^///^. COMMENTARl DELL'ATENEO DI BRESCIA PER r AN^•o MDCCCXXI. BRESCIA PER NICOLO BETTONI M.DCCCXXIY \_jome negli antlchi gluochi , prestaniissimo Sig. CorJle I. R. Delegaio, Consigller di Go- verno, amplissimo Sig. Conle Podesla, udltori uinaDissimi, che si celebravano iu onor di Glo- ve presso I'Alfeo, i destrieri a cio cou som- ma cura educati, liberi e sclolli correvauo lo stadio , e fra loro emnlando, quasi d' in- tendiraeuto foruid, cercavano di soverchiarsi per ollener la corona; cosi i niembri di questo patrio Aieneo, per solo irapulso di generosa naiura, senza dlreilo sliruolo di superiore iu- coraggiamento, garegglarono per quatiro iuteri lustri nei varj sludj dell' umano sapere , onde crescere gloria a se medeslnii , ed agglugnere alia patria nuovo splendore. Ma, poiche S. A. I. e R. I'Arciduca Raiueri, Leuamato uosiro Vicere, cui ebLi 1' onore di preseatare qualtro inesi fa i Commeniarj della nostra Scienlifica 4 e Lelieraria Socieia venull in luce a lutlo il 1819, colle p'lu corlesi espressioni fece plauso agli sforzi generosi del nostri Accademici, e con onorlficeniisslrae parole uoniiuo 1' Aieneo di Brescia, qual nuovo silmolo non si aggiunse a tutli noi iiT veggendo, clie le nostre prove sono degnaie della Sovrana approvazione? Quello silmolo appunio die al destrleri da me poco fa mentovaii, la voce aggluugeva del loro pa- droni, per cul quasi nulla calcolando il gla corso camreiino, rapidissimamenie divoravano la via, anelando, piu che al premio, al plauso del loro isiiiulore. Fatto io allora inlerprete del senilmenti vostri , dottlssimi colleghi , as- slcurai Sua Ahezza Serenissima, die, poiche Ella degnava chiamarsi proieiuice del nostro Ateneo , i suoi meinbri non si sarebbero mai resl iudegni di tanto favore ^ e che anzi con tutio il loro lugegno si sarebbero adoperall per meritar sempre piu lo sguardo animalore dclla sua benevolenza. I miei voti furono in quesio medeslino anno compili, Autorevoli Magisirati, die presiedeie a quesia solenne adunanza, e dalla moliipllciia , e varieta dei lavori che si fecero nell' Aieneo, e dei quali 5 sono io per darvi succinto ragguaglio, poirete scorgere la noblle gara dei noslri Socj , per confermare 1' altissimo Personagglo nella favo- revole opinione, che ha per questa Societa gla coucepita. Voi pcrcio, che si degnamente fra nol la rappresentaie, degnate preslarrai beni- gno I'orecchio. LETTERATURA Le Muse vennero di nuovo quest' anno a rallegrare le nostie adunanze, e vi furouo con somini applausi accohe, quah dispensalrici di dllelto ai moriali, e festive maesire della virtu. Diffatli se Calliopea dia fiaio all' epica tromha per celebrare le graudi azioni degli Eroi; ella ne diplnge sotto gli occhi e la divina Prov- videiiza, che diiige le libere azioni degli uo- mlui a'suoi altissinii fiui; e la niagnanima lotta dei prodi contro gli oslacoli, che pajono attra- versare il corso delle luminosc loio impresej e sempre essere fine dclla virlii la gloria, corae della temeriia, dell' enipiela , in una parola del vizio I'lgnoimma , c la moiie^ e sebbene anche dell' eplco poema dir si possa ( e nou so se con pUi di raglone ) quello che Plndaio dicea delle aiate saelte delle sue odi, cioe « Che ragionano ai saggi, e non e chiaro — Lor suono al vulgo ignaro » il quale arrestandosi alia sola esierna forma della poesia non la mlsura che dal soUetico che ne vlene alle orecchle per 1' arraouia del verso ; e pero cerio che chi penelra nella so- stanza, vede noa essere questo solleiico or- dinato dai sommi ingegui, che a megllo riu- scire nel loro iniento d' islruir gli uomiui colla via del dilelto. Percio tanio si studiauo di dare dlsiinti caralteri ai varj Evoi, che meiiono in azione, onde dal loro condiito, e dal differecte esiio, che locca a clascuno, abhiano gll uomiui sou' occhio tanti vivi esempi del viver civile , e veggano come dal male non puo venir che il male, e come la vera virlii non rcsia mai dopo gravi conflitii priva del meritato pre- mio. Quanii nou sono gli ostacoli celesii , lerresiri, infernali coniro cui la specchiaia viriu di Euea ha da combaltere, prima che possa slahilire il suo regoo in Italia? Per quali 7 avvolgimenil perlcolosi 1' ira di GIudouc non lo sirascina? Procelle suscilale contro le sue navi, che lo spiugono, quando e vlclno al suo fine, nelle rlmote spiagge dell' Africa; ivi plu pericolosa procella egrinconira negll amori di Didonej dall' un pericolo e dall' altro lo scampa la sua virtii; ma quando tocca fiual- menie la sosplrala terra del Lazio , quando gia luuo sembra appianarsi pel suo slabili- ineuio, quando spontaneo il re Lalino gli offre e sposa nella sua figlla , e regno, quali non dissemina Aleito teniblli discordie , e qual grave incendio di guerra non e contro lui suscitato ? Egli irova un emulo formidabile in Turno cbe fa, mentre ei va niendicando soc- corsi da Evaudro e dagli Etrusci, misero stra- zio de'suoi, gl' incenerisce le navi, e poco manca non prenda d' assalto la sua nuova cilta. Pure fidando nella Provvidcnza divina, che ivi lo cbiamo a fondare un nuov6 impero, colla forlezza, colla prudenza, e colla coslanza Enea riesce a vincere lutii questi oslacoli ; maggiore in fortezza uccide Camilla, maggiore in pieih vince Mezenzio bestemmiaiore e cru- dele; maggiore in prudenza in costanza e in 8 valore conquide Turno temerarlo ed ardito , e cos'i otilene il fine della sua gloriosa im- presa. Queslo e rapido cenno, io lo confesso, o Signori, del mirabile poema di Virgllio ; ma basla a far conoscere che quel divino in- geguo eras! bea altro fine proposto , cbe di solo alleitare le orecclile de'suoi Romani col solletleo deir inlmitablle arinonia del suo ver- so; che di questa egli non si giovo che per meglio riuscire ad accendere iiei loro animi il senlimenio della propria siiraa per 1' origiue loro gloriosa, e 1' amore per le azioni nobili e virtuose. E ben vero che cou maestra mano poi il luuo colorisce; che J suoi concetti prendono movimenlo e viia per le moliiplici variate immaglni coUe quali ce li appresenta, e per I'inimitabile ritmo de' musici suoi tuoni. Ora il Sig. Prof. Arici ha tentato , volgendo 1' Eneide in itallano , di possibilmente questi colori, queste inimagini , quest' armonia tra- sfondere nel suo lavoro , e il piu delle volte vi riusci. Alire volte ebb' io a parlarvi di que- sta sua fallca quando vi riferli la traduzione di piii libri di questo Poeina da lui letta nel- r Aieneo. Quest' anno ci lesse quella del duo- 9 decimo ed ulilrao , che perchfe contiene lo scloglimento dell' azione e uno de' piu intercs- sanii, ed auimaii ^ e noi diremo anche dci megllo tradotti. II poeia latino spiega in esso tuila la sua vena nel tener caldl e variaii gli accidenli, gl' inconlri , i conirasli , le pugne; e tuito il suo arlificio nel variare i colorl, ed i tuoni al variar delle imuiagml sotlo le quail lutto dlpingej ed il poela tradutlore non manca al suo soggetto, ne a se medesimo coir adaitare a tutto pari colorito ed nnnonia, in Italiano . Ke vi saia clii ricreda, ira coloro almeno che conoscano il valor poelico del Sig. Arici nelle opere sue orlglnali , delle quali anche quesi' anno diede luminosissirai saggl aU'Aieueo. !Negll anni andali varj canii ci lesse del suo poeraa la Gerusalemme dislruUa , coniro il quale caniuameute latrarono i Mcvll , ed i Zoili dei nosiri tempi , non gia movendo ra- gionaie osservazioni dedoiie da sana critica, noiando saviamente i dlfelli, che anche nel- 1' opera di Arici possono inconlrarsi ( e in qual lungo poema non se ne trovano ? ) ma rabhiosamente scagliandosi coq inconcepibile lO aniniosita , alia quale il noslro poeia credeile di non poter megllo rispondere, che col pro- seguire aoimoso il sno lavoro , e lasclare al glornallsta quel premio , die Danie lascio al Demouio 55 Or consuma dentro te con la tua rahbia. Ma mentre che si cimenla nella difficile carriera dell' Epopea , nella quale a pochi diede la sorie di poter toccare la meta,non cessa il Slg. Arici di coltivare quel genere di poesia , pel quale e gia salito in alio grido nel Parnaso Italiano, il didascalico io voglio dire, ed il descriltivo. E preso quel pennello ch' egli cosi felicemente tratto negli Ulivi , nel Corallo, e nella Paslorizia, in un nuovo Poenieito iniiiolalo iS'iVm/o«e, tuua F ameuila della riviera del Benaco, tutte le sublimi ri- cordanze del fasto romano , e lutta la golica grandezza del medio evo, di cui Sirmioue conserva gli opposii avanzi, va con mirabili colorl ei Iratieggiando. Alia sua fervida fanlasia in lutta la sua maesta si presenta il magnilico palazzo di CaiuHo , del quale appcna riman- II gono Ic fondameuia, e la sua Musa colla Musa Calulliana couversa; poi venendo alia rocca degli Scaligeri ricorda quel Cane, che ospiie accolse 1' erranie Aligbleri , e a lui gla par di vederlo cogltabondo spaziare per I'iso- la, e mediiare quella diviua Commcdia, per la quale Italia non invidia alia Grecia il suo Omero. lo non ispendero vane parole per common dare le grazle dello stile , la raoltl- plicita delle iramagini, la concinnila e rarmo- nia sempre variala de' suoi versi, e perche quest! pregi sono omal noli a tuita Italia uel nosiro poeia, e perche il poemeito medesi- mo e reso gia di puLblica ragione colie stara- pe , e ognuno pu6 di per se raedeslmo giudi- carue colla leltura. ]Ne ritrose si moslrano le caste verglui ad un nonageuario dotllssimo uomo j il quale dedlto negli anni migliori di sua vita a piu giavi studj , neinmeno lascio traspirare al pubblico che foss' egli anco poeia. E questi, o Signorl, il celebre Prof. Tamburini, il quale dope di aver sosteuuta una laborio-' sissima vita, abbracciando col suo iugegno, le gravi doltrine della Teologia, della Mo- rale , In lizza nella prima scienza contro lo Scolasticlsmo , e nella seconda coll' Eplcu- reismo, e coll' Aieismo, riserbo lo spirlto poe- tico per rallcgrare gli ultimi anni del viver suo, e per andare incontro alia morte caniando. Varie sono le poesie dl lui, che corrono ma- noscrltie, le piii rccitate ad un croccliio d' amici alia ricorreoza del suo gloruo nala- Hzioj e quest' anno mando all'Aleneo uu so- liloquio poeiico, col quale vivamenie a se rlchiama tutie le circostanze principali della sua vha» cominclando dalla plu tenera eta, e quali stauuo scriite nella sua tenace memoria, viene toccando non senza un variato movi- mento di affetii , che la varieta di esse cir- costanze gli fa rinascer nel cuore. We vor- remo nol certamente pretendere da uno, che in vecchiaja si e dalo a coltivare le muse per solo suo privato dileilo, e conforto quella concinniia di stile , cui non arrivano i poeii che con lungo studio, ed assidua meditazione sull' opere dei grandi esemplari; e tanto meno pretenderem questo da uno che gli studj poe- tici fece ad un'eta, in cui nelle scuole d'ltalia era quesia parte negleita, e si credeano i gio- i:> vanetti gla poeil, quando lor rlusciva di potere utcumque claudere versum ; uon avea 1' itala gloventu ancora imparalo dai Gozzi, dai Parini, dai Mascheroni, e dai Monil a dare al nostro verso soiolto luita quella variala armouia, di cui si credeva capace il solo esametro dei laiini. ]\on e pero che il soliloquio non ri- splenda qua e la d' ingenui colori, e di una certa nativa sempllcita , che quando appunto pare che meno il pretenda, ti persuade e coramove. Ma qual e quella Musa, che veggio la pri- ma volta comparirc fra noi luua fesliva, e con certa qual malizia ridenle? Conosco i vez- zi , odo i moili arguii, e veggio il sogghigno dell' astuta Talia, la quale ridcndo corregge i coslumi. JNon tralla ella gla i pugnali ed i veleni, ue giudice si fa delle gravi azioni de- gli uomiui grandi, come Fa severa Melpomenej ma dileltandosi del gentil conversare, legger- meuie sparge il ridicolo sui piccoli difetii degli uomini privati, e castiga quelle colpe, che sfug- gono alia giurisdizione dei tribunali e delle leggi. Per rendere i suoi concetli a portata di ognuno fiuo dai prischi tempi prescelse il i4 sermone pedeslre , e tra i moderni abbando- no la siessa misura del verso per accomunare il suo discorso. Male pero si avviserebbero coloro, cbe, percbe Talia toglie i suoi argo- xnenti in mezzo al vlver comune, credessero aver ella minori difficolla; irapercioccbe ap- punlo ivi e maggior peso, dove puo ciascuuo poriare gludizio , e dove quindi puo aver men luogo il perdouo; come osservo il critico di Veuosa: Creditur e medio quia res arcessit , habere Sudoris minimum, sed hahet Comoedia tanto Plus oneris , quanto veniae minus .... Auzi quesla maggxore dlfficoha, a mio cre- dere, ha la Comniedia sulla Tragedia, che pingendo questa ordfnarlamenle costumi dalla nostra eia reoioii, ed eroici; puo formarsi gli archetlpi a piacere, bastando al verlsimllc di lei, cbe i caralleri sieno posslbili uella toia- lila della storia umaua; ma quella dovendo pingere i coslumi preseuii, per otienere il suo fine di correggerli, e meslieri cbe conosca tulli i pregiudizj, ed il grado di civilia pre- i5 seme per rendere i suoi archctipi verisimlli a' suoi tempi, il che porta tin vincolo assai pill ristretlo al poeia , percbe ogui classe di persone puo giudicare se bene o male, e a qual grado abbia dipinia la naiura, non aven- do che ad applicare i dali caraiieri al coao- sciuto inodo del civil conversare; il quale siccome varia in niolie parii ad ogni eia ren- de anche antiquale molie commedie, che eb- bero i migliori applausi ai tempi per cui furono scritte. lo dico tulto quesio per far couoscere al Sig. Come Roberto Corniani nosiro Podesta, e socio dell'Ateneo, che si sa giusiamente apprezzare il suo merito per la nuova corn- media ch' egli ha letto uella ultima uostra aduuanza, imiiolata. // Giudice della propria causae della quale io esporro brevememe I'in- ireccio. La scena si finge in una campagna d' una Signora, cui egli da il norne di Olim- pia; i personaggi sono Olimpia, Cefisa e Giu- lietta uipoli di lei, Dorante, Delacour, uu servo di Dorante chiamato del-Bosco, e la Cameriera d'Olimpia per nome Marianna. Olim- pia di fresca eia rimasta vedova, e ricca di f6 grossissimo patrlmonio, seuza figli, ha presa una si graude predilezione per la nipote xnag- giore Cefisa ( la quale con isiudiaie maniere ha saputo fingerle grande affelto, ed oitime qualita del cuore ) che le ha proniesso di farla unica erede delle sue facolta ^ in quanto alia minor nipoie Giulietta, perche uienie sollecita di gareggiare in arti colla sorella, nutre pacifica la sua viriii, e un' occulta pas- sione per Dorante, ed ama la solitudine ed il riiiro, la zia crede , che bene la colloche- rehhe nel convento ov' e siata in educazione. Cefisa troppo esperia neli' arte del dissimulare e del fingere, fomenta nella zia questo pen- siero, e luite Ic linee lira per restar sola possedilrice dell' erediia di Olimpia. Dorante caduio fino dalla sua prima gloviuezza in hassa fortuna uon per sua colpa, venuto da varj anni ad abitare in campagna, vl divide il suo tempo nel presiedere alia coltivazione de' suoi ristretii poderi, nel collivare il suo spirito ed il suo cuore colla letlura d' oltimi libri, e nel fare da giudice, da medico, da benefattore, da padre di quei semplici conta- dini. Olimpia ne ammira la virtu, e le geatili »1 maniere, e senza accorgersene ue e gia ioDa- morata. Delacour sostieue il caratiere dei raO" derai zerbiuotli; egli ha viaggiato ia Inghll- terra, nulla trova di bello che a Loudra, e nei cosiumi ingleslj pieno la mente e il cuor di roraaozi, e gia esperlo nell' arte di sedurrej ha sapulo guadagnar 1' anirao di Cefisa, della quale piix che alle nozze aspira alia ricca dole, che avra per la donazione della zia* Questi sono i caraiteri principalis ue mancauo d' interesse i secondarj , Del-Bosco per la sua sempliciia, e Marianna per la sagacila, con cui dirige 1' animo della padrona. Essa da una spinta air auimo gia vacillante di Olimpia, perche si risolva a sposare Doranle, e com- peusare colle sue ricchezze ai torii, che ad uu uomo cosi viriuoso ha fatlo la rea fortu- na; la quale ukimamenie lo spoglia di quasi luilo quel poco che gli era rimasio, senza che pero quell' animo forie se ne coniurbi gran falto. In quanlo alle nipoti potranuo ac- coDtentarsi d'un otiimo collocamento, e d'una bella dote, che potra dar loro Olimpia, sen-* za sbilanciare le sue fortune. Che piu? La inuaraorata donna col pensiero di beneficare 3 i8 la virtu, dichiara aperiamenle 1' amor suo a Doranie, c gli eslbisce la mauo di sposa. Que- sli air inaspeitala generosila riraane allonito, tanto piu perche uutriva una secreia flamma per la nlpote Giulletta. Egli pero esprirne la sua gratiludine alia sua benefattrlce, ne osa offenderla con un indiscreto ri/luio. Ollmpia che piu si assicura alia onesla di Dorante , che a dinioslrazioni d' amore cb' egli nou fa, palesa a Cefisa, ed a Giuliella la sua risolu- zione : tulle e due per diversi motivi flogono di esserne conteuie. Cefisa solo per guadagaar tempo a turbar quelle uozze cbe la privereb- bero della maggior parte dell'ereditd; Giu- liella perche vcdc troncarsi le sperauze di unirsi a Dorante, epperclo prega di essere posta in vin riliro. Delacour, che non ama in Cefisa che il fuluro palrimonio con lei cousiglia il modo di sturbare le nozze della zla , il che Ic riesce di fare, dopo che ha scoperla la segreia fiamma de' due amanti, che li ha faili venire a colloquio, che li ha lusingaii di prestar lore ajuto, di placare la zia, e che con quesle arti, li ha indotii a giurarsi coUo scriito reciproca fede; ma dopo ^9 ch' ella ha in raauo questa diohiarazioue , con fiuio zelo Jl luito palesa ad Ollmpia, la quale locca e dair oltrag^io e dall' iugratltudine di Doranie e di Giulietta , e per donar tuito a Ccfisa, uoii riserbando per se die I' usufrutio de' suoi beui. Ma qui Marianua, die ha po- luto scopiire le irame di Cefisa, sofferraando alquanio 1' inipeio dello sdeguo della padro- na, la deternilua ad udir di soppiallo i due iunamoraii, ai quali essa procura uu collo- quio di nolle nel (^iardino. Quesio colloquio cousisie iielia reciproca risoluzioue di iiou ascoliare le lusinghevoli pioraesse di Cefisa, e di riouuciare al loro scambievole amore, per levaisi tuiti e due la taccia d'iugrali, e sconoscemi con Olimpiaj la quale, faita carta dei raggiri di Cefisa, a lei raedesima applica quella coudanua, che poco prima le avea ella quasi slrappala coniro Giulieiia, e gcuerosa- nienle riuuncia la inano di Doranie alia mi- nor nipoie, iusieine con le ampie sue facolla. Tutii i caralieri sono sosieuuii, e servono mirabllmeute a dar risalto V uno all' aliro. II dialogo e sempre nalurale, vivo, varialo, e sparso airopportunita di moili ingegnosi, faceii, 20 arguii, frizzanti: e dove venga bene rappre- seniaia questa coramedia fara onore alia penna felice che la detlo. Ma dalle poetiche alle prosaiche elucubra- zloni dei nosiri socj passando, prima mi si parano inuanzi tre meraorie storico-criiiche deir illusire uosiro Sig. Barone Presidente. Proseguendo egli con indefessa cura la sloria leiieraria dell' ultima meia del secolo passaio, della quale ha gia a quest' ora pubblicatl due volumi, lesse nell' Aieneo intorno alia vita, all'opere, ed all' indole dei tre celebri abali Ferdinando Galliani Napoletano, Giuseppe Parini Milanese e Melchior Cesaroili Padovano. Gli arllcoll sui due primi sono compresi nel secondo tomo, veuuto in luce uliiraamente^ slcche nulla io potrei dire intorno ai mede- simi, che uon sia slato prevenuto dal vostro giudizio. Quello pero che a lode del nostro criiico non posso tacere, si e la somma dili- genza da lui usata nel raccogliere , e succo- samente dettare le piii esatte noiizie intorno la vita di quei chiari ingegni, ed il fino di- scernlmcnto, col quale penelrando nel meriio delle loro opere, tulle le chiama ad un critico 21 esamc, cd ia disparala materia versando 11 suo ingegno, con lania inielligenza ne vien ragio- nando, che in ogni argomento, lo diresti nella sua provincia. Traila il Galliani di Ecouomia PoJitica ue'suoi celebraii traitail della Moneta, e della libera esportazione dei grani, il no- stro Presidente peneira nel merito di quesle opere, e lali corollarj ne deduce, che uuo dei piu profondi economisii apparisce. Poi tulto ad un trallo col suo autore si fa natu- ralista parlando della raccoha , che primo ei fece di tuite le pietre e maierie vulcaniche del Vesuvio. Indi agronomo quaudo ci dinio- sira 1' uiilita della stufa dal Galliani inveuiata per la conservazione dei grani. Ma quando vuol fare da criiico, e dare nuove interpreta- zioni alle opere di Orazio nou ispei 1 V ingegno napoletauo che il nostro conciitadiuo sia per essergli cosi condiscendente, come gli furo- Do dottlssimi ingegni di oltramonte; dappoi- che facendo buou accoglimenio alio spiriio fesiivo da cui fu animaio il Galliani, osserva pero il Sig. Ugoni come quelle sono plii biz- zarre, che vere, e deiiaie piu da uuo che affelta singolariia, che profondita nella dottrina. 22 Ne con minor giudlzlo precede il noslro doiio criiico nell' esame deli' opere del Parini; dopo di averne lessuta con prccisione e bre^ vita la vita, vlene ad esaminarne il raerilo let- icrario; e prime scorge in lui un poeia reso tale pill per lo sludio , chc per ricca vena. « h' assldna raedilazione sulT iiman cuore , cgli ne dice, I'induslria con cui avvisava nei lavori plu elaboraii dcgli ariisii non lanio la finiiezza delT eseciizlone, qnanlo la forza im- maglnallya c crealrlce posia nel ceucepimento, e lo studio indcfesso dei classici siapplirono in Parini a quell' abbondanza di fantasia, cbe allri ha da natura. Qulndi la invenzlone dei suoi pocmi quantunque iion sia nc vasla, nh ardlla, c sempre bene proporzionata, c lo stile di lui, quantunque elaboratissimo, b quasi sempre elcvato, c non di rado sublime «. Ne fa poi saviamcntc scorgere, come il Pa- rini ha il grandlsslmo merito di aver chlamala dalle frivolezze di cui parea piucche niai di- lettarsi nel sccolo passato la poesia iialiana, ai gravi argomenii della morale, e uon gia d'una morale vaga e indefinita; ma a quella ohe pill cericgger polcya i costumi ammolliii 35 e fiacclil de' suoi tempi. Fece vcigoguare 1 graudi delle loro frivolezze e dei superbi fa- sildj, eppercio col poema del glorno, e con poohe odi si e acquisiato una fama immoriale. Qui enlra il nostro Sig. Prcsideute ad esa- iiiinare in lutie le sue parti quell' originale poema saiirico, che aizo a tanto grido il no- ma del Pariui, e le poche odi eh' egli lascio, il lulio con fiuo giudizio, e sommo buon gusto j rilevando per tullo il bello, il grande, il sublime; ne tacendo 1 pocbi difelli, che qua e la si irovano spaisi. Delle altre poesie del Pariui , cbe con mal iuieso amore si siam- parono unite a quelle prime glustamcute dice il Slg. Ugoni: sunt bona, sunt mala quaedam, sunt et mediocria plura. Dopo di quesio os- serva, die le lezioni da quell' autore lasciate sui Principj delle belle lettere , uou furono da lul compiuie: infatii nou sono cbe i fon- damenti priucipali, ch' egli poi dalla cattedra veuia spiegando con graude esiensione di idee, 0 varieia e feliciia di applicazioni, con rapida e calda cloqucnzaj ue ccrto le aveva egli de- stinaio alia stampa. — A cbi leggera aitenta- juentc questo arlicolo sul Parini, si nianifcslcra :»4 iu lulia la sua pienezza il finisslmo giudizio e il profondo buon gusto di chi lo deiio j perche potra scorgere ad ogni traiio com' egli ha sapulo peneirare nell' animo deH'Aulore; seguirlo passo passo nella sua invenzione, rile- vare duvuuque i pregi di quello stile, che fece al Parini tauto onore, e nuovo carailere diede aH'itallana poesia. A me vieta di far questo esame la rislreiiezza del tempo ,6 1' indole di una semplice relazione. Eppercio passo a farvi succinto ragguaglio del suo lerzo articolo sulla vita e sugli sciiiii del Cesarotii, che fara parte del 5.^ volume. Dopo di averci anche di questo celebre lette- rato tessuia brevemente la vita, da quel va- lente critico ch' egli e, viene 11 Sig. Ugoni ad esamiuare le opere ; e come critico egli lo considera, qual sogretario d'accademia, qual poeta e prosalor d' invenzione, e qual tra- duitore di prosa c di verso j e cominciando da quest' ultima qualita, che raerito al Cesa- rotti magglor fama, comlncia a parlare della traduzioue deli' Ossian. Dlscorre a lungo sulla autentlclta del llbrl di quel bardo Calidoniese, e dopo di averla provaia colla tesiimonianza a5 della Socieia Monlauara-Scozzese di Editn- burgo, e di altri crilici ioglesi e francesi, esamina il meriio iDtrlnseco, ed i difelii delle Lardlche poesie, confrontate colle classlche ; e viene per ultimo a considerare i pregi della poetica traduzlone Uallana, e ne dice come xioa solo r Italia, ma lutta iutera 1' Europa si accordo nell' esaltare ^ueslo lavoro, che fatto dall'Aulore nel flor del.'eia sua, porta irapresso un lal calore che open si direbbe originale. La pompa del verso, I'cleganza degli sciohi , la loro cousonanza colk cose, e cogli affetti espressi fauno tal forza siirauirao dei leggiiori, che si sentono trasportat. come per incanlo in mezzo a quelle scene con lauta evideuza dipinte, benche sieno co»i lontane dai no- stri costumi. In quanto per* alia fedelta, trova il Slg. Ugoni in quesia traouzione del Cesa- rotli molii segui di quella gonfiezza, e di quello siiie artifiziaio e raffiiato, nel quale poi con maggiore eccesso inciimpo uella ver- sion deiriliade^ e a fame capan i suoi lettori reca varj squarcl della iraduzioi leiterale lati- na, che ne fece I'inglese Macfarhn, nella quale oppare una sublime sempliciia iiiilo affattohi- 36 Llica; ma allena dal romoroso lumullo del verso Cesarouiano. AvreLbe voluio ahresi il noslro crilico, che i melri lin'ci dal Cesarolli usati, fossero conlcmperaii ad espiimcre 1' Indo- le straniera della poesia bardica, senza iroppo violare la uaiura dell' italiaua. Dai lavori del Cesaroiu sopra Osslau , passa il uostro Presldeute a quelli che fcce sopra di Omero; ed osserva chi nella sua biLlioteca omerica quel professore ebbe iia triplice sco- po. i.° di far conosc3re Omero, e vi riusci colla traduzion letterde. 2,° di farlo gustare, e credeiie riuscirvi coUe riforme cb' ei fece ainiiade. 3.° d' illujlrarlo noiaudone le bel- lezze ed i difetii, ( per cio raccolse quanto i migliori critici av^vano scritto intorno a quel padre della poesii, e vi oggiunse le propria osservazioni. Lod:ndolo uel primo e nel lerzo suo lavoro il noUro crilico non gli fa buono cosi facilnicnle il secondo; perche oltre che un lanto ardimmlo accusa di troppa peiulanza il suo autore; fa cliiaro apparire, cbe uem- meno il sogge lo egli comprese di quel primo poema epico Jel mondo: il quale raosirandosi anche ai meno perspicaci essere I'ira d'Achille, 27 cli oso iraraularlo nella morie di Etiore. » Vi ha neirilladc, dice savlamenie il Slg. Ugoni, una poesla bclllsslma non pei Greci solianto, e pe' tempi di Oineroj ma per imii gli uomini e per luui i lempij consiste quesla nella pit- tura dc"li umaui affeiti. Oia il riforraatore padovano non di rado tolse ogli stessi luoghi piu insigui quaudo la sempliciia e la natura- lezza, quando raffeilo, quaudo la evideuza della piitura col proposito deliberate di miglio- rarlo ». Ne si conienia di questo asserire, ma ue reca vari esempj, onde ogQuno se ne con- \iiica appieno. Quauto ai versl della Morte di Eiiore ben si vede, dice il uoslro crilico, che scaiurivano da una veoa sfiancaia, pro- rompendo in molta copia, e la loro armonia eccede sovente per iroppa sonoriia, il cui rimbombo conlinuato da monotonia al lavoro. L' iusieme dcllo stile h pur poco nobile, me- scendovisi una lega di voci o poco elelie, od anco basse, e prosaicbe. La terza traduzione in versi del Cesarotti da lui pubblicata ue *i ulilmi anni di sua vita c delle satire di Giovenale; e perfetto sarebbe questo lavoro, se non vi avesse inlrodolto 38 spesse voile parafrasi, commeuii, e quel raffi- namenti dl cul era si vago, sosliluendo fin anco pensieri proprj a quelli dell' origlnale j come viene il Sig. Ugoni mostrando cogli esempj. Una dotta e filosofica prefazioiie le precede, in cui si parla dei satirici ilaliani, dei tradui- tori e imitatori di Giuvenale, e si fa un para- lello di questo saiirico con Orazio chlamaudo ad csaine i giudizj di Desault, la-Harpe, Laya e Ferlus. A quesle poeilche iraduzioni del Cesarotii vogllonsi unire alcuue delle iragedie di Voltaire i delle quali pero Alfieri nella sua vita diede non iroppo favorevole giudlzlo. Ma dalle poetiche alle prosaiche versioni di questo inslgne lelieraio passando il Slg. Presidente, fece venire a rassegna le raolte dissertazioni inserlie nella sua biblloteca Ome- rica, e che trasse da' critici slranleri j la tra- duzione di Deraosieue, il corso di lelteratura greca , che coniieue varie orazlonl di Lisia^ r apologia di Socraie scriita da Platone, e varj squarcl di Anllfonle , Andocide, Licurgo, Eschine, Iperlde, Demade, Dlone ed altri. In quanto alia traduzlone di Demostene fu gia da tuiii i critici trovata infedele , e cat- 29 liva; quella ch' ei fece delle dissertazioni fran- cesl sente la loro originallta iu gusto di lingua; gli altri square! dei grecl sono con giudizio eletti, ed anche bene nadotti. Piene poi sono di fiuissima ciitica Ic sue dissertazioni , oud'e questo corso arricchilo; nella qual parte della letieratura nessuno sara che contends al Ce- sarottl uno dei seggi piii distinli; e questo suo giudizio conferraa il Sig. Ugoni coll'esame ch' ei fa del saggio sulla filosofia delle lin- gite appUcato alia lingua italiana, del quale con sommo criterio rileva i grandi pregi, senza tacerne i difetli. Parla poi delle osservazioni clie il Cesarotti fece alle Tragedie di Vitlorio Alfieri , del suo epistolario, delle sue relazioni accademiche, e di varj altri suoi opuscoli in prosa, dai quali tulli risplende e la vastissima erudizione e la somraa critica e la vivacita deU'iugeguo del Cesarottij e pon fine col darci r indole di lui in qucsia maniera; « In un' eta, » in cui sono frequenti i trasoni , e i grandi » supercigli leiierarj, non fu piccola lode del » Cesarotti quella di aver sempre couservato un » animo mite, e le piii gentili vlrtii del cuore, » di esscre stato accessibile a lulti, di non aver 5o » mai dato rlcelto non solo nc' suol scrlMi, ma » nemmeuo ucll' animo suo a passioni odiose. » Per essere leueraio non ccsso mai di essere » uomo affabilissimo ... II Lelio Diorale era » V idolo dell' aninia sua. Lo cercava nella so- » cleta, lo vaghegglava nel caudore e nel forie » seuiire della gloveutu, lo mcdiLava nella soll- » tudine, e n' era esaltaio cjuando lo irovava nei » libri . . . Cosi fu egli caio a tutli quelli che lo » avvicinavano in vita, ed e nella sua patria » ancor vivo nella memoria, e nel cuore di » tutli i suoi concittadiui ». Ora passcro a farvi pochc parole di due memorie del nostro socio corrispondente il Sig. Dolt. Giovanni LaLus , una cioe, suUa certezza degli sludj anliquaij, I'alira sul mode onde gli aniiclil Roraani si coprirono il capoj perche la prima e gia resa di puLblica ragione colle siampe , e la seconda a giudizio dell' au- lore non da che pochi cenni sulla materia che tratta. Riguardo al primo argomenio diro che uessuno a raio credere, si e avvisato giam- raai di niegare agli sludj aniiquarj quel grado di certezza morale di cui sono suscetiivi. Dac- ch6 comluciarono questi ad essere coltivati 3i dopo la baibarle fuio ai uosiri tempi, furoao tenuli in prcglo appunlo per queslo , perche col loro mezzo si poierono riscLiarar molti falti slorlci, mohi riti aniichi, molte costu- manze di vesiire c d'altro^ e mohi passi oscuri di aulori : e se furono qualche volta da spirili bizzarri posti in ridicolo, nol furoao gia per la loro indole, ma o per la superstiziosa vene- razione degli uni , o per la maliziosa ciarlata- neria degli altri. II voler poi poriare la scienza archcologica ad un grado di cvidenza, come dice il Sig. Labus, di cui le scicnze, cbe si dicouo esallC; souo capaci, un assunio mi sembra, a dir vero, impossibile, e lalc pro- vaio dal medesimo sosleuitore , negli esempi cb' ei reca di anliquarj che andarono spesse voile siranissimameute errati. E infatti per poler applicaro all' archeologia il principio delle maiemaiiche, di scoprire cioe un vero ignoio col mezzo di un daio che sia nolo, bisognerebbe che le verila morali fossero cosi necessarie, come lo sono le verila maiemaii- che, il cbe nessuno ha sognaio fioora. Cou- cediamo pero voleniieri al Sig. Labus che per aver queila certezza che si dice siorica anche 3a negli oggeiti di arcbeologla ci bastcrh il raf- froi-.are cio che ci e dubblo od iguoto con cio che sappiam vero, purche con flno giu- dizlo, e somma criiica ideutlci ne appariscano i reeiproci caratteri^ e qiiesto e appunto cio che si e falto sempre dagli insigui anliquarj di tulle le eta, e che coniinua con moha lode a fare il Sig. Labus. In quanto alia seconda confessa il mede- simo autore, ch' egll espone quelle sole ma- niere degli aniichi nel vesiire il capo, che si ricorda aver letle, e che quesia materia e poi esiesamenie siata trallata da mold , e ira quesli ricorda 1' ilallauo Panviuio, al quale volenlieri io pare rimeltero chiunque desidera avere sopra di cio perfeite cognizioni; e pas- ser© a parlarvi della niemoria del socio Sig. Ab. Taverna sull' origine dell' amore che i Greci ebbero al Bello. Penelrando il nostro socio col sue pensiero in quei rimoiissimi tempi, che alcuni degli uomini i quali andarono errando per la gran selva della terra, posero loro stanza in quel tratto di paesc, che fu poi chiamaio la Gre- cia, e faceudoli via passare pci varj stadj S3 deir umana civillk , trova iu primo luogo, ohe la natura siessa del silo, coniribuir dovellc ai pill rapido loro incivillmcDio. Terreno sparso di colli e di monli, che ne reudono vario il cli- nia, amenissirae valli irrigate da moltissiini fiu- mi , varieia di alberi e di nalurali prodoiii, doveiiero riempir quelle rozze faulasie di gra- te immagiui, e sublimi. La mohiplicila e va- rieia dei feuomeni uaiurali inspiro loro una religione tutta di sensi: il luono che romoreg* gia fra le nuLi, e la folgore che ne scroscia e Giove, 1' eco che ripeiono le convalli e una ninfa, i fiumi che versano le acque sono beue- fiche deiia, insomma luito e anlma all' iulorno a qucsle genii ; le quali irasfondono negli og- geiii che sianno loro intorno quelle siesse seusazioni , che provano eniro di se. Le nobi- li gare poi che iu epoche posteriori furono isiiiuiie ad Elide presso I'Alfeo in onore di Gio- ve, ed alle quali tuiio il fior della Grecia ogni cinque anni concorreva a far prova di vigoria nelle membra, di leggerezza nel corso, di deslrezza e di forza ; gare che ben preslo furono moliiplicale in quasi ogni augolo dcIia Grecia , dovetiero rendere questa nazione 3 54 svejjliaia, e proiua , e sviluppare con quelle del corpo le forze degli animi loro, e con quesie il seniimeulo del hello , che ne emana. Diffatli nei nudali atleii poterono facilmente scorgeie le proporzioni delle parll , potendo specialmente istituirne un confronlo degli iini cogli allii ; quiqdi locchl alcuni dal sacro eniuslasmo dell' emulazione , comlnciarono a voler queste proporzionaie membra raffigu- rare collo scalpello nei macigui, o sulle tavole col pennello ; o celebraadonc col canto le virlii, esprimere coll* incaniesimo della poesia le loro azioni c passioni ; c passando la gara dagli eserclzj del corpo a quei dello spirilo tutte le belle arti portarono a quella prefezione, ol- ire la quale non poterono i posteri andare. Si sa che 1' emulazione e la gara sono i due man- lici che tengono svegliati gl'iDgegni, e questa gara, non fu mai in nessun popolo maggior che ne' Greci, per aver ogni cilta avuto un pariicolare governo, che decreiava onori im~ mortali a chiunque, nobilitando se stesso in alcuna di queste gare, nohiliiata insieme aves- se la palria sua. Quesii sono i principj che il Sig. Ab. Taverna ha con pari doilrina ed 35 cleganza di stile nella sua dlssertazione svilup- paii, della verita dei quail priucipj , abbiamo a tesiirnoue tutla rantichita; ma io qui non riferiro cbe un passo di Orazio, il quale par- lando della Grecia ncll' Epistola ad Auguslo li contien quasi tulti. Ut primum posllis nugari Graecia belUs Caepit , et in vitium fortuna lahier aeque , Nunc alhletaruni studiis , nunc arsii equorum: jMarnwris ant eboris Jabros , aut aeris amav'if. Suspendit picta vultum , mentemquc tabella: Nunc tibicinibns , nunc est gavisa tragoedis. Daro fine alle letterarie elucubrazionl del- I'Aieneo in quesi'anuo con una memoria filologica del Segreiario, direita a provar con- iro la opinione del Sig, Ab. Ciampi profes- soic di Varsavia genuina la leilera di Servio Sulpizio a Cicerone, in cui lo conforla per la morte di TuUia, ira le famigliari la V. del libro IV. In questa letlera adopera Sulpizio ogni argomento per sollevar V animo di Ci- cerone afflitto, c sommamcnte abbaltulo per la morie della figlia, cb' egli lanto amo cbe ne fece una specie di apoteosi , dedicandolc 36 un teuipielio. II Sig. Ciampi dopo lanil dotiis- slnii criilci clie lo precedetiero esce il primo a suppone spuria questa leilera in un suo opuscolo stampato a Milano quesi' anno inti- lolaio Feriae Varsavienses anni mdcccxx la quale sua supposizione tanto plu slrana riesce, in quanloche la risposta, che abbiamo di Cicerone a quesia medesima leiiera ha re- lazione a varj degll argomenli da Sulpizio addoiti per confortarlo. Nulla a dir vero La piu giovalo a reitificar le opere degli aniichi della criiica , col lume della quale profundi ingegni hanuo saputo scopvire le imposture di alcuni scritlori, che per dar credito ai loro scriiti li puLblicarouo soito il norae dei celcbri autori dell' antichila; od auche solo reuificare molti passi di quelli e riduili alia loro vera lezione. Ma nulla di piii ridicolo della smania di colore , che pre- tendouo acquistarsi fama di dotti , collo spar- gere il pirronismo lelierario , e col rivocare in dubbio le opere riconosciute dalla comune degli erudili per genuine. Chi non fece le baje all'Arduiuo, quando lenlo di rapire a Virgilio il piii eloganie poema del mondo , 5? per altrlbuhio a qualchc frate oz'ioso dei bassi tempi? Che simili dubbj si promovano dai forastieri , che non hanno educato 1' orecchio agU accenti della lingua latina, puo in parte essere compailto j ma che gl'itallani, i quali sono gli eredi leglllimi della latina leitcratura, incorrano in siffaili spropositi, e cosa dop- piamenie compassionevolc. Tre sono le dlfficolia che muove il SIg. Clampi conlro la genuita della letiera in qni- stione, una risguarda lo slile, che a lui sembra pieno di timidila, e di maniere basse e co- muni, contrarie, come cgli dice, a quell' elc- ganza che pel teslintonio di Cicerone formava il pregio dello slile di Sulpizio: sed facile cedo tuoriim scriptorum sublilitati et ele- gantiae. La seconda e la riflessione che I'Au- tor della letiera dice aver failo alia vista di Egina, di Megara, di Corinlo, del Pireo , c d' alire repubbliche e cilia della Grecia, pro- strata et diruta oppida , et cadavera urbium. A tulle e due quesie dlfficolia ilsponde con lungo csarae il segreiarlo, che io qui non ri- feriro, contenlandomi di conirapporre alle pe- dantcsche opposizioni del Ciampi una piii grave autoriia, quella cioc del dotllsslmo, e nelle laiine eleganze versaiissimo Cavalier Cle- mentino Vanelll Roveretano, che uelle sue osservazioui sopra Orazio , cita luiio questo squarcio j e si pel concetio, si per lo siile il dice degno d' essere scolpito non solo nelle nostre menti, ma sui brovizi e sui marmi. Dove poi il Slg. Clarapi fonda il lerzo e principale suo argomenio per credere sup- posia la leltera di Sulpizio e appunto dov'egli si mosira plii incompetente a giudicarne. L'Au- tor della lettera a confortar Cicerone per la perdita deila figlia dice: illam quamdiu opus Juerit viocisse . . . adoUscentibus primariis nuptam fiiisse. Or qui con lutto 1' inipelo proroDjpe il professor di Vaisavia: « Ma il marito di TuUia fu il solo Dolabella , che la sposo I'auno di Roma 705 j ne Cicerone, ne allro scriilore ci dicono che prima fosse ma- ritata a veruuo «. II segretario confessa , o Signori, che non senza molta sorpresa ha leite queste parole. Un filologo, che con lania fran- chezza decide doversi dalle famlgliari di Cice- rone espellerc come spuria una leiicra; che si francamcnic si fa giudicc sullo slilc degli scrit- 39 tori conieniporanei a quel celebre uomo , pare che dovrebbe aver tuito i'eplstolario di lui e dei suoi amlci nella memorla, o almeuo luiie le opere di Cicerone e le circostanze della viia e della famlglia di lui conoscere perfetiamen- le per poier con tania franchezza a&serire, che nc Cicerone, ne scriitore alcuno ricorda esscre Tullla slaia moglie di altri, che di Dolabeila. II segretario vostro che professa la medesima facolta del Sig. Ciampi, e nel Liceo di Bre- scia uon neir Universila di Varsavia , lo ha dimostrato ignorante la dove piii vuol farla da sapienie. Ha ciiala la leilera lerza del li- bro primo ad Auico in cui Cicerone avvisa r amico di avere sposaia la figlia , in quel medesimo anno che fu falto console, ( forse di soli 1 5 anni ) a Cajo Pisone « Tulliolam C. Pisonl L. F. Frugi despondimus. E che maritata fosse Tullieita a Pisone nell' anno del consolalo del padre vien confermaio dal me- desimo Cicerone nella sua quarta orazione coniro di Calilina, in cui nomina il suo genero; iieque ille qui expectans hujus exitiiin diei, aslat in conspeclu rnco gener ; queslo pur si conferma coH'oraziunc del medesimo coniro 4o Pisone, allorche gll rimprovera dl averlo mal ricevulo, quarnlo insleme con Cajo Pisone suo genero ebbe ricorso a lul consolo contro i farorl di Clodio. » MUii vero ipsi coram genero meo propinquo tuo , quae dicere ausus es? MemmislL coenum , cum ad te quinta fere hora cum, C. Pisone venissem etc. Ecco diinque un prime marito, e nobilissimo trovato a Tuliia. Ma che dira il Sig. Ciampl se prima che a Dolabella, Cicerone ve la dice sposala ad un secondo? Apra il primo Ilbro delle faraigliari, dalle quali vuole espunta la leilera di Sulpizio, e nella setlima scritta a Lenlulo r anno di Roma 6c)8 trovera, che Cicerone ringrazia 1' amico delle sue congra- lulazioni per le nozze di Tuliia con Furio Crassipede: Quod mihi de Jilia et de Crassi- pede gratulariSj agnosco humanilalem tuam , speroque et opto nobis kanc conjunctionem volup tali fore. E nell' episiola quinta del li- bro secondo a Quinio fratello » Dederam ad te liiteras anlea , quihus erat scriptum Tulliam nostram Crassipedi pridie nonas ^prilis esse desponsalam. Postea sunt haec acta^ e nclla sussegueute leitera sesia: » Ad VllI id. ^priUs sponsalla Crasstpidl prae~ bui: huic convivio puer optinius Quintus tuus^ meusque , quod j^erleviLer commotus fuerat, defuU ». Ecco pertauto se si aggluuga Dola- hella, che la sposo del 'yoS di Roma, tre nobili mariii, cbe ha avuti la Tullia , per la morle della quale Sulpizio conforta Cicerone; ed ecco conviato il fllologo Varsaviese di poca dotirina, ed incapace a giudicare delle opere degli anlichi. Ma mi acoorgo di avervi iroppo a lungo intraiienuii m quesia teuue mateiia; passiamo a traltare piii serj argomeuii. S CI ENZE Pel medesimo motivo, per cui il segretario chiamo ad esame 1' opuscolo del Sig. Profes- sore Cianipi, il Socio Sig. Avvocalo Pagaui fece rapporto all' Aieneo sulle opere crirainali del Sig. Conle Francesco Vigilio Barbacovi da Trenlo. Uu nuovo arlicolo agglunlo al noslro Regolamento slabilisce, che delle opere lulie, che vengono regalaie alia nostra Socieia sia dal 4^ * Slg. Presidenic deslinalo quello dci Signori Socj, i ciii studj conscniono colla materia che in esse si tratla, per prcnderle ad esame , e far conoscere all'intero corpo il meriio che per avvenlura hanno; nieuie piii coniribueudo al progresso delle uiili cogoizioni che il chla- inare a profillo coraune quello che dagll altri viene insegnato. A lal fine il dollo Sig. Pagani con una sua raernoria, dopo di aver succin- tamenie diinostraio il pregio degli studj legali, e ricordato il nome dei piii celebri traltatisti Italiani di questa materia , chiama ad esame alcuni principj dal Sig. Baibacovi stabiliti nei varj suoi opuscoli criminali. E cominciando da quello che iratta de mensura poenarum^ si fa il noslro Socio Pagani ad osservare che se quesio non isfolgoreggia di quelle sciniille filantropiche che rendettero iusigne in questa materia 1' Aw. Servin, ne vi si scorge quella scelta erudizione che fece prezioso il iraiialo del celebrc glurecousulto milanese Paolo liisi, luitavolta procede con ordine e chiarezzaj e a quando a quando lascia irasparir qualche lampo d' idee non affatto coniuni. Vorrebbc il Bar- bacovi, che, tranne neH'uhimo supplizio, avcsse 45 la Icgge nella distribuzion delle pene rlguardo alia diversa coudizione dei delinquenli , giac- che una stessa pena puo essere gravisslma per uno, leggerissima per I'aliro. II Barbacovl inol- ire sostiene che non debbesi nell' imporre la pena bilauciar punto la pravlia morale, ma solo la qualila del danno, ed il grado di dolo che in clascuna specie coniiensi per la uatura del deliiio. Ma opponendosi il Sig. Pagani a questo principio colla doltrina dei piu accredltaii maestri del criminale dirilto, vuole che dalla volonia piii o meno efficace di delinquere si argomeniino i varj gradi della graviia intrinsica o sia morale del deliiioj c dal maggiore o minor valore del diritio offeso, ovvero dal delrimento arrecalo desumasi la enormita estrinseca del delitlo medesimo. Se venisse amraesso, egli dice, il nuovo ammae- slramenlo del Barbacovi la scienza criminale gia faiia adulia rilornerebbe alia sua infaozla. Qualche cosa di piii vero trova poi uel traiia- icllo del suddeito Autore. De poenis pecunia- riis; lo siabllirc per esemplo, ch' egli fa, che criminibiis , quae ex pecuniae aut lucri cu- piditate ortutn habent^cocrccndis poenae pe- 44 cuniariae adhihentor , nisi de iis criminihus agatur quibus cohihendis sei'criore animad- versione opus sit. Un saggio legislatore, dice il nostro Socio, dee studiarsi di raoltiplicare le specie di caslighi per raggiugnere plu fa- cilmente la proporziono tra il delitio e la punizionej ma noii vorrebbe poi che tale peua pecunlaria si applicasse come principale, fuor- che nei delitti leggeri, ai quali nou fosse causa il semirnento di or"0"lio, o sfrenala vopjia di soverchiare altrui , c qui chiaina ad esame doiiissiraameuie le massime stabilite suUe pene pecuniarie dai piu accrcditaii sciitiori; lodando il Sig. Barbacovi di essersi opposto ai priu- cipj del Filaugeri e del Benlbam, i quali vor- rebbero non deterniinata la muha se con in relaziouc alia totaliia del patrimonio del reOj p. e. di un terzo , di un quarto. Loda pure il Sig. Pagani questo Autore per la sua dissertazione sulla coutisca dei beni , nella quale confuta il giuspublicisla Lampredi, che la sosiiene nei misfatti di lesa niaesta. II Barbacovi fa palese la fallacia di tale opiuio- ne, e risaleudo alia primiliva origine del diritto di successione iniesiata, salva ai ilgli quello 45 ch' essi lianno dalla nalura per succedere ai Leni del padre; e qui il noslro Socio, chiamaudo varie legislazioni ad esame, fa plauso alia dot- trina del glusperilo Treniino sosienuia dal Blnkershoekio, e da altri, e sancita nell' aureo codice criminale per la Toscana dall'onorata memoria di Leopold© padre del nostro Au- gust© Sovrauo. Dopo di aver parlato delle pene il Bar- Lacovi, dice il nostro Socio, in un opuscolo italiano sugli argomenli ed indizj nei giudizj criminali , vieue addiiando il modo di fare I'applicazione di quelle, allorquando non enier- ga la prova dalla confessione, o da documeoli. Soggetio piu fllosofico ( prosiegue il Sig. Pa- gaui ) nou poteva cadere nelle mani d' uno scritlor criminale; sebbeue il Barbacovi noa giuuse a farci dimenticarc gli aurei trattatelli su questa materia lasclati dal Nani, e dal Pagani. Neir operetta de criminihus avertendis , irova il nostro socio piu la buoua voglia del Barbacovi di giovare all' umana sociela, che efficacia di mezzi per ottcnere il bramato suo line; lauto piu, dice il noslro socio, che il Beccaria da graode filosofp ed osservalore con 46 una sola parola aveva gla prima esauriia qucsia materia : Volete pre\^enire i delitti? Fate che i lumi accompagn'mo la libertd. la quesio esame il Sig. Pagani ha poluto far conoscere quanld egli sia versato in queste raaterle crimlnali , e noi abbiamo avuio 11 piacere dl vederlo pesare con glusla lance la dottrina del Barbacovl, raffrontarla con quella del piu celebri giusperiii dell'Europa, e cor- redarla dellc sue riflessloni. Che sebbene tali memorie non sempre sieno adornale dal belllsslmo preglo della novlia , non c pero dl poco glovamenio il vedere come in un quadro rluniti i pensamenli dei piii profondi coltivatori dell' umano sapere, e il meglio che si e sovra tali scienllfiche malerie meditato ed Insegnato. Di tale natura appunto e la disserlazione del Slg. Ab. Guahieri nostro socio d'onore sull' influenza che ha la luce nella vegeiazlone. Egli ci ha in bella ed or- dinata maniera esposto clo, che per esperlenza i fisici piu esperimentati hanno potuto sco- prire. Epperclo egli comlncla dall' avveriire , che non presume gla di veder plii addentro in quesia materia, di quello che altri videro; 47 ma die siccome Ic vie col calpeslarle si ap- piaDauo meglio, e coll'ardire si da spiula ai piii forlunali di lentare, cosi egli spera che a forza di osservazioni possaao venir lischia- rate da aliri le piu astruse verita, cbe venuero lasclate indietro. Egli perlauto premeite una sua opinione ( la quale fu pero sosienula da parecchi fisici moderni ) cioe che la sosianza fluida e sottHissima della luce uuh medesima cosa sia con quella del calorico. Osserva poi che la luce e un elemento necessario ad ogui vegctazione, come colidianameote ci fa conoscere 1' esperienza; dal che deduce come irrefragabile conseguenza, che ivi sara piii prosperosa la vegeiazione, ove piu fissa, cae- teris paribus^ sovra il globe scagliasi la luccj e dove questa sparpagliaia venga ed obliquaj o di riverbero svarialo, come nei nostri climi, c piu verso il polo , ed auche all' ombra di muraglie o di monli, piu fiacca e debole la vegetazione riesca. Slabilito queslo, che ogui fisico facilmenie gli accordera, ei va riutrac- ciando per quali guise quesla luce da qua* lunque corpo fiammeggianie provenga, giovi, anzi precisamentc influisca alia vegeiazione. 48 I] primo effello clie visibllmente opera la luce, dice il nostro Socio, e di riscaldare i corpi che se ne imbevono, iie souo irasparenti per lasciarla passare; e quesio uasce in ragioue composta della densita dei raggi e delle fa- colia che hanao le raaterie di assorbirli e ritenerli. E cerio che se la luce ed il calo- rico uon sono che la slessa cosa ( come il Sig. Gualiieri sosiiene appoggiato all' espe- rieuze di varj fisici ) non iscorgendosi mai nella natura vegetazione seoza qualche calore, 1' in- fluenza che vi ha la luce non puo essere rivo- cata in dubbio. Diffatti piii vigorose vegetaao le piante nei lerreui e nelle siluazioni calde, 6 dove signoreggia il fieddo crudissimo non si irova erba che verdeggi. E ben vero che nemmeno il calore giova ad ogni grado, per- che dove sia eccessivo secca le piante pel troppo svaporamento dei loro succhi, e le lascia appassite, ed auco morte. — Questo non e pero , secondo il nostro socio , il precipuo vantaggio, che reca il sole alle piante, po- tendosi supplire al difetlo del calore col con- cime, e colle slufe. Piii calcolabile effelto hanuo scoperio recenicmente i Chiraici na- 49 scere dal raggio sopra la natura vegeiabile , ed e che le frondi degll alberi esposie sotto un velo dl acqua al Sole cacciano fuori assai bolle di aria, che raccolia dljigentemenie si vide esserfe prelto ossigeno, dove mancaodo la luce si irovo essere acido carbouico irre- spirablle; eppercio si avvidero i cbimlcl che il raggio opera sul vegeiabile questo singolar fenomeno di spriglonar 1' aria pura respirabile a riparo della viia di quanli auimali vivono sulia faccia del globo, Effetto perianio della luce sul vegeiabile si 6 di combinarsi nel vasellame esteriore del fiori e delle foglie coll' ossigeno, che ne fa parley il quale, roita I'affinita che lo leneva combinato col carbouio, si libera sollo specie di aria respirabile, lasciaudo il carbonio fisso a formare il lessuio e le fibre legnose della pianta; laddove mancando la luce nel bujo, pane riraane a formar le fila mucllaginose del vegetante, pane scappane fuori aria iissa, e irrespirabile. Ecco perche quando rnanca la luce del sole alia pianta resta ogni cosa mu- cilagiuosa e insipida; e da questo avviene che loslo inacidisce il vino provegnente da quel- 5o I'uve che vennero a maluriia nei luoghi oscurl, ed ombi osi. INe qucsto solo j ma altro cgual- mentc pregevole cffeito si e scopei to a' di Dostri oprarsi dalla luce vlbraiasi sulle pian- le; ed e che il raggio scompone una porzioa di queir acqua clie scorre nei vasi del vegc- tabile, e la riduoc nei due gaz idrogeno cd ossigeno, ond' era coruposta, dei quali il pri- me si uniscc ad altri prlncipj per formar le resine, le gomme , Folio, lo zuccberO; men- tre il secoudo enlra in nuove combinazioni , per crear le alire parii, cioe le frulia, la fe- cola, r aroaia ecc. cbe noi slamo solid Irar dalle pianie. Quindi uascc che dobbiamo al sole la bonia delle fiutta e del vino; menlre lavorando esso nei lessuio delle foglie vi forma r idrogeno, che passa a renderle dolci. Tanlo e falso che si riduca il formenione e 1' uva a buona maluriia spogliaudone le piaule delle fiondi, come si danno scioccamenle a credere alcuni villaui. Passa poi il noslro socio a pro- vare come il raggio solare sia quello, che colorisce il vegeiabile, i suoi fiori, ed i suoi fruiii, recando in mezzo le espcricuze istiluiie dai chimlci piu accrediiali; e finalnieDic con- 5i cliiudc la sua dissertazione col dimosirare che, ohre Ic ahre qualiia, la luce ha questa aocora di stimolare al movimenio gli umori nella pianta, c cosi rafforzare in essa quel mecca- nismo per cui vive. Ma se il Sig. Ab. Guallieri inscgna il niodo dl scbivare le malaitie al vegeiabile, scoprendo un altro uostro Socio il Sig. Dolt. Glacomazzi i segreti laiibuli delle malaitie degli uomini, suggerisce i piii cfficaci raezzi o per preve- nirle, o per medicarle. Coniinuando egli i suoi ceuni cllnico — patologici sulle infiam- mazioui occuhe del corpo umano, e sulla frequenza del processo flogistico nelle raalat- lie , di cui ebbi a ragiouarvi nella mia pre- cedenie relazione, ci trattcnne qucsi' anno sulla frequenza dello stesso raorboso processo nelle affezioni contagiose, nelle febbri inler- miiienii, nelle idropisie, nella diarrea e dis- senieria, e nelle febbri cosi deite putride o biliose. E per dir delle prime argoraenla il nosiro socio che 1' azione delle poieuze con- tagiose sia sempre stimolaule, in primo luogo dalla forma stessa, con che si raaulfestano i diversi coniagi, i quali sono sempre accom- 52 pagnati o dall'augiua, o daU'ollalmia, o dall'en- ccfallte, o dalla peripneumonia, o dalla ira- cheiie ec. ec. le quali complicazioni suppougo- no UD processo flogisiico. Secondo dal meiodo curativo piii utile in tali malaitie, che e sera- pre il controstimolaute. Terzo finalmente dal- le sezioni dei cadaver! i quail manifeslano o in un jiunio o nell' altro sicurissime Iracce di pregressa infianimazione. Riporta in que- st' ariicolo la sloria circostanziaia di un lifo peiecchiale da lui curato felicemente col piu aitivo meiodo antiflogisiico, e lo finisce con alcunc osservazioni critiche inlorno all' ope- retta del Sig. Dott. Tiene da Vicenza sul bilancio medico del tifo coniagioso , che re- gno epidemicameute in quella provincia 1' an- no 1817. Parlando delle febbri intermittenti condanna la pratica di que' medici, i quali ricorrono empiricamente all' uso della china - china in tutte quelle febbri, in cui scorgouo qualche periodiciia, ed appoggiato alle proprie, ed alle osservazioni dei piu accredilaii professori del)' arte salutarc di tuiii i tempi sosiiene, che in mohissime febbri inlermilieuii ha luogo il 55 nroccsso flogislico, e la dlaiesi ipcrslenica, e die iu tali casi nocevollssima sia 1' ammi- nisirazione della corieccla peruviana, la quale, al dire del nosiro Socio , e un' arma sicura fra le maul di un esperlo medico, per iron- care le legiiiime febbri interojilienli , ma che male adoperaia dagli inesperll, anzicclie di- siruggere il male, nccide alcuna volla 1' am- malalo. Interessantissimo e poi T ardcolo XIX ove imprende a parlare delle idropisie, siccome quello cb' e tutto intessulo di faiii praiici , icndenii a dimostrare la frequeaza del pro- cesso flogislico iu simili malaliie , e le felicl guarigioni, che se ne oiiengono col metodo deprimenle. Dello siesso conio sono gli ar- ticoli XX e XXI consacraii alia discussione della diarrea, e disseuieria, e delle febbri bilio- se e pulride, nei quali e per le molte osserva- zioni prailche isiiiuiie al leilo degl' iufermi , e per la scrupolosa esatiezza, con cui dal nosiro Socio si esamina I'azione delle sostanze medicamenlose, e i loro effeiii sul vivenie organismo, e per 1' aulorila dei praiici piii iusigui, quali sono gli Sioll, i Frank c mol- 54 ilssiini aliri che sosleiigouo le proprie opi- nioni, e per le sezioni dei cadaver!, giugne felicemcnte alio scopo proposiosi, quello cioe di dlmoslrare la frequenza del processo flo- gisiico nella diarrea e dissenterla, e nelle febbri biliose o putride. Aspetla con ansieia r Ateueo il compimento di queste osservazloni deir aiicnio Sig. Giacomazzi, giacche egli ha promesso di farlo cou uu ariicoio sulla pel- lagra, malaltia comparsa la prima volta sui moDti della Brianza, e che si e rapidamente diffusa per quasi tutta Italia: malattia, di cui finora nou si conoscono le vere cause, ne la diaiesi, ne il vero melodo curativo, e che percio e fioora incurabile, e che si inieic auche fra noi le vita piu necessarie all' agri- coltura. Ua' altra memoria non mono iniercssanle fu lelta quest' anno nella nostra Socieia dal Sig. Giacomazzi, la storia, cioe, di una straua ma- laltia suscitata da calcoli hiliari, con alcunc nuove congetture intorno alia formazioue delle concrezioni calcolose nei corpo umano, ed alia maniera di curarle. Ometiendo noi qui di parlarc della storia, che esaitamcnte , ed 55 ingeniiaiucntc egli ci fa dcHa malatila, clie riusci a curare, perche troppo in lungo poi- tcrcbbe qiiesta relazione, rlferircmo succiula- niente le sue congbleiture intorno alia forma' zioue del calcoli, ed alia maniera curaiiva. Dopo di aver dimostralo 11 nostro Socio i.Chc uon vi c parte del corpo umano, in oul uon sieusi trovale concrezioni calcolose. 2. Che i principj chimici componenli 1 calcoli sono pres- soche cguall in luui, oyunque esislano. 3. Che i calcoli non risultano sohanlo dl principj nii- nerali c vegciablli ; ma ben anche di soslanzc anlraall parlicolari. 4- Che i principj , i quali entrauo uella composlzione di molti calcoli , sono idenlici con quelli, die formano i lofi arlrilici c podagrosi. 5. Che i lofi arlritici sono certi risultaraenti di pregressa infiamma- zione delle articolazioni. 6. Che per analo- gia si fa probabile che anche i calcoli dipen- dano dalla siessa cagionc. -j. Che le cagioni le quali sono aiie a svegliarc iufiammaziouc, concorrono moliissimo anche alia genesi dei calcoli. 8. Che il metodo curativo capace di toglierc la flogosi e pur couvenieute per an- livcnirc la fonnazionc dei calcoli; egli con- 56 ghietlura, che siccome rarlrlilde va sempre inuauzi alia formazione del lofi delle ariico- lazionl, cosi la nefrile preceda queila del cal- coli renali , la clsiiie queila degli urlnarj, la , epatile, o 1' iufiammazione della membrana interna della cisdfellea preceda queila del billari , e cosi discorreudo. In quanto alia nianiera di curare le affe- zloni calcolose, coufessa ingenviauienle il no- stro Socio che allorquando il calcolo e Lello e formaio , non resti clie ricorrere alia mauo di esperto chirurgo per estrarlo , e quando i calcoli sono in luoghi iuacesslbill al ferro chirurglco , non resla che a sperare uella forza della natura, ed al piu al piii ricorrere a quei mezzi che sieno capaci di prevenire 1' infiam- mazione in quelle parti per le quali dee farsl sirada il calcolo uscendo, com' egli fece nella cura, di cui ha tessuio la sioria. Usclio fuori deirumano organlsmo rinfesto corpo straniero r unlco meiodo curaiivo ragionevole, al quale, per sentlmenlo del Sig. Giacomazzi, si deve aver ricorso per inipedire che altri se ne for- miuo, e quello dlretio a togliere la diatesi calcolosa , per parlarc coll' aniico linguaggio 57 medico, o come i modernl dlcouo, il pro- ccsso flogisiico, clie si e la princlpale, e forse I'uuica cagioue, secondo le coogeiture del uostro AuLore. Qulndi le cacciaie di sangue piu o nieuo frequeuiij uulversali o locali , secondo cbe il caso lo esige; il vitlo vegeia- bile, r asiineuza dai liquorl spirilosi, il moto modcralo, i leggeri purganli, certe acque ler- raali, e composie, siccome souo quelle di Sedliiz, di Conirexevll, o del Tetuccio, e quel controsiimoli insomma 11 quail, oltre la gene- rale , abbiano una parlicolare azione su quel- 1' organo o vlscere, in cui formate si sieno per lo innauzi le concrezioni calcolose. Melo- do curativo, che felicemenle rlusci al nostro Socio nella cura della Slgnora , della cul grave malatiia ci ba tessuio la Sioria. Ma dalle medicbe invcstlgazioni passando alle meteorologlcbe, il Socio Slg. Professore Antonio Perego, ci partecipo una letiera a lui dlreila dall' esimio Fislco, e maccbinista il Slg. Canouico Bellani di Monza nostro Socio d'onore, sopra varie iniportauti osservazioni di meieorologia, cbe dal suddetto Professore furono corredatc dei confronii con quelle da 58 lui isliluite al gablneilo di lisica del noslio Liceo. Per siffalta esposlzione rlmaue sempio pill confermata I'asserzione dell'lllusire Picict, clie le grandi scosse almosfciiche, quelle cioe che producono sul baromeiro delle ascensio- ni c depression! raplde e conslderabili, non solamente si esiendono in raolia lontauanzaj ma succedono simultaneamcnie in lontanissimi paesi. Che desse quasi scmpre sono accom- pagnale da funestissime straordinarie meteore, come da uragani, burrasche ec. In quest' anno niedesimo ne' giorni 6. 7. c 8. febbrajo il baromeiro era aliissimo a Ginevra, al S. Ber- nardo, a Mllano, a Pavia, a Brescia, a Mouza ec. e tutii per mezzo dei pubblici fogli sep- pero i disastrosi avvenimenli di Messina, di Palermo, Tlvoli, e di Tunlsi a quell' epoca succeduti. Da cio il noslro Socio d' ouore deduce, che lo studio della meteorologia riuscira di sommo vanlaggio allorquando le osservazionl saranno estese a diversi e disgluntl luoghi , e si faranno uniformemenie , e con istrornenti paragonali in prima con quelli del- ristltuto priniario di meteorologia, dal quale siccome da cenlro si vorrebbero dirctli i mi- 59 noii osservaloj. E dobbiamo veramenic con- dolerci col Sig. BellanI che 11 suo dlvisamenio di crigere in Milano uu osservatorlo di rae- leorologla nou al)bla ancora avuto il sospi- raio effetto. la proposiio poi del paiagone degli stromenli, fa il medesimo osservare come rigroraciro a capello del R. Osservalorio di Parigi noii debba essere esaltoj e come vadauo erraii coloro, che graduano i termo- meiri appena costruiti, giacche ha potulo egli notare il primo, che la capaclta del reclpienie di veiro e per uu anno all'incirca soggelia a uoa successiva e lenta diminuzione. Conchiude il medesimo fisico la sua lettera coll' osservare, poier molie circostanze indipendenti dalla lati- ludlne aherare il cllma d' un paese, e confron- tando le sue esperienze fatie in Monza nell'esta- te del i8i9» 20 e ui con quelle di Humboldt, isiltuite soiio la zona lorrida, e precisameule uelle deserie piauure di Venezuela , non irovo uolabile dlffereuza di lemperalura, quaniun- que a Monza il termomeiro possa in inverno discendere di parecchi gradi solto il zero. A luuo quesio il sig. Prof. Perego aggiunse il risuliaio de'proprj esperimenii barometrici, c 6o termometrlcl diretti a deierinlnare relevazloue di Brescia sopra il Lago di Garda. Trenlalre furono le osservazioni simultanee falte al ga- Llnetto di fisica dal Sig. Perego, ed all' Isola di quel lago daH'altro nostro Socio Sig. Conie Luigi Lechi. Per esse trovasi 1' akczza media del barometro all' Isola polllcl 27 linee 10, 6g a Brescia poUici 27, linee 7, go. La lempera- tura media risuhata all' Isola di gradi ig, o5 a Brescia di gradi ig, 56. Ponendo quesii dali nelle formole, die il Sig. professor Pe- rego ha cousegnato agli alii della nostra so- cieta , si trova che 1' altezza del gabinetto fisico del uostro Liceo , sopra 11 pelo del- r acqua del lago di Garda all' Isola e di melri 87, g54. A quesie memorie che trallarono delle scien- ze legale, medica, e fisica dne altre uniremo di Economia-Poliiica, di cui c'iuirallenne que- st'anno il nostro Vice - Presideute il Sig. Cav. e Barone Sabaiti. La prima fu provocata da alcuue dimaude falte airAieueo dal Sig. Conte I. R. Dclegalo speitanti alio stalo atlualc della Pastorizia nella provincia, ed al modo di mi- gliorarla. II Sig. Sabaiti fatle le debiie inda- 6i gliii nel proposlto la rappreseulo nell' ultimo decadimenio a moiivo si dell' imperizla che della poverta dei uoslri pastorJj due potenlis- sirni ostacoli anche ad ogul possibile miglio- raraento, Suggeii le diligenze che vorreLbouo aversi per migliorare le razze delle nostre pe- core , e quindi la quantiia delle lane noslrali: quale cura sanitaria e dictetlca di questo ])enefico animale e necessario di avere per trarnc luito il profitlo che se ne polrebLe aspet- lare; portando anche 1' esempio del Sig. Ab. Viucenzo Cosi degnissimo Arciprete di Ga- vardo che da i5 auni ilene una greggia di circa 5oo pecore miglloraie colla razza spa- guuola, le quali per 1' iuteUlgenza e per le cure da lui avuie hauno prosperalo in questa provincia , nella quale tanti allri fecero infe- licissimi esperimenti. Finalmeuie osserva il no- stro Economista che molie greggie di pecore non possono essere traitenute sul lerritorio bresciauo, perche a moiivo dei meiodi della nostra agricollura nou iroverebbero gli op- portuni pascoli per essere con profilto ali- mentaie. Questa memoria con alcune osser- vazioni aggiunte dal segretario fu gia spediia 63 all'Autorlta del Slg. Conte Delegate, perclie raffronlaudolc con altre provocale dai Signori Commissarj Dislreltuall, potesse con cogni- zione rispoodere al Goveruo, clie cerco in- formazioni su tale proposlto. La seconda niemoria del Slg. Sabatti versa suir argomenlo anche nello scorso anno trat- tato fra uoi, del vil prezzo in cui sono ca- duti i noslrl grani. Osserva egli peitanlo, clie a molivo dell' incoragglamento, die per tuiia Europa si e dato all' agricoltura, giusta i cal- coli del pill rlnomati ecouomisii , ogni anno essa produce in frumenio una meta piii del suo consumo natnrale in alimenti, il quale avanzo convertesi in birra , o si trasporta olire marcj e perchib non paja esageraia questa proposizione, egli la cbiama a niinuio esame, facendo passare ad uno ad uuo gli stati, e calcolandone i prodotli , che in auni di or- dinario raccolio , essi banno in frumento ed allri cereali. Dopo il quale quadro circostan- ziaio ed csalto della prosperila dell' agri- coltura in tutla Europa, per cui i varj di lei stati mirano a rendersi iudlpendenii gli imi dagli allri in proposiio dei naiurali pro- 63 doitl, riflclic saviamoule il Sig. Sabaiti , che tale eccedenza dci grani sopra gV iutcrni bi- sogni , portaia olire un certo limite, puo farci cadere nella povei ta in mezzo all' ab- bondauza, c specialmenlc nel paesi mediierra- nei uberlosi , e che nou hanuo un facile sfogo dei graul, come avviene dell' Ungheria, c come mlnaccia essere per avvenlre di noi, perche gU annul avanzl de' grani ammuc- chiandosi sui granai, devono necessariamente i prczzi cadere nell' invilimento. We e da cre- dersi, che s\ facilmente siano per rilornare le sireiiissime circosianze, In cui fu quasi lutia Europa negli auni i8i5 - 181G. Dap- poiche, ohrecche a produrre quella careslia concorsero slraordinarie vicende di lulluosis- sime guerre, e d' inlemperle delle stagioni per varj anni conseciuivi , le popolazioni di Europa avrehbero poiulo con meno dispendio alimcutarsi , se ai mali venuli da quelle iuevi- labili cagloni , non si fosser aggiuuie ad ag- gravarli le speculazioni degV iuceitaiori. Ecco perche ad un eccessivo prezzo delle granaj»lie, succedeiie in un subito un vilissirao prezzo; perche appunio fu la siessa speculazione de- 64 lusa nelle sue mire,- essendo succedula una coplosa rlcolta, mentre quella teneva ancor pieni i grauaj dei generi, clie sperava uella sua avldlta di vendere ancora ad un prezzo maggiore , calcolando sulla fame dei misera- bili. Da questo progressivo incremento del- 1' agricollura in tutte le parli dell' Europa liassi dunque a rlpeiere , secondo il Slg. Ca- valiere, 1' iuvillmento del prezzo del nostri grani, e non gia solo del concorso nei portl deir Adrialico e del Mediieraneo dei grani di Odessa, e di Tangarok per la libera na- vigazione dalla Turchia concessa alle navl russe , come si adopra a far credere il Sig. Come Dandolo nell' opera sua posiuma, di cui nella relazione dell' anno scorso vi ha reso conto il segretario. Quest' opera appunto im- preude nella sua roemoria ad esamlnare il Sig. Sabatli, e non negando, cbe negli anni accennali di carestla, sia siato grande il con- corso nei porii d' Italia dei grani venuti dal Mar-nero, non concede pero al Slg. Dandolo cbe 11 frumento della Crimea slasi venduto a si buon mercato in quell' epoca, come questi asserisce; recando in comprova del suo deilo 65 irrefiagabili tesilmoulanze j corae uon concede al medesimo, che quel frumenio che vien dal Mar-nero sosiener possa il confronto del no- stro per la qualila, e Lonlaj pei quali moiivi docuinenta il Slg. Sabatii essersi il nostio nei poril d' Italia veuduto anche negli anni suc- cessivi a prezzo raagglore di quelle. Concorda pero coir aulor di quell' opera nel consigliare i nostri agricoltori a dar migliore avvicenda- mento ai prodotii delle noslre terre, e a pro- cuiar d'introdurre ( scemando specialmente la coliivazione del Quaramino , che tanlo infiac- chisce i noslri terreni ) quella di altri oggeili, die essendoci uecessarj dobbiarao comperare dall'esiero, ricordando su tale proposito la ineraoria da lui leita lo scorso anno sulla col- iivazione della Canapa. AGRICOLTURA Dalle niemorie politico - economiche del nosiro Sig. Vice-Presidente, voi ben v' ac- corgereie, o Signori, essere facile il passog- 5 66 gio a pailarc doll' agilcohura, iulorno • alia quale ultlmamente c'intratteunero Ire dei uo- stri socj in quest' anno accademico; e tuiii sull' istesso argomento del sovescio. Uno dei piu importanli arlicoli per I'agri- coltura ( chi oserebbe negarlo? ) c I'ingrasso; il quale si fa anche piu interessanie in Italia, e specialmente uella Lombardia dopo la piii estesa coliivazioue del Forraentone, e special- mente del Quaranlino. Ma come trovare materle d'ingrasso chc suppliscano all' estenuamento dei woslri lerreni, e cui nou basta 1' ordiuario concime? Questo problema e slalo agitato uel- le accademie agrouomiche, e il Professore di Agraria nell' universith di Torino il Sig. Giobert, dopo i varj deitaini di molii altri agronomi sull' utiliia, clie si puo trar dal so- vescio di varj oggetti, in parte anche praticati da molti anni nella nostra provincia nei ter- reui piu magri, (come sono quelli dei lupini, del ravizzone, e simili alire piante ) ha sug- gerito il sovescio della segale, come quello che dar poiesse piii uiili risultamenti. Ora il nobile Sig. Conle Arrivabene di Mantova, e il nobile Sia. Clemenie Rosa nostro concii- 6? tadiiio, ambedue Socj ouorarj, c il Socio at- tivo Sig. Avvocato Giambaitlsta Pagani, di cui abbiarao avulo occasioae di onorevolmenlc parlare piii sopra, hauuo islituile esperienze nel proposito, e ne hanno dato ragguagli ali'Ate- neo ia quest' anno. Mi duole di non poiere in questa relazione, che vuol essere ristrelia per non abusare, o Signori, della vostra lol- leranza e bonta, seguire in tulle le usaie cure i noslri Socj , onde far meglio apparire le soiume diligenze che si sono prese, per ve- dere fin a qual grado possono le dottrine del Sig. Giobert essere appllcate alia nostra agri- coltura. Quesie meraorie, che risguardano il njiglioraraenio della nostra agricoltura, sono di tale indole, che vorrebbono essere pub- blicate per intero, giacche il detrarre anchc in raenoma pane all' osservazioue degli esperii in questa materia, e un pregiudicare alia scjen- za agronoma, e defraudare all' aspeilazione dei sollecili noslri agricoltori. Vi daro luttavia, anche di quesie utilissime memorie, in questa solennila un breve rauguaglio. L'illustre Sig. Clemenie Rosa dopo di aver epilogato la dourina del Prof. Giobert suH'uii- 68 lita deir ingrasso a sovescio della segale, ci ha manifestaic in queslo proposito con esat- tissima dillgenza I'esperlenze cli'egli ne ha failo ueir anoo p.'* p.° ed ha potuto darcl nel pro- posito quesia couclusione. Primo che incontrastahile e il vantoggio che si ha per concimare le terre a sovescio sopra il modo pratlcalo del concio animale. Secoudo che eflioace essendo a tal uopo il sovescio di qualsiasl pianta , preferir si deve poi quello di segale perche queslo cereale offre comodo alia sua collivazione, cresce nel- r intervallo che i terreni reslano vuoti; poche sono le terre inetle ad una almeuo discreta produzione della segale^ e fiualmeute dessa somminisirando coniparalivamenie la possibile magglor quauiiia di materia vegeiale, e quindi di fecondita, contribuisce poi auco mirabil- nacnte a lener fresco il terreno , ed a gue- reniire per un tempo considerablle le plaute del maiz, o formentoue, dalla sicclta. II Sig. Avvocato Pagani al contrario, tes- sendoci la storla del sovescio dalle plii remote eta, e dai piii lontani paesi, forse guardando pariicolarmenyie alle terre, in ciii egli ha fatlo 69 i suol esperimenii , generalinenle arenose cd arsicce, ha irovaio nella pratica piu vautag- gioso il sovescio dei luplui, del trifoglio, del ravizzoue, e di slmili allre piauie oleose; cosi conchiude la sua meniorla. « i.*^ Pei fru- » nicntl si cominui il sovescio dei lupini e del » trifoglio, soiierrando di quest' uhimo nelle » annate abbondanii di fieno, e nel puulo del » podere che ne ahbisogna , il lerzo intero M tallo a pill cupiosa concimazione. 2.° Si co- » pra iu oltre tuiii gli anni della pula di esso » trifoglio una parte di frumeuto pel solo in- » lento d'impinguar di tal' erba il campo, sia » colla credula atirazione meteorica del trifoglio » sia per fame sovescio o al prossirao aulUKQO, » od al vegneuie maggio. 0.° Si vad^ poi ani- ;• pliando la seminagione deJJa segale , nia si » ponga mente a preyolcrsi di essa con novelli j> modi, onde si raggiunga il duplice vantaggio, » di trarla a fracidume pel fiorire del gran si- » ciliano, e di supplire la sua niancanza con » altro letamcj eppercio egli propone i raetodi » scguenti. Giovinsi quelli che difeltano di » sierno, delle pagiie della segale non ancora » spigata, falciandola al tcrminar di aprile, 7" » ammucchiandola pol ne' porllcati a letlo, a ed anche a cibo dei bovini. Coloro pero » che pensano d'interrarla a dlrittura nel cam- )) po, glusia i suggerimentl del Prof. Giobert, » disseniinino sopra la siessa alquanio di stab- » bio animale, il quale con essa incorporaio, » venga dal voraere seppelllto. Oppure dope J) segata la segale dai 20 ai 26 di aprile, di » essa si raduniao iu grosse ed alte blcbe i » culmi, percbe sieno esposti fino al 20 circa » di maggio al calore atmosferico, all' aria, » alle pioggie , ed alia rugladcj anzi ove il » luogo ne presenli 1' opportunila , ed incliui » la slagione all'asciutio, si umettino esse » l>iche di acqua naturale , e meglio d' uriua » putref&ti|ij coUa dlligenza di frammeitere ad » ognl slrato dl segale uno slralo di stallaiico » lultora fermeutanie ; e cos\ i covoni riceve- » ranno un impulse alio state di pulrefazione, » die in breve li convertira In fimo>»; E queste sue leoriche qui sopra epilogate avvalora il noslro Socio Pagani colle dimoslrazioni della pratlca. Ma il Sig. Prof. Giobert non recede percio dal documeDli ch' egli ha prescrittl siill' ulilita 7» del sovesclo col mezzo della segalcj prova ne sia la lettera ch'el diresse all'allro noslro Socio d'onore il SIg. Scalvini , che lo ragguaglio del suoi tentalivi per raeitere in pralica sul Man- tovano i di lui insegnamenli. L'anno 1820 non fu, a moiivo della siccita, gran fallo proplzio al sovescio della segalej cio non pertauto a deiia di queslo agronomo plemontese, quei canipi semluaii a sorgo lurco, che furono cODciraali col sovescio suddetto hanno resislilo piii che gli aliri alia sicciia, ed in que' luo- ghi, in cul cadde nel maggio opportunamente la pioggia, ebbe questa preparazioue i piii favorevoli success! , come in quei lerreni che il Vescovo di AlLa avea faito cosi preparare j la qual cosa trasse ad iiniiailo luiii quei che hanno fondi vlciui a' suoi. E poi quel Prof. Turinese cosi persuaso del raelodo da lui iusegnaio, che osa predire al Sig. Scalvini che se conilmiera per ire vohe ad ingrassare in queslo raodo un campo, sara dopo coslreito a lasciarlo per iroppa pinguediue seuza cou- cime, daudo per esempio se siesso, e dicendo che ill un campo cosi preparaio mise al ler- 20 anuo la canapa ( piaula che vuol icrreno 72 molto riscaldato dal concio ) senza ulieilore ingrasso. A noi non resia a desiderare se nou che il diligentissirao Sig. Clemeute Rosa abbla quel prosper! successi, die vuol se ne sperino il Sig. Gioberl, per veder niuiar faccia la no- stra agricohura, merce un uuovo mezzo per supplire al difetlo dei conoinii nelle nostre vasle pianure. Come dobblamo desiderare per r araore deH'umauila, che abbia sempre piii felici risuliameuti nella coltivazione, cbe ha incominclalo a fare con oliima riusciia, del riso a secco, dei quale anche dlspenso por- zlone di sememe a varj del nosui Socj , che cercano d'imitarlo. Se questa piaula puo fi- nalmenie collivarsi fuori delle risaje preparate, la cui acqua siagnanie e di lanio pregiudizio alia salute delle viclne popolazioni, qual me- rito non avra colla bresciana provlncia, e coH'umanlia il zelanilssano introdutiore? Quan- le benedizloni da tante famiglie, che sono vittime infelici dell' aere guasio dalle infeiie esalazioni? Se dalla favolosa antichlia e coniata come una delle piii gloriose faiiche di Ercole i'aver dalo corso alle acque stagnanii in Lerna, raffigurate sotlo il simbolo dell' Idra coi capi 7^ linasccnil, nou minor yloria lilbutcranuo i modcrni a chl liberando i nosiri agricoltori dalla necessila di ristagnar I'acque per istituire le risaje, verra ad agevolare il naiurale corso che hanno , e forse a metiere una filaniro- pica gara in luiii i possidenii a procurar loro quesio corso, auche dove sono ristagnale per uatura. — Certo che luilo hassi a sperare quan- do simlll prove si fanno da soggeiti che e pei lumi che hanno, procedono saviamente nei loro teniaiivi, e pei mezzi che loro non mancano, possono superare le difficolia e uilio ridurre al fine proposto. ART] MECCANICHE e BELLE. Finora aveic poluto scorgere, o Signori, che nel corso dell' anno il nosiro Ateneo si e esercitato in quasi lulii i generi di leiteratura, ed i piu gravi argomenii iraiio delle scienze e della agricoltura^ resla a vedere se le arti 0 raeccaniche e liherali sieno state irascurate. L'inveuzionc e coslruzioue falta dal Sig. Gae- 5* 74 tano Bassolinl , nostro coucliiadino, di una macchiua atta a trinciare il legno duro da tintoria con grandissima facilita, e con tale preparazioue delle feiie che prontlssiraamente se ne esirae tuita la parte colorante , fu por- tala a coguizlone della Socleta nostra, la quale cou quell' iuieresse che essa ha per tutto cio che puo contribuire al raiglioramenlo del- I'arti, depuio una commlssione ad esaminarla, ed a fame rapporto, e trovatala e nuova e somniameule utile al fine per cui fa desiinaia, incoraggio 1' inveutore con un premlo di 4oo lire e lo raccoraando alle superior! Autoriia, pei prlvilegi che ha diritto di aspeltarsi dalla munificenza del nostro Sovrano. In quanto alle arii liberall poi, vi si schie- rano soti' occhio , o Signori, in lulia la loro pompa le produzioni di quelli tra i nostri Socj, che cosi felicemenie proseguono a col- tivarle. Voi vedcte la Valle Tiburtina dipinla dal pennello iucantalore del Socio Sig. Luigi Basiletti, il cui merito va ad ogui ora cre- scendo, SI ch' e gia ripuiato fra i piu iusigni piltori di paesaggio che vanii la classica terra d' Italia. Con sommo dolore io parlo, o Signori, degli altri due quadri originali, perche il primo che rapprcsenta la fecondila conju- gale mi fa sovvenire la grave perdlia che ha fatto r Ateoeo ia quest' auno medesirao del suo illustre autore il Slg. Domenico Vanlini , cui appena finlto queslo lavoio , ch' cgli avea glh destinato all'Ateneo, anzi nemmeno inte- raraente finito, morbo precipitoso alia deso- lata famiglia , e a' suoi dolenti coUcghi rapij I'altro opera del rinomato nostro frescante il Socio Sig. Giuseppe Teosa, sotlo gli occhi ci pone ancor vive le semblanze del cele- bre Sig. Prevoslo Morcelli, nome chiaro ia Italia non solo, ma per tulla Europa , egual- meute da pochi mesi, con irreparbile colpo dalla morte mietuio. II quale benche grave di anni , come di meriii, sia perilo; tuttavia per le sue sorame viriii, non solo 1' afflittis- sima sua greggia, ma tulti gli uomini dolti, e dabbene, avrebbero voluto che non mo- risse mai. Qucsio pensiero , che auche gli uomini grandi periscono, ci fa sentir caro il disegno d' uu Campo- Santo, in cui abbiano ad avere uu distiuto luogo le ceueri di quelli che pill avrau meritato della patria pei loro lulli scrvlgl, e per la viiiiij ed. eccovelo ap- punto innanzi agli occhi deslgnaio dal Socio Sig. Prof. Ridolfo Vaniini , che ci fa meno nmara seniire la perdita del padre per le belle speranze che ci ha falto coQcepire di ottima riuscita nclle belle arii , delle quali in fresca eta fu dal sapieniissimo noslro Sovrauo desti- nalo maestro alia brcsciaiia gioveniii. Quesio e il disegQo appunto del campo sauto di quesia cilia, che va a tnano a mano riducendosi ad cffetio, e che quando sara compiuio, sara un inonumento degno dell' osservazione dei nazio- nali e degli siranieri. Dappoiche, siccome egli siesso a noi lo descrisse , la forma del Cimiiero e un vaslo quadraio della superficie di 22, 5oo naetri. Wella sua fronte primeggia Ja chiesa, cd a fiauchi di cssa stanuo due grandi pone, che guidano nell' ioierno del funeslo recinio; fra quesie sorge ii porlico desiinato a' lurauli di famiglia. Quesie fabbri- che divcrsamente rialzate e sporgenii, projet- tauo grandi ombre e danno al prospetto una forma piramidale. Nel mezzo a ciascuno degli aliii laii del quadraio si elcva una sala, da cui si domina rinlcrno di quella cilth di estiuli. 77 III quesia sala si devono collocare scolplie le imniagini dei personaggi disiinii, Le pareti iu- lerue del cliniiero sono coperte d' iscrizioui , di vasi cenerarj, e di sopolcri collocati fra nicchie a guisa degli antichi colombarj. II piano del campo e iulcrsecaio da viali di sempre- verdi, e le raodeste croci sorgono ap- poggiate alle siepi di uiirto, o fra i boschetll d' alloro. Qui il nosiro Socio, ne descrive par- tltamenie la chiesa, il portico, il colombario, ed i viali di accessoj uelle quali desciizioni io non entreio, amando me"lio lasciarle alia vosira medltazioue negli csposti disegni. Ma come il quadro della Fecondlia, ultima opera di Vautini il padre, una malrona vi rap- preseuia con varj figli, cbe in geulil alto a lei scberzauo iuioruo, e fanno concepire la speranza di non interroita successione e mol- tiplicazioue dclla specie; cosi Vauliui il figllo espone i suoi disegni circondati ad ogu' in- lorno da varj altri disegni eseguiti a piacere da' suoi alunni, i quali se fanno prova del- Tabilita del loro islitutore, fanno ancbe con- cepire la bella speranza, die la successione dci cultori dellc belle arli andra inolllplican- ,8 dosl sempre piu nella patria nostra; e cosl in tulli i rami dello sclbile umano potrerao e noi e i posleri provare, che non slamo indegni della protezlone che S. A. I. e R. ( come vi ho deilo sul pruiciplo del mio ra- giouare ) 1' Arclduca Raineri noslro benamato Vicere generosamente ci accorda -, e dello sguardo benigno dello siesso Augustisslmo no- slro Sovrano , che con tania soUeciiuduie, e con tanto dlspendio la pubblica educazione protegge e proraove. 79 Memorie che furono dalla Censura coro- nate di premio per V anno i8ai. LETTERATURA Le Vite degli lUuslri leiierall, che fiorirono in Italia nella seconda mela del secolo XVIII, del Slg. Barone Presldente Carnillo Ugoul, S C I E ]?i.Z E Sulle caglonl dell' invillmento di prezzo dei nosirl grani , e sul raodo di ripararvi colla nostra agricoliura , del Slg. Cav. e Barone Vice -Presidenle Antonio Sabatli. BELLE ARTI Disegno , e descrizione del Campo-Santo di Brescia, del Socio Sig. Professore Rodolfo Vantini. A. B IAN CHI S egret. FINE. 8i INDICE Introduzione Pag. 5 LETTERATURA Traduzione dell'Eneide di Virgilio del Nob. Sig. Prof. Cesare Arid socio attivo ...» 8 Gerusalerame distrutta , Canto IX dello stesso » 9 Sirmione, Poeraetto dello stesso 5» lo Soliloquio poetico del Sig. Cav. Prof. Ab. Pieiro Taniburini iocio d' onore wis II Giudice della propria causa, Commedia del Nob. Sig. Conle Roberto Corniani Podesta di Brescia , e socio attivo » 1 5 Sulla vita, sugli scritti e sull' indole morale degli Abati Ferdinando Galliani, Giuseppe Parini, e Melcbior Cesarotti, del Nob. Sig. Barone Camillo Ugoni Presidente m 20 Sulla certezza degli studj antiquarj. Memoria del Sig. D. Gio. Labus socio d' onore . . ;' 3o Sal modo onde gli anticlii Romani si coprivano il capo. JMeraoria dello slesso . . . . » ivi 82 SuH'originc dell'amore die i Greci ebbero al bello. Memoria del Sig. Ah. Giuseppe Taverna . s? Sa Sulla letlera di Servio Sulpizio a Ciccroiie. Me- moria Filologica del Segretario .... 55 35 SCIENZE Sul pregio degli studi legali e sulle opere criminali del Sig. Conte Francesco Vigilio Barbacovi , socio d' onore. Memoria del Sig. Ay. Gio. Battista Pagaiii , socio attivo .... 55 4 ' Suir influenza cbe ha la luce nella vegetazione. Memoria del Sig. Ab. Alessandro Gualtieri socio d' onore 5? 46 Sulle infiammazioni occulte. Memoria II. del Sig. Dottor Slefano Giacomazzi Censore . . ?» 5i Storia d' una strana malaltia suscitata da calcoli biliari con alcune nuove congettiire intorno alia formazione delle concreziowi calcolose nel corpo umano ed alia maniera di curarle dello stesso - » 54 Osservazioni meteorologiche del Sig. Can. Angelo Bellani , socio d' onore ^ corredate da simili Osservazioni fi\Ue in Brescia dal Sig. Prof. Antonio Perego Censore » 5'j Rapporto sullo stato della Pastorizia nella nostra Provincia del Sig. Cav. Barone Antonio Sa- batti J^ice Vresidente 55 60 Suir inviliraento de' grani in Italia. Memoria dello stesso ?» ivi as AGRICOLTURA Sul sovescio della segale. Memon'a del Nob. Sig. Clemeiile Rosa socio d' onore . . m 6^ Sul sovescio de'lupini , del trifoglio , e precipua- mente su quello di segale. Memoiia del Sig. Av. Gio. Baicista Pagani socio attivo . » 68 Sulla coltivazione del riso Cinese. Breve Memoria del Nob. Sig. Clemen te Rosa socio d' onore. »» y2 ARTI MECCANICHE b BELLE Maccbina per trinciare i legni duri da lintoria inveniata dal Sig. Gaetano Bassolini Bre- sciano - sj fjS La Valle Tiburtina, paesaggio del Sig. Luigi Basiletti socio attivo v 'j^ La fecondilli conjugule, quadro d' invenzione di- pinto dal defttnto Sig. Domenico T^antini socio attivo 55 ijS Ritralto del celebre Prevosto Morcelli dipinto dal Sig. Giuseppe Teosa socio attivo . . . >» ivi Campo Santo di Brescia, disegno corredalo di spiegazioai del Sig. Prof. Rodolfo F'antini Ccnsore » iyi Produzioui coronate "19 rEOROL i li Brescia ele\ 158, 4^ (p) Massima TEMPERATURA DEL Gio STATO DEL CIELO t) c S2 o . > o s s a .i2 o 4> a C8 C/3 '<< *!^ & O " OSSERVAZIONI METEOROLOGIGHE fatte neir Anno 1821 al Gabinelto di Fisica dell' Imp. R. Liceo di IJrescia elevalo sopra il livello del mare melri i58, 42 (a) y TTTMPFR ATIin A niTT T ' APIA nflCtmA'r* rr^y ^ .n...^n^nn I1\f O. TlATI-ri I ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPERATURA DI ZERO Gensajo Febbba;o ApBIlE . . Macdio . , LucLio . , Settembiu Ottoiijie NoVEMEriE ^,89 5,o3 3,G8 2, 3G j 5 mattina A TEMPERATUHA DELL' ARIA MISURATA COL TERMOMETBO IN 80 PARTI Media di tuUo il I ♦ Massic Linee ^ Gradij 8.0'. I 8.60 I . ♦ 6, 49 ♦ 2 ♦ 7,55^ 5,62 I 7.45 I 6,51, ± 24,25 22, 15 22 dopo r i3 dopon 19 dopon 8 dopo n 26 dopon 2 dopo „ Media di tutto il E (a) La diiTerciiza di jiv W. B. Le osscivaiioui 3, 5o 5, 5o 1 5, 00 18, 3o 18, 25 16, 00 ■■, 74 6, 56 3, 53 STATO DEL CIELO 1 z a £ z 3o 24 8 8 16 - - 4 54 - ,2 4 4i - ■ 2 - 36 - 20 - 36 - 16 - 16 - .6 8 - '9 48 - 4 4 _ " 16 16 - si c tiovata per mezzo delle osseivazioni baionietiiche falte pel coiso di sei anni. stale fattc quattro voile al giorno ^ al levare del Sole , al mezzodi e dopo, e al tramontare del Sole. COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA DELL ANNO M DC C CXXII. BRESCIA ♦ PER NICOLO DETTOS'I M. DCCC. XXIV Jl el corso di quasi un mcse e siata 1' auto- rila vosira, prestaniisslmo Sig. Conte Delegate Imp. R. Cousiglier di Governo, occupala ad esaminare i progressi che la puLblIca educa- zione va facendo fra noi; e nou senza sen- tirsi dolcemente commosso, ebbe I'animo vo- stro paterno a conoscere gli abbondevoli fruiti, che fino dal primo suo stablliraemo ha dati, e gli assai inagglori che ue promeiie il nuovo Isiiiuio della elcmcniare istruzioue dei due sessi, che la clemeuza e generosita dell'ot- liino nostro Monarca ci regal6. Noi vedremo per esso diffondersi le cognizioui utili all'agri- coltura, airarti, al coramercio , ed alia siessa doraeslica economia in lutie le classi delle persoae ; cognizioui che isiillale uelle ten«re 4 mend ad una con quelle dclla rellgione e della morale, ben a diritio la pairla si aspeita una nuova generazione morigerala e savia j che allevata coi raedesimi principj , consolidl la civile concordia , e riordinaudo le passioni, e le opinioni per lunga siagione cosi agitate ed opposle , assicuri pel luugo volger dei se- coli I'ordine, e il buon costume, uniche basi deir industria, dell' interna pace, della tran- quillita e prosperiia degli Staii. A queste prime purissime fonti irabevuti vedeste poi i giovani delle class! piix aglaie, cui la vocazione chia- ma alia religione , od alle scienze fisiche, malematiche, morali, e legali, correre animosi nel pill difficile arringo dei Ginnasj, e de'Licei, dalla medesima Munificenza Sovrana solto gll auspicj sempre d' una religion pura e santa, aperio ed ampliato. Vide 1' Augustissimo uo- slro Signore nella profondita del suo consi- glio, che se gli studj precipitati non sono atii a dare che menti balzane , spiriti irre- quieti,e cianciatori saputelli, che nulla bene sapendo e di tutto disputando, provocano al- I'insubordinazione delle leggi, alia corruttela, ed al raal costume ^ ove quesii studj sieno 5 regolarmenie insegnaii si clie dall' una co- gnlzlone il gioviue all' altra si avanzi, con ordinata progressione , a pari passo la mente sviluppando al sapere, e iuformando il cuore alia virlu, sorliranno dalle Ualversiia dei veri sapicnti, tali da prestare alio Staio uiili ser- vigi, e da comporne, per cosi dire, la mente della Nazione; nell' atlo che gli altri, volli air agricoltura, aU'arii, ed alia negoziazione, ne sono le Lraccia. E voi, benemerito Sig. Conte Delegato, aveste a compiacervi ncllo scorgere anche in questo piu elcvaio grado di edii- cazioue le saggie inienzioni deirAugusto no- stro Sovrano, con istancabile zelo assecon- date e promosse. Ma perche non crediate, che mentre la patria nostra si allegra a s\ belle speranze di foriuuaio avvenire, die a lei coucepir fauno i nobili sforzi dei piii lenerl suoi figli, abbia cssa motivo di dolersi degli assennati , ed adulii, quasi a chiusura dell' anno letterario, questo Ateneo, che si gloria di noverarvi tra suoi membri , e che sotto la protezione va crescendo deH'Augustissimo Principe Raineri d' Austria nostro amato Viccro; oggi vi chiania 6 ad udirc per bocca del suo Segreiario il suc- cinto ragguaglio delle annuali sue elucubra- zioni, tulle rivolie a promovere fra noi gli ouimi stud], e a diffondere le piu ulili co- gnizioni. E si sperano tuiii i voslri colleghi, che so avesie negll anni andati occasione di com- placervi delle loro fatiche , non avreie in questo, moiivo di diminuire 1' amor voslro a questo Islituto , ma si di aumeniargli , se fia possibile, la slima, ed il valida vostro patro- cinio. LETTERATURA E per cominciare dai travagli Ictterarj dei uostri accademici , il Sig. Prof. Arici , il cui nome chiarissirao suoua nella poeiica facolta, velit nolit invidia , per lulta Italia e fuori, compie in quest' auno di leggere nell' Ateneo la sua uuova versione dell' Encide di Yirgilio ; la quale supera certo negli armoniei pregi 7 quaulc altre ne souo in Italia conoscluie, e gareggia ne' bei modi pociici, e nelie grazie dello siile con quella dell' imraortale Anuibal Caro. Ma perche vorro io prevenire su quesio suo lavoro il vostro giudizio , era che ha gia veduto la pubblica luce unitamente alle Geor- giche, della cui versiouc ebbl alire voile a inlrattenervi, ed alle Bucoliche , che per dare rinteio Virgilio da lui tradotto, ad istanza degli amici , ei traslato? Parve solo fatica per- duta quella ch' ei si tolso in traslatando cerli altri poemetti , che in alcune edizioni si ag- giungono alle opere di Virgilio, e che coniro ogni ragionevole argomento si lennero nei secoli addietro, e si teugono tuliavia da al- cuui doili oltramontani , parlo legittimo di quel Virgilio, e quella fontc.) che spande , come dice Dante, di parlar s'l largo fiume. E ben vcro che il nostro socio non si fa per nulla garanie dell' auienticita di quei poe- metti, quali sono il Culice , o Zanzara, ed il Ciride, ossia la Garza; ma di fiuissimo gusto forniio, com' egli e, riflutar dovea produzioni, in cui nc 1' elcganza si scorge di Virgilio, tjc la vcrlia, c varicia dclle immagini, che formano il dlstiniivo carattere di quel signore deir altlssimo cantoj ue quell'animata arraonia, cbe in ogni suo, non diro componimento, ma verso tralucGj ne ombra pure alcuna di quel fino criterio, per cul temperatissimo precede SI neir eleggere cib che vieue a proposito del suo assunto, come nel non diffondersi troppo, onde evitare la fatale nemica delle opere di gusto, la sazieta. Ora come non doveiie il nostro Arici accorgersi quaulo anlivirgiliano si manifesta quel Culice, la cui versione ei lesse nelTAteneo? Walla quale traduzione, bench6 spariscano tulli i difetii deli' origiaale ( e sono moliissinii ) si dell' eleganza, come dell' ar- monia, e del poetico slile, merce 1' incanie- simo del tradutiore , cbe fece nascere fiori eve sono nell' origiaale inlricatissime spine; tultavia percbe vi vestano gli altri mostruosi difeiti della invenzione, della disposizione , e della stemperaiezza delle digressioni, e degli episodj, ad una voce tulli quelli cbe la udi- rono, non riconobbero uemmeno per ombra, quel finissirao ingegno, cbe danuo morendo alle fiamme la rairabile sua Eneide, solo per- cb' ei vi sentiva dlfeiti, che appena con molto 9 lume di criiica vi potcrono i poster! iravve- dere. Lasciamo agli esotici Scaligeri 1' assunto e di esagerare le lodi dl Virgilio in niodo di sagrificare sull' ara di lui quanlo di bello e i greci maestri ( non escluso Omero ), ed i laiini coniemporauei diedero alia lucej e di attribuire poi alio stesso Virgilio tali compo- sizioui , che non solo quegl' insigni antichi , ma qualsiasi mediocre poeta moderuo , rifiu- terebbe per sue. Noi Italiani legitiimi eredi del buon gusto classic©, terremo sommo Vir- gilio nelle opere , che tuita 1' antichita rico- nobbe di lui , senza detrarre al merito degli altri; ma con uobile disdegno cancelleremo dal catalogo delle sue opere poemetti che immeritevoli sono di quel chiarissimo uome. We valgano , o Signori , a sostenere il mal fondato edificio dei pedanti,i fiacchi punielli, che questi poemetti sono venuti a noi guasli, scomposti, e interpolati per 1' iguoranza o per la malizia dei copisti, e che sono essi parte deir ingegno poetico appena nascente di Vir- gilio j dappoiche quanto al prirao si rispon- dera: non ncgarsi che le opere dei classici antichi sofferirono moho per la malizia , e piii lO spesso per I'igaoranza del copislij e che fu mestieri per chiamarli alia vera lezione , ed alia loro integrita di molta pazienza, per raf- fromare i varj codici fra di loro, e di molta cognizioue nella paleografia, di molia critica per rilevare dal conteslo il significato dei luo- ghi dubbi o inierpolali , e di molta famiglia- rlta collo stile dei singoli auiori per rifmtare, o correggere le false lezioni^ ma cbe ha egli a far qui tulto questo apparaio di doitriua e di cognizioni? Mentre il difetto priucipale del Culice non e gia iu quello o quell' altro verso inal tornito, ue in quella o quell' allra frase poco elegante, ma si in tutta la tela del poe- meito, che altro non h che un meschiuissimo impasto di luoghi comuni^ d' infinite descrizio- ni, di digression! minute e puerili, e di ser- vili stemperate imitazioni di alcuni bei luoghi di Virgilio accozzate fuor di proposito, senza verita ed affetto. Non sono queste colpe impu- tabili ai copisti, ma piuttoslo ad alcuno di quei miserabili declamalori, che nella decadenza del buon gusto in Roma senza seulirsi ne caldo il cuore di grandi affeiti, ne tocca la fantasia alia coniemplazione del vero, c del buono , II freddamenie iratlarono 1' eloquenza ora sciolta, ora poetica coi luoghi comuni dell' arte, vuo- tando il sacco del loro sapere a qualslasi oc- casione opporluna o inopporluaa che loro si appreseulasse. Gli e percio che uerameuo sotlo il leaocinio dello stile e dell' armonia del versi del nostro Arici, tanta mostruosila non e posta al coperto^ beu luDgi ch' esser lo possa per le fatiche dei criiici, ne per alcune mlgliorate lezioni di Gioseppe Scaligero, o del dottis- simo Heyue. Queste sole ragioni bastar do- vrebbero per abbattere ancbe il secondo pun- tello, che ho di sopra accennato , che quesii poemetti cioe esser possano i primi parti poe- tici deir ingegno di Virgilio, perche sebbene nelle prime produzioni anche dei sommi in- gegni scorgasi sempre , come dice Cicerone, una certa leggerezza, ed una certa , per cosi dire, tenerezza, cio non pertaulo, anche dai primi voli deirAqulla, si presagisce con quale ardimento trattera I'aere rafforzata e cresciuia; ora essendo il pregio principale delle opere conosciuie genuine del Cantor mantovano I'ot- tima scelia, ed il fine giudizio, vedendo noi il Culice andar tanio lungi dall' una e dall'al- 13 ira di queste due sornme qualita, ragion vuole^ che nemnieno all' infanzia si irapuii del gran vale latiQO. Che nou leggerezza e tenerezza, raa snervatezza e intemperanza in questo poe- ma si riscontraj ne certo quel Virgilio che voleva bruciata 1' Enelde, avrebbe lasciata la vita a questa misera rapsodia, se a disgrado del suo genio , fosse raai caduta dal cala- mo suo j e d'altronde, come ho deito , esso lulto risente il tempo degli aridi declamatori. lo vi parro forse avere speso troppe parole in cosi lieve argomeutOj ma ragion voleva che io cio facessi, perche nou paresse, che uel menlre per me si applaude alia liuissima arte del nostro socio in tradurre poeiicamente Virgilio, lodassi il suo consiglio nello spen- dere 1' opera in procurare di dar luce a queste meschiue produzioni, che meglio sarebbero state nelle tenebre in cui giacquero fioora, non potendone esser traite che a discapito del buon gusto, e del hello- Al qual hello ue chiama con un suo poe- metto il socio Sig. Ab. Rivato Retiore del Ginnasio Convitio Peroni, del quale lesse in quest' anno la prima parte ncl nosiro Alcneo; i5 nclla quale ei tratta prima deH'ongiiic, c della nalura del bello, c ue dice, che nella Nalura E nelV oprc ddi arte , e net costume De^ suoi vaghi splendor brilla V improiita. ma perclie e mestieri sapere, ove si abbia a porre in noi 1' immulabile idea del bello , egli c'insegna cousistere questa uell' idea dell' or- dine, diccado; » Perb com' uom cUscopra ordine c norma Ne lavorii dell' arte , e di natura, E con se ragionando si sollevi Dell' ordine all' aslratta conoscenza , Concetta ha omai V idea del bel, che stassi Ne' rispetti dcversi, cut tra loro Serhan le cose. Quindi tutto e hello Clie ha in se di che stampar nelV intelletto L' immagine d' annonico composto. Faltoci pol conoscere quail sieno le facolia deU'auima, le quail operando in accordo, com- pougODO la ideale bellezza; egli ne deduce 4 le cagioni, onde gll umani giudizj si dlver- sauo iutorno al hello, le quali ei trova , nella diversila degl'ingegni, neirinflueuza dei climi, uelle leggi, nei grandi avvenimenii, nelle varie condizioni, e viceude dclla vita, nella diver- sita dei costumi, finalmcnie uella educazione, ueir associazione delle idee. Passa iudi il no- siro socio a mostrare, come col mezzo di beu regolata educazioue , possano i giovanetti per- venire a formarsi la vera idea del bello; e mostiandosi in questa parte quell' otlirno edu- catore ch' egli e, irasfonde il preceiio in esem- pio, il suo siile si aniraa tutto, e uel toccare le cose, le pinge, e fa della armonia de'suoi versi, variata second© gli oggelti, che rap- presenla, allrettaute ircraagini che s' impri- mono vivamente uella fantasia e uel cuor di chi lo ascolta. E nei proporrc ai giovani gli esempj , nei quali sludiando potrauno venire in conoscimento del hello, ci fa conoscere di avervi profondamente studiato egli, e di averue fortemente seniite lutie le hellezze. Con quali colori non va egli irattando i pregi deiriliade, dell'Odissea, dl tuiii gl' inslgni oratori, artisti , filosofi, poeii dclla Grecia? i5 incli passando all' Ilalla quel di Virgilio , di Danic, del Peirarca, del Tasso? Ne voile de- fraudata del debiio iributo di lode nella col- tura del hello la nostra ei«i , che si eleva a contendere la palnia alia piii gloriosa della Grecia nella scoltura, mcrce 1' alto ingeguo di Canova, e a uessuna la cede nella poesia, mercc del Monii e di lant' altri ingegni che per tulta 1' Ausonia terra Horiscono , perche . : . . L' aureo parlar riprende Novella Jbrzn , e in prosa e in carmi abbella Altri argomenti. Egli die un di siil Tehro Canto d' Ugo-Basi'ille , ora d' Omero In Italiche note Ic hellczze Con raro stile assaporar ci feo ; E con dotta facondia i fiorentini A ragion richiamando , insegno via , Onde Italia racconci i squarci indegni : Miser ! che or d^ interrompere gli e forza II classico lavoi'o, e circondare La mesta fronte di feral cipresso ! Morte crudel , che sempre i miglior fura Sorda ai voti di ognuno, dhi che gli tolse i6 Nel piu bel delta vita la pih cava 3Ieta dell' alma , e altissinie speranze Disperse al vento! Si attristar le amene Patrie colline , e voci di dolore Si udir luiigo il Metauro , e in mesio suono J^i risposer le sponde Tiberine. Tutti il piangono i buoni ; ma nessuno Si affligge al par di te, che cerchi invano Jl parente dolcissimo , e rimiri La figlia che disfatta^ in tristo pianto Sopra il vedovo letto si consunia. Ahi quanta lume V itala Minerva In lui perdette 1 Orsii risvegli il suono Delia mestizia il gran c.antore ^ e il caro Nome consacri alle future etadi. Anco al lido Cenomano si canti Del socio (i) illustre il merto , che ben degnn N' avrd. mercede. In questo chiaro loco , Albergo delle Muse e di Sofia, Ben si dimostra come Italia ancora Del vero bello sia maeslra e donna. (i) Giulio Pcrticaii fu sciilto socio d' on ore del nostro Aleneo. '7 Cos\ egli finisce la prima parte del suo bellissimo poemeito,ed io finiro di parlarne, couchludendo, essere quesio una prova di pill per dire, che Italia ancora del vero Lello sia maestra e donna ; e lo sara finche vi sleuo tali scrittori nutriii al bello de' classic! auticbi , e tali educaiori che lo islillino con tanlo amore nei caldi petti dei loro allievi. Alia scuola dei classici latiui fu cerlo edu- calo il Nob. Sig. Sandi veneziano, come ne diede prova coila iraduxione dell' undecima elcgia del llbro IV. di Properzio, che co- xuincia : Desine Paulle meum lacryinis urgere sepulcrum ua, couvalldandola con forii ragioni, ed esperienze; cioe cbe il freddo dei lemporali dipende da quello iniensissimo deir aria dclle piu alto regioni deli' atniosfera, la fjualc nei tempi procellosi disquilibrata di conlinuo cou inoio rapidissimo di discesa , e di rolazione aliravotsa le nubi, e si abbassa 55 fiuo alia siipeificie dclla lena, dove si snar- paglla iiuoino producendo un vcnio linpciuoso. Per lal niodo, cgli dice, ucl lucyo del tcm- porale si forma seniprc una corrciue uclT aria dall'aho in basso, clie dura per tuilo il lernpo di quello , si riproducc anche dopo, ed e piu o meno grande e celcrc, secondo chc h pill o meno forte ed esieso il leniporale siesso. Prova poi che I'aria nelle piu elevale regioni dell' almosfera ^ freddissima , e dal faito che sui monii anche di non eccessiva ahezza il freddo e cos'i gagliardo, che le nevi vi si maniengono pereuni, e dali' espericnza degli Aereonauij, e massime dell' Iialiano Zanihec- cari, che tanio ebbcro a patire pel freddo, sebbene Tahezza, cui arrivarono, fosse quasi un nulla in confronto di quella di luita 1' at- inosfera. Passa poi il Sig. Gorno a provare il wioviinento dell' almosfera dairallo in basso, e con varie ragioni sparse per tulia la sua memorial e specialmente col mosirare dipen- dcre qucsii moviujenti; i.** dalla moliissima dif- ferenza di lemperaiura fra gli strati di aria piu bassi, e fra i piii ahi, per cui facen- dosi in quelli grande dilalazioue si dimiuui- 56 see il loro peso lelaiivo. a.** tlalla incguale iH^ Jatazioue dell' aria sulla supet Qcle della terra piu o meno alta a riscaldarsi , onde avvlene che alcune coloane di aria si facciaao piu pesanii delle alire: 3.° fiualmenie dall' acqua ia islalo aereoforme conienuta in graude ab- bondanza negli strati di aria piu viciui alia terra, la quale arrivaia in aho, pel freddc* die v' incontra maggiore, si condensa in vapori vescicolari, e coopera a mellere inaggiore squillbrio nell' atmosfera raedesima. Coufernia Lrevemente queste sue osservazioni coi dif- ferent! fenomeni , che accaggiono nelle me- teore d'inverno, di prirriavera, d' estate e d'au- lunnoj sui quali promelie di dlffondersi , e di iratlare ampiamenie questa materia con allra memoria. Tornando intanlo all'impreso assunto dei lemporali d' estate, ecco com' egli ragiona; « L'aria, dice, piu vicina alia terra sia riscaldata uel grado maggiore ed alia piii graude allezzaj 1' acqua pure volaillizzata sia nella maggiore quaniila , e nel punlo di strin- gers! in vapori vesclcolari al piu lieve raf- freddamcnlo: posle quesie sole ciicosianze pro- pria dei tempi d' estate , e di quelil uei quali 5? s scicolare , per cui grande vuoto fonuandosi ncl geoerarsi dellc nubi , nou e a dire quanta affluenza di aria e di allrl nuvoli debba fursi per ogni verso sulla colonna discendenie , e come se ne debba accrescere il movimento. In qucsio tempo accadera cbe 1' aria sovra- posia al lemporale nel precipiiarvi addusso, con tanlo inipeio si aggiri da formare un vorlico, il quale perlurbaodo le regioni piu alie e piii quieie dell' atniosfera fiuo da esse iragga I'aria gelidissima per portarla nel ceniro del lem- porale. S Da qucsla sua dimostrazioue del modo con cui si forma il lemporale, passa il noslro socio a convalidare il suo assunio con prove iraiie dai fenomeni, che costaniemenie lo accompagnauo , cbe per amore di breviia io qui verro sollauto acceuaando. Osserva primo 59 , cbc il vciuo , uel icnipoialc, si dlffoude at- lorno in giiisa di tanti ragiji , sc iinpedilo noa sia da altri teniporali, le cui forze si colli- dauo , o da ahrc fislchc circoslauze; c qucslo prova il rapido disccndimenio di a](a colonna di aria, che cadendo sulla terra si divide, e si slancia airiuioriio del suo cenuo. ]Nc al- cuno risponda avvenire sovenie di trovarsi alcniio in mezzo al tcraporale seuza seniir venio di sortcj polclie giusta le csperienze del noslro socio rjucsio nieglio prova la sua ipoiesi , perche il veulo sara senlito auche in queslo caso impeiiioso per ogni parte al- r intoruo del leiuporale nicdesimo. Osserva iu sccondo luogo, che quando la nube procel- losa e faiia graude, ed e immiuente la caduta della gragnuola iuloruo ad essa e a varic di- stanze si formano altre nubi , e lutie vi cor- rono come a ceniro comunc; in qnesio tempo medcslmo infinite alire mivole Liauche escono con grandc rapidiia dalla superficie iuferiore del temporale, moke discendono grande (ratio verso la terra e poi si slanciano rapidissinic per innalzarsi, e riiornare nddosso alia pro- rr.Wa , ahra prova del uiovlnienio cli' e<;li lia 4* detto formarsl nell' aria. Osserva in terzo luogo che a questo disceudimento delle nubi con- corre bene spesso 1' altrazione elelirica , la quale riagendo sulla terra e cagione delle trombe di mare e di mllle ahri aiuisiri avveni- menti , come schlantamenio d' aJberi , e fiuo smantellamcnto delle abliazioni. Percbe dal piix al meno sempre il molo delle nubi tem- poralesche e vorilooso, come lo e spesso quello del venio. Osserva finalmeuie , che dalle due superficie della nube procellosa , quella cioe che guarda la terra, e 1' allra opposta, si trag- gono prove a confermare la sua ipoiesi. Che la prima liene beusi una linea orlzzoniale , ma ch' ella e come lacerata , i cui filamenti si allungano verso la terra, ma ebe 1' allra la quale guarda il cielo e globosa, ne mostra sparpagliamento di sorte alcuua ; e che anzi nel forte della proceila apparisce luita solcata e divisa dall' alto in basso ; e perclo 1' aria che cade sulla parte superiore della nube , ed esce fuori per quella di solto deve indurre le notate modificazioni. Questa ben ragionata memoria basia sola per se a far conoscere , come ancho i piii gravi ed utili suidj delle 4» sciente, sono nel nosiro Ateneo coltivaii, dap- noichc sc, come prometie, il Sig. Gorno verra con alirc inemoric dimoslrando, splegarsi coUa sua inoiesi tuiii li fenomcui che accompagnano queslo meteorico sconvoglinienlo , avra forse il noslro Aieneo il vauto di essere il primo neir Eaiona a darue uua conipiuia fisica spie- gazione. Coiiw3 fa dei primi in Italia a presentare, raer- ce le prove del Chimico-Fannaceuiico Sig. Grandoni, il processo per oitenere il solfaio di Chinina, ch'egli ci diede accompagualo da sagqi del mcdesimo solfaio, e dai plii irrefragabili docutnenti della sua efflcacia nella cura delle iutcrniillenllj senza che gran fallo glovar si po- lesse dai metodi iisaii a lal uopo dagli olire- iDoniani. Ma udianio lui slesso nella chiara e breve esposizione che ci ha faila del siio ope- raio. » Unieifai, egll dice, once 5o di china gialla polveriz7.ata , con once 4^ <^i acqua pio- vana resa aclda con due dramme di acido ni- trico. Faiia cosi moUe la china 1' ahhandonai per 24 ore. Inianio prcparava una misiione di libbre 18 di acqua e dramme 10 1/2 di acido solforico del peso di i. 840, e in cui slom- perai la chiua prima inumidlia, e la feci bollire per una mezz'ora. Dopo,colai per una tela ser- rala il decollo, il cui rcsiduo sgocciolato nie- scolal ad ahrettania acqna acldulata di acldo solforico, e ribollii per ahra mezz'ora, e colai; lo siesso feci per una lerza volla. Raffreddaii i raccohi decolli vi getlai enlro a riprese , sem- pre rimeslando, once 5 di calce polverizzaia receolemenie. Won lardo molio il liquore com- mosso a colorirsi in rosso, indi a inlorbldarsi , ed a lasciare infine quaniiia di fiocchi griglo- rossl, strlngendosi d'un colore plurnbeo carlco. Dopo un'ora, riposi sopra una tela a sgoccio- lare il detlo deposiio, che in seguito lavai con libbre 6 di acqua nella quale filiraia, infiisi una draniiua c mezza di acido solforico, c feci evaporare a due libbre. Turbai ailora con al- cun poco di calce il liquore, in cui^si forma- rono allri fiocchi, che lavali ed asciugati unii airaliro deposiio, che disicsi sotiilmenie sopra piaili di terra, afiine di privarlo dell' acqua, di cui e troppo avido. Falla per le cure anzi- deiie la massa polverosa e sella, passai a di- gerirla neiralcool del peso di /^o, e ad un ca- lore di 60 gradi. La digeslione, che ire volte 45 rianovai , inipiegando iu tmto libbre 9 di alcool , duro ognl volta quaiir' ore. Fillrai per carta Ic rlunllc linlure , che siillal a rllcnto, il che nicilio giova , a bagno maria, cd oi- lenni i' alcool iiupicgaio , ctcrco c jjrazloso al palato, e forse divcrS3inciue nicdicinale. Era intanio veniiio tempo dl passare alia forma- zlone del solfato di Cliinlna , e per oilcueilo separai da una soslanza oscura viscosa , ade- renie allc pareii del vaso, ahra soslanza fluida rosso-scura, avanzo della prodoiia disllllazione, iraiiando la prima coil' acido s(jirinico diluto a perfoiia saiurazione , scgnaiaiui da un son- sibilissimo realllvo ognor pr a fine che 1' acque piovane, o le im- moudlzie , che possono scolarvi dalla strada, non corrompauo la purczza della sorgenlc , si alzasse racquedoilo medesimo sopra il li- vcllo ptcscniej e cosi facendo si potiebbero poriar i' acque a maggiorc aliezza ncUe case de'privali. ]\e crede cgli quesio difficile, at- lesa la molia velocila con cul scorre ailual- mente 1' acqua iu esso acquedoito. Vonebbe in fine die si scavassero al foudo del mede- simo del pozzi , iu cui 1' acque dcposiiercb- bero le rwaieric eicrogenee , c si purifiche- rebbcro poi scorreudo a Bicscia. La lerza parte della mcmoria risguarda i canibiamenii e le correzioni da faisi quando si vogliano conservare gli aiiuali casielli o partitol. Iu piimo luogo , cgli dice, che conservando alle luci la forma ciicolare ( ove nou sieno infi* niiamenie piccole per rispeilo alia sczione della couseiva ) nou basta per corieggere r aitriio dannoso piii uci piccoli fori, che nei grandi, il porre i loro ceniri sulla rnedesima orizzonlalej eppercio cgli calcola i relaiivi diametri affinchc gli orificj dieno , avuto ri- guardo all'attrito, la richiesta quantiia di acqua. 5j Vorrebbe pero il noitro Professoi** esdtidere , come Belidor, la forma circolare, perche pu6 •vvenire che i grandi orificj dessero acqua eziandio quando i piccoli non ne dlspensas- sero pill. Le luci rettaugolari al conirario posie a eguale aliezza si grandi cbe piccolo darebbero le acque sempre In gluslo rap- porto colle falte concession!. II Sig. Perego conchiude: imporiare all'onor delle scienze, al bene del citladini , alia gloria della nostra societa , che si venga alia rlforma generale e completa, ch' egli ha innanzi proposta. E nel caso che quesie sue idee vengano accolte dalla Congregazione Municlpale, dall'Ateneo, e dal- la Commissione alle acque , ei promelle di preseutare un progello di Architeiiura idrau- lica , nel quale saranno piii diffusamenlc espo- 8ie le dottrlbe , che ha qui soltanto acceu- naie ; e queslo progello sara corredalo del disegni tanlo degli acquedotii , come del ca- slelll per conseguire una giusia e ragionevole pariizioue dell' acque. Ma nel raenlre che quesil nosiri socj vanno indagando i misieri della natura , c le leggi calcolano dell' Idraulica , un ahro , cd e il 55 8ig. Prof. Ab. Riccobelll ue chiama alle me- diiazioni piii elevate dclla metafisica, e %i propone di darci in varie niemorie un nuovo inctodo d' Ideologia per istabiJire le regolo di ben pensare j e intanto un breve ragiona* memo egli ci leune , col quale si argomeni6 di moslrare I'imperfezione dei metodi finora usaii. Won h del nostro isiiiuto il chiaraarli aH'esame, per conoscere quanta ragione abbia il nostro socio di quesio asserire; solo direrao essere sommamente laudevole il fine , ch' ei si propone: di escludere cio6 dall' isiruziou giovanile tutti quelli , che direttamenle o in- direitamenie aprir poiessero la via al mate- rialisrrjo , ed all' Epicureismo , che sono le due velenosissime sorgenii della sregolatezza, e deir immoralita , e per cio stesso il flagello piu terribile alia civil socieia. A tal fine in quesia sua breve memoria insiste a dime* strare, che la pane in noi ragionairice , cioe 1 aniraa, comecchfe le impressioni essa riceva dai sensi, non e pero meno atliva nel sentire, nel pensare, nel rifletiere, nel ricordarsi, ncl gi«dicare, nell' eleggere, e nell' argoinenUre j in quella guiea cb« un uomo racchiuso in H oscurissiino carcere, se vengavi immessa per cjualche foro la luce , quaniunque l' occasion di vedere a lui venga csierionncnie, non 6 pero meno egll chc vedcj cosi ranlma, quasi acchiusa nel carcere del corpo, quaniunque i sensi a lei diciio occasloue di pcnsare, uoa e pero rneno essa che pensa. Kon possiamo che far plauso alio scopo , che si e prefisso il nostro socio nelle sue niosoflche medlia- zioni ^ come facciam plauso all' ahro socio il Sig. Ragazzoni per 1' iiupegno , e la faiica cho si e presa di ridurre in sei tavole sinoiilche tutio il iraiialo di chimlca del Sig. Teuard ; opera per se grave e profonda, c di diffi- cile intelligenza ai principianii , per appiauare loro con esse e 1' iuleliigenza deU'auiorc, c il facile apprendimcnlo di qucsla scienza, che indaga la nalura uelle sue piu arcane operazioni, e giunge perfiuo ad imiiaila. Ma il Si". Raijazzoni ha altresi il vanlo di es- sere slato il primo in Italia a irovare 1' iu- chiosiro indclebile per scgnare le biancherie, chc prima ci vendevano a grandissimo cosio gl' Inglcsi. Le qualiia di questo inchioslro , sperimcuialo coniinuaiueuic sui pauDi lini del- 55 Tospital maggiore, c dl cul cgll dicde prove anche ncH' Alcneo, souo le segucaii. Primo e d' un nero assal piii vivace dell' ioglesc: secondo iisandolo si cvlta rincomodo di pre- parare i pannl-linl su cui vuolsi fare 1' im- pionia col cosi dcito liquor prcparaiorlo ; icizo rcsisle al ranno, c auzi si fa piu vivace: quario (lualraeute 1' irnporio del medesirno oon eccede la diclaseiiesima parte di qucllo inglese. Del suo iiovaio poi ha fallo gculil douo air ospilalc maggiore, lasciaudo a sua Uliliia tulti i vantaggi, che derivar possano dallo smercio. Ma alle chimlche dollrine le naturali sue invesligazioni associando il socio Sig. Zante- deschi , ucl mentre, che prornove al suo fine r iinportantissimo lavoro di una Flora hre- sciana, qucsi'anno ci descrissc le pianie della nostra provincia atie a date oliimi c<;h)ri alia liuioria, iuscgnando auche il modo di pioj)a- rarli si pcrche siano dnrcvoli, e si pciclie rie- scano piu vivaci e piii belli ; e piii, dclli' mc- desiinc piantc ci offersc aoche i discgni faiii al naiurale. U indole d' una relazlone non per- roctio , <;b« paseo passo io lo ticgua i>oUa sua memoria, poieh^ mi conterrebbo trascriverU per intero; mi conteutero percio di solo rife- rirvi i nomi delle piaate descrlite, con qnello dei colori che se ue possono trarre. Sono esse dunque.'il veibusco, che da color gialloj la camamilla che da varie gradazioni del mede- simo colore; la glnestra, color glallo pallido, e giallo cilrino. La quadarella , glallo citrino, e giallo di zolfo. La serretta, giallo citrino, a varia intensila. II fnsano, giallo d' oro, giallo d' aurora, e di fuoco. 11 ginepro, giallo a varia iutensita; il crespino, giallo scuro, che lira al verde. II pioppo pino , giallo doraio, giallo bigio, scarlatlo. 11 salcio laurino , giallo, ed azzurro. 11 rairlillo, azzurro, ed azzuro cbiaro. La sambuchella, azzurro. La robbia, rosso di Turchia. E ben vero che quesi'uliima piania e conosciuta , e dai tiniori nosiri adoperata ; ma le chimico-iecnologiche discipline, che il noslro socio suggerisce e per migliorarue I'aliiviia, c per fame come si conviene la preparazione, possono essere di non mediocre uiiliia a lulii quelli che iniendono di approfiitarne. Un' altra memoria chimico-naiurale e quella del socio Sig. Prof. Bertani, che lesse nel- r Aieneo col tilolo : Osservazioni Intorno alia nauua ed indole dei funghi , e modo di sta- bilire i caraiteri per dlslinguere i mangerecci dai velenosl, e dai sospeiii. Menioria coUa massima ansieia aspeiiata, specialmenie dopo che in quest' auno perirono varj indlvidui uel disireilo di Verola pei funghi; e se da essa non possiamo trarre alcuna utile coguizlone intorno all' indole di essi funghi falali ad un' iotera famiglia, c solo, perche 1' esperto professore non pole analizzarne la specie, per averla, dopo il disaslro, indarno ricercaia. Divide egli in due parti la sua iraltazione j nella prima fa una storica enuraerazione di lutie le opinion!, che si sono divulgate dai risorgimeuto delle scienze fino a noi, intorno alia natura dei funghi; nella seconda tulte le opinioni adduce del volgo e degli scienziali intorno alle cagioni del loro veleno; ma per- che ad alcuni dei noslri socj parve di scor- gere cerii abbagli presi dai Sig. Professore si nella prima parte, che nella seconda; egli con un'appendice credette, citando molte au- torita , di giustlficarsi ; ma nol pote , per cio che spetia alia parte prima della sua memo- 58 ria , avendo annuDcIaio , e poi coll' appen- dice sosienulo , che fuughi i'erdi non si die- no; dappoiclie il Sig. Zantedeschi gli nu- mero e descrisse plii di (juaiania specie, che in liuio o in parte manlfcstano il color vcrde. IN'ella scconda parte poi, nella quale intesc di daie i scgni caraticiisiici dol vcle- no dci funghi , vcnne dal niedesiino contia- dciio, se non in tuito , in parte; dappoich6 laccndo , che il Sig. Bertani pare, che lenll d' avvalorare il ridicolo prcgiudizlo di coloro, che crcdono csserc vclcnosi quci funghi , che sorgouo in un lerrcno sovrapposio ai filoni delle miuiore o di rame o di ferro, pregiudizio che dalla cosiante cspericnza 6 ahbasianza confutaio; avendo proposio per iudizi di specie venefica o sospeita il nascere sui tronchi fracidi dcgli alheii ; Y incgua- gllanza delle laniinc ncgli agarici, ed essere alcune di esse Liforcuie, 1' avcre la radice hulbosa, ed il gernere, se si spezzino , un liquore lalticinoso , il Sig. Zantedeschi pro- va che sui ironchi marciosi nascono e la fistuUna tupatica di Persoon, ossia lingua di castagQO rossa, che co) noroc veruacolo di » 59 lengue si vende sulle nosire piazze, e I'aga- ricus lepiota caiidicinus, o famigliola gialla buoTia di Micheli, cosi chiamato perch& si mangi.i senza chc produca mai sinislri ef- fciii,- e C agaricus lepiota poljmjcus ^ o bub- Lola mezzana, chc nasce spesso a cespugli di inolil iudividiii unili iusieinc, uel vcnia- colo chiamali funghi caslignarui di aisai pia- cevole guslo, cd innocenii. ]Ne r inegiiagiianza delle lamiue c pel Zan- tcdcschi un vero indizio dcl!a maligna indole dei funghi, dappoiche neirinicra faniiglia dcgli agarici, cgli dice, non ve n' ha che uno cioc V agaricus integer di Linneo, che ahbia le lamiue cguali, e di quesio mcdcsinio avvi una varieia uocevole, che e il lardajuolo, o russula emetica. Tutii gli aliri, comprcso V amanita cestarea, che da uoi si inangia col nonic di Bolet hanno le larnine disuguali. lusisie il Sig. Zantedeschi anchc sulle la- mine biforcuie per rendercele innocenii , e ne adduce in prova il menillus caiilharallus, ossia galliuaccio giallo, le cui lamine si di- \idono e suddividono aU'infiuiio, eppure e buoDO a mangiarc, e si maDgia. 6o Ma aemmeno la radico Lulbosa e sicuro indizio dl qualita velcnosa uei funghi , poich& il pralajuolo bianco , assai ricercato nelle meDSC) il grumato pavonazzo , la hubbola huona, la bubbolina scagliosa buona , ed al- tri haDno il gambo colla radice dilatala in bulbo , e sono tutti innocenli. Sarau dunque velenosi almeno tutii quelli , che spremuti dauuo ua succo laiiiginoso ? Wo , dice Zan- tedeschi, e subilo ci offre il lapacendro buono che frangendosl da ua latte color di zafferano eppur fiuo dal tempo degli aniicbi romani si arameiieva alle mense coll' onorifico tiiolo di deliciosus ; dicasi lo slesso del peverino dolce , c di altri di simil famiglia. Per le quali ragioni tulle, molio si scema il pregio della memoria del Sig. Prof. Beriani, quanlunque ricca per allra parte di ottimi documenli. Ma egli e tempo omai , che pas- siamo ad osservare i lavorl del noslro Ateneo spettauti all' agricoltura , alle znanifatture ed alle arlL 6« AGRICOLTURA kc Quatlro dei nostri socj tratlarono anche ia quest' anno alcune parti dell' uiilisslma delle scienze I'agrlcohura. 11 Sig. Pagani , ed il Nob. Slg. Cleniente Rosa, che nell' anno precedeuie tratlarono del sovesclo , e de' quali il primo fin d' allora sospetto , che quello di segale insegualo dal Prof. Giobert di Torino uon fosse per offerire lutti quei vanlaggi per l' in- grasso ariificiale dei nostri campi, che 1' au- tore voleva far credere ; e quindi opino che dar si dovesse la preferenza ai lupini , al tri- foglio, e ad alire slmili piante, che anche prima erano in pratica nclla nostra agricohura; il secondo ci dlede ragguaglio allora delle esperienze, che aveva lentate iolorno alia se- gale, senza potere assicurarci di quella uil- lila , che il Sig. Giobert proiuetieva a motivo della siagione , che corse due anni fa poco propizia a' suoi esperimenti , promeltendoci pero luiii e due di ragguagliare 1' Aieoeo del 6a fellce 0 infellce esito , che le loro cure nel proposlto, avrebbero avuto nell' anno succes- sive. Fedeli penanto alle loro promessc nei pilmi mesi di qnesi' anno accadeiuico , ci li- ferlrono il pochissimo vautaggio chc offrc qncsta maniera d' ingrasso colla segale in confronto uon solo delTingrasso per conclme, ma Len anco per sovescio delle ahre planle sopra indicate. L'Avvocato Sig. Pagani pol nella sua memo- ria prende pariicolarmenie ad esaniinare Ic la- gloni che nelle prime esperien^e del Sig. Rosa possono aver faito prosperare iriirabilmcnic il grano turco conciinato col sovescio di segale a paraggio di quello abbondaniementc ingras- saio col letame di slalla, cioe con otio carra di qucsi'uhitno per ogni quaitro periiche circa censuarie. 11 socio Pagani crede poiersi atlri- Luire a due circostanze I'eguaglianza di tale prodoltoj la nalura della terra ove si pose formenioue a concio animale, ed i lavori pra- licaii al campo fecondaio colla segale. Non tuttc le terre, dice 1' Avvocaio Pagani, re- frigerate di eguali grassumi danno frutto egualmente sollecito. La putrefazione e il 63 mezzo , ondc la natura si giova per iscom- porre il funo e ridurlo a tale soUilitd da rcnderne facile il succhiamento pe' pori mi' nulissimi de' vegetabili : e consiste cssa in itn movimento inlerno delle molecule di un corpo , dal quale ne precede il totale dlsfa- cimenlo dell' unione , del colore , dclV odore c guslo del corpo stesso. Cotale molo di- Struggitore viene originate dal combina' menlo dell' urn ido , del calorico e deW aria. Un terreno arido od innajjiato da acque dijetlive di particelle mucillagginose, e de- rivate da suolo sahhioso anzicJie pingue i un terreno denso , poco svenlolato , perche la crosta non concede d' imbecersi dell' aria celeste y un terieno in fine scarseggiante di parti calcaree , e poco atto ad eccitare la pulridita ed a com pi ere la pronta corru- zione del letaminamento. s Di tal natura scmbrauo al socio Paijani le lerre ove fece quesil esperlrncuil il Sig. Rosa. Tale sup- poslo , coniinua il Signor Pagani , prende anche sembiante di verita dal vcdere che il nostro valente speriinentntore in cotal parte fu manchevoU di portare V occhio sua in- 64 dagatore sulV infracidamento delV inlerrala concio animale al tempo deLla fioritura del gran siciliano ; come pure andb irricorde- vole di significarcl la ijualita di quello , e (juanlo avesse UeviLato. Per le quali cose il rammenlato paragoae istituito tra la ga- gliard\a dello stabhio e del sovescio di se- gale non pub formar base di evidenle e sodo giudizio. 7Z E rispeiio ai lavori preparaiivi faiii dal Sig. Rosa al lerreno dove sotierro la segale , il socio Pagani sviluppando 1' aniioo insegnamenlo di Columella, che agrum colere nihil aliud est, quam sohere et fermentare terram , ragiona sulla necessiia ch' essa lerra sia dagli adalti stromenti rurali infranta di frequente per modo che perduri in un slato di ammollimento e spugnosila. jillora ac- cade , el proslegue , che la terra trilurata investe agevolmcnte da ogni lato il germe della pianlicella , e numerose e Jorti ne al- leva e nutrica le radici ; accade ancora bene spesso che il rivolgimento e meslura delle molecole della terra superficiali con (juelle del prima slrato di essa, apporlino un rimarchevole miglioramento al podere ; ed infine avviene ognora che la sovente scassata terra , oltre il rihuttare le maligne erhe die si usurpano gli wnori nulritivi,' si arricchisco all' aperto clelo dclla luce e ilegli altri principj almosferici fecondatori. Conchlude il Sig. Pagani quesia parte di dl- s,.£>iso dicendo Z2 se lo svolgere del terreno e iii tale giovamento cagione , il Sig. Cle- menle Rosa eke a giiisli intervalli arb tre volte il sua, ove disseminh la segale , avra condizionati quo' campi in guisa , che net succedentesi anno il formentone vi allignas- se frutlevole ed ahbondante da raggiugnere il raccolto degli altri circostanti campi con generoso stahhio rifocillati, ma non gid colle araturc. Passa iudi a render conlo di un me- lodo usalo per sollecltare 1" infracidamenlo della segale, e si ferma a parlare suH' insuf- ficienza della materia ingrassaiiva della segale nella maniera seguente. Un pio crescente di terra , ove provh maravigliosamente la se- gale^ la quale sorpassb V altezza di qualtro hraccia hresciane , esih\ la soma per due carra di steli verdi. Ouesti mortificati da venlldue giorni di rihollimenlo si restrin- 5 GG sero ad un solo carro all' incirca ; ed ancor i minore sarebbe tornata quella congerie lad- \ 'dove avesse progredito sine al suo compi' mento la puirefazione. A chi bastera I'animo di sostenere esserc tale misura sufficlente a servir di cibo all' anzidctla tralta di cam' pa , lavorata ajbrmentone, grano piii ch' al^ tri ghiotlo di grassume ? Se cinque car" I reilate di sugo animale fermentato oltre i due mesi e la porzione meno liberale , cui assegnasi ad un pio di terreno; chi ardird dopo il fatto ch' io narro venire profes- \ sando esserc bastevole letaminamento quello della segale sotterraia? We per cio il noslro accadeniico inlendo che sieno sbandiu i conciml vegetali, anzi j egli ne conforia ad esiendere 1' uso di quello i de'lupini, del trifoglio e delia segale nie- desima suggeriia da quel lume delle scienze fisico -agrarie il Prof. Giobert, noslro socio di onore. Ma con tutta la venerazione dovuta a lanio maestro T Avvocalo Pagani rispetio alia segale conchiude nel seguenie modo : Cessi dunque una volla il bel sogno che j il sovescio di questa graminacen , sens' al- tro aggiugnimento , basti da se solo all' or' dinaria fruttificazione. Si colti^>i qucsto ce- reale a letame , ma nan cada della memoria cJi esse e povero di sostanza fecondatrice , e che tardi si conrerte in terriccio ; laon- de , per adempiere ad entramhi i difetti, si mescoli col concio da stalla alia foggia da me sperimentata ;=; il che il Sig. Pagani esegui falciando la segale il 24 di aprile , frammettendo ad uno straio di essa ammuc- chiata uuo strato di stallaiice , ed al 16 mag* glo spargendola a concirae. Ma le diligenii esperieuze del Sig. Avv. Pagaul per ricouoscere la ulilita o inutilitk del sovescio di segale ( parlando sempre com- parativamenie alle altre maniere d'iugrasso conosclute fra noi ) non avrebbero pienamcnte poluto satisfare i piu esatii agronomi, come quelle che furono pralicaie in un tcrreno sahhioso e leggero, quale e quello di tutta la parte inferiore della Francia-Corta , e spe- cialoieute dal comune di Castegnato e Tra- vagliato, ove il nostro socio ha i suoi poderi, fine quasi a Rovaioj lerreno che essendo anchc per naiura arsiccio piu difficilmentc 68 pu6 smalllre la segale sovesciaiaj secondo i documenii dell' agronomo Torinesej il quale ira gli allri vaulaggi, che promeite da questo suo insegnanienio, e anchc quello che, cou tal niodo di concimare i campi, si ha il van- taggio di rendere plu leggeri le lerre, iroppo conipalte. Slcche era niestieri che il Sig. Rosa rlnnovasse i suoi esperiraenll in varj luoghi delle sue vasie tenute , ed in lerre di vario sapore, per polcr, con piena coguizione, de- cidere , se il irovato del Sig. Giohert fosse per portare una nuova uiilita alia nostra agri- collura. Egli appunto questo fece nell' ultima \ anuala , e ci rese un esatto ragguaglio delle lisulianze che n' ehbe , le quali furono , che questo modo di concimare i campi e piii costoso, comparaiivameute, uon solo alle alire specie di sovescio gia da piu secoli praticaie I dai nosirij ma ben anche al modo di conci- mare cogl' ingrassi aniraali. Per la qual cosa ed egli raedesimo si propose di abbandonar i quesia praiica, e conslglia ad allri di fare lo i stesso. ]Ne perche 1' esito non corrispose alle larghe promesse del prof. Torinese, meno utili alia Losira agricollura voglionsi giudicare le 69 memorie dei due noslri socj; che noa presia minor servigio altrui chi lo toglie dall' errore, di chi lo raddrizza sul rello senllero. Ma se infellce esllo ebbero le cure del Sig. Rosa pel sovescio di segale, coronate furono dal piu felice success© qvielle , ch' egli si diede per inlrodurie nel nostro paese la col- tivazione del riso a secco. Nella mia rela- zione dell' anno passaio vi riferii , come da pochisslmi grani di queslo prezioso cereale, seniinaii iu appositi vasi, ci u'ebbo esuberan- tissimo 11 ricolto; moliipllcala perianio la col- tlvazlonc collo siesso metodo nel prossimo passaio anno, pole averne in tanta quaniiia da dlstribuirue a varj , da fame esperimenlo iu cucina, e da tentarne, come si era proposio, la coliivazlone quest' anno in campo aperto. E mi e caro il poicre in quest' oggi, mcrci la cortesia di quel Slgnore, darvi un esiraito del processo verbale di quesia sua coliivazioue, che io vi rifcriro colle medesime sue parole; « Ai 26 d'Aprile, egli dice, semlnai queslo riso in quaitro ajuole dclia eslcusionc di ta- vole bresciaue 14, picdi 10, once 8, poste sul terriiorio di Caprlauoj faccio pcro osscrvare, 70 che I'enunciala superficie nou comprenile che il terreno seminato, non gla i solchi, nel quail non ,fu pianlato , o semlnaio alcun grano di riso. II terreno era preparalo coUe ire arature, che sogliousi pratlcare per seminar il formen- lone, che appunio semioai nello siesso campo air inlorno delle deite quaitro ajuole. La le- tamazione fu di concio animale sparso pres- soche in egual quautita pel riso e pel for- mentone. la tre delle detie ajuole piantai il riso ne' buchi formali col rastrello arcato e denialo , quale si usa per piantar 1' aglio. In ogni buco furon posli due giaui di riso , e la distanza dell' ua buco dall' altro era per ogoi parte di ouce due crescenii. Nella quarla ajuola il feci geiiare a guisa di frumento , ma in quanliia assai minore di quella che si cosiuma per quest' ultimo cereale. Per coprirlo wsai il rastrello di ferro, invece dell* erpice ; il terreno era piutioslo asciulto. La quanliia coni- plessiva del riso, o seminato o pianlato nelle quaitro ajuole, fu di libbre bresciane 7 once 6, e avrei poiuto risparmiarne lil)bre ire circa col mettere, invece di due, un grano solo per buco , ed ho la prova che il ricolio sarebbe sialo \o &iesso. Prima peio di semioarlo fu posto neli'acqua, dove lo lasclal per ore 12. Ax 5 maggio s' ioaffiarono le quallro ajuole , « se qucslo si fosse fatto prima della semi- uagioDe , sarebbe stato mcglio. li 18 maggio comincio il riso a spuntare, e nelle ire prime ajuole assai regolarmeote ; quella in cui fu gelialo a foggla di frumento presentava molii vacui , nei quali non era nalo , sia per la scarsezza de]la semeute sparsavi , sia pel ter~ reuo iroppo asciutto all' epoca della semina- gione, sia cbe gli uccelli si beccassero i grani rimasii per avventura scoperli. Ai dieci di giugno il feci scrupolosamenle mondare dal- r erbe parassiie, poi inaffiare per la seconda volta. 11 28 giugno si rimondo e s' iuafflo per la lerza volia. Cominciarouo ai i5 lugllo a farsi vedere alcune spighe , ed ai 3o del dello mese era pressoche luuo spigaio. Si eslir- parono 1' erbe per la lerza volia, e per la quarla s' inaffio. Ai 9 agosto cominciarono le spighe ad iuglallire , ai 27 del deito niese si diede principio alia mietiiura in quelle parli, ov' era piii maiuro , 11 reslo fu mietuto il gior- uo 3 I. A sgranare Ic spighe si adopero 11 co- 7^ reggiato. II ricolto fu di bresciane libbie 345 di rlso perfetlamente compito e luaturo ; ma lo spighc dopo la bailkuia conservavano an- cora quasi due terzi dei gtani immaluri , ed inerenil in modo da non poierncli svellere j siccbe il raccoho sarebbesi ccriamcnie tripli- caio se si avesse avuto la pazienza di lasciar maturare convene volmente le spighe. Ma era egli prudcnie in una stogionc , come la tra- scorsa, minacclanie graguuola ad ogni mo- mento ( dalla quale fu pur flerameuie baituto il tenilorio di Capriano ) cimentare al perl- colo lutta questa preziosa granaglia ? JNon cou- sigliava la prudenza di sagrificarc 1' incerta^ perche perlclliante abboudauza di raccoho , alia ceriezza di asslcurarue uua parte , essen- ziale per era essendo procurar la semente per diffondere semprc piu questa uuova colilva- zione siraniera alle nostre terre » ? Proraeile poi egli il nostro socio di pubblicare un av- viso per la vendita del grauo eccedente al suo bisogno , ch' ei limita per 1' anno venturo alia serainagiouc di bresciane lavole i^oo e credo poterne veudere per la semina di altrc tavole 1000 circa, purche in questi prlnclpj 75 91 voglla usare 11 risparmlo pianlando i grani del riso non ispargendoli , come si fa col fru- mento. Conchlude poi il sue rapporto col farci sapere che 1' analisi chimica fa conosccre con- tcnei" questo riso una raaggior quaniila di parti uutriiive , del riso comuae acquajuolo: che e pill saporoso, e piu reslstente alia cotlura. Voi ben vcdete , o Signori , che qui si U'alta d' un importaniissimo vantaggio per la nostra agri- coltura , dappolche iuirodoila che sia, e mol- lipllcata quesia coiiivazione, una gran parte del nostro hasso lerritorio polra, dismeltendo le risaje arlillciali, godere d' un' aria piu pura, c per consegueuza cesseranno quelle febbri micidiali , e quei tanii malanni, che Irava- gliauo, ed uccidono inuauzi tempo la parte piu laboriosa della socicta. Ed e pcrcio da far plauso alle zelauiisslme cure deli' illuslre so- cio , che r ha iniiodoita prinio non solo fra nol , ma in Iiaha , e fors' afche in tutta 1' Eu- ropa. A iui cerlo souo dovuil gli elogi di lulte le socieia agrario , le benedizioni future dolle vitiime che salvate sarauno dai morbi e dalla merle , c il majjoiore incora""iameulo ' OO DO per parte nostra, giacche chiamu questo Ale- 74 neo a pariecipare dell' ouore e ilelia gloiia che gli aspetta. Pocho parole ml restano a fare sopra due altre brevi memorle speiianii all' agricoliura, una dell'indcfesso nosiro Slg. Vice-Presldenic, r allra del socio onorario il Slg. Gaetano Ferrini , dappoiohe la prima cousisle uella dispensa, che fece a' suoi colleghi il Sig. Cav. Sabatti di alcunc sementi d' erbe uiill alia cucina , colla spiegazioue del modo di se- niiuarle , e collivarlc negli orli ; e quesle sono il cerfoglio , 1' aceiosa , e 1' aceiosella. La se- conda poi che fu premiala dalla nostra Cen- sura , in ciii il Sig. Ferriui c* insegna il mode di far migliori i nostri vini col mezzo della condensazionc, e gia slata pubblicaia a spcse deir Ateaeo , e diffusa in tutii i comuni ad istruzione dei proprielarj , e si ristampa in fine di queslo Commentario unitamenie al disegno della macchiua da lui inventata; sicche tion e inestieri che io qui ne faccia il transunlo. Piultosto volgero il niio discor- 80 alle manifatlure , ed all' arti , di cui si k pure in quest' anno occupato il nosiro Ateneo. .,5 Nou e dubbio , o Signoi 1 , die una delle manlfalture plu interessauii , e per la nostra provincia piii vaataggiose, sia quella dclla fab- brica delle armi, si da fuoco, che da laglio , il percbe Don e dubbio, che 1' ingegno dei no- stri arlisli , specialraente nel tempi andali, nei quali maggiore occasioue di sraerclo alle me- glio perfezionate si offeriva, e per le molte ri- cercbe di queste maggiore speranza di lucro veniva lore incontro, non siasi di molto acuilo, e non abbiauo spinto la lore manifaltura tant'oltre da reuderla emulatrice delle piii per- fctte nel suo gencre e di Francia e di Germa- nia e d'lnghilierra nel ramo degli arcblbugi , e nell'armi da tagllo, alle piii pregiaie dei turohi, che sono in commercio col uome di sciabole di Damasco. Quesi'uhimo vauto lutto si debbe al noslro concittadlno il Sig. Landi, che otlen- ne gia anni i premj per questa sua manifattura € dal nostro Aienco , e dal Regio Imperiale Istituto. Nessuno in Italia lo seppe emulare, non che agguagliare nel suo lavoro , e varie delle sue sciabole a questa foggia lavorate , ch' cgli presenio a'Prlnclpi, c ad aliri rag- {juardevolissimi personaggi , uc fanno chiaris- 76 slma prova. Ma perche il SIg. Prof. Cilvelll dl Milano , che fu per molio tempo in Tur- chla, ed igaorava quesla indlgena nianlfaltura, pole con raolta fatica , e coi piii favorevoli raezzi carpire, diro cosi , in qualche modo il secreto, che gelosamenle custodiscono que- gU artistl sul migllor modo di fabbricare Ic scJabole all' uso di Daniasco, ed una raglonata naemoria pubblico al suo rliorno in Milano , ed anche 1' arte insegno, ch' egll , dopo mold tentativi inuiili, rlusci fiiaalmeate a scoprire di damascaro quell' arme, affelia di chiederue dal Sovrano, generoso promotore d'ogni utile disciplina, il privilegioj lo zelaniissimo noslro Sig. Cav. Vice-Presidenle due memorie lesse neir Ateneo , uella prima delle quali ci diede ragijuaglio del modo di damaseare le sciabole proposlo dal Sig. Crivelli in detta meraoria , nella quale luttavia ascoude 1' arte di render belli , e variati i disegni , che in esse appa- riscono j e nella seconda ci fece pieuamente palese quella usata da moll' anni fa dal no- stro Landi, per vendicare non solo all' Italia , ma ben auche alia palrla nostra questa ma- nifatiura, giacche le sciabole del nostro con- in citiadino coulCDdono a lulta prova con quelle fabbiicale secondo gli ultinii documenti del Sig. Crlvelli. E pcrchc uulla mancasse alia manifestazlone di lale vcrlia, fece venire nel- r Ateneo il Landi medeslmo a fare si colle sue sciabole, come con quelle fabbricate col nietodo Crivelliauo le prove del lagllo del ferro , c delle cose plu leuui e soliili. Anzi , percbc voi medeslnii , o Signori , ue abblate pieno r esperimenlo, si oftVono al voslro esa- me ; e a quelle prove, che vl piacesse di fame. E qui, Sig. Conle Delegate, s' invoca la vostra autorua, e quello zclo , ed araore che nulrite per questa Provincia, percbe pro- tegglale 1' aniico uosiro ariista , e lo sosie- niate uelle sue ragioni col valido voslro pa- Irocinio, il che e farete , e volenlieri fareie, per quella giusllzia , che preslede a tulli i vostri cousigli , e bene so che non vi sara discaro, che il noslro Ateneo si adopri, merce le vigili cure del suo Vice-Presidenie, a mau- lenere il Sig. Landi ncH'integrita del suo me- riio per questa sua manifaiiura. Come uou vi sara discaro il vedere, che dopo i Sigaori Fraielli Bellandi ( che oiien- ,8 nero privilegio da sua Maesia per la rnauU fattura da essi introdotia in quesia provincia di lappeii , e di varj tessuii ) aliri iugegni si pongano a prova per ispingerla a miglior perfezione nei saggi di tappeti suppedani , e nella intovaglialura al vero uso di Fiaudra pi'esentali dal nostro arlisia Signor Giovanni Rosa. O vorrete voi forse , oosi flnamenle edu- caio e cresciiito all' araore del Lello , nicgare non diro sollauto la vostra approvazione, ma i vostri plausi a quelli che fra noi hanno coliivato anche nelF anno corrente le belle arti con tanto valore ? Gia i loro bei lavori sono in quest' aula sacra a Minerva in bcl- r ordine schieraii innauzi ai vostr* occbi ve- deie il ritratto dell' Autore della paslorizia,e della nuova traduzione di Virgilio con tulia verlta e maestria dipinlo dal socio Sig. Luigi Basiletli; ecco quello d' una signora in forma matronale effigiata con mirabil arte dall' altro nostro socio Nob. Sig. Alessaudro Sala j ec- covi quattro vedute , cbe svelano alia intel- ligenza degli esperti il valore pittorico in questa pane del socio Sig. ViganS. valore , che non 19' so »e pill ml Jica per modeaiia o per rlirosia, egli volea tcncici iiascoslo. IXella sacra fami- glia , c nel rltraito di leggiadra donzella il gio- vane artisia nostro Socio Sig. Roiilai ci fa co- noscere su quali orroe luminose egli muove i suoi pass), e presagire quale gloriosissiraa meta lo aspeita (i). JXon vcdete la maesla, e 1' on- nipoienza creaiilcc nel quadro del socio Sig. Bezzuoli Giuseppe Prof, di Fiorenza? Non abbiamo ancor viva soil' occhio 1' immagiae di quella Dama di speccbiaie virtudi adorua,Ia cni perdita aniara Brescia lultavia piange , vo- glio dire Bianca Della-Somaglia-Uggeri, cou tuiia veriia dlpinia dalla Sig. Caiarina Bor- gbetti ? Nel Cristo deposio uel sepolcro di Giulio JMolla, e in un riirailo d' uomo del Sig. Luigi Sampieiri, scorgeie due aliri lavori« che fanno conoscere , come 1' amore del bello anche nella dipiniura si va propagando fra noi. Che vi diro dello squisitissirao lavoro ia rainiatura della jNob. Sig. Adelaide Biaachi- (i) Per questi due dipinti oUenne il Sig. Boltinl il prfmio dalla nostra Censura. So Camplani , die rappresenia Abramo in alio di scaociare Agar col figlio Ismaele? Molii allri lavori di cjuesta Siguora tuui gciuili , iu lal geaere , voi amrniraste negli anni passaii ; ma questo , sono certo , amiuirerele sopra lulli. Voi vedeie neli' incisione della sacra famiglia fatia dal nosiro socio Sig. Garavaglia, un bu- lino che cducato alia scuola del uoslro socio e conciltadino Sig. Pieiro Aiiderloni , si fa enmlalore della gloria del suo maestro. Ve- deie nel disegno a malila della nobile don- zella Eiiricheita Calini , quanta grazia e veriia possano mani, cd auimo gentile colorir sulle carte j e nella lesla d' agnello del Sig. Fa- sani, nel colosseo del Sig. Lonaii, uella porta di cilia, e nel casinetio di campagna del Sig. Lera, lutii e ire giovani alunni di quesio Im- perial Piegio Liceo, vedeie il frutto delle vigili cure, e del sommo impegno, con cui va edu- cando al bello , ed al buon gusto i suoi al- lievi , il uostro socio Sig. Professorc Vaniini. II buslo in marmo del fu nostro socio d' onore il Sig. Cav. Beccalossi , opera del milanese Sig. Ponipeo Marchesi sara perpetiio monu- mento nel nostro Alcneo del liorire che fa 8i quest' arte difficilissima , anchc nella capitate della Lombardla. La lesia dl Crislo moribon- do, r aquila , ed una foglia d' acahlo, modelli tuiti in creta del giovane trilustre bresciano Sig. Giovanni Franceschetii alunno di qnella scuola , fa sperare, che possiara vederla risor- gere auche fra noi , dopo che ne mori coi Crivelli e coi Caiboni j finalmenie nei minuli intagli in bosso, cd in avorio, ci e mestieri am- inirare la pazicnza, la diligenza, il buon gu- sto, e il fino disegno del Sig. Giovanni Sorbi. Per le quali cose lutle voi ben vedele, o Signori , se ho avuio ragione di dire nel bel principio del mio discorso, che se la studiosa gloventii ha dato prove neli' anno corrente di assecondare le sagge premure del generosis- simo nostro Sovrano, approfliltando degli ab- bondevoli mezzi , che loro apre ad una savia e ben regolata educazione , non niancarono i proveiii di cnirare nolle sue noblli inien- zloni, e specialmenie i socj di questo Ateneo, col promovere, per qiianto e in loro poterc, ogni ranio di hello od mil sapere. JNe fia mai che rallenti q\icsla scicnlifica , e leUeraria so- cieia nella cencrosa sua carriera, finchc la 82 proiezione dell' Augusllssinio suo Re , e di voi M.igislrati zelanlissinii, e sapienlissimi , che fra noi lo rappreseutaie , nou vcnga a lei meno. Le Produzioni in quest' anno premiate dalla Censura dell' Ateneo sono : I. La traduzione poetica delle opere di Virgilio del Nob. Sig. Prof. Cesare Ai-ici socio attivo. II. 11 metodo per la vinificazione proposto dal Sig. Gaetano Ferrini socio d' onore. III. La sacra fatniglia, e il ritratto di gentil donzeila del Sig. Gabriele Bottini socio attivo. Premio d' incoraggiamento per le arti d' induslria ui non Socj. Mcdaglia d' Argento al Sig. Giovanni Rosa Bresciano per fabbrica di tappeti suppedani velutati , e into- vagliatuia a chiaro icuro alia vera loggia di Fiandra. A. BiANCHi Segret. FINE. as i INDICE Introduzione Pag. 5 LETTERATURA Traduzione compiuta delle Opere di Virgilio del Nob. Slg. Prof. Cesare Arid socio attivo. »» 6 Sul Bello, poemetto didascalico, parte prima, del Slg. Ah. Antonio Rivato socio d^ onore. »> 12 Elegia XI di Properzio lib. IV, traduzione del N. U. Sig. Marco Sandi Veneziano con una dissertazione intorno alle traduzioni esatte s* 17 Compendio della vita di Deraostene, e traduzione della terza delle Filippiche del sig. conie Luigi Lechi Censore »» 21 Elogio del Prof. Luigi Francesco Castellani scritto dal sig. D. Andrea Cristofori . . . » 25 Lettera epigraBca del sig. Ab. Andrea Borda socio d' onore n 2^ SCIENZE Quadratura del circolo del sig. Federico Nicoli- Cristiani socio attivo » a(j Suir influenza della luce nella vegetazione, Me- inoria del sig. Ab. Alessandro Gualtieri socio d' onore 55 28 Confutazione del suddetto argomenlo del sig. D. Ciirlo Buccio Censore. » .».t) 84 Sui Temporali, Meuioiia del sii^. D. Paolo Corno socio atlivo " 3'i I'locesso del Soll'ato di Chiniiia del sig. Paolo Stefano Grandoni 5» 4' Sulla misura delle acque delle nostre fontane, Memoria del sig. Cni>. Bar. Antonio Sabatti F^ice-Presidente n ^i Memoria sul medesimo argoinento del sig. Prof. Anlonio Perego Censors m 4'7 Nuovo raelodo d'ideologia per istabilire le regole di ben pensare, Memoria prima del sig. Prof. Ah. Francesco RiccobelU socio attivo . •>•> 55 Tavole sinolticbe sul Irattato di chimica del Tbenard compilate dal sig. Gio. Battista Ragazzoni socio attiyo ?' 54 Descrizione delle piante della nostra Provincia atte a dar oltimi color! alia tintoriaj del sig. D. Gio. Zantedeschi socio attivo . . . " 55 Osservazioni intorno alia natuia ed indole dei funglii , e modo di dislinguere i niangerecci dai velenosi, del sig. Prof. Pellegrino Bertnni socio .atdvo »» 56 Osservazioni sul prefalo argoniento del sig. D. Gio. Zantedeschi socio atlivo . . . . ?> 56 AGRICOLTURA Sul Sovescio di segalc, Memoria del sig. Aw. Gio. Batiista Pagani Censore . . . . ?' 6i Sal medesimo argomento, Ragguaglio del JVoh. sis: Clemente Rosa socio attivo ... s? 68 85 Sulla Coltivazione del rho cinese, Memoria dello slesso •>» 69 Sulla Coltivazione di alcune erbe utili alia cucina, Memoria del sig. Ca^'. Barone Sahatd Vice- Presidente "74 Nuovo metodo di fare il vino col mezzo della condensazione , Memoria del sig. Gaetano Ferini socio d'onore " "4 ( Questa Memoria si trova nel presenle volu~ vie riportata per esteso dopo la pagina 82. ) MANIFATURE E BELLE ARTI Sciabole di Damasco fabbricate dal sig. Paolo Laiidi Bresciano , e presentate all' Ateneo con due Memorie sulle stesse del sig. Cav. Barone Sahalti f^ice-Presidente . . . « 7 5 Tappetti e varj tessuti de^sigg. Fratelli Bellandi » 'j'j Tappetti suppedani, e intovagliatura ad uso di Fiandra del sig. Gio. Rosa m 78 Ritratto del Nob. sig. Prof. Cesare Arici dipinto dal sig. Luigi Basilttti socio attivo . . 5» ivi Ritratto d' una signora dipinto dal Nob. si'g. Alessaiidro Sola Censore » ivi Quattro vedute dipinte dal sig. Vincenzo Viganb socio attivo 55 ivi Sacra Famiglia dipinla dal sig. Gahriele Rottini socio adii'O "79 Ritratto di leggiadra donzella dipinto dal medesimo » ivi II Cieatore, quadro dipinto dal sig. Giuseppe Bez- zuoli di Firenzc socio d'onore • • • '* 79 / 86 ' Ritratto dclia defunta Nob. Contesja Bianca delta Somaglia-Cggeri dipinto dalla signora Cale- rina Borghetti » ivi Cristo deposto nel sepolcro , quadio dipinto dal sig. Giiilio Molta "ivi Ritratto d' uomo, dipinto dal sig. Luigi Sampietri ss ivi Abramo cLe scaccia Agar col figlio Ismaele, ininia- tura della sig. .Adelaide Bianchi-Camplani » ivi Sacra Famiglia incisione del sig, Giovita Garavaglia socio d' onore ... ?? 80 Disegno a matita della Nob. signora Contessa Enricheita Calini ?5 ivi Testa di augelloj disegno del sig. Gio. Batt. Fasani ivi Colosseo , disegno del sig. Napoleone Lonati n ivi Porta di citta, e casinelto di campagna, disegni del sig. Giuseppe Lera 5» ivi Ritratto del defunto Cav. Giuseppe Beccalossi^ scolpito in marmo dal sig. Pompeo Marchesi » ivi Testa di Cristo moribondo, un'Aquila, ed una foglia d' acanto modelli in crela del sig. Gio. Franceschetei 5' 81 Intagli minuti in bosso ed in avorio del sig. Gio. Sorbi ?5 ivi Produzioni in quest' anno premiate .... w 8a NUOVO METODO D I FA.RE IL VINO CONDENSANDO I VAPORI CHE ESALANO NELLA FEPvMENTAZIONE PER TRARNE PROFITTO ISPOSTO ALL'ATENEO DI BRESCIA DAL SOCIO SIGKOR G A E T A N 0 F E R R I N I IL CIORNO 7 LCGLIO 1S22 BRESCIA PER HICOLO BETTOWI M.DCCC.xxri. J-1 ell' iinmlnente Aulunuo udiremo ia Fran- cla , in Germania e negli stati del Re di Sar- degna propagarsi 11 nuovo ulllissirao metodo di fare il vino col mezzo della condensazioue. Sarebbe, a mlo credere, vergogna per que- sla Provlncia, abbondanie, com' e , di vigueii e ferule di oitlma qualiia d' uva, se stesse inerle speuairice dei progress!, die vauno fa- cendo le vicine uazioni , nel modo di fare il vino , e uon si studiasse di trarne anch' essa quegV indubilabili vanlaggi, che ne ridoudauo SI nclla lulgliorala qualita, che nella cresciuta quantiia. Ed k percio , che io mi faro ad esporre a vol doui Colleghi quale quesio me- lodo sia , narrandovi prima un mio esperi- mento faiio uell' Autunno del 1821 , il quale. 6 servlra a far meglio conoscere 1' uilllta di quello che, come ho deilo, e con tanlo van- tagglo inlrodoiio nelle viciue nazioui. Mai coniento io negli anui andali del vino, clie traeva dall' uve raccolte nel niio picciolo suburband podcrc , rci determiuai nel pros- siino pas;>aio AiUunno di dividerc le uve col mio colono a sorie cd a rnano a mano clie si andava vendcmmlaudole : feci per la raia pane ammassata in un lino per due giornl, dopo i quali la feci pigiare con diligenza; c siccome nello scorsd anno le uve non Vennero a'perfetla malilrazione, e le mie souo di qua- lila scadeute per essere la inia vigna in pia- nura ed in terreni adacquatoril, mi vertne il pcnsiero di esirarre il lo per cento circa di gvappoli nudi dei grani, e lasciai le uve pi- giate in uu lino comune a fermentare, ob- Lligaudo i grappoli a stare sotto il mosto con vcrghetie di logno disposte a guisa di grata, disicse sulla superficio dell' uve, assicurandb essa grata con un travcrso fisso agli orecchio- m dello stesso liuo. Cio fatto distssi sopra il tiho una copei'ia di lana a piii piegbe assi- curaie con una fune airiutorno del vasojia I 7 quale coperia feci baguarc di acqiia fredda due c Ire volte per glorno durauie la fermen- tazlone. Dopo seiie glorni dal lino eslrassi il liquore secondo 1' use comune, e lo irovai oUre ogni credere vigoroso,e del piii vivace coloritoj lal che a giudizio d' uomioi inlelli- gonii otienni un viuo raigliore , ed apprezza- Lile un venli per cento piii di quello che fece il colono all' uso comuoe con egual quanliih e qualita di uva; e questo vautaggio ccrto dcrivo dall'avcr irapedito I'evaporazione nicdiauie la coperia bagnaia di acqua fred- da, che fece I'uffizio di condensalore, e cou- servando maggior quaniita di vapore diede ua beueficio proporzionalo sul quantitalivo ; uc poco deve aver coutribuito alia raiglior qua- lila il tenere i grappoli sommcrsi uel mosio', Impedeudo che inacidissero. 11 vino poi im' bottato si e sempre raautenuto buono, spiri- toso c colorito, coutro il consueto degli anni Iautcriori, aci quali al primo caldo sraontava di colore, e perdeva di boula e sapore. M* questo, come dissi, non fu che un csperi- meuio imperfeito, a paragoue del melodo che »on per esporvi. I ' II fogllo TiciQese al n. 19 in data di Pa- rlgl del 25 aprile avvisa come si va prona- gando per lutta la Francia il uuovo meioda di viniticazione di madamigella Gervais mi- gliorato alquantodal siguor cav. Burel capo baitaglione del Genio, Ingegnere in capo del Dipartimento He'rault in Francia, ' Pare che i meiodi dei signori Gervais, Ka- vel e Burel sieno staii di confronio presenlati al Goveruo Sardo per cuenere un privilegio esclusivo in quegli slati. • La palma della vittoria fa decisa al cav. Burel , giusta i termini della regla pilente accordatagli da Sua Maesia Sarda. Dalla qua- le risulta; i. che 1' apparecchio del signor Burel e meno dispendioso e piii esailo di quello proposto da madamigella Gervais, non esigendo quello del cavaliere che 1' opera di una persona a raccogliere e coadensare mag- gior quaniiia di vapore. 2. Che si ricava dal- r uva in confronio dei metodi comuni un auraento del 10 per 100 in quaniiia, e del 17 per loo in qualita, e che anzi vi sono processi verball che danno un aumento assai maggiore. 3. Che 1' apparecchio a cio neces- 9 sailo olue ii vantagglo d' esscre di coslrii- z'lottc perfeliamenie soJida, semplice , ed eco- notuica, puo farsi da qualsiasi falcgnaruc, ed e di lenuc coslo. 4- CIi' esso e sicuro da ogni aUerazione per pane dell' aria fissa ( gas acido carbouico ) (*) prodolla dalla feruienia- zione; e puo servire per piii auui. 5. Che puo essere pratlcalo da ognuno seuza limore di pericolosi accidenli, specialnieme se si abbia la cautela di scegliere i tini di buona e sollda costruzione. Da luiio questo jbo liailo coguizione per proporre ai proprietarj di questa Proviocia il seguente apparecchio , dal quale certo si avrauno i piii uiili risultamcuii. I. Si faccia al liuo uu copcrchlo fisso nella guisa che si fissano i fondi ai lioi raedesimi; ma per usare un risparmio di Icgnarae si preudano quatiro assi due lunghe ( vedi figU" ra i: r, alire due fig. a; 2), le quali unite (') Si puo a piacere Irnrre profitto dell' acido carbonico che si sviluppa ia questa opera/.ioue si per gli iisl doiuesli- ci, chc medicinali; p. e. fare il vinetto; una specie di acqua acida da impiegarsi invece deiraceto; inolte acque niinerali trlificiali siniili a quelle di Pojo, Reco?ro ec JO in clrcolo formiuo 1' aperlura seguaia B. que- slo coperchlo adaiiisi al lino ( fig. 5 ). 2. Si faccia uu leLijo composlo di quailro. parii luugo e iargo quaulo e 1' apertura sud- deita, nia die abbia le sponde alie dalle once cinque alle sei, ovvero pollici died incircaj si faccia a queslo lelajo vin fondo di lalta , che si alzi per formare le sponde di esse telajo (fig. 4) eppero capace a cou- icnere perfetlameute 1' acqua. Sia esse lelajo armalo tiaversalmenie da traverse di ferro , od anche di leguo nel jfondo, e in uu au- golo si faccia collocare c uella lalta saldare un lubo che abbia circa un pollice di dia- raeiroj ( fig. 5 ) alto pollici dieci. Si faccia una, Laiiuta alle sponde del lelajo lulto aH'inior- no, accio possa enlrare coniodamente nel- r apertura quadra del lino, e slarvi fcrmo iu Laltuia,' quesio e il condcnsatore. 3. Una canna di latta bene saldaia (fig. 6) s' innalzi verlicalmeuie, e ripiegbi perpendi- colarmente: questa canna deve imboccare il lubo (fig. 5) per irasportar 1' aria fissa. 4- Una grata (fig. 7) si formera di vcrghe di legno grosse circa un pollice cadauna, II eon clue piccole assl larglio 5 poUlci, e luughe 6 meno del diamelro dclla lina; ecco luito r appaiecchlo che vi propongo, e che mi accerta di luUa 1' ulilila nella coufezlone del vluo, come souo a dimoslrarvl. Faiia la vendcmmia con tutie quelle Luo- uc regole tanto racconiandate da mohi, che hanno scriito su qucslo proposito, si lascloo le uve due o tie glorni in ammasso, iudi si pigino ben bene, poi si passino iiel tlno predisposio come si e deito, avveriendo di uon empirlo piii di quailro quinii dclla sua altezza; si ponga 11 grallcclo (fig- 7) sopra il mosto segnato DD. si a"gluni'auo iravcrsal- menie le 4 verghe E, EE. E. sopra quesie si pongano le assl F. F. assicuraie con quaitro punlelli fermati ira 11 coperchlo del tlno (fig. I, I, 2, 2)le assl medesime, cosi 1 grap- poli saranno obbligaii a star sollo 11 raosio. II giorno dopo prendcte 11 condeusalore , c con esso lurate 11 tlno, emnlielo nella sua capaciia di acqua frcdda, e siccome In questo tempo comlnccta la fermeotazloue, potete mei- lere al lubo (fig. 5) la canna (fig. 6) asslcu- ravidola airimboccaiura cou fill di canapo 12 [Oslo clie ]a vedreie all' estremlta goccloJare j e SG volcte raccogliere 1' acqua saiurata met- leie tma botliglla di vetro all'imboccaiura della canna, se volete far il viuetio, od al- ire acque economiche o mediclnali fate che essa canna s' inimerga in un secchio di ac- -cjua pura, la quale per un rnese lenuta iu camlna o in altro luogo,Ia cui temperatnra lion sia piu di 16 gradi, rie nieiio di dioci del tcrmonietro di Reaunsur avrcte un liquo- re , che vi terra luogo d'aceto; avveriendo pero in lal caso di lasciare in questo tempo 1' acqua a! contatlo dell' aria. Che se voleic fare il vinciio, versaie nel tino il secchio di acqua itnprcgnata di ga^i acido carLonico , iinitaniente all' alir' acqua, die soleie geitar sui grappoli, che reslano nel tino, dope estraito il vino, che ne avrcte un vinetlo, o visena migliorc assai che coi nielodi finor praticati. Avvertiie pure che quando comincia la fermenijizione e mestieri turare tutie le fes- sure e coramessure del lino con terra creia, o stereo di hue mescolato al gesso di presa, o calce, onde nou esali porzione alcuna di spirito, clie sempie tornereLbc in discaplio della qualila del vino. Pel corso di sei o selie giorni aliro non occorre, che csservare quando 1' acqua del condeosalore prende una temperatura calda, per camLiaila. In flue a quesio tempo esliaete da qual- clie piccolo Luco praiicato nel lino un bic- chier di llquoie , o sc questo esce limpido e tiepido come il latte , eslraeielo, ed imbot- talclo. Questo processo e applicabile ancor alle boiil. Quanta parte il condensatore abbia si nel- la magglor quanliih , come uella miglior qua- lila del vino si puo arguire auclie dai due seguenii eserapi. 1. Quanto un lanibicco ha piii grande il rinfrcscatore, e quaulo piii fiedda sopra si manienga 1' acqua, lanlo luaggiore e migliore c il piodolto di spirlto che si oiiiene in quesla chimica operaziouc. 2. Una piguatta ermeilcamenie chlusa con coperchio concavo , sopra cui si raantenga fredda 1' acqua, per boUlre che faccia, non isvapoia nienic dell' umore che racchiade, 14 c da la earns, ed il brodo assai saporlil; nienire una pignaiia die bolle scoperia, od auche coperta senza condensaiore evapora la m5j»Hor parte di cio cli'entro vi LoUe, ed e quindi mesliere rifondervi 1' acqua a plu rlprese, con dlscapiio dclla niiglior pane nuirlliva. Queste due famlgliari esperlenze doveano- per se sole fare avveriiti gli aticuli agrononii sulla necessiia di un condensaiore alia ini- glior confezlonc del vino; ed il niigliore ef- fetlo ha corouaii i lor teutalivi. 11 vino in questa mauiera falto si carica maggiormente dclle paril coloranii, rimane piu chiaro , liene bene in dlssoluzione i suoi principj , e quin- di lascia pochissimo sedimenlo allorclie si iravasa, riiiene luiio il suo spiriio; e si con- serva piu anni, ue paiisce punio nei irasporii. Al conirario il defunto signer C. Dandolo. uella sua enologia parte 2, pag. 83, Sez. 4* dimostra die col niciodo di far il vino fi- iiora usato si ha la perdita del i5 per cento in sola evaporazione, senza calcolare i dan- ni della minor durala, del minor prezzo, e della peggior qualiia dei viul medesiuii. i5 In oltre dai vini falll col meiodo della con- dcnsazloue si ha pure quesi' altro profiito, che le viuacce danno, lambiccaie , magglor quantita di spirito (alcool) e se s' impicgano a fare il vineito, ricsce questo assai piu spl- riloso e saporiio. Prima di por fine a questa memoria, credo tho non sara discaro che io raccomandi quei canoni generali per far oiilrao il vino, dalla trascurauza dei quali vidondano gravi prcgiudizj tanlo a danno dei proprietarj , che degli acquisilori. Omettero di parlare delle qualila dell'uve, e dei terreiii, e del clima piii alle viti adat- li, del iratiamcnio siesso delle vigne, esseu- do questc raaicrie slate da chiarissimi tral- tatisli svelte, e posie in chiarissima luce, ne mancando omai di tali cognizioni i me- dcsimi noslri viilicij piutlosto di alcuni altri oggctti non cgualmcnte conslderati io par- lero , e primo della cura che si ha ad avere per mantencr in huon esserc i vasi vinarj , c tutii gli attrezzi necessarj a far il vino. Un buon agricoltore, o fattore, o proprietario air avviciDUrsi della vcuderaniia deve visitare l6 )e line, le tltiozze, lo boiti , ed osservar se quest' uliime sieno prive tli caliivo odorc: p. e. del tanfo, del secco , deila muffa, e so sgraziatameniG trovl quoslo danno, il migliur riniedio a suggeiirc e quello di darle al fuo- co, o di serbarle a lull' alu' uso che a quel- lo del vino {*). Se poi sleuo eseuli da simile deirlmento , prima d' impiegarle a ricevere il nuovo vino si laviuo beu bene con acqua calda, si spazzino, e si rilaviuo piii voile lasciandole poi, prima di adoperacle, riasciu- gare all' aria. Se e mesiieri facciansi baliere i cerchi per rinserrarle. Se fosse liraore che le doghe delle bold gemessero, fatevi bruc- ciar entro una tazza d' acqua viia dclla mi- gliorcj questa operazione fa gonfiar Ic doghe e lascia il carbonico dello spirito di vinOj che in tale circostanza e ottimo. C) Tra i niezzi di torre alle boui il cattivo odore e I'uso deir acido solforico; il quale ha la proprieta di distruggere tuUe le sostanze vegetabili (com'e la muffa) e le putrefatfe che guastano la bolte; e di piii carbonizzando, per la siia affinita coll' ossigeno, e coU' idrogeno, 1' interna supcrficie delle botli, reca vantnggi a!la couservazione del viao giJ aoli, e calcolati. '7 ■ !Nel lavare le bold ail acqua hollenie sa- ra bene aggiugnere due buone mandate di foglie di pci'sieo, ed una raezza llbbra di sale comime, e poi turala la boite si dime- oi in ogni senso , poi si lasci sgocciolare ed asclugare come si e detto, e finalmente si pulisca bene inleriorraenie. La slessa opera- zione si faccia alie belli nuovcj raa aggiun- gcndo 4 once di allunie di rocca. DELLA VENDEMMIA. ■ Qiiauto alia vendemmia convieu cogliere il puuto in cui. 1' uve «ono alia perfeila raalu- rlla, perche aniicipando, o posticipando, il vino manca del suo vigore o iroppo acido riuscendo , o troppo svenulo. Male percio si avvisano colore , che credono non essere mai troppo lardo il vcnderaniiare, perche sebbene si avra, troppo differendo, un vino plu dulce, Dol si avra pero tale, che resisia al tempo senza smoniar di colore, e perdere di spiri- to. Percio il signer Burgeris , dopo replicate esperienze consiglia allrui di far due ven- demmie, cogllendo cioe prima le uve pre- mature, e poi le alire che sono plii tarde a maiurare. Ne tale praiica deve rlpuiarsi, come puo semhiare a prima giunta, impor- luna e fasiidlosa, poichc aczi a chi reuo osserva, olire 1' vitillia clie lidonda dal cogliere tutte le uve quando souo alia vera matiiriia, si iia minore dispeudio, poieudosi fare in lal modo la vendemmia dalla sola famiglia, senza Lisogno di cliiamare in ajuto inercenarj , che oltre voler essere pagaii ed alimentali, por- tano anco via molta uva alle loro case. L' uva poi vuol cogliersl tagliando il grap- polo vicino ai grani, sicche non reslino unite fogiie o pampini , die no>i servono die ad inacidire il mosioj e il piu che si puo nion- dar si deve dai grani guasti od acerbi. I segni piii certi pel tempo di veudemmiare sono i seguenti : 1. Quando cominciauo a cadere alcune fogiie dalla vite, perche quesio e indizio €he ii siigo nuiritivo ha cessato di scorrere per la pianta, e percio non potendo piii averne I'uva, e giunta alia sua raaturita. 2. Quando i ganibi dei grappoli ingialli- scono, o si fauuo scuri. »9 5. Quando i grappoli non sono pih atlac- caii rigiclamcnte alia vigna, ma si fanno peudeuti. 4* Qwaudo i graui facllmente si staccano dai grappoli. 5. Finalmcnie quando alcuni cominciano ad appassire. Le leggi sii questo proposito in vigor© proveggono, e vcro, perche non si aniicipifuor di ragion la vendemmia; ma non proveg- gono perclic troppo nou sia ritardata^ il buon agricoltoro, si terra alio regole stabi- lite, e nel caso di bisogno invochera I'anti- cipazione. J\on c pur cosa da trascurarsi, il procu- rare cbe la vendemraia si faccia in tempo asciutlo, e quando 1' uva sla staia dai raggi solari bene asciugata , sc si vuolc cbe il vino liesea pia spiritoso e colorito. I grappoli poi Sri Iianno a tagliar colla foibice non -colle falceiie, perche tagliandoli con quesie e inevitabile cbe nasca una scossa, la quale fa cadcre i grani maiuri, Ammassaia I'uva come si e detlo, facciansi bcu lavare i piedi ai pigiatori, e diasi a pi- 20 giar prima quella di migilore qualila, e piii matura. Questa operazlone, se iion si hanno macchlne a cio desilnate, si faccia co' piedi calcandoue poca alia volla in un leclpienic non molto grande, che cosi riuscira meglio. Sc avete dell' uve di bassa qualila, poco mature, o flagellate dalla gragnuola , e volete Irarre il viuo da qucsie sole senza unirle ad alire di migllor qualila , potreie oiteuerne un buou vino aggiuugendo sei once di spirilo di vino, e due o tre libbre di zucclicro ogni nia- stella, e sollraendo il dieoi per cento dei grappoli nudi dalla fcrmeniazione; che benche dovrete percio iucontrar qualche spesa, que- sta vi sara abbondantemeute compensata dalla niiglior qualila di vino che ne avreic. La fer- meutazione vuol essere pronta e tumultuosa, sc ha il viuo da riuscire perfeito; se e troppo leiita il hquido troppo tarda a farsi chiaro, se troppo precipitaia uon da il tempo mate- riale ad esirarre dai grappoli e dall' uve parte coloranle ; uon deve durare piu di 7 giorni, come si e deito, qualora le uve sieuo ad una temperatura uon minore di gradi 120 non tnaggiore di gradi 16 di Reaumur. ^f Se pol vl fosse chi bramasse farsi liria boiie dl vino prezloso e di lusso, potra colle noslre live farlo paragouabile al Bordeaux, all' All- cauie ec. segueodo Ic pratlche seguenti. Dopo falta la vendemmia nel mode ludi- calo scelga non piu dl 5 o 4 qnaliia d'uva cioe versamino, barbara , vernaccia e S''^H'" pello, frulto di planie vecchic cresclute in terren monluoso^ sia piu largo coll' live di niigllor quallla, le faccia cogliere con dili- genza, percbe non si schiaccino; le ponga per otlo giorni distese all'ariaj al qual uopo si potra sotto una loggia metiere dei pali drilli couiro il rauro distant! 7 in 8 piedi V uno dalFaliro, con due o tre piedi di scarpa j ia luiia la luugbezza del pali si ficchino del plc- coli cbiodi arrampinati disianti otto polHci r uno dall'altro, e preparalo del fil di ferro o di ottoue coito al fuoco, per farlo plii arren- devole ed atlaccaudolo orlzzoutalmente dai chiodi di un palo a quelli deH'altro, dall' alio al basso dei pali medesimi, porreie i grappoli a cavalcionl dl quest! fill di ferro per farli asciugare, e cosi 1' opera riuscira meglio cho in qualsiasi altro modo; i.perche I'aria ascluga 32 I'uva da luil6 le parti, e quludi non inarcisce uella pane con cui posa sui rlposiigllj 2. per- che si occupa piccolo spazlo per dislcndere ed asciugare inolla uva. Rasciugata cosi per otto giorni fatcla pigiar beu bene, passatela indi alia tiua disposia come sopra, pigliate poi alquanio di mosio e scloglieievi tre libLre di zucchero ogui cento libbre d'uva, clie fate fernientare, e sciolto che sia versaielo entro il lino. Preparate dopo un palo di leguo grosso 6 pollici circa, c lungo da 10 in 12 piodi, nella cui piu sotiiie estreniita farcte fare uu huco, in cui passi una cordicella, che attaccherete ad uu forte chlodo pcrpen- dicolare al centro del lino , per lenerlo sospeso j dalla parte opposta del palo vi pra- licherete qualtro buchi in senso contrario, alia distanza 1' vin daH'ahro di sei pollici, in ciascuno dei quali ficcherete un cavicchio di legno lungo da 10 in 12 pollici, si che ne prominino da ogni parte pollici tre. Questo ordigno calato nel modo sopradetto eulro al lino sia faito girare attorno attorno da 5 uo- mini gagliardi, sicche si rimescolino bene Je vinacce entro il lino per ire ore di seguito; 25 iodi si chiuda il lino seguiiaudo 1' opera col mezzo della descritta condensazioue. Procu- ratevi fraltanlo una bo lie di querela, che non abbia catiivo odore , alia quale fareie le pra- liche sopra amiunciaic, e meglio 1' inverui- cereie al di fuori con terra d'ombra, accioc- cbe il legno non lasci traspirare lo spirilo che il vino conliene ; il quale come sara chiaro cslrarreie dal lino, e ne empireie la Loiie a quallro qulnii, lurandola leggermeiue. Succedera la secouda fcrraeniazione leggera, die sempre ba luogo nei vini imboitaii , per- cto o^ni lo giorui rifonderele la bolie con vino della piii scelia qualiia , sicche cessaia la secouda fermentazione sia picna la bolie , e ben turata. Vuolsi che le caniine siono sane ed asclut- te, e che si iravasi il vino alia consueia siagione. Quanto a questo vino parlicolare poirete lasciarlo nella bolie i5 in i6 mesi , dopo i quali saia bene, che il vino si ponga in boiiiglie di grosso vetro , che si oiiure- ranno con dillgenza ; e quanlo questo vino sara piu vecchlo, piu diyerra prezioso e ri- cercato. /y x> ^ J3 k z^^- ->. 1 1 ^ ■J 1/ ^ i^E IL ^^ L ■1 — !i^-'tU"M:^ J-rx TEC di IJre^etri i58, 4^ (a) TEMPEEPARTI Medi Massima 0) c " o 5j "^ STATO DEL CIELO o -2 OSSERVAZIONI METEOROLOGIGHE fatte neir Anno 1822 al Gabinetto di Fisica dell' Imp. H. Liceo di lirescia elevato sojna il livello del mare metri i58, 42 (a) B ALThZ^A 111:1, l!\l;()Mi:ili(i KIDOTTA ALLA TEMl'EEATLRA DI ZERO '% TEMPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TEBMOMETRO IN 80 PARTI STATO DEL CIELO ; al Icvarc dd Sole, al mczzodi e il. azioni baioiacliiclie fallc pel coiso d vulk- al (a) La difTercnza di livello si i trovata per mezzo delle m (i) Per cagione di temporali. lare del Sole. II termometio poi e poslo, come ncgli anni precedenti, ad una fineslrn a Nord-ovest alzata metri 7 sopra il socio. COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA PER I, ANNO M D C C C X X 1 1 1 . BRESCIA PER NICOLO BETTONI M. DCCC.XXIV V^almamenle osservo , prestaulissimo Sig. Conte I. R. Delegate Consiglier di Governo, zelanlissimo Sig. Couie Podesta, uditori uma- uissimi quauii siete, otllmamenle osservo ud celebre Politico ( Thillot ), che quel Prlocipe solainente ama la vera sua gloria, che fa fio- rir ue' suoi Siati le scienze e le leitere^ dap- poiche, come disse Orazio, le Muse sempre sono grate, e relribuiscono ai Grandi i beoeficj che da quelli ricevono. E a dir vero per lacere del vautaggio , che recano ai Regni col torre dair ozio una grau parte d'individui, ch'esse dolcemente, luiraliengono, metteudo riei loro aninii il dolce amore dello studio, per cui gli spirill piu elevati, capaci di porre gli slati in confusione reslano infreuaii, e disposti alia debita suggezloud, come la storia di lutti i tempi abbastauza dimoslra, le siesse passioni indomiie degli uominl con nlun mezzo migllorc si animansauo che coliivaado le sclenze, senza il quale studio la giovenlu piii nobile si perde in coltivar siolli amori, iu coulinuare inlmi- cizle, in frequenlar crapule, ed iu compiaceisi dei piu ridicoli traltenimenti. Ma sono forse quesii soltanto i vantaggi che veugono aU'uma- ua socieia dagli oitimi siudi? Oude prendono le arti il loro incremento ? Onde 1' agricollura, il cornmercio, le manifaituie la lor perfezlone? Nou e forse dalle scieuze colilvate, incorag- giaie, e protetle? Onde sperauo lode e gloria le nobili maguauime generose azioni? Non e forse dalla sloria , dalle leltere, e dairard belle? Ua che vengouo le cilia nobilitate, decoraie, abbelliie? Nou e forse dal concorso di molti nobili, ed uiili sludj ? Per qual ma- glco incaniesimo cesso nell' Europa la cruda e sanguiuosa barbaric dei mezzi tempi? Nou fu al ricoinparlre sul uostro orizzonie del benefico raggio dcile oiiirue discipline? Won le veggiamo iu due sole eta pei nobili sforzi dei veramente Grandi Pieiro e Calerlna ele- vare la nazlon Russa, prima incolia e feroce, al livello delle plii incivilile dell' Europa? Peri rjuesie raj^ioul, o Slgnori, i Monarclil che aspirano al vanto di padri dei popoli sempre incoraggiarono, e proiessero ogni rarao del- J* umano saperc. E come dolce suona ancora nella bocca di piii ragguardevoli nazioui Eu- ropee il nome di Maria Teresa, c di Giu- seppe secoodo, che con lania cura promossero le leiiere c le scienzs iiel loro vaslissimo irn- pero! E come gloiioso suonera per tulii i secoli avveuire qucllo del generosissirao lor discendeme, e nostra amaiissirao padre Fran- cesco pRiiwo, che a (ania perfezlone porio il piano della pubblica educazione da loro in- cominciaio e promosso? Egli provvide che uessuuo de' suoi sudditi di ambo i sessi re- slasse privo di una islruzione confacevole ai suoi bisognl, ed alia sua condizione j e le piu elevate discipline poi , riservaie allaclasse piii agiata della societa, ed ai piu svegllaii ingegni, ha cosi ampllaie e perfezionaie, da prepararsi col loro mezzo suddiii fedeli, ed uiili alio siato, e inesaurabili fonii di prosperita na- ziouale. ■-je Provocaio da cosi generose e sagge luisure rjucsio Aicnco, che sotlo la pioiezioue fiorisce deir Augusto di Lui Fratello il Priocipe Raineri, nostro benamato Vicere, raddopplo uel corrente anno accademlco il suo fervore per corrispondere nel modo a lui possibile alle grandi mire del raagnanimo nostro So- vrano. Dal succinto ragguaglio che io sono per farvi dei varj lavori dei noslri socj, voi giudicherete , o illusiri Magisirati, se dica il vero. LETTERATURA Aoche in quest' anno le Muse rallegrarono le nostre adunanze, e in varie fogge vestite; diletiaronsi di far vaga moslra di se, provo-. cando i plausi di quegli stessi, che piu riirosi parvero a riconoscere il legiiilmo loro impero sulla mente e sugll affetti deH'uomo. Prirao a comparire nell' arringo e slalo il socio Sig. Professorc Arici col suo poeraetlo sul Carapo-Santo. Quesio patetico argomento, dopo di aver messo alia prova i celebraii ingegni dei Gray, dei Foscoli, dei Pindemonii, 7 ner tacer dt alcuui altri, parea cLe per ogui parte esaurlto, plu noa offrisse alia fantasia ed al cuoro materia, onde trarne immaglni luicve , e dllicail nuovi sentlraenii ed affetii; pur3 11 nosiro Ariel senza coplare veruno di que che lo preeedellero, ha polulo arrlcchlre d' in nuovo carme sepolcrale la poesia italla- na che se cede nell'lmpelo e neU'entusIasmo a cuello del Foscolo, lo supera uel pateilco e In [juel regolare avvlcendarsi degli affetti or reli^losl, ora raallnconlci, or affeituosl, secondo che 1' aninia calda si arresia a medliare o le verlti plu auguste e consolantl della religloue, o la nilseria del nosiro essere quagglu, e 11 raplco corso dl quesla vita passeggera, anzi cffimera; o i cari vlncoll dalla morte infrantl , che cl nnlvauo a quegli esscri ainaii, le cui ceneri sianno aspeltando di ricomporsl nel grjn glorno del Siguore. E quale scuola di saia morale non e sotto la penna dl Arlci il Canpo- Santo? Non va egli pensando quanli gen^, che per mancanza dl educazione non poie-ouo svllupparsi , e far nohlle mostra di se nel nondo, come ha fatio 11 Gray nel suo Cimtero di Campagnaj nia si bene , com' & fuggevole la viia, come vaui rende la morte lulti i progeitl di ambizione, di avarizia, di volutta che van gli uomlni formando , quasi fossero per durare eiernl su questa terra sira- niera; come tuito sparisce , fuorche la viitu, che segue 1' uomo nella toraba, e di la dclla lomba sino nella eternita. Con qual arte joi non va egli variando il suo poemeilo or cola descrizione del maestoso edlficio, e dejli ameni viali, or con quella del tempio Augu- sto, che colla sua fantasia gia vede compiuo, ed adorno dei simboli piu cari delle nojtre future speranze? Con qua! maestria non sa egli avvivare diro cosi coll' anima sua poaica gli oggetli medesimi, che descrive , sebbene parrebbero ritrosi ad ogni poetico coloiito? Ma gia questo, voi lo sapele, e il caraiere della poesla didascalica del nostro poeta, di cui il Campo -Santo, se e una delle piu beV.e testimonianze, non e pero ne la prima , le la sola. Ne io v'interterro della varieta, spoci- taneita, concinniia, e dolcissima armonia iel suo verso, si perche di questa sua particdar dole bo avuto a parlarvi piu volte, e piii ancora avendolo gustato col vostro sense, io 9 nulla pouei dime, cbe uon fosse dl grau luHga inferiore al dolce incanlo, die ne aveie provalo. Questa e magnanima vendetta del no- siro Ailci cogl' iuvidl detraitori delle sue doll singolari, obbligaili a un vergognoso silenzio col dar sempre migliori produzioni, che lesil- fichluo al iiiondo letieralo la squisilezza del suo buon gusto, e il sublime sentiraento i ch' egli ha formate del bello. Del qual bello nelle Arli amcne , e spe- cialmenie nella poetica facolia aucbe nell'anno corrente ci ha con dlleiio inlratienuti il socio ' Sig. Ab. Rivaio leggendoci la seconda parte I del suo poemetio didascalico su tale argo- I raento. Nella prima parte cbe ci lease 1' anno ultimo trascorso egli indago la natura del bello, ue determino 1' idea , che come quella che dalle ingenite propriela delle cose deriva , diraostro dover essere uecessariaraente im- I mutabile. Parlo in appresso delle principali cagionl , onde gli umani giudizj cosi vanno diversi intorno al bello. Mostro poi quail sieno le facolta dell'aniraa, che piii iuflui- scono alia formazione del bello ideale , c come voglioao queste essere per V educa- It) zione accrescluie o perfezionaie j proponendo per uliimo grandi modelli greci, lallni, e ita- liani, nei qiiali si vedono con mirabll modo poste in pratica le teoriche da lui dichiarate. Kella seconda parte, menlre coucede che nelle filosofiche investigazioni, le quali si at- tengono alia pura verith, non vuolsi prescrivere alcun limite all' inielleiio; fa couoscere d' allra parte nou potersl tanto allargare il campo nelle facohh subordinate al buon gusto , il quale giunto che sia a ccrto grado di natu- rale perfezionamenio, a chi lo voglla aftinar davvaniaggio nelle manl si guasta, e imbastar- disce ; a preservarsi dal qual difetto ci sug- gerisce, quale, se non uuico, ottimo rimcdio certamente, la imitazione. E perche non vl sia chi a male travolga la sua senienza ei dice che consiste non nel legarsi servilmente ai classici autori, in mode di seguirne devo- tamente le imagini, le frasi , le parole, e T ar- goinento, come fecero in Italia con grave danno delle lettere i Petrarchisti; ma solo neir apprendere da loro a rlirarre e perfe- zionar la nalura, seguendo poi il llbero Im- pulse del proprlo ingegno ; e colla sloria di f I tutii i tempi gli e agevole il dimostrare, che per quest' unica via s' ingenero e crebbe in Italia il buoD gusto delle lettere e delle arti, che venue comuuicalo da qnesto fortunato paese alio altre viclne nazioni j come per lo conlrario, che il gusto del bello veiinc meno anche fra noi, sempre che, quasi sazj gl'ingegni di questo salutar uutrimento, si abbaudoDarono a uii certo spirito d' insubordiuazione, e di novita, per cui fu dimenticato lo studio degli anti- chi maestri. Dalle quali dottrine giustissime del nostro socio appaiisce che il bello egual- mente si rifiuta al fieddo pedante, che piu alia corteccia, che alio spirito si aitiene dei classici scrittori, ed al temerario, che super- bainente sprezzandoli , s' immagina d' aprirsi una novella via per ispaziarvi colle sue fan- tastiche strauezze a capriccio, qual puledro indomito e selvaggio; e qui ogouno subilo ricorda i delirj , e le ridicolaggini, in cui venoero a cadere gli scrittori del secolo de- cimo setlimo. Ma se il Sig. Ab. Rivato va informando le animc alle piu squisile sensazioni del bello , il Sig. Cav. Francesco Gambara le scalda col 12 sublime, calzando 11 colurno. Inloroo al meriio di qucsto illustre nostro socio nella dramma- lica ho avuto plii volte negll anni andaii a favellare, e con quella llberta che la dolce amicizia di questo letterato mi concede, con disslmulal all' opportunita quegli stessi leggeri difciti , che in mezzo a mohe bellezze a me parve di poier rllevare. Quesi'anno egli cl lesse una nuo7a tragedla iniitolata // Germanico. We perche una di simil nome comparve alcuni anni fa sulle scene di Parigi, e vi fu anzi cagioue di tnmuhi in modo da raerllare I'ani- madverslone del Governo, creder si dee, che quella del nostro socio per nulla sia somi- gllante alia raedesima; dappoiche Y autor fran- cese non tolse in prestito il nome di Ger- manico , che per fare delle allusioni affalto impertinenti alia vita, ed alia morie di quel celebre guerriero, che destinato era a suc- cedere a Tiberio nell' impero di Roma. II Sig. Gambara non si e allontanato nell' intreccio del suo Germanico da cio che intorno a lui ne ha reglslraio la storia , se non quanto 1' arte richiede per fame un' azione iragica e iuie- ressante. I caratteri sono siorici, c nel me- i5 desimo tempo anche poeilclj dappoiche in Gerrnanico tu vedl uu giovane guerriero forie, inagnanlmo , generoso , sincero; un marito lenero; un padre affetluoso j uno sprezzator dei perlgli, ed un nemico della dissiniula- zlone , e della doppiezza; cui fa conlraslo il caraliere perfido, invidioso , disslmulaiore di Pisone. In Agrippina una raairona Romana , che sa dl essere nepoie del grande Auguslo , e moglle del plu valeuie della famiglia impe- riale , lenera madre , e moglie amorosisslma; al quale caraliere e coutrapposio qnello di Planciua donna ambizlosissima, superba, in- vidiosa, crudele, e vendicativa. Da questi ca- ralieri che sono i prlncipali della iragedia ne viene ua intreccio iuteressantlssimo , che liene gli animi sospesi tra la sperauza, che la lealia e la gcnerosila degli uni, e il limore, che la perfidia e il iradimeuto degli alirl,sla per trion- farej I'esiio e quale dalla sioria si sa; cioc Ger- rnanico e proditoriamente avvelenaio da Plan- clna, e da Pisone, non senza il sospcuo, che la iniqua irama eslenda le sue fila sine a Pioma, c nella siessa cone del geloso, e sospeiioso Tiberio. La Tragcdia e condoila con niolia '4 maestria , ed ha la essa di belle situazloni, di vaij incidenii ohe lengono T oziooe viva ed aniraata, splende qua e la di luminose seulenze, e 11 verso e jser lo piii uobile e sosieuuioj e se rltoccandola 11 dollo autore ue corregga la alcuai luoghi la dizione, e lo sille, qualche volla basso e trlviale, noa dubiilamo noa sia per rlusclre una delle piii felicl produzioui della penaa del nosiro Tragico; come assi- curano i plausl, che ella riscosse quando fu la prima volta rappreseuiaia sulle nosire sceoe. Sulle quali noa sa Iniendere 11 socio Sig. Pagan! perche non abbiauo ad esscre aggradite auco le tragedie ronianllche del Sig. Alessau- dro Mauzonl nosiro socio d' ouore, nelle quali splende II bel pregio della vlolazione deiruniia di tempo e di luogo, e starei per dire anco r uniia sia d'azioue, come vogliono i Classi- clsll, sia d'affetio, come dicono i Romanti- clsd; ne puo darsi pace che in un secolo di lanto lume, quale, secoudo 11 Sig. Pagani, h quesio nosiro, abbiasi in Italia a rifiutare una foggia di poetare che vlea d' oliramouii , solo perche si scosta dalle iracce segnaie da Eschilo, da Sofocle, e da Euripldc. L' Italia e uazionc i5 cortese, cbl uol sa? Ma non ha veramenic avuto inai iroppo a lodarsi nello opere di buou gusto di aver preso a modello altri, che i greci, ed i lalini. Chi dcturpo I'oraloria, e ]a poetica presso i Romaui, se uon gli Spa- guuoli, che venuli da Cordova , pingue quid- dam sonantibus, atque peregrinum , come fino da' suoi tempi dlceva Cicerone, sosli- luirono alia gravita dclle senteuze 1' arguzia , e le bene equilibrate aniiiesi; e alia digniia e o^slita della Musa Yirgiliana la petulante gonfiezza dei Seneca e dei Lucani ? Non fu- rono gli stessi Spagnuoli che co' loro con- celiini, irassero fuori di via un' allra volia gl' Iialiani? Certo i Marini trasportarono dal Tago quella ridicola merce , che imbraiio per quasi iniero un secolo il Parnaso ilaliauo ; e dalla quale non ci saremmo liberati, se uon fossimo riloruaii ai fonti del buou gusto, i Classici grcci e laliui. Ma la dotia uazionc inglese si diletia del suo Sakespear; e la dotia nazione italiana ammira il Sakespear pe' suoi tratli sublimi , e lo disprezza per le sue ridi- colaggini, pci bassi c iriviali suoi modi; ed al Caos le soniiglia nell' aito che si andava la luce i6 dalle leneLre svlluppando, che ora vorilci di tenebre voJgea, ed ora di luce, la quale doveiie parer tauto piii viva, quanlo maggiore era il contrasto della notte eterna , cui succedeva. Ma per venire alia romantica iragedia, di cui iniende il Slg. Pagani di favellare, e nella quale, com' ei dice, con lode il Sig. Manzoni evilo le bassezze di conceito e di stile , in cui spesso cadde il tragico inglese e lo siesso Iragico tedesco lo Schiller, fo qui non ripe- lero quello che al medesirao Sig. Pagani ■«os- servai altre voile iutorno alia iriplice unita , non da Aristoiele, o da qual sla altro doitore prescritta j ma dalla naiura slessa di queslo genere voluta. Ne circa i pregi letterarj del Sig. Manzoni sara chi punto discordi dal Sig. Pagani , ne dalle profonde osservazioui ch' ei va facendo intorno ai caratteri dell'Adelchi, ed al politico, al paietico, e al morale, che per tulta la iragedia e sparso. Di luite quesle cose ei disputa da quel doito conoscitore ch' egli e, e ci duole soltanto di non potere con lui convenirc nel credere, che sarebbe utile al teairo iiallano imitarc una volta il tealro tedesco cd inglese, perche a me pare »7 che dopo di essere noi glunli, mcrc^ il grande Alficri, alia grcca pcrfcziouc in quesio geuere, sareLbe cortesia riprovevole il loruare a bam- bologglar con quclli die cominciano, invece d'invifarli, cd inanimarli dall' alta vctia, a cui siamo glunil, porcbe anch' essi ne guadagnin salendo la cinia. E quaiido parlo d' Alfieri non iniendo gia cbe i iragici ilaliani abblano a scguirlo uella scelta degli argomenli, poiche non voglionsi quesii confondere col modo , come pare che abbia voluio far credere il Si". Pauani nella inlroduzione al suo discorso. La queslioue non e, se ognuno che voglia fare una tragedia abbia a scegliere per suo sog- geito un qualche tiranno da rendere odioso ( il che pero non serapre fece lo siesso Al- fieri )j ma se si abbia a condurre 1' azione con una infinita di accessor], che la incep- pano e la imbrogliano , disiraendo le menli dair azione medesima, come ha fatto uell'Adel- chi il Manzoni, che ora ti fa piangere sulla morte d' una regina ripudiala , ora ll fa fre- mere sul tradimeulo, e la perfidia dei grandi, che abbandonano Desiderio per darsi a Carlo, e per lauli incidenli distragge la lua atten- 2 zloue, che piii non li accorgi qual sia lo scopo principale cul inlenda il poeia; o se tiuio c quel che si dice, e quel che si fa abbia a condurre all' inviluppo, ed alio scioglimenio d' un' azione semplice ed una, giusta il pre- ceito d' Orazio ; Denique sit quodvis simplex dumtaxat ci unum, e glusia resempio che, dopo i Greci, piii di lulll i moderni ci ha dalo V Alfieri. Ma per abbandonare una materia, della qua- le ebbi iu queslo stcsso luogo alire volte a ragionare, e che pare omai decisa dal con- senso del dotti in Italia ^ e dallo stesso esito cattivo, ch'ebbero le roraantiche rappresenia- zioni sui nosiri teatii, passiamo a considerare un allro genere di romantica poesia, che il socio Sig. Prof. Nicolini ci lesse itallanamente tradotta dall' inglese di Lord Byron, vogllo dire il Corsaro. E queslo un poema in tre cauii dei quali il nostro iradullore ci lesse i due primi, preceduti da alcuni cenni intorno alia vita, al carattere, e al raodo di pensare di questo gran corifeo del Romantismo. Per nulla dire sulle stravaganze del carattere di JiOrd Byron, giacche stravaganze si sono ve- '9 (lute nella vita di poeti anche non roniantici, dlio solameule, che mi ha recato non poca sorpresa 1' udire dal Sig. Nicolini, che queslo iof^lcse, benche giovane, e fermaraente persuaso, che tiUli gli uomlni sleno catlivi. E ben ginsta b qucsia sorpresa per due ragioni: prima per- che chi nella foriuna nulrito, e ancor caldo di affetli per la eia, fa quesla calunuia a lullo il genere umauo, che non puo averlo gran fatto offeso , di crederne tutti gV individui catlivi, comincia dal fare la satira a se mede- simo, trasfondendo agli altri quello che sente di se; la seconda, pcrchc un poeta in tal guisa animaio toglie a se raedesimo tutti i mezzi per poler interessare e placere; giac- che il campo su cui si esercita la poesia sono i fonti deir oneslo e del giusto, pei quali , ajutando alia morale, cerca d'inspirare allrui i senilmenti di umanha, di pieta, di commi- serazioue , di raagnaniraita , di generosita , d'eroismo, di amor di palria, e in una pa- rola delle plu belle e piu care virtu. Ora uno che si convince esser tutti gli uomini per natura malvagi, si argomentera egli mai di poterli o richiamare a virtii, o confortarli so e correggerli nella difficil loiia che hainio a sostenere col vizio e colle loro passion! ? Cosi e; Omero che misurando gli uomini daU'auimo suo li credette plu buoni che rnalvagi, ne diede immagini vivamente espresse d'ogni virtu, e fino irovar seppe laudevole discolpa ai me- desimi rei; e Lord Byrou che tutti rnalvagi li suppoue, elegge per suo eroe un fiero Corsaroj a dlpingerci il quale coi colori plii neri della ferocia, del dispoiismo, della plu implacabil veudeita, dclla plii atroce crudelta impiega quasi iniero il primo camo, ed ha pur paura, che il truce, imperiurbabile aspeito di quest' uomo, nou oi melta abbastanza paura, che teme sempre di non avercelo tralteggialo a dovere, e si rliorna alia sua tavolozza , e qualche piii nero color va mescendo, per fame piu risen tlti gli orrlbili delineamentl. Che se questo egli facesse per farcelo abborrire do- vremmo ancora sapergliene grado, che non meno si giova agli uomini col dlpiugere or- riblle il vlzio, che col rappresentare amablle la virlii; ma noj lord Byron fa del suo Cor- saro un Eroe alia sua foggia, un Eroe catiivo, vorrebbc farcelo stimare, almeno pare che a ai clo mlriiio le sue inlenzioni; anzi a coslo di far che le ligri parloriscano gli agnelli, e si accoppino cogli augclli i serpent! , lo fa poi ' teneramcnte iunamorato di \m amabilissima giovane, che leneramenie lo riarua siqo al de- lirio; e ce lo dipinge sobrio, disiuteressaio, ab- siemio, sprezzalore degli agi, del sonno, e della siessa quietej ne d' altro bramoso che dolla gloi'la di fare allrui infellce. II privilegio di unire, o piii veramentc, accozzare simili n)ostruosiia e rotiiantico in supremo grado. Ma perche non paja, che non 1' araore della vcriia, ma lo spirito di partiio mi guldi, io lion tacero i molii pregi della poesla di By- ron; evidente egli c nelle sue dipinlure, pro- foudo ne' suoi conceiti, grave nelle sentenze, variato nelle sue intonazioni, ora li fa seniir r inno marincresco della ciurma, or le pieiose cpierele deH'amanie, or la faccenda dei mari- nai che si apprestauo al corso notlurno, or la mischia, il lurbanicnto, le grida nell'as- salio d' uua cilia , c lulli questi bei pregi deir orlginale ha sapulo nella sua traduzione conservare il nostro INicolini. Per cio che speiia alio siile pcro sia»aJ permesso di no- 33 tare, che generalmeiue vi domlna quello, che suol dirsi il Jilosojismo ; cloe quel difetlo, che consiste nel non abbandonare un'idea, seuza averci fatie sopra tuiie le considerazloai possiblli, sieno, o non sieno a proposlio delle circosianze. Difetto tanto piu pericoloso per la studlosa gioventu, in quanlo mostra va- siita d'ingegoo, e profondita di senllmentoj nc e facile ai giovaui dl senilre 1' Oraziano decenter. Per luttl ne rechero qui un solo eseinpio, dei piu dlfficili a notarsi appunto perche e condito dall' affello. 11 Corsaro e imprigionaio in una lorre per essere tratlo a morte crudele da quel raedesimo Pascia , cui prima aveva presa e inceneriia la cilia. Kella nolle, la piii bella delle donne del Pa- scia, che il Corsaro avea prima salvaia dagli oliraggi della sua soldatesca, tocca da compas- sione, da graiiludine, e anco d'amore per lui, trova modo di peneirar nella lorre per confor- tarlo , e per assicurarlo del suo impegno per meiterlo in liberla: pariendo da lui al sorgere del mailino gli lascia cadere una lagrima, sia di compassione, sia d'amore sul nudo braccio; ecco quanto su quesla lagrima si disputa; I if Quel gemma splende tu le sue catene ? — E una lagrima-lagrima sacrata^ Che la pieta sui mali altrui dispensa Da sue miniere, nitida, lucentCy E gid sortita da una man del cielo. — II fin qui deilo e a proposito per le cir- coslanze che hanuo falio versar questa laorlraa; ma che ha a fare nel uostro caso, ci6 che va dopo il poeia filosofando sul poier delle lagrime ? Oh in suo tacer troppo eluqucnle , oh troppo Pericolosamente amato pianto Senza risposla sul femineo ciglio? . Arme a la propria debolezza, a un tempo L' usa la donna come hrando e scudo A sua difesa - a suo trionfo ~ ah fuggi Se sai, fuggi la femina che piange! — Errano i saggi, la virtu vacilla In tal cimento — E che riyolse un tempo In fuga i passi, e di man tolse il mondo Ad un Eroe?~Fu lagrima che il ciglio Fe cader de la timida Cleopatra, a4 Mil sia di Antonio al dolce error perdono — Quanti perdean nan die la terra, il cielo, Consegnavano V alms al gran nemico , E se perdeano elernamente, intesi D' un' impudica a consolar gli affanni. — Che hanuo a far quesie inopportuoamente fi- losofiche considerazioni sul piauger delle don- ue, colla lagrima pieiosa della grata Sultana? Non ne distriiggono anzi 1' Irapressione? Giu- ste, e anche se si vuole belle considerazioni suUe lagrime feraminili, ma la ragione ed J Orazio gridano, non erat his locus. Noiisi poi di passaggio, che quello che ha fatto perdere il regno a Marcantonlo non furon le lagrime; ma la fuga di Cleopatra dall' Aziaca pugna. Quest! essenzlali difetli della romanlica poe- sia sono appunto quelll, che la fanno rincre- | scere a coloro ch'educati furono al hello ed al | buon gusto; quelll che in Italia 1' hanno fatla dlsprezzare ai doiti e omai displacere a tutti. j E non e gla questa gelosia di nazlone, o spi- [ rito di munlcipio, come van calunniando i caldi anialori di qucste fogge non meuo pere- ?5. grlne iu Italia, die ahiove ; dappoiche se ci vengauo d' oltrernonie delle opere di buon gusto, coUe rcgole inviarlabili del bello com- poste, e si amniirauo, e sempre furouo dagl'ita- liani anmiirate, come furouo dal nostro Atcneo con eniusiasmo accoltl i due Poeraetii sacri I'Elia, e 1' Eliijeo di S. E. Reverendisslma Monsignor Ladislao Pyiker Palrlarca di Ve- nezia dall' orlglnale tedesco voltl in itaiiana poesia dal nosiro socio d' onore il Slg. Cav. Carl' Antonio Gambara. 11 nome di quesio illustre Prelalo nou e meuo couosciuto nella repubblicaleiteraria per lo celebrate sue produzloni di buou gusto, cbe nella repubblica crisiiana per le spec- cliiate sue virtii , e per 1' eminente sua reli- giosa pieta, e pel zelo che lo anima della gloria di Dio, e della salute de'suoi fratelli. Fu al Pyrker riserbata la gloria di dare al- r Alemagua un eroico poema nella sua Tu- nisiade, nella quale sono celebrate le ma- gnanime iniprese di Carlo V. coniro i barbari deir Africa, seltarj di Macomeito, dalla cui scbiaviiii piu di veutimila adoratori della Croco veudico a liberta. La Tuuisiade fu cclebrala a6 da lulli i doitl, e da lulli i criiicl della Ger- mania; e forse noi pure avremo a parlarne partitamenie, e piu a lungo, se il noslro socio d'oDore il Cav. Andrea Maffei Roveretano , condurra, come proraette, a fine la Iradnzio- ne ch' egli ne ha cominciaia uelF italica lingua, lulanto noi parleremo dei due suoi poenieiti sacri Elia, ed Eliseo , di cui varj tratii void poeiicamente in italiano ci presenlo il Cav. Gambara , che non ralnori plausi raccolsero in Gerniania del sopraccennaio pocma , e fu- rouo egualuiente celebrali dai doili delle varie seite crisiiane , die abbondano in quella ua- zione. Sono essi originariamente deilati in vario metro, secondo che I'argomento, e I'af- fetto richiedea; dappoiche talvolta la fantasia del poeta si complace dl fame con metro eroico e posato amene descrizioni , o narra- zioni di magnanimi falti, e gloriose, e mira- colose opere dei due profeti ; e talvolta s' in- fiarama di lutlo il lirico entusiasmo, sia per cantare le glorie di Dio, sia per sollevar r aniraa de'suoi leggitori alia contemplazione di sua misericordia e honta. II nostro tradut- tore anche in quesia varieia lo ha felicemente 37 iretllato^ Impiegato avendo il uostro sciolio per tuiti quei iraill, che 1' originale 6 deitalo ia esamctri alemanni ; e il metro deH'ode, ogui- volta che, deposia I'epica iromba, il sacro poeia immagiuoso e sublime locca col pleilro la lira, per riferir gl' iani ed i valicini dei due profeii. L'argomenio di quesii due poemetti de- sunto dai libri dei Re sono i maravigliosl por- tenii di quesii due Taumaturghi della nazione d'Israello; ne il Sig. Pyrker dal sacro lesto si allontaua, che per amplificare, e, diro cos\, meiiere in azlone le cose, che sono ivi breve- mente e sloricamenie narraie. E chi non sente il valorc poetico di lui uella viva descrizione deir orribile e tremenda siccita di Ire anni e mezzo, fatla sorgero da Elia per comando del Siguore a punire 1' erapia fellonia di Acabbo? Chi non si conimove alle querele della vedova di Benaja, che accolse ospite Elia, quando piange 1' unico suo figlio morlole improvvisa- inenie? E questo un trallo cosi pateiico, che fu merilaraenie celebrato dai critici alemanni. Chi non sente i maestosi e sublimi tocchi dcir arpa Davidica ncll' apparizione che fa 28 Dio al suo profeia a pie' del monie Orebbe , secondo che gli avea 1' Augelo annunciaio? E nella profezla che fa Michea ad Acabbo ? Chi uon ammira 1' arte con cui 1' esiniio Prelato fa succedere alle immagini e dlpiuture sviblimi le paieiiche, le erolche, le semplici, secondo cbe va colla sua rlcca vena spaziaudo sugli og- geiil dlversi, cbe con sonima maestria melte in sulla scena, ma lutii legatl al suo suggeiio, ed air Eroe sacro di cui celebra le virtu esimie, e le imprese gloriose ed llluslri? E questa stessa arte dall'alemanno poeta usata nell' Elia, appa- risce nell' altro poenieito I'Eliseo, di cui pure varj tratti ne recito tradolti il nosiro socio. Mi duole, cbe 1' indole d' una relazione Accade- mica mi vieti recarne alcuno, per far sentire il merito e dell' origlnale e del tradullore , cbe ba saputo pur bene sovercbiare le sorarae difllcolta di irasportare in altra lingua quelle bellezze che^ speclalraente nel genere descrit- tivo , nou consistono cbe nella collocazione delle parole, e in quel certo musico suono, cbe risulia dall' iucontro delle dale sillabe, e parole. Ma il pubblico sara presto in istalo di poier fare quesii coufronti da se , giacche 29 in brcvc b per sorllre questa iraduzione alia puLblica luce (i)- ^^ ^^^^ dcsldcraudo clie presto avvenga e abbaudonando gli argoinenii poetici traitati qucsi' anno nell'Ateueo, passero agli altri di amena leiteraiura , cbe con non mi- uore ulillla e piacere ci hanuo intraitenuti. E prima di cio cbe precipuamenle spetta alia pairia gloria. Avendo in sul principio del- r anno accademico la Congregazione Muuici- pale con un pareneiico dispaccio eccitato I'Ateneo a voler procurare a Brescia una sioria piu che si pu6 compleia e depurata, colle regole della sana crliica, da lutio die noa fosse abbastauza comprovaio, o ragionevol- menie dedoito, promettendo ancbe di con- venevolmenie accrescere il preniio che I'Ate- neo disporrebbe per si fatto importantissimo lavoro , il Sig. Barone Vice-Presidente prese da lale eccitameulo occasione di far seniire ai Signori socj , che per saiisfare alle savie e lodevoli premure dell' Autorita Municipale e mesiieri preparare, eleggere ed ordinare prima gli opporluni maieriali,i quali , nel quasi to- ll) E questa opera ora stampala nclla Tipografia Bel- toni e Corop;tgni in Breccia. 3o lale silenzio (11 Brescia per parte degll slorici aniichi si greci , che latlni , sarebbero gli avanzi delle anliche raemorie scolpite o negli oggeill dl belle aril, o uelle lapidi lelteraie ediie e non ediie spettanti all' anilco staio della nostra cltta. Come lo sarebbero pel me- dio-evo le pergameae, i diplomi, e le croui- che a chi le volesse con occhio criilco raf- froutare, e depurare. Ma le pergamene ed i diplomi per essere state incendiato 11 nostro archlvio nel secolo XVI vorrebbero essere investigate e nel niauoscrliti conservall nella Quirlniaua, e negli archlvl di Milano, ove molti furono trasporlali dagll Sforza, e dai Visconti, quando tennero la Signoria di Bre- scia, come pure nel codlci dlplomaticl, e nelle storle criticbe delle vlcine citia, colle quail, o contro le quail combalterono gli antichi noslri padrl. I quail d4ploml e pergamene, or- dinati ed illustrail , formerebbero 11 codlce diplomatlco bresclano. Con tali ajuti, e con quelli di altri monumenti, cbe potrebbero per avventura veuir dissoiterrati si avrebbero ab- bondevoli materiall per pol alzare 11 solido cdlficlo di una siorla patrla appogglata ad 5i nrefragabili ilocumenii, e tale da reggere al lume della sana criiica, e (iella ragioae. lu appoggio al discorso del Slg. Vicc-Pre- sidente il socio Sig. Luigi Baslleiii ne fece sentlre 1' importanza dl formaie un niuseo di aatichila bresciane, onde iinpedire i guasii dei mouumeuii e leiterail e di belle arli an- ticbe, che inolti soffiirono in altrx tempi per r imperizia, o per la uegligeuza di quelli cui veonero alio mani, c la disirazione quale si fece di niolli ahri, che passarono ad arric- chirc i musei o pubblici o privaii di allre vicine cilia. JNcl suo discorso il Sig. Basiletti da quel periio artista, eh' egli e, discorse a parlare del pregio di mollissimi rudcri, e colonne qua e la sparsi di aulichissimi e lempii e an- fitealri e teairi e fori e basiliche, oude fu nei prischi tempi adorna la nostra cilia , i quali raccolii ed illuslrali porterebbero molla luce alia sloria nostra auiica, e reitifichereb- bero le asserzioni , per lo piu gratuite, dei noslri scriliori di aniichiia bresciancj e final- mente conchiuse annunciando il progello di icniaro degli scavi in quesla terra aucor vor- 52 glne, specialmcnle iu que' luoglil , nei quail sussistono ancora gll avanzi degli anticlii ro- mani edificj dalla susseguita baibarle e dal tempo distruiii. Enlrambi questi dlscorsl furono approval! con enlusiasmo da tutto il corpo accadcmico, il quale per prendere subito una parte aiiiva nel commendevole progetto e di raccogliere in un patrio Museo i mouumenti di aniichita sparsi per tutta la proviucia, e di teutar nuovi scavi, con pieuezza di voii stabili, cbe I'Aieneo, come corpo morale, assegni a tal fine seicento lire iialiane; cbe s' iuvitino ed i socj ed altri ciltadini araanti della patria gloria a voler soitoscriversi indivldualmente ad alcune azioni di quaranta lire ilaliane per cadauna, cbia- mando a pariecipe di questa gloria anche la Congregazione Municlpale; la quale propose al suo Consiglio, ed 11 Consigllo approve, di ero- gare a tal fine 1200 lire de' suoi foudi. Cre6 una Commlsslone, cbe redlgesse il progetto, stabilisse i luogbi, ove si avessero a tentar pri- ma gli scavi coUa quasi certezza di ottima riuscitaj e cbe all' opera e degli scavi e del Patrio Museo sopraiutendesse. 55 II Sig. Basileili, che di quest' opera c stalo il benernerlto promoiore, clello membro della Commissioue, subito preseuib all' Aieneo una plauimetria di Brescia auiica in quella parte, nella quale doveitero essere i plii cospicui pub- blici edifizj, da lul con somma diligeuza e iniel- ligenza rilevaia. Da quesia apparisce dove fu I'antica Curia, il Foro, il Teatro, ed un Tem- pio, che r oscnra tradizione assegna ad Er- cole ; edlficj , che comunicavano I'uno coll'al- iro, e de' quali luttavia si scorgono alia luce i maestosi avanzi. INclla raemoria che Icssc ad illustrazione di questa planiineiria ( che con altri docuineuti di palrie antichita , di cui parleremo , quasi a foroiar gusto di cio ch' e per farsi dall' Aieneo su queslo proposito, e gia pubblicala colle slarapc ) nella meraoria, dico, 11 Slg. Baslletii opino, che dar si dovessc dalla Commisslone priucipio agll scavi presso la colonna cosi detia del tempio di Ercole sl- luata alle radlci del mouie del Casiello, che si Icvava per 1' altezza di metri 5 ceuilm. 54 sul inoderno piano dell' orto di ragione del Sig. Conie Galeazzo Luzzago, e la Commisslone, oiienuta dal Nob. Sig. Proprieiario facile adc- 3 54 sione , nell' aprile di quest' anno diede mano air opera. Alia profondiia di circa cent. 80 si trovarono posli ancora sopra hase di atlica maniera sei tronchi di siniili colonue corinzie scanalate del diaraetro di metri 1 cent. 5©, alti raetri 4 circa, come pure due mezze co- lonne unite a due pilastri. Uno stilobate alto meiri 2 cent. 80 sorregge il colonnato che dair angolo reito rivolgeudosi a sera, scmbra costiiuire un fianco del vesilbolo, e della sua scalinataj e verso inezzodi forma un largo portico annesso al maestoso edificio; i resli del qual portico e presumibile sieno inierrati neir atliguo giardino del Nob. Conte Carl'An- tonio Gambara situalo a maliina, inducendosi il noslro socio a credere, per gl'indizj, e per le misure prese, che fosse questo Tempio congiutato all' aniico Teatro, del quale si veg- gono gli avanzi dielro il palazzo di quell' illu- sire nostro concittadino. L'intercoloiinio del- r edificio e sistilo ed era chiuso da muri di rozza costruzione de'bassi tempi in parte for- mati di antichi massi lavorati; altri muri in qaesta escavazione scoperti, e levati, di diversa altezza e direzione, presentavauo I'aspctlo di 55 un' abitazlonc foriificaia. Nello scavo m pane eseguito per 1' aliczza di meiri 8 fiuo al piano deir auiica piazza formaia di grandi pieire quadrate, si scoprirouo degll strati di carbone, alcuuc frecce , pczzi di arnesi miliiarl cd ossa umane, dal che si puo dcduire che un in- cendio, e viceude di guerra cagionassero alia roviua aH'edificio, la cui piu aniica devasia- stazioue si potrcbbe rifeiire alle prime irru- zioni dci popoli del Nord uopo il quarto seoolo deir era volgare. Dal vedere poi nei basamenti delle nostre torri, erelie circa il I20O, irapicgaii grandi rnassi, che moslrano aver fatto parte di altri piu aniichi cdificj , ragionevolmente argomenta il Sig. Basileiii , che questo, di cui si pr.rla, dovetie auche per cio soffrire un nuovo infortuuio; come scorge r azione del fuoco in quelle parti del lempio che furono coperie dalla terra, e dalle uuovc costruzioni. Nel dissotterramenlo si irovarono alia rinfusa tronchi di colonne, capiielli iu- franti, pezzl di fregio di varia grandezza, gran pezzi di cornicione del froniispizio e della trabeazione, ed alire modaualure, i cui or- uaoicnti sono cccellentemente scolpilij dai 36 qnali avaiui cou oitimo avvlso argotnenia il nostro socio, che le art! fra noi all' epoca che fu coslrutto questo edificio, operassero con' que' buoui princlpj , che caralierizzano i tempi di Trajano, e degli Anionini, nulla scorgendovisi di quel sopraccarico nelle mo- danalure e uegli ornamenii , che apparisce nei tempi della decadenza. Proraovendo lo scavo verso il vestibolo, e 1' inierno dell' edi- ficio, prosegue il Sig. Basiletli, si potra con certezza determinare la sua piauia, e couo- scere se sia fallace la tradizione , che lo dice im lempio di Ercole; e quindi col mezzo deir iucisioue rendeilo di pubblico diritto , ,- non solo per reiiificare le descrizioni , che ce ne diedero inesatie i noslri anliquarj; ma ben anche perche i dolti e gli artisli rilevino il xneriio di alcune parii, non tanto comune nei monumeuti dell'aniichita. Possiamo intanto es- sere falli capaci del gran lusso ond' era I'edifi- zio inieriormente condecoraio, dall'aver disco- perio il pavimenlo dei portici fallo di marmo carrarese, e le pareii incroslate di finissimi marmi aniichi, tra i quali il giallo e rosso ao- lico , il graniio , il porfido , e il serpeniino. Noo 51 sono a dir vero in queslo primo iciiiaiivo rinvenull lanil altri monumeuli lei- teraii , o di arii , quanii pareva si avesse raglone di aspetarne ; tuiiavolta due iscri- zioni, 0 varj frammenti di altre si sono rilro- vaie, i frammenti di una lesia e di un Lrac- cio di siatua virile maggiore del naturale in marmo bianco greco di buona sculiura, ed aliro frammenio di staiua muliebre d' infimo lavoro. Furono aliresi laccolie varie monete in bronzo , ed in argenlo Ic piu anlicbe del- le quali appariengono a Severo , Gordia- no , e Cosianie , Ic alire dall' epoca del goo al 1 400. 11 Sig. Baslletli da fine al suo ragguaglio sugli scavl leuiaii dall' Ateneo nell' anno cor- rente, col fare un breve cenuo di un aliro anlico monumeuto di diverso genere, non meno pero inieressanie. E qucslo un pavimenio a Mosaic© , che fu 1' anno 1820 scoperio dal Nob, Sig. Conle Arsenio d' Emilj nel formare lino scavo per uso domeslico nella sua casa in conirada dei Cppuccini. Era csso Mosaico circondalo da' muri disiruiii fino all' anlico piano, contiguo al quale un allio vc n'era fatio 38 di grosse pietic blanche, e nere forse ad uso di coriile di ricca villa subuibana ( giac- che sapplarao, che quel quariiere di citta era anticamente fuor delle mura ). Questo Mosaico uniiamente alia planimeiiia, e ad altri raonumenli antichi e gia inciso, e pub- blicalo coila relazioue del Sig. Basiletti, nel- r opera da me sopraccitata. Esso e composto di pietruzze naiurali, e del genere del V^er- miculatum opus minus. Grazioso ed ingegnoso si e lo scompartimenio , e vi spicca del pari r armonia dei variati colori , pregio uoa co- mune, dice il uostro socio, in opere di si- mil natura; a cio aggiuagasi la sua quasi perfetta conservazione. La Cougregazione Mu- nicipale, sempre iutesa a promovere e favorire il patrio decoro, dieiro le generose offerie del suddeito Conte d'Emilj, e del Sig. Ca- nonico Biancbioi Veronese sul cui fondo era in parte situato il Mosaico stesso , nou soffri che andasse disperso un tal mouuraeniojma lo fece levare giovandosi deli' opera del mosai- cista Sig. Morelli, per poi collocarlo ad uso di pavimento ncl nuovo museo , che si mediia di venir formandoj c che intauio, merce la 39 coriese adesione del Reverendlssimo Monsi- guor Prelato nostro si va raccogliendo negli atij del Palazzo Vescovile. Al che con noa ininore impegno ed attiviia ha pure quesi'anno dato opera la Commissione a ci6 delegata dal uostro Ateuco. Cssa ha preso uota di luiie le lapidi serine, che si irovauo sparse uclla citta, e nella provincia sj presso par- licolari, che corpi puhblici e morall, e di quelle specialmente , che per incuria possono cssere guaste, o andar disperse. Ha impegnata anche la voslra aulorita, I. Pi. Delegalo, per oiienere a liiolo di deposilo, salva la propriety a quelli cui appartengono, quelle almeuo dei corpi morali- tie fu meno atiivo il vosiro zelo ueir assecondare le premure deli'Aieneo, c vi e tuaa ragioue di sperare, che sieuo co- ronate dal piu felice successo. Di quesli auiichi roonumeuli o lelieraii, o di arii il socio Sig. Girolamo Joli nella sola Riviera Benacense nc trovo sparsi treutuuo cli' egli dlseguo e irascrisse, e insieme raccolii coiriudicazioue dei luoghi dove si irovano, li ha dedicaii al nosiro Ateueo. Che piii? la slessa foftuna pare, o Siguori, che siasi accor- 4o data in favoriro le noslre brame d'illuslrare la pallia storia coU'irrefragabile lesiimouianza de- gli aniichi monumenll. Dappoiche nel menlre che r Auiorita Municlpale con tulta 1' energia intende ad illuslrare si con magnifici edificj, si coir ampliazione , rettificazione , e rlfaci- menlo delle slrade interne, questa nostra cara Brescia, ella ci offre quasi a solleticare questo noslro desiderio, qualche rudere antico che a caso si va disoiterrando, come avvenne speclalmente all' abbassamenio, che fu dato al Dosso, dove si disotierrarono due lapldi serine inedite di mollo imporiare per le an- liche memorie, e varj pezzi spettanti alle arti, dei quali il dollo nostro antiquario il socio Slg. Doll. Labus, c I'egregio nostro Archiielio il socio Sig. Prof. Vautini si adoprarouo a darcl I'illustrazione. lllustrazione, che e gik slampata colla planimetria del Sig. Basilelii , di cui vi ho teste ragionatoj sicche credo che a me basii in questo luogo farvene brevissi- rao cenno, corainciando dalle illustrazioni del Sig. Labus. Primo Tnonumento. Nell' ab- batlere porzione delle mura presso a porta Torrelunga si scopri una lapidc, che nolle 4r pocbe leltere mancanti suppHia, il noslro anli- quario legge cosi; VOLCANO SACRVM PVBLICE Dalla quale brevisslma iscrizlone argoraenta egli, che la iscrizlone fosse posia in fronte a uu tonipieiio dedicalo dai noslrl anlichl al Dio del fuoco; dove poi queslo templo fosse nou e agevole indovlnare, solo coll' irrefraga- blle leslimonianza delle antlche memorie pro- va il doiio noslro socio, ch' esser dovea fuor di cilta, dal che prende le raosse a confu- lare le gratulle asserzioni del nostro Rossi , e dello stesso Gagliardi liiiorno al luogo delle officiue fabbrlll presso gli anlicbi nostri padri , e sopra allre opinloni omai dal lume della crilica dimostrate iDsussistenti. Dalla bellezza dei caratieri argomeuta poi die il marmo esser dee del prinio secolo dell' era ciisiiana. 42 II secondo monumcnlo rinvenuto al Dos so, cogli altrl ruderi di cui ho parlato viene cosi leilo dal Sig. Labus: PVBLIO • MATIENO • PVBLII • FILIO EX • TRIBV • FABIA • PROCVLO ROMANIO • MAXIMO ANNORVM • yi • MENSIV • II DIERVM • V ORDO • BRIXIANORVM FVJNVS . PVBLICVM • ET STATVAM . EQVESTREM AVRATAM • DECREVIT MATIENVS • EXORATYS PATER • INFELIX • TITVLO • VSVS Va poi dotiamente invesllgando quale si fosse quesia famlglia Maiiena ch' esser dovetie illustre anticamente fra nol; e rargomenta ia parentela congiunta coll' allra celebrata ia piu luoghi dai nostri marmi degli Arrii, e tulle e due per afflnita coU' imperatore Giuliano, delle quali famigUe auco ci tesse la genealogia. E prova al noslro antiquarlo della nobilia del 43 {^lovanelto Matleno e la mohipllcita del nomi, che il marmo gli da, e 1' onoro die i Decu- rloni di Brescia gli decretarono dei pubblici funerali, e d' una statua equesire dorala , che gli eressero forse pei meriti del padre, giac- che nulla poteva aver egli meritato della pairia alia lenera eta di soli sei auni. Onore del quale il padre si acconieuio, facendo le spese occorrenti e pel funerale e per la statua col suo danaro, come abbastanza dichiara la clau- sula iitulo usus. Che poi la siatua fosse vera- meaic posta a quel giovanetio, ce ne fa prova la base suUa quale fu posia nel medesinao silo rinvenuta, e nella quale apparisoe an- cora il silo iu cui furono impennati i piedi del cavallo. II lerzo mouumento e la seconda lapide , che pure si rinvenne al Dosso nelle aniiche mura, la quale inancanie in alcune parole al laio deslro, e nelle uliime righe, il Sig. La- bus supplendola, legge nel niodo seguente : PVBLIO • ATIUO • PHILIPPO • ORNA- MENTIS • DECYRIONALIBVS . BRIXIAE • VERONAE • CREMONAE • HONORATO • ET • JVRE • QVATVOR • LIBERORVM • 44 VSVQVE-ANVLORVM-AYREORVM 'UO- NATO • EX • POSTVLATIONE • POPVLl • OB • LIBER ALITATEM • EJVS • QVOD • IN • OPVS • AMPHITHEATRI • SESTER- TIOS . • . NVMMOS • REIPVBLICAE • DE- DERIT • DECRETO • DECVRIONVM; e dopo di averne supplile le mancanze, egli col corredo di moliissima erudizionc dimostra: chc Alilio Fillppo, di cui paria il niarmo, doveiie essere d' origlne bassa e servile; che pe'suoi meriti consegui dalle ue cltia di Brescia, Ve- roua, e Cremona la piii inslgne prerogatlva , che per la sua condlzione oliener mai poiesse, cioe di far uso degli ornameuti decurionali nelle pubbllche feste; che da ua Augusio ebbe il privilegio dei quaitro figli, e del diritto deir anello d'oro; che per essere concorso con ragguardevole sorama di danaro, (la quale per la mancanza del marmo nou si sa quanta fosse ) alia costruzione di un anfiteatro in Brescia, col voto dell' intera popolazione me- rito una statua. E dopo di aver partitamente dimosiraie il nosiro socio luite quesie circo- stanze, e specialmente provaio, che Brescia poife vaniare anch' essa un Anfitcairo col do- 45 curaeulo di questa lapide, e con quello di varie altre che parlano di loitalori, e di al- leii, che pugnando perirono fra noi, e coi medesimi avanzi della cornice nel medesimo scavo disotterraii, arcuaii, e d' una siessa mi- sura, la corda dei quali k di un metro, e 55 ceniimetri, e la saeita, in quasi tuui di seiie mlllimeiri, che indicano aver apparienuto ad un edifizio curvilineo di notabile importanza, e capacita, va investigando r eia e del marmo e deir edifizio in quisiione , ch' egli slabilisce nel secolo Antoniuiano. II socio Sig. Vanlini nel render conio an- ch' egli, quale esperto archiieito, di quesie parti di cornice delle quali riconosce le me- desime dimensioni di sopra noiaie si relati- vamenie alia corda, che alia saetta, irova ra- gionevole che si sospeitino parii della cornice d' un Anfiteatro, o d' altro edifizio di figura elitiica; ma siccorae nei pezzi la saeita ora e di millimciri seite, ora di nove , dice che que- sta variazioue lascia in una perfetla inceriezza sulla naiura della curva , e quindi sulla sua ampiezza. Beusi esaminando la figura e la di- sposizione delle modanalure di quesia cornice 46 ( che e di marmo delle nosire cave ) , uon meno che la forma delie pietrc che la com- pongono, egli decide: primo, ch'essa dovcti'cs- sere posta alio scoperto, perche sotto il li- siello, che corona la gola dlriita , vl c un cavetto destinaio ad agevolare lo scolo dclle acque. Secoudo, ch'essa pole formare la cimasa di uno stilobaie, glacche molte di cousimili si trovano negli antichi monumenti. Terzo, che ii piano inclinato, che presenia nella sua parte posteriore, dovette servire di sosteguo ad altre pietre collocate orizzontalmenle , sen- za di che riuscirebbe dannoso alia solidiia, o almeno insignificaute. Osservando poi che lun- ge il guscione superiore trovansi alcuni fori, i quali non potevano servire a conienere delle spranghe inetalliche pel coUegaraenio delle pietre, egli crede che il loro uso fosse rela- tive aU'edificio, cui apparteneva questa cornice; quesii trovansi in quasi tuite le detie pietre ad un intervallo costante di ceniimetri 65; epper- cio non irova fuor di proposito il supporre che que&ta fosse la cornice del podio dcirAufiicatro, e che nei fori accennati fossero infisse le shar- re di bronzo, o di ferro, che scrvivauo di 47 parapetto al podio stesso , per impedire che gli speitaiori cadessero nell' arena. Nel mcdeslmo luogo ammassali alia rinfusa nelle aniiche mura furono pure irovaii due capitelli , che il doito noslro Professore de- scrive. II primo e un capitello joulco, le cui quaitro facce presenlano un aspetto unlforme. L' abaco e simile a quello del capiiello co- rlniio, e le volute souo poste in direzioue delle diagonal! dell' abaco stesso. « Sul jonico » degli aniichi, dice il nostro socio, si e dispu- » lalo lungamente, come avviene di quelle » cose che si conoscono il meuo. Desgodetz » preseula tre esempj di quest' ordine presso » i Romani, e cinque ne offre lo Stuart nei y> disegnl delle fabbrlche d' Atene. In ciascuno » dl essl il prospetto delle volute irovasi in » un piano parallelo a quello della fronte del- » r abaco, il quale e costanlemenie di forma » quadrata , fuorche nelle colonne angolari. » Da cio sembra, egll prosegue, poiersi desu- j) mere che rade voile gli antichi si allontanas- » sero da quesia prallca nelle forme del capi- » lello jonico; e che dlvenllno per conseguenza » piu apprezzabili que' pochissuni avauzl,chc 48 ;• accennaao aver essi talvolta segulta una » praiica diversa; quella siessa cloe, che mag- » giormenie fu dlvulgala dai raoderni, i quali » preiesero all' invenzione di quesla forma , » persuasi dl aver con essa migliorato I'auilca ». E coachiude: « Ma si spogli pure dl quesi'in- » debita lode Ja storia dell' architeiiura mo- » derna ^ ed a cio fare la cousigli anche il j» capltello di cui si parla, che ceriamenie sieite » sepolio per piii di oiio secoll cogll allri » rottami, onde furono costruite le anllche » uoslre niura ; e che non e raoho dlssimile j» da quelle citaio dall' Ab. Uggeri neil' opera » sugli ordiui di Architeiiura, col nome di » jonico latino ». Aliro capitello di caudldo marmo, e di fiaito lavoro fu pure scoperio, fregiato di quallro volute, e di un giro di foglie serpeg- gianti nou seuza eleganza. Di egual marmo si trovo anche un frammento di trabeazioue, ed una base aitica* Ma si diversa e la uatura di questi rottami , che si trova il Sig. Vanlini inipossibilitato ad avventurare qualsiasi ragio- nevole induzioue sugli edillzj, ai quali avrauno essi apparienuto. Questa illustrazione, cogli 49 analuyhl disegni di quesii fiammenll t: pure sianipaia nell' opera , die plu volte acceonai; alia quale ruiieito gli amatori delle palrie an- tichiia, che deslderano essere di queste pic- namenio istruiti. Poiche r ora mi cliiania a darvi un sncciato raesua^lio anche delle altre nieinorie di lei- leratura Icttc dal noslri socj nelT amio cor- rente; e prima di una che nell' augusla lingua del Lazlo ne lecilo il prclodato socio Sig. Abate Rivaio iuiorno al niodo di ben educare la giovenlii di civil condizione. Non intende egli gia di offrirne nn generale disegno rispeilo a cosi importante materia j egli si restrlnge a parlare dell' educazione civile, che vuolsi dare alia gioveniu in un pubblico istitulo si nelle leitere, si nel costume; e qui noi pos- siamo con sicurezza fidarci a' suoi documenti, dappoiche sono avvalorati dal fatto c dall'espe- rienza, dirigcndo egli con somraa lode nel col- legio principale di questa citla appnnio la educazione della bresciana gioveniu. Stabilisce egli impertanto non essere mai da disgiungere la coltura deirintelletto da quella del cuore , dovendosi la puerile eta digrossare , instruire. 5o ed informarc alle nobill discipline per modo, chc prenda naluralmente ed abilualmente quel- la Isliluzione di vita, in cul e riposlo il vero, il bello, I'onestOj e i suoi documenii avvalora colla perfetta coguizione ch'egli ha del cuore umano, e coll' autorita dei piu grandi filosofi SI anlichi, che nioderni. Fa in appresso ve- dere, che possono nell'educazione con uiiliia impiegarsi anche i preceiii asiralii; ma che vogliono essere chlarl, brevi, e colorati da uu qualche fior dl eloquenza, perche e fa- cilmente s' imprimano nelle lenere menii, e stabilinente vi durino. Tocca da uliirao gl'in- convenevoli principal! per cui o non si veg- gono o si veggono per poco gli ouimi effelti, che avrebbero ad aspeitarsi da un tale sistema di educazione, ed e cerlo uno dei principali il levare dalla suggezione del collegio la gio- veniu che vi e posta ad educare, troppo avanli che siasi compiuta la informazione e della menie e del cuore ; dal che ne consegue il facile disslpamento uella eta, in cui mal fermo e il consiglio e piu ardenii e impetuose sono le passioni. Pel quale disordine resta poi la palria dcfraudala delle piu belle spe- 5i ranze chc avca conccpiic de' suoi tcueri ram- polli, dai quali invccc dello speraio orna- mcnio , gliene viene bene spesso disdoro e vcrgojjua. INoi non possianio, che far plauso al Sig. Ab. Rivalo per la sua raolta dotlrina, e sperienza nel dlfficllisslmo ed importaniissimo impcguo della edncazione della gioveniu, e desiderare , che le sue premure vengano dai geniiori mcglio assecoodaie. Tessendo il Sig. Foruasini assistente al se- gretario 1' eloglo dell' illustre nosiro Concilia- diuo il Cav. Giuseppe Colpani ha satisfalto, per I'Aieneo, all' obbligo che gli correa di dare un meriiato tribute di laude ad un socio di lauto merilo , ad uno dei piii rinomali nostri poeii. II noma del Colpaui e raccomandaio non solo a Brescia , ma all' Italia per le varie sue opere; c specialrneuie pe' suoi poemelti, nei quali con eleganza oraziana, mista alle grazie catuUiane^ seppe dar moviraento , e vita agli astrusi argomenti delle piu difficili scienze. Seguendolo il Si". Fornasiui in lutie le vicende della sua vita, coU'accuraiezza dello siorico e col fino gludizio del critico il ca- raiterc di lui ne dipinge, e il merito ne rileva 53 delle sue opere. Ce lo dlraoslra legaio per cotrispondenza ed aniicizia coi plu accreditaii ingegni della passata eta si nazionall, che forasticrij e soito la protezlone dei Principi, e dei Mcceuati che iiorivano iiegli anni suoi giovanill nelle varie felici comrade d'ltallaj ag- gregalo alle piu celebri soclcia letierarle , c caro a lutli i buoni per le sue gemili ma- niere, e pel fcstivo suo conversare. Visse fino air oliantesimo quarto anno; e benche gli ac- clacchi della vecchiaja, il piu doloroso dei quali era la sordita, lo dividessero dalle geniill couversazioni, won mai pero si divise egli dalle muse, le quali dopo che 1' ebbero allattato e cresciuto qual icnero figlio nella piu fresca eta, non lo abbandonarono che sul letto di morte; come atlesiano varie sue poesie serine negli uliimi periodl della sua vita , iielle quali brillano le grazic, e tuita la freschezza dello ingeguo, che in quelle de'suoi piu floridi anni. L' elogio e deitato in lingua pura senza pedan- leria; ed in uno stile adorno, e llorito senza osteniazione, e ricercatezza ,• due pregi a mio credere sommamente dastimarsi in ogni genere di componimeuto, ma specialmecte uegli Elogi, 55 uci quail vuolsi rlmovere ognl sospcllo di prevenzloue, e di paizialiia. Prima di abbandonare gli argomcuii di ameua letteraiura vi faro pocbi cenul aache sulla iraduzione cbe lesse il segretaiio del dialo^o di Plaioue intiiolaio, Fedone , ossia dell'aninia. Noii e meslieri che io qui spenda parola per encomiare la facondia, e I' ar- inonia dello slllo di Platone, sapendo oguuuo, come coufessa Tullio , il piii grande oralore deir anlichiia, di averne da lui, plii clie da qualsiasi ahro greco, imparata quella sua con- vlncilricc eloquenza. Diio solo cLc di tulti i Dialoghi di quel felloe ingeguo questo che riferisce gli ulilnii colloquli lenuti da Socraie nella prlgione 11 giorno stesso che bebbe la cicuta, co'suoi plu carl discepoli, e per la ma- teria che iraiia, vogUo dire le prove dell'im- mortallia dell' anima umaua, e per la viva dlplntura che in esso e faita della fermezza e imperturbablllta conservaia in faccla alLx morte dal prlmo padre della morale filosofia, nel medcsimo tempo c 11 plii patctico , e 11 [ilii lulcressanle; coi plu Ingeuui colorl vl e rlualio 11 caralicrc di Socraie, e la sua 54 maniera d' Invesllgare la verila col mezzo del dubbio e della interrogazioue, fincli'essa chiara si manifesli in lutto lo splendore che 1' ac- compagoa. Ne io pero dissimulero , che la morale filosofia e dai moderni sapicnti messa in maggior luce che dagli autichi, e che Socrate raedesimo, se vlvesse ai tempi nostri, moke di quelle opinioni confuterebbe, che vivendo sosieune quali verila; ne il Segreia- rio certo in traducendo queslo dialogo , che contiene quasi il succo della Socratica dot- trina, intese di offerirc all' Aieneo cio che di meglio intorno alia natura di Dio, deH'anima nostra e della morale puo essere proposto alia cognizione dell'uomo; ma si bene di far conoscere quali maestose fondamenta fu^ rono poste a si grande edifizio, sul quale i filosofi di tutie le eta vennero fabbricando , da un uomo solo, che non ajutato da alcuno ebbe a combattere colle opinioni di tuiti i suoi contemporanei per trarre dalle dense tenebre dei pregludizj e degli errori i primi raggi della verita e della morale. Due cose fanno certamente risaltare il meriio di Socrate verso Tumauila^ quella di aver egli potuio 55 slabillre i princlpj della filosofia del costumi in onta di una rellgione, che dava negli siessi Iddil, cui proponeva al culto ed alia vene- razlone del moriali, T esempio deifiirtl, degli adulterj, delle iniemperanze, e degll altri anche pill abbominevoli vizj , che la raglone trova riprovevoli negli uoinini; e T altra di aver pro- posto se niedesimo a modello di ogni sociale virtu, avvalorando coll' esempio quella filoso- fia, che traeva dal foudo del cuore dell' uomo per rcnderlo savio e dobbene: leuendo per fermo , essere inutlli i preceili, quando gli educaiori li combaltono colla loro condolla. E queste considerazioni vagliano per inspiraro la debita sllma alia memoria di si grand'uomo, e per metiere una noblle emulazione nei mo- derui maestri d'una morale plii appurata dalle medltazioni dei savj posteriori, e dalla vera rellgione santificala. SCIENZE Dalle ractafisiche disputazionl dl Socrate , c Platone mi e agevole 11 passare agli argo- meuii spcilauli alle Sclenze , che furono trat- tali neir Aieneo, Ad accrescere la laccolta dei palrii miDerall aveado il Segtetario presentaie le varleta dei nosirl porlldi , ed alcuui ahri saggi dl rocce e di marmi, il socio Sig. Rs- gazzoui offeri varj allri fossili da lui ia varie parli della provincia riuvcnuli , dando dei me- desimi qual perito chiniico e naturalista la descrlzione; sono quesii due peiiificazioui , un pezzo di Agata, alcuue varicia di spaio pesante, di spate fluore, un pezzo di cristallo di monte di color nero raccoUo a Vioue in Valcamouica, che e un gigaiUeo cristallo di Tormellino, prima pietra uella quale si scopri la proprieta di eleitrizzarsi col mezzo del ca- lore, uno di schisto raicaceo uero , e bril- lante, che coniiene bellissime granate: due varieta di galena di pionibo, una nello spato fluore, r altra nello spato pesante, quella rac- colta nella valle della Torgola presso ColHo, quesla a Provagllo di ValsaLbla. Un secondo lavoro scientifico presenio il medesimo Sig. Ragazzoni all' Ateneo nelle sue lavole sinotliche, alle quali ridusse a comodo ed uiilita della giovcnlu studiosa il trattato di Chimica elementare leorica e pralica del 5? Sig. Thcaard, In quesie tavole con somma faciliia, e ad un'occhlala si puo disceruere la naiura, le proprieia classlche, genericbe, spe- cifiche , e differeuziall del corpl inorganic! scmplici, e composlij 11 che non e di poco vautaggio agli siudiosl di una sclenza, che quanlo piu rapidi avanzamenti ha fatti in que- st! uhlnii lenipi, tauto per la molllplicila del slsiemi, e per la diversila delle nomenclature ha iratlo gll uominl in avvolglmenll di parole, e di cose; 11 die e di non lleve Irapedlmeuto al progressl, ed alio siudio della niedesima. < Ma da queste ullll hensi, ma eleraenlari elucubrazlonl , 11 Slg. Canonlco Bellaui di Monza noslro socio d' onore chlamo la me- ditazioue dell' Aieneo ad un piii conslderevole oggclto nelle fislche Invesligazloni. Wclla coslruzlonc del due Imporlanti stro- uicull di tneiGorologia , dir vogllamo 11 icrmo- metro cd 11 Larometro c della massima ueces- slia 11 deterinlnarc rigorosamente quanlo a cagioi^ del calorc si dilalluo 11 mercurlo ed 11 vctro. Molil fislcl si sono occupali di quesla materia, proponendo all' uopo varj metodi, ed esegucndo iuuumqrevoli spcriuieuii, che 58 forse ancor non basiano per rlsolvere com- piutamcnie il quesito. Percio il Sig. Bellani assai versato in siffatii studj , con una memo- ria cli'ei fece leggere nel noslro Aieneo, espone le dlfficolta che si inconirano nel- I'assegnare la dilatazione del mercurio e del veiro, nella costruzione di questl stroraenti, Egli accenna con vasta critica e con erudi- zione i risultamenii olienuli in lale ricerca dai piu celebri autori , e meltendoli a con- fronto, ne fa eniergere Finceriezza, in cui deve Irovarsi tuttora il Fisico , per poterne slabilire il vero ; essendoche i raedesimi risultamenii tuili differiscono fra lore in considerevole quaniith. Le ragioni principali di simili di- versita sono avverlite dal nostro socio , e vengODO attribuite alia tempera che il veiro riceve, e ad una specie d' iuerzia che prova quella sostanza, come forse ogni allro corpo solido, per ritornare al volume di prima, dope rapide variazioni di tcmperalura. Nella proposla questione v'ha di certi dementi, minimi a dir vero, ma tali pero che dove non sieno ben calcolati lasciano incerto 1' esiio delle esperienze. Per le quali cose il nostro fisico conchiuJe la sua disserlaziouo col pro- porre uii metodo immaginato da lul per se- parare tra dl loro gli effetti pirometrici del mercurlo e del vetro. E uoto che il massimo dl densiia dell' acqua in isiato liquldo non corrisponde al miuimo dl lemperalura; ma a quattro gradi sopra 11 zero. Le lemperalure adunque prcse al disopra del quailro gradi ne avranno dl corrlspondenii al disoilo , che produrranno eguall dilalazloni. C16 poslo si raeitano due reclpienil dl vetro pieni dl acqua in coraunicazloue fra dl loro soilo e sopra col mezzo dl due lubl della stessa materia j si raantenga uno dl essi costautemenle alia t.cmperatura dl zero ; menire che si va riscal- dando 1' aliro gradaiamenie da zero , siuo al punlo che il liquldo conienuto uei vasi, si trovi in un perfetto equilibrio, 11 che si de- duce dalla qulete del polviscoli , che nuoiauo per lo piu nell' acqua, o che artlficlalraente vi sono mescolaii. Suppougasi che ogni molo idrosiailco ccssi allorquando la temperatura del rccipiente che si riscalda sla dl gradi 7, 77, sara manifesto che la rarefazione del- r acqua a zero c cgualc alia rarefazione del 6o xnedesinio liquido alia tcmperatura indicata. Ora se s' immergesse iin lermometio ad acqua prima nel ghiacclo che si fonda , c qulndi neir acqua riscaldaia a "j, -yy, luuo 1' abbassa- menlo del liquido conienuio uel lermomelro, die avrcbbe luogo nel passaggio dell' una al- r altra lemperaiura, sarebbc dovulo alia sola dilatazione del vetro. Quesio processo del Sig. Bellani e, a quanlo ci sembra, esaitissimo in teoricaj e non cl resta a desiderare se noa che r ingegnoso auiore applicandolo alia pra- tica, ne faccia palesi le consegueuze , che gliene risulteranno. AGRICOLTURA ED ARTI MECCANICHE Fralianto usando io della coriesc voslra aiienzioue, passero, o Signori, a darvi breve ragguaglio anche di cio che nel nostro Ateneo fu irattalo neU'anno circa ruiilissima dclle scien- ze r Agricollura, e circa 1' arii meccaniche, 6f onde vi sla chiaro, die menire i bei genj spa- [ ziano negli ameni campi della letteratura, e si occupano i plu gravi delle fislche scienze, non e trasciirato da nol , clo che va piu congiunto coir utile, e colla prosperiia dello Siaio. E prima vi riferiro 1' esatia relazione, cbe ci diede il benemerito nostro socio il Nob. Si". Clememe Rosa sul rise ciuese, di cui con lania utilita ha inlrodolta la collivazione nella nostra Provincia. INon io pero dirovvi cio cbe nella mia re- lazione del p.* p.*^ anno vi ebbi ad annunciare e quale e quanto tcrreno ei disponesse alia collivazione del riso cinese, e di quale natura fosse il terrenOj e come lo preparasse, e come vi geitasse la sememe, e quali fossero le cure da lui faile praticare nel campo , e quale ne fosse I'esito, cd il ricolto ; delle quali cose • tutie plu pariltamente egli in questa sua mcmoria ha voluto cbe fosse informato I'Ate- noo; bensi aggiugnero cio che di nuovo egli ba osservaio, ed e: Primo : Che a porre due granl per ogni buco nella seminazione fu moiivo il timore, che alcuno' di essl con fosse glunto a perfetta raaluriia , e quindi noa 62 fosse per gormogllare: Secoudo. Che per re- plicale esperienze egli ha potuto persuadersi, che dove i grani sieuo maturi , un solo basia, ed avvaloio la sua asserzione presentando un pollone di 52 sieli fruito dl un grano solo. Terzo: Che rispelto alia mondalura, che vuol farsi deir erbe parasslte, che soffocherebbero i primi geili, vuolsi praticar colle mani, quan- do ancor teoerella e la pianla, per lorsi dal perlcolo di eslirparla colla piccola zappa, o col sarchio; ina che quando la planta e gla cresciuta, se nuove erbe germoglluo, rimondar si possono col mezzo di questo istromenlo a rlsparmio di tempo e di falica. Quarto: Che in mezzo a si belle speranze di fulura cre- scente prosperila, egli e nel doloros* dubbio, che le splghe lulie di questo riso poriino a maturita il grano di cui lussureggiano. Quinto: E tan to piii perche uel Comune di Aquafredda provincia mautovana, uel quale piu precoci sono tutti i prodolli , e dove egli protrasse il taglio delle splghe sin ollre la meta di oitobre , tuttavia la raaggior parte dei grani rimase immaiura, sebbene il calore di quella stale fosse ed eccessivo e conti- 65 nuaio. Scsto: Che anclio nei due anni auie- ccdenii , in cui cgli praiico le medesime sperienze , non vide mai una spiga, i cui grani fossero tutii glunli a pcrfetta maiurezza. Setiinio; Che non saprehhe a quale ahra ca- gloue attrihuire queslo inconvenicnte fuori che al soverchio cestire che fa queslo cereale^ il che mcgho faranno conoscere le future espe- rienze. Oitavo: Che ha stahilito di fare in quest' anno raccogliere i grani maiuri senza . taghare le splghe, per veder raodo che anche j i piu tardivi giungano a maiurazione ; del che dara a queslo isliluio ragguaglio a suo 11 tempo. ' Con queste esatte osservazioni il dottissimo nosiro socio spera di poier meliere in chiaro la vera uiiliia che puo e alia nostra provincial j e a tuita 1' Italia ridondare dalla coliivazione , di qucsio grano che per le dlligenti cure, colle quali ei 1' ha introdolto, e divulgalo, I meriterebhe a quest' ora di essere denominalo I dal rispetiabile suo nome. Ma neir alto che il Sig. Rosa con tanlo zelo e aiiivith cerca di accrescere d' uu nuovo prodoito la nostra Agricollura, il socio Sig. 64 Ferrmi, intende con tiitlo 1' impegno a mi- gliorare quello dei nostri vini. Vi parlal a lun- go nel precedenie anno del metodo da lui insegaaloci di fare il vino col mezzo del con- deosaiore, oude averne e in raaggiore quanlila, e in quallla migliore, che dai metodi finor pralicaii. Egli ha potufo fame capaci con k una memoria corredata dalle tesiimonianze '' irrefragabili di varj proprietarj, che nel p.*' p.*^ autunno fecero in via di esperiniento pane del loro vino secondo i dettami da lui suggeritl , che quesii vantaggi non sono punto iirimaginai j ma incontrastabili, e veri; eppercio con quella generosiia colla quale mise a comune profitto, senza cercare il privilegio di privaiiva il sue riirovaio, alcuni ahri iusegnaraenti egli ci co- munico a rendere sempre plu vantaggiosa la praiica da lui sugijerita. Ejili in una breve 'OO^""-"* '^O* letiera gli acchiuse, che a tutii dispensa, che vogliono approfitiarsi del suo metodo; la quale, siccome siampata e a cognizione di ognuno, non e raeslleri che venga ora io epilogando; diro solamenie che I'Ateneo non sarebbe irop- po facile ad ammeaere il quinto avveriimento che in essa da , di non ispillare il vino dal ^ 65 vaso, in ciii c siaio posio per la prima fer-^ mentazione che dopo i8, o 20, e piii glorui da cui la fermeniazione medosima e staia in- cominciata; e a dir vero pare che una simile praiica molli Inconvcuienii porierebbe nei no* sui vinl, dei quali potrebbe auco avvenire, che alcuul iuacidissero j e lulll cerlo smonte- rebbero dl quel colore, che il nostro socio medesimo meite a calcolo , come una delle principali qualiia del vino fallo col metodo da lui suggerito, e va in conlraddizione di cio ch' egli ha insegnaio nella sua memoria , che r Ateueo fece nell' anno p.° p.^ divulgare. Dopo questi lavori dei nostri socj resiami a parlar brevemenie di due memorie una spet- tanie egualraente all' Agricollura , e 1' altra alle aiii meccaniche , spediie da' non socj. La prima e del Sig. Ab. Bernardino Rodolfi par- roco di Treraosine , ed e volia ad indagarc e le cagloni del guasto, che soffrirouo nella Riviera del Benaco nella ultima invernaia i limoni e gli altri agrumi , che vi si collivauo con tanta dillgeuza, e con lanio dispendio; ed i mezzi di porvi riparo. Le cagioui ei le trova in quelle nebbie che al finire dell' Au- 66 tunuo si elevano dalla parte merldionalc, qua- le appunto c rispelto alia nostra Riviera il Mautovano, ove molte acque impaludano, e molto negli ultimi anni si accrebbero le risaje artifizialij uebbie j>erci6 pestilcnziali, come abbastanza lo provano e le lunghe ed osli- nate febbri dei miseri , che in que'paludosi liioghi abitano , e il color gialliccio deila lore pelle, e la brevita stessa della loro vita. Os- serva il doito Arciprcte , clie uegli anni di sua fresca eta, quesle nebbie , che pure alia detla stagione si elevavano da quelle parti ( fosse che minor acque vi staguassero , o che scarsissime vi fossero le risaje ) meno pregnc di grossi vapori, si alzavano di plu nell' atmo- sftSj^a, e non toccando la regione, ove sono posir. i giardini, salivano a coronare le sovrap- poslc montagne. Ma ora per le cagioni so- praddette radendo illago, ingombrauo le falde dei montf o delle colline recando orribile guasto alle pianie limonifere , che per essere d' una tempera iiobile e dilicata e in continuo avvicendainento di fiori e di frutii, tulto il danno ricevono, che non possono a quella stagione ricevere ue le viii, ne gli ulivi , di cui G-j ; si sono gla raccolli i prodoili. Credcilc egli dapprima il doiio agronouio di poter rlparare al visibile danno die recavasi da tali ueLLie nioi'Lose ai limonl, col fame Len chludere i giardiui ( con tutta quella diligenza che si adopera per riparar quesie pianle dal freddo nlu crudo ) pria die cominciassero esse a le- varsi dalla regioue inferiore; ma poi si ac- coise , che se tale precauzione poteva giovare iu parte, uoi^ riparava inieramcnie il danno, dappoichc tanii spiragli, anche chiusi i giar- dini, rimangono, e tame rime tra Tun tavo- ' lalo c r aliro , che la iufezione pur vi penetra i tanto e tanto^ il perche egli a ultimo riraedio suggerisce di accendere nei chiusi giardini Icggeri fuochi di sarracnti fogliuti , e tali che facilmente si trasportino da uu luogo all' allro, eve pill il bisogno si manifesli. II fumo , egli dice, spandendosi per T aria fosca del giar- dino , ed aspiraudo al dilatamento di se , c r uscila per le fessure lentaudo , impedlra al vortice iuimico di penetrarvi. Ollrediche avendo la (iamma la virlii di assorbire 1' im- pure aere e purihcarlo, agitata essa pel giar- dino distruggera gVimpuri vapori, che potreh- 68 hero penetrarvi. Ragioncvole cerlo e pure il rimedio dal Sig. Rodolfi suggerito a riparo d' un guasto cosi dannoso, e non resta che air esperieuza il provarlo infallibile e sicuro. L' altra memoria di cul mi resta a far pa- rola e slaia procurata aU'Aieneo dall' illuslre socio d' ouore il Sig. Francesco Duodo I. R. Iniendenie di questa Provincia , ed e Tesalta descrizione , che suo nipoie il Sig. Luigi Duodo I. R. Ingegnete di acque e strade in Udine ha fatto di una maccbina inventaia da un ariista di quella citta il Sig. Ignazio Cal- larossi, per forare le pieire, gia stala rico- nosciula utile, e premiala dall' I. R. Istiiulo di Venezia. Cousisie questa in una ruota ad acqua, che porta un cilindro orizzontale con- tornato da alette, le quali niuovono dei pislelli vertlcali, armati aU'estremo inferiore di un martello di acciajo a denti, che irasfora cir- colarmente, senza bisoguo della mano del- r uomo pezzi di pieira viva d' ogni dimen- sione , lavoraii da una parte a maschio, e dair altra a femmina, a fine di poterne unire quauti si vogliano , e formare un lubo con- liuuo di qualsia lunghezza ad ogni usO; come 69 a cagion di Gsempio per condur acque a fon- tanc artificial! da qualunque dislanza, coi piu ford gitti seuza pcricolo che si fondano , o che trapeli niai I'acqua, come d' ordinarlo avviene in quclli di legno, ed anche di couoi e con maggior slcurezza nolle congiunzioni dei pezzi, e pero con piu cerla perennita d' azione. Per la esaiia ragionata descrizioue di que- sla macchiua, corredala di ben eseguito di- segno deir lugegnere Duodo, nella conside- razionc, che potrebbe essere di moltissimo e facilissioio uso fra noi, che abbondlamo e di pietre per lavorare i lubi, e di fontane, onde va ricca la nostra citla , 1' Ateneo im- pegno la gentilezza del suo socio a procu- rargliene anche un disegno, affincbe piu age- volniente si potesse conoscere il macchinismo, e ove le circostanze lo poriiuo, anche ridurlo alia pralica. Ed ecco il niodello esposto alia vostra considerazione, o Signori, iuiorno al quale udile, come ragiona il benemeriio lu- gegnere uello spcdirlo alio zlo. » Per confroniare il modcllo, egli dice, col discgno, e coUa descrizioue dclla macchina che rapprescnta, c meslieri immagiuarvi; Primo. In luogo del manubrio una ruota mossa dal- I'acqua, come ne' mulini. Secoudo. Un ca- naletto di legno o d' allra materia orizzontale, e piu basso del cilindro che porta le alette che muovono li pistelli, e tale che sempre sia pieno di acqua. Terzo. Tanti canaleiil mi- nori derivati dal precedente ad angolo reilo, qiianii sodo i pistelli della macchina, e pre- cisamente uno dirimpetto ad ogni pistcllo: questi gelteranno 1' aoqua uel foro che si fa dal pistello, per diluirne la polvere, e i fran- tumi. Quarto. Wei modello non si e poslo che il martello principale, ch' e il desiioato al cavo de'tubi, non gli altri, che formar devono il maschio e la femmina, che sono pero descriiti nella memoria, ed indicati nel disegno , e questo si e fatto per abbreviar 1' opera del modello medesimo. Quinto. E da avvertire per ultimo, che per la pietra calcarea comune , la grossezza dell' asta dei pistelli deve stare fra il terzo e la raeta di quella del modello in ragione dell'altezza; sebbeue nel modello siasi esagerata la grossezza in oltrc il doppio di qucllo che Ic compete- ~ 7* rebbc per la data aUczza. Sesio. Finalmenic, chc sebbcBC due soli pisielli sicnsi posii uel niodcllo , qucsii possouo csscre accresciuii a piaccrc » . ARTI BELLE Dal succinio ragguaglio , che vi ho fallo, o Signori , del travagli scleniifici e leiterarj del nostro Ateneo , vi e agevole lo scorgere r impegiio col quale ei ccrca, giovando alia Patria ed alio Siaio, di reudersi sempre piii deguo deir alta protezione dell' Augustissirao nostro Sovrano. Dalla esposizione poi del varj oggetti di belle arti, vedete, come Brescia a nuova gloria risorge , ed animosa emula- trice si fa delle altre ciita piii cospicue di questa naziouc, cbe pare dalla natura de- stiuata ad essere la gloriosa alirice del bello. Vedete nei quaitro ritratii dipinii dal giovane pittorc il socio Sig. llotiiui, com' egli va d'an- no ia anno accresceudo iu uoi Ic bcllc spe- ranze, chc ci ha fane di se coucepire. 72' Nel quadro dl S. Lulgl aDchc il socio Slg. Fillpplni ci fa seniire il buon gusio, ch' egli ha formaio sotto i piii rinomaii maestri. Wella copia che il Sig. Zampietri ha fatto del qua- dro del Guerciuo ci fa conoscere a qual nobile vanlo aspiri. Colla morie di Cesare da lui iuventata e disegnata c'l fa seniire il lodato Sig. Rotlini, che uon solo ha peunello per hen eseguire, ma vivace fantasia per imma- einare e creare. I disegni di molii aluuni di questo I. R. Liceo fanno chiara prova del grande impegno nell' inseguare, e del finis- simo gusto del valenle loro isiilutore il socio Sig. Prof. Vantini. Ma che diro del diseguo in plasiica di Psiche fanciulla, opera del gio- vauelto Slg. Giananlonio Labus figlio del nostro socio? Quai rapidi progress! non va egli faceudo nella staiuaria? qual nuovo lustro non e per accrescere al uorae hresciauo? Ed il monaslero a mosaico del Sig. Morelli non da un nuovo splendore alia patria nostra, con un' arte difficilissima, ch' egli si valorosamente esercita il priuio fra noi? E il Sig. Rafaello Ongari coi due paesaggi da lui incisi non ac- quista quest' anno un nuovo tilolo di appro- 75 vazloue e di lode? Finalmeule le altre opere che alia voslra contemplazlone , o illustri Ma- gisiraii, sono esposie, non vi fauno lulie in- sieme couoscere i rapldi progress! in ogni ramo dell' umano sapere , che va Brescia fa- cendo soilo il pacifico impero di un clemen- lissimo Monarca promoiore gerieroso delle utili isiituzioni, libcrale incoraggiator degl'in- l| gegni, che iniendono le loro forze all' utilila , ed al decoro della Pairia e dello Siato? Si, Magisirati Illustri , sara sempre questo per uoi il piu sacro di lulli i doveri, corrispondere cou tulle le forze del nostro ingegno, e del cuor nostro alle paierne cure del piu generoso di lulli i Monarchic e il prima dei nostri desideri il meriiare lo sguardo benigno di sua clemenza, e honih. ,5 / pretnj quest' anno dlspensatl daUa Cen- sura delV Atenco sono i seguenti. LETTERATURA Dissertazione del socio d' ouore Sig. Dott. Giovanni Labus inioruo varj Monuraeuli an- liclii scoperli in Brescia. S C I E N Z E Offerta e illuslrazione Ui vaij fossili della Provincia fatia dal socio altivo Si". Gianibaili- o sta Ragazzoni, che intendc a compirc il noslro palrio musco minerale. BELLE ARTI Plauimetria di quella parte di Brescia an- lica, ove esisleliero i princlpall puLLlici edi- ficj , discgnaia ed illusiraia dal socio alllvo Sig. Luigi Basilctti. ACCESSIT Sul Bello, poemctto in due canli, del socio d' onore Sig. Ab. Rivaio. A. BiAKCHi Segret FINE 77 INDICE Introdurlone ; Pag. 5 LETTERATURA II Campo Santo di Brescia, Poeinetto del Nob. Sig. Prof. Cesare Arid, socio atdvo . . » 6 Sul Bello , Poemetto didascalico , Parte II. del Sig. Ab. Antonio Rivato , socio d' onore . n 9 II Germanico , Tragedia, del Nob. Sig. Conte Ca\>. Francesco Gambara , socio atdvo . ?» 11 Sulla Tragedia romantica del Sig. Alessandro Manzoni , socio d' onore, intitolata: y^cfe/cftt. Discorso del Sig. Av. Gio. Battista Pagani, Censore ?» i4 II Corsaro, Poema di Lord Byron, recato in verso sciolto. Canto I. e II. del Sig. A^, Giuseppe Nicolini , socio attivo ....»» t8 Ella ed Eliseo, Poeraetti di S. E. Reverendissima Monsignor Ladislao Pyrker Patriarca di Ve- nezia ec. recati in italiano dal Nob. Sig. Conte Cav. Carlo Antonio Gambara, socio d' onore » ft5 Discorso suH'unione dei palrj Monumenti del Sig. Cav. Barone Antonio Sabatti , Vice Presidents » aq 78 Discoi'so parenetioo sull' importanza di avcre un patrio Museo di anticliila del Sig. Litigi Basiletti, socio atdvo . 55 St Monumenti antichi rlisegiiati e prcsentali all'Ale- neo dal Sig. Girolamo Joli, socio d' onore » 59 IlJustrazionc di nuovi Monuracnli anlichi ultima- mente scopcrli del Sig. Doit. Gio. Lahiis , socio d' onore 55 4'* lllustrazione di altri anticlii Monumenti di arte ultimamente scopcrti del Sig. Prof. Rodoljb Kantini , Censors . ?» /(5 riaglonamento latino intorno al modo di l)cn educare la giovenlii di civil condizionc del Sig. Ab. Antonio Rivato , socio d' pnqi'e . sj 4 9 Elogio del Cav. Giuseppe Colpani bresciano del Sig. Gaetano Fornasini, Assistenie al Segretario » 5 1 I! Fedonc, ossia dell' aninia , Dialogo di Platone, traduzione italiana del Segretario ... 55 53 SCIENZE Varj fossili dclla provincia presentati airAtcneo con illustrazione del Sig. Gio. Battista Ragazzoni , socio altiyo ^5 65 Tavole sinotticbc sull' opera del Sig. Thenard dello siesso ?v ivi Sulle difficolta chc s'incontrano ncl determinate la dilatazionc del Mcrcurio c del vetro , disscrtazione del Sig. Can. Angela Bel- lani, socio d' onore 57 j^ 79 AGRICOLTURA ED ARTI MECCA NICHE Sulla coltivazione del riso cinese introdotta nella proviacia , tnemoria del Nob. Sig. Clemente Rosa , socio atdvo . ; . < . 1 . • » 6 1 Ragguaglio degli esperinienti fatti V autunno prossitno passato col nuovo metodo di \ini- ficazione del Sig. Gaetano Fenini , socio d' onore » 64 Sul guasto dei limoni della Riviera Benacense neir invernata, memoria del Sig. Ah. Ber- nardino Rodolfi - . . » 65 Modello di una Macchina ad acqua per forare con facilita tubi di pietra , invenlata dal Sig. Ignazio Cattarossi di Udine con descrizio- ne del Sig. Luigi Duodo I. R. Ingegnere »• 68 ARTI BELLE Cenni suU' esposizione »» ^i rrctnj aggiudicati dalla Censura alle tre piu com- mendevoli produzioni di quest' anno . 55 ij5 ETEO o di Ihe^i i58, 4^ (a) STATO DEL CIELO OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fatte ncir Anno iSaS al Gabineiio di Fisica dell' Imp. I>. Liceo di lirescia elevato sopra 11 livello del mare metri i58, 42 (a) ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPERATLRA DI ZERO Mabzo Miocio GiDCNO 20 IJr.n 10,70 j 6.74 Media di tiillo II I ^ TEMPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TERMOMETRO IN 80 PAKTl ♦ Massima . <:> Cr.di lO Btate falte qualtco volte al gioi detei'minata per mezzo i (fl) La HilTcrcnia di livello c (/'} h. ,,i«ol„.,ma quanlilli. {.) II [iiii dullc %Dlie per cagioiic di teniporali Icvare del Sole, al meizo giorno isei'vazioni baiomclriclie fjltc pel < ♦ S.oo-S" ♦ 7.85^ t M3| 7.05 I . . ll'Ave Slaria dclla , Idci ■4.75 ^ ! 17,50 39 Idem 1 3 Idem ao Idem ■ 4 Idem a3 Idem 6 Idem 34, a5 33,00 16.75 i3, 35 Idei 5 Idem 3 Idem 18 Idem 33 Idem a6 Idem a"? Idem Idem Mellli di tulto il n poi i poilo ad una finestro a Nord-i 0. 89 4, 66 7, C4 .0, 46 16, 18 16 "7 18 5i ■9 57 16 95 STATO DEL CIELO S 9 % B 1 » a « _» . II, 06 i 7 iopra il luolo. auci.e n,rl mcse prcccdentc. S COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA DELL ANNO M. DCCC. XXIV. BRESCIA I'SU NICOLO BITTOM E COMP. M. DCCC. XXV. O R A Z I O N E DETTA IL Dl I 8 GEN.VAJO I 824 DAL NOBILE SIG^OR GIROLAMO MONTI nell' assumere LA PRESIDED ZA DEU/ATENEO I vostri sufFiagj, oriiatissimi Accademici, mi chiaiiiano a questo segglo onorevole, e ve ne rendo quanlo il meglio so e posso grazle cordiali: ma io qui mi sto trepidan- te. E vaglia il vero, se pongo mente alia dignita dello incarico che senno profondo richiede, e dottrina, e maturita di consi- glio; non che airordiiie de'miei Anteces- sori , i quali prestantissimi si avvicendarono sempre, non dovio io trepidare scendendo alia considerazione di me stesso, della mia inesperienza , della poverta del raio inge- gno; e quindi concorrere nel savissimo av- viso del politico Graziano := essere rischioso sempre e malagevole F empire un gran va- cuo? = 4 Se e lecito, o Signori, agguagliare le piccole alle cose maggiori, cloe il mio poco al molto altrul, or mi soccone, e bene a me si conviene, quello che in puri nitidis- simi versi di se diceva V egregio nostro concittadino Durante Duranti. In una di sue Epistole, modello di semplice e nitido poe- tico stile, e tanto celebrate dairaccigliato Scannabue, parla ad Antonio Brognoli del quando lii elelto in sua patria a civica Ma- gistratura ;=; Ti e nolo che quel di che pria la mono Posi sul libro, come vuol la legge , Per ^iurar quel che giuran land in vano; Nel qunl di appunto la cittade elegge Dei tre V uffizio, e la statuto avanti Delia primaria po testa si legge; Trascelto a tale onor venni fra tanti: In che ben vidi allora i voti altrui Di me pill assai che della patria anianti. 7=i Ei di se troppo modestamente sentiva, io di me giustamente. Ma, meglio che preside del patrio Ate- neo, m'e dolcc e glorioso il tenenni quale efeiitio d* unioiie di tanto bella c prcziosa corona dl dolti. E valgami il desldciio, ranioie del comune vantaggio che in me non vcrra meno: e ml vaira ccrlaniente il poderoso soccorso dcgli spettabili Signori Vice-Presidente, Censori c Segretario. Che anzi io mi avvaloro e prendo ardirc ed augurio dalla medcsima pochczza mia. Voi, o Signori, voi stcssi non mi conduceste a questo segglo? Ma pur cale a voi tanto che non illanguiflisra, non iscemi di forza il fuoco di Vesta che alluma c riscalda questo santuario dellc muse c delle arti? Dunque ora piucche mai voi tutti vorrete e me soc- correre, e raddoppiare di zelo perche alio splendore del loco vieppiu anzi si aggiunga, e fuori ampiamente diffondansi i raggi di vostra sapieuza. Qui da voi scorte onore- remo con incessanle viccnda e la severa Urania, e la coturnala Melpomene, e la mclodiosa Calliope, c le tre Arti sorelle. Incoraggiate altresi, illustri Accademici, i cultori svegliati e felici delle arti minori, *nde ii loro ingegno si aguzzi o nelle utili 6 iuvenzloni o in migliorare le altrui, allel- tandoli airamore dclla gloria, e al conse- guimento de'piemj ::^ Oinnes artes et om- nia opera exercitatio complet t: Arist. nel I. deir Etica. E vi prego pur anco di vostra frequenza alle nostrc adunanze: di questo modo vi aggiugnerete decoro, ci saremo di esempio sommo, e di reciproco stimolo all' operosita: e presterete il primo compenso a quei savj die qui pronunclano le loro esercitazioni. Incitate eziandio a convenire in queste adunanze i Giovanetti colli e studiosi : trop- po giova il tenere calde e animate queste speranze della patria*, e molto quindi e lo- devole e provvida la legge accolta nel nostro statuto che vuole gli alunni tm Loiigum iter per praecepta^ hrei'e et efficax per exein- pla 1=1 Sen. Ep. C. ad Lucillum. Da quivi essi prendano lena al ben fare, ed ansia di aggiugnere a meta gloriosa ^ Jrescit inge- niuni nisi vigilantia reparetur; et majora animi dona minima eriint^ ni assidua cul- turae adjectione suffidta fuerint := Arist. 7 nel IL deWEtica. Per questo le iiigentllite o bellicoso nazioni volleio accademie e licei, palest re e circhi. Ma noil debbo io tacermi, o Signori , se prima non vi riconduco a versare fio- ri sulla toniba del benefattore illiistre di questo istituto Gian Battista Savoldi. Colla morte di Catterina Pederzoli Savoldi av- venuta a di 2,7 Dicembre 1822 si e qiiivi reso utile il legato di annue lire mille cento circa austriache da lui disposto in favore del patrio Atenoor e la governativa sanzio- ne del 18 Aprile 1828 ci mise al possesso di tale dotazione. Era Taccennata Usufrut- tuaria sorella del nostro benemerilo Socio, die pure non e jjiii. di Jacopo Pederzoli, la cui dottrina, Tanimo mile e il candido cuorc faranno sempre cara e compianta la di lui ricordanza. (iian Baltista Savoldi, chc innalzato alia primaria Magistratura di Lombardia, non insupcrbirono gli onori, che poteudo non arricchi, clie non rese invililo la contraria lortuna, moriva nel 1802 togliendo a suoi 8 eredi (die figlluoli non avea) considerevole porzlone del modico avito di lui patrimonio, per donarlo cosi saviamente alia patria. Ma ora che dico del Savoldi, io ti veggo e a le mi chino, ombra veneranda di Fran- cesco Pagani, a te, al quale fui grato e ossequioso mentre eri, e il saro sempre, c meco il saranno lutli i buoni. Ebbe questi, il sapete, in Lonato islessa i natali, e con- degna amiclzia, e per qualche anno comune la sorte col primo, cui fu Segretario nel Cisalpino governo. Poscia ridottosi in Bre- scia, ei fu ben tosto togato ne' tribunali , ove noi lutti il vedemmo sedere lumino- samente e indefessamente lungh'anni fino air estremo suo di. Come attendere doveasi dairuomo probo e zelante del suo debito e del pubblico bene, di mente acuta e se- rena, ei fu il giusto mantenitore de'regii diritti, il consolatore della vedova e del pupillo, il giudice iutemerato, Tottimo pa- dre di famiglia. Eccovi il vero cittadino di tutti i tempi, di tutti i governi. Egli ahi! mancava, non trasmettendo ne'figli che la 9 tenue eredita de' suoi padri. Ma un dono prezioso e perenne el lasclava ai figli, alia patria: uno specchio limpidissimo infrau- gibile, Tesempio di sua vita := Respicere exemplar vitae :=; Hor. Benediclamo al cenere di questi sommi e invano desiderati nostri concittadini. E per noi, accademici ornatissirai, fia sempre salutato e sacro il marmo allogato nel ve- stiljolo di questo lempio, in cui sta inciso il benefizio e il noma != Gian Battista Sa- voldo =:. G. Monti. 1 1 ORAZI 0 NE DETTA NELLA PUBBLICA SESSIONE DELL' ATENEO IL Dl 20 SETTEMBRE 1824 DAL KOBILE SIGNOR PRESIDEIVTE D, iMosTRARE ( oi'dlne spettabilissimo di Maglstrati, egregi Accademici, ornatlssima Udienza ) i vantaggi che nell' uomo deri- vano e nella civil comunanza dalle accade- miche istituzioni, e dalle congrcghe de'dotti, sarebbe oggimai vana pompa di erudizione e di avvisamenti, desiderio soveichio di di- mostrare la verita conosciuta. U rapido vo- stro pensiero discorra dalle antichita piii •rimote infino a questa stagione, in mezzo ia tultc le genti fortunate e colte: che o nei boschi sacrati, o ne'tempj, o sotto i portiri augusti, o nelle aule si udirarino a 12 guisa di oracoli i detti c gli ammaestra- menti de' Savj. E furono questl ed anco i solerti Poten- ti che istituirono accademie e licei: per essi e per questo principal modo formaronsi e si moltiplicarono i sapienti e le discipline e le scuole. Avvenne ed avviene soltanto pella nobile gara d'istruire e di apprendere, pel mutuo scambio delle utili cose e dottrine fra i popoli, per la brama intensa di gio- vare e di giovarsi, che Tuomo si sveglia; conosce di essere, guarda alto e in se me- desimo, e intorno a se; e si persuade di essere pel coraun bene tzL Suhlata cogiii- tione et scienda, tollitur omnis ratio vitae regendae^ et reruni gerendarum := Cic. de Jin. Lib. II. Avventurate dunque le genti, ove per carita di patria, per impulso di provvidi governamenti , o per larghezza di principi sono stimolati gr iugegni alF operosita, e si proteggono le accademiche istituzioni! L' emulazione agita e fomenta: gli onori e i premj compensano: Tesempio dispone ed i3 assicura un avvenire felice. Di queste gare, di tale operosita, tli quest' anima, quasi di- rei, del creato, voile dire il poeta filosofo in quel sublime concetto: Certare ingenio ; contendere iwbilitate: Nodes atque dies nlti praestanti lahore Ad summas emergere opes , reriimque potiri. Luck. lib. II. Chi mai, se non guasto di cuore o di mente, neghera T universale principio: es- sere le arti e le lettere che abbellano il cuore, e fanno gentili e miti i costumi, e le scienze informare la mente, scorgerla alle fonti dell' onesto e del vero, procac- ciarle idee proporzionate e chiare delle sensibili cose; ed alto sollevandola oltre la sf'era del sensibile, poggiarla riconoscente e china al cospetto dell' altissima cagione di lutte cose, di Dio? Quindi dal seno delle accademie, de- stinalc a raccogliere e concitare i migliori, purche saggiamentc modellate e al giusto ^4 fine indiritte, come da madii fecondc ed elettc vengono, si cducano e si moltlplicano gli iioraini probi, gli utili cittadini, i leali siidditi, i veri saplenlj. Sebbenc, non si avverano forsc, e noii si aderapiono i uostii voti fra queste po- polazioni soggette airamore e al governa- nienlo di Cesare? E particolarmente fra noi, e nelle medesime nostrc contrade? ovc tanti si accrebbero gli ammaestrameiiti: ove pro- tezione e preraj si largiscono ai dotti, agli industriosi: ove si mantengono e vogliono il principale Istituto, i Santuar] delie arti e gli Atenei? Piuttosto sarebbe nostro officio di pro- vare a Cesare, a voi, Magistrati amplissimi, a voi tutti, o Signori, che questWtciieo non inganno giammai la volouta sovrana, ne le vostre e le comuni speranze. Ma il siio Pre- side immeritevole bensi di questo seggio onorevole, pero d'animo franco e leale, osa assicurarvi pel santo affetto del vero che cio mai non avvenne. Gli duole che i limiti angusti nc' quali deve contenere il suo dire If) gli tolgaiio ora il vanto cll enumerarvi Topcra tutta moltilbrme dc'heiiementi Socj, mossi al ben fare unicameiite dairamore alio stu- dio, dal plauso ed eseinpio scambievole, e dalla gloria e utilita della patria. In qiie- sf accademia, movendo dalF epoca di sua istituzione giiignendo a questo di^ quasi di- remmo clie f'u locco ogni ramo del sapore: che qui si sparsero e fruttarono i serai dello altrui c di nuove dottrine, specialmente uti- lissime nelParte agraria: che le scienzc vi ebbero sempre coltivatori profondi, e incre- mento : che le umane lettere vantano qulvi ispirate opere degne del cedro, onde Brescia orrevole si estima tra i paesi d' Italia: e che le arti liberali e le meccaniche ebbero quivi stesso e incoraggiamento e premio, Peru se Dio glielo coDceda, e voi sa- rete pur cortesi di udirlo, ne terra ragio- naraento e verra ai particolari altra fiata, E se non si aggiunse a intendimenti piu alti, e meno svariati e tendenti a uii solo scopo non furono gli studj di questo con- sesso; sceverati pero i lavori e per materia i6 divisi, siccome sono le classi contemplate dal nostro statuto", c a guisa del merciajo die tiene quello che a tutti si coiifa e a ca- dauno, potrebbersi olfeiire volumi di cose ne inonorate, ne indegne di vedere la luce. E se pill larga si avesse P annua prov- visione*, e se Tuopo il chiedesse o la Ven- tura, certamente che il desiderio non man- cherebbe, e la vigori'a deiroperare per un solo fine. Argomento vivo e non dubbio I'avete, o Signori, nelle somme annue dal- I'Ateneo designate, e negli studj precipua- mente rivolti agli Scavi di quella parte di Brescia antica che voi sapete; ed aU'ordi- namento di un patrio Museo lapidario: se- condando per tale modo, e per quanto e da noi, lo zelo magnanimo della municipale nostra Magistratura, e il pubblico voto. Non innoltrarono, e vero, gli scavi in quest' anno: ma non si rimase percio oziosa r apposita Commissione che tutta si adopero a perfezionare il disegno de' lavori ; ad, ap- pianare le insorte difficolta tranquillando le ragioni de'proprietarj del fondo da smuo- »7 vere ( lia quali e per noi dolce il dar lode alia grandezza e al patrlo amore delFillu- stre Cav. Co. Carlo Gambara ): ad amman- nlre in somma tuttocche occorra, onde senza intoppi o ripulse spiacevoli T opera quindi innanzi ferva e proceda. E in tante esercitazloni, in tanta va- riela di assoggettate materie e di autori ; nel lungo volgere di ventidue anni; in tanle e si difficili vicende di guerre, di condi- zioni, d'ordine sociale, sempre questo Corpo accademico con passo grave ed eguale^ non mai volgendo dietro o altrove lo sguardo, ritto s'avvio pel sentiero segnato dalla figlia primigenia del Nume, dalla \ irtii. Ne facciano fede le sue scritture, che fcutte quante stanno deposte nel nostro ar- chivio: e molte gia ebbero Tonore della stampa; come si vanno sempre pubblicando a singolare fortuna di quest' Ateneo, e a decoro della Bresciana provincia, i suoi an- nali. Venga Tocchio il piii veggente, la cri- tica pill sagace e severa a smentire questo fatto. IcS iNe percio solo si arrogano i riostri Ac- cademici clie liistro c fama no venga loro, ed a quel cari nostri die piu non sono: non e gia merito il noii fallire in quello chc mancando si avrcbbe nota o di scon- sigliato o di vile o di cmpio. Si addice al savio il desidcrare e il promuovere il bene generale: ma dove a tanto non riesca, o non sia il bene, piange nel suo cuore, e si rimane stianiero e superiore agli eventi. t=! Se la saviezza entrera nel tuo cuore, e la tua anima s'inebbriera della scienza, ti cu- stodira il consiglio, e ti sal vera la pruden- za ;=: Ne divini j)roi'erbj. Coprasi il cielo di nubi Icmpestose e negre, soffi terribile la bulera; si sollevino immense Tonde delPEgeo; tutto rumoreggi intorno, il tuono, il vento, i flutti, gli antri de'montij e rovinosa la folgore scoscenda le nubi. Tutto questo orrorc accumulate sem- bri annunziare la rovina delFuniverso: ma ■il divino Platoue sulla rupe Sunia sta nel peristilo del tempio sacro a Minerva, in raccogiimento profondo, cinto della nobil 19 corona deMidatl discopoll, sordo alLc minac- cie ed ai sovvertimciiti di nalura; o solo guardandola per ammirarne la maesta spa- ventosa. E coll' aha mente volando ollie quel cielo procelloso, ci ragiona tranquillo si>l piimo Autore dello cose, sulF origine dclFuniverso, sulla causa del male. Bart, f' iiig. (VAiiac. Quale immagine cspiimeiiLe e sublime del vero sagglo, delle specchlate e fruttevoll congreghe de'Dotti! '^ Sapien- tia est una quae /noestilia/n pel la t ex aniinis; quae nos exhorrescere uietu noii sinat: qua praeceptrice in traiiquillitate vivi potest^ oniniuDi cupiditalum ardore restiiicto. := Torq. apud 31. Tail. lib. I. de fin. Se poi fausta e iion ingloiiosa rinnovisi la solennila di qiiesto gioriio, Targomen- terete, o Signoii, da' Commeiitaij del pre- sente anno accademico, che ora dee leg- gen i Tegregio nostro Segretario. E pur anco le felici prove nelle arti liberali e nelle meccaniche della nostra Cit- la e Provincia, ond' c ornala quest' aula, vi 2,0 persuadano die ne' petti Brcsclani mai non rafTredda Tamore del bello e del vantag- gioso. Alcuna cosa osserverete con occhio d' ammirazione; ed alcun'altra vi preghiarao con quello della patria speranza. G. Monti RELAZIONE ACCADEMICA dell' anno M.DCCG.XXIV. 2.) M,. -ale per me, Monsiguor Reverendlssinio, I. R. \ ice Delegato, Prestantisslmo Signer Podesta, Uditori umaiiissimi, male per me si darebbe priiicipio al ragguaglio delle Ict- lerarie e scientifiche eliicubrazioni dei dotti nostri Accademici, lette quest'anno neliWte- iieo, sc da altro cominciassi, che dal pa- renetico discorso con che il nuovo nostro Presidente il Nob. Signor Girolamo Monti aj>erse le nostre scssioni. Comincio egli colla modestia, die lo caratterizza, ad impicciolire i suol meriti per parer non dovere il distinto onore, che alia benevolenza de'suoi colle- ghi; ne io qui diro ( per non ofTendere cjiiesia modestia ) che la benevolenza tra savie persone non puo mai essere inspira- ta, che dal vero merito. Da tale atteniia- menlo del proprio valore ei prese motivo di viemmeglio iuanimare noi tutti ad in- 2/, sistcre con maggior calore all** incremento delle amene etl utili cognizioni nel nostro paesej e qui da voi scorte^ egli diceva , con incessante viceiida onorereino e la se- ver a Urania^ e la coturnata Melpomene^ e la nielodiosa Calliope^ e le tre arti so- relle. Incoraggiate altresl^ sogglungea, i7- liistvi accadeniLci^ i cultorl svegliati e fe- lici delle arti nii/iori^ onde il loro ingegno si aguzZ'i o nelle utili inveiiz^ioni^ o in migliorare le allrui^ allettandoli alV amor della gloria^ e al conseguiniento dei prernj. Ora, illustri Signori, quale piu onori- fica testimonianza pote renders! dalPintero Corpo al suo zelantissimo Preside, che la concorrenza dei laboriosi accademici a dar prove del loro ingegno, e di tulli a ren- derc frequentissime le noslre adunanze? E che dica io la verita, voi stessi lo giudiche- rete dalla moltiplicita ed importare delle memorie, che furono lette nel breve spazio di olto mesi; delle quali, se la consueta vostra umanita mi favorisce, senza piu io mi accingo a darvi ragione. 25 LETTERATUIL\ Le muse dette con ragione da Orazio maestre della socievole tranquillita, ebbero anche in quest' anno accademico fra noi va- lentissimi coltivatori. E volentieri primo io vi adduco innanzl, o Signori, il Signer Ab. Rivato, che caldo Tanimo di nobili afFetti, e picna la mente dei sublimi concetti di Pindaro, di Orazio e deirAlighieri, mae- strevolmente tratto fra noi la lira per in- fiammarci gli anirai a vera gloria ed a virtii. Non io spendero qui molte parole per di- chiararvi la nature e le varie specie della li- rica poesia e perclie queste cognizioni sono gia da ognuno attinte nelle scuole, e per- clie altre volte a lungo ne ho io pure da questo luogo a voi ragionato; vi diro solo che le sei Odi dal Signor Rivato lette nel- r Ateneo sono del genere morale e filosofico, genere forse non peranco in Italia in quel- Testensione coltivato, ed elevato a quella sublimi ta, che si richiede per porlare al- 26 riutelletto vivissime le imraagini della vir- tu, e conquidere la volonta colla poteiiza delle sue native bellezze. A cio fare e me- stieri di nobile apprensiva, di vivacissima immaginazione e di assoluta signoria della lingua, per assortire alle immagini quelle forme, che piu ne accrescano e la belta e la forza. Ne vi sara certo fra voi , che udiste le odi del nostro socio, clii me tacci di trop- po parziale se dico, qucste virtu tutte ri- splendere nelle sue odi; e per quelli che non le udirono, pochi tratti, che verro io qui riferendo di ciascuna, varranno a dichiararlo meglio, che non potrebbe Taltrui discorso. Nella Concordia cle'Cieli^ Ode piu contem- plativa che morale, quanto non toccano le riflessioni che dalParmonia dei cieli scende a far sopra i mortali? E la in quelle con trade Verra che sieii per vincolo concorde In lor brame e pensier I' aninie m'l'ince ; Ne al grido di amistade Saran, come fjuaggiu, le voglie sorde , Che vanno senza fren dalV error vintc, Qual biasmo ? // tittto in ar mania si lega. 27 Sol dali urdiii s! slega ISoslra natura , c dagli utuani petti Iti tcnipcsta si levnno gli affetti. Sovra di noi fa schittso Un vaso d'ira, c nostra schiatta e ti'isCa. Da furia ul trice, die posar non lasda, Morta a piela rjuciggiiiso, E V uoni d' angue peggior, shrama la vista Del fratcl suo nel pianlo e nelV amhascia, Ogni leggc d^ amor discordia ha rotta ; E il nostro inondo annotta Si, chc it mortale al sua pcggior si fida, E sdegna il lutnc die a virlii lo guida. Piio flcscriversi con colon piu vivi la foitczza deiraninio nelle avversita, di quel die Ibce il Sig. Rivato nella strofa seguente (IcirOde su tale argomento! II forte di sua menie Riposando tranquillo in su la cima Alle cose niortali il guardo inchina. F'ede come repente Altri sale in altura , altri si adima. Come onda al tenipeslar della marina. Sente pietoso il suon di tristi note^ Che V animo percote 5 Ma dcgli affanni la diversa foUa V eccclso animo suo punto non crolla. 28 Udite con quali patetici accent! neWOdc sulla morte del Perticari^ fu nostro Socio d'onore, esprime il dolore dell' amorosissi- ma di Ini moglie Costanza c del suo suo- cero Cav. Vincenzo Monti. E pill di te itessuno Si strugge in pene, o misera Costanza ^ Si volto in basso de' tuoi gaudi il colmo. Trista fra V aer bruno V^ai sospirando in solitaria stanza^ Quale vedova tortora daW olmo. II padre inconsolabile divide U off anno , che il conquide. Del JlgUo estinlo or si querela ed ange. Or della figl'ia dereliila ei piange. E neirOde che ha per titolo: la gloria, in cui racconsola le anime virtuose colFim- magine delFavvenire, quanto non e vero e sublime questo concetto? In ogni eta son vivi I vestigi dell'uomo, ove li stampi Magnanima virtii. Quanto calda e plena di nobile dispet- to questa conversione? Ah! pera chi nel vile Ozio suoi giorni inonorato spreca, E in sopore lelargico si accascia. L' alma die trae gentile Forma dal siio Faltor , odia la cieca Notte , che il somrno ben veder non lascia. Ma quaiito non commovc gli animi no- stri la viva descrizione ch'ei fa di quel mi- ser! britanni che sono dannati a morire asfitici nelle piigioni d'Oriente, neU'Ode: L\ii'ia sorgeiite del la respirazione? Ma vien meco del Gange in sulla sponda: Entra in qiiella profonda Torre, e ben piangerai se anco tu chiuda In petlo un' alma di pieiade ignuda. NelV alto da due brcvi Pertugi entra di luce un raggio appena, Ne vi penetra Jil d' aura salubre. Tosto a ciascuno gre^'i Fansi i respiri, e vien manco ogni lena In guisa spaventevole e lugubre. Quivi angustiati i miseri britanni, Poche ore in fra gli affanni^ Mandano in braccio ad un destin spietato V angoscioso di vita ultimo fiato. Di fiochi iiluli e lai , Onde i piii forti imprccano alia sorte , 3o II dolorosa carcere rinihomha. Fra i piii ajfannosi giiai Forma ivi inesorabile la morte ^ Di ammucchiad cadaverl una tomba. Allri mentre anelando, ahi lasso! invoca II Cielo , si soffoca ; Allri al vicino die i capei si slrappa Brancolando fra il hujo invan si aggrappa. lo finiro recitandovi un tratto deirOde sulla luce fisica e morale; Pcra chi il divin raggio Nei dolci studj non nutrica , e in seno Alt' armonia dell' universo assonna. Ahi come con oil raggio Deir iinian seme il hel falgor vien meno Per V appetito , che del cor s' indonna I Ne perche quesli brevi traLtl di cia- scuna delle Odi del Sig. Rivato io vi abbla qui lifeiiti, creder dovele, che men pieno sia il tutto di quelle doti, che di sopra ho detto convenire a questo genere di poesia; no, io non ho pieferiti questi per allro fine che perche in essi di per se vi si pingesse Tanima del nostro socio, umaua, gentile, 3i piclosa, o ritloiulante dei pin nobili e re- ligiosi aHelti, ai qiiali voriobbc semprc es- sere consacrala Ja pocsia, come qiiella che e nil dono s})ccialc da Dio conceduto ad alcune anime privilegiatc; anziche essere vituperosamente (rasciiiata a lusingar le pas- sioni, e a pervertir la morale. Da cosi nobilc line inspiralo c pure il Carinc sidla J erila sej)ij)re coinbaituta e semprc Ivionfante del nonagenario socio di onore il Sig. professor Tamburini^ e se piu vivaci fossero le immagini ( che non era spcrabile in si avanzata eta ) e piu ela- borato il verso ed animata la melodia e I'armonia ( che non era da altendersi da chl per solo conforto dcgli ullimi anni di vita si die"*, come Socrale nel carcere, a I tratlare la poesia ), questo Carme e pei sublimi concetti ond'e pieno, e per Tim- porlare delFargomentOj e per la vastita del- la dollrina che svolge, potrebbe star sopra a qualsiasl altro, onde in questi idtimi tem- 1 pi si e fatto glorioso il Parnaso Italiano. La verita e per TAiitore, giiista il concetto dei 32 libri sapienziali, la compagna di Dio nella mirabil opra dclla crcazione^ o per dire pill vero, sotto il nome di Verita, I'autore esprime il divin Verbo, il Figlio unigenito di Dio medesimo. Questi e che si rivelo al primo uonio, dopo il peccatOj le dolci promesse facendogli di riparazione e salute; Questi che per la bocca degl'ispirati pro- feti pill chiaramente venne a mano a mano le grandi promesse riconfermando; Questi^ che nella pienezza de' tempi fatto uomo co- rono le sue promesse colla sospirata Re- denzione; Questi che fondata la sua Chiesa continuamente contro gli assalti delF errore e delFempieta la sostiene e la difende. Ec- covi in poche parole aperta Torditura di lutto il Carme, in cui PAutore, colla Storia alia mano, le principali guerre espone, che furono mosse dalle passioni^ dagli scismi, dalle eresie a questa verita divina, dalla pri- ma eta del Mondo infino ai nostri tempi; guerre sanguinose e crudeli; ma dclle quali sempre ella riusci vincitrice e trionfante. Voi ben vedete, o Signori^ che la materia quanto e vasta, attrettanto e Interessaiite e sublime; c non so se piutLoilo argomcnto deguo sarebbe plii di liiiigo Poema, die di un semplice Carme, a chi fornito di plu calda fantasia, e crescluto alia scuola delle Muse nella robuslezza della eta, impren- desse a traltarla. Noi pcio non cessererao di far plauso al nostro Autore, che questo Carme scrisse non colla pretensione di ar- ricchire il poetico patrlmonlo deiritab'a, ma per ricreare gli ultimi glorni del viver suo con queste consolanti meditazioni. Ma da queste originali poesie dai no- stri Socj presentate alF Atenco nel corso delPanno Accadcmico passiamo a far breve I cenno di quelle che allri valentissimi tras- I portarono da eslranee lingue, e da cele- I brati poeti in Italiano; e primo mi si ofiVe il poemetto sulle Nozze dl Teli e di Peleo di Calullo, dal nostro professore Arici tra- dotto, e stampato in occasione di nozze il- lustri Bresciane. Questo poemetto di Ca- tullo e meritamente celebrato dai crilici, c dagli eruditi di tutte le dotte nazioni di •> 0 34 tutte le eta, ed il medesimo Giulio Cesare Scaligero, che una luiiga poctica scrisse per sagrificare alPara di Viigillo tutti i poeti greci e lalini ; e che credette di non poter rendcre grandc TEpico latino, senza ab- bassare ed Omero e Pindaro e tutti in- somma gF insigni pocti delle due nazloni , quando viene a parlare delle nozze di Teti e Pcleo di Catullo, e bensi temerario a se- gno di ciitlcare quel che non intende, ed anco di stendere una mano piofana per deturparne i versi colla superba arroganza di correggerli; ma poi vinte le oppilate sue orecchie dalla moltiplice variata armonia di quel versi divini, fa loro quest' onore di chiamarli quasi un adito ed un gradino per salire alia Virgiliana venusta. lo questo non dico, perche abbastanza grave io tenga il giudizio Scaligerano, che i dotti Italiani non han bisogno del giudizio del dotti Francesi per apprezzare II mcrito poetico del latini, di cui nol siaino i leglttlmi eredl in punto di buon gusto. E certo e i Pagnini e i Torelll, che molto studio posero ed amore 35 nel volgcre qiiesto poemetto inllaliano, lutte le grazie scntiiono e conobbero, onde esso va ricco dal prlncipio sino al fine, bencbe avessero bene spcsso a dolersi dl non le potere tutte trasfonderc nelle lor traduzio- ni. Quale infatti non e la scbiettezza del modi, la dotta facllita di esprlmerli, la ele- gaoza della lingua, la moltiplicita delle im- magini, il colorito dello stile, la varieta delle intonazioni sempre assortite alle im- magiui stesse, ed agli affetti! Lasciando io Virgilio nell'alto seggio, in cui lo pose non il giudizio di Scaligero, ma il suo genio divino, sostengo essere questo poemetto di Catullo uno del piu splendidi ornamenti della latina lelteratura; e che per se solo puo servire di scuola a chl aspira al nobile vanto di cultor delle Muse, II nostro Ariel voile percio tentare an- ch'egli di renderlo degnamente in Italiano, e scnza jattanza pote dire che pel lato dello si He la sua traduziojie non ot terra r ulliino liiogo fra le molte corse Jinora in Italia. Ma perche vorro io antivenire al giudizio chc potetc di essa traduzione formare voi medesimi, poiche si e lesa pub- blica colle stampe? Toineio piuttosto a Yirglllo, di cui il nostro Socio Sig. Avvo- cato Buccelleni seppe farci conoscere i pre- gi parLicolaii, senza detrarre al merilo de- gli allri cclebrati sciittori. Entrando egli nella parte estetica delle opere di Virgllio, nclla quale appunto, piii clie nel resto, ri- levar puotesi il caratlere suo particolare, egli ne disse: := Supremo essere Virgdio nel meraviglioso artificio della melodia com- binata coirarmonia imitatlva: derivare in lui spccialmente simile cffetto dalia scelta dclle voci, dal loro ordinamento nel perio- do, dagli accenti, dallo scontro di vocali o consonanti, dalla Irasposizione, interru- zione, o continuila nel complesso della fra- se e del pcriodo: i gofli poetastri non con- siderare nel verso che il meccanismo della misura, e non vedcr piu la di questo me- todico scompartimento: i poeli leziosi, ma inanimati, meltere loro studio nclla perpetua monotona agevolezza e dolcezza de" suoni, •>7 c credere aver tocco il clelo lorche sia con- tcnto I'orecchlo senza fare atlesa alia varia imilazione armonica delle cose significate. Altri pill iniziati nei misteri delle Muse rle- scire nell' armonia imitante le immaglni, e gli afl'etti espressi, ma non sapcrla contem- perare colla melodia. I somml poetl essere essenzialmente imitatori colla moltipllce ar- monia conformc, ed essenzialmente melo- dici. Virgilio esserne il principe. Aver lui quest' armonia imitaliva conseguito', i. Col- la imilazione de'suoni inerenti alle imma- gini i cui obbletti danno un suono, ed esser questa la parte di Virgilio piii age- vole ad imitare; 2. ColFanalogia dc'suoni esprimenti sensazioni, che hanno relazio- ne colle qualita delle idee espresse, come a dire la continuita, la lunghezza, la vastita, r ondeggiamento, la profondita, F inlen- sita, Tagevolezza ec. ec. ; 3. CoU'usar suoni imitanti i moli esterni, o gli accenti delle passioni", il che esige uno studio filosofico e profondo, esscndoche le analogic sono in- finite, ne si presentano che dopo accurata 38 considerazione sugli efletti di natura in tulte le possibili altcrazioni deiraiiimo; 4* Colla simpatia , ovvero eguale risultameuto di ef- fetto; mentre una serle di suoni combinati mettera Fanima in uno stato di gioja, di estasi, di abbattimenlo, di cupa tristezza, come una serie di idee analoghe; e sicco- rae la parola opera sull'animo e colla al- luiione significativa e colla impressione ma- teriale del suono, e manifesto che una delle parti essenziali per I'effetto della poesia e la musica, o scelta e coordinazionc dei suoni, ed e Virgilio in questa parte cosi di- ligente, che molte volte usa i vocaboli piu pel suono che gli danno opportuno, che per la legittima allusion loro significativa, com' e facile riscontrare quasi ad ogni pa- gina delle sue opcre. Ma siccome uno dei grandi esempi la- sciati da Virgilio di queslo magico artifizio in tutte le possibili guise e V Episodio di Orfeo ed Euridice posto sul fine delle Geor- giche, cosi il Sig. Buccellcni, che altre volte ce lo lesse tradotto, ha di nuovo posta mano ^ a questo lavoro, e attento alle piu minute avveitcnze di quest' arte musicale, ce nc dietle una versione ad un tempo e poetica e fedele, la quale egualmente fu pubbli- cata in occasione di altre nozze illustri; il vero pregio della quale potra scorgere di leggieri chiunque attentamente la legga con- frontandola coiroriginale, e colle m6ltiplici traduzioni che se ne sono gia fatte. Ma il valente nostro poela ci diede un'altra versione pure dal latino, delPele- gia cioe, che il celebre matematico e poeta Mascheroni pubblico a Parigi nel suo esillo, in occasione, che cola venne a morte il suo collega ed amico Tinsigne matematico Bor- da. Quesla elegia, poco conosciuta in Italia per essere stata impressa una volta sola, parve al nostro socio meritevole di essere innestata nel Parnaso Italiano per la subli- mitji deiradetto ch'essa contiene, per la molta dottrina poeticamente espressa, e per Taurea e classica d/zione latina, ond''e det- tata;, si anco perche vcnisse a cognizioue dri dotti questo sccondo pregio dei pochi 40 lavori poeticl deirAutore deWLwilo a Les- hij. II Iraduttorc seppc pur qui conseivare ed espiimcre ilalianamente tutle le bellezze deiroriglnale, perche merito che venisse con lode rifeilta sui gioinali letterarj. Questi poetici lavori dei iiostri Socj fu- rono tutti sui classici, o sulle traccie dai medcsimi luminosameute segiiate; ma per- che anche il nuovo gencre di pocsia Ro- mantica fosse trattato fra noi, il socio Si- giior Prof. Nicolini ci lesse il terzo ed ultimo libro del Corsaro di Byron da lui ilalia- namente tradotto. Di questo Autore, e di questo poema ebbi a parlarvi altre volte, o Signorij e nolando i difetti, non vi tacqui le bellezze delF originale -^ e la maestria , come ragion volea, celebrai del dotto tra- duttore. Questo giovane, il cui giudizio, e buon gusto ad ogni giorno si va dila- tando e perfezlonando per le indefcsse me- ditazioni, ch"' ei fa sulFopere degli antichi e moderni scrittori, pria di leggcrne la sua traduzione del terzo libro del Corsaro ne richiamo alia memoria la tela dei libri 41 anteriorl con uii gludlzlosissimo sunto, nel chc io noil lo seguiio avendovene fatto ccnno nella inia lelazlone deiranno aute- t cedente; bensi mi e caro iisar delle sue parole ncl darvi ragguagllo della sua let- lura di quest' anno, cr: Serve, egli dice, d'introdnzione al canto terzo la descrizione di una caduta del sole nella Grecia, bella per se, ma clie quanto altra mai incorre aH'occasione nella censura uoii ernt hie locus. L' inglese poeta, come ci fa sapere in una postilla, la ebbe trasporlata da un altro suo poema ( stampato e non pub- blicalo ) nel presente, comecche egli stesso conosca il suo starvi a disaglo. =:i Cosi il Musico Rossini trasmuterebbe una sinlonia da spartito a spartito. Trasferisce lord By- ron in quest^ ultimo canto il leggitore al- risola del Corsaro, ove dipinge I'amorosa Medora in grande affanno, non vedendo ritornar per anco Corrado, quantunque sia di molto trascorso il termine da lui posto al rilorno. Ella or sale sul faro, ora scende, ed erra lungo la spiaggia, cogli occhi sem- 4a pre volti al mare, e immaglnando ad ogni momento di scorgere da lontano sulP onde la vela bramata. Finalmente arriva una mi- sera sdrusciLa barca, su cui stanno pochi corsari, avanzo della rotta ricevuta a Corone, la pLu parte feriti, e tutti peggio ancora trattati. Dal loro stato, dal loro contegno, da qualche loro parola, ella argomeuta Pac- caduto, e forse anco piii. Cade tramortila d'aOanno; e fuori dei sensi vlene traspor- tata alle sue stanze. I corsari consultano dope con Anselmo, che Corrado lascio a guardia delPIsola, quel che si abbia nelle circostanze a fare. Intanto si agita in Co- rone la sorte del Corsaro. La bclla Sultana ha cercato co'suoi vezzi, e con accorte pa- role di mettere compassione nel Pascia; ma le sue sollecitudini Thanno invece mosso a gelosia. Ei la garrisce, Taccusa d'infedelta, e discende fino a minacciarle la vita. Questa irritata da simili oltraggi, e intimorila dalle minacce, divenula piu amante del Corsaro disposta di salvarlo ad ogni costo, si volge al tradimento. Corrompe coir oro le guardie 43 e le dispone ad assecondarla in qual siasi attentato. Torna alia caicere, c propone a Corrado la iuga, offerendogli un pugnale, con cui cgli trafigga il nemico Pascia, senza la morte del quale sarebbe nulla tentare la fuga; e Corrado ricusa di procurarsi la fuga con un Iradimento ( sebbene con un tra- dimento lo avesse prima deluso, ed assa- lito nel suo palazzo: ma tali incongruenze convien farle buone a Byron, meta come poeta inglese, e mcta come romantic© ). La furiosa donna ammazza di propria mano il Pascia, e Tugge con Corrado facendo vela air Isola del Corsari; dove giunto Corra- do trova che Medora e morta di dolore. Scompare disperalo, e non si sa piii no- vella di lul. Cosi il poeta finlsce o piut- toslo tronca il suo poema*, del quale udia- mo, o Signori, il fino giudizio, che ce ne ha date lo stesso Signer Nicolini. =: In questo terzo, come nei due canti preccdenti, egli dice, e in tutte le opere di questo scrittore vanno mescolate grandi bellezze a grandi difetti. Se quelle o quesli 44 prevalgano, egll prosiegue, non 6 mio inten- dimento discutere =j , ed lo soggiungo, sa- rebbe difficile lo stabilire, giacche sono lal- volta di modo le uiie agli altri congiunte, che si direbbe non poter quelle star senza questi. ^ A me basla, conLinua il nostro Socio, che le bellezze sieno tantc, quante valgano a mettere in noi pure rammarico per la perdita recentissiraa, che fccero le muse, di questo loro ardente cultore ncl piii bel fiore degli anni; il che tanto c piii grave agli amatori del nuovo genere, in quanlo che la morte gP impedi di riforinare in meglio la sua maniera di poetare, com'' egli medesimo in alcuna delle sue scritlure ave- va da to intenzione, e che avrebbe man- dato ad efFetto vivendo :=: . Dal quale giu- dizio, o Signori, voi ben vi accorgete, che il Signor Nicolini, educato al bello dei poeti greci, latini ed italiani, se man- tiensi lontano dalla petulante esclusion dei piu fanatici classicisti, sa in pari tempo astenersi dal cadcre nella licenza iudomi- t^ dei fanatici settarj del Romantismo: ma 45 sta fermo in lodare il bello ovunque si Irovi. L' ingegno del Signor INicolini oltre che nella poetica facolta, si esercito quest' anno Accademico eziandio in altro impoitantis- simo ramo di letteratura , dico la Storia, e per f'arsi piii iDenemcrito della pallia, della I Storia Bresciana. Fino dallo scorso anno I vi feci da questo luogo intendere, o Signori, 1 rimpegno, in cui si pose FAteneo colla { Congregazionc Municipale di procurare alia I patria nostra una Storia ragionata e critica da poter sostenerc il confronto delle mi- gliori, che gia vantano in questi ultimi tem- ' pi le circonvicine Provincie, ed anco vi dissi, I quali mezzi penso dover impiegare, onde si pongano a tale edificio ben solide le fon- ' damenta. Ora il Signor Nicolini penso di darci intanto uu Ragionamento^ che servisse come di Prodromo all" opera in grande. Pro- drome pero che pone in bella mostra i piu gloriosi fatti dei nostri padri, ai soli docu- menti appoggiato, che irrefragabili gia ab- biamo di questi fatli. Egli divise il suo Ra- /,6 gionameiito in tre Capitoli, nel primo dei quali locca le cose della nostra Citta dalla sua fondazione sino al Regno di Ottone primo di Sassonia; in questo, lasciate nel bujo, in cui sono le prime origini di Bre- scia ( nel die non differisce dalle altre anti- chissime Citta, di cui va Torigine a per- dersi nei tempi oscuri e favolosi ), argomenta della sua grandezza sotto ai Romani, e dalle molte lapidi letterate, che ci ricordano e magistrati, c sacerdoz], e professori di arti, ] e giostratori, e gladiatori, e dignita; e dai i magnlfici edilicj di curie, di templi, di tea- tri, di anfiteatri, e di fori, di cui restano tuttavia i superbi avanzi, come ci fece Fan- . no passato conoscere il Socio Signor Luigi I Basiletti coUa spiegazione della sua plani- i metria di Brescia antica, nella parte ap- I punto, dove furono questi edilicj; ed il fatto in parte ci dimostro col mezzo delle co- minciate escavazioni. In questo medesimo Capitolo il Signor Nicolini discorre sulle va- rie viccnde, cui ando soggetta la nostra Citta sotto la dominazione dei varj popoli, 47 che Tun dopo T allro smembrarono e di- stnissero il Romano Impero. Nel secondo Capitolo ragiona di quel che avvenne in Brescia, mentr'essa, come le altre Italiche Cilta, si governo con ordini suoi propri, c popolarmente, il che fu dal secolo unde- cimo fin presso alia meta del decimoquarto. E siccome in tutta quest' epoca essa fu in continua o lega o conflitto colle vicine citta, cosi questa parte di storia e piu nota della preccdcnle, ed i fatti sono irrefragabilmente comprovati da sicure testimonianze e do- cumenti; ed il valore dei nostri padri, ben- che, come quello dcgli altri popoli Italiani, fu a que' tempi male direttOj prova pero il noslro Storico, che se non stette sopra a tutti, non fu inferiore a quello dei piu valenti Eroi delle celebrate nazioni. II terzo Capitolo abbraccia T epoca, in cui Brescia torno soggetta a dominazioni nazionali o forestiere sino alPanno 1816, e quest' ul- tima parle e ancora piii avverata da' docu- menti e dalla facile tiadizione: anche in que- sta si olTrono al nostro Storico falti luminosi dei noslri anU-nati, che non minor corag- gio e valore mostrarono in sostcncre e di- fendere i padroni, a cui una volta si erano spontanei assoggeLtali, che ne mostrassero nelPepoca autecedente a sostenere la loro indipendenza, e i loro diritti; il che merit6 a Brescia Tonorifico epiteto d'l Jedele. In quanto al modo col quale ha egli distribuita la sua trattazione, udite quale ei lo promise dapprincipio, e lo mantenne col fatto. Si In queste tre partizioni, egli dice, verremo riducendo ed ordinando i particolari che abbiam poluto accozzare spetlanti alia nostra citta , escludendone quelli, che non ci parvero di momento : avvicinando e stringendo in un racconto generale e complesso i simili di qualita, benche distanti di tempo, e facendoci cam- po a distenderci piu particolarmeute e di proposito sovra i piu memorabilij aiSinche la gloria della nostra patria venga non solo conosciuta, ma sentita; e qucgli esempi di virtijj, che lasciarono i nostri maggiori, sic- no per noi raccolti come domestica eredita, 49 e se non accrcsciuti, alraen ciistoditi. Cosi sc all'inteiidlmento corrispoiidera Tesccuzione queslo iiostro compendio verra progressive e conlinuo senz' essere rlgorosamente cro- nologlco, completo senz' esser minuto, e stretto e rapido senz' essere arido ne leg- gicro =2 . E slccorae questo Ragionamenlo del Sigiior Nicolini vena stampato, quasi a prefazione di un Panteon Bresciano, idea- to dal Socio Tipografo Signor Bettoni, nel quale intende egli di dare la vita, il ritratlo ed il giudizio sulle opere dei piu illustri Scrittori brcsciaiii, cosi il nostro Storico nul- la tocca nel suo Ragionanieiito di cio che spetta alle lettere, alle scienze ed alle arti hresciane, e solo si ferma a parlare alquanto pill difi'usamente dei nostri antenati die si resero chiari nelle cose della guerra. E per- che i fatti d' una provincia sono di loro natura o legati, o concatenati con quelli delle altre delta medesima nazione, cosi nel prospetto della nostra Storia dclinea il no- stro Socio lo scorcio di quella d'ltalia, tanto che Puna serve come di legame universale 4 alle sparse membra dell'altra. Cosi, iioii es- sendo la storia partlcolare che F effetto della generalcj questa fa come d' interprete al- Faltra, e le vieiie acquistaiido quella so- leimita e quelP importare, che non hanno mai per se medeslme le cose muiiicipali. Lo stile del nostro autore e chiaro, coii- ciso ed eloquenle; il gludizio lino e grave, spargeiido all' opportunita di belle conside- razioiii sui fatti, e sulle lor conseguenze; raa perche vorro io prevenire quel giudi- zioj che lie farete voi stessi, essendo 1' opera per sorlire in breve alia luce? >Mia rAtciaech' facendo plauso al Ragio- naniento sulla patria Storia, che qiiasi tor- nagusto ci diede il Signor Nicolini, punto noil ralleuta nel suo impegno di raccoglier documenti valevoli a dilatare quelle parti della Storia bresciaua, che rimote per tem- po, e non dichiaralc dagli antichi sciittori, abbisognano di esser illustrate: ese per imprevedute coinbinazioni non pote di pro- posito proseguire il dissotterramento del- Tantico edificio, di cui una parte nello scorso anno fu discoperta, riusci, mcdiante la gen- tll concessionc del Nob. Signor Girolamo Longhena, a discoprire nella cantina di sua Casa, posla in fondo alia piazza del Novari- no, un altro lato deirautico foro, che nei fre- gl e nell' architettura corrispoude a qucllo die nel lato opposto gia si vede nclle ca- supole di pioprieta dei Nob. Signori fra- telli Appiani; cosicche la planimetiia data r anno scoiso dal celebrate Socio Signor Basiletti, anche in questa parte e provala giusta e verace. Ed in oltre pote in varj siti della citta, in cui si rinnovarono fab- briche, discoprir varie lapidi inedite, che vennero a crescere il museo lapidario, che con attivita va formando. Lapidi che il so- cio Signor Joli perletlamente disegno, re- galando la sua opera alF Ateueo. Queste illustreransi dalFAntiquario nostro Socio il dotlo Signor Labus, e cosi i documenti al- r antica Storia bresciana saranno anche per questi lavori accresciuti. lo daro fine al mio ragguaglio delle me- raorie di letteratura lette neir Ateneo que- K' )2 sfanno accademico, col far brevi cenni so- pra due Elogi, die furono lelli da due nuovi iiostii Socj. Primo fu il Signer Dolt. Andrea Nulli, che fece leggere un Elogio al fu no- stro Socio Prof. Antonio Bodei, che nel fior deir eta ha raplto nello scorso anno la morte alle scienze medico-fisiche, die con tanto impegno e valor coltivava, ed agli amici che non sapeano qual meglio doves- sero in lui ammirare, o Tacunie dell'inge- gno e la vastita della dottrina, o la bonta del cuore e la sincerita e soavita de'co- stumi. Pel Signor Nulli sappiamo che il Bodei nacque del 1778 da onesti genitori, come fece i suoi prirai studi in Brescia, ove anco attese alle filosofiche e matematiche disci- pline; e come sulla Universita di Padova conipie il corso di Fisica e di Medicina, delle quali facolla con mollo plauso ottenne la laurea. Come dopo voile ritessere il me- desimo corso su quella di Pavia, dove con- lemporaneamente apprese le lingue fore- sllere. Del 1807 godeva in Milano della 53 famigllarita ed amlcizla dl dotti cd auto- revoli personaggi; e I'u clelto professor di Fisica prima nel Liceo di Belluno, e poi trasferlto a quel di Urbino, e si nell'una die neiraltra di quelle citta mcrilo le piii onoriiiche testimonianze delle sue profonde cogiiizloui; e delP arte d' insegnare, ed ot- tenne pubblici attestati di quelle autorita di aver intrapresi viaggi botanici e mine- rologici (che poi si videro anche stampati), riordinati ed arricchiti Musei, visitate bi- blioteclie, fondatc scuole e giardini bota- I nici. Del 1814 nel riordinamento politico deirEuropa ritornati gli stati pontificj al leglttimo loro Capo, venne Bodei in patria, e dedicossi ex-professo alia Medicina pra- l«tica, giacche mai non avea cessato di col- Itivar la teorica. Infinite difficilissime cure ;i descrisse, e morbi creduti gia disperali guari; e colle stampe diffondendo i suoi lumi difese e promosse la nuova Dottriria Mcilica Ilaliatia. Varj suoi opuscoli gia fu- rono pubblicati, e piu memorie Irovansi nci periodici gioruali registratc. 54 " Gli studi e la dottrina del Bodei non isfug- glrono alia pcrspicacia dell' I. R. Governo, il quale chiamollo dalle cure mcdiche nuo- vamente alia Caltedra di Chimlca in Milano, dove pure insegno le Fisiche, la Storia na- turale e la Tecnologiaj ma non dismisc pero Tesercizio anche della Medicina, ne di col- tivare ogni ramo di dotta ed amena let- teratura; e benche brevissima vita gli ab- biano permessa un temperamento debole, ed una sempre mal concia salute, oltre Ic cose poste in luce da lui vivente, molti- plici scritfci lasclo in medicina, in istoria naturale, in iisica, in varia letteratura si prosaica, che poetica, di modo, die riesce incredibile, che chi tanto fu occupato nel- Finsegnare e nel medicare, trovasse tempo di tanto poi scrivere. La sua morte fu pianta da' suol allievi, che e la testimonianza piu gloriosa, che rendere si potesse alia sua memoria. Dappoiche, se piace di veder elogiati gli uomini insigni nella disciplina per essere questo un tributo di riconoscenza nazionale 55 ai sommi beneficj, che a LuLli ridoudano dalle loro doUrine, lianno poi questi elogi iin non so che di consolante e di commovente nella bocca di coloro, che dirittamentc si giovarono del loro sapere, e furono istituiti alle medesime discipline di questi uoraini grandi. Per la qual cosa VEloglo del Cav. Yincenzo Brunacci insigne matematico e Prof. neirUniversita di Pavia, morto il i6 Giugno del 1818, fu con sommo piacere udilo dal nostro corpo accademico per la bocca del socio Signor Prof. Gabba, che fu uno de'suoi piii distinti Alunni. Con molto amore egli discorse sulla vita privata e let- teraria del suo celebre istitutore, diede ri- salto alle scoperte ed ampliazioni per lui fatte nella scienza che professo, e delle quali non credo necessario di dovcr io qui farvi ragguaglio, essendo gia conosciute per le stampe non solo in Italia, ma ben anche fuori. Ne dispiacquero in bocca di un al- lievo le stesse esagerazioni in vantaggio del Brunacci, ed a discapito di altri insigni ma- tematici, come la memoria di lui sullo scorn- parto clelle acque correnti, che certamente deve cedere alia doltrina su tale argomen- to del Signor Tadinl, e la spiegazione del- TAriete Idraulico del Signor Mongolfier, che ceder dovette alle opposizioni del Signor Prof. Avanzini, anibo e due Socj d'onore di questo Ateneo. Ne questo io dico per isce- mar menomamente al vero merito del Si- gnor Brunacci, che sarebbe impresa egual- mente sciocca e vana; ma per puro amore della verita, e perche a ciascuno venga il proprio onore attribuito. S C I E N Z E. Ma il nostro Professor Gabba e disceso neir arena anco a combatlere in difesa del metodo ora in corso per V insegnamento pri- mitivo delle matematiche impugnato acre- mente dal celebre giureconsullo Sig. G. D. Romagnosi. Scorrendo la storia delle ma- tematiche non e difficile abbattersi in chi 57 seriamente attacco qiieste sclenze, c tento di abbattcre la piii solicla ed evidente delle umane discipline. Qiieste controversic eb- bero ad insorgeie specialmente allorquando que'divini ingegni del Newton e del Leib- nitz fecero le maravigliose scoperte del cal- colo sublime. Se non che uomini sommi in molte opere immortali ebbero a dimo- strare la vanita di questa guerra letteraria, e r insufficienza delle armi che si adope- ravano per abbattere dalle Ibndaraenta la matematica. II Signer Romagnosi voile rin- novare la pugna; ma il nostro Socio in una memoria letta neirAtenco chiamo ad csame gli argomenti posti in mezzo da questo nuo- vo avversario delle matematiche. Osserva sul bel principio com' egli vada errato nel mettere ad uno Euclide, Apollonio e Pap- po, e nel pensare che il metodo del prime non sia conveniente ad iniziare i giovani nei severi sludi della geometria, ed a ior- raare in conseguenza dei veri matematici. E vcnendo alia trita questione sull' infinilo geomelrico, il nostro Socio corabatte vilto- 58 riosamente, le ragioni per le quali al Ro- magnosi pare assurda in matematica Pidea deir injinito. Fa notare che V iiifiiiito non e fondamento essenziale di questa sclenza; ma piultosto una frase artificiosa per ab- breviare il discorso. Sla lecito dunque, dice il nostro Socio, di continuare a definire le paralelle per quelle linee che piolungate air injinito non s'incontrano giammai, e non sieno obbligad i matematici a sostituirvi la definizione proposta dal Romagnosi, che, cioe, clue linee si dicono paralelle quando racchiiidono iino spazio in forma di lista retta ed egiiale. Non e mestieri istituire una particolare analisi di questa proposizione per avvertirne la falsita. Che e mai questa lista retta ed egiiale? Qui non entra, e vero, Tabbominato vocabolo injinito; ma si ha di peggio, una confusione d'idee e di parole. Similmente non aggrada al Romagnosi la frase: quantita minore di qualunque as- segnabile. E il Professor Gabba dimostra co- me senza contraddizione di sorta possa que- 59 sta usarsi nelle matematlche. In questi bre- vissimi cenni potrcte, o Signori, facllmente congettuiare quale possa essere Topinione del Romagnosi sul calcolo infinitesimale se egli parla con lanto dispetto delP injinito mateinatico^ e delle qiiantila niinori d^ogni assegnabile. InfattI chlama il sublime tro- vato, inetodo fraudoleiito e fallace^ strada di errore e di perdizioiie. Pretende che il calcolo degF infinitesimi sia in aperta con- traddlzionc col celebre leorema di Pitagora. Secondo ch' egli pensa, quel calcolo farebbe conchiudere essere V ipotenusa di un trian- golo rettangolo eguale ad un suo cateto, per cui proseguendo la sua declamazione in suouo ridicolo, alia sublime analisi da il nome di giiioco di fantasmagoria e di bussolotti. Fu agevolissimo al nostro Socio il rivendicare alle matematiche Pantico ono- re, ed il distruggere V ardita calunnia del giurisperito. Ci ha egli convinti essere in- sussistenti ed assurde le imputazioni del Ro- magnosi, sia che si risguardino le teorie dcUa maLcmatica, sia che si considcri il 6o sistema, seconclo il quale vicne in essa am- maestrata la gioventu. II Romagnosi in luo- go di abbassarsi a queste villane invettive contro i matematici ed i loro metodi, avreb- be dovuLo studlarne piu oltre i priucipj nie- tafisici. In molte opere, e particolarmente nelle funzioni analitiche dell' Itallano La- Grange, avrebbe trovata la soluzione a' suoi dubbj; si sarebbe avveduto che le basi, su cui ergesi il maestoso edificio del calcolo sublime sono egualmente solide ed incon- cusse, come quelle cui si appoggia il teore- ma di Pitagora. Finalmente il nostro Socio accenna gli errori , che emergono dalle con- siderazioni e definizioni geometriche pro- poste da Romagnosi, che questi pretende possano un giorno essere sufficienti a stabi- lire una nuova teorica delle matematiche. Ma per passare dai matematici ai me- tafisici argomenti trattati dai nostri Socj, il Signor Prof. Canonico Colombi ha fatto leggere due discorsi sul Fanatismo, nel pri- mo de'quali la natura va investigando di questa malattia delPanimo, nel sccondo ne 6i insegna il rimcdlo. E prlmleraraentc os- serva, che sc Tiiso trilo e coniune delle voci destinale ad esprimere alcunc nozioni di cose e di umane affezioni qiianto e piii vol- gare, altrettanto plu vaghe souo, indeter- minate c confuse Ic nozioni che vi dovreb- bero conispondere ( come a lungo nella sua arte critica il celebre Le-Clerc ha dimo- strato), non vuoisi percio da questo inf'erire, che costante non sia un** idea nella mente di tutti gli uomini, che di siffatti vocaboli fan uso, nella quale tutti convengono, quan- tunque variamente sia poi quest' idea mo- dificata, secondo le varie influenze de'climi, de' governi, de'costumi, delle leggi, de"* tem- peramenti e delle passioni. Eppercio ap- plicando la legola al suo proposito; benche vagamente possa essere, per le circostanze accennate, applicata T idea di fanatismo; tutti gli uomini pero convengono in risguar- dare come oltraggioso I'epiteto di fanatico, e quindi in una generale uozione del fana- tismo. Quale poi sia la natura di questa ma- laltia, quali i distintivi caratteri e cio, che con lunga trattazione va V autoie Investi- gando: chiama ad esame le definizioni che ije fpcero accreditati Scrittori; penetra nelle varie incllnazloni ed affezioni dell' animo umano; discoiTC sulF indole, e sugli efFelti deiraraof proprio; e sui conflitd, che per esso nascono nolle opinion!, le quali toslo che troppo ostinatamcnte o si sostengono, o s'impugnano, il lanatismo non manca; e conchiude col deiiiiirlo: (c Un' affezione del- w.r animo, per cui Fuomo pregia ed aina tt un oggetto pill di quello che meriti, oppur tt se lo merita, viola Tordine che tenere.si « debbe neir amarlo e seguirlo ». ir.llih Dalla quale definlzione chiamata ad esa- me Fautor crede nel secondo discorso di potere stabilire i canoni seguenti: i. Che per giudicare del fanatismo rettamente con- viene esamiiiare con serieta da qual parte stia la verita e la giustizia. 2. Chi prende accendimento in sosLenere un errore, di cuL facilmente potrebbe chiarirsi, usando dei mezzi, che tiene in sua mano, si puo con giusta ragione riputare lanatico. 3. Seb- 63 hete qualunque verita sia degna di stima e di amore, essendovi peio varj ordinl, e quasi giadi e condizioni di verita, o di lume sotto cui possono presentarsi, la diversa con- dizione, o il giado diverso puo formare la misura deir ardore deiranimo nel sostener-^ ie, oltre la quale sara un eccesso, che si dira. fhnatismo. 4« Chi per sostenere la verita si serve di mezzi, che non sono conformi al-» r indole ed al carattere della verita, deesi ff con ragione ripulaie un fanatico. 5. Chi per adempiere al dovere di difendeie la verita;, s' induce a violare altro dovere, legge, o pre- cetto, meritamente dicasi fanatico. > Dopo di avere esaminati e discussi que- sti canoni, che egli propone quali rimed] contro il fanatismo, passa T Autore a consi- derare le esagerazioni dagK increduli spac- ciate sul fanatismo teologico, e nota con fatti luminosissimi il fanatismo filosofico. Di fatti che vorrebbouo essi questi Signori da noi? La tolleranza religiosa? Se la dimandano alia civile aulorita, purche professino prin- cipj inconcussi di morale cosi necessaria alia tranquillita dell'iimano socicvole consorzio, facilmente Folterranno. E se dai cristiani pretendono di non essere nella vita e nellc loro sostanze persegultati, aiiche questo si puo loro francamente promettere. Se per tolleranza poi essi pretendono TindifFercn- za d'ogni principio rcligioso, questa e da desiderarc che non ottengano mai; dappoi- che quale mescolanza puo mai farsi di luce e di tenebrc, di G. C. e di Belial? O come puo la verita affratcllarsi coU'errore? Tol- ga Iddio che tale orribile consorzio avvenga giammai, dal quale nascerebbe colla totale corruttela dei costumi, la rovina medesima del sociale edificio. Ma cessino una volla di taeciar di fanatici, quelli die impugnano gli errori, senza pcrseguilare gli erranti, e si vejgognino i predicatori della tolleranza, al ricordarc quanto inlolleranti furono e per- secutori allorquando in una delle piii vaste regioni dell'Europa sedettero alP usurpato timone dello Stato. La Storia ha gia regi- strati gli orrori e le crudelta del fllosofico fanatismo ! 65 Ma venianio ad uii akro puiiLo di scienza metafisica iiou meiio importaiile di quello che abbiamo csamiuato. Veggiamo cioc, die- tro Ic dimostrazloni del Socio Signor Prof, b Ab. Francesco Riccobelli, in tutte le sue ope- ■ razioni attivo sempre il principio in noi pensante. Egli ne chiama in primo luogo a cousiderarc non essere provato che la sensazione sia la prima di tutte le opera- zioni delFanima, come pretese di slabilire il Signor di Condillac, in questo punto se- guito dal pill dei moderni trattatisti di que- sta scienza, confondendo insieme Yidea stes- sa, colla percezioue, che il uostro Socio stabilisce prima operazione delFanima non solo, ma operazione attiva, non ostante che il celebre nostro filosofo Ab. Genovesi, in una lettera al Signor Conli Nob. Yeneto, con franchezza protesti d'ignorare la na- tura e V origine delle percezioni ed idee nostre, per questo perche ignora la natura deiranima. II Signor Riccobelli volentleri confessa non potersi aver da noi un'idca chiaro-distinta della natura ed essenza del 66 j3rincipio peusante; ma sostierie, die per dimostrarla sempre attiva nelle sue opera- zloni, basti il conoscere che la facolta di pensare non puo per veruna maniera con- venire alia materia. Eppercio dividendo il suo assunto in due Capitoli, nel primo si adopra in diraostrare che la idea, die col mezzo deir esperienze e delle osservazioni noi possiamo formarci della materia ^ per se stessa esclude T idea di pensiero e di sentimento; riservandosi a provare in altra occasione, col secondo, che Tidea di pen- siero, essendo incompatibile colla idea di sostanza materiale e composta, ne segue essere ugualmente incompatibile, che una idea qualunque si formi in alcuna delle parti organiche del nostro corpo, e che bella e f'ormata entri nella sostanza pensante. Intanto a provare la prima parte del suo assunto, egli considera, che le proprie- ta comunemente riconosciute della materia soho la estensione, T impenetrabilita, Y iner- zia, la mobilita-, e che in queste proprieta non e relazione veruna colF idea di pensiero 6? o di sen ti men to. Non nell' idea di esten- sione, perche il pensiero non occupa spa- zio, ne e di parti composto. L'estensione di un corpo e sempre circoscritta da certe limitazioni, die ne costituiscono la figura, perche ne avviene essere impossibile che un corpo qualunqiie possa al medesimo istante essere da doppia diversa figura cir- coscritto e liraitato^ laddove il principio in noi pensante puo avere al medesimo tempo piu idee diverse e contemporanee. Ma se ridea di pensiero e inco;npatibile colPidea di eslensione e di figura, non lo e meno coir idea d' impenetrabilita*, altra proprieta della materia, per la quale due corpi non possono tenere nel medesimo tempo lo stes- so situamento; mentre I'idea di pensiero ha in se quella di comparazione: dunque una sostanza composta non puo avere la facolta di pensare. Ma veniamo alFinerzia e mobilila, due altre proprieta della mate- ria, per le quali essa vien ad essere in- difFercnte al moto ed alia quiete; ora Fidea di senliniento include Tidea d'un piinci- 68 plo intrinseco c attivo, clie e in quanio dire: un principio che a clifferenza di ogni sostanza inerte e per natura e per essenza incapace di modificazioni estrinseche, poi- che ill lal caso il principio pensante sen- tirebbe fuori di se , sentirebbe qiiindi e non senlirebbe. E qui il noslro Socio estendendo le sue osservazioni sovra tutte le modifica- zioni, di cui e capacc la materia, prova evi- dentissimamente non aver questa relazione alcuna col pensiero e col sentimeuto, non solo, ma esserne iliametralmente contraria. Per le quali ragioni egli ne inferisce la ne- cessaria conseguenza, che essendo T idea del pensiero e del sentimento incompossi- bile coll' idea di sostanza composta, e che essendo impossibile che esista qualchc so- stanza, la quale sia vera sostanza e tutta- via non abbia ne le proprieta dello spirito, ne quelle del corpo , ma sia indifFerente per le une e per le altre in modo da potersi egualmente dare al corpo il pensiero, e alio spirito F estensione, e di necessita il conchiudere i. che il principio pensante 6, per essere rcalmeute distinto clal corpo, rl- pugna ch'csso corpo imraediatameiitc in- fluisca e operl sopra di lui; producendovi per se qualclie mutamento, perche allora opererebbe per contatto di parti; e sic- come non puo il corpo agire sulla sostanza pensante per via di contatto, altro non puo essere che un** occasione di mutaraenti, che I'aniraa in se e per se stessa produce. Puo dunque Tanima essere necessitata ad operare", ma non puo mai essere passiva, perche ne cangia, ne puo cangiare \o stato sue nel modo, che si fa cangiare di figura e di stato un corpo, e non puo cangiare di stato, come il corpo, perche non e ca- pace di modificazioni cstrinseche; e non e capace di modificazioni estrinseche; perche non e composta di parti, e non e, ne puo essere composta di parti, perche tutte le operazioni e gli effetti ch*'ella produce so- no incompatibih con ogni sostanza estesa; certo e dunque che Fanima e in se e per se stessa tutta attiva. 2. Che se Tanlma in se e per se stessa e attiva in tutte Ic 70 sue operazioni, la prima sia I'atto di av- vertire air impressione fatta dagli oggetti esterni sugli organi esteriori, e per essi co- municati agrinteriori, e per mezzo dl que- st! trasmessa al comunc sensorio, il cervello: eppercio conchiude il Signer Riccobelli non essere la sensazione, che 1' effetto dell' av- vertire, che Panima fa alP impressione ca- gionata dagli oggetti esteriori sui sensi*, I'atto poi, con cui Tanima avvertendo e fatta consapevole delF impressione e del movi- mento nato in alcuna delle parti organiche del corpo, dicesi percezione. Cosi va ragionando il nostro Socio per potere a suo diritto conchiudere, che il prin- cipio in noi pensante e sempre attivo nelle sue operazioni; e torna a dolersi, che I'Ab. Genovesi si sia dichiarato incapace a poter decidere, se nella sensazione e nella perce- zione sia Tanima umana attiva o passiva. Ma egli e tempo che dalle metalisiche disquisizioni alle fisiche facclamo passaggio. Perche si disse, che il Signor Buccio no- stro Socio attivo torna Aolentieri a rihadirc I 7' sopra le sue opinioni ( dico opinioui, uon esperienze, giacche egli di sue mai non ne produsse veruua ) Intorno al dualismo in natura, alia identicila del ma^uetismo animale sognato da Mesmer, col non meuo sognato elettricismo animale; del freddo, non solo essere positivo, ma lo stesso chc T elet- tricita positiva, in opposizione al calorico, ch' ei definisce per T elettricita negativa, benche ed opere corrano in Europa tutla valevoli a far cessare tali opinioni, e in que- sto stesso Aleneo da valenti Socj siensi direttamente combattute; egli quest' anno ci fece leggere un' Apologia di queste sue opinioni divergenti ^ com' egli stesso con- fessa, dalle coniuni^ e dalle insegnate dalle Cattedre nelle Liuversita e ne Licei del- lo Stato. E si fa forte contro questo uni- versale consentimento colle antiche autorita ed opinioni di Aristotele e di Parmenide, clie con lunga diceria egli ci venne commen- tando, e si sente tentato di sottoscrivcre al paradossista Petropoli, ove ilice, die le dotle Societa di Europa non sono che pidddi- 72 die scuole di nienzogiia, probabilmente perche vanno discordi da lui su tali punti di fisiche opinioni. Ma se piace al Signer Buc- cio porsistere in questa sua credenza, noi volentieri gli concediamo che scenda nella tomba persuaso, che Wfreddo sia V elettri- cita positwa^ il calorico la negativa^ che abbiavi un elettricismo animale^ e sia iden- tico col mesmerismo^ giacche nessun im- portante vantaggio puo venire airumanita dal seguire questa, o Popposta opinione, e fenomeni si danno in natura, che or Puna or r altra sembrano favorire; e solo il pre- gheremo a lasciarci Angeli gli Angeli, e De- mon] i Demon], senza convertir questi pure nella sua doppia clettricita, dome in alcune sue lettere ei disse di avere stampato. Noi intanto volgeremo Torecchio al So- cio Signor Dolt. Gorno, che c' invita ad udire la spicgazione d' un fenomeno im- portantissimo della elettricita; la difficolta cioe^ che hanno le nubi a trasmettere il flui- do elettrico da un luogo aH'allro; sebbene spesso nc sicno straccariche, e quasi sem- I 73 pre , massime nei temporali, sicno a ridosso le une delle altre, ed al contatto di corpi deferenti; fatto chc sembra opposto a quan- to si osserva nellc nostre macchine elet- triche. A spiegare il fenomeno un"'akra legge egli ne spiega dell' elettricismo. Per la ce- lebre scoperta di Franklin, egli ne dice, il fiioco delle nubi procellose ■< uolsi para- gonare a quello, che eccitiamo co' vetri e colle resine, Ora conosce ognuno, come nelle nostre macchine elettriche, o dischi di vetro, o neirdcttroforo, il piu leggiere strato di umidita sugrisolatori valga a renderle afTat- to inefficaci, e come I'elettricita poderosis- sima di una boccia di Leiden si equilibri in breve tempo, senza produrre scintilla- menti per mezzo di un dcbolissimo condut- tore di legno inumidito, oppure se sia al- quanto bagnato I'isolatore. Come dunque avviene, che si mantenga I'elettricismo nelle nubi per si lungo tempo, quantunque ap- poggiate su vasto fianco di un moute, o di- vise ne sieno dalla vetta, senza che si cqui- 74 libri a poco a poco? in qual manlera questo elettrico vapore si accumula a gradi di ten- sione cosi elevati da produr lunghe stri- sce di fuoco e lampi? Questo e un feno- meno, che fece maravigliare lo stesso Volta, il quale pero non intendendone la vera ca- gione ha supposto, contro il fatto, che le nubi temporalesche fossero sempre divise in due strati orizzontali per mezzo di un terzo strato di aria secca isolante: altri im- maginarono essere tutta V aria piena di elet- tricita, massinie quella, che sovrasta alle nubi, e che queste Tattraggano, e facendo r uffizio di conduttori la trasportino alia ter- ra. Ma il nostro Socio mostra essere tanta la forza d' isolamento nelle nubi, che fin le nebbie d"* inverno , che radono la terra, ben- che in mezzo si elevino molti alberi ed edi- ficj, tuttavia mantengono per lungo tempo una forte elettricita, com'egli pote verifi- care colla spranga frankliniana, che ado- perata mando vive scintillc. Ilanno dunque le nubi una graude difficolta in dare pas- saggio al fluido elettrico; c quoslo osservo r, I 7* il iiosLio Socio aiichc acloperaodo la detta spranga, c vedendo la lunga durata del- relettricita negativa nei tempi molto pio- vosi, fine per giorni irteri; il che non e dubbio provenire dalF influenza della posi- tiva nella parte piu alta delle nubi che si mantien viva per tutto quel tempo, che dura la negativa nella parte inleriore delle me- desime. Quanto non prova, egli dice, Tal- ternare subitaneo delle due elettricita nei temporali T annientarsi spesso delF una e deir altra , e il comparire a gradi di tensione piu elevati al battere di palpebra ? Fanno dunque le nubi T ufficio di corpi idioelet- trici perfetti; ma quel che fa meraviglia si e che cio avvenga quando regna tanta umi- dita, mentre nelle nostre macchine non si ha effetto alcuno, quando poca umidita ne copra gPisolatori; ne mai si sviluppa elettricita ad altri gradi di tensione se I'aria non e secca air estremo. A spiegar questo fenomeno, ecco in qual modo ragiona il Signor Gorno. u L' elettricita, dice, uelFattraversare I'aria soffre una resistenza, che sta in pro- ,6 porzione diretta delle distanze, e colla deii- sita deiraria; ossia quanto e plu grande la densita deiraria, e la distanza tra il corpo elettrizzato e il conduttore, il fluido elet- trico per fare lo sbalzo ha bisogno di mag- giore accumulamento di se medesimo, o di maggiore energla, che i Fisici chiamano tensione elettrica )). Questa legge importantissima fu trovata da Volta , sulla quale il nostro Socio ha isti- tuito questo esperimento: t=: sopra una can- nelletta di vetro orizzontale, colloco buon numero di rotondissime palle metalliche, in maniera disposte, che le due estreme fossero attaccate alia cannelletta, e quelle di mezzo fossero aiquanto le une dalP altre disglunte in modo, che si potessero muovere: procuro che tutte fossero in linea retta, disposte in modo che servissero d'arco scaricatore di una boccia di Leiden; facendo cioe che una delle palle estreme ed immobili toccasse la superficie interna della boccia, e Taltra la esterna : fece poi correre tutte le palle verso un estremo^: in maniera che tutte si toe- 77 cassero, lasciando in tutta la serie iin solo spazio aeroo tra la penultima palla e V ulti- ma deir altro cstremo J. Nel caricaie la boccia coir elettrometro, nolo con diligenza fino a qual grado saltasse la scintilla: dopo fece scorrere Ic palle verso la parte J.; ma in modo, che invcce di lasciare un unico intervallo, come fece prima, ne lasciassero molti c quante sono le palle stesse: divise queir unico spazio, come nel prirao speri- mento, in molti piccoli inlervalli, die in- sieme presi fosscro eguali al primo : caricata di nuovo la boccia, vide che, arrivata al medesimo grado di tensione come prima, la scintilla salto attraverso le palle, che pei molti intervalli invece di essere visibile in un luogo solo, lo fu per tutta la serie delle palle medesime. Replico I'esperimento con gradi fortissimi di clettricita, e con leggieri, facendo in maniera, che gl' intervalli aerei fossero d' un' estrema soltigliezza, e lun- ghissima la serie delle palle; e sempre vera ei riscontro la leggc sopra enunciata, cioe, che r clettricita prova eguale resistcnza ucl- 7« Fattraversare uno spazio solo aereo, come molli e picciolissimi, ma che insieme presf, ibrmiiio la somma del primo =: . Ora applicando al fenomeno delle nubl questa legge, il Signer Gorno considera, che r acqua in istato aereiforme si converte in un numero infinite di esilissimi globetti, che diciamo vapori ; che questi globelti ac- quei hanno sempre qualche elettricita del- r una o dcir altra specie, la quale pero nelle nubi nel primo generarsi e sempre posi- tiva, la quale produce la forza di repul- sione, per cui li globelti acquei separati fra di loro e mestieri sieno circondali da sottile strato di aria, altrlmenti gli uni agli altri tosto unendosi, al primo generarsi della nube avremmo anche la pioggia. Ora per- che r elettricita attraversi una nube, e me- stieri che attraversi un numero infinite di piccoli spazi aerei, i quali per la legge su espressa dovendosi considerare come uno spazio solo, questo spazio deve essere gran- dissimo anche in piccolo tratto di nube, e formarc il piii grande ostacolo al passaggio 79 (lei lluido elettrico', e di qui nasce il lungo disquilibrio dell' elcttricita delle nubi, e raccumulamento di essa a gradi cosi elevati di tensione da recare stupore. Dalle quali considerazioni ed esperimenti conchiude il uostro Socio quanto riuscir debba difficile il progetto d'irapedir la tempesta, e mas- sime col melodo ridicolo dei conduttori di paglia. La meleorologia e una scienza ancor bambina, peiclie uon in un gabiuetto di Fisica, ma nel grande Elaboratorio della Atmosfera vogliano essere istituite le os- servazioni e gli esperimenti che la risguar- dano. Dal che viene che la meteorologia non puo divenire una Scienza, che per opera di molti osservatori , che sparsi nelle di- verse regioni del globe operino di consenso. Lodiamo percio F accorgimento del nostro Socio d'onore Signor D' Hombres-Firmas, Ma ire della Citta di Alais, Dipartimento del Gard in Francia, che ci ha trasmesso una sua breve memoria sullc intemperie della slagione nel mesc di Giugno in quelle re- 8o gioni. Da questa si raccoglie, die il princlpio della scorsa estate fu egualmente freddo e piovoso a Brescia e in tutta Italia, come ad Alais, e nelle vicinanze de' Pirenei. II no- stro Socio nota che a' i3 di Giugno il ler- mometro centigrado discese fino ad otto gradi, e nevico sopra la montagna di quci diutorni delta Lozere. Uii giorno dopo a Brescia il medesimo termometro non giunse a segnare undici gradi. Le pioggie furono, a detta del Signor Firmas, cosi abbondanti nelle vicinanze de'Pirenei, die le escrescen- ze delle acquc nei torrenti guastarono in molti campi i seminati , e coprirono di limo i prati. Le acque caddero in quantita an- clie a Brescia, e tanto in questa citta, come in quella di Alais il barometro offerse un considerevole abbassamento. Questa dili- gcnza del Signor Firmas nel renderci conto di questi fenomeni meteorologici , se fosse seguita dagli osservatori delle altre regioni, e una corrispondenza fra tutti fosse istituita, allora potrebbe progredir questa scienza, e se ne potrebbero trarre di niolte impor- 8r tanti, ed utill cognizloni. Ad ogni modo questa breve memoria giustifica T assunto della sociela nostra, la quale mirando spe- cial mente al vantagglo ed alia gloria di que- sta Provincia, associa a se medesima quei soggctti che per TEuropa si distinguono nclla coltura delle scienze e delle lettere, come fcce anche quest' anno scrivendo a Soc] donorc un Oriani, un Piazzi, un Botta, un Sismondi. II primo di questi rlngraziando I'Atcnoo di averlo eletto, mando due opu- scoli di Geografia, che furono pubblicati nclle Effemeridi di Milano per gli anni 1 823 c 1824. Essi contengono la posizione geo- grafica di un centinajo di monti della Lom- bardia, posizione die fu determinata allor- quando gli astronomi di Milano ebbero dal Governo Austriaco I'incarico di formare la carta geografica della Lombardia; impresa die poi 111 continuata in tutta P Italia su- periore per ordine del Governo Italiano. Siccome si costunia dalla nostra Societa die nn collega riferisca intorno alle opere do- nate, spccialmente quando prom ettono u till 6 82 cognlzloni risguaitlanti alia Provincia, cosi il Socio Signer Prof. Percgo Hi trasccllo a farci rapporto sullc due opereltc tleir in- signe astronomo Oriaiii. II iiostro Prof, ci parlo quindi degli istromenti chc furono adoperati dagli astronomi Lombard! nelle operazioni geodetiche, dalle qiiali dipeii- clcva la carta geografica, che si richicdcva. E siccome nel primo opuscolo vi ha inol- tre Fesposizione di alciini principj Icore- tici, cosi il medesimo nostro Socio ce nc diede un brevissimo sunto; ci fece cono- sccre come il celebre Astronomo in alcuni «:api rcttifico le pratiche operazioni. L'al- tczza de' monti che e la terza coordinata ncccssaria a sapcrsi , per averne un' esatta descrizione, e, trannc quella del Ciinone^ appoggiata alFaltczza della guglia del Duo- mo di Milano sopra il marc Adriatico. Questa ppi fu determinata, conoscendo quella del giardiuo botanico di Brera, per le osserva- zioni baromctriche fatte per molti anni a Milano ed a Padova. A questo proposito il Signor Percgo ha notalo i risultamcnli da 83 Iiii ollcmili in sci anni faccndo le osser- vazioiii mcLcorologichc al glardino botanico di ]5iesrla. Per esse abbiamo Pelevazione (lella nostra clUa sopra TOceano di tese 77, 68, e sopra TAdriatlco di sole tese 76, o3, vale a dire clie Brescia e piii ele- vata di Milano di tese tredici ed im quarto airincirca, esscndo quest' ultima citta a tese 62, 63 sopra il livello dell' Adriatiro. Agli opuscoli sopraccitati sono annesse delle ta- vole, in cui alle denominazioni delle mon- tagne corrispondono gli elementi geografici, che danno a rigorc la loro situazione sul globe. Tra queste osserva il relatore esser- ne alcune che appartengono a questa Pro- vincia, o sono a lei vicine. Per esempio: il GuUem, o Guglielmo di tese 1000 il Maniva » io5i il Montorfano . . . . » a33 la Maddalena . . . . » 436 il Baldo » 1 128 E qui pone fine al suo rapporto il no- stro Socio coU'avvalorare la sua opinione, che la montagna in Valtrompia delta le I 84 Colombiiie^ e da lui misurata anni fa in mia compagnia, sia Taltissima di tutte quel- le che s' innalzano sul suolo della Provlncia Bresciana. II Socio SIgnor Ragazzoni provocato dal premlo che la Censura gli aggludico per le instanti sue cure al compiinento del no- gtro gabinetto minerologico della Provlncia, regalo alcune varieta del fcrri delle nostre valli, tra le quali un pezzo anco di ferro magnetlco del MufFetto, monte che si eleva sopra Bovegno in Valtrompia; un geodo di ferro bruno con vena gialla deU'Eigenrham, Irovato nella minlera di Fezzaze chiamata Zaglio; due varieta di ematiti brune di colore uniformc, e della lucentezza di bei neri capelli*, alcune varieta di porlido; un pezzo di arsenico in istato piritoso com- •binato col zolio, d'un brillanle argentino; alcuni pezzi di quarzo con pirile di rame, (di rame e piombo, e di rame, piombo e zinco. In un sccondo suo viaggio pei monti riporto un pezzo di sostanza calcarca con tessuto lamellarej clic strofinata csala odore ss epatico, dlpendente dalF Idrogeno solforato; e varj pezzi di luinacliella composta di con- chiglie, die costituisce una montagna di consldcrevole altezza al settenlrlone di Lu- mczzane , che fu gia riconosciuta e descritta dairilluslre mio predecessore il Sig. Broc- chi ; il quale giudico che quesla lumachella fosse tutta composta di testacei apparte- nenti alia sola famiglia dei Bivalvi del ge- nere dei Mutili, benclie differlscano tra lore nella grandezza; ma e riuscito al iiostro Socio, di trovarne due pezzi in cui si sco- prono dcgli Univalvi, che presento pure al- I'Ateneo. Sicche voi vedete, o Signori, che anche pel lato della Storia naturale del pacse mai non ccssa la sociela nostra d'in- sistere nelle sue investigazloni, sicche men- trc il Socio Signor Zantedeschi porta al suo compimento la nostra Flora, il Signor Ra- gazzoni , e il Segretario, che pure varj pezzi minerologici offri anche quest' anno all'Ate- lico, tra i quali si distingue un bel pezzo di ferro arsenicalc, pcnsano di porlare al suo compimcnlo la minerologia del nostro paese. «6 lo daro fine alle scientifichc clucubra- zioni dei nostri Socj nel presente anno ac- cademico col farvi breve ragguaglio della memoria del Socio Signor Dolt. Pietro Ric- cobelli, in cui chiama ad esame i tre piu ac- creditati moderni sisterai di mcdicina, Tec- citabilita, rirritabilila e il controstimolo. E cosa a dir vero dolorosa e scoraggiante, che, benche tutte le scienze ajutatrici delParte salutare, la Notoniia, la Fisiologia, la Palo- logia, la Cliimica e la Botanica abbiano avuto in questi ultlmi tempi il piu grande jncremento, e sieno salite airapice della per- fczione, merce le cure deValentissimi ioro coltivatori, la Mcdicina ondcggi ancora Ira i flutti delle opinioni, e clic gli uomini sieno medicati a sistemi; e chc questi sistemi, come le mode, si succedauo gli uni agli altri. Non e gia clie qualche cosa dl vero in questi sistemi ( specialmente negli ulti- mi, che frutto sono delle mcditazioni d'inge- gni profondi ), non e, dico, cbe in cssi qual- cbe vero non si trovi; ma il difetto consiste appunto nclla Ioro moltiplicita, la quale "" I «7 prova , che pcrfettamente da nessnno si pe- nelro il segroto dclla natura, no intero si tliscopeise Taspetto della vcrita. II nostro Socio iu tutti c tre i sislcmi ora accrcdilaU rilcvando cio clic di solido e di vero si trova, con lunga trattazione si adopera in dichiararc quello, clic vi e di fhlso o di non ben dimostrato, e le sue congcUure cimentando, ccrca pur modo di unire in uno, non so se dica, nuovo sistema , o trattato di medicina, cio che in ciascuno approva, dichiara, corrcgge ed aggiunge. Dalla quale sua Irallazione lisulla: i. Che mcglio vi- talila, che eccitabillta chiamar si vorrebbe quella propriela caratleristica che distin- gue la libra vivcntc dalhi morta ; c che con- cepir si dcve per propricta intrinsecamente altiva, e solo passiva in prima azione per r iinj)ressionabilita^ di cui la fibra e su- sceltiva. 2. Che V eccitamento valutar non si dcve pel solo effetto prodotto dagli sti- moli, come insegna Brown*, ma per quel- r intimo movimento della fibra in grazia deir esscnziale atlivita della vitalila stessa. 88 indlpendentemente dair impressione degli stimoli. 3. Che le diatesi si iperstenica, che ipostenica non consistono soltanto nelFec- cessivo o difettlvo eccitamenlo*, ma che alia loro formazione concorre pur anco una le- lativa causa materiale secondaria produttrice della perdurazione delle malatlie anche di semplice diatesi. 4. Che gli slimoli non vo- gliono considerarsi come semplici motoii della fibra animale, ma come sostanze attc a trasformarsi in parti costitutive della fibra medesima. 5. Che i controstimoli sonopolen- 5^e atte a diminuire e distruggere V energia della vitalita, ed a deprimere Teccitamento, senza che abbia luogo alcuna evacuazlonc, che il controstimolo non agisce suUa fibra, ma la sua azione e sugli stimoli o renden- doli inattivi, o neutralizzandoli, onde piij sulla fibra non sieno operativi; poiche se, in caso diverso, i controstimoli agissero sulla fibra non si potrebbe concepire T idea di un' azione diversa da quella dello stimolo. 6. Che rirritazione e una condizione mor- bosa del tutto diversa daireccitamcnlo di- «9 fetllvo, otl ecccssivo: quiiitll a togliere la iiialattla irritaliva convien distiuggere tulto il piodotlo clollc potenzc iriitanti; lacldove a guarir quelle dall' eccesslvo o difettlvo eccitamento cagionate, basta ridurre I'ec- cltamento al grado normale, ed ellminare i secondarj principj nocivi, clie con lul si associano, che in fine poi sono vere po- tenzc irritative; e perche le potenze irri- tautl sono del tutto diverse dagli stimoli per essere incapaci in qualsia proporzione dl produrrc il salubre eccitamento, e per- che non possono mai essere assimilabili , come lo sono le vere potenze stimolanti. 7. Che Tesercizio delle varle funzioni anl- mah, e dclle alterazioni loro non e riposte nel solo eccitamento; ma e mestieri rico- noscervi altri elementi, che consistono nelle varic operazioni chimico-vitali, die hanno luogo neireconomia vivente, le quali con- corrono in proporzione alle funzioni vitali nello stato di sanita; e quando sono spro- porzionate, esse pure divengono cagione di nialatlia. Da questo breve sunto, che lo 90 stesso Autore ha fatto della sua Disseifa- zione, voi potete, o S^'gnori, conosccre, quali sieno i principj sui quail ei verrebl^e for- mando un nuovo sistema. Ma delle Scienze omai basti; veniamo all' AGRICOLTURA Perche il Signor Cristoforo Bajoni da Bergamo possessore di varj poderi nella nostra Provincia, nel far noto al pubblico colle stampe il metodo nel fare il vino da lui praticalo da molti anni, biasimo qucllo che due anni fa insegno il nostro Socio Signor Ferrini, sperimentato utilissimo col fatto, e lodato eziandio dalla Biblioteca Ita- liana, il nostro benemerito Vice-Presidcnte Signor Cav. Sabatti assunse con breve me- moria la difesa del metodo Ferrini , lo provo consentaneo ai documenti sulF Enologia la- sciati dai piu celebri trattatisti Italiani e Francesi , e provo che il Signor Bajoni discorre d'una materia, che chimicamente nou conosce, fidato semplicemente alia cieca 9« pratira da lui Icniita^ e dalln quale non sia clii a siu) malgrado lo tolga; purclio non soiiija a coiUraddire agli iiiscgiiameiiti dei dolli, air espcricnzp dci piu diligonti teni- lori di vigneti fra noi, al giudizio dei Savj, c dl questo stesso Aleneo, clie voile pre- miala c la dlllgente cura e la generosa condotta del Signor Ferrini nel pubblicare il suo metodo ad uso comune, senza pre- tendere alia riscrva dl un piivilegio. E comuiic voto filautropico agli Agro- nomi questo: trovare il modo di prepararc il lino o la canapa per la filatura ad uso dei \'Av] tessuti, senza la macerazione, la quale; nieltendo nelFaria pestifere esalazioni, c di si grave nocumenlo alia salute dei vil- liei, clie abitano vicini alle acque per tale operazione rese stagnanti; e molti ingegni d'Europa si misero in varie epochc a prova per rilrovare cosi utile spediente. Parve che il francese Signor Christians avesse colto nel segno, cd un grido di plauso levossi per lutta Franeia e per tutta I'ltalia alia macchina da lui a tal uopo invcnlata. Molti lie fecero speiienza, e vi farono anclie al- ciinl iiostri Bresciani che incontrarono la grave spesa di fame gli esperimentl; ma il fatto non corrlspose alle larghe promesse del suo inventore, lie alia pubblica aspet- lazione. II nostro Socio d'onorc, il bene- merito propagatore della Vaccina, il Mila- nese Signor Dott. Sacco, voile anch'egli meditare su questo argomento, e trovar modo di raddoppiare i suoi meriti coll' uma- nita. Presento una memoria alP I. R. Istl- tuto col disegno di una macchina di sua invenzione per ottenere il sospirato intento; memoria che nierlto le considcrazioni di quel Corpo illuslre, il quale benche non sperimento il metodo del Signor Sacco af- fatto soddisfacente al bisoguo, voile tuttavia premiare i suoi tentativi colla medaglia d'Ar- gento; e col pubblicare P invenzione del medesimo. Ora quel Signore spedi al nostro Ateneo un eseraplare della sua memoria cor- redata dal disegno della macchina, e 1' Ate- neo incarico egualmente il Signor Cav. Sa- batti a fame rapporto. Questi, colla diligenza ,3 di lui propria, vien esaminando passo passo la memoria del SIgnor Sacco, c trova i suoi docunienti sulla breve macerazione non solo ilubbj, perche contrarj alia pratica usata all- elic nelle Flandrcj ma impraticabili, per- che e impossibile che i nostri contadlni sieno ad ogni istante alle macere col termometro in mano per calcolare il grado delta mace- razione, onde Icvare al dato piinto delFac- qiie il lino e la canapaj intorno air efficacia della sua macchina ritiene il giudizio del- risdtuto, e circa la semente di Riga che il Signer Sacco vorrebbe s' introducesse anche i'ra noi, non approva i metodi suggeriti per la coltivazione della stessa, e non la trova della promessa utilita per la nostra agri- coltura. Ma per tornare al dilettoso argomento dei viui e del vigneti, il Socio e Censore Signer Avvocato Giarabattista Pagani chia- mo ad esame il melodo insegnato dal Si- gner D. Carlo Raja Parroco di Busto-Ga- rolfo per raddoppiare il prodotlo delFuve col tcnere le vili a pergola mediante V eco- 94 nomico uso del (llo di ferro, sostiLiiito al dispendioso legamoj o in ttc articoli il no- stra Pagan! prova: i. Grinconvenienli, cui si va incontro col tener le viti a pergola, c coir uso del filo di ierro. 2. Che sia cio che rende ubcrtosa la vite. 3. Doversi ri- guardare alia qualila, anzi che alia quandta dci vini. E primo; perche si ottenga il van- taggio promesso dal Signor Raja e a cre- dere, ch'egli intenda si abbiano ad inlro- durre le pergole nelle grandi campagnc avvignatc;, e allora per tre ragloni il nostro Socio riprova una tale introduzione, primo perche il terreno sottoposto alia pergola diverrebbe infruttifero, mancando della luce e delle rugiade;, secondo perche non po- tendovisi adoperare il vomere a motivo dei pali che sostengon la pergola, troppo lunga e costosa ne sarebbe la coltivazione colla vanga e colla marra; terzo perche il filo di ferro sarebbe esposto alle ruberie, come quello, che con maggiore facilita si potreb- be levare, nascondere, trasportare c ven- dere. Ne e punto disposto in secondo luogo r 95 il noslro Socio a far buoiio al Signor Raja, ciic il metodo di tencr le viti a pergola sia quello, die piu uberlosa renda la vigna; dapjjoiche T uheila il Sigiior Pagani la cerca nulla scelta dei magliuoli, nel miglior modo del piantarii; nel coltivamento opportuno della vigna; nel modo e tempo adatto alia polagione ed al legamento dei 'tralci; so- pra Ic quali diligenze ei vien partitamentc discorrendo, e sempre avvalora, coi precetti dei pill celebri maestri di quest' arte, i suoi documenti. E finalmente provando ai pro- prietarj, che il loro interesse consiste piu neiravere la migliore qualita, che la mag- giore quantita di vino, ci da a quest' uopo due avvertimenti: Funo per aver ottima Tuva, Tallro per far vini buoni e durativl, >;icliiamandoci quello che altre volte disputo fra noi su questa materia. Ma lo zelo attlvo del nostro Signor Pagani chlamo Pattenzione delPAteneo a considerare quanto patlsca difctto questa Provincia di legnami si da fuoco, si da opera, e. nel medesimo tempo i modi suggeri con 96 ciii vorrebbero moltlpllcarsi i bos(;hI fia not, e gFincoraggiamentl opportuni da darsi a tale effetto. II bisogno di Icgname d'ogni Datura si fa sentire omal in quelle stesse regioni, che sogllono ministrarle alle altre, non che non abbia ad essere sentlto in Italia, resa gia troppo aprica pei tagli dellc selve immense, dalle quali era ncgli anti- chi secoli a tratto a traLto coperla. Nella nostra Provincia poi, ricca di miniere di ferix), si fa questo difetto sensibilmente mag- giore di anno in anno. La mala intesa eco- nomia nelle parti montane di strappare i bosclii per convertirli in prati, e nelle re- gioni alquanto inferiori di struggerli per formar dei vigneti, hanno quasi disseccata una fonte delle bresciane ricchezze, le ma- nifatture dir voglio di ferramenta, che si vendevano per lutta Italia, nella Turchia ed in altre parti di Europa. Se noi leg- giamo le memorie nostre di anche solo due secoli fa, undici forni di prima fusione erano in continua attivita nelle sole due' valli Trompia e Sabbia, laddovc adcsso. \ 97 pel solo difelto tli legiia appeiia tie ponno essere coiileiuporaneanieiite attivi, lo clie porlando il carbone a carissimo prezzo, fa clie il nostro feiro non possa sostenere il confronto dei prezzi, ai quali si vende quel di Carinzia, sciiza la rovina dei nostri mcr- canti e maiiif attori ; oltreclie lascia inopero- se moltisslme braccia de' nostri montanari, che traevano in passato facile sostentamento nei var] lavorii del ferro. Questo io dico^ Signori, per far conoscere, che il Signor Pagani con questa sua memoria tratto d"* un argoraento importantissimo per noi, e dc- guo che e TAteneo e le governative Auto- rita Io prendano in somma considerazione. La stessa coUivazione de'campi non abbi- sogna di grande quanlita di legname? Avea percio ragione, come osserva il nostro Socio, Mitterpacher di scrivcre: c= far meraviglia come, mentre tanto si studia per miglioraro la coltivazionc de' campi, tanto si trascurino generalmente i boschi ^ . Ma a fare piu palcse la stolidezza di coloro che distrug- gono i boschi per fame prati o vigncli, 7 98" basteiebbe, chc questi proprietarj tenes- sero nota del netto prodotto di un decen- nio dei prati e dei vigneti medesimi, e il confrontassero col netto prodotto, che da- rebbe egual tratto di terra tenuta a boschi. Allora vedrebbero, come anche supposto il prezzo delle legne inferiore all'attuale, troverebbero assai meglio il loro conto nella coltivazione dei boschi. Vorrebbe percio il Signor Pagani, che non solo le parti mon- tane fossero coltivate a boschi, dove la na- tura spontaneamente gia li produce da se; ma seguendo il documento degli antichi rustici romani, I'ottava parte di ogni te- nuta fosse destinata a formarvi un albereto, dal quale questi tre vantaggi ne verrebbero, che non mancherebbe il legname e da fuoco e da opera, che e indispensabile alia tenuta; si potrebbe con piii accuratezza coltivare il restante della tenuta; abbonderebbero i concimi per I'abbondanza dell' annuo fo- gliame. Dopo di questo egli insegna qua! vorrebbe essere la natura del terrene da deslinarsi nel podere all' albereto; come 99 piantarlo; qual cure si ha a tenerne, c il modo del tagliarlo^ come sfrondar si deb- bano gli alberi di riserva, secondo la par- ticolare natura delle specie; e quali di que- ste specie si vorrebbero assortire alia varia natura del terreno. Come dovrebbero pian- tarsi grandi selve nei terreni infecondi per le granaglie e per le vigne, e finalmente con quali mezzi potrebbero le societa agra- rie ed il Governo incoraggiare e promo- vere la coltivazione dei boschi si cedui, che di alto fusto. La materia e certo importan- tissima, ed e sommamente a desiderare che i voti del Signor Pagani vengano con at- tivita ed impcgno csauditi. lo daro fine, o Signori, alle memorie dette dai nostri Socj quest' anno nell' Ateneo, col- la relazione che il Nob. Signor Clemente Rosa ci diede delle espericnze da lui rin- novate il prossimo passato anno sulla col- tivazione del Riso Cinese. Consiste questa : I. Ne'suoi esperimenti. 2. Negli esperimenti fatti da altri, cui egli dispensato avea il precedente anno la sua semenza. 3. La pila- loo tura di questo rise in conl'ronto clell'acqua- juolo. 4. Confronto di quantita tra il raccolto del rise cinesc e deli' acquajuolo. 5. Simile confronto fra il raccolto del riso cinese e quello del formentone, seminato nel me- desimo campo, o complessivamente negli altri campi del podere. 6. Risposta ad al- cune difficolla e dubhi propostigli da vari diligenti agronomi. II riso cinese fu da lui seminato in un pio, tavole 77, piedi 7 bresciani, nel modo seguente, cioe: in un pio, tav. i3 uso del rastrello, di cui si parlo Tanno scorso, per fare i buchi, in due terzi dei quali mise un grano solo, nelFaltro terzo due. Per le altre tavole 64, piedi 7 fece uso di quel picciolo aratro, di cui pur si parlo Fanno scorso, facendo solchetti alia profondita di due once, nei quali pose il riso, che re- stava coperto colla terra svolta dalF aratro nel solco successive, seminando nella pri- ma foggia libbre 3^, once c) di grano, e nella seconda libbre 28, once 2. Le cure e le diligcnze furono le stesse che nelPanno lOI piecedcnle. Dalle lav. 64, piedi 7 laccolse pesi bresciani 42, libbre 5, e dal pio i, tav. i3, pesi 58, lib. 20, II riso lu bellis- simo, netto e ben maturo. DalPesperimento che fece di confronto tra il riso cinese get- tato nelle risaje stabili e il riso acquajuolo, gli risulto che il cinese viene piii presto a maturita; ma da minore il prodotto; che il cinese seminato cosi degenera dando il gra- no piu grosso; ma tale degeuerazione non impedisce, che seminaudolo niiovamente a sccco, esso frutti come prima. Ci lesse in secondo luogo i vari rap- porti che gli vennero da coloro cui dispen- sata avea la semente del riso cinese. Le risultanze sono varie; ne posso io qui ri- ferirle. Ognuno pero le trovera nella Me- morial che dal Nob. Signor Rosa e stata pubblicata. Nella pilalura in 75 libbre di risone cinese ed altrettante di acquajuolo il riso, netto cinese risulto cinque libbre di manco delPaltro. Quest' cspcrienza pero il nostro Socio si propone di rinnovarla. 103 Dal coulioiilo (li piodotto tra ii cinest* ed il uostrale gli risulto, che il prlmo per ogni pio di teneno gll da pesi 9 , lib. 1 5 pill del secondo. Da due altri confronti di prodotto tra il riso cinese ed il formen- tone ebbe pure a riconoscere la premi- nenza che tiene il riso cinese. Finalmente conchiude la sua memoria il diligentissimo e benemerito nostro Socio, col rispondere alle varie obbiezioni, che gli furono fatte intorno a questa coltivazione ed alia na- tura del grano cinese, allegando prove e fatti incontrastabili: difficolta e risposte, che per non abusare piu oltre della vostra bonta non io qui riferiro, rimettendo i curiosi alia lettura della stessa Memoria^ come dissi, dair illustre Autore stampata. MAIVIFATTURE ed ARTI Ne menlre F Ateneo intendeva con tanto calore, quanto ne mostrano le meraorie fin qui recensite, alle lettere, alle scienze ed airagricoltura. cesso di volgere uno sguardo io3 animatore alie opere d'iudustria del non Soc], o di collivare iiel suo seiio le arti belle. I Siguori Fratelli Bellandi proraovouo sempre in meglio il loio piivilegiato sta- hilimento di tessuti d'ogni maniera; e prova lie sia la tovaglia di somma grandezza, da- raascata e figurata all'iiso di Fiandra, ed un tappeto suppedano pure grandissimo, sor- titi di tutta altezza dai loro telai, e che stan- 110 esposti ai vostri occhi. II Signer Faustino Bozzoni geometia nel Comiine di Santo Zeno ha iuventato uuo stiomento atto a forare con facilita le masse de'fieni col Iriplice scopo di rile- varne il giusto peso, di conoscerne la qiia- lita, e d'impedire, al bisogno, che per so- verchia fermentazione, non prendano fuoco : il modello, anzi la macchina stessa e pure sottoposla alia vostra considerazione. Una nuova macchina per trinciare i legni durissimi ad uso di tintoria e stata iuventata dairartefice Signor Giovanni Pi- Jiella, la quale per la sua costruzione, so- lidita c semplicita offrc risultanze migliori io4 che quella la (jualr aiiiil Ta inveiiLo il Si- gner Bassolini , gla premlata da questo Ate- iieo, e dairi. II. Istituto di Venezia, e pri- vllegiata da Sua Maesta'. Se non vi si puo offeiire il modello della nuova raacchina, i saggi pero vi stanno esposti del legno tiincialo colla medesima. II noslro Socio il Tipografo Sig. Nicolo BcLtoni ha inventato un nuovo Torchio da Tipografia, die ottenne il Sovrano piivile- gio, e di cui vi si offre il modello. Ma che diro del Sig. Gaelano Zapparclla. che prime in Biescia introduce la pregiabi- lissima arte del conio? Egli I'ece i ponzoni, e tiitto Toccorrenle per coniare la medaglia, che e sottoposta al vosiro esame in onore del defunto Sacerdote Giambatista Bossini. Non ammirate il ricamo in seta di una Madonna eseguito dalla Signora Lucia Bre- sciani, e lo steudardo per la Conlraternita del SS. Sacramento in Bogliaco, per ordine di Monsignor Vicario Generale, eseguito nel- la scuola del marito della suddetta, Signer Angelo Bresciani? lod II ({uailio lajjpicsenlaiile S. Filippo Neri tlipiiito dal Socio Signer Gabiiele Rottini vi e nuova prova dei progressi, che questo glovane va rapidi facendo nelFarte anima- trice della pitturaj ne senza lodevoli pregi e il quadro di S. Luigi dell' altro nostro Socio Sig. Pietro Filippini, come pure il ri- tratto dipinto dal medesirao. Le due vedute della citta di Vonezia fauno anche agl'in- esperti sentire la mano maestra in questo genere del nostro Socio Sig. Vigano. Gesii neir orto sorpreso da Giuda dipinto del- rillustre Signoja Catterina Seccaraani-Bor- ghetti, mostra quanto di grazia acquista quest' arte sotto il pennello trattato da in- dustre mano femminile. II Sig. Luigi Zam- pietri, col nuovo ritratto che espone, si man- tiene in quella stima, che si acquisto colle sue anteriori produzioni. I moltlpllci altri lavori a matita ed alP acquerella di molti giovani Bresciani che qui vcdete csposti, come fanno eloglo ai saggi istitutori, onde omai abbonda la patria nostra, cosi fomen- tano nei nostri cuori le gla ronceplte spe- io6 ranze di veder Brescia sempre piii venire fiorendo in ogni ramo dello scibile umano, sotto rinflusso del regime paterno del pa- cifico Padre dei popoli , T Imperatore e Re Francesco Primo, Augustissimo nostro Mo- narca, e sotto il patrocinio di Voi, Magi- strati amplissimi, che si degnamente fra noi lo rappresentate, e che siete di questo Ateneo e Socj e validi protettori. » i«7 I PREMJ quest' ANNO DISPENSATI DALLA CENSURA DELL* ATENEO SONO I SEGUENTI LE TTERATURA 1. Ragionamento sulla Storia Bresciana del Sig. Aw. Giuseppe Nicolini, socio attivo. SCIENZE 2. Sulla coltura del Riso Cinese, lode- vole tentativo del Nob. Sig. Clemente Rosa, socio attivo. ARTl 3. Torchio a cilindro ad uso di stampa, invenzione del Sig. Nicolo Bettoni Tipo- grafo, socio d'ouore. 19$ ACCESSIT Sulla coltivazione de''boschi, Memoria del Sig. Aw. Gio. Batista Pagam, Censore. PREMIO AI NON SOCJ Macchina per trinciare i legni duri da tlntoria inventata dal Sig. Gio. Pinella. A. BiANCHi Segretario FINE. 109 INDICE V Orarione del Nob. Sig. Girolamo Monti neW as- siimere la Presidenza dell' Ateneo , Pag. 5 Orazione dello stesso detta nella pubblica Ses- sioiie j» 1 1 latioduzione « a3 LETTERATURA Odi sei del Sig. Ab. Antonio Rit^ato, socio d'onore » a5 r. La Concordia de' Cieli. 2. La Fortezza in mezzo alle sciagure. 3. La Tomba del Co. Giulio Perticari. 4. La Gloria racconsola le aniine virtuose coirimmagine dell' av venire. 5. L' Aria sorgente della respirazione. 6. La Luce fisica e morale naturalmente desiderata dall' iiomo. La Verila sempre combattuta e sempre trionfante. Carrae del Sig. Cav. Frof. Ab. Pietro Tam- burini , socio d'onore « 3i Carme di Catullo sulie nozze di Teti e di Peleo, traduzione poetica del Nob. Sig. Prof. Cesare Arid , socio att'ivo i» 33 MO Episodio Virgiliano di Orfeo, versione poetica del Sig. Aw. Antonio Buccelleni , socio attivo " 36 Elegia di Lorenzo Mascberoni in moite del mate- niatico Borda, versione poelica dello slesso ?» 3i) II Corsaro, Poemetlo di Lord Byron lib. IIL ver- sione poetica del Sig. Aw. Giuseppe Nicolini, socio attivo ■» ^o Kagionamento sulia Storia di Brescia dello stesso 5> 4^ Lapidi antiche bresciane inedite, scoperte e di- segnate dal Signor Girolamo Joli , socio d' onore s»5i Elogio del defiuito Socio Dott. Antonio Bodei , scritto dal Sig. Dott. Andrea Nulli, socio d' onore ?> 52 Elogio del defunto Cav. Prof. Vincenzo Brunacci scritto dal Sig. Prof. Alberto Gabba, socio attivo j» 55 SCIENZE Riflessioni suU' opera del Prof. Romagnosi inti- tolata: Del primitiyo insegnamento delle Matematiche , del Sig. Prof. Alberto Gabba, socio attivo , . » 56 Sul Fanatisnao, discorsi due del Sig. Canonico Prof. Odoardo Colombi , socio attivo. . » 6o Suirattivita del principio pensante nell'uorao, Ragionamento del Sig. Prof. Ab. Francesco Riccohelli , socio attivo » 65 1 1 1 Apologia di alciine opinion! sull' elettricitk e sul calorico divergenti dalle comuni, del Sig. Dolt. Carlo Buccio, socio attivo . . . )• ']0 Sulla elettriciia delle nubi, Memoria del Sig. Dolt. Paolo Gorno , socio attivo . . . >» fja Sulle variazioni atraosfericbe avvenute nel mezzo- di della Francia nel mese di Giugno i8i4> Meraoria del Sig. L. A. D. Hombres Fir- mas, socio d' onore m ']9 Esame di due Opuscoli del Signor Ab. Baruaba Oriani, socio d' onore. Sulle misiire e livel' lazioni prese per Jormare la carta geogra/ica della Lombardia , del Sig. Prof. Antonio Perego , Censore » 8i Fossili presentali all' Ateneo con analoga illustra- zlonc dal Sig. G!o. Batista Ragazzoni , socio attivo » 84 Dei prcgi e dei difetti dei principali punti delle tre raoderne mediche teorie eccilabilismo , contrast imolo , irritazione , Memoria del Sig. Dott. Pietro Riccobelli, socio attivo . i) 86 AGRICOLTURA Sul Metodo proposto dal Sig. Cristoforo Baglioni per fare migliorare e conservare il vino ec. Osscrvazioni del Sig. Cay. Barone Antonio Sabatti, Vice-Presidente 55 go Esame della Memoria del Sig. Dotl. Luigi Sacco, socio (1* onore : sopra un miof^o metodo di 1 la preparare il lino e la canapa senza danno della pubblica salute , del predetto. . »» 91 Saggio sui vigneti e sui vini in confutazione d' un Opuscolo del Sig. Ab. Carlo Piaja milanese, Del Sig. Avi-. Gio. Batista Pagani Censore » 90 Sulla coltivazione de' boscLi per accrescere i le- gnami da opera e da fuoco, e sui modi ed incoraggiamenti opportuni, discorso dello stesso M g5 Bapporlo sulla collivazione del Riso Cinese, del Nob. Sig. Clemente Rosa, socio attivo . ?> 99 ARTI Cenni sull' esposizione » loa PRE MJ Premj aggiudicali dalla Censura alle piu commen- devoli produzioni di quest' anno . . . ?» lo^ iTEOI di Bresci iSi, ^2, (a) TEWPF" OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE falle neir Anno 1824 al Giardino di Botanica dell' Imp. Pv. Liceo di Brescia elevato sopra il llvello del mare melri i5i, ^2. (a) ALTEZZA DEL BAEOMETRO niBOTTA ALLA TEMPEBATURA DI ZERO w I :: I .... C Ac„.,. a « <)„„. « e «! e C Dicu: 37 Idti 8,g5 I 8 Idei o,l4 ,, Idem al I 4,33 j j6dopo I ^ TEMPEBATDRA DELL' ARIA MISDRATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI ♦ 8,58 4- 7,94 I 1,4» t 7.59 .^^ 9. "4 <^ (o) La Jitferenta i[ livello i iHii dcUrniinala ptr meiio dcllc osscrvazioDi baromeli ( 4 ) La piogeiJ lu pec lo p,u accompagaam da v.nli gagliardi. (c) Dne voUt per cgiom di Umpmali, (d) In qucilo mese v, fu.oao molll temporali. { <■ ) Per ca(;ione di temporali. (/) An,l.e in q„cMO mele si ebbero di „olli Icmpocali. N. B. Le osser.aiioni ,„r,o slale (a„e n„.i„o volCc al ciorno; al levar del Sole, al 9, 35 I 29 dopo II, So 3 28 Idem i3, ;5 19,50 '9. 15 18 Idem i5 Idem 5 Idem I, Idem 5 Idem if, Idem »5 Idem STATO DEL CIELO -I » - » rno e dopo, e all'Ave Maria della sera, II termometro poi J poslo ad una Hoeslra 3 Noid-ovest alula moiri •;. lopra il suolo. S COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA PER L ANNO ACCADEMICO M. DGCC. XXV. BRESCIA PER NICOLO BETTONI E COMP. N. DCCCXXVI. DISCORSO INAUOURALE DEL NOBILE SIGNOR PP.ESIDENTE LETTO IL 1)1 2 r.ENXAJO I 82 5 J_Jccoci di bel nuovo raccolti, ornatissimi Accademici, in qucsto Santuaiio di Pallade, per dare rominciamcnlo alle amichevoli nostrc assemblee, alle dolcissime nostre esercitazioni. Non io mi dilunghero lampoco in pro- vando a Voi la somma iitilita che viene alle scienze, alle arti, alle lettere, c qiiindi ridonda nella civile societa da tali istitu- zioni: a Voi, che colla esemplare rostra frequcnza, colla lunga e costante opera vo- j stra, deste di questo vero solenni luraino- sissimc prove. Qiianle volte io vo pcnsando, e mcco stesso plaiitlendo al voslro volonteioso con- corso in quest' Aula, c alia quantlta e scel- tezza tlelle cose quivi pronunciate nelP ul- timo caduto anno accademicol E quanli e fortunati augur] io quindi ne traggo per Panno che or sMncjpmincia! Io vi prometto, o Siguori, amore e sollecitudine del mio debito : che nel dirmi sempre immeritevole, e disadatlo a tenere il seggio che mi do- naste, mi avviso pero, e mi conf«Ao%di '" essere custode zelante e devoto di questo Tempio, e procedo superbo delle gloria f vostre. Ma or siami concesso, o Signori, d'in- trattenervi alcun poco nella considerazio- ne di una verita lusinghiera, cioe che ( fat- ta pur anco astrazione dei vantaggi che derivano nella civile comunanza dai corpi letterarj e scientifici ) la raglone di noi me- desimi, quella del nostro ben essere, do- vrebbe persuaderci ad ognor piii sorreg- gere , e portar amore e venerazioue al nostro Ateneo. 5 Incvitabilc conclizionc clelP uomo c il con- duiTC vila pill o menu travagliata c clIfTicilc: il niigliorc tle'savj potra alleviaic bcnsi, ma non miitare sua soilc. Le iiidividuali tlift'cienze prodolte dal caso, o dalla saga- cila, od anche dalla virtu stcssa non di- struggono, anzi confermano la trista verita dclla nota pioposizione die: la somma dei mail di (juaggiu supera di gran lunga quella dei beni. L'anima per questo abbisogna di ricrea- zionc c di conlbito: ma come dessa non })iio non pcnsare e operarc, Fozio quindi vuolc csseie una dolce occupazione del- Tanima. Ma eve mai puo esscrc ozio plu caro, c plu dileltevolc occupazione die nel coinniercio c nellc adunanze de'dotti? iliparati dalFonda c dai turbini del nion- do ingannatore e ingannato, lespinle lo cure asprc c il j)rorano interesse, unirci in qucsti sacri rccossi per istringerc il no- do della pura ainicizia e dclla scambievole estimazione; far maestri gli amici; condire il dilello del conversare col vanlaggio di 6 apprendere •, distribuirc i plausi e acco- glierli; non e forse questa, o Siguori, una imova vita, il vcro pascolo, la non iugge- vole ricreazione deiranima? E santo il pre- cetto di Seneca: illos admitte quos tn meliores Jacere poles; ciun illls versare qui te melioreni facere possiuit: inuluo ista Jiunt, et homines diun docenl di- sciint. ( Epist. 7. ) Aggiungasi, die il vero sapiente scevero per abito e per ragione dalle artificiosc co- stumanze della squisita specie degli uomini^ o vogliam dire del volgo nobile, colla sem- plicita e schicttezza di sue manierCj, colla candidezza del suo cuore, e con un gaudio interne che in ogni sua cosa, in ogni suo atto travedi, pero col riserbo non istudiato di decoro e raaesta: il vero sapiente, dico, ha questo di singolare che, oltrecche ti am- maestra co'detti c colle opere, t' induce alia sobrieta, alia rivcrenza, dispone c mette il cuore alia calma; t'insegna in somma le pri- me delle virtu, la moderazione nei desiderj, c la prudenza. 7 Quauto c mai escmplarc e sublime il dia- logo da Cicerone riferito nel libro terzo de finihiis etc. tra csso lui e Catone ! E quanto mai convicne al mio argomenlo, o Signori, il iarne mcnzione! M. Tullio chc ricupero la pericolantc Rcpubblica, oppresso da im- mense c si utili cure, mentre tace in Roma il Senato c si dispensano al popolo le fesle c i giuochi nel Circo, M. Tullio si reca alia villa del Tuscolo, e si ritrae nella biblioteca del giovine Lucullo. Ivi trova, miiltis cir- confusum sloicoruni libris, M, Catone, quel Catone che visse per la patria soltanto e voile morire eon essa. Tanta era, il sapete, Tavidita di coslui d'erudire la mente, die tutto il giorno spendendo in pro dello stato, prolraeva lunglie le nolti per convcrsare coi filosoianti : e come il primo egli era ad en- trare, 1' ultimo ad uscir della curia, usava di leggere inlanto clie ragunavansi i Sena- tori cd il popolo, per nulla badando a'vani rimbrotti, e agli scherni de'volgari; ma nul- la penio logliendo al suo debito c al bene dclla eitla. E il sommo Tullio, e Catone, 8 fuggiti ai rumorl e alle follic della gran Ro- ma, ricreano Panima affaticata dai pubblici negozi nel placido recesso del Tuscolo, espandendola nella santa e lealc loro ami- cizla, di che fecer mostra solenne e taiito vantaggiosa alia patria, e ragioiiando delle massime piu severe di morale filosofia. Volgevano la quistione sulla virlu e sui modi di conseguire la vera felicita. Stoico Funo, I'altro dell'accademia, discorre cia- scuno le sottili ragioni di sua dottrlna: pe- ro entrambi convengono nel salutare prin- cipio : id solum esse boimm quod esset honestwn^ et id malum solum quod tur- pe. E ti dimostrano, che sta il bene non gia nei sollazzi del corpo e nella volutU\ ma nelle sublimi esercitazioni deH'animo: che Tuomo nalo alia societa de'suoi simili deve riporre il suo bene nel giovare ad essi e alia patria: che come le leggi tendono non gia al- ia salute di alcuno, ma delP universale, cosi I'uomo probo, sapiente e alia legge som- messo, e non ignaro del civile officio, piii che al bene di sc stcsso e di pochi, provvede al bene til tutll. DIcono del numl e dcgli uo- mlni forniarsi una sola citta; e In tanto ca- dauno di noi e parte attiva di quesfo mon- do, in qiianto coopera al piincipio del pro comune. Che pei viventi non solo conviene pensare, ma sagrificare ancora al vantaggio dei posteri. Che dobbiamo non tanto essere volonterosi di apprendere, quanlo di comu- nicare e d'insiniiare nelle altrui menli le ap- prese dottrine. Che come natura die impeto a' tori per iisare di loro forza a difcsa de' vi- telli contro le ugnc dei Iconi; cosi i forti uomini dcbbono vegliarc alia difesa dei de- boli: per questc e per somiglianti imprese deificaronsi Ercole e Bacco. Che se Giove il chiamiamo ottimo massirao, salutare, ospi- tale, statorc, perciocche sta nclla di lui tiite- la la salvczza dcgli uomini: come mai, vlven- do vita inerte e vile, dovrcmo noi credere di essere accetti e cari agli Dei immortali? E ti dimostrauo, che soltanto pello stu- dio severo e costante delle verita fdosofiche, si giugue a comprcndere la forza arcana di quelle victe sentenze de'savj: tenipori pa- 10 re/-e, sequi Deuniy se noscere, nihil niinis. Come grave procede c \ eneranda e d' ani- mo forte la persona del Saggio ! Ei solo e beato clie, superiore allc liisinghe o alPira ! della mulabile forluna, nella pratica co- slante dellc sociali virtu c nel vivere one- sto ripone la sua fellcita. II saggio, sog- giunge Catoiie, piij giustamente si dira re che Tarquinio, il quale non seppe reggerc se stesso, iie i suoi. Egli piu maestro del popolo, egli piu dittatore di Silla; che fu questi maestro di tre viz] pestiferi, lussuria, avarizia e crudelta. Egli piu ricco di Crasso, il quale senza avidita di ricchezza per nes- suna ragione di guerra giammai passato avrebbe TEufrate. Egli avvenente dirassi, che ai vaghi lineamenti del corpo preval- |i goiio di gran lunga le bcllezze dell'animo: egli libero, che spregiatore della prepotenza, ne servo della cupidigia: egli invitto, che anco fra i ceppi costretto, nessun vincolo mai potra patire la sua grand' anima. E si chiude il dialogo colla grave sen- tenza: qiiod si ila est lU neque quisqiia/n 1 1 'nisi homis vir, et omnes hoiii beati sint, quid philosophiae magis colendum , aut quid est virtute divinius? Per tale modo si foriiiano e si illustrano gli uomini: e cosi stanno le citta e i governi. G. Monti. 16 DISCORSO LETTO LI 22 SETTEMBRE I 825 NELLA PUBBLICA SESSIONE DELL' ATENEO DAL NOBILE SIGNOR PRESIDENT E jLiA solcnnita di qiiesto glorno riconduce volonteroso in quest' Aula il corpo accade- mico ricreato dal pcnsiero di far manifesta a Voi, venerato Prclato, Magistrati amplis- simi, riverita Udienza, T utile e progressiva o^erosita di questo Istituto. E come non iscaldarsi dell' ainore dello studio e del pub- blico vantaggio anco pei dolci conforti, e per le prove di special degnazione die gli vennero nell' ultimo luglio dalla viva voce dell'Augusto nostro Monarca! Visitando quivi la dedicatagli esposizione delle cose d'arti c d'industria di questa Provincia, ricevendo la seric dc' nostri Com- »4 mcnlarj, c di }}eiranIiiio accctlando raiirca medaglia ad csso Lui, e per celebrarc si lieta Ventura, umilmentc oflerta dal Bre- sclano Ateneo, voile j)ure e applaudire e inaniinaie c dire, tcnersi certo, che reduce ne'suoi dominj Italiani trovera non man- clievole semprc la Bresciana induslria, e lo zelo di queslo Istituto peirincremento delle belle e delle ulili cognizioni. E il degno f'ralcllo di Cesare, il ben amato nostro Viccre, Falto j)rotettore di questo stesso Ateneo non discese con noi partico- larmente, e in reiterate circostanze che ci portarono I'onore di ossequiarlo, ad espri- mere laudi non estorte a vera persuasione deirattivila costante, non vauitosa, cM- r Ateneo di Brescia? Quesle cose noi annunziamo, non temen- do rimbrotto d'intemperanza: che se a noi stessi riguardiamo sollanto, meglio che con- venirci moderazione, ci prende vergogna del seggio immcritamentc occupato. Ma e debito sacro di noi il far palesi tali segni d' incorag- giamcnlo e di bonta dei Personaggi Augusti ID ' alia Patria, perche li conosca c li calcoli, a'signori Accadernici ed ai colli ed indu- striosi Bresciani per aggiungere loro stimolo a scmpre piu meritarli. Edotti vol c confbrtati noi di questa guisa, vi leggera Pemerito nostro Segretario gli alti del cadente anno accaderaico, dai quali apparira, speriamo, non errato il noslro giu- dizio. Prima pero noi amiamo intrattenervi alcun poco col darvi contezza delF eseguito in quest' anno dalla Commissione agli Scavi, i quali sono ormai condolti al segno d'as- sicurarci die Timpresa non fia ne vana, nc ingloriosa. Si, gli Scavi incominciati del 1823 cogli spontanei generosi sussidj de'cit- ladini, del Comunale erarlo, c dcirAteueo, onde tornare alia luce un edificio Tondato a"* tempi di Brescia Romana, c clic ora si proseguono con vera energla a tutte spesc del Municipio, cresceranno splendorc a que- sta Citta si cospicua sotto quell' egida di Roma dominatrice del mondo. E assai piu chc r cloquenza delle parole, quella dcllc la- pidi scritle e degli sculti marmi attcslcra agli i6 studiosi, c agli artisll della preziosita e ma- gnificenza di iin tal monimiento. NeH'opuscolo edito in Brescia del 1823 co'tipi Bettoniani, intorno varj monuraenti scopcrti in questa Citta,il chiariss. nostro socio il pittorc Sig. Luigi Basiletti dene sa- vissimo ragionamcnto di quest' Edificio, e modestamente prelude alPindustre lavoro clic di lui specialmenle si spera quale di artista erudito e d' ottimo concittadino ad illustrazione di cssi Scavi, i quali precisa- nieute furono da lui idcati e proposti, e die e guida principale dell' onorevole impresa. Ma cauto e diligentc il Basiletti mando inuanzi la plaiiimetria di quella parte di Brescia antica, in cui cgli amava che si sca- vasse, cioe della piazza del Novarino, an- ticamente detta piazza dei Nonj Arrj, se- condo che ne dicono le patrie memorie, e particolarmente lo storico Ottavio Rossi, i cui cenni, sebbene vaghi ed incerti, ina- nimarono il Basiletti a fissare in quest' ar- gomento su basi piii solide I'onore di sua patria. Egli di fatti oflferi nel 1822 all' Ate- '7 neo la sua planlmetria accompagnata da una saggia Dissertazione: lavoro che fu ben anco corona to da questa censura con uno dei pri- mi premj annuali. E TAteneo^ e col plauso e con decorose offerte pecuniarie da spendersi negli escava- menti ( di cui sopra e detto ) scaldo all' im- presa roaorevole socio; e tolta dal seno di quello, si formo d' armonia colla Munici- pale Magistratura una Commissione diret- trice degli scavameuti medesimi. Dalle cure virtuose e indefesse sovrattutto delli degni Signori il nostro V. Presidente Cav. Bar. Sabalti, e del Censorc Signer Basiletti^ si ordina cosi bene il lavoro, e si felicemente riesce, che ora mai si ha inte- ramenle scoperto il Prospetto maestoso di questo edifizio. E come le parti essenziali di esso stanno al nalio luogo, e merce i moltissimi ruderi trovati, parecchi de'quali sono salvi dalle ingiurie del tempo e degli uomini, francamente si dice che ne cono- sciamo la sua forma, ed ogni parziale di- mensione. i8 DI fa til il dlsegno di questo vasto Pronao ristorato per cura del Baslletti, ed esegulto dalla mano diligente del nostro Architetto Signor Vita , fu dalla Commisslonc offerto a S. M. I. che con tutta dcgnazione lo ac- colsc. Ed osiamo dire, che Tofferta dovea gradire a Cesare, siccome prova die sotto gli alti auspizli di Lui tornava quivi alia luce 1111 fabbricato niagnifico die surse pro- tetto e pelle largizioni forse anco di iin ma- gnanimo Imperatore di Roma (i). (i) L'offerta del Disegno fa dalla Commissione ac- compagnata colla scgiiente supplica. Sire Quest' Edificio maestoso che fu decoro dell' anlica Brescia, e porlo in fronlc il nome di un magnanimo Impcralore di Roma, era toina alia luce co' vcnerandi suoi ruderi soUo gli auspizii felici di un Imperatore pill saggio e pin grande di quello. Clie se la storia esalla di Vespasiano non pocbe virlu, licorda con orrorc pur auco ch' egli ebbe travagliato e sperso un popolo debole e invilito, e die ebbe con reo orgoglio e col fomile di soldatesca fuzione tolto di mano lo sceliro al suo Sianore. '9 IN on diremo pero se fosse il tempio ad Ercole sacro, quale lo vuole il Rossi, ed anche una volgar tradizione, oppure la Ba- silica, o Curia, ovveramente e Tuna e Tal- tra insieme, siccome a que' di costumavasi. Che in luoghi sacri tenevansi le adunanze dei Magistrati, pcrche la santita del luogo B'rancesco I. legittimo erede del trono avito rifulge per retiitudine somcia, cbiaro ingegno e vera gran- dezzaj forte nell' avversa , inoderato nella seconda for- tuna, proteggitore e padre de' suoi popoli, pacificatore 4\ Europa. La Comraissione direttrice degli Scavi presenta al- r 1. R. M. V. il disegno del vasto Pronao di questo edifizio con diligenza e scrupolosa fedclta dimostrato. E si dira troppo onorata se V Augusto Monarca si degni accogliere la tenuissima offerta, e di accordare T alta di Lui protezione al ben augurato lavoro. Di questo unailmenle lo supplica, e benedice al fau5to avvenimenlo, onde gli puo tributare li otnaggi della maggior dero- lione e fedele suddilanza. Brescia ■j Ittglio iSaS. Umil. Obbcd. Servilori. G. MONTI Presidente SABATTI V. Presidente BASILETTI della Commiss. 20 li avvisasse della giustlzia e della santlla dei loio consigli. Onde voJle II sagace Otta- viano Augusto, che i senatori, anzlche pren- dessero scranno, facessero voto e preghiera alia Delta del tempio ove stavano accolti. Poco rileva per altio si fatta dlstinta co- gnizione, e forse gli scavi inoltrati neiriii- teriore della cella o checchessia, offriranno lumi bastevoli per meglio stabilire in qucsta parte le iiostre idee. Era quest'Edifizio locato contiguo al Tea- tro, come agevolmente puo scorgersi da al- cuna porzione degli ambulacri di questo ora disotterrati , e che sono in contlnuazione di altri di gla conosciuti. E per incidente no- liamo, che non puo muoversi dubbio del- Tesistenza, e del luogo ove posava Tantico nostro Teatro, perocche plii ancora delPas- serzione delle patrie inemorie ce lo mani- festano le ancor vive certisslme vestigie di esso. II fabbricato scoperto e prostllo, il cui prospelto d'ordine Corinzio era tutto for- mato del bianco marmo durissimo di que- 21 ste cave suburbane, largo complesslvamente metri ircnfotto, alio metri venti, cent. 52, e tutto poggia sopra uno slilobate alto me- tri 2 cent. 92, al cui piede staiino due sca- glioni oltre Ja cunetta o doccia per racco- gliere e deviare le acque pluviali. II peristilo sporgesi nel mezzo a descriverne il vestJbolo con sei colonne di fronte, e forma quindi cinque intercolonn] sistili, essendo pero al- quanto piu largo il mezzano in corrispon- denza del principale ingresso nella cella : tale sporglmento e dello spazio di due in- tercolonn] pure sistili ;, e si ascende al vesli- bolo per ampia scalea , la cui altezza e de^ terminala da quella dello stilobate die la racchiude, e la larghezza dalla faccia del vestibolo istesso. II Portico, voltaudo ad angolo retto con due colonne binate, ricorre anco nelle ale di fianco al dello vestibolo, deirampiezza ciascun' ala di tre intercolonn] egualmen- te sistili, piu larghetlo pero essendo quivi pure quello di mezzo corrispondente alle porte lalerali d' ingresso, in una dellc quali / 22 si e trovato a suo luogo uno stipitc, un al- tro nella porta maggiore, e in tutti e tre gP ingressi si rinvenne la soglia, E di que - sto modo la pianta del Pronao si compie: per coDseguenza sono disposte nel mede- sinio dodici colonne, piu le due binale, piu due mezze colonne, una per parte alle due estremita dei lati del Prospetto. Per vero dire, non ci fu dato ancora di trovare vesti- gio di queste due mezze colonne, ond'e la sola parte non conosciuta, ma la disposi- zione del tutlo e de'' singoli membri, ed ogni buona rcgola le fa indubbiamente sup- porre. Eranvi inollre adcrenti alia parete del peristilo i pilastri, o volgarmente det- te lesene ( delle quali esiste ancora a suo luogo alcuna base ), di pochissimo aggctto in perfetta corrispondenza, com"' e ben di g ragione, alle esterne colonne, onde formare I la simmetrica decorazione di esso porticato ' ' vastissimo, della largbezza nei lati del Vesti- bolo di metri 8. 40, compresa la colonna. 11 fusto delle colonne ha il diamelro di metri 1. i5, Paltezza di nove; sono scana- 27> late alia pioroiulila del semi ceicliio; Iianiio la base allica alta melrl oo. 55, ed il Ca- pitcllo alto metii i. 40 assai linamdute lavo- lato, e del gusto quale si vuole dai miglioii il greco capilello di quest' ordine. Segna tie iiietri la trabeazione ricca sovrattutto iiel Freglo di vaghi e ben condotti ornamenti. Forsc clie al scvero artista devoto a Vitruvio potrebbe increscere di vedere impiegati iicl Frontispizio i modiglioni c i dentelli*, ma tale piatica, o per taluno incoDgruenza, e resa soffeiibile dall' esempio ( ad eccezione dei Greci modelli ) di celebri edilizj anti- chi e moderni, cominciando dal Pantcon. Fors'anco potranno spiaccre queMue sodi, o ammassi di coloune binate e pilastro ( lii corrispondenza questo della decorazione in- terna del portico ), onde T occhio dclicato potrebbe forse csserne offeso. Pero venue supeiata ivi felicementc la nota difCcolta ne' partimenti dcgli ornati e delle modona- ture al soffilto della trabeazione; e ne sara poi senipre contentata la solidita rcale e apparente. 24 Era II pavimento del Peristilo lastricato del bianco marmo Lunense, e la parele in- crostata di marml greci. Si argomenta pure della magnificenza interna di questo Edifi- zio dai mold ruderi rinvenuti di squisilo la- vorio; e come vi fossero impiegate e statue e marmi distinti, stesi sul suolo e sulle pareti, quali le breccie africane, il giallo e rosso antico, T alabastro fiorito, il granito, il por- fldo ed il serpentino: ma nulla su questo interiore disegno puo ancora dirsi con sano giudizio. Avvertiamo poi, clie in una prova fatta pochi di sono nelP estremita o cantonata a levante del Pronao, scavando per metri tre circa verso mezzodi, si e trovato che lo Ste- reobate volge in questa direzione ad angolo relto, e vi si vedono li due scaglioni al piede di esso, e la doccia. II che fa sospettare, che il Monumento fosse decorato al davanti nei due lati est ^ ovest da portici o altro fabbri- cato, formandosi per tal modo un piazzale. Ma per ora siamo cauti nello avanzare nem- meno su questo alcun parere. 25 II piano dell' Edlficio atterrato dal tempo struggltore, o a piu vero dire dalla mano incendiatrice de'barbari, o meglio ancora dalla stupida e superstiziosa ferocia di co- loro die concltavano quelle furle^ stava se- poko alia profondita di metri olto circa. E sopra il sue basamento imperioso, fia quei magnifici Intercolonnj, e co'suoi ruderi ve- nerandl s' innalzaroDO rozze muraglie nel tempi di mezzo, e quindi vili casolari nelle eta posteriori. DalFesame delle parti e del tutto; dal fino artificio nella connessione di que' gran massi di marmo; dalla convenienza, euritmia e solidita dell' edificio, die mirabilmente avra trionfato dall' eminenza ove era posto rispetto all' inferior parte della citta . cioe al Foro verso il quale guardava ( die in questo specialmenle erano accorti i Greci archi- tetti, e i loro fortunati seguaci i Romani collo adatlarne le forme non solo all' uso, ma anco al luogo ove si ergevano le fab- briche);, da tutto questo gli studiosi del bello e gli artisti si persuaderanno che 1' opera 26 111 immaginata, e surse nc'bcl tempi tli Roma. Ma a confermare il nostro avvlsaraento vena rarcheologo interprelando 11 clue gran- di iVammeiiti letterati poc'anzi scoperti nelle macerie di questi scavl, dei quali omal nou v'ha dubbio essere porzioni integrand altri due pezzi stati loeati a basaniento di pilastri nel fianco meridionale del palazzo civico. Eccovi la dotta interpretazlone dell'egregio nostro conciltadino e socio benemeiito del patrlo Ateneo, il D. Labus, chc leggesi nella sua dissertazione stampata del iSaS nel ci- tato opuscolo. Egli colFillustrarc li soli accennati due marmi scritti del palagio Municipale, aveva mirabilmente supplito del suo ingegno alle tanfe lacune delPiscrizione, e precisaraente immaginate Ic letteie che sono nei due Fram- menti teste tiovati, leggendola restituita nel modo seguente: IMP • CAES • VESPA- SIANUS • AUGUSTUS • PONT • MAX • TRIB • POT • III! • IMP • X • P • P • COS • nil • CENSOR • e coiraccrcscitivo 2/ pol delle leltere Pecunia sua Fecit, vel Restiliiit , vel Reparavit. E non si metta dubbio che stesse V EpI- grafe a lettere ciibltali nel fregio del nostro FroDtispizlo: che ne danno piena prova le dimensloni delle pietre, la loro forma, il loio taglio, e la perfetta eguagllanza, e la distribuzlone delle lettere de' quattro Fram- mcnti. E per aggiunta si e rinvenuto pur anco altro pczzo corrispondente, ove e scol- pito in contiuuazione degli ornati del Fregio il capo della Cartella, iiella quale era V iscri- zione. Qiiindi il ch. Sig. Labus aveva buon perche di soggiungere che « i nomi, le inti- tolazioni c le note croniche non ammet- tono opposizione, prova to essendo da in- contrastabili monumenti , i quali se da un lato chiariscoDO Fintero dettato deH'iscn- zione, dall'altro gradita sorpresa far deb- bono a chi riportandola colla mente sul fregio di marmoreo edifizio, dair altezza e lun- ghczza di lei raccoglie quanto quello doves- se essere grandioso e magnifico » , Fu felice il presagio! Dunque il nostro edifizio portava in fronte il gran norae di Vespaslano Augusto, e nel- Tanno quarto di suo Felice impero, cioe nel- Tanno di Roma 825, dell' Era volgare 72. E che Brescia esser dovesse in ispecial modo devota alPimperatore Vespasiano, dobbia- mo arguirlo non tanto dal poco che ne lascio scritto il buon uomo del nostro archeologo i^ Ottavio Rossi: ma piu ancora possiam rac- coglierlo da Tacito e da Plinio Secondo. Po- tentissima era in Roma a que' tempi, e a quclli intorno, per nobilta, per ricchezze, e per eminenti dignita soslenute, la Bresciana famiglia de'Nonj unita in parentado a'co- spicuissimi Casati del grandc impero, e fra questi al Muciauo, di cui assunsero eziandio il cognome, siccome il troviamo in varie la- pidi esistenti tuttora fra noi (1). E voi sapete che quelle illustri famiglie non degnavansi aggiungere al proprio il nome gentilizio, o il cognome altrui che per ragione di consan- (i) Vedi Rossi Mem. Biesc. Ediz. 1616. Per Bart. Fon- tanaj Brescia a pag. 5i, repet., altra pag. 5l, 109, i53, 295. ^9 guinelta, o dl eredlta, o di adozlone. Leggia- mo in Taclto un P. Noiiio Asprenatc con- solo Tanno 41 delPE. V. 791 di Roma. Nei Fasti consolari del Panvinio, ed in Cassio- doro troviarao un S. Nonio figlio di L. Nonio nell'anno 794 console designator ed un Cias- so Muciano consolo la tcrza volta, rcgnando • Vespasiano, come di quest'ultimo lo nota an- ! che il vecchio Plinio ( Hist. nat. L. 3. C. 5. ). Ci narra Plinio Secondo nclle sue Epistole di un M. Nonio Municio Macrino: Equeslris ordiiiis j)riiiceps^ quia nihil altiiis voliiitj allectus a Divo Pespasiano inter prceto- I rioSf hones tarn quiet em huic nostrae am- bilioni dicam an dignitati constantissinie prcetulit ( Lib. i. Ep. 14. ). Di un Aciliano, cui era avola Serrana Procula illustre ma- trona, zio P. Acilio senatore (i), e padre (i) Nota il Cattaneo cssere dubbio, se fosse questi il padre di uii Acilio Glabrione, oppure egli stesso, il quale sendo console collega a Trajano, regnando Do- miziano, fu da questo barbaro imperatore aminazzato per rivalita di forza, avendo quegli ucciso un lione nell'Albano. ( V. Comm. all' epist. suddetia ). 3o il suddetto M. N, Macrlno: quale Aciliano ill maDcima verecuiuUa qucestiirani^ tribii- Jiatiim, prceturam hoiiestissinie percurrit. Patria est ei Brixia ex ilia nostra Italia cjiice inultain adhuc vereciuidice, frugal ita- tis atque etiam rasticitatis antiquce ( viiol dire benedetta semplicita di costumi ) re- tinet ac servat. Pater Minucius Macri- iius etc. ( Epist. suddetta ) (i). Di im Nonio (i) Fa meraviglia come il cli. Scipioiie Mafl'ei (otn- balteiiflo r opinione del can. Gagliardi siiU' illusliazioiie di una lapide Bresciaua clie parla di iin Q. Minicio Ma- cro, quale fu quartumviro di Verona e Questoie di Verona e di Brescia, ami pur sost-ioere cL'egli fosse di patria Veronese. II march. Maffei, oltre il cit. teste di Plinio, tutte ben conosceva le edite, e moUissime delle inedite lapidi Bresciane onde iigevolmente persuadersi che la gente Minicia o Municia, o Minucia, era di Bre- scia. Oltre tante lapidi che po'isediamo parlanti di questa gente, una ricorda di nuovo la Minicia Fortunata rna- dre del delto Q. Minicio, qual doniia voto al figlio la celebre epigrafe cagione di lanla contesa. ( V. Eossi cit. ediz. pag. agi. Maffei Vcr. illust. P. r. L. 5. Gagl. Osserv. sopra la delta iscr. ). Lasciando la rancida qui- slione di prerogative o piimazie di cilta a citta , quella die dava c(bnsoli a Roma poteva facilmente esser degoa 6i Celere console in compagnia di Giunio Quin- tiniano, vivendo esso Plinio, cioe imperando Trajano. ( L. 6. E. Sa. ). Che pill? Sapplamo da Svetonio, e piii partitamenlc leggiamo ncl a.® libro delle istorie di Tacito, chc per concilio di un Mu- ciano legato nella Sori'a, Vespasiano che sta- vasi in Cesarea di Giudea, inteso a quella guerra crudele, assunse Timpero del mondo: E fii per r opera di questo Muciano, che i primi a gridarlo imperatore furono gli eser- citi deirEgitto, della Giudea e di Sori'a. Di questo modo lo slorico fa dire il superbo c rivoltoso Muciano a Vespasiano che tenten- nava fra il desio di regnarc e il timore della Vitelliana fazione: ^g^o te, Vespasiane, ad imperiiun voco tarn Salutare Reipublicae di dare un quaituniviio o consolo Municipale a Verona. N^ per questo si offendevano i pnvilegi de'' municipj; cbe volendosi pur anco accordarcj che il Q. Minicio non potesse appailenere a due tribii, egli o per ele- zione, o per eredila o per adozione, avra riuunziato alia Fabia per nieilersi nella Poblilia. E buon pro gli faccia. 33 quani tibi magiiijicum ; e poco dopo offc- rendosegH compagno alPardua impresa: ne tameii Mucianum socium sprei'eris quia aemuluni non experiris , me Vilellio an- tepono, te mihi. Nola bene, le parole quia aemuluni non experiris , che si lenea da tanlo costul, essendo solito dire che staiido in sua mano lo imperio il die' a Vespasiano: id vero erga Principem contumeliosum, er- ga Bempublicam superbum ^ quod in manu sua fuisse imperium, donatum Fespasia^ no jactabat. Di fatlo il Senato, spento Vi- tellio, gli decreto Tonore del tiionfo: mullo cum honore verborum Muciano triumpha- lia de bello civili data. ( Tac. Lib. sudd. ). Immaginatevi se in quest' epoca la gente Nonia , per ragione di se stessa e di un tal parentado, siccome il Muciano, avra cre- sciuLo in ricchezza e in potenza ! Non e quindi meraviglia, se Brescia incitata par- ticolarmente dalla devozione e dalPoro dei Nonj, ambisse di farsi grato ranimo di quel regnante collo impronlare di sue gran noma il pronao di questa Basilica ! 33 E (3i quel V^espasiano il quale ( memorc delle provvlde leggi di Giullo Cesare e di Ottaviano Augusto, onde allungati i confini d' Italia furono anco queste citta tianspa- dane onorate della Romaua cittadlDanza e del Gins Italico ) prcndendo a riformare I'ordiue equestre c il senate, scarto gli in- degni e vi aggiego i piii buoni e onorati d' Italia e delle provincie straniere, crescen- do a mille famiglie il diritto alia dignita senatoria che Irovo ridotte a sole dugen- to. ( Tacito. ) (i). (i) Da quest' aggregazione , e dal dimostrato favore di V^espasiano a quests citta si aggiunse gran lustro a tanle famiglie Bresciane, die diedero all'impero Eroi e Magistiali primarj , onde per V opera di dotto Com- mentaloie potrebbero forse crescersi, o emcndarsi i Fasti Consolari. E fra queste ( oltre la Nonia e I'Airia ) la Minuzia, I'Acilia, I'AvioIa, la Maliena, la Juvenzia, la nomania, la Postumia ecc. ( f^. Rossi, cit. ediz. Gagliar- di, Parere intorno V antico stalo de Cenom. Lahus , cit. opusc. ). ISIa tutto questo non e il soggetto di noslre in- dagini; ed oltrecLc lunga e difficile, sebbene sicura, ver- lebbe la disquiiizione, ingenuamentc diciamo, che non sarebbc soma pe'nostri omeri. Si accolgano almeno gl' im- potent! ma fervidi nostri voti, ne li disperda il vento ! •} 3/, E cli quel Vespasiauo che, al dire d'l Svetonio, largheggio e profuse denaro nel ristorare e nel creare pubblici edifizii anco in parecchle cilia delP impero ( S^et. vit. di f esp. ), e quindl Brescia fors'anco senti gli efFetti di quella munificenza sovrana: se pure non la degno che de*'suoi alii auspicj, sic- Gomc, nana Tacilo, uso in Cremona la quale arsa e distruUa da quel suo acerrimo ecci- tatore di batlaglie Antonio Primo, furono rifatli i templi e i pubblici luoglii a spese dei cilladini, csortandoue Vespasiano : re~ jwsita fora teuiplacjue mngnijiceiitia inii- nicij)um et Vesjyasianus hortabatur. Dal sin qui delto, o Signori, serabrami baslevolmente dimostrato quanto T antica • Brescia fosse in onore a' tempi narrati. E come pur anco fiorisse nei successivi, il com- provano specialmcnte li preziosi avanzi del contiguo Teatro e delle fabbriche che cir- condavano il Foro, pella illustrazione dei quali noi ci Mmitiamo a portare caldissimi voli. Lo slorico Rossi, descrivendo a suo modo qucsta Piazza, e in molta parte non 0.1 malamente, racconta che nel secolo X\ I. vi si rinvcnnc la statua di un M. Nonio Macrino, stata uraanamenle furala e a Vi- negla condotta da uu Giau Matteo Beinbo Veneto Patrlzio Rettore dl Brescia ; c os- serva a ragione: che questa Piazza doveva servire come per un celeberrimo Museo del- la Bresciana famiglia de' Nonj Arrj. ( Rossi, Mem. Bresc. ) (i). Notando poi la prodotta Iscrizione il quar- to anno dell' irapero di Vespasiano, e il sup- porre difficile che in quattro anni soltanto, massimamente in citta provinciale, fosse idea- to e condotto al sommo quest'Edifizio: e pe- ro si dovrebbc forse assegnarne il principio vent'olto o trent'anni innanzi sotto il Con- solato o di P. Nonio Asprenate, o di quello di S. Nonio, regnando Cajo Cesare. E che (i) Ci viene il dubbio ragionevole dalP osservazione delle nostre lapidi che fossero originariamente due ca- sati distiDti li Nonj e gli Arrj: o cbe pel roaritaggio di ua'Arria con un Nonio Macrino, il patrimonio e il cognome di quella si giungesse alia famiglia del Nonj. ( V. Rossi, cit. Edit. pag. 2-5 ). u caro poscia rluscisse a' Brcsclani il bel modo di onorarVespaslano, freglando di suo nome la fronte di un edifizio magnifico, al cul com- pimento forse egli avia sovvenuto di plauso e d'oro e di gente. Ma sappiamo altresi die, sendo in allora favoreggiate e per cio nuinerose le compa- gnie degli artieri, ossiano collegi dei Fab- bri, e che impiegandosi nolle costruzioni dei pubblici monumenti le intere legioni ( le quali in pace di guerra cinte di alloro non posavano alFombra degli ulivi, ma deposte le arme e i trofei, non isdegnavano trat- tare il marrone e il martello ) in breve spa- zio di tempo sorgevano opere maravigliose. A que' tempi appunto in Roma fu eretto il Colosseo, ossia ranfitealro Flavio nel solo periodo di cinque anni. E Tacito accenna che il barbaro gencrale Antonio Primo man- do in rovinio Cremona e Cremonesi, propen- si alia Vitelliana fazione , a vendetta d' in- sulti che ivi soflersero parecchi soldati della tredicesima leglonc, mentre essa attendeva a costruire Taufitealro in quella cilta. 3? Chccche ne sla, e comunque si voglla ar- gomentarc sul cominclaraento di questo la- voro, a poco monta : Tedifizlo era bello e maestoso, era in Brescia Tanno 72 di no- stra Redcnzione: cd era superbo di portarc in frontc quel gran nomc dello Imperator Vespasiano. Non trascurianio poi di far cenno della scoperla recente di un ambulacro o eor- ridojo sottano a qiiesta fabbrica, che per lungo tratto volge sotlo lo stilobate, che lo abbandona e gira allrove, addentrandosi in liioglii non ancora teutati. II sao pavi- mento e a musaico, ossia a battulo di mar- mo : cd in una sola delle pareti esistono del dipinti a buon fresco di belFornato e dello stile cjuale dci rinvenuti a Ercolauo e a Pompeja. Ma piu ragioni meKono a credere, die queslo sia di piu veccliia costruzione del superiorc edifizio, e die fosse parte di allra sorte di vasto fabbrica to E pcro sempre considerevole e per se stesso e per dimostrare Tillustrc anlichita di Brescia no- stra. 3S Avvcrtiamo pur anco, che tra i varj fram- menti di marmi letterati raccolli in queste macerie, vuole particolare menzlone una Ta- vola in candido raarmo greco, ove stanno scritti cinque Romani Imperatori, c nel pri- mo 0 nel secondo anno del loro regno. Que- sta lavola ne suppone delle altre corapagne che finora non si rinvennero; e sembra qual monumento di fasti imperatorj, e forse di que'sommi, i quali ebbero piu a cuore questa citta e colonia. Ma nulla noi oslamo asserire, che non siamo da tanto; molto pero confidiamo nel dottissimo e instancabile no- stro Sig. Labus, al quale e assai raccoman- data da noi e per se medesima Tillustra- zione di questa lapide distinta. Poche parole vi diremo ancora del Museo lapidario, quale va notabilraente crescendo, contandovisi gia piu di trecento pezzi fra lapidi scrittc e scolpite, parecchie preziose, e tutto della nostra citta e provincia. La Municipale Magistratura lo ha in que- st'anno arricchito dello scelto lapidario acqui- stato dal coltissimo nostro accademico conte Luigi Lechi, il quale si limito a chiedere per talc rinunzia generosa appcna il rim- borso di sue spese. E TAteneo vi asscgno r anno passato prossimo, e per un quin- quennio, T annua somma di austriache lire seicento da spcndersi per raccogllcrc intanto e per distribulrne la serie. Peccato ! die non tutti i privatlpossessori di tali pietredi huona voglia concorrano ad offerirlc, nicntrc sjjarti- tamentc tenute presto di sc poco o nulla con- cludono, e naturalmentc deperiscono: c die airopposito raccolte nel patrio Museo diven- gono porzloni di un bel tutto; cd ove depostc si rispettano pur anco le indivlduali propriela delle stessc, usandosi a quest' uopo reglstri e segni. Peccato! die cgualc renitenza siavi ancora in parecchie Comunita e Fabbricie- rie del coulado, quasi sembrando die ora soltanto nc conoscano, o nc immaginiuo il preglo perche vengono richicste; e resisten- do perfino a'lorniali invili doirAutorita pro- vinciale, alia cui carita della patria nostra non cessianio di raccoraandare ancora e a tal fine qucsla ouorcvole Fondazione. 4o Poniamo fine al nostro dire per dar luogo a migliore lettura, temcndo di riuscirvi in- crescevoll, ma plu temendo di esser riusciti a poco. Moldssimo desideriamo per altro peiramore e per I'onore di Brescia nostra: onde al nobile aringo eccitiamo questi in- gegni svegliati, i veri eruditi, e questi felici cultori delle belle arti a dare opera e mente nel couoscere, nel descrivere, e nello illu- strare i patrii mouumenti. Di codeste eser- citazioni eravamo pur troppo manchevoli ; ma sonovi adesso e calorosi colore, i quali a comune conforto fanno, e non mai lassi faranno: che il suolo Cenomano e pur degna parte di questa « Magna parens frugiim Satiirnia tellus Magna viviim », G. Mo«Ti. RELAZIONE ACCADEMICA deli/ anno M.DCCC.XXV. 43 S1S151S1S1S151S1^S1S1S1S1S»3S1J31S1S1S1S1S1S1 Oavissima fu la conslderazione, Monsignor Revereiidlsslmo, amplisslmo I. R. V. Dele- gato, Uditori umanissimi , savissima fu la conslderazione, che aprendo le accademi- che nostra adunanze di quest"* anno , face il dottissimo nostro Presidente: esscre cioe queste scientlfiche e letlerarie societa ( an- che fatta astrazione dei vantaggi, che re- cano agll uomini, cd agli Stati, e perse medesime oneste ) di non poco giovamento e diletto ai Sapient! che Ic compongono; perche in esse riparati daH'onda, e dai tur- bini della fortunosa vita, respinte le cure aspre, e le palpitazioni di vana gloria, e d'interesse, eglino si raccolgono nei sacri recessi delle Muse, e di Minerva per istrin- gere il nodo di una pura amicizia, e di una scambievole estimazione: fanno maestri gli 44 amici, condlscono il dlletto del conversare col vanlaggio dl apprendere; distribuiscono applausi, e 11 ottengono; ed in somma ri- creando s'istniiscono, ed eziandio eserci- tano le facolta del cuore, e dell'inlelletto. Ma se da queste dolclssime ricreazioni de- gli uomlni savj anche fiiora ne emani al- I'umana Socleta, ed alio Stato utilita, e decoro; se le arti, le manifatture, e T agri- coltiira ottcngono incremento e perfezlone, merce i dettati, e gli incoragglarnenti, che dalle medesime generosamentc si distribui- scono", se Famore dellc gravi dottrine dei gla provelti, nella nuova generazione si Ira- sfonde; se la pittura, la scoltura, Fincisione, arti, che tolgono alia morte ed aU'obblio la meinorla e le sembianze degll uoniinl gran- di; se la poesia che consacra airimmortallla le virtuose azioni; se Tantiquarla, ed ogni maniera di umane lettere, che colla sapienza degli antichi i moderni istruisce ed educa, e queste adunanze fuori dispieghino i loro tesori, qual mai tra'mortali sara cosi inuma- no e feroce, che da sift'atte societa non rico- 45 nosca il migllor bene, e i piii grandl van- tao^gi non alle provlncie soltanlo, ma agli Stati, ed alle Nazioni? Guardimi il Cielo dal suscltar contro di me Tinvidia coiras- serlre, che lutli qiiesti mcilli sommi sleno alia nostra dovuti; diro bensi senza llmorc che nessuno ml redarguisca, che nulla dai valentl noslri laboriosisslmi Socj s'intralascia per riuscire picnamcntc a cosi nobllc fine. Piova ne siano Ic manilatture, o novamen- tc introdotte, o migliorate, meice gl' inco- ragglamenti cd i premj e del nostio Ale- neo, e delFI. 11. Istltuto; piova nc siano gli oggetti di arti belle, che ad ogni anno si moltiplicano fia noi: ])rova ne sia la be- nigna satisfazione, che si dcgno il nostro MoNARCA AuGusTissiMO, cd in ogni ramo del- Tumano sapere dottissimo, maniiestare al- r Atenco, per la ricca e svariata esposizione, ch'ebbe T onore di sottopone al sagace di Lui giiidizio, degli oggetti d' iudustiia , e d'aiti belle de'siioi fedeli Bresciani, Come prova ne sara a voi, udilori uma- nissimi, il breve raggiiaglio, che, ove mi 46 degniate di vostra altenzlone, io sono per darvi in questo giorno solenne delle nie- morle e delle produzloni, che i nostri Socj in questo anno accademico lessero, o pre- sentarono nelle ordinarle sessioni. LETTERATURA Primo nella poetica facolta io vi adduce, o SigDori, il Cantore degli Ulivi, e della Paslorlzia il noslro celebre Arici, che con un nuovo poemetto in due canti deliziosa- mente intrattenne TAteneo, poemetto ch'e gia sotto i torch], e che vedra presto la luce. L'argomento n'e Brescia Romana, argomen- to a lui suggerito dal maestoso edificio re- centemente in parte disotterrato, del quale vi ha pur teste con molta erudizione e dot- trina favellato il nostro Signor Presidente. Dalla grandiosita dei ruderi or richiamati alia luce, e di altri moltissimi monumenti, che ricordano i fasti degli antichi nostri padri, e il sommo favore dai primi Cesari a questo Municipio conceduto, la fantasia I 47 'del nostro poeta si scalda, si accende si, che gla vede associata la nostra Brescia a tutte le gloric di Roma, ed i cospicui suoi cittadiui mcssi a parte degli onori e delle cariche di qiiella si celebrata Signora del Mondo. Nc in questo cgli certo s'inganna, giacche le antiche lapidi ricordano e quel favore, e qucsti onori. II poeta con tutta I'arte, in cui vale, si adopera a chiaraar sotto le forme poetiche la descrizione di quel tempio, di cui si tratla, e costringe fin sotto il poetico stile i termini architettonici, che sembrano rilrosi in piegarsi al linguaggio delle Muse. Ma le rovine di tali monumenti, che parcano fatti per contrastare col tempo, c con tutte le vicissitudini deU' umana for- tuna, chiamano la fantasia del poeta a de- plorare le grandi sciagure, cui ando Brescia soggetta per le frequentissime incursioni dei Barbari, che occorsero nel decadimento del- rimpero d'Occidente: sciagure che dovette ella gravissime incontrarc e per la sua si- tuazione, e per la sua divozione e fedelta alia Capilale dcU'Impero. 48 Quante volte fu in quei barbarl secoli la patria nostra distrutta, e rifatta per es- sere novamente dlstrutta ! Ce lo dicono ab- bastanza gli edificj sopia gli anlichl rovl- nati edificj eretti, e gli ablturi, e le torri per fino in mezzo al tempio, di cui parliamo, frettolosamente inualzati per opporre nuova resistenza a nuovi aggressor); sicche potrem- mo a giusto titolo dire di Brescia quel che di Troja dicea Manilio, nel primo libro de- gli astronomici : Quoties Fortuna per orient Servitiutn Imperiumque tulit, yariccjue revertit Trojanos cineres! e poco dopo Omnia mortali mutantur lege areata. Nee se agnoscunt terrae vertentibus annis Exutas. Variant faciem per saecula genles. Che questa io crederei essere la vera morale che trar si possa dalle umane vi- cende di grandezza, e bassezza, ordinate dalla Provvidenza divina per istruzion dei mortali, anziche fomentar animosita od av- versione colle genti, del cui braccio Ella 49 si glova per 1' esccuzlone del suo arcauo consigllo. lo non ispendero molte parole circa lo stile di questo poemetto, glacclie lo stile poelico di Arici e abbastanza conosciuto e lodato dagP intclligenti, non sicuro pero ( e questo e forse da ascriversi alFarduita del soggetto ) che nou sempre vi si riscontra quella fiuita grazia che splende nelle altre opere del nostro Autore. II Socio Signer Ab. Rivato lesse di quest' anno due altre sue odi filosofico-morali, cioe, la Temper raiiza e sostegno del reg/ii, e la Benefi- cenza. In entrambe splcndonvi ad un di- presso i medesimi pregi che notammo delle precedcnti nel commentario dell' anno pros- simo passato. Gravi ne sono i concetti, belle e luminose le allusioni che in quella sulla Tcmperanza ci fa alle spartane virtii, ed alia generosa parsimonia degli antichi Roniani, i quali poi per la domata Cartagine, e per le vinte Grecia ed Asia furono trabalzati nel lusso piii vituperevole, donde nacquero e le guerre civili, e la brama di dominio, e la corrultela dei costumi, e la smodata licenza in tutti i cittadini, e nci capi la feroce crudelta: vizj chc aprirono le bar- riere delP Italia ai barbari che la invasero, la saccheggiarono, la devastarono, e la ri- dussero in branl. Ne meno begli esempj offre la Storia al nostro poeta per celebrarc la beneficenza, e negli antichi Sapiend, e in quei Monarchi , che al ben far poser ringegno, come pure ad amplificare il siio concetto vengono opportuni gli esempj di poter feroce, arbitrario, crudele. Lo stile di queste odi sempre s'informa dalle immagini che il poeta ne rappresenta^ or forte, or patetico, or grave, ma sempre dignitoso, poetico, vivo. Ne aspeltate che io ve ne rechi le prove, dappoiche mi con- verrebbe qui trascrlvcrle per intero, dal principio sino alia fine sempre brillandovi queste splendide qualita. Ma se il Signor Rivalo riusci colle sue odi a sollevarci la mente sino alia region del sublime, ne tocco Tanimo coi piii caldi affetti il Socio d' onore Signor Dott. Cri- 5i stofori mantovano con una sua canzonctta in morte di una virtuosa cd amabile fanciulla. Oh come e bella la niorte dell'innoccnte sotto la penna del Siguor Ciistofori ! Con qual soave artlfizlo ei va toccando tutti i bei pregi, tutte le amabili qualita, tutte le doti della casta moriente giovinetta! L'arraonia degli Angioli, che vengon incontro all' anima sua pura, per festivamente accompagnarla a DIo, gli apre occasione a dirci, com' ella dolcemente toccava F arpicordo, e cantava; c che i suoi cantici erano celesti. Se il poeta araante addolorato per la raorle di lei pas- seggia nel giardino, vi trova la pallida viola e il giacinlo, che con maiio cleniente ella nil giorno educava a belle speranze; vi ode anzi una voce; udlamo lui stesso, che male potrei io rlferire i suoi concetti, e la dolcissima arraonia delle sue parole: j4llora iidlo patetica P'oce Icvarsi intorno: Al Dio che piaga, e niedica Io li cresceva un giorno '■ Ne coronava io V ara Ahi cite rnortc mi colse ^ e li rapi. 5a Amor che veglia ai tumuli E carit& comanda, Se U raccolse , e Junebre Me ne tessea ghirlanda Ahi che a ben alto rilo Li serbava la man, che li educb. Fin qui Taniraa della fanciulla poi rias- sume il poeta: Poi bacero le seriche Bendi'. da te contesle ; L^ ago pingea papaveri , Mor telle e frondi meste , Presngo, ahi, di quel danno , Che a un fetvido des\o V ali tarpb I Di cosi care immagini Conforterb la vita, Unico refrigerio AW aniina smarrila : Te crederb vicina, Te redifiva, arbitra ancor di me. Salve, beata! V ampin Celeste via scintilla: Se puote in petto ai superi Terrestre arder favilla , Pietosamente il guardo Dair alto inchina , e mi solleva a le. Dal quale brevissimo tratlo di questa bel- lissima canzonetta voi potete scorgere, o 53 Signori, chelo slile del nostro Autore e casto, come la verginella ch'ei canla, e che Taffetto ch'essa ispira e affetto cli pura virtu; mesco- landosl all' idea per se amara della morte, sentimenti dolcissimi di conforto, che non possono essere ispirali che dalla Religione. E poiche il Signer CrisLofori ci ha dispo- sti a meditar sulla morte, seguianio il no- stro Socio Signor Professore Nicolini in una medilazione piii grave nello stesso argo- mento. Egli con un carme lirico ne invita al nostro jjellissimo Campo Santo il giorno in cui la Chiesa celebra la commemorazione de'morti suoi figli. Ne, se pare ch'egli ri- calchi le orme recentemente state impresse con molta gloria dal nostro Arici, dobbiamo temere, che il Signor Nicolini ribadisca lo stesso chiodo, perche sa cogliere in qucsto campo abbondevoli spiche da altri mieti- lori lasciate addictro. L'aspetto delPanno moriente ai due di no- vembre, la condizione delFuomo paragonato colla natura materiale, il dogma della vita iutura, considcralo nclle sue consegucnze 54 morali e polltichc, c come causa del cuUo degli estlnti, rutilita che deriva all'uomo dalla contemplazione dei sepolcri, la fon- dazione del iiostro CIraiterio, e Pestensione del suo sito, le tombe che ne occupano il portico esteriore, i meudicanti che il giorno dei morti ne infestauo Tingresso, rinterno del Campo, gli anni, e le fortune che vi sono raccolti,le iscrizioni sepolcrali, T emi- ciclo dei suicidi, degli acattolici, e dei giu- stiziali, i Bresciani illustri privi di monu- mento, i lumi notturni, che in quel giorno soglionsi accendere ai defunti, sono, com'egli medesimo nella prefazion dice, gli oggetti che gli hanno servito a condurre questo suo breve lavoro. Breve lavoro si, se si guardi all'estensionc del poemetto, non breve cer- to, a chi la intensita ne consideri, e pon- deri le difficolta che con sagace ingegno ha egli saputo evitare. Poiche ha sentito egli stesso il nostro Autore, che tal genere di poesia vuole castigatezza, semplicita, se- verita, gusto; in somma a tutto rigore, piu di qualunque altro \ dappoiche per poco che 55 uom si lasci sedurre al paletico, ed al filoso- fico, onde questo genere e ciediito fecondo pill die non sia dl fatto, viene siibito a dare nella raaniera pedantesca, declamatoria, con- vulsiva, e sazicvole di Young, di Ilervey c di alcuiii loro scguaci. Come poi il nostio giovane poeta abbia quesf.i scogli evitati, ne mai siasi dipartilo dal grave argomenlo, e dalla severa sua meditazione, a me sarebbe piu luugo il di- chiararvi, ne il potrei io fare senza recarvl con analoghe considerazioni 1' intero suo poe- mettO; non mi posso pero trattenere da re- carvene alcuni tratti: gravemente e giusta-r mente ei definisce il sepolcro; convegno di viiti aiiinie^ scola di pensaiiti, sgomento di codardif e sospiro de' ndseri. Dopo di aver considerato il fasto delle tombe superbe, onde c ornato Festerior perislilo del nostro Campo Santo, e di aver esclamato, Anco fra V ombre Regna il sangue ed il censo, passa ucir interior parte, ove sono seppelliti 56 i pill, ed ecco come la descrive, e quali gravi considerazioni si suggeriscono al suo pensiero. Ecco I' intimo ahisso, ecco le vie Infrequenli , le glebe inseminate , Le soglie irremeabili , e fortune Sovra fortune in brevi iugeri accolte , E secoli di secoli in tre lustri! Ecco, mortal, perche paventi e speri , E ridi e piangi , e ti fai vile e altera^ E rapisci e € insanguini e t' tnfami. E questo basti avervi riferito quale sag- gio dello stile, e della profonda meditazione del Signer Nicolini; mi permetlero solo di far osservare a coloro, cui potrebbe sem- brare una lal foggia di poetare troppo con- citata e sentenziosa, che il carme e lirico; e che il lirico appunto, e il lirico melan- conico specialmentc e grave, esige imma- gini rapide, brevi, profonde, si che piii s'intenda, che il poeta non dice; per essere gia la sua fantasia compresa da grandi con- siderazioni, che colla capacita di sua mente, benche lontane, congiunge, e disparate uni- 57 see, lasciando altrui ad empire quella spe- cie di vuoto, die solo pare agFindotti, fra un'idea ed uii'altra; mentrc queste si suc- cedono, si ainmuccliiano, si affollano nel- Tanimo inspirato e vasto; come nella Sibilla calda per T iuspirazione del nume presso Virgilio; male percio paragonerebbe il pe- dante simil genere al descrittivo, che sup- pone un'anima tranquilla, che gli oggetti contempla ed abbcllisce, secondo che si suc- cedono a vlcenda; come del genio, anche del colore si puo in materia di arti belle, dire, che chi piu ne ha, piu ne mette. Ma il Signer NIcoliui anche due brani ci lesse da lui tradotti dal poemetto inglese del SI celebrate Signer Byron, corifeo di nuove fogge di poetare in Europa, iulito- lato il Pellegrinaggio di Childe Jrolclo, uno dal primo canto, e Taltro dal secondo. Di Lord Byron, e del sue modo di poe- tare m'e occorso di farvi parola altre volte, quando ebbi a discorrere sulla traduzione, che il valcnle nostro socio fece del poema di lui intitolato il Corsaro; ed io ne dissi 58 quello die im uomo educato al bello poc- tico de'greci, dei latini e degli italiaiii, scnza animosita, o spirito di sella ne poteva dire, lasciando volenlieii chiunque nelle idee che puo essersi formate colla leltura dei set- tentrionali, le cui lingue confesso ingenua- mente d' ignorare. Mi e occorso pero di leg- gere, non saprei dire al presente in quale dei critici ollramonlani, che chiamo ad esa- me i tre principali moderni scritlori inglesi Waller-Scott, Moore e Lord Byron, tale giudizio, che quesli Ire genj pare si siano divisi in Inghillerra Tinipero delle lettere, come suppone la milologia anlica, aver quel- lo del mondo diviso fra loro i tre figli di Saturno. Che Moore scelse il celeste, Walter- Scolt il terreslre, e Lord Byron Tinfernale; poiche il primo Tamore degli Angloli canto; il secondo i coslumi, i caratleri, le passioni degli uomini sociali dipinse, e queslo ulti- mo i delilti, le atroclla, le degradazioni in somma della vita sociale si tolse a celebrare, che ben puo dirsi a ragione T inferno in sulla terra. 5, 10 qui non parler6 dei due primi, che non e questa roccasione per me di favel- laroe, ma dell' ultimo ingenuamente vi cou- fesseio, che siffatto giudizio e cosi consen- laneo al seutimento, che le poche poesie da lui tradotle, e che avidaracnte ho lette, mi hanno inspirato, che io sono inclinato a ciecameiite sottoscrivere il detto di quel critico oltramontano; e se il Corsaro, che il nostro INicolini cosi elegantemente tra- dusse, non bastasse per determinarmi a que- sta sottoscrizione, il varrebbero per se i due brani, di cui sono per favellarvi: il primo e intitolato F Jdclio alia palria, che Chil- de-AroIdo, o per dir meglio Lord Byron fa airinghilterra. 11 gentilissimo nostro Nicolini, male mi- surando dal suo Tanimo di questo viaggia- tore, dopo di avercelo rafHgurato sull'onde in alto di abdicarsi dal natio terreno, dice: Forse in queW ora egli si pentiva del pre" so partito ; ma tacito cuslodiva il suo pen- siero nel chiuso del petlo^ ne parola di lamcnto sfiiggiva dal suo labbro, mentre 6o gli altri passeggieri (perche uomini ancora) sedeano piauge/ido , e ai veiiti spargendo non i^irili querele. Questo luggltivo dalla sua patiia prende Farpa, e canta; ma che canta egli? si consola di abbandonar la sua patila, dl lasciar viiote V aide del suo biion soggiorno, desolato V ospitcd suo fiioco, e il suo cane ( non la sua moglie ) che urla pel deserto loco, Canta poscia, rimprovc- rando quelli , cui duole per naturale sen- timento di lasciare il nido natio, una madre dolente, uu venerato padre, una cara sposa, dei cari iigli', perche ( come dice la can- zone ) egli scnle di altro modo, c quindi puo lasciar, ridendo, il patrio nido: egli non crede ad amor di madre, a tenerezza di padre, a pianti di moglie e di figli^ anzi il non lasciar indietro niun che gli dolga, e cio che unico gli duole. Oh concetto veramente infernale! ma per meglio giudicare delFanimo e del regno, che e toccato nella letteratura a Lord By- ron ^ si ponderi bene il senso della strofa seguente : 6i Forse a la soglia del mio oslel per fame Guajoleranno i miei desertl cani ; Ma 5' egli avvien ch' estrania man gli sfame Fien presti a farmi al mio ritorno in Irani, Par poco di avere egli per ostentazione (giac- che non posso credere die parll da senno ) svcstita ogni umanita; supponc fino, che la natura sia per cangiarsi nel blando cane, il quale seuipre riconosce il suo padrone, e festante il carezza in qualunque condizione si attrovi. Nel secondo canto di questo suo poemetto. Lord Byron si trova nella montuosa Albania, ed ode in sulla raezza notte i canti del trion- fo di que'feroci abitatori, riportato special- mente sugli abitatori di Prevesa, dai quali canti egli prendc sommo diletto. E bene ad immaginarsi quali saranno questi canti, di rabbia contro i cristiani, di saccheggi, di stragi, di non aver risparmiato da morle che le giovani donne, le quali pero si gloria il feroce Albanese di aver maltrattate, ed astrctte le i?iovanI figlic a cantare la morte che il barbaro ha data al loro padre: io 62 liferisco, fremendo, qiicsti atroci concetti, di cui tanto Lord Byron ostenta dl com- piacersi. £ il coro Albanese chc canta: Saprb ne le cliiome di giovane sposa Avyolger tenace la 7Jian sanguinosa, Saprb dalle madri Ic figlie slaccar. Oh dolce il seinbianle di giovin douzella! Mi alletti gli orecchi cantando la Leila; Mi svegli coi vezzi le voglie d^ amor. Vicino mi segga con I' arpa gradiia P'iaggi le corde colle agili dita , E canli la niorte del iuo genitor. lo pill non aggiungo, o Signori, perche vi veggio abbrividire, ed abbrividisco io pure al riferire siffatti concetti, i quali con- fermano la sentenza del critico oltramon- tano, che Lord Byron si e tolto a celebrare r inferno. Io ben so esservi chi lui scusa di- cendo, che i concetti di questo cantico sono stati per lui tolti dal vero; e sia: ma con qual fine si studia egli di comunicarli col lenocinio del suo stile poetico alle nazioni incivilite, perche la poesia deve poi sempre avere uno scopo morale? Per invogliare gli Inglesi, e gli europei cristiani ad imitar la i 63 ferocia dei turchi AlbanesI? 0 per farci fre- mere sulle loro attrocila? S' egll si e pre- ilsso il primo dl questi fiui, sappia che non vi ricscira giammal, finche non ispogli TEu- ropa Cristiana coi miti sentimenti bevuti al purissimo fontc del Vangelo, tutta pur anco Tumanita. Che se si dica aver lui riferiti questi fieri costumi per farci inorridire, io rispondo che non avrebbe dovuto poi rap- presentarci simlli crudelta colle seduttrici apparenze di virtu e di coraggio. Io vi chieg- gio scusa, o Signori, se non essendo qui mio dovere che di favellarvi della traduzione che ci lesse il nostro Nicolini, io sla entrato a parlare deH'originale. II dispetto che m'in- spira Fabuso che da tale autore si e fatto del santo linguaggio delle muse per cele- brare il delitto, mi porto fuori di via, nella quale pero mi rimetlo, dicendo, che mi di- spiace avere il gentilissimo, e quanti altri raai, umanissimo nostro poeta tolto ad ira- brattare il parnaso italiano con tali esotici sentimenti e concetti, mentre egli vale tanto per se in celebrare ed inspirare la soda 64 virtu, qiianto abbiamo brevemente notato nella sua meditazionc, e tanto piu questo mi spiace in quauto egli in questa tradu- zione non israentisce il suo stile originale, maschio, vibrato, sublime. Ma abbandoniamo omai I'lnghilterra per passar nelle Spagne, ove il Segretario v*in- vita a far plauso al Sig. d' Yriarte, uno certo dei piu gentili poeti di quella nazione, anzi forse r unico che sia in questo ultimo mezzo secolo salito in fama presso i nazionali, e presso i forastieri. Varie opere di lui si in prosa, che in verso sono state pubblicate, tra le quali pero trovo celebrati special- mente un suo Poenietto sulla Miisica, e ses- sanfnsette Jpologhituil'x letterarj, nei quali, ad esempio della studiosa gioventii spagnuola, egli niise a prova i varj metri, di cui e la poesia di quella nazione capace. Si per lo scopo di questi Apologhi, tutti diretti a sta- bilirc ed insegnare le regole del buon gusto in letteratura, e a moderare e coll' esem- pio e col precetto la naturale turgidezza dello stile poetico spagnuolo; si per la na- 65 trva sempliciLa, chlarezza, brcvlta c purita con ciil sono dettati, miseio ncl Scgietaiio il desidciio tli provaisi a rcndcrli ilaliani, conseivaudone possi])ilmcnte le grazie del- roriglnale; voile anche, per quanlo il geuio delle due lingue il comporta, conservaie gli stessi melri, e di qucsto suo lavoro lesse un saggio neirAteneo, preceduto da un discorso suir origlne, e sulle diverse specie di fa- vola, sulla natura degli Apologhi, sul ca- rattere dei piu cclebri Apologisti delle varie nazioni, e specialmente su quello del Sig. d'Yriarte. Ma non locca a me, o SIgnori, Finsistere davvanlaggio su questo lavoro del Segrelario; diro solo cssere state suo studio prlncipale di conservare nella sua traduzione il carattere deU'originale; e perche e di quc- sto e di quella abhiale un qualche sentore, io qui leggero la versione di uuo di tali apo- loghi, che ha per titolo VApe eel il Cuculo: Disse un giorno I' Ape al Cuculo : Cessa alfin dal tuo cantav- Che quel suon sempre monotono Non mi lascia travagliar. 66 Aou v' e iiccello tanto incomodo , Quando canta, come in: Senipre stai sal tuoii medcsiino.) E Cuch, e Cuca, e Cuci'i. Ti da il canto mio faslidio ? Rispondette il Cuco: affe! Nc' luoi fin'i ancW io melVJltii Varieta cerco , e non v e. E poichc tutli li fahhriclii Ad un nwdo , j' io non so Variar ne luoni armonici , A imparar da te non ho. L' Ape a lal discorso replica: ■ 'P^e risplende itdlieu, II difetto non pregludica , Cuco mio 5 di variela. Ma se al gusto sono V opere Destinate ed al placer, Jnvenzion che non sia i'ar'ia Tutlo il resto fa cader. Ma e omai tempo che dalle poetiche elucu- brazioni del nostri Socj alle prosaiche fac- ciamo passaggio. Perchc il francese Signor Sismondo Sismondl nel secondo tomo della sua Let terat lira del inezzodicr Europa, par- lando degli scriltori italiani degli ultirai due secoli, ha rccato sc non disdoro, clio non puo vcnir questo all'italiana letteratura dai 67 foreslicri, almeno poco serviglo, ed inse- rendo tra i iiostri poeti di quelP epoca dei nomi, che sono o dimenlicati, o non ciirati da noi, cd ommettendonc di quclli, che oc- cupaiio uii seggio dlslinto nel Parnaso ita- liano, si senti forte comraosso il nostro socio attivo Sig. Aw. Buccelleni, e non pote non esclamare: Dunque fra i pocli italiani del secolo decimo settimo, e declmo ottavo si poteva da uno stoiico Icltcrarlo preterire un Guidi maestro nella lirica Pindarica, un Testi eraulo egregio della lirica del Lazio, un Redi inventor del Ditirainbo, un Men- zinl insigne didatlico c satirico, uno Zappi preclaro nel sonetto epigrammatico? Con qual fronte tacere uno Spolverini illustre nella poesia Georgica, un Gasparo Gozzi tipo nei Sermoni, un \arano sublime nella lirica Dantesca, un Mascheroni classico nel- la didattica scientifica, un Mazza esempio di lirica Filosofica, un Vittorelli capo-scuola nelPAnacreontica, un Ceretli sommo nella lirica Oraziana, un Rolli primo negli En- decasillabi? Come lasciare un Mas^gi, un 3Ia- 68 galotti, un Manfredi, iiii Lazzarlni, un Con- li, un Forclioli, iin Baruffaldi; c Lorenzi e Manara ed Agostino ParadisI ed altri se non massimi, non ullimi, e maggiori di moJti dal Sismondo pur norainati? Meiitre intanto moke pagine si vcggono ingombrc e degli uccellini verdi del Carlo Gozzi, c dclle liotlole del Fagiuoli, e del drammi del Federici, e fino del diminutivo della poesia r Avelloni ? tacendo pol afFatto di ottlmi let- terati e profondi nellc sclenze, che haimo levato grido di se negli ultimi due secoli. Ma questo Sig. Dittalorc della lelteratura del mezzodi d'Europa con istrano ghiiibizzo si fa, in tal guisa dissimulando i sommi, e nominando grinfimi (hgl' ilaliani, special- meule poeti, si fa, dico, un bizzarro fan- toccio del buon gusto italiano degli ultimi tempi, per poi combalterlo, come D. Chi- sciotte combatteva pergiganti i mulini a ven- to; ed cstende Fignoranza de'costumi, e della dottrina propria deirAvelloni, che nes- suuo ricorda, come vituperevolcnola di tutii i poeti italiani. <9 Qucsta sf'ucciata ingiustizia fatta dal Sis- iiiondi agli italiani poeti degli ultlmi tempi resa piu dispiacevolc dal vederlo ( tranne il tealro ) non mal chiamare a distinta analisi i componlmenti degli Autori, c dettarc sen- tenze gencriche sulla loro indole, cui non vorremo troppo facilmente sottosciiverc, of- fende lo spirito nazionalc, e gli animi irrita; accusando lui di parziale animosita , special- mente dopo che il Sig. Ginguene ha reso giustizia colla sua Sloria della Letteratura Ilallana ai nostii sommi ingcgni. Per qucste rairioui il SI che resta aramassato ne' granai con poca speranza cli proficuo consumo? Non sarebbe miglior consiglio restiiugere il campo della coltivazione de'grani, e far si chc questo tlia abbontlanti i suoi friilli, ed ampliare quello della coltivazione di que''prodottl chc danno le materie prime airindustria del- r uorao, e che possono supplire ai nostri bisogni? Se cosi e, esaminiamo parti tamente lo stato della nostra agricoltura, e de'^pro- dotti ch'ella ne da per rivolgere primamente le nostre sollccitudini al loro perfezlona- mento. La coltivazione de'lini, de'prati, delle viti, de'gelsi, e degli agrumi sono fonti, da ciii scaturisce la nostra ricchezza agro- nomica, perche oltre la soddisfazione del nostri bisogni, abbiamo un superfluo che si esporta, e quanto piii questo verra por- tato alia perfezione, lanlo piii verra ricer- cato, ed i nostri vantaggi si faranno mag- giori. II Sig. Vice-Presidente comincia pertan- to dalla coltivazione del lino, c dice che, ii6 se questa si e migliorata, e pero difetloso il trattamento dopo cstiipalo, nel modo tanto di macerailo, quanto di operarlo, per cui se lie diminuisce la quantita, e il pregio a danno de' venditori. Si poiiga dunque tutta T arte nel pre- parare e perfezionarc i iiostri lini, come altrove si e ragionato^ in allora si accre- sceranno le ricerche, e con queste i prezzi della merce, quindi maggiore si fara la no- stra attivita. La coltivazione de'prati stabili e quasi generalmente trascurata, ed egli ne rileva i difetti, e le imperfezioni", indi ne sug- geriscc i mezzi piu facill, e piu convenienti, perche dieno buone ed abbondanti crbe, e si sterminino le cattive. Migliorati i nostri prati, questi si potranno accrescere, ove me- glio convenga, si pel fieno, che pei pascoli; senza che le produzioni dei grani si mi- nuiscano, perche le lerre verranno meglio coltivate, e concimatc. II primo vantaggio che otterremo dal per- fezionamenlo, e dairaumojito dei prati, sara 117 quello tli porcl In grado dl moltiplicar le nostre mandiic di vacche, airesemplo dei milanesi, i quali ne traggono un lucroso profitto, oltre alia quantita de'lclami, ai quail e dovuta la fertilita delle lerre del basso Milanese. La maggior bonta dell'erbe de'nostri prati potra contribuire a ridonare ai nostri for- maggi Fantica loro celcbrita, ricordata da Uberlino Puscolo, il quale ne assicura che i nostri formaggi andavano per tutta Italia, ed era boccone gradito alia inensa del Cardinali e dei Papi. Un altro rilevantissimo vantaggio sarebbe quello di liberarci da un' annua passivita di austiiache L. 618,000 per buoi che riti- riamo dalla Svizzera e dal Tirolo, pel ser- vigio della nostra agricoltura. E qui il Sig. Cav. combatte V inveterato pregiudizio dei nostri agrlcollori, i quali vogliono che I buoi nazlonali non reggano a lavoro del patrlo lerreno. Passa quindi alle viti, che richieggono raolte cure atte ad accrescerne il prodotto, ii8 e migliorare la quallta delle uve; quest' ul- tima peio principalmente trae la sua originc dalla scelta di ottimi vitigni. Ora, perche in generalc vedonsi le viti miste insieme, bianche, nere, rosse e d' ogni qualita, onde ne risulta un vino di poco pregio e valore? Si corrcggano tali difetti, se vogliamo per- fezionare i nostri vini. Ne gia solo basta avere delle otlime uve per far de'vini ec- cellenti, ma si richiede in oltre un** arte tutta propria, fondata sui veri principj del- r enologia. Chaptal ricorda che la natura da le uve, e I'arte fa il vino. Si apprenda adunque quest' arte dai coltivatori de' vi- gneti, ed allora i nostri vini potranno ga- reggiare cogli stranleri. Qui il Sjg. Sabatti declama contro Pabuso inveterato di fare la vendemmia a talento d'alcuni privati possidenti, che trascinano nel loro mal fare gli altri, sebben vorreb- bero che la maturita delle uve loro fosse perfetta. Invoca Tautorita della legge, per- che reprima un tale pernicioso abuso, ed esorta i possessor! de' vigneti a meglio prov- \ 119 vedere agl' inleiessl loro. Miglloiali i nostri vini, si accresceranno le ricerche, e con esse i nostri vantaggi. La coltivazionc de' gelsi e lo scopo prin- cipale,a cui mirano Ic sollecitudini di tulti i nostri agricoltori, ma qiiesta pianta pre- zlosa mcrita di essere meglio coltivata c trattata in ogni sua eta. II nostro Vice-Pre- sidente altrove ha parlato a lungo di questa coltivazionc, c qui solo da uno sfogo al suo dispetto nel vedere, e non di rado, le piii belle e vigorose piante de' gelsi barbaramen- le trattate con insanabili ferite dalla mano incsperta del contadino, e specialmente in tempo, in cui i suglii sono nella massima circolazione, per la sconsigliata avidita di coglierne le foglie nel successivo anno, per eui non volendo dar loro alcun riposo, le piu delle piante infermano, e intristiscono. Passa poscia ad esortarci a convertire la coltivazionc di tante terre leggeri ed asclut- te, che danno una scarsa ed incerta ricolta di grani, in ordinati boschi di gelsi, conic si pratica in Ispagna. 120 Migllorata, ed ampllata cosi la coltlva- zione di quelle produzioni che si possono csportare, ondc col cambio di merci, o col danaro arricchire la provincia nostra, do- vremmo applicaici alia coltivazione di quel- le deirate, di cui mauchiamo, e per cui siamo costretti a rispedire fuori di provin- cia parte di quel denaro che gia avcva- mo Iratto nel paese colle nostre csporta- zioui. Una delle derrate, che rende passivo il nostro commercio e pure la canapa, che si tragge dalle province traspadane, e che induce F esportazione per la nostra sola di austriache L. 276,480, senza parlare dclla grossa tela di Canapa, che di la vienc per altre L. 200,000. Ora vorrebbe il Sig. Sa- batti, che ovviassimo a questa passivita al- meno in parte, ampliandone fra noi nelle terrc piu adatte la coltivazione. Ne qui fac- cia ostacolo T obbiezione di coloro, che dicono mancare fra noi i concimi, che in maggior copia richiede questa coltivazione, poiche migliorato Tordine della nostra agri- 121 coltura coll'aumento dei prati slabili, come si e delfo di sopra, anche i concimi ver- rebbeio ad aumentarsi in modo di riparare a qucsto bisogno. In fine il Cav. e Barone Vice-Presidente parla della necessita di mc- glio coltivare, cd ampliare i boschi si nelle parti montane, che nella pianura in tutti quei terreni, che meno atti sono alle altre coltivazioni: dappoiche la legna ed il car- bone sensibilmente scarseggiano fra noi, con grave danno specialmente dei nostri forni fusorj, e delle nostre fucine. Cosi il Sig. Cav. Sabatti, sempre animalo dal vero araore di patria, ci venne inse- gnando; ma a cio solo non si estese il suo zelo, che incaricato dall' Atenco a fargli rap- porto della memoria del nostro Socio d' ono- re, Sig. Conte Scopoli di Verona, sui mezzi . di porre un riparo appunto in quella pro- vincia al dccadiraento dei prodotti del suo- lo, memoria che TAccademia Agraria di (piclla citta corono col premio, diede nuovo sviliippo alle sue idee, convenendo nei punti gonerici di Economia Politica, e in mold 122 pailicolari con queirillustre soggetto; raa in varj anco discordando, alcuni fatti da lui annunciati rettificando , e certi docu- menti dal medesimo siiggeriti sollometten- do aH'csame della ciitica e deU'esperienza. Mi diiole il non poter entrare in questo esame, clie mi obbligherebbe a riferire i pensamenti delPuno, quando sono in op- posizione con Taltro, e troppo mi f'arebbe cio abusarc dcUa vostra sofferenza*, sicche io chiamero la vostra attenzione agli og- getli di agricollura, manifattura, ed arti, che Irattati furono nell' anno accademico nel nostro Atcnco. Primo a scendere neirarringo anche in questa materia e stato il benemerilo nostro Vice-Presidente, che, perche FAteneo, del 1 822, premio, e rese pubblica colle stampe una memoria del Socio Sig. Gaetano Fer- rini sul modo di fare il vino col mezzo della condensazioue, la quale fu nel primo anno con entusiasmo accolta, e praticato ne fu il metodo con lode dell' insegnatore, e van- taggio dei proprietarj, credette del decoro 123 del nostro corpo render ragione del mall clie poi lie vennero, e pel quali ognuno de- siste dal metodo cominciato, come nocivo alia mlglior qualita del vino. A tal uopo ri- capltolatl i documenli dei piu accredltati Enologi italiani e Ibrestieri, e dimostrata di essi pur anche la ragione con quell' esat- tezza ch'e sua propria, ne fece conoscere che questi appunto crano gli inseguati dal Ferrini in quella sua memoria; che fatto con tal metodo il vino, riuscir deve, come riusci nel primo anno, pel rapporti che ce ne fecero accreditatissimi proprietarj di vi- gneti, e piu coloralo, c piu spiritoso, e piii gradevole, che coi metodi comunemente usati. Che i dii'etti, i quali furono negli an- ni successivi osservati nel vino fatto col me- todo suggerito dal Sig. Ferrini, non vogliono altrimenti attribuirsi ne alia dottrina di ben pigiar le uve c gli acini, ne a quella di te- nerc i raspi , col mezzo d' un graticcio, sotlo il mosto bollente, o nei tini, o nelle botti, ne a quella di tener coperto il vaso qual sia, in cui la fermentazione del mosto A 124 fa, ne finalmente a quella del coperclilo le- nuto rinfrescato colParqua, o del tiibo die lascia uscire il gas carbonico, che rinchiuso portar potrebbe sinistri effetti; ma si bene al documento che del iSaS, il medesimo Sig. Ferrinl, senza consullar I'Ateneo, di suo capriccio voile agglugnere, di lasciare il mosto, dopo la prima fermentazionc, sui raspi sino ai veiiti c piii giorni. 11 quale documento fu sublto dall' Ateneo presagi- to, come dannoso alia miglior qualita del vino: Vedi il Commentario delFanno me- desimo. Questa e nessun'altra, prova il Sig. Cav. Sabalti, essere la ragione, perche il vino, con questa ultima prescrizione fatto, non piu piacque ai particolari, e piu non ebbe spaccio presso degli osti. E cosi il Ferrini distrusse T opera sua, che prima, vincendo gli ostacoli dell' abitudine, prometteva un prospcro successo; e che per tale inconve- niente e temibile non caggia in totale ab- bandono e dimenticanza, senza lusinga, dice il nostro Vice-Presidente , che mai piii possa 125 essere rltcntata. Gual se il pregludizio, che si avoa comlnciato a clehellare, loriia a rl- prendore tutte le sue forze! In agricokura nulla cll frivolo, dice il no- \ stro Censore Sig. Pagaui , perche ogni in- segnamento puo guidare a sorami vantaggi; e con qucsta giusta massima ei sMnlioduce a parlare delle Siepi, die riparano i nostri campi dai danni che recar vi possono i be- stiami, c i ladroncelli. Ei da la preferenza a queste, quando sieno ben fatte, su tuUi gli altri argomenti inventati per guarentire i frutli delle uoslre lerre, non escludendone gli stessi muii e a secco, e fin anco a calce. Fa in oltre osservare, che queste siepi non solo preservano i poderi dalle ruberie e danni deibestiami e dcgli uomini, ma ezian- dio, come insegna Rozier, scrvono di ri- ''paro airinfuriare dei venti, specialmenLe in quelle plaghe che piij vi sono esposte; nei declivi seivono le vive siepi di sostegno al tcrreno, che senza di lali ritenitoj verrebbe nelle grandi piogge tutlo porta to a fondo; e nei fundi troppo aridi giovano a manic- 126 nervi la freschezza e rumidlli'i. Passa po- scia a considerare i vanlaggi che il colono puo trarre dalle slepi vive in legna da ar- dere, che omal troppo scarseggia iiei nostri paesi, e ne fa osservare, che una siepe della densita di un plede alia base, e della lun- ghezza dl diciotto puo fornlre piu di legna che un ceduo di pari essenza, e deU'esten- sione di piedi i8 quadrati. I pregi delle siepi ben fatte, secondo il nostro Socio, sono la resistenza, la foltezza, la brevita di frondi e di radici per non nuocere ai seminati, e la facile tondatura che dona spessezza e combustibile. Dopo cio egli scende ai mi- nuti particolari che risguardano I'istituzio- ne di una siepe, e discorre a parlare delle varie specie e di arbusti e di frutici, coi quali si possono far belle le siepi; e ricor- da il carpine, il ciliegio canino o prune odoroso, racero, lo spino bianco, Pippo- fea od olivella, il ginestrone o giunco ma- rino, il prugnolo o susino selvatico, il me- lagrano selvaggio, la brumelia inchinata, la robinia, il paliuro o spina di Cristo, I'agri- 12' / foglio, e finalmentc la gladlzia, inscgnando di tutti quest! aibusti la virlii parlicolare a formal" siepi, e le parziali diligenze die vogliono aversi nel piautarli, e nel gover- narli. Ma non troppo inclinato si mostra il Iienemerito Sig. Pagani ad ammettere siepi di frutti, come si costuma in alcuni contadi della Francia, almciio finche cosi facili sieno in Italia i latrocin], e cosi facilmente impu- niti i ladroncelli, e guastatori delle altrui tenute; e qui egli da fine alia sua memoria, come pure daro fine al mio Transunto, dopo che vi abbia parlato della nuova fabbrica di Cappelli colla peluria delle Asclepie. Aveva gia delto il celebrc Agrario-Bo- tanico di loscana, il Sig. Targioni-Toz- zetti, parlando delle Asclepie, che la cura- savica meriterebbe d"" essere piu conosciuta nei giardini pe'suoi bellissimi fiori rossi e gialli; e che la fi-utticosa abbondante piu delle altre specie di seta vegetabilc nei suoi frutti, fu trovata utile colla sua pe- luria a far calze, guanti, berrclte, ed anco a leltrarsi in ca[ipelli^ ma in commerrio non 128 si videro qiiesti artlcoli Ibrmati colla seta clelle Asclepic, e la cosa era andata in di- mendcanza, quando parve al Sig. Pelizzari, giardinierc del Sig. Conte Silvio Martinengo, che da parecchi anni le due soprannomi- nale Asclepie coltiva nel suo giardino, di provare se riuscisse T esperimento accennato dal Sig. Targioni, di formare cioe dei cap- pelli colla loro seta. Ei si rivolse percio a varj dei nostri cappellai, che si rifmtarono ad un esperimento, die credevano irrlusci- bile, e solo il Sig. Ferrari, postosi alle pro- ve, finalmente riusci ( mescolaudo la peluria della Curasavia, e della frutticosa con tre quinti di pel di lepre) a fellrare due cap- pelli leggerissimi , all'acqua impermeabili, d'una linezza squisita, e di belTornato. Nel darci il ragguaglio di questo lavoro, il Cav. Sabatti anco ne descrisse le botaniche qua- lita delle varie Asclepie, e Futile ne di- mostro che ridonderebbe, se si coltivassero in esteso specialmente le due specie indi- cate, tentando anche d'impiegare la loro seta in altre manifatlurc. Certo che, se si potesse qucsto fmtlce rcndcro ludigeno al nostro clima, da poterlo coltlvarc nolle apcr-* te campagne, oon poca utilita ne venebhe si alia nostra agricoltura, si alle arti, ed ai mestieri; e noi staremo aspcttando chc Ic sue cure volga il Pelizzari a tentar qucslo, come si e gia proposto. Se questa sala, o Signori^ non va si fa- stosa in queslo, come nei passati anni, pro- vicne, come sapete, che appena due mesi sono scorsi, dacche i Bresciani concorsero a gara coi loro trovati e cogli oggetii di belle arti a dare una solenne prova in que- sto medesimo luogo aU'Augustissimo e Cle- mentissimo nostro Sovrano, che ogni ramo di arti si belle che utili e con fervore colti- vato fra noi; e ne colsero quel liutto, che di tutti e il piu estimabile e prezioso, Tappro- vazione, dir voglio, di Sua Maesta, la quale graziosamente si trattenne con gli arlisti a ragionare sulle loro opere (i) ed asslcuro I'Atenco della sua benigna approvazione. (i) Vedine V elenco dopo il fine di questo Coni- mentario. 1 3o Cio noQ pertanto iVutto di due soli mesi sono le dipinturc ad oglio e a tempera, ed i varj disegnl a iiiatita e ad acquerello, che vi stanuo schierati innanzi agli occhi, tra i quali primeggia il RItratto di S. Maesta maestrevolmente dipinto ad olio dal signer Luigi Gaffanini. Questi dipinti, c questi di- segni, per lo piu opera di glovaui educad al bello in questi stessi patrj nostri Istituti, sono chiara prova a Voi, ed al forcstiere, che in Brescia, come le lettere, le scienze, Fagricoltura, cosi pure le arti sono con ar- dor coltivate, e maggior prova ancora ne fara T opera gia cominciala dall' ingegnere Sig. Giuseppe Gandaglia dci piu cospicui Edificj e Prospettive di Brescia, ch'egli di- segno, e va egli stesso incidendo all'acqua tinta; opera destinata a moltiplicare in certo modo tutto che di bello splende e per na- tura e per arte in questa nostra cara patria. Frutto e questo degli ottimi institutori, ai quali e raccomandata sommamente Fedu- cazione della nostra giovcntu , frutto del fe- race ingegno de'Bresciani, frutto pur anco i3i ill questo Ateneo, che in tutti i modi a lui posslbili cerca di proraoverc tiiUc Ic ottiine discipline. Che s'egli tanto ha potuto fin qui, noD lasciandosi torccre dalla diiitta via, lie dai latrati del malevoli, nc dalle calun- nie degrinfami, quanto non e a spcrare ch'egli faccia in avvenire, assicurato, com'e, dal labbro stesso di Sua Maesta, della So- vrana Sua approvazione? E dopo di questa r approvazione di V^oi medcsimi che mai finora non ci c venuta meno. I PRE3IJ QUEST ANNO DISPENSATI DALLA CENSURA dell' ATENEO SONO I SEGUENTI LETTERATURA Cenni sullo stile de' poeti italiani del XVII e XVIII secolo del Sig. Aw. Anto- nio BuCCELLENI. ^2 JCCESSIT Deirot igine e dei progressl del calcolo dif- i'erenziale-integrale, Memoria del Sig. Prof. Ar.TiERTo Gabba. PRE3IJ AI NON SOCJ Modcllo di un iiuovo sempliclssimo mo- linclio per la fdatura dei bozzoll del Sig. GlAMBATTlSTA BoNSIGNORI di Ghcdi. Maccliina alia a verificare la qualita c la quanlila dei mucchj di fieno del Sig. Faustiiso Bozzoni Geometra. MENZIONE ONOREVOLE Viaggio botanleo allc nostre Alpi del Sig. Dolt. Gio. Zantedeschi. , socio attivo. A. BiANciii Segretarlo F I N E. A T E N E 0. Prospetto deJla Slraordiiiaria Espo- slzione di oggetfi c/' tirti e di manij'altiire jielia fausta occasione die S. M. I. /». A. oiioro di sua augusta presenza qiieslo jxi- trio IsLituto, A S . M . I . R . A . FRANCESCO . I . P . F . A . DELLE . BELLE . ARTI . E . DELLE . IJTILI FAUTORE.PROTEGGITORE .MAGTsIFlCO QUESTA . PROVA DELLO . INGEGNO . E . DELLA . INDUSTRI A DEI . FEDELI . BRESCIAjSI IL . PATRIO . ATENEO . REVERENTE ESPONEVA LAN . M . DCCG .XXV . Rltratto di S. M. L R. A. in isca^liola del sis;. Pielio Filippini socio altivo. Ritratto del Prevosto Stefano Antonio Morcclll del slg. Giuseppe Teosa socio atlivo. S. GoUardo, S. Pancrazio, S. Gaetano e S. Firnio, Fala di altare dipinta dallo stcsso. Non linita. i3/, Due ritraltl al naturale del gig. Gahriele liottini socio d'onore. Due Mosaici del sig. Gio. Moretti. Due interni di Monastero, quadri del sig. Vincenzo T'iganb socio attivo. Due quadri dipinti dalla N. D. Margherita Maffei nata Erizzo. Sparvlero che glierraisce an polio, S. Giovanni Bat- tista, e la B. V., quadri della signora Calterina Borghelti nata Seccamani. DIsegno della nuova Porta di S. Giovanni di Brescia, del sig. professore Bodolfo Fantini socio attivo. La Maddalcna penitente, del sig. Pietro Filippini so- cio attivo. La Grotta dl Pcsilippo, e due ritraltidi donna al na- turale, dipinti dal nob. sig. Alessandro Sola socio altlvo. Tavolo diplnto sulla scagliola, del sig. Pietro Filip- pini socio attivo. Veduta del Castello di Brescia preso dalla parte di settentrlone, del sig. Luigi Basiletti Censore. Veduta di Napoli, del inedesimo. Veduta della Carapagna di Roma presa da Tivoli, del medesimo. Due ritrattl al naturale, del medesimo. Odalisque, disegno a matita, del sig. Paolo Bargnani. Elena, disegno a matita tolto dal gesso, del medesimo. IJn nudo discgnato a malita, del sig. Giofanni Fio- rani. i35 Pacsaggio con cascggjati, disegno a matlta tlella si- gnora Amalia Biancnrdi, B. Y. , disegno a niallta della noblle signora conlcssa Clcmenlina Calini. Hccc Homo, disegno a matita del nohile signer contc Gezio Calini. Un guenicro clie cinge V usbergo, disegno a matita della nohile signora contossa i?nrzc7ie^/rt Huhh i nata. Calini. Kurrasca, disegno a matita del sig. Leopoldo Dionigi. Yeduta di Tivoli, disegno a matita del sig. Giuseppe Gandaglia. Palazzo Municipalc di Brescia, iooisionei del inedo- sirao. Capitello Corintio, disegno air acqiierello del signer Pietro Genaro, alunno dell' I. R. Liceo. Carueadc, disegno a matita tolto dal gesso, delmcdc- simo, Allcgoria di Antonio Canova, Lasso rilievo del signer Gio. Fantoni. Ritratto di madama Grassini, miniatura del sig. Gia- como Boneiti. Setfc miniature, cice; un S. Giovanni Battista; una Madonna; lo scacciamento di Agar; e quattro Ri- Iratli, della signora Adelaide Camplani uala Bian- chi. Tenografia di un pubhlico giardino, invenzione a disegno in ire scorapartimcnti, del sig. Gio. Cit- tadini. 1 36 Trofco intagliato in legno, col ritratto in mezzo di S. M. rimperatore e Re, del sig. Giovanni Sorhi. Cascata di florl intagllala in Icgno, del medesimo. Trc incdaglic dinotanli trc stagni intagliate in legno, del medesimo. Un omalo e quallro piccoli rilralti inayorio, del mc- dcaimo. Cenacolo di Leonardo da Vinci scolpito in marnio, del sig. Dionisio Emanuelli. Foglia d' ornato scolpita in pielra, del giovlnelto sig. Pietro Venturini. Mose del Poussin clic difendc la fjglia del sacerdote Rladian, inclsione del sig. Fietio Andevloni socio d' on ore. L' AiluUera del Tiziuno inclsionej del medesimo. liilratlo di S. M. I. R. A. rlcamato in argento a chia- I'o-scuro, del sig. Angela Bresciani. B. A*", col Bambino chc dornie, ricamo a colori della slgnora Lucia Biesciani. Rtlralto ilcamalo in seta, della medcsima. Slcnrlaido che rapprcsenta S. Luigi rioamato in seta dalla niedesiina .^/e.scmn/, e contornato in oro dalla scuola Bresciani, cli proprieta della compagnia di S. Luigi di Chiari. Molti oggctti di Oreficeria. Torchio tipografico a cllindro privilcgiato per So- vrann risoluzione, e coronato dall'Ateneo, inven- zione del noLile sig, ISicolu Bcttoni lipografo socio d' on ore, Torchio per cstrar I'olio dl mandorleedi riciao, del sig. Fimstino Bordoni fabbro ferrajo. Macchina per forare le masse dl fieno, c conoscerne II peso c la quallta, privilegiata per Sovrana risolu- zionc, del sig. Fauslino Bozzoni Geometra. Macchina per la filatura de'bozzoli, con nuovo sem- plicissimo ordigno d'invenzione del sig. Gio. Bat- tista Bonsignori di Ghedi. Macchina per ottenere piii pronta e sicura la prova del titolo delle sete greggie, degli orsoj e delle tra- me, d" invenzione del suddetto. Modello dl una macchina per fare i tubi di pletra, del sig. iV. i\'. Aratro dl Nancy, posto in uso dal nobile sig. conte Gualdo socio d'onore. l^iverse cdizioni della Tipografia Bettoni e Com- pagni. Carte d'ogni qualila e grandezza, fabbricale dai sigg. I'ratelli AndreoU di Gio. dl Toscolano. Fornlmcnli da fuoco del sig. Andrea Mori fabbro ferrajo. Un molino per raaclnare 11 caffc, una plstola per ao- ccndere 11 lume, e 7 forbid del s\g. Antonio Coggi. Forbici fabbricale con la sola lima, del sig. Giuseppe Dacomo. Arml da fuoco dl diverse qualita, del sig. Ferdinandq Minelli. Arml da fuoco di diverse qualita, del signori Luigi Castiglioni, e Gio. Battista Grasset. i38 Armi da fuoco, canne e acclarinl d' ognl sorla della fabbrica del sig. Crescenzio Paris di Gardone. Acciarinl da schioppo della DItta Gahriele Botti. Sciable della fabbrica del sig. Pielro Bianchi. Seghe della fabbrica del sig. Gio. jSemher. Serratura di scrigno fabbricala dal sig. Francesco Bertelli fabbro ferrajo. Diversi lavori in ottone e forcbelte della fabbrica del sig. Antonio Bonomi. Posate in ottone della fabbrica del sig. Gio. Ballista Bossini. Spade a damasco, del sig. Paolo Landi. Spade non damascate, del niedesimo. Una chiave di scrigno, del medesimo. Una bilancia atta a tlrare i pesl di Milano, Brescia e Vienna, del sig. Giovanni Silva iinpicgato alTUffi- cio del bollo, pesi c misure. Acqua minerale solforosa di Valle Lumeyjsane sco- perta dal sig. Gio. Batiista Ragazzoni socio atlivo. Arpicordo fabbricalo dal sig. Zaccaria Respini, e suo- nato all'augusta presenza delle LIi. MM. dal gio- vinetto Francesco Chiarini con musica da esso com- posta. Corami d'ogni sorta ad uso delle' migliorl fabbricbe eslere, e pelli raanifatturate all" uso Inglese e fran- cese con concia di corteccia di querela nazionaie, della fabbrica del Fratelli Rohert e Compagni. Tovaglioli fabbricati ad uso di JFiandra dal sig. Gio. Bosa. 1 39 Tovaglia dell' altczza til braccia qualtro mllanesl, figu- rata acl uso di Fiandra dell' I. R. fabbrica privlle- giata dl Pratalboino, dl pioprleta del sigg. Vratelli Bellandi. Tappeto suppedano dell'altezza dl braccia undid mllanesl dl un sol telo, dell' I. R. fabbrica prlvlle- glata dl PratalbolnOjdlproprleta del slgg. Fratelli Bellandi suddettl. Tela finisslma bresclana. Finisslmo filato di lino bresciano. Sacco senza cucltura. Tessutl dl lana della fabbrica prlvileglata del slg. Antonio Guerini. Istroraenll da fiato fabbrlcati dal sig. Pietro Carohhi. Una Colonna dl ordine jonico, intonacata dl radice d'acajii d' un sol pezzo, del diametro dl centlmetri sci, del sig. Francesco Frigerio falegname. Cappelii fabbrlcati dal sig. Luigi Ferrari colla lanp- glnc deU'Asclepla coltivata dal sig. Stefano Pe-_ lizzari. Camera oscura ornata dl speccliio dl metallo, con ml- croscopio acroDiatico solare appllcablle alia mede- slma, del sig. Ab. Bernardino Marzoli socio attlvo, Mlcroscopio semplice, del mcdesimo. i4i INDICE Discorso inaugurale del nohile sig. Girolamo Jllonti Presidents Pag. 3 Discorso ddlo stesso lelio nella pubblica Ses- sione >» i3 Relazione accademica del Segretario . . . n ^i InlroJuzione ?? 4^ LETTERATURA Brescia Ronaana, Carme del nob. sig. prof. Cesare u^rlci » 4^ Odi: La Tcmperanza e la Beneficenza del sig. Ab. Antonio Rivato , socio attivo .... sj 49 Canzone in raorle di bella e virtuosa fanciulla ■ del sig. Dottor Andrea Cristofori socio g3 Sulla inendicila e sulle case di ricnvero, Me- moria del sig. Aw. Gio. Batdsta Pagani, Censore " 9^ SuUo stulo economico della Provincia Bresciana, Meiuoria del sig. Ca<.'. Baronc Antonio Sa- balti, Fice-Presidenle >» io4 Rapporto sulla Menioiia del sig. Co. Gio. Sco- poli, socio d'onore, coronata dall' Acca- dcmia di Verona, dello siesso . . . " I2i AGRICOLTURA MANIFATTURE ED ARTI Osservazioni concernenti il mefodo di fare il vino del sig. Cav. Barone Antonio Sabaltl Vice-Vresidente » 12a Sulle Siepi, Discorso del sig. Aw. Gio. Batlisla Pagani, Censore 5> ia5 Rapporto sulla maniera di fabbricare i cappelli colla lanugitie deH'Asclepia del sig. Cav. Barone Sabatli Fice-Presidente . . . »> 127 Cenni sull' esposizione " '29 Premi ?> l3i TEO Ii Brescelri i5i , 42. (a) TEMPERAI'ARTI I STATO DEL CIELO ]| iiJi Maisima Media ||2 "I I 2 ilto il mesef S Si i co i4j 25 1 5, 5o 3,-8 > 2 124 5>7 7' 7^ I '^4 89 19 n I I i 83 34 ^ OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fallc neir Anno 1825 al Giarclino di Botanica dell' Imp. R. Liceo di Brescia elevato sopra il livello del mare luelri i5i, /p. (a) ALTEZZA DCL DARO.METUO RIDOITA AI-I.A TEMPEBATURA DI ZERO ,$■ TEMPEBATURA DELL' ARIA MISORATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI STATO DEL CIELO 4dopo a mezzodi alia Qiatlina (,i) La diflercniB di liyello (/') \'i fa rjualche lerapoiale tale fatte quauro voile al git iiioiii baiumcliiclic fallc pel del Sole, al mezzo eiorno i ^ TEMPEBATURA DELL' ARIA MISORATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI 5.65 6.19.$. ♦ 3i Idem 17 Idem 6 Idem JO Idem 31 Idem 27 Idem 1 'i°P° I iS Uer ; all' Ave Maria delU I poi e posto ad uiia fine; ^^*V\*S0l*VWif^!»:iti»^l<0t0'-Smi0^im^m»^^^'it!ft0S^:^g^.f^-f^-^f.^:^^^^ COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA pun L ANNO ACCADKMICO M. DCCC XXVI BRESCIA PER MCOLO BEITOM E SOMP. M. DtCC.XlVII. DISCORSO INAUGURALE DAL KOBILE SIGNOR PRESIDENTE LETTO NELL' ATENEO IL Dl l5 GEKHAJO 1 826 N. ON valse, cgregl Accademicl, il mio chia- marvi alia consldcrazione clie nella citta cd in ognl comunanza degli uomini gli onori e i carlchi vogliono scambiarsi sui meri- levoli. L'unanime vostro proponimento di tenermi in questo seggio anco neH'ora co- minciato blennio si e dimostro nella vola- j zione delF ultima nostra adunanza. Narra PJutarco di Catone magglorc, die j di coloi'o i quali a tutt' uomo studiavansi di ottcncrc sovente il consolato ei diceva, che eraiio come pcrsone Ic quali non sa- pcudo la strada, ccrcavauo di andar scm- I pre co^ littori innanzl per non errare. E pur anco non risparmiava rimbrolli al cit- tatllni lorclie spessc fiate mettcvano il su- premo comando ne"" personaggi meclesimi, gridando il vccehio censore : Sembra crc- diate vol che o non sla cosa onorevolc Pavere un tale comando, o non sleno molti del Romano popolo dcgni dl averlo ( Fila di Cat. /llagg.). Lungi pero da me, o Signori, Tidca di lamentarmene , o di chiamare a sindacalo la voslra dclibcrazione , peroccbc scono- sceuza sarebbe e Irrcverenza : che anzi e mio debito, e di buon grado vi adempio, di dirvi gralo il mio animo pel modo sin- golare oude vi degnaste dar prcmio al solo ma fcrvente mio desiderio di avvantaggiare questa onoratissima Istituzione. E appunto desiderio si bello mi portava a sperare che Voi (sollcvando me dallo incarico non lieve rispeLlo alle mie forze , me di scarso in- gegno e impacciato in tante cure avverse alle lettere ) voleste pur fare elelta di uno di que' non pochi prudcnti , per doKrina 3 c per soclali virtu dlstintlssiml , c orna- niciito (II cjiioslo conscsso. Ma con tall avvlsameiitl, e col dire (II me stcsso la veilla temo quasi dl oriendoie la savlezza e niaturita dcVostri giudlzj. E scii- za piu, leuendonii preside dl cjuest'Illustre Ateneo mi gloriero di fare contliiuamente come lo possa, e dl zelare sopra tutto clie conven^a al lustro dello Istltuto, e al pub- blico esempio e vantagglo. Ma, o SIgnorl, io cosi promctto tutto lidandoml, anzi fatto sicuro dalle hmghe prove, uelF opera vo- stra : che da me i raggi noii ponno dif- fondcrsi, bcDsi dalla perlferia verranno al centre di questo hel cerclilo. Non mi ven- gano meno dunque i vostri conslglj, con- venite vi prego alle ordlnaric nostrc adu- nanze, lervano le vostre esercltazloni; e slate cmuli nel serbare quest'edifizio singolare, In- vidiato, crcdetelo, per moltl rispetti, da altrc cllta cospicuissime, le (juali o ne sono prive, o soflrono manchezza di dotazione. E per amore del vero sia detlo a vostra lode e conforlo, c ad onor della patria clic TAte- 4 ceo di Brescia omai tiene nome dlstlnto fra le Accademie d' Italia \ e die uomiui sommi del bel Paese e d' oltraraonli gradiscono 1' esser parte di qucsto Corpo. Su via dun- que coraggio, e guardlamo sempre avanti. Muovono si veramcDte il rovello que'cer- velloni die si studiarono provare la nissuna o poca utilita delle accademidie istituzioni. Dissero bcstemmia a bel diletto cosi per bizzarria e singolarita, non persuasi ne per- suadeiiti', die dove anco sia uii raggio di bene , non si dispregia da cinico , ma si gode e si avviva. E quasiche poi il com- mercio dei dotti, il promuovere le arti e i buoni stud], Tesercizio di letture scientifi- che e letterarie, sebbenc anco in materia spartate, il cogliere plausi meritati e premj d'onore, Femulazione, Tesempio, non sieno queste sole ragioni bastevoli a sostenere Targomento; e non debbano quindi queste esercitazioni e questi consessi desiderarsi dagli uomini colli e dai buoni, e favorcg- giarsi dai potenti a conforlo di questa misera vita, e per il bene comune. E magglorc iic rldoiula il v^antagglo se lo scopo deirAccademla Icntia precipuamente al conseguimento di un fine particolare sic- come e della nostra, istituita masslmamente aU'uopo d'incoraggiare e diflbndere le co- gnlzloni agrarie, e della privata e pubblica cconomia, E niassimo poi, se glungasi ad ottenere di qiiesti islituti una connessione infra loro, una reclproca parteclpazione di opere e di dottrine. Scriveva il gran Ye- rulamio : Quemadmocliun enim doctri- nnnun j)rogressio hand pariim in prii- deiili regi/nine et iiistitutioiie academia- rurn singularunt consislit: ita magnus ad hoc cumulus accedere possit , si acade- mice ujiiversce per tofain Europam sparsce arctioreni conjunctionein et necessitatem confraherent (Bac. de aug. Scieiit. lib. IL). E soggiungeva Timraortale filosofo con vote degno di sua grand'anima; Iiitercedat fra- ternitas illustris el geiierosa inter homi- nes per doctrinas et illuminaliones, quan- do quidem Deus ipse Paler hominwn nun- cupalur (he. cit.J. 6 Perclie qucsta iilillssima o sanla iinlone si eltenga dal palrio Alcnco io scnnon allro volonlcroso al |)aro di quel Sommo mando voli ardeiitissimi; c percio tutla fidanza so- vialtiitto lipongo iicllo zclanle cd cmcrilo nostro Scgretario, jiercho siccomc tale unio- iic da alcune Accadenile e cercala, vi si cor- risj)onda o sempre mantengasi; e perche con altie la si procuri, c senza posa si osservi ovc convcnga di accordare si bella armonia. Io vi ho,oSignori, dispicgalo Tanimo mio ; e in difetto di merito valgami per tutto il sanlo amore dcllc lettere, la stima in die tcngo i dolti, e piii la vo*tra in- dulgenza! Mi soccorresse almeno nel dilicato incarico Faccorgimento, la moderazione, la prudenza ! E vieta la storiella di que' Greci sapienli chc stando accavallati intorno ad un ambascladore di re stranieio, ciascuno d' essi si affannava a piu non posso a pom- peggiare di valeulia nel sapere, onde al suo padrone lornato quel cotal uomo gli desse cunto della mirabile dottrina dei Greci. Ma lino d' infra loro affatlo laccvasi ; cui si l 7 volse il legato richiedendolo esso pure til alcuii dono di spirlto da presentare al suo re : Narra , sogglunse il savio , al signer tuo che la fia i Grcci pur anco uu tale trovasti che sa tacciv. Spettabill Accademici, non lo certamente presume di questa virtu: ma quante volte fora utile il sovvenirsi di quel Greco I Come spesso ne'privati, e megllo ne'pubblici ne- gozj piu giova la desterita del tacersi che reloquenza del dire I E come indispeosabile cautela si vuole nello esercltare certi ufficj il saper fare taceiido ! Eppure un oppor- luno sllenzio, o la conveniente misura nel dire o nello scrlvere piii difficilmente si osserva lalora da chi piu sa: poiche se lo domiuano vanita o tracotanza , rival! ta o invidia , irriverenza di religione o intem- peranza di costumi, o furore di parte, qual freno mai lo contiene, chi mai si salva da questo dcmone! 8 Ora venghlamo , o signorl Accademlci , air arllcolo necrologico di cui avcste Tan- nunzio. Sono circa due mesi che Tillustre letteiato Veronese Benedetto del Bene, socio onorario di quest'Ateneo, volo in seno al suo Crcatore. 11 uostro Vice Segretario bra- moso di tutto che si rifcrisce al suo debito o al decoro di quest'Istituto, prego regregio nostro Accademico il conte Carlo Maggi, il quale parecchi giorni fa rccavasi a Ve- rona, di la raccogliere nozioni biografiche del prelodato Dclimto, onde esso sig. For- nasini estenderne un articolo , siccome lo ha fatto degli a^ri Accademici tutli che non sono piu. 11 contc Maggi ne richicse la de- gna nipote di lui nobil Marianna Ugoni vedovata di Giambatista e cognata di Be- nedetto Del Bene. Vedrete ora come ne sia riuscito il Co. Maggi, e come pel nobile desiderio di quel- la pia di sollecitamente compiacere all'in- chiesta , essa stcssa ne abbia scritto del lagrimato Defunto, senza quasi volerlo c av- g vedersene, un rapido si ma sugoso, animate I 9 e assennallssimo cloglo. Contro I'csprcssa voloiita deirAutrlcc, clic raoclestlssimaquan- to colta lo mandava alio zio con tanto ri- scrbo, come sentlreic da sua lettera, io mi imposscssai dcllo scrltto strappandolo con siifficientc mal gaibo* dl mano del conte Maggi : e del mio furto ne fo dono a que- sto illustre consesso, certo die plaudiiete air astuzia. Quanto mai e pronto e vivace Fingegno di donna! Come noi uomini dob- biamo prestargli volonterosi ed anco libe- rali gli omaggi! E come, se calda e svegliata hai la mente e parla il cuore, Teloquenza e vera e spontanea, perche inspirata! G. Monti. 1 1 PnrcuTiss. r. Cahiss. Z)o Carlo Verona il 28 Diccmhre iSaS. So sono slata mollo sfoviiinala nella commissi one da lei aviita cli rintracciarlc dells meinorie intorno al mio povero Cognato. Voleva pregare V abate Marine! li, c se n c andato in campagna. Tion sapeva a chi altri rivolgermi. Mi e slalo dciio cite nel giornale di Mo- ilena verrii in hreve una relazionc in su di lui; quella potrc't forse senire al di lei lisogno , ed io glieln co- municherb prontamente. Ma, intnnlo come venirlc avanti a niani vuole? Oh vcgga ardirel Ilo preso io la pcnna in mano con iiitenzionc di notarle il giorno dclla nascita , qiiello della morte , il catalogo delle opere e nulla piii. Ma in argomenlo cost caro al mio cuorc non ho saputo stare a que' limiti. Mi si para- rono avanti le virtii di lui, V anima mia si commosse, € senza quasi accorgermi io I ho lodato, io Vho pianto. JUla mi vuol bene, ed ha ianta indulgenza per me, che mi lusingo ju ubbia a leggere voleniieri. Mn s'ar- ricordi ch'io ho scritto per lei sola, anzi senza ncppur pensarc di scrivere. E statu una cosafatta in fretla e 12 senza rijlessionc , onds vi potrelhe anclie forse essere del difetto di prudenza. Nessuno ha veduta questa carta; lo non lio avuto il tempo di rivederla ne men io. Ad ogni modo ella accetti il hiion volere e me le rnffcrmo con piena stima ed affetlo Obhl. Affiz. Serva e Nipote 1VIaria>na. Del Bene. i3 CENNI BIOGRAFICI SOPRA. BENEDETTO DEL BENE LETTERATO YEUONESE J.1 ACQUE BcnedcUo Del Bene il giorno 29 dl marzo dellanno 1749 ^^ GIrolamo Dol Bene e da Barbara Caitolarl noljili vcronesl. 11 padre suo, ch'era uomo dotto c affeltuoslssimo , prcse cura della sua prima edueazione e eomlncio a istruirlo nel latino dal primo moraento che fu capace d'intelligcnza, e cio fece con lal amore e assiduita, che il lanciullelto giunse a scri- verlo correltamente di seltc anni. Termino poi gU sludi delle bcllc lettere nclle puljbliche scuolc del Gesuili, quindi passo alTunlvcrsita di Padova, ove imparo Icg- ge e vcnne laureate. Era sua mente dl percorrere la via gludiziaria, raa perduto a quel tempo il padre si vide costrclto ad attenderc inveee agli affari di fami- glia,come fece scmpre assai lodevolmente. Contlnuo non per tanto a studiare^ e con talc insistenza, che quanlunque fosse di tcmpcramcnto rubuslissimo, pure ne ammal6;nia rlavutosl pose in appresso regole certe al suo vlvere perche la salute non vcnisse soperchiata dalla fatica. Suo primo lavoro Icttcrarlo fu la vcrsione dal fran- cese In italiano dcUa Filolea di san Francesco dl Sa- «4 les. Fece lungo studio Jeila rcligionc, c ne parlava con la scienza d'un teologo c con ramorc il'un santo. Si csercito assal nclla lingua latlna e ne divcnnc conoscitore profondo, e talc lo manlfcstano Ic vailc ^pistole e le assaissime iscrizioni chc nc lascioscrllle. Volto pure In latino le ottave d'Angclo Mazza sui do- lorl di Maria Verglne , il Glardino inglcse descrlUo dal cavaliere Ippolito Pindcmonte nel suo poemello del Scpolcri, rdegia di Toramaso Gray supra un ci- mltero campestre, e fece pure latino ed italiano un ceiebre morale sonetto dun anonlmo inglesc suUa so- litudiae.Dal latino volgarizzo Columella, fatica lunga, ma die lo rese ceiebre, poi le georgiche di Virgillo, due epistole d'Orazio, il Catonc ranllco, dialogo di Marco TuUio Cicerone intorno alia vecchiezza , il poemetto di CatuUo sopra le nozze di Peleo e di Teti, e il poemetto di Marco Girolamo VIda sui filugelli. Ebbe grande prcdilezione per T agricoltura come quella die accoppia al diletto lutHita; e di piii disscr- tazioni giovo il pubblico su questo argomento. li'Ac- cademla di Verona preniio quella sulla nuova manie- ra di far il vino, e quella sopra la collivazione di al- cune piantc oleilere. AirAccademia suddctla ei lesse una meraoria intorno ad una slufa per camere da bi- gali. Scrisse in concorso allAccademia dei Georgoflll di Firenzc una dissertazione sui provvedimenti al- I'eccesso e difctto dei boschi: e venne coronata con medaglia d'oro. Altra dissertazione mando al concor- so deirAccadcmia di Capo d'lstiia sulla cullura dc- '5 gll ulivi, c qnclla pure ottcnne la palraa. Ncgli annall tleir Istitulo Itallano vennero puLIjlicali due suol dia- loijhi tra \ irgilio e llozier suirao;ricoltura antica c modcrna. AIT Islhuto mando pnrlmcnte un poemctto sull'olco di Cafficrla da lui scrltto quando volevasL introdurre qucsla coltivazione nei nostri paesi onde estrarno lo zucchcro, del quale si pativa in allora moha pcnuria. Ncgli opuscoli pcriodici di Mllano tu stampata una sua mcinoria sul mozzamcnlo dt-llc ra- dici. Scrisse in lingua Italiana varj clogj,alcuni per com- niissione deirAccadcmia agraria, altri per suo dilclto, e son quelli di Giovanni Arduino, del conte Znccaria Belli, del maichese Luigi Pindemonte, dell' ahale Slefano Anionic IMorcelli, di Anionic Maria Meschi- ni , deir abate Bartolommcc Lorenzi, deli'abale Giu- seppe Tommaselli, e in oltre la vita di Onofrio Pan- vinio. Pubblico delle osservazioni sopra I'origine altri- buitaairanfileatro di Verona, conciliando alcuni passi di Tacito, e nello stcsso argomcnto slanipo altresi quindici leltcic. Fiiialmcntc dcllo pure un ragiona- mento sopra i difensori niodcrni di iS'icolo Maciiia- velli. i'lgli dice\a di non senlir?! nalo alia poesia e pcr- cio sciisso in prosa piii ehe in vciai , nia sc il dcensa ed opera non per oinolumento, ma j)er emulazionc, cui iiou tloveie, non in- Icrcsse, non vanila induce a laccogllersl , ma il uobilc desideiio dl parleclpaisi mu- tuamenlc i suoi lumi pel recipioco addot- liinamcuto, c per il pro comune: un tale consesso meritera, speriamo, il favore di un Magistrato collo e svegliato, quale per avventura \o[ sielc. E Tesperienza vostra, la vosLra dottrina vi avianno facilmcnle conviuto, clie ravvilimento o la prosperi- ty, la decadenza o il risorgimento delle uinane societa si dimostra dalla condizione dcllc Icttere, delle scienze e delle arti : glacche come qucste tornano sempre e di- lettevoli e utili, cosi il progressivo lore incremeuto o viceversa ripetesi dalle cir- costanze medesime, che favoriscono od ol- traggiauo Fordine, la civilta e la grandezza de'popoli. G. Monti. \ I KELAZIONE ACCADEMICA dell' ahjto M.DCCC.XXVf. 43 J^ EGRECio Presidenlc iioslro, Monslgnor Reverendissimo, Cav. I. R. Delegalo, Conte Podcsta zelantissimi, Udltori uinanissimi, I'egreglo Presidentc nostro ncl siio discorso inaugurale delle ordinaric nostre session! deir anno, die era (Jnisce, a viemmeglio animarcl ad insislere nei nostri studj e colle ragioni e colla autorila e coIFesem- pio ne dimostro di quanta utilita al pro- gresso delle umane cognizloni fossero in ogni tempo le sclcnllfiche c Ictlerarie so- cIcLa, tjuando speclalmente lo spiiilo di parlllo, r invldia e le altre basse passloni nou convertano la discussioue, madre della dollrina e del sapere, in aniniose conten- zioni, della verita e della carita distrug- gitrici fa tali. Della nostra peio con quella inodcrazione parl6,che piu parve ben pro- '44 iiostlcare dell'avvenlrc, die lodare il mollo gia fatto. Ora saro io il temerarlo, se col fine speclalmente di raccomaDdaila alia pro- tezion vostra, sapientissimo Sig. Cav. De- legate, die nuovo splendete fra iioi, il vanlagglo che dalle Accademie alle Popo- lazioni deriva, comprovi col falto di que- sta nostra? Cench' ella sia ancor prossi- ma alia sua origine, non conlaudo piii di 24 anni di vita, benche tuttora priva di molti stromenti e maccliine, che a ben trattare delle fisiche ed esatte scienze pui* son necessarie, benche limitati sieno i mezzi, ch'ella possiede , a quale provincia dello sci])ile umano non ella aggiunse cogli ani- mosi suoi passi? Quale incoraggiamento alle arti utili e belle non diede? L'agri- coltura, specialmente quella al nostro pae- se conveniente, ad ogni anno, merce gli esperti suoi membri, diressc, aumenlo, ed all' occasione coi preraii inanimo. Le manifatture e le arti ebbero e preraio e lode nei lor progressi. Nella varia lette- ratura opere diede in luce, che il plauso 4^ ollcnnoro c nelT Italia e fuoii, come a (lire i Sccoll delF Italiana letteiatara del fu bencmerito Socio Sig. Conic Corniani di onorala mcmorla, coutinuati dalT altro Socio il Sig. Baroiie Camillo Ugonl. Le prcgevolissimc Pocsic del Noh. Sig. Pro- fessore Ariel si nel genere didascalico che nel lirico, c nelT epico mcrltarono e i nostri prcmii, e le lodi dei sapient.i, e le ristampe. Quelle od orlglnali o tradotte da lingue forastiere dei Sigg, Avvocati Nicolinf, e Buccelleni furono e da noi e per tutto con plaiiso accolle. Le Drammaliclie del fu Sig. Abate Scevola, e del vivente Sig. Cav. Gambara, furono e sono applauditc sui Teatri d^ Ilalia. lo nulla dlro ne delia traduzione di PIndaro, ne di quclla delle favole letterarie dello Spagnuolo Yriarte, per opera del Segretario vostro, perche delle prime un solo saggio cimento il giudizio del Pubblico, e le seconde non sortirono linora dalle pared di questo santuario. Neir antiquaria quantc dollissirae illustra- zioui e di lapidi e di allri punti deirantica 46 iStoria non piibblico il chiarisslrao Sig. La- bus? il quale promctte dl ordinare, intei- pretare eel illuslrare le numerosissime lapldi del nostro Museo, e di spargere vivisslma luce iiella patria storia, di cui ha gla pub- blicato un prcgevobssimo Piodromo il sul- lodato Sig. Nicolini. La mineralogia del nostro paese fu in due tomi pubblicata a sommo vantaggio e del nostri e dei i'o- restieri dalP illustie mio predecessore il Sig. Professor Brocchi. La botanica fu profondamente e saggiamente traltata dal Socio Sig. Zantedeschi, e quasi a fine ha portata la laboriosissima e ricchissima Flora Bresciana. Ne minore e la gara fra i nostri pittori ed incisori, come fan fede le opere che di anno in anno ci diedero, e di cui rendono conto i nostri commentarj, come delle moltissime memorie che da altri chia- rissimi nostri colleghi annualmente vennero lette neir Ateneo. Tutto questo, prestantis- simoSignor Cavaliere, faracertaprovaairin- geguo vostro persplcace e delP attivita dex nostri Socj, c della nobile lore emulazione 47 per ben merltare e clella Patria e tlella Stalo. Sebbene dove lasciava io cio che a principal gloria ridonda di questo sta- bllimenlo, la cosi ardita e fortunata opera degli Scavi, sostenuta poi con generoso anlmo dalla Congrcgazioue Municipale? Non fu ella meditata e cominciata dalF Ateneo, che e come corpo e come individui con- corsero i piu del nostri Socj a fame i primi tentativi, si che veder se ne potesse e riraportanza e la cerLezza d'un ottimo fine? Del qual fine non e mestieri che io qui Dulla aggiunga a quanto il dottissimo Sig. Prc&idcnte ha pur mo ragionato, e che cogli occhi vostri sul fatto potete verificare. Mi resta dunque solo a prcgare tutta questa coltissima udienza a voler concedermi la sua benigna attenzione, mentre un suc- cinto ragguaglio io lard dei lavori dell'Ate- neo deir anno cadente, onde tutti viem- meglio vi convinciate che la nobilc gara dei nostri Socj in promuovere fra noi ogni ramo delF uraano sapere per nulla si di- minuisce o si rallenta» 48 LETTERATIJRA Anche nel cadente anno accademico fu- rono da valenti nostri Socj le Muse cd indigene e forastierc e venerate c coltivate. Ne fia certo chi m' invidj, se prima io vi trattenga deir luno del nostro Arici sopra la Croce, cui doppiamente devesi la prc- ferenza , e per V auguslo soggetto e pel modo sublime e ricco di poeliche bellezze, con cui viene trattalo. La Croce scandalo agli Ebrei, ignominia ai Gentili, speranza, conforlo, salute ai Crisllani, ecco Targo- mento augusto di questa mirabile poetica composizione. L' Autore penetrato dalla sublimita del soggetto la vede raffigurala nel serpente di bronzo dellc anticlie scrit- ture', la segue ne' suoi trionfi sugli idoli delle false religioni, e sopra Roma gentile e depravala , sulla debolezza delF umana natura; ma udiamo il poeta: Profetante ddlV ermo Carmelo Tra le heWe de' campi secitro 49 Per lei parla inspiralo il future Jj' iimil servo , c. da lode al Si'gnor. Jrtn lann gli c coltre , il Vangclo Origlicro , aspra zolln il suo letlo f Ma stringendo la Croce sul petto Di aha speme si pasce e d' amor. De' tormenti alia vista non trcma J^erginella al martirio devota , Che dal senso mortale rimota Per la Croce Ve dolce il morir. E pregando neW era stiprema JSitdo il collo prolende al feroce. Lei henta ! afjisando la Croce Leva al Cielo contenla iin sospir. Forza al fiacco , yinlico al lasso Derelitto per aspro cammino : Lame al cieco , conforlo al tapi'no, Croce augusta, net mondo tu se'. Tu speranza, lu guida a quel passo Che tremendo per tutti si aspetta ) Dull' Eterno la giusta vendetta In perdono si cangia per te. Ne raiitorc preterisce la lieta circostanza clic fu occasione a lui dl deltare quest'Iiino alia Croce; quclla cloe die in testimonio dclla fede che inanima i Bresciani, ven- ne elevata quasi a etenia custodla e ri- paro della citla sul comignolo dell' omai 5o compiuto maestoso edificlo del Duomo nuovo. Benedetta del bach di pace Fra il devolo degV inni concento Sali , 0 Croce, di gloria argomento Desiderio d' ogiii alma fedel. Sali; e il tempio nov astro vivace Orna e santa ne afferina la mole. Splendi, a Croce , nel ra^gio del Sole, Delia terra decor o e del del. lo non ho potuto trattenermi di qui rl- ferirc queste poche strofe quasi a sagglo di tutto il sacro coraponimento; e perche fosse chiaro ad ognuno die Arlci sa con pari maestria e con maggiore aflelto trattare colla sua lira gli argomenti augusti della nostra Religione, che quelli deU'antica su- perstizione Gentile, che negPinni finse aver egli tradotto dal greco Baclilllide. E a dir vero se la Religione e senti- mento, come disse un gran Teologo, e sentimento e pure la Poesia, non so capire, come la Cristiana Religione, che il Cielo unisce alia Terra, e Dio concilia coU'uomo esaere non possa argomenlo di sublime Poe- 5i sla, purche chi la tratla sla penetrato del suo soggello iu mocio di sentinie tutta la sublimita, e i moltipllci aircttl di bciievo- lenza, di gralitudine, di rispetto e d'amore ch' ella inspira. Dante li senti, e li espose con tanta efficacia da supcrare in cio tultl i poeti che lo precedetLcro, e da tone la speianza di eguagliarlo a tiitti quclli che verranno. E ManzonI pure nostro Socio ha coi mirabili suoi inni fatto sen tire quale inesauribile miniera di poeliche bellezzc apre la Religione alia Poesia. Guardinsi pero i giovani poeti di non avvilire il subli- me argomento, se mai pigliano a trattarlo, con iinmischiarvi nulla di fangoso c di ter- rcno, e distinguano sempre nei loro com- ponimenti da quel che e di Dio, quel che e solo deir uomo. Un altro poemetto in due canti pure lesse quest' anno il Sig. Arici nelP Ateneo intitolato il Viaggio da Brescia a Venezia, cui diede motivo il bisogno cli' ebbe il nostro Autore di distrarre Tanimo suo tra- filto di dolore per la morte della sua ar.-.ata ;)2 consorte. Domina pcio in tiilto il Pocma quel sentlmcnto patetico ed elcglaco die gllelo detto, e in lutti gli oggetti die cerca per distrarsi trova dipinte quelle immag:lni dolorose da cui vorrebbe distrarsi. No la amcnita dclla benacense Riviera, ue la gran- dczza dcir ampia e ricca Verona, ne la ri- dente Viccnza, ne la dotta Padova, ne la maesta di Venezia sono valevoll colle scene fiorite, cogli anticlii Anfiteatri, coi Teatri Olimpici, colle moltiplici Biblioteche, coi variopinti glardini, coi musei di cose natu- ral i, colle preziosc piuacotedic, coi superbi palazzi, colle ville incanlatrici, a tempcrar quella cura die gli lacera il cuore, ed a chiamare o il brio negli occhi di lui, o if riso sui labbri. In tutlo si trasfonde Tanimo addolorato del poeta, e dii'ficilmente potra il lettore seguirlo nolle sue dipinture scnza sentirsi tocco dal genio raaninconico, die lo guida. Nessuno certo leggera, senza com- moversi, i versi die toccano Ic tonibe degli Scaligcri in \erona, e F avventura di Giu- lietia e Romeo cola seppeliiti, no' quali 53 Ariel ha vcrsata tiitla rdeganle scmplicita nairatlva, e il patetico tlclla novella scritta da Lulgi da Porto. Questo Poemctto deve gia a quest' ora essere stampato in Milano con altri del nostro Autorc, onde il pubblico potia pill che dalle mie parole coUa lettura conoscerne il pregio ed il valore. 11 Socio Sig. Prof. Ab. Pvivato celebra egli pure il felice compimento del nuovo Duomo, e la Croce posta sulla Cupola del medesimo, se non col lirico entusiasrao delFArici, colla casta elcganza delPelegia di Tibullo, come quella che in dolcissisimi versi latini ofiriagH il mezzo di spaziare pill ampiamente sul doppio esultamento dei fedeli Bresciani, e di vedere cioe finito per le private elargizioni il maestoso edi- ficlo, e di vedervi eretta a segno di speranza e di consolazione la Croce di Gesii Cristo, ricordando le gloriose memorie dei trionfi, ch' clla rij3ort6 sul paganesimo pel sangue dei martiri, e per le virtu dei confessori. L'ElegIa di lui e tutta splcndente di grazie lalinc, e detlata da un ingegno che a lungo 54 si crudi sui classlcl pocti del secolo dl Augusto; come tutte le grazle ed il fuoco della lirica itallana, e specialmente la grazla del Petrarca, ei seppe Irasfondere in altre sue composizloni che e negli andati anni, ed in questo medesimo lesse iieli' Ateneo. Con quanta maestria c poelica ricchezza non tratlo egli la sua Ode intllolata: La fanta- sia gopernata ilair infellel to compone lai^o- ri di nil perfetto bello ideale^ Ma in questa oltrc il sublime poeta si scorge anco il pro- fbndo maestro delF arte cli'' ei tratta, e il dotlo couoscitore degli elementi, onde il bello ideale in tutte le produzioni del genio si compone, e del particolari pregi dei piii insigni lirici latini e ilaliani, artisti e poeti, materia ch'ei prosegui a trattare in un' altra Ode specialmente rivolta a celebrar la scol- iura del secolo, cui egli conchiude par- lando di Canova colle seguenti parole: Per te poteo risorgere La vera idea del bello : JnsuUeranno ai secoli > V opre del ctio scalpello. ]Svn mai Jieii spend , o Italia , Delle tue glorie i fasti. Invnn freme V invidia : Fu in te Canova, e basti. II Signer Avvocato Buccclleni, la cul iiiusa si fece piii volte ammirare nclle nostre adunanze, e la cui ciitica ed erudizione, nel portare gludizio suU'operc degrillustri scrlttoii Italian! dei due ultimi secoli, gll meritarono il premio della nostra Ccnsura neir antccedentc annata, in questa ci dicde im saggio del suo lirico valore col Icggcrne Ire poeticlie sue composizioui, da Ire diver- si gradi di cntusiasmo inspirate. La prima, e questa ridonda d' estro Pindarico, fu da lui scritta in lode dell' illustre Archiatro Bresciano Lodovico Dusini , che mori del 1806. La seconda in lode di Pellegrino Blaues celebre attor tragico, pure in ancor verde eta rapito da morte all' onor delle scene Italiane, dettata dalla musa Alcaico- Oraziana; c la terza per la morte seguita del 180 5 del suo amico Antoaio Boschetti, giovanc di altissimc speranze, gla iniziato 55 nei mlsterl tlelParte salulare, c caro egual- mente ad Esculapio c ad Apollo, clie ml- seramente peri afibgato neir Amo, la quale spira la manlnconica Canzone del Petrarca in morte della sua Laura. Male io potrci di questo triplice lavoro del nostro Socio rilevare i pregi senza rii'erlrlo per intero; ma oltreche cio mi farebbe abusare di voslra attenzione, mi torrebbe anche Tora per parlare delle altre fatiche dei nostri Socj, sicche mi e forza rimettere la vostra curiosita a Icggere le tre composizioni, e a giudicarne da voi stessi, quando, come r Autorc promette, vengano date alia pub- blica luce. Ne molte parole io spcndero intorno ad im saggio di Poesie, clie il non socio Sig. Antonio Viglioli spedi da Viadana, provincia Cremonese, perche lette fossero in questo Ateneoj dappoiche se queste fanno cono- scere uno che e sufficientemente educato al bello, per Io studio e la leltura dei buoni autori, non mostrano ancora quel la maturita di giudizio e quella pcrfezione, che 57 si lia troppo dlrllto cII atleudcre dalla poe- sla, pcrcho mcritidi far partedel nobile ban- clietto della lettcratiira, e con Orazio dlio: Polerai .... daci coeiia sine istis. Piultoslo dalle indigene passcro a fa- vellare delle muse forestiere dai nostri Socj chiamate sul Paruaso Italiano. II Sig. Av- vocato Nicolini v' invito di nuovo la musa Inglcse di Byron gia solita a seguirlo spon- tanea, come avemmo a dimostrarc negli anni andati, quando vi parlai della sua traduzione del Poemelto il Corsaro e di alcuni brani dl quello che ha per titolo: / ^'iiJggi di Childe AroJd. Cosi quest'anno ei ci lesse altro canto del medesimo Poema, cioe: II if iaggio in Italia del medesimo Lord Byron, die appunto se stesso asconde sotto quel fmlo nome. In questo fu dolce all' orec- chio Ilaliano udirc celebrarsi da un fore- stiere i doui, onde natura ed arte ban fatto ricco e delizioso il noslro paese. II clima semprc rldente dMtalia, la maesta dclle grandi cltla, la fertilita del suolo, il ca- laltcre franco, allegro, e in pieno lealc 4 58 dcgll abltanti^ le viccnclc ora glorlose, ora ignobili, che nello stato politico sono per piii secoli venule siiccedcndo , il gcnio creatore de'preclari iugegni che in onta a tali vicende vi lianno sempre fiorlto, i noiiil dei pill cospicui tra questi Letterati, Filo- sofi, Pittori, Scultori, Architetli, Musici ccc. vi sono con ingcnua sincerita, e con franca imparzialita celebrati. Ne vi sono taciuti i nostri difetti, che con nostra vergogna dobhiam confessarc. Percio il poeta inglese, quasi uno fra noi , ora loda la nostra na- zione, ora la sgrida, ora la compiange; secondo che la sua forte immaginativa tocca i varj quadri delle nostre virtu, e delle nostra colpe. Couvien pur confessarc che parlando di questa classica terra, la sua musa pill classica coraparlsce, die romantica c oltramontana. Ma dei prcgi e dei difetti di questo insigne Britanno vi ho gia par- lato, e forse troppo a lungo altre volte, sicche noil mi resta ad aggiugnere che poche parole sul merito della iraduzione. Ella si auima sempre secondo gli oggelli 59 che tratta, il che la fa conosceic fedelc anche a qiielli che non conoscono la lingua e la pocsia clclf originale, e scone viva, elegante, purgata, armoniosa, si che man- llene il nostro Nicolini nella estlmazione di ottimo scrittore e di illustre poeta, che si e acquistata colle opere sue origlnali. Dairimmaginosa musa Inglese passiamo a dir poche parole della fesliva ed ingenua musa Spagnuola di D. Tommaso Yriarte: poche parole, dico, perche ebbi gia a par- laverne V anno scorso nel riferirvi la tra- duzione delle favolette letteraric del me- deslnio, impresa dal vostro Scgrctario. In trc lelture di quest' anno, egli fuii di leg- gervi lutta 1' opera , che a dir vero oltre r utilila dei precetti, del buon gusto e della fina critica ch' essa contiene, e poi dettata nell' originale con tale ingenuita , elcganza e semplicita di stile, che di tanta non si sarebbe creduLa capacc quella lingua, piu sonora e piu maestosa , che a tali soggetti non si addice. Tanto c vero che al genio tutto si piega, c che il vero poeta 6o sa trarre partito da tutlo! In quanto al traduttore si estimera fortunate, se nel suo lavoro non parranno del tutto sparute le ridenti grazie delP originale, quando verra alle manl del Pubblico colle stampe, cui egll promette di darlo quanto prima. Ma dai poetici lavori e tempo clie pas- siamo agli altri dl varia letteratura trattati ill quest' anno dai nostri Socj ; e dacche siamo in Ispagna daremo principio da una Icttera del Sig. Emmanucle Marti Decano di Alicante, intorno alia Numismatica an- tlca, speclalmente Spagnuola, che il vostro Segretario pur vi lesse tradotla con alcuni cenni suUa vita, e sulla dottrina di questo letterato Spagnuolo. Per cssa letlera ve- iziamo a sapere oltre le piii comuni cogni- zloni circa la numismatica antica, che male si potrebbe assegnare Y orlgine del batter monete presso i Roman!, che forse po- Irebbesi derivare dagli stessi primi re che li governarono, che pero non si comincio a batterne in argento che dell' anno 485 di Roma, essendo Pirro a Taranto , nove 6i anni prima che quelle in oro: che le mctla- glic dclle tre forme, grandc, media e pic- cola si spendevano qnali uniche moncte, cui venne attribulto diverse valore secondo le circostaneze : die queste nei tempi con- solari si co>nIavano coll' aiitorita del Senato dal tre soprainLendenti alle zecclie dal me- desimo elctti, col titolo di Treviri mone- larj; che circa i tempi di Cesare se ne crcarono aachc qiiattro per la vastlta dclla Repiibblica; che prima degF imperatori era per legge vietalo Timprimervi rimmaginc di alcim vivcnte; che ordinariamcnle vi si scolplva rimmagine di Roma, o di alcuno dcgli anlichi re ( tranne Tarquinio il Su- pcrho) o qiiella di qiialche illustre antenato, o dei magistrati ch' erano ])ro tempore^ o anco degli stessi triumviri Monetarj. Che quanLunque Cesare dopo la vittoria sui Pompejani, e specialmente de' suoi quattro trionli, Ibsse stato autorizzato dal Senato a far coniare monete colla sua effigie , cgU pero se ne astenne, e che le medaglie coir immagine di questo Ditlatore furono 63 falLe conlare da Ausiisto. Che i medairllom poleaDO farsi coniarc sciiza il senatus-con- sulto dai Princlpi per rcgalarli ai loro amicl, ai re federati, e ai maglstrati, essendo quesli deslinati a ricordar gloriosc imprese dei Cesari, come a dire, trionfi, vittorie, ado- zioni , congiarj, donativi ecc. .. e percio non vi si trova impressa la nota S. C. Che nelle medaglie imperatorie in oro ed in argento nemmen trovansi queste sicle, per- che dopo die fu estinta la Repubblica, gF imperatori riscrbaiono a se la facolta di conlare i metalli nobili, lasciando al Sc- nalo il melallo piu vile, onde gli rimanesse una qualclie ombra di giurisdizione sulle moncle, il perche a tale epoca non se ne trovano che pocliissirae e rarissime colle sicle ex 5. C. le quali significano che il rovescio di quella moncta lo decreto il senalo per onore del Principe, perche egli la facesse coniare in oro ed in argento. Che le medaglie consolari , come sono piu rare, sono anche le piu estimate. Che i congiurati contro Cesare avendo occupate 63 Ic Provlncio plu llorltlc ccl opulentc tlell'im- peio, per mantenere i proprj eserciti, bal- terono monetc colle pioprle imraagini, senza autorlta tli Sonato, o concorso di Trevi'n Monetarj , delle quali molte se ne incon- trano coIF cffigie di Antonio, di Bruto, di Cassio, di Aala, e d' altii. Avanza poi il Sig. Marti una proposizionc aflatto nuova, ma con tanta sicurezza, che la fa credere vera; eccoia colle stessc sue parole: a E sebbene quasi infinito e cio che tralascio di dire in questo argomento ( delle monete Romane ), non posso ometlere una cosa cosi singolare e straordinaria, che fin ad era e sfuggita air atlenzione de' piij pro- fondi antiquarj, ed e che nell' imraensa moltitudine di medaglie imperiali in brouza fin ad ora non se ne sono trovatc due collo stcsso slessissimo conio, quantunque ab- biano siniili i rovesci; cosa a dir vero in- comprcnsibile, perche, non v'lia dubbio, infinite usciano da un conio solo. La mol- titudine era tale che ne Iroviamo non solo di tutti gli anni in quantita, ma sono d'avvi- 64 SO, che se tante non si fossero pcrflutn, ne avremmo dl tuUi i glorni del regno di ciasciin Imperadore. E tuttavia esamlnando con attcnzione i rovesci, non se nc trovano come ho detto due del medesimo conio )). Fin qui lo stesso Autore; ii quale passa indi a parlare delle medaglle coniate nellc Colonic e nei Municipj di Spagna, ch'egli tiene per pregevolissime , si per la rarila dei rovesci, come per non trovarsene uelle altre parli che costituivano il Romano Im- pero. E siccome la Spagna a que' tempi si governava democraticamente, le medaglie coniavansi col nome di tutti i capi-luogo, e sono in tanta quantita, che raccoglien- done delle varie citta si puo quasi intcra formarne Tautlca Topografia delle Spague. Ora siccome tutte queste piccole Repub- bliche si rcgolavano alia foggia della Me- tropoli dclPImpero, i Decurioni vi teneaii le veci del Senato, e i Duumviri quello di Consoli, e per5 sulle medaglie invece delle side S. C. eranvi le D. D. II Duom- virato era poi in tauto onore nei Muni- 65 cipj, che 11 SIg. Marli tlice aver veduto una mcdaglia rarlssima, che ricorda csser stato Diiomvim di Cadlcc Giul)a re di Mau- ritania. Tulte pero rlferiscono la immaglnc delP impcradorc regnantc. Due circostanze dogne di osservazionc per gli antiquarj rllcva il nostro autore; una che non si trovano piu medaglie colla eifigie degli imperadori da Cajo Caligola in poi, dando assolutamente per falsa se laluna pur sc nc rinviene, I'altra che quelle coniate nellc colonle Spagnuole in onor di Tiberio ( e furono molte ), sono tutte di mctallo di Co- rinto; come dice aver egli stesso vcrificato con esatto csame, e colle prove del fuo- co; e che i medaglloni di qucsto stesso imperadore sono tutti Spagnuoll. Circo- stanze tutte c due di cui non si potrebbe facilmcnte addurre la vera cagione, Assi- cura pert) che nessuna ne fu nei tempi imperatorj coniata ne in oro, ne in argenlo, valendo anche per quelle colonic e per quel municlpj il veto^ che su queste era stato imposto al senato di Roma dallo stesso 66 Auguslo. Passa pol clopo a parlarc il SIg, Marti d' iin"* altra specie di medaglle Spa- gnuole che vanno prive dell' immagine im- peralorla che pur son in buon dato. Di que- ste allie portano caralteri Ilomani, ed altre akri caratteri che si usavano in quelle Pro- vincie prima che venissero all' ubbldienza di Roma ; queste hanno la testa di qualche Divinita, ed al rovcscio qualche simbolo che esprime i prodotti onde abbondava il paese, ov' erano state conlate. Quelle con caratterilatiniriferivanoalcuna volta il nome del Triumviro che ne presiedette al conlo. Tutte queste sono di bronzo, eccetto una di Cordova, ch' era d' argento colla testa di Venere coronata. Circa quelle che hanno caratteri incogniti, porta il nostro autore i vani sforzi di molti cruditi e spagnuoli e forestieri per interpretarle. Tutte queste sono di bronzo, o d' argento; ed osserva che d' oro nessuna se u' e mai rinvenuta che fosse verameute Spagnuola. Altre pero ve ne sono che portano caratteri latini e forestieri , ch' egli tiene per ispanici an- 67 tlclii* ; ma dl ques(e non sono vennte alle raani del nostro antiquario die quelle di cinque colonic tutte della Spagna Tarra-^ conesc. Delia Bctica poi si hanno, al dire del Sig. Marli, certe medaglie con caratteri incognill, e sono queste di quattro o cinque specie dificrenti, tra le quali abbondana quelle die riferiscono caratteri Punid, e quasi tutte di Cadice, con vai-j emblemi, da cui prende il nostro Autore argomenta a dllucidare varj punti spettanti alia Storia ed alia Religione di quella Provinda, Fi- nalmente egli conchiude parlando di altri generi di medaglie con caratteri strani, sii cui egli Don si diflbnde gran fatto, e solo dice non dover recar maraviglia die si Irovlno tanti diHerenti caratteri in una Na- zione, die fin dalla sua piii riraota anti- cliita fu dominata da forestieri; quali sono gli Assirj, i Persiani, i Celti, i Greci, i Cartaginesi, i Romani, i Galli ecc. E poiche siamo in argomento di antichita io qui ricordero die il Socio Sig. Girolamo Joli ha prescntato alT Ateneo raccolti i 68 disegni dl varj moniimenti del museo noslro per lui dlligentcmente delineati e trascritli , onde possano col mezzo dclle stampc dif- fondersi, e gli edit! siano col loro confronto chlamati alia vera lettura, c vengano gli inediti a cognlzione dc'dottl europei. Que- st' opera e gla tra gli oggetti di belle arti esposta in qiiesta sala. E dalle antlche iscrizioni lapidarle pas- sando alle moderne con istudlosa cura siiir imltazlone di quelle dai nostrl eruditi uomini coraposte, non e da pretermettersi il fascicolo di trenta e piu iscrizioni latine die il nostro Socio d'onore Ab. Borda di Milano compose nella fortunata circostanza chenelFanno 1825 Sua Maesta I. R. onoro di sua presenza la Capitale di questo suo Regno; iscrizioni ch'esser doveano esposte in varj Stabilimenti, che il grande Monarca si degno visilare, benche non tutte poi ( qual ne fosse la cagione ) non furono ai luoghi destinati inscrltte. In tutte tra- spira quella grave sempliclta che si ammira tanto dagli eruditi nelle antiche Romanc, c rlferlscono del grande maestro in que- st' arte, P Ab. Morcelli, non solo le parole e lo stile, ma eziandio quegli aurei pre- ccttl ch' ei dicde alF Europa tutta nel suo Irattato de slilo lapldario. L''Ab. Borda e Taltro illustre nostro Soelo D. Giovanni Lahus, si possono dire in questo genere non solo scolari del Morcelli, ma omai maestri essi medesimi. Troppo lungo mi fora il qui riferirle, ne si possono i pregi di questi lavori al solo udirli leggere, ab- bastanza conoscere ed apprezzare, sicche, linchc vengano pubblicate colle stampe , io mi contentero di leggervi quella sola, che serve di dedica al nostro Ateneo per averlo scritto a socio d' onore. ATHENAEO . BRIXIANO QVAl- IN . ADVENTV . CAES/VRVM . AVGG. MEO . E . CALAMO . PRODIERE INSCRIPTIONES . LIBENS . MITTO ANDREAS . BORDA . ADLECTOR IN . QVANTVMCVINIQVE ACCEPTI . HONORIS . IIOSTIMENTVM 70 La quale, se non per la maesta clie r argomento delle altrc esigeva, per la semplicita e T eleganza puo far fetle per tutte le altre. Ma noi vedenimo far bella mostra dl senlimento, e d^ ingegno quesf anno ncl- V Ateneo anche una nostra concittadina la Nob, Signora Marianna Ugoni vedova Del-Bene Veronese. Richlesta ella dal nostro Socio II Nob. Sig. Conte Carlo Maggi dl lei Zio delle memorie intorno al Cognato dl lei Sig. Benedetto Del-Bene Segretario di quella Accademia, Socio onorario della nostra, e letteralo inslgne, raorto nel set- tembre del 1 8 1 9 , scusandosi dl non poterlo fore con istile cd accuratezza convene- vole al soggetto, con tanta eleganza, grazia ed affetto lo fece che adempi tutt'insieme agli ofTicj dl letterato, di giudiziosissimo biografo, e di aflettuoslssima cognata di un quasi padre affcttuoslssimo congiunto; e nel fare II panegirico al dotto uomo, trasfuse nello stile la bell' anima sua edu- cata allc piu care viitu domcstichc di madre amorosisslma, c dl donna saggia e Crl- stiana, bcllissime qualita, clie con ricca dote seco porto dalla casa paterna, cd ebbe motlvo di accrescere e moltiplicare in quella dei Signori Dcl-Bene ('). II Nob. Sig. CIcmente Rosa Socio attlvo due memorie ci Icsse di qucsto anno sulle macchine a vaporc. iNcIia prima egli ne diode un' csaltissima Storia di questo rcso omai tanto utile ritrovato, del quale cl crede trovar le origini nclla piii riraota antichita, e va facendo conoscerc F incre- mcnto a proporzione che la fislca e le altre scicuze vcnnero dilatando il loro im- pero nelle piii colte NazionI deirEuropa. E ci fa conoscere come per lo ingcgno di espcrtissimi fisici Francesi, Inglesi e Te- deschi , specialmente furono inventate mac- chine a vapoie ( cousiderando questo uni- camente come fbrza motrice ), volte ora al diletto, ora al comodo, ora al vantaggio, (i) J^edi questo scritto stanipato in fine al discorso inaugurale del Sig. PresidenCe net principio di que- sCo Connnentario, 72 ed ora anche al terrorc ed al danno della niisera umauita. Ma poi nella seconda me- moria lo considcra come veicolo di qucl- V agente mcdesimo , da cui derlva, e che cnlra esscnzlalmente nella coraposizione del medesimo; c ne insegna come venne utilissimamente ncgli ultimi amii il vapore appllcato alle filande di seta, ch^e dl tanto importare per le nostre Provincie; appli- cazione die fu quasi interamentc opera dcgP Italiani; o per lo meno opera degli Italiani fu ccrlo il miglioramenlo delle mac- chine a tal uopo introdotte dal Provenzale Gensoul. 11 nostro illustre Socio ne descrive esattamente tutti questi miglioramenti; ne la conoscere V utilila di quelli introdottivi tanto dai Sigg. Valentino Gasparini padre, e figlio di Roveredo; il primo macchinista jfisico idraulico, ed il secondo Ingegnerc; quanto dai Sigg. Lionardi e Botta mac- chinisti fisico-idraulici di Milano. Parla delle molte filande a vapore per T opera degli uni, c degli altri istitulte nella nostra Pro- vincia , e nolle vicine , c fiualjnente di quclla 7^ die ha egll fatto costrui're ne' suol poderi di Acquafredda, Provincia Mantovana, sotto la dlrezlonc dci Sigg. Gasparini. Di questa specialmente ci da un' esattlssima descri- zione, e ne nola i piccoli difetti che vi erano occorsi, e il modo con cui furono corretti; e finalmente discorre del vantaggi, che si hanno si nelP economia del combu- slibile, che nel risparmio della mano d' ope- ra, e nella migliore qualita della seta in tal maniera filata. Ecco pertanto come egli ragiona. u La filatura a vapore oltre il van- tagglo che spelta al maggior comodo, e benessere delle (ilatiici, se ne hanno i seguentl. Maggior eguaglianza del filo serico e maggior consistenza del medesimo, quindi minor tara neir incannaggio, e nella tor- citura ; maggior lucentezza , pastosita e nettezza del filo serico, perche e meglio disposto a ricevere qualsiasi tinta; ondc ne viene maggior prczzo alia sela me- desima, in confronto a quella che si ha colle consuete filande. Maggior risparmio di combustibile , che gia troppo scarseggia 5 74 iiei nostrl paesi; doe della me la in circa di qiianlo se ne consuma nelle altre filande ». VantaggI tulti, che da lui calcolati e raf- frontati col maggior costo di egual quantita di fornelli filati a fuoco, gli lianno dato r utile depurato della filanda a vapore in confionto di egaal filanda a fuoco di mi- lanesi lire 1347. SCIENZE. Da qucsto ragguaglio scientifico del SIg. Rosa ci e facile il passaggio a discorrere sugli argomenti spettanti alle scienze tratlati quest' anno ncirAteneo. E giacche Tanimo nostro e disposto ad ndlr parlare di eco- nomia, dalP economia politica daremo prin- cipio. II degnissimoSig.Vice-Presidente Barone Sabatti sempre animato da vero zelo del ben essere de' suoi simili, avendoci e nel- r ultimo trascorso , e negli anni antece- denti ragionato dello stato economico della nostra Provincia, e fattoci conoscere, come 75 c pel decadlmento di prezzo delle nostre granaglie e per quello delle nostre mani- fatture, va scarscggiando il numerario fra noi, e indlcato pure avendoci il modo di rimedlare alle nostre passivita; ci ha in quest' anno fatto il luttuosissimo quadro deir inevitablle nostra miseria^ se non si melte regola dalle singole classi rispetti- vamente alio smodato lusso, che trasporta somme immense del nostrodenaro alPestero, ed anche ad altre provincie dello Stato. Egli ne fece toccar con mano essere sempre vera la massima, che il dispendio delle popolazioni sia in proporzione diretta della loro attivita: dover quindi gli uomini an- tiveggenti regolare le loro spese, e non lasciarsi trasportare da una corrente, che finira colla totale nostra rovina. Dappoiche chiamandoci ai calcoli, e facendone con- siderare di nuovo il denaro, che per questo Proteo infmito, che chiamasi lusso, tribu- tiamo agli allri, senza che noi abbiamo suflicienti mezzi di farcene restituire altret- tauto coi prodotti della nostra agricoltura. ')6 c dell' industria nostra , ci prova non potef aspettarci chc iiii troppo misero fine. Ma r amore del pubblico vantaggio che mosse a declaniarc contro il lusso presente di Brescia il Cavaliere Sabatti, guido pure la pcnna delP allro noslro Socio il Sig. Aw. Glambattista Pagani a ribattere ia gran parte colla scorta dei piii ricevuli prln- clpj di politica economia la tesi sostenuta dal primo. II Sig. Pagani pertanto in una memoria intitolata epilogo economico po- litico sill lusso cominc'ia a statuire in genere che r arcana maeslria della sociale fede- razione ed operosila coiitribueiite ad uii niutuo soccorso fra gli aggregati ^ priii- cipalmentefondala sul priiicipio di relri- buire Uii bene per una falica. Per rendere interniinabile tale successione di opere^ e di beni ^ cui nomineremo anche piaceri^ proseguc il Sig. Pagani, e opportuno sve- gliare negli aninii umani dei desiderj ^ titillare i sensi con non inlermessi bi- sogni. Ma se^ continua cgli, circoscrivianio a breve munero ed invariabile i piaceri 77 della vita, ecco V iiomo impel agato jicl pigro paiitano della noja, flagello spa- ventevole di nostra raz,z,a. E cosi via via viene il nostro Accademico dimostrando col* I'autorila pure delPAb. Gcnovesi e di altri filosofi essere non gia il diletto passato, Jiia il vicino die siiscita V attivitci deWuo- jjio^ e die air intento di rinverdirla ogno- ra, giova non tanto il tener vivi i hisogni sempre limitati di realta^ quant o il pro- rniioverc qiiclli di opinione, il cui pro- gresso ^ senza fine: die col perfeziona- inenio delle arti e dei niestieri e assaifa- cile il soddisfare alle primitive necessita: ma affinche il corpo politico non corroni- pasi e periscanelriposo, conviene suscitare I hisogni d''immaginazione; die se si esclii- desseroqiiestidalla societcc ne verrebhe per avventura iin rilassamento tale nei legami sociali, die il snddito trover ehhe indif- ferente di vivere alV ahhandono di se me- desimo nelle foreste, o sotto V immediata podesta delle leggi del suo Sovrano. Da tali premcssc due verita deduce il Sig. Pagani, 78 che I'uomo afTatica per una rimunerazione, che il suddito e fedele ai comandi delPau- torita fmperante quanto piu di adescamento a lui ne viene dallo stato di societa. Dalle quali verita di fatto ei ne fa sca- turire il principio teoretico, che si migliora r lunana condizione e cjuincU questo ani- jnale ragionevole riunito in societa, assic" pandolo di bisogni , ed offerendogli piii larga inesse di piaceri. I bisogni non sod- disfatti acuiscono lefacolta intellettuali, rincoraiio V industria ecc. ecc; e que- st'' uoino cosi solleticato da rude, privo di loquela, di previdenza, di religione^ educate a Londra si trasforma in Newton, a Parigi in Bossuet, a Firenze in Ga- lileo. Posti questi principj , continiia il Sig. Pagani, accettati universalmente, e solo conihattuti dal facondo Ginevrino, e da qualche atrabilare suo pari, ne procede spontanea la conseguenza essere il lusso in politica racconiandativo. La voluta brevita di un sunto accade- mico ci toglie di poter tutto riferire il 79 merilo dellc argomenlazloni, onde il Sig, Pagan! cerca portare in trionfo la causa del lusso, ch^egli appella tuttociu die im- priinefra noi uii' idea cli squisitezza e son- tuosita in quahivoglia oggetto risguav" dante il vii>ers sociale. Egli dice die le arti di lusso accendono una bramosia di segna- larsi tra gli uguali, edi emulare i super io- ri; die con do si nioltiplicano i nostri piacerif si crea tin pungolo aW industria, si iraniuta un aniniale sehaggio in un ra- gionevole, si dilatano i conjini della perfet- tibilita, si conduce V umano gregge alia luce dei secoli di Ciro , di Alessandro, di Pericle^ dei Tolomei, di Augusto, di Cosi- mo^ del secolo presente, nel quale i piii po- tenti Monardii si onorano d'' innalzare tabernacoli ed are alle scienze, alle lettere, air arti belle, alle utili. Immagina il no- stro Accademico per fmzione sbandite le arti di lusso, le seriche drapperie, le tele finissimc, i leggiadri cocchi, le superbe mute di cavalli, i manicheretti, le bevande dcliziosej allora, ei dice, i nostri pascoli. 8o / colli pinosi, le pianle tigUose, i gelsi, le jiiiniere del nostra ferro perdono di pregio; il contadino gutda dormicchiando r aratro, die produce derrate senza va- lore ed inconsumabili. Osserva che le dovizie metalUche seppellite nei forzieri lion sono ricchezza nh puhhlicaneprivala^ perche non e vera ricchezza se noii arreca beni aW uonio; che le delizie della vita staniio negli agi; che non e tanto la copia del denaro che raddoppi la prodiizione del heni^ quanto la circolazione che centu- plica le nionete, quasi fiaccola che mossa in cerchio ne describe uno di fuoco; che la diminuzione delle arti di liisso snii- nnirehhe la somina delle fatiche^ e con ciu le veraci rendite delle nazioni ecc. ecc. La mcmoria del Sig. Pagani e certo piena delle pill belle teoriche, die negli uldmi tempi siensi foggiate dagli Economisti di tutte le nazioni Europeej ma il Cav. Sa- batli potrebbe rispondere con Plauto: scis bene esse, si esset unde^ giacche la me- moria di lui nou c gia diretta a volere Si Bbandegglato dalle nazioni il lusso, benche ( e questo lo soggiungo io ) niolto vi sa- rebbe a ridire anchc suile massime troppo generalmente foggiate dal SIg. Pagani in encomio di queslo morale tiranno, il lusso; non e, dico, la mcraoria del Sig. Sabatti diretta a volcre sbandeggiato il lusso; ma si solo a farci fare i nostri conti; per ve- dere, se siamo in caso dl procurarei ancora tutti quei piaceri che il Sig. Pagani im- magina che il lusso possa a noi recare: sicche la quistione, Jopo il niolto e dolta- mente insegnato dal Sig. Pagani, rimane tultavia nello stato, in cui F ha posta il Sig. Cavalicre Sabatti; e tanto piii, perchc il medesimo Sig. Pagani dopo aver dimo- strato essere necessario il lusso a mantenere V attuale viver gentile, discende a nota^ re lusso hiasinievole e rovinoso^ qiiello degV insensali , che si prwano del ne- cessario per seguire il pompcso, che ac- qiiistano un piacere per cento dolori. Fuole che la saiiiez,z>a presieda alio spcn- dere, che ogni cosa bisognevole alia i'lla 8a sia concleceiile, che la spesa non passi il provento. Egli dissente da quegli scrlttori ai quali piace esaltare anche un lusso di- rotto; perocche, egli sogglunge, non pago d' impicgare i frutti V uomo clie vl si ab^- bandona, consuma i fondi, e con ci6 si disertano le famiglie , si genera una penuria universale, si dipopolano, si travagliano, s' inabissano gli Stati. Vuole anche il Sig. Pagani, che le spese non oltrepassino le rendite. Sostiene la sentenza del Genovesi, che il lusso delle cose esterne puo solo (Bsser utile, quando serve all' esportazione delle nostre derrate ecc. ecc. Ma il Slg. Sabatti avendo TAccademia di Agricoltura, Arti e Commercio di Verona presentate al nostro Ateneo tre memorie speltanti PEconomia e J' Agricoltura, ce ne fece rapporto, aggiungendo all' opportunita le sue saggie riflessioni, si in conferma, si anche per meglio dichiarare i documenti dei loro Aulori. Benche di transunto non si puo fare il sunlo, ho voluto qui pero ricordare anche questa fatica del Sig. Vice- 83 Presldente, perch^ nulla ignorlate cjelle accademlche elucubrazioni di quesr anno, e tosto dalle memorie Economiche passero alle Metafisiche da due pubblici Profes- sori lette. Due principali sette filosofico-metafisiche pare chegeneralmentedominino nelle scuole di Europa, una piu dell' altra pericolose nelle ultime loro conseguenze, quantunque si r una che 1' altra abbiano una parte di vero. Perche il grande Condillac voile tutte le operazioni dell' animo nostro spiegare col solo ministero de' sensi e delle sensa- zioni, sursero di p'lh temerarj, che, come r Elv ezio, tolsero alio spirito umano la prin- clpale sua prerogativa dell' attivita, e il resero meramente dapprima passive, e poi lo vollero far credere materiale. Dottrina che quanto opposta sia alia morale, non e chi non vegga. Altri seguendo le tracce del trascendentismo Kantiano hanno por- tata la dottrina metafisica sull' anima ad un puro idealisrao. Tali errori sono dcrivati a questa scicnza a mio credere, per non S4 aver ben ponderato col grantle Gcnovesi, chfi r uomo non e ne solo spirito, ne solo corpo, ma si il coraposto di tutti e due, il che se avcssero conslderato, anziche trat- tare o di scusazloni, o di psicologia pu- ramentc, meglio avrebbero pailato di an- tropologla, e ne avrebbero dedotta la utile verita invece della curiosa speculazlone. 11 nostro Socio il Sig. Profess. Riccobelli dal vcderc quanta connessione ha la me- tafisica colla morale, spaventato special- mente dal materialismo, che dalla dottrina delle sensazioni si e mallgnamente da alcuni dcdotto, questo si die"* con efficaci ragioni a combattere con due memorie, di una delle quali vi feci altre volte rapporto, nella quale sostenne T attivita del principle che in noi sente e pensa, e nella seconda che Icsse V anno corrente si diede animo- samente a provare essere inipossibile che wi' idea qualunque siformi in alcuna par- te orgaiiica del corpo aniuiale^ e che bella e forma'a entri iiel principio che pensa e che vuole; il che provando con validis- 8S Tsime osserTazionI sulla concorren^a dell' or- gQiilsmo e dello spirito ci nc deduce: I." Che r uomo ne c, no si puo risguardare come una sostanza unica, ma come il risultato di due sostanze di cssenza e di proprieta fra di loro totalmcnte diverse; che per conseguenza, per bene spiegare Torigine delle scnsazioni, dellc idee e delle altre operazioni tutte di esso, conviene avvertire alia relazione delP influenza che Tuna so- stanza suir altra scambievolmente eserclta, in ordine alF integrita delF essere che co-* stituiscono. 11." Che siccome e provato che la materia ne per se, ne per qualunque slasi conformazione, puo essere fatta capace di produrre le sensazioni, cosi I'anima non le riceve esteriormentc, ma modificandosi second© i movimenti diversi dellc fibre del cervello per se ed in se le crea e produce, c conseguentemente e attiva. III.° Che se r anima e attiva in tutlc le sue operazioni, anche la sensazione propriamente parlando, non puo essere che il risultamento deirav- vertcnza dell' anima sulla impressione dcgli 86 oggetti esterni sugll organi, e per mezzo di essi trasmessa al comune sensorio, il cervello. Mi diiole non poter seguire il nostro Autore nelle efficaci argomentazioni, colle quail conferma la sua dottrina, per non abusare dl vostra pazlenza, o Signori, che certo non posson essere in cosi grave materia, ne piii chiare, ne piu convincentf, e passero alia seconda memoria metafisica in suir Ouore, del Slg. Prof. Ab. Rivato. Egli comincia dal fame conoscere, che ifino da che gli uomini furono costituiti in societa, si atlribui V idea d' onore a colore che sopra gli altri si distinsero con imprese magnanime, e di comune utilita: che quando gli uomini furono per cosi dire piii corpo che spirito, T idea di onore veniva attri- buita a quelli soltanto, che in gagliardia, ed in valore sopra gli altri si distinguevano, come ce ne fanno prova le storie degli Ercoli, e degli altri eroi, e nei tempi che a quelli conseguirono Talta estimazione, che veniva attribuita nella Grecia a quelli che riescivano vincitori nelle gare dei giuochi 8? solenni. Ed il Sig. d'llerzllla poeta Spa- gnuolo ne aLtesta nell' Aravucana, che quei Peruvlani, alia sola forza del corpo, noa ad alcun'altra qualita^ attrlbuivano le cari- che dclla gucrra e gli onori. Z.OS cargos de la guerra y premtnencid No son por Jlacosi medios proveidos , Ni van por cualidad o por herencia O por hacienda, o ser mejor nacidos, Mas la vertud del braxo y la excelencia j Esta hace las honibres preferidos , Esta illuslra habillla , perfeciona Y quilala el valor de la persona, Ne dimostra pol il nostro Socio, come la virtu dei geultori fu conforto ai figli per imitarli, e come a lungo si sostenne la gloria delle famiglie di cui abbiamo tanti esempi nella Storia delP antica Roma. A mano a mano che Fuomo ingentili, Tidea deir onore passo dalla forza del braccio a quella deU'animo e della mente, e fu con giustizia ua sommo onore attribuito agli uomini, che col loro iugegno, e colla ret- titudiue del loro operare, furono Tesempio al bene de' suoi simili , e diedero esempi n di geiierositaj d'l libcrallta, dl virtu. Ma come non e cosa di ciii 1' uom non abusi^ cosi ed i figli lasciate le vestigia gloriose dei padri, vennero a menar vanto delle virtu non proprie: ma degli antenati si fecero, come disse lo Stellini, delFonore un simulacro; e siccome appo i gentili le immagini degP Iddii si pascevano del fumo e deli' odore dei cibi, che esalava da quel banchetti che si chiamavano sacri, cosi al- cuni si alimentano di soli titoli, e di varie dimostrazioni di ossequiosa osservanza. Altri perfmo credettero mercarsi I'onore coU'in- cutere altrui lerrore e spavento. Perch^ il nostro Socio agli uni ed agli altri dice coir autore del sistema sociale, che il de- siderio d' onore per essere lodevole, do- vrebbe fondarsi sul desiderio di fare utilita al genere uraano; c che Fentusiasmo per onori chimerici, il trasporto per frivolezze reali, che si prendono per grandi cose, sono le cagioni sprcgevoh, che ad ogni istante turbano le nazioni. Non c'e uomo in fatti, che abbia ragione di cstimarsi, ove 89 eg]I tion sia utile alia societir. E questi suoi gravi precetti raflbrzando il Sig. RIvato coir autorila dei piu grandi filosofi e grcci c latiiii, finisce il suo ragionaraento col voto degno del suo nobile animo, chc la presen- tc gendrazlone, a parte della quale egli c institutore e guida, crcsca ai sentiraenti del vero onore. « Quella glovenlii^ egli grida, la quale e per Condizione di fattiiglia, e per naturali disposizioni pub aver diritto ad un posto cospicuo nella civil sociela, si vergogni di struggere il piii bel fiore degli anni nello sciopcrio, e nei bassi piaceri. Conosca e senta, che non e fatta per questa maniera di vita; Ma per segiiiv virtute e couoscenza » / Due dei nostri Socj pur c'interlennero della Storia Naturale, il Sig. Ragazzoni^ c il Sig. Zantedeschi. II primo descrisse un minerale, che il Segretario scoprt dietro la vetia del iMufletto, monte sul tener di Bo- vegno, celebre nella Storia nrineralogica della nostra Provincial e chc dir si po- trebbe il nucleo del gran filone del fcrro, 6 9© che fa ricca la parte superiore di Valtrom- pia, passa nclla Valcamonica, c si spinge nel Plemonlc, e forse oltre le Alpi nel Del- finato. II Sig. Ragazzoui nc analizzo colla chimica la parte metallica, fece couoscere esser esso una Blenda, c quindi V uso chc si puo trar da quesla per le arti, special- jncntc combinata col rarae, onde formarne Fottone; e di queste sue operazioni ci diede i risullati, lasciando pero ad altre esperienze, che si argomenta di fare^ il conoscere se trar se ne potrebbe lo zinco isolato c solo. II secondo proseguendo i suoi stiidj bota- nic!, nc lessc una memoria^ colla quale ci diraostro che le piante che crescono spon- tanee nella nostra Provincia a diverse altezze dal livello del mare, sono una giusta misura della temperatura del clima di lei, e possono risguardarsi qual termometro naturale. Egli fa prima considerare, come ilSomraoAutore della Naturaassegno a tutti gli csscri viventi animali e vegetabili il proprio poslo do- minato costantemente da certo determinato grado di calore, fuori del quale lion pro- 9^ sperano, ad eccezione deH'uomo cho vlve, e genera de' simili in qualunque luogo , benchc anche a lui le diverse localita chc abita^ iniprimano speciali lineamenti nella fisonomla, e nelle faltezze che costituiscono il carattcre delle varie razze di lui , pa- recchie delle quali ci vicn nunierando. Da qucsto passa agli altri animali faccndo os- servare appiinto^che per Paccennato motivo ogni territorio nutre i proprj, i quali o non si perpetuano fuori di esso, o se alcuni conservano questa propriela, alia quarta generazione al piCi si naturalizzano nel paese in cui vennero trasportatl. Passa qiiindi alle piante, cui Natura fu meno larga di tali privilcgi, non producendo esse fuori della patria loro non solamente de'frulti, ma non conservandosi pure in vila, chc per breve tempo, come si puo scorgere negli Orti Bolanici colle esotichc, e mal- grado le diligentisslme cure die vengono lor prodigate, Quindi osserva il nostro Socio, come non solo ogni parte del Globo, ma ogni Regno, ogni Provincia, e perfino ogni 9* paese ne ha dl parLiColari, ed entra a questo passo proprlamente in argomento, portando Focchio sulle diffcreiiti posizioui della su- perficie del nostio circondario dl Brescia^ dove segna a quale allezza trovisi ciascun paese o luogo, qual grado di calore soffra la maggior parte delF auno, e quali dif- ferenti specie costanlemente produca. Parla di alcune anomalie, che hanno luogo in proposlto, c ne adduce i motivi. Termina finalmenle col far cenuo di due rare piante cbe abitano Talta Valtrompia lungo la regia strada vicino a Lavone, e mette a pari la temperatura di questo villaggio con quella delle valli Alpine, di Monte Baldo, Fredda, Lonza, Barziana e dell' Artillone. Al picciol novero ( e ne pesa il dirlo ) di coloro che coltivano fra noi le sclenze natu- rali, e che per egregi iatti lo reudono chiaro alia societa, dobbiamo aggiungere con sin- cera compiacenza il nome di Attilio Ce- ncdella Chimlco-Farmacista di Lonato. Per lui, desideroso quant' altri mai della gloria del suo paese, troviamo accresciuta di due 95 mcmoric V annua collczlonc dellc produ- zloni accademichc, e di questc nc rllc- vercmo V csseuza coi modi stcssi e parole, colle quail il loro autore le vcnnc dctlando. Conslste la prima in un'ammenda fatta alle proporzioni dei componenti il Tar- taro Emclico, clie definite si trovano con prcclsione nel proccsso seguente. Formai ( tali sono le parole del Sig. Ceuedella ) un miscuglio di otto once di antlmonio sottilmcnte polverizzato, c di ventiquattro di sopratartrato di potassa dc- puiato: lo ridussi per mezzo delFacqua stil- lala, in una pasta essiccata che polverizzai sottllmente. Dopo V ottava polverizzazione feci bollire la mescolanza in sedici libbre di acqua dislillata, e passai alia filtrazione del liquore salino per carta. Reiterai la bollitura sul rcsiduo altre due volte con egual quantita di acqua, e dopo due suc- cessive cvaporazioni e cristalllzzazloni, gct- tai come inutile T acqua madrc, ed asciu- galo il rcsiduo insolubile lo trovai del peso di once tre comprcsa la carta del feltro 94 in cul era involto. Raccolsi pol i crislalll dcW enietico ottenuto, II polverizzai sottil- inente, e stacciati per velo finissimo di seta, troval averne ottenuto once ventisei, meutre altre volte usando delle comuni proporzioni con simile metodo non ne ot- tenni che once quattordici, colla perdita di once dieci, tanto nel residue, come neiracqua madre. La seconda delle accennate memorie of- fre una soltile c dellcala analisi di un calcolo vescicale del peso di un' oncia c gradi quindici, di bella figura, e di una singolare struttura. Se qui volessi descii- vere tulla la serie dei mezzi chimici, e delle moltlplici reazloni ottenule, che di- svelarono al paziente e sagace operalore la natura tanto della parte interiore del calcolo, che Tcsterlore, a vera lode tor- nerebbe ccrto del Chimico-'Farmacista, ma non sarebbe acconsentita dal presente com- pendioso lavoro. Ci contenteremo dunque di riferire il risultato delle sue indagiui lie' seguenti termini epilogato. 9» Analisi delta parte esterna del Calcolo i'cscicale. Acido iirico r>7 : o5 Urato di Magnesia . la : o5 i Acido Fosforico . . ao ; oo Fosfato di Magnesia 5i : oo / Magnesia 3i ; oo Sollofosfato di Calce o3 : oo / Totale 5i ; no Materia animalc . . o4 •* oa I'erdita nell'' analisi . oa : oo Totale 100 : 00 Analisi della parte interna. Cislimela ....... i5 ; oo ( Ossido d' argento . . 4o • <>• Acido ossalico . . . . 25 : oo J Acido ossalico . . • . q5 : oo <-'=>•«=« • • • ^Q •• °Q Totale 65 : oc Totale 100 : 00 111 seguito il Socio Sig. Grandoni cl ten- no discoiso critico di altre produzloni del Sig. Ccncdclla, clie in varie epoche videro la luce accompagnatc di meritato plauso, e delle quali annunziamo il titolo: 1.* Della raaniera di preparare e di far uso della Clorofila. 2..^ Modo di preparare il Carbone ani- male per iscolorarc i liquidi. 3.* Niiovo mezzo per riconoscere la pre- senza dello zolfo nelf ungucnto Mercuriale. 9<* 4.° Alcijne e3perieni5e sulF etiope mar- ^lale. Ma veniamo omai alle mqtematiche, a cui c'invita il SIg. Prof. Gabba colla sua me- morla: Sul principio delle velocita virtiiali. Come nelle materaatiche pure 1' cdificio delle dlmostrazloni ha per fondamento principale gll assiomi, cosi nelle applicate, cloe nelle meccaniche, e me^lieri ammet- tere qualche proposlzione , la quale seb- bene rincliiuda una venLa, noa h pero sempre cosi evidente, che non abbisogni di una rigorosa dimostrazione. Troviamo percio nella meccanica tre prineipii detti 1.** della Leva, II.* del paralellogranimo delle forze, III.* delle velocity virtual!. Ciascuno di questi e piu o meno fecondo dl ulili conseguenze ed applicazloni per rimportantissirao studio delle matematiche applicate. II perche i geometri si studia* rono di offerire ai cultori delle scienze esatte sayie dimostrazioni dc' prineipii me- deaimi. E siccome quello delle velocita vir- tuali c di tutti il piii fecondo, cosi la mag- 97 gior parte del modeml matematici hanno ereduto dl doverlo dlmostrare, noa ravvi- sando forse nellc dimostrazioni gia note que'caratteri di evidenza e di semplicita, che tanto sono pregevoli nelle proposl- zionl di sifTatte sclenze. Ho detto essere il prlneipio delle veloclta virtuali il piu fbcondo di tutti: e in fatti da esse non solo si possono dedurre tutte le verita di raeccanica e d' idrauHca ; ma a detta del Lagrange tutti gli altri prineipii di mec- canica che per ventura potrcbbero essere immaginati. L'egrcglo nostro Socio quindl, il Sig. Prof. Galjba, in una dottissima sua disscrtazione tolse ad csaminare tutte le dimostrazioni che si sono fatte del prin- elpio delle velocita yirtuall, e rafliontando le une goIIg altre, ha potuto dichlarare quale di esse stia innanzi e meriti la pre- fereuza. Dopo aver detto alcun cbe del principio dclla leva, c di qucllo del pa- ralellogrammo delle forze, dcfinisce nel modo che segue il principio delle velocita virtuali. Se piu potenze sono in equilibrio, 9S _ slanno in ragiouc inversa delle velocita vii- tuali, clie concepiscono i punti cui sono ap- plicate; iutendendo ch'csse vengano com- putate nclle dlrczioni ilclle potenze me- dcsinie. Fa vedcre chc im tal princlpio fu inventato da quel divino ingegno di Galileo, e CQiirula il Fourier chc ne vor- rebbe inventore il F'ilosofo di Stagira. Noii ommette di ricordare lullo che si rifeii- scc alia parte slorica, e poscia entra nel- Fesame delle dimostrazioni. Queste pos- sono ridursi alio otLo segucnti, I. Quella di Carnol, che poi piu diffusamente tratto il Prony. La H. e di La-Place, che fu ampia- mente sviluppata da Poisson. La III. fu pubblicata da Fourier nel glornale politec- nico di Parigi. La IV. vicne esposta in un libro che sulle velocila virtuali stampo il geometra toscano Vlttorio Forsembroni. La V. e prezioso dono deirautore della mec-' canica analilica. Delle tre altre la prima e d'Ampone, la seconda di Poinsot, e 1' ul- tima del matematico di Pavia Bordoni. II noslro Socio espone i diversi pensamenfi 99 da cui ciascuno fu gultlalu alia dimostra- zione del Principio, scguendo I'ordlne delle idee, die a mano a maoo nascono nella mente di questi autorl. Mostio poi in che convengono, e in che differiscono le prove matematlclie, cui quelli son pervenuti. Sen- za far pompa di formule algebraiche ( il che sempre non e dicevolc in una letlura Accademica ) ha saputo ragguagliarne i Socli, il che gli dcve cssere costato non poco studio e i'atlca. Troppo lungo sarei se volessi dare alia rispettabile udienza un sunto di tutti gli articoli che alle dlmo- strazioni si riferiscono, slcche mi limitero a dire, che la dimostrazlone preferlta dal no- stro Socio e quella di Lagrange, come quella che si dcriva da due principii semplicissi- mi, dcirequilibrio della carrucola I'uno, e Taltro della discesa del centro di gravita. Tali principj se non sono per se evident!, lo possono pero diventare per poche con- siderazioni, e pel soccorso delFesperienza. 11 fenomcno di un' iridc lunarc essendo state osbcrvato il 22, luglio p." p.* all'lsola TOO Lcchi sill lago di Gaida dicdc motivo al Sig. Prof. Perego di dottamente trattenere la nostra societa, nelP ultima dclle sue sessioni ordinarie. Egli ne accenno i motivi per cui questo straordinario fenomeno me- teorologlco si di rado succede; onde ne vienc la premura nei cultori delle scienze di conservarne la memoria nell' opere di fisica, e di registrarla negli atti delle Ac- cademie. Aristotile sosticne che avanti di lui non si era veduta alcun' iride lunare, c che in cinquanta anni gli venne fatto di vederne due, le quali pero in luogo dei colori prisraatici non offerivano che una luce biancastra. Nei tempi moderni non appare notata alcun' iride lunare , prima del 1569, e da quest' epoca venendo ai nostri giorni ne sarebbero, sccondo il nostro Socio, state registrate non piu di 26. Fra queste a giudiziodi lui poche possono essere assomigliate a quella di cui si parla, e cli' cgli percio ne descrive co' termini se- guenti : « Erano circa le nove della sera, e gia cessava un temporale , che di poca j^iog- lot gia avea rislorato il terrcno di 'quel va^o soggioino, Rimanevano amplissimi nugoli ncl Cielo, die da ScLtentrlone si stende- vano a Poncnte, e ch' e cicdibilo si con- vcrtissero inacqua.La Luna spuntava appe- na da nioule Baldo tra Torri e S. Vi^^ilio e sicconie il plenilunio era avvcnulo tre giorni prima, cioe il diciannove alia mattina, cosi il satellite della nostra terra splendeva di molta luce, e gli argentei suoi raggi faceano della plaga di Oriente un bizzarro coiitrasto coi ncgri nuvoloni, che si erano addensali nella parte opposta. Fu allora che apparve verso Occidente un' Iride bellis- lissima, meteora che a se trasse I'attenzione dei risguardanli, e specialmente dei due noslri colleghi Lechi e Joli, che si tro- vavano air Isola. Come al solito I'arco aveva la forma circolare, e vi si ravvisavano di- slinlamente i colori del prisma, e tranne la minore vivacila non cedeva alle plu bril- lanti iridi del Sole. L' arco si elevava a considerevole altczza sopra V orizzonte, e •sembrava attraversare il lago per lo spazio I02 di tre mlglla, cioe tlal promontorlo di Por- tese fin verso Gardone di Salo. Questo raro fenomeno duro circa 20 niinuti, e come suole avvenirc a poco a poco spari ». E noi pure abbandonando T iride della Luna faremo passaggio agli argomcnti trat- tati neir Ateneo intorno all^ Agricoltura, riferendo alcunc osservazioni, che il me- deslmo Sig. Perego sui Paragrandlni anche in quest' anno ci lesse. Due articoli di Gazzetta diedero orlglne a queste osservazioni. II primo risguarda la tempesta, che dicesi caduta a Quinto nella provincia di Vicenza, e che ne avrebbe devastato la maggior parte del seminati, convertendo la fiorita campagna in vastis- simo deserto. Da questo terribile disastro sarebbero rimasli salvi i soli poderi munili dei Paragrandini, per la virtii dci quali la gragnuola convertita sarebbesi in neve. L'al- tro articolo riferisce i vanlaggi, che si so- stiene aver prodotto i Paragrandini a Pran- daglio nella nostra Provincia, e si vorrebbe che la gragnuola, la quale per 20 anni ha lOJ dcsolalo quella popolazlone, merce i Para- grandinl si sarebbe convertita in pioggia rlstoratricc, o tutt'al piu ia ncvc affatto innoccDte. Per do che spetta al primo fatto, il noslro Socio ha dimostrato, che la re- lazlone iioii e panto esatta, che i pochi giani di tempesta caduti a Quinto non po- tevano dare alcun argomento in favore del Paragrandini. II falto poi sta contro il se- condo, cssendoche a Prandaglio il giorno 1 1 agosto alle ore 7 pomeridiane una forte lempesta ha evidentemente raostrato, che i Paragrandini sono inutili, e che il Pre- vosto Beltrami ha un bello sfiatarsi per vo- lerli sostencre. II Sig. Arciprete Rodolfi Socio di onore, tocco dal gravissimo danno che reca il car- boue al formento, va investigando quale possa essere di questo disastro la vera ca- glone, e non trovandola in veruna delle esterne, che soglionsi addurre dai tratta- tisti , la va investigando nclle interne, e crede possa essere Tesilita e la poca ma- turanza dci grani, che s' inipiegano per la 104 seminagione; eppercio invlta gll agricoltori a non implegare a tal uopo che i plu ma-» turi, facilmente riconosclbili dalla facilita con ciii escono dalla loro buccla. Egli pero non ci reca a conferma esperimcnto alcuno da lui fatto nel proposito; sicche nol pas- seremo all' ultima memoria suiragrlcollura IcttacI dal SIg. Avvocato Pagan! ^ aspettan* do che il Sig. Rodolfi col fatto confcrmi il siio assunto. II Sig. Pagan! diinque suggeri come ull-* lissimo nella nostra agricoltura il maritag- gio della vite coi gelsi^ recando pero in mezzo il modo, e le circostanze di farlo a conferma. La maggiore riccbezza terri- toriale praviene a questa parte d' Italia settentrionale datla coltura dei gelsi, egli pero si studia di proporne e d' inculcarne la possibile piii ampia propagazlone. A tale salutare divisamento viene egli sostenendo la convenevolezza del marltaggio delle viti coi gelsi o alii o mezzani, secondo la mag- giore o minore feracita del terrene, e Fop- portunita di approfittarsi piu dell'imo che io5 tleir altro dl qiiesti due coDglunti vegela- hili; suggerisce giusta i varj casi la varia nianiera di tendere cd cducare le vili; affcrma che laddove o il suolo sla pro- pizlo a dar copioso e preglato vino, o che noil abbia sostanza nutriente bastevole in- sicme al gclso ed alia vite, allora e scon- sigliato partlto Paccoppiare a quest' ultima anche qualunque degli usitati appoggi ve- gelaiiti, Polmo, ii frassino e simili, ma dovcrsi punlcUare a tronco secco. II Sig. Pagani attriliuisce T esclusioue del gelso fra i maiiti della vigna, alia pratica ere- ditata dai nostri maestri in agricoltura, i romani, presso i quali non poteasi pre- sceglicrc a preferenza degli altri alberi il gelso, perche da loro appena conosciuto, e usalo come pianta da giardino e da frutto. II Sig. Pagani pertanto e il piimo scrit- tore gcoigico, che abbia impieso a bilan- ciare per modo di paragoue i vanlaggi cd i discapiti di tale maritaggio. I io6 MANIFATTURE ED AIITI Ma e omai tempo, o Signori, die lo cessi di abusare di vostra bonta coi por fine al mio raglonamento, e tosto il faro die un cenno vi abbia falto anche dei lavori in manifatlurc ed arli, die furono nciraiino presentati all'Ateneo, c die fanno bcila mostra di se ai vostrl sguardi intelhgenti c pcrsplcaci in quest."' Aula consacrata alia doltrina ed al sapere. NclF arti meccanichc si distinsero due dei nostri manil'alturieri, il Slg. Gnutll Orologiajo, ed il Sig. Zap- parella, die andie negli anni addietro varie prove ci dicde di sua abilita nel lavorai'e i metalli si nobili, die indigeni e comuni. II pilmo invcnto un nuovo Oiologio da torre, die alia semplieita degF iugegni e dello ruote, F csattezza unisce, e molti- plicita dei movimeoLi, potendo segnar le ore alio qua'itro faccie della tone. II se- condo fioameote, al pari degli artisti Inglesi, lavoio ill acciajo tulti gli stromenti per 107 opcrarc T estrazionc delle cateratte. Nella cesellatiira il Sig. Pcdiina il l)usto in bronzo ci espone tli S. Filippo Neii , con molta intelligenza e biion gusto da lui eseguito-, eel nn piccolo cervo ineclesimaaieute in hronzo, con finissim' arte pur ccsellato. 3Ia cho diro dell' incantatricc arte della pittura? Come anche in quest' anno fu clla nella nostra citla coltivata? Primo a coglicre le dehite lodi s'innoltri il benemerito Sig. Luigi Basiletti pel riLi'atto da lui eseguito del Sig. Accrbi attual Console di S. M. J. K. A. al Cairo, e per le due bellisslmc Yedutc dei noslri laghi di Garda e d'Iseo, genere nel quale, non meno che nel primo, d Sig. Basilettisi e gia acquistato un'altissi- lua riputazione. E non chiama a se coi vostri sguardi la vostra ammirazione il quadro della Nob. Signora CaLterina Seccamani Borghetli rappresentante la Danza dcgli Amori, imitazione di quella delFAlbani, e il ntrallo di uu'altra Signora, cultrice for- tunata della dipintura ancli'elJa, dir voglio h Signora Adelaide Bianchi Camplani, dalla io8 Uorghetti con dillgenza ed amore esegui'to? La copia deir Adultera di Tiziano esistente nella prepositurale di S. Afia in Brescia del giovane Sig. Luigi CafTarini, e cinque miniature del Sig. Railaello Verga, e varj fiori e frutti miniati da una Signora die per eccessiva modestia vuole tener occulto il suo norae, lutto fa chiara prova dell' amo- re, con cui viene coltivata fra noi la di- pintura, benche qui non sia scuola delle belle ard imitatrici. 11 busto in plastica poi tratto dal vero, ed altra medaglia pur dal vero, opera del giovane Sig. Giovanni Labus il figlio, quali lusinghiere speranze non ci fanno concepire di veder risorgere fra noi la scultura, che era affatlo stata negletta dai Bresciani dopo la morte dei Carboni? II glovine Labus ha gia fatto tanto volo da meritarsi dall' Accademia di Milano il primo premio privilegiatoj ed altri due giovani pure bresciani agognano dietro lui air onore delP eccellenza, come e giusto che si abbia a sperare dai saggi che in «altra annata ci hanno esposti. In questa 109 pcro anche il SI^. Cesare Nesti cl esptme trc piccoll ritratti, due in pietra copiati dali' antico, cd imo in ccra rapprcscntante il celehre Appiaui, per larne cliiaro il molto amore, clie nutrc anch' cgli per qucsta non mono difficile, che bellissima delJe arli imitatiici. Ne 1' arte delF incisione e ne- gletta da questa scientifica e letteraria so- cieta, dappoiche voi vedete la visioac di Ezecliicllo, con UUta la maesta e grandezza incisa dal celebre nostro Socio Sis. Paolo Caronni di Milano, e la pianta di Brescia designala, incisa e dedicata all' Ateneo dal Socio e concittadino Sig. Giuseppe Gandaglia ingognere; ed un cacciatore Spa- gnuolo, incisione prcsa dal dipinto di Diego Velasquez de Sylva Spagnuolo tie! giovane Sig. Lodovico Gruner di Dresda, caldissimo amatore e coltivatore del bcllo, e die ha stahilito in Brescia col suo domicilio il luogo ove escrcila il suo felice ingcgno. Ouesli ha pur qui esposta e la Maddalena di Lio- rardo da Vinci, e il Nazareuo risorto preso dal quadro esistente presso il iNob. Sig. 1 10 Conte Paolo Tosl nostro Socio, e la Psiche tolta tlal qiiadio di C. L. Vogel, da lui desij'^natl a matita. Ma passero io sollo silonzio il beiresemplo, clie le gentili nostre Signore daiino al iiiigllor sesso, percbe in belle operc o di mano o d' ingegno occupi quel tempo, die per Io piu vanamentc si perde c si consuma o nel turpe ozio, o iors' anco in azioni piu turpi? Tacero della B. v., e del ritratto d' uomo, disegni a matita dclla Nob. Signora Contessa Barbara Fe-Guaineri? e della Niobe e di Ceice ed Alcione, disegui a paesaggio della Signora Amalia Biancardi? e del Leone che assanna una capra, ricamo a trapunto della Nob. Signora Contessa Gambara Calini? e di varj altri ricami a perline della Signora Faconti, c della Signora Marietta De-Martini? Quan- do io pur nulla vi dicessi, rimproverreb- bcro il mio silenzio, e da se medesirae si raccomanderebbero le loro opere esposte sulle pareti di questo tempio consacrato al buon gusto. INe T eta che sorge smen- tira la prescnte, come ci assicura T attlvita r I r e Tardore, con cul la gloventu, e dietro Tesempio dei saggi suoi institutori, e dietro le luminose prove dei gia provetti, e del gentil sesso, si dedica alia coltivazione delle beir arti. Prova ne sieno i saggi dei Si- gnori Renica, Bonomi, Zanardelli, Fasani, Giuditti c Cherubini. Cosi ( siarai lecito il dirlo senza che la malevolenza mMnvid] ) merce grincoraggiamenti, e il pungolo del- V emulazione, che niette negli spiriti piii svegliali V Ateneo, vivo si liene fra noi r amore degli sludj utili e dilcttevoli, e tutto ci fa spcrare, solto il regime paclfico e paterno di S. Maesta I'Augustissimo nostro SovRANo, che questo amore aiulera ognor crescendo, se anche la protezion vostra , o Magistrati Prestantissimi, a noi non venga meno: Poca scintilla gran Jiamma seconda. II21 LE PRODUZIONI DI QUEST ANNO CORONATE DALLA CENSURA DELl'aTENEO COL PRIMO PREMIO SONO IE DUE SEGUENTi: Favole di D. Tommaso Yrlarte tradu- zioue dallo Spagnuolo del Segretario. La visione di Ezechicllo, incisione del Sig. Paolo Caronni di Milano, Socio d'onore. • ACCESSIT Poesle Ilrlche del Sig. Ab. Antonio Ri- VATo, Socio attivo. A. BiANcni Segretario. FINE. I IJ INDICE Dlscorso inaiigurale del Nohile Sig. Girolamo Monti Prcsidcnle Pag. l Leltera al Nob. Sig. Conte Carlo Maggi socio attivo, e Cenni Biografici sopra Benedello Del Bene della Nob. Signora Marianna Ugoni' Del Bene » 11 Discorso del Nob. Sig. Girolamo Monti Presidente letto nella puhblica sessione ....»* 21 Eelazione accademica del Segretario ; . ; » <5i Introduzione 4 . m 4^ LETTERATURA Inno alia Croce del Nob. Sig. Prof. Cesare Arid socio attivo »...»> 4^ Viaggio a Venezia, Poeraetto dello stesso . » 5l Elegia iatina alia Croce del Sig. Ab. Antonio Rivato Censore ...*.. i ..»» 55 Ode sulla Fantasia dello stesso 4 . ; ; . » 54 Poesie liriche del Sig. Av. Antonio Buccelleni socio attivo . . . , i s> 55 Saggio di Poesie del Sig. Antonio Viglioli . » 56 I viaggi di Childe Arold, Poema di Lord Byron, traduzione italiana dtl Sig, Av, Giuseppe Nicolini Censore » S'] VOLUME IMPRESSO COL NUOVO TORCniO BETTONIANG A CILINDRO PRIVILEGIATQ DA S. M. I. R. A. E PREMIATO COLLA MEDAGLIA d' ORO ball' ATENEO DI BRESCIA ^^fftr' ETEO] elevato s (a) %!^mmm^immm ^^mmmmmmmmmmmmmmt. > TEMPHRIIARTI STATO DEL CIELO ^ c OSSERVAZJONI METEOROLOGICHE fa I c nell' Anno iSaG al Ciardino Botanico di Brescia elevato sopra il livello del maie metri 147 57. («) ^f:fits0:fi0if:*'.«^*-.«i«t*i«:*i«in«^jfifi*ififi»r.*-<^*'-^»'»'-i'^<''^'f''<'''''^^^ \ i k f ALTIiZZA DLLBAnOMliTHOllinnllA Al.LA TEMPhKA lUliA DI ZlilSO ^ ItMriiRATrKA Dl;LLAIUA .MISUR-ITA COI.Ti:HMOMi;TI\0 IN Sn I'.MllI STATO ni-L ciia.o % Mc.o IMassima Cigrno Minima Glorno MeJia ± — Giorno Minima Clorno Media j; lullo il mcse i ? i *^ •J 1 ;c ^ % )'ullii:i I.incc Poll.cl Linec 0 I'olllcl l.lncc ^ CiaJI Oridi Gradi § ,0 ... 38 „, a, a8 alb maltln.! »7 .,/,. 1 . alia sera 7, lo^ 8 OfJ 7 dopo mezzo gior 9 sollo zero iG alia mallina I,3G 134 89 33 ' 8 4 "1 n Tin nil iB I I,, ^; a uiczzo giorno 37 '., ' \ Mil 38 a, 3, ..lalb m.-,llina 37 3, 07 24 alia malllna ^7 ,35 9 Idem ..35sopraz i3 Idem 9, 01 ■34 69 ■'1 ~ 8 (») j Ti - 3- , , j„ 1 '. I.lim 3- 1, 10 33 IJcra 3-^ 7,G5^ 5o 9 Idem 3, 75 Idem I Idem 13 -9 130 35 3 — (.) 2 I.K, »7 8, 1 3 •j; Mini v/, I.lcin ■ iLlrill '7 3,33 5, ..', 3.', IJem 33 Wtm ■■'7 =7 $ G, jS.^ 18 8, 00 ♦ 35 7,,G^ 35 5a 39, 3o c3i Idem 39 Idem 3 Idem 6, 5o Idem 10, 75 Idem 13,75 Idem ■ c 3 Idem 8 Idem 36 Idem i3, 3G 17, G4 ,34 134 81 io3 »7 33 '0 - i3(.^ 9O) Ml - J ( „| ,..., -I ^ *,, TO ■ 3- ,(,,,, 1.) I Jem 5 IT G lilem a- 7. 8G ♦ aC no /, Idem .4, 00 Idem 39 c 3o Idem 31,13 ,3,', 1 1 ' 10 — 3 — — » 1 5 S" '""■ • '7 5, 5,j IS alia sera 37 3, 73 0 0/1 7 alia sera = 7 7. -"<5> 7,78| 00 ■ Idem 3 Idem II, 75 Idem 8, 35 Idem 34 Idem 3 1 Idem '7. "J i3, 59 134 G5 39 3 B 0,8. sG 3Ga™c.o,o,.„„ 5,87! 5o 3 Idem I, So Idem 39 Idem G, 3i 49 43 39(8) _| tf w >'. t««M 1 1 alia sera i,o3 /, alia sera 37 7,o8 00 3i Idem I, 00 solloz. 3o Idem 5,o4 134 79 3o 5 .0 - ^ r ! § 7,5C<> \ 11 1 ■■■'"'" ■■■'" ■ ♦ i (.t aliilo wetri ; sopra d suolo. S COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESaA PEn L AN50 ACCAUEMICO M.DCCCXXVn. BRESCIA PER N. BETTONI E COMP, M.DCCC. XXYIII. DISCORSO LETTO IL Dl I 5 SETTEMBRE I 827 NEL.LA PUBBLICA SESSIONE DELL' ATENEO DAL ROBILE SICITOR P R E S I D E N T E t RELATo venerando, conforto e lume delia Chiesa Bresciana*, amplissimo Imp. Regio Cav. Delegate, decoro e speranza di que- sta vasta e popolosa provincial meritissimo Co. Podesta, padre amoroso ed amato della patria nostra ; illustri Accademici, dolcissimi nostri colleghi; umanissima e colta Udienza, abbiatevi il nostro ossequio. L' inverecondia e le errate dottrine di moiti infra i dotti d'Europa, e i disordini dalle arli del lusso ingenerati nella comu- nanza civile hanno persuaso non pochi bo- narj moralisti, e ihtto dire ad un filosofo profondo bensi, ma notoriamente bizzarro, 6 che pel risorglmenlo delle scienze e delle arti crebbe e si lese universale il mal co- stume. Noi chiederemo rispettosamente ai primi, se iie' tempi della barbarie e delle tenebre erano piu fruttevoli gli ammoni- mcnti loro, e se ridussero mansueta e proba r umana razza. E dal secondo avrcmmo desiderato che ( anziche regalarci una cnicclosa diccria del povero e virtuoso Fabrizio , e pignerci V eta fellce bellamente sognata del vecchio avaro Catone, e del rigido Legislatore di Sparta ) ci avesse intessuta la storia inge- nua deir opinione pubblica e delle costu- manze degli uomini a' tempi della gene- rale ignoranza prossimi a quelli della re- stituzione dei lumi, vogliamo dire delF eta di mezzo. Non deesi dissiraularc pur trop- po, che colla invenzione della stampa mol- tiplicandosi gli esemplari delle buone quelli ancora s' accrebbero delle opcre trisli: e che le belle arti, inducendo pensaraenli e maniere del vivere agiato, ammollirono r animo de' popoli; e che la civilta li resc 1 forse pill infinti. Ma dapprima non simula- vasi con accorglmento, sibbene scannavasi barbaramente e per vendetta o a tradl- mento atroce; era fiancata la ribaldcria, impudentc il ladronecclo e la reslstenza al- le leggi, e cieco il furore di parte, e pre- valente la ragion del piii forte; e le prati- che religiose fino alia superstizione si me- sceano a quelle della piii turpe licenza. Non sono queste, o Signori , le infelicita di quel tempi, e comuni non solo a' vol- gari, ma alia classe de' nobili e de' po- tenti ? Conchiudiamo pero che v' ebbero sem- pre piij o meuo uomini e governamenli malvagi: ma lo spassionato intelletto, per istima di confronto fra i secoli detli bar- bari e gP illuminati, ci condurra al con- vincimento, che lofte le scienze e le arti avremmo sempre falalmente di raoiti mali e di molti vizj; nia d' assai nieno pubbli- chc c j)rivate coraodita, e V ignoranza per giunta. Soggiunge bene il gran D' Alem- bert u converra forse proscrivere le leggi « perche il loro nome serve di riparo ad « alcuni delltti, gli autori de' quali sareb- « bero puniti in una repubblica di sel- « vaggi? )) ( Eiicfcl. disc, prelim. ) Teniamo dunque per fermo che le mi- gliori cittadinanze si formano da" gentili costumi, e che per questi gP ispidi sel- vaggi divengono addomestichevoli, e cosi uniti; e che nelF uuione sta il nerbo dello Stato. E come a questo fine essenzialmente contribuiscono le lettere, le scienze, le arti, COS! e massima sacrosanta della ci- vile sapienza il favoreggiarle, il proteg- gerle. Cio premesso veniamo a noi, o Signori. Nel rendimento de' conti che ad offerirvi si accinge T emerito Segretario in tale giorno festivo pel patrio Ateneo avrete a convincervi che per esso non ando per- duto il cadente anno accademico ; ma che anzl fruttarono non poco i talenti di pa- recchi de' suoi membri ; volendo pur noi, non gia per diritto, ma per oneslo desi- derio, che da nessuno, somigliante a quel 9 cotale timido e neghittoso del racconto evangelico, si tenesse celato e sterile il proprio talento. Ma se noi vi porremo sott' occhio, sic- come ora ci proponiamo brevemente di fare, il quadro delF opera moltiforme di questo Istituto dalla sua fondazione sin qui, osiamo fidare die ne riuscirete meravigliati', e che direte rimcritarsi la bramata esti- mazione de' Bresciani, e la concessa Pro- tezionc Suprema. Si compie ora appunto 1' anno vigesi- mosesto di sua origine, o a meglio dire di sua rifusionc nelFantica accademia agra- ria, la quale protetta e dotata dal Veneto Principe duro fiuo al rautarsi di quella condizione civile. Ricomposlo e tranquillato Tordine della cosa pubblica del 1801, la patria Com- missione agli Studj d' armonia colla go- vernativa Autorita, e colF assistenza dei professori del Liceo o in allora appellato Ginnasio, idco e compose Tistituzione pre- sente, la quale ebbe poscia pel R. Decreto 10 del due dicembre 1810 Tintitolazione ono- revole dl Ateneo. Da qiieir epoca infino ad oggi, e dai soli Socj attivi e onorarj della Citta e Provlncia nostra ( e notiamo fra essi an- che coloro che scbbene non nati in mezzo a noi, ebbero qui pero stanza o per ele- zione propria, o per ragione di pubblico impiego ) si lessero nelie ordinarie adu- nanze quattrocento ottanta produzioni, cioe dugento quarantatre di varia letteratura e poesia, e dugento trenlasette di scienze, agricoltura ed arti. E da queslo sacrario ebbero incltamento e vita e premio opere tali che onorano Brescia non solo, ma Italia nostra. Dircmo soltanto delle prin- cipali. E quanto alle lettere prima ci si pre- senta V opera classica del Conte Giambat- tista Corniani =: II Commentario raglonato de' secoli della Letteratura Itallana dopo il suo risorglmento = Per comraendarla che mai possiarao aggiungere della nostra sen- tenza, mentr' essa e opera omai europea? 1 1 Dove questa finlsce comincia animoso, e critlco matiirato e severo il Barone Camillo Ugoni colle vite degll iiomini illustri d'lta- lia della seconda meta del secolo 1 8.° Qui ne stampo tre volumi, e solto altro cielo le prosegue indefesso. Ne taceremo la fa- ticosa ed applaudita sua edita traduzione de' Commentari di G. Cesare. Anco il noslro V. Segretario signor For- nasini pella sua 3Iinerva ovveramente Bio- grafia di tulti i Letterali Bresciani, a com- pilare la quale ebbe a pretesto un codi- ce imperfetlo del fu Nob. Vincenzo Peroui, si merita ua cenno di onorevole e grata menzione: e cosi pure pe'suoi studiati elo- gi di alcuni illustri Bresciani. L' abate Bighelli, fu bibliotecario della Quiriniana, peritissimo massimamente delle antiche cose patrie, lesse di tali materie, e conserviamo parecchie erudite ed utili sue dissertazioui. Ma che diremo delParcheologo illustre del dottor Labus, che di tante sue opere ci ha fatto dono, e curiose e di ardua di- I a squisizione, e molte oggimai dal pubblico celebrate? E particolarmente si abbia da noi la merltata lode dl avere inteso, e d' intendere alia illustrazlone delle lapidi e dei monumenti Bresciani; onde a ragio- ne confidiamo di avere per esso lui un qualche giorno la parte d' assai manche- vole, sebbene forse la piu gloriosa, della patria istoria, e de"" fasti de' nostri antichi personaggi orrevolissimi, e di cospicuissimi nostri casati de' tempi Romani. Piu volte a venerare ci addusse il gran padre Alighieri il chiarissimo signer Ferdi- iiando Arrivabene (eraConsigliere della Bre- sciana Corte d' Appello ) ora con parafrasi di alcuni di quei canti sublirai, ora con giu- dizj e considerazioni piene di senno e di erudizione su quella veramente divina Corn- media. Ed oltreche ci lesse alcune saggis- sime disputazioni filosofico-legali, ci ricre6 anco la sua musa di soavissime note. E r abate Giuseppe Taverua, gia diret- tore di questo Ginnasio convitto Peroni, non ci lascio il deposito di varj lavori suoi i3 che dimostrano il delicato squisito sentire di lui in fatto dell' Italiana favella, e la ag- graziata sua penna simbolo di quelF agglu- stata sua mente? II degnissimo successore di quello il Sig. Ab. Antonio Rivalo in piii fiate ci listo- r6 de' purgati suoi scritti e in versi e in prosa, ove sempre ravvisi maturita di giu- dizio, sentimenti elevati, gusto affinato alia cote de' classici, filosofia, dottrina. E non nacquero quivi le Cronache di Pindo del professore Anelli, cui plaude ii mondo letterario, ove rifulge quella dif- ficile facilita dell' Ariosto, e vedi trattati con vice continua, e con fina astuzia o il pungolo di Oiazio, o il giavellotto di Giovenale? E non dovremo accennare con senso di patrio onore, oltre a parecchie memorie deir estetica Italiana, le tragiche rappre- sentazioni del chiarissimo fu Segretario di quest' Ateneo abate Scevola? E le opere molte teatrali del Cav. Co. Francesco Gam- bara? E le varie dell' ottimo nostro Giu- 14 seppe INicolini, e V una, ma forte, deH'av- vocato Buccelleni? e dl quest' ultimo le non poclie pioduzloni e in verso e in prosa? O se ro' suoi cenni biografici ti rivendichi la fama di molti letterati Itallani del 17." e 1 8.** secolo dalla iucuria o dal male avvisare di un illustre Straniero : o se ti offra saggi di volgarizzamento di alcuni poeti del se- colo aureo del Lazio: o T addottrinata e calda sua anima si muova a poetici voli: ti apparira sempre il critico giudizioso, il traduttore del concetto e del colorito del suo prototipo, r autore immaginoso e fe- lice. Nicolini! che cantando della Coltivazione dei cedri facesti opera degna del cedro : che colla malinconica e casta tua musa ci adduci nel di anniversario de' morti al pa- trio Carapo-Santo, ove o spaventi o con- forli, o accenni cola V antitesi fra il nulla della vita, e il fasto de' sepolcri : o con noblle ed erudito ragionamento tessi la slona del tuo paese, noi ti salutiamo e ringraziamo in nome del patrlo onore. Tu i5 modesto ti celi, ma per venerarti noi t' in- seguiamo. E perche non si dice della traduzione dei Dialoghi dclle Cortiglane dl Luciano; e del poemetto di Museo, T Ero e Leandro; e della terza delle Filippiche di Demoslene, lavori veramente affabre expoUti del Co. Luigi Lechi, il quale ci fece perfettamente assaporare le altiche grazie del Samosa- tense; e la venusta, T eleganza, la pas- sione del poemetto erotico; e la popolare, veemente, invitta eloqueuza delP oratore di Atene (i)? Solo poi basti il dire il nome di Arici, perche a lui s' inchini riconoscente la pa- tria, a quel nome che splende nell' Italico Cielo! II Corallo, gli Ulivi e la Pastori- (i) Abbiasi un segno di nierilala lode anclie il gio- vane d'anni, e di consiglio maturo Ab. Galvani pella sua cantica al Caropo-Santo di Brescia cbe lesse po- chi dl sono. II facile e immaginoso poeta nelle lacite ore della notte ti scorge alia face della vera religione, moveudo lamenti e serraoni, per que' viali , per quel maestoso recinto, per quelle croci. i6 zia, didascalico poenia,che in onta di al- cun crltico avventato e inurbano avra i primi onori tra le poesie di tal genere, di che fa mostra *9 il bel paese 5» Che Appennin parte e il mar circonda e 1' alpe »» gli Inni di Bachillide, che volitano colle ali derate: i varj poemetti sciolti di rima,e tan- te altre sue belle cose lo qualificano som- mo poeta. Ma per il colorito, la varieta e duttilita del lutto suo proprio poetico stile un vero archetipo modellatore di versi. Ma riposiamo ncl chiarisslmo nostro Se- gretario prof. Ab. Biauchi: o lo consideri Istitutore della Bresciana gioventu, e a lui devesi il primo merito di averla distolta dair arido e nudo precettare de"* fisicosi pedanti, de' veri ludlraagistri, mettendole innanzi non solo, ma, piena la sua mente di lilosofia e di bella e purissima erudi- zione, facendole assaporare, e direm quasi convertire in proprio elemento le primi- genie bellezze de' capi-lavori della- Grecia, del Lazio, e Italiani. Egli ebbe a disce- I? poll nella massima parte i piu svegliati c felici ingegni viventi, di cui Brescia si glo- ria: o consideri Ic sue opero, c }3asti, senza le varie e tli georgica e dell' estetica let- teraria, il ricordare il volgarizzamento di parecchie odi di Pindaro*, che vi ammire- rai nel verseggiare il poeta, e nelle note il critico, il letteralo profondo. Recente- meiite poi cgli ha fatto, e donera, speria- mo, all' Italia la vcrsione dclle Favolc di Yriarte fcstivo e venusto poeta spagnuolo, e che in quest' anno ebbe dalla Censura del nostro Ateneo il prime premio (i). Ma volglarao lo sguardo a piu vantaggiose elucubrazioni, vogliamo dire alle scienze. (i) Sarebbe ingratitudine e irriverenza il tacersi il nome dell' Avvocilo Gio. IMaria Febraii troppo acer- bamenie lollo all' onore di Brescia, e stato lo sareb? be d' Italia, Erudilissirao , iiii'aticabile e bello ingcgno! Abbiamo di lui varie prose e poesie, e ragionamenti di scienze natiirali ed agrarie. E uii cenno di plauso dobbiarao al dollo patrizio Cav. Co. Carl' Antonio Gam!)ara , speclalmente per la sua tradur.ionc delle Grazie del Wieland, e per I'al- tra delle Perle deH'antico testamenlo, poema di S. E. Woiijignore Pyrker gia pauiarca di Venczia. 2 iS E venuto fra noi tosto ci appare il he- nemerito propagatore del felicissimo tro- vato di Jenner il chlarissimo dottore Sig. Sacco, che del 1802 ofFri un Raggiiaglio del buoni cj'felli della i^accinazione iiel Dipartinierilo del Mella: altro ragioiialo ragguaglio in soggetta materia, e nell' an- no stesso ne fece il medico Pictro Ricco- belll. S si osservi, che per le cure di que- sta Accadcmla, e specialmente delF egregio socio Dott. Tommaso Alberti, la citta e pro- vincia nostra diede in allora la prima lo esempio di accogliere col meritato entu- siasmo la grande scoperta die lante vit- time immature toglie agli artigli di morte, e tante belta ripara dagli sfregi di un morbo crudele; di onorarne V illustre pro- pagatore; e di difibnderne la pratica colla fervida assistenza de"* Magistrati. E qui i coltissimi mcdici Castellani, Alberti, Comparoni, Bonelli, Mazzocchi, Buccio, Piiccobelli , Giacomazzi ( 1 ) con (1) Percbe natura fu lanto ingiusta e avara di salute al frolc di si iiobile ingegno? Egli si e uno de' pre- «9 bella vicenda, e nobile gara e in ordinanza de' tempi ti leggono di disputazioni digiii- tose, o facendo utili proposizloni sulla ma- teria medica, o ragiouando c proiioslican- do sulle nuovc dottrine, o poncndo in cliiara luce gli errori, c i meiiti altrui; o pill saviameule ancora offerendoti de' ca- si straordinarj di malatlie, e di cure, es- scudo tra i poclii assiomi di codesta scienza quest' UDO die non deesi ( il resto pari ) ordinare la pralica sulla teorica, sibbene la teorica stabilire sulla pralica. II primo in ordine di ela Segrelario no- stro il chiarissimo professore Ab. Avanzini, che non lia guari pago a natura il comune tributo, lb' liete le nostra adunanze di sag- gie dissertazioni fisiche c matematiche. E sara pensiero di questa Presidenza il rac- cogliere da' raglonevoli eredi suoi i Com- menlari che uel suo fiattempo egli scrisse cipui ornament! di qnesto consesso , giovane medico veccliio di senno , o della pubblica esUmazioae. Noi speiiamo senipic sue jjioduzioni j che caldissima ha Tanima, e intcnsa la volonta. della nostra Accademia; e che o per mo- derazione d'animo, o s' iguora per quale altra causa, non ha mai consegnali (i). L' egregio scienziato Dott. Claro Giu- seppe Malacarne , gia professore a lungo del Bresciano Llceo ( che di presente ar- ricchisce le scienze italiane del Manuale della Storia iiaturale di Blumembak cor- redandone la traduzione di aggiunte e no- te interessanti e giudlziose ) , di quante belie memorie fisico-chimiche e mineralo- giche non ha rallegrata la nostra aula! E ad esse dobbiamo profittevoli ricerche e illustrazioni delle metallifere nostrc mon- tagne. (r) Devonsi parlicolarmente indicare s Tl Saggio Storico sul Galvanismo cogli esperimenti della Pila Volliana ;::; e il Saggio Stoiico sopra i lavori e le scoperte dei dolli d'Europa. Entrainbi lelti del i8o5. E qtii opportunaraente offriamo il dovulo elogio an- chc al nostio accademico prof. Ab. Paolo Maritii , e pelle varie sue dolte dissertazioni di fisica speritnen- tale, e percli^ egli fa per lungo volgere d'anni il bencmeriio Islitutoie della Bresciana giovenlu iiel!< filosofiche discipline. 31 AHe tracce di lui tengono dietro con rapido passo e sicuro li chimici-farmacisti Grandoni, Ragazzoni e Cenedella die a quest' ora bene provarono 1' utilita e la sodezza dc' loro studj. Ma potremmo noi dire bastevolmente in debito omagglo del fu Segretario e splendido ornamento di queslo Istituto, del celeberrimo Brocchi? Per li molti e sem- pre elucubrati suoi scritd letti in mezzo a noi valga V accennare soltanto il trattato geologlco-chimico sulle miniere di ferro de' monti bresciani dato in luce del 1818. Ahi! che ora dobbiamo piangere, e piange Italia, anzi il mondo, la perdita acerba di queslo Insigne: che Tamor suo ardente, insaziabile delle scienze naturali fu vinto dai bollori cocenti dell' arabico seno. Abi- tatori illustri della Valtrompia ponete, e riverenti educate sul giogo della piu ferace vostra montagna un cipressd sacro al suo nome ! 11 prelodato signor Ragazzoni, siccome chimico valente, anche non comune geo- 22 logo, e viaggiatore instancabile, osserva, raccoglie, e va presentando P Ateneo de'piu sceltl esemplari dei nostri fossili. Al che pure coopero il conte Luigl Lechi coltis- simo cziandio delle natural! discipline; ed altresi il presente signer Segretario : per il che fra nou molto si avra negli scaf- fall della nostr' aula ordinata, e completa la serle de' Ibssili e miuerali della pro- vincia. II dotto ed iudcf'esso Dott. Zantedeschi die per varj anni ci Icsse parecchle dls- sertazloni della botanica, frutti di sue ra- glonatc c dlllgenti ricerche nelle varle region! del Bresciano, ha quasiche ridotla a conipimcnto F utilissima e affatto man- cante Flora Bresclana: opera sara questa spettablle assai! Porglamo tributo di riconosccnza al dot- tisslmo professore signor Perego che arric- chi i nostr! annall di rilevant! fislco-mec- caniche, e fislche investlgazloni. Ad esso lui pure dobbiamo le piu accurate livel- lazioni barometriche de' princlpali luoghf, 2.^ e monti della nostra pi ovincia : eel ancora le melcorologlche osservazioni che da die- ci anni va instituendo dal suo gabinetto, e di cui ogni anno fiegia T edizione dei Doslii Comracnlari. AlUcsi il medico Nob. signor Gorno ci die' ad ammirare la sua molta dottrina nelle fisiche discipline co' saggi delle sue esperienze; e massimameute con quclli sul- la elettricita delle nubi, clie egli prova dit- ficilissimc a trasmettere questo fluido spa- ventcvole: dal che ne deduce a ragione r inefficacia dei pretesi paragrandini dei signor LapostoUe. Ci sia egli largo di sue doLUine (i)! II piofessore Ab. Riccobelli lesse alcuna sua erudita Memoria d' ideologia, e sulla (i) Ricoidansi pure clue meinorie dello stesso. Tuna sulle cause del freddo prodotto dai temporali ; 1' altra sui corpi idioeletuici , che egli s'ingegna di provare es- sere in certe circostanze, anzicbe coibenti, veii defe- renli dell' elettricila. Le sue affatto nuove proposizioni pugnano colle idee licevute de' iiiigliori fisici roodeini; e per verita sono tali , purche susseguite da setnpr« maggiori csperienze, da ineritarM 1* attenaione dri dolti. 34 attivita del piincipio pensante nell' uomo; e desicleriamo che prosegua, siccome lo promise, nelle sottili e dotte sue medita- zioni. E con debita stiraa si accemiano quelle di matematica del professoie Alberto G^b- ba; e Y una sovrattutto sulP origine e i progress! del calcolo differenzlale-integrale: facendo noi altro calcolo sulla scmpre pro- gressiva attivita di lui a decoro dello Isti- tuto , giacche va fornilo a dovizia di so- lide cognizioni. Ma il benemerito concittadino, il rag- guardevole nostro socio Cav. Bar. Sabatti di quante sue letterarie latiche ha fatto dono air Ateneo! E della Statistica del Dipartimento del Mella, e d' idraulica, e di pubblica economia, e d' agricoltura: e tutte sempre agguardando al nobile scopo del pro comune, Ne parlano i nostri an- nali; e piu ancora lo dicouo riverenti e grati i nostri cuori. Mosso da egual zelo del pubblico van- taggio il coltissimo signor avvocato Giam- 25 battista Pagani iu molte fiate rlscosse il plauso de' siioi colleghi trattantio con gra- vita ed erudizlone non ovvia, e con pretta dizione italiana, ora argomenti di letteraria estetica, ora di scienza legale, e si pure di economia pubblica, e ora geoponici: ed il prccettare sopra alcuni degli ultimi avea r appoggio de' proprj esperimenti. Ne torremo la meritata lode alNob.signor Rosa chc ebbe la brillante intenzione d'in- trodiirre fra noi la coltura del riso secco Cincse. E se mai riuscisse egli a positiva- mente provare ( anco pella ragione eco- nomica col confronto del reddito netto di spese agiarie dei consueti nostri prodotti ) la convenienza di spargere qiiesto seme, quanto mai dovrebbe a lui la comune patria in qucsto caparbio scadimento de' prezzi delle grasce! quanto, per il piii essenziale rispetto sanitario, 1' umanita! E facciasi plauso all' industrioso mec- canico signor Ferrini, che introdusse fra noi con utilissime modificazioni la macchi- na trovata da madamigella Gervais e am- migllorata dal Cav. Brunei per la vinifi- cazione col mezzo della condensazione dei vaporl. Coloro che T usavano con dlligenza, e con metodo ne ebbero ottimi risulta- menti. Quale mai sceltezza di vini potreb- besi ottenere dai colli bresciani, se piu si studiasse quest' arte amena e utilisslma del- r enoloeia ! Ma cosi e che dove abbonda- no la materia e i primi mezzi V arte ge- neralmente e pigra, e stazionarla (i). (i) In soggstta mateiia sarebbe mancanza il non ri- cordaie le varie disscrtazioni georgiche, e suUe migliori industrie del filaie la seta del socio fu signer Ercu- Hani. E quelle pure di agraria pratica e della fisica applicata all' agricoltura dell' Arciprete doltissirao Ab. Alessandro Guallicri. E cosi le leltere crilicbe dell' au- reo Cav. Co. Gaelano Maggi in confutazione dell' in- Tauo celebiato Ricordo cV agricoltura del Lonalense Camillo Tarello. Ed ancbe gli erudili ragionamenti deir egregio Barone Camillo Ugoni sul niodo di col- livare i lini, e di fabbricare le tele de' Fiaramingbi, percbe si applichi a questa provincia, e alia patria induslria. E quelli finalmenle ulilissinii del professoie del Bresciano Ginnasio signer Francesco Assioni sul migliore ordinamento e profiUo d' aversi dalle nostre acque e fiumi; e aliresi e sovraUutlo quello sulla col- livazione del Loi/jHW» /7ere/ine di Linneo, volgarmenle ^7 Non omrnettasi ora di memorare 1' ac- cademico Ab. Marzoli che a sode cogni- zioni di matematlca accoppia celebrita nella pratica costruzione di ottimi microscopj: le sue lenti miliari e le acromatiche ob- biettive che si applicavano soltanto a' tele- scopj, dalla destrezza e singolare pazienza di lui potcronsi forraare attissirae da ap- porrc a' microscopj. E lie manco delT egreglo raeccanico si- gnor \ igano, che infrattanti bellissimi la- vori suoi, spezialmente collo strumento da esso immaginato per segnare con precisione le minime divisioni, riscosse il plauso dei dotti. Ollraccio egli sa trattare con mano luaestra il penuello nel paesaggio e nel- r ornato. Ma nelle arli belle quanti ingegni sin- golari e felici non dovremo uoi ricordare! detto Fraina , al triplice oggetto di otienersi nella priraavera un eflGcace rimedio purgalivo pe' besliami da lavoro; poscia un foraggio abbondevole; e nel- r avvicendamcnto agrario un ottimo ingrasso a »ove- scio. 28 II Nob. signer Alessandro Sala, che oltre a tanti suoi commendevoli dipinti, dlsegn6, illustro ed incise da artista disinvolto e sicuro trenta delle migllori pitture di Bre- scia. E in quest' anno offri all' Ateneo il manoscritto di una sua Guida ragionata di Brescia che, fatta speriamo di pubblica ragione, onorera F autorc e la patria. E llberamente diciamolo, che ora piucche mai sentiamo la necessila delia pubblica- zione di cotesto accurate e ben condotto lavoro. II solo nomlnarvi 1' aureo e chiarissimo signor Baslletti supplisce ad ogni meritato suo elogio; soventi volte quest' aula fu de- corata di sue vaghe pitture : e le Bresciane escavazioni, questc felici e omai celebrate scoperte, che tanto decoro crescono alle arti italiane, le dobbiamo pressoche a lui solo. Che diremo dell' egregio architetto pro- fessore Rodolfo Vantini ? Formano la vera sua lode i giovanetti che si bene egli avvia e aggusta della difficil arte, della quale ve- 29 de e raggiunge il bello squisito: c le varic sorgenti sue labbriche; e il disegno di Porta Orientale di Milano, il quale fra lanti con- correnti al piogramma ebbe V onore del- I'eletta : e piu che tutto il Biesciano Campo- Santo, opera che debitamente ottiene la nostra non solo, ma 1' ammirazione di ogni amatore e conoscitore del bello. E non ricorderemo con compiacenza le vivaci pitlure di Domenico padre del pre- lodato Yantini? Quelle di Giuseppe Teosa, la cui valenlia fra tante lodevoli sue opere, e maggiormente dimostra nel graude no- stro Teatro! Quelle di Pietro Filippini? E le allre del giovane signor Rottini , che noi veggiamo amorosamente scortalo dalla pa- tria speranza? E fra i prediletti dalla pa- tria speranza si notino i nomi dell' iuci- sore Gandaglia e del giovauetto scultore Giovanni Labus, entrambi nostri accade- mici. Ma si coroni V enumerazione degli artisti collcghi nostri Biesciani co' nomi degli illustri incisori Pietro e Faustino fra- telli Anderloni: di cssi tacciamo T eloijlo. 3o temendo dire meno del vero; e poiche ne parla omai con ossequio la colta Europa. Queste ed altre opere, che per non dl- Iiingarcl di Iroppo si lasciano, ebbero vita e moto nella nostra accaderaia, e dai soli abitatoi'i della Bresciana provincia e nel solo volgere di ventisei anni. Pclla dovuta brevita si lascia pur anco di notare le tante cose di patria manifattura, che qui stesso ottennero e plauso e incoragglamento e premio. II quadro e storico e fedele. Noi ve lo abbiamo posto solt' occlii e perche Brescia sia riconoscente e rispettosa di una tale foudazione: che veramente la onora- no i dotti d' Italia e fuori, gradendo di es- servi ascritti, e moltissimi presentandola delle edite loro classiche produzioni : e per- che si provi anco per codesto modo, e per quanto e di noi, essere dessa meritevole della tutela delle Governative Magistralure, e non icdegna della Protezione Sovrana. E quello che noi vi dicevamo altra volta da questo luogo, e in eguale circostanza di giorno solenne, ora lo ripetiamo inge- 3i nuainentc e liberarnente che u in lante cscrcitazioni, in tanta varleta di assogget- tale materie, e di autori; in tante e si difficili vicende di guerra e di tempi e di condizione civile, sempre questo corpo ac- cademico con passo grave cd eguale, non mai volgendo indietro, o altrov€ lo sgiiar- do, rilto s'avvio pel sentiero segnato dalla figlia primigcnia del nume, dalla virtii)). E tale appunto deve procedere il Saggio. La penna d' oro di Giulio Perticari, lor- clie dimostra siccome della divina Com- medla e soggetto e fine principale la rettl- tudinc, nel dipingere il suo Dante ci offre il ritratto del vero sapiente. Noi lo licor- diamo per questo solo, perche puo il ri- cordarlo giovare. := II vero sapiente ( cosi egli ) e in questa natura ch"* ei fa e dice le cose pelle loro cagioni diritte, essen- ziali, sole-, per dimostramenti, non per af- fetti; egli e vero conlemplativo: die vede gli enti alia sola luce della sapienza: li sa in loro stessi : tali ii mostra; ne cura d' al- tro onore, od utile che percio gli accada; 33 non deir ira de' tristi ; non della malizla degli ignoranti; non delle false opinioni deirindlscreta e pazza moltitudine; ma, co- me divinamente dlsse Platone, e solitario !=: ( Proposla T. IT. Am. Pat. di Dante. ). Abbiatevi , cgregi accademici , anco le lodi particolari, c le azioni di grazie del vostro Preside, il cui merito unicamenle consiste nello avvisare al moltissimo vo- stro. E di buon animo accogliete da lui questo consiglio :=: il nostro Ateneo sia il porto, il sacro asilo ove ripararci dalle procelle, dal turbini di questa misera vita*, e tenete fermo in vostro cuore il sublime concetto del poeta filosofo, Sed nil dulcius est, bene quani munila ienere, Edita doctrina, sapientum templa serena. Despicere unde queas alios, passinique videre Errare, atque viam palanteis quaerere vitae. LucR. lib. 2. GiROLAMo Monti. RELAZIONE ACCADEMICA dell' anno M. DCCC. XXVII. 35 CHSlHSlS'lS'eiSlS-lHlStS-lS-lS-lS'lHlS'lS-lSlS'lS'lHlS-a iVlollo fiinesto, Sig. Cav. I. R. Delegato Provinciale,zelaiitisslmo Monslgnor reveren- dissimo, Sig. Co. Podesta, uditori umanissi- mi, mollo funesto e stato Tanno corrente al nostro Ateneo, poiclie La mietuto la vita di varj chiarissimi nostri Socj. I celebri profes- soriTambuiinl e Volta, uoraini non solo chia- rissimi ill Italia, ma per tutta TEuropa, non sono piu, i quali benche di molto avanzata eti\ abbiano rcso il tribulo alia natura, tuttavia pare che per la vastita delle loro cognizioni morir non dovessero mai; il professore Ab. Avanzini, chc primo illu- stro questo Ateneo in qualita di Segreta- rio, e morto-, e fra i deserti deH' Abissinia e della IViibia, dove il tuo immcnso amore 36 del sapere tl trasse, tu pure sei perito, o sapientissimo Brocchi, chiarissimo mio pre- decessore ! . . . Fu pure estinto il limpido la- me del tuo ingegno, o acutissimo Alessan- dro Dossi, decano delle scienze Icgall nella nostra citta, e fellcissimo collivatore della raadre di lutte le scienze, T agricoltura; e tu pure chiudesti gli occhi tranquillo al sonno dl pace, o abate Giacomo Gussago, diligente elogiatore dei plu illustri che fra noi ti precedettero, specchio di virtii sa- cerdotali e cristiane La perdita di cosi cospicui personaggi , di membri cosi bene- meriti della societa nostra , lasciarono un gran vuoto nella raedesima, che difficil- mente potra essere riempito; ma il gran Volta ne lascio uno si grande nelle scienze italiane, che non e sperabile possa riem- pirsi giammai. Essi compierono luminosa- mcnte la loro carriera; e questo pensiero deve ergere 1' animo dei piu veglianti in- gegni dal sentimeuto di dolore per averli perduti, al nobile entusiasmo di una ge- nerosa eniulazione per bene imitarli, gio- 3? vando com' cssi nel modo a noi possibile air incremento dellc iitlli cognizioni, ed al ben esserc del nostri simili. Cosi, benche muojano gF individui, le scientlfiche e let- terarie societa non muojono, anzi rivivo- no e crescono, come Pumana socicla sparsa sulla superficie della terra riprende vigore dalle sue sconfitte, e dura, e durera sino al termine prefisso alia sua eslinzione to- tale. Questo e appunto, o Signori, I'en- tusiasmo che dal dolore si susclto in que- sta nostra; tocchi gP illustri colleghi nostri del nobile pensiero di ben meritare della patria, e dello stato, come ebbero meri- tato questi insigni dei quali ricordiamo dolorosamente la morte, raddoppiarono in questo stesso anno i loro sforzi, e tutti caldi deir a more della gloria misero a prova i loro ingegni, come vi dimostreranno chiaro le moltiplici meraorie di leltere e di scienze, delle quali in questo giorno solenne sono per rendervi succintamente ragIone,seguen- do 1' esempio che mi lasciarono i cliiarissimi miei predecessori. Siatemi cortesi, o Si- 38 gnori, del vostro compatimento e favore, che gia all' opera mi accingo. LETTERE E per cominclare, secondo 1' ordine de- gli anni andati, dalla poetica facolta, con- tlnuarono anche quest' anno le Muse a soi- rldere proplzle al nostro Ateneo, merce r opera de' valentissimi nostri Socj , che la Lirica, 1' Elegiaca, 1' Epica e la Tragica vl hanno gloriosaraente coltivate. E primo r oraai celebrc nostro Ariel canto in que- st' anno in un suo bell' Inno Sacro i doici richiami dell' anno santo. Vago egli egual- mente di cogllere i profani allori del greco parnaso, che le sacre palme della Pale- stina, coir inspirazione dei salmi, e col- 1' unzione dell' Evangelo, informo un suo fervido Decassillabo, del quale volentieri porgeremmo qui alcun saggio, se 1' autore non avesse pensato farlo di pubblica ra- gione con altre poesie di sacro argomcnto. 39 Ne credo mestieri spendere qui moltc pa- role per dimostrarvi il suo valore poetico si nelle sacre, che nelle profane cose, aven- dovene ragionato a lungo altre volte; poi- che c viene ad ogni anno in qiiesta so- lenne adunanza con piacer sul mio labbro la lode del nostro giovine poeta, e omai suona il suo nome chlaro nelle bocchc di tutti gli amatori del bello poetico e in- digeni e forestieri. Qui sarebbe luogo piuttosto di parlare distesamente del suo poema la Gerusalem- me distrutta, intermesso da parecchi anni, ed ora con nuova maniera ripreso con niag- gior calore. Le amare censure ingiuste, per lo pill, e sempre irriverenti, che si stam- parono al primo pubblicarsi dei primi sei canti, nol fecero desistere dal suo impren- dimento; ma facendolo piuttosto avveduto di cio die potea far meglio, furono sprone utilissimo ed efficacissimo al nostro collega a seguir V opera sua. Nel corso anno ac- cademico egli lesse dal primo all' ottavo canto, c piu altri ancora nc avrcbbe dati, 40 se altre letture non avessero dimandalo il proprlo posto. Promctte egli pero di dare entro il venturo T intero poema; ed allora sara debito nostro di lungamente e retta- mente parlarne, quando cioe potremo mi- snrare il principio col mezzo, e il mezzo col fine, dispiegandone tutta la tela, e pro- ponendo il giudizio che se ne sara fatto da' suoi colleghi. Se la buona volonta so- stiene il nostro Arici nel suo lungo e gigan- lesco lavoro, sara certo un nuovo pregio del Bresciano Ateneo, che dal suo grembo sia sorto un poema epico di un genera nuovo. La buona riuscita di lui in opera di minor volo, ci lusinga a fortifica nella nostra concepita opinione di vedere P alta impresa a buon fine ridotta. Un altro poeta di nobile spirito sorge fra noi, e ne fa concepire di se le piii belle speranze. Erasi gia il giovane Sig. D. Pietro Galvani, attualo Rettore ed In- stitutore degli orfanelli della Misericordia, fiitto conoscere per zelante cultore della Muse con varie sue composizioni sacre, 4» (late air occasione alia luce, per cui il no- stro corpo accademico, con ispontaneo voto, lo scrisse fra li suoi membri^ed inquest'anno egli ne diede dopplo saggio del suo poetico valore: il primo fu I'inno alia Giuslizia di- viiia, che in occasione di solenni espiazioni diede alia luce, e che tutto ridonda degli alti e sublimi concetti delP inspirata musa di Davide e degli altri Profeti, come potra ciascuno riscontrare dalla lettura del me- desirao assai piii che dalle mie parole; il secondo e opera di maggior mole, una Can- tica cioe in tre parti, che ha per titolo: La notte al Campo Santo di Brescia. Ed eccovi, miei Signori, il terzo poe- metto sul medesimo argomento uscito dal nostro Ateneo, dopo quelli del Gray, del Foscolo, del Pindemonle e del Torti, gia conosciuti nella repubblica lelteraria. Pri- mo fra noi a vestire di poetici colori il ma- linconico argomento della citta dei morti e stato il nostro Arici, il secondo fu il Sig. Aw. JNicolini, coUa sua Meditazione del due di Novembrc al Campo Santo di 42 Brescia, e del quale pure ebbi a ragio- narvi da questo stesso luogo tre anni fa; e che entrambi sono gia fatti di pubblico dlritto colle stampe, ed hanno riportato i meritati elogi anclie fuori del nostro corpo. Parea che tale argomento omai fosse esau- rito sotto qualsiasi aspetto riguardar si vo- glia il raagnifico edificio del nostro Campo Santo; pure la caldisslma fantasia, e il pro- fondo meditare del Sig. Galvani scopre altra vena ricchissima di fecondlssime cogitazio- ni, che invita il cristlano a farsi migliore alia scuola della tomba; ove si spegnon le faville deir orgoglio dell' uomo, e dove un solo destino involve 1' umil plebe e V opu- lenza altera, e contro il quale destino e inutile schermo non meno il marmo che la smossa gleba; ma non inutile la virtii che apre luminosa la via all'anima per salire alia reggia del suo Fatlore. Cerca egli pero di descrivere e celebrare il bel magistero del mirabile edificio, idcato e disegnato dalFillustre nostro socio il signor architetto prof. Rodolfo V^antinl; e si compiace che 43 ISon trista immago V edificio ingomhra , Che sa del hello cogliere le clrne L' arte, e i' orrore della morte sgombra. La fralezza del viver nostro, I'essere gia, dopo quattro soli liistri che I'u costrutto il Campo Santo, oniai spessa la pianura di cioci , c molti avelli di cenere e d' ossa pieni , il veder che mortc d' ordinario A far pill grave il dolorosa esilio Lascia ai tristi la vita, e i buoni cogUe r= e i gemiti e i sospiri dei rimasti, sopra i cadavcri dei loro cari eslinti, prestano al nostro pocta mille patetlche immagini, che egli poi con tali colori ne rappresenta, che ci fa entrare a parte e delle sue me- ditazioni e del suo commovimento. Ma gia si ofTrono agli occhi suoi le tombe distinte con epigrafi Ic piii dettate dall'adulazione, e quale nobile disdegno non irrita Tanima sua! Se chiiise uti sasso di leggiadre Jbrme Le fredde membra di colei che visse Dell' impudica Venere sulV orme , Perche I' arnica lagrimanda scrisse : GiGLl SPJRGETE SUL VIHGINEO FRALB , E in fronte all' area questa xcritla affisse ? 44 e vede fremendo che suUa tomba del rlcco molle ed avaro trova il povero, che indarno sollecilo la sua carita, la scritta: QvESTi all' inopia fu sostegno e scvdo. Egli vorrebbe quindi ( e con esso lui il vorrebbero tutti i buoni ) che le inscrizioni di lode non fossero concesse che a chi le abbia colle sue virtu meritate. Allora sa- rebbe scuola di educazione il Campo-Santo. A questa considerazione inanimato il no- stra Aulore, che sosticne con tanto zelo le veci di Padre cogli Orfani della Misericor- dia, si sente mosso ad esclamare Me fortimato, se con mente pia U orfano , che qual Jiglio ebbi raccoUo, Venendo a ritrovarmi in questa via, Dicesse^ colle lagrime sul volto: Benedite a quest! urna, alme cortesi, II secondo mio padre e qui sepolto! Ma sarebbe mestieri che io qui intero vi riferissi il poemetto del Sig. Galvani per farvene sentir tutto il pregio, e gli altri argoraenti m' incalzano, e forse anche di troppo ho immorato in questo , del che mi discolpi si la preziosa morale ond'esso e 45 pieno, SI, per usare delle parole di Cicerone, quod ejus ego industriae gloriaeque fa- veo ; vel quod ingenio studljsque dete- ctor, vel quod laudein adolesceutis ( di- scipuli ) existinio etiam ad meuni ali- quem fructum redundare. Veniamo dunqiie alia tragica Musa che colle sue gravi sentenze, e coi nobili e magnanimi suoi spiritl a se ne invita. II Focione ella ci mette in sulla scena, quel- r uUimo avanzo dell' amor di patria e della grandezza ateniese. Filosofo ad un tempo e guerriero e cittadino egli com- pendia in se la morale dei Socrati, la ret- titudine degli Aristidi, il valor dei Mil- ziadi e dei Temistocli, V inflessibile e in- corrotla virtu de' piu celebrati eroi di Ate- ne; ma tutti questi erano frutti fuor di slagione, dopo che alia liberta della pa- tria era succeduto il libertinaggio; alle pri- sche virtu degli eroi di Maratona e di Sala- niina la mollczza c T infingardaggine; e alia franca Icalta la frode, e i Iradimenti. Fatto anzi egli segno delT invidia, dei raggi- 46 ratorl di una plebe oziosa e vile, e al tradi- mento degll animi venduti airesterno neml- co della patria, viene condannato alia morte da quel medesimi die piu volte ci salvo. 11 nostro illustre socio Sig. Cav. Francesco Gambara ha saputo rappresentarci coi suoi veri linearaenti una tanta virtu combattuta dalla perfidia dei demagoghi e dci magi- strati venduti, ch'egll al vivo diplnse nei due personaggi Demofilo e Agnonide. La tragedia s^ inviluppa e sviluppa naturalmen- le in tanto contrasto di virtii e di viz] : il dialogo e sempre animato e pien d'inte- resse, le sentenze ovunque vi brillano, lo stile e sostenuto, quale lo richiedea Targo- meulo", ne vi raanca il patetico die F Autore seppe introdurvi opportunamente, il con- trasto degli affetti di Aspasia e di Foco figli del grande Focione. Ma perche vorro io prevenire il vostro e il giudizio del pubblico, mentre in breve gustar la potra ognuno col proprio senso fatta di pubblica ragione colle stampe? Non posso io pero tenermi dal far plauso al nostro Autore, e 47 dairanimarlo a proseguire nella nobilc car- rlera sulla quale stampa cosi lurainosi i suoi passi. Varj altri saggi poetici dl piu tenuc spi- rito furono pur dati da altri valeuti in quest' anno nel nostro Ateneo, un sonetto sulla grandine, e tre sulla nuova barca a vapore posta in corso sul lago di Benaco ci diede il socio signer Don Bernardino Rodolfi, e brevi componimenti poetici ne lesse il felice cultor dellc Muse Sig, prof. Ab. Carlo Caltaneo in italiano, greco e latino, i quali tutti traspirano il buon gu- sto della classica letteratura , ch' egli con tanto ardor suo, e profitto de'suoi allievi, professa nelP Imperiale Regio Ginnasio. An- zi ei ne lesse un elegantissimo discorso latino, nel quale celebro le lodi di quel- le arte divina, che i concetti avviva, e i cuori iniiamma a virtu; lo stile di questo discorso dilTonde la fragranza della Cice- roniana eloquenza. E poiche a lungo favellalo abbiamo di poesia, facile ne sia il passaggio a dir po- 48 che parole della miisica, della quale il te- ste nominato Sig. Rodolfi una breve me- moria ne lesse, in cui dietro la scorta dellc favole e delle storie antiche ne celebra i pregi, non tacendo di Orfeo, d'Arafione, di Timoteo, di Davide, di Terpandro, e si ne ripete cio che molti dimostrarouo della sua influenza nella civilta delle na- zioni, ed anche della sua efficacia a gua- rire di certe malattie, le quali cose tutte per varie opere essendo conosciute, non e mestieri che io piu a lungo su cio v' in- trattenga. Passero dunque volentieri ad al- tri argomenti. E prima parleremo delF opera delFAs- sistente alia Segreteria il socio signor For- nasini. Animato egli ( sono gia due anni trascorsi ) dall'amore di patria, e dal do- vere istigato di accademico attivo, produs- sc a quest' Istituto un saggio del terzo e ultimo volume della Biblioteca Bresciana, opera postuma di VincenzoPeroni, e dal no- stro Fornasini riformata e accresciuta, co- me accennammo nel Comraentario del 1825, 49 ma per non so quale sgrazlata cagione erasi egli arrestato dal plu proseguire V opera sua. Incoraggiato pero, com' egli protesta, dal benemerito uostro Nob. Sig. Presidente, fece quest' anno sentire un secondo saggio delle cure da lul consacrate a questi pa- trj biograficl studj, dell' utilita del quali vi ho altre volte parlato. Egli impertanto ne lesse gli articoli di Fausto Sabeo, del cardinal Desiderio Quaglia, dei due fra- telli Carlo e Giambatista Scarella, del conte Giambatista Soardi, e finalmente del Cav. prof. Ab. Pietro Tamburini, ultima- mente rapito da morte, indicando, secondo il metodo preso, di ciascheduno le opere pubblicate, e le varie edizioni, non che le manoscritte, che egli ha poluto con in- slancabile diligenza investigare. Cosi egli ne fa sperare che condurra sollecitamente a termine questo suo avanzato lavoro, i cui primi volumi furono con piacere accolti e in Italia e fuori da qualunque ama eru- dirsi nella storia lettcraria del nostro pae- se, che a niun altro d' Italia cedette mai 4 5o in fecondita d' ingegni ed in caldi cultori di lettere e dl scienze. Noi confortiamo nella sua impresa il no- stro accademico, e facciamo sinceri plausi alle sue doUe fatiche. Fioriva nel secolo ultimo trascorso , e forse tuttavia fiorisce in Valenza di Spagna, citta capitale d' un regno, ora sede di una celebre universita, e patria d^uomini illu- stri in ogni maniera di dottrina, virtu e sapere, una celebre accademia, i cui stu- dj erano tutti volti ad illustrare la storia politica, civile, militare e religiosa di quel paese; dobbiamo dunque consolarci anche noi, che sorgano di tratto in tratto in que- sta nostra , che fa de' suoi studj obbietto ogni materia che spetti alio scibile umano, di que'benemeriti cittadini , che la loro pen- na consacrino alia illustrazione della patria storia: ed e percio che dobbiamo saper grado anche all' illustre nostro socio il Nob. Sig. Alessandro Sala, perche invitato dal- r Ateneo due anni fa a dare una Guida di Brescia al forestiere vago di conoscere cio 5i che di rado nclla citta e nella provincia si trova, e un succinto quadro storico che lo metta al chiaro delle varle vicende cui andarono soggetti i nostri autecessori: Ac- colsc cgll, gentile com' e, corlesemente r invito, e nelle ore succisive delle sue piu gravi occupazioni, ricreandosi dal pen- nello, col dar di pigllo alia penna, una elegante e dotta opera ci diede, col mo- desto titolo di Guida, divisa in tre parti, che possono risguardarsi come tre succinti trattati. II primo contiene tuttoche di vero possiamo sapere della storia di Brescia dal- le sue recondite origini fino al presente. Presa per sua scorta la critica severa tiitto ei rifiuta in questa parte che di poco verisimilc o di esagerato contengono le cronaclie antiche*, mettc in vera luce i fatti che stabiliscono incontrastabilmente le antiche uostre grandezze, ne tace le amare vicende cui ando la patria nostra soggetta si nelle invasion! dei barbari, si nelle ci- vili discordie delle repubbliche nel medio evo. Descrive la seconda parte ci6 che di 52 antico e til moderno Brescia possiede spet- tante alle belle arti, e si fa giiida al pe- regrino, perche tutto co' suoi proprj occhi vegga e conosca. Colla terza parte poi lo conduce ad ammirare tutto dl che fu pro- diga la natura verso noi nella provlncia*, spe- cialmente circa la botanica e la mineralogia. Ne la vera cristiana carita resto priva dei meritati elogi nel nostro Ateneo; quella soave carita che puo sola inspirare eroi- che azioni, c ridurle in onta di tutti gli ostacoli ad effetto. Brescia ha veduto il dolce spettacolo de'suoi trionfi nella povera Anna Maria Bosio^ da pochi mesi mancata a'vivi. Que- sta donna di bassissima condizione e di piu bassa fortuna, pote, animata, confortata, sostenuta da questa carita, essere la ma- dre dei poveri, la confortatrice degli d*- flitti, il sostegno degP infermi, il consiglio de' traviati , la conversione de' peccatori. Ella si moltiplicava per cosi dire in pro- porzione de? bisogni dei poverelli. Facen- dosi ella tutto a tutti, e nulla considerando 53 se stessa, di tutto privando se slessa, nulla lasciava mancare ad altriii. Ora di questa mirabile erolna di Gesu Cristo il socio Sig. Nicoli-Cristiani lesse nel nostro Ateneo colle succinte memoric spettanti alia sua vita, i meritati elogi, in chiaro mettendo i suoi niagnanitni fatti, che fecero V ammirazione deir intera citta. Oh perche piu che col- r ammirazione e colle lodi, non viene ella encomiata colP imitazione e coi fatli ! Ma egli e omai tempo che dagli argomenti di letteratura trattati quest' anno fra noi a quelli di scienze facciarao passaggio. SCIENZE Finche gl' investigatori della natura, che con greco nome fisici sono comunemente appellati, non furono convinti di questa verita, che ii vero di lei meccanismo non vuole essere indagato con teoreliche idee a priori, ma slbbene per osservazioni spe- rimenlali, e senza stabilire verun sislema genciale , ma solo contemplando ad una ad 54 una le varie specie del fenonomi che si presentavano, la fisica merito piuttosto di essere delta opinione, che sclenza. E quan- do dalla servilita ella si llbero dell' ipse dixit ^ fu poi affatto libera da qualsiasi errore, e si pote veramente, nelle parti che soffolcere non puo colle matematiche di- mostrazioni, farsi bella del norae augusto di scieiiza? Si pote a dir vero per que- sta via giugnere a travvedere qualcuno dei principj della vera Fisica , senza pero che si potessero penetrare veruno dei principj primordiali delle cose, e solo scoprendo le cause immediate, o prossime di alcuni principali effetti quei medesimi privile- giati ingegni che ottennero faraa di som- mi nelle fisiche investigazioni. Basto questo pero per fare rivivere le speranze gia per- dute dagli scolastici di buona f'edc, di po- tere cioe scandagllare interamente nelFim- menso oceano della natura. Ma che pero? Ad onta di tutto questo la natura quasi impegnata a sempre disingannarci degli stessi pochi avanzamenli che andiamo fa- 55 cendo, va di mano in mano presenlandoci nuovi fenomeni, non pria conosciuti, ne imraaginati, con alcuni dei quali ci rende dubbiosi di cio stesso che innanzi davamo per sicuro. Di sifi'atta specie e appunto il fenomeno die ha osscrvato ed esposto nel- r Ateneo il nostro socio, P attentissimo e dih'gentissirao investigatore il Nob. Sig. Dott. Paolo Gorno. Generalmente si crede, die i corpi coibenti delP elettricita, quali sono il vetro, le lane, le resine, e la seta es- sere potessero di schermo contro il fulraine, ed egli ne anuuncia la scoperta di una nuova proprieta di essi corpi, la quale con- siste nello sminuire la resistenza che V aria soprastante ai corpi idioelettrici oppone al passaggio del fluido elettrico. Ecco come egli ragiona: « Come e nolo, v' ha certa natura de' corpi per i quali T elettricita non pene- tra, ed c forzata a fermare il sue corse rapidissimo: questi corpi, appellati isola- tori o idioelettrici, oppongono, come pure e nolo, una resistenza al passaggio del flui- 56 do elettrlco che e proporzlonale presso a poco In ragione diretta della loro durezza e della distanza presa dai due punti op- posti pei quail entra ed esce la corrente elettrica: anche V aria, quando sia priva di umldita, e messa riel numero de'corpi coibenti perfetti, ma poca e la sua resi- stenza al passaggio della elettricita appunto per essere un corpo assai rarefatto. Ora codesto suo grado di resistenza di molto diminuisce , se si opera in modo che lungo lo spazio aereo, che deve percorrere la scintilla elettrica, siavi la superficle di qualsiasi altro corpo idioelettrico, ma che abbia plu denslta deir aria stessa , come sarebbe II vetro, le resine, le sete e si- mili. Eccovi dove consiste 11 fenomeno che, se non m' Inganno, non e stato fino ad ora conosciuto, e come ho detto puo es- sere di non lieve utilita per varj riguardi, massime pella coslruzione del parafulmini, e per togliere la comune credenza che le sete, le lane e simili valgano a difendercl dalle saette , che anzi , come vedrete adesso 5? dalle varie sperlenze, cooperano moltissimo ad accrescerne il pericolo ». « Isolate due rotelle metalliche assai pla- ne nelle due superficle, e disposte orizzon- tali alio stesso llvello, V una vicina all'al- tra in un punto degll orli, ho fatto in modo che a piacere se ne polesse accre- scere e diminuire la loro distanza; ma per viemmeglio farveue piu chlara idea imma- ginatevi lo Spincterometro del Volta colla differenza, che in vece dei due conduttori in forma di palla vi fossero sostituite le due rotelle di sopra menzionate; era auche ne- cessario che la loro circonferenza fosse affatto liscla, e rettangolare, come quella delle monete nuove del nostro regno, e cio per quelle ragioni che ognuno sapra vedere da se stesso conosciuto 1' uso della macchinetta. Mi giova 1' avvertire, che ho avula la precauzionc di scegliere per le esperienze un tempo asciuttissimo, e raet- tere in uso isolatorj affatto scevri di umi- dila, o di qualunque altra materia che potcsse alterare la loro facolta coibente: e 58 per venire alio sperlraento, in prima di tut- to ho messe le due rotelle assai vicine; e notato con esattezza a quale grado di ten- sione elettrica passasse la scarica di una boccia di Leiden, ho trovato che vi vo- levano dieci gradi delF eletrometro a qua- drante: lasciale le due rotelle alio stesso sito vi ho posto sopra una lista di vetro intonacata di cera spagna, e in modo che combaciando sui piani dei menischi ne coprisse anche i due punti, dai quali dee passare P elettricita, e in tale maniera ognuno vede che ho posta la superficie della cera spagna, e quella delParia che si appoggia alia cera stessa nel punto pre- ciso, dal quale deve passare la scintilla elettrica. Fatto lo sperimento colla stessa boccia di Leiden, ho veduto che la scin- tilla in questo secondo caso passava piii facilraente, e con soli sei gradi di tensione elettrica; per cui si vede chiaro che il ve- tro coperto di cera spagna, sebbene del numero de' corpi che hanno maggiore at- tivita a trattenere il fluido elettrico, in questa circostanza anzi ne ha agevolato il passaggio, c colla notabile difTerenza di quattro gradi di meno di tensione elettrica. Ma quello che piu sorprende si e, che ri- petuto lo sperimento suddetto con mag- giore distanza fra le due rotelle metalliche, anziche restare egualc la difTerenza, invece cresce sempre di piii; per esempio, se al grado dieci ha corrisposto il sci, al tre- dici il sette ed un quarto, al sedici il Dove, al trentatre il diciassette; per cui se nel primo sperimento la dilTerenza era di quattro, nel secondo in vece era di cin- que e tre quarti, nel terzo di sette, nel quarto di sedici. Replicate le stesse spe- rienze con altri corpi idioelettrici, colla seta, colle lane, colle resine e simili, tranne poca variazione, ho ottenuti gli stessi ri- sultati. L''acqua stessa olTre un fenomeno consimile a quello dei corpi idioelettrici, che non dipende certamente dalla sua fa- colta di cssere compenetrata dal fluido elet- trico: esse nella maggior parte vi scorre suUa sua superficie , che sta a contatto del- 6o r aria; se ne ha una facile prova se fac- ciasi scorrere la scintilla elettrica sopra un piano coibente che sia tutto sparso di goc- ciole di acqua; la scintilla in tale caso ap- parisce tutta plena di piegature, e si vede ad occhio nudo, che salta nel mezzo della prima gocciola rasente il piano idioelettrico, la scavalca passando pella sua sommita, e discendendo dall'altra parte della gocciola sino al suddetto piano: e cosi di mano in mano ripete le scavalcature tante volte, quante sono le gocciole di acqua che in- contra nella linea che piu si avvicina a quella retta; che se per accidente Ic goc- ciole molto si discostano dalla linea retta anche la scintilla segue la stessa devia- zione, segno chiarissimo, come dissi, es- sere la superficie dell' acqua che sta a con- tatto deir aria , molto atta a prestare il passaggio al (luido elettrico. Ma per tornare sui primi passi, diro di piu, che colla spranga di Franklin, che nell' infuriare del temporali manda sclntille spesse, e lun- ghe parecchi pollici, rlesce piu facile lo 6i csperimento suddescritlo. Non si fa che metterc fra le due palle dello Spinctero- metro o molta seta raddoppiata o lastrelle di vetro, di cera spagna e simili per ve- dere tosto le scintillc succedersi con assai maggiorc rapidita, e se prima ne era so- speso il passaggio pella troppa distanza delle palle, losto attivarsi; il che indica, come dissi, che codesti corpi fanno le veci in certo mode di conduttori anziche di coi- benti: cosi se si frapponevano varj cilindri di vetro, era bello il vedere la lunga striscia elettrica lambirne la superficie, e come vi dissi delle gocciole di acqua, apparire tutta fatta ad archettl. Mi giova il ripetere, che per vedere il fenomeno e mestieri che i corpi coibenti presentino possibilmente la sola superficie al sito che deve essere percorso dalla scintilla passando per V aria: per esempio, se fra le due palle dello Spin- cterometro si mette la lastrella di vetro in modo che il suo piano stia perpendi- colare alia direzione della scintilla, in tale caso, come ognuno vede, si avra un ef- 6z fetto opposto, facendo T officio di vero coi- bente, ma se si frappone in modo che la superficie della lastrella di vetro, o di al- tro corpo equivalente, stia nella stessa di- rezione dclla scintilla, invece ne agevola il passaggio, e fa 1' officio come di condut- tore: cosa veramente strana, che puo ap- portare grande influenza sui fenoraeni elet- trici, e tanto piu se si riflette che nel crescere dei gradi di tensione elettrica, cresce per anco codcsta facolta dei corpi coibenti d' agevolarne sempre piii il pas- saggio, per cui non e a dire quanto debba cooperare nelle forti elcttricita, e raassime in quella dei temporali. Per le sete e per le lane non importa avere la suddetta pre- cauzione; in qualunque maniera esse siano poste fra i conduttori sempre facilitano il passaggio del fluido elettrico, e vieppiii se le tele di seta, o di lana sieno molto rad- doppiate, e facciano grosso volume: io cre- do che cio accada, per essere tali sostanze permeabili dalParia, e per cio in qualun- que maniera sieno poste fra i conduttori, 63 si da sempre la combinazione che luDgo lo spazio percorso dalla scintilla sienvi le due superficie dell' aria e della seta. Ad ogni modo lasciate da parte la lusinga che tali sostanze vi debbano pieservare dal ful- mine; e voglia Iddio che per questi avvisl possa apportare giovamenlo all' umanita ». Per la qual cosa noi ci dobbiamo rallegrar molto col Sig. Gorno di questa sua sco- perta, g desiderare che o egli stesso, od altri la venga applicando ai singoli casi in cui andarono fallite le teoriche gia prima quali assiomi inconcussi dai fisici ritenute. Ma il Sig. Gorno di altro pur fisico ar- gomenlo c' intrattenne, ne lesse cioe al- cune sue osservazioni sopra un bruco delle muraglie, che apparve a Pontevico e nei dintorni le primavere 1823, 1824, 1826, dando il guaslo perfino alle piij guardate vivandc. Da tale apparizione nacquero que- ste entomologiche osservazioni, che com- pendiosaraente offriamo. 11 bruco delle muraglie studiato dal no- stro socio, e un insclto della jirossezza di 64 una llnea e mezzo circa, e della lunghezza di un mezzo pollice, di colore oscuro con righe longltudinali nere e glalle, coperto di corti peli, con muso piccolo, nero, lu- cente. Le gambe sono simili a quelle dei bachi da seta. L'occhio deirosservatore ar- mato vede tutto il corpo delP insetto sparso di piccoli bottoncini rotondi, sormontati da un mazzetto di acutissime spine. Gli spiragli, o slimmate respiratorie non sono cosi facilmente reperibili, come lo sono i due denti armati simili alle branche delle tanaglie da falegname, e formano 1' estre- ma punta del muso. Cresce lentamente, e non fa bozzolo di sorla, convertendosi in aurelia affatto nudo nella crepatura dei muri, sulle tele dei ragni, e fra la pol- vere del suolo. Per conoscere poi le abitudini di que- sto insetto singolare, diverso dal bruco delle muraglie descritto da Reaumur, e per istabilire, se irregolarita di stagioni o la sua indole V avesscro coufinato sui muri, e di quali sostanze ei si nutra, lo studiosp 65 Slg. Gorno costrui una cassetta di vetro mancante da un lato, da quello cioe d^l quale dovra essere appesa al muro, entro vi pose un piccolo bruco, e diligentemente il iece solitario. Con sorpresa del noslro osservatore T insctto caicerato visse ollre venti gioini, ingrossando alia raaniera dei liberi, e passando in crisalide ed in far- falla. L'esame attento degli escreraenti fece conoscere die V animalelto si era nudrito di pietruzze, commiste alia mica e al quaizo, ne punto diversi erano gli escre- menti de' suoi compagni liberi. Dal che e fatlo seciiro il noslro socio per istabilire che tali inselli non solo rosichiano i liche- ni delle muraglie, come nolo il signor Reaumur, ma ben anco gli stessi mini; e che la sola calce composta colla sabbia potrebbe baslare alia loio nutrizione. Ci promeUe poi il Sig. Gorno, nel cliiudere la sua memoria, una serie di allre e^pc- rienze, le quali, speiiamo, ci porranuo in istato di poter classificare riusetlo, e di Dominarlo, come pure di poter con si-, 5 66 curezza stabllire di clie si vada nutrendo a preferenza. Di due altri argomenti pure alle fisiche dottrine spellantl, c' intrattenne quest' an- no rattivissimo nostro socio il signor prof. Perego. Fu il primo sulle fungaje artificiali, che fornir possono alle mense funghi man- gerecci anche fuor di stagione di avcre i na- turali. Dopo di avere il nostro socio breve- mente discorso dei varj metodi in varie con- trade praticati per istabilire simili fungaje artificiali, ne descrive quello da lui espe- liraentato nel Giardino Botanico di questa nostra citta e che vuolsi fosse per caso di- scoperto nel secolo passato in casa Bettoni a Bogliacco nelF alta Biviera di Salo; ma che al tutto obbllalo non e stato poi ripro- dotto che tre o quattro anni fa. Quesla fun- gaja si ottiene con una cerla preparazione delle bacche di lauro {laiirus nobilis) dopo che ne sia estratlo Folio. L"* auto re della memoria giudicando che un tal processo non sia privo di novita riferisce nella se- guente maaiera I'esperienze da lui istituite. 6^ tt Avule dair egregio sig. conte Giacomo BettonI lo notizic chc risguardano Ic sue fungaje di Riviera, c fatti di la venire pill sacchi di bacche dalle quali gla per Febollizione si e cavato Tolio laurino, diedi opera alF esperienza nel modo che segue: , « Nel glardino di hotanica e lungo il muro che al sud divide esso giardino dalla strada di circonvallazione feci scavare una fossa, la quale rimane percio difesa a mezzo giorno ed esposta al nord. Essa e lunga un metro e 7$ cent., larga 92 cent., ed ha una profondita di circa mezzo metro. II fondo fu battuto assai con pesante tronco di legno a talche appariva alF occhio e al tatlo uu sodo pavimento. Le facce interne della fos- sa furono guernite di vecchie assi di abete, non pero in sino al fondo, il che non sera- bra necessario. Cio fatto s' imnicttevano nclla buca le bacche, le quali mano mano si battevano forte e si duro in questa ope- razione finche il piano delle bacche si tro- vo, rimancndo pero alquanto inclinato, a livello del terreno circostante. Non si sa- 68 prebbe abbastanza raccomandare la pres- sione di queste sostanze dalla quale sem- bra dipendere in gran parte il successo deir esperienza. E pure a ricordarsi che alle bacche non fu raescolalo ne concio di cavallo, ne terra, ne altra qualsiasi sostan- za. Si termino la fuugaja artificiale il 26 maggio 1 826, e altra cura non si prese po- scia di lei che di tenere in pronto una tavola di legno per coprirla nel caso di pioggia. Trascorsero i mesi di giugno, lu- glio, agosto e settembre senza che si po- tesse raccogliere alcun i'rutto della nuova coltura. II ire di ottobre si trovarono belli e cresciuti molti funghi nell' angolo sud-es£ che raccolti erano alT inclrca tre libbre bresclane. Si mangiarono fritti e in altro modo, e il lore sapore fu aggradevole e tale da dilettare chi meglio gusta di simili vegetabili. Fine al principio di novembre non si videro altri funghi; intorno a que- slo tempo apparve un' infinita di piccoli funghi sotto forma di una muffa bianchic- cia massime neir angolo su indicate ed an- 6, che in quello a sud-ovest. Quest! piccioli embrioni di funglii si estesero ben pre- sto a coprire quasi per intiero la fungaja, e molti di essi pervenivano da un giorno air altro al termine del loro sviluppo. Al- cuni di una conslderabik? grossezza gia- cevano in una fessura che divide il muro dalla fungaja. Sul finire di novembre, te- mendo i danni delle continue piogge e pill tardi quelli del gelo, feci difendere la fungaja con un buon coperchio di legno e coprire i piccoli funghi con paglie e fo- glie secche. Anzi a manlenei'vi una mite leraperatura si aggiunse una specie di ar- gine fatto di concirae cavallino tutto al- r intorno delle sponde esterne della fun- gaja. Nelle ore piu calde della giornata, quando il cielo sia sereno, si usa di to- gliere il coperchio, affinche i funghi arti- ficiali abbiano a godere liberamente del- r influenza delP aria. II 3 dicembre, I'S, il 1 6 e il 22 si e fatla una discreta rac- colta di funghi, e fu agevole il convin- cermi che ne avrei avuto una quantila yo straordinaria , se la tempeiatura cleH'atmo- sfera fosse stata piu mite. E vero che nel corrente inverno il massimo freddo non e slato finora che di un grado sotto zero, e vero che si e procurato di avere alF in- torno de' piccoli funghi una temperalura piu elevata di quella dell' atmosfera, ma attesa la circostanza che la fungaja e volta al nord e necessario per essa uq riparo assai migllore. In falti ho disposto perche anche sopra il coperchio sia distribuito del letame di cavallo, e, perche Taria atmo- sferica abbia' llbero accesso alia fungaja, il coperchio medesimo si terra sollevato di un' oncia o circa sopra le sponde. Che il calore concorra prodigiosaraente alia pro- duzione de' funghi si deduce da cio che una quantita immensa di embrioni di tali vegetabili al sopravvenire della fredda sta- gione intristi e non proccdette nello svi- luppo e neir incremento. Malgrado tutto questo posso offerire alle vostre considera- zioni de'bellissimi esemplari che mi furono graziosamente favoriti dal Co. Bettoni ». 71 Ecco colle parole dell' A. la desciizione del fungo: « E questo un fungo del ge- licrc degli agarlcl, il quale nel suo na- scerc appare nella fuDgaja come una spe- cie di mufth bianchiccia. Id otto o dieci giorni perviene alia naturale sua grandez- za e si oflre a cesti, e di rado solitario. Ha lo stipite breve, si che difficilmente giungc air altezza di cinque centimetri. Esso e inchlnato, biauchiccio e pieno, manca della volva e dell' anello. Lo stipite e ora cenlrale al cappello, ed ora no; la gran- dezza del cappello giunge talvolta ad otto centimetri di diametro, e la sua forma e variabile, si trova convesso, piano e an- che concavo nel mezzo, si notano spesso verso r estremlta di piccole escrescenze, o bltorzoli, che rendono la circonferenza irregolare; la sua faccia superiore ha una tinta leggermente oscura che accenna il color di cannella. Le lamine al di sotto sono di un bianco sporco, acute alle loro estre- mita, e di varie grandezze. Le maggiori sono un po' decorrenti, le minori hanno 7* origine da queste, e glungono anch' esse lino all'estremita del cappello. La sostanza dl qiiesto, come quella dello stlplte e molto carnosa, e facilmente si spreme dalP una e dair altra colla semplice pressione delle dita un sugo trasparente, il color del quale e appena perlato. L' odore si assomiglia a quelle del migllori fiinghi marigerecci, ma un tale odore lo perde diseccando, co- me avvlene delT agarico cesareo naturale. Se ne trovarono alcuni nella supcificie su- periore del cappello coperti di una mufTa assai leggera , e mlnuta. Nella massa di questo fungo non aunida alcun verme, ma ne sono ghiotti i sorci e le lumache )>. Da tali caratteri apparisce che quest"* aga- rico e essenzialmente distinto da quello che si produce a piacere nei paesi di oltre- montej poiche mentre che F agarico dei consueli strati a funghi, cioe V agaricus campeslris di Linneo, c Tunico, a detta di molti agronomi francesi, che si possa pro- durre a piacere, quello del nuovo processo proposto ed eseguito dal nostro Professore, 75 sembra Y a^aricus pleuropus ostreatus di Persoon ». Cio che pill imporla a sapersi, dice il nostro Socio, intorno a questo fungo si e, che esso ha un sapore dillcato e squlsito, ed e perfettamente innocuo. Meglio che in altro modo riesce aggradevole al palate cotto a frittiira", ma e da avvertire, che attesa la sua carnosita, qualsiasi il modo con cui lo si appicsta, vuol esser cotto molto. Termina poi il signor Perego la sua memoria sui funghi alcuni cenui facendo sulla generazioue delle piante crlttogame, e parlicolarmente su quella del fungo di cui si e fatto parola fin qui. Nella seconda memoria fisica che il si- gner Profess. Perego ci lesse sulle propor- zioni di un miscuglio respirabile di aria atmosferica e di gas acido carbonico, mi- ra a stabllire che T uomo puo vivere, e lavorare in un profondo in cui muore il lume, contro cio che comunemente si cre- deva: ma uon^e meglio che udiamo lui stesso a ragionare? cosi egli discorre, ri- a ferendo espeiienze scrupolosamente da lui fatte : (( GH autori che trattano della respira- zione, e parlicolarmente della resplrazione deir uomo, sia rispetlo alia chimica, ossia alia fislologia, non si accordano circa la porzione di gas acido carbonico, che puo rendere irrespirabile una data quantita di aria atmosferica, per esempio, nella chimica teorica e pralica di Berzelius sta scritto, che 1' aria atmosferica puo conte- nere piii di cinque centesimi del suo vo- lume di gas acido carbonico senza che producasi danno di sorta, se la propor- zione di un siffatto gas aggiunge i sette centesimi V aria e assai nociva alia respi- razione, e finalmente sostiene che dessa e del tutto irrespirabile se si trova mesco- lata a nove centesimi di gas acido carbo- nico. Le molte esperienze instituite da Allen e Pepys sulla respirazione ebbero per risultamento, che respirando un' aria tante volte quante si puo resistere, dessa trovasi contenere il dieci per cento di 75 questo gas mefitico. Nella chlraica mcdica di G. Fonlanelle si fanno le meravlglie, perclie V autore c stalo accertato che in Iscozia avvi un sotteiraneo in cui gli uo- mini vivono, quautunque il suo ambiente contenga cinque centesimi di gas acido car- bonico. Ali'articolo respirazione del Dlzio- nario delle scienze mediche si legge tra le altre cose, che affiuche T ai ia atmosferica, la quale non si riuuova, possa essere an- cora respirata dagli animali superiori e ne- cessario coulenga almeno dieci centesimi di osslgeuo, e non piu di un sesto di gas acido carbonico ». « Da un mezzo secolo in qua i chiraici hanno veduto non so quale analogia fra la respirazioue, c la combustione, onde il costume non pure del volgo, ma assai raccomandato dagli stessi chimici, si e che occorrendo il sospetto che un dato am- biente contenga del gas acido carbonico, od altro gas mefitico, sicche sia perlcoloso all' uomo inoltrarvisi a respirarc di quel- le aria, s' introduce inuanzi tutto un lume 76 acceso, e se questo noii si smorza, si giudica che nel luogo mcdesimo la re- spirazione delT uomo non avra a soffrire incomodo di sorta; se poi in quell" am- biente s' estingue la fiarama hassi per certo che vi si estioguerebbe ancor la vita deir uomo ». Ora, premesse queste considerazioni ai fatti che si conoscono intorno alia respi- razione, aggiuns-e altre osservazioni ed espe- rienze, che non potrebbero tornare inutili a chi volesse spingersi piu innanzi nello stabilire piu chiaramente le leggi chimi- che, e fisiologiche della respirazione, e cosi espone i suoi esperimenti: ((Nel comune di Triuggio, provincia di Milano, si scavano due pozzi, uno cioe per ciascuna delle due parrocchie in cui e di- viso il Comune, le quali sono la parroc- chia di Triuggio, e la parrocchia di Ran- cate, Essendo il pozzo della prima alia profondita di 21 metri 7 5 si osservo che non era possibile il calare al fondo un lume acceso; nel mentre che un uomo 77 senza quasi accorgersi lavorava, scavando il fondo del pozzo per tre ore continue. A queslo ne succedeva un sccondo, ua terzo, quindi ricominciava il primo, e tutti e tre osservavano la regola di rimanere al travaglio le tre ore stabilite ». L' autore della memoria pertanto nello scorso ottobre in diverse giornate ed ore institui degli esperimenti in quel pozzo, mandando abbasso una o piii candelette accese unite a loggia di torcia, o sepa- rate tra loro. I lumi si smorzavano sera- pre molto prima di giungere al fondo, ed alcune volte perfiuo non giungevano ac- cesi clie al terzo della profondita del poz- zo, o circa. II solo caso, in cui un lume si potcva avvicinare al fondo era quello, in cui desso aveva un sottilissimo luci- gnolo. Cosi mettendo un lume acceso in un secchio esso perveniva in questo state al fondo, ma tosto si estingueva cavandolo dal secchio. Col solilo battifuoco non fu mai possibile di acccndere 1' esca, e I'ac- cendi-lumc a clorato di potassa produsse ,8 la solita detonazlone, ma ne anche per questo mezzo si riusci ad accendere un lume al fondo del pozzo, Queste esperlenze dimostrano chiara- mente che un uomo puo vivcre e lavorare laddove si estingue un lume, e cio che impedisce la combustione de' lumi non ba- ' sta a togliere la vita all' uomo, e nem- meno a rendere la respirazione di sover- chio incomoda e soffocantc. L'autore della memoria fu accertato dagli operaj, che tian- ne la giornata in cui il lume si estinse al terzo della profondita, egliuo non sof- ferivano, se non quando si alTaccendavano neir opera con molto calore, in questo ca- so dopo un quarto d' ora erano obbllgati a riposare, e ad agitar P aria, per esem- pio, col cappello. Con tutto cio compivasi r orario, e ciascuno dei lavoratori non usciva dal pozzo che dopo tre ore dl fa- tica. In quel giorno poi che la fiamma si smorzo piu presto che uegli altii, F uo- mo prima delle tre ore dl fatica doveltc abbandonare il pozzo, pcrche V aria vi era 79 tlivenuta assal sofibcaute, fino a che, es- sendovl trapclata una forte quantita di ac- qiia, si pote ricominciare il lavoro. Quest! fenomeni invogllarono 1' autore dclla memoria ad indagare la natura del- r ambiente del pozzo, ma non avendo al- r uopo alcun apparato di fisica, o di chi- mica, si limilo ad empire dell' aria del pozzo una bottiglia smerigllala. L'aria fu presa all' incirca al livello della bocca del- r operatore. S'introdusse nella bottiglia uq lume aceeso, e subito si spense. La boc- cia fu vuotata, e di nuovo riempita del- r aria del pozzo; vi si verso dell' acqua di calce, la quale mano mano diveniva latticinosa, e lo divenne fortemente col- r agitazione. Pose al foudo di un piccolo bicchiere una candeletta accesa, e sopra versovvi V aria del pozzo contenuta nella solila bottiglia, e il lurae si estinse, Ri- corda 1' Autore della memoria che questa esperienza fu ripetula con esito piu volte colla medesima aria della boccia, cioe senza prenderne di nuova dal pozzo: quantun- So que la bottiglia non avesse la capacity che poco plu di ua mezzo boccale di Milano. Quest! pochi esperlmeiiti non lasciaiono piu dulDbio sulla specie dl gas che nell'am- biente del pozzo impediva la combustlqne delle sostanze infiammabili. Eg!i era gas acido carbonico, die per T esperlenze, ed osservazioni gia fatte dovevasi giudicare mescolato in gran copia all' aria atmosfe- rica. Per delerminare le proporzioni di gas che componevano il miscuglio aereo del pozzo, r autorc dello scritto porto a Brescia un boccale milanese dell' aria del pozzo, che fu chiusa fortemente con su- ghero, e catrame in una bottiglia. Su que- sta aria Tautore, in compagnia del Sig. Ste- fano Grandoni farmaclsta in capo dello Spedale maggiore, iustitui la seguenle ana- lisi: (( Al collo di una vescica porcina ben pulita e lavala si adatto e congiunse per mezzo del catrame un piccolo imbuto di vetro. Al fondo della stcssa vescica si apri un foro, il quale aveva presso a poco il diaraetro della bottiglia che racchi'iidea 8i r aria da porsl alP analisi. Cio fatto, fu aperta la boccia, e in un istante ne fu introdotto e chiuso ermcticamente il collo nella vescica passando esso pell' apertura del fondo. In questo stato T aria della boc- cia non poteva mescolarsi colF aria atmo- sferica, perche la vescica era il piii pos- sibile avvizzata e votata di aria, e d'altra parte era stata strettamente legata al di- sotto del collo deir imbuto. Con questo semplicissirao apparecchio fu agevole il versare nella bottiglla dell' acqua di calce senza che si perdesse alcuna porzione del- r aria che vi stava rinchiusa; imperocche, fatto corrispondere il collo dell' imbuto a quello della boccia, non si apri la comU- nicazione fra i due colli se non dopo di aver empito 1' imbuto di acqua di calce. Slegata la voscica il liquido fluiva dall' im- buto nella bottiglia; mano mano che cio accadeva si versava della nuova acqua di calce neir imbuto medesimo, sicche I'aria interna dell' apparecchio non venne mai a comunicare coll' ambiente del laboratorio 6 8a ove si erano institulte Ic csperienzc. D'al-- tra parte V ana che scappava dalla boc- cia pclla caduta delP acqua di calcc si accoglieva nella vescica. Come si era pre- vediito, il rcattivo divenne tosto latticliioso, e molto pill allorche lo si agilo nella bot~ tiglla. Con questo processo si posero nel vaso setle once di acqua ( peso medicinale di Vienna ), in cui crano disciolti cinque grani e 47 mill, di calcej dopo di che si chiuse nuovamente la vescica al disotto del coUo deir imbuto, e si lasclo il tulto in quiete. Nei giorni successlvi a questa espe- rienza si osservo alia superficie del liquido nella bottlglia una sottilissima pellicola di sotto-deuto-carbonato di calcio; il die indi- cava manifestamente che il gas acido carbo- nico delFaria non si era tutto assorbito dalla calce nei primi momeuti dell' esperienza. Scorsa una settimana, onde accertarsi die tutto il gas mefitico fosse assorbito, si empi tutta la bottiglia di acqua di calce, nel che furono impiegate quindici once e cinque drammc di acqua, la quale teneva in dis- 83 soluzionc 9 grani c 906 mill, di calce. Con questa opcrazionc tiitta V aria che non era stata assorbita dal reattivo passo nella ve- scica. Di la fu estratta c raccolta in un recipicute di vetro", cosi rimase la botli- glia piena d' acqua di calce , che avea il precipitato salino al fondo. La bottiglia fu chiusa, e iutanlo per la leula combu- stidne del fosforo fecesi T analisi deli' aria die non erasi combinata all' acqua di cal- ce. Questo piccolo lavoro eudiometrico non ci diedc a vedcre nelF aria esaminata che le sollte proporzioni di gas ossigeno e gas azoto che si trovano nelF atmosfera, e pre- cisamenle il rapporto di 21 d' ossigeno, e 79 di gas azoto. Ora non rimanea che di raccoglicrc e di pcsare il sale, ossia il sotto- deulo-carbonato di calcio che si era for- mato nella bottiglia pell' assorbiraeuto del gas acido carbonico. Deducendo da questo peso quello della calce impiegata, si avreb- be avuto il peso, e quindi il volume del gas acido carbonico contenuto nella botti- glia. Per aggiungere lo scopo si dispose uu apparecchio distillatorlo a bagno d' arena conslstente in una storta tubulata, e in un pallone di velro, die si univano per mezzo di un Into grasso. Siccome poi era a cre- dersi che nelF acqua della bottiglia, oltre il sale, si contenesse anche della calce li- bera per aver abbondato nell' uso dell'ac- qua di calce pel motivo gia riferito, e che questa calce si sarebbe combinata al gas acido carbonico che naturalmente sussiste neir atmosfera , cio che avrebbe cagionato un eccesso nel calcolo del gas acido car- bonico della boccia, cosi affine di toglier sifiatto errore, e liberare V aria della storta e del pallone del gas acido carbonico, pri- ma di congiungere quella a questo si pose nel pallone una copiosa quantitu di acqua di calce, e vi riraase per due giorni avanti che si versasse nella storta il liquido da evaporarsi. Passati i due giorni, si verso nella storta pel suo tubo ( che fino allora era stato chiuso ) il liquido e il sale della bottiglia, e saldata ermeticamente ogni apertura s' incomincio la distillazione senza 8S altro cambiamcuto neir apparecchio. Essa duro plii giorni, e quando fu terminata si accrebbe V azione del fuoco, onde perfet- tamente diseccare il sale. Per raccogllere questa produzione non si pote far altro che tagliare il fondo della storla usando il solito mezzo di un filo intriso in un olio volatile, essendoche il sale era molto ade- rente alle pareti del vaso. Da queste poi si stacco raschiandola con pezzi di vetro. Raccolto, e pesato esattamente il sale in una boccetla, si trovo di grani i8, 44 ( p. m. di V. ). Ora il peso totale della calce che fu disciolta nell' acqua per fa- re questa analisi era di grani 14, 9 5. Sot- traendo per tanto questo peso da quello del sale avremo il peso netto del gas aci- do carbonic© di grani 3, 49. Un palmo cubico di gas acido carbonico alia tempe- ratura di zero ed alia pressione di 2,8 pollici pesa 27 grani 067 millesimi ( p. m. di V. ), eppero il peso di soli 3 grani, e 490 mill, corrisponde al volume di 0,1289 di un palmo cubico. La capacita della bottiglia 86 che conteneva 1' aria del pozzo fu determi- nata, pesando esattamcntc I'acqua distillata che la riempiva, e ti'ovato il peso del li- quido di grani 10290 ( p. m. di V.) si de- dusse la capacita della bottiglia di o, ^SoS di un palmo cubico. E chiaro adunque che senza Ic correzioni indicate dal leimo- metro c dal baromctro risulta che V aria delle bottiglie conteneva in volume 17,179 cent, di gas acido carbonico. Ma siccome quest' aria avea la temperatura di 12." di R, c sostenea la pressione di 27 pollici e 8 linee, cosi, fattc le dovute correzioni, il volume del gas acido carbonico diventa di cent. 18,364. Se raccogliendo nella storta il sotto-deuto-carbonato di calcibse ne fosse perduto ua sol quarto di grano, il che non e lontanissimo dal vero, si avrebbero avuti quasi venli centesimi di acido carbonico, ossia un quinto del volume delF aria del- la bottiglia. E pure a ricordarsi che aven- do misurato il volume delF aria che era riraasta nella vescica, dopo che il gas acido carbonico era stato assorblto dalP acqua di 8, calce, ci fu agevolc il calcolar qiiello dello stesso gas, perocchc doveva cgli cguagliarc alia dlffcrcnza fra i due numeri esprlmenti r uno la capacita della bottiglia, e Taltro il volume dell' aria che era stata raccolta iiella vescica. Ora per questo mezzo il vo- lume del gas mefitico si era Irovalo un po' maggiore di quello che ci dimostra la chimica )). a L' ambiente adunque del pozzo di Triuggio era misto a piu di un sesto in volu- me di gas acido carbonico, e tuttavia quel miscuglio non era irrespirabile per T uomo, che anzi vi travagliava lungo spazio di tempo. Perche un' aria possa estinguere un lume, basta una porzione minore di gas acido-carbonico; ella e tra un sesto e un settimo. Pelle quali cose non e inoppor- tuno il conchiudere che un' aria puo con- tenere il gas acido carbonico in una pro- porzione diversa da quella comunemente stabilita , perche V uomo vi possa vivere per un tempo assai considcrabile. Che se si fosse proposto il quesito intorno all' ori- 88 gine del gas acldo carbonico nel pozzo di Triuggio, noQ sarebbe si facile il rispon- dervi, perocche Ic mcdesirac esperienze die si facevano sull'aria del pozzo di Triug- gio, si ripetevano su quella del pozzo di Rancate; ora questa non diede a cono- scere che uua piccola quantlta di gas acido carbonico che proveniva dalla respirazione deir operajo. I due pozzi non sono distant! fra di loro un miglio, e sono scavati in un terreno di seconda formazione, e pre- cisamente nelle pudinghe, tranne la parte superiore dei pozzi medesimi. Tutta la dif- ferenza sta in cio, che nel pozzo di Ran- cate le pudinghe non sono interrotte, o lo sono pochissimo dagli strati di terra, e che nel pozzo di Triuggio si sono tro- vati frequentemente di questi strati, nei quali pero non si videro trance di sostauze animali o vegetabili in corruzione. Solo non devesi ommettere, che a differenza de- gli altri pozzi, e sotterranei mefitici, I'ap- parizione del gas acido carbonico nel pozzo di Triuggio era puramcnte accidentale, 8, giacche 6 mesi dopo T autore della me- raoria non ebbe ad osservarvi i fenomeni descrltti piii sopra ». Ma pcichc non paja che 1' Atcneo di sole speculazioni scientifiche si occupi, le quali bcnche si riferiscono alia pubblica utilila, questa pe^6 indiretta o rivolta sol- lanto ne viene, il Sig. Cav. Barone Sabatti nostro Vice Prcsidente di tale argomento si occupo, che risguarda piu di qualsiasi altro il comune vantaggio. Egli tratto del pane, cibo universale delle non barbare nazioni, e due gr&ndissimi dlfelti combatte, cui siarao, specialmente noi biesciani, espo- sti, di averlo cioe e mali'atto e cattivo; difelti che egli argomenta dalF inceppa- mento delle mete stabilite pella vendita di questo genere di prima necessita, e dalla mal Ibndala norma con cui dalla Munici- pale Magistratura viene stabilito il prezzo del medesirao, deduceudolo dal prezzo me- dio delle biade settimanalmente corso sul nostro mercato. Combatte il primo pre- giudizio coi principj generali di pubblica economia, che stabiliscono come base della pubblica prosperita la liberta assoluta del commercio interno dl tutte le derrate del paese, e convallda la saviezza di questo principio coH' esperienza dl tutli gli Stati. E in fatti per non a'loQtanarci da noi, dopo che la saviezza del nostro Governo tolse negli anni raedesimi di carcslia le mete degli olj, della farina del grano-turco, del butirri, delle carni porcine, ecc. ( non togliendo pero le leggi sanitarie sulla qualila di tali commestibili ), non si ebbero subito, ed in abbondanza, ed a prezzi piii discreti a vantaggio della popolazione? Quando fu mai sotto il regime delle mete che s' ebbero e migliori ed a prezzi piii discreti dei dieci ultimi anni gli olj, i butirri, e gli altri generi resi di libero commercio ? Dove molti sono i venditori nascc tosto la gara a chi fa meglio, e vende a miglior condizione, per soverchiare gli altri nello smercio mag- giore dei generi che sono venali. Combatte I'altro pregiudlzio coUo espor- re partitaraente tutte le maliziose prati- 9t che messc in opera dagli astuti panettieri per I'ngannarc i compratori, le quail Don qui rifeiiro, come quelle che sono pur troppo sentite dal publDlico. Vendasi dun- que il pane senza meta, e sia libero ad ognuno il contrattarlo e il pagarlo secondo che csso vale pella migliore o piii sca- dente qualita, e cosi il ricco ed il povero potranno provvedersene a seconda dei lore mezzi c del loio talcnto, e tolgasi ogni specioso pretesto allc frodi ed agli inganni. La memoria del Sig. Sabatti merita d' es- sere per intcro considerata e meditata dal- le supeiiori Autorita, e potra, a mio cre- dere, provocare tali provvidenze che por- ranno riparo anche ad altri disordini che nascono dall' iuceppamenlo posto al coiii- mercio interno dei generi di prima neces- sita, dagli omai sperimentati o nocivi od inutili calmedri, o pubbliche mete. II Sig. Sabatti ci dicde pure ragguaglio di alcune memoric stampate dalFAccade- mia di Verona del 182^, e comunicate al jiostro Ateneo, cioe a dire: Siii gelsi colle 9» radici intatte: SullaJ'orza economica del- le travi: Sid Bid Reimond: Sui mattoni e tegole per compresslone^ e triplo forno per cuocerle: Sid corame di Russia: Sul- la tempera del dronzo: Sid trapananien- to del ferro collo zolfo: Sulla preparazio- ne dei legni, per lavori di tarsia e di stromenti arinonici: Sul colore scarlatfo dei liquor i: Sulla birr a: Sulla panizza- zione: Sui letami nan fermentati : Sidle latrine mobili ed inodore' al quale rap- porto ch' ei fa agglunge talvolta alcune sue osservazioni o in conferma, od a mi- gliore schiarimento delle cose in esse me- morie trattate. In queste a noi duole non poter seguire il nostro Autore. Ma gia le memorie veronesi sono stampate, cd i cu- riosi possono per se stessi conoscerle, e giudicarle. Torneremo dunque alle fatiche dei nostri Socj. II chimico-farmaceutico Sig. Cenedella che abbiamo ultimamentc scritto a Socio d' onore, lesse nel nostro istituto una me- moria intorno ad una morbosa concrezione 93 sortlta naturalmcnte da un tumore ma- nifestatosi nella parte destra dell'abdome di una donna da Lonato. La chimica ana- lltica che ha giovato alle scienze natural! affini, a segno di portarle alia perfezlone, e svolta in gran parte nel lavoro del Sig. Cenedella. La concrezione da lui analiz- zata, diversa da quella del dottor Ure, sebbene discoperta e ritrovata nell' iden- tico luogo, trovasi formata di una mate- ria cristallizzabile, e di un principio re- sinoso e coloranle, di adipocera, e di un ossido animate. La gcnesi di si interes- sante concrezione formera forse il soggetto di altra memoria del Sig. Cenedella, come egli ci fa sperare, e noi desideriamo che riduca ad elTetto. Intanto volgiamci al socio d' onore Sig. D/ Cristofori di Mantova , che c' invita ad udirlodisputaredi assai grave ed importanle materia, quale si e il ritorno del vajuolo naturale , dopo T inoculaziane del vaccino. Egli tende a diraostrare la idenlita del vajuolo naturale col ravaglione. E prima di 94 tutto stablliscc colle osservazioni de' meclici arabi, e degli altri sino al secolo declmo- sesto, die il vajuolo naturale puo assalire una seconda volta. Conlro V opiuione di quelli che il secondarlo vajuolo gludicano malattia del vajuolo naturale interamente diversa, appoggiandosi alia descrizlone di Vido Vidio delle vescichette cristalliue, ritenute diverse dal vajuolo e dai morbilli, FA. fa riflettere che tale descrizione parte dal tempo che il vajuolo naturale era gia in corso, c che niuno avvcrti quell' esan- teraa prima del secolo decimosesto. Ap- presso adduce eserapi delle ultime epide- mic, nelle quali alia stessa sorgente chi contrasse vajuolo, e chi ravaglionc, affer- mando quest' ultimo insorgere quasi sempre dove furono epidemic di vajuolo, ne es- sere sempre lieve, e i vaccinati soltanto avere talvolta contratto ravaglionc, i non vaccinati vajuolo. Forte del testimonio fra molli altri di Thomson, riferisce i falli deirepidemia vajuolosa che percosse Edim- burgo, e suoi dMntorni gii anui 1 818-19; 9S i quail sono, die alcuni, superato il rava- glionc, subirono il vajuolo naturale, e vi- ceversa, e qucsti casi stanno clirettamentc contro la proposizione dl Steberden, che avvisa V idcnlico moibo non altaccare mai una seconda volta: che il vajuolo volante si vide nella medesima stanza, dove gia- cevano infctti di vajuolo discreto e con- flucnte: che alcuni cbbero da prima la forma vescicolare, poi le papule, in fine il vajuolo: il contrario di quello che av- viene talvolta nella convalescenza dal va- juolo medesimo, dove sottentra invece una eruzione di una specie di varicella. Che cosa risponderebbero ora i fautori della opinione sul varioloide, i quali pongono in una particolare struttura delle pustole la differcnza esseuziale de^ morbi in que- stionc?,. .Dunque la dilTerenza e tutta di grado, di genere non mai. Cio posto FA. si fa a discorrere del vajuolo secondario, e dice, che si chiama modificato appunto pelia sua mite natura. Fa conoscere che il vajuolo non riusci quasi mai ad uccidere 96 faccinati nelle epidemie diverse, mentre di quattro uccldeva iino nella terribile di Edimburgo; e che i vacanti furono rispet- tati piu che gP inoculati medesimi. Ma sic- come qualche vaccinato puo correrc rischio, cosi I'A. domanda sc vi possa essere mo- do ad impedire sino al rarissimo caso, che mi vaccinato soccomba. Di tale maniera si fa strada a parlare dei metodi di Fergu- son e di Bryce specialmente, i quali in- tesero di aggiugnere perfezione alia sco- perta di Jenner. Quanto al primo, che propone un innesto quasi ad un tempo di pus vajuoloso e vaccine, dice, che non bene si consiglia, perche si puo diffondere una epidemia con quello stesso mezzo, col quale si cerca di antivenirla, e perche se i due pus non ne formino gla un solo, che ne sorga piii eflicace, ma V uno elida r altro, e miglior partito il determinarsi per quello, il cui uso e affatto innocente. Rispctto al secondo, che vorrebbe rivac- cinare al sesto o settimo giorno dal primo innesto per conoscere se esista o no ca- 97 pacila al vajuolo, massime quando i sin- tomi non appajono costituzionall', T A. os- serva, chc mentrc non e sicuro da un se- condo attacco chi venne preso dal vajuolo, raalattia costituzionale fuori d' ogni dub- bio, puo csscre invulnerabllc chi diede solo a vedere sintomi locali. Difalti mol- tissimi vaccinati non vanno soggetti ne a febbre , ne a vomlto. Contro 1' opinione di quelli, che pensano la virtu del vaccino andare indebolita dopo diciotto o venti nnni, riporta i fatti della citata epidemia di Edimburgo, dove il vajuolo percuoleva dai dieci giorni sino ai Irent'anni, e rispet- tava gli adulti. Espone poi V A. una sua congcttura , c dice che non esscndo im- probabilc possano altri contagi dal va- juolo diversi distruggere la benefica llufa cli' cgli suppone pcrennemente diffusa per la niacchina, dacche il vaccino assimilato molliplico per cosi dire se medesimo al- r infinito, non sarebbe fuor di ragione il vaccinare di nuovo dopo che le tossi con- vulsive, le disscnterie ccc. fossero succe- 98 dute acl invaderla. Non potrebbe avvenire, dice egli, del vaccioato cio che accade de' sifilltlci, accennati da Brondhost, i quail vennero completamente guariti dal lifo ? Ma nella oscurita dell' argomento si volge a raccomandare esattezza almeno nella pratica del vacclnare, intorno alia quale espone alcuni precetti che sono della massima importanza. Traendosi ai classic! scrittori di tali materia, e specialmente al benemerito Sacco, offre gli essenziali caratteri si esterni , che interni delle pu- stole vere, e spurie, i quali sono riferi- bili alia sede, al colore, alia forma, alia qualila della materia, e al modo di ser- virsene. Grida altamente circospezione nel valersi degli esposti de' pii luoghi, ove talvolta annida celatissima la sifilide; e a norma de' vaccinatori, riferisce i lacrime- voli casi narrati dal signor D.' Marcolini di Udine nel suo sagglo sulle complica- zioni della vaccina, e dal Sig. Prof. Ce- rioli di Cremona. Vorrebbe che i bambini appcna nati non si molcstassero a mono 99 cho il vajuolo non serpeggiasse j che si vaccinasse di nuovo, graffiata che andasse la puslola, non si vaccinasse quando do- minano le sccfi'latline, le tossi convulsive, le dissenterie; poiche gli accidental! morbl ponuo vestire il carattere de"" morbi cpi- demici. Tale e il sunto della dissertazione , nella quale altri non pochi argomenti rafforzano Fassunto, ma che noi ommettiamo, nella fiducia che gli addotti sieno sufficienti a dare un' idea bastantemente adequata di questa scrittura. Veniamo ora ad esporre rapidamente gli altri ai ticoli spettanti alle memorie lette in quest' anno dai dotti collcghi. Ecco avan- zarsi V attivisslmo ed espertissimo chimico- farmaceutlco il Sig. Grandoni col suo rap- poilo a nomc della bencmerita Commis- sione dclle acque minerali della nostra Provincia, di cui egli stesso e mcmbro necessario. I nostri medici antichi avcano gia celebrate quelle di Milzanello, d' Irma 0 di Collio. Dopo di averci fatta la storia lOO naturale del luogo, ovc ciascuna di que- ste fonti scaturisce, ne descrive delle sin- gole le propiieta fisiche e chimiche, ed enumera e calcola i principj mineralizza- tori di ciaschcduna. II saggio analitico di quella di Milzanello ( ch' ^ anco la priii- cipale, situata in un podeie della nobile signora Dorotea Luzzago ) e dei fanghi efficacissimi provenienti dalla stessa, baste- ra a dimostrarci I' arduita del lavoro, e gli stupendi vantaggi della chimica anali- tica. Sottoposti 288,000 grani di acqua all'analisi diedero il seguente risultato: Ossido di feiTo . . . Grani i.^ ^] ^^^^^*« )) 10.-- Di alluminio „ , _ Di silicio . . « 5 )> 6. — Di materia cstrattiva vegeto- animale „ ^ , Perdita . . .v c ' )) 0. — Grani 26. — ' lOI Da quattrocento grani di fango cimen- tati si ottennero: Acqua di assortlmento . GranI 47 Ghiaja selciosa » ^2, Fibre vegetabili indccomposte » 3o Rena silicea » 2o3 Carbonato di calce . . . . » 4 5 Materia vegeto-animale, distrutti- bile col calore ...» 10 Materia estrattiva vegetabile . » i a Acido idrosolforico quantita inde- terminata. Perdita » 11 Totalita grani 400 I fonti d"* Irma e di Collio cosi celebrati dalla penna del Roncalli, e dalla voce del volgo, non risposero all' aspettazione, e furono rinvenuti privi affatto di principj mineralizzatori, e solo abiii a dissetare, ed agli altri iisi economici. Ma questa stessa analisi dei fonti bre- sciani, predicati o dalla fama o dairauto- rita di antichi scrittori, qiiando saia dalla I02 Commissione nostra compita, saia comu- nicata al pubblico colle stampe pell' uti- llta, o il disinganno clci nostrali c dei forestierl. Ma, e la mineralogia , parte che spetta per tante ragioni alia nostra provlncia, non avra ella in quest' anno avuto alcun incremento? Si, che anzi il socio signor Ilagazzoni zelante cultore della medesima, ad essa, ed al mineralogico nostro Museo ha dato nuovo incremento. Molti nuovi csemplari egli ci presento e descrisse, per lui rinvenuti nelle colline di Urago, Collebcato e Cellatica, ricco magazzino di sostanze fossili. Ei fecc precedere ai varj pezzi che presento a questo Istituto, la descrizione del monte, ove gli ha rin- venuti;, e trova che il materiale di quelle colline e la marna calcarea indurata, che racchiude grande quantita di focaja, ora interposta f'ra gli strati, ora iraprigiona-' ta nei mazzi di calcarea compatta stra- tiforme, la quale e piu o nieno inter^ sccata da fessurc ripiene di spato cal-» careo bianco, liscio, vcnato di rosso cre- mlsl , come lo dimostra il bell' csemplarc cbe ne offersc. Egli aggiunse ad aumcnto della uostia scric sei pezzi di marna, tra i quali due dendriticbe, ferruginosa una, manganesiaca 1' allra, entrambe. suscet- tiblli dl bella piilltiira. II nostro autore dopo di averne desciitle lo propiieta di queste sostanzc, ne dimostra di quanlo imporlarc elle sieno alT agricoltura, po- lendo servile a migllorar mold tcrreni, e si diiole cbe fra noi sieno mal calcolatc r inllucnze cbe queste esercitano sulla fa- colta vegetativa dellc terre. Bellissime agate, vario-pinti diaspri, ed alcuni petroselci ac- compagnano questa sua offerta, la quale c pur accresciula da due cscmplari di lumacbclla, una ealcarca, dalla quale si vede il naturale passaggio cbe fa la terra ealcarca alia selciosa, silicea F altra. Ag- giunse j)ure un pezzo di arenaria silicea, la quale costituisce la somraita del monte Sasso denominata il Pero. Cosi merce T at- tivita dei noslri soci, rhe volti bauno i loro io4 studi ad uno , o all' altro dello sclbile umano, vanno fra nol progredendo le utili cognizioni, e verra in breve che noi avre- mo in uno o dimostrato o raccolto tutto quanto di che e prodiga la geneiosa na- tura al nostro paese. Finalmente, miel Signori, il Sig. Abate Rodolfi, di cui parlammo piu sopra, una memoria ci lesse, che per quel nesso che Iianno fra di loro le scienze, dir potreb- besi egualmente cd alia fisica ed all'agri- coltura appartenere j si prefigge egli di ren- dere ragione della frequenza della gran- dine ai tempi nostri. Veramente un tale fatto non e in questa memoria piu dimo- strato che asserito; e star potrebbero con- tra una tale asserzione le testimonianze di tutti gli antichi scrittori, i quali ebbero occasione a parlare dei danni che fune- starono le nostre campagne, o li risguar- darono come puri fenomeni naturali, o pill saviamente quali castigbi dati da Dio agli uoraini pei loro disordini, cominciando da Mose fino a noi, e mai non omisero di far luogo tra essi alio spiiito delle procellc^ ed alle grandini divastatrici", benche molto ricca di selve fosse la terra, le quail selvc, arguisce il noslro socio, che destlnate fos* sero a riparo delle grandini. Ma cosi e : gli uomini risguardano come straordinarj tiilti i fenomeni che sono loro nocivi, e s' iramaginano che in altri tempi non av- venissero con tanta frequenza. II suco quin- di della meraoria del signor Rodolfi a que- sto si riduce: a stabilire ( ed in cio non ha torto ) che le punte degli alberl piii elevati attraggono 1' elettricita, c formano una specie di paragrandini naturali; che torna quindi a conto piantar pioppi, e si- mili piante sulle sponde dei fiumi, e sui margini dei tcrreni, come ebbero sugge- rito i pill esperti agronomi di tutti i tem- pi; e cosi tutta la sua dottrina va a rifon- dersi in quella dei francesi Lapostolle c Tholard, tuttavia agitata e controversa tra i nostrl fisici ed agricoltori. Mi resta omai, o Signori, a farvi un ra- pido cenno di cio che spetta alle manifat- 7* io6 ture e alle arti, e che vedete in quest' oggi esposto agli sguardi vostri perspicaci ed intelligenti , onde siate fatti certi che nulla si e tralasciato fra noi di quanto spetta air inciemento delle utili cognizioni e della prosperita del nostro paese. E cominciando dalle belle arti, benche i valenti nostri soci artisti di altro occu- pati, in quest' anno abbiano deposto il pen- nello, e non vogliano esporre le loro pro- duzioni, perche non finite, tuttavia non mancano a questa esposizione bei capi- lavoro di distinti artisti e nostri concitta- dlni e forestieri. Primo, vi si olTre, o Signorl, alia vista il busto del defunto nostro socio avvocato Alessandro Dossi, eseguito in marmo dal rinomato artista milanese signor Comolli. Un ritratto di donna dipinto ad olio dalla nobile signora Margherita Maffei nata Eriz- zo; tre ritralti dal vero, miniature della nobile signora Adelaide Bianchi Camplani, che fu pill volte encomiata pel finito e delicato gusto del suo pennello: Lot colle 107 figlle, prcso dal quadro di Alessandro Tur- co soprannominato il Morbetto, csistente nella Galleria Lcchi, miniatura della no- bile signora contessa Bianchi Besozzi di Milano: alcuni freschi di Girolamo Rossi bresciano, allievo di Lattanzio Gambara, chc csistevano in casa Vigliani alia Cailta, Irasportati dal muro in siilla tela dal Sig. Antonio Gasparoni di Vicenza, e cosi sal- vati dal deperimeuto; nobillsslma arte, che potrcbbe esserc di tanta utilita in questo paese che abbonda di molti pregievolissirai dipinti a fresco, che V ingiuria del tempo minaccia di perdere e di guastare. Una Ma- donna ed im ritralto di donna incisi a co- lon, e donati all' Alcneo dal socio cFonoic Sig. Sergent-Marceau. 11 monuraento Marti- nengo che sta nell'antica chiesa de' gesuati in qucsta citta, disegnato ed iuciso dal Sig. Giuseppe Gandaglia scritto di quest' anno a socio d' onoie. La fuga in Egitlo presa da Claudio Lorenese, disegno a colori del gio- vine signor Giovanni Rcnica. Un casino di campagua , disegnato all' acquerello dal Sig. io8 Teodoslo Arri'ghl allievo dell' I. Pi. scuola di disegno in questa citta. La fontc dl Egeria disegnata a raatlta dalla signora Amalla Biancardi. Varj disegni a matita dell' in- clsore Sig. Lodovlco Griincr, cloe : ritratto di donna, ritratto d'uomo, ritratto di due fanciulle, tutti dal vero, e lo sposalizio di M. V. tolto da iin qiiadro della Galle- ria del Sig. Co, Paolo Tosi, socio attivo. S. Paolo primo eremita e S. Gerardo Sa- gredo, disegni a penna di im giovine tri- lustre bresciano. La strage degl' Innocenti, presa dal quadro del Pussino, disegno a penna del signor Santo Matteucci da ForlL Ritratto di Leonardo da Vinci preso dal quadro originale che sta nella Galleria di Firenze, disegno a penna dello stesso. Ri- tratto di Filippo II. dair originale di Ti- ziano esistentc in casa Corniani, disegno a matita del giovine nostro concittadino Sig. Gactano Riviera, iucisore. Varj altri dise- gni e a matita e all' acquerello dei piu distinti allievi dell' illustre professore Sig. Rodolfo Vantini socio attivo c censorc, fra i quali luminosisslmo splende il disegno eseguito da lui della Barriera di Porta orientale di Milano, e che riporto il prc- mio giusla il Prograrama i.* giugno 1826. A questo chiarissinio architetto va debi- trice Brescia del suo celebrate Campo- Santo, e del fiorire che fanno fra noi le belle arti del disegno e delF architettura, mcrce lo zelo e Tamore, con cui viene instituendo la svegliata gioventu della pa- tria nostra. Fra i saggi poi di nuove manifatture voi vedete due schioppi fiuemente lavorati e finiti dal signor Ferdinando Minelli; un alfabcto di ottone ad uso de' legatori di libri, primo saggio di questo lavoro in Brescia, eseguito dali' ingegno inventore del nostro artista signor Gaetano Zappa- rella; un fazzoletto di velo a colori, primo saggio di siffatta manifattura in Brescia del signor Luigi Petelecchi. Ne sono da tacersi le diligenti cure di due signore di questa citta nel far migliorare la manifattura delle tele nostrali. no Ed ecco, o Signori, se aveva ragione di dirvi nel principio del mio discorso, che se mal muojono i grandi uomini, noa muojono le scieutlfiche e letterarie socie- ta, e che nella nostra rinasce nuovo spi- rito, dal vedere estlnguersi gli uomini som- mi, perche unqua non manchi fra noi chi r animo volga a mantenere, crescere e diffondere le utili cognizioni. Tale e per Datura F animo dei Brcsciani, e tale sem- pre si manterra sotto V irapero pacifico c paterno di S. M. I. R. Apostolica, che pre- mia ed incoraggl'a tutti coloro, che bene meritano della Patria, e dello Stato; e tale pure si manterra sotto il patrocinio di 3Iagistrati, che c' inanimano al ben fare, e ci proteggono. A. BiANCHi Segretario. 1 1 1 P R E M J DISPENSATI ALLE PRODUZIONI DI QUEST' ANNO PREMIO BIENNALE Suir Architettuia Longobarda, dlsserta- zione del Sig. Cav. Giulio Cordero de' Conti DI S. QuiNTiNo, Custode del R. Miiseo Egiziano in Torino , socio d"" onore. PRIMI PREMJ ANNUALI Biografia Bresciana del Sig. Gaetano FoRNAsiNi, T'ice Bibliotecario delta Que- riniana e Vice Segretario deW Ateneo. Giiida dl Brescia del Nob. Sig. Ales- SANDRO Sala. SECONDO PREMIO Sul Commercio del pane del Sig. Cav. Baronc Antonio Sabatti, Vice Presidents. ii3 INDICE Discorso del Nobile Sig. Girolamo Monti, Presidente deU V Aleneo -»----_-.-_. Pag. 5 Relazione accademica -----. »--«»j} 35 Inlroduzionc con cenni nccrologici -"»----» 35 LETTERE L' anno santo , Inno del Nobile Sig. Profess. Cesare Aricij socio attiuo ------------ j> 38 Gerusalemme distrutta, Poema, dello ttesso - - - >5 Sg Alia Giustizia divina, Inno, del Sig, Ab. Pietro Galvanic socio attivo ------------»» 40 La Nottc al Campo Santo di Brescia, Cantica, dello stesso » 4' Focionc , Tragedia del Nob. Sig- Cav. Francesco Gambara, socio attivo ------------ w 45 Sonetti del Sig. Ab. Bernardino Rodolji, socio d' onore n 47 Componimenti poetici con discorso latino sulP eloquenza, del Sig. Prof. Ab. Carlo Cattaneo ----- » ivi Sulla Miisica, Discorso del Sig. Ab. Bernardino Bodolfi, socio d' onore ----------- »>ivi Biblioteca Bresciana, del Sig. Gaetano Fornasini , socio attivo e Vice Segretario -------- jj48 Guida di Brescia, del Nob. Sig. Alessandro Sola, socio attivo __,________-- )>5o Brcvi Mcmoric intorno alia vita di Anna ^Jaria Bosio, del Sig. Fi:derico Nicoli-Cristiani , socio attivo - - » 52 ii4 SCIENZE Sui corpi idioelcltrici, Memoria del Noh. Sig. Don. Paolo Gorno , socio aitivo --------- Pag. 55 Osservazioni sopra un truco , dello stesso - - - - w 63 Dei Funghi artificial! , Memoria del Sig. Prof. Antonio Perego , socio attivo ----------» 66 Sulla respirazione dell' aria , Memoria dcllo stesso - }> 73 Sul libero commercio del pane , Memoria del Sig. Cat'. Barone Antonio Sabatti, Vice Presidente - - - » 8g Happorto di alcuiie mcmoric dclP Accaderaia di Verona, dello stesso ------------- j>gi Sopra una inorbosa concrezione, Memoria del Sig. Gia- como All.ilio Cenedella, socio d' oiiore - - - - 55 92 Sul ritorno del vajuolo naturale dopo I'innesto del vaccine, Memoria del Sig- D^ Andrea Cristojori, socio d'onore j» 93 Rapporto sulle acque niinerali della Provincia Bresciana, del Sig. Stefano Grandoni , socio attivo - - - » gg Descrizione di alcuni fossili di Urago, Collebeato c Cel- latica del Sig. Giambatista Ragazzoni, socio attivo n 102 Sulla frequenza della grandine , Memoria del Sig. Abate Bernardino Bodol/i, socio d''onore ----- » 104 BELLE ARTI E MANIFATTURE Cenni suU' esposizione -----------» io5 Premj ------ ___.„iu Pag. 49 lin. 10 Quaglia legasi Scaglia J5 96 » 3 vacanti »> vaccinati ETEORd elevato sop TEMPERATURA STATO DEL CIELO r o , , , ^' OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fatte nell'Anno 1827 al Giardino di Botanica di Brescia elevato sopra il livcllo del mare metrl 147, 37- ('^1 ALTEZZA DEL BAROMETBO EIDOTIA ALLA TEMPERAICKA DI ZEEO 'jt) alia mattina 36 a mezzo giorno 10, 66 10, 53 I alia I 9.78 ■ 1,43 3, /IS G,9, 4, 3o 4, ./. 3,4i Media di tutto il t •$. TEMPERATUBA DELL' ABIA BUSURATA COL TERJIOMETRO IN 80 PARTI <$. GraiU 85 .$. -I ■ 4? ,4s| 110 zero 6, 2 5 STATO DEL CIELO 3 ) La dirrcKDia di livcllo e itaU dclermiDaU per mezzo dclli I IVeUa nolle del 4 ol 5 ci fu un Umporilc coq hmpi, luon I Le escrciccnic dcllc acque lecero gran male alle bant. I La lempcsta daoRcggi6 alcuni pac»i deU» Jrancia carta. La sera del 39 c ncvicalo. I In lulto I'anno sopra uno tpaiio supcrficlalc di un quarto . Le o)serva2ioni *i fanun qualiro voile ncllo spazio di 34 ( i baromclricLc fall »ono raccoUc aSjiGigj lib ffim0^:m:0l^'::f::fi^;0i0^^'^ff:m:0^^:0?^^'^^^