éìS,- Brandeis University Library The gift of BERN DIBNER -^1"?^ ' ^X>> - ^K^ COLLEZIONE DELL' OPERE DEL CAVALIERE CONTE ALESSANDRO VOLTA PATRIZIO COMASCO 'Membro dell'Istituto Reale del Regno Lombardo Veneto, Professore Emerito dell' Università di Pavia , e Socio Ideile più illustri Accademie d' Europa . TOMO III. FIRENZE ^lEI.LA STAMPERIA DI GUGLIELMO PIATTT i/ pece XFI. Digitized by the Internet Archive in 2010 with funding from Boston Library Consortium IVIember Libraries Iittp://www.arcliive.org/details/collezionedellop03volt / A rVE RT 1 M E N T O Verso V anno 1784 la Chimica avendo provato una vera rivoluzione per cui abbandonata la dot- trina del flogisto le furono sostituiti nuovi luminosi principi , ne derivò che si riconoscessero men che plausibili alcune poche congetture e spiegazioni proposte dal nostro Autore coerentemente aW an- tica dottrina in alcune .delle produzioni contenute Ì7i questo volume, quali molto più di presente appariscono non conformi ai principj ed al lin- guaggio di quella scienza . Il rispetto che ispirano le opere d'un tant'Uomo imponendoci di conservar loro la più assoluta ori- ginalità ci limitiamo a fare avvertire che quelle alle quali questa riflessione ha rapporto vennero alla luce negli anni 17 76 e 1777, epoca in cui non seguivano altri pi incipj ne usavano altro linguag- gio quelli stessi che operarono poi la rigenerazio- ne della Chimica, alla quale se Volta occupato profondamente d' altri soggetti non concorse atti- vamente, vi applaudì e la secondò , adottandola in seguito allorché n' ebbe occasione. "^Altronde dobbiamo rilevare che la terza lettera sulV aria infiammabile essendo la parte delle di lui produzioni in cui si è particolarmente e fuori del suo costume trattenuto a congetturare e teoriz- zare chimicamente , egli per altro non giunse a terminarla senza riconoscersi in certo modo fuori della via che era uso a tenere, ne seppe comin' ciare la susseguente senza rimproverarlo a se stes- so nel riprendere la via degli esperimenti ed il linguaggio dei fatti. PREFAZIONE 1 precedenti volumi di questa collezione pre- sentando riunite le molte ed importanti scoperte di cui il chiarissimo Volta ha arricchito uno dei più bei rami della Fisica, spargendo di nuova vivissima luce un genere di naturali fenomeni atto sopra d'ogni altro e per la sua singolarità e per la sua importanza a svegliare il più vivo in- teresse, debbono nel tempo stesso aver posto quei fra i lettori, ai quali per avventura le di lui produzioni fossero meno note, in grado di rico- noscere e di ammirare il genere particolare di inerito che distingue e caratterizza quest' Uomo sommo . Seguendolo passo passo nelle sue ricerche è facile convincersi che voltosi egli di proposito ad un qualche soggetto ha quasi sempre fin di prin- cipio afferrate, per così dire, colla forza del suo IV genio e conoscinte quasi intuitivamente le verità fondamentali, e che cimentatele con qualche espe- rimento decisivo non le ha poi corredate della ricca e gioconda suppellettile di molti altri più minuti e parlanti se non per genio e naturai va- ghezza di simili ricreazioni, e meno per la propria che per l' altrui convinzione . Se ciò è soprattutto manifesto in quello che riguarda il soggetto dell' elettricità , rapporto alla quale le prime giustissime idee che egli si era for- mate furono il germe di tutto ciò che egli disco- perse e fece in appresso, altrettanto, presso a poco, si riconosce essere avvenuto nella maggior parte degli altri di lui lavori contenuti in quest' ultimo volume , e dei quali indicheremo i principali rav- vicinandoli fra loro . Il Padre Campi Somasco legato d'amicizia col nostro Autore, e dedito anch' egli alio studio delle cose naturali si era avvenuto ad osservare nelF au- tunno del 1776 una sorgente d'aria infiammabile che scaturiva spontaneamente dal fondo d' un certo fonte, mostrandovisi mercè il gorgogliar che faceva a traverso dell'acqua. Informatone Volta prima per lettera , e fattane quindi con esso pa- rola al primo abboccarsi che fecero , fu stabilito fra loro di portarsi insieme sul luogo per farvi le opportune osservazioni e ricerche. Ma andato a vuoto il progetto, il nostro Autore, che al primo meditare sopra il fenomeno annunziatogh ne ave- va penetrata la causa, ripetendolo da circostanze UGO singolari ed esclusivamente proprie di quei V iuogo ma tali che dovevano iipetersi, per cosi dire, ad ogni passo, ovunque cioè qualche avanzo della vita vegetabile o animale subisse a contatto della terra umida o dell'acqua una spontanea e lenta decomposizione, trovò, come aveva antive- duto , aria infiammabile ovunque si pose a cercar- la , né vi fu stagno , fosso , o pozzanghera , di cui frugando il fondo limaccioso col suo bastone non giungesse a farne uscire in maggiore o minor co- pia . Persuaso poi che la presenza attuale dell' a- cqua al di sopra del terreno fosse una condizione non già indispensabile a produrre il fenomeno, ma soltanto opportuna a renderlo manifesto e vi- sibile mediante il bollore o gorgoglio, esaminò terreni già dominati dalk' acque ma attualmente non sommersi , ed in questi pure ravvisò , come aveva egualmente preveduto , la produzione e lo sviluppo dell' aria infiammabile . Però fin d' allora congetturò dipendere da que- sta stessa causa i fenomeni del Terreno ardente di Bajigazia, della così detta Fontana ardente del Delflnato, e d'altri consimili, dei quali avea letta soltanto cjualche descrizione , non meno che quello ciei Fuochi fatui ; e non restandogli qual- che dubbio se non rapporto al modo onde Y aria infiammabile così prodotta si accendesse sponta- neamente , pensò che ciò potrebbe avvenire per effetto dell'elettricità, onde intrapresi alcuni espe- rimenti relativi giunse ben presto ad accendere con la più piccola scintdla elettrica la da se ritro- vata e denominata Aria infiammabile nativa delle VI paludi y e ciò non solo presso la bocca o apertura delle bocce o altri vasi aperti che la contengono , ma neir interno ancora dei vasi stessi ben chiusi , purché precedentemente mescolata ad una dose sufficiente d' aria comune . E quanto ai terreni ardenti, desideroso di far parlare la natura in conferma delle sue induzio- ni, all'occasione d' un viaggio fatto in Toscana nel 1780 visitò quello di Pietramala sulla strada da Bologna a Firenze , e dopo qualche tempo r altro di Velleja nelle montagne del Piacentino , ove per mezzo di ricerche sagaci e d' esperimenti ingegnosi e parlanti dimostrò vittoriosamente non solo la presenza dell'aria infiammabile in quantità corrispondente ai fenomeni che vi si osservano , ma anche il continuo sgorgo di essa attraverso della terra con le circostanze che lo promuovono, e r assenza del supposto petrolio o bitume , cui da altri volevasi attribuire il fenomeno, e che la stessa analisi chimica concorse ad escludere. Affezionato per tal modo all'aria infiammàbile, ed occupatosene per qualche tempo, ne fece non solo conoscere molte importanti proprietà, ma associato il fenomeno della di lei accensione a quelli dell' elettricità , gli nacque fra mano l' in- gegnosa Pistola, che tutti i fisici conoscono e che porta ancora il suo nome, non meno che una nuova foggia d'Eudiometro, del quale inseguito di esperienze comparative espressamente istituite Humboldt e Gay-Lussac (giudici competentissimi) hanno riconosciuta la superiorità in confronto de- MI gii altri proposti ed adottati prima e dopo di questo , che di fatto , per tacere di varie altre ap- plicazioni delle quali è capace , presenta il mezzo più semplice insieme e più elegante di riconoscere la proporzione di gas ossigeno in una mescolanza aeriforme . Se assai frequente si presenta ai fisici ed ai chimici r occasione di risolvere quest' ultimo in- teressante problema, non meno ovvia né meno importante è l'altra di ricondurre per il calcolo un volume dato d' aria o d' un gas qualunque da una temperatura ad un'altra; per la quale appli- cazione e per altri usi non meno importanti si rende necessario conoscere la legge delle dilata- zioni e respettive condensazioni che l'aria e gli altri gas provano per i cambiamenti di tempera- tura ai quali si trovano esposti . Su di che, malgrado le ricerche intraprese in proposito da molti Uomini di somma dottrina e riputazione, era pure per la notabile- discrepanza dei lor risultati tuttora incerta l' opinione dei fisici quando cadde in pensiero a Volta di farne sog- getto delle sue indagini. Egli, portando in queste la consueta sua sagacità ed esattezza, pose fuori d'ogni dubbio essere la dilatazione dell'aria uni- forme ed equabile per ogni grado di calor ter- mometrico o di temperatura accresciuta, almeno per tutto il tratto compreso fra la congelazione e r ebuUizione dell' acqìia , determinò con molta giustezza la quantità assoluta di questa dilatazione per ciascun grado, e riconoljbe nella non peifetta vili esclusione dell' aqqua dagli apparati impiegati pri- ma di lui la causa dell' errore di cui erano affette r esperienze ed i risultati ; quale acqua trasfor- mata in gas per un sufficiente alzamento di tem- peratura simulava una più grande dilatazione o un maggiore aumento di volume nell' aria , cui si andava associando . Né gli sfuggì a questo proposito un' avvertenza o distinzione importante fra il caso in cui F acqua rimasta nell'apparato fosse in quantità da forni- re indeficientemente vapore elastico per tutta la durata dell' esperienza, e l'altro nel quale la sua piccola quantità limitasse la formazione del gas acqueo ad un tratto più breve . Osservò che nel primo caso F andamento della dilatazione appa- riva costantemente e progressivamente crescente, mentre nelF altro F aumento progressivo della di- latazione durava solo tanto quanto la vaporizza- zione delF acqua , cessata la quale e proseguendo gli alzamenti di temperatura , il volume risultato provava dilatazioni costantemente equabili . Osservazione veramente preziosa , e dalla quale scendeva come naturai conseguente che l'acqua stessa prendendo F abito aereo rientrava sotto la legge dell'equabile dilatazione, qual legge fin d'al- lora poteva sospettarsi propria di quello stato, e però comune a tutte le sostanze aeriformi, com'è stato verificato in appresso . Ed ecco che fino dalFanno 1793, in cui fu pub- blicata l'eccellente Memoria relativa del nostro Autore, quesli fatti importanti erano stati da esso IX conquistati alla scienza, e questo punto di dot- trina solidamente stabilito presso a pochissimo in quelli stessi termini nei cpiali è oggi generalmente adottato . Non si può quindi ristare da maravigliarsi ve- dendo come ben nove anni dopo, cioè nel 1801 e 1802 due celebri fisici oltramontani Dalton in Inghilterra e Gay-Lussac in Francia uno indipen- dentemente dall' altro , benché quasi contempora- neamente, abbiano preso a rifare ciò che Volta aveva già fatto, mostrando d'ignorarlo perfetta- mente , e ricavando da un seguito di ricerche imaginate ed eseguite con somma intelligenza e precisione risultati che sono assai prossimamente li stessi fra loro e con quelli del fisico italiano che li aveva preceduti di tanto . E maggiore diviene la^ meraviglia osservando che tuttora ( dopo venti- cinque anni ) la maggior parte dei fisici adottando concordemente ed applicando il principio dell'e- quabile dilatazione dell' aria prosegue a ripeterlo dai due fisici lodati senza tampoco associare al loro nome quello del nostro Volta. Ben lontani da attribuire a fine alcuno indiretto un contegno, di cui non è questo il solo esem- pio, crediamo piuttosto doversi ripetere da una certa non curanza che affettano alcuni oltramon- tani per tutto ciò che non è loro , e specialmente per ciò che è italiano . Niente umiliati per questo troviamo nei nostri fasti di che confortarci non solo ma di che insuperbire , e pensiamo che questa circostanza giustifichi sopra d' ogni altra e renda commendabile il divisamente di offrire al pubblico insieme riunite le principali produzioni di quest' Uomo giustamente celebre , onde sia r ignorarle o più difficile , o meno scusabile . G. G, SULU ARIA INFIAMMABILE NATIVA DELLE PALUDI LETTERE SETTE >L PADRE CARLO GIUSEPPE CAMPI C. R. S, Tom. IIL » . t . . cetnes ut mòntivagae persaepe ferai Naribiis inveniunt ìntectas fronde quietes , Cam semel invenerint vestigia certa viai: Sic aliud eoe alio per te tute ipse videre Talibus in rebus poteris^ caecasque latebras Insinuare omnes , et veruni protrahere inde , Luce. I. 4<^^' LETTERA PRIMA CARISSIMO AMICO Como, li i4 Novembre, 1776; \yuancIo mi scriveste primamente della sorgente d'aria infiammabile da voi ritrovata sul principio deir autunno 5 e quindi conversammo alcuni giorni insieme , vi ricorderà quanti discorsi , e quante congetture si fecero tra noi sul soggetto sempre più maraviglioso ed interessante delle diverse specie d'aria, e particolai'mente fu quella da voi scoperta vicino ìì del bel Colle , » Cui bacia il Laiubro il piede , » Ed a cui Colombano il nome diede , ì) Ove le viti in lascivetti intrichi ìì Sposate sono in vece d' Olmi a' Fichi Redi Ditir. e come già ci disponevamo a recarci colà in com- pagnia di qualche altro amatore della Storia Natu- rale per esaminare con agio e attentamente il fondo da cui viene tramandata cotest' aria , V acqua attra- verso alla quale essa gorgoglia , il terreno circon- stante , e le falde di quegli ubertosi amenissimì 4 SULL^ARIA INFIAMMABILE poggi . Forse ad oggetto di conferir meco voi vi portaste a Como 5 10 sicuramente per associarmi a cosiffatta spedizione e studiosa ricerca venni con voi a Milano , Quanto me ne sapesse male tosto che intesi svanito il bel progetto ^ io non vel so esprimere : Luon però , clie le idee allora conce- pite delle ricerche da farsi ne" dintorni di quel luogo , mi partorirono , con minor dispendio , e facilità poco aspettata , un non inferiore anzi assai miglior successo . Che direte , s" io v" annunzio a prima giunta , che ho ritrovato e raccolto Aria iìifiannnabile in altre partii ove ehbi a portarmi nel corrente autunno, e perfino qui a Casa mia? che j ovunque io mi trovi , mi volga a destra o a sinistra, ho ben pochi passi a fare , perchè la terra • e r acqua mi forniscano aria infiammabile bella e pi'eparata , e in quanta copia mi piaccia di voler- ne ? Così è, Amico, lo svolgersi e salir su dal fon- do attraverso air acqua vivi gorgoglj di aria infiam- mabile, avvegnaché sia un fenomeno estremamente curioso , in quanto ci sembra o raro , o quasi nuo- vo , e ci apre la via ad altre impoi'tanti ricerche , non è , né debbe più i-iiputarsi cosa propria della sorgente da voi osservata, da poi che io ho rac- colto di tal' aria in diversissimi sili , da laghi , da stagni, da fonti 5 ove però non si voglia aver iu conto di singoiar prerogativa il gorgogliare spon^ tancamente , e in copia grande , e tratto tratto , come fa Y aria del vostro fonte , quando negli altri conviene per lo più eccitare il gorgoglio , con jamuoverc e rimestare il fondo . Mi richiamo con LETTE P. APRIMA 5 compiacenza il Verhano , clie mi offi'ì prima d' ogni altro lo spettacolo l'iceixato sì , ma non isperato : quindi il mio hario non ismentì la concepita e fon- data aspettazione ; alcuni rigagnoli poi , e alcune pozze la superarono di gran lunga . Ecco come m^ avvenne di fare la scoperta. Sov- vengavi come io proposto vi aveva ( se iti fossimo là ove faceste voi il primo ritrovamento ) di fare non lungi dalla sorgente alcuni scavamenti, e ricol- matili d'acqua sommuovere con checchessia la terra sottoposta per isj)rigionarne F aria, se ve ne avea, la opale venuta a fior d" acqua in forma di galloz- zole, avremmo raccolta al modo solito in caraffe immerse colla bocca nell'acqua, per indi esaminare se cotest' aria pure era infìammahile , o di alcun' al- tra delle tante fatte a nostri dì per la prima volta conosciute 5 vi soggiunsi eziandio come io an- dava meditando di usare cotal mezzo di raccoglier aria e spiarla, sopra il letame, ed altre corrotte materie, quando, ripatriato , ne avessi il comodo. Or bene, pieno di queste idee, non prima m'av- venni a guardare un' acqua limacciosa ( e ciò fu nel diportarmi in una navicella sul Lago Maggiore , e nel costeggiare certi canneti vicini ad Angiera ^ il giorno 3 del corrente ) che messomi a fx'ugarvi dentro col bastone , 1' aria cui vidi copiosamente portarsi a galla , mi destò la brama di raccoglierne una buona dose in un capace vaso di vetro . Io la avrei creduta, come era cosa ovvia , aria putrida, e jiogisticata a segno di spegnere tostamente la fiam- ma di una candela , se 1' odore non m' indicava, clie 6 SULL*ARIA INFIAMMABILE potea ben essere aria infiammaLile , odore a me tanto noto, e cui per molti esperimenti fatti debbo pur saper distinguere , che francamente predissi alle persone le quali allora eran meco , e ad altre che invitai la mattina seguente , 4 Novembre, che quelF aria sarebbe andata in fiamma , spettacolo che s' avverò con loro non poca sorpresa , e mia molta soddisfazione*. Venendo ora alle minute circostanze, questuarla arde assai lentamente con una bella vampa azzur- rina , non altrimenti che quella da voi ritrovata . Perchè si allumi , e ne apparisca in vago modo la fiamma , conviene che la bocca del vaso sia larga anzi che no, perchè se è soverchiamente angusta, al presentarle una candeletta accesa , nascono bensì degli scoppietti e molti e successivi, ma tutti de- bolissimi, e tali che appena potete discernerli. Io soglio adoperare , per le esperienze piccole , un vasello di vetro cilindrico alto dai tre ai quattro pollici, largo uno in tutta la sua cavità, salvo che nella bocca, la quale ha intorno a un mezzo pol- lice di diametro. Appressandovi una candela, è pur cosa graziosa il vedere coprirsi la bocca d^ una fiammetta azzurra , e questa giù scendere lento lento lunghesso le pareti del vaso , quasi lamben- dole , fino al fondo j ma più bello e più curioso riesce lo spettacolo , ove s' immerga nel vasello medesimo, per mezzo di un filo di ferro ripiegato, nn mozzo di candeletta accesa ; perchè alloi'a la fiamma di color cilestro esce più stesa e con qual- che sorta d' empito . Se la candela vien calata prò- LETTERA PRIMA y fondamente, s' estingue , mentre sulla Locca V aria arde tuttavìa , e va pian piano avanzandosi verso il fondo , da cui discostando la candela si riaccende al primo toccar la fiamma che avvampa su 1" orlo , Ciò non è appunto quello stesso clie accade air o~ lio , allo spirito di vino ec, ? Una fiaccola tuffata in uno di cosiffatti fluidi non si spegne , che acco- stata alla superficie vi appicca fuoco cosicché alle^- gramente ardano ? Qual più Leila prova di questa per dimostrare che la stess'aria inflammahile, non altrimenti che qualunque altra sostanza accensiLile, non può ardere se non in contatto delFaria pura atmosferica ? Sono ec. LETTERA SECONDA Como, 21 Novembre, 1776. Nil adeo ììiagnum, nec tam mirabile quidquam Principio , (ju@d non minuant mirarier omnes Paullatim Desine quapropter novitate exterritns ipso, Exspuere ex animo rationem:' sed magis acri Judicio perpende } et si Ubi vera videtur , Dede manus . Lucr. IL lOaS. Jr rima di passare ad alcune altre particolarità che ci offre cotesta nuova aria infiammaLìle , con- tiene che vi renda un conto più esatto della sco- perta in tutta la sua estensione. Considerando i siti, i quali fornito m^ aveano aria infìaramahile > cioè le Paludi del Lago Maggiore , il cui fondo altro non era che una terra soffice e leggiera, os- sìa un pacciurae di radici, cannucce, nirchj , er- bette infradiciate ec. 5 e vedendo l'aria spi'ìgiona- tane infiammabile sì, ma debolissimamente, cre- detti in prima in prima, che alla produzione di tale aria non si richiedesse meno di un cosiffatto ammasso larghissimo e profondissimo di puro fra- diciume , ossia di Vegetabili scomposti e ridotti iu LETTERA SECONDA 9 terra . Dirovvi eziauclio , che le mie idee si volsero tosto alla Torba y attesa la qualità sua di infuo- carsi, e di ardere con una fiamma turchina. Per- tanto appena appena io as^rei sperato di raccogliere aria infiammabile lungo le sponde di questo mio Lago non guarì discoste dalla Città, ove non avvi alcun canneto, né fondo d^ acqua assai fangoso, ma avviene soltanto di trovarsene taluno coperto di poltiglia , o al più di erbacce verdi : con tutto ciò era cosa assai naturale, che io non lasciassi di fare sopr'essi pure 1' esperimento . Prima adunque passeggiando rasente queste rive, e colla canna tentando, e quasi interrogando per ogni dove il fondo deir acqua, vidi che ovunque esso non era troppo sodo, o puramente ghiaioso e sassoso, montava al pelo dell'acqua ove un maggiore ove un minor numero di gorgoglj d'aria. Giudicandone anticipatamente l'avrei riputata , a dir molto, y?o- gistìcata , e talora punto o poco diversa dalla co- mune , quando cioè io la snidava da uu letto che sembrava terra pura o sabbia fina . Ma fatto sta , che messa alle prove riusci in ogui caso infiam- mabile, tranne un solo, in cui la trovai Jlogìstì- cata , perchè spense una candeletta al primo im- mergervela dentro . Dopo un cositTatto non meno avventuroso che inatteso successo , immaginate se io lasciai intatto fonte o fiume , polla o rigagnolo , fosso o pozzan- ghera in cui m'avvenissi . Sì , per lo spazio di ben molti giorni , altro non ho fatto che andare tastan- do e rimestando ogui letto d' acqua del contorno. 10 suli/aria infiammabile colla tasca piena di guastadette che mi riportava a casa colme di novella aria. A dir corto, non v' ebbe fondo da cui io potessi in qualche modo ottener aria, che questa non sia stata infiammabi- le, se non che sovente Fho trovata confusa con qualche porzione d'aria fissa; e niuuo ninno ha rifiutato di darmene , salvo che fosse o affatto duro o ghiaioso. Ho detto d' aver raccolto aria da que' fondi pure che coperti non sono d' alcun fracidume , ma veg- gonsi , per così dire , spalmati d'una semplice falda di melma o belletta , che a prima giunta direste terra pura o anzi arena sot tile ; e di avere non senza maraviglia trovata tal' aria infiammabile al par dell' altra , Non debbo però tralasciare di sog- giugnere, che l'aria sbucata di là è di gran lunga meno copiosa di quella che si sviluppa dal letto di certe acque composto di erbe putride ammuc-r- chiate e confuse con un loto leggiere e consen- ziente . Alcuni fossati e certe acque moi'te , corrotte e puzzolenti brulicano tutte di gallozzole d'aria, solo che dolcemente se ne smuova il fondo; anzi molte di cotali bolle veggonsi comparire qua e là spontaneamente , e non di rado avviene di vederne coperta tutta quant'è la superficie, attesoché por- tatesi a galla durano ivi assai tempo- senza crepa- re. Egli è adunque non poco verisimile che dai vegetabili macerati e corrotti nell' acqua , e fors' an-» che dagli animali (perchè nella fanghiglia d'alcu« ni stagni abbondanti d'aria mi sono venuti sott'oc^ chio gli avanzi di più insetti) e non dalla pur» LETTERA SECONDA 11 terra o da altra fossile sostanza, molto meno poi dall'acqua, abbia la sua origine questa nostr'aria infìamniabile . Difatli esaminando le cose più at- tentamente , rinvenni che eziandio in que' letti, i quali sembravano fatti di nuli" altro che di terra, eppure sprigionavasi da essi b poca o molt'aria, vi avea , se non altro , uu musco o qual si fosse erba , o muffa verdiccia e mucillaginosa che co- priva alcuni sassi : ed ove non incontravasi nep- pur questa, e la ghiaia e i ciottoli trasparivano mondi e lisci , e T acqua se ne scorrea limpida , una gallozzola, che è pur poco, non era da spe- rarsi; anzi non m'avvenne mai di poterne ottenere una né meno dal fango delle pubbliche vie . Dopo aver saggiata la terra che dorme, dirò così, sotto r acqua , mi è tosto corso per la fan- tasia ( come già vi dissi che aveva in animo di fare ne' contorni della sorgente da voi osservata ) di esaminare la terra vicina all'acqua, ma non ba- gnata . Ho scelto pertanto un terreno paludoso , lasciato quasi in secco pel ritìramento del nostro Lago; e mi sono accinto a far le prove in due modi. Il primo fu di scavare a bello studio alcune pozzettlne nella mota ( altre eran belle e formate dalle orme stampate profondamente ) e ricolmatele d' acqua , col frugare alla maniera usata per mezzo del bastone , snidai V aria , diligentemente la rac- colsi, e non mancò alla prova d'infiammarsi. L'al- tro che mi offri uno spettacolo piià bello e più grazioso , fu di spignere a viva forza il bastane nel terreno ov' era meno sodo e più nericcio , o 12 SULL ARIA INFIAMMABILE d'erbe guaste ricoperto, e trattolo fuori, preseli* tar tosto al pertugio una candeletta accesa . Era pur bello il veder nascer subitamente una fiamma azzurrina, e una pai-te d'essa lanciarsi in alto , l'al- tra immergersi e andar radendo il fondo . Scavando poi in fretta molte pozzette contigue , gli occhi non sapean saziarsi in mirare la fiamma scorrere da una all'altra, ed ora a questa, ora a quella ap- piccar fuoco , earig tutto il contorno del terreno da cui esce la fiamma , e 3> segnatamente quello che gli sta più sotto e a' fianchi , M si è uno Schislo nero e sfaldato in lamine o sfoglie per 3ì cui veste 1' apparenza d' Ardesia . Sopra molte di queste 3> sfoglie vcdesi impressa la forma di varie conchiglie , ma w principalmente quella delle Carne . LETTERA SECONDA l3 SO mostrarvelo ognor che v'aggrada: pei* ciò nulla più si richiede che foi'acchiare o solcare la terra. » Mentre io ne raccoglieva alcuni saggi , la mia guida » avea allestito un pajo d'uova, e non polendo più reg- ì> gere al desiderio di farmi vedere lo spettacolo , accese 35 un solfanello e gettollo sul terreno onde dovea sortir il M fuoco . AU' istante io vidi tutto quel tratto di terra co- 35 perto d' una vampa leggiera , e che sembrava ondeggiare 33 a cpel modo appunto che fa la fiamma dello spirito di 33 vino acceso , e sopr' essa il mio condottiere fé cuocere 33 una diabolica frittata . Mi lasciai prendere non già dalla 33 gola , ma sibbene dalla curiosità di gustarne , e in fatti 33 poco più oltre che assaggiarla mi avrebbe permesso in 33 ogni caso il sapore insopportabile di solfo che ne veni- 33 va . Per ciò che spetta alla fiamma , io non potei giu- 33 dica e ne del colore ne dell' altezza , perchè il sole che 33 risplendeva chiaro in quel giorno mi tolse di vedere ,e 33 l'uno e l'altra, come veggonsi allorché 1' aria è oscura 33 e il cielo coperto . Io giudicai che il colore dovea es- 33 sere turchiniccio; e la guida mi disse che tale diffatti 33 compariva in tempo di notte ; ma stando al sole, io 33 non vedeva , che una fiamma rossa .... Mi restava un 33 dubbio , e che faceami dolere assai di non aver meco 33 il Tei mometro ; avrei pur voluto sapere a che segno 33 montava il calore della terra a qualche profondità , o 33 ahneno sotto la superficie . Per supplire alla mancanza 33 d un acconcio strumento , forai la terra in uji luogo assai 33 assai vicino alla fiamma , vi immersi un dito , ma non 33 sentii calor maggiore di quello dell' altra terra . Pochi 33 minuti dopo fui obbhgato a trarne il dito, perchè la S3 fiamma venne a riempire il pertugio per di sopra ; e in P3 quel modo appunto che una candela spenta e tuttavia Sì fonjaiite si raccende accostandola , e dirigendone il fumo i4 sull'aria infiammabile Ho letto di alcuno stagno, che offre il medesimo spettacolo d'una fiamma che si spiega su tutta la superfìcie dell'acqua (*)5 ed io hp voluto pure « verso un' altra candela che arde , cos\ venne la fiamma » a riempire il foro da me fatto , ed a coprirne tutto il 3> dintorno .... Tale è la pretesa Fontana ardente del Delfinato , e che viene celebrata per una delle sette maraviglie di quella Provincia . (*) Eccone un esempio preposto a molti altri , che se ne potrebbero addurre , e perchè assai recente , e perchè appoggiato all' autorità d' un uomo cotanto grande e fa- moso, quanto è, e sarà mai sempre il Signor Beniamino Fran klin . al signor GIUSEPPE PRIESTLEY. Craven Street, li io Aprile, i774' Signore. 3i Per còndescendere alle vostre richieste , ho posto ogni :■> opera e sollecitudine in raccogliere le circostanze degli 3> esperimenti tentati in America, de' quali vi ho già fatta 3> menzione, cioè dell'alzarsi una fiamma sulla superficie di 35 alcune acque di colà . 5> Allorché io passai pella Nuova Jersey , Y anno i ']6^ , » udii più d'una fiata ricordare , che appressando una can- 3) dcla accesa al pelo di alcuni di quc' fiumi , si apprendea M all' acqua e spiegavasi su di essa una suibita vampa , che 33 durava a brillare per lo spazio d' intorno a mezzo minuto. 3> Ma le descrizioni che me ne vennero fatte erano imper* w fette a segno , che non potetti formare veruna congettura » sulla cagione di colale effetto , ed anzi inchinai a dubitar LETTERA SECONDA l5 imitarlo. Ho fatto solcare e sommuovere il fondo d'un fosso de" più sordidi e pantanosi , in modo di » forte della verità di esso . A me non si è offerto mai il 3> buon destro di esser testimonio oculare dello sperimento 5 jj ma accompagnatomi con un amico , il quale appunto se a ne tornava a casa dopo averlo pur allora fatto egli mede- 5> simo , appresi da lui il modo che vuoisi tenere nelF ese- » guirlo ; e fu di scegliere un luogo basso anzi che no , il »> cui fondo limaccioso potea venir agevolmente rimesta- si to e sommosso colla canna da viaggio . Innanzi a tutto » egli agitò il fango , e quindi tosto che incominciò a mon- 53 tare a fior d' acqua un buon numero di bollicine , vi ap- 5> plico la candela . La fiamma fu tanto pronta e gagliarda 3> che s' appiccò ad un manichino , e glielo guastò non po- " co , come vidi io medesimo . Siccome la Nuova Jersey 3> abbonda di Pineti in varie parti , mi si parò alla mente 3i che per avventura alcun vapore simile ad un olio volatile ". di Trementina potesse essersi frammeschiato all' acqua , » ma questa supposizione non mi appagò interamente . Ho 23 fatto motto di tale fenomeno ad alcuni filosofi miei ami- ■>■> ci , dopo il mio ritorno in Inghilterra , ma non vi atte- si sevo gran fatto j anzi sono in opinione d' essere stato 3> tenuto uomo un po' troppo corrivo a credere . w L' anno 1 765 il Rev. Dr. Chandler ricevè una lettera » del Dr. Finley Presidente del Collegio in quella Provin- 3) eia, intorno al medesimo sperimento. Fu letta alla So- 3> cietà Reale, li 21 Novembre di quell'anno, ma non im- >j pressa nelle Transazioni , forse perchè fu creduto un 3> accidente troppo strano per essere vero , e per tema che 3> potesse correr rischio di venir motteggiato, se qualche » membro della Società si fosse accinto a farne la prova « ad oggetto di confermare il fatto o di confutarlo . Ecco w un esemplare della relazione . i6 sull'aria infiammabile far nascere un gran numero di gorgoglj 5 ed ecco al primo appressare all'acqua una candela accesa 3 r: Un onorato gentiluomo , che soggiorna non molto lungi di qui , mi ha narrato d' essere stato preso da non poca maraviglia in vedere la supeijElcie dell' acqua in un picciolo canale da mulino , vicino di casa sua , balenare a quella guisa che fanno gli spiriti infiammati . Io mi recai tantosto sul luogo , e replicai 1* espeiimento col medesimo successo . Il letto dello stagno era pantanoso , e poi che fu commosso a segno di far. nascere un considerabile ondeg- giamento sid pelo dell' acqua , e vi venne accostata una candela accesa alla distanza di due o tre pollici , tutta la superfìcie arse , non meno subitamente che avrebbe fatto il vapore d'uno spirito infiammabile riscaldato, e durò, quand' era gagliardamente agitato , per lo spazio di più minuti secondi . Si credette da principio che la cosa fosse tutta propria di quel luogo ; ma provando e riprovando , risultò , e assai presto , che un fondo simile in altri luoghi mostrava il medesimo fenomeno . La scoperta venne fotta a caso da una persona di pertinenza del midino . :r 35 Io mi sono messo due volte alle prove qui in Inghil- M terra , ma senza successo . La prima fu sopra un' acqua » che scorre lentamente su d'un fondo melmoso. La se- 3) conda in una pozza stagnante a capo d' un alto iosso . 3> Avendo speso alcun tempo in dimenare quest' acqua , io » ho attribuito una febbre intermittente, onde sono stato » preso alquanti giorni dopo , all' aver respirato stroppo a 3) lungo queir aria putrida che ho stuzzicato a venir a galla 3> dal fondo , e che io non poteva schifar di attrarre, men- te tre prosteso in terra mi ftudiava di appiccarle fuoco . Le 3> scoperte che voi avete fatto di fresdo intorno al modo con sj cui in alcuni casi si genera 1' aria infiammabile , può recar j) luce a questo sperimento , e farci sapere perchè talora ab- LETTERA SECONDA \J destarsi una larga fiamma lambente . La diversità grande sta tutta in ciò, che così in questo speri- mento y come neir altro fatto sopra la terra , è di mestieri un'azione continuata di smuover il fondo per isnidai'e Taria, il che non ricliiedesi in tutti que" siti di cui si legge la descrizione . Malgrado cosiffatta non leggiere circostanza io non dubito dell'identità del principio in tutti i casi accennati. Così accertar mi potessi dell' identità rispetto ai cosi detti Fuochi fatui . Molte circostanze, a dir vero , potrebbero farmi credere , che altro alla fine non sieno se non se aria infiammabile spremuta dal terreno paludoso, giacche appunto sogliono intorno alle paludi farsi vedere • Ma se tale è la loro natura, come spiegheremo il loro accendersi, poi- ché altro mezzo non conosciamo d'allumare Taria » bia esito felice , e talora non l' abbia. Con altissima stima w e rispetto Sono, mio Signore Vostro ubhid.'"o ed umil.'"^o Ser.'<^ B. Franklin . Merita pure , perchè troppo al caso nostro , d' aver qu'x luogo un passo del Oiiariss. Sig. Dr. Gio. Luigi Targioni , registrato nel Voi. I. pag. 87. dell' articolo VI. della sua bella Raccolta d' Opuscoli Fisico-Medici . Eccone le parole n Un' altra analisi fatta dall' i stesso Sig. Dr. Zuccagni di ce altr' acqua minerale di un luogo detto Bagnolino , poco » distante da Firenze , dimostrerà , clie non tutte le acque « minerali contengono aria fissa , e che in alcune sorgenti " si osserva dell' aria infiammabile . T. IlL 2 l8 SULL ARIA INFIAMMABILE infiammabile, che quello di accostarvi una fiamma ? Giacché ora si dà un nome ad ogni cosa^ e ad ogni apparenza di cosa, e tanti segnatamente se ne sono fabbricati per le diverse specie d'aina, mi sovviene di chiedervi , se potremmo chiamare que- sta di fresco trovata Aria uifianimahile nativa delle Paludi. Oltreché essa ne é infatti originaria, io mi riputerei in diritto di contrassegnarla per tal foggia, attese le rimarchevoli apparenze , per cui si distin- gue dalle altre arie infiammabili e fattizie e naturali . Se non altro pel colore della fiamma elegantemente azzurro , e per la lentezza con cui s' avanza cheta cheta, lambendo e ondeggiando, differisce conside- revolmente da quella che viene generata colle solu- zioni metalliche negli acidi , e alcun poco da quella pure che cavasi dalle sostanze o vegetabili o ani- mali per distillazione. Non ho avuto mai occasione di metter a cimento \ aria infiammabile nativa delle miniere di carbon fossile, o di sai gemma j pure non dubito punto, che eziandio da queste differir possa la nostra . Già vi ho detto , che essa assai arde più posata- mente delle altre, e che gli scoppj suoi non sono per conto alcuno da mettersi a petto di quei delle altre j per poco io non vi dissi che appena appena merita d' essere chiamata infiammabile . Senza fallo adunque voi non v'aspetterete mai, e fuor d' ogni dubbio vi sembrerà paradosso , eh' io mi voglia mettere sul mostrarvela di questa virtù a dovizia fornita e straricca sopra |^utte le altre. Eppure la cosa sta così e non altrimenti . Sì , Signore , non L E T TE RA SECONDA 1() v' è aria più infiammabile delF aria nativa delle pa- ludi . Ciò in pi-imo luogo può dedursi dal numero stragrande di piccole scoppiature che se ne ottiene . Ma un altro più certo e decisivo indizio a me pare esser quello di comunicare la virtù d'infiammarsi alFaria comune con cui venga mescolata , nel che la nostra vantaggia di gran lunga le altre arie accendi- hili . La più forte di queste , ottenuta colla soluzio- ne di limatura di ferro nell' acido vitriolico, gìugne a scoppiettare col massimo strepito e remore ove venga frammischiata con un volume d'aria comune doppio del suo 5 quella delle paludi o cavata co- munque da' vegetabili all' incontro s' infiamma e scoppia col massimo vantaggio , se ad una misura di essa aggiungansene le otto , e le dieci di comune ; frammischiandone soltanto le cinque o le sei non iscoppia tuttavia col massimo lampo e rimbombo ; ma si va balenando con varj successivi e lievi in- fiammamenti : finalmente mescolando infiuo a do- dici misure d' aria comune con una delle paludi , non ha mancato di andar in fiamma tutta la massa . Ora s' intende perchè quest' aria arda tanto pigra- mente ne' vasi , e richieggasi che questi sicno di ampia bocca . No , non è già mancanza d' infiamma- bilità, vuol anzi dirsi eccesso e dismisura, in quan- to che per fiammeggiare vivamente debbe venir dianzi allungata e temperata con dimolta aria comu- ne. Che se , qualunque sia la proporzione delle due arie fi-a di loro mescolate, cioè della comune e del- la infiammabile nativa, lo scoppio non giugne mai a quel segno cui toccan o le altre arie infiammabili 20 StJLL* ARIA INFIAMMABILE fattizie , altro , secondo me , non si dee conclilude- re, se non che divei'sa cosa è l'esser un'aria dotata di molta virtù d' infiammarsi, o F avere molta forza nel mentre che s' infiamma . Io concepisco che tale diversità nascer possa non tanto dalla dose deljf^o- gisto quanto da'diveisi modi in cui esso può com- binarsi con queste arie , e sopi-attutto dalla natura della base con cui è accoppiato , dalla maggiore o minore affinità ec. Non tarderò guari a scrìvervi, in continuazione delle due precedenti, una o più altre lettere, nelle quali vi accennerò alcune mie idee suU' infiammabi- lità delle arie in generale . Amatemi, cVio sono ec. Ietterà terza Como , li 26 Novembre, 1776. , , . , 'ùuae nos dementa vocamus , .... aér , atque aere purior ignis , Quas . . . vices peragant ( animos adhihete ) doceho . OviD. Met. XV. 1 rima dMncominciare a parlarvi di ciò perchè ho preso principalmente la penna in mano, debLo finir di addurre le ragioni per cui V aria cavata dalle soluzioni metalliche negli acidi arde più prestamen- is , e scoppia con assai più sentore e fracasso, che non quella , la quale per qualsivoglia mezzo traesi da' vegetabili . Ne ho allegato alcune verso la fine della lettera precedente 5 ma le ho anzi accennate che esposte , e non ho tampoco ricordata di passag- gio la più verisimile e più forte . Recatevi a mente , come più e più volte abbiamo con non poca com- piacenza ragionato insieme degli esperimenti fatti dal D/ Priestley sopra quella mirabile foggia d'aria da lui trovata pocanzi , e cui egli chiama De/lo gi- stìcata (i)j la quale, oltre ad essere le cinque o le (1) Priestl. Voi. U. Sect. 3. 22 sull'aria infiammabile sei volte più tempo respirabile di qualunque altr* a- ria atmosferica ^ che abbia lode e fama di salutevo- le , avviva in modo sorprendente un carbone roven- te, o una candela accesa, che dentro vi sommer- ga (i) 5 ed ove venga tramischiata in cosi poca dose, che non monti a più d'una terza parte coli' aria in- fiammabile delle soluzioni metalliche , le comunica la virtù di accendersi e di scoppiare con impeto, calore e strepito spaventevole (2) : anzi ricordivi a questo proposito, come ra^ avete fatto un po' di gola , scrivendomi che si lavorano costì da un vo- stro amico de' piccioli apparati di vet ro , con cui cotest'aria si può trar fuori del minio, o d'altre acconcie sostanze , assai più di leggieri , e con mi- nore dispendio, che coli' apparato , cui suole usare il sopra lodato Dottore. Già il sapete, l'aria deflo- gisticata ci viene fornita massimamente dalle terre o calci metalliche intrise coli' acido di nitro , ed esposte air azione del fuoco . Nella soluzione dei metalli adunque io porto opinione , che 1' acido impiegatovi (avvegnaché non sia il nitroso, ottimo, ma secondo me non unico a tal uopo ) formi con una parte della terra metallica alcun poco d' aria de- (1) Ho provato a questi di passati , e l' ho fatto vedere con non poca sorpresa a molte persone , che calando uno slizzo infocato in un vaso pieno d' aria dcflogisticata , lo stizzo all'istante incomincia a cigolare e a sfavillare, e quindi s' infiamma assai più presto che se fosse stato attiz- zato da un mantice . (a) Priestl. Sect. 5. L E T T E R A T E R Z A 23 flpgisticata insieme alla vera aria infiammabile , e da questo miscuglio abbia poscia origine la rapida ac- censione e il fragore che si ode ; e appunto per mancanza di tal' aria clejlogisticata arda debolmen- te non che V aria infiammabile delle Paludi , ma quella pure che s' ottiene col mezzo della distilla- zione da' vegetabili e dagli animali. Pare che la congettura acquisti un nuovo grado di forza dall' os- servare j che ove la soluzione metallica si faccia con calore ed efl'ervescenza più gagliarda, l'aria riesce in proporzione più fortemente infiammabile ; perché, io direi _, maggior porzione di terra o sia calce metallica si su blima a formare aria deflogisti- cata . La distillazicn e stessa delle materie vegeta- bili ed animali rafforzata da un rapido e intenso calore genera un' aria che s' infiamma e scoppia con gssai più di vigore : e qui pure dir si potrebbe che alcun poco di terra già deflogisticata si sublimi pel molto calore . Ma perchè la spiegazione non resti dentro i limiti d'una mera congettura, converrà mescere l'aria infiammabile estratta da' vegetabili con una scai'sa dose di deflogisticata . Io non du- bito punto che questo tramescolamento non sia per imitare V aria infiammabile de' metalli , ed imiteral- la pure nell' unico gagliardo rimbombo, se vi si ag- giugnerà solo aria comune in copia bastevole , e fi- nalmente gareggierà col tuono d' una scoppiatura violentissima, ove si mescoli con quantità oppor- tuna di pura aria deflogisticata . Tutti questi speri- menti ho in animo di mettermi a fare tosto che mi 24 SULL^ARIA INFIAMMABILE spedirete V apparato convenevole (*) . E di ciò non più. Ho promesso che quanto prima v^ avrei comuni- cato alcune mie idee sull' infiammabilità dell' aria . Ecco attenutavi la parola. Ma perchè non è possi- bile di tutti j contentatevi clie di que^ pensieri per ora vi faccia parte, che hanno per soggetto la diffe- renza fra 1' aria ìrifiarrunahile , e l'aria meramente Jlogisticata. Ne ho già dato un cenno nelle nxie Tesi di Aerologia, stampate pochi mesi addietro, là ove ho asserito essere questa seconda un' aria saturata di Flogisto , e T altra , non che saturata , ma sopraccarica . Coli' esprimermi in tal foggia ho mirato ad insinuare che io concepiva V aria a cui vien dato il nome ài Jlogisticata, in istato tale, che il Flogisto si trovi propriamente combinato , e stret- tamente unito alle particelle aeree , per modo che ciascuna di queste ne sia interamente , o a un di presso satolla, e perciò insufficiente a ricevere in sé nuovi svaporamenti flogistici dalla fiamma, da' pol- moni , ec. , che è poi quanto dire , Aria soffo- cante. L' aria infiammabile poi, secondo me, era (*) Verso la fine dello scorso Dicembre mi si è offerto occasione opportuna di cimentare coli' esperienza le con- getture qui accennate , e mi sono non poco compiaciuto nel vederle in molta parte avverate . La prova sull' aria infiam- mabile delle Paludi da me fatta in compagnia del P. Campi ha avuto un esito che se non lia superato la nostra aspetta- zione , vi ha senza fallo bastantemente risposto . LETTERA TERZA 25 bensì al par dell' altra saturata , ma coW aggiunta d'una dose di Flogisto leggermente con essa legato, e debolmente , dirò così , accozzato ; pronta perciò , mediante l'urto d'una fiammata scuotersi d'addos- so cotale ridondante, e mal conihinato flogisto, scaricandolo sopra l'aria comune, clie ne è il me- struo universale , e in ciò fare, manifestavasi essa pure e scoppiava in viva fiamma. Da indi innanzi però mi è piìi volte caduto in mente, che, serbati in generale i medesimi termini della pili e della meno perfetta combinazione, sa- rebbe tornalo meglio scambiare la supposizione, e spiegare la cosa al rovescio : cioè assegnare le parti ^el flogisto sviluppato , o sia poco coerente, all'aria che soffoca, e quelle del flogisto intimamente accop- piato a quella che prende fiamma. Sì, vi confesso sinceramente d' essermi a poco a poco ridotto a tale d' inchinare assai piìi a questa che alla prima opi- nione 3 e ciò in forza di alcune considerazioni che mi studierò divenirvi comunicando più brevemente che potrò. Primamente, se una dose d'aria flogisticata si mescoli con qualunque dose d'aria comune, quella comparte tantosto a questa equabilmente la sua qua- lità, di modo che tutta la massa ed ogni parte di essa diviene appunto tanto viziata , quanto lo richie- de il calcolo fatto sopra le quantità e le qualità delle due arie. Ciò posto, ecco com'io ragiono. Questa facilità , questa libertà , questa prontezza con cui il flogisto abbandona l'aria che n'era già carica, e passa a distribuirsi proporzionatamente pel volume 26 sull'aria infiammabile della nuova massa, non sono una assai apparente cagione di credere clie il flogisto debbe essere poco legato, e pressoché meramente sparso, e per cosi dire, intriso coli" aria flogisticata? Sì, e la probabi- lità fassi maggiore coli' osservare che i fenomeni del? aria infiammabile ci rappresentano il flogisto di gran lunga più tenacemente con essa avvinto 5 imperciocché ove una dose di questa venga trame- schiata con una o più dosi d' aria comune o di qual- chessiasi altra ragione d' aria 5 o ella non si stempera troppo di leggieri con esse , o almeno non in modo di perdere la sua infiammabilità . Eccone una prova . A dieci misure d'aria atmosferica aggiungo una sola misura della mia aria infiammabile delle paludi . Se il flogisto onde questa è pregna si ripartisse cosi giustamente, che ad ogni particella della prima ne toccasse una parte adeguata, pare a voi che un' ari^. cotanto allungata durerebbe a serbarsi tuttavia in istato di scoppiare? Mai no . Io sono quindi d'av- viso, che le parti integranti dell' arÌA infiammabile non pèrdano nulla, e ondeggino intatte per entro a quelle dell'aria comune da cui sono attorniate, ed esse sole realmente s' infiammino , prestando le altre il mero ufficio di riceverne sopra di sé la sca- rica. Il vedere che un animale non sente grave dan- no dal respirare cosiffatto mescuglio d' arie , è un nuovo argomento per farmi credere che 1' aria co- mune, la quale fa parte della mescolanza, non siasi "punto Jlogisticata a spese dell'aria infiammabile, e però rimanga atta a incorporarsi con nuovo flogisto che a mano a mano esala da' polmoni j laddove se LETTERA TBRKA 2^ Ogni particella di essa fosse resa tanto flogisticata quanto ad esser infiammaLile si richiede (cioè giu- sta la mia prima idea, non pur saturata^ ma. soprac- carica di flogisto ) fuor d' ogni dubbio avrebbe ad essere oltremodo molesta e nocevole . Il Flogisto adunque dell' aria infiammabile non sì separa dalla sua base spontaneamente , e pel solo toccare l'aria comune, siccome interviene all'aria soltanto flogisticata. Diff'atti, perchè questa si spo- glj del flogisto, basta diguazzarla nell'acqua per uu mediocre spazio di tempo; perchè se ne svesta la prima, conviene agitarla pure nell' acqua, ma assai più a lungo e più gagliardamente . Né avviene giam- mai che la vegetazione, la quale corregge tanto bene e rende si agevolmente salubre l'aria flogisticata, spogli r aria infiammabile della sua infiammabilità di cui è sopra ogni credere tenace . L' urto vivo d'una fiamma sembra essere da tanto, cioè aver egli solo forza di produrre una vera scojnposizione , la quale scomposizione violenta del flogisto dalla sua base, e il continuo trascorrimento nell'aria co- mune, richieggonsi ( e forse nient' altro ) a qualsi- voglia accensione . Ho detto scomposizione violen- ta; conciossiachè una semplice esalazione, o un blando svilupparsi del flogisto , sia pur quanto si voglia copioso , da' corpi con cui è leggermente unito, non sembri valevole a destare accendimento o fiamma: vi manca per avventura quel grado di moto o di vibrazione necessario a ingenerare col calore la sensazione della luce. Non v' è chi non sappia quanto abbondanti sieno gli efFondimenti di 28 sull'aria infiammabile materia flogistica che del continuo spirano da' corpi putredinosi 5 dalla biacca intrisa con olio, dagli oli volatili , dalla limatura di ferro impastata con acqua e solfo j e da tant' altre preparazioni chimiche , e in ispezie dal Fegato di solfo; ma appunto perchè cotali effondimenti di flogisto avvengono pressoché senza esterna scossa, e diremmo, per ispontaneo disfacimento ( indizio dì debole coerenza ) cosi non giungono a manifestarsi sotto forma di fuoco. Air opposto nello zolfo, nello spirito di vino, e in qualsivoglia altro combustibile , da cui il flogisto , perchè più intrinsecamente combinato, non si dif- fonde né spontaneamente, né in larga misura, ma a ciò si richiede che venga dibattuto e stimolato d'al- tronde, cioè da altro fuoco già vivo, ne riesce visi- J bile l'accensione, e chiara riluce la fiamma. Ma che diremo de' fosfori, e soprattutto, di quel- lo di Kunkely e del Piroforo di Hoìnberg , ne' quali le effusioni flogistiche, avvegnaché placide e spon- tanee , non lasciano perciò di venir accompagnate da luce manifesta, anzi nel Piroforo, da una vera combustione ? Io sono persuaso che in cosiffatti casi il flogisto trovisi appunto in uno stato di mezzo, cioè fra combinato a quel modo che lo é nel solfo e in altri corpi accensibili, e fra mobile e mal col- legato, come lo suole essere nelle materie putredi- nose, nel fegato di zolfo, e simili. Non è vero che gli aliti flogistici sfumino in tutto spontaneamente ; ad oggetto che cotali fosfori divengano luminosi, è di mestieri che sieno stati dianzi instigati dalla luce « dal calore . L' azione dell'aria alquaxito calda prò- LETTERA TERZA 2Q duce un bastante effetto sul fosforo d' orina; e V umi- do aereo che ne viene avidamente succiato , scuote ed eccita a sufficienza il Piroforo . Laonde è agevol cosa intendere per qual ragione i Fosfori, e più d'essi il Fegato di zolfo rendano un odoraccio, o anzi un puzzo cotanto grave e pungente, dove lo zolfo > ed altre sustanze infiammabili, tranne allora appunto che ardono, o almeno si sfregano, non pure non ci offendano, ma tampoco non giungano a dileticare in verun modo i nervi dell' odorato . Il flogisto di queste, perchè combinato, inCnoattan- tochè non s'infiamma, non può aver forza di ferir gravemente le nari, come lo può il flogisto svilup- jjato di quelli . Ho aggiunto, richiedersi inoltre il continuo tra- scorrimento del flogisto alV aria comune / imper- ciocché comunque avvenga la separazione di esso da una sostanza in cui era imprigionato e avvinto 5 se in quello stante che parte da una, si ricongiugne con un' alti-a materia , non si paleserà altrimenti in forma di fuoco o di fiamma: cosa manifesta, sicco- me per molti aitici pi^ocessi, cosi per quelli più chia- ramente, in cui si revivificano i metalli e si forma il solfo; essendo che il flogisto passa, nel primo caso, dal carbone nella terra metallica, enei secon- do, s'incorpora coli' acido vitriolico, senza vestire r apparenza di fuoco . Tornando ora al soggetto nostro principale . Voi avrete una chiara idea della mia nuova ipotesi, ove concepiate il flogisto dell'aria infiammabile combi- nato con essa, appunto come lo è col solfo 3 e 5o SULL^ARIA INFIAMMABILE quello del? aria semplicemente Jlogisticata , ve Io figuriate accoppiato con essa , come lo è nel fe- gato di zolfo. L'Aria Alcalina potrebbe accon- ciamente collocarsi fra l' infiammabile e la flOgisti- cata , e in ciò andar di pari co" fosfori. Diffatti non solo essa non ispegne subito la fiamma d^una candela, ma pel contrario ne raddoppia in certo modo il volmnej imperciocché la fiamma immersa compare vestita e circondata d" un" altra fiamma as- sai più larga , ma pallida (*) . Per simile maniera può dirsi , che Y Aria nitrosa tenga pure un simil luogo di mezzo 5 attesoché il flogisto né si sviluppa da essa affatto posatamente, come posatamente si svi- luppa e diparte dall'aria flogisticata, per indi passare nella comune 3 né se ne slega con tant" impeto e tanta rapidità da scoppiare e accendersi, come fa allora che si svincola dal? aria infiammabile 3 ma però se ne separa e discioglie con sensibile e durevole ef- fervescenza. Infatti, perchè si consumi, quasi ab- brugiando , cotest' aria nitrosa, se non è necessaria razione viva della fiamma, vi sì inchiede però Fo- pera dell'aria comune, e un visibile moto intestino. Per meglio conciliarvi coli' idea , eh' ora avanzo , porrovvi sott' occhio, che 1' aria nitrosa, ove venga vieppiù flogisticata collo starsene lungamente in contatto del ferro , cui corrode , o del fegato di zol- fo , giugne gradatamente a un segno , cui tosto che (*) Vriestl. Voi. I. Pari. IL Sect. I. Of Alkaline Air pag. 175. LETTERA TERZA 3l lia toccato , è appunto infiamtnaLile per metà ; e al- lora maravigliosamente congiugne i due estremi. Imperciocché se una candela immersavi dentro vi si spegne , nello spegnersi si fa vedei-e attorniata da un' altra fiamma di color verde o azzurro e assai ampia. Spignete più oltre, e via via il flogistica- mènto, la candela non pure non s' ammorza j ma la fiamma colorata si allarga e si fa maggiore . E egli giunto omai il flogisticamento al colmo ? La cande- la, nell'atto che viene attuffata nell'aria, fa nascere una vei'issima esplosione (*) . Né questo é un privi- legio della sola aria nitrosa per tal modo flogistica- ta. Il D."* Priestley ha tratto coli' acido del nitro da diverse sostanze vegetaLili e animali delle arie do- tate di simile proprietà, cioè d'infiammarsi parzial- mente. Basta scorrere le sezioni VII e Vili del Voi. II per incontrarne varj esempi . E qui avvertite , che io pocankii ho trascelto 1' e- sempio dello zolfo, non per proporlo come una si- militudine vaga e generale. No, anche in senso proprio , io ho l' aria infiammabile per una vera spe- zie di solfo 5 perché secondo tutte le apparenze la non é altro che un composto d'acido e di flogisto. E senza cercarne troppo di lontano le prove : T aria sprigionata dallo spitito di sale , la quale é un puro pretto vapor acido dotato d' una permanente foi-za di molla, e perciò vera aria, non diventa ella in- fiammahile, sol che tocchi o un metallo (il quale (*) Priestl. Voi. I. Par. II. Sect. IH. 32 SULL^ ARIA INFIAMMABILE per cosiffatto combagiamento si discioglie ) o altro corpo abbondante di flogisto (*) ? Par dunque cosa evidente die tale diventi solo pel flogisto con cui strettamente si combina a segno, clie se dianzi as- sai di leggieri consentiva di incorporarsi colF acqua, poscia ostinatamente ricusi di mescervisi; perchè è divenuta una spezie di solfo. Dell" aria infiam- mabile tratta dalle altre soluzioni metalliche negli acidi , n on accade di pur fare parola . Riguardo a quella che si sviluppa dalle sostanze vegetabili ed animali colla distillazione , tutti i Chimici , e alla testa d'essi il gran Boerhaave vi metteranno sott' occhio Tacido vero che contengono. Ma se mai queste induzioni per essere dedotte da arie fatti- zie vi lasciassero nell" animo un menomo scrupolo, ne dedurrò una dalla costituzione delF aria nostra atmosferica, e vi farò vedere impertanto che 1' aria infiammabile non è poi altro che una maniera di solfo. Voi avrete a quesf ora scorso tutto il secondo vo- lume di Priestley sulle differenti sorti d'aria. Dite- mi, in mezzo a tante decisive sperienze su i compo- nenti dell' aria salubre, cioè acido nitroso, o una modijlcazione di esso ( io amo meglio di chiamarlo acido aereo ) e terra : vi resta tuttavia luogo a du- bitare ? Io certamente se dubitassi, non saprei ren- dere del mio dubitare ragione alcuna 5 tanto più che le considerazioni che vo facendo sulle molte (^) Priestl. Voi I. Part. I. Sect. IX. LETTE K A TERZA 33 •spezie d'aria, e le loro diverse affezioni, mi ren- dono ognora più proLaLile la Teorìa. Ciò posto non sarà difficile il concepire , clie soltentrando il flogisto in luogo della terra, e questa precipitandosi dagli altri due principj , cioè dall'acido, e dal flo- gisto intimamente combinati , ne risulti il nostro Solfo aereo . Glie questa non fìa una mera supposi- zione, ce lo dee persuadere la leggerezza dell'aria infìammaLile j il cui peso non monta all' ottava parte di quello dell' aria comune : il che egregiamente spiegasi , ripetendolo dalla precipitazione della ter- ra, elemento più d^ ogn' altro pesante 5 la quale pre- cij)itazione ci viene pure messa sott' occhio da quella pellicola che formasi sull' acqua stata per alcun tem- po esposta all' aria infiammabile . E a questo propo- sito non posso restar di farvi riflettere a ciò che avrete le mille volte osservato , cioè che le acque stagnanti e paludose sono per 1' ordinai-io ricoperte d'un velo o d'una pellicina giallo-rossiccia simile in gran parte alla residenza o posatura fatta dall'aria infiammabile. Che dunque andar più altro ricercan- do ? Su via, diciamo pure che le bollicine d' aria in- fiammabile , le quali dal fondo si spiccano, e salgo- no al filo dell'acqua, ivi si svestono d'un avanzo di terra, che sebbene scossa in gran parte e slog- giata dal flogisto, era rimasa tuttavia sospesa e on- deggiante . Or come avviene, mi si dii'à , che l'aria sempli- cemente flogisticata , sebbene alquanto più leggiera della comune, sia però di gran lunga meno leggiere dell' infiammabile ? Richiamatevi ciò che ho detto T. IlL 3 "34 SULL^ARIA INFIAIMMABILE più sopra, che il flogisto non si vuol dire intima- mente comLinato con questa spezie d'aria, ma sol- tanto ad essa coerente, o al piìi disciolto, come sa- rebbe un sale nelF acqua . E sparso , io diceva , e seminato per V aria , quasi lasciato nudo dalle parti- celle aeree . Il flogisto adunque non ha estruso la terra, se non in picciolissima porzione, per combi- narsi esso coir acido 5 la dose maggiore del flogisto è soltanto sopraggiunta, e accompagnata, non legala stretto colle particelle aeree integranti, cioè colle particelle composte d' acido e di terra 5 e per conse- guente il peso deir aria non n^è rimaso che ben di poco scemato . Ma ond' è, che il flogisto ora semplicemente s' ac- compagni colle particelle delF aria , intatti quasi lasciandone gli ingredienti , ed ora si insinui in esse in modo di legarsi strettissimamente coli' acido e di scacciarne affatto la terra? A me non si para dinanzi altra ragione, fuor che l'intensione e il vigore del processo Jlogisticaiite , o la circostanza favorevole in cu\tale vigore viene impiegato . Opera il flogisto sopra l'aria nell' atto medesimo che questa viene prodotta , cioè allora allora che se ne combinano i principi ? Ecco la circostanza favorevolissima alla formazione del nostro Solfo aereo, o sia circostan- za opportuna, perchè il flogisto possa legarsi coll'a- oido, con cui la terra non si è per anco combinata, o almeno non del tutto né assai addentro sì, che esso non possa introdursi e preoccuparne il posto . Opera il processo Jlogisticante sopra una massa d' alia già beli' e formala, ma epe La in modo forzoso LETTERA TERZA 35 e violento ? Non resterà in tal caso pure il flogisto di precipitare tanta terra, quanta se ne richiede , sottentrandovi esso, e coniLinandosi coli' acido : cioè succederà un vero tramutamento in aria infiamma- bile . Al primo modo , io m^ imagino che succeda la cosa , mentre viene prodotta T aria infiammabile per mezzo delle soluzioni metalliche in un acido, o della distillazione delle sostanze vegretahili ed anì- mali. Il secondo modo poi ha luogo allorquando si spinge assai oltre alcuno àe processi fio gisticanti, i quali dentro i confini della maniera e della misura comune, non fanno che viziar l'aria e renderla sof- focante; ma se divengono, per modo di dire, /??' stleyani , e con raccogliere quel fluido elastico che si » sprigiona d a un' acqua minerale di un luogo detto Ba~ 3> gnolino poco distante da Firenze : come già accennai 3) nel voi. I della mia Raccolta ec. » Lo stesso Dr, Priestley in una lettera al Sig. Pringle ( Op. cit. Voi. I. part. II. Observations on Air from pu- trid Marshes , pag. 198) avendo invincibilmente provata l'insalubrità, massimamente dell'aria che s'alzava in for- ma di bolle dall'acqua corrottissima d'un truogolo, ne ci dice d' averla trovata infìammaljile , né sembra pur esser- gliene nato alcun sospetto . Egli avea bensì preso dub- bio (ivi pag. seg. ) , che un' altr' aria , la quale gorgoglia- va copiosamente da una picciola polla d'acqua ne' contorni di Wakefield nell' Jorkshire , potesse esser infiammabile . Ma perchè ? Per essere quel luogo , allora coperto dall' a- cqua , uno scavamento dianzi fatto colla mira di trarne del carbone . Egli però venuto a farne la prova , trovò quell' aria raccolta in buona dose , mediante il sommuovere con un bastone il fondo soffice , la trovò dico , punto o poco 56 sull" aria infiammabile elettrica, m' avvidi che assaìssimo pure eravaril© lontani dal conoscere tutti i modi , e tutte le ca- diversa dalla comune : cosa veramente rara , che a lui sia avvenuto nel primo ed unico esperimento , ciò che avvenne a me una volta sola, dopo i cinquanta e i sessanta esperi- menti , cioè di snidare e di raccogliere da un letto d' acqua una buona dose d' aria non solo non infiammabile , ma neppure flogisticata ! Ma è egli possibile, che non siasi mai più, d'indi in poi , dato a raccogliere e spiare , all' istesso intendimento , l'aria di tanti altri fossi, che pur avrebbe trovata senza dubbio infiammabile coli' appressarvi una candela accesa? esperimento facilissimo che lo avrebbe naturalmente gui- dalo a riconoscere la corruzion vegetabile e animale per fonte ricchissimo d' aria infiammabile . Tant' è : troppo di- verse eran le idee eh' egli si era fatto circa 1' aria generata dalla putrefazione . Secondo lui , le sostanze vegetabili ed animali non mandavano aria infiammabile che mediante la distillazione eseguita con un calor violento ; in ogni al- tro caso, l'aria- piodotta era o fissa, o putrida flogislicata . L' articolo che si legge nell' opera di sopra citata ( Voi. I. Sect. IV. pag. 82 ) basta esso solo ad informarci di ciò che egli sentiva intorno a questa materia , e del segno a cui erano giunte le sue sperienze . « Se un pezzo di carne di ij bue o di montone , cruda o cotta pongasi vicino al fuo- 3> co , in guisa che il calore agguagli , o anzi superi quello « del sangue , nello spazio di uno o due giorni verrà gene- >} rata una considerevole copia d' aria, una settima parte 3> di cui , ho generalmente trovato venir assorbita dall'acqua, « e il restante esser infiammabile 5 ina l'aria generata dai 3> vegetabili nelle medesime circostanze è pressoché tutta 3ì Alia fìssa, e nessuna porzione di essa è infiammabile . ^^ osservato ciò più e più volte, facendo tutto il processo LETTERA QUINTA 5y gìoni e circostanze dell^infiammamento di cosliralte arie . Da quel punto adunque in poi mi proposi 35 nel mercurio Una sostanza vegetabile , dopo essere 33 stata un giorno o due in queste circostanze , renderà a 33 un di presso tutta l' aria che se ne può estrarre in quel 33 grado di calore . 3> Dopo aver riferiti alcuni altri esperi- menti non molto dlssomiglianti dagli accennati, fatti col lasciar imputridire alcuni sorci in vasi pieni d' acqua e colla bocca pure immersa neìl' acqua , conchiude che V Aria per tal modo generata spegne la Jiamma, ed è fatale agli animali . Da tutto ciò risulta evidentemente ( per dirlo un' altra volta ) , che Priestley , le cui esperienze , e i cui ritrova- menti segnatamente mi vengono opposti , era lontano as- sai assai dal conoscere quell'aria infiammabile, che e il prodotto della semplice putrefazione, e soprattutto de' ve- getabili , senza il concorso di un intenso calore, com* dall' imaginarsi che tanta ne stanziasse generalmente con-' fusa e incorporata col fango delle paludi . Eppure gli accidenti non molto rari di chiaviche e fo- gne abbandonate , di cisterne e sepolcii , in cui al calar un» lume , in luogo di estinguersi , come il più delle volte ac- cade, si vide anzi tutta l'aria andar in fiamma, pare che dovessero fargli nascere sospetto che l'aria infiammabile può aver origine anche dal solo naturai corrompimento, portato però all' ultimo grado , e fino alla riduzione delle sostanze organiche in terra, secondo che ho accennato sul fine della terza lettera. La copia poi di cotal aria che co- va sotto delle acque , e spesso ne sale al filo spontanea- mente in forma di gallozzole , la facilità con cui in gran- dissima copia può venire snidata e raccolta , e i suoi ten- tativi ilnalmente incominciati sopra taluna di queste acque, di cui s' è fatto parola , doveano senza meno condurlo a di- 58 SULL^ARIA INFIAMMABILE Ai ripetere fino alle più semj)lici e triviali sperien- Ze proposteci su di tale oggetto , ora materialmente e scrupolosamente rifacendole , or variandone e modificandone a grado mio alcuna circostanza . Mi sovvenne fra le altre cose , clie un carbone rovente non alluma l'ai-ia infiammabile, ma anzi immerso in essa vi si estingue . E alla prova trovai che il fatto non istà altrimenti 5 notate bene però in quale circostanza , quando il carbone non sia gagliar- damente attizzato : che se lo è , non cosi tosto ■yien presentato alla bocca della caraffa , che V aria s' accende come se vi si fosse appressata una can- dela che arda. Voi mi direte, eh e il carbone forte- mente attizzato col soffio ( come io adoperai) debbe aver gettato qualche fiammella invisibile all'occhio, e quindi esser nato V infiammamento delF aria . Su via, pei'chè non vi nasca sospetto di fiamma, vi dirò che ho fatto lo sperimento con un ferro in- focato candente , ma non per anco scintillante : e scoprire cotesta universalissima origine dell' aria infiamma- bile. Io, a dir vero, non so finire di maravigliarmi, e a gran pena persuadere mi posso , che ella sia stata fino al di d' oggi sconosciuta a quell' acuto instancabile Osservatore , non meno che a tanti altri , soprattutto dopo il fermento da alcuni anni in qua nato , e largamente propagatosi , di far esperienze sulle diverse spezie d' aria . Ma pur troppo fre- quenti sono gli esempi di scoperte ovvie e facili , a cui gui- dava un sentiero largo e diritto , e per far le quali non mancava che un passo , e ciò nulla ostante ritardate ad an- ni , a lustri , a secoli . Vedi Melanges de Mr. d'Alembert . Voi. V. pag. 55. Lettera qxjinta 5g 1' aria ? V aria non restò A' infiammarsi e di scop- piare • Del resto, che il carbone acceso s'ammorzi neir aria infiammabile , quando non glugne a farla avvampare, e quando pur giugne a tanto, si estin-» gua sol che più addentro vi si immerga, non è ' cosa punto nuova o straordinaria , ne da farne gran caso, dopo che v'ho accennato nella prima Lette- ra , che la stessa candeletta , la quale infiamma l'aria sulla bocca della caraffa, calata al fondo vi si spegne . Non prima mi venne veduto F esito felice del carbone e del ferro rovente , che mi suggerì tosto di metter Taria infiammabile al cimento delle scin- tille cavate colF accia jo dalla selce. \ olete di più? Emmi riuscito non una , ma assai volte di man- darla in fiamma , col solo percuotere la pietra fo- caia col fucile, e destramente farne piovere le fa- ville nella caraffa!. Ora fra le molte idee , che da questo sperimento mi sono nate in capo, e con cui avrei a tratte- nervi per assai lungo tempo , di due e non piùit voglio per ora farvi cenno. La prima e più im- portante si è quella che pocanzi comunicai per lettera al Sig. Dr. Priestley . w E egli vero ( gli j? ho scrìtto ) ciò che intesi da taluno, esser pra- j? tica costante in que' luoghi , in cui si scavano le » mine di carbon fossile, frequentissime nelle vo- y stre contrade, che per aver lume bastante all'o- » pera di tali scavamenti , si eccita una pioggia con- » tinuata di scintille col percuotere selci o piriti , j> per mezzo d'una ruota d'acciajo, per timore DO . SULL^ARIA INFIAMMABILE tf d'ìin infiammamento e d' uno scoppio d'aria fa- w tale, se si usassero candele o lucerne? Se la pva-* ?? tìca è costante, io mi glorierò non poco di darvi w in tanta lontananza , in quanta mi trovo da voi, V per le sperienze da me fatte non lia gran tem- p? pò, un avvertimento salutare, ed è, che colFe- » spedienle accennato non si è mica al riparo f} d' ogni perìcolo . U altra meno importante , ma pur assai curiosa , risguarda la costruzione d' una picciola Lombarda od arcliiLuso di nuova foggia, il quale caricato in luogo di polvere, d'aria injlainmabile mescolata in giusta dose colla deflogisticata , potrebbe cac- ciai-e una palla con impeto e rimbombo, e accen- dersi per mezzo d^ un acciarino, proprio Come un arcbibuso comun-e . Voi ridete eli ? Eppure chi sa elle al primo abboccarci, io non sia in istato di mostrai-vi un tal ingegno? Intanto vi so dire, che qualche scarica impetuosetta V ho già ottenuta sen- za r ajuto dell' aria deflogìsticata ( è ben vero che ho usato la candela, e non il solo acciajuolo ) . Se il concorso dell' aria deflogìsticata non può man- car di accrescere prodigiosamente la forza dello scoppio , e se quanto più Y aria è in istato dì scop- piare con impeto e fracasso, tanto anche è più di- sposta ad infiammarsi ( come a me par che sìa per le esperienze già fatte ) e ubbidisce di leggieri a un fomite minor della fiamma , cioè alla scintilla elet- trica, al carbone attizzato, al ferro rovente, e final- mente alle faville della focaja j dcggio io disperare di fabbricar un moschetto a aria infiammabile ^ LETTE 11 A QUINTA 6l clie faccia colpo al solo far iscoccare il cane 3 o non piuttosto applicarmi ad adattarvelo nel modo più acconcio e comodo , come l'hanno altre arme da fuoco? (*) • Io voglio, Amico, die ne lasciate inte- ramente a me la cura, e voi andiate frattanto stu- diando un nome da darsi a quest' arme, più preciso ed elegante che non è quello di schioppo o pistola d' aria infìammahile . Si potrebbe chiamare Schiop- po Fio go-pneuniatico , ma questo termine pure non finisce di piacermi . E di simili inezie non più . Ritornando ora ai varj modi di accender V aria infiammabile, chi potea pi'evedere questo esito d'e- sperienze? e chi mai creduto avrebbe questa sostan- za aerea si di leggieri avvampante, dappoiché una viva fiamma parca da principio esser la sola cosa atta ad incendiarla ? Venendoci detto che un cai'bo- ne acceso tuffato in essa s' estingue : che le scintille elettriche attraversandola vi prendono un color por- porino : che fino la polvere d'archibuso s'infiamma dentro di essa senza accenderla (**),poco mancava (*) Per mezzo di alcuni grani di polvere posti nello sco- dellino e vicini al focone dell' arcliibuso , non potrebbe mancare di eccitarsi per la fiamma della polvere, quella eziandio dell' aria temperata in giusta dose nell' interno della canna . Ma io miro ad ottenere 1' effetto e pronto e sicuro colla sola aria senza miseliiarvi punto o poco di polvere . {**) Priestley Exper. and Observ. Voi. I. par. I. Obser- vations on iuflammable Air. Par, II. JMiscellaneous Experi- loenls etc. 6'2 sull'aria infiammàbile che non venissimo indotti a considerarla, se non la più rest a delle sostanze infiammabili, almeno infci- riore a moltissime altre in prontezza e virtù . Eppui-e non è cosi , perchè gli sperimenti da me fatti la mo- strano infiammabile a un altissimo grado. Si, io sostengo, che ne gli olj più puri, né lo spirito di vino purissimo, né 1' etere, né il solfo, né la can- fora, né la polvere da fuoco pareggiano nella pron^ tezza e facilità d" avvampare la nostra aria infiam- mabile . Vi pare strano e durate fatica a crederlo , non è cosi ? Già v' intendo, vi siete preparato ad oppormi spezialmente il solfo , a cui con un atomo di carbone acceso si fa levar fiamma; e la polvere da cannone , che scoppia ad un tratto al tocco d' un a scintilla, non è vero ? E io prima vi risponderò , che r aria infiammabile fa altrettanto , eccitata da una debole scintilla elettrica . Poscia vi chiederò la ra- gione, per cui simili scintille elettriche rese anche assai più intense non accendano né lo zolfo, né la polvere da schioppo (*) , sostanze, secondo voi, più preste e facili ad accendersi, che non è Taria in- fiammabile: olferendomi altronde a rendervi io ra- gione, perchè con un carboncello anche soltanto mediocremente attizzato succeda allo zolfo si, all'a- ria no d'infiammarsi, tuttoché la seconda vantaggi. (*) Non ignoro che colla scarica di molte e grandissime giare si airiva ad accendere la polvere , la canfora ec. ; ma l'aria infiammabile, come si è detto , è cosi dilicata , che arde per ([ualuncjue scintilla ordinaria, la quale non giugnc- rcbbc ad infiammare lo spirito di vino , o l' etere più puro . LETTERA QUINTA 63 com'io credo, di lunga mano il primo nell'attitu- dine a prender fuoco . Venendo adunque colla considerazione più da vicino , e scendendo al particolai-e , incomincio dalle scintille scosse col focile , e vi fo osservare clie que- ste accendono l'aria infiammabile e non il solfo. Il solfo dunque cede di non poco e si fa vedere da menOjpercliè dimostra, che alcune scintilluzze pas- saggiere non Lastano ad accenderlo, e clie a ciò si richiede l'azione d'un' esca almeno per un po' di tempo continuata , e crescente grado a grado . Non vedete , che infatti 1' esca o il carboncello acceso dee star strettamente unito per qualche tratto di tempo al solfanello, prima che questo concepisca fiamma? e che prima di concepii'la si fonde, si rigonfia e bolle appunto in quel luogo in cui riceve 1' azione del fomite ? Applicate pure a vostra posta tratto tratto al solfo, e incontanente da esso scostate il carbone; a meno che questo non sia bene attizza- to, no che il solfanello non arderà mai . E quindi è appunto che non arde, ne prende fiamma perle scintille cavate dalla selce coli' acciarino , sebbene l'azione di queste sia per sé più viva, che non è quella d' una bragia non molto attizzata, a cagione che tale azione è momentànea. Nessuno poi, pur- ché sappia che le scintille più brillanti generate col percuotere la selce coli' acciajo, sono briccioli di metallo rovente, anzi fuso , mi negherà che debbano avere una forza per sé maggiore della bragia. Ora se all'aria infiammabile basta questa azione comeché momentanea, datevi dunque per vinto, e confessate 64 sull'aria infiammàbile che è di sua natura più disposta all' accensione. Ch« se a farla avvampare non Lasta il vigore d'una bra- gia ardente mediocremente attizzata ( perchè ove lo sia fortemente, abbiam veduto che non manca d'al- lumarsi ) accagionar se ne dee la fluidità somma, ed espansibilità stragrande dell'aria stessa, onde av- viene che le particelle di lei non prima abbiano toccato il carbone e siansi riscaldate, che pel dira- damento, il quale necessariamente ne nasce, non si restino ivi a concepire maggior calore , ma via se ne fuggano, e lascino succeder altre in luogo loro , e quindi è che nessuna parte giunga a sentire e a con- cepii*e il grado di calore necessario all' accendimen- to : laddove a quella parte medesima dello zolfo ( perchè troppo consistente ) a cui da prima viene appiccato il fuoco, ad essa 1' esca dura a stare stret- tamente congiunta, la cova, la fomenta, e riscalda gradatamente , finché arriva al segno di far nascere la fiamma. In somma non è mancanza, né durezza d'infiammabilità nell'aria, se essa non s'accende, perchè non vi si può applicar il carbone con quel vantaggio con cui sì applica allo zolfo 5 ma è ben vero difetto o pigrizia di questo il non poter ardere al par di quella pel contatto passaggiero delle scin- tille estratte coli' accia juolo. Ma la polvere da fuoco avvampa e scoppia e ro- moreggia in raen che non balena, solo che venga da una delle testé accennate scintille toccata anche di passaggio. Che perciò? s'infiamma forse al par dell'aria per una favilluzza elettrica? No certaraeiir te . Ora quale delle due spezie di scintille crederemmo LETTERA QUINTA 65 noi die sia più attiva ad infiammare? Mi si dirà senza dubbio quella delF acciarino : testimonio l'ac- censione appunto della polvere, che s' ottiene infal- lantemente per questo mezzo, e non mai, o a gran- dissimo stento colla macchina elettiica. Adagio: io decido tuttavia a favore della scintilla elettrica 3 e sta per me V accensione dell'aria, che si infiamma assai più agevolmente con questa, che con quelle della pietra foca j a . Per comporre adunque la lite diremo, che la scintilla elettrica è più viva, come ce lo accenna il fulgore di essa; m*a più momenta- nea, di che non ci lascia dubitare il rapido passag- gio del fuoco elettrico. Ciò fa, che la polvere da cannone per sé meno infiammabile dell'aria, e che per conseguenza ha bisogno, che il fomite vi stia unito per qualche tempo ( sebben assai minore di quello che abbiam veduto richiedersi pel solfo puro) non ubbidisca alla scintilla elettrica attuosa , ma che V attraversa con estrema rapidità , e ceda poi volen- tieri alla scintilla tuttoché meno viva della pietra foca j a che le cade in seno, e vi si cova per alcun tratto di tempo . La necessità di questo tempo , in cui il fomite covando spieghi ed accresca la sua azione, ci si manifesta e dall'indugio della polvere sovente sensibile ad accendersi, e dall' andar a vuoto talora una scintilla cadutavi in seno, e spegnervisi affatto . In fine adunque, poste le altre cose eguali, la nostr' aria vince qualsivoglia altra sostanza infiam- mabile . Si, ella è di tempera dilicatissima , e pron- tissima ad ardere , avvampando fin anche per l' urto T. III. 5 66 sull'aria infiammabile momentaneo d'un fomite , a cui resistono gli altri corpi . In una parola ella è tutta infiammabilità . Né ciò vi sembri troppo , clie anzi è tuttavia poco . Doveva dire che V aria infiammatile è V unica so- stanza dotata di tale virtìi : che da essa T hanno gli altri corpi tutti , a cui v ien dato il nome d' infiam- mabili j e in essa si risolvono sempre prima d' an- dar in fiamma . Non v'è nulla in questa asserzione , ch'io non vi possa ad evidenza provare colla scoria sicura delle sperienze^ma tale assunto mi mene- rebbe troppo più lungi che ora non conviene . Con- tentatevi eh' io v' abbia mostrato parte di questo vastissimo campo , e disponetevi intanto a scorrerlo meco in un' altra lettera , che tutta s' aggirerà intor- no a tale soggetto . Sono ec. LETTERA SESTA Como, li i4 Gennaio^ '^111' Nunc animum nobls adhihe veram ad ratlonem . Nani libi vehementer nova res mQlitur ad aure» uccidere; et nova se species ostendere rerum . LUCR. II. 1032. V 01 volete eh' io seguiti senza preludj a parlarvi di ciò clie ho proposto nella lettera antecedente ? Ottimamente 5 che io pure nulla più bramo che di appagarvi , per giusto timore che non mi crediate nimico dichiarato di quella brevità , di cui forse nel corso di, questa lettera avverrà che sospettiate esser- mi affatto dimentico . La colpa però non sarà tutta mia , una gran parte converrà darla alle troppe cose, che in folla mi si sono presentate al primo prender la penna in mano . Mi sono dunque accinto a dimostrare , che tran- ne l'aria infiammabile , altra sostanza non avvi che si converta in fiamma, niuna affatto ; e che quelle che infiammabili sono sempre state conosciute , e tengonsi tuttavia per tali, non lo sono esse propria- mente e per se , ma intanto solo inquanto forni- scono aria infiammabile , e in essa si sciolgono , o 68 StJLL^ ARIA IN FIAMMABILE sìa vestono forma e natui'a aerea prima deirinfìam- mamento . Evale quanto dire, che né legno, pa- glia, carta, né cera, pece, solfo, né olio , spiriti, etere , né le parti loro integranti, né alcuna delle componenti , siano solide o liquide non s' infiam- mano come tali . Ma almeno le sostanze e le parti vaporose , voi mi dite , converrà eccettuarle , perché fuor d' ogni dubbio e possono infiammarsi , e s' infiammano , senza dianzi snaturarsi . Spiegatevi chiaro, io vi re- plico , e ditemi quel che intendete propriamente per vaporose. Se con questo vocabolo voi mi volete accennare alcune parti d' una sustanza attenuate, su- blimate, e trasmutate dalla forza del calore in un vapore espansibile , come i vapori dello spirito di vino , io vi domando: Questi vapori possono venir condensati dal freddo, e fluire di nuovo in gocce? Sì, eh? Tanto basta, non sono per anco quei dessi cVio voglio 5 sono dotati di una forza di molla sol- tanto temporanea , non posseggono la vera forma aerea , non sono per se stessi infiammabili . Vapori che sieno in uno stato di elasticità permanente , non soggetti a rappigliarsi, questi io li dirò di na- tura aerea, ossia, gli avrò per un Mero Jluido pneu- matico ; e appunto in istato di fluido pneumatico, e non in altro da questo divei'so, vuol essere una sostanza, perchè a ragione venga detta, e sia pro- priamente e immediatamente infiammabile. Le parti adunque vaporose degli olj , dogli spiriti, dello zol- fo che vestono tal forma clastica permanente, sono la nostr'aria infiammabile, e quelle sole s' infìam- LETTE R.ASESTA 69 mano , gli altri vapori propriamente e semplice- mente tali, non già. Ma voi non siete convinto, anzi mi par di ve- dervi sulle mosse per replicarmi , che il puro vapore dello spirito di vino , quello dell' etere , e tanf altri, i quali pur non hanno elasticità permanente, o, che è lo stesso, non sono fluidi pneumatici, e ciò non ostante sono infiammahilissimi . E io mi rifò da ca- po, e chieggo : sono essi per sé infiammabili? o pas- sano, prima di divenir tali, ad uno stato propria- mente aereo? o a dir meglio, prima che tali diven- gano , schiudesi, o no, dal loro seno una vera aria infiammabile? Qui sta il punto, e la pretensione mia 5 né andrà molto che vedremo su di che s'ap- poggia . Non accade più far parola sopra T infiammabilità: eminente della nostr'aria, dopo ciò che v'ho fatto, osservare intorno alla prontezza e alla facilità eoa cui fassi avvampare. Ho perciò eziandio a ragione conchiuso, che essa è tutta infiammabilità. E dif- fatti, ov' è che voi mi troverete una sostanza simile a questa, che arda interamente, perfettamente , sen- z'ombra di fumo, o filiggine, e senza residuo o prodotto alcuno ? E quando pure fosse di mestieri venir a confronto , io la contrapporrò volentieri all'olio più sottile e rafiinato, all' acquarzente più purificata, air ^/co^oZ sincero: facendo osservare che anche in quest' ultimo , sebben egli arda senza fuliggine e fumo sensibile, e senza residuo solido, tenuto quindi dal gran Boerhaave per la sostanza prò sull'aria infiammabile più pura fra le infiammabili (*) 5 a-vvi però una parte che punto non s'infiamma, cioè l'acqua, che egli medesimo mostrò e raccolse, dopo averlo abbru- ciato 5 laddove nella nostr' aria tutto tutto si con- verte in vera e viva fiamma , e nessun prodotto vi si scorge, o se ne può raccogliei-e , che aria non sia, né avanti, né durante, né dopo 1' accendimento . Ma innanzi a tutto gioverà per mio avviso cer- care e dimostrare cotest' aria infiammabile presente, o a dir meglio, pronta a sprigionarsi da qu e' corpi che atti sono ad ardere con fiamma : perchè aven- dola trovata all'uopo nostro rispondente, niuno potrà a diritto contenderci, che per essa vengano da noi spiegati i fenomeni dell' infiammazione, ovun- que ella ci si presenti: e niuno pure dovrà ricorrere inutilmente ad altro principio infiammabile sussidia- tore. Avrò io perciò a riandare la schiera sterminata de' corpi infiammabili , e annoverarli uno a uno ? No, basterà considerarne alcuni, dopo aver detto in generale , che da tutti si può cavare una copiosa dose di tal' aria . È noto abbastanza 1' artifìcio per cui s'ottiene la pura aria infiammabile da' corpi minerali, vegeta- bili, ed animali, da tutti quelli in somma che ve- nendo abbruciati all' aperto , possono ardere con fiamma . Per ciò, come sapete , non si richiede pun- to più che distillarli, ossia abbruciarli in vasi chiusi. (*) Elem. Chem. Pari. IL de alimento dicto Ignis . LETTERA SESTA 7I raccogliendo in vesciche, ovvero in Loccie piene di acqua rivolte colla bocca pure nell'acqua, le emanazioni elastiche clie sì sprigionano . l'er tal modo la nostr' aria riesce limpida e pura , mondan- dosi dai fumi o vapori, ì qviali condensati riman- gono addietro nel loro passaggio attraverso all'ac- qua, o rappigliati poscia vi si precipitano dentro . Ella è poi alFatto sorprendente la dose di tal' aria, che da una scheggia di legno , da un gomitoletto di stoppa , da una listerella di carta , da un pezzetto d'osso, di pelle secca ec. , si può cavare e raccoglie- re, a segno che, in luogo di far le maraviglie, che la sola aria iufiammahile possa fornir materia baste- vole al lungo avvampare di tali corpi , mentre si ah- Lrugiano all' aperto (*) , debba nascere grave so- spetto che molta parte di essa vadas ene via senza infiammarsi realmente . Ora la produzione di quest'aria per mezzo della distillazione tanto dura , quanto durano ad abbru- giare i corpi rinchiusi fino all' intera loro conver- sione in carboni, cioè fino a quel segno, che esposti ad ardere anche a fuoco aperto , non sono più in istato di far fiamma. L'attitudine adunque a pro- durre aria infiammabile, e a dar fiamma vanno di pari passo ; onde v' è tutta la ragione di presumere (*) Conviene richiamare alla memoria , che una picciola dose d'aria infiammabile tratta da' vegetabili , e frammi- schiala ad una grande d' aria comune forma tutt' insieme una fiamma . Vedi la Lett. IL pag. 19. ji sull'aria infiammabile almeno, se non dì concliiudere ad evidenza, che r infiammabilità sia cosa propizia soltanto di quel- l'aria, die appunto in modo sì eminente va di tal •virtù dotata: della qual virtù un vivo testimonio, ed un esperimento sicuro è il veder F aria così estratta e raccolta, e conservata in disparte, ardere in qualsivoglia tempo , eziandio dopo averla lasciata posare mesi ed anni, ed averla soventi volte lavata nell'acqua, col solo accostarvi una fiammella, o coli' immergervi dentro un carbone attizzato, o col- r eccitarla per mezzo di una scintilla elettrica . Non occorre più dunque domandare cosa sia ciò clie fiammeggia allora che le legna ardono sul foco- lare 3 e per qual modo s'alzi la vampa a un tratto, dietro al fumo che la precede. E dessa l'aria In- fiammahile , che si sviluppa, e primamente prende fiamma dalle bragie attizzate : indi la fiamma già destata e presente , assai più di leggieri s' appicca e si stende all' allr' aria , che mano mano va sbu- cando dalle legna che s' abbrugiano . Se la cosa è per sé chiara abbastanza rispetta a' corpi menzionati, e a qualsivoglia altra materia soda e consistente che arde con fiamma , forse par- rà-^d alcuni che non sia chiara riguardo alle so- stanze liquide infiammabili, come Folio, gli spiriti ardenti , F etere , e a quelle pure che fluir deggiono prima di concepir fiamma, del qual genere sono il grasso , la cera, le resine, il solfo . Ma ove si pon- ga mente , che da tutte queste sostanze si cava pa- rimenti la stessa aria infiammabde, e che da esse esalar dee prima che s'accendano, sarà forza con-^ LETTERASESTA 73 venire, che T infiamma bililà dì questi, non meno che degli altri corpi, tutta consista nella parte aerea della loro sostanza. Sì le materie fluide e cjuelle, che fonder si possono, danno per distillazione di- molta ai'ia infiammabile : né la distillazione è il solo mezzo per ottenerla . Il Dr. Priestley ci ha ammaestrati a trarne in buon dato da poche gocce di etere , di spirito di vino , di olio , per mezzo delle scintille elettriche (i) . E osservabile riguardo all' etere , come le scintille elettriche hanno una forza di produrre vera e genuina aria infiammabile , non solo venendo ricevute nel liquore medesimo, ma si anche e piiì agevolmente nell'aria comune carica de' soli vapori di quel liquore . Il sopralle- gato Autore tra le molte eleganti sue sperienze di tal genere, riferisce quella di una bolla d' aria im- pregnata prima ed accresciuta dai vapori dell' ete- re , sopra ogni altro liquore infiammabile e vola- tile , la quale rinchiusa in un tubo pieno di mer- curio , ad ogni scintilla elettrica che la colpiva, ricevea ancoi'a una considerabile addizione , cosic- ché egli ne avea ben presto ingrandita la mole a sei o otto volte più : quest'^aria infine si trovò tutta infiammabile, né più consenti di mescolarsi in dose alcuna coli' acqua j laddove dianzi V acqua avrebbe tosto succhiato da quell' aria i vapori delF etere, ond' era piena (2) . (1) Exper. and Observ. Voi. I. part. IL Oa inflammable Air. pag. 1,^7. e seg. (2) Mi piace qiù di far due ossei-sazioni intorno a questo ^4 sull'aria infiammabile Da ciò si rende manifesto , come agli olj , agli spiriti ec. nella qualità di liquidi , e in quella pure sperimento sull' etere . La prima riguarda la sua volatilità , ed è , che gli svaporamenti di esso formano , in certo modo , l' anello che congiugne i semplici vapori ai fluidi aerei , mercechè partecipano a un tempo dell'una e dell'altra na- tura . Avvegnaché col distillar 1' etere non si possano otte- nere vapori elastici permanenti , neppure ricevendoli in un vaso capovolto e pieno di mercurio j conciossiachè conden-' sati dal freddo ricomincino tosto a fluire ; pure esponen- do una piccola dose di tal liquore ad una quantità d' aria isolata dal mercurio , ha osservato lo stesso Dr. Priestley (Voi. I. par. IL Miscellaneous Obsei'vations , pag. 262 ), che il volume di quest'aria s'accresce fino al segno di raddoppiarsi . Ed ecco come i vapori dell' etere , diffatti prendono vero abito aereo , attesoché il freddo non più li jeostipa, né li precipita abbasso, condizione a cui soggiace ogni altra sorte di meri vapori . Ma però se questo mi- scuglio d'aria e di vapori, eterei, insieme accoppiati in forma d' aria , venga fatto passare attraverso all' acqua , questa bevendosi 1' etere , 1' aria ritorna al volume di pri- ma, Ad essere assorbite per intiero dall'acqua, o a inti- mamente mescolarsi con essa sono pure sottoposte le arie acide , e 1' aria alcalina 5 anzi assai più , stantechè non prima hanno toccato 1' acqua che si dileguano ; né perciò ìascian d'essere veri fluidi pneumatici, e lo sono fuori d'ogni dubbio più che non lo siano i vapori dell' etere, poiché le emanazioni elastiche degli acidi ed alcali vo- latili confinate nel mercurio , sussistono sotto forma acrea eziandio sole, ove quelle dell'etere, come s' è detto, non sussistono che in compagnia di altre arie . Le emanazioni pertanto degli spiriti salini formano 1' anello superiore nel- la scala de' vapori aerei , se cosi è lecito di esprimermi j LETTERA SESTA Jr5 i5i vapori dispersi semplicemente e nuotanti neìl' a- ria , condensabili dal freddo , in modo di ricadere e le emanazioni dell' etere il secondo . Questa scala pare che potrebbe in alcun modo venir continuata collo scen- dere a certi vapori e fumi , i quali non si costipano troppo di leggieri pel freddo , per atto d' esempio , quelli che esalano da una candela che abbia arso in luogo rinser- rato , i quali non s' abbassano che dopo assai tempo ec. Non posso abbandonare questa idea , se prima non tento di presentarla in miglior aspetto . Incominciando dunque a scorrere la serie dall' anello inferiore : occupan questo anello vapori dell'acqua, e del vino, che si distillano, siccome prontissimi a costiparsi e fluir in gocce al primo incontro di freddo . Sieguono i fumi del solfo , o d' altro corpo abbrugialo , assai più morosi a rappigliarsi e pre- cipitarsi . Indi i vapori dell' etere atti non da se soli, ma ove sol trovinsi associati e incorporati con altr' aria , a prendere l'abito aereo in modo, che il freddo non può nulla sopra di essi , cioè non giunge a fissarli e coagu- larli 5 sebbene poi 1' acqua ne venga a capo , assorbendoli facilmente, e riconducendoli allo stato liquido di prima. Ed eccoci già alle emanazioni elastiche degli Acidi e de- gli Alcali , le quali senza inteiTento d' altr' aria , fanno da sé un vero corpo pneumatico , ma che parimenti in contatto di poca acqua , tosto assorbito 5 per intiero spa- risce . Poi ci si cifre 1' Aria Jìssa ( aria , cui per le accu- rate e luminose sperienze del Sig. Bewly comprese in tre lettere al Dr. Priestley, e riportate da questo nell'appen- dice del suo Voi. II. conviene riconoscere finalmente per un vero acido per sé; checche in contrario abbiano opi- nato e detto Mr. Beaumé , l'Ab. Fontana, Don Marsilio Landriani , con altri molti , e io pure opinassi e dicessi un tempo ) , ci si offre , dico , quest' aria , che è pur mi- 76 StlLL^ARlA INFIAMMABILE bello stato fluido di prima, manchi tuttavia un pas- so^ che li conduca al vero abito aereo ^ secco , per- scibile con l'acqua, ma in molto minor proporzione , ma non istantaneamente . Appresso succede l' Aria nitrosa ancor molto più a stento miscibile con 1' acqua : e dietro a questa finalmente le arie immiscibili del tutto o quasi , e che nelle doti aeree vanno assolutamente di pari , cioè V iirfiammabile , la. Jlogisticata , la comune, ìa deflogisti- cata . Per lai modo credo aver toccati gli anelli principali della catena , e abbastanza 1' un dall' altro , se non anzi troppo , lontani . Quanti dunque ve n' ha ancora d' inler- medii ? Quanti vapori non incontrano ogni di i Chimici nelle loro distillazioni pivi o men restii al condensarsi ? Sembra che la nostra idea possa meritare 1' attenzion loro , e de' Fisici veramente profondi , per venir meglio rischia- rata e promossa . Tornando ora all' etere , e a' suoi vapori semi-aerei misti con altra vera aria , le scintille elettriche ne formano aria infiammabile col toglier loro quell' avanzo che aveano di natura vaporosa o liquida , cioè l' attitudine a mescolarsi coU' acqua, e li fanno passare all'assoluta natura d' aria. L' altra osservazione ha per oggetto i costitutivi di que- st' aria infiammabile per tal mezzo formata. Se si riflette, che una delle parti che formano 1' etere , è 1' acido con cui si è estratto dallo spirito di vino ridondante di flogisto , non vi sarà difficoltà a concepire , che poco manchi a for- marsene per una più intima combinazione de' due principi (acido e flogisto) quella specie di solfo aereo, che secondo me è la stessa cosa che l' aria infiammabile ( vedi la Lelt, IIL); e che la scintilla elettrica produca o coli' aggiugnere flogisto , o col fornir dell' acido , o coli' unire i principj forzosamente , o per qualsivoglia altro mezzo , cotal con->- versione • LETTE B. A SESTA 77 manente ; fatto il quale entrino poi nella ragione , che chiameremo di assoluta prossima intiammabili- tà. Allora adunque che veggiamo ardere e hrillare la fiamma d'una candela, o quella dello spirito di vino purissimo , o dell' etere , non doLhiamo punto pii^i credere che avvampino le parti propie integranti del grasso, o dello spirito, ossia delF olio sottile, di quello che siamo usi di credere , che le parli in- tegranti del legno si volgano in fiamma. Ninno si è sognato mai di dire che le parti grossolane del le- gno sieno l'alimento, o la vera e prossima materia della fiamma. E perchè? Per questa ragione, che in certe parti più sottili, ed in una sostanza specifica cavata coli' analisi chimica dal legno, e da altri com- Lustibili, cioè nell'olio, si è trovato risiedere per eccellente maniera, ed esclusivamente agli altri pro- dotti, questo potere o questa virtù d'infiammarsi. Ma se spinta 1' analisi più oltre dobbiamo conchiu- dei'e col gran Boerhaave, che nemmeno l'olio cras- so è la materia prossima della fiamma, imperciocché non arde affatto puro e schietto , ma con fumo den- so e fuliggine, e perchè distillandolo lascia nel fon- do assai feccia; intanto che la parte più tenue porta seco la virtù d'infiammarsi; e oltre a ciò per mezzo di replicate distillazioni reso 1' olio sempre più tenue s' infiamma ognora più puramente e perfettamente, con minor copia di fumo, e minor residuo di fec- cia : se, dissi, cosi conchiuder dobbiamo dell' olio crasso mettendolo a fronte del più sottile e più pu- ro ; perchè non dovrà dirsi lo stesso di quell' olio , comunque sottilissimo, e finanche àeW! Alcohol sin- 7» - STJLL ARIA INFIAMMABILE cero, che l'allegato Boerhaave si argomenta per ogni modo di stabilire come il proprio e genuino alimento della fiamma (*) , a petto dell'aria infiam- mabile, che solo arde tutta quanta perfettamente e schiettamente, non che senza feccia e fumo visibile, ma pur senz'alito o vapore acquoso, di cui non va esente tampoco l' Alcohol tanto celebrato ? (**). Go- (*) Repertus ergo habetur , qui vere meretur nomen alimenti, aut pabuli ignis : quum ad sensus nostros totus fjuantus in igneni purissimum absolute convertatur arden- do viva, pura, fiamma . Si enim placet vobis attente rem ponderare , quid factum est de omni hoc Alcoholel mera tantum purissima fiamma . ^oexh. Elem. Oiem. part. 2. de alimento dicto ignis ) . E di nuovo sul fine di quel capo : Observari in universo rerum unum modo materiam , quae illum ignem ita alai, ut per eum integre consume- tur, sic ut nihil inde nascatur praeter puram sinceram- que flammam , nihil extincta , consumpta pabulo , fiamma, supersit ultra; hancque materiam esse solum sincerum ylkróhole . . (^*) Ciò non dissimula l' Istesso Boerhaave impegnalissi- mo a conservare la prerogativa da lui attribuita al suo Al- cohol . Vaporeni humidum eructari de hac fiamma Al- coJiolis vidinius ; sed ille aqua limpidior , pellucidissi~ mam modo exhalationem dabat . Haec autem collecta meram, puram aquam exhibuit , in qua nullus color, crassities , pinguitudo apparuit ( op. cit. ) . Questo gran Chimico , mentre pur s' occupa tutto ad insinuare che l' Alcohol è la sola sostanza tra tutte le conosciute , che meriti il nome di pascolo del fuoco , si trova più d' una volta ridotto al duro passo di confessare, che esso spirito non è poi tutto tutto infiammabile , come avrebbe voluto , LETTERASESTA 79 me c[unc[ne non conchiudere clie cotesto Alcohol re- sta tuttavia al di sotto di quello stato in cui diritta- avendovi parte l' acqua , sostanza assolutamente priva di tal dote . Eccone un altro articolo ( ma convien leggere i passi interi del capo sopraccitato ) . Hinc quoque cogitamus in Alcohole ut ut purissimo , tamen adirne diversitatem obli- nere differentium partium , quae arte nulla, nisi vi exu- rentìs ignis mani/e stantur , atque tum aquam exhibent , quae sola ignem estinguerei . Con ingenuo candore prote- sta pure di non conoscere per anco cosa sia ciò che vuol propriamente dirsi puro infiammabile . — Sed ejctricare ìd quod in Jiis sincerum infiammabile , est equidem laboris ardui, nec deprehendi hactenus qui quid boni diceret . Finalmente sulF idea , che quando che sia si potesse ottene- re un tale principio affatto puro , cosi va premeditando , Si ergo possibile foret arti ab Alcohole ilio separare id, quod coìnburitur ,jam hactenus nobis incognitum ab illa aqua, quae in combustione nobis apparet, atque dein illud prius solum applicaretur igni aut fiamme , quid inde fiere t? An tjuidem successive arderei , ut jam admixtu illius aquae successive exuriturl An vero, instar fulminis uno mo- mento consumeretur ? Utique speculatio meditabunda plu- rima Me suggerii : sed coercenda est velocitas nimia di- sputantis mentis pondere experimentorum . Or ecco finalmente compiuti i voti del grande Chimico e Filosofo ; ecco noli' aria nostra infiammabile la sostanza , che sola può vantarsi d'avere tutte le richieste prerogative, d' arder pma, e interamente .senz'ombra alcuna di que' va- pori acquei , che nell' Alcohol gli si presentavano , e gli da- vano non poca noja ; ecco l'aria infiammabile , che dall' Al- c ohol medesimo noi possiam trarre e raccogliere e conser- vare , non meno che da ogni spirito ardente , dagli olj , e da tutte le sostanze che ardono con fiamma pura od impura , 8o sull'aria infiammabile mente cliiamar si possa vera e prossima materia della fiamma ? il quale stato vuol essere assolutamente aereo 5 e a cui come possa pervenire si esso, che gli altri liquori detti infiammabili , abbiamo veduto pocanzi . U incomparabile nostro Autore avea fatto non pochi passi , e tanto avanzato si era , che poco gli mancava a dar nel segno , per quanto cioè lo com- portavano le cognizioni di que' tempi . Egli ricono- sce che il suo Alcohol nello stato di vapore attuai' mente espansibile è assai più disposto ad accen- dersi . Sembra anzi portato a credere , che ninna parte del liquore , finché dura ad esser tale j si ac- cenda , ma intìamminsi i soli vapori dall' azione del fomite accostato , formati e sollevati sopra la superfìcie. Di più egli avea riguardato il fumo delle legna, e di altri combustibili pure, come materia prossima della fiamma , asserendo a chiare note in più luoghi , altro non essere la fiamma che fumo acceso , e questo potersi in essa convertir tutto quando che sia (*) . Ecco financo soddisfatto alle proposte ricerche di quel gran- d' Uomo . Questa sostanza aerea infiammabile è ella senza mescolamento d' aria comune ? Arderà debolmente e lenta- mente, e sempre a fiore e a filo di quel velo che tocca l'aria comune. E ella tramischiata e allungata con molta aria co- mune ? avvamperà e scoppierà tutta a un tratto ^ perchè ogni particella della prima trovasi in contatto con altre parti- celle della seconda. (*) Giova qui pure allegare un passo del Ch. Autore^ che LETTERA SESTA Ì8l Ora se tanto solo fosse andato più oltre, cioè a segno di far passare i vapori allo stato elastico sebben lungo non riuscirà inopportuno e disaggradevole . Sed interini duui haec ita fiunt densus ubique de foco in- censo Fiunus oritur , cjui primo aqiiosus , tennis, ómni dein momento crassior factus , tandem prorsus ater , den~ snsque evadit , atque inprimis aterriniiis tane , et densatis- simus cernitiir , quando jam fiamma vii'a oritura instai, quae mox fere solet cum crepitante impetu prosilire ; tum autem , erumpente jam fiamma, ilicet Fumus minui- tur , et quidern tanto magie , quo fiamma vividior enata fuit,ita ut, fiamma facta lucidissima , Fumus videalur prorsus desinere ; licet et tum tanien adsit . Hinc Fumus fere "videtur confusa valde miscela partium diversarum de vegetabili Ignis pabulo per ipsam vini Ignis valide quidem motarum , in sublime actarum , inter se contrita- rum , sed nondum tamen incensarum ad plenam ignitio- nem usque . Ubi vero continuato, auctoque , hoc impetu, ipsae illae partes agitatae jam a copiosiore Igne conci- liato in aere candescunt^ fiamma fit de fumo , atque un- dique resplendentes jam fumi partes , simul qitam maxi- me attenuatae , apparent pure igneae . Hinc etiam liquet , cur fiamma corusca , superambiens totani materieni fla- grantem , omnes in inferioribus agitatas Igne partes in flammae vi sine fumo consumere videatur . Certe Fumus , nisi aqua mera sit, totus in flammam converti potest , ut Esperimento eleganti Foci acapni duduni patuit^ In quo evidentissime oculus ipse videt , quod fumus ater vege- tantium Igne excitatus sit carbo combustilis in magno Igne , sive in fiamma ingenti : nani in meros collabitur ita fumus cine re s , vel usque adeo attenuatur ejus ma^ teries , ut sensus fugiens nostros dilabatur in auras . . , Fin qui egli , e poco dopo couchiude ancora . Erit ita^ T, ni. 6 f)2. sull'aria infiammabile pei'inaaeate; e se attribuito avesse alla parte sot- tile del fumOL^^rasparente ed aerea , la funzione di convei'tirsi in fiamma , egli avea felicemente toc- cato il segno , e veniva a scuoprire il gran secreto . Ma che ? Contento de' vapori sparsi e galleggianti iieiraria comune , quali per Y ordinario si concepi- scono, egli li mandava in fiamma senz' altro passo di mezzo , o altra trasmutazione ; e rispetto al fu- mo , si fermava a considerar le parti che denso il rendono e fosco , stimando che queste veramente s'infuochino, e divenute roventi ne facciano brilla- re agli occhi tutta la massa in forma di fiamma. Era egli a cosi opinare condotto , perciocché appunto ali or quando il fumo appare più denso e torbido , la fiamma già già imminente scoppia alla fine , e in essa sì tramuta la nebbia e il fosco . L' ammasso poi di queste medesime particelle , che di nere si fanno roventi , altro per lui non sono che piccioli carboni volanti e rotanti nell' aria 3 e 1' olio aderente ad essi è il principio dell' infìammabi&à (*) . que Fiir/ius materies conibustilis valde agitata necdum coruscaìis , aiit candescens , Fiamma autem eadem. ina- teiies prorsus jam candefacta , divisa in minutissimas particulas . (^) Tutto ciò chiaramente si rileva da' passi citati di sopta, non meno che da altri , per esempio dal seguen- te . Hiiic ergo fumus Hammae proximus , et quo ille ma- gia ater, eo propior ; quia verus tum carho rarissimus , attenuatissimus , prórsus volatilis nascitur , facile incen- dendns : ut de historia carboiiis praemissa quàm facil- liine intelligi potest cinque . Ergo tandem in hoc fumo nil praebet igni pabulum praeler oleum quod in eo e»i . L E T T E II A S E S T A 83 Io non cerclierò al Boerhaave , come intender si possa che particelle affatto opache e carbonose si trasmutino a un tratto in fiamma liquida e viva a segno di emulare per lo meno quell'altra de' vapori limpidissimi e trasparentissimi del suo Alcoliol . So Lene che forse non mancherebbe di trovarsi nei suoi principi una bella e apparentemente buona spiegazione. Ma in vece mi richiamerò all'espe- rienza j colla scorta della quale le dubbiezze di co- tali idee erronee intorno al fumo si sgombreranno , e luminosa di bel nuovo trionferà la nostr' aria in- fiammabile. Io non contrasto già , ne V esperienza vi con- traddice, che la fiamma sia composta in parte della sostanza medesima di cui lo è il fumo : anzi a nes- suno convien d' essere tanto zelante sostenitore di questo tramutamento di fumo in fiamma ( che è pure una verità di fatto ) quanto a un partigiano della nuova dottrina delle arie . Verità , dissi ^ di fatto ; conciossiachè troppo sovente a chi che sia occori"a di vedere accendersi il fumo , o al momento che incominciano ad arder bene le legna sul foco- lare j o nel rallumare una candela pocanzi sj^enta y mediante V accostare la fiamma d' un' altra candela o sopra o a lato della corrente di fumo che sgorga dal lucignolo . Senza poi ricorrere al Focolare Acapno mentovato dal Boerhaave, e di cui ci dà la descrizione nel luogo citato , io soglio metter sott^ occhio j e render evidente questa conversione del fumo in fiamma con un esperimento semplice non meno che elegante , Stringo colle molle da fuoco 84 sull'aria infiammabile Lcn arrovenlite, o meglio con quella sorta di mol- le , che serve ad inanellare i capegli , una scheggia di legno arìdo , una carta da giuoco , od altra simile sostanza facilmente infiammabile . Se subito vi so- prappongo un imbuto di collo mediocremente lun- go e largo , non manca d' uscire precipitosamente pel cannello dell' imbuto una colonna di fumo den- sissimo j massimamente se con un canovaccio pro- curo di chiudere comunque e d' impedire che si di- sperda ed esca per di sotto . Accosto la fiamma d' una candela alla colonna di fumo ; ed ecco appic- carvisi la fiamma , la quale ora lambe la bocca del cannello da cui esce il fumo , e vi sta attaccata , oi-a si lancia in alto , e mirasi sospesa e ondeggiante in mezzo del fumo non acceso . Il convenire adunque con Boerhaave della i-eale conversione del fumo in fiamma è conseguenza necessaria de' fatti , che noi pure cerchiamo di render palpabili _, ed è un punto * capitale più della nostra , che della sua Teoria . In che dunque si discosta quella da questa ? In che pre- sumiamo noi di riformarla ? Oh , eccolo . Neil' asse- gnare j in tanta varietà di parti eterogenee ond' è composto il fumo , la natura e costituzione di quel- le che propriamente s'infiammano . In ciò la diver- silà de' sentimenti è troppo grande ed essenziale . Vuole quel gran Chimico (secondo che veduto ab- biamo , e accennano chiaramente gli articoli riferiti) che la porzione del fumo più grossolana, cioè certe parti carbonosc o terreo-oliose , isolate, vicine una all'altra, e rotanlisi per entro a un volxime d' aria agitata , e che la rendono fosca e opaca , L E T T E K A S E S T A o5 quelle sieno appunto che s'infuochino, e divenute roventi ci facciano risplcndere agli occhi la massa intera in forma di fiamma . Noi all'incontro voglia- mo , che non la parte crassa e A^aporosa del fumo, non i pretesi carhoncini si convertano in fiamma , ma si Lene la porzione del fumo la più limpida e schietta , cioè una vera sostanza aerea . Io convengo che la nostra opinione semhrar po- trebbe , per le l'agioni a priori , assai meno veri- simile che r altra ingegnosa e Leila del gran Pro- fessore di Leyden (*) . Ma non è questo né il solo , (*) L' opinione Boerhaaviana del fumo rovente , verus carbo , non ha mancato , come dovea , d' essere general- mente seguita , siccome pure furono abbracciati gli altri capi principali della sua Teoria del fuoco , la quale parve a quel tempo , e può parere tuttavia a chi delie recenti scoperte è poco men che digiuno , compiutissima . Alcuni però non hanno sentito la necessità di riformare quel ca- po d' opera , ma pur opera d' uomo sottoposto ad ingan- narsi j e a questi di massimamente più d' uno e sente e dice esser più che mai necessario di riformarlo , in vista delle nuove sperienze fatte sulle diverse spezie d' aria , perchè a misura che si moltiplicano , e se ne conferma la verità, la dottrina di quel grand' Uomo appare ognor vieppiù insufficiente, e regge troppo male al confronto. Io intendo qui di parlare spezialmente dell' influsso e dell' azione, che Boerhaave attribuisce alfaria sulla fiamma, avendola egli ridotta alla sola pressione , elasticità , oscil- lazione , per le quali proprietà essa e tiene applicato il fuoco alla sua esca, e concorre alla necessaria agitazione delle parti ec. ( Conviene leggere in fonte la bella e chiara spiegazione che dà di tutto ciò ) . Égli adunque non ha o6 sull'aria infiammabile Ile il primo caso , che V inaspettato successo delle speineuze sia venuto a rovesciare da cima a fondo i più bei sistemi j e a mettere nel numero delle verità cose , che proposte alcun tempo prima , si sarebbero avute in conto forse appena di possibili , Or tali diciam pure die sono le sperienze intorno all'aria infiammabile 5 e quelle singolarmente clie più tornano al proposito nostro , fatte col distil- lare, o abbruciare corpi combustibili in vasi cliiusi, a' quali sia annestato un cannello ad oggetto di traghettarne il fumo , farlo salire attraverso alF ac- qua j e raccogliei-lo in caraffe . In questo processo considerato per nuìla la vera azione dell'aria , come pro- prio e naturale Mestruo del Flogisto . E certamente no- tabil cosa mi sembra che il grande Autore , trattando del fuoco e dell' aria in un' Opera tutta di Chimica , abbia atteso alle sole azioni , ed a' soli eifetti meccanici , ed ab- bia fatto nessun uso de' principi chimici , cioè delle offì- nith , delle forze dissoh'entl ec. ; termini tutti , e tutte azioni , che ora non può a meno il semplice Fisico di tirar in campo , trattando dell' aria e del fuoco . Del resto se niuno ha peranco intrapreso di riformare per intero cotesla teoria Boerhaaviana , forse non mi ap- poiTÒ male in dirne il perchè : cioè non è ancora per avventura nato chi si senta da tanto di riuscirvi con ono- re . Se altri non si sente, molto nien'io, il quale, non senza trepidazione , mi sono indotto a contraviare a un tanto Autore di una tant' Opera, e solo in pochi punti, Je solo ove 1' esperienza Quella, che'l ver da la bugìa dispaia , E che può dotte far le genti grosse mi vi ha costretto , L E T T E Pv A S E S T A 'Òy le pai'ti più crasse e vaporose sì perdono passando per F acqua , onde 1' aria ne emerge pura e limpi- da, o se pur alquanto annebbiata da" vapori, que- sti non molto tempo dopo s' abbassano e svani- scono . Or cliì potea credere, prima clie T esperienze ce ne assicurassero , cbe cotesta parte puramente aerea del fumo , sgombra affatto dalle molecole crasse, terree, oleose, o quali altre si voglia, fos- se appunto appunto quella dessa , che di leggieri prende fiamma? Eppure è così 5 ed a questi giorni è cosa ormai conosciuta , che è un' aria ad ogni prova, e ad ogni tempo infiammabile . Chi negherà pertanto , che dessa sia che arde e brilla pure là entro al fumo che scaturisce da' corpi , i quali ven- gono esposti ad ardere al? aperto ? e che tutte le parti eterogenee ivi affollate e rotanti , che lo ren- dono torbido e fosco , sieno estranee alla porzione infiammabile ? Fuor d' ogni dubbio il gran Boer- haave m.edesimo , se a lui toccava in sorte di ve- dere r esperienze moderne , non indugiava un mo- mento a dar un perpetuo addio, o anzi un vero bando al suo olio sottil sottile , o come egli lo chiama Alcohol , ed al suo fumo composto d" un numero innumerabìle di carboncini 5 e ben di cuo- re rallegrato si sarebbe seco medesimo d" esser giunto ornai ad ottenere separato dal resto il puro ■pretto ìnfiammahile , a cui trovare anelava tanto ansiosamente , come già avemmo, occasione più d' una volta di ricordare , e come più chiaramente 88 SULL^ARlA INFIAMMABILE che altrove sì può raccogliere dal passo clie qui sotto trascrivo (*) . Ma cos^ è in somma quest' aria infiammabile ? Come mai ne sta rinchiusa una copia tanto grande ne' corpi accendibili ? In qual modo semplici par- ticelle aeree arder possono e fiammeggiare ? Cosa sia l'Aria infiammabile, e da quali prìn- cipi costituenti essa risulti e si formi, ho voluto indovinarlo nella terza lettera: ivi stesamente (e più forse che non sì conveniva , trattandosi di mere congetture ) avendovi spiegato come, secondo me, cotest' aria sia una spezie di Solfo, cioè A Flogisto (*) An forte id, cjuod totum, sincerum, inflamìnabile habetur in corporibiis , est pars totius corporis hujus ad- huc minima, distributa per largam valde aquae intime unitae copiam,, eumene igne flammam faciens , ipse hic spiritasi Conamiir certe subtilissimuni illud, et semper fugitans principiiun indagine circumdatuni capere . Ego lassus fateor vobis , jiikil me ardentius desiderasse a lon~ go tempore , quam intelligere indolem propriam illius vere inflammabilis penitus in ipso Alcohole : quia nove- rain me hic habere , me Idc tenere rem quae perfecte inflammabilis est .. . Putabain igitur laetus , si modo semel in Alcohole id potuissem assequi, quam facili ime in cae- teris combustibilibus me capturum omnem rationem ignis sustentati per pabulo . Sed quhni fui perculsus illieo ani- ìuum, postquam viderani , Alcohol actum per flamma/n feri vaporem , in quo non reperiebam Alcohol, postquam flagraverat ; si quid vero invenirem reliqui , id demunt esse aquam quam purissimam ! Limites ergo scientiaefixos aainosco ! . . . JLETTERASESTA 89 combinato con un Acido in forma aerea . Or qui mi sovviene d' aggiugnere, che talvolta pure ella è una certa combinazione del flogisto medesimo nel- r Alcali o coir Alcali volatile ; ciò clie manifesto si rende per una certa quale infiammabilità , di cui va dotata l' Aria alcalina , e di cui ivi pure par- lammo ( Lett. 3. pag. 30;, ), infiammabilità, che rendesi poi assoluta e forte quant' altra mai , sol che cotest^ aria alcalina riceva sopra di sé Fazione viva e replicata delle scintille elettricbe (*) . \J au- tore medesimo , a cui andiamo debitori de' rapidi e grandi progressi, che questa bella parte della Scienza Naturale, la Chimica dell'Aria, ha fatti in questi ultimi anni , avea già trovato il modo di far nascere aria infiammabile similmente per mezzo delle scintille elettriche ricevute nel liquore dello (*) Ecco le parole di Priestley ( Voi. II. Miscellan. Ob- serv. pag. 239. ) « Ho sottoposto allo scoppio delle scin- 3> lille elettriche una picciola quantità d' Aria Alcalina .... w ed òssei~vai che ciascun colpo portava un considerevole 33 accrescimento alla quantità dell' aria j e poiché vi fu in- " ti'odotto alquanto d' acqua , tanto appunto di quell' ari* 3> non restò assorbito , quanto era stata l' aggiunta nata pet >:> le scoppiature . Io allora ho esposto a sentire intomo a s> un centinaio di scoppj della medesima giara , una quan- 3> tilk maggiore d' Aria alcalina , onde avvenne , che tanta 3> ne sopravanzò non imbevuta dall' acqua , che potei esa- 3> minarla a mio grand' agio , e senza tema di fallire . Que- » sto residuo adunque ne faceva impressione sopra l'aria 5> comune , né riceveane dalla nitrosa , e riuscì tanto ga- » gliardamente infiammabile, quant' altra mai io ottenessi. C|0 sull'aria infiammabile Spirito volatile di Sai ammoniaco , in quella ma- niera e copia medesima , con cui produceane' dallo spirito di vino , e dagli olj (*) . U alcali adunque può tener luogo dell' jf ciclo uelFAria infiammabile; e solo richiedesi , percliè lo sia più o meno, che venga più o meno stret- tamente e intimamente legato col flogisto : al qnal legame , o alla quale intima e perfetta comLina- zione conduconsi i due principj , medianti le scin- tille elettriche , sia per V azione gagliarda e pene^ trante delle medesime , sia per, nuovo flogisto , elidesse somministrino. Perla qùal cosa, se modi- ficare pur deggio quella parte della mia Ipotesi , in cui supponeva l'aria infiammabile composta, in ogni caso, di mero acido e flogisto; se di tal pro- posizione che allora mi parve di poter adottare ed avanzare generalmente e assolutamente, mi con- viene ora limitare il senso ; nulla però io veggo tuttavia che si opponga all'altro capo più princi- pale , con cui io voleva allora stabilii'e la necessi- tà, che il Flogisto si trovi con isti'etto legame av- vinto alla sua base; che anzi tale sentimento non pur mi sembra poter sussistere, ma corroborarsi per le sperienze medesime testé addotte. E qui mi giova far notare, che questa base del flogisto, sia ella un acido, sia un alcali, dee già possedere lo stato aereo, o esservi avviata, ossia poter esistere in forma d' aria, eziandio prima di collegarsi in siffatta maniera col flogisto , che ne risulti il coni- ca) Priesll. Voi I. Part. IL Of Inflam. Air . pag. 245. L E T T "E H A S E S T^ A 9 1 posto infiaramaLile . Infatti veggiamo che gli acidi, i quali ottimamente s' impiegano per la formazione deir aria infiammabile 3 il vitriolico , il marino , il vegetabile , ottener si possono di per se in vera forma d'aria; convien solo all' acido Yitriolico im- prestare una picciolissima dose di flogisto , quanta cioè n' è d'uopo per renderlo volatile (*) . Non al- trimenti l'alcali volatile, lo Spirito di Sai ammo- niaco j da cui aLLiam veduto trarsi colle scintille elettriche aria infiammaLile , veste anche da sé solo la forma aerea , allorachè i suoi vapori ci offrono quella , che Priestley ha chiamato acconciamente ^4ria Alcalina (1) . Per lo contrarlo gli alcali fissi, ì quali non si presentano giammai di per sé in for- ma d'aria, non veggiamo che si leghino tampoco col flogisto in modo di divenire aria infiammabile. In somma e per ultimo , in luogo di dire , che 1' aria infiammabile nasce ognora dalla combinazione d' a- cido puro e di flogisto, ciò che non esprime forse tutti i modi di essere che aver può cotest' aria , mi ridurrò ad assei-ire che essa è composta del flogisto legato strettamente con una maniera di sale aereo ( la quale aria salina consente per sé di meschiarsl coir acqua , tranne il caso , in cui è intimamente combinata col flogisto , che la rende appunto in- fiammabile ) e abbandonerò , se si vuole , il ter- (*) Veggansi nell'Opera , tante volte citata, di Priestley, le intere sezioni . Of Acid Air . Voi. I. Of TitrioUc Acid Air . Of Vegetable Acid Air . Voi. IL (1) Voi. I. Part. II. Of Alkaline Air. ^2 SULL^ARIA INFIAMMABILE mine , clie già mi piacque adottare , di Solfo ae- reo (i). (i) Eppure se opinar vogliamo con alcuni de' più pro- fondi Chimici , e dire che propriamente non avvi , se non un solo principio salino , sostanziale , e universale , e che questo principio è un Acido ( sia esso poi il Vitriolico , o il 3Iarino ) , onde originariamente derivano tutti gli al- tri , per l' addizione di parti eterogenee , e per questa o quella combinazione propria; e che fin 1' Alcali medesi- mo , comunque di tutt' altra natui'a , e d' altre proprietà vestito si mostri , non è in fondo , se non se lo stesso acido universale primario siffattamente alterato e trasformato per una certa sua propria combinazione colla terra e col flogi- sto , 1' un de' quali predomina massimamente nell' Alcali 'Volatile , V altra nell' Alcali Jìsso : se , dissi , noi pure a- dottar vogliamo questa grande e luminosa idea sulle tracce dell' immortale Stahl , seguite dalla miglior parte de' Chi- mici ( Veggasi spezialmente 1' eccellente Dizionario di Chi- mica , artic. Sale , Acido , Alcali , Flogisto ec. ) , io potrò tuttavia sostenere e 1' unico modo di tutte quante le arie infiammabili , e la denominazione gik da me data di Solfo aereo . Anzi in conseguenza di tale considerazione io scor- go appunto nell' Aria alcalina quel principio , o , dirò cosi , quella gradazione all' infiammabilità che in essa abbiamo osservato ; e intendo come 1' azion viva delle scintille elet- triche, tanto sopra l'aria alcalina medesima, quanto sopra il proprio liquore del sai volatile ammoniaco , vi insinuino il flogisto \>ìù addentro ( del qual flogisto ne portano pur esse scintille una sopraggiunta), e lo adducano all'inti- ma pei'fetta combinazione coli' acido pria nascoso e ira- vestito , onde render quella , o formare altr' aria affatto infiammabile . In vista di ciò , 1' aria alcalina solamente mezzo infiammabile , altronde miscibile affatto coli' acqua. LETTERA SESTA gS Quanto alla maniera in cui l'aria infiammabile è contenuta ne' corpi, io non penso già che vi stanzj in forma , e colle qualità proprie di aria , prima di svilupparsi , ma vi sia in istato fisso , coa- il flogisto della qual' aria , come sì manifesta dalla misci- bililà medesima , dall' odore , e dall' attitudine che ha di. saturarsi di nuovo flogisto , si trova in un modo di com- binazione men perfetto , cioè fra legato e slegato : gue- st'aria alcalina, dico, non la denominerò già solfo, ma in certa {maniera disposta e graduata a solfo, ne dirolla assolutamente infiammabile, ma che affetta 1' infiamma- bihtà . E qui se venissi di nuovo richiesto , in qual maniera risultar possa il preteso Solfo aereo , allorché 1' aria infiam- mabile traesi dagli olj , dallo spirito di vino, dall'etere, mi sarebbe cosa agevole il rispondere , prima riguardo agli olj , a cui nulla manca , uè il Flogisto , nò 1' Acido , es- sendo questo ( come generalmente convengono i Chimici ) uno de' principi costituenti di ogni olio , e manifestandosi pur anche sensibilmente negli olj essenziali : poscia rispetto all' Etere , a formare il quale si fa uso d' un Acido , come s'è già accennato ( pag. 76 verso il fine della nota ) , Può adunque nascere difficoltà solamente intorno allo spirito di vino , non sembrando che vi abbia parte alcun principio acido . Ma che ? Alcune delle proprietà dell' olio non si ri- conoscono pure nello spirito di vino? e manca forse chi sostiene , che sia anch' esso una fatta d' olio ? I principi adunque dell' olio , e per conseguenza 1' acido , avvegnaché mascherato , dovranno trovarsi nello spirito di vino . D' al- tra parte non si trae cotesto spirito da' vegetabili ricchi in acido ? Si può pertanto pretendere non che sospettare , che gh spiriti ardenti non siano affatto privi del princi- pio acido . gi4- SULL ARIA INFIAMMABILE gulata j dirò cosi , e senza forza di molla , come appunto nelle pietre da calce ;, ne' sali fìssi alcalini y e ne^ vegetabili freschi sta appiattata e dorme ne- ghittosa l' aria detta propriamente fissa. Altrimenti quale sarebbe la saldezza che resister potesse allo sforzo di tant'aria elastica , e opporvisi co&^ì che non isfasciasse tutta quanta la tessitura de' corpi , e non ischiantasse ogni ostacolo? Anzi, per mio avviso j il più di quest'aria inriamra.abile non vi annida tampoco colle sue parti integranti , cioè bella e formata 5 ma vi sta per modo, che un principio è separato dall'altro, cioè l'Acido dal Flogisto, i quali solo s'accozzano, e finiscono di combi- narsi, e acquistano ì caratteri d'aria elastica perma- nente nell'atto stesso, che pei' alcuno de' processi natui'ali o artificiosi si svolge da' corpi, come ho già accennato verso il fine della terza Lettera . L' aria infiammabile pertanto allora solo viene a comporsi quando si sprigiona ; e spesso il momento del formarsi e del presentarsi è seguito immedia- tamente dall' avvampai'e , come interviene nel caso in cui è recata o spinta fuori dei corpi durante il loro abbrugiaroento 5 ma soventi volte pur anche sviluppata , giace oziosa ; tale è quella eh' io ho scoperto prodotta dall' intera macerazione e putre-. fazione de' vegetabili sott'acqua. Come poi l'aria ai-da e brilli in fiamma, parte è detto nella citata lettera, e parte rimane a spie- garsi. Richiamatevi a mente le condizioni, che ivi ho stabilite necessarie indispensabili per qualunque accensione : cioè forzosa scomposizione del Jio- L E T T E R A S E S T A 95 gìsto dalla sua base , e continuo trascorrbnento di esso ugU' aria comune. Ma se tanto addivie- ne in ogni coi'po , che arde ancor senza fiamma, come fa il carbone 5 creder doLLiamo , ed evidente cosa è, che per fiammeggiare faccia d^ uopo di via non so che dipiìi . Or questo dipii^i è appunto r aria infiammahile, cui non può fornire il carbo- ne j mercè d'esserne già stato esausto. Venghiamo pertanto a conoscere , che lo scomporsi d' un coi'po fìsso e consistente , o lo staccarsene il flogisto , ed effondersi alF aria comune ( la quale siccome men- struo di lui proprio avidamente ne lo succia e se ne impregna ) altro più non presenta che il fenomeno della semplice combustione . AlF incontro una simi- le scomposizione e svincolamento del flogisto da una sostanza la quale esiste in forma aerea , la com- bustione di questa, l'effondersi, il trascorrere il flogisto da aria ad aria ne offre 1' altro fenomeno infinitamente più bello dell' avvampare o fiammeg- giare . Ciò che all' occhio fa parer il coi'po della fiamma cotanto diverso da una bragia ardente, si è la flui- dità e trasparenza nell'uno, la solidità e opacità neir altro coi'po . Nel legno che abbrucia voi vedete la sola superfìcie , da cui scaturisce il flogisto 5 la niassa interna è coperta, e appunto non abbrucia: all'incontro niun velo vi toglie di penetrare col guardo addentro nel volume d'aria infiammata, le cui parti fluide in continua agitazione e flusso inces- sante tutte vi si presentano di faccia , e di più vivo lume vi feriscono . gS sull" aria infiammabile Ma come, rat opponete , arde tutto il corpo d* a- ria infiammabile e fuori e dentro ? Non sostenete yoì, che non si può dare accensione salvo che in contatto dell'aria comune? E non siete voi, che mi avete voluto far vedere, come all' istessa legge va soggetta 1' aria infiammabile medesima , mostrando- mi quel sottil velo di fiamma sulla bocca della ca- raffa , che va pigra e lambente consumando il corpo d'aria infiammabile rinchiusa? (*) Sì: ma già sape- te , ed io vi ho pure mostrato , come quell' aria av- vampar possa in un baleno da cima a fondo , ove si trovi tramescolata con abbondante aria comune . Cosi aprendo un vaso pieno anche di pura aria in- fiammabile , sol che sia di bocca larghissima , all' ap- pressarvi la candela, tosto la fiamma e lanciasi fuori alta , e corre ad occuparne tutto il vano , mercechè l'aria comune a un tratto vi si è confusa. Or l'aria infiammabile de' corpi, che s'abbruciano all' aper- to, è in tal caso 3 questa o s'alza già mista, o to- sto si mesce alla comune atmosferica . Rappresen- tatevela divisa in molti fili attorniati da' fili d' aria comune, a cui perciò niente osta, onde tutt' insie- me e all'esterno e nell'interno prendano ad ardere. Finalmente alla vivezza e lucidezza della fiamma conferisce per insigne maniera la già accennata agi^ tazione,e il moto rapidissimo delle molecole stesse aeree infuocate in un coli' accorrimento di sempre novella aria atmosferica. Non veggiamo infatti, che (^) Lett. I. pag. 6 e 7. LETTERA SESTA gj le bragie attizzate da forte soffio si fanno candenti a segno di emulare nel fulgore la fiamma medesi- ma, cui solo pareggiar non possono in ciò cVella è un corpo espanso, fluido, e trasparente ? Del resto , siccome le ultime parti integranti di un fluido deggion essere solide , quello non essen- do che un aggregato di queste , cosi considerate le molecole della nosti'' aria infiammabile a parte (le quali nella supposizione clie tengliiamo sono <;orpicelli di solfo ) la combustione di essa aria in fondo non differisce da quella del carbone . Anzi per certa maniera considerar noi possiamo la, fiam- ma come un ammasso di picciolissime bragie ar- denti indiscernibili una dall'altra, e portate in con- tinuo flusso entro all'aria; e raffigurarcela, per modo d'esempio, in quel torrente o diluvio di faville, cbe da un legno già arso e mezzo consunto pi'en- diam talvolta diletto di suscitare , stuzzicandolo e straziandolo . Vedetelo sul focolare quel gi'osso tronco cavernoso e fuori e dentro infocato, e me colle molle in atto di raschiarlo : ecco quante fa- ville ne fo levare ! Queste finché son rare a segno, che r occhio le possa discernere e seguir volanti , v'appajono quali sono, piccioli schizzi di bragie roventi momentanee 3 ma quando montano affol- late in una piena rapidissima, e per un notabile tratto vi fanno una sensazione indistinta, allora per tutto quel tratto vi par di scorgere una fiamma lu- cida e viva . Guardatevi non pertanto di abusare di questa immagine che vi ho messa sott' occhio, col pro- T. III. y mcrsl ) coleste arie infiammabili ^ conclucendole ad ardere pur con fiamma lenta e di colore azzurro , similt? in tutto a cjwella delFaria cavala da' vegeta- Lili. Tale potrei dirvi in prima clie si mostra, o se non azzurra affatto, pendente al ceruleo, quan- do s'appicca alla bocca d'un vaso molta angusta, e appena va lambendola per entro : ciò non per altro succede, se non perchè il contatto e mesco- lamento dell' aria comune , ne vien molto impedito e ritardato, com'è per sé evidente. Ma voglio mo- sti'arvi, clie questa fiamma si ottiene assolutamente azzurra, qualora accompagniamo coli' aria infiam- mabile, invece della comune, un'egual dose o presso a poco , sia di aria Jissa , sia di aria jio- gisticata , F una e 1' altra all' arder della fiamma nulla confacente . (*) Dal che nuovamente si confei'ma, che il colore più o men chiaro della fiamma, e la rapidità e vi- gore di essa procedono di egual passo ; e dipendono prossimamente dalla disposizione dell'aria contigua (f) Il Dr. Priestley nota come considerabile questa ap- parenza (Iella fiamma azzurra nell' aria infiammabile mista all'aria fissa; e dice non averne saputo per anco rinvenir la ragione ( Voi. IL pag. iio ). Che la medesima appa- renza della fiamma azzurra accader dovesse mescolando aria infiammabile con aria flogisticata, lo sospettai tosto che mi suggerirono le riflessioni sui colori della fiamma, che ora vo esponendo ; e presto quindi lo verificai . Il Sig. Don MarsiUo Landriani 1' avea già prima esperimentato, qom' egli , non ha molto , mi comunicò . io4 stjll'aria infiammabile a ricevere sopra di sé il flogisto, che eia essa fiam- ma si scarica, o a parlar più giusto, ne ridonda dal disfacimento nelF ardere dell' aria infiammabile . Ciò posto, e fermo tenuto, intenderemo sempre come e quando cangiar debbano le apparenze, non che delFaria infiammabile nelle bottiglie , ma sibbene della fiamma de" corpi palpabili esposti ad ardere . Ed eccociair altra parte del confronto da me pro- posto : eccoci a far V applicazione de' fenomeni e degli accidenti delle arie infiammabili ottenute e ci- mentate a parte, con quelli delParia infiammabile, che schiudesi da' corpi posti in combustione all'a- perto , e che avvampa nell' atto stesso di schiudersi. Sarete soddisfatto, s'io vi mostro nella fiamma del legno, della carta , dell' olio, della cera, degli spi- riti, del solfo, le stesse stessissime vicende? e se dirigendole sperienze sugli indicati principi , e coe- rentemente a ciò che già abbiamo effettuato sulle arie, vi condurrò quella fiamma , che m' additate già chiara e viva, alla sparutezza e tinta cerulea; e que- st' altra già per sé azzux'ra , porterolla al più vivo e chiaro fulgore ? Voglio mettervi sott' occhio un esj)erimento quan- to semplice, altrettanto a mio avviso istruttivo; e che, sevi prenderete diletto di nfar da voi, basterà per certo a convincervi , $e non lo foste ancora, di ciò che ho fin qui avanzato . Tengo sopra la fiamma della candela un cartoncino così discosto, che poco a poco ne venga abbrustolato: ecco già un sottil yelo di fiamma spuntare , e dilatato appiccarsi alla superficie della carta in giù rivolta. E questa fiam- LETTERA SETTIMA 100 ma vagamente cerulea3 e ritirata la candela/procede lento lento lambendo, simile alla fiamma della no- str' aria cavata da' vegetabili , si e per tal modo , cbe chi le ha osservate ardere amendue , per quanta forza voglia farsi , non potrà non giudicarle allatto identiche . Questo spettacolo , se il cartoncino è al- quanto fermo , se è fatto cavo a foggia d' un cappel- lo o d' una coppa, se F esperienza è ben condotta, riesce piacevole e dura assai tempo : mi par proprio allora di vedere una delle mie giare d' aria infiam- mabile, a cui ho appiccata la fiamma. Ma il bello non finisce qui, che il meglio sta nel contemplare cotesto velo di fiamma, mentre passa (a misura che va aprendosi a grande stento una via all' insù) gra- do grado dal primo color turchino all'indaco dolce o porporino, al rancio, al giallo pallido, al chiaro smorto, e finalmente al chiaro fulgido, cui allora tocca, che fatta la breccia attraverso il riarso e scre- polato cartone, ha ottenuto la libertà di lanciarsi in alto . Eccovi dunque anche qui il progresso de' colori nella fiamma , dal meno al più vivace e luminoso , consono alla forza che acquista la fiamma medesi- me : ed eccovi una cosa e l' altra dipendenti dal- concorso e dalla disposizione dell' aria ambiente . Imperciocché quando il cartone mette aria infiam- mabile soltanto dalla faccia di sotto ( massime se concava ) leggiermente abbrustolata , e quivi detta aria prende fiamma, essa siccóme leggierissima non può dilatarsi e scorrere giù largamente , né però tra- mischiarsi come conviene con l'aria comune, la quale io6 sull'aria infiammabile insù la pfeme e tienla tutta quant'è (die non è già molta ) applicata contro quella specie eli volta. In tal circostanza è dunque non gran fatto lontana dal- lo stato j in cui si trova Taria infìammaLile pura confinata sul fondo d'una giara in giù rivolta; e tanto più vi si accosta, quanto il cartone ha una concavità più profonda . Ma quando infine apertasi per largo squarcio la volta del cartone , trova V aria infìammaLile un facile sgorgo ed una libera uscita in alto, e l'aria atmosferica la sua circolazione per di sotto, mercè di che questa incalzando quella, vieppiù la sollecita ad ascendere, e fa che inondi e si confonda con altr' aria comune; allora tutte le circostanze apprestandosi favorevoli , la fiamma pure viepiù allegra sì spiega, e in un colla forza comin- cia ad acquistare chiaro fulgore . Questa forza, che importa viva agitazione diparti e vivo calore, s'au- menta di più in più j mercechè oltre allo sviluppare in maggior copia dal corpo ahhruciante l'aria in- fiammabile , che ormai scaturisce da mille rivoli , anzi ascende a' fiumi e a' torrenti, e in vortici, e in ruote si volve e rammescola; oltre ciò, dico, fa an- che r effetto di incitare ognora e promovere un più celere accorrira ento di sempre novella aria atmo- sferica, la quale reciprocamente, non tanto per l'a- zion meccanica, quanto per la funzione sua propria di Mestruo del flogisto ( siccome tante volte si è spiegato ) ravviva viepiù la divampante fiamma. Or dunque non istupite più se la fiamma nata dalla carta , o più giusto dall' aria infiammabile esa- lata dalla carta , da prima sì esile, cheta, lambente. LETTERA SETTIMA 10/ e di color turchino, sbalzi poscia cotanto ampia , e orgogliosa, e brilli con tanto ài vivacità e di chia- rore . Né più prendete maraviglia, se quella puje delle legna, eh' è d' egual indole nativa, avvampa là sul focolare similmente , anzi più viva e luminosa. Le osservazioni fatte sul gradato incendio della cala- ta, voi potete facilmente riportarle a questi ed altri combustibili. Piuttosto meco trattenetevi un mo- mento a contemplare come sì la fiamma della carta , sì quella di un tizzone isolato, fulgida e chiara nel mezzo , riman però tinta del nativo suo colore ce- ruleo nelFinferior confine, cioè rasente il filo della superficie onde s' alza ; appunto ove il calor di essa fiamma sentesi meno intenso, l'agitazion delle sue parti , la corrente e V azione dell' aria comune, sono visibilmente minori . Posso io già additarvi lo stesso fenomeno, e più vantaggiosamente, nella fiamma d'una candela, di cui la base , ossia 1' estremo orlo che veste e lambo tranquillamente l'ultima parte annerita del lucigno- lo ritiene il suo colore azzurro , mentre il resto della fiamma vibrata, ondeggiante, di luce candida risplen- de, e sol verso V apice, se questo talora esce allun- gato , piega ad un rossiccio fosco : ciò che simil- mente ravvisasi nella sommità delle altre grandi fiamme, che il fumo offusca (*) . Or volete voi, che (^) E di vero, che in questo caso il fumo offuscante sia la cagione di cotal color rossiccio fosco , o tra rossiccio e giallognolo , può raccogliersi da ciò , che tutti sanno , come loo sull'aria infiammabile yì ponga sott' occhio, anche in questa fiamma della candela, il variar passo passo de" colori , analogo e relativo ai varj gradi di vigore , moto , e vita , dirò cosi , della fiamma medesima ? Per ciò vi suggei"i- Sco una semplice prova : tentate di soffocar que- sta fiamma poco a poco , coprendone la cima e angustiandola con un coperchio, ne piano, né trop- po concavo ; quando giunto siete a schiacciarne r apice (lasciatemi dir così) e T avete l'idotta più. hreve della metà , e tutta larga in cima ]| ecco già ogni corpo risplendente di luce chiara , qualunque volla ci vien veduto attraverso un' atmosfera di fumo o nebbia fol- ta, ne tramanda solo un lume rossigno . Or egli è visibile, che il fumo eruttato dal lucìgnolo , o da altri corpi ardenti , si fa di mole maggiore , e trattiensi a velare appunto l' apice della fiamma , cioè là ove essa già troppo rarefatta e per dissipamento venuta meno , non è più fiamma pura , ma fiamma e fumo insieme , cui essa non più giugne a do- mare e ad accendere , e da cui come da una densa e fosca atmosfera riman cinta. Non debbo pur tralasciare che d'un cert' altro rosso più o men poi'porino si traveste 1' azzurro medesimo, quando da un vivo chiarore tutto all' intorno è percosso. Così ap- pare la fiamma del solfo e quella dell' aria infiammabile delle paludi a bel chiaro giorno; e cosi possiam talvolta esser indotti in errore nel seguire la successione delle tinte ne' nostri sperimenti^ ma noi saremo, ove a tutte le cir- costanze scrupolosamente abbiasi riguardo . Che però , quan- do in tali mie osservazioni e sperienze noto il color ros- siccio , il poi'porino , il giallo o rancio , intendo parlare delle vere tinte e gradazioni, che nella fiamma succQ- dono . LETTERA SETTIMA lOf) comìuclanclone a smontare il vivo cliiai-ore , vi di- vien giallognola e rancia 5 indi insistendo viepiù e deprimendola, in ragione che si fa più Lreve e più cheta, prende un occhio rossiccio, o porporino o indaco 3 e come finalmente si trova vicina ad esser soffocata del tutto , voi vedete quel che riman del suo corpo, che ha vestito la tinta cerulea affatto. Adesso sollevando pian piano il coperchio , vi sai"à piacevol cosa il veder rimettersi per la strada degli stessi colori indaco, rossiccio e giallo, il chiaro lu- me di prima. Lo stesso gradato passaggio de^ colo- ri , comechè rapidissimo , vi avverrà di scorgere , se vi porrete 1' occhio attentissimo , nella fiamma, quando o col soffilo tirato un po' lungo , o da sé per mancanza di pascolo , o per trovarsi chiusa , o immersa in aria flogisticata, si estìngue: meglio an- che, se rovescierete la candela colla fiamma in giù, finché si spegna : vedrete dipiù in questo caso schiz- zarne via e cader a terra delle goccie infiammate e morlhonde del più hello azzurro carico . Né infine r accennato successivo passaggio ( però dalla tinta azzurra al lume chiaro ) lascerà di presentarvisi neir accender di fresco la candela , cioè nel primo momento che al lucignolo si appicca la fiamma . Sicché abbiamo accompagnata la fiamma di di- versi corpi combustibili dal suo nascere , e dalla tinta men brillante al pieno vigor di vita, calla pie- nezza di una chiara luce 3 e ricondotta V abbiamo gradatamente al suo idtimo dicadimento e languore di vita insieme e di colore . Abbiamo procurato que- sto progresso e regresso a talento nostro più volte : no SULL'ARIA ÌNFìAMM ABILE in breve;, quello abLiara fatto, clie ci eravama propo- sti per terminare il confronto colle arie infiamma- bili , messe da noi già prima a cimento . Che più dunque può rimaner di dubbio intorno air identità delFaria infiammabile, che si estrae da^ corpi colla distillazione , e di quella che avvampa , quando si abbruciano a fuoco aperto , attesoché le vicende me- desime vi han luogo ? Io mi prometto adesso , che voij Amico j non vi lasciei'ete piìi abbagliare dalle vampe comunque lucidissime di un largo incendio 5 siccome pure son persuaso , che dal tempo che mi faceste la questione, che ora vi vengo rischiarando sul color e sulla vivezza della fiamma , postovi voi a contemplar più attentamente alcuni particolari fe- nomeni delle legna che ardono appunto sul focolare (quelli ch^ io non mi stanco di contemplare e stu- diare) avrete cominciato già di per voi a conciliarvi colF idea della pura e sola aria infiammabile , che colà avvampa. Certamente vi son corse air occhio quelle fiammelle azzurre , or tiranti al porporino o pagonazzo , e or miste di giallognolo, che a capo degli stizzi, schizzano e cigolano talvolta, o ne lambono la nera corteccia : quelle più dolci turchi- niccie , che scherzano e ondeggian ne' cavi de' grossi tizzoni già mezzo consunti e vicini a sfasciarsi del tutto in bragie, o sopra le bragie medesime, se al- cun poco si attizzano : quella pure di color cilestro, che soffiando sulla cima solamente rovente di un tizzone preso fuori del fuoco colle molle , sorge novella, e non senza quello scoppietto proprio del- l'aria infiammabile. Dite , rimirando tali fiamme;, LETTERA SETTIMA 111 non vi è sembrato, e non avete realmente creduto di veder dell' aria infìammabi le accesa ? E osservan- do come spesso la fiamma turcliina lambente es. gr. la fessura d' un grosso stizzo si convertiva ad un trat- to in una vampa alta , chiara e brillante , non avete stimato , che fosse tuttavia la medesima aria e fiam- ma, fatta, dirò così, per un raddoppiamento , più grande, e in un più attuosa e rilucente ? Egli non vi dovea poi essere sfuggito, anche prima di cjuest' ultime ricerche , come il carbone ordinario (*) man- da fiamme vario-colorate 5 e come tra metalli il ra- me, e meglio T ottone di cotai vaghe fasce dipinte verdi , gialle , azzurre distinguono la lor fiamma . Finalmente conoscevate troppo bene la fiamma mi- te turchina dello spirito di vino , e quella del solfo d'un azzmu'o più carico. Ma già vi veggio voglioso d' intendere la ragione , perchè queste fiamme non mai salgano al grado di chiarore, che nelle altre osservato abbiamo . Il perchè ve lo dirò : esse non giungono a farsi adul- te , e a goder, a mio modo di dire, pieno vigor di vita . Non vedete , nelle bragie singolarmente , nel solfo , come umile se ne sta la fiammella, e va cheta lambendo? inizino il capo orgoglioso, sgorghino impetuose le fiamme es. gr. da una larga superficie di spirito di vino bollente, fumante, tosto lampeg- gieran chiaro . Ma , e onde viene , voi di nuovo mi ("*") Dico il carbone ordinarlo ; peicìiè il vero peifeltis- &ìmo caiboue arde senza mandar fiamma di sorta . 112 SULL ARIA INFIAMMABILE ripigliate , clie dalle bragie , dal carbone, dal rame j dallo zolfo , dallo spirito dì vino nello stato ordina- rio , sol tenue e breve s' alzi la fiamma ? Non sapete indovinarlo ? Eppure dalle osservazioni fatte fin qui avete dovuto meco raccogliere che, perchè l'aria infiammabile arda con chiara vampa, si ricerca ra- pido e copioso svolgimento di quest'aria dal corpo posto in combustione ; e più di tutto , facile e pron- to concorso d'aria nata fatta a ricevere sopra di sé la scarica del flogisto , e che a tal officio si presti con la miglior attitudine . Come alcuna di queste due condizioni manchi , e singolarmente la seconda , r aria infiammabile arderà sempre tanto piìi langui- da, e tanto men chiara . Ora egli avviene appunto , che negli esempj allegati o 1' una o 1' altra , od an- che amendue mancano . Nelle bragie , ne' vivi car- boni , nel rame posto a fondere , lo sviluppo d' aria infiammabile è scarso assai : in quelli, perchè ornai esausti ne vanno , mercè la già sofferta combustio- ne j in questo , perchè realmente atto a generarne poca per tal via . Riguardo allo spirito di vino e al solfo , non dirò io che pochissima aria infiammabile somministrar possano 5 quantunque fondamento abbiamo di cre- dere, che meno assai ne forniscano degli olj e del grasso, i quali e dan più ampia fiamma, e la man- tengono, in pari volume , assai più a lungo innanzi consumarsi . Osserverò soltanto, che impregnano di flogisto r aria comune : dal che ne nasce , che que- sl' aria comune ambiente l'aria infiammabile, che scaturisce da que' corpi, e con essa pure mescolata. LETTERA SETTIMA ll3 trovandosi già mezzo sazia dì flogisto, e perù poco disposta a caricarsene di novello, non ne permetta all'altra un facile e libero sfogo, e non la lasci ar- dere allegra e chiara , ma appena lambente e azzur- ra : come appunto vedemmo succedere nell'esperi- mento di meschiar in una caraffa l' aria infiammabile coWa. fio gisticata (*) . Che il solfo scomponendosi flogisdchi potente- mente l'aria d'attorno , non accade dubitarne: basta osservare come si il fegato di solfo, che una pasta di limatura di ferro e solfo, in poco di tempo vi- ziano r aria, in cui stan confinati, al sommo grado, non che al segno di spegner la fiamma . Quanto allo spirito di vino, egli è pur costante , che va eruttan- do il suo flogisto , e vizia l' aria : e può bastar 1' os- servazione, che il volume d'aria, che gli sta sopra in una giara coperta con forte vescica ( ho in mira que'vasi in cui si conservano nello spii-ito de' pezzi d'anatomia), si diminuisce notabilmente 5 ciò che si fa sensibile dal rendersi concava la stessa vescica . Quest'ultima ragione dell'aria ambiente flogisti- cata milita pure per le bragie , per il rame che si fonde, e singolarmente per il carbone, 1' esalazioni del quale si sa quanto potenti siano a render l'aria soffocante . Ma come per le semplici bragie ? Come per il rame? Le bragie , dico, sonpur esse cai'bone, sebben più leggiero, e che scarica minor flogisto: il rame fondendosi e venendo in parte calcinato, dee (f) Vedi pag. io3. T. IIL ii4 sull\4ria infiammabile molto viziar l'aria; clie la calcinazione è un gran ■processo fio ^istìcante . Dopo ciò intendiamo ancor meglio, come negli esperimenti più sopra riferiti la fiamma depressa e coartata della candela, e quella pur di fresco nata sotto il cartone, cui appena lambe, abbiano, finché tali , la tinta azzurra : cioè finché F impedimento del coperchio e vi tien ragunata intorno \ aria che di naano in mano soffre un flogisticamento dalla fiam- ma medesima, e non concede libero accorrimento € circolo d'aria novella e pura, come a suo Inogo si è spiegato . Or veniamo ad una prova, che sarà la più deci- siva e laminosa in conferma di ciò che fin qui ra- gionato abbiamo sulla buona o prava disposizione dell'aria ambiente, cagion precipua, se non forse unica, della vivezza, esaltamento, e chiarore della fiamma, o della sua depressione, lentezza, e tinta azzum'a. La prova è quella che facemmo noi già in- sieme ( richiamatevela. Amico ) d'immergere cioè un solfanello acceso nell' aria deflogisticata . Vi sov- venga come non sapevamo saziarci di rimirare la fiammella cilestra, al primo toccar quell'aria , avvi- vata prodigiosamente, e di luce candidissima sfol- gorante . Non parlo del tizzoncello di legno , del candelino di cera in particolare : basta dire , che luce più bella non si vide mai; e all'uopo nostro con- chiuder basta, che dentro all' aria deflogisticata , che è quanto dire sitibónda e bibace del flogisto, sic- come ogni combustione, ogni vampa è rapida, vi- va, luminosa oltre ogni credere, così è ben lungi LETTERA SETTIMA ll5 che alcuno dei colori giallo ;, rossiccio , azzurro com- pagni sol di fiamma languida e poco voi'ace, vi ab-* Lia luogo mai ; fintanto che a poco a poco deterio- randosi anche quell' aria pel flogisto , che dal corpo che arde vi si scarica addosso, non viene a toccare la mezzana condizione dell'aria comune, o è depra- vata anche più in là (*) . (*) Molti hanno cercato di render ragione del colorito della fiamma, e singolarmente di quella tinta cerulea, che siede alla base della fiamma della candela ; ma niuno per avventura ha rischiarato come si conveniva tal fenomeno : le spiegazioni che s' incontrano son troppo vaghe e insuffi- cienti , o non reggono . Alcuni si son contentati di dire , che le tinte della fiamma , segnatamente il turchino , vcn- gouo dalla sua debolezza ; ma questi mi pare , che ci diano il segno , od una circostanza per la causa . Musschenbroe A peiò , non contento di dire semplicemen- te che il color azzurro nella parte inferiore della fiamma della candela procedesse dalla poca attività di essa fiamma in quel luogo, è passato più innanzi ( ved. Essaj de Phj- sique ) ad accagionare le parti vaporose tuttavia grossolane, e non anco ben domate e attenuate dal calore , il qual ivi alia base della fiamma della candela è poco intenso ; sic- come pure non lo è molto nella fiamma dello spirito di vino, e in quella del solfo. Ciò in vero non era destituito di vei'isimiglianza , e anzi sembrar potrebbe confermato da quest' altra osservazione : che un tizzone , se venga in piedi appoggiato al muro , e lo tocchi colla sommità , o giusta la faccia onde esce una discreta vampa chiara , que- sta appunto in que' confini toccali dal corpo freddo perde molto e vien meno del suo chiarore , e già già al ceruleo s' accosta . Ma pur una tale spiegazione punto non regge : llB STJLL^ARIA INFIAMMABILE Terminerò questa lettera, die sarà proLatilmente l'ultima sul soggetto, intorno a cui già da due mesi e più vi 70 trattenendo, col proporre alcune que- stioni, ed accennarne, come meglio potrò, una qualche spiegazione. e basta sol gettar 1' occhio sulle fiamme del carbone for- temente attizzato , le quali azzurre sono , porporine ec. seb- bene ivi il calore sia intensissimo , e debba aver attenuato e domato, quanto mai si voglia, le parti . Newton ( il quale era pur del sentimento del fumus can- dens , che vedemmo abbracciato dal Boerhaave ) avea an- che voluto ripetete il diverso colore della fiamma , dalla diversa natura e indole specifica del fumo . Ecco le sue parole ( Opt. lib. III. Quaest. X. ) prò hiijus equidemfumi natura , fiamma ipsa colores insiiper varios trahit , ut fiamma sulphuris caei'uleum ; cupri vi ride m; sebi fla- vum ; et camphorae album . Madie vuol dire che nelì' aria deflogisticata e il solfo , e il rame , e il sevo e che che sia , mandano la fiamma candidissima sfolgorante , la quale indi bel bello riconducesi al suo nativo colore ? Che dun- que ? I fumi degli stessi corpi Mi entro non son più quelli di prima ? Forsechè hanno mutato natura , e tutti a nu modo 5 e indi ciascun riprende la sua ? E i fumi della can- dela non saran neppure quei dessi , allorché coartata la fiamma, come facemmo vedere, si tramuta in porporina, e finalmente in azzurra tutta quanta? Altri altre cose hanno immaginalo e detto . Ma la no- 6lra spiegazione tolta dallo stato e disposizione dell' aria più o men sitibonda , più o mcn sazia di flogisto , per esser 1' unica che può render compiuta ragione di tutte queste variclk e accidenti circa la vivezza e i colori della fiamma, niuno oramai dubiterà che abbracciar si debba con piena fiducia . LETTE 11 A SETTIMA 11/ Se il clilaror della fiamma va di pari colla forza e vigor della medesima , e percliè mai la fiamma cerulea es. gr. dello spirito di vino soffiata e attuata col manticetto degli smaltatori non si rende candida affatto e chiarissima? Percliè anzi la grossa fiamma della lucerna d'olio, che usar si suole a tal uopo, con tutto il moto e l'intensione che acquista, in luogo di farsi vieppiù candida, degrada anzi vol- gendo in gran parte a un giallo o rossigno ? A ciò intendere convien distinguer bene tia un semplice condensamento, riunione, impeto di mol- te parti di fiamma in un luogo , onde V efficacia colà dì sua azione; e ciò che è propria e inti'inseca vi- vacità d' ardere, ossia, come amo io di chiamarla, vigor di vita nella fiamma, onde il suo Lrio e ri- splendente chiarezza. Questo vigor di vita, come tante volte detto e veduto abbiamo, le si dà dall'a- ria ambiente , secotidochè questa è più sitibonda di flogisto, vale a dire trovasi in istato di prender so- pra di sé quello , che dall' avvampante corpo vi si scarica addosso ; di promoverne e accelerarne lo svolgimento : così il sommo chiarore della fiamma nasce dall' ottima disposizione di quest'aria officio- sa, dalla sua voracità, diciam così , a cui corrispon- de sempre la voracità della fiamma medesima . Or nell'allegato esempio della fiamma incitata col sof- fio, non trovo io che accader debba questo più celere svolgimento del flogisto dal grosso stoppino, questa maggior voracità della fiamma sopra di esso; mercechè il soffio non fa che piegare e raccorre Il8 sull'aria INFIAMMABILE verso un lato la fiamma tale quale è già uscita j anzi talor la porta yìa., con lasciarne a nudo una parte dello stoppino : altro non vi scorgo, che l'impeto accresciuto della fiamma contro il corpo opposto clie investe, ossìa F applicazione di più parti a un tratto della medesima fiamma , e celerissimamente rinnovate: d'altra parte scopro vi un addensamento verso quella parte stessa che guarda la fiamma , di fumo nero, il quale causar dee quella tinta rossiccia fosca o giallognola: ( vedi sopra la nota alla pag. 107). In qual ordine succede esattamente la progressio- ne de" colori dall'azzurro carico al chiaro lucente? E egli osservato Y ordine prismatico ? E perchè li sette colori primigenj non vi si distinguon tutti? L'ordine prismatico è rovesciato in gran parte; anzi in una maniera, che certo parmi molto degna d'essere notata e considerata . lii quel modo che il terzo colore, prendendo da alto la scala prismatica, cioè il giallo , oc cupa nella gradazione delle tinte della fiamma il primo posto, ossia sta prossimo al <^hiàro candido ; così quello che là è pure il terzo , salendo su dal hasso, cioè il ceruleo, qui nella no- stra scala è l'infimo , vicino , dito così, al niun lu- me . Adunque il cel'uleo e il giallo formano i due estremi delle tìnte , che prende la fiamma . Ma r ordine delle altre tinte intermedie non è facile il fissarlo . Io per altro presumer vorrei, che fosse quel medesimo del calor nativo dei raggi co- lonati, che ha con ingegnose e dilicate sperienze LETTERA SETTIMA 11() scoperto, il noLile amico mio D. Marsilio Landrla- ni (i), per le quali trovasi appunto collocato ia cima il giallo (2) . (1) Vedi Scelta d'Opusc. Interes. Voi. XIII. (2) Innanzi che il Newton stabilisse la vera scala pri- smatica , ossia i gradi di rifrazione per ciascuno de' sette colori primigeni , io trovo presso più d' un autore segnata la traccia d' un' altra scala da quella prismatica alquanto diversa, e conforme piuttosto' al grado di calore proprio di ciascun raggio , a norma della menzionata scoperta del Ch. Sig. Landriani, e similmente conforme all'ordine e succession de' colori della fiamma , giusta le mie proprie ossen'azioni : cioè io trovo collocato in cima il color gial- lo , in fondo l' azzurro e il rosso , e gli altri nel mezzo . Fra tutti distinguesi il Sig. Hook, uno de' primi e più celebri Sperimentatori , nella sua Micrografìa , seguito dal Du Hamel . Quest' ultimo cosi s' esprime ( De corporum affectionibus lib. 1. cap. 14. §• V-)* ■^'^ primum id non abnuerim , quod a viro clarissimo uberius fuit disputa- tum , colores , de quibus hoc loco agimus , fla^'o et cae- rideo conttneri .... Sed flavus lucis candori vicinior , caeruleus nigro propior . E altrove (Astron. Phys. lib. i. cap. 4)- Flavus inter album et rubrum niedius est, uti caeruleus nigrum inter et rubrum medium locum obtinet. Fin qui ottimamente : se attenuti però si fossero quegli au- tori all'indicata gradazione in ordine soltanto al calore, vi- vacità, intensione de' colori 5 e non già in ordine alla ri- frazione , cui i raggi colo rati primigen] soggiacciono . Ma quando a questa pure l' h anno voluta estendere , troppo solennemente ingannati si sono 5 e la prevenzione cosi di grosso li ha fatti travedere*, che pare impossibile . Ecco cosa dice l' istesso Du H amel (loc. cit. ) sulle tracce del De Chambre . Cumque in iride , quae per trigonum cr^'staU 120 sull' aria infiammabile Non è facile, dico di fissar nella fiamma le tinte intermedie , ossia V ordine successivo di queste 5 Unum efrormatur , flavus color supremum teneat locum , cui ruheus succedit , ac caeruleus tandem ultimo loco sub-', sidit f manifestuin est ruheum colorem esse flavo debilio-r rem, ac minus lucis obtinere ; quemadmodum rubeus est caeruleo vegeiior . Questo ultimo passo , come si vede , contiene del vero e del falso . Falsa apertamente è la prima parte , rapporto alla scala prismatica; vera la seconda, che riguarda il ca- lore e l'intensione de' raggi . Ma che? lo spirito di sistema, e una certa analogia dovea tal cosa persuadere , cioè che la forza e il calore de' raggi avesse un proporzionato co- stante rapporto colla minore o maggior rifrangibilita dei medesimi . Cosi prima che colle esatte luminose esperienze Newtoniane si fosse assegnato invariabilmente il posto a ciascuno de' colori primigenj j le altre osservazioni portate sulla vivacità de' colori , aveano condotto quegli autori a mal disegnarne la serie prismatica . AÌY incontro dopo che que- sta fu immobilmente stabilita , molti esser dovettero portati come a viva forza ad attribuire ai raggi vivacità, intensio- ne , calore , corrispondenti al posto , che dal prisma otten- gono . Vaglia per tutti il Sig. Conte de Buffon , « Io pre- " sumo, dice , ( Introduci, à l'Hist. des Mineraux ), che la J3 luce in se stessa sia composta di parti più o mcn calde . » Il raggio rosso, dee in ogni circostanza conservare molto " pili calore 3> . Ma se il calore nativo e proprio di ciascun raggio non siegue esattamente la ragione reciproca della refrangibilità de' medesimi, a che più tormentarci per quella uniformità, che avremmo pur voluto riscontrarvi , e cui il fatto ripugna? Ecco il raggio giallo, che ha tolto la mano al rosso „ Che importa? Seguitiamo a ricevere dalla mano dell' csperiea- LETTERA SETTIMA 121 mffrcechè quando pure si succedono realmente una dopo l'altra, ciò fassi con tale rapidità, che 1' oc- cliio non giunge a ben discernei-le : che se più ve- ramente non si succedono le tinte belle e staccate, ma più d'una a un tempo si compenetrano, dirò così, e parte dell'una e parte dell'altra si mescola- no e confondono , che altro risultar ne dee da tal miscela , che un colore dubbio e mal contrassegna- to, quale appunto sovente ci si offre ? Comunque ciò accada intenderemo facilmente , che i due estre- mi , giallo e azzurro dominar deggiono e spiccare sopra tutti , e spesso soli esser notati 5 ove anche po- niam mente , che questo da una parte, quello dall'al- tra vengono a tirare (mi sia lecito così esprimermi) sotto alla propria insegna i coloi-i finitimi; vale a dire l'azzurro assorbe il porporino e il violaceo, il za nuove e inaspettate verità . Non ci stanchiamo di ritor- nar sovente su i passi degli antichi e de' moderni; ritro- veremo in questi sempre alcuna cosa da schiarire , o limi- tare, o riformare j in quegli incontreremo de' tratti , de' lu- mi relativi ai novelli ritrovali, e alle novelle teorie 5 anzi le teorie medesime talvolta vi riscontreremo bisognose soltanto di venire o ampliate 0 ripurgate j e compiacenza né avremo , quale io 1' ebbi di fatto nell' avvenirmi ne' passi citati, ove il giallo è collocato prossimo al candor della lu- ce: il ceruleo alla scurità, non altrimenti ch'io ritrovato avea ultimamente accadere rispetto alla fiammate quale si- milmente averla dee il nostro Landriani , che la superiorità de' raggi gialli in ordine al calore ha con decisive sperienze d' ogni maniera provata ; e ricondotto cosi quel colore , sal- vi i diritti prismatici , all' antico eminente suo possesso . 122 StTLL^ARlA INFIAMMABILE giallo ingoja il rancio e il rosso ; per la qual lega il campo tutto quasi occuperassì qui dal giallo più o men rancio, più o men rossigno5 là dal ceruleo più o men pavonazzo, più o men indaco o porporino. E a questo luogo è pure da notare , che siccome nel- la scala prismatica il campo fatto dei tre colori viola- ceo, indaco, azzurro ha maggior estensione che quello degli altri tre rosso, aurora, giallo (*) ; cosi pure nella tinta della fiamma regna quel ceruleo tra puro e misto, assai più che il giallo o il rancio. Del resto come che nella fiamma ordinaria ad un occhio troppo superficiale non s' affacci che un lume chiaro , e soltanto attorno alla corteccia d' alcun tiz- zone qua e là alcune fiammelle di un azzurro or puro or misto , or carico or diluto , e al più de' tratti di giallo o rancio parimenti dilavato ; non di rado però un più attento osservatore vi distingue de' sol- chi, dirò cosi, che hanno un occhio più segnata- mente ròssigno , un incarnatino , e talor pure delle fiammelle verdognole . Noi poi meglio ancora negli sperimenti sopra riferiti del cartone, che dolcemen- te s'infiamma per di sotto colla candela, e della candela medesima, cui con un coperchio si vien grado grado soffocando, ve ne ahhiam colte e man- tenute per alcun tempo di tali tinte intermedie un po' più spiccate, r indaco es. gr. , il rosso, il rancio (*) Cioè divisa la scala in 36o parti , il violaceo ne ha 80 , 40 il porporino , e il ceruleo 60 . Dall' altra parte il rosT so , il rancio , il giallo f\S , 27 , 4^. LETTERA SETTIMA 120 ten contrassegnati. Infine se trattenerci vogliamo a Lene osservare una bragiera di carbone , vedremo che non ne soi'ge fiamma , cbe non sia colorata ; e le gradazioni in ispecie dell" azzurro, porporino, violaceo ci si faranno marcar distintamente . Fuori di questi casi o d' altri simili di lento progresso e regresso della fiamma , tutte le tinte di mezzo , egli è vero, smarrite sono per noi, se non cancellate propiziamente 3 e talor fino il giallo svanisce, pas- sandosi dal puro ceruleo al chiaro candore, e vice- versa, quasi per salto, tanto l'intervallo è sfugge- vole: com'è a vedere in alcuna fiamma dei tizzoni, e segnatamente nella fiamma della candela lasciata libera, in cui la base di tinta affatto cerulea si con- fonde tosto e perde nel chiaro lume (*) . Che più ? (^) Presumono alcuni di distinguere in questa fiamma della candela tutta la serie de' colori . Il Sig. Opoix nelle sue Osservazioni Fisico-Chimiche sopra i colori ( veggasi il Giornale di Ptozier . Agosto 1776. pag. 104 ) riporta questo passo delle Effemeridi d' Allemagna : 3> Nella fiamma del » fuoco domestico, della candela ec, si osserva che 1' estre- mi mità della fiamma è rossa, in segviito compajono il rancio " e il giallo , i quali confo udendosi insieme non fanno in :» apparenza che un sol colore , che è quello del corpo della » fiamma. Al basso della fiamma si vede distintamente il » verde; infine si discerné qualche volta una piccioìa l'ascia 3j violacea ". Conferma poi l'istessa cosa fautore, e tiene l'ordine medesimo, cominciando però dal nero del luci- gnolo . » Gli altri colori , dice , non altrimenti che nel pri- » sma, si succedono con questa serie , violaceo , turchino » verde , giallo , rancio ; infine il foco e la riunione della « fiamma in un punto , è rossa » . 124 sull'aria infiammabile F azzurro medesimo, che gode un dominio più este- so j siccome vedemmo , avvien pur anco , che ci E qui osservo , che pur troppo salta all' occhio la pre- venzione e l'impegno di mantenere in tutto e per lutto r ordine prismatico , di che nella lunga nota anteriore si è parlato: impegno che ormai debbesi abbandonare, quan- do si tratta del calor proprio e intensione de' raggi , e della succession delle tinte nella fiamma , in cui, per dirlo anche una volta , occupano gli estremi il giallo , e il ce- ruleo : ond' è che han colpito bene gli autori d' un secolo . fa nella stessa nota citati , stabilendo che ; Jlavus liicis candori vicinior , caeruleus nigro propior . Del resto , tutti que' colori , e segnatamente il verde , che si è preteso discernere immediatamente dietro all'az- zurro nella base della fiamma , io confesso di non avere mai potuto distintamente ravvisare , per quanta pena mi sia da- to , e per quanto mi pungesse e mi punga tuttavia il de- siderio di ritrovarveli . Tutto ciò , che scorger mi è dato nella fiamma della candela, oltre il corpo chiaro rilucente di essa, si è l'apice giallognolo o rossiccio j la base tutta azzurra j attorno a questa non meno che attorno a buona parte del corpo vero della fiamma un piccol velo , anzi una tenue sfumatura di violaceo visibile appena da vici- no j finalmente attorno e sopra il lucignolo per entro al corpo della fiamma , una parte di essa di figura simil- mente piramidale , ma più breve , men risplendente , os- sia d'im cinericcio fosco, la cui parte intima confinante colla base azzurra potrebbe per avventura dirsi aver qual- che leggier tinta di verde , ma verde livido e smorto . Checche ne sia , e ne paja ad alcun altro , è certo infi- ne , che r azzurro nella fiamma della candela è assai spic- cato , e salta agli occhi di tutti ', la gradazione delle altre tinte è SI sfuggevole e dilicata , che sembra farsi da quel- V azzurro al bel chiaro, non un passaggio, ma, siccome dicemmo , un salto . LETTERA SETTIMA 125 sfugga e sMnvolij se talor rap idissima la fiamma o monta al suo sommo , o muore a un tratto : se d'im- provviso alta sorge una gran vampa, o se brusca- mente s' ammorza . Ma il verde occupa, pure il bel mezzo tanto nella scala prismatica , quanto in quella del calore ori- ginario de^ raggi colorati. Come dunque questo verde non si mostra clie punto o poco nella fiam- ma ordinaria tra '1 suo gradato passaggio dall'az- zurro al giallo , e vice versa ? E perchè in vece spicca cosi bello e ameno nella fiamma del rame ? Dirò in prima che il verde, il qual tiene il giu- sto mezzo ti'a i due estremi dominanti , giallo , e azzurro , viene anch' esso , a modo d' intendere , strascinato a collegarsi con quello o con questo stendardo , o a dividersi parte coli' uno parte col- r altro . Imperciocché un po' di verde misto alla lega dell' azzurro , indaco , violetto , lascia ancora che regni un azzurrino più o men marcato : sic- come misto il verde medesimo alla lega del giallo, ràncio , rosso , non toglie che domini tuttavia un certo qual giallognolo o rossigno . Dipoi dirò , che non manca neppure nella fiam- ma ordinaria di farsi talora distinguere alcuna fa- scia di tinta proprio verdognola : più sovente egli è un verde livii fiamma extin- guitur . Quare ut in aliis solutionibus , menstrui dehililas recentis accessioiie suppleri potest ; sic novus aér , .aut LETTERA SETTIMA 129 L' ultima questione sia questa. Dall'aria infiam- maljile scoperta in tanta abbondanza , e in tanti modi tentata e cimentata, non fia possibile di trarre alcun profitto ? Senza ciò , diran molti , a cbe Yar- rebbero in fì^ne tali scoperte , e tali sperienze ? Dirò , che alcune mie ricerche di vero ebbero in vista Futile e il vantaggio : che ho talvolta rumina- to, se vi fosser mezzi onde far un uso economico delFaria infiammabile , sostituendola es. gr. all'olio ec. : che ho pensato a inzuppare di quest' aria dei corpi mollo porosi , della terra , e farne una specie di torba artificiale ec. A tutto ciò , e ad altre cose ho , dico , pensato , ma non le ho peranco a dovere sperimentate : che a tali sperienze ho veduto richie- dersi molto tempo e molte disposizioni , e ingegni e macchine , che or non ho . Mi propongo bene a miglior agio di dirìgere varj tentativi a tal oggetto. L'andar questi a voto non sarà una perdita per me; mentre anche le inutili sperienze, ed i riconosciuti errori giovano al Fisico, e al Filosofo. Amia- moci ec. follibus , aut allo qiiodam modo adhihitits tam cito cor- pus dissolvit, ac validius quoddam Menstriium effìceret , ciijusmodi est fusuin nitruin , giiod suniino impetii , et quasi detonatione qiiadam sulpliurea quaeque consumit .... Rem vero ita se habere hinc conjicere possumus , quod ex hoc velut ignis et aè.ris sjstemate cuncta pene phaeno- mena facile explicari possint . T. TU. SOPRA ALLA COSTRUZIONE D'UN MOSCHETTO E D'UNA PISTOLA AD ARIA INFIAMMABILE -al^t. LETTERE TRE » DIRETTE AL SIGNOR MARCHESE FRANCESCO CASTELLI Queste Lettere sono stale estratte dalla Scella d' Opu^ scoli interessanti di Milano, ^oì. 3o. pag. 86., e 9^. VoJ. 3i. pag, 3. LETTERA PRIMA Como 17 Aprile 1777. N ^' e\V Operetta che io ultimamente le ho dedi- cata (1) , veneratissimo Sig. Marchese io facea cenno di un moschetto ad aria infiammabile, che di co- struir mi studiava. Or avendo il disegno eseguito non d'una ma di varie costruzioni, stimo fai'le cosa grata presentandone la descrizione , e rendendole conto delle sperienze da me fatte. L'impeto, e il fragore nell' accensione dell' aria infiaramahile mista colla deflogisticata in vasi pur anche di bocca aperta sono abbastanza grandi , per giudicar tosto, che raccolta tutta l'azione e rivolta contro una palla di piombo, ne verrebbe cacciata così furiosamente , come nel? esplosione di una pistola ordinaria. L'ottener questo di dirigere lo (1) L' Autore intende qui di parlare delle precedenti Lettere suW Aria Infiammabile ec. l34 SULLA COSTRUZIONE d'uN MOSCHETTO EC. sforzo intiero contro la palla era il men difficile ^ ma io in tutte le ideate costruzioni ebbi in mira principalmente di render la pistola d' aria infiam- mabile maneggevole, e comoda e spedita la fun- zione di caricarla . Ella giudicherà com' io ci sia pervenuto. ABC Tav. I. fig. 1. è un grosso cilindro cavo d" ot- tone (di cui per maggior chiarezza si rappresenta qui lo spaccato pel lungo ) chiuso sul fondo B interamen- te , e dall' anteiùor parte serrato con un coperchio a vite, che ha nel mezzo il foro a a tanto che vi passi liberamente un^ alti'a canna di ottone aperta d^ambe le parti D o ^ e guernita sul fondo estei'iormente dì una grossa rotella e e vestita di cuoi ec. per far in- sieme colla canna 1' officio di stantuffo . Sul fondo del grosso cilindro o cannone ABC evvi da un lato un picciolo foro ossia focone h ( come in una canna ordinaria da schioppo ) nel quale entra ben chiusa la punta del cannello e ogni volta che si ha a cari- care jl nostro moschetto. Questo cannello e fa cole- po col robinetto ò^ oìXone f g ^ , al quale è racco- mandata la vescica , o meglio un otre di pelle ben pieghevole G pieno dell'aria infiammabile, la qua- le viene aspirata, e riempie la capacità del can- none ABC, tostochè introdotto il cannello e nel focone h, e aperta la chiave / del ro])inetto, si fa scorrere allo stantutFo D e o e tutto il tratto del cannone . Ben sì comprende che l'apertura D della canna interiore vuole essere chiusa nelF atto che si fa giuo- LETTERA PRIMA 1 35 care lo stantuffo j altrimenti entrerebbe aspirata nel cannone l'aria atmosferica anziché quella dell'otre; e dee anzi tenersi chiusa finché é tempo di far lo sparo : come pure il focone h , acciò 1' aria infiam- mabile non sorta fuori, e si dissipi. A tal oggetto quando non piaccia far uso di semplici e ben adatti turaccioli , ad«mpiran meglio quest' oflficio de' cusci- netti a molla. Vuoisi poi anche avvertire , che la palla di piom- bo si adatti mezzanamente alla canna, di maniera che possa ceder da se, o con poca forza cacciarsi da una bacchetta fin sul fondo o, dove dee la canna essere alquanto più stretta per trattener la palla , che non venga di là a cadere nel cannone. Per assi- curar poi la palla medesima che non iscorra tampoco indietro, vi si caccia sopra ( come nella carica dell! schioppi da caccia ) uno stoppacciolo . Or questa palla dee essere aggiustata a luogo nell'anzidetta maniera, e come si vede nella fig. i. innanzi di tirar dentro al cannone col giuoco dello stantuffo l' aria infiammabile . Caricato in questo modo il nostro schioppo , altro non rimane per farlo sparo, che aperto il varco D, e sturato il focone b , presentare a questo la fiam- mella di un candelino . Io pi-eferisco un sottile sol- fanello con attorcigliato un tenue fil di rame , onde meglio s' introduce la fiamma nel focone - Ma questa maniera di dar fuoco col candelino può piacere soltanto , ove uno vaghezza abbia di far un colpo di schioppo per mezzo della sola aria l36 SULLA COSTRUZIONE d' tJN MOSCHETTO EC. infiammabile, senza alcun ajuto della polvere da guerra : altrimenti col soccorso di pochi grani di questa posti nello scodellino d' un acciarino adattato in un col suo calcio al cannone ( a foggia degl' altri schioppi ) il tirare non sarà punto più imbarazzante o tardo di quel che lo sia con un moschetto ordi- nario . IVF aspetto. che ella mi domandi, ornatissinio Sig. Marchese, s'io ne ho fatte le prove. Le dirò dun- que tante averne fatte a quest' ora, che bastano ad assicurarmi delF esito . Non già che io sia riuscito a far eseguire la macchina come io volea , e quale V ho qui descritta: ciò mi è stato impossibile per man- canza di periti artefici . Ma pure un modello comun- que grossolano ne ho fatto fare di stagno , col qua- le, tuttoché malissimo costrutto , ho potuto cacciare la palla di piombo a gran distanze, e a quindici passi ho impresso in una tavola di legno degli scavi assai notabili. Quello poi di che mi son voluto assicura- re, è che il focone comunque di foro angustissimo, non toglie che col solfanello, o colla polvere si ap- pigli tosto la fiamma all'aria interna, e ne siegua in un attimo lo scoppio ; sol che il miscuglio di co- test' aria, cioè dell'infiammabile colla comune o meglio coli a deflogisticata siain giusta proporzione. Né però per cotal proporzione ricercasi un esat- tezza scrupolosa . Due terzi d' aria infiammabile metallica, ed uno di deflogisticata , la quale sia da quattro in cinque volte più salubre della comune ( ciò che facilmente si determina dalla prova coll'a- rja nitrosa ) , od anche egual dose dell' una , cj LETTERA PRIMA ^^7 dell'altra, formano un miscuglio assai acconcio, o tutt" insieme un aria, che io amo di chiamare to- nante . Di quest' aria tonante adunque debV essere ri- piena la vescica , o ? otre G , che si porta in tasca , •^ e che può somministrare dieci , dodici , e più ca- riche . Il cannone ABC, il quale contenga un quinto di boccale, può dare uno scoppio tremendo. Resta solo a spiegare in qual modo si proceda a riempir V otre dell' aria tonante , poiché non sembra punto facile Y introdurla per il cannello angusto e . Adunque il robinetto è fatto di maniera , che si svita in ^g^, e allora non rimane attaccato all'otre che un anello d'ottone, il qaal presenta una bocca lar- ga sei, od otto linee. Spremuta pertanto il meglio che si può r aria comune dall' oti-e ( ovver riempiu- tolo d' acqua per escluderla tutta ) , tengasi questo con una mano sospeso pel fondo Z in modo , che la già detta bocca aperta e lai"ga peschi nel? acqua d' un catino ; e coli' altra mano tuffata tengasi tutta, sott'acqua una bottiglia piena d'aria tonante, col collo rivolto in sii , ma turato col pollice , il quale allorché si ritiri alquanto, apra il varco a delle bol- le, che gorgogliando salgano ed entrino direttamente nella bocca dell'otre, e ne lo vengano gonfiando. Quando questo ne è pieno a dovere introducasi sott' acqua , e al suo luogo si fermi a vite il robi- netto colla chiave voltata , perchè chiuda ; ecco fatto il tutto . Avvegnaché lo schioppo fin qui descritto abbia i 158 SULLA COSTRUZIÓNE D'UN MOSCHÉTTO EC. vantaggi di caricarsi comodamente , e con grande speditezza , e di speditamente pure far colpo , non va però esente dagl'incomodi di lunga fatica e di- spendio die esige soprattutto la preparazione del- l'aria deflogisticata , e dalla noja che porta la ri- chiesta mistione di quest' aria colF infiammabile , per ridurla al grado di tonante. Ho dunque pensato a una nuova costruzione, poco in vero dissimile dall'altra 5 ma per cui l'intento si ottenga con pre- parar solo aria infiammabile metallica : di che non vi ha più facil cosa (a) . Ma 1' effetto dello scoppio senz'aria deflogisticata sarà molto minore. Verissi- mo : tuttavolta supplirvi può una maggiore capacità del cannone, e più forse ancora la diversità nella figura. Ecco come ho ideato di farla. Il cannone ABC ( fìg. 2 ) ha una pancia sferica o (resterà a determinare se di figura ovale, o vera- mente schiacciata riesca migliore e più acconcia) al dì sotto del sito ove arriva lo stantuffo ; la capacità della qual pancia col rimanente del fondo A contie- ne circa il triplo della parte superiore cilindrica B G, che si percorre dallo stantuffo. Per tal modo venen- do , col tirar questo , aspirata 1' aria infiammabile metallica dall' otre , giugne a mescolarsi in giusta (a) Da tre o quattr' once di limatura di ferro con un oncia d'olio di vetriolo diluto in tre o quattro volte tanto d' acqua , io raccolgo in meno di mezz' ora otto o dieci bottiglie d' aria infiammabile , che conservo fincliè mi pia- ce tenendo ciascuna bottiglia rimboccata in un bicchiero d' acqua . Lettera Prima 1^9 dose colla comune stanziante già prima nel grosso ventre del cannone, cioè nella proporzione presso a poco richiesta perchè s^ accenda ad un tratto e scoppi col maggior v antaggio . Non accade lare osservare , che qui pure può adattarsi F acciarino : che V aria infiammabile pura può raccogliersi in maniera assai più comoda e spe- dita, facendo senza di tubi, e bocce, e catini d'ac- qua 5 cioè coli' adattare immediatamente alla bocca della caraffa, in cui fassi V effervescenza e si genera r aria, una dopo l'altra varie vesciche armate del- l' opportuno robinetto . Meglio è riflettere , che il ventre, in cui si allarga il cannone contribuisce a meraviglia mercè la reazione dei lati a rinforzare l'impeto e il colpo, e ottiene conseguentemente un vantaggio grandissimo sopra una cavità tutta cilin- drica, come per tnolti esperimenti assicui'ato mi sono. Egli è singolai'mente in grazia di questa ca- mera, e di. varie se occorra, più che perla gran- dezza totale di questo nuovo schioppo, che confido di ottenere effetti punto o poco inferiori a quelli del primo descritto ; e punto o poco inferioiu a quelli d'uno schioppo ordinario. Ora vengo a spiegare un' altra costruzióne , ch^ ho di fresco ideata, e che essendo la più facile di tutte ho tosto messo mano ad esesruire col mialior esito . Ho dunque immaginato di far senza ancora dello stantuffo e della doppia canua, e di valermi d'vma sola, sostituendo (che è anche un vantaggio) air otre o vescica un recipiente saldo e sicuro , come mia. fiasco d' ottone . La fìg. 3. rappreseuta la pistola^ l4o SULLA COSTRUZIONE b' V^ MOSCHETTO EC. é il fiasco per caricarla. Dunque una sola canna: ABC, clie termina in fondo nella pancia A, ed lia il suo focone e è la pistola intiera ( intendasi senza acciarino e manico , i quali per altro non sarà molto difficile adattarveli ) . Quando voglio introdur nella canna circa un quarto della sua capacità d' aria in- fiammaLile pura metallica , clie conservo nel fiasco G , avendo in pronto in una gran tasca dei grani dì miglio j o simili j ne verso con un acconcia misura per la Locca C entro a detta canna il volume clie si richiede, indi fattala iinboccare col collo d del fia- sco clie combacia a dovere, e capovolgendola, apro la cliìave e del roLinetto ( in luogo di robinetto può valere un semplice cilindro y ben combaciante, che si ritira, e s'avanza, come si vuol aprire, e chiu- dere ) ; ed ecco il miglio precipitando nel fiasco, dà luogo a sottentrar nella pistola un volume d'aria infiammabile eguale al suo. Ciò fatto, e chiusa la chiave J', separo dal fiasco la canna : il resto circa la carica della palla e lo sparo s' intende, senza che altro io vi aggiunga . Quest' ultima costruzione di tutte la più semplice, ho avuto campo, come dissi, di sperimentare 5 e ho trovato con grande mia soddisfazione che il colpo anche senz'aria deflogìsticata è assai gi-ande: ma grandissimo oltremodo è il rimbombo e la forza dell' esplosione quando nel fiasco si abbia unito all'infiammabile un poco d'aria deflogisticata , nel-> la proporzione es. gr. 1 a 5 (a) o di 1 a 4* (a) La dose cpnveniente per comporre un' aiia al soiu- LETTERA PRIMA l4 1 Attesa una si grande facilità di costruzione , ella non si maraviglierà^ Sig. Marchese, cV io mi sia in questi giorni rivolto quasi interamente a far pro- ve moltiplicando, e modificando gl'apparati su que- sta forma . Anzi molti di vetro me ne son fatto eo- struire, riuscendo l'esperienza a tutti gli spettatori assai più sorprendente e bella, mei"cecliè nel vetro e la semplice aria prima, e nelF atto dello scoppio la pura fiamma si travede . Gomecliè dunque la ca- rica nelle prime costruzioni , ave giuoca lo stantuf- fo , sia più spedita , essendolo tuttavia sufficiente- mente in quest' ultima , ove si opera versando e riversando una volta poca quantità di miglio 5 d' al- tra parte riuscendo questo stesso giuoco più curioso ( oltre esser la macchina men complicata ) mi ci sono perduto dietro a preferenza . Intanto però queste sperienze dirette non tanto a divei'tire, quanto a far nuove esplorazioni sulla facile infiammabilità delF aria , e forza di essa , mi hanno condotto dietro alla costruzione e al modo di caricare la pistola, di cui da ultimo ho parlato , ad un altra simile, quanto più piacevole, ed elegan- te , altrettanto più istruttiva . Egli si fu rivolgendomi nio tonante è di un terzo e un poco più di deflogisticata , con due d'infiammabile metalhca 5 ma volendosi caricare la pistola col fondere , e rifondere il miglio , non può a meno di non restarvi ogni volta una buona dose d' aria comune che alloggiava tra grano e grano . A conto però di questa debb' esser minore la dose d" aria deflogisticata , con cui si mescola prima \ aria infiammabile nel fiasco . l42 SULLA COSTRUZIONE o" UN MOSCHETTO EC. air elettricità, che n' eLbi buovì prodigi. Ho dun- que una pistola che a Lene esprimer tutto ^ vorrei chiamare elettrico-fio gopneumatica , se un cotal nome così sonoro, e imponente non dovesse crear fastidio. Questa pistola può servire anche di saggia- tore, vale a dire per misurare la forza di esplosio- ne, che hanno le arie infiammabili. Essa mostra come tutta \ aria infiammabile ardendo si decompo- ne, e sparisce ossia depone F abito aereo, e cessa d' esser aria : finalmente conferma la mia sentenza , che ella sopra ogn" altra sostanza sia infiammabile in grado eminente , conciossiachè si accenda alla più piccola scintilluzza elettrica, ad una scintilla appena visibile . Ora sto facendo costruire varj altri modelli di questa pistola : tosto che sian terminati , e che abbia promosse alquanto le sperienze, mi farò premura e l'echerommi ad onore di mandarlene al- cuno , e in seguito ne stenderò la descrizione e r uso . Sono ec. LETTERA SECONDA Como, 8 Maggio. Opero, gentilissimo Si g. Marchese ch'ella non vorrà meco dolersi deir aver io differito alcune set- timane a liberar la promessa di darle uiia com- piuta descrizione della nuova pistola elettrico-in- fiammahile , dappoiché ad una parte principale del debito contratto, ed alla curiosità di V^S. Illustriss. ho in questo frattempo di già soddisfatto, colFaverle in un de^ giorni passati , di cui mi approfittai per fare una delle mìe solite corse a Milano , mostrato Tistromento, ed eseguito sotto degl'occhi suoi varie esperienze : le quali anche in quelP unico gior- no trovai opportunità di far vedere a più Professo- ri, e a più Studiasi di cose fìsiche , e amici miei di costì . Questa dilazione inoltre avrà portato un altro vantaggio , ed è ch'io le jljfossa dar conto più esatto e più ampio di ulteriori sperienze ideate sol prima , ed oggigiorno in gran parte effettuate - Ella ha veduto dalie mie Lettere stampate come io entrai nell'opinione, che Faria infiammabile possegga questa virtù in grado senza pari, tosto che ebbi trovato che una scintilla elettrica assai l44 SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. minore di quella che si richiede ad infiammar lo spix'ito di vino più rettificato ^ alluma la nostr' a- ria. Fin qui però io non avea assoggettata l'aria infiammabile alle scintille elettriche , se non che alla hocca aperta del vaso che conteneala : volli pei'- tanto tentare in altra maniera , cioè se ricevuta la scintilla elettrica giù entro al vaso , V aria ancora rinchiusa s' infiammerebbe («) . Confesserò che il (a) Scorrendo la Storia dell'Elettricità del Dottore Priestley, trovo che l'esperimento di accender l'aria in- fiammabile colla scintilla elettrica non è assolutamente mio , e SI anche ha una data non molto recente . Parlando l'Autoreti tom. 3. part. 7= sez. 1. delle sperienze dilette- voli , singolarmente dell' accensione di alcune sostanze in- fiammabili per mezzo di scintilla elettrica assai forte , co- me dello spirito di vino, del fumo di una candela spenta di fresco , dice formalmente « U aria altresì prodotta dal- " 1' effervescenza della limatura di acciajo con dell' olio di 35 vitriolo diluto nell' acqua , e da molte altre sostanze > 3:> elle gettano un vapore infiammabile , può essere accesa 35 col medesimo mezzo " . Altrove pure asserisce , che il Dottor Watson tra le accensioni diverse da lui eccitate coli' elettricitJi avea ottenuto pur quella di vapori infiam- mabili fatta con processi chimici . Spiacenii di non poter vedere in fonte la descrizione di questi sperimenti : dalla maniera però onde vengono riportali da Pricslley m'in- duco facilmente a credere; 1.' che ad accender l'aria in- fiammabile riuscito siasi soltanto con scintilla assai forte , ?..° che ciò siasi ottenuto col far iscoccarc la scintilla elet- trica attraverso all'aria infiammabile, che attualmente gencvavasi, e prorompeva dal vaso durante 1' effervescenza . Ma di più vorrei domandare , se a tempi delle sperienze LETTERA SECONDA 1^5 colpo io non me F aspettava quando la prima volta nacque strepitosissimo, e mi spezzò la piccola boc- cetta di cristallo chiusa fortemente con turacciolo di sughero traforato da un fil di ferro, che discen- deva fin verso il fondo della boccetta . Questa non essendo armata ne di dentro né di fuori , ma sol impugnata colla mano , la scintilla spiccata dalla punta di ferro nelF aria rinchiusa non potè essere che debolissima. di Watson , e da Watson medesimo conosceasi bene , e distliigueasi 1' aria infiammabile dai vapori infiammabili ? L' eccellente Memoria di Cavendish salì' aria fissa , infiam- mabile , e putrida , del 1 766 fu quella a mio credere , che mise in chiaro lume e in voga la dottrina delle arie . Checché sia di ciò , ritornando agli esperimenti delf elet- tricità suir aria infiammabile , quello di accenderla confi- nata da un pezzo , e chiusa in un vaso , ho fondamento di crederlo nuovo, giacché Priestley non riferisce alcuna simile sperienza nò nella Storia dell' Elettricità , né tam- poco nell' opera sua origuiale sulle arie . In questa anzi discendendo a parlare delle scintille elettriche ricevute nell' aria infiammabile , ci nota tutt' altro fenomeno che r infiammazione . Molto meno poi ci lascia intendere , e neppure presumer potea , che la più debole scintilla elettrica bastasse a mandare in fiamma in una volta 1' aria tutta del vaso , egli che aveala per si restia , e dice un carbone acce- so non esser da tanto , e spegnervisi anzi al primo immer- gerlo ; sperimento però che soffre grande eccezione , come io ho|trovato , e pubblicato gik nell' operetta ultima , mentre il carbone bene attizzato ,un ferro ben rovente , e per esclu- dere ogni sospetto di fiamma , un pezzetto di vetro can- dente non lascia d' accender 1' aria infiammabile . T, III, 10 l46 SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. Quest' esito adunque cominciò ad avvertirmi ^ e ì molti tentativi fatti in conseguenza mi assicura- ron tosto , che la minima scintilla elettrica Làsta ad allumar l'aria infiamabile rincliiusa, sol clie sia in giusta dose allungata colla comune . Ciò fu che mi suggerì di avanzar due punte metalliche una contro r altra entro alla mia pistola di vetro , on- de averne immancabile V esplosione ad ogni scin- tilluzza elettrica , Basta gettar F occhio sulla fig. 4 per% vederne tutta la costruzione , e il giuoco . BAC è la boccetta di vetro ^ ossia la pistola che ha una sola bocca C. Verso il fondo della pancia s'avanzano due cannelle ce, per cui entrano due mediocri fili d'ottone bb saldati con turaccioli di sughero e cemento , e vanno ad incontrarsi colle lor pnnte alquanto ottuse in d alla distanza sol di una linea , od anche meno . Uno o V altro di que- sti fili d' ottone , od ambedue portano all' estremità esteriore una piccola palla destinata a ricevere la scintilla elettrica 5 ed è comodo che sian ripiegati in maniera da poter quando si voglia sospendere la pistola orizzontalmente, o verticalmente . Cari- cata che questa sia, si può in cento maniere darle fuoco con una qualunque siasi scintilla elettrica . Vi piace d'impugnarla? Fatelo in modo , che la mano tocchi in qualche punto 1' un de'fdi metalli- ci, e date la scintilla all'altro filo oj)posto . Volete posarla, o sospenderla? Richiedesi soltanto che un filo abbia comunicazione con qualche condut- tore, mentre l'altro cava la scintilla: insomma LETTERA SECONDA xf^J Lasta che la scintilla .sia determinata a saltare neir interruzione dei due fili metallici in d. Essendo pertanto le -due punte distanti una dair altra d' un brevissimo tratto ^ una scintilla tuttoché esilissima produce T effetto . Questo è che rende un tal apparato estremamente comodo e curioso . Io mi porto in tasca la pistola di vetro ( essa e perchè non sia soggetta a rompersi a qua- lunque urto , e acciò resister possa alV impeto dell' esplosione dell' aria , vuol avere grande spessezza di pareti), e un piccolissimo elettroforo del dia- metro di quattro pollici circa : cosi col dare la scin- tilletta dello scudo alla palletta d' ottone , come nella fig. si rappresenta, fo dovunque lo sparo della mia pistola; anzi provveduto di un fiasco pieno d' aria infiammabile per ricai'icarla , e di alcune mi- sure di miglio replico molti tiri e tutti assai spe- ditamente . Queste esperienze in un colla sorpresa degli spct^ tatori portano a me pure una lusinghevole soddi- sfazione , qualora avendo fatta raccolta d' aria in- fiammabile nativa delle paludi , posso dire tutto è mio , tutto trovato da me : T apparato elettrico ; l'aria infiammabile originaria delle paludi; la co- struzione della pistola . Or non le sarà discaro , ornatissimo Sig. Mar- chese , che io mi trattenga a raccontarle alcune del- le sperienze più singolari , che con questo stro- mento ho già fatte, ed altre che ho in idea di fare. Innanzi però premetter debbo alcune avvertenze l4B SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. circa le cose che ricliieggoasi ad una buona e si- cura riuscita nel maneggio della pistola. Perchè sebbene VS. Illustriss. lo abbia e bene osservato ia mano mia , e appreso ad un tratto 5 pur come non potei allora in sì breve tempo spiegarle parte a parte ogni minuta cosa, opportuno io credo di qui farlo , stendendomi singolarmente sulla maniera di caricar d' aria la pistola , acciò ne divenga a lei , ove diletto le prenda d^ intrattenersene , V uso famiglia- re , e a chiunque ella potrà far parte di questo mio scritto . , La maniera di caricare è quella stessa, che nel- r antecedente Lettera ho spiegato (fìg. 3 ) cioè pei* mezzo dei grani di miglio , o simili . Or convien badare a non versarne troppa quantità nella pistola , perchè entrando in conseguenza del rifonderlo nel fiasco pieno d' aria infiammabile una dose soverchia di questa , o mancherebbe poscia di accendersi alla scintilla eletti'ica , o piccola e non intiera né sareb- be l'esplosione (a) . Se l'aria infiammabile metalli- (a) Potrebbe sembrare straordinario , che tanto la troppa quantità d' aria infiammabile , quanto la poca , portino d' e- guai maniera 1' esplosione men violenta che quando la mi- stione coli' aria comune è iu giusta dose . Ma è da notare, che ove 1' aria infiammabile eccede la misura , quando pur giugne ad infiammarsi ( mentre se di troppo eccede punto non s' infiamma ) , non s' infiamma tutta ; cioè quella sola porzione s' iiafiamma , che trova lo scarico nell'aria comune: il resto rimari tuttavia infiammabile , come io assicurato mi sono esplorando il residuo dell' aria dopo l' esplosione . LETTERA SECONDA I4.9 ca del fiasco è buona e pura , si porrà tanto sol di miglio nella pistola , che non giunga a riempirne mezza la capacità : basta che la riempia d'un solo terzo . Eppure negV interstizi tra grano e grano vi è notabile quantità d' aria comune , la quale riduce la -dose dell' aria infiammabile rispetto alla comune ben al disotto della proporzione di 1 a 2. Ma che? Io trovo che stando anche in proporzione di 1 a 3, di 1 a4)a5ja6,a8 non lascia di far esplosione . Abbiamo dunque una gi'ande ampiezza , che ci di- spensa da una troppo scrupolosa attenzione nel ^prender le misure esatte; e quasi direi, che per conto della dose d'aria infiammabile non si possa peccare che di soverchio , Ad ogni modo la propor- zione d' uno di questa a quattro d' aria comune presso a poco mi par quella , che meglio all' intento risponda . Dietro a questo lume una facile pratica ne insegna tosto la dose di miglio , che conviene per la maggior forza dei tiri della nostra pistola. E cosa per se chiara , che il fiasco dell' aria in- fiammabile continuerà a fornir altre ed altre cariche alla pistola, finche questa potrà versarvi dentro nuove misure di miglio , vale a dire finché detto fia- sco ne sia per ultimo colmato . Ma v' è di più : an- che dopo ricolmo il fiasco di miglio, imboccatavi la pistola, indi volgendoli sottosopra, cosicché ristesso miglio ne scorra da quello a questa , e da questa a quello , e ciò alcune fiate di seguito, S£ ne possono cavare novellamente due o tre e talor più cai-iche , a spese dell' aria infiammabile rimasta ne- §y interstizi dei grani . Anzi un tal giuoco torna a^- l5o SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. isai comodo di farlo tostochè nel fiasco tanto sol di miglio yì abbiamo versato , che basti , volgendolo come si è detto sossopra, a riempire la capacità della pistola , la quale lasciando di bel nuovo rica- dere al fondo del fiasco cotesto miglio j avuto da lui per così dire in imprestito , si ritrova beli' e ca- rica dell'aria infiammabile: torna, dico, un tal giuoco assai comodo , mercechè ne risparmia di portar appresso in tasca un grosso volume di miglio . Vuol però osservarsi adoperando di (juesta ma- niera, che siccome ad ogni volta F aria infiamma- bile contenuta nel fiasco viene allungata coli' aris» comune che vi passa dalla pistola, e si riduce mano a mano a segno di non far più esplosione ; così si dee crescere quasi di volta in volta la misura del miglio che si lascia cader dal fiasco nella pi- stola , finché si giunga al termine di riempirla , e sull'ultimo di far ripassare innanzi indietro il mi- glio più volte . Io ho un fiasco della tenuta di uu boccale 5 la pistola non ha che la settima parte, anzi meno dì questa capacità . Or le prime due o tre cariche le cavo pigliando di tasca un pugnetto di miglio, versandolo nella pistola , e trasfondendolo da questa nel fiasco : ciò fatto non ho più bisogno di prender nuovo mi- glio , che il già V ersato supplisce . Dunque capo- volgendo e lasciando scorrere dal fiasco medesimo nella pistola tanti grani, che la riempiano alla metà circa , vengo a trarne due o tre cariche : indi due o tre altre riempiendo la pistola circa ai due terzi: in seguito la lascio riempir tutta 5 e ciò ha- LETTERA SECONDA l5l sta per due o tre volte ancora . Fiaalmente ricavo le ultime tre o quattro cariche mediante T azione di far iscorrere il mio miglio a riempire e votar alternatamente la pistola imboccata già sempre col fiasco due , tre , quattro fiate . Ma senza che in- toi-no a ciò mi trattenga più oltre , un poco di pra- tica che alcuno acquisti gì' insegnerà il modo e il (quanto di questa foggia di caricare . Dirò in vece qualche cosa circa aver trascelto a tal uopo i grani di miglio . E perchè mi si dirà non servirsi dell' acqua al solito ? Io me ne servo pur talvolta 5 e me ne serviva sempre da principio: ma mi nascea T incoveniente che le punte metalliche bagnate , e talor rendute un conduttor continuo per qualche goccia frapposta, disperdeano, o ren- (deano inutile la scintilla elettrica («) . Oltre a ciò il vetro bagnato facilmente pel calore nelP esplo- sione contraeva qualche fenditura. Mi si presentò la sabbia, la quale va esente da questi inconve- nienti, ma non dal peso troppo incomodo. In fine dunque mi suggeinrono i grani di miglio , o di pa- nico, e di questi feci, e fo uso comodissimamente. (a) Intendo la scinlilla debole d' un elettroforo da tasca , o d' altro piccolo conduttore j mentre quella più grossa d' un conduttore capace, od anche meglio d'nna boccetta, e sia pur piccola , che si adduce alla scarica , travalicando la goc- cia d'acqua interposta e continua alle due punte metalliche, e spicca in qualche modo e fa ancora il suo effetto d' ac- cender r aria . E dubiterassi ancora dell' impareggiabile ini- fiammabilità di questa sostanza ? 102 SULLA COSTRVZIONE DI Vìi MOSCHETTO EC. Or mi vengono collaudati i semi di lino siccome più scorrevoli, quei dei cavoli od altri picciolis- simi. Per altro, come già dissi , mi valgo talvolta d.eir acqua , segnatamente quando si tratta di tener conto della quantità d" aria infiammabile introdotta nella pistola 5 quantità che esattamente si misura dal volume d'acqua prima posto nella pistola, e che ne vien indi sloggiato dalFaria infiammabile. Mi valgo pur anche d'acqua quando occorre di riempir il mio fiasco d' aria infiammabile . Ma non per questo mi è necessario immerger le mani nel- l' acqua di un gran catino . Questa maniera usata comunemente in siffatti esperimenti di travasare le arie, incomoda pur assai, massime d'inverno: ecco pertanto com' io schivo di immollar le mani. Ricolmato d' acqua il fiasco per mezzo d' un im- buto, v'imbocco una di quelle bottiglie, in cui, come già ebbi occasione di notare , conservo V a- ria infiammabile , mercè il tenerle rivolte col collo in un bicchiero d' acqua 5 alzato quindi il fiasca in alto , si vuota gorgogliando dell'acqua, che ca- de a riempir la bottiglia, intantochè dell'aria, la qual viene di quinci sloggiata , si riempie il detto fiasco superiore , che staccalo poscia dalla botti- glia , e ben chiuso mi fornisce provvisione per piìi cariche della pistola. Fin qui trattenuti ci siamo intorno alla sola ca- rica d' aria infiammabile . Ma e la palla, e lo stop- pacciolo ? Questa nostra pistola di vetro è desti- nata a far colpi di strepito si, ma imbelli, ma senza offesa: essa ò fatta per la conversazione. LETTERA SECONDA 100 Dunque non si parli neppur di palla, e il solo stoppacciolo le si conceda ; sebben ancor di (pe- sto si può far senza , e nulla meno sentirne un esplosione si fragorosa , ch'emuli quellad'vma pisto- la ordinaria. (Un buon turacciolo però è indispen- sabile j ove vogliasi consex'var la carica per alcun tempo ) . Caricandola di palla un pò forzata troppo anderebbe a risico il vetro di farsi in pezzi , e i vi- cini di riportarne offesa . Faremo sì dei tiri con palla da traforar tavole ec. con simigliante pistola fatta di metallo ben resistente (tf) j e per tali effetti strepitosi la caricheremo d' aria infiammabile mista alla deflogisticata . Intanto guardiamoci ben di por- re aria deflogisticata nell' arme di vetro 5 il colpo (ci) Nella costruzione dello pistola di metallo tosto si presenta una difficolta , ed è che la scintilla elettrica non potrà saltare entro alla capacità della pistola , essendo la materia di questa un conduttor continuo , Non ostante si può o con forte mastice o ( come mi è stato ultimamente suggerito ) con un dado di cristallo ben incassato , far si che rimanga isolato un fil d' ottone , il quale con facil moto avite s'avanzi attraverso un lato entro al ventre della pisto- la fin contro il lato opposto . Or quando siamo avvertiti che la punta del fi! d' ottone tocca il lato , col girar la vite in- dietro un passo , porteremo detta punta a tal distanza , che la scintiila elettrica abbia ivi a saltare . Non ho luogo , e tempo di fare una più minuta de- scrizione di questa pistola di metallo che ho da poco tempo ideata, e che mi sta lavorando un artefice di co- sti . Quando V avrò bdla e finita potrò darne mighor con- tezza . 1 54 SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. terribile lo manderebbe infallibilmente in mille pezzi : io ne ho avuto sott' occhio degli esempj spa- ventevoli . Parlerò del? altre mie sperienze in altra Lettera . Sono frattanto ec. LETTERA TERZA Como i5 Maggio 1777. V/r veniamo ad esperienze più singolari , altre eseguite già col novello stromento , altre eseguibili . Comincerò da quelle che sono se non altro curiose e sorprendenti 5 poi d^ alcune più istruttive farò pa- rola , dando qua e là qualche tocco suU' utilità che in varj casi ne potrebbe derivare. Se è curioso il modo di caricare una pistola di vetro col versare e riversar grani di miglio , e di far lo sparo senza miccia, senza polvere, senza accia- rino, con alzar semplicemente un piattelletto da tasca, lo è assai più , e lo stupore s" unisce al diletto, vedendo con uua sola scintilla elettrica far in un colpo la scarica d' una serie di pistole comunicanti fra loro («). Più ancora osservando F esplosione (et) In molte maniere si ponno disporre le pistole , o pendenti cioè una dall' altra pegli uncini de' respettivi fili" d'ottone, o posate cosi , che detti fili si tocchino. A pro- porzione che la scintilla elettrica che si dk alla prima nella serie sarà più forte , un maggior numero di pistole i5G Sulla costr.uzione d'un moschetto ec. d'una, due, tre pistole In distanza qualunque, es. gr. standomi io che la eccito al supremo , e la pistola air imo piano della casa : e ciò per via di due sottili fili metallici condotti come che sia da un sito air al- tro , e mercè il toccarne i due capi a me vicini con una boccetta . E chi poi potrà restarsi dal concepire altissima maraviglia vedendomi per tal modo dar fuoco alla pistola anche seppellita profondamente sott' acqua ? Un tal mezzo di far lo sparo da lungi mi mette' al coperto à' ogni tristo evento ogni qualvolta mi piace d'eccitare uno scoppio orribile e rovinoso col far l'esplosione di un gran vaso ripieno d'aria tuo- nante, cioè infiammabile e deflogisticata insieme . La fìg. 5. pone sott' occhio la maniera, con cui ne vengo a capo facilmente . Due fili metallici attra- versano il forte turacciolo di legno, che con rinfor- zo di luto, bende ec. chiude insuperabilmente la bocca del vaso . Questi due fili s' avanzano per entro al vaso medesimo , e vengono colle punte presso ad incontrarsi,, al di fuori ripiegati ad uncino, o in altra foi'ma s' annettono a due lunghi fili similmente metallici ( meglio è servirsi di cordicelle tessute di seta insieme a qualche tenuissimo filo d' argento, per essere molto più pieghevoli, e comode da por- tarsi in tasca aggomitolate ), che senza pur essere giungerà a far esplodere, superando tutti li spazietti in- tei-posti là ove le punte metalliche nel!' interno d' ognuna, non si toccano . LETTERA TERZA IJ'/ isolati j cioè strascinando sul pavimento ( sol clie si tadi, che in niun sito vengano per istrada ad in- contrarsi e toccarsi, o ad essere attraversati e uniti da un altro conduttor metallico ) , si conducono OA''unque si voglia, di modo clie eccitando sopra essi la scarica della boccetta di Leyden , portano la scin- tilla all' aria tuonante del vaso discosto e ne cagio- nano r esplosione . Non mi arresterò a dire che neppur per questa sperienza d' accender da lungi la pistola è necessaria una forte carica della caraffa . Io ho ciò eseguito più volte in presenza di molti, ed anche in presenza sua, ornatissimo Sig. Marchese, colla hoccettiua ( questa ha poco più di due pollici quadrati di su- perficie armata ) , la qual serve ad un elettroforo mio portatile picciolissimo . E si richiede soltanto nna boccetta di più discreta mole , e carica per ef- fettuare r esplosione sia del gran vaso , sia della pistola calati in fondo dell' acqua . Non mi tratterrò neppure a lungo sulla folla d' idee tuttora incomposte , che tali sperimenti con sì buon esito riusciti m'han fatto nascere; giacche idee somiglianti, o altre più belle eziandio e più grandiose non può a meno che non s' affaccino a chi invaghitosi di questi tentativi , e mente e mano ci ponga per ingrandirli . Ho immaginato che dilettevol cosa sarebbe il metter fuoco cosi da lontano , per mezzo de' fili di ferro e della boccetta d' aria tuo- nante , ad una fabbrica di fuochi ai'tificiali . Più di- lettevole ancora il far lo sparo a gi-andissima distan- za ^ dal monte dirò così al piano, di mortaletti ca- l58 SULLA COSTRUZIONE D* UN MOSCHETTO EC. richl non più di polvere , ma della nostr^ aria in- fiammabile . Che dico dilettevole ? Sicuro riuscireb- be un tal giuoco 5 e si eviterebbero que' disastri , e pericoli , che daìV avvicinarsi taluno colla miccia a dar il fuoco, od a spiare la polvere neghittosa , na- scono pur troppo sovente. Non parlo ancora di bombe guerriere e di can- noni; perocché siamo ancora ben lungi dal poter non che insegnare , divisar solamente una costru- zione più agevole, una spesa minore, e un mezzo più spedito di caricare, che non è quello ordinario colia polvere ; quantunque poi riguardo al modo di far lo sparo , non saria già più tardo di quel della miccia il mio d' accostar lo scudo d^ un Elettroforo . Altronde potrebbe aversi il vantaggio, in alcuna cir- costanza ben importante, di far la scarica un uomo jsolo a un sol tratto d' una fila di cannoni , nel modo che ho spiegato, e eh' io adopero per far il tiro di una schiera delle mie pistole . Checché ne sia , certa cosa è , che la polvere da fuoco ha troppe prero- gative per ogni conto sopra l'aria infiammabile, per poter mai sperare di sostituirvi questa con vantag- gio . Per altro si dee convenire , che se cotesta polvere maravigliosa non avesse già esistito, potea alla stagi on nostra l'aria infiammabile partorire una parte di quella rivoluzione nella Tattica, che al se- colo decimoquarto partorì l'invenzione, di cui si disputa ancora qual sia stato 1' autore , e vuoisi da molti che fosse conosciuta molto tempo prima, e trovarsene la descrizione nelle ppere di Frate Rog- giero Bacone , LETTERA TERZA iSg Ce ne rimaiTemo noi dunque senza frutto rica- vare dalle tarde nostre sperienze ? Confineremo le belle prove colla nostr' aria infiammabile ne^ gabi- netti, e ne circoli di divertimento? Ne fia possi- bile di trovar mezzi onde applicarla ad alcun uso della vita ? Perchè nò ? Eh , lasciam pure il pen- siero di moltiplicare o facilitare gF istruraenti fu- nesti di nostra distruzione : lasciam che prevalga in tal pregio la polvere guerriera . Ma che ? Queste forze di struggi trici della polvere ha pur saputo 1' uomo industrioso rivolgerle a van- taggio suo coli' ingegno delle mine • Or se V aria infiammabile potesse esser da tanto di supplire alla polvere per simil uopo , non dovrebbe più aversi in conto d'inutile. Molto meno inutile potrebbe dirsi quando facendo intervenire 1' aria infiamma- bile e la deflogisticata non già sole , ma in compa- gnia e di concerto colla polvere all' opera delle mine , si giungesse con ciò a procurare o la mag- gior forza d'esplosione, o un più sicuro riparo ai pericoli che sovrastan non di rado ai minatori . Maggior impeto d' esplosione otterrebbesi senza meno , rinchiudendo , come propone il Sig. Priest- ley (a) la polvere da fuoco in vesciche , in modo che negl'interstizi dei grani vi rimanesse in luogo d'aria comune, aria deflogisticata. Intiera sicurez- za, io propongo, ottexrassi , adattando al luogo (a) Exper. and Observ. etc. Voi. IL e. Of dephlogi-" slicatcd air . l6o SULLA C0STRUZ,lONE d' UN MOSCHETTO EC. della mina sull' imboccatura della polvere una delle mie pistole, o un vaso preparato come nella fig. 5., cosicché prendendo fuoco ( per mezzo della scintilla elettrica condottavi da lunghi fili di ferro ) l'aria in- iìamniabile , lo appicchi alla polvere contigua, e faccia saltar la mina (a) . Per le mine da ultimo che si praticano sott' acqua^ di quanto comodo non può essere il portar colaggiù r accensione alla polvere per mezzo de' fdi di ferro ec. in luogo de' lunghi cannelli di cuojo, i quali non è sì facile il fabbricare e mantenere impenetrabili all' acqua per tutta quella lunghezza ripieni fin fuori dell' acqua di polvere ? Ma infine io non ho fatte per anco esperienze sufficienti a quest' oggetto delle mine a polvere da accendersi coli' intervento dell'aria infiammabile e della scintilla elettrica, onde poter dare una com- 2>iuta e precisa descrizione del modo di disporre Ogni cosa : non credo però che sarà difficile ad altri immaginare varj congegni, e metterli in opera. Ag- giungerò ben qui un altr' idea di utile che si potreb- be forse trarre dalla somma facilità, con cui io fo> gli scoppi d' aria tuonante sott'acqua con ispezza-- (a) La fiamma nella mia pistola di vetro non accende è vero la polvere , che le si presenta alla bocca , e neppure de' grani versati prima entro alla sua capacità ; ma via li soffia . Non potrà però mancare di accender la polvere ogni qualvolta l'esplosione e la fiamma trattenuta e forzata con- tro di essa polvere , e questa pure compressa e serrata noii possa altrimenti cedere , e soffiarsi via . LETTE R A T E R Z, A l6l mento de' vasi , e lanciai'si in ogni parte dell' acqua medesima : l' idea dunque è d" una macchina per V e- slinzione degl' incendj . Abbastanza di tai progetti grandiosi j ma pur anco immaginar]' ; giacché ben m' avveggo che potrebbe taluno accusarmi di coi'rer dietro a sole chimere , e farmene gonfio, e menar romore di cose che non hanno , ne avranno forse mai ulti'a esistenza che nel mio cervello . Mi conforta però il pensare che scri- vo ad un Cavaliere, il quale per genio unito a co- noscenza delle belle cose , e ardore per le utili no- vità, fa plauso e coraggio a tutti i tentativi abbenchè non egualmente felici, e fino ai desideri che partono dall' istesso ardore, diciampure, entusiastico . E più mi rinfranca quella propensione, eh' ella ha verso di me gentilissimo Sig. Marchese, e il conto in che suol tenere le mie deboli cose . Ad ogni modo mi conviene por termine al vago spaziare che fin qui ho fatto . Rifacendomi dunque dappresso alle spe- rienze più piacevoli e curiose, che ho soventi volte eseguito con la mia pistola di vetro, e di cui pro- misi renderle conto , dirò in poco , che con una macchina elettrica ordinaria, o con un elettroforo più grande del portatile, in cento bei modi si pos- sono variare , che tutte arrecano la più gran sorpresa agli spettatori non bene intendenti, e piacciono non meno agi' iiitendenti . In pailicolare come può non sorprendere con piacere il vedere- un uomo sullo scabello isolante ( tosto che ha ricevuto alquanto di elettricità dal conduttore, oppur toccato solamente con un dito V uncino d' una boccia caricata ) acco- Tom.III. 11 l6'2 SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. stando un dito, la punta del naso , la lingua ec. a un de' fili d'ottone della pistola comunicante per l'al- tro filo con qualsivoglia conduttore, oppure impu- gnata da un altr'uomo, il veder, dissi, con la pelle viva far nascere l'esplosione; il vedere clie qualun- que degli spettatori fa lo stesso, se tocchi esso la pistola impugnata dall'uomo isolato 3 il veder final- mente partire il colpo nel tuffare il fd d' ottone nell' acqua ? So che non son nuovi sperimenti quelli di accen- dere spiriti infiamniahili col dito, con un pezzo di ghiaccio ec. per forza della scintilla eletti'ica : so che fin anche la polvere d'archihuso giunsero gli elet- trizzanti ad accendere. Ma grande apparato e movimento di macchine era richiesto a questi grandi effetti, singolarmente per quello d' accender la polvere: basta osservarne le descrizioni colle figure appresso varj autori . All'incontro con ogni meschina macchina elettrica, con ogni mezzano elettroforo , facilmente e tosto , in ogni tempo e luogo io fo vedere una varietà di queste esplosioni, le quali e al comune degli spet- tatori creano più grande stupore, appunto perchè non v' interviene né un sol grano di polvere , né una sola goccia di spirito infiammabile ( di che coi propri occhi si convincono, essendo la pistola tra- sparente ) ^ e agi' intendenti ed amatori arrecano maggior soddisfazione, mercechè si presentan loro combinati in bella forma gli esperimenti dell' Elet- tricità con quei delle arie infiammabili, spargendo intanto su questo novello ramo dì Fìsica singolar- mente non pochi lumi. LETTERA TERZA 1 63 Ed eccoci giunti a quella parte che riguarda le sperienze istruttive . Sì, senza taccia di presunzione posso dire, che molte di quelle che ne offre la mia pistola, ed altre analoghe aprono in oggi un nuovo campo di belle e interessanti ricerche . Avanti però di passare a queste, mi resta a raccontar il buon esi- to d' un altro stupendo esperimento in genere dei dilettevoli, l'idea del quale, quando glie ne feci cenno, tanto a lei piacque, graziosissimo Sig. Mar- chese . Le vengo dunque a dire che la prova della pistola adattata al filo della spranga Frankliniana , ha avuto il suo effetto al primo temporale, e più volte in questi ultimi giorni. E non ha invero del maraviglioso una pistola, che s' accende di per se, o a dir più giusto pel fuoco che trae giù dalle nubi; il cui scoppio precede sovente quello de' tuoni , onde sembra ( mi si permetta questa fantasia ) a lor me- desimi dar il segno ? Soglionsi adattare al filo con- duttore de' campanelli che col suono annuncino il nembo sovrastante ; ma parmi più bella cosa l' esser avvisati da lungi, e non che quei di casa, ma i vi- cini ancora, e tutto il quartiere col saluto della pi- stola, o d'una grossa bomba. Che dice , Sig. Mai'- chese, sarà un bello spettacolo il vedermi una qual- che volta regger in mano una gran pertica alzata con in cima la mia pistola (a) ; e collo scoppio (a) Collocherò la pistola iu guisa , che un de' fili d' ot- tone terminato in punta guardi il cielo , e 1' altro sia attac- cato a un sottile fil di ferro , die discenda giù lungo la pertica fino in mano mia . l64 SULLA COSTRUZIONE DI UN MOSCHETTO EC. spontaneo , ossia provocato colla stessa elettricità atmosferica, minacciar le nuLi ? Sì, ma è anche una bella temerità r esporsi così. Or via, eleveremo, se più le piace, il cervo volante alla maniera di Romas, e ce ne staremo noi sicuri in disparte . Quest' idea me ne suggerisce un altra , clie ha per oggetto di mandare esploratori dell' elettricità atmo- sferica piiÀ alto di quel che giugne V istesso cervo- volante , e ciò per mezzo di un lungo e sottile fil di rame , o d' altx'a cordicelle deferente , che sia tirata dietro dalla palla o turacciolo esploso dalla pistola là sovra il cervo-volante medesimo . Resta solo a studiar la maniera ( che non credo gran fatto difficile ) di disporre la pistola in guisa , che me- diante una mediocre scintilla elettrica data da noi al Lasso della corda similmente deferente , che guida il cervo-volante, si ecciti la scarica della pi- stola di colassù, di modo che colF uscir della palla lanciata , dietro le si volga e stenda a grande al- tezza verticale , senza rompersi la funicella , cui è raccomandata . Ho prevenuto , e già più d' una volta , che le sperienze della pistola elettrico-aereo-infiammahile, ed altre analoghe guidano a ricerche e scoperte in- teressanti . In primo luogo io diceva , che cotesta pistola può servire ad uso di un propino , ossia a paragonare la forza d^ esplosione delle arie infiam- mahili di diversa fatta, della metallica, di quella estratta da vegetabili e animali colla distillazione, della nativa delle paludi , miste in tutte le propor- zioni coli' aria comune, colla deflogisticata, con al- L E T T E R A T E K Z A 1 G5 tre arie . Basta a tale oggetto adattare alla bocca della pistola im ingegno simile a quello de' cosi detti provini della polvere da schioppo . Nel no- stit) anzi avremo maggior precisione , non essen- dovi altro foro o focone aperto , per cui sempre una parte della forza si perde , e non costantemente eguale . Ho già avvertito , che non reggerebbe il vetro comunque grosso nelle pareti allo scoppio dell' aria infiammabile mista colla deflogisticata : bisogna dunque valersi di simile stromento di me- tallo , di cui ho indicata la costruzione . Per tal modo e vi si potran meglio aggiustare i pezzi per r officio di provino ; e si potran fare esperienze più in grande . Non può non fornirci qualche nuovo lume V espe- rimentare lo scoppio dell'aria infiammabile tanto in istato di gran i-arefazione , quanto in quello di condensamento . Or 1' espediente di accenderla nel chiuso con qualche scintilla elettrica renderà que- ste prove facilmente praticéibili . Se si adatti alla bocca della pistola una forte valvula^ per cui col mezzo d^una siringa vi si possa introdur aria, iu più modi si verrà a capo di tenervi l'aria infiamma- bile compressa , e accenderla in tale stato , o colla siringa medesima, o colla macchina di compressio- ne . Non istarò io qui a descrivei'e come in ciò pro- ceder si debba , come introdur l' aria infiammabile nel recipiente della macchina ec. Accennerò solo un mezzo d' ogni altro più facile , di cui voglio tosto far uso . Ritenuto che la miglior tempera per far l'esplosione è di una misura d' aria infiammabile l66 SULLA COSTRtfZIONE D^ UN MOSCHETTOEC. metallica mescolata con tre di comune, riempirò prima di tutto la pistola (ho ideato clie ila meglio aver delle palle cave di ferro a foggia di granate ) d'acqua, per mezzo d'un imbuto clie sollevi la*val- vula, indi d'aria infiammatile coll'istesso ajuto, e al modo solito : ciò fatto , dato mano alla siringa spignerò entro alla granata tre volte tanto d'aria comune : evvi più facil cosa ? Or eccoti 1' aria mista come si richiede , e piili densa quattro volte . Quanto all'aver l'aria rarefatta nella pistola, una vulvula anche sol di vescica, che lascia sortir l'aria e ne chiude l'ingresso, e la macchina pneumatica, fau tutto il giuoco . , Non è di poca importanza il sapere qual muta- zione accade all'aria infiammabile nell'accensione, e in quale stato dopo si ritrovi: Cresce essa, o di- minuisce di volume ? Si scompone, come fa 1' aria nitrosa in contatto della comune, o nò ? In tutto, o in parte? Fassi alcuna precipitazione? E di che? Alcune di queste questioni io le ho già risolute , e posta la verità in vm chiaro lume d' evidenza , mer- cè di sperienze variamente combinate tra colla pi- stola, tra con apparati simili. Ho dimostrato prima- riamente, che l'aria infiammabile non che scemarsi, di volume, tutta si scompone , perde 1' abito aereo , sparisce ( tanto io le accennava già, sul fine della prima lettera ) ; e di più anche diminuisce, in con- seguenza di flogisticare 1' aria comune entro a cui si accende . Di ciò mi sono accertato con tre maniere di tentativi. 1." Ho, eccitato lo scoppio d'una pistola teuen- LETTERA TERZA 167 (Ione sott' acqua la bocca, fatta espressamente ricur- va, e ho ricevuto 1' aria spinta fuori per la violenza deir esplosione , in un gran vaso sovrapposto e pie- no d^ acqua . Per tal modo senza perdere una bolla, tenuto conto di tutto, ho trovato il volume totale delF aria diminuito al di là della porzione d' iniìam- hile entrata nel miscuglio ; e il residuo flogisticato a segno di spegnere la candela. 2.° Ho acceso T aria (sempre colla mia scintilla elettrica ) in un cannello angusto di vetro chiuso con forte turacciolo, e immerso tutto nell'acqua in modo , che V ari a infiammatasi entro visibilmente non spinse fuori né il turacciolo, né una sola bolla d'aria . Sturai il cannello tuttavia sott'acqua, e to- sto se ne riempì circa a un terzo, quando pur l'ai'ia infiammabile non era stata che un quarto della ca- pacità . Fu parimenti il residuo aria flogisticata, che spense il lume . 3.° Per render r esperimento più piano insieme e più notabile, 1' ho disposto cosi. In un tubo cilin- drico di vetro , che termina in un vaso lax'ghissimo a base aperta a foggia d'imbuto, ho segnate varie divisioni, che corrispondono ad altrettante eguali misure d'acqua o d'aria. Alla sommità aperta del tubo ho masticato un turacciolo infilzato da due fili di ferro, che vanno colle punte ad incontrarsi entro al tubo medesimo ( e ome nella fig. 5 ) . Riempiuto d' acqua tutto il vaso , e rizzato in piedi in una tinoz- za d' acqua , vi ho introdotto di sotto per la grande apertura a imbuto otto misure d' aria comune, e una sola d'infiammabile me tallica. Così disposte le co- l68 SULLA COSTRUZIONE d' UN MOSCHETTO EC. se j e toccando il limite di tutt^ insieme il volume diaria il num. segnato 9, con una boccetta di Leyden ho messo in fiamma quelFaria confinata: l'acqua è stata violentemente commossa 5 ma niuna Lolla d'a- ria si è fatta sti'ada a sortire ( conviene maneggiai* Lene quest' esperimento, e soprattutto , che la capa- cità del vaso al disotto del tuho graduato contenga moltissima acqua 5 e che si tenga detto vaso ben fer- mo con una mano, e non a fior d'acqua , ma a fon- do ) . Che è dunque avvenuto ? U acqua si è alzata nel tubo alquanto al disopra del num. 8, cioè il volume totale dell'aria si è diminuito di tutta la quantità dell'infiammabile, e un poco più. All'aria così scemata ho introdotto una seconda misura d' a- ria infiammabile ; e portatavi come prima 1' accen- sione , più eli prima ne è rimasto diminuito il volu- me, poiché s' alzò l' acqua al 7 e mezzo . Finalmente arrivò presso a poco al y dopo la terza accensione d'una nuova misura d'aria infiammabile. Insomma oltre il volume di tutte tre le misure d' aria infiam- mabile è sparito un ottavo della stessa ai-ia comune. La quarta prova sopra il medesimo residuo non ebbe- effetto : 1' aria infiammabile rifiutò d' accendersi . Cosi esser doveva alla fine; poiché l'aria comune diminuita ossia flogisticata a un certo segno non è punto più atta a mantener la fiamma 3 avveri-à dun- que che soffochi anche 1' aria infiammabile . E qui giova osservare , che sebbene l' aria comu- ne non venga flogisticata dall' aria infiammabile ac- cesa a quel segno che può esserlo per altri processi flogisticanti, cioè a segno di trovarsi diminuita d'un. LETTERA TEPtZA l6c) quinto , o à' un quai'to , e di non far più efferve- scenza coir aria nitrosa , soifre però un flogistica- mento assai più notabile, che per la fiamma di qua- lunque altro corpo . Qual fiamma mi troverete, che tjome quella della nostr' aria diminuisca l'aria co- mune di un ottavo , ed anche più ? Ecco dunque uu nuovo titolo per attribuirle V infiammabilità in gra- do eminente senza pari . Ma io ho preteso di più : ho voluto provare, che la fiamma che manda qual- sisia corpo , è nuli' altro che 1' aria infiammabile , la quale scaturisce dal corpo medesimo, e nell'atto si accende (a) . (ci) Vedi le Lettere sulV Aria infiammabile nativa delle Paludi in questo stesso Volume . Traile obbiezioni , che su questo punto mi vennero fatte , una speciosa è questa . Se la fiamma della candela fosse aria infiammabile , che incessantemente scaturisce , ne verrebbe , che posta la candela in un recipiente chiu- so , in ragione del tempo eh' ella vi arde , si accresce- rebbe il volume intiero d' aria , per la giunta di cotesta infiammabile , che si svolge . Ma tutto 1' opposto succede , trovandosi anzi diminuita nel recipiente V aria . Io risposi sul bel primo fiduciosan^ente a questa obbiezione , che 1' aria infiammabile coli' ardere dovea scomporsi , perdere l' elasticità , e tutto il suo volume svanire , passando il flo- gisto ad impregnar 1' aria comune , e l' acido o qualsiasi altro suo componente , precipitarsi ec. , e conseguente- mente diminuirsi 1' istess' aria comune pel contratto flogi- sticamento . Or questa spiegazione da me anticipatamente data accordasi bene col fatto negli esperimenti riferiti , che non lascia più dubbio alcuno , od ombra d' obbie- zione 5 auai all' opinion mia ( che i» ogni caso ciò chft 'X'JO SULLA COSTRUZIONE D^UN MOSCHETTO EC, Ma perchè dunque, mi si dirà, la fiamma es.gr. della candela y se è pur essa aria infiammabile, non flogistica V aria comune all' istesso segno ? Perchè non giun gè mai a diminuirla d' un ottavo ? La ra- ^gione ci si presenta ovvia e naturale. L'aria infiam- mabile onde sussiste il lume della candela dee in- contrare nello sprigionarsi non poca resistenza j inoltre svolta pur che sia , trovasi inviluppata da particelle vaporose eterogenee che V ingombrano . A tatto ciò , che già tende ad opprimer la fiamma , se s' aggiunge un picciol vizio dalla parte dell' aria ambiente, eccola soffocata. Imperciocché vivea ella dapprima, e vincea ogni contrasto, sollecitata dal- l' aria contigua pura avidissima di succiarsene il flo- gisto ; ma tosto che questa sete nell' aria ambiente , con questo eccitame nto nell' infiammabile vien me- no ancor di poco, la fiamma oppressa langue ;, e soccombe. Si può altresì con ragion supporre, che cominciando dapprima a debilitarsi la fiamma appic- cata al lucignolo, e a scemar di calore , giunga que- sto ad esser troppo scarso per isvolgere continuo pascolo d'aria infiammabile ; e allora piuttosto che spirare, dirò così , decrepita la fiamma, sarà il viver suo troncato anzi tempo. Cip che abbiam detto fa la fiamma è mera aria infiammabile ) s' aggiugne un nuovo argomento di analogia j perciò che ad uno stato so» miglievole di flogisticamento, colla differenza soltanto del più al meno, troviam ridotta 1' aria comune , o che abbia sofferto r accensione dell' aria infiammabile , o quella d' una «andela , del solfo e e. • / LETTERA TEP. ZA I7I sull' esempio della candela , si applica da se ad ogni altro corpo , clie mette fiamma : deesi soltanto aver ragione del più e del meno , riguardo alla durezza , legamento di parti, eterogeneità ec. delle diverse sostanze . Or venendo al paragone delF aris infiam- mabile già bella e sviluppata e scevra d' ogni ingom- bro , niuu contrasto trova essa all' arder suo, fuor- ché ilflogisticamento dell' aria contigua . Non è dun- que maraviglia se possa reggere a questo viziamento assai più in là: se sopporti d'ardere fino alla dimi- nuzione d'un ottavo dell'aria comune, come ve- demmo 5 dove le altre fiamme non reggono , che alla diminuzione di un quindicesimo più o meno . Le sperienze testé riferite le ho molte volte ripe- tute nella maniei'a spiegata ; più altre volte le ho di- versificate, variando singolarmente le proporzioni tra l'aria infiammabile e la comune. Non è qui il luogo di esporre distintamente tutti i risultati 5 ma non voglio neanche lasciar di dirne qualche cosa in generale . Dunque quando V aria infiammabile non eccedeva il quarto della mistura, la diminuzione ha sorpassato sempre quel tal volume d' aria infiamma- bile. Quando poi questa fu in troppa gran propoi'- zione, oltrepassando es. gr. il terzo o la metàf o non potè accendersi, e cosi punto non vi fu di di- minuzione; ovvero accesasi, la diminuzione fu mi- nore del volume di essa . Dunque non si scompose tutta l'aria infiammabile ardendo? Cosi è : ma nem- men tutta s' accese . Sottoposto F intiero residuo d' aria in una boccetta aperta alla prova del cerino, die aijcora alcuni sensibili scoppi. Sicché quel tanto 172 SULLA COSTRUZIONE d'un MOSCHETTO EC." sol s' accese, e restò scomposto d' aria infiaramaLile che trovò lo scarico sopra V aria comune 3 il qual fa poco 5 come ne viene eziandio indicato da ciò che r esplosione era stata assai meno violenta, che da tal volume d' aria aspettar si dovrehhe . L'esperimento 2.^ d'infiammar l'aria cioè in un tubo esattamente turato potrebbe ben offrirci nn mezzo onde scoprire di quali altri principi consti l'aria infiammabile 5 giacché nella sua accensione e totale Scomposizione passando il flogisto , con cui trovavansi legati, all'aria comune insiem rac- chiuso , e perdendo essi 1' abito aereo, foi'za è che vengano precipitati : perchè dunque non si potran- no da noi raccogliere, ed esaminare? Se il tubo di vetro sia asciutto e mondò ( per escludere e goc- cie d'acqua e polvere, si può introdurvi la com- petente porzione d' aria infiammabile alla maniera che io carico la pistola col miglio , sostituendo però a questo i pallini di piombo ) si potrà vedere se alcun vapore s'attacchi alle pareti, e si figuri in goccie , o checché altro si deponga in foi'ma solida o liquida. Ma il gran male sta, che di pic- colissima tenuta vuol essere il tubo quand' è chiu- so , pe rchè non iscoppi ; della qual picciola capa- cità una minor parte occupar dee l'aria infiamma- bile : sicché 1' esperienza diviene estremamente de- licata . Finora non avendo io fatto che tentativi alquanto rozzi, non ne ho potuto raccoglier nulla. Essendo il mio sosj)etto , anzi V opinion mia favorita, che un ingrediente dell'aria infiammabile oltre il flogisto , anzi il solo sia qualche acido, ho LETTERA TERZA lyZ voluto provare se alcuna goccia di tintura di tor- nesole chiusa entro al tubo medesimo ove siegue l'accensione si cangereLbe alcun poco in rosso. Ciò sarebbe stato sufficiente a dimostrare la pre- senza deir acido supposto ; ma V effetto non cor- rispose . Mi parve anzi alcuna volta , che la tin- tura fosse divenuta più fosca; e , se non che poca fiducia ho in quello esperimento , ove non posi cura che il vetro fosse ben netto di polvere , od altre sporchezze , notai una fiata singolarmente , che fu deposta una terra nerìccia che oscurò af- fatto la goccia di tintura j e che , questa asciugata , rimase quella visibile e palpabile . Ma come già dissi , siffatte sperienze esiggono ( non potendo noi opei'are in grande , e aver prodotti abbastanza sen- sibili ) una più scrupolosa esattezza , ch^ io ancora non adoperai. Intanto che mi ci preparo non ho deposto l'opinione dell'acido principio costituente deir aria infiammabile , né la speranza di renderlo in qualche guisa sensibile 3 quando pur esso non si decomponga ulteriormente ^ e cambi natura nel- r accensione . Tra gli altri tentativi penso di attac- care un pezzetto di carta tinta in bleu alle pareti interne del tubo . Sia quanto si voglia piccola la quantità d' acido che si depone ad ogni accensio- ne j mercè di ripeterle nello stesso tubo , dovrà pur lasciare alla fine qualche segno d' arrossamento sulla carta . Ma è tempo di finire . E che vo' io trattenen- dola, Sig. Marchese, di sperienze imperfette, e progettando tentativi ancor di dubbia riuscita ? E 174 SULLA COSTRUZIONE D^* UN MOSCHETTO EC. pur meglio aspettai-e di poter discorrere di fatti di questa o quell'altra specie, ma ben avverati. Forse non andrà a molto , eh' io sia in istato di comu- nicarle qualche altra cosetta d'invenzion nuova pur anche sullo stesso soggetto delF aria infiammabile . Non si tratterà più nò di scoppi ed esplosioni vio- lente : all' opposto anzi mi rivolgerò tutto all' arder cheto della mia aria infiammabile nativa delle pa- ludi . Comincio dunque a prevenirla , che penso a costruire una lucerna ad aria infiammabile , che dilettevole senza meno , ma forse anche utile in qualche modo riuscir debba : questa sarà all'istesso tempo una Clepsidra , ossia specie d'orologio a acqua . Son debitore di parte dell' idea di questa lucerna , anzi dei primi lumi al nostro P. Campi ; 1 primi saggi pure gli abbiam fatti in compagnia e Egli potrà mostrarle un disegno , che ne ho già abbozzato j e che or vado migliorando. Sono ee. SOPRA UN NUOVO EUDIOMETRO — ■ it» IMI L ET T E R A •AL SIGNOR D O T T O fx GIUSEPPE PRIESTLEY Quesla Lettera è stata estratta dal Voi. 34-° della Sceltti d'Opuscoli interessanti di Milano, pag. 65. Como, 2 Settembre 1777. Signore. Jrlo finalmente ricevuto il terzo volume sopra le diverse sorte d' aria . Non molto dianzi mi era pervenuta una vostra Lettera . E V uno e V alti'a mi hanno colmato di gioja . Vi debbo mille ringrazia- menti per r onoi'e che vi siete degnato di fare al mio nome, e alle mie tenui produzioni. Voi desiderate, o Signore, che io prosiegua a parteciparvi le mie ricerche , e le mie scoperte so- pra il soggetto intorno a cui mi vò eseixitando da parecchi mesi in cjuà ? Ecco un nuovo opuscolo , o a meglio dire, una continuazione delle Lettere so- pra- l' Aria infiammabile . Siccome , dopo eh" esse hanno veduto la hice> ho portato l'affare più in là; mi lusingo che me ne saprete buon grado se io vi comunicherò il successo delle ultime mie sperienze con questo lungo scritto , a cui troverete annesso un libricciuolo stampato . T. III. 12 178 SOPRA UN NUOVO EUDIOMETRO Dalla maniera j con cui ho riferito nelle mie pri- me Lettere il successo di accender 1' aria infiamma- bile con una semplice scintilla elettrica , voi avrete benissimo compreso , che io allora ignorava affatto , che altri ne fosse già venuto a capo : e vedrete nel- la nota alla pag. i44 ^^ questo lihricciuolo , che io non pretendendo più a una tale scoperta in gene- rale, giudico però che ciò che vi ho di mio, sia F averla stesa assai, d'averne reso le sperienze infi- nitamente più facili , e più varie , e soprattutto d'aver fatto sì che s'accenda Taria in un vaso chiu- so, per mezzo di una picciolissiraa , e debolissima scintilla elettrica, segno , a cui io non so se peranco sia giunto altri prima di me. Pure chi sa che io non sia stato anche in ciò prevenuto? Ove ciò fosse, a me non rincrescerebbe punto l' intenderlo , come non mi rincrescerebbe il dirmisi che per fino le sperienze della Pistola non sono nuove . Resterei solamente sorpreso di non averne mai trovato cen- no in verun luogo, segnatamente delle vostre opere che comprendono un sì gran numero d'esperienze curiose , oltre il numero più grande delle istrutti- ve. Sì, lo ripeto, ne rimarrei sorpi-eso , ma non disgustato : e in tal caso sarei pienamente contento d'una persuasione generale che le mie sperienze per me sono state originali , e che io non ho dissi- mulato nulla : il mio amor proprio avrebbe tuttavia di che compiacersi, cioè d'essere io stato il primo a far conoscere fra noi uno strumento curioso non meno che ingegaoso, se non inventato, almeno ri- dotto da me a perfezione con una luuga e penosa L E T T ERA l-g serie eli tentativi ragionati , d' averlo veduto applau- dito da tutti, e di osservarlo al di d'oggi sparso per tutta F Italia , e fra le mani non meno del basso popolo, che fi*a quelle de' più serj Letterati. Vi confesso, o Signore, clie in generale si fa forse troppo più caso di questa macchina , eh' essa non merita, mentre se ne fa pochissimo di ciò che può guidare a conseguenze assai importanti ed istruttive . La ragione è che si considerano 1' espe- rienze troppo superficialmente, e la maggior parte s'appaga, e si compiace di pompa e di fracasso . E cosa assai umiliante, ma pur troppo certa, che anche fra i sedicenti Fisici, vi sono de'veri fanciulli ! Havvi chi delle sperienze di Fisica ne fa un mestiere , per non dire una ciarlatanerìa. Io talora arrossisco iu luogo di compiacermi, quando penso che colla mia Pistola , e colla maniera singolare di caricarla forni- scono materia ai loro giuochi da saltìrahanco . Mi consolo però che vi sono de' veri Fisici , delle per- sone simili a voi, le quali , per quanto curiose sieno le sperienze da me descritte , e per quanto grande sia il piacere di verificarle (atteso che sono non naeno facili che piacevoli , e curiose ) vorranno ba- dare assai più alle conseguenze che si offrono tosto e da se stesse , e sulle cui tracce io ho camminato , fermandomi ove ho veduto che decidevano in favo- re delle mie idee, e delle mie ipotesi intorno alla costituzione dell' aria infiammabile, ed ai fenomeni dell' infiammabilità di tutti i corpi , come effetto unicamente dell'aria infiammabile. A me certo pare cosa dimostrata e dimostrata evidentemente che l'in- l8o SOPRA UN NUOVO EUDIOMETRO fiammabilità appartenga all' aria che porta tal nome per antonomasia. Sono senza numero le conseguenze e le riflessio- ' ni che nascono dalla scomposizione cui soffre l'aria inflammahile nell' ardere in contatto dell' aria atmo- sferica ^ la quale resta perciò flogisticata j e per con- seguenza diminuita assai sensibilmente. So Lenis- simo che ciò non vi riuscirà affatto nuovo ( come è è riuscito a me ) dopo 1' esperienza che vi è stata comunicata da uno de' vostri dotti corrispondenti, e che m.i è saltata agli occhi scorrendo il num. i. della vostra Appendice . Voi giudicherete dell' esten- sione e dell' esattezza delle mìe sperienze messe a confronto con quelle di M.'* Warltire , dopo che ne avrete inteso il dettaglio che sono per farvene . Per altro vi assicuro che io aveva ideato un esperienza molto simile a quella di M.^ Warltire , in occasione di rispondere ad un mio comp.etitore , il quale cre- dendo di atterrarmi 3 perchè io aveva preteso di provare che la fiamma delle legna , delle candele ec. non è nient' altro salvo che aria inflammahile, la quale esce da que' corpi , m' avea fatto 1' obbiezione , di cui parlo nella nota alla pag. i6g e su cui egli contava moltissimo . Io gli ho proposto dunque di mettere una caraffa d'aria infiammabile sotto ad un recipiente, e di lasciarvela ardere a poco a poco 5 e gli prognosticai il successo che ne ha avuto M.*" Wai'ltire , successo favorevole alla mia opinione. Ma al tempo stesso essendomi suggerito un mezzo assai più facile, e più sicuro di giugnere allo stesso fine, abbandonai la prima spcrienza troppo più LETTERA l8l complicata e meno precisa, e mi appigliai a questo nuovo spediente. Voi indovinerete tosto, o Signo- re , die r espediente è stato V appiccare fuoco a una mescolanza d'aria infiammabile e comune, me- scolanza variata con diverse proporzioni, e conte- nuta in un tubo o vasello cliiuso accesa per mezzo d'una scintilluzza elettrica, e di misurar quindi esattamente la diminuzione che ne nascea. Per rendervi ragione delle mie sperienze in que- sto genere, incomincio a mettervi sott' occhio un abbozzo grossolano dell'apparecchio più semplice, di cui ho fatto uso. Non ve ne farò una descrizione minuta , posciachè a voi dee bastare un occhiata di fuga : né indicherò alcune parti colle lettere dell'al- fabeto . A B Tav. I fìg. 6 è un recipiente cilindrico di cri- stallo , del diametro d' intorno a un pollice , e lungo l4 o i5 d d sono due palle annesse a due fili d' ot- tone che attraversano il turacciolo di sughero , il quale spalmato di mastice chiude esattamente l' a- pertura superiore del recipiente. S'empie d'acqua il recipiente , si capovolge , e se ne attuffa la bocca in un vaso pien d' acqua G , si introducono per 1' a- pertura E fatta a imbuto quelle misure che si vo- gliono d'aria infiammabile , e comune. Ciò fatto, e tenendo con una mano uno de' due fili metallici d , si fa scoccare , in quel modo che più torna como- do , una scintilla elettrica contro la palla dell' altro filo . Quiesta scintilla scoppiando in e, cioè nel pic- ciolo spazio d' intei'rompimento fra i due fili , den- 102 SOPPtA UN NUOVO EUDIOMETRO tro al recipiente , dà fuoco all' aria contenutavi , la quale si dilata tosto , e fa nascere una scossa nel- r acqua j finito la quale scossa ^ l'acqua rimonta, e accenna la diminuzione seguita nel volume dell' a- ria . Volete sapere più esattamente quanto sia il volume d' aria che è scomparso ? Abbiate un tubo ef assai più stretto e più lungo del recipiente , graduato con misure corrispondenti : empitelo d'acqua, e introducetene la parte aperta e guer- nita esteriormente di pelle, nella bocca del reci- piente , così cbe si adatti esattamente in E . Ciò fatto altro più non resta , se non se rivoltare in alto il tubo 5 perchè ciascuna misura d'aria occupando un spazio più lungo, riuscirà cosa agevolissima il misurarne le parti più pie ci ole . Questo apparato, come vedete, è semplicissi- mo 5 e ciò non ostante fornisce i mezzi di fare un numero grandissimo d> espcrien ze . Serve egual- mente bene perle prove della diminuzione coll'a- ria nitrosa , cbe per quelle dell' aria infiammabile . Ne ho ideato alcuni altri, i quali sebbene un pò più composti , sono però assai più eleganti e co- modi, e per cei'ti rispetti eziandio più esatti 5 ma prima di passare a parlarne , voglio comunicarvi , se non tutto il dettaglio delle mie sperienze , alme- no i risultati più principali . Eccoli . 1.° L'ai'ia infiammabile pura e sola non vuol accendersi . La scintilla elettrica veste in essa un color di porpora; siccome voi avete già osservato. 2.° Non si richiede però una grande quantità LETTE R A l85 d'aria comune mescolata coli' infiammabile , per- chè possa ardere : un volume minore della metà Lasta . 3.° Ciò non ostante V aria infìammaLile s' accen- de, quantunque venga allungata con un volume d'aria comune assai volte maggiore . 4..° Ma l'uno e l'altro eccesso, cioè la sovrab- bondanza d'aria infiammabile, e la sovrabbon- danza d' aria comune rendono lo scoppio molto più debole. 5.° Quando l' aria infiammabile è soverchia , non ne arde che una parte ; il residuo può di nuovo prender fiamma , coli' aggiugnervisi altr' ai'ia co- ftiune . 6° Quando la dose d' aria comune è eccessiva , si possono ottenere molti infiammamenti successi- \i, introducendo successivamente nuova aria in- fiammabile . y° V è una proporzione e una dose delle due arie , per mezzo di cui s' ottiene lo scoppio più violento, e non se ne ottiene che uno. 8.° Dopo ciascuno ìnfiammamento siegue una diminuzione più o meno grande , ma sempre assai considerevole del volume d' aria rinchiuso . 9.° Il volume d'aria diminuito ( purché l'aria infiammabile non ecceda d' assai la giusta misura ) è più grande del volume dell' aria infiammabile : cioè, oltre all'aria infiammabile che si scompone € svanisce interamente , V aria comune eziandio soffre per la sua parte una vei'a diminuzione. l84 SOPRA UN NUOVO EUDIOMETRO 10.° Il residuo di quest'aria si trova sempre of più , or meno flogisticato . 1 11.° Si trova meno flogisticato a misura eh l'aria comune mescolata coli' infiammabile ^ era so vrabb ondante . 12.° Avvi una giusta proporzione delle due arie, la quale lascia 'dopo l' infìammamento il residuo flogisticato fino alla saturazione. La proporzione è a un di presso quella stessa che produce lo scoppio più violento ( n. 7.° ) , e quella pure , da cui nasce la massima diminuzione nel volume to- tale . l3°. Se l'aria infiammabile eccede d'assai la giusta misura j la diminuzione nel volume totale delle due arie non agguaglia il volume dell' aria infiammabile, perchè una parte dì questa non si scompone ( n. 5.° ) . In cosiffatto caso il residuo è una mescolanza d' aria infiammabile , e d' aria flogisticata fino a saturazione. Ora per determinar e con alquanto più di pre- cisione i limiti della mescolanza di queste due arie, dentro i quali succede 1' infiammamento 5 ecco ciò che io ho potuto fissare . La minima dose d' aria comune , con cui io ottengo che 1' aria infiamma- bile arda nel recipiente è di 2 I5 la massima, dì 53 e anche 54 j con 4 d.' aria infiammabile . Che campo vasto , che scala prodigiosamente lunga ! Ma se r infìammamento in quest' ultimo caso è de-; bolissimo , se a mano a mano , che ci accostiamo ni mezzo diventa più vigoroso 5 quale sarà il punto I. E T T E R A lOO della massima forza ? Non sembra egli che do- vrebb' essere a capello il giusto mezzo di questi estremi tanto fra lor lontani ? Se ciò fosse , si ri- chiederebbero 28 parti air incirca d' aria comune per 4 d'aria infiammabile. Ma la cosa sta altri- menti, perchè se ne richieggono appunto undici, numero che ha la medesima ragione co' due estre- mi . Ecco in una piccola tavola le proporzioni cal- colate, alle (juali l'esperienza risponde assai da vicino. . . - 4- Infìammamento - per una dose ^ Ar. inGam. ^ j . . ,. . ^ . I . , 2 Tpicciolissimo-- troppo picc.^ f d'ariV niisch. con ^ t • . ) 1 1 grandissimo giusta ( '^^^• aria coni. 1 1 grandissimo giusta 53 I picciolissimo - troppo gi^ande É cosa facile il comprendere che se non dopo un numero incredibile di sperienze, io debbo es- ser giunto ai risultati esposti . Ma con tutto ciò posso assicurarmi che tali risultati siano costanti e invariabili ? Sì , posso assicurai-e che gli ho tro- vati tali, e che chi vorrà replicare le sperienze troverà ciò che ho trovato io con pochissima di- versità . Notate questa modificazione , e assai più badate a quest'altra condizione : quando le circo- stanze essenziali siano le medesime , vale a dire, la forza della scintilla elettrica, la qualità dell'aria infiammabile, e finalmente la bontà dell'aria co- mune. Tre punti , all' influenza particolare de' quali nelle sperienze di questo genere , convien aver non poco riguardo . Incominciando dalla scintilla elettrica. Siccome l86 SOPRA UN NUOVO EUDIOMETRO questa è l'agente die mette T aria in fiamma , non dee recar maraviglia, clie una scintilla più efficace ecciti fuoco neir aria infiammabile mista colla co- mune, che non si sarebbe destato per una scin- tilla più debole ; è bensì cosa maravigliosa , che la differenza tra una scintilla fortissima e una de- bolissima non sia assai grande rispetto al produrre l' infìammamento 5 anzi fra una debole, una me- diocre , e una forte non passi sovente differenza notabile a questo riguardo . La mescolanza di 4 parti d' aria infiammabile con 2 + d' aria comune s'accende per una scintilla mediocrissima, cioè scoccata da un elettroforo da tasca. La scintilla vigorosissima d'un elettroforo di due piedi potrà accendere la mistura, quand'anche vi sarà un pò meno d' aria comune ; ma non già se ve né sarà molto meno. Questa grande scintilla non produrrà effetto alcuno , se la mescolanza sarà di due parti d' aria comune e 4 d' infiammabile . Tutta la diffe- renza si riduce adunque alle 2, e 2 f misure d'a- ria comune. Finalmente se non per mezzo della gagliarda scarica d' una giara , io sono venuto a segno di accendere una mescolanza, in cui l'aria infiammabile era doppia della comune . Or dun- que colle scintille cavate dal conduttore d' una mac- china ordinaria , o dallo scudo d' un elettroforo di mezzana grandezza, più o meno forti che siano dentro a cex'ti limiti, non v'è differenza assai no- tabile; ed io non ho potuto trovare ch'essa monti più che ad una o due bolle di più o di meno d'aria comune . LETTERA 187 Passando all' aria infìammaLile , si osservi clic ne' risultati da me addotti , si tratta d' aria cavata al modo solito dalle soluzioni metaliiclae , e non di quella che si pesca nelle paludi , o che si ottiene per distillazione dalle sostanze vegetali _, e animali^ Queste arie come ho procurato d'avvertire in più d' un luogo delle mie opere, resistono assai piìi , e spessissime volte non prendono fuoco per mezzo del- la scintilla elettrica . Aggiungo qui che i limiti rispet- to alla mescolanza di queste arie coli' aria comune , acciò abbia luogo l'infiammamento , limiti ognora più ristretti , sono pure meno sicuri e meno deter- minabili . Potrei forse render ragione di tutte queste anomalie, supponendo che 1' aria infiammabile delle paludi , e quella che s' ottiene per distillazione , non è aria infiammabile affatto pura, ma mescolata con aria putrida o flogisticata 5 di che, secondo me, è un' indizio assai chiaro il colore azzurro , e la len- tezza , con cui arde la fiamma : ma di ciò più a pro- posito in un altro luogo, ove cercherò di mostrare l'identità di tutte le arie infiammabili. Per ritornare all'aria infiammabile metallica, di cui ho fatto uso nelle prove riportate di sopra , basta sapere che io ho ottenuto gli stessi risultati , sempre che ho usato una conveniente attenzione per averla pura, e le- gittima, traendola dalla limatura di ferro intrisa nell'acido vitriolico allungato coli' acqua : perchè io •non ho peranco tentato, se v'abbia qualche diffe- renza usando un altro metallo in luogo di ferro, o sciogliendolo nell'acido marino. Adoprando aceto (a questo proposito, vi sovviene che fui il primo a lOO SOPRA 'UN NUOVO EUDIOMETRO comunicarvi^ tre anni sono , l'esperienza che io aveva fatta di produrre aria infiammabile cogli acidi vegetali ^ coir aceto j col sugo di limone ec. ), sicco- me s' ottiene un aria infiammabile che l'assomiglia per la lentezza neìV ardere , e pel colore della fiam- 3iia air aria prodotta per distillazione , io non dubito quasi j)unto che debba cotale aria essere niente me- no restìa ad infiammarsi. Resta da considerarsi la terza circostanza la bon- tà dell'aria comune , Ìa cui influenza è grandissi- ma ; che ci aprirà la strada a nuove viste , ed a sag- gi assai istruttivi per la teorìa del flogisto , e dell'in- fiammamento , e forse anche utili nella pratica . Io non credo che possa nascere difficoltà alcuna intor- no a questo punto , cioè che la mescolanza d' un aria più o meno respirabile debba far nascere nella medesima aria infiammabile delle variazioni propor- zionali, rispetto alla disposizione d'accendersi per mezzo del la scintilla elettrica . Infatti con una leg- giere considerazione ho preveduto , e con alcune sperienze facilissime ho verificato, che la medesima aria infiammabile ha bisogno , affine di ardere , d' una maggior dose d' aria comune a misura che questa è men buona : che essendo viziata fino a un certo segno, l' infiammamcnto non succede: e che pochissima aria deflogisticata supplisce a molt' aria comune, e basta per un volume assai grande d'aria infiammabile. E cosa ben degna d'essere osservata, che l'aria infiammabile non ricusa d' accendersi ove venga mescolata con un aria , in cui ogni altra fiamma, nou L E T T E K A Itl'^ sì manterrebbe viva, e per fino con un aria viziata al di là di questo termine ( cosa assai conforme al- V eccellenza d' infiammabilità che io attribuisco all'a- ria di questa natura , e si spiega benissimo per le osservazioni da me fatte alla pag. 171 eccellenza e superiorità che non è smentita da fatto alcuno , e che viene alF incontro confermata ogni giorno da nuovi fatti ) . Evvi non pertanto un limite nella de- pravazione dell'aria j di là del quale in quantunque ampia dose essa venga mescolata coli' aria infiamma- bile , questa ricusa di accendersi : e un tal termine è tuttavia assai lontano dall' irrespirabilità assoluta. La differenza fra la quantità d' aria che sì richie- de secondo i gradi della sua respirabilità , è assai grande. Io non l'ho per anco determinata se non all'ingrosso . Quando r aria è flogisticata al segnò di spegnere una candela in luogo di 2 misure e .| che se ne richiederebbero, se fosse nello stato di bontà ordinario , acciò concorra a mettere in fiam- ma 4 ^nisure d'aria infiammabile, fa d'uopo d'un volume a un di presso eguale a quest' ultimo : ne fanno d' uopo 5,6,8 misure , ed anche piìi , quan- do è stata respirata 4, o 6 volte . Finalmente d' aria deflogisticata non se ne richiede che una mezza mi- sura , o in quel torno . Ed ecco un nuovo modo dì saggiare la respirabi- lità delle arie , e di saggiarne le differenze piti pic- cole . Per cosifatte prove non è mestieri di cangiar apparato. S'introducano nel recipiente aria infiam- mabile , ed aria comune , due terzi della prima , uno della seconda .(Le dosi possono essere abbondanti IQO SOPRA tJN NUOVO EUDIOMETRO senza correr rischio, atteso che rinfiammamento gara debole , per atto d' esempio le misure dell' aria infiammabile possono arrivare a dieci , e a cinque quelle della comune ) .Non ci si riuscirà a farle pren- der fuoco per via della scintilla elettrica , tranne che sia vivacissima , che si metta in opera una giara . Converrà adunque aggiugn§rvi alcune bolle d' aria comune . Su via pertanto, s'introducano ad una ^d una varie bolle , tante cioè , quante ve ne vogliono perchè V aria arda , e scoppi. Il numero delle bolle vi accennerà i gradi di vizio , o sia d' irrespirabilità di diverse arie. Per introdurre agevolmente bolle d' aria sempre eguali _, io mi servo d'un picciol tu- bo ricui'vo fornito d' un manico . Questo tubo ha tre o quattro linee d'apertura e F altezza d'un mez- zo pollice . Ivi appunto ove è strozzato dalla curva- tura il canale, è chiuso da una pallottola di cera, o d' altro : veggasi D , fìg. 6. Che ne dite , Signore , di questa novissima foggia ài Eudiometro} ^on lo è difFatti ? Si vorrà forse , che per aver diritto a portare tal nome, venga pri- ma indotto ad essere uno strumento non pure por- tatile , ma da tasca ? Se altro più non si ricerca , la cosa è fatta. A (fig. 7 ) è un carafEno ovale che può contenere 4 once à' acqua . Ciascuno de' due capi è guernito d'una chiave d' ottone D, C. L'ar- matura della chiave C va a finire in una pancia B che può contenere intorno a un oncia . Due fili d' ottone impiantati nelle armature delle chiavi di- rimpetto r uno all'altro , si vengono incontro, ver- so il centro della caraffa , e finiscono lontani uno LETTERA igi dall'altro d'una linea incirca . E questo è il pezzo principale . L' altra parte è una caraffa E guernita d'una chiave di rame 5 la quale caraffa contiene l'a- ria infiammabile . Per fare 1' esperienza s' empiono d'acqua le due capacità AB. Quindi chiudendo la chiave G si lascia che scorra 1' acqua contenuta in B . Ciò fatto s' imbocca esattamente il collo e nella gola dell'armatura, da cui è attorniata la chiave della caraffa E . Allora s' apra la chiave G , s' em- pierà la pancia B d'acqua che cadrà da A , e l'aria contenuta in B gorgogliando monterà in A. Si chiuda la chiave G , ed aprasi quella della caraffa E ; l'acqua contenuta fra le due chiavi nella capacità B precipitando nella caraffa E sarà rimpiazzata da al- trettant' aria infiammabile , di cui era piena questa caraffa . Se voi chiudete la chiave della caraffa E , ed aprite la chiave G j F aria infiammabile monterà nel vaso A sloggiando alti'ettant' acqua , come pri- ma . Voi vi avete dunque introdotto due misure eguali, una d'aria comune, l'altra d'infiammabile. Replicate 1' operazione , avrete introdotto due misu- re d' aria infiammabile , ed una di comune . Sepa- rate una dall'altra le due parti della macchina; tentate di accender l'aria colla scintilla elettrica, non ne verrete a segno . Gonviene pertanto aggiu- gnere alcune bolle d' aria comune : ma come fare ? Capovolgete il pezzo A B di modo che la chiave D guardi all' ingiiì , e la poc' acqua contenuta nella caraffa A copra la parte interiore della chiave D. Questa chiave non è traforata da banda a banda , ma in essa sono scavati due segmenti di sfera , o 1^2 SOPRA UN NUOVO EUDIOMETRO due conìj clie non comunicano. Girando adunque la cliiave , tosto che uno di questi scavi si pre- senta air acqua contenuta in A ^ T acqua discende e lo empie , e ne sloggia V aria , che monta in for- ma di una , o più bollicine . Se la chiave fa un altro mezzo giro , lo scavo succedente introduce esso pure una Lolla ^ mentre il primo si vota del- r acqua , di cui s" era empiuto precedentemente , e così via via . A questo modo si può contrassegnare il vizio àeW aria pel numero delle bolle da aggiu- gnersi prima di ottenere V infiammamento . Io non voglio garantire un estrema esattezza e sensibilità in questo strumento, considerato come Eudiometro. Né credo che possa pretendere d'es- ser anteposto agl'altri finora inventati 5 sebbene ci sia tutto il motivo di dubitare rispetto a cote- sti della esattezza scrupolosa che cotanto viene vantata . A me basta che accenni se non le mil- lesime e le centesime, le decime almeno de' vizi flogistici delle arie di diversi luoghi . So che il mio strumento ha non pochi svantaggi , cioè il bisogno d' un elettroforo anzi grande che nò , per metterlo in istato d/ operare vigorosamente, e la noja di far tante prove , quante sono le bolle d'aria che s'in- troducono infino a che succeda l' infiammamento. Pure mi sembra un gran compenso la facilità di costruire il mio apparato, per cui si richieggono due chiavi di metallo in luogo che per gli Eudio- metri ad aria nitrosa debbono essere di cristallo 5 e più ancora per la maniera facile e semplice di farne uso riempiendolo d' acqua in luogo di mercurio , L E T T E R. A 1C^3 cosa onerosa e imbarazzante : oltre a ciò è assai più facile il far dell' aria infìaminaLile sempre perfetta , e di poca spesa , che fare dell'aria nitrosa, la qua- le , per non dir altro , s' altera troppo facilmente . Finalmente l'aria infiammabile non rende un odore tanto detestabile , quanto 1' aria nitrosa . Gbeccliè sia di questo strumento considerato co- me Eudiometro , esso ha 1' avvantaggio di servire a quasi tutte le sperienze intorno all' aria infiamma- bile senza dover bagnai*e le mani. Se non altro io posso mostrare una dopo l'altra tutte le spe- rienze che ho rapportato di sopra , che confermano la teorìa , ed altre piacevoli all' ultimo segno . Io fo , per esempio , tutte le sperienze della pistola ; quindi rappresento una specie di lampo , attra- verso a cui si distingue chiaramente la scintilla elettrica . . . Mi restano a dirvi mille altre cose , ma sono in procinto d'intraprendere un viaggio nella Svizzera . Al mio ritorno riprenderò la penna in mano . Forse avrò la consolazione di trovar sul tavolino una vostra Lettera . Intanto sono pieno di stima e di sincera amicizia . # T. IH. DESCRIZIONE DELU EUDIOMETRO .^'■^\i; AD ARIA INFIAMMABILE Il qual serve in oltre di Apparato universal per V accensione al chiuso delle arie injiani- Tuabili di ogni sorta mescolate in diverse pro- porzioni con aria respirabile più. o meno pura ; e per l'analisi di quelle, e di questa. MEMORIA DIVISA IN DUE PARTI é' •# 'Questa Descrizione é stata estratta dal Voi. I, degli Annali di Chimica del Prof. Bragnatelli pag. 17». PARTE PRIMA i^uando primamente scopersi , clie Y aria In- fiammaLile potea di leggieri accendersi per mezzo di una mediocre , ed anche picclola scintilla elet- trica , non solo sulla bocca aperta deWasi, il clic era già noto , ma ben anche entro ai medesimi per- fettamente chiusi , sol che vi si trovasse mescolata con sufficiente dose d' aria respirabile ; la qual cosa mi fece tosto nascer V idea, e mi portò alla costru- zione tanto della pistola ad aria infiammabile , che si chiama ancora dal mio nome , quanto della lu- cerna , che altri ha ere duto arrogarsi (a) , pensai (a) È stato stampato a Strasburgo un Opuscoletto col titolo = Description et usage de qiielques lampes a air in- jlammable 1780 = , dove 1' Autore che è il Prof. Elirraann . attribuisce l'invenzione al Sig. Furstenberger di Basilea; quando il vero si è , che avendo io il primo immaginato , e costrutto più d' una di tali lucerne , e ridotte a segno di ser- vire ^ accendi lume fin dalla primavera del 1777, poco dopo cioè I' altra mia invenzione della pistola ad aria in- fiammabile , ne avea mostrata 1* idea nell' autunno seguente lijf) DESCPaZIONE DELL'EUDIOMETRO Lene fino d' allora, che non dovea arrestarmi a tali semplici applicazioni ed esperienze più di diverti- mento che altro , ma profittare della mia scoperta per portare più innanzi le ricerche sulla natura, e costituzione d' ambedue le arie richieste all^ in- fiammazione, e sull'infiammazione medesima. Ecco infatti come mi esprimeva nell' ultima delle tre Lettere sopra la Costruzione di un Moschetto, e di una Pistola ad aria infìammahile pubblicate nel- la Scelta di Opuscoli di Milano nel corrente del- l' anno 1777 in seguito ad altre sette suU' Aria infiammabile delle Paludi stampate poco prima a parte (a) 3 la qual terza Lettera ha giusto per og- getto principalmente le utili applicazioni dell' an- zidetta scopeita . j; Ho prevenuto , e già più d' una w volta , che le sperienze della pistola elettrico- }> aei'eo-infiammabile , ed altre analoghe guidano a all' istesso Sig. Furstenberger non solo ma al Sig. Barbier de Tinan a Strasburgo , e a diversi altri nella Svizzera in occa- sione di un viaggio che feci . Non parlo di que' molti , a cui già aveva mostrata tal macchinetta costrutta , tanto a Como mia Patria , quanto a Milano . Nel 1779 poi , epoca anteriore ancora d'un anno alla pub- blicazione dell' Operetta del Sig. Ehrmann , ebbi occasione di mandare una di queste lucerne o accendilumi a Firenze , che feci costrurre dall' abile Macchinista dell' Università di Pavia Ab. He pel fu Mylord Principe di Cowper , a cui io 1' aveva già da un pezzo promessa . (a) Se ne hanno più traduzioni Tedesche e Francesi , fra le quali una di tutte le 10 Lettere insieme, che è del Sig. Barbier De Tinan , Strasburgo 1778. parteprima 199 V rìcerclie e scoperte interessanti . In primo luogq 5; io dicea , che cotesta pistola può servire ad uso j; d' un provino , ossia a paragonare la forza d' e- » splosione delle arie infiammaLili di diversa fatta , w della metallica , di quella estratta da vegetabili , » ed animali colla distillazione , della nativa delle 5? paludi, ec. , miste in tutte le proporzioni coll'a- V ria comune , colla deflogisticata , con altre arie . jj Basta a tale oggetto adattare ec. 5? E poco dopo » Non può non fornirci qualche nuovo lume F e- 5? sperimentare lo scoppio dell' aria infiammabile » tanto in istato di gran rarefazione , quanto in ì} quello di condensamento . Or V espediente di 5? accenderla nel chiuso con qualunque scintilla ?? elettx'ica renderà queste prove facilmente prati- j? cabili . Se si adatti alla bocca della pistola ec. » Soggiungeva final mente riguardo alle ricerche più istruttive . j? Non è di poca importanza il sapere w qual mutazione accada all'aria infiammabile nel- ?7 V accensione ; e in quale stato dopo si trovi . 7; Cresce ella , o diminuisce di volume ? Si scom- 37 pone come fa V aria nitrosa , in contatto della » comune 5 o nò .^ In tutto ; o in parte ? Fassi al- j? cuna precipitazione ? E di che ì Alcune di c|ueste jj questioni io le ho già risolute , e posta la verità 57 in un chiaro lume d' evidenza , mercè di spe- 77 rienze variamente combinate tra colla pistola , 77 tra con apparati simili . Ho dimostrato priraie- 57 ramente , che T aria infiammabile non che sce- 77 mare di volume , tutta si scompone , perde T ahi- 77 to aei'eo , sparisce , e dJpiù anche dimi- •200 DESCRIZIONE DELL EUDIOMETRO w iiuisce , in conseguenza di flogisticarla , l'aria V comune , entro a cui s' accende . Di ciò mi sono » accertato con tre maniere di tentativi » . E qui passo a descriverli , ed a riferirne i risultati per ben otto pagine fino al termine della Lettera. I primi due modi , meno esatti , ed insieme più imbarazzanti, furon dopo alcune prove, che cor- risposero abbastanza all' intento d' allora , da me abbandonati ; onde ritenuto avendo soltanto il ter- zo, m'applicai successivamente a perfezionare l'ap- parato , fincbè a capo di due ann i lo ridussi al se- gno a cui anche in oggi si trova : tale cioè , che non saprei cosa ormai desiderare si possa per renderlo © più comodo, o più esatto, nel tempo che serve ad una moltitudine , e varietà incredibile di spe- rienze . Lo chiamo comunemente Eudiometro ad aria infianiTnabile ; ma esso è ben più che Eudio- metro : è un apparato universale per tutte le spe- rienze , e ricerche suU' infiammazione delle diiTe- renti arie , che immaginare si possono , eccetto quelle soltanto che richiedessero d' essere fatte mol- to in grande . Appai-ato acconcio ben anche a mo- strare in che si converta ciascuna di tali arie in- fiammabili , che ardendo si consuma , ossia spari- sce , e la corrispondente dose d' aria respirabile , che sparisce pure con quelle . Or siccome a codesto appallato ho fatto una do- po l'altra diverse addizioni e correzioni; cosi vo- lendone qui dare una compiuta descrizione, trovo opportuno di presentarlo nelle varie forme, che ha mano mano ricevute , cominciando dalla più S(;inplice . PARTE PRIMA 201 Ecco dunque la prima di tutte le costruzioni , accennata piuttosto che descritta nella sopracitata Lettera, delineata poscia, e spiegata un po' meglio (assieme ad un altro apparato più composto ad uso di Eudiometro ) in un altra mia al D/ Priestley de' 2 Settembre dello stesso anno 1777 che trovasi parimente inserita nella Scelta di Opuscoli inte- ressanti : in Milano . 5^ A B Tav. I. fig. G. è un recipiente cilindrico di V cristallo grosso, del diametro d'intorno a un pol- 57 lice e lungo 1^ o i5 ,dd sono due palle annesse a w due fili d' ottone, i quali attraversano il turacciolo V di sughero, che spalmato di mastice chiude esat- j? tamente V apertura superiore del recipiente . S' em- V pie d'acqua questo recipiente, si capovolge, e se » ne attulFa la tocca in un vaso pieno d^acqua ec. : » s'introducono per essa, che è fatta a imbuto, ?? quelle misure che si vogliono d'aria infiammabile » e di comune. Ciò fatto , e tenendo con una mano j7 uno de' due fili metallici d, si fa scoccare , in quel ',} modo che più torna comodo, una scintilla elet- » trica contro la palla d dell' altro filo . Questa scin- )} tilla ripetendosi in e, cioè nel picciolo spazio >j d' interrorapimento fra le due punte dei fili den- V tro al recipiente, dà fuoco all'aria contenutavi; » la quale si dilata tosto , e fa nascere una scossa » nell'acqua: finita la quale scossa l'acqua rimon- V ta , ed accenna la diminuzione seguila nel volume j? dell' aria » . Le sjjerienze con questo ancor grossolano istru- mento mi aveano già condotto a molti risultati ^ ^ 202 DESCRIZIONE DELL^ EUDIOMETRO quanto uuovi altrettanto importanti, che non. trala- sciai di riferire, nell'una, enelFaltra delle citate Lettere 5 dalle quali può ved ersi fin dove io era giun- to. Or qui adesso non cerco di metter di nuovo in vista né que'resu Itati, né le conseguenze, e idee, che fin d' allora mi si presentarono : su questo cadrà forse in acconcio di parlare in una 2.'' parte di que- sta Memoria. Mio intendimento al presente si è di descrivere le addizioni, e nuove forme, clie lia suc- cessivamente ricevuto il mio instromento . §. 1. Ecco dunque la prima nella fìg. i. della Tav. II. A D è un grosso e forte tubo di cristallo , il quale deve esser lungo un piede almeno ( e me- glio se lo sia i5 o i6 pollici ), tanto che adattan- dovisi una scala di 4oo gradi, quale riuscirà molto comoda per le nostre sperienze, questi gradi vi si veggano ben distinti. Il calibro più o men grande, ed eguale per tutta la lunghezza, quant' è possibile, non debbe esser minore di io linee: e ciò per age- volare la pronta mistione delle due arie, infiamma- bile e respirabile, che s'introducono nel tubo, per lo più una dopo V altra . Finalmente la spessezza del vetro vuoisi di 2 linee almeno, onde resister possa alla forza d^ espansione ed impeto di certi miscugli di queste arie, nell' atto che s^ infiammano . Essendo difficilissimo , per non dire impossibile, d'incontrare un tubo di questa grandezza, e gros- sezza esattamente calibrato, bisogna contentarsi di sceglierlo tale, che s' accosti quant' è possibile all'e- guaglianza desiderata, e sia esente almeno da certe irx'cgolarilà troppo marcate, come sarebbero dei PARTE PRIMA 2o3 ventri più larglii;, e delle gole più strette . Del rima- nente spiegherò in appresso con quale spediente, e in qual maniera si viene a capo di segnare con giu- stezza , malgrado il difetto di calibro, le divisioni, e graduazioni necessarie . §. 2. Una dfelle aper ture di questo grosso tubo, che chiamerò da qui innanzi il Recipiente , è guer- nita d' una ghiera , e cappelletto d' ottone Z> , « 5 adat- tata la prima, e attaccata con buon mastice, l'altro che vi si avvita . Questo cappelletto è rappresentato a parte nella fìg. 2 acciò se ne veda meglio il con- gegno che lo rende atto a portar la scintilla elettri- ca nel recipiente: congegno non dissimile a quello, che praticar si suole nelle mie pistole ad aria infiam- mabile . Consiste dunque in un fdo d'ottone ricur- vo in e, e terminato in una palla, o globetto in a, investito da un tubetto di vetro dd, il quale è esso medesimo inserito nel cappelletto d' ottone b • Que- sto cappelletto si avvita, come si è già detto, sopra la ghiera b , fig, 1 , e chiude esattamente, mediante il bordo o collare b, e un anello interposto di cuojo ingrassato. Si vede nella citata fig. 2 che il tubetto di vetro sporge fuori dal pezzo d' ottone Z>, sì superiormente, che inferiormente, cioè in J e in d: e sì comprende facilmente che ciò è fatto ad o^- getto che il fil metallico a e resti meglio isolato . Questo è ripiegato all' insù nella sua parte inferio- re; e debb' esserlo in maniera , che la punta si trovi una linea circa distante dal pezzo d' ottone , contro cui è rivolta: allora se una scintilla elettrica, che non sia ucppur forte, venga a colpire il globo a 3 2o4 DESCRIZIONE DELL* EUDIOMETR® deLLe essa ricomparire o a dir più giusto eccitarse- ne un altra sulla punta e, e produr F effetto , che ne aspettiamo; cioè l' infiammazione del miscuglio d'aria infiammabile, e diaria respirabile introdotte nel recipiente fìg. i , e che essa scintilla percote . §. 5. Air altra apertura del nostro recipiente ci- lindrico è adattato il pezzo d' ottone e B d F ', for- mato 1 della ghiera e, che abbraccia esattamente il contorno del vetro, e si è, come V altra ghiera supe- riore è, saldata con cera-spagna, od altro bnon ma- stice: 2 del grosso robinet ossia chiave B, la quale dee chiuder bene a tenuta d' aria, ma con un quarto di giro pi-esentare un largo foro, bastante cioè al passaggio simultaneo dell'aria, e dell'acqua: e 3 della base F a forma di piede di candeliere , o a meglio dire d'imbuto rovesciato, per facilmente in- trodurvi sotto le misure d'aria, che si vogliono. Il tutto come si è detto , d' ottone , e di un sol pezzo se si vuole : quantunque per la facilità del lavoro , e per molti altri riguardi convenga assai più di avere queste tre parti separate in guisa, da congiuugerle a vite ne' due luoghi e e dy e disgiuu- gerle a volontà . §. 4- Si comprende bene, che fa mestieri anche qui, e da per tutto dove si avvita un pezzo all'al- tro, non solamente un contatto pieno, e sufficien- temente largo degli orli a forma di collare, quali sono by e, dy ma inoltre l'interposizione di un anello di cuojo pieghevole, e morbido, che vi si adatti bene ; e che debbe poi stringersi la vite tanto, che codesto cuojo interposto venga da detti f PARTE PRIMA '203 orli, o collari in tutta la sua estensione conve- nientemente compresso : senza di questo il reci- piente non sarebbe a tenuta d' aria quanto sì ri- chiede. Anzi non basta d'un cuojo qualunque an- che arrendevole , se non è inzuppato di grasso , o almeno imbevuto d'acqua, come sanno tutti quelli che hanno pratica delle sperienze pneumatiche . Qui però faremo osservare che pel nostro istro- mento , cui occorre sovente di tuffare nell'acqua o tutto, o almeno la parte inferiore, e che debbe cominciare a riempirsi prima d'acqua, e appresso vuotarsene più o meno nella parte superiore, ma non mai intieramente , ogni volta che si fanno esperienze con esso, le giunture b, e, d con gli anelli di cuojo ben preparati, e messi in buono stato una volta, continueranno nel loro ufficio di chiudere esattamente per assai lungo tempo, du- rante il quale non avran più bisogno d' altra pre- pai'azione, quand'anche fosse occorso di svitare più volte i pezzi , e rimetterli. Diviene talora ne- cessario di disfaldi cosi , per raggiustare il robi- net, che è il pezzo che dà più' pena a lavorarlo con quella esattezza che richiedesi ad impedire ■ r entrata nel recipiente dell' aria esteriore ; la quale fa forza d' introdursi allora massimamente, che per effetto dell'infiammazione, e conseguente scompar- sa di una poi'zione più o men grande dell'aria rin- chiusa, vi si è formato un vuoto considerabile : come mostrerò più abbasso parlando delle sperien- ze di questo genere . §. 5. A che servirebbe però che il roblnet, e 206 DESCRIZIONE DELL' EUDIOMETR-O le giunture diiudessero pimlualmente^ e a tutta prova j se poi le ghiere b , e non fossero serrate ad- dosso al vetro j e saldamente attaccatevi in tutto il contorno, che fasciano, con mastice, in guisa da non lasciare il minimo spiraglio? Cojivien dun- que porre molta attenzione in ciò : convien sce- gliere un buon mastice , che si fonda a un grado di calore discretamente forte, e si renda abba- stanza scorrevole 5 che faccia buona presa sul ve- tro, e sul metallo, che raffreddandosi, e induran- do non lasci granelli , e non iscrepoli facilmen- te (a) : convien riscaldare ben bene si la ghiera, che il vetro ( quest'ultimo con cautela, e poco a poco perchè non si spezzi : accidente cui vanno pur troppo soggetti i vetri, e tanto più quanto più sono grossi, ove si riscaldino bruscamente); indi spalmare , intonacare cioè di un sottile strato di tal mastice, tanto le pareti interne di essa ghie- ra , quanto gli orli del vetro , prima d" investir quella sopra questo : ciò fatto si riscaldano così uniti tutti intorno con un carbone acceso tenuto colle molle, e che si va avvivando col soffio della bocca, tantoché il mastice scorrendo da per tutto riempia ogni vano tra la superficie metallica , e quella del vetro , e li combaci ambedue in ogni punto . (a) La cera-spagna di buona sorte ha tutte le richieste qualità ; e sapendola appHcar bene a queste , e a simili sal- dature , riesce meglio di quasi lutti gV altri mastici . PARTE PRIMA 207 §. 6. Ora per assicurai-cl, clie lutto vada bene, cioè clie e la saldatura con inastlce e, e la pros- sima giuntura a vite, e il robinet B, cliiudano a tenuta d'aria quanto fa di bisogno, si può mettere il nostro istrumento ad una facile prova , anche prima d'intraprendere le sperienze a cui è desti- nato 5 ed ecco quale ella è . Chiuso il robinet B, si attuffa tutto il piede d' ottone nell' acqua fin so- pra e, indi svitato , e tolto via il cappelletto su- periore ah, sì applica all'apertura la bocca, e vi si so6Ba dentro con quanta piìi forza si può, os- servando attentamente se dalla parte immersa, che comprende le commessure e, d, col robinet di mezzo, scappi per avventura attraverso 1' acqua qualche fdo d'aria in forma di bollicine: se cosi è che v'abbia uno, o più peli, per cui l'aria for- zata trovi un passaggio , convlen notare il luogo preciso, cioè il punto da cui si tx'amandano quelle bollicine per indi ricorrere il pezzo, e ripararlo a quel sito notato; dopo si ritorna alla prova. Può succedere benissimo , che ripaivita bene la prima, salti fuori un altra magagna, un altro sottile spi- raglio cioè ; si aggiusti duncpie anche questo di- fetto , e cosi fino a che la prova col fiato più for- zato mostri che il recipiente è a perfetta tenuta d'aria in tutta la sua parte inferiore. Jlesta di porre ad egual cimento anche la parte superiore : e per ciò fare vi si avvita il suo cap- pelletto a b, che si era tolto via, e si serra quanto conviene 3 indi si caj)ovolge 1' istrumento, e si tuffa colla testa nell'acqua fin oltre la ghiera Z», e svi- 200 DESCRIZIOINE DELL'EUDIOMETRO tato il piede F colF annesso roLinet B, onde po- tere applicare la bocca all'apertura della ghiera e, vi si spinge dentro il fiato, come si è fatto dall'al- tra parte, con quanta forza si può, per assicurarsi olle neppure dalla ghiera , e cappelletto a b può passare l'aria comunque forzata . §. y. Ho detto che il pezzo , il quale esige più travaglio per esser fatto a dovere, cioè a perfetta tenuta d' aria, è il rohinet. Un abile operajo però, uno capace di costrurre delle buone macchine , ed istrumenti di Fisica, soprattutto di Pneumatica, debbe saper lavorare tali robìnet, che siano a tutta prova. E ben vero che il nostro ( cioè quello attac- cato al piede della fìg. i ) presenta qualche maggiore difficoltà, non tanto per essere grosso, quanto pel foro del maschio B, che debb' essere molto largo, di 4 linee di diametro almeno 5 e ciò perchè l'aria possa salire attraverso 1' acqua contenuta nel reci- piente, e questa al medesimo tempo scolare, e non arrestarsi per ingorgamento . E altresì spedi ente , acciò non vi nasca tale intoppo, che impedisca l'a- cqua di discendere, e l'aria di montare pel mede- simo foro, che questo sia alquanto svasato alle due estremità, cioè nelle due teste del rohinet, che s'aprono una nel recipiente, l'altra nel piede della bussola : ed è non men utile che comodo di prati- care alla chiave girabile ossia maschio B un rite- gno , che li permetta di fare un quarto di giro , e nulla più, quanto cioè bisogna per ben chiudere, e ben aprire, presentando direttamente il suo foro all' apertura per questo verso, e nascondendolo al più possibile per l' altro . PARTE PRIMA. ^209 §. 8. Prendiamo ora il nostro istromento, e col- lochiamolo, come sta nella fig. 1. ritto in piedi sulla tavoletta della vasca piena d' acqua, di cui si fa uso per tutte le sperienze pnenmato-chimiche : ma prima di così rizzarlo in piedi, e collocarvelo , riempia- molo esso medesimo d'acqua. Perciò fare si corica e si tuffa orizzontalmente nelF acqua della vasca ( che deve essere più grande della qui rappresenta- ta ), e s' inclina jiiù al Lasso la parte sua superiore, tantoché 1' acqua possa colarvi entro per la grande Locca rivolta all' insidi del piede F, e pel foro aperto del roLinet, e sloggiare tutta l'aria contenuta nel recipiente : dopo di che si rimette sul suo dritto, e si conduce poco a poco fino a posare sulla già detta tavoletta, ponendo tutta l'attenzione di non lasciar punto sortire dall' acqua , ma tenerveli costantemen- te immersi, i laLLri della grande apertura, ossia piede a imLuto F . Or acciò l' acqua li ricopila tutt' in- torno prima e dopo che l' istromento è stato con- dotto e posto ritto in piede sulla tavoletta, è ne- cessario, come Len si vede , che 1' acqua della vasca isormonti alcun poco essa tavoletta : LastereLLe, è vero, di una linea, ed anche meno j ma per comodo maggiore è meglio che la sopravanzi di piìi linee , e se fosse anche un pollice o due non sareLbe male . §. 9. Si può anche riempire d' acqua il recipiente in un altra maniera a certi riguardi più comoda . Si svita e si toglie via il cappelletto a b ; indi voltata la chiave B nel senso che apre , «' immerge tutto il piede neir acqua fin sopra esso roLiuet , fin sopra 1? r. jiL 4 210 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO ghiera c, e più. se si vuole : con clie trovandosi il recipiente aperto sì in cima che in fondo _, l'acqua vi entra liberamente per dì sotto, e lo riempie fino al punto dell'immersione, il qual basta che sia so- pra la chiave B: più o meno non importa. Allora volgendo essa chiave, si chiude 5 e peri' apertura superiox'e si finisce di riempire il recipiente d'acqua, versandovela con un orciuolo 5 e colmato che ne è, vi si avvita bravamente il suo cappelletto ab: ì\ che sebben fare non si può senza che ne sorta dell' ac- qua , in grazia della parte b d e del cappelletto fig. 3 che penetra dentro ; adoperando con bella maniera non ne esce più del dovere , e tutto tutto riman pie- no il nostro recipiente d'acqua, senza che vi resti bolla d' aria . Come dunque in questa maniera non fa bisogno di coricarlo e immergerlo tutt'al lungo neir acqua della vasca 5 cosi questa può essere assai più picciola, com'è quella G della fìg. 1 5 e non è neppur necessario che vi sia adattatala tavoletta G, sebben riesca ciò di molto comodo; onde può ser- vire una catinella qualunque . §. 10. Stando ora il recipiente cilindrico tutto pieno d' acqua , e dritto e fermo sul suo piede F , il quale rimanga tuffato nell'acqua di qualsisia vasca o catino una o più linee sopra i suoi orli, ed an- che tutto, e fin sopra il robinet se si vuole ( ;neglio è però che questo resti fuori, pel comodo di ma- neggiarlo senza immerger le mani nell' acqua ) , ec- coci a portata d' intraprendere con tal appallato un gran numero di sperienze non meno istruttive, che bclic, variandole in cento modi: giacché introdol- P A R T E P tì. 1 M A 211 tevi per di sotto, come è facile, una, due, tre mi- sure ec. di questa o di quella specie d' aria iafìam- mabile, ed altrettanto, o più o meno di tale o tal altra «ria respiraLile di diversa bontà ( le quali mi- sure d'aria salendo in forma di grosse bolle attra- verso r acqua del recipiente fino alla cima ne cac- ceran fuori , depi'imendo la colonna , altrettanta acqua) 5 basta far giuocare le scintille elettriche con- tro la palla a del cappelletto , ciascuna delle quali per la di lui costruzione già spiegata nel §. 2, torna a scoccare sulla punta e del filo d' ottone incurvo , che termina entro quel volume d' aria confinato nel- la parte superiore del recipiente ; basta, dico , tirare così una o più scintille di discreta forza , per vedere quali sono i miscugli d'aiia che possono, e quelli che non possono infiammarsi; e ciò che accompa- gna e siegue V infiammazione in tutti quei casi , in cui essa ha luogo , sia riguai'do alla forza di espan- sione , sia riguardo alla vivezza e colore della fiam- ma, sia riguardo alla diminuzione del volume d'a- ria ec. §. 11. Trattandosi di studiare particolarmente quest'ultimo fenomeno, che è nel medesimo tempo il più sorprendente , e il più istruttivo, trattandosi, voglio dire, di determinare con esattezza la diminu- zione o consunzione d'aria sopraccennata, ci biso- gnano prima di tutto delle misure esattissime ; e non è così facile , come può sembrare a prima vista, di averle. In primo luogo s'incontrano delle diffi- coltà a introdurre nel nostro recipiente in diverse volte delle quantità d'aria precisamente eguali, co- 212 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO me si vorrebbero; jion bastando a ciò di servirsi sempre della stessa boccettina o dello stesso tubo per misura; giacche riempiuto si l'uno che l'altra prima d' acqua indi d' aria sott' acqua, come convie- ne , l'aina per lo più sporge dalla bocca in forma di una bolla emisferica, or più, or meno grande; e se anche cerchiamo di tagliare questa bolla d' aria prò- tuberante, di tagliarla, dico, rasente l'orificio col bordo della tavoletta , che sta nella vasca, strisciane dovi sopra bel bello i labbri di esso orificio, o non si lascia tagliare tal bolla, e vi si comprime in vece dentro , o spezzandosi avviene che o troppo o poco se ne tolga via , secondo che l' accidente porta , e mai o quasi mai la porzione giusta . Una seconda difficoltà, ossia cagione di errore considerar convie- ne nel calore comunicato all'aria nella boccettina o tubo che serve di misura j pel co4tatto della mano; il qual calore dilatando essa aria, e ciò più o meno , secondo che la mano medesima è più o men calda, e vien toccando in più o men punti, e più o men lungamente que' piccioli recipienti , fa che conten- gano aria or più or meno rara, e quindi npn sem- pre un eguale quantità della medesima , §. 12. Tanto l' una però, che l'altra di queste difficoltà e cagioni d' errori, e sì di errori molto no- tabili, sono tolte si può dire del tutto, qualora ci serviamo per misura del piccolo istromento imma- ginato dal Sig. Felice Fontana per il suo Eudiometro ad aria nitrosa , e che per la sua esattezza fu tosto adottato dai Fisici occupati particolarmente nelle sperienze pneutnato-chioiiche , Questo strumento , PARTE PRIMA 2l3 t'Le serve a darci delle misure d' aria sempre eguali, vedesi rappresentato nella fìg. 4 e consiste nel tubo di cristallo A chiuso in cima, aperto in fondo dove è piantato e saldato con mastice o cera nel piede d' ottone d e, nel quale è praticato un taglio , per cui scorre orizzontalmente, radendo l'orificio del tubo, la lastretta B forata nel mezzo, in guisa che quando è cacciata dentro coincidono i labbri di tal foro con quelli di esso tubo o misura, e quando è tirata fuori, come si vede nella fìg., chiude, e se- para la capacità cilindrica superiore J A, cioè quella della vera misura, dalla conica inferiore cioè del piede G. Con questa artifiziosa costruzione, quando o reggendola con due dita cotal nostra misura piena d'acqua, o meglio posandola sopra il foro della ta- voletta della vasca, in guisa sempre che il suo piede C peschi nell' acqua , vi si fa passar sotto quella specie d' aria che si vuole , fino a scacciarne tutta l'acqua, fino a che 1' aria medesima ne sbocchi dal- l' orlo C, facendo allora scorrere dolcemente la la- stretta B, si viene a tagliar netta la colonna d'aria, e ad averne sempre l' istessa quantità : il di più , che resta sotto la detta lastretta nella cavità del piede , si fa sortire inclinando l'istromento, e coricandolo quasi orizzontalmente , col piede G sempre sott' ac- qua , dal quale vedesi sortire cotal aria in forma di una grossa bolla, o di due. Gettata via cosi quella poca aria che sopravanza alla misura, si apre questa con ricacciar dentro la lastretta B, e portandone r orlo del piede G sotto quello del piede F del reci- piente grande ( fig. i ) si fa passare in questo, ine- 2l4 DESCRIZIONE DELl'.EUDIOMETRO diante T inclinar tanto la misura ( fìg. 4 ) che C venga più alto di A , tutta 1' aria che essa contiene . §. 10. Non importa nel fare tutto ciò, che si tocchi e si scaldi colla mano codesta misura : giacché r aria compresa nella capacità superiore alla lastretta B non può sortirne j né prima quando questa chiude , né dopo che le presenta il suo fo- ro 5 essendovi sotto la medesima nella cavità del piede G più acqua di quella possa venir cacciata fuori da detta aria dilatata quanto più è possibile dal calor della mano . Gli è dunque soltanto allor- ché si sta introducendo V aria nella misura , e fin- ché non si é tagliata fuori colla lastretta B la giu- sta porzione d' aria da quella che sopravanza , gli è durante questo tempo, che schivar bisogna di applicar la mano al cilindro A d : per lo che sarà spediente non toccar mai altro che il collo del piede G , e con sole due dita 5 ed anche notì toc- carlo che il meno possibile , prima di effettuare colla lastretta B il già detto taglio dell' aria . Ed ecco il perchè ho accennato qui sopi'a (§. 12) esser bene chela nostra misura ( fig. 4) ^^ tenga in piedi da se posata sopra la tavoletta G della vasca (fig. 1) nel tempo che si riempie d'aria^ anziché tenerla sospesa colla mano . §. i4' Un altra non inutile avvertenza è quella di non teuei'e troppo profondamente immerso nel- r acqua il piede G della misura , allBi'ché si fa scor- rere la lastretta B per tagliar giusta la colonnetta d' aria . E ciò per la ragione , che più si affonda , e più l'aria introdottavi vi si condensa per la pres- A R T E P R I M A 2 1 5 sionc dell' acqua esterna che sta sopra il livello . La differenza però che può nascere da questo è picciolissima e affatto inconsiderabile, se l'acqua al di fuori non sopravanza che di alcune linee r orlo del piede C ; giacché ci vogliono vicino a 4 pollici di altezza della medesima per condensar r aria di un solo centesimo . Ad ogni modo è Le- ne , giacché costa sì poca fatica , di schivare quel qualunque errore che può indursi anche da un sol pollice, e fin da poche linee d'immersione, sol- levando la nostra misura tanto che 1' orlo C venga quasi a fior d' acqua nel momento che si tira fuori la lastretta scorrevole B per tagliare la colonna d' aria , come sì è detto . Prima di tale operazio- ne , e dopo anche che siasi evacuata 1' aria super- flua rimasta sotto detta lastretta nella capacità del piede C , si tenga pure immerso a qualunque pro- fondità nell'acqua, che non importa; hasta tenerlo a fior d'acqua o quasi nelF indicato momento del taglio : questo è che determina la giusta misura , quando cioè l'aria in quell'istante non vi si trova né dilatata da un calore superiore a quello dell' am- hiente , né condensata dalla pressione di una co- lonna considerabile d' acqua . §. 10. Non contento di tutte queste correzioni da lui fatte alla sua misura, pensò il Sig. Fontana, per ottenere la più gran precisione , a togliere un altro piccolo errore che nasce dal velo d' acqua or più or meno grosso , che rimane attaccato alle pa- reti interne dal tubo kd ( fìg. 4) che serve di mi- sura , e singolarmente da molte visibili , e grosse 2l6 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO goccie, clie qua e là vi restano appiccate, le quali essendo oi' più , or meno grosse , or in maggiore or in minor numero , diminuiscono , quando più e quando meno, la vera capacità di esso tubo, e quindi la quantità d' aria contenutavi ; ond' è che non possiamo promettercela sempre eguale . Il mi- glior rimedio pertanto da lui trovato a questo in- conveniente è di lavorare a smeriglio fìno tutto l' in- teriore del vetro , tanto da levarne il lucido : allora r acqua ne scola molto più uniformemente 5 e non \i lascia attaccate le visibili grosse goccie, di cui or ora parlavamo . §. 16. Lo stesso smerigliamento e per F istesso oggetto, vuol che si pratichi il Sig. Fontana anche air altro tubo più grande , che forma il recipiente del suo Eudiometro ad aria nitrosa . Ma pel mio ad aria infiammabile incomparabilmente più grande ancora (fig. 1) non reputo necessaria assolutamen- te una tal fattura, essendo un nulla quasi, e non potendo arrivare ad un centesimo di misura, e forse neppure a un ducentesimo , la diiferenza nata dalla varia grossezza e numero delle mentovate goccie aderenti al vetro : e tanto meno la ho per neces- saria, quantochè ottengo l'istesso intento, di far cioè che coli uniformemente l'acqua, e non lasci qua e là né molte né poche goccie , almeno gros- se , attaccate al vetro , digrassando questo bene con saponata, ed anche meglio con acqua di calce . Mi contento pertanto di praticare di tempo in tempo co- testa lavatura con acqua di sapone tanto pel grande recipiente della fig. l , quanto per il piccolo della PARTE PRIMA IXJ fig. 4 '^^ serve di misura ; e mi dispenso dallo smerigliarli . U esatta corrispondenza delle prove ripetute molte volte, che esporrò nella II parte di questa Memoria , mostrando T esattezza in tutto del mio apparato , toglie nel medesimo tempo ogni scrupolo su quella delle mie misure . §. 17. Vengo ora ad una difficoltà maggiore, qua- r è quella di segnare le divisioni sul gran recipiente cilindrico della fig. 1 in modo clie vi siano esatta- mente presi non solo gli spazi che vi occupano una , due , tre , quattro misure d' aria del misurino fig. 4 7 ^^a le divisioni pur anche di ciascuna in m.olte picciole parti eguali , come sarehLe in 100™®. In tante parti appunto, cioè in 100 gradi, trovo opportuno di suddividere ogni intiera misura 5 giac- ché inutile riescirebhe , e troppo poco distingui- Lile una graduazione più minuta , qual sarebbe se tal misura che nel recipiente occupa da tre pollici o poco più, si dividesse in parti più piccole di \ di linea . Del resto la misura ( fig. 4 ) ^ da me scelta tale, che possa essere contenuta quattro volte e un poco più nel recipiente della fig. 1 , in cui si vedono scritti neUuoghi corrispondenti 100, 200, 3oo , 4oo ; e segnate le divisioni intermedie . In che dunque sta la difficoltà di fare una tal gra- duazione giusta ? Essa sta nel recipiente cilindrico nxedesimo , che così largo è quasi; impossibile tro- varlo che sia esattamente calibrato , e nelF aumento di volume che prende ogni misura d' aria introdot- tavi per disotto nel modo indicato : aumento ine- guale, maggiore cioè per la pi"ima, men grande 2l8 DESCRIZIONE DELl" EUDIOMETRO per la seconda j per la terza ancor minore ec. : dal che ne \iene , che le divisioni segnate sopra esso recipiente a distanze eguali , non darehhero già quan- tità eguali d' aria . Gioverà trattenerci alcun poco a mostrare colla ragione e col fatto tal cosa. §. 18. S'introduca nel nostro recipiente cilindri- co ( fig. 1 ) una misura d" aria tale , che non cam- biando di densità dovrehhe occupare lo spazio dalla sommità di esso cilindro fino alla divisione notata 100. E facile comprendere, che quest^iria allorché è venuta , attraversando F acqua , ad occu- pare tal parte superiore del recipiente , dee ivi di- latarsi ed estendersi oltre il detto segno 100 , per la ragione che la colonna d' acqua , che rimane tuttavia sostenuta nel medesimo recipiente sopra il livello dell'acqua nella vasca, cioè da G fino presso al segno 100, produce un effetto barome- trico j vuò dire bilancia in ragione della sua altezza una parte della pressione della colonna atmosferica 5 e però quel!' aria confinata là in cima del recipien- te, trovandosi meno compressa dell'aria esteriore, dee diradarsi, dee venire ad occupare uno spazio proporzionalmente più grande . Poniamo che la pressione dell'atmosfera sia eguale a 38o pollici d'acqua ( equivalenti a circa 28 poli, di mercurio , che è r altezza media del Barometro ) 5 e suppo- niamo, che la colonna d'acqua rimasta nel reci- piente ( fig. 1 ) dopo avervi introdotta la detta misura d'aria giunga all'altezza di i5 pollici so-^ pra il pelo dell'acqua nella vasca. Questa colonna d'acqua è dunque sostenuta dalla pressione dell' a- PARTE PRIMA Sig ria esterna , la quale per quanta parte s' impiega a bilanciare cotai i5 pollici d' acqua , per altrettanto meno preme Faria clie occupa lo spazio superiore a detta colonna d' acqua : e quindi tal aria invece di tutt' intiera la pressione atmosferica eguale a quella di 38o pollici d' acqua , ne soffre una di 38o meno i5 j cioè di 365. Ora egli è un principio no- tissimo di Aerologia , che la densità delY aria è in ragione diretta delle pressioni che soffre 5 e quindi in ragione inversa è il suo volume . Si dirà dun- que : come sta la pressione residua = 365 al vo- lume originario dell'aria = 100 nella nostra sup- posizione 5 così 'la pressione originaria =38o sta ai volume dell'aria che si ricerca: onde chiamato questo volume x, sarà la formola 100 : ic : : 365 : 38o , e fatto il calcolo verrà a; = io4 3~A • La mi- sura dunque d'aria che, restando di densità eguale a quella dell'esterna, occuperebbe 100 divisioni giuste , venendo ora liberata dì ^f^ della primiei^a sua pressione ( in grazia di una colonna d' acqua alta appunto i5 pollici che le sta sotto sospesa , raenti-e l'intiera pressione della colonna atmosferi- ca , equivale a 38o pollici della stessa acqua ) si estenderà nel nostro recipiente (fìg. 1 ) ad occu- pare 104 divisioni, e un pochetto più . S' introduca ora una seconda misura d' aria egua- le alla prima , e però tale , che occuperebbe , se punto non si dilatasse, 100 divisioni: la colonna d' acqua nel recipiente verrà depressa , supponia- mo , di 3 pollici, cioè dai i5 pollici d'altezza a cui era prima, ai 12. L' aria dunque estex*na non «a- 220 DESCRIZIONE DELL' EUDIOMETRO steneudo più clie una colonna d'acqua di 12 pollici nel recipiente, e la sua pressione sulla superfìcie dell'acqua della vasca essendo ancora eguale a 38o pollici , è facile di trovare , calcolando nel modo qui sopra spiegato , quale spazio occuperanno tutt' insieme le due misure d'aria in esso recipiente introdotte 5 giacché dirassi : se queste due misure d'aria con una pressione = 38o occupereLbero uno spazio =200 5 quale spazio occupar dovranno per una pressione di 38o — 12 , cioè =: 368; ritenuto il principio , die i volumi dell' aria sono in ragione inversa delle pressioni ? Avrem dunque 200 : x : : 368 : 38o : e quindi x = 206 ^f | . Si vede per- tanto j che le nostre due misure d' aria , le quali se non seguisse dilatazione della medesima , occupar dovrebbero nel recipiente cilindrico (fìg- 1 ) lo spazio soltanto di 200 divisioni, cioè 100 per una , s' estendono a 206 § una : e riflett endo che la sola prima avea portato, come mostrammo, ben io4 i~o circa, si rileva che la seconda, tuttoché eguale cjuantità d' aria , non ha portato tanto , aven- do aggiunto soltanto 102 J circa. Proseguiamo ad introdurre nel nostro recipiente cilindrico una terza misura, e vi venga depressa la colonna d'acqua di 3 altri pollici circa, onde non rimanga più sostenuta che a 9 poli, di altezza . L'aria esterna esercita dunque ora contro l'aria confinata in esso recipiente , la qual aria in quan- tità di tre misure dovrebbe occuparvi uno spazio =;3oo, se durasse a sopportare la pressione == 38o , esercita , dico , la colonna atmosferica contro PAPl TE PRIMA 221 tal aria confinata una pressione =: 080 — g , cioè = 371. Dobbiam pei'tanto calcolare così . 3oo : a; : :. 371 : 38o : ed avremo x = 307 \^\ , per lo spa- zio che occuperanno le tre misure insieme . Sopravvenga finalmente la quarta misura ; e de- pressa ancora la colonna d' acqua nel recipiente non abbia più d'altezza sopra il livello esteriore, che circa 6 poli. : fatto il calcolo l^oo : x ; '. 374 : 38o , risulta = 4o6 |^|-f , , • §. 20. Or dunque riassumendo , una misura d' a- l'ia eguale originariamente a 100 ha occupato nel nostro recipiente cilindrico lo spazio di ben io4 3-^5 divisioni : due misure hanno occupato lo spa- zio di 206 3^f : tre son giunte a 307 ^yy ; e quat- tro finalmente a 4^^ fff- ^^ che si vede, che quantità eguali d.' aria introdotte una dopo 1' alti'a han portato , non già eguali aumenti di volume , ma di mano in mano minori ; mentre la prima misura avendoci dato io4 e un pochetto più ; la seconda ha aggiunto soltanto 102 è prossimamente , la terza meno di 101 ; e la quarta finalmente poco più di gg , cioè meno dell' originario suo volume . Che se pertanto dopo introdotta la 1/ misura che occupò gradi io4 ,\ circa, si fossero prese a se- gnare col compasso a distanze eguali ciascuna delle altre misure , si vede , che nato sarebbe un errore considerabilissimo ; giacché portato avrebbero la II.-^ 208 h j la III.« 3o2 A 5 e la IV."» finalmente 416 j-Q invece di 206 ^-q j 3o7 ^o j e [\0^ t'o 5 che r esperienza d' accordo col calcolo ci danno effetti- vamente , 222 DESCRIZIONE DELL EUDIOMETRO §. 21. Egli è cosi, che gli spazi occupati, e quindi i volumi d^ acqua cacciati fuora da misure eguali d^ aria , che s' introducono successivamente nel recipiente della fìg. i , clie pur suppongo ca- liLrato , vanno mano mano diminuendo 5 in modo però che il volume totale di quell' aria è sempre maggiore del suo originario, cioè tal aria tiensi sempre più rara dell' esterna , fintantoché e' è del- l'acqua sostenuta in- esso recipiente cilindrico so- pra il livello di quella nella vasca , A misura che la colonna d'acqua sostenuta diviene men alta, e si accosta a cotesto livello, anche l'aria eh' è so- pra s'accosta alla sua pi"imiera densità, cui ella ottiene al fine, e si restringe al giusto suo volu- me , quando l' acqua interna è ridotta a perfetto livello coir esterna . Ma troppo forse mi sono este- so sopra un fenomeno di Aerometrìa , che hastava d' indicare per far comprendere quello , che ho sopra ( §. 17 seg. ) voluto far osservare, cioè che una graduazione fatta semplicemente col compasso sopra il nostro recipiente, supposto ancora per- fettamente calibrato, non può esser giusta, trattan- dosi di misurare delle quantità d' aria introdottevi allorché pieno d! acqua si regge sopra l'acqua della vasca , come rappresenta la fig. 1 . §. 22. Or dunque se in tale posizione di esso recipiente le successive misure o quantità eguali d' aria vi occupano degli spazi mano mano mino- ri , come la ragione e 1' esperienza ci mostrano ; egli è evidente , che anche le suddivisioni di cia- scuna misura in quante parti si vuole , jion deh- PARTE PRIMA 22 Ó ])ono esser prese col compasso , segnate cioè a di- stanze eguali, hea^ forse di mano in mano inù. piccole, se banno a dinotare delle quantità d'aria, rigorosamente eguali . Ma il calcolare , e fare una tal graduazione con esattezza, massime allorché si tratta di venire a un gran numero di siffatte divi- sioni, come di lOO per ogni misura della fìg. 4» e quindi di più di ^oo per tutto il recipiente ci- lindrico fìg. 1 , è cosa estremamente penosa , e di difficilissima esecuzione . Lascerem dnnque correre r errore , che può nascere dal dividere col com- passo con lOO jjarti eguali ciascuna di dette mi- sure, errore in fine pochissimo considerabile, giac- ché non può giungere mai ad i di grado , e ci con- tenteremo di aver posta la maggior cui'a nel segnar giuste queste misure fondamentali , che essendo grandi porterebbero altrimenti un errore molto no- tabile ? Ma se possiamo diminuire ancora di molto, se non togliere affatto, quell'anche picciolo errore, e perchè noi faremo ? §. 23. Tra ì mezzi di ciò ottenere il più semplice ed ovvio è quello di tuffare il recipiente nell' acqua della vasca, tanto che venga al livello di questa r acqua in esso contenuta 3 e ciò ogni volta che si vuole osservare il vero volume delFaria che sta so- pra. Prendendo questo partito anche le divisioni delle quattro misure fondamentali, cioè i punti 100 , 200 , 3oo , 4oo , si saran dovuti segnare tuf- fando il recipiente fino a tali confini delParia e deir •^'^aua là dentro . Ma a ben pensarla un talo espedit- e non è molto buono , non potendosi in 224 DESCRIZIONE DELl" EtfDIOMETRO grazia di quest'immersione osservare esattamente e marcare appuntino dove arrivi 1' ai*ia rinchiusa , tal che può andare lo shaglio a due divisioni, ossia gradi , e più ancora . D" altra parte è molto più co- modo di lasciar fermo in piedi sulla tavoletta della vasca il nostro recipiente : e il tuffarlo or più or meno profondamente , cioè quanto farebbe biso- gno j oltre all' incomodo , ed all' accennata incertez- za dell' osservazione j non è sempre possibile : lo è quando si sono introdotte in esso quattro misure d'aria , che l'occupano quasi tutto , cioè fino a l^oo (fig. 1 ) ed anche tre sole , che giungono fino a 3oo ; ma se vi sono messe non più di due misure, od una sola , come tuffarlo allora fino ai punti 2oo , e loo , ove la vasca, di cui ci serviamo, non sia mol- to profonda ? §. 24- Ecco dunque un altro mezzo , col quale la- sciando l' istromento fermo al suo luogo, e serven- doci anche d' una vasca piccolissima , o di una cati- nella qualunque (sol che la sua capacità permetta di rivolgervi il cilindretto che serve di misura (fig. 4) ed una boccettina , per travasar secondo che oc- corre r aria da questa a quello , e da quello (fig. i ) al recipiente ) possiam correggere il piccolo errore sopra indicato delle suddivisioni , tanto che da pic- colo , diventi piccolissimo , e quasimente svanisca ; e ciò non solo, ma correggere ben anche l'altro errore più considerabile proveniente dall' inegua- glianza del calibro nel nostro cilindro : la quale ineguaglianza, che si può dire inevitabile per cilin- dvi così grossi e lunghi , abbiara fin da principia P A R. T E P R. I M A 22 J notato, cte presentava una delle grandi difficoltà air esatta graduazione . Questo mezzo è , se si vuo- le, un mezzo empirico, facendosi le correzioni a ta- stone , ed una per una , ma mezzo facile, e che non esige altro che attenzione , e pazienza . §. 25. Convien avere una misura molto più pic- cola di quella rappresentata dalla flg. 4? wi^ guer- nita egualmente del pezzo d^ ottone ^ B G , cioè del piede svasato C , e della lastretta scorrevole e forata nel mezzo B . Si può anche fare tal picciola misura da inserirsi a vite o altrimenti nel luogo d dell' istes- so pezzo d'ottone, talché questo serva e per la grande, e per la piccola misui'a, la qual ultima è Lene che sia tanto piccola da potere essere conte- nuta 4o volte e più nel recipiente della fig. i. In tal modo occupando ciascuna di queste picciole mi- sure appena ^-q della lunghezza di esso recij^iente , il che porta meno di 4 linee , se questo sia lungo i3 pollici 5 ben si vede che dentro sì piccolo inter- vallo l' inesattezza del calibro , non può portare differenza notabile nelle suddivisioni prese col compasso , quando non vi siano giusto tra un limi- te e r altro de' gonfiamenti o gozzi e delle strozza- ture molto patenti , che abbiam raccomandato di schivare nella scelta del nostro grande tubo cilin- drico , escludendo fin quelli , che compaiùssero ma- nifestamente di calibro troppo ineguale ( §. i ) . §. 26. Preparato così il misurino , e riempiuto d'acqua il recipiente (fìg. 1 ), e posto in piedi sulla tavoletta G della vasca G, come ho già insegnato , vi fauno entrare una dopo l'altra molte di tali piccole Tom. III. i5 22tì DESCRIZIOjNE DELL'EUDIOMETRO misure d' aria ; quante cioè ne contiene 5 e si segna- no una per una con somma diligenza. Si possono segnare sul recipiente medesimo col diamante : ma intaccando così il vetro, lo si rende soggetto a spez- zarsi 5 e v' è pericolo che, non potendo sostenere lo sforzo di qualcuna delle più vigorose infiammazio- ni, venga infatti una volta o F altra a saltare . E dun- que molto meglio di scolpire i segni e le divisioni tutte sopra una, due, o tre lastrette, ossia righe d'ottone adattate a quest' effetto tutt' al lungo del ci- lindro, e fissatevi con vite nelle due ghiere b, e. Queste righe (giacché fanno miolto meglio due, o tre, che una) servono anche a ritenere a luogo le dette due ghiere ; le quali altrimenti , attaccate con solo mastice, potrebbero essere spinte e gettate via dalla gran forza espansiva dell'aria rinchiusa, al momento che questa s'iiifiamma:come m'è accaduto infatti più d' una volta ( quando non v' erano le la- strette , di cui ora parlo ) di vedere cacciato in alto dall'esplosione il pezzo b, a. §. 27, Una cosa che merita molto d' essere no- tata è : che siccome 1' acqua non si compone in una superiicie piana entro ai recipienti di vetro , jna ne prende una concava, e tanto più concava quant' essorecijìiente è men largo , in virtù dell' attrazione che intei'v iene' tra il vetro e l'acqua, e che fa inal- zar questa sulle pareti di quello ; cosi riesce diffici- lissimo, per non dire impossibile, di cogliere, giu- dicando ad occhio, e determinare il punto preciso, ove tei'mina la colonna d'acqua, e quindi di misu- rare esattamente il volume dell' aria contenuta nel PAR. TE PRIMA 227 nostro recipiente (fig. i) sopra essa acqua. Per ri- mediare a questo inconveniente ho immaginato di adattare al cilindro V anello A D , clie va sii e giù a sfregamento dolce , tantoché può arrestarsi a quel luogo che si vuole . Torna anche comodo per diver- se sperienze , che al nostro recipiente cilindrico si siano adattati più d'uno di tali anelli scorrevoli , es. gr. tre , come vedesi nella fig. 7. Quando dunque si tratta di segnare la giusta misura dell'aria introdot- ta , spingo r anello A B fig. 1(0 se ve ne ha più d'uno , quello che si trova più vicino) fino a tro- vare il punto , ove il mezzo della superficie conves- sa dell'aria tocca il mezzo della superficie concava dell' acqua , cioè fino al limite segnato nella figura dalla linea punteggiata e 1005 di maniera che il lemho superiore e perfettamente oi'izzontale di esso anello AD venga ad essere la tangente di detta su- perficie curva dell' aria : il confine della quale col- r acqua, indicato appunto da una linea curva al- quanto ombreggiata , si distingue assai bene , guar- dando atti'averso la colonna d'acqua, e un poco dal basso all' alto contro la luce di una finestra . Così dunque debb' essere portato 1' anello scorrevo- le AD fino a toccare col suo lembo detta linea om- breggiata, ma a toccarla appena nel mezzo, ed ivi solo confondere colla sua la di lei ombra , lascian- do che traspaja un poco di chiaro alle due parti e 100. §. 28. Quanto all' esecuzione della graduazione col mezzo indicato , non si può troppo raccoman- dare d' impiegarvi tutta V attenzione e diligenza 22?» "DESCRIZIONE DELL EUDIOMETRO possibile . Non dofcLiam conteatarci d'introdurre una misura dopo F altra , segnandole di mano in mano ciascuna, una sol volta; ma ripigliar convie- ne tutto da capo una seconda, ed una terza volta, se occori'e , per correggere degV errori , clie per av- ventura, per qualche picciol fallo pressoché inevi- tabile, siano corsi. Conviene, per quanto porti di pena e di noja un tal lavoro più volte riassunto, non lasciarsene ributtare. Del i-esto suppongo, che si maiLeggi a dovere la misura , e con tutte le attenzioni necessarie : quali sono di lasciarla ben bene sgocciare , dopo che si è riempiuta d^ aria ; di ben tagliare la colonnetta d' aria colla lastretta scorrevole (fig. 4) j ed indi vuotarne esattamente la porzione superflua; di non applicare la mano al misurino medesimo, si che l'aria vi si l'iscaldi, e dilati px'ima dell'indicato taglio ec. : intorno alle quali attenzioni si è detto abbastanza ai §§. 12-25. §. 2(). Allorché procedendo nella maniera indi- cata ho segnati i punti sulle lastrelte metalliche adattate stabilmente al recipiente cilindrico (fìg. i )i e vi ho tirate con un punterolo le linee corrispon- denti a ciascuna di quelle piccole misure d' aria , che esso recipiente contiene, in numero cioè di 4o almeno ; e quando finalmente avendole rettifi- cate tutte tali divisioni con replicate prove, son sicuro esser quelle esatte ; non mi dò pii^i tanta pena per le suddivisioni : bastandomi di spartir quelle prime ognuna in 8 , 9 o 10 spazi eguali presi col compasso , secondo il nu.mero de' gradi che mi piace d'avere in tutta la lunghezza del re- PARTE PRIMA 22g cipiente . Ho trovato molto comodo per varie spe- rienze , e per facilità de' calcoli , che la graduazione s'estenda un poco oltre i 4^0 , come \edesi nella fig. 1 e 7. Questa suddivisione delle piccole mi- sure fatta col compasso non può poi-tare, come già s'è detto (§• 24)3 errore notabile, né dipen- dentemente dalla colonna d' acqua di qualche linea soltanto pili alta o più Lassa , né dipendentemente dair ineguaglian za di calibro nel recipiente cilin- drico . Supposto che le divisioni segnatevi col pri- mo metodo, cioè coli" introduzione reale di altret- tante misure eguali d'aria, siano dalla cima al fondo in numero so-ltanlo di /^o , non occuperà ciascuna che 4 iii 5 linee, ove la lunghezza di esso recipiente sia da pollici i3 5 a pollici 16 |; la qual lunghezza è piii che disci'eta pel nostro ap- parato , e non la cerchiam maggiore ( §. 1 ) . Ora in uno spazio così poco esteso, di O linee cioè, o meno, e trattandosi di suddividerlo in 10 par- ticelle , ben si vede , che non fa bisogno di ulte- rior correzione , quando questa è già stata fatta di uno in altro di tali spazj , e quando non' si esige un esattezza matematica, come nel nostro caso, in cui gF errori minori di un quarto , ed anche di mezzo grado , possono essere trascurati. §. 3o. Meno ancora fa bisogno di ulterior cor- rezione per parte della dilatazione ineguale dell'aria prodotta dalla colonna d' acqua più o meno alta so- spesa nel recipiente , come abbiamo spiegato ; poi- ché 4 il 5 linee più o meno d'acqua non possono cambiare il volume dell' aria che di circa ^^^ó 5 ^ 200 DESCKIZIOKE DELL'EUDIOMETRO quindi non possono portare ai io gradi, in cui sup- poniamo divisa ognuna di quelle piccole misure , niaggior divario di j^- di grado . Questo ci fa ve- dere inoltre clie quand" anche il piede del nostro recipiente ( fig. i ) pescasse nelF acqua della vasca un mezzo pollice^ ed anche un pollice una volta più. che r altra , non ne nascerebbe errore molto consi- derabile nelle misure dell' aria contenuta : la diffe- renza della sua densità giungendo appena per un pollice d^ acqua di più, o dimeno a ^^^j onde ne verrebbe il divario dì ^ di grado per una quantità d' aria eguale a 1003 di § gr. per una = 200, di ^ per una z= 3oo, e finalmente di 1 gr. intiero per un volume d'aria = 4oo. §. 3i. Si troverebbe, qualora si esigesse un ri- gore matematico, un altra piccola sorgente d'errore nella pressione variabile dell' atmosfera , maggiore cioè o minore ne' diversi luoghi e tempi : ma la cosa va ad una tal minuzia , che non merita alcuna considerazione. Noiabbiam preso pei calcoli sopra esposti ( §. 18. segg. ) la pressione della colonna atmosferica eguale ad una d' acqua alta 38o pollici, che corrisponde prossimamente a 28 poli, di mer- curio. Nella supposizione pertanto, che il peso del- la colonna atmosferica crescesse o diminuisse tanto da sostenere 2Q poli, d'acqua di più o di meno, ( che equivalgono a poli. 1 è circa di mercurio , cioè a quanto mai può andare la più grande mutazione barometrica in questi paesi ) 5 per tutta qxiesta mu- tazione che avvenisse traile sperienze d'un giorno e quelle di un altro, trovasi col calcolo, che noit r A R T E P R I M A 2 3 1 può introdursi errore nelle misure , che giunga nep- pure ad h di grado . Due misure d' aria pertanto ( parlo di quelle grandi ), che occupino una volta, es. gr. quando il barometro è ai 28 poli. 200 gradi giusti, potranno al più un altra volta, quando cioè il Larometro si trovasse abbassato fino ai 26 j poli., occupare 200 ^ gr. scarsi: errore così piccolo, co- me già si disse, che non accade dì tenerne conto , e nemmanco si può, essendo nel nostro recipiente cilindrico (fig. 1.) la distanza da un gi-ado all'altro tutt' al più d'una mezza linea. §. 32. Ho detto esser piccola e trascurabile af- fatto quella differenza che possono portare nelle misure del recipiente graduato, non che le ordina- rie variazioni delle altezze barometriche, ma ben anche una delle più grandi che mai succedano, qual è quella di 1 1 poli, di mercurio 3 quando però tal mutazione accada ti'a le sperienze d' un giorno e quelle d'"un altro, non già durante l'esperienza me- desima : perocché in questo caso è ben diverso l'evento, e tanto diverso che la differenza nelle misure può andare a /^, 6, 8 gl'adi, ed anche più . Ma tale e tanta mutazione barometrica può ella mai succedere nel tempo che dura un esperienza ; nell^ intervallo anche di mezz' ora , o di un ora, che ci piaccia di lasciar confinata nel recipiente cilin- drico ( fìg. 1 ) una data qua ntità d' aria ^ Non già : sarà molto , e caso rarissimo, che s'alzi o s'abbassi il barometro di 2 o 3 linee . Ora 3 linee essendo la 112 parte di 28 poli. , cioè di tutta 1' altezza ba- rometrica, per una tal variazione anche il volume 202 DESCRIZIONE DELL EUDIOMETRO di quell'aria confinata soffrirà la mutazione di yy* ^ non più ; cosicliè ove prima occupava es. gr. 336 gradi ossia piccole divisioni , verrà ad occuparne 333 0 33c), secondo cioè che si è alzato od abbas- sato il barometro dalle dette 3 linee . Ma torno a dire, una mutazione nell'altezza barometrica di 3 lin. ed anclie di 2 nel tempo cbe dura un esperien- za, non accaderà forse mai, e neppure di i intiera linea 5 ond' è che appena sopra 3oo o 4oo potrem temere F errore di i grado, e trascurar potremo co- munemente di consultare il Barometro . §. 33. Tolte così tutte le diificoltà sull'esattezza delle misure prese coli' introdurre realmente nel re- cipiente cilindrico ( fig. i ), mediante un ben adat- tato misurino tante porzioni d'aria tutte eguali, e sì piccole, che vene possano esser contenute piìi di 40j e suir esattezza ancora delle suddivisioni da prendersi semplicemente col compasso ; possiamo passare con sicurezza a segnare anche queste, cioè a dividere ciascuna di tali piccole misure ( che avre- mo rettificate, mercè il reiterar più volte le prove, come ho raccomandato ) in 8, 9 o 10 parti ciascu- na, secondo che fa bisogno per avere in tutta la lunghezza del nostro cilindro 4.00 divisioni , ossia gradi, ed anzi alcuni di più. Così se sian 5o le mi- sure che comodamente vi son contenute , basterà dividerle ciascuna in 8 parti 5 se quelle siano non più di 45 andran divise in 9 parti almeno; e se sian anche più di4o, ma non oltrepassino le 44 con- verrà dividerle ciascuna in 10 parti . Tali divisioni o gradi riusciranno ancora suflìcienteniente distiu- PARTE PRIMA 233 guibilij ove clistino un dall' altro ^ di linea 5 perlo- chè tasterà che il recipiente cilindrico ( fig. 1 ) sia lungo un piede giusto, ed anche un pochetto meno. Se poi fosse più lungo , sì che divenissero essi gradi ( sempi-e in numero di 4oo e oltre , come già si è detto ) più distanti 5 se giungessero a portare h linea per uno, tanto meglio. Quello che in ogni caso im- porta molto è, che siano ben tirati i segni sulle la- strette o righe d' ottone adattate al cilindro, e vi compajano spiccati, e netti. §. 34. Del resto mi son determinato per il nu- mero 4oo, e a questo mi tengo ( lasciando inoltre qualche spazio al disotto per pochi altri gradi ad arhitrio, come mostrano la fig. 1 e 7) , non già che sia assolutamente richiesto un tal numero di divisio- ni ; ma perchè riesce più comodo, e più vantaggioso a molti riguardi di un altro numero qualunque , e soprattutto allorché si sarà scelta e adattata la gran- de misura A e fìg. 4 ( la chiamo grande misura per distinguerla dalla più piccola, che ha servito a darci le divisioni fondamentali per tutta la graduazione ) ( §. 25 seg. ) allorché, dico, si sarà scelta la grande misura e ridotta col convenevole adattamento a tale capacità, che F aria da essa contenuta facendola tra- passare nel recipiente della fig. 1 pieno d'acqua vi occupi giusto giusto 100 divisioni ossia gradi, e che per conseguenza ve ne capiscano 4 di coteste misure grandi, lasciandovi ancora qualche residuo d'acqua. Divisa cosi ognuna di queste quattro misure in lop parti , coni' è piaciuto di dividere anche quelle degli Eudiometri ad aria nitrosa di Fontana ec. ahhiamo 234 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO in un colla maggiore facilità e speditezza di calco- lare e confrontare i risultati nelle infinitamente va- rie sperienze, un altro comodo; ed è che ci sì offre da se, senz'altro calcolo, il paragone traile nostre prove eudiometriche coir aria infiammabile , è le altre colF aria nitrosa . §. 35. Or a meglio procacciarsi r accennata faci- lità e speditezza di calcolala, che s'ottiene colle frazioni decimali, servirà una piccola misura, che stia giusto 10 volte nella grande, cioè che occupi IO gradi in punto nel recipiente della fig. i , e quin- di vi sia contenuta dalla cima fino al grado 4oo ap- punto 4o volte. Né già è difficile rincontrar giusta tal piccola misura 3 che anzi è facilissimo, mentre essa medesima deve servire di norma per segnare e questi 4oo gradi , e tutta la graduazione di io in io : essa è quella piccola misura medesima, di cui doh- Liam servirci per correggere gli errorì, che altri- menti nascerebbero dal non eguale calibro del reci- piente, e dalla dilatazione pur anche ineguale delle porzioni d'aria successivamente introdottevi, come abbiamo spiegato diffusamente ( §. i8 e seg. ). Or dunque la piccola misura dee preceder la grande 5 o basta trovarla tale, che contenuta 4^ volte nel detto recipiente ( fig. 1 ) vi lasci ancora in fondo qualche piccolo spazio occupato dall' acqua ( come ivi sì vede): più o meno non importa. Segnate pertanto con somma accuratezza tutte queste misu- re, come pure si è spiegato , altro a fare non resta, che suddividere ciascuna col compasso in 10 parti equidistanti . PARTE PRIMA 235 §. 36. Si J'iduce dunque piuttosto ia difficoltà a fare la grande misura (fig. 4 ) della capacità richie- sta, cioè che dia lOO gradi giusti, quando i 4^0 son già segnati nel recipiente ( fìg. i ) ; e ben si capisce che per trovarne una che vada bene anche solo all'ingrosso, bisogna cambiare e mettere alla prova molti tubi A e ( fig. 4 ) 3 inserendoli di mano in mano nel piede ed: dico che vada bene all'ingros- so, poiché è quasi impossibile d'incontrare un tu- bo, che sia giusto, e dia appunto lOO gradi. Or dunque come fare per giungere a tal precisione, che pure si richiede.'^ Basta sceglierne uno tra quelli, la cui capacità eccede di poco il giusto , sceglier quello che tra tutti più vi si accosta, e ridurlo al segno, mediante il toglierne tal piccolo eccesso : il che può farsi, o accorciando un tantino tal tubo col limarne i labbri a forza di ruota, o di smeriglio, finché si trovi, che inserito nel piede d e (^ fig. 4 )j ^ ^gg^^" statovi a dovere dia la misura esatta^ o ( che è piùf comodo ) coir attaccarvi interiormente, quando èr già bello e montato , un poco di cera-spagna, facen- dola fondere, e lasciandovela cadei'e dentro diret- tamente in sul fondo goccia a goccia , finché sembra che basti. Di questa cera-spagna, se mai trovisi do- po di averne messo troppo, se ne può levar vi^i quanto si vuole , raschiandola : oppure si può rifon- derne dell'altra, se non basta, finché si è colto il punto giusto . Egli è cosi che io mi son fatto , oltre c[uella di loo gradi per ognuno de' miei apparati, altre misure di diversa capacità, le quali, ridotte una volta giuste, si sono conservate tali degl'anni 5 236 DESCPi-IZIONE DEGL'EUDIOMETRO poiché laLuona cera-spagna^ ben attaccata al fondo del tubo mediante la fusione, non si consuma, né si altera sensibilmente pel contatto frequente del- l' acqua , a cui è sottoposta 3 essa non fa che perdervi a lungo andare il lustro, e coprirsi di un leggiero intonaco bianchiccio . § 37. Queste sono le principali attenzioni richie- ste per la perfetta costruzione dell' apparato (fig. 1 ) , per r esatta sua graduazione, perla costruzione delle relative misure , le quali voglion essere almen due ( ^%- 4)36 psr la giusta capacità delle medesime . Mi pare di non aver lasciato nulla di tvitto quello eh' è essenziale , ed an zi d' essermi esteso troppo in- torno ad alcune particolarità. Resta dunque ora che io insegni, ponendolo sott' occhio, il modo di fare le sperienze, cui è destinato tal apparato . Nulla più dirò del come va esso riempiuto esattamente d' ac- qua^ né come A^anno introdotte le arie, che si vo- glion provare, nella misur a , sia questa la pìccola, sìa la grande ( fig. 4 ) j in guisa di riempierne tal misura al giusto punto, indi fatte passare nel reci- piente ( fig. 1 )5 né finalmente del portare T anello AD al limite preciso dello spazio occupato dall'aria in esso recipiente introdotta 5 e ciò tanto prima del- l'accensione per verificarne il volume intiero, quan- to dopo per detei^minare esattamente la diminuzione seguita. Tutto questo ho già spiegato, e mi lusingo, che si sarà inteso abbastanza. Riman dunque solo, ch'io faccia osservare qualche cosa riguardo alla scintilla elettrica . §. 58. Ho detto a principio, che una scintilla PARTE PRIMA 23/ molto mediocre, data al Lottoncino o gloLelto a fig. 1 con un anche piccolo Elettroforo, può hastare a produr l'accensione dell" aria introdotta nel reci- piente. Così è: Lasta anche una scintilla piccolissi- ma \ quando però possa , percotendo detto glohetto a, farne saltare un altra entro l'aria di esso reci- piente , cioè sulla punta e fig. 2 , ov' è la piccola interruzione metallica. Ma sovente accade nelle no- stre sperienze , che questa seconda scintilla rimanga di scoccare , in grazia di una goccia d' acqua quivi rimasta, che , riempiendo tal piccolo intervallo, to- glie quella interruzione del conduttore . Convien dunque allora portare una scintilla più forte contro il Lottoncino a, tantoché possa, malgrado l'inter- posizione della goccia d'acqua, ripetersi e brillare nell' indicato luogo ; e a ciò basta servirsi di una boccetta di Leyden, anche piccola, e mediocremen- te caricata, sia con una macchina elettrica ordinaria, sia coli' istesso Elettroforo . §. 3g. Se questo Elettroforo è buono, e tenuto in ordine, non è necessario che sia grande , bastan- do uno del diametro d' 8 o io pollici : e la boccetta, se essa pure è ben preparata, asciutta e monda, basta che abbia io o 12 pollici quadrati di super- fìcie armata . Si può allora con 2o o 3o scintille di detto Elettroforo caricarla quanto basta all' intento , tanto cioè che , scaricandola sopra il bottoncino a fig. 1 , farà scoppiare una scintilla anche inteinia- mente sulla punta del filo metallico ripiegato, scuo- tendone la goccia d'acqua, se mai vi si trova. E be- Xie poi che l' uncino della boccetta termini esso pure 238 DESCRIZIONE DELL' EUDIOMETRO in una palla 5 e che sia ripiegato in guisa, clie si possa, tenendo appoggiato il ventre di essa boccetta contro una delle lastrette o righe d' ottone applicate ai recipiente cilindrico ( fig. 1 ) , far arrivare codesta palla dell' uncino fino a quella del cappelletto a . In questo modo la scintilla della scarica, sendo più forte e piena, non manca mai di produi're V effetto. §. 4-0' Veniamo ora, perchè meglio s'intenda il maneggio del nostro apparato, a mostrare alcune sperienze con esso , In un campo vastissimo che ci si presenta, e tra l' infinito numero, non ne sceglie- rò che poche delle più istruttive , e che possono dare il maggior lume per tutte le altre . Sper. I. S' introducano nel recipiente cilindrico ( fig. 1 ) , riempiuto d' acqua a dovere , 3 misure piccole d' aria respirabile comune , ed 1 mis. d' aria infiammabile ben pura ( ottenuta dalla dissoluzione del ferro o del zinco con acido vitriolico diluito d' acqua ) 5 e osservato col mezzo dell'anello AD nel modo spiegato , che le 4 niisure insieme occu- pino giusto 4o gradi , vi si porti dentro l'accensione colla scintilla elettrica , lasciando aperto il robinet B del piede. All' istante comparirà una fiamma chiaro- rossiccia, che riempirà tutto il luogo occupato dal- l'aria; e questa dilatandosi deprimerà a un tratto la colonna il' acqua sottostante fino alla metà del reci- piente, e più basso ancora : la qual acqua, risalendo tosto dopo, s'inalzerà molto sopra il segno di pri- ma, e fermerassi vicino ai 26 gradi . E dunque scom- parso tutto il volume dell'aria infiammabile = 10, £ di più un volume = 5 circa dell' a,ria respirabile. PARTE PRIMA 2.5^ L^ accennato spettacolo dell' istantanea violenta depressione, e succedente pronto rialzamento del- l'acqua , maggiore della depressione, è curioso, e dilettevole assai : ma si è forse più colpito , se , avendo chiuso prima dell'infiammazione il robinet B, con che viene impedita tal depressione, si apre poi dopo 5 mercè di che osservasi con istupore il subitaneo innalzamento della colonna d' acqua dai 4o gradi ai sopra indicati 25. §. 4-1. Sper. II. Per determinare ora sopra una scala più grande, e quindi con maggiore precisione, qual sia la proporzione d'aria respirabile, che si consuma in un coli' aria infiammabile, cioè in quan- ta parte entri Tuna e l'altra nella produzione dell^ fiamma, s'introducano nel recipiente ( fig. i ) an- cora 1 misura d' aria inf. e 3 d' aria resp. , ma misure grandi (fig. 4) eguali cioè a loo l'una, e verificato col consueto mezzo dell' anello scorrevole AD, che occupino giusto 4oo gradi, si ecciti al solito l' in- fiammazione, dopo però aver chiuso il robinet B ( poiché altrimenti verrebbe dalla forza espansiva cacciata fuori per di sotto molta di quell' aria ) ; indi col riaprire detto robinet permettasi l'innalzamento dell' acqua : sarà bellissimo il vedere , come questa d' un salto si solleva molto sopra i 3oo, e si ferma al punto dei 2 52 gradi. Dal che si vede, che la consunzione di loo d' aria inf. ha tirato seco quella, non di una metà giusta, che sarebbe 5o, ma un pochetto meno, cioè 4^ d' ar^a resp. §.42. Sper. III. S'introducano di nuovo 100 240 DESCRIZIOr^E DELL EUDIOMETRO d' aria inf. ma 20o solamente d' aria comune; e s'ac- cenda il miscuglio : la fiamma sarà men viva ; e la diminuzione non porterà die 125 o 126 in tutto, in luogo dei 148 che ha portate la sper. precedente. Appare dunque, che la comLustione non è stata plenaria; e che quindi 200 d' aria comune non ta- stano per T infiammazione di tutti i 100 diaria inf., ond' è che ha dovuto restarne addietro di questa una parte non accesa . Or se non hastano 200 , mol- to meno basteranno 100 della stessa aria comune, per la totale combustione di 100 della stessa aria inf. Infatti. §. 43- Sper. IV." Introdotta di tali arie una mi- sura per ciascuna, e acceso il miscuglio; la fiamma ne compare men viva ancora e più rossa, e la quan- tità d' aria che si consuma è giusto la metà di quel- la, che si è consumata nella sper. precedente, cioè ne compajono 62 in 63 parti, riducendosi il volu- me da 200 a 107 in i38. §. 44- Se r aria respirabile, prima di adoperarsi in queste ultime due sperienze, è stata già alquanto viziata, cioè trovisi un poco meno respirabile del- l' ordinaria, in questo caso, quando pure permetta l'infiammazione ( giacché se è troppo poco respi- rabile non la permette, né con due misui'e per una d'aria inf., né molto meno con una misura sola ) , quando, dico , ottener si possa di accendere il mi- scuglio, oltre al mostrarsi la fiamma più debole, e di un rosso tirante all'azzurro, la diminuzione di tutto il voluma sarà tanto minore, quanto è men buona tal aria respirabile , In prova di ciò ; PARTE PRIMA 24l §. 4^. Sper. V.^» S' introduca nel recipiente { fig. 1 ) deir aria in cui si sia lasciato ardere qual- che momento un candelino , o nella quale si sia me- scolata un poca d' aria mandata fuori coli' espirazio- ne dai polmoni, talché trovisi viziata sì, ma lungi ancora dallo spegaei'e la fiamma del cerino . Di quest' ai'ia non molto viziata se ne introduca una volta due misure come nella Sper. 111.=' ed un altra volta 1 mis. come nella Sper. IV."" , e d' aria iuf. al solito 1 mi sura ; e fatta V accensione vedrassi , che in luogo di andar persi del volume 3oo da 125 a 126 parti, e corrispondentemente del volu- me 200 da 62 a 63 a norma delle citate sper. ne scompariranno sì del primo , che del secondo mol- to meno , es. gr. 110, 100 ed anche meno di quel- lo , e corrispondentemente 55 , 5o e meno di que- sto , secondo che V aria impiegata godeva di minore respirabilità : e in ragione di cotesta respirabilità minore , massime se tal aria è mista in dose soltanto eguale all' aria inf. , ne compare la fiamma men vi- va, e di colore turchino . Dalle quali prove , che non è qui il luogo di moltiplicare , rilevasi ormai abbastanza la ragione e il modo delle Sperienze Eudiometriche , a cui serve il nostro apparato . T.III, 16 P J R TE SEC ONDA jl)ì queste sperienze eudìometriclie qui solo ac- cennate ^ e di molte altre ^ cui serve Fistesso Appa- rato , parleremo più di proposito nella 2." parte della presente Memoria . GioVa intanto proseguire nella descrizione di ciò , die ho mutato od aggiunto air Apparato medesimo ad oggetto di renderlo più comodo, e servibile ad un maggior numero inet superiore si viene ad aprire l' inferiore , cioè quello del piede . Essa aria in questo caso non so- lamente non è più sopraccaricata dal peso di una colonna d' acqua alta 1 o 2 pollici , o più o meno , come dianzi 5 ma è anzi alleggerita d' una parte della pressione delF atmosfera , in ragione della colonna d' acqua , che viene da questa atmosfera sostenuta nel recipiente medesimo , es. gr. fino in e fig. 1 , come si è già spiegato ampiamente al §.18 seg. Ivi il calcolo ci ha mostrato, che una misura d'aria, la quale non cambiando punto la naturale sua densità occuperebbe lo spazio di 100 divisioni o gradi portata in cima al recipiente , nei quale rimanga tuttavia sospesa una colonna d' ac- qua alta i5 pollici, viene ad occuparvi io4 divi- sioni e un poco più : e due di tali misui-e, soste- nendosi l' acqua all' altezza di 12 poli. , vengonp ad occupare lo spazio di ben 206 = in luogo di 20O che occupar dovrebbero, se ritenesse l'aria la pri- 243 DESCRIZIONE DELL^ EUDIOMETRO miera densità. Ora abbiam qui sopra veduto ( §. prec. ) , che questa medesima quantità d' aria , cioè queste due misure eguali originariamente a 200 gradi , riducevansi a 199, allorché chiuso il robi- net inferiore, e il superiore semiaperto, due pol- lici d' acqua nella tazza A comprimevano essa aria . E dunque manifesto come col giuoco indicato di chiuder V uno , e aprir V altro robinet , cioè all' i- stante medesimo che avendo chiuso quello in cima , s^ apre quello al basso ossia del piede , la colonna d' acqua dovrà calare dal punto dei 199 gradi a quello di 206 i ; ed ecco ciò che infatti si osserva . Se dopo ciò si chiude il robinet del piede , e si riapre un pochetto quello in testa, tosto una por- zione delF acqua che è nella tazza A cola nel re- cipiente, né più né meno di quella, che bisogna per comprimervi V aria come dianzi , e portarvi la colonna d' acqua sottostante al segno 199 che già toccava . Alterando così le aperture dei robinet sì può rinnovare lo stesso giuoco quante volte si vuo- le, riducendo il volume dell' aria confinata nel re- cipiente cilindrico ora a 199 : ora a 206 i divi- sioni . §. 54. La differenza , che noi abbiamo qui di più di y gradi, é, come si vede, assai grande: essa non va veramente a tanto nella più parte dei casi , ne' quali s' impiega un altro numero di misure d'aria 5 ma è sempre troppo considerabile per non doversene far conto, e perchè non importi som- mamente di sapere a quale delle due maniere dob- biamo attenerci , vuo' dire qual robinet si vuole PARTE SECONDA 249 tenere aperto allorché si tratta di segnare esatta- mente le divisioni sul recipiente cilindrico mede- simo, e allorché ci proponiamo di determinare, e confrontare con precisione le misure d' aria con- tenute si acanti , che dopo V infiammazione . Sarei per dire , che tanto V uua , quanto 1' altra maniera json quasi egualmente buone, purché presa una si continui a praticar qnella uniformemente , vale a dire , si notino sempre le misure allorché il mede- simo robinet sta aperto , non V altro , giacché se una volta fosse il superiore che stesse apei"to , un altra V infei-iore , la differenza nella densità dell' a- ria, di cui ahhiam qui sopra parlato, cambiando il rapporto e valore delle respettive misure, cagio- nerebbe deg? errori molto considerabili. Del resto se le due maniere , come ho indicato , son quasi egualmente buone , non voglio già che si creda che lo siano a rigore : quella di tener aperto ( o a meglio dire semiaperto , come si è spiegato al §. 5o ) il robinet in cima , e chiuso r altro al piede , é sempre preferibile . La cosa sal- ta air occhio per ciò che si é detto e dimostrato, e basta paragonare il poco , che possono uno o dua pollici d" acqua nella tazza A per comprimere l'aria che sta immediatamente sotto confinata nel reci- piente , col molto più che può una colonna d' ac- qua alta 12, i5 o più pollici sospesa aldi sotto di essa aria , per dilatarla . E dunque nel primo caso, che cotest'aria si accosta assai più alla natu- rale sua densità : abbiam veduto infatti, nell'esem- pio sopra recato , che due misure eguali origina' 20O DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO riamente a 200 riduconsi appena di un grado , cioè a 1995 in luogo che nel secondo caso, cioè stan- do aperto il roLinet inferiore, s'estendono a più di 206. Or r effetto della pressione d' uno , ed anche di due pollici d'acqua sopra l'aria riducendosi a cosi poca cosa, si può facilmente concludere , che le differenze accidentali di maggiore, o minor con- densazione cagionate dalle più grandi variazioni , che avvenir possano al peso naturale dell' atmo- sfera, non saran punto rimarcabili , stante che que- ste stesse vaiùazioni barometriche influiscono poco a far che 1' ai-ia , che trovasi nel recipiente dilatata ( per la sospensione sotto di essa di una colonna d'acqua alta finanche i5 pollici o più ) lo sia di più o di meno, come si è dimostrato ai §. 3i e seg. Ecco dunque anche per questa parte un van- taggio , che ci procura il robinet superiore colla sua tazza A ( fig. 3 e 7 ) , servendocene nel modo descritto : quello di ridurre un piccolo errore ad essere piccolissimo, e che si può dir nullo. §. 55. Ma un vantaggio più considerabile di que- sto pezzo d' addizione è , che possiamo per jnezzo suo far passare colla più grande facilità tutta l' aria rimastavi dopo l' infiammazione , od una parte so- lamente se piace, in una boccetta , in un tubo che sia largo sufficientemente , o in altro recipiente , per esaminare tal aria a nostro beli' agio . Possia- mo, dico, far ciò senza capovolgere lo strumento, e senza neppure moverlo dal suo posto: giacché rivolgendolo col piede F (fig. i) all' insù, che è PARTE SECONDA 25l cavo a forma d'imbuto, si può mediante dell' acqua posta a guest' oggetto in tal cavità travasare V aria similmente in una boccetta o tubo pieni essi pure di acqua 5 ma la cosa riesce molto incomoda e im- barazzante; laddove niun incomodo colla tazza A e robinetto B ( fìg. 3 e 7 ) , mediante che tutto rimau fermo a suo luogo . Per poco che uno sia versato in simili spe rienze di travasar arie , vede tosto co- me nel caso nostro si deve procedere . Nondimeno per nulla lasciare , descriver voglio anche questa operazione . Ripiena dunque d' acqua la boccetta , in cui si vuole introdurre V aria che è rimasta nel recipiente cilindrico ( fìg. 7 ) , se ne tura col dito , o con altro esattamente la bocca, che si rivolge allora air ingiù , e si poi'ta dentro V acqua della tazza A , avvei-tendo bene di non ritirare mai il turacciolo, o il dito finché non sia detta bocca cii'condatatutt' in- torno e coperta da essa acqua. Facendo allora, che la di lei bocca corrisponda al mezzo del robinet, non si ha che a voltar la chiave per presentare di- rettamente il foro ad essa bocca ( e appunto per presentarlo direttamente e per intiero , è bene, che abbia anche questo robinet un ritegno come lo ha r altro dal piede ( §. 7 ) ) . Questo foro essendo suf- ficientemente largo, cioè di 4 linee circa ( §. cit. e 48 ) permette che l'acqua scoli nel recipiente cilin- drico al tempo stesso che V aiùa di questo si fa pas- saggio attraversò essa acqua in forma di grosse bol- le gorgogliando, e va a prendere il posto , che l'ac- qua mano mano viene abbandonando nella boccetta. Quando si è raccolta cosi tutta o parte dell' aria , 252 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO ch'era nel recipiente cilindrico, nella boccetta , si ritira questa nella stessa guisa , che yì si era porta- ta, turandola prima che la sua Locca sorta dal- l'acqua. Tutta questa manipolazione sembra . piìi difficile descrivendola di quello sia nella pratica 5 e posso assicurare che poca destrezza basta per non perdere neppure una bolla d'aria. §. 56. U avvantaggio di far passare facilmente r aria rimasta dopo ì' infiammazione in una boccetta o vaso qualunque, onde poterla esaminare a bell'ar gioj è ancor niente in paragone di quello che si ha introducendo immediatamente cotal aria in un lun- go tubo di vetro graduato : il che ne offre un mezzo facile di misurarla quest' aria sopra una scala molto più estesa. ABCfig. 5 rappresenta questo tubo guernito , non altrimenti che il grosso cilindro fìg. 1 e 7, di due listerelle di ottone sulle quali sono scolpiti i gradi, e d'un anello scorrevole B. Queste listerelle graduate sono applicate al tubo, e i-itenute con pic- cole viti in cima da un cappelletto, e all'estremità inferiore, che sola rimane aperta a un tubo conico C parimente d' ottone e saldato al vetro con masti- ce 5 il qua] pezzo C lavorato in modo di entrare in una gola o canale similmente conico e adattato, che trovasi in fondo della tazza A fìg. 3 e 7 , fa che im- piantatovi il lungo tubo ( fìg. 5 ) vi si tenga dritto e sodo, come nella fìg. 6. §. 5y. Avendolo dunque così inserito beli' e pie- 1^0 di acqua (la quale s' impedisce che scqH tenendo PARTE SECONDA 255 turato col dito T orificio di esso tubo pel breve tem- po che esso orifìcio sta rivolto in giù, e non pesca ancora nell'acqua della tazza, come già si è detto della caraffa §. prec. ) , è uno spettacolo grazioso il vedere come prima si apre il robinet B (fig. 7), l'acqua del tubo scolare più o men lentamente lun- go le di lui pareti , per lasciar luogo a una colonna d'aria, die spuntando dal fondo, del tubo medesi- mo si fa strada tiel mezzo , in guisa che 1" acqua scolante forma come un velo , che abbraccia tutt' all'intorno questa colonna cilindrica d'aria, che continua ad alzar la testa urtando , e scavando il cilindro d' acqua superiore , la quale sembra cedere e aprirsi a stento , e siegue cosi ad allungarsi finché giunga alla sommità del tubo . Nella fig. 5 in cui si vede una porzione d' aina di già elevata in forma di colonna cilindrica , e sopravanzante colla sua testa convessa il segno i3o , è facile rappresentarsi , come questa colonna d' aria debbo continuare ad allun- garsi, montando, e l'acqua continuare a scolare strisciando lungo le pareti del vetro . §. 58. Ben si comprende , come a proporzione che il diametro del tubo ( fìg. 5 ) è più pic- colo , lo spazio in lunghezza occupato da una mi- sura data d' aria , che vi si introduca , sarà più gran- de . Sarebbe dunque vantaggioso non avendo ri- guardo che a ciò , di scegliere il tubo molto stiletto; ma senza parlare dell'ingorgamento, che impedi- rebbe r aria di salire attraverso 1' acqu^ , quando il diametro di questo tubo fosse minore dì 5 sl 5 i li- nee , e r orificio d^ pezzo G minare di 4 linee ( §. 254 DESCRIZIOINTE DELl' EUDIOMETRO 7 e 43 ) 3 riflettasi clie bisognereLLe farlo di tale lunghezza , che lo l'enderebLe non poco imba- razzante. Esso lo e già abbastanza ove oltrepassi 3o 5 o 32 poli, che è la lunghezza a cui mi sono in fine ridotto dopo essermi servito lungo tempo di tubi di 4o a 5o poli. E perchè di un pezzo solo riescono ancora incomodi tali tubi anche non ecce- denti 3o poll.j perciò massimamente, che rinchiu- der non si possono in una cassetta di discreta mole , nella quale sta pur rinchiuso tutto il resto delF ap- parato , ho pensato acciò vi sì adattino , di farli di due pezzi, che, mediante ghiere d' ottone, si avvi- tino r uno all'^altro . §. 5g. Ma, dirassi, non dando al tubo, sia in- tiero , sia di due pezzi riuniti, se non la lunghezza indicata di 3o poli, che è il doppio , o poco più di quella del grosso cilindro o recipiente (fig. 1 e 7 ) si guadagna troppo poco , e quasi non vai la pena di avere un tal pezzo di addizione per sem- plicemente duplicare la scala . Adagio , che non è cosi . Così sarebbe , se la capacità del tubo di 3o poli, fosse eguale a quella del recipiente cilindrico di i5 poli., cioè se quello fosse del doppio più stretto solamente . Ma se lo prendiamo quattro volte più stretto, o sei, od otto, allora ogni mi- sura del recipiente cilindrico eguale a 100 pren- derà nel tubo una lunghezza 4? 6, 8 volte mag- giore : cosi se in quello occupava 3 poli. , in que- sto ne occuperà 12 , 18 , 24. Ma dunque , se tal tubo è lungo solamente da 3o poli., non vi potrà stare tutta, l'aria, che sta PARTF SECONDA 255 nel recipiente cilindrico . Non importerebLe , quan- do almeno ci stesse tutta quella residua dall'infiam- mazione nelle prove , a cui è destinato . Ma nep- pure questo ottenere si può : poiché se sian 4 le misure, 3 di aria comune, ed i di aria infiamma- tile, il residuo essendo 2 i misure circa ( §. 4^ sper. 2 ) potrà appena essere contenuto nel tubo 4 volte più stretto; ma in quello 6 volte piìi stretto non potrà capirvi che i % mis. e finalmente nell' al- tro 8 volte più stretto i i mis. Si vede dunque che per Y ordinarie sperienze eudiometriche nelle quali s'impieghi per una misura d'aria inf. =^100 anche una solamente di aria comune, essendo il residuo per lo meno =:-. iS^ ( §. 4^ sper. ^) j lì tubo otto volte più stretto, che contiene solo 125, non è abbastanza capace . Cosi manca di capacità anche quello meno stretto , che contiene 1 § mis. cioè da 166, qualor l'esperienza eudiometrica si voglia fare, come è più vantaggioso, con 2 mis. d' aria comune contro 1 d' aria inferiore , giacché il residuo qui suol essere almeno 1^4 (§• 4^ sper. 3 ) supponendo 1' aria respirabile di bontà comu- ne ; che se è men buona, ne avanza di più (§. 44> 45 sper. 5 ) . Il tubo, che è solamente 4 volte più stretto del recipiente cilindrico, e in cui una mi- sura d'aria = lOQ occupa da 12 pollici , oh ! quello sì basta, ed ha capacità sufficiente per le mento- vate spex'ienze eudiometriche , ancorché fosse lun- go meno di 3o pollici , e potrebbe anche esserlo di soli 25 o 265 giacché conterrà sempre più di 2 misure j e 2 misure di residuo non si hanno mai 256 DESCRIZIONE DELL ^EUDIOMETRO da 1 di aria inf. e 2 di aria resp. , se questa non è molto viziala . Perchè un tal tuLo sia 4 volte più stretto, deve, come si sa, il suo diametro es- sere la metà di quello del recipiente cilindrico : e però questo , che ahhiam detto al §. i dover avere per diametro almen io linee, potrehhe anche solo averne 8 , e qualche cosa meno , giacche meno di 4 bastano pel tubo ( §. 58 ) . §. 6o. Del resto siffatto tubo vi offre una scala abbastanza grande. Se una misura divisa in loo gradi nel recipiente cilindrico ve li dà già distinti questi gradi , es. gr. di ^ di linea ciascuno , li avete qui nel tubo di f lin. , che facilmente potete sod- dividere in mezzi e in quarti . E che volete di più ? Invano sperare possiamo di portare V esattezza di simili sperienze al di là di un ^fo di misura: io certo con tutte le attenzioni possibili , che il lun- go uso mi ha insegnate, ardisco promettere di ^l^o, ossia di J grado, ma nulla più. §. 6i. Questo fa, che di un tal mezzo grado po- tendo presso a poco giudicare anche sopra il re- cipiente cilindrico, mediante l'anello AD fig. i nel modo descritto al §. 27 , non trovo gran bi- sogno di ricorrere alla più lunga misura del tubo e inflitti non vi ricorro che di rado , e mai o quasi mai per le ordinarie sperienze eudiometriche . §. 62. In alcuni casi però è spediente , anzi ne- cessario ricorrervi , ed è quando impiegando pic- cole misure , singolarmente d' aria vitale , il residuo dopo r infiammazione è tanto poco, che rimane, nascosto sotto la ghiera b fig. 1 e y e non. arriva PAH TE SECONDA 25^ alla graduazione. Tal Lolla diaria conviene, se sì vuol misurare, farla passare entro a un tubo gra- duato nel modo sopra desci'itto , e questo tubo al- lora, quanto più sarà stretto sol che l'aria vi possa passare attraverso T acqua , tanto meglio sarà. Fuori di questi casi , e di alcuni altri pochi , che non serve qui addurre , non è di grande importanza il tubo, di cui parliamo, potendosi, come ho già detto , abbastanza distinguere una mezza centesima di misura nel recipiente cilindrico . §. 63. E però tale tubo graduato di una grande risorsa, per chi volendo costrurre l' Apparato no- stro non potesse ritrovare il grosso e forte tubo di cristallo richiesto ( fìg. i , e 7 ) , fosse quindi costretto a sostituirvi un altro recipiente sferico od ovale , come A fìg. 6. Di questi è molto più facile il trovarne o farne fare apposta in ogni vetreria , che non delle canne o recipienti cilindrici della lunghezza , calibro , e spessezza di pareti , che vi vuole ( §. 1 ) . Essa figura 6 rappresenta dunque uno di cotesti apparati a recipiente ovale , sormon- tato dal suo robinet e tazza , nella quale sta im- piantato il tubo graduato, che termina in cima in una sfera cava G per l' oggetto che vado a spiegare . §. 64. Nelle sperienze eudiometriche propria- mente dette, in cui s'impiegano loo, cioè una misura di aria infiammabile, e or 100 or 200, cioè or una , or due misure di aria comune ; il re- siduo dopo r infiammazione è sempre maggiore as- sai di xoo ( §. 4^ , 43 )• Dunque a che serve nel tubo fìg. 5 la lunghezza al disopra del punto se- T. III. 17 200 DESCllIZIONE DELL EUDIOMETRO guato loo ? Accorciamolo fin presso a tal segno so- stituendovi la sfera cava o bulbo G fig. 6 della cor- rispondente capacità: cioè facciamo , che contenga tal bulbo fino al punto del tubo lOO : e da tal punto prosegue la graduazione fino a 20ò o 210 verso la radice di esso tubo . Ecco che abbruciando nel recipiente ovale A un miscuglio di 100 d'aria inf. e 100 d'aria comune, e facendo passare il residuo nel tubo , verrà questo ad occupare ( giusta la citata sperienza del 4^ ) tutto il bul- bo G e la porzione del tubo fino al punto b , cioè fino ai gradi iS^ o l38 se l'aria respirabile era di bontà comune , oppure s'intenderà più basso in ragione che essa fosse men buona . Gosì poi il residuo della combustione di 100 d'aria inf. con- tro 200 d'aria com. verx'à (giusta l'esperienza del §. 4^ ) fino al segno D, cioè verso i gradi 1^5 o 176 o più sotto, secondo che l'aria resp. sarà stata di bontà comune, od inferiore. §. 65. Il tutto dunque cammina per le sperienze eudiometriche, con questo tubo accorciato (fig. 6 ), e perciò tanto più comodo , come col tubo intiero ( fig. 5 ) . Del resto potrebbe anche accorciarsi di più es. gr. sopra i i35, o sopx'a i i3o, e dando poi la corrispondente capacità al bulbo , che in- vece vi si aggiunge 5 giacché nell'intervallo della graduazione che rimane da i35 ai 200 o 210, stanno tutte le differenze che mai osservare si pos- sono nelle sopraccitate esperienze eudiometriche, tanto con una che con due misure di aria comune ; e tanto se sia questa la migliore , come se sia la PARTE SECONDA 23^ peggioi'e , voglio dire viziata (juanto mai può es- serlo naturalmente . §. 66. Con ragione limito V uso di questo tubo accorciato come nella fig. 6, e molto più come nel §. prec. alle ordinarie spei'ienze eudiometriche (che sono per altro le più importanti, e per le quali principalmente vorrebbesi rendere 1' appara- to più comodamente portatile ) . Per molte altre prove, massime coli" aria detta dejlogìsticata e vitale, e tutte le volte, che il residuo volume d" a- ria risulti minore di loo è facile vedere, che non serve né V uno né Y altro dei tubi accorciati qui sopra descritti, ma vi vuole l'iutiero (fig. 5). Ove però si abbia quello della fig. 6 potrà V altro della fig. 5 accorciarsi esso pure , cioè venir troncato un poco sotto il segno lOO : cosi questo servirà a misurare tutti quei residui d'aria, che son minori di lOO , Taltro quelli che son maggiori fino a 2oo e un poco più . Altronde sarà meno imbarazzante il maneggiare , e il portarsi dietro nei trasporti due tubi cosi che uno lungo il doppio , qual è quella della fig. 5. §. 6y. Ma e quando il residuo oltrepassi Ì2oo, i 220, i 25o ec. ? Addio tubi dirassi . Addio pure, che in tali speri^nze il volume da misurare essen- do cosi grande, non v'è bisogno di portare la pre- cisione a più di un centesimo di misura 3 e fino a questo , anzi fino a un ducentesimo , ho già detto , che si giunge colV osservazione immediata , rima- nendo Taria nelFistesso recipiente cilindrico (fig. 1 e 7 ) in cui è accesa . 26o DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO §. 68, Ma e quando non essendo 1il recipiente medesimo né graduato , né cilindrico , naa sferoi- dale, come nella tig. 6, non si può altiiraenti mi- surare r aria residua , che facendola passare nel tubo graduato ? Alleila se questo residuo eccede la capacità di esso tubo , come fare ? Ecco F espe- diente facilissimo : quel die non potete misurare in una volta ;, fatelo in due , o tre volte . Supponiamo p, e. che V aria avanzata dall' in- liammazione sia, come nel esp. 2, §. ^i eguale a 2^2 gradi ; e che avendo adattato all' ordinario il tubo fig. 5 o fìg, 6 pierjo d'acqua alla tazza fìg. 6, e aperto il robinet E l'aria abbia cominciato a montare lentamente nel modo descritto al §. Sy , ben si vede , che , profittando di tale lentezza , io posso allorché è passata nel tubo una certa quan^ tìtà d'aria 5 che uon né ha ancora scacciata tutta l'acqua, io posso , dico, chiudendo il robinet, intercettare questa porzione d'aria, e notare a quanti gradi arriva. Siano questi es. gr. i3o. Re- sta un altra pox'zione d' ^l'ia nel recipiente A, per niisurar la quale torno da capo coli' operazione , riempiendo di nuovo il tubo d'acqua ,rimettendol9 come pi'ima nella tazza, e riaprendo il robinet E :, questo residuo d'aria passa allora in esso tubo gradualo, come la prima porzione vi era passata, e vi occupa giustamente I22 gradi, che aggiunti ai i3o di detta prima porzione, formano il totale di 252. Non richiedcsi dunque , che un poco di tempo e di pazienza per misurare sulla lunga scala del tu- PAKTE SECONDA 2o L to tutta la quantità diaria clie può contenere il recipiente A della fig. 6 o quello D della fìg. y. Del resto, torno a dire, son ben poche le spe- rienze , in cui il residuo d'aria dopo T infiamma- zione oltrepassi di molto le 2 misure, ossia i gradi 200. Nella maggior parte , e segnatamente nelle eudiometriclie , è minore , o almeno non arriva a 210 (§. 64 j 65), onde puossi misurare tutto in. una volta colFuno, o coir altro dei tuLi fìg. 5, e fig. 6. §. 69. Non ho parlato fino ad ora d'un difet- to , dì cui non vanno mai o quasi mai esenti 1 tubi che debbon servire all' uso indicato : quest' è la mancanza di esatto calibro . Non si trovertà per avventura in mille un tubo di 5 linee , o più di diametro , lungo 24 pollici, e neppur 12, che sia perfettamente calibrato : domandiamo ai Signori Fontana, Ingen-housz, o meglio a coloro che si so- no applicati a costrurre gli Eudiometri ad aria ni- trosa prima di questi Autori con quanta difficoltà si viene a capo d' ottenere dei tubi esattamente cali- brati, lunghi anche 7 od 8 pollici solamente, quali ricei^cansi per questa sorte di strumenti . Fortunata- mente per i nostri tubi fig. 5 e 6 un si esatto cali- bro non è necessario , e si può , con qualche pena è vero, ma pur si può rimediare al difetto di esso, quanto ba'sta almeno all'uso nostro . Il modo piìi semplice e piìi sicuro che io adopero per farvi le divisioni giuste , è d' introdurre nel tubo delle pic- cole porzioni eguali di mercurio una dopo l'altra, marcando gli spazi occupati da ciascuna : dopo di 262 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO che si possono soddividere questi spazi semplice- mente col compasso in quante parti si vuole 3 giac- ché l'errore proveniente dall'ineguaglianza, che suppongo non molto grande , del calibro , non può pili essere sensibile in si piccole porzioni , come ho già dimostrato relativamente alla graduazione del xecipiente cilindrico fig. 1 , §. 27. §. 70. Fatto cosi lo scomp ai-to e graduazione del tubo in guisa che corretta V ineguaglianza del cali- bro , sian tutti eguali fra loro i gradi , non quanto alla Innghezza , ma quanto allo spazio , che è ciò che si ricerca , resta ancora da coi'reggere V errore prodotto dallo stato di dilatazione , in cui si trova r aria introdotta nel tubo , tutte le volte che que- st'arìa non lo riempie, ma che vi riman sotto so- spesa una colonna d' acqua. Ci siamo abbastanza occupati di questa dilata- zione relativamente all'aria introdotta noi recipiente cilindrico fig. 1 , e dei mezzi di corre ggere gli er- rori che ne risultei'ebbero nella graduazione, dal §. 18 fino al §. 53. Qui dunque non accade di ri- toccare quello che s' è già dimostrato riguardo al primo articolo , cioè alla dilatazione dell'aria cosi confinata; e per quello che riguarda il secondo, cioè la correzione che convien fare , dirò che pei tubi nostri fig. 5 e 6 è meglio ajjpigllarsi ad un altra maniera , che è la più ovvia , e riesce qui molto facile , in luogo che difficile in pratica e sog- getta a qualche inconveniente l'abbiamo mostrata |ter il grosso cilindro fìg. 1 al §. 2,5. Questa ma- niera dunque è di disimpegnai'e il tubo dalla tazza P A K T E SECONDA 363 A ( fig. Z , 6 e y ) , e trasportarlo (tenendone ben turato F orifìcio col dito durante tale trasporto ) neir acqua della vaschetta G fig. i , o di un altro recipiente qua! si voglia e tuffamelo fuio al livello della colonna d'acqua sospesa entro al tuLo me- desimo : con ciò 1' aria contenutavi al di sopra di tal colonna verrà a non essere né piìi, né meno ^^ompressa delF aria esterna , e fìa quindi ridotta al suo giusto volume . §. yi. Ma se poi la vasca già detta, un catino, od altro recipiente , clie sia alla mano , non fos- sero abbastanza profondi per tal uopo , come fa- cilmente accade allorché la colonna d'acqua sospesa nel tubo fig. 5 è lunga assai , arrivando, come nelle ordinarie sperienze eudioraetriche , sopra i gradi i4o al segno B, e in altre sperienze molto più alto ancora, es. gr. sopra i 70 allora come fare? Ecco un altro spediente, die riesce molto comodo. Io lo debbo al D/ Priestley, che me lo ha suggerito in occasione, che nel 1782 essendo andato a trovarlo a Birmingham gli mostrai alcune sperienze col mio Apparato già fin d' allora per- fezionato, e quale appunto qui lo descrivo. Levasi il tubo dall' acqua tenendolo dritto in po- sizione verticale . Collo scuoterlo allora un tanti- no, se il suo diametro è sol di 3 linee o poco piìi, e senza alcuna scossa se è di 4 ^^^' o le eccede, r acqua comincia a scolare per l' orificio rivolto all' ingiìi , e 1' aria esterna vi subentra lentamente facendosi passaggio attraverso 1' acqua medesima , che dà luogo poco a poco strisciando lungo le 264 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO pai-eti , come aLLiamo già descritto al §. 67. A mi- sura cLe questo cilindro d'aria scavando il cilindro d'acqua s'avanza salendo nel tuLo, e clie quindi la colonna d'acqua col distruggersi sotto, va ac- corciandosi, si osserva che il suo residuo, com- preso es. gr. tra i gradi 127 e 67, fìg. 5 si avanza esso pure un poco verso l'alto , cioè va ai 66 , 65 ec. , e che quindi riducesi mano mano a mi- nor volume l'aria confinata nella parte superiore del tubo, quell'aria, che trovavas ì dianzi dilatata, e che vogliam ridurre alla sua densità naturale . E facile tener dietro coli' occhio , ed anche col dito a questa gradata elevazione dello strato d'acqua interposto all' aria rinchiusa nella parte superiore A e air aria esterna che occupa la parte inferiore GB, e che siegue ad innalzarsi, attesoché tale innalza- mento è lento anziché nò , come sì è detto or ora 5 ed è pur facile così di fissare il punto al quale arriva detto strato d' acqua allorché assottigliata estremamente col continuo disfarsi mercè lo scolo non forma più che un velo di separazione , che a momenti si rompe. Or dunque segnando un tal punto , desso è che vi dinota esattamente la quan- tità d' aria rinchiusa che vi proponeva di misurare, giacché distrutta la colonna d'acqua che cagionava la dilatazione di tal aria, si trova questa ridotta alla sua giusta densità . §. 72. Prima d' abbandonare i nostri tuhi fìg. 5 e 6 diciam ancora qualche cosa dì un altra loro utilità, che è di poter servire molto bene eziandio alle §perienze eudiometriche coli' aria nitrosa , ed JARTE SECONDA 265 altre analoghe , a misurare in somma le diminu- zioni che produce quest'aria nitrosa nelle diverse arie respii'ahili , e confrontarle colle diminuzioni che \i produce l'aria infiammahile : il qual con- fronto debbo pur x'ìuscire interessante . Allorché dunque si vorrà sostituire alF aria in- fiammabile l'aria nitrosa ( che fu la prima ;, come si sa j ad impiegarsi per prove eudiometriche , ma che la cede per esattezza a quelle che dietro le mie sco- perte ho insegnato già da piìi anni a fare coli' aria infiammabile, e che esporrò in maggior lume termi- nata la descrizione che sto facendo di tutte le ag- giunte e miglioramenti all' apparato ) 5 allorché , di- co j si vorrà servirsi de' delti miei tubi per 1 aria nitrosa , si mescoli pi'ima questa coli' aria respira- bile j di cui s' imprende ad esaminare la bantà ;, in. una campana, o recipiente qualunque di vetro che abbia il fondo abbastanza largo j perchè le due arie formando uno strato o lamina molto estesa , e poco •grossa si confondano prontamente insieme : ciò che ne accelera 1' effervescenza , e produce in poco tem- po se non la più grande diminuzione possibile del volume d'aria, una diminuzione piìi grande, e molto più costante , che quando il miscuglio si fa in un recipiente stretto 3 in cui l'aria nitrosa, e la respirabile non godendo di un contatto abbastanza ampio , 1' effervescenza si fa per gradi troppo lenti . §. 73. A dir vero non è tanto la grandezza della diminuzione, che c'interessa, quanto la costanza, cioè a dire, ch'ella sia di una quantità eguale tutte le volte, che si mette alla prova la medesima qua- 266 DESCRIZIONE DELL'EUDIOMETRO lità e quantità diaria ; il che punto non s' ottiene se non si dà luogo ad un effervescenza prontissima deir aria nitrosa coir aria respirabile , come l'espe- rienza lo Ila mostrato sopratutto ai Sigg. Fontana e Ingen-housz j i quali si sono tanto occupati a perfe- zionare V Eudiometro ad aria nìtrosa,e che prescri- vono, dovendosi fare il miscuglio delle arie nel tubo medesimo, in cui sono segnati i gradi della loro scala (a)', di scuotere violentemente esso tubo , e per un tempo considerabile ; cominciando prima che V effervescenza abbia luogo , anzi prima che r aria sia giunta al contatto dell' altra , e continuan- do a sbattere così questo miscuglio d' aria per al- cuni minu,ti, tantoché sia finita ogni sensibile effer- vescenza. La qual operazione di sommovere, e di- guazzare V aria non è punto necessaria , come il Sig. Ingen-hohsz medesimo lo ha mostrato , allorché si fa dapprima il miscuglio delle due arie nitrosa , e respirabile in un vaso molto largo , e s' introduce dopo, cioè passata l'effervescenza, come tal miscu- glio nel tubo graduato . §. 74' ^^' egl^ ^ appunto in questo modo ch'io wfloglio adoperare coi miei tubi graduati, i quali non differiscono dall' Eudiometro di Fontana, che per una lunghezza molto ma ggiore della scala, vo' dii^e (a) Questi grati! sono lOO per misura: ed ecco una delle ragioni , per cui suddivido ancor io nel mio Eudiometro ad aria inflammahUe le solite misure in lOOj e ciò tanto nel gran recipiente cilindrico fig. i e 7 quanto nei tubi fig. 5 e 6. PARTE SECONDA 267 un assai maggiore intervallo da un grado all' altro ( che son 100 di misura tanto per me, quanto per lui ): vantaggio, come si comprende, ben impor- tante. Introduco dunque una, o due misure d'aria respii'abile , ed una in seguito d' aria nitrosa in un vaso di fondo assai largo, come ho detto, es.gr. in una giara, o bicchier gi'ande , e due o tre minuti dopo faccio passare questo miscuglio d'aria ridotto a minor volume dall' effervescenza sofferta e decom- posizione d'una parte dell' una , e dell' altra aria, faccio, dico, passare questo volume d'aria residuo p nel tubo fìg. 5, o in quello flg. 6 per misurarvelo: ve lo faccio passare semplicemente mediante un im- buto immerso nell'acqua della vaschetta o catinella qualunque, il collo del quale imbuto imbocca il tubo pieno d' acqua tenuto sospeso verticalmente . Quando, e come nelle ordinarie sperienze eudio- metriche di questa falla, il residuo è ancora di una misura , cioè oltrepassa 100 è meglio servirsi del tubo sormontato dal bulbo flg. 6. Ma quando av- venga, che il residuo sia minore di 100, avendo impiegato es. gr. una misura d' aria o tutta vitale , o migliore della respirabile comune (a), oppur anche di questa meno di una misura, o meno di aria ni- trosa, allora il tubo fìg. 6 non servirà, e sarà d'uopo ricorrere a quello fìg. 5 sia intiero, sia troncato dal mezzo in giù ( §. 66 ) . (a) Quando 1' aria respirabile è di bontà comune e se ne impiega anche una sola misura , con una di buona aria ni- trosa, il residuo suol essere tra i io4 e i 1 lO. 268 DESCRIZIONE DELL^ EUDIOMETRO ' §. 75. Mi SÌ domanderà se non si potreLLe far servire alP oggetto di accelerare il miscuglio e l'ef- fervescenza delle arie nitrose e respirabili, in luogo d' un altro vaso il medesimo recipiente cilindrico fig. \ e. y che serve alle sperienze colF aria infìam- mabile . Ma oltrecliè un tal recipiente è ancora troppo stretto, stantecliè una misura di 100 occu- pandovi da 3 pollici , uno strato d' aria di tanta al- tezza non può essere cosi presto penetrato da un altro strato egualmente lungo, e mescersi e confon- dersi insieme come si ricliiede, a meno di sbattere, e diguazzare tal aria introdottavi dimenando e scuo- tendo F apparato ( 72 ) ; oltre ciò, evvi F inconve- niente , che i metalli, cioè le ghiere d'ottone, i robinetec, verrebbero guasti e corrosi dall'acido nitroso, il qual risulta dalla decomposizione del- l'aria nitrosa. Per questo ove si adopera tal aria, non vi vogliono che vasi-di^etro . MEMORIA Sopra i Fuochi de Terreni, e delle Fontane ardenti in generale , e sopra quelli di Pietra- Mala in particolare . >9}C> Questa Memoria è stata estralla dal Tom. VII degli Opu- scoli scelti sulle Scienze e sulle Arti ec. mg. Sai. l^uando nel 1776 ebLI scoperto che da tutti i fondi d'acqua stagnante, o leggermente corrente si svolge una prodigiosa quantità d^ aiùa infiammabile, prodotta dalla macerazione , e putrefazione delle sostanze vegetabili e animali, fui naturalmente con- dotto a pensare, che molti fenomeni natui'ali, tra i quali quello dei terreni, e delle fontane ardenti, da altro non provenissero che da grandi ammassi dì codest^ aria infiammabile . Era troppo facile V imma- ginare che potea trovarsi buona copia di tal aria già bella, e formata in alcuni ricettacoli, o cavità sot- terranee, che riempiendosi, o per le pareti che si sprofondassero, o per qualche materia estranea por.- tatavi dentro , obbligavano quelF aria a traspirare , ed uscirne fuora in forma di getti attraverso le cre- paccie, e la terra secca, o attraverso 1' acqua in for- ma di gorgogli . Io mi atteneva tanto pii^i fortemente a questa opinione, quantochè alla possibilità della cosa, alla verosimiglianza di unji spiegazione cosi 2^2 M E M O K I A facile j e naturale aggiugnevasi una imitazione non lontana dal fenomeno a cui io era giunto ; sendo riuscito ad eccitare a talento sulla superficie delle acque stagnanti simile infiammazione mediante il frugare sul fondo , e rimescolare la melma ad effetto di snidarne 1' aria infiammaLile : il che fatto , non aveva che a presentare un candelino^ o un solfa- nello acceso al luogo dove nasceva il maggior bolli- camento cagionato dalie gallozzole d' aria che spic- cate dal fondo venivano a crepare alla superfìcie dell' acqua _, per far tosto sorgere una fiamma che spandeasi per una estensione considerabile lamben- do r acqua medesima . Questa fiamma era di colore azzurro, e continuava ad ardere così lambente , e ondeggiante più o men tempo . Un fenomeno presso a poco eguale aveva luogo sopra le terre impregnate d' aria infiammabile . Io sceglieva a tal oggetto un terreno fangoso confinante coli' acqua di uuo sta- gno, un terreno che fosse anzi stato coperto lungo tempo dall'acqua medesima , e abbandonato da essa, e rimasto in secco poco innanzi, cui andava colla mia canna foracchiando là ove era più molle , e ne- riccio . A siflatti buchi accostando prontamente un zolferino acceso , la fiamma vi s' appiccava a un trat- to, e parte vedeasi scendere fino a lambirne il fon- do, parte lanciarsi in aria, massime ove io m'ag- gravassi col corpo, o battessi de' piedi sul terreno ad oggetto di spremerne F aria infiammabile in mag- gior copia . Dopo tali sperimenti, e prove felici, consultandp diverse descrizioni che erano state date dei terreni SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. 276 ardenti e particolarmente quella inserita nel Gior- nale di Fisica dell'Abate Rozier Tom. VI. Agosto I775jpag. 224 intorno alla Fontana ardente dei Delfinato ( così chiamata impropriamente , poiché essa non è in niun modo una fontana , bensì un terreno ardente ) , "vi riscontrai una perfetta confor- mità in tutto 5 salvo due sole circostanze : cioè , che cotal terreno non è stato di recente coperto dall' ac- qua j e che non è necessario di sconvolgerlo , o di scavarvi de' buchi col bastone per isprlgionarne l'a- ria , la quale è tramandata spontaneamente da qual- che ricettacolo sotterraneo che quivi suppongo tro- varsi. Per tutto il resto i fenomeni sono assoluta- mente i medesimi , e le circostanze son tali , eh' egli è impossibile il supporre ivi la presenza della nafta, o petrolio j a cui si attribuivano com.unemente le fiamme de' terreni , e delle fontane ardenti . Meno poi si potrebbe attribuire il fenomeno a qualsivo- glia altro bitume. Non resta dunque che 1' aria infiammabile , che produr possa tali apparenze 5 e r Autore della descrizione citata ce lo dà egli me- desimo a divedere assai chiaramente, e ci conduce a ravvisare tal aria nelle modificazioni, negli accidenti e nei moti che ci dipinge di coteste fiamme , ben- ché non parli né faccia pur cenno nel suo scritto di ai'ia infiammabile , 1' esistenza della quale , non che r indole^ e la natura di essa , dobbiam credere che gli fosse ancora ignota . Se conosciuto avesse tal ai"ia , non sarebbe ito a cercar altro : certo al meno non sarebbe ricorso ad uua specie di pii'o- foro i prodotto non sa neppur egli come. Il Sig. T. ni. 18 2;74 M E M O li 1 A di Fontenelle paragonava questo terreno a un pic- colo vulcano : senza fondamento però 5 giacché al- cun vestigio non vi si è potuto trovare. In mezzo a tante insussistenti opinioni un antico Autore mi si presenta, il quale si è molto acco- stato alla verità . Questi è un certo Dieulamant ingegnere a Grenoble , che scriveva ha quasi un se- colo , il quale attx'ihuisce il fenomeno a un vapore infiammahile che trapela dalla terra , dicendo di non aver trovato nulla né sulla superficie , né in seno alla terra medesima, che possa produrre, e alimentare le fiamme . Il Sig. di Montigny in una Memoria medesima , di cui M/ Gliettard ci ha dato un estratto nelle sue opere , va più innanzi anco- ra : egli giunge perfino a dire, che il vapore in- fiammabile , il quale si fa strada attraverso il ter- reno di cui si tratta , é simile a quel vapore pro- dotto dalla dissoluzione del ferro nelF acido vitrio- lico, che si accende coli' accostare la fiamma d'una candela alla bocca del vaso . Dal che si fa a con- getturare che succeda qualche cosa di simile sotto il detto terreno , mercè V azione dell' acido vitrio- lico, sopra delle piriti ferruginose. Egli avrebbe toccato il segno, sostituendo solamente la parola aria , o gas a quella di vaj)ore : ma la differenza solenne tra i vapori propriamente detti , e i fluidi aeriformi non era molto nota a quel tempo . Oltre di ciò tra le arie infiammabili medesime conve- niva far distinzione, ed attaccarsi, anziché all'aria infiammabile de' minerali , a quell' altra specie che si produce dalla macerazione , e scomposizione delle SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. 2^5 sostanze A^egetaLili e animali: ma questa origine dell' aria infiammai) il*? era allora sconosciuta affat- to 5 e sol dopo la mia scoperta si può dire die si sia resa veramente palese (a) . Ho accennato che la così detta Fontana ardente del Delfìnato non è altrimenti una fontana , ma un teri'eno ardente . Vi è però tutta T apparenza che fosse in altri tempi ricoperto quel terreno dall' acqua j la di cui superficie gorgogliante pren- deva fiamma all'accostarle qualsisia altra fiammel- la. Ciò rilevasi da quanto intorno a questo luogo ci riferiscono alcuni Autori antichi , tra gli altri S. Agostino j che non so dove ne parla . Molta probabilità ancora vi s'aggiunge dal vedere che esiste anche al di d' oggi un ruscello che scorre vicino al luogo ove compajono le fiamme. Avre- mo occasione di far osservare quanto questa cir- costanza sia favorevole alla spiegazione ch'io pre- tendo di dare dei fenomeni di questo genere . Non entrerò in più minuti dettagli , che poco servirebbero al proposito ,. contentandomi avvertire chi li desiderasse , che questi unitamente alle opi- nioni degli Autori si troveranno nella descrizione della Francia che sta componendo il Sig. Avvocato Beguillet , di cui la parte che risguarda il Delfi- nato è già sotto il torchio . Molti fuochi di simil genere si trovano in Italia, (a) Veggansi le Lettere sull'aria infiammabile nativa delle paludi , singolarmente la Lett. IH. 27^ 31 E M Ó R I A che sono stati descritti da diversi . Quelli dì Pietica- Mala j luogo situato sulF alto degli Appennini tra Bologna, e Fii'enze , sono i più celebri , e i più co- nosciuti . Tralasciando tutte le altre descrizioni, po- trei attenermi a quella che leggesi nelF opera cono- sciutissima del Sig. Ferher , tradotta in francese , e arricchita di belle note dal Sig. Barone Dietrich corrispondente dell' Accademia Reale delle Scienze di Pai'igi (lettres sur la Mineralogie d'Italie, et sur divers autres objets de l'Histoire naturelle de l'Ita- lie. Traduites de l'Allemand ec. Strasbourg 1776) potrei, dico, attenermi a questa descrizione, come la migliore , e la più recente , che tanto vi troverei molte apparenze non equivoche , anzi tutti i più certi indizj della mia aria infiammabile . Ma voglio più presto riportarmi a ciò che meco confessò Fistes- 50 Baron Dietrich poco tempo dopo, quando cioè ebbi la 5orte d' incontrarmi con lui in Argentina al principio d'autunno dell'anno 1777. Avendo egli letto poco prima la mia operetta suU' aria infiamma- bile nativa delle paludi , nella quale , non che tro- varsi enunciate tali mie idee sopra i terreni , e le fontane ardenti , viene di più riportata la descrizio- ne di alcuni fenomeni di questo genere , non sì to- sto ebbi verificate le mie principali sperienze ( al qual oggetto ci portammo egli ed io in compagnia d'altre dotte persone a raccorre dell' aria infiamma- bile da certi fossi , e facemmo altresì la prova d' in- fiammarla sul luogo, cioè a fior d'acqua) , eh' egli convenne in tutto meco , e dichiarò apertamente che i fuochi di Pietra-Mala, da lui e visitati e SOPRA I FUOCHI DEI TiiKHEM EC. $477' descritti provenir doveano da simil fonte , cioè da aria infiammabile della stessa specie ; che in questo senso or voi'rebbe clie fosse preso il vapore sot- terraneo , di cui parla , non già per una esalazione di nafta o petrolio , riflettendo massimamente eh' e- gli per quanto si studiasse, non avea potuto rinvenire in quel terreno alcun indizio di bitume (a) ; che altri ve lo aveano bene immaginato e supposto , ma solo per non trovar essi altra via di spiegare il fenomeno j imperocché coloro , i quali fìnsero a piacimento una specie di Vulcano , andarono ancor pili lontani , secondo che pensa il Sig. Dietrich , dalla vera cagione: infatti ninna forma di cratere, niuna produzione vulcanica nel sito di cui si tratta . Il suffragio del Baron Dietrich mi fu, lo con- fesso, di un gran peso per confermarmi nell'opi- (a) M La terra bruna , di cui parlammo , è sparsa su tutta M la circonferenza del focolare di Pietra-Mala . Parrebbe 53 eh' ella contenesse qualche cosa di bituminoso , stantecliè 3j se colla punta del bastone si smove dolcemente , e se ne » tira fuori strisciando un pezzo dal circuito ardente , le M fiamme corrono appresso alla terra pel tratto di un piede " circa . Ma dall' esperienza , che ho fatto , sono persuaso che- " quest' effetto non proviene che da un resto di vapori con- i> tenuti nella terra . Ho messo in una storta otto oncie di 5j tal terra bruna j le ho flato un fuoco violentissimo 5 la » terra è divenuta grigia , s' è riunita in piccole masse e s' ò " indurita ; ho trovato nel collo del recipiente un sospetto di » sublimato acido , e nel fondo di esso nn poco di flemma , » che sentiva decisivamente l' acido marino . Questa terra » non è dunque punto bituminosa , e gli effetti non son do- « vuti che ai vapori sotterranei che s' infiammano ». Die- trich Op. cit. pag. 421. 278 MEMORIA nione cli^ io aveva sempre mantejiuta dopo la mia scoperta dell'aria infiammabile nativa. Ad ogni modo per quanto persuaso io fossi della natura dei fuochi di Pietra-Mala, restavami tuttavia uno scrupolo ;, cioè che il piacere di far fare una bella comparsa alla mia aria infiammabile non forse mi seducesse 5 ond' è ch^ io non era contento finché non mi riuscisse di averne prove incontestabili e dirette . Altronde quando anche io non avessi più bi- sogno di queste prove per finir di soddisfare me medesimo sopra tal punto , le vedeva necessarie a convincere gli altri, quelli singolarmente, che at- taccati di troppo ai loro antichi principj , e alle idee cui non possono risolversi di abbandonare , rxcmici dichiarati di ogni novità, non si arrendono che alV ultima evidenza . Mi proposi adunque di fare sul luogo le osservazioni proprie non solo adisco- prire la presenza dell' aria infiammabile là dove trovasi il terreno ardente di Pietra-Mala , in quella copia eh' è richiesta alla produzione de' fe- nomeni che vi s* osservano ; ma ad accertare ben anche di tal aria il continuo sgorgo attraverso la terra, in un colle cii'costanze che lo promovono . Io intrapresi queste osservazioni verso la metà di Settembre del 1780 in occasione di un piccol viag- gio che feci in Toscana 5 e vado ad esporle, e sot- tometterle al giudizio del Pubblico : esse sono in piccol* numero , ma altrettanto a mio credere, de- cisive . Poco ho a dire dell' ispezione del locale , e delle prime apparenze del fenomeno . Pietra-Mala è un SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. 270) piccol villaggio , che si trova alla più grande al- tezza della strada che mette da Bologna a Firenze . Alla distanza di poco pii^i d'un mezzo miglio al disotto del villaggio sul pendio del monte evvi un. tei'reno come un picciol campo , il quale mirato anche da lungi vedesi coperto da fiamme, che sor- gono all'altezza d'alcuni piedi, fiamme leggiere, ondeggianti , e di color ceruleo la notte , come s' ac- cordan tutti a rifei'ire gli abitanti di quelle vici- nanze : in tempo di chiaro giorno queste fiamme non si scorgono che assai dappresso, e appajono assai tenui , e rossigne . Nel che può ravvisarsi dì già una perfetta somiglianza colla fiamma della mia aria ìnfiammahile nativa delle paludi . Quando io mi trasferii sul luogo il giorno era così chiaro , e il terreno illuminato del Sole , che punto quasi noa si vedeano le fiamme : il calore quello era piutto-» sto che ne avvertiva alFaccostarvisi che un faceva* Io mi trovava insieme a due miei compagni di viaggio (a) e un paesano per guida , il quale ri- marcar ci faceva ognuna di tali vampe , mediante il gettare qua e là ne' luoghi particolarmente in- fiammati , che sono come altrettanti focolari distinti un dall' altro , de' fascetti di paglia , che vi pren- dean fuoco all'istante. Del rimanente essendo noi molto curiosi, e non lasciando di tentare, e fru- gare per ogni dove , non andò guari che tutti avem- (a) Il Sig. Marchese Torelli Patrizio Pavese Cavaliere di S. Stefano di Toscana , e il Sig. Ab. D. Giuseppe Re Assi- stente al Gabinetto di Fisica della Pv. I, Università di Pavia. 28o MEMORIA mo fìssati questi falò;^ o getti di fiamme distinti, quali più è quali men grandi, che non erano poi assolutamente invisibili 5 perocché se in qualche sito ci avvenne di abbruciar prima un poco le scar- pe che ci accorgessimo della fiamma ivi esistente, questa in appresso , ponendovi occhio più attento , non ci sfuggiva . Colali fiamme sono qua e là sparse e disseminate per 1' estensione di poche tese d' un terreno che resta scoperto , piuttosto leggie- ro, ed arido , e un poco sassoso 5 ed occupano se- gnatamente i luoghi , dove questo si trova visibil- mente più raro , e secco . Talvolta cambian di luo- go , ma più sovente di volume , quando in larghez- za , e quando in altezza ; qui guadagnan terreno ,. tt si riuniscono più fiamme insieme, là si ritirano, e si disgiungono : si può anzi sopprimerne alcune , ed ingrandirne altre a talento . Altro non vi vuole per fare sparire le più piccole , che un forte soffio ; e per quelle che sono più larghe , basta vei'sarvi tanto d'acqua, che ne ricopra tutta F estensione; oppure accumular ivi della terra, e rincalzarla, e comprimerla tanto , che più non dia facile passag- gio all'aria infiammabile eh' è sotto. Quest'aria al- lora risospinta sorte in maggior copia dagli altri pertugi vicini , ond' è che da questi come focolari si levan le fiamme più alto : in somma a misura che si sopprimon alcuni de' getti , crescono in forza gli al- tri . Io mi trattenni lungo tempo a ripetere e va- riare tali prove, prendendomi soprattutto piacere di far salire le fiamme più alto a varie riprese, me- diante il battere de' piedi, e l'aggravarmi sul terre- SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. 28 1 no attorno ad alcuno di tali getti : parendomi che questo solo bastar potesse a render sensibile resi- stenza di quel sei'batojo d'aria infiammabile, che quivi ho supposto j la qual aria se dalle interne ca- vità già si fa strada da se , e trapela spontaneamente per il terren poroso ; è ben naturale che sgorghi assai più copiosamente sopravvenendo quell'ester- na pressione , che ajuta a spremernela fuore : non altrimenti che noi la spremiamo nelle nostre spe- rienze da una vescica , o da un otre riempiutone , [ giusto per offrii'e lo spettacolo di simili getti di fiamma . Non voglio lasciare di far osservare, per com- piere in tutte le sue parti il parallelo tra V aria infiammabile e le fiamme di Pietra-Mala , che ogni qualvolta una di queste fiamme, essendosi per qual- sivoglia maniera spenta del tutto , viene a riaccen- dersi, ciò non fa mai senza quella specie di esplo- sione, che accompagna T accendimento dell'aria nostra infiammabile, e che è tutta propria di lei. Questa circostanza, di cui ha fatto caso il Barone Dietrich, avrebbe dovuto fin d' allora fargli sovve- nire deir aria infiammabile . » Le pioggie e le j? nevi, die' egli, non impediscono tali fiamme di » bruciare 5 solamente di gran colpi di vento sono jj capaci di spegnerle ; però per un momento . Se » si coglie questo istante p,er accostarvi un corpo V ardente , le fiamme ricompajono con una specie V d'esplosione, e si comunicano a tutta la circonfe- ?,' renza, come ad una striscia ,di polvere ?; . ( Op. cit. p. 420 ) . 282 MEMORIA Si avrà forse difficoltà a persuadersi , clie esista sotto questo terreno una provvisione d'aria infiam- mabile così grande , da poter somministrare ali- mento perenne all' ardere df tante fiamme . Ma se vogliam supporre che si trovasse altre volte in quel luogo una gran palude , la quale sia rimasta in se- guito di tempo sepolta ^ per uno di quegli accidenti clie è facile immaginarsi (a) , sarà anche facile inten- dere come le sostanze vegetaLilì e animali conti- nuando a decomporsi vi ahbian colà entro lasciato il prodotto della lor aria infiammahile , la quale , ritenuta in quella sotterranea prigione , da cui esala sol poco a poco trapelando dal terreno , non sia per anco tutta consumata : se si suppone , ciò che è ancora più verisimile , che una quantità di ma- terie putrescenti venga continuamente condotta in quella vasta cavità sotterranea ( che in ogni conto dobhiam ammettere che vi sia) da alcuni ruscelli d'acqua cai'ichi di spoglie vegetabili, ed animali, i quali vi scolino come in una fogna, niente più vi mancherà per la formazione di quel magazzino d'aria infiammabile, ampio, inesausto, di cui ab- biam bisogno . Del resto Y aria infiammabile po- trebbe eziandio venir fornita da qualcuna di quelle mine, che ne abbondano, come son le mine di (a) Favorisce non poco questa supposizione ciò che dice il Sig. Ferber . « Il sito , da cui le fiamme di Pictra- » mala sortono, è coperto di terra, e di pietre staccate » talcose, argillose e marnose, come se vi fosse succeduta ■u una sovversione violenta 3'. Op. cit. pag. 4^1 e scgg. SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. 283 cartoli fossile . Ma io amo meglio di credere , che quest'aria sia della stessa specie che ho scoperto ne' fondi delle acque stagnanti e sporche, per la ragione primieramente che cotesta è più comune , e si produce in molto maggior quantità dell'altre, e dappertutto 5 in secondo luogo perchè la maniera di ardere della nostr' aria infiammabile paludosa è simile in tutto a quella delle fiamme di Pietra- Mala . Se non che qual Lisogno abbiamo di ricorrere a supposizioni per concepire la possibilità di questa grande l'accolta d' aria infiammabile sotterra ne' con- torni di Pietra-Mala , quando 1' esistenza sua ci vien provata, e resa palpabile da una quantità prodigiosa di bolle di cotest' aria che scappano attraverso 1' ac- qua di una fontana la quale si trova a picciola di- stanza dal teireno ardente (a)? Si può facilmente raccogliere di tal aria, che cagiona un grande ribolli- mento nell' acqua per molte gallozzole , che vengono a rompersi alla sua superficie, adattando un imbuto al collo d'una caraffa rivolta colla bocca nell'acqua, e piena ella stessa d'acqua, come ho insegnato per (a) « Pvimontando un poco la montagna , e sul mede- " Simo pendio si vede un altro pezzo di teiTeno ardente. M più grande e più esteso che il primo. Più in su, all'e- M stremila della valle vi ha un piccolo stagno chiamato «> Acqua bufa ; le di cui acque , ancorché fredde , sem- 5> brano bollire costantemente :» Ferber pag. i23, il quale suppone anche qui del petrolio, e non sospetta neppure l'aria infiammabile, che si vede e si tocca. 284 MEMORIA cavare l' aria Infìammabile dei fossi : sì può , dico j raccogliere dell'aria di quella fontana, trasportarla entro a bottiglie convenientemente turate y ed ab- bruciarla poi a Leir agio quando un vuole 5 e si può 5 se vi piace , infiammarla sulla superfìcie mede- sima dell' acqua («) , onde sgorga : ciò che ne fa una vera fontana ardente . Or poiché da questa fontana non corre che un picciolo tratto al terreno ardente , pare che non vi sia, ne esser vi possa alcun ragio- nevole dubbio intorno all' identità del fenomeno . Nulla di meno passiamo più innanzi, e cerchiamo delle prove più dirette, e concludenti. Ad oggetto di rendere sensìbile il da me suppo- sto sgorgo d' aria infiammabile dal terreno in que- stione, m' avvisai di spargere delle pagliuzze, ed altri corpi leggieri là dove la terra mi parca più leg- giera e sollevata , segnatamente in que' luoghi da cui aveva un momento prima a bella posta spazzata via con forte soffio la fiamma : con che ebbi la soddi- sfazione di vedere che coteste paglie , ed altri mi- nuzzoli venivano commossi, e .fatti saltellare dal soffio d' aria (e da che altro mai ?) che trapelava dal terreno . Non mi restava più per compimento di prova, che dì raccogliere dì quest'aria medesima, e vedere se era veramente infiammabile, al par di (a) È dunque 1' aria infiammabile a cui si dà fuoco, e che leva fiamma sulla superficie di quell'acqua, un'aria infiammabile che ognuno può raccogliere j non è il sognato petrolio , che ne si scorge , ne alcuno ha raccolto mai in quel sito . SOPRE I FUOCHI DEI TERRENI '£€.'^2^5 quell'altra che scappa in forma di bolle dalla vicina fontana, di cui s'è parlato poc' anzi. A questo fine . feci scavare delle fossatelle ne' luoglìi precisamente occupati da fiamme, e ricolmate quelle d'acqua, con che veniva ( com'è naturale ) soffocata la fiamma; si videro , com' io 1' aveva predetto , salire dal fondo a galla dell'acqua copiose bolle d'aria; le quali per rendei'e più grosse, e più frequenti, mi misi a fru- gare col bastone sott'acqua sommovendo la teri'a, intanto che per raccogliei-e di tal aria teneva rivolta colla bocca nell'acqua una bottiglia piena d' acqua con adattato al modo solito l' imbuto . Con simile artificio mi riusci di trasportare una quantità suffi- ciente di cotest'aria al nostro albergo di Pietra -mala, dove feci la prova d' infiammarla in presenza di quelle stesse Persone , che erano state meco sul luo- go , che mi avevano ajutato a raccoglierla, e che avevano assistito alle altre sperienze . La fiamma di quest' aria si mostrò azzurra , e lambente , tutt' af- fatto simile a quella dell'aria infiammabile delle pa- ludi , e della fontana , di cui abbiamo parlato . Non si può dunque a meno di riconoscere nel fenomeno di Pietra-mala un'aria infiammabile, che già bella e formata si contiene in- un vasto ricetta- colo sotterraneo, da cui esce continuamente, facen- dosi passaggio per alcune crepacce , e pertugi invi- sibili, ossia attraverso la terra medesima rai-a e po- rosa, Tutt' al più vi si potrebbe associare un'altra causa, e atti-ibuire una parte solamente del fenome- no all' aria infiammabile , la di cui esistenza in quel luogo è ora dimostrata, e un' altra parte al suppo- 286 MEMORIA sto petrolio, o ad altra sorta di bitume 5 ma Liso- gnerehbe Lene essere innamorato di questo petro- lio , o bitume , per volerlo a tutti i patti tirar in campo, quando non è mai stato possibile di sco- prii-velo, e che altronde non vi è bisogno alcuno di questo soccorso. No, lo ripeto, non v' è il minimo indizio di bitume, né fluido né concreto, sparso sopra il nostro terreno ardente: una terra arida, buona parte nericcia, mista a sassi piccioli e gran- di, e pochi rimasugli di vegetabili sparsi sulla super- fìcie, ecco tutto quello che vi si trova . Si è fatto caso da alcuni dell' odore di questa tei'ra nericcia, che avean raccolto per esaminarla , ma è facile rico- noscere che non è altro che un odore empireuma- tico , che ha contratto essa terra arrostita dalla fiam- ma ivi esistente 3 come succederebbe d'ogni terra, che si sottoponesse alla medesima abbruciatura , salvo che fosse del tutto magra e sabbiosa . Né mag- gior caso vuol farsi di quell'odore, che, al dir di taluno, dal luogo di quelle fiamme si spande intor- no . Il Sig. Dietrich nel passo sopraccitato dopo- aver detto che per prova ha trovato che quella tei'ra non è punto bituminosa, soggiunge » si dee presu- ra mere, che l'odor grato, ma leggiero, che si sente V quando si è sotto il vento delle fiamme di Pietra- V mala , che alcuni han preso per un odore elettri- j; co, ed altri per quello del belzuino, e che io non 5? ho potuto determinare sul luogo, non è altro che V quello dell'acido marino, la di cui presenza é 5> provata dalla mia sperijenza ?; . Io crederei che fosse r odore stesso dell' aria infiammabile , che SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. 287 quando abbrugia è leggiere, e non ingi-ato, alterato , se si vuole, dai vapori di detto acido marino, o d' altre sostanze volatili che per avventura vi s' in- contrino. Checché ne sia di tali ciixostanze puramen- te accidentali, quando le circostanze più essenziali che accompagnano il fenomeno dei terreni ardenti, i sintomi principali di questi fuochi convengono in- teramente con quel che ci offre Faria infiammabile nativa, quando insomma la rassomiglianza è per- fetta quanto mai può essere, costretti noi già a rav- visare neir identità degli effetti Y identità della cau- sa, dobbiamo di questa sola essere contenti, senza andar a cercare altre cause concomitanti superflue non che immaginarie . Tra questi sintomi uno ve n' ha , eh' io non ho ancora indicato , tanto più rimarcabile , quantochè stando al mio supposto riceve una spiegazione tutta facile e naturale j e all'" incontro non può averla che diflficilissima , e forzata In ogni altra supposi- zione . Parlo delle vicende , a cui vanno sottoposte per le pioggie e la siccità le fiamme di Pietra- mala , e in generale quelle di tutti i terreni , e fon- tane ardenti. I pratici di que' luoghi ci assicurano, che queste fiamme crescono di molto colle piog- gie . Or non si sa comprendere in qual maniera le pioggie potrebbero aumentare il bitume , o il pe- trolio alla superficie di questi terreni ; meno poi come potrebber favorire la combustione , e Y al- zata delle fiamme : pare anzi più naturale che do- vessero portarsi via tali materie , diluirle e lavarne il terreno . All' incontro attenendoci alla nostra 288 m ÌE M O R I A spiegazione , Len si vede clie queste pioggie mede- sime possono , anzi devono per via dello scolo delle lor acque nelle cavità sotterranee , ove io pongo il serbato] o dell' aria infìamrAabile , aumen- tare r emissione di cotest' aria attx-averso gli scre- poli , e la porosità del terreno . Per conseguenza quanto più copiosi saranno gli scoli d'acqua clie penetrano là dentro , tanto maggior quantità d' aria verrà costretta a dar luogo , e scappar fuora per le dette strade . Un' immagine noi abbiamo di ciò nella mia lucerna ad aria infiammabile 5 perocché a misura clie si apre di più la chiave , o robinet , per lasciar cadere un più grosso filo d' acqua dal recipiente superiore nell'inferiore pieno d'aria in- fiammabile , la fiamma che esce del tubetto adat- tatovi , si fa più grande ed alta . Terminerò questa Memoria con una breve de- scrizione d' un apparecchio , eh' io ho immaginato per reiterare simili sperienze a piacimento j poco parendomi l'esempio proposto della lucerna ad aria infiammabile , se non giungeva a rappresentare in altro modo , e con più perfetta imitazione le fiam- me dei terreni ardenti . Ho dunque costrutta una grande cassa , che riempio d' aria infiammabile . Nella parte superiore , ossia coperchio , son prati- cati qua e là de' piccioli fori , e in qualche luogo sonovi dell'aperture più larghe con sopra fili di ferro incrocicchiati, o ramatine adattate : il tutto però è ricoperto da grossa sabbia , pietruzze , fe- stuche ec. con a luogo a luogo dell' erba 5 per dar- gli così r apparenza dì un terreno naturale . Le SOPRA I FUOCHI DEI TER.RENI £C. 289 cose in tal modo disposte, io verso dell'acqua con un innaffiato] o ( per imitare così anche la pioggia ) sopra un luogo di questo artificiale terreno , ove ho accomodato vm canale che mette nell' interno del recipiente . Tosto che questo comincia a rice- ver acqua , 1' aria infìammahile costretta a dar luo- go scappa dai piccoli fori e attraverso la sabhia , e i mucchi di pietruzze onde son ricoperti : allora gettandovi un zolfino acceso , si alza una bella fiam- ma cerulea , che cresce , o decresce a misura che la pioggia, e i rivoletti che scoiarono sono più ab- bondanti , e portan più acqua neW interno. Talvolta la fiamma si tien così bassa , che rimane nascosta tra i piccoli sassi , e ne^' interstizi della sabbia , talmente che si terrebbe per estinta 5 ma questa fiamma che ci cova sotto è pronta a sorger alta , e farsi vedere , tostochè si versi novella acqua , e ne scorra pel canale nel ricettacolo in copia suffi- ciente . Non voglio lasciar di dire , che si possono ripetere sopra questo terreno ardente artificiale tutte le sperienze , che ho fatte sopra il terreno ardente naturale di Pietra-mala : si può sopprimere questa , o quella fiamma, impedendo l'uscita alF aria in- fiammabile, o col bagnare, e comprimere la terra in quel tal sito , o in altra maniera : si può , for- mandovi delle fossette, e colmandole d' acqua, far nascere e il ribollimento di essa per le gallozzole , d' aria che vengono a galla , e gli altri fenomeni delle vere fontane ardenti ec. Ecco come sono riuscito a rappresentare le più comuni apparenze, e gli accidenti delle fontane, Tom. Ili, ig 2f)0 MEMORIA SOPRA I FUOCHI DEI TERRENI EC. e dei terreni ardenti , seguendo le idee , die fin da principio mi era formato delF orìgine e natura di tai fuochi . Una si perfetta rassomiglianza non dovrebbe lasciar luogo ad alcun dubbio, quand'an- che non vi fossero tutte le prove dirette , che di- mostrano r esistenza dell' aria infiammabile stan- ziente sotto il terreno di Pietra-mala , e il continuo sgorgo ce ne fan vedere , e rendono per ogni ma- niera palpabile . E che si ricerca di più per una piena convinzione ? Posso dunque dire di aver bene accertata V origine di un fenomeno bello e sin- golare , e di aver assegnata giustamente una delle parti all' aria infiammabile nativa sulla superficie della terra. Chi sa che Un giorno non si verifichi- no anche le altre idee ch'io ho avventurate nelle mie Lettere sulF ai'ia infiammabile , riguardo all' in- flusso, e giuoco che può avere tal aria al dì sopra della terra nelle differenti regioni dell' atmosfera, concorrendo coli' elettricità alle meteore ignee ? Queste idee non sarà inutile 1' averle arrischiate , se serviranno almeno a portar più lungi le osser- vazioni e le sperienze . APPENDICE Ove parlaci particolarmente dei fuochi ardenti di Velleja . JlI o avuto occasione in un giro da me fatto lo scorso Maggio in compagnia di altre dotte persone, e delle naturali cose singolarmente studiose , di os- servare le fiamme d' un altro terreno ardente ; le quali ho riconosciuto essere delF istessa natura delle già descritte di Pietra- mala, e subire le stesse vi- cende : cioè nuli' altro essere , che aria infiammabile sorgente copiosamente in alto attraverso una terra secca, e screpolata, sprovveduta di qualsisia bitu- me. Questo terreno ardente si trova alcune centi- naja di passi solamente lontano dalla famosa città di Velleja già da molti secoli sepolta, e scopertasi ha pochi anni nelle montagne del Piacentino {a) . Siccome a quello di Pietra-mala , così pure a questo di Velleja si dà nome molto impropiamente di vulca- (a) Del 1757 vi è stata trovata a caso la celebre Tavola Trhjana ; e negli anai susseguenti furono intrapresi gli sca- vi , che hanno scoperto buona parte della Città, un circo ec. 2g2 APPENDICE no : ciò che potreLLe farlo incolpare dell' eccidio di cotesta antica nobile città . E p ero da osservarsi ri- guardo al primo, che non v'ha in tal luogo il mini- mo vestigio di eruzione, né alcuna produzione vulcanica vi s'incontra; e riguardo alle rovine, la semplice ispezione locale ne mostra che un pezzo di montagna argillosa, come son tutte quelle che ivi sovrastano , soggette a smottare , lasciatasi giù d' improvviso , oppur anche successivamente , ha riempiuto di terra, e coperto la città in un colle vi- cinanze. Simili frane, o scoscendimenti di terra §ono frequentissimi in tutta quella catena di monta- gne argillose, o margacee, e chiamansi dagli abi- tanti libie , o larvine . Se ne veggono qua e là di re- centi , e vestigi ne rìmangon dappertutto . Ci fu anzi mostrato un luogo distante men di due miglia da Vellej a medesima, dove rimaser sepolte, non son che tre o quattr' anni , alcune case . Or sul luogo propriamente della Città anch' essa sepolta trovasi un ampio rialzo di terreno, che non siegue 1' anda- mento delle altre montagne, ma è gettato di traver- so, e che dechina verso un torrente chiamato Che- ro . Il sito delle fiamme trovasi verso il fine di que- sta china, direttamente sotto Velleja, e assai vicino al nominato torrente . Non posso a meno di far qui una riflessione . Parlando dei fuochi di Pietra-mala affatto simili a questi, e convenendo aver ricorso a qualche suppo- tìizioue per intendere come tant' aria infiammabile potesse colà trovarsi raccolta in vaste cavità sotter- ranee j quanta se ne ricerca per somministrar 1' ali- DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA 2t)3 mento continuo a tali fiamme, la pi'ima idea che mi venne alla mente , e che proposi per la prima , fa quella di una palude, e di un ammasso qualunque di sostanze vegetabili, od animali, rimasto sepolto per una di quelle rivoluzioni , che è facile , io dicea, d' immaginare : il disfacimento di quelle sostanze sepolte sappiamo qual prodigiosa quantità d'aria in- fiammabile produce. Or qui per il terreno ardente di Velleja una tal involuzione non ho più bisogno di proporla indovinando , non è supposizione o congettura, ma fatto certo, di cui esiste un mo- numento pur troppo parlante * Eran due i luoghi, da cui s'alzavan le fiamme, e fiamme hen alte e veementi , quando noi li visitam- mo 5 un vicinissimo al torrente, l'altro alcuni passi piii in su; quello piuttosto ristretto, questo consi- derabilmente piìi ampio . Ci disser le persone che seguivano accompagnandoci , traile quali il Parroco del luogo j uomo di molta intelligenza né ignaro di Fisica, che non sempre ardono ambedue, sendo soggetti a spegnersi, singolarmente il più picciolo ; ma che si riaccendon tosto al gettarvi sopra un sol- fanello, un mazzetto di paglia, o qualsivoglia altro Corpo acceso 5 che il vento piuttosto che la pioggia li spegne 5 che questa anzi d' ordinario fa sorger le fiamme più alte ; finalme nte che il più picciolo di quei terreni ardenti, che è più abbasso, rimane so- venti volte coperto d' acqua 5 e che allora sorgon da essa copiosissimi gorgogli, che la fan tutta ribollire, sebben si senta fredda tuffandovi la mano , come ogn' altr' acqua . Tali gorgogli, ci diceva il nostro 294 APPENDICE bravo Curato, sono gorgogli d'aria, che sì può con un cerino infiammare a pelo dell' acqua medesima , e sì può anche raccoglierla in vesciche per mezzo d' un imbuto, com'egli asseriva aver praticato più d' una volta, ed accenderla quindi a belF agio spin- gendola contro, la fiamma di una candela . Tanta è la copia, soggiungeva, di quest' aria che scappa fuori dall' acqua, eh' io vorrei provarmi a riempire un pallone aerostatico, se l'avessi, sicuro di riuscirci in poco d' ora . Troppo ci avean detto , perchè dubbio più rima- ner potesse intorno alla natura di questi fuochi . Ma anche prima di tal relazione da quel poco ch'io aveva sentito raccontarne in confuso, e dall'esem- pio di quelli di Pietra-mala , era più che persuaso che procedevano anche questi da nuli' altro che da aria infiammabile , cui per raccogliere aveva portato meco da Pavia e boccie e imbuti . Aveva anzi di più prevenuti i compagni di ciò che avremmo sicu- ramente veduto 3 un de' quali pareva tuttavia più in- clinato a credere, che tali fiamme traessero il loro alimento immediatamente, o mediatamente almeno da qualche vena dì petrolio , tantoché si prometteva quasi di poter raccoglierne in sostanze , o di ricavare almeno della terra pregna dì simil bitume . La prima cosa che proposi dì fare, dopo che avemmo data un occhiata alle fiamme , e veduto che eran rossigne ( tali appariano per lo splendor vivissimo del sole che vi dava addosso ), senza fumo e fuliggine sensibile , e che tramandavano appena un leggerissimo odore , il quale non si pò- DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA 2f)5 tea neppur dire oleoso, la prima cosa, dico, che fu proposta e fatta ad oggetto di verificare le mie idee, è stata quella di allagare uno dei terreni ar- denti . Sì scelse per ciò fare più comodamente e pili presto il men grande 5 si cavò alquanto di ter-" ra 3 e vi si versarono alcuni secchi ,d' acqua . Questo Lastò ad estinguere le fiamme in tutto il sito alla- gato 5 ma non a toglier V eruzione spontanea co- piosa dell' aria , la quale salendo attraverso 1' acqua medesima ili grossi e frequenti gorgogli riLollir la faceva in varj siti. Allora io feci vedere a tutti , come accostando un candeline acceso alle bolle che si presentavano a galla dell' acqua , tutte vi pren- dean fiamma. Questa fiamma non durava, è vero; né si estendeva su tutta la supsi'ficie dell' acqua , come avviene in altre fontane ardenti, e come suc- cede talora anche quivi , per la ragione eh' erano i gorgogli , sehben copiosi , come si è detto , trop- po ancora distanti un dall' altro , e che vari soffri- vano delle interruzioni , o pause : e ciò nasceva da che al primo inzupparsi del terreno , molti scre- poli e fessure avean dovuto chiudersi, ond' era r aria , sgorgante prima in piena copia , rattenuta ora in gran parte . Il trovarsi per tal modo chiuse o ingorgate sul fondo del nostro laghetto molte vie dell' aria , faceva che tutt' intorno sul labbro ancor secco , o appena tocco dall' acqua uscisse essa con maggior impeto , e fischiando . Intanto noi facevam versare nuov' acqua, onde soffocare in parte anche questi getti, tantoché allagato più ampiamente il terreno , non avea ormai più V aria altra strada che 296 APPEND ICE quella di uscir su pel terren Lagnato , e attraversar r acqua . Infatti andavan mano mano crescendo i gorgogli in vigore e in frequenza , e per qualche larga via apertasi infine stabilmente sul fondo erau già divenuti parecchi non più interrotti e vagan- ti ^ ma continui e, permanenti . Di maniera che non v'ha dubbio j che durando piùlungo tempo a co- varvi sopra l'acqua, veduto avremmo sortirne le bolle d' aria in quella strabocchevole copia , che al riferire del nostro valente Parroco vi si osserva negli allagamenti portativi talora dalle pioggie 5 e avremmo potuto diffondere col candelino la fiam- ma su tutta, o quasi tutta la superficie dell'acqua. Ma se non era cosi copiosa l'uscita spontanea del- l' aria da dare questo bello spettacolo , lo era ab- bastanza perchè potessimo riempirne a talento , sic- come fu fatto , le nostre boc eie : una delle quali feci vedere ad accenderla un' ora dopo , essendo di là partiti 5 le altre ben custodit e me le recai a Pa- via ad oggetto di esaminar quell' aria a più beli' agio, e con maggior attenzione . Avrei desiderato per compimento , e per dare un bello spettacolo sul luogo , di avere un imbuto di ferro assai largo con canna stretta ed alta 5 perchè coprendo con questo le fiamme del terreno ancora asciutto , ciò che spente le avrebbe , avrei messo fuoco col candelino all'aria [sulla cima del cannello, da cui uscendo essa afi'ollata con impeto , formato avrebbe un al- tissimo , e vaghissimo getto di fiamma . Quello de' compagni, cui le sperienze mie co- munque decisive non fìnivan di appagare, perchè DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA 297 prevenuto per il suo petrolio , faceva intanto sca- vare d' intorno , e incontrata una terra nericcia, credette aver trovato quel che cercava , e senza nep- pur esitare, ci mostrò detta terra come pregna di un tal bitume. L' odore già era per lui di vero petrolio; agli altri sembrava pure che annunciasse qualche cosa di simile; a me pareva, e non pa- reva . Si ebbe dunque cura di raccogliere varj pezzi di questa terra nera d' attorno all' un sito e all' al- tro dove ardevan le fiamme, e a diversa profon- dità, per quindi analizzarla. Ma quale sorpresa poi quando fu trovato, che gettata sui vivi carboni pun- to non metteva fiamma ? E come rimase più sor- preso ancora il nostro Mineralogo , quando sotto- posta avendola alla distillazione, presenti noi tutti che fummo compagni nel viaggio , non passò nep- pur una goccia di olio? Ecco quali furono i pro- dotti di 6 oncie di tal terra : I.° dan. 4 2 c^' acqua limpida con un odore accostantesi a quello dell' a- cido marino ; II.° dan. 7 d' acqua simile con un poco d' odore empireumatico : né l' una né 1' altra fece effervescenza cogli acidi; III.^ dan. 2 di flem- ma gialliccia con odore empireumatico più forte : eflTervescenza cogli acidi; IV.'' f dan. di spirito vo- latile acquoso ed empireumatico : effervescenza più forte : V.° rimasero in fine nella storta oncie 4 dan. 17 di fei'ra nera abbruciata solubile in parte nell'acqua forte. Vi furono 17 dan. di perdita, non essendosi raccolti i prodotti aeriformi , che debbono essere stati in parte aria fìssa , e in parte aria infiammabile. E notabile, che prodotti poco 296 Appendice dissimili ebLe il Sig. Baron Dietrich dalla terra nera da lui 'raccolta intorno ai fuochi di Pietra- mala (a); e già io credo che non molto diversi si ottengano da ogni terra grassa . Poniamo ora il caso che quella nostra terra di Velleja avesse realmente fornito del petrolio, in vece che non ne ha dato ne punto né poco, certo i suoi fautori, ì sostenitori deir antica comune sen- tenza Bvrehher menato festa, avrebbero se non relegata del tutto la mia aria infiammabile, poiché la fo vedere e toccare, lasciata almeno in dispar- te, poco o nulla concesso avrebbero a quella, e tutto al diletto loro bitume : senza forse cercare se tale terra ne conteneva abbastanza per sommi- nistrar r alimento alle fiamme di cui si tratta ; sen- za troppo badare se dette fiamme rassomiglino a quelle del petrolio , o piuttosto a quelle della mia aria infiammabile. Io però avrei fatto loro rimar- care, che nel luogo medesimo ove ardon le fiam- me, non sì trova neppure la detta terra nera, bensì una terra arida e secca mezzo calcinata; che quelle fiam.me non dan fumo né fuliggine sensibile , e quasi nulla di odore , quando all' incontro il pe- trolio, siccome ogn" altro bitume, produce fiamma molto fuligginosa e fetente. Dovendo pertanto con- venire che non può essere il petrolio in sostanza che bruci a fior di terra , o entro la medesima , sarebber ricorsi ai vapori di esso provenienti da («) Lettres sur la Mineralogie etc. pag. 421. DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA 299 maggiore profondità. Ma è forse il petrolio -vola- tile come gli olj essenziali delle piante ? Anzi no . E poi : o questi vapori sono condensabili , e l'imaner dovrebbero nell' acqua quando ;vien allagato il ter- reno che li tramanda, e soprannotarvi offei'endoci uno strato di petrolio, il che non si osserva, o non 5ono co ndensabili , ma permanentemente elastici , tal cbe scappano dal? acqua in forma di gallozzole, che è quello che si osserva di fatto 3 ed ecco, ripi- glio , un vero fluido aeriforme , ecco la mia aria in- fiammabile. E che m'importa in fondo, quando è provato che ivi esiste, e che dessa è che arde, d'onde provenga? Io stesso non ho io attribuito sempre 1' origine dell' aria infiammabile , che chia- mo nativa , alla lenta decomposizione delle sostanze vegetabili ed animali, di que' corpi insomma dai quali anche per distillazione si ricava una simile aria (a)? Tra questi corpi son certamente gli olj, e i bitumi. Che anzi opino essere appunto la parte oleosa delle anzidette sostanze vegetabili ed anima- li, o la sola, o la principale che fornisce, tanto col processo naturale quanto coli' artificiale, l'aria dì cui si tratta. Non escludo io dunque il petrolio: esso, come gli altri olj , come ogn' altra sostanza in- fiammabile, può decomponendosi produrre aria in- fiammabile 5 e quando quella, che si trova in quan- tità strabocchevole sotto i terreni ardenti di Pietra- mala, e sotto quelli di Velleja, di che non v' è piìi (a) Vedi le Lettere sull' Aria injiammahile ec. 50O APPENDICE luogo a duLìtare, fosse così prodotta, vorreLbe dirsi per questo che è petrolio quel che ivi arde ;, e fiammeggia ? A questa m.aniera quando io accendo l'aria che proviene da uno stagno, sul cui fondo trovansi legni, ed erbe infradiciate che Than pro- dotta, potreste dire che sono i legni, e l'erbe che dan la fiamma che vi fo vedere , ma chi ha sano senso, chi non ama la confusione, distinguerà 1' ar- dere immediato di tali corpi, e F ardere dell'aria infiammabile già estratta da essi, e raccolta a parte . Così avrei incalzato questionando i partigiani del petrolio, se fosse loro riuscito d'incontrarlo nei luoghi de' terreni ardenti, o lì presso; ma dubito che si fossero ancora arresi, tanto può una precon- cetta opinione ! Ora però che per quanto si sia cer- cato non se n' è rinvenuto punto né poco, è finita ogni questione, e la causa della mia aria infiamma- bile, che mi si dà vinta dal compagno ormai con- vertito, dovrà finalmente trionfare di quanti ade- renti possano ancora trovarsi all' antica opinione . Ho detto ch'io mi pr&poneva di esaminare più attentamente ritornato a casa V aria infiammabile raccolta sopra il terreno ardente di Velleja: or sia pregio dell' opera il qui esporre brevemente quello che ho trovato. Quest'aria dunque arde con una fiamma lambente azzurrognola, un pò più chiara, e più grande però di quella che dà ordinariamente l'aria cavata dai fondi d'acqua stagnante. Come questa , e forse più , e dura ad accendersi colla scin- tilla elettrica 3 e com' essa vuol essere mista per lo meno a otto volte tanto d'aria atmosferica. Non. DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA OOl manda odoi'e sensibilmente diverso da quello del- l'aria infiammabile dei fossi j bensì dà qualche po- co di fuliggine , che questa non dà . Per tale pro- prietà , e per quella della fiamma più chiara e più grande , s' accosta un poco all' aria infiammabile che si ricava colla distillazione sia dagli olj puri , sia dalle sostanze vegetabili ed animali . Intorno a che se si^ riflette come 1' aria infiammabile medesi- ma della distillazione , la quale ha un puzzo em- pireumatico insopportabile , ed è estremamente fuligginosa j va perdendo di quel puzzo e di quella fuligginosità a misura che si lava e sì sbatte nel^ l'acqna, come ho scoperto j accostandosi sempre più anche pel colore della fiamma all' aria nativa delle paludi, che è prodotta da una lenta e spon- tanea decomposizione delle medesime sostanze 5 se si riflette , dico , a ciò si verrà a comprendere che non differiscono sostanzialmente tra loro queste arie, e che quella del nostro terreno ardente già molto più vicina all'ai-ia nativa delle paludi che all'altra della distillazione, se avesse come la pri- ma i suoi natali e la culla nell' acqua , terrebbe con essa una perfetta rassomiglianza 5 e che l' ac- quisterebbe fors' anche dopo, ove sol le toccasse di soggiornare sott' acqua lungo tempo . Mi sono proposto in questa e nell' altra memoria dì trattare de' terreni e fontane ardenti in generale , e in particolare d' alcuni da me visitati , intorno ai quali ho avuto campo di far varie sperienze , onde verificare la mia opinione, cioè che le fiamme ivi siano prodotte da nuli' altro che da aria infiamma- 3o2 APPENDICE bile raccolta sottoterra, e fuori sgorgante. Nella prima memoria scritta in Francia del 1782, e re- citata in un consesso accademico, avendo io preso per oggetto principale i fuochi di Pietra-Mala, so- pra i quali avea fatto qualch' anno prima le mie ricerche ed osservazioni sul luogo , trovai conve- niente di parlare , ed anche a lungo , della così detta Fontana ardente del Delfinato , e di ripor- tare i sentimenti di diversi autori 5 giacché sehLene io non r avessi visitato tal luogo, e nessuno di quelli che ce ne han dato una descrizione, si de- gli antichi che de' moderni avesse fatto parola di aria infiammabile , alcuni però ci eran venuti molto d'appresso, e le descrizioni loro altronde sì chia- ramente ci danno a divedere tal ària, che niente quasi può desiderarsi di più . Or in questa secon- da memoria scritta in Italia, comecché l'oggetto mio particolare sìa stato di riportare le nuove mie osservazioni intraprese lAesi sono sulF altro terreno ardente che trovasi presso le rovine di Velleja, ragion vuole, ch'io produca pur anche qualche cosa di alcun altro simile terreno , e massime della nostra Italia, ove son tanto frequenti, riportando le alti'ui in mancanza delle mie osservazioni . Po- trei facilmente ingrossare la lista di tali fenomeni, e formar un volume delle descrizioni, che ne ab- biamo da diversi autori {a) 5 ma io volentieri ne (a) Il più degno d' essere rammentato fra i terreni ar- denti è quello che il cel. Gmelin osservò nelja Provincia DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA 3o3 tralascio molte, perchè, sebbene si possa anche da quelle chiaramente rilevare che i fenomeni del Ghilan in Persia nel 1771. Qui, die' egli, il terreno arde; e qui gli antichi Guebri adoratori del Sole, e del fìioco come~suo simbolo , immaginarono esser la sede pre- diletta del loro Dio in terra , ove voleva essere particolar- mente venerato . Quantu^nqiie i Turchi abbiano esterminata quella superstizione come idolatra , pure permettono ad alcuni devoti e zelanti Indiani di esercitarvi il loro culto , a un dipresso come tolerano i Cristiani nella Terra San- ta. Quegli Indiani v'hanno edificati alcuni tempietti, ove fanno le preci , giusta il loro rito . Da tempo immemora- bile que' fuochi ardono ; ma quel che fa più al proposito nostro si è che per avere una fiamma sollevala da terra conficcano in questa de' tubi di canna , che abbasso non abbruciano, e nemmeno ardonsi in cima, sebbene fiamma iiceesa continuamente mettano . Questo fa vedere abbastan- za non da altro essere prodotto quel fuoco , che da aria infiammabile . Ciò non ostante il Sig. Gmelin , ignorando l' esistenza dell' aria infiammabile nativa , e sapendo altronde esservi nel Ghilan degli abbondanti pozzi ne' quali cola il nafta, immaginò che a questo solo tutto si dovesse il fenomeno. Dovea però riflettere , che nella sua ipotesi il fdoco sarebbe stato nel terreno , il che opponevasi al restare illesi i tubi di canna , anzi i coni di carta da lui sperimentati , che conficcati nel suolo non accendeansi , ma lasciavan pas- sare un' aria , la quale uscendo da essi infiammavasi , con- tinuando ad ardere come una candela, di cui soggiugne egli, fa sovente le veci. Simile sperienza io ho fatta a Velleja fino a un certo segno, e in più bella maniera, come già dissi, l'avrei fatta , se avessi avuto un imbuto più largo , e di collo as- sai più alto. 3o4 APPENDICE sono della stessa specie , e quindi non altra sor- gente riconoscono che Taria infiammabile, vi man- cano tuttavia le prove dirette, ninn tentativo, niu- jia ricei'ca essendosi fatta per rinvenirvi tal aria : ial che non era neppur possibile di pensare ai tempi in cui le accennate relazioni furono scritte , prima cioè della scoperta dell'aria infiammabile nativa. Non è che dopo tal ritrovato , il qnale ci ha aperto un nuovo punto di vista, che si potean fare le giuste osservazioni ed esperienze sopra i terreni e le fontane ardenti, all'oggetto di scoprirne l'im- mediata causa . Ma fuori delle mie a Pietra -Mala , e a Velleja, non so che aitile ricerche siano state fatte, se non quelle del celebre mio collega Ab. Spallanzani nell' autu.nno scorsa, le quali confer- m.ano nel più bel modo le mie conclusioni. Egli avendo in compagnia di S. E. il Sig. Marchese Gherardo Rangone Ministro di Stato di S. A. S. il Sig. Duca di Modena, Cavaliere benemerito delle Scienze e delle lettere , che protegge generosamen- te , e coltiva con frutto , deliberato di portarsi a vi- sitare un picciol vulcano ( seppure si può chiamar tale) denominato Salsa (a) di Montegibbio, lonta- no un miglio da Sassuolo di Modena, ed altri siti poco discosti , che presentano fenomeni simili, prese seco i necessari apparati , e gente d' ajuto , e intraprese quelle osservazioni , ed esperienze , che (a) Probabilmente chiamasi Salsa, pei esser alquanto salata la terra che vomita . DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA OOO meglio al fine conduceano di accertare la causa ri- cercata del fenomeno. Debbo air amicizia del sul- lodato mio collega le notizie dettagliate comunica- temi , e il permesso di pubblicarne un transunto . Questo vulcanetto , clie relativamente a Sassuolo è situato al Sud-est si trova alla sommità d' una pen- dice , dove forma un cumulo di terra , a guisa di pigna j sul qual cumulo a diverse ma frequenti ri- j)rese produce gorgogli del diametro di 4 iii 5 pol- lici, nati da un aria cbe si sprigiona , e da una lu- brica e semifluida fanghiglia , che del continuo ne esce , e cala giù nel declive di detta pendice . Que- sti gorgogli nel rompersi lasciano su la fanghiglia de' circoletti neri , in apparenza fdamentosi , che il celebre Vallisneri , il quale nel 1711 visitò in Set- tembre questa Salsa , vuole che traggano V oi'igine dal petroleo , che in quelle vicinanze si trova . Ma il vero è che tal materia nera non manifesta indi- zio alcuno di quest' olio acutissimo , tanto odoran- dola , quanto bruciandola . Si può andare senza, pei'icolo sopra il vulcanetto j e se dove gorgoglia vi sì caccino dentro perpendicolarmente de" basto- ni , o delle pertiche , queste si profondano poco . Non so a chi dell' Ab. Spallanzani, e dell'illustre suo compagno venisse prima in mente di fare sca- vare in quel luogo j lo che si fece alla profondità di 5 piedi parigini ; e si trovò che là in fondo gor- gogliava egualmente che in cima . In quel giorno , the era li 24 Ottobre 1784) il termometro reau- muriauo marcò all' ombra su quel luogo il grado 10 sopra lo zero , e dopo l' essere restato immerso T. ni. 20 O06 A J^ PENDICE un quarto d' ora nel vulcanetto , discese fiìao al grado 11. Anche col dito toccando quella melmetta semifluida si sentiva fredda . Verificato , che era aria j ossia un fluido aeriforme, che sotto forma di bolle esciva tanto di frequente dal vulcanetto , cercarono qual aria si fosse questa , e trovossi che era aria infiammahile . Co' soliti metodi ne empie- rono più hocce i e vider che ardeva tutta come quella delle paludi. Di piìi accostando un cerino acceso al vulcaiietto , quando scoppiavano le bolle si levavan* esse subitamente in fiamma . Quel gorgo- gliare adunque si scorge esser tutto un efi"etto del- r aria infiammabile , che sprigionatasi dal fondo, od anche da lati interni del vulcanetto , viene alla superficie per aperture , e sottili strade sotterranee . Or cosa è che produce là dentro quella tant' aria in- fiammabile ? Il nostro Ab. Spallanzani domanda qui, se non potrebbe tal aria essere prodotta dalla pirite , denominata dal Vallerio : sulphuì' ferro mi- neralizatu m forma cryma crystallizata ? giacche non solo la terra eruttata dal vulcanetto abbonda di tale marcassìta , ma questa eziandio ne esce di quan- do in quando dal medesimo air uscirne di quella semifluida fanghiglia . Ma io piuttosto inclino a cre- dere, che abbia origine quell'aria infiammabile, tome altrove , da sostanze vegetabili od animali decomposte. Un esame più accurato di tal aria, siccome ho fatto di quella di Velleja, potrebbe chiarirne . Come che sia , con 1' azione dell' aria in- fiammabile , conchiude l'istesso Ab. Spallanzani, s'intendono i precipui fenomeni del picciol vulca- DEI FUOCHI Anr»E>- TI DI VELLEJA OO/ no. Quando egli lo visitò, non faceva altro che pi'odur quelle bolle , que' gorgoglj , di che si è par- lato . Qualche volta però gli fu detto che infuria , e fa strepiti in modo, che si sente alla distanza di più miglia. Tre anni sono il giovedì santo, essendo il cielo piovoso, per le improvvise e considerabili sue eruzioni si rese formidabile a popolani di quelle vicinanze . Non è forse inutile la riflessione eh' ci .fa, che in quella stagione appunto imperversavano i tremuoti in Italia , ed in altri luoghi di Europa . Adunque per testimonianza della gente che abita in una casa vicina due tiri di pietra al vulcanetto , e di altri che allora si trovavano in que' contorni , fece questo sentire in quel giorno come de' piccioli col- pi di cannone, e nel tempo stesso lanciò all' aria , a perdita di vista, una immensità di terra accompa- gnata dal fumo, che ricadeva poscia sul vulcano stesso, e ne' suoi contorni. E così seguitò ad infu- riar per tre ore . Non era il suo cratere un picciol cono , come quando è stato dall' Ab. Spallanzani osservato , ma il circolare cratere avea di diametro due pertiche circa, dal quale venia lanciata quella belletta semifluente. Allora poi , per quanto gì' at- testarono alcuni più ardili degli altri , che al vulca- netto si avvicinaron di molto, non vedeasi già il cratere formare una caverna o sotterranea voragine, ma soltanto la terra semifluida che lo formava, pro- ducea un gran tumore, o come una immensa bolla, che un momento appresso scoppiava con rumore grandissimo , e nello scoppie si vedeva con fumo lanciata in alto la terra. E questi gran tumori , o 5o?^ A P P E N D 1 C E Lolle si formavano con prontezza grande , 0 si strug- gevano. Il più forte della eruzione durò tre ore . Poi fattasi gradatamente più rimessa , per più giorni non si sollevava la terra che all'altezza d'un uomo . In seguito ritornò il vulcanetto all' ordinario suo stato j di crear cioè quelle Lolle j e di mandar fuori quella melmetta tenerissima. In occasione poi della forte eruzione summentovata^ quella terra semiflui- da colò al Lasso della pendice, ed andò all' ingiù alla distanza di mezzo miglio . Altre eruzioni ga- gliarde si sono vedute altre volte. La gente che aLita la casa vicina sopra indicata, assicurò i nostri indagatori , che altra volta il vulcanetto gitto fuori una pietra si enorme, che di essa, rotta in più pez- zi, si fece calcina in gran copia, soggiugnendo di più , che la pietra immane venne cacciata a molta distanza. Rifexn pure che in altra eruzione tremava tutta la casa, e il suolo circostante, e che anzi allo-^ ra la sua aja sprofondò in un lato . In queste diver- se eruzioni poi, tutti d'accordo attestano che di notte tempo la fiamma era visiLilissima . Come l' a- ria infiammaLile , che in quel luogo ordinariamente non si vede ardere , pi-enda taloi'a fuoco da sé , noi non c'impegniamo di spiegarlo . Diremo solo, che altri esempi occorrono di spontanee accensioni d' a-= ria infiammaLile . Del resto questa descrizione è la più interessante di tutte, presentandoci un anello, che semLra unire i terreni ardenti coi vulcani . L' à-. ria infiammaLile sareLLe dunque la causa immediata anche di questi ? Certo ella vi deLLe entrare per una gran parte j ma nelle grandi eruzioni vulcani- DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA ^>Of} che, oltre l'aria infiammabile già svolta, e raccolta nelle cave sotterivinee , nuova copia se ne genera all'atto che molte sostanze minerali entrano in com- tustione , e queste e quella si congiungono a pro- duiu-e i tanto strepitosi effetti. Ma proseguiamo col- le notizie forniteci dall' Ab. Spallanzani di altre scaturigini d'aria infiammabile. Al disotto della mentovata casa al Sud-ovest, in distanza d'un trar di pietra dal vulcanetto , ve n' è un altro, non osservato né descritto, per quanto egli sappia , da altri, che gitta bensì fuori, e che ha gittato per V addietro pochissima fanghiglia, ma che, quasi senza interruzione, manda gorgogli e bolle. Quest'aria da lui in più bocce raccolta, tro- vossi pariuienti infiammabile; accostata poi una can- dela accesa ai gorgogli , siccome questi , die' egli , sono quasi continui, cosi l'aria infiammabile che si accende forma una fontana continua di fiamma , lunga più pollici, che rimossa la candela, con gio- condo spettacolo seguita a farsi vedere per molti minuti . E stalo osservato , che quando infuria il px"imo vulcanetto infuria anche questo 5 ed è più che probabile e he abbiano fra loro qualche segreta comunicazione . A pochi passi da questo secondo vulcanetto, si trova nel fondo d' un rio un gorgogliare di acqua quasi continuo . Qui non evvi fanghiglia eruttan- tesi, né eruttata, ma semplice acqua in poca co- ' pia, che scaturisce di sotterra, e con l'acqua esce aria quasi continua in forma di gorgogli; e questi gorgogli sono in cinque luoghi distinti . Quest'aria ÓIO APPENDICE DEI FUOCHI ARDENTI DI VELLEJA altresì con le solite prove sperimentata, si trovò infiammabile , quantunque ardesse pivi difficilmente die quella dei due vulcanetti . Non ha lasciato PAL. Spallanzani di esaminare terra o fanghiglia, che è uscita, e che esce tuttavia dai due vulcanetti, e F ha trovata margacea, sicco- me glielo hanno dimostrato gli acidi minerali. Conchiude finalmente le notizie comunicatemi colla seguente . Saranno circa dodici anni , che nel- r estive nostre vacanze si portò alla visita d' un al- tro vulcanetto , denominato Salsa di Querzuola, osservato altresì, e descritto dal Vallisneri, il qual vulcanetto è distante otto miglia circa da Reggio . Questo, dice egli, in tutte le sue circostanze non puole esser più simile all' altro di Montegihhio . Solamente qui la fanghiglia, che gìtta, putisce estre- mamente d'olio di sasso. Il qual olio io dirò, che, o si trova accidentalmente in quel luogo , giacché in altri terreni ardenti non s' incontra , oppure che da esso vien prodotta eziandio dell' aria infiamma- bile , come se ne produce dalla decomposizione degli altri combustibili : intorno a che rimando alle riflessioni che ho fatto già parlando dell'aria in- fiammabile di Velleja . Soggiunge che non isperi- mentò 1' aria che uscla da gorgogli che interrotta- mente facea, ma l'identità de' medesimi con quelli di Montegibbio , lo rende più che persuaso, che questo pure sia tutto un giuoco d' aria infiamma- bile. LETTERA AI, SIGNOR. DOTTORE ATTILIO ZUCCAGN? BPSPOJfSlVA AP AI' OKINA 323 tro , giunga di per se ad infiammarsi ? Quale ne può esser la ragione? Non altra, io credo, fuor che r addensamento dei vapori nebulosi entro la Loccetta , i quali ajutino Y accensione della carta rinchiusavi , sia riscaldandola , sia promovendo in qualche altra maniera gli stessi vapori , le effuma- zioni flogistiche , e luminose . Infatti anche all' aria aperta , quella carta , che dispiegata rilucerehhe sol- tanto , rotolata o attorcigliata , cosicché possa ri- tenere in qualche maniera accumulati i vapori fu- mosi che ne sorgono , ed impedire che tosto ven- gano portati via, senz'altro ajuto che questo, vi prenderà fuoco - Non per altra ragione il fosforo strofinato su d' una carta s' accende di leggieri sen- za, o con poco calore estraneo 5 laddove un pez- zetto intiero del fosforo medesimo ricerca per con- cepir fiamma un calore assai sensibile . Dal picciol volume di questo non sorte a un tempo tanta quan- tità di fumi, quanta ne sgoi-ga dall'ampia super- ficie di un pezzo di carta: e di qui s'intende an- che ciò che ho sopra fatto avvertire , che cotesto pezzo di carta per accendersi facilmente non vuol essere molto picciolo . Quando il fosforo steso sulla carta prende fuoco entro alla boccetta, la carta non resta moltissimo danneggiata: il fosforo mette una fiammetta, che scorre lambendo dietro alcune strisce , ove cioè la carta si trova più carica del fosforo medesimo j ma né tutti i tratti pria segnati da questo ricevon la fiamma , né la carta in quei tratti medesimi per- corsi dalla fiammella del fosforo viene abbruciata 52.4 OSSERVAZIONI più che tanto 5 ma sol superficialmente o poco ad- dentro . All'incontro quando s'accende il fosforo all'aria aperta, i tratti più segnati della carta aL- Lrugiano profondamente , e se è grande , e copio- samente sporca di fosforo , essa medesima s' infiam- ma. Questo infiammarsi di tutta la carta succede eziandio entro alla boccetta j quando in luogo d'a- ria comune vi si trovi aina deflogisticata . Che la vera accensione del fosforo nell' aria de- flogisticata riesca più viva ed impetuosa , è cosa affatto consentanea alla teorìa . Ma io mi sarei aspettato dipiù, cioè che i fumi sgorgassero molto più copiosi , e la luce spiccasse assai più biùllante ni primo immerger la carta in siffatta aria 5 poiché io considero queste apparenze come una accensio- ne incominciata : e di vero chi non volesse con- venire esser quelle effumazioni e splendori i primi gradi di una vera combustione , potrebbe mai ne- gare , che siano almeno un incamminamento ella medesima ? Ma chi ? Contro 1' aspettazione non ho potuto vedere che né la luce né i fumi compajano più copiosi in sul principio , almen di molto 3 solo mi è sembrato che un pò più tosto si avanzino all'accensione forte : toccato questo punto allora si l' influsso dell' aria deflogist. è tanto grande quanto dalla sua bontà si può attendere . Quale dunque può esser la ragione per cui da principio o nul- la o ben poco si fa sentire cotal influsso dell'a- ria defl. altronde sempre propizio^ non che a tutto quello che sente di accensione, ma ad ogni qua- lunque processo flogistico ? Se fa maraviglia che il SUL FOSFORO d' ORINA 325 primo rlsplendere , e sfumare del fosforo venga di jiulla o poco attivato dall'aria defl. , maggiore è ancora l*o stupore di vederlo sgorgar furai , e rilu- cere pi'esso a poco egualmente nelle arie flogisti- cate . Non ho provato ancora se lo stesso succeda in aria affatto saturata colla calcinazione , e col solfo, e limatui-a di ferro. Ma bene nell'aria in- fiammabile pura ho veduto con sorpresa che sca- rica così abbondantemente i suoi vapori nebulosi , e risplende niente men vivo , che nelF aria comune ; anzi coU'istessa facilità vi prende fiamma, e scorre lambendo , e abbrustolendo la carta : l' aria inf. però , in cui è immerso , trovandosi sola , non fa esplosione , né s' accende in maniera alcuna . Adesso non più ci aspetteremmo , che vi fossero altre specie d'aria, in cui il fosforo rifiutasse d'ac- cendersi : eppure ve n'ha : posto nell'aria nitrosa ei ci nega interamente e fumi e luce . Lo stesso fa pur anche nell' aria comune saturata coli' aria nitr. È egli il flogisto di quest' aria , che tien indietro le emanazioni del fosforo ? Ma perchè poi le riceve l'aria inf, ? E egli l'acido nitroso ? Io lo credo piut- tosto 5 e in questa opinione mi conferma la prova fatta di saturare d' aria nitrosa l' aria comune impre- gnata prima dall' emanazioni del fosforo 3 mentre dopo l'arrossamento vedeva cadérne in copia va- pori nebulosi, che dovetti stimare esser quegli ap- punto del fosforo attaccatisi già all'aria comune e in essa disciolti, quindi precipitati dai vapori del ni- tro, il quale deve avere maggiore affinità che quelli coir aria comune medesima. Allora anche intende- 326 OSSERVAZIONI rei j come possa risplendere e abbruciare il fosforo jielF ax'ia flogisticata , e nell' infiammabile : i vapori nebulosi che sortono sono un acido , sopta cui si ► può in qualche maniera scaricare il flogisto e farsi una vera infiammazione , come sopra i vapori dello spirito fumante di nitro può scaricarsi il flogisto , e farsi luogo all' accensione delF aria infiammabile in un sol colpo , giusta il trovato da Priesley (Voi. Ili) . Insomma come ei dice , che i vapori dello spirito di nitro pon far le veci rispetto all'infiammazione dell' aria comune , così io dirò che possano pure farne le veci , in qualche maniera almeno , i vapoi'i dell'acido fosforico. MEMORIA SULLA UNIFORMI? DILATAZIONE DELL'ARIA Per agni grado di calore , cominciando sotto la temperatura del ghiaccio Jin sopra quella deU V ebollizione dell' acqua : e di ciò , che salente fa parer non equabile tal dilatazione , entrando ad accrescere a dismisura il i'olume dell' aria , Questa Memoria è stata tratta dal Tom. IV. degli Annali di Chimica del Prof. Brugnatejli , pag. 227. §. 1. Oono ormai presso a due secoli, clie il Ter- mometro d' Aria , chiamato dal nome del suo in- ventore Drebelliaiio (a) lia messa sotto gli occhi nel più Lei modo la dilatazione, che produce nel- Taria il calore , e mostrato ai Fisici un facile mezzo , come pare, di misurarla. E ben naturale, che si rivolgesse tosto la loro attenzione a quest'oggetto, e che si moltiplicassero le sperienze per iscoprirne e determinarne le leggi . L' aria si dilata ella unifor- memente pel calore , cioè procede con passo equa- bile , ricevendo eguali aumenti di volume per eguali addizioni di calore ? Oppure ha una marcia disegua- le, e più omeno a salti? E qual è la quantità di cui cresce per ogni giunta data di calore ? Ecco le qui- (a) Altri fanno onore di una tale invenzione ad Avi- cenna , a Santorio , al famoso Fra Paolo Sarpi , al gran Galileo , a Borelli , a Malpighi . Ma è più comune e co- stante r opinione che l' attribuisce a Cornelio Diebbel Olan- dese , nativo di Alkmar , il quale al principio del decimo settimo secolo trovato avendo il suo Termometro d' Aria , il rese pubblico ; e fu quella V epoca in cui cominciossi a coltivare la Termometria . ^5o MEMORIA stioni, che dovettero fin da principio presentarsi, e a cui indirizzate si sono, allora e dopo, le ricer- clie di molti. Orchi non sì mara\iglierà, che essen- dosi da queir epoca i più grandi Fisici applicati a queste investigazioni , a determinare cioè di quanto appunto si dilati Taria per ogni addizione di calore, vi abbia ancora una grande discordanza ne' resultati loro , in tempo che si è pure perfezionata cotanto la Termometria ? §. 2. Si è trovato, che la dilatazione del mercu- rio è sensibilmente proporzionale al calore, che in lui s'accresce 3 almeno dal termine della congelazio- ne dell'acqua, fino a quello dell'ebollizione della medesima : cioè , che esso mercurio acquista, den- tro questi limiti , aumenti di volume prossimamente eguali, per eguali addizioni di calore. Ciò ha dimo- strato prima di tutti con dirette prove e moltiplici , fatte col mescere a diverse dosi acqua calda e fred- da ( giusta il suggerimento del Sig. Sage di Ginevra) il cel. De-Luc (a) ; ed hanno in seguito confermato molti altri, ti'a i quali il D.^ Grawford, che con ac^ curatissime sperienze dello stesso genere, ed altre di genere diverso, e con termometri di mercurio (a) "^e^^. Recherches sur les Motlifications de l'Atmos- plière Par I, A. De-Luc à Genève 1772. Part. II. Ch. IL Du Thermomètre. s Preuve dircele, que le mercure est de tous le? hquides , employe's jusqu'à présent au Thermo- mètre , celai qui mesure le plus exactement les diffe'rences de la chaleur par les différences de son volume §. 43?*. dalla pag. 285. alla pag. 3o8. SULLA DILATAZIONE DELL'ARIA 33 1 della massima delicatezza , ha portato la cosa a mag- gior precisione ancora (a) . §. 3- Ma tale corrispondenza delle dilatazioni e condensazioni del mercurio , cogli aumenti e decre- menti del calore , è ella poi esattissima ? Non già : anzi dalle sperienze del cit. De-Luc appare, che anche questo liquido si scosti alquanto da quell'uni- forme andamento, che si vorrehhe, e siegua nel eondensai'si per eguali perdite di calore, una mar- cia qualche poco decrescente . Ecco la tavola di com- parazione , che egli medesimo ce ne dà, in cui z ò posto per la quantità di calore x'ichiesta a fondere il ghiaccio (a) Experimcnls and Observations on Animai Heat and the Inflammation of combuslible Bodies et etc. By A Cra» ■word The second Edition wilh very large Additions. Loìi- doa 1788, 332 MEMORIA CALORI REALI Punti corri- spoodentl del Termometro di Mercurio Condensaz. del Mer.per dim.del cai. eguali tra loro partendo dall'acqua boli. Cai. dell' acqua boli, z h- 80 ..... 80 , o zH-75 74. 7 s -h 70 ..... 69 , 4 z •+ 65 64 , 3 s -h 60 59 , o 2 H- 55 • » . • • 53 , 8 s -f 5o 48 > 7 z H- 45 43 » 6 z-j- 40 . . .. .38, 6 z -4- 35 33 , 6 2 -f 3o 28, 7 z H- 25 .... .23, 8 z H- 20 18, 9 z -f- i5 14, 1 z -t- 10 9, 3 z-f 5 4, 6 Cai. del ghiac. fon. z -+ o . . . . . o, o . 5, 3 . 5, 3 . 5, 2 . 5, 3 .5,2 . 5, I . 5, 1 . 5, o . 5, o • 4» 9 . 4» 9 • 4. 9 . 4, 8 • 4» 8 • 4. 7 . 4, 6 80, o SULLA DILATAZIONE DELL'ARIA 333 §. 4- In questa Tavola si vede , come le dilata- zioni e condensazioni del mercurio non corrispon- dono esattamente alle quantità reali di calore ac- cresciuto o diminuito ; come le condensazioni ten- gono una marcia decrescente relativamente a delle perdite di calore eguali fra loro : ma che però le differenze sono picciole . Or che dirassi, se anche queste picciole diiferenze svaniscono o almeno di- vengono picciolissime e affatto trascurabili ? Se ove il maggior deviamento nelle sperienze di De-Luc va a circa un grado e mezzo verso la metà della scala, cioè intorno ai /^.o gr. , in molte di Craw- ford non arriva neppure a mezzo grado ? Tali sono i resultati di queste nuove sperienze, fatte (come dicemmo ) colle più scrupolose attenzioni , tanto collo stesso metodo delle miscele d'acqua calda e fredda , quanto con un altro metodo ed appallato da esso Crawford ingegnosamente immaginato : dalle quali sperienze conchiude , che il mercurio si dilata pel calore molto più uniformemente, di quello che il medesimo De-Luc avea l'invenuto ; e che per conseguenza il Termometro mercuriale ci dà una misura prossimamente accurata del calore (a). §. 5. Questa equabile dilatazione , comùspondente agli aumenti di calore, se non con tutta esattezza, con quella maggiore che aspettare da noi si possa , questa , dico , uniforme dilatazione , che riscontrasi (a) Vegg. l'op. cit. Exper. and Observ. ec. dalla g. i8. alla p. 5i. nel mercurio , non si osserva già iu altri liquidi , cioè neir acqua , negli olj , negli spiriti , i quali tutti si dilatano pei primi gradi di calore meno , indi sempre più , in una proporzione molto cre- scente pei gradi ulteriori . Così inversamente ten- gono una marcia assai decrescente le loro conden- sazioni, comparativamente a delle perdite di calore che sono eguali . L' acqua singolarmente si dilata poco o nulla pei primi gradi di calore, e in con- traccambio moltissimo pei gradi superiori : tal che un Termometro d^ acqua, per una metà di quel ca- lore che dalla temperatura del ghiaccio , ossia dal zero del Termometro Reaum. , lo fa andare a 80 gradi, termine dell' ebollizione , hen lungi di arri- vare a 4o j come ci arriva puntualmente il Termo- metro mercuriale ( non contando quel piccolissimo errore di una frazione di grado ( §. pr. ) ) , resta in dietro tra 20 e 21. Che più? Ritiene essa acqua lo stesso volume appena fusa, ossia al zero R. e ad 8 gr. sopra tal punto. Diminuisce è vero un poco raffreddandosi dagli 8 gr. fino ai 4 j cioè di I grado : ma questo picciolo volume perso torna poi ad acquistarlo raffreddandosi di più fin verso il zero (a) , ancorché non passi essa acqua ancora alla coùgelazione, arrivando la quale si dilata as- sai più . Lo spirito di vino non si scosta tanto nelle (1) Mairan Dissertation sur la giace. De-Luc Op. cit. §. 4i2 b, 4i8 m, 4,19 e. SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA 335 Sue dilatazioni e condensazioni dalP andamento del calore , e meno ancora gli olj 5 ma però sono considerabili le deviazioni eziandio in questi : e in generale non \' ha liquido , le cui mutazioni di volume siano cosi corrispondenti alle quantità l'eali di calore, come lo sono quelle del mercurio : giu- sta le prove fatte sopra dieci fluidi diversi dal più volte lodato Sig. De-Luc (a), e quelle sopra 44 fluidi dal Sig. Achard (b) . Adunque niuno dei Termometri di spirito di vino, di olio, e peggio di acqua , misura con gradi equidistanti eguali quan- tità di calore : ciò che fa unicamente il Termo- metro di mercurio, con una esattezza, di cui pos- siamo essere contenti, come già si è mostrato ( §. 2 e 4 ) j ed è in oggi riconosciuto general- mente dai Fisici . §. 6. Or che diremo del Termometro di Aria ? Cosa si è fatto e |rovato fin qui , in poco meno di ducento anni , riguardo alla dilatazione equabile di essa aria, proporzionale cioè, o non propor- zionale alle quantità reali di calore ? Che se ne sa in oggi? Nient* altro quasi, se non che non con- vengono su di ciò i Fisici più grandi, e speri- mentati : come non convengono neppure di quan- to si dilati essa aria, data la temperatura e. g. di (a) Op. cit. §. 4^6. (è) Nouveaux mémoires de l'Acad. de Berlin. Annee 1784 Expe'riences faites dans la viie de découvrif le rap- port dans lequel différents fluides se dilatent par des de- gras de chaleiv différents et connus par M. Achard. 536 M E M ORI A IO, i5 j 20 gradi Reaum. , per i grado di calore > per 5, per io, che acquisti dipiù . Né già è pic- ei ola la differenza ne^ risultati , che ci danno delle loro sperienze ; giacché chi la fa dilatare meno di 2^ o per grado , chi più assai . §. y. Non è molto da attendersi 1' asserzione di alcuni Fisici, i quali dietro ad esperienze troppo in vero grossolane , e niente accurate , portano da 2 a 3 la dilatazione dell'aria riscaldata dalla tem- peratura del ghiaccio fino a quella dell'acqua bol- lente (rt) : il che verrebbe ad essere ,^o per ogni grado del Termometro Reaura, ripartendo egual- jnente un tal aumento negli 8o gradi . Da altri però più comunemente è stata supposta, come riferisce il Cav. Schuckburgh (b) , minore d' assai , cioè di ^fo per ogni grado del Termometro di Fahrenheit 5 che viene ad un i^g circa per grado della Scala Reaumuriana . ^ Il Sig. Amontons , con quel suo ingegnosissimo Termometro d' aria , il quale , invece delle effettive dilatazioni o condensazioni, indicava equivalente- mente i relativi aumenti o decrementi della di lei elasticità, avea trovato, che passando dalla tempe- ratura dell'acqua bollente a quella del ghiaccio di- (d) Trovasi questa proporzione adottata in molti corsi di Fisica j Musschenbroek Introd. ad Phil. Nat. Sigaud. de La Fond Elem. de Phys. Brisson ec. (b) Phil. Trans. Voi. LXVII. Pari. II , pag. 564 in una nota . tjulla dilatazione dell'^aria 337 mlnuiva la forza elastica del? aria ^ indicata dal peso di mercurio eh' essa potea sostenere , da 78 a 5i | circa (a) 5 e però che il rapporto della forza espan- siva dell' aria alla temperatura del ghiaccio , e a quella dell'acqua bollente ^ era come 100 a quasi 142 . Facendo pertanto il l'agguaglio al Termometro Reaum. le dilatazioni dell' aria arriverebbero ap- pena per ogni grado ad i^o del volume eli' ella ha alla temperatura del ghiaccio . §. 8. Il Sig. De-Luc persuaso essere della massi- ma importanza il conoscere esattamente la marcia delle dilatazioni dell' aria , pel calore , credè diffici- lissimo il poterla determinare con esperienze diret- te , semprechè si trattasse di confinarne un volume qual si fosse entro a vasi , come nel Termometro Drebelliano , in quello d' Amontons , o in somi- glianti altri apparati (U) . Si rivolse pertanto a de- durla dalle sue sperienze barometriche , dirette a misurare le elevazioni de' luoghi : quindi cercando a correggere le differenze, che produce l'aria più o meno rarefatta dal calore nelle misure di dette ele- vazioni indicate dall' altezza del barometro , trovò che intorno alla temperatura fissa ( che da lui si prendeva a gr. 1 6 f ) , Za correzione per un grado del Termometro era all' altezza del luogo, come 1 a2i5. Di tanto dunque conchiude De-Luc che si dilati l'aria, cioè di ..f^ per ogni grado di calore (a) Mém. de l'Acad. des Selene . A. 1702. (Z») Op. cit. §. 4^0. G. T. HI. 22 338 MEMORIA del termometro diviso in 80 dal p unto della conge- lazione deir acqua a quello dell' ebollizione (a) . §. 9, Questa dilatazione dell' aria fissata cosi dal Sig. De-Luc, in 2,T5 per grado, è stata in appresso adottata da varj Fisici , tra i quali da' Sigg. Lavoisier e De La-Place, che ce la danno per regola di ridur- re al giusto i volumi dell'aria, e dei gas, nelle spe- rienze pneumato-cliimiche . Per altro il Sig. Trem- Wey in una memoria stampata in fine al secondo Tomo dei Telaggi nelV Alpi del Signor di Saussu- re (U) , la quale contiene 1' analisi della maggior parte delle sperienze fatte, come quelle di De-Luc, per la determinazione delle altezze col mezzo del Baro- metro, trova cotal dilatazione dell'aria, supposta da De-Luc di 275 per grado, troppo piccola; e ri- cava dai risultati medj delle osservazioni del Cav. ScliuckLurg e del Colonnello Roy dover essere di J95 (e) . §. 10. Ritornando alle sperienze dirette circa l'aria confinata nei vasi (sopra le quali farò vedere in appresso che si può contare più clie non si cre- de ) , il sullodato Co. Roy da varie sue sperienze con una specie di Termometro d'aria, che è anche Manometro , e eh' egli infatti così chiama , deduce (a) Op. cit. §. 607. (b) Voyages dans les Alpes etc. par Borace Benedici De Saussure, Tome second. Genève 1786. (e) Analyse de quelques expe'riences , faites pour la de- termination des hauteurs par les moyens du BaromèUe par Jean Trerabley, SULLA DILATAZIONE DELL' ARIA SSt) per adequato una dilatazione del? nria poco diversa dair anzidetta, cioè di 2 , 28140 millesime del vo- lume ch'essa ha a zero del Termometro di Fahren- heit, per ogni grado del medesimo Termometro : il che viene a ^^g circa per grado del Termometro di Reaumur : per adequato , dico 5 giacché nelle addotte sperienze compare stranamente irregolare tal dilata- zione, ora cioè molto più grande, ora molto più pìccola di così jfi ad ^|^2. P^i' grado R. , mostran- dosi massima tra i 52 e i 62 gradi Fahr. cioè tra i ^ e i i3 circa Reaum., e decrescente tanto sopra quanto sotto, e la minore di tutte distante una de- cina, ed una ventina di gradi dal punto dell' ebolli- zione (a) . Simili sperienze, con simili manoTnetri , fatte dal Gav. Schuckburg , estese però soltanto dai 32 agli 83 Fahr., cioè da o a 23 circa Reaum., gli hanno data la dilatazione dell' aria di f^ff per gra- do Fahr., che viene ad i^^ per grado Reaum (Z>). §. 11. Il Sig. di Saussure non solamente giudica troppo grande di molto la dilatazione dell'aria da- (a) Philosophical Transàctions , Voi. LXVII, Part, II. 1777. Esperiments and Observations made in Brilain inor- der to obtaln a Rule for Measuring' Heigths with the Barometer . By Colonel William Boy , F. R. S. Section n. Experiments on the Expansions of Air in the Mano- meter pag. 689. (/>) Pilli. Trans, Voi. cit. s Observations made in Savoy, in oder to ascertain the height of Mountains by means of the Barometer et etc. By Siri George Schuckburg Bart. F. B. S. pag. 563. seg. ''^¥, f)4o M T, M ORIA taci per adequato dal Col. Roy, e molto più quella maggiore verso il calor temperato, calcolata i^j cir- ca per grado , sospettando che la picciolezza de^ va- si, di cui si è servito T autore abbia potuto modifi- care V effetto in ragione dell' influenza della loro superficie 5 massime se qualche umido aderente ha fornito per azione del calore de' vapori elastici , ed accresciuta con essi la dilatazione termometrica del- l'aria; non solo, dissi, Saussure giudica eccessiva la proporzione dell' espandimento dell' ai'ìa voluta dal Col. Roy, ma ha per esorbitante anche quella soprariferita del De-Luc di 3^5 (§• 3); e pretende di ricavare da certe sue sperienze suU' aumento di elasticità dell' aria in un pallone di più di quattro piedi cubici di capacità che un grado dì variazione nel Term. di R. faccia variare il volume dell' aria o se ciò non ha luogo , la sua elasticità di 4 i 2438 millesime ossia di ^§5 («)? §. 12. Fuori di Saussure io non trovo nissuno , che attribuisca all' aria una così picciola dilatazione ; e neppux'e chi la voglia minore di quella assegnatale da De-Luc. All'incontro son molti, come si è già veduto, ed oltre i sopra nominati altri pure vi so- no , che la stabiliscono , chi di poco chi di molto , maggiore. Cosi i Sigg. Vandermonde, Bertholiet, e Monge la portano a j g 4^5 33 per grado Reaum. (b) . (a) Essais sur l'Hygromètrie à Neuchtitel 1783. Ved. §. 11 3, pag. 108. in una nota. (h) Mém. sur le Fcr etc. lu à l'Àcad. Roy. des Scionc. rn Mai 1787. pag. 36. SULLA DlLATAZIOrvE DELl'aRIA 34i §. i3. Il cel. Lambert Accademico di Berlino nella sua Pirometrìa , dalla tempei*atura del gliiac- ciò fino a quella dell'acqua bollente, fa crescere il volume dell'aria da looo a iS^S : il che viene a 2I4J66 P^^' grado Reaum. Nominerò per ultimo uno de' più diligenti Scrit- tori intorno ai Barometri e Termometri , ilSig. Gio. Federico Luz , il quale instituite avendo molte spe- rienze con un Termometro d'aria simile a quello dei sopracitati Roy e Schuckburgb ( consistente iu un tubo sottile di vetro, lungo circa i5 pollici , clie termina in una sfera 5 nel qual tubo si era introdotta una colonnetta di mercurio lunga un pollice circa, il l'esto del tubo e la sfera contenendo 1' aria da sot- toporsi alle sperienze ), trovò cbe codest' aria pri- vata d' ogni umido per mezzo dei sali, cresceva per gli 80 gr. R. fino air ebollizione, da un volume co- me 1000 a 1377,5 {a) cbe fa ^Yo. circa per grado. §. 14. Questi ultimi due autori, come si vede, differiscono pochissimo dalla proporzione dataci dal Sig. De-Luc di ai 5 pei' grado 3 e pochissimo diffe- riscono pure i resultati delle mie sperienze, che so- no per riferire più abbasso . Gli altri sopracitati all'incontro differiscono mol- to neir assegnare la quantità della dilatazione dell' aria, e da questi, etra loro 5 e tutti ce la danno (d) VoUstaendige , und auf Erfahrung gegrundete Be- screibuug von alien sowolil bischei' bc aunten, als auch neuen Barometcrn etc. i;74- pag- 4^4- 342 MEMORIA assai maggiore cLe De-Luc: eccetto Saussure, clie, come già facemmo osservare , la fa consideratil- mente minore, cioè di 2,^^ per ogni gradi calore. Pre- sentando qui sotto gli occhi tutti i riferiti risultati, ecco quali sono gli aumenti di volume che si pre- tende da diversi autori che acquisti 1' aria per ogni grado di calore del Termometro Reaumuriano, divi- so cioè in 80 dal punto della congelazione al punto dell'ebollizione dell" acqua : eccoli disposti in serie cominciando dal più piccolo al più grande . ■-JT Saussure > tra i 6 e i 22 er. Reaum. 335 ^ 1 323 — ■ Rov 2 ^^'^ i gr. 192 e 212 Falir. 1 _. T ) dentro 1 hmiti delle vanaziom nella — p De-Luc > _ . 31 5 j temperatura atmosienca 1 * — > — -xp: Lambert 214 , 00 1 y i per adequato tra il limite del ghìac- 212 $ ciò , e il calore dell' acqua bollente Rov > per adequato dal o , Farh. a 2 1 2 195 -^ 3 — TremLlev > 192 •' ) n nei limili delle vaiiazioni atmosfe- che \ — Amontons 190 SULLA DILATAZIONE DELL'" ARIA 343 -— Vandermonde , Berthollet e Monge 184 1 Schuckburgh > dai gradi Sa ai 83 Fahr. 1 T.;r , . ) riportandosi a sperienze altrui, e si -— Molti > ^ , '^ 178 3 non molto accurate — Roy > tra i gradi 52 e 62 Fahr. 171 > 1 -1,/r 1 . 1 . ^ riportandosi pure a sperienze assai -^ Molti altri < ' , ^ 100 ^ grossolane §. i5. Facendo ora il confronto, qual difFerenza non si scorge dal primo, e dal secondo anche, agli ultimi quattro; e massime all'ultimo! Per grandi però che siano ed esagerate di molto queste propor- zioni di ,^0)
  • effetto del calore : finché Taria mantiene qual- w clie elasticità, ella è affetta da qualche calore » .... Ora il Sig. Amontons ha preso per termine » della scala del suo am mirabile e prezioso Ter- » mometro il punto , in cui ogni elasticità man- t> cherebhe alla massa d'aria^ ch"^ egli ha chiusa V nel Lulbo di questo suo istromento .... Par- if tendo conseguentemente da questo termine zero » di elasticità ; egli conta 52 gr. , o incirca , tanto » di elasticità che di calore , sino al punto della » congelazione dell'acqua, e ^3 fino al punto del- if V ebollizione ec. » . Eguale è il ragionamento del Sig. Lambert riportato da Luz (e) ne' seguenti tei'mini : ì> Il Termometro d'aria di Amontons è stato » nuovamente innalzato a grande stima dal Sig. » Lambert nella sua Pirometria Le ragio- » ni, per cui egli preferisce il Termometro d'aria (a) Mém. de l'Ac. des Scién. 1702. (è) Lettre aux Auteurs du Journal des Sgavants ec. Juillet, Aoùt, et Septembre 1760. (e) Op. cit. Aohang die Thermometer betreffend S- 293. 346 MEMORIA ìì a tutti gli altri si è ; perchè esso dinota i gra~ j^ di del color reale. » Il SIg. Lambert dice dunque così . L^ elasti- V cita delibarla è puro e semplice effetto del ca- » lore . Cessando ogni calore l' aria condensereb- >f besi tanto , che tutte le sue parti si tocchereb- w bero , e diverrebbe verosimilmente un corpo so- » lido. All'incontro fin tanto che Taria mantiene » ancora il minimo grado di calore ella trovasi w dilatata, e non viene a toccarsi in tutte le sue » parti. Conseguentemente tutto il calore se ne è r? andato quando Faria ha tutte le sue parti ser- » rate addosso in pieno contatto. » Il Sig. Lambert va più avanti, e dice. Se quel- » lo spazio , che 1' aria viene ad occupare dal punto 5; della sua totale condensazione fino alla tempera- 5? tura del ghiaccio fondente lo dividiamo in 1000 » parti, troveremo che il suo volume acquista ri- w scaldandosi fino al termine dell'acqua bollente j; ancora 5yo di tali parti . Ora si supponga , che » V ai'ia ridotta per la privazione di calore alla to- jj tale sua condensazione ritenga i(^oo ^^^ volume, 5? di cui gode alla temperatura del ghiaccio che si ì> fonde. Si faccia, dice egli, tal supposizione; >? giacché poi V errore non è grande si ponga lo j7 spazio che occupa l'aria nel caso del suo totale » condensamento eguale ad 1 intiero, ad §, o ad }> i di grado. Finalmente assume il Sig. Lambert; 7f che l'aria si condensi sempre di egual quantità » per eguali diminuzioni di calore reale. Da tut- V tociò ricava egli la conchiusione ; che il Termo- SULLA DILATAZIONE DELL'aViIA S/}./ » metro d' aria paiola un linguaggio intelligibile : » eh' esso indica gradi del calor assoluto , e j; reale . §. IQ. Non mi tratterrò qui ad esaminare se que- sto ragionamento di Lambert , perfettamente con- forme a quello del Sig. Anac , e ai principi di Amontons, possa sostenersi in tutte le sue pai'ti , singolarmente per quel che riguarda il zero asso- luto di calore , e a quali obbiezioni vada sogget- to : ciò mi porterebbe ad una troppo lunga di- gressione 5 e altronde non è questo il mio scopo^ ma soltanto , mettendo in vista i più celebri auto- ri, che vogliono che l'aria si dilati pel calore uni- formemente in vera progressione aritmetica, di mo- strare, che Lambei't è uno de' piìi grandi soste- nitori di questo sentimento. Da questo non si discosta il Sig . De-Luc il qual pure presume, che le dilatazioni dell'aria deb- bano essere ( almeno entro i limiti delle varie tem- perature cui va soggetta l'atmosfera, e delle pos- sibili sperienze ) le più proporzionali agli aumenti del calore (a) : e vuol dire , se non proporzionali a tutto rigore , prossimamente , e più ancora che quelle del mercurio. Ciò, dico, presume De-Luc con delle buone ragioni 5 sebbene non abbia la cosa per cei'ta , e sperimentalmente dimostrata, diffidando delle prove fatte in piccolo sopra l' aria (ci) Op. cit. II. Partie Chap. IL considerations sur les solides et sur l'air relativement a.u Thermomètre. MEMORIA confinata in vasi ec. 5 onde lascia luogo a qualche dubbio (a) . Perciò riportasi più volentieri ad al- tre sue osservazioni combinate del barometro col termometro nella misura delle altezze de^ siti ; le quali osservazioni favoriscono la pi'econceplta idea della uniforme dilatazione dell'aria. 5; Era molto » utile ( die' egli (h) ) di conoscere la marcia del- » V aria per il calore : e a quest' oggetto ho fatto » un gran numero di sperienze per cercare il suo ;? rapporto con quella del mercurio ( IV Parte , w cap. Ili ) . Risulta da queste spei'ienze , che le marcie di questi due fluidi si scostano poco dall' es- sere proporzionali : ma io non ho potuto scopri- re, né se esse lo siano assolutamente, e neppure se le condensazioni deir^na seguano una marcia crescente o decrescente comparativamente a quel- la del mercurio . §. 20. Ai tre sopraccitati autori, che stanno de- cisamente per l'esatta dilatazione dell'aria corri- spondente ai gradi di calore, ed a De-Luc, che la suppone tale , o quasi tale , possiamo aggiugnere il Cav. Schuckburgh; il quale da alcune sue dili- genti sperienze, e dirette osservazioni, ricava, che almeno dai gr. 32 Fahr. , ossia limite del ghiaccio , fino alli 83, cioè per 1' estensione di 22 in 2 3 gra- di Reaura, cominciando da zero , siano affatto proporzionali le dilatazioni dell' aria agli aumenti (a) L. e. §. 420 e 421. V. ib) §. 421. 11. SULLA DILATAZIONE DELL' ARIA 349 del calore. 5> E stato sospettato ( così si esprime (a) ) V in conseguenza di alcune sperienze fatte da un a ingegnosissimo Membro di questa Società , che j? r aria non si espanda uniformemente col mercu- » rio 5 ossia che i gradi di calore , che mostra un i> termometro di mercurio , vengano espressi in un j7 manometro , o termometro d' aria da spazj ine- jj guali in una certa ragione geometrica. Io non j? nego questa proposiaione ; ma neppure assentire w vi posso j se devo prestar fede alle mie proprie 57 sperienze , le quali certamente dimostrano , che j? questa ragione , se non è vera aritmetica , è cosi » prossimamente tale , da non poter cagionare sen- ?;> sibile errore nella misura delle altezze col haro- « metro s^ . §. 21, Vengano ora quelli, che adducono spe- rienze in prova del contrario , e pretendono di- mostrare che lungi dall' essere le dilatazioni e con- densazioni dell' aria uniformi ; cioè proporzionali ai veri incrementi e decrementi del caloi'e , siano più o meno ineguali per eguali quantità del me- desimo , e sieguano una marcia in un modo o nel- F altro irregolare, e quasi capricciosa. Il primo, che si affaccia è il già più d' una volta citato Gol. Roy ; le cui sperienze fatte con quel suo Termo- metro d' aria , o manometro , ci mostrano le dila- tazioni dell' aria procedere affatto irregolarmente», con una marcia prima crescente, poi decrescente. (a) Phil. Trans. Voi. e Mem, cit. pag. 565. 55o BI E xir O Pi I A comparativamente a delle quantità di calore fra lo- ro eguali j cioè crescenti ^ e sì con passo piuttosto rapido , dal zero di Fahr. fino a^ 62 gr. circa j e de- crescente pian piano da li innanzi fino ai gradi 212 , ossia termine deir acqua bollente: come ac- cezmato abbiamo di sopra • e piìi distintamente ap- parirà dalla tavola da esso autore esposta nella cit. Memoria inserita nelle Transazioni filosofiche {a) , e che qui stimiamo opportuno di riportare (a) Voi. LXXVH per l'anno 1777. Part. IL Pag. 704. SULLA DILATAZIONE DELL ARIA Ó31 SPAZI Espansioni Differenza Rala per SPAZI totali per di TERMO- MANOME- £»radi sopra espansioni ciascun gr. METRI- TRICI 0 10 parli iD parli CI 1000 1000 lu parli 1000 213 212 484,210 40.199 2,00995 192 1944 444,011 41,559 2,07795 172 176,2 402,452 42,949 2,14745 l52 157.4 359,5o3 44,3 10 2,2l55o l32 i38 3i5,i93 45,680 3,28400 1 12 118 269,513 47,507 2,37535 92 97;2 222,006 24,211 2,421 10 82 86,6 197.795 25,124 2,5l24o 72 75,6 172,671 25,58i 2,558io 61 644 147,090 36,037 2,60370 52 53 i2i,o53 25,124 2,5l24o 42 42 95,929 24,211 2,421 10 32 3i,4 71,718 23,297 2,32970 22 21,2 48,421 22,383 2,2383o 12 11,4 26,o38 0 26,o38 3,16983 352 MEMORIA Da questa tavola scorgesl, come la massima di- latazione dell' aria è tra i 52 e 62 gradi Fahr. (circa ai g e i3 Reaum. ) ; che viene ad essere gradatamente minore sì sopra che sotto j e che la minima è tra i 192, e 212 Fahr. (tra i 70, e 80 Reaum. ) . §. 22. Una marcia simile in parte a questa, cioè crescente dal zero Reaum. fin verso i 20 gradi, ma più di tutto tra i 10 e i 16 per un' aria secchis- sima ; e per una discretamente secca fin verso i 3o gradi ; ma poi presso a poco uniforme progreden- do ai 6oj tranne alcune picciole irregolarità, indi de- crescente fino agli 70 gr. 5 una tal marcia molto più irregolare ci offrono le sperienze del Sig. Luz, fatte con metodo ed apparato non molto diversi da quelli di Schuckburgh, e diRoy, siccome notato ahhiamo di sopra 5 i resultati delle quali sperienze Bon compresi in quest' altra picciola tavola (a) . (a) Luz. Op. cit. pag. 4a4. SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA 353 Termo- metro Reaumu- riauo Con aria disseccata da sali Con aria asciutta atmosferica Volume ossia grado della medesima Diffe- reaza Volume ossia gradi della medesima Diffe- rcnza 80 1377,5 45,5 46 48 48 47>2 r 46.3 i383,5 %, 5 45 47 47 47 55,5 70 i332 1344 60 1286 1299 5o 1233 1252 40 1190 1205 3o 1142, 8 ii58 20 1096, 5 1102,5 16 1 1081,2 49,5 47 io85 ' 53,5 10 1047 1049 49 1 0 1000 1000 Tom, III, 23 554 M E M © R I A §. 23. Or questa marcia crescente dal più Lassi gradi fino ad un calore moderato , poi decrescente ne" gradi di calor forte ^ a misura clie si va vicino alla temperatura delF acqua bollente, è cosa ben singolare , e difficilmente pare che si possa cre^ dare . Pur tale la vogliono i citati Roy e Luz, e la deducono senza alcun dubbio da quelle loro sperienze coi descritti termometri d' aria , o mano- metri, per Paria secca. §. 24. Le prove all' incontro sopra Y aria satura, di vapori ban presentata a quest' ultimo (a) una marcia molto crescente nelle dilatazioni di tal aria comparativamente a gradi di calore fra loro eguali : molto dico, crescerete, comechè irregolarmente j e ciò dal zero Reaum. fino a 4o gT- 3 ma da 4^ innanzi decrescente. Cioè il volume dell'aria, cbe a zero era eguale a 1000 acquistò 4^ da o a 10 gradi: yS da 10 a 20 gr. : 84 da 20 a 3o : io5, 5 da 3o gr. a 4o : e qui poi ^^ominciò a eambiarsi la marcia, e a farsi decrescente , giacché da 4o a 5o gr. V aumento, di volume in quel? aria non fu più che di 82. Simili prove fatte dal Col. Roy sopra dell'aria, umida a ribocco , ebbero un' altro successo ; cioè gli mostrarono , che tal ari£^ seguiva nel dilatarsi una marcia molto crescente i^on solo dal termine del ghiaccio fino ai 3,0 e 4o gr. Reaum.5 ma assai più avanti ancora, e per tutta la scala dal zero Fahr. fino al calore dell' ebollizione, e sì crescente in una. (d) Luz, Op. e 1. ci.l. SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA 355 proporzione sempre maggiore, come si rileva da altra sua tavola (a) che è intitolata : risultati di sperienze sulV espansione dell' aria artificialmen- te umettata, mediante V ammissione di vapori^ e talvolta di acqua, nel bulbo del manometro, §. 25. Non vi è duntjue molto accordo tra i re- sultati delle esperienze di Roy e quelli delle spe- rienze di Luz , intorno alle dilatazioni dell' aria umida : e la prìncipal ragione di codesta discrepan- za sta verosimilmente nella maggior quantità di umido, che il primo introdusse nella sua aria 5 co- me avrò occasione di spiegare in altro luogo . Chec- ché ne sia , lasciamo per ora da parte tali sperienze soggette troppo ad anomalie, e di quelle altre tor- niam pure a parlare degli stessi due autori, sopra r aria secca, i cui risultati se non sono pienamente conformi , non discordano neppur molto tra loro . §. 26. Se tali risultati fossero veramente costan- ti , e non andassero simili sperienze soggette ad eccezione, si dovrebbe dunque decidere, che anche Faria secchissima si dilati pel caloi'e difformemen- te, seguendo una marcia, ora crescente, ora decre- scente, e avrebber torto Amontons e Lambert cogli altri che supposero, ed anche credettero di stabilire coli' esperienza, le dilatazioni dell'aria affatto rego- lari ed uniformi , procedenti cioè in semplice pro- gressione aritmetica. Ma io mostrerò in seguito, che questi piuttosto la indovinarono 5 e che all'in- («) P^iilos. Tra.ns. Voi. e Mem. cit. pag. 705. 356 i«r E M O R I A contro Roy e Luz , e chiunque crede aver trovato ;, che le dilatazioni e condensazioni delV aria sieguaao una marcia non eguale ed uniforme , ma crescente o decrescente corrispondentemente a delle quantità di calore eguali fra loro, vanno sicuramente errati; e svilupperò pur anche le ragioni e circostanze, che han potuto indurli in tali errori . §. 27. Meno male però, che le deviazioni da tal marcia uniforme , che i due autori ultimamente ci- tati credono avere scoperte, quantunque considera- Lili, non sono poi molto grandi ,come dalle ripor- tate tavole ( §. i() e 21 ) si vede. Ma che dobhiam credere e pensare delle nuove sperienze dei Sigg. Duvernois e Gujton, conosciuto già sotto il nome di Morvèau; dalle quali risultano deviazioni ed irre^ golarità grandissime e incomprensibili? Certamente che per qualche accidente, per l'apparato troppo composto, di cui si sono serviti , per questa o quella circostanza , che ora non mi fo ad esaminare , vi si sono introdotti degli errori, ed errori troppo coix-> siderabili . Cotale apparato e le sperienze con esso vengono ampiamente descritte nell' eccellente articolo Aria della nuova Enciclopedia metodica (a) ; del quale articolo , siccome degli altri tutti di quel volume è autore uno di quei medesimi , che di esse sperienze si occuparono , cioè il Sig. Morveau . Il Sig. Duver- («) Enciclop. 3fethod. Cìdmic. Pharm. et Metallurg. tali. I. II. Padove 1790. Vegg. ancora Annalcs da Chimie-. SULLA DILATAZIONE DELL'ARIA 357 liois però è quegli, che prese sopra di se la più gran. parte di travaglio in questa lunghissima serie di la- boriose sperienze sulla dilatazione non solo dell'aria comune, ma di diversi gas, ossia arie fatizie . Or dunque queste sperienze , che lo hanno occupato ( dice Morveau ) vicino a due mesi ?> F hanno con- t» dotto molto più lungi che non avevamo immagi- » nato dapprima; poiché gli hanno fatto scoprire » nella dilatazione dei fluidi aeriformi un accresci- w mento progressivo notabilissimo , che io non so iì che sia stato fino ad ox^a sospettato , o almeno ì} stabilito coi fatti » ♦ §. 28. Il Sig. Moi'veau aveapur veduto nella me- moria del Col. Roy, da lui poco prima citata, e nelle tavole del medesimo (a) gli esempj di una simile marcia crescente nelle dilatazioni dell' aria, per tacere d' altri esempj che ne somministrano pa- rimenti le sperienze di Luz (h). Ma è così piccio- lo pi'csso questo cotal crescimento progressivo, in confronto di quello che ci offrono le sperienze di Duvernois , che ha forse creduto Morveau di nep- pur farne caso e di poter attribuire tutta a se e al compagno la pretesa scoperta : molto più , che un' al- tra solenne differenza passa tra le sperienze degl' unì e degli altri. In quelle cioè di Roy e Luz, oltre es- sere di poco rilievo il progressivo aumento nelle dilatazioni dell' aria, questo anche si osserva soltanto (a) Phil. Trans, p. 700. e seg. tab. l. IL III. (F) Log. cit. 358 M E M O Pc I À dal zero Falir. fino verso i i5 o 20 gì'. Reaum^^ e dopo i 20, 3o, 4^ sieguono le dilatazioni una marcia piuttosto decrescente ( come sopra si è ^etto ); laddove nelle sperienze di Duvernois, è grandissimo tale aumento , e contìnua sempre collo stesso tenore , fino almeno alla temperatura deir acqua L oliente j anzi diviene la marcia delle dilatazioni crescente in -più. alta proporzione . Eccola quale ci viene presentata in una tavola , che com- prende i resultati delle sperienze non solo sopra l'aria comune, ma ben. anche sopra varj gas. SULLA DILATAZIONE DELL' ARIA So^ TAVOLA Delle espansioni dell' Aria , e de' Gas per il calore ^ assennate di 20 in 20 gradi, della congelazione fino all'ebollizione dell' acqua ^ e delle quantità totali di dilatazione fra questi due limiti . ( Si dilata la 0 da 20 da ^0 da 60 da 0 a 20 gr. a 40 a 60 a 80 a 80 gr. L' aria comune L' aria vitale Il gas azoto Il gas idrogeno Il gas nitroso Il gas acido carbonico Il gas ammo- niaco 1 1 1 i 1 12,67 1 5,61 1 2,49 1 3,57 3H- 1,067 1 4-+ — 2,09 1 5-+ i,o65 1 22, 12 1 4.92 1 1,53 1 1.73 1 5-f 5,72 1 29.41 1 5,4i 1 1,82 1 11,91 I 6,92 1 6,85 1 58,82 1 2,55 1 i5,33 1 9,00 1 5,739 1 6,28 1 1,65 1 1 -h 106, 3 1 5-f- 9.049 1 5,099 1 2, 3i 1 3-i--_ 3,69 1 3-f é 3,58 1,75 1,35 4,69 1,248 36o MEMORIA §. 39. Stando a questi risultati, la dilatazione di ogni specie di aria, eccetto le ultime due, è beu piccola per i primi 20 gradi sopra la congelazione, per parlare solamente di quella dell'aria comune, non giunge essa per tutti cotesti 20 gradi a 8 — 100"''^ del volume primitivo, o ad 2I4 per grado. Ma dai 20 ai 4o gradi quanto è più grande ! Essa và a 17 in 18 — 100™®, che fa poco meno di ^r2 per grado . E quanto più grande ancora dai 4© ai 60 gradi 5 pe' quali s' aggiungono all' aria ben 4o — loo'"® del volume originario 5 ossia /o circa per grado ! Finalmente dai 60 agli 80 gradi Y aumento appare di 28 100™® solamente, cioè minore dai 4o gradi ai 60 , ma ciò attribuisce il Sig. Morveau ad una porzione d'aria stata per avventura assor- bita dal mercurio , per un principio di calcinazione del medesimo a quel? alta temperatura ; ed è per- suaso , che senza un tal consumo sarebbe compar- so il volume dell' aria ampliato molto dipiù : in- somma che le dilatazioni dell' aria sieguano una marcia sempre crescente, ed in una molto alta prò-- porzione, per eguali gradi di calore, quanto più. è elevata la temperatura . §. 3o. Una cotal marcia nelle dilatazioni dell'a- ria , per cui acquisti cinque volte più aumento il* suo volume dai 4o ai 60 gradi Reaum. che da O a 20 , è oltremodo sorprendente 5 e confesso , che non ho potuto vederla quale il Sig. Morveau ce la presenta : molto meno Id marce ancora più strane , irregolari dell' aria vitale , e del gas azoto . Sospet- tai dunque addirittura di qualche errore; e che SULLA DILATAZIONE DKLL* ARIA 36 1 Cagione essere ne potesse in parte Y apparato , di cui si servi il Sig. Duvernois 5 e più di tutto l'umi- do che per avventura non fu escluso come conve- niva dai vasij, e potè accrescere or di molto, or di moltissimo ne' gradi di tempei'atura elevata , 1' ap- parente espansione dell'aria: conforme alle spe- rienze appostatamente fatte sovra l'aria umida ed umidissima dai Sigg. Roy e Luz , che accennate pur ahhiar.io ( §. 22 , 24 ) . §. 3i. Se in ciò Yo avuto ragione, o no, ve- drassi dalle mie sperienze meno operose, ma ben più decisive , che sono per riferire ; e dipiù ve- drassi come ciascuno degli altri valenti Fisici so-* praccitati , che ci hanno presentate diverse dilata- zioni delizia pel calore ( vegg. §. i3), può aver ragione : cioè come ì risultati delle loro sperienze , per quanto disparati appajano , possono trovarsi tutti giusti, e conciliarsi Lenissimo, attesi i diffe- renti gradi di temperatura, entro i quali si con- tenessero le rispettive sperienze , ed altre circo- stanze che le accompagnarono . §. 32. Intanto fermandoci a considerare sempli- cemente la gran differenza ne' risultati di tanti au- tori celebri , e nell' arte di sperimentare sagacissi- mi , non possiamo non concepirne gran maravi- glia . E da che mai potrebbe credersi, se accennato già non l'avessimo, che provengano tali, e tanto grandi discrepanze? Forse che sia più difficile il notare , e ridurre a giusta misura la dilatazione dell' aria pel calore , che quella del mercurio , e degli altri fluidi ? Ciò non pare : anzi essendo che 362 MEMORIA r aria si dilata assai più degli altri fluidi , dovreLté pure riuscire più facile di assegnare la dilatazione sua, che corrisponde a ciascun grado di calore* Sarà dunq^ue , che le sperienze riescano incostanti^ fallaci , o siano soggette ad equivoco , per qualche aggiunto o circostanza estranea j che influisca più q meno sulla dilatazione che si osserva nell' aria , e ne' turbi in tal guisa e mascheri il genuino risul- tato ? Così appunto : vi ha qualche cosa , a cui noa si è fatto abbastanza attenzione , che accresce tal- volta a dismisura T apparente dilatazione dell' aria} ed è l'umidità, come abbiamo poco sopra accen- nato 3 o a meglio dire sono quei vapori acquei , che vanno formandosi in ragione che cresce il calore : vapori elastici aeriformi anch'essi, finché dal fred- do non tornano a disfarsi, i quali aggiungono il, loro volume a quello dell' aria , cui s' uniscono , e un volume considerabile 5 anzi talora si grande, che va ad essere, quando eguale, ^quando due, tre volte maggiore , e più ancora di quello dell' aria stess a , secondo che il calore cresce , e arriva a 65 ,^70,75 gr. Reaum. , come mostrerò e farò toc- car con mano . §. 33. Ma che diremo di quelle prove , che si som fatte , introducendo , invece d' acqua , mercurio nel Termometro d' aria , o con altri apparati diversi '( giacché quasi ogni Fisico , che sia applicato a si- mili ricerche , ha il suo , che ha cura di descriverci, e che preferisce ad ogni altro ) , e dalle quali pro- ve nulla di meno risu Ita ancoi^a tanta differenza ? Noi diremo, che per lo più;, cioè dove e quando SUXLA DILATAZIONE DELL' ARIA 36S 1^ dilatazione dell' aria è parsa grande di ^^o per ogni grado Reaum. di calore , non si son poste le , attenzioni, e cautele necessarie , per escludere qual- che residuo d'acqua, se non altro quell'umido velo invisibile che sta ostinatamente attaccato alle pereti del vetro , e ad espellere il quale conviene riscal- dare ben Lene a vivo fuoco tutto il recipiente , o meglio erapirlo di mercurio, o d' olio, e farveli bollir dentro . §. o/\.. Così ho fatt' io , quando sorpreso non me- no , che mal soddisfatto di tanta discrepanza nei risultati dalle prove altrui, e soprattutto colpito da- gli stragrandi inconcepibili accrescimenti nelle di- latazioni dell' aria presentatici da Duvernois e Mor- veau ( §. 28 ) ho voluto intraprendere ancor' io nuove sperienze sulla dilatazione dell' aria , per le quali stimai di non dipartirmi dal pìi!i semplice ap- parato , che è ancor quello del Termometro Dre- belliano . Mi son dunque servito di varj di questi termome- tri, tutti grandi anziché nò, come ABC ( Vegg. la tavola I. fig. 8. ) avente il tubo C B lungo 10 in 16 pollici, del diametro di due in tre linee, ben calibrato (fl), e graduato . Questo termometro (a) Essendo difficilissimo avere de' tubi esattamente calibrati di tal grossezza, convien farvi 1' opportuna corre- rezioue ^ la qual cosa non è difficile , ma solo alquanto lunga e no j osa 5 com'è di segnare nel tubo gli spaz] che occupano varie porzioni eguali di mercurio ec. ^64 MEMORIA Drebclliano , contenente aria naturale in tutto il LulLo A, ed una picciola parte del tubo fino ad un punto segnato loo, e sotto tal punto, per tutto il resto del tubo graduato in tante loo™^ , ripieno or d' acqua or d' olio , or di mercurio , lo seppel- liva in una cam pana di vetro D G piena d' acqua fin sopra detto bulbo , nella qual acqua pescava un altro delicato termometro di mercurio a è ad og- getto d' indicare la temperatura del bagno, e quindi pure quella dell' aria confinata nell' indicato spazio B A. Sendo dunque la temperatura quella del gbiaccio , cioè il termometro Reaum. marcando zero ( il che si può ottenere sempre in tal mio apparato , col metter a bagno alcuni pezzi di ghiaccio ) , e il volume deir aria confinata nel bulbo del termo- metro Drebelliano, e libera di estendersi nel tubo B G essendo es. gr. eguale a loo voglio dire arri- vando al punto segnato con tal numero , mi faceva ad osservare quanto crescesse da tal volume a mi- sura eh' io innalzava' a riprese il calore del bagno , e quindi anche della detta aria confinata , mediante r estrarre con un sifone dalla campana or poca , òr molta quantità d' acqua fredda , e rimetterne , versandovela con una n^iestola, della calda: osser- vava , dico , attentamente gli aumenti del volume d' aria così confinata , per ciascun grado di calore , o almeno di due in due , da zero fino a ^5 ed an- che fino a 78 , 80 e più ( per ottenere i quali ul- timi gradi versava nella campana acqua salata bol- lente, che si sa essere più calda di alcuni gradi SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA 565 dell' acqua bollente semplice ) : Siccome poi osser- vava più attentamente ancora il ristringimento del ■volume di detta aria nella successiva gradata dimi- nuzione di calore , fino alla temperatura dell' am- biente , quale raffreddamento riuscendo più rego- lare e lento , mi dava anche campo di segnare con maggior esattezza la diminuzione di volume portata da ogni grado . Però di questa esattezza mi teneva io sicuro , e contento della mia osservazione al- lora soltanto j che potea notare l' istesso volume delF aria per gì' istessi gradi di cabarè , sì nell' avan- zamento , che nel ritorno del calore , cioè trovare che allo stesso grado , p. e. 60 R. ;^ e quando vi saliva dal freddo e quando vi discendeva dal mag- gior caldo , fosse il volume dell' aria , sì V una che r altra volta, eguale a 137 in 1285 e così poi de- gli altri gradi : il qual accordo ho avuto la conso- lazione di trovare quasi sempre, se non con 1' ul- tima precisione , con una sufficiente giustezza . E qui dirò, che, per avere una scala più sensi- bile, mi sono servito soventi volte di bulbi più capaci, che contenevano cioè, quali 200, quali 3oo contro 100 del tubo graduato ec. §, 35. Volendosi tutta 1' esattezza nel misurare col nostro apparato V accresciuta elasticità dell' a- ria, ossia Faumento del suo volume per ciascun grado di calore, convien riflettere , che tal aumento non corrisponde pienamente a tal elasticità, ossia non riesce effettivamente tutto quello , che dovreb- be essere , a motivo della pressione , che s' accre- sce a queir aria confinata , b, misura che allungan- 366 MEMÒRIA dosi essa nel tubo, ed abbassandosi in conseguen- za la colonna fluida, B G , il suo livello sta più sotto , e dista più da quello dell" acqua nella cam- ^ pana . Dovrebbesi dunque ad ogni osservazione alzare il Termometro Drebbelliano ABC tanto cbe il fluido esterno ed interno fossero sempre a li- vello, oppur sempre superiore uno all'altro di egual tratto . Ma con ciò venendo tirato fuori dal bagno il bulbo A in un ambiente diverso , e a cambiarsi troppo presto la sua temperatura, ne nascerebbe maggior errore. E dunque assai meglio lasciarlo sempre sommerso tutto ; con che anche si osserva più appuntino il limite tra V aria confinata , e la colonna del liquido che sta sotto, sia quest'acqua, sia olio ; e fare invece la d«bita correzione , se- condo che importa la maggiore o minore pressione della colonna d'acqua più o meji alta nella cam- pana . Questa correzione si riduce a doversi valutare
  • ropria dilatazione dell' aria sola, che a dar lume alle altre, in cui sopravven- gono nuovi vapori acquei, od altro fluido elasti- co. Tralasciando però di descriverle minutamente, e di far parola de' piccioli accidenti , che turbar possono qualche poco 1' espressione genuina anche di queste , in cui mi son servito d' olio , e neces- sitano qualche leggiera correzione , né riferirò qui soltanto i principali, e più sicuri resultati, ridotti eon queste correzioni, e segnatamente con quella sopra indicata riguardo alla colonna d'acqua pre- '568 MEMORIA mente più o men alta . Ecco dunque quali sono . Se pieno il LulLo del Tex'mometro Drebelliano con una porzione del tubo graduato di aria, il resto di codesto tubo lo sia di olio d' oliva, o di lino hen purgato , sicché questo liquore non con- tenga né aria, né acqua, e se niente pui^e di acqua sia rimasta attaccata alle pareti del vetro ( al fine vi fo bollir dentro previamente V olio medesimo ) al- lora per ogni grado di calore del Termometro Reaumuriano acquista V aria confinata un aumento di circa ^j^ del volume che ha alla temperatura zero : acquista , dico , un tal aumento di volume , egualmente a principio, cioè poco sopra la tempera- tura del ghiaccio , come avanzandosi verso il ter- mine dell'acqua bollente : di maniera che,, passan- do da o a 20 gradi, l'aria si estende da 100 di vo- lume a 109 ^ circa, riscaldata a /^o gradi viene il suo volume aggiungendovisi similmente altri 9 i, a 118 i 5 per 60 gradi a 127 ^, e finalmente per 80 gradi giunge ad occupare un volume di i5y circa. E dunque uniforme ed equabile prossimamente la dilatazione dell'aria pel calore, cioè proporzio-? naie agli aumenti del medesimo per tutta V estensio- ne , che v' è tra la temperatura del ghiaccio , e quel- la deir ebollizione dell'acqua: e abbiam fonda- mento di credere che lo sia ben anche per molti altri gradi sopra e sotto tali termini. Dico prossi- mamente, perchè non oserei ancora asserire, che tale rapporto si osservi colla più rigorosa precisio- ne , ma con quella solamente , che permettono si- mili sperienze , e nel modo che le ho fatte io , i^O- SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA 869 "tìendovi quella diligenza e accortezza, che mi è sta- ta possibile. §. 37. Per non mancare in alcun punto ho avuto cura di notare qual fosse il volume dell' aria , non sol di 20 in 20 gradi , o di 10 in 10 ; ma per eia- cun grado di calore , o almeno di 2 in 2 , e ciò tan- to nel crescere di esso per V affusione di acqua cal- da nella campana , quanto e con più di pazienza , nel retrogradare, cioè nel successivo spontaneo Raf- freddamento 5 il quale succedendo con più lentezza e regolarità mi dava campo , e di cogliere più op- portuno il vero grado di calore, e di segnare con maggior esattezza la diminuzione del volume dell' a* ria occasionata da ogni grado di raffreddamento . Del resto io non era pienamente contento delle mie osservazioni, come ho già sopx'a accennato, se non quando potea notare l'istesso volume dell'aria per gli stessi gradi di calore , sì nell' avanzamento , che aiel ritorno , cioè riscontrare , che allo stesso grado , es. gr. 4o™°; si quando vi saliva dal freddo, come quando vi discendeva da maggior caldo 119 avesse l'aria che a zero ei"a 100 un volume eguale a 118 in 1 iq tanto l'una quanto 1' alti'a volta, e similmente degli altri gradi, il qual accordo ho avuto la conso- lazione di trovare come già dissi quasi sempre sé non coir ultima precisione con una sufficiente giu- istezza . §. 38. Intanto perciò, che riguarda 1* equahilità (ed è questo il punto essenziale su cui mi piace d' insistere , essendo su di ciò opposte le opinioni di que' Fisici , i quali come ahhiam veduto , tengono T. UI. 24 Ó'^O MEMORIA che 1' aria si dilati non uniformemente , e massime di Morveau , il qual pretende avere scoperto che. sieguano le sue dilatazioni una progressione molto crescente ) perciò , dico che riguarda l' equabilità ed uniformità in coteste dilatazioni dell' aria posso eoa tutta sicurezza asserire che non vi ha alcun devia- mento o almen tale , che sia sensibile per tutti gli 80 gr. del Term. Reaum. sopra indicati 3 in guisa che^ se partendo da una temperatura bassa, cioè da o , a 20 j o da 10 a 00 è cresciuto il volume ori- ginario dell'aria per tali 20 gradi di maggior calore di 9 I 100™® circa, di altre 9 è in vera e semplice progi'essione aritmetica è cresciuto parimenti per 20 gradi di calore , partendo da altre temperature più alte, come da 3o gradi a 5o, da 5o a 70 ; e così pure da i5 a 35, da ^o a 60 ec. , ed altrettanto poi si è diminuito ritornando da 60 a ^o. In som- ma a 20 gradi di cambiamento della sua temperatu- ra presi da qualunque punto han corrisposto sem- pre 9 f 100 ' circa : col qual circa voglio dire, che se ne ho potuto precisar sempre 9 f giusti , ho sem- pre però osservato un poco più di 9 e m.eno di IO. §. 3q. Tali furono costantemente i risultati delle Elie speri enze sulla dilatazione dell'aria, quando, impiegai l'olio nel mio apparato a tenerla confina- ta. Ma ben diversi gli ottenni quando non da olio ma da acqua era occupato l' istesso tubo del Termo- metro Drebelliano . Allora l'aria confinata in cima trovandosi in contatto dell' acqua , veniva il suo vo- lume a dilatarsi a dismisura , giunto che si fosse ad una temperatura alta, per poco che si accresce an- SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA 3yl Cora il calore . In Lreve le sue dilatazioni procede- vano nel seguente modo . §. 40' Fino ai IO, l5, 20 gradi sopra il punto della congelazione^ si dilatava quell'aria presso a poco dell' istessa quantità , come nelle altre sperien- ze sopra riferite, cioè di -zir,' ^ poco più di ..yg di 2oe di ^3o per grado: cosicché se il suo volume era loo alla temperatura del gliiaccio , innalzato il calore a 20 gradi R. , arrivava a log ^,0 110 al più. Ma passando avanti, gli aumenti di volume per eguali addizioni di calore divenivan più grandi di detta proporzione con un eccesso via via maggio- re , talché per altri 20 gradi, cioè 4^ sopra o si andava fino al volume i3o, invece che avrebbe do- vuto essere soltanto ii3 ^ per 60 in 61 gradi fino al volume 200 circa, invece di 12^ ^ per yi in y2 gradi si giugneva al volume 4oo per gradi y/^. in y5 , y6 al volume 5oo , 600 ec. §.41» Or dunque è evidente , che non é già l'aria, che cresca sì fattamente di volume; ma che vi si aggiunge quello de' vapori elastici dell' acqua pro- dotti mano mano dal calore; sebben disti ancora non poco tal calore dal termine dell'ebollizione * S' ella è così, come non può dubitarsene, la trasfor- mazione dell'acqua in vapor elastico apparentemen- te aeriforme , non richiede dunque assolutamente tanto calore quanto è necessario all' ebollizione 5 ma ne basta un molto minore ; e basta sì a produrne in copia assai grande : il che per avventura non si sarebbe creduto . Ecco infatti come richiedendosi pure 80 gradi R. per l'ebollizione dell'acqua (sot" 0721 SI E M O R I A to la pressione ordinaria dell' atmosfera ) sono suf-' ficieiiti 60 o poco più per formare tanto vapor eia-, sticoj che viene a duplicare il volume di quell'aria che r accoglie in seno , cioè a portare il di lui volu- me proprio cresciuto per tal calore da 100 a I2g § fino a 200 : ecco come 72 gradi di calore producona tale quantità di questo vapore acqueo aeriforme , che misto similmente all' aria ne quadruplica il vo- lume ; e 75 gradi tanto che giugne a quintuplicarlo ec. Con 76 in yy gradi ho visto arrivare il volume dell'aria in contatto dell' acqua da 100 a 35o>e fino 600 nel qual caso, essendoché l'aria sola, sen- za addizione di vapori si sarehhe dilatata soltanto fino a i55 circa come mostrano le antecedenti spe- l'ìenze fatte coli' olio; è visibile, che di quel gran volume , f e più son formati dal vapore aggiunto all' aria . Bella cosa poi è il vedere il ristringimento di tal volume per la gradata deperdizione del calore: cioè come per un grado solo , che va mancando dai 76 a y5 sale l' acqua su pel tubo non meno di 4^ 100*"^ del volume primitivo ; indi più poco di ma- no in mano , però ancora di j-^- dai G5 ai 64 gr. , di ido 60 gradi ec. riprendano Ta loro marcia regolare in ragione di ^j^ per grado come si è detto. Sicco- me però , prima di cessare affatto la produzione di nuovi vapori , va essa mancando poco a poco collo scemarsi sempre più delF umido residuo , cosi non ad un tratto , ma gradatamente vengono le di- latazioni apparenti delF aria dalla massima osserva- tasi p. e. verso la temperatura di 20 o di 3o gr., e che deve ,|q od xjo per grado, alla minima di jjfrt 3 che poi procede uniforme per tutti gli ulte- riori gradi come or or dicevamo . §. 43. Ecco dunque come può l' aria simulare nelle sue dilatazioni pel calore una marcia crescerla te per una serie più o men lunga di gradi, cioè 20, 3o, 4^ sopra il o, secondo la maggiore o minor dose di umido rimasto nei recipiente ; poi decrescente , avanzandosi ai 5o , 60 , 70 , 80 gr. : ecco ciò , che probahilmente ne ha imposto ai Si- gnori Roy e Luz , i quali hanno tale marcia irre- golare dedotta dalle loro sperienze coli' olio senza averlo fatto prima Lollire nel Termometro Dre- Lelliano ABC, per espellerne in un coli' aria che vi annida, anche quel poco d^acqua che d'ordi- nario sta nascosta e mista all' olio medesimo , e in- sieme ancora quelF altra porzione d' acqua che sta volentieri attaccata al vetro, e lo ricopre d'un vela comunque invisibile , come abbiamo già notato ; quando , dico , ho fatte le stesse sperienze senza SULLA DILATAZIONE DELL' ARIA O7O queste preparazioni e cautele , ho avuto sempre un troppo grande aumento del volume d' aria in pro- porzione del calore . Talvolta osservai nelle dilata- zioni una marcia continuamente crescente fin verso il punto dell'ebollizione, cioè quando si trovò ab- bondante Tumor acqueo, od umido rimasto nel mio recipiente . Quando all' incontro avea impie- gata qualche cura per escluderlo , con riscaldare sì r olio , che il detto recipiente , ma non abba- stanza j mi comparvero ancora troppo grandi le di- latazioni, e tali che indicavano una marcia cre- scente per una serie più o raen lunga di gradi, or fino ai 4oj 5o or fino ai 60 roa non mai fino al- l' ebollizione . Finalmente quando era stato forte- mente e per lungo tempo riscaldato il recipiente A B G , e r olio fatto bollire, allora fu , e allora so- lamente che mi comparvero sempre eguali fra loro gli accrescimenti nel volume dell' aria per eguali addizioni di calore dai primi gradi sopra la tem- peratura del ghiaccio fino a quella dell' acqua bol- lente, cioè di .-.Y^ circa per grado di quel volume che avea 1' aria alla temperatura appunto del ghiaccio . §. 44' È facile pertanto comprendere d' onde procede la differenza ne' risultati delle sperienze degli autori tutti citati nel decorso di questa me- ^noria , e di altri intorno alla quantità della dila- tazione dell'aria per ciascun grado di calore, e l'esser parso ad alcuni, come a Duernois e Mor- veau, che si dilati sempre dipiù per eguali au- 3/6 MEMORIA menti di calore quanto si trova già più calda e di- latata;.ad altri, e principalmente a Roy, che una tal marcia crescente sia limitata ad una certa estensione di gradi solamente , e che indi facciasi retrograda ec. Viene tale e tanta discrepaiiz^a da che altri hait tenuta V aria nelle loro prove in contatto dell' ac- qua , ed altri nò ; e molte volte han creduto d' esclu- derla, e non T hanno esclusa del tutto, han lasciato cioè un qualche velo d' acqua invisibile aderente alle pareti interne del vaso , il quale poi col? accrescersi del calore ha prodotto vapori elastici . Codesto ve- lo umido aderente massimamente al vetro, esiste panche quando niente ne appare , anche quando cre- deremmo , che sia esso vetro benissimo asciutto , a nulla ce ne fa accorgere , se non la difficoltà , con cui s' elettrizza strofinandolo , e la poca sua abitu- dine ad isolare, finché non sia stato con forte calo- re dissipato intieramente tal umido velo^ Per libe- rarsi dunque da quest' umido aderente ed ostinato , bisogna far bollire entro il vaso stesso od olio ( co- me ho fatto io) , o mercurio , o almeno riscaldare fortemente esso vaso , seppure ciò basta. Usando tali precauzioni si troverà ( ed è cosa degna di con- siderazione anche questa ), che V aria sibbene vapo- rosa, ma che non possa ricevere altronde nuovi va- pori , e ritenga soltanto quei che aveva prima , si dilata pel calore uniformemente, e della quantità circa, che ho notata, cioè di g,!"^ per ogni grada della temperatura del ghiaccio fin verso il termine dell' eboUizone : onde appare , che il vgpo^ acquea SULLA DILATAZIONE DELL' ARIA Zjy aeriforme anch' esso si dilata come T aria uniforme- mente , tioè acquista sempre eguali aumenti di vo* lume per eguali addizioni di calore . §, 4^' Finisco col far osservare , clie ciò che ho ti'ovato relativamente alla sproporzionata esorbi- tante espansione apparente dell' aria , per la giunta di nuovi vapori acquei, che le gonfiano il seno, é affatto coerente alla teoria dell' evaporazione del Sig. di Saussure nei suoi Saggi dì Igromenietriaf e a ciò particolarmente che viene mostrando circa il vapor elastico puro , e il vapor elastico impuro , ossia misto d' aria (a), nel tempo stesso, che non discorda neppure dalla teorìa de' vapori , sotto certi riguardi assai diversa del Sig. De-Luc, proposta già nelle sue Ricerche sulle Mo di/icazioni dell' Atmo" sfera, e più ampiamente sviluppata e rischiarai» nelle nuove idee sulla Meteorologia (b) : le quali teorie principalmente mi hanno dato lume, e ser- vito di guida nelle ricerche che ho qui semplice* niente abbozzate , e che esporrò più ampiamente in una seconda Memoria , la quale conterrà oltre i det- tagli , e i resultati delle moltiplici mie sperienze , non solo qoir apparato già descritto, ma con altri (a) Ved. particolarme nt e il III Essai . The'orìe de l^E* vaporation Chap, i. des vapeurs elastiqiies et de leur dissolution dans l'air e precedentemente la Tavola della tìuantità de' vapori acquei contenuti iu un piede cubico d'aria a' differenti gradi dell' Igrometro , e del Termometro , (b) Idées SHr la Meteorologie . Paris 1787, 278 MEMORIA SULLA DILATAZIONE DELL* ARIA Jincora diversi , che sto perfezionando , varie' rifles- sioni, che ora son costretto di tralasciare (1). (1) Per quanto è a nostra notizia, la seconda Memo- ria che qui promette l'Autore, non ^ stata mai pubbli»' cata. POSCRITTO DI UNA LETTERA DIRETTA AL PROFESSORE VASSALLI >•!•< Abbiamo separato il presente Poscritto dalla terza ìct-. tera diretta dal Ch. autore al Prof. Vassalli ed inserita neUa I.» Parte del II.° Tom. della pres. CoUez. per essQxe «straneo alla materia che in c[uella si tratta. J o ho continuato ad occuparmi intorno ai vapori elastici , e sono stato condotto ad alcuni Lei ritro- vati consentanei molto alla teoria di De-Luc : p. e. clie la quantità di vapore elastico è la stessa in uno spazio , sia esso vuoto d' aria , sia occupato da aria di qualsisia densità , dipendendo tal quantità unica- mente dal grado di calore ; onde cade affatto la teO" ria della dissoluzione dei vapori nell' ai-ia : che la forza del vapore , ossia la pressione cV esso equili-» Lra, cresce in una progressione geometrica crescendo il calore in una semplice progressione aritmetica : che codesta progressione geometrica è tale , che crescen- do il calore di 16 in 16 gradi, l'accrescimento nellai pressione del vapore è 1,2,4 ^^' j cosicché tro- vandosi questa eguale a quella di i3 pollici di mer- curio per la temperatura di 64 gradi R. e divenen^ do == 28 poli, a gr. 80, cioè crescendo i5 p. , cresce poi 3o p. , e arriva a 58 alla temperatura di 96 gr. ; e così proseguendo : che questa stessa pro- gressione in ragion dupla di 16 in 16 gr. ha luogo, come pel vapor acqueo , così pure per ogni altro vapore elastico, cioè dello spirito di vino, dell' ete- re ec. , la differenza stando solo nel grado di calore 582 POSCRITTO DI UNA LETRERA ricliiesto a produrre il vapore di tal densità e forza elastica , che equilibri una data pressione , p. e. una = 28 pòli, di mercurio ( giungendo al qual termine circa, bolle il liquido ne' vasi aperti, come si sa) . Or dunque essendo la temperatura richiesta all' in- dicata forza del vapore 80 gradi per quello dell'ac- qua, 64 gradi per quello dell'alcool, e 3i per quello dell' etere ossisolfoinco , diminuirà egual- mente in tutti essa forza o pressione, dì poli. i5, e ridurrassi quindi a p. i5 , ove scemi la rispettiva temperatura di 16 gr. , cioè discenda a 64 gr- il va- pore acqueo, a 48 quello dell'alcool, a i5 quello dell' etere 5 e similmente crescerà in tutti di 5o poli, arrivando a 38, se invece s'inalzi la rispettiva tem- peratura di 16 gradi poi'tandola pel vapor acqueo a 96 per quello dell' alcool a 80 , per quello dell'ete- re a 47 ec. Per tali sperienze sopra i vapori ho immaginati e costrutti varj apparati , che meritano d' essere de- sci-itti 5 e lo farò pubblicando alcune memorie su questa materia bellissima e importantissima , che ho già abbozzate, ma che non so quando potrò tei'mi- nare (1) . (1) Dobbiamo avvertire con dispiacere clie questi in- teressanti lavori del nostro Ch. Autore non hanno mai veduto la pubblica luce . COMPENDIO D'UNA LETTERA AL SIGNOR L. BRUGNATELLI M. D. Questo Compendio di Lettera è stato estratto dalla Biblioteca Fisica d' Europa del Sig. Brugnatelli , T. 4* pag. i33. Como 20 Agosto 1788. "^ on ho i come già le scrissi , novità letterarie in questo mio ritiro, e quasi totale in- terruzione di corrispondenze . Solamente il Signor Van - Berclien Segretario della Società Fisica di Losanna, mi sci'ive la seguente: JMr. de Saussure est de retour du Tacul, ou il a passe 17 jours avec sonjils : le Barometre s'y est soutenu entre 17 et 18 pouces. Mais ce qu'il y a de singulier e' est que l'aiguille aimantée najamaìs pu se fixer dans ces hautes regions : elle varioit à chaque instant .... Au reste vous aurez bientót de plus grands détails sur ce voyage dans le Journal de Genève , ou Mr. de Saussure va insérer quelques lettres ... .11 Giornale di cui si parla è un foglio ebdomadario , in cui s^ inseriscono dopo le nuove del paese , i prezzi delle derrate ec. le osservazioni meteorologiche, quelle sull' Agricoltura, e le sco- perte di qualunque genere . Riguardo all' osserva- zione dell'ago calamitato j combina questa con ciò Tom. III. a5 386 COMPENDIO che ho sempre pensato ed insegnato, clie il Magne- tismo sia un fenomeno terrestre atmosferico, cioè che l'agente magnetico non sia un supposto nucleo nella terra, e neppure l'aggregato di tutti i corpi terrestri, ma la terra e 1' atmosfera insieme . Infatti che quest' ultima v'influisca considerabilmente lo dinotano le altre osservazioni, segnatamente i can- giamenti che soffre 1' ago e diurni e mensuali pel calor vario dell' atmosfera , comunque si tenga esso in luogo dove regna una temperatura costante 5 e quelli più insigni a cui va soggetto in occasione di alcune burrasche , e più alla comparsa delle Aurore Boreali . Pende dunque la direzione dell' ago, in un coir intensità della forza magnetica, eziandio dal- l'atmosfera, non dalla terra sola, e si dagli strati superiori di quella . In questo modo intender si può perchè si sia trovato cotanto variabile l' ago a quella grande altezza, a cui per più giorni lo ha osservato il Sig. di Saussure . La ragione del fenomeno della carne putrida colla polvere di carbone osservato dal Sig. Lowitz (a) credo sia questa . L' aria alcalina od alcali volatile si forma dalla combinazione dell'aria infiammabile coli' aria floglsticata ossia moffetta dell'atmosfera, •^o meglio forse aria putrida. Or questa, come si H^ede, viene somministrata dalla carne putrescen- (a) V. la Lettera del Sig. C. S. M. inserita nel T. 4. della Biblioteca Fisica d' Europa del Sig. Prof. Brugna- l«Vi. DI UNA LETTERA ZSy te; e l'aria infiammabile dal carbone. Questi due gas avranno nel loro stato nascente una grande affinità fra di loro, che non si trova più nelle due arie già belle e formate allorché si mescolano . Sebbene y' ha nelle sperienze di Priestley , qual- che prova della formazione dell' alcali volatile nel seno dell' aria infiammabile già formata . Questa teoria sui componenti dell' alcali volatile è adot- tata come cosa di fatto nell' ultima operetta sul flogisto di Kirwan ec. Fine del Tomo III. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO TERZO ED ULTIMO TOMO XJettera prima al Padre Carlo Giuseppe Campi C. H. S. sulV Aria infiamm,ahile nativa delle paludi Pag. 4 - - - - seconda com.e sopra 8 - - - - terza 21 - - - - quarta 4^ - - - - quinta , 5i - - - - sesta 6y - - - - settima 99 Lettera prima al Sig. Marchese Francesco Castelli sulla costruzione d' un moschetto e d' una pistola ad aria infiammahile . . i33 - - - - seconda al suddetto come sopra . . i43 - - - - terza i55 Lettera al Sig. Dottor Giuseppe Priestley so- pra un nuovo Eudiometro 177 Descrizione dell' Eudiometro ad aria infiam- mabile , parte prima 197 Parte seconda 242 Memoria sopra i fuochi dei terreni e delle fontane ardenti in generale , e sopra quelli di Pietra-Mala in particolare 271 Appendice a detta Memoria ove parlasi par- ticolarmente dei fuochi ardenti di Velleja. 2^1 Lettera al Sig. Dott. Attilio Zuccagni respon- siva ad altra di esso sopra un' ignivomo . 3i3 Osservazioni sul fosforo d' orina 322 Memoria sulla uniforme dilatazione dell'aria per ogni grado di calore ec 32^ Poscritto di una lettera al Professore Vas- salli. . . i 4 . i . i i . . 38 1 Compendio di una lettera al Sig. L. Brugna- telliM. D. . 385 T. I. P. /. ERRORI CORREZIONI Pag. 1 1 2 i37 i39 ver. 4 12 22 questo del cornice «^ un gran tavole questa della cornice > ad una gran la 177 ^4 attività attività 192 254 i5 i5 sicura menre inalzo sicuramente in alto T. L P. Pag. 43 55 l32 ver. 24 21 21 bel patto osa del piatto suo 227 237 249 344 21 x5 2 12 rapporto rapposti nasconda accadano rapporti rapporti nasconde accadono 345 371 398 9 mantengano i3 elettrità 12 ramandavano mantengono elettricità rimandavano 459 21 seco secco . T. IL P. L Pag. 79 ver. i5 inconcepilmente inconcepibilmente 233 18. 19 sten-stendardi stendardi 262 4 eccicatrice eccitatrice r. //. P. IL Pag. 76 ver. i4 manifesa 100 19 Immidite' 110 5 liève 1,4 18 cur 117 1 eire 118 16, 17 prinpe 129 ivi 137 20 peu 27 graud 1 GG manifesta humeur tiede car ciré principe put grand SS Tm Ti^ I. 7' I//. Tc.r n lh:Ll'g".'.T~y JTLc^r^zf. 2^.^^^ ...->' ■m