^ niL COMMENTARJ DELL' ATENEO DI BRESCIA PER L ANJVO MDCCCXII BRESCIA PER NICOLO BETTONI WDCCCXIV (i) i^e in ogni tempo 1' antorevole vostro cospetlo , ampllssimi Magistiad , nell' animo di tulti mislo 1' amore alia riverenza trasfon- de j questo pero a me sembra che piu ma- nifesto apparisca allorqitando le scientifiche e letieriarie prtiove di vostra presenza ono- rate : dappoiclie questo e chiaro argomento della parlicolar protezione che alle scienze alle lettere ed all' arti il liberale Governo concede, ed il piii sicuro auspicio del loro incremento uelle noslre comrade. Vide la mente dei piu celebri legislatori cbe la pro- sperita degli staii sempre consegue la pro- speriia di quegli stud], che appunto perche oidinati all' umaniia e civilla delle nazioui, con savio accorgimeuto furono dai laliui (i) Quesla relazione fii letla il i8 ago?t.o 1812 Jiella solenne adunanza finale tui assisteltero le auiorita muaicipali e dipartiineuiali. scrittori umani appellali. Ora se a questa nobilissimo ed ulilissinio fine abbia negli aunl addictro questa scientifica e lelferaria socicta, a misura delle sue forze, contribuito, r opere lo dicono chc sotto gli auspicj di lei hanno veduto la luce, e il sunto delle memorie tutte rivdte all' uiilita ed alia cul- tuia , ohe dagli egregi miei predecessor! e da me vi fa letlo ; come voi potrete giudi- care oggi da quello che sono per farvi , ch' ella non mauco a se medesima in que- st' anno , solo che mi deguiaie della cortese vostra atteiizione. LETTERATURA E cosi lusinghiera iielle geutlli sembianze r amena Leiteratura , e cosi generosa nello stendere la mano ajutatrlce a quelli clie si pongono sotto il suo dolce impero^ clie non e meravlglia se anche fra noi essa otliene maggiori gli oraaggi, clie non la troppo se- vera, e parca de'suoi doni, Filosofia. Quesia gelosa de' suol niisterj nou li rivela che in pane, e solo ad aleunl i quali , dope luu- gbe meditazioui, e dopo il servxzio di molti anni, sono giunii a vincere la naturale di lex ritrosia. Ma sebbeue io couceda che piii gravi e geueralmente piii utili riescano al- I'umana socieia di quest' ultima i documenti, non vovrei tuttavia , o Signori , che si male preoccupati foste di cio che delta la prima di credere , che da lei nulla scaiurisca che al comun bene degli uomini possa ridonda- le. Dappoiche ( per non dire che la mede- sima scienza e muta e senza lingua dove la Letteratura non la soccorra ) , o questa si armi dei sali e delle facezie per porre in deriso gli umani difetti; o siabilisca le leggx 6 fondamentali del buoii gusto , e quei confini prescriva olire i quali anche il genio smar- risce ; o senipre varia e sempre bella si di- letii di presentar soiio varie forme di nuovi, qnello olie ill aliii linguaggi a lei piacque d' inspirare ai prediletii suoi figli ; o a noi ravvicini come specchio i costumi degli an- tichi ; o siille lodi insista d^gli uomiui iusi- gni, die Len meiitarono dalla patria colle loro dotlrine e colle loro virtii ; o presli r all a talan piii favorito per levarsi dalla Lassa sfera e spaziare nelle elevate regioni del lirico e del sublime , da dove quasi di- vinita promincia i sentenziosi precetti del giusio e deir onesto ; o fiualmenie per mano tragga alcun altro a ricercare nei rottami deir aiiiichita le memorie degli uomini che furono , e accenda la face , die illustra agli occhi di umi la sioiia degli andali tempi ; ognuno di leggieri comprende quanta ulilita, con quesii inezzi , a tutta 1' umana famiglia es'sa procuri. Ora, miei Slgnori , tali appunto sono i varj punii di Letteratura , cbe furono nel breve pcriodo di otio mesl tratlali quest' a»- 7 no dai valenti nostri Socj , e di cui sono a darvl , per quanto la ristretiezza del tempo il lui permetta, un succlnto ragguaglio. E per seguir 1' ordiue degli anni passatl, comiuciaudo dalla poeiica facolta, il Sigiior Profess. Aiiclli colla terza cronaca di Pindo (2) piacevolmeute c' intrattenne sulla storia degli scrillorl c de' poeii del secolo XVII , mise iu ridlcolo coi Plautini sali a lui famigliari quel vano orgoglio , con cui pretesero di stabilire un seed d' oro iu Leiieraiura , ab- baudonandosi senza gludizio ad ogni licenza di poeiiehe fantasticherie, di raetafore seuza proporzioue e senza ragioue , di strane e bizzarre fogge di stile, per cui le caste for- me deir italica musa vennero deturpate e guaste. II noslro Autore ci fece iu pari tem- po conoscere che questa inieraperanza pro- vcune dall'essersi gli scrittori d'allora troppo emancipati dalla Ictlura ed imitazioue dei grandi esemplari Greci Lalini ed Iialiani , dal troppo amore di noviia , la quale , se commendaLllc anzi desiderabile e sempre negli argomenti , pericolosa e sempre stata (2) Vedi il Comnienlario del 1808 pag. 106. 8 In tuite le nazioui per riguardo alle fogge del dire , le quail determinate una volta dal costume, dalle leggl, dal cllma, dalla civilta e dalla stessa religloue del popoli, won pos- sono essere alterate senza discapito del buon gusto, e della ragione. Egli non preterisce che lo spirito di adulazione ebbe pure la sua parte uclla fatale rovina ; le loiie iusie- me vcrgognose e crudeli del priucipall aulori di quel secolo , le vicendevoli persecuzioni , sono dal nostro poeta coi Venusini colon descrilte j e il vero amico delle tnuse vi trova argomenlo di dolore ucllo scorgervi le gare poetiche portate a lal grado d' immo- raliia da non cedere punto a quelle , che promove la ineducala plebaglla sui trivii e iiei bordelli. Alcuni piu sotiili vorrebbero scorgere nei rltratti, ch' egli fa, alcune allu- ftioni al secolo in cui viviamo. lo non ne- gando die le animosiia letierarie non oltre- passino tal volta ancbe fra iioi quel limiti , che pare dovessero essere piu dai leitcrati , die da qualunque altro, rispetlaii, sono pero ben lontano dal credere che il Signor Auelli abbia voluio ailribuire agli scriilori del se- 9 colo nostro \o spirito disovercliiena, di cui ci e garante la storia in quel del secolo XVII. ISe da egli minor prwova della squisitezza del suo buon-gusto nel caraltere che fa dei varj autori che vissero in allora , e uel di- scernere quelli che piu favoriti dalla naiura d'ingegno e di giudizio, atteneudosi alia si- cura scorta dei grandi maestri , salvi dall'u- iiiversal naufragio , poicrono giuguere alia meia fortuuala , cioe al tempio dell' onore e della gloria. Cosi spargendo il ridicolo sugli alirui difetti delectando et pariter monendo , il uostro Socio fa conoscere all'italiana gio- veniii i caucelli entro i quali vuol essere cir- coscritto il hello ed il sublime nell' arii amene , e gl' inauima a non dinariirsi raai dalla leitura c dallo studio dei somrai mae- stri ; col proprio esempio dimostrando quau- to di grazia di faciliia di evidenza e di verita SI possa procurare al proprio stile facendo lesoro de'bei modi di Orazio € di Ariosto. J^el quale studio dei classici greci latini ed iialiaui chi piii e versato piu si distingue e SI eleva sopra la turba di quegli scrillori che sono dal lor nascere destiuati aJl' obbli- \ione dei secoli fuiuri. 10 lufatii ond' e che trasse U noslro Ariel r iucaiito del suo stile e V arraouia sempre variata e sempre dolce del suo verso , se nou dallo studio specialmenle di Virgilio ch' egJi agogna d'imitare? Del qual suo stu- dio voile appunto darci in quest' anno wn sicurissitno tesiirnonio nella bella traduzione che ci ha letta dei quattro libri delle Geor- giche. Una nuova traduzione itallana delle Geor- giche potrebbe a prima giunta sembrare ope- ra perduta specialmente per chi ha veduto quelle che ne han fatto ii Manara ed il Chiar. nostro Socio corrispondente, raembro del reale Istituio , il Signer Dal-Bene ; ma non lo sara piu se si consideri , che in questo genere di letterarie fatiche vi e sem- pre da aggiugnere, e che trattandosi di Vir- gilio e di Virgilio nelle Georgiche cosl abbondauii di poetiche ricchezze , rimane sempre anche dopo la messe un gran nu- snero di splche da raccogliere a chi vien dopo. Versi naturali e variaii , ora nobili e nerboruti, ora semplici e facili , ma sempre chiari ; espressione uon mai fiacca o vaga , parole sempre poste a suo luogo per pro- durvi il plu eflicace effeito ; pensieri varj senza trivialita , nuovi senza ricercaiezza , oruati senza affcuazione ; iuveuzioui che por- •tauo r improiiia dell' originaliia che colpisce e comraove^ armonia sopratutto che si ri- produce contlnuamenie soito forme differen- ti , che si canibla colle immagini , e preude, per cosi dire , il caraltere di cio che vuol dipingere ; ecco cio che preseuta la prima lettura delle Georgiche , e che pare dover solo iiicutere spaveuto a chi ardisce iraprea- derne la traduzioue. Si aggiunga poi la dif- ficoha di dir sempre nobilmeute cio che Virgillo iusegna iutorno alia cultiira dei cam- pi , i'arte fiuissima di convertire in immagini i precetti , e di saper quindi leuer sempre viva r attenzione del leggitore facile a sviarsi e ad estlnguersi in un argomento freddo per sua naiura. Qviello poi che e piii difficile ad un tradutfore dclle Georgiche , se tutla 1' inspirazione del nunie non lo assiste , e di sentirsi locco cosi vivameute come lo era Virgilio dagli oggelti, che per la distauza de' tempi sono divenuti a noi indiffcrenli. Quando il Poeia latino loda Augusto, quando pinge i tumulti delle guerre civili de' suoi tempi , le ricchezze delle campagne ch' e~ rano sotto i suoi occhi, e mille altri oggetti che lo colpivano , il suo spirito era infiam- mato , ed egli scriveva iiel calore dell' eutit- siasmo che lo agitava. Ma dipingere le stesse cose col medesimo slancio e colla medesima verita quando si scrive , per cosi dire , a sangue freddo, senz'altro interesse che quello il quale viene inspirato dalla lettura di Vir- gilio , iu mezzo agli ostacoli che s'incontrano per dire in uu' altra lingua quello che si deguamente ha egli detio uella sua , io lo ripeio , se un Dio non governa la menie del traduttore e impossihile cosa. Tutto questo io dico , o Signori , per far compreudere che una perfetta traduzione delle Georgiche non era da sperarsi ad un sol tratto. Bisogno conieniarsi da principio che il traduttore colpisse nel segno riguardo al significato , seuza pretendere ch' egli po- tesse anco esprinierci le hellezze del poeta latino ; finrhe nata quasi una specie di gara tra gl' ingegai piu favoriti dalle Muse , uno i5 sopra r altro ^uadaguando terreno , da qual- cuuo si potesse aHiu giungerc alia sospira- la meta. Ma e egli poi il nosiro Ariel che oUenue la desiderata palma ? It» rinieito vo- lemleri questa decisioue al giiidizlo del Pub- Llico ei'udito, se, come lAiuor dice, I'opera sua e per vedere la luce. Iniauto senza nulla scemare al merito di quelli che prima di lui leutarouo la difficile inipresa , io uou dubitero di asserire cb' egli e per la veuusta dello siile , e per la conciuniia del verso si c pill degli altri accostalo alle bellezze del suo tesio; e voi certo mel crederete, perche VI e noto che appunto dall' inesausto fonte delle Virglliaue bellezze trasse Arici la pu- rissima veua , che si diffonde sulle opene sue originali. Cbiarissima prova alia gioventii studiosa che chiunque desideri formarsi un poetico stile pieghevole egualmente alle te- uui cose, ed alle nobili, capace ancbe di elevarsi , ove I'occasioue il richiegga, al liri- co cd al sublime , non dee partirsi dalla sicurissima scoria dell' agricoltore latino. E doude, se non dall'assidua leltura dei classici poeti, trasse il Signor Abate Gbirar- ,4 delli il patetico suo stile , di cux anche neir anno corrente dar ci voile chiarissima pruova in un suo elegante poemeito in ot- tava rima sulla Solitudiae ? Prese egli argo- ifiento al suo canto da un tempietto conse- crato in un giardino al celebrc poeta Joungh, di cui r epigrafe era Dio e la Ragione. I vantaggi della solitudine , la nobllta della Ragione che si raccoglie daF tvimulto degli oggetli csteriori per ripiegarsi sopra di se , che spazia sovrana per I'immensita della na- ttira , e sale fino a Dio , le lodi dell' Angli- cauo poeta, il quale ne' suoi cantici special- mente Dio e la Ragione celebro , sono la iflateria del suo poetico lavoro. Purita di lingua , armooia di verso , passione nelle espressioni formano quella nitidezza di stile, che piu si compiace della modesta imitazio- ne , che della pericolosa novita. L' iuquieio amor di novita , che agiia per lo piu le menii risvegliaie , suole essere cagione di ottime invenzioni e disciphne , quando pero venga retio dal Giudizio , cui solo spetta di eleggere e discernere cio che convenga o no d' imiovare. Dappoiche se da i5 se solo operare si lascl, fastidloso di quanto sa di aulico , lutto rovescia , atterra, dislrug- ge , e ciecamente rianova. Ora questa effer-« vescenza di spirito , uon ha molti anni, aveva mosso guerra auche alle dotte lingue , dal cui studio si voleva del tulto assoluta la gioventu, che si meite nella carriera delltf scieuze e delle lettere : od appena appena si avrebbe voluto concedere ad aJcuni provelti, cui la curiosita spingesse a rifrustare nelle anticaglie. (5) Intauto non si ponea mente a cio, che dalla greca e dalla latina lingua e a noi derivato tutto il saper degli antichij che r etioiologia, 1' aualogia , e fin 1' espres- sione delle parole italiaue si devono cono- scere ed imparare dalla lingua del Lazio ; che a quel purissimo fonte bebbero sempre, e beono tutiora quelli, fra gl' ilaliani scrittori, le cui opere poriano in fronte 1' impronta (3) Noi fummo pero da questa specie di bar- baric preservati , nierce lo zelo e I'atlivita del benemerito nostro Socio Sii^nor Gaetaiio Maggi, clie assunse di essere ordinatore delle scuole della citta di Brescia , e fermo insislette iiel promovere gli sindj della lingua latina. i6 del Buou-Gusto; che I'eta adatta ad appreu- derne gli element! e appunto la prima, per- chc in essa si niette a protittu la niemoria de'fanciulli in apparar cose per se medesime aride, e cui senza uno straordinaiio trasporto Eon si vorreLLero abLassare proveiti ; che la stessa difficolta dell' apprenderla giova mol- lissimo a fermare 1' aitenzioue delle tenere ruenti nnUe cognizioni gram.raaticali anche italiane, quando si scelgano ottimi metodi e maestri; che la lingua latina e consacrata dalla religloue dalle scienze e dalle lettere j e che finalmeute questa e 1' unica lingua, colla quale i sapieuti di lutte le nazioni possauo cou facilita , e senza nazionale ge- losia , comunicarsi i lor pensameuti. Tuite queste cousiderazioni uon sono sfuggite al savio Governo , ed e per cio che ia veggiamo rimessa nel piano della pub- Mica Istruzione pei Ginnasj pe' Licei e per ie Universita di tutto il re^no , e la tutela Eel medesimo tempo raccomandata di questa veneranda madre delle lingue moderne a tutte le Societa degli uomiui dotti ed al reale Istituto. '7 Ora qiieste savissime intenzioui assecon- dando, il nostro Socio Siguor Professore Federico-Girolamo Borgno , in tre differenti sessioni diede a noi sat-aio del suo valore nelJo scriveie poesie ad imitazione dei cele- hri poeti laiiui. Fu la prima un' Elegia so- pra Daute priucipe della lingua e poesia itahaiia. In questa segue il nostro Autore il magnanimo Ghibellino nel suo viaogio ira- niaginoso , e con arte conosciuta dael' in^e- gni favoriti dalle muse, egli tocca , anzi descrivendoli imita, i piu vivi tratti della di- vma Commedia. Come potra ognuno convin- cersene, se come ei promette, verra colle stampe alia pubLlica luce. (4) E poiehe siamo in discorso di Dante uon senza il debito tributo di laude lasce- remo la Perifrasi in prosa fattaue dal col- tissimo Socio Signor Ferdinaudo Arrivabene coll intendiraento di agevolare alle Dame ed ai giovanetti 1' intelligeuza del piu profondo ed ardlmentoso de' nostri poeti. Dal saggio (^) Questa con altre poesie e prose s'l italia- «e che latine ftirono impresse nell' auuo scorso 'Q brescla per la Sociela Belloui. ch' egli ne presento all' Ateneo nel Dialogo dl Uaute con Cacciagiilda suo proavo con- teniito nei caiiti XV. XVI. e XVII. del Pa- radiso, si opino poier essere per rinscir I'o- pera svia di non poco giovameiiio a liiiie le persone , clie diglune delle storie del Lassi tempi , della fllosofia , astronomia ec delle scuule ai tempi di Dame, della mitologia, e della profonda leologia cristiaiia , pur de- sideiano d' inteudere per poier poscia gu- stare il divlno poeta. Se non fu creduia opera indegna di chiarissimi ingegni lo spor- re , interpreiare e commentare queslo padre deir iialiana leiieratura , perclife non si terra in pregio 1' opera del Signor Arrivabene . il quale col meliere di fronte al lesto un' e- sposizioue in prosa formata sui conimenti pin accreditati , ma troppo diffusi , e di ajuto alio studioso, ogni volta che gli nesce dma r intelligenza della divina Cominedia, senza bisogno ch' egl' interrompa la sua let- tura per ingolfarsi in lungliissime e pesan- tissime interpreiazioni? INe e da alienersi al deito di cerii spiriti inquieti , clie perche alenni tratli di Dante senza fatica lianno ^9 iulesi cd apparali , con precipliato giudizio sosiengono cssere in Dauie bello cio solo die si iuiende , e da iiou cuiar lutlo il niolio che da loro iniendcre non si puo j dappoiche appuulo , sc lutto s' inteudera, troverassi tutto bello , o per lo meno tuilo giovevole. Siccli^ essendo 1' intelligcuza d' un libro rifeiibile alia perspicacla, ed alia niag- giore o nniiore culiiua di chi lo legge , e dovendo il poenia di Dante studiarsi di buon ora dalla gioventu, che vuol conosce- re a fondo la propria lingua , uon vi sara , credo , persona che niegbi il pregio dell' u- lilita alia falica del nostro Socio. Ma ritornianxo al Signor Borgno, che una seconda produzione latina presento all' Ate- neo. E quesia un' Ode contro la Forluna. Indarno la lurba degli slolti, dice, offre in- ceusi a quesia capricciosa Divinilk , che da e toglie senza ragione, e talvolla a' suoi me- desinii doni lanto niesce di amaro, che tor- nano a poggior danno di chi li riceve: Testis niearum (soggiuuge)-sit Phrygius Mydas Sententiarum, et munera Liberi, yuois tactae in aviriim palluere Yersae avidis digitis coluninae. 30 Expers sibi ingens meute putat decus Aulis suppellex quod miceL aureaj Aevique <^esiU quod tumentes Divitiis superet Tyiannos. Atqui ul nitenti discubuit t,t)ro Tactu rigescunt et Jiqaor, et dapes j Hincque urget, impasu^que mortem Dira faiues miniiaiur atram. Heu! tolle munus fuuereum. Pater, Precalur . . . ec. lo ho voluto , Siguori , recilaudovi que- st© tratto fare piuttosto voi , che me testi- mouio della llrica forza , e della nobilta delle seoieuze , che la rausa latina inspira al nostro poeta. INe minor prova della beuevolenza di questa musa verso il Signor Borguo si e, a mio credere , la traduzione ch' egli ha fatto in esametri dell' italiauo carme di Ugo Fo- scolo intitolato / Sepolcri. Chivmque cono- sce lo stile concitato, le imniagini affoUate, il forte colorito , e la maschia armonia dei versi del Signor Foscolo , di leggeri com- prende , quali difficolta dovette incontrare il nostro Socio, che si tolse a tradurlo in versi 21 laiinlj egli pcro ha superate quesle difficoltkj ne niai rcsta indietro dal suo origiuale ; auzi in alcunj tratii piii aniinali , cserei dire che lo viucc. Con finisslrao gusto sopraltiUto egli tempera 1' arditezza di certe immaglni , che parvero meriiar nota nell'itahaDO poeta, com- poueudole solto il piii digniioso niauto della lingua di Tito Lucrezio Caro e di Virgiho. Da questo carnie prende il nostro auto- re argomento di discorrere sulla uatura e qualita della sublime lirica poesia ; la quale dopo di aver provaio che non consiste, come sioltaraente opinarono alcuni , nella uuica scelta del metro , dimostra cogli esempj ir- refragabili di Pindaro e di Orazio consistere nel uoLili ed arditi concetti j nelle splendi- de rapide e vive imniagiui iiate dalla con- templazioue delle graudi cose. Quindi e che il lirico si produce come iuspirato e piu che mortale , deitando gravi preceiti indi- stlntamenie ai grand! cd agll umili , elevan- aosi come nella reglone del cielo per pro- nuueiare oracoli. Pretendcresii indarno da Im loglca dislrihuzione di cose e di parole; se quesia conviene al tranquillo filosofo , cbc quietamente ragiona nel suo galjiucilo , clisdice al llrico , il quale picno delJa divi- iiila che lo inspira , ia qiiella guisa ohe gli aniichi iininaginarono il loro Giove, siill' all del vciiii , e ciuto dalla nube che lo iia- sconde , di mezzo ad un' appareute oscurita, taloia abbailiaglia la vis la con vivacissimi lampi clic rischiarano al vialore per gran iraito il cammino , talora con fulmini fa trc'uare le vene ed i polsi al colpevole mor- taie, e rimbombar I'etra di formidabili tuoni. Quiiidi r apparenle disordine nei concetti e nelle parole j quindi i voli , cioe qnella spe- cie di vuolo fra due idee , che a prima giunta ti sembra che non abbiauo legarac fra loro ; quindi le digrcssioui o sopra ge- nerali verita che colpiscono la mente ed il cuore, o sopra alcuui iratti nobili di storia o di favola, che vengono in couferina del j suo assunto. Dal che apparisce , come al j lirico si couvenga straordinaria forza di niente |j e di animo. Da questo vuol inferire il no-! stro Socio, che la lirica sia adaita special- ij menie agli argomenti poliiico-morali j che vuole le parole irie , uou liscie e petliuate 25 ( per usare T espressione di Daute ) , e che si appaga d' un' arnionia sua propria , cioe piutiosto di quella cho nasce dalla relazlone tra la parola e 1' iuiinagine , die dall' alira la quale consisie nella bellezza e conciuuiia dello slile. Quella va sempre cougiuiita al sublime , qucsta al bello : quella traspare Belle opere dei primi insigui scrittori , questa nelle opere di quelli , che li susseguirono , ed e figlia del naturale progresso dell' uma- iia societa. La ciiltura e la civiha educando ed iugeuiilendo i nostri organi li reude a poco a poco piu affini alle sensazioni ag- gradevoli e dilicaie , che nou alle forii e sublimi. Ecco perche ci e d' uopo risalire air eroica semplicita delle prime uazioui per ritrovare ucl suo piu eniinente grado la li- nca poesia j quando cioe la mente piu ma- schia, la fautasia piu accesa, il cuore piii caldo di generose passioni , siiggerivano piu nobili e sublimi i concetti , piii vive le im- maguii , piu gravi le seotenze. Vi fu nazlone meno colta degli Ebrei ? Vi furouo mai li- rici che agguagliassero in subiimiia i Profeti? Ijo stcsso dicasi della musica e dell' Ar- ^4 chiteiinra. Quando fu che ncU' Egltto s' in- nalzarono quelle superbe Piianiidi, che re- sistettero all'inj^iuria di circa quarauta secoli, e che formano la nieraviglia dsi nioderni nieccauici ? JNon fu per avventura in quel tempi che 1' Egitto doveite fare i piiinl passi dalla barbaric alia civilta? Vi e staia gran- dissima lotta fra gli erudlti sulla niaggiore , o minor perfezioue della musica degli anti- chi o de' moderui ; e nella pressoche totale ignorauza , iu cui siamo dei loro modi e dei loro strumenti, si e voluto, a mio cre- dere non seuza ragioue , argomentare la su- biiiniia delJa prima , da cio che hanno la- scialo scrilio alcuni intorno all'efficacia della medesima sugli aniini di quei popoli antichi. Alletterebbe poi essa gli orecchi dilicati e gentili delle nosire Signore? lo dubiterei di no. Ora questa rrjateria e pure stata trattata nella nostra Societa quest' anno dal Signor Ab. Domenico Colombo professore di Ret- lorica nel ColJegio Peroni , con una sua ineraorla iniiiolala: // violino sitnbolo delLo Slalo alluale delle arti imilatrici. Dimostra recenie la invenzioiie di questo musico stro- 25 meutt) , e molto discorso sulla piegbevolezza del medesirao a tuiii i suoui piii dilicaii e soavi , vorrebbe dedurne che per esso nella musica fu introdoita la rafflnatezza , la quale ha fatlo smarrire appunto quella maschia forza della musica degli aniichi ,• pare al nostro Socio cbe simile raffinaiezza siasi inirodotta nelle altre arli sorelle , e cbe percio non si irovi piii in esse quella sera- plice sublimit a che aucora si amraira nei primi maestri delle raedesime. ]\ou si puo certo dir tanlo della scollu- ra nel secolo in cui vive un Canova , ii^ della piitura di cui florirono e fioriscono lanti celebri coliivaiori j e se nella poesia si va insensibilmenie iutroducendo una lal qual maniera caricaia, che non trovasi negl' inslgni padri dell' itahaua leiteratura, sark forse per quella incvitabile conseguenza dei progressi deir umana civilta , di passare cioe dal su- bhme al hello , dal hello al raffmato , e da questo al ricercato , come prova aliamente il grande ingegao di Giovanni Vico, Sulla vita e sidl'opere del quale celebrato filosofo e Giurecousulto JNapoletauo il nostro z>.6 illiistre socio sign or GJambatiisla Corniani reciio una mernona uell' Ateneo. Dopo d' a- verci provato che nacque il Vico I'auno 1670, il nostro biografo ci rappresenta in lui quel- la sempllcita di costumi , che d' ordiuario distingue gli uomini grandi. Poco favorito da' suoi concittadiui , e lottando colle eco- nomiche angustie non alieuo mai 1' animo dagli studj , ne dalle sollecitudini di creare con una saggia educazione valenti figli alia poco grata sua patria. Acconipagnalo sempre dalle virtii sociali e domestiche, ed oppresso dalle mentali fatiche giunse il Vico al ter- niiue de' suoi giorni 1' anno i744- In mezzo alle grandi idee di cui ridon- dano le' molte opere di lui , serabra al no- stro Corniani, di scorgere uu principio emi- nente su tutti gli altri c dominaioie ; ed e clie la Provvidenza abbia inserito in tutti gli uomini i seaii del diritlo naturale delle geu- ti. Lgli lo ravvisa ue' piii sclvaggi costumi , lo segue nfdP eiimologia delle lingue piii antiche , lo scorge nelle piii assurde inima- guii della miiol.gia. Con cio ei si lusinga di avere create grauimalica metafisica eiica 27 storia ciiiica tutie nuove e tutte sue pro- prie. II signer Corniani ci dimostra in Vico tin gciiio superlore ed oiiginale ; ma uon di rado sirano, oscuro , soverchianieiue animoso , e qiiindi finisce coa appellailo il Danie del filosofl. II uoslro Socio agglunse alia sua memo- ria sul Vino iiu brevissimo riiiallo di Carlo Majello allro dottissimo iiomo Napoletano. Quesii , secondo lui , nierita fama, perche appunto ad ogni possa rifuggi dalla fama. La storia letteraria uon offre per avveutura eserapio eguale di straordinaria iiiodeslia. Nicolo Capasso enuucio i suoi meriti nel seguente disiico ; ;» El sancie vixit sophos hie, et vixit in aula , » Non niodo sprevit opes, sprevit et iugeuium. Cosi il benemerito signor Corniani voile onorare auche in quest' anno la nostra So- cieiix di due produzioni destiuate a far parte della gia lodata sua opera : / secoli delta lettcratura Ualiana. Come il signor Barone Camillo Ugoui ci lesse uu nuovo libro della sua iraduxioue del Comraenlarj di Giulio 28 Cesare , della quale opera non accade cli' lo qui faccia piii lungo discoiso dopo quello ch' ebbi a dirvene nel Commentario dell' an- no precedeute. ( pag. 37 e seg. ) Sicche io mi rivolgero ad una memoria arclieologlca del signer dotior Giovanni La- bus socio corrlspondente. Tratla questa d'una lapida mezzo guasta nel 181 o irovata in Ve- rona , e che pare dovesse essere collocata soilo la statua di M. Nonio Arrio Muclano. La penna di un erudito francese vi si era esercitaia tanto per supplire alle parole man- canti , come per darne la spiegazione. Ma quello scriitor forasiiere dal irovare nella lapida M. Nouio ascriito alia PahLilia tiibit aveudo subilo concliiuso, che la citla di Verona gli abbia dato i natali ; prende voce il noslro signor Labus a diniostrare troppo precipitalo un siffalto giudizioj e schierando inuanzi 1' autorita del Bieuimi , (5 del Ga- gliardi, (6) d' Isidoro Bianchi , 7 e del Rossi (8/ fbndaia sulla irrefiagabile tesiinio- (?) Sioria di Brescia T. I. pag i55. (6) Parer. ec ediz Comin. 17^4- P^S- ^"*- (7) M.rtn. Erem. p;ig. 64. C^j Mem. biesc. ediz. 1693. pag. 4^* ^9 nlanza dl marmi letlcrati , prova che le gen- ii iNonia , ed Arria fu»'oao bresciaue. Che poi lo fosse lo stesso M. Nonio Ar- rio Muciano in quistione , il valeme uostro socio lo prova i.° colla bella laplda cbe si scorge tuitavia conservata ed intaiia uella pubblica piazza di questa ciita, che esso M. JNouio dedico all' Imperador Commodo. (g) 2° coir ouorlfico mairao che dal collegio de' Giovani bresciani fu ereito a Sesta Asi- nia Polla moglie dello stesso Airio, a ca- gione degli alii meriii della medesiina. (lo) 3. dal marnio alio siesso M. Nonio dedi- cate dal suo commilitone ed amico C. Giu- lio Sacerdote in occasione del suo consola- to (ii): nella quale iscrizione viene Muciano designato come appartenente alia tiibii Fabia; come pure in quella che un nipote Mucia- no air avo dedico. (12) 4-** con molte ahre lapidi valovoli a dimostrare » il culto la * politica la condizione la discendenza e (p) Essa e riferita dal Grnlero pag. 262. n. 5. (lo) Vedi Grot. pag. 366. num. 6. (n) Vedi Grut pag. 44 2 num. i. (12) Grul. pag. 442. num. 4- 5o » per flno gli amichevoU e domes tlci vincoli » avuli ill Brescia da questo chiarissinio » nostro conclttadino «. Se poi o veramente originarie bresciane , o da Roma a Brescia trasferiie fossero le genti Nonia ed Arria nou e qui dello scope del nostro archeologo il ricercarlo, a lui bastando di poter conclu- dere coll' appoggio di tanie tesdmonianze die bresciano fosse 1' illuslre uom consolare iu quistione. Ma se tante lapidi ci annmiciano Mu- ciaiio ascritto alia Fabia tribii , e qulndi bresciauo , come poi nella lapida novamente scoperta a Verona vieiie egli iudicaio della Poblilia? L' interprete francese si toglie d'im- pacclo con molia francbezza sospettaudo errori di trascrlzione in tutte le lapidi , che lo fanno appartenenle alia Fabia ; ma a que- sta precipitata asserzioue non s' acquieta il uosiro socio, e molto a ragionej percbe i.'^ Hon e possibile cbe siensi accordati tutii gli scrittori a peccare senipre nella stessa paro- la in lania varieta d' iscrizioni j 2. perche oltre alia indicazioue della tribii Fabia , al- cmie lapidi, ( tra le quali la citata, cbe ffi 3r eretta alia moglle di Muciano dalla gioveutu Liesclaiia ) cc la iudlcano uostro conclliadi- no , c 5. ' perche molie di esse lapidi soiio Lelle e conservaie , dalle quali si pu6 couo- scere die uou e siato commesso iu qnesia parte enore dai trascrittori. Che se da que- sto nianno Veronese come ascritto alia Po- Llilia aiizlche alia Fabia viene indicoto , il nosiio Socio ha pronti gli esenipj per di- moslrarc , die anche ue' bei tempj della le- piiblica si faceauo di quesle trasinigrazioni di iribu ; die dopo i tempi di Tiberio spe- cialmcote 1' assegnazioiie delle tribu era ri- dotta ad uua seniplice formola; clie essendo stato il nostro Muciano destinato Curatore Imperiale dclla cltia di Terooa , pote da quci cittadini honoris causa essere ascritto alia loro cittadiuanza ; e che quesio fosse iu uso sotto gl' imperadori lo stesso chians- simo Veronese Maffei opino j (i5) e quesio finalmente comprova il signor Labus con varj esempi di autichl persouaggi ( molli dei quali pure bre&ciani ), che una citta ricono- {iZ) Vcron. Mas. lib- 5. pag. 177. ediz. in S, 32 scendo per patria , trovansi per alcuuo dei sopradetti motivi descritti in tribu diverse da quelle degli aliri loro concittadini. Coufuiato cosi r archeologo francese , e rivendicato a Brescia il suo cittadino Mu- ciauo, siiccintamente il nostro socio tocca !e varie cariche luminose che in Roma ed altrove egli sostenue ; di tutte egli mostra gli ufficj, e specialmente di quella che ebbe in Verona di Curaiore Imperiale , e final- mente opinando che Muciauo spendesse cen- to mila sesterzi del suo , perche si compis- sero le ternie giovenziane in quella illuslre citta gia cominciaie , passa a supplire le la- cune che 1' ingiuria del tempo ha impresse in questo marmo, in quella guisa che ognu- no puo scorgere dai differenti caratieri con cui e incisa la tavola che gli si offre. (i4) 3Noi non parleremo di questo suo supple- mento volentieri riraettendoci al giudizio dei celebri erudiii , onde abbouda 1' Italia. Quesie furono , o signori , le raemorie di varia letteratura , che occuparouo questo (i4) Vedila posta in fine di questo volume. 55 anno il nostro corpo accadeniico. Dal ri- slretto ragguaglio ch' io ve ne diedi , auzi dallo stesso loro titolo vi sara agevole il co- nosceie, che uou furono gia quesie d^slinate, come vi dissi sin da piiuclpio, a solledcare 5ohauto le oreccliie col leuociuio deli' elo- queiiza; raa che fu loro scopo principale di promovere ed ampliare il campo deiruraano sapere, od a mauteuer vivo negli auimi no- slri il sacro fuoco dell' emulazioue , cli' e il piu efficace mezzo per animare alle azioui nobili c geuerose; per la qual cosa special- raenle gl'illusiri autori meritano la nostra gradtudine, e i nostri applausi. SCIEINZE Ma perche io vi abbia detio in snl priu- oipio del mio discorso , che la letleratura oitieue fra di noi piii frequenii gU omaggi , non vorrei che peusasle le piu gravi dotlri- ne essere poi irascurale del tuiio in questo, non sol leiterario, ma auche scientiflco isti- luio. Non mancano fra di noi i meditatori della nauira e delle sue leggi , e die iudi 5 54 tiaggouo i documenti pel perfezionameinc> dfile scienze e dell' arti; della poliiica e della morale. Un oggeilo che merita 1' attenzione e lo studio , di chi cerca 1' uiilita di qviesto dipartimento , e certamente la coltura dolle niiniere , ed il modo di lavorare i mineralj, di cni abbondano le bresciane valli , c si alimentano le nosire manifatture e il noslro commercio. Fu questo appunto il motive, per cui il nostro Ateueo fino dallo scorso anno propo- se onoriflco premio a quello tra i dolli d'i- ialia , clie meglio avesse soddisfatto a questo lema: » Quale fu la maniera, con cui gli an- tichi coltharono le viiniere ; e se dai loro .documenti 7ioi possiamo trarre qualche van.' tctggio per la coltura delle nostre » . Nessuno degl' iialiani diseese nel caiispo della glorio- sa loita j ma vi fu uu tedesco , che sine dalla Vesifalia , anche senza la speranza del - I^reinio , cui sapea di non poter aspirare a motivo die in lui uoa concorrevano tutte le circostanze nel prograrama siabiliic , spedi iiiKi erudiiissima menioria laiina , cbe pie- nameute soJdisfece al proprio quesito. lo ni' asterio di darvenc il sunto, si perclie (lovrei troppo abusare dclla vostra atieuzio- ne , e si perclie vol polrele per lutero gu- siarla, avendo 1' Aienco deliberalo chc sia nel suo origiuale starnpaia (i5 per dare uu Iribulo di laude al slguor Belhe professore nel Liceo di Claustald uoslro socio d' onore, e per diffondere le utili cogaizioni ond'essa e piena. Uu'altra produzione scienliflca d'un estra- neo alia nostra Societa , ci fu spedita dal socio corrispoodente sigaor dottor Giovanni Labus. E questa una niemoria sui vasi lin- fatici del signor Farnesi medico di Ascoli. L' aatore in essa Iratia delle facolla inerenti a questi vasi ; esponc succintanieute la sto- ria della scoperta del sistema dei linfaiici , ch' egli accorda alio svedcse Rudbek , risei- bando pero la gloria del suo perfeziouameu- lo al celebre signor professore Mascagni di Siena. Passa indi a farci la storia notomica dei vasi stessi , ne dcscrive la forma e la (i5) Vcdila subito dopo questrf relazioac o6 strutlura , 1' origiue ed il corso , la loro in- serzioue nel lubo toracico. Ci parla poi del loro officio nel sistema auimaJe , dclla loro forza assorbente, e dell' utilita e svantaggio della medesima 7 dell' uso delle glandule coo- globate o liufatichej e finisce coll'esporci le inalattie tanto dei vasi lattei e linfaiici, che delle glandule. E da confessare che in que- sta memoria uon risplende il bellissimo pre- gio della uovita j ma non si puo tnltavia negare al signer I'^aruesi il merito di aver bene epilogale le alirui doiirine, e dl averci daio in succinlo il prospetio di quello che fu dalle alirui meditazioni scoperlo. Piu mature riflessioni sul sistema medico di Brown , di cui si confessa cauto seguace, indussero. il nostro socio altivo signor doltor Pietro Riccobelli a scrivere varie memorie j e di due ne ha fatto copia quest' anno al iiosiro \ieneo ; la prima sulla vita e sulla 'vitalita; 1' altra del mo do dl agire delle so- stanze sul corpo vivente. La daitrina browniana tanto celebre per la origioalita de' saoi dogmi , e per I'ardore con cui venue dalla maggior parte dei me- ^7 dici piu insigni abbvacclaia, ora dalla prima gloria decaduta , e da quei medesiml com- battuta o riformata , die ne furono i piii zeland propugnatori e difensori , forma tut- tavia r oggetio delle ricerche del siguor Ric- cobelli , il quale non gia impegnandosi, co- me fece altre vohe , a difenderne i pvincipj, ma deviando alcim poco dalle idee in allora ammesse , prende a cansiderare con ispirilo di critica la dotirina del medico scozzese. II titolo ch' cgli preiigge alia sua opera , e ii discorso preliminare giustificano pienamen- te il cangiaaiento delle svie opinioni; ne il ritraltare o retliflcare le idee una voha ab* bracciate per vere , e che un piii maturo esame , una critica raflinata , o nuovi fatti provano dubbie o false, sara mai imputabile a colpa al vero filosofo , il quale , secon- dando il progresso dello spirit© umano verso la verita, non si lascia distraire dal suo cammino per la preoccupazione , o pel cic- co fanatismo , che cercbino di attraversarlo. Tali sono i nobili ed iugenui sentiraenti, che spiego il signor Riccobelli avanli di passare alia lettura della sua prirua memoria. 38 In questa richiamando 1' atlenzioiie dei fisiologi air iniporlanza di una retta dcfini- ^ione e spiegazione della vitallta e della vi- ta , accenna le varie opinioni degli auticlii su tale inaieria ; c primo osserva che tulU s' accordano nell' ammetleie mi prlncipio qnalunque come auiore e direlioie dei fe- nomeni dell' economia auiniale. Osserva in sccoudo luogo che i moderni non sono stali piu felici degli anilchi nella ricerca di que- sto principio ad outa dei loro progress! tauto in chimica e in fisica , che nella fi- siologla stcssa, dope la famosa scoperta della irritabilita muscolare e della sensihilita ner- vosa. Dopo questi Lrevi cenni passa a dis- cuiere le definizioni browniane della vita e della eccitabilita , le quali trova pure difet- tose in qnanto die sono fondaie su d' un cffeito , cioc a dire a posteriori. Si duole pure con Brown che abbia considerata la vita come uno state passive /el' eccitabilita stessa come una facolta passiva ed iuerte senza gli stimoli. Vorrebbe il nostro socio che nella vitalita si riconoscesse un' attivita iutrinseca operauie senza gU stimoli, il che ^9 egll comprova col caso dell' asfissia , nel quale benche la vita rimanga ostinta , siissi- stc pero laieute la viialiia per la sua propria aitiviia. Non si dec quiudi , secondo lux , cousiderare la vital! ta come un puro effetto deyli siiruoli sulla ccciiabiiiia , perche sussi- ste anche dopo die gll stlmoli souo rlmossi. Da questa e da alire coiisiderazloni, ch' egli crede convlncenli , concliiude il siguoi' )\ic- cobelli , che la dutlrlaa dl Browa sulla viia e svdla viLaliiii, beuclie supeiiore a quanta la precedettero , e pero lungi dal soddisfare pienaniente il lisiologo , il quale desideia in esse qiialche cosa dl piu dellnito; sicche abbracciando la defiuizione sulla vita e sulla vltalita del siguor Professor Galliui , il quale riconosce in quest' iiltia.a uu priu- ciplo per se attivo , ne tragge varj corollarj , clie possouo scrvire alia Clinica ed alia Fa^- tologia. Ma dove il slsteuia dl Brown parve zop- plcare ancbe agli occhi dcgli stessi piu ze- laati suoi sosteultorl fu nel supporre che ^utti gli agenti operassero sul corpo orga- nico-animale alia stessa guisa , uou differen- .jo do die uella quamiia; (16) e die operasser6 tuiii Sli nolando. Dal primo di qaesti dommi del mfedico scozzese si dipartirono auche i piu fanaiici suoi seguaci. 11 secondo fu poi combatiuio acremeule dal celebre siffiior o Ppofessore Rasori, die fu il primo in Italia ad insegnare , ed a spiegare la dottriua brow- iiiana : e die dopo fu inventore e maestro del nuovo sistema del contra stimolo. Ora il nostro socio colla seconda siii memoria piese a trattare anche questa ma- teria. Conviene egli con Joues e con Wei- chard due dei piii celebri seguaci di Brown, die negli agenti ohre la diversita di grado neir azione che hanno sul corpo orgaulco- animale , abbiaino anche una diversita di aifiniia , per cui alcuni , operano piu poten- temente sopra certi organi , die sopra gli altri. Crede poi di non irovare abhastanza iorti ragioui nella dottrina del controstimolo per dipartirsi dal secondo caaione di Brown, che luiti agiscano stimolando. In quanto al iaito egli tiene anzi vera questa proposizio- (rO) Elemonta ^. c'-f:xviii. 4f ne ; ma desiderii tina modijicazione , unci correzione , per poter render ragione di quegli opposti fenomeni, che si riscontrano accadere nclla nostra macchina colV ap- plicazione di certe sostanze; fenomeni, egli dice, di cui non si potrebbe renders una plausibile spiegazione colla scoria soltanio del medico di Edimburgo. Quest! nulla accordo alle chimiche azio- 131 , che possoao operare iiel corpo vivente le varie sostanze introdotie , o che forse an- che operano sullo stesso organismo animale, Concesse loro percio Brown una sola ma- niera di azioiie, prohahilmeute fisica. Quin- di e che il nostro socio ammeite con lui noii agire che siimolaudo , o inipressionando di- rettamente la fihra UUle le sostanze o po- tenze che operano sopra la stessa , produ- cendovi eccitamento ; ma vuole che tutte quelle sostanze , per le quali ne proviene depressione o diminuzione di eccliameuto , non operino gia ( come vorrebbe Rasorj ) sulla libra , impressionaudola ; ma che la loro azione sia effctto di una chimica com- tinazioue , o per r/uel qunhmque giuoco 4^ di affinila , che esercitano sugli slimolt naturali , o per quella quaiunque jorza, che esercitar possono sul principio di at- trazione chimica , che dene uniLe e co~ erenti le molecole coslituentL La fihra, il solido animale. Egli s' induce a creder questo per la considerazione , che le piu iaiporiauli fun- zioni deir ecouomia animale nou sono in- fatti , clae alirettauti chimici processi ; e percio vagheggiando questa sna idea , pro- cede a rendere con cssa ragloue dei varj fenomeni , che per gli ageuti accaggiono nel corpo animato. Ma se ufficio e del filosofo il meditare sui raezzi , onde possiamo conservare nello stato di salute quel breve corso di vita, che dalla Provvidenza ci e assegnata su di que- sia terra, non e meno offizio di lui 1' addi- tarci le nornie per passarla virtuosameute e tranquillaniente , rimovendo la colpa obbro- briosa , e il contumace tumidto , da cui viene la civile societa turbaia e scossa. Quiu- di ue emanano le ulilissime scieuze della Politica e della Morale , delle quali una iu- 45 segna a regolare le proprie azionl , e 1' ahra a conporre e governare le graudi socicta iu inodo che tutie le membra dello Stato oc- cupaiilo il loro posto , e lulte al comua bene (utspirondo , come in una beu regolata faiui';l)i, iiiuo vi proceda cou ordine e lian- Uu problema , che appiiuto cjueste due neccssarissime scienze risguarda, fu proposto e scudio dal sagacc. ingegno del noslro so- cio signor Avvocalo Gianibattista Pagaui, vale a dire : « Se offra piu vantaggl il siste- ma di collocare per regola gouerale uelle pubbliche cariche i iiobili e doviziosi, o gli uomini forniti di soli meriti personali »5 per isciogliere il quale il nostro autore siabilisce i segueuli iucoiUrasiabili leoremi, vale a dire: Che il Principe ha mesderi di ministri. I. che sieno incorroiii ed incorrutlibili. II Che ab- biauo il rispeiio del popolo. III. Che sieno profondi negli studj apparienenli al ramo di poiere loro affidato. IV. Che sieno dominati da dllicato senso di vero ouore, acciocche ap- prezzino piu il dover loro , che il dauaro o lo spleudore che loro vien dalla carica. V. u Che possano talvolta del propvio oro essere liberal! al popolo, alia niillzia ed alio stato, sovveueudolo oei repenlinl bisf)gi)i , ed illu* strando le citta con pubblici abbellimenti. ,VI. Che lion sottraggano valcvoli braccia al- i' agricoliura ed all' arti. VII. Che in essi OHOrinsi uon solo i pregi naturali , ma 1' o- pulenza e la virtix degli avi. VIII. Finalmen- te che sieno- personaggi parziali dello Stato e gelosi quindi della gloria e conservazion del medesimo. I quali teoremi tutii con pro- fonda dottrina e sana critica chiamati ad esame, non gli e difficile il conchiiidere es- sere vero principio politico-morale di con- ferire per regola generale le cariche ai piii doviziosi. Ne per questo egli vuole chiuso affatto r adito agli onori pei meno agiati ; poiche egli couchiude , che se qualche su- hlime ingegno sorga dalV officina di un artista , o dal tugurio di un povero con- tadino , salird egli ben presto in fama di uomo esimio o nelLe scienze o nelle arti Uberali o nelle lettere , e professandole acquisterd ricchezza, che gli sard un gior- "0 di sgabello a montare su politico scan- 45 nd J e desiderata corredo di berl rnercata magistratura. Con questa sua menioria scrit- ta con pnrgaiezza di lingua e di stile , il dotto siguor Pagani ha daio fine alia parte scieniifica deile annuali nostre eserritazioni, e noi pure passeremo a parlare dell' agricol- tura e deli' arti. AGRICOLTURA ED ARTI K molto tempo che il cotone da alcuni signori studiosi della Botanica e dell' Agraria cohivavasi quasi ad abbelliraento de' loro giardioi ; ma da queste , se mi e lecito dir- lo , delicate esperienze mal si poteva de- durre , che la bambagia avrehbe prosperato nelle grandi tenute e nelle aperte campague. Sarebbe stato d' uopo , che agiali Signori bene isirutti insierae e del terreno che a lei si confa , e del modo di coltivarla , e di tutte le attenzioni che le si debbono avere, far ne volessero prova , teuendo un' esalto conio di luite le spese , che si potessero in- contrare in questo ramo di Agricoltura fra noi , e desumendo queste dal prodolto , fa- cessero couoscere , die sopra gli altrl con- sueti generi , clie ci damio le nostre cauipa- gnc , potesse ridoudarne vantaggio aH'aiieuto agricoltoie. Ma quello che djstolse prima d' oia da siniili teutalivi anco i piii passio- nati agronomi, fu la considerazione i. del- 1' incertezza d' lui esito fortuuato a cagione deir incostanza delle slagioiai uel nostro cli- ma , e specialmente delle moke piogge au- tunnali , che renderebbero inuilli le fatiche sparse nel coltivar questa pianta : a. la fa- cilitk di aveie il cotone col mezzo del com- mercio ad un prezzo ceriamente minore di quello , che costerebbe il coUivarlo fra noi. Ora pero che per le guerre e impedita I'im- portazioue di queslo geuere reso necessario alle inierne nostre manifaiture , non sono maucati sagaci ingegni , che teutarouo anche questo ramo di esodca agricoliura , i quali Bon contenti di veder coronate da un esito feliqe le loro alienzioni , fecero oome gli autichi ritrovatori , che al dir di Manillo ». . . quaecumque sagax tentando repo'it usus » In commune bouum commeutum laeta dedere. 47 Tra fjuosli si 6 distiuto fra noi il bene- merito nosiro socio signor Cav. Carl' Autonio Ganibara, che avvenutosi in un auuo oppor- tuno , quale e stato il t8ii iu cui duro la bella stagione fino nel piii lardo autunno, ha faita questa esperienza con propizia fortuna. Egli con una memoria voile infor- mai'ci della qualitA del terreno da lui scelto a tal viopo , dellc attenzioni usate nel far coltivare questa pianta , del tempo, in cui nacque e di quello in cvii venne a niatuvita, quale n' e stalo il raccolto , quali le spese ed il prodotto. Ne dubita 1' illustrfi socio di asscrire, che se ci potessimo riprometteie d'aver con frequcnza gli autunni C0is\ sereni, come fa straordinariamente il prossimo pas- saio , potrebbe con molta utilila ancbe il cotone coltivarsi fra noi , e specialmenie nei terrenl leggeri , 1 quali non ofirono grandi vaniaggi uella cultura del fruraento , e del sorgo turco. lo couchiudero , o signori , questa mia rclazione dandovi un breve ragguaglio d'uua produzione spettanie alle belle arti prcsen • lata air Ateneo dal signor Ser/^ent-Marceau 48 aostro socio corrispoiidente. Qiiesto Signore egualmente versato nell' amena letieraiura , che cultore felloe dell' arli belle della Pittu- ua e deir Incisione , tocco dal veder sulle iiostre scene gli eroi della tragedia spesse le volfe vestiti con abiii dlsdicevoli al loro ca- rattere ed alle costumauze ed ai tempi , in cui vtssero; non solo esaminando con iscrupo- losa attenzione cio che de re vesliaria la- sciarono scritto gli eruditi , ma consviltando gli stessi monumenti che 1' Italia ancora cou- serva , e quelli speclalmente del gran Museo Pio-Clementino , concepi il nobile pensiero di disegnare ed incidere nel vestito lor con- venevoJe tutii i personaggi delle tragedie d' Alfieri , coll' intenzioue di proseguir 1' ope- ra sua in tutta 1' estensione , di cui e capa- ce , quando venga in questa faticosa impresa incoraggiato. lo esibisco alia vostra osserva- xione i saggi , ch' egli presento all' Ateneo , che sono tre personaggi della Virginia del Sofocle italiano. JNuIla certo si puo vedere di piu preciso nei vestimenti Romani d' un senatore d' un soldato e d' un Jitiore del 3. seoolo di Rgma. 49 Ma r opera del slgnor Sergent e poi destlnata solianlo agli aiuni leatiail, affmche si iiiettano in abho confacenie alia persona che vogliono rappresentare? Baslerebbe , a dlr vero , qiiesto solo fine per meritar lode air ottimo divisaincnto del nostro Socio ; dappoiche se la verisimiglianza e la prlnci- pale qnalila che si richiede sulle scene , questa ancor piii si richiede nelle cose , di cui c gindico I'occhio , che in quelle ond'e giudice soltanto 1' orecchio , perche al dir di Orazio ; »Segnius irritant aninios demissa per aurem, j)Quarn quae sunt oculis suhjecla fidelihus. Pure 10 sono d' avviso , che tutti i cnl- tori delle belle arti ue trarranno non piccol vantaggio per la precisione nel vestito delle lore figure , onde evilarc quei ridicoli ana- cronismi, che ci offendono negli stessi ca- polavori dei piii insigni niaestri. Tali furono , amplissinii Magistrali , gli argomenti di letiere sclenze agricollura ed arti nel gla cadente anno accadcmico traliati uel nostro Ateneo , c queslo mio brove tran- sunlo e I'oniaggio, die a nome degl' illuslri •I 5o aulori presenio all' Autorita vostra ; la quale se coutinuera a questo isUluto il suo Javore, ]o vedra crescere sempie piu a decoro ed iitijita della patrla corauue: ;> Poca scintilla gran fiamma seconda. BrANCHi Segretaiio DE ANTIQUITATIS RE METALLICA COMMENTATIO QUAM CONSCRIPSIT JOHANNES CHRISTIANUS JACOBUS BETHE MINISTER VERBI DIVINI ET LITERARUM HUMANIORUM IN LYCEO CLAUSTHALIENSI DOCTOR CLAUSTHALIAE CIO ID CCCATI. OlTATVil 3HTaa ajdODAi gij wAix^mi 55 K osiris praecipne temporibus, ViRi doctis- siMi ET MAXiME VENERANDi ! ex autiquitate repeterc solcnius , quidqiiid inter studia li- terarum anliquaruni dlgnum reperimus, quod sivc necessitaiibus hodieruls occurrere , sive ration! viveudi pulchrae , ingenioque polien- do inservire possit. Et eerie si quam utilita- teni ex antiqultate percipere , nee solum 1q verbis miuutiisque gramnialicis haerere velis, liaec ratio ingenii exercendi , corroborandi , acuondi meniisque emendandae longe anti- quiori praeslat. Etenim quamquam uegari nequit literarum artiumque multarum studiis nostram aetatem vicloriani de antiqua repor- tasse , veteres tamen ingenii vires taatopere excoluerunt, ut rniralionem suppriraeve baud possimus , inio fateudiam, variis ariificiis ex- celluisse , multasque vias calluisse , quibus u cognilis ad altius rei Ilterariae artiumque fa- sti^iuin eveheremur. Et hoc praeserdra iu liieiarum antiquarura cogniiione est salubie ei JViigiferiim , disciplinarum aniljituni , quo apud veteres gaudebant, cum progressibus hodie ill iis factis comparaic , ul inde iu- lelllgaiur , quantum aut nesciatur , aut longa seGulorum serie , peipeiuo literarum artium- que, studio , necessitate urgenle , felici in- Yfsntomm successu etc. , praesiiium sit. Qui- bus lationibus Societas maxinie venerabiJis aique nobilissima, quae Brlxiae artes liieras- que fovet et alit , ducta, banc quaestiouem ceriamine dignissimam proposuit ; j.j » Quomodo veteres metalla exercuerint, » et quern usum inde sil)i comparavcrint j" -» ixumque fieri possit , ut ipsorum re nietaU >\ lica bene cognita , haec in nostrum con- )i verteretur usum? » . Qualicumque rei metallicae antiquae gra- vitate diu neglecia , cognitio ejus tenebns fiiit sepulia, donee recentioribus tempestati- bus a viris doctlssimis suscitata jam ad exi- miam altitudinem adolevit, quamvis nuilta , si in singula desceudilur, densa caligine ob- 55 scnrata nee iinquam ad liquidum perdncen- da si lit , in quibus veritati appiopinquare tanlu.n licet; nno verbo , iuierprclaiioiu sac- pe nullum esse locum, vix puto Jiiocenduni. Alii eiiim autorum antiquoium dubia ct in- certa rei meiajlicae cognilione instrucli , no- liiias scitu quidem dignas at nou gravissimas perscilpseruut , alii etsi periii illam quasi turn lemporis omuibus iiotam , \\l fit, lan- tum delibarunt, alii oraiione persplcua ct clara Jiaud usi, alii naufragio lemporis plane iulerierunt, alii tabula ex illo vix evaserunt. Quibus aecedit ui acialc, lingua, genie etc. differaut, operumquc metaliicorum pro di- versitate lerrarum variolas oriaiur, temporis- que dens edax et iufidus fodinas veterum ita corroserit ut vuinas duutaxat osteudant. Quae cum ita sint colligendum videtur , uullam omnino rei metallicae antiquae inia- gluem represenlari, nullum onuiino fruclum ex ipsa ad nos vedondare posse : altameu nisi oppido perfcctam , absolulamque desi- deres , opera volerum mciallica iia delineari possum , ut mancam ipsurum metalla exer- ceudi rationem, n)euiorabilibns do ilia e .56 scriptoribus antlqui recentiorisque aevi con- quisilis , expositis et quautuui , ejus fieri potest, illustialls, perspicue intelligas. Haud dixeiini, auctoium , unde hauriri potest, uumerum esse exiguum , modo pauciores , at accuraliores forent. Pro fundo tolius rei melallicae aniiquae illustrandae Strabo ( Po- sidoniiis ) Diodorus ( Agaiharchides ) et Plinius triumviri spectata fide , uLertate , iugenii luminc , doctrinae profuuditate , se- duliiatls periiiiacia , dictionis ratione plana, polita , tersa , valde eximli habendi sunt. Recenliorura temporura conaniina , illam ex- poueudi in decursu commeutaiionis singula- liai uoniinandi occasio haud deerit. In ilia vetuslissinioruin ternporum sim- pllcitaie uullae opes desideralae , nulla ratio metalla exercendi inveuta ; sed cum aevuni pejorls venae inj'ruisset , itum est in viscera lerrac , quasque recondiderat Stygiisque ad- moverat unibris, effossae sunt opes, irritamenla malorum. Et lanien jam peranliquis tempo- ribus , de quibus historia silet , excultis quodammodo indolis humanae viribus, ho- mines ad pvimiiias rei metallicae variis du- 57 ctos viis fuisse scriptores ronfabulaniur. Mi- raudum sane , quenjadmodiim mens bumana O'^erum meiallicorum nmliitudinein jam illis terapestatibus excogilare poiuerit , quibus Ae- gypliis, Israelilis, Graecisque meiallorum usus adscribitur (i). De Diis metallorum exei- ceudoriim ariem Promelhei prudentiani de- duxisse Graeci iradideiunt, sicut omnia fere iuvenla bomiuum , quorum autores inlerie- rant, aut quae raaximam uiilitatem reddlde- ruut , ad deos referri solebant. Fabulis ple- rumque autlquitas fortunae casum , quo meialla detecta sunt, iuvolvit , ut (2) Dio- dorus meraorat , Pyrenaeos , incendio per niultos dies in deusa sylva continue gras- sanie, terrae superficie exusta , magnam ar- genli copiam exsudasse , adeo ut liquefacta materia , unde argenlum couficitur , rivxdi passim argenti puri dimanareut. Simili ratio- ne Formicas aurum Indicum eruisse et apud Scytbas aurvun a grypbis esse effossum fa- (i) Jobi cap. 1'-. Flav. Jos. IV. 22. (2) Lib. V. 35. Strabo ( Edit. Casanb. ) pag, 147- 1-ucret. V. ver. 124 2- Bruckmanni magna- lia Dei in loc subtcr. I. p. 20. 58 bula Iradit. (o) Metalla quoque saepissime in superflcie lerrae , e qua effluruerunt , in- venta, imbribus gravissimis denudata (4 aut araudo eruta ( Rasenlacuser ) aut fluviis de- VOJuta ( JVaschgold ), raaximam partem nati- va, homines faciliori modo ad rem metallicam colendam adduxerunt, viamque puteis, cu- uiculisque quaereudi metalla , variisque mo- dis praeparandi raunierunt. Quo pacto casu quodam fortuito argenti vena, quae urbem 5) Potosi inde ab an. i545 celeberrimam red- didit ct galenae metallura , quod ad urbem Goslariam in monte a Rammel equi cujus- dam nomine dicto reperitur , an. 972. dete- ctum est. (6) Multa insuper flumina in an- liquitate laudaniur , quae auro permixtam arenam volverunt. Prae aliis Tagus, Durius, Lethe ( Hispaniae fluvius ), Pactolus , Hebrus, (3) Plinii ( ed. Hardouia ) L VIII., 2, XI. 36. XXIII. 21. Melae L. III. 7. Strab. p. 706. Arrian. Ind. ( ed. Gronov. ) p. 329. (4) Rem explicuit Comes de Veltheim in der Samlung einiger Aufsaezze ec. T. II. p. 268. (5) Honemann Altertliuemerdes Harzes p. 55. (6) Aliter Houemann ioc. cit. p. a3. 59 Padiis , Ganges , Galliaeque flumina nomi- nantur. i/y) INon a re allemim proponere , quae rne- lalla primo reperta et usiupala esse possunt: ne r-rodas veliin , fcnuni , (juia ubiquc fere prodncilur, et apud antiquos scriptorcs ere- Lrlus nomiuari solet , comrauni iisui alqiic necessitaie inservlisse ; rarissinie cnlm siium scu uativum deprehendiinr j cvimque fere lerrae colorem lapis ferreiis contrahat , co- gnita , et ob majorem duritiem liquefactu difdcilior habetur , quamqviam Tafus Tubal- caiui Linn, (scilicet chaiix Carbonatee ferri- Jtre , Haul ) leviori opera excoqui poterat. Praeterea metalloruiu uomiua , quae apiid vetustiores Hebraicos scriptores aliosque oc- ciurunt , nondum saiis illustraia esse viden- tiir. Acs aulem quod hodie cuprum dicinius, sacpius uon larvalum provenit , faciliusque- liqucfieri potest .- qua de re summani anti- quiiateni eo usara fuisse videmus , (8) et in) Plin. XXXIIT. 4. 21. IV. 34. Mela. III. 1. Solin. c. 26. Ovid. Met. IT. iS\. Sil. I. 234- Juvenal IT[. 55, XIV. 299. (8) Ilesiod. op. et dies i5o. Eustath ad Iliad. I. 23(). AtUea. Deipn. VI. 4. 6o multa rei metallicae liistrumenta ex aere con- fecta in fodinis Aegypliacis Sibiricisque re- ceus deiectis reperiuuiur. Cum America de- tecia esset, arma aliaque suppellectilia aerea inveniebantur; et uuuc temporis laponi, quae apud uos e ferro sunt cusa , aereis inslru- mentis uiuutur. Eadem ralione aurum ar- geutun)que priusquani ferrum praeparalum et in usLim vocalum credo , quod , ni fallor, parllm e libris sacris , pavtini ex Slraboue apparet, (g) qui refert , Carlhagluienscs in- colas Turditaniae argenteis praesepibus do- liisqae usos depreliendisse . Pluris ferrum ob uiilitatem ad arma et caeiera prisci aeslima- runt , iia ut ipsi auro , argento cuproque praeforrent : postea vero aurum successit in summutn Iionorem , cum ipslus fames mor- lalia peciora vexare caepissei. (lo) A quo populo omnium primo , sive a quibus populis , et quaudo metalla fodiendi et praeparaudi ars invenia et exercita sit, qua via ad alias gentes trausmigraverit, de- (9) Pag. i5i. Casaub. ad hunc locum, et Cocliart ia Geog. Sacr. lib. 11. pag. 663. (10) Lucr. Y. I2T2. ad 99. 6i licientibus historiae indiciis , affirmare noii ausim. Alii prima vestigia rei meiallicae iu Asiae populis , alii iu Aegj pto obsei vassc putant. Quod si sub nonune Ophir onmcs lerras , quae orieutem spectaut ( praecipue lamen Indiam , Ceylou , et Arabiam ) complccieris, ( V^ ^ V^ 7 r^ occidentem spectantes in- dicare dicitur \ haud dubic ei Asia summa auiiquiiate rei nietallicae valde incubuil, cum iugentem metallorum praeiiosiorum quantita-. tem fudisse dicaiur. Utrum vero Asia raatu- rius Aegypto fodiuas condiderit , et hacc terra literas artesque ab ilia acceperit, anuou? tenebris banc rem adhuc inumbrantibus, noii dcfiuiam. Aegyptus profecto discipliuarum artiumque studiis vetustissima aetale jam ex- celluit , priusquam ceteris ad occidentem vergentibus terris lux melioris celsiorisque oognitionis oriebalur : montesqne praeterea metallorum, praecipue auri feracissimos fuis- se oportei (i i)- Forsan spes me baud fallit, fore ut in laudatissimo opere , quod jam Parisiis de antiquitate Aegyptiorum in lucem (ii) Diod. III. 1 3. 6a edltur, mulia perhibeanlur, quae ad rem iljo- rum meiallicam clarius intelligendam faciuni. Id quldem baud dubltandum, qulu Islraeli- lae , Phaenices et Graeci meialla traciandi inodum ab iis acceperint , quorum primi iGo- reute Davlde filioque jam mnltum ia ilia arte profeceraut; alieri molesilori investlga- lione suorum metallorum. mcrcaturae postba- bita, magnam rei metallicae cogailionena sibi comparasse produnt, cum iii Hlspania fod'i- nas amplissimas egerlut (12). Graeci etiam , ut ex Horaero liquet, autiquisslmis tempo- ribus metalla baud mininu aesiimaruntj sup- pellecilli, armis, vasibus sacris vulganbUsque, templis domibusque adhibueruat, muhisque locis monies excavarunt. Cum arcdssimum inter Israelitas Aegyptiosque ob sedem ali- quando communem , viciniiaiemque terrarum intercederet , Pboenices quoque miercaturae causa persaepe cum Aegyptiis versarentur, Graecia deniquc coloniis Aegyptiacis colere- lur , facile intelligitur , quomodo hi populi (i2) Heereus Ideen n^berden Handel etc I- p. 688. ( ed. all. ) < j,^i(i , 65 arte fodiendi elaborandirjue metalla erudlri potuerint. Sed Elruscl quoque re floruerunt meial- lica, quorum terra insigni melallorum affluentia abimdavit. Carthaginienses , studiosi parentis vestigia preraendi, (i5) numero coloniarum majori in Hispauiani misso rem metallicara eo intentiori studio exercuerunt. Graecorum aut Etruscorum doctrina instituli Romani, Pae- nis ex Hispania depulsis , quidquid metallo- rum in hac El -- dorado aniiquitalis relictum fuerat , fere exhauseruut. Maccdonuni etiam, qui sine dubio Graecis edocti sunt, necnon Gallorum, atque Britannorum, quos Phoeni- ces stanni ac electri causa adierunt, Iiic men- tio fiatj ut demoustrelur , i\nde et quibus viis res metalHca in varios populos propa- gata sit. Quare in Hispania, Gallia, Britan- nia, Hungaria, Aegypto etc. ruirtae fodiuarum veterum conspiciuntur , quas cum viri docii adierint , perscrutaii sint, et descripserint , multuni eorum itineraria ad rem veterum me- lallicam coguoscendam effeccrunl, lacuuasque, C»3) Hcercu IL p. io3. 170. 64 quas in scriptoribus antlquis observamus , expleruui. JXotitias de metallurgia . quae sufficnrent, satisque clarae lucis ei affundercul , deesse afflicto animo confiiendum est. Ipsi scripto- res nos quasi exacerbant, quippe qui ( verb, gr. Strabo ) non satis impigri dicere baud dubitant , se , quomodomeialla conficiantur, quia longius sit , ominissuros esse. Certe excusandi videutur , cum ex professo rei nieiallicae non sese dedissent , ideoque non satis hac discipllna inuutriti esseni; tamea frustula , taniquam labulas e uaufiagio, spar- sim lluciibus disjectas, iufia c«>lHgaai et persequar. Mauca magis atque iniperfectior Veteiuin metallurgia qiiam fudinarum agen- darum ratio fuit j nebulis quidem , quae su- per earn effusae sunt , discutiendis pbllolo- gorum ingenia atque metallicorum maxime sudarunt, et quilibet intcllexit, artem liquan- di raetalli vix apnd veteres e cunabulis quasi excessisse. Ab illo deraum tempore, quo in che-uia amplius nostra aetate processum est, avs atque meihodus explorandorum et li- quaudorum meiallorum, ac Mathesi inprimis- 65 que Mechaoica magis exculta ratio couslru- endi fodinas etc., peifeclior est reddita. Veie- rum delude re metallica cum nostra compara- ta, luce clarius palebit, nostram vfilde differre ab ilia ; fodinas nostras ad niajorem antiquls altitudinem esse actas ; aliis igilur instrumen- tis raacliinisque nos egere, nostraque me- talla saxls fatuis etc. plerumque composita nou tantura lucri praebere quantum vetera ; uos liac de re majores difficultates mullis ariibus experimentisque ex Chemiae disci- plina peiilis vlncere oporluisse ; nos igitur Lis ipsis laboribus longe majores superasse j ab iis ideo nil nisi loca cognosci posse , in quibus raetalla olim fertilissima provcne- runt. Hac vero in comraentatione, ut So^ietas iLLUSTRissiMA postulassc vidctur , magis rei Piomanoruni metallicae quam ahorum popu- lorum ratiouem habebimus , quia et alios longe post terga reliquerunt, scriptoresque amplius illam quam earn ceterarum gentium enuclearunt, omniumque fere meialla vide* licet Hispanorum , Gallorum , Britannorum , Etruriae , Graeciae atque Aegypti in ditio- 5 66 uera Romanam redacta sunt, baud neglectis, quae forsan in aliis inveuiaulur , memoratu dienis. Ui suinmum quaeslionis juste persolvatur, tribus partlbus secernendum est, in quarurri. Prima de meUilli fodinis agamus : quid- quid in hac dignum esse potest , ad quod animus advertatur, ad exteriorcm interio- remque fodinariim condilionem redit, dein- de varios modos , quibus fodinae actae fuerunl , adtingit , et postremo instituta , c/uibus, ne mala in operibus metallicis ac- ciderent , provisum fiat , complectiiur. Alteram comraentaiionis partem metal- liirgiae veterum dedicemus, ubi in priori ca- pite de praeparandis metallis ( de frigendo, tundendo, molendo, lavando ) i?i posteriori de ratione liquandi {de igni, quo metalla fusa , de aijlalu , de catinis liquefactoriis , de Jornacibus ad Uquefaciendum adhibitis, turn specialius de coquendo auro , argento, de fundendo Jerro et caljbe , de conJlandQ 6? aere , de iemperatura meiallorum etc. ) disseramus , successuvique , quo metalla eli- quarinl veteres , exponamus. In tertia denique pane adrninistrando- riim metalLorum , respectum habebimus. Sed priusquam me tot tanlisque maris, lit ita dicam , perlculis inimillo ^ SoriETAS Amplissima, ut placide cursum secuudet eulxe logo ; turn cymba mea , quamvis forsaii in. scopulos impacta , tamen nou prorsus nau- fraglum factura esse videtur , auramque se- cuudam velis meis flautem graiissimo auimo sequar. 68 PARS I.'' De metalli fodinis antiqiiis CAP. I. De fodinarum eocteriori interiorique conditione. v^sllorum forma, quibus fodinas aperuerunt Roraaui, ovata, ellipsi slmllis iuveulri solet, eaque faclllime a fodinis , quas alii popull exemp. gr. Arabes in Hispania egeruut , di- j slingui possunt (i4)- Plerumquc autem o- stia muro , si quis uecessarius fuit , absque caemenio firmala esse docet Johannes de Born (i5), alia saxis nativis fraclis excavata iuveniuntur (i6). Jure optimo mouditiem ele- Ci4) Gebet, Les anciens Mineralogistes par. I. pag. I'ia. (i5) Briefe iiber mineral. Gegensiande p. 43. (i6j Griselini Versuch einer polit. u. natiir. Geschichte des Temesvvarer Banats, T. I. p. ag^- II. 88. 6g gantem , laevitalemque parietura lubricam , prorsus in noslris fodinls deslderalara , iu auiiquis admiiamur. Etenim non iniperfectis metallicorum iustrumentis , quorum posiea meutionem faciemus , sed caelo lapicidarum perito excavaiae expoliiaeque esse videutur fodlnae (17). CAP. II. De variis jodinas excavandi modis. Inslrumeulornm lenuitatem si considera- mus, quorum ope veteres durissima saxa, ma- gnosque profeclo obices superarunt , stupore oorrlplamur nccesse esi:rauho labore magnis- que impensis , ut silices caederent , opus fuisse , nemo infieias ibit. Servorum agmen ad raetalla damnatuni, eiiamsi Impeusas val- de diminuit, impedire lamen nou poluit , quoniinus in metallis fodieudis adniodura tardarcniur veicres. Diversimodc monies ab (17) Griselini loc. cit. T. I. png. 2y4* ('♦?ns- pM\c essai sur la Mineralogie des Monts Pyie- iiees pag. 12a. Borns Brielc p. 42- 109* 70 : iis esse fractos ruptosque , loca demonslrant, quae de inslruinenlis apud awtiquos auctores acnni. Fodiuae scilicet fractariorum ferreorum o ( saeplus CL. llbras agentium ) cuneorum ( ferreoruiu ) caelorum, malleorumque acu- torum ope sunt, actae. (i8) Non multos ab- Liuc annos in Canlabria et Auglia quae- dam fractaria effossa sum, ut Dillon (19) ? et Pennant (20) tcstantur. Usus fractariorum igitur non solum , ut ex Plinlo sequi vlde- tur , in aurariis , sed etiam in argeniarijs nietallis frequens esse debuit , cum in Can- labria non auraria , sed argeataria lantum fucrlni. Ceieruni operae lentissime in me- lailico opere progressae sunt , qiiod baud secus expectandum videiur. Delius (21) tra- dlt in quibusdam fodinis spatium , quod quovis anno emensi sint veteres , non quin- que orgyias , ut ex cujuslibet insculpto saxis (18) Phn. XXXIIJ. 21. UbiHarduiu /racfam^ ferri male corrpxit in fracturis jere, XLIV. ^\, Diod. lU. II. PoUnc: onom. VII. 26. (19J Travels by Dillon pag. 187. (20) Pennant a lour in Wales. T. I. p. 53. (21) Aultituug zur Bcrgbaiiknnsl. / auni numero paterel , excedere : mos autem annuum spaiium numerls siguaudi medio demum aevo ortus esse videtur. Quodsi autem silices iustruraeiuis su- pra nominalls expugnare et vinceie iieqmve- raut veieres, igni et aceto (22) eos ruperunt, quam saxa scludendi rationem molesiissimam periculisque plenlssimam ea de causa sequi veiercs fueruut coacil, quoaiam pulverem py- liura cujus ope nunc durissima quaeque dlrum- puntur saxa , nondura cognoverant. Allquando impedimentis , sive improba rupls duniie , slve coplosisslma aquae afluentia , uimlum ingrueutlbus , ita ut bono successu beatuni iri speiare baud posseut vcteres , ab opere deslitisse, vestigia ignis, quo montcm do- mare voluerunt, sunt argumeuto (25). Magna adbuc tunc temporis parte terrarum , qui])us insita crant metalla , densis sllvis obscuraia , CO faciliori opera iugentem , qua opus fuit , lignorum multiiudlnem , cujus defectus jam (22) PHn. XXXIII. 21. ubi Harduin : incen- dia male rejecit pro impendia. (?3)GobelI. pag. 207. 222. Hoppensack uber deu Bergtau in Spanien etc. pag. i3. 72 11 OS vexare coepit , consumere poiuerunt. Ratio igui saxa ruinpeudi simplicitaiem ve- lustissimani sapit, quippe quae a solis calo- re , qui terrain onunbus humoribus exsicca- lis , scindere et sulcare solet, desumpta esse potuit. Adeo durliiem sllicum prout major! minorive dlfficultale igne diffringl polueriut, veieres aeslimasse ex Plinio (24) coucluden- duni. Petras igni laxare alqiie delude ferro lapicldario diffringere jam apud aniiquissimos Aegypli reges in usu fuisse Diodorus (25) et (26) Agatharchides referunt, quo fortasse et Jobus respexit (27). ]\ec solum in metal- lis sed etiam in moutium superficie hie mo- dus igne rurapendi invaluit , vit Livlus de Annibale Alpes transeunte memorat (28;, qui saxis praevio igne, incendioque ruptis, sub- sequente etiam vi acieque ferri , eas sibi pervias fecisse dicitur. Ferrum lapicidarium iu fodina Aiiglica esse inventum Peuuant (29) (24) XXXVI. 4g. (af")) III. II. (■'6) Agaih. in peript. mar. rubr. ( iu Hudson geogr. mill. ) pag. a3. (2n> C;;p. XXVIII. V. 5. (28) XXI, 37. Sil. Pun. III., 64^. (2y) I-, pag. 52. T. II. p. 265. I 73 affirmat , cujus longiiudinem sic denotat: five inches and a quarter long. Nee tameu, vi pulveris pyiii jamdiu comperla , nostris teiuporibus saxa igni sciudendi mos plane inieriit desiitquc , et ne Goslariae mentio- nem faciam , ubi uoudura ex usu venii, De- lium {5o) tesiem facere libet. Ob sumplus majores alque incomoda , pulvere uitrato in- veuto , ille oplimo jure negligitur : sed ubi nunc ignis ponitur , cautius fieri solet , et secundum scieniiae ariisque metallicae regu- las. Non solum enim naiura saxi rumpendi ejusque veuarum , sed ipslus metalli etiam lespicitur , ulrum illae scilicet arseuicnm at- que sulphur contineanl , an hoc facile oxy- deiur. Aer enim illorum vaporibus vitialur , et incendia facile exoriuntur ; altera vice meiallorum oxydatorum permultum e ma- chinis, in quibus venae udae pilis tunduntur, aquae vi propulsatur. (3o) p. i3?». et. Galterer, Anteilun^ den Harz zu beneisen. P. I. p. 3o. Arnoldus Lnbec in Chron. Slav. T. IT. Scriptor. rer. Bruns. pag '}0'j. Vehheim 1. p. 5. Born p. i55. 74 Jam vGio inenarrabilem saxorum duriilem ut raagis mollirent veieres , aqua vel aceio ea, quae uatura ignis victrice exarserant, superfiideruut. Aqua frigida quidein usura aced explere poiuisset , at veieres , opinione de accii robore praeoccupati , ct quia ani- madverferant terram praecipue calcariam , margam , margamquc schistosam eo adsper- sam vehemeniius spumaie , maximum ei ad- scripserunt effectum (3i). Ita Pliuius loco infra citato ait ; aceto summa vis in refrigerando , i7on minor tamen in discutiendo ; ita fit ut iufusum lerrae spumet etc.: Errant sane, qui Annibalem aceto sibi viam per Alpes ( for- san Mont-Ceuis , quern falso calcariura ore- dunt inierpretes ) muniisse contenduut (Sa). CAP. III. De puteis cuniculisque. Veieres non temere puteos fodisse , nee semper fortunac commisisse , ulrum , puteis (3i) Galen, de simpl. med. facnltat. ( edit. Chartep. ) I. , oa. pij,,. XXUl. , 27. Beckmann physical, oe.-on- Bibliotli. T. XXI., pag. 236. (32) Veliheim loc. cit. p. 10. 75 ad summara altlttidinem defossis , nietalla quaeri poluerint nee ne ? ex pluribus aucto- rum aDtiquorum locis sequiiur. » Aurum qui quaeruiu, Plinius (55) dicit, ante on.nia segxillum tollunt, ita vocatur indicium; al- veus hie est , arenaeque lavantur , atqne ex eo , quod resedit, conjectura capitur». Ex lerrae etiam colore meialla in sinu terr rum abscoudita veteres augurati sunt, ut Plinius, his verbis innuit : = (54j certura est in Lu- sitania gigni et in Gallaecia staununi , sum- ma tellure arenosa el coloris nigri , pou- dere tantum ea deprehenditur =. Et alio loco ; = 55) ab his argenti metalla dican- lur =a terra est alia rufa , alia cinerea. (56) Saepius contigisse mihi persuassimum est, ut nietalla , quae vel terra effloruerant , vel su- perficle ejus scissa refulseraut, aliius inve- siigareutur, fodinaeque orirentur. Si quando veteres in vicinitate ditissimarum fodinarum metalla sum augurati , terram sine dubio (33) XXXIII. 21. (34) XXXIV. 47. (35) XXXill. 3i. XXXIV. 4i. (36) Kircheri mond. subierrau II. 199. 76 perscruiatl fodinas insiitnerunt , casnl igitur non raro elsi non semper commissum fuil, utrura labor felici successu compensarelur anuon ? Id quod Pliuius his verbis indixU : ))Spectant viciores ruinam naturae , (57) nee tainen adhuc aurura est , nee sciere esse cum fodere ». Ex superioribus sequitur falso conieudi (38), nee unicura quldem reperiri vestigium , ex quo veteres indagasse metalla priusquam foderint , divinare nobis liceret. Veieres ceterum in metallis fodiendis omnis fere geometriae subierraneae cognitio- ne desiituios , in qua universa nostra res meiallica veriltur , maximae saepius jactiirae locum ^ fecisse negari nequit. Acum porro magneticam , tolius geometriae subterrancae fondamentum cum desiderarent , non mira- bitnur, si rei metallicae cunabula vix re- liquerint. Tamen quamvis priucipia illius scientiae , aique amussii usum , ut virgulam divinam taceam, ignorarent, Plinius ( loco ci- tato ) de lineis iiineri praeductis loquitur, (37) XXXlll, 21. (38) Fiorencourt p. 4- ^- seq. 77 unde, m fallor , dioptrae cogultione imbutos fuisse conjectare licet (59. Meialla Roraanorum in immensutn laii- ludinis amplitudinisque sunt insiilula. Ut aeiem darent fodinis , vaporesque saepe gra- vissimas pestilentesque aeris vicissiiudiue ex- pellerent , magnam laborum molem , quam seivis imponere solebant , sibi iujunxerunt ; aliquoiies scilicet puieorum baud minor quam cuniculorum nviraeius invenitnr (4<^)- Medio autem moute fodinas agendi consue- tudo , baud iufrequeus fuisse videiur ut ex JEssai expiscatus sum. Sirabo (/fi) ex Possi- donio narrat , Turdlianos profundos obli- quosque egisse cuniculos; et paulo post de meiallis argenteis ad novam Caribaginem siiis dixit , ea circulo CCCC stadiorum esse conienta. Diodorus (42) mancipiis , ait, terrara alte effodi , atque in desceusu non in longuni modo , sed profundum quoque (Sg) Rorn p. log. (4oj Essai sur la Mineralogie des Monts Py- renees p. i3 Gobet. II. •j'j4' (41) p. i47- Geusanue iraite. I. p. X2. (42) Lib. V. 36. ,8 ad multa stadia fodlnas producl, actisque varie in transversura et obbliquum fibrarum meatibus glebam , inde lucrum provenlat , ab imis teirae visceribus egeri. Plinius (45) de puteo Bebulo appellato memorat , ad mille quingenios jam passus montem esse excava- tum. Alio loco ait (44) > cuniculis per ma- gna spatia aclis cavari montes — arrugiaS id genus ( scilicet auri fodiuarum (45) ) vo- cari , quas auctor fusius describit. Quo mo- do metalla fodiendi uullam baud dubie ve- nam fibramve praeterierunt veieres , nisi aquae coUuvie , vel gravibus vaporibus , vel difficultate metalla e fodinis aliius tollendi praepediti, quominus ad majorem profundi- tatem descendere possent , ex qua nos jam feliclori successu diviiias elicere coacii su- mus (46;. Finem antiquis argenii metalla C43) XXXni. 3r. (44) XXXIII. 21. (4'>) Plant. Anlul ad fin, suppositorum , vet. 5. ( ed. Schmieder p. i44- ) (46) Gobei. loc. cit. et. I. 187. Bowles intro- duccion a la historia natural y a la geogr* pag. 35. 79 egerendl plerumque alumen invenium fuisse Pliniiis iiidicat. Et Kircherus (47) contendit hodie ill eruendo argento operam provehi donee aluminis miuera iuveniatur: repertoque hoc sacco coucreio , finein venae argenti esse inielligi. CAP. IV. De opere fodinarum fabrili. Veleres varias rationes callebant, quibus, ne monie cadeutc in fodiuis obruerentur , caverunt. INou iniprobabile est, eos in con- struendis fodlnls se jam ab illo malo defen- dere voluisse: plures enini iu orbis formani, sicuii earundem osiia , actae esse feruniur. Deiude vel foruicibiis llgiicis (48^ , saxeisve , vel muris artefaclis nioulis molera fidcientes levabant. Ut fulcimenta llgnea eo diutius du- rarent, acido viiriolico ex Delii auctoriiate ea imbuisse dicuutur (49 • J^'n "e noverini? (47) Loc. Cit. p. 223. (48) Plin. XXXIII. 21. (49) P. 245. 8o jure opilmo dubilandum. Fornices saxei , quibus monlis ruinam arcebanl , aut e lapi- dibus faluis sive sierihbns , aut ex com- mixiis metallo erant erecii (5o^ , rjua vero fulcronnn specie maguum metallorum dam- num feceiuut. Qua de re hodie ejusmodi fornices inininie relinquenlur, cum maihe- seos , et physices ralionibus ducli plane di- versas consuuamus contiguationes ,• id quod nosliis puteis mulio altioribus maxime ne- cessarium ;5i). Sin autem furnices exiruuu- tur, e venis infaecundis aut lapldibus fatuis excindi solent. Quod mahim avertere volue- runt veteres , tamen saeplus accidisse Plinius refert , corruente scilicet mentis mole opera- rios oppresses esse , ul quoque uon raro in nostrls metallis fieri solet. I la duobus annis ante puteus Claustbaliensis braune Lilie di- ctus magno cum fragore collapsus tredecim metallicos compressit, quorum septem tribus diebus post summo atque conilnuo laborc vix servaii alteram diem natalem lacrimis prae gaudio atque raaerore effusis celebraruut. (?o) Deliiis 21 ■J ('4o} Pennant. I. 53. (5i) Florencourt. p. ii. CAP. V. Mationes quibus metalla saxaque sterilia e fodinis ablata sunt. Auferendis metallis saxisque inanibus ma- cliinas veleribus prorsus defuisse, non qui- dem solunimodo exlnde seqviiiur, quoniara autlqui soriptores nullam illarum mentionem faciuijt , attameu eas conficlendi magna ars tribui antiquis ncquit , aut, quod ex illorum silentio insuper colligi potest, omnibus ad hiinc usiini ia opere metallico deslinatis macbinis caruerunt. Earumque nee apud alios , exceptis Romanis , popnlos antiques , qui rei metallicae opcram navarunt , usui illi addictaruai raemini. Onera metallica, la- pideaque bumeris , manlbusve esse eg6sia' sive ita, ut qui aes revellerant , hoc quoque deportarcnt, sive de manu in manum traderent, ex Plinio (62) patet. Quod quamvis olim , (Sa) XXXIIT. 21. De Aegypl'is f)dinis Diodo- rus III. 19,. De metalli foditiis polosiauiis Sclinei- der iu A. de Ulloa phyical. und Hist. Nachrith- len vom siid. 11. nordus. America , nebers. V. Dieze T. II. p. 220 KircUer M. S. II. p. 228. 6 82 cum fodiuae nou aliius descenderent, faci- liiis quara nunc fieri posset, tamen haec ratio operosissima fiiit. Jam machinis ad metalla e puteis lollenda minus sumptuosis utlmnr, quae maxima onera celerrime e si- nu terrae profundo evehunt, maximamque partem aquaruni vi ( Ant, quod jam rarius, animalium robore ) exhalatiouumque aquae ferveniis vchemeulia, ut apud Anglos, mo- ve nlur. CAP. VI. De aquis e fodinis exauriendis. Haud majus impediraentuni totius operis metallicae unquara excogiiari potest , quam aquae , quibus , quo aliius terra foditur , raagis maglsque inondatur , quibus natura inviia fraenum avaritiae quasi obiicit. Aquae colluvies , qua sinus terrae scatet, impediit veieres, omnibus bene instruclis macliinis haustoriis carentes , quominus ad illam fodi- narum aliitudiuem , quam uos assequi pos- sumus , et detruderentur , opusque quamvis 85 iiOU profundura , lameu mctallis aquisqixc abundans conlinuarc posseut (53}. Frusllllis, quae de modo exhauiiciidi aquas autiqui daut scriptores , peispecils , triplex modus est coustituendus: primam ralionem Plin. (54) iia delineavit: xputeus Bebulo hodle appella- lus ad mille quin^eutos jam passus cavalo nioute , per quod spallum Aquiiaui ( non nc aquarii legendum ? ) sianies diebus no- ciibusque egerunt aquas lucernaruiu mensvi- ra , amnemque facluut ». In Anglicis fodinis urna reperta (55) , forsau ad aquam amo- vendani inserviit. Alieram ralionem quae! ar- tem quandam sapit, Diodorus (56) memorat. Quando ( ex Posidonlo , ni fallor , ait ) in fluvios , terrani, subterlabentes in profuudo (nietalUci) incldunt, illorum vim arte superant Nam undas sibi accurrentes fossis oblique ductis intercipiunt ( aique derlvant ). JNeque deficiuut notiiiae recentiorum scriptorum , (53) Gohpt T. p. 222. Gensanne II. p. i88- (54) XXXIII. 3i. (55) Pennant I. pag. 53. Buckets of singulfir construction ec. (56) V. 37. 84 quibns haec veterum ratio aqnarum e medio cuniculis toUendarum, confirmari potest (57). Qviod si liulc aquam removendi modo artem quaradam abrogare non possuinus , tertius tamon ilium arte et comodo , quibus con- wexus fait, valde autecellebat , quamquam nee omnibus nsininiisque carebat vitiis. Omnes auctores illam fodiuas exaailaiidi ralionem exposuerunt. Sliabo (58) ex Posidonio scrl- bit , flumina in cuniculis occuvrentia Egyp- tiacis hauriri (SqI axoliaiq. Diodorus (60) 1. c. )) (juod ante omnia admireris , illos aquarum piofluxus cocblois , quae Egyptiae vocautur exhauriunt. Per has ergo continuae succes- sionis vicibus, aquam ad ostium usque pro- moventes fodinae locum exiccant, habilemque ad opus absolvendum tractationem reddunt. Cum enim hoc insirumentum ingeuiosissime (57) Gobet. I, i8i«'d. semppr xoxXeaq uominat. Igitur sive TO aaoXiaiq n To xox^iaiq mutandum , sive TO (TxoXfaig ,.sse i;tijungeinluin pleonasiice re m^liodq uoa haereo. 85 fabbricalum sit, laLorC non ila niagno , vis aquae imraensa mlrabill raiione protiudllur, loiusque amuis fluor ex imo ad snmmum ita exhaustus evacuaiur » . Quern ad usum iu Egypto adhibiia sit cochlea , a forma sic appellata, ex Stiaboue discilur 6i . Coclilea paulo obscurius a Vetruvio (62) describiturj magnain aquae vim liaurire , sed nou lani alie tollere quam rotam , jusiam cochleae naturalem conditionera imilaii, homiuibusquc calcantibus versalioues facere etc. Quautum ex ilia descripiione patet, in cuniculo obli- quo et aniplo locum tanlummodo iuvenire poiuit : et cum non lam alie lolleretj fodi- v.a.e lanien aliquaudo altisslme agereutur , pluribus, alia alii iraposiia , opus fuit. Impe- tus quo cochlea versanda eiat nullo modo , ut niihi persuasum est, aquae vim aequabat, quam calcando versala sublime sustulit ; qui- bus de causis iu opere metallico nou niaximi commodi , maximaeque utilitatis fuit. Et ma- chiuae quas j4gricola medio aevo usitaias de- (60 Pag. 807. Diod. I. 34. (ba) Lib. X. II. m scripsit atque delineavit, onines ea perfeclione careut, qiiani ho die , cum nostra metalla rnulto siut allioia , habeant necesse est ^63), CAP. VII. De vaporibus e fodinis pellendis. Fieri nou potest quin , cum metalla ma» Jiguos vapores exha)ent, operarii metallici in-^ solitis morborum generibws infestentur, quo- rum alii affligunt artus, alii laeduut pulmones, oculos alii, alii denique exiliali quadam et suffocandi vi prolinus eos interimunt. Quid- quid omuiuo in fodinis adhiberi solet, ma- lignis exalaiionibus corrosum in deterius abit. Quare qui rem metallicam operati sunt jam a prislinis indc temporibus laboraverunt , variis niodis nialo mcderi. Plinius (64) de vapore et fumo strangulante loquitur, de hoc ob earn nempe causani , quia igue saxa fre- (63) Florencourt p. i4- Essai pag. 3o. GoLet 11- p. 774. Peuuant 1. p. 53. Kircher. 11. pag, J!l5. {H) XXXIII. 21. 8? gerunt quo ille dlffusus est. Aer enini miruni iu modiim iuficitur veneno quodara suLtili et splriiuoso quod ex veuis commissurisque glebarum metallicarum iguls vi cxpressuni, perfusumque exalat 65 . Alio loco Plinius 66) coutcndit, odorcni ex argeuli fodiuis inimi- cuni orauibus auiraalibus sed maxima caui- bus. Follmm (6-;) usus a summa autiquitaie originera repeiens , iu meialli fodinis apud priscos frequens fuii, quibus ila suut usi, ut arte quadam aerem receuiem inspirarent, qui sive stagnautem cmendaret, sive expel- Icret. Alia folliuni conditio fait , qui ut ila dicam, aeiem stabulautem ad se trahenies devorabaut. Uterque follis ex corio lignoque coufecius (68; niauuum vel pedum ope , uou auiem aquae vi est molus. Altera aiirem permutaudi ratio satis simplex a simplici ve- tustate nou abhorret: assiduo enim liuieorura Jactatu eveutilando aerem altitudiue ipsa gra- (65) Vitruv. VIII. 7. (t)6) Loc cit. c. 3i. (67) Lucret. VI. V. 808. et seq. Sil. Pnii. I. a3.. et spq. Statins in Sylvis IV. 7. Lyric. ad Max Fund. V. 1 3. et seq. (68) Dellus pag. 3o5. viorem factum emendarunt. (69^ Denique ini' mici fodinarnm vapores ne in perniciem metalllcorum essent, cuiiiculis, ut aeris \icis- siludo orireinr, fossis caverunt , quos eo Tisqun conlinuabaut , donee ad lucis clari- tatem montem perforaveriul (70). Ubi auiem aer iuclusus exiium soriitus est , non quie- scit , sed coniluiio flatii aguatur , quo vene- nosus halllus utpote dissipatus consisiere non potest, veniusque ita exortus aerern. a pestlferis halitibus tlnctura purgat , dissipat, fodinarumqne auram eniundat. (71) Vitrurius in puieum , ait, lucerna accensa demiitatur, quae si permanserit ardens, sine periculo descendetur : sin autem eripietur lumen vi vaporis , turn secundum puteum dextra ac sinistra defodientur aestuaria ( hoc est spi- ramenta ) ita, quemadmodum per nares, spi- ritus ex aestuariis dissipabuntur. Quae ae- stuaria , etsi utilitalem attulerunt , tamen non ex omni parte satisfecerunt : foraminibus C69) Plin. XXXT. 28. (70^ Gobet. I. p. 221. Essai p. i3. (71) Vlll. 7. Pliu. XXXI. 2b. Pallad. IX. 9. 89 ad aviram suppeditandam , eamque commu- tandam quae hodie iusiltuuntur, dellcleiuibus, halitus virosos persaepe puiearios necasse facile intelligitur. Machinarutn ad ilium usum insiitutarum meuiiouem haud faciam , cum aeias nostra meliori via scopum adsecuia, il- lasque jamdudum oLllia sit. CAP. VIII. Caliginem suhterraneam discutiendi moduS' Densa caligo lucernis discussa : lychnos fronlibus adaptatos Egyptiorum metallici cir- cumgestarunt (72). Nou crediderini lychnos in fronte capitis , sed oraniuo in anteriori corporis parte, ex. g. in pectore affixos fulsse, sicut in Saxonicis metallis idem mox observa- tus est. Quarum ad lucernarum lumina men- si sunt vigilias , muliisque dlebus mensibns- que dies ipsis non cernitur, (7 5) nee uou (•52) Diod. ITT. 1 1. Agatharch. in Hudson, geogc. gr. mil), p. 2^. (:3; Piia. XXXIII. ai. 9» aquas egerunt lucernarum mensura (74)- Re- cemes operarii scilicet qui eundem laborera obihaut, certo tempore, cura oleum luceruas dcficere caepissci , successerunt. Duplus ergo fuit usus , quern lychni habebant, alter ut illusirareni , alter ut temporls spatia in la- bores cousutueuda defluirent metirenturque. ]\on tantuni lucernas frontibus adaptaverunt, sed eiiam juxta se deposuisse videntur ine- talliei (75). Quas oleo fuisse impletas ex Plinio paiet (76). Ellychnia diversimode conficiebaniur (77), ipsaequae lucernae ficti- les (-8) fuerimt, quarum aliquot magnesia vitriatae recens reperlae suut (79)- (74) Plin. loc. cit. 3i. (75) Beckmnua Physic, etc. oecou. Bibliolh. VI p. 3i8. (-■') XV. 7. XXXI. 07. (77) Plin.XVl. .0. XXf. 69. XXV. 74. XIX. 3. XXIII. 4. XXVIII. 46. 47. XXXV. 5o. (78) Aral. Progn. v 244- Genssaime Iraite dc la foiile des mines, pref p. XV. Swen Rinmanu VersLicli einer Geschichte des Eiseus iihcrs. V. Georgi II. p. 3.Bechmana Beitraege zur Gesclii- chte der Ofindungen IV. p 4ci' (7:)) Oobet I. p. 221. confer Forluu. Lice- tius de Luceruis p. 600. Nunc demum me terliam aurum iove- niendi rationem , quam Pliuius cap. 21. expouii aiiingere , ne mireris vellm , plura cum in descriplione invenirentur, quae inier- pretaiione iudegebant , quam anticipare no- lueram. Reitcmeier in Geschlchle des Berg- tanes bey d, alien folkern. p. 117. toturn opus jam deliueavit , ideoque denuo expo- uere supervacaneum esse videlur. Hoppen- sark etlani illas loturas rainerarum , quas Pliuius innuere credo , interpretaius est , quas Pennant in Anglia, et Giiselini in Hungaria passim observarunt. Restat tanlum, m linguae difficuhaies euodemus. Vocabulum quod descriptioui Pliniauae inscribiiur, cor- rugos vacant , ni fallor ex lingua Vasconica derivandum , ubi rwg ( leg. rug. ) Lalino- rum sulcum denoiut. Eadcm ratio verbi ar- rugia. Cun) Plinius porro de canalibus suh- structis loquiiur , Vilru. 1. c. et Florencourt pag. 21. couferendi sunt. Urium deiude no- minal , linguae Vasconicae vocabulum , wa , linguae Cymry dwr ( leg. dur ) hoc esi aqua , ortum illius desiguaus ; genus lerrae 9^' quod urium dicunt , terrain Libulam, laxamj quasi aquariam indicat; Jgangas vocant, Plinius ait , veibum quod celdcam linguatn sapit (80), nee hodie in Hispanica lingua inusitatum , decurrenies aquas designat. Pa- lacras , palacrapas et balucem uberius quae liaguara Vasconicarn et Cyrary tractaut, sub- sidia explicani. De baluce confer praeierea Cujac. ad 1. I. c. de metall. et Gotho- fred. ad 1. 5. c. Theod. eod. ; et Salmas. exercitat. Plin. I. p. 196. Flade romisches Bergrecht p. 56. Id tandem non ab re sit velitn , metalh fodinas pleruraque uomina traxisse ab in- ventoribus , quibus baud raro veieres hono- rem divinum tribuisse Polybius(8i) de Ale- te , qui nietalla ad novam Carlhagiuem in- venerat, indicat his verbis r^^oxft Ss svoq evptrni jevoiiavoi; vav dpvvpiav fMsTaXXav , iaoOeav TSTSv^evaC Tifiviv. i^linius (82), puieos sua ab inventori- bus noriiina habentes , ex queis Bebulo ap- pellatur. FINIS PRIMAE PARTIS. (8 ) Salmas. Exerc. Plin. in SoHn. p. io*j6. {fix) B .chart. Phaleg , et Canaan II. 690. (82) Log. cit. 95 PARS II.« De Metallis tractandis , sive de Metallurgia veterum. CAP. I. De preparandis metallis. iTXetalla plerumque cum non pura, putaque ( naliva, sua ) sed potius i-npura, cum ter- ris mixta , e succis concretis et lapidlbus ( mineralisata , larvata ) effodiantur, necesse est , eas res fossiles a veuis nietallicis , au- tequam excoquantur , quoad fieri potest, se- parare. Itaque dicendum restat , quibus nio- dis venae metallicae pilis tuudawtur , igne adurautur , etc.; ut eo faciliori negotio ex lis liquari possit , quidquid metallorura pu- rorum couiineant. Cum adhuc satis magna metallorura copia veteribus afflueret , procul abfuit , ut ipsi , applicandis rei metallicae Iraciandae utilissimis , artificlossimisque ra- tionibus , nulla necessitate coacti , studium 94 dicarent, et ad majora niterenlur. Necessitati vero , et experlenliae debemus , si feliclori successu meialla nos iractare gloiiari possu- nnis. Meialla igilur e quibus non multum lucri factum iri sperare baud polerant, sive plane ueglexerunt , sive opere felicius in- | cepto quam conliuuato , mox ista dereli- J querunt. Verum enim vero , quo magis iu metallis Iractandls profecerunt , eo majori | cum studio metalla quesiverunt : vinculo ita arctissimo arles et invesligandi et conficiendi connexae fuere. Ex raiioue venas discernen- dl , ex armis , monetis , statuis , aliisque iu- telliginius, cognitionera metallurgiae , chemiae disciplina non adniodum adjutae , apud an-> tiquos finibus perangustis , circumscriptam fuisse. Res aliter nosiris tenipoiibus se lia^ bet , ubi , ut hoc moneara , ad unicum num- nium, qucm Harzducaten dicunt , 21120 librae venae, e mouie Ramelo evectae, sex- que marcas argenii cum drachma una auri contineniis , opus sunt 95 Parag. I. De frigendis Metallis. Plinius (83) ait. aurum quod effossum est, tuoditur, lavatur , uritur , molilur ia fariuarn , ac pilis cudunt. Fortasse meiallorum pracparatio a conficieudo fruinento desumpta, quam conjecturam ex Plinio (84), q'^i quo- niodo hordeum sit praeparatum , describit, liausinius. Ut humores exsiccarentur, metal- la probe adusta sunt , qua de re facilius quoque coraminul potuerunt. Praeierquam sulpburalis arsenicique metallis etc. , qui- bus impeditum, quomiuus metalla eliquarcn- tur purissima , frigeodo locus reliiiquebatur nulius. De areis, domibus , aique foruacibus, quae hodie usui buic iuserviunt , uiliil me- moraium inveuio. Aitameu liac torrendi in- ventione facta , res metallica primis annis erepta est. {^'^) XXXI'T. 9.1. Hin. spct. IV. p. 1^. p(^pvG. ipya^ovTwi, xoicTovaiy jtavvovGt. > TVjxovai, Tvvpi /*«•• /tax6) etc («,) XVIII. 14. 96 S. 11. Be MetalUs tundendis. Veteres, pviusquam ineialla iiituderunt , neque separasse , neque eleglsse vldenlur venas commixtas atque concretas. Ferreis sive aerels pUis, ( pisiilUs ) iHarum duriiiem in monariis aerels lapldeisque subegerunt, (85) quorum formam rolundam Plluii argumento probaiur (86). lllis in pills, seu moriarlls, sed liguels, ut Cato docct, antlqui slccaia frumeu- ta pinsebant ac conlundebant. Slccas tostas- que venas ad laplllos, seu ad cras.a grana ,87) hoc modo coramlnueruut : delude lenui cn- bro secreverunt, et quidquid nou trasmeabat, iterum I us urn est. Koeleserus de Keres - Eer, j his verbis lu Jitrariis Romano - Dacicis ( Ci- (8') PUn. XXXVI. 43. XXXIIT. .9. lerltur \ Cyprio aere, 0. ^^. aereis mortariis pisulhsque Diod. III. ^i pilis ferreis. Confer Beckmanu m , Beitrae^ea. Z. Q. d. E. Band. V. p- 97- . ; (86) X. 47. faciunl nidos qui admiraUonem j habenl pilae figura, paulum eramenti , ore per- 1 quam augusto. . j- ™ ' (87) Died, loc cit. ad ervi raagmtudinera. 97 binii 1717) cap. II. pag. 76. , moriaiium ab ipso in Transylvania inveniuin describit: vidi Abiundbanyae in Valle Corna tale mortarium metallicum , supra fuudiim aliquot digitis transversalibus perforatum , fuudo crassiore et prominente. §• m- De molendis MelalLis. Nundum autem suffecit meialla pistillis in mortariis tutudisse , sed ct alio modo curarunt , ut ilia imminuereuiur , puraque ab impuris sccernerentur. Plinius hunc mo- duni bis verbis iunuii ; molilur in farinam. Mauus servorum molas versasse , uude nia- nuariae et versatiles uuncupatae , ex forma atque oondilione ipsarura apparet (88). La- pillos, seu venas ad ervi raaguiiudinem tusas his molis « — tout-d fuit semblable a nos amouUns a moutarde , ou aitx mouLins , vdonl on fait usage pour separer V argent (86) Confer Wesseling. ad Diod. loc. cit. 7 98 i)de quelques mines par la voie dii met** »cure» (89), in farinam seu ad similae mo- dura contriverunt. Gcnssane mulias ejusdem generis e granite confeclas, quae in monii- bus Pyrenaeis reperlae sunt, molas conspe- xit. Ilia via commiuuettdi metalla , multura lemporis perditum , saniiatiquc damnum est factum : raultoque melioreni iugressi sumus viam , quamvis et his temporihus metalla molis manuariis in Sibiria frangantur (90). §. IV. De lavandis Metallis. Metalla cum in farinam molita cssent, po- , stremo, ut liquefieri posseut, lavabantur, Cribra quae apud nos machinarum ope moventur> apud priscos ab hominlbus in aqua versata sunt. Hanc rem optime Diodorus (91) illu- I strat: Magistri , inquit , acceptos a commoli- i (89) Gen^sane traite lib. I. pref. p- XIV. (go) Georgi Beschreibung des Russischeii Reichs. (90 HI. ,3. 99 lione lapideos pvilveres ad consumniaiionem perducuul; in lata eiiini tabula paulumquc devexa luanuor confecluni effusis aquis dete- runt. Turn qnidquid in eo terrcuiini est ^ huinore eliqualuni per assamenli dcvexliatenx defliiit, auruiu vero gravitate sua subsidens in tabula reniauet ,• id subiude iterautes pri- mum leviter niauibus fiicant, post spougiis rarissiniis molliter appressis materianx iua- iiem et lerrestrem adtollunf, quoad defaeca- tuni ami ramentum evaserit. Addendum videtur, quod dc meiallis e fluminibus cluendis auctores referunt , quo- iiiam ad banc materiam aptissime pertinere niibi peisuasl. Sirabo (92) ait ; In Erytbiis ( lectio a Casaubono proposita utL^poK; , taud dubic piaefcrenda ) terra banriiur et lavatur iv axa) Pag. ,4(]. (93) Pag. )47- fOO fiat. Turn addit (94)- ~ gleliaj quae amuibus devehitur, argenlaria coniuuditur, cribrisque in aqua suspendilur , ac rursus quae subsi- dunt, contunduntur, ac percolantur. Aliquo- ties id rlpeiitur , quod quinto subsedit , id liquatur etc. (c>5). Mullis eiiam in lo- cis , alias dicit , aquae experlibus arena re- peritur, aurum vero ibi noa apparet^ in locis autem irriguis ramenta auri fulgent, quamquam et arenas nulla aqua madentes , illata aqua humeclant . ilaque ramenta auri, ut splendeaut efliciunt , quin et puteis actis, allisque excogitatis artibus abluenda arena auruni excipiunt , pleraquc nunc sunt loca in quibus elaveiur , quani in quibus effo- diatur aurum ~. Ad excipienda auri fruslula, loco linieorum quae hodie in usu sunt, her- ba ulicis, et in Egypto vellera adbibita sunt, aurumque nativum hoc raodo collectum no- men Apjri nactum est, quod ignis vim nou passum erat. Qua quidcui lavandi ratione magna metallorum copia in farinam jam (94) Pag. i48. (95j Confer Plin. XXXIV. 47. XXXIII. 21. 101 molita ob nimlam levltaiem amissa fult , sic ut quoque nieialla elsi non prorsus in pul- vcrem conversa et ad slniilae modum mi- uula, abluendo deperlerunt. Sed minoris pon- deris quae absorbebaniur metalla , veieres flocci feceruiu , si modo sibi saiisfacieniem copiam puri nielalli ex glebis metalllferis lu- craii sunt. Ob molestiam operosiorernque laborem huic lavandi raodo impendendura , jure ilium jaradudum oblili sumus. CAP. II. De Uquandi ratione veterum in getieri notata. §• I- (A) De igni quo metalla Jiisa. Strabo (96) ait: palea facilius liquefit au- rum, qfuia flamma mollis cum sit (97}, propor- (96) Pag. i46. (yj) Confer Hippocr. 1. c. I02 tlonem habcl leniperatam ad id quod cedit et facile funditur: carbo auiem multum ab- suniit, nimis coUiquaus sua vehementla et elevaus. (g8) Plinius — mirum , ait , aurum prnuae violentissimac igni indomiium palea cilissime ardescere. Et alio loco, dicit , au- rum naleis fundi e)9). Sed cur his palcis au- rum fusuni , utpote quae ignem iiequo po- tentis.-.iinum violentissimumque , nee ergo efficacissimuin suscltaut? Yenae aiiri exco? quendae palea eerie non suffecit, etsi cre- diderim , iu aurificum officinis ubi aurum elaboraiuni, vasa allaque iude instrumenta facia sunt, purum jamque defaecatum igne palearum liqnefieii poiuisse. Quod si sub palea strameu iutelligatur , unde quaeso tan- dem illlus copiam tantam sibi pepererunl? Sed mihi respondendum videtur , sub palea me sarmenia intelligere , hancque vocem techuicam putare. Pin us in frustula coucisa fascesque sarmentorum apud nos Vasen (<)S) XXXIII. jg. (yy) C. 3o. 103 dicuntur: quid? si hunc tcrminum tecliuicum negligeres, sensumque verbi e vulgari lingua rcpeiuuni , quo consohrinas significat , ani- peres , non ne risui ausam praeberes ? jNe- scio tamen quo libro Icgeiim , vel hodie Hispanos metalla Sparto , quo lerra illorum olim affluxit, et nunc temporis abundat , liquare , quam vero rem in medio relinquam. Aes ferrutuque pineis liguis ( et Aegyplia pa- pyro ) oplirue fusuni esse ferlur (ioo\ Car- bone etlara, cui major vis exusio iterumque flagranti, usi sunt veieres (loi];. De usu ho- dierno maieriae igneae nihil moneani , >iros poiius hac de re bene meritos nomiuabo ; Frenzel ( Forsi-Chemie Lipsiae 1 800 ) Lam- padium ( Scherers Journal de Chemie K. B. ) , Sammlung Chcin. yihhcuidliaigen III. JB. Proust ( Gehlens Journal etc. ) (100) Plin. XXXIII. 3o. (iQi) Pliu. XVI. 8. XXXIII. 3o. XXXIV. 36. confer Schneitleri , Viri clarissirni , annlecta ad hisioriam. rei melallicae veierum pag. 10. io4 §. n. De afjialu. Antiqui follibus uiebantur , non vero a- quae irapetu actis, sed hominum manibus, vel pedibus inotis. Id praecipue eo confir- maiur quod officinae metallicae illis in locls, ut ex scoriarura cumulis passim inveniis con- cludendum , collocatae fiierunt , ubi ncque in vicinitatc , neque in longinquitate rivus aut fluniea decurrit. In sunimis enim rnon- tium cacuminibus, ubi ob aquae defectum et foutanae et fluviatilis nosliis lemporibus nullus ofilcinis meiallicis locus esse posset , scoriae detectae satis demonstrant, ibi metal- la fuisse conflata. Muha adsunt virorum do- ctorum , quae ilia approbaut arguraeuta, nee graviora afferre supersedebo (102). Virgi- (109) Beckmann in Beitr. I. 32i. Deliiis 3o5. Griselini II 93. Born, Sa. Oenssane hist nalur. de Lang. IT., 243 Gobet II., 771. I., ^3. Gens- sane traite I. , pref. XITI. Carillo Laso descrip- tion des auciennes mines d'Espagne , in Blan- chardiere voyage fait au Perou p. 27. io5 lius (i65) iu Georg , folllura conditionem materianique clariori luce illustrat ; Alii taurinis follibus auras Accipiunt redduntque. PLauLus (io4) quoque dicit; Qiiam jolLes taurini habent cum lique- scunt petrae ferrum ubi fit. Beckmannus (io5), vir dum in vivis es- set clarissiinus , affirmat , coriutn tauri- num follibus couficiendis baud esse aptum , poetarunique liceutiae esse indulgeudurn, si veiitatem posihabuerint. Ex Agricola (io6) dcinde banc senleutiam adjiingit : coriutn est bubuliira vel equinura , sed bubulum longe multoque praestat equino. Prisco more et nunc aliquot Asiae populi , ut carbones incendant , follibus utuntur. Iiaqiie veieres a nobis longe distant, praecipue cum (io3) TV., 171. Confer Plln.XVT., 8 XXX., 21. 4'- XXXIV, o|. 36 XXXVI., 36. Diascorides ntpu vXiqq 'laTpixTjq L. V. r. 171. ^'o4 IlI tiagmentis, edit. Schnieder p. 88;". V. 3i. (io5) 1. c. (106J1 De re met. IX. p. 2()4' io6 recentioribus temporibus iS'/e^/25 (107) quern Kgneorum fuilium inveiuorem landant, et Jos. Baader (to8; follium coustruclionein emen- daverint (^oc)). §. III. De catinis ad ligu^faciendum adhihitis, Catiui erant fictiles , nee omiiis terra ad ilium usum idonea vldcii potult ; e terra alba siimli argillae Tasconium vocala confi- clebantur. Plinius (i 10) uude lerrani accuraiius cognoscere licet, 11011 aliain, ail, afflalum, igneinque et ardeutem matcriani lollerare. Galliarum populurn Tascones fuisse auctor (lo-;) Beitraege zur Laender-u. Volkerknnde der Tatarcy p i\. ( in Sprengels uud EhrmaiiDS Blblioth. Bd. XIV. 1804. ) (108) Gouing. geleUrie Anzeigeu 18 it. pag- 1795. 1.109) Bescbreib. eines tieu erfundeneri Ge- bblses. Bescbr. imd Tbeorie des eng. Cylinder- gebbises ef. Abbildungea cbenj. Oefen ec. V. Hddebrandt Tab. XV. (1.10) XXXllI. 21. Gobet II., 468. idem tradii, fi 1 1) mide terra alba Tasconium noniinaia, ni fallor, priusquam alias inventa, catinis faciundis petita : poslrenio cum plu- rlbus in locis dclegeretur, nomen iion mu- tatum. Tasconienses catiui vel etiam , etsl semper a Tascouis petiii , aeque ac hodie Almerodienses vel Tpsenses celebrali fucnint. Cailni argilla ciicumliti esse solebant , rura ex minlo hydrargyrum eliqualum est (112). §• IV. De fornacibus liquefacloriis. Fornaces excoquendis venis inservientes imperfeclissimae , nee ad quemque finem diversae fuerunt. Locum apud Dioscori- deiii (11 5) qui rationem cadmiam faciendi docet , adjuugamus , quemque , iniellectu' baud facillimum FLorencourt (i 14) exposuit.= (ill) 111. , s. f. (112) Plin. XXXIII., 4i. (ii3^ v., 85. (ii4) 1. c. io8 In domo gemiua conliguatioue , ait auclor , operta extruiiur caminus , et in eo labulatum versus mediocris fenestra , quae superne pa* teat. Aediculae vero paries caniino proximae anguslo foramine usque perforaiur , fislulae follis excipiendae gratia. Habet et ostium mediocre pro ingressu , egressuque ab arti- fice fabbricatum. Huic aediculae altera prae- lerea contigua est, in qua et folles, et is cui sufflandi cura demandaiur , suo niunere fun- guutur. Dum cadmia uritur , egesta flamrais flalibusque pars tenuis ac levis in super ius coenaculuin effertur, atque ipsius parietibus tectoque adhaerescit =» {ii5). Plinius forna- cum ad excoquendas ferri veuas differentiam memorat, pro differentia usus, cui destiuatura ferrum. Sublimes fecerunt argenii caminos , ut fuligo a glebis in allum efferri posset , gravis enim est, dicit Strabo (n6j, ac pe- siilens. Genssane (117) foruacem ab ipso (iiT)) Confer GriselinJ IT., 94. Pllo. XXXIV. aa. Diosc. 1. c. c. 84. Beckmann Beitraege III., 386. et scqu. (116) Pag. .40. (117) Hist. nat. de Lang. II., p. 227. sequ. Florencourt p. i3. fig. ?.. log iuxia Arelatem inventam describit, quem auc- torem adire operae praetium est. In traite de la fonte des nines (ii8) iis foniaci- bus similem esse coniendit quibus in mon- tibus Pyreneis et ia Cataloniae officiiiis ( (j/ue nous appellons a la Portugaisc ) ferrariis hodie adhuc uierenlur , et in quas venas et carbonls stratum super stratum in- gcrerent (119)- Aeris illius fornacis meatus per appr(uram ex summa ejus parte in imam dcsceudit. De veruculis rudibusque ferreis , quibus materiae excoctae e catiuis sublatae sunt, loquitur Plinius (120). S- V. De explorandis metalUs. Priscos venas non explorasse , quod ad mctalla bene exercenda necessario requiritur, ex ignorantia Chemiae sequitur. Quamobrem additamenia baud satis apia adijcere potue- (1183 I., pref. XIV. (119) Pennant II., a^i. (120) XXXIII., 35. XXXIV,, 4o. iro runt, uude nunquam orane ex venis metallum secreium est. Scoriae in multis terris repeiiae, denuoque excoctae rem illara nianifesiant. Alia fuit ratio exploraudi , probandique au- I rum, quam Plinius (121) euucleat , infra tradenda. De temperatura metallortim, sen de amalgamations ■; Jam quaestio oritur < utrum veteres me- talla temperarlul, ( h. e. ils argentum vivum subdideriut ) nee ne ? Uiraque seuteiitia a viris doctissimis prolata , quaestiouem in me* dio fere reJiquit. Sub ilia temperatura , tit iiotum , uihil aliud iutelligitur , quam ut metalla mercurii ope ad puliem quasi solu- ta, cum ipso conjungantur , eoque ab im- puris liberentur, et inter se discernantur. Loca ex auiiquis scriptoribus peiamus haec; VitruvLus (122V, = cum in veste, ait^ intex- (121) xxxiii. 43. (1223 VII. 8. 1 1 1 tuni est aurum , atque veslls conti ila pro- pter veiusiaiem usum non haLct honesivim, panul ill liclilibus vasis imposiii supra igoem coniburunlur. Is cinis couijcilur in aquam , et addiiur ei argeutura vivum : id autetn oniues micas auri corripit in se , et cogit se- cuni coire : aqua defusa cum id in paunum iufundiiur, el ibi maoibus premltur, argenlum per panni raritales propter liquorem extra la- Litur, aurum compressioue coactum intra pu- rum invenitur. — PLi/iiiis (i23) refert:)) argen- lum vivum exest ac perrumpit vasa tabe dira, — aurum uiiiim ad se irahit ; ideo et oplimc purgat , ceteras ejus sordes expuens crebro jactatu fictllibus in vasis , vestibus injectis. Sed ut ipsum ab auro disccdat , iu pelles subacias effunditur , per quas sudoris vice defluens purum rcliuquit aurum ». Exinde ap- paret, veteres amalgamalionem cognovisse , in uibilumque redeunt , quae de ilia in Ilispaniis seculo XVI inveuia divulgantur. Iu superioribus e Vitruyio Plinioque locis alle- (123) XXXIII. 32. I r2 gatis auri mercurii ope purificati memio tauiuni lit: ojunes alii scriptores, quantum scio , uuuquam argeutum ejusdem auxilio puratum memorant , ut Pliiiius quoque loco citato expressis verbis , auriim iinum ad se trahit. Metalla argentea non satis dilia ne- glexeiunt, quia ex iis non affatim puri ar- genti eliquare potuerunt (124), quod certe nou factum fuisset, si eo Jam progressi es- sent, ut inercurium etiara ad argeutea me- talla temperauda adhibere (i25) dldicissent. Ut ex electri metallo aurum secernerent, cavere baud potuerunt , ne argentum , quod quintam iu iilo constituit partem , perderent. Fusius bac de re J. G. Schneider 126) egit, qui Beckmanni sententiam in Beitrae- gen I. 44- pvolatam in dubium vocat , qui contendibse sibi videbaiur, ad omnia metalla liydrargyro vetcres esse usos, a qua senten- tia Schneider nee in Analectis abiit. Ar- I (124) Straho i48. (i25) Deliiis 4^8 Berkmann Beitraege IV., 333. (126) In Ulloa Nathricliteu v America 11., p. 252. Confer Born iiber das Anqiiic ken dcrgold-u. Silberhaiiigcn Erze , p. 1. et seqn. n5 gentum vivum ignis vi subactum in foruace effugere atque exhalare cogebaut autiqui , pro eo quod recentiores illo allquoties fru- untur (127). De aliis metalKs inter se di- sceruendis videantur , quae Scu'ol in Gobet les anciennes mines II. 854- docte tradit , ubi jus romanuni praecipue respicit. Ur uo- stram mulio antiqua perfeciiorera amalga- mandi ratiouem cum ilia conferre possis , Lampadium adire velis (i28\ De liquandi ratione veterum in specie no lata §• I. (B) De coquendo auro. Aurum smun , atque larvatum prisci iu- venerunt modo naturali atque coacto, boc est artificioso. Aurura larvaiura e puteis ef- (la-j) Beckmatin Beitraege I., 4^. Florencourt, p« 38. et Reitemezer. (I'iS) Haudbuchd.allgemeinenHuttenkunde II. 8 ii4 fosum et micans canalicium seu canalieuse vocitatum, quod diversls modis, tam plumbi balueo (129) quam cementalione preparavere. Aurum et hodie cum plumbo coquitur , ut satis noluni Diodorus lib. III. cemeutatio* nem meaiorat ; = defaecatum auri ramentum opifices , certo modo et pondere congestum ad se recipiunt , recepluni in fictiles urnas condunt , proqne condili railone plumbi mas- sam, salis grana, pauxillura stanni furfureum- que liordeaceum adijciuni. Turn apto ob- struclum operculo et limo dillgenler circum- litum , coniiuue per quinque dies et nodes in foruace coquunt. Hinc post justum re- frigerationis iutervallum ceterae quidem raa- teriac in vasis uihil reperilur , sed purum puiumque aurum, exiguo sane defeciu ex illis redit=. Quae cementatio his nixa fuit rationibus ; JNatri muriatici disjuncti acidura metalla , cum auro conjuncia atque aquae ope, in natro murialico contentae, oxydu- lata solvit, deinde partim cum iis avolat, partini oxydata relinquit, a quibus aurura (i2f)) PI in. XXXIII. It). ii5 fusum facile separari potest. Ilia vero ce- meutallo baud dubie ad auruui ab argeuto separaudum acta , valde est mendosa. IVam furfur in carboncni mutatur , metalloruni oxydaiioni, obnoxius , donee plane consum- ptus est, quo opus retardalur. Sequenti tem-' pore baec ratio correcia, et teste Plinio, ad ccmentatiouem nalrum muriaiicum et scbi- ston , quod ferrum quoddam oXydaluni fu- scum natlvum fuisse videtur, adbibueruut. Scbislon natrum rauriaticum sejuugit. Nostri, plumbi loco ad depellendum acidum mu- riaticuni ferro sulphurico ad albediuem cal- cinato aut oxydato utuntur. Cementatiouem tamen in officiuis nunc raro et solum ad transmutationem ferri in cbalybem adbibere Solent , auri pars cum in pulvefem cemen- lilium abcat, et reliquum nonduni satis pu-^ rum sit. Hodie aurum ab argento, cupro et ferro commodius , quartatioue , kali sulphu- ralo et stlbio sulphurato separant. Straho alius raiionis auri veuarum oemeu- tatiouis in ofticinis Hispaniae adbibiiae men-* tlonem facit: auro , ait, cocto et purg^to ab\minosa quadam terra ( oxvitTvipkoSii, tin '^*! ) ii6 electrum est id quod purgaudo reijcitur , quod cum haheat argenli aurlque mixluram, iierum cocto, argentum quideiu comburi , aurum autem permauere , nam facile fundi et liquefieri potest—. Cui , certe difficiliori loco medicaui manum afferre conabimur. Alumeu, priscorum lapidem alramenlarium recenliorum fuisse Berckmann docuit (i3o). Hujus lapidis partes conslituunt ferrum sul- phuratum natlvum , et quaedam sieriles ve- nae. Sulphur lapidis atrameutaiil viribus argeiiti cum terrarum viribus conjunctis se- paratur et cum argeulo el terris coujungitur. lude nascitur argenium sulphuratum , et calcaria sulphurata etc. ferrumque in formam ferrl calidi fragilis reduciiur. Argentum auro accitum in imum catinum desceudit. Catinus refrigeratus si vertatur, massa fusa eijcitur, cujus pars summa fertilis argentum auro mix- tum , aliter argentum sulphuratum , ferrum sulphuratum etc. refert. Hoc electrum denuo liquefit, quo pars argenti oxydatur, et massa (i3o) Beiirnege II. ()i. Gommcntat. Socielat. Scienl. Gotliug. Vol. I. 117 ilia de argeiiti copla diminuiiun xAurum inde iiatum prlsci purum , cjiiod miuime ita se hahet, cum semper aliquid argenii relliiuisset. Haec aiileni cementatio fult impeifectisslma, argeiitum euim sulphuratum et oxydalum .veieres perdldisse videutur. (»5i) Plinius di- cit, ubicumque quinia argenii portio in auro est, electrum vocaiur. Fit ct cura eleotrvim argenlo addllo , quod si quintara porliouem excessit , incudlbus non (?) resistit (i52). Alio loco addit (i55), juvat argenium auro coufondere , ui eleclra fiant. Videmus igitur aliud fiiisse electrum naiivum aliud cura fa- ctum , de quo et juris Romani loca loquun- tur. Hoc aurum quod diversa portione ;i34) admlxlum habct argentum , electri nomeu inde accepisse videiur , quod siraiiis in ele- ctro succino coloris varietas, vel ad rulilum ilium ignis fulgorem accedeutis, vel de pu- rissima argenii luce ct caudore plus trahen- (i3i) XXXIIT 23. ^pvaoq Xevaoq ap. Heiod. (i32) Gobet II. 85. ' (.33) IX. 65. (i34) Isidor. XVI. 23. tertium electri genns fit de iribus partibiis auri , et argenii una. tis , observata sit (i55). Quod si aurum , argentumque coquendo secernere voluerunt, argenlum, ob imperitiarn temperandi meialla, coittbuslum est. Quaindiu haec aigentum ab auro separandi ars latuit, usus electri frequenlissimus fuit , nou ad splendorem modo monilium , suppellectilis et parletum adeo , sed etiam ad numraos etc. electrum adhibitum esse videmus (i56). At paidaiim obsolevisse videiur , quo magis metallorum temperandorum ars innotuit, ut adeo nati- vum lion amplius necessarium esset , arte- facium neuio cuperei. Cur argentum com- bnraiur , Sirabo bis obscuris verbis tradit ; svSiaXfVToq ya,:' 6 rvKoq xai 1i.d(pSvi(^> (^ forma bene JusiLis et lapidea ). Nunquam putaverim Stra- bonera ita scripsisse. Manuscripia inter se non variant, unde lectio corrupta argui pos- (i35} Inde Sil, Pun. I. 229. facile intelligitur. Adi Gesnei'. de electro veterurn , Comment, in Comraentariis Societ. Gotting. T. 111. (1753) p. 79. et seqn. (i3(>) Homeri Odis. IV. ^3. XV. 45.9. XVllI. 295. Ovid Met. XV. 3i6. all. 1. et interpret, ad Virg. Georg. 111. 522. et Aenei. VIII. 402. 624. Scut. Ercul. ( ed. Heinr. ) i4i. ^^9 set , vcrslones receniiores verba inteipretan- tur ita, ut &ive seusura noa dilucldent , sive a verbis genuinis deflectant. Salmasius (iS-^) loco medicinam allalurus ^vretrviq ( laxus ) proposuit, quod nee alia quam coiijecturae auctoritate inuilitur et ab uovissirno Strabonis editore in textuni receplum est. Prinsqnani Salmasii conjccturam cognoveram, ipse livaSviq scribendum esse putavi, quae forma non a more apud Graecos verba forraandi consueto abit , sic v. g. a ^vuv formatur fjLvaSriq clectio- nem mihi propositam nibilo tamen salmasia- na meliorem esse raihi persuade© , hoc sen- su; forma facile fundi et liquefieri potest. Auliqui denique per araalgaraationera au- rum purgabant , ut jam supra dictum est. Puri auri indicia habuit Plinius (i58); igui nihil deperire , tuto etiani in incendiis rogisque durare , quin irao quo saepius ar- serit ad bonitatem proficere , simili colore quo ignis rubere , et difficilissimc acceudl. Altera causa major preiii , quam minimum (iS^) Exercitationihus Plin. p. nfii. (1 38) XXXIII. 19. 120 deterl , neque manus decldua materia sor- descere , ut argentum , plumbum , aes , nee allud laxius dilatari , aut numerosius dividi. Auri igne experiundi rationem, ut siraili ca* lore rubeat, obrussam vocaruut (iSg). Inde obryzum derivatur, hoc est, aurum coctione crebra ita pvirgatum , ut nihil habeat meialli alierius admixtum. Explorandi , probandique auri ralionem Plinius enucleat (i/}.o). Coticulam ( Baaaroy ) , quern lapidem alii lydiuni vocarunt , ipse appellat: his coticulis , pergit , perili cum e vena ut lima repuerint experimentum, proli- nus dicunt quantum auri sit in ea, quantum argenti , vel aeris , scripulari differentia, mi- rabili ratioue , non fallente. Ex pondere auri specific© ejus mixturara experti sunt, cujus rei forte Archimedes in balneo ex indicio corporis sui ipsius fuit inventor (i40' ^* scilicet argenti in auro mixtionem depre- (139) Confer Svet. in Ner. c 44- Sencae Epist, i3. (i4o) XXXIII. 43. Theophrast. ( mpi lidav) §. Mo. (i4i) Vitruv. IX, 3. I 121 henderet, amplum vas ad summa lahra im- plevit aqua , in quod demisit argenteam, niassam : cujus quanta magnitudo in vase depressa est, tantum aquae effluxit. Iia ex- emta niassa , quanto minus factum fuerat, refudit , sextario mensus , ut eodera modo ad labia aequaretur. Ita exinde invenit, quan- tum ad certuni argenti poudus certa aquae mensura responderet. Cum id expertus esset, tum auream massam similiter pleuo vase demisit, et ea exemia , eadera ratione men- sura addita , invenit ex aqua non tantum dcfluxisse , sed tantum minus , quantum mi- nus magno corpore eodem pondere auri massa esset , quam argenii. Praeter auri et argenti mixturam, quae electrum constituit , plures easdem veteres babuere , quas Hatchett jam exposuit , qui- Ltis Roloff {1^2), ( cui hac in re exponenda multa debui ), pyropum , quod ex una parte auri et quatuor parlibus argenti coronarii seu auricbalci couflatum fuit, pro carbun- cnli lapide perperam babitum , adjecit. (142) Neuss. Alli:;em Journal d. Chemie IV. B. p. 91. Journal iiir Cliemie Pliyj. u. Miiie- ralogle IV. B. p. i3*. 123 §11. Ve coquendo argenlo. Ex duabus argentum excocium venis , altera rufa , altera ciuerea, nee uativum in- venti.m est. Strabo oo^islt narrare quia lon- glus sit, quoniodo conficiaiur argentum. Glebas tamen adjecit argentarias plumbo li- quari el eo defuso purum argenUim produci, quern modum el FUnius (i45) docet : terra ilia excoqui non potest, nisi cum plumbo nigro aut cum vena plumbi. llx Genssani (i44) conjectura nitro etiam plumbi argentique meialla couquebantur. Lo- cum vero , quern Reitemeier, ut llquandi argenii raiionem ex Plinio demoustraret, adhibuit, aliter explicandum esse Schneider Vir illustris docuit (i45V Argentum, ait PLinius {ll^>' i53 h. e. slanno sejnnxcrunt. PraeliosissiDiuiu ait Plinius {ir'^) candiduni a Graccis appellalum cassiieron. Ja-n vcro Beckmannus (174 vir illustiis , diil)ilat (juiu Giaccoriim xaaaiTspo^, nostrum staunum, Plluilque plunibiiai album, sed polius plunibi , argenti , cupri, arsinici etc. melalloiuni niixiurain slguificct. Stanuum scilicet, de quo Plinius agil , prorsus m a pluuibo, argenlove-, iia a nostro stanno erat diversum. Ipse de eo haec proaunciat , ia- lellectu baud dubie difficibora; = plumbi ni- gri origo est duplex; aut enini sua provenit vena nee quidquam aliud ex se parit , aut cum argeuio nascilur , mixtisque veuis cou- flaiur. Ejus, qui primus fluil in fornacibus liquor , stauniuii appcllatur , qui sccuudus argeutum , quod remansit in fornacibus ga- lena , qtiae est tenia poriio addiia veuae. Haec ruisus couflata dat nigrum plnnibvini , deduciis parlibus duabus =. Ul enodareut hunc locum (175 , Savol, et Beckmannus (176) poiissimum operam impeuderuul , quamvis (173) XXXIV. 47. (17/1) Heitiaege p. 347. (17.^) Oobet 11. 823. (176) Beiiraege IV. 33i. i54 ipsis profiienlibus , omnes lenebiae nuudum fugaiae sint. Pliniiis de plumbo, sive quod sua provenlt vena, sive quod cuiu argento uascllur, loculLis est. Quod si plumbum, quod sua tantum piovenit vena , nee quiequam aliud ex se parit , fundiiur , ipse neque de argeuto tamquam secundo , qui e fornacibus fluerel , liquore , neque de stauno lamquara priori liquore e fornaeibus exeunte, neque de galena quae in fornacibus renianeret , lo- qui potest. Ergo stannum, quod ex sola plumbi puri vena couflaretur neuliquam co- gitari potest; mixiis igiim- plumbi nigri, ar- gentique venis atque confusis stannum oritur, deinde argenium , tandem galena remanet, Stannum ideo , quod ex mixtis plumbi ar- geutique venis conflatum , tamquam primus liquor in fornacibus fluxit , ex illis duobus plumbi argentique raeiallis compositum fuit, apud nosirates satis sub nomine Werke, seu JVerkblej (177) notum. Jamvero sive haec mixiura meiallorura veteribus suffecit, eaque sub nomine stanni sunt nsi , sive iierato boc ^" ■ i.«-i. , , — II.,— .1,. -— I ^-9 (177) Florencourt p. 35. i35 staunum, catino priori commutato fuderunt, ui aigentLini a plumbo separarent. Nihil vero de comniutandis caiinis fornacibusque apud Pliniuni legimus , forsan quae ornisit. Sic etiani ue veibum quidem de cinere lixivio, sine quo non potuit recoqui stauuum , fecit, lugeuti iguis, follibusque aucta vi plum- bum (178^ spodii genus exhalavit , altera ejus pars ad ciuerem retracia , altera tamquam oleum argeulo iunatans liihargyrum argento locum feceruut. ( qui secund. lig. argent. Plin. ). Quod nunc refrigeratum Pliuii gale- uam reliquit. ( Plumbum virgiueum ). Slannura quoque adulteratum addiia aeris candidi tertia portloue iu plumbum album. Hoc uunc, ait Plinlus (179), aliqui argeu- larium appellant. Jidem et tertiarium vocaut in quo duae nigri portiones suut, et tenia albi ; improbiores ad tertiarium additis acquis partibus albi, argentarium vocant. Cur Plinius improbiores dixerit, primo adspectu mirum videri potest, cum argentarium et staunum, (178) Geiissane hist, nat.de Lang. III. p. 212. (.179) c. 48. 1 56 uirumque eodem pondere , unatn partem plumbi, duasque stanni conlinerent, in prius auiera norainalo argentario , altera portio ex acre candido , altera ex plambo constarent. At argentarium plumbum non slaimo iiostro sed veterum , ergo non solum ex plumbi , sed et argenti poitione , cui terlia aeris can- didi pars addita , constabat. Irnprohiores Plinii vero ad terliarium plumbum in argen- tarium commutandum , quo alios baud dubie falsuri , improbitatis accusari poterani , non ad stannum ( lioc est plumbum cum argento mistum ) sed ad duas nigri plumbi aequas albi portiones addiderunt , quare proprie argentarium appellari non potuit. Quae produxerunt veteres haec fuere : {a\ Lithargjrum ab iis spiima argenti nominaium , optimum vocabant Chrjsitin , secundum argjritui , leriium moljbditin; Atticum fuit probatissimum , proximum hi- spaniense j chrysitis ex ipsa vena fiebat , ar- j gyritls ex argento, molybdilis plumbi ipsius j fusura. Reliqua apud Pliuium- Lithargyrum antiquiius in metalli formam reductum esse, auctores non perhibeut. \_b] Spodium , quod nunc in cameris supra foinaces, in quibus pluniLum separa- tur , excipiiur. Olirn fornarum parietibus , in quibus venae plumbi aut cum auri ar- geuiique venis coramixtae sunt excoclae , adhaeslt ; argenium quod spodio hulc ine- rat , ab eo non separatum est. [c] Minium. Fueruni qui minium cinna- bar! confunderent , idemque esse crederent; qiiare eodem nomine consignarunt. Diffe- reniiani vero rationemque ejus paraudi Pli- nins Claris verbis enarrat (i8o). [d^Satidix. Q uo nomme Dioscoridf?s[ 1 8 1 ), quod ex cerussa in fornace creniata factum, appellat. Fitrui'ius in Sandaracum putat (182). Receniiores putant, saudicem fuisse minium ex cerussa factum (i85\ Forsan tamen no- strum plumbum oxydalura flavum seu 3Ias~ sicol fuit. Ab Sandaraca enira et a minio differebat , quocum ollm uuuquam confusus (180) XXXIII. 4o. (18.) V. 53. (iBa) Vir. 12. (i83j Valentinl Sclinnbiihne aller Mater, u. Spezereien I. 82. i58 est (i84)- Minium, Plinio tesie, rubro , San- dix rufo colore fiiit. Nostro plunibo oxydato flavo quidem rufior fulsse videtur , qui color tameu uslione fortiori natus. Olim in for- nacibus aptis , ut nunc mioime paraius est , sed ita , ut cerussa irita atque cribrata ia patinis miscendo rudiculis coqueretur, donee rufesceret. [e] Cerussa.Vlumhnm carbouicum, (P^/m- mjlhium Plinii ) (i85), Veierum hoc confi- ciendi ratio eadem fuit ac nostra. [y] Saccharurn Saturni. Plumbum aceii- cum. Basilius Palenlinus quamvis primus invenisse dicatur, laraen jam veteres obti- nuerunt. Plitiius enim loco citato, ubi de parauda cerussa loquitur, earn obtiueri dicit ramentis plurabi tenuissimis super vas aceti asperrimi impositis atque ita distillaniibus — aestate. Quod hac via para turn pro cerussa habitum. JNou trauseundum videtur, veteres in medicinae usum plumbum uslum coufecisse. In Hispania ex stanno oxydato nativo separatum est stannum, dum lavabatur, et (i84) Plin. plur. loc. (i85) XXXIV. 54. Diosc. V. 1 o3. 1^9 fjuod subsederat, iterura coquebatur. Modum coquendi auciores baud reiulerunt, uostro tamea siue dubio simillimus fuit. §• VI. De Slibio. Siibium prisci oiinino non ignoraruut. Plinius (i86) ait: = in iisdem argemi meiallis inveuitur^ ut proprie dicarnus spumae lapis candidae niiemisque , nou lamen irauslucen- lis: siimmi appellant, alii siibium etc. =. Haec et quae sequuniur valde obscura sunt. Pli- nius duo diversa mineralia uuo eoderoque nomine junxisse videtur. Ex ejus verbis ap- paret , nomine stibii maris nostrum stibium sulphuratum uativum consignasse. Stibium femiuam plumbi venam zincum contineutem nabeam , quam ex formae similitudine cum slibio sulpburato eandem putaruut, cui opi- uioui tcmperaturae modus favere videtur. Si ilia plumbi zincum continens vena blando (i86) XXXIII. 33. i4o calore urereiur, oxygenium aeris atmosplic-' rici cum stilphure venae coujuncium est at-> que aciduin s\ilpliuiicu!n piojjennit , quod cum ziuco oxydato conuubium iuiit. Plumbi vena islo leni calore omnino mutari non poterat , praeier sulphur forniatione acidi sulphurici amissum. Massa ex opinione qua- dani lacte restincta in morlario tereLalur eX aqua , qua zincuni siilphuricuni nalum sol- vebatur , et sulphur, venaeque plumbi cum ceteris venae nartibus relinquebantur , quae decantato solnto abiiciebaniur. Soluio deinde natrum addiderunt, quod cum acido sul- phurlco se conjunxit, et zincum oxydatum praecipitavit. Fluidum filtro non separatum sequeuti die decantaiuni et spongiis sublaium est. Quod siccatuni resedit , flos dicebatur. De argento vh'0> Differenliam veteres inter argentum vi- vum , et hydiargyrum constlluerunt, quod scilicet e tena, nativura, argentum vivum , quod vero modo arilficioso sibi pepererunt hydiuiijiyrum appellaluni esl ('St'. Cinuaba- iji) cum quarzo conjunciam inveuere , ut et hodie (188). Hydiargyruni naiivum raro ta- iiien occurril, plunmuni ex ciunabari, olim nnnio excoxerunt. Ex illis veuis fraclis hy- draryruni effluxuuj collegeiUDt Ex ciunabari his diiobus modis factum est. Aereis nioi- taiiis pisiilbsque trito mlnio ex aceto : aut patiuis llcliJibus imposilum fenea concha, calice cooperiiuii , argllla supeiillita. Dein sub patinis acceusum foJIibus coulinuo igui , aique ita calicis sudore deterso , qui fit argenii colore el aquae liquore. Idem gut- lis dividi facilis et lubrico liumore con- fluere. — Addilamentorum , qulbus nos feh- ciier utiniur, veteres auctores nnnquam men- tioncm faciunt. Vestigia adpareut, Romanos olim foruacibus ad secerneudum hydrargyrum usos fiiisse , in quibus hydrargvri veuas ca- lefecerunt , et vapores hydraigyii in vase (187 Fliii. XXXllI. 3i. 4i. Anthrax apud Vetru. Vll. 8. (iBb) Hoppensack pag. 82. l42 aqua repleto receperunt- Cinnabarls (189"^ lU-^ terdura iniuio ( ex plumbo obienlo ) atque calcarea adullerata esi. etc. §. VIIL De Zinko4 Zincum inetallicum purum veteres non cognoveruut , soluin oxydaium , cujus origo duplex, altera ex vena ipsa, altera ex for- nacibus, in quibus venae cupri ziucum con-' tiueutis excoquebantur. Ex terra effossa venat cadmia vocata, fuit lapis calaniinaris, qui et durus et terreus inventus est. Hac cadmia praesertim ad couficiendum auriclialcum usi sunt, inijciendo iu cuprum Ilquefactum. Prae-' ter hauc cadmiam veteres habuere duo ejus genera.' alterum e cupri veuis zincura conti-* nentibus ureudo obtinuerunt, fuit iiaque zin- (189) Confer Ferber bergmAnnischa Nacri- cllten p. 88. Memoires de I'Accadeinie de Paris 1719. p. 461. Gelileus Jour. fur. Che. Phys. find* Mitierab IV. p. 334. i43 cum oxydaiuin impurura , tutla nunc dicitur. Alteruiu gcuus ab illo valde differl , ipsa scilicet cupi'i zincuni couiineus vena , quae fusuris nccessaria, medicinae inuiilis. Ex hac cadinia, altera, flauimis egesia flatuque iu ca- JTieris lateribusque fornacum applicata , nata est. Ilia tenuis ruaieriae pars egesia et pro- pter levitatera magis in sublime lata, ibique in allioribus fornacum locis concreta forma insideus, botrjtis appellabalur ; ilia pars vero Capnilis, quae etiam densa, Sed iufima levior, teruntameu neo ita mollis , ac levis , ut pars levissima in supremum domicilium ae- rariura evolans , a fuligine dislans candore , pompholjx aut spodos appellata. Pompholyx fuit Iota candidaque pars , at spodos parie- tibus fornacum, mistis scintillls aliquando et carbonibus derasa atque illota fuit. Poin- pholygera nunc nomine nihili albi sen zinei oxydati etc. cousignant. Fornacem, in qua cadmia fossilis excocta , simulque illud zin- cuin oxydatuiu in ahum latum est collectumy Dioscorides descripsit (190). (190) V. 85. 1 44 I I)e arsenico. Arsenicum nalivura ve teres ignorarunt : cum sulphure minerallsalum in auri argenii- que metallis inveneruut. Altera arsenici vena, quam invenerunt , fuit aurlplgmentum a Grae- cis apa^nxo., ab Laiims et arsenicum voca- tumj altera sandaraca sen arsenicum rubrum. De succcssu , quo veteres melalla eliquarint. Jam vero a nobis expectatur , ut demon- stremus , quo successu ve teres metalla eli- quarint. Superfluam sane, superioribus per- spectis , impenderem operam , si denuo repeterera, quae affatim raultis , ne dicam nimiis sunt explicita verbis ; pauca lamen addenda videntur. In pueris quasi res omnis nietallica ve- terum fuit, inde exivimus , eodem redimus. Cognitio ilUus, per se jucundissima , ad in- i45 tclHgcudos scriptores antiquos ulillssima , ni- hil uliliiatis ad emendanduni alliusquc ve- hendum noslraui iiictallorum excrcendorum rationem affert , longe euim antiquos supe- ravimus. JNcgari quidera nequit , affluxum melallorum majoreni in anliquiiate fuisse , qua dc re confcraulur , quae supra sunt allata , et quae Livuis aliique passim de im- menso argenti aurique uumero cnarrant, quern Iloraaui de populis suLaciis triumphan- tes reportaruut. Fontes laraen non latent, e quibus lantani metallorum oopiam haurire polueruut. — Nulla ccrte alia fuii discipliua inventu difflcilior, aut nasceudo tardior, aut expoliendo per niulia secula operosior , quam ipsa cheniia ad rem metallicam bene tractandum valde neccssaria , cujus incu- nabula diversis populis debentur. A lenui- Lus iniiiis discipliua et ars quae inde profecta cxploraioria satis laeiis incremen- lis aucta in nosiris seculis tandem efflo- rueruut. Scoriarum cumuli passim reperti satis demonstrant , quantum iu metallorum decoctione deperierit. Melalla inter so mi- sceudi ars \ix apud ve teres inuoiuisse vide- 10 1 46 tur , si V. g. slngularem aeris cormihu miX" lionem et compositionera consideraveris (191). Ramentorum iutertrinientura , hoc est, quod in decoctione apud veteres deperiit , baud exiquum fuisse, ex scoriis , quas multo cum quaestu recemiores recoquebant , probatur. Causas , de quibus tantum metallorura in- terilt, bene Genssane exposuit (192)^ nee desuut rnulta, graviaque testimonia, quorum aucloritate jacturara , quam veteres in li- quandis metallis fecerunt , coguoscere pos- sumus (193). FINIS SECUNDAE PARTIS. (191) Plin. XXXIV. 3. (1923 Traite pref. pag. XIII. et seqU. I (193) Griselini II. 94. Born Briefe p. igp*' Pennant. I. 63. Heikenskoeld Ombergshandterings; atskilllga oden ocUom vaxliuger. Genssane hist«j des Lang. II. p. 2.Z0. t47 PARS III/ De administrandis metalUs. J- rimitus qulllbet e vulgo rei metallicae in* cubuit , unde coplani divillarum eximiam cujusvis metalllferae terrae iucolae sibi com- pararunt. Romani meialllferis ad Puuica et quae sequebaniur bella terris neque potiti, reique metalJicae et exercendae , admini- strandaeque coguiiione neque ioabuti , vel saepius ob nieiallorum defectum valido pe- cuniae copiosoque adjumento destituii, non statim ab initio viam metalla administrandi , quam tenereut, iuveuerunt. Sensim sensim- que lamen leglbus certis adsuefacti rem His- paniae aliarumque terraruni metallicam nio- deraii suut. Omnibus fere , quae terrae oc- Cupatc tulerunt > metallis sibi vindicatis ^ in illas saevierunt , quae ipsorum iram aut pro- fundam avaritiam variis de causis vehemeuier moverant. Metalla vero jam iusiliuta respu- blica sive cum incolis sive cum civibus Ro- mauis , qui in provinciis subactis sedcm for- 1 48 tunaruin suarum collocaverant, communicavit- Exiude fodinae publicae el privatae sunt orfae. Si quae fodinae ex auctoritate rei- pnblicae sunt actae , sive ab indigenis sive a Romanis, raodo veciigal ex ipsis reipnbli- cae solutum sit, publicae diciae : privatae autem , quae ab indigenis, vel Romanis ci- vibus in suis lerris sunt inslitutae , et quae non ad puljlicos sed ad privatos reditus erant redaotae. ]\on enim subaciis incolis denega- lum metalli fodinas iis in agris insiitueie , quas possidebant suas , et ila quidem ui re- ditus etiani in suum privatum commodum converlere possent. Omnia propemodum au- raria meialla ex Strabonis (194.) tesiimonio reipublicae, argenti autera , aeris plutnbique meialla privatis erant adscripta. Sed qui sua metalla curabant, tributum sen stipendium, quod vulgo vectigal dictum , quamvis hoc ab illo diversum , reipublicae solvere debe- Lant , unde vectigales , stipendiarii , seu (194) Pag. i48. Tacit. Anna], VI. 19. Fuisse vero et auri fodinas privali juris ex Ammian. XXXI. 6. discimus. ^49 tributarii nuncupail. ]\on solum vero aurum, argcuium cic. praeclpue sub nietallorum no- mine coiijpreheusa fuere , sed lapidicinae quoque creiifodinac , coioiiae ct salinae il- lius veciigalis lespeciu, nieialloiura genera sunt. Quum vero reipublicac aerarium, un- de meiallicis mcrces soivi poiuissei, satisque njaguus servoruni numerus , qui opera me- tallica perficerent, baud adessct , Roraani tamcn ob avariiiam uieiallorum tbesauros uon prorsus negbgcre vellent, civibus respublica metalla locavit,qui, cum publicum bouum redemisseut, Publicani nominabaniur. Quo- rum numerus ab initio maximus , sequent! tempore valde imminutus est, quare raultae fodmae, quas nemo redlmendi cupidus aut capax fuit, interierunt, quae vero ab obli- yione aliquaudo iterum ,. quum posteriias omissas adiret , viudicalae , usum autea praesiiium longe superarunt. Jamvero pu- blici juris sub rcpubHca puio pauca fuisse, et uon diuiurna; nam sublatis Italiae me- talbs, quibus ex vetere inierdicto Patrum parcitum est, ut Plinius {ic)5) narrat, res- UyS) III. 24. XXXIII. 21. 11)0 publica subjeclis geiitibus metallorum exer- citiuin videmr I'eliquisse , sibi tantuni vec- tigali inde percepio. Primis euim reipu- blicae teniporibus in Italia etiam nietalla et ex iis vecligalia aerarium locupletaveruut, sed quum uberlim provinciac delude ilia sup- peditarent, interdlctuin est, ne metalla in Italia exercerentur. Quare praecipue hoc lucro auxerunt rem Romauam subiectae pro- vinciae, quae nietalla visceribus suis conti- nebant. Hispania , Macedonia , Illiricum , Africa , Sardinia praecipue haec irritamenta malorum producebant. In Hispania primum hoc veciigal instltult Cato (196). Quarn gran- de et pingue autem hoc ex Hispaniarum metallis fuerit , maxime ex Strabone colligi potest (197), qui narrat metalla ad Cartha- ginem novam populo Romano viginti quiu^ que drachmarura singulis diebus praestitisse. Plumbi etiam nietalla in Hispania veciigal dedisse, docet PLinius (198), Ex minio etiam (196) Liv, lib. XXXIV. c. 21, (iy«) xixiv. 49. i5i vectigal aerarJum Romanum locupletaLat(iQr)). Macedonia jam autequam Ronianorum pro- vincia esset facta , regibus suis vectigalla ex metallis solveLat , quae praccipue ejus regni opes erant. Perseus iude maximas congessit divitias , quiLus bellum cum Roraauis susti- nere posset (200). Deinde subacta ea a Ro- manis , Coss. Aelio Peto, et M. Junlo, anno urbis conditae 586 metalli vectigal sublatura est senatusconsulto, quo liberi et suis legibus relicti sunt Maccdones (201), quod non ita intelligendum , quasi omne vectigal remissum sit, quvim Livius poslea c. 29. uarret, Paullum Macedonibus ex S. C. et concilii senteutia pronuntiasse ; Metalla auri atque argenti ne exercerent Macedones ( ne scilicet di- viliis afflueutes Romanis obsequium deuega- rent ) ferri et aeris permiui: 'vectigal exer- centibus dimidiitm ejus imposilum , (juod perpendissent regi. De lUyrico eadem re- ferenda (y-o-i). Thracia eiiam nietallorura (199) Ibid. XXXllI. 4o. (200) Liv. XXXIX. 24. (201) Liv. XLV. 18. (202) Liv. loc. cit. 18. Spanliem diss. XIIL de usu numisni. T. IL p. 63o. Clandian. de bello getic. v. 535. Stat. Sylv. IV. YIL i3. l52 ferax erat, ex cujus lapicldinls et ceteris metallis vectigalis frequens mentio est ia lit. C. utriusque de Metallar. 1. 7. et 8. C. , Theod. 1. 4* C. Just., et jam olira Philippus aurai ia in Thessalia , argenti metalla in Tlira- cia occnpavcrat , teste Jusiino (aoo). His proviuciis accessit Britannia , quae metalla auri et argenti Romanis pendebat (204)- Sardinia etiara argentum Pioniae suppeditabat, cujus memineruut 1. 6. et g. C Theod. et Sidon. Apoll. in carmine VII. (2o5) De in- sula Siphao Paus. lib. X. cap. 11. Eversa republica Principes sibi plurima metalla vindicarunt, et fiscum eorum redi- tibus beaverunt, quae per damnatos ( in me- talla ) exercebau t : si vero quasdam fodinas privatis relinquercnt , vel potestatera illas indagandi facerent , vectigal illis certum im- pouebant,- privates enim aliquando jus me- tallorum babuisse docet locus Svetonii (206). (5o3) VIII. 3. (3o4) Tacit. Agric. 12. et conf. c. 3i. (2o5) Pnblicauis servisque in Sardinian! tran- sfrctare vetiuiin, (aoG) In Tiberio c. ^g. Confer Fiade rOrai- fches Bergrecht p. ^2. i55 QuaiUiim vectigalis praesiari soliluui fuerit , definiri anceps est, iiec videtur aequale ex oniuibus mctallis exaclura,sed pro venarum foecunditate vel sieriliiate defiiritum. Consii- tulioue Yalentiuiani et Valeniis 1. 2. Codicis Jusliniauaei et 5. Cod. Theodosii de Mctallar. qua invitautur privali ad auii exercillum , Canon metallicus ( ita enim hoc vectigal appellatur 1. 4- Cod. Theod. eodem ) ab aurilegulis exsolvi dicitur , ut nlmirurn iu- feraut octonos scrupolos in balluca. Prima aetate jus et facultas vectigalia Jnslltueudi peues reges fuit: mutaia deinde republica , et cjectis reglbus , quae ante illis potcsias competebat , inter seuaium , magistratus et populuni divisa fuit , postea quum res Romana in arbitrium Caesaruni venisset ( licet in multis rebus magna eilanx esset senatus auctoritas , certe ejus nomine multa agerentur ) senalui et maglstralibus omnis facultas ademia fuit , vectigalia iusti- tueudi vel exercendi per quos vclleut, ncque cuiquam nisi Imperatori , vel cui ille man- daverat, usurpata; et gravissiraae poenae con- tra cos consiituiac sunt , qui nova vectigalia i54 insiituebant. Tmminuta seuatus aucloriiate , siiblato aerarii et fisci discriniine , onuiia veciigalia iu Priucipum usus et laiioues sunt relata. Exercere veciigalia, quod in locando , vendendo et pecuuiam ex illis redaciain iu aeiariuni imporiando consistebat , seiialus niagistialibus penuisit. Cura haec oliin in- cumbebat ceosoiibus , quorum sub nulu et aibitrio veciigalia eraut. Hi locaturi veciiga- lia, publice Roniae, labulas aeneas propo- nebant, quibus leges ei couditiones, qudjus veciigalia locareut , iusciiptae eraut : inde diclas tabulascensorias el leges ceusorias (207). Dein hasta pouebalur in foro(2o8 , ad quam locaiio fiebai , praeconis voce, qui licitanlibus addicebal veciigalia j quaestor voro, qui ade- rat venditioni veciigaliuni , adnotasse pretia , ex Tertulliano (209) constat, el librum iu quo pretia scribebal, hastarium dictum esse. (lo']) Cic. Oral. II. De leg. agr. contra Rull. c. 21. Piiu. xvm. 3. xxxiii. 21. (jo8^ Liv. XLlll. 16. (209) Tertull. Apolog. c. 42- et 124. Cic Phil. * II. 4o. i55 observatum est. DrbeLat vero locatio onsninm vec ligalium , quae per lolum Romanum iin- periuin exigebaniur , fieri Romae (210), et quidem niense Marlio ex anllquo inslilulo' quo ille meosls primus anni habebaiur , ct magistraius bonores auspicabauiur ^21 i). Prae- lerea locatio in quinquennium fiebat, toii- dem enini annis ceusores maglslraium gere- baut , et singulis lustris finilis pecunia a publicauis leprcsentari debebal (212". Si mc- talla in palrimonio priucipis erani , ea cu- rabat Comes reruin prwataruvi , oidlnarle vero oranis proventus , qui ex metallis rcll- quis fisco obveuicbat ,-speciabat ad Comitem sacrarum largitioniim. Sub hnjus disposi- tioue eiant Comiles metallorum : bi sul) se habebant procuratores ei lubularios , quorum opera in colligcndo vecligali ulcbaniur. Hi procuratores ex decurlouibcis creabautiu-, et meialla curabaut, et raliones vecligalis ex illis ad numerarios deferebant , qui uume- (210) Cic. loc. cit. et I. 3. (•'ii) Macrob. S.iiur. I. 12. Caia; Cic. ad At. VI. 2. i56 rarii frequenllus iahularii appellanlur. Eiiam procuratori raoutis Mariani T. Flavio Po- lychryso nieraoriam posuere confectores ae- vis (2 1 3), quam hie adjungam : T. FLAVIO. AYG. LIB. POLYCHRYSO PROC. MONTIS MARIANI. PRAES. TANTISSIMO. CONFECTORES AERIS. PuLlicani qui couduceudis vectigalibua operam dabaut , equestri ordini plerumque adscripsi erant (214). Quum autem vecliga- lia conducere res essct magni impcndii , et ad quam amplo patrimonio et pecunia opus foiet , quia tolius alicujus provineiae veeti- galia simul loeabantur, non erat unius equi- lis , etsi didssimi , ea redimere , quare pIe-» (2 1 3) Cellar, in notit. orb. ant. ct Bias. Caryophil. de anliq. anrifodinis ex Sponii miscel. ernd. ant. p. igi. et 221. (21 4) Tacit. Annal. IV. 6. rumque equiles societaies inibant de emendis vectigalibus , ut collatis opibus sufficerent magnae ct inimeusae adminislraiioni. Hinc saepissime sociorwn , et societatis appellaiio occurrit , qua piiblicanorum societaies signi- ficautur (2 1 5). Inita socictate cuique pars sua adminisiranda assignabaliir , et quo por- tio , quam qnis conivilerat luculeulior vel minor erai, atlrlbuebalur. Hae societates , eisi nou ab equitibus initae, sed ab alio genere hominum ( libertinorum aliorunique ) sub imperatoribus mansere. In his societati- bus veciigalium , alii conductionera curabant, alii pro illis fidejubebant , alii societaiem cum illis contrahebant (216). Magister So- cietatis erai ille eques primarius , qui Romae omnia societatis negoiia admiuistrabat ; per proviuciam, cujus vectigalia conduxerat, alium mittebat , qui ejus vicem gercbat, et pro (21 5) Plin. XXXIII. 4o. Val. Max. VI. IX: 8. Cic. pro Plane, c. IX. ejusd. Phil. II. ic). vide Suritam , el Wesseliug. ad Antonin. p. 444- ^^ Turneb. Advers. X. 16. (216) Polyb. VI. i5. Hoitomann. ad Cic. Verr. III. 74. i58 magislro dlcebatur, cui accedebant alii , qui operas publicanis dederunt (217)- Ad con- ductionem non ruagistratus , f|uibus cura reditum relpublicae comuiissa fuii , iiec pe- regrinl et servi , sed soli cives roniani ad- inissi. Socieiates pubboanorum quae ab e- quitibus agitabanlur , maxir.iae dignitatis et auctoriiaiis in republica romana eraiu , iia lit, qui abquid efficere in repubbca veJlet, maximam curam ageret , ul sibi adjungereC pubbcauos. Socicias vero ilia publiranornra oliin in quinquennium condiuejiat vectii^alia, quo elapso ab integro btcari debebanl. Sed sub iinpetatorlbiis aliquid niutaium fuit , ut nimirum si seqiientl lustro veciigalia noa eodem preiio looari possent , et publican! praecedenii lustro lucrum fecissent , coge- reutur eodem preiio susciperc veciigalia , quo aniea condiixeraut , quod tameu ad teni- pus tautum consiitutum I'uisse videtnr. A publicanorura nomine pkira metalla nomi- nata babemus. Plinius (218) coramemorat (217) Val. Max. Vf. (). 8. Gic. ad Famib XIIL g. (218) Plia. XXXIV. 2. Sallustlanum , Lh'ianumque, illud ah amico Augusii , hoc a coujuge cognonjinatum. Sum- ma gloria loco cltalo Plinius dicii in aes uiaiianuni couveisa , quod forsan a Mario quodam nomeu accepit , nisi ( v. supr. ) a mouie Maiiauo iia full appellaium (219). Magis ut efllorerent metalla collegia aura- riorum ^220) instituta, et coloniae sunt con- ditae , quihus , ut metalla in reipuhlicae coniraoduin fodcrent , regio quaedani, unde victum sihi conipararent , addicta est (221). Res vero ilia Romanorum , servorum ag- men , exceptis domesiicis rusticisque operi- bus , gravissimis lahorihus metallicis vexatutn est. Puhlicani magnvim numerum (a) servorum coeinere soliti , quern cer- te in immeusum auxissent nisi legihus cen- soriis pracpediti , ne per lustri spalium omnia semel exhaurirenlur metalla. In metallis ad Carthaginem novam , alt Slraho (222) ad (21;)) Coijf. c, 49- (320) Tacit. Annal. VI. 19. (aar) PI. IV. .«. (i22) Pag. 147. i6o XL millia liominum in opere meiallico oc- cupata fuerunt. (h) Praeler servos sceleratis tamquara servis in melallis eiiara servitia erant prae- standa. Cousuetudo hujus immanis supplicii ill Aegypto adolevit , deiude ad alios in pri- mis ad Romanos transiit ; capitis daranali pleriimque ad hauc poenam detrusi , sive fuerint mares sive feminae. Feminarum non fait aeque tristis sors ac marium , cvira mi- norem supplicii molem v. g. metalla lavandi , moleudi etc. sufferre coactae fueriut. Mares vero, qui gravissimos durissimosque tole- rabant labores , compedibus vincii et onusti fuere molestissirais viuculis , ne aufugerent. Quod si tentata fuga correpti , non suppli- cium ulterius quam capitis perpessi. Verissi- mura illud iuriscousultorum dictum; to /tte- TCtjluXLadviVai nXviaLat^si xat ^i^tirai Oavavov. Li- Lertatis felicissimac spes dulcis non duros labores solari potuit : aeterno mocrore affli- ! cti, malorum agmen exanilantes infelicissimam vitam multo feliciori morte commutare bia bant. Verba ipsa in qulbus Diodorus (22 5 (223) V. 38. i6r coudilioucm hanc niiseram depiuglt , quia iuseram, mlhi lemperare nou possum: = Qui iu ergaslulis hisce meiallicis coramoiantur , incredibilem dorainis suis copiam craolumen- torum acquirunt, verum dum sub terra in fodinis dlesque noctesque corpora horum affliguniur , multi sub nimia laborum mole extiuguuntur. JXec enim rcmissio , nee quies illis est , sed magistri verberibus ad gravissi- ma quaeque perferenda eos cogunt, quo fit, ut misere vitam tandem exhalent. Nonnulli qui robore corporum animorumque vigore onus sustinere possum , ad longum tempus in ae- rumnls illis haerent, quibus tamen ob mi- seriarum excessum mors vita exoptaiior ==. Miseram horum et aerumuosam conditionem uberius antea descripserat (224) , quae adiis- se operae preiium fuit. = Nulli corpus cu- rare licuii, adeo ut nee, quod pudenda ve- lasset , religaculum affuerit : neque senilis aetas , neque muliebris iufirmitas quidquam excusavit. Et myriades hominura profligaiae (224) HI. II. l62 sortis, omui sermonum coramercio, omnibus familiaris congressus hlaudimentis privatae , in fodinas illas impactae fuere. = Ohe jana satis / (j) Alii glebae adscripll iuveniuntur me- tallici , qui ob agrorum iis in usnm tradi- torum reipublicae opus metallicum tractarunt, quorum numerura sub nomine corporis sive collcgU amplecd solitum fuit. Comes rei meiallicae ipsis erat praefectus (225). Jam vero commentationi fiuem impona- mus, Vos autem viri humanissimi et maxime VENERANDi , valete et favete. FiNlS. (225) Plurima hoc capite contenia jusqne ro- manorum spectantia ex operibus nostri Flade ( roemlsches Bergrecht) et Burmanni ( de vegli- galibus populi romani ) excerpsi. i63 INDICE Cronaca terza di Plndo del Sig. Prof. An- gelo ylnelU Socio corrispondente Pag, ^ Tradnzione delle Ceorgiche di Virgilio del Sig. Pt'of, Cesar e Arid ...» lo La Solitudine , poemelio in otlava rinia del Sig. Ah. Francesco Ghirardelli Socio corrispondente » i3 Elegia latiua sopra Dante del Sig. Giro- lanio Federico Borgno , . . . » 17 Perifrasi in prosa della Gommedia di Dante del Sig» Ferdinando Arrivahene » « ivi Ode coniro la Forluna del Sig. Gicolamo Federico Borgno -a i^ Della lirica poesia, Dissertazione dello stesso» 21 II Violino simbolo dello stalo attuale delle Arii imitatrici, Dissertazione del Sig' Ab. Domenico Colombo ...» 24 SuUa yita e sulle opere di Gio. Battista i64 Vico , Memoria del Sig' Gio. Batlista Corniani » Traduzione dl un libro del Commentarj di G. Cesare del Sig. Barone Camil- lo Ugoni » lllustrazioue di un'aulica lapide di M. INo- iiio Arrio Muciano del Sig. Dott. Gio. Labus Socio corrispondenle . . « Sopra i vasi linfatici , Memoria del Sig. Farnesi Medico di jlscoli comunicata alC Ateneo dal Sig- Dott. Gio. Labus « 35 36 4« Sulla vita e siilla vilaJita, Memoria del Sig. Dott. Pietro Riccobelli . . . . » Sul modo di agire delle soslauze sul cor- po vlveijte. Memoria II. dello stesso » Se offre piii vatitaggi il sislema dl collo- carc per regola geuerale nelie pnbbli- clie cariclie i nobili , e doviziosi , o gli iiomini forniti di soli meriti per- sonali. Memoria del Sig. Gio. Battle sta Piigani » Sopra 1 vautaggi agrarj ed economici della coltivazione del Cotone. Memoria del Sig. Cav. Carl' Antonio Gambaia So- cio onovario » Sulla riforma da farsi nei vestimenti tea- irali. Memoria del Sig. Antonio Scr- gent'Mavccan Sgcio corrispondenle » ivi 43 47 De nnllquitatis re metallica Commcntalio qiiani oonscripsit Johannes Cliristianiis Jacobus Bellie Minister verbi divini et literarum humaniorum iu Lyceo Clau- sihaliae CIO ID CCGXI. . . . « 5i PARS I. De metalli fodinls antiquis . , . • ') 68 Cap. I. De fodinarum exteriori interioii- que conditione ...» ibid. Cap. II. De variis fodinas excavandi raodis» 69 Cap. III. De puteis ciiniculisque . . » "^4 Capo TV. Dc opere fodinarum fabrili . 5) 79 Cap. V. Rationes quibus metalla saxaque sterilia e fodinis ablata sunt . . » 8r Cap. VI. De aquis e fodinis exaurieudJs » 82 Cap. VII. De vaporibus e fodinis pelleudis » 86 Cap. VIII. Caliginem subterraueam discu- liendi modus » 89 PARS II. De Metallis tractandis, sive de Metallurgia veteruni ''93 Cap. I. De preparandis metallis . . » ibid. §. I. De frigendis Metallis » J)5 §. II. De Metallis tundendis . ; . . » 96 i66 §. III. De molendis MetalHs . . . . » 9^ 5. IV. De lavandis Metallis . ...» 98 Cap. II. De liqiiandi ratione veierum in gencri notata » loi §. I. De igni quo metalla fusa ...» ibiJ. ^. If. De afflatu . . » io4 ^. III. De caiinis ad liquefaciendum adhi- bltis 5) 106 ^. IV. De fornacibus liquefacloriis . . » 107 §. V. De explorandis metallis ...» log §. VI. De temperatura melallorum , seu de amalgamatione ....,..« no De Hquandi ratione veterura in specie no- tata * . » . » ii3 5. I. De coquendo auro » ibid. 5. IT. De coqnendo argento . . . . » 122 §. III. De aere conflando » 1^4 ^. IV. De fundendo ferro » 129 5. V. De coquendo plumbo stannoque . » i?'2 §. VI. De stibio » iSg §. VIT. De argento vivo » i4o §. VIII. De zinko » 142 §. IX. De arsenico » i44 De soccessu quo veteres metalla eliquarint » ibido PARS III. De administrandis metallis . '47 EB. COR. 'ag. 55 linea i6 inGdus ib. 21 redondare p. 62 3 Istraelitae invldns redundare Isfaelitae ib. 4 Pbaenices Phoeaices ib. p. 63 16 Arctissimum 9 Paenis Arctissimum vincnlom Poenis p. 64 9 ommissuros omissuros p. 66 ib. p. 68 5 in qaarum. 2.b Calybe 14 moiidiliem in quarnrn Chalybe munditiem p. 69 p. 7a V- 73 1 3 magnosque nola z6 peript. j6 Aer magaos peripl. Aer p. 76 12 omnis omni p. 77 p. 78 sola 41 Gecsanne 3 inde Geussane unde p. 80 ib. 7 relinqaenlur 12, infaecundis relinquunlnr infoecuudis ib. p. 81 ib. p. 82 1). 33 p. 85 ib. 23 luaerore nota 52 potosianiis uola ib. phyical. 16 inondatur nola 'i3 Gensanne 5 Egypio 7 Vetrnvio moerore Potosianis physical. inundatnr Geossane Acgypto "Vitruvio ib. p. 88 l5 altissime 12 Viirurius altissimae Vitruvius p. 89 ib. '4 Egypticriim 18 mox Aegyptiorum inos p. 90 ib. 4 caepisset nola 78 Gcnssanne coepisset Geussane ib. nota 79 Lucelips lucetium p. 91 p. 93 to Hoppeusark 8 preparandis Hoppensack praeparandis P- 94 lo quesiveruQt quaesiveront p. 95 nota a3 e py avowal ipyat,ovTat, ib. 2.1 annis cunis p. 96 10 formam formam fuisse P- 97 9 Nundum Nondam p. 99 2c fluvisquo fiuviisque ER. COR. 'ag. 110 linea 5 ripetitur repetitac ib. 18 Egypto Acgypto p. lor i5 generi geuere P- io5 ncia 104 Schnieder fchmieder lb. 1 5 mulloquo mulluraque P- 108 8 fabbricalum t'abricataui p. 109 5 Pyreneis Pyreuaeis P- no 4 aurcm aurum parnm P- 114 3 preparavcte pcaeparavere P- 116 19 fenilis fevtilius P- 117 nota 132 85. 855. P- 119 18 igui igne 11 ib. 21 dilficilissliue ditficillime P- 120 4 calore colore p. 122 11 conquebaniur concoquebanlar P- 123 5 excoqaendo recoqaendo P- 124 15 aatam autem P- 125 I GTLTnyipia aTinwipiOi ib. 14 Alhaeneus Alhenaeas p. 126 4 caodet'octas candefaclos P- i3i nota 167 Ovid. Mtt. V. Ovid. Met, Xir. P- i37 l5 in id P- 140 10 venaeque venaqne P. 141 4 hydraryrnm hydrargyrum p. 143 nolu 189 Nacrichten Nacbrichlen Pi 145 2 alliusque alliusve P- ib. 1 1 Don nos p. 146 5 exiquum exiguum P- 147 20 occnpale occnpalae P- i5o 1 1 Illiricum IllyricDm P- ib. 18 quinqne quinque inillia P- i56 1 3 adscripsi adscript! P' X58 4 redituiB Tedituum \,,^ M?NO Nile ^. y a ID GOSPKXV^ SACFCVRAT EJ^'ATjB^GNO^fvE "ERONENS ob^largitio^neIi^eivs ivQD^TTHOCMAS ^v IVVENTIAWAS PE CIEND'P#fS CCCIDDD ifPVBLIC'EEDERIT yiLjjf a'E.D '^v- w^. wm^ COMMEKTARJ DEIX' ATENEO DI BRESCIA DUGH ANM IMOCCCXni MDCCCXIY MDCCCXV BRESCIA P E U N 1 C O L O B E 'I' T 0 N I siDcrcxvia AVFERTIMENTO Benche alia fine dl ciascuii anno nella solenne ullima adunanza accademica si leg- ga dal ScgretaiLO la lielazione delle pro- duzioni del signori Socj ; a fine di proi^ve- dere alia possibile hrevita e necessaria eco- nomia nella slampa si congiungono quelle di un triennio in una sola. Chi desidera perb di sapere quello che di anno in anno si e operato nella nostra scientifica e letleraria Sociela, vegga V indice secondo in fine dcl- V opiiscolo , in cui sono le memorie dislri- huile ncli ordinc col quale furono lette. V^he Ic scientlfiche e lellcrarie adunanze ab- jbiano in ogni tempo conlribuilo alio svrlnppo idelle iniclleiiuali faeohii ed alia diffiisloue dei lumi , c fjiiesta una veilia, o Signori, di cui la sioria dei popoli e dell' umana civilta ne ireca le piu irrefragabili testimonianze. Dlf-« falli se indietro spiuglamo le noslrc ricerche siuo ai tempi per lontananza oscuri , irove- jrenio uon altrimenii ragricoltura essere nata, presciula cd alia sua perfczione ridotla nelle Icontrade della Grecia e del Lazio, che per esscrsi stabiliti certi congressi di coloro cbe pesia niadrc di luito le aid applicati si ;rauo a coUivare ; i quali in comune i loro rovati recando , con generoso cambio di lu- ui gli uni agli altri fiirono di giovaraento. ^bc lo slesso di tulle le alue arii all' uraa- jia socicia ucccssaric avvcnisse, sicurissimo; 6 teslimonlo ci sia fra tulli Manillo , il quale deir ovijjlue lor favellando , e dei loro avan- zamenii iie dice : » Seducta in varias cerlarunt pectora curas, » Et,quaeGumque sagax ten lando reperit nsus, J) In commune bonum, commentum laeia de- dere. Quale incitameulo non eLljcro gV ingegni per coliivarsi nella poesia e nella musica dalle gare ad essi proposte ncUe feste Olimpiche, Isimiache, Nemee e specialmeute nelle Piiie, uelle quali premio riportarono sino da piii ri- moti tempi gli esperii in cautare le lodi de- gli Dei coi tanio celebrali Peaui? Ed in Aiene perclie giunsero si presiamenie alia loro per- fezione la Commedia e la Tragedia , se non perche nei tealri veniva aperio un campo di gloria, da cui partivano geuerosamente pre- luiali i vincitori? In questa guisa la scollu- i ra, la pitlura e la stessa filosofia nella Gre- cia eLbero incremenio e perfezione. E non e quindi meraviglia se con mezzi cotanio ef- ficaci ottenesse su tulii gli antichi popoli ci- vili quel vauto cbe ancora non Ic vien cou- tvastato, di maestra dclle nazioui, Fra i po- 7 poll moJcrni pol non vegji^lani forse esscie plu rapitlanicuie iisciii della barbarie quelli appunto, cbe con savle discipline scppero gli iiomiui pill d' Ingegno foruili quasi in una sola faniiglia raccorre, perche coniribuendo, per cosi dire , ciascuno all' erario coniunc il tesoro delle sue scopcric e cognizioni, da questo sacro dcposiio piii facilraente si dlf- fondesse su iiiiio il popolo, e si ne cacciasse via la rozzezza, 1' ignoranza e I'crrore, e uni- versali rendesse le uiili cognizioni? Ma oltre questo vantaggio, gia per se stes- so palese , che dalle accademlche societa de- i I'iva alle cilladi ed ai regni, due allri ve n' ba I non meno rcali, quaniunque non cosi cbia- j ramenie scniiii ; uno c il pungolo per cui I vengouo i dotii socj 1' uno deH'allro eccitali I a meitere a prova il loro ingegno; nulla piii I agli elevaii anirai gravando , che di compa- j rire iuferiori ai loro collcghi e indegni di I quel grado cbe lor veunc conferito. II se- condo, cbe la dotia sociela diviene come una I meia , cui aspirauo i giovani di mente sve- gliata , e quindi coraggiosaraeute faiicano per conscguirla. Per la quale nobile gara vq o gonsi gll aiiinii distolli dall' ozio inert<5 e dalle o fiulli o ver<50gnose occupazloni , e tulli rivolli al fine glorioso dclla doiliina c del sapere ; e cosi a poco a poco lutio splen- dc di fulglda luce 11 paese forlunalo, ia cui la doila unionc (lorisce. Merilarncnie diinque io mi rallogro coa voi , mendjri ouorati di quesla gla fiorente societa, e dell' onore cbe avete colle vostre produzioui acquistato alia dolce nostra patrla presso le viciue ciita , e del niaggior luslro chc siete per procurare alia medesima ed a voi stessi uell' avvenirc : e con lieto anlmo , mi acciugo avauii agli illustri Maglstrati a dare uu breve ragguagllo delle done vostre elucubrazloni die nei varj rami dell' uniauo sapere avete nell' ultimo triennio preseutale, onde chiaraniente apparisca cbe sempre viva si manliene in tulli voi la brama di ben me- ritar dalla Patria e dall' Augustissimo Mo- narca cbe con paicrno amor ci governa. LETTERATURA Ko, se prlmi rechi iniianzl a Vol, uma- nissimi Signori, i poelici siudj della societa. nostra, troppo leggera cosa vi dcbbouo ap- parlre ed iudegua di occupare Ic nienii al hene dei loro simili applicate e intcse ; clie tale ccrto lion parve a quegli aulichi la poe- sia , i quali anzi di ogni timanita maestra e di lullc \c pill geucrose azioni pvomotrice la riconobbero. Ne sdeguo Cicerone nell' adu- nanza del popolo Romano, avanli giudlci se- veri , di fame Y cncomio e di coufessarsi debilore a lei deH'ardeuiissimo desideiio di gloria, cbe lo avea portalo a sagriticare tulli i suoi comodi alia salvezza della sua patria ed al bene de' suoi cittadini. E questo egli diceva specialmente di quel genere di poe- tici lavori cbc olire al dlleito che anecauo , le immaglui rappresenlano al vivo espresso dei maguanimi eroi, i quali e col loro co- raggio e colic loro viriu ben merliarono dai loro coetanei e da tutta la posterita. E di quei poeii egli iuteudcva uon gia:, che molli, suervall e voliUluosl aLusano del privllegio lore accordalo dalla natura per dipingere coi luslughieri colori dcUa viriii le piii basse pas- sioui , e tuiia la deformlia del vizio uascou- dono ; ma si bene di quelli clic quasi da diviii nuiue isplraii appalesaao lui' aiiimo ca- pace dci plii nobili seiulnienli ed uu inge- gno die poteniemeule si scuoie alia contem- plazione del grande , del vero , dell' onesio , e che colla sublimiia dei concciti ed evi- denza delle imniagiui uon solo persuadono , ma seco trasciuauo gli auimi di coloro che 11 ascollano. Tale fu da lulla 1' aiilicliiia riconosciulo il priucipe dei lirici Greci, Piudaro ( al quale se il primo luogo io assegno in quesla re- lazione della poetica facolia, non sia tra voi clil mi riprenda ); percio credelte il Segre- laiio vostro che faiica non iudegua di essere soitoposla al puvgatissimo vostro giudizio fossero per riuscire nuovi saggi della tradu- zione , ch' egli ue va facendo nell' italiana lingua. Tre furono le odi illustrate e tradotte ch' egli vi presenio cioe la IV. , la VI. e la XIV. delle Olimpiache. La prima iu lode di 1 1 Psaumlcle Camarlneo fi<^Yio cli Acrone , che riporlo viuorla colla quadriga nell' Olimpiadc trenteslma seconda. II poela lo esalia per I'o- spitaliia , per la dcslrezza iu educare cavalli, pel suo zelo uel inanienere la pace e la Irauquilliia uella iiuova rcpuljLlica di Carna- riiia. La quale citta di fresco piautaia da una coloula di Siracusani, e nou ancor Do])ile per alcuu glorioso fauo dc' suoi cilladiui , viene per qucsta vittoria di Psauiuide ad aggua- gliarsi meritameute alle piu nobili citta della Grccia. La brcviia non loglie a quest' ode nessuno di quei piegi che brillauo in tulle le opere del vale Diiceo. Ylvacita di figure, concitamenio d' inmaaglui , voli , e quell' ap- parenie disordiue nclle parole che appalesa r eatusiasmo di chi le delta. Essa ba pure neir ultimo epodo una brevissima digressione, che giova a delrarre da Psaumide il ridico- 10 che avrebbe poiuto far nascere 1' aspetto di capelli canuli iu lui cauipione Olimpico. 11 poeia riferisce geniilmenle il falto di Er- gino figlio di Cleomcne, uuo dcgli Argonauli, die per essere iunanzi tempo cauuto , fu nou seuza dcrisionc veduto dalle Lemniadi lottare 12 cogli altrl prodi nelle festo, clie celebrarono in queirisola e die volse in sua gloria lo sclierno riuscendo vlncitore ,• percio finlsce con questa sentenza , ;> Talor canizic, anzl la dcljit'ora, » Imbiaaca tal cui giovinezza infilora. L' altra luaghissima e faita in lode di Agcsia Siiacusano vincllore col cocchlo mu- lare uell' otlantesiina quinia Olimpiado, /p9 anni prima delFEra Crisiiana. Fu quesli per parte malerna discendenie dei Giamidi , i quali avevano per eredlta da Gianio, primo di loro faniiglia, il sacerdozio in Olimpla , ed abitavauo la cilia di Sdmfalo in Arcadia j per parte di padre scendeva da illustre faniiglia di Siracusa , una delle pri- me fondairici di questa cilta. A tali pregi di nasciia univa Agesia quelio di essere stalo eletto saccrdoie in Olimpia ; perclie abban- donata per qualche tempo Siracusa erasi cola irasferiio, e concorso alia nobile gara dei giuoclii, vi rinsci vincltore. E auclie a sapersi die i Teliaui aveano comune la materna ori- gine cogli Siimfaiii, poiche , siando alle nil- tologlche tradiziuni , la ulnfa Tebe ( da cui 13 cLlje norac la palria del nosiro pocia ) fu fJglia di Asopo fiume di Beozia , e della niufa Metope (Iglia di Ladoue fiume d'Arca'iia; che in Siracusa, sede paierna di Agesia, legnava a quel tempi Jcrone il maggiore , proteiior geueroso di luite Ic belle aid, culiore egli medesirao della musica, muuificeotissimo me- ceuaie di Pindaro , ed accarezzatorc di Age- sia. Ognuuo sa che Ic odi di Piudaro si meitevauo in musica dal piu esperii maestri, e si cantavauo uella solenne festiviiu clie la patna preparava al vincitoie , accompagnate dalla pantomima. Ora alle altre opportunity per 1' argomenio dell' ode questa pure si ag- giungeva, che il maestro di musica era uu cerio Enea concitiadino ed amico di Pindaro. II doppio vauto di Agesia, cioe del sacer- dozio e della vlttoria ; la doppia gencrosa ongme paierna e materna ; il ceppo comuue dei Tebani e degli Siimfalii ; la patria co- muae del musico e del poeta^ lo scherno che si era faito, sino ai tempi di Piudaro, dei Tebani dicendoli povci Beotl , che e in quanio dire stupidi ed inetli alle hell' arii ; I'esscre Agesia suddito del proietlor del pocta; i4 tutie quesie cose insleme gli si volgono nella mente , gli scaldano la fantasia e gli porgo- no materia per 1' ode j la quale iion sia chi dubiii , ch' egli poi sappia ingrandire colla graviia dei conceiti sempre nobili ed ardlti, illustrare collo splendore delle immaglni quauio brevi , altrettanlo vlvaci, magnificare col pellegrino artifizio delle meiafore , su- bliraare insomnia colla lirica connessione ed armonia delle parole. L' ultima e in lode di Asopico Orcome- nio figlio di Cleodamo , il quale vinse nel corso tra i giovanetti, poclii auni dopo la morie del padre. La freschissima eia del suo atleta e la palria in cui particolar culto aveano le Grazie, suggeri al poeta d'inlitolare questa Lrevissima ode a qucste Dee , e per- cio coniincia: O dive Grazie , o celebri Regine d'Orcomeno, Di bei desirieri altrice I Voi che sede felice Oitonesle nel fertile tcrreno, Che bagna con chiare acque il bel Cefiso; O degli antichi Miuii inclite presidil i5 Se a vol mi proslro riverenie e supplice, Deh mi iidiie , serene il vago viso. Sui morlall diffoudesi Per voi gioja e diletlo; Se uom saggio illuslre e Luono Diviene, e vostro dono. Senza le Grazie nell'empireo leilo ]\oii pill muovon gli Dei danzc c convlti; Dispensatrici iu ciel d'aurca leiizia, Sedute presso al saetianie Apolllne, Cantano al padre Olimpio inni gradili. O Aglaja, o Leila Eufrosine, Cui dilettan carole , O leggiadra Talia, Arnica d'armonia, Del pill poicnic dci Celesii prole ^ Or m'ascoliaie ee. Ma in Orcomeno lie in liuta la Grecia ( sopra cui la tirannia ha strascinaia la bar- baric c I'ignoranza ) noii piii hanno le Gra- zie verun culto. Inyece quesle irovarono in Germania e sino a Biberaco nella Svevia e tempj ed adoralori. Tardi e vero, ma pure fiualmenie passarono iu quelle comrade , c come prima nella Grecia c poi nell' Italia, i6 cola pure farono maeslre dl geulllezza e fa- condia, cd insegnarono a trarre da quella lingua, per lunga seile di secoii giudicaia troppo aspra e dura, graziosi gli accenii, per avverarc auche in questa parte il dcilo di Pindaro ( I. 01 imp. ) chc La Grazia il tuiio aLbella , E con soavi incanli , Fcde acquisla talora all'incredibile. ]Non vi e oramai in Europa clii non ri- conosca iu Wicland uno dci piii predilelli saccrdoli dellc ire dee. Queste gl' infusero quella csteusione , varieiii e fecondila d' iu- geguo , quella vasia e profouda erudizione , quella viva e hriilanie fantasia , per cui pole abbracciare tulil i generi, e iratiare con eguale felicila e riusciia oggeili fra lore assai dif- ferenli; sicche era ben giuslo die le Grazie clie lo avevauo favorito cotanlo , fossero da lui deguaraente celebrate. Ed egli appunto lo fece col suo poerneilo in quailro libri diviso, iutitolato Ic Grazie. Del nicrito intrinseco di quest' opera ncl suo originale, voi cerlo non pre len dele die io qui faccia parole; piuiio- $10 vi diro die la venusla dello stile, revi- ^7. denza delle imraagini , la vivacita del colo- lilo , che furouo ammiiaie iiell' autore Ale- nianno , seppe il nostro socio di ouore 1' il- lustre sig. Cav, CarrAuioaio Gambara iras- fondeie uell' italica lingua , uella traduzione che iu due rlprese el lesse nel uoslro Ate- ueo. Nulla ci appare di stentato, nulla che lasci seuilre il iraduitore; lutlo vi e ridenie, naturale , grazioso ; sicche a raglone diremo, che se Ic Grazie deiiarono questo poemeito a Wieland , le medesime Grazie assisteitero il nostro socio a recarlo in una lingua, che pare abbiano esse formata a bella posia , dopo la Greca , per esservi celebrate. Ma se 11 slg. Gambara iragge dalla Ger- mania Ic poetlche grazie perchc le gustlamo; Jl sig. Avvocato Buccelleni c'iuvlta al Lazio, come a ricchissima indigena miuiera onde possano gl' Iialiaui trarre sicuramente , come dalla Grecla, oro purisslmo e senza moudi- glia. Con nn saggio di traduzioni da Virgi- lio , Tibullo e Properzio , che in due fiate ci lesse , egli ne fece assaporare nella ita- Hana lingua, I'arte incantairice con cui sep- pero quegV iuslgni esprimcre i piii caldi at- feiil; e peuetrando uello spirito di ciasche- duno, ce n' espresse nou solo il concetto, ma le grazie e la dlversita del numero e dell' armonla. Dappoiclie , slccome oliima- mente avverle il uosiro socio , male vieue appellalo tradultoie colui che si conieiita di rendere il concetto d' un autore , e male colui che auche usando voci di signifi- cato corrispondente , e alia lettera traspor- tando, si appaga di dare al suo stile una generica armonia che li raolce ed alletta r orecchio , ma non ti eccita la passione e il commovimcuto che conviene all' rmniagi- ne espiessa , e ti da quiudi il poeta mulilo e dimezzato. Ora questo accadde dal piii al meuo fuiora anche ai traduitori dell' Enelde di Virgilio ; come era avvenuto dal piii al meno a quelli della Georgica ( P^edi il CoTn< deiranno 1812. ) Virgilio maestro della musica poeiica ne \\ penetro i piii segreli misieri , e fece accorii i suoi leltori in quanti modi e con che lievi gradazioni possano essere in mllle guise "vcsilte di armonia le idee piu astratie e piu I dai sensi remote. Won si nega ai Caro la | »0 grazJa della lingua in cui traduce , ma con- vieii confcssare che conieuio di dare al suo verso un' armonia qualunquc, molte voile av- viene che questa in italiano riesca opposia a quella , onde voile Virgilio csprimere i suoi concelti ; slcche dlverslficando i modi, dislrugge 1' intensita dell' espressione. Parco si dica il Boudi uegli arbilrj , non licenzioso negli aggiunii; ma quesio preglo della sua traduzione che vale? quando irasforma iu un'incisione fredda e monoiona Ic linte sa- poriie di un Tiziano? Non si contenia "Vir- gilio che la mente del suo leilore percepisca le sue immagini; vuole che il cuore ne scnta la presenza. Si accordl all'Alfieri il vanio di procedere accuralo, nervoso, rohusto,- diremo pero noi ch' egli ha iradotio un poeta che io mille guise si aitcggia, senipre vario nel- r armonia aiiemperata a luiii i movimenii dell'anima? Vuol duuquc il nostro socio che il prcgio della fcdcllh in una traduzione con- sista nel tradurre non solo i concetti e le parole, ma le immagini, il moviniento dclle medesime e possibilmeuie 1' armonia dell'ori- ginale; e con tali giusiissimi sentimculi induce, 20 anchc prima clie si vegga, favoievole opinione del sijo lavoro. Oia qviesia opinione ei raffer- mo nei saggi che lesse nel nostro Aieneo di traduzione diVirgllio, di Tibullo e di Pro- perzio. Ij'entusiasmo di quest' ullimo, la paletica sempliciia del secoudo, e la molliplice varieia di coloiito del piimo vi si risconirano conser- vaicj e a iioi uon resta a desiderare che di ve- dcr presto compita almeu 1' opera sua sopra Virgilio, onde come abbiamo ima bellissima traduzione delle Georgiche dal sig. Prof. Arici, cosi possiamo vantaruc una auche dell'Eneide faita dalTahro nostro socio il Prof. Buccelleui. Ma nel menire che qiresti accrescer leu- tano le bellezze e le forme del patrio idio- lua col trasportarvi i peregrini concetti dei celebri scritiori delle piii colte nazioni, per tin lusso letterario, diro cosi , il sig. Eorguo le native italiane produzioni uclla liugiia di Lucrezio e di Virgilio di irasportare si ar- gameota. Come anni fa tradusse in vers! la- lini il carme sui Sepolcri del sig. Ugo Fo- scolo, COSI quest' anno ci lesse la traduzione del carme in risposta di qtiello, dellato dalla casiissirna peuna dei sig. Cav. Ippolito Pin- at dernonte. L' umanlia si consola dl trovare ia questo illusire Icilerato Veronese un valido proiettore , e la rcliglonc uiio zelanie pani- glrista. Ma nou accade oho molie parole io faccia per lesscrvi 1' elogio del sig. Pindc- monte, e perchc non devo iiscire del corse di quesia niia relazione, e perche il giudizlo del Pubbllco c di Voi sul nierlio di cosl illusire soggcito e gla falto prima d' era , quando cioe comparvero alia luce i suui an- rei scrilti. Del sig. Borgno diro lodcvolissima r intenzioue di moslrare all'Iialiana gioven- tu come imitare si possano i classici lalini nella siessa loro lingua, cui egli cbiaraa a coltivare ( Vedi il Com. del 1812 ) per le ragioni allrove annunciate, collivandola egli con lanto successo. In qucsia iraduzione pro- euro di couservare scrupolosamenie il genio, r andamento , il colorito c la frase del suo originale , per quanlo 1' indole della lingua laiina glielo ha permesso, non dipartendosi mai dalla slcurissima scoria di Tilo Lucrezio Caro e di Virgilio cli' egli , suUe Iracce del Fracasioro, in questi polilico-morali argomenti studiasi d' imitare. 2.2 Ma non solo I poliilco-morali , anco II scicniifici c filosofici deiiar seppero le Mu- se ai loro favoiitl aluuni, tra i qiiali vuole certo asciivcrsi I'abate Zamagua aulore del- 1' ele^anlissimo pocnicito latino , iniilolalo Navis aerea , cLe suona prcsso iioi il Pal- lone volante. 11 nome del sig. Zamagua e nolo ai leiteraii d'lialia e d' oltre monte j e cerlo quest' opera sua e tale da recare spa- veuto ad ogui piu ardiio ingegno, osaio egli aveudo di tiaiiare con liuguaggio poetico , e con immagiui vestire i piu difliclli punti della geonietria, dclla siatica e dell'idrostati- ca, ohe fiuora parvero rifiuiarsi ad ogui al- tra favella , che all' aiida ed inamcna delia scuola. L' impresa ardimeuiosa riusci ad ot- lirab fine al Zamagua , ne meuo ad oitimo fine riusci al cliiarissimo noslro socio d' o- nore il sig. Contc Girolamo-Silvio Martiuengo quella ch'egli assunse di volgeilo in italiano, e di mosuare col faito clie I'ltala Musa nulla cede alia Laliua, quando c jnvocaia da Genj supeiiori. Ma dalle poesie iradotte alle originali ci chiama il sig. Foruasiui, invitaudoci con 25. paieiica Elegla a secolui plangere la raorte di una sua clileilissinia sorella, che nel fior dcir eta con crisiiana morte e passala alia vita njlgliore. II vicendevole amor fraterno ; le dome- siiche viriii tanio pregiabili in una douzella, e dal vojgo ignaro cosi poco conosclute e slimaie ; la religioue e la piela che ab- bellano agll occhi dclle aninie buone I'a- speito della niorie , solo lerribile all' ini- quo ed al profano , formano 11 soggetlo del suo canto che lascla nell' auimo piu care e piii utili inipressioui di quelle che ordlna- riameute i poeii ispirano coi lore vaueggia- menti amorosi. Ma a distrarcl dai troppo serj argomeuti, accompagnato dalla ridenie Talia , vieue il sig. Professore Anelli, il quale coUa a lui famigliare festiviia, facilita e grazia di stile ue presenta la quarta delle sue Cronache di Pindo iutitolata V Arcadia. Di questa cele- bre Accadeniia die sin dal suo nascere fu ordiuata a richiamare in Italia il buou gusto sbandiiovi dalle siravaganlissime fogge di scrivere iuirodotie dagU scriltori del secolo ^4 XVII., il merlto egli can la e noii tace i di- felti. Vi sono celebraii i nomi del Redi ^ Filicaja, Guidi , Menzini , Salvini , Zappi , Maraiti, Lazzarinl , Magalotli , ne va seuza il debiio tributo di laude il uosiro canonico Gagliardi , il quale fu zelaniissiaio promo- tore del buon gusio nel nosiro paese. Per quanto speita all' invenzione , c diio cosi alia macchina di questa Cronaca ( puiche quesli canli sono scrilli dal nostro socio in modo , che uno iion e all' altro legato so non pel titolo che porlano comune ), cgli finge tina solenne adunanza degll Arcadl nel Losco Parrasio, dove, sotlo il sinibolo di varj giuochi, ei canta le loro gare per olieuere il prirao vanto nel varj generi di poelico la- voro : e raescolaudo al seiio il ridicolo, va, senza parerlo far di proposiio, rilevando di ciascheduno i pregi ed i difetii ; e cosi delta alia siudiosa gioventu le regole del buon gusto poelico. Del quale, uobile alunno cresce fia noi il giovane sig. Avvocato Giuseppe JXicoliui. In un poemelio in qualiro libri die presenlo air Ateueo per provocarue ii Giudizio , egli :35 ha trailaio della coltivazlone del Cedri. Tuiio cio che la scienza e 1' arte ha suggeriio c posto in opera per far prosperare fra noi qaesia non meuo lulle che sahillfera pianta, c uiaestrevolmente csposto dal sig. NicoHni: nia questo e poco , avendo poluio j^Iovarsi ill cio dei varj hbri e di hotanica e di agra- ria che disiesaniente hanno irallaio di que- sta materia. Se dal poeia didascalico si pre- lende con diritto , che i piu utili prccelli ci sieno esposti, uon si preteude ch'egli iie sia poi anche il trovatore. E certanienle auche cio che Virgilio dice dell' Agrlcoltura negli aurei suoi libri delle Georgiche, uou doveiie Gostare a lui lunghe medilazioni, avendo avuto soti^occhio i traitati dei cclebri Rusiici che lo precedeitero. Fu auzi opuiione d'al- cuno , che quell' antico padre dclla poelica armonia , non per altro scegliesse un cosi Qrido argomenio da cautare ia versi, che per nieglio far conoscere il suo valore nella poesia, couverlendo i precetti in innnagini e quesie im- maghii ai scnsi portando e nel cuorc imprimeu- do coH'incanto del nuinero c dell'armonla. Ora fiuUe iracce di s\ gran maestro si e niosso 26 il nostro giovine alunno. Studloso imiiatore del didascalico Laiino ei cerca trarre dalla Leila nostra lingua possibilmenie quclla va- rieia d' imma^ini c di suoni , clie dali' au- gusta di lei madrc irar seppe il solo Virgi- lio. II suo stile e colto, senz' affetiazione , le sue itnmagini variaie , senza slravaganza , la sua armouia soave , senza sazieta. Sono in quest' opera opportuuanienie distribuiii gli episodj , i quali servendo come di riposo alia rnente occupata ueH'inieudere i precetti, la elevauo e la trasportano talvolta all' emi- uenti regloni del liiico e del sublime j per le quali sovranamente spazia il sig. Profess. Arici cou quegl'inni oh' ei finge iradotti da un codice di Bacchlllde ( ma con piu vera iniitazion di Callimaco ) inlitolati alle slnibo- liclie divinila del Paganesimo. Ahre volte ho avuto a parlarvi di quest o gcnere, traltato eccellentemente dal nostro socio ; sicclic qui solo mi resta ad aggiu- gnere che agli altri suoi inni quello aggiunse di Marte , quale doveiie essere cantato dai Cureti uella fesliviia di questo Dio. La uascila fuor dell' ordiue natarale e 1' educa- 2? zlone del Niime gucn lero , i rili usatl da fjuei saccrdoli iu onorarlo sono da lui cou lal niacstria espressi, che pare abbia gia passeggiaie le Lelle comrade che va desi- gnando , e fa 1' udltor medesimo presente a tempi cosi rimoii dai noslri. SeLbene quest' iuni che basierebbero ad oguuno per istabihrsi un nome poetico , dou servouo al cantor degli Uhvi e del Corallo che per prendere uuova lena a traitare altri plii gravi argoraeuti, come novameute ha failo presentaudo e leggendo aH'Aieneo il suo uuovo poenia sulla Pastorizia. Qualuu- que sia per essere il giudizio dei uostri agronomi suU' ulilita o sul dauuo d' intro- durre nei noslri paesi , fcrtili dei doni di Ccrere e di Bacco, i merini di Spagna, e di estendere la cura delle pecorc ,• egli e cerio che il sig. Arici ha tratiato questa ma- jteria iu lutia la sua esiensione , e che i documenii intorno alia Pastorizia per se medesimi freddi e nojosi , divengouo per 1' iucanio delle immagini poeiiche e per la conciunlia del suo verso, ar"omento dilette- vole non nicuo che utile leitura a tuiti gli 25 animi genlili. lu sel disliali libri egll tiatla, deJle varie razze dclle pecore, della cura che aver devesi agll ovili, della saluLiiia dei pascoll , del tempo opportuno agli accoppia- meiui, della cura degli aguelli c dellc lane, e fiualmente delle nialatiie cui va soggelta questa specie e dei loro riniedj. Qaesla e la distribuzioue della dotlriua clie viene dal nostro autore con accuratezza insegnata. Ma come poirei, in quesla niia re- lazioue di tante opere, parlarvi degnamente del merito poelico del suo lavoro, e farvi assa- porare la Lcllezza delle immagiui, 1' oppor- tunita delle allusioni e degli episodj? lo mi conientero di dir francamenle a qiielli che hanuo ammirate le altre sue opere di questo genere , ch' egli ha in questa superato se stesso , e sono sicuro che questo mio giu- dizio sara coufermato ben presto da quello del pubhlico intelligente. Ma il nostro giovine poeta , dimesse gia le canne agresti , il molle liuto c la stessa iiumerosa lira , da fiato all' epica iromba e tutia a se chiama la mia e la voslra atten- zione. Dopo di aver cantati gl'Inni, gli Uli- ^9 vi, 11 Corallo c la Pastorizia, opere clc gli acqulslarono uu nonie pocilco per lutta Ita- lia c fuorl , cousiderando con Vir^illo suo dolce maestro, cho non ovines aihusta ju- vanL humilesque rnjricae , cio che di piii ardimeutoso e difficile vi ha in poesia egl' ira- prcndc , dir voglio un epico poenia in ot- tava rima , clie ha per argomeuio la disiru- zione di Gerusalerame per opera dei Romaui condoili da TitOj del quale ci lesse in vaiie rlprcse tre canii, preceduii da nn discorso prelimiuare. In qucslo egli spiega per cosi dire 1' os- salura del suo poeraa ; dimoslra come la triplice uuita di azione, di tempo e di luogo, dai maestri dell' arte creduta indispeusabile in simili lavori, concorre nel suo disegno : non gli sara difficile di far nascore il mira- Lile uaturale, ajutato speciahueute e dalla hellica fama dei Romani oppuguatori, e dal religioso amor di pairia degli Ebrei, di cui tante prove gcnerose rcgisira la storia di questo celebre fatto. Al miraLile sovrauatu- rale ( dappoiche V epico poeta va spaziaudo siguore pei ire mondi fisico , piorale e ce- 5o leste ) gli aprouo la via i sacri profeii e lo stesso dlviii Salvatore , nelle predizioui faite air ingrata citta del suo fatale sterminio , per aver chiainato sopra di se il sangue del Giu- sto. L'interesse, dlro cosi , generale, non puo mancare in uuo speitacolo, nel quale spie- gasi luito il valore di una nazione lunga- mente conquistatrice , e la piu ostiuata re- sistenza di un popolo geloso de' suoi rili e della sua llberta. L'interesse di leligione vi e luito pci Crisliani , essendo la distruzioue di Gerusalemme e del Teiupio, e la disper- sione dcgli ELiei, come il slgillo che auien- tioa le anleriori profezie , e il lipudio che fa Dio di queslo, prima eletlo suo Popolo, per adoUarne invece im nuovo nella cliiesa di Gesii Crislo. JNe manca 1' inieresse nazio- nale per gl' Italiani successori di quei Ro- niani che lulio il mondo sottomisero al loro vasto impero. La difticolia die potreLLe al- cuno promovere , cioe che 1' inieresse di ! religione si risentc dallo scorgcre adoratovi di false divinita vincere e doniare ua po- polo lungamente adoratore del vcro Dio, mi pare di nessun peso ; poiche anzi uu lal fatlo giova a moslrare clie Dio e il sovraoo aibitro della natura , e ch' egli sa far con- correre cio stesso che gli uoniini operano liberaniente, ai profondi suoi fini; e serve a lencr 1' uonio uel rispeito e servizio d'l uu Dio, il quale, per vendioare i violati suoi diritli, giovasi dell' ira degli slessi suoi be- slemmialori. Gli episodj , cioe quelle secon- darie azioui clie servouo all' inviluppo ed al discioglimento dell'aziou principale, noii che a iuirodurre nel poeraa la indispeusabile va- rieia , nou mauchcranno al nosiro poela. Di- remo cbe sia per mancargli lo siile , dope i saggi ch'cgli ce u' lia dato come in altre opere , cosi uei ire canli cb' egli ci lesse ? Quanlunque sia questa la prima volla ch' el provasi a scrivere 1' oitava rinia , ba gia mosiralo ch'ei sa maneggiarla in niodo da coniparlrne maestro, mirabilmonie aveu- dovi accoppiala la faciliiu e la grazia Ario- stiana alia Tassiana sosienuiezza e gravita, Pocbe parole io diro suH'argomento dei tre canti. 11 prinio forma la prolasi del poema, la quale sebbene suoi essere ordinariameuic fredda, il sig. Arici col calore e movimcnlo i)2 die vi ha raesso, no fa presaglre quauto cal-. do abbia a riusclre nel piii forte dell' azioue. Wei secoiido egli iie da una viva descri- zloue dello siaio inierno delle ciita e delle fazioni che la dividono: la creazioue di Gio- vanni Giscala in capo supremo della guerra; per le parole del quale la citta atierra le insegue Romane preparaudosi all' uliiina di- speraia dlfesa. Ma nell' alto che Gerusalem- me lion isplra che guerra e tumullo , Tito che si e posio a campo sotto la medesima, manda ambasciatori fra quali lo storico Fla- vio Giuseppe , a proporre patti di pace. IXe qui e da tacersi che il poeta seppe varlare il soggeito, trasportando naturalmente dai ci- vili furori e dall' apparecchio guerriero 1' a- nimo di chi lo ascolta all' affeituoso episo- dio che ricorda la morle generosa della fl- glia di Jefte. Gli ambasciatori di Tito si sconirano per via in alcuue donzelle Gero- solimitane , che suH' Oliveto le amene ceri- mouie rinnovano in memoria della virtuosa fanclnlla La novita della scena , iion aliesa da Romani guerrleri , crea naturalmente in essi il desiderio di ascoltare la cagioue che 53 le fa csscre in quel luogo radunatc e do- leuti ; e la corifea saiisfa la loro curiosiia. Seivendo cosi ai prcceiii dell' arte col va- ilaic la sua materia, passa egli dal frastuouo delle Laiiatjlie all' amore dell' egloghe e de- gl' idilii. Gl' inlelligeQii giudicheiaauo quau- to questa invenzioue vada presso a quella del Tasso, die novo pariiio di allegrar I'a- ninio de' suoi Icggiiori dalle comiuue pugne, descrivendo le dolcezze del rltiro c della Vila campesire uella fuga di Erminia. Canto terzo. Gli anibasciatori sono entro la citta e la trovauo bollire di pazzo furo- re. Giuseppe lo storico rlvedc la sua fauii" glia , e r illustre esule si consola co' suoi della lunga assenza, alia quale per la malva- gita de' suoi cittadini crasi condanualo. JNes- suua delle circosiauze clie poievano accre- scere 1' interessamento dell' uuioue di padre col figlioj di marito colla nioglle, di padro- ne col servi fu dal nostro poeta dimenticata. Dai colloquj clie naturalmente nascono fra di loro, ci iragge occasioue di mettere ia magglor luce lo stato interno di Gerusalem- me c le varie fazioni che vi dominano. Di 5 54 qui emerge cli* Elcazaro il plu virtuoso del tie capi della cilia crasi tolio dal govenio clelle cose per doraesliche sciagure,- dappoi- che delle due sue liglie, Asiarte la prima avea perdutaj e la scconda Elpidc, sorpresa uelle caverne dell' Oliveio , cogli ahri disce- poli deH'Apostolo S. Giacomo, era dannata coi virtuosi compagai a suggellare col sau- gue e col marilrio la nuova Fedc apertasi per GcsLi Cristo. Legando in lal gulsa 1' epi- sodic della riunioae di Giuseppe co'suoi, air aziou priucipale, il uostro poeta sviluppa la macchina epica, e prepara 1' animo di chi lo ascolia a riconoscere nelle sclagure di Gerusalemme 1' avveramento delle profczle e la dannazlone di un popolo die lia cliia- inato sopra di se il saague del Giusio. L perclie questa causa primordiale di quest' fi- zione epica sia plu fortemenle sentlia, dopo di aver descritia 1' erolca fermezza dcgli ul- limi martiri di Gerusalenime , eLbe ricorso al prodigioso. L' Augelo della vendetta , die dopo la morie di G. C. erasi messo invece dcllo Splrito di Dio nel luogo sanio, per conseguare la cilia e il tempio ai ueraici 55 preeletll a consumarc il gludlclo divino , va nel pill duo della noite a raccoglicre dagli abbaiidonati corpl esilnli in uua coppa il sangue iiinocenie, e levatosl a volo suUa citta, senza che alcuno il vcgga, lo abban- dona; dalla lazza crepitando per Ic accese meteore su quella si versa , e la visioue sparisce. Un aliro genere di gravissima poesla fu pure trattalo nel nosiro Aieneo, quello cioe della Tragedia. In questa palestra che dopo Aristotele cd Or.azio giudicar vuolsi per av- ventura la piii difficile, tre dei noslri Socj si sono cserciiali. L' abate Ghirardelli , (i) no- me caro all' Iialica Musa , presento uua tra- gedia su di un falto per noi domestico , iniiiolata Oberto. L' argomento e toko dalle storie del nostro e dei vicini paesi nel sc- colo XIII. Eccone il sunio : Eccellluo da Romano ed Oberto terzo de' Pallavicini erano alia naela di quel secolo da prima uniii colle loro forze a sostenere le ragloui (i) Con grave perdita delle leUcre i; luancalo ai vivi. 56 deir [iiipero gernianico coiilro del Guelfi j e pill veiamenio per istabilire la loro possanza sulle rovine della patria coiuune. Ma slcco- me non puo essere ne durevole iie sinccra r aujicizia fondaia sui deliul, e tra capi di fazioni eguali in forze e diversi di costume e neeessario ch' cntri la gelosla ed ii sospel- to, cosi lion dure niolto la costoro alleanza. Occupata ch'cbbe Eccclliuo Brescia, uon di allro fu solleclio die di torsi di mezzo Buoso da Doera ed ObertOj e gia ne avea apparec- chlate le iusidie , quando accortiseue questi idlimi di concerto si volsero agli Orzi , ca- siello bresciaiio , ed acconciaiisi coi Guelfi ivi accampali, insieme si mosscro coutro Ec- cellino, gia reso abbominevole ai due parlili, lo batterono in modo a Cassano , che mor- talnienie feriio rese I'auima fra le snianie di tin avvilito liranuo. La vittoria di Oberto , e la morie di Eccellino costiluiscono la base di qaesta traglca azione , iiella quale il uo- stro autore coil' inventato episodic di Ode- linda figlla di Oberio promessa moglie a Romena capitano di Oberto , e fatta priglo- iiicra da Eccellino, fa nascere 1' iiiviluppo , meiie a confronlo i due caratieri prmcipali dci due capiiani , feroce 1' uno e pieu di velcuo, I'altro costauie nella sua parola, uma- no, soave e pieno di amore per la figlia. Po- trebbe ad alcuno parere che il priucipale argomento di quest' azione non sia abba- stauza tragico , e ad allri piu soilili , che Iroppo vi si parli e poco vi si faccia ; e fl- nalnieuie che la storia, da cui e Iraita, sia troppo parlicolare e troppo viciua ai iiostri tempi. E a dir vero la nostra educazioue siuo da fauciulli e in modo instituita , che siamo sempre col nostro peusiero nelle lon- taue grandezze di Argo, di Aiene, di Sparta e di Roma o degli Ebrci. La uosira fantasia di quelle si alimenta , cola solo troviamo il grande, il maraviglioso, I'eroicojuel mentre che i falii viciui, forse iu origine per nulla differeuti da quelli loulanl , ma non dalle Muse o dalla religioue maguificati , per nulla ci toccano. Questa, o m'iuganno, e la ca- gione per cui non facciamo grazia sui nostri leatri ai tragici fatii delle nostre storie , so non appeua quando i person aggij che vi li- gurano , hauno lasciato gran rumore di se , 38 ill guisa clie suouiuo graudemeuie uella sto- ria universale delle nazioni. Quesla verila fu senlita dal noslro socio slg. Cav. Francesco Gambara, clie, abbando- nando 1 domesilci faiii, passo a traitare sulle scene quelli cbe o dalla rebglonc ci sono consecrali , o dalla storia luminosainenie ri- cordati. Due tragedie percio egli ci lesse, una indiolata 1' Acabbo , 1' alira gli Stati di Blois. La prima e iraiia , come ognuuo co- Kosce , dalla Sacra Bibbia. Quesio codice divino offre varj soggeiii, ed otiimi per es- sere tratlaii tragicaraenie, i quali, olire 1' au- lorita dei liingbi secoli addietro , hanno an- che la venerauda della religlone. Noi sap- pianio come i Greci gradirono sempre uei loro teatri quelle tragedie in cui fosse misia una forza sopranaturale , e le ripuiarouo piu aiie a conimovere gli spettatorl. Se cosi la pensarono gli antichi Genlili , i quali non aveano che imperfeitissinia idea della Divi- nita, ed una poi se n' erano formata sioltis- slma della divina provvidenza, come non dovrcbbero preferirsi dai nostri tragici agli Edipij da un falo crudele falli rei di delilli ^9 involonlarj , alle Mirre cli'espiano, per ven- dciia di Veuere , con iucesiuosi affciii la sniodeiaia coiiipiaceuza della madre sulla Lellczza della Ilylia , e a laui' ahri soggcLti clie sono per noi o ridicoli o cerlo di ues- suii iuteresse religioso , lanii argomenii della sacra Blbbia ? Taulo piii che nessuu aliro lema puo lasclare al poeia raaggior liberia d' innesiarvi pocsia descritliva, fantasiica e lirica , scuza pun to pregiudicare alia drani- maiica ed allaffelto; lale opinione avendo noi concepila dei bibllci eroi , per 1' euiu- fiiasmo oiid'e scriiio quel libro divino , che in cssi ripuliamo naluia quello che in akri riputeremmo esagerazione e lurgidezza. II Racine diede alia Francia una prova lumi- nosa del vaniagglo clie puo trarre il iragico da simili sacri soggetli colla sua Alalia; ed una piu luminosa ne ha dato all' Italia I'im- mortale Alfieri col suo Saulle. II nostro so- cio ha lentato di cammiuare sulle loro trac- ce , e ci rappresento nell' Acabbo un einpio Re che sprczzando gli avvisi dei profeii del Signore , e fidando nell" apparente prosperita delle sue fortune , vedesi dall' invisibile niauo 4o di Dio Iroucarc ad un iialto il corso dci Irionfi e della vita. Terribile csenipio a chiuu- ^H que sprezzaudo i conslgli della saviezza a ' se medesimo arroge quella gloria, di cui solo e fatto depositario dalla divina Piovvidenza. La tragedia e scrilta con molto calore , ed 1 c piena dei uobili conceili di cui splendo- ,*; no i lihri dei sacri Profeti. ,| Negli stati di Blois il sig. Gambaia seppe rappresentarci il caraltere franco ed ambi- zioso di Guisa, il debole, ma buono di Ar- rigo III. Pie di Fraucia , 1' oneslo e leale I d' Aumout , ed il cupo e politico di Augen- nes. La tragedia e molto animala , ed ha di telle siiuazioni leatrali che dovranno pia- cere a chi la vedra sulle scene , se almanco e vero , come lo e , il detto di Orazio, che J) Interdum speciosa locis, morataque rccte M Fabula i> Validius obleciat populum, meliusque mo- ra lur )) Quam versus inopes rerum , nugaeque ca- uorae. E diffatti essendo il fine della tragedia quello d'istruire il popolo dileuandolo col 4i rappi'Gsenlargli e meiicrgli in alto davanti a'^li occhi Ic grandi passioni , pcrche dagli alfetii, clie iu lui si svegliano di compas- siunc e di terrorc , inipari a conienciC 1ft sue euiro i limiii del giusto e dell' ouesto ; Oiazio e la ragione inscguauo al tragico a porre il prlncipale suo studio uella cono- scenza del cuore umano , e di quelle circo- slauze che sono valevuli a metlcre in azioue quegli affetti , di cui , secoudo i varj caral- teri, sono capaci gli uomini grandi. L' abi- Jila poi del poeia in cio specialmente lu- splende ch' ei sappia all' iudivlduo cli' ei meite sulla scena, appropriare quel caraitere e quella passione clie puo cssere conniue a molti in modo , che parlicolare di lui solo apparisca. 11 che richiedc molla saga- cita e destrezza , specialmente se soggeiii Hon prima trattali si pougouo in sulle scene^ il che , se male non mi appougo , voile ap- punto iutendere Orazio, quandq disse: )) Difficile est proprie comunia dicere. Immaginiamo che un poeia voglia fare argomcnio d' una sua iragedia la vlolenlissi- >»a> cieca e ciudele passione della gelosia; 42 egli studia bene a che possa conJur I'uomo una lale passione j se il pevsonaggio che n' c invaso e ch' el vuol rappreseniare, e, per eserapio , uu Pie , 1' aziouc si fa piii inieres- sante , purclie sappia il poeia accoppiare il caratiere geuerale dei gelosi al particolare di Re. Ma qui noa finisce ancora il suo studio, ceuciossiaclie alia persona indlviduale i due caraueri di Re e geloso ei debba adat- tare. Voi vi accorgcte, illuslri Accademici, che io qui vi adorabro 1' argomenlo della Tragedia che vi lesse [il socio sig. Luigi Scevola intiiolata 1' Erode 3 ed io ne godo, perche dal vostro accorgerveue chiaro appa- risce , che il caraitere del suo protagouista e staio da lui dellnealo coi piu efficaci co- lori deli' arte. Estremamente amoroso ed esiremaniente geloso per sua moglio Marian- ne , magnaninio e forte , quale dalla storia il sappiamo , ei Io sostenne. Marianne ci e ' dq)inta qual fu, virtuosa moglle, se non amo- rosa, tenera madre, doleute figlia, generosa cogli stessi suoi piu fieri nemici. Arsinoe sorella di Erode donna superba, invidiosa del favor popolare , della bellezza e siuo 43 della virtu stessa di Marianne , la vediarao glovarsi della confidenza del fratello per fo- moniargli i sospelli, e perseguiiare sino alia morie la inuoceme regiua. Caraticri sosic- nuii , nobilth di senlenze , purita di lingua formano i pregl di questa tragedia , e con- fermano la scnienza di Orazio: » Respicere exemplar vitac, morumque ju- Lebo » Doctuin imitalorera, et vivas hinc duccrc voces. !Ne crediate , o Signori , clie per osten- tazione con tanta frequenza io citi , parlaudo dcUc tragedie, 1' epistola di Orazio ai Pi- isoui suir arte poetica j essendo costante opi- nionc di tutii, che per cio che spelta spe- cialmenic a questo diflicil genere di poesia, nessuno meglio di lui ha saputo in piu po- che parole darci piu giusie regole per beu jiiuscirvi. Aureo traiiaio essa c di buon gu- sto , di cui non si potrebbe iroppo racco- mandarc lo studio ai giovani e la frcquentc leiiura ancbc ai provettij dappolche quanto piu si legge c si studia , e piu vi traspajono ricchi lesori di dollrina e di sapere. Quiudi 44 c die coll' intendlmenlo di agevolarDe ap-> puri',0 ai tueno dotli della lingua laliua, I'in- teliigenza , il uostro siudiosissimo sig. Barone Caiuillo Ugoni voile daicenc una nuova Ira- duzione in versi , illusirata da Lrevi c suc- cosissime uole. ]Nou ha egli seguiio 1' opi- nione dello Scaligero , ne del Riccobonl, ne deir El'nsio , ne del Peirini die la credeiiero imperfotia uon solo, ma per colpa dei co- pisli scommessa e iiavolia , e nialamente e senza ordlne o ragione accozzata ; perdie tutti pretesero di oidinaila, quanlunque I'li- no dall' altro discordasse nel mode. Essa e tin' episiola die coniiene preceiti , scritta non per dare un ordiuato irattaio clemenia- le^ ma per geiiare succosamente Inmiuosis- sime uorme di buon gusto a clii gia e siaio iniziato nei piimi siudi della lelleratura, E dii ha faniigliai'ita collo slile Oraziano e ponga ben mente al filo dclle idee , vedra lion poier essere piu ordiuata di quello di'essa e , e per avvenlura nulla mancare alio scopo almeno, che il celebre autore si era prefisso. ( Veggasi sopratutto la prefazione di Fran- cesco Dorighello preposla alia seconda 45 edizione dl Padova del 1780 ). E beuche 1' Italia abbia gla varie iraduzioni, ira le quali una del celebre Meiastasio , il nostio aulore ha con lajjione creduio ch' una nuova lal quale meglio altaccala al testo ue conservasse 1' aiiica semplicila e grazia , tanio famigUare al latino poeta, potesse faisi luo- go fra uuie e meritare il suffragio dei let- teraii. Ma egli c tempo, o Signori , cbe dagli argomenii poeiici nel triennio iraitati dai nostri Socj , alle allre materie io passi , che intorno alia Iclieralura si lessero ueH'Ateneo; e prima cominceremo dall' archcologia , in- ilorno alia quale iudefessameule faticano it cODcittadin uoslro sig. Giovanni Labus, e il sig. Ab. Borda noslri socj coirispondenli in Milano. Questi da un maimo riirovaio a Monza e dopo irarie vicende passato alia ivilla Sllva di Ciuisello, argomeuta che Monza iebba dirsi in latino 3Iodicia , come prima di lui opinaio avea il sig. Canonico T risi j :he Monza fino dal tempo dei XII. Cesari |.osse colonia romana ; cbe ivi Ercole aves- e uu icmpio e vi si celebrassero i giuf 46 • . clii Giovaulll islltulil tla Nerone. Ecco \c poche parole della laplde Hcrculi Modicia Fcsil. Joveni. da lui'leite: Herculi Modicia flemplurn, aut signum dedicatum J festis Jiivenilibus , la quale interpretazione ha dato luogo a varie discussloui doltisslnie sul glornale let- terarlo iniilolalo il Poligrafo , al quale io rimetto chiunque ama dl conoscere appieuo quesia materia, ( vedi il Polig. del i8i5 )j e volenileri mi volgo al slg. Doitor Labus tutto inteso ad illusirare 1' anllca storia di nostra palria comune coi monument! di an- tichlia die sono sfuggiti o all' edacita del tempo o alia barbaric ed all' ignoranza degli aniichi possessorl, II uostro Aieneo dcposi- tario , per cosi dire , delle sue indefesse fa- tiche sii questo argomeuto, ba gia nei Com- meutarj suoi degli anni scorsl reglslrate varie delle sue memorie rivolte a spiegare i nostri marmi , dai quali ei peusa di trarre una storia ragionala dello siato del nostro paese sotto i Pioniani; del che non abbianio dai 47 libri, cbe poclnssimo lume. Ora accintosi a splegare uu cippo sepolcrale clie trovasi a Bornato, piglia argoniento a discorrere tlelle tribu e dei decurioui hresclaui sotto il rotnano Impero. Prova come le prime fa- cilmente si cambiavano dalle famiglic, e dei second! coll' apparato di molta erudizioue ci dimoslia 1' autoriia e gli offizj ; il clppo e da lui leiio e interpretalo co^l ; Julii Homimcionis et Corneliae Tertullae Pareniium et Marci Julii Homiuis et Ju- liae Marcelliuae Frairium Piissimorum Marcus Julius e Tribu Fabia Marcelllnus Decurlo Brixiae fecit et sibi et Musiae Pusiuuae Uxori Opiimae. della quale interpretazione cb' ei fa, reude le piu convincemi ragioni , che leggere si possouo uella siessa memoria , stampala iu Brescia 1' anno i8i5 dal Vescovi ; ed alia quale io rimeito i curiosi delle anlicbe no- sire meraorie. Brescia deve cerio saper grado a quesio suo erudito cittadino , cbe tale lavoro imprenda d' illusirare le anticbe sue nemorie; come gli dee saper grado I'lllu- stre famiglia dei Magi , anticbissima romana 48 e tutiavia fioreuie tra noi si per doitrina clie per ouesta di coslumi ed amove delle oitime discipline , ch' egli abbia purgato dalla ver- gognosa imputazione di assassinlo uu autioo loro geulile , faltasi da Valerio Massimo , dir voglio Magic Chilone : il quale essendo iuiimo amico di Marco Marcello e compa- gno di Ini ncll' esllio , consta che iu Atene dove iusieme si irovarono , riiornaudo a Roma con permissione da Cesare alle m- tercessioni del Senato concessa , mortal- menie ferisse dopo cena 1' amico , e di poi se raedesimo uccidesse. Ne Sulpicio che andando uella provincia trovavasi a caso in Ateue , e fu cbiamalo dai servi di Marcello per prestare i suoi offici al- r uom Consolarc , no Cicerone amico di Marcello, uiuna caglone ci rccano , che possa aver indoito Chilone a lanta cffera- lezza conlro 1' amico e conlro di se j ue quei che assisieilero negli iililmi istanii di vita a Marcello seppero riferire alcun moiivo di tale eccidio , che uscito fosse dalla sua, bocca. Percio il nostro socio preudendo le difese di Maglo Chilone, sostieue che i due 49 feroci animi, caldi doll' amore della llberia, sconfiita da Cesare sui campi di Farsaglia , e sfhivi di riconoscere uua precaria vita daJIa generosiia ddl' avversario, che abbomi- iiavaiio come tiranno, liohlamatisi gli esempi di tauti prodi cbe la morie preferirono al perdono di Cesare, deliberassero coucorde- meute d' imitarli. Veramenie ingeguosa e da forti induzioui sosleuuta e questa difesa, che salva Chilone dalla brutta iucolpazione d'iu- gralo e traditore. Ma r iufaiicabile sig. Labus due altre memorie di aniichiiu ha presentate al nostro Ateneo: uua sopra alcuui cimiteri Ciistiaui scoperii sotto il pavimcuto dell'insigue ba- silica di S. Ambrogio iu Mdauo , ( e questa avendo 1' autore richiamata a se , per farvi uuovc aggiunte, sara materia di discorso in ahro tempo ); I'alira sulla vita e sugli scritti di Guglielmo Corvi filosofo e medico iusi- guo Bresciano del secolo XIII. II celebrc nostro biografo sig. Conte Giammaria Maz- zuchelli alcuui ceuni ci lascio iniorno al nosiro Corvi uella sua rinomata opera : De~ gli Scriuori cV Italia; ma questi per nou 4 5o so quale strano accldenie non farono i pivl esaiti di quella per allro esatlissima opera che fa onore a Brescia ed all' Italia. Vi ri- scontra in falli il nostro slg. Labus 1' errore di un secolo per I'eta; confusione iiella per- sona con altra di simil uomej abbaglio nello opere che inesattamente si anuunciano j i quali errori ed abbagli il doiiissimo uostro socio si acciuge a dissipare ed a correggere. Ci diraostra percio che il Corvi nacque in Canneto del 1260 paese allora bresciano j che dal padre fu desiinato al sacerdozlo 5 che nel 1274 professo pubblicamenie lo- glca e filosofia nell' unlversiia di Padova ; che nel 1280 lasciaia la caltedra si portb in Bologna ad apprendervi la medicina alia scuola celebre di Taddco d' Olvarolio , e vl otteune la laureaj che passo uel 1296 ad essere medico di Papa Bonifazio VIII. , il quale lo ricolmo di beneficj ^ che , mono Bonifazio, segui Clemente in Avignone, cui jion fu meno caro pe' suoi servigi , e ne ot- tenue altrl onori ed emolumeulij che isii- tui nel 1326 mi Collegio a Bologna nel per meglio far risaltare il merito dell' uomo forte, sapiente e dabbeuej amerei piuttosto che si pigliassero anche di questo gli esempi dai morti , che nou dai vivenii. Dappolche, siccome la lode data agli estinii va libera dai sospetto di adula- aione , cosi il biasimo va esente dalla in- colpazione di acrimonia e di malignita. Ap- puiito per questo ( io credo ) Cicerone non ie satire o gli elogij ma la Storia chiamo col bel nome di maestra dclla vita. A tal fine il medesimo sig. Ab. Taverna, colla traduziooe del I. Jibro delle storie di 6t Taclto, die in due sessioni lesse all'Aleneo, voile con belle ilaliane forme porci sott'oc- chio i vivi colori oiide seppe quel laiino scriltorc pennellegglare i rliraiii del vizio e della virtii. Varie traduzloni , e vero, ebbe di Tacito 1' Italia , ira le quali mossero alio grido qucUa del Davanzaii, e la recenie del Valerianic nia in ambedue oltre migliore esattezza e diguiia, vorrebbe il nosiro socio, calore e vivacita di coloriio. » Tacito, egli dice, e un Proteo miiUl- » forme , che prende qualita dagli occhi che » lo ragguardano. lo non seggo qui giudice 5) di alcLino. Di me diro solo die quesio » grand' uonio due impressioni di se mi stam- )) pava ueir animo ; io sentiva in essolui un » pcrpeiuo movimento di affetti, disdegnosi )) "di ogai vizio, sublimi in ogni virlii, gravi » e severi sempre , in tanto die il volto suo y> non mai si atteggia di sorriso, ne di » quella fesiiviia di modi die troppo fre- » qnenii veggonsi uel Davanzaii. D'altra parte » una menie rapida c capace , che anche » ncUa vita di nn uonio solo descrive fondo » alia sioria deU'uman geuere , e cio per la 62 J) forma ch'egll sa dare al suo linguaggio. Nel » Tiberio di Svetonio lu leggi la vita di un J) tiranno ; ncl Tiberio di Tacito la sioria )) della tirauuia ». L'Ab. Taverna si e pro- poslo priacipalmente di ritrarre nella sua tradiizione il modo del latino scrittore , di coiuiuovere gli affetii , e di (ilosofar iiella sioria coll' eloquenza ; e tutte e due que- ste cose uel saggio ch' cgli ci ha letio , per giudizio dei uostri Socj , mirabilmente cousegui. E beu vero che al sig. Borgiio , altro dei uostri socj , iion parve esatla al capo V. di cfuesto libro la iraduzione di miles ur- hanus per solclali pretoriani , provaudo egli che tra queste due specie di milizia roraana eravi i.' disparita di nome , come si rileva in pill luoghi anche di Tacito , ed in questo siesso prinio libro delle slorie , nel quale sono disiinli gli urbaui dai preioriaui sol- dati. 2. Che avevauo tra loro diversila di offizio , dappoiche gli urbani erano addeiti alia custodia della citta ed al manteniraento deir ordine fra' cittadini ; ed i pretoriani for- mavano la guardia degV Imperatori o nel 65 hictorio ill campo , o nel palazzo in Pioma. 5.* Che dlversa istituzlone vantavano , risa- leudo la uibana milizia al primi tempi della repubbllca , e la pretoriana essendo slata istituita da Auguslo : la prima coscrlvevasi per anni i6 di soli ciltadini romaui , ed era ordiuata iu legioni ; la seconda era cosciiiia di soldati gregarj d' ogni uazioiie per anni dodici , ed ordiuala iu coorii. A quesla criiica dimoslrazione del sig. Borgno ; il sig. Taverna ( per nulla tenace della sua opinioue ) null' aliro oppone a J»rovare che nou seuza ragione nel passo con- troverso ci presa erasi una tale licenza, che perche i soldati di citta , designati iu alcun luogo da Cornelio col nome miles uvha- nus , souo quei medeslmi che secondo lo slesso islorico aLbaudonarono INerone; quclli cui venne promesso un donatlvo in nonic di Galba, quelli che furouo sonimessi dalla pcrfidia del lore Prefeito Wiufidio Sa- biuio. » Basiera , egli perclo dice , basterit » sapere di qual sorta di milizia cestui fosse » Prefeito, poiche se erano differenti i no- » mi, gli ofticj , e le istituzioni dei diversi H J) corpl di miiizia, lo ciano nieniemeno quelll » del loro Prefoui ». BisognereLbe duaque secoudo il sig. Borgno, die Niufidlo fosse stato allora deslgnato col nome di Praefectus urbis. Taciio nulla ci dice del grado di lui; ma Svetonio chiaramente lo appella Prefetlo del Pietorio in Roma. Sicchfe o si dee con- chiudere , soggiunge il Taveriia, clie Sveio- nio abbia errato , o die iion ci fosse nel- r uso deila parola miles urbanus tauio " scrupolo, quanto ne snppoiie il sig. Borgnoj mentre Tacito iion si guarda di chiamare urbani i soldaii comaudaii dal Prefelto del Prelorio. Da quesia letteraria quislione facilmenle accoinodabile tra due persone egualmeuie done ed amiche del vero, passero ad un'al- tra die fu agitata dai sapienii dell' anticliiia, e die non e per anco, a mio credere, de- j finita. Chi tra gli antidii illosofanti voile la j donna auimale iniperfetto, e chi capace, ! come r uomo , di ecceHenza in ogni sorte j di studj. JNon mancano agli ultimi esempi di i femuiine insigni in ogni maniera di collissi- j ma disciplina ; e citano uu' Aspasia consi- ' gliera di Periclej una Dioiiraa clie presso Plaioue dispuia divinanienie di aniore ; Saffo e Coriuna poetesse giecbc, della prima delle quali e celcbre, come gli amori suoi , I'ode che Lougino elesse per esempio del piii su- blime negli affctli ; c della seconda si dice che .nellc poeiiche piuove abbia piu volte oucuuta la palma sovra il piu ardiio del I lirici , Pindaro. Tanie iusigni poeiesse iialiane conic la Colouua, la Stampa, e le nostre fj bresciane Ganibara, Asti-Fenaroli , Baiielli I ec ; la chlarissima Agncsi che spleudc fia I i piu celebri maiemailci moderui. Tuue le I nazioni poi vautauo le loro Paniesilee e le loro Caniille ; ne meuo splendeite 1' onore I del dladcnia sul capo di Elisabetla d' In- i ghilterra , di (jiisiina di Svezia , di Maria I Teresa d'Ausiria, e di Caierina di Russia, I che su quello dei piu celebrad Monarcbi. Da quesli esempi conchiuder vorrcbbe il uoslro socio sig. Erculiani essere manifesia ingiusiizia degli uomini il lencre la menie delle femminc ristretta al soli domeslici ser- vigi , e non collivarla come quclla dei ma- «chi alle leiierc cd allc scienze. Won si pu6, 5 66 dlsconvenlre die talvolta anclie il sesso pui debole per uatura , e plii mobile di mente non abbia piodotti mirabili frulti da mcttersi a confronlo coi pui pregiaii del sesso nia- scliile j cssere percio beu fallo che una ele- menlare cognizioiie anche alle donne civlli delle scienze e dellc letlere si dia ; perche se maj taluna fosse per rinuovare il prodi- gio , non manchi dei uecessarj ajuli ; ma convien confessare esserG vero il dctto del Savio che il piii bel van to di una moglie e nella cura della famiglia , clie antica- mente consisteva nell' adoperare la connoc- chia e il fuso. Queste cliiama le femminili solenni operazioni anche Omero , secondo il quale e proprio di esse lo oLKOVpelv (i)j' cioe guardare la casa. (i) Le donne greche di oneste famiglie di rado , c le vergini niai non usciano in puliblico , se non quando -mrlyvano a niarito. Percio le femniine crano dette o'lxapo., o, conic trovasi nelle antiche lapidi latine domisedae , cioe curatrici dclln casa , e delle domestiche cose. S. Paolo nell' Epistola a Tito ( capo II. 5. ) usando quesla greca parola , commenda una tale viitii : e vi e mi bcllissimo passo ncl libro YI. delle leggi di Platone su questo pioposilo Callimaco nel frammcnto CXVIII. cliiama una vergine diligeu* 67 Ma lasciamo le donne da governare ai ioro maiili, c venianio ad an passo di Dan- te che in onia dclla nioliiiiidine dci com- roentaiori anlichi e inodeiui, discoidi tra di Ioro , credo il Scijietario non sia finora siaio bene iuieso. E qncsio il priucipio del caiiio IX. del Pnrgalorio , che si legge cosi , La coucubina di Titone -^mico Gia s' irnbiancava al balzo d'Oricnie Fuor de le braccia del siio dolce amico. Di genime la sua fronie era lucente Posie in figura del freddo auimale, Che con la coda percole la genie j E la nolle dei passi con che sale Faiii avea duo nel liiogo ov'eravamo, E il lerzo gia chinava in gluso 1' ale. II Segrciario i." combaiie la opinione dl Jacopo della Lana , risusciiata dal sig. Prof. Ponirelli nel nuovo commento da lui failo ill poeia divino, che irovasi nell' cdizione temcnte custodita Ttaiq xardx^-eiaroq. Riputavasi a disdoro die una giovanelta si lusciassc veilerc in pub- blico prima del giortio dclle nozze; percio n-» i pre- cetti di Kocilide al verso 2o3 j si Icgge : XlapOenxVl^ oe' ipijXaaae , x. t. yl, 68 del Classic! Ilailaui, cioe clie qui Daiiie in- lenda per la coucubiua di Tiloue 1' Aurora dclla Luna; si perche presso gli anliclii mai nou fu faUa meuzione d' un Aurora della Luua; SI percbe la Luna non ha diffalti Aurora; e Vic plu perclie trailandosi d' una iiotie successiva al plenilunio dclF equiiiozlo di primavera, in qualsiasi inodo vogliansi in- lerpreiare i passi con che sale la nolle , o per le setie parti in cui la divise S. Isidoro ( il che pare che piii gradisca al sig. Por- tlrelli ), o per le quaiiro vigilie in che la divisero i Greci ed i Latini , o per le do- dici ore ch' essa ha ucll' equinozio ,• sempre la Luna all' epoca di cui parla Dante, esser doveva ella stessa Icvaia , uon che la sua supposta x^urora ; quando cioc il lerzo passQ della nolle chinava in giuso l' ale. 2." Egli sosiiene che pei tre passi che Dante sup- pone avesse fatli la nolle, dcvousi iniendcre le tre prime vigilie con che la divisero Greci e Romania poiche appunio al finire della terza vigilia coniincia il cielo ad albeggiare, che il nostro Dante esprime col s' imhianca al baho d^ Orienle ; iu ire pard la siessa Aurora dividendo , cioe alba, vcrmiglia, c raucia dai varj color! che apparlscouo in Orienie al succcssivo appressarsi del Sole al- I'orizzonle; come chiaramcnte si appvcnde da quei versi del secondo canlo del Purga- toiio dove pure favclja dell' Aurora : Si che le hianche , e le venniglic guauce , La dove io era, della Leila Aurora Per iroppa ctade divenivan ranee. A confermarlo iu qucsta iuterpretaziono \lene la slessa clrcostanza, che il poela qui s'addormeula per far luogo ad un segno veri- tlero, quelle cioe d'uu Aqiula, che su lo eleva al primo cerchio del purgatorio ; dove poi si irova, svegliandosi maraviglialo, asceso gia di due ore il sole suH' orizzonie. Ora per queslo noil avea hisoguo dl addormeutarsi a tre ore di nolle per doruiirsene undeci per lo meno , c se queslo faiio avesse , non i conforli , ma i rimproveri avrebbe avuti da Virgillo , perohe dormilo avesse come uu ghirone. Addormenlarsi dovea iu sull' alba per fare un sogno mallutiuo , che da tutie le amiche nazioni , non csclusa 1' Ebroa , tcncasi per veriilero. Udiamo iufalii il poe- 70 la che paila di se losio clie fu preso dal so nil o : jNcH'ora che coraincia i trisll lal La roiidinella presso la matliua , B'orse in mcnioria de'suoi prirni guai; E che la meute nostra pellegiina Piu dalla carne, e men dai pensler presa, Alle sue vision quasi e divinaj ec. Je qaali circosiauze qui maestrevolmenle toe-, caie da Dante , il Segreiario laffronta colle J siaiili introdottc da Mosco ncl soguo di Eu- ) ropa, e che pare il nostro poeia avesse got- if t' occhio quaado quesii Jbei versi scrisse j eccone la iraduzione del Salvini: Vener niaudo ad Europa un dolcc sogno Sul terzo estremo della nolle all' alba, Quando del mel piu dulce 11 sonno siede Sulle palpehre , e che le membra solve E con. morbidi nodi i lumi lega : Quando de' sogni veritieri il gregge Pt)poloso si pasce e vanne in volia. Diniustraie all' evidenza quesie due cose , cerca in lerzo luogo quail fosscro le sielle che oruavano la fronte deli' aurora sulla terza vigllia della uoilc, <^ coa varj passi paralelii 7? del niedesimo Dante dlmostra , ch' csser do- vevano quelle che formauo la costellazlone \\- dei Pesci , i quali solio perlfrasi qui dice fvcddo animule che colla coda percote la gente. Diffatli sempie che Dante aunimcia I'albeggiar del malilno in questo suo mera- viglioso viaggio , che finge aver fatto uel- V equinozio di primavera , e precisamente quaudo il sole leva nel segno di Aiiete , ue dice o che i pesci guizzan su per V oriz- zonla , o che la Stella che ad amar con- forta ( aiiuuuciatiice del farsi glorno ) vela i pesci che sono in sua scoria. Ne poieva cssere altriraenii, perche se il prlmo albeg- giare del niaitino e due grosse ore prima del levar del Sole, I'ariete deve essere sotlo rorizzoute, e brillar vi deve la costsllazione dei pesci , come quella che di due ore lo precede. JNe qui piu resia oscuriia di sorte sc uon quella che hannovi posla i com- mentatori osllnandosi a iutendere i^ev freddo animal lo Scorpioue, il quale da Virgdio invece fu chiaraato Jocoso. La quale inier- pretazione coufuia il Segretario cou tnolte ragioui , riduccudo cosi piauo e iulcllii^ibilQ 72 uno del belllssirni passi del primo padre dcll'ilalica lingua. Delia quale il socio sig. Ab. Tavernaj con una sua niemoria, che deve esserc sus- scguiia da varie altre , ricerco le proprieta e le permulazioui. Ei comincia col distin- guere favella. da linguaggio ; per la prima iuiendendo col Casa la proprieta die ha r uomo di esprimere con voce ariicolata il semimento suo , e di dichiararlo cou quelle parole e forme ch' egli couosce , o clie gli sono piii in grado ; e per linguaggio 1' arie di esporlo con forma certa e modo fermo , non colle parole e guise ch' egli vuole , ma con quelle che voglionsi dair uso della lin- gua ch' egli inlende parlare.. Ricerca poi quale sladio far si debba dell' ilaliana ; di- scorre sulle cagioui che in Italia corruppero la latiua , e diedero origine alia varieta del dialettl , oud' e pieua questa bella parte di Europa. Esamina quale sia la lingua italiaua vera, e con Dante, nou da un solo dialeito la derivaj nia si bene dai varj d' Italia. Co- me si sia formaia , e trova ch' ella prese. forma nelle corti d' Italia ncl secolo duode- 75 clrao , c icrzo decimo , ai tempi della caval- leria. » Belle coriesie , cgli dice , belli re- spousi , Lclle valcniie , belli douari , belli amori , e delicalo parlare crano le lodi in cui vivevano iuiesi .... Erano essi pcrcio come uuo spccchio ai niiuori non solo uclle opore , ma nel parlare , il quale piii gradilo era , siccome qucUo , diceasi , ch' esce da pill delicalo stromeulo. Coglieva oguuuo e serbava i fiori, die belli e sfogglati spunta- vano tra loro raglonamenii. Si rammemora- vauo per ogui dove i leggiadri loro motti , reputaii a que' di nella Irauquilla viia orna- mcnlo de' laudevoli coslumi , come nei lu- cidi sereni souo le slelle ornamento del cielo ». Fra gl' Italiaui dunque, come fra Greci (i) nei tempi eroici prese dominio il senlimeulo del bello. Ne molto sapere, ue buou costume , ue virlude alcana era in pregio, sc non in quanlo era bella. Questa felice disposizioue degli auimi nelle cuke persone doveasi naturalmeuie trasfondere (0 I Greci esprimeyano con una sola parola il i^Uo e il rircitoso. 74 jiella llugua , che allora uasceva, e diven^. tarne la prima ed esseuziale propricta. Nelle varie favelle quindi uon si apprezzo ue la forza , lie la gravila , ue I'abboudaiiza , ne la Lrevita , ne lo spleudore, nc la giusiezza delle figure, se nou corae quelle qualila dalle quali le favelle stesse ritraevano dol- cezza , vagliezza, uobiha , leggiadria , deli- oatezza , purita , lulie parli di che la bel- lezza si compone del parlare. E ben veio che queslo felice cambianiento di costumi e di llnguogglo uon si effettuo ad un tratto, ne in luita Ilalia con eguale progresso. E per disposizione di clima , e per cosiituzione di governo, fu prima la Toscana a rialzarsi dalla barbarie : ed ecco la ragione perche i Toscani furono auclie primi a ingentilire le loro favelle, che, assoggeliale subito all'ar- monia del verso , piu presto vesiirousi della bellezza. Fin qui souo giuute per ora le ri- cerche del postro socio , che ci fauno iu- tanto couoscere essere nata la lingua Italia- na dal sentimenlo del bello ; verita che si conferma colla considerazioue dei suoni di lei , delle stesse meiaforc e forme di dire 75 usale dai primi scrltlorl, tralli sempre da o'Jigclii vaghi e legf^ladri. Ma nou dcbbo io metterc mano in questa messe clie ij sig. Taverua si propone di raccogliere diligeute- meuie lutUi da sc, per farcene copia in av- venire. Piulioslo brevemenie vi parlero dcl- r uliima meraoria di leiteraluia , la quale , siccome locca la Poliiica , ci apre in ceiia guisa r adito a parlare delle sclcuiKichc pro- duzioni dei nostri Socj. Quesia e la disser- tazioflc del nobil sig. Coute Federico Feua-;- roll , die lia per lema : come i Hoinmii ahbiano potato conquistare il mondo , e governarlo. A tie panicolari cagioni aliii- buisce queslo , 1' lllustre noslro Socio ; alia religiou loro , al disprezzo della viia, ed air isiituziou dei Irioufi. La religioue uelle sue pratiche e ne' suoi riii era maierialc e sanguinaria , come quella clie a placai e gU Dei e renderseli propizj credeva efficacis* simo il sangue delle viliinie; per cui ne veniva clie gli uoruiui si avvczzavano al saugue , e si educavauo nella ferocia. Lo Spirito poi di sopcrcbicria era atlribuiio agli Btessi loro Dei, cui preiendevano essi inii^ *j6 tare , sovercliiando gli altri mortali. Gli auspicj coi quali credevauo fondaia Roma capilale del mondo intero , e non m^i di* strui^gibile , niolto coutrlbuirono a qviesta grandezza j poiche gli uomini serapre riesco- 110 a cio , di cui si crcdouo capaci. Quindi r amor di pairia era parte essenziale della lor Religioue , ne mai il sacerdozio ando dalla politica disgiunto , e tulle e due co- spiravano al solo line dclla grandezza di Roma. Prova il noslro Socio, come venne da questo nei Romani il disprezzo della vita per acquistar gloria e immortalila di fama tra i lor citiadini. » La liberta , cgli dice, il coraggio , I'atliludine alle grandi azioni , fa si clie I'amor proprio conduca, ove I'oc- casione lo richiegga , alia dislruziou di se stesso , perclie si iravisa in varj modi ». Che se poi a tulli questi elemeuii della grandezza Romana I'isiituzione si aggiunga dei irionfi , pei quali F uomo credevasi saliro alia slessa gloria dcgll Dei, non e piu me- ravlglia che una nazione cosi piccola e vile ne'suoi princlpj, a tanto si clevas^e di sotto- porre colla forza al suo impcro le piu forli 77 uazioui. Ma clic pcrciu ? Ci augurcremo noi uua simile gloria frastoraata dal gemito de- gl' infelici , e da (lumi di uinauo sangue contamiuaia? Sc gli uomiui sono posti sulla terra per amarsi e glovarsi come fratelli, ammirerenio uua grandezza che si siablliscc suir altrui niiseria e pianto? Oh augusta no- stra religlone ! Tu sei fatta per formare del mondo viua sola famiglia , e per ispirare a gli uomini il desio d'uua gloria uon sau- guinosa, crudcle e passaggera, ma dolce, pa- cifica, eterna. Cosi il uobile Socio fa com- prcuderc che per quanto aH'occhio maicriale possa apparir lumiuosa la gloria degli anli- clii Romaui , e per se medesima aniisociale c ributtanie agli sguardi del vero filosofo e del Crisliauo. SCIEKZE La mcmoria del sig. Feuaroli ci gulda per mano dalla Iclleralura alia scieuza , e quella del sig. Consiglicre Fcrdinaudo Arri- . Tabeno irattaudo la scieuza nou ci lascia accorgcrc che abbiamo abbandouaia la lei- ,8 teratura; taiita crudizione per enlro vi h sparsa J e con tanla feslxvlia dl stile e det-* lata. Traila quesia : Delia certezza morale ncL giudizj criminally argomento, oserel dire, il pill imporlante della legislazlone. Ora sic- come la certezza morale iiou cosiliuisce una certezza assoluta , ma appena una raassima probabilita, esige il nostro Socio che vi con- corra la coscienza , ed il crilerio legale. Di questa coscienza e di queslo criterio si pone a considerare gli attribuii, per qniudi staLi- lire a qual grado v' abbiano a concorrere si r una che 1' altro , per tranquillare 1' inlimo conviucimento, e per agguagliare il giudicaKi alia veriia. Esamina qual sia la coscienza del Giudice , quali i limill della medesima ; fciie cosa debba intendersi per criterio legale, quali possono esserne gli abusi , per poier deflnire il prudenie inilmo convincimento j ti traitati questi punii con tuita la profon- dita del filosofo e del legisia , concbiude ; che r uffizio del giudicare e bensi malage- vole, pericoloso, iremendo; ma che il probo giudice puo luttavia esercitarlo con auimo trauquillo j sc non cessi mai di ricordare 79 clie il Lcgislalore intese di collocare la giu- ' stizia fra la raglone e 1' uruanila , nou gia fra r oplnione e ]a ferocia ,• e die quincli satius est inipunitum rellnqui facinus no- centis , quant iiinoccntem damnari. Cio ben fermaio iiell' a«Imo , se il Giudice siia av- verlito di uon credere all' evidenza del scu- titnento , ma a quella del fatlo e della ra- gione , uon potra niai veuir irascinato uel- I'crrore. Per arquistare tale evideuza Liso- giia seiuire 1' impossibiliia clie la cosa sia altrimenii , dappoiche fiatanto che , seuza offeudere la ragioue , si potra amraeitere r ipolesi conlraria , iion vi sara pruova pro- priamente delta. Ahro meiodo uon meno ac- concio a reitlficare i giudizj in materia cnminale « ei snggcrisce , quello cioe che ;il giudice ii riferisca senipre a se siesso; seguendo la gran massiraa di uon fare ad lallri quello che uon vorresslmo faito a uoi)). jSupponi che il tuo giudizio abbia a deci- dere di le, egli dice, e uon li crederai esenic da rimprovero , che quaudo seutirai che non avresii a fame a chi avesse pro- Qunciaio un simile giudizio a tuo risguardo; 8o tale e il cousigllo della vera giusiizia ; clii lo ascolia c lo adempie, e degno deli' Areo- pago , che fu ciedulo degno dl gludicare gli Dei, ». Aliro argonienio di legale doitrina fa leito air Alenco , cioe uua iiieinoria postunia del gia sopra celebrato slg. Conle Corniani. Tivamente comniosso 1' animo dl lui, finche vlsse , dai roviuosissinil danni che seco por- tava ai miscri dcbitori impoieiiti la spropria- zioiie forzata coll' asia dei loro poderi , se- condo Ic rcgole prcsciitte dai Codici che vigevauo iiel fu regno d' Ilalla , danni dei quali ueir emineule dignila di Consiglierc d'Appello, dovett'egli essere moltissime volte teslimonio , uon si stetle in un niulo ram- niarico ; ma animaio com' era dali'amore del suo simile , ed isiruuo e fondato nei veri priucipj di uua savia legislazione, avea esieso uu discorso Poliiico-Economico-Legale sul- r originario valor delle lerre , da leggere uelV Ateneo e che vi fu letto dai sig. For- uasiui. la queslo egli dimosira che la de- liberazione dei beni all'asta per qualsivoglia prezzo influisce iu general e sul valore siesso # Si *il Coininentario di quell' anno. )a pioggui : il sig. Dott. Buccio ha preso ar- gomeuto d' una memoria che ci lesse , com- battendo nelle due spiegazioni dale il sig. Malacarne ; c daudoue egli una sua secondo il prcdilelto suo sistema del dualismo elet- tnco in natura. Prcieude in pvimo luogo che la luce ed il calorico non slano della stessa essenza , e die i raggl solari non sieno per natura caloriferi ; si adopia in secondo luogo a sostenere che il freddo sia posiiivo ^ per istahilire in lerzo luo"o che il freddo sia la stessa cosa che 1' elettricita da lui delta po- siliva, lasciaudo al calorico la negaliva. Da poi al calorico per sua sede il centro della terra colla teudeuza di salire ; ed al freddo per centro il sole , da cui diffondesi sopra tuito il sisiema, e quindi per mezzo dell'at- inosfera sino a noi. Ecco perrhe , secondo il sig. Buccio, quanio piii ci eleviamo nel- r atmosfera e sulla cima delle montagne, fiu senliamo il freddo. Con questi supposti priucipj e pure agevole al sig. Buccio lo spiegare I'ahhassarsi del haromelro all' avvi- ciuarsi della piogglaj poicho uel suo sistema salendo dal seno della terra per sua naiura 86 il calorico , won coniLatluto dall' eleitricilA posltiva , solleva soililisslmi vaporl nell' aria , e rarefacendola , rende meno pesanti le co- loune della medesima sopra il mercurio. Ma men ire il sig. Buccio mediia iustau- cabile negli arcani dclla walura; zelanie del pubblico Lene il Socio sig. Ercnliani rivolge la sua mente e il suo cuore ad alcuni og- getti di pubblica salute. Egli ha poiuto os- servare die uella tnaggior parte del basso territorio scarseggia in confronto del pede- moutano la popolazioue ; clie gli abitauti vi hauno piii breve la vita , soggeiti a febbri iulermitteuii e spesso epidemiche , che col livido colore appalesano lo siato di malage- volezza in cui sono. Conoscere i mali , con- siderarne le cagioni e loglierle, e forse tulto quello die possiamo desiderare ed aspettare dalla medicina. Ora il sig. Erculiaui, non me- dico , ma filautropo , ha poiuto conoscere che una delle cagioni principali delle raa- laitie di que' contadini e 1' aria impregnata di mefiiiche esalazioni , prodotie special-! meuie dai letamai usi tenersi vicini alle sih'i-% tazioni, anzi suU' uscio medesimo delle lore 87 case; che ira le varie specie di leianie il piii funesto ( e panicolarmeule quando si muove per trasportarlo ), c quello che pro- viene dal leito dci Laclii da seia; clie le acque stagnanii e Ic ficquenli pozzanghere nelle stesse vie iuierue dci villaggi , soiio pure una grave cagionc dell' infeziou dell'at- mosfera ; come una fuuesiissiraa u' e 1' acqua dei filaioi de' bozzoli, se non si dispcrda subiio dopo cbc servilo aLbia all' uso del- r arte. Vorrebbe egli percio che le leggi di polizia fossero in plena attivila contro que- sii disordlui, e die obbligassero i couiadlni, auche loro nialgrado , a teuere uua niiglior cura della loro salute. Desiderando die il filanlropico voto del sig. Ercullani si adeni- pia , noi volgeremo la nostra aiieuzione ad un altro nostro Socio, couteniplatore passio- nate della uatura nei vegeiabili , che couce- pilo il diseguo di dare alia nostra Sociela una Flora Biesciana^ con assldua faiica e •gli erti nionii e le inaccessibili rupi delle .valli Trompia e Sabbiia prima scorse, a flue di osservare e raccogliere le piii peregrine pianie che dai Botauici sono indicate ere- 88 scere soltauio nelte piu elevate region! delle Alpi, raddoppiaudo le sue visile per vederle al momento del loro uascere , a quello del loro fiorire , ed a quello iu cui producouo il loro frutto. Questi e il sig. Giovauui Zan- ledeschi medico di Boveguo, le cui faiiche furono corouaie dal buou successo. .Dappri- ma uu fascicolo di ceuio venilnove pianic pill rare ci presenio, e tra quesie gli riusci di rinveuirne due non per anco descriiie da veruu Botanico, cioe la Betonica Pradica^ ed il Laserpiliiim nilidum ; cli' egli cosl de- scrive , coll' indicazione del luogo ov' ei le riuvcune. | Betonica Pradica. ( FeJ/ Figura I. ) HaLiiat in pascuis Piadae ( mons est Bo- vegui ) floret suL fluem Augusii. Iladix squa- mosa, lignasa, crassa , longe sub lerra serpit: caulis spiihamacus , quadrangularis , villosis- slmus ; folia radicalia oblonga , rugosa , ere- i naia, villosa, longe peilolata caulinis minora;* caulina sex opposiia , brevi petiolo adnexa , primum par ad basim caulis, secundum clrcai dimidium , terlium sub floribus: flores in ca-| pitulum cougesli , non spicati : duo foiiolaj ^9 opposiia divldunt siiperiores verlicillos ab in- fcrioiibus, qui tamen conligui vldentur; calyx maguus, inflatus, liucatus, obsolete ruber cura braciea foliosa ad basim: corolla purpurea am- pla, calyce duplo louglor, glbba cum galea iute* gra,barba trifida, sed parum dlvlsa, lacinils om- nibus oblusis clliatis, fructus ut iu reliquis: Laserpitlum Tiitidwn ( Fig. II. ) Habitat in rupibus Fronden ( Mons est Vallis Sabbiae iu lirailibus diiionis Collei ) floret exeunte Augusio. Radix digiii auricularis crassiiie plurimis sciis circiimdata eo iu loco, quo caulis exur- git, altius penetrat in rimis petrarum, caulis bipedalis canaliculatus , fistulosus , ramosus cum meditullio albo , rubris maculis adsper- sus, variis pills ornatus : folia radlcalia va- ginanila , longe peiiolataj triplicato-pinnaia, foliolis rotuudis oppositis iucisls crenatls , colore viridi et valde nilido in ambis pagi' nis , flrniis pills iuslruciis , in caulc unum sub quallbet ramificaiione , sessile bipiuua*- turn, plnnis ovaiis, vagina maxima : flores in unibellulas globosas : involucrum ex decern foliolis reflexis ad apicera leniler divisis : 9» umbellae radii triginta ad quadragiula , an- gulati angulis colore albo : iuvolucellum iti- deni reflexum ; flores albi : fructus maturi colore rubro in alis inficiuutur: umbellae se- nescentes ad centrum flectuntur ut in Dauco. Ritrovo la Sassifraga Arachnoidea , che quantunque conosciula da Siernberg, da nes- suno prima del nostro Socio fu scoperia in Italia , e ch' ei ci descrive cosi : Saxifraga Arachnoidea ( Fig. III. ) Habitat in rupium flssuris moniis vulgo appellati la Coma di Dos alto prope mon- tem Manii'am , floret Julii initio usque ad dimidium Septembrem. Radix flli xylini subillitate , plures alias radiculas emitlit in terra .levi repentes: caulis spilhamacus bracbiatus villo albo ubique le- ctus : folia opposita , cunciformia ad apicem in lobulos 3. ad 5. divisa, ante effloresceu- tiam in rosulas disposita , ut in sempervivo, I copiosissimo et longissimo albo villo ubique circumdata stolones uon florigeros vestiunt,! florentes vero nunquam, ni excipiatur unum parvulura sub qualibet ramificatione: floresj i nutantes , parvuli: calix patens in quinquel \ 9^ laclnlas ovalcs parlilus villls albis uLique scatcutes; pctola quiuque pollide lutca, ovala, emarjjiuata; fructus ut in allls familiae spe- ciebus. Finalmente gli veune falto dl trovare sui nostri raonii quclla Campanula, clie pochi anni fa scopri la sig. Lena Perpenti uegli scogli di Moncodiue , e prima di lei nessu- no ; alia quale uliimamente fu dato il uome di Campanula Jiaineri in onore di S. A. I. VArciduca Raineri di Austria, Principe col- tivaiore periiissimo di qucsta scieuza. Non daremo uoi qui la descrizionc trovaudosi nel tomo V. della Biblioteca Iialiaua del secou- do auno , mesi Gcnuajo, Febbrajo e Marzo, I dcscriita colla figura che perfeltamenie cor- risponde aU'esemplare che presenlo il noslro Socio air Aieneo. Ma non fu di queslo contenta 1' infali- i I cabilc diligeuza del noslro Socio: egli ci c diede la completa raccolia dei rauschi trium- plini , colla medesiraa esaliezza distribuiti , i: descriiii, e delineati j poi la descrizionc dei iK Inosiri funghi , a cio fare specialmeuie in- |i doiio , com' egli dice^ dal graude uso cLe 9^ alle mense di ogui classe di pcrsone se ue fa , con gran pericolo della vita per clii uon sappia disiinguere i buoui dai nocivi. Per la qual cosa egli confida chq nou sia per riuscire discara la sua falica , se uel raeutre cli' ei si piefifTgo di dare la niicologia bresciana , oi no dcscriva le singole specie coi partioo- lai i caraiteri di ciascuna , e ne noli le iu- uocue , le uocive , e le sospelie per 1' uso delle mense. E seLLeue il grande Linneo aLbia iugeuuamente confessato che nell' or- dine dei fiiuglii , ad obbrobrio della Bota- nica y eravi un orrido caos , non sapeudosi a suoi tempi aucora dislinguerne le specie dalle varieia; il nostro Socio non isgoraen- lato iu quesla sua impresa, nia sostenulo 'e dagli sludj c dalle ricerche dei posteriori cui fu dato di meglio scoprire in questa parte gli arcaui della naiura , di volgere le; tenebre in luce, e di mettere ordine nelloj stesso caos Linueano , si e acciato all' operaj i faticosa. Indica gli autori dei quali si b gio-| vato, e specialmeute di Persoou che i si-j curi caratteri ne distinse, e a tuite le speci gior possibile espressione e verita ; ed ia due altre sessioni doitamente ci trattenne deir arte da lui coliivata della calcografia, I arte scouoscluia agli aniichi , arie di legitti- raa origine Italiaua, arte da tutte le moderne nazioni coliivata; ma dagl' Italiani all' ultimo della perfczione condotta. E come artist* esperto e come criiico profoudo egli I'ori- gine, i progress!, e i varj modi con cui fii ed e tuuavia eseicitata, cou somraa chia* io6 rezza ed amenita di sijle ci espose. Fatle le debiie ladi ai bulini dei Morghen , dei Lon- ghi , dei J\osasplna e degli Anderloni , loda la niezza liuia de^ringlesi, la sloiia ci lesse e la lunga opera dell' iucisione a colori dei Fraacesi , preseniandone all' Ateneo lui sag- gio nel liiratio ch' ei fece del celebre gene- rale francese jVIarccau suo cognato ; e dopo avere di nuti i modi d'iacidere esposia rori- gine, i progressi, i maggiori o mioori pregi, e la ujaggiore o minore difficolta , propone j i come programnia da cssere discussb dagl' in- tendenti; « Quale del mezzi d' incidere ora i conosciuii e praiicati in Europa meriii la i preferenza ? » i E perche a promovere lo studio delle i belle arti in uu paese non sono forsc ab- bastanza efficaci le dlsputazioni degl' inielli- geuti e degli ariisii, nia couviene che iutor- no a tutio il popolo un' atmosfera, per cosi dire , si slenda che in mdle guise a tutti rre raffiguri il piii bello, perche in tal modo il buon gusto si propaga , il genio si nutre e si sviluppa, e la fantasia si fecondaj cosi vorrebbe il liosiro Socio niaggiore esattezza e buon gusto aliiieno nelle teatrali decora- zioni , dove il dilelto tutte le class! di per- soue inviia; c vorreblje che il teatro fosse anche fra noi , come fu in Grecia la scuola non solo del buon costume , ma quella del buon gnsio eziandio. 11 suo aninio si e per- icio indispettito coniro la rappresenlazione che si fece uella fiera del i8i5 nel noslro icairo del melodramma la J^estale , per la parte della decorazione che uulla ebbe di consentaneo aH'argomento, tutto Romano. II i?estiario di Liciulo , delle Vestali , del som- no Poutofice , dei Sacerdoti ei ci moslro come fu tutto coutrario alia storica verita, 3d ai cosiumi dei Pcrsonaggi. Le cerimonie liel trioufo del duce Romano , il supplizio lella Vestale colpevole, e fino le siesse scene n nulla coucordavano col fatto e colla sto- ia. 11 sig. Sergent tutli questi difetti rilevo, ! colle testlmouianze degli antichi scriitori avianiente coufuto , pagando in lal guisa iu giusto tribute alle bell'arti di cui e fe- ice cultore. io8 ARTI MECCANICHE IXe le aril meccanlche furouo senza in- coraggiameuto e premio. Due macchliieiie inveniate dal sig. Pietro Boneia , per pre- parare e lavorare la pasia cou rninore di- spendio di tempo e di fadca , da lui pre- sentato all' Ateneo ebbero approvazione e premio corrispondente alia loro utillta. Ua Piano-foric ideato , composio e in tuite le parti esattamente costrutto ad imitazione dei tanto celebrati di Vienna e di Londra dai signori Respini padre e figllo nostri concit- ; tadini , fii creduto commendevolissimo perj la proporzioii delle parti -X2 per la finitezzal del lavoro , e n' ebbe in premio una meda-|lj I glla di cinquanta lire. Possano questi esempi e quesii premjj metlere a prova I'lngegno dei nostri arlisliJ e farli studiosi del migiioranscnto deile in-j terne manifatiure die tame pur ne abbiamq di ferro, di seta, di lino e d'altri oggelti, ondd il bisoijno si diminuisca di ricercarli al di fuod con dlspeudio e vergogua del nomc Iialiano.'j lOQ Ma perclic il mio discorso cola abhia il fine , dov' ebbc il suo cominciameuto , Vol aveic poiuio scorgere , o Sigaori , dal mio breve ragguaglio di quanta uiiliia souo alio sviluppo delle iutellelluali facolla ed al pro- gresso delle Sclenze , dellc Leltere , e dcllc Arti le Accademiche Socieia; e quanto con- tribuiscauo all' incivilimenlo di quelle cilta nelle quali soito 1' influsso di benefico Go- verno esse fioriscono. II quale iiou puo a quesia mancare sotlo uii clementissirao Mo- narca clie fu semprc , come il Padre de'suoi popoli, COS! il Proielior geueroso delle scien- tificlie e leiterarie istlluzioui ; ne soiio I'au- lorlia vostra , illuslri Magislraii , die si de- gnamente fra noi lo rappresentate. BiANCHi Segretario Ill INDICE Ulilita delle Accademicbe Societa . . . Pag. 5 Traduzionc ed illustrazione della IV. VI. e XIV. delle Olinipiclie di Pindaro del Segretario'-i lO I Traduzionc del Poemetto di Vieland irititolato: Le Grazie del Cav. Sig. Cai-r Antonio Gam- bara ; . '. ss i5 J^aggio di Traduzione di Virgilio , Tibullo ^ e Properzio del Sig. .4vv. Antonio Duccelleniv f.'J Traduzione latina dei Sepolcri del Sig. Cav. Ip- poliio Pindemontc fatta dal Sig. Prof. Gi~ rolamo Borgno s? ao Trtduzione italiana del Poemetto latino del Sig. Ab. Zamagna sul Pallon Volante , fatta dal nobil Sig. Conte Girolamo-Siiyio Mar- tinengo w 2a Elegia italiana del Sig. Gaetano Fornasini p^ice^ Segretario in morte di sua sorella . . » a2 IV. Cronaca di Pindo del Sig. Prof. Angela AnelU ...» 23 112 I Cedri Poemetto in IV. Canii del Sig. Aw. Ghi- scpps Nicolint s» 24 Inno a Marte del Sig, Prof. Arid .... s? 26 Pastorizia Poemetto in VI. Canti dello stesso 35 ay La Gerusalemme Poema Epico dtUo stesso . ?•> 28 Piano del pocma 55 an Canto I. II. e III 5, 3r Eccellino da Romano Ti-agedia del Si'g. Ah. GJu- rardelli 55 35 Acabbo Tragedia del Sig. Cai'. Francesco Gambara» 38 Gli Stati di Blois Tragedia dello stesso . . j? ^o Erode Tr igedia del Sig. Ah. Luigi Scevola . n Ux Poetica di Orazio commentata e Iradotta dal Sig. B /rone Camillo Ugoni 5? 4^ Lapide anlica spiegata dal Sig. Ab. Borda di Mdano , socio corrispondente . . . . s9 4^ Cippo Sepolcrale Bresciano interpretato dal Sig. Dottor Giovanni Lahus socio corrispondente 5? L6 Difesa di Magio Chilonc sull' imputazione data- gli che abbia assassinato I'amico Marco Mar- cello , dello stesso . , 5? 48 Sepolcri Cristiani scoperti sotlo il pavimento di S. Ambrogio di Milano dello stesso . . sj 49 Sulla vita e sugli scritti di Guglielmo Corvi fi- losofo e medico insigne del secolo XIII del medesinio »» 49 Sulla vita e sugli scritti del celebre Morgagni , del Sig. Conte Corniani. 53 5li Elogio del Sig, Coute Giambattista Corniani no- 6tro Socio , del Vicc-Segretario . . . ?' 55 ii3 Mcmoria sulla vita c siigli scrlui del celebre Cardinal Luchi bresciaiio ^ del Sig. Abate Gcrinano Gussago » 55 Pillura dei costumi di Vcnezia del Sig. SergeiU- Marccait socio corrispondcnte ..,.;» 5 t Lc immagiui dei cbiaii uoniini esseie incita- niciuo alia viilu. Discoiso del Sig. Abate Tayerna :» 58 I. Libro dcllc Stoiie di Tacito tradotlo dallo stcsso • 55 6o O:servazioni critichc sopra un passo di questa tradiizionc del Sig. Prof. Borgno . . . jj 6a Hisposta alio mcdesinic del Sig, Ah. Taverna n 63 Sulla cducazione lettcraria da darsi alle fanciuUc del Sig. Andrea Erculiani n SL Spiegazione del priiicipio del Canto IX del Puv- gatoiio di Dante , del Segretario . . . ••> 6-] Sulle propricta e permutazioni della lingua ita- liana , Meraoria del Sig. Ab. Taverna . 55 i]a |Come abbiano i Romani potuto conquistare il mondo , Memoria del Sig. Co. Federico Fe- naroli 55 f] 5 Delia ccrtezza morale nei giudizj criminali, del Sig. Consigliere Fei-dinando Arrivabene i-> f^-j Sul valore originario delle Terre, Memoria po- sluma del Sig. Conte Corniani ... 55 80 Dei Pionostici dei tempi , Memoria del Sig. Francesco Assioni 55 81 psservazioni suU' applicazione fatta dil Sig. Antonio Traversi dclle teorie dei gravi li- 8 ii4 bcramcnte cadenll alia discesa veiticalc dci corpi tenestri s' 83 Sulle vaiiazioni baromctriclic del Sig. Dottor Carlo Bucclo 55 8^ Sopra alcuni particolari oggetli di pubblica sa- lute del Sig. Erculiani :' 86 Descrizione delle piante alpine della Piovincia del Sig. Dottor Zantedesclii 55 S-j Dci Funghi della Piovincia dello stesso . . s? 51 Dono fatlo dal Sig. Conte Liiigi Lechi di piu di 2,00 pezzi di mineralogia all' Ateneo . 55 g!^ Ricerche suU' cconomia rustica dei paesi mon- tani della Piovincia, del Sig. Dolt. Buccio j? g!f Ritratto del celebre Canova del Sig. Donienico \ J^antini * 99 ' Ritratto di Alessaudio Bonvicini detto il Mo- relto del Sig. Luigi Basiletti .... 5? 99 I Caduta di Termi Paesaggio del Sig. Bjsiletti 55 100 { Unionc dei due Principi della Cbiesa in Geiu- | salemme quadro in giande ad uso d'Altaie, ! del medesiino 55 100 j II Rinvenimento delle spoglie mortali dci due Santi Martiri Gervasio e Protasio , Quadro j simile, dello stesso n 100 \ Vincenzo Foppa pittorc e incisore del XV. se- ; colo provato BrescianOj djzZ nohilSig. Paolo \ BrognoU j? 100 1 Bartoloraeo padre c Benedetto flglio Monta- gna pittori del sccolo XV provati Bresciani, dcdlo stesso " 10* lit) Discorso intorno alio stalo prcsente dclLi pittura in Italia c dellc belle aiti in geiieiale del Sig. Lulgi Basilctti 55 102 Sul gusto deir arte del dipiagerc , e siii niezzi di giugnere a conseguirlo , Memorie del Sig. Ayy. Dartolommeo Dusini . . , t loi iQuale di tutti i modi d'inciderc sia piix da pre- giavsi ? Mcmoria del Sig. Sergent-Marceau, col rcgalo del ritratlo a colori del Gcnc- rale Marceau da lui iiiciso 55 io5 Dsservazioni critiche sugli adoinajpenli ec. del- r opera intitolata la Vestale dell) slesso 55 106 ■ *iano-forte ideuto , composto e in tulle le parli esaltamente costrutto ad imitazione dci tanto celcbrali di Vienna e di Londra, prcsentato dai Bresciani Signori Ecspini I padre e figlio . « 108 ponclusionc , . s> 109 I tIT INDICE SECONDO i8i5 ^uccio Carlo. Sulle variazioni barometriclie. tiahiis Gio. Sopia un Cippo Sepolcrale di Bornato ,' c per incidcnza dcUe Tribii e dei Dccurioni Bresciani. GhirardelU yih. Ubcrto Pallaviclno y Tragedia, Arid Cesare. Pastorizia lib. IV. ec. Gambara Cav. Francesco. Gli Stali di Blois, Tragedia. Labus Gio. Sull* eccidio di Marco Marcello per mano di P. Magio Chilone. I'goni Barone Camilla. Versione poetica dell'epistola d' Orazio ai Pisoni. Corniani Gio. Datt. Elogio di Gio. Battista MorgagnJ. Idubus Gio. Sopra rarj epitafll , arredi e monumenti Sepolcrali antichi ^ scopcrti in S. Ambrogio di Milano. 'Arrivabcne Ferdinando. Parafrasi del Canto XX e XXI. deir Inferno di Dante. Sergent-Marceaii. Allocuzionc in ringraziamcnto d'es- sere stato ascrilto all' Ateneo. Ercoliani Gio. Andrea. Sopra alcuui particolari Og- gctii di pi4>blic£k salute. ii8 Gamhara Cav. Carlo. Traduzione dei primi due libri delle Grazie di Wieland con alcune notizie intoino alia vita ed agli scrilti delT Aiitoie. Martinengo Co. Silvio Girolamo. La Nave aerea, tra- duzione dal latino. 'iergent-Mafceau. Motivi dei disegni di Viiginio , o studio d' un pittore e d' un commediantf) sul- r espressione da darsi a Viiginio. Lahus Gio. Sulla vita e sugli studj di Guglielmo Corvi. Sce^>ola Luigi. Erode , Tragedia. i8i4 Buccio Carlo. Ricerche suH'economia rustica sui paesi montani. Taverna Ah. Giuseppe. I.ezione su questo passo di Seneca : Claroruin virorwn imagines incitamenta anlmi. Zantedeschi Gio. Sulle piante alpine della Provincia. Buccelleni Antonio. Saggio di traduzione dei classici poeti latini dell' aureo secolo. JSicolini Giuseppe. Delia coltivazione dei Ccdrij poe- metto. Sergent-Marceau. Coup d'oeil sentimental et critique sur V?nise. Segretario Bianchi Antonio. Illustrazione del prineipio del Canto IX. del Purgatorio di Dante. Gussago Ab. Germano. Elogio del Card. Micbele Lucbi. Arrivabene Ferdinando. DcUtt ccrtezza morale nei giudizj j)endi. 1^9 Taverna Ah. Giuseppe. Traduzione del lib. I. di Ta- cito , cd lino squarcio della vita di Agricola. FenaroU Conle Fedcrico. Mcraoria stoiico-politica sui motivi dclla grandezzu dell' Impero Romano. Vantini Domcnico. Ritratto di Antonio Canova. Arid Cesare. Discorso suU' cpopea e I. Canto della Gerusalerame. Borgno Federico. SuU' intcrprctazione del Vocabolo Miles Urhanus no' Capi 4- e i^. del libio I. delle Storie di Tacito. , Version e latina del Carmc sui Scpolcri del Cav. Ippolito Pindemonte. I AnelU Angela. Ciouaca IV. di Pindo. i8i5 Bianclii Ah. Antonio Segretario. Traduzione ed illu- strazione della VI. IV. Ode delle Olimpiache di Piudaro. \ Zantedeschi Gio. Prefazione ad alcune dissertazioni Isui Fungbi alpini della Provincia. Ariel Cesare. Inno a Marte. Bettoni Nicolb. Progetto d' un' cdizione di tulte 1^ ' ' operc del Sig. Prof. Cesare Arici. Taverna Ah. Giuseppe. Ricerche sopra le permuta- zioni del linguaggio italiano e sopra il jnetodo di ben conoscerlo ed insegnarlo. ■'? \Sergenl-M(ircenu. Quale di tutli i modi d' incldere siu da pill prcgiarsi ? colla presenlazioue in rcgalo all'Ateneo del ritratto a colori del Gc- t" aeral Marccau da lui iuciso. I20 I Corniani Gio. JBatiista. Discorso postumo politico- Icgale sopra 1' originario valor delle lene. Arid Cesare. Canto IF. del la sua GeruSalcmrae. Bioijuoli Paolo. Mcmoria sopra Bartolommeo e Be- nedetto Montagna pitlori ed incisori provali oiiginarj Bresciani. Gmnhara Cay. Francesco. Acabbo , Tragcdia. j4r.ci C^'sare. Canto III. della sua Gerusalcrame. C ironiii. P Hjlo. Venere con Amore , incisione. Forn .'sini Guetuno P^:ce-Segretario. Elogio del Conte Gio. B.ittista Coi iii ;ni. Marln'f A'j. PuuIj. Osservazioni sull'applicazione fatte, dal Sig. Antonio Traversi, autore delle lezioni di ilsica , delle teorie de' gravi liberamente ca- denti ilia discesa yerticale de' corpi terrestri, 1; Gamharu C \^. Carlo. Gli ultimi due libii delle Gra- zie di Wioiand. Dusini BurtuloJiimeo. Sal gu'^to dell' arte del dipin- gere , e sui mezzi di giungere a possederlo. Busilclti Lu'^i. Ritiatto di Alessandro Boiivicino detto il Morctto, e Discorso intorno alio stato pre- sente dcll^ pittura in Italia, e delle altre Belle Arti ill geuerale, i Sergent-Marcpcm. Osserv.izioni critiche sugli adorna-| menli ec. dell' opera iutitolata : La Vestale. j Assion'k Francesco. Sui prouoslici intorno ai carabia-| menti dell' atmosfera. \? ^ >§ ^ - t \ t •> ^ V SCIENZE /-: ;:. vA COMMENTARJ DELL' ATENEO DI BRESCIA V MDCCCXVI MDCCCXVU BRESCIA PER NICOLO BETTONI MDCCCXYIII 1 /uello die per avventura non seuza face- zia, (i) amplissimo sig. regio Delegato, Consi- glier dl Governo, nobile signor Come Podesia, Assessori chlarlssiml , quello che per avven- tura non senza facezia , iu uu sue sermone fa dlrsi Orazio : De re comuni . . . orahant liodie 7Tieminisses , Quinle^ reverti ^ con tutta scrieta , come e la dignila vostra e la gra- \iia del suo offizio richlede, taciiamenie disse a Vol r umanissinio signor Conte Presldente del paliio Aieueo, quando venne a pregarvi di assisiere a quesia solenne adunanza. E a dir vero , o egli Vi risguardasse come membri della nostra scienliflca e letierarla societa, Voi ed in passaio foste , ed ora piu che mai ne ^«eie il plu beH'ornamenio; Voi ne geitaste le (0 Tuite queste ampKssime cai'icbe furono ncl bieu' >'io coprrte da Bresciani , e Socj dell' Ateneo. 4 fondamenla, Voi ne promoveste rincreraento, ed ora ve ii' e raccomandata la sovrana tu- lela. O Vi cousiderasse come figli della co- mune madre la carisslma nostra Brescia, Voi ne siete e per la chiare/za de' natali , e pel corredo di belle virtu il piii fermo sostegno; ne puo essere cosa alcuna ne piii cara al vostro cuore , ne piii degna degli elevati vo- stri ingegni di questa nostra solenue scssione, in cui si reude con to ed a Voi , e al Pub- blico di quanto adoperarono nel corso del- r anno accademico gli stndiosi noslri colleghi. O fiualmente gli occhi snoi fermasse nello splendore dell'autoriia vostra, la qnale som- ma fra noi vi e staia dairAucustissirno nostro Sovrano atlribuita ^ siccome a Lui nulla e piii ' caro che di vedere in lutli i lati del suo va- sllssimo inipero diffondersi la luce della dot- trina e del sodo sapere j cosi Voi e perclie , umanissimi , e percbe fate, com' e dovere, | delle noblli sue cure le vostre , riputar do- vete a Voi stessi comuni le scieutlflcbe e let- : terarie noslre esercitazioni. De re commiini dunque io sono oggi avanti I'autorevole vo- stro cospetto a iratiare ; laoude per quanta 5 e la streliezza del lempo e la fiacchezza del mio iugegno il mi pernieiie , invocando la cortese voslra indulgenza , senza piu ml ac- ciugo a darvi il consueto ragguaglio dcl!e ac- cademiclie nosire fatiche. LETTERATURA E per comiuclare da quella parte deH'ame- na letleratura, da cui trassero principio negli anni andati queste solcnni relazioni , dir vo- glio la poetica facoha , con lielo animo vi annuncio ; che nou solo in nulla non si e scemato , ma si e anzi accresciuto per essa negli onorati uostri Socj I'ardore: i quali nou gia sohanio nei prati fioriti dell' Elicona si conlentarono di raccogliere i varj fiori a ri- i 'Creare di lor soave fragranza gli animi piu geniill, e ad inirecciare non caduche corona al raerito e alia virlu ; ma ardili spingcndosi mnanzi, alle piii elevate cime agognarono di salire : quanio di piii sublime e difficile e nella poesia , anche in quesio bienuio , trat- tando ; epica , dramraalica , lirica. b II noslro socio slg. piofessore Ariel, dis- tro lenendo alle traccle di Virgillo ( di cui con lama lodp ha sapiuo imliare 11 dldalico stile nel rinomatl suoi poemi gli Ullvi , il Corallo e la Paslorlzia ) passu , come sape- te , a dar fialo all' epica tromba , coli'inco- i minclato suo poema, la Gcrusaleinme distrul- 1 la ; c lanlo grave insieme e glocondo parve lie' Ire suoi primi cantl 11 luono alia nostra Censura, clie degiio giudico di prenilo e co- . rona 11 giovlne cantoie. Ora conilnuando egli ! con pari fervore 11 suo lavoro , ci lesse nel ' Liennio in varle sessioni 11 IV. \. \I. VII. ed VIII. , dei quail cantl io non ml fcrraero I a toccare le poeiiche bellezze, o la dolcezza i insieme e la forza dello stile , o 1' evidenza ' delle Imniaginl , o la purita della dizione, perche souo questi gia pregl a Vol noli , o Signori , del noslro poeta, rlconoscluti dalla coniune del verl letterati. Dell' argomenio deii cinque cantl pocbe parole vi faro, perche a' parlarne degnameute e d'uopo attendere chej il poema sla compiuto, onde le parti raffroa"} tando col tuito, si vegga se il preceito dij Orazio e osservato I i 7 » Prirao ne medium , medio ne discrepet imum » . Tuitavia , siccome le membra anche slaccaie dair iiuero corpo , aver posson'o in se raede- sime la lor perfezione , e far giudicare all'al- tento naluralista a quale specie di aniraali ap- pariengono, la siessa cosa il medesimo Orazio ne disse avvenir dei poeini , quando dello » Invenias eliam disjecli membra poetae». II quarto caulo comincia colle profezie di quel Giosia clie sul fine del terzo ci ha de- scritto il nostro poeta. Si ricevono dai capi della nazlone gli ambasciadori Piomani. Veu- gono da loro proposle condizioni di pace , che parendo poco eque alia iiazione Ebrea, sono auimosaraente rifiutate. Tito e agitato per non veder ritoruare gli ambasclatori ri- tenuli dal capo de' Giudei con ariifizj nella citia. Stringe le sue legioni intorno a Geru- salemme, e comincia a baiterne le mura. \i- sione di Gamaliele , cui apparisce in sogno la raartire Elpide, a liii prima sposaia , che lo couforia a farsi (^risliauo: muove Gamaliele di notte tempo al campo , dove fu lasciata la spoglla mortale della sposa, per darle se- 8 poltura. Canto quinto. Mentre la cilia e slreita, sopravviene la nolle. Ircano con truppe au- siliari spinge inaspettato a soccorrerla. Inceu- dla il campo Romano e passa frammezzo alle legioni die circondano la cilia. Baltaglia uot- turna soito le mura e grande slrage col peg- gio dei Romani. Tiionfo d' Ircano ch' e ac- colto dai cilladini, come salvatore, a cui vien conferilo il supremo coniaudo nella milizia. Canto seslo. Yicendevoli funerali per inlcrpo- sla triegua. Elogio d'liamar ucciso in balta- glia. Ircano racconta 1' assedio sosienulo in Gamala , la presa di quesla cilta , e le sue avveniure nel deserio. Si racconta come, per le fraudi di Giovanni di Giscala , Ircano po- iiesse a morie Asiarie, la quale, solto il no- me di Anione , vesiita da guerriero , vive tut- tavia uel campo Romano. Ircano e veslilo del- r armi sacre dal somrao Ponteflce Assuero. Rasscgna Ebraica fuori di Gerusalemme. Canto seilimo. Presagendosi i Capi di Gerusalemme pel concorso di tante genti entro le mura, la fame ( die per decreio di Dio devc poi esser- ne il priucipale flagello e slermlnio ), maudano Simoue Gcraseno, uuo dei Capi, con delta I 9 schiera al casiello di Betauia per trarre en- Iro la cilta le veitovaglie , die ivi erano state accumulate da Giuseppe Flavio, gla condot- liere deH'armi Giudaiche, prima che per I'in- vidia dei citladini , si desse al Piomani. Per la prcvidenza di Tito falla ai Giudei questa impresa ; imperciocche sopraggluuto il Gera- seao dai fuorusciil Giudei condotli da Gama- liele, a cui il Geraseno aveva ucciso il pa- dre, vien egli scoufitlo, e disperse e distrutte le provvigloni. La ])attaglla descrltta al flume Cedrou rlcorda quella dell'Ismeuo cantata da Stazlo per quello che risguarda il calore e r impelo , superaudola poi dal lalo della rlc- chezza e varleta del suoui armonlci. Questo seitlmo canto fiulsce col prodigio d' essersi di noite tempo sferrale spontaneamente dai car- diiil le porte del Tempio ; lo che da occa- sloue ai Levlti di persuadere al Re Giovanni di Irasportar I'arca, e i sacrl arredl ncgli ac- campanicnil Gludalci fuori della cilia; in mo- do die un avvcnlinenlo 11 quale avrebbe du- vuto Incuterc la dlsperazione dell' eslio di quella guerra , fu pollilcaniente Interpreialo favorevole ; quasi che Dio a slmlgllauza degli lO antlchi tempi volesse di sua presenza affidare il popolo riprovato ( Vedi iniero queslo canto ill fine del libro, che come saggio di quesl'ope- ra viene stanipalo ). Da cominciamento all'ot- lavo canto la rassegna Giudalca , e lo accani- parsi delle varie trlbii , la quale rassegna per la varieia di caraiieri in essa descritti e pel movimenio , e per I'azione dell' esercito, auzi di luita la nazione armaia non teme il con- fronto dclle animate rassegne di Omero e di Virgilio. Oidinatosi il campo, i Leviti vi re- cano dal Tenipio I'arca preceduta dai Cori, clie intuonauo i cauiici sacri j ed ai quali r esercito di lontano con vario tema risponde. A rendere vieppiii augusta quesla religiosa pompa il poeta prescelse la notte , che da infinite faci roiia e vinta pote inieressare I'at- teuzione degli stessi Romani a poca distanza accarapali , e che , quasi presi da religiosa venerazione, stanno attonlti spettatori, e man- dano ad ispiare la cagione di tanta fesliviia nel campo oslile. Ma quesii cantici di con- fldenza, e questa sacra gioja di lutlo 1' eser- cito viene inlerroiia uella stessa notte dai si- nislri vatlcinj dell' ispiralo Giosia , di ciii si II udliono le terrlLili profezie nel canlo IV. Penetrantlo egli per le teude de' suoi 11 sco- raggia ed umilia con fuuesli presagi , e la Tribii degli Esseuj in particolare credendo alle sue parole si leva in armi per tornarsene alia cilia. Quindi tumulio, discordia, e guerra civile , perche accorsi allri Giudei per con- leneie gli Essenj no succede sanguinoso cou- flltio che si aliuta coi venire del re Giovanni di Giscala. Quesli di Giosia chiedendo, il quale di lale commovimenlo era sialo caglone , se lo fa irarre innanzi dal Gesareno che morto il vorrebbe; ma il re per rinierposizione d'lr- cano , e pel tlmore di iroppo inasprire la Tri- bu degli Essenj , caugia 1' invocalo supplizio di Giosia neli*esiIio. Prima pero che il pro- feia ricoveri presso ai Romani, presagisce ani- mosamente al Re ed al Gesareno, che dopo il totale sterminio della nazione V uliimo si sarebbe di propria mauo ucciso , e il primo ornaio avrebbe il irionfo del Romano viuci- lore. Cos! il nuovo noslro Epico progredi- sce magnanimo col suo poema e ne fa pre- sagire la grandezza del lullo colla macsia delle parli. 12 Ne perche il sig. Ariel con tullo ranimo intenda ai piu grandi argomenii della poe- tioa facoha, cessa peio di uutrire, diio cosi, la sua giovine Musa col laite della Virgiliana Calliopea , dappoiche iu quesi' anuo il 5.® e 4-** libro delle Georgiche ue lesse a compi- meiilo di questo lavoro. lo mi asterro di lun- gamenie parlarvene^ imperciocche nel Com- mentario del 1812 ebbi a discorrere del modo con cui tradotli avea i due prinii libri. Solo diro , che quello da me con verila aunun- cialo in quel luogo intorno agli antcriori , deesi con cgual ragione esteudere ai poste- riori ; nei quali ha poiuto anche nieglio ma- nifestare I'Arici il suo valore nel colorire con istile appassionato gli affetluosi argomenti , of- ferendogliene occasione le lodi della vita cam- pestre, I'econoraia delle api, la peslilenza de- gli armentij 1' episodio di Aristeo , e la pa- letica favola di Orfeo. La quale iraduzioue essendo egli per dare compiuta alia luce, non poco diletto dee recare agli amatori della ca- slissima Musa di Virgilio, cimeniaia nelle spo- glle Italiane. Delia qual Musa il nostro socio in un uuovo suo poemetlo ne fcce inteudere iS il rammarlco, perclie oggidi piu non si studli abbastanza I'elegaute semplicila, e la squisitis- slma varicta deH'arraonia irnitativa; e plutloslo affiggendosi certi nuovi poeil a false scorte per ischivare il trito seniisro, inciampiuo e sraar- riscano tra i labirlntl d\ slrane locuzioni ed intricatl pensamenti. Fingendosi egli airauilco podere Mantovauo di Virglllo , del quale in- vano eon devoto affetto cerca i limiii e le antiche forme, la Musa gli appare, la quale dopo esseisi lamentata della trascurauza iu clie I'hauuo i moderni, propone partllanienie i dlfotli delle scuole e dello scrivere ora in nso , rllevandoli al confronto delle maniere seguite da Virgilio. Della dolcezza di quesli versi non si direbbe abbastanza ; e perche devono venire in luce colle stesse Georgiche da lui tradotte, Voi siessi potrete giudicarne e seniirne pieuamcute. Deir altro geuerc di sublime poesia dlede sagglo il Segretario vostro con nuove tradu- zioni da Pindaro. In varie session! egli lesse air Aieneo la versione poetica e I'inierpreta- zione della V. VII. VIII. IX. e X. delle Olim- plcbe. La prima e iu onore di quel Psaumide '4 da Camarina, cui il vale Dirceo iniitolo anche Ja quaria, e di cui ebbi akra fiala a laglo- nare ( Vedi Comment, precedente pag. lo ). In quesla lo celebra per una nuova iripli- ce vitioria riportaia nella LXX Olirapiade , delia cjuale parla anche Pausanla ( V. g. ), oolla quadriga cioe, colla carrelia mulare e col cavallo sciolto ^ per cui venne a vieppiu illustrare Camarina che per cssere colonia dei Siracusaui, prima delle vitiorie di Psaumide era tultavia ignobile a confronto delle vieine citta della Sicilia, Era quesla piantata presso uu picciolo lago o palude delta Camarina , da cui trasse il nome. Ora personificando ed apostrofando quesla palude, come figlla del- rOceano, comincia I'ode il nosiro poeta, e la invila a gradire con lie to animo il fiore delle sublinii viriu , e delle corone olimpiche, a lei da Psaumide recaie sul irioufal suo coc- chio ; il quale nuova gloria accresce alia sua patria di fiesco riediflcaia. Camarina era in- faiti stata distrutla, poclii anni prima di que- sla vitlona, dai Siracusani, die ingelosiii di sua grandezza le mossero guerra, la presero e la sacchegglarono j ma pel generoso sforzo i5 dei principall ciltadiui fu ricoslrulta, e a ml- glior coiidizlone di prima ridolia ; e piii di tiuii a rialzarne le case si distinse il nostro Psaumide. Anche per questa sua generosila lo celebra il poeia; e cou nobili seateuze pro- siegue a lodarlo per la fortezza, e per ie sue altre virtii, e fiualniente pregaudogli da Giove una lieta vecchiezza e figli amorosi e pii, lo consiglla a noa braraare di piii , perche sa- rebbe lo stesso cbe pretendere, essendo mor- tale, di diventare uu DIo. La VII, pill lunga assai, e in lode di Dia- gora Rodio, che nella LXXIX Olimpiade vinsc nel pugllato. Fu quesii figlio di Damagelo , e fu a lui ia Olinipia erctia una stalua dopo rimniaglne di Lisandro, alia quattro cubiii e cinque dita, coUa mauo destra stesa alle pu- gna, e la sinistra piegata al flanco. IXon fu- rono degeneri dall'avo , e dal padre i tre figli Damageto il magglore, Dioreo 6d Acusilao , che tutli ottennero col padre stalue in Olini- pia. Aulo Gellio narra nel lib. 5 e iS, cbe Diagora vedeudosi iu un coi ire figli coro- nato vincitore in Olimpia nella sua piii avan- zaia cih , di contentezza mori. Ora il uoslro i6 poeta lo celebra per molte viltoiie in varj giuochi rlporlate , e specialmente per questa Olimpica nel pugilato. Dlgredlsce nelle lodi della patria, di cui narra I'origiuej dei primi abltaiori di quell' isola , e specialmente di Tlepolemo, al quale rlferisce la schiatia di Diagora. Dice come 1' isola tutta e sotto la protezione di Febo e di Minerva , per la quale i Rodil si distiusero nelle belle arti, e specialmente nella scullura. Canta la nascita di Minerva dalla testa di Giove, e per questa circostanza opportuuamente inirodotta, il poe- ta ebbe ronorc di vedere lutta questa lun- ghissima ode scritia in caratteri d' oro , per ordine del magistrate di Rodi , nel tempio di quella Dea. L' ottava e in onore di Alcimedoute che nell'LXXX Ollmpiade vinse nella lotta coi giovanetti. Questo garzoncello era da Egina ( isola che viene di frequente nelle lodi del nostro poeta ) della tribu ivi celebre dei Blep- siadi , e vantava per suoi maggiori Ifione e Callimaco celebri atleti. Avea per fratello Ti- mostene, che riportato avea la corona in Ne- mea pure lottaudo; e tuiti due a maestro eb- »7 Lero Milcsia lottalore di molie palme, e che neiy eia sua avanzaia islruiva i giovaneiti che aspiravano a simile gloiia. Alcimcdume era appunto il irentcsinio dc' suoi allievi che riu- scirono vincitori. Tuue quesie circoslanze aprono al noslro poeia iin vaslo can)[)o da spaziarvi col suo fantaslico ardimento. Le lodi di Alciniedonte e di Tiinosiene fratelli vi sono celebrate con quelle del fauioso loro isiilu- toro , parlaudo del quale ei delta quesla no- Lile seutenza; 3) Air esperio istruire c cosa agevole , » Ma non si provi di cio far Fignaro, J) Che degli scionchi son vuoie le menli. La faiiiiglia doi Blepsiadi vi e pure lodata; ed egli invita dagli Ellsi Ifione e Calliujaco a rallegrarsi della iiuova gloria aggiunia alia loro iribu dai due nipoti. L' isola Egina poi viene enconiiaia da Pitidaro per la sautita delle sue leggl , e per 1' ()S[)italiia , con cui apre il sue porto alle repulibliche Ellenicbe, e pc le savie discipline con cui proieggeva il com- Uicrcio di tutie ,- percio dice che la salutare Ginstizia adoravasi dagli Egincti insieme con Giovc ospitale, altrloieuli chiamano Pauelle- 2 i8 iiio , come a dire, dl tutta Grecla. Won ho volulo pretermeiiere quesia circostanza per ricordarvi le statue di queste due diviuila , die con piii centinaja di altre, tutle anteriori al secolo di Fidia , souo state receutemenie dissoiierraie in quell' isola, e die trasportaie a Roma esercitauo attualmenle 1' ingegno del pill celebri antiquarj , die faticano alia lovo illustrazioncj dalle quali con ragione si aspetta alia storia delle belle arii anticlie uu iiuovo splcndore. La IX fu dal nostro poeta scriita in lode di Efarmosto Opunzio die vinse nella pale- stra. Cominciando ei con le lodi del vinci- lore subito passa a quelle di Opunie, patria dello stesso , e della quale canta le origin]. Secondo Pindaro ebbe iiome da Deucalioue ( altrimenti chiamato Opunte ), il quale dope il Diluvio scese con sua raoglie Pirra dal monte Parnaso nella Locride , e la popolo con uomiui natl dai sassi , come narrano le aniiche favole j onde venne che in greco fu- rono i popoli detti Lai , perche il dorico Kaag significa pietra. Dopo la raorte di Deu- calioue , Locro re di Opunte era senza pro- i9 ]c j ma Giovc a lui glk vecchio , addusse da Elide Prologcnia figlia di Deiicalione siesso; la quale gravida del Dio fcce lieto il vecchio re di prole maschilc , cui diede il nome di Opuuie dall'avo maierno. Quesli saviamenie resse la cilia, in cui fiorirouo ad ogni tempo eroi e viiicilori nei sacri cerianii, tra i quali Efarmoslo alle cui lodi , dopo lunga digres- sione , torua il poeta; e lo celeLra per la viitoria da lui tre fiate riportala airisimo, ed a JXemca; da giovanelto in Aiene, in Argo, iu Maratona, ne'Licei in Arcadia, nei Teoxenii a Pellene, uegli Eleuslni ad Eleusi, negl' lolai a Tebe, e finalmeule iu pairia negli Oilei. Ad aliro Locrese, ma dei Locresi d'ltalia cloe di Zefirioj e intitolaia la X , voglio dire ad Agesidamo figliuolo di Arcbestrato. Quesli, di cui dice il poeia d' essere siato ospiie ue' suoi viaggi iu Ilalia ed in Sicilia , vinse da giovauetlo nei pugilalo ; e Pindaro pro- messo aveagli di celebrarlo; W)a, qual se ne fosse la cagione , tanio differi quest' ospiiale offizio , clie dicde al giovane moiivo di cre- dere, cbe dimenilco egli si fosse e dell'ospi- lalila , e delle promesse. Qucsla circosianza offre al poeia argomento alia pvotasi dell'odej nella quale iuvita le Muse a leggere neH'ani- rao suo, come scolpilo vi eia il figliuolo di Archeslrato, Agesidamoj e speciahuenie Po- linnia, e la Veiiia a rinioveie da lui la lac- cia di mendace o d' iugrato per aver differita la lode deir ospiie suo. Ambedue queste egli prega a sgravarlo del suo debiio con quesio inuo , e cou lui secoudo cli' egli vuol dare in agglunia per compensare il lungo tempo frapposlo a satisfarlo. Accomuua Ic lodi del prode , secoudo il cousueio , a quelle della patria di lui, ch' egli dice goveruaia dalla Discrezione, cioe dal retto discernimento ncl gludicare delle cose; che i Locresi lianno in pregio Calliope e il fiero Marte, perche ama- tori delia poesia , e valenti guerrieri. Tor- nando poi al giovane che vinio avca coulro uu polentc compeiitorc, digredisce a caulare r origiue dei giuochi olimpici , isiiiuiti da Ercole presso la tomba di Pelope , poiclie morti ebbe i due mostruosi figli di ]\eiluno e deila Niufa Molione , Euriio , voglio dire, e Cleato ; i quali gli aveano profligaio I'eser- ciio ch' ei conducea da Tirinio. Bellissimo e il penslero del poeta di fare clie a questa istlluzioue asslsii il Tempo padre della Verita, poeticamenie in tal guisa inducendo , clie cessano i tempi favolosi, e gli storici e veri comiuciauo pei Greci colla isiiiuzloiie delle Olimpladi; in prova di che suLilo ricorda il nonie dei primi viucilori in Olimpia ; descrive la stagioue iu ciii si celebravauo , e poi lor- rando al suo alleia gli fa seiilire che ai soli poeii 6 dato di eieruare il nome degli uo- mini vliiuosi; percio gli dice : Agesidanio! a clii fece bell'opre, Se senza il lume dclla lode al pallido Oreo sccnde, clie il lullo offasca e copre, Souo vani i sudor che molli ei sparse, Ed e breve la gloja ! A te mia lira Armouiosa , a le mia dolce tibia Onore accresce : e te , le Muse apparse Tolgon del Tempo c dell' Invidia all' ira. Epodo Di Glove air alme figlie 10 compagno mi agglunsi, E quando il chlaro Popol di Locii accarezzai stlllando 11 dolce mele d'Ellcoua, e quaudo L'alma cilia cantai, lodaio ho il caro 22 Giovin figlio d' Archeslrato. Col valor di sua man freglarsi 11 vldi Air ollmpico altar di nobil gloria. Era leggiadro dell'Alfeo sni 1 1! E neir eta che col favor di Venere Ganimede di morte ebbe vittoria. Quesli ultlmi versi ho voluto recilarvi Ira- dotii , perche poteste per Voi stessl gludicare della traduzione, la quale inferiore , io lo confesso, di gran lunga all' origiuale , puo tuttavia all'Italica giovcntu fare ia parte as- saporarc i modi Pindarici , megllo di alcun alira , che finora colle stampe e a lei slala proposta. Ma passiamo, ch' egll e omal tempo, a ra- gionare del lavori drammatici dei nostri socj. Prime si preseuta il sig. Lulgi Scevola, mio illustre predecessore in questo onorato im- piego. Souo gla conosciute dalla nostra So- cieta, ed applaudite sui tealri d' Italia varie delle sue tragedle ; ultimamente egli ci ha failo copia della sua Giulleita e Romeo. La sloria di quesli due sventurati amanti e gia iioia air Tlallana Ictteratura, due de' suoi ri- noraaii novellieri avendoci adoperato la lora 25 penna , e lo e pure in lughikerra per essere stata scelta dall' iramaginoso Sakespear ad argomenio d'uua delle sue tragedie. In Italia pero prima del uostro socio ( coniecche tra- gico sia r intreccio per sc mcdesinio ) nes- suno r ha posia in sulle scene ; sia che il fatlo e iroppo nolo presso di noi per le due sopraccennaie novelle, e miuore quindi liberla resii al poeta per ridurlo ad azione ; sia per- che r azione siessa male si puo condurre air unita del tempo , canone inviolaLile che i noslri Italiani hanno ricevuto dai loro mae- stri i Greci , e che ii tragico luglese haldan- zosamente sempre rlfiuia dando alle sue tra- gedie una durata nou solo di piii giorni, ma ben anche di piii e piii anni. Non dovea certo parer poco tragediahile il falto, perche si ag- giri suir amorosa passione,- che a renderlo tragico in supremo grado concorre I'animosita delle due parti Guelfa, e Ghibelllna , onde erano in Verona capi i gcnltori degli Amanil; dalla quale clrcoslanza ha saputo il nostro socio trarre sommo partito e per esagerare r aniorc che nci contrast! si fa piii grande , e per fare iuteressanlissime scene , e per di- 2l, pingcre agli orchi di spettatori Iialiaiii lut- tuosa la couJizione di quel tempi iufeliei. Cerlo il Hoslro poeia molie di quelle diffi- colta ha saputo vincere, che spaveularono per avveulura altri srrittori di slmil genere, e fallo il debito conlo di vaij suggerimenii che gli venncro falii da alcuui dci nostri Soej, molie luili rifonne pur fecc al suo lavoro. 11 difetlo pero deir alio quinlo secondo le regole fiiiora seguite iu Ilalia e iucoireggibile , qucllo cioe ch' esso inchiuda tali falti , per lo sviluppo dei ([uali piu spazio di tempo si richiede, di quanio e Cfjnceduto alia tragica a/Jone. Ini!>erciocche si hauuo a fare i fuuerali di Giulielta creduia moria sul fiue delTaiio quar- to j prima dei qiiali dovea passare almeno un giorno e per la qualila della morie , che do- veva esigerc dai gcnitori un maturo esame , e per la condizione stessa dclla famiglia, una delle priucipali di Verona 3 e rallontanaio Ro- meo dovea richiamarsi^ il quale di faili ben che lion avvisalo rilorna, e trova gia posia nell'arca ramaute, e morta davvcro/la crede, e si ucci- dcj ed ella si ravviva , e di duolo poi uiuore; e vi accorrono i genitori d'entrambi, cc. ec :i5 lo so cho alcuni raoderni trattaUsti del- r arle ira^ici, specialrneute di ohrenionli vor- rebbeio assolud j^li aulori di iiagcdie da que- sta, com' e»si dicouo, servilila alle regole de- gli aniiohi. Seuza coufutare la nuova dollrina, che iu>n e maieila clie io debba discutere , e meno in qnesto luogo , mi restringo a dire cbe la iragcdia del sig. Scevola e dctiata e cou purezza di lingua, e con isponlaueiia di siilc , variaio secoudo gli affetli , onde vieuo naturale alia declamazione , oruato pure con misura di nobili senteuze , che siamo solili riceicare in quesio geuere di componinieuii. INe meuo ricca di bellissinii prcgi e la tragedia cbe il giovlue uostro socio sig. pro- fessore Giuseppe INicolini lesse nelV Aieueo , iiultolaia la Cauace. Questo argomento e slate irattato aucbe da Speron Speroui; ma il uo- stro poeia ha leuuia alua via per togliere alle nosire scene I'orrore che ispirerebbe uu amore voloniariamentc incesluoso. A lal fine ecco com' egii compone la favola da (Jvidio ricor- daia nolle sue Eroidi; Eolo re dcgli Eolidi, avuii ad un pario da Enareie sua moglic Ma- carco e Cauace, consullo I'oracolo sulla f«- 26 lura sorie della gemhia prole, ed avuto m rlsposta , che si sarebbe con incestuose nozze congiunta j per consigllo di Eurlso, fedele mi- nistro, il figlio ancor bambino spedi in Ion- tane regioni , perche vi fosse occuliamenie cresciuto , sino a tanto almeno cb' ei .locata avesse in matrimonio la figlia con qualche principe straniero. Ma cbe puo I'umano ac- corgimenlo contro il disposto dai Fati ? La i nave che conduce il bambino e sorpresa dai Corsali nel mare Egeo, la comitiva o uccisa o fatia schiava insieme con Macareo, il quale 1 I in Argo e vendulo ad Aronte grande di quel i regno , clie lo nvilre come figllo soito il no- me di Timandro. Molli anni dopo, guerra si i accese tra il re d'Argo ed Eolo , ed in una spedizione del primo contro Lipari, Timandro , fe falto prigioniero di Eolo: clie, quautunque I fiero, per un segrelo sentimento lo accoglie iiella reggia e ve lo tiene poco meno che per 1 quel figlio che gli era dlffatli. Quesli vede la figlia del Re, ed e da lei veduto , e i lore j animi sono da un segreto movimenio subilo j r uno air altro inclinali. Isnorano che sono fratelli, e quella reciproca inclinazion del san- 27 guG e crediila violcnza di amorc. Ma come poleva sperarc uii priglonieio ignobile di ot- tenere dal superbo Re in isposa la figlia ? Unisconsi dunque i due amauii cou segrete nozze , 0 cosi 1' oracolo fatale perfeitameme si adcmpie. II uostro poeia opportunaraente lingo che un scgreto conlraslo della nalura luiia sparga 1' amarezza su d' un nodo abo- mincvolc. Quindi un conibaltimenlo di oppo- sti affeili agita i due infelici sposi, che tal- \olla si aniano eccesslvamente , talvolta ec- cessivamente si abborrouo j ue il fruuo dci loro vitupercvoli amori, un bambino, puo far taccre quesia sogreta avversione cbe I'uno daH'altra respingej la quale naluralmenie crc- dono figlia , Canace della disubbidienza pa- terua nell' esscrsi congiunta segrctaracnte ad \iuo schiavo , e quesli dell' ingraiiludine usaia col ]\o clie lo aveva ammesso alia sua bene- volcnza, per avergli scdoiia Tunica figlia j c tutli e due del giusto risenlimeulo e castigo che doveano aspeitarsi da Eolo , ov'egli sco- Yrisse le clandesiine loro nozze. In qucsto si aggira il forte della Tragc- dia , che il giudizioso auiore va gradaiamente 28 svolgondo, cd ccco in quale maiilera. AronlO vlene a Lipaii spcdilovi dal Re di Argo per istabilire pace ed alleanza con Eolo , chie- dendoue iu pegno a nome del suo Siguore la mano di Canace. Eolo volenlicri vi accon- seuie e per fiui di poliiica, oude ouenga la pace e 1' amicizla con Clcarco He di Argo , ed auche per allomanaie la figlia dalla sua reggla , perche, se avvcnga mai die le genti spedite a licercare suo figlio ( die da alcuui rapporli fatiigli credeva luiiora vivo in Argo ) il ricouducano , eviti il decreio lerribile del fato , die senza sua saputa era pur troppo compile. Quesio si suppone convesiuio prima clie la Iragcdla cominci, la quale si apre col- r incoulro die Aronte fa nella Rcggla di quel Timandro da' educalo avea come figlio , cui egli dolcetnente rimprovera di scouoscenza per iiou cssere piu lornato a lui; della quale il glovane si scolpa e coirauiore die gll porta il Pie , die lo tiene in luogo di iigllo, e piii col nodo segreto die lo stringe alia regia don- zella , la quale non potea quindi piu essere data in moglle al Re d'Argo die la chiedeva. Da questa protasi naturale iiasce il nodo e ^9 la caiaslrofe della Tragedia. Aronte ricusa ad Eolo Ic male auspicate nozzc, dalb figlia ab- boriiie , senza pero sqiiaiciaie il velo , che coprc il gia seguiio mairimouio con Timau- dro; ma Mcdouie ministro del Re, ch'era sialo spedito alia figlia per iuiimarle cli' ella par- lireLbe coll' Argivo ambasciaiore , disvela ad Eolo come Timandio se ne vanta maiito, ed e pronto colla forza a difendere la moglie , se uou ottenga dal Re di sua colpa il per- douo. Tenia cosi di accendere tuUa I'ira del Re coniro il giovane , di cui egli invidiava da molto tempo il favoie e la grazia , spe- rando ch'Eolo daunandolo a morte, il proprio oliraggio veudicasse c il suo privato rancore; ne puo lutlavia oitencrc se non che gli stiappi a foiza Canace , e clie , ove egli si opponga, gli sia iraiio davauii in caiene. Quesia e la tela dell' atlo prinio. ISiel se- condo r asinio ministro fingcndo compatire air amore di Titnaudro lo consiglia alia fiiga in un colla moglie , e col piccolo figlio per nieglio irarlo ncllc insidie che gli prepara , e mcitcrc quiudi il Re nella lisolnzione di perdeilo. Qui c dove tuiio il paiciico dclla 5o tragedla si aprc; coiitrasto di rallle affeill in Cauace, aniore, disperazioue iu Timaudio per la resisienza di lei alia fni^a, cielo oorrucciato che cou tuoni , c cou folgori pare che mi- nacci agl' innocenii colpevoli stcrminio e ro- viua: agguaii posti agl' infelici dal iradiiore Medonte , che impossessaiosi del loro figlio per ordine del Pte da una rupe lo gcita; la misera Canace , clie fiiialmente risolvesi alia fuga col marito; il mare procelloso, che gl'im- pedisce j 1' arreslo di Timandro j 1' arrive di Euriso , che scopre essere Timandro il ilglio del Re di cul era siaio spediio in Iracciaj r uccisione di Timandro ordinaia da Kolo ^ c troppo sollecilamente esegulta dal perfido Medonle J prima che il Pie sappla ch' cgli e sue figlio j e Canace che si uccide per con- slglio del padre, il quale quest' unlco mezzo trova per rivocare la condanna del ricouo- sciuto Macareo, tengono tuita I'azione in gran- de movimento e calore; e fan presaglre nel glovine auiors un tragico valente > che dara nuovo lustro al tealro Italiano. E cerio in quesla Tragedla passion! verameule tragiche domiuano da capo a fondoj lo siile e colto> 3i) varlo , affeltuoso , e sentenzioso. Ml duole che i liniiii prescriiil ad un' accademica rela- zione non permettauo di rlferirvi varj tratti che confermino il giudizio che io ne fo ; nia , come e per uscire in breve alia luce , oguuuo poira meglio giudicarue, che io non saprei fare. INe nieuo spira quest' aurea elegauza il melodrarama del noslro socio corrlspondente sigoor De-Crlstoforls sulla morte dl Adarao. L' intrecclo prlnclpale dell' azione e tralto da una tragedia in ire alii sullo stesso argo- menio del Tedesco Klopsioch, e che fu tra- dotla in Italiano dal celehre slg. conie Ga- spare Gozzl ; ma il slg. De-Cristoforis ha il vanto dl aver sapuio adattare alle regole del" r opera in musica quesla Iragedla, e di ri- durre al canto con finlsslmo gusto e giudizio i tratti plii passionati dl quel drammailco la- voro. E pure suo vanto 1' aver saputo conser- vare saviamente uel meraviglloso ( che questo genere dl pocsla rlchlede ) la verlslmlglianza, che con sonuiio vllnpcro dell' arte e quasi sempre desiderata nel modernl melodramraa- tici componlmenil. Quasi che la musica siessa 5:x ed il canto non abbiano per oanone fonda- nieiitale 1' irailazione dcUa natura ; e quasi clie si possa trovarc iniilazione della natura, quando nel tutto dell' opera non sia unlfor- miia di condotta , e quella veri&Iniile grada- zione dell' affeito che sola puo inieressare lo spetlatore, ed in lui risvegliare le medesirne agitazioni e gli stessi raovinieuii, da cui ra- gionevolraente si fingono niossi gli aiiori. Ma io non ispendero inolie parole intorno alTope- ra del sig. De-Cristoforis , perclie essendo gia divennta di puLbllco diritto colle siampe , ognuno puo di per se, guslaudola , poitarne giudizio. Piuttosto il discorso volgendo dalla pocsia alia prosa vi diro, couie al Segretario vosiro e parso , che in materia di lingua ( su cui tante e si varie , ed auclie opposte sentenze furono e sono ) e dello scrivere puro, a cui piu che ad ogni altra cosa sono presente- mente volii gl' ingegni d'lialia, in grande er- rore incorrano quei niedesimi che al vanto aspirano di Pnrisli. i." Col far buona ogni forma di dire, ed ogni vocabolo, purche tro- vato negli scritti del Trecento. 2.^ Col pre- 55 tendere clie ogni concepimento di chi ha appreso a pcusare ed a ragionare nel seco- lo XIX , ed ogni ardito pensiero che sorga in aiiima liscaldata al sacro fuoco di Apollo abbiasi di necessita a frenare soiio il morso de' uovellleri , o d' altri scritiori del trecento, aurei ( chi lo niega? ), ma aurei nella sem- plicita degli argonieiati che impresero a trai- tare. Innovaiore a detta di costoro dovrebbesi tenere il Dante, che tanle nuove forme di dire introdusse nella nostra lingua , quanti furono i movimenti che I'anima sua risentita ebbe a provare. Inuovatore il Petrarca , il quale con forme affalto nuove canto il qua- drilustre amor suo ; ed innovatori dirsi do- vrebbero e il Poliziano che la nostra lingua arricchi di bellissimi modi greci e latiui, e r Ariosto e gli aliri classici tutli, che ad imi- tazione di Dante e notarono quel che I'affeito spira^ ed in quel niodo chi ei detta dentrOy ■vennero significando. Percio non diparten- dosi il Segretario vostro dalle resole stabilite da Cicerone, da Orazio e da Quiniillano iu- torno alia purith dello scrivere Lalltio, e adat- taiele cou ragioue alia lingua Italiana, vuolo 3 34 che nei primi Padri si ravvisino i vocaboli nella prima loro siguificazione e proprieia j che da loro si apprendano gl' idiotismi, ogni volta clie venga opportuno 1' adoperarli, come quelli che dauno per cosi dire , la vera fi- sonoraia ad una lingua ; ma che quesii pure si adopriuo con parsimonia , come fecero quegli slessi auiichi Padri; e qui egli riprova coloro , che credonsi giuuti a cogliere la pal- ma dello scrivere perfelto , quanto piii di quest' idiotismi hanno senza discrezione fic- cati nelle loro scritture. Crede necessario so- prattutlo che la culta lingua dei dotti da quella della plehe si dlstingua, e che questa rifiutando il noblle scrittore alia prima uni- caraenie si affidi, Nolo poi un certo abuse di siraue meiafore introdotto da alcuui poeti degli ultlmi tempi , affatto contrarie al casto nitore , oude splendono 1' opere del nostri Padri j e qui gli si aperse occasione di discor- rere sul come e quando abbiano le metafore luogo nei uoslri scrilii , ne lascio senza ri- prensioue 1' abuse che di queste ha fatto spessissime volte le siesso Boccaccio , per la smania di comparire eloqueuie. Conchiu-^ S5 Passaudo poi a dlscorrere siil mode di agevolare queste operazloni , egli dice , che inolto utile sarebbe la costruzione di eerie tavole in cui dale le osservazioui barometri- cbe e lermometrlclie , fossero espresse le altezze corrispondenti , o irovar si poicssero tiui' al pill con alcuue operazioni di aritme- tica. Una simile tavola fii calcolata da Briot; ma non si esiende che da seiianiasei cenli- meiri a seilanta. Altre plu copiose sono in- seriie uelle opere di Lindeuau e di Oitraans, e forse avverra che dove sieno queste man- canii in qualche parte , si siippliscano e compiano da qualche altro esperto calcola- tore. Ahri invece hanno pensalo che piii comodo lornerebbe ai viaggiatori , ed osser- vatori avere un barometro, col quale si po- tesse a diridura conoscere i risultamenti, che dal calcolo si oltengono , mediante alcune operazioni puraraente meccanichcj ed ii quale tenesse cosi il luogo di qualsiasi tavola. A quest' impresa si accinse ( prosiegue il sig. 69 Pcrego ) II sig. Bertoncclli di Verona. Ini- magiuo egli e fcce costrulre dal macchinista Sireizig una scala , die si applica al baro- niciro, e che dall' uso cui e destluala, viea delta ipsografica. Sciolgonsi con essa , a delta del Bertoncclli, tutU i cast, che pos- sono occorrere colla formola di Laplace , con un sempUcissimo mezzo meccanico , e con tale esattezza , che i prodotti con que- sta oUenuti, paragonati con quelll ottenuti dal calcolo o dalle tavole , danno una dif- jercnza minora di quella che si pub tra- scurare in simili operazioni. Tratlaudosi di una nuova invenzioue , coniinua il nostro socio , non da tuttl ancora conosciuta , e che SI diretiameute interessa la Fisica, ed ia pariicolare rargomenlo raio, ragion voile che 10 Tesamlnassi, e quesia mi parve opportu- na circostauza di fame ali'Aieneo hi eve rap- porto :=. L' opera del sig. Bertoncclli e divisa in due parti: nella prima, che porta il titolo di Compendio Teorico-Pratico sulle livel- lazioni barometnche , si espongono alcuue pi'oprieta dcU'aria airoosferica, e si riferiscc 70 brevemenie il metodo tenuto dai Fisici nelle Jivellazioni baroraeiriche con alcuue appllca- zioni a casi pariicolari, ed avveriimenti sulla pratica delle livcllazioni stesse. In tulta que- sta parte non e cosa , a raio gludizio , che meritar possa 1' attenzione dell' Ateneo. II compendlo e de' plii semplici , le nozioni elemeulari, i ragionamenii scevri da profon- de argomentazioni e formole maiemaliche j avvertendo lo stesso autore nella sua prefa- zione che cosl voleva essere un irattaio , il quale preceder doveva uu' iuvenzlouc che tende a facilitare le llvellazioni harometriche a chi non fosse abbaslanza col calcolo fa- migliare. Sc non che citando egli in una uoia la formola di Laplace vi appone il coeffi- clente iSSg^ in luogo del coefflcicnie i8356. Ramond che molto si e disliulo nella pra- tica delle livellazioni harometriche , ha in fatii auraentalo di mollo il coefficiente di Laplace , il quale era solo di 1 797 i ' ; ma e da notarsi che quando il lodato naturalisia Impiega il coefficiente iSBqS in luogo dii8536 trascura la correzione della gravita nel senso della verticale , com' egli dice espressameuie 7' nelle sue meraorie inserlte negll atii dell'Isii- tuto di Fraucia ( torn. VI. Sciences mathe- matiques , et Physiques ) ; e come si puo vedere da molii esempi in esse calcolali , e specialmente da quello iu cui si dciermiuu r altezza del Chimbiraso , dietro le osserva- zioni di Hunibolt. Laoude calcolando le al- tezze colla foimola irascritta uel libro del sig. Bertoucelli , essa non si troverebbe cor- rispondere alle vere ; e generalnieute par- laudo sarebbero sempre maggloii s. La secouda parte dell' opera e quella che pill merita le riflessioul del nostro socio ; come quella che contlene la uuova iuven- zioue anzidetta. Egli pero non si aiiiene che alle bisi a cui eJla si appoggia , perche riu- scendogli di mostrar questa scala e mal si- cura e imperfeiia , credo supcrfluo 1' immo- rare sul risultamenio delle medesime. A lal fiue ei fa precedere una breve descrizione della scala del sig. Bertoucelli. ;=; Inimagi- Diamo , egli dice , un baronieiro ordiuario inuniio di una delle soliie scale , divisa in pollicl , dair allro laio vi sia un' alira scala mobile graduata uel modo segueuie : al li- .7^ vello del mare la media pressione dell' at- mosfera sia , secondo 1' autore della medesi- ma , di polllci 28. 2, 85 ( benclie ahri non pongono chc 28. 2, 2 ). Dove la seconda scala corrisponde al nuniero 28. 2, 85 si noti zero. Quando il raercurio dunque si trovera a pol- llci 28, linee 2, 85, 1' elevazioue del luogo eve si fa 1' esperimento sara zero , cioe sara al livello del mare. Troviamo adesso il punto della medesima ia cui si dovra segnarc, per modo di esempio, il numero cento, che espri- mera altrettanie lese , seguendo sempre la strada Lattuia dalF auiore. Quando non vi sono correzioni termometriche a fare , 1' al- tezza d' un luogo vien data , come ognun sa, dal prodolto di un coefficlenle per la diffe- renza dei logaritmi daH'altezze baromelriche osservate alle due stazioni iaferiore e supe- riore. II coefQcieute pel caso delle misure in lese e g437, si avra in conseguenza 94^7 niol- liplicato uella differenza dei logaritmi uguale a ceuto. Si trovera colla divisione il valore della differenza , e conosceudo imo dei lo- garitmi che e quello di 28, 2, 85 polro de- terrainaie coUe tavole I'aliezza del mercurio 75 in pollicl, e linee, la quale dovra corrlspondere air elevazione di cento tcse. INel noslro caso troveremo pollici 2-7. 6, 58. Al punto cor- risnondenle sulla scala niobile iioicro cento. Con 11 u simile calcolo si gradua la scala per i5 o piu ccniiuaja, e fissate le posizioni de'nu- raeil centenarj si dividouo con uu congegno particolare gl' intervalli tra quelli conipresi, a fine di avcre i numeri delle lese conispou- denti alle altczze del mercurio intermedie. Ma quanto piu vi s' impieghera di calcolo anche per le divisioni secoudarie, lanto piii la scala geucrale riuscira esatla. Le correzioui tcrmometriche vi si eseguiscono per mezzo d'un cilindro quadrato, clie sla superiormente al baromctro ed alia scala ipsografica. Col movimento di qUesto cilindro iutorno a S( stesso puo inualzarsi ed aLLassarsi la detia scala , e in consegucnza far corrispondere alia somniita della colonna mercuriale, ch' e determinala da un noi^.io, un maggiore o mi- nor numcro di tese. Si couosce per le gra- duazioni autccedenti quanto si debba nioverc il cilindro , pcrcbo la scala si abbassi tanto quauio porta la correzione lermomeirica del 74 barometro ( giacclie qucsla correzlone dimi- imisce la colonna aerea ) per un grado fino a quailro ad una data elevazione del mer- curlo. Eppercio data la dlfferenza di lempe- raiura de' barometri nelle due stazloni , si polra fare la couvenieute riduzione. Simll- meuie si opera per le correzioui termome- triche dell' aria. Si deicrmiua priuaa nella co- struzlone della raacchlna il movimenlO del cilindro necessario aH'innalzamento della sea-- la , perche la llnea del nonlo vi segni un maggior nurncro di tese in propoizlone del- raumenlo dclla colonna aimosferica, prodotio dair aumento di tenf)peraiura. Con tale arti- ficio quando si sa la lemperatura media della colonna d' aria iutercelta Ira i due luoghi deir esperimento , non sara difficile fame la correziono, la quale si liniita come la prima i a quatlro gradi. Occorrendone nel primo e I nel secondo caso una maggiore , bisogna ri- \ meuero il cilindro a suo luogo ( die si puo j muovere separatarnenie dalla scala ) e ripe- I lere i movimenii finche sia inieraniente esatta I la correzione clie si riferisce airesperieuza di I che si tratta. s: lo lodo ( dice il sig. Perego ) j 75 lodo il buon volere del sig. Berioucelli ed auche il congegno della sua macchiua ; non couosco ancoia il giudizio dei Fisici su di essa ; ma noa posso cousentire a lui nella sperata ulillia. i.° Noa e semplice ; e se la differenza di lemperatura alle due siazioui e molto graude , quasi ad egual tempo clje si opera colla maccliina, si arriva culle formole a irovaie 1' elcvazione cercaia. 2.° Queslo traitato della scala ipsografica uon e dall' au- tore corredato con verun caso pailicolare , che si poiesse coufrontare coi risuliameuii del calcolo. Un solo esempio adduce, e que- sto medesinio nou combina colla prova che si ha dalle formule , poiche si ha la diffe- reuza di tre quinii di lesa, quanlita nou di- sprezzabile per un'altezza di 4^4 tese. 3.® Dal calcolo avremo sempre piu esaiti risuhameuii, couciossiache sia mesiieri colla macchiua ira- scurare alcuue piccole quaniiia, che in quello si valuiauo colla piu scrupolosa precisione ; da queslo dipende la marcala differenza e non dal punio fisso, cioe dal livello del mare, da cui pane la scala ipsografica, siccome pre- teude il sig. Berioucelli. Due soria di errori 76 si possouo conimeliere iiegli esperimenii colla niacchiua; aliti vcngono dall' impeifezioiie della macchina stessa, allri nascono dai no- siri seusi die non possono il piii delle volie distinguere le mluime differcnze. Ond' e che quauto pill le macchiue saraiuio scmpUci , lanto piu saia tolio il pericolo di cadere in errore, e quanlo piii si poirauno ripeiere le niedesinie osservazioni tanto piii saranno told gli errori che veugono dai noslri sensi. La macchina del sig- Berloucelli uoii bene for- nisce ( o male mi appongo ) questi vaulaggi perchc le molle e complicate gradnazioni del ciliodro tolgouo il primo, e le moltc sccon- darie osservazioni , in cui si soddivide la fondameutale, sono d'inipedinienio al secondo. Ma poslo pure che la scala ipsografica del sig. Bertoncelli fosse perfettissinia e tale che sempre uei risultamenti corrispondesse rigo- rosameute alle operazioni del calcolo, sara tanto e tanto inutile j poiche anche quelli che sono iuesperii a traitare le formule fi- sico-matemaiiche potranuo coll' ajuto delle tavole risolvere luiii i quesili spettauti alle livcUazioni barometrichc senza il minimo in- 77 coniodo, c colla sola ispezione delle colonne corrispoudculi alle osservazioni gia fatie ; o tuii'al pill cou facile calcolo aritmeiico, come si e deito; laddove la macchina ricliiede an- che operazioni , che vogliono essere escguiie cou molta accuraiczza ed e ben altax) iiico- modo clie qucllo ch'egli esagera a pag. 63 del volume delle tavole di cui si parla t=:. Dopo di avere in tal guisa dlsputaio sa- viamenie sul mezzi per fare colla possibile esatlezza e facilita le livellazioui , passa al- r csame delle varie formule proposie pel cal- colo col quale da fine alia sua dotta me- moria, facendo conoscere alia nosira Socieia di quali armi munito egli si acciuga all'opera delle livellazioBi baromeiriche deiluoghi prin- cipali della nostra Provincla. Ma neir alto cbe il sig. professore Perego iu questo flsico-matemallco lavoro si adopra, cbe deve ridondare in onore della nostra socieia , ed iu vantaggio delle scienze e dcl- 1' aril , il sig. Cav. Antonio Sabatli 1' animo volge a conoscere la ualura dci torrenti , ed il raodo di coslruire piii ulilmenie i ri- pari a prescrvazione delle uoslre carapague. 78 Con due memorie el cl traltenne su questo argomento. JXella prima si e rlstrelto a no- tare la dlfferenza die passa tra i torreutl ed i fiunil , osservando come appunto da questa dlfferenza nasce la maligna indole del tor- j rent! ; dappolche i fiumi dl per se stessi a i poco a poco la propria vlolenza temperando I air equllibrlo si riducono , 11 lelto si prepa- I rano e lunghlsslmo tempo vl si maniengonoj j laddove i torrentl quanto mono partecipano | della speclale uatura de' fiumi , cioe quanto piu dl rado corrono , quanto piii presto si j gonfiano , e nieno dura il loro corso c la \ ioro gonfiezza ; vale a dire quanto plu sono I in genere ed in natura torrent! plu grandi, { tanto plu sdegnano uguagUanza ed equlilbrlo, ! men soffrono leggl , men vogllono colle ripe \ e col fondo pace e trlegua; perclo sublta- ! neamente e con impeto gonfiandosi e tutlo | ad un tratto cedendo per la cessazione delle ' plogge montane, formano a se medeslmi gli i ostacoli per comporsl in regolare andamento, j pel mucchi d' arena e dl sassl, cbe nella gou- fiezza agltano, e poi ad un tratto lasclano j ammucchiati uei loro letli. I quail inconve- 79 nieiiil se non del lutlo togllere , si possono pero diminuire ( sicuri di rluscir neli' ira- presa, se colla debiia cognlzione della loro nalura il faremo ) , scavando cioe alvei , e ripari inualzando il piu die si piio confacenii al bisogno. Ad oltener questo inienlo il no- stro socio crede indispensaLile ehe si cono- sca bene quale sia la loro forza. Ma la va- rieta della forza nei torrenii non pno clie provenire da una variazione considerabile della massa, e della velocitk; anzi la massa niun effeiio sinistro produce, se non e con- giuuta con quesla ; sicelie per conoscere la forza di una data correnle non e da consi- derarsi ehe la sola lotale velocita. Pas?a quin- di a mostrare ehe se la velocita di una cor- rentc qualunque non si puo estimare da nn daio punio di caduta, tauto meno potra esti- marsi quella dei torrenii da tuiti i puuti nei quali puo quesla variare. Osserva cKe gcne- raltnenie in ire parti si puo divldere il loro corso , cioe nella superiore , nella media, e nell'inferiore. La parte superiore, e^li dice, consisie per lo piu in una specie di can ale quasi luuo ncl vivo sasso scavato uel fondo di una valle , die a quando a quando un cotal poco si allarga, e di nuovo si restringe, ed obbliga 1' aequo, con InsuperaLili alpestri baize , e con sostegni di atlraversate rocce , or a serpeggiare umile , ora a sostar quasi morta , ora a cader precipiiosa senza poter niai intaccaro il fondo o la sponda die si duramenie I'affrena. In questo primo stadio non e possibile misurare le forze dell'acquc, ne si lia a lemerne gran danuo. La pane di mezzo e dove i lorrenli piii esercitano il loro furore, e lulta provocano a cimcniarsi con- tro di loro Tiudustria e 1' arie dell' uomo ; dappoiche usciii dalle valli spazioso aprcsi il campo all' ludomiia loro violenza;; a nulla servono le ripe , a nulla gli argini , poiclie soverchiandoli nelle loro piene , escon del letto , ed una nuova slrada si aprono per mezzo ai colti , e alio ameue pratcrie , ed alberi e case ben anco talvolla abbattono, e travolgouo. E quivi appunlo c dove consu- mate le ire , e perdulo il vigore lasciano i miseri avanzi del loro devastamento. L'iufitna parte dopo questa comincia, cb'e quella, in ,cui vanno a mano a mauo compouendosi di 8i Muovo uu lelio si regolare, che dove i fiiimi avviciuandosi al mare piu lorluosa ed anipia fanno per lo piu la loro coireuie , questi piii la diizzano e la resiringono , "e rcgole e leggi sofferendo placldanienie finiscono. Da quesia divisione e desciizione dei tor- rentl uelle tie paiti principali, chiaro appa- risce quanto sia vano il pensiero di qiielli che si dauno a credere di poier determinare la forza della correiite, col consideiare lutii i puuti uei quali puo succedere variazione nella velocita della medesima ; poiche pri- mieramenie nella parte superiore, come notar si potrebbero lutli i primi pvuiti donde I'ac- qiia comincia a venire , i quali tanli sono quante le cime , i fianchi , le pendici , e le falde dei monti, dei colli, dei poggi ed i gradi di aliezza dei medesimi? Come deter- minare il grado d'impeto dei fill di quell'ac- que per 1' erbose rive, per le peirose lasire e dei rivi e ruscelli pei tortuosi canaletii , che alle valli , ai burroni , ai gran canali si avviano fra tanli inioppi, incontri ed andiri- Vieni, SI che il grado si possa conoscere della toiale corrente ? Ma sara forse piii facile fare 6 82 lall osservazioni nella pane m&dia? Basta dare lui' occhiaia al leito, dopo una plena per cdii- vincersi della impossibilila. Scogli , dossi , cavita , gorghi , canali intraversatl , torluosi , scrpeggianil, che prima della plena non era- no , sono lanie cause che mutaudo I'altezza, le caduie , le dlrezioni dell'acque, introdu- couo velocita e forza dove non era, e dove era la tolgouo. D' ogni passo , d' o^ni piede, d' ogni liuea, per cosi dire, dell'alveo , con- verrebbe , dice il uostro socio , sapere la modlflcazione per inferirne tale verita che potesse servire di regola j ma siccome e pro- vato dai piii esperti osservaiori , cbe la ve- lociia dei fiumi non si pu6 misurare dalla lore sorgente per le troppe cause che uel luugo del letto la niutauo , cause che non si possono calcolare , cosi c inutile spendere piu parole a mostrare che le stesse cagioni molto pill vigoreggiano pei torrenti. Che sc i torrenti hanno questa forza ec- cessiva , la quale pare indomabile , tuttavia le cagioni che producono qucsla forza ven- gono indebollte dagli ostacoli che Y acqua inconlra negli angoli del piano, ai quali vo* 83 gliono essere aggmnli quelll delle sponde lortuose, dei gorgbi , dei voriici e di aliri tali accidenli; si chc plu uon resia dubbio che 1' enorme pendenza dei piani su cui scor- rouo 1 torremi , sia appuulo la cagioue dei danui ch' essi ne recano , e ne miuacciafio sempre raaggiori; percbe se al lermiue d' una cadula incontra un' allr' acqua , che in con- fronio sia quasi stagnante e morta, dovra con- suraare la sua velocila per viucere 1' iuerzia di questa, e la vince; ma un tal cumulo o tale alzameuto di acqua si fa, che non pu6 piix conienere il suo sforzo, e scarica la sua azio- ne sul letto e sulla spouda^ c per la reazion loro ritorna, e quindi nascouo oudeggiamenti, vortici , complicazioni di contrasti , rotture , stravasamenii , e tuite quelle roviue e quei danni , clie si aitribuiscono alia velocila pro- veniente dal pendio , benche sia questa gia quasi consunla e perdula. Questa e la ra- gione per cui i ripari falti per ristringcre 1 acqua dei torrenli nella parte di mezzo , convienc che dal laii sover6hi le rive , e sfiancbi ogui rileguo, e tanto piu raeui di lovina, quanto piii alta fu sostenuta, e piii 84 sti-ettaraenie angustiata; alcuni per clo cou- chiudono essere i danni dei torreuli irrepa- rabili ; nia il nostio socio invece couchiude che gli uomiui debbono piultoslo da lal fatto arntnaestrai si ad oslare ai princlpj , e rime-* diare alle cause , noii ad inipedirue gli ef- fetli ; e couchiude che siccome i ritegni e gh alzameuti dell' acque ne' torrenti produ- cono la disuguagliauza d' azione della cor- reute , e della resistenza delle spoudc e del foudo ( dal che le rovine ed i danni proven- gono ) , COS! convieu procurare , per quanto e possibile un perfello equilibrio tra quesie due forze. INella seconda memorla tratiando delle riparazioni dei torrenti non si contenta di proporre in astrailo quali sarebbero i mezzi per dare ai fiumi ed ai torrenti un corso regolare ; ma considera quali sieno i piii age- voli e i meno costosi per impedire all' acqua il guastamenio delle canipagne ; perche il nostro autore considera uou essere bastaute che i riraedj sieno i piii sicuri , se anco non sono i piu facili a metlersi in opera. Egli fa prima osservare che 1' acqua uaiuralmente 85 amerebbe scorrere per alvei 11 piu cbe sia possiblle declivij dal che rlsulta che quaulo piu si polra coi ripari secondare questa in- cliiiazlonc, si otterra piu facilmeute rinienloj che so quest' opera dovesse essere luita del- I'uomo, raollo difficile e costosa diverrebbe; ma esseudo per la minima parte sola del- I'uomo, e per la massima dei torrenti me- desirai pruova che e piii facile che aliri noa crede. Aveva gla osservato il sig. Sabatti , con quanta forza 1' acqua correnie agisce contro i lati enlranti, quando cade da un piano di maggior peudio sopra uu altro di minore ; e con quanta urta nei lati degli angoli pro- minenti, quando alzata e fatta pesante inveisce contro i sostegni e gli apre e li rorape: dal che dedusse ch' essa ama gli alvei declivi in gulsa che per se quanlo piii puo, se li pro- caccia ; ora ei mostra avvenir questo ne piii ne meno rispetto all' iueguaglianza e tortuo- sila delle sponde, poiche quelle, che innanzi porgonsi a far contraslo, roviua, e quelle che indietro si ritirano a dar luogo , benefica : dal che raglonevolmenie conchiude, che I'ac- lese. La palla pre- deita dunque, couchiude il nosiro socio, se fosse siata libera nella sua caduta per 4 4 m " avrebbe dovuto percorrere lo spazio corri- spoudenie al prodotto di i6 piedi ed i pol- lice pel quadraio di 4 4 cioe piedi 325 , poliici 8-1,6 non soli piedi 32 1 pollici 8 come computa il sig. Traversi. ( J^edi Le- zioni di Fisica mode ma di Antonio Tra- versi vol. 2 Lezione 26 pag. 2 jo ). Avea percio fatlo vedere il sig. professore Marini colle regole aritmeiiche lo sbaglio preso dal sig. Traversi , che da al quadraio di 4 -5 ^^ valore di 20 soltanlo (V. ib. p. 219 ), in- vece di 20 ^ . Quiudi ragionando sulla na- tura del movimento equabilmeule accelerato, e dimosiralo sulla figura del cosi deito piano delta celerita, ci fece manifeslamenie accord ch' erronea k la maniera del sig. Traversi esposta in nota a pie' di pagina, di assegnare cioe alia prima meia del 5.'° m " soli piedi 64 pollici 4 ( V. ib. pag. 220 nola ) iuvece di piedi 68 pollici 4 -^ • Fiualmeuie all' og- 97 getto di trovare spedltamenlc lo spazio as- seguabile a qualunque ultima parte fraziona- ria deir ultimo de' tempi impiegati dal grave liberameute cadente , propose la segue nie semplice formola : xz. i^ ( 2. x- i ) in cui f * esprirae il quadralo dell' ultima parte frazio- naria, della quale si cerca lo spazio x, e 2x-t esprime il doppio numero di parti eguali fra- zionarie , meno una cbe enlrauo in tutti in- sierae i tempi impiegati , e che si iraltano nella formola , non come rotli , ma come interi; cosi nel caso del quale si traif.a la for- mola in termini aritmetici e: x=;(-i)'(2. g-i) che ridotta da x t 4 i? oude lo spazio d'asse- gnarsi alia prima meta del 5.° ni " e eguale a 16 picdi e I pollice A 4 -^ , cioe eguale a piedi 68 pol. 4 1 ^ i^oii a soli piedi 64 pol. 4> come si e detto di sopra. Pero se a picdi 68, pollici 4 T si aggiungauo piedi 267 , pol. 4 s>peWanti a lutt' insieme 1 4 n^ni " precedenti, ne nsultera la somraa di piedi 325 pollici 8 -i come dee risultare, dando al quadrato di 4 4 il giusto valore di 20 ~, come non sarcbbe cbe di piedi 52 1 pol. 8, valutando errouea- naente il quadrato di 4 ^ per venti solianto. 7 98 Ma pofcfie ia palla cieito sperimento ca- dendo per 4 t ™ " uon percorse che soli piedi 272 , essa pero daU'aria deve aver sof- ferto tale rltardo , che sarebbe eguale a soli piedi 49 pol' 8 , se cadendo liberameute uon avesse doviito percorrere cbe piedi 32 1 pol- llci 8 , secondo il compulo del slg. Traversi ( pag. 221 ), laddove sarebbe di piedi 53 pol. 8 ^ se cadeudo liberamenie avesse do- vuto percorrere piedi 325 pol. 8^, Seguendo il sig. Traversi, coll' intcressar la teorica della resistenza di mezzo ( ib. ), passa il sig. Ma- ilui ad esaminare quale dei due computi si avvicini piii alio scopo prefisso. II ritardo che soffre un corpo moventesi in un mezzo di omogenea e costanie densita , e propor- zlonale al quadrato della velocila con cui esso corpo si move; pero uel movimeulo dei gravi cademi , essendo la velocita come i tempi , sara pure il ritardo sofferto dalla palla a cagione dell' aria , supposia di omo- genea densita, proporzionale ai quadrati delle durate del tempo impiegato ncl cadere. Quin- di il ritardo pei 4 m " interi sarebbe stato in serie dei numeri quadrati i. 4- 9* *^' ® per la prima meia del 5.' m " giusto la re- gola di proporzione avrebbe corrlsposto ad ~ di 26 cioe a 5. Sapeudosi poi dalFesperienze falte da Newton ed Hauxbee , clie un corpo di graode massa sotto piccolo volume, come la palla di piombo , cadendo nell' aria per I m ", riiarda il suo raovlraento di un piede e -y pollici, ne vlene di conseguenza, dice il Dostro socio , che la palla essendo caduta per 4 4 m " avrebbe sofferti tali ritardl, la cul totalita eguaglierebbe il prodolto di un picde e y pol. per le somme dei numeri i. 4* 9- 16. 5 cloe sarebbe i piede, 'j pollici X 62 s 55 piedi , 5 pollici. Ma stando al compute del sig. Traversi, il ritardo dovetie essere di soli piedi 49 pol. 8 ; quindi la teorica di resi- stenza da la differeuza di ritardo in piii di piedi 5 pol. 9 ( ib. p. 225 )j e non la da- rebbe che di piedi 1 pol. 8 -5 giusto il cal- colo che il ritardo fosse di piedi 53 pol. 8 ^. A tanta maggiore distanza dal fine pro- posto e porlatd quest' ultimo risultamento del sig. Traversi a motivo del primo sbaglio di quadrare 4 i per 20, invece che per 20 -i, piccolo a dir vero j, ma che in un' opera di lOO Lezioni dl Fi'sica moderna , che finora in tuito il resianie corrisponde alle savie mire del benemerito auioie, doveva essere uotato. Neir nppeadice poi il uostro socio prende in esame una circostauza che si riferisce alia resistenza dell' aria. Egli comiucia dall' osser- vare che il rilardo di 55 piedi 5 pollici che la palla avrebhe dovuto softVire per conlo deH'aria, e stato calcolato sulla supposizione ch'ella sia della stessa deusita, al di sopra dello spazio percorribile vicino a terra in nn m "j ma essendo Taria un fluido capace di coinpressione , ed essendo infaiii preniuta dal peso di quelle particelle che soprastanno alle loro simili , debbono le inferiori palire ruaggior compressione che le superiori j quin- di il sig. Marlni col forraolario dei Fisico- Maiernatici diinosira ch' essa aria diminuir deve di deusita dal basso all' alto in progres- sione geomelrica. Ora le teoriche idrostatiche danno che le resisteuzc del mezzo , pari il ■< restante, sono proporziouali alle sue densita; e conchiude che se la resistenza uella prima parte inferiore e uno, nella 2.*^' sara 4, nella 3." ^ e cosi via. Dalle nozioni poi del mo- lOI vimeiito in gcncrale si ha, clio gli spazj pre- corsi dal mobile , soiio come i lempi impie- gaii a peicorreili j laoude pel caso del niolo tlella palla, se si prcscinda dalle sue vaila- bili velocita, si dira che se nel i m " il ri- tardo e i, nel 2.** sara 4, nel 5.o ~, nel 4° -\ e nella prima meta del 5.*^ m" per la regola di proporzlone sara -J di ^ cioe ^ ; e doven- dosi prendere il ritardo diminuito nei termini frazionarj della delta progressione decresceu- te, incominciaudo dal 2.° termine inclusiva- mente nella seguenie progressione fraziona- ria 4 -^ - i> ^^ ritardo terra luogo dei nume- raiori, e le corrispondeuii dimiuuzioni quello dei denomiualori. A fine poi di avere in con- crelo le dlminnzioni del ritardo si assume quello sicsso , che fu coll' esperienza osser- vato da jNewton , ed HauxLec , cioe il ritardo di I plede e 7 pollici, che un corpo simile alia palla soffre cadeudo uell'aria in im m ". E siccome dal moltiplicare un talc ritardo per la somma dei numeri interi i, 4» 9» i^j -^ si cbbe la totalita dei ritardi liferibili alle crescenii velocita del mobile , cosi dal niol- tiplicaiio per la somma dei numeri fraziouarj 103 della suesposta espressione si otterra In con- creto la totaliia delle sue diminuzioni rife- ribili alle decresceuti densiia del mezzo. Ma ( I piedi e 7 pollici ) ( ^ 4. j -f -i ^ -; ) t a pledi I, pollici 5 ^j la dimiuuzione dunque di ritardo che avra avuto la palla in grazia delle decresceuti densita dell' aria per tutlo il tramite da essa percorso in 4 1 "i " sarh state di piedi i pollici 5 -^ . Percio se dalla differeuza in piU notata da priucipio del ri- tardo di piedi i pollici 8 -| si soiiragga pledi i pollici 5 ~ non vi sara di residuo che pol- lici 3 II . Ma il tempo che la palla avrebbe dovuto impiegare ancora per percorrerli , e jmpercetilbile, se si rifletta i.^ alia graude Telociia che doveva avere verso la fine dclla 5ua caduta , capace di farle percorrere circa 180 piedi in un m"; 2.^ che la tenuisslma durata di alcuni ram ^"' poiea coufondersi CoU'altra, a se forse eguale, dovuta alia pro- pagazione dello strepito dal luogo della ca- duta all'orecchio degli sperimentatori, i quali da questo strepito slesso misurarono nella discesa della palla 11 tempo decorso di 4-| '^"' E ccsi il no&tro socio ha dimostrato eviden- 106 temeuie , che la teorica perfettamente si ac- corda coU' esperienza. Tutto , noa si puo negare , o Signori , nelle scienze e inleressauiissiiuo, tutto cou- tribuisce al progresso delle umane cognizioni, e tutto puo divenire argooienlo di utilita e diletto y ma quello pero che piu davvicino ci tocca e r arte saluiare che ha per fine la nostra conservazloue. Di questa iutertenen- doci il sig. Dottor Bucclo, iu un aspetto assai pooo favorevole nella pratica moderna ce la rappreseuio sulle vicende discorrendo , alle quali audo soggetta negli ultimi cinquaut'auni. Fatio egli un breve cenuo delle auiiche vi- cende di quest' arte , e che conaprendere si possono dair Introduzioue alia Storia della Medicina che anni fa diede alia luce V Iia- liano Scuderi , e dalla Storia prammatica della stessa dell' Alemanuo Spreugel j il sig. Buccio piu parzialmente si arresta a consi- derare quelle di cui ha, per cosi dire, po- tuto essere tesiiraone egli siesso dall' epoca ch' egli comincio ad eserciiarla a questa sua gla provetta eta. Dei Fluidisli, dei Solidisti , dei Browuiani, dei Couirosiinaolauti egli esa- lo/f mina i sistemi e la pralica medica , nota come spessissime le voile si sono irovati in perfetta opposizione nelle ordinazioni dei me- dicanienti per le identiche malatile : declama speclalmente contro 1' abuso che si fa dal pariito ora dominauie dei Controsimolisli, si dei veleni , si del salasso ^ e cei lo tuiti com- mendar devono lo zelo del noslro socio , eve quest' abuso veratnenie sussista. Egli si mo- stra poi inclinato in qualnnque siasi malattia inflanimatoria a non oltrepassare mai le quat- tro cacciale di sangue, e questo suo dogma egli appoggia alia pralica da lui fatia. E per mostrare che non mosso da spiriio di par- tilo j ma che per solo amore dell' umanita ha fatte quesie sue osservazioui , e proposlo il suo metodo, invita di buon animo i medici, che sentissero diversamente , ad aprire i loro \ peusamenti , e a coufutare la sua opinione. Che tale e sempre siato il desiderio del sig. Buccio ogni volia che in questo Ateneo al- cuna opiuione ciraento, la quale si opponesse ai meiodi ed alle dottriue universalmente j accreditaie. E pare , a dir vero, che se con j qnestc pure e benefiche iutenzioni i seguaci ! io5 d' Escnlapio procedessero , e lontani dallo spiriio di partlto all'osscrvazione specialmcnte si applicassero , 1' utUlssima e rinteressaniis- siraa di tutte le arii la medicina avauzerebbe iu peifezione, ne giacerebbe, starei quasi per dire , in quella mcdesima culla in cui nata appena la pose il divino Ippocrate ; tanto pill cbe le altre scienze di lei compagne e ministre liauno in Europa faiti si grandi progressi, dir voglio la notomia, la chimica, la farmaceutica , e la boianica. Delia quale ultima facolta uel biennio due nostri dvligentissimi Socj uiilmente c' iu- traliennero: dir voglio il sig. Ab. Luigi Con- figliaccbi Professore nel Liceo di Mantova socio corrispondente, ed il sig. Douor Gio- vanni Zaniedescbi socio attivo. II primo ci pvesento una memoria sulle opere del celcbre Wildenow , e sul Supple- menio al catalo«o del medesimo faiio dal suo successore alia custodia del Giardino botanlco di Berlino il si". Profess. Scblecliten- dal , del quale egli va osservando le cose pill riinarcbevoli. II second© animosamente proseguendo la gia impresa opera della Flora io6 Bresclana ci descrisse i." le alghe delle uo- stre montague sino al nuraero di -yS specie differenli j di veniltre delle quali utili agli usi deU'economia, della medicina, e deli'arie fullonia preseuto acche i disegni , il modo indicando cou cui si possa tiarue profitto, 2° Ci descrisse le Epaiiche e le Felci in- digene della nostra Provincia , colle quali egli ha posto fine alle sue ricerche sulle agame e crittogame , cioe piaute mancauti di fior visibile , clie da botanici sisteraaticl e risguar- dato come pane esseuziale alia riproduzione; avanzando in tal guisa serapre piii un lavoro, che si desidera e si spera di presto vedere cornpiuto, Anclie delle principali e piii rare di queste ci ha presentato il disegno fatlo al naturale , che ci sara molto utile quando, compiuta la fatica del uostro Accademico , quesla Sociela la desiderata Flora potra dare alia luce. Egli e dolce, Signori, per gli animi caldi di patrio amore, il vedere come uella nostra cilta , che di perspicacissimi iugegni fu sem- pre aLboudante , e che tanti egregi cultori dell'amena Jetieratura vania era ira suoi figli, 107 e dolce , dico , il vedere come auche 1 plu severi studj coininciaao a rlfiorlrvi , che fu- rono in altri tempi portali a somnia aliczza dai uoslri Tartaglia , Casielli, e Rampinelli, e che sono con molto amore cokivaii dal nobile uostro socio sig. Leclii , mio dolcissi- mo amico. Del quale amor suo per le fisi- che scienze clilarissima prova ci diede col- r acquisto da lui falto del nuovo elettromelro perpeiuo inveutato dal slg. Professore Zara- boni di Verona, e ch' egli presenio alia nostra considerazione spiegandone il meccanismo , e le cagioni flslche del conliuualo suo mo- vimenio. We qui tacer si debbouo le dlligenti cure del sig. Giuseppe Bendlscioli chimico-farma' ceutico di questa citia per avere con miuor dispendio indigeno il murlato di Ammoulaca, il quale con grave costo ne viene da rlmoie regioni. Egli si propone di trarlo colle sue chimiche preparazioni dagli escrementi degli auiniali e specialmente dall' urina. Del suo chimico processo , come anco dell' elabora- lorio da lui trovato per quesio effelto ci ha reso couio con una sua elegante memoria , io8 uella quale promelte di tenere ragguagliata r Accademla dei uuovi esperimenti , ch' ei si propone di fare in grande. Beuche il metodo dal slg. Bendiscloli proposto per fabbricare il muriaio di Ammoniaca noa sia in Europa tanto nnovo quant' egli presume , sapeudosi gia clie in Francia ed in Germania , e spe- cialmente a Vienna, con quesio metodo si ottiene ; cio non pertanto e uuovo in Italia^ e sara come di gloria , cosi di uiilita alia nostra patria ed al sig. Bendiscioli in parti- colare, s'egli una fabbrica istituisca , e trovi modo d' impedire 1' esportazioue di grosse somme di dauaro per 1' acquisto di un ge* nere che e di tanto uso nella medicina , c nelle meccaniclie e belJc arti j alle quali dopo che avro parlato dell'Agricoltura, avro piacere di mostrarvi come sieno fra noi col- tivaie. 109 AGRICOLTURA I voslri voti, umanissimo sig. Regio De- Jegato (i) che a loglieie la fame spccialniente dalle parii montane della Provlacia fossero ani- mati i Valllglani a coltivar le palate , e nel medeslmo tempo isirutti del mo do di farlo con minore spcadlo , e raaggiore profltto , sono stall compiutl, merce lo zelo del chia- rissimo uoslro sig. conie Presldenie che una fervorosa allocuzione loro indirizzo , con le pill spedite regole per coltivarle; e merce il breve libretto , in che Voi tutli i migliori dociimenii epilogasie e per la loro coliiva- zione, e per I'economico use che se ne puo fare ; e le premure d' entrambi furono asse- coudaie dalla popolazione , che vi novo il benefico rimedio negli estremi bisogni. Le mtere famiglie, anzi gl'interi paesi nei monli vivono gia di palate , le quali vi hauno mi- rabilmente prosperalo. Queste addolcisoono in parte 1' amara coudizione deel' iufelici, cui (i) II sig. Fiaacesco Toniceni. I 10 la carestla do' grani in questo tiennlo la- J scierebbe esposti al piii lulluoso di lutli i I ilagelli , la fame. JNoii e questo il momemo I di discuiere quali coltivazioni possauo piu i couvenire al migliorameDto della nostra Agri-< > cohura^ ma si bene di opporre aU'iuclemenza \ del cielo ed alia perversita delle stagioni i tutti i possiblli mezzi d'industria, onde nou avveuga, che in Lombardia si muoja di fame, i" E questo uon mancheranno mai di fare i " nostri Socj suggerendo a loro concittadini i^' tulto quello che 1' esperienza e la dottrina ha ritrovato a vantaggio dell' umauiia nelle vicine e lontane regioni. E di questa sollecitudiue del nostro Aie- '»eo non piccola prova si e, a mio credere, 1' interessamento ch'egli ha preso per la mac-?l china del sijj. Lui^i Veulurelli da Toscolauol inventata per seminare il frumento , e per ' tener dietro ai varj esperiraeuii che ne sono «tati fatii. Che uel seminare il grano a due cose specialmenle si abbia a por cura , vale a dire i.o che i granI sieuo posti a conve- uevole distauza 1' uno dall' altro , sicche tutti ti senza nuocersi scambievolmente ritraggauo | « i Hi dal lerreno il necessario alimento, e 2° clie sieno posti nel terreno a quella profondiia, che piu slcura e piii spedita ue reuda la Tegetazione , sono cose dagli esperti agrono- mi di tutte le uazloui ia sequela di lunglie esperienze omai stablllte. Percio iu Inghil- lerra , nel Belgio , ia Francia , ed aiiche in Italia si penso a trovare un ordigno che col minore dispendio di tempo fosse alto a se-» minare e distribuire il grano sulla norma degli stabiliii princlpj. Ma la molliplicita e varieta stessa di tjuesti ordlgni che sono in pratica , specialmente in loghilterra e nel Belgio prova , a mio credere , che nessuno fino ad ora si e trovato abbas lanza perfetto per essere utilracnte in ogui luogo adoperaio. 53 La macchina del Venturelli, come piii sera- plice, promelteva un esiio il piii felice. Con- sisie questa in una carreita a quaitro ruoie (V.F.I.) alia quale si aggioga una coppia di huoi, e che dalla parte di soilo volta al ler- reno ha la forma d'un erpice con 4 ordini di denii per la sua lalghe^za a linee tra lor pa- rallele assestati fermamenie , e in guisa che si possono a piacere di chi la usa raccor- ) ( 1 13 ciare ed allungare. Sopra la carreita si col- loca una casseiliua mobile in cui si ripone il grano da seminarsi , e che all' uopo si rassecura sopra di quella, medlanii 4 ferrL a suoi augoli. I dcnii al di sotlo sono dl- sposti cou quest' ordiue. La prima fila die va innanzi ne eontiene seite, olto la seconda che vien dietro , collo spazio tra 1' un dente e raltro iu ciascheduua di esse di 4 pollici; e che si possono a piacere avvicinare di piii, secondo il bisogno o la voloula di chi lado- pra. A mezzo I'inteivallo d' ogiil due deuli della pi'ima fila corrispoude uu dente della seconda j e gli uni e gli allri servono a sol- care il terreno e neitarlo d' ogui estrania materia; ond'e che cou quesii si formano i5 solchetli distanti 1' uno dall' altro due pollici. I denli della 3.^ e 4-'^ ^^^ eguali in numero respettivameuie a quei della i.^ e s.Ja ed ordinati pure tra loro nel mode degli altri, che si e detto , sono deniro accanalali e vuoti a gulsa di piccoli tubi , e disposii per ricevere dalla casseita i semi ad uno ad uuo e deporli nel fondo dei solchetli preparati dai dcnti delle due prime fde. L'Ateneo si ii5 incarico u ell' anno 18 16 di osseivarc clill- gentemenie 1' esperienze , cbe da vaij pro- ptictarj della Riviera di Salo si faccano di questa macchiiia in proporxione della qnan- lita dci teneni ; ed il Segretario recossi so- pra liiogo i.° nel principio d' inverno per conoscere i luoghi seniluaii, e vedere come uato era il frumeiuo ; egli pole dalla Lene dislribuita nascila dei gcrmogli a regolari di- stauzc slabilire chc la niaccliiua avea in quci leneni friabili e leggeri oitlmamente operate. 2.*^ li prirai di Maggio rivisito i medesimi caiupi in compagnia dell' esperlo agronomo sig. Aw.* Dossi uoslro socio ed in quelli specialnionie seminati tra gli uliimi di Set- lerabre siuo alia meia di Oltobre si vide una mirabile regolar fioritura, messo avendo Ogni grano piu pulloni sino a coniarne i iVeniiquatlro , sicche era Lcllo il vedere a pari distanza massi di frumenlo tra i quali era sufficieuie spazio , per potere all' uopo idntrodurre il sarchio a niuovere iniorno la terra , la quale opera non e chi uou sappia quauio valga a far prosperare il ricoko. Fi- . ^aalmcate dopo la messe vi si reco di nuovo 8 ) ii4 il Segretario per raccogllere quale fosse statb |. il prodoilo comparativameme ad eguale quan- liia e quallta di lerreno, che ad egual' epoca fosse siato sparso colla mano ; e coucorde- menie ebbe dai varj proprietarj , che nella semlna coU'ordigno del sig. VenturelU eransi risparmiati 5/4 di semenle, e che il ricolto era stalo dal terzo al quarto di piii nei campi se- minati colla inacchina, che negli altri seminati a mauo. Pei quali felici risultamenti com- provati dall' uniforme testimonianza dei pro- prietarj, che solo per via d'esperimeiito aveano fatto prova della macchina del sig. Venlurelli, penso I'Aieueo d' incoraggiare I'iudustre ar- tefice con un premio di 200 lire italiane, ed animarlo ad estendere le sue prove nei ter- reni di piii teuace natura nei basso lerriiorio. E gia il sopra lodato nostro socio sig. Avv.^ Dossi, diligentissimo agronomo chiamo nella successiva seminagione il Venlurelli a seminare coll' ordigno in due diversi luoghi de' suoi poderi sul tener di Porzano; ma per alcune circostanze ch'egli ci comunico con ■un esattissimo rapporto, non si ebbero cosi felici risultamenli. Oltre I'inopportuuita della j ii5 siagione ia cui si fece la prima semiua per essere stato il terreuo troppo arido, poiche tutto Settembre del 1817 fu senza piog~ gia ; ollre la quanlita d'insetti, che guasia- rouo geueralmeuie il grano nel suo nascerej oltre la irregolarita con cui sono general- menie formate le porche dai contadiiii del nostro lerritorio , la quale nuoce alia giusta distribuzione del grano anche nella semiua fatta colle raaui , ma piii in quella che esc- guir vogliasi colla macchlna, la quale ricbiede che sieno tutie della medesima larghezza e regolaritaj si sono anche osservati in quei terreni piu tenaci alcuni difelti essenziali nella raacchioa stessa , che 1' industre artefice si e proposio di togliere interamente. In primo luogo nei terreni compalli e non friabili i tubi scaricatori del grano aperti nel fondo facilmente si otturano dalla terra , che vi si * introduce, e quindi non iscaricando tutli colla siessa regolariia il grano non si otliene I'in- tento ; ne e facile accorgersi di questo in- conveniente; perche essendo essi fatti in raodo che la terra, lateralraente incisa da essi, cada per seppelUre il grano alia voluta profoudit^, 'ii6 nessuuo si puo accorgere che 11 grano sia ca- duio o no j e perche nel mentre che la mac- china e tirata sul campo disposlo alia semina, questi restauo sempre colla parte inferior nel terreno. In secondo luogo anche dove quest'o- stacolo nou sia , niai nou pno essere certo il reggitore della niedesima che il grano per qual- siasi altra cagione impediio uon cada, e quindi troppo cecamenle adoperando, non possiamo essere fatti ccrti, che regolare siegua la volula distrihuzioue; principalissimo , anzi unico fine per cui essa e inventata. A qviesli due incon- "veuienti pensa 1' artista di provvedere col ren- dere ciechi nel fondo i tubi e col far cadere il grano da una piccola aperlura nella infe- rior parte del tubi che vedere si possa da chi dirige la macchina stessa. Sono percio a icn- tare nuovi sperimenti colle riforme, ch' egli iu- tende di fare, prima di decidere se il semina- tore del sig. Venturelli, sia per produrre una felice e generale rivoluzione nella nostra Agri- coltura. Ne I'Ateneo cessera di tener dieiro alle varie prove ch' egli andra facendo, sino a che un giudizio decisivo sulla vera utilita del mede- siruo ordiguo ei possa einetiere. Veniamo alle 1 1' ART I II Leuemerito uostro sig. Coulc Presiden- te (i) ha regalaia alia nostra Socieia una mac- chioeila fatta venire dall'estero, che giova a maciaare perfetlameute le palate e con molta economia di tempo. Trovata utile special- menie per gli abitauti delle Valli, che nella coltivazione di questo prodotto hanno un compenso al decadimeulo della loro industria pel vil prezzo in cui e venuto il ferro, I'Ate- neo ne fece far due , e le raise in dono a que' due paesi che piu si sono distinli uel coltivarle. Essa fu anche descritia dal Segre- tario , e pubblicata colla Biblioteca Italiana ov'e pur disegnata (V. il torn. VII. pag. 229). Ne il fervore nei felici cultori delle belle Arti si e punto in questo biennio rallentato nei nostri Socj , dappoiche il sig. Domeuico Vantini ha regalato all' Ateneo il ritratto del nostro Agostino Gallo, e 1' illustre sig. Ales- sandro Sala quello del celebre matematico (i) II sig. Qonte Gaetano Maggi. ii8 Taiiaglla , le iminaguii dei quali due insigni Bresciani antichi formaao due del qualtro oruamenti del uostro Diploma accademico. In tuUe e due quest'opere, che haano meri- tato il premio ai loro aulori, brilla la maeslria del disegno, e la vivacila, e varieia dei colori, c la morbidezza delle llnle e dei panneggia- menli; ed esse moslrano assai piii di quello che potrei io dire, il buon gusio ed il fino iatendi- mento lome daU'arnie incoutro al solar raggio Vanno I'api ronzando all'erbe e ai fiori, Dappoichfe la serena aura di maggio E bello il ciel le iiivita ad uscir fuori; Splendouo i rostri e Tale, ed al paraggio Del sole ardon le squame e brlllau gli ori, E gran romor tra 1' alveare occulio Muovouo insierae, e il suon cresce e il tumulio: 9 [3o Tal daU'anipio ricinto inver le apriche Piagge instiutli n' usciano i combaltenti In ordiu bello, e contra all' iniraiche Genti dispiega il Palestin sue genti. Rifulgono da lungi aste e loriche Spade, falci, vessilli, elmi lucenli; E quel vario baleu, che loco acquista Ognor piu sempre, ahrui loglie la vista. Parle a mauca glrando, a la grau torre Muliebre s'accoglie e a la Psefinaj Parte a destra si volge, e vassi a porre Dove il grau muro all' oriente inchina. Ma deU'armata II nerbo ania raccorre Leano a la gran porta, e s'incamraina Poscia co'prirni per veder se tutto Fosse d'armi e coraggio il campo insirutto» xai Figlie della Memoria eierue JMuso De'piu famosi almea ditemi or vol. Quauti mi dite la citla dischiuse Illustri capilani e somml erol; Perch^ d'obblio che i nomi lor confuse AUe venture eta splendan dappoi; Che molti prodi inver per furor' cieco Trasse Gerusalemrae a perir seco. Sovra splendido d'auro eburneo scanno Dell* eccelsa Efrai'mo in sulle soglie Siede il re di Giscala, anzi il tiranno Nel cospetto di tutti in regie spoglie. Vibra ei lo seeiiro, e intorno a lui si stanno Fidi ministri d'assolute voglie; DioaDzt a lui, chiuando armi e bandiere Passan tra i viva le ordinate schicrc i3: 6 Le guida Ircano, e i maggior duel a fiauco Stringonsi a lui che a tutti e capitano. Del trecento lo stuol seco e non manco Che d'intrepldo cor vale e dl manor Feroclssimo stuol , che non inal stanco Di baitaglie e di siragi, iugomhro il piano Di tantl uccisl la funcsta notte Delle squadre che Tito ave condolte. Faunla k tra quest! , e Achimelecco e Giona Fratelli, e 11 duro Araano e Saulo 11 forte Che fero al sommo condottier corona Quando a Gamala incolse ultima sorte. Aspra dl ferro e d'arml han la persona, DelFarml dl coloro a cul dler morte; Per dura prova usl alle pugne e a stentl, Non ^ perigllo plii che 11 sgoraenli. 1 35 Del glustissimo Ferora, che meme E degli Esseni ed a lor opre intende , Segue le insegne a pie' scelia una gente Che al sacro fono di viriu s* accende. Delia patria al pericolo stringenie A suoi rid si toglie e Tarmi prende: Gente non degna di moiir, ne rea Del mal che in altrui danno opro Giudea. Candido ammanlo la distingue, e I'asta Sola e il pugnal cinge, ue scudo imbraccia; Che il dio di Giuda a difensor le basta , Di cui vivendo seguito la traccia. Vigdante alia prece, iuvitta e casta, lu dure opre affatica ognor le braccia, Fecondando la terra, che I'afflitto Corpo sovvien del uecessario vitto. i34 lo Meite in serbo i ricohi, e li accomuna A fratelli, e simile ban cibo e vesiij Won variar di tempo o di fortuua Avvien che il viver suo queto molesti. L' arcana Ira del cielo or qui I'aduna, Perche seme di Giuda indi non resti; L'ira del ciel, che spesso il pio confonde CoU'empio insieme e i suoi giudicj asconde. 1 1 Del reo figlio cui Gerasa produsse, Deirimmite Simon segue I'insegna, Venuta a lui d'Eugaddi e d'Emausse, Gente a misfatii avvezza e d' opre indegna. Qual che pegglor nella citta si fusse Dedito a ladronecci egli rassegua; Diserto le priglonl, e quei cui strinse Xia catena de' rei , d' armi ricinse. i35 12 Come dlsmlsuraio altrui prevale II Gerasen dl forza e di gran membra, Di cieco ardir, di feritade e tale Che il superbo Nembrotto or ne rimembra. Quasi aliro in armi a se non slimi uguale, Nessuno intorno al palafreuo assembra; E ia barbarica pompa rifulgenlc, Di lunga tratta avanza oga' allra geuie. Abiatar che il Gerasen s'agguaglia Per valeniia di braccio e fermo petto , Ben mille cavalieri a la battaglia Dischiera , e in bruno amraanto appar negleito. Giuro di non svestirsi ei la gramaglia , Fincbe non abbia un suo desire effetto ; Desio di vendicar di propria mano La morie d' Itamar sopra al romauo. i36 i4 Alessandro I'ucclse, e sopr' a quello II suo compagno vendicar presume. iVano pansier! che orrlbile macello Di lui fermaio ha co'suoi mille un nume. Sedeci'a , Mauaemo e Nataniello Seco nel suo proposto il ferro assume 5 Elimo ed Asmoneo lor tengon dietro , Auilpa e Carmi e Masaele e leiro. Dl sua stirpe davldlca superLo Mostra Archelao di fand e di cavalli Con pesauti armadure il miglior nerbo , E loro impera si come a vassalli. Dalla torre di Davide, 've in serbo Giacean armi e barbarici mctalli, Tolse egli il meglio per foruir la molia GentQ che a se d' iutorno ave raccoUa. 16 Deir umil fiouda armaii e di sactle Quasi ad uso di caccia in lieve corso Da quattro mila a pie' trae Polldette, D'assalire e ritrarsi al primo occorso. Del vilifero Libano a le veile Tokosi, ei reca alia cilta soccorso Con tre mila pastor Cobari ardito Che per bellczza alirui mostrasi a dito. II quarto lustre non agglugne, e come Amor lo stringe di Noemi affliita, Secola tragge travisata, e noma D'uomo le impone, e appar neH'arrai invilta. Caugia modi ed accorcia ella !e chiome; Vlril sembiaute assume , e qual le ditta Amoroso desio che il cor le fiede , Di valeaie campioa s'acquista fedc. i38 18 De'saglttarj il cupido Oloferno Le torme adduce , e duo suol figli ha iusierae Izate e Sida, a cul I'alvo matorno S'apcrse a un parto, d'nn medesmo seme. Di lor non e chi piii vaglia al governo DeH'agll dardo che falllr non temej Torrian dal cielo co'volanii strali Colomba die fra i nerabi aprlsse Tali. «9 Formidabill in vista , e dl corazza Guerniti e di gravi elmi e di gorgiera , Di tre mila uno stuolo una e sbarazza Qual piu sia di pedon fiita una schiera. Sovr'alto palafreno una gran mazza Agltando Amalecco a questi impera: Amalecco, che al culto iniquo e rio Di Moloc crede. e fu spergiuro a Dio. 1^9 0.0 Son Ire mila i campion che a la gran pugna II superbo idolatra La qui condoilo. Suouan rarml ncl corso, e suouau I'ugna De' corridorl, e irema il terren soiio. Dove spronano insiem, par che vi giugna Fiero uembo di grandini dirotto; Trenmoto par che soiterraneo crolH Le iiamote ahe foresie e gli ardui colli. ni D'alaLarde, di picche e di zagaglia E di trafieri armata e di puntoni, Una gran moliitudine in battaglia Si svolge di cavalli e di pedoui. Diresii che a Babel la si ragguaglia , Cosi divcrsa lingua avvien che suoni Tra il confuso armeggiar, ira Tordia misto, Di barbaro, d'ebreo, di buouo e iristo. l/fO 33 Di colletllzie insegne e la coufusa Osie cui Malachia comauda e regge : Tra le viile raccolta a la rlnfusa , Quasi a certo macello inuiil gregge. Nel vario moto se medesma accusa Per mal adalta aU'arrai e senza legge; Beuclie con Malachia la guidi un prode Che fra i duci niiglior cerca aver lode. Giuda la regge, d'Assuero invllto Figlio, gla dotto nelle sacre carle; Che il Fariseo Sinedrio or derelltto , Cerca famane' stud] aspri di Marie. Agli occhi suoi mentilo avea lo scrilto Che del Messia veuiuro a pane a pane Warrava, e il tempo in che nascer dovea Trascorso iudarno in Israel parea; i4i '34 E vedendo piii sempre andar le sorii Delia clttade in pegglo e sua sperauza, Derise i vaiicinj , e tra i piu forti D' acquisiarsi gran nonie ebbe fidanza. Raguele ed Anania gli son cousortl, E Gedeon che tutli gli altri avauza D'orgoglio, e Sofa e Castore ed Areta Cbe fama ebbe di Esseno e di profeia. 25 Chelcia fra tuiii a raeraviglia bello Delia sua verde giovinezza in fiore, Ti agge di frombolier scelto un drappello , Di se raedesmo allor fatio maggiore. D'oltre Giordano ei viene, e desliu fello L' adduce in campo, vitiima d'amore, Benche I'arpa a irattar nalo soltauio Fosse per mite ingegno, e il dolce canto. Ma la uemica Arsinoe , aspra donzella , Cul per amor per tutio egli seguia, Suo maritaggio gli disdice, ov'ella D'un suo fiero deslo paga non sia. Piacquele Sergio un tempo, e Sergio a quella Mente scoversc ad ogni amor resii'a^ Perche , delusa, in Chelcia fe'diseguo, Per trarre a fin suo vauo acerbo sdeguo. Sua man permise al giovinetlo, ov'egli Le rechi in douo ddl guerrier la testa. Giuro I'iufausio volo, e coniro a quegli Aguzza il fen e le vendeiie appresia. L' amor d' Arsinoe in cor par che gli svegli Vigor imovo che basii a la gran gesla, Gia il desio fra le mani a lui dipinge Quel teschio, e gla felice esser si fiiige. r43 28 Al rauco suou di trombe e di ilmballl Pel vasto plan che alia cittade e innante, Taaia possa di fanti c di cavalli Si raesce e splega d'arrai folgoranie. Tremau del Cedron le profoudc valli, Odi immenso iterar grldo festanle , Quasi che vinte Ic uemiclie posse, Quivi a trionfo la Giudea si fosse. Tra fanil e cavalier dugeuto ralla Armati la cittade in campo aduua; A tutii accenna Ircauo, e li coraplla Veloclsslmameme c 11 dlsuua. Tragge stupor dalle ordinate fila II romau campo, e teme aspra fortuna Dalla gran raoliitudine cbe vede Pane armata a cavallo e parte a piede. i44 5o Ne d'armi sol confondesi il terreno, Ma la vasta cltla con osiil mostra Delle trorabe a lo squillo in un baleno Suoi difensor dall'alto anco dlmostra. DI corabalienti ogni ricinto e pieno , Ogni torre, ogni varco, ed ogni chiostra; E il grau tempio da lungi anco risplende D'armi, e d'instruiio canipo immagin rende. 3i II tempio, che ai devoti ozj trauquilli S'apria di Levi ed a sacrali carmi , Avvien che d'ostil varapa arda e sfavilH Su per I'ampie scalee de'bianchi marmi. Volgonsi tra le aguglie alto i vessilli, E splendldo irofeo vi spiegan 1' armi; Perche in duri bisogui armarseu deggia Anco il Levita, e a la citta proveggia. i45 52 Dal re Giovanni Tpparco eLbe le cura Onde muuito il Tempio auco gli fosse; Polche disegna in quello aver sicura Stanza, e riparo airavversaiie posse. Seco ne vede le incorrotie mura, E le lorrl Assuero, e seco armosse Nicanoie, Achiorre e Assaradone Cui piu temeuza che ardimemo e sprone. 33 Qiiei che teugon le mura e in guardia stanno Del irlplice ricinto e delle porie Reggonsi ai cenni di Noetuo, e vauno Dove desio piii vuole , ufficio o sorte. La Rocca Autonia Un'a, guarda Natauuo L'alta SIouj di Davide la forte Casa ha Gioabbo, e Gionala la cupa Vallc di Siloe ciugeudo occupa. lO 4 46 34 E benclie mesio ancor della perduia Elpide sua che morte aspra ^^li ha tolta, Col biiou voler Gerusalerame ajuta Eleazzaro, e regge uu alira volta. Che pur nou crede a la inorial caduta, Benche ne' sogoi replicarsi ascolia II vadciuio deU'eslinta figlia Che il nuoYO culio di Gcsii consiglia. 35 Stima che fovza dl dolor riunovi L'irnmagui sempre del perduto oggeitO;. E che sua debil meute esca ritrovi Negli iuiensl deliri a suo dispetlo. Stolto! che il vero con piii saldi chlovl Che di ragion, ferraato Iddlo gli ha in peitOj Perche a suo tempo il salvi e lo divida Dalla fiera ia Gesu geme omicida. 14-^ 56 Mentre uel piano esterior 1' immensa Oste rassegna il geueroso Ircano, Si smarnsce e fra se raedita e pensa ^ Tiio alle pugne , a cui uegarsi e vano ; Che Iroppo ingraia aiuara ricompensa Fia la viltoria, se di sangue umano Correr deou rivi, e tanto dl repente Colga iufortunio all' una e aU'altra geuie. Commiserando alia citta cui tania Vien sopra irreparaia aha ruiua: Gerusalem, la cilia bella e santa, Dicea fra se, I'onor di Palesiina , Dalle sue fondamenia ecco si schiania. Segno alia provocata iia divi:ia; Ecco spenlo , dicea, fra poco il seme De'suoi forii, e la gloria e il nome iusieme* :i4S 38 Alii quanto sangue, alii quanto la rapace Morie si niieieia vitiinie umane! E quei ciii rende or viiil forza audace Forse iraiiiio giacera duniane. Mcylio certo e iradiir sua viia in pace Tra ginsti o/j , conienli aH'arqna e al panej Che legio soilo aveisi, e i laiiri sui Crescer uel piauto e uegli affauui allrui. Cosi fra se Tlio dlscorre , e pieno Del suo pensiero, iu cio s'ange e s'attristaj Ma ben gli iuiimi sensi egli ucl seiio Si chiude , e lieto appare ad aliri in vista. L'eseiciio dispone, e con serene Volio fidanza di viitoria acquista Fra suoi, che si smarrian guardaudo al moUo Che si diiuosira esercilo raccolio. 4© E 4Ice lor: Romani, ecco la meta D'ogui nostra failca e d'ogni guerra; Perche iutera la palma alfin si mieta , Gerusalemnie ogul nemico or sena. Viriii ne regge e move, ed a uoi lleta Yittoria il suo riclnto apre e dis'>erra^ Per uoi le tnrri abbatle,e nella polve Le munite coujpagioi riiolve. 4t We perche tanto di nemici assordi Fraslnono iniorno, vll liiiior vi preudaj Che la disseu/'ion 11 fa discordi Fra loro, e la civil lahbia avvicenda. Di voi ciascuuo sua vii lii ricordi ; Ciascuu sestesso ad einulaic imprenda. Furor coiUro virtu giaiuuiai uuu valse, Ke comro senno ii numero prevalse. i5o Dalla gran moltUudine gran danno Avviea seinpre fra I'armi e impedimentoj Mai s'altende a coraandi, e mal sapranno Ordlnarsi i nemici al gran cimento. Pol fra chiusa cltla ben presto avranuo Di niacchine difeito e d'alimeuto; Sicche per fameaucor tra suoi ricinti I citiadiui si daran per vinti. Con tal conforti i suoi parlando aderge A nuova speme, e gli animi rlnfranca. Munitissimo vallo iulanto emerge Con foke torri in fronie a destra e a manca^ Fra cui ritrarsi ognun potra, se verge Forluna al peggio e scampo aliro gli manca; Si chc in breve rifatta ebbe il romauo L'opra che incese a Scopo il fone Ircauo. i5ii 44 Poi nuovi ajuti ad Alessandro invia Che tien di Gareb la coUiua aprica; Perche difeso al coUe erlo si stla, Infrenaado la cieca ira uemica. Indi queto pel campo Asbite invia. Con Sergio e Garaaliele e I'oste arnica De' Sirj combattenti, airinfelicc Valle, che dai cadaveri si dice. 45 La mosta valle a pie' giace del monte Golgola, che a Gareb per dritlo e oppostoj Latnbe quasi il gran muro, ed ha per fronte La Psefina con vallo ampio interposio. Fresche di sangue ancor vi son le impronte D'Elpide e di suo sMiolo a giacer posto,- E tra i bronchi dal popolo feroce Vera sepolta di Gesii la croce. 1 52 \ 46 Quivl ricsce il prode Asbite, ed alto Spiega le insegiie a la gran torre in faccia. Tito col resio a sostener I'assallo S'adiina in mezzo e quasi il campo abbraccia. Cosi fu stretto a uon lasciar lo spallo Ircauo , a cui li fiancbi ognor minaccia Dai colli opposti agevolmenie e serra L'oste, che tripartita offre la guerra. 47 Ma quello, infatlcabile e leggero Quasi si Volga a genial carola, Iliconoscendo i suoi pel campo intero Fra le ordinate fila esulta e vola. Suonano I'arme iudosso al cavaliero^ Ija gran corazza e la pesante stola ; ISe gravar se ne seme, e vie piii lievo, Lena daU'arnu ed ioipeto riceve. ■> 8 Georgiclie di Virgilio tradotte in verso sciollo, lib. III. IV. dello stcsso » I2 La Musa Virgiliaiia , Epistola poetica dello stesso 5!i 12 Olimpiche di. Pindaro V. VII. VIII. IX. e X. tradotte ed illustrate dal Stgretario . . » i3 Giulietta e Romeo , Tragedia del sig. Ab. Luigi Sceyola socio corrispondente . . , . » 22 Canace, Tragedia del sig. Giuseppe Nicolini so- cio onorario 5? 3 5 La morte di Adamo, Melodramma del sig. Gio. De-Cristoforis socio corrispondente . . » 5l Discorso sulla purita del dire ilaliano del Segre- tario j5 32 Sivl modo d' insegnare la lingua italiana, del sig. Ab. Giuseppe Taverna socio attivo . . » 55 174 La Querela di Palernone , Idillio dello slesso » 5^ Vocabol alio Bresciano-Ilaliano del sig. G. B. Melchiori 5) 4° Lezione storico-critica sopra un passo di Dante, del sig. Liiigi Ttrzi a ^l Memoria sopra varj cpltaffiij arredi e moiiumenti sepolcrali aiitichi, del sig. Dott. Gio. Lahus socio corrispondentS n ^2 Apologia dei Cani , del sig. Sergent^Marceau socio onorario 35 5o SCIEISZE Filantropia del Giudice, Memoria del sig. Fet' dinando Arrivahene socio corrispondenle 55 52 Dei raggi frigoriferi, del sig. Dott. Carlo Buccio socio attivo 55 55 Del CaloricOj Memoria del sig. professor Antonio Perego socio attivo 5? 58 SuUe livellazloni barometriclie dei principal! luo- ghi deUa Provincia Breseiana, dello sfesso » 66 Sulla natura dei torrenti, del sig. Ca\>. Antonio Sabatti socio attivo "77 Sulla riparaziouc dei torrenti , dello stcsso . n 84 Continuazione delle Osservazioni sulle teoriehe del sig. Traversi intoi no ai corpi terrestri liberamente cadcnti, del s'g. prof. Ab. Paolo Marini socio atlivo ;? g5 Sulle vicende della medicina ne^li idtimi ciii- quant' anni , del sig. Dott. Carlo Buccio socio attivo 55 Io3 Sul supplemento del sig, prof. Scldeditcndal al .,5 Catalog© dellc piante del rcgio Orto bota- nico di Berlino stampato dal prof. Wilde- no vv, Memoria del sig. prof. Ah. Luigi Con- Jigliacchi socio corrisponclente . . . . :n io5 Desciizione delle Alglie Bresciane, di:I sig. Dott. Gio. Zantedesclii socio attivo . . . , 35 io5 Elettrometro pcrpetuo del sig. prof. Zamhoni n 10^ Sulla fabbricazione del Muiialo di Aiumoniaca, del sig. Giuseppe Bcndiscioli . . . . « loj AGJlICOLTUPvA Allocuzione per la coltivazione delle Patate, del sig. Co. Gaetano Maggi Presidente . . w log Maccbina per seminare il frumcnto inventata dal sig. Luigi Venturelli 55 iio Pielazione degli (\ 25 Vocabolario Bresciano-Italiano del sig. Gio. Batt. Melchiori s) 4o Lezione storico-critica sopra un passo di Dante, del sig. Luigi Terzi » 4i SCIENZE Del Calorico. Memoria del sig. professor Anto- nio Per ego socio atlivo 55 58 Sulle livellazioni barometriche dei principali luoghi della Provincia Brcscianu dello stesso ^ . 5? 66 Sulla riparazione dei torrent i del sig. Cav. Antonio Sahalti socio attivo .... ;5 84 Sulle vicende della medicina negli ultinii cin- qnanl' anni , del sig. Dottor Carlo Buccio socio attivo :■ lo5 Dcscrizionc dellc Epatiche e delle Felci della Provincia Bresciana. Del sig. Dot lor Gio. i8o Zantedescht socio attivo . ! . ^ . . »» io5 Eletrometro perpetuo del stg. prof. Zamboni 55 107 Sulla fabbricazione del Muriato di Ammoniaca, del sig. Giuseppe Bendiscioli . . . . 5»' 10^ Ossei'vazioni sulle chiavi della musica del sig. professor Antonio Perego socio atlivo . 55 1 1 8 AGRICOLTURA Relazione degli esperimenti fatti del Seminatojo del sig. Venturelli, del sig. Aw. Alessan~ dro Dossi 5> ii4 ARTI Maccliinetta per macinare le patate ; . , » 1 1 7 Ritratto di Nicolo Tartaglia, del sig. Alessandro Sala socio onorario 5» 1 1 7 La veduta del lago Sebino dalla parte di Mon- tecchio dove scone V Olio , Paesaggio del sig. Liiigi Basiletd socio attivo . . . 5» n8 Madonna di RalTaello incisa dal sig. Paolo Ca- ronni socio corr ispondente , . . . . 55 118 Statuette scolpite in Marino dal sig. Dionisio Emanueli 55 ia5 Saggi pittorici dei sigiiori Kergine e Rottini. n 127 lEJVTr/^JEZLI /a /wra HP. "' Q AV ' J' J f J a .' /^//r/zA^ />(•/• ji^/if///t// r ////■// v//.v//,v//,- //Avv//.//„ ,,/r/ . / ' /J /(// / /: \ 77 /<7: 7.7.7 C . (f^/rj.ieffir f/i rw .1/ i7/j(i/i^ r/ /■/iimf/i/fl ^r/ir itr/ /mr/// .u I) . (lar/f occuiftr t//'///r ^ a-ueffii ^r^e rmi//r//i- i/ i/uifl(V .i/y/v-/5> / . [ittAi r/te ,icafir/mo i7 t//ir/io /• /o /vro/uo/tit 11. lAuff/'e (/o!i'a/t/e c/lf .0i/i' if/ i/ii/>i-t/frf ir/ ,/f/i// j l);'. /////,/<• /ia- mo souo iraduzioni dal fraucese, alle quali 1 traduitori foccro correzioui e giuuie. Quau- te luuiiU cose nou lasciauo a troncare, auanie i4 ulili e necessai ie a desiderare ? E lacendo auche, clie non glvingono fino a fjuesli iio- stri tempi, che altro souo essi veramenie se nou repeiiotj di farragini, comodi solo a chi presume di sapcre la veriia de'falli seuza ic- sumonianza di Autori, e senza criiico esame? E la ciiiica appunio e cio che piu rileva il meriio dl lali opere , e f u , per cousenso dei Doiii , eniinente nel MazzucheUi : pero la sua Opera sali in lanla fama nou pure presso di noi, ma Leu anche presso le sirauicre na- zioni , ond' e clie dall' lughilierra prccipua- menie si sono ripeiute Ic incljiesie a' Librai, e a'Leiierali iialiani se quesla Opera si pro- seguiva. INon conseguiranno certo questa fama di Luona criiica due Biografie , che si vanno oggidi puLhlicaudo in Parlgi. Parlo dclla Bio- graphie JJaiverselle, e della Biographie des homrnes vU'ants. Nou giudichero del merito della prima in quanto agli articoli relativi agli Scritiori francesi, ed agli altri estranei, ma, limitandomi a favellare de'nostri, che luugo catalogo non polrei io lesscre d' ine- saitezze , di omissioni, di fatli e di deiti i5 siravolli , d\ nonii e dl vcrsl latlnl ed italiani Ijriuianicnle storpiali, di uoniiiii vivi aniiun- zlati per morii , e poi nel Dizii»uaiio de'vi- venti falli risurgere qiiaiido piii non viveano? Ma da chi non 6 lanienlalo queslo prolervo dcstino delle cose nosire, ove ad esse pon- gano mano gli siranieri e prcclpuaniente i francesi? E die dovrei poi dire di quell'altra Opera di questi signori, che di sopra ho acccunala, nclla quale e dubbio se piii niova a pieia e a riso 1' ignoranza di faiii a lutli noiissimi in Italia, perche apparteueuti a'glor- ni noslri, o a disprezzo le vili passiooi che la governano , e la piii vile avidiia di niali guadagni, essendosi raccomandato lo spaccio del libro alia curiosa malignita degli uoniini, e con tal esca vendendosi a peso d' oro la nnenzogna e la calunnla ? A gian driiio i Gior- tnali di Francia, anziche anunnziare qnest'ope- ra, la posero segno alia pubbllca indignazio- Ine. Offenderei pero la niaesta di questo luogo, [e mi si daiebbc gran biasinio, se abjjassau- |doiiii a fame [)iu a Inngo parola, mi conla- linassi di qucsta lordura. Credciii mio do- |vere, e fu per cerlo uq molo dell'aninio, da i6' non poicrsl frenare , 11 moslrare il mio di- sprezzo per un libro, uel quale sono o cac- ciaii a bruuo disonoie, o conculcali i nonii lispettabjli di paiecchi iioslri accademici al- tlvi ed ouoraij. Ma e a quesia e alia Blo- grafia universale, compilazione iudigcsia per lo meno in quanto speita agU Scrillori iia- liani (i), io uou so niiglior niodo di rispon- dere, ne piu coufaceule al decoro dcH'Ac- cademia noslra c dclla Nazionc iiallana di qucllo die contrapporrc a quelle opere : La continuazione degU Scriitori d'llcilia, cioc Notizie storiche e critiche intorno alle Vile e agU Scriltl del Lelterati italiani del Conle Giammaria Mazzuchelli Bresciano ; giac- clie r isliiulo di quesi'opera e di parlare di (i) Gli articoli del Guiiiguene, e queili del sig. Franco Salvi intorno a' nostri Scriitori ilaliani cbiedono una onorata eccezione. In quasi tutti gli articoli contras- segnati G. N. e offeso il vero e rouesto. De' nostri iiomini militari parlo ivi esattamente e con assai de- coro il signer Sismondo Sismondi, tanto bcnemerito dell'Ualia per le insigni sue Opeie di economia pub- blica, di agricoltura, e di storia civile e letteraria. «7 lulli quauli gll scrliioii ilallanl, ilsalendo al piii autichi abiiatori cli questa sacia terra, jMitgna parens fnigxim, Satnrnia telliis. Magna virum. Qual piu noblle cotnpenso agli scrittori, che I'esser trombe dclla virlu per mera boula,nou per prezzo dl favori e grandczza? Qual mag- gior conipiacenza ad ua tempo dello scrivere agli avvenire i falti o cosiuiiii degli uomini che illusiiarouo la nazione? Qual dcbito piu sacro per chiunque amatore de'biioni siudi si seme bene il cuor tocco di quelia sublime af- fezlone, di quel sauto rlspeito, dl quell' ines- plicablle mlsto di riverenza, d'amore, di graii- ludine, che nasce in coi dall'assiduo meditare i pensleri e le opcre dc'graudi uoniini trapas- sati, qual deblio piii sacro, io diceva, che I'al- zarsi contro chi li defrauda dclle laudi che ecu tauli suduii si mercarouo ? aLa naiura » dice uu uoslro socio ouorario , il Ca\aliere Vincenzo Monti ( il cui uonie e verameuie onorevolissimo al nostro consorzio) «Ia uaiura ci dii genitori, di cui ci c sacra la faina; 1q siudio ci da alui padri, il iiouje de'quali di- 2 1« vienci sacro ugualtncnie. Peiclocche, se dob-^ hianio ai nrimi la vila del corpo, dobblanio ai secondi la vita del noslro ingegno, f|aclla no- Lilissinia vlia cbc loglle i uomi al sepolcio, c li piesenta al culto de' poslcri. Anclic nella lelieraiuia v' ha una rcligione, sullc cui in- frazioni e conculoazioni non solo la parte sana dei leiterail, nia la stessa poliiica dei Goveini, a cui prema la purlla degli studj, lion debbono essere iudiffereull. Mi si dira, che gli errori degli stianieri » segue egli « e le loro doltrlne quando parlauo de' dolli lla- liani non trovano fade Ira noi, non fanno pro- seliti. Senza concederlo ue uegarlo,rlsponder6 che la libera loio circolazione, c un assolulo silenzio sulle medesiine puo crear giustamen- le neU'opinionc degli stranieii il sospello di una disonoranie adesionc)). Ma omai vengo al mode, col quale sarcbbe da eseguirsi una tale opera. lo mi avviso che si dovrebbe seguire a uu di presso il meioda deir autore ; siudiarci di emalarne la critica storica e bibliograiira, nella quale fu eccellen- le ; poter anche sperare di vincerlo nella ric- chezza dell a lingua , nella forza ed energia tlcllo siile ; non niollo, ma alquanio piii di iui Jaryhpggiaie in brevi, succose , ed on- noriune osservazioni filosoliche ; o qua e l;i spargere alcune liiminose sentenze, die coiuc coi'ollaij discendano dalle cose narraie; distri- biiire gli aniculi in guisa, che all' Accadeinico matcmatico tocchi da sciivere de'inatemalici, al lislco de'fisici, al boianico de'botanici, al poeia de' poeii, al prosaiore de* prosaiori , al- Tarlista degli ariisli, e per lal niodo, agevolato ad oguuiio il lavoro, verrebbe aliiesi ad essere meglio eseguiio. Ed ove la socieia nostra cio reputasse espedienie , policbbe acorosreie i collaboratori , invitando allresi a conooncivl i Socj onoraij e corrispoudeuii, de' quail nluu aliro Ateneo possiede forse un nuniero ne piu grande, ne plu scello di quelle che noi pos- sediamo. Con cio noi polremmo assumerci il compimenio dl una irnpresa vasiissiina , pro- porzlonando alia gran messe il numcro del mietliori. Tanio piii che I'Accademia e una vepubblica permauenie di successivi individui^ e che peio i piesenii possono a buon diiitto associarsi coll* imniaginazione ai postcrl ^ ed accingendosi alia contiuuazione dell' opera 20 ■ ■ i aver paiLe precedenleiucntc i:iella coiupiacenza ! del Hue. II camniino ci fu tracciato ed im- | proiiialo delle prime vestigie,- 11 buon prln- ] cipio dato da un sol uonio ad una grande opera come mai uou ci sarebbe mallevadore del buou progress© affidalo ad una intera societa accademica? E, poiche 1' Accadenila non muore , il buou progresso farebbe si- curla del buon fine. L' entusiasmo cresce per via come il fiioco. Che se pure vogliamo pen- i sare soltanto alle nostre forze presenli, que- ste non sono scarsc. Abbiamo , ollre i Socj atlivi , gli onorarj c i corrispondenti , al no- bile aulrao de' quail , ed alia luro esercltata facolta ncUo scrivere sara grande stiuiolo 1' onore e il comune vanlagglo , e lanio piu voleulieri concorreraniio alle nosire faiiche, quanlo piu verranno invitati dalla nobilia deir impresa. Avremmo altresi gli alunnl, che ove eleiti fossero ira gli studenti del Liceo , di niagglor merilo, e luro si conservasse il grado anche passando all' Uulvcrsiia , volen- : terosi si torrebbero qnella pane di faiica che sembrasse convenirsi alle forze loro. Ma i cinque ariicoll dello siauuo soilo il titolo 2 I Jiiiinni non liaono fin qui prodotto, ne s'>no valevoli a produrre alcuu effetio. Pero iu- vlto i sigaori Accadeniici ad esaminai li , e , se parra loro, a mudificarli. Frattanto le no- slre sollecilazioni , il nostro esempio, 11 de- sidcrio dl conconere ad una graode inipresa e di otieneie gli elogi del{'AieDeo poirebLe indurne multl altri ad associarsi a noi. A chi poi lucolpassG un cotal modo di esecuzioue della varieia dcgli sllJi, cbe ue ri* sultcrebbe , chiedero in qual' altra luaniera siasi compllata la Enciclupedia. La varieia degli sllli in tania varleta di maierie, ben lun- gi dal potersi impuiare a difeito , sarcbbe anzi un pregio singolare di quest' opera , e un allcitamento alia leilura di essa. E per vcriia obi mal, entrando in una galleria di scelli quadri, si oTfonde degli svariati siili onde sono dipinti? Nou e ella questa plui- tosio una prerogativa delle arli imiiatrici del- la uatura , che per tame vie, e cosi diverse ci conducano al bello ? Non sia dunque cbi recbi a dlfeiio cio , cbe, togliendo la nio- noionia , iutrodurrebbe una grande varieia di lime in qucslo giau quadro della sapien- 23 za liallana. Oltre Hi clie la natura di queste opere e lale , che non leggonsi seguitamente, ma alia spartiu , tiasceglieudune ora queslo ora queir aliro arllcolo, onde la varieia degli slili nou polrebbe ad ogui modo essere irop- po avveruta. Che se 1' Aieneo non fosse per- suaso di queste ragionl, potrebbe altresi eleg- gere una Censura , alia quale fosse affidata la revislone degli arllcoll , e la liforma dello stile , eve in alcuui fosse troppo singolare da"li altrl. A chi fosse sollecito de' mezzi economici per r esecuzione , nou diro gia , che 1' Acca" demia debba cercar prima in qual modo possano idearsi piii noblhnente e con mag- gior perfezioue recarsl a fine le opere che jmprende, e dopo quanto sieno per cosiare ; diro bensi che 1' Accademia li possiede que- sti mezzi economici , che impnrta solo che ne faccia buon uso e il miglior uso. Ollre di che quest' opera proseguiia accuratamenie dovrebbe avere lale spaccio da essere anzi proficua che dispendiosa all' erario dell' Ac- cademia , la quale dovrebbe $borsare soltanlo per alcuue spese di aniicipazioue , a sos4e-» 25 nere il qnal carico polrebbe conconere al- iresi quclla lipografia, colla quale si stipulasse il contralto per la stanipa. Ne in cosi gran- d' uopo deir Ateueo von ebbe certo ad esso venir meno dell' opera sua un rliiaro oostro Socio, che tauto splendoro aggiuuse in quesla nostra patria alia uobilissima arte luinisira d' immortalita cb' egli coluva, e souo certo clie, c come lipografo cbiarissiiiio , e come Socio uostro, si torrebbc il pensiero di siain- pare corretiaincuic e niiidanicnic 1' opera dejr Ateueo , di procacciarle associaii in buou dato , c di diffouderla da luite parti; e cio lauto pill, che co' niolii progetti, de' quali ci ha faito parte nell' ultima scssione, iino de'quali e pur biografico,conie il nostro, bene ci ha dimostraio di tencre quella illustre sen- lenza di Cesare, il quale repntava , che : S' altro resCa da far si , il fatto e nulla. Desidero che qnesto mio discorso detiaio nnicamenie da qucllo zelo , onde souo ar- dentissimo, della gloria di questo patrio Isii- luto, e dalla gralitudine che vi professo per I'oaore che mi largiste, oilenga appo di Voi luogo di ringraziameuto, ed apra tra noi uiiU discnssionl , onde risvegllare UUta F encrgk de^jll iogegni. E tn, Anima, clie tanio amasii la verllh, e nella nolle brmia della vlla volesti la virlii e la gloria, e la cercasii piu che bene alia for- tuna commesso, riposaii in pace, e se dairaho seggio, ov'hai ristoro delle tue illusiri faliche, pur mirl in queslo luogo congregalo eleito sluolo di posieri luoi conciltadini , in mezzo alia g'-oja di che i' innebrii, novella forse te ne recliera il vederci solleciii del compirnento di un'opera clie tu imprendesii. Deh ! tu ci scalda di quel fuoco animaiore, rhe li sospiu- se ardiinenloso sovia il lnugo camnilno, ove sianipasil le prime ornie luininose. Fa che il proseguimenlo della lua opera non sia piu un vauo desiderio ! Fa che il tuo magnaninio csempio non sia sterile, e a noi vergognosoj nia che, se pur siamo da lanio, noi lo imi- tiomo, e pervenghiaino finalnienle a quella onoraia ineta, alia quale anelasii, c che a noi faces li piu viciua. c5 Disconso con cui fu aperta la puhhlica seduta dell' Ateneo iL di 24 sellembre ^ 1818. 1-Ja poesia, che gia prima levo i suoi voli alia Menie architciia e moderalrice dell' uni- verso, oggldi, presiauiissltno sig. Conie Dele- gato, egregio slg. Conle Podesia, dolii Acca- demici, siguori speuabllissirai, non trova gra- zia nella opinione di molli uomiui, la quale, faceuJo rnisnra della eccellenza di una disci- plina gll uiili polpabili che essa produce, quel- le lieue in non cale, la cui utilita e tuita mo- rale, e alia piii uoblle parte di uoi si rlfe- risce. Quanio una si fatta opinione vada er- rata, non 0( corrono assai parole a provare ; ne tali [ arole credo io dlsadatie alia solen- niia di quesio giorno, ne alia Jiiaesla di que- sio luogo, pero c!ie doveudo io precedere con breve orazione alia Ictiura, che il Se- gretario nostro e per fare di un sunlo deJIe Memorie che souosi reciiate all' Ateneo nel decorso anuo accadcmico, e le pm delle up* J" 26 Stre Session! sendosi adcmpiuie dalla poc- sla, parmi couvenienie il francarla dalla uota, onde assai voile Iio ndiio gravarla, dl poco utile escrcitazioiJC d' ingegno. E primamen' te mi giova diie, ohe per la pocsia, cbe io tolgo a difeudere, non intendo gia quella specie dl pedcstre poesia soueltiera, ne quel juitologico romor misnraio vuoto di passione e di pcnsiero, dal quale, sc a Dio piace, fummo affalicaii abbastanza, ne molto meuo quell'altra, volta a celebrare il vizio, la quale ad ognuno debb'csscre in orrore ; bensi della vera deH'alia poesia iniendo ragionare. Frat- tanto e da osservare, che suolsi far emerge- ye questo dlfello di uiiliia nclla poesia dal paragone cbe se ne fa colle scienze fisicbe, ccononiicbe e uaiuralij le quali sono per certo accomodate a mold visi della vita, e, se gli tiominl avessero mesileri sollanto di clbarsi, di vesiirsi, di aggrandirc le fortune loro , di proteggersi dalle iniemperie, dalle inondazioni, dallo imperversare de'morbi, le scienze, ancbe in piii angusli conlini ristret- te, basterebbero per avveniura a'bisogni loro. Ma sono forse questi i soli bisogni cbe ab- 27 Lla ruoiDo per vivere fellce ? La vastlia drlla meiue, c la initnensa capaciia del cuoie mille aliri ce ne cieaiio , a saiisfaic a'cjuali ne le plii elaborate vivaude, ue la piu sfogjjiaia elr., ganza del vesiiie, ne la n)ai( be la veri- ik ebbe combaiiuio luujjaiueuie e cou poco 28 frutto contro la menzogna, Giove comando a qnella di consultarc le Muse, e d' imparare cla esse ner quali modi poiesse venire accei- ta a'mortali (i). Cosi Orazio affermo, che lo scriitore della trojana gnerra, nie^lio e plii pienamente dei filosoli Crisippo e Craniore, insegno che sia I'onesto e che il lurpe, che I'ulile e che il daunoso. E uii allro effeito della vastlta di uoslra mente e del nostro ciiore e quella noja, che ne viene di questa inisera lealta dcllc cose, per la quale sovenie andiamo- in iraccia di grate illusioni ; e quali piii innocenti e piu nol)ili delle poeiiche ? quali piu utili ezian- dio ad esahare le potenze deU'anlma ? E ve- ramente la leilura de'grandi poeli aunienta il vieore de'cuori ^enerosi. L'animo di Eschi- lo si elevo per essersi nodrito fiuo dagh anni piu leneri nella lettura di qne'poeii, che piii (i) E rantica Mitologia , Urania fra le Muse an- novcrando , strinse in IralcMno sodalizio le Scienze alia Poesia, con cio sapieniemente mnnifest indo sic- come le une d^lle altre disi;innte non verrebKero pro- fiUevolij nc gioconde agli uor^iui. ^9 vicini alle ela erolche offerivano al suo so- vrano couce[)imenio viiiii subluul e gagliarde passlunl. Di qua e, che quaodo i barhari ml- nacciarono la gieca Jiberia, Esohilo si armo e corse a difendeila ue'canipi di Maraiona e Platea, e sul mare di Salamina (i). Fu giii detio sapientenionte, la prosa essere fatiizia e la poesla naiuralc, e in fatii le ua- zjoui uel vigore della gioventu ebbero da prima i grandi poeii, poscia i prosaiori. INe la cluquenza medesima e efficace, se non quan- do assume 1' iinpcio e le immagini df'lla poe- sia. Ma cbe non dobbiamo a'pocii? Qual co- sa meglio della ebraica poesia seppe creare uegli animi umani il concetro della onnipo- tenza, della imnicnslia, della provvidenza di Dio? Oinero primo piltore de'cnstumi, e deli- zia de'graudi inlelleiii, uella giadazione della stima degli uomiui fu sempre il primo. INel- le fantastiche e sublimi piiiure de' poemi di Ossian quauio non a[)pare piii magnifico e pill splendido lo speilacolo dell' universo ? (i) ^ ita di Eicliilo scritta dal Cavalieie MustoxidK Vite degli Lomini illus(ri, Fasc. yUI. 5o Virgillo ed Orazio con la dolcezza dclle Mu» se , e coa 1' alleliameiiio della faiDa presso i nosteri anjrnansarouo 1' aninio di Aiiguslo , che era salllo al irono calcando le peda- te di Silla, oude non andiebbe per avven- tura assai liingl dal vero chi dicesse, essere loro inerce, sc le proscrizioui finirono in Roma. Dante iilosofo de'poeli e poeta de'fi- losofi, Danie e Petrarca crearono la lingua 6 la leiieratura iialiana, e decliuo la bar- barle , e gl' Ualiani conainciarono a farsl plu gentili. Che se Platone sbandeggio i poeli dalia iminaglnala sua repubblica , ricordia- nsoci altresi, che per 1' aliezza de' concetti, per la piitnra de' personaggi , per la passio- ne dellc narrazioni , per 1' ideale della me- tafisica, e per quell' inlrinseco incanlesimo del suo stile > egli stesso e piu poeta d' ogni aliro scrltlore , e divini chiama i poeli , d gli siessi inierpreti loro ispirali dalT alto; iirordiainoci che Platone ne' suoi sogni di- vini pose in Cielo nove Sirene chei reggevano col canto i nioti delle sfere , le quali sirene ahro non erano che le Muse, a cui quel filosofo aiiribuiva il governo dell' univereo 6l. fisico e morale. SLandi i poeil arLItri del- riiniau cuore, perche noa turbassero la Iran- quilla apatla di que'suol irasognati repub- blicaui,- laoude 1' ostracismo Platonico torna «d ouore auziche a vergogna de'poeii; e male a quegli scienziad iiliberali ed a quei Principi ignoranii, i quali con falsa interpre- tazione torcouo quclla scuieuza coniro alia poesla (i). Ma lasciando stare qucsle couslderazioni geoerali c piii alire , che V angustia del tem- po uou mi concede oggi di esporrc, iiou credo doverne passare sotto silenzio una , che risuha da circostauza pecviliarc del no- stro Aieneo. Assai de' nosiri Socj , i piii di quelli a' quali lo ingegno, la eta, e ristiiuto della vita coiicedono di scrivere, secondando la vocazione della natura, si misero nell' ar- rlogo pocilco, e in esso colsero palme ed ap^dausl. Ora le opere, delle quali fanuo par- te all'Ateueo, tengono, com' o dicevole, qua- lua dagli studj che essi coltivano. Dovrema (j) Monti. Musogonia. Note. 32 noi ad essi imporre silenzio? Dovremo ad essi ripeiere quella volgarissinia domanda a che pro? Rispondera per essi Cicerone, il quale confessa da quesii studj essere cre- sciuta la sua eloquenza, a queslo fonie avere lui aitinie le doiuine niorali trasfiise uelle sue opere filosofiohe, alia poesia aver deLi- to deir amore di gloria che lo iucalll a tanie faliche , gli fc' sprezzare i perlcoll dcU' esl- glio e della rnorie, e fe' si che luuo si des- se alia difesa de' cllladini, alia salvezza della patria, e ad onorarla colle opere sue im- moriali. Ben sapplamo che non fu ela, nella quale plu che nella nostra questa uilliia fl- slca ed imniediala sla richiesia in tuiio ; ma la eta nostra calcolatrice e soverchlamenie inchlnata a sprezzare lulto clo che ha fac- cia anzi di hello che di utile, e cerca per avveniura anche negli studj un interesse irop- no volgare. Pero, se questo fuoco sacro delle muse non si liea desto religlosameuie ue' loro lempli destinaii a conservarlo, e a traraandarlo a'posteri, chi porgera ad esso alimento? Enlro perianlo in fiducia, prestau- tissimo sig. conte Delegato, speitahiUssinii Si- 33 gnori quaDti sleie, die non v' increscera di scorgcre, come uella socieia nostra siasi de- siata quest' anno bella gara uel vesilre di spo- glie italiane alcuui grandi poeti della Grecia, del Lazio, e dell' Allcmagna ; conie allri ab- Lla recato sulla scena gl' iufelicl amoii dl Tancredi e di Clorinda, altri gli scelleraii di Piosmunda, e caniaio i domesiici falii, e le patrie virtii gucrriere degli avi uoslri. Ma, se la poesia teune il campo nelle nosire adu- uanzc, non furouo pero mule le scieuze , ne le arii belle, ue ie meccaniche, al linguaggio dclle quali sono sempre disposli i nostri poeii a cedere il loco. Anzi da un triplice lavoro inloiuo a' migliori dipiiui della nostra patria comincio 1' anno accademico. Udimmo la de- scrizioue di un vascello a vapore, tentativo pieuo di generoso coraggio, e, conumque fin qui non abbla otlenuto compiutamente il fine a cui dcslinavasi, fa non pertanto fede del saperc nicccanico di clii lo costrusse. Ci furono lelie niemorie dl biografia, di an- liquaria, e di prisca letteraiura iialiana. Fura- mo istruiii e di mediciua e di chirurgia. Fii cbi, dopo lungUc e diligenti osservazioai S 54 baromelrJche, chlari la elevazione dl van luoghi dclla proviiicia sul livello dol mare. Allri, contimiaudo ad illusiraic la Flora Bre- sclana, ci ha quest' anno descriiio le pianie vcneficlie della provincia. E quaslche tulll quesli lavori sembrassero uon bastare alia capacita dell'Alenoo, piii. d' ano fra di noi lia incliato la soclela nostra ad imprendere iiuove e vasle opere : e Vol, o Signori, udre- le era dal Segretario, come 1' Ateneo si pre- pari a mandare ad effelto qucste graudi im- prese. Della esecuzione dcllc quali, o Signori, io dcbbo Irarre ottlmi augurj dal fervido zelo onde la socleta nostra e infiammaia pe'buo- n'l siiidj, come dagli onori ed incoraggianien- li , cbe in quest' anno concorsero a susci- larlo. S. A. I. il Vicere si e degnalo farsi no- stro socio, onore die I'Ateneo non aveva ol- tenuto finora da verun principe. Abbiamo vednto intervenire alle uostre seduie il prinjo auiiquario, e il primo poeta , vivenii, en- irambi colleghi nosiri. II primo maglstrato del- la Provincia, rottimo nosiro conte Deleguto, 55 il quale mciurc assisie alia odicrna fuuzio- ne c nc crcsce lo splendore, ci offerisce un'alira oonipiaccnza dolcissima , quella di coutemplare un nosiro socio sedere al reg- gimcnto della pairla, e, in se riunendo ogni viriii, e volatosi inieramenle alia cura di uoi, essersi faiio 1' amore di tuiii. Quesio vera- mcnie Padre a' Bresciani si compiacque di onorare e di auimare coslantemente di sua presenza le nostre private aduuanze. Di che io , in nonic di luita la socleta nostra, gli veudo ora iu questo luogo quelle grazie che so inaggiori : ma non mi argornenlero di les- scrc le sue lodi, le benedizioni di tuili i Bresciani possono sole rimeriiarlo dclla emi- nenie bonia del suo cuore , delle assidue cure che eglf consacra a governarci , della sua prudenza e della sua sapienza. 56 DiscoRSo con cui fii aperta la puhhliod seduta delL'Ateneo iteL giorno i5 selleni" bre 1819. Oe i culiorl delle scienze , delle leiiere e delle arti operasseio isolaii gli uni dagll ahri, poca utilila ne irarrebbe il pubblico , perche avverrebbe sovcutc, che si travagliassero nella ricerca di verila gia irovaie da ahri, e cho impiegasscro in fare sperienze gia faiic un tempo prezioso per istiluirue di uuove. Ma fra gl' immeusi vanlaggi che ha I' elk nostra sulle passate a progredire nelle vie del sapere , il piu rilevante e forse la rapidita, con cui gli iiomiui anche di loulanissime re- eioni si comunicauo i frutli delle loro raedi- o tazionij i loro irovati, e lulle le loro utili islituzioni. Per lal modo gli stud] uostri niuo- vono da quel punio ove giunsero gli ahrui, e quindi sono senipre progressivi. Che se annhe gl' iudividui si giovano dei mezzi che 1' odierua civilia offerisce per que- sia [ironta propagazlone dclla vorita, e delle mill scopei'ic, nioho piii sono tenute ad usainc le socieia degli uonxini scienziali o letieraii. Sono esse il deposiio del sapere dcl- le nazioni , non gla per fame mistero nc mo- iiopolio, ma per rneiterlo in circolazione e diffondeilo anipianieute. Di qui ebbero ori- glne yli aUi , lo memorie , e i commentarj delle Accadeniie. Sono quesli gli annali de' pro- gress! dello spirlto umano colla inipronta del- le circostanze e delle opinion! de' tempi. Ovo si scrivcsse la storia dell' incivilimenlo delle jiazionijsi vedrebbe essersi quesie inciviliie in proporzlone de'mczzi di conuuiicazione delle loro idee. A quel modo che, per produrro la licchezza conmiercialc, fanuo di mesiieri grandi nioroati, per esporvi le cose da per- inuiarsi, cosi iie occorrono per produrrc la ricchez7,a intelletiuale. Se alcuno tli quegli auitchi filosofi, che lanie fatiche sosieuevauo, e si liinghi e disaslrosi viaggi iruprendevano per far acquisto del sapere, risorgosse ora tra noi, quanta iuvidia nou porterebbe all' elk nostra, che con pochissinio disagio oilicue assai piu. Segueudo per tamo questo isihulo di liu- le Ic Socieia letterarie , c il nosiro medcsi- nio , noi ci preseniianio oggi a Voi , I. R. Delegalo, uel quale ci compiaciamo di rav- visare uon pure il primo illusire Magistralo della pairia nostra, uia il caro confraiello del uostro Aieueo, e a Voi ornaiissimo si", conle Podcsia, e a quanii onoraie di voslra presen- za la solennita di qucsto giorno,e vei:ighianio ad esporvi cio che, durante il decorso anno ac- cademico , fu argonienio de'noslri lavori. Ma, prima clie il Segreiario cominci la relazione delle meinorie leite quesi'anno nel- la socieia nostra, conccdelenii di deplorare la perdita di tre dislinti accademici. I signo- ri Santo Catlaneo , Gio. Batiista Mosli , e Luigi Scevola hanno vissuto. I due primi me- ritarono bene della patria e della pubblica istruzione coll' esercizio delle arti loro, e col- lo zclo onde si prestarouo all' insegnamento dalle cattedre di questo Liceo flno dalla sua fondazione. L' ultimo colle sue faticlie leite* rarie, e sosienendo con molto decoro per piu di un lustro il carico di Segretario della socieia nostra. ^9 A qncsie pcrdilc 1' Ateueo ha rlparato col- r adirnciieic ucl suo seno il doito ed iugc- gnoso Artisia ( i ) sacccssore del sig. Sanio Caltaneo, un glovane medico (2', che alle doltrinc dell'arie da lui professata accoppla il gusto dogli sludj pill ameui, e fra molii altri socj onorarj il sig. Giacinlo Mompiani, nome caro a lutii i buoni e sacro alia ricouosceii- za della patria. II solo zelo di questo filau- tropo ciltadino baslo ad aprire fra di uoi una scuola di niuluo iusegnamenlo. Air Aieneo non e limasto, se non die di cleggere una Commissione fra' suoi raem- bri , la quale ha visiialo la scuola dal sig. Mompiani instituila , ne ha ricouoscluto la somma utilita uou solo per la istruzione, ma ben auche per cio che assai piu rileva, per la educazione morale, e ne ha falto onore- volissimo rapporio alia Delegazioue. Possa quesio esempio di filantropia deslare una uiile emulazione nellc citla a noi viciue, (1) II sig. Prof. Rodolfo V'antini. (2) 11 sig. Dott. Stefano Giacomazzi. 4o e posslarao noi la breve vedere le scuole di iusegnameulo mutuo propagarsi in lutie le citta d' Iialia, e diffondere in lutte le classi de'cittadini i priml elemenii della istiuzione, e della rnigllore educazione del cuore, poi- che nella cultura della meuie e del cuore stanno le prime basi della prosperiia nazio- uale ! RELAZIONE ACCADEMICA DEL EIENNIO HDCCCX'iin. MDCCCXI5. I 43 JLi autorevole voslra assisienza, ampllsslnio Sig. Couie Imp. Regio Delcgaio Conslglier di Governo , zelanllssimo Sig. Conie Podcsia , I'autorevole vostra assisienza a questa solcn- ne scieuiifica e leiteraiia uulone del patiio Alcnco non c, a mio credere, soltanto una prova degli vxinanissinii e genlilissimi animi voslri, per cui tutta quesla sceltissiiTia e frc- quenlc corona e faiia ceria dell' amor che nuiriie a lulie quelle arti che ad ampliar vagliouo il pacifico regno deH'amanita e del S'apere j ma e inollre ed un efficaoissimo in- cilamento a luiii gli onoraii Membri della nostra Socieia ad insisiere vieppiu animosi nella nobile carriera dei predileiii loro siudi , ed il piu sicuro pegno della Sovrana prote- zione a quesii scienliflci e leilerarj isiiiuii. Iinpereioccbe diffoudendo Voi gran paiie di quelle spleudore che dall' Auguslissimo no- stro MOINARCA vi e stato conferito, ad ono- rare Ic Lcilere, le Scienze e le Aiii, ci siete iiucrpreii iufalliblli dell'arcauo conceilo della perspicace menie Sovraua ; che qnegli Siaii piu sono e di rlcchezze affluenti, e per i^on- lllezza dlsllnll, e piu iranquilli c piii feimi, in cul le Scienze e le Arii d' infinite miliia dispensatrici, e le Letiere amcne di umanissi- mi costumi maestre, sicaro asilo non solo, nia premio ottengouo ed onore. La Storia, o Signori, fedelisslma ministra di verila, ne dimostra, che quelle nazloni al pill alio apice di gloria si elevarono, in cui piu quesie onoiate discipline fioiirouo : e che ogui genlile costume disparve, e lutie le fonli della sociale prospeiila s' iuaridirono in que- gli Stati , dai quali furono quesie sbandlte, perche la crassa ignoranza, la vituperevole licenza, la infauie schiaviiiij e il anal sicuro dispoiismo luilo vi liempiono di confusioue, di liadimcnli, di atrocita e di sangue. Que- sto tanto e vero, o Signori, die come i Me- dici dai colori del volto e dalla vivacita degli occhi argomentano infallaniemenie la sanita delle viscere e del corpo intero ; i Politici 45 fton ineno giudicano deiriulerna prosperlia, e savia amminislrazione d'un popolo dal fio- rirvi die fan^io qucste Leueliche discipline. Ecco pcrchc priucipale oygetio delle sue pa- tcrnc sollcciiudini fcce il noslro Aususlo So- vrano il iiiigliore ordinamento degli siudj ia questa parte del suo vaslo impero .- oidiua- nieuio, di cui difficilnieulc regiialc, in nes- siina pane del mondo uu miylioie si poira illrovare; ecco peiclie all'iiala gloveiuh , e iiei Ginnasj e ue' Licei aprc cou uuove Cai- tediQ aggiunie miove sorgeuti, ove la natural scte appaghi delle piii sode dotirine : ecco perche 1' Imp. R. Isiiiuto coa apposiia legge sanci, e va maiurando uel suo consiglio dei medesimi proviaciali Ateuei le piii retie nor- me e discipline : ecco perche S. A. I. il Prin- cipe RAIiNERI nostro Vicere si c degnaio pernieiiere die scrivesslmo I'augusto suo no- me fra i Socj del noslro; il quale uon sara niai per demeritare il sovrano favore , intanto che manliensi negli onoraii Colleglii la no- Ijile gara, che di anno in anno va infiam- raandosi vieppiii per hen meriiai" della Pa- llia e del SovrauQ. Del che vi sara prova , 46 o SIgnori, il breve ragguaglio delle Memorie die nel blennio furono lette, e delle Produ- zloni che furono presenlatej il quale, dove I'umanita vostra mi assecondi, sono per farvi. LETTERATURA. E per comlnciare dalla poeiica facolia , di cui con profonda erudizlone vi ha teste il Sig. Barone Presidenle favellato , tre dei nostri Socj a viemmeglio accendere fra noi r amore della greca e laiina Leiteraiura va- rj saggi di poeiica traduzione ci diedero di quei classici insigui. Come il piu forte ardimenlo del lirico entusiasmo siu dal buon gusto ritenuto di qua dalle regioni del dellrio e della pazzia, senza che nulla perda del suo pleno vigore, inseguo alia Grecia 1' unico Pindaro; ed ii Segretario vostro prosegueudone la traduzio- ne , con due nuovi saggi si prove di vestirlo air italiana , la seconda delle Piiioniche leg- gendovi, e la prima delle INemee. Di lutte e 47 tine poche parole io qui faro per apvlrnc a questo dotto Consesso 1' argomenio e 1' ordi- lura. E la prima in lode di Jeroue il mag- giore signore di Siracusa. Vi locca il poeia tre cose , le lodi di Jerone per la viltorla curnle ,• per la maguauimita end' egli si rese obbligaii i popoli d' Epizlffiria , ch' ei libero dair assedio messo loro a que' tempi da Anas- sila, liranno di Regie nella magna Grecia , e da Cleofrone sue figlio; quindi passa dai doveri di gratltudiue nei beneficaii a magni- ficare per gli opposli il vizio dell' iugralilu- dioe , amplificandolo coll' esempio d'Issione, il quale benche mortale amraesso alia inensa dogli Dei , tento di sedurre Giunone moglie e sorella di Giove; del quale lentativo ac- ceriaiosi il Pie degli Dei col dare ad una nnbe le sembianze dolla Dea , e veduto il deliiio deir ingralo , a liii slesso fece costrur- re quella ruoia , su cui eiernaraeuie , secon- ds i milologici , e aggiralo nel Tartaro in castigo della vitupercvole sua colpa. Dalla qual nube , prosegue il poeia a cantare come nacque un orribile mostro per nome Cen- tauro inviso allc Grazie, il quale uniiosi be- 48 siialiuente alle cavalle niagoesie ebbe la prolc bifornie tlegl' Ippoceniauri. Indi, quasi ravve- dniosi il poeta della kinga diijrcssioiie, avvisa se siesso non convenirgli essere casligaiore dogli altrui cosiumi , e coH' esempio di Ar- chiloco, raostra che ai moidacl, quaniuo- fjue otieugano lalvolia alcuni vantaggi , torna pero senipre ia daano la propria maldiceuza, e rivolgendosi al suo campione lo esalia per lo ricchezze , per la geoerosita, e per la pru- denzaj ma lo avvisa (e qtiesia e la terza parte dell'Ode) a slarsi in guardia degli adu- laiori , e dei nialdicenli. E mirablle la fran- cliezza coil cui parla il poela a Jeronc. Gli dice die se Radamanto aniico Re di Greta c saliio in tanla gloria , che il suo nome vi- va pereime uella menioria dei posieri , fn so- lo perche nou si lascio guastar I'animo subli- me dalla scdutlricc adulazioue; che gli adu- latori i quaU compongouo atii e gesti , e fingono gli affeiti delle persone grandi che adulauo non possono essere graditi che agli uomini di grosso ingeguo , corae appunto al soli fanciuUi par bella la scimia che imi- U i loro aiti , quauluoque per altro sia brut- 49 llssimo auitnale. Quesio e Ijeue pariai franco ad un Re , e ad uii Re , die , corne ci ri- corda Aristotile nel libro V della renubljliga, e Dioddio Siciilo uoir undecimo dolle sue sio- lie, piesiava facile oicccliio ai sussurroni ed agli adulaiori. Da quel che il poeta dice in quesia parte dell' Ode, pare che alcuni ma- levuli cd invidi , uel mentre che Pindaro era lontano dalla corte, si fossero adoperaii, adulando Jerone, per metlerglielo in dis"ra- zia, ne manca fra gli autichi clii ai^jjrava Simonide e Bacchilide emuli del nosiro poe- la, di questa mala praiica; e di aver voho ad invidia del vale Dirceo i medesimi pre- ceili di reiiiludiuc, che di frcqnente egli deitava a questo Re suo allievo, dipiugen- doglielo qual maligno , e uemico della mo- narchia per essere ciiiadiuo di Tebe. Percio Piudaro moho insisle sn di cio cou varie senieoze, che pajono slegalo pel lirico enui- siasmo, onde souo pronnnciate. Tullo quesio iraiio parve oscuro assai al doitissimo Heyne, ed e incvilabile che cio sia, quaudo per tanta distanza di lempo nou ci 6 dato in- 'enderc le soitili allusioui a deili e faid al- 4 56 lor conosciuli , specialraenie dal prode, cui Piudaro diiige il suu cauto. 11 vosiro segre- tario sosteneudo qui le pavii d' iuierpieie e di iraduitore , merce alcuue note, si e iuge- goalo di reuderlo chiaro. JNella prima delle Nemce ( che il segre- tario ha poi siampata e intilolata ai bene- uierito nostro sig. Baroae Presidente ) Piuda- ro celebra la vilioria curule , che la prima volla oiieune Cromio figliuolo di Agesidamo in Neinea correndo I'Olimpiade LXXYI. Fa quesli siracusauo, e come dice lo Scohasie, da prima cocchiere di Jeroue , per placere al quale aaco diede il suo nome alia ciiiadi- naisza di Eiua ( che cosi fa chiamata Catane patria del Re , dopo ch' ei I'cbbe rifaiia ) e voile col norae di Etneo essere preconizzato iiella sua viitoria, come fece sempre lo stes- so Jerone. — Unprimo cimento, da cui uomo sloriosamente riesca, e sicuro auspicio di ghrie maggiori — , i[ia.b dirsi questo il tema deirOde, che il noslro poeta anjphfica col- Fesempio di Ercole, il quale, per lo stroz- zare che fece bambiuo i due serpeuii man- '- * da Giunone per divorarlo uelle fasce^ 5i diede moiivo al vale Tiresia di auspicare 1q gloiiose faiiche che durate avrebbe adulto, puigaudo la lorra dei mostri che la infesia- vano , e il piii glorioso premio ghe ne avreb- Le avuto iu cielo, assuuto da Giove al con- cisioro degli Dei immorlali. II poeta pero coinlucia dalle lodi di Oriigia piccola isola che formava uua delle quailro parii di Sira- cusa, unita al resio col mezzo di uu poute, come ricorda Cicerone nelle Venine, uella qual isola era il palazzo di Jerone, e forse la casa di Cromio. Dal|e lodi di Ortigia a quelle di luita la Sicilia ei fa passaggio, col- l' ioieudimenio di esieudere a tuita Trinacria questa viuoi'ia, che Cromio a Giove Eineo avea dedicaia, il cuilo del quale era soleuue a lutii i Siciliaoi ; locca percio i beneflcj Kude Giove gli ebbe colmati ; la dote di Pro- serpina ; la ferliliia del suolo ; il bcUico va- lore degli abiiauli, e le piii voile da quesli rlportate viilorie in Olimpia. Yenendo pol a Cromio, per le ricchezze lo loda, per la splen- diJa liberaliia, per I'ospiialiia, pel valore nelle pugne, per la prudeuza nei coosigli j c cosi vicue al line priucipale deli'Ode, che abbia-f 52 jno detto di sopra , finendo colla sloria di Ercole , senza piu riedeie dalla digressione al suo campione, quasi inducendo che siini* le gloria iramori.'ile liii pure aspeiiava. Ne vauo fu del tuiio il huou augurio del iiostro poeta , poiche ebbe a lodare ua' ahra volia Cromio per altra viltoria riporlata in Sicione. Del raeriio di questa traduzioue uon isia a me di parlare , solo diro che , il segreiario non dissimulando die chiunque si provl a tradurre uelle inoderne lingue il vale Dirceo rimarra seuipre indietro dal suo sogfjetio j tanto neH'origiuale e 1' iaipelo deU'eniusiasnio ( com' egli dice iiella dedica di quest' ultima al sig. Presideute }, lania I'ardiiezza dei modi^ Toscuriia delle allusioni, la vivacila e brevila dellc iuiniagini , la forza dell' espressioni, la lapidiia dei voli, e la tempesia delle idee e dellc parole ! Tuttavia si lusinga di meritar qualche lode per solo averlo teniatoj almeno quella di aprue all' ilala giovenlu un nuovo cainpo, in ciii aniinosa eserciti la robusiezza dei proprio ingegno. Ma se Pindaro e unica norma a chi non leme salire sul Pegaso, e reggerlo senza pa- 55 vcutaie il dmo caso di Bellorofoiue , Viiiii- lio e unico maestro a chi si argomeuta di pingcrc poetando ^ di vesiirc le immagiui di armouia, auzi di converlire rarmonia stessa in iniinagiui. Doiato d'un'anima gentile al bel- lo nuirita dcUa greca facoudia, solo pole al- zare la poesia del Lazio ad una grazia , di cui uon parve in avanti capace, oemmeno sotio la penna del caldo Lucrezio, e del doi- 10 Catullo, ed alia quale uon seppero sosie- nerla i posieiiori. E sebbeue uon sara diffi- cile trovaie chi nella giandezza e vaiieik dei caratieri, o nel couflmo dclle passioni e delle azioiii lo superi, uon fia pero mai che alcuno uell'evidcnza delle iiuiuagini, nella convens- volezza dcUa diziouc e nell' incanio deH'ar^ monia lo aggiiagli, e roriunalo potra dirsi colui, che alia ^ua scuola cducalo poiia fraa- caincnie camminare sulle sue iracce; c que- sta, o Sigiiori , siaiui [»ui- leciio diilo seuza invidia dcgli emoli uosiri vicini, quosla e la preziosa crediia che c passaia legiiiiiuainente agl'Iialiani. Da lui pvinio Daute prese /o hello side che gli ha fatlo onore / alia sua scuo- la icinpero il Petrarca Tamoiosa sua lira, per S4 lui e varlo e molllforme secondo che V af- jfetio lichiede rAiiosio, per lui nobile e di- gnitoso il Tasso. Ed ogni vulta che in Italia il buou gusto per isirane e peregrine fogge venue meno, ben presto gl' ingegni si rimisero sul reito sentiero inspiraudosi nuovamenie alia Virgiliana cortina. Ora due valeuii nosiri Socj si sono quasi a nobile gara provocaii per iradurlu in ita- iiano, il Professore Cesare Arici, e rAvvocato Buccelleni. II pilmOjla oui fama lelieraria e omai in Italia slabilita per le opere sue ori- ginali lulie ricche di Virgiliana dovizia, dopo aver iradotta la Georgica, che ha recenie- menie pubblicataj si e con somiuo ardore oc- cupato a tradurre I'Eneidei e nel biennio quasi iniera ci lesse questa versioucj argo- mentandosi di resiituire a Virgllio quelle ve- iiusie forme, che da lui tolse per cantare gli Ulivi, il Corallo e la Pasiorizia, di quesio iconienio che la sua traduzione lo stesso es^- sere iraduzione nascouda , colla medesima fluidita scorrendo dell' originale, e di luita quell'armonia vestendola , di cui si e nio- strato nelle opere sue cosi esperto maestro. 55 Dl quesio suo lavojo che posso io dirvi? Se uon conferinare quelle che ahre volte ho detto, e voi siessi sapete che i'eleganza, lu srazia, e la conciiniiia del verso e si natu- rale ad Arici, come, per dirla con Daule, e studio ia Ape? Id quanio pcro ad una tra- duzione di Virgilio io la repulo impresa assai piu grave di quello che pu6 sembrare a pri- ma giuma ad alcuui. Imperciocche priucipale qualila dell' epico latino essendo , come ho delto, non la vastita del disegno, ma la fini- tezza e squisiiezza del lavoro , pel colorito sempre conseniaueo alle immagini, e per I'ar- monia sempre alle siesse immagini confaceo- le, chi si raelie a qiiesta impresa non deve essere contenio di iradurre i concetti e le parole, ma le immagini stesse col movimenlo e coirarraonia che si irova nell'origiuale, ed ove quesio manchi, o i suoni della iraduzio- ne troppo si scostino da qiielli che formano il pill bel pregio del lesio, la traduzioue sara monca ed imperfeita. Se lu guardi TEueide nel suo disegno, e nclle sue parti principal! in asiraito, la trovi piena di difetii. INulla di quel maschio che per luiio si risconira in 56 Omero: caratleri pochl, e poco variaii , si- unliludiui quasi tutie cupiaie dal greco, bat- taglie poco variate e poco anlniaie, eroi priu- cipalL glovani e fancIuUi. Ma se comiuci a legijjerlo preso aU'incanio del modo, con cui tuilo e detlo, e per megllo esprimertui, lulto e dipiato, pill nemtneoa li accorgi delle incon- gruenze e dei difetd priiicipali del dlsegno. Questo iucauteslrno uulto alia coslanie veilia degli affetli, e varieia ed evldenza delle im- anaglnl coslituiscono il vero carattere , e il .principal pregio dell'Eneide, tolto od aheialo il quale tutta I'origiiialila Virgiliana sparisce, e solo rimangono nella loro midila le iini- tazioai ed i plagi ch' egli ha fatio dei piu aiilichi scrilioii. Ora chi prende a volgere ia uii' altra liugua questo poeia assume ua carico piu grave di quello forse che a pri- ma giuuia crede egli siesso. Se nou irova altreiiauii nauslci luoni , cou altreitanla gra- /dazloue e varieta di colorito nella liugua iu cui traduce, quanta porre ue seppe nella la- tina Virgilio, uon diro in ogui concetto, ma in ogni verso, iu ogui parola , e direi quasi ia ogui siUaba, ce lo dara spoglio delle sue 57 caratterisiiclie forme. TJn poco piii di Lrio aggiunto alle sue immaglni senipie sode e seinpre vere, ha nieriiaio al francese Delille la laccia di- aver converlito Virgillo in Ovi- dio. tin po' di liberla neU'aherarne i niusici tuooi ha fallo dire del Caro, che P olse ill argeiito di J^irgilio Voro. L' Alfieri poi col reuderlo piu coiicilato lo ha sposse volte reso di ferro. Queste cousi- derazioui fiirouo doltamente esposte dal sig. Buccelieni in un discorso che ci lesse a proemio della sua traduzione del secondo lihro dcll'Eneide, nella quale con soainia In- dus iria ha cercaio di porre ad effetto le sue considerazioni, e quesfo hasii per formarue il pill favorevol giudizlo, perche a conosccre piii pariitamenie il merito del lavoro del uo* siri due socj, e rilevarne i pregi particolari pill parole ci vorrebhero di quelle che si convengono ad una velazlone j ed e queslo uftizio di criiico e uou di segretario che ri- terisce. Credo pero di poier a huou driiio conchiudere che collo studio dci Classici greci c latini nulrir si devouo le mcnii dci Leiieraii, sc pcrpeiuarc si vuule iVa nui i'ere- 58 diia del buon gusto, al quale purisslmo fon- te anche grillustri scriilori delle alire na- 'Mom quel bello atiinsero , che fece altrui raccomaodate le opere loro. E a dir il veto doude mai se non dall'as- sidua lettura di quegl' insigni fecondo il Wle- land il proprio ingegno per produrre quel venusio poemeito che iutitolo alle Grazie, e del quale il nostro socio sig. Conle Carlo Antonio Gambara , che si prese a iradurlo , quest'anno ci lesse il terzo ed ultimo sagglo? Dalle greche grazie guidato I'Alemanno poe* ta va spaziaudo per le belle comrade del- I'antica Grecia e del Lazio , e vi scorge al loro sorriso ingentilirsi i costumi, piu umane farsi le leggi, convertirsi in ameni giardini le sterili coUine, trovare la musica e la poesia la via del cuore, avvivarsi in isiatue i maci- gni, parlare le pinte tavole e le pareti ; il quale suo viaggio immaglnario va maestre- volinente descrlvendo nel quinto e sesto li- bro. Solo ci duole che a quel doito ingegno graziose paressero anche le Epicuree scurri* Ilia, onde rldonda quel suo poeina, non ricor- daudo che Orazio avea chiamate decenti le 59 Crazle, e che Pindaro prima di liii, sicCome delle allie viriii, cosi pure della niodesiia e del cosiunie le disse maestre. Savlaiuenie qnlndi 1' illusire uoslro socio in traducendo ha oniinessi luui gli squarci, che, appunio perche irioncsti, iion possono riuscire grazio- si a^l' Italiani. DegU aUri dlfeiil, che potreh^ hero per avveniura notarsi nt'H'ordlne, c iiella condolta di questo, noo so se piii dica ro*> manzo, o poema, io non diro parola, lascian- do ai criiici della Gcrmania il giiidizio d(;lle opere dei loro uazionali ; della iraduziuue bensi io ripetero quello che alire volte ebbi a dire, riferendovi i saggi anleriori , ch' essa e piana, cleganie, fesiiva, graziosa, e che non lascia seniir mai quello stento , che quasi sempre apparisce nelle iraduzioni da una lin* igua per indole, suoni e forme coian'.o divert sa, com' e la tedesca, dall' iialiaua. Ma perche non paja che i noslri poeli siensi occupali in questo biennio soliauto di Iraduzioni , eccovi comparir nelF ariugo di nuovo il sig. Buccelleni, cd i sig. Cav. Fran- cesco Gainbara, e Profess. Giuseppe Nicolinl coi loro parti origlnali. Tulli e ire ( anzi que- 6o sl'iillimi due fiate) tenlarouo il diflicUIssinio genere della Tragedia. II sig. jNicuilni cousl- dero la prima volla con un preliinlnare di- scorso che, quantunque I'AHieri sia salilo al piu alto puuio fra noi nel iratiar liagici argonienti , uon ha peio tauto occiipato il campo che ad ahri uou resli alcun posio per eserciiarvisi e distinguersi. Che il Sofo- cle astigiauo, quello, di cui la sua auima fe- roce piona era, ad argoniento prescelse delle sue tragedle, con neri colori pingendo le ge- losie di stalo, i tradiinenii, il sospcttoso di^r spotisrao, e le atroci congiure , e mai, o solo a guisa di lampo non vi sorgeano gl'ingcnui sentimenli d'un cuor tocco poteniemeute da piu gentili affetti. Concedasi pure che nel suo geaere non avra chi lo agguagli ; puo luitavia chi abbia il cuore capace di grandi passioni in altri hen njille escrcitarsi, e co- gliervi, se piace alle Muse , palme novelle. Alia quale seuienza del sig. Nicolini non sia chi conlraddica , quando veggianio la viciua Francia di quaitro insigni tragici andar fa- stosa, che per quallro diverse vie si sono di-> stinii. 11 nostro giovine iragico presceglie Gx quludi a iraliare argomeuli iragico-amorosi, in ciii cioe qnesia celc])ro, anzi comunc pas- sione e pel caiaiiere tiei personaggi, e per le circoslanze clie I'a'.iraveisauo, uon piu co- mune comparisca sulle scene. Di questo ge~ ucre furODO appunlo le due che nel biennio ci lesse : la Cloriiida ed 11 couie di Essex. Po- che parole dircnio noi c deli'nna e deH'ahra. L'aniore inienso clie per Clorinda concepilo cbbe Tancredi, siccome narra il Tasso, non senza corrispondenza per parte di qucsia eiol- na, non coniincia ad esser iragico veramenie se nou quando, nou sapendolo , il forie la uccide. Di questo inconveuicnie si e gia av- veduto il sig. Nicolini, ed ha creduto riparar- vi coli'introduire alciine ahre circoslauze,che lener potessero viva I'azione ed inieressarc lo speiiaiore. Si lido egli della considerazione, che il detto di Orazio ( eplstola I. lib. II ) anche ai nostri tempi puo benisslmo essere applicato, cioe che Etju'uis rjuoque jam migravit ah aure P'olujilas oinni's ad incerlos oculos etc. Infaiti la veduia d' un campo guerriero ; le fogge militari dei tempi delle ciociate ; una 62 doiizella infedele, che scaiwpa da morte i Cri^ sllaui iu Geriisalemnie, e li rlmeite ai loro compagni j Tancredi lerito da lei in uu as- sallo, che a poco a poco vieiic accertandosi come la sua bella feriirlce lo ama j la ispi-i razione deU'eremita Pieiro ch'ella si fara cri- stiana, abjmando la falsa credenza, in cui e staia educataj la venuta di lei uel campo cou proposizioni di pace a Goffredo, per cui si apre a Tancredi occasione di vederla, di es- porle i suoi affetii, e di accertarsi per bocca di lei medesinia ch'e corrisposloj luiio que- slo, dico, forma uu misto di miiabile, d'in- teresse, di paieiico, che puo basiare per irai- tener con dlleito nei primi cjuatiro alti quelli che non souo scrupolosi a segno di voler nella iragedia un'azioue che a mano a mano e per se stessa s'inviluppi e si sciolga, te- neudo sempre gli animi comprcsi dai poienii affeiii del lerrore e della compassione, come prima coU'esemplo, indi coi precetti insegna- rouo gli anlichi. E ben vero che ncl quinio alto I'amaro caso che Tancredi ucoida V a- mante e capacc a farli nascere in chiuuque abbia un'auima che senie, ma i pertinaci nelle » 65 autiche discipline, 1 classi^isii, direbbero che quesio quinto alto nella iragedia sia da se, che uoii e legato per nulla o preparato dagli auteriori ; e che se uoi sappianio che Clorin- da deve essere uccisa da Taucredi, il sappia- mo dal Tasso , nou da veruua circostanza che nella tragedia vi ci dispouga, o ce lo fac- cia presagire. Pieno di caldi affelli e pure 11 conie di Essex, di cui ecco com'egli siesso il nostro autore ci narra la storia : — Le brillanti qua- lita personali di quesio giovine inglese, i suoi talenii mililari, e piu che tulto la viva passio- ne, che ue concepi la celebre Regiua Elisabet- ta lo alzarono in breve tempo ai primi gradi della Cone, floche iosoria in Irlauda una pe- ricolosa ribelllone suscitata dal conle Tiroven, fu Essex mandato con un forte esercilo con- Iro i ribelli. Nou corrispose il glovane duce in qwesia impresa all' aspettazioue della Re- giua, e di tuua la Nazioue. Fece leuiamente la guerra , oiieune successi iuferiori al suo valorc, e fiui col venire a congresso col capo dei rihelli, e coH'accordargli una iregua. Quc- sii faiii lo resero sospctlo d' inleliigeuza coi 64 nemici delio Slato ,• fu percio richiamato, e la Retina che in onia a clo lo amava, sagrl- ficaudo la sua passione al rlgore, lo allonta- no dalla Corle, e lo privo dei couferiti ouori. Irritato il couie di quesio , siimolaio dagli aiTiicl, e da altre cause indotio, che qui luu- go sarebbe il liferire, fiQi col conglurare con- tro il irouo. Sqoperiasi la congiura veune daunato a perdeie la lesta sul palco. Ma la Regina, sparso appena il sangue del suo fa- vorito, SI piofondo dolore ne coucepi , che da quel tempo cadde nella piu cupa melan- couia, per cui poco dopo mori. Aggiungouo alcuui storici, che la Regina nei primordj de' suoi amori donasse al couie per ricordo un anello, dicendogli ; che iu qualunque caso egli fosse per meritare il suo sdeguo, le ri- maudasse quel done , e tnrro sperasse ; che il couie diffaiti , poiche si vide danuato a moriie aiaudasse la gemma, iusingandosi del perdono j ma che i uemici di Ini fecero ia modo, che questa non venue in mano della Regina, se uon dopo eseguita la senienza. Da questa storia prende il nostro Socio moiivo per lessere la sua iragedia in quesio 65 modo. Egll suppoue 1' azion tiagica all' alio che la Reijina noniina Essex governatore d'lr- landa. Da a lui iu Lord Guglielmo ( ch' ei fiijge cuuconente a quesia carica) un atioce ueniico, ed iu Miledi Eleonora, dania dl Coi- ic (aliro personagglo supposto) una lenera amauie, facendo che per lali mezzi venga irallo il conic al dellllo dal iraditiienio, c dair amore , ed alia coudanna dalla gelosia della Rcglna, che scopre in Miledi una ri- valc. Aiiitizio che il poeia dice aver d e fa radunare il Cousiglio, che 67 lo condanni. lutanlo Eleonora che vede per- dulo laniauie per sua cagione , ceroa ogni mezzo per renderlo salvo. Oiiienc da Sir James, guverualor della lorrc, di peter vlsi- larlo. Qui ha luogo una scena piena di af- feilo ira il coule e lei, che vuol gettarsl ai piedi della Regina, cspoilc 1' amor suo , c rinnocenza di Essex. Mentrc durano quesil colloquj Sir James avvisa che la Regina viea uella lorre j Eleonora, che nou puo fuggirp, si nascoude il meglio che puo. Nuovi rim- proveri di Elisabetta al conte pel tradiio amor suo, la quale lo stringe coU'esibirgli la scuienza di morie segnaia dal Conslglio con- iro di lui, perche la laceri, ove giuri di noa amar altra donna che lei j nia il couie resti- luisce la carta, affemiando di non poicr giu- rare. Le furie di Elisabetta si raddoppiano^ vuol niorto il cojite e quell' indegna che ha osaio di essere sua rivale^ quesia indegna fuor esce del suo nascondiglio, e provoca dal- la feroce Regina la sua puuizione. Minaccian- dola a luiti Elisabetta parte , ed Eleonora esce risoluta di salvare il come col suo pro- prio sanguc. E qui finisce I'ailo terzo. Si apre 11 quarto negl! appartamentl della reggia con uua scena tra SirJaiijese Gugliel- mo, il quale impedendo a James di prodursi alia Kegina per presenUule iu uome di Essex quolla gemma di grazia, Ji cui si e parlaio di sopra, se la fa coiu^egiiare , promeiieudo di recapiiarla egll stessu , e di farsi oraiore pel couie. Sir James fidaio alle sue parole gliela da c parte. Enira Eleonora chiedeudo acces- so alia Regina, fcrma nel proposiio di spo- sarsi a Waller per liberarla da ogni sospetlo, e salvare d' Essex. !1 perfido Gnglielaio le cousegoa 1' ouello avuio da James, fingendo clie il conte lo mauda a lei in peguo del- I'amor siio ; ella incauia lo prende e se lo incite in diio. Vien la Hcgina, cui Eleonora apre la sua rlsoluzione di sposarsi a Waller, purche sia salvo il couie: Waller alia grata nuova e fuori di se per la gioja. Conienta ElisaLetia di poiersi liberare della rivale , a lei porge la seutenza dl morte, perche la la- ceri , ma meuire Eleonora slende la mano per prenderla, le vede la Regina in diio I'a- Bello , e ronsiderando come il peggiore di tuui gU oltraggi del conte I'aver ceduto a lei quel suo douo , cui legala era la sua sorie) jltiia la seuienza, e la consegua a Gugliclmo perche sia subito esegniia. ^Nell'aito quinto Sir James informato dell'av- veuuio, a moiivo dell'auello, sollecita udieaza dalla Reglua, rolliene ; le narra com'egli avea daio a Guglieliiio la gemma da presentare a lei In nome del conte , e com'egli iuvece la diede ad Eleonora. Euira Walter e dice co- me Eleouora per disperazioue si e data la morie : manifesla indi alia Regiua lutia la tra- ma ordita da Guglielmo per perdere 11 conte, di cui confessandosi coujplice oiilene il per- dono. Elisabetia ordiua subiio la rivocazione della senieuza, la quale Guglielmo eutrando dice d'aver escguita. Colla coudauna dl que- sio iniquo fiuisce la tragedla. Ho volulo esporre luiio riulreccio di que- slo fulio, quale fu ordiio e condoilo dal sig, INicolioi, perche oguuno per se possa portar- ne giudizio. Quanio alio stile di queste due tragedle vi riferiro cio che ue ha delto lo siesso autore, parlaudo dell'uliima : « Wou es- sendo per ora, egh dice, la presente tragedia desiinata alia siampa , ma solo alia declama- 7 a zione, non ho fatlo scrupolo di alcune leg- gere negligenze , che uoii osscrvabili , ne os- servate in quesio secondo caso> lo sono sol- tanto uel primo. Ho faiio beusi ogni sforzo a me possibile per iniprimeie il mio side delle qualita piii esseoziali, la verila, la passione, il inoviniento . . . Una leggera novita in pro- posito di slile io mi sono peraiessa ad og- geilo di meglio servire alia veriia, e quindi alia passione. Traltandosi di personaggi mo- derni ncl dialogo ho falio uso del i'oi, piut- tosio che del tu , sembrandomi che auche queste formole di conveuzione servano a co- lorire il costume de' tempi , e che il tu degli anlichi tra i viventi nel flue del secolo deci- mosesio, e nella Corie di Elisabeila , sia per lo mono affetlato, e come tale alia passione conlrario. Nei trasporli pero d'amore, o d' ira ho preferlto il tu, perche allora non che ces- sar di essere ricercato > diviene il llnguagglo della uatura , e serve a contrassegnar meglio rauaienio della passione ». FInalmenie anche aggiugne essere piii consentanei al suo in- gegno questi argomenti che svolgono passioni di pieta e di tenerezza > che quelli i quali 7^ aspirano a foriemente commovere con sensi terribili ed alti. Di quGstipero fu plii vago il sig. Avvocato Buccelleui, che una trngedia ci ha dato del geuere sublime, iratta da uu fatto pairio del XIV secolo, che ricorda le piii celebrate viriu degli auilchl eroi della Grecia e del Lazio. Eccone rargomento .- Enrico coute di Lus- semborgo, eletto per opera del Pontefice Cle- meuie V a Imperaior di Germania iu Aquis- grana , venuto era del i3ir iu Italia con 2000 avventurieri, e con allre genii, che vo- Icniierl lo aegulvano in uu paese ricco per la sperauza djel boilino. Vi era stalo egli chia- mato dai Ghibellinl e dai Eeudalarj, che vo- levano coirajuto dell'Irapero raffermare il loro dominio. Le repubbliche libere, che si dice- vauo Guelfe , volevano esiinersi da ogni in- fluenza straniera ; percio Enrico trovo oppo- siiori alia sua veuuta concitati specialmenie dalla repubblica di Toscaua. A Milano egli leuio di conciliare le poienii faraiglie di Tor- re e Visconti, ma iudaruo : a Brescia richia- nio Brusaii Tebaldo celebre guerriero, capo di quella repubblica del pariito Guelfo, 72 non che Malieo de'Maggi, capo del parilio Ghibelliiio, e posevi a Vicario imperiale Al- berto da Caslro-Barco. Sebbeno Enrico fiin^csse di coin^iliare i pariiti, avea mente di sienui- iiare i Guelfij eppercio Alberto concerto con Matieo di arresiare in Brescia Tebaldo ci)i piu prodi del suo partiio. 11 colpo manco ; si ribello la citlh, Matieo fii caccialo con aliri Ghibelliui, si proclamo Brescia repubblica libera, e fa Tebaldo eletlone Capo. L'lmpe- ratore era in quel tempo a Cremona, ch'erasi ribellata ancb'essa, I Crenionesi allettaii dal- le promesse di perdouo , apriron le pone ; ma la cilia fa posta a sacco ed a rovina. Di la Enrico venne sollo Brescia e I'assedio ; i Bresciani si difesero foriemenie. Tebaldo fu fallo prigioniere in una sortita. Esortato a scrivere per otienere la so-.nniissione della cilia, lo ricuso , tento anzi di scrivere esor- tando i ciltadini ad ostinata resistenza. Fu posto a niorte con crudelissimo siipplizio. Su questo fatto purainenle siorico tesse il nostro socio la sua iragedia , nella quale agiscono Eurico Imperaiore , Alberto suo Yicario in Brescia, Matteo Capo dei Ghibellini Bresciani 73 espulsi, Ernesto ambasciatore bresciano del partito Guelfo, TebalJo, Teresa sua moglie, e Gugllcbiio lore fij^liiiolo. II carattere di En- rico e superbo e fiero; subdolo e corilglaiao, ma pieno di privalo rancore contro Tebaldo vien rappresentato Matteo; tenera moglie Te- resa. Gli aliri sono personaggi secoudarj. INel prime alto, per ordiue di Enrico, Alberto assale la citla, i Bresciaui sortiti respingono i ueiuicij ma nella zuffa avviluppalo Tebaldo e faiio prigioniero. JNel secondo Ernesto, am- basciaiore di Brescia cbiede il cambio di Te- baldo con molti soldati di Enrico prigionleri, accompagualo dalla moglie e dal figlio del preso guerriero. Enrico sdegna ogni proposi- zione dei cittadini, e uemmeno si muove alle lagrime dcUa consorte e del figlio^ anzi e il solo Malieo cbe il toglie dnlla risoluzione di far subiio perire Tebaldo, colla sperauza, che s' induca a pcrsuadere i Bresciaui di conse- gnare la citla all' Imperatore. II terzo atto e caldissimo di nobili seuiimeuli, e forli affetti, nel quale Tebaldo si mostra quel magnanimo ciiiadino, cbe la sloria il dipinge in faccia alio stcsso Eurico ; ricusa di adoperarsi, per- 74 che Brescia ceda, rimprovera lo stesso amico Ernesto, che in nonie della pairia era lor- nato , disposio a cedere la cilia per la sal- vezza del suo campione. Eurico il fa ricon- durre alia prigione, differendo il suo supplizio al raatiluo , pcrcLe ne sia testimone tulto il campo e la cilia. La sceua del quarto alto e un sotterraneo ov'e rinchiuso Tebaldo, Mat' teo, cui la stessa viriu delTeroe offeude, con arte ccrca piegarlo, perche si risolva alia ver- gognosa cessione della patria ; e poiche vcde che r arli sue nou glovano , assale il cuore di lui cogli affetti piii teneri di niarito e di padre, iniroducendo nel carcere la nioglic ed il figlio. II patetico dei loro coUoquj fa ua graio coutrasio con quelli finora tenuti da Tebaldo co' suoi iiemici. Ma tuttavia ne le lagrime della raoglie , ne le carezze del figlio sniuovouo la virtu del^rode ciltadino, che persisie a voler niorire anzi che farsi autore a' suoi di cotauta villa j la stessa ad- dolorata Teresa non sa piu contrasiare a'suoi niagnauimi scusi, avvalorali dalle pletose la- grime di lui medesinio. Matteo, ch'era in a- guato, coglie queslo punlo del suo conimo- 75 Vimcnio per tentarlo dl nuovo, ma indarno, e non ricsce clie a fargli dissimiilare il suo di- segno, quaudo annunciandogli che nuovi am- Lasciatori sono nel carnpo,dicliiara ch'el loro dira, come Tebaldo in prlglone si e prostra- te a' suoi piedi chiedeudo la viia, e ch'ei gliel' ha promcssa col patio che i cilladiui aprano le pone all'armi impcriali. Vedendo Tebaldo che ove non gli sia date di parlare ai ciitadini puo , perdendo la cilta, perdere anche la fama di sua virlii, finge di cedere a Malieo, e promeiie dl conslgliare alia pre- senza del campo i suoi alia resa. Malteo crede di avcrlo espugnato, e gli concede que- sio ch' egli spera per se salutare colloquio. Eppercio nel quinto alto il Bresciano guer- riero iralto con le caiene in mezzo al cam- po alia prcsenza dc'suol e d' Enrico, il quale aspetia ( second© che gli avea falio sperare Malteo ) ch' egli consigli gli ambasciatori ad aprire le pone , invece non parla che per animarli alia plix osllnaia resislenza, nulla do- lendosi dclla sorte die lo aspeiia, poiche ha potuio confermare i suoi, e salvare il proprio onore. ,6 La tragpdla c lutia animaia, e come si vede, I'azione s' iiivilnppa, e si scioglie da se, senza il soccorso di luacchine esieriori. Lo stile e consentaneo ai conceiii, vibrato, sostenuto e grave j forse talvolta iroppo poetico pel dia-* logo e per la tragedia ; si piega pero anche al paietico , specialmenie nella luDga scena del quarto atto, in cui soli si trovauo inari- to, inoglie e figllo. Ad alcuni parra per avveii- lura esagerata la viriti diTebaldo,e iroppo eroica pei tempi ia ci\i ha egli vissutoj ma quesli saranno coloro che della sioria delle repubbliche italiche d'allora non hanno che una vaga e superficial coguizioue, uon quelli che neli'opera del sig. Sismondi hanno po- tuto scorgere per incontraslabiii t'atti, cbe le nuove eta in eroismo ed in aiiocissinil falti punto non cedetiero alle anilche , e che se ne ptissono trarre grandi argoinenli di iragl- che rappresentazioni. C<»nie appunto fece uu altro nostro socio il sig. Cav Francesco Gambara colla sua Ro- smonda in Ravenna. L' argoinento e tolio dal prinio jibro delle stoiie fiorentine di INicolo Machiavelli, il quale narra il fatlo in que- 77 sto mocio; « Dopo ohe Rosmunda, ed Alnia- childc cbbero n.iniu Albuino, vegjjcndo come nun riiJiciva luio di occupaie il regno, e dubiiaiulo di essoie spenii dai Lougobardi, per lo arnore , che ad Alboino portavano , con ludo il tcsoro regio se ue fuggirono a Ravenna a Lcjngino Ezarca , il quale onore- volnjenie 11 lirevctie. Era niorlo in rjuesil tra- vagli Giiisiino Impciatore, ed in suo luogo rifaiio Tiberio, il quale occupato nelle guer- re dei Parii non poieva all' Italia sovveuire. Oiide cbe parve a Longino sempre coniodo a di\eniare, mediante Rosinunda ed il suo tesoro re dei Longobardi e di tuiia I'lialia: e conferi cou lei questo suo diseguo , e le persuase ad ammazzare Alniachilde, e pigliar lui per mariio. 11 cbe fu da lei acceitato, ed ordiuo una coppa di vino, avvelenaio , la qua- le porse di sua uiano ad Almachilde, cbe asse- lato usciva del bagno; il quale come I'ebbe bevuia niezza, seutendosi commovere le in- teriora, ed accorgcudosl quello cbe era,sfor- z6 Rosrauuda a bevcre il resio. Cosi in poche ore I'uno c I'aliro moriruuo e Longino si piivo di spcrauza di diveaiare Re « . Ora su ,8 questo fatto airoce quanto mai, il slg Cav. Gambara coinpoiie Ja sua Tragedla. 11 carat- tere di Piosmunda orgoglloso e ficro; quello di Alinachilde invililo dai ijmorsi di aver tradito il suo Re, ed agiialo dalla gelosia , che il troppo gencroso ospite LongiiiO gl' in- spira ; quel di Longlno stesso giovane ine- sperto , che daJl' araore concepiio per Ro- smunda, e dall'ambizione del regno accecaio piu non ode i cousigli di Edarce suo ajo , ne pavenla le mlnacce dei LongoLardi che man- dauo ambasciatori a chiedcre i conjugi fug- giaschi, fanno nella tragedia un mirabile con- trasto e sono sosicnuii siuo alia /ine. Qui pur I'azione s' inviluppa e sclogile nalural- mente; e brillano nobili concciti, e caldissimi affeiii, specialmeute nelle parlaie dei Longo- bardi ambasciatori: L' amor di Longino per Eosmuuda e quale esser dee d'un giovaue ancora inespertoj ma quello di lei e di scal- tra Regina, e superba, la quale lutto dirigc alle mire di sfrenata ambizioue di regno. E questa dilicata parte della tragedia e dal poeta soslenuta eon molta decenza, per non incor- rere neli'anatema di Arisioicle: tsto yap ,utap6v 79 iart, if rpayixovi forse uu po' plu ill dlgniia si poiiebbe da laluuo desiderare uelle inglu- rie che a vicenda si scagliaao Rosmuuda ed Alinachilde. In pleuo peio, se 11 caraliere della prima offeude per la sua iudomlia fieiczza, quel del secondo iuteressa pe' suoi rlraorsi , L bene spesso coiiimove. Di grandissimo ef- fello e la scena in sul flnir della iragodla, in cui Almachllde accorlosi d' essere avvele- nalo , prima colla dissimulazione Invita la Reglna a ber 1' allra meia, poi ve I'astrlnge cou lutio rimpeto del suo risvcgliato furore^ ed io puiiio non dubilo, che, dove I'Auiore tolga qua e la alcune inesattezze dello stile, sla quesla per riuscire una tragcdia piena di inieressameuio e di calore. Ma il sig. Gambara non i soli domeSlici fatli dei bassi tempi; ma pur anco gli aniichi egli si presea iraitare in un' altra sua tragedia, il Coriolano. Won c mesiieri che io mi arresti a narrarvi la sloria di questo fanioso Roma- no, luui sapeudo qual illuslre guerriero egli fu, come per le tribunizie sedizioni fu dalla picbe dannaio all' esilio, e come ospilalmente accolio da Tullo capo dei Volsci, e come con- So dusse gVi eserciii di questo re sotto Roma per vendicar colle sue leingiurie, die aveauo pill volte quesli emoli della romana repubblica da lei ricevuie^ e come non valse, a placar I'ira del feroce Coriolano netnmeno il vedersi ai piedi sunplichevoli i suoi conciitadini, o come la sola madre il pole disarmare , e sal- vare la patria. Uiro bensi che i caraiteri dei persouaggi principali della uagedia sono hen sosteuuti, e tjuali o dalla storia ci souo rap- preseuiaii, o arguir si possono dalla verisi- niigliauza dei tempi e del costumi. Coriolano e sempre quel fiero patrizio , e quel valeuie guerriero, che Livio ne dicej e 1' inflessibile suo sdeguo e iu lui fomeniaio dall' oliraggio rlcevuto dai plebei, e dalla poca forza , con cui lo sostenuero i padri. Volunnia moglie di lui e quale esser doveva una donna di que' prirai secoli della repubblica , piu mo- glie, che romaua^ ma Veturia e piii romana che madre. Questi due caratieri fanno nella tragedia un belllssimo conirasto fra loro , e dauno raaggior risallo al carattere di Coriolano. Spurio Nauzio cousolo non ha tanto un ca- rauere suo parlicolare , quaulo quello della 8i magislralura , cb' egli sosiiene. Nulla con vilta, o con ira ; luito con prudenza e popolariia dirige ed ammiuistraj nianda a chieder pace> e luito dispone per la guerra, e per la di- fesa; ferrao egualmente e conlro le grida ol- traggiose del iribuno, e contro le utuiliand proposizioni del superbo vincitore. Siciuio poi iribuno della plebe, quel medesimo, cbe avea falio cacciare in bando Coriolano, non cessa di aggravarlo , poicbe si e dichiarato nemico della patria,c trova cosa iuiqua an- che il solo tentare di venire a paiii con un cittadino ribelle. Appio legato, amico di Co- riolano , e Tullo sono caralieri secondari. Quest' ultimo a dir vero qualcbe parte mag- giore dovrebbe aver nella iragedia: e cerfo pare sirano, cb' essendo Coriolano guerriero da lui dipendente , tiitio si Irani con lui, c nulla col Re , seuza cbe questi dia senlore di gravi sospetti per un roraano, cbe fu altre volte suo fiero nemico. Quello pero che scusa una tale incongrueuza si e , che se Tullo sulla sccna ligurasse qual capo, tutto il contrasto non sarebbe allora con Coriolano , e raan^ chcrebbc , o si afUevolirebbe il uodo della 6 62 iragedia. Una cosa plii degua di osseivazlon^ mi sembra, die il preseniarsi che fa due. volte la madie a Coriolauo ( la prima infi ui- mosamenie nel campo , 1' akra poi nel fine della tragedia sulle pone di Pionia > dove Coriolauo, dandosi vinio, si uccide) olirecche si oppone alia iroppo nota storia, sceaii 1' ef- feiio della tragedian e perche veiigonsi a sleraperare io due diverse ailocuzioui di lei, quei forli conceili, che abl>auer devono quel- r animo feroce j e perche s' egli ha poiuto una volla reslsiere ai deal di una inadie, non vi e piii ragloue , per cui abbia a cedere la seconda. Mi perdoni il doiio Autore questi dubb] , e ue faccia quel couio , che la sua inolta cognizione del Tealro gll suggerisce. Ma il Cav. Gambara non solo il tragico coiurno calzo ^ si diede pur anco a canlare in oiiava rinia il sacco di Brescia dell' anno i5i2 ordiuaio da Gasion de Foix condotiiero deir armi francesi ^ con un poemetto diviso iu ire cauti; di cui ci lesse 11 prln»o. In questo egli espone le cagioni che indussero i nosiri antenaii a tramare una rivolra conMo quel- r armi, che preniovauo quesic province, con 85 grave impcro, luiio pol concdaudo coi piii incfragabili documeiui. Slccome il nostro Au- tore si e prefisso di stare sci upolosanienie alia veriia, seii/a nulla inetiervi di imniaginoso, e di pociico, nluQa delle piii rimoie circo- sianze oninietle sia seria, sia ridicola , sia pur anche fiyiia della moha supcrstizione, che doininava in que' tempi , per le stregonerie, e [)er yl' Incautanicuti. 11 sclo i:h' ej^li si perniettc e di ujescervi qua e la alcune riflessionl gen- tiJi e galanii, rivolgendo egli soveute i suoi versi alle slgnore Bresciaue. Lo stile e quale si convieue a lal gcnere niislo, quando grave, quando seniplice, quando ameno , quando frizzanlc e satirico , senza preiensione, come egli dice da bel principio, di voler procuiarsi vauio di epico cantore. Quesii sono i poeiici lavori, che nel Lien- nio furono di graio iratieniniento alia Socieia nostra, e quesii cogli aliri che vedremo pure di varia letteraiura, e di scienze, e di arti sono prova dell' attivila del nostro corpo , o dell' inipegno che hauno gli speiiabili socj di crescere decoro ed al inedesimo , ed a «e siessi. Ma quanlunque sia questo vero, 84 che r Aieueo di Brescia forse sopra gli ahri delle vicine province in ugni nsaniera di stndj vada crescendo, cio non perianio parve a due degl'illuslri suoi niembri di susciiare gli aniinl dei loro colleghi ad uno siudio piii segnito, il quale ad un nobile scopo voho unicauienie, si potesse piu parzialmenie dir opera dell' A- teneo , che degli uomiui dotti, che lo coni- pougono. Purono quesli il sig. Paolo Brognoli, ed il sig. Barone Caniillo Ugoni degnissimo Preside noslro. II primo sotlo gli occhi di luiii ponendo quel che sarebbe a farsi per illusirare la Pauia nostra, invila i leiierati a coinpilarne la sioria poliiica e civile, comin- ciando dai inonunjenii della piii recondita aniichita, fitio ai nostri tempi; gli aniiquarj a dare sussidio a quest' opera coll' illustrazioue dei inulii marmi anlichi ond' e rlcco il nostro paese, e degli avauzi di templi, tealri , colonne , l)agni , e fregi che si couservano tultavia fra noi: i religiosi a meitere in chiaro la serie dei Vescovi , che ressero la bresciana Chiesa, |l e le abazie , ed i convenii che in varie epoche vi hanno liorito; altri a dar mauo alia sioria letteraria bresciana, i iialuralisii a traitare 85 (lella nostra mineralogia, e a foniiare una Flora; gli arii&ii a salvare dalle ingiurie del tempo le helle dlpinlure a fresco del nosiri Laitanzi; e tuui in soniiua ad occuparsi delle cose patrie a preferenza del vaglii sludj , i quali dai socj pill 9 loro laleulo, die per lo scopo d' il- lusirare il paese , s' impreudono. Fu loda(o d lo zelo, che aninia il sig. Brognoli per la I gloria della patria nostra j ma si eLbe anco il pianere di osservare che, se non tuiii, la raagglor parte di quesii lavori o si sono ;| gia fatli , o si vanno facendo dai mcmbri ! della nostra Societa. La sioria si sta scrivendo dal dotiissimo sig. Presidentej le lapidi e molii punti delle bresciune autichlla si vanno illustrando dal socio corrispondente il sig. Doit. Giovanni Labusj la biblioteca Peroniana, i che stampa il socio sig. Fornasini assisiente del segreiario nella sua Minerva bresciana, I ricorda i nomi , le opere , e 1' epoca , in cui fiorirono i dotii bresciani; il socio sig. Ales- saudro Sala ha gia, come vedremo a suo luogo, cominciaio a disegnare ed incidere i migliori dipinti di Brescia j la mineralogia Iwesciana, fu iraiiata, e pubblicata dal mio predecessore 11 celebre sig. Professor Brocchi j ed il segretario sta racco'jliendo un mnseo dei pairii miii^rali; il socio sij». Zantedeschi lie lia gia molio avanzala ia Mora 3 e mohi punti oscuri deJla stoila della nostra Chiesa fnrono dilucidati da! fii nosUo socio il Bi- Lliolccario abate Bighelli. II progetto del sig. Presidenle (vedilo stam- palo prima di questo conirnentario) ha uno scopo pill vasio, e tale da racconiandare il nostro Aieueo , qualora si riduca ad effetto, non solo ai Bresciani, ma a tulia 1' Italia, anzi air Europa intera, quelio cioe di ])rose- giilre la grand' Opera dogli scriiiorl d' Italia del beneiiiento fu nostro conclttadlno il sig. conle Giamniaria Mazzuchclli, che per la si pravvonnta rnorte deirillusire autore rimase iniperfeita. Questo progetto che per la sua vastita duvea misurarsi colle forze economiche e inoiali dell' Ateneo tYi demandato ad una conjniissione perche lo esamioassej e il uiodo proponesse di ridnrlo ad effelto. La com- iiilssione , non avendo potato indurre il sig. conte Francesco Mazzuchelli figlio ed erede^ a conccdere i maieriali giii preparaii per niolti 9>r ariicoli della grand' opera dal fu suo ce- lebre genilorej propose il modo con cui r opera si polrebbe eseguire senza qnei sus- sidj, evilando pur anche gl' iucouvenienii die s' iucorrerehbero a seguir 1' opera Mazzuchel* liaua coH'ordine e col mctodo, con cui fu comiuciaia. Questo piano sianipalo fu diffuso ai sig. Socj ; ma fiinora nulla si e deliberaio su qucslo argoHienlo. Intanio quasi a provarc Y aiiitudine che vi c ira i membri del noslro corpo accademico ad eseguire cosx vasta impresa , breve ceuuo io vi faro dei varj ariicoli di anliquaria , e di biografia che vi furono leiii, principiaudo dal socio corrispondenie sig. dolt. Giovanni Labus. Colle sue arcbeolo"iche iavesligazioni egli Jia illusiraio un marnio scoperto in Padova uel 1818, e che iuviaio gli fu dal sig. Ab. Giuseppe Furlaneito Professore in queU'Uni' versiia di letteratura greca e latina . L' iscri- zione e la seguenie ; PIISSIMO • AC • FOR TISSIMO • D • N • M AVR • VAL • MAXI VICTO SEMPER AVG ISTERIVS ■ TERTVLLVS CORR • VEN . ET • HISTRI W • E. S- I3- che il noslro socio legge distesameule cosi : PIISSIMO • AC • FOR TISSIMO • Domino • 'Nostra • Marco AVReZ/o • YALerio • MAXI miano • Pio • Felici • la VICTO ■ SEMPER KSfGusto //zSTEIVS • TERTVLLVS CORRecior • ME^etiae • ET • HISTRlatf Jiumini • E/wS • Diccilissimus • ovvero se megllo aggradisca Numini-Elus' Semper • Det>ofus. 11 suppleiueuio alia quaita linea cancellala ab auiico pare al nostro so- 89 cIo probabllissimo dalle traece supersilti di alcmic leitere , le quali fra MAXAmiano ed mVlCTO , lasciando lo spazio per due soli caraiieri lo consigliano a preferlre il co«sue- to P- F- ( Pio FeLici ) , beuche cio faccia autologia, pero uon rara in alire iscrizloni di queH'eta ( Mariui pag. 546). II norae In- STIEVS, clie cosi deve scriversi, ha elisa la n, come wsarono i Greci M.aXis<; Op-vtiaiog ec. invece di Mar/ltif^ Opwivaio^ , e come piacque pur ar.co ai Rouiaui di ehderla segnaiamenie iuuanzi la s j ricordandoci Veliolongo gram- njatico, che Cicerone diceva volontieri Fore- sia et Megalesia per Forensia et Megalen- sia, e nelle niedaglie abbiarao Roma resur- ges per resurgcns, e cos. procos. lihes, doles dispesator, istar ec. in libri e marmi sinceri. Suppiiia la lapide, il sig. Labus vicerca i.** per qual raoiivo , e in qual tempo fu scol- piia ? 2.^ perche fu espunlo il nome cesareo di chi si avea prima con si fastosi encomj one- ralo? E in quanlo al primo punto egli crede ehe la lapide sia stata scolpita I'anno del* I'era cristiana 288; o in quel torno, per ce- Jebrare la viuoria che Massioiiano il prece- go dente anno rlporlo sopra nn'orda dl Baibaii iiiDanzi a Trcveri , per Ja quale passato il Reno, diede il guaslo ai Vici ed ai Paghl di la del finme, e finalraenie concedeite la pace- a Genebone. In questa opinione lo coufer- mano gli esagerati opitcti premessi poco ele* ganiemente al suo nome, i quali sanno piii di servile goufiezza, clie di epigrafica giaviiaj epiieti usati da Maujeriino ucl sno panegiri- co , cue poco dope quella villoria recilo in lode di quel tiranuo. Previenc poi il noslro aniiquario 1' obbiezione che far si polrebbe da taluno, come si potesse da un Correllor dl Proviucia porre una lapide cosi faslosa ad uno dei due imperaiori, che aveva Ronia a que'iempi, -enza pur farvi menzione dell'al- tro collega, cvoe Diocleziano, e colle p'arole di Mamertino nel citato paneglrico, quando dice qiddquid alterutri praeslaluv amborum est ... . nullum inter vos discrimen esse pa- tiatniiii ,■ e meglio aucora coU' osservare che a quella eia eravi in Padova (nella basilica, o curia, o foro che fosse) un'altra lapide posta in onore di Uiocleziano , poco prima della preseute, ereua da un altro Correttore 9^ d' Italia per nome Ouoraro (vedi Orsaio Mo- tinni. Paiav. pag. igi ), nella quale uon si fa menzione di Massimiano ; onde pare ohe que- sia (ia quale come Taltra doveue essere base di una siatua) niolio simile a quella nello sti- le fosse scolpita per colloearvela dirimpelto, tulle e due spicgando uu solo iuiendimento, resiilianza cioe del Correltori per le gloriose gesie dci loro augusii signori ; e porche Ono- raio avcva croiio il sliuulacro a Diocleziano, il suo successore Instieo eresse la staiua di Massimiano, come in fvoma fecero Basilic Dolenziano, e Setiimio Valenzione (vediPan- vinio fasii, pag. 3b5, e Grut. a-yS. 6, e 281. 4 )• Tanlo piu si persuade il uosiro socio a fis- sar I'epoca di questa iscrizione avanii il 291, iu quanto die, esscndosi allora diviso I'im- pero in quatlro capi, cioe due Imperaiori e due Ccsari, poche e di minor conio fuiouo le imprese sosienuic da Massiujiano in con- fronto a quelle dei Cesari , e subiio iuvalse la consueludine di encomiarli tutli quoilro insieirie, piuiiosto chc ciascuno iu parlicolaie, come provano lanic ouorarie e pubbliche la- pidi sparse per luUa Italia (vedi Panv. Grut. 92 Reins. Fabret. Don. Marat. Douat. Maff. ) Che se la nostra lapitle non potfe essere eiet- ta dopo il 295 , moho mono lo sara dopo 11 3o5, epoca in cui Massiniiano rinuncio I'lm- pero a Costanzo Cloroj e in tanta confusione, e raplda successione di Augusii e di Cesari lion e probabile che si readesse quesl' onaag- gio al meno potenie e piii abborrlio di luiii. JXe si devono riputare di poco monienio que- ste doite invesiigazioul del sig. Labus , dap- poiche se la sua congettura ha luogo, egli polra meglio del Carli ordinare la seric del Correttori della Venezia e dell' Italia diirauie r impero di queslo Auguslo. Imperciocche ncl 285 avrenio Giullauo indicaioci da Viltore (Caesar, c. 09. 10) nel 28'y Onoralo che piii tardi non puo essere , se fii in allra superior carica sei anui dopo, conse lo induce a cre- ... . . ^ dere la data di due rescritii imperiali (Cod. lib. 2, lit. XI, I, lit. II, 1. I 3); nel 288 !'/«- Slceo TerlulLo del noslro niarmoj nel 390 Nu- niidio datoci dal Codice Giusiinianeo ( lib. 8, lit. 35, 1. 5), al quale pole beulssimo succe- dere Flavio Posiumio Tizlano Grut. pag. 4^9 I Fabret. pag. 208, 2, 5 16) Console ordinario 93 Jel 3oi (Rolaud. fasti pag. 2-76 \ e quindi Cor- rcttorc alcuni anui prima ; e a queslo perfine Cojonio Riifio Volusiano Corrector Ilaliae per annos octo (Gnu. pajj. 387, 5 , il quale man- iciiuto pin che gli alui in oflizio, e faito Co- rnice da Costamino, e Prefcito di Roma nel 3 10, ci avvicina al tempo dclla nuova siste- mazioue politica dell' Italia, delta quale non e, dice il nostro socio, del presente liiogo il parlare. Che se quesii Correttori ora si dicono Veneti^ or dell' Halia, or della lenezia e del- I'f stria, or dell' Italia Transpadana, non vuole il sig. Lobus die ci iuduciamo a credere che r uffizio sen) pre non fosse il medesimo, dap- poichc egli ne prova che i Correltori non erano a que'tempi stabili goveruaiori; ma stra- ordinarj magistrati che si creavauo e si spedi- vano all'occasione per moiivi pariicolarij e per lo pill a render ragione (Maff. Ver. ill. t. I, lib, 7, Carli x-^nt. ital. T. 3 , p. 4i , Morcelli de slylo p. 85 ); e sui pubblici monumenti si csprinicvauo coi predicati dedotli dalla com- mcssa giurisdizione, e dal tenor dei Diplomi. Dopo aver cosi stahilita I'epoca della sua la- pide, cd ordinata la serie dei Correttori d'lia- 94 lia , passa a rlcercaie di qiial faml<^lla fosse Inslioo Tertullo , e con iikjIio valicle ra*;ioni s' induce a credere ch'egli scendesse da quel Console Quinlo Instleo , cui cressero i Pre- nesilni uniiaraenle al fralello, al figlio ed al5a moglie una siaiua nel luogo piu cospicuo del- la cilia ( Peirini Meui. Prenesl. ann, i5g). In qtiauio alia sGConda ncerca , la quale speiia aU'espuuzione della qnaria llnea, vuo- le il noslro socio , che a Leila posia siasi fatta nei lempi posleiiori in odio' di quel flero tiraono , il quale presa , e ripresa la porpora , e di nuovo lasciaia , inipazienie di quleie cerco di assassinare suo genero Cosian- lino, forzando ia figlia Fausla ad apiiigli una nolle la soglia del loro nuzialej nella quale enlrato e irucldalo in luogo di Coslaniino un misero schiavo, nou poiendo negare il niisfal- 10, in odio a lulii, c da luiti scherniio do- velle finire col laccio la vita, 1' anno di Cristo 3og. II perclie le sue slalue e le inimagini, cd i mouuinenti in suo onore si sfregiaiono e si aiierrarono. Lattanzio (de morte Persecut. c. 4, e quivi i con)menll) dire ; Scnis Maxi- miani statiiae jussu Conslaiitmi rci'elleban- 95 lur, ed Euseblo aggiugue : caetera id genus inonumenta quae in honore Imperatovuni erigi solent dejecta atque abolila sunt (His. Eccles. lib. VllI, c. i3 ). Che pero un tale co- in ando nou fq^sse appunlino dappertulio ese- guilo, molie alire lapidi vedute nou ha molli auui dallo Schvenvlsuer e dal Sesiiui in Paw- nonia, nolle quali e inlalto suo uome, fanuo ainpia fede. Gia di eplgrafl a buoni anzi ottl- jiii Piiacipl cancellate dal furor delle parii, e di altre a ciudeli liianni dalle corrolie luili- zie, e dal loro satelliii, o dal case in onta dei senator] decreti salvate , sono piene le epigra- fiche collezioni. Le uldme righe di questa la- pide, che in altre non seppero interpreiare il Coleti ed il Gerard, si fanno chiare da due belle basi onorarie di Caracalla , e di Giulia Domna ( vedl Carli Pier. Iial. T. Ill, p. lxiii ) come pure da allri monumenli riferiti o ci- lati dal sig. Labus. Due altre epigrafi disotlerrate pure nel 1818 a Pavia Inierprclo, e disegnale ed inci- se uuiiamente alle sue illustrazioni ci maudo il nostro autiquario, che sono del lenor se- gueme .- 96 L • C • IVS • C • F PAP . LABEO • im • VIR CASSIA • L • L • TKOPHE ch' egli legge Lucius . Cassius . Cai . Filius . ; 1 Papia.. Labeo . Jul Vir . Cassia . Lucii . Liberia . Trophe j poi dottamenre discorre sulla Gentc Cassia, e sul cognome Labeoue, i e prova ch' esser dovea questo Lucio un no- Lile personaggio, perche porlava tie nomi (e \ tria nomina nobiliora^ e perche fu ascritlo alia tribii Papla, e 1' ouorevole grado sostenne di quatuorviro j grado .cospicuo nei munlcipj e che portava la presideiiza al Consillo dei De- curionl , osieuiava la maesla dei fasci, aveva apparitorijfaali e ministri, sedeva iu tribunale, escrcitava in somma la suprema auiorita del Governo , e nei munlcipj e nolle colonic pa- lagonavasi al consolato. ( Vedi Morcelli de siyl. p. Sg). Opina poi 11 nostro autore che quest' epigrafe sia del secolo second© dell' era cristiau? , e che per essere del genere del- 1* epigrafi, fosse posta in origiue o nell' ipogeo, o nei sepolcreto dei Cassj , sostenne forse le S7 due statue, o busti dl L. Casslo, e della li- beria di lui, secondo la cosiumanza di quel tempi. Piu no labile benche piii recente e la se- conda iscrizioue , ch' egli legge in quesio modo ; Cajo ' VALERIO SABINO Yiro • Verjectissimo RATIONALI D • D II uoslro socio nou sa bene stabilire da qual ceppo dei Valerj disceso , e in qual tempo vissuto sia quesio Sabino ; ne se di Pavia egli fosse , o d' allronde ; bensi argo- meuta che personaggio fu di alto affare e dalia dignita , e dalla carica , e dall' onore che i Decurioui Pavesi d' una staiua gl' ira- partirono. Rende poi ragione dell' aver inter- pretate Viro Perfeciissimo le due sicle V. P. poste nella lerza linea , perche questa di- stinzione e un aggiunto che si dava anti- camemc ai Presidi, aji Maestri del Ceuso, 7; 9$ ai Prefetli ^ei Vigili, ai PreFetti ^eirAanoMa, c { «mmesse piu. akre cariclie ) ai Kazioiiaii j e iTsusiraii I raold privilcgl ch« aodavaeo coagiuaii a questa disuaziooe di flro Per- Jeelissimo , passa a spiegare qual fosse la ca- rica di Rationale ^ e prova die uoa vuoisi gia ioJ.er|jreiare per corapwljsia o ragsosaiere, die «iai Saiii'ii ralim^nrii^ e raiiocinaiares si appellavaoo, ma si beae it procuratore del patsimooio pri^'aJo dei Cesari, clue aoi di- remmo : iHteadea^e del Demanio privaio di S. M. Dimosffra clie quess,' iiOlzio sJ conosceva siiio dai teejpi di. AHgM5i,o coif appnggio della sloria, e delle lapMi; ma clie qoaodo Setd- mio Sewero colle proscrizioaij e colle caraj^- ciac del fautori dl. Pescei2fiio e d' Albino si approprio Jaaii foodi e taot'oro, tqumtluni^ come dice Sparziano, tmUus Imperaiorum--, fti anco mesderi isiiiuirc soito altra forma i pro- curatori di quelli, el tunc primuni procura- iio rerum prwalaruin iiul'lula est. I quali procaraEori , ossia Razsooali , c(jme spiega Lampridio (in Alexaodro c. 4^? p- '»• '9^ ? ® meglio anecra W dtoSo dei Ds£resti de Officio JPr&Guratoris Caesaris vel RationaU ( lib. f. 99 tit. 19, e fjuivi il Goilofredo); ed Ulpiano ci fa conoscere la pieua iniendenza , ch' Cbsi JRazionali avcano , diccudoci che quae acta geslaque sunt a Procuralore Caesaris , sic ah eo comprohanliir ac si a Caesare gesta sint ; ne fa plu stupore, si ampia essendo I'au- torlla dei Fiazionali, se Macrino pritno Ra- ziouale di Caiacalla, salisse al trono ^ e se il buon Alessaudro Severo vcduie le vessazloni, che da costoro si praticavauo , rationales cito mulahat ita ut nemo nisi annum com- pLerei ( Lampr. ia Alex. p. m. 196); e se fi- nalmcute il Razionale di Massimino , perche aspramente trattava i provinciali dell' Africa n' ebbe il degno guiderdone degli avari mini- siii dei liiauui, vogllo dire tragico fine. L'au- torilk di quesii Razionali audo poi aiiipliandosi sempre piu in modo , ch' essi dichiararouo di loro giurisdizione le cause civili , che per rispeito ai privali affari del Principe insorge- vauo, e le criminali, comeche Iraltate iunanzi ai nLiglstrati od ai Presidi, non si giudicavauo senza la loro assisieuza. Quindi otieunero officio proprio, fanii, scrlvaui ec., e coH'offl- *iio si accrcbbero sli emohimenii, e i predi« xr>o cati, oude viro egregio si dlsse nn Razro- nale ai ten)pi di Diocleziano, e f/rt perfe*- ctissimi li dichiaro iu una legge del 3 1 5 Cc- slanlino. E qui ci avvlsa il sig. Labus a uon confondere questl iniendenii dei beui del Principe coi Rationales summarum o siimmae rei ^ conosciuti anch' essi e per le siorle, e pei mainii ; poiclie questi si disiinguevano dalla diversa qualificazionc di curatori o am- ministralori del tesoro, e furono in plii bassa eta conipresi uell' ufdcio del Come delle lar- gizioni , iaddove quelii, di cul parliamo , il furono in quello del Coute del Patiimonio. Spiegaio in tal mode Tuffiicio e la dignila dei Raziouali , va invesiigaudo il nosiro socio r eta del marrao, eh' egli si e dato ad illuslrarej ed opina chc il tempo in cui visse questo Vulerio Sabino siia verso il principio del quarto secolo , in tale opinione indolto e dal predicato di Perfe diss lino, il quale sebbene tisaio molii anni prima comincio allora soltanto a farsi solennC) come abbiam veduto, per le parole di CostaniinO; e dallo stile, e dalle lapidi stesse, che se favellano di Razionali uomini p e rfe Uissirn i, ]^oriano in se rimpronta toi deir eia per le leiiere poco fellce. Finalmoutc, eyli crede, che il raotivo, per cui s'indiisscro i Pavesi ad alzare una siatua a Valerio Sabino , fosse o la promessa del sollievo di qualche aggravio , o il coudono di qualche pena, o cio clie pare plu verisimilc, la speraia conces sione di qualclie casa , o predio di Cesarc in contralto enflteulico vautaggioso per la cilia. Ccrio il favore qualuuque si fosse , uoa fu di molia iinporlauza/ perche, come osserva il sig. LaLus, 1' epigrafe ha rubricate le tra prime lince , e scolplte nel marmo j ma le alire due vi sono soltanlo delineate , il che vuol dire averla i Decurioui beusi commessa air artefice ; ma essersi poscia peniiii di ef- fettuare la dcdica, sia perche morisse Valerio, sia, perche cessato il suo impiego non adem- pisse la sua promessa. E qual altro motive puo addursi del veder nou terminata I'iseri* zione , fuor che la lapide sia passaia dall' offi- ciua del marmorario al pilastro ove e stata irovata ? A couferma della quale opinione reca innanzl molti consimili esempi di marral nnvenuii non fiuiti , od anco preparali e non iscolpiii. 103 Conservasi in Milano nel casino dei INobili un anlico epitaffio di Marco Valerlo Massimo; il quale epilaffio trasse in errore i dotti Mi- lanesi dei secoli andati, perchc fondarono su questo monumenio la loro asserzione , che quel Valerlo Massimo, da cui abblamo i fatti raemorablll, fosse loro conclliadlno; ma il uostro socio , rlducendo alia vera lezlone , ed interpretazioue quesio raarmo, confuia pie- namente la loro opiuionc. Egli lo legge e re- stituisce cosi : Marcus • VALERIz/^ MAXIMVS SACERDOS Dei • Soles • Invicd . Mithrae • Siudiosus ASTROLOGIAE SIBI • ET SEVERIAE • APRfle VXORI Hoc : Monumentum • Reredes • INo/z • Sequitur Discorre a trattare dei riti , e delle cerimo- iiie del culto di Miira ; indi passa a inve- stlgare 1' epoca, che fa siniile supersilzione JDlrodolla a Roma, c quindi in Italia. Vie- ne poscia a diiuostrare non esseie il Marco Valerio, die rJcorda questo marmo, quel Marco Valerio che ci lascio V opera dci falli niemorabili ; impereiocche Marco Vale- rio Massimo istorico milito in Asia con Sesto Pompeo, ne consta per alcun monuuienio antico, ch' ei fosse sacerdoie di Miira; que« sto del marmo lo fu di certo, ne sappiamo poi che mai fosse a railitare nell' Asia. QuegU dedico il suo llbro a Tiberio , e visse circa il 3o dell' era crisliana j quesii visse sotto I'impero di Alessandro Severo , come si ar- guisce dal dirsi siudioso dell' Astrologia, che vietata fu sempre in Roma, e solo venne ia credito sotlo quesio Imperalore, il quale fiori verso la meta del terzo secolo. Quegli beffa e morde gli aslrologi , questi fa professione d'lm'arie cosi ridicola. Bugiarda essere di frequente la omononimia e iroppo lievi le congetiure che su di essa fondansi dagli an- liquarj, e il uostro socio lo dimostra, e la sioria lo dice. Dislinii pertauto cosi i due Valcrj Massiml, il noslro socio ne da la storia del marmo. Esso fu irovato nel chiostro di io4 S. Simpliciauo , dove copiollo flno dal t442 Ciiiaco d' Aocona, Verso il i5oo 1' ebbe in douo dai mouaci Gabiiele Talenti Fiorenza uomo di gran digniia, e il fe' trasportare in sua casaj la quale faiia abbellire dagli eredi, fu il marrao coperio di calce, e si credeiie perduto. Ma riuvenulosi trent'anni fa, il P. Casati lo ristampo ; e solo addsso e state dal nostro socio illustraio. Dair aver veduto nel XIII tomo, serie II del Giornale dell' Italiaua Lelleratura esarai- nate due Iscrizioui che il sig. Dott. CiroPol- lini avea pubblicale come inediie, istigato specialmente il nostro socio dal sig. Prufes- sore Furlanelto a dire il suo parere, si e da- to il sig. Labus ad interpretarne e spiegarne una, ch'egli stesso avea sopra luogo qualche anno prima esaminata e irascriila a Mauerba riviera di Salo, e ch'egli prova al sig. Polliui essere gia stata pubblicata e dall'Aragonese, e dal Gruiero, e dal Rossi, e da molli altri antiquarj. Ecco la lapide,secondo che la leg-^ ge il nostro socio : io5 Caius ' LUCRETIVS Cai ■ Libertus ■ ERASMVS - SEX • Vm • AYGustalis ■ BRlXwe ET . TRIDEJNT/ • GRATuitus • SIBI ET • COmmmae ' ONESIME VXORI ■ CARISSIMAE Cuio • LVCRETIO • HEUMEXr ALVMNO • PIlSSIMo LIBERTIS - LIBERTABVSQVE - ET Egli legge Brixiae e Tridenti^ uon come il sig, Pollini Brixianorum e Tridenlinorum , perche il Sevirato y^ugustale, fosse magistra- to, fosse sacerdozio , non era inipiego, cari- ca, od officio aitribuito indisiintamenie ai Bresciaui , ed ai Tridentini , come erano ia molte oilia i Sodalizj ed i Collegi ; ma si una classe particolare , un ceto dislinto, uu ordioe di mezzo fra i Decurioni e la Plebe ( JNoris Cenot. dis. ed. Ver. diss, r , c. 6 , pag. 125)^ al quale in ogui muiiicipio , ed in ogui colonia veniva ascritto un privilegia- to numero di persoue prese fra i uativi, e gli esiranei, i cittadini ed i liberti, per dritto o per grazia, con prezzo o senza (Fab. pag. io6 4oi, 4o5, 'J'io); eppercio non poievano i Seviri qualificarsi cogli aggiunii colleitivi del popoli , ma solo coU'espriracre i luoghi alia civilta de' quali apparienevano^ e come non si direbbe vin nobile de' Bresciani , ma si bene vm nobile dl Brescia , cosi la ragione vuole che si dicesse antlcamenle Seviro di Brescia, di Trenlo, non de'Bresciani, dei Tri- dentini • il che va poi doitaniente provaudo il sig. Labus col riferir varie lapidi , in cui i luogbi del Sei'irato di mold sono espressi per intero sempre col uorae dei municipj e ! delle colonic, non con quello dei loro abi- j tanti. SpiegalG cosi le prime linee prosegue il nostro socio a leggere Gratuitus invece di Gratuito col sig. Pollini, perche, sebbene ' quest'ultima inlerprelazioue sia ottima, soitin- I tendendovi Honore , non meuo che 1' ahra Gratis soitintendendo /actus, o creatus » o adlectiis, luttavia la prima e piu adoitaia, e comprovata dal Reinesio, dal Maffei, dal Ma- ! rini con moltissimi esempi che si possono veder presso loro. Finainieuie omraeliendo il nosiro socio Yalunno Caio Lucrezio Ermete, della cui condizione si e tauto da mold , e | ultimamGnie dal Lucidi e dal Vermiglioli di- spuialo (Lucidi sior. deJl' Aniau. nng. i5i, Verm. Isniz. Periig. p. 517), passa a par- lare dell'ET con cui icrmina chiarameuie Tisciizione J e che rautur deU'esanie tramuio con molia licouza in EOUVxM. S liana foggia a dir vero di lerniinare un'iscrizlone, o qual- siasi aliro scrlilo colla copulaiiva et , e fa- rebbe credere per lo nieuo che la epigrafe e riniasla Imperfetia. Questo sarebbe lo spe- dienie piii facile e promo per torsi d'impac- cio agli altrl ; nia il uostro socio crede noa dovervisi avere lioppo frequente licorso, e piuttosto UD molivo di questa apparente im- perfezioue adduce molto ingegnoso e nuovo, cioe cbe C. Lucrezio leuer volesse con que- sta copitlativa in lusiughiera speranza alcuuo o congiunto, o affiae, o amico, o clieule, o piag- giatore , di volerlo accomunare al sepolcro, e quindi per le romaue leggi all' eredita. Co- mlucia perianio dal rifcrire due anliche leg- gi che avvalorano il suo pensamento. :=! JiiS familiarium sepulchrorum ad affines , seu proximos cognalos non heredes iusiilulos mininie perlinel (Cod. lib. Ill, lit. 44. 1. 6) Jus sepulchri tarn familiaris quam heredi- tarii ad extraneos etiam heredes, familiaris autem ad Jamiliam, ciiamsi nullus ex ea he- res sit, non etiam ad alium quempiam qui Mou est hercs pertinere potest. ( ib. lib. i5). Gli stessl libertl che pur da reputali giu- reconsulti uella famiglla si comprendono nee sepellrl, nee alios ioferre poterunt nisi here- des extiterint patrono, quamvis quidam in- scilpserit sibi libcrtisque fecisse iz; ( Dig. 1. X, tit. "7, sul qual passo il nostro socio, rigeu tati i dubbj del Gottofredo e dell'Amaduzzi, si ailiene al nostro Morcelli de stylo pag. ii20, ed al Marini pag. 696}. Che gli eredipeii speclalmeute fra il primo e secoudo secolo fossero frequentissimi, mille teslinionianze ne ahbiamo presso gli storici ed i poeii di quel- I'eta, speoialmente Tacito, Giovenale, Mar- ziale e Petronio Arbitro (i); era qual via (1) Luciano facetamente , sccondo il suo solito, ride questi eredipeti nella persona di Terpsione nel dialogo fra Terpsione e Plutone (Dialoghi dei Morti torn. I)j e cio vieoe perfettamente a confermare quello ckc il log plu spcdita, dice 11 nostro socio, per lenerli ia isperauza, che scolpire il proprio se- polcro indicarc con questa copulativa avere iu mcnte di aggiiingervl il nome di akri , che si vogliono chiamare a parte dell' ere- diia ? E perche questa coDgeliura iion paja mal fondaia a certuni, egli moliissimi eseiupi reca di lapidi rimaste nella medesima foggia imperfelte, teriniuando coUa medesima copu- lativa et. E cio fece C. Lucrezio, e tanti aliii con prudenza, di nou iscolpire cioe i uomi di quelli che forse lenevano in isperanza dell'eredila, per uon aver poi dopo a farli abradere, ove o quelli demeriiassero il bene- lizio, o gl'isliiutori venissero a cambiar di pensiero : e dlfaiti reca il nostro socio esem- pi di varj, che avendo prima nel marmi se- polcrali fatto iucidere i uomi dei legatarj > noslro socio scrive su questo proposito, sapendosi co- me Luciano appunto fioii nel principio del secondo secolo dell'era cristiana , epoca in cui le male prati' cbc di adulazionc per paite degli eredipeti , e di finte lusinghc per parte dei ricclai ayari erano piiicclii inai esercilate, no dopo li fecei'O cancellare, per essersene o essi peniiti , o quelli lesi men degni. Final- mente per portare al magglor grado di evi- denza la sua congellura, cita 11 nosiro socio iiiolii marmi, sui quali chiarissiniamentc ap- pare essersi a cjuesla copulaiiva et aggiunii posleriormente aliri, nomi, e ira quesii egli disegaato ci presenlo vm marrao tuiiora ine- dllo, clie possiede nella sua cullezione il no- stro socio sig. Conte Luigi Lechi , del se- guenie leuore : Yhnis ' Fecit Lucius • LAVDOiXIVS HERMES VI • YIR • AYGustalis • BFdXia^ 8TBI • ET LAVDOWIAE • FIRMAE YXORI LAVDONIAE • FIRMVLAE LAVDONIIS • PRIMlTiyO QVATRIONi • UBertis ■ ET ET • haudomo ' DIOGENI LOCVM ' DONAVIT , I Nel quale uon solo la copulaiiva replicataj ! i e il raccorciamenio dl Laudonlo che inlcro noQ polcva capire uella iiuea, ma bea anche ]a diversita dello stile prova cvidentemeuie che Tuldma Iiuea e staia posieiioraneuie ag- giuuia. Per le quali ragioni ia congettura del tiostro 50C10 acquista al grado di dimo- straz ioKe. Dopo igHo , e «el froalispizio con foudo pa* rimeuti nero a leiiere biaoche, si legge Mo' numenUi Antigua Urhls et Jgri Brixlani a me Sehastjjzno Jtragonensi Pictore Bri- xiano summa cur a et diligentia collecta, M.D.fjctiri. K, bea yero, e il aoslro socio lo pro- va, cbe noo tuui i moQumenti ivi raccoiti souo bresciani , c che vi sono delle iucsattezze non pocUe, dal Qostro socio doliameate correiie. 112 luesattezze , in cui 1' Aragonese incorse per aver copiato fedelmente le schede del V. Tolli servita , il quale usava trascriver le la- pldi che gli erano dal Manuzio, dairUrsino, e da diversi aniici comuuicate, senza notarne sempre la provenienzaj slcche trovatele wel suo codice , credelte 1' Aragonese che fosser di Brescia. Errori ed inesatieaze, che spariran- no interameaie, se, come il nost.ro antiqnario promette , pubbllchera i marmi lutti della pa- tria nostra, intorno ai quali da varj auni sta lavorando. Questi difetti pero non tolgouo il merito alia raccolta , di cui si parla, do- vendosiinvece, secondo I'avviso del sig. Labus, e per la somma perizia del collettore, e pel tempo , e pel modo con cui fu falta , aversi carissima. Eppercio con alcuni cenni sulla vita deir Aragonese , egli la storia ci espoue di questo suo lavoro. Da lui sappiamo che 1' Aragonese nacque in Ghedi grosso borgo Lresciano verso 1' anno iSaS: che ebbe a genitori Alfonso, e Catterina Tronconalia ; che il suo lignaggio era onorato, essendoche suo avo per nome pur Sebasiiano fu qualifi- cato AuUcus JSicolai Vrsini Jmperatoris Ve- ii3 netum, ct Ludimagister cxcellentissiniiis, die 11 pioavo nallvo di Salamanca per nome Al- fonso fu deito in im aliro epitafiio , omniliis Uberalibus arlihus ornatiis , et semel in sin- gulari certamine gloria potitus. Sicche hassi a credere che il uostro pillore fosse allevaio con diligenza , e che imparasse le buone ai li dal padre , che pur fu [)itiore di professioue^ e che fosse avvialo alle uoblli discipline o nel Ginnaslo istituito con publ>lico decreio nel 1 52-7, o presso alcua professore privalo di che Brescia in que' tempi abbondava. Nulla pero si puo di certo affermare sui pro- gress! ch' ei vi facesscj e nemmeno qual fosse il valor suo nell' arte del pingere, poiche sebbene ed egli slesso si dica,e fosse ripuiaio Delia patria piltore, non si ha pur una tavola, da poier con slcurezza dire opera dell' Ara- goneso (i); il nostro socio soitoscrive voleu- (i) Ben dice il nostro socio da poler con sicurezza dir opera dell' Aragonese , imperciocche si sa die da alcuni sono all' Aragonese attribuite due belle tavole clic Brescia [>ossede una in s. Pietro in Oli- veto, che rappresenta le ss. Cecilia, Caterina cc, 8 ii4 lieri al delto del Cozzando , e del Rossi scriitori delle cose patrie , che avendo Se- bastiano veduto non aver nienle di buono nella pilliira si e data a disegnar colla penna , nel quale esercizio riiisci perjetio e con ritratti in fondo ; c I'allra in s. Alessandro rap- piesentante s. Scbastiano e s. Rocco invocati nei duri tempi di pestilenza, la quale La pure le Sijjle L. S. A. clie si vorrebbeio interprelaie Luca Sehastiano Ara^ gonese . Cerlamenle quesli due Quadii fanrio elogio al loro autore , chc dovctte essere uno dei migliori iiscill dalla scuola del nostio Moretto , e se le sigle apposte air uhimo bastassero per provarlo dell' Ara- gonese , ci converrebbc concepire miglior opinione di lui neir arte del pingere, di quella clie ne annuncia il sig. Labus. Ma tioppo lieve argomento sono le sigle suddette per provar questo, dappoicbe: primo con nes- stin docuniento si puo slabilire che 1' Aragonese oltre il nome di Sebas.tiano avesse ancbe quello di Luca, ne tnai nelle opere clie ci lascio Luca si disse. In sccondo luogo le iniziali S. ed A. sono cosi vaglie , clie senza qualcbe piu cliiara prova dcU' abilita sua nel pingere nol possono costituire autor di quel quadro, ed al contrario stanno le testimonianzc di due scrii- tori delle palric cose il Cozzando io dico , ed Oltavio Rossi che fiorirouo pochi anni dopo luij i qiiali tutti I n5 singolan'ssirno. (Cozzando Rlst. Istorico. Ros- si Elogj Isi. p. 517). Giudizio che vien com- provaio , dice il sig. Labus, colle teste dl ben 1600 medaglie coi loro riversi, e con 200 cartelloni di sua invenzione , che in quaiiro e due confermano il detto dal sig. Labus. Ecco in qual guisa parla di lui il prirao nel suo Capitolo cinquantoltesimo dedicate a Francesco Paglia pit- tore: 55 Ei fu bensl , dice, pitlorei ma in quell' arte non profitio. Non sareLLc questa stata una somraa in- giuria alia veritu, se i due quadri in quistione c dal Cozzando , e dal Paglia si fosseio creduti opera del- r Aragonese ? II secondo piu apertamente ancora stampo , clie cfnoscendo Sebastiano Aragonese cU non aver nicnte di huono nclla pittura si diede tutlo al diiegno di penna e riuscl in questa professions, molto singolare. Non e probabile, cbe passati appena cinque anni dopo la morte di questo artefice , cosi sfavorcvole giudizio si facesse delle sue pitture, se i due quadri lodati fossero stati riconosciuti per ope- ra dl lui. E se quei conteinporanei non li ebbero per opera dell' Aragonese , come vorremo noi credere ai posteriori, specialmente fondati solo suUe tre male in- terpretate sigle ? E mestieri di piii sodi argoraenti , e di prove pifi positive per anUar contro a eoii grav^ testiinonianze. 1 16 volumi in 4 si conservavanO dal Rossi nel sno studio, e coir ampio volume in foglia grand® dei Monumenli anlichi , per lui raccolti e delineati , il quale rimaslo un lenipo nella iibreria del Conte Gneo Otlavio Boari iu Ferraia (Tirabuschi storla lelt. T. VII p. i) e poi ultiman)eiiie venule ad accrescere i codici della nosua Quiriuiana. In quest' ope- ra r Arjg'inese si luostra valenie assai , e dill jeutissimo , la piii parte delle lapidi eo- piato avendo dai loro auiografi, come la for- ma dei raarmi , la diversita delle leliere, la disposizione delle linee, e le correzloni falie Siii primi abbozzi aperlamenle dimostrano. Quelle poi che non pole egli vedere irascrisse da schede autorevoli, quali sono quelle del Ferrarini, del Bologni , del Corsini, del So- lazio, del Tolti, che imperiti non farou del- 1' arie , ne n\ai ebljer fama d' imposlori o fal- sari. In quanio al libro intaglialo in legno dal quale ha preso le inosse il uostro autore, e bensi uu saggio di cio che 1' Aragonese avea in animo di fare , non gia la stampa di quel codice ^ si perche di 8oo e piu rao- uumenti auiichi e moderni che quello con- «i7 tretic non ein queslo stampaio clie ira fjuario; SI perche alia sttssa parte irapressa varj tno- iiumenti mancano, die uel codlce si trovano. Dappoiche uel libro impresso mancano i mo-' nimienii che dovevano cssere segnaii dai nu- moii fia il 28, ed il 4^ > f''^ ^^ j5o, c il i58, fra il 16 r , ed il i-yS csclusive ; sicche quaniunque 1' uliima epigrafe di Fullonia Liberia di Piibllo poiii il niimeio 2f4j 1^ lapidi ivi designate non sono che 174' Osser- va pero il sig. liabus che queslo avvenne perche 1' autore sorpreso dalla morle uou polo ridurie a lorniine il suo lavoro. Loda il peusiero d' incidere su fuudo nero colle leilcre bianchc, come unico nel suo genere, di poca spesa, e di facile esecuzioue^ e final- mente ci tesse la sioria delle tavole stesse -4airAragonese incise, le quali prima furono 25. Quattro si perdeiteio uou si sa come, e di- ciannove tuiiavia si conservano n;^gli archivj della nostra ciita, avendcle essa comperate da certo Marco Polo suo cavnllaro del i6rr, e ne farono uel 1778 faiti starupare da un oiiimo citiadino diversl eseniplarij nno dei quali appunto e quello che il nosiro socio colla sua disseriazioue presenlo aU'esamd deir Ateneo. Ulilnia delle Aicbcologlclie ricerche nel hlennio preseniale alia sociela nosiia dal sig. Labus fa la sua memoiia Intorno ai nuovi fasti consoluri scoperli in Iloma quattro anni sono , c illuslrati dal sig. Bar- tolomeo Borgliesi nostro socio d' onore. Egli perclo prima ne espose le varie significazionl ch' ebbe presso i Romani il vocabolo Fastus e come vennero deal Fasti i Yihri clie r or- dinazione deu anno cosi astronomico chc civile contenevano, clie noi diremino il ca- lendario. Ma se il fine dci Fasti quello era di regolar uniformemeule all' anuo asirono- mico 1' anno civile , e con fesso la successione delle faccende religlosCj civili e rustiche (onde Venne la disiinzione di Fasti sacri , Fasti urhani e Fasti civili , diversi lutii dai Fasti rustici), uu' allra specie di Fasti cbbero i Romani ohe a disiinzione dei jpredeiii chia- inavano magginri , i quali avevano per og- gelio di iramandare ai posteri i homi dei inagistrali, e gli avvenimenii piu mcniorabili della Piepubblica. Furono qucsii i Fasti cori- ''9 so tar I e TrionfaU , die furono il monu- meulo pin nobile delle Romane islorie , e r unico fondamento della Cronologia. Si sa come i Romani dopo 1' cspulsione dei Re cominciarouo a con tar gll auni dai consoli die success! vamenie governarouo la Repub- blica, e le Jeggi e gll alii sia del Seuaio , sia del Popolo: le guerre, le paci, le vliiorie, i irlonfi, la costruzione dei lempli, dei Fori, delle basiliclie, la dedicazione delle statue, dei monumeuti, e degli slessi epitaffi pren- deano la data dal nome dei cousoli, il che era cosi importante per lulll, che fino i le- stamenli , gl' islromenli , i palli nuziali , le carle di crediio, ed ogni allro conlrailo , se non porlavauo il iionie dei cousoli ab omni vi sua vacua erant. E qui reca il nosiro 50clo moltl esempi degli slorici laiinl che comprovano quesla veriia, e slno dei poeii, che col nome dei cousoli 1' epoca stabilirono del lor nascimenio. Ma non posso far buono al doiiissimo amico , l' atlribuire che fa a TlbuUo quel verso di Ovidio , in cui dice osscr egli nato , cum cecidit fato consul uterque pari. E vero che nelle poco esatie 120 edlzioni di Tlhnllo questo verso trovasi n( sua ele^ia V del Lib. Ill hia e provato dai crltici esscrvl slato intcrpolato dalle opore di Ovidio, cho propriameoie nacque 1' anno 710 in cui morirono i consoli Irzio e Panza nella guerra civile coutro di Marcantonio. Che poi Tibullo fosse anteriore ad Ovidio, lo prova, oltrc niille allre ragioni, il dolersi che fa Ovidio di non aver potiuo incontrare amicizia con Tibullo, per la iroppo immalura merle clie lo rapi. JSec nvara TihiiUo Tcmpus ainicitiae fata dedere meae. Questo modo pero di riferir gli anni presso i Roman! di molii equivoci , ed errori gra- vissimi doveva esser cagioue , segaatamente pei consoli di tempo diverso, e di uno siesso iiome e casato. Eppercio il piudenie Senalo sialui , che dagli annali dci Ponteflci , ove dapprlma si regislrava sotto qual consolo si fossero cominciate o finite le guerre, i nomi del Consoli, e dei irionfanii si copiassero e s' iucidessero in niarmo, con che si ebbero i ce\e\ivi Fasti cotisolari. Quesii in tame tavole marmoree erano incisi intoruo iniorno al mac- lar stoso Tempio di Castore, posio nel Foro deila Regina del mondo; nelle quali erano scolpiie le imprese dei Consoli e dei irloufalori. Quesio Tempio essendosi bruciato nel primi aiini deir Inipero d' Augusto , fu rifabbricato da Tibcrio ; ma uovameuie caduio soito le rovlne di Roma, di esso e delle tavole che quivl allogate erano, rimase pr-osso che spenia la rltncmbranza per lo spazio di dieci e piii secoli; dalle quali vicende deduce il slg. Labus due importantisslme couseguenze. I. Che seb- beue le lavole consolari fossero pubblicate fiuo dal tempo di Silla , e iudubitatamente in queir anno che fu proscritlo M, Antonio 1' ora- tore, non pare luitavla che fossero mai state copiate , ne recate uei libri avanii 1' incendlo anzidctto. Polche ne Dionlgi d' Allcarnasso , nc T. Llvio le citano mai, usando 11 primo in conferma delle sue date gli autori die trattarono dei magistrati Romani j il secondo le lavole del Censori ,• nluno ne le lapldi , ne le copie di esse , le quali sole volevano esser cltaie. Quesia e la ragione , per cui si spesso sono fra loro in contraddizione , e si spcsso variauo uei nomi dei cousoli, e perci« 12 2 tiegli anni, in cui affermano accaduii gli av^ venimeuli. II. Che quantuuqiie dopo la rico- slruzione del tempio, divers! fasiografi, come p. e. Crisoro> e Cratorc, ed Ansonio, e I'auo- nimo Noilslano e piu allri le trascrlssero nei loro voluraij le loro operc non giuusero iino a noi , o vl giunsero muille e guasie ; quiudi uillissifJio I'iputar si deve il riiiveni' mento di queste pietrCj per le quali sappiamo cio che ue Diouigi, ne Livio videro , iie lessero , ne sepperoj e corregglamo tulle le cople pervenuieci, e procediamo nella ricerca dei futti romaui con sicurezza. La prima sco- perta che si fece di alcuni di quesii fram- nieiitl fu ranuo 1646, in cui si scavo nel foro di Roma , e fixrono colJocaie nel cam- pidogllo , onde il nome di tavole capitoline acquisiarono. Subito dottissimi criiici , ed anliqviari si diedero ad illuslrarle, tra i quali il Marliaui, il Sigonio, il Panvinio, il Piranesi, il Sanclemenli , per lacere dei commentatori di luui i Classici, che inflniil passi, gua- sii dairignoranza dei copisti> col soccorso di quesie pietre chiamarouo alia vera iezione. Un altio se ne scoperse all' Esquilie i' anno i565; ran tune queste scoperle uon feccro che Viemmcglio accendere la seie dclle pcrsone erudite, per le niolie lacu^ie , clie luiiavia re- slavano ad inlegrarej'quando ultimamenieaper- tosi in Roma uno scavo quasi nel luogo stessd ill cui si riuvennero le prime , si scopri un braudello di marrao clie si conobbe aver fatto parte dell' uliinia plelra irovata tantcJ lontano da esso neU'Esquilina: e successivamente piii aliri pezzi essendoscHe ritrovaii si acquistarono oiianta e piu linee che unite alle prime , moltissimi nomi correggono corrotii nei libri, J)iu cpoche e fatli riscbiarano , e molto lume spargouo sui tempi piii belli della Romaua istoria. Ora essendo 1' interpretaxione di que- st' uliime scoperte il soggetto della disserta- 2ioue del sig. Borghesi , il sig. Labus ci rende della medesima succinta ragione. I marmi dal sig. Borghesi illustraii abbrac- ciano il periodo di soli cinque anui^ cioe dal 298 al 3o5 di Roma; ma in questo si breve spazio quantaluce non ispargono suUastoria? Vi scopre il Borghesi un consolo affatto nuo- vo, due ne espunge dai fasti volgari, allrettan- ti ci mosira essersi raalamente creduii divcrsi da aliri gia noli, e iin pari numero ne resti^ tuisce alle vere loro genti : ci riuviene sei nuovi coguomi, per nulla dire di alquanti pre- nomi da incerii raffermaii , o da sbagliati correitij ed e cerlo a desiderarsi, che il sig. Borghesi prosegua 11 suo lavoro, e puLLlichi la seconda dlssertazione cho sta preparando ( nella quale promeite di spiegare altre oo llnee)per beneficio delle leltere, della cro- nologla e della sioria. A clie fare quanio sta in uoi e lo eccluamo e lo preghiamo. Quesle sono le meniorie archeologiche che ali'Ateneo presento nel bienuio il nostro socio e concittadino Dolt. LaLus; ma qui non si fermo I'iustancabile sua lena, che cinque altre ce ne invio intorno la vita e le opere di chia- rlssimi Italiaui serif tori,- delle quali piu suc- cintamenie sono per darvi ragguaglio. Tratta la prima r\\ Camlllo Porzio iuslgne slorico Napoletano. Pel slg. Labus noi sap- piamo , ch'ei fu flgliuolo del filosofo Slnioue Porzio genilluoino Napoletano, lume chia- rlssimo del secolo sestodecimo j che 1' anno di sua nascita, e quello di sua morte n' e incerto^ che in giovauile eta Tiaggio T Ita- 135 lia,e studio nelle unlversita che plu in allora fiorivano ,• che fu perllissimo nel latiuo, e nel greco, ed assai valente uell'iiallauo, come fauDO tcsiimooianza i suoi scrilil; che verso il i55o fu a Firenze, inviiaiovi dal Grau- Duca Cosirao , e da quei nobili e letierali uomini , che moko lo slimavauo , ed araavano ; che due auni dopo rlpalrio , e scrlsse la sloria delta CoJigiura del baroni del Regno di Napoli avvenuta 1' anno i494? che fu princlpale caglone della discesa di Carlo VIII in Italia ; storia che prima coraincio a dettare in latino , ma poi per cousiglio del Cardinale Seripando la fece in italiano. in quanto al merito di questa storia, il no- stro socio ne dice , esservene poche assai di quelle, che a paro di questa servir possana di modello a chi prende a narrare faiii par- ticolarx ^ che in quanto all' esattezza niuno nieglio di lui poteva in quesio proposito ot- teuerla, aveudo avuto in mano tutti i docu- meuli origiuali di questo fatto , e fino il processo contro i ribellanti Baroni istituitoj che r esposizione e viva e naiurale^ che la successione dei faiti procede con si heU' or- 126 dine, ed artlfizio, che tu conversl con que* gli ambizlosi Baronl, ne vedl i pensleri, «e segul le mosse e, falto speilalore e corapagno deir ardiiissirna loro impresa , ne divieni e tesdmone e giudice; le riflessionl che la nar-> razione accompagnano sono profonde, e savie, piene di oiiinii aminaesiramenti di prudenza civile j lo stile puro , dolce , numeroso; i ri- iralli dei peisonaggi veri e parlamij e quesli suDi giudizi va il sig. Labus confermando cogll esempi. Ci avverte in fine che quesia non e I'opera sola scriua dal Poizio, dappoiche un' ahra storia elegit avvenimcnti del iS/j.-y in Gcnoi^a, in Napoli ed in Piacenza, se-^ condo che nana il Tafurij lascio nianoscrilta. La seconda memoria blografica tratla della vita e degli scritli di Girolamo Verita poeia e filosofo Veronese nalo nel 1467? ^^ quale il nostro autore liveudica le ire canzoni so- pra il Benaco, chiamate le tre sorelle, e che iGiaora si sono falsamente aitribuiie al Bon? fadio. La terza e sulla vita e sugll scriltl di An- tonio Cagnoli oriondo di Verona. Suo padre Oltavio uacque infatti iu q;uella cilia del 172J, 12'J sua madre fa Elena Terzl; ma il nostro Au- touio nacque alio Zauie uel 1742, ove suo padre era in qualila di Caucelliere picsso quel venelo Governatore Giorgio Bembo ; fu alle- vaio a Verona, ed educato a tulle le otlime discipline, e alle lingue latiua e greca. Corse dapprima auch'egli la via degl' inipieglii, ma poi si dedico interamenie alle scienze esaite, in modo che del 1780 scriveva egli siesso ; questo e I'anno piii viemorabile della mia vita at'endo Jatlo inopinatamente la gran metamorfosi di saUare dagli sludj metajisi- ci, politici e morali ai malernatici cd astro- nnmici ; del frutto del quali sludj viene ren- deudoci conto esaltamenle il siguor Labus, come pur auche dei pubblici irapieghi scieu' tifici ch' egli sosteuue. Mori di apoplessia li 6 agosto del 18 16. Colla quarta ci dice che Giacomo Berga- niiui nacque in Fossorabrone verso il i555 di nobile famiglia j che sludio in Padova ed in Bologna, dove in legge si addoltoro j che fii auzi ivi elelto a coprire una caltedra stra- ordlnaria della facolta legale; ma che poscia fauosi preie si reco a Homa , e vi olieuue 128 da Pio IV un canonicalo ; che indi fu segre- tailo del prelalo Carlo Vlsconti, cui egli se- gui al Confcilio di Trenlo, e alia nuuzialura di Spagua , poi alia Corie dell'Imperaior Mas- sinjiliano. II sig. Labns ragionevolmeuie so- spetia che i due voliiml di leiicre delle cose del Consiglio Tridentino, e di diver si Tiego- ziati di amhasciatori di Principi, che quivi allora si trovavano, le quaii passano soiio il nonie del Viscouil, sieno di Bergamini. Dopo la ruoite del Vlsconti passo il Bergamini al servizio del Ciardinale Madruccio , cui egli segiii in vario diplomaiiche spedizioui j fini di vivere verso il i6i5. II noslro socio ne dimostra com' egli fu di amabili qualila, di molio ingegno e sapere. Trarta la quiuta della vila e delle opere di Ennio Quirino Viscouti principe degli ar- chcdlogici di nostra eta. Nacque in Roma il 5o oitobre del i-ySi da Giaiiibattista, oriondo dj Veinazza diocesi di Sarzana, e da Orsola Filonardi, aniendue di antica e onorata farai- glia. Mostro dalla prima infanzia un ingegno singolare ; di dieci anni tutta discorse la sto- ria sacra e piofana, e in compeudio la uu- ■ 129 mismatica , la crouologla , la gcografia e la geornetrla ; di 12 sciolse i piu asinisi pro- blenii della irlgonoiueiria, dell' analisi e del calcolo differenziale j di i3 pubbllco la vcr- slone dcir Ecului di Euripide falta da liii senza ajulo di Iradullore, o cornmentaiore, c iradusse alcune Odi di Pindaro. Dell'anno 28 cominclo ad illuslrare il Bluseo Pio-Cle- meniino, uel die fare, come I'aulore stesso ha deito , piccole e rare si e permesso le digressioni, e sempre in favore di qiialche osservaziotie che avesse della novita. Mi sono Jatto una legge, cgli prosegue, Ji «o« tradire il piihhlico per quanto mi e stato possibilc nel giiidizio dell' arte di ciascun simulacro , rimandandolo quasi sempre at tempo, e sempre at grado che gli compete di eccellenza o di medlocrila. Mi sono pro- posto che le mie spiegazioni non sieno co- muni a tutte le statue, ma solo proprie di quel marmo individuo^ che ne Vargomento. 11 primo volume di questo lavoro comparve alia luce 1' anno 1782 col nonie del padre; ma si sa di certo che quasi tuito fu di Euuio. Qual giudizlo ne facesse 1' Europa 9 i5o e inuille clie qui si rlcordl. II secondo vo- lume fu pubblicato del 1784, morlo gla il padre, e cosi a mano a niano fino al seiii- 1110 ed ultimo. Va iudi il nostro socio ricor- dando le illuslrazloni di varj altri monumeud di aniichita falte dal Visconli ; ci ricorda co- me del 1798, per le rautazioni nate nei go- verni d' Italia, fu il Visconli creaio a Roma, prima miuisiro dell'inieruo, poi console , e co- me in mezzo a quel lumulii , e alia militare licenza resse incolpabile lo siato, c si conservo di molta saviezza, e di non niinore onesia. Ma speniasi quella repubblica, e portaii dalla vit- toria iu estrania terra i monumenti dcile arli, il nostro arcbeologo li segui a Parigi , ove eletto fu custode di quel museo, ch'egli or- diuo. Quivl eslese le accuratissimc descrizioni di quei monumenti , e quivi fe' degna mostra di se medesimo ; onde fu ammesso nell'Isti- tuto, ed anzi vi ebbe doppio posio ed emo- lumento, cioe come membro e della classe di lettere , e di quella delle iscrizioni. Per nulla dire di alcuni fuggevoli scriiti da lui a queU'epoca daii in luce , fu allora che il Visconti si applico alia grande opera del- I5l y Icouologia Greca e Romana, ossia alia Col- lezlone de^li auicnlici rliraiti degli uoinini plu faniosi di lulia rantichiia; e quesi'opera di tanta mole fu dal sointno ingegno di Enuio, per lestimonianza d'un fraucese, falla scher- zando. Opera clie fu impressa a spese deh lerario di quella nazionc. Ma a provare in quanta sliraa fosse presso le estere nazioni il fino giudizio del aostro auilquano, ricorda il sig. Labus come il conscsso dclla piu su- perba nazioue, il Parlamenlo di Loudra, ne- gleiii uuii i doiii c gll archeologl Inglesi, da Parigi invilo colle piu onoraie condlzioni il Viscomi per isiimare il prezzo dei superbi avan/.i deH'arii e della graudezza di Atene e di Grecia, che Lord Elgin era per vendere alio Staio, ed al suo giudizio pienamente si allenne. Le due meraorie lulorno que'marmi> e la esaliisslma descrizioue di essi preseiitala dal Viscomi aH'Accadcmia di Francia corrono per r Europa in fraucese, inglese e ledesco. Piltornaio a Parigi colmo di gloria egli lie- lamenie aiiendeva a' snoi siudj , divideudo i suoi icncri affelli ira la cara moglie ed i suoi due figli , quando il giorno "j febbrajo del i52 1818, gravato da ud' affezione morbosa hdi sisiema urlnoso fra il compianlo di lutli mori. Tutte quesie menioiie del sig. LaLus plene di Sana criilca^ e di ouirae riflessioni , souo deliaic con isule vivace, puro , evldenie, e clie si colorisce dai varj aigomcnti ch'ei tocca. Ma il slg. Labus uel celebrarc la memO- ria di Ennlo Qulriuo Viscouli ebbo un enio- 3o fra noi nel nostro socio d'onore il cbia- rissimo sig. Luigi Slrocchi a inlia Ilalia no- to, siccome per varie squisitissime sue pro- duzioni , cosi per I'elegauie iradiizioue degli inni di Callimaco. Egli cliebbe il vanto di essergli stato discepolo in Roma, piii sicuio testiraone ha poiuio esserci delle private vir- tii del Visconii ; della somrna sua raodestia in lanla varieta di erudizione, e di doitrina; della sua affabilita, dolcezza e coriesia nel- I'aprire ad allrui il tesoro delle sue immense coguizionij di cui lo Slrocchi si da per escm- pio , confessando come dalla sua dolcissima conversazione pole trarre maggiore ajulo ad interpreiar i passi difficili di quel greco scrit- tore, e del traduttor suo Catullo nella Chio- naa di Berenice , che nou avea potuto one* j53 nere dal lunylil comnienli del doiii di luue le nazioni. Cosicche 1' clogio dello Sirocchi e pill uu trlbnto dl affeiio c dl graliiudine da lui reso a tanlo macsiro, cLe uu esame delle erudiiissirac opere di lui, per le quali come fu la tjloria de'suol nazionali, e de'suoi conlemporanci , cosi sara 1' ammirazione di luui i sccoli. Uliimo in rjucslo gencre di leUeratura si e ucl bienuio esercitaio il vosiro Sesrelario, leggendo una nienioria in lorn o alia vita ed agli scriiii di M. Terenzio Varrone. Di que-^ slo celebre romauo non sono venule fiuo a noi clie poche rnemorle riguardo alia sua Vila, 0 pocliissinu frammenli dei cinquecento volunii, die avcva in ogni gencre ^i lettera- Uira lasciali. Pare che il tempo invidioso del- la gloria del piu doito fra tuiia T aulichita, abbia leulalo di perderne coll'opere anco la rinomanza. E si scriilo egli aveva di sua ma- no la propria vita ; rua di queslo lavoro nou ci e venuto clie il iIiolo> E si godeile cgli della stinia e dcH'amicizia di lutii i plii ce- lebri pcrsonaggi che vissero a'suoi tempi; ep- pure dalle loro operp abbiamo bcasl un chiarQ i54 iestimonio del suo vaslo sapere ; ma esso pill serve ad acceudere che ad esiinguere la hoslra seic. Dagli scriitoii latini che vennero dopOj speclalmenle da Plinio, da Aulo Gcl- lio, e da S. Agostino qualcLe cognizloue raag- giorc della sua viia politica, e leiterarla ab- Liamo ; e con tutli quesli ajuii ha potulo il Segrctario ricordare il iliolo delle opero per- dute , di alcune anche darne ragguaglio , e mosiraici Varrone niagnaniino guerriero, che nella guerra piraiica oiieim6 da Pompco la corona rosirataj e criilco per queU'eia sora- rao, e poeta, e siorico, e polilico, e fisico, e morale, e gramniaiico , e medico, e ariime- I dco, e geometra, e agronomo , e fors' anche ! incisore, come ne induce a credere Plinio in 1 tin passo, nel quale dice , che di seltecenlo j personaggi illuslri aveva egli puhblicaie le immagmi con soilo a ciascuna un epigram- i ma, per diffonderle e perpeluarle in tuue le I genii. Qual perdita non fu percib quella delle ! opere di Varrone! Quanto chiaro diffonde- i lebbero elle sulla storia aniica ! Quanto sulle brigini 4i Roma, e delle antiche uazioni iia- liche ! Quaulo sul progresso delle cogniziouij i35 in luui i rami dello sclbile umano ! Quanto sulle leggi , sulle cosiumanzc e sui rid re- ligiosi degli aulichi Roniaiii ! Tuiie quesie cose ha acccnnaie diligeniemenle il Segreta- rio, agglungendo xin breve giudizio delle po- che opere cue d'l lui ci sono rimasie. Mi resta oi a a parlare dell' ultima memoria di leueraiura Icila in queslo Licnnio nella nostra Accadeinia dal socio atiivo sig. abate Taverna. Ha quesia per litolo; Aunotazioni alia Proposia del sig. cav. Vinceuzo Monti nostro socio d'onore, di correzioni da farsi al Vocabolario Italiano,ed alle considerazioiii del sig. conie Perlicari nel!o studio della lin- gua, e sulla imitazione degli aulichi scriltori, opera gia uoia, e che prometie di por fine alle omai vieie quislioni intorno alia lingua. II nostro sig. Taverna porta opiuione che vo- gliano essere correiie alcune espreseloni del sig. Perlicari , poiche 1' asserire , ch' ei fa , aver Danie avuto in dispregio gll scritlori del trecento, poirebbe far credere che sprezzasse anche quelli che vennero dopo lui, giacche tulti sanno com'egli mori nel iSai. Fa pure •una -disiinzioue il sig. Taverna ira gli scriiior* i36 di prose che fiorlrono all' eta di Dame, ed i rimatori. Concede che di quest' uliiml lo sllle e di gran lunga inferiore a quello del aidivlno noslro poetaj e che veramenie dei riraatosi e^li inleudeva parlarc , quando diceva ; Cost ha tolto I' lino nil" altro Gnido La gloria dclla lingua, e Jbrse e nalo Chi I' uno e V allro caccera di nide . Dappoiche in quanto ai prosatori alciini e prima di lui e con lui fiorirono, le cui scrit- ture , anziche parer disprcgevoli , una certa nativa grazia mostrano degna di iniiiazione , e d' ammirazione: ed e percio che il sig. Ta- verna questo scrilto dirigendo ai giovani slu- diosi della lingua, per distruggere il pregiudi- zio , che iudur potrebbe la troppo assoluta proposizione del nostro socio d'onore sig. Per- ticari, vari squarci di qiiegli anllchi riferisce , di cui con maesirevole modo rileva le grazie e le bellezze della lingua nou soloj ma si ancor dello stile. E tulto questo va facendo il sig. Taverua dal solo amore del vero guidaio, senza spirito di parte, il quale e sempre alia verita pregiudizievole ed alia dolirina. Con i57 quanta stima non paila egli dell' opera del Perticari ? Delia quale , se le poche ardiie cspressioni e^li nota , ( cspressioul pero dal contesto dell' opera medcsima abbastanza giu- stificaie) uon per aliro dice di farlo, che percbe pill giovevole riesca agli studiosl. E certo i gio- vani che Tab. Taverua cosi saviameute dlrige raollo profitto irarranno dalle sue considera- zioni se , com' egli promeite.- e per darle alia luce. Queslo desideraudo passeremo agli ar- gomenti scieiilifici che furouo trattaii fra noi. 3CIE]\ZE II socio sig. dotl. Pie'.ro Riccobelll anui -fa due memorie lesse nell'Ateneo, uelle quali dilucido la teorica dell' irrilazione inseguaia prima dal fu celebre nostro socio d' onore il Prof. Bondioli, poi dal Gianuini, dal Ru- bini, dal Fanzago, dal Brera, dal Toraasini, e dal Gallino. iVuove osservazioni da lui faiie aggimise ai docuraenli di quesii medici in- sigui, e r opera sua pubblico coUe stampe. i5^ Ora ncl i8iS il sig. Dott. Ignazio Penolazzi r ha con un opuscolo , che pure spedi al nostro Ateneo , combaiiuia; nel quale opu- scolo specialmenie si volse a confutare gli argomeuti, onde il RiccoLelli 1' avea sosienuia. Riconiparse quindi il nostro socio nell' ar- ringo, e lasciaudo agll altri professori a di- feudere le parlicolari loro doilrine ; quello ch' egli in comune sostenue iniorno all' irri- iazione , e quello che particolarmeuie egli aveva aggiunto , e fu dal Penolazzi combat- tuio , coraggiosamenle sosleune, le obbiezio- ni del suo oppositor confuiando. La materia e tale che nou potrebbe riferirsi in questo coriimentarlo , senza trascriverla per intero, lion essendo la memoria del Riccobelli che un epilogo delle opposizioni del Penolazzi , colle rispetlive visposte. Siccome poi I'autore intende di pubblicarla, cosi rimettiarao i cu- liosi alia intera lettura di quella. II sig. Dott. Zuntedeschi prosiegue infati- cabile nella compilazioue della Flora Bre- sciana , parte della quale e appunto la de- scvizione che ci fece delle pianie veneflche della Proviacia , delle quali ci ha preseutati aoco i discgni. Le pianie venenose., die ve- iielano senza collivazione fra noi sono 1' oe- I geilo dclla sua niemoiia. Egli le ha ordinate I col mclodo naiurale scguendo i due gran maestri Lamaik e Mirbel e collocaodole uclle I rispeilive famigliq, quali sono le solanee, le ombrelliforuii, le rauunculacee, le ginneridij le apocince, le Jafnoidi , Ic corimbifere, le cornifcic, c le gramiguacec. Dclle Solauee ha liovaio fia uoi il giusquiamo, lo sirSmonio, la belladonna, ilsolairo degli oril, la dul- camara. Delle ombrelllforrai la gran cicuta, la cicuta raiuore , la cicula delle paludi, e la pasiinaca selvatica. Delle ranunculacee la cle- matlde setonda, la pulsalilla, 1' anemone dei hoschi, r erba sardonia, 1' erba della volpe, il napello/ilmelarapodio, la crisioforiana. Delle ginnerldi il veladro, e il colchico. Delle apo- clnee il nerio. Delle dafuoidi la limelea. Delle corimbifere 1' arnica. Delle cornifere il tasso. k Delle gramignacee il lollio. Quesie egli de^ nomiua coi termini scientifici loro altribuiti dal Wildenovio, poscia col nome italiano e rvernacolo se ue hanuo , indi col tedesco c 'col franccse. Ci da in seguiio la descriziouie i4o botanica delle paili, che cosiliulscono la pianta; ci dicbiara dl quale specie sia il veleno che ciascuua conlicne : c ilnalmenie ne da r etimolo£;ia del noine: ne manca dl osservare quali ad ogui specie di anlinall sono uocivc, e quali solo ad alcuuc specie. jXoi qui da- reiuo succlnlamenie il caraiiere venelico di ciaschcduua. 11 glusqulamo piania comune , produce un veleno nareoiico m luiio iniero il vegelablle, ma speclalru3nic ne'semi,- i suoi funesli effelli si provano colic osservazioni di Sauvages, Lamaik e Mlrbcl. Lo stramonio, specie d'origlne amerlcana ora naturalizzata fra noi, ha un veleno siupefacienie , che in maggior grado rlslede nelle fuglie e nei semi, i suoi noclvi effelli sono piovaii per le osser- vazioni di Acosia , Garet, e Sauvages. La belladonna, rara tra noi, rinvenuta dal nosiro socio solo in alcuui boschi alpini, ha un vC' leno della iiatura del sopradescritti , che ri- siede nella radice e nelle foglie , ma plii uelle bacche; la sua indole seleieria e pro- vata dalle osservazioni di Emelin, e del nosiro socio. II solalro oriolano , plania volgare, e pure veleno nareoiico , che siede nelle baccliG; i4t la cui forza noclva c direlta In modo specia- le sul seusoiio e sui nervi, glusia Je osserva- zioni dl Sauvages , del manuale vcieriDario , di Lamark , c di Miibtl. La dulcamara, ai- 1)oscello noslrano , i cui stipill e le foglie si adoprauo con vanlaggio nelJa mcdicina, ha nelie bacche un veleno acre c narcoiico , i cui fancstl cffcui si sono conoscluli cogli csperlmenti faiii sulle Ijcsilcj c specialmente sui cani. La gran cicuia non vara ira noi ha lossico acre e narcotico , che siede in tuila la piania;osservazloui di Etnelin, Sauvagcs, Bo- vino ec. La cicala niinorc, che nasce ordi- uariamenie iniorno agll orli , ha veleno simile a quello della maggiore ; ma non coii forte : cagiouo tuttavia accidenti lerribili , giusta le osservazioni di Emeliu , Bovino, Lamark, e Mirbel. La cicuta acquailca abita ue' fossi e nei praii paludosi ; ha veleno acre e riscal- danie ; uccide iuducendo infiammazione e gangrenaj lo dimoslrano Wepfero, Hunzer , e gli auiori del manuale veterinario. La pa- silnaca selvaiica nasce iusieme colla prcce- denie, ha le medesime qualila specialmente ucUc radici, come dagli espcriuienii fiUtl sui |42 cani e sulle lalpe. 11 filandio acqualicQ tro-: vasi lungo i ruscclli, e uei luoghi umidl j non e venefico per se, ma reso tale da uu inseiio, chc lo abila scoperlo da Linneo , ohlamalo da lai curcuUo paraplectica. La clemaiide, comune nelle siepi, ha un vcleno acre uellc foglie , e nella corieccla seconda , che ini- piaga qnella parte del corpo su cui si applica p«r qualche tempo. Cio vlen provato dall' uso che ne fanno i meiidicanii , ed i chlrurghi. La Pulsatilla nasce sui momi del Salodiano, ha pure acre veleno, che iufiamiua e gangrena il veulrlcolo e gl'inlestlui, giusta le osserva- zloni del manuale veteriuarioj il veleno e nelle foglie. L' anemone de' bosci , comune in Vallrompia, e simile al predetto, caglona alle vacche dissenteria, e pisciasangue j vedi il manuale suddetlo. II ranuncolo palnsire o erba sardonia abita iiei fossi poco lungi dajla citla; k veleno acerrimo, che impiaga in po- che ore le parti esterne, cui vieue applicato; preso internamcnie infiamma, e gangrena in Lrevissimo tempo, come si sa per esperimcnti fatti sui cani; il veleno sta nelle radici , e pei Oori. L'aconito,o erba dclla volpe, na- 1 43 see nelle piii alie montagne della provlnoia, e veleno acre e causilco iu luiia la pianta : nccide ruoino, e Ic bestlc, glusta le osser- vazioni di Enielin. 11 napcllo , paiimenil pJauia alpina e veleuo acre e siupefacienie , rlsiede nelle foglle e ne' scnil j uccide tuili gli anima- li, faorchS il cavallo,- esperienze di Hun- zer c Linneo. L' elleboro , o melampodio nasce ne' prali e lungo i torrenii, veleno acenlmo e caustico, chc uccide le beslie, che ue niangiano, fuorche i muli; glusta le osservazloni di Aristoiile, e del manuaie ve- terenario. La cristoforiana nasce nei nostri bosclii oniLrosi ,• e veleno acre simile all' el- leboro, slede nelle radici,e piti nelle bacche, giusta r esperienze fatte sui cani, e sui galli d'iudia. 11 veladro e irai veleni acri uno dei pill pericolosi, sia in tulta le pianta , e nasce sulle Alpi; le foglie e il fusto ammazzano i cani e i cavalli , e la sememe gli uccclli , come sperimenio Pallas. 11 colchico, comune nei prali , nasce in aulunno , e fruilifica in primavcraj e velenoslssimo , ma solo in priu- cipio d' estate j il veleno e uella radlce, uccide i caui,ilupi, e gli allri quadrupcdi i44 giusta I'espenenze dl Stork, clie dopo averlo sperimenlato sopra di se lo trovo utile nelle idropi. II nerio, pianla delle indie divenula indigena e comune ira noi siille rive del Benaco, e veleno accrrinio per rnonio, e per gli aliri animali ; preso internamentc in^ fiaattua e gangrcna, come dimostro Galeno , e dupo lui i modcrnij il veleuo sla special- mente nelle foglie e ne' fiori . La limelea , o mezereou nasce nei boschi alpini, ha nel- la corieccia e nelle bacche un veleno causlico, cbe preso in poca quantita uccide 1' nomo ii le bestie , corae prova I^urandi ; la cor- teccia pero in decozione puo esser utile nei mali veneiei. L' arnica , pianta alpina cotnune nei monli triuinplini, e veleno terribile per le bestie , e per V uomo ; sta nelle radici e lie' (ion • giusta le sperienze fatte da Gesnero sui cani , e sopra di se medesimo. II tasso pianta non rara nei nostri monti settentrionali e freddi , e veleno forte della natura degli acfi j sla nolle foglie, e nei succo delle bac- che J uccide r uomo e le bestie cagionando iofiairi'nazione e gangrena , come dimoslra Huuzer , ed ahri. 11 lolio , comune tra le p 145 biadc, e veleno slupefacienlc sia uei-semij i quali maoglali piodacono terrlbili accident! , come hanno provaio Galeno , ed Emelin. Ma noil contento di fjuesie rlcerche il slg. Zauiedeschi due alire dissertazioni cl lesse, clie servir devouo di prordomo ali'iniera ope- ra sua, nna sull' origine e sui progress! della botanica speciahnenie in Iialia ; 1' allra sulla Vila del vegciabile. Nella prima ci mosira cbe r origine di quesla scienza si confonde con quella dell'uomo, se almeno il primo uomo ebbe mestieri di distiuguere varie pianie per conoscer quelle , che dar gli potevano un utile cibo, o un pronto rimedio ne' suoi ma- il , da quelle che o inuiili , o nocive esser potevano a suoi primi bisogni, Queste ricer- cbe si doveiiero poi raoltiplicar coi bisogni, ed il nostro autore trova fiao nei mitologici racconti dei caratteri per farci couoscere , come negli anticliissimi tempi dovelte ella essere coltivata. In quanto alia storia si sa che Salomone avea scritto dal piii alto cedro del Libano flno all' issopo che uasce intorno ai muri ; e tra i greci Ippocrate padre della mediciua molle pianie accenua , e il lore 10 i46 nso ueir arie saluiaie, citando anche Calleja suo coniemporaneo , che della siessa materia iraito. Aristolele ne scrisse due libri , die troppo dlfforniali vennero fino a noi; ma Teofrasto di lui dlscepolo scrisse due opere che tutlor ci rimangono. La prima, e migUore, e la storia delle piaute allor conosciuie. Traila in essa i. della loro gcnerazione 2. della loro graudezza e consisienza, parla infiue del loro luogo naiivo, e delle lor qualila. Quailro secoli dopo, Dioscoride siciliai:vo (che il nosiro autore risguarda con ragioue come il secondo bolanico dell' anlichila ) scrisse sulla materia medica, e rauno con atienzio- ue tutle le cognizloni che acqulstaie avea sulla virtu delle pianie , e sui remedi loro, conosciuli a quell' eia. Dopo lui fra' latini e celebralo Columella , il prirno vero fon- datore dei precetli della cohivazione della terra , e dell' economia rurale , quantunque abbia questo contribuito poco ai progress! della botanica, conslderata sotto un punto di vista generale. Plinio beusi il celebre na- ; luralista parla d'un gran uumero di piantei non descritle da' suoi predeccssori ^ quan- 1 1 47 Iwnque poca fede in re herbaria gli aLbia- 110 i moderui. Per ben cjuaiiordici secoli fu poi qnesia sclenza sepolia uell' obblivione plu profunda; e solo al linasccre delle scienze in IiaJia ebbe auch'essa 1 suoi collivaiori ; ])enche dapprjma non si facesse che ribadl- re lo cognizioui degli aijiiclii . Fu Gesncro che chiamo per co§i dire quesla scieuza a nuova vita, dividendo Ic piante in classi, ordini , generi , e specie. Contemporaneo a lui viveva iu Italia il Maitioli , che niori a Trcnio r anno 1577, T^^^i-i conimcnio i h- bri di Dioscoride , e ci diede ua Erbario, iroppo couosciuto in Italia, perche sia me- slieri di favellarne. Ma Luigi Anguillara che pur fioriva a que' tempi e fu prof, in Padova scrisse dotte disseriazioui su varie piante, nelle quali, oltre darcene il noine, i luogbi, i naiali , le viriii , le proprieta, diede an- che vari schiarlmenti suUe opinioni degli an- tichi boianici. Verona a quell' epoca vant6 il suo celebre farmacisia Francesco Calceo- lari , che fu primo a darci pn viaggio bota- nic© al monte Paldo , che servi di norma e di guida a lanii allri posteriori. Fin qui pei^ t48 in onta di tantl ingegni ed italiaiii e fore- stieri che vi si erauo applicati , la Buiauica riinase baniLina : non anco si avea trovaio vm ordine, per cui mezzo si polessero couoscere le specie, e dar loro con sicuiezza il proprlo notne. Quesia j^lotia era riservaia aU'ilaliano Cisalpino , die formo la rueraviglia dei na- zionali e degli esieri col suo Traiiaio delle piante. Venuero poi c il uapoleiano Colou- na, coQimentator di Enuioi e il Moutalbano Professore di Matemaiiche in Bologna, e Gia- como Zanuini di Reggio, e il celebre Aldo- vrandi, e laui' altri che mi sarebbe lungo il rifenre, i quali pero furono nel 1-7,**' secolo superati dal Palermitano Paolo RocJcone, che pubbllco nel 1674 le piante rare della Sici- lia , Corsica ^ Malta e del Picmonte ; e nel 1697 il Museo di Fisica e di piante rare d' Italia. Mohi allri Ortolani e Botanici a quel tempo in Italia fiorirouo, tra i quali Giusep- pe Monti, che piinio traiio delle gramigne ^ e il celebre Professore di Padova Ponledera che pubbllco il suo Tiattalo de'flori. Sepolia neir ignorauza era tuitavia la scienza de'fun- ghi, che resiava da rischiararsi a Pier Aulo- >49 niQ Micheli Fioreniino, il quale dl qnesie pianlc, e del rnuschi scopeise cul rnicrosco- pio le senicntl, e dlrado quelle lenebrc-che prima offu5cavauo questa gran parle della botanica ,• che pol dopo il Batarra di nuo- va luce cosparse dando la sioiia dei fuughi della campagoa di Rimini. II Veronese Ar- duini a Padova , c il Vieentino Turra in pairia, vieppiii alia scienza delle pianie die- dero increniento nel secolo lesie passaio, co- me ncl preseute il giovine Conle Marzarl pur Viceniiuo, che ha compilato la Flora della sua patrla pubblicata nel 1802. II Pie- monie va glorioso del suo Allioni e del suo Balbis, il primo diede la Flora Pedeiuontaua, giusiamente ammiraia dai pin celebri boiani- stij il secondo, Professore vivente in quel- r Universiia, sta formaudo la Flora di Paviaj e noi ben presto annovererenio al catalogo di quesli piu illusiri coliivalori della scienza il nosiro Zautedeschi, che con tamo siudio nfaticabihnenie prepara la Flora del uostro laese. Della sua profonda dotlrina in questa scien- za chiaro ci fu lesiimouio I'aUraMemorla che lesse sulla vita del vegeiablle. lu quesld, SS- guendo egli i documenii dei piii accredhail fisiologicl dei nosiri tempi , ne desci isse la strutiura, e per cosi dire, il meccanismo del vegetabile, spfecialrhcote negli alberij gli or- gani ci descriss^ onue respirauo e si nutro- noj il modo per cui si fa in essi la ciicola- zione degll uniori ; V uffizio delle varie loro parii ^ il modo per cui si riproducono ; e le cagioui delle nialaiiie, e della decomposlzioil Joro; finalnienie dimoslra quanta uiiliia pei hoschi ne Vengouo all'agricioJiura. Avvegnache olire ralimenio, egli dice, che forniscono ai loro simili, prcsiano i vegelabill di alto fusto parecchi altri buoni servigi ai senainaii, die sono da esso loro poco lontani. Li difendonO dai venli Nord , JNord-est , ed Est, lanlo ad essi perniciosi, e colle umide loro esalazioui temperano nella stale gli ardori del Sole. Essendo poi le piante, coiri'e uoto ai Fisiciij Luoni conduliori del fluido eletlrico, cui colla' massima forza attraggono , portano con cio sotnino vantaggio alia vegetazione, iraendo i Vapori dell'aria, e le piogge, che la ristorano. Oitre di che e cosianie osservazioue che dov6 i5r 11 suolo e coperto dl vegetablll d'allo fusto, le cui foglic copiose cadendo aanualtuente marcisconvi sopra, esso divien fertile, non ha bisoguo d' ingrasso, e dove il hosco si esllrpi per converlirlo in cariipi , si ha per lungo lempo un suolo fertile alto alia coltivazioue del fi umento , e ad altii utili prodolil. Per la qual cosa il nostro socio opina, che quel vasto traito di terra arcnosa mista a poca argilla , che uoi conosciamo col nome di Campagna di Monlechiaro, sarebbe suscetti- vo di grandi luiglioramenii, e potrebbe ridursi luita colilvabile, se in varj luoghi ognl anno vi si piautassero alberi ed arbusii di belola, di querce, di frassiui, di castagui e di noc- cluoli , i quali prosperano nei fondi arldi, peirosi e sabbionosi. Col progress© di lenipo le spoglie annuali di quesie piante amniassau- dosi, e consumandosi suUa superficie del suo- lo vi formercbbero uno strato di terra vege* labile, il quale veneudo seiupre piii denso favorirebbe proporziooalaraente la vegeiazio- ne j gll animali domestici vi verrebbero tratti per r amore della pastura ; vi irovere])bero gralo asilo i selvatici, e tulli ooi loro escre- I 5 2 menii concoirerebbero all' ingrasso ed al mi- glioramento del medeslmo, 1 luoglii clrcon- dati da quesli boschi , rlparaii dai veuti si rendcrebbero mlgliorl ; in una parola, si con- vertirebbe questo sterile suolo in eccelieuie terieno. ]Ne poco vantaggio ne verrebbe ai viciui paesi, ed alia citia per 1' abbondanza, che in pocbi anni si avrebbe del combusii- bile, il quale gia lanto scarseggia nella pro- vincia. lo udii, egregio sig. Conic Delegaio (il sig. Come Brebbia) un savissimo voslro deilo , clie i beni dei Comuni prosperereb- bero infinitaraenie piu se fossero dislribuiti in man dei privali. Non potrebbe quesia mas- sima di piibblica ecouomia cssere applicata alia Campagna di Moniechiaro ? obbligando quel Coraune a cedere in enfiteusi ai privati varie poizioni della inedesima , coll' obbligo agli stessi che la coltivassero giusla i do- cuinenti del nostro socio ? lo lascio questa considerazione alia saviezza del voslro con- siglio, e passo a darvi ragguaglio della Me^ Tnoria del sig. Cav. Sabaui. Questo nostro benemerito socio dottaraeu- te ci iraltenue due se^^ioni a con&iderare i i55 difetti e le imperfezloni si del niezzi , che delle macchlne finor conosciute per la iwi- sura delle acque corrcnti. Godo che I'idro- meiiia, scienza che di giorno in glorno ren- desi plii uecessaria ogll usl della vita, iiou sia negleita in quesio paese , che vanlasi di aver dalo i uaiali al celehre sig. Castelli. Sa- viamente percio il iiostro Sabatii penso di dimostrare in quale sialo di preseute questa scienza si trovij per fare avvertiti i giovani siudiosi della medesiina degli errori in cui potrebbero cadere facendo uso delle mac- chine invenlate alia misura delle acque cor- renii ; e per aniraare i profondi conoscitori della scienza a volger 1' iugegno e I'opera al perfezionamento dcgl' istrunienti medesimi. Prima pero di svolgere il tenia che si e pro- posio il sig. Cavallere, brcvemeuie licorda il metodo che fu in pratica per la misura delle acque , prla che il uostro Casielli gettasse i fondamenti delf Idroraclria, e suH'aulorita di Froniino mosira che presso i Romaui si mi- suravano le acque per mezzo della grandez- za della luce, o sezione de' lubi, per la quale i'acqua si dispensava, nulla badandg alia ve- iocita, e che tale era 11 meiodoi che ai lempi del lodato geometra si praiicava dagl'Iuge- gnerl. Fu primo il Castelli a conoscere, che non si dovea trascurare I'elemento della ve- lociia, e scrisse il suo Traitato Delia misura delle acque correnil , ma suppose ch' essa velocita fosse proporziouale all' aliezza del- r acqua , sebbene non si tenesse di quesla sua ipotesi satisfaito. II Torricelli con piii ra- gione la credelte proporzlonale alia radice dell'altezza appogglaiosi alia leorica dei gravi cadeuti dimosirata dall' illusire suo maestro, e qui il sig. Cav. Sabaiii rivendica all' Italia, ed al Torricelli la scoperia di queslo ca- none idraullco, che il francesc Variguon vor- rebbesi attribuire. Comincia quindi il nostro socio a parlare della curva parabolica, e in seguito passa a ragionare degll slrumenli fm era immaginali per tnisurare la velocita delle acque correnli ; espone percio coo erudizio- ne i vantaggi , ed i difetli del Gallegglanle semplice , del Galleggianie composto , della Ruoia semplice^ della Valvola idrometrica del P. Ximenes, della Fiasca idrometrica dei Bo- lognesl, della Casseita idrometrica, e della i55 j tiuota a scatola ; park pure del Tubo di Pilot, dell'Asia del P. Cabeo, dell'Asia rilro- meirica di Teodoro Bonati , della Bilancia idroslaiica del P. Ximenes, e del Reomeira, e vieu finalmenie al Quadranle geomeirico o Peudolo idronieirico semplice , e al Pen- dolo idrometrico composlo; e slccome il uo- stro socio, coutro I'oplnione di molii, pare che preferisca, per irovare il rapporlo della velociia dell'acque correnii a diverse profon- dita, il Pendolo idrometrico semplice, credeu- do irovar difeiii anche nel cotnposio uhiina- menie iuvenlaio dal Prof- Venluroli, cosi uoi reputiamo opporiuuo di qui riferire le ragio- ni ch'egli adduce in sosiegoo della sua opi' iiiooe. La prima delle buone cjualila di quesio istrumeuto, dice il sig. Cavaliere, e quella di poler essere applicaio a qualsiasi filo di ac- qua. La seconda, forse la migliore, e la sua M ' xnobiliia , per cui ancbe una n/inima Varia- zioue nella velociia e indicaia da un'eguale variazioue deH'angolo. La lerza cbe nessuno sfregamcuio puo diniiuuire reffeilo della for- za impelleoie deli'acqua, e percio dall'atigoloj i56 senz' allro , si rilevano le veloclia , e non e Jnesticri di correzioni almeno per quesfo con-r to. La qiiarla finalmenie,che per quanio muo^ vasi la palia, e senipre giri, la quaniiia dcl^ r impulso rcsia sempre la medesinia a cagioae della sfericila della palla, la quale quaulunque faccla puuii, ne la supeificie percossa, ne la direzione punto varlano per turbar 1' equili- hrio. Quesio complesso di proprieia, prose- gue egli, ceriamente nou concorre in verua allro degli slroraenti idrometrici. Ed all' opr- poslo se gl' inconveuicnti, ed i difetii fossero i minimi fra quelli , che le altre maechine rendono o iroppo particolari, o affaito ineiie alia misura delle acque, cerianienie il Qua- drante per ogni riguardo dovrebbesi prefe- rire a qualuuque mucchina idrometrica finer conoseiuta. Passa indi a parlar del difetti in questa rnaniera; accusa il Quadrante prima, come quello cbe per troppa mobiliia della palla c del lilo, che la porta, sempre lascia incerto r operatore iutorno all' esperienza ; e a dir 'ero non si puo dissimularc cbe 1' augolo alvoha a misursi di sua "randezza varia fiao .5, ^ lo gi'aJi ora in piii Ora in nieno. In se- condo luogo perche la palla essendo racco- mandaia ad nn filo, e cjueslo dovendo avere qualche sensibile grossexza, non puo per essa non aherarsi I'aDgolo di derivazione, massime se la palla sia a sensibile profoudita, perche r acqua alia palla superiore ; urtando il filo lo gonfia e il fa curvare ; eppercio V angolo indicaio nou e quel vero , cLe formerebbe la vclociia della correuie per I'equilibrio. In lerzo luogo la palla a pendolo per la vaiia direzione dei fili d'acqua che la uriano acqui- siaudo varie dirczioni fa deviarc or dall'una, or dair alua pane il filo del quadranie in modo, clie I'operazioue diviene lediosissima e lunga e difficile, errando sovenie di qual- che grado, chi vuol irovar 1' angolo di deri- vazioue. In quarto luogo finalmenie poco agevolc c il maneggio di tale istrunieulo quaudo si ha a metiere la palla alia super- flcie, a niczz'acqua e nel fondo, cd a coglie- re gli angoli nel vero punlo, perche talvolia la palla dopo essersi per qualche tempo so- sienuta alia supeificie sotio un convenieuic angolo, prccipiia inferiormenie, e quando si 58 vuol rllevare 1' augolo vlcino al fon4o la pa}? la cade, e posando sull' arena reude vaua la operazlone. A luiii quesli dlfelli, dice il poslro socio, un dliro se ne aggiunge piii grande , e che rende I'uso di queslo islruraenio pariicolaie a pochi , ed e, che nei cauali in cui le \e- locita vanno soggette a grandi vaila^iopl, ove non si abbiano grandi cauiele e facile die un Idromeira o inesperto o malizioso, cada in errori gravissimi da rovinare i proprietarj delle acque ; e quesli errori souo piu age- voli a commeitersi quanto piu si segvia il meiodo delle tre immersioni, o siazioni. Quanto alia prima difficolta che metiesi in campo dai nemici del quadranie, temuta da'suoi partigiani, e che metie in pena quei che r adoprauo senza conoscerlo a fondo, cioe la sua troppa mobillla , lungi dal cer- carne la scusa , come di difetto , forma in cerio modo il maggior suo pregio. La ma>a- cauza di sicure osservazioui sul moio delle acque e quella che fa temere agl' Idrometri quesli sbalzi del filo del quadranie; essi non suppongono nel corpo d'acqua che un moto i 1 59 progressivo , e costaiue , e aliribuiscono gli sbalzi della palla all' imperfezione dello slro- jiienio ; menlie e il necessarlo cfFeiio di una forza nuova del fluido che piii fortemenie colpisce la palla, e cerca neirabbassamento di essa, e nell' incremento dell'angolo un equi- libiio, che deve sempre essere ira il peso re- laiivo della palla, e 1' irnpulso della corrente. Cosi in luogo di dire; z; il quadraute mlsura nou solo il moto progressivo e cosiante del fluido, ma ben anche il periodico e relaiivo s , dioono che I'istromeDio e difettoso. Le ac- que che corrono in cauali, od alvei regolari non banno d'ordiuario che il molo progres- sivo j ma quando questi canali banno delle svolie, delle irregolarita, delle cadute, il fluido che ha le proprieta degli allri corpi, caden- do, o deviando, si porta piii oltre di quello che vorrebbe il naturale equilibrio, e quindi tendcndo le forze a ristabilirlo fanno refluire air indietro il corpo d' acqua , e percio dal fonie sino al mare 1' acqua tulla risente di quesia agitazione, che componendosi col mo- to progressivo luugo I'alveo, forma il moto composio, ch' e come ondeggianie, osservalo i6o ne' fmmi. Queste ondaie freqiienti, che svia- no il pendolo per plu gradi anche nc'lno- ghi piu placidi , esigouo luita 1* atieuzione deir Idrometra , perche retlaniente proceda in affare coianto spiuoso. I periii di acque che non avverllrono questo doppio movimenlo ne'fluidl, impacciaii nel- 1' operazione, studiarono di rimediare al pre- teso difetto del quadrante, prendendo la raela dello sbalzo si al disopra che al disoito p. e. se I'angolo minimo di deviazione era di gradi i5."^; ed il massimo di gradi 2i.° prescro per angolo medio il iS.°. Tale arhilrio che toglie d' impaccio il Perilo , veraraente im- perito deir arte che professa, corregge in parte 1' errore in che s' incorrerebbe fidandosi al primo angolo, od al secondo j ma per acco- starsi piu che si pub scientemente alia verita in simili casi, e trovar T angolo vero, bisogna osservar bene il tempo che impiega la palla a salire dal minimo al massimo grado , ed in quella proporzione deierminare 1' angolo medio. Se il moio in questo coufronlo di tempo si trova uniforme, (il che sarebbe caso par- licolarissimo) la regola teste riferita e ottima; i6i e in quesia circosJauza prcudendo 1' augolo medio aiiluieiico , si opera a uornia della legola gcnciale sul fondamenlo del moto se- condarlo do' fiuini. Per cvilare le abeirazioiii deir angolo prodoiie da!l' urio , cbe la cor- jcule deve fare conlro il filo, oilimo spe- dieniq sara 1' usar CiVi soiiilissimi di seta , ed una palla pliitiosto pcsauic , e piii , cor- reggcre r angolo sollevaio, per dciiarre I'ec- ccsso aggiuiiio dalla causa suddetta. La lerza diflicoltu die consisie nel trasporto lalcrale della palla fatlo da varie dlrezioui dei (Hi di acqua, uou si potrebbe vincere che con raol^ ta pazienza, osservando accuraiamente il filo, ed il qaadraiite avverteudo di porsi coll' occhio sempre nella direzione del cenuo alia peri- feria dello slromenlo. Per evilare la quarta difllcolia, si dovrebbe usare la medesima pa- zieuza faceado, e rifacendo le raedesinie os- servazioni siuo a che si trovi 1' angolo ragio- nevobncnte giuslo , e la palla si sosienga ia quel filo di acqua , di cui cercasi la velociia. Qucsie due [difficolta a dir vero non sono tauto allribuibili alio slromenlo , quauio al- ii' arduila del soggetlo di cui si iralta , che 1 1 l62 e il compllcallssimo nioviniento dell' acque correntl. L' uliirna e plu importanie difficoha coniro r uso del quadrauie, dlpende dal mc- lodo usato dagridrometri uel manegglo dello sii'omento si ii,e' gtandi, che uei piccioli liumi, quello dir voglio delle tre sole siazioni: me- lodo per cui si puo o per ignoranza o per mallzia cagionar gravi danni. A questo proposiio ecco in qual niodo il sic. cav. Sabaiti la dlscorre: « II metodo delle ' o ire stazioui sbandlscasi inieramenie dalla pra- tica nella Idromelria: e non gli si faocia luogo die iu quelle sezioni, in cui tulia 1' acqua lanto alle ripe , quauto uel filone cone al- r incirca colla niedesiraa velocita. Per accer-» tarsi poi di questa accidentale uguaglianza,; bisogua trasporiare il quadrante sopra varj punii della sezione, ed osservare se 1' augolo di derivazloue poco piiz poco meno sia co- slanie j e cio ritrovaio , abbia pur luogo il ineiodo delle tre stazioui usato dagridromelri.j In caso diverso, sieuo le stazioui lauto fre-; quenti, quanto maggior sia la variazioue, odji alterazioue della velocita j ed abbiasi raolto' liguardo ai corpi di acqua che corrono lungo I I§3 ]e ripcj e clie souo, se non moril, alinen semi- mortij perchc quesii corpi secoudo la lorp estcusiuue , possouo di mollo altcraie la ri- sultanle quauiiia, sopra Ic vere e reali. In ogni stazioue faccianslparlmenle diverse efre- queuti immersioui della palla o pendolo, a luisura che le velocita alterano gli aiigoll di, deviazlone, i quali souo gl'indizj delle siesse Telociia. Cosi operando , ed usando quella pazienza ch'e necessaria uella praiica di que- sio slromento, poiremo proraetterci qualche ulilita dair USD del quadraute, che sara o il migliore , o il pcggiore degli stromeuti, che servouo alia inisura dell' acque, secoudo I'av- vedutezza e pazienza, o la irascuraggine e freita di chi lo adopra » . Quanio al pendolo Idrometro composto dal prof. Venturoli il nostro socio si esprime cosi: « L' Amore preierraettc 1' uso del qua- dranie per coaoscere la declinazione del- I'asta, conientandosi ogni volta che ne fa uso, di noiare 1' altezza della veriicale, e la lim- ghezza della pane che resia fuor d'acqua; imtavia nell' uso praiico essendo quest' asia >oggeiia ad alcuno dei difetti della palla a i64 Jjeudolo , cioe ad una incostanlc moLlllia, d alJe deviazioiii prodolie dalla varia diiezione dei fill di acG|ua, sara cosa ben difiicile ed iucerta , il poier deicrrninaie con piecislone la luni^hezza della pane dell' asla, clie resta fuori d'acqna, ccl in couscguenza dell' angolo di declinazione. Scnibra laiiavia che si po- trebbe soslituire 1' asia alia palla apeudoloj [ perchc si avrcbbe ancbe il vauiagglo di cvi- ! tare il quarto difoUo altiibuiio alio siesso Quadranie, iion facendosi cbe una sola ini- mersioue deil'asta, invece delle ire, qual- j tro^ ec. che e mesiieri far colla palla ». , Cosi c' intrallenne dei predilciii suoi sludj ; il sig. cav. Sabatii; inentre il sig. prof. Pe- j rego proseguiva il suo lavoro sulle livellazioui j baromeiriche dei luogbi piii elevati della pro- , rincia (Vedi Com. del iSi-j). Cou una me- j moria leiia uel j8i8 fini 1' esanie della for- i luula di Laplace, che piii coniunemenie si usa neiroperazioue fisica di che si occupa I il nosiro socio, e deflnitivamenie I'abbraccioi j modlficandola pero alquanio uei coefficieuli della dilatazione dell' aria , e del mercuric > e cio per jiiolti ed csalti esperimeuti eseguiii I iG3 e pubWic.iil, pochl mesi prima die leggesso il sig. Pcro(.;c) la sua memoria, dai ss. Da-Long ePciit ih'ic'i (Vanccsl. Modlficata per lal inodo Ja fortnula iacoinlucio il nostro socio Ic sue osservazioni, per deierminarc 1' akezza sopra il livcllo del mare dei luoghi piu imporlauii della nostra Provincia. Ma prima ripuio con- venicnie cosa il f;u- couosccre i divcrsi me-r lodi che s' impicgano nelle osscrvazioul me- desimc, c veneudo poi all'applicazioue nio-i siro die Lisoguava calcolare i' aliezza di uu pimio fi.sso sopra I'oceano, cui riferir si po- tessero "11 aliri luodii die si voleauo misurare. Scclse a lal fine il gabinoKo fisico del nostro Liceo , c prcudeudo nello spazio di uu auno 1084 osservazioni col baroraetro, e col ter- |inoniciro, irovo 1' aliezza media del prime ia iBrescia uguale a 27 poUici 8 liueo , c i5 Icenicsirni di linea; la tempcraiura media poi e presso poco ugualc a queila del mare , cioc di gradi 12 ed 8 decimi del termomeiro ceoiigrado. Pimeiido quesii gradi nella for- mula ha oiiouuio r elevazione del gabinetto (isico del Liceo sopra il livello marino di iSi; metri cd uu decimo pari circa a 3j8 Jjraccia Lr(?scianc. Conosciuto 11 Hvello della cilia con- tiuuo i suol speiimenli in dlversl iuoghi della Provincia , ed in quell' anno nilsnro I'eleva- zione sopra di Brescia di Gardone in Val- trompia , di Colliu , e della montagna della Colombine die chiude al nord la suddelta valle, ai quali luoghl in conipagnia del se- gretario e di allri socj si rcco espressamenle il slg. Perego. Per mezzo di osserv'aziohi con- temporanee ha irovato che Gardone sla so- pra di Brescia melrl 18-7, che Collio e presso a poco al livello del nionie della Maddalcha j avendo un'elevazione sopra Brescia di meiri -707 e ire qiiarti , c finaloienie ebbe la dif • ferenza di livello ira Brescia e la piii alia vetla delle Colombine egaale a aoSy metric 83 centeslmi , eppercio quella montagna si eleva sopra il mare 3209 meiri all' incirca. Probabihnenie e questo il piii alto monie , della Provincia; il sig. Perego avrebbe nel I 1819 deciso questo punlo misurando le due j altrc monlagne il Gugllelmo, ed il Muffeto, ise le diroiie piogge clie avvcnnero nei glorni che vi fu sopra, non gli avessero impediio 1 di peter fare cou esaliezza le sue liyellazionij ; 167 Cgli pero si propone di coniinnare repllca- tameute le sue csperienze, ondc il suo lavoro di vaniagglo riesca alia Piovlncia non soloj ma ben anche alia Geografia Fislca. Ma il sig. Perego tocco dal desiderio di volgere ad uiilita di quesla Provincia le sue scieulifichc cognizloni , ad un altro inipor- lantissinio argomeuio applico la sua meule , a qucllo dir voglio d' introdurie un miglior nieiodo di far sahare le mine, di cui si gran- de c I'uso nelle nosire miniere di ferro , e uclle cave dei marmi. E nolo che fino dal uovembre del 1804 1' inglese lessep aunun- cio al fisico Nicholson , che per produrre I'effetto desideralo dellaraina basia introdurre per essa un fuscelllno di paglia di segale pie- no di polvere d' archibuso ben pesia , e di rienipire il foro di sabbia , seuza coraprinierla punto. Egli fece i suoi esperimenii in Agoslo di dclto anno sopra un masso assai duro al forte William, e sulla pielra calcarea di Bri- stol. 11 Prof. Perego ha leniato d' illuslrar quesio nieiodo con nuove esperienze , e di renderlo comune fra uoi partecipando con •apposiia m^moria i risuliameiui che n'ebbe i68 alia nostra Accademia. DImostra in prlmo luo- go che ii prucesso di Icssep oltr' esscre di soaima speditezza salva da immiuenli perico- 11 , e beu anche dalla moite i iniuatori , i quali col nsciodo praticaio vi sono esposii ; specialniente quando occurra di scarlcare la mina per nou seguita esplosione per essersi interrotta la coaiunicazioQ della polvere del foconc con qnella ch' e posta nelT interno della mina. Reca poi gli espeiiaienli faLli a qviesio proposilo nei paesi d' ollrernonte, ai quali unisce* i suoi, icalail a Viile, eve si scavano i noslri maruil. lo di questi rlcor- dero soltanto cio, che mi sembra assai op- porluno per eccitare il filautropo ad occu- parsi delle osservazioni, ed esperienze del noslro socio. Pratico cgli una mina un po' incllnala all' orlzzonte in un maclgno di mar- mo aderenie al monte ma iiou affatio cliiu- so da lutte parti. 11 foro aveva met. o, 89 di profondila, em. o, o5 di diameiro al- r incirca. Inirodusse nella mina una libbra metrica di polvere , che occupava la lunghez- za circa di m. o, J\.o ed enipi il reslo del foro con sabbia niente affalto battuia. Per 169 focoue fu posio un cannello di veiro pieno di polvere niinuia , die parilva tlal mezzo della carica. Fu dato fuoco colla solita esca, e la rnlua saho con pieno successo spezzando ia pill parii, e niovcudo uua grossa colomia di marmo alia sei meiii e lunga e larga al- r incirca due. E da qucsia e da altre spe- rienze (faiie pero soliauto nclle cave del marmo) parve al sig. Perego di poier dedurre i se- guenti prlucipj , alcuni dei quali , com' egli stesso avveite , souo staii anche da aliri sta- Liliti. I. Se il masso nou e isolato , ma uep- pure interameuie cliiuso, vuolsi piofondar la miua noa raeao clie la mela della raas- sima grossezza del maciguo che vuolsi distac- care. 2. II cannello , che serve a dar fuoco alia raina ( die puo essere di quella mate-; via che si vuole ) deve partire dal mezzo della carica. 3. La quantita della sahbia che 61 pone uella miua deve slare in proporzio- ne colla carica, e per lo raeno (tratlandosi di uu masso aderente) deve empire uuo spa- zio maggiore di quello occupaio dalla pol- vere. 4- La quauliia della polvere dev' essere uguale a quella che si meitercbhe coU' auii- 1^0 CO processo. Termina il nosiro socio la sua inemoria , coll' iuvestlgare la causa, per cui una piccola colonna di sabbia non baitula e affatto libera e mobile possa leuef luogo d'un turacciolo fatto di ^mattone e pieira in guisa Laituti e collegati insieme da vincer la du- rezza e consistenza del raarnjo. Egli non o- pina cou Piclet ed altri, che la resistenza che Taiia oppoue al movimento dei grauelli di sabbia tie sia la causa ^ ma incllna a credere che il fenomeno dipenda dal voler comuui- care alia sabbia il molo in minor tempo di cjuello che per queslo caugiameuto di stalo richiedesi dalle leggi della natnra. Noi non segiiiremo per amore di breviia il sig. Pe- rego neir esposizione di quesia sua ipoiesi ; e iuvece ci auguriamo che rinnovaie espe- rienze anche nelle nostre miniere ricscano h buon flue pei vanlaggi economici di quei minatorij ma piu ancora per lorli alpericolo, nel quale bene spesso incorrono -, di perder la vita. Ma se il sig. prof. Perego si fa studioso della salute dei uostri minatori, uu altro Sjostro socio lo e di quella delle gentUi i7t Signorc II sig. dott. Stefano Giacomazzl ci diede pcrcio uii saggio dl osscrvazloni sul danno die vieue alia salute delle Siguore pel loro moderno veslire. In quaitro paili divide la sua dissertazione. NcUa prima di- scorrc degl' incouveniemi, che vengono alia salute del scsso gentile pel iroppo leggero vcsliio nel tempo invernale ; nella secouda di quelli che dcrivano dal vestir troppo grc* ve,- nella tcrza ci parla dei dannl, cui vanno soggette pel troppo striugersi nei loro vesiitij c finalineutc nella quarta di quelli che pro- vengono dalla tolcita. Nella prima di quesie parti , fallaci il uostro socio una bellissirna descrizione notomica della pelle, dell' uffizio cui fu dalla nalura destinata per la iraspi- razione, va osservaudo tutti i malori, die possono essere prodotti, eve sla questa per la leggerezza delle vesti impedita dal freddo nella piu dilicata struttura dei loro corpi ; e simili inconvenieuli osserva anche nella iroppo grevezza dcgli abiti per 1' alterno passare del' I'aria libera efredda al tepore dei luoghi chiu- si, c delle siufe. Trova poi il nosiro ossev- Vaiore^ ( sosieuuto anche dall' auiorita del medici plIi accredltaii dl ognl nazlone) uello stringersi die fanno, quasi a voler dare altre forme al loro corpi clie quelle , le quail sono dalla nalura disposic, una poioiue cagione, se non e la principale, dell' essersi veso cosi comunl ai uoslri tempi la metrilidl, clie ncl fiore degli anni vengooo con acuijssimi dolori ad affliggere , ed a raplre le uosire SIgnore. ]Ne senza conseguenze niorbose, e spe so fa- tali, crede il sig. Giacomazzi l' uso dogli un- guenli, degli splrili, e dcgli altii arlKizj coa cui si studiano di lisciare la pelle, e di am- morbidire le loro carni, cli' egli va saviamcute notando c manifestando. L' operetta , utile certamente a chi vorra dei saluievoli suoi avvisi approfiitare , e gia stata pubbHcala j il che mi esime dal fame piu lungo rapporto. Quesie ftirouo nel biennio le esercliazloni scientifiche dei nostri s^pcj, alle quail unlr si dcve la raemoria che fu aiinuesso a leggcre neU'Aieneo 11 sig. Doit, Giuseppe Schiania^ lelli suir ago della cateraila , e sul niefodo di cura da lul usato dopo roperazlonc. INclla prima pane della sua niemorla offre alia Chi^ rurgia un ago plii perfelto per la depression'? 17^ della cateralia. Dopo aver egli data la prc- fercnza all'ago ricuivo invculalo gia dal ce- Icbre Scarpa, supra il relio, credette ncces* saria una misura che accertasse aU'operaiore la diinenslone deli' ago inlrodotlo uell' asse dell'occhio ; e iaoltre che 1' iudice da cui si conosce la posizioue della puala, poslo or- dluariamenie sul nianico uon sia aLbastanza pronio aH'occliio dell' operaiore , e che nt)U serva per tulle le duezioai di rivolginieulo dell'ago. Egli percio crcde aver rimediaio a quesd difeitl, agglungendo alia meia circa dell'ago, ch' ei suppoae della dimeusiono di quaiiordiei liuee , uu cerchiello che sopra- vanzi per luiio all' intorno la periferia del- I'asia dell'ago- Quesio cerchiello e sniozzalo siuo al livello dcll'asla uclla pane superiore corrispoudeutc alia curva. Con tale spedieiue nella parte che sopravauza al cerchiello e limitata e misurata aH'operatore la diniensio- ne dell'ago che vuolsi iutrodurre ueli' asse dcH'occhio, e la sinozzatura del cerchiello e r iudice per mezzo del quale, seuza distrarre la vista, ei ricouosce proutarceute la posizioue della puma dell' ago , la quale e seiupre iu 174 opposizione alia smozzalura medeslma, De« scriiti quest! mlgliorameutl fa il sig. Schlan-i tarelli osservare grinconvenienii dcgll agbi iroppo licurvi, e ue propone di minor cur- valura j il die prima e staio notato da Bell e Ruggeri, come si vede nelle opere lore. INella seconda pane discorre del metodo lerapcutico da icnersi dopo 1' operazione a fine di preveuire rinfiammazioue lanto facile a risvegliarsi ; e parendogli die uessuuo ab-^ bia finora indicaio alcun mezzo efficace aU r uopo, egli suggerisce, e consiglia I'applica- zioue topica ripetuta eatro le prime veuti- quattr'ore dall'operazione, della liniura lebaica. Heir immaginar tjuesto metodo egli si e foa-^ dato sulla viriii sedativa dell'opio, e parien- do dal priucipio che il dolore successivo al- roperazione sia la causa dell' infiammazione, ue iuferisce cbe 1' opio toglieudo il dolore deve prevenire riofiaramazione stessa. II sig. Scbiautarelli si loda molto dell' esilo felice di quesia praiica , ed assicura ( cosa a dir vero portemosa), che in nessuno de' suoi operati gli e accadulo di vedere 1' iiifiamrna" zione. f .,5 Non e (11 nostra compeienza il gludicare della relliludine di una pralica dedolla da situili priucipj ; ma scmbrandoci iu opposi- ziooe alle doiirine coniuneinente seguiie sul modo dl agire deH'opio, c sull' inflammazlo- ne, dubiiiamo, che sia per essere facllmente accetta ai buoni pralici, i quali forse veggono ia essa il mezzo di risvegliarla , anziche di prevenirla. Ed in fatti e da stupire che I'opio il cui uocevole effetto nelle inflamraazioui e slaio iuculcaio dai Medici auiichi e moderni, il cui potere nell'accrescere il moto del cuo- re e delle arterie e conosciuto da luiti i pra- tici, che appllcalo esieruamenie all'occhio, ed alle parti piii seusibili produce iufiammazione e dolore (Vedi Spreugel instituilones medi- cae I. 9 c. vu, § 25o), sia ad un tratio divenuto un conlrostlmolo , come place al slg. Schiautarelli di chlamarlo, atto a preve- nire 1' infiammazlone. Dublteranno del prin- clpj dai quali deduce la sua teorlca ; noa gli concederanno che il dolore sia la causa dcir infiammazlone j e dirauno che u' e piut- tosto r cffetio j nepheranno che dalla virtu scdatlva dell'oplo si possa dedurne la facolla 1", 1^ di prevenire 1' infiammazlone j perch6 a!n- messo pur anco, cli' csso eserciti quesla fa- colta sulla senslbiUla, UUtl pero gli altrihui- scono una forza clie accresce tutii i movi- inenli irritativi. Ad ognl modo noi lasceremo ai Medici la decisione suH' esperienze del- sig. Schianiarelll, e passeremo a parlare degli allri argomenti di Agricoliura, Manifallura ed Arii belle che furono trattati nell'Ateneo. AGRICOLXURA E MANIFATTURE. E cominciando dalle prime il nostro socio siguor conte Gualdo di Vicenza ha regalato all'Aienco il modello deU'aratro di Nancy, di cui egli da piu anni fa uso ne' suoi posse- dim end con questi due calcolabilissimi van- taggi : X. di svolgere niaggior quantita di terra con minor faiica de'buoi^ 3. di smiuuzzarla nel medesimo atto, e prepararla alia semina- gioue, seuza bisogno d'ulicrior viso deU'erpice, die per coprire i grani. Egli non ci diede poi la descrizioue del medcsiaiP^ ne c' inse- p 177 gno il mode di adopcrarloj poitlic lo credet- te non sohi conosciulo, ma posio in nraiica dai uoslri agricoltorl. L^Eucicltjpcdia rneto- dica pero saiisfcia chiuuque desidera avcrnc peifciia cognizloue. Un allro nostro socio il siguor Gaetano Feri'ini ha voile le sue cure a migliorarc la trcLbiatura del grano cou una semplicissima niacchina, di cul ci ha prescutaio il model- lo. Essa c composta di uu ciliudro graudc, alle cui estremiia si trova im volano per fa- cilitare il nioto che le vicu daio dalla parte opposta , col mezzo di una manovella , da fjnalsiasi uomo ; e siccome quesio cilindro e umo invesiito da plccole trancie di ferro, le quali comhaciano con ahro mezzo circolo cgualnienic fcrraio, ne uasce lo sgranellanien- if).Vi si vcdono aucora quaiiro graiioole della luughezza del cilindro, che servono a viem- mcglio sminuzzare la spica, ed a portar fuori della macchina la paglia. Tie allri piccoli cilindri servono a far girare ana tela sen- za fine , su cui si preparano dislesi i covo- ni del frumenio, i quali con molo regolare vengouo condoiii souo il ciliudro operaiore. 13 Soiio quos'o cilindro Iiavvi un crivello , or- cMuato a separaie la grossa puUa dal grano. La macchlna e tli facile Irasporto, due iio- iiiiui la poiiano ova lor place. I vantaggi che sc un promeite il uoslro socio, e di cui ha 1 cso esatia ragione , sono i seguenil ; I. Si pu6 trebbiare il fiuilienLo ia onia di qual sia inlempene, e di giorno e di nolle, e in ogni slaglone ; perche ogiii portico, ogni ca- mera, e, meglio, ogni loggia puo eleggersi a luogo della lrebb'ero occiqjarsi auclie trcbbiando co'buoi, per fame un lavoro mag.'jiorc di quello cbe si oiiiene con esse e co' buoi col meiodo iu uso. Quesli vantaggi souo lauto per se calco- lablli, cbe uon c lueslieri io spenda molie parole per encomiare 1' iuventor della mac- cbina , e cousigliarne I'uso. Ouanto alle Manifallure nella Provincia inlrodoitc, e di cui ha polulo FAleueo pren- dere le opporiuue inforinazioni, corameuda- ijTKr<; quclla di lappeli , c di altri filali dal siguuri fralelli Bellaudi ucgozianli di quesla citia siabiliia a Pralboino , di cui furono csposii ueirAteneo var j campioni. E per par- larc priucipalmeuie dci lappeli , banpo Tor^' i8o diiura lulta di lino, c la irama dl lana, ed amendue quesie prime niaierie sono prodoili della nostra Provincia: nella Piovincia sono pur faiie preparare , filandosi il lino nelle Valli Trompia e Sabbia , e la lana in Val- Sabbia , onde ne viene un uuovo mezzo di indubuia a f|nellc povere popolazioni ■ dap- poiche la filaiiira del lino occupa nell'in- veino due inila donne incirca, che in quella stagione resierebbero inoperose ; servendo queslo filo anche ai varj altri tessuii dell'an- tica fabbrica di tovaglie dei medesimi nego- zianti. Quesii lili si purgano e si tingono nella Provincia e uella cilia. II locale della loro fabbrica sara presto capace di lOO tela], randamenio dei quali occupera le braccia di 200 persone ; telaj ch'essi sig. Bellaudi hanno ora disiribiiiil in varie case di Pralboino e di quel vicinato. Quesii lappeii hanno gran- dissimo smercio nella Provincia e nel Re- gno, specialmenie nelle due Capilali , dove sono molto ricercati, perclie in fortczza, du- revolezza di colori , e bellezza di disegno stanno di gran lunga sopra a quei di Baviera. Sicche -i sig. Bcllandi animaii dal buon sue- i8i cesso , ovc oitcngano la s'ovraua proiezlouc, si propungono cU esiendere la loro fabljiica ad ahre qualitii, cloc a tappeii di lulia lana a due rovesci ad uso di Fraucia. NoL dob- Lianio far plauso airindustiia di quest i no- siii couciltadiui, i quali colla propria foriuna prouiovouo r ulilila della Proviucia , ed iru- piegauo uu si grau numero di uosua gentcj dappoiche se la prosperila d' un pacse suol calcolarsi dairatlivila degli abilanii, noi pos- slanio riprometterci tauto migllor avveuire , quauto uiaggiori saranno quesii utlli siabili- nicnii. Percio comniendevole ruenzioue io pur faro del sig. Giovauui Garioni, che in que- sta citia ha stabilita uua nuova slampa di tele, e di percalli cou si felice esito , che. chiama i negoziauti dello viciue provincie a giovarsi deH'opera sua. Yarj carupioui di sua manifallura vi furono esposli. ARTI LIBERALI E MECCANICHE II nosiro socio sig. Fcrriui , di cui abbia- nio parlaio teste privato e solo nel iSiy concepi 1' ardiio diseguo di cuslruire una bar- 1«32 ca a vapore, e non da alul ajulalo die diille sue forze e dal suo ingegno , falto di casa sua un arsenale, pur lo compie, e il prirao viag- gio teuto pariendo da Ponievico siuo a Ve- uezia. Con una ragionata niemoria isirui I'Aieneo prima, dell' origine, e dei progress! delle mac- chine a vapore, degli usi clie ne irassero in lughillcrra, in Francla ed alirove gV iudasiri manifatturieri uei grandi lore stabilimenli; come ultiraamcnte si coslrussero grosse Larche, e navi, che sui fiumi coniro correnii, e sullo siesso mare a piacere si dirlgessero colla sola forza del vapore; passo quindi a renderci con- to delle nonne da lui seguiic uel coslrulre la sua ; di luiii gli ostacoli che incoulro ; del modo con cui si e ingegnaio di ripararyi; e (luahnente delle cagioui per cui uu esilo lion ebbc corrispondeute alle gravi spese iu- contrale, ed alia sua aspettazione ; quali cor^ rezioui, ei ne disse , abbisognano per render r opera sua perfeita, e di tuito con lanta pre- cisioae e chiarezza egli iratto, che beu ci ha faiio conoscere quauto egli sia nelle raecca- niche addoitrinato,quanlo fecondo abbial'in* gegao per creare, quauto sagace per auiivedere i85 G coiicggerc. Clic sc 11 siio priiiio lavoro noii sorti un csito per oj^ni [tarie fcllcc , noii inii- terenio noi il vulgo sciocco , il quale jjlucU- cando scmpre del merilo dal solo even to , subllo deride cio clie non ricsce^ ma iiivcce desidererenio clic piii felloe occaslone si apia al uostro socio di dar 1' ultima mauo air opera sua, e quel difetli evilare, cU'ci gia conobbe, e a uoi scbieliameote manifesto, col modo di porvi rinicdio. Le graudi opere e nuove nou oliengono quasi mai alle prime prove il lor perfezionamento, cd e degli uomlul savj iucoraggiare non avvilire i priml sforzi. Ma dalle arii raeccaniclie alle belle faceudo passagglo, le quali in maestosa ponipa vi si offrono alio sguardo iu questo tempio sacro a Mluerva, vi diro, come il nosiro socio sig. Alessandro Sala piltore ed incisorc lessc pri- mo nel bienuio una memoria suUe piii pre- ziose diplniure the ornauo la nostra cilia, offrendoci di alcune sceltissime iu pari tempo rincisione a couioruo, e rillustrazioue cb'egli ne dlede. I . Gesii deposto dalla Croce di Giovanui Bel- lini maestro delTiziano, las. Giovanni Evan- i84 gelisia. 2. L' Annuuclazioue, 3. L' Angelo Ga- brieie. l\. SS. IN'azaro e Gelso. 5. S. Sebasiiano e s. liocco, 6. La Resurrezione , iu s. INazaro. -y. L' adiiliera Ebrea in s. Afra. 8. Calleriua Cornaro iu casa Marlinengo Colleoni. q. L'Ec- ce-Hoiuo in casa Averoldi a s. Croce , opere tulle del Tiziaao. lO. S. Baibara, di Pielro Rosa scolai'O del Tiziano, nella chiesa delle Grazie. ii. S. Nicolo da Bari, ai Miracoli. 12. La sirage degl'lnnoceuii, iu s. Giovanni. ID. Elia dormienie, uel Diiomo Vecchio. i4- La Maddalena, iu s. Maria Calchera. i5. Cin- que SS. vergiui , in s. Clemen le del nostro Bonviclui chiainato il Moretto. i6. S, Apol- lonio, iu s. Maria Calchera. i-j. Lo Sposalizio dlM. V, in s. Giovanni, del Romauino. i3. li Presepio di iiosiro Si^nor@ lu s. Barnaba , del Savoldo. 19. La trasfigurazione in s. Afra, del Tintoreiio. 20. S. Afra jiiariire nella chiesa di queslo norae, di Paolo Veronese. 21. Gesii Cristo spogliato, nella galleria del sig. Paolo Brognoli , del Bassano. 22. II batiesinio di s. Afra nella cliiesa di queslo nome, del Bas- sano Francesco. 25. Presepio di M. S. in s. Fausiino dipiuio a olio di Laitanzio Gam- i85 Lara. 24. S. Bailiara In s. Nazaro. aS. Asdru- bale a' picdi di Sclpioiie. 26, e 2-7. La moglle di liii co' fiyli , quadri ire a fresco del me- desinio, in sulla slrada larga. 28. I'atroclo difeso dajjH Ajaci, sul corso del Garabaio, del niedesiino. 2C). Ercole clie sirozza il Leo- ne, nella galleria Feuaroli, del Rubens. 5o. S. Latino vescovo in s. Afra , del Procaccini. A clo fare fu principalmente mosso il uo- slro socio dair esempio di allre sociei* , le quali arricchiscono gli studj ed 1 gabineiii coi moltiplici intagli delle piii pregiate pitiure dei loro paesi , e dal molto amore agl' insi- gui ariisii , di cui rlferisce 1' opere col suo diligoniissimo lavoro. Tanto piii che i rai- gliori quadri bresclani , qual se ue fosse la cagioue , nou ebbero Imora la sorte di es- sere illustraii da alcuno di quei si chiari bullni, onde va superba la nostra eta, e bcnche fossero per circa due secoli oggetto di studio e di animirazione a non ignobili ariisii, che successivaniente coltivarono 1' arte del disegno fra noi : vi fu obi s' incorag- giasse a iimi incidcrlij non gia perche ad alcuno di loro mancasse 1' aiiezza a tal ma- i86 gisieroj dappolche , senza sallre all'epoca dei Montagna, che farono quaiiro Lresciani incisori ai tempi loro , Ponipeo Ghitti pil- tore insieme ed incisorc , clie in alcuue ope- rette per lo plu dl sua fantasia iravveder la- scia molia accuratezza, ( non si sapreLbe iu- dicarnc il motivo) trascurati i modelli nostri , e recatosi a Milano, per la migliore dellc sue incisioni si valse del famoso quadro di Tiziano rappresentanie la coronazione di spine, clie allora custodivasi in quella cliiesa delle Grazie. Due sohanto, dice il sig. Sala, vi furono, cho in pane tentaronoquesta impresa, Antonio Ca- pello pittore cd iucisore , il quale puLblico la nativita di N. S. che ab'uiamo in s. Afra dipinta da Carlo Veronese ; e 1' Olandese Kurt, cui si deve una starnpa dei tre quadri di Tiziauo che adornavano la gran sala del palazzo di Cilia deito la Loggia; che dob- biamo aver piii cara per essere 1' opera ori- ginale perita nell' iucen Jio di quel palazzo che aweuue I'anno iS^S. Ma senza diniiuuire colle parole il pregio di qnesii due lavori, sono ben essi assai poca cosa a peiio dei uiolti ottimi quadri, ond'c 187 iicca la nostra clirh, dci quali pcrcio il no- slro socio cicsse i plii perfciii, die apparicn- gono al sccol d'oro dcJla piitura, c fra qucsii le opcrc di alcuni piiiori uostri concitladini non conosciuil dai forcsticri qnanio il lore merlio csigerebLe. Eppercio dei due capi dcUa sciiola Liesciana il Piomanluo c il Mo- reno eg]i prcscelsG alcuui dipiuii di opposta maniera j ed ha poi dale opera che quei qua- dri, i quali sono cclcLrati dalla pcnua degli seriitori poiessero far mostra al lontano co- nosoitore delle Lcllczze loro, e del caratlcre e delle maniere proprie dei loro autoii. A lal fine di treula quadri egli ci ha dale i couiorni, dislnbuiti secoudo 1' ordine dei tempi c de' loro autori; la illustrazione di ciascuno dcdicaiido ad uu illuslre nostro cou- ciiiadino. Delia ::-.aestrIa cou cui il valcnle nostro socio disegno ed incise quesii quadri, come pure del mode con cui seppe descriverlij uoi daremo per saggio 1' ultimo , giacchc I'illu- stre autoie si degno concedcrne il rame per ornar di esso il nostro Commentario. Quc- 5to rappresenta,come dissi, S. Latino Vcscovo i88 di Brescia, ed e intliolaio dal slg. Sala ai sig, Barone Camillo ( nostro Presidenie) c Filippo fraielll Ugoni , oolla seiiuenie descrizione : S Queslo lavoro dl Giulio Cesarc Procac- cini forma il quinto quadro scelio iiella Chiesa di saut'Afra, ordinaio dai uosiri mag- giori a dccoro ed aumenio di quella , ben puossl dire,°sacra e pubLllca collczioue. Ap- passionato il Procaccinidello sille Corregge- scD, in quesla sua opera seppe I'orme seguire, senza farseue servile inuitatore ; auimando le sue figure, e piu i suoi volii di un non so che di soave, d'amoroso infiaitamenlc variato, di cui sembra pariecipare ogui oggetio. Pieno di dolce iucauto e il Bambino , che vczzeg- gia la Vergine sorridenle al liglio con lulte le grazie della bellezza vereconda, come pur auco i due Angeli che si abbracciauo, si ac- carezzano, e par che vogliano deslare invi- dia delle delizie end' eglino vanno lieti. II santo Vescovo Latino proteggitore della ciita si aftlssa divotamenie in Maria e nel pargo- leiio Gesu ,• ed Ha scritto innanzi che a parlar coniinci NeglL ocrJiij c nella fivnte le parole. 1 89 Spliaule dal volto i plu leueri affeill disten- de la deslra sopia Brescia, e sembra, che pur voglia derlvarc dal Diviu Figliuolo la Lenedizione, cli'egli desidera, su la cilia che gll e affidaia. 11 Borromeo par si cotnpiaccia di si aruorosa scena, e sollcvando 1' un dilo accenna Brescia simbolcggiala nella gcnufles- sa giovineita, che uobilissima per le forme, c vaga per la chioma d'oro, che le discorre per gli omeri , e lutla iuienta a togliere al saulo Vescovo il pastorale, quasi voglia mo- slrare, che pur couviene appoggiarsi ad csso come a colonua. ti; Brescia dee saper grado al sig. Sala di essersi posto a quesio uohile impeguo, e de- siderare ch'egli compia I'opera salvaudoci al- meno i disegni di quelle dipinlure a fresco, che piu sono csposte ad essere dal tempo, e dalla poca cura guasie e corroite. Cos! la Brcsciana Gioventii che alle Belle Arii con ardore i suoi sludj rivolge, polra avere nei dornesiici esemplari un potenle incilamenio a hen riuscirvi j e uoii solo essa lo avra in queste incision! del sig. Sala, e in quelle dei celebri nosiri socj e conciliadini i sig. fra- 190 lelli Fauslino e Pleiro Andeilonl, del quali il niinore negli anni andali gli oscmplaii seni- pre ci spedi delle sao lodaiissime opeie ; ed il maggiore iu queslo bieunio cl rcgalo il ri- tralto per lui esegniio di S. M. il Re di Sar- degna, e la Maddalena clie fu coronala di premio : ma ben anche nellc siesse opere dei vivciui noslii pittori, dei quail ogni anno ab- biamo a lodaie quaiclie nuova prodiizione ; come nel bienulo il festegglauienio degli amo- ri per la rapiia Proserpina, studio falio dal inedesimo sig. Saia sul celebre quadrO del- TAlbani j le groiie di Nelluno del socio sig. Luigi Basileui, paesaggio in cui la natura par che si ailegri di trovarsi pi a boUa nello stesso orrore. II ritraiio del fu conte Glam- maria Mazzuchelli onore di Brescia e d'ltalia regalaioci dal sig. conle Francesco suo figlio, dipinio dal socio sig. Doinenico Vanlini. II ri trail o del fu conle Giambaliista Corniaui, nome caro a questa socieia, ch'egli per piii auni in qualila di Presidenie inodero, e chia- ro al mondo leiterario, diplnio e regalaioci dal nuovo socio il giovauc sig. Pieiro Filip- pinl ; la Maddalena deilo sicsso 3 il ritraUo ^9^ di lul cscgulto dal sno amioo, il glovlue di laniG speranzo noslio socio slg. Michele Pioi- lini. 11 rllrallo del iiosiro socio d'onore Tim- morialc Caiiova inciso a colori dal socio sig. Sergent - Marceau. Ma che diio dei riiralli a miniaiura della signora Adelaide Bianchi- Camplani ? Che dei riiraui a matita di Cal- vino e di Leonardo Da Vinci della signoia contessa Lucrezia Soncini-Cigola? Che dei dipiiui della signora Caierina Borghetli ? Che di quelli del giovineito sig. Vergiue ? Che dei lavori in cera ed in plastica del sig. Gio- vanni Fautoni , di cui specialmeuie si am- mira la testa d' Iside ? Che della testa del Redentore in plastica fatta dal sig. Gianan-f^^ tonio Labus figlio del nostro socio , giovii netto che a soli dodici anni fa coucepire di se tanlc speranze ? Da quesii esempl anima- la, e specialmente dal voslro, nobili Signore, che la gloria formate del voslro scsso , la hrcsciana gioveniu inipari a sprezzare la gola, il sonno, e Foziose piunie, c a convertire in qualche nubile studio il tempo che indaruo si perdc. E mi compiaccio a vedcrc che molii gia seuiouo quesio sprone alle Belle .192 Arli ed alia gloria , molie altre illustri gio- vanetle ( cui un malinieso pudore vieta di produrre in' quesla soleiine adunanza i loro travagli) camniinano suH' esempio di quelle prime, e no agguaglieranuo ben preslo la lo- de. Moltl disegni e saggi a mailia eseguili, voi vedeie esposii, dei giovani sig. Luca Gan- daglia , Cavlo Borde , e Rafaeilo Ongari, i quali coi disegni di tin maestoso lempio del fu uostro socio Viucenzo Bereuzi rapito «el 1717 ai vivi j e col modello in creta d' ua gueriieroj e covi un canestr® di frutti m marmo del sig. Dionisio Emmauueli , fanuo chiarissima prova che in Brescia risorge I'a- more per le belle arti, e die, siccome fra le vicine citia si distingue gia nella coliura delle lettere e delle scieuze , cosi in quella delle arti, se tanli uuovi rampolli crescano a buou fine, esnula si fara delle gia chiare melro- poli. II clie Voi, amplissimi Magistrati, per lo zelo che vi distingue nel secondare le be- netlche inienzioni del nostro Sovrano, e per rauiore che nutrite per tutto cio ch' e hello e peifetio, doveie e desiderare e volere. FlINE, 193 If^ DICE Discorso parenetico del sig. Bctrone Camillo Ugoni letto il 1 8 gennajo 1818 in occasione di essere stato eletto Fresideiite . . . Pag. i Discorso del medesimo ^ con citi fu aperta la puhblica seduta dellAteneo il 2'j selleni- bre 1818 M 2$ Discorso del medesirno, con cui fa aperta la pub- Idica seduta il i5 settembve 1819 . . 5' 06 Relazioiie accademica del Segrelario pel biennio 1818 e 1819 n il Proemio zi ^^ LETTERATURA. Tiaduzionc cd illustrazione della seconda delle Pitioniclie di Pindaro del Segrelario , 55 4^ Tiaduzione cd illustrazione della prima dclle TSe- mee dello stesso » 5o Traduzione dell' Eueidc di Virgilio del sig. prof. Ccsare Arici socio attivo » 52 Difllcolta di ben tradurre Virgilio, e traduzione del secondo libro dell' Eneidc del sig. Avs>. AiUonto Buccelleni socio attiy>o ...» 55 Tcrzo cd ultimo saggio di traduzione dclle Gra- i3 394 zie di Wieland del sig. Cav. Carlo Antonio Gambara socio clonore ...... h 5!^ La Cioiinda, Tiagedia del sig. profess. Giuseppe Nidolini socio atdvo » 60 II Conte di Essex, Tragedia con discorso preli- niinare del medesinio . )) 63 Tebaldo De' Brusati, Tragedia con discorso pre- liminare del sig. As>\>. Antonio Buccelleni socio altivo '......,...)) ^ i Bosmunda in Ravenna, Tragedia del sig. Cav. Francesco Gamhara socio attivo ". . . h n6 Coriolano, Tragedia del nicdesimo , . . . » nc\ Gcste del Bresciani durante la Lcga di Cambray, Canti con note del medesinio .... 2 83 Progelto di patrj studj fatto aU'Aleneo dal sig. Paolo Brogiioli socio attivo ....)) 84 Progetlo del sig. Barone Presidcnte pel prosogui- niento dell'Opera del fu nostro concittadino conte Giamiuaria Mazzuchelli intitolata: Gli Scriilori d' Italia . 5? 86 Marmo scoperto in Padova nel 1818 illustrato dal sig. Dolt. Giovanni Labus socio corri- spondente . i . » 8jf Due epigrafi disotterrate a Pavia nel 1818 spie- gate ed illustrate dal medesinio . . . » gS Epit^ilGo di Marco Valerio Massimo, clie si con- serva nel Casino dei Nobili in Milano, spie- gato ed illustrato dal medesinio . . . » 102 Inscrizione lapidaria clie si trova a Manerba , riviera di Salo, illustrata dal medesinio n io4 PisscrlarJone su tl'iin libro raiissimo di antic])! moiiuiricnli brcsciani raocolli dairAragoncse piltor Bresciano del sccolo XVI colic noUzie biogiaficlie doiry\ragonese del medcsimo » in Intorno ai nuovi fasti Consolari scoperti in Ro- ma pochi anni fa, ed illustrati dal sig. Bir- tolonimeo BorgJiesi nostra socio d'onore ; Dis- sertazione del medetinio jl n5 Intorno alia vita ed agli scritti di Camillo Porzio storico Napoletano. ^levaoxxs^del medesimo i) iol^ Jntorno alia vita ed agli scritti di Oiroiamo Ve- rity, Mcmoria del medesinio . . . . 59 126 Intorno alia vita ed agli scritti di Antonio Ca- guoli Veronese, Menioria del medesiino ••> ibid. Intorno alia vita ed agli scritti di Giacomo Pcr- gamini, Memoria del medesiino . . . -s i an Intorno alia vita cd alle opere di Enxiio Quirino Visconti, Memoria del medesimo . . . 55 128 Elogio di Ennio Quirino Visconti del sig. Luigl Strocchi socio d'onore 55 i5a Intorno alia vita ed agli scritti di M. Tcrenzio Varronc, Menioria del Segretario . : . ;? i "3 Annotazioni alle considcrazioni del sig. conte Pcr- ticari, nostro socio donore, circa lo studio del!a lingua , del sig. Ab. Giuseppe Tai'erna socio altivo 55 i35 SCIENZE Nuovc osservazioni sul sistema dcU' irritazione in risposla al sig. Dolt. Ijjnazio Penolazzi , A96 del si'g. Dott. Picfro RiccohelU socio attivo 55 1 3^ Lc piante vencfiche della Provincia descrilte dal sig. Dott. Giovanni Zantedesclii socio altivo 55 i33 Origine e progressi della Botanica , specialnienle in Italia, Memoria del medesimo . . . ?5 i45 Sulla vita del Vegetabile, Dissertazionc del me- desimo » i49 Sui difetli, e suUe iaiperfezloni si dei mezzi. cbe dclle inaccbine fiiior conosciute per la mi- sura delle acque correnti, Memoria dsl sig. Cav. Antonio Sahalti socio attivo . . » i52 Livcllazioni barometriche di alcuni luoghi piii elevati della Provincia, falte e riferite dal sig. prof. Antonio Perego, socio attivo . ••> 164 Nuovo metodo per far saltar le mine, Memoria del medesimo rorredata di sue esperienze 55 16^] OsscrvazJoni su| danno cbe viene alia salute delle Signore pel loro modcrno veslire. Memoria del sig. Dott. Stefano Giacomazzi socio attivo 59 i^i Sull'ago della catcrjUa , e sul melodo di cura tlopo r operazione, ]\Icmoria del sig. Dott. Giuseppe Schiantarelli k 172 AGRICOl.TURA E MANlFATTURE. Modello deir aratro di Nancy presentato all'Ate- neo dal sig. conte Francesco Gualdo di Vicenza socio d'onore » 1^6 Nuova Maccluna per trebbiare il frumento inven- tata e descrilta dal sig. Gaeiano Ferrini so- cio d'onore " '77 i I '91 Manifattura di tnpjietl e dl altri filati, stabillta a Pralboino chi sig.fralelli Ddlandi negozian- ti in Brescia » I'JQ Nuova slampa cli tele e di percalli slabilita in Brescia dal sig. Giovanni Garioni . . 55 lOI ARTI LIBERALI E MECCANICHE Barca a vapore costruUa dal sig. Gaetano Fer^ rini socio d'onore •.1 182 Trenta delle piii pregevoli dipinture, die oinano la nostra citla, illustrate ed incise a conlor- no dal sig. Alessandro Sala socio attivo 55 i83 Ritratto di Sua IMacsta Sarda inciso dal sig. Prof. Faustina Anderloni socio d'onore ...» igO La Maddidena incisa dallo stesso .... wibid. 11 festeggiamento degli Amori studio fatto sul ce- lebrc quadro dell'Albani dal sig. Alessandro Sala socio altivo 5? ibid. Le Grottc di Nettuno paesaggio del sig. Luigi Basiletli socio attivo 5» ibid. Ritratto del fu sig. conte Giammaria Mazzuchelli dipinto dal sig.Domenico F^antini socio attivO'-^ ibid' Ritratto del fu nostro Presidente sig. conte Giam- baltista Corni.mi dipinto dal sig. Pietro Fi- lippini socio attivo " 191 La Maddalena dipinta dallo stesso ....'.•> ibid. Ritratto del sig. Pietro Filippini dipinto dal sig. Gabriele Rottini socio d'onore ... 5' ibid. Ritratto del celebre Canova inciso a colori dal sig. Sergent-Marceau socio d'onore . . » ibid. i5* 198 Miniature della sig. Adelaide Bianclii-Camplani m ibii Eitratti di Calvino, e di Leonardo Da Vinci , a matita, della sig. contessa Lucrezia Soncini- Cigola 5, ibid, Dipinti della sig. Caterina Borghetti ...» ibid. Miniature del giovine sig. Pietro p^ergine . n ibid, JLavori in cera ed in plastica del sig. Giovanni Fantoni „ ibi,£ Testa del Kedentore in plastica del giovinetto sig. Giannantonio Lahus , figlio del nostra socio : 5, ibid, Disegni e saggi a matita degli Alunni del Liceo signori Luca Gandaglia, Carlo Borde, e Ra- faello Ongari . . . » ibid. Disegno d'un maestoso Tempio Cristiano del fu nostro socio Vincenzo Berenzi .... 55 ibid, ^lodello in creta di un gueniero , e canestro di frutta in marmo del sig. Dionisio Emma- nueli , 5? ibid. Cpnclwsione :....,..;.. 55 ibid. J 99 2NDICE SECONDO 1818 Piscorso parenetico del sig. Barone CamiUo Ugoni letto il i8 gennajo 18 tS in occasione di essere st'ato elelto Presidente . . . . » I Discorso del medesinio con cai fu aperta la pub- blica seduta dell'Ateneo il 2'j settembre 1818 » a!j LETTERATURA Traduzione ed illustrazione della seconda delle Pilionicbe di Piadaro, del Segretario . s? iS Traduzione ed illustrazione della prima delle Ne- mee, dello stesso 5» 5q Traduzione dell'Eueide di Virgilio, del sig. prof. Cesare Arid socio at live » 5z. Difficolta di ben tradurre Virgilio, e traduzione del secondo libro dell' Eneide, del sig. Avv, Antonio Buccelleni socio atlivo . . . sj 55 Terzo ed ultimo sai;yio di traduzione delle Crazie di Wieland , del sig. Cay. Carlo Antonio Gambara socio d'onore .;.... m 5S La Clorioda , Tragedia del sig. prof. Giuseppe Hicolini socio attlvo 59 60 Bosmunda in Ravenna , Tragedia del sig. Cav. Francesco Gambara socio attivo ...» 76 Geste dei Bresciani durante la Lega di Cambray, Canti con note, del medesimo . ...» 82 Progetto di patrj studj fatto air Ateneo dal sig. Paolo Bro^noU $ocio aiUro • » . ? 8? ^.'jf 200 Pi'ogeUo del si'g. Sarorte Presicienic pet pfospgui-^ menlo dell' Opeia del fu nostio concittadino cotUe Giamoiaiia Mazzuchelii intilolala : Gli Scridori d' Italia 55 SS Epilaflio di Marco Valerio Massimo, che si con- seiva nel Cabino dei INol;i!i in iMilano, 'spie- gato ed illiistiato dal sig. Dotl. Gio. Labus socio corrispondcnte w 102 Dissertazione su d' uii lihro rarissiino di antichi monumenti Bresciaiii raccoiti dall' Aiagonese piltor Biesciano del secolo XVI, colle noti- zic iDiografiche dell'Ara'innese, del niedesiino a lit Intorno ai niiovi fasli Consolari scoperli in Roma pochi anni fa, cd illuslntti dal sig. Barto- lommeo Corgliesi socio donoie; Dissertazio- ne del medesiino . . . . . . . » 118 Intorno alia vita ed sgli scritli di Camillo Porzio storico Napoletano, Memov'ia del medesimo n 11^ Intorno alia vita ed agli scritti di Girolarao Ve- ritri, Memoria dello stesso . . . . . 5' 126 Annotazioni alle considerazioni del sig. conte Per- ticari, nostio socio d' onore, circa lo studio della lingua, del sig. Ab. Giuseppe Taverna socio attivo . . » l35 SCIENZE Nuove osservazioni sul sisleraa dell' irritazione in risposta al sig. Dott. Ignazio Penolazzi , del sig. Dolt. Pietro Riccobelli socio atUvo » xSj Le piante veneficbe della Provincia descritte dal 201 sig, Gto. Zantedeschi socio attivo « . m i38 Livellazioni baiomctriclie c]i alcuni luoghi piu elevati della Pioviiicia, falle e ritei'ite clal sig. prof. Antonio Perego socio attivo . . 55 164 Sull'ago dclla cateiatia, c siil metodo di cura do- pe ropeiazione . Alemoiia del sig. Giuseppe SchiantarelU 35 1^2 ARTI LIBERALI E MECCANICHE Barca a vapore cosliiitta dal sig. Gaetano Fer- rini socio d'oiwre r? 182 Ticnta dcUe piu pregevoli dipinture, cbe ornano la nostra citta, illustrate ed incise a contor- no dal sig. Alessandro Sala socio attivo 55 i83 Ritratto di Sua Maesta Sarda incxio dal sig. prof, Faustina Anderloni socio d'onore . . 5> igo La Maddalena incisa dallo stesso . . . . sj igo 11 festeggiamenlo dpgli amori studio fatto sul ce- Icbre quadio deU'Albani dal sig. Alessandro Sala socio attivo ........ 55 i go Ritratti di Calvino , e di Leonardo Da Vinci a matita della signora contessa Lucrezia Son- cini-Cigola ' -' 191 Dispgni c saggi a matila dcgli Alunni del Liceo signori Liica Cauda glia. Carlo Borde, e Ra- fael lo Ongiiri 15 igr Discgno d'nn Tempio Crisliano del fu nostro so- cio P'incenzo Bercnzi ;> igt Mndello in creta di un gucrriero , e cancstro di frulta in marmo; del si^^. Dioniiio Emanueli " 191 503 i8i9 Discorso parenetico del sig. Baroiie Presidente con cui fu aperta la pubblica sedula il i5 settembre 1819. . , . , • '. • - Pag- 3Q LETTERATURA Traduzione tlell' EneiJe di Virgilio , del sig. professor Cesars Arid socio nltivo . y> l\ii 11 Conte di Essex , Tragedia , del sig. professor Giuseppe Nicolini socio attivo . . . n 63 Tebaldo Brusali , Tragedia con discorso prelimi- nare , del sig. y/iv. Antonio Buccelleni so- cio attivo 5» fjr Coriolano , Tragedia , dtl sig. ccw. Francesco Gambara socio attivo "79 Marmo scoperto in Padova nel 1818 illustralo dal sig. Dott. Gio. Lahus focio corrispon- dente jj 8^ Pue Epigrafi disottenate a Pavia nol 18 18 spie- gate ed illustrate dal medesimo . . . s? g5 Inscrizione lapidaria cbe si conserva in Manerba, riviera di Salo , illustjata dal medesimo w \oi. Intorno alia vita ed aijli srritti di Autoaio Ca- gnoli Veronese, Memnria del medesimo s> 126 Intorno alia vita ed a"li scritli di Giacoino Per- garni ni , Memoria del medesimo . . . 55 I a^' Intorno alia vita ed idle opere di Ennio Quirino Visconli, Memoria del msdesimo . . . s» jap 2o5 intorno alia vita cd agli scrltti di M, Terenzio Varrouc, Memoria del Segretario . : sj i35 SCIENZE Origine e progress! della Botanica, specialmente in Italia, Memoria del sig. Dolt. Gio. Zan- tedeschi socio attivo »» 1^5 Sulla vila del Vegelabile , Dissertazione del ine- desiino n l^^ Sui difetti , e sulle imperfezioni si del mezzi , die delle maccbiae llnor conosciute per la misura delle acqiie conenli , Memoria del sig. cat'. Antonio Sahalti socio attivo . s? i53 ]Nuovo iiietodo per far saltar le mine, Memoria del sig. professor Antonio Percgo socio at- tivo corredata di sue esperienze. . . . ?» i6j Osservazioui sul danuo che viene alia salute della Signore pel loro moderno vestire, Memoria del sig. Dott. Stefano Giacomazzi socio at- tivo , : . , . I » ly* AGRICOLTURA E MANIFATTURE Modello deir aratro di Nancy presentato all' Ate- neo dal sig. conte Francesco Gualdo di Vi- cenza socio d' onore . 5? i ^6 Nuova Maccbina pertrebbiare 11 frumento inven- tatala e descritta dal sig. Gaetano Ferrini socio d' onore .......... ^s I f^j Manifattura di tappeti, e di altri fdati stabilita a Pvalboiao dai signori fratelU JBellandi ne- 204 gozianti in Brescia ..'.....» 179 Nuova stauipa di tele , e di pcicalli stabilita iu Brescia dal sig. Gio. Garioni . . . . 55 iSi ARTI LIBERALI E MECCANICHE Le Grotte di Neltuiio , pacsaggio del sig. Luigl Basiletti socio atlivo 5? 150 Eitratto del fu sig. co. Giamraaria Mazzuchelli dipiato dal sig. TJomenico Faiilirii socio at- tivo . w igo Hitratto del fu nostro Presidente sig. co. Gio. Bait. Corniani dipinto dal sig. Pietro Filip- pini socio alti'-'o 55 iqi La Maddalena dipinta dallo stesso .... 55 191 Ritratto del sig. Pietro Filippini dipinto dal sig, GaJirielc Rom'ni socio d^ onore . . . » 191 Bitratto del celebie Canova inciso a colori dcd s'g. Ssrge.ul-Marceau socio d' onore . . 55 191 "Miniature dclla sigtwra Adelaide Bianchi Cam- plaid 5' 191 Dipii)ti della siguora Cater ina Borghetli . . « 191 Miniature del sig. Fieiro Vcrgine . . . . " 191 Lavori iu cera ed in plastica del sig. Gio. Fan- toni " 191 Testa del Redentore in plastica del giovinetlo sig. Giannanlonio Lahus Jiglio del nostro socio 5' 191 %i^. Ml%^^' tlON ceo di Biri 148, 55. (a) EMPERATURA STATO DEL CIELO o s s v.]\\ \ / I < » \ I \If l^•f)^f.lo^i« Ik; |,,iu ri« IT \rino ifti8 al Galiiririio Hi PiMca dcU' Imp. R. Licco Ji Bmcia elcTsto lopra il ImHIo .Irl niATf niclri i Jft, '»5. («) A 1 1 » Z/A ri» r 1: A 1' >iM 1 \ HrUUk1\t\l-' ;..,...«, 11.. ,N •■ 1 > . 1 1 ... 1 Mm ■!.. » 1 • J', i . . , "^ t « • •• .4 —. - i r; :... I It 1 .. .,, ;• »>i>w •; t. •• .. i - 1 ..... •• 'I • '- ««ntM •■ • \» ••- • ! •• 1 . . .. <* • 1.4.1 tVi' 1 '^-«». >• ■» "'■•"•■ • •^— • 1 »; ♦.n •1 1 It ii Mh«Bi rm* »' 4>M »^ > < U .■■r....MK MM Mi tai •« «^ d r- ■ f ..J •■I* .«««i k» ... ZION -iiceo di Br f8, 55. (a) TEMPERATURA ITO DEL CIELO . Massima o 1 3 .2 o .2 o 4) > a '5 a Si radi 21 5 12 OSSERVAZIONI Meteorologiche fatte neU'Anno 1819 al Gabinelto di Fisica dell' Imp. R. Liceo dl Brescia elcvato sopva il llvello del mare metri i48, 55. (a) j ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPERATURA DI ZERO • TEMPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TEHMOMETRO IN So PARTI 1 STATQ DEL CIELO Mese Massima GJorno Minima C.ioino Media ili tutio il mese Massima Giorno Minima Giorno Media di tutto il mesc "0 1 a 3 0^ z -5 0 Pollici Linec Pollici Liuee Pollici Li nee Gradi G£kma;o ...;... 28 1,60 4 mezzo giorno .7 3,51 -1 9,35 8, 5o 29 sotio zero - 5, — 3e9 .,98 93 57 2, 3 ■ 2 - - Feiseajo : =7 10,69 10 mezzo giorno =7 0,39 2= sea 27 6, Vi 9' — 9 I! 23 .4. i5. 16. i, 67 84 45 2. 3 ,2 -' - II, 19 9=44 1 5 mattina I mattina 1,42 4,09 5 mattina . 4. 22. 24. 29 e 3o 8,45 93 90 48 3 t5 ApRiLE . . ; =7 =7 =7 6.77 '9>- 6, - 11,54 21 18 - - Maggio =7 .0,39 i^ mattioa ., 4, -7 5 mezzo sioino 2, 6,88 ig, 5o 24 6, 5o ■ 13,96 93 60 2. - ,2 - Gicc:50 =7 10,71 a mattina .7 4, "6 9 sera =7 7,23 21,- 7 12,- .0. ,7, ,S. 19. 16, 56 90 5i 2, - 18 - LUCLIO =7 9,66 8 mattina -7 I, 3o a I mezzo giorno 27 7,02 (6) 25, 5o 8 ■4. - 2,. 22, 23. 24 18,67 93 54 3o 9 - - Agosto =7 o.^s 1 mezzo giorno -7 3.30 3, sera 27 7.03 20,75 ■ 8 14, - 10. 28. 29. 3i. .7,48 ,3 c3 18 - ■ 2 - - Settembbe =7 ..,7^' l4 >cra =>7 4,88 I mattina ^7 6,57 20,75 6 .0.- 23 16, 4> 9° 54 ^7 - 9 - - Oxxosiui KOVEMBXLE 3T II, iG 10, 57 l.I mnllina 27 3,06 3 1 mattina 27 7, che noa lascla ad alcun sospeiiare che sia guidato dal suo privato lalenio. Ma perche non si creda il mlo giudlzio troppo parziale, per quanto la risireitezza dl quesla relazione il cousenie, disceudiamo all'esame delle cinque vile che ha letie nel nosiro Aie- neo. Antonio Genovesi. Egli ne lesse succiu- tamenie , ma csaUamente la vitaj ne in questa parte il seguirerao noi, perche, non ammet- lendo transunto, ci sarehbe mestieri trascri- verla interamente per fame parolaj diremo soltauio che ai fonii piii puri ne ha egli at- tinie le varie circostanze, e lieie e dlsgusiose vicende, che 1' accorapaguarono, e colla mas- sima precisione e chiarezza le espose. Piut- tosto parlando dell' esposizione ch' egli fa del merlti scienlltici e letterarj del Genovesi verso r iniera nazioac , diremo ch' ei ce lo rappre- senta qual ristauralore della Filosofia in Italia. Cominciando a duhiiare per cominciar a sape- re ed abbandonando egli prirao le soitigliezze e gli arzigogoll della scuola, si raise di pro- posito nel reito seullero deli' analisi c del- r esame per riutracciare la veriia. Enlrando x5 nolle metafislche dispuiazioni , chc a' suoi tempi occupavano le mentl plu profonde, e pill perspicaci di tutla 1' Europa ( giacche ii Leibnitz in Germania^ il Locke in lughilterra, il Condillac e piii altrl in Francia si erano di proposito a quesio genere di siiidj ap- plicaii ) , delle teoriche di Leibnitz in gran parte si giovo, primo le doiirine del Locke fece conoscere in Italia , e dei Francesi fl- losofi il buono logliendo, ne coufulo ad un tempo gli errori; e se il Condillac ci lascio llbri piu aggradevoli , il Genovesi sollo rude corteccia racchiude gemme preziose. E qui eutrando il Slg. Presidente nell' esame delle varie opera filosofiche, teologiche , economi- che , politiche , fisiche e morali del celebre autore , ne fa sapere come prima il Geno- vesi costreilo dalla consuetudine, allora co- mune in Italia, di traitare le scienze in lingua latina, in cinque volumi scrisse in quella I'intero corso di filosofia; ma dopo pentito- sene delibero di rifarli in Italiano. Ch' egli abbandono la teologia da cui lo rimossero per sempre le persecuzioni ch' ebbe a soste- nerej e rifuse que' suoi elementi nelle due i6 opere ch' egli iuiltolo una Logica pet gio- vanetll ; e V a.\iva Delle scienze metajisiche. La prima ( che con grande modesila soleva r aulore chiamar logiclietta in cinque libri divisa, cioe i.** della logica eraendatrice, 2.* deirinrentrice, 3.® della giudicalrice, 4'*^ della ragionatrice, 5.° dell' ordinatrice ), e un libro pregevolissimo , utile alia gioveniu, e degno di essere svolio dl frequente anche dai plu provelti , in cui quasi in epilogo irovansi i germi di tutte le opere del chiarissimo autore. II Sig. Ugoni entra uell' csame di quesio li- bro e ne rlleva con egual chiarezza che pre- clsione tuld i preglj e certo sono questi gran- dlssimi , perche si hauno a misurare non coi progress! che ha fatto 1' Italia in ogni geuere di filosofici stud] dopo il Genovesi, ma cogli oslacoll ch' egli incontro nello siabllire quesli principj , che furono la vera caglone dei suc- cesslvi incremeati della scienza nella nostra uazione. Passando a parlare il noslro critico dei llbri di metafisica del filosofo uapoletano, da un succinio ed esatto giudizio delle due opere itallane ch' ei ci lascio cioe le Istltu- zionl di metafisica pel prlncipianii , e le 11 i Scienze mclajhiche pei giovaneUi. Ci tlimo- slra come la prima di quesle opere e affailo elemeniare e in due pari! divisa , clofe nel irattalo dell' Onlologla , e della Cosmosofia , ed in quello degU Elementi di metafisica , ove trovansl i principj della Psicologia. 11 nielodo, con cui queste maierie sono traltate, k geometrico, e quindi inevilabilraente arido ; ma egli giudica non piccolo pregio di que- st'opera il dare esatte difinizioni e nozioni di questa scieuza ai giovaneiii. L' opera delle Scienze metafisiche ha questo merito, che I'Aulore fu il primo in Italia, che nel trat- tare simili maierie siasi discosiato dal gergo e dalle sotligliezze dell' araba filesofia; parra ad alcuno pero ch' egli abbia lor dato iroppa imporianza , ferraaudosi a coufuiar queste ciau- ce; ma se queslo puo parere difetto ai uostri giorni, non lo era cerlo ai tempi del Geno- vesi, nei quali era mesiieri disiruggere per poiere edificare. JNe alcuno apprezzera, dice il Dosiro Presidente , tuito il raeriio ch' ebbe Antonio Genovesi verso I'italiana illosofia, se non si fara a considerarlo da questo laio. Era dunque ufflcio dell' Aulore il gnidar desira- a lO mente i suoi concilladlni dalla prlsca filosofia arabica ed aristotelica al!a filosofia moderna, e tale ufficio egli adempi, e tuite quante le opere di lui hanno per caratteristica questo partaggio. Ma veiieudo al merito dell' opera, il Sig. Ugoni ne mosira come nella prima parte delle scienze melafisiclie, che tratia della Cosmologia, vi e confutalo il sistema di Epi- curo intorno la fondazione del mondo , e di- mostrata la verita del sistema Mosaico. Come Bella seconda che iraila della teologia si irova Una -filosofica apologia della Pieligione Cri- siiana, e la coufatazione delle piii forti obbie- zioni di Bolimbroch, Tindal, Tolland, Hume, Rousseau, del dizionario filosofico, e del Van- gelo della ragionc. La lerza parte e dell' j4n- tropologia , e qui il uostro blografo fa la de- bita lode al Genovesi di essere state il prime tra i moderni a tratlare piultosto dell' Antro- pologia, cioe dell'uomo, che dalla Psicologia^ cioe della sola parte piii nobile di lui. E infatli i migliori melafisici moderni, considerano giu- stamente dopo il Genovesi le operazioui in- terne deir uomo, come I'effetto delle potenie congiunie della mente, del cuore, e del cor- ;i »9 ^po. s E percio, egli tlice,le loro profonde osservazioni e mediiazioni sono vere ed uilli, e noil si sniarriscono ncgli aerei campi di sotlilissime asirazloDi e vision! s . Egli segue passo passo 1' aulore nei grandi principj filo- soflci sparsi per tiUta quest' opera, pei quali fa conoscere e direi toccare con mauo qual grande ingegiio sia slalo il Geuovesi. Ci e del titoli di onore, e delle disiiozionl clie gli vennero dal carlchi sostennti piii geloso che a filosofo nou si addice. Fiaalmenle alia gloria di divenire scrivendo somnio in uua facolla, la smania propose di percorrerle lutte con penna veloce e stemperata. Alia vita del Carli succede quella del conie Algaroiii, che il Sig. Ugoni esaitamenie segue nei viaggi , e nelle varie circostanze di sua foriuna. Par- lando delle sue opere , egli ne fa con verace criierio osservare che la fama dell' Algarotti, die bandiva il suo nome per tutta Europa inentre vivea, non tanio si ergeva sul meriio assoluto e reale delle sue opere, quanto siil favore ch' egli ebbe dal Re di Prussia, e sul- r amicizia dei grandi e dei letierati , ch'ei cohivo. Dei dlciassetie volumi delle opere che egli lascio , si e infatti 1' importare sceraato di niollo in quesii uliimi tempi , che nelle opere di Ictieratura maggiore solidita si richiede, che non ai tempi dell' Auiore. s Voile , dice il nostro critico , voile Francesco Algarotii sapere e scrivere di troppe cose , assidua- menie viaggiare , e darsi buon tempo , nfc avendo sorliia forza di mente pari alia va- Si stila del sapcre che voleva aLbracciarc , vls- suto anche poco , riusci a delibare erudlla- meute di assai cose^ ma di nessuna a fondo peneiro ; conobbe le baituie vie del sapere , ma non le allargo ^ ne di nuove ne apri; pcro non occupa 1' animo del leggitore. Ol- tredich^ vi ha nello scrivere dell' A. certa lanibiccata leziosiih , cerio fuoco accaltato , certo stile sempre sientato , per cui la let- lura riesce increscevole , ed agghiaccianle , e quesia fu lutta colpa del suo cuore freddis- simo, ne in tulli quel volnrai lu trovi uno squarcio concitato , ne ombra mai di elo- queuza, perche 1' eloqueuza sgorga spontanea dal cuore, e non si stilla dall' inielleito s . Dopo questo giudizio gcncrale, che il Sig. Presidenie ha falto delle opere dell' Algarolti, antra partitamente a discorrere di ciascuna in pariicolare per viemeglio confermarne il fatlo giudizio. Parla del Weutoniauismo per Je dame ; de' suoi saggi sopra varie materia, gcnere di composizione non molto difficile, quaudo si tratti come fece 1' Auto re , che a pochi pensicri suoi , molti alirui ne va ac- cozzando. Tali sono il sagglo suila Rima , il 32 saggio sopra Orazlo , le iettere militari , in cui espone la dottrina del Macchiavelli in- lorno I'arte della guerra; i Discorsi militari ec. Al saggio pero sulla pillura concede il Sig. Ugoni il merito di esser leiio con profitto auche ai tempi noslrij ed alle Letlere sulla pitlura quello di aveici couservato le dcscri- zioni di raolti dipinli a fresco che non sussi- siono piii; aWe Letlere sopra la Russia quello di essere serine con accuratezza, e con diji- genza. Parlando del Congresso di Cilera dice che Y Autore vi ha dipinie le inclinazioui del suo cuore; senza che pero cessi di essere anche questo una bagatella tamo piii fredda, quanlo pill lavoraia , e che quanto piu e sdol- cinata , lanto piii riesce insulsa. Dopo di averci il Sig. Ugoni dato ragguaglio della vita di Siefano Benedetto Pallavicino scrilta dal- r Algaroiti , e di altre sue operetle in prosa, come la Sinopsi d^ una introduzione alia Nereidologia , i Pensieri diversi sopra ma- terie fdosofiche , e Jilologiche, le Lettere di Poliziano ad Ermogene inlorno alia tra- duzione dell' Eneide fatla dal Caro, ch' egli criiica severamenie , viene a parlarci de' suoi 33 vers! sclolii , i quail sc concede die sieiio heu lornlti e sonanli , che acchludauo belle dcsciizioul , osserva pero come sono nrivi di anlma e di vita poclica. Finalmcnle dope aver accenuaie le sue lettere , un saggio sugt Incas], un aliro per riformafe il tealro dell' opera c la storia che si era proposto di scrivere deir ultima Guerra di Federico , passa 11 uo- slro Crillco a formarci 1' Indole morale di quesio Scriuore. Ce lo dlpluge uomo geniile, cd educaiissimo , rellgioso osservaiore del do- veri della cavalleria , e dell' amicizia , il clie provauo le moliisslme amicizie di ragguardc- vollssimi persouaggi che seppe procacciarsi , e couservare sine alia fine di sua vita. Dal geuio leggero e versatile deH'Algarolti, ci chiama 11 Sig. Presideme al grave, e severo del celebre Giuseppe Baretll. Tessutaci anche di quesfo esaltainente la vita, passa a dar giudlzio delle sue opere; sebbene delle piu giovanili, delle quali parlo il nostro Maz- zuchelli airariicolo Barctii,come poco rlle- vantl in confronto alle piu mature, II Sig. Ugoni si astien di parlare ; e comincia 11 sue esamc dalla famosa Frusta Letlcraria , che 3 54 dlede all' autore il maggior tllolo alia ripu- tazione di buon critlco. Ne posso astenermi dal rlferlre an gravissimo deiiaio del nostro Presidente in pioposito dell' arte crilica in Italia, s » Senza iguorarCj egli dice, cio che » hauno lasciaio in materia di oritica il Gra- » vina, il Maffei, e alcun ahro noslro scritlore, » crediamo di poter asserire, che alia buona » oritica riniangono progressi grandi da farsi in » Italia; e se aoi paragcniamo i noslri giornali » coi giornali dellc nazioni che ne circondano, » siamo iraiti a considcrazioni noa molto glo- » riose per la classica nostra terra. Vuoi che » r ingegno ilaliano sia modificato in modo, » che la sua forza prevalga uelle aril creatrici, » e d'immaginazione, piuitosto che a quelle di » esame; vuoi che coloro i quali si danno alia » crilica fra noi sieuo le piu volte ingegni me- » diocri; vuoi, come inchiniamo a credere, che » pochi letterati della nazione abhlano finora » dalo opera a quesi'arte con quei sussidj e di » tempo e di schicticzza e di diligenza, che ne- » cessaij pur sono a rluscirvi eccellenti, qua- » lunque sia di queste, o alira la cagloue, cerlo ,1 » e che niuno vorra in buona fede paragonare 35 » la criiica dei gioroali d' Italia, colla critica T) di quel di Francia , d' Inghiheira , o d' Alc- » magna. i\on e peio che alcune onoraie ec- » cezioni, prosiegue il Presidenie, uoii ci con- » fori'mo in parte di questo difctio s= »j e fra queste appunio egli aunovera 1' autor della Frusta. D'ingegno svcgliaio el oe lo pinge , eserci- lato dai piii teneri anni alle dispuiazioni lei- terarie, di ritorno da lunghi viaggi , nei quali collo studio delle slraniere leiieraiure avcva dilaiale le idee e le cognizioni , e soiioposie air esame e al coufronio le opiuionl, che per difeilo di esame e di coufronio poieano per avveniura in pairia esserc venerate come dom- rai;vissuto in lughilterra iniimo di uno de'piii gran criiici di quella nazione,Sarauele lohnson, quesio giornale egli imprese, in'cui racco- manda specialmenie di volgere gli sludj alia pubblica uilliia , e ai progress! deil' Incivili- menio; di traitare nelle prose e ne'versi argo- menii che importino a tuiii; di fare sforzi d'in- lelleito quando si scrive j di studiare 1' arte del dire le cose e 1' arte di nietierle insieme ia mode che facciauo im piacevole cffeito 56 agli occhi iQielleiiuall. Conibalio a viso aperlo le false opiuioni Ictteraile, deride le canore ciance degli Arcadi, il ildondante lusso an- liquario ; la furfurea pedanteria del toscano dialetto , i gelall concelii del Bembo e degli altri peirarchlsti e cinqueceniisil , e tuiii quel grami inulili studj , che usurpavansi allora ( e forse troppo si usurpano «uUavia ) il breve e prezioso tempo della vlia. INe perche lodi il noslro criiico, in moltisslme parti il Bareili nella sua Frusta, gli fa buone eerie sue opi- uioni strane e bizzarre, cerii suoi giudizj par- ziali ed ingiusli , certe sue sinipatie ed anli- paiie leiterarie , che lo fecero essere iugiusio con Goldoni , e troppo esagerato nelle lodi del Meiasiasio, di Carlo Gozzi, e del Pas- seroni J e 1' aniifilosofica bile con cui scagliasi qual feroce mastino conlro il Borga , il Vici- ni , il Buonafede, caricandoli di viruleutissimi vituperj, tolto imprestito il linguaggio della piu vile canaglia. Ma questi riprovevoli difetti con- donando a una tal quale flerezza a lui na- turale , commenda il suo stile , che i piii schivi alletta colla chiarezza, colla sempli-J cita, e colla franca, sconevole, e placcvor jailanza, scnza le quail la ragioue siessa e la verlia reslano disaggradeyoli e fiacche. Nc rncno comraendevoli sono al giudizio del Sig. Ugonl, le sue leiiere famigliari diretie ai ire suoi fiaielli. La sua traduzlone delle tragedie dl Pier Cornelio e meschinissima cosa , e le sue rime piacevoll, comunque lodaie da al- cunl , si leugono dal nostro crilico veramenie scioperataggini degll anul giovauili , come nel- la fiusia le chiamo lo stesso autore. Ne I'opera ch' egll scrlsse in iuglese a confutazione del Doitor Sharp, sugli italiani , ossia relazione degli use e costumi d' Jlalia, merita iroppa lode, ne per parte della crliica , ne per quella del meiodo , e della dlsiribuzione. Yeniamo al suo dizlonarlo , ed alia sua gramniaiica italiana ed inglese. Benchc il Slg. Ugoni con- fessi quest' ultima migliore di quanie ne cor- reano prima per lutta I'Europa, la irova lut- lavia imperfeita. Quanto ai Diziouarlo lo dice per r USD degl' iialiaui il luigliore di quanti ne corrono. E vero che 1' Autore lo compllo su quclli del Florio , e del Torrlano; ma vi aggiunse dieci raila voci , ue lolse gli errori madoniali , ne corresse iu piii luoghi 38 \c defiiii/.Ionl e gll accenii , e lo purgo di assai modi usuipaii al Inpanare, e affaito iiiu- llll ad iuiendeie gli scriiiori; ed alle frasi inglesi conirappose le plu scelie iialiane. Se ne fccero parecchie edizloni, rLdiima e quella dl Firenze del 1816, della quale il noslro critico esamina i pregi ed i dlfeilij e final- menle I'indole c'l da del Bareiii, eh' egli irova agevole a definlrsi. — Risoluio, ne dice, nelle parole e nelle opere faceva coUa baldanza del suo conversare e del suo scrivere uu singolare conirasto col pusillanimi costumi degli scrltlori italiani de' suoi tempi, Rispeuoso delle idee religiose e politiche ammesse a' suoi giorui, avresii detlo che col difenderle, e combaliere acreraente gli opposliori, mirasse a vendicarsi il diriito di parlare con assoluta liberia di lutle quanie le alire cose, di ceusurar le opere letterarie seuza rispcito, ne acceitazione di persone, di esaltare se e le sue cose con una jatlanza di buona feJe , ed unica al mondoj era altresi il Barelli ardito, irriiabile, e prode; come varie vicende della sua vita dal Sig. Ugoui riferiie ne fan piena teslimo- nianza. 59 Alia viia di quesii leilcrail di sotnmo ijiido, unlsce il Sig. Presldenie quella del nosiro concittadino Paolo Cauonico Gagllardi; il cui nome se onoratameute suona fra noi c nelle viclne cilia, non suona a paro degli allri nelle bocclie di tuUa I'lialia, benclie il nosiro crilico opina che per mold laii lo abbia me- rilato, come si fa n dimoslrare coll' esame delle opere cb' egli lascio. All' epoca in cui visse il Gagllardi si colavavauo a preferenza in Iialia gli siudi di anticbiia, nei quali pocbi pero seppero recarvi la face della fllosofia, come i Muratori e i Maffei. II Gagliardi rae- rila uno del primi seggi dopo questi due graudi. La conosccnza cb' egli aveva delle lin- gue done, la perizia degli slorici greet e latiui, r accuralezza delle sue indagiul eru- dite, la maiuriia e perspicacia del suo glu- dizio lo porlarono ad illuslrare alcuui punii di criiica sioria niolio sagacemenie. Del i-^iS furono iuseriie nel tomo XXX. del Gioruale dei dotii d' Italia alcuue sue osservazloni into mo ad una iscrizione , e ad altre and^ child bresciane , nella quale coirautoriia di Tolomeo, di Livio, e d'alui aniiehi scrillori si 40 luj^ile preclsaiuenie a provare che Brescia fu 1' auiica capitale dci Cenomanl, e che ad essa eraiio soiioposie le ciita di Bergamo, Cremona, Verona, Maulova, Trenio, e Budrlo; 11 che in quaiUo a Verona confermo ezlandlo coll'auio- rila di Calullo nel farnoso dislico del suo dlalogo colla porta. II Maffei iuieso a magnl- flcare Verona, emancipata la voile da rjwesta auiica siidditauza a Brescia, e ira lul e 11 Gagliardi nacquero lutte quelle disputazloni che sono abbaslanza conoscluie, perche lo non ml brighi di riferlrvele, come con molia sagaclta ha fatlo 11 Sig. Ugoni. Solo ml con- leulero dl accennarvl gll opuscoli del nostro Gagliardi in quesla materia , 1 quail furono il suo parere intorno alUantico slato de'Ceno- mani ed ai loro confini. II dialogo in versl la- linl de Blelone et Mela agri Brixiani Jlunis OiaTioyiCF^OQ. Fruito pol degll assidul e pro- fondi siudi del Gagliardi nelle eccleslastiche doitrlne furono le due edizloui che a lul dob- biamo del sermonl dl S. Gaudenzlo eon re- cenzioni, prefazionl, ed Indlcl copioslsslmi. lu sosleguo de' suol giudlzj il Gagliardi rispose ai letierall cornpilatorl degll Attl dl Lipsia con 4i vm placevolisslmo opuscolo Iniiiolato Ephe- meris Epherneridum , seu judicium de actis Lipsiensibus mensis Octohris anni millesimi septemcenlesimi vigesimi secundi. Del 17 58 coi tipi dl Giararnaria Ricciardi egli slampo in Biescia in foglio grande le opere conosciuie di lutii i Padri Bresciani, con note, aggiunte, e illustrazlonij edizlone ch' ei fece per comando del Cardiaal Qulrini, e dedico al Sommo Poniefice. Circa il merito del Gagliardi in f[uesto suo lavoro sta sopra ad ogni giudizio, quello che ne fa il grande Scipione Maffei e che il Sig. Ugoni rlferisce. 11 noslro Gagliardi l.iscio pure un discorso sulle traduzioni , che pubblico dopo la morte di lui il Chiaramonli. Slampo una Iraduzione dal greco dell' Omilla di S, Basilio Magno ai glovaui intorno al modo, con cui possano irar profitio dai libri degli Auiori profani , e la Iraduzione deir Episiola del medesimo Santo a S. Gre- gorio Naziauzeuo nella quale si danno i pre- ceili della vita religlosa e perfeltaj e la ira- duzione delle Confessioni di S. Agoslino, falta con tauia accuratezza anche in quanlo ap- pariicne alia lingua , che 1' accademia della 43 Crusca approvando I'opera, scrlsse a suo Socio il nosiro Autore. Apparvc il suo valore eziandio neir eloquenza laliua ed italiana, come nio- straQO Ire orazloni laiine, che lascio , ed una italiana piena di nervi e di soda eloquenza, con cui esorta i couciitadlni a proseguire alacremente la fabbrica dfil nuovo Duomo. Fii in oltre leuero della puriia della lingua, e scrisse ceulo osservazioui di lingua, nelle quali si spiegano diversi modi usaii dalla loscana lingua. Abbiamo pure di lui una Lezione intorno alle origini, e ad alcuni modi di dire della lingua bresciana, che fu delta in casa del Mazzuchelli; e la vita di Giovanni Clnelli; ed una lettera scriita al P. Grandi sulla sua Epistola de Pandectis; alcuni soneiti ; ed in latino Notae ad Ughellum in Brixiensibus Episcopis ; le quali note e giunie ai Vescovi Bresciani sono rilevantissime. Moke altre ope- re imprese aveva il Gagliardi , che la morie non gli permise di ridurre a termine , quali sono i.° 11 martirologio Bresciano. 2.° La cronologia dei Vescovi Bresciani. 'S.° Le no- tizie di 2^ de' piu illustri letterali bresciani coi lore ritratti. Duolsi meritamente il Sig. 43 Ugoui che tali opere sleno perdule , e che vane sieno state le sue premure per disot- lenarlc, perche molla luce sparger polrebbcro sulla sioria ecclesiastica Bresciana, involta lutiora in densissime tenebre , ed anche sulla Iclieraria. Moke altre opere oltre le accen- iiate dopo la morte di lui diede in luce il ChiaramoDii , delle quali col noslro crilico ci contenteremo di accennare i titoli; sono perlanto i.** Leitera intoruo la qualiia del- I'Amore di M. Francesco Petrarca. 2.*^ Discor- so iutorno al viaggiare. 3.*^ Osservazioni in- torno alia persona di INicolo iNicolini fioren- tino. 4'^ Difesa del Coro del IV Atlo del Pastor Fido. 5° Descrizione in esanielri latiui di un viaggio falto dall' Autore alia Corona; finalmeute pareccbie lettere iialiane e laline compiono questo volume. 11 Chiaramouli pub- blico aliresi del i-yGS due tomi di leiiere dell'Aulore, sparse di varia dottrina arceo- logjca , c letterariaj colle quali lettere viene il nosiro crilico a darci 1' indole del Cauo- nico Gagllardi. £ per cento luoghi delle me- desirae ce lo diraostra diligenie nell' indagare i fetii , soUeciio del vero , ch'egli di buon 44 grado udlva da qual slasl labro , di senno maturo , d' anima schleiio e niodesio , ami- cissiino della failca , e clo che plii vale, cseni- pio di religlone e di virtu. Ora, miel Signori , anche da queslo risirel- lissimo e imperfeilissimo saggio , che vi ho dato del modo con cui le vite sono scritte degrillusiri iialiani dal benemerlio nosiro Sig. Presidente, scorger potrete che e vero quel che da principio io vi dicea esser 1' opera sua per riuscire di somma uiillih a tuui quelli che prima di porsi a leggere gll scrilii di alcun auiorc ( che omai troppo ahbondauo in proporzione alia ristreiiezza del vivere umano ) araan conoscerli per fame eletta , e i me- diocri abhandonando , appigliarsi agl'insigni. I giudizj del nostro criiico nou ponno essere pih gravi , e veraci; iu iscorgerlo passeggiare per lanta ampiezza e variela di doiuina , lu sempre diresii ch' egli spazia nella sua pro- vincia , lanto egli le materie che esamina ha colla meditazion profondale, e coUa capacita della mente nelle loro vaslita inisurate , ed abbracciate. L' opera sua, che il breve spazio degli ultimi cinquaui' anui dell' iialiana letie- 45 ralura comprende, fara ceriamente nascere il deslderio di avere riniera seiie delle vile degrillusirl sciiitori d'llalla modellaia su que- sio snggio, e di vedersi effetiuato il progeito che gia sono tre anni con un pareneiico di- scorso il medesirao Presideule alia Socieia nostra propose. Una qualche loulana relazione a queslo genere di criiica storia ha pure il discorso del Socio corrispondente Sig. Dott. Giovanni Labus , inlorno gli egregi uomini cbe nella qualila di minislri e di fatnigliari formarono la cone dell' iusigue Mons. Domenico Bollani prima Prelore , c poi Vescovo di Brescia. Prende egli occasione per parlarci di quel cclebre prelalo dallo zelo del nostro Cano- uico Sig. Barbera ultimanieuie niancaio ai vivi, nel promovere al suo fine la Basilica del nuovo Duomo, di cui il Bollani fu primo a concepirue Y idea , e a fame mettere le fondamenta. Egli ne fa quindi sapere , che quel pio e doiio vescovo in eleggere i suoi minislri non ebbe solo riguardo al sapere, come a que' tempi facevano i piii; nia voleva che alia soda dourina andasse cougiunta nei 46 medesimi la vera piela. Ci fa quiudl sapere ch' ei si prescelse a Vicarlo Geiierale Giro- laino Cavalli palrizio bresciano , Caoonico della Caliedrale, delle cui ouime quallia pos- siam di leggerl far argomento dal sapere , che fii dal S. Arcivescovo Borromeo deputaio per unico canonisia nel primo consigllo provincia- le ch'ei celebro del i565. Che dopo il Cavalli prescelse Lodovlco Arrlvabene di Mantova celebrato come gran letieraio e poeta dal Donesmoudi , e dal Betiiuelli nelle lellere e nelle arti mautovanej e di cui il nostro Maz- zuchelli non seppe questa digoiia di nostro Vicario. Ma essendosi questo per rnoiivi di salute con sommo dolore del Bollaui resii- luito in palria^ quel zelanilssimo paslore chia- nio da Roma a queslo implego Glacorao Ro- vegllo naiivo di Salo , che egli medesimo manieneva nella capitale del moudo Crisiiauo qual suo ministro negli affari , che a quei tempi aveano moltissimi i Vescovi col S. Pa- dre j ma poco tempo pote averlo presso di se , polche scop[)iata essendo la pesie nella nostra citta, il Roveglio si riiiro alle rive del Benaco , per curare la propria salute ; dalle 47 quali rllornalo Jopo cessalo il perlcolo, steite al servlzio del Bollano sino alia morie del suo sIgDore; dopo la quale fu eleito vescovo di Feltre. Ma ohre il Vicariaio generale che sempre voile occupato da insigui personaggi, voile lulia la sua corle comporre il Bollauo di doiii e pii personaggi, dei quali diligen- teruenle va il nosiro Socio riniracciando i merili singolari. JNoi nol seguiremo per aruore di brevita in tutie queste sue laboriose e done ricerche, e piullosto parleremo di alire due brevi memorie ch' egli fece le^gerc in quesi'anuo nel nostro Ateneo. Una e intorno ai Vessillarj delle Roraane legioni, 1' allra iu- torno risoleita del lago di Garda, e gli aniichi monumenii, che cola lutiavia si trovano. E per cio che speita alia prima egli prende raotivo da uua aniica lapide imperfetia di cui il Sig. Pieiro de Lama prefetto del pubblico Museo di Parma gli ha spediio il discguo, per aver- ue la sua spiegazioue, confessaudo ingenua- menie che a lui era parsa molto difficile. Qnesta illustrazione del nostro Socio, fu adot- tata dal Sig. De-Lama, e con bei caraiteri data alia pubblica luce. Ecco le poche parole 48 della lapide imperfclla , quale fu leita dal Sig. De-Lama nil M • C ANN • XXV STIP II • TEXILLARI LEG-TRlYiM- - LEGTlTi.MG LEGXXi-RAP LEG- XXII -PRI P. D. S. Cioe : Quarta Macedonica annh vigintiquinqiiey stipendia duo ( oppure stipendium duplex ) yeocillarius legionis triumphatricis , legionis quartae Macedonicae , legionis vigesimae primae rapacis, legionis vigesimae secundae primigeniae posuit de suo. II nostro Socio prima dimoslra 1' erroneita di questa letlura, e perche ii dopplo stipendio noa si e mai indicaio colle forraale stipendia duo, a sti- 49 pcndiuin duplex, ma Leiisi col proprio vo- cabolo di duplicaiu , o dupUcare , e per- che la legione trionfairice non si e mal trovaia ne in libri, ne ia marmi, e uon ci fu niai, e perche non si irova esempio di un porta inscgna , che avendo 25 anui abbia miliiaio in qualtro le^jioni diverse, senza crescer di grado , e senza almeuo che nel marrao si dica veieranoj e perche uon si puo compreadere come la quaria legione macedonica si repli- chi nel marrao. Dopo la supplisce egli di quests maniera. M'dit'i legionis If^. Mace- donicae annorum XXV. slip endior urn duo, Vexillarii legionum trium ( scilicet ) legio- nis IV. Macedonicae, legionis XXI. rapacis, legionis vigesimae secundae primigeniae , posuerunt de suo. Dalla quale interpretazionc risulta , che quesio monumenlo fu posto ad un soldato ( qual ne fosse il nome disirutio dair eta ) della IV. legione macedonica, mono di anni veniicinque , mentre avea fatii due stipend) , dai Vessillarj delle tre legioni so^ praddette col proprio dauaro. Chi fossero poi questi Vessillarj, e come quei di ire dispa- rate legioni o si trovassero insieme , o si ac- 5o cordassero ia porr6 queslo monumeulo al glovine soldato mono, e cio che con molta erudizione si fa a iuvesiigare il Sig. Labus. Ei dimostra che i Vessillarj uoii sono i Veteran! che licenziali dalla nillizia stavano aspeitando il premio, e il cesareo diploma alle insegue, come opinarono alcunij ne i veliti chiamali talvolta aniesignaui, come voile far credere il Salmasio; ne le reclute di cui piu cose ha faniaslicalo TErnesii; ne gl' /«' clomiU viilites et belli ignari, che si alloga- Vano alia vanguardia, ideali dall'insigne Mor- eellij ne fiualmente gli alfieri , ossia porta insegna prossimi di grado e di uffizio agli optioni^ i quali mai non si trovano uniii di diverse legioni , ne mai si nominano in questo modo. Lume in quest' oscuro argomento vlene al nostro Socio da una nota fatta al i.° lihro degll annali di Taclto dal Pichena, il quale afferma che i Vessillarj nei roniaui eserciti erano una mano di militi, tamquam in bellis subsidiurn accersiti ex unaquaque legione^ quot pro ratione praesidii ahesse possent, e che si chiamavano yessillarj per questo , 5t perch^ scparali dalle Aquile ch* erano le iu- segne raagglorl delle legioni, soilo parlicolari vesslUi combaiieauo. Erauo perclo i VesslUai j simili ai nostri drappcUi , i quali talvolta in presidio si lasciano lolli da varie legioni , e cio va il nostro Socio confermando colic tesli- moniauze e di Tacito e di Cesare, che per- fetiamente concordano col nostro marmo. Stabilito in lal guisa il siguificato della parola Vessillarj va piii oltre il uoslro Socio, e s' in- gegna di couoscere 1' eta stessa del marnio ch' egli ha inierpreialo j e sapendo che le tre legioni, cui i Vessillarj apparienevano nel mar- mo descriiti, combatierono insieme a favor di ViicUio a Cremona, argomenta che a quel medesimo csercito quesii Vessillarj abbiano apparieuuto, il che pare che coufermi la stessa vjcioauza del luogo ia cui la lapide imper- felia e stata disoiterrata, e percio crede di poiere assicurare che 1' iscrizione fu posta 1' anno 6g dell' era crisllana; e conchiude che dalla quarta Icgione macedonica, la quale prova che in quel faiio allogata era al deslro lalo , e dalla vigesiraa seconda primigenia che , cfrt dal laio slnistro, e dalla rapace che si 52 mescolo dapperiulto , si scelse e si formo un drappello di Vessillarj per alcuna parziale fazione, nella quale caduto mono Figuoto soldato , i suoi pietosi commilitoni Kessillarii legionum trium , forse perch^ figlluolo del centurione, o di uu tribune, o per qualche particolar suo merito , spesero in comuue poche monele , e 1' onorarono di un monu- mento. Weir altra raemoria archeologica il Signor Labus cerca, appoggialo ai rnonumenti anli- chi, qual fosse lo slalo dell' isoletta del lago di Garda sotto i Romani , e a quali vicende sia andata soggeila lino ai nostri tempi; e di- mostra che fiuo d'alloriJ ebbe essa abitalori, e ornati edificj , e sacelll, e xisti, e giardiui, il che prova e coi vecchi ruderi quivi os- servali e ricordati da varj autori, c massi- mamenie colle serine lapidi che ancor vi si leggono; fra le quali ei riporia I'ara ibedita sacraia a Giove da Lucio Sammuncinone Giusto , la quale fa ceriissiraa teslimonianza che ivi fosse un antico tempietio consacrato a quella principale diviniia capilollna ; divinila principale di Roma non solo; raa di lutii i 53 muuicipj, di tuiic \o colooie, e fin auco di tutte le province; come infinite lapidl assi- curano. L' iscrizione da lui supplita k del se- guenie tenorc; lOVI • OPTlmo MAXimo • AVGusto SACRVM Lucius • SAMMY Ci JNO • IVSTYs PRO • SE • ET • S VIS • VOTVM Sohut . Laetus . Libens • Merito . =: II predlcato di Angusto, dice il Sig. Labus, date a Giove Ottimo Massimo, (juia puta- hatur Imperatorem tutari numine suo non e ovvio nei monumeuti , e perciocche red- duntur merito debita vota lovl in que' san- tuarj , dai Numi de' quali credevasi aver im- petraie le grazie , chiaro e che se Lucio quivi sciolse il suo voto, cio fu perche quivi era Giove con pariicolare fiducia da suoi clienti adorato. ;=; Riferisce dopo un rare epitaf- 54 fio iuedlto di Vassovlo Cecillo figlluol di Catiavo die oltre di un liberto e di pna li- berta fa riiuembranza di cinqtie fiyli. Eccolo supplito dal nostro Socio. Nivens Fecit YASsoi'i ' Vs CAEc/7/«5 CATTAVI • Filius • SIDI • ET CAECILIAE . PILETAE • hibe rtac ET . SECVNDO • Liberto et ALPINAE • VERAe SVCESORI • PlLE/o LARGO riLIS • TikTVRAlibus I All^i^h Accenna allri epiiafli, come quelle di Ma- rione Jigliuolo di Esdriccio e di Eppupd figliuol di ALbicone veduii daH'Amadi, a di Letilio Quarzione copiatovi dal Feliciano gia pubblicaii , i quali tutti dimostrano che i loro autori ebbero uell'Isola e case e poderi c sepolcri, perche le funebri lapidi non si 55 collocavano dagli aiuichi nei deserii: ma si nei luoghi piu ficqueniali , e lungo le vie, e ne' campi o propi j o del pubblico , acciocche fossero veduie e lette dai passaggeri. INe per- che ill quesli marmi s'inconlrano varj nomi galllci vuol il nostro Socio, che si corra su- bilo a tacciarli di falsiia , dimostrando egli con varj passi di classici aulori laiiui in uso simlli nomi, specialmente in questi paesi abi- taii dai Galli , e quel ch' e piu lo docuraenia colla tesiimonianza di ahre lapidi sulle quali non cade il sospetto di falsita. CUe sia poi Qvvenuto nella caduta del Romano Impero deirisola, non si puo con ceriezza asserire j egli e pero da credere die sia staia soggetia anch' essa a tulte le vicende dell' agro brescia- no ; eppercio che fosse occupata dai Goii , descrta dai Longobardi, manoniessa dai Fran- chi, e fmalmeute conceduta in rimunerazione di qualche impresa ad alcun miliie , o lerra vicina dagV imperatori germaulci. 11 che da graude motive di credere alia tesiimonianza del Grattarolo il quale narra che data fu in douo a Biemiuo ( o Beniamiuo ) di Manerba, e agli ajlri abitalori di quel paese con le ragioQi delle me peschlore. Oiiavio Rossi cou- ferraa quesio, indicandone per donatore Fe-. derigo II, e piu ancora il Mazzuchelli , che ne vide iiella raccolia di Barlolommeo Vitale il diploma datum apud Neriniim I'anno i33i ob duellum quod ipse ( il Mauerba ) pro nobis gessii. 11 Cattaneo che visse nel i555 aiiesta che trecento cioquani' amii prima di lui era 1' isola di belle fabbriche adorna e fornita di due chiese, la parrocchiale di S, Maria sullo scoglio ( dove poi fu posio il convento ) e S. Lorenzo dall' allro capo verso occidente; e il P. Gonzaga auch'egli conferma che e belle chiese ed alte torri e popolato paese fu un tempo nell' Tsola , distruilo in seguito per le piraterie , che quesii abiiatori esercitavano sul lago e nei vicini paesi. Del 1220 S. Francesco vi stabili un convento di Fraii minovi, il primo di tal ordine che ebbe la nostra provincia, giusla la testimonianza di S. Bonaventura. Dopo fondato il mona- stero , fu r Isola donaia da Arrigo settimo a Mastino Scaligero signor di Verona. Accennate queste varie vicende cui ando V Isola soggeita, tesse il nosiro Socio la sioria 5? di quel conveuto , e moslra come nel secolo declmosesto si rese celebre per insignl leo- logi, e professori che vi florlrono, fiuchc vieue a parlare come negli ullimi tempi soppressa quella corporazione passo ad essere di privata propriela. Quesli archeologici sludi, cLe formano le delizie del laboriosissimo nostro LaLus, e dai quali tanlo lume e venuto alia sloria , alia filologla , alia numismalica , ed all' arte crliica , furono spesse flaie argomeuto di scherno e di derlsione ad alcuui spiriti Liz- zarri , i quali dall' abuso , e , diciamo pur anco, dalla ciarlataneria , che alcuni magii scritlorelli ne hanno fatto, male vorrebbero conchiudere , che sieno puerili , ridicoli e affalto da disprezzarsi ; e uoa si accorgono iDlanto quali sorami iugegni avvolgono nella male augurata loro proscrlzione , ingegni ai quali va I'Europa debilrice di quella chiara luce ch' e sparsa sopra tulio il saper degli antichi. Ora nel secolo dei Morcelli , dei Borghesi , e degli Ennio-Quirino Visconti, alcuno o alcuni uomiui nascosti sotlo lo spe- cioso uomc di huoni viyenti in un arlicolo 58 inserilo nel fascacolo 45.° della Blblioteca Italiana , i vecchi sarcasmi rlnnovando coniro chi colilva gll archeologici studj , si diedero di proposilo a criticare alcune iscrizlonl fatie dal nostro Socio corrispondente Ab. Borda di Milano , il che diede motivo a hii di far leggere nel noslro Aieneo una memoria in risposia ai huoni viventi , per giastificar , come dice , 1' espressioni che gli furono prin- cipalmeute critlcaie. La prima crilica che i buoni viventl fecero al Sig. Borda e 1' espres- sione di turpe flagitium da lui adoperata iii una delle quallro iscrizioni lemporarie posie al feretro d' una matrona di Milano sotto il li- tolo d'l.Pudicizia: Ecco questa iscrizione per iniero : animvm • honestis • rebvs • intendens TURPE- FLAGITIVM • A • CASTO • PVROQVE • CORPORE NOVISSIMA • SANCTITATE • REJECIT • ADFECTVS coNJVGALis • EXEMPLAR * / huoui viventl inter- preiaado prima il turpe Jlagitium nel senso peggiore di JNonio ridono, che di tale espres- sione anche posta in senso negativo abbia fatto uso r Ab. Borda a provar la pudicizia d' una raatrona. II noslro Socio al conirario provando con varj esempi di classici aulori 59 che il tiirpe Jla^idum puo usarsi a slguifi-. care qualsiasi lurpliudinc coutraiia alia put"? dicizia, sosileue , che il dire aver la niairona cncomiata , lenuio lungi dal puro e casto corpo nello slato dl vedovanza ognl couia- minazione , faltasi esenipio di amor couglu- gale , nulla ha in se di sconcio , e vale a siahilire 1' elooio della di lei casiiia. Ma se i buoni vivenli soggiungaoo, che siccome ua uomo verameuie onesio nou sarebbe lielo deli' elogio , che uu epigrafico gli facesse di avcre asienute le mani dalla roba ahrui, lia r estrenio del ladro, e quello dell' uomo one- sio essendovi infinita distanzaj cosi una pudica e casta vedova noa e veramenie ouorata per dire ch' ella di turpi scelleraggini non s' im- brail6j non so quaulo potrebbero dirsi dalla pane del lortoj essendo tra la pudicizia, e le turpi scelleraggini quell' infinita dlslanza ch' e tra il ladro e 1' uomo onesto. Ma si venga ad uu'altra iscrizioue aliamenle criticata dai buoni viventi al Sig. Borda: e questa la terza parte dell' Iscrizioue , che per ordine supe- riore fu fatta dal noslro Socio per essere scolpita ia quattro parti sulla facciata della 6o nuova porta di S. Vilo in Pavia a fine di ricordare la Sovrana Munlflceuza pel nuovo Cauale del Ticino , e del Po , e per la porta medeslma. In clma a questa iscrizione e gia effigialo il fiume Ticino : ecco pertanto la pane dell* iscrizione crlticaia: ticinvm • evripo ET • LIBERA • NAVIGATIONB ' CLEMENTIA ' OPTIMI PRINCIPIS • LOCN^PLETATVM ' COMMERCI • AVGMENTO CIVIVMQVE ■ SOLERTIAE ' MIRIFICE • INSERVIT ' Preiesero i buonl vivenii di trovare uno spro- posito madornale nel noma Ticinum^ che, se- cond© essl in genere neutro slgnlfica la ciltK , menlre il fiume in latino fu detto Tic in us i, ma il noslro Socio coll'apparato di mollisslma erudizlone , e colla teslimoniauza degli islo- rici grecl, e laiini, e specialraenie di Strabone, dimostra quando il medesimo uome serve ad indicare la cilia ed il flume, quantunque il flume si esprima in maschile a motivo della ellssi del nome jluvius , o amnis , puo anche per la stessa elissi del nome Jlumen farsi neu- tro ^ e che per quesia stessa ragione appunlo Silvio Italico disse Ticina fluenta in plurale. »> Qiiaeqne gt-avem ad Trebiam, (juacque ad Ticina Jluenta ■ »j Oppctierc necem ... Gt il che cgll couferma pol coll' uso dl akrl fiu- mi , che comune ebbeio il nome colle loro citla, dai classic! laliai ora in maschile espres- si, ed ora in neulroj tanio piit che uei marmi letterati si irova a prcferenza di amnis usaio Jlumen. Ma i buoni viventi crilicarono la concorrenza di iroppi aLlativi in questa parte deir iscrizione, eviiipo • et • libeua • mayiga- TIONE • CLEMENTIA • OPTIMI ' PRINCIPIS ; alia quale difficolta risponde il Sig. Borda recaudo esempi di anliche lapidi , che gluslificano il suo fatlo , e ira 1' allre di quesla riferiia dal Manuzio nella sua Ortografia : templo iaki CLVSO , ET RE • PVBLICA • OPTIMIS ' LEGIBVS , ET SANCTISSIJVIIS • INSTITVTIS ' REFORMATA ' DisSCfO anche i buoni viventi che la parola cle.^ientia OPTIMI • PRiNCiPis • non inchiude la idea delle slupende opere ridotte a fine dalla Cesarea Munificenza risguardo a quel canale naviga- Lile; ma il Sig. Borda risponde prinio non essere del buouo slile epigrafieo lo spiega- re minutamente le cose che cadono solio gli occhi del Icggitore; e in secoudo liiogo aver egli spiegalo nella prima pane dell' iscri- zione quesla Cesarea 3Iuuificcnza , ove si 62 legge. IMP • ET • KEX • FRANCISCVS • PIVS • FELlX avg . fossam • kavigabilem • retro ' incoatam molitionibvs • regali • mvnificentia • promotis "Hang • vrbem • vsqve • olim • dominatvs • mox stvdiorvm • sedem ' perdvci • benignissime ivssiT • Confesso che quesia secooda ragione mi quadra piucohe la prima , dappoiche la parola Clemenza non varra mai ue in italiano, ne in laiino a slgoificare larghezza , genero- sila , munificenza , liberaliia. Ne ai buoni viventl e piaciuto il verbo inservlt con cui r iscrizionc coutroversa fiuisce , come espres- sioue troppo fiacca a significare i vantaggi che ridondauo al commercio della citta di Pavia per queslo canale ; ma il Sig. Borda lo irova eleganiissimo, ed usato da classici au- tori , e soggiunge die siccome ogni opera o sdfvizio puo prestarsi con languore , o con 6nergia , cosi vi ha aggiunlo, a meglio far co- uoscere la sovraua heneficenza 1' avverbio mi- rifice. Con buona pace pero del noslro Socio io temerei che abbasianza elegante espres- sione epigrafica fosse il dire che un fiume mirabilmente serve al commercio, ed all' in- duslria dei cittadini. Dopo di queslo io non 63 vi irailerro, o Slguorl , nt della criiica che i biioni vivenll han faiio all' Ab. Borda per due iscrizioni in versi oilouarj iialiani a due conjiigi; ne delle difese, ch' egli s' ingegna di fare, poichfe escono quesie da quel ranio di epigrafica leiieratura, che merliar possa la vosira considerazioue. Veniamo invece a piii araeni argomenii che trallatl ftjrono nel nostro Aienep. Primo si offre il Discorso crilico del Socio Sig. Pa- gan!,, iuioruo alia Tragodia del Sig. Alessaudro Manzoni iotitolata : 11 Carmaguola. II norae del Sig. Manzoni e raccomandato ahbastanza air Iialiaoa Leiieratura , e pe' suoi armouio- sissimi sciolti , e pei sacri inni pieni di pro- feiico eniusiasmo, e per altre sue gia cele- hrale produzioni, perche sia niesiieri che aliri od io spenda parole ad encomiarlo. Se poi il suo Carmaguola all' aspetlazione rispon- da, che tuiii i letterali d' Italia aveauo per le auieriori sue opere coucepita, non e cosa, a raio credere, cosi facile a stabilirsi, come alcuno per avventura si persuade. Io non par- lero delle criilchc, o per dir nieglio, delle dcrisioni che se ne fecero in alcuni gioruali, 64 i quail schernendo, non gludicando, la irag(5- dia, riscaldarono vicppiii i pariiii , e nulla dis- sero, die valga a discernere il vero meriio , o demerito della medesima. Pur troppo e questo il vituperevole modo onde certi magri scril- torelli d' Italia trattano le opere degli accre- ditaii nostri poeii. Modo che ragiouevolmcuie biasima il Sig. Pagaui e coniro il quale con commendablle raodcrazione egli assume le di» fese del Sig. Manzoni , e le sottopone con rara modesiia al giudizio dell'Aieneo. Questo, o Signori, non diro mi concede, ma in qualita di Segretario m'impoue I'obbligo di opporre i miei dubbj al doitissimo nosiro Socio, ogni volta a me paja ch' ei si allontani ne'suoi giudizj dal vero. I personaggij i falti , la condotta , I'elo- cuzione, il costume, i caratteri, la vlolazione delle uuita di tempo e di luogo, sono i capi in cui si aggira 1' esame del Sig. Pagani , e riguardo ai personaggi , egli dice: :=! II se- nato d' una possente repubblica , un gene^ ralissimo il quale daW abbietta condizione di contadino s' innalza per propria virtii allafama diprimo capitano de'suoi tempi, il 65 qucde nccrchhe e compose ccl a tulento sua sceinb e scosse il trono del f isconll , sono personpggi di dignila tale da pater figu- rare in una tragcdia ;=: lo ciuLiterei chc questo generalissimo il Conie Carmagaola , spoglialo della esteriore dignlia de' suoi di- siiulivi, ed csaniiuato nell' iiuima qualita dcl- r animo suo, non con)parisse al pubblico tuii'ahro personaggio di quel chc vuole il poeia. Queslo coniadino divenuio railiiare , qucsio generalc e suddiio del Viscomi, che accrcsce lo s'lalo al suo Siguore, per pure spirito di privaia veudciia gli si fa riLelle ; esibiscc la njercenaria sua opera alia Repub- Llica di Venezia, ch' e in guerra eol Visconli; vinciiore uella baitaglia si fa sospetlo di ira- .dimenlo auche alia nuova padrona, perche povi approfitia iuieramente della viiioria , e .queslo sospeiio e lauio piii ragiouevole in quanlo e gia sialo prima tradilore del suo .Sovrauo : dov' e qui dignila di personaggio .tragico ? Un ribelle, un iradiiore, che ha mai c^d aspeiiarsl che 1' eslremo supplizio? E chi ^giudichera iragico il supplizio d' un tal per- \sonaggio ? E vero che il poeia in luiia la tra- 5 66 gedia si adoprn a leocr lonlana una tale opi- nione del suo protagonlsia j ma i falii piu poienii delle parole lale peib sempre il dimo- slrano ai plu pcrspicaci, e sospeilar fanno an- che ai meno veggeiiti ; e d' alironde la storia 6 troppo recenie, e troppo conosciuia, perclie possa la fantasia del poeta menoraamente alie- rarla. Concedasi pur dunque al Sig. Pagani che sia consono in astraiio alia tragica eieva- tezza il deliberar poliiiche colleganze nei con- cilj, e il bandir guerre; il designar baltaglie e difese; il narrarne i'esito, e il concedere liberia ai vinii ; ma se questi irattati si fanno con un iraditore, il lutio si avvllisce ; se questa liberta ai vinii si concede da un mercenarioj che nou ne ha 1' auioriia , si fa ragionevole il sospetto ch' ei di nuovo tradisca , e se un lal prode e irailo da suoi irionfi al patibolo, nulla di tragico vi puo irovare lo speitalore. Ma che diremo dei moliissimi square! riferili dal nostro Socio per mostrare con quanta forza , e verlla sa raaneggiare il Manzoni gU affeiii , e con quanta venusla di poetico stile esprimere ogni cosa ? Tutto queslo era da aspeitarsi da un valente poeta qual e il Man- 6^ feoui , e nol di buon grado soitoscriviamo al giudizlo del Sig. Pagani. Quello pero che non e, a mio credere, da concedersi cou Iroppa faclllia si e che questa Tragedia del Car- magnola risguardata pel lato delle Dram-^ matiche novita , cui V autore ardisce primo introdurre sidle nostre scene, sia per segnar epoca. Dappoiche quali souo esse quesle noviia inirodotic? II celeLrarvi che fa 1' au- tore domesiici falli lolii dalle storie luodernc, anzi che dalle aniiche , o dalla niiiologla ? Questo con varia sorle molti aliri lo fecero, e fiao lo slcsso Alfierl. La violazione forse delle due unlta di tempo e di luogo ? E vec- chia pur questa noviia; dappoiche per lacerc della Italiana tragedia in prosa sopra Santa Geneviefa , che non manca di teatrali siiua- zioni , e di caldissiini affeiti, nel medesimo Sofocle abbiamo na esempio della violazione deir uoila di tempo nelle Trachinie, nella quale Dejanira ricama una veste , per che fare non bastano forse iuiere seiiimane , e poi la manda al marito in luogo disianie. Pier Jacopo Marielli nel suo dialog© sulla tragedia non si moslra troppo scrupoloso in 68 questa uniih di tempo ■ e nella poeilca il Menzini volentieri concede che si allare^ii o questa misura ; purclie non avvenga, che Uit che al primo atlo le sue gnance ha nude Di. pelo 5 al terzo poi facci harbulo Quale il Nocchier dell' Infernal palud;. E se con severo occhio osservar si vogliano molie tragedie di uostii autori piii rinomaii, trovererao, clie qual piu qaal meno ha amphata su questo punio la regola ; ma questa am- pllazione , se non m'inganno, vorrehbe uon esscr fatta a capriccioj ma suggerila dall' azio- ne e dalle circostanze. Quanlo piu un' azione s'inviluppa, e si sviluppa rapidamente , piii liesce mirahile ; ma il niirabile uon si ha mai a cercare nella drammatica a carico del Terosimile; il huon gusto percio suggeri ai moderni classici scriltori di non trascurar questo mirahile ogni volta che puo essere comhiaato col verosimile. INe diverse vogliono essere le restrizioni, e le concessioni riguardo al luogo. Chi non sa che e gli aniichi niu- lavano talvolta la scena , e di frequente la muiano anche i moderni Italiani ? Chi non 69 vede la Lruiia iuvcrlslmlglianza cbe, per esem- pio , nelle aiuicaniere d' un Re si iramiuo iusidic, si tratli di affari di gabineito, e di akri negozj gelosi e secreli ? Quesia uecessiia di rautare la sceua seeondo, cbe lo esigono le circostanze, il Marielli cou molta crudi- zioue ci mostia essere siata senliia dai Greoi, ed avvalora Ja sua asserzione cogli csempi di Sofocle ueir Ajace , uell' Edlpo Colonco, e nel Filoiiete ; e di Euripide dcU' Oresie , e ueir Ippoliio , ic quali leggeudo e forza con- geuuiare vaij cambiamenti di scena j e cou- cbiude la seconda sessione del Dialogo sulla Tragcdia con quesle parole : » Cacciau dun- » que di capo lo scrupolo di cangiare la » scena , e lascia gracchiare a quesii affeliaii » adoralori delle auucagiic w. Ma con quale misura il Marielli, e la ragloue concede que- sia libcrla? Con quella slcssa cbe ne allarga la dnrata. Ancbe qui vuolsi combinare il luira- bile col verisimile. Chi negbsra cbe quando ua' azion iraglca polesse iuvilupparsi , e scio- gliersi vensinjilmcnt.e in un sol luogo piu mi- rabilc riescerebbe, che a cambiarlo? La sola varisimiglianza dunque ba il dirilto di farcelo 70 con narsltnonla camblare ; eppercio il buon gusto ha determinalo, die quanto accade in una ciuii possa preseniarsi al bisogoo colla mulazioue di scenaj ma che se due luoghi della cilia lontani tra loro fossero necessarj all' azioue , questa sia regolaia iu niodo che il caniblamento si faccia fra gl' intervalli d'uii alio air ahro uon raai in mezzo all' alio me- desimo. Oh perche no nell' alto medesirao ? Odo esclatnare i seguaci delle nuove iragiche dottrine. Perche la slessa parola ^Ito esprime un concaieuaraenio seguiio di colloquio e di azioue tra varj personaggi che ragionevol- menle vauno e vengouo nel medesimo luogo. Imperciocche se quest' alio col cambiaracuto di scena s'inierrompe non e piii uii atto soloj ma iu tanti si divide, quante si fan mutazioni. II dotlissimo Sig. Pagaui mi perdonera se, nou tauto come private, quauto come Segre- tario , queste brevi cousiderazioui ho con- trapposte all' eloqueniissimo suo elogio della Tragedia del Sig. Manzoni, nel quale piii volte il dolce sentimento deli' amicizia prevalse air acume del suo iugegno; e non gli lascio scorgcre che sc da una parte i pedanti sono 7» dcgHi dl rimprovcro pcrclic slanno troppo lenacl alle rcgole iusegnale dayli aoilchi mae- stri , cadono iu pcgglor difeito i romanilci a volerle lulle sprezzare. Ma chi sono quesii romantlci , e che si ha egli ad iniendere per romanlismo, di cul tanti e s\ sirani" giudlzj si sono portaii a quesi'ul- limi tempi iu Italia? A questa dimanda ha pienamente soddisfatto il Socio Sig. Professore Giuseppe INicolini col suo discorso del Rotnan- tismo, e della lolleranza letteraria, slato coro- naio daH'Aieneo. F.^li percio definisce primo in senso generalissimo il Ronianlismo quel siste- ma letterario clie tende a contrassegnare I'epo- che della moderna leiieraiura disiinla dalla classica e auiica, ed a ridurre ad uu punlo complessivo di veduta 1' indole, le cause pro- duttrici, I'iniima essenza, 1' esirinseca forma, e tulle insomma le caratlerisiiche differeuze delle due letieraturej il quale nato in Alemagna si c propagato per lutta Europa , che impresse agli stud] uu niovimcnto novello, che apparlie- ne , dice il nostro Socio, alia criiica di rico- iioscere, e di dirigerbjed e appunto cio ch'egli tenia di fare nel sua discorso. Osserva in primo 72 luogo che tra la leiieralui a anilca e la moderna vi e un' indole individuale, che a caratieii pro- nuDclaiissimi 1' una dali' alua le disiinj^uej la cagioue di questc differenze egll la trova nelle antecedenze al nuovo sistema di civilia, che si e siahilito in Europa dopo la uuova bar- Larle , per cui al goverao de' Cesari soiieairo il regime feudale , alia pagana religione il Crisiiauesimo, e, per la connessloue necessarla dclla morale colla religioue, alia morale facile e condisceudenie degli anlichi, la couiempla- tiva , severa e profonda d:.i popoli rigeneraii, alia lingua del Lazio la lingua- cosi deiia ro- mana, o romanza mista delT amico leutonico col latino, e germc comune delle linguc nieri- diouali di Eiiropa^per cui ue venue un uuovo ordine di senlimenii e d'idee, e una uuova maniera di esprinierle. Quesia uoviia si e specialmenie manifesiala uella poesia, la quale allro nou essendo che I'espressione del cuore; piu si ailiene alle relazioni locali c contem- poranee , com' e facile conoscere nei celebri poeii delle moderne uazioni. Per poesia clas- sica imperlauio egli inieude la poesia degli anlichi; e per romantica ncl s3iiso generico 75 nuella che liconosce la sua orlgiue dall'epoca, in ciii naoqnero le lin;;nc romane. Ed i cri- licl alemanui segueudo il uoslro Socio, mo- sita esservi due disilnli generi di poeiica, e si assume di ginsilficare le inuovazioui di vario generc introdoiie nelle diverse leiiera- ime moderne , e specialmenie in quelle del INord , seuza dimiuuire la debila veuerazione dei grandi aniichi; riuiracclando i inoiivi per cui il romaniisnio lanli opposiloii lia iucou'- iiali specialtnenie ia lialia. Tra quesii moiivi egli pone il caraiiere uazlonale degl' Iialiani irascibile, e vivace iuclinaio piu all'escrcizio deir imraaginazioiie , che dell' osservazioue , piu air esecuzlone e alia praiica , che alia speculazioue e al preceilo , un simil carat- lere, cgli dice, dovea spiogere i conlendenti in questo arriugo Icucrario con ben allro impeio, che uon fra Tahre nazionij e quesla fu la cagioue delle animate dispute , e con- troversie , clie al nuovo termine di roman- lismo si snsciiaron fra noi. Da questo con- flilio di opinioni , di controversie , e di re- ciproche accuse, u'e venulo forlunaiamenie, dice il Sig. Nicolini, ua avviciuameuto d'anibe 74 lo parii. ch' el si propone dl svikippare j e nel menlre chc al romandci pare di non aver varcaii lutii gli osiacoli da varcarsi, e al loro avversarj , chc aiiclie iroppo si sleno alleii- laie le Lrljjlie ad un llbcriinaj,'glo d' incalco- lablli conseguenzc, cj^li assume la non facile impresa di disingannar gli uni e gli allri. E cominciando dai classicisli lore rimprovcra rosiluarsl chc fanno a voler leuere il punto a cui giunsero nella gcuerosa lore carrlera gli aniichi poeil, c la linea di coudne che descrlssero gli aniichi Iraltalisli, quali colon- ne di Ercole, olue Ic quali non sla leeito di spinger la nave senza pcricolo di naufragare. E perchc clrcostanzc parlicolari fcccro che r insplrazione degli aniichi fosse semplice, facile, niisurala , calma, omogenea, il voler con rigore soslenere una tale semplicita del disegno, ed uniia di parti, da ridurre il genio moderuo a diffidar sempre dei proprj Iraspor- ti , e a Ireraare ad ogni passo sollo la soulica della censura. L' umano ingegno e insoffe- renie di queste catene , e luiti i poeii che noi riconosclamo per classici Iialiani, seppero romperle con lode , e perci6 divennero ori- 75 ginali Danlc , il Peirarca , 1' Ailosio , e il mcdcsimo Tasso. Ma qucllo in cui vanno piii tliscordi le due leiteraiure e inioruo alia tra- gica poesia , eppercio su qucsla iu parlicolar niodo va il Liosiro Socio fermando le sue considcrazloni. Per quella sempUciia di dise- guo ncgli aniicbi, dice il uosiro Socio, e ve- iiuio nclla iragedia il dogma dell' uuita clas- sica , eh' egli disliogue dall' uniia romanlica , di cui parlera a suo luogo, la quale unita classica eqli dice suol farsi conslstere nel- V unicila del protagonista , nell' analilica con- caienazioue di causa e di effelto ; e nella parsimonia degli accessorj e del colorito. Ma 86 mi e lecito di far qui una bieve consi- derazione V unicila del protagonista^ e la cou- calenazioue di causa e di effelto , e credula lanlo essenziale alia tragedia, che lo Schiller il protolipo del romantico sistema, ha quesie due cose sempre osservate nelle sue tragedie; la differenza dunque sarebbe esseuzialmenie negli accessorj e nel colorito ; 1' esclusione che fecero gli aniichi d'ogni elemento eie- rogeneo all' aziou iragica, 1' anatema dai clas- sicisti fulminate coutro la violazione delle due 76 WDita di tempo e di luogo. Nulla egll risponde coniro questo aualema, credendo cbe le due uniia sieno abbastanza condannaie dalla ra- glone; ne io qui ho cb^e aggiugnere a quanto ne bo ragionaio anierlormeute. Beusi va egli indagando le cagioni di quella scmpliciia di mezzi , di quella conceniricita di parti, di quella circoscritta direzione all' insieme con [ cui rnodellarouo i greci le loro tragedie , e ; proposte varie sue opinioni a niodo di dub- | bio, concbiude , cbe per plausibllc cbe possa ■! essere questo metodo degli aniichi, non esclu- jj de la pratica d' un metodo diverso, fiucbe L It altro non si allegbi da suoi sosienitori cbe | la sua aniicbiia, e fiucbe non si provino con dimostrazioui dlreite i vizj dell' altro. Se si loda il Filippo d' Alfieri , percbe si vorra biasimare il capolavoro della Scena romantica il D. Carlo? Riconosce ancb'egli il uostro Socio J cbe 1' uuita e necessarian ma cbiama errore il riferirla cbe fanno i classicisli al- r azione stessa anzicbe all' effctio , al quale con pill verila, dice, e penetrazione Ja rife- riscono i romantici ; ma qui se mi e lecito dire una parola, faccio osservare cbe tutti e 77 due i partlil la rlfcriscono in sostanza al mc- desimo puiuo; I'uuila dcU' azione e cagionc dcir uuiia dcH'affelto, Tuulia dcU'affelio sup- ponendo sempre 1' uuiia di azione ; poiche non potrebbe qucsio esser mio, se una quella non fosse. Ma per darci una plu parlicolave idea del fine della roniauiica pocsia, c per nicglio farci sentire 1' esseuzialc differeuza cli'ella ha colla classica anche nioderna, cosi doitamenie ra- giona il Prof. Nicolini. s » L' arie suol chia- » marsi V imitazione della natura. Ma la ua- )) Inra puo imiiarsi in duo raaniere , o sce- » glieudola , o rltraendola dal vero. La prima » di quesie maniere e classica, la seconda r> romaulica. Qual e il vero gcnere ? qual e » il falso ? Nessuno. L' uno e I'ahro ha i suoi » pregi particolari e disiiuli j non vogliouo )> essere raffrontaii, ma giudicaii in se slessi. » L' ftno tende a perfeziouare il sue soggelto, » formandoue un modello , I'aliro lo dipingc » tal qual e co'suoi naiurali llneamenii e co- » lorij uuo pensa alia porfezione dell'insieme, » I'ahro alia finiiura delle parii. E nel clas- » sico pill ideale, piix armooia, pin artC; uel ,s » romaniico plii veilia , piu espressloue, plu » naiura. Cosi I'uuo, come 1' aliro dei due ge- » neri ha le sue sublitni , le sue medlocrl, le » sue infime gradazlouij e queste vonno essere » gludioaie non pel genere, ma per la forza » deir esecuzione sr )>. Dopo di quesio egli crede inutile il parlare delle varieia degli silli, dei meiri, e dei passaggi die si fanuo lalvoha fiao dal verso alia prosa nel genere roman- tico , esseudo questa una consegueu/a del sisiema, e die viene giusllficata da cio die ha deiio. Dopo di avere in lal guisa com- hattuie le preiensioui dei classicisti, passa il nostro Socio a combaliere quelle dei roman- tici , e specialmente sulla preiensione esclu- siva di poelico die lianno attribuita al genere da lor coliivato ; preiensione che li fece vi- lipendere superbamenie lullo cio che noii porlasse uu' improuta nazionale , o alnieuo ji raoderna, traliar da puerili, e da scolasiiche tulle le poesie che direltamcnte , o indiret- tameule non influissero sull' iniellelto , e sui i seulimenli del pnbbllco moderno , ributiare i i soggeiti tolii dall' antlcliiia, nauseare i clas- j sici antichi , e bestemmiar sopraliuuo la mi- 79 tologia ; senza pensare clic vi sono soggelli, il cui interesse e legalo alle qiiallta immu- tabill del cuore uniaao, i quali per anilchi che sieuo sono sempre cfficaci j e che vi e un raaraviglloso il quale o iodipeudenie dalla religioue , o comraesso unicamente alia reli- gion ualurale e Ji luui i tempi , di luiii i luoglii, di luui gli uomini. Le cagioui che bauDO condollo i romaniici in quesii eccessi , dipendouo , dice il nosiro Socio, da due lore falsi supposli. Consisie il primo nell'essersi eglino foiraata un'idea irop- po limitaia, e troppo positiva della poesia; I'al- iro nell'aver valutalo nelle produzioni poetiche pill r arlista che 1' arte. Hanno supposlo che la poesia uon altrimenli che la filosofia, debba per sua essenza influire al migliorameuio dei popoli , ed euirar nella poliiica; cercando da lei piu r utile che il bello. Non si niega che una poesia la quale tenda alio scopo morale, e a migliorare i costumi sia degna di prefe- renza , ma si niega che questa sia 1' essenza della poesia; meutie il suo scopo almeno principale e il dileito. Se fosse lecito, dice il Sig. JNicolini , fare al pacta qucsia iguobile e ad lui tempo supcificlale domanda a clic pro? che rlsponderebbe il Peirarca, I'Ariosto, tulli i poeli erotici, elegiaci, descriilivi, fan- taslici ? Che rlsponderebbero gU ariisli di ognl geoere? Le arii souo deiie belle appunto perclie il bello e null' aliro hauuo per fine ; e se al bello cougiungono lalvolta I' utile e questa una eonsegueuza accldeutale, non pro- gettata, non prevedula. La proprieta dell' art! , egli dottamente prosiegue, e d' impadronlrsi deir anima , di svellerla potentemente dai suo ceutro, di irasportarla fra gli spazj d'un mou- do ideale, e di procurarle godimeuli che sem- braao riservaii ad csseri d' una nalura piii perfetta. Da questo primo difetto dei roman- tici e naio il secondo di considerare nella poesia piii il nieriio dell' ariisia , che la pro- duzione in se stessa , errore , dice il nostro Socio , che puo cssere fecondo di inolli altri cosi uei giudizj della criiica , come nella pratica degli autori. II non arrestarsi all'esame { degli effeiti, il risalir da essi alle cagioni , i se e necessario nella ricerca del vero, e inop- poriuno neir esiiniazione del bello, e niostra nel crilico bassezza di principj , e poverla di j 8i seulimeulo. E se lo scopo delle aril c tuito esietico, uon morale, se non si traiia del mc- rito deir arlista, ma dcH'effeiio; perchc liml- teremo la giurisdizlo.ne cbe ha il poeia come sulla nalura, e sulla storla, cosi sulla favola e sulla mltologla? Perche vorranuo i roman- llci ridurlo ai soli oggoiti moderni quando anche gli amichi possono presiarsl alia sua immaginazione ? Si conceda pure maggior ar- dimcnlo,.e maggior merllo d'inveuzlone a quel poela clie prlmo irapreude ad ornar dl poeilca vesie nuovl cosiumi, ad esaltare al grade del poetico enlusiasmo semimeuti novelli, e a fai* zamplljare dalla rlcca vena dclla propria im- maglDazione un nuovo gcnerc dl maraviglioso, ma non si giudichi raai della poesia clue dal- r effeilo ch' ella produce. E dietro quesle norme ammirino i Tedeschi 11 loro Schiller,- ma lasclno ai Franct,si ammlrare 1 Racine ed i Voltaire, agli Italian! I'Alfierl, o per mc- glio dire si accordlno lutti ad ammlrare 11 hello ovunque si trovl, e la tolleranza let- leraria otlenga In Europa 11 sua,pieno trionfo. ■ Seniionche convlene il nostro Socio, che in proposlio dl leairall ranproscntazionl anchc 6 82 il caraiiere individuale delle varie nazioni enlra a modilicarle, c die percio questa tolleranza, clv egli predica con espansione di cuore deve intendersi soiloposia a varie limiiazioni, die ne sono la conseguenza. 11 romautisrao per esempio inchiude in Aleraagna alcune parti, die sono affailo parllcolari a quella uazioue, e che difficilmeuie troverebbero favore in un' altra. Una inlimita di senllmento poriaia sovcnie fine al misticismo cd alia singolariia, dice il Sig. Nicolini , una profondiia d' idee spinia ali'oscurila, una tendenza coniinua del- la contemplazione a trascendere i limili della nalura e dell' esperienza, un frcquenie flut- tuar indeciso neir oceano dell' indefiniio, una vastila slerminata di disegno, e una minuiezza sludiosissima delle ciicostanze caratierisllche, un'insistenza iutemperante sulle passioni, una elocuzione spesso trascurata, mal possono conformarsi a tulle le nazioni; nianco alia Francese, nazione lulia brio, tutla viyacila, lutta dal pill al meno leiierata. Gl' Italian! hanno maggior forza di scnliraenlo, maggior solidila di pensiero, maggior robusiezza di caraitere , si alloutanano dai Franccsi , per 85 rcnderll piii capaci di scnllrc i piegi del- I'alemauna leiteratura. Ma un' inuuagiuazione pill pronta, affetti piii iinpctuosi , un' indole mcno contemplallva, una lingua sonora, no- Lile, e forse all' eccesso lilrosa, fanno che il inisiicismo e le irascuratezze del Nord, difQcil- menie si possano da nol eslimare. ;=; Un' allra limiiazione al sisiema di tollerauza da lui pro- poslo, vorrebbe il nostro Socio cbc fosse falta riguardo alia rniiologia. Egli vuole clie i ro- maniici quella parte di rniiologia loUciino nella poesia, che dir si poirebbe sinibolica, e che il noslro Socio chiama profana,- e che i classicisli a queir allra pane per sempre rinunciassero, che risguarda le diviniia degli anticbi; c cer- tamenie una nioderazione su qiiesio punto e sotnmanienie da inculcarsi, quaniunque io non sarei dell' intero avviso del Sig. Kicoliui di escludeila affauo, quando specialmcnie le diviniia del pagauesimo si prendano come simboli. E mi persuade in questa opinione ( chi il crederebbe? ) lo stesso Schiller, cho meriiamenie si lien per capo della roniantica poesia. In niolie delle sue iragedie, quaniun- que di argonicnio crisiiauo, uon cbbe egli H rlguardo alcuno di inlrodurre 1 uomi delle divlnila genlilesche. Nella sola sposa di Mes- sina vi ii ovale nominaie Ic Erinnl, gli Dei tulli d'iuferno, I'aurea Cerere, 11 pacifico Pane, r arte gencrata dagli Dei , le sorii che giac- clono neir oscuro grenibo del Dcsiino , la Foriuna alaia, 1' Eiere onnlveggenie , la Dea del mare, il tempio d'Amore, la severa Diana, la Dea della vendetta, 1 Pcnail, ELe rldente di eterna glovinezza, I'aurea Vittoria ec. ec. ec. Finalmenic clilude 11 nosiro Socio il suo in- teressauilsslmo discorso col dimandar grazia alio siesso neologlsmo slraniero come ele- mento necessario dcllo stile rnodcrno. Tre- pidando egli cliiede questa grazia, c scnza trepldare per rlsposta gli proponianio la bel- lissima poetica traduzioue che il nosiro Socio d* onore il Sig. Rasori ci lesse nell' Ateneo della prima pane della trllogia di Schiller intitolata il Walleslein, tutta rldoudanie del- le piu preziosG gemme della nostra lingua, gemme, che anzi che sfigurar il testo, tale grazia gli aggiungouo, che si glorlerebhe r autore di averue allrettanie posie nel suo, priginale. 85 Clie cosa vogllasi inlendcre per iiilogla, e tjuale relazione abbia qiiesia specie til com- posizloiii tealrali, coq alcune dcgli anlichi, non verro io qui disputaudo, riineilcudo i curiosi alio Schlegcl, che di proposlio ne ha irailato. Solo dlro che la irllogia e come una lapprcbcntazione composia di tre, cia- scuua dellc quail per se stessa e finlia, ma che unite formano un Hilio iusieme. QueJla di cui parllauio e la piitna parte , preceduta da nil bellissimo prologo, in cui il poeta ledcsco coi piu vivi colori ha I'arte mimica descrilia e celcbrala. L'azione poi non 6 allro che una amena descrizioue di un bivacco mi- lilare, in cui i costunii della liceuzlosa mi- lizia sono cosi al vivo dipinti, che par di vederli, o d'essere a lutio presenie; varj ca- ratleri tuiii pero miliiari dal dialogo per se niedesimi si manifcstano, ed il caratiere del luniauo lor duce il \V;illestein dai loro col- loquii sioricanicnlc risulta. Vi si scoprono grinirighi della corte Romana, c doH'Inipe- raiore per tor Tarnii di mano al WallcsteiUj che, troppo caro alia milizia, si era reso sospciio al suo Signorc, come per 1' equi- 86 voca sua credeuza, ai sommo Pouieflce. Co- mica, ma slrana oltre modo e riulroduzione in sulla scena di un cappuccino , che vieue a predicare alia soldatesca, e a biasimare i co- stumi di Wallesiein. In queslo discorso ha il poeta tedesco al vivo espressa la eloquenza cappucciuesca piena di ciiazioni, di alliiera- zioni , di giuochi di parole ec, e il tradut- tore ha suporate con raoha frauchezza le dlf- ficolta, che dovelle inconlrare a conservar tunc questo caratiere di falsa eloquenza, nel tradurlo in Iialiauo. Le noslre scene non patirebhero pero ne questa profanazioue del- la parola di Dio , ne le mohe scurrilita , e licenze della sfrenata milizia. jNe io piii v' im- morero, e piutlosio passero a darvi ragguaglio del discorso che il Socio Sig. Ab. Taverna lesse neirAteneo suU' Idillio, ultima delle me- morie di letieraiura che furono nella nostra socieia trailate quest' anno; discorso che con uu saggio d' Idillli in prosa da lui coraposli ad educazione morale della gioveniii, ha poi pubblicalo colle stampe; sicche saro io breve nel parlarvcne , rimetiendovl alia leitura dello SlCSSO. SI esinie 11 uosiio Soino di definirc eiinio- logicamente la parola Idllllo ( die in greco il inedesiino suona che prcsso noi lenue can- to , o canzoncella ) e pluiioslo si ferma a coniiderare la materia, che fu dagli antichi coll Idllllo , o Egloga tratlata. Kgli e per lo plii, dice 11 uoslro Socio un dramma Lrevls- simo. La scena un paese lontano dalle citta, mouli, selve , valli , praii , rivl , fonlanc o plaggej i personaggl, bifolchi , pecoral, caprai, lavoralori ; le azioni gare di suooi e canli , dispuiazlonl, osservazioni dl paesaggi e di tem- pi, e lalvolta delle Lellezzc dl natura ; e so- praliuilo amori, i quali veramenie pajono na- luraii ai coslurai , e ai modi dell' Idllllo. Lo siile sempre plu place , che prenda qualiia dalle cose della campagua , e data gli sia forma e maniera uuicamente dal soggelto. Passa poi a mostrarci il caraliere diverse de- gl'Idllli di Teocrilo, di Vlrgllio, e di Gesnero, i soli dei quail in lal gencre durera loutaua la fama; c in che egli medcslnio il uosiro Socio non vuol da que'grandi maestri allonlanarsi. Teocrito ha volulo piacere agli uomini di sua nazionc , e di sua eta, tornando in onore la 88 zampogna di Dafnl, dopo 1' anlico Stesicoro dimenticata ; Virgilio cogli argonienii di Teo- crito fa altrui maulfesta la sua gralltudine verso coloro , che favoreggiarono i suol sludjj ed il Gesuero si propose di apriie allrui la giocondiia del suo anitno al rimirare la cam- pagna , ed al popolarla in idea di condegni abiiatori. II Sig. Taverna togliecdo da Teo- crito la semplicila, e la proprieia , e gli or- namenii conveuevoli dello siilej da Virgilio la geuiilezza, 1' aliezza, la Lrevita, la dolcezza e r armonia ; dal Gcsnero ogn'altra cosa , e specialmenie la JDaniera di eleggerc e dipin- gere le scene, in che vinse quegli aulichi, da tutii si dipaiie nogli argomenti , e negli af- feili. Ill queslo egli si adopra di far venire a giado le viriu placide , coraecche oscure , e d'iiisjjirare iiei teneri cuori dei glovani colla conieinplazion?; delle bellezze della JNatura caldo araore pel grande Aulor della niede- sima. Non egli finge il seed d' oro dei poeii greci e lalini; ma si bene uno slaio pairiar- cale , in cui quei primi capi di famiglia , pasiori anch' es5J , menavauo vita erranie e pacifica , sollo le teade , e in ciel sereno , 89 ricchlssimi di rtaudre , aLbondevoli d' ogni cosa , llberi d' ogni signorla , leueudo auzi signoria di Re e ufficio di Sacerdoil uelle loro faniiglie, usaudo nou godendo dei loro Lcni. I conviii dei quali iion erano conslgliaii dall'ozio, ne dalla seosualiia^ ma apparec- chiaii dair ospiialiia, dalla eoriesia, dalla pa- lenievole benevolenza; i cui sollazzi non erano le gare e gli amori , o le zampognej ma ogui dileilo irovavano in couieaiplare il creato, e cercaic nell' oidine di esso, e nelle sue per- miuazloni , chc uon han ircgua , le vie del- r Alilssiino. ;z: Questa e quella condizione di vita, concLlude il Sig. Tavernaj la quale io con alcuna immagine dell' aurea eia del Palriarchi , anziclie co' trovali della mitolo- gia , render vorrei amabile co' mici Idillii; e r lia egli resa amabile, e cara di faiio , come puo di leggeri convincersi ognuuo col saggio ch' egli lia pubblicalo. S C I E IN Z E Ma e omai tempo, Siguori, che dalle lel- j terarie elucubrazioni dei nostri Socj , uoi 90 passiarno alio scicnlifichc, che furono uat- tale ncl corso dell' anno Accademico ; e prima della memoria del Sig. Doll. Buccio sul ma- gnellsmo aniniale , insegnato , ed appiicato alia medlcina dal celebrc Dott. Mcsmer. Si e lanto per tutta Europa e parlato e stam- paio pro e contro il Mcsmerisnio , clie uon e mestieri spendere aiolie parole per far com- prendere a voi dotllsslmi in che questo fl- siologico sistema consisla. Non renuendo il nosiro Socio , che vi possa essere siata , e vi sia tultora in quelli che fan uso del modo di medicare insegnato da Mesmer, e amplialo, o corretto da' suoi seguaci, un poco di ciar- lataueria, uon puo indursl a credere che af- failo chimerico sia, e privo d' ogni real fou- damento , come quello che dopo di aver subita r aliernaiiva di crcdito e di discredilo per lo passato , e di bel nuovo risorlo in Geruiania , ed in Francia a segno di for- marvi socieia, com' e a Strasburgo, e di dare maleria alia pubblicazione di non disprezza- Lili opereiie , anche periodiche ; e uon trova altra ragione dell' incostanza della sorie, che ha iucontrato questo sisiema , che la poca 9« conoscenza chc si ha JcH'agcntc universale, da ciii anclic il magnclismo animale ( base della dotlrina di Mesmer ) el suppcne dipen- denie", cioc il suo favoriio elettrlcismo ani- male ; per che no avvienc , egli dice , che non puo essere opportunamente impiegato , ed applicaio rcitameuic. Ma se non si puo negare , prosieguc il Sig. Buccio , che iu ispecie nelle malallie nervose s' invoca iudar-- no il soccorso della mediciua comune, quando nunierose guarigioni asserisconsi effeiiuale dal magnetismo , il Irascurarlo non sareLL' ella ncgligenza ripreusibile in un corpo scienlifico, di cui deve essere scopo ed impegno prin- cipale la diffusione delle utlli cognizioni , e la conoscenza di vaniaggiosi trovaii? O non sarcbbe una iudeccnie mancanza il non dis- ingannar chi vi crede, qualora quesla pratica non fosse che affatlo chimerica ? E queslo corpo scicniifico, coulro il quale cosi ragiona il nosiro Socio, e la Comniissioue de' medici che fu in Francia delegaia a conoscere suUa verita della dotlrina Meemcriana, la quale non poiendo negare i fatli , li ailribui a puri casi naiurali; avvenendo spessc voile in I 92 niediciua die gravi malallie sieno guarlte per mezzo dl reincdj opposli ; che poievano es- sere qaindl un effeuo di sola immajjlnazione le vaniate guaii^Ioni ; alia quale a dir vero poco filosofica 1 elazioue di que' medici de- legaii , festevolmcnie un anonimo rispose, che se dal tiiagnetisnio , anclie per mez?o dclla sola immaginazlonc, si oitenevano guarigioni che oiiener nou si poievano dalla tnedlclna coninne ( e clo senza disiurbare lo stomaco, ne disgusiare il palato ) , tenessero pur qncsta per so, e gli lasciassero il suo magneiismo, lion itnporiando , qualora si guarisca,di sa- pere il come od il perche. II Sig. Buccio fa- cendo in queslo proposito le parti di com- pilalore non fa che csporre il giudizio del Sig. di Thourct, uno dci medici commissio- iiati contro la dottrina di jMcsnier, e la risposta di qucsto inseiita nel volume del mille seiiecenio oitantaquaiiro della socieia di medicina di Parigi, nella quale spiega le filosoflche Lasi su cui fondaio e il suo sisie- ma , dal che appaiisce ch' egli uon era un empirico; le quali basi sono quesie, che vi | ba un' azione rcclproca ira i corpi che ai 93 muovono ucllo spazio , e che quesl'azione uoa e indifferenie per la loro conservazloue, come sospeliarono Caitcsio, Newion, e in ge- uerale uuii quelll che hanuo doitamenie trat- lalo di fisica generale. Quello pero che non passa per huono a Mesmer il Sig. Cucclo e ]a diversiia che quel tedesco ha supposia nel fluido che forma il inagneiismo animale , e quello che forma 1' eleiiriciia. Che una elet- iriciih animale vi sia, lo prova il nostro Socio colle esperieuze faite dal Cav. Aldlui, e da altri Fisici ; couferma i rapporli del Galvanismo ( che secondo lui risulta dal- I'azione reciproca Ira il fluido eleltrico , ed il calorico ) colle funzioni dell' animale eco- nomia, cou un esperimenio fatto in Glascow dal Dolt. Ure sul corpo d' uu appiccalo, riferiio uella Biblloteca universale pel Feh- Lrajo 1819. Mciteudo quel medico Inglese in comunicazione per mezzo di flli cou- dultori cou una hattcria di a-yo paja la mi- dolla spiuale di quesio appiccato scoperia col levaro una ineia della vertebra ailante , e il ncrvo ischiadlco scoperto col fare un'in- cisiouc ucir anca sinistra , si vide una forte 94 scossa in tuiti i muscoll. Varlando le comuni- cazioni si eccitarono violenii moti convulsivi nelle diverse membra, e, cori terrore degli asianli, aache nella faccia ; vedendosi perfet- tamenie imiiato il moio del torace , accom- pagnaio, come in un' affannosa respirazione, da quello dei muscoli del basso venire ; e col corredo di altre esperienze da celebri fisici falte, e da lui riporlate, stabilisce il Sig. Buccio, che se non luiie, almeno le principali funzioni s\ nell' organismo vegeta- Lile, che uell'animale, hauuo per principio efficiente il galvanismo ; 11 quale galvanismo poi, riferendo altre varie esperienze di celebri fisici, s' induce il nostro Socio a credere che sia la siessa cosa col magneiismo, o per me- glio dire, che il magneiismo non sia che una modiflcazione deU'elettricila. Cio presupposlo il Sig. Buccio e di nuovo in campo colle sue favorite opinioni dell* influenza del galvanismo nella guarigione di molte malaliie, opinioui che alire volte ha agitate nel nostro Aleneo. E sc i Mesmeriani gli concedano che il ma- gneiismo anlmale e una cosa coll' elettricismo auimale, egli si mctie nclla loro schiera, si 95 fa apostolo della uuova dotiiina, c Irova in tiUii i medlci da Paracelso al Baglivi delle opportune citazioni per sosienerla, vede un giuoco di quesla eleitricila animale uelle nar- rate guarigioui dcgli aniichi Egizj e del Chi- iiesl coir imposizlone delle manij'perche ot- lencre pero e mestieri, che chi fa le fuuzloui di medico si nianienga in un tenor di vita casto, puro, sobrio ec. per conservare ac- cumulata in se relettricila animale con cul iuiende guarire I'infermo. Ma noi, com'edovcr di filosofo, aspeiiaudo che il Slg. Buccio con iuconlrastabili esperienze avvalorl quells oplnioni, che fiuora ha sosienule soltanio col- rinduzione, e coll' aulorita , passereiuo alia jnemoria del Socio Sig. Dott. Giaconiazzi iniliolata: Cenni Clinico - Palologicl sidle infiammazioni occulle del Corpo Utnano. Qucsio lavoro, come il iliolo stesso lo an- uuucia , e diviso in due parti , e 1' Aulore da cotnlnciamento alia prima coll' esporre poche e succinic idee iutorno alle infiam- mazioni occulte in generale. Seuza impegnarsi gran faito nella ricerca della causa prossima deir infiammazioue , si liraita cgli ad csporrc 96 quei segnl che sogUono accompagnarla , e riscontrando nella delta malaiila un processo ] di slimolo, stabilisce cli' e costaniemenie ac- compagnata dalla diatesi ipersienica. Ma sic- come la uoioniia paiologica ha osservate, e tuiio giorno osserva nelle sezionl dei cadaveri tracce non equlvoche di pregres»e infiam- mazioni , le quali non si sono raauifestaie durante la vita, con alcuno, o solo con pochis- simi di quei sintomi, coi quali sono dai noso- logi contraddistinte, conchiude che il processo flogistico puo , non di rado , forrnarsi nel corpo umano vivente , ed incedere occulto , e dar luogo a tutti quegli orreudi risulta- menti , dei quali e capace, senza manifestare quella iramensa serie di sintomi, che ci hanno lasciata gll scrittori di medicina. Si accioge percio a parlare nel capo se- condo delle infiammazioni occulte del cer- vello, del cervellelto e delle meniugi; e dieiro le osservazioni di G. P. Franck, di Panel, di Zimmermann , di Zuliani , di Zannini , e di moltl altri celebri auiori opportunamenie cltali , metle fuori di dubbio 1' esistenza di wna malaliia, la quale, avuto riguardo allc 97 paiil, In cui risiede, sembrerebhe Impossibile. Chiiide quesio capo colla sluria dl i;;.'' r-iicc- faliie da lui osservaia iu uu ragazzo dl nove anni, la quale si presento sotio Ic forme in- gannairici di una semplice febbre verminosa, e che fu curaia feliceraente coUe Jarghe cac- ciate di saugue, e col tarlaro stibiato ad al- tissirae dosi. Si fa a discorrere poi nel capo terzo sulle occulie infiamraazioui dei visceri conienuii nella cavila del lorace; e paila pariitaniente delle lufiammazioni occulie dclla pleura, del medlasierio , del diaframina , della trachea e dei bronchi, dei polmoni, del pericardio , del cuore e dell' esofago. La notomia paio- logica , c le osservazioni al Iciio degl' lufermi gli servoiio sempre di guida uelle sue inve- siigazioni, e chiama una scclia erudizione a confermare ad ogni ariicolo clo ch'ei si pro- pone di dimostrarc. Impiega il capo quarto nel darci la storia delle infiaminazioni occulie , delle quali si accertano dopo la morte i noiomisii, e di cui videro i guasii nello stomaco , negl' ia- tesiini, nel fegato , uella rnilza , nei rcni, 7 98 negli ureieri, nella vescica urinaria, nell'uiero, nel peritoneo, nell'omento ec j e curiosissimo osservazioni sono in questo capo riferiie dal nostro Socio, tohe dalle opere di Morgagni, di De-Haen, di Stoll, di Haller, di Riverio , di Sauvage e di altri. Degao di osservazione c pure il caso praiico avvehuio airauiore di una nietrite cronica esistenie da dieci c piu anni , abbandonata dai medici , e da lui sa- nata col plii ardito melodo auilflogisiico. Ser- vono pure a conferrnare sempre piu la esi- stenza di reali infiammazloni, senza apparenie indizio della loro eslstenza , alcune autopsie cadaveriche dallo siesso iusiiiuile , e colle quali lennina la parte prima del suo lavoro, dalla quale si puo irarre una grandissima veriia, gia annunciaia dall' illustre Rasori, ed e, che i sinlorni soli sono una guida falla- cissima per giudicare dell' indole di qualuuque malaltia, e cbe i Medici che da questi soltauio traggono le loro indicazioui curative, si espon- gono ad iucappare in moliissinii, e gravissinu errori. La parte seconda iratta della frequenza del processo flogisiico nellc iiialatiic; ed il Sig. 99 Giacomazzi stabilisce primieramenie chc quan- do nel corpo umano s'inconlrauo lurgescenze de' minimi vasi, effusioni scirose , sopra or- ganizzazioni , adesioni , sfiancamentl , disor- ganizzazioni , dilataraenlo del lume dei vasi, accrescimenio di mole o di peso nei vlsceri, suppurazione, epailzzazioui, indurimenli nelle parti naturalmenle molli ec. ec. si puo con- chiudere aver avuto luogo il processo flogi- stico, dal quale solo dipeudono le anzldelie orgaiiiche alierazioni j ed accusa il sangue quale causa materiale dell' infiarumazioue, e citando alcuni suoi versi inedili splega in queslo raodo la prccoiicepila idea: / Evvi fra i molti un cerlo uial , die detto E Fligmoiie dai Greci; e allor che il criido O i visceri governa, o le memhrcine , O le stesse ossa, o del vivente corpo Altra parte qualunque , invati si spera Rinnovar di salute i lied giorni , Se dal lago del cor non si dcriva Con pronta man la procellosa e densa Onda del sangue^ imperocche r(iiniscere tulle ^ alto tumullo , E sconipiglio e disordinc vi porta; Oppur gemendo dai sfiancat'i pori Una plaitica Unfa, a nuove parti Non dapprima esistenti, e ognor Ictnli. Per chi oppresso t: dal nial, da nascimenlo. Lo sludio tuttavia profonrlo di quesio pai- licolare processo niorboso, ( I'infiamniazlone ) prosiegue 11 uostro Aulore, non poteva aver luogo prima di quello delia notoniia paiolo- gica j e quindi la mediclna innalzaia da Ip- pocrate siesso , da Galeno, dagli Arabi , e piu lardi da Stall, Paracelso , e da tutti i Puiridlsti , e dagli Umorisli sopra lull' alirl foudanienii clie su quelli della paiologica no- loniia , riuscir non dovea cho una scicnza meranienie speculaiiva, come di faiii sempre fu , dcdoiia piiU'osio dalT imrnaginrizione e lOI dair ingcgno dl cbi la irailo, cbe dai falti c dalla maieriale espcrieuza j eppcrcio nessuua maiaviijlia rccar deve che in pochisslmi auni tanii sistemi diatnetralmeuie opposti gli uul agli allri si sieno succeduti. All'opposto quan- do i medici al cominciar del secolo XVIII rivolsero la loro altciizioue alle autopsie ca- daveriche, c riscouiraiono cosi di spesso le Iracce deH'iafiamraazione, cominciarono a du- bitare della verita dei passatl sistemi , ed a credere piu frequenie il processo ilogistico di quello , cbe si suppoueva nelle malattie. Tullavia nou ardirono di afferraare , cbe la niaggior parte delle infermila dipeudesse dal processo flogislico ; anzi falabnente il genio piu ardimentoso , cbe ricordar possano i fasti della medicina G. Brown abbaccino in modo COS! strauo la menie di quasi tutii i Clinici di Europa da indurll a credere, cbe di cento malattie tre sole dipender poicssero da ec- oesso di stimolo , cbe e per noi lo stesso cbe dire da processo flogistico. Era riservaio alio svegliatissirao iugegno del Sig. Piasori di di- mostrare I'erroneila deiruliimo sisteina medico, il fame couosccra i gravissimi danui, cd il 102 soslituirvi una dollrina , che ha tuita 1' im- pronla della verha, perche fondata sopra falli iucoutrastabili. Educate perclo il nosiro Autore a quesla nuovo scuola si occupo serlamenie intorno alia piii comune fra le malaliie, 1' in- fiammazione, nc studio i varj esiti merce le autopsie dei cadaveri, e confrontando cio che vide egli siesso. coi proprj occhi con cio che lasciarono scrilto gli osservatori passati; :=: Si svolgano , dice egli, le opere immoriali di Haller, di Morgagni, di Sandiforl, di Rezia, di Monteggia , di Baillie , di Soemmering, e di tanti aliri esimj palologi, e si mediii sulle autopsie cadaveriche, che fecero sui loro ani- raalati i Sydenham , i Van - Swieien , i De- Haen, i Stoll , i Borsieri , i Franck ec. e gll slessi piii acerrimi sostenitori del sistema Browniano , e i fautori dei veraii , e i pro- pagatori della diatesi irritaliva, e hisoguera pur confessare , che s' inconircranno scmpre tall organiche alterazioni, che ad allro pro- cesso non si possono ascrivere fuorche al flogistico :zi . Accennaia le frequenza di que- sto processo nelJe malatiie, sosiienc che il medesimo e sempre accoaipagiialo dalla dia- io5 lesl Iperslcnica , il chc prova coll' appoggio dolle lie segucull raglonl. Prima che il icr- iiHHC delle iDfiarnmazloni non e limitalo ad un certo nuniero di giorni ( come si crede religiosamenie da molti ), oltre il quale non possa durare senza cangiar dialesi. Seconda che i rimed] coulrosiimolanli sono i soli mezzi capaci di guarirle sieno esse rcceuti o anli- che. Terza finalinenie 1' esame dei cadaveri degl' individui giudicati niorii per infiamma- zione asieoica, i quali nulla presentano di differenie da quelli, che caddcro viiiima d'in- oontrastabile infiammazione ipersienica. tr Vi sono ancora di raohi niedici , dice il nosiro Socio, i quali allorche si accingono a curare un' infiammazione si occupano piii delle giornate, che dclla uaiura, o dcUa vio- lenza della malatiia. I piu rigoristi stabili- scono che post quartum diem si dee lasciar I'amraalalo in halia dclla naiura , la quale ha con qualche crisi da risanarlo: i meno rigo- risti fissano il termine dell' infiammazione al scitimo od al nono gioruo , o al piu al piii al dccimoquarlo, e quiodi nou li odi parlare, che di seHinia o di nona; c sc vi ha pure io4 alcuuo, che ardlsca dopo la nona, e pegglo dopo la deciuiaquai'la gioraata, o di cavar sangue o di usar qualche ahro medicamento antiflogisiico, e risguardato qual diserlore del- I'esercito Ippocralico , quale amatore fanaiico di noviia , ed c cousiderato in una parola quale Moderno. Per convincere costoio, pro- siegue il nosiro Socio , che spacciano qual fiore di veriia un error grossolauo e dannoso, sarebbero al cerio inuiili lulie le ragioni e le auiorita di quegli aulori che hanno an- cora la forluna di vivere, o che morii essen- do, i lore libri coperli non sono da quella polvere venerauda che riposa sulle opere d' Ippocrate , ne tarlaii souo da quelle ti- gnuole che da oito e piii secoli van rodendo le galeuiche, e le arabiche carle =; . Appog- giato percio egli appuuio all' autoriia del me- dico di Coo dimostra che 1' infiammazione puo durare acuta fino al XVIII, al XL ed air LXXX glorno, e che un cerio Pario di cui Ippocrate ha lasciata la sloria nosologica mor\ di frenilide nel centesirao giorno di malaiiia, essendo ancora in islato di crudila; poi discendendo ai raeuo auiichi ciia le sen- io5 tcnze di De - Haen , di Stoll , e di alcuni allri , i quali ci lasclarono islorlc d'iufiam- niazioue , e della pleura , e del polmone , e del cervello ec. , che si inosirarono acute ( che dai modcrui si diieLbero ipersieuiche ) dono 20, 2n giorni , novo seitirnane , tre mesi ec. II che prova parimenti il noslro auiore colla narrazione di due casi praiici interessaniissimi , in uiio dc' quali vide la flogosi deir uiero njantenersi senipre ipersie- uica pel corso di due anni , e nell' altro una straordinaria successionc di nialaltle accom- pagnaie sempie dalla siessa dialesi pel giro di sei e piti mesi. E questo certo bastar dee per que'niedici, i quali vau predicando che post quartum diem o al piii dopo la seltima o la nona dee nelle malaliie il medico starsi colic mani iu mauo . couicuiaudosi di guar- dar nei piiali se la Leuefica crisi avviene. Siabilito che la dialesi accorapagnairicc deir infiamraazione e sempre una dialesi di stimolo , nou e difficile al uoslro Socio il provare, che T unico meiodo curativo esser deve il conirostimolanie ; e venendo alia di- moslrazione della tcrza ragione addoiia com- io6 batlc dapprima con valldl argomenii la leorlca delle infiamraazioni asleniche ; e quindi con- sidera alcune auiopsle cadaveriche fatte da Jones, e dal Cav. Brera , quando era broAV' niano, in alcuni individui morll di dissen- leria , di encefalite, in cui trovarouo il nic- senterio iudurilo , ed ingrossato , 1' ileo li- streilissimo , e suH' interna superficie esul- ceraio e coperlo di escresceuze ; il colore passaio alia suppurazione , il periloneo ade- rente agl' inteslini ec. : effusioni acquose nei venlricoli del cervello. E luito quesio av- venne dielro 1' uso di slimoli iucendiai j , i quali pero, a delta di que' medlci, non basla- Tono a superare la debolezza , e a vincere la diatesi ipostenica ! Poche parole impiega a confutare 1' opi- nioue del Sig. Dotl. Guani iniorno alia dia- lesi irritativa , e sosienendo die la gangrena stessa anziche dipendere dall' atonia delle parti, in cui si sviluppa , c preceduta sern- pre , ed c sempre 1' esiio rapidissinio dell' in- flammazioue, da fine al Copo V dal quale si puo raccogliere: priino che la frequenza del proccsso flogislico nellc niiilaitlc e maggiore 10-7 di quel die si crcde : secoudo cbc c sempre accorapagnato dalla diatesi ipcrsicnica: terzo clie uou si danuo inflammazioui iposlcnlche ; quario finalmenie die 1' unico metodo cura- livo capace di vincere qualunque iuflamma- zione , sia cssa recenie o anlica , e il cou- trostimolante. II iiosiro Socio ci promctlc di provarc la frequenza del procosso flogisllco nelle affe- zioui coniagiose , nelle febbri periodicbe , nelle idropisie, nella dissemeria, nelle febbri gaslriche , puerperali ec. , con che speiiamo di veder fra nou molto compiuio queslo iin- portaniissimo suo lavoro. JNui intanlo ci volgeremo al nostro boia- nico il Sig. Zantedeschi, il quale promovendo a buon fine 1' opera della Flora bresciana ci ha data quesi' anno la descrizione di alcuni alberi iudigeui della Provincia, cioe delle due famiglie Conifera, cd Amentacea. Egli percio ci descrisse, ira i Coniferi il Larioo, il Pezzo, r Abcte , il Pino sclvatico , il Pino nano, il Ginepro , il Giucpro alpiuo, il Tasso. Delle Anieniacee il Salcio, il Salcio bianco, il Sal- cio giallo 5 il Salcio porporiuo , H Salcio vi- leS niinco , il Salcio rlpajolo , il Salclo laurino, il Salcio brlllanie, il Salcio caprino, il Salcio orecchiuio, il Salcio aciiminato ed il Salcio reiicolalo. Per rendere piu interessanie la sua letiura , di ciascun individuo ci preseiHo ua saesio , vi uni la nomeodatura laiiua, fran- co ' cose, e todesca , c initi i vaniaggi che pos- souo trarne gli uomini per le arli, pei meslieri, e pel loro proprio comodo. Per csempio il larice , ohe irapiega cent' annl per arrivare al suo iulero sviluppo, olire il comune uso pel fuoco, e buono a irenia anni per travature , a ottania per ogni lavoro j e preferilo per la sua forza , durata, ed esiensione in grossezza e lunghezza a raolti aliri per la coslruzion dei navigli. Se nc tragge la iremeniina pra- licando in pr'imavera in quesii alberi delle incisloni : la quale dislillaia da 1' olio di Ire- meniina , ed il residuo c la cosi detia pece grcca; la sua corieccia serve alia concia delle pelli. 11 pezzo e molio in uso per travalure, alberi di navi , uieusili di casa grossolani , solari di leiti ; con esso fannosi violin! , sec- chic, scatlole , vasti recipienii pei comodi domesllci ; messo in opera verdc soilo acqua I09 dlvcnta durisslino , e rcslstc quanlo il larlce e la roveie 5 la sua corleccia e ottlnia per la concia Jelle pelli da scarpe, e per dare una tiutura buona alle sioffe ; iucidcndo il legQO alia state si oitieue una resina cono- sciuta soito il nome di ragia, da cui si tragge la pcce dl Borgogna, 1' acqua ragia, e il uero di fumo. In ccrti luogi dai leueii suoi ger- mogli falti fermentare si disiilla un liquore spiritoso non disaggradevole , come praiicasi dai pescaiori di Terra- IVuova. E qucsio basii per farvi compreudere , o Signori, il nietodo lenuto in quesie descrizioni dai noslro Socio, nietodo , che come sapete egli ha leuuto in taite le altre parli, indicando quali vantaggi dalla hotanica veugano all' uoino si per la domesiica economia , che per la niedicina, e per le varie arli e mestieri. Per che viem- rncglio si acceude in noi il desiderio di veder r opera compita, onde poter coUe stampe volgerla a vanlaggio comune. i Ip AGRICOLTURA Dalla Boianica e facile il passaggio aH'Agri- coltura, che a voler rettamenie giudicare uon e che una parte di lei , staccatasi poscia , e diveniila una scieuza a parte. Ricordevoli i membri del nostro Ateneo, che se lo scopo di queste scientlfiche e letierarie Societa h di promoverc nelle peculiari provincie tutie Ic uiili cognizioni , cio che spetta all' agri- coltura esser lo deve in raodo parlicolare, come quella che ha la piu immediata rela- zione al comune vauiaggio, neiravvilitnento di prezzo, in cui sono venule le nostre granaglie con danno comune dei proprietarj , e degli artisti, pensarono di proporre ai dotti d'ltalia un programma del^seguente tenore: Quali sieno le cagioni del vil prezzo delie hiade nel no- stro regno; se queste cagioni sieno per essere temporarie o durevoli; e si nell' un caso che neir allro quali sostituzioni far si dovrebbero alia iroppo esiesa coliivazione dei grani; sta- bilendo il preniio di cinquecento [franchi a chi nieglio eniro il prossimo Aprile salisfalto 1 1 1 avessc al programnia rncdoslmo ; nia cssendo itilanlo usciia alia luce un' opera posiuma del fii nostro socio d' onore il conie Dandolo , clic versa su qnesta maicria, fu dal Sig. Pre- sidenle incaricaio il Segretario di fame lap- porio air Aicneo , perclie conoscere si polesse sc 1' accennato qiiesiio vi fosse o pienamente o in parte gla sciolio. Egli adenipie con pre- nuua air inipostogli carico , mostraudo cbe il Sig. Dandolo riconosce per precipua ca- gione deir avviliraenio nei prezzi delle nosire grauaglie I'affluenza in luiil i porii dell'Adria- lico e del Medlterraneo dei grani della Cri- mea, e dei vioini paesi a moiivo della libera uavigazione del mar INero, con traiiaii siablliia tra la Russia e la Porta, col prczzo dei quali uon poiranno nial stare in compeienza i uo- stri, nientre e meno ferlili sono nei prodotli i nosiri terreni, e piu coslosa la mano d'opera, e piu grave la oondizione dei nostri proprie- tari a moiivo dei pesi, che devono sostenere sui loro foudi, e che quesle cagloni neiraiiuaie situazione polliica dell'Europa, che giova per niaggiori riguardi sperar durevole , non sono per logliersi, ne per iscemarsi. Passo quindi 1 i:>. il Sci^retario a dlscorrere siii mezzi dal Sig. Daudolo proposli per ovviare a queslo danno, i quali quantuuque disilnii in molii artiooli, soilo due classi general! sono compresi, cioe inlrodurre nella nostra agricoltura quel geucn", di cui sieuo capaci le uoslre lerre, che e valgano ad esimercl dal bisogno di ricercarli ahrove, ed aumeniar possauo la nostra espor- tazione. Parlando di qnesti uliimi e special- nicute raccomandata una plii estesa colliva- zione dei gelsi , essendo la seta che se ne ritrae 1' ariicolo piu atilvo , e piii sicuro del uosiro coiximercio di esportazioue. 11 program- ma fu quindi sospeso , perche sebbene possa essere nell' opera del Sig. Dandolo qualcho esagerazlone e sulle cagioni dei noslri danni, o sui njczzi medesimi ch' egli propone a lor riparo , il quesiio uon e pero plii intero , e quindi non plu degno d' essere proposlo per la soluzione. Due pero degl' illustrl noslri socj , com- presi dair imporiare della materia di cui si traita, entrarono in ar"omenio, 11 Sig. Cava- liere Sabaiti, ed 11 Sig. Avvocato Giamba- Usia Pagani. II prlmo in una memoria se- ti3 gulia da un' appendice , parlo della coliiva- zione chc introdur si polrebbe in raolte delle uostre lerre della canape , di cui tanto e r uso ed il consume fra noi , e che per la maggior parte procurar dobbiamo dall'esiero. Comiucia anch'egli dal riconoscere per una delle principali cagloni dell' avvinmento nel prezzo delle noslre granaglie la libera navi- gazione del mar nero , e la smisurata quan- lita di formento della piccola Tariaria, onde riboccano i noslri porti. Perchc poi egli pro- ponga in preferenza la collivazione della ca- napa in quelle lerre che la comporlano , e primo per dare un riposo ai noslri campi iroppo esausii per la moliiplicata collivazione del formenione. Secondo percbe della canapa mauchiamo. Terzo percbe si sono aumentali d' assai i dazj suU' imporiazione della mede- sima. Quarto percbe questa coltura lascia luogo a poter fare anche la cosi delta ago- stana del formenione. Qulnto il molto utile che ne verrebbe al proprietario, deiralie tulle le spese ordiuarie , e slraordinarie , dal rac- colto della canapa sopra qualsiasi altro che si otiiene dai noslri lerreni. 11 Cav. Sabatii 8 ii4 parlilamento ragiona su tiilil quesllpunlij c poi passa ad insegnare il niiglior modo per collivarla, ch' egll dice aver desunio dagli agro- Domi pill accreditaii d' Iialia, c dalla piatica dei Ceuiesi che coltivano nel lor territorio la canapa migliore di tuita Roniagua ; quindi ei lie insegua qual plaga ed aria e piu con- veniente a far prosperar questa pianta, e per averne un liglio migliore , qual e la qualita del terreno ch'essa araa j in qual modo vuole essere questo preparato ; quale specie di con- cime e da preferirsi per I'ingrasso,- quaudo, e come si ha a scminaro, le diligenze che si vogliono avere alia cauapa quando e naia, e cresciuta ; quaudo e come si ha a racco- gliere il maschio , che malura prima, e come possiatno accertarci della malurila d' amho e due i sessi , come si faccia la raccolia , le diligenze che si dcbhouo usare prima della macerazlone ,• quaudo e come si ha a fare la macerazione , come estrarla dall'acqua, e via via tuite le diligenze da meiiersi in praiica fiuo che siasi ridolta alio slato com- mcrciabile. JNe sia chi crcda iroppo minute le pariicolarila , in cui enlra il nosiro Socio, ii5 perche nulla e mai da trascurarsi , ove si Irani dl mij^liorare la coudizlone dei noslii prodotii, e piii perche le pratiche dei noslri coniadini in questo proposito sono affatlo imperfeiie , ed anco dannose. Lo zelo del Sig. Sabatti e audaio piu olire : ha persuaso in quest' anno il noslro conciltadino il ne- gozianie e proprietario Sig. Giovanni Simoui a fare uuo speriniento di simile coUivazione ne' suoi fondi, usando di lutii i documeuli, ch'egli ci ha esposii. Nel suo stabile di Cigole fece cgli questo esperimenio in due qualita diverse di terra. La prima e leggera e sab- hiouiccia con poca argilla alle falde d' un piccolo poggio, da moho tempo incolta, ed abbandonaia. Di questa egli ha scelio due pio. La seconda e terra di mezzo sapore , o come suol dirsi di mezza mano, ch' era de- slinata alia seraina del formentoue , e di que- sta dispose quarantadue tavole per la canapa. Sparse cinque quarie e mezza di semente in ragione di pio ; mettendo in pratica le norme indicate dal Sig. Sabatti, tranne la cautela di far sarchiare la canapa cresciuta, e di raon- darla dall' erbe sponlanoe. Fece venir da Bo- ii6 logna a' prlml d' Agosto uii uomo praiico di queslo lavoro, il quale ha tagliala, e lavorata la canapa nel rnodo couvenienie ; ed 11 Sig. Simoni ebbe questo risultaio. Canapa greggia raccolia dai due pio pesi quaranladue. Simile raccoha dalle lavole quaranladue pesi diciolto, della qual canapa assorllia ne aveie, o Signori, uu saggio. INeir Appendice il Sig. Sabatli rias- suinendo lo stesso argomenlo, lisponde a lulie le difficolia che generalmenie si oppoogouo alia coltlvazioue della canapa, ciue e della niancauza di espeiii collivaiori , e dl quella del concirae, e della supposta insalubrita del- I'aria proveniente dalle macerazioni. E finisce esortando 1' Ateneo a cooperare con luiti i niezzi che puo all' iniroduzione di queslo gencie di coltura , che sommamenie pioflcuo sarebbe alia nostra Provincia. Ma il Sig. Pagani disseuie da lui iiella sua memoria , come vedremo nella breve esposizione che sono per farvene. Essa ha [)er liiolo : Islruzlone agraria ai possidenU della Provincia Bresciana neW anno 1820, la quale fu prcmiala cou medaglia d' oro dair Aienco. Prende Ic mosse anch' egli dal- 117 Ic cagioni su annunciate del degradamento di prezzo delle nostre biade, e lo sl.iJancio die ne viene f.a 1' enirata e 1' uscita del nostro paese^ quindl si fa a dimosirare a quali rami di coliivazione i nosiri piccoli e grandi possidenii dovrebbero in awenire volgere precipuamenie le mire loro per evi- lare il danno, cbe minaccia di farsi mag- giore, pel viJe prezzo dei uosiri grani. E prima ricorda come il nosiro lerritorio e diviso in pianure spaziose la pin pane ir- rigabili, in colli, valli, e Uiontagne, percbe presenia I'oppo.iuuita di cohivarvi parec- chie qualita di vegetabili ; saviamenie ricor- da che non si osiinino gli uoraiui a voJere sforzare per cosi dire la natura a produrre in un luogo quello che non k proprio che ad un ahro, ma a seguir sompre 1' indole del terreno, acceunaudoue il modo. Le ame- ne spiagge del lago di Garda sieno pur de- dicate come sono alia coltura degli agrumi, e dcll'ulivo, anzi abbisognando noi per I'in- lerno consume degli olj , cbe si mcrcano dall'cstero, si estcnda, o si perfezioni la coltiva/.ionc degli ulivi in tuita quella parte, ii8 ill cui possono prosperare, delle due riviere del Benaco e del Seblno, essendo special- meate I'ulivo, che, come disse Columella, costa poco, e frulta assai. E qui il nostro Socio descrive i terreni e la plaga, che piii gli sono adaliaii. Dall'ulivo egli passa alle viti, che pur amano le colline^ e sebbene quesla parte di agricoltura sia generalmente ben conosciuta fra di noi , tuuavia il Sig. Pagani ci da ottimi avvertiraenti sulle negli- genze di alcuni , e sui miglioramenli da in- trodursi a questo proposiio , e sull' arte di fare i viui. Egli vorrebbe soprattutto che dai luoghi, di cui dilettansi le viti, si sbandissero luiti i cereali, perche crescendo queste gra- migue a paro dei grappoli d' uva , e anche sormoniandoli, fanno iugombro ai dintorni del- la pianta, e le rugiade non possono quindi irrorarne le radici , ne i venti asciugarne gli osalaii vapori , i quali pei freddi notturni coagulandosi sui racemoli d' uva, le sono mi- cidialij e qui egli si estende sui modo di tener le viti, di piautarle , di coliivarle. Per- che il vino poi ottlmo riesca deve I'agricol- lore aver cura; Primo di scegliere nellc pian- »»9 lagioni quelle qualila di uvc che maiurino couicnjporaueamciite , rnoho nuocendo alia bonia del vino il mescolaineiuo di grapnoli acerbi e di straraaiurl. Secondo, divlda ia due la sua cantina , quella cioe del vino sceltis- simo , e 1' allra del vluo comune; e scegliendo le uve iuferiori pel vino men geueroso , riu- scira I'altro assai piu squisito; e si avia queslo doppio vanlaggio, che poiendo vendere a Luon mercaio il vino inferiorcj s' itnpedira la cou- correnza dei vini delle vicine proviucie , e si accrediiera il migllore ai forestieri,e cosi avrenio dimiuuzioue d' imporiazione, ed au- uienio di esportazione ; per oitenere il qual (iue vieue accenuaudo varie altre diligeuze, che aver si vogliouo nel fare il vino. Passa quindi a parlare il nostro Socio della col- tivazioue dei gelsij conviene col Sig. Daudolo che da quesii specialmente possiamo irar noi tanlo vanlaggio, che supplisca al difoito che lasciano nella nostra rurale economia le hiade, e quindi chiama le piu solerli cure degli agricoliori ad aumentarli, ed a ben collivarli: e a lalo duplice iniento siiggeriscc la pro- pagaziuiie do' scnicuzaj, e dei viyaj, la pian- I20 laglone delle slepi a gelsi, ed il colilvamenlo di alcuni campi a soli gelsi, abbandonaia ogni alira produzione del suolo. Dopo questo 11 Slg. Pagan! suggerisce di ridurre a prail molia parte delle uostre vasie pianure che nella carczza dei granl furong impiegate a coliivare il formenlone, e non solo vorrebbe reslliulii quelli che furono dl- sirulii , ma che ben anche si aumeniassero , dando questi uii prodolto raeno soggetlo alio iulempeiic delle siagioni , e di setnpre facile smeicio , specialtnenie se si aumeniiuo nella provincia i besiiami, coi quali si aumenie- rebbero i concimi, le carni ed i cuoi, di cui scarseggianjo , e dobbiarn quindi piocurarci dair eslero. Al qual fine egli suggerisce la iiilroduzione anche presso nol , come nelle praierie del Lodigiano, delle siabili Cascine, ad iniitazionc di quanto si e gia da alcnni ouni coiniuciato a fare nei dlslreiti di Pral- bolno , e di Ganibara; e la plii facile nia- iiiera insegna di ridurre un campo di lerreno opporluno a stabile prato; ma egli yorrebbe i praii affailo sgoiubri dagli alberi, e disscnic in cio dal Slg. Dandulo , che Insegna nel- 121 r opera piu voile citaia di adornare i praii , tranne quelli a fondo peremiemenie umidoso, con llnce di gelsi, lunghesso le quail si coltivi una lingua di terra a pataie , a lino e ad avena. Parlando per uUimo il Slg. Pagani del ruotamenlo agrario, loda quello ch' e gia in praiica fra noi, e solo consiglia a cangiare di tempo in tempo tale rotazione, secoodo che impongano le circostanze commerciali , sul- r immobile base della varla indole dei terreni e dei climi. Vorrebbe qulndl che tutti i pos- sessori della pianura al presente si stixdiassero di menomare i grani, sosliiuendo la colilva- zione di altri generi , che sono in maggior prezzo, o niercar dobbiamo da aliri paesi. Egli ricorda il guado che fn ai tempi del Gallo comunemente coltivato nei nostri cam- pi j si poirebbe anche aumentare come in Romagna la coltlvazione dei legumi, del riso che e di grandissimo consumo fra noi, ed e riccrcato dallo straniero, esteudcndone le lenute fin dove noi vieti la Icgge. Tulle pero queste produzioni confessa il uostro Socio , che non sono a proposilo per far parte d'uu nuovo rcgolare avviceudamenlo; e percio ne 8* 122 propone egli uno plu accornodato ai tempi ed alia natura delle iiosire lene raeridionali, Sia, egli dice, la vicenda di sel aanl, i ge- ueri carapestri alternanli, formenio con seme di trifoglio, trifogllo, lino ^ formenl© solo, piaute oleose, grano turco. Tale ruoiazione, escludendosi la riprovata seminagione del qua- rantino , amnieue i collivamenti agostani co- lanio giovevoli alia raeccanica, e meteorica fecondazione de' campi argillosi: arameite la commendevole usanza, raccolto che siasi il lino, e le pianie oleose, di sementare le terre a Inpini, a grano saraceuico, e ad allre pian- licelle cstive da sovescio, o da cibo , e fi- nalinenie senza di molto svigorire il terreno scema la strabocchevole quantila di grano turco, e vi surroga quella degli olj, de' quail penuriano i nosiri paesi. Noia qui il noslro Socio con sorpresa che il Dandolo nella pro- posta sua nviova roiazione , vi manienga le palate, e non faccia luogo alle pianie oleose. In quanto alia coliivazione deJla canapa ei va discorde dal Sig. Sabalil, conie ho di sopra accennalo, per questo, perche crede che nelle uostre terrc di pianura non si possa congiun- 125 gere lino e canapa in una , e siccome per giudizio del Sig. Sabatli medesin^io illino vuol avere la preferenza , rifiula il Sig. Pagani quella per appigliarsi nell' avvicendamento proposlo solo a quesi' ultimo j ne potrebbonsi siabiliie canapai stabili alia collina , perche il Slg. Pagani la consacra a Bacco, a Po- mona ed a Minerva. lo pero non ripuguando ai saggi documenii del Sig. Pagani, oserei cre- dere col Sig. Sabaiti , che molte paril dei noslri lerreni rimangano qua e la , in cui coo vero profiiio possa anche la canapa c«)hivarsi , e eonchiudo questo transunto col desiderare che la nostra Censura proclami alle stampe luue e due queste memorie , feconde di uti- lissimi insegnameuii per migliorare la con- dizione della nostra agricoltura. MAIVIFx\TTURE E BELLE AIITI Ma egli e omal tempo, o Signori, che io mi affretti al mio fine, e cessi di abusare della vostra corlesia ed umaniia, e tosio il faro, che un bieve cenno vi abbia faito di cio che ha contribuilo co' suoi incoraggia- 124 menti il nostro Aieneo in quest' anvio alle inanifatture, ed alle belle arti. Primo vl si offie il camplooe di sacchi ineonsutili dal Sig. Luigl Bassaqi di Leno tessuii. II vantag- gio di quesi' opera si presenta a pritna giuota alio sguardo di tutii, dappoiche oltre il r'l- sparmio dell' opera in cucirli, essi servono a meglio custodire cio che vi si acchiude senza pericolo di scucitura, o accidentale, o nializiosa che possa avveuire. La nostra Ceu- sura li preudera in considerazioue, per atlri- buire a chi gl' invento quel preraio che si credera aver meritato. Nelle belle Ani il nostro Socio Sig. Basilelii col nuovo Quadro rappreseniauie il marlirio di S, Eurosia, che produsse al nosiro Aieueo, prima che si spedisse al luogo per cui fu fatto, ha data una novella pruova del suo valore uel disegnare, della sua conosciuta maeslria nel colorire, e del suo genio nel dar vita a'suoi dipinli. 11 Socio Sig. Rottini nel ritraito che fece di se medesimo ha avvaloraie Je nosire sperauze di vederlo riuscire uuo del piii cc- cellenti pittori. U Socio Sig. Filippini ritraendo da uu quadro del Cav. Andrea Appiani un ce- 125 lebre nosiro socio d' onore il Cav. Vlncenzo Monti, e altri due soggetti , ha confermata I'opinione, che di se ci ha inspiraia con altre opere anieriori. L' illuslre Signora Adelaide Bianchi Camplaui nella miniatura di S. Gio- vanni Baitista fa conoscere agl' inlendenti di questa difficile e dilicata maniera di pingere, come il suo nome splendera glorioso fra quel- lo delle pill celebrate miniaiiici. Dall' esem- pio di quesii infiammala la bresciana gio- veniu gareggia per distinguersi nelle arli belle, ed il giovineito Sig. Pirlo vi presenta una B. V. da lui dipluia ad olio sul dise- gno del Brusasorcij il giovineito di dodici anni Sig. Giovanni Antonio Labus, deguo figlio del nostro Socio , vi fa gindicare del suo rapido avanzamento uelT arte plastica col busto delBramanie maggiore del naturale,- e I'altro giovinetto Sig. Tommaso Casiellini alunuo del nosiro Liceo si fa ammirare in un suo elegante diseguo ad acquerella rap- presentante il Partenone. Degne d' osserva- zione irovereie le miniature del Sig. Pieiro Vergine; il paesaggio a tempera del giovine Gandaglia, c la tigrc pure a tempera del gio- 126 vaneito Sig. Camotiij una madonna a madia, diligentissimo lavoro della nobile Sig. Coniessa Enrlcheita Calini, la Madonna deIJa seggiola dl Raffaello del Sig. Gezlo CaJini, uu' aquila del Sig. Savio Glacomo , lavoro lanto piii mirabile in quanto che il primo di quesio genere, a cni egli siasi accinioj 1' orlgiue del capltello coiimio eseguiio all' acquerello dal glovine Sig. Louaii ; due paesetti a tempera, prinii esperlmenti in questo bellissimo ramo della plltura de'Signori Cesare Noy, ed Osma Giambaiista. ISe qui crediate die si restringa la nobile emulazione per le belle arii dei Bre- sciaiii; dappoicbe, molte illuslri glovani si- gnore , e moltissimi allri giovini con ardenie impegno , e con molia lode le coliivano nci varj rami, e se non ne vcdeie i saggl in questa solcnne adunanza, conviene cbe ne ascrivialc a cagione la troppa modestia delle une , e la non viluperevole timidezza degli allri. Noi pero ad ogni mode conienli, che si sveglino gl'inge- gnl , che si promova I'industria, che si di- rozzino gli animi , che si cohivino con ardoie le scicnzo , le lelierc, e le ])clle ani fra noi, che si bandisca l' iguoranza , e 1' ozio , c col- 127 r ozio i vizj che lo accompagDaDO, ci felici- teremo che le mire del nostro Aieneo non sieno vane , il quale Ateneo fiorira sempre piu, o illustri Magistrati, sotto la potentissima protezione dell' Augustissimo nostro Monarca, e soito la Vosira, che si degnamente fra noi lo rappresenlaie. A. BiANCHi Segret. FINE iJg INDICE Proemio . . . , Pag- 3 LETTERATURA LcUura cli alcune Vite til Illustri Italiani, cioe dell' Abate Genovesi, di Gaspare Gozzi, di Gian-Rinaldo Carii, di Giuseppe Barelti , del conte Francesco AlgaroUi , e Paolo Ca- nonico Gagliardi , del sig. Barone Ugoni Fresidente ;..wi2 Discorso intorno gli egregi uomini , che nella qualita di Ministri, e di Famigliaii fonna- rono la corte delFinsigne Mods. Domenico PioUani , prima Pretore, e poi Vescovo di Brescia , del si'g. Dott. Gio^^anni Lahiis socio corrispondente »»45 Memoria intorno ai Vessillarj delle Romane Le- gioni, dello stesso "47 Memoria intorno 1' Isoletta del Lago di Garda, e gli antichi IMonumenti, che cola tuttavia si trovanOi dello stesso 5? 52 niscorso critico intorno alia Tragedia del sig. Ales- .s:>ndro Manzoni, inlilolala: il Carraagnola, lid siij;. Avvoc. Pagani socio atlivo . . m G5 i3o Discorso del Romantismo, e della tolleranza let- teraria , del sig. Prof. Nicolini socio atlivo n ^ i Trilogia di Schiller, intitolata Valicstein , parte prima, tradotta poelicaraente in lingua ita- liana dal sig. Prof. Rasori socio attivo . n 84 Discorso sull'Idillio, del sig. Ab. Taverna socio attivo 5> 86 SCIENZE Memoria sul magnetismo, del sig. Dott. Buccio socio attivo » 89 Descrizione di alcuni alberi indigeni della Pro- vincia Bresciana , cioe delle due famiglie Conifera ed Amentacea, del sig. Dott. Gio- vanni Zantedeschi socio attivo . . . " 10^ AGRICOLTURA Memoria sulla coltivazione della Canapa, clie introdur si potrebbe nella Provincia Bre- sciana, del sig. Cav. Sabatti socio attivo » 1 1 2 Istruzione agraria ai Possidenti della Provincia Bresciana, del sig. Aw. Pagani socio attivo ?» 116 MANIFATTURA E BELLE ARTI Campione di Sacchi tessuti senza Cucitura dal sig. Luigi Bassani di Leno w I23 i5 Quadro rapprescntanle il JMaitirio Ji S. Eurosia dipinlo dal sig. Basilelti socio atlis'O . » 124 Ritrallo del socio sig. Rotlini, dipinto da se stesso M ivi Ritratto del Cav. Vincenzo i\Ionti, dipinlo did sig. Filippini socio attivo 5> ivi S. Giovanni , minialura dtlla signora Adelaide Bianchi Camplani m I25 La B. V. dipinla ad olio dal Giovinetlo sig. Pirlo ivi Bramante , busto in plaslina , del Giovinetlo sig. Antonio Lnbus » ivi II Partenonc, discgno atl acqucrella, del Giovine sig. Tonimaso Caslellini 5» ivi Minialura, del sig. Pielro J^erginc . . . n ivi Un paesaggio a tempera , del Giovinetlo sig. Gandaglia m ivi Una Tigre a tempera, del Giovinetlo sig. Ca- motti 5> ivi Una Madonna, a matita, dclla signora Contessa Calini » ivi La Madonna della Seggiola, del sig. Conte Calini ?» ivi Un'Aquiia, del sig. Giaconio Savio . . . ss 126 L' origine del Capitello Corintio cseguilo all' ac- querello dal Giovine sig. Lonati ... 55 ivi Due paesetti a tempera , primi esperimenli in questo bellissimo ramo dcUa piltura, dei signori Noj , e Giambatista Osnia . . w ivi roR( iresciaietri i58, 4^ (a) rPERATURpARTI Media STATO DEL CIELO .2 .« 15 OSSERVAZIONI METLOROLOGICHE fatte neir Anno 1820 al Gabinetto di Fisica dell'Inip. R. Liceo dUJrescia elevato sopra il livello del mare metrl i58,43 (a) (.) La differenza d. livello ,i e trova.a per n.czzo delle osse.vazion, ba.omeuichc fa.le pel corso di sei =nni. , . 11 „ J 1 SaI,. i1 mrzzodi e dopo , e al tramonlare del Sole N. B. Lc o«erva.iom sono stale falle qualtro volte al giorno ; al levare del Sole, al raezzod, dopo,