forme sinora enumerate, presenta la sua massima larghezza in vicinanza del margine fron- tale, che è rotondato invece di essere troncato, laddove in quelle la maggior larghezza è circa alla metà. Tali caratteri ricordano la T. miocenica del Michelotti, ed un’esatta comparazione da me fatta degli esemplari messinesi, con alcuni, quantunque in cattivo stato, favoritimi dallo stesso signor Michelotti, e meglio con una valva ventrale conservatissima, da me stesso raccolta nelle sabbie zan- cleane (*) di Serravalle di Scrivia, mi hanno messo nel caso di giu- dicare la specie del signor Michelotti siccome una semplice varietà della 7. vitrea, ma riesaminata ormai la quistione mi sono con- vinto che la specie del Michelotti deve confondersi colla 7. minor, come in seguito dirò. 4.0 Incontrasi raramente una forma molto allargata e quasi triangolare (var. D), che io non saprei disgiungere dalla specie in discorso, sopratutto avendo osservato qualche esemplare somi- gliante tra i viventi della collezione del signor Allery. Le varie forme sinora descritte, come già dissi, sono insieme collegate da numerose forme intermedie, da non permettere affatto la disgiunzione in più specie, anzi il loro studio dà l’intima con- vinzione dell’unità specifica di sì diverse forme. Nelle tavole annesse la 7. vitrea è rappresentata in tutte le sue forme più importanti. Le figure 1 e 9 sono quelle di forma tipica, le figure 4 sono tratte da un esemplare allungato della forma romboidale, la figura 11, rappresenta la forma oblonga, le figure 7 e 8 delle forme allargate verso la regione frontale. Gli apparecchi apofisarii poi sono stati tratti da un giovane ed un adulto viventi, quelli delle figure 2 e 3; dagli esemplari fossili si sono ottenute soltanto delle sezioni da esemplari raccolti in roccia compatta, e sono rappresentate nelle figure 5, 6, 10. Figure più o meno esatte (1) Le sabbie a briozarti, pentacrinus, radioli di-eidarite e T. miocenica di Ser- ravalle di Scrivia nel Piemonte, sia pel loro aspetto, sia pei fossili che conten- gono, mi fanno credere che sieno coetanei alle sabbie zancleane inferiori dei dintorni di Reggio e di Messina, e quindi immediatamente soprastanti alle argille mioceniche del Tortonese, perciò spetterebbero al membro più antico del mio zancleano. Quindi la T. miocenica del Piemonte sarebbe pressochè coetanea alla T. vitrea delle rocce messinesi, quest’ ultima giacendo anco nel calcario dello zancleano medio, e coeva di quella di Calabria, che l’ho rinvenuto sin nello zancleano inferiore. SER di tale specie si vedono dai numeri 1 a 7 della prima tavola della mia monografia. Dallo studio accurato fatto in questi ultimi anni sui numerosi esemplari raccolti da me stesso, e gli abbondanti materiali colle- zionati, ho potuto riconoscere taluni caratteri invariabili, che col- legando insieme le numerose forme descritte, costituiscono il vero criterio specifico, e permettono di distinguere la 7. vitrea dalle specie affini; sotto qualunque forma si presenti, tali caratteri sono i seguenti: forma generale della conchiglia abbastanza convessa, e tale da essere più lunga che larga, dimanierachè l’insieme prende sempre una conformazione che s’ avvicina all’ ovata, coll’ apice abbastanza prominente al di sopra della piccola valva, e bene incurvato, colla fronte più o meno oscuramente troncata, la linea commissurale non è nè /lessuosa nè ripiegata, ovvero presenta leg- gerissime inflessioni, dappoichè i margini delle due valve si riuni- scono quasi in un piano, dimanierachè nè sinuosità nell’una, nè prominenze nell'altra; due pieghe oscurissime sopra ciascuna valva terminano agli angoli della troncatura frontale, e sono più appariscenti quando questa è meglio distinta, e nelle estreme forme tendono a scomparire con essa; l'apparecchio apofisario è di forma deltoidea, perchè le due anse sono abbastanza divergenti e si riu- niscono alla lamina trasversale formando due angoli acuti, o alquanto rotondati, tale lamina è stretta, si rialza dai due lati al centro per formare ivi una piegatura abbastanza pronunciata. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un'’granderesemplare eo dor Sa Uno di forma tipica di grandezza or- MIA O 18 » Un'esemplare allungato. . ......37» 27» 20» Un’esemplare della var. B.. . .... 38» 31 » 20 » Un’esemplare della var. C.. .....27» 22» 17 » Un’esemplare della var. D. . ....3933» 31 » 19» Un piccolo esemplare della var. C.. . 19». 15» 10» Giacimento Il Philippi ritrovava fossile questa specie in molti luoghi, ma la ‘A SRI: TIA OZ maggior parte di essi, se non tutti, spettano alla 7. minor che egli confondeva colla 7. vitrea. Nelle provincie meridionali d’Italia, per quanto io conosca, la T. vitrea è comparsa all’epoca dello zancleano inferiore, e si mo- stra in tutti gli strati dell’epoche seguenti. Nello zancleano inferiore sabbioso di T'erreti presso Reggio, ho raccolto due esemplari piccoli della 7. vitrea (C. S.) (1). Nello zancleano medio (calcario a polipai) trovasi questa specie comunissima nelle sue diverse forme, in tutto il territorio messi- nese, e precipuamente nelle contrade Gravitelli, Scirpi, Tremonte, Pagliarino, Camaro, Valdina ec. ec., e assai raramente presso Reggio (C. S. e C. B.), in altro luogo di Calabria (C. U. N.). Nelle marne dello zancleano superiore raccogliesi a Trapani, Tremonte, Scoppo, Gravitelli, Rometta, Pietrazza ec. ec. (C. S.). Nel calcario astigiano di Gravitelli questa specie è comunissima e quasi costituisce la parte principale della roccia, trovasi nelle argille di Barcellona, nelle sabbie coetanee di Valanidi presso Reggio (O. S.). Nella formazione quaternaria vi è rarissima a Gravitelli e Tra- pani presso Messina (0. S.). Stazione Vive nel Mediterraneo, non molto rara nei mari di Sicilia. Spec. 2. Terebratula minor, Tav. I, fig. 12-17. Sinonimia 1836. Terebratula vitrea, var. minor, Philippi, Enumer. moll., Vol. I, pag. 99, tav. 6, fig. 8. (!) Volendo indicare tutti quanti i Brachiopodi osservati nelle diverse colle- zioni, userò le seguenti abbreviature : (G.S) Collezione Seguenza. (C. Bt.) » Benoit. (C. A.) » Aradas. (C. B.) » Brugnone. (C. U. P.) ” Università di Palermo. {G. T.) » Tiberi. (GC. U. N.) » Università di Napoli. (HO) » Costa (0. G.). [C. U. M.) » Università di Messina. Leo get 1844. Terebratula vitrea, Philippi, Enum. ec., Vol. II, pag. 66. 1845. » affinis, Calcara, Cenno sui molluschi viventi e fossili di Sicilia, pag. 48. 1847. » » (partim) Aradas, Descriz. delle conch. foss. di Gravitelli, pag. 14. 1850. » minor, Suess; Ueber die Wohnsitze der Bra- chiopoden. 1861. » » T. Davidson, On recent terebratulae (Ann. and Mag. ec.), pag. 12. 1862. » affinis, G. Seguenza, Notizie succinte intorno ec., pag. 19, 26, 32. 1862. » >» G. Seguenza, Sulla formazione mioce- nica di Sicilia, pag. 7. 1864. » minor, T. Davidson, Outline of the geol. of the maltes e Islands ec., p. 8, f. 8. 1865. » minor e Lyelliana, Seguenza, Pal. mal., Bra- chiopodi, pag. 21, T. I, f. 8-13. 1870. » » Davidson, on Italian tertiary brachiop., p. 9, tav. XVII, f. 14, t. XIX, f. 5. Sin da lungo tempo si discute sulla distinzione specifica di que- sto brachiopodo denominato dal Philippi 7. minor, ma da esso riunito alla 7. vitrea, col titolo di varietà. Da quell'epoca i con- chiologi sono stati divisi in riguardo al modo di considerare la 7. minor, se bisogna cioè riguardarla siccome specie distinta, ovvero ritenerla siccome varietà della vitrea. Io non fui sicurissimo della mia opinione allorchè scrissi la mo- nografia dei Brachiopodi, ma oggi convinto ecco le ragioni per le quali credo che la 7. minor debbasi siccome distinta specie ritenere. Nei caratteri esteriori sembrerebbe quasi impossibile trovarne alcuno che valga a disgiungerla dalla 7. vitrea, eccetto la piccio- lezza costantissima, la forma essendo estremamente variabile e presentando quasi tutte le variazioni che assume la 7. virea; ma la più comune è una forma molto gibbosa ed alquanto allungata, che non si vede d'’ordinario nella 7. vitrea. Ciò nonostante io credo avere riconosciuto un carattere pel quale la specie che esamino siccome distintissima bisogna che si ritenga. Se si esamina la linea di commissura delle due valve, qua- lunque sia la variazione della conchiglia, bisogna che si riconosca che essa presenta sui lati una curvatura più o meno manifesta, la COSROE quale presenta la sua convessità dal lato della valva ventrale, il quale fatto dipende dacchè quest’ultima s'incurva lievemente for- mando una sporgenza poco manifesta alla regione frontale, la quale s’insinua in un leggiero seno, che forma in tale regione la valva dorsale, e quindi la commissura alla fronte è curva più o meno, rivolgendo la convessità verso la valva dorsale. Nella mia monografia io assegnava taluni caratteri dell’apparec- chio apofisario, che sembrami differenzino le due specie. Infatti nella 7. minor, l’ apparecchio apofisario è formato da due anse che possono quasi dirsi parallele, piuttostochè divergenti come nella 7. vitrea, per cui l'insieme in questa è proprio deltoideo, in quella ha una forma allungata che più si avvicina alla rettangolare. Inoltre nella 7. minor le anse alla parte posteriore sono propor- zionalmente più larghe, i dentelli poco prominenti e assai prossimi alla regione frontale, la lamina trasversale retta, stretta, pochis- ‘ simo flessuosa, si dispone quasi formando angolo retto colle anse, e due angoli ben distinti, raramente un po’ arrotondati. La 7. minor è una conchiglia di forma assai variabile, ciò nono- stante pei caratteri di sopra accennati, e specialmente per la con- formazione della linea commissurale delle valve, che presenta dei caratteri costantissimi, essa si distingue assai bene dalla 7. vitrea. Tra le numerose forme io non ardisco stabilire delle varietà, dappoichè trovo una gradazione tale, che molti individui intermedii resterebbero indeterminati, pur nondimeno credo utile accennare le forme più rimarchevoli. 1.0 V' ha una forma poco gibbosa, oscuramente pentagonale, con due pieghe oscurissime sulle valve. 2.° Una forma gibbosa molto, in cui l'apice è molto ricurvo, le pieghe sono del tutto scomparse, la conformazione generale della conchiglia d’ ordinario più allungata della precedente, presenta pure delle forme brevi. 3.0 Una forma somigliante alla prima, ma distinta per le due pieghe sopra ciascuna valva più manifeste, e per una lieve depres- sione longitudinale mediana sopra ambe le valve. 4.0 La T. Lyelliana distinta da una gibbosità mediana sulle valve; dai margini acuti, dall’umbone meno curvo, dal deltidio appianato. Tale conchiglia riguardata, nella mia monografia, siecome distinta specie dai pochi esemplari esaminati a quell'epoca, sopratutto per le differenze dell'apparecchio apofisario, debbo oggi riunirla alla Mea Ea T. minor pei graduati passaggi osservati sì nella forma esteriore, come nell’apparecchio interno. Un'altra forma anch'essa assai importante.è quella: più rara nella quale la maggior larghezza della conchiglia trovasi presso la regione frontale, e questa variazione è appunto quella alla quale, io non dubito, debbasi riferire la 7. miocenica del Michelotti; infatti la figura che ci dà l’autore presenta una linea commissurale che incurvandosi verso la parte frontale dal lato della valva dorsale dà una linea esattamente identica a quella della 7. minor. Il quale carattere esteriore è a mio credere quello che distigue benissimo tale specie. D'altro canto gli esemplari avuti dal signor Michelotti e da me raccolti a Serravalle di Scrivia al 1864 non possono affatto disgiungersi dalla 7. minor. Le figure che rappresentano tale specie nella mia monografia sono assai cattive, ed in alcuni caratteri erroneamente eseguite, esse sono nella prima tavola dal n.0 8 a 13. Nel presente lavoro ho voluto dare delle figure a dimensioni doppie, affinchè meglio potessero apprezzarsi i caratteri specifici, e compararsi agevolmente alle grandi figure della 7. vitrea e sphe- noidea. La prima delle forme enumerate è rappresentata dalle figure 13, 13 a, 13 5; la seconda dalle figure 12, 12 a; la terza dalla fig. 15, e la fig. 16 rappresenta l'apparecchio apofisario che suole carat- terizzare queste diverse forme. La varietà 7. Lyelliana vedesi nella fig. 14, e la quinta forma alla quale rapportar si dee la 7. mioce- nica nella fig. 16” Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un’esemplare della prima forma . 140%, 5 12Mm 2 8mm Uno della forma gibbosa . . . . . 148 Rae 0 Uno della 7. Lyelliana . . . . .. bi 9 6». Giacimento Questa specie fu trovata fossile dal Philippi a Gesso, Arcile, mo- lino di Scordia, in Sicilia; Nasiti, Pezzo in Calabria. Dall’ Rug a Gravitelli, dal Davidson nel miocene di Malta. La 7. minor, dunque la più comune senza dubbio tra i brachio- LR SS podi terziarii della regione meridionale d’Italia, par che sia com- parsa sin dall'epoca miocenica, infatti, come dissi, il sig. Davidson la riconosceva tra i Brachiopodi del terziario medio di Malta. Nello zancleano inferiore di Valanidi presso Reggio ho raccolto qualche raro esemplare di questa conchiglia (C. S.). Nello zancleano medio dei dintorni di Messina è poco comune, contrade Gravitelli, Scirpi, Tremonte, Camaro ec., ec., (C. S.). Trovasi ugualmente rara nelle marne sabbiose dello zancleano superiore, Scoppo, Pietrazza, Trapani, Rometta ee. nel territorio di Messina (C. S.). In questo terreno trovasi ben raramente la forma più depressa a pieghe più distinte. Forse in varii luoghi delle Calabrie (C. U. N.). Essa poi è estremamente abbondante nel pliocene superiore (Astigiano), quasi da se sola costituisce nel Messinese le rocce calcaree che bisogna riferire a tale epoca. Le contrade dove più abbonda sono: S. Filippo, S. Pantaleo, Zaffaria, Lardaria, Gravi- telli, Scoppo, Rometta, Gesso, Barcellona ec. ec. (C. S.) (C. B.) ec. Nelle rocce della medesima epoca si trova abbondantemente a Va- lanidi presso Reggio (C. S.), ad Agosta (C. B.) (C. S.), a Monte Pellegrino (0. S.), (C. B.), (C. U. P.), a Favignana (CU. S.), (0. B.), a Primosole (C. U. P.), a Catanzaro ed altri luoghi delle Calabrie (C. S.), (C. U. N). Trovasi questa specie rara nelle sabbie quaternarie a Gravitelli, Trapani, Scoppo ec., presso Messina (C. $.). Stazione La 7. minor vive nel Mediterraneo, è comune nel mare delle isole Eolie. Spec. 3. Terebratula sphenoidea, Tav. I, fig. 18-26. Sinonimia» 1844. Terebratula sphenoidea, Philippi, En. moll. Siciliae, Vol. II, pag. 67, tav. 18, fig. 6. 1862. » » Seguenza, Notizie succinte intorno ec.; pag. 19. 1862 » » Seguenza, Sulla formaz. mioc. di Sicilia, pae. 7. RR 0) LIZA 1865. Terebratula sphenoidea, var. messanensis e T. Benottiana, Seg., Mon., p. 24, tav. II, f. 1-5. 1870. » > e T. Benoitiana, Davidson, On Italian tertiary brachiopoda , pag. 9 e 10. Tra i brachiopodi terziarii non v'ha al certo una specie che abbia richiesto studio più accurato e più assiduo, e quindi che abbia più stancato la mia pazienza, quanto la Terebratula di cui imprendo a discorrere. Essa, comunissima nello zancleano messinese, è così variabile nella sua forma, che più ragionevolmente si direbbe polymorpha. Tra le numerose sue modificazioni talune ve ne ha che la ravvi- cinano alle specie affini, e particolarmente alla 7. vitrea, facendo credere sovente a passaggi graduati tra questa e quella. Assunti siccome caratteri specifici importantissimi, quelli della troncatura frontale e della massima larghezza della conchiglia, alla medesima regione, siccome si osserva nella forma tipica dal Phi- lippi illustrata, non poteva intendere come nel gran numero di esemplari raccolti, grado grado questi due caratteri andavano mancando, e ne faceano quindi una conchiglia più o meno ovata, laddove la forma quasi triangolare si era la esteriore distintiva di questo brachiopodo. Per tale gradazione e trasformazione di caratteri esteriori, la specie del Philippi parea si collegasse ad altre e specialmente alla T. vitrea, dalla quale pareami non saperla più distinguere. Pure l'apparecchio apofisario ne la distinguea eminentemente; allungato come esso è, colla maggior larghezza in mezzo invece della parte anteriore siccome nella 7. vitrea, colla lamina trasversale molto larga e fornita d’una forte piega in mezzo, ed anteriormente di due sporgenze acute ravvicinate, coi dentelli laterali poco promi- nenti ed ottusi, non potea dubitarsi della distinzione specifica, bisognava quindi ricercare un criterio per riconoscere la specie dalla esteriore forma, giacchè quelli della troncatura frontale e della posizione della maggior larghezza presentavansi tanto varia- bili. Furono d'uopo lunghe comparazioni per determinare final- mente che carattere assai valevole, perchè costante, si è la curvatura della linea commissurale ai lati della conchiglia. Infatti questo carattere quantunque variabile nel grado, vale benissimo a distin- guere tutti gl’individui della 7. sphRenoidea dalle varie forme della Coi Lo IM T. vitrea, la quale non presenta mai o pochissima flessuosità nella linea commissurale delle valve, invece nella specie del Philippi, questo carattere è costantissimo, e dipende dalla curvatura che presenta la valva dorsale, per la quale la regione frontale di questa s'insinua in un largo seno che formano i due lati ripiegati della opposta valva, di maniera che la linea commissurale delle due valve presenta la convessità della curvatura ai due lati rivolta verso la valva dorsale. In rapporto a tale carattere è d’uopo far notare che quel ravvi- cinamento tra questa e la 7. miocenica che io faceva notare nella mia monografia, avendo considerazione alla forma dell’ insieme soltanto, non esiste realmente tenendo in conto il carattere impor- tantissimo di cui attualmente è discorso, in quella specie non essen- dovi che lieve flessuosità della limea commissurale, ed in senso con- trario di quella della 7. sphenoidea, d'altronde ho già esposto le ragioni che valgono a riunire la specie del Michelotti alla 7. minor. Fa d’uopo inoltre riunire a questa specie la 7. Benoitiana, la quale per tutti i caratteri ne conviene, meno la depressione lieve che presenta sulla regione anteriore della valva ventrale, carattere di poca importanza avendo in considerazione le numerose varia- zioni della specie di cui discorro. Questa specie, distinta benissimo dalla conformazione dell’ appa- recchio apofisario, è variabile estremamente nella sua forma este- : riore, e sembrerebbe far passaggio alla 7. vitrea, dimanierachè le sue forme estreme differiscono tra loro enormemente, ma sono collegate da una serie di forme intermedie così graduali, che non è neanco possibile di suddividerle in varietà; quindi io dirò iu breve delle forme più rimarchevoli. 1.° La forma che può assumersi come tipo ha la fronte distin- tamente e largamente troncata, pure essa si allontana alquanto dalla forma tipica del Philippi, non essendo così esattamente del- toidea come viene rappresentata dal suo scuopritore. 2.0 Questa forma talune volte si allunga, diviene gibbosa molto, si restringe alla fronte, e la sua maggior larghezza invece di essere | presso questa regione è verso la metà. 3.° In altri casi si raccorcia e si allarga alla fronte. 4.° Sovente depressa o gibbosa, ha la troncatura frontale meno distinta, che tende quindi a scomparire. Questa forma assume le maggiori dimensioni, e i caratteri che più l’avvicinano alla 7. vitrea. LORA 5.° Raramente assume una forma assai breve, gibbosa, arro- tondata. 6.° Più raro ancora è il vederla allungata molto e gracile. Tutte queste forme, oltrechè si collegano tra loro per numerose forme intermedie, hanno l'importante e costantissimo carattere della curvatura laterale della linea di commissura delle valve. Le figure 1-6 e 10 della seconda tavola della mia monografia rappresentano diverse forme di questa specie, ma le più importanti estreme variazioni trovansi nella tavola prima del presente lavoro. Le figure 19 rappresentano la forma tipica, la figura 18, la seconda conformazione descritta, la figura 22 la terza; la quarta forma vedesi nelle due figure 25 e 25, la quinta nell’ esemplare 24, nel 20.0 la 6.4 e finalmente nella figura 21 un giovane, nella figura 26 il distinto apparecchio apofisario. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Wo orande: esemplare iu SEZ e o Unoditforma Gp AR 26 » 19 » ,6 Uno:clonsato oo 22 »,5 20 » W no: elargato eee ei pi poro Uno, riccoreate neo 15,9 leo Uno moltorlungo Ore ee o ene Giacimento Il Philippi rinveniva questa specie nella valle Lamato in Cala- bria, e nelle rocce messinesi; il Costa (1) probabilmente la confuse colle tante diverse specie, che raccolte in varii luoghi delle Cala- brie riunì in una sotto la denominazione di 7. irregularis, essen- dochè la varietà cuneiformis io non saprei rapportarla che alla 7. sphenoidea siccome egli stesso dice; ma non posso accordarmi con lui nel rapportarvi anco la var. #rigona, la quale tanto per l'esame della figura, e più ancora per lo studio degli esemplari della sua collezione devesi associare alla Waldheimia septigera. Io stesso, esaminando i brachiopodi miocenici del Piemonte (2), ho creduto (*) Fauna del Regno di Napoli, Classe V, Brachiopodi, 18541. (3) Intorno ai brachiopodi miocenici delle provincie piemontesi. Lettera al signor cav. Rovasenda. (Annali dell’Accad. degli Aspiranti naturalisti di Napoli 3. Serie, vol, 6, 1866). o e Pardo tiv Tia il CSO IRUe dubbiamente di potere riferire alla specie del Philippi un esemplare del miocene medio dei Cappuccini presso Torino ed altri di Gas- sino, ma il signor Davidson (!) assicura avere osservato la linea longitudinale sulla valva dorsale che annuncia la presenza del tra- mezzo interno, e quindi probabilmente quegli esemplari dovranno rapportarsi alla Waldheimia septigera, Lovèn, ovvero ad altra specie di tal gruppo. Io ho raccolto questo brachiopodo esclusivamente nello zan- cleano, e tutti gli esemplari che ho potuto studiare nelle diverse collezioni pare che provengano da questo solo terreno. Nel calcare dello Zancleano medio dei dintorni di Messina è comune a Gravi- telli, Scirpi, Tremonte, Cimaro, Scoppo, Valdina ec. ec. (C. $.). Ma in maggiore abbondanza, si trova nelle marne sabbiose dello Zancleano superiore a Rometta, Diveto, Trapani, Scoppo, Scirpi, Pietrazza, Gravitelli, Serro e Milazzo ec. ec. (C. S.) (C. B.) (C. Bt. ) (C. U. P.). Monopoli (Prov. di Lecce), (C. S.). In varii luo- ghi delle Calabrie (C. S,) (C. U. N.). Stazione Sin’oggi questa specie non si conosceva vivente, il signor Jeftreys pescava recentemente sulle coste della Spagna alcuni esemplari di una Terebratula lievemente costata, che io non ho veduto, e che egli vuole riferire alla 7. sphenoidea, ma il signor Davidson che esaminò il vivente mi scrive, che egli non è ancor sicuro della identità specifica colla 7. sphenoidea fossile. Osservazione Dopo aver descritto le tre prime specie di Terebratula è uopo far notare quali caratteri interni ed esterni le ravvicinano, e quali le differenziano, essendochè sovente accade di trovare delle forme che sembrerebbero intermedie tra l’ una e l’altra specie. Gl’ interni apparecchi sono per ogni specie ben diversi e distinti; ma se si esaminano le forme esteriori si resta sorpresi dal vedere la loro grande variabilità non solo, ma benanco, come mi sono ingegnato di rappresentare colle numerose figure, che per la forma generale rispondono alle variazioni delle altre due specie. Infatti riesce age- (') On italian tertiary brachiopoda (Geological magazine), 1870, pag. 10. SETT vole rimarcare nella prima tavola e nelle descrizioni, che in ognuna delle tre specie v'hanno delle forme ristrette alla fronte e più o meno troncate, delle forme colla fronte rotondata, delle forme allargate alla regione frontale, delle forme brevi e delle forme lunghe, il quale fatto dimostra che dall’insieme della forma non è possibile distinguere le tre specie, quantunque le forme colla fronte allargata sieno comunissime nella 7. sphenoidea, e rarissime nelle altre due. i Gli umboni, la struttura e la superficie delle conchiglie non mi hanno presentato alcun carattere distintivo, quindi non rimane altro tra gli esterni caratteri, siccome già dissi nelle speciali desceri- zioni, se non la conformazione della linea commissurale, infatti questa ai due lati della conchiglia si presenta pressochè retta nella T. vitrea, e più o meno curva nelle altre due, colla convessità rivolta verso la valva ventrale nella 7. minor, verso la valva dor- sale nella 7. sphenoidea. Spec. 4. Terebratula Michelottiana, Seguenza, Tav. II, fig. 1-10. Sinonimia 1805. Terebratula Michelottiana ed elliptica, Seguenza, Paleont. mal., pag. 26 e 27, Tav. II, fig. 7-9 e 11. 1870. » Michelottiana ed elliptica, T. Davidson, On italian tertiary, brachiopoda, pag. 9, Tom. XVII, fig. 8 e 12. Questa Terebratula di forma orbicolare si distingue da tutte le altre, oltrechè per la sua generale conformazione, sopratutto pel distintissimo apparecchio apofisario, il quale piccolo e stretto porta le sue anse incurvate e convergenti alla regione anteriore, in modo che la lamina trasversale è assai piccola e stretta con una piega mediocremente distinta in mezzo, e con due angoli ottusi sovente arrotondati e ravvicinati verso la fronte; i dentelli laterali sono ottusi poco sporgenti e poco curvi. La specie che esamino non può menomamente confondersi colla T. vitrea per essere sempre più depressa, quasi circolare, senza indizio alcuno di pieghe, nè di troncatura frontale; ma sopratutto è l’apparecchio apofisario diversissimo che la differenzia. Per tutti i caratteri questa specie si distingue benissimo dalla 7. sphenoidea, ma se ne avvicina per la forma dell'apparecchio apofisario, il quale in quest’ultima è più allungato, più allargato nel mezzo, più ristretto alla fronte, colla lamina trasversale molto larga, con una forte piega nel mezzo, e i due angoli alla fronte sono sporgenti, acuti, ravvicinati. Varietà T. elliptica. Allorquando io scrivea la monografia dei brachiopodi terziarii messinesi possedea soltanto pochi esemplari della 7. Michelottiana, e due o tre della 7. elliptica. Continuando sempre le mie ricerche, oggi mi trovo già con molti individui della prima con 12 o più della seconda, e quindi dalle semplici forme esteriori, come d’ordi- nario avviene allorchè si possiede maggior copia di esemplari, mi sono accorto che le due forme debbansi riunire in unica specie. Infatti in tutti i caratteri essi convengo, come l'assenza completa sulle valve di ogni indizio di pieghe, e di qualunque minimo segno di troncatura frontale, senonchè la 7. elliptica presenta una forma allungata, che si raccorcia qualche volta, e quindi si approssima di più alla 7. Michelottiana. La T. elliptica, giacendo soltanto nel calcare compatto dello Zan- cleano medio, non mi avea dato agio allo studio del suo apparec- chio apofisario, ma avendo operato delle sezioni su taluni individui sono riuscito a riconoscere che tale interno organo è somigliantis- simo a quello della 7. Michelottiana, quindi per tutte le ragioni queste due forme debbonsi associare in unica specie. Le figure 1-10 della Tav. II rappresentano le diverse forme di questa importante specie. Le figure 1, 5, 8 rappresentano la forma tipica, le figure 4, 6, 7 la varietà ellittica che fa passaggio alla prima forma. Gli apparecchi apofisarii si vedono nelle figure 2, 83, 9, 10. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un grande esemplare. . . .... 26mm 26mm l5mm Wno/fpiu piccolo. 0.0 RAS) 22 » 13 » Muorpiovane: Re 11»,4 11»,2 5»,4 Un’esemplare della var. elliptica . 28 »,5 22»,5 16» Un altro più piccolo . . ..... 20 » Lia Ponta ARRE Giacimento La T. Michelottiana è specie sinora esclusiva dei terreni messi- nesi, essa giace nello Zancleano. Alle contrade Scoppo, Gravitelli, Tremonte, Scirpi, Pagionio ec. trovasi nel calcare dello Zancleano medio (O. S.). In Rometta, Trapani, Scoppo, Gravitelli ec., nelle marne dello Zancleano superiore (C. S.). Spec. 5. Terebratula orbiculata, Seguenza, Tav. II, fig. 11-14. Sinonimia 1865. Terebratula orbiculata, Seguenza, Paleont. mal., Brachio- podi, pag. 28, t. II, f. 14-16. 1870. » » T. Davidson, On italian tert. bra- chiopoda, p- 10, t. XVII, f. 15. x Rarissima e distintissima specie si è questa dei terreni messi- nesi, la quale viene caratterizzata da una forma quasi orbicolare, e specialmente dalla disugualissima convessità delle valve, la dorsale essendo quasi appianata, e molto convessa la ventrale, la quale ha l’apice largo sporgente e curvo, ma troncato molto obli- quamente da un forame assai largo, il quale intacca profonda- mente il deltidio, che è largo, colla superficie convessa, e completa per circa due quinti il forame. La superficie della conchiglia è ornata da costole sottili o meglio da linee rilevate, radianti, sovente flessuose, e da punteggiatura ben distinta. L'apparecchio apofisario è formato da lamelle molto strette, le anse s'incurvano lievemente, i dentelli sono sporgenti acuti e poco curvi, gli angoli anteriori rotondati ovvero ottusi, la lamina trasversale stretta, e si rialza molto formando una grande curvatura. Tutti i caratteri distinguono eminentemente questa specie, ma quelli dell’umbone, del forame, del deltidio la rendono veramente rimarchevole. Le figure 11 e 12 della Tavola II i, due individui un po’ differenti di questa specie molto rara. Le figure 13 e 14 l'apparecchio apofisario. LIBIA (elia Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza L'individuo più grande dei due figurati 20Mm, 2 17m, 5 10Mm, 5 ifiamipieeglo ti ine i i 14 > dI Giacimento La 7. orbiculata è specie assai rara dei terreni messinesi. I pochi esemplari sinora raccolti provengono dal calcare dello Zancleano medio di Gravitelli e Rometta (0. S.), e dalle marne sabbiose dello Zancleano superiore di Scoppo e Scirpi (C. S.). Spec. 6. Terebratula Meneghiniana, Seguenza, Tav. IF, fig. 15-20. 13865. Terebratula Meneghiniana, Seguenza, Pal. mal., Brachio- podi, p. 29, t. II, f. 12-13. "1870. « » T. Davidson, On italian ter- tiary brachiopoda, t. XVII, fio. 18. Questa bella specie, eminentemente distinta tra le forms terzia- rie, ha una conformazione generale rotondato-ovata e qualche volta un po’ trasversale, ed è ornata da linee concentriche quasi regolarmente disposte e pressochè lamelliformi, sovente intersecate da ‘leggiere linee radianti _un po’ irregolari. La valva dorsale è quasi circolare, poco convessa, incurvata verso la regione frontale, formando una prominenza che s’insinua nel seno della valva oppo- sta. Questa valva ha inoltre una depressione longitudinale mediana, limitata da due pieghe appena discernibili. La valva ventrale è molto convessa e specialmente alla regione mediana dove v'ha quasi una gibbosità longitudinale limitata da due leggerissime pieghe. L’apice è poco prominente e poco curvo, troncato obliquamente da un forame largo, ed oltre un terzo del forame è completato dal deltidio, il quale è molto largo e con- cavo. L'apparecchio delle apofisi è quasi semicircolare, le anse sracili e strette s'incurvano convergendo sin dall'origine, i dentelli laterali sono assai presso i punti d’inserzione, sporgenti e retti, la lamina trasversale completando quasi il semicerchio, appena dà Bull. Malac, It., Vol. IV. 4 MA indizio di angolosità alla fronte dell'apparecchio, ma forma in mezzo una piega molto stretta, ma assai prominente e distinta. Questa specie è considerevolmente variabile. Giovane si presenta senza depressione dorsale, e quindi il margine frontale non ha alcuna flessuosità. Adulta ora è di forma quasi circolare, ora diviene più lunga che larga, ed assume una forma quasi ovale, più raramente la larghezza supera la lunghezza, ed acquista allora una forma trasversa. La depressione mediana è molto variabile e con essa muta la sinuosità frontale. Anco varia la spessezza della conchiglia. Sotto tutte queste diverse forme essa conserva tali caratteri specialissimi che la fanno riconoscere a prima giunta. Le figure 15-20 della tav. II rappresentano diversi individui di varie forme. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza, Un esemplare rotondato Re ee ee An Son Unorallursato Rare ee 16 >» ,5 14», 11» Unostrasversale gr e ee 1208 oe Uno somigliante al precedente. . . 14» ,5 15»,9 10» Uno: ciovane pr nen, MOSTO 6». Giacimento La T. Meneghiniana è specie caratteristica dello Zancleano messinese. Trovasi nel calcario dello Zancleano medio di Scirpi (0. S.). Nelle marne sabbiose dello Zancleano superiore di Milazzo, Ro- metta, Salici, Pietrazza (C. S.). Spoc. 7. Terebratula Rovasendiana, Seguenza, Tav. II, fig. 21. Sinonimia 1866. Zerebratula Rovasendiana, Seguenza, Intorno ai brachio- podi miocenici delle provin- cie piemontesi ec. (Ann. dell’Ace. degli Aspir. nat., Serie 3, vol. 6.°, pag. 9, Taw. I e Tav. II, fig. 1.) rRE, pe — 5BL 1870. Tercbratula Rovasendiana, T. Davidson, On italian ter- tiary Brachiopoda, pag. 10, Tav. XVII, fig. 10. Questa Terebratula che giace abbondantemente nel calcario mar- noso del miocene medio di Gassino presso Torino, è ben distinta dalle affini, quantunque in qualche modo somigli alla 7. ampulla, NOTA Lo studio delle grandi Terebratule terziarie è stato sin da lungo tempo soggetto di grandi controversie tra 1 paleontologi, che fu- rono e sono tuttavia, discordanti intorno alle distinzioni specifiche di tali Brachiopodi. La difficoltà del soggetto è per se stessa grande, e tale ricono- sciuta dai dotti, ma a mio giudizio sì è fatto sinora poco studio comparativo sui grandi Brachiopodi dei diversi strati terziari!. La natura del mio lavoro mi conduce naturalmente ad inol- trarmi a discutere sul valore specifico delle numerose forme affini delle grandi Terebratule che abbondantemente giacciono negli strati terziarii dell’Italia meridionale, perciò ho creduto opportuno dare un cenno in questa nota delle opinioni varie sinora emesse dai diversi scrittori, e quindi dei risultamenti da me ottenuti negli ulteriori studii comparativi. Dopo tante variate pubblicazioni, dopo tante rimarchevoli illu- strazioni delle grandi Terebratule terziarie, è veramente strano che tuttavia la discordanza delle opinioni perduri con tanta pertinacia, sino ad ammettersi da taluno, che unica specie costituiscano le variate forme di grandi Terebratule terziarie. Coi pochi materiali posseduti all’epoca in cui pubblicava la mo- nografia dei Brachiopodi terziarii del Messinese, appena mi era riuscito di osservare qualche apparecchio apofisario rotto, che ristaurato facea figurare nel mio atlante; e le conchiglie stesse, eccetto pochi esemplari ben conservati, la maggior parte defor- mati dalla fossilizzazione, e alcuno anormale, mi aveano fatto ere- dere che esistessero considerevoli differenze nei caratteri interni di talune, che non mostrano alcuna diversità nella conformazione delle loro parti esteriori, e quindi fui tratto a credere, che si po- tossero stabilire in questo caso delle specie differenti, che non TRA IVANA UL y ta Fi 4 sopratutto per la conformazione della linea commissurale, la quale ai lati s' incurva più o meno, come in quella specie, rivolgendo sempre la sua convessità dal lato della valva ventrale, perchè una prominenza frontale di questa variamente sporgente ed incur- fossero contrassegnate da caratteri esteriori, lo che non è verisi- mile, le specie diverse presentando delle differenze in tutte le loro parti. Da quell’ epoca sin’oggi ho accumulati grado grado numerosi materiali, ho avuto l’agio di studiare molti interni apparecchi, ho potuto paragonare tra loro gran numero di esemplari raccolti in terreni di diverse età e di molte contrade, ho potuto esaminare quelli che si conservano in gabinetti pubblici e privati, ho acqui- stato importanti notizie concernenti lo studio di tali fossili, dati tutti preziosissimi che mi mettono nelle circostanze opportune di risolvere l’ ardua quistione della distinzione specifica delle grandi Terebratule terziarie. Dovendo alla cortesia di tanti dotti amici molti di questi docu- menti, è mio debito rendere loro pubblico omaggio, e sopratutto devo ringraziare il signor Davidson da Brighton, i sigg. Gastaldi, Michelotti, Rovasenda da Torino, il signor Meneghini da Padova, il signor Pecchioli da Firenze, i signori Jeffreys e Bell da Londra, i signori Gemmellaro e Brugnone da Palermo, i signori Marinoni e Spreafico da Milano, i signori Guiscardi, Costa e Tiberi da Napoli, il sigoor Aradas da Catania, il signor Costantino da Reggio (Cala- bria) ec. ec., per la gentilezza dei quali, e per le mie stesse reiterate ricerche in moltissimi luoghi, possiedo già esemplari di grandi Tere- bratule terziarie d'Inghilterra, di Francia, di numerose contrade italiane, di Germania, di Algeria ec., spettanti ai differenti periodi delle epoche eocenica, miocenica e pliocenica. Ma sopratutto 1’ ab- bondanza degli esemplari nella mia collezione proviene da contrade e luoghi numerosissimi d’Italia, delle formazioni miocenica e pliocenica. Con questi abbondanti materiali in mano pare ben ragionevole che bisognava cominciare dall'esame delle forme tipiche già de- scritte, e passare quindi allo studio dei materiali raccolti. Perciò ho scelto siccome tipo della 7. grandis, Blum., gli esemplari pro- venienti dal Crag d’ Inghilterra, e che d’altronde ben rispondono alle figure degli scrittori inglesi; qual tipo della 7. ampulla e della “pe — 539 — i vata s'inserisce in un seno dell’opposta valva. Ma la 7. Rovasen- diana distinguesi specialmente per l’apice molto curvo, pel deltidio breve, quasi occultato da tale curvatura, e sopratutto dalla man- canza di depressione areiforme concava, che cinge il deltidio ed è T. sinuosa del Brocchi quegli stessi esemplari che si conservano nella collezione dell’ autore al Museo civico di Milano, e che si raccolgono nel pliocene del Piacentino; per la 7. pedemontana, Lamarck, l'esemplare del miocene di Toscana, che si conserva nella collezione del Lamarck, nel museo del giardino delle piante a Pa- rigi, e che recentemente fu illustrato dal Davidson; e finalmente qual tipo della 7. bisinuata, Lamarck, gli esemplari che si raccol- gono nell’ eocene parigino. o Fondando le mie ricerche su questi dati fondamentali, e sugli abbondanti materiali accolti nella mia collezione ed in molte altre, riuscii a determinare i caratteri esterni ed interni delle varie forme di grandi Terebratule dei diversi terreni e delle varie provenienze. Durai non poca fatica ad ottenere intieri gli apparecchi apofi- sarii, ed a scoprire le impressioni muscolari e tutti altri caratteri interni di ciascuna diversa forma di Terebratula, ma pervennto finalmente dopo lungo ed assiduo lavoro a conoscere di ognuna tutti i caratteri che trar si possano dalle diverse parti della con- chiglia, credo di essere giunto a risultamenti assai valevoli nella distinzione specifica, che per lungo tempo disperai di potere ottenere. Le diversissime opinioni emesse dagli scrittori intorno le distin- zioni specifiche di questi grandi Brachiopodi, ci apprendono e la difficoltà del soggetto, e d’altro canto il difetto di studio compa- rativo. Cominciando dal celebre nostro Brocchi (4), io ritrovo che egli associò alla sua 7. sinuosa la figura 1 di Fabio Colonna, che rappresenta un Brachiopodo della Puglia, e che riunì alla 7. am- pulla quella rappresentata dallo Scilla, che è la specie che comu- nemente si raccoglie nel calcare pliocenico del Messinese. Il Philippi nel primo volume della sua opera (?) riferisce alla T. ampulla tutte le grandi Terebratule siciliane, e più tardi nel secondo volume le associa alla 7. grandis, che riguarda siccome (1) Gonchiologia fossile subappennina d' Italia. (2) Enumeratio molluscorum Siciliae, GIO limitata da due spigoli più o meno distinti nella 7. ampulla, lad- dove in questa specie l’umbone è bene arrotondato ai lati. Riferisco alla Terebratula in discorso un solo esemplare che mi fu comunicato dal prof. Aradas. È ben vero che tale conchiglia a identica alla 7. ampulla. Così egli riunisce insieme: e la Terebra- tula di Terreti e Nasiti presso Reggio, e quella arrotondata e liscia di Palermo, Messina ec., e l’ altra assai comune, grande e senza pieghe di Messina, Valanidi presso Regyio, Siracusa ec. ec. Taluna forma a pieghe assai rilevate raccolta a Francavilla ‘di Calabria la rapporta alla 7. biplicata. Nei trattati di paleontologia generale poi furono mai sempre ri- guardate siccome di unica specie la 7. grandis, Blum., e la 7. am- pulla del Brocchi, comprendendovi così tutte le forme di grandi Terebratule mioceniche e plioceniche d’ Europa. Così il D’ Orbigny nel suo prodromo, il Pictet nel suo trattato di Paleontologia. Il Bronn poi andò ancora oltre nel suo Index paleontologicus, e sotto la denominazione specifica di Z. grandis comprese tutte le grandi Terebratule di tutte le formazioni terziarie, e quindi la 7. gigantea, Schloth, la 7. ampulla e la T. sinuosa, Brocchi, la 7. pedemontana, Lamarck, la 7. spondyloidea, Smith, la 7. perforata, Defrane., la 7. variabilis, Sowerby, la 7. Sowerbyana, Nyst, la 7. bisinuata, Lamarck, la 7. fragilis, Konick, e tra le tante figure citate in questa lunga sinonimia non mancano quelle del Colonna e dello Scilla, e quindi annoverate sono tra tante forme riferite alla specie del Blumembach, anco quelle dell’Italia meridionale. Il Davidson nella sua grande opera sui Brachiopodi d’ Inghil- terra (!) riguardava siccome distinte la 7. ampulla del Brocchi, la T. grandis del Blumembach e la 7. disinuata, Lamarck. Alla 7. ampulla poi riferirono le grandi Terebratule di Sardegna il Meneghini (?), di Palermo il Calcara (3), di S. Filippo, presso Messina, il Galvani (4), di Girgenti il dottor Nocito (5). (1) A monograph of British tertiary brachiopoda. (2) Paléontologie de l’ile de Sardaigne. (3) Memoria sopra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada d’ Alta- villa. (*) Illustrazione delle conchiglie fossili marine rinvenute in un banco di cal- care madreperico in S. Filippo inferiore presso Messina. (5) Confronto delle conchiglie fossili dei contorni di Girgenti con quelle del bacino di Vienna. prima giunta si giudicherebbe diversa da quella del Piemonte, per la sua brevità sopratutto, per le pieghe molto distinte, e per la grande curvatura della linea commissurale ai lati; ma conside- rando che l’esagerazione di tali esteriori caratteri non val niente Il Costa (4) riferisce alla 7. grandis gli esemplari raccolti in molti luoghi del Napolitano, riguardando la denominazione del Brocchi siccome sinonimo della specie del Blumembach. Quindi rapporta alla 7. biplicata gli esemplari che hanno due ‘ forti pieghe sulla valva dorsale raccolti a Terreti, Nasiti, Mon- teleone ec. Il sig. Davidson (?) nei suoi Brachiopodi di Malta si fa a distin- guere la 7. sinuosa dalla 7. ampulla, dichiarando alquanto dubbia tale distinzione. Il Deshayes (3) emette la sua opinione manifestamente opposta a quella del Bronn, e quindi ritiene distinta la 7. bisinuata dalla T. ampulla e dalla T. grandis. Egli si esprime così: Il est impossible d’admettre le rapprochement que propose M. Bronn dans son Index paleontologicus, du T. bisinuata de La- marck avec le grandis de Blum., lampulla de Brocchi, le sinuosa du méme auteur, le variabilis de Sow. et cinq ou six autres espèces appartenent à toute la sèrie des terrains tertiaires. Pour ceux qui ont fait une étude un peu attentive des espèces riunies par MM. Bronn, ils reconnaitron bien quelques doubles emplois, mais ils seront bientot convencus que la plupart des éspeces sont parfaite- Men glistnctes si RA Nella mia monografia dei Brachiopodi messinesi (4) fui indotto dallo studio di pochi materiali a quell’ epoca posseduti, a distin- guere col nome di 7. ampulla taluni individui della comune specie che io rapportava alla 7. grandis, e che oggi dai confronti fatti colle forme tipiche, riconosco siccome distintissima. Nessun carattere distintivo esterno io riconobbi allora tra gli esemplari che rapportai alla 7. ampulla e quelli che riferii alla grandis, ma fui indotto a tale disgiunzione da taluni caratteri (4) Fauna del Regno di Napoli. Animali moll. Classe V, Brachiopodi. (2) Outhine of the geology of the maltese islands, By D. Leith Adams, and descriptions of the brachiopoda by Thomas Davidson. (3) Animaux sans vertébres da bassin de Paris. (*) Paleontologia malacologica dei terreni terziari del distretto di Messina, Classe, Brachiopodi. i i. a e d’ordinario nelle distinzioni specifiche, e che la specie torinese, siccome ben dimostrano le figure da me pubblicate, è assai varia- bile, e che inoltre neli’ esemplare in esame, la forma generale, e i caratteri dell’umbone, che sono sempre di gran valore, sono identici interni, poco bene osservati in incompleti o deformati esemplari che m'indusseto in errore. Distinsi allora benanco la 7. sinuosa e la 7. pedemontana. In seguito, col progredire delle ricerche, in un altro mio seritto (1) annunciai che la grande Terebratula di Messina è distintissima e dalla 7. ampulla e dalla T. grandis; credendo inoltre che / am- pulla e la sinuosa del Brocchi non formino che unica specie. Il signor Davidson nella sua recente opera sui Brachiopodi terziarii italiani (2), si facea a riunire in unica specie e la 7. grandis e l’ampulla associandovi benanco la grande ‘l'erebratula del Mes- sinese. Quindi distingueva la 7. bisinuata, Lamarck, la 7. sinuo- sa, Brocchi, alla quale associò la 7. pedemontuna, Lamarck. Da ultimo nella mia rivista dei Brachiopodi terziarii pubblicati dal Costa (3) riguardai la 7. ampulla e la sinuosa siccome unica specie, ed accennai che la 7. grandis del Costa è ben diversa da quella d’ Inghilterra, e riferiscesi alla mia 7. Scillae. Da questi brevi cennî storici risulta evidentemente che i paleon- tologi furono sempre discordanti nelle loro opinioni, intorno alla distinzione specifica delle grandi Terebratule dei terreni terziarii, ed if gran parte ciò dee attribuirsi al poco studio comparativo che si è fatto sinora; talmentechè diversi scrittori sì mostrano poco sicuri delle loro stesse opinioni a tale riguardo, e taluni hanno sovente abbandonato la propria per appigliarsi ad altra, che hanno creduto più esatta, per rigettarla più tardi siccome erronea. In qualunque modo stando alle leggi ordinarie della Paleonto- logia, bisogna pur convenire che l'opinione del Bronn non può. esser vera, riuscendo proprio incredibile che tutte le grandi Tere- bratule, di dimensioni e di forme varie, giacenti nei terreni terziarii (*ì Intorno ai Brachiopodi miocenici delle Provincie piemontesi. Lettera al ‘ cav. Luigi Rovasenda. (2) On italian tertiary brachiopoda. (3) Dei brachiopodi viventi terziarii pubblicati dal prof. 0. G. Costa. Esame di G. Seguenza (Bullettino malacologico italiano, Vol. III, n.° 5}. Sari a quelli della specie del Piemonte, non esito a riunire a tale specie l'esemplare siciliano, ravvicinandolo specialmente a quella varietà rappresentata da nn individuo raccolto alla Grangia di Torino e fisurato nella tavola seconda, figura 1 del mio lavoro. tutti dall’eocene al pliocene, ed in tutte le regioni, dal Nord d’ Europa all’ Africa, spettassero ad unica specie. Del resto lo studio comparativo che ho fatto m’induce a distin- guere molte specie che credo assai bene caratterizzate, e per esso ho potuto determinare i caratteri interni ed esterni che distin- guono ciascuna specie. Discorrerò in questa nota delle differenze che ho rilevato tra la T. grandis, Blum., la 7. ampulla, Brocchi, la 7. Rovasendiana, Seguenza, la Y. sinuosa, Brocchi, la 7. pedemontana, Lamarck, e la 7. bisinuata, Lamarck, farò rilevare che le specie terziarie sinora descritte bisogna che si riducano a queste cinque, astenen- domi dal discorrere delle specie rimarchevoli e nuove raccolte nell’ Italia meridionale, delle quali i caratteri e le differenze saranno minutamente determinate nelle descrizioni di ciascuna specie, che seguiranno nel corso del mio lavoro. E primieramente comparerò tra loro la 7. grandis, la T. am- . pulla e la 7. sinuosa. 1.0 Forma generale della conchiglia. La 7. grandis è di forma pressochè ovata, ma variabile nel rapporto tra la lunghezza e la larghezza, dimodochè sovente è di forma arrotondata e specialmente nello stato giovanile. Le valve d'ordinario sono prive di pieghe, abbastanza spesse, rugose per le linee concentriche di accrescimento, e qualche volta soltanto allo stato adulto presentano due leggiere pieghe sulla piccola valva, poco distinte e pochissimo estese, che soltanto si manifestano sulla regione frontale, non disgiunte mai da una depressione concava; invece lo spazio interposto è appianato ovvero convesso, e sulla opposta valva quasi verun segno si osserva in corrispondenza alle. pieghe, ovvero lievissimi indizii di due solchi. La regione frontale, negli individui adulti con pieghe, presenta una troncatura poco distinta, che manca negli altri. La Tercbratula ampulla è di forma ovata, colle valve che s’in- — 58 — Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Dell’unico esemplare. . .........27/mm° 2Q5mm 1405, spessiscono verso la regione cardinale, con linee di accrescimento poco sporgenti, e quindi la superficie è quasi liscia, con due pieghe leggiere ravvicinate che si estendono sulla piccola valva, dive- nendo sempre meno distinte, sin presso l’ apice; rispondono sulla grande valva due solchi appena accennati; la fronte è appena troncata. La 7. sinuosa poi più o meno allungata, ha anch’ essa poco prominenti le linee di accrescimento, ma molto sviluppate le pieghe sulla valva dorsale disgiunte da un solco mediano, che risponde ad una forte piega sulla valva opposta, dimodochè la linea commis- surale alla fronte riesce sinuosa. Da quanto si è detto risulta chiaramente che nella 7. grandis tipica d’Inghilterra non vi sono pieghe, e appena se ne manife- stano due poco estese e poco distinte, che nella 7. ampulla tali pieghe sono estese per tutta la lunghezza della piccola valva e variamente distinte, e nella sinuosa esse sono sporgenti, disgiunte da una depressione, che risponde ad una forte piega mediana della opposta. 2.0 Caratteri dell’ apice. Chi è bene addentro negli studii sulle distinzioni specifiche dei Brachiopodi, conosce quanto importanti sieno per la loro costanza i caratteri che presenta l'apice di tali conchiglie; e come essi valgano meglio di qualunque altro carattere esterno. Le tre Terebratule di cui discorro presentano nella conforma- zione dell’apice, taluni caratteri comuni. Esso è poco prominente, largo, obliquamente troncato da un forame largo. Il deltidio è . triangolare, troncato all'apice dal forame, largo, breve, concavo. Esso è circondato da una depressione concava, triangolare, limitata da due pieghe che hanno origine ai lati del forame, e si estendono variamente a seconda della specie. Nella 7. grandis l’ apice è costantemente più prominente che nelle altre due specie, molto largo e robusto, poco curvo, con MR SS Giacimento Raccolta nel miocene medio del Torinese dal signor cav. Rova- senda questa specie, e da me denominata e descritta, non è stata altrove rinvenuta sinora. largo forame, col deltidio molto più allungato e più stretto, e cinto da una depressione assai grande, poco concava e mal delimitata perchè le pieghe ai lati dell’apice sono molto oscure. Nella 7. ampulla l’apice è mediocremente prominente e curvo, con due pieghe laterali ben distinte, sebbene ottuse ed estese sin presso l’incontro della piccola valva, esse delimitano perciò molto bene la depressione triangolare che circonda ai lati il deltidio, il quale è breve, allargato e concavo. Nella 7. sinuosa poi l’ apice è poco prominente, largo, varia- mente curvo e con un forame abbastanza grande, le pieghe laterali sono poco marcate, e meglio distinte presso il forame, dimanie- rachè la depressione che cinge ai lati il deltidio è poco appariscente, perchè mal delimitata, il deltidio è largo breve e concavo. I caratteri dell’ apice testè esaminati fanno distinguere assai bene la 7. grandis dalle altre, sono poco differenti nella 7. am- pulla e sinuosa. 3.9 Apparecchi apofisarti. Qui ci troviamo in faccia a caratteri assai rilevanti. La 7. grandis ha le apofisi brachiali assai diverse da quelle della 7. ampulla e sinuosa, infatti esaminando tale apparecchio un po’ rotto in un esèmplare di piccola statura del Crag rosso d'Inghilterra osservo, che la sua conformazione è affatto diversa da quella degli apparecchi che si osservano nelle grandi Terebratule d’Italia. La valva dorsale è molto prominente ed acuminata ed incurva alla regione cardinale, tale sporgenza s’insinua abbastanza sotto il deltidio, e porta un apofise cardinale abbastanza solida, la quale, per la grande curvatura dell’ apice della valva, si di- spone parallelamente al margine della stessa. Le lamine dell’ap- parecchio apofisario sono larghissime all’ origine perfettamente appianate dal lato interno, dove per un certo tratto i margini sono avvicinati, quindi bruscamente divengono molto divergenti; MES TT L'unico esemplare di cui ho. parlato, e che vi rapporto dell’Italia meridionale, par che abbia dovuto giacere in roccia calcarea, che forse potrebbe appartenere al miocene medio; esso proviene da Castrogiovanni (0. A.). dal lato esterno si ripiegano in su alzandosi molto per limitare le | fosse dentarie. Sopra ciascuna lamina intanto scorre nel mezzo una laminetta longitudinale dalla quale hanno origine più in basso le prominenze laterali convergenti; invece nella 7. ampulla, sinuosa ed in tutte le nuove specie qui sopra descritte è il margine interno delle lamine che si ripiega per costituire prominenze le convergenti. Il ramo trasversale dell'apparecchio apofisario è mediocremente lar- go, e forma un arco abbastanza rialzato, con una porzione mediana appianata. Le prominenze convergenti nell’esemplare da me studiato mancano, e sono rotte in quello figurato dal Davidson siccome se ne assicurò il Deslongchamps, il quale ha pubblicato (!) una bella figura di un esemplare della 7. grandis, raccolto nel miocene di Nantes (Loire-inférieure), in essa vi vede intiero l’ apparecchio apofisario, e le prominenze laterali sono molto convergenti, hanno origine presso il termine delle lamelle ed assottigliandosi all’estre- mità s'incurvano verso la parte anteriore. La 7. ampulla e la T. sinuosa hanno il loro apparecchio interno molto somigliante, ed assai diverso da quello della 7. grandis. Le lamine molto divergenti sin dall’origine presentano i loro margini interni ripiegati in su per costituire verso la metà della lunghezza le prominenze convergenti, ma non assottigliate, nè lunghe nè ricurve siccome nella 7. grandis. Le differenze dell’apparecchio apofisario tra la 7. ampulla e la T. sinuosa sono poco considerevoli, e sembrami che si possano ridurre a lievi differenze di rapporto tra la lunghezza e la lar- ghezza, differenze poi che distinguono benissimo la T. grandis da queste due specie. Ecco le dimensioni di taluni apparecchi interni di queste tre specie: (4) Etudes critiques sur des brachiopodes nouveaux ou peu connus, 3.9 fa- scic., pag. 49, tav. VIII. fig. 45, Cp] Spec. 8. Terebratula Scillae, Seguenza, Tav. III, fig. 1 a 11. Sinonimia 1670. Anomia Scilla, La vana speculazione disingan- i nata dal senso, Tav. XIV, fig. 6. Apparecchi apofisarii Valva dorsale dr Larghezza Lunghezza Lunghezza Terebratula ampulla, Br., dell’ Astigiano Plioc., sabbie gialle 1]mm, 4 12mm, 3 35mm » » di Castroreale Plioc., sabbie gialle 10 », ere reo > sinuosa, Br. Astigiano Plioc., sabbie gialle 13 », 5 13», 839» Rometta, miocene. 16», 5 16» ,5 49» Rometta, miocene. 13 »,5 12», — » grandis, Blum. d’Inghilt. Plioc., Crag rosso. 13 », mot 40 » » Inghilterra (figura Davidson).. 26 », IO » » Francia miocene (figura di Deslong.) 15 », circa 50 » circa. Dal precedente quadro risulta che la 7. ampulla ha il suo apparecchio un pochino più lungo che largo, mentre nella 7. si- nuosut è l'inverso. In ambedue tale apparecchio ha una lunghezza che è sensibilmente un terzo della lunghezza della valva dorsale. Nella 7. grandis invece sì vede che la lunghezza dell'apparecchio supera di molto la larghezza, e che tale lunghezza è sensibilmente due quinti della lunghezza della valva dorsale. 4.0 Impressioni muscolari. I caratteri desunti dalle impressioni muscolari a mio giudizio devono avere un gran valore, come quelli che più direttamente dipendono dalla estensione e dalla forma dello stesso animale. Le impressioni dei muscoli adduttori sono allungate, e non molto distanti tra loro-nella 7. ampulla, poco impresse, e si terminano PESTE TI pie 1759. Anomia Scilla, De corporibus marinis lapide- scentibus (la stessa opera tradotta in latino e pubblicata a Roma), Tavo- la XIV, fig. 6. in alto in due solchi alquanto profondati che convergono verso l’ apice. Nella Terebratula sinuosa sono di forma ovale-circolare più divergenti, e quindi separate da un’aia più larga alquanto incrassata. Nella 7. grandis, l’ aia mediana è proporzionalmente più stretta, i solchi e le impressioni muscolari assai più profon- date e più divergenti dall'alto in basso. Inoltre tali impressioni, come l’ apparecchio apofisario, si estendono considerevolmeute di più nella specie d' Inghilterra Le misure riportate nel seguente quadro l’attestano ad evidenza. ESEMPLARI Distanza dall’apice della Distanza da tale valva dorsale al limite in- limite al margine feriore delle impressioni frontale. muscolari. Terebratula ampulla, Brocchi, Altavilla, plioc.e ant.0 21mm, 25mm » » » OROREAS D 29 » » » » Reti Lie, 25 » Terebratula sinuosa, Brocchi, Astig.°, Plioc.e sabbie g.e 19 » , 24 » » » » RT 24 » » Rometta, miocene . . . 18», - 23»5 Terebratula grandis, Blamembanch, Inghilterra, pliocene. . 50», 47 » » » » DIARIO E 20 » » » (figura Davidson) . . 50» , 42 » Belgio (T. Sow., Nystfig.) 22 » 8 20» 2. Una semplice ispezione delle misure riportate fa agevolmente riconoscere, che nella 7. ampulla e nella 7. sinuosa i numeri della prima colonna sono più piccoli di quelli della seconda, e che invece nella 7. grandis si avvera l'inverso. Lo che importa che il mar- gine estremo delle impressioni muscolari non giunge mai nelle prime due specie ad essere equidistante dall’apice della valva e E NGN 1814. Anomia ampulla ( parte), Brocchi, Conchiologia fossile subappennina d’Italia, Volume II, pag. 267, (per la citazione delle Ca- labrie tra le località, e della figura di Scilla). dal margine frontale, invece costantemente si mantiene abba- stanza più vicino all’ apice. Nella Terebratula grandis per con- trario è più presso al margine frontale di quanto si allontana dal- l’apice della valva. Dall'esame dei diversi caratteri risulta adunque che la 7. am- pulla non è benissimo distinta dalla 7. sinuosa, pure esse possono ritenersi siccome due specie. Invece la 7. grandis è eminentemente distinta dalle specie che trovansi nei terreni terziarii d’ Italia, essa è propria del Pliocene d'Inghilterra, del Belgio, della Francia set- tentrionale é manca assolutamente ai nostri terreni. Avendo esaminato i caratteri delle tre specie più importanti e più comuni vengo ora a dire brevemente sui caratteri delle altre, che sono state descritte, per determinare il loro valore specifico. E primieramente bisogna ricordare che le 7. gigantea, Schloth, T. variabilis, Sowerby, T. maxima, Charl., T. Sowerbyana, Nyst, sono semplici sinonimi o variazioni della 7. grandis, Blumembanch. Lo studio di descrizioni, di figure e di alcuni esemplari, mi hanno convinto perfettamente dell’ esattezza della sinonimia ammessa dal Davidson per la 7. grandis. La T. Rovasendiana, da me non ha guari descritta, si distingue eminentemente dalle tre specie sinora esaminate, pelle dimensioni piccole o mediocri, pel piccolo forame, e specialmente per l’apice breve molto curvo senza il menomo indizio di depressione, e di pieghe laterali, e pell’apparecchio apofisario stretto e lungo. La T. opercularis'di Sandberger è una specie che molto somiglia per la piccola forma ed arrotondata ai giovani esemplari della 7. grandis e della mia 7. Scelac, ma il deltidio stretto ed allungato intaccato fortemente dal forame, cinto d’una piccola aia triango- lare, l’apparechio apofisario largo, e la particolare forma delle im- pressioni muscolari, da queste siccome da altre specie affini la di- stinguono bene. La 7. pedemontana è stata dal Davidson riunita alla 7. sinuosa, e quantunque per difetto di materiali io non abbia potuto esami- A 1836. Terebratula ampulla, Philippi, Enumeratio moll. Siciliae, Vol. I, pag. 98, (per la citazione delle località Milazzo, Siracusa). 1844. Terebratula grandis (parte), Philippi, Enum. moll. Sicil., Vol. II, pag. 67 (per le stesse cita- zioni e per alcune delle Calabrie). nare gl’interni caratteri, mi sembrano sufficienti gli esterni per distinguerla. Piccola, gibbosa, con due pieghe sporgenti molto rav- vicinate sulla valva dorsale, e tre poco distinte sulla ventrale, col- l’apice assai incurvato e largo, che occulta quasi il deltidio. Il prof. Meneghini faceami conoscere per mezzo di lettera che l'esame dell’apparecchio apofisario di questa specie mostra anche esso dei caratteri differenziali comparato con quello della 7. se- NUOSa. La 7. bisinuata è specie distintissima, piuttosto piccola, fragile, con due pieghe sulla valva dorsale e tre sulla ventrale, coll’ apice prominente e pochissimo curvo, col deltidio allungato e stretto, e cinto ai lati da porzioni concave non limitate da pieghe, allungate e ravvicinate le impressioni dei muscoli adduttori sulla valva dor- sale. Da questi soli caratteri questa specie dell’eocene si distingue benissimo e dalla 7. ampulla e dalle T. sinuosa e T. pedemontana, alle quali sopratutto somiglia. Anco i residui dell'apparecchio apofisario, che sì osservano in qualche esemplare della mia collezione, dell’ eocene parigino addi- mostrano considerevoli differenze. La 7. fragilis, Koning e la 7. suceinea, Deshayes, sono sinonimi della 7. bisinuata, e su ciò convengono il Davidson ed il Deshayes. Dall’ esame fatto risulta che molte delle specie terziarie già denominate a mio credere sono ben distinte, e ciascuna di esse d’ordinario caratterizza benissimo un qualche orizzonte e sovente è ben limitata ad una contrada soltanto. Termino questa nota, troppo lunga in vero, dando la sinonimia delle grandi Terebratule, che io ammetto siccome specie distinte, ed accennando la loro distribuzione geografica e stratigrafica. ETIENNE Lt gg 1845. Zerebratula ampulla, Galvani (Dott. Domenico), Ilustra- zione delle conchiglie fossili marine che giacciono in un calcare madre- GRANDI TEREBRATULE TERZIARIE D' EUROPA SINORA DESCRITTE, LORO SINONIMIA E LORO GIACIMENTO (4). 4803 1843 1829 1837 Miocene? e Pliocene 1843 Inghilterra, Nord della 1848 Francia e Belgio. 1852 1852 4857 1862 1870 T. GRANDIS, Miocene medio, To- 1866 T. ROVASENDIANA, { rino, Sicilia, 1870 T. OPERCULARIS, Oligocene. | 1866 Mainzez. 4814 1831 1830 41841 1644 1847 ASL" Pliocene. 1060 T. AMPULLA, 4854 Italia tutta. 1852 1856 1357 1857 1862 1865 41870 1870 Terebratula grandis, Blum. x vuostyr3zi gigantea, Schloth. variabilis; Sow. maxima, Charl. Sowerbyana, Ny. grandis, Bronn. grandis, Dav. (p.) » D’Orb. (p.) » Pictet(p.) » Deslongch. » Dav. (p.) Terebratula Rovasendiana, S. b.) » Davidson. Terebratula, sp., A. Bronn, » opercularis, Sac. Anomia ampulla, Brocchi. Terebratula ampulla, Bronn. » » . Phil. (parte). » Calcara (p.) grandis, Phil. (p.) » Sismonda. ampulla, Michel. grandis, Bronn (p). ampulla, Davids. grandis, Costa (p.) » D’Orb. (p.) ampulla, Davids. » Meneghini. grandis, Pict.(p.) » Seguenza (p.) ampulla, Seg., (p.) Meneg. in Davids, grandis, Dav. (P.) (4) Il segno (p.) è messo nei sinonimi per indicare che soltanto una parte delle forme rapportate sotto quel nome appartengono alla specie. Bull, Malac. It., Vol. IV. o) dt POE ti cfr porico a S. Filippo presso Messina (per la località). 1847. Terebratula grandis (parte), Bronn, Index paleontologicus Nomendator, pag. 1237, (minima parte, per la citazione della’ figura di Scilla). 1851. Terebratula grandis (parte), Costa, Fauna del Regno di Napoli, Classe V, Animali molli, pag. 15, tav. IV (per le figure, per talune località, e per l’ esemplare della collezione). 1862. Terebratula grandis (parte), Seguenza, Notizie succinte i intorno ec., pag. 19 e 26 (esclus. pag. 19). 1865. Terebratula ampulla (parte) e grandis, Seguenza, Paleon- tologia malac., classe Brachiopodi, pag. 30 e 32, Tav. DI, fig. 1-4, Tav. IV, fig. 1. 4814 | Anomia sinuosa, Brocchi. 1834 | Terebratula sinuosa, Bronn. 41836 » ampulla, Phil. (p.) ASA » » Calcara (p.) Miocene e pliocene. ) 1944 » grandis, Phil. (p.)} T. SINUOSA, 4847 » » Sismonda (p.) . Tutta Italia. 1848 » » Bronon(p.) 1862 » » Seguenza (p.) 186% » sinuosa, Davids. 41365 » » Seguenza. 4870 » » Davidson. 4845 | Terebratula pedemontana, Lk. 4831 » » Bronn. Miocene e pliocene. \ 1848 grandis, Bronn. (p.) T. PEDEMONTANA, { 1850 » pedemontana, Dav. i Toscana, Messina. 41862 » romboidea?? Seg. 4865 » pedemontana, Seg. 4870 » » Davidson (p.) 4849 | Terebratula bisinuata, Lamk. 1824 » succinea, Desh. 1825 » fragilis, Konig. 1832 » bisinuata, Desh. Eocene. 4837 » grandis, Bronn. (p.) C. BISINUATA, Inghilterra, Bacino / /g4g » succ. e grand. Br. di Parigi, Pirenei, Alpi, ) 1850 » bisinuata, D'Orb. Veronese. 1850 » D'Archiae, 4852 » » Davidson. 4858 » » Deshayes. 1870 » » Davidson. SECOTNA 1870. Zerebratula grandis, Davidson (parte), On italian tertiary brachiopoda, pag. 6. Tav. XVIII, fig. 1, (escluse fig. 2 e fig. 1, 2e3 della Tav. XIX). Diagnosi T. testa ovata, magna, longiori quam latiori, ad frontem subtruncata. Valvis ae- que converis; acute unitis; valva dorsali subpentagona plicis duobus obscu- rissimis ab apice ad angulis frontalibus signata; valvu majori totidem plicis minus distinctis ; superficie lineis incrementi tenuibus numerosis , aliis pro- minentioribus, presentim ad marginem, intermixtis signata, lineisque radian- tibus, tenuissimis , flessuosis, confertis . Majori valva ad frontem producta ‘încurvata, et quidem linea commissurali ad latera incurvata , ad frontem plus minusve et bis inflera. Apice crasso, lato, satis incurvo, ad latera ro- tundato, foramive magno rotundo. Intus brachiorum fulcro magis longe quam lato, lamellis lateralibus latis, prominentibus, acuminatis. Musculosis signis vix impressis, adductorum in minori valva parallelis oblongis, area lata, ovata disgiuntis, mediolinea prominula sigmnata. Conchiglia grande, di forma ovata più o meno lunga; ma la lunghezza supera sempre la larghezza, ed alquanto troncata alla regione frontale. La sostanza delle valve è assai sottile in rapporto alla grandezza della conchiglia, e s’inspessisce pochissimo negli adulti restando anco leggiera nella regione dell’apice. Due pieghe poco distinte e pochissimo variabili scorrono dal- l’apice della valva dorsale sino alla fronte, terminandosi a due angolosità molto ottuse che forma la troncatura frontale, e la valva dalle pieghe in fuori si deprime più o meno, e diviene leg- germente concava, formando un largo seno al margine frontale, nel quale s'inserisce una prominenza incurvata della valva oppo- sta; altre due pieghe appena discernibili scorrono sulla valva ventrale un po’ più allontanate, ma la valva tutta conserva una forte e regolare convessità. Fra le due pieghe di ambe le valve non vedesi nè depressione nè rialzamento speciale. La superficie della conchiglia è segnata da numerose e sottili linee di accrescimento, miste ad altre più prominenti, che sono più ravvicinate verso la fronte. La superficie interposta alle pieghe è quasi liscia, il resto è ornato elegantemente da sottili linee radianti assai numerose e ravvicinate, d’ordinario flessuose, che si osservano benissimo sugli esemplari in cui la superficie è ben conservata, ma sovente sono scomparse per la erosione, lasciandone soltanto le tracce. La linea commissurale delle valve negli adulti, pel forte incurvamento della sporgenza Li RRIZE frontale della grande valva, è fortemente curva ai lati, volgendo la convessità dal lato della valva perforata, e formando due pieghe che mancano nei giovani, le valve essendo poco, ma regolarmente convesse, e la piccola quasi appianata, senza pieghe, e con rari indizii delle linee radianti. La commissura delle valve siMa sotto un angolo acuto, anco negli adulti. L’apice della valva ventrale è largo, non troppo prominente, abbastanza curvo, e porta un largo forame, il quale è circondato da un cercine che dal lato interno presenta una scanalatura che lo distacca dalla sottile valva, mentre dall'esterno farebbe credere ad una grande spessezza della stessa; il deltidio è largo, breve e con- cavo, e viene quasi occultato negli adulti dalla curvatura dell’apice, attorno ad esso manca ogni indizio di depressioni e di pieghe late- rali, che sogliono limitarla, invece l’ombone è regolarmente e per- fettamente arrotondato ai lati, siccome nella 7. vitrea. L’apparecchio apofisario è più lungo che largo, quindi assume una forma triangolare oblonga, siccome risulta dalle misure ripor- tate nel seguente specchietto: ESEMPLARI DEL CALCARE PLIOCENICO DEL MESSINESE. Apparecchi apofisarii Valva dorsale Larghezza Lunghezza Lunghezza amm, 2 1amm, 8 939mm 12 » 15»,2 -_ 11» 8 15» ,0 —_ ESEMPLARI DELLE SABBIE PLIOCENICHE DI VALANIDI PRESSO REGGIO. 10mm, 6 13mm, 9 44mm 8», 12», 38» 10x.,5. 145%, ta 14» , 16 » ,5 _ L’apofise cardinale molto grande e sporgente, ristretta alla base, poco spessa, fortemente escavata per la inserzione dei mu- scoli retrattori. Le anse nella porzione cardinale sono profondamente piegate ed escavate per l'inserzione dei muscoli retrattori. Le prominenze laterali convergenti, hanno larga base, sono molto sporgenti ed acuminati ma poco curvi; la lamina trasversale è allargata sovente ARG abbastanza là dove si riunisce alle laterali, e forma un arco ele- vato che si appiana alquanto nel centro dove è la minor larghezza. Le impressioni dei muscoli adduttori, che si originano presso l’apofise cardinale sono pochissimo impresse, anco negli adulti, ciononostante sono ben delimitate; esse divergono molto sin dal- l’origine per circa due quinti di loro lunghezza, quindi s’incurvano in modo che i margini esterni quasi retti, scorrono paralleli o poco divergenti. La loro forma è assai stretta in alto e si allarga gra- datamente sino alla porzione inferiore che è ovato-oblonga. Così disposte e conformate si estendono variabilmente per un terzo od anco meno, ed in qualche caso sino presso la metà della lunghezza della valva dorsale, non giungendo mai alla metà. A tali impressioni s’interpone un area larga, di forma ovato- oblonga, che porta nel mezzo una linea rilevata longitudinale, che si estende poco meno delle impressioni. Le impressioni muscolari sulla grande valva sono anch’ esse pochissimo impresse, e quindi quasi indistinte , essendochè essa non ispessisce, come le altre grandi Terebratule, in vicinanza dell’apice, allorchè invecchia. Distanza dall’apice della Distanza da tale valva dorsale al limite in- limite al margine feriore delie impressioni frontale. muscolari. Un esemplare del pliocene di Valanidi VERO LEO ARESE DA Lul 46mm » » » 23 > 32 » » » » 1435, 19»5 Un esemplare della var. B, delle argille plioceniche di Barcellona .... 22» 24 ». Var. B, rugosa. La conchiglia è molto rugosa alla superficie esterna, perchè le linee di accrescimento sono più rilevate e numerose. Questa varietà è ben distinta, e spesso assume delle forme molto allungate e rigonfie, ed in tal caso la riunione delle valve si fa ad angolo ottuso, anzi bene spesso arrotondasi. Essa trovasi nelle argille plioceniche ed anco nelle sabbie di Castroreale, Barcellona ec. Sovente presenta delle deformazioni, e le sue valve spesso sono un po’ più solide. to ea Dimensioni Un grande esemplare del pliocene di Valanidi presso Reggio. . ........ 7mnm, 66mm, 4jmm, Un altro esemplare della medesima PIOVEDICNZA I O 79m, 66mm 40mm, » » » io > > » 0% 50 AA Un esemplare del calcare pliocenico presso; Messina ene 74», bo»... 49» > » » (ORARI >» » » VO di, (PO Ns Un esemplare delle Argille plioceniche di Barcellona i te n 6060 425 ZA » » » 63/3, 00 » 56, Sa 03, OOo » » » 02 >; 909», 29» Un esemplare del pliocene di Siracusa 57», 39>, 32» » » » DIRIRAZIANI AMS © Un esemplare di Lipari... ..... 55», 46», 26» » » » b4.>»., (485%, 92 Uno giovane di Valanidi . . ..... 206, 1 » di Barcellona i. TI So Rapporti e differenze La grande specie testè descritta è molto variabile nella sua forma generale, essendo or breve ed ora allungata, ora regolarmente rigon- fia, ed ora molto gibbosa, ma assai costante nei suoi caratteri speci- . fici, che benissimo la distinguono dalle specie affini, perchè non mostrano mai transazioni verso quelle. Essa varia pochissimo | intanto pel carattere delle pieghe poco marcate, che in qualche raro esemplare solamente divengono un po’ meglio distinte verso la regione frontale, ma non vi ha esempio in cui si sviluppi una piega mediana sulla grande valva, siccome quasi costantemente si osserva appena distinta nella 7. ampulla. Nè si vede mai una depressione tra le due pieghe della valva dorsale. Questa bella specie dal Brocchi sin’oggi è stata confusa con al- tre, infatti il Brocchi la riunisce alla sua 7. ampulla, citando la figura dello Scilla, che alla mia specie si appartiene, essendochè | a 4 È J So quell’esemplare, dal messinese naturalista figurato, fu raccolto nel calcario pliocenico di Messina, dove questa specie abbonda, e la T. ampulla manca. Inoltre lo stesso Brocchi accenna tra le varie località le Calabrie, dove la 7. Scillae è assai comune. Il Philippi rapportando nel primo volume della sua opera, alla T. ampulla, e nel secondo volume alla 7. grandis tutte le grandi Terebratule della Sicilia e del Napolitano, vi ha insieme confuso la 7. Scillae. Il Galvani alla 7. ampulla riferisce la grande specie di S. Fi- lippo inferiore presso Messina, dove non havvi che la 7. Scillae. Il Costa figura la 7. Scelae riferendola alla 7. grandis del Blum. Il Bronn l’ ha confusa con tutte le grandi specie terziarie. To stesso l’ho rapportata ora all’ampulla ed ora alla grandis. Le fig. 1 a 5 della tavola III, ed 1 della IV della mia monografia dei Brachiopodi terziari messinesi rappresentano benissimo questa specie. Il Davidson finalmente, nel suo ultimo lavoro sui Brachiopodi italiani, ha riunito, come dicemmo di sopra, alla T. grandis l'am- pulla, e tra i varii esemplari illustrati uno ve ne ha del messinese che spetta alla 7. Scillae (Tav. XVIII, fig. 1). Ciononostante è ben certo che la 7. Scelae è specie distintissima e dall’ampulla e dalla grandis. L’ esame accurato e comparativo che mi fu dato di compiere sui caratteri interni di molti individui, m’indusse alla distinzione, e volli dedicare la specie al celebre Scilla, che pel primo la figurò. La forma allungata dall’ apparecchio apofisario, la pochissima variabilità nella forma e nella prominenza delle pieghe, sono ca- ratteri che la distinguono eminentemente dalla T. ampulla, che non perviene giammai alle grandi dimensioni a cui giunge la 7. Scillae. La forma distintissima, e la disposizione e la estensione delle impressioni muscolari appena impresse, il difetto completo di depressione attorno il deltidio, la sottigliezza delle valve che si conserva negli adulti, le linee radianti o esilissime costole ec. ec., valgono benissimo a distinguerla dalla 7. ampulla e dalla 7. grandis. Inoltre la 7. grandis, riconoscesi a prima giunta per la larghezza e provenienza dell’ apice che è poco curvo, siccome pel deltidio appariscente allungato e cinto da due larghe depressioni laterali, siccome per l'apparecchio apofisario. "to fin Ma 4» } di Îa n DM Giacimento La 7. Scillae par che sia una specie propria delle regioni me- ridionali d’ Europa, per quanto io sappia, manca assolutamente all’ Italia settentrionale e media, invece incontrasi quasi comune- mente nel Napolitano ed in Sicilia, dove giace negli strati più antichi del pliocene superiore (Astigiano, Mayer) là dove questa formazione trovasi in contatto cogli ultimi strati dello zancleano. Nel Messinese s'incontrano taluni rari esemplari nel calcare e nelle marne sabbiose dello zancleano superiore, alle contrade Scir- pi, Rometta, Gravitelli, Camaro ec. ec. (C. S.) Ma è nel pliocene superiore che questa specie è sparsa profusa= mente. Nel Messinese giace in un calcare ora compatto, ora sab- bioso ed ora marnoso, a S. Filippo, Lardaria, Zaffaria, Gravitelli, Camaro, Rometta, S. Pantaleo, Gesso, Scoppo ec. ec., (C. S.). Nelle argille sabbiose, sincroniche del calcare, presso Barcellona e Castroreale in diversi luoghi giace la var. B. (C. S.). Trovasi a Terreti ed abbondantemente a Valanidi presso Reggio in sabbie coetanee del calcario e delle argille del Messinese (C. S.). Ma certamente nelle Calabrie in moltissimi luoghi devesi incon- trare. S. Cristina (C. S.), Lecce (C. C.) ec. ec. Si è raccolta ancora a Lipari (C. S.), ed a Siracusa (C. S.), (C. A.), (C. Bt.), dove s'incontra una forma molto allungata (Vedi II, fio. 8). Il mio egregio amico signor L. Molino ha raccolto recentemente questa specie a Castellaneta (Prov. di Lecce) in una roccia mar- nosa. G. SEGUENZA. (continua) BIBLIOGRAFIA Nota sopra una nuova specie malacologica del genere Mactra di Linneo, per A. ArADAS ed L. BENOIT ('). X una nuova specie, comune nel porto di Siracusa, raccolta dalla signora marchesa Paulucci ed a lei dagli autori dedicata. É (4) Pagine 44 in 4.°, estratte dagli Atti della Accademia suddetta, serie III, Vol. V. 1870. RE specie edule e vendesi appunto nel mercato di Siracusa, ove sen- tesi dai pescatori chiamar Chioccola janca. Ce ne vien promessa la figura nella Conchiliologia vivente marina della Sicilia e delle isole che la circondano, quale opera è or sotto i torchi. GENTILUOMO. Osservazioni sopra alcune specie malacologiche pertinenti al genere Trifonium per A. ARADAS ed L. BenoOIT (*). Dicono gli autori che da qualche tempo ritiensi da alcuno come priva di sussistenza la differenza specifica delle due specie Trifon nodiferum e T. variegatum, e ‘solo esser due varietà dipendenti dall’ età, ovvero rappresentanti l’ uno il maschio, l’ altro la fem- mina della medesima specie. Gli autori combattono la prima opi- nione, provando le stesse differenze specifiche nelle varie età delle conchiglie in discorso, nè si sentono inclinati ad ammettere la se- conda, ritenendo nel solo 7. nodiferum raccolti i due sessi, i quali poi sotto l'impressione di due varietà della conchiglia del mede- simo Triton, credono in queste stesse varietà poter riscontrare ; secondo essi infatti l'una è più dilatata e sottile di pareti, l’altra meno rigonfia ed a parete più zolide e spesse. Noi, se dobbiamo esprimere l’ effetto che ci ha prodotto una simile esposizione di fatti e di idee, diremo che ci sembrano per lo meno mozze ed in- complete le prove desunte dall’aspetto e dai caratteri della conichi- glia, allorquando a quelle non vadano di conserva ragioni anato- miche delle quali ad onta che gli autori conoscano appieno l’importanza massima, lo seritto in questo punto non fa menzione. Essi spingono più in là le loro osservazioni. Non solo per essi i due Zriton di cui è parola sono diversi, ma lo stesso 7. variegatum della Sicilia è distinto da quello che abita i mari d'Asia e della Zona torrida, per cui distaccando quello dei mari di Sicilia ne for- mano una nuova specie: il Triton Seguenzac. Dopo aver descritto e confrontato co’ suoi affini il nuovo Trifon si chiude l’ articolo colla nota dei Triton viventi nel mare della Sicilia. GENTILUOMO. (*) Pagine due in 4.°, estratte dagli Atti della Accademia Gioenia di Scienze naturali, serie III, Vol. V, 1870. RIVISTA DEL GIORNALISMO ESTERO JOURNAL DE ConcHyLIOLOGIE, comprenant l’etude des Mol- lusques vivants et fossiles, publié sous la direction de MM, Crosse et FiscHER, 3.° serie, Tome X, 1870. Pag. 5. — EtTuDE SUR LA MACHOIRE ET L’ARMATURE LINGUALE DES Cylindrellidae ET DE QUELQUES GENRES VOISINS SOUS LE RAPPORT CON- cuayLIoLocique, par H. Crosse et P. FiscaER. SI distinguono qui le vere e proprie Cylindrellidi dalle Helicidi: < D’un coté les Eucalodium, Berendtia et Holospira sont cara- cterisés: 1.° par un màchoire, tantòt solide, assez forte et portanti des cotes longitudinales obsolètes (Eucalodium), tantòt plus mince et munie de véritables plis (Berendtia), cu plus ou moins dépourvue des strie longitudinales (ZHolospira). 2.° Par une plaque linguale large et formèe de séries horizon- tales de dents qui ressemblent è celles des Helir. Ce sont done des Helicidae. D’autre part, les veritables Cylindrelles se distinguent: 1.° par leur màchoire d’une minceur extreme, presque membraneuse et portant des còtes longitudinales qui forment des chevrons sur la ligne mediane; 2.° par leur plaque longitudinale plus allongée, quelquefois mème très-etroite et composée de séries disposées et quinconce de dents toutes particulières, que nous avons appelées dents en palmettes. Nel secondo gruppo, ossia nella famiglia delle Cylindrellidae, gli autori pongon tre gruppi: le vere e proprie Cilindrelle: il secondo gruppo Callonia (tipo: O. Etliotti, Poey) Thaumasia, Albers (partim), Zia, Albers (emend.), Macro ceramus, Guilding. Pag. 27. — CATALOGUE DES COQUILLES TERRESTRES RECUFILLES PAR LES NATURALISTES DE LA COMMISSION SCIENTIFIQUE ESPAGNOLE SUR DIVERS POINTS DE L'AMERIQUE MERIDIONALE, PAR M. Le doct. Joaquin Gon- ZALES HipanLao. Sono 201 specie appartenenti ai seguenti ge- neri: Simpulopsis, Succinea, Omalonya, Helix, Streptaxîs, Buli- mus, Orthalicus, Tornatellina, Glandina, Pupa, Megaspira, Clau- silia, Cyclotus, Cyclophorus, Bourciera, Helicina.. Pag. 71. — DescrIPrION D’ESPÉCES NOUVELLES DEL’ ÀRCHIPEL cALEDONIEN, PAR M. SouverBiE (16. article) et le R. P. Mon- TROUZIER, miss apost en Calédonie (14. article). Descrizione delle specie seguenti: Caledoniella Montrouzieri, Sow., Stomatella (Gena?) crassa, Montrouzier, Bulimus Goroen- sis, Souv., B. Submariei, Souv., B. Annibal, Souv., B. Boula- riensis, Souv., Helix Quveana, Souv. La maggior parte di queste specie sono figurate. Pag. 84. — NoTE SUR L'HABITAT ESACT DE DEUX ESPÈCES DE C0- QUILLES TERRESTRES ET DE TROIS EsPéces DE VoLutE, PAR Joan Bra- xER, COM. Z.0S. La Diplommatina Martensi, Adams, abita le montagne dell’isole d’ Avola 2 (Arcipelago Viti o Fiji; la Palaina coxì, Adams, rin- viensi nella foresta di pini dell’isola Norfolk; 1’ Aulica (Voluta) Ruckeri, Crosse, vive nell’isola della Nuova Georgia; la Volutella (Voluta) Tissotiana, Crosse, nell’ Australia del Nord; 1’ Alcithoé (Voluta) Thatcheri, Coy, vive negli scogli sottomarini di Bam- pton, nell'Oceano Pacifico. Pag. 87. — OBSERVATIONS SUR LES ESPÎCES DE COQUILLES TERRE STRES QUI HABITANT L’'ÎLE DE KANAI (ÎLES HAVVAII ) ACCOMPAGNÉES DE DESCRIPTIONS D’ESPÈCES NOUVELLES, PAR W. Harper PEASE. Dice l’autore di avere acquistato la certezza che tutte le specie d’ Helicteres (Achatinella) viventi nell’ isola di Kanai si possono rapportare a due tipi, l’uno racchiuso nel genere Leptachatina di Gould e l’altro appartenente a una suddivisione delle Amastra di Pfeiffer. Ne dà indi la lista delle specie, accompagnata da dia-. gnosi e descrizione delle seguenti specie nuove: Leptachatina tur- gidula, L. costulosa, L. laevis, L. balteata, L. tenebrosa, L. extensa, L. lucida, L. antiqua, Amastra sphaerica, A. rugulosa, Succinea elongata, Catinella rubida; tutte specie create dallo stesso Pease. Pag. 97. — DascrIpTIONS D’ESPÈCES NOUVELLES, PAR H. Crosse. Voluta Hamillei, Murex Pazi, Helix ancylochila, H. abrochroa, H. Cyrene, H. Cymodae, B. Corydon, B. Aristaeus, Pupa guber- natoria, Truncatella Arcasiana, Ostrea Paulucciae. Pag. 109. — FAUNE MALACOLOGIQUE TERRESTRE ET FLUVIATILE DES îues Viri, D’ APRÈS LES ENvoIS DE M. Le Doct. Epovarp GRAEFFE, rar ALserRT Mousson (Memoria quarta). deal SE Vi sono notate 9 Nanina (specie nuove: Nanina nodulata, N. ercrescens), 4 Zonites (specie nuove: Zonites plicostriatus), 8 Patula (specie nuove: Patula subdaedalea, P. inermis, P. adposita), 6 Trochomorpha (specie nuove: Trochomorpha accurata, ed alcune varietà di specie già note), 5 Placostylus, 1 Partula, 2 Stenogyra (specie nuove: Sfenogyra novemgyrata), 2 Pupa, 2 Tornatellina (specie nuove: Tornatellina (columellaris, ed alcune varietà), 2 Physa (specie nuove: Physa gibberula), 2 Auricula (specie nuove: Auricula intuscarinata), 2 Pythia, e 4 Melampus (specie nuove: Melampus avenaceus). Pag. 136. — DIAGNOSES MOLLUSCORUM NOVAE CALEDONIAE INCOLARUM, auctorE H. Crosse. Helix Gentiilsiana, K. Goulardiana, Bulimus Pancheri, Micro- tina Heckeliana. Pag. 139. — DescrIPTION D'UNE Helix INEDIT PROVENANT DE LA NouveLLe-Canéponie, par E. MARIE. Helix abax. Pag. 140. — DraGnoses D’EsPÈCES INEDITES PROVENANT DE LA Nou- veLLe-CALEDONIE, PAR T. B. Gassies, (Articolo 9.9). Succinea Paulucciae, Helix subcoacta, H. Melitae, H. Deplan- chesi, Bulimus buccalis, B. Quensis, B. pinicola, R. Theobal- dianus, Scarabus Maurulus, S. Crosseanus, Cyelostoma Vicilardi, È Helicina Gallina, H. mediana, Planorbis Fouqueti, Melanopsis curta, M. Zonites, M. robusta, M. fusca, M. fusiformis, M. Sou- verbieana , Neritina morosa, N. Pau!ucciana, N. Lenormandi, Navicella excelsa. Pag. 161. — SuR LA FAUNE CONCHYLIOLOGIQUE MARINE DES BAIES DE SUEZ ET DE L’AKABAH, par P. FiscueR. Sono 72 specie nominate in questo articolo, più descrivonsi due specie nuove: Murex erythraeus e Mytilus Pharaonis. Pag. 179. — FAUNE MALACOLOGIQUE TERRESTRE ET FLUVIATILE DES îLes Viti, D’APRÈS LES ENvoIs DE M. Le DI Epovarp GraAEFFE, PAR Ansert Mousson. 1. Cyclophorus, 8 Diplommatina (specie nuove; Diplommatina subregularis, D. Godeffroyana, D. ascendens, D. tuberosa, D. qua- degne drata, D. fuscula, ed alcune varietà), 19 Eealia (specie nuove: Realia ingens, R. costulata, R. circumlineata, KR. subsoluta, E. longula), 1 Hydrocena (specie nuove: Hydrocena brevissima), 6 Trun- catella (specie nuove: Helicina tectiformis, H. interna, H. Semperi, ed alcune varietà), 17 Melania (specie nuove: Melania plicatilis, M. ovalana, M. suberusta, M. turritelloides e diverse varietà), 7 Ampullacera, 14 Neritina (specie nuove: Neritina frondosa, N. Garretti, N. deltoidea, Garrett, ms.), 9 Navicella (specie nuove: Navicella Schmeltziana) e 2 Batissa. Un supplemento indica quali sono le specie che a torto od a ragione sono indicate proprie del- l’ Arcipelago delle isole Viti, ma che però nè da Graeffe nè da Garrett sono state raccolte, e sono: 1 Parmella, 1 Nanina, 2 He- lix, 1 Bulimus, 1 Partula, 3 Helicina, 2 Neritina. Pag. 237. — DraGnosES MOLLUSCI NOVI, REIPUBLICAE MEXICANAE INCOLAE, AUCT. H. Crosse et P. FiscurR. Lonites Tuxtlensis. Pag. 238. — DescrietIoN D'un Afhoracophorus iNEDIT, PROVENANT pe LA Nouvelle Caledonie, rar H. Crosse ET P. Fiscurr. Athoracophorus modestus. Pag. 238. — Diragnoses moLLuscorum NovaAr CALEDONIAE INCOLA- RUM, AuctoRE H. Crosse. Helix Vincentina, H. multisulcata, Gassies, H. subsidialis, Gas- siesj P. Ferrieziana, H. Ostiolum, H. Noumeensis, H. minutula, Bulimus fibratus, Martyn, B. Souwvillei, Morelet, R. Alexander, B. pseudocaledonicus, Montrouzier, B. Mageui, Gassies, Torna- tellina Noumeensis, Gassies, Helicina Mariei, Gassies, H. porphy- rostoma, Gassies, H. laeta, H. Mouensis, Gassies , H. benigna, Gassies, H. litoralis, Montrouzier, Turbinella Noumeensis, Montr. Pagi 248.— Dragnoses moLLUscoRUM NovorUH, AvcrorE H. Crosse. Kelix metula, Helix Biocheana, Bulimus Kantavuensis, Regi- stoma Brazieri. Pag. 251. — Var.— NE suror ULTRA crEPIDAM, PAR H. Crosse. Pag. 290. — Notre sur queLques Espùces DU GENRE Doris, DÎ- scRIPTES PAR Cuvrer, PAR P. FiscHER. In questo articolo vengono dall'autore verificate le determina- zioni di Cuvier, avendo sott'occhio i tipi del Museo di storia naturale. O AMRioeE Pag. 295. — HABITAT PARASITAIRE Des MoLLusQques. — MoLLusques PARASITES DES HOLOTHURIES, PAR LE DI A. Manzoni. La Eutoconcha Miilleri, di Semper, sembra vivere abitualmente nella region cloacale dell’Holoturie; Semper stesso trovò due o tre specie d’ Elma trovate viventi nell’ Holothurie; un terzo mollu- sco, un piccolo Lamellibranco vive parasito sulla pelle d’ una Synapta. i Pag. 297. — DiIAGNOSES MOLLUSCORUM NOVORUM, REIPUBLICAE MEXI- CANAE ET GUATAMALAR INcoLARUM, AUcT. H. Crosse et FiscHER. Limax Guatemalensis, Zonites Zehuantepecensis. Pag. 298. -— DescRIPTION DE TROIS EspÈces noUvELLES D’ Helix D’Espaene, PAR M. re Di J. G. Hipanco. Helix Montserratensis, H. semipicta, H. Zapateri. Pag. 299. — Dracnoses moLLuscorum NovaE CALEDONIAE INCOLARUN, aucrore H. Crosse. Scaliola Caledonica, Helix multisulcata, Gassies. Pag. 900. — DESCRIPTION D’ESPÈCES NOUVELLES DE COQUILLES MA- RINES DES CÒOTES D'AUSTRALIAE, PAR Jonn BrRAZIER. Conue Cooki, C. Rossiteri. | Pag. 301.— Diacnoses moLLUScCORUM Novorva, Avcr. H. Crosse. Bulimus Kuhnholtzianus, Purpura phorphyroleuca, Trophon Petterdi, Fossarina Petterdi, Marginella Angasi. Pag. 304. — DESCRIPTION D’ESPÈCES NOUVELLES PROVENANT DE L’ÎuE Maurice, par E. LifnaRp. Conus Julii, Leptoconchus Robillardi. Pag. 306. — Nore sur LE Physa capillata, pe L’îLE DE CRETE, PAR T. B. Gassies. da n Physa capillata, la di cui diagnosi latina è stata pubblicata negli atti della Società Linneana, Bordeaux, V. XXIV, p. 987, 1870. . Pag. 307. — Note sur une Espfce NouveLLE D'Avellana pu Lyas SUPERIEUR, PAR E. DumoRTIER. ‘ Avellana cancellata. Pag. 310. — DescRIPTIONS D’ESPÈCES NOUVELLES DU BASSIN DE Paris, rar LE DI A. BrezAngon. } i e 3 } i } ‘ i fi i Rostellaria Boutillieri, Turbo Bajani, Cancellaria Baylei, Bythinia Feurensis, Nerita equina, Oliva micans. Pag. 329. — DESCRIPTION DE COQUILLES FOSSILES DES TERRAINS TER- TIAIRE INFÉRrIEURS, PAR M. C. MavER (seguito). Lucina Escheri, Pholadomya Meriani, Siphonaria alpinula, Turritella Bartoniana, Trochus abavus, Trochus Suessi, Cerithium (Bellardia) Janus, Cerithium rapum, Cerithium subalpinum , Cerithium Gothicum, Triton carens, Rostellaria Escheri, Purpura (Ricinula) Crossei, Cypraea filiola. Pag. 338. — CATALOGUE DES MOLLUSQUES FOSSILES DES MARNES BLEUES pe Bio, près Anriees (ALpes-warITIMEs), par M. ALrAeD Benn. Sono 2 Brachiopodi, 154 Acephala, 301 Gasteropoda, più 55 specie raccolte in un supplemento. Pag. 356. — DeSscRIPTION DE PLUSIEURS ESPÈCES FOSSILES D’AURI- LACÉS DES TERRAINS TERTIAIRES suPÈRIEURS PAR M. R. TouRNOUER. Plecotrema marginalis, Grateloup, Plecotrema Bourgeoîsi, P. Blesensis, P. Delannayi, Auricula globulus , A. (Stolidoma? ) Deshayesi, A. (Stolidoma?) Mayeri. Pag. 378. — BrAcHIOPODES DES CÒTES OCEANIQUE DE FRANCE, PAR P. FiscurR. Sono rari i Brachiopodi sulle coste oceaniche della Francia e ne son qui notate poche specie quali: 8 Argiope, 1 Megerlìa, 1 Tere- bratulina, e probabilmente potranno aggiungersi a queste I Wal- dheimia ed una Crania. Pag. 380. — Nore sur LE Delphinula Arion, MevscHENn, PAR H. C. RortENS van LENNESI. Pag. 381. — Note sur Les Burmes AvRICULIFORMES DE LA Nou- VELLE-CALEDONIE ET DEPANDANCES, PAR E. MARIE. Descrivesi l’animale di varie specie; indi i caratteri generali dei Bulimi auriculiformi, l'habitat, le cause del polimorfismo, la ma- niera di vivere, la riproduzione, e l’utilità di questi molluschi. Pag. 391. — Diagnoses moLLuscorum Novoruw, AuctoRE A. D. Brovvn. LSICRIO Helix eustrophes, H. ptycophora. H. rhinchaena, Pupa Moreletà. Pag. 393. — REMARQUES SUR CERTAINES ESPÈCES DE COQUILLES TER- RESTRES, HABITANT LA PoLyNÈSIE, ET DESCRIPTION D’ESPÉCES NOUVELLES, par W. Harper Prase. Pithys rotellina, P. imperforata, P. Atiensis, P. paucicostata, P. Roratongensis, P.? celsa, P. analogica, P. verecunda, Helicina Brazieri, Carelia variabilis, ed alcune varietà di specie già conosciute. Pag. 403. — DESCRIPTION D’'ESPÈCES INEDITES PROVENANT DE LA NovveLLe-CaLEDONIE, PAR H. Crosse. Helix Gentilsiana, H. Goulardiana, H. Vincentina, H. subsidia- lis, H. multisulcata, Gassies, H. Ferrieziana, H. Perroquiniana, Bulimus Pancheri, B. fibratus, Martyn, B. Souvillei, Morelet, B. Alexander, B. pseudocaledonicus, Montrouzier, B. Mageni, Gassies, Helicina Mariei, Melania Lamberti, la diagnosi della maggior parte delle quali fu pubblicata in questo stesso volume del giornale francese. Pag. 420. — DescRIPTION D’UN Helix DE LA NOUVELLE-CALEDONIE, PaR E. Marie. Helix Abax, la di cui diagnosi in questo volume. Pag. 422. — DescRIPTIONs D’ESPÈCES NOUVELLES DE L'ARCHIPEL CaLeponien, PAR M. Souversie (17 article) et Le R. P. MowntRov- zIER (15 article). Sono specie la di cui diagnosi comparve negli articoli precedenti, eccettuate le seguenti Xenophora (Phorus) australis, Souv., Ris- soina Lamberti, Souv., Cancellaria Rougeyroni, Souv., C. Lam- berti, Souverby. Pag. 433. — Varigris. — L’InventEUR DE L’AQUARIVM, PAR P. FiscuHER. Fin dal 1778 l’Abate Dicquemarre sognava la possibilità di un acquario sulle rive del porto di mare vicino alla capitale. I suoi voti sono stati coronati di successo perchè, egli abitava in Havre ed Havre stesso vide sorgere un acquario superbo. GENTILUOMO. — Dott. Cammillo Gentiluomo Redattore Raffaello Puntoni Gerente resp. TAVOLA PRIMA Bull. Maluc. It., Vol. ÎV. ab Sa 3 (00) Tawor Ap pa STES CHE VEBOSSITLI TEREBRATULA virre4, Born. Un esemplare dello Zancleano medio della contrada Scirpi presso Messina. Apparecchio apofisario d’un esemplare vivente del Mediterraneo. Apparecchio apofisario d’ un esemplare giovane vivente. Un esemplare, che si approssima alla forma romboi- dale, dello Zancleano di Scirpi. Sezione d’un apparecchio apofisario d’ un esemplare del pliocene di Gravitelli. Sezione dell’apparecchio interno d’un altro esemplare del pliocene di Gravitelli. Un esemplare largo alla fronte: Zancleano: Scirpi. Un esemplare troncato alla fronte dello Zancleano di Scirpi. Un individuo di forma tipica, da Scirpi. Sezione dell’ apparecchio apofisario di un esemplare di di forma oblunga dello Zancleano di Gravitelli. Esemplare della forma oblungata dal calcare pliocenico di Gravitelli. TEREBRATULA MINOR, Philippi (ingrandita). Esemplare del pliocene superiore di » 16.bis » Catanzaro. (ingrandita). Un individuo del pliocene superiore di Gravitelli presso Messina. Esemplare del pliocene di Gravitelli della var. Zyel- liana (ingrandito). Un individuo dello Zancleano sup. di cui sono più appa- riscenti le pieghe della contrada Pietrazza presso Messina (ingrandito). Apparecchio apofisario ingrandito del pliocene superiore di S. Pilippo presso Messina. ; Varietà troncata ed elargato alla fronte, pliocene su- periore di S. Filippo. Apparecchio apofisario ingrandito della 7. Lyelianad di Gravitelli. i TEREBRATULA SPHENOIDEA, Philippi. Un esemplare ristretto alla fronte dello Zan- SS vu cleano superiore della contrada Pietrazza: presso Mess. Un esemplare di forma tipica, contrada Pietrazza. Forma allungata dello stesso luogo e terreno. Un giovane dello miocene medio di Scirpi presso Mess. Una forma breve e larga di Scirpi nello Zancleano medio, Un esemplare colla troncatura frontale meno distinta, Scirpî. Un altro assai breve colla maggior larghezza verso la metà del medesimo luogo e terreno. Un grande esemplare e largo, dello Zancleano superiore di Trapani presso Messina. Apparecchio apofisario d’ un esemplare della contrada Pietrazza. ISS > ana Fah fo 1ò) o] i! [to] [uu = i de (2 RC ani lit cetaf SUOI Yl Re BIBLIOTECA MALACOLOGICA 1.° IsseL, A. — Malacologia del Mar Rosso. — Un. volume di pagine 388, con 5 tavole ed una carta VORO ee 2.° Brusima S. — Ipsa Chiereghinii Conchylia. — Un volume di 300 pagine . . . RA Sons Gli EpITORI son lieti di annunciare l° acquisto della pro- prietà letteraria dei Mer AI PER UNA-MALACOSTATICA TERRESTRE E D'ACQUA DOLCE DELL’ ARGENTINIA MERIDIONALE PER PELLEGRINO STROBEL. Questo lavoro occuperà il Volume 4.° della BIBLIOTECA MatLacoLocica e sarà accompagnato da carte geografiche e tavole in litografia. Opportuno programma indicherà i maggiori e più esatti dettagli in proposito. Entro Dicembre 18 di Esce” i - n olmo mu o o _ dI pi I a Ù Ra s) DI pia Un volume di 100 pag dall’ autore istess ) DI Questa » memoria fu presen ata ed ap] ZA Volume IV. — 4871. Trimestre terzo 1874, — Numero Sì DULLETTINO MA ILACOLOGICO A ANO Abbuonamento (pagamento antic.! per Italia L. it. 9. — Estero L. it. 10. SOMMARIO Viuca AnTtOoNIO E Giov. BattISstA. — Specie e varietà di Molluschi MANZONI A. StROBEL P. MAnzonI A. GeNnTILUOMO C. della Lombardia, catalogo sinonimico . Pag. 81 Fauna malacologica delle grandi profondità del Mediterraneo, esplorate durante i mesi di Lu- glio, Agosto e Settembre 1870, dal prof. W. B. CarPRNTER e JH. JwrN JEFFREYS. +. +. +. >» 97 Reclamo dispriorita ei e ai SALO Mediterraneo e Mar Rosso, respettiva Fauna malacologica e Flora fanosamica . . . . >» ivi Le esplorazioni delle grandi profondità ma- KID ENESI RAZIAE A eg) a O TOR DO e e SL Xivista del giornalismo estero . . . . . >» ivi PISA ZI NIA Sì PRANCESCO, 23. 1871 NOTIZIE—ANNUNZI — Se le informazioni avute sono esatte, come crediamo, la esplorazione mediante draga nei fondi marini presso e lungo la costa della Norvegia, di cui demmo un cenno nella copertina del 1.° numero, ha avuto buon resultato. Abbiamo già fatto pratiche onde ottenerne una relazione malacologica, che speriamo poter presentar nelle nostre pagine. — Nuove pubblicazioni : GeweLLARO G. G. — Studi paleontologici sulla fauna del calcare a Terebratula Janitor del Nord di Sicilia ; Parte III, fasc. t, 2; Molluschi Brachiopodi. D’Axcowa C. — Malacologia pliocenica italiana — fascicolo I, generi Strombus, Murexc, Typhis ; pagine 55 in 4.° con 7 tavole litografate in doppio colore. — Quest’opera è in deposito presso gli EpITORI DELLA BIBLIOTECA MaracoLogica al prezzo di Lire 8; sappiamo già pronto il testo pel secondo fascicolo. Gli Associati in ritardo, son pregati porsi in pari il più sollecita- mente possibile con 1’ Amministrazione di questo giornale. Le a ai IPA Specie e varietà di Molluschi della Lémbardia, Catalogo sinonimico; per i fratelli ANTONIO e Grov. BATTA VILLA. Nell'autunno 1844, coll’ occasione del congresso de’ Scienziati Italiani tenutosi in Milano, abbiamo pubblicato un Catalogo dei Molluschi della Lombardia premettendovi qualche idea generale sulla loro distribuzione geografica, sull’utilità ed il danno che producono, sui loro costumi, non che sulla storia degli studj che ‘ vi si riferiscono. Aggiungemmo poi alla nomenclatura di ogni specie l'iniziale della regione orografica dove fa normale dimora, notizie di studj tentati da noi pei primi. Da quell’epoca lo studio della Malacologia lombarda hu fatto grandi progréssi, specialmente pei lavori di Rezia, Strobel e Spinelli, e da quei lavori risulta che le stazioni orografiche di talune specie, si sono trovate assai varianti da un paese all’altro per le circostanze speciali di vege- tazione, di costituzione geognostica, climatologica ed idrografica, per il che qualche specie, la quale al di quà dell’Adda è monticola, nel Bresciano invece si trovò preferire la pianura, ec. Avendo noi al presente esaurito il numero delle copie del detto nostro catalogo, ed essendoci continuamente fatto ricerca dagli amici e dai librai, spinti e incoraggiati dagli amici stessi, abbiamo intrapresa la stampa di questo catalogo, di molto accresciuta e per le varie specie aggiunte di nuovo, e per le correzioni di altre non bene studiate per lo addietro, aggiunta fatta posteriormente all’ appendice pubblicata nel giornale di Malacologia dello Strobel, anno I, 1853, n.0 9, pag. 142. Il presente catalogo lo offriamo ai malacologisti che hanno col- lezioni, e che in La conoscono le specie, quindi (per servirmi delle parole del celebre De Candolle), per un paese conosciuto basta una semplice enumerazione di specie, senza frasi nè descri- zioni, ma con qualche sinonimia...... Dei semplici cataloghi dei nomi di genere e specie, distribuiti sia in ordine alfabetico, sia in ordine scientifico, sono utili per le ricerche di sinonimi, e per far trovare le descrizioni, sparse in un gran numero d’opere. « Il no- Bull. Malac. It., Vol. IV. 6 ele stro catalogo non è in ordine alfabetico (metodo da noi aborrito), per le ragioni addotte in una nostra memoria; Intorno tre opere di Malacologia del signor Enrico Drouet di Troyes: letta alla Accademia Fisiomedico-statistica nella seduta del 19 Giugno 1826, e pubblicata negli atti. Il metodo dell'ordine scientifico vi aggiunge importanza, ma più importante lo rende la quantità delle sinonimie che abbiamo riportate. Crediamo che questo sarà a sufficienza, e troviamo quindi inutile il mettervi l'indicazione delle zone oro- geografiche di stazione, le quali d’altronde trovansi già indicate sulla prima edizione di questo stesso catalogo, non che sulle opere di Strobel e di Spinelli. Per il ritrovo di tutte le specie indicate nel presente catalogo, non ci vantiamo noi soli 1 collettori, ma bensì affermiamo essere l’opera di più d’una cinquantina di persone, tutti nostri contem- poranei, malacologi o studiosi di Malacologia, non solo Lombardi, ma anche d’altre nazioni che si trattennero più o meno fra noi, ed ebbero l’agio di fare perquisizioni. Per la storia della Malacologia lombarda, crediamo opportuno di porre qui sotto la nota di quelli che si sono occupati, dichiarando di avere trascurato i nomi di coloro che avessero fatto raccolte senza essere studiosi di Malaco- logia, e di avere necessariamente tralasciato quelli pure di Malaco- logi che avessero fatto raccolte senza nostra saputa. Milano, Maggio 1871. NOTA di coloro, che occupandosi di molluschi nella Lombardia fornirono elementi per il presente Catalogo. Balsamo Crivelli, Barazzetti Guicciardi, Barzano, Bellati Carlo, Berla, Bertazzi Gallicano, Bertolio, Bettoni, Bonomi Giuseppe, Braghetta, Cajrati, Campeggi, Caprioli, Barone Cesati, Charpen- tier, Conte D’ Arco, Debeaux, De-Betta, De-Cristofori, Marchese Del Majno, Frattini, Genè, Giusti, Jan., Lanfossi, Longhena, Marani, Masè, Meda, Negri, Paganini, Pini, Pirovano, Porro, Prada, Praun, Raiberti, irainer, Restellini, Rezia, Rivafinoli, uiva- palazzi, Sayler, Senoner, Sordelli, Conte Sozzi-Vimercati, Spinelli, Spreafico, Îratelli Stabile, Strobel, Taccani, Titius, Marchese Trotti, Turati, Vallardi, Vandoni, Venetz, Walderdof, Wagner, Madamigella Whately, Wolf. Specie e Varietà di Molluschi della Lombardia : Catalogo sinonimico . Cefali A. (Nudi e Conchigliferi terrestri) POLMONACEI NUDI Arion, Férussac empyricorum, Fér. Varietà, rufus, Linneo succineus, Miiller Var. ater, Draparnaud cinctus, Mull. subfuscus, Fér. hortensis, Fér. fuscus, Mill. Limax, Férussac Da Campi, Menegazzi (!) Var. tutta nera punctulatus, Sordelli cinereo-niger, Wolf coerulans, Bielz antiquorum, Var., Fér. lineatus, Dumont i maximus, Linneo. antiquorum, Fér. cinereus, Mull. psarus, Bourguignat Var. cinerca Var. atra variegatus, Drap. | Limax, /avus, Linn. unguiculus, Brard. arborum, Buchard-Chant. marginatus, Mill. non Drap. agrestis, Linn. obliquus, Brard. Var. reticulatus, Mill. filans, Hoy Bettonii, Sordelli MraAx, Gray marginatus, Drap. non Mill. gagates, Drap. TESTACELLA Pecchiolii, Bourguignat (2) POLMONACEI CONCHIGLIFERI Succinea, Draparnaud (Cochlo- - dina, Fér. — Tapada, Stu- der—Amphibina, Hartman.) putris, Linn. amphibia, Drap, limosa, Dillwyn (Helix) succineus, Bourg. (Bulimus) ochracea, De Betta Pfeifferi, Rossmaessler calycina, Menlce italica, Jan Mi Zonites, nitidus, Drap. non Miil. SuccinzA, mediolanensis, Villa cblonga, Drap. non Turton elongata, Fér. succmea, Linn. (Helix) Virrima, Draparnaud (Helicoli- max, Fér. — Hyalina, Stu- der. — Cobresia, Hubner). elongata, Drap. vitrea, Hartm. (Limacina) Germamiae, Oken (Testacella) brevis, Fér. pyrenaica, Charpentier. glacialis, Forbes diaphana, Drap. virescens, Studer vitrea, Fér. limacina, Alten palliata, Hartm. nivalis, Charp. Charpentieri, Stabile pellucida, Mill. non Drap. limacoides, Alten Zonites, Montfort: isodomus. Jan gemonensis, Fér. Leopoldianus, Charp. olivetorum, De Betta non Gm. hiulcus, Jan cellarius, var. a bocca tonda di Porro nitens, Michaud Draparnaldi, Beck. lucidus, Montagu fulgidus, Parreyss cellarius, Mill. lucidus, Leach glaber, Fér. alliarius, Pfeiffer tenellus, Gmelin Villae, Mortillet eugirus, Stabile Mortilleti, Stabile nitidus, Mill. non Drap. lucidus, Drap. succineus, Hartm. Var. lombardicus, Megerle erystallinus, Miill. eburneus, Hartm. nitidulus, Drap. purus, Alder viridulus, Menke clarus, Held vitrina, Fér. petronellus, Charp. striatulus, Gray nitidulus, Pfeifi, non Drap. hydatinus, Rossm. diaphanus, Menke tenerus, Faure-Biguet hyalinus, Fér. PIE SITA fulvus, Mill. trochiformis, Montagu nitidulus, Alten trochulus, Dillw. Mandralisci, Bivona sylvestris, Da Costa (Trochus) eg DrepAnostoma, Porro Hreux, fruticam, Miller nautiliformis, Porro Heux, Linn. (emend. Lamk.) aspersa, Miller variegata, Herm. grisea, Gmel. non Linn. cineta, Miller lemmniscata, Brumati grisea, Linn. non Gmelin Var. albina otis, Meneghini Pollini, Da Campo lucorum, Miiller castanea, Olivier mutata, Lamk. pomatia, Linn. Gesneri, Lister Var. castana Var. fasciata Var. scalare (8) Var. sinistrorsa hortensis, Miller Var. fasciata nemoralis, Linn. Var. unicolora Var. fasciata (fascie 1 a 5) Var. albina a fascie jaline Var. subscalare Var. sinistrorsa arbustorum, Linn. Var. alpicola, Fér. Var. Melanismo picea, Ziegl. Wittmanni, Zawadzky castanea, Meg. Xatartii, Farines aetiops, Bielz terrestris, Gmel. cinerea, Poir. Var. fasciata incarnata, Drap. sylvestris, Hartm. Da Campo, Villa rubella, Bisso? carthusiana, Drap. carthusianella, Drap. Olivieri, Pfeiff. non Fér. cantiana, Montagu carthusiana, Muller e Fér. incolata, Ziegler Olivieri, Fér. non Pfeiffer dilucida, Parreyss candida, Ziegler calcaria, Stentz. thymorum, Alten candidula, Michaud unifasciata, Poiret striata, Brard striata, Drap. non Miiller strigata, Studer caperata, Leach e Montagu crenulata, Dillw. profuga, A. Schmidt striata, Porro costulata, Ziegler candidula, Studer Var. alpina, Meg. unifasciata, Poiret rugosiuscula, Michaud 79.7 CIAO METTA AGAIEN n PEC A gf Hruix, ericetorum, Mil. e Drap. HeLrx, zonata, Meg, non Studer lineata, Olivi eryca, Da Costa albella, Pennant ammonis, A. Schmidt candicans, Pfeiffer erycetorum, Porro et auct. caespitum, Drap. nebulosa, Ziegl. variabilis, var. Drap. hexagira, Meg. glabella, Porro, Malac. Prov. Com. striolata? var. strigella, Drap. Altenana, Gartner sylvestris, Alten personata, Lamk. isognomostoma, Gmel. holoserica, Studer non Gmel. obvoluta, Miiller bilabiata, Olivi holosericea, Gmel. trigonophora, Deshayes angigyra, Ziegler solaria, Menke rotundata, Miller radiata, Da Costa e Montf. ruderata, Miller umbilicus, Marklin tigrina, Jan cingulata, Studer zonaria, Hartm. Var. fascelina, Ziegl. Var. luganensis, Schinz Var. subscalare Var. scalare colubrina, Jan Preslii, Schmid nisoria, Rossm. nubila, Ziegl. colubrina, Var. Porro glacialis, Thomas (4) frigida, Jan Schmidti, Villa olim, non Zieg. Var. insubrica, Jan zonata, Studer non Fér. nec Pfeiffer Var. langobardica, Mousson vittata, Villa non Jan adelozona, Parreyss zonata, Strobel olim Var. rhetica, Mousson planospira, Lamk. e Rossm. non Mich. umbilicaris, Brumati zonata, F'ér. hispana, Linn. vittuta, Jan non Villa achates, Ziegler (°) ichtyomma, Held faetens, Pfeiffer var. pulchella, Draparnaud crenella, Montagu paludosa, Maton Var. costata, Miller pygmaea, Drap. MR IQme CD Hretix, rupestris, Drap. CroneLLa, Liesvillei? Bourguignat umbilicata, Montagu Var. spirula, Villa aliena, Ziegler saratilis, Hartman aculeata, Miiller spinulosa, Mont. hispida, Draparnaud Schrankii, Fitzinger sericea, Draparnaud badiella, Ziegler rubiginosa, Ziegler sericea, Stabile Var. sinistrorsa ciliata, Fér. hirsuta, Jan cinctella, Draparnaud lurida, Ziegler plebeja, Draparnaud Villae, Charp. non Deshayes nec Mortillet dolopida, Jan coadunata, Ziegler Var. leucozona, Parreyss GrANDINA, Schumacher, Polyphe- mus, Villa, Dispositio Cun- chyliarum). algira, Bruguière (9) Poireti, Fér. striata, Montf. cornea, Brumati. (Achatina) CroneLLa, Jeffreyss (Caecilioides, Fer. — Acicula, Risso — Caecilianella, Bourguignat). aciculoides, Jan acicula, De-Betta, olim dari, De-Betta e Martinati veneta, Charpentier acicula, Lamk e Bruguière octona, Gmel. (Helix) pusilla, Scacchi (Achatina) terrestre, Montagu (Bulimus) acticuloides, De-Betta Zua, Leach (Styloides, Fér. — Columna, Villa, Catal. e Di- spositio conchyliorum). lubrica, Miller subeylindrica, Linn. (Helix) stagnorum, Pulteney (Helix) glaber, Da Costa (Turbo) muscorum, Pennant (Turbo) lubricella, Ziegler BuLmus, Scopoli detritus, Miller sepium, Gmelin Var. corneus, Mich. Var. radiatus, Bruguière acutus, Bruguière obscurus, Draparnaud hordaceus, Lamk. rupiumn, Da Costa (Turbo) Pupa, Lamk. (Pupilla Leach) colium, Draparnaud umbilicata, Draparnaud muscorum, Cuvier (Bulimus) cylindraceus, Da Costa (Tur.) Villae, Charpentier LIRE VertIGo, pygmaea, Fér, Pupa, Sempronii, Charpentier dilucida, Meg. cupa, Jan muscorum, Lamk. non Dr. marginata, Draparnaud minuta, Studer chrysalis, Turton (Turbo) Var. bigranata, A. Schmidt non Rossm. bidentata, Pfeiffer triplicata, Studer pagodula, Des Moulins biplicata, Mich. Valsabina, Spinelli Ferrarii, Porro Var. elongata, Porro Var. intermedia, Porro Var. guttula, Porro doliolum, Draparnaud Vertico, Miller cylindrica, Mich. minutissima, Iartm. inornata, Mich. columella, Martens edentula, Studer nitida, Fér. sexdentata, Pfeiffer septemdentata, Fér. octodentata, Studer palustris, Turton antivertigo, Drap. e Lamk. (Pupa). 9 agi 1° ASORPIMIE SA MIRCIOR ERE ANO TAR Var. similis, Fér. pusilla, Miller heterostropha, Turton vertigo, Drap. (Pupa) Venetzi, Charpentier plicata, Miller hamata, Held angustior, Gray Torquinna, Studer tridens, Draparn. e Miiller variedentatus, Sturm (Bu- limus). Var. spreta, Ziegler quadridens, Draparnaud pachygastra, Ziegler oblongata, Rossm. frumentum, Drap. e Rossm. Var. cylindracea, Ziegler triticum, Ziegler Uyrica, Rossm. variabilis, Drap. e Rossm. mutabilis, Fér. polyodon, Drap. e Rossm. granum, Draparnaud secale, Drap. e Rossm. cinerea, Draparnaud (*) 5 dentata, Born (Turbo) similis, Brug. (Bulimus) tricolor, Villa megacheilos, Jan MEM N si ivi: % Torquirna, albilabris, Ziegler LR te Cnavsinia, didens, Linn. non Drap. Moricandi, Fér? Var. sinistrorsa avena, Draparnaud avenaceus, Brug. (Bulimus) multidentatus, Olivi (Turbo) Jumiperi, Maton lucana, Briganti . Var. circumplicata, Mouss. multidentata, Strobel 5 dentata, Meg. Bergomensis, Charpentier hordeum, Draparnaud Banza, Gray e Leach fragilis, Studer, Drap. ec. perversus, Linn. (Turbo) sinulis, Brug. (Bulimus) umiplicata, Calcara (Claus.) Deshayesiana, Bourguignat Crausiuia, Draparnaud (Cochlo- dina, Fér. — Volvulus, Ok.) diodon, Studer verbanensis, Stabile comensis, Shuttlewoet blanda, Porro non Rossm. blanda, Villa Catalogo laminata, Montagu bidens, Drap. non Linneo Var. granatina, Ziegler lamellata, Ziegler cornea, Meg. papillaris, Miller itala, Martens subrugata, Ziegler papillata, Fér. Var. baldensis, Parreyss Brauni, Charpentier subrugata, Ziegler columellaris, Meg. albopustulata, Jan alboguttulata, Wagner lombardica, Pfeiffer rubiginea, Ziegler, var. Var. punctata, Rossm. Var. destrorsa decipiens, Rossm. et Kust. non Ziegler suturalis, Meg. latestriata, Charpentier leucensis, Villa leccoensis, Villa apud Charp. Balsamoi, Strohel lamellosa, Villa clavata, Rossm. costulata, De Crist. et Jan non Lamk, nec Ziegler onusta, Villa ventriculosa, Fér. ventricosa, Draparnaud perversa, Sturm. labiata, Turton rugosa, Drap. obtusa, Pfeiffer nigricans, Turton Var. cruciata, Studer | MF LEGIONE si» Si Crausiia, plicata, Draparnaud plicosa, Fér. muratis, Studer Var. allungatissima Var. plebea, Ziegler plicatula, Draparnaud cruda, Ziegler exoptata, A. Schmidt dubia, Draparnaud rugosa, Blauner Var. destrorsa basileensis, Fitzinger lineolata, Held cruda, Charp. non Rossm. superflua, Meg. mucida, Ziegler Villae, Meg. gracilis, Pfeiffer C. Strobeli, Porro Stabilei, Charpentier tunvida, Stabile non Ziegler brembina, Strobel Whatelyana, Charpentier parvula, Studer minima, Pfeiffer crustata, Hartmann Pomatias, Studer maculatus, Draparnaud septemspiralis, Razoum. Villae, Spinelli (8) Pomarras, Porroi, Strobel Philippianus, Gredler Henricae, Strobel CrcLosroma, Lamarck elegans, Draparnaud reflexus, Linneo (Turbo) striatus, Da Costa Purura, Agassiz (Acmea, Pfeif- fer — Auricella, Jurine). lineata, Pfeiffer linearis, Kuster acicularis, Fér. (Carychium) cochlea, Studer (idem) lineatuwm, Porro (Cyclostoma) Var. polita, Hartmann fuscus, Walker (Turbo) Var. Villae, Stabile Carycnium, Pfeiffer elongatum, Villa tridentatum, Risso minimum, Miller carychium, Linn. (Helix) B. (Conchigliferi fluviali) Avricuna, Lamk myosotis, Draparnaud denticulata, Turton (Voluta) bidentata, Bivona (Ovatella) PLanorBIs, Bruguière italicus, Meg. etruscus, Ziegler meridionatis, Charpentier LITE Ae ale Le gioso PraAnorBIS corneus, Draparn. PranorBIs imbricatus, Drap. non purpura, Miller Var. scalare contortus, Miller devians, Porro substriatus, Meg. deformis, Lamk? albus, Miller e Pfeiffer hispidus, Draparn. e Brard villosus, Poiret spirorbis, Mill. non Drap. spiralis, Grateloup vortex, Muller septemgyratus Ziegler compressus, Michaud vortet, Linn. e Drap. non Miiller leucostoma, Michaud marginatus, Draparnaud umbilicatus, Miller carinatus, Studer complanata, Gmel. (Helix) planorbis, Maton (idem) Var. submarginatus, Jan carinatus, Miller dubius, Hartmann acutus, Poiret umbilicatus, Studer complanatus, Turton non Dr. planorbis, Linn. (Helix) planata, Maton (idem) Var. scalare acien, Meg. Miiller cristatus, Draparnaud imbricatus, Muùll. non Drap. nautileus, Linn. (Turbo) crista, Linn. (Nautilus) lenticularis, Sturm e Alten complanatus, Drap. non Turt. fontanus, Turton nitidus, Flemming non Miill. AncyLus, Geoffroy capuloides, Jan fluviatilis, Drap. e Miller riparius, Desmaret Var. sol Porro lacustris, Muller oblonga, Turton (Patella) Lymwarus, Lamk (Limnaeus, De- shayes e Drap. — Stagnicola e Gulnaria, Leach) stagnalis, Draparnaud vulgaris, Leach Varietà diverse Tomaselli, Menegazzi palustris, Draparnaud communis, Leach meridionalis, Parreyss fragilis, Linn. (Helix) striatula, O1. (idem) Var. corvus, Gmelin fuscus, Pfeiffer longispira, Andrz. elongatus, Draparnaud leucostoma, Lamk. octanfracta, Leach na RÈ Dassi Lg Lm. albicans, Gmel. (Helix) glabrum, Mill. (Buccinum) obscurus, Parreys marginatus, Michaud labrosus, Hartmann. solidulus, Villa pereger, Draparnaud Var. rimatus, Priana Var. glabratus, Hartmann Var. paludorum, Hartmann Var. aetiopicus, De-Betta Var. hypnorum, Hartmann Var. bilabiatus, Hartmann rubiginosus, De-Betta membranaceus, Porro . trunculatus, Goupil minutus, Draparnaud fossarius, Turton obscurus, Poiret (Bulimus) trunculatum, Mill. (Bucc.) limosa, Linneo (Helix) marmoratus, Bellardi intermedius, Michaud variabilis, Bellardi ovatus, Draparnaud acronicus, Meg. non Stud. limosus, Poiret (Bulimus) teres, Gmel. (Helix) gutta, Villa vulgaris, Parreyss Partschi, Fitzing. nigrinus, Liegler Var. Hartmanni, Charpent. Li. auricularius, Draparnaud Var. papilla, Hartmann ampullaccus, Rossm. benacensis, Menegazzi Paysa, Draparnaud hypnorum, Draparnaud turrita, Gmel. (Bulla) fontinalis, Draparnaud bulla, Mall. (Planorbis) Vanvata, Muller piscinalis, Lamk. trochlearis, Hartmann obtusum, Drap. (Cyclostoma) cristatus, Schroter (Trochus) fontinalis, Turton (Turbo) fascicularis, Gmel. (Helix) Var. scalaris, Stentz. Var. pusilla, Muller Var. umbilicata, Parreys Var. depressa, Pfeiffer spirorbis, Draparnaud planorbis, Draparnaud Var. cristata, Muller atra, Meg. PaLupina, Lomb. ( Viviparus Montf. Leachia Risso) vivipara, Drap. e Miill. fluviorum, Montf. vulgaris, Dupuy. contecta, Moquin Tandon Var. subscalare Var. inflata, Villa achatina, Drap. ventricosa, Olivi fasciata, Gmel. (Helix) IRE SOIA PO SET ET Lal VE a, Parupinai, Var. violacea Var. benacensis, Menegazzi Var. pyramidalis, Jan atra, Jan crassa, Villa Var. fasciata impura, Drap. e Lamk. tentaculata, Linn. (Helix) jaculator, Mùll. (Nerita) e varietà diverse similis, Mich. fluminensis, Lang. idria, Fér. minuta, Ziegl. parvula, Jan acuta, Drap. stagnorum, Turton viridis, Drap. miliaris, Berté pellucida, Benz. alpestris, Villa Var. smistrorsa PrreuLa, Jan annulata, Jan italica, Meg. (Melania) helvetica, Michelin (idem) Neritina, Lamk. (Teodoxus Montf.) atra Parr. atrata, Ziegl. Prevostiana, Partsch. trifasciata, Menke trizona, Meg. transversalis, Porro non Ziegl. NERITINA, ticinensis, Villa fluviatilis, Lamk. lutetianus, Montf. (Teodoxus) e molte varietà rhodocolpa, Jan intexta, Villa danubialis, Ziegl. Var. gardensis, Stentz. serratilinea, Ziegl. Acefali A. (Submitilacei) Anoponta, Bruguiére ventricosa, Pfeiff. ponderosa, Pfeiff. Rossmaessleriana, Dupuy cygnea, Linn. canescens, Stentz. limpida, Par. Vir. minore anatina, Pfeiff. idrina, Spinelli piscinalis, Nilsson glabra, Ziegl. exulcerata, Villa cellensis, Pfeiff. sulcata, Nils. leprosa, Parr.. variabilis, Bellardi FAT pres ANODONTA, rostrata, Kokeil Unio, glaucinus, Ziegl. benacensis, Villa truncata, Kutschig triangularis, Lanza parvula, PDrouet minuta, Parr. Arasmoponra, Say (Margaritana Schumacher, Iridina Stentz.) Bonellii, Fer. depressa, Meg. compressa, Menke Var. uniopsis, Lamk. Var. incurva (curvata) Rossm. Unro, Bruguiere sinuatus, Lamk. (9) crassissimus, Fér. rostratus, Pfeiff. longirostris, Ziegl. pictorum, Lamk. tumidus, Retz. e Pfeiff. solida, Turton Spinellii, Villa elongatulus, Ziegl. batavus, Pfeiff. Requieni, Mich. Villae, Stabile destructilis, Villa Moquinianus, Vupuy gurkensis, Ziegl. sericatus, Parr. Sandri, Villa Var. ovalis, Meg. corrosus, Villa platyrhynchus, Zieg. B. Cardiacei CycLas, Bruguiere, (Cornea Meg.) Sphacrium, Scopoli) cornea, Lamk. rivalis, Drap. e Mull. stagnicola, Leach amnica, Pulten. communis, Meg. lutea, Ziegl. citrina, Brown Var. tumida, Ziegl. calyculata, Drap. tuberculata, Alten lacustris, Drap. globosa, Meg. nucleus, Stud. Pisipruw, Pfeiff. (Pisum Meg.) inflatum, Meg. Pfeifferi, Ziegl. obliquum, Nilss. palustre, Drap. amnica, Mill. fontinale, Pfeiff. e Drap. . gna Cronas, pusillum, Turton. (‘vcLas, casertanum, Poli australe, Philippi obtusale, Nilss. e Pfeiff. Stabilei, Schmidt minimum, Stud. planum, Pfeiff. ovale, Petit globulosus, Gassies gibbum, Leach lenticularis, Normand NOTE (1) Limax Da-Campi — Bettoni in una nota pubblicata nel Bullettino Malacologico italiano N. 5 del 1870, sul Limar Da- Campi, descrive diverse varietà, che Strobel non riterrebbe tutte nuove, e risulterebbero come segue: Lmax Da Campi Menegazzi Var. trilineolata, Bettoni » monolineolata » » fusca » » Sordellii » >» elegans » » atrata » » Amaliae » (2) Testacella Pecchiolii Bourgnignat. Non sappiamo da chi sia stata trovata in Lombardia, ma la citiamo essendo stata indicata come Lombarda dal Bourguignat. (Les spiciléges malacologiques pag. 21.) (3) Helix pomatia. Varietà scalare. Di questa bella varietà, o per dir meglio deviazione, mostruosità, il sig. Guicciardi Barazzetti ne rinvenne un individuo nei boschi di Rivolta d’ Adda, e questo si conserva nella collezione del fu D. Giuseppe Stabile, stata acqui- stata dal sig. Marchese Gualterio. Non sappiamo che sia stato trovato altro esemplare da alcuno. (4) Hel glacialis. Citiamo questa specie come Lombarda, perchè indicata dallo Strobel come del Monte Ortelio nel suo Essai d’ une distribution orografico-geographique des mollusques terrestres dans la Lombardie. Per quante indagini però siensi da noi fatte nelle regioni alpine della Valtellina per trovare questa specie, non ci è oggi Lo stato possibile di rinvenirla. Le località naturali di sua dimora, sono le alpi piemontesi. (5) Helix achates. Di questa specie ne fu trovato da noi un solo esemplare bene caratterizzato, per lo che Strobel riflettendo anche essere specie del Tirolo T'edesco, ritiene essere un esemplare mo- struosamente appiattito della Helix adelozona var. rhactica. (*) Glandina algira. Viene indicata questa specie come tro- vata da Spinelli nel Bresciano, in un unico esemplare. Fatto stravagante per essere caratteristica dell’ Istria e Dalmazia: per il che dubitando noi stessi della realtà, o supponendo l’ esem- plare perduto da alcuno per qualche strano incidente, non ab- biamo tenuto calcolo nella nostra 1° edizione, Catalogo dei mol- luschi della Lombardia, 1844. (7) Torquilla cinerca, 0 quinquedentata. Questa specie era stata indicata come di Lombardia nel Catalogo dei molluschi della Lombardia da noi pubblicato nel 1844, e ciò dietro sola in- dicazione avuta dall’amico De-Cristofori che la ricevette come tale. Strobel nel suo Essai ec. citato, dichiara assolutamente impossi- bile il suo rinvenimento in Lombardia. Noi abbiamo già mo- strata la sua possibilità nel nostro lavoro. « Sulla distribuzione oro-geografica dei molluschi nella Lombardia. Ora possiamo ag- giungere che venne trovata erratica fra le foglie portate dalle acque del naviglio in Milano, pel primo da Longhena, indi da Campeggi e da Napoleone Pini, che la rinvenne anche coll’ ani- male vivente; così pure venne raccolta a Monza nel parco, sulle rive del fiume Lambro. Da ciò si vede, che se rinviensi erratica e anche viva, vi deve essere tra noi il suo luogo di stazione. (8) Pomatias Villae. Citiamo questa specie perchè indicata dallo Strobel nel suo lavoro. Essai ec. mentre Spinelli, l’autore del nome della specie, che l’ha trovata pel primo nel veneto, non l’ha citata nel suo Catalogo dei molluschi terrestri e fluviali della Provincia Bresciana. (9) Unio sinuatus. Questa specie che i signori De-Betta e Mar- Lisati nel loro lavoro sui molluschi terrestri e Auviatili delle Pro- vincie Venete, anno 1855, indicavano averne un esemplare del Padovano ricevuto dall’ingegnere Grubissich, venne dappoi rinve- nuto in buon numero nei paesi stessi; ora veniamo assicurati dal signor Ettore Berla e dal M. R. D. Francesco Màsè Arciprete di Castel D' Ario, che il Conte D’ Arco lo ha scoperto pure nel Mantovano. Fratelli Antonio e Gio. Bart. Vinna. SLI S@i e Fauna malacologica delle grandi profondità del Mediterraneo esplorate durante i mesi di luglio, agosto, settembre 1870, dal prof. W. B. Car- PENTER e JH. JWrN JEFFREYS: relazione del Dott. A. MANZONI. Anche prima d’ora io avrei potuto intrattenere i lettori del Ballettino Malacologico Italiano su questo al tutto nuovo ed im- portante argomento, giacchè fino dai primi dell’anno in corso io ricevevo dalla cortesia del signor Jeffreys l'opuscolo da cui traggo la presente relazione, intitolato: Zteport on Deep-Sea Researches corried on during the months of July, August and September 1870, in H. M. Surveiyng-Ship- Porcupine, by W. B. Carpenter and J. Jwyn Jeffreys (N.° 125 of the Proceedings of the Royal Society). Ma la novità e l’importanza della cosa in sè non rimane attenuata per questo mio ritardo nel farla conoscere. Al che mi accingo direttamente. L’ammiragliato inglese e la società reale per l’incoraggiamento delle Scienze, di pieno accordo procuravano che nell’anno 1870 avesse luogo, come nei due precedenti, una spedizione scientifica destinata ad esplorare le grandi profondità dei mari. Il battello a vapore Porcupine, comandato dall’ abilissimo capitano Calver e maneggiato da un equipaggio ammaestrato a secondare ricerche scientifiche, accolse il prof. W. B. Carpenter ed il di lui figlio, come incaricato delle ricerche fisico-chimiche, ed il signor Jeffreys assieme al giovine naturalista svedese Josua Lindahl, come assi- stente per le ricerche zoologiche. L'opera ed il corso di questa spedizione venne divisa in due tratti. Nel primo di questi avevano ad esaminare le profondità marine incontrate fra Falmouthe e Gibilterra, nel secondo quelle del Mediterraneo frapposte a Grbil- terra e Malta. Ora è dei resultati ottenuti in questa seconda parte della spedi- zione, 0 per quanto questi resultati principalmente riguardano la Malacologia, ch'io debbo riferire. E penso di attenermi al miglior partito riproducendo tradotti quei brani dell’opuscolo citato nei quali di questi resultati è tenuta parola. Bull, Malac. It., Vol. IV. 7 dl ae i L'A e” 7A eggs « Nella maggior parte di questi punti o stazioni (disseminate e geograficamente determinate fra Gibilterra e Cartagena, sia in vicinanza alle coste, sia in alto mare dove verificavansi le mag- giori profondità), noi esplorammo il fondo marino col mezzo della draga e con molto minor profitto di quello che non avessimo previsto. Ad eccezione delle vicinanze delle coste, da un lato e dal- l’altro, dove il fondo si mostra roccioso ed ineguale, dapertutto il fondo stesso marino si mostrò composto di una viscida melma, costituita da una sabbia tenuissima gialliccia, mista ad un’argilla. turchiniccia; la prima predominante in alcuni punti, la seconda in alcuni altri. Considerevoli quantità di questa melma furono laboriosamente stacciate, spesso senz’ altro lasciare addietro che rari frammenti di conchiglie od uno scarso numero di foraminifere, ed in nessun caso mostrantesi anche solo mediocremente abitate da animali viventi di qualsiasi specie. — Il nostro disinganno a que- sta inaspettata miseria di vita non fu piccolo; e tale per di più era destinato, come nel seguito apparirà, a mantenersi lungo l’intera nostra spedizione attraverso le più profonde regioni del bacino occidentale Mediterraneo. L'operazione del dragare nelle vicinanze delle coste ed a piccole profondità venne difficoltato dalla natura rocciosa del fondo, sul quale frequentemente la draga s'impigliava; per modo che dopo la perdita di più che due draghe e di una considerevole quantità di corda, il capitano Calver ebbe a concludere, che i mazzi di canapa e di corde sfilacciate solamente dovessero adottarsi dove l’ineguaglianza dei sondaggi annunziava un pericolo per la draga. Ora questi mazzi di canapa, stoppa e corde e reti sfilacciate ed intricate per quanto raccolgono molto meglio della draga i Bryozoi, gli Echinodermi, i Crostacei ed i piccoli Coralli, non altrettanto fanno per le conchiglie. Quindi è che la collezione dei molluschi ebbe a riescirci anzi che no scarsa. Pur nondimeno alquanto di quei tipi che vennero raccolti si mo- strano di considerevole interesse. Così alla stazione 45 (35°, 36°, . Lat. N., 2.9 29° Long. O.), alla profondità di 207 fathoms racco- gliemmo il Turbo Romettensis, Seguenza, ms., e la Scalaria plicosa, ambedue fossili siciliani, 1’ Odostomia obliquata, Philippi, due specie non descritte di Pluline ». « Nelle ore pomeridiane del 20 Agosto noi gettammo l'ancora nella baia di Cartagena dove raccogliemmo la Pleurotoma decus- sata, Phil., fossile siciliano. Alla stazione 48 (37,° 11 Lat. N., 0°, 31, Long. 0) il fondo fu trovato a 1328 fathoms, e di ARR ro eri natura non molto promettente; ed infatti allorchè la draga venne tirata a bordo fu trovata ripiena di viscida melma e senza il minimo segno di vita animale. Esperimentammo noi in quell’oc- casione la verità di quel versetto ». Beati quelli che nulla s' aspet- tano, poichè essi non rimarranno disillusi. « Una grande quantità di tale melma venne lavata e stacciata senza lasciare altro che pochi frammenti di conchiglie; e nostro malgrado noi fummo per tal modo condotti ad emettere che nulla vi era a raccogliere in quei luoghi. Un egual resnItato ci aspettava nell’ esplorazione che il giorno susseguente noi alla stazione 49 (36°, 29° Lat. N., 0°, 31 Long. 0) praticammo dove la profondità era di 1412 fathoms. — Dopo di che noi ci dirigemmo verso la costa algerina, e gettammo la draga in acqua sottile fra 5* 50 fathoms raccogliendo alcune conchiglie di singolare importanza: Venus multilamella, Lk., So- larium pseudo perspectivum, Br., Mitra zonata, Marryat (fossile siciliano), Mytlus incurvatus, Phil. (fossile siciliano), Sportella Coilleti, Conti (fossile del M. Mario). < Nel corso della volta noi navigammo di nuovo verso le acque profonde, e alla stazione 49 (36°, 29° Lat. N., 00, 31° Long. 0), in una profondità di 1415 fathoms noi fummo più fortunati col dragare, le seguenti conchiglie essendo stato raccolte: Nucula sp. n. (quadrata), N. pumila, Asbj6rnsen (forma nordica), Leda sp. n. (anche delle coste Portoghesi), Pecchiolia granulata, Seguenza ( fossile siciliano), Zrochus gemmulatus, Phil. (fossile siciliano), Rissoa subsoluta, Aradas, (fossile siciliano), Natica affinis, Gmel. sp. nordica, Br. (fossile siciliano), Zrophon multi lamellosus, Phil. (fossile siciliano), Nassa prismatica, Br. (fossile siciliano), Colum- bella haliaeti, Jeffr. (sp. nordica e fossile siciliano)? — Bwccinum acuticostatum, Phil., Pleurotoma carinata, Jan (forma nordica e fossile siciliano), P. Torquata, Phil., (fossile siciliano), P. decus- sata, Phil. (fossile Siciliano ), Planorbis glaber, Jeffr. (d’ acqua dolce! ), Spirialis physoides, Forbes = S. recurvirostra, A. Costa ». « Riprendendo la nostra direzione verso la costa algerina noi ci mantenemmo paralleli a questa durante maggior parte del giorno di poi, qua e là spazzando il fondo marino coi mazzi di stoppa intricata, i quali ci raccolsero Bryozoi in abbondanza, Echi- nodermi, e precisamente alla stazione 50, a poca distanza dalla costa ed in piccola profondità ci fruttarono un esemplare di 7ro- chus biangulatus, Echw., fide Hornes, 7. ditropis, S. Wood (fos- sile del miocene e del Crag. corallino) ». 4 — 100 — « Nelle vicinanze del porto d’ Algeri ed in acque poco profonde noi ottenemmo i seguenti molluschi: Pecchiolia, sp. n. (fossile sici- liano ), Solarium pseudo-perspectivum, Br. (fossile siciliano e del Crag. rosso e corallino), N. labiosa, S. Wood, N. trifasciatus, Adams, ed una Bulla sp. n. ». « Di bel nuovo ritornammo alle acque profonde noi con perse- veranza ne esplorammo il fondo a mezzo della draga; e della pro- fondità di 1503 fathoms noi ci procurammo alcuni quintali di quella stessa sterile melma, la quale di già così poco profitto, in in cambio del molto disturbo nell’ottenerla, ci aveva fruttato. Ancora questa volta il vaglio e l’ apparecchio lavatore ci rispo- sero « sterilità completa ». Sconcertante come a noi zoologi doveva riescire qussto resultato, non lascia però di non esser di gran valore per i geologi, alla riflessione dei quali s’ intende di sotto- porlo per le inferenze che se ne possono dedurre ». « Dopo di che noi ci determinammo a lavorare in prossimità della costa, impegnando presso che sempre i fasci di stoppa intri- cata per esser roccioso il fondo marino. Così alla stazione 50 noi raccogliemmo i seguenti molluschi: Leda acuminata, Jeffr. (fos- sile siciliano), Dentalium abyssorum, Sars (sp. n.), Turritella su- bangulata, Br. (fossile siciliano) ». « Lasciando Tunisi noi dirigemmo Je nostre operazioni draga- torie su di un terreno maggiormente produttivo, cioè sul banco che s’interpone alla costa Affricana ed alla siciliana e separa i due bacini orientale ed occidentale del Mediterraneo, chiamato - «l’Adventure Bank » dal nome del vascello sul quale l’Ammira- glio Smyth stava esplorando in quelle regioni. Quivi noi trovam- mo in 25 a 85 fathoms di profondità i seguenti molluschi: Zrochus suturalis, Phil (fossile siciliano), Henophora crispa, Kònig (fossile siciliano), Oylicna striatula, Forbes (fossile siciliano), C. ovulata, Br. (fossile siciliano). E sette miglia in fuori di quel punto che è detto Sedia di Rinaldo, fra 60 e 160 fathoms di profondità, noi ottenemmo: Tellina compressa, Br. (fossile siciliano), specie che possiede i seguenti sinonimi: Tellina striatula, Calcara, T. stri- gillata, Phil, Psammobia Weinkauffi, Crosse, Angulus Macandrei, Sow. Raccogliemmo inoltre numerosi esemplari di Megerlia trun- cata a diversi stati di sviluppo, tra i quali i più giorni presenta- vano la particolarità di una serie di sefae protendentesi fuori dal margine della conchiglia per una lunghezza eccedente quella del lungo diametro della conchiglia stessa. Altre specie e importanti -- 101 — vennero raccolte come: Xellia, sp. n. (fossile siciliano), Gadinia excentrica, Tiberi, Kissoa, sp. n., Scalaria frondosa, Som. (fossile siciliano e del Crag corallino), Odostomia unifasciata, Forbes, Pi- ramidella plicosa, Bronn (fossile siciliano e del Crag corallino), P. lacviuscula, S. Wood, Acteon pusillus, Forb. (fossile sici- liano) ». « Lasciando il porto di Valletta noi ci diregemmo verso N. E. ad un punto pressochè 70 miglia distante, dicontro al quale tro- vavasi sulla carta segnata una profondità di 1700 fathoms, difatti raggiungendo questo punto, che divenne per noi la stazione 60 (36°, 31° Lat. N., 15° 46° Long. E.) la sonda fu gettata, e 1743 fathoms di funicella scesero a basso. Il saggio di fondo marino apportatoci dalla sonda ci avvertì della presenza anche in questa località di quella melma gialliccia che altrove ci aveva fatta spre- care tempo e fatica e ci decise a risparmiare un’intera giornata, che tale sarebbe stata richiesta per gettare la draga in questa pro- fondità, che fu la massima che non avessimo ad esplorare nel corso della spedizione nel Mediterraneo ». « Così noi prendemmo un ultimo congedo del bacino Mediterraneo con un sentimento misto di soddisfazione e di disinganno; poichè se le nostre ricerche riescirono profittevolissime del punto di vista fisico-chimico, rimasero invece dal punto di vista zoologico assai inferiori alla nostra aspettazione ». E qui mi si permetta di dar luogo ad alcune riflessioni intorno al resultato presso che negativo dal punto di vista zoologico che è stato il frutto ben altrimenti soddisfacente e congetturato delle ricerche negli abissi del bacino occidentale del Mediterraneo e pri- ma che di questo stesso resultato io venga a porgere la spiegazione sulla scorta delle osservazioni istituita dai navalisti Inglesi. — Al- lorquando io 3 anni or sono mi recavo all’ isola Elba per esplorare colla draga in fondo circostante, nutrivo l'aspettativa ridente d’in- contrarmi anche con maggior profusione e ricchezza di forma ma- lacologica di quella che pure si incontra lungo le coste Mediter- ranee. Ragionavo io allora in tale proposito in quel modo con cui io ho seritto di poi formulando un progetto e schema di una spe- dizione italiana per la esplorazione delle grandi profondità del Mediterraneo (Rivista marittima del Luglio ed Agosto 1870) cioè nel modo che qui riporto « D'altra parte vi è fondamento a rite- nere che la profondità del Mediterraneo (non inferiore in alcuni punti a quelle esplorate collo scandaglio e molto più colla draga — 102 — negli Oceani) alla guisa di queste debbono esser ricchi di animali ben distinti da quelli attualmente abitatori delle coste o delle pic- cole profondità; e quindi o del tutto nuovi per la scienza o molto più verosimilmente ed istruttivamente corrispondenti alle forme vissute durante il periodo terziario dentro lo stesso bacino. Le quali forme avrebbero potuto ristringersi e mantenersi inalterate nelle grandi profondità in ragione della persistenza dentro queste di quelle condizioni temperatura, di costituzione del fondo, di salinità dell’acqua che avevano determinato il loro sviluppo nei precedenti periodi geologici. E tale persistenza di forme animali e di condi- zioni fisico-chimiche nelle profondità del Mediterraneo si trova certificata dall’esser stato raccolto aderente alla fune telegrafica sottomarina fra Cagliari e Bona, sollevata da una profondità di 2000, a 2800 metri, buon numero di Molluschi testacei e di co- rallari corrispondenti ad alcune specie che si raccolgono nelle marne grigie plioceniche che ricuoprono il piede settentrionale dell’ap- pennino, specie attualmente scomparse dalla fauna littorale Medi- terranea; e dal vedere come le nuove specie, che da ogni classe di animali abitatori del fondo marino sono di giorno in giorno aggiunte alla Fauna del Mediterraneo, provengano per la massima parte da più o meno considerevoli profondità od abissi del nostro mare. Quanto all’accennata persistenza negli abissi dell’ attuale bacino delle condizioni fisico-chimiche vigenti durante i periodi terziari, è da riflettere che da un lato l'assenza di correnti profonde, la nessuna 0 leggera modificazione di livello e profondità intervenuta durante questo lasso di tempo, e dall’ altro la scientifica dimostra- zione che c’insegna di attribuire principalmente a cause astrono- miche, piuttostochè all’affievolimento del calore centrale terrestre, le variazioni di clima intervenuta durante l'epoca terziaria fino ai nostri giorni, lasciano verosimilmente ammettere che le acque degli abissi mediterranei sieno rimaste fino dai tempi geologici accennati immobilmente tranquille, che per nulla abbiano cam- biata la composizione chimica e per poco la densità e la temperatura loro, e questo solo limitatamente alla zona delle acque superficiali ed in relazione colla fluttuazione termica annua a cui va soggetta ». Se non che l’esperienza venne ben presto a deludere le mie aspettative e a dimostrarmi come al di là di un certo limite di profondità (riconosciuto da me come il limite di azione delle onde sul fondo marino) « le fond devient vaseux, et cette nature de fond se continue au large de la còte avec une remarquable uniformité. -- 103 — Sur ce fond la drague ne m’a rapporté que des coquilles mortes encroùtées par des Bryozoaire, enveloppées par des Spongiaries, ou habitées par des pagures » (Journal de Conchyliologie, 1 Avril, 1869). Così la larga messe ch'io mi era ripromesso dai fondi del Mediterraneo si risolse in un resultato presso che negativo dal punto di vista zoologico delle mie ricerche, ed in alcune considera- zioni di applicazione geologica che io inserii in questo Bullettino (Bull. Malac. Ital., 1869, Maggio, Giugno). Volendo io infatti ren- dermi conto della « frappante sterilité d’ animaux et de vegetaux » riscontrata, scrivevo. « Per ragioni, ch'io invero non sono in caso di precisare, si riscontrano di questi fondi melmosi a profondità non straordinaria, completamente spogli di vita vegetale e poveri di quella animale. Un tal fondo esiste all’ intorno dell’isola Elba, formato da una melma grigiastra uniforme, quasi esclusivamente abitato da qualche Anellide e Tunicato e da buon numero di Echinodermi Asteriade, Ophiuride ed Oloturiade (mi sovvengo di avere all’altez- za del capo Calamita da un percorso di draga di forse neanche 200 metri tratta a superficie una saccata di una sola specie di Aste- riade). Questo fondo sembra per di più corrispondere esattamente a quello incontrato da Jeffreys al di fuori del Golfo della Spezia, posto fra 40 e 50 fathoms di profondità; e fors’ anche questo fondo sì estende uniforme attraverso il mar Tirreno e rappresenta nel- l’attuale bacino Mediterraneo le così dette zone marnose od ar- gillose azoiche del bacino pliocenico ». Accennavo io per tal modo fin d’allora alla interpretazione geo- logica di quel resultato, che le mie limitatissime e meschine esplo- razioni e quelle colossali e costosissime dei naturalisti inglesi con- sonava in una maniera al tutto sconcertante. Constatavo in pro- fondità non grandi, ma pur sempre inferiori al limite di azione dei frutti, la natura melmosa, impalpabile, viscida, grigiastra del fondo mediterraneo e la sorprendente sua sterilità; e pensando al- l’indisturbata tranquillità a cui doveva trovarsi soggetta la massa liquida di questo mare al di sotto del limite di azione delle onde, congetturavo che l’ estensione di questo stato di cose potesse esser vasta attraverso il bacino mediterraneo. Osservazione che la spedizione inglese ha confermata, congettura che ha messa fuori di dubbio. E da ritenere infatti che il fondo del bacino occiden- tale mediterraneo trovisi ricoperto ‘uniformemente da melma, e scarsissimamente popolato di vita animale e vegetale; ed è da accettare come spiegazione di tale stato di cose quella che ci — 104 — vien offerta dal dott. Carpenter nella seconda parte del sovracitata Report on Deep-Sea Rescarches ec. ec. e ch'io qui per estratto verrò riportando. « L'acqua del Mediterraneo diferisce da quella dell'Atlantico non solamente per una maggior quantità di sali tenuti in soluzione, ma anche per contenere uniformemente diffusa nella sua massa particelle di materia solida tenuta in sospensione ed allo stato di minima divisione. Questo fatto può sembrar strano a quelli che conoscono, sia per osservazione propria, sia per rappresentazione pittorica, sia per informazione di altri, e la proverbiale trasparenza e la tinta intensamente turchina delle acque del Mediterraneo. Ma l’opportunamente contradittoria combinazione di questi due feno- meni verrà spiegato come stia in relazione di causa ad effetto ». « La nostra attenzione si diresse per la prima volta in questo senso per aver trovato che l’acqua del fondo portata a superficie col mezzo del relativo apparecchio si mostrava più o meno torbida, e che tale torbidezza non veniva tolta di mezzo-col filtro. Ora come questa chiarificazione dell’acqua veniva dimandato per la deter- minazione del Cloruro, si osservò che l’acqua passata due o tre volte pel filtro lasciava dietro a sè particelle di materia inorganica dalla massima finezza. E siccome è ben conosciuto dai fisici e chimici che la lunghezza di tempo richiesta per il depositarsi di un precipitato aumenta col grado di tenuità delle sue particelle, non ostante l’elevatezza del peso specifico della materia com- componente il precipitato stesso, così, tenendo a conto che le acque profonde del Mediterraneo si trovano non solo tagliate fuori dalla generale circolazione oceanica, ma che per di più sono presso che . al tutto escluse da ogni circolazione verticale in se stessa, si può ragionevolmente pensare che la percettibile torbidezza dell’acqua di fondo sia dovuta all’impercettibile diffusione della stessa tenuis- sima materia diffusa attraverso l’intera massa delle acque sovra incombente a quelle di fondo. E che così realmente sia la cosa si ha per doppiamente provato. Noi impariamo dagli Ingegneri di marina che i depositi di incrostazione delle caldaie che hanno lavorato con acqua del mediterraneo differiscono in confronto dai depositi lasciati dalle acque dell’ Atlantico non solo per la loro maggior quantità di sale, ma più per la presenza di un fondo di melma impalpabile che rimane come prodotto di evaporazione delle acque mediterranee tratto dalla superficie del mare. Questo resul- tato di esperimenti in larga scala combina con quello derivato dai ii prof. Tyndal dall’osservazione per mezzo della luce elettrica di un saggio di acqua superficiale del Mediterraneo; poichè questa venne trovata straordinariamente carica di tenuissime particelle in s0- spensione alla guisa dell’acqua del lago di Ginevra. } dal prof. Tyndal venne inoltre mostrato, come in ambo i casi alla presenza di queste particelle sia da attribuire la peculiare intensità del co- lore turchiniccio caratteristico di queste acque ». « Ed allorquando noi ci facciamo a ricercare la sorgente di questa materia tenuta in sospensione, della quale col progressivo precipitare da origine a quel deposito melmoso che cuopre tutte le parti più profonde del Mediterraneo, noi troviamo che con tutta probabilità (almeno per il bacino occidentale) sono state importate dal Rodano; del quale fiume il tratto superiore trasporta costan- temente una ingente massa di materia sedimentosa nel lago di Ginevra. Così il bacino occidentale del mediterraneo sta in rap- porto alla inferiore porzione del corso del Rodano ed a noi tribu- tare, a quella stessa guisa che il lago di Ginevra sta alla porzione superiore del suo corso. Ed ora simile generale diffusione di ma- teria sedimentare è probabilmante effettuata attraverso tutto il bacino orientale dalla corrente del Nilo ». « Ora la questione della deficenza di vita animale nel fondo caratteristico degli abissi mediterranei naturalmente si lega al- l’intima obbiezione geologica della quale le ricerche del profes. Edoardo Forbes furono per lungo tempo ammesse a dare una soddisfacente soluzione. Ma tale spiegazione, che, cioè, i depositi così detti azoici si fossero formati in profondità marine troppo grandi per ammettere l’esistenza di esseri viventi, essendo stata dimostrata insussistente, resta ancora a rispondere all’ antica ob- biezione. Ed è chiaro che se si possa mostrare che una condizione pregiudicevole alla vita animale esiste attualmente negli abissi del Mediterraneo, quale avrebbe anche prevalso dove altri depositi azoici si fossero formati, un gran passo si sarà fatto per risolvere tale obbiezione. Ora noi siamo disposti a credere che tale eondizione debba ritrovarsi nella torbidezza dell’ acqua di fondo. Infatti tutti gli animali marini dipendono per l’aereazione dei loro fluidi dal contatto dell’ acqua sia colla loro superficie esterna, sia con uno special prolungamento di questa. Ora se quest’ acqua sia carica di particelle tenuwissime di materia, il loro depositarsi sulle superfici respiratorie offenderà il processo di aereazione e ca- gionerà l’asfissia. Questa non è una vera ipotesi: è noto infatti che — 106 — v i banchi di ostriche non possono stabilirsi dove l’acqua sia resa torbida da corrente di fiume o di marea. ». « È riservato ai geologi il dire quanto questa spiegazione possa applicarsi al caso dei depositi azoici delle epoche primitive ». « Evvi altra condizione la quale deve esser non meno potente a mantenere ristretti i limiti della vita animale nelle parti più pro- fonde del Mediterraneo, cioè, il ristagno delle acque cagionato da una presso che completa assenza di circolazione verticale. Nei grandi bacini oceanici (se la nostra dottrina non è fallace) ogni goccia d’acqua è alla sua volta dalla profondità tradotta alla su- perfice ed esposta all'influenza purificatrice di una prolungata esposizione all’aria. Invece l’acqua del Mediterraneo si può dire virtualmente esclusa da questo movimento; e la parte più profonda del bacino non va soggetta a circolazione orizzontale, sia verticale, la quale ultima ha per effetto di portare a superficie le acque più profonde. È difficile infatti pensare a qualsiasi agente che possa disturbare la tranquillità degli abissi di un bacino che è completa- mente chiuso da un muro, che s' innalza più che 10000 piedi dal suo fondo, quanto lungi ciò influisca sulla condizione di tale pro- fondità per riguardo alla diffusione della materia organica e del- l'ossigeno richiesti al mantenimento della vita animale, dovrà esser soggetto di ulteriori ricerche ». Tali essendo state le resultanze delle esplorazioni istituite nelle profondità del Mediterraneo, così poco profittevoli per la zoologia e tanto invece per la fisico-chimica di questo mare interno, è pur da far voti perchè ogni specie di ricerca vi si debba sopra una più ampia scala ripetere, ed è poi da segnare come segno di am- mirazione il governo Inglese e la Società reale per l’avanzamento della scienza per aver saputo, quasi a buon esempio fra le nazioni maggiormente potenti e civili, venir in soccorso e dedicare un pensiero alla scienza in quell’anno tanto disastroso, verso la fine del quale è sembrato che la Società tendesse a risolversi nei due suoi originali elementi, il sangue ed il ferro. Lugo (Provincia di Ravenna), 20 Giugno 1871 Dott. A. Manzoni. — 107 — Reclamo di priorità di P. SrRoBEL. In questo Bullettino pag. 17 inseriva un breve articolo intorno ad una specie di Limax del sottogenere Exlimar, Mog. Tand., al quale chiedeva si conservasse il nome di L. coerulans, M. Bielz. sì come anteriore all’altro di L. Da-Campi, impostogli da Mene- gazzi; e nella nota in fine dell’ articolo accennava, come anche il nome di L. lineatus, Dumont et Mortillet, fosse anteriore a quello di L. Da-Campi. Ora il signor De Mortillet, in una lettera, giorni sono diret- tami, rivendica la priorità del nome di L. lineatus a fronte degli altri due, facendo osservare, che Dumont avea già sino dal 1849, nel Bulletin de la Societé d’ histoire naturelle de Savoie, vol. I. pag. 64, distinta la specie in discorso col nome di Arion lineatus corretto in seguito con quello di Limar lineatus. Moraro, Settembre 1871. STROBEL. Mediterraneo e Mar Rosso: rispettiva Fauna ma- lacologica e Flora bonogamica, del Dott. A. MANZONI. LI Te ricerche che in questi ultimi anni i reputatissimi conchiolo- ghi, Vaillant, Issel, Mac-Andrew seppero istituire sulla Fauna malacologica del mar Rosso, hanno dimostrato che questa nulla ha a comune con quella del Mediterraneo. Delle 818 specie infatti che Mac-Andrew raccolse dragando nelle acque di Suez tre sola- mente vivono nel Mediterraneo, e sono il Pecten varius, il Sole- curtus (Macha) coarctatus, e la Volvula acuminata. Per tal modo l’opinione per l’addietro invalsa che le faune . malacologiche dei due mari fossero parenti l'una dell’ altra, è stata trionfalmente confutata e passata nel numero degli errori scienti- fici; e noi leggiamo nell’ultimo fascicolo del Journal de Conchylio- logie (Jullet 1871), che il dott. P. Fischer si rallegra particolar- — 1038 — mente di questa vittoria attenuta dalla scienza positiva e di 08- servazione ben condotta e completa. A. confermare anche maggiormente il fatto della assoluta di- versità delle due faune malacologiche eritrea e mediterranea, credo utile il citare qui un lavoro ultimamente pubblicato dal dott. P. Ascherson «sulla distribuzione geografica delle alghe marine » nel periodo tedesco per la geografia, « Petermann ’S. Mittheilungen ». Nel quale lavoro vien detto, che delle 9 specie di alghe che vivono nelle acque eritree non una sola corrisponde alle 4 specie che s'incontrano nelle acque mediterranee, e che di queste 4 una sola ha il genere a comune colle prime. Per tal modo non solo le conchiglie ma anche le piante diversificherebbero radical- mente dall’un mare all’altro; ed ogni parentela e derivazione fra le rispettive faune e flore, come ogni comunicazione fra li due bacini sarebbe da escludere anche per tempi assolutamente remoti e compresi almeno dentro il così detto pericdo pliocenico. Mac-Andrew e Fischer pensano infatti che la separazione fra i due bacini marittimi eritreo e mediterraneo dati dalla fine del così detto periodo miocenico. Dott. A. Manzoni. Le esplorazioni delle grandi profondità marine, del Dott. A. MANZONI. In apposito articolo ho reso conto dei resultali ottenuti dai natu- ralisti inglesi, Dott. W. B. Carpenter e J. Jwyn Jeffreys, inviati a bordo del Porcupine per conto del Governo inglese ad esplorare le grandi profondità del Mediterraneo nell'estate del 1870. Ed in questo articolo,i lettori del Bullettino Malacologico troveranno riportato tutto quanto concerne la malacologia mediterranea. — Ma molte altre, ed anche quella stessa spedizione scientifica, esten- devano le loro ricerche sopra ogni branca di Zoologia e sopra ogni specie di quistione biologica, fisica e chimica ed in regione marit- time diverse e lontane; e questè ricerche riuscivano a tale buon frutto da dare un impulso tutto nuovo allo studio della storia naturale dei mari. In considerazione di tanta importanza, io riten- — 09 — go che d’ora in avanti ogni periodico (qualunque siasi il ramo di storia naturale destinato ad illustrare) debba informare i respet- tivi lettori della combinazione riescita di queste spedizioni scien- tifiche; ed io continuando per un momento ad incaricarmi di questo compito verso i lettori del Bulettino Malacologico annunzio intanto: Che la Svezia inviava nel 1870 la fregata Giuseppina ad esplorare i fondi marini giacenti fra le coste del Portogallo e le isole Azores; e che in quest'anno ha destinata una corvetta per la esplorazione della Baia di Baffin e dello Stretto di Davis: Che la Russia inviava l’anno scorso allo stesso scopo una fregata alla Nuova Guinea con a bordo l’ esperimentato naturalista N. M. de Maclay: Che il Governo del Canada ha messo per l’anno che corre a di- sposizione della Società di Storia Naturale di Monreale uno Schooner per dragare nelle regioni più profonde del golfo di S. Lorenzo: Che il Governo degli Stati Uniti di America, sempre più invaghito degli allori raccolti colla ben nota spedizione di due anni or sono nelle profondità del golfo del Messico e del mare di Florida, sta combinando due nuove colossali spedizioni, l’una diretta dal prof. L. Agassiz e dal conte Pourtales, destinata a procedere lungo le coste Sud-Est dell'Atlantico, dall’ arcipelago dell’ Atlantico, dal- l'arcipelago delle Bermude fino allo stretto di Magellano, e da questo verso le isole Galapagos e S. Francisco. Praticando una serie continuata di dragaggi per la durata di circa dieci mesi; l’altra spedizione condotta dal naturalista W. H. Dall, e che già si trova in corso di azione dalle coste di California alle isole Alentie: Che in Germania il Dott. Noll e Dott. Grenacher stanno proget- tando una spedizione per dragare lungo le coste del Portogallo, del Marocco fino alle isole Canarie: Che in Francia nell’anno scorso il Marchese de Folin, Coman- dante di Bayonne accompagnato dal dott. Fischer, esplorava colla draga le profondità della Baia di Biscaia: Che nell’anno venturo il governo inglese non mancherà al dovere a cui già per più volte si è onorevolmente prestato, di sopperire mezzi e danaro e di porgere occasione ai naturalisti, che lui e la scienza hanno così bene servito; di continuare le loro ricerche nel seno dell’ Atlantico e del Mediterraneo: Che infine in Italia nostra non si pensa a far nulla di consimile, e et 4 16 — 110 — che è profondamente doloroso il dover riconoscere, che ricerche e studi da cui ormai mostra di dipendere interamente il nuovo indi- dirizzo delle Scienze biologiche, geologiche e fisiche, sieno al tutto trascurate nel seno di questa nostra Nazione, che pure ha tanto avanzato nel proprio risorgimento civile. Dott. A. Manzoni. BIBLIOGRAFIA Un nuovo genere delia famiglia degli Eolididei per SALVATORE TRINCHESE (‘). tal genere Beccaria rappresentato dalla Beccaria tricolor, Trinchese, raccolto nel porto di Genova. Non possiamo però disco- noscere come per i suoi caratteri si mostri identico alla Caliphylla mediterranea del Costa pubblicata prima nei Rendiconti della R. Accademia delle Scienze, Vol. III, e poi nel suo Annuario del Mu- seo zoologico di Napoli, Vol. V, pag. 51, tav. II, fig. 2. I nomi perciò del Trinchese dovranno passare in sinonimia. La descrizione è accompagnata da quattro magnifiche tavole, due delle quali colorate, che completano, insieme alla descrizione, la notizia data- cene dal Costa. Il Trinchese ha saputo cogli studi sorretti dal microscopio binoculare far gran strada nella conoscenza della famiglia degli Eolididei e possiede un magnifico album di disegni che gli farebbero molto onore se li pubblicasse. Potremo sperarlo? GENTILUOMO. RIVISTA DEL GIORNALISMO ESTERO MoLaKozooLogiscHE BLatTER, Als Fortsetzung der Zeit- scrift fur Malakozoologie; herausgegeben von D. LouIs PreEIFFER, Volume 16, 1870. Pagina 1. — BescHremune nEUER ARTEN von Dosinia unD TAPES von Docr. EpuarD RomeR iN Cassen. (4) 8 pagine in 8.° e 4 tavole, di cui due in cromolitografia. Dal Vol. I degli Annali del Museo civico di Storia naturale di Genova, pubblicati per cura di Giacomo Dorra, 1870, — ll1 —- Queste nuove specie sono: Dosinia corculum, D. nuculcides, D. cocsicia, D. cycias, D. physema, D. areolata, Tapes ducalis, He- mitapes Dohrni. Pagina 12. — Ernie Tracen zur GeNEIGTEN Prurune, von Docr. EpuarDp RomEr IN Cassen. In questo articolo si ha in animo di risolvere alcune questioni relative ad alcune specie dubbiose di Chemnitz, come la Tellina inflata, Tellinula fragilis, ec. Pagina 15. — LirERATUR. Pagina 23. — Discnosen neuer MrERES-ConcHYLIEN von JAPAN von Doct. C. T. LiscuxE. Si descrivono: Zriton Loebbeckei, Haliotis supertexrta, Acmoea concinna, A. Schrenckii, Soletellina Boeddinghausi, Chama ambigua, C. Dunkeri, C. semipurpurata, €. retroversa, Pecten quadriliratus. Pagina 29. — Zwxr neue Achatinen, von Door. L. Preirrer. Achatina Dohrniana, A. Danunarensis. Pagina 32. — ConcayLIEN Aus Dem oseru NineeBieT, von E. v. MaRTENS. 5 specie di Achatina, 1 Ampullaria, 2 Lanistes, 1 Planorbis (specie nuove: P. Sudanicus), 1 Spatha, 1 Unio. Pagina 36. — Zur Kuwpe per WrrcaTHIERE ScaLeswic-HoLsTEIN von KreisricateR EgNnsT FgIiEeDEL IN BERLIN. Questo lungo articolo dà una nuova e grande contribuzione alla fauna dello Schleswig-Holstein, a complemento di ciò che ne fu pubblicato nel 1869. Ci duole che lo spazio non ci consenta di parlarne a lungo. Pagina S1. — LireRATOR. Pagina 86. — Urrrr Nassa reticulata, Lisnro, von E. v. Mar- TENS. Ne osserva alcune forme vicine. — 12 — Pagina 89. — Zur MonLusken rauma von Cusa, von Door. L. Preirrrer (Fort setzung). Chondropoma lastum, Guthierez, mss., Helix Hillei, Gandlach, Pupa tenuilabris, Gundlach, Cylindrela Clerchi, Arango, C. gemi- nata, PrEIFFER. Pagina 93. — Dracnosen neuer Lanpscune©en von D. L. PreirreR. Helix leucophthalma, Bulimus Danunarensis. Pagina 94. — Dre Monrusken Powwervs, von Door. LegmANN. Fa cenno di molte specie di molluschi sì terrestri che fluviatili. Pagina 98. — Zur MoLLUsKEN FAUNA von Carrssap unD FraAn- ZENSBAD IN Boxmen, von Docr. LEHMANN. Piccolo supplemento di quattro specie, cioè: una Pupa, una Clausilia e due Planorbis. Pagina 99. — Ussersicut DER von LorENTZ SPENGLER BESCHRIE- senen Concuycien, von Docr. O. A. L. MorcH in KopenHaGEn. Onde passare in rivista le conchiglie descritte dallo Spengler l’autore si fa a considerarne le opere dal medesimo pubblicate. Per occuparci di questo articolo non potremmo far diversamente da riprodurlo, cosa impossibile, quasi per intero. Pagina 125. — LireratuR. Pagina 141. — Diacvosen never LanpscanecHEN, von Docr. L. PreIFFrER. Helix Kleciachi, Parreyss, H. praetexta, Parreyss, H. verticil- lata, Parreyss, H. gyroides, Parreyss, H. aranea, Parreyss, (mss.). Pagina 145. — Zur KennrwIss unseRER LiunaAreN AUS DER GRUPPE Gulnaria, Leax, (Radix, Moxtr.), von Docr. W. KoseLt. Bellissimo lavoro accompagnato da tavole, del quale ci occupe- remo in una delle prossime nostre bibliografie. GENTILUOMO. — —— Dott. Cammillo Gentiluomo Redattore Raffaello Puntoni Gerente resp. | e sint e v F tg Volame IV. ; — 1874. Trimostre quarto 4374. — Numero 4, (Parte prlma). bDULLETTINO MALACOLOGICO TEA RLTRANO Abbuonamento (pagamento antic.) per Italia L. it. 9. — Estero L. it. 10. SOMMARIO Brusina S. — Secondo saggio dalla Malacologia Adriatica Pag. 113 SecueNza G. — Studii paleontologici sui Brachiopodi terziari del- l’Italia meridionale (continuazione) +. + +. > 124 Moquin Tanpon — Recherches sur l’ Umbrella Mediterranea . » 154 Cunemuono Gi Bibliografia: 0 La e anale a aa PESA 23, Via S. FRANCESCO, 23; 1871 BIBLIOTECA MALACOLOGICA In vendita presso gli Editori della Biblioteca Malaco- logica il primo fascicolo della Ko MALACOLOGIA PLIOCENICA DEI EPA i VASTI DI CESARE D'ANCONA. ‘Questo primo fascicolo di 55 pagine in 4.° e 7 tavole lito- grafate in doppio colore, si occupa dei generi Strombwus, Murex, Typhis. Lire 8. E in corso di stampa il secondo fascicolo di quest’ opera , il quale pure conterrà diverse tavole in litografia e for- merà parte del secondo Volume delle Memorie edite per cura del R. Comitato geologico d' Italia. ‘Secondo saggio dalla Malacologia Adriatica di SpirIDION BRUSINA ('). Gibbula angulata, Eichwalld. 1792. Trochus varius? Olivi, Zoolog. Adriatica, pag. 164 1804. 1818. 1830 1830 1837. 1837. 1897 (non L.). albidus, Renier, Conch. adr., pag. 10, nr. 339, 940 (non Gm.). cinerarius, Chiereghini, Descriz. de’ crost., dei testac., ec. Mss., sp. 5, f. 779- 784 (non L.). Abrodiaetus, Chier., 1. c., sp. 9, f. 791-792. albidus, G. Martens, Reise nach Venedig, Ii Theil, Fauna Veneta. p. 452. angulatus, Eichw. Zool. spec. Rossiae et Po- Ione par VEST NIE (non Minst., non Sow.). . Turbo cremenensis, Andrzejowski, Not. s. quel. foss. de Volh., in Bull. de la Soc. d. Natur. d. Moscou, T. II, p. 101, LOVATO . Trochus angulatus, Eichw., Naturh. Skizze von Litha- uen, Volhynien, p. 220. turgidulus, Hauer, Vork. foss. Th. in tert. Bech. v. Wien, in. Leon, u. Bronn, Ja- hrb. p. 420, nr. 126, (non Broce.). cremencnsis, Hauer, Tegelf. u. ihre Fossil. in Sie- benb. u. Galizien, in. Leon. Bronn, Jahrb. p. 658, ur. 37. » Pusch, Polens Paliiontologie, p. 102, È taal0 ii 1844. Trochus Adriaticus, Philippi, Enum. Moll. Sic., V. II, 1846. PID, dor NONE 0. » Phil., in Chem., Conch. Cab., p. 194, iO DIA (1) Vedi Volume IV, pag. 5. Bull. Malac. It., Vol. IV. 8 — ld — 1847. Trochus albidus, Nardo, Prospetto d. Fauna Ven., pag. 32. o cinerarius, Nardo, Sinonim. mod. d. Chiereg., p. 69, sp. d. » » Abrodiactus, > » > Ip '00, popo: 1847.» Adriaticus, Bequien, Cat. d. Coquill. de Corse, pag. 69. 1848. Turbo angulatus, . Bronn, Index pal., Nom. p. 1314. 1865. . Trochus Basteroti, Partsch, in. Hòrnes Verzeich., in. Czizek Erliut. z. geog. Harte v. Wien, p.:22, ur. 312. » Adansoni, Petit., Cat. d. coq. de la France, in Jour. de Conch., T. III, p. 180, nr. 18 (pro parte). » angulatus, Eichw., Lethaea Ross., III, p. 228, ur. (000 tata Turbo balatro, Eichw., 1. c., p. 288, t. IX, f. 27 (juv.) . Trochus Adriaticus, Sars, Adr. Havs Fauna, p. 5. . Monodonta angulata, Hòrnes, Die foss. Mollusg. des tert. Beck. v. Wien, I Bd., pag. 439, ti QUILEV E L0. . Trochus Adansoni, Danilo et Sandri, Gast. di Zara, in. Program. d. Ginn., p. 59, nr. 179. » Adriaticus, Dan. et San. 1. e. ur. 180. » Adansoni, Kuzmic, Conch. d. Ragusa, in Pro- gram. d. Ginn. di Zara, p. 103, nr. 363, (pre parte). . Gibbula Adriatica, Adams, The Gen. of rec. moll., V. I, pag. 431. . Trochus Adriaticus, Weinkauff, Cat. in. Journ. d. Conch., UT Xiap- 092: » Adansoni, Lorenz, Verh. in Quarnero, p. 358. . Gibbula (Trochus) Adansoni, Stosic, Index moll., p. 22. » » adriaticus, > » » » . Trochus Adansoni, Heller, Horae Dalm., in Verhand. d. k. k. zool.-bot. Gesell. in Wien, XIV Bd., p. 59, nr. 56. >» (Gibbula) >» Schròckinger, Cat. moll.in. Verhand. d. k. k. zool.-bot. Gesell. in Wien, XV Bd., p. 310. » » — lis — 1865. Zrochus (Gibbula) adriatica, Schròflinger, |. c. » 1865. Gibbula Adansori, 1868. 1868. 1868. »d 1869. 1869. d » » adriatica, Adansoni, adriatica, Adansoni, Adriatica, . Trochus Adansoni, albidus, dansoni, (Gibbula) > » Adriaticus, 1870. Gibbula Adriatica, 1870. 1871. » Michaudi, » » Stosie, Moll..d. Trieste, in. Progr. d. Scuola reale, p. 41. idem. Stosic, Moll. d. Trieste, in. Civ. Mu- seo Ferd. Mass., p. 11. idem. Brusina, Contr. p. Fauna d. moll. dalm., p. 80, nr. 263. Brus.; l°'e., nr. 204. Hidalgo, Catal. in. Journ. de Conch., T. XV, p. 406, (pro parte). Weink., Die Conch. d. Mittelm., Bd. Il, p. 372, nr. 20, (pro parte). Manzoni, Saggio di Conch. foss. su- bapp., p. 66. (pro parte). Nardo, Sottosuolo di Venezia, p. 2. idem. Stosic, Elenco d. anim. adr., in. Civ. Museo Ferd. Massim., p. 26. Appelius, Con. d. mar Tirreno, in. pulemalae NATE par 99 ne o (pro parte). Tapparone-Canefri, Mollusq. test. d. Spezia, p. 71, nr. 16, (pro parte). Petit, Catal. des mollusques d’Eur., piiM:S2i3: Brus., Prin. mal. jadr., in. Rad jug. akad. znan. Kn. XI, p. 80, sp. 5; PASZAISPAS! Brus., Ipsa Chier. Con., p. 175, sp. 5; pilo sp. Brus., Moll. de Syra, in Les fonds de la mer, p. 267, nr. 41. Olivi fu il primo, il quale conobbe questa specie ed ha sup- posto potersi riferire al 7. varius di Linneo, dico supposto, poichè non ne era del tutto sicuro, come lo dimostra il punto interro- gativo, che vi ci aggiunse. Renier invece ritenne essere questo il I. albidus di Gmelin, ma anche questa identificazione non è esatta. — 116 — Nell’ opera manoscritta del Chiereghini questo Troco fu per la prima volta diffusamente descritto e disegnato in otto figure, pri- ma qual quinta specie con due varietà. Mentre poi Chiereghini ha corretto l’ errore di Olivi, dimostrando non essere questo il T. varius dj Linneo, alla sua volta cadde in errore, ritenendolo eguale al 7. cincrarius dello stesso Linneo, specie quest’ ultima, il cui tipo è proprio all’ Oceano Atlantico, e la quale nel Medi- terraneo è rappresentata dalla Gibbula leucophaea, Philippi, che alcuni ritengono non essere altro che una varietà geografica della Gibbula cineraria. Indi, sopra esemplari provenienti dall’ Istria, Cherso ed Ossero, Chiereghini fondò la sua nona specie, la quale chiamò 7. Abrodiaetus, dal sopranome, che il famoso pittore Par- rasio diede a se stesso. Questa denominazione non è ammissibile, perciò che e nome e diagnosi, quantunque scritte prima del 1818, furono pubblicate appena nel 1847. Martens collocò questo Troco fra le cinque specie adriatiche , le quali secondo lo stesso appartengono al genere Monodonta del Lamarck, da lui non peranco riconosciuto. Idea questa alla quale, indipendentemente da Martens, venne più tardi anche Hérnes, a motivo del callo alla columella ; callo o tubercolo, il quale d’al- tronde è proprio a tutte le specie del genere Gibbula, e soltanto eccezionalmente raggiunge lo sviluppo d’un vero dente, come per esempio negli esemplari, dai quali Hòrnes fece trarne le figure della sua opera. Kichwald fu il primo, che trovò questa specie allo stato fos- sile, e la chiamò 7. angulatus, nome, il quale non potrebbesi accettare , perciò che esiste un 7. angulatus di Miinster ed. uno di Sowerby, ma essendochè i più dei palentologi accettarono la denominazione di Eichwald, e non l'avrebbero prescelta se non ne avesse diritto, ed essendochè ha la primazia sopra i nomi dati alla specie dai malacologhi, così credo si dovrà adottare. Caso mai poi fosse, che la specie di Miinster, o di Sowerby, le quali mi sono ignote, appartenessero allo stesso genere (Gibbula), ed avessero la primazia, o l’una, o l’altra, allora per la nostra do- vrebbesi appigliare al nome impostole da Andrzejowski, Turbo cremenensis, e chiamarla Gibbula Cremenensis. Quantunque Olivi già nel 1792, poscia Renier, Chiereghini e Martens fra 1 zoologi abbiano conosciuto, la nostra Gebbula an- gulata, pure appena dopochè Philippi la pubblicò nel 1844 dan- done una discreta figura, attirò a se l’attenzione dei naturalisti. — 117 — Lo stesso la descrisse qual varietà del 7. Adansoni: « T. sulca= tus, an species propria, Tr. adriaticus dicenda? ». Questa incer- tezza del Philippi fece sì, che i più la considerarono essere una semplice varietà dell’Adarnsorni, mentre dall'altra parte non man- carono quelli, che propugnarono la sua validità specifica. Nel catalogo delle conchiglie francesi del Petit troviamo citate ambedue le forme, ma riunite sotto la comune denominazione di T. Adansoni ; lo stesso, nel catalogo dei molluschi dei mari d’Eu- ropa ultimamente edito, le separò quali specie distinte. Eichwald nella Lethaca Rossica osserva: che il 7°. angulatus non fu trovato che nel bacino di Vienna, da dove è conosciuto per Turbo Bouei, Partsch, nome che non trovasi fra i sinonimi “citati da Hòrnes, mentre Partsch chiamò questa Trochus Baste- roti. Aggiunge di più Eichwald: che sugli esemplari fossili con- servasi ancora colore e macchie. Lo studio della grande opera di Hòrnes fu quello, il quale mi pose sulle traccie dell’identità delle due pretese specie, la fossile cioè e la recente, ed è da stupirsi che dei tanti malacologhi e paleontologhi che le conobbero, nessuno sia venuto primo a con- statare la loro eguaglianza. Mi sono rivolto perciò al direttore dell’i. r. gabinetto mineralogico di corte in Vienna, signor G. Tschermak, e lo stesso gentilmente mi comunicò 14 esemplari da Steimabruun, ed 11 da Pétzieinsdorf, confrontati i quali coi nostri recenti mi persuasi dell’ indubbia loro concordanza nella forma, statura e colorito, dappoichè anche sugli esemplari vien- mesi, scorgonsi traccie di colore e di disegni eguali a quelli, i quali ornano i recenti mediterraneo-adriatici. Non mi estenderò d’avvantaggio dimostrando |’ esattezza di tale identificazione, perchè ognuno, che possieda un qualche esemplare fossile e re- cente, facilmente potrà convincersene. Nell’ opera del D. Hòrnes (p.- 436) leggesi: « Im Wienerbecken kommen drei Arten vor und zwar: Monodonta Araonis, Bast., M. mamilla, Andrz. und Mono- donta angulata, Eichwald, von denen die erste und letzte hòchst wahrscheinlich gegenwàrtig noch in mittellindischen Meere le- ben »; indi ( p. 439): Diese Art hat eine so grosse Aenlichkeit mit dem in mittellàndischen Meere haufig vorkommenden Tro- chus divaricatus Linn. , dass ich mit grosser Wahrscheinlichkeit vermuthe, dass Monodonta angulata nur der fossile Vertreter des Trochus divaricatus sei. « Questi sono i punti, i quali mi spin- sero ad esaminare la cosa. Non dubito punto che il 7. divari- — 118 — catus, del quale Hòrnes parla ed ebbe sott’ occhio, era un mal determinato 7. Adriaticus; perchè sebbene, specialmente il giovane T. divaricatus, abbia delle somiglianze coll’ Adriatieus, pure non sono di natura tale da poter dire di loro avere una « grande rassomiglianza ». Sappiamo del resto, che Hòrnes non avea a propria disposizione una ben classificata raccolta di conchiglie recenti, mancanza questa, la quale si fa spesso manifesta nel corso della sua opera, motivo per cui più volte fu indotto in errore. Nel catalogo del Sandri sono annoverate il 7 Adansoni, Payraudeau, ed il 7. Adriaticus, Phil., ma s’ inganna a partito chi crede aver Sandri conosciuto il vero Adarsoni. Sotto questo ultimo nome egli ritenne il vero tipico Adriaticus; per V Adria- ticus poi fisurava nelle sue raccolte ed elenco una varietà dai giri alquanto più arrotondati, meno marcatamente solcata, nero- olivastra dello stesso Adrzaticus, la quale abita sui sassi della spiaggia, sotto le mura di Zara, riparata dalla diga (colà detta « porporella »), che cinge la città. Che sia così e non altrimenti posso asserirlo, primieramente per mia testimonianza oculare, giacchè ebbi campo a sufficienza di vedere ciò, che Sandri con- servava nella sua raccolta sotto questi due nomi; in secondo luogo posso darne ancora una prova irrefragabile, Sandri dice il T. Adansoni essere « frequente nei bassi fondi degli scogli di Zara » mentre egli è un fatto, che il vero Adansoni non fu pe- ranco trovato nè nelle vicinanze di Zara, nè in tutto il bacino settentrionale del mare Adriatico, ma soltanto nei contorni di Lesina e Ragusa. Vale lo stesso pegli altri autori adriatici come: Lorenz, Stosic, Heller, Schròckinger, Brusina, Nardo, i quali tutti sia sotto il nome Adansoni, sia Adriaticus, sia sotto am- bedue i nomi, intesero assolutamente una specie sola, cioè il vero Adriaticus. Un ultima prova di ciò si è, che avendo io ricevuto i primi esemplari dalmati del vero 7. Adansoni, convinto che il T. Adunsoni ed il T. Adriaticus degli autori nostrani erano fra loro eguali, ed essendomi sconosciuto il vero 7. Adansoni dal Mediterraneo, la ho creduta inedita e l'ho pubblicata nel 1865 come nuova specie, nominandola G. /vanicsi. L° unico Kuzmie nel suo catalogo comprese ambedue le specie sotto il nome di 7. Adansoni, perciò che a. Ragusa trovansi assieme, specialmente nel sabbione dell’ isola Lacroma. Dopo il 1866 io sono stato il primo a districare questa matassa di confusioni, quando riseppi essere la mia G. /vanicsi una varietà dell’ Adansoni del Pay- 9 raudeau, e l’ Adriatica una specie per sè, e così la intesi negli ultimi miei tre lavori sopra citati. Nell’ elenco dello Schrockinger avvi un 7. Michaudì di Pay- raudeau, nè nel libro di quest’ autore, nè in altra opera trovai una specie di questo nome. Nella raccolta del Museo imperiale esiste una Gibbula Michaudi, Requien, come proveniente del Mediterraneo, anche nel catalogo di Requien non trovasi un 7. Michaudi; in detta raccolta, della quale si servì Schròckinger pella compilazione del suo elenco, conservasi sotto questa de- nominazione la Gibbula angulata. 5 Weinkauff, il quale avea prima riconosciuto ambe le specie, nella sua opera sulle conchiglie mediterranee, le riunì come 7. Adansoni. Non mi farò qui a contrastare tal suo operato, e come lo stesso fu prima persuaso della differenza delle due specie e credè poscia di fare meglio riunendole, così anche a me è libero di esprimere il mio convincimento; cioè, sia che l’ una delle due forme dall’ altra provenga, sia che l’una dicasi, in senso Darwi- niano , specie incipiente, o come sì voglia, 10 ‘le ritengo essere due forme quanto simili, tanto distinte da meritarsi ognuna de- nominazione specifica; altri decida poi a quale delle due opinioni sia da appigliarsi. Come già ‘altrove l’ ho asserito, per quanto riguarda le specie adriatiche, Weinkauf recò alquanto di confu- sione, come sembra, tratto in errore da esemplari falsamente de- terminati, che egli si ebbe da qualche raccoglitore dalmata. Nè avrei fatto menzione di ciò, se non lo fossi costretto dalle in- fondate asserzioni, le quali leggonsi nell’ altrimenti importante opera dello stesso, il quale dice: « Sandri hatte diese gemeine Varietàt Tr. Adansoni genannt, wéahrend der ichte Tr. Adan- soni dor als Adriaticus bezeichnet war. Ebenso ist es bei Bru- sina und Heller, wie mich Exemplare belehrten. Auf kleinen dun- Klen, weiss geflechten Exemplaren beraht Gibbula Ivanicsiana , Brusina ». Che i due primi punti non stanno, chiaro risulta da quanto fu sopra dimostrato; che la mia G. Ivanicsiana poi non mostri soltanto differenze di colorito, ma è una vera varietà, lo vedremo più tardi. Questo Troco è conosciuto a Venezia sotto il nome vernacolo di « Caragolo tondo », ed è così comune nelle Lagune, che quan- tunque piccolo , il suo mollusco serve di nutrimento al povero popolo. I gusci vuotati pure non li gettano via, perehè col mezzo dell'acido solforico li decorticano fino a che si mostrano gli — 120 — strati argenteo-iridescenti, li forano a seconda del bisogno, e legatili con fill ne intrecciano graziose collane, braccialetti, ma- nichini ed altri oggetti d’ ornamento , noti a qualunque visitò Venezia, e dei quali, specialmente nei tempi passati, se ne faceva uno smercio rilevante. In Istria, Croazia e Dalmazia il popolo non lo distingue dalle altre specie di Trochi e Monodonte, che chiamano collettivamente « Caragoi » in italiano, « Narikle » in slavo. Non trovo necessario di citare qui tutte le numerose località ove fu constatata la presenza di questa specie comune ed assai pìù diffusa nel Mediterraneo dell’ Adansoni, non meno che in molti depositi terziari; mi limiterò a pubblicare alcune località inedite cioè: Lataquiè, Alessandria ed Alessandretta, secondo esemplari ricevuti per essere determinati, dal marchese L. de Fo- lin. Il mio amico dott. Pilar la trovò fossile a Boviec, nei confini militari (Croazia). La G. angulata va annoverata fra le specie le più frequenti dell’ Adriatico e fu finora trovata nel Veneto: a Venezia (Olivi, Ren., Chier., Mart., Nar., Ninni, Brus.). Istria: a Trieste (Sars); Zaule, Barcola, Rovigno (Stos.); Quare nero (Lor.); Cherso, Ossero (Chier.). Croazia: Fiume, Segna (Brus.). Dalmazia: Arbe (San.), Pago (San.) e Novaglia (Brus.); sul- l’isole dell'arcipelago zaratino (San.), cioè Ulbo, Melada, a Sale sull’isola Grossa, Incoronata (Brus.); Novegradi, Brevilaqua, Zara, Spalato, Almissa (Brus.); Lesina (Hel., Brus.), Lissa (IHel.) e Co- misa (Brus.), Curzola (Hel. ); Lapad e Lacroma presso Ragusa (Kuz., Brus.). Gibbula Adansoni, Payraudeau. 1826. Trochus Adansoni, Payr., Cat. d. Ann. et d. Moll. de Corse, p. 127, t. VI, f. 7,8. 1832. >» turbinoides, Deshayes, Exped. scient. d. Morée, p. 143, t. 18, f. 28-30. 1836. » Adansoni, Phil., Enum. Moll. Sie., V. I, p. 182, t. X, f..24. 1839. » olivaceusì Anton, Verzeichniss, p. 57. 1844. >» ‘Adansoni; Phil. 1..0., V..JII,.p.lo8. — 21 1846. Trochus Adansoni, Phil., in Chemn., Conch. Cab., p.192, MP ea 15) » I helheodest Plane pi 197 BRAIN 24: 1848. » Adansoni, Requien, Cat. d. coq. de Corse, p. 69. 1852. » » Petit., Cat. d. coq. de la France, in. Journ. de Conch., T. III, p. 180, nr. 18 (pro parte). Jiy008, » » Kuzmic, Conch. d. Ragusa, in. Pro- gramm, d. Ginn di Zara, p. 103, ur. 863, (pro parte). 1858. Gebbula » Adams, The Gen. of rec. ur V.I, p. 432. » È) helico ides, » » » » » 1862. Trochus Adansoni, ‘Weink., Cat., in. Journ. de Conch., Td. Xi, p. 892. 1865. Gibbula Ivanicsi, Brus., Con. dalm. ined., in. Verh., d. k. k. zool.-bot. Gesell. in Wien, XVBdi p. 27 ur. 4. 1866. » Ivanicsiana, Brus., Contr. p. Fauna d. molluse., dalm., p. 80, nr. 259. 1867. Trochus Adansoni, Hidalgo, Catal., in. Journ. de Conch., T. XV, p. 496, (pro parte). 1868. » » Weink., Die Coneh., d. Mittelm. Bd. II, p. 372, ur. 20, (pro panel, 21868. » » Manzoni, Saggio di Conchigliol. foss. subapp., p. 66, (pro parte). 1869. » » Appelius, Con. d. mar Tirreno, in. Bull'imalae SAVER pp d99 e (pro parte). ISpO/-Rs » Tapparone-Canefri, Moll. testac. d. Spezia, p. 71, ur. 16 (pro parte). 1869. » » Petit, Cat. d. moll. d’Eur., p.116,213. » » turbinoides, >» » » » » » Dalla letteratura di questa specie, come anche da quella della precedente, ho riportato soltanto quegli fra gli autori dei quali sono sicuro , gli adriatici tutti si sottointende. Nulla ho qui da aggiungere di nuovo, più di quanto è stato detto parlando del- l’angulata, per cui mi limiterò a rilevare i caratteri, pei quali io ritengo essere questa, come invalse l’uso di dire. una « buona — 122 —. specie », e farò cenno nello stesso tempo delle due forme, nelle quali si presenta nell’ Adria. La G. Adansoni riesce di solito due e tre volte più piccola della G. angulata; la prima ha 5 giri, 7 la seconda; gli anfratti della prima sono tutti arrotondati, quelli dell’ altra sono costan- temente più appianati e la conchiglia riesce sensibilmente più conica. Nell’ Adansoni è arrotondato anche l’ultimo giro, mentre nella precedente specie, quando più, quando meno, pure riesce sempre angolato, come appunto l’indica l'aggettivo appostole da Eichwald, carattere, il quale basta da solo per poterla a colpo d'occhio distinguere dalla sua consimile. La base dell’ Adansoni è convessa, quella dell’angulata è appianata ed i solchi vi ci sono più marcati; l'apertura della prima è arrotondata, quella della seconda rombico-arrotondata. Sebbene riesca più piccola, pure la regione columellare della G. Adansoni è più ingrossata e solida, il callo vi è più manifesto e l’ ombelico più stretto. Differiscono finalmente nel colorito e disegno. Per quanto è innegabile la somiglianza nell’abito di queste due forme fra loro, pure non c’è parte nella quale non vi si scorgano delle differenze, le quali appunto per essere così numerose, le calcolo sufficienti a giustificare la separazione di queste due, quali specie indipendenti l’ una dall’ altra. Il fatto poi, che le stesse, ora vivono in compagnia, come per esempio, nell’ acque di Ra- gusa, nella Corsica (da dove Petit mi mandò 6 esemplari, 2 dei quali appartengono alla G. Adansoni var. helicoides, 4 alla G. angulata), ora vive una sola, come per esempio l’angulata nella parte settentrionale del mare Adriatico, milita pure a favore della loro separazione. Per quanto abbia indagato sinora, potrebbe darsi, che la G. Adansoni non si trovi negli strati terziari, cir- costanza la quale sarebbe pure in nostro favore. Il solo dott. Man- zoni fa cenno della stessa e dice: che oltre agli esemplari da Tiberi determinatigli per 7. Adriaticus, trovò degli altri corri spondenti al tipo morfologico 7. Adansoni, perciò sarebbe desi- derabile venga constatato, se sieno questi dei varianti della G. angulata, già da altri erroneamente ritenuti per l’Adansori, o la vera G. Adansoni. L’ Adria alberga due distinte varietà della G. Adansoni, cioè la tipica: Var. Relicoides, Phil., la quale è traversata da sottili strie, rie- sce perciò levigata ed è spesso lucida, e la: 7 — 123 — Var. Ivaniciana, (1) Brus., che differisce dalla precedente perciò che è solcata da linee e profondi solchi al- ternanti, in modo da renderne la superficie scabrosa ed opaca. Come tutte le Gibbule mediterraneo-adriatiche, così anche que- sta, e la precedente ancor più, sono variabilissime. La G. angu- lata offre una quantità di gradazioni, ora è più conica e pro- fondamente solcata, come per esempio gli esemplari da Venezia, ora è più arrotondata e finamente striata, come per esempio la variazione, che trovasi sulla spiaggia sotto Zara. Ad onta di ciò non ho trovato di distinguere con nomi appositi le variazioni dell’ angulata, ed ho creduto bene di non farlo, perchè dessa è così variabile nella dimensione, maggiore o minore rotondità degli anfratti, nella scultura e nel colorito, che ogni suddivisione sa- rebbe artificiale, mentre le sopra descritté forme della G. Adan- soni sono abbastanza costanti e possono facilmente distinguersi , rappresentando due vere varietà o sottospecie; prova ne sia, che sebbene a torto, erano state ambedue elevate al rango di specie, come 7. Rhelicoides, (Phil.), e T. trochyloides (Mittre) la prima, e come G. Isaniciana (Brus.) la seconda varietà. La Gibbula Adansoni è di gran lunga meno frequente della G. ongulata; fa trovata sinora soltanto nella Dalmazia meridio- nale, sull’isola di Lesina (Brus.), indi a Lapad nel porto di Gra- vosa, e nei sabbioni dell’ isoletta Laeroma, località queste ultime prossime a Ragusa (Kuz., Brus.). S. BRUSINA. » (*) Essendo questo un vero nome croato, devesi scrivere Ivanìc aila croata e non Ivanics alla magiara, come egualmente Kucìk e non Kutschig alla tede- sca, Kuzmic e ron Cusmich all'italiana. Ho già altrove avvertito, senza perciò farmi discepo!o di scuole puristiche, che e i nomi slavi, e quelli d’ altre na- zionalità, vanno scritti secondo la loro ortografia originale, perchè volendo latinizzarli, dopo averli scritti con ortografia tedesca, italiana od altra, ne ri- sulta un trilingue barbarismo, non accettabile nella nomenclatura. Metodo questo, il quale seguirò, se non per tutti, almeno pei nomi personali dei nostri naturalisti, 3 — 124 — * Studi paleontologici sui Brachiopodi terziarii dell’ Italia meridionale, di G. SEGUENZA. (Continuazione, ved. pag. 72). Spec. 9. Terebratula Regnolii, Meneghini, Tav. IV, fig. 1, 2, 3, 4. Sinonimia 1841. Terebratula ampulla, P. Calcara. Memoria sopra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada Altavilla pag. 39 (Parte per la località). 1870. > grandis, T. Davidson. On italian tertiary bra- chiopoda, pag. 6 (Parte). 1870. » Regnolii, G. Meneghini in Davidson. Opera citata, pag. 7, Tav. XIX, fig. 3. Diagnosi T. testa magna ovalo-suborbiculata, ad frontem vix truncata; valvis subaequa- liter convexris, acute unitis ; valva dorsali orbiculato-subpentagona , plicis duobus obscurissimis propinquis ab apice ad froniem signata ; valva mejori totidem plicis minus dislinctis; superficie laevissima, lineis incrementi, tenui bus numerosis, aliis magis distinctis inter miatis signata; valva majori ad frontem producta incurvata, et quidem linea commissurali ad latera arcuata, ad frontem plus minusve et bis inflexa. Apice gibboso parum prominente, multo incurvato, ad latere plicis duobus, depressionem latam triangularem cingentibus; foramine parvo rotundo. Inlus brachyorum fulcro lato, fere trian- guium aequilaterum mentiente; lamellis lateralibus tenuibus, prominentibus, acuminato-incurvatis. Musculosis signis impressis, adductorum in minori valva parum divergentibus, area lata ovata disgiuntis, medio linea prominula longitudinaliter signata. Conchiglia grande di forma quasi circolare più o meno ovata, che presenta cinque angoli alla periferia, poco distinti, due più distinti e rotondati ai lati, e due appena accennati alla fronte per una leggiera troncatura di quella regione; la maggior lar- ghezza della conchiglia è presso la metà ; ovvero più in basso. Il colore è sempre brunastro. — 125 — La convessità delle due valve è considerevole, regolare e pres- sochè uguale, in ambedue si estendono due pieghe appena discer- nibili, che dall’ apice terminano alla regione frontale, e sono ben ravvicinate, e più nella valva dorsale; in mezzo alle due pieghe nè depressione nè prominenza vi sì rimarca. La superficie tutta della conchiglia sì presenta ben levigata, e segnata da sottili ed irregolari linee di accrescimento, di cui talune rare più distinte. La valva ventrale costituisce negli adulti una stretta promi- nenzà alla fronte, che s’incurva e s’insinua in un seno della valva opposta, perlochè la linea commissurale formata dall’ in- contro ad angolo acuto delle valve, è curvata ai lati e rivolge la sua convessità alla valva ventrale, e forma due pieghe assai vicine alla fronte. Tali pieghe e la curvatura laterale mancano affatto nei giovani che hanno la piccola valva appianata, e mancano intieramente di pieghe ventrali e dorsali. L'apice della grande valva è gibboso, poco prominente e molto incurvato, e porta un forame piccolo. Il deltidio è largo, breve, concavo e circondato d’ una larga depressione triangolare ben delimitata da due pieghe, che dalla parte inferiore del forame si estendono ben distinte lungo i lati dell’ ombone sino all’in- contro della valva opposta. Le valve sono formate d’una lamina abbastanza spessa e solida, che s’ inspessisce di. più negli adulti, e specialmente nell’ ombone della grande valva. L'apparecchio apofisario è molto allargato, in modo che rappre- senta presso a poco un triangolo equilatero, sebbene la lunghezza sia un po’ maggiore della larghezza, siccome risulta dalle misure seguenti: Apparecchio apofisario Valva dorsale Larghezza Lunghezza Lunghezza Un esemplare del pliocene di Al- edo Mo ao an SO IZ Un altro individuo di Altavilla . 15,» 6 16,» 42, » Un esemplare del pliocene di Ca- rotelle Ge e n L’ apofisi cardinale è larga, sporgente, semicircolare, spessa ed escavata alquanto per l’ inserzione dei muscoli retrattori. Le anse nella porzione cardinale, sono profondamente piegate ed escavate per l'inserzione dei muscoli retrattori. Le prominenze laterali — 126 — convergenti sono acuminate ed incurve, la lamina trasversale è stretta, forma un arco elevato di cui la parte centrale è appianata, e gli angoli all'incontro delle lamine laterali poco prominenti ed arrotondati. Le impressioni dei muscoli adduttori sulla piccola valva, sono formati da due solchi poco divergenti, abbastanza profondi, che hanno origine presso l’ apofisi cardinale, che si collegano in basso a due impressioni di forma ovale più o meno profoude, disgiunte da un'ala abbastanza larga, un po’ convessa, che porta una linea mediana rilevata. Le impressioni muscolari della grande valva sono abbastanza impresse, e formano una specie di solco disca- vato in mezzo |’ ombone, che è calloso ed inspessito ai lati. La estensione delle impressioni muscolari vien data dalle misure seguenti: Distanza dall’apice della Distanza da tale limite valva dorsale al limite in-° al margine frontale. feriore delle impressioni muscolari Un esemplare del pliocene d’ Altavilla 19,5 22, mm » » » 20, » 5 22, > ò. Le variazioni che presenta questa ben distinta specie sono date s0- pratutto dalla maggior larghezza della conchiglia, lu quale d’ordina- rio, è alla regione mediana, sovente sta al di sotto, allora la conchi- glia diviene più ovale come nella fig. 2. Varia benanco nella con- vessità delle valve, e poco nelle pfeghe longitudinali, che sovente sono sì deboli da non distinguersi che con difficoltà. In taluni rari individui si scorge una lievissima depressione in mezzo alle pieghe dorsali. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un individuo di Parlascio in Toscana 50Mm —435m 2700 » » » ATA 18 » Esemplari d’ Altavilla presso Paler- mollica) IA 45 26» 5 » » i 3 CICLO 41,9 29 » » SZ ARNONE » » » 60 90 99, 9 — 127 — Esemplari d’ Altavilla presso Paler- moli@PeWocene antico) (ii. s.0 041 90 MAZZO » » >» 55,4: 45 32, 6 » » De OLO 28 » » DICI VAT 9,5 ; ; o 5, 6. Un' individuo di Siracusa . ...... 45, ARSA Un individuo di Castroreale. . ... 46 ANOANNCO2I » » DONO 34. Rapporti e differenze La T. Regnol: fu riconosciuta e distinta dal Prof. Meneghini, che mi comunicò per lettera questa sua scoperta, ed insieme alcuni esemplari, che rispondono esattamente alla forma più comune, presentata dalla specie nell’ Italia meridionale. Quindi il Davidson nei suoi brachiopodi italiani la figurava associandola alla 7. am- pulla (*). Ciò nonpertanto io la credo specie ben distinta, costante nei suoi caratteri, e variabile soltanto per essere più o meno spessa, più o meno ovale. Questa specie si distingue assai bene dalla pre- cedente pel forame mediocre, pella forte depressione che cinge il deltidio , pell’ apparecchio delle apofisi molto più largo e propor- zionalmente più lungo ec.; ma essa si approssima di più alla 7. grandis ed alla 7. ampulla, dalle quali distinguesi pella levigatezza della superficie, pella brevità e curvatura dell’apice, pel largo ap- parecchio delle apofisi ec. ec. Giacimento La 7. Fegnolii è stata dal Prof. Meneghini raccolta a Parlascio in un terreno che viene riferito al miocene superiore (C. S.). Lo stesso egregio Prof. mi scrivea che giace anco nel Pliocene, e dallo stesso io ricevea più tardi esemplari varii di Terebratule che rife- risco a questa specie e che provengono da Lari, Cascina, Murrona, Volterra (C. S.) (2). In Sicilia questa specie giace dapertutto nel plioceno ; racco- (4) On italian tertiary brachiopoda, tav. XIX, fig. 3. (2) Mi è riuscito affatto impossibile di scuoprire l’ apparecchio apofisario di questa specie in qualche esemplare tipico della Toscana, ma i caratteri esteriori rispondono sì bene alla forma comune di Sicilia, che non lasciano dubbio di sorta sulla identità specifica di quest’ultima con quella di Toscana. — 128 — gliesi nel pliocene antico di Altavilla presso Palermo ,- dove tro- vasi spesso assai ben conservata e sovente cogli apparecchi apofi- sarii intieri. (C. U. P.), (C. B.), (C. Bt.), (C. S.), (C. A.). Nel Messinese raccogliesi a Castroreale nelle sabbie plioceni- che (C. S.). Trovasi a Siracusa nel pliocene (C. A.), (C. Bt.), (C. S.). Probabilmente giace in molti altri luoghi di Sicilia, ma riesce im- possibile di conoscere in quali contrade e terreni il Philippi ed altri scrittori l'abbiano rinvenuto, essendochè fu sempre confusa colla T. ampulla, colla 7. sinuosa e con altre diverse specie. In Calabria trovasi a Catanzaro e probabilmente altrove (C. U. N.), (C. S.). Spec. 10. Terebratula Philippii, Seg. (') T. IV, fig. 6, 7,8, 9, 10,11. Sinonimia 1844. Terebratula grandis, Var. B complanata. Philippi, Enu- meratio moll. Sic., Vol. II, pag. 67 (per la località). Diagnosi T. testa orbiculato-subquadrata, compressa, ad frontem subtruncata, valvis inaequaliter converis, aculissime unitis, valva minore complanata, medio gib- bosiuscula, plicis duobus obscurissimis longitudinaliter signata; valva majori medio longitudinaliter gibbosiore, totidem plicis minus distinctis ; superficie lineis incrementi tenuibus, aliis distinctioribus intermixtis. Linea commissurale fere plana, ad angolos laterales et frontales inflexa. Apice parum prominente gibboso curviusculo, foramine mediocre truncato, plicis duobus ad latera excur- rentibus, depressionem triangularem latam, deltidium cingentem, circumdantibus. Intus brachyorum fulcro gracili magis longo quam lato, lamellis lateralidus acuminatis curviusculis. Musculosis signis bene impressis, addustorum in mi- nori valva ovato-nblongis, parvis, parum divergentibus. Conchiglia di mediocre grandezza, compressa, rotondata, con due angoli laterali che le danno una forma quasi quadrata ad an- goli rotondati, colla maggior larghezza alla parte superiore in (4) Per ragioni di priorità avrebbesi dovuto conservare a questa specie il nome dal Philippi impostole di 7. complanata, ma lAnomia complanata, Broc- chi è probabilmente una Terebratula e non già una Rhynconella , siccome si è creduto, perciò tale nome spetta alla specie del Brocchi. — 129 — vicinanza della regione cardinale, e troncata alquanto alla fronte. Le valve sono sottili ;e disuguali, che si riuniscono sotto un an- golo acutissimo, la dorsale essendo poco convessa, ed un po’ più in mezzo ; la ventrale gibbosa nella regione mediana, ambedue presentano due pieghe assai oscure che le percorrono in tutta la lunghezza, terminandosi agli angoli frontali, la porzione compresa tra le pieghe è appianata, ma in taluni individui che formano una varietà della specie, presentasi sulla valva ‘dorsale una leggiera concavità, che risponde ad uguale convessità sulla valva ventrale. Le linee di accrescimento sono sottili e miste a talune più distinte poco numerose. La linea commissurale è quasi disposta in un piano, e s'incurva per formare gli angoli rotondati della periferia; una lieve curvatura soltanto manifestasi ai lati per leggiero incurva- mento della porzione frontale della grande valva. L’ apice della valva ventrale è poco sporgente e non molto cur- vo, gibboso e troncato da un mediocre forame circolare, dai lati del forame partono due pieghe ben distinte, che scorrono sino quasi agli angoli laterali della conchiglia, limitando così una de- pressione larga triangolare, che cinge il deltidio, il quale è intac- cato dal forame di cui forma almeno un quarto della circonferenza. L'apparecchio apofisario è gracile più lungo che largo, quindi della forma di un triangolo isoscile, siccome risulta dalle seguenti misure: Apparecchio apofisario —.Valva dorsale -Larghezza Lunghezza Lunghezza Un esemplare di Terreti. . . 90,4 110,2 34mm 4 » » SRO 930,230» Un individuo del pliocene del- LAc, 33 » 5. LI L’ apofisi cardinale è poco sporgente e poco curvata per l'in- serzione dei muscoli retrattori. Le prominenze laterali sono acu- minate e appena curve; la lamina trasversale è stretta ed incur- vata molto, formando un grande arco, siccome bene osservava il Philippi, ed è alquanto appianata al centro. Le impressioni dei muscoli adduttori sulla piccola valva sono poco estese, di forma allungato-ovata, alquanto divergenti e bene impresse, e non si estendono giammai al di là dei due quinti della lunghezza della Bull. Malae. It., Vol, IV. 9 — 130 — ‘valva. L'area che le disgiunge è alquanto larga, incrassata e di forma oblonga. Le impressioni muscolari sulla grande valva sono poco distinte, ma si terminano in una larga e profonda scanalatura che percorre l'interno dell’ ombone. Distanza dall’apice della valva Distanza da tale dorsale al limite inferiore delle limile al margine impressioni muscolari. , frontale. 16,mm 4 ale 18, » 5 21, > 5 Esemplari varii di Nasiti e Terreti presso ni 18, > 7 Re ‘fori CHI) Uto eggio (Calabria); Zancleano inferiore . . 10/366: 116% (7, > 9, > 7, > 11, >». Var. B. 7. subsinuata. S'incontrano raramente taluni esemplari, che presentano una lieve solcatura longitudinale tra le due pieghe della piccola valva, ed una leggiera prominenza allungata sulla valva opposta. Questa varietà raccogliesi unita alla forma tipica. Dimensioni . Lunghezza Larghezza Spessezza 39,mm g2,mm7 ]5,mm6 06, > 4 33, » 1/;5 39, > 33, > 16, » Esemplari varii adulti e giovani raccolti nello Zancleano inferiore di Nasiti e Terreti presso di ORO e 26, > 8 25, » 12, » (Calabria) fps arena 2 7 i 13, » 17,192 118,90. Hb o 6, > 5. Rapporti e differenze Questa specie ha i più grandi rapporti di somiglianza colla 7. Kegnol della quale è costantemente molto più piccola. La 7. Phi- — 31 — lippi differisce da quest’ ultima per essere molto più compressa, per la disuguale convessità delle valve, per la forma quadrangolare, e specialmente per la sua maggior larghezza presso la regione car- dinale, laddove nella specie del Meneghini è verso la metà o anco al di sotto. L'apparecchio apofisario è più stretto proporzional- mente, e distinguesi per la sua gracilità. % Giacimento La Terebratula Philippîi raccogliesi nelle sabbie dello Zancleano inferiore a Nasiti e Terreti presso Reggio, dove giace in mezzo a grande quantità di altri brachiopodi (C. S.). Qualche esemplare rotto mi fu dato raccoglierlo a Valanidi ed in altri luoghi non lungi da Reggio (C. S.). — Nello Zancleano di Giardini se ne raccoglie qualche esemplare della varietà (C. S.). Alle Masse presso Messina si raccolgono dei frammenti di tere- bratule, nelle sabbie zancleane, di cui spettano talune probabil- mente a questa specie (C. S.). Questa specie non è esclusiva dell’ Italia meridionale, dappoichè io possiedo due esemplari dell’ Astigiano spettanti alla varietà, di cui uno mostra intiero il suo gracile apparecchio apofisario (C. S.). Due altri esemplari spettanti alla forma tipica provengono da Chieri e Verrua nel Piemonte (0. S.). Spec. 11. Terebratula Siracusana, Seguenza, Tav. IV, fig. 5, 12, 13. Diagnosi , T. testa ovato-oblonga, subtruncata, valvis tenuvibus \aequaliter convexis, acute .umitis, plicis duobus obscurissimis longitudinalibus signatis; superficie laevi, lineis incrementi tenuibus numerosis, aliis prominentioribus, presertim ad mar- ginem, intermixtis ornata. Majori valva ad frontem producta incurvata , et quidem linea commissurali lateraliter arcuata et ad frontem biplicata. Apice prominulo , gibboso, acuminato, fortiter incurvato , plicis duobus lateralibus depressionem latam triangularem cingentibus, foramine minimo. Intus bra- chyorum fulcro oblongo, bamellis lateralibus acutis. Conchiglia grande di forma ovato-allungata, e quasi troncata alla fronte; le valve sono sottili, colla superficie levigata, ed or- nata di sottili linee di accrescimento, miste ad altre più distinte, — 132 —. che divengono più frequenti presso il margine; fornite di due pieghe poco distinte che le percorrono nella loro lunghezza sino agli angoli della troncatura frontale, ai lati di queste due pieghe sulla valva dorsale soltanto, la superficie s’incurva divenendo lie- vemente concava; la grande valva si restringe e si curva alla fron- te, formando una sporgenza che s'inserisce in un seno formato dalle pieghe della piccola valva; dalla quale. conformazione ne deriva la forte curvatura della linea commissurale ai lati; che rivolge la convessità alla grande valva, e le due piegature alla fronte. L’apice della valva ventrale è prominente, gibboso, molto ricur- vato ed acuminato; il forame è assai piccolo e circolare. Il deltidio abbastanza elevato, concavo, è circondato lateralmente d’ una de- pressione larga, triangolare, limitata da oscure pieghe, che scor- rono dall’apice ai lati dell’ombone. L'apparecchio apofisario è di forma allungata triangolare, la sua lunghezza nell’esemplare figura 13 è di 110”, 5, e la sua lar- ghezza di 79, 5, mentre la valva dorsale è lunga 34 mm, L’apofisi cardinale è sporgente, piccola, semicircolare, appena incavata superiormente dove s’inseriscono i muscoli retrattori. Le anse nella porzione cardinale sono larghe e ripiegate. Le promi- nenze laterali s'incurvano leggermente verso l’esterno, e sono acu- minate. La lamina trasversale è stretta, e forma un arco elevato, stretto, appianato nel mezzo, e s’ incurva molto ai lati presso l’in- serzione sulle anse. Le impressioni dei muscoli adduttori sulla piccola valva ul tano di due solchi alquanto profondi e divergenti che terminano in due depressioni piccole ed ovali, disgiunte da un’ aia larga con una linea mediana ben distinta. Le impressioni muscolari sulla grande valva sono assai profondate pel grande inspessimento di essa nella regione dell’ apice, e vanno a terminare in un solco profondo. Le impressioni muscolari si estendono sino a 15 mill dal- l'apice, e distano dal margine frontale 22 millimetri, nell' esem- plare della fig. 13. Varietà, Bresa, fig. 12, 12.8 Questa terebratula differisce dalla forma tipica soltanto per es- sere meno allungata, col forame meno piccolo, e con una depres- sione o sinuosità verso la regione frontale della piccola valva. i i — 133 — Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un esemplare tipico del pliocene di SÌIFAGUBB 4 0 47, Y6mm, 2800 6 » » > » ba >, 41» ,0020 5.5 Uno della varietà, della medesima — provenienza o. Ad 99, 28,6 Uno di Castroreale . . .-...57», 47», 33», Rapporti e differenze La 7. Stiracusana è specie ben distinta dalle affini pel forame assai stretto, per l’apice molto ricurvo, per la forte curvatura della linea commissurale ai lati della conchiglia. I caratteri poi dell'ap- parecchio ‘apofisario distinguono anch'essi benissimo questa specie, essendochè la forma stretta ed allungata di tale apparecchio la ravvicinerebbe soltanto alla 7. Ecillae, dalla quale è intanto diver- sissima per tutti i caratteri esterni ed interni, e sinanco per quelli stessi che si desumono dall’ esame delle diverse parti dello stesso apparecchio delle apofisi. Giacimento La 7. Siracusana è specie raccolta nelle sabbie calcaree del plio- cene di Siracusa, ed insieme alla forma tipica della fig. 5 racco- gliesi la varietà descritta (C. S.), (C. A.). A Castroreale (Provincia di Messina) anco nelle sabbie plioce- niche raccogliesi questa specie in esemplari deformati dalla fos- silizzazione, ma ben riconoscibili, sopratutto per la picciolezza del forame. Sembrami che tali esemplari debbansi rapportare alla va- rietà drevis (C. S.). ,— 134 — Spec. 12. Terebratula ampulla, Brocchi, Tav. V, fig. 1, 2, 3, 4. \Sinonimia 1814. Terebratula ampulla, Brocchi, Conchiologia fossile su- 1815. 1831. 1855. 1836. 1341. 1844. 1847. 1847. 1848. 1850. 1851. 1852. 1856. 1857, » d » grandis, ampulla, grandis, » ampulla, grandis, ampulla, grandis, ampulla, bappennina d’Italia. Vol. II, pag. 646, Tav. X, fig. 5. Lamarek, Animaux sans vertebres. Tom. VI, pag. 250. Italiens tertiaire Gebilde, Bronn, pag. 123. Bronn, (parte) Lethaea geognostica, pag. 909, tav. XXXIX, fig. 19, 20 (non Blum.). Philippi (parte), Enumeratio moll. Siciliae, Vol. I, pag. 98, tav. VI, fig. 10. i \ Calcara (parte), Memorie sopra al- cune conchiglie fossili rinvenute nella contrada d’Altavilla p. 39. Philippi (parte), Enumeratio moll. Sic. Vol. II, p. 67 (non Blum). Sismonda, Synopsis méthodica ec., pag. 11. Michelotti, Precis de la faune mio- cen.\ec., pag. 77. (parte) Bronn. Index paleontologi- cus, pag. 1237. Davidson, Notes ou Examination of Lamarck species of fossil Te- rebratulae, pag. 488. Costa (0. G.) (parte), Fauna del Regno di Napoli. Brachiopodi, pag. 15 e 16, Tav. V, fig. 1 e 2. D’Orbigny (parte), Prodrome de paleont. Tom. III, p. 134 e 187. Davidson, Introd. a l’hist. nat. des Brachiopodes, pag. 52. Meneghini, Paleontologie de l’Ile de Sardaigne, pag. 524. — 135 — 1857. Terebratula grandis, Pictet (parte), Traité de paleontolo- gie, Vol. IV, pag. 20. 1870. » » Davidson (parte), On italian ter- tiary brachiopoda, pag. 6 e 7, Tav. XVII, fig. 2, tav. XIX, fo: 2: _ Diagnosi 7. testa ovata magna, ad frontem subtruncata, valvis aequaliter converis acute. unitis, valva dorsali exacte ovata, plicis duobus longitudinaliter signata; valva majori totidem plicis vix distinctis; superficie lineis incrementi bene distinetis inaequalibus. Majori valva ad frontem producta, incurvata, linea commissu- rale ad latera arcuata, ad frontem bis inflexa. Apice lato, parum prominente et incurvato, ad latera plicis duobus excurrentibus , depressionem latam cin- gentibus. Brachyorum fulchro magis longo quam lato, lamellis lateralibus latis, parum prominentibus, acutis. Muscolosis signis bene impressis; adductorum in minori valva oblongis, divergentibus, area lata crassiuscula elongata di- sgiuntis, linea mediana impressa signata. Grande conchiglia di forma esattamente ovata, leggermente troncata alla fronte. Le valve sono abbastanza spesse, ma presso l'apice negli adulti divengono assai solide ed incrassate, e cal- lose nella superficie interna. La convessità di ambe le valve è pressochè uguale, la loro superficie è segnata da molte linee disuguali di accrescimento; sulla valva dorsale scorrono due pieghe molto variabili, che sono sempre meglio distinte sulla regione frontale, e ad esse ne corrispondono due sulla valva opposta, che sono sempre poco discernibili. La valva ventrale s' incurva più o meno alla fronte, che s’ inserisce in un seno della piccola valva. Le valve si riuniscono ad angolo acuto, la linea commissurale delle valve è variamente arcuata ai lati, volgendo alla valva perforata la convessità, e piegandosi ai due angoli della troncatura frontale. L’apice perforato è largo, mediocremente prominente, non molto curvo, con un forame- grande, con due pieghe laterali ben di- stinte, che si estendono sino all'incontro della piccola valva, e cingono la porzione anteriore concava dell’ ombone, che circonda il deltidio largo, triangolare, concavo. L'apparecchio apofisario è grande, più lungo che largo, quindi assume la forma triangolare isoscile; nell'unico esemplare in cui potei osservarlo, sebbene incompleto avea le seguenti dimensioni; — 136 — Lunghezza Largh. Lungh. della valva Un esemplare d’ Altavilla. . . 19,0 16 mm 52,mm L’apofisi cardinale è poco sporgente, semicircolare, appena con- cava dal lato dell’ inserzione dei muscoli retrattori. Le anse nella porzione cardinale sono fortemente piegate per lo lungo. Le pro- minenze laterali sono poco sporgenti, larghe, rette ed acute. Le impressioni dei muscoli adduttori sono abbastanza profondate ne- gli adulti, si riuniscono in una larga scanalatura verso l’ apice della valva perforata, sono divergenti, ovato-allungate nella pic- cola valva, e disgiunte da un’ aia callosa, larga anteriormente, che si restringe gradatamente verso il cardine, e porta una linea me- diana impressa o lievemente rilevata. ‘La lunghezza delle impressioni muscolari sulla piccola valva è — sempre minore dei cinque sesti, della distanza alla regione fron- - tale, come rilevasi dalle misure seguenti: i ) Distanza dall’apice della valva Da questo estremo dorsale all'estremo delle impres- al margine frontale. sioni muscolari. Un individuo di Altavilla, quello rap- Presentato Mella fio 9 Re NZ O AO TDI Un altro del medesimo luogo, che somministrò l'apparecchio della fig. 4 . 19, > = 20,3 La forma tipica testè descritta fa graduato passaggio a due varietà, tra-le quali essa è intermedia, l'una quella descritta dal Brocchi colla frase: Var. plicis eminentioribus, margine inferne sinuoso, che presenta molto più distinte le pieghe sulla valva dorsale, rappresentata dalla fig. 3; l’altra meno convessa, esat- tamente ovata, come ben dimostra l’ esemplare della fig. 2. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un esemplare d'Altavilla di forma Tipica o Re 45, mm 91, pm » Bibi » 560,» 37, » 91, » » » >». 45, > 84, >» 24, » » di Calabria fig. La. . 59, » 44,» 27, > — 197 — Lunghezza Larghezza Spessezza Un esemplare a di più distinte, di Altavilla . . . 90 dom >» a cito ni Lu di Altavilla; fio. dA... 4 a . 45, » 34, » 23, >» » a pieghe ii di Wifi ia AT IA sh a Rapporti e differenze La 7. ampulla del Brocchi è distintissima dalla 7. grandis, oltrechè per la forma dell’apice e delle pieghe, per l'estensione e forma dell’impressioni muscolari, siccome precedentemente abbiamo detto (!), e pei rapporti di grandezza dell'apparecchio delle apo- fisi, sì distingue sopratutto per avere le prominenze laterali di questo apparecchio prodotte dal ripiegamento del margine interno. delle anse, laddove nella 7. grandis esse si originano in forma di lamina che s’ innalza longitudinalmente sulla superficie appia- nata delle anse stesse, oltrechè la forma ne è diversissima. La Terebratula del Brocchi è assai prossima ancora alla 7. Re- gnolii ed alla Siracusana; la prima si distingue sopratutto per la forma rotondata e per Î apparecchio paia molto largo, la seconda per l'apice piccolo molto curvo, pel forame assai stretto. Giacimento La T. ampulla raccolta dapprima dal Brocchi nelle argille plio- ceniche del Piacentino, a San Geminiano ed a Lajatico in To- scana, venne più tardi confusa colla 7. grandis e con altre specie, e quindi segnalata impropriamente in tanti luoghi e terreni diversi. Io possiedo esemplari di Peccioli e Val d’ Era in Toscana e di Monte Mario. 1 Giace in qualche luogo delle Calabrie, probabilmente nel plio- cene (C. S.), (C. U. N.). Trovasi nel pliocene di Altavilla presso Palermo (C. S.), (C. B.), C. Bt.), C. U. P.), (C. A.). A Militello (C. A.). Dal Philippi e da altri scrittori questa specie è stata indicata in molti altri luoghi dell’Italia meridionale, ma per la confusione (!) Ved. Nota. — 1538 — fatta con specie affini non è possibile di essere sicuri di tali in- dicazioni, se prima non saranno bene studiati gli esemplari pro- venienti da ciascun luogo. Così il Philippi indica Siracusa, dove sinora io conosco solamente le 7. Scillae, Siracusana; Regnolii, accenna Milazzo dove è la 7. Scillac, Reggio ai Nasiti dove è la 7. Philippi e la T. calabra. Il Galvani la riconosce a S. Fi- lippo presso Messina dove profusamente trovasi la 7. Scillae e non mai la 7. ampulla. Spec. 13. Terebratula calabra, Seguenza. Tav. V, fig. 5, 6, 7,8. Sinonimia 1844. Terebratula grandis, Var. elongata. Philippi, Enumera- tio moll. Siciliae, Vol. II, p. 67. 1869. » sinuosa, Varietà piccola. Seguenza, Da Reg- gio a Terreti, pag. 3. Diagnosi T. testa ovata ad frontem truncata. Valvis aequaliter converis, acute unitis ; valva dorsali subpentagona, obscure biplicata, medio depressionem longitudi- nalem inter plicas; valva majori plicis tribus obscurioribus ; lineis incrementi tenuibus, numerosis, aliis paucis distinctissimis intermixtis, superficie signata; majori valva ad frontem incurvata , linea commissurale ad latera arcuata, ad frontem fiexuosa. Apice prominente ‘incurvato, foramine mediocre, deltidio lato concavo, plicis duobus obscuris, depressionem triangularem cingentibus . Brachyorum fulcro magis longo quam lato, lamellis lateralibus latis acumina- tis, curviusculis. Musculosis signis adductorum in minori valva profunde im- pressis, parvis, ovato-elongatis, via divergentibus, area lata disgiuntis, Conchiglia di mediocre grandezza di forma ovata, sebbene va- . riabile in lunghezza , troncata alla regione frontale. Due pieghe più o meno distinte scorrono sulla valva dorsale, e ad esse s'in-. terpone una leggiera depressione longitudinale, siccome depressa e leggermente concava è la valva dalle pieghe in fuori. La valva ventrale presenta tre leggerissime pieghe longitudinali. La super- ficie è ornata da numerose e sottili linee di accrescimento , alle quali ne vanno riunite talune assai distinte, ma ben rade. Delle linee radianti o costole sottilissime si manifestano nei rari indi- vidui che hanno la superficie ben conservata. Le due valve s’in- spessiscono considerevolmente in prossimità del cardine nello stato iaia — 139 — adulto, esse sì riuniscono sotto un angolo acuto, e la ventrale s' incurva alla fronte, inserendosi in un seno dell’ opposta valva, perlochè la linea commissurale risulta incurvata ai lati, colla con- vessità dal lato della valva maggiore, e con due leggiere flessuo- sità alla fronte. L’apice della valva ventrale è prominente, incurvato abbastanza. e con forame mediocre, esso presenta una depressione concava triangolare, che cinge il deltidio, ed è limitata da due. oscure pieghe che scorrono ai lati dell’ apice. Il deltidio è larghetto e troncato dal forame, che viene da esso cinto per un quarto. L’ apparecchio apofisario è più lungo che largo, su le misure seguenti ci danno le dimensioni relative: Apparecchio apofisario Valva dorsale Lunghezza Larghezza Lunghezza 3 7,mm o mm 20,mm Esemplari di Nasiti e Terreti presso (6,>»5 4,> 17,>8 Repgiomeaie oi le Ce 0 3,>8 GIOIA L’apofisi cardinale è piccola, prominente, bilobata, con forte in- cavo superiormente per l'inserzione dei muscoli retrattori. Le anse nella porzione cardinale sono piegate fortemente. pre- sentando una lieve scanalatura al margine interno, che sembra perciò esser costituito da due lamine. Le prominenze interne sono poco curve, larghe, acuminate, l’arco trasversale abbastanza ele- vato. Le impressioni dei muscoli adduttori nella piccola valva sono ovato-allungate, piccole, e si prolungano in due profonde scana- lature poco divergenti, e separate da un’aia callosa alquanto larga in mezzo, un po’ ristretta agli estremi. Distanza dall’ apice della valva Distanza da tale dorsale all'estremità delle impres- estremità al mar- sioni muscolari, gine frontale. O Qi Esemplari dello Zancleano inferiore di LO ZIO Nasiti e Terreti presso Reggio (Calabria) (12, >. 19, > 8, » 11, >» — 140 — ‘ Questa terebratula è eonsiderevolmente variabile, la sua forma d’ordinario esattamente ovale, varia molto nel.rapporto della lun- ghezza alla larghezza, dimanierachè ora è più breve e diviene considerevolmente allargata, ed ora si allunga molto. Le pieghe sulla valva dorsale sono variabilissime e giungono sino a dive- nire poco discernibili, e con esse si appianano le depressioni me- diana e le laterali, e divengono ancora meno distinte quelle della valva opposta, che giungono quasi sino a scomparire del tutto. Da tale variabilità dei caratteri accennati, risultano importanti varietà di questa specie, alcuna allargata, altra allungata come quella della fig. 6, ed altra priva quasi intieramente di pieghe. Tra le forme allungate raecogliesi raramente la var. elongata del Philippi che porta la sua maggior larghezza presso la regione frontale. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza So Roe LX, 90, » 25, > 17,» 5 29, » 24,>2 15, Esemplari varii raccolti nelle sab- \35, > 5.29,» 20, bie dello Zancleano inferiore di Nasiti (40, » 32, > 23, e Terreti presso Reggio (Calabria) . /92, » 23,» 7 16, | 24,>»4 24,» 13, 19,>5 16,» 10, 10, >» 5 50, % © % yy 5 u Y% Rapporti e differenze La Terebratula calabra è specie prossima alla 7. Philippi, alla T. ampulla, alla T. Costae ed alla A. sinuosa, da queste due ul- time le lievissime pieghe della valva ventrale ne la distinguono. abbastanza, oltre più ragguardevoli caratteri di cui diremo in seguito; dalla 7. ampulla la piccola statura, il piccolo forame, la forma e l'estensione dell'apparecchio delle apofisi e delle impres- sioni muscolari; dalla 7. Philippi per non essere mai sì dila- tata e sì compressa, nonchè per l'angolo cardinale della piccola — idl — valva, assai grande nella 7. Philippi pressochè retto nella 7. calabra. Giacimento Questa specie raccogliesi abbondantemente nelle sabbie dello Zancleano inferiore di Nasiti e Terreti presso Reggio (Calabria), (COSETRCIT), (Co U. N.). Qualche raro esemplare mi fu dato raccoglierlo a Valanidi (Pro- vincia di Reggio), e nel medesimo orizzonte alle Masse ed ai . Bianchi presso Messina vedesi raramente qualche frammento (C. $.). Spec. 14. Terebratula Costae, Seg. Tav. V, fig. 9, 10, 11, 12, 13, Tav. VI, fig. 1. Sinonimia 1844. Terebratula biplicata, Philippi, Enumeratio moll. Siciliae, Vol. II, pag. 67 (non Sow.). 1848. > » Var. Bronn, Index paleontologicus. Nomenclator pag. 1230. (Rap- porta Phil. Sicil.). 1851. » » Costa (0. G.), Fauna del Regno | di Napoli. Brachiopodi, pag. 16, Tavola V, fig. 1, 2 (Ottime). 1864. » sinuosa, (parte) Davidson. Outline of the geo- logy of the Maltese islands. etc., pag. 6, fig. 4 e 7 solamente. 1870. » sinuosa, (parte) Davidson, On italian tert. brach. p. 7. Tav. XVIII, fig. 3. 1870. » sinuosa, Varietà. Seguenza, Dei brachiopodi. viventi e terziari pubbl. dal Prof. O. G. Costa. Esame di G. Se- guenza, pag. 6. Diagnosi T. testa ovata vel dilatata; valvis plus minusve converis, acute unitîs ; dorsali subpentagona fortiter biplicata, medio et ad latera depressa concava; valva majori plica ‘media prominente usque ad apicem producia, sulcis duobus pro- — 142 — fundatis interposita; lineis incrementi tenwibus, aliis paucis distinctissimis ; majori valva ad frontem producta incurvata; linea commissuruli ad latera maxrime arcuata, ad frontem profunde bisinuata. Apice parum prominente, lato, plus minusve incurvato, foramine mediocre, deltidio lato, concavo, de- pressione laterale rudimentale, plicis destituta. Brachyorum fulchro lato trian- gulare, lamellis divergentibus, ad cardinem latis planatis, linea prominula longitudinaliter partitis, unde lamellis lateralibus strictis incurvatis nascunt, ramo transverso fortiter arcuato, bisinuato. Musculosis signis adductorum in minorem valvam impressis, ovatis, divergentibus, area lata disgiuntis; in val- vam majorem medio impressionem latam formantibus, sulcum ‘in umbonem. Conchiglia di mediocre grandezza o piccola, di forma ordina- riamente ovata, e sovente dilatata, colla superficie segnata da sot- tili linee di accrescimento , e da talune rare assai bene marcate. La valva dorsale è di forma quasi pentagona, con due pieghe rotondate, divergenti e assai elevate, ad esse s’interpone un pro- fondo solco, e la valva da esse in fuori si deprime formando due porzioni concave; la valva perforata presenta una grossa e rotondata piega mediana, che d’ordinario si estende sino all’ apice, e sporge considerevolmente per due profondi solchi che scorrono ai suoi lati. Le valve s’inspessiscono abbastanza verso la regione cardinale nello stato adulto , esse si riuniscono ‘sotto un angolo acuto ai lati ed alla fronte, ma molto ottu- samente alla regione cardinale, la ventrale si restringe molto e forma alla fronte una prominenza ‘curva e bilobata, che s’ inse- risce nel seno formato dal ripiegamento speciale dell’ opposta. valva, perlochè la linea commissurale presentasi fortemente arcuata e flessuosa ai lati, e profondamente bisinuata alla fronte. L'’apice della valva ventrale è poco sporgente largo più o meno curvo, con un forame mediocre, con un deltidio largo e concavo, ai lati del quale sono appena gl’indizii d'una depressione, che ‘non è affatto limitata da pieghe che scorrono ai lati dell’ombone siccome in varie specie. L'apparecchio delle apofisi è larghetto triangolare, gracile, lungo 11 mill., largo 8 mill. L’apofisi cardinale è piccola, prominente, spessa, lievemente incavata per l’inserzione dei muscoli retrattori. Le anse nella por- zione cardinale sono larghe appianate, e divise longitudinalmente da una linea rilevata lamelliforme , la quale in basso divenendo semprepiù alta va a costituire le prominenze laterali, strette, acu- minate, convergenti ; il ramo trasversale è stretto, e forma un arco bastantemente elevato, con due sinuosità ai lati. Le impressioni — 143 — muscolari sono bene distinte e profondate, quelle dei muscoli adduttori nella piccola valva sono ovato-rotondate , distanti, e divergenti si continuano sotto le anse in forma di solchi, un’aia larga con una linea mediana le disgiunge; nella valva ventrale formano in mezzo una impressione ovata ed una scanalatura den-- tro l’apice. Distauza dall’ apice della valva Distanza da questo dorsale all’ estremità inferiore estremo al margine delle impressioni muscolari. frontale. 13,0 14, 0m Rcsplari dello Zaneleano inferiore (di cv: / Li : > Monteleone 19, o 19) ; 9,» 10, » Questa terebratula è estremamente variabile nella estensione delle costole e nel loro sviluppo, nel rapporto della lunghezza alla larghezza, nel grado di curvatura dell’apice: dalle quali mo- dificazioni devono per lo meno stabilirsi le seguenti varietà : 1.a Var. dilatata. ’ Pieghe prominentissime, larghezza maggiore della lunghezza , apice fortemente incurvato (Vedi Tav. VI, fig. 1). 2.2 Var. planata. Pieghe poco rilevate e non estese oltre la metà della conchi- glia, che è meno convessa, coll’apice meno curvo. (Ved. Tav. V, fig. 11). 3.3 Var. insignis. Conchiglia gibbosa, coll’apice molto incurvato, colle pieghe ele- vatissime, e ben distinte sino all'apice delle due valve. Denomino così una conchiglia proveniente d’ Algeri che mi fu offerta dal chiarissimo Prof. Deshayes, la quale per tutti i carat- teri devesi rapportare a questa specie, ma per la sua gibbosità e per lo sviluppo delle sue costole ne costituisce una varietà rimar- chevolissima. Graduate insensibili transizioni si osservano tra queste varietà. = iM=- . Dimensioni l'orma tipica Lunghezza Larghezza Spessezza (15 20 gg n Ò 25, » 20, ) 16, 2 Esemplari raccolti nello Zancleano Ao 16, » inferiore di Monteleone (Calabria) . ORI 90. > 145 o) i) Ù 27, >» 24, > 14, » Un esemplare di Acaia pr. Lecce 31, » | 27, > 12, » Un esemplare di Malta. . . .32,> 30, » 18, » » » 30, » 29, »_ 17. » 1.2 Varietà dilatata. Un esemplare di Monte Gargano della collezione Costa. . . . .41,>» 45, >» 24, > Uno di Acaja presso Lecce . . 30, » 32, >» 13, > 2,2 Varietà planata. S8 90 0 00. O Sa du SA UO lo Esemplari diversi dello Zancleano dA Io della contrada Vena pr. Monteleone /, ;l i Su, 21, >» 18, > 11, > 3.2 Varietà mnsignis. J Un esemplare di Algeri. . . . 985,» 27,9 20, » Ho dedicato questa specie alla memoria dell'egregio Prof. Costa essendochè fu lui che ci diede esatte figure di Questa specie di- stintissima, quantunque abbia egli col Philippi creduto che questa identica fosse alla 7. biplicata del secondario. ci Rapporti e differenze La 7. Costae è una di quelle specie biplicate, che davvero ricorda quelle forme variate e numerose dei diversi piani secon- darii, e come esse presenta anco molta variabilità nello sviluppo delle pieghe; e quantunque il Philippi ed il Costa nel riferirla alla T. biplicata Sowerby, abbiano ricordato la figura del Brocchi, pure essa è da quella ben distinta. Io non m' intrattengo a com- parare questa colle specie secondarie dalle quali si distingue sì bene che non fa d’uopo che v2 csame assai lieve. Dalle affini specie terziarie la distinguono eminentemente la grande piega ventrale sempre più sviluppata delle due pieghe dorsali, la grande curva "che forma ai lati la linea di commessura, dipendente dalla gran depressione delle regioni laterali della valva dorsale, il difetto di pieghe laterali all’ ombone; ma sopratutto la conformazione dell’ apparecchio apofisario, il quale ha le sue prominenze laterali, che invece di risultare dal ripiegamento del margine interno delle anse, si originano da una laminetta poco elevata dapprima, -che scorre longitudinalmente sulla porzione cardinale delle anse, e quindi si eleva sempre più per formare le prominenze acuminate. Lo stesso Davidson nei suoi brachiopodi di Malta nella fig. 7 ci dà l'apparecchio apofisario di questa specie, e quantunque gros- solanamente eseguito, pure dimostra evidentemente il carattere di cui io parlo, per il quale è distintissima dalla 7. sinuosa. Questo carattere l’ ha di comune colla 7. grandis, e come quella per esso è eminentemente distinta dalla 7. ampulla dalla T. Sci- lae ec.; questa lo è dalla 7. Calabra dalla T. sinuosa e da tutte le altre specie che ho descritto sinora. Giacimento Questa specie raccogliesi in grande abbondanza a Monteleone (Calabria ), dove l’ha segnalata il Costa, e giace in un terreno che devesi rapportare allo Zancleano inferiore (C. S.), Il Philippi la raccoglieva a Francavilla di Calabria. Par che sia anco abbon- dante a Malta (C. S.). Trovasi ad Acaja presso Lecce (0. S.),.(C. U. N.), a Catanzaro (CU Nb); 0(C1-8.): Bull, Malac. It., Vol. IV. 40 — 146 — La Var. dilatata trovasi al Monte fo (C. U. N.) ad Acaja presso Lecce (C. U. N.), (C. S.). La Var. planata è abbondante alla contrada Vena Ta Mon- teleone (0. S.), (C. U NOI La Var. insignis è dell’ Algeria (C. S.). Credo vi si debba rife- rire un esemplare di Agnone presso Catania (C. A.), ‘Spec. 15. Terebratula sinuosa, Brocchi. Tav. VI, fig. 2, 3, 4, 5, 6. Sinonimia 1814. Terebratula sinuosa, Brocchi. Conchiologia fossile subap- pennina d’Italia, Vol. II, pag. 466. sii » G. Bronn. Italiens Tertiar. Gebilde, pag. 125. 1841. » ampulla, (parte) Calcara. Mem. sopra alcune conchiglie foss. rinv. nella con- trada d'Altavilla, pag. 39, (per la località). 1848. Da grandis, (parte) Bronn. Index paleontologi- cus, pag. 1237. 1864. » «sinuosa, (parte) Davidson. Descriptions.of the brachiopoda of the Maltese, Islan- | ds., pag. 6, fig. 1, 2, 3 (escluse | i le altre). 1865. » sinuosa,. Seguenza. Paleontologia malacolo- - gica. Classe brachiopodi, pag. 32, Slavi IVa fio 2,941 1870. » sinuosa, (parte) Davidson. On italian tertiary brachiopoda, p. 6 e 7. T. XVII, fig. 4. Diagnosi , T. testa ovata vel rotundato-ovata, magna. ad frontem truncata,valvis subaequa- liter converis acute unitis, valva dorsali plicis duobus longitudinaliter signata; valva majori plica mediana valida, sulcisque duobus, lineis incrementi aliis prominentibus plurimis tenuissimis intermixtis; majori valva ad frontem pro- ducta, incurvata et bilobata; linea commissurale ad latera arcuata, ad fron- tem bisinuata. Apice lato, prominulo, gibboso, incurvato; ad latera plicis duobus eacurrentibus depressionem latam cingunt. Brachyorum fulchro triangulare — 147 — i equilutero, lamellis lateralibus latis prominentibus acuminatis. Musculosis signis bene impressis, adductorum in minori valva rotundato-ovatis divergen- tibus, area lata crassiuscula disgiuntis. n conchiglia di forma esattamente ovata, ovvero ovato- rotondata, più o meno troncata alla fronte. Le valve sono abbastanza spesse, ma presso l’apice negli adulti divengono assai solide ed incrassate, e callose nella superficie in- terna. La convessità di ambe le valve pressochè uguale, la loro superficie è segnata da sottili linee di accrescimento, alle quali se ne interpongono talune poche molto più marcate; sulla valva dorsale scorrono due pieghe abbastanza prominenti separate da un profondo solco, e la superficie della valva si deprime dive- nendo concava ai lati delle pieghe; sulla valva opposta è una piega mediana ben distinta perchè limitata da due solchi propor- zionalmente profondi. La valva ventrale s’incurva alla fronte che presentasi bilobata, e s'inserisce in un seno della valva opposta. Le valve si riuniscono ad angolo acuto dalla metà in sotto. La linea commissurale è curva ai lati, colla convessità rivolta alla grande valva, bisinuata alla fronte. L'apice perforato è largo, me- diocremente prominente, gibboso, abbastanza curvo, con un fora- me grande o mediocre, con due pieghe laterali, che limitano una | grande depressione triangolare che circonda il deltidio largo e con- cavo. L'apparecchio apofisario è grande, largo, della forma di un triangolo equilatero, le cui dimensioni negli esemplari ben conser- vati sono: i Apparecchio apofisario . Valva dorsale FP Lunghezza Larghezza Lunghezza Un esemplare dell’ Astigiano. Plio- cemogisabbieretalle: et 13 TS.co So Un esemplare di Rometta. . . .18,>4 17,» 49, » L’apofisi cardinale è larga, molto spessa, appena incavata alla parte superiore per l’ inserzione dei muscoli retrattori. Le anse nella porzione cardinale sono fortissimamente piegate per lo lungo. Le prominenze laterali sono larghissime, molto sporgenti, acuminate, rette; il ramo trasversale forma un arco grande, elevato. Le impressioni dei muscoli adduttori sono molto bene impresse negli adulti; nella grande valva formano un infossa- mento ovato che va a terminare in su con una larga scanala- i — 148 — tura nell'interno dell’ apice, nella valva dorsale sono di forma ovato-rotondata che si restringono in forma di stretto e profondo solco in alto, sono molto divergenti e quindi disgiunte da larga ala e callosa. La loro estensione in rapporto alla valva è data dalle misure seguenti: ‘ Distanza dall’apice della valva Distanza da dorsale al limite inferiore delle questo limite impressioni muscolari. ultimo al mar- gine frontale. Un esemplare del pliocene dell’ Astigiano 21,"" Don » i » » TO ge 22, >» Un esemplare del plioceno d’ Altavilla . 21, » 29, > Un esemplare dello Zancleano inferiore AIROLA RO E Ure SI RO 24, » LI La 7. sinuosa del Brocchi è stata confusa dalla maggior parte degli scrittori colla 7. ampulla. Essa presenta considerevoli varia- zioni, ora si allarga molto e diviene di forma rotondata, talvolta le pieghe dorsali sono più ravvicinate, il forame è mediocre o grande ed in tal modo assume aspetti diversi, che vengono anco meglio distinti dalla varia convessità che assumono le valve. Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza (45 mm 36, mm 24,mm si 3 A A oe» Sn 30, > 3 Varii esemplari del plioceno dell’Asti- a STR I) O d9, > 40, > 3900 Un esemplare del mioceno? di Chieri 55, » 46, » 29, >» Un esemplare del mioceno di Malta 60, 43, > Un esemplare dello Zancleano infe- riore \dwRomettaxw. ji ea fe oi 45, > 24, > > PA ie 2 000 IM 29, > » d v Un esemplare del mioceno di Monf.® 44, 30, > Un esemplare del. mioceno di Rometta 35, 19, » Un esemplare del Ra d'Altavilla i ficura, 0 Seal SR IO 08, >» » » fig. 5 59, > 47,» — 149 — Rapporti e differenze La 7. sinuosa somiglia alla 7. bisinuata di Lamark dell’ eoceno, la quale ha l’apice rilevato o poco curvo, l'apparecchio apofisario allungato e affatto differente, siccome le impressioni muscolari. Il largo apparecchio apofisario, la forma delle impressioni musco- lari, le grosse pieghe e sopratutto la ventrale, distinguono benis- simo la 7. sinuosa dalla T. ampulla. La T. sinuosa poi è assai prossima alla T. Costae colla quale può facilmente confondersi, ma quest’ ultima sempre piccola si distingue per la grande fles- suosità laterale della linea di commissura delle valve, anco negli individui poco rigonfi e colle pieghe poco sviluppate; pel difetto *i pieghe laterali e di vera depressione all’ombone, e sopratutto per la costituzione ben diversa dell’appareechio apofisario, riguardo all’ origine delle prominenze laterali, per la quale la 7. sinuosa differisce dalla, 7. Costae, come la 7. ampulla e la T. Scillae differiscono dalla 7. grandis. Giacimento x La 7. sinuosa è specie propria del mioceno come del plioceno. Trovasi nel mioceno medio della collina di Torino, nel mioceno superiore di Chieri, siccome in Toscana (C. S.). Raccogliesi poi nel plioceno dell’ Astigiano e del Piacentino (C. S.). Nell’Italia meridionale raccogliesi nello Zancleano di Altavilla dove si presenta molto variabile (C. S.), (C. U. P.), (C. B.), (G. A.) ‘a Militello (C. A.). Nello Zancleano inferiore di Rometta vi abbonda in esemplari rotti (C. S.). Nel mioceno superiore trovasi nella Provincia di Messina a Monforte a Rometta, ai Bianchi (C. S.). Par che sia comune anco nel mioceno di Malta (0. S.). Spec. 16. Terebratula Pedemontana, Lamk. Tav. VI, fig. 7. n Sinonimia 1315. Zerebratula pedemontana, Lamarck. Animaux sans verte- bres, T. III, pag. 126. — 150 — 1331. Terebratula pedemontana, G. Bronn. Italiens tertiare Ge- bilde, pag. 125. 1843. » grandis, (parte) Bronn. Index paleonto= logicus, pag. 1237, ( Nomen- clator). . 1850. » pedemontana, T.-Davidson. Notes ou au exa- mination of Lamarck”s species of fossils terebratulae p. 440. 1862. » romboidea?? G. Seguenza. Notizie succinte ec. pag. 19 (Non Biondi). 1865. » pedemontana, Seguenza. Paleontologia mala- cologica ec. (Classe Brachio- podi pag. 39, Tav. IV, fig. 4. 1870, » SINuosa, (parte). T. Davidson. On italiani tertiary brachiopoda, pag. 7, Tav. XVIII, fig. 5. Diagnosi T. testa ovata gibba, ad frontem bilobata, valva majore magis inflata; lineis incrementi tenuibus, aliis paucis distinctissimis ; valva dorsali plicis duobus propinquis instructa; valva ventrali plicis tribus longe tenuioribus, ad frontem producta, incurvata, bilobata, et quidem linea commissurale ad latera arcuata, ad frontem bisinuata. Umbone prominente, dilatato, gibboso valde incurvato, ad latera obsoletissime carinato, foramine orbiculato majusculo. Conchiglia piuttosto piccola ovata, molto gibbosa, leggermente bilobata alla fronte, colle valve disugualmente convesse, essendo- chè la ventrale è più rigonfia della dorsale; tra le linee di accre- scimento sottili e numerose talune poche vene ha ben distinte; le valve si riuniscono sotto un angolo che si avvicina al retto; la valva dorsale presenta due pieghe tra loro molto ravvicinate, assai sporgenti e rotondate presso la fronte, dove vanno a terminarsi alle due prominenze rotondate frontali, e sono separate da un solco profondo, siccome la valva da esse in fuori si deprime; la. valva ventrale presenta tre pieghe appena distinte, s’ incurva alla regione frontale inserendosi nella sinuosità della valva opposta, dimodochè, la linea commissurale è curva ai lali e convessa verso di essa, e bisinuata alla fronte. L' apice perforato sporge abba- stanza al disopra della piccola valva, largo, gibboso e fortemente ricurvo, con indizio di pieghe laterali, che mal delimitano una — 151 — larga e leggiera depressione. Il forame circolare è di mediocre grandezzà. i I caratteri interni mi sono sconosciuti, dappoichè non possiedo che un solo assai piccolo esemplare di questa specie raccolto presso Messina, e tre altri' del mioceno toscano che devo alla cortesia dell’egregio Professore G. Meneghini e. del deplorato signor V. Pecchioli. L’esemplare messinese conviene nei caratteri cogli esemplari tipici della Toscana, e tutti mi fan credere che la 7. pedemon- tana debba riguardarsi siccome specie distinta. Il Prof. Meneghini la ritiene anch’ esso distinta, oltrechè per gli esterni caratteri, per la forma dell’ apparecchio delle apofisi, che egli ha potnto studiare. In varie delle sue lettere, di cui ordinariamente mi onora, mi ha fatto conoscere, che in questa specie, il ramo trasversale apofisario forma un largo arco poco curvo , e distinto da due intaccature laterali che ben lo caratte- rizzano. iù Dimensioni Lunghezza Layghezza Spessezza Un esemplare dello Zancleano Mes- SIE e Ad x » del mioceno di Roscana ione a ie eat 3 25, >» 18, > 6 » » » 29, >5 23, »7 19,»2 Rapporti e differenze La 7. pedemontana differisce dalla 7. Costae, alla quale molto sì avvicina, sopratutto perchè quest’ultima ha costantemente molto sviluppata una piega sulla valva ventrale, e la pedemontana ne ha tre appena discernibili; la 7. Costae inoltre ha la linea di commissura molto più sinuosa ai lati, e l’ apice meno gibboso e meno ricurvo. La 7. sinuosa a cui la vorrebbe riunire il David- son è grande specie coll’ apice meno curvo, con una piega sulla valva ventrale, con due ai lati dell’ ombone. TS Spec. 17. Terebratula rhomboidea, Biondi. Tav. VI, fig. 8, 9. Sinonimia 1855. Terebratula romboidea, Biondi. Atti dell’Accademia Gioe- nia di Sc. nat. Sez. 2., t. 11, p. 100, tav. 3, fig. 2..a, b, 6, d. 800/065 » Gemellaro (G. G.). Sopra varie conch. foss. del cretaceo sup. e nummulitico di Pachino, p. 18. TSd0io » T. Davidson. On italian tertiary brachiopoda (Geolagical Magaz. Vol. VII, p.13,I XIX fo88: Diagnosi T. testa ovata, valvis laevibus, lateraliter obiuse unitis, lineis incrementi tenwibus; valva dorsali plicis duobus divergentibus gerente, valvà ventrale plicis tribus; linca commissurali ad latera incurvata et reflexa, ad frontem late bisinuosa. Apice parum promifiente, incurvato, dellidium occultante; umbone ad latera exacte rotundato. Conchiglia ovato-deltoidea, di mediocre grandezza, colla super- ficie liscia e segnata da linee di accrescimento assai sottili. Ai lati le valve sono riunite ad angolo ottuso; la valva dorsale presenta due pieghe bene sviluppate e divergenti, dimodochè vanno a ter- minarsi alla fronte in due angolosità ben distanti, la valva ven- trale più gibbosa presenta tre pieghe divergenti anch'esse. Sulla fronte della piccola valva sono tre depressioni che alter- nano colle pieghe e che si estendono sotto forma di lobi incur- vati, sulla valva perforata tali lobi sono due e quindi al margine s’intersecano con quelli della valva opposta. "ale disposizione delle parti frontali della conchiglia fanno che la linea di com- missura sia ben caratteristica, essa ai lati è curva rivolgendo la convessità verso la piccola valva, quindi si piega bruscamente ad angolo retto in opposta direzione, e costituisce quindi alla fronte due larghe sinuosità. L’apice della grande valva s’inalza poco al disopra della piccola, esso è fortemente curvo ed occulta intiera- mente il deltidio, ai lati è perfettamente rotondato senza indizio — 1539 — di pieghe nè di depressioni laterali. Il forame ovato, obliquissimo, mediocre. Questa specie come tutte le biplicate varia considerevolmente nello sviluppo delle pieghe, queste talvolta sono ben delimitate e prominenti, come nella fig. 9, tal’altra dilatate e a margine in- certi, come nell’ esemplare della fig. 8; del resto essa è costan- tissima nei caratteri specifici. x Dimensioni Lunghezza Larghezza Spessezza Un esemplare di Pachino della mia 1 lla eee deo Lr » » della col- lezione dell’ Università di Palermo . 30, » 25, >» 20, >» » » » 35, > 28, » Rapporti e differenze x O La 7. romboidea è specie distintissima per l'apice rotondato ai lati, per le pieghe molto divergenti, pei lobi frontali delle valve, e specialmente per la linea di commissura, che ai lati rivolge Ia sua convessità verso la piccola valva. Per tutti questi caratteri sì riconosce a prima giunta dalla 7. Costa, sinuosa , pedemon- tana, e dalla sua coetanea 7. disinuata. Giacimento Il deplorato Prof. Biondi da Catania scuopriva questa bella e nuova specie nell’eoceno di Capo Pachino, nè altrove è stata si- nora, raccolta. G. SEGUENZA. — 154 — Recherches sur V Umbrella Mediterranea par G. Moquin Tanpon ('). Brano di lettera del Prof. A. Manzoni al Direttore del Bullettino Malacologico Italiano. « Les còtes uniquements sabloneuses de la Meéditerranée ne paraissent pas nourir d’Ombrelles. Les localités qui leur conviennent le plus sont les bones converts de vastes fraivies de ce grandes Zorostéracées marines appartenent au genre Posidonia, è souches volumineuses et rampantes, semblables è des vhizomes, à feuilles longues souvent plus d’un mètre, qui poussent dans les fonds de vase légèrement sabloneuse dont les còtes rocteuses sont en- tourées comme d’ une ceinture, et qui s’étendent à une distance de plus de 5. Kilm, an large. C'èst là qu'on les trouve avec des Oursins, avec des Holothu- sîes en si grand nombre qu'on en ramené jusqu’à 5 kilg. d’un seul coup de filet, avec des Ascidies simples et compostes, Cyn- thia ‘myerosoma, Phallusia mamitlata, des tubes de Chéloptères enfonis dans la vase au pied des hèrbes. On y rencontre aussi’ quelque Serpula, des Poulpes, des Seiches, des Clédones, des La- mellaria perspicua, des Pleurobranches, des deux éspèces, PI au- rantiacus, PI. testudinarius, des nombreux genres des Crustacés, ce. L'Umbrellu ne se rencontrè jamais que dans des profondeurs com- prises entre 25 et 40 metres ». i Moquin-TANDON. - Questi cenni sull’ habitat dell’ Umbrella sono, a mio parere, degni di essere riprodotti. Con piacere mi raccomando alla di Lei preziosa amicizia. A. Manzoni. (*) Ann. des Scienc. Nat. Zool. et Pal, Tom, XIV.— Paris 1870. Ag , BIBLIOGRAFIA Sul gabinetto privato di Conchiliologia in Roma dei fratelli Rigacci, e sulle due nuove conchi- glie pubblicate Uni ecc.” prof. GIUSEPPE cav. BIANCONI (). Elogio lungo, interminabile, per quanto meritato, del gabinetto conchiologico dei signori fratelli Rigacci di Roma, e copia di descrizione di due specie fossili (Arca Rigacci e Tridacna detrun- . cata) pubblicata dal prof. Bianconi nei suoi specinzina zoologica Mozambicana. Ciò che poi forma la delizia di questo articolo è il seguente periodo che ci pregiamo presentare nola sua integrità ai nostri lettori. « Sì avanza altresì nella Malacologia per dare conoscenza di quelle specie di molluschi (una delle grandi divisioni del regno animale ) esistenti nelle nostre campagne, onde alla novità del lavoro (e lo apprenda l’ onorevole Direttore del Bullettino Mala- cologico italiano) arrida la novità del fine ». Chi parla a noi di novità? Forse l'onorevole Direttore della corrispondenza scientifica ? \ O questa è graziosa! GENTILUOMO. Malacologia pliocenica italiana, descritta ed illu- strata da CasARE D’AncONA,, fascicolo primo; generi: Strombus, Murex, Typhis (*). Ecco un nuovo ed importante lavoro che ci promette di dare . un avanzamento non piccolo alla conoscenza dei ricchi nostri (1) Dal Bullettino nautico e geografico in Roma, appendice alla romana cor- rispondenza scientifica; anno XXII° di sua istituzione, Vol. V, n.97, 1870; con una tavola doppia litografata. ‘ (2) Firenze 1874, 53 pagine in 4.°, e 7 tavole litografate, — Dal volume primo delle memorie del R. Comitato geologico d’Italia, — 50 — depositi pliocenici. Il dottor D’ Ancona, seguendo il sistema di classificazione di Woodward, nel suo Manual of the Mollusca e solo apportandovi quelle modificazioni che il progresso della scienza esige, ha cominciato col pubblicare la monografia dei tre generi Strombus, Murex, Typhis, accompagnando ad esempio del- l’opera di Hòrnes, la descrizione di ciascuna specie con una o più figure a seconda del bisogno. Ecco l’enumerazione delle specie notate in questo lavoro, ed ecco pure le diagnosi delle nuove specie Strombus coronatus, Defr., Murex erinaceus, L., M. So- werby, Mich., M. Veranyi, Paul, M. Swainsoni, Mich., M. Las- saignei, Bast., M. Meneghinianus (sp. nuova ) (1), I. pseudo- phillopterus, Mich., M. spinicosta, Bronn, M. pseudo-brandaris (specie nuova (*), JM. Reptagonatus, Bronn, M. absonus, Jan, M. in- cisus, Brod., I. brevicanthos, Sism., M. distinetus, Jan, M. Constan- tiae (specie nuova) (3) 1. Aericauda, Bronn, M. fusulus. Br., M. trunculus, L., M. Hornesì (specie nuova (4), M. conglobatus, Mi- chaud, M. Pecchiolianus (specie nuova (5) IM. rudis, Borson, MU. truncatulus, Forb., IM. cristatus, Br., M. multicostatus, Pecch., M. funiculosus, Bors., M. plicatus, Br., M. scalaris, Br., M. im- bricatus, Br., M. senensis (specie nuova) (6), DZ. craticulatus, Gm. IM. polimorphus, Br., M. bracteatus, Br., M. squamulatus, Br., M. vaginatus, Jan., M. angulosus, Br,, M. corallinus, Sc., M. exiguus, Dujard., Typhis horridus, Br., T. fistulosus, Br., T. te- trapterus, Bronn. / (!) M. testa ovato oblonga, subtrigona, svira “anyulato-turvita ; anfractibus duplice tuberculo inter varices, transversim costatis; triferiam varicosa, varieibus laciniatis; apertura ovali; lubro intus dentato; canali brevi, clauso, recurvo. (?) M. testa crassa, clavata; anfravtibus convexo-carinutis, superne depvessis, inferne costato nodosis; saepe spinosis; costis rotundatis; sulcis et cingulis tran- sversis, impressis, decussantibus; basi depressa, suleata; apertura rotundatu ; cauda longiuscula reeta; canali aperto, (3) M. testa minuta, subfusiformi, longitudinaliter plicata transversim striata; costis spinosis; apertura subrotumdata, intus dentata ; canali aperto, recurvo. (4) M. testa ovato ventricosa, septemfariam varicosa; varicibus spinosis; an- fractibus converis, iransversim striatis et cincutatis; striis granulosis; apertura ovato rotundata, labro dextro sulcato ; canali aperto, recurvo, umbilico patente. (5) M. testa subfusiformi, tarbinato-ventricosa, transversim cinguiata et striata; vasicibus angulatis, nodosis et echinatis : apertura ovata; ceuda umbilicata , ascendente. x i (9) M. testa ovato-fusiformi; anfractubus rotundatis, longitudinaliter plicatis; cingulis transversis squamulosis, apertura ovata; cauda longiuscula, leviter incurva, — 157 — ‘ Sappiamo come il secondo fascicolo sia in corso di stampa e di prossima pubblicazione. Questo lavoro di difficile esecuzione, perchè troppo sparse le membra che all’ autore incombeva il compito di riunire, era da lungo tempo atteso dalla scienza, che coi continui pro- gressi della medesima rendeansi semprepiù insufficienti i mezzi di studio di già in potere degli studiosi. Una parola di encomio adunque all'autore, che seppe sì felicemente superare le difficoltà che gli si paravan dinanzi; nè voglia esser neanche dimenticato il tipografo per la correttezza dei tipi e l’intelligente disegnatore signor Stanghi che riprodusse fedelmente colla matita i caràtteri delle specie, rivaleggiando colle sue tavole, i migliori lavori lito- grafici pubblicati fin qui. GENTILUORNO. Sull’ età ceolocica delle roccie secondarie 5 DIET di Taormina di G. SEGUENZA. In queste roccie trovansi i seguenti fossili, che ricordano in parte la fauna degli strati ad Avicula contorta della Spezia ed in parte quella degli stati sineronici di Lombardia; è rimarchevole però come i brachiopodi spettino alle specie raccolte da Suess nelle alpi austriache. Ecco i nomi dei fossili: Lima punctata, So- werby, Pecten Helii, D'Orb., Pinna miliaria , Stopp., Plicatula intus striatu, Emm., Terebratula pyriformis, Suess, T. gregaria, Suess, Rhynconella fissicostata, Suess, R. subrimosa, Suess. I fos- sili del calcare a crinoidi sono: Lima cucharis, D’ Orb., Terebra- tula punctata, Sow., Waldhemia Purtschii, Suess, RAynconella serrata, Sow., Spiriferina rostrata. Schloth. Presso Savoca racco- glieva, l’autore l’ Ammonites Grenouillouxii, in un lembo di cal- care rossastro e .nei monti di Taormina cinti da calcari marnosi di color grigiastro trovava i seguenti Ammoniti: A. complanatus, Brug., A. primordialis, Schlot., A. falcifer, Sower., A. radians, Ren., A. comensis, De Buch, A. algovianus, Opp., A. Partschi, Hauer, A. communis, Sowerby. # GENTILUOMO. — 158 — Monographie der Gattungen Emmericia und Fossarulus, di SpIRIDION BRuUSsINA ('). L’ egregio nostro collaboratore presenta il nuovo genere Em- mericia (2), staccandolo dal genere Paludina e per la già nota. specie Paludina expansilabris di Ziegl., di cui vuol rivendicare il nome di P. patula datagli dal Brumati (cat. sist. delle conchiglie terr. e fluv. osserv. nel terr. di Monfalcone, pag. 49; fig. 7-8). Vi aggiunge una nuova specie E. canaliculata, Br., della Dal- mazia. Il genere Fossarulus, stabilito dal Neumayr, comprende per l’autore le due specie Fossarulus stachei, Neum., e F. tri- carinatus, Br. (specie nuova). Questo genere è prossimo al pre- cedente ed insieme sembrano collegar fra loro le Rissoidae alle Vivi paridae. È perciò che l’autore crede potere di detti due generi poter formar la nuova sotto famiglia delle Emmericinae. Dopo essersi occupato di tale argomento il Brusina propone tre nuovi nomi per i corrispondenti gruppi formati da Tournonér per le piccole specie di Paludina, cioè il genere Taurnoneria per il primo gruppo (Hydrobia Draparnaudi, Hyst, Littorinella lo- xostoma, Sandb., Hydrobia effusa, Frauenfeld), il genere Stalioa pel secondo (Paludina Desmareti, Prev., Bythinia Deschieùsiana, Desh., Cyclostoma Lehmani, Bast.), e pel terzo il genere Ny-. stia (3), (Bythinia microstoma, Desh., B. Duchasteli, Hyst., B. plicata, Verneni et D’Archiae ec.) (4). , i GENTILUOMO. (4) 1870, 44 pag. in 8.° Dei Verhaudlungen d. K. K. zoolog-bot. gesellshaft in Wien. (2) Operculo corneo, ovato, pauci spirato, nucleo excentrico. Testa parva, conoidea, rimata, laevigata, nitida, spira elevata, apertura patula, peristomate subcontinuo, labro interno adnato, externo crassiusculo, sinuato, lato, reflexo. (3) Già proposto da Tournoner. (*) Per maggiori schiarimenti su questi gruppi si ricorra ad una nota posta . dal Tourner al suo articolo « Description du nouveau genre Pyrgidium et de deux especes fossiles des terrains d'eau douce du departement de la Cote d'Or » inserito nel Journal de Conchyliologie, serie 3, tomo IX, 1869, n. 4, pag. 86. — 159 — Gli organi e la secrezione dell’acido solforico nei — Gasteropodi; con un’appendice relativa ad altre glandole dei medesimi; Memoria di PaAoLO PANOERI (‘). Abbiamo già dato un cenno dell'argomento di che trattasi in questa memoria a pag. 111 del Volume secondo del nostro Bul- . lettino; quel cenno bibliografico era desunto da un breve lavoro dell’ egregio autore, che questi avea inserito nel giornale di chi- mica e farmacia; ma avendone pubblicati anche altri, ha desi- derato riunirli tutti nel presente. Tralasciando quel che già espo- nemmo nell’ anzidetto cenno bibliografico, completeremo l’ an- nunzio con brevi parole. Troschel fu il primo (1851) a riconoscere l’acidità del liquido emesso della bocca del Dolium galea, Lk., e vi pervenne per caso. Studiatane la sua composizione fu trovato contenere acido cloridrico anidro, acido solforico idrato ed anidro, Magnesia, Po- tassa, Soda, Ammoniaca, Calce, sostanza organica. W. Preyer e De Luca, separatamente fecero nuove analisi con resultati un po’diversi da quelli del Troschel. Questi medesimi scienziati, sup- posero l’ uso che far dovesse il mollusco di questi acidi ( mezzo cioè di difesa), studiarono le glandole salivari che li emettevano, ed un gas sviluppato dalle glandole istesse che è acido carboni- co. Il Panceri fece i suoi stadi oltre che sul Doliwm galea, anco sui seguenti Gasteropodi Prosobranchi: Cassis sulcosa, Lk., Tri- tonium nodiferum, Lk., T. hyrsutum, Fab. Col., T. cutaceum, Lk., T. corrugatum, Lk., Cassidaria echinophora, Lk., e fra gli Opi- stobranchi: Pleurobrachidium Meckeliv, Lene, Pleurobranchus tuberculatus, Meck., Pleurobranchus testudinarius, Cantr., Pleu- robranchus brevifrons, Phil. ; alcuni altri gasteropodi sì Proso- branchi (?) che Opistooranchi (3) mancano sì della secrezione che degli organi speciali delia medesima. La importanza delle descri- : (5) Napoli 1869 pag. 56, in 4.° e 4 tavole di cui 2 colorate. Dal Vol. IV de- gli atti dell’Accademia di scienze fisiche e matematiche. ; (2) Alcune specie dei generi Rianela, Murex, Buccinum. Natica. Fusus; Pur- pura, Cerithium, Conus, ec. (3) Alcune specie di Bulla, Bullaea, Doridium, Umbella ec. — 160 — zioni anatomiche contenute in questo lavoro, fanno singolar con- trasto con la ristrettezza di spazio a noi concesso, perlochè siam costretti a rimunciare all’ intenzione che ci eravamo fatti di te- nerne alcuna parola. Diremo soltanto che in quanto all’ origine di questo acido, se cioè esso provenga dalla ossidazione dello zolfo delle sostanze albuminoidi, o dal prodotto della decompo- sizione dei solfati del mare. Ora l’ esperienze istituite mostrano come i molluschi. posti in piccola quantità di acqua marina si gonfino allo scopo di porre una quantità maggiore possibile del loro corpo in contatto dell’acqua. «È facile or dedurre, dice lo « lo stesso ato ‘3.5 cavità del corpo, come. lb invero; « fa parte dell’ alveo sangnigno, ed è accessibile all’ acqua , e se « questà è pure ammessa nelle arterie del pleusobranco pel canale « che chiamar si deve di Lacaze Duthiers, vuol dir che l’ acqua « marina vien poi portata col sangue in contatto cogli elementi « speciali delle glandole. Ora, se in queste glandole vediamo af- « fluire coll’ acqua i solfati che in tanta abbondanza vi si con- « tengono e se dalle medesime si ottiene acido solforico fatto li- « bero, si dave annettere che tali organi hanno la virtù di « decomporre i detti solfati, qualunque sia poi la sorte riserbata alle basi dei medesimi ». Parlammo dello scopo di tal secrezione nell’ anzidetto nostro cenno, e perciò oggi non vi ritorniam sopra. Termineremo additando un’ importante appendice a questo lavoro, cho si occupa di speciali glandole di alcuni molluschi, e final- mente non tralasciamo di elogiare le quattro belle tavole che compiono la presente dotta memoria del prof. Panceri. Facciamo adunque sincera lode all’egregio autore per la co- stanza emessa nei suoi studi, per i felici suoi resultati, non na- scondendo la speranza, che essi siano in breve seguiti da altri non meno interessanti ed utili per l’ avanzamento della nostra scienza. GENTILUOMO. Dott. Cammillo Ge.:tiluomo Redattore Raffaello Puntoni Gerente resp. TAVOLA SECONDA Bull. Malac. It., Vol. IV. TAVOLA SECONDA SPECIE FOSSILI 1. TrreBrAaTUuLA MicHELOTTIANA, Seguenza. Un esemplare di forma tipica dello zan- cleano superiore di Scirpi presso Messina. 9: » » Una sezione che mostra l'apparecchio apofisario, Zan- cleano Scirpi. BÈ » » Sezione di un esemplare di Scirpi spettante alla va- rietà ellittica, 4 » » Varietà ellittica dello zancleano superiore di Scirpi. 5. » » Forma tipica del calcario zancleano di Scirpi. 6. » i » Un altro esemplare di Scirpi. T. » » Uno della forma ellittica delle marne e sabbie zan- cleane di Pietrazza presso Messina. 8.1 » »v Un giovine del calcare di Scirpi. 9. » » Apparecchio apofisario di un esemplare delle sora zancleane di Rometta. LO $ » Un altro del medesimo luogo. 11. TEREBRATULA ORBICULATA, Seguenza. Un esemplare di Gravitelli presso Messina. 12. » » Un esemplare di Rometta. 13. » » Apparecchio apofisario ingrandito di un esemplare di f S. Filippo. 14. » - » Apparecchio interno dell’esemplare della Fig. 12. 15. TEREBRATULA MexEGHINIANA, Seguenza. Un esemplare di forma allungata dello zancleano superiore di Scirpi. 16. » » Uno di forma circolare dello zancleano superiore di Milazzo. | IETio » » Un individuo allargato con forte depressione mediana dello zancleano di Scirpi. 13. » » Apparecchio apofisario di doppie dimensioni, di un esemplare dello zancleano di Rometta. ILS) » » < Un individuo di forma trasversa. DA, 20. » » Un giovane. Scirpi. 21. TEREBRATULA ROVASENDIANA, Seguenza. Unico esemplare della collezione del prof. Aradas, proveniente da Castrogiovanni. 3qÀ SeIRRI PERVENUTI :;IN DONO DaAtL W. H. — Notes cu Lingual dentition of Mollusca. Dal Journal of Conchology, 1871. _ _ — On the Limpets: with special reference to the spe- cies of the west ceast of America, and to amore natural classi- fication of the group. — Dal suddetto. SorphLL1 F.— Anatomia del Limaz Doriae, Bourg., nei suoi rapporti con altre specie congeneri. — Dagli Atti della società italiana di scienze nni 1870. Secuenza G. — Sull’età geologica Celle Roccie secondarie di lore mina. Arapas A. e Brnorr L.— Osservazioni sopra alcune specie malacolo- giche pertinenti al genere Trifonium. — —. Nota sopra una nuova specie malacologica del genere Macina di VII SUGUENZA a. — Contribuzione alla Geologia della provincia di Mes- sina. ) È BIBLIOTECA MALACOLOGICA Lesson, A Ur Malacologia del Mar Rosso, — Un volume di pagine 388, con 5 tavole ed una carta CO Re e Lire ngi 3 0a Spa Chiereghinii Conchylia. — (Un volume li SUO dI OME BIBLIOTECA MALACOLOGICA ; O Sotto i torchi: Volume III SULLA STRUTTURA DEL SISTEMA NERVOSO DEI MOLLUSCHI GASTEROPOD DI CE LMAROiRE TRINOCHESE. Un volume di 100 pagine in 8.° e cinque tavole litografate. - dall’ autore istesso. Questa memoria fu presentata ed applaudita all’ Accademia delle scienze in Parigi nel 1864. Un rapporto assai fa- vorevole ne fu letto nella seduta del 22 febbrajo di detto “anno da Milne Edwards e a Nondimeno ne fu : negletta fin’oggi la pubblicazione. Renderdola di pubblica 4 ragione, sono certi gli Editori di far cosa utile e gradita y Pi è Stu pid at» dà È CRETE TERA, TOTI I E E POCA IO O ad un tempo ai cultori delle scienze naturali. Edizione do RA TT Me i Enel io Ma » bo CONSE dk in colore. a, i 39 » 8 SI mor ‘» di lusso, con le tavole colorate ed impresso ul «nome di ciascun acquirente Bi pe ». 10. n°. i Pa ALA OA PS Teca or dApi Pisa, Tipograria Nisrri, 1871. n n . : n) VAL si notai 5) CI Hr) I i È Di ) di Ma : dt i! tip Ip id li Ns è 4 DIRO W [ i ALA I | Sa Psi Se Tdi — - —_ . = = = -_ ” Pea bcaed = ii gm _ > -_ Lac - > a re = = o si = >. * o” @ = -— vd È tte = Sri == arr = n= = x - e up - STE e; 5 ; I - >< Kai RZ I Se m_t ” — $t_— 3 . me —_—_ & _— - = = = ere » — =" == — - = in! I L mt | N LE ui do ‘Ù | Il i DN ii E CRA 0, [' ig di — IENA AA KM 106 225 402 segna