^.iiiL n5a5E555B5H555a5E5S555g5E5SD gI Bi COMMENTARI DELL^ ATENEO 10 a aasasssHBaEHHHsasasHBHHHHasn COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA TER L ANNO ACCADEMICO M.DCCC.XXX. BRESCIA ■PER NICOLO BETTONI E COMP» M.DCCCXXXI. DISCORSO DEL P R E S I D E 1\ T K DETTO NEL RIAPRIMENTO DELLUTENEO add! 3 r.ENNAJo i83o. i5e v'ha alcuno di noi, Accademici cgregi, che dir si possa fbrtonalo per benevolcnza c per onorc largitogli da codesti suoi con- fratelli, io sono quel desso. E cio vieppiu perche coscienza del pochissimo o nullo mio meritare mi avverle, che a tanta bon- ta, alia preferenza si lungamentc conces- sami r opera mia uoii rispose, ne potea degnamente rispondere. Queslo solo pero non posso dissimulare a me stcsso, ne lacere a voi: cioe che di pronto volere, c d'animo disposto al di- visare, alFordinare, c muovere altri al- Toperosita lino alf improulitudinc, io non ho mancalo. Di qucsto solo dunque, col- leghi carissimi, pregovi sapermi grado: del IV rimanentc, ossia di qiicllo chc non feci ( ctl e il piii ) la colpa fia lutta voslra; im- perocchc vi dcgnastc volcrrai, e per tre biennj tcnermi a voslro Preside. Oggi rmpertanto riparate daddoveio e senza dubitazione al luiigo difetto. E come debbo dichiarare risolutamente ( sebbene m' iucresca e mi vergogni al dirvelo ) che io abbisogno di pieno riposo da quest' uffi- cio; e come altresi io m'avio omai di trop- po stancata la miiabile sofferenza vostra : cosi vi prego chc nel sollevarrai dal no- bilissimo incarico poniate al colrao V ur- banita vostra, saldando cou generosa con- donazione i conti del molto raio debito verso di voi ; e che eziandio accogliatc le mie caldissime azioni di grazie, le quali non le sole labbra vi proferiscono, ma si vc- ramente vi vengono dalTanimo mio libero, conoscenle e commosso. Prccipuamente le accolgano il degnissimo cd emerito Vice- presidente; il caro nostro corapagno nella commissione al pa trio rausco ch. Basiletti • r eletta porzione dc'soci dei quali si util- V mcntc coniponesi la Ccnsiira:, il si valentc ed operosissimo Segretario, e V ottimo As- sistcDte (li liii assiduo, indefesso a"* propri uffici. Impcrocclio alio zelo, ai consigli, alle cure loro io dcbbo essenzialmentc quel po' di bene che desiderai di procacciare, e quel male che mi studiai di evitare o di toglicic al nostro Istituto. E cosi per la continua vicenda c bellezza delle operc lo- ro, c di voi parecchi illustri accademici, e per la concordia di tutti ebbc I'Ateneo, e va crescendo il suo lustro. Corapiacetevi dunque a buon dritto della pubblica lode e della gratiludinc concittadina : ma sieiio costanti, anzi progressives di piu altri le prove dc' vostri studi ; e sempre da voi si lenli di aggiugnere a maggior altezza; e tutti teniamoci nel santo proposito: che gli uomini sodo e si vivono per operare e gio- vare a se stessi e piu ad altrui, e gloria per non lievc o fuggevole virtia meritarsi, Io vorrci significarvi, o signori, qualchc mio divisamento venutomi dalla lunga espc- ricnza, e fors' auco dal troppo dcsidcrare, VI di alciine rifornic al noslro Staluto; clie opportune, per non dir necessarie, elle mi senibrano al miglior ordinamcDto e decoro, cd a stabilire ognor piu la pubblica utilila dell'Ateneo. Desse risguardano al numero cui circoscrivere, e alia scelta degll acca- demici, e a certe condizioni da imporsi ai mcdesirai, i quali aumenlano moltissirao da were in quantita , ma non cosi crescc c ferve come e'si vorrebbe T opera lore: che anzi siamo quasi ncll' inversa ragione del numero e delle speranze. E con cio parti- colarmente si alluda a' belli e felicisslmi in- gegni de' nostri giovani socj , cui sempre dobbiamo augurare maggior fecondita, c chc sieno a questa famiglia piu liberal! di lor dovizie. Risguardano a promuovere Tcle- zione degli alunni, che e provvedlmento positivamente statutario, cui non si e mai finora adcmpiuto: ed anco ad alcune disci- pline ed ordini pella Censura, accio 1' opera sua riesca e piii diretta e piu sicura. Mi penserei pure di proporre ( giacche la dotaziouc dcirateueo per Tavvenirc il con- VII scnle in causa dclla provvidissima giunta del legato Savoldi , cd cssendo ora cessato Tas- scguo quinqiicnnalc ul patiio museo ) die si detcriiiinassero de'premi annui dignitosi da dispensaisi pci felici trovati nelle cose d' arti e mestieri agl* industriosi della citta c provincia nostra; c chc siffatto giudizio della Censura seguisse tosto dopo la solita aiinuale csposizlone di somiglianti oggetti. II comuue vautaggio die ne deriva da colal sorta dl onorevoli incoragglameriti c cosi couosciuto, cosi certo e geueralmente de- siderato, che non abbisognano i miei ar- gomciiti a peisuadcrne voi, o signoii, cbe si bene addentio vedete nelle cose, cui taulo inliauima Tonore ed amore di patria, e cbe d'animo siete geueroso e benefico. Per qucsto modo sicuramente I'ateneo gua- dagnera sempre piu della conciltadina e universale estimazione, e della protezione Sovrana e de"* suoi governanti ; e si vedra la grand' aula al succedere dcIP annuale esposizionc oruarsi e splcndcre convcuevol- mcntc ed csemplanucntc. VIII Ma queste mie poclic idee mi daro sol- lecitudinc di sommetterle, com''e di legola, al savissirao e maturate consiglio del fu- ture presidente c de' censoii, perche da essi, quando sieno giudicatc acconcie tali liforme e rese migliori, si raandino alia discussione e al voto del corpo accade- mico. IIo amato per6 tenerne discorso in genere come di cose die sembranmi ulili e buone; c dappoichc, tali essendo, stavami a cuoie che ciascuno di voi vi desse mente; e qui auche in seguito nc parlasse chi si voglia; o alia censura offerisse Ic sue pro- posizioni. ?f.' Amo jQnalmente condurvi, o signori, alia grave ed insieme ricreativa considerazione della necessita d' istruirsi che preseute- mente propagasi in tulti gli ordini e nel- r universale degli uomini. Non si nega die il progresso della civilla si provo anche in addietro, e in istagioni a noi limotc, e in raille guise; ma sovrattutto per la fortunata invenzione della stampa; pel commercio animato e reso a giusto calcolo dagli statisli IX e da'somnii sciitlori dolF cconomia c dolla uaiilicaj dal miglioranienlo dcUe forme so- ciali ; dalia tcndcnza al rcndcre conscntanca alia lagionc c al diritti dclF uorao la po- lilica coiidizionc de'popoli. Ma iu quest' eta nacque e si manlicue assai plu posscnte e gcneiale la brama dl solidamente istruirsi e di dirfonderc idee vere c adeguate su lullo quanto risguarda direttamcute, e s'at- lienc all'essere fisico e morale deU'uomo. A tencr vivo siffatto commovimento degli animi , a poter satisfare tale ansia di co- iioscere c d' istruire, chi oserebbe oppu- gnar con coscieuza , uon essere primo spe- dientc la libcrta di pcnsare e di agirc; senza che non si creano e si adempiouo Ic grandi e mirabili cose? Ma quesla li- berta vuolsi temperata da bei costumi e dalla morale, e scorta dalla face di vera sapienza per salvar T uomo dallo eccedere. Per isviluppare , distinguere e preparare a tanto scope gl' ingegni , siccomc e neces- sario, cosi torno ulilissinio T ordiualo cd estcso amraacstramcuto dell' iiifauzia. Ma istilulori clella gloventu ticggion esscrc ( se pur noil si vogliono movimeuti retrogradi ) uomiui venerandi, sperlmentati ed illustri: iiieice Tesempio ed il rispettato cousiglio di essi i giovaui imprendono avidamentc c cou raetodo studi lunghi, sevcri; s''avvez- zano a meditare e far uso di savia critica; e, persuasi delle tante difficolta die si op- pongono per toccare la cima delle cose, coll'assidiio ed indefesso volere vi si av- viciiiano o vi pervengono; e cosi e uou per altio iiiodo si formano i sapienti e gli autori: solo per questi ordinamenti efficaci, potis- simi il mondo si riiitegra de' migliori die muoioiio; imperocche sonovi sernpre i buoni sludi, e si avvicendano i veri addottrinati; che anzi la sfera delle cognizioni si allarga. Ma a tutto questo tien dietro, e giusto mira al perfezioDamento ed alia diffusione del sapere V abituale e ben accordata co- municazione fra i dolti di tutle le nazioni: quindi cssenzialniente opportune si dimo- strano e atlissime a favorire si prezioso com- mercio Ic istituzioni accademiche, alle quali ol'Aono gli sludiosi 11 dcbito tributo di loro opcrc. Per esse nessuna delle utili fatiche loro va pcrduta: tali coDgreghe sono cen- tre, in cui raccolgonsi tanti raggi dispersi; c dove pur questi depuransi pel mezzo ne- cessario delle libere discussioni. La protc- zione poi alle medcsime largita dai goverui, Tambirc di appartencrvi, c le onoranze distribuite ai meritevoli, crcscono meravi- gliosamente la salutare loro influenza*, e provano delle citta ove esistono i piu lo- devoli intendimenti ; e sono segno dolcis- simo di sociale arm'onia e di futura prospe- rita in quello che piu dee V uom buono appelire, uel rapido avanzamento della ci- vile sapienza. Aveasi ben tutta ragione il gran d'Alem- bert di ricordare ai dotti de* tempi suoi questa veriti : Les gens des lettres enteii- droient niieiix leurs interets, si an lieu dc chercher a j' isoler, ils recoiinoissoient le besoin rcciproque qiC ils out des leurs travaux^ et les secours qu'' ils en lirent. Encycl. Disc, prelim. XII Sii via dunque, tlilettlssimi eel egregi colleghi! Siate grati e reverenti a questa Ibudazione, c mano costante all' opera, c nuova lena prendete, onde non vcnga me- no sua fama; che anzi ognor piu si avvivi c dilati. lo j&niro eccitandovi colla voce di nobilissirao italiauu scrittore, die a' suoi cit- tadini parlava per egual ragione e in so- miglievol palladio. « Non seppellite uoraini dotti e valenti la vostra virtu: non tenete la fiaccola de'vostri chiari intelletti sotto il vaso; ma levatela in alto, e ponetela sopra questo candelabro, si ch' ella appaia e ri- luca, e rallumi altrui. Que' concetti vostri sublimi nelle menti vostre racchiusi sono quasi figure ottime con divina mente tes- sute o dipinte su panni ricchissimi ripie- gati, che la entro si stanno: spiegateli in queste onorate pareti, e lasciateli godere ed ammirare ai riguardanli ». Davanz. Vi giovi finalmente il considcrare, o si- gnori, che le vostre fatiche, le cognizioni per voi acquisite da'begli studi e dalla lunga meditaziouc , oltre al fruttare il ben gene- XIH rale e il vo?^tro onore, vi saranno rlparo, conforlo c icgolo sicuro in qiialunquc vi- cissitudinc, o condizlone c stadio del vivcr vostro: ondc santamente dettava il gran Tiillio, ed e qui accomodato il ripetcrc quelle sue gravi ed oneste parole: Ilaec stiidia adolescentiam alunt , senectuteni oblectaiit, seciindas res ornant; adversis perfitgium ac solatium praebent; dele- ctant domi, non impediunt foris ; perno- ctant nobiscum, peregrinantiir, rusti- canliir. GiROLAMo Monti, XT ALTRO DISCORSO i DEL 3IE§ES1MO PER LA SUA CONFERMl A PRESIDENTE DETTO IL d1 17 GE^■NAJO l83l. IMoN vl sorprenda, o Signori, ne tampoco vi dolga, se io risguardando a cadauno di vol e a me stesso, trovomi astrelto a dirvi: che non so come e per qual buona ragione io mi sleda di bel nuovo in questo luogo, non sofferendolo quasi la debita stima di voi medesirai; ne certamente avendolo io desideralo per fermo conslgllo, quale non esitai di faivi palese con ingenue aperte parole. Ma cosi c che qui stommi ancora, tenutovi dalPauia troppo ver me favorevole de'vostri giudizi, dall'impelo, dall'irresisti- bile comando de"'vostri cuori. Se io scrivessi del suflVagio pieno, con cui Delia vicina anterior adunanza vi degnaste distinguere c a viva forza il raio nome : se del mio esprimervi ( anco toslo segulto lo scrutinio, e quanto meglio io il poteva ) r intera mia gratitudine, ma inslememente r inettezza mia, e il sommo bisogno di riposarmi dal nobilissimo incarico: se del moto geueroso e spontaneo di tutta quella porzione di voi che rappresenta si bene il corpo accadeniico, onde nel successive di si condusse ad onorar la mia casa, si- gnificandomi con bonta ineffabile, con dol- cissiraa effusione di cuore il proprio ed il comune voslro volere di non dar retta al voler mio: se dello stupoie e della com- mozione destatami da cotal alto si gene- roso e improvviso, per cui ne venne e il mio necessario acconsentire e il mio rin- graziaie colF animo piu assai che per le tronche parole: se io lutto questo scrivessi, non potrei per avventura da' miei lettori ( non gia da voi cortesissimi ) esser detto di vana e debil mente? Ma verissima es- sendo la mia rinuncia, e verissimi codesti fatti, come mai tacermi, senza che da altri il mio silenzio si opponga a picciolo orgo- XVII glio di aflbllalo ilnuiiciare a quel ehe si brama; e da vol tulti piu glustamente, quando con ischiette parole e solennemente non vi ringraziassi da qucsto seggio, a ir- riverenza, a sconoscenza, e fino a traco- taoza maravigliosa! Aidua impiesa peio e dilicata, o signorl, si e il dire convenientementc di se: che il darsi lode e vanita nou sofleribile, ne io per alcun rispetto il potrei, il biasimarsi e bassezza, ne io il debbo*, e cosi ancora r umilta soverchia eccessiva induce so- spetto di celata superbia. Ma voi mi costrin- gele anche questa volta a parlare breve- mcnte di me: onde per quella schiettezza che e mia naturale, e per quella liberta che mi donate, non so dissimularvi che la tanta indulgenza vostra, e la propensionc dimostrami, massime in tale avvenimento, come vie maggiormente ha stretto a voi il mlo cuorCj altrcsi ha vivamente tentata la mia nccessaria moderazione; e a segno che tutta abbisogno la conoscenza del po- chissimo mio valere per non superbire. 2 xviir Qulndi a vol rivolgencio il pensiero, por a me stesso, conchiusi in quella sentenza: essere assai miglior ventura il possedere molti amici, che molto mcrllo. In fatti, per lutto dirvl, standosi in quest! giorni ranimo mio fra dolci commoviraenti, e insieme in molte diibbiezze pella corta misura di sue forze, ora mi sovveniva di quel motto del greco Cinico, cbe inlerro- gato quale si fosse il maggior peso che la terra sostiene, ei secco secco rispose: es- ser Tuomo ignorante. Pero confortavami in pensando che di tanto peso esser noo potea il preside di ua illustre Ateneo. Ora del detto di Sallustio: a esser di que'cotall la vita e la morte tutt'uno, glacche dell' una e delTaltra si tace ». E intcrrogavami: sa- rei io forse del bel numero di cotestoro? Poi balzavami in mente il sentenziare di Seneca: « un sol giorno deiruomo saggio con tare ben piii che il vivere longevo del- r imperlto ». E lieto per Tun verso di- cevami: la prima parte di tal sentenza qua- dra sicuramente per tanti de'miei colleghi; XIX ma come trasognando vcdcami innanzi quel- lo stoico far cenno sevcro , clic rispetto a mc pensassi soltanto al rimanente di quelle sue giuste parole. Finalraente valse assaissimo a tranquil- larmi in tanta temcnza la bella considera- zione, che io mi era uno di voi , diletlis- simi cd egrcgl signori; clic io mi era parte integrante di una collctta distinta di dotti; e pronto sorvenne a screnare il mio spirito il proverbio del Savio: qui cum sapienlibus graditur sapiens erit. E senza piu, tcnen- domi di molto per esserc fratello vostro, fugai la vergogna, mi sbrigai dalle ambagil ed eccomi lieto c animoso di mezzo a voi a proferirvi nuove e sommissime azioni di gra- zie per l' indicibile vostra umanita e bene- volenza inverso il vostro preside ; ed a giu- rarvi a qualche compenso le seguenli due cose. Prima: il buon desiderio di serbare eziau- dio nel volgere di questo mio quarto bien- nio r ordine, il decoro, la prosperita del brcsciano ateneoj pero lidando sempre c XX a tutta ragione nella costanza, c ncirav- vantaggiarsi dell'opera vostra dcir opera vostra, o signori, per cui sta Tateneo; e cosi pur nell' aiuto c consiglio degP illustri colleghi da voi preposti a giovare la pre- sidenza, a formarc i giudizi, a mantcnere lo statute. Seconda*, ed e II piu cbe possa offrirvi conoscente ranimo mio: apprendcro con- linuo a'miei carissimi quattro figliuoli, sic- come conviensi a tenero padre e vero con- cittadino, e preghero a Dio onnipossenle che gli aiuti ad essere buoni, d' animo forte e studiosi; onde venga pure un di che rimeritino cssi con utili servigi la pa- tria dl quella tanta sofferenza, degnazione e larghczza di cuore, con cui ella vuole per r esemplare cd efficacc mezzo vostro, o miei signori, dar premio alia buona vo- lonta del padre loro. GiROLAMo Monti, XXI DISCORSO DEL PRES IDENTE DETTO NELLA SESSIONS PUBBLICA DELL'ATENEO ADDI 21 AGOSTO l83o. ^ccoRso air esemplarissimo rito vedete a voi dinanzi ( venerando Dioccsano, Magi- strati amplissimi, umanissima udienza) Tor- dine degli ascritti al patrio Ateneo! E noi che vorremmo non ignobilmente presieder- lo , ma cui dono Dio, se non altro, animo sincero e libero, non siam dublDiosi a dichia- rarvi: che in quest' anno pur anco T opera sua, ue tampoco impedita dall' ira insolita e lunga del ncvoso orione, e della bollcnte canicola, progredi coraggiosa, utilissima. Parlmente le molte cose distribuite per que- st'AuIa maestosa vi dimostrino quale e quan- to sia il desidcrio e il profittar de'Brc- sciani ncU'arti libcrali e nelle meccanichc, al cui crescimcnlo speriamo giovera ognor l>iu TAtcaco coir aver esso reccntemente XXII statuito di dispcnsarc ogn' anno a'non Soci abltatori della cilta e piovincia nostra, con misura piu larga e ccrta deir usato, prerai c onoranze. Oh! generosi e solerti Bresciani, non mai vergogni Italia d' esservi madre : qucsta madrc feconda sempre d' ingegni svegliali e preclari, maestra al mondo antichissima di tanto sapere; ed emiuentemcnte poi del- r arti ingenue. E qui spontaneo e lieto vola il pensiero a' nobilisslmi oggetti d'antichita, che in suo- Iq etrusco, cioe nelle pertinenze del breve principato di Canino, scavarono li signori Feoli e Candeloii ; molti de' quali presi dal pontlficio governo decorano il museo Va- ticano: ma piu alia meravigliose escava- zioni che tanto abbondevoli fruttarono alio stesso Principe nei due anni 1828-29. Sono piu di due mila gli oggetti per lui trovati in vasi fittili dipinti, in bronzi e scarabei: e d** ogni cosa egli comincio di gia a pub- blicare le illustrazioni con cdlzione magni- fica. Moltissimi di que' vasi si assicurauo e XXIll per la hcllczza dclle formo c per V eccel- Iciiza delle dipiiituie lali da siidarc i piu celebii de' vasi Campani. Quando T anno scorso noi vi dicevamo da questo stesso liiogo, die malgrado i lanti smarrimenti, le stragi, le asportazioni delle italiane anlicaglie, abbouda sempre quesla classica terra di cotali dovizie pronta ad of- ferirle a chi s' invoglia tentarla, e** si pare alludessimo a codeste generosissimc csca- vazioni. II dotto c benemerito Sig. di Canino si prova a persuadere che il luogo de' suoi scavaraenti pienamente risponde alia scom- parsa Vitulonia, una delle piu illustri di quelle cilia Lucumouie, che al riferire di Diouisio ( lib. 3. ) e di Silio Italico {lib. 8. ) aveasi gli onori della sedia curule, dei fasci e di altre insegne di supremazia, siccome Tarquinia. Nol ci limitiamo a soggiugnere: che il j)arcre di lui si concilia con quello del ch. Ximenes uel suo Esame suUa Ma- remma Sienese: die oltre gli addotti argo- meuti e storici e lopografici, mcrita sonima XXIV consitlcmzionc la sonliiosita tli qucgli ipogei j)er crcderli pcrlliiculi a citla distintissiraa: e die gran peso darchlje al suo opinarc il fatto dell' iscrlzionc trovata sovra imo di que'vasi, cio(} =: VITIILON OCIIEI ~ qiiaud' cssa iusiemc alia plttura allcgorica del vaso avessc a significare la Vitulonia, come vuolci asslcurarc il Sig. di Canino (*). Questi oggetti prcziosi trovali ( sc pui- uon fosse nel liiogo supposto di Vitulonia ) cffetlivamente non lung! dalP clrusca Vol- sinio si aggiungano ai gia conosciuti clie si rinvennero negli ipogei diTarquinia, Cor- neto, Volterra, e in qiielli ancora dcirAdiia veneta, tene tulte abilatc senza dubljio C*) Sappiamo essere di contrario awiso e per roriglnc ctru- 8ca (lei vasi di Canino c ncll' intcrpretazione di delta inscri- aiione , il ch. sig. Raul Rochctte : ed eguabnentc vi sappiamo avverso aleun antiquario romano. Ma noi abbiam la sfortuna die i dollissimi loro scritti non ci sono finor pcrvenutij come nemmeno conosciamo le ragioni deir opinion favorevolc' al Prin- cipe di Canino del cli. conte di Clarac sulle graffiaturo die ve- donsi sotto alciini di que^ vasi , dellc qiiali direnio in appresso. Per la pura vcrita. dichiariamo di non aver letto in quest' ar- gomento die la relazionc del Principe di Canino, e tutto qucUo sta scritto in uu arlicolo del N. GLXXII deiraprilc i83o della Bibliot. Ilul. XXV tlai priini Tirrcni o Trascnl o Tosclii o Etiuschi ccc. coniunquc appcllaro si vo- gliano; c in apprcsso anchc Itali tlairosca voce Viteliii da cui dcrivasi quclla d' Italia: e non fia tcmcraiio il dire questo almeno, clie l)uone armi si aviaiino a combattere contro ai greco-maDiaci non gia solo per r indlpendenza, ma per T anteriorita ita- liana anco nelF arte di formarc cotali vasi fitlili dipinti: c buonc parole per rispon- dere alia giusta e moderata disfida del ce- leberrimo Vinkelmann « che per sostenere r opinione favorevole a' Toscani conviene mcttere innanzi de' vasi trovati realmente in Toscanaj quello che non si pote trovar fino ad ora » : sono le di lui parole. Noi che non vedemmo si rare anticaglic, e che dobbiarao confessarci quasi imperiti delle cose archeologiche , lontani dalP ar- diracnto di profcrire sentenze, attenderemo pazienti ma speranzati quelle di sommi dotli. Inlanto non siaci lollo di parlarne come di avveuimento nuovo e lietissimo, e bcu auguralo alia gloria di questa cara KXVI e invidiata Italia , til cui siamo noi stessi miDima, ma pur viva porzione. E fia dol- cissimo a voi tutti, o Bresciani, il ricor- dare della virtu de' nostri aborigeui , anzi de' nostri padri: dappoichc e certissirao cho f'u tempo, in cui V etrusco dominio sten- devasi dalle alpi alio stretto Siciliano, e ai due mari die bagnano la bella penisola: clie le ultime parti da essi tenute furono le settentrionali : che V estremo i^aie da essi dato air Italia ripetc rcco eziandio de*" nostri - colli, delle nostre raontagne: che da essi, e non da"* Galli , vennero alle nostre vallate i nomi di Triumplina e Sabina: e che piu probabilmente surse per loro opera questa citta anlichissima, anzi che di poi pc' Galli ' Cenomani, barbari barbarissimi, non edi- ficatori, si bene orde afTamate, struggitrici ed oscure (*). Ma ai monuraenti di Canino tornando cosi ragiona dell' epoca loro il ch. signor Principe: « Nei primi secoli di Roma Vi- tulonia piu non esisteva: i nostri ipogei O Ved. Polibio, Strabone, ed anco jVIaffei Ver. illustr. ccc. ecc. XXVI 1 sono diinque antcriori alia fondazione di Roma : duuquc i capi-lavoro di pittura mi- rabilmentc conservati nci nostri ipogei sono almeno anteriori di qualtro sccoli al bel se- colo dclla Grecia: duiique ranteriorita delle arti belle nel mondo antico ( vuolsi serapre raffrontare V Italia alia Grecia ) appartiene all' Italia nostra, come le ne appartiene il primato nelF europa moderna. In fatti si riflctta: die se i vasi fittili dipinti avessero csistito sopra terra nelle nostre maremme, i Romani, conquistandole, avrebbero portati via oggetti tanto preziosij del quali varii portano Timmagine del padre Enea, e non potevano percio pei^ verun conto cssere ne- gletti dai Romani. Oltreche gli artisti ctru- schi di quel tempi che seguirono i conqui- statori in Roma, avrebbero necessariamente ivi portata 1' arte della pittura sopra i vasi. Or sappiamo che quest' arte fu ignota ai Ro- mani: sappiamo ancora che questi nci tre primi secoli di Roma furono semprc in gucr- ra cogli Etruschi; sappiamo prccisameutc che la nostra lucumonia di Tarquinia l"u XXVIII invasa da' Romani nell' anno 384, cin- quant' anni cioe prima del Fldia greco. In quell' cpoca non esistevano piu sopra terra vasi etruschi diplnti nci nostri pacsi : e non solo erano sotterrati, ma T arte di dipin- gcrli era interamente perduta; senza che i llomani avrebbero couosciuto e i' arte e i monumenti. Dunque i nostri ipogei rimon- tano con evidenza matematica ad un'epoca anteriore a Fidia; e con probabilila quasi cquivalente all' evidenza rimontano al di la della fondazlonc di Roma nei secoli troiani o poco posteriori , quando Timpero etrusco comprcndeva tutta T Italia, senza ecccttuare Tinfcrioro chiamata poi magna Grecia, la Si- cilia e le isole. Vitulonia era centre di que- st'impero (*), quando gl' italiani, padroni dei loro mari e degli altrui, combattevano gli Argonaut! (**); commerciavano con Mi- (*) Sembraci che sarcbbe mcglio detto = una dclle citta central!. C*) Che tutti pero stavansi stipati in una misera barca, la quale pure deslo allora nella banibina industria do' greci tanlo stuporc, da scriverla fra le piii lucenti stelle del firmamcnto: ccrta misura della graudezza, del commcrcio c della civilta grcca a cjucir cpoca. XXIX tilenc, e in tulle lo parti tlcirarcipchigo; c porlavano ovunquo la luce bcncfica dclle belle arti, chc la Provvidenza scmbra aver roucessa all' Italia, c non gia di volo come alia Grecia, ma in tutti i secoli dai piu ri- moti ai modeini ». A coloro poi che argomentano la greca origine di tali opere dali' osservare nelle iscrizioni de' vasi etriischi Icttcre simili al- Tantico greco, cd alcune parole che sanno di greco, egli domauda : come mai i Gre- ci che cinquanl' anni prima di Fidia non aveansi aucora dei capi-lavoro di pittura, potevauo introdurre in Italia questi stessi capi-lavoro: come ne avrebbero riempiti I nostri ipogei sepolti in siiolo caduto in pos- sedimento de' Romani , i quali non gli han- no mai conosciuti. Come mai, egli dice, si puo ragionevolmente supporre, che i Greci millanlatori di lor natura, che si attribui- vano senza scrupolo c gli iddii e gli eroi, c i trovati di tuttc le nazioni, non avrebbero parlato di vasi dipinli se gli avessero avuti? Et fjui(l(juid Grwcia nieiulax aiulet in xXx historia? esclamcremo noi con Giovenalc. Quindi soggiugnc die nulla di piu natu- rale e piu necessario piio esservi che ia somiglianza fra Ic lettere ed il linguag- gio del greco antico coll' etrusco, per la provenienza medesima dalla lingua de' po- poli orientali, e propriamente pelasgi che ab antico e presso che contemporaneamente disccsero e nelT una c nell' altra regione: che anzi quanto piu antichi sieno i mo- numenti, tanto piu devono prcscntarc dei caratteri pelasgi, o antichi greci, o anti- chi etruschi che sono originariamente una cosa sola. Anco alcuni verbi e nomi coufor- nii si troveranno nelle due lingue, come ve n' ha tra V italiana presente e la latina: ma in assai maggior numero ve ne avra di non intelligibili ai maestri del greco an- tico e moderno, sebbene facilmcnte pos- sano dessi legger le lettere. In fatti lo stesso etrusco in processo di tempo venne alle- randosi eziandio nella forma de' caratteri come il provano le medesime tavole Eiigii- hiiie^ le quali ( noi diremo forse meglio XXXI due dcile quali ) dcbbono credcrsi poste- riori alia fondazionc di Roma; imperocche quelle lor forme indicano il passaggio dai caratteri clruschi ai latini. Altra prova che tali ipogci sono anteriori a Pvoma si ha in questo che Dessun fatto raffigurano poste- riore a tal epoca , ed allusivo ai fasti di quel Duovo impero: ma vi si veggono sol cose mitologiche, e di quelP antica orien- tale mitologia, da dove cosi in Italia come in Grecia derivarono Ic pagane credenze; e nei nostri vasi si rappresentano con sim- boli e dettagli ben diversi dalle tradizioni posteriormente adottate dai greci : o vi sono dipinti de' fatti relativi alle due celebri guerre Tebana e Troiana; che, sendo fatti per quelle eta grandi meravigliosi, riempi- vano il mondo di loro fama, e indubita- tamcnte occupar dovevano quella nazione che allora signoreggiava le arti , quando erasi la Grecia ancor nell' infanzia. E noi aggiuugercmo collo stesso Vinkelraann : quando gli Etruschi godevano profonda pa- ce, mcntre i greci anche dopo il falo di XXXII Troia crano commossi da scompigii c dls- sensioni continue c interne guerre; ondc quest' illustre filologo, pcrsuaso egli pure die le arti ctrusche non dovessero altri- menti ai Greci V origine loro, si limita a sostenere chc ad essi pero ne debbano Favanzamento: nel chc conveniamo noi an- cora, ma in epoca assai di versa, e poste- riore d' assai. E' non vi pare, o signori, chc qucste tutte del principe di Canino sicno belle e ingegnose considerazioni a sostcgno del pro- prio assunto? E mentre neirEtruria si riu- vennero e si riuvengono a raigliaia i vasi ilttili dipinti, e tanti di squisita bcllczza, ppchissimi invecc ve n' ha, per quanto si studino di produrne gli acccsi ellenisli, che possano con fondamento asserirsi creati in Grecia. E quindi follla il supporre che greci artefici venissero dapprima a intro- durre fra noi quell' arte chc s' ignorava in lor patria (*). (■*) II Passeri in via conciliatoria ama credere clie dalle scuole letterai'ic do' Greci istituite in Italia ricevessero gli artisti XXXllI Stiamo impcrtanto, o signori, in buona pace altendendo una dignitosa ris]>onilenza dcgli eruditi al prudente c gcniale invito del sig. di Canino : c li vorremmo forniti non solo di storiche, geografiche e cosraogra- fiche cognizioni del mondo antico; nia al- tresi coDoscitori finissimi dclle antiche arti; giiidici spassionati, e scorti dalla face di vera e soda filosofia. Per ora degnaraente si appose il nostro Vico moderno, il chiarissimo Romagnosi^al forse troppo affrettato gitlclizio dell' egregio sig. Zannoni : cioe « che i vasi di Canino sono greci al tutto, e le iscrizioni etrusche vi sono aggiunte di poi; e cerlo non cosi presto, non veggendovisi punto quclla sec-* chezza di letterc che apparisce nelle epi- grafi de'monumenti etruschi del piij antico tempo)). <( Una cosi risoluta decisione, ei etruschi i soggetti oinerici delle loro dipinture su vasi. Ma noi, non cosi facili ad ammettere tali scuole almeno in que'' tempi, «iani d''awiso che per T assoluta e relativa civilta italiana, e per la clarncrosa notonctit di que'' fatli , e di qucgli rroi, e per gli argomenti del Sig. di Canino, i nostri artcfici non avesser nifgticri, nc profittarono del consiglio do''supp'Jsti girri o^eslri- XXXIV risponde, non avendo per base clie il solo penslero del sig. Zannoni , non pu6 da noi essere accettata. Quanto poi alle iscrizioni doraandererao s'egll le abbia vedute nel- Torlginale dei vasi stessi, o se pure abbia giudicato sulle copie? II sig. Zannoni non ce lo dice; eppero nulla ci presenta di persuasive. E poi singolare T idea d' iscri- zioni aggiunle da poi su vasi trovati in luoghi sepolcrali : noi intendiamo bene che sotto statue e vasi esposti a spettacolo, o die si vogliono accreditare in commercio, si facciano queste aggiunte posteriori ; ma in cose sepoltc e trovate in ipogei, con- fessiamo che per noi questo e un enigma. Finalmenle il gabinetto d' Adria del signor Bocchi potra servire di confronto, onde escludere il sospelto Iroppo gratuito e trop- po fuor di natura esternato dal sig. Zan- noni ». E qui notate, o signori, che il Romagnosi avea riferito in precedenza la recente scoperta di molti vasi e coppe con iscrizioni etrusche otteuute dalla nobile fa- miglia de' Bocchi in prossimita d'Adria ve- XXXV nela, che fii ccrtamenle ricca colonia degli etruschi, e da dove quest! abitalori furono scacciati dai Galli Linjroni sino dal secolo secondo di Roma (*): e dove per ristorla e provato clie solo c ben posteriormente alia seconda invasione fatta da' Galli Senoni nel quarto secolo, non pote derivare in-* fluenza stabile e vera di greci artefici. Dun-* que sc in Adria si trovano lavori di genere etrusco dovrannosi senza dubbio riconoscere come assolutaraente etruschi. u Frattauto ( proscgue T illustre pensatore ) osserviamo che le cosi dette graffiature sotto il piede di pareccbi vasi registrali nella prima centuria del principe di Canino sono di una tale secchezza primitiva etrusca, che non lascia alcun dubbio sul tempo in cui essi furono fatti. Qui dunque supporre si potrebbe che lali graffiature avvenissero nel costruire il vasoj e che le successive pitture e i carat- teri segnati nella superficie superiore del vaso sieno lavori di niano piu cspcrta al- C) Ved. Liv. c PUn. dcgli Etnis. cd auche Strab. e Polib. pariando dni Veneti. * XXXVI lorche il vaso fu dipinto: talche da questa medcsiraa dissomiglianza nasce un argo- menlo precisamente contrario a quello del sig. Zannoni ». Cosi il gran Romagnosi. Ora pero noi non possiamo ristaie dal sopporvi alcuna breve considerazione sul modo dair eruditissimo sig. di Cauino pro- posto per conciliare le discordie di tanti scrittori suiranteriorita deirartc pittorica fra Italia e Grecia, inducendoci egli a distin- guere la civil condizione respettiva dei due paesi in epoche assai disgiunte. Non con- fondete, ei dice, due popoli fra loro di- versi, cioe i greci-elleni co'pelasghi: i se- condi appartengono tarilo aH'Etruria come alia Grecia, giacche abitarono ne"* tempi piii remoti si Tuna che Taltra regione. Sin qui noi pure conveniamo seco lui pienaraente appoggiati al prevalente opi- nar de'migliori e non favolosi filologi, che dair antico oriente vogliono derivati i primi colti abitatori delle occidentali parti del mondo anlico, e percio del mczzogiorno d'europa: comunque poi fra essi discordino XXXVII suir asiatica reglone donde li fanno muo- vere, e sul viaggio cJie lor fanno pcrcorrere. Di talc derivazionc nc pcrsuadono la concla- mata antichissima sapicnza che irradiava que'luoghl or miserriml; le tante storiche tradfzioni delle migrazioni loro; la conso- nanza de' sistemi mitici, de' simboli e riti rcligiosi niassimaraente verso i defunti; ed anco del primitivo coraune linguaggio, o a pill retto dire la somiglianza nella forma delle lettere ne'primi alfabeti ebraico, fe- nicio, ctrusco col greco e latino antichi: come sovrattutto provarono il chiarissirao Bianconi, e il De Brosses-, e vi si adatta lo stesso Lanzi quando e' dichiara che 1' uni- formita dei caratteri sono un se^no di an- lichita e di relazione fra i popoli : e come il provano le citate tavole rituali di Gub- bio, che si ponno d' altronde considerare distanti dair originaria lingua pelasga al- r ultima etrusca, qual era la prima lingua latina rispetto a quella parlata a' tempi di Polibio, che ci narra che i piii esperti po- tcvauo appena dopo lunghi e diligenti esa- XXXVIII mi comprendere alcuua cosa in quelle me- iiiorie (*). E modernamente il ch. Marini in discorrendo del carnie arvalico di Numa Hon vergognava dichiaiaie che il voler in- terprelare addesso que' carmi scritli nella prima lingua di Roma e omai opera per- du ta (**). Ma allorche il sig. Principe vuole stabi- lire le due cpoche italiane, la prima nei se- cdli anti-roraani diccndola ctrusco-pelasga *, la seconda dopo Damarato, e che noraina Etruria lomana: « quando le arti ( osser- va egli ) sopite nell* Italia e rinascenti in Grecia ritornarono da questa nella stessa Etruria, che molti secoli prima Id aveva gia rbcate alia perfezione » : noi per verita ravvi^iamo quanto all' epoca seconda una tal quale contraddizione in quello che giu- slamenfe aveva proierito da prima. Fissava egli la creazione de'suoi prcziosissirai mo- numeuti iianzi la fondazione di Roma; e si aocora che iti Grecia non fiori la pittura O Pol. lib. 3. O IviAB. Frat. arv. XXXIX che circa qualtro secoli dopo, cioe intorno ai tempi di Fidia. Dunque I'epoca seconda non poteva per esso lui determinarsi alia venuta in toscana di Daraaralo padre di Tarquinio prisco, ed avolo di Tarquinio superbo, ossia anco per lermine lato dal- Tanno cento al cento cinquanta circa di Roma fondata ; nel quale frattempo ( per quelle che noi stessi direrao in seguito dei tempi di Damarato e ne persuade la storia civile, ed il sig. Principe asseriva ), non erano in Grecia fiorenti, ne s'introdussero, o certamente almeno non prevalevano le arti greche fra noi. Pill consentaneo dunque aH'ordine delle cose, c piu prossimo al vero ci sembrc- rebbe il pero dottissimo Principe, se que- st' epoca deir arti ellenie recate in Italia la fissasse nella prima meta del quinto se- colo: quando veramente splendeva in Gre- cia ogni sorta di arti belle; e aveansi i greci stabili e non brevi possedimenti nelle parti meridionali d"* Italia. Quale benefica greca influenza crebbe potentemente al princi- XL plare del segiientc secolo, e dopo la pri- ma guena punica, e la cesslone della Si- cilia fatla da'Cartagiuesi alle vittoriose ar- nii roraane (*). Cio sia peio delto da noi per mero in- cideute, e senza vanila di senteuziare; e con eguale dovuto riserbo siaci concesso di versa re ancora alcun poco nel belP argo- mento, per V irresistibilc impulso di avva- lorarc la ferma nostra speranza che sia linalmente dimostra 1' anteriorlta dell' arte pittorica italiana, a trionfb eziandio de'be- neraeriti propugnatori della patria gloria; e specialraente di que' dotti antiquari to- scani Passeri, Guarnacci e senator Bona- roti. Siccome di poi con solide disquisi- zioni combatte eroicamente per V indipen- denza originaria della sapienza e dell'arti helle d' Italia dalla troppo vantata virtu (*) Sembi-aci combinare in questo nostro pensiero anco il ch. Giambattista di Vico il quale nclle spicgazioni della sua lavola cronologica del primo libro della Scienza Nuova scrive, che solo per la guerra di Taranto cominciarono a conoscersi Ira loro i Latini coi Greci. E scrive in altro luogo che a'' tempi delle guerre Cartagincsi la delicatezza c magnificcnza di Si- racusa non avea che invidiare alia slcssa Aleae. > XL! arglvn T eriidltlsslmo e severo Micali; ed iiltimamente dobbiarao esser grati e reve- rentl ad iino straniero, all' ingegnosisslmo autore della storla lomana sig. di Nicbuhr. E vaglia il vero ! la piova stessa dell' in- dlpendenza dell'arti etrusche, e della splen- didezza loro a' tempi anti-romani, e dcter- miuatamente quando fioriva tra noi 1' in- dustria de' vasi fittili dipinti; tale prova non e forse attissima per se sola a soste- nere il nostro assunto? Sarebbe fantasia e strana vivacita di concetto il supporre che fra due regioni a quell' eta di nessuna o poca relazione commerciale, lontanc fra loro rispetto a quella raisera condizion della uautica, differenti nel grado di coltura per quello che abbiam gia notato, si esercitasse coDtemporaneamente dall'un popolo e del- r altro la speciale arte mcdesima, e fosse recata in eccellenza da entrambi a modo di contenders! la palma di anteriorita. Si avverta bene che noi intcndiam serapre deir arte pittorica, e particolarmente ap- plicata a' vasi fittili , e di quell' industria 3* XLII di purgar si bene I' argilla, di darlc forme tanto eleganti, di assottigliarne tanto le pareti , e di stendervi sopra quel color nero lucente di sostanza metallica. Del resto non si nega che vasi di terra cotta, massima- raente funerarj, siensi fabbricati in Grecia e altrove, come se ne trovarono anco in Egitto: e cio conferma la massima della coraune derivazione orientale. Che le belle arti toscane splendessero prima delF era romana e affatto soverchio che noi il ripetiamo, essendo falto provato per tanti scrittori antichi e moderni; e per le scoperte e illustrazioni di lanti monu- menti*, e per la continua esistenza di molti di essi. Ed e parimente provato che nei primi secoli di Roma arlefici toscani e non greci si chiamavano a edificare ed abbel- lire la nascente citta di luoghi pubblici, di temp], di statue e di bassi rilievi in creta cd in bronzo; c da quelli appara- rono i Romani la comodita delle pubbliche lermc, c Torrendo spettacolo de'gladiatori, e i primi studi delle umane discipline. XLIII L' arte de' vasi fittlli dipiuti, come gia notammo piu sopra, era perduta nci primi tempi romani: ma esistevano pitture nei delubri delle etrusche Cere, Ardea e Lanu- vio, le quali, attesta Plinio, erano da tutti credute di un'assoluta antichita tale da ri- fcrirsi sino a' tempi troiani; quando cioe non v'ha memoria ( ei dice ) che in grecia fossevi segno del dipingere: e loda in ispe- cial modo le Ibrme squisite di Atalanta e di Elena figurate nude e vicine, che si am- miravano salve nel rovjuato tempio di La- nuvio (•). Tanto era il lussureggiare delle arti helle nelFantica etruria che lo stesso Plinio ci nana come nella sola Bolsena ( la lucumouia Volsinio ) si rubarono dai ro- mani due mila statue ; e che statue ed opere in bronzo certamente eseguite in etruria andavano ovuuque pel mondo diffuse (**). E Varrone in Servio, e Strabone e Dio- doro Siculo parlano delle fonderie del ferro di Populouia, che traevasi dalle miniere C) Pli». lib. 35. C) PLl^. lib. 3f XLIV deir isola d'Elba, di cui canto T auieo Virgilio: Insula inexhaustis chalybum generosa metalUs. Numa, per antlchissima e concorde opi- nione appellato il sapientissimo Numa, f'u al riferir di Plutarco peritissimo d'astronomia, e ben prima de' greci siccorae il sostiene il ch. Bailly. Ei ragguaglio il corso deli' anno solare con quel della luna, cognizioni avu- te forse da"* sacerdoti egizii : e cio in prova di relazioni comraorciali e scientifiche dei primi itali o tirreni con quel gia potenlissi- mo e coltissimo cgitto: perocche voi sape- te, e non conviene scordarlo, essere stato Numa non gia romano, ma di Quire citta sabina ossia etrusca. E di lui Cicerone, quel gran banditore della greca sapienza, non dubitava asserire: die egli dettava leggi e regole di santa filosofia e di civile vir- tu allora quaudo ignoravano i greci I'esi- stenza di Roma (*). E il profondo ed acutis- (*) Quo ctiatii major utr habendus est cum illam sapientiam constituendfc-^ukatis duobos prope saculis ante cognovit, quam earn Graci notant esse semerunt. Dc Oral. lib. 2. XLV simo Giambattlsta di Vico vide nelle dodici tavole decemvirali i princlpj del naturale diritto, e de'costumi delle primitive genii italiane {*). Lo slesso Diouigi d'Alicarnas- so critico bastevolmeiite severo, e sebbene incapato nel suo sistema delle origini italo- greche, pure studiasi persuaderci perfino essere gli ctruschi aborigeni d'italia; e che (*) Princ. di Scien. nu. ove etabilisce esser favola che le do- dici Tavole vcnisserb di Grecia come date da Solone agli ate- nicsi, nascondcndoci ( egli dice) per tal modo la storia del diritto naturale delle genti eroichc del Lazio. E ben si avverta ch'egli pure da Toscana primamente fa dcrivare nel Lazio e lettere c arti e filosofia, e scienza e riti di rcligione: com'e a vedersi anco nclP altra sua profonda opera — De antiq. Ital. sap. — E nella sua risposta all' art. X del tomo 8." del gior- nale de'' letterati d' Italia a difesa delP opera stessa , in discor- rendo delPitaliana antichissinia filosofia che si avea prima sedc neir Etruria, e ripetendo la sua fcrma opinionc deir anteriorita di questa alia greca, cosi soggiunge: u ora , per tutto il ragio- nato, ardisco asscverantemente dire che Pitagora non avesse da Jonia portata in Italia la sua dotli-ina: perche cotal fu costu- me de'' sofisti , i quali per far guadagno dclla lor arte andavano vendendo per fuora il lor vano cd ostentato sapcre Ma i filosofi uscivano fuori delle lor patrie , c si portavano in Ion- ian! pacsi raenati dal desiderio d'' acquistar nuove conoscenzc. E cosi, come dicesi di Platone in Egitto, Pitagora in Italia a cotal fine portalosi, qui avcndo apparata P italiana filosofia, c. riuscitovi doltissimo, gli fosse piaciuto fcrmarsi nella Magna Grecia in Cotronc, cd iri fondar la sua scuola. E di qucslo •cntimcnlo io sono stato quaudo nel proemio dissi: Ab Joniii XLVI quella gente vetustissiina nulla aveasi di co- mune ad altri popoli si nelle sue costumanze, che in quel suo idioma da csso lui conosciu- to perche non ancor spento a' suoi giorni (*). Tuttavolta reruditissimo Plinio riferisce la tradizioue che Parte deMavorj in pla- stica si recasse in italia da Euchire e da Eugrammo, e quella del dipingere da certo Cleofanto ricoidato eziandio da Cornello Nepote, tutti insieme a Damarato esuli da Coiinto (**). Ma come niuno di buona lo- gica pu6 dubitarc che nacquero le arti della plaslica e della statuaria prima della piltura, e che in egual ragione ed ordine autem bonam magnamque linguce par-tern ad latinos portatam cthymologica testatum faciunt. Cioc die poteano servire a rin- tracciare P antichissima sapicnza d' Italia le origiui grcclie re- petite dagli abitatori del mar Jonio , tra'' quali fiori V italiaua setta : talche , se vi ha voce latina di sapiente significazione che abbia indi V origine , ella s' abbia a stimarc essere stata quella molto innanzi portata da Toscaua in Magna Grecia, e prima che in Magna Grecia ncl Lazio. Questa lunga nota non la crcdiamo soverchia , e ne manco da spiacere a'nostri discreti leggitori. O DiOM. lib. I. quasi favoleggiando come Virgilio : Hcec neinora indigena; Fauni Nympheeque tenebanl^ Gensque virum truncis, et duro rebore nala. C*) PtlK. lib. 34. e 35. XLVII progrcssivo s' inlrodiicessero queste arti nei popoli ; cosi vi sarebbc nperto errore di ra- ziocinio in quel sommo antiquario per ra- gion di confronto di quanlo asserisce del dipinti di Cere, Ardea e Lanuvio ecc. esi- stenti assai prima che Pvoma sorgesse, se la storiella delFintroduzione di quelle arti in toscana per 1' ingegno di quegli esuli Greci non la credesse egli slesso, siccome la crede, favolosa anziche no: e dappoiche egli pure ignorar non poteva che Dama- rato venne da Corinlo in Tarquinia intor- no air anno centesimo circa di Roma. E Varrone citato dallo stesso Plinio (*) assi- cura che la plastica e la statuaria erano arti familiari e coltivate ab antichissimo in italia, sovrattutto neU'etruria: c cosi pure che il prisco Tarquinio figllo a Da- marato, meglio che valersi di greci artisti, commise a Turiano di Fregelle citta dei Volsci una statua di Giove in terra cotta: siccome Dionisio avea scritto che Dama- ralo fece istruire i suoi figliuoli da let- O Plin. lib. 34. XLVIII terati etruschi (*). Dl piu non ricorda Li- vio che Tenaquilla nata in Tarquinia mo- glle a Lucumonc, il quale poi prese in Roma il nomc dl Tarquinio prisco, in veg- gendo il niarito spiegiato da' toscani qiial figlio di un profugo sfrattato, e di niun calcolo ( anziche estimato per sue vfrlu e benemerenze di propagata arte e dottrina ) non potendosi sofferir tanto scherno, lo indusse a ccrcar sua fortuna nella nuova gente di Roma (**)? Che pensavansi intanto, e che dicevano i greci di noi a quell' epoca anti-romana? Appellavano T italia ultima Esperia : che vuol dire V ultima terra respettivamente occidentale cognita ad essi. Diversavano di molto ( sebbene derivate originariamente ab antico da egual fonte, c per questo in alcune parti concordi ) le mitiche credenze e divinita, e gli emblemi lore. Esiodo nella sua teogonia pone alcuni degli eroi tirreni iia gli iddj c i semidei, come e a vedersi O Dion. lib. 3. C*) Liv. lib. I. XLIX specialmente ne' fasti di Eicole. Che anzi non tennero essi d'itala oiigine Saturno e Ccrcre, uurai simboHci del buoii vivere civile, e della coltura de'campi? ciocche supponc neccssariamente divisione di pro- pricta, legislazione, commercio, ordini in somraa delP umano consorzio ia Italia an- ticbissimi ? Omero, se pur non dobbiamo concor- dare col di Vico che lo dice vissuto a' tem- pi di Numa (*) , second© la piu accolta opi- nione presa dai marmi di Paro del conte Arundel, viveva trecent' anni circa dopo Troia arsa; che vuol dire circa un secolo e mezzo prima di Roma fondata. Ebbene Omero si vero e bel descrittore dei greci paesi (**), acceuna in vece I'ltalia in modo incerto e stranissimo ( checche ne pensi chi '1 vuole venuto anco a'nostri lidi): le O Opina il Vico essere Omero « un'idea, ov\'ero un ca- raltcrc croico d' uonjini greci , in quanto essi narravano can- tando Ic loro istoric »>. Quindi egli fa cominciare il suo Omero, ossia le omcrichc tradizioni, da'' tempi troiani e progrcssiva- menlc -pervenirc fine alP eta di Numa Pompilio. Prin. di scien. una. lib. 3. C) Iliadc c. 2. isole Eolie, o Lipari, riduce ia un'Eolia sola isoletta natante, » Cut tutta un muro d' infrangibil ramCj n E una liscia circonda eccelsa rupe (*). La citta dl Lamo, e la Lestrlgonia ( ora Gaela e terra di Lavoro ) dice paese d'an- tropofaghi, si beir onore facendo agll an- tlchissimi italiani, ossia agli anco in allora coltissimi etruschi: e ti dipinge quella smi- surata femraina , alta siccome montagna , mogliera al re terribile dei Lestrigoni, i quali fulminando macigni strussero i na- vigli, c si divorarono tanli naufraghi com- pagni d' Ulisse. Per essolui divieii gelido il felicissimo clima di Ciima, Baia c Poz- zuolo, ove sursero poi le ville deliziose degli slrariccbi superbi romani: ss delV oceano » Tocco la nave i gelidi conjmif >» La 've la gente deCimmerj alherga (**). O Odiss. lib. 10. Trad, del Find. C*) Odiss. lib. u. Piu colto e giudizioso Virgilio nianda il suo eroe alPaTerno per gli aiitri mcdesimi, ma senza offcndere inutilmcnte T cstema nattira de'' luoghi e degli incoli. n E ti riduce poi lo stretlo dl Slcilia, il quale noa c manco dl dodici raiglia, in tanta an- gustia cosi, che deironda spumante di Ca- liddi » . . . i larghi sprazzij » Che andavan sino al cieloy in vetta d'ambo » Gli scogli ricadevano E mentre Ulisse avvisava all** imo fondo di quell' orrenda voiagine, Scilla intanto rapid tenea penzoloni nelle sue iugorde sei boc- che altrettanti di que' miserabili greci (*). II saggio Erodoto finalmentc vissuto 400 anni circa dopo Omero, cioe circa alia me- t^ del secolo tcrzo di Roraaj facendo mi- glior stima d' Italia, ma assai poco cgli pure sapendo di noi in quell' eta lanto meno re- mota, c pill illuminata pei greci, racconta cbme di cosa vaga ed arcana quel profetar dell' ora col o : che in Italia sulle sponde del Siri dovea Atene un giorno aver gloria e (*) Odiss. lib. 12. Per quanto vogliasi concederc all'inven- liva, >od alia libera imraaginazione de'poeti, e allMndolc di que'remotissimi tempi, non si puo menar buono il complesso di tali fantaslichcric tolle da tradizioni volgari. Dcbbcsi quindi, con pace di quel genio sublime, aver Omcro per cieco eziandio della gente, de'luoghi e del cielo d'' Italia. LII fortuna (*): buona sorte ch^ ebbero i greci in appresso, come dopo loro inBnita di bar- bari oppressor! d' Italia. Ond'e nolo che Temistocle memore di quelP oracolo, e lor quando Euribiade contrastavagli il raodo di salvare la patria contro Tirruzione Persia- na, quasi quasi delibero di esularc co'suoi a queste parti colte e felici. E se infrattanto ( esclaraeremo col ch. sig. Micali) « gli artisti toscani erano celebri an- co pe"* delicati graffiti su metalli , sulle pate- re ed altri arnesi, e pe'lavorii neiravorio, come il palesano i seggi dei lor Lucumoni : se Fidia orno la sua famosa Minerva di san- dali tirreni: se il trono di Giove olimpico, celebre dono dell' ostentazione e della divo- zion de' stranieri a quel nume, venue di toscana, come Pausania assicura: perche negar loro V originaria abilita del far vasi filtili dipinti? » Ci si conceda dunque di prorompere col latino antiquario: piidet a greeds italice rationeni inutuari (**). <*) Erod. lib. 8. C) Plik. lib. 3. LIII Per Ic addotte ragioni dunque, e per le tnolte altre che omettiamo, oade non riu- scirvi a troppa noia, o signori, sapcndo noi di parlarc a consesso tanto raggiiar- devole, e di noi assai piu addottrlnato; e perche tutti sarcmo in questo opinare con- cordi, cioe che non pel numcro dcllc pa- role o delle citate autorita, ma pella se- verita della scelta, e pel buon criterio dl chi ragiona, bellamentc le quistioni si svol- gono c si risolvono ; per tutto questo spe- riamo di potere non inconsulti conchiu- dere, a seconda del primo nostro subbiet- to, questo almeno: che buone armi si avranno a combatterc contro a greco-ma- niaci, non gia solo per T indipendenza , ma per Tanteriorita italiana anche nella bell'ar- te pittorica specialmente applicata a'vasi fittili : e quindi , sovrattutto per le recenti scoperte maravigliose di Canino, buoni ar- gomcntl abbonderanno per rispondere alia giusta dislida del ccleberrimo Vinkelmann che da principio ab])iam dctta. Ma quesli argoiiKMili r qucsl'arme adopcrarc si vogllo- LIV no ( assai meglio chc per noi die siamo e ci conosclamo inettissimi ) da uomini som- mi e gagliardi, ai qiiali pero ci volglamo noi pur supplichevoli per fine si giusto e onorabile c santo. Che poi successivamente scadessero in Italia le arti ingenue, quando, sconfitti e fugali da tutte parti gl' industriosi e un di pacifici etruschi, prevalca dalTuu can- to Torgogliosa ignoranza roraana , e dalFal- tro la barbarie degli occidentali invasori , non v' ha chi lo neghi (*). Come chi ha fior di senno e di storica erudizione non potra negare ( vedi tristissimo e insieme provvido alternare de"* casi umani , onde r uom muore, e muoiono i regni; ma il sapere e le arti sono perpetue perche eler- no e Dio! ) che allora appunto si rifugia- rono in Grecia le caste Sorelle; ed ivi le lettere e le arti crebbero, e fiorirono, e risplendettero. Onde in progresso di tera- (*) Su tali epoche di floridezza e scadimento ecc. dcgli Etru- schi, vedi le dolt, disfjuisizioni del citato Niebulir nella sua storia Romana , vol. \.° po, o scgnnlamcnto dopo la prima guerra piinica, le accolsero men rozzi e piu miti i romani: per il clie uno stile novello delle arti s' introdusse in Italia forsc piu casti- gato e piu cam del suo antichissimo. Ma il versare su cio non e del presenle nostro assunto: che auzi in tale epoca, e per questa ragione noi ci umiliamo di Iiuon grado conoscenti dinanzi ai greci, e a quanti ne scrissero e ne scriveranno con amorc e con fino giudizio. L' uomo e coevo al mondo; le nazioni tuttc piu o meno vantano vetustissimc ori- gini*, ma Torigine vera di un popolo deb- l)csi calcolarc dal dl dclF utile sua csistenza, c delle sue civili virtu : pero il popolo piii antico fia giudicato quelle, la cui antica con- dizionc sia comparativamente raigliore e pill gloriosa. Per questo conf'ortiamoci noi tiitti, o signori, nclla dolcissima speranza che sia riscrbato a'di nostri (eziandio a mo- livo delle acclamatc nuove escavazioni nella sacra sede d' un' ctrusca Lucumonia , o a piu siruro dire uel suolo d' Etruria ) di LVl provare la vera nostra nazlonale grandezza; e di commettere il valore italiano nelle beir arti del secolo di Canova coU' anti- chissimo e tutto italiano de''nostri soli per- che glorlosi Aborigeni, i quali da ventisei, o meglio forse da vent' otto secoli non so- no piu. Cosi avvalorasi sempremai la sentenza del gran Macchiavello : che « questa provincia pare nata per risuscltare le cose morte (*) », O Arte della guerra, lib. 7. GiRGLAMo Monti. RELAZIONr: ACCADEMICA dell' anno M. D C C C. X X X. studio disposta fideli. VJO-ME fa chi ottimameute conduce I'agricoltura, che in siil cliiuJere degli anni suol discoi'rere i di- versi partiti della veggente industria: notare Fin- dole de'campi, e qual nieglio fruttificasse: e tutti rasscgnai'c oidinatamente con orgoglio c mettere in mostra le piii prcgiate produzioni de' suoi ricolti^ a questo istesso modo anco il bresciano Ateneo, al conchiudersi d' ogni anno accademico , si piace c glorifica nel far pubblico a comnn beneflcio cd istruzione 1' opera sua propria, c i frutti raccolti da' suoi degni collaboratori, nel campo ddlo sva- riato e molliplice saperc. E tutto questo rende'si- curissimo testimonio: clie non a vano intcrtens- menlo di privilegiate e cliiuse adunanze, ne a solo particolar cimento di ostcntazione e di dottrina si stringe I'Ateneo^ ma ne certifica, che, seguendo esso gli avviamenti delle antiche sue patrle Istltu- zloni, mette anzi in comune tutto quello chc nelle annuali sue accademiche ragunate porge a lui ar- gomento di sottili ricerche, di ulili e nuove dispu- tazioni. Ed e per cio, clie le ben composte Societaj seguendo i pensati e generosi avvedimenti degli ot- timi Piincipi che le proteggono, possono e sanno diffondei'e i trovamenti dell'arti e delle sclenze, on- de ciascuno a suo beneplacito ed utilita ne profitti: ammaestrare 1' artiere , volgere a piu facili e sin- cere speculazioni V agricoltore, correggere gli er- rori, combattere i pregiudizj d' ogni manlera, gio- vare in somma le umane istituzioni, e I'uomo istesso: scopo nobilissimo e solo di qualunque bene attem- perata scientlfica e letteraria comunione. A questo ( oltre a quel molto che tocca il diritto intendere in fatto di letteratura, 1' incoraggiamento e perfe- zionamento delF arti belle ) fu sapientemente ab an- tico ordinata dai nostri Maggiori la bresciana Ac- cademia^ cui con iscrupolo religioso i venuti dappoi vanno con magnanima ed operosa lealta maturando ed avanzando: nella immanchevole e costante fidu- cia, chc chi verra dopo fra i nostri a condurla e rallignarla in meglio semprc, terra il sacro man- dato dc'padri, perche si faccia sempre piu gloriosa e profittevole. E qual altro verace conforto cer- chera il savio, chc consideri 1' incessante e rapido s trasmutarc tlcllc gcncrazloiii o dcllc da. c il cor- rere che fa a sollccito fine 1' csscr suo passeggiero costaggiu, se nol cerca e ritragge da rpiosto istcsso: clie chi verra dopo di lui terra per buona e lode- vole 1' opera incominciata, e con saldo e vcrace proposito ne manterra il credito e le ragioni, e dara, come che sia, perfezionamento a quelle isti- tuzioni die per si aperti modi giovano la patria? Che gittata sarebbc e perduta ogni opera buona, se da chi vien dopo non fosse creduta e tenuta per tale', e che, guerreggiata o neglctta, non venisse ad altre mani per essere cresciuta innanzi e gloriata. Ma a Dio non piaccia che nessuno de' nostri valenti concittadini possa sospettare che a' posteri di tal fatta sia per venire giammai la preziosa ed incom- parabile eredita del sapere: che la condizione dei crescenti ingcgni nol sostiene^ nol comporta la con- dizione degli studj che la Sovrana Munificenza per- mette alia gioventii^ non 1' amore antico di Brescia alia buone ed utili discipline. Non consente Iddio finalmente, che in questa bclla parte d' Italia suc- ccda r obblivione de'buoni proponimenti, e si sper- da col vento la fatica di chi si travaglia di prescnte per vantaggiare gli avvenirc. E perche questo nou sia mai per accadcrc, da ultimo I'Ateneo pose mente a dare efietto a ccrli provcdimcnti che Icngono all'antica sua islituzio- 6 ne, ad allargare i limiti de'suol sussjdj a chi tratta r agricoltura, le arti, i mestieri^ e ad ammodave yiemmeglio alcune sue leggi accademiclie. E, ri- stretti pel" primo a quaranta i Socj veramente at- tlvi ( senza che iscada alcuno fra i presenti, se non volendolo egli stesso, dalle sue proprie qualitadi ) si intese d' impreziosire questa bella ed onorata pa- tria distinzione*, pcrchc a qualuiique sia per toccare in appresso, nc compia con sollecito e diligente amore i doveri^ e perche nessuno si rimanga oziosQ dal fai'e, fidando indarno al nunijero di molti com- pagni che posson fare, e pur uon fenno. Le societa letterarie e scientifiche vivono e crescono a vigore, quando la vera loro essenza consiste e vige in po- chi. Non si disse iutorno al numero de' Socj d' ono- re. Molte volte questi si assunsero siccome a vivajo, per adempicre a que' vuoti cui si spesso lascia la morte^ e molte altre volte ancora per contentare al nobile desiderio di coloro chjej nostrali o foi*astieri, si tcngono onorati nello appartcnere ad onorata icompagnia^ e sempre poi per ornare d'illustri no- mi il bresciauo Atcneo: che sempre volentieri ri- cambia il proprio con lo altrui. Percio poi che ri- sguarda la speranza avvenire, d' avei-, cioe, pronti (sd egregi collaboratori ( che traeansi una volta o dai Socj d' onore, o da coloro li cui meriti cmi- nenti raccomandavano senza contesa alia pubblica 7 cslimazione ) ora tornando efficacemente a quelle ch'crasi da bel principio in qualche modo stabililo, verranno scritli a candidati dell'Ateneo col titolo di Uditori que'uostri giovani valorosi, che, compiuti gli studj superiori lodevolmente in alcuno degli Sta- bilimenti dello Stato, muovono belle ed onorate spe- ranze di se. Di questi appunto, quando sara che la dotta famiglia si scemi, o per morte o per altro, si i-ifaremo delle perdite de' compagni^ e le noa manchevoli virtu de' sopravvenienti verranuo cosi a ristorare il danno de' trapassati. Avveratasi da idtimo una generosa disposizione di un nostro benemerito concittadino a favore del- I'Ateneo, questo, per la sopravvenuta migliore eco- nomica condizicme, allargo i suol beneficj alio spen- dere, per quelle vie cui lo chiamano le antiche sue istituzioni: quelle della pubblica utilita. Onde, ol- tre ai tre premj maggiori che ad ogn' anno si con- cedono a que' ti'a' Socj attivi che vinsero il para- gone nella gai-a delle scienze, dell'arti e delle let- tere: oltre al premio biennale che si accomuna anco a' forastieri , ed a quei sussidj d' incoraggia- menlo a ben fare che la Censura dispone: tre altri premj si bandirono a tutti indistintamente gli abi- tanti della Provincia, che per utili invenzjoni, cor- rezioni o introduzioni, venissero con lode racco- niaudati. Quindi, come in quest' auno, cosi per 8 tutti gli altri avvenire, 1' Ateneo ricordera a suo tempo ai coltivatoi'i, agli artieri codoste patrie co- rone, die lo spassionato giudizio concedera a' piu meritevoli. E tutlo cio pei' movere a fare e a far bene^ perchi la nostra Provincia accresca, ammi- nistri ed eserciti incessantementc que' beni che la provida natura le compartl^ ed in tanto movimento di civilta e di perfezionamento progresslvo in ogni iimana arte, si metta anch' essa colP altre tutte d'Europa nella prima schiera. A questo modo ado- perando, T Ateneo presta la piu nobile e miglior opera che per lui si possa mai verso il proprio pacse: accogliendo il meglio die si pensa o si fa o si tenta dagli stranieri, per divulgarlo fra noi, e proponendo con le stampe gli argomenti di quelle utili materie die lo intrattennero infra 1' annue ac- cademiche adunanze. E tutto questo, con verace e leale intendimento di giovare i piu, d' accendere una bennata emulazione, divisa da qualunque con- tesa^ di non insistere die fino a quel punto in cui la contesa mena alia cercata verita ed a composi^ zione i pareri^ di far libero dinanzi a tutti ed aper- to quell' aringo in cui ciascuno e cliiamato a se- gnalarsi: larghi sempre e generosi, come saremo, veritieri e leali^ e per nulla somiglianti a coloro die scnza buon. fine e buona intenzionc, si trava^ gliano 9 AngusLuin per iter luctaiites atnhilionis (i). Ma vcngasx ora a dire partitamente delle diver- se matcric che mano a mano si svolsero. in cio che tocca la scicnza in gencrale^ per dir poi delle lettere, dell'arti belle e delle meccaniche. E fra gli argomenti clie appartengono alia varia scienza di utili speculazioni, ci si fa incontro per primo quel- le, di cui piacevolmcnte intrattenne I'Ateneo alia sua prima tornata dell'anno, I'egregio Censore, Gia- ciiito Mompiani. Mcssosi egli per tempo a tutti quegli studj che vagliono all'uomo per essere per- fettamente buono e felice, ne fe' discorso intorno all' edueazione de' Sordo-muti^ e ci riferi per di- steso tutte le pratiche, le diligenze e il successo per lui ottcnuto in una di codeste misere creature: nel suo allicvo, Pietro Spada^ cui egli, con invitta pazienza ed accorgimento, fece 1' inestimabil dono di quella migliorc e piu nobil parte di csistenza di cui mancava. La sorditade dal nascere, congiunta alia mutolezza ( che ne diventa la necessaria con- scguenza ) gitta V uomo, quanto al morale, in una crudel solitudine, sequestrandolo dal mondo per due modi^ e col non permettere che i suoi conce- pimcnti e scnsioni si trasmettano altrui, e col to- glicre agli altri che con lui direttamente conferi- scano. Per gli occhi sollanto sussistc per questj una CO Li'c. 5. coraunione^ ma pel sordo-muto la societa e la na- tura sono uno spetlacolo misterioso, di cui nessuna voce puo spiegargli lo importare ^ e di tutte le uma- ne facolta, altra non ne tiene da natura, che quella dello imitare quel clie vede^ onde alio esteriore • puo rendere immagine di civilta, ma dentro c bar- baro, idiota e selvaggio. Credulo d'altronde, diffi- dente , Icggiere , impronto , senza misura ardlto, ar- dente nei desiderj, sempre fanciullo', ma, cometche tuttavia bambino nell'animo, vanno in lui crescen- do le forze e Ic fisiche facolta, cosi corre di necessi- ta a tutti que' matti disordini, cui la male inchinata natura abbandona I'uomo non appiacevolito e di- rozzato dair educazione, e divlso in tutto d'ogni sentore di civilta. Non e aduuque maraviglia, se il legislalore, e piu spesso il savio, siasi studiato di riguadagnare all'umano consorzio questi fiacchi ed energici figliuoli della natura: cercando cosi ogni via per guarirli dell' imperfezione di cui la madrigna natura gravolli, come per islituirli almanco con lunga disciplina alia conoscenza di sestessi, de'pro- pi-j diritti e doveri, del mondo e di Dio^ prescin- dendo perp affatto dallaparola: disciplina compli- catissima per vcro dire, ardua senza misura e senza metodo, e che veste in suUe prime i misteriosi ca- ratteri del prodigio. Se incerto ancora e confuso ne'suoi consigli erra il senno e la mano degli ope- II ratori per rcndcre loro rudlto c qulndi la favella, fino dagli ultimi anni del secolo XVI, nella solitu- dine de'monisteri, si penso e si riusci nelle Spagne a qualche buon fine: col dare intcndimcnto e modo di esprimersi ai sordo-muti, sostituendo il gesto alle articolazioni della voce. II liuon Carlo, abate I'Epcc ( nome che con gloria e con amore si scri- ve fra i veri bcnefattori delPuman gcnere) forse intcso di qiianto opei-avasi altrove, si tolse propno in sii le spalle il debito di padre per codesti in- felici figliuoli; studiandosi d' insinuare per gli occhi neir animo loro vcrginale, tutto quello ch' entra nel nostro pel ministero degli orecchi. Ma com- prendendo necessariamente ogni lingua vocabola- rio e sintassi , cosi doveasi crcare una gramatica per segni, com'erasi fatto pel vocabolai-io, e come fe'po- «cia 1' abate Sicard. Desideroso il nostro Socio di espanderc in altrui bcneficio il bcnnato animo suo e il molto sapere acquistatosi pel lungo esercizio co' giovanetti e per dotte mcditazioni, la Provvi- denza appunto gli condusse innanzi lo sventurato redento, Pietro Spada^ nel quale potc cimentare i metodi d' altronde appresi e Ic industrie sue pro- prie, per ridurlo a civil condizione. Avvenutosi per caso nello Spada. per brevi cenni scoverse in lui ( co- munque affatto ignaro ) non ordinaria intclligenza e vivacita, modi franchi cd aperli, non mortificali 12 o sviliti per niente dalla miseria in cui nacque. Una voce segreta , una reciproca intelligenza diceva al suocuore: che non indarno era per usargli carita, e che gittato non avrebbe il pensiere c la fatica per educarselo. Voile quindi per primo sapere a chi apparlenesse la dcrelitta creatura: e con la circo- spetta e fidata altenzione con la quale rottimo Degerando conduce il suo yisitatore del povero aMa. casa del dolore, il nostro Socio si fece condurre dal ragazzo a' suoi di casa. -S-eppe dal vecchio padre di quella numerosa famiglia, che Tinfelice sordo-mu- to ( comunque non aggiungesse il dodicesimo anno ) era prepotente, inquieto, molesto in casa e fuori, e molto pill tristo in somma che I'eta sua non por- tava^ ma queste informazioni, sconfortanti in un adulto che avesse interi i suoi sensi, nol disanima- rono dal tentarne 1' emendazione, e risvegliare in quell' animo puerile i germi della non morta virtu. E guardando alia saggia natura, che per 1' ordlnario accompagna nei fanciuUi lo svolgersi delle niorali fa- colta col progressivo accrescimento del linguaggio: ravviso un molto piii adatto e ragionevole processo gramaticale, ne percorse e segno rapidamente col pensiere i diversi gradi^ pei quali, cominciando con linguaggio povcrissimo, sanno tuttavia i fanciulli esprimere le loro idee senza il sussidio degli scola- stici ammaestramenti. La difficolta d'insinuare per i3 gli ocelli quel tutto clic gli altri fanciulli riccvono c pcicepiscono per gli orecchi, isccmo un po' alia volta^ considerando, clic, mettendo anco che il lin- guaggio de' segni fosse per sua nalura piu diffieile del Aerbale, quello dovcva essere in confrouto di questo pill efficace ne'suoi effetti: per la manifesta preferenza clie si deve alia Cgura rappresentativa, in confi'onto della parola scritta e di pura conveuzio- ne. Con questi prineipj generali il nostro Censore ideo c compose il metodo d'istruzione pel suo alun- no^ che, com'cbbe apparato in un pajo di giorni a scrivere materialmente Y alfabeto, fu preso di quel- I'alta niaraviglia cbe move e stimola ed impegna gli animi vigorosi a procedere innanzi: sapendo, che con la \aria commettitura di quelle cifrc poteansi formaj-e segni scritti, non meno espressivi di quel figurati, de" quali usava per farsi capire. Maestro e discente. si poscro allora a coinpilare lui vocabo- lario, distribuito per materie ed ordinato per nio- do, che i termini generali stabilivano la classe delle diverse famiglie di esseri che il neofito imparava a conoscere. Gli utensili domestici, le parti piii mi- nute del coi-po, le vestimenta, gli ornamenti, i cibi, le bevandc, le abitazioni, le strade, le officine, gli attrezzi ruiali, le campagne, gli aninialij ebbero il loro nome scritto^ rirapetto al quale il precettore avca cura di controscxivere il segno Cgurato, cui i4 spesso rinvenia dl sestcsso I'alunno; onde la sua lingua progrediva di pari passo con quell' altra die gli si andava insegnando. La considerazione delle qualita e proprieta degli esseri condusse necessaria- mente lo Spada alia conoscenza de'nomi adiettivi} i coloi'i, le forme, gli odori, i sapori ( come qualita che piti ferivano i suoi.sensi ) porsero occasione a piu largo esercizio dcllo scibile gramaticale. Capi finalmcnte il nodo che affermativamente o negati- vamente congiunge il soggetto con 1' attributo^ on- de rese a sestcsso piu ovvia la composizione d' una serie infinita di proposizioni semplici. Impratichito dello importare della formola negativa ( non ) prin- cipio a trattare e considerare 1' ausiliario essere^ nel quale sta il nodo precipuo dello affermare o negare^ e die, comunque affatto irregolare nelle sue foi'me ed incapace per sestesso a rappresentare veruna azione, fu posto a fondamento, e racchiuse r estesa classe de' verbi , come avea raccomandato e provato colFesperienza 1' abate Sicard. Per questa mctodo 1' azione rappresentata da altri verbi venne rappresentata e dimostrata nella composizione d'al- trettante proposizioni ^ delle quali, il primo termine notava il soggetto, e il secondo statuiva la i-elazione fra il soggetto e 1' adjettivo verbale^ e da questo esercizio ne dirivo la conoscenza e terminazione naturale delF wdefinito^ considerata da' gramatici quale espressione radicale del verbo: appunlo perclie ci rappresenta 1' azionc isolata scnza i-iferirla ad alcunche. Per una lunga trafila di ossei'vazloni, d' induzioni, di accident! che spesso acconipagnano i verbi, lo Spada si reco di sestesso alia scoperta Uegli avverbj, destinati a dare a' verbi quel colore c quella forza, che gli aggettivi ai sostantivi. II ver- sav coutinuo negP intricbi gramaticali ed intorno ad astrattezze in (pialche modo sterili di piacere, non allento mai Fassiduo studio dello Spada^ cui, per modo di piacevole inlertenimento , il nostro Collega condusse a vagare ne'campi della geografia , e ad allargare i limiti della sua csistenza olti'e agli strctti termini della sua patria. La vastita della terra , la moltiplice varieta degli essei'i che 1' ador- nano, la diversita de' climi, gli svariati costumi, le produzioni, Ic fogge, dovevano rallegrare e nobilitare la mente di chi primo stimava termiuare il rdondo a quell'orizzonte che, congiungendo apparentemente il cielo alia terra, par finire 1' universo. Coudotto questo figliuolo della natura sur un' eminenza dei nostri colli, gli fu dimostro dal veggente precettore la soggetta ampia citta con tutto quel vario paese che la circonda^ e mcssi indi gli occhi sur una mappa descritta della citta e del contado, trovu buono, come senza toglicre alia verita, le estensioni piu slerminatc possano ridursi a brevi dimensioni: i6 concepimento fecondisslmo, e che per via cli stxc- cessivi paragon! lo avvio a sospettare I'incompren- sibile Immensita del create. Cosi questo povero giovine, che per V inclemenza della contraria na- tura, pai'ea dover esser tolto da ogni sapcre, e costretto a disputarsi il pane con suo ed altrui pericolo nella plu scaduta delle umane condizioni, merce la carita d'un buon amico, dal compi-cndi- mento niondialc si recava senza avvedersi ad ado- rare quel sommo Iddio, creatore benefico e fedele conservatore del mondo, del quale con trepidazionc ed amore presentiva I'esistenza. Dal confuso prclu- dio di tanta altezza, e caduto, come si direbbe, da le stelle, lo Spada sentiva in un col suo preccttorc il bisogno di vincere la poverta de' ristretti suoi modi, onde levarsi alia conoscenza di cose mag- giori. La teoria dcllc congiiuizioni, gli adiettivi ver- bal!, 1 gi-adi comparativi, i casi, le prcposizioni in- cepparono, per dlr cosi, il volo prematuro a piu sublimi conoscenze; cui tenner dictro gli studj delle congiunzioni, delle proposizioni composte, de'modl congiuntivi. E questo fu per avventura il letto di procuste nel quale fu martoriato V intellctto dello Spada, onde, come dice Dante, purgarsi lo sco- gliOy per x'eder manifesto lo stesso Iddio. Di qui, la- sciando imperfetta la pratica delle congiunzioni, il nostro Prccettore per compiaccrc agl' impazicnti '7 clesiJcvj dcllo scolavc, Icvollo al liuguaggio mora- le, alle idee cd espressioni aslratte: Ic quali per primo parvcro ostacolo da meltere dispcrazlouc: come quelle clic pajono in tutto nude di carat- teri materiali. Ma alia fin fine il significato dellc voci astrattc preude origine dalle cose sensibili:^ die, se rappresentano alia nostra intellettiva immagini scevre di forma corporea, egli e perclie si conside- rano disgiunte dagli oggetti nei quali primamente abbiam preso a conoscerle. Investigando pero la primitiva derivazione dellc espressioni astratte, par- ve potersi raggiugnere la conoscenza del significato ad esse attribuito. Tra queste, la ^'irtii si ebbe una particolar distinzione, onde fu anco il soggetto di lungo esame. Esercitato adunque lo Spada nell' ap- plicazione negativa ed affermativa degli adietlivi, conosciutane la serie de'piii cosplcui, pote proce- dere indi all' esame di quegli altri che porgevano qualita manco evidenti. Quiudi anco Tepiteto {vir- tuoso ( considerato in una persona cbe abbia fa- Inigliare 1' esercizio de' buoni costumi e de*" generosi sentimenti, che porti in fronte la bella impronla che tanto raccomanda 1' uomo dabbene ) fu notato ed inteso dallo Spada ^ che, avvertito il lieve muta- mcnto che patiscc in tal caso il vocabolo, dal- r adjcttivo virtuoso gli cmcrse in tutto lo splcndo- re r astratta idea di i-irlii. Da questo comprendcre 2 i8 si accorse tFesserc fornito tli speciali prerogative, e di appartenerc a quella classe di viventi che dal- rOnnipotente si privilegia. Felicissimo accorgimen- to: che senza precetti gli valsc assai ad ammansare le sue inclinazioni, a raddolcirnc gPimpeti. Quindi i cieli, clie predicano le glorie del Creatore, furono per lui argomento d' ineffabili maraviglie^ e giovato dalle geografiche cognizioni clie lo avean scorto ai termiul del mondo, si volse a discorrere di quei globi lucenti che, di conserva col nostro pianeta, volgonsi intorno al sole. Quindi ognor piu trave- dea r alta necessita d'un' Eterna Cagione, che do- vesse reggere e custodii*e tanta creazioncj e di cui dappertutto scorgea le vestigia^ onde si creo in lui iin religloso entusiasrao verso T Ente Supremo, la cui vivente imniagine imprese a riverire ed adorare in ogni soggetto. Cos'i, prima che a lui si parlasse di Dio, fu convinto della sua esistenza^ e uditone 1' augusto nome, corse spontaneo e come invasato a descriverlo in lettere cuLitali nel suo vocabolario, segnandone con esso il felicissimo termine. Onde la progi'essione delle conoscenze fu scala per lui a quello che indistintamente e fine e principio, alfa ed omega d' ogni scienza, d'' ogni creazione. JNon compiuta tuttavia 1' opera dell' impresa educazione del sordo-muto, il nostro Collega si propone di seguirla inuauzi, e (juindi esporne i successivi ri- '9 sultamenti: coraecchc ignaro ancora dl quasi tulle le espressioni figuratc c della frascologia della rlc- chissima nostra lingua. Redento a ogui modo per la maggior parte, non ^ piu muto per clii sa leg- gcre, n^ piu sordo per chi sa scriverc. L^ aiiimo suo non c volgarc: nemico com' egli 6 di frivolczzc c d' ignoLili ciipidita, c capace di scntimenti ele- Mdi c gcnerosi: 1' educazione infreno 1" animo suo proclivc alia prepolenza, e il vangelo e la regola de' suoi portamcnti. Si piace soprammodo ncll' arte lipografica e nel disegno de'paesaggi: ingenui sono i suoi modi, relte le sue intenzioni, Candida la sua coscienza: e con irreprensibile condotta va ora rctribucndo ad usura il beneficio delFistitutore, cV egli suoi clnamare il suo prqfeta. La lettura di f[ueste industrie. 1" opera vcramente degna del filo- sofo cristiano, P esito fortunalo che la coronu j e la presenza istessa del giovine redento alia so- cieta, commosse 1' accolto Ateneo fino ai termini della piu viva e senlita tenerezza. Di tutti fu voto ed unanime il desiderio : die tanti altri sventurati, adulti c fanciulli, che colpili dall' istessa sciagura mal vivono accattando il pane lagrimalo del po- vero^ o che, chiusi come ignominia e rifiuto delle famiglie, inselvatichiscono miseramente senza co- noscimento alcuno di sestessi, del mondo e di Dio: potessero cssere accolti, protctti ed istrutti e re- 20 clenti (lalla loro pei'dizlone. Riereati a nuova vita dair ammaestramento, potriano retribuire larghi oompensi alia pubblica e piivata carita che fosse per averne pensiero, colF opera loro di mano o d' ingegno. Che se la natura col sequestrai'll dal- r umana connivenza e porli isolall fra la moltitu- dine, tolse loro in un coll' udito la facolta di con- ferire eon altri, e cosi arricchire le proprie cogni- zioni: condotti a queste per grado da pietosi e capaci istitutori, si risveglia rapidamente in essi la fiamma sopita, una alacrita e perspicacia incompara- bile^ appunto perche non guasti e foggiati di con- tinuo dallo imitare, e non distratti dal frastuono e correr vario dell' umano commercio. Ond' essi son nati fatti per tutte quelle occupazioni nelle qnali e I'icliiesto perspicacia, pazienza, esattezza, racco- glimento. Se poi rivivessero le buone e discrete anime di F Epee, di Sicard, d' Asarotti, e d' altri moltissimi benemeriti, ai quali la providenza affido la custodia di codesti figliuoli dimenticati: sapremo da essi, che cuor gentile e riconoscente abbia Iddio piantato nei loro petli, per compensare i magna- nimi che si pigliauo la lunga e penosa cura di dar loro educazione. Cosi la vita basti al nostro isti- tutore ( come non puo mai venirgli meno il buon volere ) che presto terremo da lui intera e per- fetta, per quanto si concede, 1' educazione del sor- •Zi tlo-miilo, e complulo Y edifizio increclibilc di tanlo sapere c di tanta invitta pazienza. A piu difficili invesligazioni egli si va apparcccliiando: a mettere in testa delF ingcnuo siio discepolo il valor Cgiirato di nostra lingua^ perchc, come scrivea Pietro Gior- dani: a i vocaboli nou sono tutta la lingua: parte materiale e quasi morta, e nou la plii numerosa^ il vivo, il nazionalc e il piu coploso e bello sono le frasi^ nelle quali la vita intcriore c la pubblica si scntono, Ic quali mostrano 1' indole, mostrano i costurai, e I'uu popolo dagli altri: non come ar- ticolante suoni, ma come producente pensieri di- stinguono ». Ma per non trarsi ad altro argomento , e seguire innanzi il potcre e Y efficacia delF umana educazio- ne in coloro che, fornili naturalmente e compiuti in ogni senso, fa coutiuua c piii cei'ta prova, toi'- neremo in sulP opera delF esimio Direttore del Li- ceo Imperiale, prof. Antonio Fontana. Un campo ( dira chi meno intendc ) tritissimo e cercato da tanti^ ma da pochi ottimi ( rispondiam noi ) cer- cato e battuto a buon fine. Che molti per vero, o si sono imbattuti a sbaraglio nei mulini a venlo del Cavaliero della Mancia, o traviarono avvertita- mente per condvu're altri a perdersi con esso loro. Nella porzione dell' opera che ci lesse lo scorso an- no, compic tutto cio che si riferisce aircmulazionc, ai px-enij, ai castighi correnli nelle pubbliclie scuole^ ora consideru da ultimo qucsli argomeuti istessi ri- spetto unicamente alia famiglia. La pratica dello educare, I'uso frequente dellc famigliej 1' islox'ia di tutti i tempi, di tutti i popoli, la diritta filosofia in somma, non lasciano alcun dubbio sulla sconve- nevolezza e pericoli di piu maniere della emulazio- ne tra'fi-alelli. La Genesi istessa, immagine sicuris- sim.a e fedele dell'umana natura e delle primitive societa, con piii d'un eseropio, si reca in testimo- nianza di questa verita. L' emulazione tra' figliuoli di uno stesso sangue, clie vantano gli stessi diritti alia benevolenza de' genitori ( comunque d' alti'a parte I'ingegno, la bonta, ravvenenza, i porta- menti pongano gran divario di raeriti fra essi, e quindi nella misura delle afFezioui ) e sempre mal- aiigurata radice di tristi conseguenze. Non che per se ixiedesima 1' emulazione non sia buoua e non va- glia a rinvigorire il fiaccOj ad accendere la virtii, a movei'e la volonta impedita e dormigliosa, ad aguzzare F ingcgno alia cote generosa del plauso e de' premj : ma comecche ella adopera nell' amor proprio, clie indistintamente abbonda a clii vale e a chi non vale: ora esaltandolo ed accai-ezzandolo negli uni, ora facendogli guei'ra e mordendolo coi paragoni negli altri : cosi per Ic usate imperfezioni deir vimana natura, e ancor piu particolarmente 2'3 nella mal ferma eta giovanile, succede bene spesso. che la lusinga della lode e de'premj conduca gli uni a superbia ed alio sprcgio verso di clii rimase in- dletro, e crci ne"' soccombenti lo seoraggiameuto o Pinvidia, e qiiindi Todio e ravversionc: peste mor- talissima dclla ben condotla famiglia, e distrultrice d' ogni utile aft'ezione e concordia. Al fratello vinto nella gara scmbra, e non senza buone ragioni, che i genitori in un col premio concedano in maggior misiira anco I'artiore*, ma siccome ciascuuo de' figli ugualmente lia dirilto a (piesta debita dilezione, COS! il superato concepisce non lieve dispetto: clic coll'andare degli anni puo tramutarsi in una scon- fortante e dinaturata avversione ai genitori ed ai fratelli. Da queste natiu'alissime premesse deduce il nostro Dircttore le sue conclusioni pur natura- lissime. E prima: che si debba premiare il Cgliuolo che merita, perche e buono, non mai perclie mi- gliorc degli altri^ che si debba punii'e il malfatto, ma non mai ricordare il confront o odioso per se- stesso dc' fratelli migliori. Questo paragone balza pui' di sestesso agli occhi del castigato senza fame parola. Non si dovra mai quindi premiare il buono all' atto istesso in cui si punisce il cattivo; dovrassi anzi dar opera che il buono venga amorosamente consolando il fratellino che ha demeritato^ con le carezze alleviarne T umile c sconforlante sue stato. ,.4 ajutarlo dopo il casligo. Si compianse alia scia- gura dipinla al vivo, come da chi nc avcssc assa- porato tutti i vcleni, di que' miseri figliuoli, cui distinsc V avara predilezione. Se mai alcun padre, oui per isciagura tentasse questa crudele predispo- sizione, udi quel severo e commoventc ripiglio, da quel iDomcnto istesso che I'udia gli fu forza levame il pcnsiere, e correggere a tempo la mal concetta i^clinazionc. Terribilc in tutlo e lagrimevole apparc fra le mura domestiehe la eondizione di fjrue' po- veri rinnegati figliuoli, cui assedia incessantc la ma- terna o patcrna ingiustizia! Per essi saria meglio non esser nati, o piuttosto che i loro genitori non avessero procrcato. Per qucsli ullimi sara gridata ai venli I;i ronsolazione al perdere de' loro mag- giori — pro patribus tuis nati sunt tibi fdil — Gli infelici che sopravviveranno non prcgheranno ripo- so ai loro genitori, non renderanno loro azioni di grazic per la concessa vita e per la largita educa- zione', ma come servidori emancipati da crudelissi- mi padroni , faran rpiasi festa perche non sien piii. Se non che la carita figliale, perche non si renda male per male in tanta nccegsita di sangue, vince spesso c quasi sempre anco la crudella degli stolti parenti: fino a non lagnarsi di cotali ingiustizie, fino a dimcnticarscne, cessati i flagelli, fino a be- nedirnc tultavia la memoria dopo la loro mortc. 25 Con lanto accorgimento la natiira provede che an- co dal mal seme nou germini vcleno. Furono quindi spese assai acerbe parole contro a que'padri, cui pare che Iddio non per altro abbia conceduto llgliuoli che per soddisfare ai supcrbi dcsiderj del comandare ed opprimcre. Tutto quaggiu si risente delle sue origini^ I'efFetto accusa la causa, 1' amore si riconosce dall' amore, 1' odio dall' odio. Aspre- giali i fanciulli, manomessi dai castighi, fatti schiavi riottosi o stupidi sotto I'ignominia, le ingiurie e i flagelli, si risolvono a una di queste: o crescen- do le furze in un con la malizia, rompono ogni ritegno c gucrregglano i genitori: o simulando ri- spetto cd amore, si provano ad ingannarli e si fan pessimi^ o rintuzzati e inviliti, smarriscono ogni sin- deresi, perdono ogni forza d' intelletto, si fanno stupidi, e muojono come quelle piante che, stentate in durissimo e sterilissimo terreno, non possono al- largar le radici e crescer alto. Discorse quindi il nostro filosofo i disordini del soverchio amore e del- Tindulgenza de' genitori verso la prole^ la cui impor- tuna cechita, rispettando qualsivoglia matto pro- ccdimento dell'eta senza sperienza, rompe ogni frut- to della buona educazione. Piii che il difetto della severita occorre spesso nelle famiglie questo mal inteso amore, anzi questo veracc e singolarissimo odio al vero e real bene: amor pazzo e sleale, che per r ultime sue conseguenze, torna peggio di qua- lunque austero e litlgioso trattamento. Que' fan- clulli male avvezzi dii-ebbonsi in fasce nati tiranni^ che chi per tempo non si ausa a spogliare i vani appetiti, a rivei-irc la volonta e il giuslo imperio cle' padri, non obbedira poscia alle leggi^ e se ne temera le sanzioni penali, non Ic amera come sa- lutari e benefiche, ma le avra in conto di catene incomportabili che voleutiei'i spezzerebbe, qualora non gliene avvenisse alcun danno. Si venne poscia a dire del tempo debito, della opportunita nella cconomica distiibuzione de'premj e de^castighi. Lo spesseggiare senza parsimonia de' primi ne immi- serisce il lore valsente, come di cosa facile a con- seguirsi^ la frequenza de'secondi sconforta gli al- lievi, neir atto ch' essi stessi perdono colF iiso la loro efficacia: e 1' animo fa il callo ai rabbuffi, come il corpo indura ai flagelli. E prima di veuii-e a' castighi vuolsi tutta esaurire la dolcezza delle ammonizioni, il conforto delF altrui buon esempio^ e la sola necessita, quando fallisca ogn'altro uma- no argomento, dee determinarne le qualita, 1' op- portunita del tempo e del luogo. Sia pero canone universalmente ricevuto nell' educare : che se col- r uso si venisse scemando Fimportare di quello che dai giovinetti si desidera, o che fosse dispogliato d.ai caratteri di solenne punizione quell' altro di 27 cui temono, prcmj e castiglii faiinosi ugualmente iuefficaci cd iuutili. Vorremo anco uJiie, progrc- tlendo r opera, come la natui'a de' premj impartiti lion, debba mai conduri-e nc' giovani comodila di ristare dal far meglio, c soddisfazione di ignobili e grossolani dcsidcrj, sazicla, coiilentamcnti del corpo^ e come anco i castiglii iioii debbauo mai recare sgomento od ignominia od ii'risioni. Tiu'ba le tencre aiiime tulto cio clie inforsa o dispera in teiTori^ r ignominia, la prodotta ingiuria le calca e fa vili^ la irrisione le irrita, o vannosi importu- namente accomodando al beneplacito degli irri- sori. Ne dagli spaveiitali o sviliti o derisi vcrra mai buon frutto clie vaglia, ue sicuro disdirsi dal male operato. Oltre al debito di servare la piii scrupolosa giustizia clie incombe ai geuitori, cosi nel premiare come nel casligare, giugnesi anco: clie difettando il fanciullo di ragione, con la quale unicamente discernere la bonta o la reita delle azioni, piglia i premj e i castighi per discrezione e norma di quello clie dee fare o non fare^ e su questi fondamenti c criterj non suoi va informando i proprj giudizj morali. Mai quindi si consiglia, come il maestro di ballo o il mimo o il piaggia- tore cortigiano, chi premia e loda una riverenza compassata, vina Iczioncina bene appresa, un argiito rispondcrc. Lodi piutLosto e rimuneri in suo figlio 28 1' espresso compatire agli infelici, agli sgridati*, ri- muneri e lodi il raccoglimento alia spontanea pre- ghlei'a, la verita senza riserbo manifestata , il con- siglio dell' obbedienza susuvrato agli orecclii, del fratello. Mai fa cbi sgvida sconsiderato e tempesta pel vase rotto, per la vesta bruttata:e lascia cor- rere inavvei-tito o perdonato 1' insulto fatto al po- verello e al servo, la caparbieta, Y ostinato resi- stere, il capriccio, la bugia, la nudita trasandata. Ne a tiitte le eta torna biiono e friittuoso lo stesso tenore di consigli: considerandosi sempre a un mo- do fancixillo chi gia e fatt' uomo, od uom fatto chi e fanciuUo ancora. Anco la legge, seguendo il correre delle eta, emancipa i nostvi figliuoli:; onde se quando sono tuttavia bisognosi di conduttori nei primi passi della vita, e quindi si dee loro uuo studio minuto, un pleno ed assoluto dominio per ammodarli e ben condurli a far poi bene e reg- gersi di se: cresciuti cbe sieno, non altro debbono avere nei loro genitori che Y amico fidato , il dili- gente e speccbiato consigliere. La picciol parte del- I'opera finalmente clie udimmo leggersi in questo an- no, si conchiudea col dire: come I'educazione potra riputarsi ottimaraente riuscita , quand' ella conse- gua conlidenza, tenero e rispettoso amore^ quando questo amore incorrotto animi il giovinetto o la giovinetta ad una intera e fedele confidenza verso ^9 i loro gcnltovi: al niodo die il cuore de'buoni e de' pii si apre tutlo iutiero dinanzi alia divinita da cui spera ogni soccorrlmento. Ne qui aggiunge- renio altro parole^ ma pi-cglierenio V opevoso no- stro Socio a volere isciogliere la promessa, col darne al vcnturo anno V opera intera: che, come scrivemmo in altro Commentario, dee conchiudere tutto r ottimo e 1' operabile in fatto di educazione^ niettendo da parte come non inteso o riprovato, quanto di pericoloso , di fantastico , d' inopportune o di rco fu mai per lo addietro pensato o scritto in codesto importantissimo argomento. Nell'annun- ziare che faremo allora al pubblico questo nuovo beneficio ( che beneficio inestimabile fu sempre un buon libro ) proporremo il nostro sincero giudizio sidr opera , mettendone in luce ogni sua parte. Segue a qualche modo V istituzione delF umana educazione la facolta dellc lingue-, intorno a che fu condotto r Ateneo a considerazioni filosofiche e fdologiche per due Memorie lettesi appunto — Del linguaggio filosoflco d'ltalia — E pressoche univer- sale fra gli italiani il lamento, che fra scienziati e letterati non sia quella stima reciproca, che tanto vale per tenere nel debito cnore gli studj di qua- lunque sorta, ed a favorire la buona ed onorata frateniita de' saplenti. Onde gli scienziati gridano i letterati: archilettori di frasi, \ani parlieri. vcu- 3b ditori fli borra e di fumi: e qiiesti ultlmi svergo- gnano gli avversarj con nome e gride di barbara locuzionc. Saria certo desiderabile a tutti im felice accoppiamento di distinto sapcre con non volgar merito lettcrario^ e comunque assai raro questo ne occorra , ne tenianio in alcuni egregi 1' esempio. L' esimio Professore dell' Archiginnasio Ticinesc, D,r Gaspare Brugnatelli nostro Socio d'onore, detto e mando la sua Memoria sul linguaggio filosofico d' Italia 5 nella quale consentendo fine a un certo punto clie niolto ancora a clii sa resti a deside- rarsi su tale argoniento, si mette a cercare i mo- tivi per li quali fra noi non si consegui un lin- guaggio pretto, ornato e sicuro, che atlesti essere le scienze credita italiana. E cosi non scnza gran ragione la discorre. Per la maggior parte le scienze speculative e le naturali ora si studiano in Italia su libri dettati in lingue forestiere, o peggio, in bastarde traduzioni, che ( meno pochissime ) ac- cusano tutte la fretta de'traduttori, che a mani alzate domandano il prezzo a opera finita di loro fatiche. Chi poi, avvistosi di questa poverta, si volgesse ai vocabolarj, un formidabile serraglio li toi'na addietro , su cui sta scritto — non bastare la nostra lingua consegnata al dizionario ai bisogni delle scienze che adesso s' insegnano. Spauracchi per chi non sa quanta ricca miniera, parte aperta 3i e parte ancor olilusa, possicda la nostra lingua di vocaboli o di modi: lingua chc si accomoda a tutti ed a tutto, e chc si ari'ende a tutti gli intendi- nicnti! Molto pcru occorrc di studio e buon garbo^ percli^, ricchissima com' ella e, permette appunto tanta licenza di costrutti, di traslati, di forme: da dovcrsi tutlo aspettarc dal buon criterio di chi la conduce cd adopera. La qual cosa, come ognun sa, non puo dirsi ugualmente della francese^ la quale, sc pin della nostra e circoscritta , povera e legata, e costituita d' altronde con si buoni e si- ciu'i ordini, cbe non e quasi francese die non la scriva ottimamente: piu vuiiformita clie varieta di stili, ma contentamento sempre di facilita e cbia- rezza. II Professor Brugnatelli, recando sestesso ia esemplare di terso e purgato scrittore in cose di scienze nc la sua bclla Memoria clie ci produsse, rammento uno per uno quanti classici scrittori ( cui la Crusca franco di passaporto ) possegga 1' Italia in ogni svariato genere di sapere^ le cui scritture possono e debbono essere agli scienziati presenti un vero e sicuro modello nello scrivere ottimamen- te e sapicntemente. E cominciando dalF cpoca piu gloriosa air Italia nelle patiie scienze, che, toltasi alia scuola peripatetica, si volse al corretto filo- sofarc: dalla eta, intendiamo parlare, del Galilei, iiessuuo scienziato itallano potra Hon confessare: 32 clie da quella eta, volendosi scrlvere in materia di scienze, non abbiansi a pigliare gli csemplari. E qui confessino tutti coloro che amano il pregio della letteratura: che pei loro antesignani non istette in piedi il buon sentore dello scrivere contro il matto idearc del Seicento, se non pel Galilei e per la sua scuola, clie pur non professavan lettere, ma scienze. Valenti nelP idioma scientifico, per 1' ammaestra- mento di chi vuole dirittamente apprendere, se- guono il bresciano Benedetto Castelli, Cavalierl, Tomcelli, Viviani^ e i discepoli del primOj Gu- glielmini e BorelH , dai quali Y Italia riconosce la scientifica e insiem letteraria societa del Cimento: quella tale accademia che si puo degnamente ras- somigliare al capo gravido di Giove, di cui usci poscia arniata e vigorosa Tistessa sapienza. Succe- dono gli aijrei scritti del segretario Magalotti, del caro D.r Redi, di Dati, d' Alessandi-o Marchetti, di Montanari^ ai quali tien dietro ( ultimo solo per vagion di tempo ) il gran Vallisnieri. Per quello clie tocca V agricoltura, le facccnde rurali, ecco alle nostre mani il volgarizzamento di Pier Cre- scenzi, di Rutilio Palladio, di Columella^ ecco il trattato degli ulivi di Pier Vettori, quell' altro delle viti del buon Soderini, la coltivazionc di Bernardo DaVanzatl, quella dell' api del Rucellai, quella del Rise di Giambatista Spolverini e la Pastorizia. 33 L' amoi'c tli questo bel maritaggio tli leltere e tli scienzc conduce il profess. Brugnalelli a dire, die auco nella cliimica si puu leggere e scrivere una italica lingua, e trarne modello da'nostri classici. Ma cjuesto saria cercar figlioli, i cui padri non fu- ron mai. Ccrto che Benvenuto Cellini, il Varehi, Anton Nei'i, il Biringuccio, il Florio nella sua tra- duzionc dell' arte metallurgica, il Ricettario fioren- tino, porgono alcuno indirizzo a scrivere di siffatte matcrie, o almanco chi ne scrivesse puu reggersi a questi classici j ma come clie il vocabolario del- r odierna chimica non sai'ia inteso a chi ne seppe e studio cinquant' anni sono, cosi forse dal saper de' moderni non ne sapra sillaba chi verra cin- quant^ anni dopo di noi, se non per modo di eru- dizionc. Tanto lussureggia inquieta c moltiplice questa scienza, che si prova a cercare i segreti della creazione, 1' essenza dei corpi, a scoraporne ed a ricomporne. Ben altro e delle fisiche e ma- tematiche discipline, che auco da ultimo vanta- rono in Italia noLilissimi scrittori, come ne eb- bero il massimo nel Galilei. E chi non sa che hello scrivere seguissero Zanotti, Algarotti, Ma- scheroni, Paradisi, Venturi, e per fine il Veronese Cagnoli nelle sue Notizie Astronomiche : le istitu- zioni della qual scienza avea gia descrittc il gran Manfredi? A chi non suonano lispettati e lodati 3 34 gli sci'itti clie, sulle traccc di Francesco Redi, ci lasciarono nelle scienze mediche Antonio Cocchi, il Testa, il Pasta? Chi non lodo la pulitissima tra- duzione di Celso del vivo e glovine professore del Chiappa ? Non siiperbisce T istoria naturale de' no- stri giorni nel corretto linguaggio di Scipione Brei- slak, di Giambatista Brocclii, del Fabbrizi, del Marchioni , nelP ammirabilc volgarizzamento di Pluclie ? Anco dai poeti venne copia e splendore di varia scienza, che s' ingemmo de' piu bei fiori della didascalica poesia. Rassegnata da noi tanta dovizia di moderni ed antichi scrittori di scienze, il Brugnatelli muove a cercare qual debba essere in Italia il linguaggio dicevole alle scientifiche tratta- zioni, quali i suoi distinti cai-atteri, le leggi per governarlo. Ammcntianioci I'abbici delle nostre isti- tuzioni rettoriche , ut pure^ ut ornate^ ut apte conve- nienterque dicatur} che in questa raccomandazione sta tutto il segreto di qualunque maniera di scrit- tura. L' ingenua semplicita che c'innamora nei pri- mordj della nostra favella scritta nel Trecento, sia per primo raccomandata a chi scrive di scienze. Bello e lo sporre i piii ardui concetti della sapienza con tutta netta semplicita, seguendo la natural figliazione delle idee, toccando e quasi dipingendo i particolari de' proposti soggetti: affinche questi abbiauo nellc parole da noi trascelte i mezzi piii as acconci a produrre ncll' intelletto sincere, nitide e vivc le proprie immaljim. Non chc questa racco- manJata semplicita di concetto e di parola dcbba aborrlre da qualunque fregio e lume di grazia^ che v' haiiuo aucora ornainenti per la elegante fanciul- la, siccome per la castigata e raccolta matrona. La natural libertii di cui s' illusti-a la nostra lin- gua, di cangiare e invertir 1' ordine gi-amaticale, giova a rendere piacente e peregrina la locuzione: che dalla varieta de' costrutti I'isulta appunto no- vita ed armonia, come dal trasporre nei punti piii segnalati del periodo 1' oggetto principale su cui si aggira, concilia forza alia sentenza e lucidita alio stile. II buon uso de'traslati val pxu'e a conferire alle scrittui-e vivezza e splendore. La nostra lingua, che tiene dell' andatura poetica della greca e la- tina, se ne piace e nobilita^ e in fatti noi trovia- mo, benche sobriamente, essersi usati i ti-aslati nei libri scientifici del miglior secolo^ e nei secolo de- cimo settimo acquistar questi traslati agli scritti quel brio e quella venusta, per cui in facili e grate ietture si raccogliono notizie di cose recondite e sublimi. II Piedi, il Magalotti abbellirono incessan- tementc di traslati le opere loro^ se ne fiori le proprie in buon dalo il Vallisnieri, e 1' unico Bar- toli non riOni d' ornai-e con piu lai-ga misura le sue fisicbc Mcmorie. Che se anco fra i moderni si 36 cercasse un esemplare die rlcovdl la sobi-ieta deglt antichi nell' uso delle figure congiuntamente alia semplice e nativa manicra di condurre il periodo, trovercmlo in Carlo Botta nella sua istoria inedlco- naturale di Corfu. Mai saprcbbesi pero dar pre- cetti intorno all' uso di questi fioramenti di locu- zione, la cui ragionevolezza e convenienza sta tutta nell'auimo dello scrittore:^ il quale, quanto piu di- rittamente inlendei'a negli oggetti a cui si affigge, tanto varra meglio a sporli, usando di que'ti-aslati die a que' subbietti si conveiigono. La ragione di queste figure sta riposta tutta intiera nella com- mozione e vivacita che si crea nella mente ben disposta, contemplando la no vita, il bello de'sog- getti cui siasi applicata-, siccbe facendosele incon- tro siccome lampi altre cose piu comuni cbe ten- gono relazione alle prime die valgono a bene scol- pirle, e queste sostituendo a quelle, la mente con brevita ed effetto prontissimo e sicuro si vale de- gli oggetti nati per esprimere e colorare i reconditi di cui vuol parlare ad altri. Cosi nello studio delle cose naturali (valendoci delle stesse parole del prof. Brugnatelli) I'animo commosso alia conoscenza del- la loro bellezza e dell' altissima sapienza in esse dif- fusa, si riscote, si accendc^ e manifesta i suoi con- cetti ben altrimenti cbe non farebbe se tutto freddo si giacesse. Questo commovimento reca natural- 37 nienle i traslati nel dlscorso. Quest! , Infrcnati dalla esemplari del suo modello in iscala diminutiva di piuoli^ ma anco per plantaie piu scliiere di viti in ogni ceppala, basta uu solo cavalletto^ limoven- dosi csso dalla prima, tosto coperti gli arbusti h colmo verso la cima, per trasporlo ad uguale uf- ficio. Per cousigllo del nostro Ceusore, il Mazzoleni die perfezlone al suo Irovato collo aggiungere denti di legno all' asta orizzontalc di compressione : coi quali inforcasi ciascuna talea, pigliandola superior- mente dal punto dove Y altra parte dello stromen- lo lien tutte le talec disgiunte, cd accompagnau- dolc fino ad imo per cola fermarle, frattanto clic vi si riversa la terra smossa. Delia parte d'ordi- gno clie si adopera per la ripartizione superiorc de' tralci, 1' agronomo Mazzoleni produsse anco un altro modulo divcrso dal prccedenle: in cio, che la sprangbctla in rui sono confitti i cliiodi di Icgno, 4 So anziclie correre in linea retta, segua una curva oi'izzontale: cioe un arco col ventre all' opposta banda del centro della ceppaja, onde per cotal va- rieta i polloncelli si ripongono a mezzo cerchio da ciascuno de' due fianchi. Da questo viene, che dove piantisi rincalzo verde alia vigna, esso riesce nel mezzo del circolo medcsimo : lo clie scema 1' intral- ciamento delle radici d' ambo le different! qualita di piaute. Scambiando di tal modo Fingegno pri- mario, il sccondo. cioe il pi'essore, si fa pur esso circolare: avente ai due orli im anelletto, clie s'im- mette nell' ago di due rampc fisse verso il mezzo '& P^ delle due colonnette del cavalletto. II manico del- r ordigno pressore si ajjpicca ad un uncinetto, raccomandato alja testa del giogo del cavalletto medesimo. La meccanica invenzione del Mazzoleni, ammodata dal nostro Censore, soddisfa egregiamen- te a interrare con giuste distanze i magliuoli, e ad agevolare il lavorio d' un uomo solo. In questa sua Mcijioria, clie puu dirsi un compiuto ti'atta- tello sulla piantagion dc' vigneti, il nostro Censore mando ad cffetto tpie' precctti che rammento in- torno alio stile che si comieue usare a chi scrivc di scienza. Netto questo scritto d' ogni non italico modo, di corrente e leggiadra andatura, ci ricordo gli aurei cscniplari di Pier Veltori, di Davanzati, del Sodcrini. 5i Dopo la bcncdizlone (lella vlte, clie ingliirlanda c rallcgra Ic nostrc campagnc, segue fi-a noi la ric- chlssima dclle piantc: il gclso: la cui polalura fu argomcnto (li av\'eduti consigli c di mollc parole al nostro Socio d' onore, Bernardino, abate Ro- doHi. La spcrienza c la ragionc istessa dclla natu- rale economia c'inscgna, che il dibruscare ( inter' radcre ) e lo sfogliave le piantc, quando massime sono in picno vigore di vcgetazione, induce gi-avi sconcerti nclla loro organica fattura. Perocche, se- guendo esse a succiare per le radici 1' umor della terra, c qucslo recandosi qui c la a' suoi ufficj, trovando manchevoli e precise le solitc vie per cui adopcrarsi, travalica impedito c rifluisce: cnfiando c rompendo la corteccia o altro: quando pure la mano accorta dell' uomo non nc agevoli con op- portuni lagli e scalfitturc lo scolo. La stcssa mor- bosa condizionc cade nell'unian 'coi-po:^ cui, se per cagione di parzial malattia, si recide alcun niembro o porzione vistosa, occorre scemar prima e dopo r afflucnte e sovcrcbio sanguc^ onde questo, cla- borandosi nella solita misura e quantita, c non tro- vando bastevol mode di spargersi intorno e impie- garsi a nodrire, non faccia inipcto e rompa le bar- riere e i ritegni del suo circolo , c couduca la morte a tutto il corpo insieme. Questi squarci che si ven- douo neccssarj per la conscrvazione istantanca dclla 5a pianta, e salvarla dalle cai-ie e dallo intisichire, tur- bano peri gl'interni lavori del vegetabile, la ren- don fiacco conlro le vicende ed avversita admosfe- viche, e lo predispongouo a finh- presto. Prende quindi con opportune ragioni il nostro Socio a com- battei'e il prevalenle costume .di potare il gelso , to- sto seguito lo sfogliare ^ e questo per non far con- tro alle pi'ovide leggi della natura. Perchc un essere qualunque duri molto e sano, domanda di perseve- rare in quell' ordine, proporzioue e stabilita che sua natura dispose^ e che lo alterarne il metodo, sia col torgli, sia col troppo dargli, reca danno e scom- piglio. Alia calda stagione, qualora la pianta non znanchi intristita, segue senza posa a succiare per le radici gli umori di cui e capace, onde poternodrire e compiere il debito della sua specie. Ma quando ella, oltre a che la si sfogli, la si poti anco per giunta, questi umori che tuttavia sagliono per ri- crear le sue frondi e le foglie e le varie parti re- cise che componevano dapprima il tronco, tornano pill copiosi addietro e si stagnano senza piu a suo pregiudizio. Di pi'inia neccssita certo e la potatura nel buon governo de' gelsi^ solo che la si serbi alia inchinata stagione, quando ingialliscono e dimet- tonsi le foglie e manca loro rigoglioso alimento nel verno. San tutti che al verno allenta la circola- zione degli umori, scema la nutrizione, e un sonno 53 mortifica la pianta^ e die all' usclre tie' tepidi soli essa si sveglia, si gi-andina di picciole stille fug- genti lunghesso il tronco, organando le gemme, ond' escon poscia i ramicelli a fatta primavera. II nostro Socio reca a testimonio della bonta del nuo- vo metodo comparativamente colFusato , la propria ripetuta esperienza: come che i suoi gelsi, potati vigorosamente sul chiudere d'autunno o nel verno, gittassero polloni di maravigliosa grossezza e lun- ghezza, e tali non visti mai, ne piu spessi n^ piu fronzuti, potandosi Testate. Ma ecco imputai'si a questo consiglio la perdita del fogliame del gelso, per quell' anno in cui accade V anticipata potatura invernale. Certo che nessuno opporra ch' ella s' ab- bia a fare, o che facendola, non sia per cssere poverissima e strema. Concedasi perduto ( grida aH'avaro il Rodolfl ) T utile dell'annata^ che verra I'anno dopo a largo compenso^ pongansi a calcolo le utilita degli anni sopravvenienti col danno d' un solo, e parera chiaro cotal precetto. Proposto e discorso questo consiglio intorno al piu opportuno tempo del potare il gelso, 1' ope- roso Agostino Dottor Gera di Conegliano { che sulle tracce del benemerito Conte Dandolo, si stu- dia indefessamente a migliorare la condizione delle nostre sete, non che i metodi con cui si svolgono ) fiiando al bresciauo Aleneo una Memoria che si 54 riferiscc a due induslrie seropediclie: ad una stufa per far morire le crisalidi del baco, e ad un ci- lindro asciugatore della seta che si dipanna dai bozzoli. Appuratosi dalle osservazioni, che il baco da seta, battuto dai raggi solari, non pu6 dare fcffetto alia maravigliosa sua trasformazione iu far- falla c muoi'e senza piu: cosi per impedii'e cli'esso trafori il cocuzzolo del suo tessuto, basterebbe al coltjvatore di soleggiare il bozzolo; ma oltre a che non sempre le condizioni del cielo comportauo tale opera, la seta si scolora c perde la sua lu- centezza. Ecco adunq^ue farsi incontro la necessita d' aver ricorso al foco per uccidere le crisalidi , c serbare a xui tempo istesso le richieste qiiahta nella seta- ecco le stvife, ecco i forni a scottare i bozzoli serbali^ ecco finalmente moversi la quistione: se debbasi preferire la stufa umida o la secca. Tenace sostenitore delle ragioni della seconda spezie dap- prima, il D.r Gera confessa generosamcute qiiello che in siffatto argomento gli par migliorCj col pro- porre una stufa che alia classe dellc umide appar- tiene. Cotal stufa, di cui porge il disegno, comun- que possa scaldai\si fino al settantesimo grado del termometro di Reaumur, perche segua soUecita la morte delle crisalidi, si considera umida: per al- quanto vapore clie si solve da un po" d' acqua che ad iutervalli vi si addentra, e piu per Tacre umore 55 che trasuda dal coi'po islesso delF anlmale rmchiu- so, poslo a conlatto del calorlco. Operando questo umore, che il caldo ambientc sforza dal bozzolo, lo scoloramcnto cd appannamcnto dcUa seta, I'ar- lificio augustis y radialum. " Rostrum: hres>e y conicum , convexum. y> IVarcs: ovatce^ ampllssimce ^ in medio rostri positce. n Lingua: sublaiiceolata , acuta, basi ulrinque " deutata. " Collum: Idngum, ei'cctum. » Alee: volatui idonee , cauda breviores. " Crura: in parte infer iori plumis denudata. »• Pedes: tegulati , cauda multo longiores ^ trida- ?' ctjlij digili WeSy uvguibus supra et subter can- 't vexis instructiy digito postico fiidlo. "> Cauda: scvpe rotundata , alis longior. 7« Alia pai'te superiorc del corpo si sparge d' un bel josso giallo, attravei'sato a piccioli intervalli di macchiette nere^ disotto 6 bianco, c le prime bar- boline d' ogni penna si colorano di rosa. Venli penae ha. nella coda, e le due di mezzo differisco- no dair altre, sot to alle quali stanno diverse piu- roette, di cui sogliono adornarseue il capo le donne. Delle trcnta penne di che si compon 1' ala, le pii prossime al lacerto son nere ^ dalP una parte e dal- r allra del collo si improiita di spazj spiumati del color della \iola^ i piedi son grigl e distinti a pic- ciole scagliette. Solitaria e tiinidisslma, ama I'Ot- tarda la distesa e deserta pianui'a, e fa suo cibo grani, sementi, erbe e sassolini^ 1' invei'uo si con- tenta della corteccia degli alberi. Val poco a vo- lare, tale essendo la forma delP ali, e tanto i: pon- derosa^ ma piuttost.o, come lo struzzo, ajuta il covso de' picdi facendo impeto colP ali. Non si ap- po}JaJ9 su le piantCj mancandole il dito posteriore^ e depon Y uova ( due e non piu, e grosse come quelle dell' oca ) in luoghi seminati^ perch^ i pul- cini, ancor col guscio in capo, trovino ammannita pastura. L' Oltarda Magglore pesava venticinque libbre nostrali^ e la stessa ventura che menolla a tiro d' arcobugio nelle nostfe vicinanze, condusse anco pochi giorni dopo 1' Ottarda femmina: mes- sasi forse sulle traece delV crrantc suo maritp. Piu 7' picciola del maschio quasi la nleta, eodcm interiit fato^ cd imbalsamata pur essa non fu disgiunta dal suo compagno. Non puo sospettarsi che codesti augclli sien vcnuti di costa presso, fuggiaschi di qualche uccellicra o serraglio: ma bene condotti peregrinando da qualche vcntosa corrente od alti'O accideute fin qui^ poichi le loro penne erano cosi iramacolate e native, e i loro coi-pi si ben uodiiti, da non accusarc veruuo stento di servitu e di chiusura. Certamente 1' Ateaeo vorra poscia disporre per 1' utilita di scientifiche pereginazioni , come altra volta fece: per discernere le varie qualita geologi- che della Provincia, per volgere a perenne van- taggio le tante ac(jue medicinali che possiede, per appurare finalmente che cosa e in che misura pos- siede de' tre regni naturali. Gcneroso d' animo, d' induslrie e di pazienza, il nostro Socio Ragaz- zoni, precesse questi degni divisamenti coll' adu- nare e ordinare in gran pai-te i saggi della nostra mineralogia, ed accogliere distintamente in serie la vaga e moltiplice famiglia degli insetti: tra i quali i Coleopteri, furono presentati, seguendo nella loro distribuzione 1' ordine naturale, Guardando in ci6 meno al piacere dell' occhio ed alia simmetria, che airaccorgimento scientifico, col non averli coUocati 1' imo appresso dell' altro secondo la loro specifica 7^ grossezza: onde presso al gigante segue spesso Vin- setto pigmeo. L' ordine de' coleopteri h il piu nu- meroso in generi e spezic, ed i naturalisti ne fecero il raaggiore studio per la sua maravigliosa varieta e struttura^ e questa denoininazione loi" vien data, per aver due ali mcmbvanose , venate c ripiegate sovra sestesse, poste sottesso altre due, dure, co- riacee, convesse al di fuori, concave al di dentro, cui chiamano Elitre ; clie si schiudono ogni qual volta r insetto vuol volai-e, lasciando libere Ic vere ali. Dette alcune cose sulF indole ed abitudini e forme di questi insetti, volse il discorso a parlare de' metodi per conservarne le raccolte e guarentirle dai tarli e d** altre bestiole che le gucrregglano. Architetto quindi e fece porre ad effetto una serie compenetrantesi di cassette del legno di cipresso, costrutte in modo che 1' una serva all' altra di co- perchio: commesse insieme a filo. II fondo delle cassette su cui si piantano gli aghi, si compone d' altrettanti limbelli di midollo di melica o altro, aderenti al fondo con colla contenente allume o cera vergine, e saturato prima il midollo da forte soluzione alcoolica canforata di sublimato corrosi- vo. L odor del cipresso e della caiifora dilunga gli insetti;^ e quand' anco potessero entrare per qualche fenditura non avvertita, vi morrebbono istantaneamente pel venefico apparecchio, prima 73 quasi di fare alcuii guaslo. Anco il celebrato na- turalisla, siguor Bernardino Angeliui di Verona, propose ( se ben ci ricorda ) lo scorso anno all'Isti- tuto Italiano in Vcnezia iiu simil concio velenoso ai tarli guastatori dellc entomologlche collezioni. Se uon che egli si valse dell' arsenico : che per ulti- mo risultaincnlo fa ben morire gli animalelti, ma permettc loro agio, come veleno senza odore e sen- za sapoi-e pungente, di adoperarc il dente. Soggiugncrcmo a questo passo come il degnissi- mo nalurallsta Veronese, leggendo nel nostro Com- mculario dell' anno 1829 le investigazioni del Cen- sore D.r Paolo Gorno sul vernie dclle muraglie _, e la sua promessa ancora di seguirle innanzi, a fine di poter nominare c classificare cotale insetto: il signor Angelini fece tenere all' Ateneo le osserva- zioni ulteriori sue proprie^ recando innanzi I'opi- nione, che il verme contro verso, scoi'tosi piii volte anco nel Veronese, appartenga alle nottue o bom- bici. Per fermarc poi 1' identita dell' insetto stu- diato nelle due province, porge la sinonimia, la frase specifica ed una piii diffusa descrizione. « Phalena noctua cornplana ( Villers. Linnei, « Ent. n. ijy. ) Ti Noctua cornplana ( Fabricio n. i3o. ) » Bombix cornplana^ Lalreille} Rossijfauna etru- •' sea inantisia ( a. 344- ) ^4 jj Liiliosia complanU} Ochsenheimer n Le manteau a tete jaune ( Geofroy, hist, des K insec. Tom. 2. Pap. d'Europe T. 4- » Lithosia complana. Alls anticis cinerescentibus M vel plumbeisy margine antcriori luteo-pal- n lidoyjlavis vel Iwidis. Vive in istato di verme, di crisalide e di farfalla^ ella k. nociva soltanto come verme, perch^ divora e guasta le sostanze alimentarie, e perche posta a contatto di qualclie parte ignuda del corpo, v'in- serisce gli ispidi suoi pelli, e iujettandovi ccrto acre umore, 1' arrossa cd infiamma. Ma perche tra gli alimenti che sosteugono questo verme mal noto finora, preferisce i lichcni serpeggianti sui muri, COS! ottimamente si dissc dal nostro Censore, ver- tne delle muraglie. Ma lasclamo queste miaute curioslta deUa na- tura, nelle quali pero il Creatore ha voluto di- mostrare tanta parte della sua potente saplenza^ e raccogliamoci a quella scienza, tutta liglia degli umani avvedimenti: la chimica, vogliam dire^ nella quale, comunque infino a noi cresciuta a tanta ce- lebrita, a tanta moltiforme ricchezza, nessuno pud sconfidare ancora di farsi grande scopritore , e co- gliervi corone non tocche, ne da altri tampoco pen- sate. E fra le cose che in quest' anno furon lette all'Ateneo, toccanti octal scienza, principalissimo 75 luogo olteimeio Lg Osservnzioni chimiche perti- nenti alia medicina legale: fattesi di compagnia da'Socj, Prof. Antonio Pcrcgo q Stefauo Grandoni, chimico-farmacista dello Spedal Maggiore.Varranno questc a dar bando dai tribunal! della punitiva giustizia alcuni criterj , ai quali si abbandonavano con fiducia molti loro giudizj, in fatto di vcncfizio di prova difficile^ e dimostreranno alcune affinita, finora non avvertite, che il camaleonte minerale Itiene con alcuni fra gli olj. Ghiamati amendue i no- stri professori a spcrimentare , se in certa mincstra di riso fosse alcun vestigio di sublimato corrosivo o d' arsenico bianco: veleni di cui fu sospetto die si avesse voluto abusare a danno d' un talc : per quanto si adoperassero co' procedimenti insegnati dai migliori trattatisti, Orfila e Barzelotti, non tro- varono reagenti die facesscro sospettare in queirin- triso nk pur ombra del formidato deutocloruro di mercurio. Bene furon loro presentati due cucchiaj d' argcnto, immersivi entro: bruttati di certe mai> gini, imitanti i coloi'i dell' iride, e in buon dato il violaceo^ indizio di forte reazione in quel me- tallo. Fermato per certo, die immci-gcndosi una lamina d' argento in una soluzione di sublimato corrosivo, contrae maccliie soraiglianti, questo cri- terio analogico venia potentemente ad avvalorare la concetla sospizionc di tenlato avvelenaxnento^ sc 76 -non die, si provt) contro c|uesto urgente indizio, che sostanze non propriamente veneficlie produco- no neir argento siniili fenomcni: e tra queste I'idro- solfato di potassa, volgarmcnte delto Jhgato di zol- Jo. Inforsando questo sperimento ogai induzione, convenne aver ricorso ai clmenti della chimica, trattaiido co' diversi reattivi Ic macchie dell' una c dell' altra soslanza, per certificarsi della loro di- versita. L' ammoniaca liquida fece sparire le mac- chie del deutocloruro di mercurio, rendendo piu vive e parvenli quelF altre d' idrosolfato di potassa. Da cio concliiusero senza timore d'inganno i nostri professori, clie que'cuccliiaj non fossero contaminati dal primo veleno^ e, coraeche queste investigazio- ni non si leggono registrate in sui libri, cosl da essi si raccomandano ai periti in somiglianti casi di me- dicina legale. Convintisi pero che sublimato cor- rosive non era, inti'aprcsero una sei'ie d'esperienze, per vedere se fosse arsenico, o acido arsenioso: il pill funesto preparato di quel minerale. Fra i reat- tivi esploratori indicati, non ultimo si registra e raccomanda dai maestri dell' arte il Camaleonte minerale. Questa polvere artificiale ( cui si die il nome di camaleonte per lo istantaneo scambiar di colore ) infusa nell' acqua, assume un bel verde, indi il paonazzo, e poscia stabilmente si colora in rubino \ infondendosi pero nel licor colorato in ru-. 77 l)ino alquaiile slille di soluzione avsenicalcj tiiigesi toslo ill giallo di miele: pei' il clie tuLtl, e parli- colarmcnlc Fischer, raccomandano il camaleonte. Nessuno degli usati rcagenll avendo pero fatto so- spettare la presenza dcU' arsenico , s' ebbe licorso da' nosti'i pi'ofcssoi'i alia raccomandala sperienza del camaleonte: otteuutosi col deutosido di man- ganese e potassa caustica, in parti uguali. Tocco per6 1' infuso da porzione dell' esplorata minestra , ingialli tosto il bcl rubino , nella misura con die fosse cimentato dair ai'senico ^ c 1 nostrl seienziati ei'ano quasi per aggiugnerc una pagina all' istoria sconsolante delle umane iniquita, conchludendo sentenza di tcntato venefizlo. Ma, in tempo an- cora, vicordarono altre diligenze e cautele^ fra Ic quali fu quella di clmentare il rosso del cama- leonte con le sostanzc, a una per una, che compor doveano la fatal minestra: col brodo, col burro, col riso, col cacio e con tutte le altre sostanze con le quali I'accorta scelleraggine suol propinare il veleno alle deliberate sue vittime. Ed ecco con meraviglia per primo il brodo animale, operare lo stesso fcnomeno dell' arsenico, e cosi di seguito tutte r altre (i). (i) 11 Camaleonte fu lenlalo con mille soslanzc: p. c. col burro , col riso , col formaggio , coUa gelatina bollila uelFacqua, col siero clie si sepaia dal sanguc ; coir<5riua, colFalbume d'uoTo 78 Sdebltatisi per(i a qucsto modo i nostrl profes- sori verso la propria cosclenzaj verso U proprio sapere e verso ancora il pubblico minis tero che li ricliiese di giudizio in fatto cosi importante al- I'onore ed alia vita, terttarono piu innanzi il ca- maleonte in diverse altre sostanze: avvisando con cio singolarissime alterazioni, non prima cono- sciute^ e delle quali la piu maravigliosa apparve in alcuni olj. Versate poclie stille d' olio d' oliva di Ragusa e di Corfii, scolorarono affatto il cama- leonte, prodiicendo un profondo intorbidamento da nOn piu riconoscersi, ed assura.endo le seni- hiauze d' un lenimcnto bianco-giallastro. Fin qui forse nulla di nuovo, tranne il silenzio degli scrit- tori^ poiche la potassa, uno degli elemenli del ca- maleonte, si combina all' olio, porgendo origine ad. una spezie di sapone che intorbida e tramuta il miscuglio. Ma che dii-em poi, se questo non ve- diamo accadere con gli olj di Nizza , delle nostre Riviere, e con altri piu ancora della serie de'crassi c degli essenziali? L'olio di Salo colora in giallo sbatluto c sciolto nelP acqua distillata, col latte di farina di fruniento e di scgale, col decotto di pane, con la mucilagine di gomma arabica, con lo spirito di vino a 36 di Baume, con I'aci- do tartarico, con Pacetico, con lo zucchcro e suo sciroppo, col »ugo di limone, di pomi d'oro, coiramido, col caffs, col vino rosso e bianco ecc. 79 il rubino del camaleonte: cosi quello di mandorle, di nocCj di lino ecc. tocco da un fuscellino in- tinto ncir olio di Corfu, si fa opaco e quasi lat- tiginoso ^ cosi finalmente il petrolio v' ingeneru il verde, chc si lev6 al giallo senza farsi torbido. L' olio di ricino piirissimo rinverdi in sid principio il camaleonte, sciolto di fresco nell'acqua^ acqui- stando per idtimo un color verde-giallo senza che si facessc torbido ^ ma sciolto 1' olio di ricino nello spirito di vino si ottenne lo stesso fenomeno che coll' olio di Corfu. Per contrario, versato Folio cor- cirese misto alio spirito di vino sul camaleonte, la massa liquida non si converse nel lenimento an- nunziato. Per queste osservazioni i nostri Socj si condussei'o a diverse conseguenze^ parlando prima del camaleonte come discopritore dell' arsenico. Orfila nella sua Tossicologia ( torn. i.° parte i/) e Barzelotti ( nel tom. 2.° della Mcdicina legale ) lo ammettono senza eccezione. Nella Farmacologia dinamica, il prof. Hartemann dice: Il camaleonte mnnifesta pur egli la presenza dell' arsenico in qual- clte Jluido J qualora si scioglia neW acqua stillata, e mentre la soluzione ha acquistaio un color rosso si unisca aljluido sospetto: giacche se contiene arsenico, dessa acquista un color giallo. RolofF pero, citato dal THai'temann, ammoni da poco tempo, che que- st ultimo spediente non c abbastanza sicuro^ aven- 8o do sperinieiitato che F istessa soluzione vien tinla in glallo Jalla gelatina animale, sciolta nell'acqua. Cosi i redattori del Dizionario delle Scienzc me- diche ( articolo Poison ) maiidarono innanzi col- I'autorita dello spei'inientatore Pescliiet, che il bro- do, il vin Lianco, il decotto di pane, 1' infuso di crusca operano all' istesso modo. Dopo tutte que- ste sperienzc i nostri profcssori lianno concliiuso: clie si scancelli il camaleonte da qviel tutto che risguarda i criterj della medicina legale: serbinlo pluttosto i chimici a piu sicui'i ufficjj e spezial- » mente nclla conoscenza degli olj. Ma chi fra i chimici fino a noi avverti la difFe- rcnza che passa gi'andissima fra gli olj di Nizza, e gli altri olj d'oliva d'altri paesi? Eppure I'azione degli olj di Corfu e di Ragusa sul camaleonte, pro- digiosamente diversa da quella dell' olio di Nizza e della Riviera, chiarissimamente lo dimostra. Dun- que, oltre le sostanze componenti gli olj ( la stea- rina e V oleina ) csiste forse nell' olio d' oliva un altro principio ancora sconosciulo agli alchimisti: e qnesto in maggior proporzione negli olj di Corfu e di Ragusi, e in manco in quegli altri di Nizza e della Riviera. Benchc V aumento di elaina negli olj produca torbidezze clie si rassomigliano a quelle degli olj di Levante , con tutto cio gli autori delle osservazioni furono d'avviso: che per ispiegare com- 8i plutaraente il fenomeno, torni necessario il siip- porre: che in certl olj d' oliva e in quelPaltro di ravizzone, sia un principio dai chimici non ancor ravvisato*, il quale terrebbe il siio reattivo nel ca- maleonte. Qucsta sana ipotesi si riufiauca ognor piu, leggendosi nel Dizicnario delle Scienze natu- rali: che V olio d'' oliva deve il suo odore ad un principio straniei'O ai due sopra citati elementi. D' altra parte notisi auco : che I' olio di Corfu ma- nifesta un non so che di pcnetrante, un sapore amaro: caratteri che non si scontrano negll olj di Nizza e delle Riviere:, e il nuovo latente principio terrebbe nel camaleonte il suo principal reattivo. Dalle premesse osservazioni di fatlo conchiusero i nostri professori: i.° d' aver additato un pronto ed infaljibile reattivo per ravvisare e distinguere le macchie impresse dal sublimato corrosivo sull' ar- gento, da quell' altre operate dal fegato di zolfo, che perfettamente imitassero le prime. 2.° di esclu- dere irremissibilmentc il camaleonte minerale dal novero de' reattivi proposti per iscoprire Parscnico ne' casi di avvelenaniento. 3.° avvisarono nuove azioni in alcuni olj fissi e particolarmente in quelli di Corfu e di Ragusl; le quali azioni non si ma- nifestano che per mezzo del camaleonte minerale. Noi non aggiugnereino parola intorno alle dotre investigazioni a cui furono coudotti i nostri Socj, 6 8fl ma stringeremo tutlo. con dire: che lo aggiungcrc alcunchd a la somma delPumano sapere, h sempre opera degna^ e che le osservazioni da essi fatte possono condurli, ed altri insieme ancora, a so- lennl verita, a novissime scoperte. Da che si conobbe appigliarsi anco all'uomo i! piu irreparabile e tremendo de' mali, 1' idrofobia, non si rimase Y umana industria dal cercare un rimedio che pur potesse impedirla dope il fatale innesto , o guarirla, quando ha dispiegato i suoi fla- gelli^ ma quelle che 1' infaticabile amore de'sapien- ti non ottenne ancora, forse la Providenza mani- festera al semplice idiota, quando vorra mandar Lbero ruomo da questa sciagura, che passa ogni angoscia, ogni dolore. Dij prokibete minas^ Di, talent avertite casunij Et placidi servate pios. Nella lunga tessera de'supposti specifici s'ebbe fidu- cia neir Atropo belladonna^ nell' Alisma plantago, nel cloro ecc; quando il sig. Lassitski propose co- me rimedio certissimo per vincere 1' idroJfobia, la Scrofolaria nodosa (*). La voce di tanta sua virtu O Vuol che se ne raccolgano le fogtie in Giugno e Luglio « si disccchino air ombra : poi tritate e polverizzate col gambo, farle bollire nelFacqua, e porgere questo decotto trc volte al di alPammalato per quattordici giomi. . . Sia con pace di tanta awerta virtu di questo vegetabile; ma se Tidrofobia e chiarita per mode da potersi dire , V infelire e idrnfobo, questi non po- 8J mosse r istesso Socio Grandoni a plgliarla in con- siderazione, non I' avendo verun altro chimico pri- ma di lui sottoposta ad analisi. Tipo delle forse venti spezie della Scrofolaria si k la nodosa, delta cosi per le gibbosita della sua radice. Nasce al bacio, in luoghi acquitrinosi ed ombrati, presso al pioppo, all' ontano , alF ortica ^ la cuscuta la involge spesso con le sue filamenta^ lo stelo h quadrangolare ot- tuso, alto due piedi, del color porporino traente al nero, vuoto al di dentro. Usarono questa piau- ticella gli antichi per la scrofola e per 1' emorroi- de^ i moderni, come inefKicace, la dimenticarono- Soverchio sarebbe por qui tutta per disteso la trafila delle accui-atissime sperienze analitiche in ognl sua parte della pianta studiata, macerata, bollita e messa in contatto di tante diverse sostan- ze^ e raandercmo contento il leggitore col trascri' vere il risultamento dell' analisi anzidetta Qualitd c quantita de' principj costituenti 384o grani di Scrofolaria nodosa verde. Acqua Grani 2700 Fibra leguosa 74^ Acido malico . . • 6 Grani 3449 tra compierc il prescritto ni sperimentare il valore del farmaco nei promcssi quatlordici giorni di cura, che se ne t3 solita- tnente disperato assai prima. Somma retro, grani 3449 Amido 9 Fecola verde 7 Acido acetico 5 Acido pettico 6 Clorofila 61 Resina. bruuo-amara 12 Estratto amaro gommoso 166 Principio mucoso 10 1/2 Inulina 6 17a Estratto odoroso d' acido benzoico, e un po' di zuccaro 34 Solfato e carbonato di potassa ... 23 Allumina 8 Ossalato e carbonato di calce ... 18 Magnesia lo Silice 3 Perdita, sostanze non pesate, e princi- pio narcotico 12 Totale, grani 384o Altra Memoria tegniamo dall' indefesso nostro operatore Stefano Grandoni, sulF olio verde della Noce vomica^ che nello apparecchiare appunto r estratto alcoolico de' suoi semi, tanto valenti per la stricnina die in essi contiensi, s'imbatte in quel prodottOj cui prima d' ogn' altro vide il chimico Bracoanot. Ridotta pero a fine la stillatura di quat- 85 Iro quinti a. Quest' ultima sostanza, che e piii leggiere dell' olio al quale va unita, mostra tutti i carattei'I della cera^ e parvegli essere quella nia- tiere animalisee peu sapide^ rammentata dal chi- mico di Nancy: altro principio componente la noce vomica. Non irriverenza verso I'industre francese, ne voglia di riscontrare 1' opera altrui, mosse il no- stro Socio a tentare questo prodotto^ ma desiderio solo di saperne piii che non dicea la proposta de- finizione. L' olio di noce vomica e fluido a tempe- ratura ordinaria: a quella di zero del Termometro di Reaumur, alia quale lo condusse gradatamente, coirintendimento di separare la stearina daU'elaina ( lo che non pote ottenere ne con questo metodo, ne collo imbevere ) esso si addensa e si fa vi- scoso. Sa alquanto di amaro sfuggevole, non ha odore^ il colore e verde, volgente al giallo. Arde in fiamma luminosa, non fuma. Scioglie per intiero I'jodio^ r idriodato di potassa agevolmente vi si raescola, c in poco stare si colora d' jodio sciolto^ 86 i fisso al foco, ed ^ un poco solubile nelPalcooIe. Messo a contatto del cloro liquido, s' indura e s' imbianca^ coll' ammoniaca liquida si converte prontamente in un composto sodo e bianco. L'aci- do solforico concentrate lo colora in rosso carico^ trattato con 1' acqua distillata, si fa sostanza densa « bianoa, che tiene il sapore del petrolio^ I'acido nitrico concentrato lo fa rosso scuro del pari. Se- guehdo una tal reazione si svolge alcunche di acido niti'oso. Trattato quest' olio, modificato o scompo- atby coll' acqua stillata, portata innanzi a zero, I^t sostanza gialla mentovata precipita al fondo: as- sumendo una consistenza maggiore^ ed esaminata questa attentamente , fu visto non differir molto dal grasso artificialmente ossigenato. Per la somma de'suoi caratteri intrinseci ed estrinseci, questo olio 61 colloca nel novero degli olj fissi, molto presso a quello che si spreme dalle olive. Sperimentato nei quadrupedi, apparve essere innocuo^ e da una lib- bra di semi se ne puo trarre novanta quatti'O grani. Ultima nelle scienze, chimicbe segue la Memoria del Socio d' onore, Jacopo Attilio Cenedella di Lo- nato : Ulteriori osservazioni suW Etiope marziale, e metodo di depurare il miele coll' infuso di galla. Du- rando dottamente il Cenedella i proprj studj sul- 1' Etiope, dovea quindi chiarirsi del metodo mi- gliore per ottenerlo in istato di costante compo- 87 sizione e senza mistura tl' altre sostanze. Questo metodo sta nel trattare il perossido di ferro col- l'idrog«5ne gasoso ad alta temperatura^ giacch^ sap- piamo che 1' idrogene non opera mai la riduzione metallica dell' ossido di ferro, anco a calor roven- te: sicche non perde quel tanto di ossigcne, ne acquista piii idrogene di quelle clie sia necessario a farlo un protossido idrogenato. N^ il dispendio per avere il gaz idrogene dee sconfortare da questo metodo^ poich' esso si ottiene e puu tenersi in ser- bo, occorrendo altre preparazioni, nelle quali lo si lascia inutilmente perdere. Osservisi anco, che r idrogene, che deve tramutar 1' ossido di ferro in Etiope, sia pui'issimo, non imbrattato di quel sen- tore oleoso ^ e che constando di carbonio ( qualora fosse ottenuto dalle limature ) brutterebbe di ma- teria carbonosa anco 1' Etiope. Onde il gaz vorri purificarsi con F alcoole, se si fosse tratto dalla scomposizione dell' acqua , mediante il ferro e 1' acl- do solforico^ che se invece lo si fosse ottenuto dallo zinco con 1' idroclorico, torneria vana ogni lava- tura. Ecco quiudi come il Cenedella procede alia confezione dell' Etiope. Pigliasi del perossido di ferro, ottenuto o con la decomposizione del sol- foto di ferro , o collo esporre all' aria la sottilis- sima limatura, impastata con 1' acqua. Umettata poi questa polvere { perch^ la correntc dell'idro- gene non la involi dali' apparecchio ) ponsi in un tubo di porcellana o di ferro, che si colloca attra- verso a un fornello ordinario: badando a non ca- ricare il tubo se non clie per tutta la sola porzione che puo essere arroventata. Ad una esti-emita del tubo adattasi una cannuccia di vetro che mette capo in una bottiglia a due colli, con entrovi FaU coole di o,83o, ed in questa si sprofonda un tubo ricurvo, che precede da un matraccio eon entro della limatura , e munito d" un imbuto ricurvo. Air opposita parte del tubo se ne giugne un piu picciolo che s' imraei'ge per alcune linee in un vase d" acqua. Lutate poscia diligeutemente le commes- sure delF apparecchio si fa arroventare a color ros- so-scviro 11 tubo, e quindi si riversa per V imbuto ricurvo ad intervalli sulla limatura, delFacido sol- forico, interzato con due porzioni d'acqua. Si scom- pone questa alF azione delFacido sul ferro, e Fidro- gene che si sviluppa passa per mezzo alF alcoole freddo, e quindi sottentra il tubo incandescente^ dove adoperando sul ferro, lo trasmuta in Etiope, ^nentre F acqua sale d' altronde e si sperde in bian- chi vapori. Fattosi freddo il tubo, se ne toghe bel- lissimo F Etiope marziale, sotto forma di finissima polvere che obbedisce alia calamita. Discorre il Cenedella nella seconda parte dello scritto i diversi modi di appurare il miele;, tra i 89 quali prenJe iu ispezial considerazione quello nuo- vamente persuaso ai farmacisti dal signor Mene- gazzi Veronese: cio(i di valersi dell' infuso di galla. E per mostrare die anco questo metodo ha i suoi peccati, premctte alcun cenno sulla natura del mie- le. Questo, come ognuu sa, si compone di zucchero cristallizzabile e non ciustallizzabile, secondo che h granite o liquescente : di mannite che si sperde nelle termentazioni vinose del miele annacquato, di ma- teria mucilaginosa che non si scioglie nello spirito, d' altra materia colorante che precipita in bruno neir idroclorato di stagno, di cera, d' un acido li- bero, d'uova d'api che lo menano a imputridire se mal si pi'epara (i). Or dicasi del metodo proposto e veggasi se conviene. Infondesi un terzo d' acqua nel miele, c quindi il decotto di galla, in ragione di mezza dramma di galla per libbra^ quindi concentra il miele feltrato, e, dove occorra, lo tratta anco col carbonato calcare. Osservisi primieramente, che do- vendo vaporar tant' acqua, occorre tormentar lun- gamente col foco il miele, ond' esso col soverchio bollire si altera nel colore e nel sapore: sapendosi, che chi vuole un buono e dilicato sciroppo di miele, adopera che bolla poco e rapidamente. La noce di galla poi, secondo Davy, Haghen ed altri, contie- ne il tannine,.!' acido gallico e tutti gli altri prin- (i) Gmeiik, Chimio organiquc , pag. i6o. 90 cipj solubili^ onde non pu6 stare che il miele si possa ben sceverare da queste sostanze e non con- trarne alterazionl. Provato in fatti il metodo dal Cenedella, seguendo appuntino il dettato del far- macista Veronese, trovo il miele non bastantemente cbiaritOj non grato, non dilicato^ arrossava il tor- nasole, poneva un nerissimo deposito col deuto- solfato, deutoclorato e deutojdriodato di ferro; scomponeva la colla animale, precipitava I'emetico: testimonio certissirao oh' era imbrattato di galla^ e comunque ne cangiasse le dosi, allentandolej se- guivano dal piu al meno gli stes§i effetti. Per tutto questo conchiude il suo ragionamento, col preferire il metodo insegnato dal Professore Porati di Mi- lano^ che nella sub. .Chimica applicata alia farma- cia, consiglia a depurare il miele colla polvere dei gusci d' novo. Ma prima di raccogliersi agli argomenti della me- dicina: a pro della quale la magnifica scienza della Chimica va tentando ed interrogando gli elementi del creato per pur soccorrere ai bisogni dell'uma- nita sofferente: per amore di piacevole interteni- mento e varieta, porremo qui il sunto di due Me- morie, toccanti 1' essere di due province molto singolari dall' altre : il Montenegro e la Valtellina. Ijc notizie del Montenegro vengon quasi nuove e P peregrine alia nostra istoria civile, perche pochi 9* nc seppero addentro di quel selvaggio paese, che ricorda ai presenti 1' eta de' patriarchi , d' Omero e di Ossian^ quelle della Valtellina apparvero pur esse interessanti pei* tutto quello che di migliore pu6 operarvisi ancora. II nostro I. R. Medico Proviuciale, D.r Willelmo ' Menis ne fe' dono delle prime notizie, essendosegli porta occasione di recarsi in quelle regioni del Montenegro, e quindi vederne dappresso gli abi- tatori, le pratiche, i costumij le credenze: al tempo del 1824? quando svoltasi nelP Albania Turca la pestilenza, egli fu deputato a vigilare il cordon sanitario perclie non istendesse I suoi flagelli negli Stati dell' Austriaca Monarchia. Ma prendiamo i saggi di questo nuovissimo (i) paese dalle parole istesse dello scrittore. « Nella culta Europa, in sui confini di due possenti imperi, a un dito di popoli ricchi di commercio, d' arti e di pace: che da una banda vigoreggiano all' ombra salutare e proteggi- trice d' un governo mite e temperato , e dall' altra si stancano sotto i flagelli del turpe e sconsolato dispotismo: non si puo immaginare senza maravi- glia un popolo di pastori, che senza istituzioni so- ciali, senza obbedire a un principale, vive e cresce (i) Sappiamo pcro essersi pubblicato il viaggio istorico-po- litico a) Montenegro in du« volumi , dal signer colonnello Vialls, governitore di Cattaro neirUliria, dal 1807 al i8i5. 9a in salvatica indipendenza , non osservando altro di- ritto che quello del plu forte, n^ sentimento altro piu gagliardo ricettando che quello della vendetta. Un' ampia elevata monlagna, inaccessibile per di- rupi, per aspre giogaje d' ogn' intorno: che non manca di amene e fruttifere valli, di laghi, di fiu- mi: che sotto un mitissimo e ridente cielo, guarda per lunga tratta il mare adriatico all' occaso, tocca per confine a levante la Bosnia, la Servia, 1' Alba- nia, a mezzodi e settentrione gli stati dell' Austria: alberga questa noniade antichissima popolazione. Non sa e non desidera che la sua liberta e la sua maniera antichissima di vivei-e-, gelosa e sconfidata, si nega a qualunque commercio co' vicini , e corre all' armi s' altri la tenta. Per cio, scola precipua de' fanciulli, e lo addestrarsi per tempo all' armi, che non si lasciano che al mancare degli anni^ sovra queste e per queste si giura^ ed appese dopo morte all' affumicato abituro j ricordano ai Cgliuoli la bravura de'padri. Gontento questo popolo a'suoi confini, non ne uscirebbe per qualunque alletta- mento o comando , per qualunque prezzo , per qua- lunque offesa da vendicare^ e la sua terribilita si limita alia difesa de' suoi monti : di che porse so- lenne testimonianza al principiare di questo secolo contro 1' armi francesi. Un groppo d' altissimi monti, che fanno parte dell' alpi, che dal litorale dalma- 93 tico si protendono lungo 1' Epiro e la Macedonia, forma il Montenegro^ die a vederlo dal mare, pre- senta una serie di rocce stagliate a picco, supe- rando le quali , veggonsi raonti sovrapposti a monti: nudi spesso e scogliosi, e talvolta coronati da im- mensi boschi di faggio, la cui tinta verde-cupa cresce la maesta malinconica di que' siti : dal che venne il nome di Monte-negro. Fino verso la meta dello scorso secolo era quasi ignoto all' istoria ed alia geografia, se non come porzione del pascia- laggio di Scutari^ ma la RepubLlica veneta, non ba- stando con le sue forze a tener fronte agli Otto- mani, porse armi e sussidj e segrete istigazioni a quel popolo coraggioso per torsi al giogo odioso de' Turchi. I montenegrini risposero alia speranze de' Veneziani ^ sdegnarono la servitu de' tributi, e nel 1 786 avendo in mal punto il Bascia di Scutari violato i loro focolari^con venti mila turchi per sottometterli , vi trovo in un con tutto T escrcito irremissibilmente la morte, Fu da quell' epoca clie i montenegrini ebber fama d' invincibili. II Vladica Pietro Petrovitz ebbe titolo di \.'escoi^o guerriero e lo Czar di Russia e Giuseppe Secondo fecero a gara per fargli ouore. II Vladica si tiene per principe tcmporale, ma non altro potere asercita sul popolo cne quello che pvocede dalle eminenti sue qusJi- tadi pcrsonali;- vive a sestesso ed agli esercizj di 94 piet^j come cenobita. In Cettlgne^ n^ si parte dalla «ua vita solitaria e contemplativa , che al bisogno del paese: esempio altrui di valore e potentissimo di consigli. A suo merito si scrive 1' educazione de' preti , lo ingenerare che ha fatto nel paese il porno di terra, e quella forma di governo che ora k in piedi, e che ricorda assai il patriarcale. In quattro Nakle o province si divide il Montenegro, a ciascuna delle quali presiede un Gues o conte^ in tutte le hoi'gate avvi un capo, il piu vecchio^ uP ,10 del quale e frenare le sedizioni, comporre le discordie, rendere la giustizia. II Montenegro dee inline al venerabile suo Vladica ( che vive tut- tora ) la protezione della Russia, contro Ic imprese avvenire de' turchi^ onde si tolse al patriarcato di Costantinopoli e si sommise al Sinodo ruteno. II montenegrino , pel suolo, per le sue abitudini, per elezione, dee riputarsi nomade^ 1' abbondanza dei pascoli aromatici lo costituisce naturalmente pa- store, traendo dagli armenti e dalle mandrie il bi- sognevole^ disprezza 1' agricoltura, cui soltanto dan mano le femmine, da lui teuute in nessun conto, com' e sempre tra' selvaggi^ non potendo essere ci- vilta e gentilezza la dove non sien tenute le donne nel debito pregio. E corrivo ai latrocinj, e quindi vengono non senza spargimento di sangue le rap- presaglle^ le quali finiscono per intromissioue dei 9S capi o del vescovo, e V ammenda di chi ha torto consiste in tanti capi d' armento. La sua parola h sacra, inviolabile, immancabile^ usa ospitalmento verso il pellegrino che lo visita nelle sue catapec- chie, ma inftiria se mai sospetta die lo si voglia sorprendere o soverchiare. Al grido di pericolo, affortifica le gole delle montagne, le eminenze^ moltiplica le vedette, gli agguati, le insidie: indo- mabile fra' suoi dirupi come le fiere nelle lor tane, 6 soldato brutale e vigliacco se mai si vende prez- zolato al di fuori. Questo popolo non uscira forse mai dair esser suo, nh fara mai buona lega co'vi- cini^ peroccb^ difficile ^ lo accedere fino a lui, la diffidenza lo terra schiavo alle sue abitudini^ e rin- serrato fra i dominj di Casa d' Austria e della Porta Ottomana, cui nulla importa della sua som- messione, verra sempre impedito in ogni sua mossa r voltura, Gli ardui gioghi che 1' accerchiano noa permetteranno che il commercio, e quindi la ci- vilta, giunga a ravvivare un suolo sequestrato dal rimanente del mondo^ la sua povcrta non sara per adescare ni gli uni ne gli altri : nh per soggiogarlo, n6 per educarlo. Non par dubbio che i montene- grini ab antico venghino da quelle orde slave che nel sesto secolo dai monti carpazj si sparsero nelle parti occidentali d' Euvopa. Un cento miglia geo- grafiche quadrate sosticne un quarantacinquc raila 96 abitatori, fra i quali fino ai sedici mila possono pigliar I'armi. Sbrancati in borgate, qnando e pac^^ il pericolo li aduna in armigere fratellanze. Seguo- no, come s' e detto, la chiesa russa^ ma la loro credenza invilisce per snperstizioni, per fascinij stregheric, spiriti buoni e cattivi, anime de' trapas- sati che si immiscliiano nelle umane faccende: po- polandone 1' aria, le foreste, i sepolcrij a un di- presso de' Celti e degli Scandinavi. La nascita, il matrimonio, la mortc sono coutrassegnati da ci- rimonie particolari. II ratio determina per lo piu il marilaggio:^ e comunque il montenegrino non si pigli il matfo fastidio di fare il geloso, castiga di sua testa la moglie infedcle, col taglio del naso o delle oreccbie^ le donne in somma fra costoro sono scadute alia condizione degli aulmali da soma- II montenegrino veste sempliceniente^ indossa lana sul nudo, ed avvolge il capo alia turcbesca quando h pioggia, e reca un biretto quando e buon tempo- L' indole guerresca di questi montanari contrasse- gna ogni loro azione: le feste, i conviti, le danze, le istesse paci ricordano la guerra. Non beon molto per r ordinario, mangiano assai: pane, pomi di terra, stiacciate, rostito di pecora, latte rappreso. La terra die li alimenta produce ancora di che guarirli quando ammalano^ e la scieuza delie raa- lattie e de" rimedj ^ tutta fra le mani deloro pi-eti. i 97 Le donne, tosto partorilo, escono al campo alle loro faccendc^ la chirurgia e di certe famlglie, e i padri la tramandano ai figli, clie, come fra gli egizj , succedunt in patenia miimtevia. Tutte 1' arti belle vi sono ignote^ le necessarie alia vita, affatto bambine^ senza distlnzione di nascita e di potere, tutta la popolazione vive divisa in borgate di quin- dici o venti case al piii^ sua unica occupazione ia pace e la cura delle mandrie^ vivere e combattere, e quel tutto clie fa e sa in questo mondo. Yende air estero molta caccia, pescagione, carni salate, pelli, cacio, animali: e riceve in cambio dai vicini grano turco, fave. legumi, vino e sale di cui difetta. Fra' suoi pesci pregevole e grossissima vien la trota e la scorranza, cbe per 1' acque di Cattaro manda in Dalmazia, in Romagna, sul Napolclano; abbon- dano le sue foreste di lepri , d' orsi, di daioi, di pernici, beccacce, francolini, galli di montagna. Male non sarebbero spese le iudagini in que' siti dall' entomologo, dal mineralogista, dal botanico. " Per mezzo a que' balzi, conchiude il nostro So- cio, fra Ic cupe e malinconiclie valli del Montene- gro, il poeta ritrarrebbe nobili e gagliarde ispira- zioni. La purezza di quell' acre, la vista di quel cielo ridente, 1' ampiezza di quell' orizzonte, di quel mare, il suono dell" arque correnli, la maesta delle nipi, la terra tutta impregnata di mllle aromati- 7 98 che fragranze, la coraggiosa ed aperta sempliciti di que'pastori, la natura in somma nella sua forma primltiva ed intera, leverebbero la sua mente, scal- derebbero il suo cuore » . Peregrinammo tutti iusieme volentieri col Dott. Menis a quelle rimote regioni, delle quali disse egli essere stato fra i primi a recarne le vere novella^ se non clie ci saressimo per avventura dispeusati dal partecipai"e aile cortesie della mensa del fiero Vladica: che, dimeuticando la santita del vescova- do e le piacevolezze della conceduta ospitalita, ri- cordo al nostro Socio i furiosi esempli d' Alboino. Perocclie non senza raccapriccio vide tenere il cam- po della mensa V enorme cranio del Bascia di Scu- tari, traforato da la palla, quando con venti mila turclii era in mal punto venuto per manomettere e soggiogare i montenegrini. II Socio d'onore, Dottor Giuseppe Berganiaschi , I. R. Medico della provincia di Sondrio, mando, pei*- che fosse letta all'Ateneo, la Statistica della Val- tellina, con aggiuntovi il viaggio alio Stelvio^ del qual paese si auguro assai male in sulle prime, leg- gendosi apposta in fronte alio scritto la sentenza di Linneo: Peregrinatoris officium erit mirari omnia etiamsi tristissima. Tratta in questo scritto del re- gno vegetabile e minerale non solo, ma ben anco degli usi, delF agiicoltura e del}' arti necessaries e "99 dopo d'averci offerta la posizione geografica e i con- fini del paese, ne porge la descrizione del suolo- La Valtellina ^ divisa da un' ampia e raagnifica strada che dal villaggio di Colico mette fino a Bor- mio, pcrcorrendo cento undici mila, seicento .no- vantaclnque mctri^ ivi repentinamcnte salendo, si va rigirando fra rocce inacessibili. e si (lancheggia di sbarre di legiio fino in Tirolo. Vario e disuguale e il terreno, che direbbesi di alluvione: i lembi de la valle presentano colline e montagne: quali di terra calcaree stratificate orizzontalmente di color grigio, e con frattnra di ferro opaca: quali di scuro granito poco arrendevole ai lavori, quali di scliisto di ferro micaceo. Sovra codeste crestc schistose di que' monti corrono per quaranta miglia, su'ripiani di muricciuoli a sccco, prcgiati filari di vigne: 1^ valle al basso trasandata e salvatica accusa Tinfin- gardaggine delP agricoltura: se non che la scusano per avventura gli irreparabili traripamenti dell" Ad- da: che con le correnti uscendo dal suo Ictto, bene spesso . . . . sata IceLiij boumque labores Diluit. Sondrio istessa ^ accerchiata tuttavia da raarazzi e paludi. cui non si di^ mauo aucora per asciu- gare, o deviarne Y acque^ ed a queste acque cta- gnanti si devc ascrivere il flagello di taute febbri lOO intermittenti clie a certi tempi affllggono e scemano il popolo. Gli imraensi pascoli comunali, nudi d'erbe e di piante , e seme d' incessanti litjgi fra i contadi- ni, giovano 1' inerzia e nuocono alle prove dell'agri- coltura ed a' suoi progrediraenli^ quest! dovriansi vendere o concedere a livello , clie tra le mani del partlcolari frutterebbero ben altro cbe stopple e prunaglie. Due mal guardate fontane abbeverano Sondria, che ancora non cavo pozzi^ quelFacqua precede dallo scioglimento delle nevi, e correndo sovra terra calcaree e di magnesia, mena con sh partlcelle eterrogenee cLe ingenerauo gli infarci- menti del gozzo. Non ha un mercato stabile di com- mestibili, onde la municipale autorita non puo go- vernarne i prezzi, non vigilarne la salubrita^ e cosi questa, come il provedimento giornaliero della po- polazione, e fidato alia ventura ed alia discrezione de'venditori che vanno di porta in porta a proferire le loro derrate. La viziosa quantita de' pascoli non I giova alia copia degli anlmali da macello: che spes- so il beccajo ne manca. Si macella indistintamente hue, vitello, vacca, pecora, majale^ e per sopi'ap- piu il beccajo fa anco da salumiere, e insacca quel peggio delle carni che non puo vender fresco. La Valtellina produce { e- produrrebbe volendolo piu assai ) orzo di cui fan pane, castagne, pomi di terra, segale. fraina { lolium silvestre ) canape e lino- lOI 11 vino v' abbonda e lo si manda fuori in commer- cio:^ non s' e pero ancora studiato sulla elezione deir uve e sui metodi miglioii per la sua confe- zione. Le fierc di Tirano e di Chiavenna ricevono molto bestiame die non occorre al bisogno del paese. V abbondano i volalili piu pregiali: il gallo di montagna, il fraucolino, la starna, la beccaccia, r anitra e 1"' oca salvatica, il fagiano, gli ajroni ( ardea comata ) il pelicano coninne ( Pclicanus onocrotalus ):, e vi passa a' suoi tempi molto uccel- lame minuto. L' Adda per tutto il suo corso porta e fornisce buon pesce; e tutta la provincia e ricca di legname da costruzione e da bruciare, comun- que molti de' suoi forni fusorj giacciano inopei'osi. V ha ferro di piu maniere, e nel comune di Duzio scontransi vestigia d' una miniera d' ore gia esplo- rata, cbe fondeasi forse in Val d' Ambria^ v' e del rame, dell' amianto, deirasbesto raggiante e pietra ollare e marmi bellissimi, compi-eso lo statuario. Ma tanta abbondanza di doni natui-ali giace quasi inutile sotto gli occhi del neghittoso abitatore. Mai pasciuto e mal difeso da' suoi tugurj paglierecci, si travaglia con diverse malattie, che da molte eta lo scemano o difformano: le febbri intermittenli, la racbitide, la tigna, il bronco'cele. Proposte che egli ebbe il D.r Bergamaschi molte providenze e salutari riforme per migliorare lo stato economico lOtt e sanitai-io della provincia (i), le arti e I'agricol- tura, si reca, come botanico, a discorrere la Val- telliua a descrlvere e rassegnare in classi que' ve- getabili che in essa si scontrano, e le moltissime piante che appartengono alle regioni australi di Europa: le cui sementi sono strascinate per avven- tura dai torrenli alpini a germogliare nel piano della gran valley e di queste, come delle indigene ne esibisce diligentemente il lungo catalogo. Pere- grinando il nostro naturalist a nelle vicinanze di Bormio, si reca a dire delF acque termali, la cui ripiitazione ed efficacia, secondo uno storico di Co- mo, risale fino al primo secolo della Chiesa. Molte di quelle ricche scaturigini si sperdono inutilmentc e si confondono coll' acque dell' Adda 5 ma di due principali si vagliono i bagni, edificati a una mez- z' era di cammino da Bormio. Indarno pero si cer- eherebbe in que' luoghi di salute e di ricreamento, civilta e pulizia: che tutto accusa sporcizie e tra- scuraggine. Contengono quell' acque sali metallici, alcalini e gaz, da cui dipende la loro efficacia per (1) Del moltissimo che si potea fare per ridurrc a miglior condizione quella provincia, s''e pur fatto ed operato molto dalla saviezza e capacita de' civili amministratori che succedettero al suo xeggimento. Molti disordini accennati dal D.r Bergamaschi sono sccmparsi, e torrannosi gli altri tutti: per rimpuho sentito una volta verso la civilta e perfezionamento. io3 certe malattie; c immersovi il termometro ai tredici d' agosto del 1829, segnarono costantemente il gra- de trentesimo quinto di calore. Da Bormio, e per la nuova strada, che per le superate difficolta e per la sua magnificenza ricorda gli ardimenti dell' an- tica romana grandezza, si avvio alio Stelvio: per anienissime solitudini, per facili e sicure vie, ora apriche, ora stagliate nel monte e coperte^ cui I'lstessa vista de' circostanti precipizj rendc piia ma- ravigliose. Sale quella sommita duemila ottorento metri siJ livello del mare^ e da qiiella elevazione I' attouito sguardo signoreggia la sottoposta valle dello Stelvio, i torrenti, le ghiacciaje che si difi- lano a destra, e lo sfacimento a sinistra delle falde opposte, i burroni, i precipizj, le ruine^ ne si cre- derebbe di poter discendere di cola a verun modo, se con lunga serie di rivolgimeiiti nou si venisse offerendo piana e scorrevolc la via sul fianco sini- stro della montagna. L' imponente maesta di quelle solitudini non fecero dimenticare al nostro bota- nico di notare e descrivere attentamente i vegeta- bili nei quali si imbatteva. Tornando verso Bormio d' ond' era partito , vide Teglio che vuolsi aver dato al paese il nome di Valtellina^ vide Chiuro e il bel borgo di Ponte, patria del buon Quadiio, e culla fortunatissima dello Scopritore di Cerere^ nc meglio potea compiere le sue scientifiche pcregri- io4 nazioni, clie collo scJogllere il voto del ritorno dinanzl alia Vergine diplnta dal celebrato Lnino. Ma da queste peregrine notizie gli e tempo, co- rn' abhiam promesso, di raccogliersi agli studj della medicina e della pratica chiriirgla, intorno a che tenlamo quattro Memorie. Uu opuscolo francese venutoci da \ienna del D.r Ceresa porse argomento al nostro Socio d' onore, D.r Francesco Girelli di parlare della febbre d' America : s' ella sia si o no contagiosa, e quindi se debbansi usare le cautele della quarantena, per impedirne la diffusione. Al primo manifestarsi di questa malatlia, clie fu di- stinta col nome di febbre giaila, gli scienziati plu celebrl delle Americhe, di Francia e d' Italia ten- nero per fermo ch' ella si potesse per contagio ap- pigliare^ altri furono di sentenza coutraina: infor- sando cos\ i bene ordinati govei'ni nel disporre le severe e penose, ma salutarj e necessaric provi- denze cui sottomettere le popolazioni per guaren- tirle. L' importare della risoluzione di tanto quesito mosse per primo la celebre Accademia di Parigi alle piu scupolose indagini^ e ben mei-itarono dal- r umanita que' medici fi-ancesi, che con tanto pe- xicolo lor propi'Io si recarono, or sou dieci anni, a Barcellona, e poscia nel 1828 a Gibilterra, onde studiare dappresso questa malattia, che or pare voler invadere 1" Europa. E neli' Italia ancora si io5 studi6, si sperimenti e si scrisse^ e ricordiamo ( saraniio or vent' anni ) clie il D.r Valle di Man- tova, uomo piu bizzarro che savio, si reco a un porto d' Italia, e di sestesso s' inuest6 in una gam- ba la pericolosa malattia, che fortunatamente nol prese. Molti di que' scieuziati francesi ammalarono di quel male cui trattarono in altri in Barcellona e a Gibilterra. ed uno vi mori^ tornati non oslante in Francia, fecero pubblichc le loro sperienze e r oplnione: che la febbre d' America non fosse con- tagiosa: tranne pero il celebre Pariset. che fu d'al- tro parere^ e 1' Accademia francese non proferi an- cora in si dilicata quistione il suo formale ed auto- revole giudizio. All' Accademia francese appunto , che sta meditando con prudente I'iserbo i suoi giu- dizj, si volge F opuscolo del D.r Ceresa, avendo per titolo : Apercu adresse a l' Acadeinie de Medici- ne a Paris y sur la question: Si la fievre jaune. on fievre d^Anierique, est contagieuse ou non contagieu- 56/ et si I'oji doit aholir les quarantaines y del quale opuscolo rende conto dottamente il nostra Collega. Questi, dopo d' aver notato leggermente, come che il D.r Ceresa con troppa fiducia in sestesso, abbia potuto pcnsare d' impor fine alia quistione contro- versa: e come, recando innanzi alcuni principj ge- nerali logico-metafisici, abbia preteso di porgere definizioni nuove e piu esatte intorno alF univer- io6 salitcl delle malattie ( affermando che cause contra- rie possono avere im' identica azione a produrre r istessa malattia ) passa ad esporre 1' assunto del- r operetta. Propone da bel principlo, come cosa da dlmostrarsl , che la febbre gialla possa essere di doppia natura, contagiosa e non contagiosa^ e sce- gliendo fra i sintomi quelli che secondo lui ne co- stituiscono il carattere positivo, la fa dipendere da mutazion di funzioni nolle membrane interne del fegato, della milza e della vena porta, chiamando accessor] tutti gli altvi sintomi. Ond' egli scrive le febbri gialle tra la famiglia delle biliose, di cui fecero parola Haller, le Blanc e Closset. Non im- portando poi, secondo che pare al D.r Ceresa, che la comunicazione fattasi ad tin individuo d' una malattia sia mediata od immediata , quando gli ef- fetti sieno gli stessi, viene a dire: che il miasma e il contagio sono lutt'uno^ perch^ amendue pos- sono condurre malattie nel corpo umano, sia per contatto mediate, sia per immediate : valenti amen- due neir istessa misura secondo la loro intensita. Premesso tutto questo, il Dottor Ceresa viene a conclusioni, che il nostro Socio riporta tali e quali in francese, perche nessuno gli dia colpa d'oscurita per aver mal tradotto. On ne pent douter, je le repete^ que tout ce qui influe sur le changement d'une ou plusieurs fonctions des individualites de V orga* 107 nismCf se borne a le produir ^ et non a le determiner. II s'ensuity que lant ce qu'on entend par maladie en general , jusqu'au simple rhume, et specialement ce qu'on nomme epidemic, tel que la Jievre jaune ^ s'il est entretenue par certains accidents , peut deve- nir contagieuse , sans F avoir ete de son originc. Cou le quali parole, se mal non s'intese, voile signl- ficare: cLo le cagioni morbifere determinano sol- tanto lo stato morboso, mentre gli accident! for- mauo la spezie della malattia:^ die alcune cause possono dar oi'igiue ad \xa male clic da principio non sia conlagioso, c che divenga tale per gli acci- dent! nei quali s' imbatte. Dalle general! scendendo quindi alle particolari, vorria inferire, che le cause ond'banuo origine le febbri gialle operando un cam- biaracnto nelle funzioni delle membrane interior! del fegato e della niilza, dieuo effetto ad una ma- lattia d! sestessa semplicissima e non contagiosa, ma die la possano vender tale gli accident! clie I'accompagnano. Ecco adunquc iuforsato ogn! giu- dizio sullc qualita contagiosc o non contagiose di cotal febbre^ ecco anco tener dictro a cotali ansieta il debilo e la cautcla di torre gli ammalat! dal contatto de' sani. ]N6 crederemo a occb! chins! al- r americano D,r Mongs: che anco dormeudo negl! stess! lett! dcgli ammorbati non si contrasse la feb- bre gialla:, giacche nessuno puo misurare le cause io8 predisponenti dell'uno o dell' altro a contrarre que- sta malattia. Tiene il D.r Ceresa ( or qui lasciando alcune altre considerazioni precipuamenle osserva il nostro Socio ) clie nclla parola epidemia si com- prendano tutte le malattie indifferentemente che procedono dal miasma e dal contagio, ma per ve- rita le malattie clie vengono dal primo debbono trarre origine da emanazioni putride e mefitichej sparse uniformemente nell' aria, esalate da corpi infetti ed eliminate da essi per secrezioni ed escre- zioni animali^ e i contagi per lo contrario si pur- gano e scompongono nell' aria e fannosi innocui. Ne il fatto insegna clie malattie createsi da miasma divengano contagiose^ benclie, per V autorita di Sydenam, le costituzioni epidemiche admosfericlie favoriscano assai lo svolgimento de' contagi. Per la qual disposizione si spiega, cOme 1' aria malsana de' luoghi cbiusi dove si stipano piu malati, nelle carceri, negli spedali, nelle navi, possa, non gia comunicare, ma bensi favorire il tifo cai'cerario, nosocomiale, marineresco: fatti tutti che danno un apparenza di verita e non piii a\V assunto dell' au- tore. Del quale impugnandone le dottrine il nostro Socio, concbiude: che per malattia contagiosa si debba intender quella il cui fomite, o seminium si produce ne' corpi da un pervertito fislco-chimico processo nell' organica assimilazione: e che quindi i 109 non si pu6 mai supporre un" ideiitica malattia di doppia natura: contagiosa e non contagiosa. Pe- rocche, o questo processo esiste uel corpo vivente dove ha sede 1' officina dc' contagi, e allora la ma- lattia sara sempre appiccaticcia:o questo processo non esiste, ed allora la malattia e di natura affattoi diversa. La contagiosity della febbre americana e dunque tuttavia indecisa, e quello che al bel pria- ciplo del sue opuscolo promise il medico Ceresa, cioe di pori'e il suggello a questa controversia, adhuc sub judice lis est; e dai magnanimi scien- ziati deir illustre Accademia parigina si aspetta tuttavia la risoluzione di cosi importante problema. Chi vide lentamente ed irremissibilmente perire nella disperazione dello spasimo alcuna di quelle donne inl'elici cui prese lo scirro e quindi il can- cro dell' utero, riferira azioni di grazie e le debite lodi air induslrc operatore Dott. Giovanni Batista Bellini di Rovigo, che con fortunata sapienza riusci alia guarigione radicale d' una di queste vittime, gia prcda combattuta e siguoreggiata dalla morte. Questo visccre prolifico, misterioso nella sua strut- tura, disagiato nella sua postura, maraviglioso nelle sue funzioni, che padi-oucggia con tanto arbitrio lo spirituale e il maleriale della donna: va sog- getto a dolorose c terribili malattie, cui mal pu6 soccorrere V efficacia de" piii risoluti rimedj inte- riorij come tal viscere che in qualche modo si se- questra dal sistema vitale dell'individuo: o almanco i rimedj vi giungono assai lenti. Fva tutti i mali che possono travagliar Putero, principalissimo ^ il cancro^ che struggendo lentanicnte le sue coinpa- glni, avvelena di dolore e spegne le fonti della vita. Come a valente in codeste materie, al Socio Dott. Pietro Savoldi deputo I'Ateneo che rendesse cento deir opera del Dott. Bellini^ il quale, se- guendo i pensamenti dello iliustre Monteggia, con- dusse air atto pratico ( come gia Osiander fra i tedeschi ) il taglio arditissimo della porzione del viscere afletta dal morbo irreparahile. La Memoria del Bellini concerne U estirpaziotie d'lin utero scir- rosoy idropico.^ collegato colla s'escica orinaria.for- mante un' ernia nascosta nel canale vulvo-uierino. II nostro Socio gli da laude per essersi accinto ad operazione tanto gi'ave, e per essersi qualificato di qualche utile novita pei termini a cui pervenne. Tanto strazio salutare segui or sono due anni in Rovigo, in donna sopra ai quarant' anni , gracilis- sima, gibhosa e madre cinque volte ^ cui I'assiduo faticare al campo condusse a un prolasso dell' utero, fattosi coir andare degli anni voluminoso, imper- vio, sporgente, ulceroso, dolentissimo. Comunque lo scirro si limitasse a la sua bocca, penso di re- care il ferro salvatore anco alia parte sana, onde I II meglio e piu prontamente si potesse risarcire del- I'ofTesa impressavi, Nc pel taglio d' assai maggior sostanza pole valersi de' ferri desciitti da Cannella, da Colombat, da Osiandei'^ ma segui in questo i proprj avvisi, suggeritigli dalla nccessita, dovendo tor via due terzi del viscere ammalato. Lungo e fa- ticoso fu il sopprimere la sopi'avvenuta emorragia, chc tolse quasi di vita la pazienle^ filacciclie in- zuppate d'acqua fi'edda, aceto ed allume, o com- pressioni, cessarono ogni pericolo. Dopo quaran- tatre giorni che fu alio spedale, la povera donna usci sana e salva, e merce un po' di sangue a ogni due mesi, vive tuttavia scnza piu delle propria fa- tiche. L' cfTctto doll' operazionc nelle sue conse- guenzc rafTorzo le teorie, die si debba preferire il taglio od eslirpazione parziale del viscere, piut- tosto che r allacciatura: cui tengon dietro piu lun- gamcnte spasimi, vomito c convxdsioni^ come si mostru utilissima I'imposizione del gliiaccio per to- gliere il meteorismo che si svolge dopo V opera- zionc. Loda come opporLuna precauzione per ben condur 1' opera della recisione di parte dell'utero, lo applicare una forte stringitura al viscere alcuni giorni prima, per cosi diminuirc 1' estensione del taglio da farsi c quindi il dolore, Y infiamniazione e r emorragia^ e loda anche il collello di cui si raise ( uu bisturi di corta lama e un po' panciuta ) 113 pel quale non si offende in basso la vagina^ con- siglia da ultimo di vuotare bene a fondo la vescica e r intestino retto prima di mettei' mano' all' opera. Non entrando per 1' appunto il nostro relatore a discutere la preminenza d' una eslirpazione parziale o r intera asportazlone dell' utero viziato, e per- mettendo a piu lunghe esperienze e casi diversi COS! imporlante risoluzlone, rende testimonianza al toscano Bellini di buono e valentissimo opei'atore, e come tale lo raccomanda alia ^ubblica estima- zione e gratitudlne. Dalle terribili prove d' alta chirurgia il nostro Censore Dott. Paolo Gorno ci condusse alia con- siderazione d' un fenomeno, di eui assai raro oc- corrono gli esempli negli annali della medicina: che la Colera possa farsi epidemica. II vomito vio- lento (i) congiunto a violenta diarrea costituisce questa malattia:^ nella quale, fattosi convulso il tube intestinale, si divide il moto peristaltico per mezzo e in direzione contrarla. Spesso una secre- zione morbosa del fegato somministra una bile clie fa da veleno negli intestini, provocandone violenti contrazloni •, ed h per questo che un tal sintoraa, che spesso suol farsi mortale, si accompagna alle malattie proprie della stagione, ed a quelle spe- zialmente che sono endemiche ai tropici. Nella state (0 Hartemarm. latituzioui di Patologia Gen. c. j ehe tal depvessione durava per tutto U tempo in cui sorgea la tromba^ dai quali t;d altri fatti egli concliiusc , che una rapidissima colonna d' aria di- scende sulle tromLe di marc: mentre dalla pode- rosa elettricita delle nubi molto vicine al mare di- pendeva il portentoso innalzarsi dell'acqua ad onta del vento conlrario. Lo stesso fcnomeno si dimo- stra nei turbini terrestri. Conchiude flualmente il nostro fisico, che nel fai'si de la procella avvengono grandi I'ovesciamenti atmosferici, ed in lutte Je plaghe nelle quali discende 1' aria si forma nell'alto come un vnoto nel quale e forzata a prccipitarsi quclla gelidissima dell' ultime regioni , ed a pas- sare per le nubi temporalesclie: e die spesso, a guisa delF acque, piglia un moverc vorticose stra- scinando verso terra anco le nubi, c dando effetto ai turbini, ai sioni, alle trombe ed al freddo sem- pre intenso de' temporali. Per ammannire altrui le proprie sperienze, fece il nostro Censore, clie te- nesse dietro alia sua Memoria la descrizione degli apparecchi per trovai-e la dilalazione dell' aria, per la diminuita pressione barometrica e per le alte- razioni della temperatura, con le tavole de'relativi risultamenti. Con questi studj di fisica speculativa si accom- pagnano volentieri quegli altri di cui siamo per dire , ai quali ci condusse il Cav. Antonio Sabatti i43 noslro benemevito V. Prcsidente. Quest! , nello in- forniarc lAtcneo di qiiauto conleuea uii liberco- letto veuutoci in dono d' oltre Po, ne richiama alia conoscenza dc'pozzi artesiani: quasi fosse tro- vamento fattosi neirArlois, e da di la sparsosi poi 1 in Europa e nelle Ameiiche. Fra le utili invenzioni die giustamcnte Icvarou grido, fu quello di forare a certe profondita gli strati della teiTa per aver acqua buona c pereune; c i francesi ne dieder vanto a sestessi: quando invece 1' istoria del fatto ne reca lode agli italiani, clie prima li immagina- rono, e con fortunato succedimento li operarono. Domenico Cassini, cbiamato a Parigi dal magna- nimo Luigi XIV, reco in Francia la nolizia de'pozzi niodonesi: quel Cassini, che molto prima d'allora, (avea forata la celebrc fontana di Forte-Urbano. Le opei*e di Vallisnieri, di Giorgl, di Gastone Cor- radi, slampate tutte nel 1725, spiegano, commen- tano, inscgnano quanlo ora raccontano i francesi come novissimo , intorno all' origine cd esplora- zione di queste fontanc: e Jacopo Grandi, e il Ra- mazzini prima de' succitali, ne dicono, come di cosa usitatissima in Italia. Se non che la maggior perfezione e riuscita dc'pozzi recentemente operati, si vuole attribuire al pcrfczionamento di piu adatti istromenti ed alia conoscenza geologica, fatlasi di universale diritto. Ma perchc una scopcrta possa 1 44 dirsi veramente vantagglosa al geuere umano, dee farsene generale 1' uso e lo studio: e questa con- dizione dobbiamo riconoscerla dai francesi^ come che ad essi e ad altri forestieri dobbiamo le norme esatte e le osservazloni geognosticbe convenienti nello scegliere il terreno, e la perfezione recata negli utensili necessarj al lavoro. E qui riferisce i tentativi, I'esperienze ed i premj accordati dal Go- verno fi'ancese, dalla Societa d' incovaggiamento e dalla reale d'Agricoltura di Pai-igi-^ ondc iu Ingliil- terra, in Francia e nelle Americhe si moltiplicaro- no i pozzi modonesi. Ma non fa cbe nel marzo del 1829, ^^^^ ^^^^ dclle due fontane di S. Ouen perfettamente riusci merce le norme propostc dal signor Enriarte de Turhej e gli ingeguosi processi de' signori Flacliat , clie i giornali tutti d' Europa pidablicarono a gai-a 1' esito d' una operazione cbc tanti vantaggi fecava, e clie tanto illustrava i nomi di chi v' ebbe mano. Nello spazio di pocbi mesi le citta di Francia, S. Amand, Pioux-Troyes, S. Quin- tino, Perpignano, Havre, Dijon, Troycs ed altre molte, si videro alimentate dai pozzi modonesi e p02 da fontane: alcune delle quali balzarono sopra- terra con gitto abbondevole^ Lione, Marsiglia, Bor- deaux, Parigi, ne vedranno parecchie a quest' ora; tanto crebbe la gara de' governi , de' municipj , delle accademie, de'privati. Tocca quindi I'origine delle I i/f5 fontanc ( scgucndo il deltato di Vallisnievi ) c di- mostra, clie in qualunquc luogo Tacqua non s' e mai cci'cata indarno, forando il siiolo fino alia pi'ofoudita di cento sessantadue c piii metri: sem- bi-a anzi clie piii si fori a fondo, plii cnergico ed clevato sia il gitto. Ma prima di volcr trivellare fpicste fontanc , convicn couosccrc aiitcriormcnte la natura del suolo in cui si opera, per averne biioni cdetli e questi col manco spcudcre. L' espcricnza ha dimostro, chc I'acqua buona trovasi per lo piu dopo lo strato crctoso^ onde converra aver prima indizj a clie profondita possa rinvenirsi la creta. Scoutransi ordinariamcntc prima gli strati di di- verse gliiajc, poscia I'argilla. poi sicuramente suc- cede la creta^ ma ne' luoghi di montagna, prima di giugncrc alPargillc, si trovan pietre c sabbic c tiiii e marmi d' ogni manicra. II sig. Gamier in- scgna, che Ic indagiui debbono seguire priucipal- mente ne'teiTeni calcarei-cretosi , pcrcliii contengou cssi in gran uumero sfenditure c crepacci clie per- mcltono accesso alle circostanti acque limpide e pure^ nc voglionsi forar terrc primitive o schistose. Anco fra gli strati argillosi rinvieiisi acqua, ma con poca prcssione, mal sana c di tristo odorc. II sig. De Thurcv scnte lo stesso: c pcusa che i fori dcUc fontane si ilebbano escgulrc nel livcUo piu basso, se vuolsi maggior fiicilila di riuscita^ ed nn lO i46 illustre italjano avverte: clie se si cerca cavare un pozzo a pie tl' una catena di monti, vuolsi pi'ima conoscerc F antlamento dei filoni di pietra, rispet- tivaraente alia parte che si vuol esplorare^ perche altrimenti Y actpia che s' inflltra ne' monti segui- rebbe 1' audamento de' filoni, e n' andi'ebbe per tutt' altra strada. Premesse queste nozioni geoguo- stiche, parlasi del mode dell'operazione: tenendosi al metodo francese, piuttosto che all'usato dagli inglesi^ il quale diferisce in ci6:che i francesi fan- no una spezie di pozzo cilindrico di quindici a di- ciotto piedi di profondita, e di cinque a sei in cir- conferenza, e circondanlo di legni^ gP ingle si, per lo contrai'io, innalzano un'armatura per ventiquat- tro piedi dal suolo, sopra la quale gli operaj co- mlnciano a fare. II primo metodo costa manco, e 1' esplorazione si fa con trivella ( che i francesi chiamano sonde ) e che si divide in tre parti ^ la prima di queste e il succhiello: quella parte cioe che a scmbianza di vite entra nella terra, mediante la pressione: la ritiene dentro se e la riporta alia superficie del suolo, quando vien rialzata. La se- conda parte e il gambo o spranga^ la terza e la manovella per moverla. Le prime due parti s' in- nestano a maschio e femmina, e stan ferme per tre viti. II signor Garnier ha diseguato niolte for- me di succhielli , ognuno de' quali a la lor volta si '4; pud) unive al ganibo o camblarsi, quando succede varisla di slratiflcazlonl. Giunla la Irlvt'lla a lui cento picdi di prot'ondita, saria imposslbilc movcvla ed alzarla per forza di braccio^ onde alle braccia si sobbarca V argano , clie deve assumcre dimen- sioni maggiori. Appena forato il siiolo per vcnti- cincfuc picdi ^ d'uopo accerchiar ]e parcti del foro onde non ci'olli c sgretoli il terreno ciscostaiite e si chiuda. Se poi ti-attasi d' un terreno sabbioso e ghiajoso, I'armatui'a dec porsi assai prima: la quale secondo Gamier, consiste in una cassetta rpiadra di legno forte, minor di due linee del dado del quadrato inscritto nel circolo del foro , onde possa iutrodiu'si, senza che tocchi le pareti e strascini scco le terre all' ingiu. E forando un terreno sco- nosciuto, convicne che il buco sia ben largo, per- che con le cassette bisogna giugnci'e flno alio strato argilloso the si scontra sovra quello della crcta. Dopo venti picdi della prima cassetta, bisogna in- sinuarne un' allra per mezzo di essa, dell' istcssa lunghezza c d'un lato minore:^ indi altra ed altra ancora iin che basti; e per cacciarlc dentro, si val della bcrta: spezie di macchina pesante di 4oo o 600 libbre ( dai francesi detta Mouton ) che si alza ad argano e la si lascia cadere a piorabo sulle cassette che voglionsi interrare : le quali , se invece di forme quadrate fossero ciliudriche, varrian me- 1 48 glio al loro nfficio. Gli inglesl e gli americani acTo- prano tubi di ferro che si commettono fra essi, grave n'c la spesa: ma 1' utilita di durar sempre, di piu facilmente iiiterrarsi e di non iscambiar forma, li raccomandano assai. Quando poi si per- viene all'argilla, secondo il metodo inglcse, intro- diiconsi ne'tuLi di ferro de' condotti di rame d'un minor diametro^ questi penetrano per tutto lo stra- lo dell' argille, e circa tre piedi anco nel cretoso^ esscndo provatissimo : clie le acque che stanno al disotto hanno bisogno che i coiidolti tocchino sino a quel punto per far si cli' esse possano giugne- T'e al disopra senza mal odore o sapori spiacenti. Que' condotti penetrano I'argilla e la ci'cta a colpi di berta^ I' ai-matura del foro torna necessarissima perche le acque tei'rose de' strati diversi non s'im- mischino nelle buone c zampillanti: lo che certa- mente avverrebbe, se mancasse, o non fosse buona ed intera 1' armatura. Fra le gravi difficoltu che s'incontrano in queste avventurate operazioni, sono per primo: gli strati molto fitti, o rocce imperfo- rabili, o anco le sabbie mobili^ ai quali ostacoli provvide nel miglior modo il signor Gamier, co-n appositi stromenti. Dipendendo il piii felice e pron- to esito deir opera dalla condizione delle terre, cosi non si puo con sicurta decidere qual tempo e quale spesa vi possa occorrere. Tuttavia Tautore I ^49 del libro lolto a considcrare dal Cav. Sabatti, sup- poncndo una csplorazionc la plu possibilmente com- plicata, fa aumenlarc la spesa a 7548 franchi^ e molle per ccrto, cbc polcudosi trovar 1' acqua a ottanta piedi di profondita, la spesa non passe- rebbe i cencincpianta franchi. La qual proporzione si fonda sulle tcntatc sperienze^ avvcgnaebe, Ic quattro fontane del vlllaggio di Goncllan, trovatesi a ccntoquaranta piedi, non oostarono 1' una pei' r altra, che francbi trecencinquanta 5 quella d'Ar- bes a centoquarantaciuquc piedi, nc costo niille: costando lo stesso quella di Marsiglia 3 per iscavar la quale ei-asi giunto fiu sotto a trecento piedi senza trovar acqua buona. Dal sunto diligentissimo e ragionato clie il nostro buon V. Presidcnte ne poi'se dcir operetta cui fu deputato ad esaminare, si ricava quanto saria bene cbe anco uella nostra provincia si tentassero uguali impresc. Impercioc- cbc, la parte pedemontana, la collina e la Riviera, spezialmcnte quella di Salo, mancano di sorgcuti^ c se vc ne sono alia pianui'a, sono tuttavia d'ac- que terrose, di cattivo odore e peggior sapore c mal sane, che ammalano chi ne beve: c molti mali appunlo si possono imputare a tpieste. E parlaudo della collina, per quasi quindici miglia, dalla Fan- tasina Gno all'Oglio, c assoluto difetto di sorgenti: e la molta popolaziouc chc copvc quel suolo, a iSo tempi Ji secchezza, manda a tre e quattro miglia distant! per abbeverar se e gli animali. Le parti pedemontane hanno bensi pozzi^ ma quando si sbas- sano le sorgenti, soglion mancar d'acqua^ e quin- di il villico si abbevera ai fossati dell' irrigazione. Nella Riviera finalmente muojono di sete i giardini, cvii fin dal lago, a gravi spese e faticlie, snolsi recar 1' acqua per ristorarli. Parlando poi della Riviera, ricorda a questo punto, come al comin- ciare di questo secolo , alcuni industri proprietarj di Gargnano, fecero scavare una lunga galleria nel fianco del monte che sovrasta al paese, per aver acqua da irrigai-e i giardini^ c cio sulle semplici indicazioni d' un certo Pennet, francese: ricovera- tosi fra noi , fuggcndo dalle calamita della rivolu- zione del sue paese^ il quale, come si sostenne, con la bacchetta divinatoria ne segno il sito, e 1' ef- fetto rispose ai desiderj. Augura quindi il Cav. Sa- batti, che nella nostra pi'ovincia sorga il pensiere di giovarsi di tali artifizj : nella parte alta per aver acqua perenne: nella bassa per aver acque migliori^ che tratte a grandi profondita e cu.stodite dalle ar- mature de' tubi, sagliano limpide e sane agli usi del- la vita. Unico argomento in quest' anno che si riferisca alle Matematiche , fu la Relazione del nostro egre- glo coUega, prof. Alberto Gabba, della Memoria maudata alFAteneo dal niarchese Lulgi Rangoni di Modena, Presidente della Socleta itallana — De- composizione e trasformazioiie delle funzioni algebri' che Ji'azionarie. II merito d''una invenzione, d'una scoperta, d'un metodo, suolsi raglonevolmentc con- chiudere piuttosto del suo influirc nelle utili ap- plicazioni, di quello che dall'ingegno che vi si puo pel- entro ravvisare. Trovare un teorcma inaspet- talo , certo fa maraviglia ^ la risoluzione d' uu pro- cesso algebrico, tutto che nuovo ed elegante, sono cose le qxiali non ponno recare che una gloria ef- fimera per chi le pone in luce: qualora pero, al- manco indircttamente, non si fecondino di vantag- giosc conseguenze. II calcolo delle funzioni genera- trici, crcato da La-Place sarebbe anch'csso da met- tersi fra le vane speculazioni, se 1' autor suo pel prinio non avesse saputo fame utilissima applica- zione alia teoria analitica delle probabilita. Se il Paoli non vi avesse poscia ravvisato vm metodo op- portuno per giugnere ad integrare equazioni mi- stc a differenze parziali, c se per terzo il Lacroix nel Trattato del Calcolo Sublime^ esponendonc di bel nuovo la teoria, non ne avesse additato altrui usi importantissimi, per I'interpolazione e trasfor- mazione delle seric, e per I'integrazione delle equa- zioni differenziali , eziandio co' differcnziali parziali. II marchcsc Rangoni sente vivamente la verita : co- ID2 me ogni nostro studio debba I'ifeiirsI all'utilita pub- blica^ e nel poco tempo che ad onore lo abbiamo fra'nostri Socj, mando tre sue Memorie alPAteneo che fanno fade di quanto qui vuolsi per la pura verila asserire. Convintosi cogli illustri matematici di cui s'e parlato, di quanto sia fecondo di utili applicazioni il calcolo delle fuiizioni generatrici, si pose novellamentc a svolgerne le teorie, porgendo air argomento tulta quella estensione e lucidita clie polea domandarc: tanto per le funzioni ad unuy quanto per quelle a piic variahili. Ne si limito alia semplice teoria, die anzi applicolla ad uu' impor- tante i-icerca, com'e F iutegrazione delle equazioni lineari a difFerenze finite ordinarie c coefficienti co- stanti. non cbc di quelle, a dilFerenze finite e par- ziali^ dalla qual ricerca dipendono le risoluzioni di molti problemi appartencnti alle serie, alia dot- trina delle combinazioni, alia partizione de'numeri ed al calcolo da"" probabili. Tutto qucsto egli espose nelle due prime Memorie delle tre clie mando al- r Ateneo. Tratta in quest' ultima, come abbiam no- tato, della scomposizione e trasformazione delle funzioni algebriche frazionarie 5 e la si puo risguar- dare qual facile applicazione del suo prediletto cal- colo delle funzioni generatrici: tanto utile in varie parti dell' algebra sublime e nel calcolo integrale: pel sapcrsi cosi trasformare una funzione fraziona- i53 j'Ja, il cul (Icaomlnatore sia un polinomio di qua- luiique grado, in una serie di altrc frazloni, i cui dcnominatoii sieno i fattori del prirao c sccondo grado del sunnominato poliuomio. Le frazioni ( se- gue a rifci'ire il nostro CoUega ) di cjueste due for- me sono le sole gcueralmentc, di cui si sanno as- segnarc gl' intcgrali liniti •, e per quelle d' altro ge- nera converria ricorrere alle serie e limitarsi a un bel di presso. Importava adunque che si trovasse modo di rappresentave tutte le funzioni frazionarie per mezzo delle iutegrabili, lo che fecero Giovanni Bernoulli e Leonardo Eulcro, die primi insegna- rono i metodi da risolvere generalmente la qui- stione. Rappresentauo una data funzione fraziona- ria, del cui denominatore si couoscono i fattori li- neari, o di secondo grado per mezzo dclla somma di pill altre frazioni, i cui denominatori sieno que- sti fattori^ ed a quesla opcrazione si die nome di scomposizioiie^ mentre. le frazioni che se ne otten- gono cliiamansi frazioni componcnti della propo- 8ta. Ma pm-c i metodi seguiti da que' due celcbri matematici, comunque dedotti da semplici consi- derazioui dell' algebra ordinaria e combinate col note priucipio Cartesiano de' coefficienti indeter- minati, comunque vagliano a condurre il calco- latorc ne' varj casi particolari, souo tuttavia as- sai lontani dal prcscnlarc quclla gcuci'alita di ve- i54 dutcj cui pu6 aspirar 1' algebra de' glorni nostri. Convenia dunqiie cousiderare una fnnzione fraziona- ria sotto la forma piu generale a lei possibile: avuto riguardo ai valori che possono licevere i coefficlenti e gli esponenti tauto del numeratore, quanto del denominatore ^ affine di derivarne tutte le forme particolari possibili. Conveniva di piu, risguardare il polinomio denominatore, come decomposto nei suoi fattori lineari, e distinguere i varj casi della loro raoltiplicita^ imperocche possono essev tutti disugiiali fra loro, o tutti uguali, o alcuni soltanto^ oppure alcuni uguali fra loro, altri pure fra essi senza esserlo eo' primi, e cosi di seguito. Flnal- mente era duopo trovar formole che rappresentas- sero le frazioni componenti in tutti questi casi, e che fossero atte ad esibirci la scomposizlonc di qua- lunque frazione pai'tlcolare col solo sostituii'e, onde risparmiare la nojosa ripetizione dello stesso pro- cesso di calcolo ad ogni esempio. A tutto questo satisfece compiutamente il raarcliese Rangoni nella memoria di cui facciam parola, e cio in maniera afFatto nuova: col sostituire cioe ai principj dell' al- gebra comune, adoperati da Bernoulli, dall'Eulero e dagli altri geometri posteriori, le prime nozioni del calcolo delle funzioni generatrici. II nostro col- lega prof. Gabba ( con quella industre chiarezza che lo raccomanda tanto nella cotidiana istruzione I 1 55 de' nosti'i giovani ) segue ad espoi'cl ii concetto del valente Modonese^ e per coniinciare dalle quistioni pill semplicij per farsi via alle piu composte, pi- glia a dire come il Presidente Rangoni, considera per primo una frazione clie ha per niuneratore 1' unita, e per denominatore il prodotto di due fattori lincari disuguali. Svolgendola in serie, si ac- corge ch' ella c la funzione generatrice d' un' altra , alia quale egli da nomc di futizion generata: la quale si puo rappreseutare per la somma di due termini^ e che quest! due termini rappresentano le funzioni generate da alti'e due. Per cui, giovan- dosi del principio, che se una funzione agguaglia la somma di piu altre, anco la generatrice del- 1' una agguagUa la somma delle generatrici dell' al- tre: ottiene la frazione proposta, uguale alia som- ma di altre due, i denominator! delle quali sono rispettlvamente i due fattori lincari, componcnti il denominatore della proposta medesima. Agevol- mente quindi si puo mostrai'e, come il caso in cui il denominatore sia compos to di tre fattori linear! dipenda dal prccedentc ; come quello di quattro di- pende da quelf altro di tre, e si perviene ad as- segnare la forma delle frazioni componenti anco in questi casi. Cosi si riconosce che i numeratori delle funzioni componenti, passando dal caso di due a qucUo di tre e di quattro, conservauo una tal legge iS6 nella loro forma, per cui aumentando per indu- zione si puo concliiudere die si verifichi anco per qualunc[ue numero di fattori, e quindi anche di fraiioni componenti. Ma il marchese Rangoni non si appaga di questa foggia di ragionare, non de- gna della matematica : ma passa a dimostrai-e che se la legge rinvenuta si verifica pel caso di un certo numero n di fattori, si dovra verificare anco quan- do quel numero diverra n -f- i. Naturale e la con- seguenza die si deriva da questa proprieta: die, sussisteudo 1' indicata legge pei casi di due, di tre e di quatti"0 fattori, dovra sussistere anco per cin- que, sei, sette e quindi per qualunque numero di fattori. Dopo questo si passa a supporre, die la frazione proposta abbia per numeratore un poli- nomio qualunque, il cui grado pero sia inferiore a qucllo del polinomio denominatore, e die al tem- po istesso questo secondo polinomio sia rappresen- tato dal prodotto de' suoi fattori lineari: sia die questi sieno tutti binomial!, sia die siavi un fat- tore monomio, rappreseutato dalla variabile innal- zata ad un dato esponente. Questa frazione si puo risguardare come la funzione generatrice d'un'al- tra equivalente la somma di tanti termini, quanti sono i fattori dal denominatore 5 i quali sono al- trettante frazioni di cui si assegnano le generatrici. Quindi col suo citato priucipio passando dalle fun- 7,ioni generate alle gcncratrici, si otliene un'cqua- zionc, chc porge la frazioue proposta, uguale a la sonima cF altrcttantc fi'azionl, quanti sono i fat- tori del (lenominatorc, clic sono pure i denomina- tori delle mcdcsimc. Bcllo e poi vedere come col- 1' annunziato principio si possa svolgere nellc sue fi-azioni compoucnti ima data frazioue, avendo per denoniiuatore il prodotto di piu binomj alzati a sponenti diversi: lo clie indica allora che il deno- minatorc si compone di varie serie di fattori uguali fra di loro separatainente. Anco qui il mai'chese Rangoni comincia dal case piu semplice : dal sup- porre che il numeratore sia 1' unita, e il dcnomi- natore consti d' un solo biiiomio alzato a un dato spouente^ e questo supponendolo successivameute uguale ad i, 2, 3 ccc, giugne a scopi-ire nella forma dei numeratori delle frazioni componenti una legge, la quale si dimostra potersi estendere a cpia- lunque sponente. Comunque in questo caso oceo- rano trasformazioni e riduzioni in alcuni termini piu complicate c difficili , anco questo si esegulsce nclla manicra analoga alia iudicata prccedentemen- tc. S' immagini ora come 1' autore considcri il caso in cui il denominatore si componga di due, tre e piu fattori binomiali, ciascxm de'quali si alzi a di- vcrso esponente. Scbbcnc il processo clic si segue preseuli una ccrta uiiiformita ne' suoi andamculij 1 58 occorrono ridyzioni e trasformazioni che non fa- cilmente si poiino eseguire, e molto manco si sa- prebbono indovinare senza la molta perizia del Pre- sidente Rangoni nell'usare del calcolo. Trattandosi di relazione accademica il buon Collega non pose mano al gesso per iscrivere simboli algebrici, di cui non si puo fare a meno^ ma tutti conccdettero il proposto per provato. Per tal modo recandosi il Rangoni per gradi dal semplice al composto, riesce a segnalai-e altrui il metodo di svolgere nelle sue frazioni parziali una frazionc della forma piu generale e completa, facendone dipendere la scom- posizione da quella di altre piu semplici, preven- tivamentc considerate. A voler toccare fino agli ul- timi risultamenti , non limitandosi ad indicare i calcoli senza eseguirli, saria convenuto clie il ma- tematico avesse avuto ricorso a tali apparati di for- mole da imbarazzare il piu paziente calcolatore^ ma per torsi a tanta noja corse al ripiego di rap- presentare simbolicamente i numerator!. Cosi ridu- cesi all' analisi di certe relazioni che questi nume- ratori simbolici hanno fra loro, le quali vagliono ad insegnare il come si possano nei casi partico- lari eliminare i simboli, e sostituirvi i veri val- senti. Puo darsi anco che il denominatore della frazione da scomporsi non sia completamente scom- poniblle ne'suoi fattori lineari: ma che, per esem- 1 59 pio, essemlo esso un polinomio del grado m, iion conoscansi clie p fatlovi liiieaiu, per cui allora il denoniinatore saria rapprescntato dal prodotto di questi, e da un polinomio del grado m — p. Inse- gnasi pero a trovar le frazioni componenti clie deb- bono aver per dcnomiuatori quel fattori linear!, non clic quella clie ha per denomiuatore il polino- mio residuo, che non ammette piu d'esscre scom- posto. Per questa scomposizione parziale, trova pill ' opportune 1' uso d' ini metodo, che a fondo si riduce ad una combinazione di quello d'Eulero ed al principio de' cocfficieuti indeterminati. A que- sto modo compongonsi tutte le quistioni che si possono riferire alia scomposizione e trasformazio- ne delle funzionl fi'azionarie cd algebriclie. Lo scrit- tore accuratissimo della Memoria si fa soUecito, a mano a mano che istituisce le sue tcorie, d'il- luslrarle con esempli^ come pure non trascura, porgendosegliene occasionc, di accennare legger- mente, come da alcune sue proprieta analiliche possano derivarsi nuove relazioni, o dedotte in nuova maniera. Quindi per V csposta analisi del prof. Gabba, si puo conchiudere: che la memoria del marchcse Raugoni costituisce una completa dot- Irina su questo argomcnto da lui preso ad illu- strare, e che la nuova maniera con cui e con- a chi piii di gir s' ajfanna (i). La morte immatura di Papa GanganelH, e il ran- core e il lamento per la dissoluzione della cele- bre Societa di Gesu, operatasi da lui, scambia- rono in Roma la fortiina del nostro Teologo^ e dopo die venne assunto alia S. Sede il Pontefice Pio SestOj si accommiato da Roma^ a cui forse dispiacque ed ebbe in mala pax-te il supplicar con- tinue cbe facea il Tamburini per le cliiese d' Olan- da, e per lo inchinare alia prestazione del giura- mento che si domandava ai cattolici d' Irlanda, dei qnali ardentemente avea desiderato e favorita 1' emancipazione. Oh foss'egli ancora fra noi quel forte 6 venerabile propugnatore della liberta e delle franchigie del culto cattolico fra i divisi dalla no- stra comunione? Oh vivess' egli ancora, e potesse rivedere quegli energici e desti suoi discepoli , che egli educava alia cattolica unita nel colleglo irlan- dese, e premuniva per tempo contro gli errori che traviarono tanta parte di cristianita nolle patrie loro! Egli piangerebbe di tenerezza, e ringrazie- rebbe in suo cuore il nuovo principato e la sa- viezza del ministero britannico, che tolsero final- mente di mezzo le odiose misure che distinguevano suddito da suddito, cittadino da cittadino, di- (0 Purgatorio c. X?. '79 nanzi allc leggi, pel solo fatto Ji di versa credenza-, o meglio, loderebbe Dio, che accolse le pregliiere di lanli milioni di oppi'cssi, coronando la loro costanza nclla confessione cattolira. Toltosi peru agli insegnanienti dcllc scuolc di Roma, furono to- sto intoi'uo al iioslro concittadino il marclicse Ta- nucci, il ministro di Toscana, il nobile Rcnier, con bella cd onorata contesa: per adornarnc il primo la sua Napoli, e il secondo la dotta Siena, e per fame il terzo un abilissimo cousigliere della propria Rcpul)blica, in fatto di controversic giu- risdizionali che allora si moA'eano: ne il carico che un giorno ottenue il teologo fra Paolo potea Ve- nezia affidar meglio che al nostro TanJjuvini. jNIa r amico dell' infanzia , il buou compagno di studj, 1' eruditissimo siio e nosti'O concittadino ab. Giu- seppe Zola, gli fece parer bello ed ouorato lo arrendersi alle preghiere del conte di Firmian, ministro plenipotenziario di Lombardia, che voi- le fame dono all" Universita Ticinese^ onde rag- giuntosi a qiiella cara ed onorata parte di se- stesso, air amico Zola, accrcbbc lustro insieme a quella celebrata Universita, giovata dalla sovrana munificenza dell' imperadrice Maria Teresa, e po- scia del magnanimo suo figlio Giuseppe Secondo. L' andata a Pavia compie la lettura del primo gior- no^ la quale ripigliatasi in altra piena adunanza, i8o espose il nostro Ceusore le fatiche di Tamburint nella cattedra di Pavia, e tutte rassegno le opere che di mano in mano tiscirono alia stampa: por- gendogliene occasione il riposo accademico, 1' uffi- cio dell'insegiiare, c piu i tempi nemici, ne'quali si spargeano scrittvxre velenose ed arditissime be- stemmie contra la fede di Cristo. Erano a quei tempi vecchie ruggini tra la S. Sede e la Repub- Hica di Venezia, destesi fino all'epoca dell'inter- detto combattulo da fra Paolo Sarpi, e grave ar- dea la controversia per le leggi delle cosi dette mani-morte, sosteniite e difese dalla repubblica^ per le quali venia infrenato lo arricchire per te- stamento o donazioni in terreno, delle corpora- zioni religiose: di quella vera riccliezza di pro- prieta fondiaria, clie divisa ed operata da mani industriose, fecouda come rivoli d'acqua dolce il commercio, le arti utili e il bene stare della so- cietci^ ma che poltrendo largamente in balia di po- clii e straccurati, a somiglianza d' inerte palude, ammorba il paese che la comporta e sostiene. A direzione degli incerti suoi passi, e per fortificare i propri avvedimenti, il Senato veaeziano chiamo a se da Pavia il celebrato teologo^ la cui autorita di consiglio fece che la Repubblica procedesse in- nanzl nelle sue riforme, e tenesse fermo la pode- sta laicale. La crescente riputazione del nostro coa- i8i ciltadino in negozj di tanta delicatezza pevsuase al magnifico Leopoldo gran duca Ji Toscana, di chiamarlo a sc, e giovarsi de' suoi consigli, per conto di certe riformc che andava appareccliiando in aflai'i di ecclesiastlca disciplina j e dai* mano final- mentc al Sinodo di Pistoja, di cui fu promotore. Preparu cgli, in un con Vinccnzo Palmieri, pro- pose e scomparti le matcric che doveansi pigliare in considcrazione dagli intei'venuti a quel Sinodo. A questo punto fini la seconda lettiira^ pigliando cominciamcnto la terza da quanlo opero e scris- se, durando nella cattedra di Pavia, ne' tempi in- felicissimi ne'' quali erasi gridata la guerra contro ai confcssori della fede evangelica. AmmiraLile cer- tamentc apparve in que' rivolgimenti d' ogni ordine civile il coraggio di questo filosofo cristiano, nel predicare ogni di dalla cattedra la verita della reli- gionc a colore, che forse cercavano di spcgnerne fin anco la mcmoria. Al modo che ne la blandiente adulazionc, ne la comodita degli onori, ne la pusil- lanime condescendenza ad opinioni ch'egli non avea per buonc, vinse mai Fausterita del suo fermo pro- posilo: COS! mai nol vinse lo spregio clamoroso dei ribellanti, non Pattern il pericolo giornaliero della vita col bandire la verita-, anzi da questi pericoli e da queste contraddizioni prendea vigorc ed impeto Tanimo suo a ben fare ed a seguire innanzi imper- i8a terrlto il proprio ufficio. Fattasi ad altro reggi- mento elvlle la sua Brescia, quelli die allora la go- vernavano vollero di tant' viomo arrlcchire il patrio scientifico Istiluto. II suo cuore si riscosse a tanta benevolcuza usatagli spontanea dalla patria, che con puLblica festa accolse il suo Tamburini: sic- come tesoro ricoverato e lungamente combattuto all' altrui benevolenza. Con piena soddisfazione dei governanti e degli ordini della citta, sostenne egli qui r insegnamento pe' nostri giovani in materie assai dilicate e di tutta imporlaiiza:^ ma il volgere delle vicende militari lo trassc di bel nuovo a Pa- via, in un col buon compagno di studj, Giuseppe Zola: d' onde non parti piu. Racconto il nostro encomiatore come cola seguisse invariabilmente le proprie occupazioni: costantemente caro alia gio- ventu ed al principe*, die segnalo i suoi favori verso di lui, con lo scriverlo all'ordine cavalleresco della Corona Ferrea, e fra i membri onorarj dell' Isti- tuto Italiano. Cola per casi or fortunati or av- versi, si trasse fin oltre ai novant'aiini^ e ai quat- tordici Marzo del 1827, essendo tuttavia Diretto- re degli studj legali, concliiuse ilare e rassegnato i suoi giorni, con tutte le consolazioni della reli- gione. Con questo il valente nostro Socio Saleri ba potuto dimostrare, come le scienze non sieno inciampo, ma sovrano ajuto anzi e compagne amo- i83 Tcvoli dclla santiti de'costumi^ ma quando con vere e potenti parole, cui animava V antico amore al maestro e la riverenza alia verita, si reco a dire della vita domestica del suo lodalo, com- mosse a tanta pieta chc uon si sapvebbe abba- stanza esprimere in parole. Perche (juando venne a dire della friigalita di lui, per cui la fortuna non ebbe ingiuria con che poterlo addolorare: dclla sua attivita, costanza, inlrepidezza e fedelta nelle ami- cizie: come la sola soddisfazionc ch' egli traea dai guadagni, fosse il poterne usar largamente per so- stentare i genitoi'i, la sorella, educare i nipoti, ai parenti soccoi'rere ed agli amici: com'ei si tenesse padre a tutta la nostra gioventii: come in ogni ar- dua occorrenza fosse il cousiglio e il rifugio a tutti, e conosceuti e non couosciuti: con quali parole finalmente si congedasse da' suoi cari coUeghi , ra- gionando della morte, come d' un risvegliamento da sonno faticoso ad allegrezza e liposo perpetuo: come chiedcsse ed ottencsse coUa confidente esul- tanza dell' eta prima dell' innocenza gli estremi con- foi'ti della religione: e come, gia presso a mori- re (i), con le ti-emanti e fredde mani andasse cer- cando sid suo letticiuolo i soccorsi ch' era usato disporre a'povcrclli ogni di . . . . non fu alcuno di (i) Tota enim philosophorum vita, commentatio mortis est. Cic. nellc Tusculane. i84 quella nostra onorata adiiuaiiza clie non acconi- pagnasse col pianto le ti'onclie ed interi'Otte parole del piaiigente oratore:^ e primo fra tutti F ottimo Maglstrato rettore della Proviucia, cui 1' aniore delle letterc c delle sclenze aveva accomuiiato ai nostri concittadiui in questo pietoso pagamento del debito della patria. Ma come die 1' Avv.° Saleri erasi preso a dimostrare quanta influenza abbia avuto il Taniburini negli andamenti dell' eta in cui visse, cosi, raccontaudone la vita, 1' autore andu frammettendo le notizie delP opcre, porgendo di queste accomodato e piii clie sufficiente epilogo. Discorse pero ampiamente le ragioni di quell' opera clie per primo lt;vollo alF alta riputazione ch'egli ottenne : le Dissertazioni della Grazia^ e le lettere clie si scrissero da lui per corroborariie c manife- slarne ognor piu la dottrina^ parlo dcW Etica Cri- stianuy (\.tAV Analisi delle Prescrizioni di Tcrtulliano, e delle opere apologetiche. Parlo delTaltro scritto, Kera idea della Santa Fede, della Morale evangeli- ca e Moral fdosofica^ e finalniente Delia Tollcranza civile e canonical) delle Lclters teologico-poliliche e del DiriUo naturale; spiegaudo il traUato de'Luoghi Teologici, solo in parte pubblicato ^ manifestaudo di tutti questi scritti i piu cliiusi intendimenti. Con la qual parte del nobilissirao suo discorso 1' Aw." Sa- leri ne fcce accorti; come Pietro Tamburini si ado- i95 perasse efilcaccmente a strlngere di santi vincoli la Religione con la Filosofia, die alcuni pochi suol contemporanei volcano divise, quasi fossero nemi- che : come si studiasse di rivocare alia sua puriti la moral crlstiana, additando le fonti onde ne fosse per avvcntura venuto il corrompcrsi: a metier voce a riforma del reggimento disciplinare della Chiesa, che avria voluto ridurre alia condizione de'secoli primitivi: a gitlare le foudamenta di separazione fra i diritti dell' impero e del sacerdozio: a poiTe le basi delhi toUeranza ecclesiastica e civile in fatto d' opinion! religiose: ad additare in mezzo ai re- pugnanli sistemi, I'Drigine, F indole e i dirilti del govcrno politico: a ravvivare e largamente promo- verc lo spirito filosofico chc ccrca il vero, e, col- tolo, vi si attiene magnanimo ad ogni prova^ e come in line foss' cgli 1' esempio solenue : chc 1' cd- tezza dell' intelletto, la liberta ragionevole del pen- siero e la copia delle dottrine possano insieme com- porsi con tutte le virtu della vita e col sentimento eminentemente religioso. Tutti qxiesti degni pro- positi non trassero pero I'encomialore Saleri a pas- sarc sotto silenzio, comccclie risentitamente in al- cun luogo parla le propric ragioni contro gli op- positori, die prima di lui si traviarono dalla quiete c dalla contegnosa dignita deUe filosofidie dispu- tazioni. Chi per altro lo accusava di a^tioso con- / i86 troversista o di poca riverenza verso la Santita di Pio Sesto, e di Giovanni Nani vescovo di Brescia, pare che abbia guai'dato piii alle passioni fervcnti di que' tempi burrascosi, che ai veri fatti^ per6 che quando pel suo Vescovo vennero i tempi delle tribulazioni , 1' ingluriato Tambui'ini fu il solo cbe a faccia scoperla ardisse levai* alto la voce, e che si adoperasse per trarlo salvo dai pericoli della vita^ c quaudo la catlolica sciagura trasse prigio- nierc in Francia lo sventurato Ponteflce, non fii mai ne per conforlo d^ amici, ne per autorila di somnii magistrati, che il Tamburini acconsentisse a dar fuorl il suo libro: La Giurisprudeiiza univer' sale ecclesiastica. E basti a dire la bonta rispettosa deir animo suo la risposla al duca Melzi d'Eril, che appunto pregavalo di concedere alia stampa quell' opera che forse in altri tempi non avria piu potuto pubblicare. « Voglio piuttosto che il mio nome passi affatto ignoto nella memoria degli uomini, se per acquistar fama debbo pormi al pe- ricolo di aggiuguere afflizioni all' afflitto capo della mia fede ». Tanto il bene attemperato animo suo abborriva da odio e da soperchieria ! L' ampiezza scientiflca nella quale V egrcgio Saleri condusse 1' elogio storico-critico del suo lodato, non cape nella brevita del commentario. Le opere del Tam- burini da gran tempo divulgatesi ci disimpegnano 187 d' altronde dal rlfeiirne per 1' appunto il tonte- nulo, scguendo "passo passo gli andamenti dello scritto del nosli'o Saleri^ ne e dello scopo acca- demico proferire nolizic o giudizj d'opere gla da gran tempo fatte con la stampa di pubblico dirltto. Pill miti virtu ricordo in altro elogio all'Ateneo r egregio prof, abate Pietro Zambelli : quelle uma- nissime die abbellano il vivei'c della famiglia, che laniio licti i uiaritaggi, bcnedetta la casa, com- piuta r educaziouc de' figli. Per compiacere ai de- siderj ed alia benevoglieiiza di nobilissiraa famiglia Veronese scrisse il nostro Collega 1' elogio che qui ricordiamo, della illustre dama: rapita, giovanis- sima ancora, a' suoi teneri figlioli cui ella andava crescendo ottimamente, agli amici, alia famiglia ed alia sua patria cli' ella onorava^ c lettolo dl- nanzi agli accolti parcnti, quasi a ricreazione di dolore ed a rinnovamento di domeslico lutto e di utile I'icordazione ai rimasti di tanta virtu, lo lesse anco neir Ateneo. Parvc che tutto lo scritto fosse attempcrato a que' toni minorl che il musico ar- tista dispone per movei*e a tcnerezza, e che tutto spirasse afTezioni dolcissime di famiglia, amiche be- nevoleuze, nobilissimi sensi. Si parlo dell'ingegno, della cultiira di cosi preziosa donna che tanto viu- ceva le condizioni del suo sesso^ della splendida cortesia verso gli amici , della carita verso i pove- i88 relli, e di quella indiistre materna tenerezza die la distlnse^ e tutto questo nel Core degli anni: quando le agiatezzcj 1' avA'enenza, la lode non di rado tra- viano il cuore e la mente. Da tutti si compianse al- r immatura morte della contessa Sarego degli Ali- glileri^ della quale parlando gia nel Sirmione, ci soccorrono que'versi che si riferiscono alle virtu Di colei che a' sottili intendlmcnti Amor for mav a 3 e diedc esser contenta A^ hennati desiri ed alte voglie, Di vera e grande poesia non s' ebbe in quest' an- no ( forse perche I'invernata secco gli allori ) che la nobilissima e studiatissima traduzione in verso di Giuseppe Nicolini, della tremenda tragedia: il Macbet. Non e al mondo chi senta 1' imperio del sublime, che non sappia anco pienamente di questa tragedia^ come anco e di alcuni il giudizio, che per la condizione della nostra civilta c per V istesso umano costume che ci diparte dalla barbarie, e che non permette che si sostengano cotali rappre- sentazioni, questa istessa tragedia tocca certe corde la cui oscillazioue i-abbrividisce spiacevolmente e dispera. Perocche 1' esecuzione di orribili misfatti esibiti circostanziatamente sulla sceua, e le spaven- tevoli contraddizioni della crudelta e del riraorso, diviso da qualunque sentore di utile ravvedimento c di possibile espiazione, esprimono dagli spetta- 189 tori lagiime afTatto sconsolate e comanJano un ri- brezzo nou appiacevolito da commiserazione. II no- stro Nicolini nel ricordare 1' argomento della tra- gedia, e parlando degli avvediracnti del poeta nello avervi intrecciato Ic strcgoncrie e le potenze sopran- naturali ed ineluttabili del destine, prende ragio- nevolmcntc a scolparlo con queste saggie conside- razioni. « E piaciulo al poeta nelF ordire il dise- gno del siio lavoro, d'accogliervi altresi la parte favolosa della leggenda ( da cui trasse qxiello che tocca le slreglie )^ anzi se 11c valse per modo che vi fondu sopra, senza manco tutto Fedificio dram- jnatico. II (jual partlto, del fare del maraviglioso il nodo principale delF azione, se, generalmente parlando, e cosa da Liasimarsi, in questo case spe- ziale la critica ne ha fatto lode all' autore come d' un concetto sublime ed artificioso. E veramente r assassinio d'un vecchio venerabile, d'un re d' in- dole dolcissima , trucidato nel sonno, in onta alia santa ospitalita, da un vassallo, da un suo con- giunto, da un suo beneficato: sarebbesi appena po- tato spiegare, o rendere sopportabile alia rappre- sentazione, senza farlo apparire come opera mac- chinata e condotta dalle potenze del male, e re- care air azione irresistibile del destino Y efTetto delle snaturate passioni delF uomo. Shakspcare fece delle streghe tante minlstre dell" inferno in un' impresa 190 ordinata al sagrlfizio dell' innocenza ed alia rovina dello stesso colpevole. E cosi venne a salvare in qualche modo 1' onore della spezie umana, e ri- dusse a' termini del terribile cio che altrlmenti sa- rebbe stato orribile ed insopportablle ». Pare che oltre a questo inteudimeuto, il poeta n'avesse un altro^ cio^ di piacere al monarca sotto il quale scriveva. Compose egli qiiesta tragedia nel regno di Giacomo I, principe cosi preso dalla supersti- zione de' tempi, clie avea composto tin trattato formale, impresso in Edimbm'go c vistampato in Londra, dopo che fu re d'Inghilterra: dei prestigi degli spiriti maligni, delle azioui segrete delle stre- ghe, de' loro riti, della maniera di scoprirle e di procedere giuridicamente alia loro punizione. Le opinioni del principe essendo accarezzate da quanti ambivano il suo favore, la dottrina della demono- logia fu cosi universale sotto lo scettro di Giaco- mo I, che lo stesso Parlamento si tenne obbligato di proibirne I'csercizio sotto pena di morte: come fece con una ordinazione, che non fu abolita che a tempi recentissimi, E cosa pero assai vei'isimile, che anco Shakspeare non volesse trascurar Y occa- sione di lusingare le inclinazioni del monarca , dac- ch^ si trovava aver per le mani materiali cosi op- portxmi^ tanto piu in quauto che consideriamo^ che con lo stesso intendimento egli sforza e con- '9» duce la storia, faccndo Banco, di cui Glacomo traea originc, innocente dell' uccisione di Duncano. 11 nostro Nicolini ( padrone com' ii d' ogni manlera di scrivei-c ) seppe condurre nello stile, uno svolgi- mento, una disinvoltura di verso, da competcre col suo terribile originale^ seppe dalla tragica graii- diloquenza stringersi al concettoso, disccndere alio scherzo brioso della comica, discorrerc i modi ple- bei, levarsi agli impeti della lirica: e tutto c so- praltutto afiatto natiiralmente. II biiono esito della sua bellissima e splendida traduzione, e il molto studio adoperatovi intorno , val mcglio di qualun- que nostro elogio^ e 1' Ateneo si aspetta da lui il volgarlzzamento de le piii belle produzioni dell'in- glese poeta. Tante vinte difflcolta per renderlo ita- liano senza detrarre alle sue sembianze, gli danno quella lode cui non sanno aspettarsi i tradutton di Shakspeare. E chi niai tra' forestieri riusci di far pienamente intendere ed assaporare in altra lingua la poesia del nostro Alighicri? Perocchc dan- nosi certi concetti, tali pensieri clie nascono belli e vestiti, e qualunquc abito lor si volesse porre indosso, ci saprebbe alcunche di prestato. Delia quali contraflazioni nou si accorgei'a certo il let- terato leggendo i vcrsi di Nicolini. Cosi egli segua la beil cominciata irapi'esa con dame il piu scelto deir inglese teatro. «9* In alcuni distlcl italiani intcse poscia il nostro V. Segretarlo Gaetano Fornasini di fame il ritratto di dodici nostri classlci italiani pocti e prosatori, considerati nelle loro opere principalis e lesse il Segretario la prima parte d' una sua novelletta, scritta sulP andare degli antichi romanzieri, e per modo di vantaggiarsi ne'modi nativi di nostra lin- gua. Quaado da qualcuno vogliasi risolutamente imparare per tempo e con profitto la lingua, gli h forza scartabcllare que'benedetti riovellieri^ e per farsi carne e sangue di quelle loro maniere pro- priamente italiane, torna bene al neofito che non nacque toscano, trovar fuori alcuni di quegli ar- gomenti da nulla, e descriverlo a quel modo degli antichi. Cos! ricordava il Segretario d'aver fatto: quando pienn il capo di letterc francesi e tutto preziosita oltramontana, presto formale giuramen- to nelle mani di due rispettabili e latinissimi suoi amici, di astenersi per tre anni almanco dal leg- gere, dallo scrivere c dal parlar francese. Fu al- lora che volse il repugnante animo a quelle dispe- rate letture, alFatto strane per lui: che furono in conto di penitenza e di contravveleno pel gallume dissiputore che con tanta avidita avea dapprima ingojato Jucundum cum aetus Jlorida ver ageret Multa satis lusit. 193 Ma fu piwc allora cKe parvegli sclagura affatto sin- golare per gli studiosi dl nostra lingua, dovendo mettere a repentaglio la pazienza, e cimentarsi sul serio ai non-nulla di que' libri, che non dicon al- tro che laiderze e belle parole ^ mentre presso 1' al- tre culte nazioni, gli scrittori di materie piu gravi fanno per lo piu. anco testo di bello scrivere. Auguro finalmente il Segretax-io con alcun verso il beneficio che 1' Imperatore e Re nostro impar- tiva ai veneziani, concedendo loro le franchigie del Porto-franco^ i quai versi per non essersi stampati che in ripulato gioruale, si recano qui a compi- mento di quel poco che in questo Commentario ci occorse dii-e de'lavori letterarj. // Porto-Jranco di Venezia. Ode. Un suon di viva, un fremere Lieto di cittadini, in pace accolti, D'Adria mi fere! O, muto Di si lunghi silenzj, animo mioj Sull' ali del desio Manda all' alma Vinegia un tuo saluto. Ond' e il tripudio e lo allegrar de' volti De' suoi gcntili? II santo Abbracciar degli amici, il plauso, il canto? i3 »94 Qual uom, qual Dio nelP Inclita Novella vita infuse, e all' esser primo Ne ricomposc i fati? Chi dal sonno la chiama in cli'ella giacque? Chiusa intorno dalF acque Dunque Vinegia a' suoi trionfi usati L' altero capo levera dalP imo ? Chi prostrata, chi inulta La pianse un tempo, or di sua vita esulta. Oj scritti della gloria Ne' fasti, anni suoi primi! O veneranda A'buonij a' rei temuta, Di virtu J di valor nodi'ice e madre: Di tue prove leggiadre A che misero stato or se' venuta ! . . . Questo, piangendo, lo stranier domauda: Che pur bella ti vede, Ma sol di vane ricordanze erede. E agli anni andati il memore Pensier ricorre. In suU'ionio flutto Segue i tonanti abetl Avversi al lampo dell' odrisia luna. La bellica fortuna Per 1' ampio sen dell' adriana Teti A vittoria li scorge^ e il danno e il lutto Infino a qui del greco Bisanzio ascolto che pugno gia teco. •9^ Fra le sporgenti Echinadi Per te, infrante, diguazza armi c bandiere II mar turbato, e rugge: Ch^ di sangue infedel tinge la spuma. E quel, cui nou consuma L' ira de' braudi , si da servo , o fugge Siccome iiebbia innauzi al sol leggiere. Di Grecia e d' Oriente Prona a' tuoi piedi ti obbedi'a la geute. E del la tua vittoria Altero premio fur le spoglie opimcj In cui non puote ancora La uemica vicenda e il tempo edace. Quiudi, rcgnando in pace 'Ve il sol si corca e Jii I'egni dell' aurora, Le tue prode avvisai-o Asia le prime ^ Eecando al tuo glocoudo Nido quante dovizie aduua il jnondo. Ma come dai terribili Gioghi delFEtua si sprigiona in mille Rivi r incendio , e i campi Arde, e stermiuio d' ogni parte tragge: Dalle cclticlic splagge, Delia folgore accesa ai tristi lampi, Usei la guerra alPitaliclic ville. Scosse i tronl e i poteuti, E ia gran delirio divampo Ic menti. 196 Te possente, te libera Figlia del senno e dl virtu maestra, In suo furor percosse L' atra procella che di Francia uscio. ' Qua! uom potea, qual Dio Serbarti allor, qual senno mai, qual destra, Scope infelice di congiunte posse? Gadesti, e n' assecura II tuo cader eh' opra mortal non dura. E me, cui torna il volgere Degli anni alle tue sedi un genio amico: Cui 1' ospizio cortese Rallegra e scalda nell' amore avito: Punge il deserto lito, Punge il silenzio delle vie, palese Ognor piu sempre, e del tinpudio antico La scarsa immago, e scemo II popol lieto, derelitto e stremo. Tace confuso il popolo Guardando immoto a le superbe moli Che ai principi togati Poneano 1' arti a torreggiar suU' onde. Tace il porto^ e la d' onde Selva natante di navigli armati Per r ampio mar secura apria suoi voli ( Quando a piu strauio lito Del lion paventoso era il ruggito ). 197 Per r onda soHtaria Vaga balzato il pescator^ la ripa Morde descrto il flutto Cui mille navi un giorno erano incarco. Lenta piu sempre, il varco Dell' onde occupa e il marz'ial ridutto Di nuda e steril sabbia immensa stipa: Per tanti legni infranti Formidabile e infame ai naviganti. Ma nell' amor di Cesare Sorge. Novello Enosigio possente, Apre le sirti, alletta A' lidi suoi, d' ogni dovizia gravi, Le peregrine navi. L' antica terra a liberta diletta Franclieggia, c fortunata esser consentej E a' nocchieri un tesoro D' altr' auree poma addita e un vello d' oro. L' ampio commercio in libera Terra condotto ^ d' ogni ben radiccj Ricrea la vita, e lieta D'arti la rende, e d' ogni mal ristora. Cos! si discolora E muor natura se rio ciel 1' assetaj Ma vigorcggia florida e felicc D' erbe e di fior, la dove Graz'ioso d' umor nembo le piovc. '98 Adriaca donna, il gemito Cessa, e le bende del dolor ti spoglia^ Ripon tua vesta allegra Come a' bei di che disposasti il mare. \otivo ergl un altare SuUe tue prode a Lui che ti rintegra, Ghe avvera e adempie ogni bennata voglia Da Cesare e 1' aita, Kegal Vinegia, die ti torna in vita. Poni r altar, 've I'Adria Libero ondeggia a le tue rive: il sacro Vi cingi ulivo intorno Misto al nobile allor, premio d' eroi; Per6 eh' io spero a' tuoi Lari tornar ( he sia tardi quel giorno ) Cbe un bell'inno, abbracciati al siraidacro Di Lui che ti redinie, Infino air Istro leverem sublime. 199 BELLE ARTI ARTI E MESTIERI Noi vediamo con maravlgliosa soddisfazione cre- scere gli studj e le prove dell' arti belle e delle meccaniche verso que' termini di perfezionamento, di cui la natura fece capaci colore che le trattano. E qucsta precipiia lode tocca per la maggior parte all'Atenco: come quello clie con ammonizioni, con lusinglie, con premj, col ricordare buoni esemplari cui volgersi 1' imitazione, seppe allettare i giovani artisti a queste nobilissime gare d' ingegno, a que- ste pnbbliche raostre di valore nelle annuali oc- correnti esposizioni. Le quali ( com' e di tutte le prime iimane istituzioni ) da piccioli principj veg- gonsi col procederc degli anni abbondare e farsi piu elette:^ e rendere un' immagine, comecch^ sia, delle piene c solenni die la Sovrana liberalita ce- lebra ogn' anno nclle capitali. Poca scintilla gran fiamrna scconda. Cosi anco la nuova cliiamata ai premj fattasi per la prima volta a'nonSocj, cre- scera ognor piu, come crebbe infatti quest' anno le gare in conto d' arti e mcstieri c d' agi'icoltiua^ onde piu serapve si avvcrino i motivi dell' istitu- 300 zione che dobbiamo ai nostri magglorl del patrio Ateneo , di cui pubblichiamo a ogn' anno gli inten- dimeuti e i lavori. Onde il benefizio che la patria operava torna pur sempre a suo gran vantaggio: al modo Istesso cbe le feconde e rlstoratrici acque che la terra providamente ci serba nel suo grembo e raccoglie, tra^gonsi pel e si spargono alia su- perficie a suo pro, alimentandolaj infiorandola, cresceudone i parti. II Socio attivo Gabricle Rottini tenne in quest' an- no il campo della pittura con quattro tavole a olio. 6'ebbero dal suo pennello tre ritratti dal vero: di donna, d'uomo e di ragazziua, e un gruppo gra- zioso di Giove, Vencre ed Amore. Tolse argomento a questa rappresentazione mi- tologica dal primo libro delF Eneide, la dove Vir- gilio conduce Venere a Giove per supplicarlo a fa- vore d'Enea e de'suoi Trojani, che sbattuti e salvi appena da la procella, sono usciti alle spiagge di Libia. Olli subridens hominum sator atque deorum, KultUy quo ccelum, tempestatesque serenat, Oscula libavit natce: deliinc taliafatur: Parce nietuy Oythcerea^ inanent immota tuorum Fata tibi. aoi Spose r artlsta il suo Glove in tutta la sua maesta, appiacevolita dalle blandizie della vincitrice Ve- nerea la quale avendo gla ricevutoil patemo bacio a sigillo della proraessa protczione a suo figlio, si ajuta coir arti sue proprie e con le persuasive lu- singlie de la bellezza, onde premunire 1' animo del padre contro le temute insidie della implacabile operosa Giunone. Amore istesso vi si adopera ed ajuta gli intendimenti della madre. Siede il To- nante ncll' aui'eo suo trono , con elamide di por- pora: una Candida e leggier tunica veste la dea e xmo animanto color celeste^ Amore v' h nudo e a'piedij 1' arco e il turcasso presso TAquila. DispostI a gruppi assistono in ombra gli dei, non senza contcsc e vario affetto siJla viltoria cbe ottenne Ciprigna. Molte parti del quadro parvero agli in- telligcnti condotte con gran maestria c bel garbo : il torso particolarmente del Giove. Se migliori per avventm-a si desiderassero le parti della Vcnere ignudc, vuolsi considerare, come I' artista non ab- bia potuto giovarsi de' vivi bellissimi modelli , stu- diando c copiando i quali gli antichi ottcnevano il vero c il perfetto: agevolezza e comodita che solo, senza scapito di costiuni, si ponno conseguire in quelle citta dove sieno accademie del nudo. Anco manco forsc il tempo all' artista ( che pur doveva c volea esporre la sua tavola ) per dar compimeuto 2oa atl alcune estremita^ gli accessorj d' altronde, e lo stile delle pieghe gli dan lode di buon gusto e di niorbidezza. La nobilta del concetto, la maestina e la scienza infine dell' arte si appalesano vittoi'iosamente nel ritratto di sua moglie: colto al nattu-ale e somi- gliantissimo \ se non che 1' amore istesso giovo 1' ar- tista. II riserbo matronale, la materna dolcezza, la eleganza rattemperata dalla giudiziosa elezione delle vestimenta, delle ornature, de' modi, racco- mandano e dicono gli elogi di questa dipintura, e di chi la creo. Proponendosi quasi difficilissimi partiti, per poter mostrare quanto poi vaglia a dar loi'O effetto lodevolissimo, il nostro Rottini, impose in capo alia sua donna un berretto di vel- luto nero, mi serpentello al collo ignudo di pelo cinereo^ un drappo ricamato, la veste con mani- che largbe, tenute pur esse da liste di velluto tur- chino scuro ^ un cordoncino d' oro le si aggi'uppa in sul dinanzi, con fermaglio gemmato. II cimento e confronto cosi vicino delle vive carni, del vel- luto, de'peli, della veste in ricamo, del metallo e delle gemme, fa fede di (juanto egli padroneggi r arte dello imitare. Nessuno si ardi trovar mende in quel ritratto, sc non alio stesso autore^ che disse alquanto duramente posta la capellatui'a; ma colpa che a suo dire con poco si torrebbe. ^ 203 Se iiel quadro di cui teste avem fatto parola si scorge la diligente sapicnza dell' arte, nella tavola in eui Rottini dipinse un egregio e valente suo amico e compagno di pittura ornamentale, si die a conoscere di tutta quella veloce immaginazione cd esecuzione di cui ^ capacc la bella eta di gio- vine pittorc. Ncl primo ritratto si scorge la pen- sata erudizionc pittorica, la elezione, 1' amore^ in fjuesto secondo splende 1' impronta del genio, la sicurezza del tocco improvisato, la verita presente dell' cfTetto. In manco di dieci ore condusse a fine questo ritratto, cui nessuno alzo gli occhi in fronte senza dire, chi e colui? chi possede tanta vtagui nel suo pennello? L' affigurato e dipinto nell'atto ch'cgli accoglie una buona ispirazione nell'arte sua, da porrc in carta e darle effetto ^ ed avendo colta questa attitudine a lumc di notte, I'artista la fa intcndere cosi chiara e palese da maravigliare. Gli sbattimenti arditissimi d^una luce infocata ed a.v-' tificiale sui lineamenti del volto c su tutta la per* sona reudono agli occhi tal novita da non potersi agcvolmcnte comprcndere. Una puttina feslantc di buono umore c di sa- lute, poco piu, poco manco dei cinqu' anni, ral- legro la quarta tavola del nostro Socio. Una faccia piena c rossa, non turbata di risen timcnti, di ma- Uncuorc:; spicca a londo sotto un bel cappellino di 204 pagUa, coronato di fiori, come I'anima de la beUa ragazzlna. Inanellati sono i biondi capegli, celeste 6 il drappo di seta che moUemente la veste, a frastagli, a merlature^ e tien fra mani un cane- strino d' argento , e dentrovi altri fiori. II ritrat- to somiglia perfettamente aU'origlnale, comunque r iiKjuietezza della tenera eta non paja promcttere tanto. Due altri quadretti dl minor mole si accompa- gnano da ultimo ai sopraddetti. Un ritratto somT- gliantissimo di giovin signore che indugia alquanto sotto un atrio di casa, mentre un servo tiene il cavallo imbrigliato e sellato che dee montare. L'in- dugio del cavaliere rende impaziente V inquieto corridorcj che colla zampa scalpita e move di terra un nugolo di polvere. Rimpetto all' atrio domestico si spiega lontano una veduta di Brescia. La ma- niera tutta insieme ricorda il pingere de'fiammin- ghi. Altro quadretto non finito rappresenta Giove che accarezza Amore^ quasi che con le blandizie voglia condurlo a fare alcun suo desiderio. n. La chiara riputazione pittorica del valentissimo Socio Luigi Basiletti, che puo dirsi fra noi capo- scuola del pingere paesaggi, mosse 1' altro nostro ao5 Socio attivo Girolamo Joli, Lenemeiuto custode del Museo hresciano , a porgere tre paesetti a olio. Altro nc venne tlal non Socio Faustino PernicI^ uno a trapunto dalla industre Adelaide Badini: operc tutte chc se non ponno pretendere a grande celebrita, mostrano tuttavia come la gara del far bene , e il sentore del bello nelP arti procedano innanzi a mano fra uoi. III. U altro Socio attivo Pletro Filipplnl ( al (juale presto presto vori'a Brescia confessare il proprio obbllgo d'averle procurata una calcografia litogra- fica ) si raccomando con ritratto di grandezza na- turale dal vcro^ di Lulgi Sampietri si lodo la Ma- donna dell' affezione, col bambino e S. Giovanni^ e il ritratto d' vm ecclesiastico, copiato a 0II05 come placque un' altra Madonna col bambino ed un Angelo che lo sostlene, diplnto sul legno da Faustino Manenti. IV. Ora dalla pittura rccandosi a parlarc del disegno a matlta ed acquerello, comincleremo da quello del Socio attivo Ingcgnere Giuseppe Gaudaglia^ di 206 cui s' b ammii'ato 1' antlco monumento del Santo Vescovo Apollonio della nostra Gattedrale, in rosso. Non e da dire come la grandiosita di quel mo- numento cristiano scrbasse tutta la sua dignita, coraunque ridotto a picciole dimensioni. Ogni sua parte, cosi d' architettura, che d' ornamento, la piu minuta die sia, si rileva con Lei garLo e pre- cisione nell' acuratissimo disegno; onde rinfresca sempre il desidei-io il nostro Gandaglia di veder condotta a fine 1' iucominciata irapresa, di darne disegnate le principali fabbi'iche e i monumenti clie adornano la nostra cltta e provincia. Un discgno a litogralia ricordo 1' operosa mae- stria del Socio d' onore Sergent-Marceau. Tratteg- gio in questa tavola la di lui moglie, cui dinanzi sorge il busto del di lei fratello generale Marceau, morto di feritc ^er la difesa della patria a la bat- taglia di Alt-Kirken nell' anno 1 796. Anco in que- sto lavoro, consecrato al domestico lutto ed a glo- riose mcmorie di famiglia, appare clae il nostro Socio non e scaduto per lo avanzare degli anni da quella riputazione clie nel trattarc le belle arti del disegno c dell'incisione si merito fra gli italiani. V. Templi, palagi, casini, amenita campestri, mo- numenti d' ogni spezicj proposti e descritti ora in 207 acqucrello or con lapis da' molti nostx'i glovani , fanno desiderare a que' tempi fortunati delle fate, la cui podesta a uii tocco di verga potea dare ef- fetto a si peregrine immaginazioni. Molti giovani allievi delle scuole dc' maestri Leopoldo Lavelli e Marc' Antonio Tagliaui, si distinsei'o iu qiiesta gara a chi seppe far meglio, Onorio Berluchi immagina un terapio magnifico da collocarvi i monunienti dell' immortale Canova ^ Giovanni Soncini ideo la facciata d' un pubblico palazzo, e un ridente ca- sino di campagna. Disegno in bel modo 11 Tempio di Teseo in Atene, Domenico Micheli , scolare da cinque mesi^ altro tempio Giacomo Assini, una foglia d'acanto Giacomo Fincelli, una testa d'aquila Domenico Corazzina, la basilica di Vicenza Gae- tano Soletti. Disegno un palazzo di campagna con grandiosi e vagbi scompartimenti Giovanni Cheru- bini, il ruscello di Sassonage Giambatista Gorno. Si figuro in matita, ora copiando, ora immagi- nando. La morte di Ugolino dlpinta da Benvenuti si ritrasse da Giuseppe Martinengo, e la donna genuflessa dlpinta da Andrea del Sai-to^ due Ma- donne, copiate dalF originale raffaellesco si disegna- rono da Filippo Dacomo e Giuseppe Guata^ dal glovine Faustino Joli finalmente e da Giambatista Bianchi, si ebbero df5cguati un cavallo, e un graij- dioso fabbricato. tl ao8 YI. Vennero pol In bella mostra i lavorl dl que'gio- vlnetti , cui il maestro Leopoldo Lavelli va crescen- do ai buonl studj del disegno nella sua scuola pri- vata ^ dei quali lo scorso anno si fece la deblta lode. GIrolamo Bonini di6 pi-ova de' suoi progre- dimenti nell' arte, col disegnare I'ornato a rilievo, sculto nella facciata di S. Maria dei Miracoli', nel rappresentare un mausoleo in prospettiva attoi'nia- to da' portici, non clie una fontana che sporge dal muro. Lodovico Ongaro tratteggio un rosone a fo- glie d' acanto, un pilastro del i5oo decorato da tralci di vite^ un cespo di foglie d' acanto disegno Adolfo Berenger, e un freglo pur del cinquecento con cimasa^ fu lodata 1' invenzione architettonica di Ci'istoforo Bonini d' un prospctto di collegio mi- lltare^ I'ornato pure del cinquecento di Lulgi Lo- randl, la prospettiva d' un portico clie mette a un giardino, di Giovanni Rovetta, non che la voluta con grottesco d' acanto di Lafranco Lafranchi. Chludei'emo or questi cenni sulle opera di dise- gno col parlare di due quadretti dell a valente glo- vine Amalia Biancardi, che non intermette anno accademico senza freglare le nostre esposizloni cot suoi lavori. Due in qaesto anno ne produsse: il / ?.09 rhlosti'O amalfitano, e la visla d' uii paesetto sviz- zero. Ritle quest' ultima di tutta quella salvatica amenita rhe rapiscc in quella terra dc'pastori^ ma ben altro artifizio c felice studio appare nella pri- ma rappresentazione. II quauro c rettangolare c rapprcseula uu eliiostro di frati, alia maniera go- tica dcgli ultimi tempi. La magica scena della prospettiva trae il suo punto di vista dal centro d' una delle arcate a scsto acuto, delle quali si compongono i quattro lati del paralellogramo del coi'tile. L' arcliivolto d'ogni areata e a tvipliee gi- ro, con bizzarro ornamento di merlature e d" iu- trccci^ le arcate sono sostenute da coloune accop- piate in scnso trasversale alia linea descritta dalla precinzione: i capitelli sono carattcristici dello stile de' mezzi tempi. Una processione funerale di frati esce dalP ultimo de' lati del cortilc c si avvia al cimitero per interrarvi uu compagno. L' esecu- zione n' appar condotta con grande cognizione della prospettica, per cui la dlsegnalrice ottenue pill o raeno degradazione di lume e masse d' om- bra con magico effetto^ la proporzione delle parti componenti T unita delF architettura, T armonia delle tinte, le maccliie, i lontani oggetti, gli spor- genli fanno fede di quell' amore con cui tratta la inatita. i4 aio VII. II giovinetto Tommaso Lantllnl fece fetle co'due suoi quadretlj di calligTafia, di bello scrivere;^ co- me Angela Viviani del sapcr tli ricamo: nel suo parafoco, e vaso di fiori, distinto a minute cort' terie. Due graziose miniature in avorio dell' egre- gio Pictro Vergine compiono quest! cenni sull' arte del disegno c della pittura^ bellissima delle quali fu lodata quella in cui ritrasse 1' immagine della sventurata Beatrice Cenci. Quanto ai lavori di plastica ottenne lode un modello di fontana di Dionigi Emanueli, non che il Genio che discopre le anticliita del giovinetto Giovanni Emanuelli, incoraggiato a procedere innanzi Y anno scorso con premio dell'Ateueo. Di scultura in marmo non s ebbe clie il busto del professore abate Pietro Tamburini, sculto dal celebratissimo G. B. Com- molli. La patria affezione ravviso in quel freddo j sasso le spiranti sembianze del valoroso bresciano, e la solita bravura de lo scalpello del milanese scultore. VIII. Ma con quali parole si farem noi a dire della f incisiono del nostro Socio d' onore, Pietro Ander- loni: rElIodoro? L' unico Kafl'adlo. alludeiulo al fatti de' suoi tempi, dipinse uou seuza il suo pcr- clie nel Vaticano Y av ventiira del profauo ministro di Scleuco, ricordata nel second o libro dc' Maca- Lei. Vcnuto il jnalaccorlo per dispogliare i tesori del teuipiu di Geiusalemuic, nel pontiOealo di Onia, e poste gia ie niani nel maltolto oro conse- cralo, Apparuit illi quiclain equus lerrlhileinhahens sessorem, optiniis opcriincntis aJornatus,- isqiic cum impetu Heliodoro priores calces disk : alii etiain ap- paruerunt durn juvcnes virtute decori^ optimi gloria , speciosique amictu , qui cirvutnsteterunt eum^ et ex ulraque parte Jlagcllahant, sine intcnnissione multis plagis veiherantes. Di quello clie vaglia il maravi- glioso dipinto di Raffaello, tutto il mondo se n'e chiarito^ onde (jiii non saria luogo chc di parlare deir incisionc fattasene dalF Anderloni. Ma questo appartienc piuttosto alle accademie insegnanti le belle arti , di quello che al patrio nostro Istituto : che non comprende questi nobilissimi stndj, se non per desiderio di segnalarne 1' estimazione a' noslri giovani, e muovere un' utile gara fra clii li coltiva. Onde a noi nou altro si permctte inlorno a questa produzione del nostro Socio che di riferir netto quauto dagli inlcljigcnli si disse. L'efletto del graii- de originale, chc oltre alio apparecchio dellc ar- chitcllurc c dcgJi arredi comprende (hi quarauta e 212 piu persone, risvJta tutto lutero ne' brevissimi li- miti della incisione. Lodevolissimo apparve il tono de' lumi; gli scuri ottimaraente a lor luogo con- servati. Le figure loutane e secondarie nell' azione incise con somma conoscenza, per modo die dalle mezze tinte traspare un lievissimo vapore, di cui si ajuta la lontananza. La franchezza con cui fu- rono assegnate ed incise tutte le teste principali si lenne per ammirabile, appai'endo una inusitata morbidezza nellc carnagioni^ cosi la vigoria delle figure poste al dinanzi, dimostro il perfetto e ra- rissimo conoscimeuto della prospettiva aerea, della quale era in pienissimo dominie Y unico Raffaello. Fu pure universale fra noi il giudizio, che i pan- neggiamenti, gli arredi sacri del tempio, 1' archi- tettura non potevano essere meglio incisi^ e che il nogtro Anderloni tratto il bulino con tal sicu- rezza e maestria da non temer rivali in questo suo lavoro. II patrio Atcneo che si compiace d' averlo tra' suoi Socj d' onore, come Brescia d' averlo per suo, propone quel parere sul lavoro dell' Anderloni che parve consentir pienaraente col giudizio del pubblico^ e che sicuramenle vorra essere confer- mato e consecrato da tutti coloro che sanno e che sentono nelle arti belle. 21 IX. II rinnovarsi che fa Brescia, come tlal piu al- meno molt' altre citta d' Italia, a state raigliore, esercita 1' animo e 1' iiigegno de' nostri architetti, e fra questi del celeb rato nostro Censore, prof- Rodolfo Vantini: le cui opere dentro c fuori della provincia gli hanno meritato iiu nome die non finira con lui. II rifacimento della Piazza Nuova, e lo sgomberarsi che la saviezza del Municipio ha decretato di tutte quelle maleolenti casacce che ne turpano lo spazzo: fatte per uso di macello, di vendite al minuto ed altro: porse occasione al nostro Censore di immaginare c proporre partita- mente in dodiei distinti disegni, un Mercato co- perto per mercantarvi i commestilnli. Nel porgere all'Ateneo questi disegni, condotti con tutta quella cura ed amore che e suo proprio, accompagnolli d' uno scritto pulitissimo, nel quale combattendo 1' opinionc di chi vorrebbe sgombra afiatto quella piazza pel solo piacere dell' occhio , viene a dire partitamcnte, come cio tornerebbe a danno del co- modo de' venditori e compratori, del Municipio cui saria tolto Temolumento d'affitti di locali cosj ne- cessarj e in luoghi della citta cosi preziosi, come faria danno auco alia euritmia. c pregiuflicherebbe 2l4 alia rogolarlta clella piazza, supponeudola rasa di abitazioni. Nell* ideato progranima dclF ediflzio da innalzarsi, scrvi a diversi obbliglii- die per rlsolti i problemi ch' eglj s' impose, onde persiiaderc col fatto r opinion propria cd agcvolarne II deslderato effetto. E prima, voile clic la fabbrica occupasse lo spazio ccntralo dell' area su cul reggonsi le brutte tettoje che si vogliono demoIii*e: lasciando intorno al fabbricato strade capaci del ricambio delle carreggiatnre, lungo alle quail si possa schie- rare una duplice fila di venditori, quando 1' af- fluenza non permetta di star tutti nell' area attualc del mercato. Secondo, clie tal fabbrica raccbluda da veuticinque a trenta botteglie per la Yendita d' oggetti pertinenti al niercato, perclie in esso si possa accomulai-e lutto cbe appartiene a cotal com- mercio. Terzo, cbe sla circondato da portici la di cui area to talc ecceda quclla dellc due file di por- ticali ch' ivi si trovano, ad oggetto di procacciare uno spazio bastevolc per esercitare al coperto un tal commcrcio nei giorni plovosi. Quarto, cbe coni- prcnda un picclolo ufficio centrale c decoi'oso per la raagistratura IMunlcipale cbe veglia 1' annona. Quinto, si adopero In raodo che la massa del fab- bricato dovesse avcre una maggiore elevazione di quclla cbe e necessaria alle convcnienti propor- xioai di portici, pcrclie non abljiasi a sminuli'e la 2l5 luce o la ventilazionc alio fahbrichc adjaccuti, ma che anzi nc migliori il prospetto c la condizione attuale. Scsto, clie il reddito ragionevole degll af- fitti che si posson trarrc da codesto cdifizio sla tale, che, fatte tutte le deduzloni, non solo pro- vegga a retribuii-e al comune V attuale ricavo, ma che il capitalc impiegato uella costruzione di esso edifizio produca uu frutto superiore al censo le- gale. SetlJmo, che 1' edifizio in quistione presenti inoltre un utilita pccuniaria cotanto palese, ed una tale suddivisione di propi'ieta da ammettere un concorso di azionisti^ i quali, nel caso che il mu- nicipio non istimasse disporre una parte de'suoi ca- pitali all' edificazionc della fabbrioa, presentassero al medesimo ragionevoli proferte, assumendone il carico a propria spesa, e conservandone P utile possesso per un numero d' anni. Ottavo, che final- mente la costruttura di questa fabbrica sia deco- rosa qual si conviene a un pubblico edifizio e soli- dissima, ed aggiunga abbellimento e decoro a que- sta porzione centrale e frequentatissima della no- stra citta. Stando a termini piu rigorosi di economia il nostro Censore si avviso di provare con lo scritto e con le dodici tavolc ottimamente disegnate, che il proposto edifizio risolve in sestesso col fatto i quesili, di cui aveva annunziata 1' iinportanza. Stu- 3l6 ra alia provvidenza Muiiicipale il decidere sulla convenienza del nuovo mercato proposto. Al cui principallssimo onore, nel conchludere la presente accademica relazione, noteremo con vera contentezza e patrlo orgoglio: essersi final- mente aperto per 1' ammlrazione ed isti'uzione in- sieme de'cittadiui e buoni estimator! dell' antico, il nostro Museo. Distinto in tre grandi aule, vi si h raccolto quanto di bronzi, di marmi figurati o scritti, s' ^ potuto trovare negli scavi e i-accogliere intorno per la citta e provincial la qual preziosa coUezione andera sempre crescendo con tutto quel jnolto ancora clie si potra disseppellire in questo suolo veramente romano. In fronte alia porta mag- giore dell' aula di mezzo, per cura del nostro G. Labus, sta scritto: '3 MONVMENTA . ANTIQVA . VRBIS . ET . AGRI L\ . AEDEM . VESPASIANI . AVG. . NOMINE . CONSPICVAM BVDERIBVS . EGESTIS . PARIETIBVS . RESTITVTIS TRANSLATA ORDO . POPVLVSQ . BRIXIANVS CVRAM . AGENTIBVS . SODALIBVS . ATHENyEI DECORI . PATRIAE . CONSTITVIT AN. M DCCC XXX. Cesabe Arici Segretnrio deW Atetteo. ai7 NECROLOGIA La chiara fraternita del Bresciano Ateneo, negli scorsi due ultim'annij planse la morte di cinqie egregi colleghi, scritti nella classe de'Socj d'onore, e che in qucsta onorata qualita nobilitarono il pa- trio Istituto col loro nome, coUe loro virtu, e piu spesso ancora coll' opera effettiva nelle scienze, nelle lettere e nell'arti, Aspettandosi che di alcuni fra ^esti si scriva un compiuto e degno elogio, non farerti qui die accennarne brevemente le virtiij le opere e la vita. E per primo T Ateneo ebbe a perdere un suo onorevole proteggitore cd ajutatore in S/ E.* il conte Giulio di Strassoldo, gia presidente dell'E.* Governo di Lombardia. Chiarissimo e valentlssimo in tutti i rami della civile amministrazione, salito per gradi alle piu eminenti cariche dello Stato, ottennc da ultimo dalla ben locata Sovrana confi- denza la prima raagistratura fra noi^ e per molti anni con rara perspicacia, con irapai-ziale giustizia e splendore di cortcsia, erasi guadagnato I'estima- rione e 1' affezione di tutti gli ordini dello Stato. Durcra lunga fra noi, e nel coi-po scientifico cui appartenne la ricordanza tli tante elette tjualita, condite e rallegrate da cosi rara cortesia e scel- tezza di modi. Perdette quindi 1' Ateneo nel rinomato matema- tico, Antonio Tadini da Romano, un valeute cul- tore della piu utile delle scienze: I'idraulica^ creata fm uoi e cresciuta innanzi a tanta altezza dal no- stro concittadiuo, Benedetto Gastelli. Nato il Ta- dini in Romano nel i']^^-, A'esti per tempo I'abito di sacerdote^ c venuto in Bergamo, diessi tutto alio studio delle matematiche: insegnandole poscia con pubblico profltto, unitamente al cliiarissimo suo collega ed amico, Lorenzo Masclieroni. Ma come s' e detto , la scienza dell' acque ottcnne dal nostro Socio il primato fra' suoi studj prediletti^ ne que- sta si potca meglio allargare per lui a piii securi e pill ampj confini, clie mcttendosi a lunglii viaggi, a molte sperienze , a veder 1' andamento e i feno- meni de' fiumi in diverse parti d' Europa. Ne molto ando che per diverse scritture scientifiche vennc acquistando ripulazione c celebrita; la quale invi- diollo per poco alia privata condizione di vita filo- sofica, traendolo ad essei-e ministro dell' Interne nella repubblica Cisalpina, ed Ispettore all'acque nel regno Italico. Ma le piibbliche incumbenze nol tolsero lungamente a' proprj studj , pe' quali era nato^ e condottosi, privato, nella sua terra di Ro- 21 9 mano, Jlc; fuorl nel i8i5 P opera iutitolata: Quo- tidiana Terrce conyersio devio corporwn casu de- monstrata; nella quale, detcrminando la deviazione de' gravi cadenti dall'atto, tolsc a confermare la verita del movimento diurno del nostro pianeta, c gli sperimeiiti fatti dal Guglielmini. Scritlo fra i Socj delFAtcneo nel 1816, non si lenne da fire- qucnti comunlcazioni scientifiche colFAteneo: man- dendo jNIemorie ed opere spettawti le matematiche discipline e piu particolarmente 1' idraulica. L' ope- ra sua clie tratta del Movimento e dclla Misura dell' aequo ( cui die forse origine la nota cjuistio- ne, uscita miseramente dai termini della cortesia^ insorta fra gli altri due nostri Socj , Vincenzo Bru- nacci e Giuseppe Avanzini ) parve tale agli intel- llgenti da meritargli uu seggio distintissimo fra i moderni scienziati. Egli intese in questa di vantag- giarc singolarmente 1' agricoltura no' paesi vicini, ordinando 1' irrigazionc c il governo de'fiumi. Al- tra opera finalmente s' e pubblicata dopo seguita la di lui morte: Karie cose alia scienza idraulica appartenenti : opera chc venne dedicata alia Con- gregazione Municipale di Bergamo, dall' abate Giu- seppe Bravo, chc nc possedeva il manuscritto. Altro Socio perdcttc I'Ateneo nel benemerito Xiuigi contc Tadini di Creraa: uomo che ricordera sempre le piu belle e fruttuose virtu dell' anirao, 220 ed al quale il forlunato paese di Lovere dee la ricca fondazione per I' insegnamento gratuito dei princlpi di belle arti. Voile il nostro buon Col- lega, ehe il luogo che ricoi'dava a lui incessante- . mente 1' inopinata ed immatura morte del caris- simo ed unico suo figlio, fosse consecrato al do- lore de'posteri, e decorato da un monumento del- r immortale Canova-, e che quell' unico genio del- r arte de' xnoderni presiedesse a quella scuola che esso istilui con tanto splendore di edificazione, e cosi ricchi provvedimenti. Di lui abbiamo un poe- ma eroi-comico suU'andare de'nostri poeti roman- zieri del ciuquecento: il Ricciardetto ammogliato^ non che parecchi inni cristiani, cui fece pori'e in musica da'riputati cotnpositori, perche pigliassero luogo fra il popolo a sconce canzoni. Segui anco la raorte d' altro egregio coltivatore delle sclenze naturali : dell' abate Francesco Cat- taneo, canonico di Edolo. Deve 1' Ateneo a questo benemerito gran parte delle sue raccolte di mine- rali e di fossili, e in particolare della Vallecanio- nica: che tutta scientificamente percorse e studio, scoprendovi nuove inlniei'c di galena, di piriti, di granate , di ferro , di raarmi pregiali. Indefesso stu- dioso del suolo del proprio paese, e pratico assai | nelle scienze naturali , non cesso fino all' ultimo dell' innoltrata eta sua, di ricordarsi all' Ateneo: 221 Taloi'oso e fortunate cooperatore d'ogni buono stu- dio. Le sue sperienze sulle spezie dell' api, lettesi in questo istesso anno dopo lui morto, fu 1' xdti- mo suo scritto. Un valente meccanico ci fu tolto ancora nel pro- fessore modonese Vincenzo Vigano^ il quale, dopo d'avere insegnato molti anni nel nosti'O Liceo la parte ornamentale del disegno, e presieduto alia pubblica manifattura delle nostre armi, nell'arse- nale militare, godeva da ultimo in operoso ritiro il frutto degli onorati servigi. Egli visse sempre distinto e lodato fra gli artisti bresciani, coltivan- do ogui bell' arte, e particolarmente la pittura: cosi a tempera, come a olio^ ma quello in cui piu valse, fu certamente nei diVersi ingegni della varia meccanica: dando effetto a molti stromenti della sua moltiplice officina, a macchine inservienti alia fisica, e all'ottica in particolare. Sorti dalla buona natura un genio invcntore, e somma attitudine nel riprodurre Ic opere altrui, appena viste^ e recan- dovi per avventura que' miglioramenti di cui difet- tavano, c di quanto egli adoperava, non fece mai arcauo a chicliessia^ ma liberalissimo del saper suo, desiderava che di tutti fosse il profitto. Duolci per fine di ricordare 1' altra gravissinia perdita del pio e dotto sacerdote, Girolamo Ba- gatta^ al quale, come Lovere al conte Tadini, cosi 222 (lee il suo paese di Desenzano il proprio lustro e vantaggio pel suo Collegio convitto ed Istituto filo- sofico. Nodrito d'ogni buona disciplina, nelle let- tere italiane e latine, si lodarouo molte sue com- posizioni in verso e in prosa, si nclFuno cbe nel- I'altro idioma^ nell'epigrafia latlna si merito prin- cipalmente distinto luogo^ e molte delle sue iscri- zioni I'icordano il sapore antico e la classica gva- vita di quelle uniche del Proposto JNIorcelli, suo maestro ed amico. La varia dottrina, 1' umanitij la cortesia, la religione fecero di quest' uomo un vero modello di cittadino benemerito della patria e della educazion pubblica: alia quale con gene- rosa profusione consccro i suoi giorni, le sue ciu'e, il suo ricco patrimonio. Egli fu il vero Sapiente benefattore. 32^ ATENEO DI BRESCIA AdcTt 29 Agosto i83o. A senso dell' art. XLIII clello Statuto, il Pre- sidente dell'Ateneo avendo fino dal giorno 26 an- dante convocata la Censura nella sala della pu]> blica esposizione , onde prendere in considerazione gli oggetti d'arti e mestieri posti alia concorrenza de' premj dai non Socj, ahitanti nella citta e pro- vincia Bresciana: la raduno nuovamente in questo giorno nelle sale dell'Ateneo pel diffinitivo giudizio. Gli oggetti che irapegnarono le discussioni e de- liberazioni della Censnra fua-ono i segnenti: I." Sirenion Monocordo: Ax Ella Locatelli di Brescia. 2.° Tornio, Cilindri ed altri pezzi lavorati col medesirao: di Gaetano ZapparcUa di Brescia. 3." Struniento di legno per la piu facile e mi- glior disposizione de' magliuoli nella piantagionc delle vigne: di Luigi Mazzoleni di Paderno. 224 4." Bagni pubblici recentemente introdotti in citta: dal Dottore Antonio Schivardi, 5.** Nuovo artifizio per alleggerire alle torri il peso delle campane: di Alessandro Scovolo di Brescia. 6.° Cinto da donna, lavorato a telajo con dise- gno a colori e oro, senza rovescio: di Faustino Lonati di Brescia. 7.° Turabottiglie: del fabbro-ferrajo Giambatista Rivola di Bi'escia. 8.° Tappeto alia Chinese e Sopraccoperta da let- to d' un sol pezzo: di Alessandi'O Bellandi fabbri- catore in Pralboino. Premesse tutte le plu accurate diligenze e discus- sioni, ed essendosi anco assunte all' occorrenza le informazioni de' concorrenti ed altri artisti, gli og- getti infrascritti vennero sottoposti alia votazione segreta, chc risulto come segue: Secondo Premio. A Gaetano Zapparella di Brescia — per utile introduzione d'un Tornio da lui costruttOj per gli usi principalmente delta orificeria. 225 Menzione Onorevole. Ad Alessandi'O Bellandi — per fabbricazioue di Sopraccoperta da letto di un solo pezzo. Fatto c cbiuso il prescntc proccsso verbale nel glorno suddetto. G. MONTI Presidente. ToMMAso D.r Alberti GlAMBATISTA AvV. PaGANI Giuseppe Avv. Saleri Alessandro Sala gucinto momi'jam RoDOLFO Vantoi Paolo D.r Gorno Censori Cesavc Arici Segretario X r 227 ATENEO DI BRESCIA Addl 28 uiprile 1 83 1. Dietro invito del Presi^iente, la Censura del- I'Ateneo si 6 oggi raccolta per 1' aggiudicazione de'premj annuali allu Memorie ed Opere proposte da' Socj al concorso de' pi'emj 1' anno accademi- co i83o. I Censori interveniiti o'tre il Presideutc, furoao i Signori Cavalier Antonio Sabatti V. PresiuentCj Liiigl Basiletti, JN'ob. Gaetano Maggi, Nob. Paolo Tosi, Tommaso D.r Alberti, Nob. Alessandi'O Sala, Gio. Batista Aw. Pagani, Lettesi qnindi le relazioni fattesi alia Censura sulle singole produzioni proposte al concorso, si apei'sero le discussioni sul loro merito: e venutosi qiilndi alia votazione scgretaj s' cbbe per risultato. PRIMI TREMJ. I ° Air Elogio storico del defunto Prof. Cav. Ah. Pietro Tamhurmi — deli' Aw. Giuseppe Saleri. 228 2." Alle Osservazioni chimicht pertinenti alia me- dicina legale _, ed Esperienze sul Camaleonte mine- rale — dei Signori Prof. Antonio Perego e Ste- fano Grancloni. 3.° All' Eliodoroj incislone — del Prof. Pieti'O Anderloni. SECONDO PREMIO CD ACCESSIT. Alia Traduzione poetica del Machet, Tragedia di Shakspeare — dell' Aw. Giuseppe Nicolini. ONOREVOLl MENZIONI. I .° All' Elogio della defunta contessa Annetta Schio Sarego Alighitri di Verona — del Prof. Ab. Pietro Zambelli. 2.° Alle Osservazioni sulla Pellagra — del D.r Francesco Girelli. 3.° Alle ulteriori osservazioni sull' Etiope — di Jacopo Attilio Cenedella di Lonato. 4-° Air Istoria di Colera Epidemica — del Dott. ' Paolo Gorno. , 22g Fu unanlmemcnte sospeso il giudlzio sulla Me- moria — Istruzione del sordo muto del Censore Giaclnto Mompiani^ dichiarandosi clie la Oensura la prendera in considerazione nella aggiudicazione de'premj dell' anno prossimo ventui-o, come parte integrante dcU' altra memoria lettasi in quest' anno: dcUa qual detcrminazione sara scritto eJ concor- rente. G. MONTI Presidente Sabatti Pagani D.r Albehti Maggi Sala Tosi Censori Cesare Arici Segretario I a3i Oltre a" diversi giornali letterarj e scientifici,cosi nazionali come Jbrestieri, cui UAteneo e associatOy esso tiene una raccolta sua propria di Ubriy la quale va ogni giorno crescendo per le numerose ojfertc del- r opere de' Socj e d'altre illustri persons. NeW anno accademico i83o vennero in dono le opere seguenti.' Amati Carlo di Milano, socio d'onore. Dell'archi- tettura di Vitruvio Pollione. Anderloni Prof. PietrOj socio d'onore. Eliodoro. Incisione. Bellani Prof. Can. di Monza, socio d'onore. Rifles- sioni sul freddo notabile dell' anno i83o. Bertoni Camillo di Faenaa. II Pianto Paterno. Versi. Bravi Giuseppe di Bergamo. Teorica e pratica dei prohahili. Brcnelli D.r Alberto di Verona. Osservazloni me- diche. Cantu' Prof. Cesare. Storia di Como. Ceresa D.r di Vienna. Sulla febbre d' America. Me- moria in francese. Dandolo Tullio, socio d'onore, Lettere su Firenze, Roma, Napoli, Venezia e la Svizzcra. Del Segretario deWAteneo. Opcre minori di Fran- cesco Pelrarca, tradotte in versi da scritlori viventi. — Atti della dlsti'ibuzlone cle' prem) d' indu- stria fattasi in Venezia. Vol. ^° De-Pagave Cav. Gaxidenzio I. R. Delegate , socio d'onore. Delle strade di Intelvio g di Spluga in Valtellina. -~ Discipline normali per la conservazione delle strade. De-Rossetti D.r Domenico di Trieste. Ragguaglio universale de' pesi. FoRNAsiNi Gaetano V. Scgrctario dell'Ateneo. Elo- gio di Pietro Becceni, incisore. Francinetti D.r Girolamo di Brescia. Della Salsa- pariglia. Gabinetto della Minerva di Trieste. Del Cholera- Morbus. Memoria. Gautieri Giuseppe , Ispettore de' boschi in Milano. Dei vantaggi e danni delle capre in confronto delle pecore. DelF Influenza de' boschi. Gazzola Commendatoi'e Giambatista di Verona. Elogio del D.r Matteo Barbiei'i. Gera D.r Agostino di Conegliauo. Della fecondita delle piante, Larber Giovanni di Bassano. Avvelenamento dei funglii. Malagarne Prof. Claro Giuseppe , socio d' onore. Traduzione del Blumenbakj con annotazioni. 233 Marianini Prof. Stefano di Venezia, socio d'onore. Alcuui fenomeni fisiologici della Elettrlcita. MoRETTi Prof, di Pavia. Erbarj del padre Bocone conservati nell'I. R. Biblioteca di Vienna. Naccari Prof. FoRTUNATO di Chioggia. Flora Vencta. NicOLiNi Prof. Giuseppe, socio attivo. Traduzione poetica del Macbet di Shakspcare. Piazza Antonio di Brescia. Traduzione della Storia della letteratura alemanna di Loeve-Weimars. Pezzana D.r Bibliotecario in Parma, socio d'onore. Edizioni volgari del Secolo XV. Ragazzoni D.r Rocco di Torino. Malattia del Riso. — Analisi dell'acque Termali di Graveggia. Combustibili fossili del Piemonte. Rcpertorio Torinese. Fascicoli dal 29 al 35. Rangoni Marchese Luigi di Modena, Presidente della Societa Italiana, e socio d' onore. Delle fun- zioni algebriche frazionaric. Recciii Coute Gaetano di FeiTara. Dei pozzi rao- donesi. RivA D.r Giuseppe di Verona. Panegirico del Cav. Ippolito Pindemonte. RosNATi B. G. Considerazioni medico-filosofiche sulla conscrvazionc e prosperita fisica. Sergent-IVIarceau, socio d' onore. Illustrazione del Duomo di Milano. Lltografia monumenlalc. 334 ScHizzi Conte Folchino di Cremona, socio d'onore. Alia Carita. Inno. — Delle sostanze nutritive contenute nelle ossa. Societa' di Trieste. Arclieografo Triestino. Vol. i. o 8*^ Vbgezzi Giovenale Pietro di Torino. Notizie in- torno al poeta portoghese Manuele Barbosa, e Saggi delle sue poesie. Cento osservazioni sul Dizionario Etimo- logico delle voci dantesche di Quiinco Viviani. Vekanzio Girolamo di Porto-Gruaro. Prosatori del secolo XVII. Zendrini Prof. Giammaria di Pavia, socio d'onore. Traduzione della Filosofia Zoologica di Fleming. i35 INDICE Discorso Inaugurale del Nob. Sig. Girolatno Monti, Presidents Pag. ni Discorso dello stesso, per la sua conferma a Presidcnte ?? xv Discorso dello stesso, letto nella pubblica Sessione ?» xxi Belazionc accademica del Segretario . . >» 3 SCIENZE Sulla Istruzlonc d'un. sordo-muto. Relazlone del Nob. Giacinto Mompianiy Ctfisore » 9 Dell'umana educazione. Memoria del Prof. Ab. Antonio Fontana, Direttore dell' I. H. LiceOg socio attivo jj ai Del linguaggio filosofica d' Italia. Memoria del Prof. Gaspare Brugnatelli, socio attivo 3? 29 Considerazioni sul linguaggio lilosofico. Me- moria dell' Avv.° Giambatista Pagani, Ccnsore » Sj Delia piaritagione dclle viti. Memoria dello stesso ?> 42 a36 Delia potalura del gelso. Memoiia delV Ab. Bernardino Rodolfij socio d' onore . '» 5i Slufa per ispegnere le crisalidi del baco da seta, e suo cUindro asciugatore. Memoria del D.r Agostino Gera di Conegliano » 53 Sul carbone del frumento. Memoria del Prof. Giuseppe Bendiscioliy socio d"" onore . y> 56 Delle Apl. Memoria del Can. Francesco Cat- taneo di Edolo, socio d' onore . . ?> 60 Repertorio di Agricoltura praticg. ed eco- nomia, del D.r Rocco Ragazzoniy Prof, nella Reale Accademia di Torino. Rela- zione fatta da Giambatista Ragazzoni, socio attivo » 64 Dell' Ottarda Maggioi'c, mascliio e femmina. Memoria dello stesso 55 68 Entomologia della Provincia Bresciana. Me- moria dello stesso » 71 Del verme delle muraglie. Memoria di Ber- nardino Angeliniy Veronese ....}■> y^ OsservazionI chimiche pertinenti alia medi- cina legale. Memoria del Prof. Antonio Perego e Stefano Grandonij socj attivi » 74 Analisi della Scrofolai'ia nodosa. Memoria di Stefano Grandoni suddetto . . . 3> 82 Olio verde della noce vomica. Memoria dello stesso >) 84 a37 Esperienze ulteriori sull'Etiope Marziale, e della tiepurazione del miele coll' iufuso di galla. Memoria di Jacopo Attilio Ce- nedella di Lonato^ socio d' onore . . y> 86 Notlzle sul Montenegro. Memoria del ProJ. D.r Guglielmo MetiiSj 1. R. Medico Pro- vinciale, socio d' onore "90 Statistica della Valtellina. Memoria del D.r Giuseppe BergamaschijI. R. Medico Pro- vinciate di Sondrioy socio d' onore . « 98 Sulla febbre d' America. Memoria del D.r Francesco Girelliy socio d' onore . . 55 io4 Dell' estirpazione dell' utero del Cbiriirgo Giambatista Bellini. Memoria del D.r Pietro Savoldij socio d' onore . . . "109 Epidemia di colera. Memoria del Nob. Dott. Paolo GornOj, Censore . . . . j? 1 1 a Osservazioni medico-pratichc sulla pellagra. Memoria del D.r Francesco Girelliy socio d' onore » 1 1 5 Sul freddo dei temporali. Memoria del Nob. D.r Paolo GornOy Censore . . . » 1 24 Sui pozzi artesiani. Memoria del Cav. Anto- nio Sabatdj f^. Presidente deWAteneo » i^i Sulla decomposiziorie c trasformazione delle funzioni algcbricbc fi'azionarie, del Mar- ' cliesc Lnigi Rangoui di Modcna, Presi- 238 denie delta Societa Italiana. Memoria del Prof. Alberto Gahba^ socio d'onore ?» i5o LETTERE Deir Archcografo Triestino. Relazione del Se- gretario , . , » i6i Notizie Storico-Critlche intorno alia vita ed alle opere del Prof. Ab. Cav. Pieti'O Tam- burini deW Aw ! Giuseppe Scileri, Censore » 1 74 Elogio della Contessa Annetta Schio Sarego dcgli Aligliieri di Verona. Del Prof. Nob. Ab. Pietro Zambelliy socio d'onore . 55 187 Macbet. Tragedia. Traduzlone iu versi dal- Finglese del Prof Giuseppe Nicolini » 188 Dodici I'itratti in distici italiani di Gaetano Fornasini, V. Segretai'io . . . . "19^ Novella piacevolc del Segretario . . . » ivi II Porto-franco di Venezia. Ode dello slesso » ig'5 BELLE ARTI, ARTI E MESTIERI Giove, Vencre ed Amore — Ritratto d'uomo — Ritratto di donna — Ritratto di Ra- gazziua. Quadri ad olio di Gabriele Rot- tiniy socio attivo 55 200 Tre paesaggi. Quadri ad olio di Girolamo Jolij Custode del patrio Museo, socio att. j? 204 239 RItratto dal vero. Quadro ad olio di Pietro Filippiniy socio attivo j) 2o5 La Madonna dell' afFezionc col Bambino e san Giovanni. Quadro ad olio di Luigi Sam- pietri » ivi Ritratto d'lm ecclesiastlco. Copia ad olio del medesimo ?> ivi Madonna col Bambino e un Angelo cJte lo sosliene. Quadro ad olio dipinto sullegno da Faustina Manenti .' « ivi Monumento del santo vescovo Apollonio nel- la nosti-a nuova Gattedrale. Disegno in rosso dell'lngegjiere Giuseppe GandagUuf socio d'onore » ivi Ritratto di donna inciso a litografia da Ser- gent-Marceau, socio d' onore ...>■> 206 Templij palagi, casini, amcnila campestri, monumenti d'ogni specie, proposti e de- scritti ora in acquerello ed ora in lapis da molti de' iiostri alunni dell' Imp. R. Scuola » ivi Saggi della Scuola privata di Disegno del M." Lcopoldo Lavelli « 208 II Chiostro amalfitano, e Paesetto tratto da una veduta della Svizzera. Quadri a ma- tila di Amalia Biancardi . ...» ivi Saggi di calligrafia, dl ricamoj di miniatura, in avorio, di plastica, e di scultiira in marmo 55 210 Eliodoro. lucisione di Pietro Anderloni, so- cio d' ojiore » ivi Disegno di m\ Mercato coperto per vendita di commestihili, con ceuni relativi del Prof. Rodolfo Vantiniy Censore . . ?> 2i3 Couclusione del Segretario ♦» 216 Necrologia dello stesso ..-...•'' 217 Premj ai non Socj » 223 Premj ai Socj » 227 Catalogo di opere venule in done . . t aSi Storia al Giardino Botanico di Brescia [PERATUlJi I ST A TO r»FT. riFLO | S 08SERVAZI0NI METEOROLOGICHE faltc e compilate a merito c diligenza del Sig. Antonio Perego Professoic di Fisica e Storia Nalurale nelP I. R. Liceo nell' anno i83o al Giaidino Botanico di Brescia elevato sopra il livello del mare melri i49ito (a). :S;^®RKi»e3iK9;05«ffiRic«;ife«esrsr',C5R«K,tfaftK;^«R«s*eaa«*a^«ftirs#i*sft«s««*aft*3«««*s«««a«s«*s««R*a«««fift*s*s«««*a#s*M»^ S^4C*i«»*wi^««^5,:K^^aKr<,^»w»^^a(s?a.5i»3:!*^^f-'»*^»^^-^*'»^ DS-HSaSHSHSHSS SHSTESaSSSSSHSHD mi Ji u J] u n u Ji u Ji u Ji u JI u JI TJ JI U JI TJ JI M JI U JI U I\ M S] ■u JI U Jl Jl IJ Jl U Jl PJ I's.'iX « ^ '3. 5z J2r\ .i*"^ ;x if in*i ms^mmmsmmmm COMME>TARI DELL'ATENEO DI BRESCIA PER L'ANNO ACCADEMICO M. DCCC. XXXI. m i *cy i lis?; S5^ rear- ^ f3^ v25r>' j>r^ ?SilS®?SSiiSilPPS rii u n lii ru IT nJ IT n u n u a u n U' 1 J I J I J u Jl I I m J I. J I f I r } } } R J 1 n25E5H5S5H5H5H5 SSESaSHSHSHHD COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA PER L ANNO ACCADEMICO M.DCCC.XXXI. IK BRESCIA PER NICOLO BETTONI E COMP. M.DCCC.XXXH. D I S C O R S O DEL PRESIDENTE LETTO NELLA RIAPERTURA DELL'ATENEO ADDl 2 CBKI«i.JO 1 83 1. E mai torno sfagione ben auguiata del S riaprirsi quest' aula a'nostri consessi, una certaraente debb'esserc questa, Accademici egregi! che io tengo assai proraettente e nobile caparra de'futuri esercizj la singo- lare energia, il sommo valore da voi spie- gato ne' cimenti delF anno precesso', nel quale lante produzioni si ottennero, e di tanta sceltezza da far increscere a' Censor! di non avere maggior copia e larghezza di prem] a disporre. Ne debbo tacere che, di mezzo a si fer- vente lavoro geniale e spontaneo de'Socj, la Censura nostra sempre vigile e intenta a migliorare la condizionc deU'Atenco, cd a promuovere la pubblica utilita, quella in IV ispeclc clella citta c provlncfa bresciana, die opera a savisslmc riformc del nostro Statute j Ic quali dal corpo accademico esa- minate in libera e serie discu^sioni, ebbero da esso approvaziono e pieao plauso. Im- pero vi dico, o Signori, clie in brevi glorni saia stampato e diffuse a cadaun Socio lo Slatulo cosi riformato: e che altresi fu reso a maggior lucidita di significato e nettezza di dizione, e piu ordinatanieate distribuito ne' suoi paragrafi, per T opera di tre Ceu- sori a taT uopo pregati dalla Presidenza, cioe de' dotti e beuemeiiti avvocato Giu- seppe Saleri, professore Antonio Perego, e dottor GiambaLtista Pagani; i quali ebbero eziaudio cura gelosa fino alio scrupolo di serbare inlegro Tinteudimento, il dettato deir originate de' paragrafi stessi, doven- dosi religiosamente osservare le sanzioni deir Ateneo. Ma qual crudeio necessita rai stringe tratto tratto, o Signori, a parlarvi di fu- nestissimi casi! Or sono due anni appena che qui laraentai Tacerbissima morte del- V r illiistre Segrctario a])atc Biancbi; e tutti eravamo omai confortali a ragione c risto- lati di tal perdita, perocclie vennc sosti- tuito al suo ufficio, e si lodevolmcntc ed accuratamente lo cserclta , quel nobilissirao jngegno del professore Aiici . . . Ma coco prestlssima sorvenire niiova calamita, la raortc deU'onorevole suo Assistente, di uno de'piu anziani e zelanli accadcmici, di Gae- tauo Fornasini! Colpito il diecisette doll'or caduto diceinbre d' apoplesia iulmiuante, siccome lo sgraziato Biancbi, vissc quattro di muto e privo di sensi; ed in sul quinto cesso d' anni scssanta, lasciando orfani de- relitti trc figli ottimi, sua cura massima araorosissima, nudi, manchi di tutto, fuor- che del doloie, e degli occhi per sempre piangcre il dolcissiino , il poverissimo padre che qui in terra uon vedranno mai piii. Con tutto Tanimo, o Signori, direi come possa il suo encomio in segno della tanta afiezioue che io aveagli , e a breve relri- buzionc di quel suo tanto e cieco compa- timcnto vcr me che dimostravami a tulle ^ VI prove; e pel santo debito di ricordare coa patiia e social gratitudine i di lui lunghi utili servig] prestati a questa Fondazione, pella quale era in esso caldo T amore e somma la venerazione, e indefesse aveasi le cure anco nelle minutissirae cose, poten- dosi dire sicuramente ch'era per lui il vieto adagio, festina lente. Che Toperare con- linuo, sebbene con flemma, ma senza noia e maggior rilento, ma dico continuo, e somma lode e prudenza; e in fin di vita Tuomo ha fatto molto perocche facea sem- pre, e quanto ei poteva. E ve lo direi di cortesi e civili raaniere, e corapagnevole, e bastevolmente addottri- nato, siccome il provano le varie sue ope- rette; e tanto stimabile piii, in quanto che tutto ei doveva al solo suo buon proposi- lo, ed alle sue oneste inclinazioni, se visse colto e educato; mentre gli umili suoi na- tali e le cure de' suoi maggiori nulla cer- tamente potevano procacciargli di tutto questo. S' umigli una volta e vergogni a si fatti paragoni cd esempj chi nacque for- VII tuna to, e cui non mancarono buoni avvia- menti, c buone scuole, e avvisi e specchi luminosi domcstici*, e nullamanco vive vita oziosa, o dlssipata, o scioccamente in su- p perbia, e per tutte ragioni spregevole! E ve lo clirei vero concittadino, e raode- rato e savio nclle varie condizioni politi- che, e in tutte le vicende degli andati mal- agevoli tempi; e marito c padre ottimo, cd uoni costumato ed osservantissimo della santa religione in cui nacque, nelle cui braccia morendosi i'u bencdetto e raccolto. Ma a quest' ufficio di carita fVatellevole e m- di patria vena adcmpiuto dal chiarissimo * nostro Scgretario, il quale nella prossima adunauza vi Icggera ben degnamente, e come e da Jui, lo storico elogio di Gaetano Fornasini. Intanto, o Signori, io non posso a meno, anzi amo c devo cccitarvi a segnare un atto che provi la vostra riverenza alia di lui memoria, la vostra conoscenza a' suoi lunglii e distinli scrvigj neirAteneo, la giu- sluinente acclaraala vostra geuerosita. Otta- VIII vio Fornasini suo primogenito e ben amato figlluolo a voi si presenta supplichevole, perche vl deguiate metterlo nelP impiego del padre. In quanlo da me dipenda io non mi sto dubbioso nel proferire il mio voto : cioe che essendo egli certamente giovane colto c onestissimo e sludiosissimo, e cosi pure bisognoso all'eslremo di soccorrimenti per viversi co' suoi frateHi, e per debito risguardo inoltre alia benemerenza paterna, sia egli 1' eletto ad Assistente del bresciano Ateneo; e vado sicuro pur anco che tor- uera utilissima alio spaccio de*" molti e mi- nuti impegni della Segreteria la da me co- nosciula diligenza di queslo bravo e buon figliuolo. Pensatevi dunque vi prego, o Si- gnori, dappoiche confido che nella prossi- ma adunanza col voto unanime della Cen- sura sarS ii di lui norae sommesso alia liberissima, ma insieme umanissima deli- berazione segreta del Corpo accademico. Ma, oh Dio ! che altra perdita dolorosissi- ma io debbo significarvi, colleghi ornatis- simi: la morte di quell' uomo eccellentc di IX cuorc c dl spirito, di quel fiore dl gen- tilczza c d' ingcgno, di quel medico illu- strc, provetto di seuno e giovanc d'anni, di Stefano Giacomazzi, carissimo nostro concittadino e Socio d'onorc. Da parecchi anni condotto per lunga serie di patiraenti morali e fisici da grave indomabil malore, rhe rodevagli e liducevagli il piu nobile de' visccri in tabe, ei cesso pochi di soao fra gli amplessi e nella disperazionc di sposa dolcissima, c di tic figliiiolette, e il non consapevole pianto di una quarta bara- bina laltante, e infelicissime tuttc — Heu moestiis omni tempore vixeris ! — Diio di lui questo soltanto che il cele- berrimo panncnse medico Tomasini, il cui nome infiora eziandio T albo del bresciano Istituto, si leco espressamente nell'ultirao agosto a queste parti per visitare il predi- letto suo alunno*, e che disse a me in tale occasione di ossequiarlo, essere vera sfor- tuna per Brescia non solo, ma per Italia la lunga malatlia, e 1' acerba vicina morte dclP uoui soavissimo, del valente dottor X Glacomazzi. Ma per debltamente encomiar- lo in quel che piu giova, e lo fa stimabile ai dotti della sua disciplina e nelle sue pro- duzioni, io certamente non valgo: pero mi . conforta e sia manifesto a voi tutti che fra non molto un nostro Accademico di bella mente e dottrina, distlnto amico e collega deir illustre defunto, riferira da questo luogo le meritate sue lodi *. Intanto siaci venerata e cara e santa la memoria del- r uomo benefico, di uno fra i piu degni e probi e utilissimi nostri consocj. Ma nella considerazione di perdite si do- lorose e immature facciam senno, o Signori; e in noi stessi riducendoci, e meditando a' precipui doveri in verso noi , e verso r umana famiglia , ed eziandio reverenti di * Alessandro Bargnani or medico altuale in questo civico Spedal femminile. Ma con suo c nostro increscimento ei lascio scorrerc tutto T anno accademico i83i senza dire codesto elo- gio : confidiamo pero che adempia a si nobile e pietoso ofBcio ( toltosi egli subitamente ad assurarre con esemplare sponta- neita ) almeno nel corrente anno i832. Intanto ne fu belFelo- gista il chiarissimo Segretario che sollecito soccorse a quest''uopo, e in tempo opportuno. XI qucsto Istltuto cui ci glorlamo di apparte- oere, aimiamci di sempre migllor propo- sito nel dar mente e mano a cose ulili e buone e continue : imperocche V uorao ha molto ad imparare, e poco a vivere*, ed ei non vive se non sa. Come poi a tutti non e date d' imraaginare e di fare egual- mente; per questo dai molti si ammirino, direi anco con nobile invidia, i principal! e pill fortunati ingegni; ma fcrma e sacra tengasi da ognuno la sentenza di Paolo Erailio: che uomo d"" ingegno mediocre, il quale intenda a studiare vale e fa piii d'uom sublime, che assai presuma e non mediti *. E Seneca soggiungerebbe : cre- der egli che molti avrebbono raggiunta la sapleuza, se gia stati non fossero sciocca- mente boriosi di possederla **. Maestra del retto vivere e di ben dis- porre ogni cosa e la prudenza : chi la tien sempre a consigliera e guida vive stimato, virtuoso, felice. Questa lo stimola all'ope- • Lib. 23. *• De tranquUL animce. XII rare indefesso, a porgere orecchlo a color che pill sanno, a prender da essi e voce c norma; e lo conduce nella convlvenza e nel commercio del dotti. Quanto sieno per- cio vantagglose a se stessi, ed al comune degli uomini le fondazioni accademiche vol lo sapete. Per me ( quando fra noi e di noi vogliasi ragionare ) ingenuamente di- chiaro: che se alcun poco io avessi appre- so, io lo debbo alia buona fortuna di es- sere neironoratissimo vostro consorzio; e se pochissimo pur troppo e il raio sapere, tutta mia ne e anco la colpa. No, Signori, nou e diminuzioue di gran- dezza, ne segno di inabilita o debolezza il prender consiglio: diciamo anzi meritar lode, e doversi stimare assennato colui che dubita di se mcdesimo, e di opportuni e maturati avvisi richiedc cziandio chi forse men vale di lui. E giovi il nostro argo- mento e per ultimo il sicuro opinare del gravissimo Tullio: essere quegli uom sa- pientissimo che sa tutto quanto abbisogna; ma a lui prossimameute vien dietro chi ai XIII buoni pcnsamcnti, cd a'fclici trovati altrui si modclla *. Ma a quaT iio})0 lo mi dllungo In que- sta sevcrita di sentenzo e di aramonimenti, in parlando a consesso di dotli tanto aiito- levole, c si coiisigllalo e prudente! Per- donale, o Signorl, al mio buon desiderio c al retto fine cui mirano Ic inie parole: tardi m'avveggo, peio sou lleto, che cosi dicendo io feci V elogio di tutti e cadauno di voi. Comincino adunque, che piu non vi soffermo, i nobilissimi vostri esercizj: su via colleghi egregi, campioni elettl! il campo e aperto, in sella agli impazienti destrieri, concte generosaraente raringo. lo, vostra semplicissima guida, o qual ine- , glio vi aggrada , io vi preccdo o vi seguo. GiROLAWo Monti. Sapientissimum esse cui quid opus sit, ipsi ueniat in nten- tem; proxime accedere ilium tjui alterius bene invcntis obtein- perct. Cic. pro Chiciit. xr DISCORSO DEL PRESIDENTE LETTO NELLA SESSIONE PUBBLICA DELL'ATENEO ADDI 20 ACOSTO 1 83 1. vJade oraai T ottava tornata di questa ce- rimonia festiva alle arti belle, all'industria ed alle scienze patrie, dacche noi per la benevoglicnza e umanita de'dotti coUeghi clie ora ci accerchiano siam fatti degni di parlare a Voi da questo luogo, onorandis- simo Diocesano , Magistrati specchiatissimi , fioritissima udienza. E voile pur sempre la nostra buona fortuna, per la non manche- vole attivita e valentia de' Bresciani, chc ncllo invltarvi o a coasiderare le nuove cose che stanno a decorare questa grande Aula, o ad udire per la forbita relazione del chiarissimo Segretario i cenni degli atti accademici, non mai fossimo vergognati c paurosi, si bene giustaraenlc lleti, e del XVI merito altrui, ma nostralc, acquietati e si- curl. Coteste piante che o crescono rigo- gliose e feconde, o che gia cresciute danno frutte saporose e nutritive, rlcevono vita e aliraento da bene indiiitte patrie istitu- zioni; patrocinio e custodia sollecita dalle provinciali e civiche raaglstrature, cui nulla manca eziaudio in questo da satisfare al debito di lor ministcro. Narrano le antlche storie dell' egiziano re Amasi avere statuito, die i popoli di sue province riferissergli i portamenti de' go- vernanti loro; e che dalla verita appurata di cotali riferte ne venisse a questi premio o castigo severo. Non entreremo noi tam- ' poco nella difficil disamina del parti to preso da quel re di data si vecchia; imperocche a taluni di affinata politica potrebbe per avveutura sembrare rigldo troppo e arri- 1 schiato;. altri d' anirao vceraente e gagliar- do vi plaudirebbe forse di troppo : e ne ! manco ci e noto se a quei di lontanissimi, e in quel sapientissirao Egitto dominasse tanta lilosofia c raglon pubblica siccome ai XVH (11 nostii. Entriamo pcro facilmentc nelic scguenti sentenzc: che nessun vcro prii- dcritc s' ingegna a tiitt' uomo di placcic iudislintamcnte a tutti quanli, pella giusta lemenza di spiacere a'migliori: F accorto spagnuolo Graziano ci amiiionisce, die noa debbesi tanto pensare a empir lo stornaco, quanto alia delta de'cibi*: che infida e sospinta da vcnll contrarj e Fonda di pie- be, in cui al dir di Tullio non cousiglio, non discernimento, non diligenza di scelta, ma e niutabilita continiia di divisaracnli e di afletli **. Chi mai ignora il motto di Focione il quale, plaudito in certa sua aringa dal popol d' Atene, chicsc a' suoi amici se per avventijra cgli avesse raal ra- gionato? E Antistene, per dimostrare che il popolo opera sempre a rovescio, entrava esse in tcatro alloia quando la irente ne usciva. • Ma se per popolo vogliansi intcndere, siccomc deesi, gli uoinini di inente sana e L\iomo di cortc. ** Cic. orat. pro Gii. PI. inc. XVIU addottrinata, e temperati e probi, i veii savj, noi acclameremo degnissimi que'ma- glstrati die il consentlmento ottengono e r amor rispettoso di cotcstoro, fortunate le province die li Iianno a correggitori! Dessi, fra il molto die avvisano, e cui provveg- gono, cio pure sanno precipuamente, che a promuovere il buon costume e Popero- sita e r ordine e la pulitezza de' modi sociali, la prosperita pubblica in somma, hanno potissima , anzi essenziale e imme- diata influenza i buoni studj : per questo ne creano e ne curano le fondazioni, e si danno ad incoraggiare e proteggere gl'in- gegni preclari e animosi, e gPistitutori e i rispondenti alunni loro. Nota il Davan- zati: che « Tiberio voleva spegnere ogni sapcre, odiava gli scienziati e valenti, te- mendone. E' s'ingannava secondo Aristotile che dice: li veramente dotti e i savj con- giurare contro a' Principi meno degli altri, perche veggouo i pericoli maggiormente : gr ignoranti guardano a poche cose, hanno piu impeto che consiglio; nci pericoli il XIX pensarc appo loro e vilta, il dar cntro, atto reale. L'Ignoranza e vcramente niadre delPingiiistizia; qucsta c tutLo il male della citta. Pcrche neiracqua cliiara i pesci fug- gono la rete? pcrche la veggono: la lorbida fa per chi li vuol pigliare e mangiare*)). Ma tiitte codeste considerazioni , o Si- gnori, tornano a nostro ricreamento, se in volgendo 1' occhio dinanzi a noi ci troviam di parlare in presenza di quel si bciicme- rito c dotto Magistrato proyincialc che la prevldcnza Sovrana non Calli di concedcrci anco a tant' uopo; e che voi tutti, illustri accadcmiri, vi gloiiatc con noi di avere a curatore savissimo , ed a collega e col- laboratore dislinto, utilissiino. E parliamo in presenza altresi di quel sommo e ve- Berando Prelato che, immagiu vera del Pastorc cvangelico, Dio ci dono perche in se accoppiando li sodi principj delle cri- stianc c sociali virtu al pratico loro esem- pio, arricchisse egll, siccome arricchi, la brcsciana Chiesa di sacerdoti aramaestrati ' Postille a Tac. Cod. dclla Marciana. XX e pii, apostoli della religione e tlella mo- rale purissima; da che derivansi le preci- pue salulati lezlonl del buon vivere e della sapienza civile *. Noi li invitiamo pertanto grati si ed osse- quiosi, ma ad un tempo franchi e sicuri, ad ascoltare le prove di valore, cui si ci- menfarono nel cadente anno accademico i nostri socj , per quindi scorgerii intorno a quest' aula a conoscere ed esaminare quelle altre prove degli artisti e degli industriosi Bresclani. E come avviseranno ( se pero non c' inganna il corto nostro vedere o r amore di/patria ) nelia copia delle ma- terie scientifiche e di filologia proporsi gli autori di far serbo giudizioso ed accorto di quaulo nello sludiato argomento imma- ginarono o videro i dolti d'ogni nazioue: cosi nelle umane discipline, e nelle arti * Dopo settanta quattro di che noi offrimmo debitamente a Gabrio Maria Nava piissirao e amatissimo VescoYo nostro qiiesto umile serto di laiidi, addi due novembi-e i83i Ei non era piii. Quanlo lungamente lamcntei-anno i Bresciani cotanta perdita, a cui fia arduo il riparar degnamente I . . . Ave, aninia purissr- sima, bcnedetta c santa! c prega per noi. XXI ilel gusto, scnza far onta a quello dcgli stra- nicri, vollcro scguire gl' impuisi del pro- prio genio nato e crescluto in terra pro- pria, ricreato da un cielo e da una natura ridentc, onde privilegiasi Italia; dove sono i tipi veri e soli delle arti belle, ch'esuli un giorno di Grecia qua si ridussero a porvi sede; e dove splendettero e splen- deranno in lor reggia, dettando regole e leggi a tutti quelli che amino d' essere bellamente virtuosi e colti. O giovanetti volontcrosi, e ben avviati alle arti e alle lettere ne'patrj stabilimcnti, se qui assistete a questo rito esemplare c solenne, di grazia datemi orecchio! Leg- gete non per isprcgio, e nerameno con troppo desiderio, ma solo per erudirvi e far paragoni, Ic opere dcW esletica de'rc- gni buj: ammirate bensi liamraezzo a quelle dense caligini le meditazioni scientifiche di tanti ingegni scrutatori prot'ondi : ma non fantasticate giaramai, anzi ispaurite o me- glio ridete alio apparirvi di que' colossi di ghiaccio, di quegli spettri creati dalla nebbia XXII e dalle boreali meteore, che orribilmente sanguinosi o dissanguati si avanzano, si am- raonticcbian, ti affrontano; e poi d'un trat- to dileguano a seppellirsi nei gotici aveUi. Se qui ci si offrono a satollar V appetito vlvande e frutte salubri squisite, deh! non vogliamo cibarci di afTumicate ariugbe, e di salati rangiferi: ne sazievoh", qual fu 1' errante Israello, non c' increscano i mi- stici augelli e la manna, per desiderar di sfamarci de le cipolle d' Egltto. Misero colui che non avviva nobile or- goglio di patria! Quell' orgoglio almeno serbiam noi e ci conlbrli,che nessuna uraana forza puo toglierci nostro malgrado, quello del senso squisito, e del gusto supremo nelle discipline liberali, e nelle arti d'imi- tazione. O giovanetti ! tutto quel che s'at- tiene al gusto comprendesi in cerchio di grande spazio si , ma fatale a chi si prova di uscirne, o anco di allargarlo, togliendo ad imprestito dagli stranieri la sesta. Ci si presenti, di grazia, alcuna opera modellata da Italiani su'principj e sul sentire in fatto XXIII di gusto di straniera nazione, che piaccia all' universale dc' veri dotti , spassionati, i quail non han d' uopo di leiile; che non sappia d' imitazione servile; che sia grande e durcvole; che non sia peggiore, o vo- gliasi pur dire inferior del suo tipo!... E quando cio non avveuga; e quando a si poco riescano cotali miserandi conati di mentl bizzarre: e quando percio consegua- no il solo tristissirao fine d' invilire F onor nazionale, a che dunque si mostruoso ci- raento? Aprite la storia, e leggetevi le vi- cende cui andarono fatalmente soggette le lettere e le arti ilaliane; ponderalene le crudeli cagioni: e dappoiche la condizione di quelle fu sempre espressione e misura della civil condizione di un popolo, tre- mate per una nuova decadenza, di cui siam minacciati ; Iremate di esserne voi stessi cospiratori ! Degnamente in vero dettava Longino: che « natura innesto negli animi nostri un invitto amore ad ogni cosa che fosse serapre grande, e rispctto a noi in certo XXIV modo piu che divina: laonde alia contem- plazione, al discorso, e a' disegni del- Tumauo intelletto neppur basta il mondo tutto; ed i concetli di quello sovente tra- passano i termini del creato ». Giusto e sublime avvisare si e questol ma altrettanto savio e il seguente precetto di lui: « sic- come pill pericolauo quelle cose che, senza scienza malamente ferme e fondate, son lasciate andarsene da se medesime; cosi parimenti le grandi al solo impeto abban- donate, e ad un ardire non regolato: poiche siccome sovente ad esse lo sprone abbiso- gna, COS! anche il freno per egual modo * ». Debbesi dunque distinguere nelle crea- zioni deir ingegno delFuomo la grandezza e sublimita del concetto dal modo di dar- gli forma, vita, significazione. Immensura- bili sono i voli di una fervida immagina- zione-, indefiuito e lo spazio cui puo con- templare e comprendere una mente privi- legiata da Dio^ meravigliosi stragrandi i risultamenti del lungo meditare e profondo. * Tratt. dello St. subl. Trad, del Gori. XXV Ma assolutamente dclerminata e sommessa a misurc cd a regolo vuol cssere la virtu di riduiTC ad azionc, di lapprcsenlare co- tali cnti moral!, V arte in sorama del com- porre. Quest' arte, se ben addentro la si conslderi e uel suo glusto ed effettivo va- lore, e puramente d'iraitazione: essa vol- gesi alio studio ordinato e severo del bello reale; e quindl non puo guardar oltre i limiti della sensibile e morale natura, imi- tando cioe le care e pure e le sublimi sembianze del creato*, movendo acconcia- mentc le soavi e delicate, o le gagliarde e magnanime affezioni delT uman cuore; lucidamente significando la nobile condi- zione, ed auco le recondite facolta dell'anima nostra. Duuque fina scelta a tant' uopo di maestri, di libri, e di modelli per le cose da apprenderc, e per il modo onde ap- prenderle: or ecco il prestante officio del- r arte del gusto che in tutte cose insegna il vero bello ossia, diremo coll'usato gre- cismo, deW esletica di ogni disciplina. Guai a clii si attenla immaginar nuovi mondi! XXVI Guai, o glovani, a chi di voi amasse esserne r autore, o farsi mago per girsene ad abi- tarli! Gli si potrebbe a cerlo modo appli- care il detto Oraziano : duni vital humum , nuhes et inania captet. Raccoglietevi, o speranze di patria dol- cissime, raccoglietevi meglio in voi mede- simi; sentite la fisica e morale indole vo- stra; e assecondate le tendenze spontanee soavissime del vostro cuore, che alia con- templazione v' invita di quest' acre mite purissimo, di queste notti serene amraan- tate d' astri tranquillamente fulgentl ; della si varia, lussureggiante, invidiata natura del nostro suolo. E sovrattutto meravigliate e innamoratevi de' nostri genj creator!, studiate lungamente ne"* stupendi loro mo- delli: che solo penetrando per entro a quelle sorarae loro menti, seguendone ri- verentemente ma senza vile tema i lor passi, perverrete a scoprire Parte maestra, da cui essi appresero, e per cui informarono i loro altissimi concepimenti; perverrete a cogliere le idee archetipe del vero bello. XXVII Per siffatto modo istruita la mente, e calda e ispiiata, esclama pur liberamente, o uomo: io sono aiitore; e allora scrivi , ovvcro anima il sasso e la tela. E cola in sul limitare del tempio d'Agrippa, o stan- doti infra T Apollo e la Venere Medicea, ascolta que"' deliranti che gridano doversi, senza oltraggiare il gusto del proprio paese, dare accoglienza ospitale eziandio all'este- tica di stranie genti. Ma rispondi loro to- nando: che veste lor propria distinta ve- stivano un giorno i Romaui: che indossar di buono stomaco le assise altrui , quando degna gloriosa si ha quella patria, e de- menza, e vilta: che T uomo o la nazioae che assume piu caratteri conducesi a non possederne di sorta: che uomo spregevole nullo si e quegli che non tenga e fermo suo proprio carattere. Non fu mai nostro intendimento con que- sto dire di versare per nulla sulla omai vieta rancia quistione de' classlci e de'ro- manzeschi. La Gerusalcrame liberata, I'Or- lando I'urioso, la divina Commedia uoi nou XXVIII sappiarao a quale dei due sistemi si vo- gliano attrarie: scrivano e gli uiii e gli akri pioseliti siccome quegli immortall, o alrueno li tengano a nuuii da cui pregare le ispiiazioni loro: ecco tolta la vana po- Icmica; ecco composta in perpetuo la pace fra noi. Bensi fu puro e santo nostro in- tendimenlo di ridurci a que' sani princlpj che succbiammo infia col latte, e che da noa pochi di noi figli indocili e ingrati a tanla madre si prova pur di riuuegare, per correre a dissetarsi a fouti impure; per iudurare le molli e squisite papille del gu- sto, Dauseando il miele eletto, e prepo- nendogli il sardo cum melle pa/)ai>er. Fu nostro intendimento in somma di piedicare a' nostri cari ( sebbene abbiam fiacca la voce ) armonia , lermezza , e senso vivo di onore italiauo *. * ei .... Dov'' e un libro che discerna le vera cause della decadenza dcir utile letteratura : che riponga 1' onore italiano piu nel merito che nel niimero degli scrittori : che vi nutra di maschia c spregiudicata filosofia, e che col potere delPelo- quenza vi accenda alP emulazione degli uomini grandi ? . . . . »j S in altro luogo cosi; a O miei concittadini ! quanto e scarsa XXIX Si tcnga dunqiip, o giovani, in docil freno T irrequicta effeivcscentc iramagiua- zione; iion si rallcnti nel troppo nccessario latirarc c inciiistriarsi dcllo intcllctto-, e so- vratlutlo si tenia la smania di novita nci buoni studj. Udite iMario Pagano chc al- taraente declama dal fondo del suo carcere: <( Gli iiomini volendosi distinguere perfe- ziouano le arti^ e per lo impegno mede- simo le conompono. Prima di giugnere al convenevole e giusto fine Tingegno sfi^izau- dosi abbellisce il discgno e i colori : ma durando lo stcsso sforzo, si passa la linea, c vassi oltre que'limiti. ultra qiios ueqnit consi.steve rectum )> *. Si, niici Signoii, e la consolazione d'' essero puro cd illuminato scnza preserfare la nostra patria dagF ignoranti c dai vili ! Amate palesomcnte c grncrosaincntc Ic Ictterc c la vostra nazionc ; c potrcte alfine conosccni tra di voi , cd assumcrc il coraggio della concordia : no la I'orluna, ne la caluaiiia potranno opprimervi raai, quando la coscicnza del sapore e delPonesta v''arma del dcsidcrio dclla vrra rd utile fania '». Ugo Fosc. Oraz. Cotali severe ma giuste parole pronunziara un veenicnte c libero nostro Scrittore in occasione consimile a qucsta, in pub- blico illustrc Liceo ; c ben piii dcgnamente di noi , chc pcro opporlunanicntc ci onoriamo di ricordarle e ripeterlc, e Ic vorrcinuio slaiupale ne' ])cUi italiani. * Sag. del gusto c dellc belle arli. XXX sempre grave il detto del Veiiosino, deci" piinur specie recti: decipintur perche su- perbia ne accieca per darci il merito di Dovatori : decipimm perche smodata fan- tasia ne trasporta in mondi ideali: decipi- mur perche non vorremrao persuaderci che a ben rade menti Dio concesse forza vera inventiva. Che anzi la storia ci avvisa, sic- come alcuni genj sublimi riuscirono perico- losi pelle loro ardite creazioni : imperocche dai piu s'imitarono in quelle appunlo, in cui peccavano d' esagerato; e per cio solo che sapeva di novita. Segno il grande Mi- chelangelo il punto estrerao del bello per- fetto, e della corruzione del gusto: miseri coloro che si spinsero a seguire quell' an- gelo con volo impari ! Vergogna Italia di tanti scritti e monumenti del secolo de- cimo settimo, e della prima meta del arlare e que' modi, che certo mal rispon- deano a quello che stava dcntro deiranimo. Erano queste le farfalle dalfali di rosa die vanno aliando ai rami incorruttibili dcIP aloe e dell' ineensof, da quali le alli)iilana la prudcnte custodia dei pungi- gli e 1' amaritxidine de'profumi. Ma quello che piu raccomandava il defunto fu la carlta verso i pro- pri figliuoli, e la cura cli'eipose assidua per levarli ottimamente e istruirli, e procurar loro uno stato avvenire. Guardisi alia cliioccia prudente, simbolo evangelico della materna sapienza, che congrega sotto le all I suoi pulcini, insldlatl e agguardati dal nibbio involatore^ e facciasi conto cbe a tale im- magine il buon padre vegliasse la propria fami- gliuola. Di nuova pena convenne far parole al Segi'etario nella seconda tornata accademica dell' anno, col ricordare debitamente e veracemente la lode di Ste- fano Giaconiazzi: rapito dopo lunga trafila di do- lori in sul fior degli anni alle scienze, alie lettere e propriamente all' onore del suo paese. Si pianse proprio come di lutto domestico, come di pubblico danno|, perocche il collega di cui si par- lava, pel prestante animo suo, pe' suoi modi, pel moltiplice sapere ed autorita di consiglio, era ve- nuto cosi addentro nella benevolenza di ciascuuo, che di tutti potea ben dirsi carissimo parente. E parve anco, che le tante sciagure che afflissero la combattuta sua vita avessero sapientemente esaspe- rata la commiserazione e la pieta verso questo cgre- gio collega, di cui a buon diritto tanta era Taspet- tazione del suo paese ad anni piii maturi. Nato in Bedizzole ai 25 di maggio del 1790, gli onesti pa- If icnli, corauuquc vlvessero Ji sottili Indus trie d'agri- coltura e di commeiJcio, vista la huoua indole del giovinelto, nol vollcro perdere all'abbici della mer- catura^ ma pensarono di alzare il picciolo casatOj col fame un medico, un giurista, un sacerdote. Com- piuti gli studj minori in paese, vesti a dodici anni quell' abito di pazicnza e di abnegazioue, che, au- co dismesso, vcsti pol sempre e adorno 1' animo sue. Ma ci'esciuto a piu eminenti discipline fin verso al diciottesim' anno, prevalse in lui piii forte la chiamata alle scicnze mediche: in quella eta die potriasi concedere a quahiuque piu persuaso e de- ' lerminato per risolvere sulla vei'ita di vocazioue al proprio stato, che conchiude il bene o il male, T esi- to infclice e fortunato di tutta la vita. Venuto in Brescia per appararvi le scicnze filosofiche ncl Li- cco, (n csemplare a tutti i suoi condiscepoli riel profitto, nelF amore alio studio, nella incorrotta illibatezza de'costumi^ e fu a quell' epoca che dap- prima inferrai d' emottisi. Della quale capital ma- lattia, comunquc cercata e corabattuta virilmcnte ne' suoi principj, non riusci piu intero il siio cor- po^ e ad ogni iusolito cibo, a ogni esercizio men modei'ato della persona, a ogni soverchio intendere della mcnte, si I'isvegliava uou mai vinta. La ripu- tazionc del medico Raggi, di Siro Borda, del na- turalista Mangili, dello Scarpa, lo condusse a pro- IS fittare de' loro insegnamenti nclla maestra Pavia^ e nel tempo istesso die cavo a tutti procetleva in- nanzi nelle scienze, cercava dalF oracolo dl quei sapienti anco alcuna risposta per sestesso: per non offerir poscia ai nialati un coiitrarlo esempio m se medcsimo deirinsufficlcnza dcll'arte. Nel iSi3 pas- su a Padova per udirvi Brera, Caldani e Gallino^ e vi consegui quella laui'ea, che per lui non fu gla compleniento di studj, ma avviamento a sorgere in celebrita. Tornato in Brescia fu accolto a praticare la medicina nello Spedal niaggiore^ e bisognevole di coutentare al suo cuore e di assistenza, a venti- cinqu' anni si sposo a uobllissima giovine, cui rese poi iiiadre di quattro bambine. Questa fino alFul- timo ne alleviu i malori chc lo travagliarono, pro- ducendo i giorni a piii lunga eta del transitorio compagno della sua glovinezza: con quelle cure e con quegli ufficj sposerecci che amore sa insegnare a chi vuol bene propriamente. Le belle prove del giovine Stcfano condussero il nostro Municipio ad affidargli la cura medica di S. Alessandro: e fu al- lora che diviso piacevolmente fra le cure di medico, di letterato, di marito e di padre, parve anco ras- serenarsi il suo spirito, e dileguarsi i tiniori che di continue avvelenavano il presente, guavdando sem- pre all' avvcnire. Ma troppa era per si debil tem- pera di corpo la fatica di quella cura: popolatissi- 0 m;\ (H malati cVistantaiico soccoi-so. iHftusa troppo H grandi distanzc, c il piu. montana ctl alpestreij (li qui vcnno, chc il sal ire e lo sceiiderc per le nor sU'c abitate colline, e lo sporsi a' soli cocenti, a Inifcre, ed a tuttc le forze conti-arie dcirincostantc ('lima, tovno pvepotente la malattia: li cui neces- sarj rimed}, se ne allentavano per poco il furore, impoverivano col lungo usarne la fisica costituzio- no. aiiparcccliiandola a finii-c. Toltosi al nou por- tabil carico di f[uc]lc mcdiche incumbeuze, ricove- ro, come ad asilo riposatissimo, in Brescia^ dove campo per beu quattr anni in quell' alta riputa- zione di medico fortuuatissimo ch' egli erasi per mille prove acquistata. INIa fu egli proprio la cote rammcntata da Orazio^ opei-ava maravigliose guari- gioni in altrui, c non Aalse a guai'ire sestesso. E fu a quest' epoca della brevissima sua ^ita, cli' egli console) le ore solitarie duna continua couvalesceu- za, collo studiare e con lo scrivere^ fortificando con I'esperienze e con gli scritti le mediche teorie eh ei professo. Se non clie 1' implacabile malattia con ripetuti oltraggi, come ladro notturno, fece descrto e cimitero di tante speranze: e dal plauso dcgli estiraatori e dall' amore degli amici lo trasse a patirc affatto iuoperoso, e a morir finalmente in paese e nella propria casa die lo vide nasccre, al ^i diccmbrc del i83o. Condotli a questi termini i i4 cenni biografici cli Stefano Giacomazzi, lo scrivente avvia parlato volentieri del valor scientifico del col- lega^ ma rargomento passava i confini de'suoi giu- dizj, e d'altronde altio degiilssimo Socio, il dottor Alessandro Bargnani, cui tutta appartiene la ra- glone delle mediclie scienze, sendosi pigliato F as- sunto d'un verace ed intero elogio di lui, il Segre- tario non aggiunse parola, se non per modo di sto- riche cognizioni. Gli ai'gonienti tutti cui prese a trattare il dottor Giacomazzi, si ril'eriscono alia nuova dottrina mcdica italiana, di cui fu indefes- so sperimentatore e propugnatore contro altri che hanno per buoni altri metodi di cura. Detto varie poleniiche contro gli oppositori alle innovazioni operate nella clinica dagli altri due celebrati nostri Socj, Rasori e Tommasini: messe a foggia di dia- logo: nolle quali si esaltano le piacevolezze, 1' evi- denza, la fine critica, lo splendore della persuasa verita. Si compiacque di crescere il cumulo delle patologiche osservazioni, col descrivere nettamente la storia di molte malattie, che a lui parvero non j abbastanza descritte o studiate dai clinici: recando innanzi modestamente le proprie esperienze e il me- todo di curarle per lui condotto. L' opera stampata sul genio, su gli amori e sulle malattie di Torquato Tasso, scritta pur essa a dialogbi, appartiene ugual- mente alia mediciua ed alia letteratura ^ e in questa i5 pill ancora si pot6 scorgere di clie bonta e di clic fino intendimento, di che giudizio fosse il nostro collega. Perocchc egli era oltimamentc dispqsto an- co alle letterc, dalle quali scppe togliere quanto dovea bastargli per illustrare cd appiacevolire I'au- sterita della scienza nella quale era per farsi maestro. Giovanissimo ancoi'a, egli corapendiava in sestesso le virtu tutte dell' eta matura, e tiitto quello clic air esteriore e dentro costituisce un gran medico. L'affabilita, la prudenza, la facile entratura, I'acu- me e sicurezza nelle investigazioui, la gentilezza, la franca, posata e leal parlatura, la giovialita, lo facean caro ed amabile e rispettato a tutti che lo conobbero. Delle quali rarissime virtu essendosi parlato, lui vivo ancoia, nel Commentario dello scorso anno * c leggendo egli, gia presso a morire, que' brevi cenni, scrivea piacevolmente all' amico. Molti dir potriano colP esoso Scarioto: Ut quid perditio haec? A che cotale scialacquo di lodi per me y poverissimo ! Ma V amico sa quanto io sia vi- cirto ad ogni maniera di ^isinganno, per' non supcr- bire: Misit enim unguentum hoc in corpus meum^ ad sepelieudum me fecit **. ' v^ * Pag. 45. " Per cura degli amici e colleghi delF Atenco ncl ricinto del noslro Campo Santo, comunqnc il dottor Giacomazzi nio- i6 Strettesi in brevlssimo siinto le moltc parole dl- scorse dal Segretario negli elogl tie' duo colleghi defunti, Last! lo aver detto fin qui per tutta lor lode: che, vissuti fino all' ultimo e nel miglior mo- do che per essi s' e potuto, al sapere, alia virtii, alia famiglia, alia patria, e scioltisi dal fascio pon- deroso di lor vita travagliata, sonosi levati alle con- solate regioni del cielo. Durera di essi viva e con- tinua la i-icordazione e il desiderio fra noi : come di tali clie mostrarono as'sai virtu da imitare a chi sorvisse: perche di cosi assidui cooperalori non ab- bia a mancare il patrio Istituto , ne la varia scienza di si zelanti coltivatori, ne di cosi fruttuosi e be- nemeriti cittadini la patria carissima. MBse in Bedizzole, sua patria, nel dl 24 dicembre i83o, leva un monumcnto in marmo al defunto con qucste parole A • RICORDANZA DELLE • SVENTURE • BELLA • VIRTU DELL^INGEGNO DI • STEFANO • GIACOMAZZI MEDICO • E • LETTERATO or SI Gli Amici. SCIENZK E pcrclie, anco per 1' csemplo clie i buoiii nc lasciarono, qixcsto danuo non sia mai per iuterve- nire, si adopera sempi'e e fatica 1' cdiicazione : per far bella, compagnevole c costumala 1' indole del- r uomo, correggerne le male inclinazioni e volgej-lc a virtu. Incstimabile beneflcio, che la filosofia e la religione vaimo tuttavia nell'operoso sileiizio appa- reccliiando: coniuuque lor suoni inloruo ed insulli il romore dcgli appetiti disordinati, od importuno le contrasli il pregiudizio, Y ignoranz.a c il potere di cleclie abitiidini. L' educazlone, che in sulle pri- me parrelibe non potersi condurre ed istiluire con utilita die al sopravvenire della raglonc, e ^ja via a mano reggersi e vantaggiarsi con qucsta : anco prima che quella signorcggi Y iiomo c lo illumini sulIa moralita dellc proprie azioni, puo questa cf- Ccacemente adoperarsi c valere. Della qnal \cTita, cui pocbi altri picnamcnte avvcrlirono, ne vcnnc chiarendo con argomenli inoppugnabili Y esimio professore abate Antonio Fontana, Dircttore del Licco: leggendonc dclla crescente opera sua: Dcl- r umnita cducazione. , appunto quclla parte die tratta a fondo questa novella materia. Fino da la culla, cgli osserva, contrac il bambino dalla nodri- 2 i8 . i ce, dalle persone che di continuo gli stanno d' at- toi'iio, e da tutto qiiello che vede e seiite, incHna- zioni particolari ed abitudini^ cui senza dlscrezion di giudizio segue inuanzi a crescere in sestesso : per poi doverle approvare colla maturata ragione, o combattevle coircducazione contraria. se ne discor- dano. Quindi e, che dagli antichl come da'modernf molte sono le prerogative morali e materiali che si cercano nelle nodrici: le quali, non solo col latte deono crescei'e i bambini, ma co'modi istessi e col trattarli di continuo, apparecchianli all'educazione propi'iamenle detta, che vien dopo. Ma assai raro accade che fra donne, cui il bisogno conduce a lat- tare prole non propria, si veggano congiunte tali qualitadi; onde piu. sempre stringe la convenienza, che la madi'e istessa alimenti e vegli il suo bambi- no. Oltre a questo, fra le giovani madri ( perche appunto possono per mercede trovare chi compia per esse il sacrosanto debito di natura ) dee ripu- tarsi migllore la moral condizione e maggiore la gentilezza: recata appunto dai comodi della vita, dalla ricevula educazionc e dagli esempli di ben condotte famiglic. Ond'e, che nelle vere madri vo- glionsi sicuramentc trovare quelle prerogative, che assai raro occorrono in donne volgari^ 1' amore d' altronde per se solo sa insegnare pe' proprj figli quelle care industrie che distinguono la materna '9 saplcnza dalle cure di rlii gxiarda prlnripalmentc alia mevrede. Tocca il nostro educatore maestro ropinione, clie i figliuolini parlccipaiio di nccessila alle Luonc o trisli inclinazioni, come a iiu dipresso alio esteriore delle fisonomie de' gcnitori. Mister] ({iiesti sepolti iiell' abisso di quel tutto clie non si puo saperc ne spiegare: ma tienc per induLitato, che r esito della educazione dip(;ndc quasi inliero dalle prime pieglic cui s' inchina il fanciullo dalle fasce: sc pur T educazione, come pcnsa Ehezio, non comincia fin nel grembo materno. iNou e didj- bio (lie quanto in quei giorni d'incerta vita rocano i sensi nelF aiiimo de' bambini, non debba aver forza maravigliosa per addurli alle tendenze, cui fortemente seguiranno, cresciuto Tindividuo. Sono esse note clie non plu si scanccllano al tutto: co- munque possa e sappla fare la pin atteuta e stu- diata educazione. Discendcndo peru il nostro edu- catore ai particolari, piglia a discorrere: come lo stare del bambino uelT apcrta luce di allegre case, piuttosto che nclle scure c malinconiclie: come lo ascoltarc suoni dolci e attempcrati, piu cbc il Icm- pestare disordiuato de'romori: come lo starsi cbeto in liberissimo aere, piuttosto che nel chiuso dcUa oitta: sien tutte cii-costanze che predispongouo I'ani- mo suo alia letizia, alfordinc, all'armonia del mo- rale. Se in iscambio d' essere trabalzato e rimenalo 20 scnza garbo ne la culla, posera con amove e con dolci moTimcnti ncl materno grembo : se invece di correre divagato in una turba d' altri vociferanti, crescera quieto e guardato nei domestici diporta- nienti di placida famiglia : si apparccchiera per tem- po alia benevolenza, ed alFavversione a'tumulti, che un giorno trovera salutare. LungI adiinque dal par- goletto officine romorose, colpi improvvisi, strcpiti, scuotimenti: lungi tenebre paurose, dissipazioni dis- ordinate. Chi penscra mai che que' modi primi cui r animo si atteggia novellamente, non debbano la- sciare orma profonda nello stato e nelle inclina- zioni avvenire? Chi sa die per quel frastuono non debba quindi vcnirgli meno cara la calma della virtii, men dilettoso il riposato giudizio della sa- viezza, manco durevole la placida meditazione del- r onesto e del vero, manco spontanea la soavita de' modi c del costume, che mette fuori il candor de' giudizj e della volonta ? Nel porgcre Y epitome di questa porzione molto cara dell' opera, di cui seguiamo a dire, non ci permettiam quasi di mu- tar parola, come con iscrujiolo ne seguiamo gli oi'- dinati pi'ocedimenli. Vuol pero il nostro collega che 1' ordine e la compostezza delle cose esteriori passi per abitudine nelFanimo del bambino ^e quin- di viene ai tempi in cui I'arbitrio e la volonta puote alcuua cosa : ed e appunto a quest' epoca che la 21 madrc dee comporsl ad cscmplaix-e del figliuolino. Quell' ordinc benedetto dec reggere la madre, la famiglia, la casa e tutto in somma innanzi a lui^ tolto il quale, ne verrian dopo mille contraddizio- ni, rruando si trattcra di coucedere o di negare agli anni piu fcrmi. Di qui passa a tutte le voglie che movono incessautemente il bambino: alcuna dellc quali nota veri bisogni^ altre son capricci che neir infermo animo vanno di mano in mano creau- dosi e mancando. Vuolsi alle prime attentamcnte soddisfai'c^ nou cosi alle seconder perche dal facile e pronto contentamento il bambino non contragga il mal vezzo di maudai* la casa a romore e dispe- rare i genitori, ogni qual volta torni ragionevolc di resistergli. Vegliato ne' suoi primi appetiti, con- trastato con fcrmezza in tutto cio cbe disconviene, il bambino si predispone ed avvia alia signoria della ragione sopravveniente^ che senza inforsarlo in gra- vi contraddizioni colic contratte abitudini, vi pone anzi rl suggello dell' approvazione e le fortifica. Dai primi movimenti dell' animo dipeude il predominio dcir indole morale. Mal fa il padre e la madrc che lusinga nci pargoletti la picciola ambizione del bel vestito, dei rossi calzaretti: col dirli essi belli e brutti gli altri^ mal fa chi ne move le invidie, le gelosie, le vanita, i sospetti^ chi 11 turba con false paure, chi li forma alia soperchicria cd all'ostina- 2U zione, col lasciarsi superarc e vincerc per pianto. Mai fa clii li dispone al ncmico scntimeuto della vendetta, percotendo, anco pei' celia, altro fan- ciullo che loro avesse fatto torto, o la pietra in cui si fossero intoppati. Per cui I'educazion morale fini- sce in gran parte la dove, da clii meno intende, si direbLe die incominci. II nostro filosofo si conduce da questi argomenti a considerare la strana confu- sione di quelle famiglie, nelle quali 1' un genitore distrugge improvidamente V opera dell' altro. Ogni buona speranza per queste e distrutta^ e se il fan- ciullo riesce bene, questo e tutto doiio, anzi mira- colo della ben disposta natura: com' e di certe piante, che durano e crescono in vigore anco in terra nemiclie e nell'ira assidua degli elementi. Sc- guita poscia a discorrere, come, lasciata la poppa, possa e si debba educare il fanciullo alia pratica delle piu necessarie virtu, delle quali dee per pri- mo ravvisare e riverire F esempio ne' genitori. Dice come per tempo lo si voglia piegare alia commise- razione ed al rispetto insieme degli infelici, e come indirizzarlo alia beneficenza: facendo che il fan- ciullo istesso porga la mano benefattricc alia scia- gura, e si accostumi a sottrarre ai proprj piaceri alcuna cos a piu caramente desiderata, per fame sagrifizio ai poverelli. Di qui viene a combattere I'opiuione di quegli schifi, che tengono non doversi 23 per nlente parlare ili rcligione ai fanciulli, prima che collo avanzare dell' eta noii ne possano coifi- prenderc 1' importare c la santita: non doversi loro apprcuderc prcgliierc o uiostrar riti o nome di Dio, fino a chc di tutto qucslo la ragionc non li faccia capaci. Piglia il nostro filosofo a rispondere a tutto rniesto con le parole del Redentore: Sinite parvu- los venire ad me. Vegga spesso il fauciullo padre e madre e famigli umiliarsi alia fervida orazione : ac- cogliersi spesso e inter tenersi in pratiche divote^ codeste immagiui verranno siiggellandosi nell' ani- mo del fanciullo , e verra tempo che la ragioue vorra a lui disvelaruc il misterioso significato. Tace in- tanto a quella vista da' suoi trastulli^ si compone a riverenza e ad ammirazione^ cade spesso genu- flcsso a fiauchi della madre: sc non a pregare, al- manco alia salutare abitudine della preghiera. Que- sto suo istesso obbedii'e ciecamente all'esempio, a quante domande mai non lo condm'ra? A quante risposte non provochera utilraente i genitori: che pui' vagliono molti giorni di pensata istruzione? Ri- piglia poi r indiscretezza di que' genitori, che, sia uel domcstico raccoglimcnto, sia nelle chiese, pro- ducono pill innanzi 1' orazione che non comporta r irrcquieto naturale de' fanciulli^ onde, se non li vince il sonno, la noja, 1' impazienza e V agitarsi succede e I'avvcrsione allc pratiche religiose. Quindi ^4 volgesi a dire, come i genitori dehbano parlare di Dio ai fanciulli, e per quali attributi farlo cono- scere: senza cntrare in sottili disputazioni cbe pas- sino 1' eta. L^ esempio dee senipre andare innanzi alia dottrina: e qiiella del vero e dell' ouesto dee A'enirc insinuandosi nelle tenere anime per novel- lette, per piacevoli escmplari, cbe i fanciulli soglio- no godere a bocca aperta. Di qui prende occasione a parlare di questa genei-azione di scritture, fora- 6tiere e nazionali^ e rifiuta le storielle romanzesche, clie piu dilettano la fantasia, di quello cbe parlino cfficacemente al cuore ed all' intellctto^ e le cui narrazioni discordano sempre dalla pratica vei-ita delle vicende di nostra vita. Lungi da qucste, atro- cita di delitti, lungi dipinture sconfortanti; il vizio non dee cbe adombrarsi fuggevolmente, quasi cosa di cui non sappiasi il nome. Ma ben altramente ac- cade della virtu ^ cbe la si dee rappresentare alle tenere anime con tutto lo splendore della grazia, della maraviglia c degli allettamenti. Nel porgere una smorta immagine dello scritto del nostro Direttoi-e, non possiamo dispensarci dallo esprimere di bel nuovo I'annunziato desiderio, cbe al piu presto si compia 1' opera, ed esca in luce ad accrescere il picciol numero de'libri veramente uti- li, con tanto vantaggio cbe promette agli educatori ed agli allieyi, E mirabilc la scquenza degli spou' 25 lanci argomeiili, lutti umanij tutti percgrini, chc si svolgono ill sul canimiuo su cui s' c mcsso. La pioggia lungamentc desiderata dopo un maggio, corso sccco secco, non move lanto giardino d'erhe, di fiori, di frondc, di messi, quanto il buon pro- ponimenlo del nostro Istitutore move e crea gra- ziosi argomenti, veraci dottrine, sottili avvcdimeii- li, precetti cai'issimi e verissimi, in questo irapor- tantissimo affare deli' umana educazione. La quale ci reca naturalmente all'argomento, toc- cato iiello scoi'so anno dal Commentario accademi- co, che pertiene alF educazione del Sordo-muto, upcrata dall'egregio nostro collega, Giacinto Mom- piani: unico in Brescia, che senza i peculiari soc- corsl di appositi Stabilimenti , condusse da seslesso a buon termine la rigcnerazione d' un giovinetto , cui la sciagura pareva avesse condannato a miseris- sima vita. Raccontato cli' ei n' ebbe nella prima parte di sua Dissertazione tutte le ben pensate in- dusti'ie per cducarsi il suo allievOj trattu in que- st' altra seconda dell' istruzion religiosa : conside- randolo a questo passo gia bastantemente istrutto nel linguaggio scritto , da poter entrare con altri in bastevole corrispoudenza di idee, di sentimcnti e di cspressioni. Piii che precetti c consigli, il lun- go meditarc suUa crcazione maravigliosa degli cs- scri condusse il sordo-muto, mano mano chc ere- ti6 , sceva nel sapere, alia conoscenza d' un Dio crea- tore e conservatore. La qual veiita, profondamente scolpitasi nell' animo suo vergiuale con tutta la sua forza e splendore, non h da dire, die buon frutto producesse : per correggerne i costumi, dlrozzarne r intendimento , e con torgli d'attorno tulte quelle male tendeuze e que' disordinl, cui abbandonavasi fervidamente nello stato suo primo di assoluta igno- ranza. Ma dalla conoscenza di Dio era pur neces- sarlo che lo si volgesse al conoscimento ed alia gra- titudine verso d'un Dio ristoratore e redentore del- r umana condizione. Al nosti'o deista naturalmente fean guerra le iniperfezioni , le contraddizioni, i di- soi'dini naturali, le sciagure incolte ai giusti, e piu prepotentemente quelF altva che dividea lui , senza sua colpa dall' umano consorzio : per lo che 1' ani- mo suo poveretto andava quasi pazzamente piglian- dosela con quel Dio bencdetto, di cui non viene e non puo venire che il bene. Ecco adunque crearsi spontanea nella sua mentc la necessita di ammet- tere e ci-ederc a un disordine, che abbia reso ne- mico il Greatore della creatura^ ecco emergere da questa pugna di bene e di male V imperscrutabile sospetto d' una colpa d' origine ^ ecco finalmente la convenienza, rispetto alia bonta e giustizia di Dio, che nn Dio riparatore soddisfaccia alia giustizia, compiaccia alia misericordia , e redima 1' umau ge- 27 ncre col porrc un nuovo patto fra Dio e 1' uomo. La fillazione di tutte queste idee, dipendenti le une dalFaltre, ridussero il nostro Mompiani a far parte al suo allievo della storia biblica, fei-mandolo ai principali avvenimenti iu cssa descritti: alia crca- zione del moudo c delP uomo , al peccato originale, alle consegueuzc che da quello proccdettero nel mondo fisico e morale^ nelle quali cose tutte, scor- gendo la mano visibile della divina providenza, che, comunque scaduto I'uomo dallo stato d'innocenza e di grazia, sejuiva tuttavia il Signore ad averne cura c prediljgerlo sopra tutto il ci'eato: cosi vio- Icntcmcnte fii tratto a considerare 1' importanza d' una rigencrazione alia gi-azia, alia giustizia ed air ordine universale. II giovine allievo entrava cosi ucl soslanziale della religione: che non ista tutta nella cieca credenza di quello clie nou si puo inten- derc, o uclla pratica scrupolosa de' suoi riti, ma nella beu fondata cognizione di quelle verita cbe possono cccitare nelP animo un ragionevole entu- siasmo, c levarlo ad alte considerazioni. Vide poi dal principio del mondo, vaticinarsi, promettersi, affiguj-arsi il divino Ripai-atore in quel Dio istesso ch' erasi offeso-, lo riconobbe nei profeti, in quel si- curi ed individul caratteri cbe soli si avverarono nel Cristo vcnuto. Le commoventi narrazioni del vecchio Tcslamcnto. c quelle in particolare di Gia- 28 cobbe, di Ruth, ilineo, unifornie ed uniformemente variato. Quindi si mostra alia distesa, come il molo de'gra\i ml vuoto, tanto verticalc che lungo ai piani incliuali, altro non sia che una facile applicazione del molo va- riato uniformemente. E qui non si dee tacere, come Tautore abbia Cnalmcnte dimostrato ri^orosamcntc 36 le due formule fondamentali del moto uniformc- mente acceleiato. La teoria poi del moto lungo i piani inclinati lo mena a rlsolvere il problema: il cul soggetto e Y indagiue d' una formula espri- mente la vclocita clic un punto grave acquista uel discendere pel lati succcssivi d' un poligono c£ua- lunque, ad angoli uguali e saglientij posto in uu piano verticale. Questo proLlema, di cui non e pa- rola in altrl libri, lo giova miraLilmente ad esporre la teoria del moto de'gravi lungo le curve resisten- ti, acquistandogli tutta quella precislone di cui era suscettibile. Quindi vengon poste ad esame le circo- stanze del moto curvilineo e i casi particolari del movere de' projetti nel vuoto e dei gravl lungo Ic curve resistenti: al primo de' quali si riferiscono i principal! problcmi della balistica, ed al secondo le oscillazioui de'pendoli. Recandosi a dire del peu- dolo circolare, piglia il destro per esporne le prin- cipali applicazloni : la determinazionc del metro ^ la figura della terra, la formula rapprescntante la gravita sotto different! latitudini. Compiuta la mec- canica propriamente detta, seguita quella dc'fluidi, die comincia dalF indaglne delle condizioni del loro equilibrio. Dal pi'incipio di uguaglianza di pres- sione, secondo i trovamenti di Eulero e di d'Alem- bert, prenderle mosse I'idrostatica, e quindi le pi'i- me Icggi dcir equilibrio de'' fluidi in gcnerale, e dei 37 llquidl in particolarc. Risguai'da una prima lezione la ricliicsta condizione deircquilibrio d'un liquido, o di due liquidi eterogcnci in un sifone, Fuso del livello a tubi fra cssi comuuicanti, la valutazione della pressione clie un liquido esercita sul fondo orizzontale d'un vase, ed alcuni corollarj chc ne dipendono. Di ciu vicue il comodo di pailare dello slato di equilibrio de' solidi immersi ne' liquidi, di stabilire il metodo per determinare le gravita spe- cifiche delle varie materie, e di far cenno dcll'uso degli aereometri. Parlasi quindi della pressione che r admosfera terrestre esercita sulla superficie della terra e de' nostri corpi^ e quindi gli viene op- portuuo di parlare del pallone aereostatico e delle condizioni clie deon governarlo. Si fa luogo in quc- sta seconda parte, clie si consacra airidrostatica, a discorrere delle maccliine clie vagliono all'alzar I'acqua, fra le quali, delle trombe idrauliche, nelle tre lore spezie: parlasi della fonlana di Erone, della coclea d' Archimede, dell' ariete idraulico, del sifo- ne, ecu cui si travasano i liqnori, c delle ruote a cassettoni^ esposte all' urto dell'acque correnti. In una lezione sola d'idrodinamica lilementare si svol- gouo i principj generali del moto de' fluidi uscenti da vasi continui, e vi si espougono alcune applica- zioni chc dipendono da essi principj. Cosi si mctte fine air idrodinamica : c perclie lo estendersi in 38 queste mateiic arduo ne sarebbe ai giovinetti V in- segnamento: e perche molte cose spettano alia idi-ometria pratica. In queste due parti delFopcra del professor Gabba, le leggi meccaniche iion si estesei'o finora clie agli oggetti terrestri^ ma Tuma- no intelletto si spazia aiico volentieri e si leva alia considerazione delle cose celesti, che con tanta ar- monia si volgono sul nostro capo. Newton fu il primo a dimostrare, come i corpi che popolano il firmamento sono governati nei loro movimenti e rivoluzioni dalle identiche leggi della meccanica: cui la Place impose il titolo fastoso di celeste. Dal nostro collega si dedica tutta intera la terza parte del suo lavoro all' astronomia, ed a tutte quelle cognizioni elementari clie bastano ad erudire il gio- vine alunno nell' ordine ammirabile, cui la sapienza del Creatore piacquc sottoporre tutto quello che si contiene nel firmamento. Segui in cio 1' csempio de' fisici trattatisti, col dichiarare primamente i fe- npmeni della natura, e poscia dire come questi di- pcndauo da alcune leggi. Classificati gli astri in istelle fisse, pianeti e comete, reso famigliare il modo di trovare la posizione di alcune costcllazioni pi'incipali, procede all' esposizione de'fenomeni ce- lesti e de' movimenti degli astri. II coi'so apparente del sole, la precessione degli equinozj, i moti re- trogradi e le stazioni do' pianeti, il corse irregolare 39 delle comete, si espongono storicaraente. Osserva come dal raoto del sole dipenda la misura del tem- po^ come differisca il glorno solare dal sidereo, I'an- no sidereo dal tropico, c come debba succcdere lo alternare dellc stagioni. Similmcnte esaminando il movcve della luna intorno alia tei'ra, si deduce la divisione del tempo in mesi , e si accenna in clie consista il mese sinodico o la lunazione. DalFcsame finalmente del moto dei satelliti di Giove, ue con- scguita r osservazione delle loro disuguagliaiize si- nodicbe, che condusse il Roemero alia scoperta della successiva propagazion della luce: scoperta, che r italiano Domeuico Cassini, poco piu cbe avessc insistito nelle sue investigazioni, avrebbe po- tuto scrivei-e a sua gloi'ia. Vien dopo tutto ciu la spiegazione di questi fenomeni, sponendosi le ipo- tesi de' piu cclcbrati astronorai^ non tacendosi i uomi di Keplero, di Newton, di Copernico, di Ti- cone, di Galileo, di Longomontano, di Tolommeo, che tanto meritarono nclla ricerca delle verita per- tinenti all'ujiiverso. Torna qui ovvia I'analisi della vieta ipotesi tolemmaica, che per tanti secoli co- mando iudebitamente alle nostrc mcnti: quindi si dice di quelFaltra ipotesi ( che ormai non la e piu) di Copernico ^ per la quale tanto piu facile e sin- cera riesce la spiegazione di tanti fenomeni: si dice di lufle le vane obbiczioui con che i seguaci di To- 4o lommco si pensarono di guerregglai'e I'ipotesi con- traria: ed e appmito a questo passo in cui si met- tono a profitto i principj della meccanica. Ma le scoperte fatte a' tempi dopo di Copernico porgouo altre prove piii convincenti ancora del doppio mo- vere della terra c del moto coiiieo del suo asse^ e sono queste le leggi di Keplero, Faberrazioiie della luce, e la gravitazione universale che complutamen- te si espongono. Ma come poi le cognizioni di tri- gonometi'ia plana fanno capaci gli alunni dei me- todi con cui gli astronomi samio determinare le di- stanze de'pianeti, della terra dal sole, e le loro di- mensioui: cosi si creano due lezioni per far loro comprendere in che consistano questi raetodi. Cosi insegnasi ancora a determinare le dimensioni, la supcrficie e i volumi degli astri, ed a couoscerne gli ajiparenti diametri^ ne si tacque intorno al modo di determinare il raggio terrestre colle operazioni geodeticlie, di cui si propongono brevissimamente le notizie. La gnomonica, il calendario dipendono dalle dottrine astronomiche, di cui non si lascia in quest' opera digiuno lo studioso^ clie dal nostro Professore viene opportunamente istrutto nei me- todi di comporre la meridiana del tempo vero, gli oi'ologi solari su piani verticali^ ed espone 1' isto- ria del calendario, il modo di terminare le princi- pal! epoche dell' anno, e di assegnare il posto ri- 4- speltlvo ai gloriu successivl, dci quali 1' anno si compone. Le condizioni cui prese ad adempiere il nostro collega furou due: trarre il partito migliore dalle limilate cognizioni di cui puu credersi capace il giovinetto clie si cduca nc' Licei agli studj filosofi- ci : sccgliere e mettere insieme tutte quelle dottrine che possono vantaggiarlo ^ qualuncjue sia per essere lo stato cui si destina. Gerco ( e speriamo cbe, pub- blicata 1' opera, dirassi ch' egli lo ottenne ) di age- volare a chi pioponsi di far V ingegnere, lo studio della meccanica sublime^ ed a tutti gli alti'i che scguiranno altra via ha dato tanto in maao da non pigliar mai piu per arcano la necessarissima scienza della meccanica. L' egregio collega, modestissima- niente sentendo di se, augui'a della propria fatica, cb' ella porga occasione ad altri di provarsi nel- I'aringo in cui egli e disceso per la pubblica utilita. L" opera sua e per farsi di pubblico diritto , e quindi dira per sestessa molto piu di quello che non si- gnifica questo imperfetto sommario. A ogni modo gode r animo a tutti i Socj del brcsciano Ateueo, che UH loro collega abbia con si felici auspizj posto mano a un lavoro, che si consacra tutto alia scien- lifica educazione della gioventu. Dalla severita delle matematiche e dagli studj esatti ci trasse airamore delle fisiche speculazioni 4^ il professore Antonio Perego: leggendone una Me- moria del Socio d'onore, canonico Bellani, Origine di alcune fonti. Lo scrivente Segretario, che da qual- che tempo pensava a mettere insieme dopo tanto silenzio di scritture didascaliche, lui poemetto ap- punto suir origine delle fonti, udendo leggersi del canonico Bellani, si accaloro daddovero nel suo proponimento: e presto presto porgera materia di questo argomento da parlarne ai venturi commen- tari : scritto , col quale egli pensa di conchiudere la sua vita letteraria in questa sorta di componimenti. Tralasciando di parlare delle acque accidentali, cui governa il correr vario delle stagioni e dell' intern- perie, e riducendosi ai fonti pei*enui, si parlo di questi ottiraamente dai tempi di Ai-istotile fino air eta nostra: vogliam dire, all' eta di Vallisnieri: le cui dottrinc e sicure osservazioni non lasciano desiderare piii altro suUa verace loro origine. Molti tennero clie il mare istesso nel suo commovimento di espansione travalicasse per gli abissi e per le grandi fenditure della terra fino alle radici delle montagne: dissalando le proprie acque per gli strati della terra in que' lunghi andirivieni e torcimenti^ e clie le montagne, quasi fossero spugne, o sistcmi in grande di tubi capillari, le beessero, traendole alia loi'O sommita, per poi riversarlc alia china. Altri derivarono principio a'fonti perenni dall' acque 43 del grandc ablsso, che premute dalle sopraslanti volte della incombcnte terra, fossero forzate a salir di continuo pei fatti pertiigi, com' e delle foutane forate, zampillanti^ ed altri ancora pensarono, che sotto ai grandi serbatoj dell' abisso ardesse una casa del diavolo di foco pcrpctuo, che facesse levar I'acqua in vapori : che, raffreddati e aderendo alle volte delle montagne, uscissero in rivoli, com' e dei lambicchi. Messe da parte tante bizzarre inven- zioni de' filosofl, e tanti complicati lavori, da non sospcltarsi mai nella semplice e magnifica ccono- mia della natura, il Vallisniei-i fu il primo a con- durci in Italia colle sue sperienze ed esploi'azioni alle vcraci origini de'fonti perenni:^ la cui dottrina inoppugnabilc si fortifica co' fatti piu accertati: ve- nir, cioe, dal cielo tutta I'acqua che naturalmente discorre la superficie della terra. Egli e chiaro che molte fontane e fiumi intei'calari od accidentali si creano dalle piogge fortuite, dallo sciogliersi un po' alia volta delle ghiacciaje delle piu alte montagne, o dal fondersi delle nevi ne'monti piu bassi. Quindi veggiamo a ogni temporale con molta acqua corre- re i fiumi, impoverire nel verno., ripigliare in pri- mavera, e seccar quasi alia state. La continuita d'altre fonti che non jjatiscono grandi varieta d'af- tlusso, ne per le varic condizioui dell' atmosfera , lie per la vicenda delle stagioni, dee dipendere dallo scioglicrsi de^geli, dalle piogge regolari, dai vapori clie si appigliano intrattenuti dalle foreste e dal- I'alte vette delle raontagne: piirche pero queste pe- renni conserve d'acqua sieno molto piii elevate, ri- spettivamente alia superficie della terra a cui si avviano. INIa come potersi spiegare 1' origine d'' al- cune altre fouti perenni, che annaffiano isole poste a sterminate distanze dai continenti nell' oceano, rase affatto di sclve, con una quasi ugualita di su- pepficie e senza montagne? E come spiegare Taltro fenomeno, die da alcune sorgenti fluisce una mag- gior quantita d' acqua, di quella clie non abbiano potuto somministrare le acque e le piogge: e che I'acqua anzi piu abbouda quanto piu la stagione e calda e secca? Questo fenomeno, secoudo 1' avviso del nostro Socio, non puo cliiarirsi coll' origine co- muncmente attribuita a tutte le fonti^ e il derivare queste sorgenti da condoLti sotterra, e un andar Iroppo loutauo dalla spiegazioue^ e pero tiene do- versene ripetere piii immediata e piu davvicino la continua cagione cfficiente. Posta pero F interiore slruttura de'monti, cavati in fenditure, in cisterne, in abissi, stratificati di terre, di vegetabili, di ma- cigni porosi ( dice il canonico Bellaui ) piu cbe r acqua e la neve clie si dilegua , con piu facilita e continuita d' opera, vi penetra per entro 1' aria esteriore: come quella clie preme la superficie del moutc per ogni suo verso. Nel cuore della state spira dai crepacci c dagll antri natural! Jclle mon- taguc un vento freddissimo, oade la tempcratura la cntro puo considcrarsi al grado di congelazione. Saussure, nel suo viaggio alFAlpi, s' imbatte iu niolti luoglii in queste correnti freddissime, e Amo- retti ne parla ncllc sue descrizionl di assai luoglii verso Como. Le montague, per la loi-o elevazione, e pel loro isolamcuto, concepiscono durante Tin- vernata, nei loro cavi iateriori, un rigor di freddo, che piu ancora si fa sensibile alio scaldarsi delF at- mosfcra esleriore. Rarefatta 1' aria in primavera, e fattasi pill leggiere rispettivameute a quclla riuser- rata nclle montagne, dee necessariaraente stabilirsi una corrente per le aperte fenditure dalP alto iu basso: rinnovellamento circolare, clie dee durare Cuo a clie duri una differeuza di tempcratura fra r aria estcrna ed interna. Quell' aria libera peru cbe si cala nelle viscera de' monti e vi si raffrcdda e condeusa, dovra porre quclP umidore cbe traea con seco in istato vaporoso: bagnando le iutiiue parti de'cunicoli pei quali tragitta, raccogliersi iu gocce, in filetti, in ruscelli. Bencbe non sia agevolc il descrivere f[ualila a cotali cave interiori: di tutte dimcnsioni, dai tubi capillar! ai pozzi di centinaja di piedi ciibici di capacita: veggousi a ogni passo sottesso ai monti gocciolar acfjua dalle \6lte degli 46 antri^ dal che si puo arguire quanta ne bagni Vitt' terior labirinto delle moiitagne. E pei' couvalidare a qualche modo col calcolo queste cotali qiiantlta indeterminate, il nostro Socio pone per termine medio, che 1' altezza d' un monte sia di 1200 me- tri, corrispondente alia pressione barometrica di 24 polHci^ pone in secondo luogo, che la tempera- tura dell'aria atmosferica, saturata di umidita, sia a quell' altezza in estate a gradi -j- 1 5 di Reaumur, e la temperatura dell' interno del monte di gradi ^ 5, 3^ e che r aria nell' uscita abbia una velocita d' un metro al minuto secondo. Suppone ora, che nel mezzo di questo monte siavi un tubo verticale, aperto dall'alto in basso, nel quale entri ed esca I'aria a sua posta^ la quale, pregna d' umidore alia temperatura di -f- i5, contcneva sedici grammi di acqua in vapori, e passando alia temperatura -f- 5^ depositera per la sminuita temperatura grammi 8, 6 d' acqua per ogni metro cubico. Quest' aria fred- dandosi, sminuisce di volume, e quindi anco di ca- pacita pel vapore, onde perde altri 0, 35 grammi d' acqua. Ma questo volume d'aria ch'era alia sola pressione di ventiquattro pollici, discendendo fino al basso del monte, dove la pressipne e creduta di ventotto pollici, perde per la pressione sofferta in tutto e per tutto dieci grammi, sopra sedici che conleneva dapprima. Scorrerauno adunque da que- 47 slo canale inimagiiiato dieci grammi d' acqua per ogui miriuto secoiulo: o facenJo il calcolo inverso, ogui metro cubico d' aria ch' esce dalT orifizio in- feriore avra pcrduto grarami 12 1^4 ^1' acqua. Questo calcolo semplicissimo si fonda sulle leggi pill cogiiite dclla tensione de'vapori in ragioue di temperatura, e sulle quantita clie sono in ragione dei volumi^ in modo, che se fosse compressa Taria saturata di vapori, per renderla al volume suo pri- me, porrebbe per quest o solo la meta ch'essa con- teneva in vapori, restando ugualc la temperatura. Ecco pero come si possa formare un fonte perenne, anco nelle stagioni piii secche, alimentato soltanto dal calare de' vapori delP aria. E chi ne dubitasse alle prime, guardi a quello che la natura opera nelle minima cose: guardi al condensai'si de'vapori all' inverno sui vetri delle fenesti'c^ e come nella caldura della state, versaudo acqua fresca in un recipicnte, coprasi al di fuori e si graudini di co- piosa rugiada, e si goda del fresco ne' luoghi piu rimoti. E d'altronde costante osservazione, che rac- coglicsi pill acqua nei recipienti collocati in basso. La differcnza adunquc clie sta fra 1' origine delle fontane che vengono dalle piogge e dalle nevi, e le altre che procedono dalla precipitazione de' vapori nelle conserve de'monti, si e: che le prime traggo- no imraediata origine dal freddarsi dell' aria libera, e questc dalParia chiusa^ partono le prime da can- sa piu generale e patentee le secondc da cagloni piu limitate, ma piu continue. Cotal dottrina non fu nuova ad Ai'istotile: la dove nel i." libro del- r origine dc'fonti c de'fiumi, parla del convertirsi deir aria in acqua, e questc pel suo raffreddarsi. Non pare adunque dubbio clie le origini di alcune fonti non debbano scriversi alio scambiare dell'ariay precipitandosi tra le fenditm'e montane, di molto piu bass a tcmperatui'a. D' altra Memoria fece dono all' Ateneo il cano- nico Bellani, intitolata: 3IigUoramento dei conclotti dell' acqua dai tetti. Tutti sanno gli inconvenienti cui soggiacciono le case, uelle quali le grondaje sono condotte dentro le muvaglie^ tra i quail sconci gravissimo appar qucllo, che gelando 1' acqua nei tubi conduttori, coll' aumentar di volume, li fa screpolare e gli sfende e gli sfianca, non trovando come espandcrsi altrimenti. Cercando pero 1' indu- sti'e fisico di recare un qualche perfezionamento in cotali avvedimenti, dopo d'aver detto di qual ma- teria torni meglio che sien fatti questi tubi ( e ra- gionevolmente preferisce il rame e lo zinco, come metalli che, resi inservibili come tubi, possono tut- tavia rendersi a qualche altro uso e profitto, che non e della latla ) viene a dire delle forme cui deonsi preferirc. E prima coudauua in questi la 49 foi'ma cllliulrlca, come quella die ncl lubo preseiita la maggior cajiacita, da non potersi accrescere al l>i- sogiio^ c propone per clu la configurazione elittica, alqiuinto scliiacciata, come cpieir altra iiivece chc per lo intcrno sforzare del gelo sopravveniente do- vendo aumentare di capacita, la figiira elittica si accosterebbe taiito piu alia circolare : cresccndosi con cio 1' interior capacita sotto 1' istessa quantita di superficie metallica. Essendo i tubl condotti a martello, per la loro elasticita tornerebbero in par- te o ill tutto alia prima lor forma, cessato 1' aggc- lamento dell'acqiia^ onde per quel prinio caso e per altri ancora i tubi uon si dovriau riparare. Anco col non saldare per tutto il lungo quesli tid^i, po- triansi causare le fenditure, e comunque accartoc- ciati, r acqua non si espauderebbe, ma segulrcbbc diGlatamente lungo i tubi istessi: trovando una su- perficie cui appigliarsi c trascorrere all' ingiu. Non vediam forse clie per abbeverare vasi di fiori, si con- duce r acqua dalle grondaje fuori del suo perpcn- dicolo, merce alcune fuuicclle iufisse nel tetto? La quale osservazione mena il nostro buon fisico a pro- porre, in iscambio de' tubi metallici, asticciuole di legno o corde semplicemente tese dal tetto a terra ^ lungo le quali, senza travalicarc, correrebbe la piog- gia, senz' altro pericolo chc il tubo si sfianclii pel gelo, o si renda inutile ncgli acquazzoni, riempien- 4 5o dosi cli foglie e d'altre materle eterogenee. Nel leg- gcrnc il Prof. Pcrego questi due sci'itti dell' opero- slssimo Bellani, presento a di Iiii uonie In dono al- r Ateneo uii esattissimo Termometro di campione; di die non si vuol qui tacere: onde sia manifesta la gi-atitudine dell' Ateneo, che tanto si loda degli scritti e delle produzioni di cosi egregio coUabora- tore negli studj scientifici, Parlandosi a qiiesto passo di nuovi ingegni e nuo- ve correzioni che il canonico Bellani stimerebbe di fare ai tuhi conduttori dell' acqua dai tetti : si per salvare da gravi danni le case, come per rendere non incomode e pulite le vie della citta: occorre qui op- portuno il sunto d'altro scritto che si riferisce alle strade : Discipline nonnali per la conservazione delle strade: Intitolate aW Ateneo di Brescia da un suo Socio d' onore. L' operetta di cui aimunziamo la stampa, appartiene all' esimio I. R. Delegato della nostra provincia, Cav. Gaudenzio de Pagave^ il qua- le con si cortesi maniere intitolandola all' Ateneo, nella qualita di Socio d' onore, ha voluto pubblica- mente manifestai-e, come negli alti pensieri ed av- vedimenti della sua ben eondotta amministrazione, non cessi mai dall' incoraggiare con le parole e con I'esempio chi si studia nelle scientifiche discipline per la pubblica utilita. Recandosi pero il Prof. An- tonio Pcrego alia relazione dell' opera, accenna di 5i qiial primissima utilita c nccessita sicno Ic stradc : senza Ic quail uon saria quasi piu vincolo di sociu- ta fra gli uomini, non piu I'eciproco soccorrimcnto fra popoli e iudividui, non comunione d^ agricol- tura, di commercio, d' arti, di lettere. Senza que- ste, come dice Anton Geuovesi, Y cdifizio sociale diverrcLbe im palazzo disciolto in minuti calcinac- ci. Sono le stradc la spia sicurissima della condi- zione fortunata o scaduta degli stati e de' govcr- ni: sono elleuo comode, secure, stabili e magnifi- che uella fortuna dcgl' impen ; scompajono, o in- viliscono deserte nelle pubbliche sciagure.Tutti san- no i provvedimenti della Grecia antica in qucsto pi'oposito, de'Gartaginesi e de' Romani finalmente, die passaron tutti nella magnificenza e nel comedo dcllc vie militari ed illustri: e a tutti son conti i nomi d.' Appio, d' Aurelio Gotta, di Flamiuio, di Aiigusto c di niiir altri, rlie poscro mano a vie ce- lebratissime: le cui vestigia ancora attestano la ro- niana possanza in Italia e fuoil. Ma col mancare deirimpcrio, il tempo, la barbaric, la stracuratag- gine degli uomini congiurarono alia loi'O distruzio- nc^ n^ piu v'ebber rura i governi o pochissima, fino al sccolo XYII. Fu prima la Francia, indi TAli ma- gna e da viitimo la Lombardia, che dieder mano alia costruzione delle vie di coraunicazione, per fatto di pubtlica autorita: la quale volsc le proprle cure. 52 non solo alle masskne e maestre, ma anco a quelle minoi'i che in diverse direzioni le attraversano. DI- scende a questo punto dalle grandl memorie 11 no- stro Prof., e si raccoglie a quanto il Cav. Delegate prescrive per la conservazione delle s trade gia belle e fatte: dottrina nella quale si cliiude quanto util- mente puo sapei'si da chi vegliasse queste opere di pubblico vantaggio. E prima parlaudo sul cavar le ghiaje, ricorda la nota giustizia: clie il privato dee concederle, medlante giusti compensi , ne' pi'oprj fondi quando si tratti del pubblico bene: non pero abbandouandosi il compenso alF arbitrio e bencpla- cito degli imprenditori. Fra le spezie di gbiaja da preferirsi pel componimenlo delle stradc, si annove- rano il petroselce, il quarzo puro, il porfido, lave- naria rossa, quindi la calce carbonata in cioLLoli, il granite, la calcarea alpiua, la marna calcare, e da ultimo la calce carbonata stratiforme, la marna calcarea argillosa, lo scbisto micaceo, I'arenaria az- zurrognola, lo scliisto argilloso", e per fine si sban- disce la consuetudine male avviata, di spargere fran- tumi di rocce, ottenute a colpi di mazza. Tocca poi il trapportare delle gblaje cavate, e loi'O colloca- mento suU'andare delle strade^ il cui cernerla dalle terre, dalle sabbie e dai ciottoli, dee operarsi nel luogo istesso d' onde si traggono. Vuolsi raisurarne i cumuli, non dove si cava, ma d'in sul luogo dove 53 la si lia a spargere: indiistrle tutte e caulelc cui in- segnu il lungo uso dell' amministrazione, e di cui rende avvci'titi gl' Ingegneri. Passa quindi a ccrte re- golc da osservarsi nella costruzlonc dclle vie. Vo- glionsi queste alcun poco arcuate ^ i fiauchi voglion csserc nctti di sterpi e mal cresclute erbe, conscrvata la rcgolarita dc' cigli. Nota 1' cpoca dcllo spargc*'si dcllc gliiajc, all' autunno c primavex'a, sgomberata prima la fangliiglia, e qiiesto su tutta I'arca della strada. Viene a dire sul collaudare deU'opere, nel che i perill deon mettere tutte Ic piii religiose pre- cauzioni, e verificarc se dagli imprenditori siasi cor- risposto appuntino agli oLbliglii assuuti^ parla dei compensi che si debbono ai danneggiati: compensi, clic senza che il proprietario abbia ricorso ai tribu- nalij dcbbonsi dedurre dal canoni imposti all' impre- sario. Slringc poscia in compeudio Ic utilita degli stradajoli e gli uffici loro nel vegliare la costruzione e il mantenimento dcllc vie: tenerc arcuata la carreg- giata, appianare a tempo le insolcature e le dcpres- sioni, adun.ir lapolvere, toi're il fango e il gliiaccio, dibarbicarc gli sterpi. E perclic la neve ammontata uon renda impossibile o assai disastroso e impedito il passo, i-accomandasi 1' uso d' una slittaj di cui porge la descrizione, cd insegna come abbiasi a va- Icrsene, per addossare la neve ai llancbi, e tencr pulila e sgombra lacarrcggiata. Vien poi a decidcrc H se sia meglio fianchcggiare le stracle di alberature, o lasciarle ignude. Gerto clie ai vivi soli dclla state chi va pedestre benedice all' ombra delle piante, co- me si dispera guardando dinanzi a se la via lunga e polverosa senza alcuu verde^ ma I'interrotta vcii- tilazione, il rczzo degli alberi intrattiene 1' umidita c predispone la via a depci'imento. Concedesi peru che a ogni un cento metri di distanza, dove apronsi ajuole da riporvi le ghiaje da spargei'si, si pianti al- cun albero, dove accogliersi a ripigliar lena il vian- dante : la qual cosa s' e fatta nella via veramcntc romana del Sempione , da Gallai*ate a Sesto-Calen- di. Esposte queste discipline normali, il Prof. Pe- rego discoiTC delle strade d' Italia, paragonandole a quell' altre di Francia: molto piu larghe delle no- stre, piantate a viali e magnifichc. Cei'ta superio- rita pcro di avvedimenti distingue dai francesi gli ingegneri d' Italia: come quelli che ricordano la sen- tenza del Conte Vevi'i, die le strade soverchiamente larghe, e fatte yih a poinpa che per Viiso, sono al- trettante strisce di sterilitd per le nazioni; ed e os- servabile che il lusso piu dannevole ^ quello che im- pedisce un' utile vegetazione sulle terre^ e quindi i vasti giardini, le selve unicamente destinate alle cacce, gli sterminati viali e simili altri abusi della proprieta fondiaria, sono un genere di lusso che non reca conipensi. II lusso di consumazione eccita upa 55 ordinaria annua riproduzione^ ma quest' altro lusso infecondo e una diretta csclusioue del ilprodui're. Nel render conto dei diversi partiti della pub- blica e privata economia, ricorderemo qui oppor- tunamcnte la nuova produzione nostrale, oflertaci come suo proprio trovamcnto dal nostro concitta- dino D.r Giambattista Morclli: clie tanti diritti si va acquistando alia benevolenza e gratitudine della patria, per le caritatevoli ed industri sue cure nello spedale de'pazzi, di cui e il benemerito e filautropo direttore. Ammannendo negli stretti confini econo- mici del pio luogo cui presiede i metodi piu accer- tati e piu utili per la custodia, pel trattamento e per la guarigione dei pazzi, ne'grandi stabilimenti di Napoli e di Milano, prosegue innanzi con cri- stiana carita e colle Industrie del medico filosofo, ad alleviare la svcntura di quegli infelici: cui dap- prima inopportunaniente assediava il rigor de'casti- ghi, il mal talento de'custodi, la fame e la catena. Studiando le cagioni svariatissime della pazzia, e cercandone in diversi individui il rimedio, ora mo- rale, ora materiale, si e pure imbattuto fortunata- niente in una sostanza di chimica preparazione, di cui asserisce uscirne felici sperienze nelle malattie della mente. Ma di questo parlerassi altrove quan- do torneremo a dire di lui^ or dicasi per adesso di quella produzione di cui fu cortese alFAteneo in 56 questo anno. GuardanJo il nostro D.r Morclll al grancle ingenerave alle nostre basse dell' angaria ( cucurbita cjtrullus^ di Linneo ) clie copre intiere campagne, ed alio sterminato abbondare dc' siioi semi cbe indarno si gettano al mondezzajo, nianco la picciol parte clie si semina: penso di trar par- tilo da questi ultimi, per vantaggiare la privata eco- nomia della casa. Egli infatti ne trasse un olio, pre- feribile a quello di molte alti-c sementi, meno su- gose, men comuni e di maggior spesa per coltivarle e raccoglierle. L' olio fisso e vegetablle, del quale esibi una bottiglia, si ricava colla spremitura a fred- do^ ha un color giallo-pallido, di cui agevolmente lo si spoglia col car tone animale, crescendo cosi in chiarezza e liquidita. Lieve e sfuggevole e il suo odo- re, e s'arrendc facilmente al calorico^ sa di dolce, e tiene della viscosita dell' olio d' oliva, del quale e piu leggiere: pesando 0.9288, essendo 1' acqua 10,000. L' alcool e 1' etere ne sciolgono qualche centesima parte, si condensa a piu 2.° di Reaumur, deponen- do la stearina alquanto coloi-ata^ si combina cogli ossidi di piombo, formando molte composizioni: scolora il camaleonte rosso, senza (Jetrarre alia sua cliiarezza. Tentato per ogni verso e con molte so- stanze dal nostro chimico Stefano Grandoni, alle cui ricerche lo sottopose il D.r Morelli, fu trovato quest' olio far trasparente la carta, sclogliere pochi 5^7 ccnlesimi di fosforo e di zolfo. Messo a contatto degli acidi mincrali in istato di concentrazionc, tin- gesi in color di sangue, indi in rosso bruno e si ad- densa^ durando cotal reazione, non manda alcun odore, a differenza dell' olio d'oliva; dal quale, ci- mentato nelle stesse guise, diffondesi F odore suo proprio. Cento parti di questo olio, cpiarantadue sono di stearina, e le rimanenti cinquant' otto di olcina^ contiene anche un po' di mucilagine *, del- la quale lo si puo liberare coll' acido solforico, ado- perato nella proporzione d' un quarto ^ ugnendo- sene la carta di tornasole, si colora in paonazzo. Da un chilogrammo e mezzo di semi contusi, e colla spremitura a freddo, ottengonsi cinqu'once e sette dramme d' olio^ ed altrettanta quantita di semi ri- dotti in farina e con leggier torrefazione , ne reco un quindici once e quattro dramme. Agli usi do- mestici si adatta volentieri questo olio: per condi- mento delle sostanze alimentari, e come veicolo abi- lissimo- a farle cuoccre. Si gradisce dal palato ( co- me si osserva dal Morelli, e soddisfa meglio d'altri * L'olio chiuso e suggellato nella bottiglia, che da dieci mesi si conserva nelPAtenco, lascio cadere al fondo molti fiocchi mucilaginosi , fino a conipicro un decimo dell' altezza del vetro. Entrando pero nella calda stagione comincio a sciogliersi que- st© sedimeuto fioccoso, e nel luglio ( senza essere mossa la bottiglia) Polio ricupero la sua perfctta liquidita. 58 molti olj clie corrono nell'uso comune, cd e manco nauseoso di qiiello tratto dai semi del lino , dagli acini delF uva e dal ravizzone ( brassica napuSy di Linneo ) in confronto delle quali tre ultinie spezie di sementi, in parita di peso, se ne consegue mi- nor quantita e con ispesa maggiorc. Questo final- mente arde in fiamma limpida e pura. Poco puu contare la medicina sulle sue proprieta, posseden- do la farmacologia olj di ben altra efficacia. L'An- tidotario bolognese ne' preparati fai'maceutici otte- uutisi dai semi fx-eddi, assegua loro la virtii istes- sa de'semi^ Mattioli tiene all' opinione di Galeno, tenendo I'efrigeranti i semi d' angaria, com' e del frutto. Da tutto il fin qui esposto si puo concliiu- dere: che avvicinandosi piu di qualunque altro olio in commercio alia bonta di quello d' oliva, cosi la domestica economia puo trarne utilissimo pai-tito^ e cio piu ancora, dacclie si spreine da sostanza ab- bondantissima nella nostra provincia e che non val nulla. L' Ateneo accolse con soddisfazione il nuovo prodotto immaginato dal D.r Morelli^ e si riserba nuovi sperimenti e novelle prove pel sicuro ed util uso dell' olio ^ intanto sc ne divulga la conoscenza ai coltivatori in questo Coramentario^ avvertendo cbi ne volesse far prova, di non usare nella spre- mitura gli stromenti, torclii e vasi adoperati per gli olj d'altri semi: che allora tutta la sua limpidczza, ^9 purl la c dolcezza si pcrderebbcrOj scambiando odo- rc, colore c saporc. Alia pubblica economla appartlene pure la Mc- moria del Cav. Antonio Sabatti Vice Presidente^ nclla quale tornando sull' argomento trattalo or son due anni, sul condannato monopolio dei generi di prima nccessita, clic affama il popolo per gittare Ic fondamenla a malnate ricchezze di pochi, ci parlo dell'eccessivo caro de'grani occorso nella no- stra provincia e altrove negli anni 1 8 1 5 e 1 6. Sareb- be rifuggito I'animo e la pcnna del nostro 'wnanis- simo coUega da si fieri argomenti, ricordando 1' "-^^Q- ce miseria e la vera cai-estia die allora si volsc in una terra ricchissima di tante produzioni, e clie per niente potea temere di siffatti flagelli^ Ma il dcsir cieco, incontro al suo ben fermo, S'' c poi tanto ingognato , Che al corpo sano ha procurato scabbia. Ne la inclcmcnza degli elementi avria condotta la nostra popolazione a tanta estremita, se al danno del cielo non si fosse aggiunta crudelmente I'uma- na malizia per accrescerne i mali. Mai volentieri, per certo saria tomato col pcnsiere a tanta com- passione, se non fosse stata V idea di raffermare e chiarire nuovamente le dottrine contro il mono- polio delle granaglie, e suggerirne i mezzi e le cau- tele per sottrarre il popolo a danni vilteriori pos- 6o sibili dl tal fatta. Fu sentenza unanlme di tutti gli economisti della meta dello scoi'so secolo, chc la illimitata liberta del commercio de' grani sia I'unico mezzo per impedirne i gvavi e rapid! accre- scimenti e decrementi di prezzo, ugualmente dan- nosi. Malamente dapprima i governi giudicarono di ottener questo bene collo impedire 1' cstrazione dei grani, o coll' adunarne grandi qnantita per pub- blico mandato. L' effetto dimostro 1' insiifficienza e il rovescio di cotali provedinieuti. Vero ^ che le trAttti' de' grani fuori di stato , correndo anni di st?elae raccolte, possano contribuire al loi'O inca- Tirsi^ ma il maggiore e piu intero danno viene dal- r odiato monopolio : clie per avara crudelta padro- ncggia il ricolto , per imporvi prezzi eccedenti e im- pinguare nella pubblica fame, oltre ai limiti prefissi delle cagioui naturali. E per manifestare che tanto danno dee ripetcrsi da queste mene de'monopolisti, viene a dire co'piu fedeli geonomisti, come un anno per 1' altro gli stati di Europa somministrino una volta e mezza piu del bisogno^ e mette, che per ogni individuo per 1' annuo suo mantenimento oc- cori'a una misura corrispondente a due some e mez- za delle nostre. Lo stato lombardo non e da dire ch' ei non sia il piii fruttuoso^ e secondo le auagrafi fattesi nel Governo d' Italia, la sua popolazione ( lasciato da banda 1' annuo suo crescere ) monta a 6t «luo milioni, settanrotlo mila, cento vcntisei^ e per tutto quello clie si sa di piu accertato, il prodotto di tulta la supcrGcic collivala ascende a ^,^92,972 some di grauaglic. Detraggasi da queste il (piiuto per la sementc, e un 5, 195,3 1 5 some per I'iiiterno consume, ed avrassi un di piu di i,o39,o63 some da potersi mandar fuori a ricliiesta di clii vuole^ la qual qiiantita, ridotta auco a un solo milione, calcolaudone il prezzo d' ogui soma a lire quaran- tacinque di Milauo ( prezzo d' accaparramento del formentone ancor verde ) avria portato conistupore in quegli auni un' attivita in paese di quarantacin- que milioni di lire. Ma questo saria calcolo corrente per anni d'abbondanza: e negli anni i8i5 c 16, per malizia delle stagioni, il rlcolto in Lombardia non passu il bisoguo delT annuo consumo interioi'e^ ma la vera careslia che ci afflisse non pote attribuirsi ad assoluta mancanza di grani, ma bensi alle euor- mi incette che si son fatte, ed alia facilita di accor- dare 1' esportazioni fuor di paese, sottraendo al po- jX)Io il necessario alimento. Seppesi infatti che ia quelle annate calamitose quasi tutto il grano era in bal'ia degl' incettatori: sendosene impadi-oniti alia ricolta e prima ancora nei campi: per farsi poi ar- bitri delle tratle e de' prezzi in sui mercati. Entra (pxindi il nostro Cav. Sabatti a manifestare le ne- •piitosc insidie di questo monopolio ( inscgnato, ere- 62 diamo, dagli ebrei a disccpoli, clie ne sanno ormai da insegiiare al maestri ) e ne espone le turpi col- leganze. Mancato in gran parte a quel tempo il com- mercio, giaceano infruttuose ragguardevoli sommc, die pur si voleano mettere a profitto, almanco nella facile mercatura de' gi*ani. Eccone le condizioni. Ogni quotaliziante in questa rea macchinazione do- veasi obbligare ad acquistarc una ccrta quantita di grano, ed all' atto pagavasegli la meta del valore del grano convenuto , al prezzo cli' era per accor- dare ai possessori: sia al granajo, sia al campo. Ver- sato poi il grano acquistato nei convenuti emporj, o mostrate anco solo le riccvute de' danari a cotal uopo pagati, il socio ricevea un quarto del prezzo totale , faceudosi azionista nella meta degli utili clie fossero per ritrarsi all' alto della real vcndita delle granaglie: guadagnando con un quarto di ca- pitale fino il cinquanta per cento, secondo la ca- rezza de' prezzi: e 1' altra meta degli utili restava come fondo per altri acquisti successivi. In quelle due annate il prezzo del formentone sali fino a no- vanta lire la soma, e i possessori non ne cavarono che quaranta o quarantacinque. Ecco ricchezze tra- smodate, ecco poverta e crudelissima fame, ccco fattasi ragione di pochi la libera contrattazione del genere. Un ordine secondario di monopolisti si co- stituisce dalle grandi famiglle, clie, non bisognevoli 63 (11 ventlcr losto, aspettano fino all' cstrcmita dei prezzi ^ e scguono finalmente colore che fanno il mal gioco sui mercatij col sottvarre alia piiLblica vis la Ic gran masse dc'grani aJunati, o col simulare con- Iratti uon veri, cd imporrc un prezzo conseguente- mcute elevato ai compratori. Posti in chiara luce i tenebrosi raggiri di tanta malizia, viene a distin- guere il legittimo ed utile commcrcio dal vile mo- nopolio: ed esponc quelle dottrine cui avea toccate anche prima, e di cui si fece lungo discorso in al- tro Comraentario, parlaudosi d'altri due scritti de' giureconsulti Giambatista Pagani e Giuseppe Sa- Icri. Dee goder 1' animo ai buoni ed ai veri amici dell'umanita, che il degnissimo nostro Collega siasi rivolto a svertare codesti intricbi, codesti rei gua- dagni , cd a segnalare alia pubblica disapprovazione le tristtzie di coloro che impoveriscono il pane del povero. per adunar quel danaro ch'esser dee lore, come quel proferto da Simoue, in ignominia e per- dizione. In due tornatc accademiche il nostro Socio Giam- batista Pagani venne a leggerne due Memorie che si rifcriscono agli studj suoi favoritl dclle scienze po- litico-legali: Delta frequcnza de'furti ne' paesi catto- liciy e Del valore abusivo dellc tnonete. E fatto in- contrastabile, cgli dice, che tutti gli scrittori che parlano dcllc condizioni politiche c morali d' Italia, 64 di Spagna e del Portogallo, si accordano in quests sentenza: che piu abbonda un cotal genere di delitti nelle comiinioni cattoliche, comunt|ue ne tacciano i motivi. Ora non poteiidosi attribuire tanto disoi'- dine alia santita de'dograi e della morale che, la Dio merce, ci godiamo di professare, il nostro giurecon- sulto, ammettendo il fatto, si provo di rivelarne le segrete cagioni: giovandosi di quanto gli ricordava 1' ufflcio della difesa di que' tanti imputati di simili furfanterie, clie a' suoi primi anni gli permetteva cliiara e disvelata 1' istoria de' loro traviamenti. Per tutte quelle ragioni cli' egli adduce in qiiesto suo scritto, tiene per certissimo clie il bisogno non sia e non possa essere I'incentivo a por le mani nell'al- trui roba^ ma bene un morale invilimento che ci di- parte dall'umana coadizione, e ci fa dimenticare di tutto cio di cui fummo istrutti in giovanezza. Nato 1' uomo alia societa, da' suoi teneri anni 1' educa- zione segue ad apprendergli le nozioni della pro- prieta, istillandogli un' avversione a qualunque dan- no nella roba altrui, alia ruberia: la quale, quando anche potesse andai-e impunita, non e men vergo- gnosa e vile per sestessa. Ma I'accidia, I'oziosagginc fannosi per F uomo quelle che Circe a' suoi amanti^ perche ogni cosa che tende ad anneghittirlo, corrom- pe i costumi, lo disvia dalle sagge praliche, lo torna animale, fornito d' astuzia. di sensualita, di forza, 65 pel' manOmetterc raltrnl, per involare e perturl)ave I'ordlne civile. Qucsto vero ncmico della iiobilta del- Fuomo, la sciopcrataggiiic . noii Ji laJo s' ingenera dai troppo frequeuli c prolissi escrcizj del culto este- riore^ peru che i volgaii non tianno men to e doUrina da pcnetrarc negli arcani diDio, e mormoraudo sfac- cendati in noh inteso lingiiaggio le lodi del vSigno- re, il loro corpo, in un con Panimo. c posseduto dal- I'importuna quictc dell'accidia. Non pensa per certo il nostro puLLlicista. clie alcuno lo stiml cosi mor- to alia pieta, da credere ch'egli con cio intendessc sbaudire o menomare I'esterno culto;^ ma il suo di- scorso, come I'autore stesso si esprimc,mira a quel- le non niai finite ricorrenze di Sanli patroni d* ogni paese e d"ogni ordine d'artieri, a que'tridui, a quel- le aduna:izc clamorose che tolgono Y artista e I' agri- coltore per intere giornate alle proprie lucrose in- cunibenze, per salmeggiare o dormicchiare a non pro- fittevoli sermoni. Accadc quindi. clic difettando il popolo nei molti d'l festivi di ocoupazioni frutluosc, si da tutto al beverc, al rissare, alia intemperanza del giuoco e della crapida^ scema ogni dl piu T affezione alia famiglia, scema Tamore alia fatica ed all'adcm- pimento dc'doveri del proprio stato; onde a questi tali intimava Dio il proprio sdegno per la bocca del figliuolo di Amos — Calendas vestras et solemitka- tes t'cstras odd it auiiiia men : facta sunt uiihi mo- 5 66 lesta, lahoravi susthiens. Secondo 1' opinione del no- stro Socio, spesscggian troppo nell'Italia, nella Spa- gna, in Portogallo queste ricorrenze cli fesla, che con tanta facilita passano in dissipazioni, in scialac- qui, in perdi-tempo e favoreggiano I'incrzia: questa vera peste della societa, cui guerreggiu il senno dei legislator! e la saviezza de'pi'incipi, per isbandirla dalle classi operose, clie cosi leggermente inchinano ai ladroneggi, Volge poi Ic parole a que' ministri dell' evangelica predicazione, clie, content! alia sola sposizione de' dogmi , all' insegnamento delle prati- che religiose, trascurassero per avventura nelle pre- diche di spargere nel popolo i semi del glusto e del- 1' onesto, che rannodano questa vita mortale con quella avvenive. Viene anco a dire di qucgli altri, che nel tribunale di penitenza fossero per non cal- care assai sul debito delle restituzioni, del rifacl- mento de' danni: unico mezzo per racconciare gli obblighi dell' umana giustizia , che procede pur dal- r eterna^ e qui riporta quanto il Concilio tridenti- no promulgo nella quattordicesima Sessione. A quel- li che mettono iunanzi die il Salvatore guarda al- 1' intenzione e lascia nelP arbitrio del penitente il compartire i doAuti risarcinienti, e che si fa ingiu- ria a lui col domandare con autorita altre soddisfa- zioni, quando egli ha per tutti e per tuLto soddis- fatto: a queste dottrlne , che tauto si attagliano ai protcslanti, rlspomlc quello die S- Paolo sciiveva al Romaul. E ne grida: die qnalimquc dci manda- tarj delle divine misericord ic non imponc una pos- sibile satisfazione de' danni fatti, mal serve al suo ministcro, ed apre la salute a chi porta il suggello non iscancellato della colpa. Noi pero fermamente crediamo, die nessun pio e dotto estimatore del- r umana fralezza, sia per esser tale da credere sal- dato ogni diritto di giuslizia verso il prossimo colla imposizion delle mani^ e spcriamo, confidati in quel Dio die noil abbandona i dispensieri d«dlc giustifi- cazioni, che nessuno passera leggermente sugli ar- gomenti della riparazione del danno. Giovi, dircm noi, lo avere avvertito a tali sconci, die pure po- triano occorrere nelP umana impcrfezionc: e perdo- nisi anco al buono e sapiente il sospetto cli' altri non segua sempre appuntino le vie cui nota il do- vere, la bonta e la sapienza. L'abusivo, o inentito valorc cbe s' impone alle mo- nete fu tcma d' altra Memoria del giuspubblirista Pagani: comecclii; nella nostra provincia e nella con- terminante bergamasca prevaglia singolarmente que- sta valutazione arbitraria delle monetc, nazionali e forestiere. II grande importai-e nel comraercio delle cose e delle opere di quesla liccnza, conduce il Col- lega a ricordare le teoricbe delle moncte, per avvi- sare alle origini di tali ahusi e propornei rimed j. 68 II commercio cresce le comodlta della vita^ ma la pei*mutazione clcllc cose non puo farsi in una ma- niera facile ed universale, la dove la spezie metal- lica, che e la misura, o la rappresentazione del va- lore e insieme suo peguo, non siasi inventata, in- trodotta e propagata^ ma comecclie la moneta age- vola e perfeziona le contrattazioni, cosi le impedisce e disordina allorclie ella e mal composta o male nsata. II prezzo dato dalF uso alia pecunia al di la dello statuito dalle tariffe, appellasi abusive. II co- stume di distinguere il vario valore delle monete con il nome di lira , sale fine a Carlo Magno: quasi libbi'a di peso: ma scambiata la lira in significative di moneta, in molti luoglii divento immaginaria, e valse a disegnare i gradi di valore delle cose e le parti aliquote di ciascuna moneta metallica. Per lo che la lira e fra noi 1' elemento del prezzo nuraera- rio del danaro reale e quindi anco dell' abusivo: che consiste nello attribuire coll' immaginazione e per consuetudine ad un pezzo d' oro o d' argento una quantita di lire divei-sa da quella stabilita dalla legge^ e comecchc questo pregio numerico venne in alcuni secoli crescendo, cosi pare sia questo aumento naturale agli umani bisogui: del che il nostro Colle- ga adduce le ragioni. Le monete sono la rappresenta- zione dei gradi venali di merito che gli uomini ap- propriano alle cose, di cui sono la misura:^ ma sic- 69 come questc misurc sono anco pcgui per la prcziosita istessa del mctallo, cosi e mestieri doversi guardare non solo alia quantita dclla materia,' ma ben anco al- ia sua qualita. Ogni variazione nelie parti del danaro mena anco varieta nel quoto in cui si divide; e que- stc alterazioni avvcnnero, o pel volere de' principi, o pel logorarsi delie monete, o pel jjiii ceixarsene a preferenza d' una spezie. II valore delle cose che cadono nell'umano commercio non e altro che I'at- titudine ad essere pcrmutate con altre, secondo il definite dal Presidente Pompeo Neri: sentenza, cui proluse anco Aristotile; la onde la facolta che ha una cosa d' essere commutata in aitra, costituisce il suo prezzo: cioe, tanto vale quanto si puo con essa acquistarne un' altra. Questa potenza permutativa o venalita si divide in gradi o misui'c uguali fra loro, come sono le unita; e le misure dei valori ebbero al mondo vario nome ed eutita: furon buoi, conchiglie, cuojo, frumento, sale e simili: corpi disuguali e difficili a trasmettersi, onde ne ven- ne la elezione de^ nietalli. Questo campionc trasse la sua scala dalla gravita, e fn dimezzato iu al- Irettante parti, le quali pui'e diversificarono nella quantita e nel nome: appellate da* ultimo, lira, centesimi, millesimi: e questi divisori delle monete soggiacquero a notevoli vicissitudini. A possibilmcn- te perpetuarne le uniformi condizioni dovcasi isti- 70 tuire nella lira un campione immutahile di quel gra- de misuratore del prezzo d' ogni cosa; e tale incora- mulabilita dovea desumersi dal peso delF affiuato nietallo. Ma rilcva pol egli molto, o e gran fatto desideraliile che la misura delle parti aliquote di ciascuna moneta rimanga impermutabile? Ecco il nostro Gollcga raggiugiiere la combattuta qulstio- ne: se la legge dee tener fermo per P osserwanza del corso di grida, o se abbiasi questo ad abbandonare air arbitrio di mercantili coinbricole ed alia sconsi- derata iinperizia del popolo. A' nostri glorni fui'on leggi di diverse dettato. E fecoudissima di conse- guenze la coiisiderazione, che il danajo e merce uni- versale, e che come tale ottiene un pregio in sestes- SO-, la pasta metallica , la squisitezza del lavoro , quello dell' affezione, e quell' altro che precede da- gli accidcnti della circolazione. Dagli emessi prin- cipj ne emanano degli altri; che il contante metal- lico si costituisce da una massa, da un peso tei-mi- nato, e che oltre Tufficio di significare i valori del- le varie robe, si pi-esta ad altri usi raoltiplici della vita:^ sicche la moneta racchiude un prezzo che non dipende dal conio , che per capriccio non si menoma nella gravita, non iscade dalla sua lega, senza che soggiaccia a uno sbassamento del suo valore. Goloro che sosteneano nella moneta un valsente fittizio, e nel legislatoi'e il diritto di govei-narlo a suo benepla- 7» cito, allcgavano I'esempio dc'romani: clio nclla pri- ma giierra puuica ridussero gli assi del peso d' una libbra di dodic' once, a due once di rame: e nella seconda, incalzati da Annibalc. nclla dittatura di Fabio Massimo, la ristrinsero fino all' oncia sola. Ma que'gloriosi nostri antenati non tanto vennero a tal deliberazione per sovvenire ai bisogni della patria, qnanto che per correggere (come nota Montesquieu ) la grande sproporzione, che al primo monetar del- 1' argento { mi cinqu' anni innanzi alia prima guerra cartaginese ) ei'a tra il rame e 1" argento, allora ra- rissimo. Ne men falso, segue a dire I'Avv." Pagani, c il supporre clie i romani giureconsulti non cono- scessero la vera essenza del danaro, richiamandosi a un testo di Paolo. Aristotilc * con falsa dottrina avea preoccupate le menti de' giurisperiti peripate- tici, opinando. che il prezzo della moneta vien dalla legge e non dalla natura; ma, come spiega il Neri la sentenza del giurista Paolo, la moneta ha un prez- zo che risponde alia quantita del raetallo^ cosi pur r intese il nostro classico Davanzati : Vendo, vuol (lire, veiido e do; le cose in vendita si danno perche ti venga tanto metallo solito e creduto essernc la mO' neta; non tanti segni, o sognij o pezze d' argento. Se in 1 09 pezzi oggi e quel medesimo ariento che solca essere in 100^ non bisogna egli pagare con 109 quello Etici. Lib. V. 72 che si pagava con cento? Da quesle leorie del ro- mano glurista e di Davanzati si trae la risoluzione del quesito: se sia lecito assegnare ad una nioneta pill pregio di quello che, come metallo, venga in essa universalinente viconosciuto dal mondo mercantile / dal che deriva iu fine , che la valuta d' uii pezzo rae- tallico, improntato dalla pubblica podesta, si mi- suri sulla quaulita e finezza della jnateria. Vien po- scia a dire, come osservo Galiani, che se il corso delle monete 6 iin effetto e iion causa delle I'icchez- ze, non puossi arricchire e felicitarsi uno stato col solo aumentamento del dauaro : che torna anzi in gravl danni, qualora saggi provvedinienti nol fac- ciano veicolo di prosperita. E qucsto non puo dai'si ( segue a dire il Gollcga ) quando nella moneta si crea un tesoro fantastico di segni, nel cui ampliarsi di nome va scemando il valore rappresentativo. E pero, dopo ch' egli ha piovato che il valsente fitti- zio e pregiudizievole, perche frasloi'na al momento il traffico inleriore d' uno stato , rallentando la con- sumazione e la produzione: che per questo il po- polo non arricchiscc: che nelP acquisto di robe in- digene, le quali al fine si vanno apprezzando se- condo la stima naturale de'metalli, torna inutile: passa a considcrare gli efFettl del commercio eslerno per cotale alzarsi del numerario. Se al dire d' un economista, il mondo e un mercatOj, e la moneta una 73 mercc, cadranno su rjucsla di quando in quando dei mercimonj. Tosto che per legge o per abuso, in uno stato varia la proporzioae delle valute dell' oro o dell' argento , o si allarga il valor numerale oltre ai termini stabiliti e comuni, lo speculatore straniero invia a quella volta le monete vantagglate di stima c ne ritrae le cadute in disistima^ merca oggetti che costano minor quantita di metallo, per riven- derli dove la spezie non e alterata. Questi cambj sono a danno della nazione, e turbano il commer- zio coll' esteriore; di qui viene il vuoto d' una spe- zie metallica in una provincia per travalicare in un'altra^ di qui I'incertezza de' prezzi, il mutai'si gioi'naliero delle valute anco nei paesi limitrofi. Quando uno stato ribocca di moneta priva della materia preziosa corrispondente al corso comune, certo c il perdersi del metallo migliore, o per lo meno si manda fuori al suo vcro costo ; lo alzarsi uumerico della moneta equivale alio scadimento della lega. Se pero il cangiar le monete del loro pe- so solito e bonta torna a scapito e confusione, non si dee per lo stesso modo tollcrare che si alzi il va- lore numerico di grida^ i soli Cincsi, sequestrati da ogni commerzio col rimanente del mondo, possono scnza danno imporrc ai loro contanti (piesto prcgio arbilrario. Se nemmeno al priacipe, secondo il no- stro giuspubblicista, si apparlienc il diritto di prez- 74 zare il tlanaro oltre il corso universale, tanto meno sara couceduto al popolo : la cui invariabilita fu opportunamente saucita e sostenuta dalle leggi pro- mulgate del Regno d' Italia. Scende poscia a com- battere 1' altra opinione del nostro socio defunto, Conte Giambatista Coi'niani, che nel suo opuscolo delle monele, stampato dal Barone Custodi fra gli economisti itallani, tiene di versa sentenza. II pi'ez- zo abusivo delle monete e una mutazione di nomi, won di cose^ dunque il rialzaniento se turba la ra- gion de' contratti, non conduce d' altra parte ric- cliezze, e se alcuno ne trae utilita, la trae il prin- cipato: e dura.fino a che la moltitudine cangia la connessione delle idee intorno ai prezzi delle merci e delle monete: il detrimento e tutto dei soggetti. Arroge anco altro danno, cui tutte le leglslazioni non scppero ugualmente togliere: quello di liberare il debitorc di somma costltuita innanzi la eleva- zione della moneta, colic sborso d' una somma mi- nore. Nel sistema di questi economisti che vorreb- bono a libito de' contraenti apprezzar le monete nella costante tendenza all' incremento, il creditore trova tutte le cose rincarite^ e quindi, come scrive il Broggia, meno quantlta di valore rispetto a quello che ha dato in credenza al suo debitore. Onde la equita in questo caso persuade che si soddisfaccia al debito con 1' ugual misuia del mctallo mutuato. 75 Conchiudc fiualmenle il nostro Pagani la sua dis- sertazione, poncado niente agli abusi piu rilcvanti fra noi. Nclla proviiicia di Brescia le monetc hanno pill corsi: quello di grida, quello delle carapagne, qucllo della citta, c quell' altro finalmente de' bo- vini: e cotai corsi piu si alzano com' piu s' avvici- niamo a Bergamo. Quale impedimento ( scrisse il nosti-o Garli ) alia libera contra ttazione, quale in- oertczza uei contratti, e qual pregiudizio ai con- traenti arrecar possa un sistema monetario tanto contrario alia legge della bilancia, che e legge di vcrita, puo da per sestesso ognuno immaginarselo. Proponendo Fegregio Collega all'Ateneo la so- luzionc d' un quesito di pubblica economia, mette inuanzi anco il proprio giudizio contro il corrente arbitrio dello alzare a prezzi fittizj il metallo mone- tato^ fortificando il suo parere coll' autorita dc'piii illustri scrittori, e porgeudo le sue parole con quel- la efficacia di argomeuti clie procede soltanto dalla persuasionc della propria causa. Al suuto che qui abbiam porto delle monete e della purezza legale del metallo di cui si deono com- porre, s'attaglia volentierl quell' altro della Memo - ria del Prof. Antonio Percgo, nella quale ci parlo di alcune sperienze suUa partizione dell'oro. Il va- lor nalurale della mouela non e guarentito nella pubblica contrattazione, se 1' autorita pubblica non 76 la contrassegna del sno valore, e se P arte metal- lurgica de' saggiatori non ne certifica del suo titolo. Al saggiatore non si appartlene niente meno che la risoluzione del problema: data una lega inetallicaj direj quali ne sieno gli elenienti che la compongono , dissepararli e nwnerarne a rigore le proporzioiii. Po- sta una lega di metalli, oro con rame, ovvero oro argento e rame, una pietra di paragone, alquante goccie di acldo nitrico per le basse leghe, od alcu- ne di acido idrocloro-nitrico per quelle di raaggior titolo , diranno ad occlii esercitati a un bel circa il divario che corre fra le altre legbc simili di ti- tolo conosciuto. Vuolsi pero proporre una dimo- strazione fisica circa al quanto ed alia nalura degli dementi clie compongono la lega. Un vasellino di polvere impastata di ossa calcinate a modo di cro- gluolo, posto in un fornello docimastico, fatto a co- lor rosso bianco, nel quale infondcsi una quantita di piombo clie sara determinata dal metallo straniero che si presente esistere nella lega: questo metallo si fonde speditamente, ponendovisi indi 1' argento o I'oro collegato al rame. II piombo tien qui le veci di fondente, per cui con facilita 1' istessa lega si traduce alio stato di fusione^ il piombo si ossida in un col rame e si vetrifica. Si sa die gli ossidi me- tallici penetrano assai di leggieri le coppdle somma- Miente porose: potere che non hanno i metalli non 77 ossidati, ancorcTic fusi e canclenti: gli ossidi adim- que del piombo c del rame compcnelrano la cop- pella, u dentrovi non resta clie il botton d' oro o d*'argento. Sapcadosi prima della fusioae il peso del metallo, quel tutto clic maiica nella massa, necessa- riamente esser dec il laino rimasto col piombo ne la coppella. Occorrendo poi di esplorare una lega triplice d' oi'O, d' argento c di rame, e volcndosi non solo tome quest' ultimo, ma ben anco disseparare r oro dair argento, si precede con le solite cautcle all'cspostacoppellazionei) quando poi abbondi assai r oro nella lega , oltrcpassando quasi d' un terzo r argento ( lo cbe mostra la pietra di paragone ) vi si agglugne per inquavLazione tanto argento clie vaglia in peso tre volte piu delPoro:^ c questo si fa perclie piii facile riesca la disgiuazione di questi due metalli. Operatasi 1' inquartazione , o trascuratasi anco, se I'argento fosse tre o piii volte maggiore del- I'oro nella lega, compiuta la coppellazione, avrassi nel bottone metallico F oro e F argento, c il saggia- tore conchiudera, siccome abbiam detto, sulla quau- tita di rame prcesistcute, dal minor peso della mas- sa^ ed eccoci venuti alF argomcnto siugolarmente propostoci dal Prof. Percgo, sullo spartimento dcl- 1' oro : al cui miracoloso efl'etto ci conduce il poterc della cbimica. L'acido nitrico, ossia Facqua-forte, scopcrta da Raimondo Lullo fino dal i225 c stu- ?8^ diata a'nostrl tempi con attenla analisi da Caven- disch, Davy, Daltou e Gay-lussac, fornisce ai sag- giatori un eroico reattlvo per la divislone dell' oro dall' argciito^ come quello clie, scaldato, intacca e scioglie quest' ultimo, lasciando 1' oro libero e in- tatto. Appianato il bottone sotto il martello, e pas- sato anco al laminatojo se v' e dentro molt' oro, e I'aggirato in sestesso a foggia di cornetto o spirale, lo si pone in un malraccio e quindi sui carboni can- denti, versandovisi dell' acido nitrico a 22 gr. di Baume. Dopo la bollitura d' alcuai minuti, si de- canta la soluzione c vi si rivevsa altro acido piu concentrato*, e in fondo del matraccio non resta che una polvere d'oro, o il cornetto dispogliato dal- I'argento; riponsi il metallo in altro crogiuolo, si lava in acqua monda, si asciuga e si pesa, e la per- dita della massa cimentata prima dell' esperienza e 1' argento da cui venne sciolta. Cosi procede la partizione dell' oro, secondo gli avvisi di Wolff, di Thenard, di Vauquelin: cbe ncl 18 12 pubblico in Parigi il suo Manuel de /' Essajeur , non senza quell' altre minute cautele cbe voglionsi osservare neir operazione. E pero sentenza de' cliimici, che 1' acido nitrico non giunga a trionfare in tutto sul- I'afCnita dell' argento coll' oro: di modo che in que- sto rimanga alcim vestigio del primo, nella propor- zione di circa i/i5o, ad 1/120 della massa totale; 79 c cio e laiito manifesto, clie le Zccche del regno vsogliono mandave agli ufilcj
  • 14. 20 . 5 Pcrossido di fcrro .,..?> 9. 25 6 Magnesia » 5. 3o 7 Estrattivo con carbonato di potassa » ^. ^o 8 di Silicc « 12. 25 Totale grani 122. 00 Considerata rpiindi la tcmperatura deir acqua, la specifica sua gravila e limpidezza, il sentoi-c di fer- ro e la natura delle spontanee sue deposizioni: tan- to quelle che depone all' aria, quanto quell' altre che separa, posta al foco: se ne dedusse la saluti- fera efficacia. Fu speriraentata innoccnte, anco a berne grande quantita:^ non fa male alio stomaco n^ agli intestini, passa facilmente, ed aggiugne ala- crita ed appetito. La mcmoria quindi dell' analisi del nostro chimico si compie con una relazionc di 86 moltc malattie, vinte coll' uso di queste acque mine- rali tlal cliuico nostro Socio D.r Giovanni Zante- deschi, che incessantemente le sperimenta, le rac- comanda e ne propaga V uso ne' paesi dove eser- clta la mcdicina. Trovandosi in quest' acqua, come 1' analisi lia dimostrato, sciolti in gx'au copia sali a base di magnesia e di feiTO, gli fu ovvio il dedurre ch' ella possa riuscir utile nelle malattie di forma astenica, le piu difficili forse a domarsi. Le diverse istorie de' casi di malattie in cui s' adopero quel- 1' acqua, fino a dugento libbre, dimostrano valere assaissimo nella prostrazione delle forze e dell' ap- petito, nei prolassi intestinali, nella pellagra anco di terzo stadio, nell' amenorrea e ricorrenze di con- A'ulsioni isteriche. Giovo nel disordine de' mestrui, nelle cpatitidi croniche, negli infarcimenti de' vi- sceri e delle glandule mesenteriche, nell' itterizia. Raccolte insomma ed accresciute con iscavi oppor- tuni, e custodite meglio che nol sono di presente, possono, da quello clie i nostri professori sperimen- tarono, essere con utilita sostituite queste acque di Bovegno, a quelle I'inomate di Recoaro: alia cui fonte non possono accedere che i vicini, i mezzana- mente ammalati e tutti coloro che possono spendere. Or vengasi a dire dell'altra studialissima e com- piuta analisi della corteccia e radice del pomo gra- nato silvestre del Socio Genedella. II verme solita- 87 rio (Tenia solium J cscrcito da gran tempo il sa- pere de' cliiiici, per cacciarlo inlcro, o speguerlo uel corpo dcir uomo. Una farragine di cosi detti speci- fici si divulgo a distruzioue del inalnato ospite : quel- le dello Shabert, di Nauferj di Schmit^ Brugnatelli col solfuro di stagno, Alston con lo staguo granu- lato, si adoperarouo contro il mostro parassita^ e di mano in mano ebbero fama di virtu antelmintica r olio essenziale di tremenlina, il latte di cavalla, la liutura di cartamo, il felce niascliio. Venne da ultimo prescrilto come eroico ammazzamento di tanto viva disgrazia la corteccia del melograno 5 oude cLe cotalc sostauza pote meritarsi la cura di essere cercata per ogni verso sulle cagioni e pode- sta elettive nella malattia in discorso: la cui guari- gione s'inforsa tuttavia nel mistero. Gli Spagnuoli e i Francesi segnalarono altrui questo rimedio^ ma lasciarono in forse, se la corteccia si dovesse usare in decotto. in polvere, in infusi: se tornasse meglio valersi della verde o disseccata. a qual tempo e in che luoghi cogliei'la a preferenza. Nel Giornale di favraacia che si stampa in Milano, leggiamo le spe- rienze e le guarigioni operate col melograno dal Da- Antonio Boiti , promulgatore fra noi de' buoni ef- fetti di tal riniedio e d' un buou metodo nello ani- ministrarlo. Udcndo pero il nostro Cenedella i uii- racoli di ([uesto vegetabile nostrale per la tenia. R8 immagiiio tli sottoporlo ad uii lungo ed accurato processo analitico, per sapei'iie la chimica sua com- posizione, per poi argomentare in sui principj e na- turali combinazloui da cui dipende la sua efficacia^ ed era gia per metter mano nel suo laboratorio al- r impresa, quaudo lessc ucl Dizionario de' risulta- menti ottenuti daW analisi delle sostanze vegetahiliy che nel 1824 era stato preoccupato dal farmacista francese IMitouvart. Non voile peru desistere dall' im- preso lavoro, accorgendosi di una qualche utile e non avvertita varicta; con aninio forse di aggiu- gnere all' analisi altri principj non determinati dal francese operalorej ed esporre la quantita de' ma- teriali di cui realmente si costituisce quella radice. Raccoltone peru in copia di questa pianta, comu- nissima ai nostri paesi montani, ne levo la cortec- cia, cui fece tosto seccare, indi la maceru nell'ac- qua. Dopo cinqu' ore la corteccia infusa color! in giallo Facqua dlstillata, in un giallo dorato e tras- parente^ ne fece un decotto, clie rapidameute fel- trato, tinse pure in giallo la carta Lianca: cui. men- tre holliva, era limpido, e fi-eddandosi si fea tor- bido, formando certe pellicole, e deponendo luia te- nuissima polvere. Quell' infuso arrossa il tornasolc e I'alcea, non avea odore, al gusto era aspro c ri- buttante. Precipitava in uero i sali di deutossido di ferro, in olivastro que'di rame, in biancasti'o Tac-. qua di calce. La potassa e V ammoniaca causlica dictlero una tinta bruna, conic di rabarLaro, il ni- trate di barite dctermiuo im precipitato bianco^ un caueriuo il sotto e sopra acetato di piombo : rispon- dendo ucgativamentc all'jodio cd all'idroclorato di platiiio. Dcposito filanieuta caseose colla gelatina animalo, c fiocchi bruni coU'alcoole, ridusse iu pel- liciue luctalliche il nitrato d'argento, ed 11 miscu- glio si fc' ucro;; e il sottocarbouato di potassa diede origine a un deposito bruuo. All' oggetto di rinve- nirvi una di quelle molte sostanze salificabili alco- loidec, fu messo a boUire con la magnesia cans tica, con cui si decompouc , formando un precipitato giallo-vcrdastro, durando limpido il liquore sopra- stante. Trattato da sezzo col cloruro di calcc e col cloro liquido, perse il coloi'e^ e colla soluzione di cloruro di calce forniossi un precipitato bruuo ^ ri- masc allora scoloi'ato il liquido, ne piii valse a tin- gere in nero i sail di ferro, ne a precipitare la ge- latina. Onde si ravvisa, clic il principio colorante e forse inerente all' acido gallico ed al tannine: di- strutto questo, si modifica altrimenti. ISiota pero Topcratore, clie trattato coll' acido nitrico il preci- pitato formatosi dall' acqua di calce, diede un li- core clic auneri i sali di ferro ^ e il liquor riraasto alia prccipilazione del nitrato di barite scomponeva la colla auimale, senza precipitare sensibilmente i 90 sali del protossido di ferro^ e il precJpitato bariti- co, tocco da una goccla d' acido solforico diluto, diede origine a un altro liquido che anneriva i sali di ferra^ e che il precipitato formatosi dall'acetato di piombo si sciolsc in parte nell' acqua Lollcnte, d'onde precipitu in forma di squame^ e che il pre- cipitato di piombo insolubile iielF acqua bullenle, tocco dair acido solforico, si muto in bianco, di cui s' ebbe uu liquore che annerava i sali di ferro assai inlensamente. Notavano questi saggi un acido li- bero: il gallico, fors' anco il malico, il tannino: una qualche sorta di fecola, una resina, una mate- ria gomniosa, qualche principio estrattivo ed una materia colorante particolare. Per iscoprire poi se la decomposizione operata nel decotto dalla magne- sia fosse dovula alia neutralizzazione degli acidi e quindi alia deposizioue d' un principio alcoloideo, raccolse il precipitato magnesiaco lavato c lo fece seccare^ lo pose a digerire nelF alcoole di o,83o, che appena si tinse^ lo che dimostrava che vi esi- steva poca materia solubile, comunque queste tin- ture alcooliche feltrate restituissero sensibilmente il bleu al tornasole arrossato. Tratto poscia una por- zione di esse tinture con quella alcoolica di galla, e non osservo sensibili deposlzioni^ versata d' altra parte una soluzione di fosfato di ammoniaca, ottcn- nesi un precipitato bianco, che si manifesto co'suoi 9' caratlevi per fosfato di magnesia e di ammoniaca. Per convincersi poi clie non era disciolto in qucsto alcoole alcun principio organico-alcalino , e clie Ic avvisate reazioni potean forse dipendere dalla te- nuissima quantita di magnesia, sciolta dalla piccio- lissiraa quantita d' acqua contenuta nelP alcoole: tratto con ugual quantila di magnesia, con V alcoole di ugual concentrazione, e quindi feltrandolo, rese il bleu al tornasole arrossato, non depose con la tintura di galla, ma precipito del fosfato di ammo- niaca. Dal che fu escluso il sospetto che vi potesse entrare un principio alcoloideo, e che la reazione sulle carte colorate non dipendea da questo^ ma bensi da una tenuissima quantita di magnesia di- sciolta dair acqua dell' alcoole, benclie concentratis- simo : fatto singolare , che molte volte avra dato oc- I casionc a gravissimi errori. Lasciando da parte in queste sperienze P alcoole concentrato, feltro per carta queste tinture, le distillo in vma storta a ba- gno-maria, sino a restarne non piu della quinta pai'- te: levata indi la storta dal bagno, il liquido alcoo- lico fu versato in un vaporatorio di vetro, e co- pertolo con tela, ve lo lascio quieto per una gior- nata^ dopo di che non si ravviso alcuna deposizione. Spostolo di bel nuovo a vaporare in baguo-maria, fu ridotto alia decima parte incirca del suo totale: e la mattina dopo si rinvenne torbido c pieno di 0^ fiocchi, come punti di materia giallognola; separati con la feltrazione e lavati iielP alcool freddo, fino a Jar lavatiire scolorate, que'fiocclii si ammassarono in color gialliccio, senza odore e senza sapore. Ab- bruciata cpiesta massa^ mettcva un odor di cera, mi- sto a cerf altro suo particolar odore^ a poco a poco si fuse in massa niolle e viscosa^ si liquefece nell'acqua a bollitura, soprauuotaudovi a modo di olio, e fa- cendosi sollda, raffreddandosi. Nelliquido alcoolicOj da cui fu divisa la materia secca, si verso in copia deir acqiia stillata: il miscuglio s' intorbido, e clie- tatosi, calarono a foudo miuuti fiocclietti a guisa di polvere: la quale, vista a foudo del liquore, era giallo rossigna^ ma decantato e feltrato il liquido cbe nuotava al di sopra, si verso dell'acqua distil- lata sul residuo polveroso, lavaudoselo fino ad ave- re acqua scolorata^ e feltrate le lavature, la depo- sizione fu seccata a leggier foco: e fu allora clie si strinse in sostanza filamentosa e scura. Segueudo le lavature, si giunse ad avere acque limpide ed iusi- pide, c il rimaneute, disseccato, era lucldo e fragile, e il suo sapore acre e disgustoso e senza odore, si scioglieaneir alcool, bruciava con fumo denso, aro- matico, cosi pure lo scioglieva la potassa caustica^ e senza alterarsi, Facido idrocloi'ico. A queste carat- teristiche condizioni si riconobbe una resina. Nelle acque, dalle quali erasi disseparata la resina, si ver- 93 so deir acctato di pio'mho, c s'eblie un copioso pre- cipitato giallo-vcrde, rcstando linipulo il licore: se- parate questo per (Iccantazione, si la\u 11 pvceipi- tato fino a i^estare insipido, c, unite le lavature, fu- roii messe da parte. Quello allora era giailo-ver- dastro, polveroso, iasipido^ bollito nell' acqua distil- lata, depose col freddarsi minute scaglie luceiiti. Secondo le prime ispczioui doveano esistere uniti col pvotossido di pionibo pi-ecipitato in chimica com- biuazione gli acidi di cui fn segnalata F esistenza in questa corteccia: il malico, il gallico, il taunino^ r esistenza (i'altronde delle materie zucclierine, cri- stallizzabdi e no, scoperte da Mitouvart, condusse il nostro cliimico alia loro ricerca: ne si poteano riu- venire chc nelF acque da cui erasi diviso il precipi- tato di piombo. Concentre) aduuque colla vapora- zionc quest' acque fino a un terzo, le tratto eon una corrcnle di gaz aeido idi'osolforico, per cui ottcune un precipitate nero di solfuro di piombo, decora- ponendosi con cio tiitto 1' eccessivo di acetate di piombo impiegatovi. Separato con la fcltrazioue il solfuro, il liquide cb' era dapprima scolorito, as- sunse un color glallo-rossiguo; e condotto quasi a seccliezza, si produsse sotto sembianze di estratto vi- scose e dense, di sapore dolciguo-nauseeso.Fu versa- to su quesle dell' alcoole concentratissimo di 0,826, cbe nol disciolsc ebe iu parte, dando eftetto ad un 94 liquido giallo-rosso: die vaporato a bagno-marifj fino a secco, depose ragnatele tenuissime e ci'istal- line confuse, che non si alteravano all' aria. Al pa- late rendea sapore di liquerizia, si scioglieva nel- r alcoole e nell' acqua, non iscomponeva i sali di piombo: e trattato colF acido nitrico, die per pro- dotto dell' acido ossalico: caratteri tutti clie nota- no una materia zuccherina. suscettibile di cristal- lizzazione. Tutto cio cbe isciolse Y alcoole si pro- dusse sotto la forma di estratto viscido di sapor dolcigno: cbe, non iscomponendo i sali di piomboj ma convertendosi parte in acido ossalioo, o in alcu- ne tracce d' acido malico, e trattato colF acido ni- trico, segno un principio zuccherino non cristalliz- zabile. Compiute le diligenze snl liquido da cui avea disseparato il tannino in combinazione coll' ossido di piombo, in un cogli altri principj, pose ad esa- me le scaglie lucenti ch' eransi separate dall' acqua bollita su questo precipitate. Eran queste bianco- giallicce, morbide a toccarle, dolci al sapore, inso- lubili nell' acqua fredda, solubili nella calda:^ la lo- ro soluzione precipitava in nero coll' acido idroclo- rico: e sottoposta in sospensione nell' acqua, a una corrente di questo acido gazoso, ebbesi un precipita- te nero e un liquere acidulo e limpido, cbe, feltrato, non precipitava la calce dall' acqua: bensi il piom- bo da alcune sue soluzioni , e per alcune altre pro- prieta si cIimostr(^ acido malico. II malato fli pionibo venne colla bollitura dl hel niiovo disscrcato, spo- nendolo all'aria^ e quindl da rpicsto si dovea toglie- re il tannino e V acido gallico, mostratisi simulta- ueamente^ tornava necessario ottcnerli divisi T uno dall'altro, per istudiarne le propiieta, e sommarne laquantita, si dcll'uno che dell'altro. Gli argomcuti pero di cui si valsero i chimici fino adesso per averli divisi, noil danno che T uno o 1' altro dci priiicipj disgliiiiti*, meatre e necessario, clie 1' uno in ogni caso contragga una combinazione col corpo che ha servito a disgiugncrlo , e da cui non lo si puo to- gliere che alterato e sommameute modificato. Pcn- sando al come dividevli senza alterazioni , soccorse al nostro Cenedella, che alcuni acidi vegctabili e su- scettibili di contrarre col piombo conibiuazioui in- solubili, avrebbero forse corrisposto al desiderio^ pose quindi a bollirc in acqua dislillata il precipi- tato secco, e vi slillo a gocce dell acido ossalico sciolto neir acqua, finche lo vide chiarirsi alquan- lo, e che la rcazione sulla carta di tornasole crc- sceva d'intensita, Feltro boglientc il liquido, e passu colorito d'un giallo dorato limpidissimo, non intor- bidandosi freddando; era d'un sapore acido astrin- gente, arrossa\a il tornasole, annerava intensamen- te i sali di fcrro non prccipitandoli. Vaporato a sccco, s'ebbe un residue di color giallo-rosso. pieno 96 (11 mlnutissimi cristalli splciiflenti, che, scioltl irt poc'acqua e feltrati, si titposero pin scolorili e plii belli, in scmbiauza di aglii prismatici e di sapore acerbo ^ abbruciati , vaiiivano in biancbi fiimi , si sciogliean nelP acqua, volgevano in nero intense i sali di ferro, precipltavano in giallastro quelli di piombo, in violetto scuro que'di ramCj que'di sta- gno in verde bruno, non iscomponevano la calla animale: caratteri esclusivi dell'acido gallico. Dalla rimanenza da cui li avea tratti, reslava di scpa- rare il euncino^ e messa quindi a vaneggiare nel- I'acqua stillata, si sottopose a una coiTente di idro- gene solforato^ il precipitate di piombo aniien, e seguendo innanzi 1' opera, visto che il miscuglio si disperdea, cesso da qnella. Lo bolli e passu per car- ta, per ispogliarlo del solfuro di piombo^ passu lim- pidissimo di color giallo carico, facendosi torbido col raflreddarsi. Ribollito, torno limpido, arrossava il tornasole, prccipitava la colla animale, non ren- dea neri i sali di ferro, prccipitava la calce dall' ac- qua ( lo che notava che I'acido libero era F ossalico ) messo in liberta dall'idrosolforico che avea decom- posta la combinazione del tannino e del protossido di piombo, come quclla di ossalato di piombo ad essa unito. Per ispogliarc adunque il tannino dal- r acido ossalico, fu trattata questa soluzione bol- lentc col carbonato di calcc in cccesso^ per cui neu- 97 tralizzanJosi T acido liljcro, si el>l)e uu licor giallo che, vaporando fino a seccliezza, form il purissimo c6ncino sotto forma di scaglic luccnli giallo-hrunc, iaalterabili alF aria, clic si feau molli fra Ic dita, insolubili nclPalcoole coucentrato, solubili ucl fiac- co, solubilissime ncll' acqua. Compiutasi V analisi della cortcccia nell" alcoolc , venne a spevimentarc su qiiella I'azione dell' acqua, ponendone una parte a macerazione. A tempera- tui'a naturale, 1' acqua slillata dope uu giorno si tinse in giallo sbiadalo: colore die aflatto isniarrl con altra aggiunta d' acqua. Fellrala questa per carta, presento i segueuti carattcri : con 1' aggiunta d' un alcali, scomponeva il solfato di f«llumina in prccipitato giallo-ranciato: il sotto acclalo di plom- bo in fiocchi biancastri:^ non intorbidava il subli- mato corrosivo cbc dopo assai tempo ^ si facea bian- ca colPalcoole, producondo fiocchi filamcntosi cbc scomparivauo agitandoli uelP acqua. Poste questc tintui'e a lenta vaporazione, formavansi alia super- ficic squamc lucido-brune, die calavano insolutc al fondo del vase colP agitarlc^ e poste al torniento a' altre operazioni con diverse sostanzc, diedero chiari indizj di acido mucico: oude si pot6 concbiu- dere,cbe nella cortcccia eravi un pi-incipio mucoso. BoUite neiracqua distillata, e unitevi Ic tinturc ri- mastc dopo la dcposizionc del mucoso, ne colu bol- 7 98 lentepcr doppia tela il decotto, che raffreddandosi, si fe' torbldo: iion arrossando piu il tornasole, in- verdeiidosi coii la liutura di jodio, faceiidosi tor- Lido coll'alcoole e cliiareudosi con la potassa cau- stica: sicuri indicj, che conteuevano dcll'inulina e della gomma. Coucentrato 1' infuso col vaporare, depose una polvere gialliccia^ e presa una porzione delP infuso, e trattata cou ia potassa caustica, si fece limpida: poi con I'aggiunta di Ipoclie gocce di acido nitrico, precipitarono fiocchi biancliicci, pol- verosi, restando il liquido soprastante tinto in bel color rosso di porpora. Raccolta cjuesla polveiv su d' un feltro , lavata ed asciugata, ei-a d' uu color gialloguolo-sporco: messa con la tintura di jodio si fece verdiccia^ la potassa la disciolse ali'istante, e di bel nuovo depose il sedimento coll' acido idro- clorico^ col nitrico si sciolse affatto, e colPajuto del calore si trasmuto in acido ossalico. La tintura di galla^ merce la bollitura, la disciolse: e col raffred- darsi non pose sedimento, restando il liquore sem- pre limpido: reazioni tutte che si doveano all'inu- lina. Nel decotto, dal quale erasi disseparata I'inu- lina, si verso delFalcooI di o,83o^ si fece torbido alia prima, indi laspiando cadei'e de' fiocchi bianco- giallicci, che tosto si fecero in massa, il liquido so- prastante si fece trasparente e d'un bel giallo-ran- ciato. Lavato il deposito, e seccato a lento caloi-e, I 99 si rappresc sotto semblauze di materia in grumclti grigio-scuri insierac aderenti^ sape^ di mucllaginc, r aria non 1' alterava^ non se ne potca far polvere, e gonfiavasi prima di solversi in dissoluzionc muri- laginosa. Scomponeva il sotto-acetato di piombo, precipitava il sublimato corrosivo , tenea azione sui sali di ferro^ scomposto in un tiibo, levo un vapore piccante clie arrossava il tornasole , lasciando iin carbone durissirao lucente che non si fea cenere^ coll' acido nitrico forni 1' acido mucico: propi'ieta tutle esclusive della gomma. II liquor giallo da cui I'avea tratta, d'un sapore amarognolo e nauseoso, depose vaporando un estratto rosso-giallo , che . disseccato, si ridusse in massa^ senza alcall decom- poneva i sali di stagno, non arrossava il tornasole, e sciolto neir acqua, dopo pochi giorni ammuffi, mandando un suo odore particolare, e dando ori- gine ad alcunc pcllicole, clie cadeano a fondo: no- tando queste un principio estrattivo. L' avverata esistenza delP acido pettico in txilt'i vegetabili ana- lizzati, fu cercata anco nel melograno: bollita la cui radice nclla potassa caustica, emerse un odore co- me a dii-e di filo crudo posto a bollii'c nel liscivio^ arrossando molto, si addenso il decotto, e mercc molt^acqua distiilata pote feltrarsi. L' odore e il co- lore condussero V opcratore a stimarli eflello dd- rulmina: che trovasi in quasi tutlc Ic scorzc drgli lOO albei-i c nel terriccio. Passato per tela, ancor bol- lente, vi si verso dcll'idroclorato di calce, e se n'eb- be un pettato di calcare abbondantissimo di coloi* briino carico, restando limpida I'iiifusione ^ bollito il pettato con V acido idroclorico diluto, si sciolse per una meta^ feltrato poscia e lavato diligeute- meiite 1' acido pettico, fu toccato da alcune gocce di sottocai'bonato di ammoniaca, col quale si di- sciolse^ e messo a leuto caloi'e, se n'ebbe il sotto- p.ettato d' ammoniaca in iscaglie trasparenti. II licjui- do, clie servi alia bollitura dell' acido pettico e che contenea Y idroclorato di calce in iiu con la mate- ria colorante, venne vaporato a secco , che sotto forma di massa nera attraeva 1' umidita dell' aria^ neir acqua si rammolli seuza disciorsi , e depose r idroclorato di calce ^ che, seccata, presento questi caralteri: color nero-luccnte, senza odor suo pro- prio, ma che scaldandosi sapea di bitume, fragilis- sima e lucente a rompersi, solubile in acqua boUente, non nella fredda^ arrossava alia prima il tornaso- le, era solubilissima nella potassa caustica e carbo- nata, e da questa precipitava gli acidi. Questi ca- ratteri manifestarono I'ulmina, detta da BouUay acido iilmico. Con altre non dissimili pratiche trovo nella corteccia I'ossalato di calce e quindi il carbo- nato^ ne restava che csplorare il tessuto legnoso^ che bruciato in un ci'Ogiuolo, se nc boUi la cenere lOI I nell'acqua, alia quale non abbantlonu che pochjs- simo sotto-carbcuiato dl potassa^ ontle 1' opcpatore non si accorse di reazione sulla carta colorata e nel- r idroclorato di platino, se non dopo concentrato assai il liscivio, cd otteune quindi un discrete pre- cipitato giallo d' idi'ocloralo di platino c di potassa. Tratto il residuo insolubile coir acido idroclorico ^ col quale, tranne alcune tracce di silice, tutto si sciolse: deponendo coll' ammoniaca un tenue preci- pitato gialliccio , clie si riconobbe per alumina e deutossido di ferro , che si separarono coll' acido acetico. Nel liquore cbe avea subita 1' azione del- r ammoniaca, verso del sottocarbonato di potassa, e die priucipio ad un abboudantissimo precipitate bianco di magnesia e di calce, cui convert! in sol- fati coll' acido solforico. Poca era pert) la quantita d'allumina e di ossido di fei'ro, abbondante la calce e la magnesia, appena seusibile la silice. Prima pero di venire 1' egregio sperimentatore a darne la ta- bella degli ultimi risultamenti, indica le condizioni del vegetabile, 1' eta e il suo trattamento, percbe dVspieghi maggiormente la sua medica efficacia. Vuo- Ic cbe se nc raccogliano Ic radici al tempo della massima vcgetazione della pianta, usandole verdi o seccate di reccnte, percbe non patiscano alterazio- ni^ prefei'isce nello amministrarlc la decozione, me- diante macerazione: da eseguirsi in vasi di terra e I02 non di metalloj e colarla boUente onde non depo- sit! alcun suo pvincipio, dalla cui riunione dipende la virtu medicinale. Replicata pero I'analisi, di cui fedelmente abbiamo notato il vai-io procedere, mille parti di corteccia e radici di melograno si sono ri- solte come segue: 1 Materia crassa 08, 00 2 Resina di sapor nauseoso .... 4^, 00 3 Materia zuccherina cristallizzabile . 18, 00 4 Materia non cristallizzabile . . . 27, 00 5 Acido malice 09, 08 6 Acido gallico 4^5 00 7 Concino 104, 00 8 Principio mucoso 06, o4 9 Inulina 10, 00 10 Gomma 82, 00 1 1 Principio estrattivo 4^) o4 12 Acido pettico 22, o4 1 3 Ulmina 32, 00 1 4 Ossalato di calce 74? ^^ 1 5 Fibra legnosa 5 16, 00 16 Perdita 10, 00 Totale 1000, 00 Raffrontata pero questa analisi con quella gia isti- tuita dal Sig. Mitouart, si rileva: che questi non ha notato ne la resina, n^ 1' acido malico, ne il prin- io3 cipio mucoso, come non parlu dcIl* inulina, dclla gomma e delP ossalalo cli calcc: priucipj tutti chc unlti con gli altri osservati anco dal chimico fran- cesCj costituiscono la virtu medicamentosa di que- sto vegetabile nei casi del tenia. Dalle sperienze della chimica, or passeremo a quelle della fisica, di cui parla la Leila Menioria del Prof. Veronese abate Francesco Zautedesclii. Scritto appena fra i nostri Socj d' onore, rispose alle sperauze del bresciano Ateneo, col mandarci una scrittura, che si riferisce alle alterazioni della virtii magnetica per 1' azione del calorico: ed a qualche altro fenomeno di cotal genere: sperienze fatte di compagnia al Prof. Federico Mayer, che form al nostro collega gli stromenti a cio necessarj e gli iu- dirizzi scientifici. II Sig. Kuppfer {*) professore di fisica e cliimica nell'universita diKasan, per ima serie di lunglie espe- rienze, credette di poter istabilire le seguenti leggi: I .° La virtu magnetica si affievolisce per la crescente azione del calorico : 2.° Tornata la temperatura di prima, la forza magnetica non torna precisamente al vigor primitive: 3." U intensita magnetica diminui- sce nella semplice ragione dell' aumento di tempe- (*) Nella Memoria , Recherches relatives a Vinjluence de la tein- peraiure sur les forces magnetiqnes, inseiita nel to. 3o dcgliAn- Hali di chimica e fisica in Parigi, per T anno i825. io4 ratura: 4-° La perclita della virtu magnetica d' una verga calamilata, sottoposta in varie riprese ad una temperatura crescente entro determinati limiti, rie- sce sempre minoi'e, e in fine piu non decresce : 5.° II ccntro d' indifferenza d' una calamita sotto- posta ad una parziale temperatura si avvicina al polo dove la temperatura e minore: 6." L' aumento di temperatura applicato ad una estremita d' una verga calamitata, non altera punto 1' intensita ma- gnetica deir estremita opposta^ e dove a questa si appliclii una sorgente calorifica, si manifesta una debolissima diminuzione. Un anno dopo la Biblio- teca universale di Ginevra nel tom. 3i ci fa sapere d' alti'O lavoro del Sig. H.° Christie, il quale rico- nobbe vera la prima e seconda legge, discordando quanto alia terza. II Prof. Zantedesclii intese di rin- venire e porgere i motivi clie condussero i due fisici in contraria opinione, ed esaminando attentamente il procedere dell' uno e dell' altro, venne a capo de'suoi desiderj. Kuppfer argomentava intorno alio sminuire del vigore magnetico a questo niodo. So- speso liberamente un ago, e deviatolo d' un dato angolo, tenne conto del numero delle oscillazioni fatte in un tempo determinato^ disposta quindi una verga magnetizzata col suo polo omologo al di sotto dell' ago oscillante, e paralellamente alia sua lun- ghezza, mettea mente di bel nuovo al numero delle io5 oscillazloni , alia temperatura di prima. Scaldava la verga, collocata in una vaschetta di rame, col ver- sarvi dell' acqua Lollente^ rinnovando a (juesta ed alle tcmperalure successive le propria esperienze. Ma se, conae osscrva il nostro Socio, il metodo dellc oscillazioni pare esattissimo per calcolare il massimo ed il minimo delle virtu magnetiche, par condurre anco in errori nelle temperature intei-me- die, perocche come e possibile avere tra lo zero e 1' ottanta nella scala discendente di gradi costanti, ne' quali vedere qual sia 1' energia della verga ma- gnetica ? Tace 1' autore come abbia in cio procedutOj ne per noi stessi lo potremo sapere^ avendosi da le belle prove di Dulong e Petit : die il raffreddamento d' un corpo h tanto piii rapido , qiianto la sua tem- peratura c superiorc a cpiella de' corpi circostanti. Aggiungasi, clie la verga immersa nell' acqua si va un po' alia volta ossidando, e perde quiudi di sua virtu^ ondc e da sujiporsi che Y influcnte azion chi- mica alterasse i risullamenti del professore di Rus- sia. Christie per contrario, collocata una verga ma- gnetizzata in un vase di terra pien d' acqua, Y ap- prcssava al polo d' un ago mobilissimo, che lo facea deviare dalla natural sua posizione, dove era rite- nuta per la reciproca azione della verga e della ter- ra^ alzava a piacimento la temperatura dell' acqua, iudicata da buon termomctro immcrsovi, e dalhi io6 distanza dalla quale venia tratteiiuto T ago dalla vcrga, calcolava le mutazioni cui soggiacea. Co- munque questo modo di sperimeutare non pecchi nel primo difetto ossei'vato rispetto al fisico di Ka- san, non va assolto dal secoudo^ e benche antlche e moderne sperienze ne assicui'Ino dell' influii* del calorico nelP affievolire il vigor magnetico, «orse nel Socio Veronese non lieve sospetto, che la secon- da, la terza e quarta legge stabilita, non fossero che apparenze, dovute all' azione simxdtauea del calorico c dell' attrazione niolecolare. Si vennero quindi a ripigliare da capo le sperienze fattesi dai due fisici, per accertare se riuscian conformi o di- verse dalle soprannotate^ e prima nella Memoria si porge una esatta notizia degli stromenti usativi. Ap- pendasi a un sottil fdo di bozzolo lungo io8 mil- limetri nelF asse d' un vasp di cristallo A E un ago magnetico della lunghezza di millimeti'i 98, tre di largliezza, del peso d' uiidici grani^ e veggasi di ag- giustarlo in modo, che torni nella direzione della linea S N, segnata sul piano del^sostegrio del vase: nel quale si stampa un cerchio diviso in ogni sua quarta parte iii 90^ e col mezzo de' piedi BCD, fatti a vite, si collochi 1' apparecchio perfcttamente orizzontale, e per mezzo d' altro ingegno a vite, si metta 1' ago a quell' altezza la piii conveniente. Nel- la cassetta F G che e di rame, dispongasi la verga lay d'acciajo S H Z N calarailata, piegala in modo che torui colic due uguali cstremita in una linca retta istcssa, lunga ^20 millimetri, larga 8, del peso d' on- ce due, dramme tre. Adempiasi d' acqua la casset- ta, tuffaudovisi i vani di due squisiti termometri R T, R T^ c veggasi che le loro sfci'e sieno a quella distanza dal foudo dclla cassetta, alia quale trovasi la verga S A Z N, onde abbia a segnare le tempe- rature di que' strati d' acqua clie investono la verga calamitata, e si dispongano convenientemcnte le tre lampaue a spirito di vino K K K, di vetro e pog- giate a sostcgni di Icgno. Disposto cosi V apparec- chio, lo si venga lentamente appressando, tencndo sempre dii-itto il polo australe della verga al polo boreale dell' ago^ e a mano a mano che \i si acco- stera, si giugnera pur esso colla sua virtu, sentita la quale, cominciera ad avvicinarvisi. Lo sperimen- tatore allora con lento moto ritiri 1' apparecchio, in modo che V ago cammini 80 dal nord all'est^ fer- misi. allora il sostegno, indugiando sino a che I'ago abbia perduto il suo movimento. Con piu d' un saggio si riprovi qual sia la precisa distanza, alia quale le due forze della terra e della verga si pa- reggiano^ del che si chiarira da un ondeggiare che prende. Fermisi allora 1' apparecchio, e sosti lo spe- rimentatore fino a che 1' ago torni a tranquillarsi^ mism-isi la distanza della verga dall' ago, che nelle io8 prove del fisico Veronese rlusxji di venti centimeti'iy notisi la temperatui*a indicata dai termometri, e un osservatore collochisi in modo da scorgere como- damente le rautazioni di luogo dell' ago, e un altro attenda alP andamento de' termometri^ e un altro finalmente si apparecchi a scriverne i risultamenti, Cosi disposta ogni cosa si die foco alle lampane fino all' acqua bollente, e 1' appareccliio fu quindi ab- bandonato ad un naturale raffreddamento. La molta diligenza, anzi lo scrupolo con cui fu condotta r esperienza, dimostro al nostro fisico non poche cagioni che lo condussero a risultamenti molto di- versij ch' egli registra nel suo scritto. E pi'ima oc- corse dubbio al Prof. Zantedeschi ( dopo quanto avea speriraentato il celebre Arago ) che 1' ago de- viato dalla sua direzione naturale potesse risentirsi deir influenza del rame adoperato nel suo apparec- chio5 e pero declinato F ago di 80 dal mcridiano magnetico, mediante una verga calamitata, collo- cata distante dall' apparecchio, scoverta di scliei*mi perche non alterasse la sua temperatura, fu visto die la cassetta di rame, piena d' acqua a ottanta gradi, non influiva per niente sull' ago. Osservo in secondo luogo e si voile vedere, se I'ago istesso stava immobile all' appressarsegli d'una fiaccola di spi- rito di vino, e fu visto die il polo nord dell' ago veniva seusibilmente attratto dalla luce a destra e 109 a sinistra 5 non cosi il polo sudj or ripulsato, or de- bolmente oscillantc, ora immobile: sperienza che non fu seguita innanzi e clie clara materia ad altra mcmoria, che trattera dcirinfluir dclla luce sui poli dcir ago mobilissimo. In tcrzo luogo, ricordaudo gli effetti imprescrittibili dcifossidazione, la qual molto diminuisce il vigor magnctico, si adoperarono vcr- ghc magnetizzate scoperto, e vcrghe leggermeute ver- nicate^ c per dodici volte si trovo un gran divario negli effetti istessi^ e si stabili valersi delle seconde. Scorto il nostro fisico di quanto scrissero gli acca- demici del Gimento, a pagine 212 del Saggio di na- turali esperienzc y istitui nuove osservazioni per av- vcrare le cose dette: oiferendone i risultamenti in due tavole^ e si e potuto raccoglicre, non confer- marsi intierameute quauto il Magalotti riferi nella terza esperienza^ intorno alle calamitc; e le prati- che usate parvero confermare piuttosto il dettato di Ampere e di Nobili intorno alle correnti del globo. Vuolsi che all' atto di spei'imentarc le cala- mite non perdasi mai di vista la posizione, perche non si attribuisca ad altra causa quello che non e consegueuza che della particolare posizion terresti'c. Si osservo in quinto luogo: che dur?inti le sperien- ze, poteva la dcclinaziuue delP ago e 1' intensita del magnetismo terrestre alterarsi, come il fatto nc fa fcde. cosi si procuru di scoi"gere, sc fra 1' incomin- no dare e il flnire cli ciascuna sperienza, V ago presen- tava differenza apprezzabile^ e per tjuanto valse la suscettibllita delT appareccliio , si crede poter ritene- re e V intensita e la declinazione delP ago per ciascun intcrvallo, che costautemeiite era di -no. Fu osser- vato finalmente, che se la verga sporgeva co' due poll fuor dell' acqua, queste due parti si allontana- vano cosi poco dalla vasca, che, presa in conside- razione la bella legge di Lambert, Biot e Rumford sulla propagazioue del calorico nei solidi, senza te- mer d' inganno si pote risguardare la sua tempera- tura ugualc a quelle del bagno. Pretnesse queste osservazioni, il Prof. Zantede- schi in dodici tavole registro i risultati della tem- peratura e declinaziouc del meridiano nella dii-ezio- ne N. E. , mettendo fondamento con sicurezza a queste considerazioni. 1/ II calorico affievolisce il vigor magnetico, e ristabilita la tempera tura di pri- ma, la calamita non i-ipiglia I'intiera virtu^ ma den- tro ai limiti sperimentati, non pote ralFermare la terza legge: cioe, che 1' affievolimento del vigor ma- gnetico sia in ragione della semplice temperatura. Confroutati infatti i risultamenti ottenuti, si deduce che non solo la diminuzione della virtu magnetica non e proporzionale all' incremento di temperatura, ma che resta anzi stazionaria, quand' anche la tem- peratura si acci'esca. Questi saggi richiamarono alia 1 1 mcntc del Socio Veronese gli eflclli mavavigliosi, os- servati dall' illustre fisico Bccqueiel, nelle torma- line *. Vid' egli die la virtu elettrica di questo mi- nerale che si risveglia fra 70." e 4o.° C, resta inva- riabile, e che 1' iiidcLolirsi della virtu elettrica tra 4o." e 20.° C. segue a un dipresso il medesimo rap- porto dcll'auraento fra 100.° e 70." G.^ c che final- mente a 1 5 per intlero si perde. Confrontando ora gli effetti della tormalina con quelli della calamita, si osserva i ." che la tormalina pel raffrcddarsi perde ogni suo potere elettrico , quaudo invece la calamita si rinvigoriscc, come dimostrano le sperienze recate^ e per una temperatura molto iufcriore all' ordina- rie, quelle di Faraday e di Christie, fatte al reale Istituto d'Inghil terra, e quelle sidle attrazioni e ri- pulsioni fatte nel vuoto dal nostro Socio **: 2.° che alia temperatura supcriore ad 80 C la toi-malina presenla fenomeni simili a quelli delle calamite ri- scaldate. 3." che la calamita e la tormalina nella scala discendente ed ascendente caloriGca, hanno dei punti invariabili di azione elettro-magnetica. 4.° che entrambi questi due minerali non crescono o scemano il loro vigore elettro-magnefico in ragio- ne dello alzarsi o sbassarsi di temperatura. IJ.^ Dal * Annali iVi chimica c li?ica cli Parigi, iS'fS. z=z Memoire sur les pi-vprietes electriques de la tntuntaline. Biblioleca It.ilinnn: Maggio, i83o, png. 210. ltd confronto dclle variaziom dell' angolo dl deviazione nello ascendere e cadere della temperatura, trovossi vero quello die il valente professore Baumgai'tner asseri: la forza d'una calamita stata menomata pel calorico, crescere bensi di bel nuovo collo abbas- sarsi della temperatura, ma non gia in quel rap- porto che segui, diminuendosi dl mano in mano che la temperatura si elevava. A prova di questa legge colima il confronto de'valori successivamente otte- nuti in una delle dodici tabelle offerte dal Prof. Zantedcsclii. Ill/ Si modifica la quarta legge rife- rita in questa memoria: cioe, che la perdita entro limiti determinati non e scmpre minore^ perche la -verga calamitata in due saggi dal nostro fisico perse un 1/4 di grado. e nel terzo 3/4? e qui si ristette invariabile. Puossi pertanto concliiudere i." che il calorico diminuisce il vigove magnetico della cala- mita. 2." che restituita la temperatura iniziale, le ca- tamite 71011 ripigliano la primiti\>a virtii. 3." che la proporzione die segue la calamita nel decremento a gradi uguali^ noji e la stessa di quella dell' incre- mento. 4-° che la perdita fatta entro determinate tem- perature col rinnovarsi deW esperimento si giugne ad aversi costante. Kuppfer desiderava di vedere quai fenomeni manifestasse una calamita allorche veniva parzialmentc sottoposta ad una sorgente calorifica, conchiudendo dalle sue sperienze la quinta e sesta 1.3 Icggc tla lui annuiiziala. Espostc pcvu le spcnenze del fisjco (li Kasan, il noslro Socio, perclic si scor- gessc qiianto avesse aggiunto del suo alio falte os- servazioui, vciine a proporci qucllo chc nclle sue gli avveniie di acccrtare. Sperimentando col metodo di dcviazionc, prcsentaudo il polo Nord d^iina vcrga magiietizzata al boreale dell'ago nella divisione O. E^ si e potulo con venti e piu prove appm'are, clic cjuando la sovgcute calorifica si applica alia parte dcUa verga, che e la piu viciua a quella dell ago, esso un po' si accosta alia verga: argomento cliia- rissimo , die esseudo costante 1* azione del globo, o la virtu magnetica della verga s' affievoli, o il polo della verga declinu alcuu poco. Portata la sorgente del calore all' estremita opposta alia precedente ( e questo , rinuovatido sempre verglie diverse ) 1' ago per breve tempo si mautenne fermo:^ dal che si cou- cliiuse, essere ragionevole il credei'e, che la diffc- renza osservata dal Kuppfcr si dcljba al riuvigorirsi della verga, che un po" alia volui si ripiglia dope che venne scaldata nella parte vicina all" ago. Ma da queste sperienzc non parve potersi conchiudere , artermando o negando, suiie due ultima leggi arrc- catc dal Kuppfer^ per cui s'ebbc ricorso all'oracolo della natura. Fu presa una verga magnetizzata della luiighezza di 35 centinictri, larga lo millimitri, c grossa 2, coperla da leggier vcrnice uniforme. La si ,.4 collocu uella direzione di E. O^ in modo che il Nord della verga guardava all'E. e il sud all'O^ si dispo- sero alle due estremita due sensibilissinii declina- tor] co'poli opposti^ i quali, tolta la verga, s'aggi- rarono in modo che 1' ago avesse a corrispondere alio zero del cerchio graduate. Messa di nuovo a posto la verga, si spiarono le rispettive declinazioni di ciascun ago. Mostrarono queste sperienze ulte- rioi'i, esattamente descritte nella Memoria, die il polo contrario alia sorgente calorifica va sottoposto ad una diminuzione, che e quasi la meta di quella del polo opposto; disponeudo anco 1' apparecchio nella direzione del meridiano magnetico. Ripetuta Tesperienza per molte volte nelF intervallo di venti giorni, si scorse: i." che P azione del globo non e indifferente nelle conseguenze di tali ricerche: a." che non vi ha traslocamento del punto d' indifferenza O. verso S^perche in tale ipotesi I'ago S. N. avria do- vuto maggiormente scostarsi dal polo S. 3.", che la diminuzione della virtii magnetica si manifesta prima in N. dov'e applicata la sorgente di calonco, che in S. 4-° che la virtu magnetica si affievolisce pill in Nord, che in Sud^ ma come che da questo saggio di sperienza replicato piu volte con effetti costanti, applicando il fuoco ora in N. ora in S., e '' rinnovando a ogni sperienza la verga, si possa con- chiudere che non v'ha traslocamento del punto di ii5 Jndiflcrenza O, come dalle speiienzc sue propria era stato condotto a credere il Kuppffer: tiittavia re- stava a vcdere, se la diminuzione dl energia in S fosse dovuta all'azlon del calorico, clic senza alcun dubbio erasi propagate in tutta la vcrga, ovvero alio sminulmcuto d' intensita magnetica cagionata inN. dall'azione del calorico, o finalmente all'azion simultanea di entrambe queste due circostanze. Per appurare cotali verita fu creduto riuscire col tenere iuvestita la meta della verga con gliiaccio, in modo che avesse a manteuersi in una tempera tura costan- te, che era O R, del che porgevano indizio due sen- sibilissimi termometri posti in due cavila, Tuno in O, r altro prcsso ad un polo della vcrga: c da un numero di sperienze cui fu inutile riportare alia di- stesa, si e potuto convincere il nostro fisico: che tuttavia 1' angolo dell* ago opposto al polo, ov' era applicata la sorgentc calorifica, diminuiva.In fatti in una pi'ova 1' angolo dell'ago E. N. era di 47, e qucllo di S. N. di 2o: in S. O. vennero sottoposte tre lam- pane a spirito di vino, c 1' altra meta O. N. fu co- perta di gliiaccio: e due termometri. collocalo I'uno in O., r altro presso aN., dimostrarono che la tem- peratura di questa parte della verga in tutto quel tempo che duru Pesperimcnto si mantenne costante, cioe a o. R. Dopo un intervallo sufficiente T angolo, che prima era di /f^, si fece di 34- c quello di 9.0 I II discese a 18. In questo esperimeuto che mai non iscambio, si pote riscontrare un rapporto fra le ca- lamite e le pile voltaiche, cui non pare che alcun fisico finora abbia notato : ed c die 1' esaltaniento o la diminuzione dell' azione d' un polo iufluisce alia elevazione o struggimento delF azione d' un al- tro. Visto I'influire dell' azione del polo S. sopra N, indipendentemente dall'azion del calorico, si levo il ghiaccio, e 1' angolo di 47 che diminui siuo a 34, venue a 82: e (juello di 20 ch'era stazionario a 18, cal6 a ly ij^: fatto che lo assicuru, che oltre al- 1' azion magnetica concorre a sminuire la virtii della polarita delle calami te anco il calorico, conferman- dosi la rcciproca azione de'due poli della calamita. Raccogliendo pero I'illustre fisico Veronese quan- to gli avvenne di riscontrare nelle sue laboriose e ben condotte dlligenze, passa a dire: che le cala- mite sottoposte all' azione del calorico manifestano realmente otto Icggi, che a corollario della sua Me- moria, espone, a questo modo. i.° II calorico affievolisce il vigore delle calamite. 2." Le calamite non ripigliano quella virtii che aveano prima d' essere sottoposte all' azion del ca- lorico, sebbenc si rimettano alia temperatura ini- ziale. 3.° Le calamite non ripigliano porzioue di loro energia alio sbassarsi della temperatura, scguendo 117 una ragioiic prccisameute iuvcrsa a qucUa del de- cremcnto per V auineuto di tempcratura. 4.° La pcrdita che fa una calamita sottoposta al- r azion del calorico iufine piii non accresce entro i limit! della tempei-atura usata. 5.° L' influenza del calorico nello sminuire la vir- lii d' un polo d'una calamita, dopo alcunl islanti si manifesta anclie al polo opposto, con grado minore. 6." La dimiuuzione della virtii maguetica, pro- dotta in un polo della calamita dair azione del fuoco si esteudc al polo opposto, in grado pero mi- nore, iudipeudeutemente dair influenza calorifica. 7.° II puuto d' indifi'ei-enza d' una calamita par- zialmente sottoposta all' aziou del calorico , rimaue affatto immobile. 8." II magnetismo d" una meta d' una verga che si sottopone all' azion caloriGca. piglia una dispo- sizione diversa di quella che avea prima che venissc riscaldala la stessa meta della verga. Dopo di che il Prof. Zantedeschi, postosi in via d' altre ricerche, che ccrtamente possono condurlo alia I'ivelazione d' alti-e verita e d" altri fenomeni uon prima avvisati dai flsici, si propone di seguire innanzi il proprio lavoro^ de' cui risultameuti egli promette darne ulteriori iuformazioni. Assiduo e veggente cercatore di tutto cio che si appartiene alle scicnze natui'ali ed in ispezialita alia ii8 minevalogia, 1' egreglo nostro Socio attivo GIo. Ba- tista Ragazzoni in questo anno vantaggio d' inesti- mabil dono 1' arte litografica: clie, merce gli avve- dimenti e il coraggio dell' altro nostro Socio Pietro Filippini, con tanta lode e con tanto buon effetto e cominciata fia noi. Egli e alcun tempo che il no- stro minerologo noto una marna calcai'ea indurata, atta agli usi litogi-afici. Fino dalP anno 1827, pi- gliando ad illustrare alcuni fossili mal noti della Provincia, rassegno alF Ateneo un esemplare di tal pietra. Venne da quel tempo stimolato da' forestien a seguire innanzi le sue indagini^ ma quando seppe che un nostro Lenemerito concittadino e collega in- sieme , era per introdurre 1' arte litografica fra noi , si die tutto a nuove ricerche. L'efFetto corono il bel pensiere^ giacclie a tre miglia a ini bel circa da Bre- scia la rinvenne, e ne produsse i saggi: notando, die quelle prime slratificazioni aveano necessaria- mente patito pel contatto dell' aria, ma che non avriano potuto soggiacere ad alterazione veruna le sottostanti alle prime, cercando piu addentro il filone. La pietra trovata e bianca, di discreta du- rezza, somigliante alia majolica^ trovasi a strati ob- bliqui ed orizzontali, inclinati a settentrione, e di- visi per lo piu da terre crasse e tenaci che ne agevo- lano il cavarla. Cotali strati formano la pendice di S. Emiliano, passano sotto la calcarea compatta de .119 la valle brcsciana: propricta del Sig. Gaetano Ma- derni R. Inlendcnte di Finanza^ dal ciii fondo ap- puuto il nostro Socio raccolse le prime prove. Cotal pietra mostrasi quasi orizzontale a la Torricella^ indi fra mezzo alia focaja, s' avvia ne la valle dclla Fantasina, dove sotto al petroselce da effetto alle apriche coiline di Gcllatica e do la Stella 5 finche novellamente trovata la dirczione della calcarea a la Foi'cella e a Collebeato, per quel pendio mei-i- dionale, passa sul diaspro stratificato de la valle di Urago. Questa pietra si somiglia per analogia a quell' altra che i litografi fanno venire dalle vici- nanze di Pappenhcim in Baviera: entrambe appar- tengono all' ordine della calce carbonata compatta : ricevon ambe I'acqua con molta facilita : suscetti- bili entrambe di pulitura, dure ugualmente, e di com- posizione omogenca. Piii bianca pero e la nostrale, e col tempo inglallisce. Alio sperimento per6, piu che a nude parole, era riserbato di pronunziare sul- la convenienza di cotal pietra nell'uso lilografico^ e I'esperienza appunto la raccomanda nell'tiso, co- me raccomanda il benemerito Socio, che non fece mistero a chichessia delle proprie investigazioni^ ma, cultala, venne additandola a dirittura a chi ne bisognava. Comunque ( segue a dire nella sua Memoria il Ragazzoiii ) qucUa parte di fisica naturalc che ri- guarda i vcrmi e la conchlologia, sia la men cono- sciuta a'uostri giorni: lo studio pero ue e interes- santissimo, perche si lega all' organizzazione del mondo. La superficie della tci'ra si copre quasi tutta di testacei, di fossili: qui petrificati, e la in sem- plici forme ^ die a noi reudono testimonianza di es- seri vivi una volta^ dei quali, senza questo prodi- gio della natura, non avrebbesi piii iudizio o cono- scenza alcuna. I monti bresciani di Lumezzane non altro sono clie conchiglie agcuniulate in tanta pro- digiosa quantita, da non discernersi il cemento che le unisce^ e piii oltre a que' monti direbbonsi ( cosi sono compatte ) calcarea primitiva. Ne la Valletta costa presso di Sai'ezzo il nosti'O Ragazzoni, trafox'- tissimi banclii di calcarea trovo il petrefatto , di cui accrebbe la collezione miuerologica del nostro Ate- neo: avendo egli in animo di completarla, quanto alle produzioni del suolo bresciano. L' agevolezza di trarre cotal petrefatto la si deve al frequente usarsi di qucUa calcarea per fame calce, ed alia polvcre giallognola e cristallina clie F avvolge^ la quale, togliendo 1' immediato contatto fra la matrice e il petrefatto, couserva il grazioso intonaco di calce dolomitica e cristallizzata. Voile analizzarne la ua- tura, c ti'ovo clic il petrefatto non fa elFervescenza con gli acidi, se non ridotto in polvere mintitissi- ma^ che si scioglie quasi. tutta nell'acido nitrico, e 121 che gittata su fcrro arroventato, manJa una luce bianco-azzurra, c in piu copia se il fcrro e appena rosso: trovo che rom^icndolo, presenta una frattura granulare con punti lucenti c squamosi, e che la superficie si ricopre di leggiere iutonaco di cristalli, parte confusi e parte prismatici. Essendo pcru tali caralteri quelli della dolomite istessa di cui abbouda quella nostra vallc, e clic non si notano nelle con- • chiglie d' altri paesi, sorge da tutto ciu uu argo- mento di nuove ricerche per quel geologi , che pre- tcndono essere di origine primitiva la dolomite. Re- candosi pero il nostro natui-alista a parlare dclla sua forma, che imita il cuore, non esitu a collo- carla fra le conchlglie bivalvi: dette geuericamente Bucardium dai latini^ studiandosi con cio a cercarc a quale spezie dei bucardj appartenesse. L' antico nostro illustre Segretario Giambatista Brocchi, che ne annovera dodicl spezie, uou ne parlay e nessun carattere de' minerali descrilti coincide con quelli del nuovo esemplarc, tranne il Cavdium Cardissa del Piemonte. 11 nostro Ragazzoni non fu si corrivo a determinarsi^ essendogli occorso il dubbio che il fossile potesse esser privo del guscio , non lasciando quindi all'csame che la parte interna, la quale bene spesso diversifica dalF esterioi'e. E nel vero cotal circostanza merita molta considerazione^ poiche non e che mediante un minutissimo esame, che si possa 122 con qualche fonJamento decidere : se la polvere chf! SI ti'Ova fra la conchlglia e la matrice derivi o no dalla scomposizioue del guscio. Prima pero dl arri- scliiarsl a definitive giudiziOj modestamente con- sulto il Prof. Gatullo ed altri illustri naturalistic suUa cui autorita e con 1' autorita sua propria, il nostro Socio riferi il suo peti-efatto al CarcUum tvi- quetruin di Wulfen, spettante al genere ^rietina di Lamark. Non avria sofferto 1' animo al nostro Socio d'onore Dottor Francesco Girelli di turbare e contristare i suoi Golleglii con la stoi'ia circostanziata d'un caso assai miserabile d'idrofobia svoltasi in un giovinet- to, cui indarno egli euro nello Spedale civico: se nuove osservazioni, da altri non prima avvertite, non gli fossero occorse nel rapidissimo stadio di cotal malattia. Onde il desiderio di soggiungere alcuna varieta nei sintomi e negli andamcnti di tanto male, e 1' intendimento di proporre alle prove avvenire dclla cHnica un nuovo rimedio, vinse il pensiere di tui'bare e addolorare I'ascoltante Ateneo col dipin- gere gli spasimi e la sconsolata morte dello sventu- rato fanciullo. Agli otto Aprile del 1829, Antonio Prandelli, giovinetto di nove anni, venne assalito nella pubblica strada menlre avviavasi alia scuola del suo paese di Flero, da un cane corso^ che, git- tatolo a terra e slrascinatolo per alcuu tratto, la- ia3 sciogli sei feritc o laccrazioni alia gamba destra. II giusto sospctto chc il cane fosse arrabbiato fece che il giorno dopo fosse condotto nello Spedale di Bre- scia. Si distrussero col foco quelle parti sulle quali potea supporsi depositato il veleno, fors' anco tut- tavia inerte, e per uso interno gli si amministro il raccomandato idrocloro alia dose di due dramme al di, allmigato con I'acqua. Guarito in poco stare dalle ferite, e tomato in buou umore, dopo qua- ranta giorni si restitui senz' altro a la propria fa- miglia. Tornato ai proprj trastulli ed occupazioni, tredici giorni dopo clie fu a casa, si fece tristo e malincouico in un attimo, durando cosl una mezza giornata, prima che altri sintomi insorgessero^ si fece rosso in faccia, ed accusava mangiando alcuna stretta alia gola : da non impedirgli pero lo inghiot- tirc. Un mal contento, un' angoscia lo assaliva al solo pai'largli di bevanda, e dopo alcunc ore ap- parve il real ribrezzo delfacqua. Furicondotto I'in- felice airOspitale alle ore undici antimeridiaue del due Giugno; lo si apparto in una cameretta con persona die lo servisse, e con quelle debite assicura- zioni che simil caso domauda. Chiamato al suo let- ticciuolo il D.r Girclli, trovollo abbastanza quieto e condiscendente a quanto gli si suggeriva, non ces- sando mai di dire, che il suo male era alia gola^ raangiava con poca difficolta, ma porgcndosegli del- 124 I'acqua, auco in un vase di stagno, si facea con- vulso per tutto il corpo, e volgea gli occlii intoruo a modo spaventevole. Ai'i'eudeasi a grandi istanze, poi trangiigiatonc mi sorso, cadea sul letto, spossato, abbandonato^ ma dopo alcun niinuto si ricompo- nea, lieto quasi d' avere accoiidisceso a clii lo pre- gava di bere. Non mostrava orroie alle cose lucide, come da tutti si nota, affisaudo la propria imma- gine ripetutamente in uno specchio. Noto qui il Dottor Girelli uu sintomo cbe non fu che adom- Lrato in confuso da qualche scrittore, e cli' egli ebbe a vedere auco in altra donna idrofoba^ c fu questo una iuterruzione istantanca della parola , troncata quasi a mezzo da una contrazionc spasmo- dica delle fauci e della laringe: clic pel modo della sospeiasione e della celerita, si somiglia al singhioz- zo. II solo americano D.r Puisb descrisse queste istantanee contrazioni, come impedienti e sospen- denti la dcglutizione ; ma nessuno considcro cotali istantanee contrazioni come impedienti uell'attimo la favella. Sebbene dalla maggior parte de'clinici, tranne il Tomas e pochi altri , si sosteuga non darsi febbre nelF idrofobia, il D.r Girelli in questo iudi- viduo la scontro validissima: con polsi duri, tesi e frequenti, faccia accesa, lingua rossiccia*, quello che non vide fu la scbiuma a la bocca. Non apparvero sotto la lingua ne le pustule notate dal Marochettij 125 nc Iraccia alcuna Lcnchii minima clic fosservi state :^ quel dolove particolare o velicamento doloi'oso clie dal hiogo dcllc impresse ferite si diffonde al cer- vello ed al cuore, non fu menomamcntc accusato dal paziente^ c alcuna soltanto, e non tutte si ri- apersero le ferite a la gamba di cui era guarito alio Spedale^ e ic apertesi, erano indolenti e di nou buono aspetto. II rifarsi adunque vive le ferite al principiare della malattia, come si assevera da tutti gli scrittori, in trc idrofobi cui tratto il D.r Girelli, non ebbe luogo clie per meta. Un ventiquattr' ore eran corse dopo clie apparvero scgni non dubbj di idrofobia nel fanciullo, prima cbe il D.r Girelli lo vedessc^ il qxiale non voile assistere non facendo nulla: comunque sconfidato e miscredente in ogni rimedio. Un copioso salasso alia giugulare, i'ustio- ne in qiie'punti dove fu morsicato, anco cicatrizza- ti, mandaronsi ad effetto ; martirio , cui con pietosa docilita si sottopose la vittima. Al mczzodi si penso dottamente di usare fino all' abuso del mercuric : tentando piii prontamente che fosse possibile nelle glandule salivali e delle fauci, dove sembra tener luogo peculiare la malattia, un' alterazione di parti, una ii-ritazione, una flogosi, anco un mal nuovo: a perturbare la malattia in coi'so: lasciandoci scritto r antichissimo Celso : est circumspecti quoque ho- minis, ct novnrc interdum et aiigerc inorhum ., et fe- ii6 bres accendere; quia ciiratiojiem uhi id quod est non reclpit, potest recipere id quodfuturum est. Ungiiento raercuriale fu tosto messo agli inguini ed a le ascel- le^ a ogni quarto d'ora una plllola cli mercurio dolce di cinque grani: metodo felicemente riuscito a Dar- win, a Reid^ e piu manifestameiite al D.r Mosely, A ogni quarto d'ora, non senza contrasti alia gola, inghiottiva la pillola, e per soprappiu frizioni con- tinue alle gambe e alle coscie: sperando pure che il mercurio amministrato in tanta copia, dovesse ec- citai'e il tialismo e la perturbazione desiderata. Erasi gia pensato alia moi'sicatura della vipera, che non fu trovata- si pensava all'iuiezione dell'acqua nelle vene : vane sperienze, contraddette, infruttuose neir effetto, pericolose ed inulili in tanta rapidita di malattia. Alle tre ore pomei'idiane il fanciullo avea gia preso un sessanta grani di mercurio dolce, oltre al suscetto per le frizioni^ non pero parvero salivazione, evacuazione intestinale o d'orina, o altro dolore di basso ventre. Crebbe in vece il rosso nella faccia contraffatta , il contorcersi delle labbi'a, I'in- quietudine, il patimento^ la parola gli si strozzava in bocca per V accresciuta contrazione della laringe. L' istessa prescrizion medica segui sino alle sei do- po mezzodi^ dopo di clie si rifiuto a qualunque somministrazione, non rispondeva che a stento, e con dolore, con parole tronche, interrotte, quasi di ia7 fanciullo chc piagnessc. Maudava alcuna volta suo- ni alti c confusi^ quasi chiamando personc lontane^ ne comportava piu che gli si aprisse diiiaiizi feiiesti'a, senza dirigervi gli occhi di bragia e domandare chi fosse cola! Allc sette ore comincio il deliraraento, aflalto spavcntevole, la confusione del polso, il gri- doi'e, lo scontorcersi: alle nove ore Dio pose ter- mine a tanta sciagura col chiamarlo di vita. Cou- frontando questa istoria con quelle altre di molti autori , e manifesto : che per 1' andamento che teu- nc la malattia, senza nessuna intermissione di cal- ma e pel rapido suo correre alia fine, si dee anno- vei'are fra le idrofobie le piu gravi e violenti, co- munqne uscita in campo cinquanta quattro giorni dopo il fatale innesto. Tale fu quel precipizio da non potersi avere la minima speranza nella cura del mercuric^ perchc allorquando il procedimento morboso non lascia tempo alT aziou del rimedio, torna vano ogni raglonevole sperimento. Al D.r Mo- sely occorse coll' uso del mercurio di ottenere in quarantott' ore la salivazionc, cui tenne dieti'o la guarigione del raalato^ ma nel caso descritto, non passarono che dieci ore dalla cura incominciata alia morte. Or veggasi quello che il nostro clinico ebbc ad osservare. Contro la spcciosa ipotesi del cele- brato Bosquillon, che dice procedei-e I'idrofobia da palimento d' animo concetto da paura d' incappar- 128 vi, sta la narrazioue genuhia del D.r Girelli^ essen- doche il fanciiillo non avea mai pensato a tanta sciagura^ per cui la sopravvenula mestizia non fu gia la causa, ma bene la consegueuza della malattia gia spiegata. Pote d' altronde veder cliiaro quanto assevera 1' inglesc Mai'shal : che non e gia 1' aspetto deir acqua per sestesso clie niova tanto ribrezzo negli idrofobi, ma bene lo associarsi ch' ella fa al- r idea dell' iugbiottire: dolorosissimo, incomporta- bile. Alia quale opinione acquista fede 1' osservazion fatta, della nessuna avversione iix sulle prime alia cose lucide, perche ben disgiunte dall' idea dell' in- gliiottire: e cotale avversione non comparve die allor quando pertuvbato era 1' intelletto , e confuse le sensazioni: da pigliare per liquido ogui corpo lucicante. Ma venendo al piu mascliio importare di questa istoria, egli e: die il nostro clinico nolo molta analogia fra le contrazioni istautanee delle fauci e della glotide die immediatamente sospendo- no il respiro e la voce, e gli effetli prodotti dalla noce vomica e dal suo preparato, la stricnina. Tor- nando adunque in su quelle contrazioni istautanee dell^ fauci e della glotide, die d'improvviso sospen- dono il respiro e la voce, sulle quali egli forse pel primo fermo 1' attenzione , si accorse cli' die aveano certa simigliaiiza, anzi una vera e perfetta analogia con quell' altre contrazioni convulsive, cui meua la 1 9.() nocc vomica o la slricnina ncgli arli c iitlla spina del corj)o uniaiio: come gli avveiiuc di scontrare in quelle pcrsonc cbe avean falto abuso di colal ri- mcdio^ c r analogia gli parve s\ nianifesta, da nou trovarvi allra diversita, tranne quella del luogo: riduceudo I' idrofobia quelle contrazioni alle sole fauci, c la stricnina destandole per tutlo il coi'po. Or dice il D.r Girelli: questo potente riniedio di cosi sollecita attivita ( vistolo da lui medesimo ina- nifestare in manco d' una mczz' ora tutta la sua forza, nella dose d' un mezzo grauo in persone ro- buste ) cbe induce negli arti e nella spina niovi- menti uguali a rpielli cbe deterraina e niantienc V idrofobia alia glotide, alia laringe, alle fauci, non potrebbe essere utilmenle ainministrato anco in quc- sta malattia? Certo cb" cgli se nc persuade: sog- giungendo, cbe offerto a tempo quel farmaco, col diffondere a tulta la maccbina que" movimcnli, cbe con tauto estremo danno si liniitano a un sol punto neir idrofobia, c spcrdendo, per cosl dire, il mor- bo, mcxxe le leggi della contro-irritazionc, sc nc scemerebbc la forza:, c si levcrebbc Y inlcro orga- nismo a combaUcre quel processo avvelenatore, cui le sole fauci nou vagliono a resislere. Concbiudc per line con dire: cbe, Irattandosi dclI' idrofobia, sroglio conlro cui ruppero per venli sccoli lulli i mcdici. non a ienc cgli raiforzando la sua propo- 9 i3o sjzione con argomenti che a lui sembrano del mag- gior convincimento , ma si limita soltanto a tle- nunziare cotal sostanza ax moderni clinici ^ affinchc se cjualclie funesto accidente dl idrofobia loi'o Inler- venisse, vogliano tentarla: come nou mai usata fino- ra ( a quello ch'egli ne sa ) nella cura di si terribile malattia. Fino dalFanno scorso 1' Ateneo ebbe in dono dal- r abate Giuseppe Bravi bcrgamasco un suo liberco- letto : Teorica e pratica del Prohabile^ ed essendo prodigiose e insieme pericolosissime le conseguenze di tali dottrine in tutto cio che risguarda la morale filosofia, cosi la Presidenza ( interpretando forse il desiderio del donatore ) depiito a fame relazione al- r Ateneo un Socio esercitatissimo in cotali sottili investigazioni : ne poteva esser dubbia la elezione, commettendone il carico al Prof. Francesco Ricco- belli. Prese egli nella sua i-elazione a dire gli argo- menti di ciasciin capo in cui e divisa 1' opera, sog- giugnendo qua e la le proprie osservazioni: e con- chiuse il suo dire con alcunc note che posero in chiai'o r intendimento dell'autore in queste dottri- ne^ e come e quando e in quanto, secondo lui, I'Ab. Bravi abbia traviato dal ])uon sentiere. L' opera si divide in due parti; nella prima delle quali in novo capitoli tratta della sola teorica del probabile, e nella seconda parla in allri sei capi della pratica. i3i Stabillscc ncl primo capo, che ognl nostril idea pvo- cede dalla scnsazione, e che il piacere o il dolore clie r accompagna sono le cagionl di tutte le nostre affezionl dell' animo^ ond'6 che, dopo cosi impor- tanti ricerche, poco manca che I'idcologia uon pass! per una scienza appleno conosciula. Ma deiropere dl Loke, di Robinet, d'Elvezio, di Rousseau, del du-Tracy, di Degerando, di Gabanis, e piii ancora di Condillac e di Bonnet, comunque riputate oscurc in parte o nianchevoli dall' Ab. Bravi, egli se nc raise a fondamento delle proprie opinioni: accusa cheprocede, sccondo il siio detto, dal non aver essi ben distinto i principj cerli della nostra ragione da quelli soltanto probabili, e piu ancora usando gli uni per gli altri. Distinzlone che, secondo P abate Bravi, fa dimenticata dai logico-metafisici, ma non da parecchj mateinatici: dcllc cui opere parve che poco profittassero i logici. Hume, Genovcsi c Pi-e- v6st confessano pero, che i matematici discoprirono la scienza del probabile: dandone anco una prova il primo, nel suo Sag^io filosofico della Prohahilita, il secondo in una logichetta pei giovinetti, ed il terzo adopcraiidosi per inlrodurre nellc scienze lo- gico-metafisiche la dottrina del probabile. Infcrisce qnindi manifestarsi da cio, che i citali autori eb- bero in aniino di valcrsi dcllc teoriche del proba- bile iielle scienze metaGsichc: comunque vi si scorga 1 3 •ji un gran vuoto, cui il Bravi intende di supplire col- r opera sua propria : la cui idea egli desunse dal Beruuolli , da Gondorcet e da La-Place» Per venir a dire del Probabile, segue il nostro autore nel secondo capitolo, h mestieri di determiuare la differenza che corre fra quello che e certo e quell' altro che e pro- babile; e si fa quiudi a parlare: che la cerlezza con- siderata relativamente al nostro intellctto, deriva tutta da semplicissimi e coiuuni concetti, appellati assiomi, o principj evidenti di nostra ragione, sul- I'andar dei seguenti: e inipossihile che una cosa sia e noji sia nel tempo istesso: che non pu6 darsi effetto senza causa: che il tutto e inaggior della parte^ ecc.^ ponendo nci principj di questa fatta le originl di ogni certezza, cd affermando cssere errore ii sup- porre che la certezza o la evidenza derivino da al- tre sorgenti. Dal che vorrcbbe dedurre, che sicco- me gli assiomi per sestessi evidenti non si adattano che all' ontologia ed alia matematica pura, cos'i in queste sole due scienze si ottenga la vera certezza e neir altre la sola probabilita. Pigliando nel terzo capo a sviluppare il concetto della probabilita sem- plice, si fa da priucipio a dcfinire la certezza in comparazione della probabilita. 55 Ogni volta, egli dice, che si presenta alFanimo nostro un oggetto, o lo vede chiaro ed intero, ed allora lo conosce con vera certezza; o lo \edc soltauto dimczzato ed in 1^3 pai'te, e allora qucUa parte sola iiou puu assicurav la mente se non in piu o in mcno^ dal die segue j che la probabilita dei principj clie la mente im- prende a discuterc, consiste sempre nel grado di probabilita con cui vede gli oggetti che le si fanno innanzi n. Ora poichi la cognizione d'uii oggetto o la nessuna, sono i limiti estremi a cui si riducc tutjo tpiello che se ne puo sapere : e siccome fra questi limiti corre gran divario nei gradi di conoscibiliLcl: onde dare a ciascun grado il debito assenso, con- vien por mente ai gradi di cognizione clie si puo aver dell' oggetto. Ma come che ogni grado di pro- babilita puo considerarsi maggiore o minore, cosi inferisce. che per giudicare ponderatamcnte il pro- babile occorre il linguaggio del calcolo : di che pro- pone un cscmpio. Dal qual raetodo di rafFrontai-e la certezza con la probabilita, la prima verrcbbe po- sta nella somma di lutti gli eventi possibili, anzi piu ancora ncll'uuione di tutti insieme i gradi di probabilita^ e per conseguenza la certezza avrebbe ad espressione Funita, qual risidtamento del valore di tutte le unita frazionarie dei gradi di probabili- ta: lo che e fuor di ragione^ come acconsente anco il Bravi, soggiugnendo " cio non pertanto non si dee rigorosamente iutcndere ed ammettere che questa unita esprima la somma dei valori probabili dcgli eventi uniti insieme: perocche questi gradi di valor i34 probabile , comunque molliplicati, non formano mai la certezza, ne a rigore I'agguagliano ". Dopo cosi manlfeste parole, FAb. Bravi s'iadustria come puo a provare, cbe co' soli numeri si ponno esprimere tutti i valori della probabilita , che aver possono tutti gli eventi pigliati iusieme^ e proposti alcuui eserapli, conchiude: risultai'e, che gli eventi fortuiti di uguale probabilita ( clie sia verbigrazia 4 1^ I'i" spettiva probabilita di ciascuno ), calcolata prima dell'evento, sara 1^4? ^ ^o^^ ^i seguito crescendo. Dalla probabilita semplice passa a dire nel quarto capo delle composte e del loro valore variabile ^ ma da quanto egli dice venendo alia pratica delF as- suuto, con <]^otissimi esempli di palle e di colori, raccoglie il Prof. Riccobelli, che I'autore di tal dot- trina scambia gli eventi meramente fortuiti co^ modi spontanei e liberi delFumana volonta senza alcuna distinzione. Al capo quinto si ragioua della proba- bilita composta per connessione, e si discorre tut- tavia delle combinazioni recate dagli eventi che si risguardano immutabili nel loro valore , durando sempre in numero uguale^ ma poiche in molti casi gli eventi diversificauo nel numero e nella proba- bilita, passa quindi a dire nel sesto capo del valore probabile delle combinazioni figliate da fortuiti, va- rianti nel numero c nelle probabilita. Onde dedotte le prove per questo argomeuto dalle complicazioui i35 biuaric, tei'uarie, (juaderuarie, quinaric, ccc.j che possono risultare dalF estrazione di sei palle fra le novanta , discende senz' altro ncl capo seltimo a parlare degli eventi composti, cui non sappiamo di- stinguere: riservandosi poscia a trattare nel capo ottavo del mezzi piu acconci per iscorgere in tutti i casi la natura ed entita delle comJiinazioni di for- tuiti semplici di probabilita ignota. E qui e proprio ( afferma il Socio Riccobelli ) dove I'Ab. Bravi di- mostra di nou porre distiiizione alcuna fra i casl fortuiLi ed i modi intellettiiali c morali. Peroccbe, egli dice, suppongansi cento persone chiamate a de- liberare intorno a quistione che non ammette cbe il si o il no: i fortuiti semplici saranno i pareri de' membri componenti il consesso, e questi potrian es- sere o tutti favorevoli o tutti contrarj o discordi^ e neir ultima ipotesi puu accadere disuguagliauza di suffragi. Se quindi nel comporre i collegi delibe- ranti fu preferto il numero dispari, ogni quistione vi e decisal^ quindi e pure che le deliberazioni pi- gliate dalle adunanze che furono, fannosi argomento jnobabile per le avvcnire a pronosticarne le risolu- zioni. Nell' ultimo capitolo finalmente FAb. Bravi, ragionando intorno alle combinazioni formate da eventi semplici e legati fra loro, mette fine ai prin- cipj della teorica^per fame poi 1' applicazione nclla pratica del probabile. 1 36 Tratta adunque in questa secoiiJa parte tlelP opera sua clella probabilita delle nostre sensazioni, ne di- scute le cagioni e la natura: affermando, non po- tersl sapere con vera certezza, se la cagione di esse sia corporea e fuor di noi: non essendosi provato infin qui quanto possa sui nostri sensi ciu che si opera soltanto enlro noi stessi. Osserva in altro capo 5 come vencndo 1' uomo in coguizione di quello clie esiste fuoi'i di lui, coll'unico mezzo delle sen- sazioni, non puu con la sola sua testimonianza in- generare certezza, ma soltanto probabilita. Pone la veracita del testimonio nella incliuazion sua a dii'e il vero o il falso, tracndola dal numero di accertati racconti^ dal che conseguita, che il valore d' una data testimonianza e il risultamento della probabi- lita fisica del testimonio e della probabilita della sua veracita, calcolabilc con la moltiplicazione. Parve troppo assoluto codesto sentenziare al nostro Socio, e percio riporta una lettera scnza nome, messa in un' opera periodica che si stampa in Modena. " San- no i matematici che la somma e la moltiplica non sono che due maniere di combinare gli elementi delle quantita le piu semplici, esistendone infinite altre. A recarne fra i mille un esempio, per non useire dal calcolo delle probabilita, prende il me- todo cosi detto del minimi quadrati per calcolo delle equazioni lineari a piu incognite^ nelle quali i coef- .37 ficieiiti Jclle stesse incognilc noii lianno ucmmen essi valori perfcttamentc noti, ma soltanto prossimi al veri. I valovi piii probabill de' coefficienti che si impiegano nel trovare Ic incoguite, si compongono di valori appi'ossimati non per scraplicc somma o moltiplica, ma per somma di prodotti e di quadrati. L'Ab. Bravi prova clie la legge con cui debbonsi combiiiare le probabilita parziali, non puo cssere quella de la somma ^ ma studiando un po' piu. la Memoria quarta N. 24 ^ ^^. ^^^ matematico RiifGni, avria trovato quanto basta a provare: che anco la legge della moltiplicazionc non puo aver luogo. Nel che consuona il dire di Giuseppe Bianchi. uno dei 4o della Societa Italiana : riteniamo essere enore niadoinalissinio il dire^ che le quantita in calcolo 11011 possano combinarsi che per via di somma c di moltiplicazionc. Facendosi poscia I'Ab. Bravi a con- siderare la testlmonianza d'un uomo solo, risultan- tc dalla probabilita fisica e dalla probabilita di sua veracita, passa a considerare quella di niolti con- correnti a testificare luia cosa istessa^ inferendoue quindi che i valori uguali, combinandosi per la sola moltiplicazionc, dcbbono di necessita seguire la leg- ge delle potenze aritmetichc^ e per conscgueuza la legge cui seguono i valori della veracita e della f'al- lacia, e quella delle potenze. Dalle quali proposte, sccondo r avviso del uostro Socio, cgli deduce e i38 cerca stabilire: clie la sorama probabilita , portata anco al suo valor massimo, uoii puo mai uguagliare la certezza: clie, elevata al valor massimo, non am- mette augumeuto ulteriore^ che similmente la fal- lacia adeguata al valor miulmo , non e piu ca- pace di diminuzlone, ne puo essere annlentata. Che h quanto dire: che la certezza morale non aggiugne il vero, in modo di escludere ogui apparenza di dub- bio. E qui nota il Prof. Riccobelli, che I'Ab. Bravi non mette innanzi ragione alcuna per paragonare leglttimamente nel testimonio la veracita alia fal- lacia: contro il principle, che non puo accadere com- parazione che fra quautita omogenee. Essendo che i fatti piu ordinarj che piii spesseggiauo, debbousi credere piu probabili degli altri straordiuarj che accadon di raro, 1' abate Bravi, prende ad esami- nare una tale opinione, e la I'isolve in modo nega- tive. Dopo alquanti materiali esempli, condanna co- me falsa e mal fondata nella logica della vcrosimi- glianza ed inverosimiglianza P opinione, che a pari argomento dichiara essere i fatti ordinarj piu cre- dibili degli straordiuarj. Limita pei*6 questi concetti a fatti presenti o non molto lontani^ perche I'esa- me de' fatti avvenuti a tempi troppo rimoti si dee fare, o creando un nuovo giudizio della loro vero- simiglianza, o tenendosi a quello che ne fu tramau- dato dai contemporanei. Quiudi scende a parlare 1 39 > Non si puo conoscere per mezzo della necessaria dipendenza dell' cffetto determinato, se non mediante la pevl'etta cognizione della natura e dei particolari dell' efTetto istesso. Ma la natura della sensazione c oscura, ne i suoi particolari la possono ben dare ad intenderc: dun- que non e conceduto conoscere con vera certezza, se la causa della sensazione sia corporea od estrin- seca a noi ". L' abate Bravi ( nota il Prof. Ricco- belli ) non avverti clie il suo argomento move da lalso principio:^ perocche non par vero. che a co- noscere la causa d' un efietlo determinato abbiso- gni una cbiara c piena cognizione dell' efTetto istcs- • 44 so; ne gli ontologici insegnai'on mal, clic pel* attri- buirc un efFetto ad una causa particolare sia neces- saria una pcrfetta cognizione clelF cffetto medesimo. Non pai" vei'O similmente, essere proposizione uni- versalmcntc amniessa: clie I'uomo, mcdiante la sen- sazione, non possa venire in cognizione delle sostau- ze corporee fuor d' esso lui; poichc 1' esistenza dei coi'pi non fu messa in duLbio clie da pazzi idealisti derisi. Oltrache, o V abate Bvavi si ridice, o si c dimenticato quanto scilsse nel capo decimo, dicen- do « che per mezzo dc^ sensi acquistiamo tulte le co- gnizioni, e cbe la loro prova e F unica sorgentc di tutto lo scibile ». L' altro argomento poi col quale si sforza di combattere la ccrtezza fisica, si pviu ri- durre al seguente sillogismo mi La principale e piii essenziale proprieta della certezza consiste nello escludere la possibility del contrario: ma questa pro- prieta manca alia prova de' sensi, dnnque errarono i logici nel cliiamar questa prova certezza fisica ts Si risponde. Non doversi coufondere la prova della certezza con la certezza medcsimai, essendo a un di presso distinta come la causa dalF efFetto. In secon- do luogo, quaad' anco' fosse vero clie i logici pones- sero r essenza della certezza nella esclusionc della possibilita del contrario, non ne viene clie talvolta la prova de' sensi non potesse essere tanta da esclu- dere la possibilita del contrai'io nel iwo geuere, re- i45 latlva alia natuva fisica e morale. Oltr'a cio r logici non attribuiscouo alia generale nozione dclla cei'- tezza la impossibllita del contrario a strctto rigore^ ma dicon solo, che la certezza dee avere la pro- pneta esscnziale di sgombei'are dalla mente ogni dubbio 5 fin anco 1' ombra. Or chi non vede che sif- fatto carattere di certezza puo tanto convenire alia fisica e morale, come alia metafisica e matematica? Ond' 6, che, sci'ivendo Eulcro ad una principessa d'Alemagna, lascio per detto « Le verita che dai nostri sensi ci sono discoperte, sono tanto ben fon- date qnanto le piii certe verita di geometria n. I modi intellettuali e morali non si possono ana- lizzare conle formule del calcolo. L'espressioue delle 5. Su questo andare la pensava F egregio mate- matico Paoli. Le quantita morali, come sarial'at- tenzione, la diligeiiza, non sono quantita^ perche sebbene trovisi un'attenzione, una diligenza minora o maggiore d' un' altra, non si puo tuttavia conce- pirc che F una sia doppia delF altra, ne general- mente si ponno concepire od assegnare i gradi di accrescimento o diminuzione. Compiuta a questo modo F accurata sua rela- zione, il Prof. Riccobelli aggiugne: essere ormai po- chissimi gli aderenti alia scuola del celebre La-Pla- ce^ stimando, che la probabilita matematica si pos- sa estendere oltre i limiti delle scienze fisiche e meramente naturali. Laonde, persuaso intimamente del contrario, conchiude colF ottimo Rufiini moda- nese « che la probabilita matematica e tanto di- versa dalla logica, quanto I'analisi chimica e la no- tomia de' corpi diversificano dal peusiero e dal sen- timento 55. 1 47 L E T T E R E Non si tacquero aftatto Ic muse in quest' anno ac- cademico, come gia s'e notato nel precedcnte Com- mentario^ e per dire delle produzioni letterarie chc udimmo leggersi, ricorderemo per primo la tragiea azione del celebrato nostro concittadino e degnis- simo Socio Gav. Francesco Gambara: // Ncpomu- ceno Orsini. Noi ci asterremmo da ogni parola in- terne a die vagiia nelP arte difficilissima di piacere e di commovere dalla scena colle sue tragedie, e piu ancora, per nostro avviso, ne' suoi drammi^ perocche il giudizio e da tutti, sendosi resc pubbli- che le opere sue e riprovatc sui teati-i d' Italia. Ora direme di questa. tuttavia inedita, e che appar- tiene appunto piu al dramma di cflfettivo sentimento, di quello clie alia severa tragedia:^ c nella quale si valse della liberta che la moderna scuola piu larga- mente permette, quanto all' unita di luogo in cui SI pianta 1' azione. Come gia nella sua commedia, Elisa Riccardi, cosi lolse argomento a questa sua 1 48 tragica azione dalle lodate Lettere su Roma e Na- poliy deir altro nostro Socio, Tulllo Dandolo. La scena principale e in Grotta-Ferrata, nelle vicinan- ze, e in un castellaccio difeso da sicarj, covaccio dell' Orsini: un prepotenle micidiale a un dipresso di don Rodrigo, dipintoci nei Promessi Sposij con giunta ancora di quel misto di superstizione e di cirimonie religiose di cui s' infarcia cd intenebra il ci-udelissimo Galeazzo Visconti. Nepomuceno, brut- to d' ogni scellei'ita , fu anco 1' uccisore del proprio padre, come lo fu della madi'e il grottesco tiranno milanese: delitto che, prudentemente accoi'to, dal nostro Gambai'a si addombra soltanto lungo 1' azio- ne, e che nou dice che al fine*, poiche lo spettatore sariasi ributtato in sulle prime di questo mostro. Costui fece rubare da' suoi hra^'i una giovinetta di onesto parentado e potente insieme, Beatrice d'Ana- gni: fidanzata a Tebaldo Massimi. Condotta la ra- pita fanciulla nel castello dell' Orsini, per quanto costui adoperasse, non pote espugnare 1' onesta e la concessa fede di Beatrice: cui per dispettoso odio si godea di martoriare con fami e crudelissimi modi^ con animo anco di finirla se non si fosse resa al voler suo. L' innamorato Tebaldo, avuto spia che la sua donna potesse essere caduta nelle trappole dell' Orsini, si avventura, travestito da poverello, a Grotta-Ferrata, per saperne il vero^ ma fatto pri- '49 gione tlagli iiomini d'arme, egli pure e condotto nel castello del rapilorc. Questi si pensa iudanxo di va- lersi dell' opera di Tebaldo per vincere Y oiiesto pro- poiiiineuto di Beatrice^ faceado elf egli la preglii a rinunziare al proposto maritaggio, a stringersi con Nepomuceno : che in ricompeasa promette al gio- vine di maudarlo libero a'suoi^ i . Componcndo questa prima parte del suo poe- mclto r egregio Collega, poeticamente ne spose i motivi di questo fenomcno singolarissimo; i-ecau- done le cause alle polenze del male, condotte a po- ter fare da giuste ii'e del cielo : fiorendo qui c la quc- sli versi, di descrizioai, di comparazioni, e ricor- dando il latinissimo scrivere del raguseo Bernardino Zamagna: che, se fosse vissuto flno al iSaJ, avi-ia fatto argomento a' suoi nobilissimi versi il terremoto dcirisola vicina. 1 1 i6: BELLE ARTI ART I E MESTIERI L° RiLratto di doiiua al naturale. Quadro a olio di Gabkiele Rottim , Socio attivo. Impedito il aostro Socio dal compieve i molti la- vori, co' quali avea in animo di crescei* lustro alia patria esposizione di Belle Arti in questo anno : non produsse di questi, che la tavola di cui siamo per far parola: che tale apparve a clii sa dell' arte, da rendere intera fede , che pin sempre va movendo verso la celehi-ita pittorica. Riferendosi questo qua- dro a dolenti memorie di doraestico lutto, a giovin donna innanzi tempo defunta, le cui forme e linea- mentl furono raccolti dalla maschera^ tutta la bella persona dell' afflgurata, 1' atlo istesso, e il campo del quadro, la scena solitai-ia, le architetture, spi- rano certa quiete e certa viva malinconia che tocca 1 63 lo spettatoi'c e lo incliina a mcstizia. Spicca di tulta grandczza naturalc la solitaria persona, in atto di salire per ccrte gradinate di gotica archltettura a liiogo pill eniinente del giardino domestiro; e pare soffermarsi al(juanto e raccoglierc al pensiero quello che gia lesse nel picciol libro che tien cliluso nella destra mano^ mentre colla sinistra, avvolta in un bianco fazzoletto, si attiene alia balaustrata di pie- tra che raccompagna ad ascendere. L'abito ^ ric- co, matronalc, senz'esser gajo e leggiere: un velluto bleu con guarnitura al fondo di raso del colore istesso, e messo a cordoncini in sul petto. Le de- pende dal colic una collana d' oro con croce, ma- ravigliosamente imitata dal vero: una ciarpa rossa finalmente, ricamata a fiori nel lembo, le si avvolge air antibraccio diritto e scendele maestosa a piedi a gran piegbe. Dietro all' altura ver cui si moAe, veggonsi in parte le raura di Brescia, e sovresso al- cune lavandaje cbe spiegano al sole i pannilini. Ai*- monico e tutto il quadro, graziosa e nuova la com- posizione, convenienti gli accessor] al soggetto prin- cipale: I'aria e I'orizzonte v'-^ uniformemente tran- quillo, per non frastornarc la poca letizia di quella fronte, su cui c passata la fredda mano della morte. 1 64 II." // Trionfo di Da\>ide. Incisione di Paolo Caronni, Socio d' onore, II Domenichino, il cui cllpinto tolse da ultimo ad iiicidere degnamente il nostro Socio d' onore, Paolo Caronni, rappresenta il glovinetto Davide, clie, pro- strata la bestial gagliardia dell'incirconciso filisteo, e levatone il gran teschio sur un' asta , move a trionfo verso Saulle da la valle di Terebinto, ed all'eser- cito d'Israele, clie sconlidava del valor suo contro I'inimico fortissimo e millantatore: Por/'o cum rever- teretur, percusso Philisteo, David, egressae sunt mu- lieres de universis urbihus Israel, cantantes chorosque ducentes in occursum Saul regis: in tympanis letitiae et sistris. Et praecinehant mulieres ludentes atquedi- centes: Percussit Saul niillej et David decern millia * Piu che non possono le parole di chi non sa di pro- posito dell' arte, dice T effetto dell' opera, il cui giu- dizio appartiene agli intelligenti. La stampa si al- larga forse a uu ottanta centimetri, alzandosi a un cinquanta circa ^ e non e poca lode dello illustre in- cisoi'e nello averla condotta a tanta dimensione: con tanta intelligenza di taglio, con tanta varieta di personaggi e d' azione. Egli e il vero trionfo di Davide e dell' artista incisore. ■^ Lib. I. dci Re. Cap. 18. 1 65 III." Venej-e ed Amove. Incisione di Michele Bisi, Socio d'onore. La voluttuosa c leggiadra fantasia di Andrea Ap- piani immagino e pinse a olio un adulto Cupidine che festeggia la madre: qxiasi congratulando a se- stesso d'alcuna bella impresa. Laugue per vezzo Ve- nere, e arde di tutta q^uella bellezza che si ricliicde neir immortal dea del piacere. Amore, libatone un bacio, mostra quasi la divina sua genitrice alio spet- tatore, cbe non puo negarsi al prcdomiuio di quel- I'affetto clie risulta dal quadi'O. Morbide appajono le carni, belle ed esprcssive le teste, le parti otti- mamente si rilevano dal ben locato chiaroscuro. A vederc cosi carezzevoli atti, ogni cuore e commosso. " Raddoppian le colombe i baci loro. Vista della campagna di Roma dalle f aide deWAventino. Quadro a olio di Luigi Basiletti, Socio attivo, ora posseduto dal Socio d' onore. Nob. Co: Ippolito Fenaroli. A ricreazionc delP animo ed a rlcordazione della citta immortalc, dove per lunghi anni si ammaestru i66 ne^li studj dell' art! , compose il nostro Socio il paesaggio, col quale voile accrescer lustro alia pa- tria esposizione di Belle Ai'ti. Per tutto quel poco die puo dive dl arriscliiato chi senza lunga e con- siderala prova di studj c di giudizj, si accosla a dar sentenza di opera pittorica, pai've die codesta ta- vola non vaglia soltaato le niigliori che lodatissime uscirono dal suo pennello, ma clie di gran tratto le vinca. Ricox"da in questa rappresentazione quella parte di citta e di campagna, cui puo scorgere lo spettatoi'e, guardando dalle falde del monte Aven- tino: il cui fianco dirupato, vagamente ombrato da scure maccliie e riufrescato da una scaturigine che si diffonde dall'alto, occupa il diritto della scena. Questi luoghi gia descrisse Virgilio nell'ottavo del- FEneide: occorsi ad Enea quando a ritroso del Te- vere, movea in cerca dell' antico Evandro: che ivi appunto rinvenne, inteso a sagrificare al semidio che vi spense il ladron Caco. A pic del monte apresl quindi la pianura abitata dagli Arcadi^ ma que' luo- ghi di favolosa ricordazione scambiarono affatto di aspetto, dopo che vennero i romani. Aureliano am- plio la citta, di cui veggonsi per lungo e di fi'onte le ben fondate muraglie a difesa. Tiene ancora piu innanzi il campo della destra piu. basso il monte, che dal cocci e dal rottame dei vasi figulini ch'ivi si foggiavano e cuocevano all'immenso popolo, chia- 167 masi tuttavia Testaceo. Levasi a la sinistra, spic- cata dal piano, la piramidc di Cajo Cestio, e li presso sorgono le torri fabbricate a difesa ne' tempi pill bassi, e casolarl dell' ultima eta. SovreSso alle muraglie che fi-ontegglano lo spettatore, scorre lon- tano i.l sacro Tevere, avviandosi al mare^ e si svolge la pianura: brulla affatto e deserta di arbori, adu- sta dai soli e solitaria: sparsa qui e la d' acqnedotti di frantumi, d'anticbe ruine. Occupa il primo pia- no del quadro ua convegno di festa popolaresca, una danza, una ricreazione, cui suolsi adunare al- I'autunno la plebe di Roma. II vigore, la rozza ener- gia di tutte queste facce, comunque dal pittore si vollero appena ricordate siccome macchiette ed ac- cessor] , nota r antico sangue di Romolo e la bur- banza trasteverina^ e questi gruppi oguor piii lon- tano vannosi digradando e sminuendo alia vista fino alle falde del moute de' cocci. La composizione di tanti e si svariati oggetli mirabilmente si accorda coll'assunto pittorico e coirarmonia^ essa in tutto appartiene alio leggiadre composizioni di Claudio Lorenese. Tre Ritratti dal vcro. Quadri a olio di Giuseppe B/^ssi.m. i68 Cinque ritratti. Quadretti a olio di Luigi Sampietri. Paesaggio. Quadro a olio di Faustino Pernici. Due paesaggi a tempera di BoRTOLo Andri. E bello lo scorgere come dalle prove de'piu illu- sti'i, si ingeneri c cresca la nobil gara e la emula- zione di chi pur nacque alia I'iputazione dell' arti belle fra noi. L'egreglo Gabriele Rott-ini nello scorso anno propose alia pubblica ammirazione alquanti ritratti, nei quali non seppe trovar mende o piu desiderablle contentamento 1' occliio piii escrcitato nel bello ^ e nel corrente anno Giuseppe Bassini e Luigi Sampietri, quale in piu grandi e quale in piu ristrette dimensioni, cercaron lode in questa parte del pingere i vivi: da conseguire quell' alto scopo AqW Egli e desso. Tiene e tei-ra fra noi, come anco . in tutta Italia, nobilissimo luogo fra i dipintori di paesaggi, il nostro Luigi Basiletti^ ed ecco che la gloria da lui meritamente conseguita move altri a segnalarsi in questo genere. Faustino Pernici vi si adopero con buono effetto, pingendo a olio un pae- setto, e due altri ne proferse con lode Bartolomeo Andri: Cost face da face si ralluma. i6c) VI." Una Ebe. Sant'j^gnese. Due Ritratti. Miniature di Pietro VERGiira;. La classicci Ebe del Cav. Landi, la sant'Agnese e due teste del Morone ( che in un cou tante altre peregrine dipinture fanno preziosa ai cittadini ed ai fores lieri la elettissima galleria del nostro Socio Co: Paolo Tosi, e quell' altra del Co: Teodoro Le- chi) furono ridotte a picciole dimensioni e graziose miniature sull'avorio da Pietro Vergine, che in co- tali leggiadrie ottien palma fra noi. Finitissimi ap- parvero per ogni verso qiiesti pregiati lavori^ e son tali da ricordare pienamente la bellezza origlnale de'modelli da cui cou tanto studio e valore si co- piarono. VII.° Scuola d' architettura e d'ornato del Maestro Marc' Antonio Tagliani. L'insegnamento privato del maestro Tagliani va ci'escendo nuovi aluuni al buon sapore dell' arte nel- r ornato c nell' architettura. Un Bagno pubblico, una Tcrme. un Monumcnto consecrato alia gloria 170 ed alia pace, il Panteon diviso in due tavole, il Tempio di Teseo, vennero da'suoi scolari trattati ad acquerello: con quella perlzia e disinvoltura che raccomanda il maestro, e certifica della buona riu- scita degll allievi. Giovanni Soncini esegui in due partimenti il Bagno pubblico^ la Terme e il monu- mento, d' invenzione del Tagliani, sono opera di Giandomenico Micheli^ da Luigi Sartorelli s' ebbe il Panteon, e il Tempio di Teseo da Giovanni Mar- chesini. II Sartorelli e il Miclieli, scolari da solo due anni , parvero avanzare i loro non men lodati compagni. VIII.° StudjyJ'regi, ornati e prospettwe. Disegni ad acquerello di Domenico Corazzina, COSTANTINO BaRGNANI, GiOVANNI BoNOMI e Giorgio Morosini. Placquero di questi quattro disegnatori, lo studio dell'aquila, un teschio di capro, un ornato d'acanto dall'antico, un grifo tratto dal gesso, un palazzo in prospettiva ed alquanti disegni a matita. Con cia r Ateneo si venne ognor piii certificaudo, clie lo stu- dio de'buoni esemplari si va propagando , e che Par- te torna al buon sapore del beilo vagheggiato dagli antichi. 171 IX.° Casa signorile esposta in trc tavole dell'ai'chitctto Luigi Donegani. yimpliazione di chiesa nel bresciano di Giovanni Cuerubimi. Beato il padrone della casa Ideata dall'architetto Donegani: con tanta comodita di stai*e, con tanta elczione di scompavtimenti ! Anco a qiiesto passo ri- cordiamo il desiderio espresso nello scorso anno: clie le benedette Fate ( morte e sepolte da quasi tre secoli e mezzo ) sapessei'O dare realita ai peregrini avvedimenti de'nostri ai'chitetti. Se non die, anco senza aver ricorso a'portenti, il Donegani dicliiaro I'onesta e portabile misura dello spendere^ la quale non passa il segno dei possibili per chi fosse quel beato da albcrgarsi in quella casa. Senza distruggere il fatto, Giovanni Cherubini immagino di ampliare la chiesa delle Fornaci^ e di questo suo intcndiraento avria voluto provocare vo- lentieri dalP Ateneo quel giudizio assicuratore chc non si apparlicne che alle Reali Accademie di Belle Arti. Tutto quello che all' Ateneo si appartenne di dire, fu questo: che tanto il Donegani come il Che- rubini, seguirono negli scompartimenti e negli Or- 1^2 namenli tlelle proposte edificazloni uno stile puris- simo ed intero. Tavole e Saggi Calligrafici di Giovanni Cremonesi e di Ambrogio Galeizzi. Le fogge elegant! del bello scrivere, diversificato forse in ventiquattro caratteri, fecero ammirare la capacita, il corretto intendere e le Tranche maniere con cui sanno adoperare la penna il Galeazzi e il Cremonesi. Anco I'umil arte dell' ammanuense pu& risentirsi di quelle nozioni del bello die informano e conducono il disegno. XV Dwerse rappresentazioni a olio e ad acquerello di Giovanni Renica. U suo buon Genio condusse il bresciano Giovan- ni Renica ad apprendere i portenti della prospet- tica dal nostro Socio d' onore Giovanni Migliai-a. E di quanto egli vada avanzando negli insegnaraenti di tanto maestro, ne fece aperta e secura testimo- nianza P esposizion patria di quest' anno. Noi augu- riamo precettori da tanto a siraili discepoli, e so- miglianti allievi a maestri che pur tanto vagliono. 73 XII.' Statua di Sacerdote egizio. Plastica di Giovanni Emanueli. Ritratto pure in plastica di DiONisio Emanueli. II giovinetto Giovanni Emanueli, che non tocca adcsso il tredicesimo anno, fu per ben due volte pe confortato a procedere innanzi a studiare con ap- positi premj d' incoraggiamento. Ne parve che il buon seme siasi indarno gittato a le sabbie^ ch6 lo- devole anco in quest' anno si ebbe la sua statuetta in creta del sacerdote egiziano: negli abbellimenti emblematici del quale venne con eslrema fiuitezza conservato il costume. Ricordisi qui ancora P altro lavoro, pure in plastica, di Dionisio Emanueli di lui padre, che con tanto garbo e buon esito rap- prcsenlo Ic sembianzc d' un benemerito concitta- dino c valente nostro Socio. XIIL° Due uccelli a colori in seta di FrAjscesca Guerci. Furono lodati i pazienti studj deir ago della glo- viuc Gucrci, nel trapunto dc' due ucccllini in seta, 174 cgregiamente imltatl e colovati dal vero, ed ese- gulti con tutta preclsione, come dicono i francesi, au petit point. Non e mai troppo quello die accre- sce gli adornamenti della educazione delle giovani, ed abbellisce le innocenti occupazionl della lore eta prima. XIV." Lavori di tarsia, lavori in avorio e madrepevla dl PlETRO CfllBSA. Scatole di bosso e di tartaruga dl Francesco Besesti. XJn piccolo scaccliiere, messo a mogano e madre perla, alcune imaginette, piccioli utensili e moLili d' arti e di lusso, in avorio e in madreperla, fan fa- de di non volgar bravura nel Ghiesa: avendo sapu- lo con tanta pazienza e precisione condurre tutte queste minutaglicj in una materia, che per la sua durezza c fragilita, fugge singolarmente lo scalpel- lino e la lima e agevolmente si frange. Gosi 1' abi- lissimo tornitore Francesco Besesti fece mostra di una tabacchiera da lui tornita in bosso, che si sud- divide in sei partizioni , per riporvi tabacco o ri- tratti^ e tutto questo con tanta aggiustatezza di 175 rommettitiirc da non dcsiderarsi la maggiore. Ma ijuello per cui si rese piu meritevole dclla pubblica osservazione, si e 1' aver egli introdotla in Brescia la fabbricazione delle scatole a uso di Genova e di Francia: messe interiormente con animella di bos- so, ed impellicciate di tartaruga finissima, a mac- chie e a oro. Se queste ricercatezze che soglionsi trai're dall'estero, si potessero in copia fabbricare fi'a noi, da rispondere alle richieste de'corapratori, ccsserebbe un ramo di commercio passive pei bre- sciani. XV." Introduzione di Litografia in Brescia Aii fratelli Donato e Pietro Filippini. Non senza ragione gl' Istituti patrocinatori del- r arti e de' mestieri determinarono comiinanza di premj ai trovatori delle cose utili, ed a chi anco sempliccmente sa introdurle pel primo in paesi do- ve non fiuon mai. I fratelli Filippini, provocata ed ottenuta dall" E." Governo la superior permissione, slabilirono pei primi in Brescia Y olficina litogra- fica: con valenli disegnatori, con macchine fatte a molliplici usi dell' arte. Le prove ch' essi fratelli ne ■olti'rscro parvcro da molto piu clie non sai-iasi po- 176 tuto aspettare da quell' arte che pur ora comincia fra noi. Lodevolissimi si riconobbero i disegni di paesaggio e d' animali in particolare, irreprensibile la varia calligrafia, graziosi gli ornati a fiori, colo- I'iti e a chiaroscuro. Per buona ventura, 1' altro nostro Socio Gio. Batista Ragazzoni ( che sino dal Maggio del 1827 produsse alFAteneo con altri fos- sili un esemplare della pietra litogvafica da lui rin- venuta a tre niiglia da Brescia ) ha da ultimo of- ferto alia nostra litografia una pietra su cui potcrsi adoperare gli artefici^ liberando cosi la patria offi- cina dallo spendere all' estcro per avcrla. XVl." Dre Erpici. Modelli di Giandojieivico Silva. Gli erpici di cui il Silva produsse il modello, di- versificano dalla condizione degli usitati per questo verso. Figurano essi un segmento di ccrcliio dal sot- to in su, guarnito sotto da piu ferri taglienti di va- ria lunghezza. Questo erpice per la sua raacchinal forma vale a stampar meglio e comporre il colmo tra un solco e Y altro: affondando vieppiii e con piu regolarita i solchi^ mentre 1' erpice fin qui ado- perato, per esscre uniformemente orizzontale, ap- plana quasi il cdmignolo, poco lasciandolo distiuf guere Brescia 27 Ago s to i83i. Raccoltasi la Gcusura dell' Atcueo nelle sale della Pubblica Esposizione degli oggetti d' industria pi'o- posti al concorso de'premj, pei non Socj : composta dai Sig. Girolamo Monti Presidente — Paolo Tosi — Alessandro Sala — Avvocato Giuseppe Saleri — Prof. Antonio Perego — Giacinto Mompiani — Prof. Giuseppe Nicolini — e Dott. Paolo Gorno: udi- ti ancora il Vice-Presidente Antonio Sabatti e il Prof. Alberto Gabba, sopra cliiamati: si apri di- scorso sul merito degli oggetti istessi, su cui dovea cadere il deCnitivo giudizio. Previa minuta disamina di cadauno degli oggetti in discorso, e compiuta la discussione, vennero sot- toposti alia votazione segreta, che diede i scguenti risultamenti: 1." Premio. A Donato e ftatelli Filippini di Brescia — Per introduzione di Stabilimento litogralico in Brescia. l82 11.*^ Premio. A Giosuc Grianta di Brescia — Per oi'ologio a scappamento libero. III.° Premio. A Francesco Besesti di Brescia — Per manifat- tura di tabacchiere di tartaruga lamellare. Onorevole Me.nzigne. A Giovanni Fasaui di Brescia — "Per costruzioue d'un violino. ^' - " Seguono le Jirme Per conjorme 11 Scgretario C. Arici. i83 ATENE O. ,„;,,, . Sessio.ne D£LL\ Gt;.\suiiA. • . Brescia \o Aprilc i83a. Sopra chiamata della Presidcnza, la Censura si e oggi radunata per 1' aggiudicazione de' premj an- luiali, come all' art. XXXVIII dello Statute, alle Memorie e Produzioni dei Socj dell' Ateneo , pro- poste al concorso de' premj nello scaduto anno ac- cademico i83i. Riconosciutasi legalmente costituita la Censura nel numero richiesto dallo Statuto, il Presideute ordino che fossero letti i I'apporti segreti co' quail fui'ono accompagnate tutte le Memorie e Produzioni poste al concorso. Dopo di che, apertesi e cliiuse le discussioni sovra ciascuna, si devenne alio squitti- nio segreto, e si rinvennero coronati con assoluta pluralita di voti, come segue: col I." Premio. II Socio attivo Giacinto Mompiani — Islru- zione del Sordo-muto. 1 84 II Socio attivo Prof. Albei-to Gabba — Lezioni di Meccanica Elementare. II Socio attivo Luigi Basiletti — Veduta di Roma dalle falde dell' Aventino: paesaggio a olio. II. ° Premio. 11 Socio attivo Giambatista Ragazzoni — Pietra litografica del bresciano, da lui rinvenuta. O.NOREVOLE MeNZIONE. Al Socio attivo Giambatista Aw." Pagani — Del valore abusivo delle monete. Al Socio attivo Stefano Grandoui — Analisi del- I'acque minerali di Bovegno. Al Socio d*' onore Jacopo Attilio Cenedella — Analisi del melo-granato. Al Gav. xVntonio Sabatti, Vice-Presidente — Ca- restia de'grani negli anni i8i5 e i6. Al Socio attivo Prof. Ab. Francesco Riccobelli ^ Relazione dell' opera dell'Ab. Bravi: Del Pro- babile. { i85 Al Socio attivo Cav. Francesco Gambara — Ne- pomuceno Orsini: Tragedia. Al Socio d'onore Ab. Francesco Zantedeschi di Verona — Sperienze sulP azione del calorico nel taagnetismo. GIUSEPPE Aw." SALERI Prcsidente AlbEUTI D.r TOMMASO NicoLiNi Aw. Giuseppe Teosa Giuseppe Gokno D.r Paolo Sala Alessandro Vantini Rodolfo Censori Per conformc C. Arici Segretarioc 12^ 187 Olti'c ai diversi Giornali lelterarj c scientifici, co^l nazionali conic forestieri, ciii V Ateneo e associato, esso tiene una Bihlioteca sua propria ^ la quale va ogtii d'l crescendo per gli acquisti e le nunierose of- fer tc dc'suoi Socj e d'altrc illustri persone. NeWanno accademico i83i vennero in dono le Opere segueiiti: Amati Gaulo di Milauo, socio tl' onore. Dell' Archi- tettura di Vitruvio Pollione. Bellani Ganonico Angelo di Milano, socio d'onore. Tcrmometi-o di campione. Bisi MiCHELE , socio d' on. Venere cd Amore. Incis. Cantu' Prof. Cesare. Storia di Gomo^ fascicolo 6. Garonni Paolo, socio d'onore. II trionfo di Davide. Incisione. Dandolo Conte Tullio di Varese, socio d'onore. Opcre in 6 volumi. De-Pagave Cav. Gaude.nzio, I. R. Delt-gato Provin- ciale, socio d'onore. Discipline normali per la conservazionc dcUc strade. Del Segretario deW Ateneo. Atti dell a distribuzione de'prcmj agli oggelti d'industria nazionale fat- tasi in Vcnezia nell'oltobre dell' anno 1829. Poesie minori di Francesco Petrarca . vol- garizzatc da scrittori viventi. Gabinetto della Minerva di Trieste. Del Clujlera- Morbus. Memoria. 19^8 Larber Giovanm di Bassano. Dell'avvelenamento dei funglii. Malacarne D.r Claro Giuseppe, socio d' onore. Blu-» ■' menhak, volume 6. Monti Gaetano di Ravenna, socio d' onore. Tersi- core. Modello in gesso al naturale. MuTiNELLi Fabio di Venczia. Del Costume veneziano. Pezzaha AngeLo di Parma, socio d' onore. Due edi- zioni volgari del secolo XV. Ragazzoni Pi'of. Rocco. Repertorio Torinese, fasci-' coli 29. 3i. 32. 33. 35. ScHizzi Cav. FoLCHiNO di Cremona. Delle sostanze nutritive contenute nolle ossa. Sergent-Marceau , socio d' onore. Illustrazioni del Duomo di Milano. Sicca Angelo. Breve Dizionario mitologico. Societd di Copenagheti. Regolamento della R.eale So- cieta degli Antiquarj del Nord, e Prospetto dei progressi del mutuo insegnamento in Da- nimarca. Vegezzi Pietro Giovenale di Torino. Notizie biogi-a- fiche letterarie di Manuele Barbosa, poeta por- toghese. ■'— Torijio. Cento osservazioni sul Dizionario etimologico di Quirico Viviani sulle voci Dan- tesche. 1 89 "i INDICE Discorso Inaugurale del Nob. Sig. Girolamo | ,n Monti, Presidente Pag. in Discorso dello stesso , letto nella pubblica \_ Sessione " xv Relazione accadcmica del Segretario . . ?» 3 SCIENZE Deir Educazione deir uomo, prima della ra- gione. Memoria del Prof. Ab. Antonio Fontana, Direttore deW 1. R. Liceo, So- cio attivo " Deir Istruzione religiosa del Sordo-muto. Me- moria del Nobile Giacinto Mompiani, Censore . " Relazione dell' Opera — Lezioni di Mecca- nica elementare. Memoria del Prof. Al- berto Gabba, Socio attivo . . . . » DeH'origine di alcune fonti, e correzloni pro- poste dei tubi che conducono le piogge dai tetti. Memoria del Canonico Angela Bellaniy Socio d' onore * >7 a5 3i 4i Relazlone dell' Opera — Discipline normall P el mantenimento dalle S trade, del Ca valiere Gaudenzio de Pagave, I. R. De- legate PrOvIncIale: del Prof. Antonio Perego, Censore y> 5o Dell' olio tratto dal semi d' anguria ( cucur- bita cytrullus ). Memoria del Dott. Gio. Batista Morelli "55 Delle cagloni della carestia del 1 8 1 5 e 1 8 1 6. Memoria del Caval. Antonio Sabatti , P^icc-Prcsidente " ^9 Della frequenza de' fui'tl nel paesi cattolici. — Del valore abuslvo delle monete. Memoria deW Aw. Giambatista Paga- nij Censore » 63 Della partizione dell' oro. Memoria del Prof. Antonio Perego^ Censore '...■» 'jS Analisi delle acque minerall di Bovegno. Me- moria del chimico Stefano Gr'andoniy Socio attivo » 82 Analisi della corteccia e radici del melo- granato. Memoria del chimico Antonio Cenedella^ Socio d' onore . ...» 86 Deir influenza del calorico suUe devlazioni dell' ago calamitato. Memoria del Prof. Abate Francesco Zantedeschi di f^ero- na^ Socio d' onore . . .vi>*uv». . . » io3 »9i Dflla pictra litografica, rinvenuta presso Brescia, e d' altro petrefalto. Memoria. ,. del farrnacista Giamhatista Ragazzoni^ Socio attivo >» 1 1 7 Stovia d' idrofobia. Memoria del medico Francesco Dott. Girelli, Socio d' onore » 12a Rclazione del libi-o — Teorica e Pratica del Probabile. Memoria del Profess. Abate Francesco Riccobelli, Socio attivo . » i3o LETTERE Elogio del Socio defunto Gaetano Forna- sini. Del Segretario » 4 Elogio del Socio defunto Dottor Stefano Giacomazzi, Dello stesso . . . . » 10 Nepomuceno Orsini, Tragedia, Del Caval. Francesco Gambava^ Socio attivo . r> iJ\y H Rosario e la Comunione de' Santi. Inni. Del Segretario \s*vn"4 • » i5o Delia Poesia Tragica , e de' Tragic! princi- pali. Esametri. Del Prof. Abate Carlo Cattaneo « i55 Delia nobilta dell' uomo. Delle passioni del- r uomo. Deir uomo pio. Dell' uomo be- neGco. Odi. DeW Abate Pietio Galva- ni. Socio attivo » 1 56 Del terremoto occorso nclP isola di Mcleda nel 1823. Versi latlni. Del Dott. Gu- glielnio Menis , I. R. Medico Provin- ciale , Socio (V onore » i5i> BELLE ARTI, ARTI E MESTIERI Ritratlo di donna al naturale. Quadro ad olio di Gabriele Rottini^ Socio atlivo » 162 II Trionfo di Davide. Incisione di Paolo Ca- ronniy Socio d^ onore " 164 Venere ed Amove. Incisione di Michele Bisi, Socio d' onore » i65 Vista della campagna di Roma dalle falde deir Aventino. Quadro ad oVio di Liiigi Basiletti^ Socio attivo . . . . . « ivi Ti"e ritratti dal vero. Quadri ad olio di Giu- seppe Bassini •5 167 Cinque ritratti. Quadri ad olio di Luigi Sain- pietri » i(38 Paesaggio. Quadro ad olio di Faustitio Per- nici 55 ivi Due paesaggi a tempera di Bortolo Andri 55 ivi Una Ebe. Sant'Agnese. Due ritratti. Minia- ture di Pietro Vergine " 1 ^9 Scuola (P arcliitcttura e tl'ornato del maestro Marc' Antonio Tagliani . . . ..» i .:; w 169 Studj, fregi, ornati c prospettive. Disegni ad' accpierello di Domenico Corazzina^ Co- i.iloi.' statitino Bargnanij Giovanni Bonomi e Giorgio Morosini .. . ^ • . . . » 170 Casa signoi-ile in tre tavole. DeW architetto Luigi Donegani . w jiijiw-Ji .-;j tt|.j.ii< .n n 171 Ampliazione della Ghicsa delle Fornaci di Giovanni Cherubini » ivi Tavole e saggi calligrafici di Giovanni Cre- monesi e di Anihrogio Galeazzi . . n 172 Diverse rappresentazioni a olio e ad acqua- rello di Giovanni Renica . . . . » ivi Statua di Sacei'dote egizio. Plastica di Gio- vanni Emanueli » 1^3 Ritratto pure in plastica di Dionisio Eiiia- niicli . . . T^^T'TT" . . . . « ivi Due uccelli a colori in seta. Ricamo di Fran- cesco Gucrci 55 ivi Lavori di tarsia, lavori in avorio e madre- pcrla, di Pietro Chiesa " '74 Scatole di bosso e di tartaruga di Francesco Besesti « ivi Inlroduzione di litografia in Brescia de'fra- telli Donato e Piciro Filippini . . . ?> i jS Duo Eipicl. Modclli di Giandomcnico Silva « 176 1 '94 Orologio a due ruote di Giosue Grianta . >' 177 Macchina idraulica per alzar 1' acqua. Mo- dello operative di Gio. Pinella . . "179 Violino costrutto sulle forme dello Stradi- vari o di Giovanni Fasani . • . . » 180 Premj ai non Socj 5 " 181 Premj ai Socj . . « i83 Catalogo di opere venute in done nel corso dell' anno 55 i85 ;a c Si al Giardino Botanico di Brescia IPERATiri STATO DEL CIELO I I OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fatte e compilate a merito e diligenza del Sig. Antonio Perego Profcssore di Fisica e Storia Naturale neir I. R. Licco ncH'anno i83i al Giardino Botanico di Bre clevato sopra il livcllo del marc mcditerraiico mclri 1 48,63 {a) \»mmmrifisim:«imff-.g'.ff::ts,0^tt:f:tiei0?'.s.».g;mfi0i0ifim.m0r:fz0i0i0immi^^ ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPEHATUKA DI ZERO f Mese Gennajo B pEBDriAJO e * Mauzo . 3, Aprile . I * Macgio . * GlUUKO . % n LcGLio . % Agosto OETTEMDRl! o 'TTODHE NoVEMBHE DjCEMDIlE . I « MassiiDa Pollici Lince O. I/f 1,65 10, o4 lo, 85 ^1 '-^ O TEMPERATURA DEU; ARIA MISUR ATA COL TERMOMETRO IN 8o PARTI Giorno 9>7» 8 maltiiia 10 mezzo giorno 28 mezza noltc I [ inattiiia J y niczza notlc 18 idem G idem 3 I niitltina a.T mezzo giorno 2.S mc'zza nolle I mattioa Poliici Linee 27 Oj Ci 27 3,25 37 3, ,7 27 2, G5 =7 4,4G 27 3,7, 27 5, ,4 27 ■*! 97 27 2, 21 27 2,85 27 .8, 27 5, 7(i 1 Ml, HIE DI TUTTO L fiTiHO i baroiiirliirlii' fnllr ]iri In sjiatio c)i (^iiinilic- (a) La diffcrcnia di livrllo c »Uta delrrminata per t»ctt" dellc nssmvi. (i) Alcuni Riani di tenipcsta cd iin po' .li hrina. (c) Due voile per causa di tomporali. id) Per lo piij a cagione dt qualchc tcmporalc. (e) Per causa dl Ictnporaii. iX) P'^r 'o pi" n eagionc di tciiiporali, Cfi) Quclla del 19 fu dcvaslatricc in alcuni pacsi a niC7./.t) giorno di Brescia. Ikp If <:o 111 If n in in u n u Ln im m u Jl r^rairv fsarsriS; lifiP» !&''! (p n ^^!Lf COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESCIA PER L ANNO ACCADEXIICO M.DCCC. XXXII. BRESCIA PER NICOLO BETTONI E COMP. H. DCCC. XXXIII. ij'dnd'i' i DISCORS O DEL PRESIDENTE DELL' ATENEO LETTO NELLA PRIMA ADUNANZA ADD! 1° GENNAJO 1 832. La uirtu non si compra, ma si onora. FiLAho. Tom. Tii. c. 44- T, ORNA. ben lieto e dolcissimo a noi tutti, Consocj ornatisslmi, il di presente in cui si riapre questo luogo di pace per accoglierci a' nostri fraterni vir- tuosi concilj. In talc palestra desiderio e forza ri- prendono i voslri intelletti, e preparati vi accorrete e briosi a belle garc, a nobilissimi e geuerosi cimenti. Qui ( mirabil cosa, o signori, e da pregiarsi ben molto!) libertapiena di discussione, e piena egualita di diritti, che pero suppone giusta corrispondenza di officj^ qui due sorta soltanto di distinzioni si osser- vano: quella che co'premj si aggiudica al merito as- soluto dellc opere, e quelT altra dclle cariclie avvi- cendate nei Socj , ma pur necessaria onde il corpo non sia accfalo, e tuttc cose proccdano con ordine, VI e colla precisa esecuzlon clelle leggl che cl slam date, e dobbiam mantenere. E appunto da subietto che dirittamente risguarda alia legge, avranno oi* tosto cominciamento le nostre cure, dovendo io per espresso incarico datomi dalla Censura, ( e innanzl che mi ritragga da questo seg- gio che omai troppo a lungo ho coperto ) sentire il peiisier vostro, e chiamarvi a deliberare sulla piu retta e convenieute interpretazioiie dell' artic. XLIII del nostro Staluto riformato di recente, e messo in pralica il primo giorno dell' anno or caduto. Le pa- role deir articolo sono coteste: » La Censura .... per incoraggiare la patria industria dispensa annual- Jnente in nome dell'Ateneo, a qualsiasi non Socio abitaate nella citta e provincia bi'esciana, tre premj a produzionij trovali, miglioramenti od introduzioni assolutamente commendevoli in proposito d'agricol- tura, arti e mestieri n. Quando Ja Censura si raccolse iielT ultimo pre- cesso agosto, per aggiiidicarc i premj delle cose mes- se a concorso nell' aula della pubbllca esposizione, si mosse forte dubbiezza, e quindi lunga discussione per costante diversita dl pareri, sul valore letterale e scientifico delle parole » in proposito di agricol- tura, arti e mestieri » cio«^ se nelle arti doveansi o no comprendere pel concreto giudizio della Censura eziandio gli oggetti di belle arti. Ma anche dopo il VII lungo discutere non si pot^ con venire in una massi- ma pella sicura applicazion dclla legge: si convenne pero in questa giustczza, di commettere al Presiden- te, die col nuovo anno venissclaquistione riproposta e agitata nel piano Ateneo, cui appartiene a' termini degli articoli 7.°, 8.° e 10.° dello Statuto il definirla per norma costante dei relativi giudizj. lo ripeteio iugenuamente al Corpo accademico quelle clie dissi allora a' rispettabili colleglii della Censura, e come sempre la penso nelT argomento: altri per avventura dira suoi migliori e piii maturati consiglj. Mi raccomando poi al criterio e al senno di cadauno di voi, o signori, percht!; sceveriate nelle mie parole quanto tocca la Censuva come semplice- menle potere esecutivo, da quanto si riferisce a voi che avete facolla di fare la legge, e di stabilirne nei duLbj e gravi casi il giusto suo valore. E prima di lutto diro per amore del vero: che lorquando del i83o si tratto dalla Censura sul modo di concepire e di scrivere la proposizione di co teste articolo, e sul positive effetto di lui, avvenne consi- mile disquisizione: che da alcuni s'inclinava a com- prendervi le Lclle arti, da alcuno ad escluderle^ da altri si disse di porvi 1' unica parola arti^ percht in essa comprendesi ogni arte indistintamente. Nessuna osservazione poi nel proposito si fece dal Corpo acca- demico quando approve formalmcntc rarlicole stesse. Till In fatto, r arlicolo sta tal quale 6 sanclto dall' Ate- neo, e stampato: onde le osservazioni della Gensura, chiamata soltanto ad applicare la legge ai casi, deb- bono unicamente cadere sul significato di essa legge tale qual e, non mai sull' inlenzione indivlduale dl alcuno, fosse anco tra i Icgislatori. Come per6 e tran- quillante il considerare, che applicandosi quest' arti- colo neir ovvlo e naturale sue senso dedotto dal pieno contesto diesso, cloe alle sole arti d'industrla ( se almanco non m' Inganna il mio corto vedere ) si va a conseguire un fine mlgliore, e piu diretto e piu. utile, ne punto si devia dalla lunga consuetudine, ne dal dettato dell' antecedente Staluto^ e tutto cio per quelle che sono per dimostraie: cosi io metto innanzi le seguentl considerazloni, acciocche o quan- do ottcngano il consentimento vostro, o In quale al- tro modo a vol piacciaj si dla fine all' importante e delicata quistione. Venne da me, il sapete, o signori, pella brama di muovere ognor piu la provinciale induslria, il dise- gno di riforma alio Statuto contenuta nell'art. 43-°5 e soprattutto in quella parte che determina premj an- nui e dignitosi da distribuirsi ai non Socj ^ perocche in addieti'O tutto era in ci6 vago ed incerto: e ne tenni primamente parola al Corpo accademico nel di del riaprimento deli'Ateneo, terzo del gennajo i83o, com'e da vedersi nel mio breve discorso stampato nei IX Commentarj Ji cpicU' anno. Ma dessa rlforma uella sua sostanziale dlsposizione non e che rartlcolo 44«" dello Statute dell' anno 1809 che fu pienamente confermato nella succcsslva riforma dell' anno 1821 coir articolo ^\i° cui pero nella legge che or vige si e dato un effetto piu nobile e piu sicuro collo stabi- lire, ripeto, gli annui tre premj, e col demandarne V aggiudicazione alia Censura. Ecco le precise parole del vecchio articolo: » Si riserva TAteneo, dietro rapporto della Censura, di convenientemente pre- miare ogni utile invenzione spettante le arti y e prin- cipalmente V agricoltura , presentata da qualsiasi non Socio abitante nella provincia n. Dunque a senso dl questa legge non poleasi dar premio agli oggcttl di belle arti, o piu loicamente dicendolc, delle arti d' imilazione^ ma bensi ai trovati della meccanica, che vengono utilmente eziandio in soccorrimento di quelle. Nella causale del nuovo articolo XLIII.° e detto: » La Censura per iricoraggiare la patria incliistria dispcnsa annualmente ... tre premj a produzioni, tro- vati, niigUorameuti , od introduzioni assolutamente commcndevoli in proposito d' agricoltura, arti e mestieri ». Chi non vede di colpo che, la virtii di questa legge essendo quella d' incoraggiare la patria industria, viene per conseguente effetto escluso tut- to che non si riferisce a cose industriali? E chi mai X pu6 muover dubLio che per cose industrial! non deb- bansi intendere, siccome universalmente ed esclusi- vamente da tutti s' intendono, cbe quelle sole delle arti mcccanicbe? E qui vi prego, o signori, di avvertire che sem- pre mai per lo passato i pochi premj assegnati dal- I'Ateneo agli oggetti della pubblica esposizione fu- rono a quelli dell'industria. Di un'uuica accidentale ma ben lieve anomalia io mi ricordo, e forse espres- samente fatta a titolo d' umanita per confortare di poche lire un ingegnoso povero fanciullo di undici anni: ma I'addurre a riprova un inconveniente qua- lunque siasi non e risolvere la quistione ne' suoi prin- cipj. E se in quel modo fu praticato dall' Ateneo per lo iunanzi, e mentre la legge di allora mancava di una causale cosi espressa ed aperta, siccome ha la legge presenter che far dobbianio noi dunque? Slia- mo fermi, o signori, alia pretla e vera virtii dell'ar- ticolo combattulo: altrimenti, se considerar si vo- lesse la parola arte nel suo astratto valore, conver- rebbe comprendervi anco Parte poetica, I'oratoria, la mimica, la musica ecc. ecc, Non divaghiamoci per tante vie^ ma seguendone una sola e diritta, raggiungeremo una bellameta e utilisslma, fermando cioe concretamente che per arti debbansi intendere in quest' articolo le industrie, volte a giovare ibiso- gni e coniodi della vita: e molto piu iterche nel mc- XI desimo la parola arte e preceduta da quelle di tro- vatj, miglioramenti o introduzioni, ed associata colle altre di agricoltura e niestierl^ le quali parole tutte signiCcauo idee omologlie e conseguentl fra loro. Faccio poi osservare clie uclT attenersi rigoi'osa- raente al vero fine, ed al voler dcUa legge nel senso da me spiegato, nessim danno per questo patiscono le belle arti bresclane. Per massima generale sancita dal nostro Statuto non puotesi assegnare premj che a cose assolutamente commendevoli. Ma non ab- biamo nol il modo, anzi il dovere, e non ci onorlamo noi di premiare i felici cultori delle belle arti, e so- prattutto i Bresciani, clie o dieno di s^ degne spe- rauze, o che producano opere commendevoli, collo eleggerli o ad Uditori od a Socj? E quando sieno di questo novero, non lianno essi pure egualmcnte il diritto agli annui premj designali per chi e neiruu modo e nelFaltro appartiene all' Accademia? Pregovi allresi, o signori, di considerare per me- ra incidenza si, ma per ragion pratica e discretiva- meutc, che produzioni di belle arti oflevte dai non Socj alia pubblica esposizione, le quali fossero assO' lutameute commendevoli^ non ne avi'ete vedute presso che giammai. Che cosa avverrebbe dunque nel mal presunto caso, che avesse a ritenersi Tindistinto di- ritto di concorrenza a* premj d'industria anco pegli oggetti di belle arti? Avverrebbe che cotesti concor- XII renti trovandosi quasi sempre delusl nelle speranze loro ( imperocche 1' amor proprio in somiglianti fac- cende difficilmente da luogo a ragione) o indispettiti O umiliati nulla piu darebbero alia pubblica esposi- zione: mentre alP opposite finora i giovani studiosi delle belle arti, amandolo i medesimi istitutori loro, gareggiano nel desiderio di mostrare alia patria il progressivo profittare de'loro studi. A cotesto util fine sollanto e a mio credere concessa, animata anzi I'esposizione delle opere loro^ contenti standosi in- tanto e lieti gli offerenti del plauso concittadinOj e speranzati di prepai^arsi quando che sia uno stallo a sedere infra il Corpo accadcmico. Nelle grandi citta capitali si dividono le pubblicbe esposizioni^ altre essendo quelle dedicate alle belle arti, altre quelle alTindustria, Per la nostra Brescia, per noi e molto die si riesca ad oltenerne annual- mente una sola, e di piii che abbiam modo d'inco- raggiare convenevolmente e gli uni studi e gli altri, li primi cioe co'premj dati ai Socj e agli Uditori^ gli altri con quelli che si assegnano a'non Socj della citta e provincia. Se vorremo. o signori, abbracciar troppo ( dato anco e non concesso che il compor- tasse la legge ) accadra che nulla o poco assai stria- geremo del profittevole e del necessario. Se mal non mi appongo, tre obbiezioni e dlfficolfa prccipue si fecero da taluni de' rispettabili Censori XUI al niio opiiiare. L'una: che lo Statuto anco in altrc disposizioni ( eJ iii ispecie io le nolo agli artlcoli I, XIII, XXXYIII, XLII ) colla parola arti Intende contemplarc tulta sorta di arli indislintamente: e quiudi cosi vuolsi inlendere eziandio nel conteso ar- ticolo XLIII. Ed io rispondo, che appunto percli^ ill quelli si comprendono le arti tutte in genere, in questo che unicamente ed eschisivamente risguarda alia pubbhca esposizione, e per il suo scopo, e per I'aperta sua causale, e per dar premio ai non Socj con ragione di positiva utihtei provinciale, si e fatta la debita distiuzione^ e che percio nel presente arli- colo rispetlo agli altri la specialita deroga alia geue- ralita. La seconda obbiezione era in cio, che il voto foi'se prevalente de'Censori, lorquando fu scritto que- st'articolo da mettersi all'approvazione dell'Atcneo, era di comprendcrvi in genere le arti tutte, e pero anche le liberali. Io non oso di apertamente con- traddire a questo fatto: che anzi lo notai fin da principio: solo che siami concesso il dire senza tam- poco offendere 1' individuale avviso di altri, che avviene sovente in casi simili di cogliere quel partito o pretesto di parole e di frasi, il quale valga a con- tentar tutti per dar fine a una discussione di troppo protratta; e molto piu quando il partito preso non sia decisivo; e quando il contcsto medesimo della XIV disposizione provi lucldamcnte 11 contrario. AU'Atc- neo dunque spetta il togliei-e le ambagi, il decldere adesso con plena cognizione di causa. Per terza difficolta finalmente s'immaglno il caso in cui venisse ofFerta all'esposizlone piibLlica un'ope' ra assolutamente commendevole^ ma che per impe- dimento qualunque o morale o politico o die so io, dovesse I'Ateneo ridursi nell'impossibilita acciden- tale o costante di accogliere V autore nel suo seno in qualita di Uditore o di Socio. Ed io soggiungo es- sere il caso meglio supposto che supponibile, ne mai occorso finora: ma, dandolo anco per possibile ad avverarsij dico che per motivo di cosi strana e spe* cial contingenza non debbesi sa^'ificare un maggior interesse, ne divergere da una masslma giusta e da un fine migliore.Temansi sempi'e e in ogni cosa, per I'ansia di aggiungere all' ottimo, le troppe dubbieta col I'ischio di nulla fare, o di fare il pegglo^ e con- tcntiamoci intanto deH'onesto e attivo desiderio di conseguire il bene. Per la ragion dunque e lestuale e virluosa dell'ar- ticolo XLIII dello Statuto, e per quelle altre pru- denziali ragloni che sussidiarlamente vi ho esposte, suggeritemi dalla limitata ma non breve mia espe- rienza^ e perche I'Ateneo nel dar effetto a cotesta provvida legge tenda efficacemente a promuovere la pubblica utilita provinciale nclle cose che maggior- XV mente iuteressano I'liniana famiglia, io povlo fer- ina opinionc, la quale sominetto alia savlssima de- libcra/.ione del Gorpo accademico : che la Censura abbia ad assegnare i premj stablliti dall' art. XLIII dello Statute ai soli oggetti di patria industria, quando sieno assolutameute commeudevoli ^ ed in preferenza poi a quelli spettanti ragvicoltura, vera, primaria e pereune sorgente della comune prospe- rita^ e al cui incremento fu precipuamente sacrata fino dall'antica sua fondazione la nostr'Accademia*. Cid fatto J volgeremo le nostra cure, o signori, alia clezione del Presidente, del Vicepresidenle e della quarta porzione della Censura. Nulla io vi diro della breve persona mia, e per non riuscirvi a noia sover- chia, c perche pochissimo h a dime: ma non debbo intralasciare per questo di rendervi gli atti di grazie che per me si possono maggiori della lunghlssima vostra tolleranza , e mirabile benevolenza per tanti modi significatemi^ e cliiedervi condonazione se r opera mia non agguagli*^ il buon desiderio^ e sup- plicarvi di non istar piii oltre contcnti, siccome foste negli otto anni prccessi, di tcnerc in questo nobile ufficio clxi non poteva dare di se altra prova che di scuotere e trarre dagli intcUetti, e dai rispon- denti cuori altrui le virtuose scintillc. Bensi collo- Mcssa ai voti la proposizionc, fu accolta dal Corpo ac- cademico quasi »d unaniinila. XVI catevi , ve ne prego pel comun bene, una face viva raggiante, e di luce sua propria. Si ordinera qui per tale maniera un sistema compiuto e degno di splen- doi'i, che movendo dal centro e allargandosi inver' la periferia, e da questa per i tanti suoi raggi donata al centro e commista, fara cosi che il bresciano Ate- neo rif'ulga siccome astro caro e benedetto a'viatoi'i. Cosi a voi sara acfcomodato il delto clie si registra nel gran libro di morale sapienza, in quel codice di leggi che, veramente e costautemente adempiute da ognuno, formerebbe degli uomini una sola famiglia, una beata universale repubblica di savj, di franchi, d' eroi : Nemo auteiii lucevnain accendens operit earn vase, sed supra candelabrum ponit, ut intrantes vi- deant lumen. S. Luc. Ev. cap. 8. v. i6. E siate ognor piu apparecchiati e operosi, Consocj carissimi! e segua sempre mai ciascuno di voi gli im- pulsi del propi'io genio, e le soavi inclinazioni del cuore moderate e scorte dalle regole dell' onesto, e dair amore del bello! Si, tutto e bello nella fisica e nella morale natura* e 1' uomo il vede e lo sente, e significato lo imita. Involontario, necessario e il sen- timento del bello, perocchil! egli h. insito e nato con noi , siccome il desiderio di operare il proprio e 1' al- trui bene, siccome 1' amore della felicita e della vita, siccome la tendenza a rifuggire il dolore, ed a cer- carsi il piaccre. Tutti gli oggetti che ci acccrchiano xrir destano iu noi fin dalle fascc cotal sentlmeuto, e pvo- gressivamente si sviluppa e si fa gagliardo. II dubi- lare di questo vcro, oltre all' opporsi all' interno convincimento J e tenlar di sconoscere a noi stessi, sarebbe oltraggio gi-avissimo al sommo Creatore del- le infinite e rinascenli bellezze onde si compone e mantieue tutto quanto il creato. Per esse appunto da noi si conosce e s'ama Iddio, ravvisandovi Ton- nipotenza, bonta e sapienza di Lui: peru mirabile imagine della bellezza ci die Platone nel Timeo di- cendo, clie nell' universo contemplasi come da spec- chio riflesso lo splendore del volto divino. Onde compreso di tanta idea il platonico Dante cantava: E "1 del, cui tanti lumi fanuo belle, Dalla mcnte profunda clie lui volve Prende 1" imago, e fassene suggello *. F^K^D. C. II. Noi le vodiamo scntpre e le ascoltiamo coteste bellezze moral i e fisiche^ e percio di loro si pasce, e * lo ringrazierci drirutilissimo avviso quel cotal fisico,orae- glio fisicoso chiosatore di questo passo tU Dante, se per av- Tcntura mi obiettasse, cotesto Ciclo riferirsi non gia al mondo universo, si bene soltanto alPottava spcra luossa dalla spiri- tale Intellig^enza o sostanza angelica da Die preposta al gover- no di essa. Ma poi , pregandolo di vcncrare cotanta bellezza e maesta di concetti , per la nostra e sua pace lo vorrei ito bea- tificato per seniprc nel priino mobile, od ancora piu su nd- l^cmpireo. XVIII in certa gulsa s' informa il nostro intelletto: per quelle si commuove e s' infiamma il cuor nostro: e quindi in ragione della mutabilita, natura e quan- tita degli oggetti, e delle conseguenti impressioni sul- r anirao^ secondo I'ordine e la foi'za con cui si rice- ifono, e I'individuale passiva altitudine al sentire, de- riva^o in noi i desiderj, le affezioni, le ansie, le piii o meno energiche e prepotenti passioni. La coscien- za poi, le norms acquisite dell'onesto e del giusto, e r esperienza ci addilano il uiodo di dirigere, e il fine cui volgere quesle teudeuze: c'lnseguano a nio- derar le passioni, ed a fare il miglior uso dei desi- derj e delle affezioni del cuore. Cosi dalla impres- sione e contemplazione degli oggetti esterni, dallo studio di noi medesimi e de' nostri siinili, dall' ar- dore di conoscere, e di avvautaggiarsl nello intelletto, e di consolare il cuore ^ siccame ancor dalla brama di apprendere altrui quanto v'ha di hello, di buono e di vero * negli euti morali e fisici, ebbe principio la * La bellerza sta essenzialmeHte ov''e T espressione e Paccordo di questi tre termini. Nolle scienze la bellezza consiste nel con- seguimcnto del buono c del ■vero : per la ragione morale e flsica (;li lutte cose nulla v'ha di buono se nou e veroj e quando i>ia vero, e cosi buono per se medesinio. Xelle arti poi e nelle Ict- tere la bellezza si otliene colla perfftta imitazione, cioe ool rappresentarc al vero le apparenze del bello e del buono. La atessa dimostrazione o la dipintura de' vizj morali , c delle 6si- che deformila e bella quando tia Tcr» , ed e buona per il su» XIX scicnza del llnguaggio c de'segnl, Taite cioe di rap- preseutare il scntimento e le idee ricevute del bello: e quitidi in oidiue sursero le arti d' imitazione, e de- vivossi ogni altra fonte dalV umauo sapcrc, Perdono, siguori, alia breve digressioue chc sa alquanto del dottrinale^ peroccLe io preso del no- bile subielto fui tratto a guardare in regioni cotanto a voi note e dolcissime. Dappoich^ dunque lo veg- giamu e sentiamo necessariamente questo bello, e Y educazioue e lo sper imento ce lo danno a conoscere nella sua pura essenza e nel suo giusto valore. deh! studiamci ognor piu di assaporarne le recondite e sropo. Per qiiesto sogliam dire indistintamente e senza errart a mo' di esempio =: bella azione c buona azione = bella ve- rity =r vera bcllczza r= bello e ottimo lavoro 7=z bella mente := buono e bcl criterio =r vera e buona o bella sentenza ecc. ecc. Scmplice conseguenza di cotesto nioilo di csprimersi c di sif- fatto ragionare si e, che il bello perfelto sta, replicasi, ov'' e r accordo e respressione pcrfi-tta dei suddelli tre termini. II ch. Autore della CalloHIia al § XI si prova a dimostrar* un'' originaria difierenza reale ed effettiva riguardo agli oggetti tra il vero, il bello c il buono; >» poiche in essi , egli osserya, le tre qualita indicate divcrsamcnte si manifestano, producoiio effelti diversi, c signiflcano una diversa maniera di essere, di opcrare, di scrvire ai bisogni deH'uomo ». Ma la dimostra- zionc ili queslo suo avvisamento ( siarai concesso dirlo , »alT« revcrenza dovnta a quel dotlo e genlil pensatore , c senza prii- nlo di senlenziare ) sembrami assai piu ingpgnosa che giuita. Come sorentc nelle sntlili di^quisizioni e necessario il distiu- jucre per Li rhiarezza e proTa dclia propojiziouc; talora peri ■XX ineffabili soavita, e vagheggiamolo, e innamoriamci di lui. Amorefa e puo tutto, o signori! ma, a guisa del citato poeta dell' altissimo canto, che a renderlo piu Immacolato e plu degno pose in cielo la sua Bice, siccome tipo di filosofica saviezza e di viitu, ed ebbe di lassuso I' ispix'azione ed i sublimi concetti, non siamo pigri e dappoco o fangosi: non guardiam basso, ne bieco E meglio avvisando al pro co- mune, alia gloria e al diritto fine dell' amore per cui siam nati e viviamo, e die tutto muove e governa, ciascuno mediti e scriva e si adoperi. Cosi facendo, ripeta allora a se stesso le calde e soavi parole di quell' Immortale : io mi sou un che, quando Amore spira, noto-, ed a quel modo Che detta dentro, vo significando. PuRG. C. XXIV. GmoLA-MO Monti. non si riesce che a confon Jerla ed oscurarla. £ qucsto , non esitiamo ad asserirlo, vizio della nuova scuola ideologica tra- scendentale, onde Ic idee piii owie 'e sicure vengono spesso inforsate e travolte: conati continui di astrazioiii e di prove apo- dittiche , e poco delP util pratica. Del resto il citato scrittore , ecclettico in genere, di mente »erena, Jimpida, e industre qual ape ove sceglie il inigliore al- truij offri bella c fruttcvol opera, degna della sap ienza ilaliansi^ D I S COR so DtLt' AVVOCATO GIUSEPPE SALERl pno.\L'?i<;iATO ALL'ATENEO DI BRESCIA IL CIORKO 5 FEBBRAJO 1 832 NELL* OCCASIO^E CHE NE rU ELETTO PRESIDENTE E MM! argomento d'altissima maraviglia, Signorl Accadcmici, ch' io uou meritevole che di oscuro e basso luogo iu questo illustre Couvenlo di dotti, vi compaja oggl innanzi Icvalo al piu cospicuo ed alto officio, a qufllo di vostro Preside. Io dovca lenere per fermo che a tutt' altri che a me intcndeste cogli autorevoli suffragi vostri, dopo resempio singolarmente dell' egregio A'ccademico che iu quest' officio mi ha preccduto^ il quale e per acutezza d' iugegno, e per copia di dottrina, e per facondia nel dire, e per esquisita prudcnza, e per be- nevolo e gentile animo, seppe fame si utile, si digui- toso, e ad un tempo si amorevole il rcggimenlo. E per verita, e vivace ingegno e doviziosa dottrina si addirebbono a chi si alzi a reggere un Istituto, il u XXIl cui subbietto sono le nobllissime discipline, cbcj al dire di TuUIo, era serie e severe, ora scherzose e ri- dentij ora utili, or dilettevoli, alimentano la giovi- nezza, lellziauo la vecchiaja, ornano le cose seconde, le avvcrse ammoUiscono e confortano, ne son cora- pagne fedeli nelle varieta degli umaui eventi, e da noI non dividonsi ove pure, o per iscella, o per isventura andiamo in estranie tevre peregrinando. Di CO tali facolta nessuno qui patisce il difctto cli' io ml patisco : cui 1' ingegno 6 intristlto, ed ogni vena d' imraaginatlva e di ameno splrito e iiiarldlta, dannato, com' lo sono, dagll anui migliorl a rap- plcclolire ed luvllir F intelletto fra le soUigliezze di Accurslo e dlBartolo, di Martiuo e dl Bulgaro, e ad irrugginirlo nelle barbaric dl Claro e di Fari- nacclo. Io sono pero lontano, o Signorl, dallo apporre censiira air unanime consenllmento di cui ml avete onorato. Vol intendeste, non a dar premio al mlo meritare, clie e nullo, nia a sovvenire al povero e d' Ingegno e dl cognizionl dl rpiella moneta clie solo e propria degll anlmi nobill e generosi: voleste offe- rlrmi potentissima Incltazione ad emulare gll esempl vostri^ fu voslro scopo, ne in ciu v' lia errore, 11 confortare lo zelo clie m' am'ma a' buonl studi, ed al decoro non pure dl questo Istltuto, ma alio splen- dore e alia gloria dclla carlsslma nostra patina. XX Hi Per le quali cosu Jo mi vi appresento con animo asslcuralo e tranquillo, e di buon grado mi assumo I' incarico clie mi avete aftidato^ e vi diio die mi sen to 5 per gli ouorcvoli suffragi vostri. in questo giorno di me maggioihe. Mi conforta il pensiero che non mi lasciaste a mCstesso: che mi dcste a compa- gno il venerabile Nestore della nostra Accademia, il cav. Sabatti: Nestore non d'anni, ma di saplente consiglio, di anticbi servigi, di onorate e spleudide henemercnze^ che mi aggiungeste a sostegno il valcn- tissimo Segrctario, il cui nome suona riverito in Ita- lia e fiiori: cd una clctta di savj mi destinasle a co- rona, il cui scnno e T animo lutto volto a benevo- glienza guarentiscono ogni sussidio alia pochezza dclle mie forze. E certameute egli ^ qui mestieri, o Signori, di ope- roso reciproco soccorrimento, che a questa unione di saggi e affidato il deposilo del sapcre concittadino^ e qui la patria ripone le sue speranze, oude la dot- trina di que' che furono sla conservata, e si allarghi e si cresca a pro di coloro che seguiranno. II patrio IstitutOj nato ab antico da carita citta- dina, tenea neli'origine del gretto e mcschino, come suole intcrveuire nc' principj d'ogni umano stabili- mento: ma fu giovato ncl suo procedcre dalla condi- T.ione de' tempi, tramutala in meglio, e dal movi- mento gcnerale della umana specie inverso ogni ge- ixir nere di sapere, e fu recato ad aveie seggio onorevole nella Repubblica delle lettere e delle sclenze. E dolce il rammemorare come i confini ne fossero col tempo allargati^ come ne fossero migliorati gli statuti e le discipline^ e come , per 1' opera di valenti socj, salisse ad altezza da ricliiamare lo sguardo delle altre provincie, e da meritare soveuti A'olte gli elogi dello stesso orgoglio dello strauiero ! Inetto a fare di meglio, io mi tengo qui collocato a guardia delle savissime discipline da voi statuite: io ml reputo deslinato a moltiplicare diligenze al ri- movimento delle difficolla e degli ostacoli clie occor- rere potriano al progresso sempre crescente della nostra Accadcmla: io mi tengo eletto a confortatore e compagno dc' vostri studi, e satisfero all'incarico, se altro non mi fia dato, col plauso all' ardore clie vi aniraa, ed alle onorate faticlie cte fecero illustre la nostra Brescia , e la illustreranno piii ancora nello av venire. Ne couforti alia degna impresa Y amoi-e fervente al vero, e lo zelo che ne muove altamente al decoro ed alia utilita della patrla. Egli e alTamoi'e del vero { usurpero io qui le parole cbe proferiva V aw. Ber- ville air apertura dcU'Ateneo di Parigi)^ egli e al- ramore del vero che ne richiama tutto che di grande e di utile si rannoda in quesla vita a'destini dell'uo- mo. Kella verila sola si acchiude tutto il sapere ed IXT tl bene ilella umana generazione. La liberta civile, islj dice, nou e che 11 veto nelle social! istiluzioni: la giustizia ^ il vero nelle leggi e nei giudizj de' ma- gistiali: la Closofia e la ricerca del vero, cd ella e perfctta ove n' abbia conscguito il possedimenlo: la eloquenza e la poesia non sono clie la vivace cd ener- gica espressiooe del vero: le belle arti non sono che la imitazionc del vero bello che la natuva ne rappre- senfa;, e la stessa religionc non e che il vero nella credenza. Ond' e a conchiudere, che le vivtii dell'in- gegno e quelle del cuore, le scienze, le arti, le let- lere non sono che la splendida e dignitosa accompa- gnatnra del vero, e tutte le svariate glorie dl quanti aggiunscro a solida grandczza fra gli uomini sopra il vero s' innalzano e si riposano. Egli e un regno tranquillo e paciCco, ma di un' in- dole maravigliosa il regno della verita e del sapere: Tordine vi si vede puntualmente osservato, benche ■vi difetti ogni idea di civile governamenlo: la giusti- zia vi e guarentita, benche vi si viva senza Tauto- rita delle leggi c la giurisdizlonc de'magistrati: 1 at- fetto al ben generale vi domina operoso, benche non siano ne' premj a conforto de' buoni, ne pene a tcr- rorc del malvagi: la slrada che vi conduce e aperta e facile a lultl che per gencroso aninio vi si commet- tano: il sanguc ed il delillo non sono mezzi giammai che vagliano a fame il conrjuistaniento: la forza yi X1.TI h sconosciula, ma immenso e il potere morale die il sapei'e esei'cita sopra suddltl sempre affezionati, sempre volentievosi. Egli 6 dal sapere che sorgc la grandezza piu verace e piu solida delle nazioni. Ognl altro bene e caduco, e puo perdersi^ ma se di mezzo alle unlversall ruine un popolo serbi il tesoi'O dclle leLtere e delle scienze, la sua vita ^ immortale fra le postere generazioni: ed k questo, cred^ io, volei'e della Provvidenza, la quale non consente che-frale piu crudeli disavventux'e mai si cancclli dalla mente degli uomini il penslero con- fortatore della dignita della umana condlzione. La forza lia confini segnati dalla natura: essa stessa talvolta piega alia potenza incoguita del sa- pere, ed il popolo conquistato addivieue pei lumi «onqaistatore. Discliiuse ai poster! questo vero il poeta filosofo quando lascio scritto: Grcecia cnpta feriun victorem ccepitf et arles tntulit agresti Latio Onde -vieu ciiiaro I'amore alia sapienza non poter essere mai scompagnato dalla carlla ardente inverse alia palria^ ed essere eminenti i servigi che dai filo- sofi e lelterati alia patria si prestano , comunque spesso si facciano segno alle caluunie della ignorau- aa, e talvolta ai fiuori del fanatismo. ixYir Quando per6 io vl parlo, o Slguori. del santo amore di pallia, tolga il cielo clie io confonda que- sloaffctto onnipotente negli animi gencrosi colla me- schiua ed abLietta affezione niunlcipale, che in al- cunc cpoche svenlui'ate dividcva Tuna dall'altra le citta, r uno daU'altro i piii angusti villaggi-, si clie a due passi dal tuo riciuto, ti imbattevi non nel fra- tello, ma nel forestiero e spesso nell'inimico: questo nome non si addice che alia passioue generosa, ele- Aata, ampllssima, che si stende a tullo >' il bel paese 5' Che Appennin parte, il mar circouda e T Alpe «. -Oo: D 1 SCO RS O DEL I P P, E S I D 1-: N r E S A L E R I lETTO IL C. lOTNO 20 ACOSTO iSjA NELLA. SESSIONS PUBBLICA DELL'ATEjNEO JLiA. niissione piu nobile ed elevata (egregio Slg. cay. Delegate, Mons. reverendiss., Sig. Assessore muni- cipale, illustri Accadeniici, Udltori ornatissimi), che dalla Provvidenza potesse fidai-si all' uomo, i ora commessa ai sapienti di ogni nazione: il dave opera alio avanzaineuto della civilta dclla uuiana specie, che svolgesi colia progressione incessantc, e coll'ar- nionico oidiiianiento a civile scopo, d'ogni manlera di scienze, di lettere, di belle arti. Noil si reputi pei'cio sconfacentc alle adunanze so- lenni che ogni anno qui toruano^ a questo luogo ovc siele, o Signori, per ascoltarc la relazione dclle rae- ditazioni che eccuparono nel corso dell' anno la por- zione piii cletta de' nostri ingegni: ed alia frequenza onde quest' aula e onorala da' nostri concittadini, che qui couvcngono quasi a civica fcsta, ch' io r'in- XXX traltenga di alcuni cenni intovno le noLIIissime di- scipline che pvofessiamo. Diro, o Signori, a disiugannn dci meno isti'utti, cd a conforto dei nostri studi: clie la civilta o T im- pero delle idee volte alFutile universale, clie distin- gue r epoca in clie viviamo, nou e frutto del capric- cio degli uomini o della cieca fortuna^ ma hecessario cffetto delle leggl onnipotenti della natura: che i pvincipj della morale e le idee religiose non si infor- sano, ma pigliano anzi fondamento e si assodano colla copia de^ lumi, e col perfezionamcnto della ra- gione: clie redificio che i saggi vauno oggi costruen- do, per la felice coudizione de' tempi, non sara toc- co dal tempo divoratore, ma passera iutatto alle fu- tui'e geuerazioni e sara da esse perfezionato *. * Non rcpiito pcrdiita opera il dire intorno Ic cause c gli ef- fetli delle scienze, delle lettere e delle arti, che molti scnten- ziano anche in mezzo alia luce del nostro secolo , esscr elle , sp'ecialmenle ore rechhisi ad alto grado di pcrlezioiic, un ob- bietto di lusso pernicioso , ed essere il difetto anziche la copia dei lunii profittabile alle idee morali e religiose. Cotali crrori non pure bucinali in segroto , ma diffiisi nel pubblico, se non valgono a torcere i saggi dal lore degno pro- posto di dare opera alia civilta, inviliscono nella opiuione di molti la piu sania delle cause, raffreddano 1' ardore in altri a farsene cooperatori , e possono pigliare iirl volgo radice; che r ignoranza sa recarsi in ronlrgno antorevolc, ed alzai- tribn- nale, e proforire scntenzc, alio quali iia i inediocri ed i vili , non mancano piaggialori. XXXI Vedro in argomeuto amplissimo di esser breve^ Ilia se avvenga, o STgnori, che la plena dciraffclto mi porli ad ccccdcre 1 giiisti liniili, compatite alio zclo elm in'iucende a nobilissimo intendimento. Coloro die non abbastanza si addcntrano nella ragiont- dollc rose, avvisaiido alio avviceudarsi di prospeiita c dl sventura per le scienze, le lelteve e le bulle arti, che ue presentu la storia deHempi audati, od ascrivouo la civilla dei popoli a straordinarj for- timali accadimenti. o la crcdouo opera dcgli sforzi degli uniaui legislatori. L' adulalure Boilcau lascio scrltta la vile c falsa sentenza, clie ad un Augusto era agevole il far sor- gere deViigilj. Nelle noitre scuole noi stessi rice- venirno o fallaci od inesalte dottrine iulorno le cau- se di ogni genera di sapere, e ne siamo esciti ripieno il capo de'nomi di Pericle, di Augusto, di Elisabet- la, di Luigi, de' Medici , e poco manco cbe le glorie di tutti gli scorsi secoli per noi si ascrivessero al vo- ler de' Poteuti, ed alia protezlone dei Mccenati. Egli e questo un grave errore. Nell'individuo tu puoi ve- dere Taltczza e lo scadinieuto figli della fortuna o del volerc dcgli uomini^ nia in tutto che viguarda alio universale della specie, nulla accade che non sia frutto dclfopera della natura. IN'el mode stesso cbe ella domina coUe sue Icggi il mondo fisico, segna es- sa i dcstiui inconimulabili del mondo intelleltivo. II XXXII grantle albero della civil ta chc ora veggiamo immen- samente diramato, e mavavigliosameute fiuttifero, surse col processo del tempOj ma suvsc da semi git- tati di mano della Natura. I bisogni, la intelligenzaj Ic forzc onde Tuomo veii- ne dalla natura distinto, ti disvelano, merce le sole psicologiclie osservazioni, le cause, I'origine, i pro- ccssi di quanto avvi di maravigiioso in ogni genere di sapere, e ti discliiudono le sorgenti onde fu deri- vata la vita delle idee, T impero della ragione. Tutti gli enti dell'universo soggiacciono all'or-f dine fisico: pel solo uomo avvi uu ordine superiore, I'intellettivo. Nell'eta prima della umaua generazione il bisogno della esistenza attrasse le cure deiruomo^ ma la iu- telligenza fine d'allora spiego le sue forze. Anuove- ro I'uomo le cose die lo circoudavano, ne niisuru le distanze, ne discopri le qualita noeive od uLili, ne colse le relazioni, le leggi d'azione^ impresse a quegli enti novelle forme, li accomodo a'suoi bisogni, li tramulo in oggetti da prima non conosciuti : e cosi nacquero le matematiche, le fisiche e le arti indiritte air utile. Fu mestieri delle osservazioni e delle spe- rienze di lunga serie di secoli anzi clie o le matema- tiche, o le fisiclie, o le economiche discipline aggiuu- gessero alio stato di scienza, tuttoche non divisa da imperfezione J ina non pertanto e verissinio cbc le XXXIII origin! loro risagliono alio slalo primilivo dclla spe- cie umana *. La iialura non dcslinu Tuomo a vivere solitario. La socialita fu effetto del bisogno individuale ad ua tempo, c dclle prcpotenli affezioni del cuore. La so- cieta di famiglia fcce stiada alia societa generale, ed inseguitoalla polilica.La intelllgenza accorse airope- ra: elia fu clie discoperse le regolc esseiuiali a conse- gulre il Leu essere deirindividuo congiunto a quelle della specie: e da qui le origiui delle scieuzc morali, giuridiche e poliliclie. Dalle semplici ma imperfetLe fox'uie de' civili governamculi, cui soggiacque ab an- tico la umana famiglia, alle complicate poliliclie isti- tuzioui, clie Cicerone e Tacilo disscro doversi desi- derare , ma non potersene spei*are il couseguimcuto, I'intervallo, o Signori, e scnza limiti^ ma fu da que' germi che col processo del tempo vennero i frutti maravigliosi the Ainsero la stessa immaginativa dc' sommi sapienli della civilta antica. Negli oggetti che prescula all'uomo il grande tea- tro della Natura, ve n'ha di tale bellczza che nc al- traggono I'animo e lo commovono: ve n'ha di grau- di che lo rapiscono ad ammirazione e lo sublimano. Ci6 che interviene nel mondo fisico si avvera nel- Mi gioTo io qui di alcuni pensieri dell" illiistrc prof. M. V. Cousin, Cours de PhilosopJiie , Paris i8j8. L.i giustizia volcva silTatla dichiarazionc. XXXIV r intellettivo e nel morale. Dlscerne Fiiomo colla I'n- telligenza il bello ed il grande , lo dispoglia dalle mende clie sogliono per natura accompagnarlo, e ne riproduce colla immaginazione la idea appurata ed ingentilita. Tale e I'origine delle arti belle, clie espri- mono resaltamento deli' animOj e formano la delizia incantatrlce della vita. La esistenza di se e del mondo, i pi'odigi che vi si veggono , il viioto clie gll obbietti e le affezioni di quesla vita lasciano nel cuore, addussero F uomo , direi per istinto che la ragione disvikippata confer- ma poscia ed illumlna, alia idea di un ante superio- re: che tollo, tutto che esiste saria mistero inesplica- bile, parria effetto senza cagione. Da cio le idee e le instituzioni religiose conlemporanee alia prima eta, che a torto si vorriano ridcvoli o mei'o effet- to della umana politica. La stessa amena letteratura nacqiie da'primi e pill impeiiosi bisogui deiruonio sociale. E da che venne ella mai se non dall' impulso e dalla attitudi- ne a matter fuorl i concepimenti dello intelletlo, a trasfondcre in altri i sensi onde siamo aniraali? Dal- le infoi-mi, ma commoventi parole, onde il primo saggio indusse gli uomini ad adottare certe leggi o pratiche di giustizia, od il primo capo inanimo i compagni alia pugna, alle orazioni solenni de' piii elotjuenti oratori di Atena e di Roma , la differenza :xiiT non isla che uelle csterioii forinej e nei maggiori gradi di perfczione. Non appena La 1' uomo raccolto gli elementi di ogni manicra di sapeve, ch' egli e incitato potente- menle a far lagione a si stesso delle acquistate co- guizioni. Qiiando egli sperimenta il Lisogao di di- sceruerc clie sia\i di vero o di falso nelle sue idee, che di fecondo di utili risultamenli, che di dannoso, lia principio I'impcrio eminenle dello iutelletto, o la filosofia, contro alia quale molti fanno il mal vi- so, e vorriauo handita legge di proscrizione: ma che b I'altezza supreraa cui6 dato alFuomo di pervenire. La storia di tulti i popoli dclla tei'ia ne pi'esenta i procedimenti di tutta quanta la umauita per inte- ro uguali a cpielli dell' individuo: le idee dell' utile, del giusto, del hello, del vero, del religiose non difettarono in alcun tempo alia umana specie^ solo COS! fatti elementi ci appajono nelle varie epoche della storia sotto forme al tutto diverse. Cotali idee furono, direi per ingenito senso cono- sciute nella eta pi'ima de'popoli, anzichc prodotte da ragionata convinzione: furono elle in viluppo, e per- ci6 trasparvero agli uomini di mezzo alle tenebre ed al mistero. Si svolsero elle in seguito, ma piu ahbon- devole esscudo la seconda eta d'immaginazioue che di appurato giudizio, le verita non si colsero pure cd iutere. non si esposcro in modo scienlilico. ma IXXVl vennero da simboli rappresentate : si vollero dicife- rare que'slmboli nella terza eta, ma i piocedimenti ne furono incerti, fallaci, manchevoli: nell' ultima eta, che e quella della raaturezza del genere umano , le verita si penetrarouo nel loro midollo, fu assecurato il proccsso sempre crescente delle um^aue coguizioni, e venne foudata la verace potenza del sapere. Ella e questa V eta iu che viviamo, Tela avvisata da Bacone, il quale diceva: non potersi sperai-e au- mento nelle scienze dalla soprapposizione di cose iiuove alle anticlie, ma doversi operare la rcstaura- zione deirumano sapere dalle fondamenta primitive. Tale eil quadro de'processi della umanagenerazio- ne: in ogni epoca furono gli uomini intelligenti, atti- vi, tendenti al migliore: furono spesso traviati dal ret- to cammino, ma si riscossero sempre e si ravviarono. E pregiudizio generato dalla prima istruzione non luodellata sulla natura, che si acchiuda tulto il gran- de e lo splendido dello spirito umano ne' secoli av- vcnturati che si dissero secoli d'oro.Sono dessi I'epo- ca della conquistata vittoi'ia, 1' epoca della pace e dello spleudore^ ma a recare sentenza della virtu di chi vinse e da guardare alia condizione de'combat- tentl pria della lotta, ed alia valentia dimostrata nel fervore della battaglia. Venne da somiglievole errore che fosse nella opl- nione generale invilita la eta di mezzo (ne io certo xixvir favei voll pel riforno di quella da svenlurata)^ ma fii allora clie fra le plu crudcli disavventure, che pa- reano dovere spegnere ogni seme di civilta. appar- vero onnipotenti le foi'zc dcllanatura. La intima es- senza deiruomo in qucgli onendi sconvolgimenti as- sai piu si appalesa,clicuclle ti'anquille e gloriose epo- clie della storia. La forza bx'utalc, I'aLuso del pote- re, la superstizione. il fanatismo suscitano ostacoli allopera della nalui'a, e si avvera in cotali epoclie la lotta di lei cogli crrori delluomo, clie coulrasta- no a'suoi subllmi intendimenti^ ma Tingeguo imiano esce da quella lotta Irionfatore, ed a traverso de'se- coli il filosofo ne osserva il combattuto spcsso, e di ordinario lento, ed alle racnli volgari fuggevole, ma scmpre oostante e fruttuoso avauzamenlo. E pen- siero confortatore, o Sigiiori. die la umana ragione non fu mal vinta dalla violenza e dalla barbaric^ e clie in ogni condizione di cose fu sempre cluaro noa essere il mondo fisico clie dcbba avere giammai V im- perio sopra il mondo morale. Colla caduta strepitosa della civilta roniana fon- data sulla ingiuslizia, parve cbe la Pi'ovvidenza con sapicnte consiglio intendesse a dar nuova tempera alia razza umana dcgenerata, ed a rivocare 1' inge- gno ed il cuore dcgli uomini dalla piu umiliante di- gradazione, Se gli antichi escmplari del bcllo, se i monumentideirautica sapienza in quella eta discom- 3 xxxyiii parvero, furono pur cessate le scuole del falso sape- i*e, le scuole cle'i'ctori e de'sofisti: Tumano ingegno abbandonato a se speriment6 le sue forze ondc al- leviareilpeso delle piu gravi disavventure, e rinveiine la sua potenza: la scolastica, coUe sue sottili e spesso vane, ma profonde meditazioni, offeri al mondo in- gegni di vigore, di altezza, e di ardire maravlgliosi: la schiavitu che divideva la umana famlglia in due classi, servati aH'una i soli diritti, all'altra i soli do- verij se non si estinse, si avvio ad esscre estiuta in seguito complutamente: ragricoltura, le arti, il com- mercio sursero e progredlrono, e nacque cosi il ceto medio *, da cbe venne la ugualita dei diritti de'cit- tadini, e si lolse il popolo alia oppressione: grislituli di pubblica beneficenza, incitati gli animi alia pieta dalla piu filantropica delle cxedeuze, furono allora moltiplicati: le invenzioni d'ogni maniera, la carta, gli orologij la polvere, la bussola, le cambiali, la slampa, che si potentemente promossero la civilta de'moderni popoli, si debbono alia eta di mezzo, * Adopero la dizione di ceto medio nel senso comnnemente ricevuto a significare la classe de'' cittadini snrla fra i Nobili e il Popolo. Nou ho creduto ricorrere a circonlocuzioni per can- sare una dizione che pon trovasi ne'' vocabolarj. La facile in- telligenza e Tuso mi vi addussero ; c qnesta escusazione , quale che ella siasi, si stand* a vaij modi adoperati nel processo del mio Discorso. _ XXXIX the per osservatori superficiali b pcriodo dl intiera barbaric, dcgno di assoluta riprovazione. Le cause del moto perenne e del migliorare della umana specie nel corso de'secoli sono riposte dalla natiira ne' doni ond' essa voile V iiomo privilegiato. La polenza degl' individui a perfezione indefinita : V ansia irrequiela onde tendono a sempre maggiore felicita: 1' atlitudine a fermare le idee con segni: la facolta di comunicarle, onde le cognizioni deirindi^ viduo vengono acconmnate all' inlera specie, sono gli elemenli, o Signori, che la uatura adopera alia costruzione del grande edificio della civilta umana. Gh individui si estinguono, ma la specie sopravvivc: ella ^ sempre nella vigoria degli anni e delle forze: la sua ricchezza 6 composla de' tesorl raccolti da tutte le eta che la precedettero: ella cresce la eredi- ta ricevuta, e la trasmette arricchita alle venture gc- nerazioni. In questi cenni si veggouo le cause onde le idee furono sempre operatrici di maraviglie. Discorrendo le storie di tutti i tempi, non ad ap- pagare superCciale curiosita, ma coi profondi inten- dimenti del nostro Vico, si genera agevolmente il ^ convincimenlo: che la potenza del pensiero fu sem- pre Tarbitra, in ultimo risultamento, dei destini di tutti i popoli della terra: che il carattere di ogni se- colopotria venire significato colla sola indicazione del- le idee che ne furono dominatrici: che la stessa sorte XL delle batlaglie clie deciscro dello stato delle nazionfy nellc quail Tuomo volgarc iion vede che la perizia de' capitani, il valorc indlviduale de^ soldati, e I'im- pei'O della forluna, pendette dalle idee che avevano messo vadice nelT epoca in cui furono giierreggiale : die la influenza tnaravigliosa esercitata sulla umana specie dagli uomini grandi, che ad intervalli com- paivero sul gran teatro dell'universo, non ad altro si debbe che alle idee della loro epoca, ch' essi seppe- ro coglicre, e delle quali si fecero fcdeli rappvesen- tatoii. Da Solone eNuraa, a Wasingtou c a Franklin, da Alessaudro e Cesare, a Napoleone, tali furono le inosservate cagioni della influenza straordinaria di tutti gli uomini grandi sui destini dei popoli: ebbe- ro il segreto dei bisogni e delle opinionl del loro se- colo, 0 la loro potenza venne dalla umanita incivi- ]ita ch'essi apprezzarono e secondarono:^ e fu rotta e glacque in coloro che vllmente se ne fecero traditori. Ella e adunque verita di evidcnza che quauto si attiene alia civilta de' popoli, e quindi alle scienze, alle lettere, alle belle arti, si nei primordj, e si ne- gli idlimi gradi di perfezione, tulto e opera della natura, come 6 sua opera il moto dei piaueli, Tav- viceudaiTienlo delle slagioni, la vegetazione delle piai]te. Pazza impresa percio si assume chi si pro- ponga di far retrocedere o di fermare anche solo la civilta: esse adopera a far guerra inutile alle leggi xr,t della natura, a quelle di Dio*, clie il contrasto cresce il vigore, ed alia umana specie c guarentita seinpre piu poderosa e splendida la vittoria. E r opera d-ella natura scmpre bencfica , fu senza posa itidiritta all' utile della parte migliore dell' iio- ino. Al verace progrcsso del pensiero fu scmpre com- pagna la morale perfezlone. Fu bizzarria d'ingegno o travolginiento d'immagi- uazioue che indusse alcuni alia sentenza: clie le vir- tii morali possano essere imojediata opera della sel- vaggia natura *. • 11 Filosofo vli Gincvra scioglifiula il prol)len)a deir Ac- cnilrniia di Digioiif; proposto ai dotli nelP anno i-.^o: Si le re- tablissenient Jet scienca- et des arts a conttibuc a cpnr-er lex mocurs; sostciinc che le sciciize, le letlere e le arti digiadauo le uaziuiii, invilbcoiio gli aiiiini gencrosi, cstinguono il valor uiililare, e spegnono le virtu morali fra i popoli. lift incinoria di llousseau fu onorala di piciiiio da quclla 11- lustrc Accadcniia; e quclla prima corona dcrise forse dci destini di quel grande uomo che parve suscitalo dalla Provvidenza a discoprire veritii essenziali che vinscro i progiudi/j consecrali dal Ifmpo, c ad offrire Tesempio drgli crrori in clie possa Irarro ima iHcoiuposla e di sovcrchio firvoiito immaginazionc. La Uarpe torn. i4 vorria far credore che Uousseau coUa satira delle scien- ze, delle IcUere e. dille arli non inlcndrsse che a far prova della vivacila dell" ingpgno ond" era foraito. L" indole dcU" ani- III I di Rousseau traspiraiite dalle sue operc miudunehbe nella opinione , che cgli spesso difendesic F crrorc porchc gli si of- Arisse colle appareiize del vcro ; ma ch" c^li fo^se incapace a »«-nlcii/.iarr c.'iilr.i airintim> cn-.i-oii: en'.ij. XLII Nello stesso oidiuft fisico, la ludiistria deiruorfto, illumlnata dalla ragione e disviluppata dall' uso, & condizioue indispensabile al ben essere materiale ^ il cui conseguimento soggiace a lenti ed ingegnosi procediraenti die levano I'osservatoie a maraviglia ove le arti utili abbiano aggliinta la perfezlone. Nel- rordine morale il sistema della natura non e variato. I principj della giustizia, della socialita, della re- ligione, in che si comprende tutto il morale dell'uo- mo, c mestieri che disfavillino dl tutta luce, onde attraggansi vittoriosi la convinzione: che si steudano a tutta quanta la sfera delle azioni umane: che sia- no nel cuor dell'uomo accompagiiati da motivi di azione efficaci a vincere le passioni perturbatrici. Se le facolta intellettive non sono disviluppate, i principj morali sono ravvolti nella incertezza e nelle tenebre. Sono varie nell' uomo le facolta o le tendenze, che il dottissimo Degerando disse manicre diverse di Cornelio Agrippa prevenne d'oltre a due secoli il libro di Rousseau colP opera: De incertitudine et vanitate scientiarum i nella quale discorrendo le scienze tutte, le arti e le occupazioni degli uoniini, trova, dice rAutologia di Firenze, neZ/e wje,' i/i- certezza, nelle altre , t^anita , nelle ulij^me ^ colpa , miscria in tutte. Nel secolo XVI Ilirnheym avera scritto sullo stesso tenore iin libro: De typo generis humnni, siye scientiarum innni et fentoso huniore. \ iLiii Vila *: la vita fisica chcrisulta dall'azione dei sensi vivolta al ben csscrc maleriale dell'iudivlduo : la af- fettiva, die acchiude le affezloni noblli die recano I'uomo faori di se, e lo muoTono al bene altrui: la morale, die ne appalesa, pel solo ingenito sense, il giusto e I'ingiiisto, il merito ed il demerito: la reli- giosa, die ne apre le relazioni del nostro essere col- Tautore ddla nalura: la intellettiva iafiuCj o la vita delle idee predominata dalla raglonc. Vanamenle presumeremmo di conseguire la uma- na perfezione se di quelle varie affezioni o tendenztt non fosse fcrmato lo scopo ed il liinite: se Tuna non fosse coir altra coordinata: se V azione di ciascuna non fosse accomodata a fovmare un tutto armonico del loro iulero. Quello scopo, que' limiti, quell' ar- mouica coordinazione non ponno ottenersi che collo sviluppameuto delT intclletlo. La vita del scnsi 6 dell' uomo schaggio uella so- ciela primitiva, ed c dclTuoiuo Immorale e corrotto nello stato di civilta digradata^ V uomo non vive in questo stato che al solo libico: T affetliva ricliiede lume e freno^ vuole essere illuminala sul verace me- rilo di coloro cui dobbiamo essere benevoglienli • A edi P opera di Dogcrando : Dti perfeclionnement moral, t>u de V education de soi-meme: Paris iSaT), dalla ijualc io trassi alcuni de' pcnsieri che appajono ncl comiuciainento di questa »ccoiida parts dei inio Discorso. XLIV vnole essere ordinata . onde gli affetti si attenipenna saviamente agli offizj che ne vincolano a noi stessi, alia fiimiglia, alia patria, al genere iimaao: la mo- rale e la I'digiosa, non illuminate dalla ragioue, seu- do istinti od incitamenti e noa regole, possono pro- durre virtu feroci , insociabili , menate agli eccessi stoici, e tramutarsi in superstizione ed in fanatismo: la sola vita delle idee tutto regola, mette ogni cosa al posto ordinato dalla natura, eleva e nobilita tut- te Taltre, e le adduce al fine disegnato, la privata e la pubblica felicila. La morale e legge eterna. immutabile, universale: si stende ella a tutti gli stati: domina tutte le rela- zloni: e la regola dei moderatori de'popoli al pari che delPartista abblctto, del miserabile agricoltore. La Provvidenza non riconosce le distinzioni che fra uomo cd uomo furono introdotte o dairorgoglio, o dalla forza, o dal pregiudizlo: e la sua legge ne ri- chiama ogni giorno, colla ugualita dei doveri, alia perfetta ugualita della coudlzlone *. I sommi principj della morale furono conosciutJ per senso Ingenilo dagli uomlnl dl tutti 1 tempi e di tutti 1 luoglii. Fu percio che I'Oratore romano cbbe a dire sapieutemente, fiuchestiamo sul generall: do- * Kon e bisogno awertire , ch'' e assai liingi dal mio pen- siero il combattere le distiuzioni che richieste dal retto ordine civile e politico, deono anzi dirsi dalla natura volute. XLT Tcrsi il consentimento di tutti i popoli reputarc legge della natura. Que'sommi pi-incipj per6, piii sentiti clic ragiouati, non satisfanno ai bisogni dtiruomo e della societa, onde venne che presso a' popoli bar- bari si anlichi clie moderni , i tiaviamenti daU'one- »to e dal giusto fiirono mostriiosi. I filosofi che guardarono alia morale de' popoli , non ne' principj generali , ma nellc particolari loro deduzioni, sLatuirono conlro al romano Oralore: non esserti iintnoralith od iugiustizia cui non possa farsi difesa colle costumanze delle nazioni. Lo afferrare i principj, 11 traire da essi le conse- gueuze logiclie le piii remote, il fame uso acconcio agli eventi svai-iati e moltiplici della vita, ^ officio esclusivo delle facolta intellettive recale al plii alto c compiuto svlluppamento. Culla sola dimostrazione de'princlpj, tu nonsei pc- vb che a mezzo il cammino se vuoi clie Tuomo si re- chi alia perfezione: alle teoriche dimostrate della morale deesi agglungere nell' uomo il bisogno di se- condarle: egli tendc in ogiii cosa al ben essere, ue il potrai fare giusto e benevolo, se nella giustizia e nella benivoglienza non trovi egli soddisfacimento che vaglia a vincere le scnsuali inclinazioni. La vita delle idee, frulto della civiha, crea nel- r uonio, direi qnasi , uu essere uuovo, che per nulla eonformasi all' essere sensuale : il nobile orgoglio XLVI della raglone volge la dlspreglo la vita de'sensi, chc invilisce e degrada: 1' Intelletto illuminato eleva e nobllita gl' istiati naturalij e li suggella colla ragio- nata coiivinzioue. Le sclenze, le lettere, le artl spargoiio di fiori ia- nocenti la vita: consegue Tuomo per esse contenta- menti divisi dal \izio, non bruttatl dal delilto *. II vero, il giande, il bello sono il loro subbietto. Nel vei'O, dicea Platone, starsi la essenza del bene^ nel bello esisterne lo splendore. II senso del vero , del grande, del bello appartiene alle affezioui cbe si di' partono dalTamor propilo, e ne adduce alle azioni volte alia soclalita e alf utile altrui; onde un antico diceva: che la sua auima si elevava e faceasl migliore alia veduta de' capo-lavori delle bell' arti. * L' uomo Vuole cssere felice per quanto la condizione umana lo comporti , e se il contentamento deir animo per liii Bon conseguasi coi piaceri dello intelletto e del cuore, si gitta egli lie' sensuali dilettamenti. j> La storia de'secoli lontani dalla civilla altuale, osserva il wGioja, ne presenta i seguenti risultati : » i.° Scarsezza di piaceri civili. »> a.° Scarsezza di piaceri sensuali. n S." Eccesso ne' giuochi corporei. - n 4.° Eccesso ne' giuochi d' ayzardo. 'J 5.° Eccesso nclla corruzione de' costumi. »5 6.° Eccesso nella infelicita sociale. " 7.° Ferocia invece di liontii ne' senlimenti reli^'iosi. '3 8." Insulti alia pubblica decenza ». XLVII Se ti avvienl nel tuo simile, diceaDegerando, men- Ire Tidea del vero e del bello ti anima, ti senti mosso ad accoglienza piii amoi'evole, sei piu iiicitato alle azioni nobili, spcrimenti le tendeiize affettive assai pill elevate e generose. JNel vero ^ un certo che dl grave, che assecura il ptedominio della ragione: nel bello e un certo che di amabile, che adduce alia lenerezza : nel grande 6 un certo che di maraviglio- 50. che afTorliGca Tanima e la subiima. La civiltH allarga e rafferma I vincoli social! fra gli uomini: egli e nella convivenza costante ed inti- ma che si rende imperioso nel cuore il bisoguo del- la giiistizia: nelle sociali rclazioni Tuomo econosciu- lo dair allro uomo: s'ingenera per esse la simpatia: si aramira quanto i di grande, si compatisce a quan- to e di misero uclla umana condizione. Egli e allora che sorge dal fondo delT anima la senlenza : ^omo sitniy humani nihil a me alienum puto. La convivenza, reuduta intima dalla civilta, crea, o Signori, la legge della opiuione, di questa regina del mondo, che non soggiace a seduzioni od ingan- ni: che compartiscc imparziale la lode e il biasimo: che soggetta ad cguale misura il picciolo e il grande, r ignorante ed il dotto, il suddito e il re. Quest'opi- nione e piu potente della legge, ch^ non vale contro a lei forza umana : della legge piu veggente e secura ne' suoi giudizj, ch^ colpisce colore stcssi che si XLvni sottraggono alia giuvisdizione tie' tiibunali : pia s«- vera della pubblica autorita, clie non si limita a ful- mlnare clii violi il giusto, ma copre d' infamia I'lm- morale, I'inutnano, T ingrato, e serva pene ade- guate perfino contro al difetto di auiino nobile « generoso, Dal regno della opinio tie uasce il bisogno del- I'onore, alimento potente a qiiaxito appalesa la di- gnita dell'umana natura^ e la gentilezza dei costumi c dei modi, che ^ la guardia piu efticace delle virtu, c clie spesso ne tiene vece e guarentisce dalla bru- tale dissipazioncj ove quelle sgraziatamente slano perdute. Si dcbbe a siffatti bisog!\I, incogiiiii a'popoli bar- bari, dominatorl iie'popoli inclvilili, la umanila che si osserva perfino nel bollore dclle batlaglle: la fede de' patli, che e sacra, non pure fra privato e privalo, fra popolo e popolo, ma fra nlinico e niinico: il ri- spetlo alle doune, che,schiave lia le orde stlvaggie . a' piaceri del senso, si danuauo a vita puianieule aniniale, e nolle sociela iucivilite si loiuaao al hno deslino di alTettuose compagne, addoleiscouo !e tra- versie della vita, e la leti^iano e rabbellisconu colla gentilezza de' modi, e colle atlratlivc ilcile pui care virtu sociali. Volgiamo lo sguardo, o Signori, sc altro la occa- sionc non nc consente, ahnanco a' precipui migliu- XLIX ramenli che la civilla o il dominio delle idee addusse nella condlzioue gluridica e morale do' popoll. 11 potere de' pvincipi fu dalla civilta attemperato a' principj del giusto e dell' utile: i lurai della filo- sofia applicati alle cose di stato ingenerarono la sen- tenza, e la volsero in pratica: che il poterpubblico non puu coufondcrsi coll' arLitrio^ die tutto ha H- mlll ncir ordlne della natura e nello stato sociale dalla natura voluto^ clie ove istituzioni positive nou raffrenino quel potere, la legge naturale, V eterna giustizia, pone limlti necessarj. II temperamento del potere sottrasse i popoli alia oppressionc: il detto di Cesare, che tutto il genere umano e fatto per alcuni uomini, fu non pur refu- tato, ma volto in riso e considcrato il compendio di quanto v' ha di plu odioso ed ingiusto nella tiran- nide: F uomo fu qualche cosa, e la dignita della sua natura fu reverenda, qual che fosse il grado in cui lo avesse la fortuna collocate. La civilta vantagglata dalla pi{i umana e dalla piu filosofica delle crcdcnze, la cvangelica, sbaudi dalla piu parte delle uazioni non pure lo stato, ma il no- me pcrfino della schiavitu. Se Aristotele risorgesse fra noi, vergognerebbe a ripetere la sentcnza che veggiamo nelle sue opere, esservi uomini che per na- tura nascono schia\i: nei moderni roflici, che ono- rano Europa, T ugualita del (llrltti Ji tulti gll uo- mlni in faccia alia legge e niassima foadamentale *. * II processo dello spirito di carita fratellevole e maraviglioso nella civilta cresciuta de"' moderni popoli. fc dovuto ai lumi sparsi nel XVIIl e nel principio del XIX «ecolo, clie la tratta de^ negri sia oramai universalniente repu- tata delitto. Coraggiosi filosoG alzarono la voce suUa ingiustizia da una porzione dcUa specie umana crudelmente esercitata sul- Talfra. Investigalori zclanti e laboriosi sullo stato de' negri mo- strarono coUa storia, che se nel generale eglino sono inferiori a'bianchi, vuolsi cio asciivere alia oppressione in che si ten- nero , die impedi alle facolta loro intellettive e morali il na- turale sviluppamento ; ma che ingegni elevati sursero fra loro nelle scienze , nelle lettere , nelle arti e nelle politiche nego- ziazioni. Veggasi Terudita e pi-ofonda opera: De la litterature des Negres. ou recherches sur leurs facultes ititellectuelles, leurs qualites morales, et leur litterature; suiuies de notices sur la fie et les oui^rages des Negres qui se sont distinguis dans les sciences, les lettres et les arts. Paris 1808. Noi vcdemmo, non sono niolti anni , in una congrega illustre di Principi, proscritta con veto unanime la tratta dci Negri; e leggemmo non ha guari la legge delP una delle principali Na- xioni d'' Europa, quanto giusta altrettanto severa contro a quel- V infame conimercio. Trionfo della ragione illuminata e della civilla verace della nostra epoca ! E notevole pel miglioraraento de'' principj e dei scntimenti morali de'' popoli la differcnza delle misure che furono adottate in Parigi nei secoli XVI e XIX rispetto ai mendici ed ai fore- stieri in occasione che la citta gcmeva afflitta di pestilcnza. Nel 1 532 si penso che la causa del malanno stesse nel nu- mero dei mendici , e si ordini che dovessero entro 24 ore al- lontanarsi dalla citta, sotto pena a'contravventori di cssere ap- I.I Le leggi, risoi'la la Glosofia del Diiilto, non furo- no mere signlficazloni del volere di clii comauda, ma da Montesquieu in poi furouo dette, uella aslrazio- ne piu Closofica, il risultamento dellc rclazioni es- senziali poste fra gli cnti dalla uatura^ e nella socie- ta civile e politica , la promulgazione solenne di quelle regole che additano i mezzi a raggiungere lo scopo da Dio prcGsso ad ogni umano istituto, la sicurczza e la perfezione. I crirainali giudizj cessarouo di essere nella piu parte delle nazioni subbietto d'orrore pel cittadlui. L' atrocita delle peue fu sbandlta da'codici, e come inutile, che scema di forza coUa abiludine, e come dannosa, ch6 rende barbari i costumi ed i senti- menti de' popoli. Alle forme adottate ne' tempi del- la ignoranza, che pareano presupporre certa la colpa in colore ch'erano tratti inuanzl a' tribunali, suc- cessero processure che se spaventano il colpevole, pesi alia forca. Nella invasione rcccnte del Cholera-Morbus in Francia si profuscro e dal Govcrno e da parlicolari e da na- zionali e da forestieri , che sfanziavano allora in Pariji, a tutti i malati indistintamente i piii larghi c gcnerosi soccorriinenti. Alia stcssa rpoca accorsero nella Polonia , non ricercati , da tutte parti d''Europa i professori delParte salutare; e nessuno fra essi data a^Tebbc la risposta deirantico Ippocratc al re de' persiani , che lo invitava con doni al soccorso de' suoi popoli traragliati di peslilcnza: lo non difeJlo di bcni; e Tonore mi toglic di prcstarmi a soccorso dei niniici dclla Greria. tn portano , sebbene dl mezzo a' pericoli degli umanl giudizj, la calma nel cuore all' innocente. La politica cesso di esseve ravvisata siccome Tarte delle fraudi e degl'inganni. Un di si sciiveva *: que' Principi aver fatto gian cose che della fede tennero poco conto, e seppero con astuzia aggirare i cevvelli degli uoinini: non potere pi'udeute Principe, ne do- ver osservare la fede, quando tale osservanza gli lor- ni contro^ ed essere raeglio capitati que'Principi che meglio seppero usare la volpe cogli altri: essere sempre utile a' Principi parere pieto.si , umani, reli' giosi, integri^ ma dcver eglino essere in niodo edifi- cati coll'animo, che, bisognando non essere, possa- no e sappiano mutare in contrario. Oggi giorno co- tali massime susciterebbero la indegnazione univer- sale. La politica fu da'lumi richiamata alia sua pu- rezza: si tiene ella una parte della moi'ale, non ar- bitraria, ma soggetta a regole indeclinabilij e la sa- pienza e non altro accomodata all'ulile delle nazioni. Si debbe a'lumi che ogni persecuzione sia cessata in materia di Religionc: la tolleranza delle opinioni, puixhe not! nocive a'diritti privati e pubblici, for- ma la legge comune de' popoli incivilili. Uno spa- vcntevole Tribunale ** che desolo una gran parte d'Europa: da cui le nienti si tennero lunga pezza in * MachiavcUo: II Principe, cap. XVIII. ** L'^lDquisizioiie. LIII catene: che sciolsc, ove fu stabilito, i vincoli piu preziosi tra gli uomini: di cui giacquer vittima e Kuddlti c piiiicipi: che fece al mondo apparire la plu umana delle credcnze ingorda di strage e dl sangue^ e caduto, o Siguori, per opera della civilta in che viviaino, ned c possibile che gli sforzi della super- stizione e del fanatisruo lo risovgano dalle rovlne. Osservate, o Signori, il mutaraento mirabile ope- rato dai lumi ne'rispetti della morale. I romanzi e le novelle, un di senlina di laldezze, che un padre di famiglia dovea tori'e ai figli dinan- zi, quasi tazze avvelenate, vedete come oggi siano puri di ogni sozzura, siano indiritti ad istruire della ' natura dell'uomo, de'suoi doveri, a svolgere ed ele- vare Ic uobili affezioui del cuore, come ne sia scopo t'sclusivo lo scredito del vizio, I' esaltamenlo della virtu ! L'altczza deirintellelto, la dovizia della dottrina non valgono sole nella ela nostra a riscuotere tri- bute di fondata e piena commendazione: la luce delle opere non vale ad escusazione della immorali- th de'principi,o della turpitudine del costume: il pro- fessore delle lettere e delle scienze non vuolsi diviso dalle sposo amorevole, dal padre di famiglia vir- tuoso, dal probo cittadiuo. Nel secolo XVI II la religione era oggelto di deri- cione-, era segno d' ingegno 1' avcrla in dispregio. LIY Quel secolo fu tlello il secolo della critica, e I'lnge- gno pill fecondo e piu grande che ebbe a rappresen- larlo fu detto il crltico per eccelleuza *. La sma- nia a torre gli abusi non ebbe limiti: si couverse in genio di distruzione. Fu la verace filosofia, contro cui si alza voce da* falsi divoli, che torn6 in reverenza la Religione. Fu ella, clie, con acuto intendimento penetrando nel- I'iutrinseco delle cose, scever6 cio che avvi fin dal- Porigine d'essenziale nelle religiose instituzioni, da cio che la ruggine de' tempi vi aggiunse ne'secoli po- steriori: fu ella che addusse i pensalori a dlstinguere cio che la Religione rivela e comanda, da cio che insegnarono o comandarono taluni de' suoi ministri sviali talvolta dalla ignoranza o travolli dal fana- tismo **. * Voltaire. ** lo non anlipongo qui la filosofia alia Religione. E mio pensiero soltanto che V una non deve essere dalP altra divisa , e che i lumi della ragione vantaggiarono la Religione, sceve- randone gli errori ed i pregiudizj che si fecero uno con lei ne"' tempi della ignoranza. Se tu non vedi certezza ne' dettati della ragione non hai lume a discernere la verila dalPerrore nelle materia religiose. Annientandosi la potenza della ragionr, annientasi con cio stesso ogni religione. II signer Rio, prof, di Storia nel Collegia di Liiigi il Gran- de, neir opera; Saggio delV istoria dello spiiito umano presso agli antichij afferma: jj che la Religione non saria susceltiva di *» perfezionamento, che ove fosse opera dell' uomo ; e che essa Le sclenze, le arli e Ic lettere non si vogliono piu ristretle a piaccre superficlale , a raero dilettevole intratlenimento. Ita stessa Poesia , cbe per no.tura crederiasi leggiera, biillante e solo destinata ad ap- n porcio non rice comparire iicl quatlro de'' progrcssi dcil'uma- « no intcndimento ». Seinbra non essere all' illustre Prof, caduto in pcnsicro, che una stcssa e la fonte dclla ragione e della Rcligione ; e che si Tuna che T altra afSdate all" uomo risentonsi dc'suoi errori. Dislingui nella Religione la doltrina ed i riti clie le sor.o es- senziali, dalle uniane instituzioni che vi si innestano a seconda de' varj gradi della civilta della uniana gcnerazione: inTariabili quelle, soggiaciono queste a tutte le umaiie vicissitudini. E duuque la Religione perfeltiva al pari della ragione, e la dif- fereaza sta tutta nel modo onde Tuna c Fallra si perfeziona- no. Nclla ragione la perfezionc e frutto di un mofo progressivo: nella Religione di im moto retrograde, che ne riloma, abban- clonate le nmane aggiunte, a cio che era la Religione escita appena dalle mani di Dio. La Rcligione venne dalla civilta ricondotta ne'templi e sepa- rata dalla Politica: ne'templi e luminoso e securo 1" impcro de' sacerdoti ; fnor d' essi la Rcligione non dec conosccrsi che alle bencficenze ch'cUa profonde, non guardando che alia uma- na condizione bisognosa di lumi , di couforto , di amorevole soccorrimento. Sia sbandito il timore che la civilta invilisca la Religione: non si dipinga clla qiias.i ninnca al proccsso de' lumi : non si gridi in suo nome contro al movimento generale inverse al meglio: non si prctenda alia intolleranza ; c la Religione ripi- gliera 1' imperio lorra coloro stessi, ne' quali appare estinlo ogni •pirito religiose. tvi pagare rimmaginazlouc, e ora levata ad altezza di peusjeri e di cose, a raaeslra di religione, di politica, di morale '. la ogni argoniento vuolsi procacciato il processo dclla civilta, clie il romano oratore avea detto non essere in ogni cltta, ma in quelle associa- zioni eve conseguasl sicurezza ed egualita di diritti, e cospii'azione de'cittadini ad utile solido e viceu- devole^ e che il Romagnosi su quelle Iraccie, ma guardando plu agli effetti che alle cagioni, ebbe a definire: quel modo di essere della vita di uno sta- te, pel quale va esse effettuando le condizioni di una convenienza colla e satisfacente **. * Si TCgga : Sur la Poesie des ancieiis et des modernes. La Bibliotheqiie universelle des sciences, belles lettres et arts , re- digee a Genei^e i832. Tomo I. ** L'' idea verace della civilta ne si reca da Cicerone r Omnis cu'itas est constitutio Popidi. Populus autem non omnis cceius quoquo modo consociatiis , sed catus mulliludinis , Juris consensu , et utililatis comuuis sociatiis. De Repub. Lib. II. n. 25. 26. ^ Cicerone, come ho detto sopra, guardo in definendo la ci- vilta piii che agli cffctti , allc sue cagioni. II chiarissimo Ro- magnosi la delinisce : « Quello raodo di essere della vita di iino J5 stato, pel quale egli va effettuando le condizioni di una col- w ta e soddisfaceute convivenza ». DelV indole e dei Jattori del- V incii'ilimetito, con esempi del suo risorgimeiito in Italia. Milano. E subictto a nieraviglia , come nclla Re\'ue Encrclopedique del Giugno i83r, dissfiilendosi dall'opinione doirAvv. Franklin, espressa in un Discorso coronato di premio duirAleneo di Pa- rigi, si falsi T idea dclla civilta: La. cirilisalion n'a aucun i I.Vtl In lutto chc pertlenc alle scicnze guardasi nella ela nostra non alle astratte immaj^inose teoricbe, ma alia rcalita delle cose. II metodo di Barone si ap- plica SI nella speciilazione e si nella pratica in ogni argomento clie tocca al bene ed all' utile della umana specie. 1 lumi poterono non essere utili, o tornare anco dannosi ove, o non furono clie propri di pochi, onde si fecero strumento alia oppresslone, o furono parziali, non istendentisi a tutlo il compreso delle facoha e dei destini dcll'uomo, o dove i sistemi so- ciali, anzicb^ essere cooperatori alia civil la, per tra- volgimento d'idee, si indirizzarono a guerreggiarla. Ond' io conchiudo cbe raccrescimenlo de'lumi e per legge dclla nalura eompagno alia morale perfezione de' popoli. Non facciam frode adunque agriiitendimeuti del- la nalura, cbe sono quelli di Uio: adoperiamo cbe la civilta si allargbi, si acceleri, si perfezioni. AH'uomo, ente fnggevole sulla terra: cui il pas- sato non appartiene chc per ricordauza , cui il pre- sente non c cbe uu atomo impercellibile nello spa- droil a la haute dignite qui lui est confei-ee dans ce discours , (del sig. Aw. Franklin): elle ne lende pas a pcrfectionner I'lnterieur de Vhommei la rcrtu n' est pas son but ; les Jlomains, du temps dfs Cesars , etoient rcellement plus cii'ilises que le laeme pcuple aux plus belles epoques de la vepullique. LViiI zio del tempo, eJ il fiituro non e che nella aspetta' zione e nel desiderio^ non e certamente conceduto II proferimento dl giudizio da ogni errore securo in- torno alia condizione delle venture generazioni. Non temo pero di errare affermaudo, che le cau- se dello avvicendarsi di pi'Ospera e di avversa for- tuna delle scienze, delle lettere e delle arti presso gli antichi popoli, non sono piii per la eta presente e per le future^ e che a quelle cause di mutamento sorvenutro cause di saldezza e di durazione per lo addleiro nou conosciute *. * P'u dettato di un insigne Politico , universalmente rice- vuto appo colore non solo che aniano riposarsi sulfaltrui no- ine, ma appo gli stessi pensatori : che il mondo fu sempre ad uno slesso niodo, e che sara sempre tale. Mario Pagano ne''suoi Saggi Politici affermo che » le nazio- w ni tutte, per quel medesimo movimento, onde sono rimenate » alia luce della coltura , ricadono nelle tenebre della nativa » barbaric ». Gli autori di un articolo iuserito nella Bibliotheque univer- selle Geneve i832 torn. Ill ripetono: Les nations doivent eti-e consideries comme des personnes morales; elles ont leur eii/an- cc, lew ^'^'e et lew- mort, leur dge I'iril, leur declin; et quand Icurs deslinecs out ete grandes , melees d' heroisme el d' iiifortu- nes , de gloire et de re^'ers , elles ii' excitent pas en nous de nioins pidssantes simpathies que la sort des grands hommes. II dotlissimo nostro accademico , del quale , non ha molto , abbiamo piauta la perdita, il Prof. Tamburini, nelPoperetta de'' suoi ultimi anni: Cenni sulla perfettibilita della umana JamigUa; ■afferma: » parergli, the sicconie I'ordine fisico di tutti gli es- I X.IX Gli antichi popoli o crano gli uni agli altri ui- naici, e le relazioni fra essi erano accideutali, o non eslese, facili e guarealite. Se talimo fra essi per for- tunate condizioni, fisiche, morali, ecouomiche, poli- tiche sorgeva a grado notabile di civilta sopra gli al- tri, la sua venlura si assomigliava quasi a quella deiriodividuo, la cui ricchezza intellettiva, non af- fidata a sicuri mczzi di conservazionc e soggetla a tutli gli eventi del suo destino, e esposla a perdersi » seri , cosl il morale e il politico delle nazioni conduca a di- >» stinguere tre epochp nella societa umana: im' epoca progres- j>siva, un' epoca stazionaria, ed unVpoca rctrogradao. Da cib * rgli argomcnta, esscro sibbene dcgno di tulta lode lo zelo dc' filosofi e de'politici al miglioramrnto della specie umana; ma non ispera egli che la civilta aggiugner possa a cfuclla saldez- la che la assecuri dagli avvicendamenti a''quali soggiacque nelle eta passate. Mi duole il levarmi a censore dei pensamenti di un grande uomo ch'' io venero, ma mi adclottrino egli stesso fin da"primi anni, che fautorita non doe mai vincerla in filosofiche discus- sioni suUa ragione. Io combatto cotale sentcnza, perche la mia intima convinzione me la appalcsa erroneo, c perche le voci della coscienza mi gridano dovcrsi combattcre a lutta possa I'crrore che potria sccraare lo zolo al piu sublime intendimen- to, la civilta generale delle nazioni. Io non mi abbandono alle spcranze di una indefinita perfe- tione, che muovevano Condorcet ncl suo Esquisse d'un tableau histortque des progres de I' esprit humain; ma non temo il mo- vimento retrograde, cui ne" decorsi sccoli soggiacque spesso la civilta della nostra specie. colla sua vita. Cotale oi'dine di cose, per somma Ven- tura de'popoli modernl , ^ per inliero tramulato. Una sola famJglia e oi'a formata da tutti i popoli in- civiliti. La ricchezza intelletliva degli uni e palrl- moniu indiviso con tutti gli altri. La industria, il commercio, le strade, le poste, la navigazione, la stampa, i giornali hanuo ravviciuato i popoli: gli ostacoli che pareano di natura iusormontabili alia unionc dell'uman genera furono superati. Un pensie- ro che sorga in un angolo deirEuropa si Irasmetle, a guisa del lampo, in tutti gli estremi: un' opera che appo noi si divulglii non lia a teatro la sola Europa, ma il moudo intlero. Le floride e lontane Amcriche non ne iuviano soltaulo i prodotti dclle loro terre prodigiose, ma i loro libri e le loro idee^ e noi ri- metliamo ad esse in ricambio quanto le scienze, le letlere e le arti producono sul nostro suolo. Com- muuicazione siffatla e un miracolo della nostra epoca. Tutto il niondo e un grande mercato per le produzioni maleriali: lulto il mondo e una va- sta e splendeule accademia per le produzioni in- tellellive. Onde la civilla ed i lutni , a'di nostri , fossero spenti, non saria sufficiente, come ne' tempi andati, che un solo popolo soggiacesse alia invasione de barbari: la invasione dovrebbe stendersi a tutto il compreso de'popoli illuminati^ disatvenlura che puo esseve desiderata da^nemlci fanalici alia civllla ia che viviamo, ma d'impossibile avveramento *. Le guerre clie ora sorgono per la falale necessita che fra slati independent! non avvi un supremo giu- dice, e la decisioue delle controvcrsie venir dee dal- la prevalenza delle forzc reclproche, non sono ora- mai pill flagello die valga a schiantare Talbero del- la ci villa, le cui radici sono estese e profonde e si sono immedesimate colla umaua natura. Le guerre non sono piu fra pnpolo e popolo, ma fra stato e slafo. Di mezzo al bollore delle batlaglie Y azioue delle leggl e de' Iribunali c pronla e libera: il letle- rato ed il filosofo sono tranquilli nel loro gabinetto: Farlista adopcra, quasi non molestato, nella olficl- na: il moto stesso del commercio non e arrestato da mililari commoviraentl. Se osservatori profondi opinarono che le di?gra- O Le orde dc'' barbari lanciafcsi a prrda sopra i popoli in- civiliti, poterono un gioruo abbatlerli, e porlarc la desolazione nelle coijlrade in cui da' secoli fiorivano le scienze, le Icttere « le arti , pprche non discoperta ancora la polvere , che seco trasse Tuso delle artiglierie ; cio che difTerenzia cssenzialmente i moderni dagli antichi tempi. Le sole forze malcriali delle masse venivano ab antico in lotla, e le forze materiali de'bar- bari poteano vincerc quelle de' popoli addotti a civile stato. Ora I' esito delle guerre non pende piii dalla sola forza , rlie venne (useri le parole dclla Rivista enciclopcdica di Parigi ) tramutata in dotta e calcolalricc geomclria. LXII ziale e terribili guerre de'croclati, in tempi barbari guerreggiate, giovarono la civilta pei lumi che gli avi nostri ne raccolsero, c per le relazioiii che si slrin- sero coll' Orieule, dopo una falale e lungliissitna se- parazlone^ die dovra lemersi per la civilta dalle guerre atlualij che si videro a' tempi uostri, comuu- que sanguinose e moltiplicate, essere mezzo a rav- vicinamcnlo de'popoli, a diffusioue d'idce e di lumi, a cemento di successiva fratellanza universale*.^ L' antica civilta non era per cagioni inlrinse- che guarentita nella sua durazione al pari che I'at- tuale. * Non sono io il primo a considerare le guerre attuali sic- come mezzo a diffusione di ci\ilta. Questo vero fu tocco da al- tri, e dal prof. Tamburini nell'' operetta sopra citata. Nelle in- ▼asioni delta Francia neir Alemagna , c delP Alemagna nella Francia, non ista per a%'ventura T ultima delle cause die av\'ici- narono i letterati ed i filosofi delle due na:^ioni. Le scuolf let- terarie e filosofiche de'' due popoli furouo reciprocamente piu couosciute. Ned e bisogno chMo dica quale utile sia veuiilo e debba avvenire dagli studi de'' pensatori su que'differenti siate- ini scientifici e letterarj. La civilta attuale pero assecura, cbe assai piu rade , che nelle eta trascorse , saranno le guerre alle postere generazioni : la uni- versale benevolenza die tutti stringe in uno i popoli quasi fra- telli, e lo stato economico delle nazioni, che tutte sono volte alia industria ed al commercio , non richieggono guerra nia pa- ce, e ridea delta conquista sara omai risguardata come solenne ingiustizia, e come segno di vicino certissimo scadimento. LIIIl La civilta degli aiUichi popoli era accompagnata dalla scLiavilii. Slava percio sotlo essa ua verme corrodjlorcj che ncl corso del lempo dovcva adduria a Icnla bensi, ma non fallibile distnizlone. E scritlo nei dcstiui dcgli uomiul, che la ingiuslizia nou puo mai essere a luugo andare fruttuosa. 1 lumi non erano proprii die di pochi fra coloro stcssi cui era, pel piii odioso de' piivilegl, riserbata la somma dc diritli civili e politic!. Non erano per- cio i lumijue il poteano essere, come apponoi, po- polari. L' istruzione adalta a tutte le classi non ri- chiaraava le cure dei legislator! , non era il bisogno della civilla aulica. Le teoriche delle scienze Iraevansi dairastrazione e dalla immaginaliva, auzitbe dalla osservazione e dalla esperienza. Difcttavauo elle dl metodo aperto ed agevole alia compreusione comune^ ne sapcasi fame V applicazione acconcia alle arti, volte ai bi- sogni, al comodi ed ai piaceri della vita. Alia conservazione de' lumi non era in antico in- citala adunque che una porzione de*" cittadini: ora lo sono le interc popolazioni. Tocca ognuuo coa mano non essere, scnza affinata agricollura, senza arti e commercio, possibile agiata vita: e che Tagri- coltura, le arti, il commercio si giacciono con poco o spregievole frulto se difeltino delle scieutiCche il- lu&trazioui. txiv I pensamenti de'filosofi, i trovati delle sclenze, le scoperte del genlo raccoglicansi presso gli antichi sulle tavolette, sui papiri, sulle pergamene. Alia conservazione di pochl esemplarl ed alT opera de'co- plsli era fidata 1' eredila scientifica e lelteraria che le umane generazioni le una alle allre si ti-asmette- vano. A que' mezzi radi, inipeifetti e manchevoli e surrogala ora la stanipa, die sola diffcrenzia alT in- fiuito la condizlone de' moderni popoli dagli anti- chi. Vince ella in celerita tutti i mezzi alia comuni- cazione de' lutni che si ebbero dai sapienti delle eta trascorse: moltiplica ella senza confrouto gli stru- menti anteriori di conservazione: fa ella impossibile a chi pur la tentasse la distruzione dei tesori scien- tifici e letterarj. La distruzione in antico di una sola bibliofeoa era calamita indefinila che si stendeva a tutti i luo- ghi ed a tutti i tempi. Le invasion! de'barbari o di- strussero, o guaslarono, o seppellirono nella obbli- vione i depositi della sapienza, e fu bisogno del dc- corso di Innga serle di secoli, e delle invesligazioni di novero senza confine di eruditi a trarre in luce i moniimeuli plu splendidi dell' umano ingegno. Nella eta nostra quanti soiio i popoli incivilili, anzi quante le citla distinte di uno stesso regno, al- trettauti sono i depositi del sapere: e gli stessi prl- vati offrirebbero gli eleraenti alia reslaurazione delle LXV pubbliclie coUezioni, se un uuovo Omar sor^esse ad orclinare la piii barbara delle distruzioni. II presente stato economico delle nazioni favoreg- gla a dismisura sopra I'aatico alle scienze, alle arli, alle lettere. La industria ed il commcrcio hanno \a- dolto un gencre dl riccbezza indipendenle dalla pro- pricta immobiliare y e questa stessa uscendo dalla maDO de' grandi proprietarj , tra pel moto ad ogni specie di riccbezza iinpi'esso dal sistema industriale e mercantesco, e per la saviezza delle leggi, uon volte al privilegio, ma alia ugualila delle condizioni, si e generalmcnte ed equabilmenle ripartita. Percbc Tuomo si abbandoni alle speculazioni del- r iutelletlo, percbe il morale la vinca sul fisico, 6 meslleri cbe i bisogni priml della vita siano salisfat- tl. Non h il selvaggio cbe viva di caccia e di pesca, non e Tarligiano, die tulte Tore consumi a procac- ciare alimenlo a numerosa famiglia afflitta dalla mi- seria, iu cbe possano metier radice le piu elevate e nobili discipline. II morale e alteggiatu sul fisico, e riposa sul ben essei'e materiale *. * L'' altezza ilello ingcgno male inchiiiasi alle basse fatiche della misoria. La diflusione del ben essere materiale o delle ricchezze non fu mai eosi estesa presso gli antichi , come nella eta nostra, nc colale difiusionc di mezzi, di comodi, di pia- ceri puo tornare nociva alia civilta verace de'' popoli Gli antichi popoli scaddcro dal ralor militare , c dalle Tirtii civili c politi- LXVl Le scienze e le lettere hanno ora acqulstato la independenza che mai non etbero;^ e le sole aninie che , allorche da stato di poverta si alzarono a trasmodato ar- ricchiniento ; ma cio venne dal modo onde le ricchezye si acquistarono. Non furono sorgentc alle dovizie de''"raaggiori nostri V agri- coltura , r industria , il mercanteggiare. II furore dolla conqiiista incitato dairorgogliosa pretensione ch'' essi soli fosscro destinati al comando, e che i popoli forestieri il fossero alia violenza e alia scliiavitu, recava a Pioma i frutti sanguinosi del ladroneccio dai Roinani esercitato. La subila introduzione in Roma dei tesori de' popoli con- cjiiistati, e Teccesso della ricchezza non equabilmente ripartita, sbasso I'altezza Romana, invili gli animi, e dalle virtu guerresche e ciltadine li converse al lusso vizioso, a''piaccri fisicij alia dis- soluzione de' costumi privati e pubblici. Deve a siffatte cagioni non avvertite dagli cncomiatori della poverta negli stati, e fra essi dalF autore dei Dialoghi di Fo- cione, ascriversi lo scadimento degli antichi popoli allorche ar- ricchirono. Ove la ricchezza sia frutto del lento procedere della indu- stria e del commercio , non e ella generatrice di lusso smode- rato e di corruzione : la ricchezza per cotal modo acquistata crea per V uomo bisogni novelli , addoppia percio V industria dei cittadini che ne son fatti piii laboriosi, e la morale ed i co- stumi durano nella copia de'comodi e de''piaceri della vita civile. Le nazioni in Europa le piii distinte sono ricche, e lo sono perche agricole, industriose, mercantili. Sono desse reeno mo- rali de^ Padri nostri, iiieno operant!, meno valornsc? La solcn- nita de' fatti e in pronto a smentire le predizioni sugli cffetli della ricchezza di que^politici, che vollero paragonare la con- ilizione degli antichi a quella dei Popoli nioderni. LXVll Independenti avvisar possono al vero ed all' utile della umana specie. Non sono i potenti Mecenati clie alimentino ora il grande ingegno, e lo avvii- no aH'altezza della perfezione. I Mecenati giovaro- no talvolta a trarrc gringcgni dalla miseria, ed a scnoterli coll'incentivo de'premj e delle onoranzej nfi noi ci brattererao d' ingratitudine inverso a' protfcggltori dei filosofi e dei letterali. Converremo per6 fraucamente nella storica verita , eta la pro- tezione depresse per lo ordinario gl' ingegni , clie dessi furono frequenti volte tratti dalla pi-otezio- ne alia schiavitu^ e Omero diceva , clie Giove di- mezza V anlma all' uomo quel giorno cLe lo fa schiavo. Consultate la^tdi'Ia. Quanti ingegni si abbando- narono alia vile condlzioue di lisciatori dell'ambi- zione! Quanti turpemente plaudirono ai vizj de'Me- cenati, e si fecero cosi strumento a corruttela uni- versale! Gli scrittori protetti otleunero vanto nelle pro- duzioni voile al piaceri della immaginazione e del cuore: assai pocbi fra essi si fecero rivelatori delle verita essenziali al ben essei-e dell' individuo e della specie. Le opere indiritte ad elevare la dignita del- 1' uomo e del cittadino , uclle quali si alz6 grido con- tro agli abusi, e fu perorata la causa della umana ualura, si debbono per lo piii a qiiegli scrittori che, LXVlll non protetli, o vissero liberl, o giacquero villima del potere abusalo e del fanalismo *. Nella nostra epoca I saggi non abbisognano dl protezioni quali che siano individuali. La diffusloae delle ricchezze, per lo piu, le fa inutili, e la opiuio- ne generale di lutti i popoll inciviliti, che non di- grada, ma eleva gli auimi e li subliraa, 6 la sovrana * Ella e questa una storica verlta. Le sventure di Socrate fra gli antichi sono troppo note. Anassagora per le sue dottrine fu menato prigione , e la sola eloquenza di Pericle pote salvarlo. Aristotele, accusato d'' irreligioiie , fuggl dalla patria e prcse il Teleno. Alberico Genlili, venendo a''tempi modei-ni, quel nobile in- gegno italiano precursore del Grozio , coUa sua opera De jure belli, non pote insegnar nella patria, fu stretto all' esiglio, ed ebbe cattedra ad Oxford nel principio del secolo XVII. Grozio inen6 una vita seminata di dispiaceri e di traversie. Cartesi " dovette abbandonare la patria che fece immortale colle sue opere, morl in pacse straniero, e non pote essere dalFeloquente Thomas pronunciato il suo elogio che un secolo dopo la sua inorte. II Galileo, vecchio e mezzo cieco, soggiacque a pro- cesso per le dottrine de'' suoi famosi dialoghi , e fu necessitato a disoiiorevoli ritrattazioni. Si veggano la Biografia universale antica e moderna , la storia di Carlo Botta , e le lettere fami- liari del Galileo, contro a cui nulla montano le argomenta- zioni del per altro dotto e profoudo Ab. Bergier. Non affermo pero io qui un fatto generale e costante: vMian- no molti casi di Principi illuiiiinali, che generosi protessero i i liberi pensatori, e due epoche, per tacer d''altre, present* disfavillanti di tutta luce , il secolo XVJII negP immortali go* yernamenti di Maria Teresa e di Giuseppe H. LXIX ed onulpolenle protcggllrice de'grantli ingegni, che tlcue vece al protettorato de'Meccnati. . Le opere sclentifiche e letterarle, pel bisogno uni- versale del pcnsiero, sogglacciono oramai alie leggi di ogni altra produzione industrlale. Le ricerche as- securano premj, agi, piaceri agli scrittorl. II solo ingegno e le dottrine equivalgono, nella piu parte d'Europa, ad uu capitale fruttifero, ad ua opificio, ad UQO stabilimento mercantesco *. * II bisogno chc produce la ricerca di una derrata, o di una merce quale che sia, c nc cresce la produzioiip, c del pari la causa de'' lavori scientifici e letterarj. Lo Siuilh acccnna V analogia fra le cause produttive della ricchezza materiale, e della intcllcftiva : D' Alombrrt svilnppa qiiesta idea, ed e re- eata alP ultimo grado dolla diniostrazionc in un' operetta: Sino a i/iial punlo le produzioni scicntifiche e letteraiie seguano le leggi economiche della produzione in genei-ale. La prospettiva dflla ricchezza ofierta dalle scienze, dalle ■:).;; lettere, dalle bcU'arli non crea il grande ingegno, che la na- t\ira fa sorgere in ogni condizione di tempi a prova di sua po- ■ tenza, nja cssa giungc sprone, agli studi, fa universale e gradita la profcssione scicnlifica e Jettcraria, c giova ad assrcurare nel- r universale il regno di ogni genere di sapere. Vha de'paesi in Europa su' cui mercati conipajono del pari ed i frulti dciragriroltura e delle manifatture, e le opore dci fdo- •«ofi e dci Ictlcrati. £ tubbictto a nicraviglia la qnanlilii doUe Opcre pubblicatesi nel decorso secolo nella Francia, nelTIngliil- >erra, e nella profondamcnte erudita e pensatrire Allcmagna. Quale non dovri essere la produzione del secolo nostro ncl movinienlo gencrale de' pensatori a xcmtarc i segreti della n»- LXX Ua ultimo efficace elemento di durevolczza alia clvilta io ravvisonello splvito dl filosofia, clie orapre- domiua tutti i pensatori deiruniverso, ia quelle spi- rito che cerca 11 vei*o, ed 11 vero solo, e ne fa tesoro ovunque trovisi, seuza rispelto a classi, a sette, a nazionl. Fu ua tempo die I'amor della disputa e lo spirito di partito signoreggiavaao nclle scuole. Era- no desse a guisa di un campo fra niiuicl diviso, eve gl'ingegui si guerregglavano. La scolaslica , eke no offre ad un tempo risullamenti e si abbietti e frivoli, e si elevati e lumlnosi, parve per indole sovranaraen- te disputatrice. Le dlvlsioni che ne nacquero e r amore alle questioni, senza discernere se tornas- sero a pro od a danno, sino a tempi non molto di- scosti si conllnuarono^ e alcun cbe di peggio si ag- giunse a quello spirito avverso alia pace dalla su- perstlzlone e dalla intoUeranza religiosa. Quello spirito di vuoto orgoglio c di divisione di- sputatrice va ogni glorno piia menomandosi: i let- terati , sebbene talvolta divisi, meditano i dispa- reri con animo benevolo e rispettosOj e con intendi- mento concillalore: gli cruditi d'ogni maniera si porgon nianoj quasi fratelli', ed i filosofi, asplranli a scope coraune ed unico, la verlta in ogni cosa, o non dissentono fra loro, o fanno di trovare un pun- tura materiale, a. dicifiare i misteri del nostro essere, amisUO" rare ogni maniera di cognizioni t P^5S?J1 LXT^i to in cui le divergentl senlenze possano convenire. h'ecletisnWf o I'amore al vcro, ed a tutto I'l vero, senza differenziare sistemi, opinioni, sciittori, po- poli, ^ lo spirito del secolo XIX *. Si avvera per cotal modo a rigore, che le scienze, le Iclleie, le arti raccolgono in uno gli uoniini di ogni paese^ i (juali formano nella eta nostra quella fralellevole associazione, che un giorno fu delta, ma senza intero diritto, la Repubblica Letteraria^ e le inseguc veneraade di siffalla Repubblica noa sono che quelle del vero e dell' utile di tutto il gcnere umano. Ond'e che la civilta de'popoli nou fu mai siffattamenle guarentita, e lorueranno vani, come * Nclla Francia per tutto ^il decorso secolo domino la Clo- •ofia che trae dai sensi i matcriali alP edificio delF umano sa- pcre. II sensualismo, venuto dairabuso dei principj della scuo- la di Lokc c di Condillac, parve aver posta sedc in quella nazione. IS'cir Alrniatma si corse alio estrcmo opposto; parve che «i volcsse abballrre ogni inipero dc"'scnsi, onde alzare sulk sue ro^ine cscluaivo V impero dclle idee. Ora parecchj fra gli scrittori Francesi si levano da'srnsi, e »i Tolgono ai sistemi degli Alcmanni , e parecchi fra gli Alenianni non si stringono nelle pure regioni delP inlellelto ; e pare che facciano o gli uni e gli altri di rivniire que^^li svariati elemen- U, perclio tuHi hanno scde nel fondo drlla uniana natiira. Per cotal modo dai contraiti del secolo XVIII e dai principj del •ecolo XIX usciranno fori* rittorir.jr Ir leoiiche moderate del- ta Italiaua Fil'.isofia. LXIII dicea da priiicipio, gli sforzi o della igiioranza, o della superstizione, o del fanatisnio per imbrigliare lo spirilo uniaao, o travolgerlo dalla carrlera ch'egli percorre si vantaggiato. La civilli che ora godiamo lion sapra iudietreggiare. Ella, o Siguori, stara. Alia saldezza del suo regno santaaienle c pertina- cemeute cospirano quanti v'hanuo nel mondo inci- "vilito intelletti supremi, cuori elevati c generosi^ e la Italia nostra non sara seconda a nessuu'altra na- zione in percorrere il nobilissimo arrlngo. Ella ricorda, e se ne gode ed onoi'a, che le Leggi Piomane, in cbe sta la verace sapienza legislativa, sono opera di italiana meditazione: che dessa ne fu la custoditrice di mezzo alia ignoranza ed alia bar- baric umversale de^ popoli: che dessa ne disvelo i Segreti alle altre nazioni, e ne sedette maesti'a nelle sue scuole: che dalla collezione di quelle Leggi ven- nero le moderne legislazioni di tutta Europa, le quail sono piii o meno pcrfette, secondoche piii o meno si attengono ai principj di quella giustizia, non gretta e selvaggia, ma sociale e politica che vi e racchiusa. Ella ricorda che nella universale barbaric qui fu la sede della plii filosofica e della piu umana delle credenze^ che da qui ne furono e gittati e fecondati presso gli altrl popoli I semi, alia civil ta moderna si frutluosi: che qui le scienzCj le leltere, le arti e LXXIII furono coltivate, e brillarono quando Europa tutta era incolla c barbara^ e che da lei, quasi da ampia sorgente, si diffuscro siccomc acque fecondatrici ad ariicchirc tutte le altre nazioni : che qm slanno le coUezioni piii iusigiii delle bell'arti, e gli avanzl pre- 7.iosi dclla civilla antica^ e monumenli nuovi ad ogni giorno investigatori nazionali e stranieri con mera- viglia distcrrano dal suo seno : mouuiueDti che ne speranzano non essere vana iramaglnazione il peii- sicro del Vico, che la civilla nostra autecedesse pur aiico quella di Grecia. Non abbiamne dubbio, o Signori: Tllalia nostra non verra meno a se slessa nella piii nobile e piu magnaulma delle imprese, ne si vedra digradata dalle anliche sue glorie^ che a dispetto dei raaligni e dcgrinvidi, il cielo, il sole, gli elemenli, gli uoml- ni non sono per noi variati di luoto, d' ordine, dl potenza da quello ciregli erano auticamente *. Le vicende, cui sogglacqne nel decorso de' sccoli la Patria nostra, vagliono a far accorti i meno veg- genti, che ogni altro bene, o Signori, potria vcnir tolto a quesla classica terra, ma non tolta ne me- uoniata giammai la potenza suprema dd cuoie e dclla ragione. * Machiavrllo : Discorsi sopra In prima Peca di Tito Livio, I.ib. I. } p I RELAZIONE ACCADEMICA dell' anno M. DCCC. XXXII. i Studio disposta Jideli. S? .... h detto assaissimo da moiti, e senipre, e piii spesso ancora in questi Commentarj, dell'utilita delle accademie, rispetto al procedere innanzi, die per questc si prospcra ed accalora, d' ogni umano sa- pere: di quelle accademie inteudiamo parlare, clic nou a sola vanlta di oziose caulileue, ma con ma- scbio inteudimento vennero pensate ed avvalorate dai savj per V incremento progressivo delle uobili dottrine. E fu detto, clie per codesti couventi scien- tiCci e letterarj si dibatle ed appiana, e quindi si prcpone e difl'onde alia civil comunanza qiiello che delle lettere, delle scieuze e delle arti si e potulo ac- certarc per oltimo : che per questi si affortiGcaao i fiaccbi, si rattemprano i Iroppo arditi a qualuaque investigazione ed impresa, si indirizzano i traviati a pill certe ed utili mele. QucUo finalmente che |;li uo- 4 mini dolti pensano o fanno disseparali, riceve da queste fratellevoli comunioni maggior lustro e so- stanziale importare ed autorlta: che non otterrebbej senza le gare de' giudizi di molti esercitati e insieme raccolti a uu fine medesimo. Di lulto quel bene che delle accademie si e pavlato innanzi a questo, tenne ornato discorso il Presidente dell'AteneOj nella cblu- sura appimto deli' anno accademico: ma la sostanza del suo desiderio intendeva a un nuovo accorgimen- to, dal quale potersi rlpromeltere un maggior van- taggio neir islessa ulilissima istituzion nostra, e un piu ordinato e sicuro procedimento al vario scopo a cui si conduce. Chiamati molti e sinceri cultori del vario sapere ( come labuona ed onorata riputazione li raccomanda) a far parte d' una dotta famiglia, comuuque la diversa inclinazione li chiami alia cul- tura ed a segnalarsi in quella parte di sclenza cui uatura li formo : per quell' istesso campo sterminato che lor si para dinauzi, o anco per non saper forse pienamente che piu convenga, che piii si cerchi, che piu torni a privata e pubblica utilita ed onore ia quella tal scienza, si ristanno quasi incerti nello eleg- gere la via, uel pigliar le mosse spontanee, nello ab- bandonarsi al tutto e consecrare quegli studi preci- pui, che divisi e smarriti uou sanuo I'iuscire a buoa fine. E r uomo fa volentieri e piu presto e meglio, porgendosegli occasione di fare: o per 1' esempio, o per cenno e conforto clic da altrl gli YCgna. I moUi parti ti chc a lui si presentano in cui provarsi, infor- sano la diretta volonta: sia clie colla speranza di riu- scire in tulti si menomi V insisten/.a in cadauno: sia che il vedersl abbondare intorno gran messe di occupazione e di studi, siccome awienc in tullo, ingeneri nelPanimo (juella inerte e distralta conlem- t" plazione, che nianda cqntenti del solo pensiere e d'infniltsfere dileltanze: sia finalmenle clie airavviso aulorevole di clii diceja questo si conceda piu volon- tei'oso e Cdalo. e segua il cammino clie aperto e si- euro gli si dimostra. Ond' e cbe, inteso il Px'esidentc di lutto quello clie nei diversi spartiraenti dello sci- bile esercita a'' di nostri e fatica Ic menti del dotti, domando clie ciasouuo de' membri dell'Ateneo vo- lesse essei'gli cortese nello additargli quelle siugolari materie, clie, o scgnalale di uuovo. o avviate innan- zi, o non abbastanza cliiarite, potcssero impegnare gli studi, c dare effetto ad utili lavori, di cui farsi bcllo il bresciano Istituto, a proGtto della universa- lita e dcir umano pevfczionamento. E ciu tornava ineglio che fosse falto alia chiusura deiranno acca- demico: perclie appunto ncl frattempo si potessc concedere coniodita di pensare allc proposte mate- rie, sulle quali chiamavansi gli sludi e le attente in- vestigazioni deirAteueo: oude il vegnenle anno non isorgesse povero c sparecchialo di utIli Ictturc. Con- 6 sidcrato e divisato astraHamente I'Ateneo in altret- tante categorle scientlfiche, quante appunto sono le scienze in cui si divide la somma dell'umano sapere, dai piu valenti ed esercitati di cadauna di queste fu raccolta la messe abbondevole in cui porre la falce: cui crebbe ognoi- piu il cumulo di quegli altri que- siti, i quali a ogni biennio si accolgono per eleggere tra essi il programma pel gran premioj e che tutta- ▼ia giacevano dimenticati negli scaffali deir Accade- mia. Commendevoli cotai quesiti pel loro importare scienlifico, per certa novita e per ragionevole pos- sibilita d'essere risolti, verranno quindi innanzi dis- posti e descritli ordinaiamente all'altrui conoscenza e richiamo. Ne per questo si toglie ch' altri si ado- peri e fatichi in qual altra materia pliipiace^ solo che a chi vorra fare non manchi mai una serie bella e appai'eccliiata diutili argomenti, un campo fecon- di.ssimo in cui provarsi con certezza di ubertoso ricolto. Con questi avvedimenti, insegnati dall' uso e dai bisogni delle scientifiche istituzioni, perche ognor piu vigoreggino e procedano ordinatamente agli alti Cni per cui si composero, parvc oltimamente a cbi tiene il carico di preside del bresciano Ateneo, d'aver proveduto al piii costante e sicuro abbondare delle memorie e dell' operc: additando quegli argomenti clie sopra gji altri si raccomaudano e chieggoao tut- 7 lavla clii li tratti fra noi. Onde se allc lettcre ed alia poesia in ispecie (le cul eminenti ispirazioni non pos- sono governarsi n^ per tempo nh per tema ) si con- cede libero sempre e indeterminate quel campo in cui piu loro piacesse segnalarsi, a rici'eamento e ri- poso da pill severi studi: alle varie scienze in qual- che modo fu dislinto uu avviamenlOj una meta a cui dirigersi. Dira 1' effetto islesso de' Commentarj vcntuvi il gran bene clie dee procedere da cotali di- visamenli, per lo avanzamento delle scienze, delle quali iu questo anno recheremci per prirao a parlare di quella che cosi strettamente risguarda all' uman gcnere: la Medicina. Cos'i pur fosse, che tanto di co- desta scienza si allargassero i confini e si raccertas- «ero i principi , da trovar modo a vincere e rintuz- zare que' morbi tuttavia arcani, contro i quali da vcnli secoli si studia opcrosa e si travaglia: e giu- gnesse a por freno all' ii-ruente calamita, dinanzi a cui ti-ema ora e sbigottisce c si pcrdc I'umana gene- razionc ! Fra le scopertc che illustrarono gli annali dclla medicina deli" eta nostra, fu notevole e di gran pro- fitto quella di Courtois e di Fife: di quella sostanza semplice e combustibile che si ricava dalle spugne mariue abbruciate, dal liscivio delle ceneri di molte piante, e dall'acque madri di Varech. Questa sostaa- za, che ainministrata oltre alia dranima, avveleaa 8 1' individuo esulcerandone le interiora, ma clie lo salva e guarisce da molte morbose affezioni, possie- de, in un co'suoi preparati , una virtu soprammodo energica, stimolante e solvente: intaccando le glan- dule, la tiroidea in ispecie, e giovaiido assaissimo a smaltire e dissipare il gozzo. Dotato I' jodio di que- ste proprieta elettive, venne con buon successo im- piegato a guarigione de'pazzerelli nel nostro Speda- le^ e Tegregio dott. Giambattista Moi-elli (del quale abbiam detto nel Commentario delT anno scorso quello cbe la verita ue suggeri come direttore e be- nefattore del pio Istituto della Maddalena) ne ven- ne con bene ordinata relazione a raccontare i van- taggi che ne trasse nel trattamento fisico degli alie- nati. Sperimentatone il suo potere in molte malattie che si possono dire affini e tenere aualogia con quelle del sistema nerveo-cerebrale, sospetto dotta- mente il nostro cliuico, cbe giovar potesse anco in quell' altre che perturbano le funzioui intellettuali : posta pero ed ammessa la condizione patologica di organici scambiamenti, pei quali si rompa la rego- Jare trasmissione delle sensazioni al cervello, e la reazione di questo per Y esercizio di quelle facolta, per cui difettano le arcane operazioni dell' aniraa. Tolse egli quindi a provare 1' efficacia del nuovo ri- niedio in que'malati sui quali erasi provata indaruo la scric de'farmaci ordinari suggeriti dall' arte, nou 9 che ! mezzi tuttl possibili, razionali e moral!, atti a ripristinare e riordinare le facolta della mente ^ lo adopcru In quegll individul che mostrarono segni manifesti di pervertimento organico del cervello e degli organ! sovra i quali esse influ!sce per simpati- ca g!uiitura: malatlie clie dipendouo per lo piu. o da tumor!, o da flu!d! piemeuti il cervello o la sp!Qal midolla , o da morboso ingrossamento delle mem- brane d! cul si vestono i nervi e lo stesso m!dollo, o da strume e infarc!mento de' v!sceri che tensrono re- lazione col cervello, e sperimenloilo segnatamente in tutti gli affett! d! cretinismo e d! pellagra. Tutti gli ammalati ch' egl! sottopose alia cura dcU' jodio ( sommiuistrato internamente in tiutura, e per fri- ziouc alle parti, in pomata d' idriodato di potassa), o guarirouo perfettamenle, o se alcuno non ottenne guarigione perfctta, non ne conlrasse almauco mag- gior danno: limltato esscndosi il rimedio a distrug- gerc i sintomi simpatic! e le morbose complicazioni, ridonaudo la salute al corpo senza far raigliore Tin- telligenza. Torna qui utile a schiarimento della ma- teria e a testimonianza del tulto, il rilerire per di- steso la storia di ventiseltc ammalati. e il vavio esi- to a cul 1! coudusse la cura mentovata. Di cinque dc- meuti, trattali per primo appartalameute, angusllati dastermiuatobroncocele, trc guarirono al lutto, col- lo sciogliersi del gozzo e col tornare in essi la facolla 10 della percezlone e connesslone dell' idee e riteiitiya della memoria^ e tre non subirono utile modifica- zione nelle funzioni intellettuali disoi'diiiate, e si ri- masero saui del corpo, ma non guariti della mente nello spedale. Di quattro altre deruenzej originate da pellagra, una fu tolta perfettamente|, persistettero le tre altre^ e uno di questi rimasi pazzi iagrass6 usan- do deirjodio, I'altro dimagri: durando quest' ulti- mo gran tempo a racquistare la buona sua nutrizio- ne. Uso r jodio in altri due dementi, soggetto Puno all' epilessia, I'altro a paraplegia ed emaurosi imper- fetta. Gesso 1' epilessia nel primo, ma rimase il dis- ordine della mente^ scomparve nell' altro la para- plegia, restando pazzo^ ed essendo morto un anno dopOj gli si x'inveune una i-accolta di sangue groni- mato nel ventricolo destro posteriore del cervello con un bianco polipo della grossezza d' una noce. Un malato di idiotismo congenito scrofoloso, con ul- ceri estese nella bocca, guari al tutto coll' uso inter- no della tintura fra un mese^ scomparve la diatesi scrofolosa, rimarglnaronsi le ulceri, e si fe'capace a adoperarsi utilmente nella sua famiglia. Fra otto al- tri maniaci, riebbe il primo la ragione col dissiparsi del gozzo^ rimase pazzo il secondo e dimagri, fioo a cbe seguitO* la cura^ ad un terzo fu sospesa 1 am- ministrazione dell' jodio, per non accelerare il pro- gredimento d'una tabe di cui era minacciato: e raori 1 1 iu fatli dopo due anni di marasmo. Delle cinque al- tre manie, che secondo Topinlonc di Willys sono incurabili, complicandosi a cronica epilessia, una fu viuta coU'uso interno della tinlura e con le frizioni lungo la spina dorsale^ due non si sono polule vin- cei'e, essendo insorti bruciori, vomiti e diairee, alle piu piccole dosi del rimedio. Ne' due ultimi non fu prodotta vavieta di stato^ e morto un di questi, do- po assai tempo, si not6 nella sezione cadavericainjet- tamento alle mcningi, lurgescenza de' seni e molto siero alia base del cranio. Di tre altvi individui af- fetti da monomania cronica, I'uno torno sano alia propria famiglia, come non fosse mai stato amma- lato^ ncgli altri due pei'sistette la monomania affatto invariabile, contro V jodio e contro ogn''altro sussl- dio. In quattio altri pazzi finalmente malati in ag- giunta di spinitide sintomatica, si provo tal rimedio^ in due di questi, in istato di pellagra avanzata , opcru maravigliosaniente la guarigiouc per intero : gli altri due cbbero a soccombere al procedere in- nanzi della pellagra clie disordlno i loro corpi. Espo- sti cosi i risnltaraenti della clinica, passa a dire il nostro Morelli, della confezione del rimedio e del come lo amniinistro negli esposti casi. Segui egli co- si nella tintura, come nell' idriodato di polassa, d pi-cscritto della farmacopea del Campana^ comin- ciando ad amministrare dalle quindici e venti goccic dl tiutura in una llbbra d'acqua stillataj e divisa in tre parti, crescendole sino a cencinquanta: dose che gli ammalati sostennero senza danno.Uso pol Tidrio- dato di potassa nella pomata dalla mezza dramma air una, e in un' oncia di grasso di majale.^ e la du- rata della cura, si per le prescrizloui interne che per le frizioni, non passo le dodici settimane. Contro le autorevoli opinioni di valenti medici, clie condan- nano I'uso dell' jodio, registrandolo senza piii fra i veleni corrosivi, il nostro clinico sperimentatore lo jaccomanda siccome utilissimo in varie classi di ma- lattie mentali, e massime in quelle che si associano ed hanno origine da sconcerti del sistema assorben- te^ e quanto ai danni che Y economia animale pu6 patire dall' jodio, coutro Tautorita del celebrato Carminati, dello Speranza, d'Orfila, di Chevalier, sta il sommario de' falti terapeutici di Bayle^ dal complesso de' quali il nostro clinico ha potuto cer- tificarsi, che la metodica e ben ponderata ammini- strazioue di cotal sostauza non conduce ai gravi sconci che ne furono dipinti. Onde venne a dire, che il medico che da questa si studi di trarre vantaggio, dee guardar prima alia natura delle malattie ed alle clrcoslanze che Taccorapagnano, senza di che gli k inutile adoperarsi^ ed k per ci6 che non dalla natu- va del rimedio, ma dalla ragiouevolezza e misura della sua appllcazione, dipendono unicamente i buo- Ill come i contrarj effetti. La virtu solvente delle preparazioni jodine torna utilissiiua in quelle 'ma- lattie della mente, che procedono, siccome fu detto, da mala organizzazione o imperfetto sviluppo degli organ! clic si riferiscono al cervello. Utilissima k nella cura del cretini^ essendoche nel crelinismo V organizzazione e le facolta intellettuali ristandosi a meta del loro sviluppo, presentano il piii alto gra- do della costituzione sti'umosa. AlF idlotismo in faltl si collega 'pei* oi'dinario il broncocele: e Schif- fer nella necrotomia di due cretini fratelli scover- se. in particolare nella scambiata disposizlone del sistema nervoso, sparsi piu o manco vari gangli o gvossi enGamenti come piselli: risultanti probabil- raente da un"' alterazione della sostanza midollare dei nervi, le cui fibre non si poteano distinguere. Convicne colal cura a quelle pazzie pellagrose, nolle quali lo sconcerto delle facolta intellettuali nou di- pende puramente da alterazione diuamica: nel qual caso il solo metodo di cura tonico ed antiflogistico dee baslare per debellarle: ma in quelle solamente che derivano da guasti organici , cui la pellagra va lenlaniente ad operare sui vari sistemi che prende piu volentieri a guerregglare, e le cui forme durano croniche ed irremovibili. N^ qui pertanlo si dee com- prenderc il delirio acuto della pellagra, ne la mania pellagrosa: che il Liberali c il Carraro sostengono i4 ita , e quella mandata da'niantici k purissima ed at- tissima. Che se I'insuflazione i-estiluiva una volta piu sommersi che non e oggidi co' mantici, le guarigioni tt operate doYCansi ficrlvere alle afYetluose e costanti piemurc cou chc si trattavauo que' sventurali: pre- mure affetluose e coslauti che si ponno agevolmentc prometterc da chi accosta la sua bocca a quella d' uno sformato cadavcre. Ma oltrecche difficilissi- ina e 1' introduzione della cannula nella larinee ( da doversi molte volte aver ricorso alia operazione per sestessa gravissima della traclieotomia) tiene inu- tile auzi dannosissimo il dott. Zannini 1' introdurr* aria nei polmoni. Gonfio e disteso h il petto del ri- pescato, il diaframma e abbassalo: indizio certo che i polmoni sono pieni d' aria e di spuma che ri- gurgita dalle fauci. Che val dunque accumulare aria ancora in polmoni gia distesi ampiamente? Questo saria inutile per lo manco, o vi rccherebbe lacera- zioni. INe basterebbe a ovviare a cotali incouvenienti il soffictto a doppia corrente, che mal sa imitare co' movimenti artiticiali del toracc la respirazio- ne naturale^ che se pur si desse vffelto alia respi- razione ed espirazlone, non potrebbe prontamente succedersijiumodochefraruna eTaltra non fosse al- cuuistante in cuivi avessevuoto nel polmone,che de- terminercbbe una mortale emorragia. Condanna pe- ro il dott. Zanniui Tuno e V allro metodo di porrc nuova aria nei polmoni, e raccomanda invece la mag- gior diligenza nel niondare la bocca e le fauci c i condotli nasali del sommerso. Discorre indi succin- aa tamente i vantaggi che rlsultano dalla Introduzlone negli intestini di materie irritanti: come sarebbe la soluzione di sapone, di coloquintide, di sal comune e soprattutto del fumo dl tabacco^ non cbe quelTaltre utilila che derivaao dalle impressioai fatte con alcall volalil^, o aceto radicale, o canfora, alle membrane cbe ve!stono le cavita nasali, aggiungendovi anco un vellicamento meccanlco. Quanlo al salasso ed alia elettrlcita, dice essere state il primo molte volte utile e insieme micidiale, e che 1' elettrico h di troppo ar- cana natura.per potersi decidere s'egli ecciti soltanto la vitalita, o insieme la consumi e distrugga.Discorse pero le opinioni suUa causa prossima della morte de' sommersi, non che i metodi piu accertati per soccor- rerli,riduce il dott. Zanini la sua memoria a brevlssi- mi precetti, e la somma delle cose consisternel togiie- re al piiipi-esto dall'acquailsommerso^polchelapro- babilita di ridbnai-lo alia vita sta in ragione iuversa del tempo che dur6 nelFacqua. Pongasi quindi dispo- gliato in anibiente caldo, lo si asciughi, lo si mondi tutto, e si comincino indilatamente le fregagioui, e si amministrino sostanze irritanti ed acetiche. E seb- bene il piii delle volte se dope una mezz' ora il ripe- scato non riviene, puo darsi per realmente morto, a ogni modo prudenza e carita vuole che non si cessi dalle cure per sei ore: offerendoci esempi Y istoria di asfissie protratte, e poscia quasi miracolosamente a3 guarite, Dettando il dott. Zanniul uno scritto che dee corrcre per le mani di tutti, poicliu a tutti ap- punlo potrcbbe occorrere di prestarsi al momento e prima dclla cliiaraata del medico, cosi non parld di quegli eroici soccorsi clie non si debbouo minl- strare che da prudeute e sperimcntato fisico*, non essendo stato sempre senza gran danao di eerie ope- ra che si scrissero da uomini eccelleuti nell' arte , colle quali si cerc6 di rendere ogni colta persona capace di giudlcare del tempo, della convenienza e del come si debbano usare que'mczzi che sono i piii potenti nella terapia. Esposle le dottrine intorno alia cura de'sommcrsi deU'egregio socio dott. Zannini, in un con le opi- nioni del suo relatore, porrem qui il sunto d' altra memoria niedica, di cui interlenne 1' Ateneo, nellc ciii adunanze fu amracsso a leggere, il gioTine dott. Giacomo Uberli. I nuovi saggi della illuslre Acca- dcmia di scicnze, lettere ed arti di Padova, porsero a lui occasione di estendere colal memoria, e segna- tamente uno scritto in que' saggi inserto del nostro Socio d'onore, dott. Giuseppe Moutesanto: Storia ragionata d' cpilessia, prodotta dal vermc solitario (tenia solium). Un giovine, vis.snto sanissimo sino a treut'anni all' arti, e marilo di fresco, cadde epi- lettico^ se ne ascrisse la causa all'abuso della vene- re, o a quello di bevande spintose, c con trc salassi e qualcbe purgaate guan dagli Insuiti, e stcttc sano per due Inter! anni. Dopo (juesto tempo tornarono in Iscena gli access! epilett!cl, fino ad esserne colto sei sette volte in veutic[iiattr' ore^ ma non mai sup- poneudos! clie F esacerbazione del male potesse di- pendere da irritazlon! al basso ventre, rapplicazlo- ne delle mignatte a! vasi sedali, e un erauutorio con- tinuo alia nuca, allento la malaltia^ lasciandolo pe- ri mal disposto e incapace d! falicbe. Fu a qucsto passo che il prof. Montesanto ebbe a vedere II ma- lato, e venne la sospetto, che II male non dipendes- se da disordini al capo, ma bene dalle vie intesti- nal! *^ nel che venne confermato dagll indicj sugge- ritl del medico attuale, e piu dalle evacuazloni al- vlne delFammalato, nelle quail s! riconobbero auel- la e frantumi del tenia. Ammlnistro quiudi tre dram- me di olio etereeo d! tercbentlna In un''oncia d'olio dlrlclno, da pigllarsi aintervalli^dl qui venne il ralno- rarsl degll Insuiti epllettici, e per fine in capo a qual- cbe tempo r ellminazlone di alquante braccia del verme^ V cssido dl stagno fina'mente e la gomma * Non essenJo per 1' appunto orvia la diagnesi di tal cans* dell' ppilcssia, sariasi desidcralo che il dott. Uberti per di- steso ci avesse nel sunto che ne porse della meinoria del prof. Montesanto, raccontati anco gli argomenfi che suggerirono que- «to sospetto, d'onde emerse la eura delP ammalato e la «ii* giiarigione as golla ne caccio 11 rimanente, collo c testa: che di- segnato II tutto da Bremser, fu oggetto dl accademi- clic osservazioni. Se il paziente si fosse potuto li- sparmiare da faticose opcre, e daraie in una dicta ordinata a rinvigorire gli intestini da] mal sofferto e dalla azione istessa de" rimedj , sariasi confermalo in salute^ ma in capo a tie mcsi crebbcro a mille doj)pj i pai'osismi, fino a tre in nove ore: onde si dovctte aver ricorso alia stesse prescrizioni e in uno al decotto di pomo granato, che determiuarono la cacclata del corpo d' un gi'osso lombiico e d' altri square! del tenia, e cosi flnirono gli insultl epilet- tici. Dallo scamblo di luogo nel tubo iutestinale del verme parassita, si risolve la domanda perclie sola- mcnle a trc-nl' anni si risentisse de'suoi nialori. II dott. Uberli concliiude il suo discorso sulla memo- ria del prof. Monlesanto, avanzando con lutta ra- gione, come per guarire del tenia. non Lasti la sola eliminazione dell' iudividuo, ma doversi seguire in- hanzi quel raetodo curalivo che mcglio riu.sci , per caiigiar^ le morbose condizioni c disposizioni del tu- bo gastro-enterlco. Assevcra aneora non potevsi per tal raale pi-efinirc uu metodo generale di cura, es- sendo che i presidj lerapeutici piu accrcdllali non vagliouo lo stesso in lulli gli individni, in tulli i caetL .In conferniazione di che, nc riferiscc uno oc- eorsOKJi nella propria sua pi-alica, d'una giovluetla 26 dl Ycnt'annl, di temperamento stenico-cccitabilc , nella regola de' menslrui^ cbe perduta la naturale vivacita, a quando a quando and6 soggetta a gravi lipotinue: mali tutti che si volevano imputare a cau- se puramente morali. Teso era il ventre e costipato, impaniata la lingua, dolori intestinali, un assiduo dolor gravalivo alia fronte, un cercliio livido le at- torniava gli occlii, frequenti ed irritati erano i polsl, e nelle scariche alvine certe matcrie bianche , non bene dapprimaavvisate,ma su cui cadde sospetto cbe fosser brani del tenia. Tento indarno il dott. Uberti r olio etereeo di terebintina col ricino^ ed il nessua effetto avutone lo ricbiamo ad amrainistrare 1' olio di noce in dosi coplose , cbe in capo ad alquanti giorni determino una quantita maravigliosa di anella guaste del tenia. Parve dopo questo cbe la prima sa- lute rifiorisce, e cbe la speranza della piena guari- gione tornasse la giovine alle sue affezioni: tanto piu che la testa del verme anch'essa era uscita^ ma o fosse che piu altri individui covassero refrattarj ai primi riraedj, o cbe i semi deposti ne rigermoglias- sero di novelli, tornarono da capo i primi dolori, le prime angustie, i primi svenimenti^ contro a cbe non valse I'azione in sulle prime de' prescritti rimedj. L' opera pero continuata di questi elimino altre por- zioni del verme, cbe parver Fultime^ e intimata una dieta confacente , una tintura marziale eccitaat* »7 cess6 i tumulti che la possedevano, e dopo quiudici mesi di pei-tinacissima ed oscura inferraita si riebbe in salute. E qui die'flne il dott. UbertI al sunlo del- la memoria suU' cpilessia del tenia, raccomandando anco le decozioni dclla corteccia amara, e il latte d' asinella, da lui avuto in conto di eccellente an- telmintico. Una curJosita nalurale, che puo riferirsi alle scien- ze medico-legali, porge argomento ad altra memoria del nostro socio dott. Montesanto , di cui pure ci rese conto il dott. Uberti: Allattaraento di tre ca- gnolette, operatosi da una cagua vergine. La sto- riclla fa onore al bel sesso cagnesco. Nacquei'o ia casa d'una signora di Padova sette cagnoletti, quat- tro maschi e tre femmine , le quali furono condan- nate a morire, siccome avvicne, per alleviare alia ma- dre I'ufGcio di balia a sette bestioline. Si cav6 una buca nelPorto vicino alia casa, non molto profonda, e messevi le dannate, si ricoperse il buco di terra smossa, e fu creduto clie ivi morissero. Assisteva al- ia dolorosa opcrazione una cagnuolina ( della spe- cie dei braccbi ) delicium do mince , nata in casa un anno prima, e sorella (teniam solo per via di madre) delle vive sepolte^ la quale noto molto bene il luogo del supplizio. Nessuno dapprima pose attenzione ai divagamenti da casa della povera bestiuola, la quale preso alcun cibo, se n'andavadiritto alia buca, dal- a8 ^ la quale avendo raspato il terreno sopposto, porgeya le vuote mamraelle alle affamate, accovacciatasi so- ■vresso al buco. Ma il caso sta che la pietosa nutrice non a\ea sin allora partorito, ne manco era pregnan- te, eppure alimento del suo latle le sorelle: che vispe e ben nodiit'=! la seguirono poscia con festa alia ca- sa: salvate mai-avigliosamente da questa vergine - • Vergine Ciiccia delle Grazie alunna - Ond'e che per questo caso si avvaloi-a 1' opinione di Haller, di Presciani, diRicherand, e di Ippocrate,che gli organ! secernenli il latte si rilevano e inlurgidlscono per istimoli unicameute locali, coU'assIduo succiare che SI fa de' capezzoli: integerriino utcero atque hymene. Queste considerazioni conducono a considerazioni anco pill serie di medicina legale ;, nei casi che si volesse giudicare una giovine, supposta rca d' in- fanticidio, per la sola ragione delle poppe turglde di latte: come avvertirono Fortunato Fedele e Pao- lo Zacchia. Con altrosunto elaboratissImoildott.Ubertirende pieno conto d'altra memoria del nostro onorevolissl- mo Socio, Girolamo Melandri. professore in Padova. Delia silice, considerata come un acldo. La terra silice unica materia del cristallo di monte e del quar- zo in generale, compone essenzialmente le saLbie de'fiunii e de"' mai-I, come una maravigllosa qiianti- ta di pictre dure, viene mostrata dall' illustre chi- I 2? mico patavino per tutli i caratteri chc dimostra ua f jjtiro acido silicico. Noi uon scguiremo dapprcsso le sue tracce nelTordiue dcgli sperlmenli islituitl rela- tivamente a questo acido, e uelle nuove osservazioni f, da lui aggiunte al fatli gia conosciuti, suJle proprieta della silice,per accrescereenobilitare la storia chiini- ca d' una sostanza sopra la quale in tutte le eta i chi- mici e i naturalisti spesero indarno le loro vigilie per ravvisarc il dissolvente idoneo, die secondo le leggi consuete a' coipi cristallizzabili, Ic desse le diverse sembianze e le crislallinc forme geoinetricbe. II dott. Uberti ne porge in compendio le osservazioni del prof. Melandri. che plu alia distcsa leggerannosi ne- gli alti deir Accademia di Padova. Ultima memoria di cui esso ci lesse un sommario, apparliene alTesimio altro noslro Socio, dott. Gio- vanni Zeccbinelli^ il quale viene fortiCcando ognor piu la sua opinioue, die Ippociate avesse una di- stinta conoscenza degli interui aneurismi del torace: lode negatagli da alcuni, Rovistando i trattati di quel primo sapientissimo padre della medicina che risguardano le malaltie del cuore e de'vasi maggiori sanguiferi, fa ragione, die chi conobbe e noto molte altre malattie d'un organo con tanta cura e.splorato, possa conoscerne anco altre. Forse la riverenza al- Tillustre antico couducca Y illustrc moderuo Zec- chinclli ad altiibuirgli qudlo che la moderna sa- I 3o pienza riconobbedaLancisI, da Morgagni, dalSenac e da Testa: i quali peru riferiscono il loro sapere , noa meno ai progredimenli della fislologia, della notomla e della patologica esperienza, cbe allc dl- rezioni ed agli insegnamentf accennati da Ippocrate. L' intend! tnento lodevolissimo del dott. Uberli nel leggerci questi compendj si riferlsce al bennalo de- siderio, che troppo tardi iion ci pervenisse quanto dalla patavina Accademia si dice e si opera per lo avanzamento della varia sclenza^ e noi recandone qui nota onorevole, intendiamo di compiacere al de- siderio degnissimo, porgendo un esempio alPistesso tempo da imitarsi: cioc, che le Accademie tutte scien-« tifiche e letterarie d' Italia ne facessero copiadi quan- to esse fanno, come noi saremo per conispondere con uguale misui'a di cortesia : per raffermare ognor piu i vincoli di benevolenza e fratellevole estimazio- ne fx'a'scienziati e letterati italiani, alia gloria e cre- scente utilita delle lettere e dell' italiche scienze. Gravi conlrarieta di circostanze personali tolsero a parecchi de' nostri CoUeghi delFAteneo, che pro- fessaao gli studi delle leoriche e pratiche discipline della medicina, dal porgerne in questo anno argo- mento di utili intertenimenti nelle diverse condizio- ni della scienza, che gli umani blsogni posero divina fra quell' altre che teugono al solo piacere ed alia <:uriosa inTestigazione. Ma di questo difetto farassi solcnne 1' ammenda^ e noi volgeremo ad altro la testimonianza degli annul commentarj. Ai cultori delle scienze fisiclie si scliiude, come si vede, novella via, per avvlsare a fenomeni nou prima osservali nc sospettati tarapoco nella univer- salila delTumano sapere^ e gia, colti al loro mostrar- si, parecchi valenti tengon lor dietro : per renderne poi pieno conto ed accrescere cosi la somma di quel- le osservazloni cte ne agevolano 1' intricala spiega- zione delle occulte leggi con clie si governa la natu- ra. Nell' anno 1821 il fisico Oersted discopri a Go- penaglien Pinfluire d' una corrente elettrica nei fe- nomeni del magnetismo^ e per tutla Europa sursero studiosi a ripeterne ed estenderne gli sperimenti , sulle tracce del fisico dancsc: per cui le scienze s'il- lustrarono di nuovi falti, e giovaronsi di nuove mac- chine, che si aggiunsero a quell' allre , gia per se- stesse maravigliose , della elettricita e del magnc- tismo. Fin qui si studiarono nei misteri della natu- ra le perturbazioni magneliche die sorgono per ca- gione della elettricita^ quando una serie inversa di fenomeni si offerse alia medltazione de'saplenti. II magnetisnio puu ingenerare fenomeni elcttrici; Fa- raday in Londra, Antinori e Nobili in Firenzc, si dispulano (e per 1' onore a sestcssi e per la gloria della nostra nazione ) il merlto di tale scoperta ^ <]uando per terzo sorgo a contendernc il primato r alti'o nostro Socio d' onore, ab. Francesco Zaute- desclil: dal quale tegniamo una memoria, con cui si j'ichiama all' Istituto bresciano, perclie negli annul Commentaij ne renda pubbllche le ragioui. Da cose di fatto, e da falti che pecuHarmeute deon risultare dalle epoche in cui si resero pubblicbe con le stam- pe cotali scoperte, dipende la risoluzione della que- rela scienlifica, di cui parlal'onorevole Collega^ della quale, senza ridurla per ora agli ultimi termini, noi trarrerao 1' istoria e la raglone per la quale egli ri- Tendica a sestesso il diriUo di prinio discopritore. Mette adimque cb' egli pel primo oltenne fenome- ni elettrici con le calamite: comunque si legga ncl n.'* i.'^gennajo i83i del giornale il Liceo: che nel di- cembre anteriore, Ampere e Fresnel tenessero di- scorso all' Accademia di Francia , dicendosene essi stessi discopritori^ e 1' illustre Faraday se ne vanti all'islessa epoca discopritore inLondia, di cotali fe- nomeni elettrodinamici: al cui favoi'e paria la prc- giataMeraoria de'fisici italiani, Nobili ed Antinori, recando alio sperimentatore inglese la gloria d'aver aperta la via a cotali scoperte. 11 nostro Socio af- ferma di non sapere, che Ampere e Fresnel oltenes- sero fenomeni elettrici con le calamite: parendo aver essi soltanto sospettato cbe le calamite sieno un ri- sultamento di correnti elettriche^ e protesla cbe tale scoperla ebbe culla in Italia nel marzo del 1819. E 33 perclie di ciascuno sla il poter gludlcarne, rlporta testualmente quanto avea scritto nel torn. 53, c. 3q8 dclla Biblioteca Italiana, nel poscritto alia sua nota, Sopra I' azione della calamita e di alcuni Jenonieni fisici^ e nella Biblioteca Universale di Ginevra nel gennajo i83o, ciu die del Faraday dice il Temps ^ relativamente alia seconda parte della sua Memoria, che e quella appunto clie lo risguarda: » Aggiungo ( egli scrive nella BiLl. Ital. in forma di appendice air esperienza i. e 2. della prima parte) un altro fatto da me piu volte osservato in questo mese, che non dovra riuscir discaro, perche teude quale auello a raggiungere i diversi fatti elettro-magnetici coUa lore sorgente. Ho tolto una calamita a modo di fer- ro di cavallo, del peso all'iucirca d'una liLbra fian- cese e die potea sostenei-e un peso di quattro a cin- que libhre^ e intorno a ciascun polo avvolsi stret- tamente un filo sottilissimo di rame, in modo. die -collocata la calamita a una dislanza di i5 a iG pie- di parigini, potea sperimentave snjle estremita sepa- rate di detti Cli, Preso quiudi un molliplicatore a due calamite, raggiunsi ai capi del filo medesimo (ch' era di rame, avvolto nella seta) due piastrelle di rame lucentissimo, colle quali, mediante due ver- ghette di legno, per non alterare la temperalura, conglunti i fili che abbiam deLlo cssere in comuni- caziouc coi poli della calamita, ho veduto che rage 3 34 magnetlco si disvia dalla sua postura naturale, di- chluando verso orlente il polo sovra cui entra Pazio- ne magnelica del polo nord, e verso 1' occidente, se questa passa al suo disotto: non altrimenti di quello che avvlene nelF elettrico ordinario. La declinazione era da otto a dieci. Parmi che questo fenomeno non si possa scrivere alia facolta elettromotrice, perchi il rame trovasi niccliiato fra due forze uguali e con- traries e dato anco, come lio sperlmentato nei li* quidi, che le correnti elettriche, qualunquc ue sia la direzione, non isviensi (come la luce e il calorico rag- giante) non ne dovrebbe dare alcun segno il mollipli- catore, come e chiaro. Par dunque che tale effetto debba impularsi al magnelico, e che il polo nord equivaglia al polo zinco dell'apparato dl Volta. Spe- I'O che altri sperimentando con moltiplicatori piii di- licatij.come col sidereiscopio di LabalUis, potra otte^ nere effetti maggiori, che udiro quando che sia con piacere. Pavia aj marzo 1829 ". Questo istesso il no- stro Zantedeschi, in piu ristrette parole, ripet^ in francese, ed all'epoca istessa nella Biblioteca Univer- sale di Ginevra. n La seconda parte della Memoria ( dice il Temps ^ parlando del lavoro di Faraday, come traduce V Antologia di Firenze ) tratta delle correnti elettriche prodotte dalle calamite. Avvici- nando queste ad alcune spii'ali, il Faraday pot^ produrre correnti elettriche; allonlanando queste 35 spiiali, si forniarono correnti in senso contrario. Queste agiscono fortemente sul galvauometro^ pas- sano, benclie debolmente, altraverso V acqua salata e le altre soluzioni: ma in un caso particolare il Fa- raday ottenne una scintilla. D'onde segue, che quel fisico produce le covrenli elettriche scoperte da Am- pere, valendosi unicamente delle calamite». Recati innanzi quegli irrefragabili docunienti di data certUj riporta una lettera scritlagli dal prof. ab. Pietro Configliacchi, Membro dell'Istituto Italiano, che ben inteso di quanto scoperse il nostro Socio, cosl parlavagli ai 25 febbraio i832. n Una gran parte delle recentissime cd importanti scoperte dell'ingle- se Faraday (quelle, cioe, che solo ai primi del cor- rente febbrajo mi vennero riferite da Parigi intor- no alia produzioue della elettricita voltaica per mezzo del magnetismo ) per titolo di giustizia se ne deve a voi la priorita. Ampere e Fresnel asplra- rono a quel priorato ingiuslamente ed inutilmente, avendovi rinunziato fino dal 1820, e 21. II mio Zan- tedeschi ai 27 marzo 1829 1' ha indubitatamente mcrltato in Pavia: si elettrizza , come voi faceste, con la calamita, come da gran tempo si calamita con I'elettrico. Anco il processo primilivo ed essen- ziale di esperimenlare deiringlese i il vostro: ser- vendosi, cioe, del moltiplicatorc. Ed ecco la sintesi deirelettro-dinamismOj che conl'erma I'analisi, ed 36 ecco fortificata I'identita delle cause di que'feno- menisj. Colla sposizione sincera di questi fatti, quali il nostro Socio li reglstr6 nello scritto cVei diresse al patrio Istituto , vorremmo avergli acquistalo un be! segglo fra colore che II buon Virgilio consente e fa degnl della gloriosa abitazione degli Elisi: In- ventas . . . qui vitam excoluere per artes *. Di compagnia al nou Socio sig. Federlco Mayer, r egregio Zaatedescbl ne intrattenne coll' altra sua Memoria. w Nuove sperienze intorno all'origine del- la elettricita terreslre». Parve a lui che i fisici ia- vestigatori abbiano sludiato piuttosto i fenomeni che presenta F elettricita , di quello che cercatane Torigine: doveudone pur dilTondere in tanta quan- tita il nostro pianeta nel suo moversi^ e da quanto espose nelle note a una Memoria edita nel Poligrafo del magglo i83i dal prof. Saverio Barlocci, appare che le dilicate sue sperienze lo conducessero a cre- derne I'origine inesausta nella luce. Le congetture adunque del fisico romano lo rimisero in via, pcF * Sappiamo quanto il cav. Gazzeri noto nelP Antologia Fi- rentina, intorno alia chiesta primazia di tale scoperta; ed e per questo che il prof. Antonio Pcrego , Censore del nostro Atcneo, promette occuparsi al venturo anno di cotal disputa- zione, e rccar lume di veridiche esperienze nella materia com- battuta. 11 tempo e il lavoro che promettiamo, comporranno la qiiistionc, al tutto di fatte. I 37 rltesserne gli sperimenti : nel quali glovoUo 1' aTve- duta pazienza del suo valente compatriota Veronese^ ma avvlstosi die le sperienze del Barlocci lottavano con difficolta gravissime, prescelse altra tnaniera di t spei'imentare: si valse cioe delle rane preparate, co- me il migliore clettroscopio che possegga la scien- ra. Dispose peru due liste di stagnuola, larghe due cenlimeli'i e lunghe cinque, sur una lastra di vetro^ collocate tra esse a tal dislauza, clic sur una cade- >a il raggio violetto dello spettro solare, e sull' altra il raggio rosso. Collocossi quindi una rana appre- stata di modo , che co' suoi arti inferiori pogglava sur una delle liste, e co' nervi della colonna verte- brale, messi a nudo, posLava sull' altra: reggendo al tormento per due inlere ore di venti sperienze. Per la serie di tutte queste accuratissime iudagiui, che lungo sarebbe qui il ripetere alia distesa, si racco- glie: che le contrazioni osservate nelle rane sotto- poste air influenza dello spettro solare, non accade- vano per isbilancio elettrico, promosso dalla etero- geneita de'metalli, ma bene in forza delKazione istes- sa dello spettro, che diffondc incessantcmenle elet- trico dal raggio rosso al violetto. Qucsti sperimenti chiarirono: che le rane sono piii suscetlive a sco- tei'si e divincolarsi con la corrente direlta, che colla inversa: e fu visto costanlcmeule manifestarsi il con- Irarsi deiraiiimale. alloichc i ncrvi eiano in con- 33 tatto del ragglo rosso, e non quando si scambiara postura, mettendolo al tocco del ragglo violetlo. Cotal fatto puo spargere raolto liirae sull' economia die la natura esercita sulla materia organica collo avvicendare della notte e del gioriio: ai'gomento per vero degnissimo in cui mediti la Glosofia. Avverte da ultimo il nostro Socio, clie i risultamenti di lali sperienze variaron sempre secondo lo stato igrome- trico e termico deiratmosfera*, per cul le contra- iioni si hanno piii chiare ed espresse ad alta tem- pera tura e a ciel sereno: non sapendosi pero affer- mare, se tali fortulte circostaiize alterino la virtii dello spettro solai'c, o 1' eccitabilita del nervi del- Tanimale. Come gia abbiara notato altra volfa, il Socio Zantedescbi, caldissimo neli'amor del sapere, ^ in via di sicuri avanzamenti^ e la natura, per si diversi modi da lui tentata ed interrogata, non h possibile che non gli riveli all'orecchio alcun sue de'piu guardati segi'eti. Inteso r altro onoi'alissimo nostro Socio, prof, ab. Giuseppe Zambonl di Verona, ad avanzare i propri studi nella varia fisica, non cessa dallo ideare e porre ad effetto stromenti e macchine, per agevo- lare a sestesso e ad altri la via del vero: ad utilita ed incremento della scienza elettro-magnetica, cbe tutto occupa al presente 1' ingegno de' fisici. Egli quindi ne rose conlo in una sua Memoria ( cui va i 3^ aggiunta anco la grafica descrizione dello slromen- to ) (V un nuovo suo appareccliio, cui die nome, dai servigi die reude, di Elettroscopio dinamico uni- versale. Gia da molt'anni il nostro Zambour volgea nella mente di render moblli i conduttori delle cor- renti elettriche di d' Ampere^ quando finalniente gli avvenne nella proferta costruzione di renderli piu agevoli e piu semplici neli' uso delle sperienze. Se riputati giornali non ne esponessero la costruzione, noi ne faressirno qui dono per iscritto e per figura a chi fosse per valersene a propri uffici^ ma diremo soltanto: cbe supponendo astalico il conduttor mo- bile , immaginato dal Zamboni, e usaudo di quat- tro o sei coppie d' un' ordinaria pila di Volta, con la piu schietta facilita egli dimostra i tre fenomeni primarj elettro-dinamici S L' azione scamblevole fra co\*renti elettriche ~ L'azioue scambievole fi'a correnti elettriche c la calauiila = e L'azione scam- bievole fra le correnti elettriche e niaguetismo ter- restre =. L'obbedienza del rettaugolo alle correnti elettriche, gli suggcri 1' idea di coniporre un molti- plicatore cleltro-magnetico, al conlrario dcgli usati: cio6 con la calamila stabile e le coi-renti mobili^ il quale stromento reca due vantaggi: quello di po- tersi nel mcdesimo tempo adopcrare per gran nu- mero di giri senza infiacchir la cori'cnte con la so- vcrcjiia luiighezza del filo^ c T altro precede dalla 4o forza raaguellca dclle due calamite, clie a dismisura par superave quella di uno o piu aglji, che comu- nemente si adopcrano nei galvanometri. Oltre gli ordinarj fenomeni elettro-dinamici e termoelettrici", die queslo moltiplicatore fa piu cospicui, altri ne mostra, quasi insensibili o impossibili ad esplorarsi cogli ordinarj: e Ira i primi annovera 1' effetlo elet- Iro-dinamico dato dalla correiite delle ordinarie macchine elettrlclie, sperimenlato la prima volla dal glnevrino CoUadon-, lo stesso effetto da una corren- te elettrica condotta per un conduttore imperfelto: con una piastrella di zinco in una mano, e con una di rame nell'altra, si locca I'estremita O. P. dei reo- fori, e malgrado le mani asciutte, la leva ubbidisce e declina^ Y effetto niedesimo fu negato alle pile a secco, ed ora vien loro accordato da questo molti- plicatore. Un solo eleniento di tai pile costituite a tal modo, colla carta d'argento e Tossido nero di manganese stemperato nel latte e il tutto asciugato air ombra, basla a far deviare la leva. Seguono i fenomeni cbe non si potrebbero sperimentare co' gal- vanometri in uso: 1' azioue scambievole delle cor- renti elettriche senza usar calamita: I'attrazione tra il filo congiuntivo ed il ferro: la comunicazione del magnetismo stabile : 1' azione reciproca fra correnti elettriche e termo-elettrichcj le prime negli anelli, le altre nei pezzetli di rame o bismuto, che riscaldasi 4i ne'modi insegnali da Sturgeon, faranno le Veci dclle calamite: il granrlioso aumento di forza niagnetica, contornando le dctte due calamite col filo spirale in- vestito delle correnti elettriche, secondo le nnove spe- rienze di Moll, Webster e Dai-Negro: Cnalmente la Leila scoperta di Faraday, illustrata dagli italiani An- tinori e Nobili, e combaltuta dal nostro Socio Zante- deschi, si veriGca in questo moltiplicatore^ e potria forse progredire per mezzo de' suoi anelli, che si ac- costano a viceuda e discoslano daii poli magnetici. Dagli usi moltiplici acceunati, ragionevolmcnte il prof. Zamboni chiama il suo stromento, Eleltrosco- pio dinamico universale ^ e chiama I'altro fino ad ora usftlo dai fisici Elettroscopio Statico , alto a disco- prire le piu minute teusioni dclP elettrico. Fra gli argomenti di Gsica speculativa farem qui luogo alia Menioria del nostro Socio, Paolo dotl. Gorno, nella quale entro a nuove considerazioni sulle teoriche gia da lui aununziate del freddo dei temporali : di cui s' e fatto lungo discorso in altfo di questi annui Commentarj. In questo scritto si grava, comcccbe un sapientc di cotai dottrine, cui si fido 1' opera sua, non avesse rettamentc giudicato o franteso il suo concetto: che slimato avesse, aver egli parlato del iVeddo che conscguila ai temporali, cosa a lutti manifesla. Tenendo egli per ferrao dk aver prodotle le sue leorlc a spiegazione del freddo 4i ehe si svolge prima, e non dopo dei temporali, egli considera in questa sua Meraoria ( che cominenta le due prime ) 1' atmosfera divisa come ia tre grandi strati orlzzontali: quello che dalla superficie della terra giugne sotto alia regione delle nubi: quello che comprende la regione delle nubi, e queiraltro che dal polo superiore delle nubi si volge alia cima del- 1' atmosfera. Prima dell' apparire d'un temporale ( egli dice ) accade che I'aria della regione nebulosa facciasi piii ponderosa della sottostante^ di che cou esperienze sue proprie ha creduto di accerlarne, anco contro il giudizio di Volta, che lo stimo im- possibile. Per cotal soperchianza di peso accade che si squilibri F atmosfera e quelParia piu pesante Irovi strada a discese sulla terra, ricambiando site con quell' altra che stava nella regione piu bassa: onde un subbugllo, un andar sottosopra dell' atmosfera, prima che si crei il temporale. Le colonne disceu- denti, come assai piu fredde dell' aria del primo strato di mano in mauo che piu si accostano alia ten-a, fannosi anco piu pesauti col movere continuo e piu fredde; quindi piu se ne accelera il moto e si fa piu. grande la corrente; onde ovvio e il supporre, che a cosi rapida discesa dell' aria dal campo delle nubi, si sconvolga quella medesima del terzo stra- to, gelata anco a' tempi di state, e sia forzata a calarsi fra le correnti descritte. E appunto a tal 41 clrcostanza che Je correnti stranamente si raffred- dano, e se ne moltiplica la rapidita alia discesa, ed h nel lor centre clie nascono i lemporali. II pas- ser continuo di aria cosi gelata altraverso la regione delle nubi d la cagion prima dello addensarsi deVa- pori e del rapido accumularsi delle nubi, della gran- dine e del fred'do intensissimo che per immense di- stanze si fa sentire : 1' aria insomma che si precipita sulla terra dalle regioni supreme, produce quel fred- do che pur vuolsi soggetto di fisica discussione. Ha quindi ricordato il nostro fisico, come nelle cilate due Memorie per istabilire i gradi di dllalazione dell' aria per ciascuna linea di sminuita pvessione barometrica, abbia trovato, come la legge di Ma- riotte per questo panto non fosse vera: e che invece r aria nei gradi di dilatazione, o viceversa, segua una proporzione geometrica, se aritmetica e la serie de' pesi aumentati o sminuiti. II no.stro Gorno pro- testa che cosi a lui dissero Ic proprie sperienze, e si fa meraviglia come altri non abbia fatto ragione agli sperimenti, e senza ombra di dubitazione asserito il contrario. Dice che I'errore da lui riscontrato nella legge del Mariotte b assai picciolo : ma tale pero da doversene far conto nel calcolo delle altezze col mez- zo del barometro: errore, di cui non poteva accor- gersene il Mariotte istesso col suo apparecchio trop- po grossolano, da non poter scolpire cosi plcciole u differenze; e molto tneno potea essere scorlo dagli altii che ratificarono quella sua legge con macchi- ne fatte a tutt' altro. Dubitoso pero sopi-ammodo di sestesso, il nostro Socio, si dispone a rifare le propria esperienze, per riferirle schiettatnente al- r Ateneo. Ma nott con men alacre ingegno tenia la spiega- zione de*" fenomeni grandiosi della natura, che, ac- curatissimo entomologo, segua curioso gli umili in- setti: speculandone le forme e V indole varia con che nascono, vivono e muojono, a scapilo de' vege- tabili su cui la natura li colloco. Come gia alcuni anni sono ne face istrutti d' un animaletto che si acquatta sui muri, divisandone il vezzo e il nome generico: cosi in questo anno venne a parlarcl d'al- tri due insetli, cui non pose alcun nome, e de' quali ' protesta di non sapere che allri ne abbia pai-lato od osservato per 1' appunlo il maraviglioso istinto. Re- cando essi pero gran guasto all' uve ed alle foglie della vite, parvergli non gittate le parole, quando ■valessero a trovar modo di scemarne o impedirne la generazione. Appena la vile ha messo i grappoli, na- sce vivacissima la farfalla d' uno di questi insetli, ne seguono gli accoppiamenti e lascia le uova, di cui nasce il verme prima della fioritura. Mentre che i granelli son tutlavia unili insieme, con la seta che fila dalla bocca, lega stretti insieme quelli d' un ra- 4« cemo, che restano unlti ancora alio ingrandirsi: per cui h agevole scorgersi da ci6 la presenza dell' ani- malelto, come anco par chiaro die 1' opera non mi- ra a mangiarsi que'granelli a beH'agio, ma bensi per difesa contro a' nimici e oontro ai rigori se fredda corresse la priraavera. Faf.tosl plu grandicello, e cre- sciuti i grani dell' uva, li unisce insieme a due a tre soltanto^ e come che per le morsicalure presto av- vizziscono, va ripetendo le legature qui e la pel grap- polo: e a quest' epoca cou la sua seta lungo lo stelo del grappolo va formando una guaina o strada co- perta, per recarsl nascosto dove piii gli piace. Toc- cato r animaletto, scappa al suo nascondiglio, e guerreggiato anco la, si lancla fuorij penzigliando attaccato alia seta^ indi si rattrappa aggomitolan- dosi e risale all' abitazione. Fra venti giorni tocca alia sua maturita per farsi aurelia, e allora Ira le bifoi'cazioni dei picciuoli , o fra i grani da ultimo riuniti edifica il suo bozzolo irregolare^ la farfalla che uasce pochi giorni dopo, melte le uova sui gra- nelli ancor teneri. II verme che n' esce, siccome li trova disgiunti, e co' picciuoli gagliardi, non piu ado- pera Y artiGcio di prima, ma fora un grano e vi si nasconde entro: e fattosi gi-ande ravvicina e lega due grani, c li trafora al loro contatto, e cosi allarga piu comoda c piii sicura 1' abitazioue e a piii dovi- zia si provvede. Prima che Tuva maluri si riproduce 46 un' altra volta, e glunlo a perfelta maturezza un ge- nio gll parla e lo fa accorto che non rinascera che all' anno venture, e che I'uva su cui si pasce, cadra marclta o sara preda del venderamlatove^ e pero se ne va via, e va a celarsi fra le crepature degli alberi, e piu spesso fra i larli dei pali del pergolato, dove nicchia al sicuro il proprlo bozzolo. Narrate le vi- cende di questo bruco, precede il nostro naturalista a porgerne la descrizione. Giunto a nnaturita e d'un color verde chiaro, e arrossa col maturarsi dell'uve^ la sua lunghezza giunge a cinque linee, la grossezza alia meta di linea*, liscio e il suo corpo e sparso dl qualche raro pelo^ par diviso in dodici anelli: ne' cui primi Ire, verso la bocca, ha sei gambe, due per ciascuno, fornite all' estretnita d' un grosso uncino^ in tutli gli altri anelli nella stessa direzione appa- jono due file di prominenze, due per ciascuno: che guardate col microscopio, appariscono armate al lo- re vertice d' immense numero d' uncini acutissimi, dispesti a cerchi concentrici, e celle punte rivolte dalla parte opposta al centre, da potersi assemi- gliare al muso del tenia armato. II muso del nostro insetto, di color fosco, ha due denti fatti a foggia di branche di tanaglia da falegname, serrati all'estre- mita e ceperti d'una mezzaluna tagliente. L'aurelia, della lunghezza di tre linee circa, h di color di pa- glia nelle ali, e nel ventre, fatto a punta, dl color I 47 glalloscuro. La farfalla ha quattro ali^ le infcviori plu picciole^ imitano il colore della madreperla^ le supe- riori sono picchieltale di gialio-oscuro sirnetricaniea- te sopra un fondo cenei'Ognolo^ e quando Y inselto riposa stanno distese sovra il corpicciuolo come un piano triangolare: ha sei gambe, e le ullime due sono luDghissime e i-amose, tutto e coperto di squatnette come le faifalle, con occhi verdognoli ed antenna flliformi lunghe e guernlte di cerchietti e di peiuria alia parte soprana: dove si inseriscon Tali mette un ciuffetto visibile a occhio nudo, che dipende da an fascio di scagliette piu lunghe. L' altro iusetto che vive invece del parenchima della foglia di vite, posticipa il nascer sue rispetto al precedente, quando la vite mette la foglia. Su que- sta si depongon I'uova da la farfalla, e il verme che n' esce in pochi di fora una delle due pagine, e man- giandone internamente il sustanzial parenchima, segna una via tortuosa^ la quale da principio ^ in- visibile, poi s' allarga ognor piu quanto piu il ver- me cresce di volume. Alcun tempo prima del suo bozzolo cessa da quella via e mangia della foglia iu ritondo, per cui vi appare una nola bianca a mode d' una gocciola di cera. Osservo con istupore come quest' ultima macchia e nettissima e trasparenle, la dove la via fattasi h plena di corpicelli scuri: escre- menti certamente dell' inselto: per cui bisogna ere- 48 dere che nel manglarsi 11 soslanziale fra h lamine della macchia rotonda , abbia 1' antiveggenza dl deporli nella via toituosa: e cio con gran ragioncj come vedrassi. Quando il bruco tocca al suo pieno sviluppo, e del color paglierino, fatto come a conOj nella cui base si loca il muso schlacclato, e fornito di due denti acutissimi, adunchi e taglienti^ come il bruco gia descritto, si compone di dodici anelli, con una pelle liscia e sparsa di raro pelo, ed e senza ganibe. L' aurelia e d'un bel giallo ranciato^ di pelle assai liscia e lucente, con dodici anelli, a ciascun de' quali laleralmente si scorgono le stimmate come nelle altre ci-isalidi^ la farfalla picciolissiraa ha due ali ripiegate sul corpo, di fondo nero alia parte esterna con macchielte argentee, lucentissime e sim- metriche: lungbissirae souo le scagliette di cui e ri- vestito tutto il corpo, all'estremo posteriore dell'ali, per cui appajono ornate d' una bella frangia, ed e vivacissiraa al moto. Offcrtane la descrizione delFin- setto ne' tre suoi diversi stadi, venne a dime del ma- raviglloso iugegno con cui edifica il suo bozzolo. Lo costitulsce colle due pagine istesse della foglia, di cui mangio il sostanziale, e ne taglia due animelle, come sarebbe a dire della forma d' oliva, e le salda sugli orli una conLro 1' altra. Il nostro Socio tenne dietro ai maravigliosi procedimenti dell'insetto, ser- bato e osservato attentissimamente ue' suoi lavori 49 sotto geloso retro. Tanlo Tuno come Tallro insetlo predilige i pergolati domestlci sopra le vigne al- 1' aperto: dannevole piu il primo che il secondo. Rac- contati li cui guasli, volenticri avria voluto porgere rimedlo per assolvere di tanto danno la vile^ non presume peru d'averne tuttavia trovato mode: ben- che il vapore dello zolfo, della canfora e d'altre so- staaze odorose potriansi utilmente adoperare. Scri- ve fra i nemici formidablli di cotali insetti, formi- dabilissimo il ragno: come quelle che nelle sue ra- gnatele accampa il loro slerrainio. Ma chi vorria raccomandare la pergola domeslica al ragno, o peg- gio, chiamarlo, educarlo e moltiplicarlo? Conchiu- de flnalmente la sua disserlazione coH'augurarsi, die altri segua e ripela le sue osservazioni sulT indole di cotali due insetti innominati, clie ne riveli il nome, e ne porga modo di sterrainarne la specie, onde se ne vantaggi la vite: che, come gli Ateniesi, rinnove- remo anco noi le allcgre feste a Bacco, come al sa- grifizio del capro nemico. » UannuDzio e il dono d'un libro die ne venne dal dott. Ignazio Lomeni di Milano, che si riferisce ad argomcnti cosi stretlamente congiunli agli interessi della nostra Provincia , mosse la Presidenza del- TAteneo a deputarnc Tesame a qucllo tra suoi Socj die eminentemente sa di teoria e di pratica nell' ar- te del governo de'bachi da seta. 11 libro iu discorso 4 5o s'intitola Scuola del Blgattiere^ e chi ne rese conto fu 11 nostro Socio Clemente Rosa. Recandosi egli a dire del libro, scrive a lode del dott. Lomeni di non aver partecipato nelle sue utilissiine Istruzioni nc alia scienlifica prollsslta del benemerlto conte Vin- cenzo Daiidolo ( a cui dobbiamo coiifessare gli ob- bligbi magglori in si distinte dotlrine ) tie alia gret- tezza di tanti libercolelti, che con diverse litolo non soddisfano ai bisogni di chi deve apprendere. II dott. Lomeni intende scrivere pe'lombardi: per co- lore die sanno abbastanza di gramatica e di arit- metica, e che si vogliono consecrare alia coltivazio- ne de'bachi: padroni o mercenarj ch'essi sieno^ esso per cosi dire, prende per mano il suoallievo, con- ducendolo co' precetti piu sicuri ai diversi partiti del governo del baco. Egli divide II suo libro in quattro Sezloni, nella prima delle quail tratta dei locali, degH utenslli. stromenti fisici, ed allmenti de' bachi e del come difenderli dai nemici che ii danneg- giano^ nella secoftda tratta della nascita e gover- no nelle loro sette eta, e della conservazione della semente|) tratta nella terza degli avvenlmenti sinistri, meteorici o di nialattie, che accader possano ai filu- gelli, Indlcandone 1 riniedj piu opportuni^ facilita nella quaita parte teorlcamentc la pratica dell'arte a chi vuol guardare I filugelli. In tutti i diversi ar- gomentl ch'cl prende a svolgere nelle tratlazloni del I suo soggetto, nulla pero arreca innanzi di nuovo il dott. Lomeni, che gia non sappiasi e siasi detto da Dandolo e da altri coltivatori. Tralascia opportu- namente di parlare dclle grand! bigatticre , nelle quali ormai nessuno affida tutto il suo capitate c la speranza del ricolto^ come tra gli stromenti fisici non fa parola del termometrografo , come di tale stromento che non vale a far accorto il propriela- I'io degli errori commessi uel governo dei bachi, quando invece e peusier del Lomeni il far si che si ovvii a questi istessi errori. 11 nostro Socio reca a lode del dott. Lomeni, il consiglio ch' ei porge agli educatori di valersi del cilindro di legno ideato dal dott. Pitaro , per mondar la foglia dal melume e dalla polvere: cosa non detta da Dandolo^ del qual cilindro utilmente puo anco valersi per asciugarla. Non differiscono i metodi proposti dal dolt. Lome- ni, dagli altri finor conosciuti, per aver ottima la semente e per conservarla^ aggiugne pero una cosa, che se fosse indubbiaraente accertata da i-cplicate esperienze tornerebbe a grande utilita: cioe che dai bozzoli doppj, detti volgarmcute doppioni, si possa trarre un seme ottimo a prefcrenza dei bozzoli che voglionsi filare. Compluta ch'ebbe il nostro Socio la rclazione del llbro coramessagli, come a tale cui per ogni buon diritto spettavanc il giudizio, entra a di- re dcir alimcnto naluralc del baco. c dc'succcdanci 52 chc si sono tentati d'l sostltuire alia foglia del gelso. Non e vegetabile o virgulto su cui non siasi speri- mentato: si cercarono tutte le insalate, le foglie di biela, de'pomi nani, de'rosai, degli spini: si prov6 1' acero tartarico e da ultimo la scorzonera di Spa- gua, additataci come cibo omogeneo del bachi nella Baviera. Cercato il nostro Socio del suo gludizio in cotal materia dalla R. Delegazione della Provincia, e non sapendo cbe altri avesse fatto accurate espe- rienze suU'esito di cotal foglia, egli stesso, a manife- stazione della verita, gridata dalla cattedra del ba- varo professore di disegno, sig. Summa, tolse ad istituirne ripetuti esperimenti. Condotti questi e ri- petuti ill diversi luoghi ebbero I'esito gia prima da lui immaginato: la morle cioe, di tutti quei bachi che si nodrirono con la foglia di scorzonera^ ed e fuor di dubbio che quella sola del gelso e cibo na- turale del baco: come d'altronde sarebbe anco inu- tile cercare succedanei ad una pianta, che omai co- pra tutta la Lombavdia, e che fornisce un alimcnto abbondevole, al di la quasi de' nostri bisogni. Nel chiudere il suo riferto tratta della introduzione de' nuovi gelsi in Italia: del moras multicaulis ^ del mO' rus cucullata ecc^ e loda lo zelo de'coltivatori lora- bardi che con tanto ardore si studiano per molti- plicarc la nutrizione del baco, sia della foglia inne- stata o salvatica, sia dell'indiana, cinese o delle filip- 0 3 pine 5 ed accenna per ultimo i suoi giusti timori: che dove non si consuroi anco fra noi una parte delie ricche sete, la gran copia che di queste si man- da alle officine ed agli emporj dell'estero, non sia per condurre uno scadimento progressive ne'prezzi a scapito della nostra industria. Abbiam gia notato nel Comraentario dello scorso anno, non senza palria compiacenza, come il nostro Socio Pielro Filippini , con singolar coragglo e pe- rizia abbia potuto far dono alia nostra Brescia di un' officina litografica, da lui messa con molto cor- redo di macchine, di disegni e di disegnatori, e for- nita di tutli quegli stromeuti cbe vagliono a soddis- fare a lutli intendinicnti dell' arte e al desiderio de' pill difficili arlisti. Questa bella ed utile istituzione, che accresce lustro al paesc, che presta tanta como- da opporlunita all'arti nostre, c che crea un nuovo elemenlo di patria industria, fu gia decorata dal- I'Ateneo col maggior preuiio^ e di questa occorren- do qui ancora di far parole, ci gode I'aninio, po- tendosi ccrtiGcare col fatto, che la bene avviata im- presa precede inuanzi ottimamente: da competere colle migliori che si lodano in Italia. Di quanto di- ciamo rcc6 manifesta confermazione lo sponimento degli oggclti d' industria: decorate da molti lavori usciti da que'terchi, di figure, d'auimali, di paesag- gi, d' architcttura, di ornati, di scrilture: mc-rcc la 54 buona disposizione e il valore dl moiti giovani ar- tist!, che profittarono dl tal comodita per dare ef- fetto ai diverst loro concetli. Abbiam pur detlo , fino dall'anno scorso, come V altro valente collega Giambatista Ragazzoni , pralicissimo nella storia minerologica della provincia, per giovare alia patria officina e per esonerare il nostro commercio dallo spendere all' estero , abbia cercato con opera inde- fessa le nostre monlagne^ e come a poclie miglla dalla citta siasi imbattulo in una marna calcarea , compatta ed omogenea, da potersi utilniente sosti- luire alia pietra litografica che ne viene dalla Ba- viera. A cosi preziose indicazioni, frutto di lunglie riccrclie , di peregrinazionl faticose, di confroilli , tenne dictro fedelmente la produzione di alcuni sag- gi della marna bresciana^ sulla quale, per mezzo di apposita comraissione,vennero istituiti accui'ati espe- rimenti. Quesle lastre, su cui fur disegnati da mae- stre mani, un claustrale, un coniglio, la testa d'un angelo (die pur tanto deono appagar I'animo degli sperimentatori ) non furono trovale senza ombra d'alcunche di difetloso : com' era ben da credersi, a delta dell'istesso benemerito trovatore, essendo sta- te levale a Cor di terra, e qulndi intaccate dall'in- cleraenza di tutti i coutrarj elementi. Si noto che una di queste pictre era di pasta alquanto tenera, contraendo quindi una grauulatura un po'grossola- 55 na^ impedendo cosi clie la mallta possa condursl a una giusta fiultczza: presfandosi troppo da un lato alia forza degli scuri, e riCutandosi dall' altro al- I'unione dclT ombre. Si Irovo piu bianca e piu omo- genea I'altra pictra rinvenutasi a Provezzc e piu adatta ai lavori di malita^ ma nemmcn quesla fu tro- vata al tutto sccvra di magagne;^una terza finaloiente di colore azzurroguolo, non opporluno a' disegni , si presto mcdiocrcmente ai lavori Cniti^ e una ve- nuzza latenle ha falto, chc sotLoposla al torchio, cedesse in due, dopo alcune prcssioni. Esauriti gli sperimenti su questi primi saggi, fu conchiuso: po- lersi essi paragonai-e affatto alia marna bavarese^ ammetteudosi pero, siccome seuza dnbbio deve es- sere, che seguendosi piu sotlerra lo scavo, da filoui e banchi rimoli daU'azione dclTaria, del sole e delle piogge, e dell'aggelare, troverannosi lastre perfet- tissiine da soddisfarc picnamente al desiderio de'piii difficili. La scoperta tuttavia di queslo minerale do- vuta alle investigazioni del beuemcrito Socio, e cbe promette una progressiva maggior bonta, mano ma- no che piu basso si teulera il monte che raccoglie, fu dall' Atcneo coronala di premio. Intenlo a porgerne perfelta questa pictra nostrale scevra dalle meude notate, Tiudefesso JRagazzoni ne lesse in quest' anno altro scritto, accenaandone nuo- ve ricerche c uuovi inlendimeuli. Era a lui nolo chc 56 il materiale costituente la magglor parte <3e' nostri monti della Francia-corta e la calcai-ea, plu o meno compatta, piu o meno oniogenea , frammezzata di filoai di vario-pinto petroselce , accoinpagnali da miiiuta lumachella selciosa: da imitare in alcun luo- go le agate e i piu fini diaspri. Avea pur visto che la marna litografica, scopertada lui a Urago ed alia Torricella, rinvcniansi appunto sulla calcarea, o in grossi banchi, o in istrali piii o meno sottili, e spes- so intersecata da cristalli di spato calcareo, che ira- pediscouo che se ne traggauo lastre di raolta diraen- sione. Raffrontando adunque tali osservazioni, e se- guendo le teoriche dei vulcanisti, non esito a con- chiudere: che anco ne' monti della Francia-corta sarebbesi trovala la marna de'litografi, e che dove questa esistesse in maggior quantita, sarebbe per cssere piu compatta ed omogenea nelle sue parti. Di- visando pcru le scientifiche sue congetture al Socio Pietro Filippini, e ad altro nostro concittadino che va educandosi alia cultura dell'arti belle, peregrino alle colline ed ai monti di Gussago, di Brione e di Provezze, dove I'efffito corrispose alle ben conce- pile speranze, Imperciocche sulla strada che da Gus- sago cammina a Provezze, in una cava appartenente air altro nostro Socio Gio. Battista Soncini, trovo banchi grossissimi di calcarea azzurrognola in un luogo, ed in altro d'un bianco uuiforme: attissima ^7 Tuna c Taltra specie agli usi dell'arte, purch^ la si voglla segare e pub e e ridurre in lastre di occor- rcnli t-.i3ure. A pochi passi dalla Parrocchia di Brio- ne, e precisamente uel luogo ivi di fresco tentato per la costruzione d'una iiuova strada, si riaveune la marna istessa distinla in lamine, cosi tra esse se- parate e distiute da picciolissime fila di terra argil- losa, da agevolarne lo scavo ai fanciulli, e questa in tal quantita da fornirne tutte le officine a dovizia. Dopo si precise e sicure indicazioni (non dovendosi aspettare che il valente Collega faccia seguire a sue spese lo scavo, la segatura, e la politura della pie- tra) tocchera agli artisti ed a' scienziati di fame ul- teriori sperimenli: dai quali sara per emergere chia- ro ed intero I'importare di tale scoperta. UinfaticabileRagazzoni nonsirisparmia,perquan- lo vale e puo, in tutte quelle cose die possono tor- nare a gloria del patrio Istituto e a vantaggio del proprio paeseic d^altro importante argomeuto trat- tcnne I'Ateneo: d'una pietra da lui rinvenuta a po- chi passi dalla citta, da potersi impiegare a selciar le strade , in soslituzione della lontana e scarsa e costosa che ne viene all'uopo da Sarnico. I bisogni ogaor crescenti e le molte commissioni che piovono da tutla Lombardia al Comune di Sarnico per aver pielre, se non hanno impoverite le cave, ne accreb- bero per ccrto i prczzi per la scarsita della man 5$ d'opera*, e la concorrenza rende ognor piu difficile lo avere a tempo e a ricliiesta 1' indispensabile materia- le. Di questa specie di monopolio non e molto clie la citta nostra ebbe ad accorgersi alToccorrerle raolto materiale di cui abblsognava per aver soprastrata una delle nostra piazza piu. frequentate. S' iinbalte per6 avvertitamente il nostro Ragazzoni a poca di- stan'za da Brescia in un' arenaria cosi fattamente compatta, cbe, secondo lui, puo ben valere in du- revolezza e bonta la pietra di Sarnico. Ne disse del- la sua prodigiosa quantita, giacitura ed agevolezza a cavarla^ ve n'ha tanta da coprirne lulte le citla di Lombardia, ed essendo scompartita a strati, fa- cilissimo e il trarnela. Partecipando pero al patrio Istituto questo nuovo beneficio, si disse pronto, che quando questi o la mupicipale autorita volessero porre ad effetto ed istituire esperienze sulla nuova arenaria per 1' indicato uso, egli ne rivelera il luogo e dara mano, perche il paese ne tragga tutti i non manchevoli vantaggi. Istituita la nostra Societa a promovere e vantaggiare qualunque ramo d' indu- stria e pubblica utilita, e ad accogliere tutto cio che si riferisce al bene ed al bello, non tardo a dispor- re per modo , che presto 1' esperienza rispondes- se alia piena convenienza della pietra additata^ dal che ne verra conseguentemenle non picciol lode al Socio Ragazzoni se la pietra risponde al proposto intenclimento, o nuovo stimolo alio stesso per pur Irovai'la: scemando cosi la .spesa c il disagio a Bre- scia per commissioni lontane: ora die la patria ma- gistratura sta per impreudere uua compiuta ristau- razione ed abbellimento delle vie iuteriori. Altro niaggior lavoro che imporla slrettamenle al bcnestare della nostra cilta, a chiarire ccrte parti della storia muuicipale e della sloria Csica delle no- stre eccellenti acquc, va crescendo a sludio e cura de'due nostri laboriosi coUeglii, prof. Antonio Pe- rego e Stefano Grandoni^ dal quali in questo anno ci fu letto un primo capo del Trattato deW aria e deW acque potabili di Brescia. Se alcun altro, per tnodo di storiche disquisizioni o di uaturali notizie^ ebbe a trattare per incidenza od exprofesso di co- tali argoraentij non ha per certo potuto appagarc i desiderj dello scienzialo, n^ porgere compiuta infor- mazione^ stantech^ i loro scritti si risenlono della scientifica povcrta de' tempi, nei quali appuulo era incerla e bambina quella scienza cbimica, a cui vuol- si affidare senz' altro 1' analisi de'corpi per saperne gli element!, le combinazioni. Per tutti toccato come ebbei'o i nostri fisici, e chiarito con testimonianze storiche ed autorita di fatto, come la salubrita del- I'aria e dell' acque influisca ne la salute dell' uomo, e giovi ai progredimeuti delle manifatture, vengono a dire dell'ulilita chc trar si puotc dalle cognizioni di tali sostanze. Parlano della forlunata condizione di Brescia, rispetto all' aria ed all'acque eccellenti a here di cui abbonda ab antico^ diinostrando come deesi reputare necessario uii fisico esame e chimico esperimento di queste, conformemente al sapere del nostro secolo: onde proporre finalmente que' miglioramenti, quelle tutele a custodia di lor bonta e quelle facili applicazioni all' industria, che seguis- sero la natura della discussione e 11 sostanziale di uu coiiipiulo lavoro fisico-chimlco. Questo proemlo conduce nalui*almente i noslri naturalisti a darne contezza dell' opera a cui si son messl coraggiosa- mente intorno^ essi ne promettono 1' analisi del- 1' aria atmosferica , presa in diversi quartieri della citla e fuori, e la dove ancora V aria passa per in- salubre: dalle rlsaje, per esempio, da prati artificlali, da marcite e maceratoj. Quanto all'acque, essi con- tano di dividerle in aequo di sorgente, di pozzo e di cisternal per questo ne ven-auno gli esperimenti chimici di quelle di Mompiano e di Rebuffone , d' onde vengono a Brescia in tanta copia*, si sotto- porranno ad esame quell' altre di pozzi piii rinomati e cisterne, annesse a'pubblici edificj. Per piii diste- se istruzioni e confronti, promettono di aggiugnere r analisi di qualche acqua di irrigazioue: come a dire di alcune che poltriscono sulle risaje, sulle mar- cite, e qualche considerazione ed analisi suU'acquc 6r tlei tre laghl della Provlncia bresciana: Garda, Se- bino e Idro. E recandosi i noslri fisici agli speri- menti gia falti, ci proposero I'analisi fatta dell'arla accollasi nel corso del tealro, nella quale scontraro- no quantita assai considerevole di gaz acido-carbo- nico, e quindi vennero all'esame dell'acqua di Mom- piano. Dopo d' avere minutamente descrilta quella fonte, fu proposta la risoluzione del quesito intorno alia vera origine de'V acquedotto che mena a Bre- ccia le nostre foptancj intorno a cbe per ragioni molto stringenli , pare doversi ammettere: die il condotto di Mompiano saglia in origine ai tempi di Tcodorico. Recato innanzi quanto ricordano le cronaclie e Tistorie muiiicipali, ci si porse I'analisi della materia che cosliluiscc le piccole latebre dal- le quali fluiscono le polle die alimentano il pela- ghetto dal quale le acque movono nel descritto condotto. Quella materia e una mama calcarea in- durata,le cui basi principali furono trovate esser cal- ce, allumina e silice, o acido silicico. Si raccolsero anco le pianticelle cbe vegetano fra gli strati mar- nosi e lunghesso i muri del pelagbello, come quelle allre cbe crescono sul fondo e vi diguazzano i cauli a fior d'acqua, le quali sommano a trenta specie di- verse, cbe furono distinte con Linneo : non tacendosi qualcbe filosofica osservazione sul famoso lasso, che dai nostri maggiori si Icnea per sacro e mislerioso. 63 Al modo istesso si descrissero i piccioll animaletll scontrali nella sorgenle. Venendo poi a dire di quel- 1' acqua, si espose, che 11 laghetto la riceve da sette fonti: uno de' quali , che volla a occidenle, e lalti- ginoso ed impuro. II pelo dell' acqua, per una pri- ma livellazione barometrica, fu trovato da Sa a 33 metri sopra stante al livello del giardino botanico di Brescia^ la temperatura della sorgente insieme, si rinvenne a 9 gradi e mezzo di Reaumur: quando all' aria libera segnava il termometro 26 e mezzo. La sua ordinaria profondita e d' un mezzo metro. I nostri naturalisti, vista la dlfferenza che passa fra V acqua d' una vena e quella deli' allre, credettero non doversi limitare il lavoro ad una sola analisi, ma farsi necessario lo imprenderne diverse: onde poter assegnare quel grado di bonta che ciascuna delle vene influenti nella vasca comune potea meri- tarsi. Si die quindi mano all' analisi fisico-chimica delle vene plu all' oriente^ e le proprieta che vi si I'iconobbero raccomandano quell' acqua eccellentis- slma a bere^ e quantunque tra si fatte condizioni non sia I'ultima quella della inalterabilita deH'acqua, serbata lungo tempo chlusa in vasi di crislallo, i nostri accademici hanno potuto avventurosamente fare anco queste sperienze. Esaminaron essi del- 1' acqua di quella sorgente conservata in un vase, suggellato di ottone, per piu di cinquautasei annij 63 la si riiivenne sana e trasparente: se non che, la le- ga in coutatto dell' aria umida erasi decomposta, cssendosi ossidato lo zinco: fenomeno forse non be- ne studiato ancora dai chimici. I reattivi avvertirono molte cliimiche perturbazioni, lo che rese necessario il procedere a luuglii e laboriosi lavori^ ai quali si rese manifesto, clie 1' acqua delle prime sorgenti di Mompiano conliene fra i principj volatili: i. 1' aria atmosferica, 2. il gaz acido carbonico^ e fra i prin- cipj fissi, 3. il bicarbonato di calce, 4> il bicarbo- nate di magnesia, 5. 1' idroclorato di magnesia, 6. Tacido silicico, 7. le sostanze animali. Questa ana- lisi fii confermata da quell' altra d' una specie di tufo, di cui si veste al didentro il condotto di Mom- piano^ e per conoscere poi se le acque nel tragit- tarsi flno a Brescia avessero patito alcun mutamen- to, rispetto a quelle di cui si fe' saggio alia lore sor- gente al i5 luglio, le stesse si spcrimentarono appena messe in citta, nel collegio Peroni a santa Chiara: in cui pur si trovarono gli stessi principj segnalati dapprima alia scalurigine. Procedendo nell' esame, si lento 1' acqua della sorgenle vicina alia prima, n6 vi si scoverse divario alcuno^ non fu cosi de la polla cbc fluisce lorbida nella vasca comune: nella quale, ollre le sostanze riconosciute ncll'altre fonti, i reagent! avvisarono la prcsenza di alcuni solfati e di sali con ccccsso di base. II \ic'mjiume celato di^ 6i per risultamento le reazioni istesse. Provatisi i chi- mici reagenti nella scaturigine di Rebuffonc, i no- stri fisici dedusseio die quelTacque contengono pur esse alcun solfato. Fin qui giunse quella prima let- tura, clie desto nell'Aleneo vivo desiderio della rj- manente opera, che dee pur recare alia patria nostra lustro e vantaggi. Tiene agli studi che I'Ateneo sapienteraente va raccomandando e persuadendo, la Memoria che di- vlsa in tre parti ne lessc il nostro cav. Antonio Sa- batti suo beneraerito vice Presidents = Storia del censiraento bresciano — ^ studi faticosi ed utilissimi, che si legano essenzialmente alio scopo ed all'inten- dimento di scrivere, quando che sia, T istoria di Brescia. Nel porgere che siam per fare un compendio iraperfetto e ristx-ettissimo di tanto lavoro, I'Ateneo, a nome della palria nostra, dee per pi'imo confes- sare gli obblighi propri verso i' ottimo cittadino^ la cui pazienza e solerzia vinse le difficolta, 1' aridita e le spiacevolezze d'un lungo cammino, seguito fra le tenebre, le contraddizioni e V incomoda tacitur- nita d' archivj polverosi e dimenticati ;::: Tantus amorjlorum, et generandi gloria mellis ^ e quel che cantava Virgilio dell' api, ricordiam noi parlando del nostro degno Collega, al quale per qualunque cosa utile a sapersi, per tutto cio che polesse mai esser utile e gloriare la sua Brescia, ringiovanisce 65 1'' aniino e s' addoppia il buon volere e II potere, ci-r.. uientanJosi a qualsiasi lungo e fati'coso iraprendi- nicnto. Ne piacevole per vcrita, n6 facile fu il con- durre dalle prime eta ai nostri glorni la storia del ceusimento dclle nostra Icrre: per tanta vollura di politiche e mililarl viccudcj per tante mulazioni di slato. Al cominciare deir opera egli accenna quanto pill volentieri lo incammina airargomento, del cen- so romano e del Lasso inipero; raccoutando che ne' secoli barbari si scancello qualunque ombra di giu- stizia equitaliva nella partizione de' tribuli, al cui luogo sottentio Y arbilrio e la rapina: e cbe noa fu cbe al risorgere della civilta, cbe si conobbe il bi- sogno di rivocare in vigorc I'antico censo, per sod- disfare al soslenlamento delle pubblicbe spese in proporzionc delle facolta di ciascun cittadino. I prin- cipatl sottentrarono alle repubblicbe italiane, e i po- poli furono soggcttati a quei tribuli cbe piu piacque- ro ai loro reggitori: onde piu sempre cmerse la ne- cessila d' imporre uu censo non solo alle terre, nia anco a tutto cio cbe costitulva un avere. percbe la tas- sa si pagasse da ciascun contribuente con misura al- 1' erario. Non si sa abbastanza quai fossero i caricbi, n^ il modo in cui fossero distribuiti al tempo in cui Brescia reggeasi da sestessa: per la mancbevolezza de"' nostri arcbivj, per diverse viccnde arsi e sper- dutijpuossi pero far cougetlura che alcuna inima- 5 66 gine di censo vi fosse, e si pagassero non lieri ga- belle: avendo Brescia con la pace di Costanza, ot- tenuto nel 1 183 in suo pleno arbitrio i diritti regali, cui percepivano dapprima gli imperiali minis tri. E ponendo raente alle discoi'die cbe allorabollivano fra i nobili e i popolani, e agli odj delle parti guelfa e glii- bellina, die avean fatto, al dire deli' autiche crona- cbe, due condizioni 35 di quelli di dentro c di quelli difuori: di leggieri si comprende, come separata- mente si dovessero amministrare dalla citta le ren- dite de' comuni, e come se ne risquotessero i cari- chj , governati da un censimento ed estimo partico- lare^ e come per dare un centro airamministrazione de' comuni, si formassei'o vari circondarj o corpi con uome di quadre, a ciascuna delle quali soprintende- vano capi-qnadre. E percnc il mislero coprisse 1' am- ministrazione, furono immaginate varie cifre ideali, cognite soltanto agli anziani ed a quelli de'paesi: attribuendo a ciascuna cifra un valor diverse 5 per cui era opera gittata il credere che coUa cliiave d'una cifra si potesse districare il senso d'un'altra. Queste quadrej, che comprendevano cent' ottanta comuni, per pill fortificarsi contro que' di dentro, crearono una specie di magistrate die le rappresentasse, con nome di Territorio o Corpo territoriale; alcuni cir- condarj non vollero accomunarsi in un sol corpo, e Je nostre valli istesse si rimasero separate dal terri- 67 torio: quanlunque i loro catasti fossero comuni con fjuelli di cilta e del territorio, pei bcni clie i citta- dlni e i tcrrazzani j)ossedeano ne le valli, e i valli- giaui nei comuni lerritoriali ( stante die i beul a quel tempo seguivano il domicilio del possessore)!, le valli pcro non dipendcvano ne dalla citla , ne dal territo- rio. Appare pcrtanto che la nostra provincia fosse di- visa in selte corpi o grandi porzionl: la Valcamonica, la \ altrompia, la Valsabbia, la Riviera bresciana o di Sal6, LonatOj I'Asolano e il Territorio. Quest' ultimo si suddividcva in tre allre parti principali: Francia corta 5 Piedimonte c Pianura^ e queslo gran tutto in- sieme si spartiva in ventiqualtro quadre. traune Aso- la die formava un corpo segregato. Gli eslimi de' co- muni costituivano Y estimo territoriale, e gli estimi del comuni appartenenti ai corpi separali facevano I'esti- mo particolarc di questi. La cilia costituiva pure un corpo da se sola: non percbe avcsse un eslcso circon- dario, ma percbe, come si 6 notalo, i beni seguendo il domicilio de' possessori, tulli i possedimenti dei cittadini pagavano all' erario di citla: die pur essa era divisa in quattro quadre o quarticri fino dal- r anno 1224, e in clascuno eran descritte tutte le possidenze de'' cittadini che lo abitavauo , benclii sparsi per tulta la bresciana giurisdlzione: lo die co- stituiva la somma del censimento od estimo civico. Ad imitazione degli anticbi romani, gli estimi parti- 68 colaii di tutli questi corpi si rlformavano a ogni cin- que annij pei" 1" cquitalivo scompartimento delle im- posizioni, ed aveano per base la buona fede e la san- tita del giuramento^ poicbe ogni capo di farniglia dovea maaifestare pei' iscritto gli aveii stablli e mo- bill cbe si fossero, non meno che V arte e la profes- sione, 1 debiti e 1 creditl^ e su queste manifestazioni, detratti i debiti dai creditl, si componeva Pestimo censuario, per supplire alia conservazioue e ai biso- gnl del governo, ed all' interna sicurta co' tribuli rispettlvi. Tale era ramministrazioae censuaria fino a che Brescia si resse a sestessa^ quando nell' anno J 332 venne alle man! d'Alberlo e Mastino della Scala, e dopo cinque annl al dominio de' Visconti che la tennero per sessantacinque anni. Sotto quest! ultimi 1 balzelli e i tributi crebbero in modo, che Gian Galeazzo Vlsconll 11 reco fino alia somma di 5266 fiorlnl d'oro al mese: somma che passava ogni mlsura In quella eta: perche scompartendosl sovra corpi componenti la provlncia, le comuui doveano rispondere solidariamente alle quote ad essi altri- buitej onde quando difettava I'intero pagamento in uno, dovean sobbarcar 1' altre. E siccome moltl ter- ritorial! pigliavan casa in cilta , e faceano in essa descrivere le loro facolta, cosi ottenula la cittadi- nanza, si raenomava 1' estimo del corauni e percio 11 Ylsconti voile cbe non si creassero altri citladini 69 bresclanl, senza cK'egll spezialmente lo permettesse, e comando la riforma dell' estimo che si pubblici nel 1889. In quesle stiine fu fermato, che le coutri- buzioui spettanti al pubblico crario fia il corpo ci- vico e territorlale, dclle venliquattro parti, sedici ne pagasse il territorio, e otto la citta. L' arbitrio permesso ai posseditori di manifestare I'aver pro- prio con lepolizze o conscgne non era sempre fedele, iionostante il giuramento e le pene fulminate agli spergiuratori, massimc per le famiglie potently onde ad ogni riforma si destavano clamori dal pubblico e dai privati. Pandolfo Malatcsta, fattosi padrone di Brescia per cessione a lui fatla dalla moglie di Ga- leazzo, ordino clie si rifacesse V estimo da capo ge- iierale fra qucsti due corpi, come fu reso pubblico nel i4i6. jNon pero corresse Y antccedeute, per cui nel 1422 il consiglio della clttaj consentendolo il Visconti, tornato Tanno prima, ne decreto un altro piu rigoroso. Frattanto altre politiche perturba- zioni posero a uovelli repentagli la nostra Brescia^ c I'ambizione di Filippo Maria, mal comportando lo ingrandirsi della vencla repubblica, le mosse guerra^ e qucsta voltasi alle difese, porse occasione alia no- stra Brescia di sottrarsi dal priucipe milauese , ed accogliersi a' veneziani. La nuova dominazioue sco- verse molti beni occultali nelle stime precedent!, che la citta fecc scrivere ne'calasti: e per togliere per 70 quanto fosse possibilej la mala fede uella loro ma- iiifestazione, die fuori nuove norme, che il nostro at- tenlissimo Collega riporta testualmente^ e per com- porre ogni quistione insorta fra citta e territorio, il venelo senato ridusse la quota del territorio alia cifra i4 1/2, e quella della citta montu a g 1/2. Fino air anno i43o i beni della chiesa ei'ano censiti ue^ catasti civico e territoriale, qiiando sendosi accre- sciuta la quota de' tributi per la citta j questa ten- ne clie il clero dovesse contribuire il decimo del- la tasse a sollievo de'cittadini^ il clero vi si oppose, e portata la diffcrenza al Senato, quegli ordino clie pel clero fosse fat to un catasto particolare. Segui al- tra riforma nel i434i quando Filippo Maria Visconti facendo Festremo di sua possa, cinse per due anni d'assedio la perduta citta j la quale duro fedele al- I'aniata repubblica in tutto quel tempo di pubblica calamita (^dcrae obsidionis ^ come dicono i cronisti ) e la repubblica rimeritolla di privilegj, d'immunita, di prerogative, esonerandola dai carichi reali, per- sonali e niisti in qualunque luogo della provincia dove possedesscro cittadiui bresciani. Ma i privilegi accordati dalla repubblica mossero molti dei terraz- zani a domandare la cittadinanza: pareccbi in fatti vi furouo ammessi, e questi nel i45i domandarouo la riforma dell'estimo per essere censiti nel civico, come fu fatto nell'annojdopo. Ma non cessarono ne- 7^ men per questo i dissldj, i litigi fra cltta e territorio e crebbero ancor piu allorcbi la repubblica gravito sui censiti *^ onde il Senate dovette assolvere la stima del territorio di aSpg ducati, meltendo questa som- ma a carico della citta. Importava al Senato die fos- sero tolti di radice i continui reclami, e fosse de- finitivamente stabilita un' equa distrlbuzione e cor- risponsione de'tributi, e negli anni i563 coman- do una sollecita compilazione degli estimi , e nel tempo istesso la veriGcazione, :::i se lo stralcio dai libri del territorio delle famiglie create cittadine e de' beni da esse acquistati avesse sviinuito V estimo del territorio da non poter sostenere la quota de carichi impostigli.h' anno iSgi vide compiersi Testi- mo intimato, secoudo il qiialc si statui la pubblica gravezza: che per ogni ducati 19,400 la citta do- vesse pagavne 14,1 '^ {f'^ ^ il territorio 49"^' l/^^- E per ovviare a nuove quistioni la repubblica creo nel i64o ua raagistrato di tre Senatorl, che vigi- lasse r estimo dclla citta e territorio j a cui si com- * La Repubblica vcneta impose una tassa di 24 mila ducati per sostenere la giierra coutro i turchi; e continuandosi per intervalli anco dopo queste guerre contro quella potenza, ven- nero replicatamente coniandati nuovi sussidj che niolto raggra- Tarono la condizionc dei bresciaui , fino alPanno i648j per cui a ragione del loro riparto sui corpi civico e tcrritorialc, si ri- dcstarono aspri e lunglii litigi. 72 misse di noii partlrsi Ja noi se non a cosa fatta, e conferendogli illimitati poteri eJ autorita inap- pellabile: e prima che la nuova magistratura fosse ill carica, i Rettori di Brescia e il Provveditore ge- nerale delParmi intimarouo la fedeleproduzione del- le consegue dei beni, e si catastarono ai cittadini: Piu 261,991 : lav. 5j. Al teri-itovio, Piu 210,974 = tav. 98. Totale Pio 472,966 : tav. 55. Pubblicossi il lisultamento ai 10 agosto 1641: epoca in cui piacque al senato di contrassegnar Pestimo di data certa ed iuvariabile^ non restando die a farse- ne le stime. Quel raagistrato pose mano alia forraa- zione dell' estiino clericale, clie si compie nel i645: e die fuori le nonne, cui seguirsi nel prezzare i beni: PrcElium eiiim in prcetio est *. Nel maggio 1648 la nuova magistratura rese pubblico il carico del bre- sciano verso 1' erario, in questi termini: Avere della citta, Pianette lire 64,317,943. Avere del clero, Pianette lire io,53o,943. Avere del territorio, Plan, lire 26,682,409. I rettori d'tillora ordinarono sollecitamente i traslati e le volture de^buni, de' posseditori, pel rispeltivo paganiento^ ne F opera soggiacque ad altre riforme fuori die negli anni successivi 1661, 1687 e 1723, * Seneca. 73 Air epoca del 21 novembre 1797 il Bresciano fcce parte della Repubblica Cisalplnaj e pcrchi; le contri- buzioni alio slato seguissero proporzionate, si rno- dello a pareggio I'estimo a quello di Milano^ la eui incumbenza fu affidata a un accreditalo ingcgnere, che segui metodo del tutLo nuovo: dcduceiidone le norme direttrici da un antica carta topografica e dalla popolazione. Divise pertanto la pi-ovincia , o dipartimento, in pianui'a e montagna, ed agguaglian- do la pianura alia Mantovana , le attribui qnello scutato; e paragonando la parte montana alia Co- masca, giudic6 clie pure quello scutato dovesse ap- parteuerle*, come parcggiu il caseggiato di Brescia al crcmonese. Tenne anco che tulla la popolazione bresciana fosse agricola e produt trice, indi su quest! dementi porto lo scut-ato bresciano a circa vcntitre inilioni di scudi. II Corpo Legislativo ebbe per er- roneo il fatto, e ridusse il iiostro scutato a scu- di ic),43i,3j4? con la Itgge fondamcntale i7ventoso, anno VI ( 1 8 marzo 1 79S ). Pubblicata appena la leg- ge, scpravvenne, clie dalla uostra provincia si stac- casse la Valcamonica, aggiuguendosela al Diparti- mento Oglio cd Adda, come pure Asola con cinqiie dci sctle comuni di qaella quadra, raggiunti al di- partimento del Mincio: che a conipeuso abbandono alcuni paesi suoi al bresciano. Per vicende di guer- x*a nel successivo 1799 le province Lombardo-Vene- 74 te vennero al domiuio auslriacoi, al cui governo cs- sendos! da S. M. Francesco I.'^ destinato a reggltore il conte Gocastelli , fu allora che si ottenne una diminuzione sullo scutato d' un milione di scudi. Sopravvenuti i francesi, e ordinal! ad altro modo questi paesi, torno il riparto deirimposta ceusuaria dell'estimo i64ii che mosse querele da ognl parte fra i censiti e contrlbuenti. I sei Corpi separati si ri- cliiamarono al Vice Presidente della Repubblica, che accolse i lagni, commettendo che per mezzo de'de- putati si aggiustassero fra essi dinanzi al Prefetto del Dipartimento, che fu allora II conte Carlo Verri. Duravano tiittavia i clamori de' contribuenti, n^ le finitime province erano piii tranquille del bresciano sulla regolarita del censo^ onde un sovrauo deci'eto ai 21 gennajo i8og ordino un catasto generale per tutto il regno italico, e la formazlone delle misure e delle mappe che pel nostro dipartimento si comple- rono I'anno 1810. Tornate da ultimo queste pro- vince nel 18 14 neir austi'iaco dominio, la prelodata S. M. con la sovrana patente 3i dicembre 18 18 isti- tui 1' aulica Giunta del Censimento , e una Com- missione in ciascuna provincia, onde progredissero gll incominciati lavori: impartendosi istruzioni per le stime ceusuarie che si fondano sul sistema mila- nese, per riconoscere la rendita netta delle terre su cui debbono cadere le gravczze. Avverti a questo 75 passo il nosti'o Vice PresiJente, che la savlezza del Governo attenendosiallenorme prestabililenel 1759, epoca del censimenlo milanese, avra pensato al mi- glioramento di coltivazione di terreni, iion meno in quella provincia che in altre ancora:^ ne le sara sfug- gito di vista la diversita che corre fra il censo de- terminato allora pel milanese (che si rimane intatto) e quello che si statuisce ora per I'ailre province e per la nosti'a: la cui industria si e notevolmente ac- crcsciuta, massime per la prodigiosa propagazione de' gelsi. Se non che censiti i terreni del milanese nell' epoca notata, queste piante erano in assai mi- nor numcro, e quindi 1' estimo de' fondi viene atte- nuandosi in confronto del nostro , valutandosi le piante come sono al presenter e siccome gli alberi per mille cagioni vanno soggetti a immlserire e pe- rire, sembra che non si dovrebbero numerare e sti- mare, per aggiungere il loro valsente a quell' altro de' fondi. II sistema di censire le terre, non guar- dando a quanto vi cresce, sembra convenir meglio , perche manco danneggia alF industria, ed ^ piii fa- cile e durevole. L' Editto pontificio del 1770 ordi- nava che il valore da altrlbuirsi ad ogni spezie di terreno, dovesse desumersi dairintriioseca quallta ed attivita sua^ e 1' accademia de' Geoi'gofili di Firen- ze coronu la dissertazione di Adamo Fabbroni, nella quale stabilisce 1' annuuziata teorica. Conchlude 76 quludi 11 nostro Collega il siio ragionamcnto: che Yolendosi pur ridurre le stime di tulte Ic province sul piede delle niilanesi , parria utilissimo die tutto il Regno Lombardo-Veneto, senza distinzione alcu- na di paesi, fosse assoggettato a un estimo generale. Questo voto espresso dal nostro Vice Presidcnte in sul chiudere della storica sua relazioue, fu quello foi'se clie lo fortlficu contro la fatica durala nello svolgere archivj e carte oLbliate, e cronache scom- messe, per dar forma lucida e ordinare alia verita la storia delle vlcende del nostro censo, per tutte le signorie e maniere di reggimeuti civlll fra cui si h imbattuto il nostro paese. Riferendo pero grazle al degno Collega di si utile e laborioso lavoro a noma di clii sara per iscrivere finalmente V intera storia di Brescia, or passeremo a dire d'altra ben ordinata Memoria, mandataue dal Socio d' onore , Tullio conte Dandolo : Del diritto pubblico della Svizzera. Frutto di dotte peregrinazioui furono le sue lettere su Firenze, su Venezla e sulla Elvezia^ come frutto ugualmente de'suoi viaggi e diritte meditazioni si e la Memoria da lui indirizzata all' Ateneo , di quel paese affatto slugolare e romaulico. Meditando egli appunto non meno il presente clie il passato di que paesij per cui sono tuttavia e saranno quello clie sono al presente, venne a cliiarire come 1' indole di que'popoli e la diversita delle legislazioni che li go- 77 Ternano, dipemle quasi affalto dalla topografia de' luoghl su cui la Provvidenza li ha piantati. Tiene il nostro Socio che la differenza de' luogbi eletti ove accogliersi le popolari adunanze abbia contribuito nel modo piu deciso all' ordlnamento de' Cantoni svizzcri, in aristocratici e democratici. Distinta 1' EI- vezia in pianure e parti montane, cresciute in quella le citta ediGcate in popolazione, in ricchezze, in am- bizione, trovaron modo i cittadini di alloutanare i campagnuoli dal pigliar parte alia pubblica ammi- nistrazione^ e le classi piu povere delle citta, intese soltanto a minuti guadagni, con tutta facilita si la- sciarono dispogliare d'ogni diritto di partecipare al- ia podesta legislativa. Ecco in quelle citta piantarsi agevolmente raristocrazia, Fra le monlagne per Top- posito, adunandosi il popolo in si to aperto, nessuna circostanza dovea spartirlo in classi privilegiate o scadenti, perchti lutti poveri e pastori: le facccudc ristrette, i bisogni limitati permetteano a qncsti con tutto comodo di pensare alT esercizio deMiriUi po- litici: per lui il gioriio della Land.sgemeinde era gior- no di trionfo, di tripudio: e per cio i cantoni abitati dagli alpigiani si fccero a democrazia. Fra i monti ancora gli uomini sono piii ravvicinati dalla piccio- lezza de'distretti, veggonsi piu spesso 1' un Y altro, il bisogno di scambievole soccorso e piu frcqucntc, e cou maiKu iudifferenza guardasi alle disuguagliau- 78 ze. A queste cagionl locali attribuisce il nostro So- cio la separazione della Svizzera in aristocratica e democratica: alia prima appartengono tutte le citta, i cautoni alpestri alia seconda. Narra cjulndi, secondo clie sappiamo da altre istorie, come la na- zione degli svizzeri traesse principio da valli quasi ignorate, e che tre popolazioni furono la culla e il propugnacolo della elvetica liberta. II piii anlico monumento scritto che accenni I'esistenza d' un pat- to fra alcune tribu dell'alpi, e dell'agosto del 1291: documeuto, di cui conservasi 1' originate in Schwitz, e cbe Dandolo ne porse da lui tradotto *. * La sincera virtu con cui e dettato questo patto di fede» derazione, e per esser questo quasi il principio deir elvetica indipendenza, ci move a trascriverlo qui sotto. In Nome di Did. Egli e oprar rettamente e provvedere al pubblico bene il rati- ficare con ogni maggior solennita i trattati di concordia e di pace. Sia dunque noto a tutti ed a ciascuno , che gli uomini de la Val d' Uri, V adunanza generale di Schwitz e il Comune de'Montanari della Valle inferiore (Untervald) avuto riguardo alia perversita de'' tempi presenti , si sono promessi reciproca- mente, a difesa di lor persone e proprieta , ed a conservazio- no deir esser loro attuale, di soccorrersi a vicenda, coiropera, coi consigli , con ogni maniera d'' uffici , dentro e fuori de le Valli ( per quanto le lor forzc il consentono ) contro tutti c ciascuno che ad essi od a ciascun di loro volesse far violcnza od ingiuria, con atti o macchinazioni, cosi contro gli individui come contro le loro proprieta. Ciascuno adunquc dc'summen- 70 Questo (locuraento precede diciasselt'anni la cou- gluxa di Griilli, epoca dclla liberazicme degli svlzze- ri: c cosi diraostra, come preeslstesse I'alleanza de' tre Cantoni. Dopo la battaglla di MorgavleUj i con- fedcrati raccolli in Dieta aBrunnex, raffermarono i loro patti e le loro indipendenze, le popolazioni si accrebbero nel i332 di quella di Lucerna, nel i35i dei Zurigliesi, uel i352 di quelli di Glariis e di Zug, nel 1 353 di que' di Berua , clie divenne Tottavo can- tone in ordiue di tempo. Ai dicci di giuguo del iSgS si tenne la dieta in Zurigo, ove fu scritta la conven- vlone di Sempacli, dalla guerra combattuta in que' luoglii^ si convenne in quel trattato « die ciascuuo tovati Comuni promelte airaltro ili accorrere a proprie spcse in suo soccorso e secondo il bisogno, air oggelto di rcsistcre alia violenza dei perversi, e vendicare i danni recati: prestan- do a tale oggelto giuramento scnra frode o dolo, e rinnoTando coir atto presente Tantica forma della nostra Confederaiionc. '» In conseguenza d' una volontk generale o d'' un accordo unanime si promette e statuisce, clie ne le Valli non riccTC- remo ne riconosceremo alcun giudice che siasi procacciala la sua carica con danaro, e non sia nostro compatriota. »> Se accadesse conlroversia fra i confedcrati, i piu prudenli s intrometteranno per darvi termine con qucgU spcdicnli chc piu si crcdrranno. " Se alruno si fura rco di premeditate omicidio , perdera la vita; se si diede alia fuga, sara handito. I fautori o difen- sori del colpcTole subiranno anch' essi T esilio fmo a che i Confedcrati uon faccian lor grazia. 8o arrla trovato sicui-la in propria casa, ne che sarlasl Im- prigionato per fatto altrui: che niuno comincl a ca- prlccio la guerra generale o privata: che chinnque turbera il buon ordlne sara richiaraato dal suo go- verno (Gantonale) e punito: che un confederato fe- rito, combatlendoj non dovra pero fuggire: che non dovranno sbrancarsi i comballitori in cerca di bot- tino, e che la preda dovra spartirsi fra tutti coloro che hanno combatluto: che nessuno svi/.zero potra commeltere violenza o rubamenti, o appiccare incen- dio a chiese a monisleri, lie far onta a donne o fan- ciulle?'. Da questo scritlo appare, osserva il conte Dandoloj quanto gli elvelici si fossero traviati dalla » Se alcuno rcca danno ad altri con appiccar incendio, non sara piii risguardato de''nostri; e se egli nol potesse, si appar- terra a suoi complici e difensori risarcire i danni recall. » Se aleiino spoglia altri de''suoi beni, e gli arreca detri mento, sara catturato e costretto a rifar Toffeso. » E vietato esiger p<^gni , se non dal debitore , o da chi ha fatto per esso pieggeria. >5 Ciascuno dee prestar obbedienza al proprio giudice; cni niega di eseguirne la sentenza, vi sara forzalo. » Se nascesse guerra o discordia, e gli offesi non potessero - per se medesimi conseguir giustizia e risarcimento , tocchera ni Confederati procurar V una e V altro. » E codesti provvedimenti dureranno porpetui coll ajuto del Signore; ed a manifesta testimonianza della validila del presente atto , gli si appongono i suggelli dei tre Comuni e Valli al principiar deir agosto 1291 ». 8( semplicita del sccolo di Tell: essendosi dovulo co- mandarc esprcssamente 11 rispetto alle persone ed alTavere, ai tcmpli ed alle donnc. Anco il terzo Sta- tute, detto Convenant di StanZj accenna il progres- sivo guastarsi degli antichi costumi. Queslo tratta- to, cosi cliiamato dal luogo dove si raccolse la dieta rlie lo sanci, ammise nella confederazione i due can- toni di Friburgo e di Soletta, cbe s' Impegnarono di non immischiarsi in guerre od alleanze senza il con- senso degli altri cantoni, ed aver questi per arbitri in ogni lor controversla, e serbare scrupolosa neu- tralita nelle dissensioni clie potessero occorrcre ne- gli altri. In queslo statuto si obbligarono tutti i can- toni a non far guerra tra essi, ed assislere il can to- ne che iugiustaraente fosse stato aggresso e punir- ne V aggressore; che ogni adunanza non consenlita fosse vietata: che gli abitatori d" un cantone non dovessero prestar ajuto ai rivoltosi d' un altro , ma tutti insieme adoperarsi per ridurre i traviati alTob- bedienza^ confermaronsi gli ordinamcnti primi di Sempach , e si determine che le spoglie de' nemici fossero divise fra i combattenli e le terre tra i con- federati non che le contribuzioni. Seguirono quindi altri accordi dopo il patto di Stanz. Si concedelte ad ogni cantone la facolta di governare a suo senno in fatto di religione,proscrivendosi qualuuqueombra di violcnza nelle opinioni religiose. La elezione del 6 82 culto ne' baliaggi comuni fu altribulta al libero >oto della popolazione^ si vieto ai canton! di raccogliersi iji convent! parz!al!, e che alle sole Icggi civili. Potriasi un cotal libro porgcre, noa gia al summo giurisconsulto, ma sibbeue all' afTaccea- dalo uomo di foro, e al gioviue islesso che, uscito teste dai limltari delle iusegnanti univei'sila, si va iniziando nel pratlco esercizio delle legei. Di cotale stringato Repertorio legale il nostro Ceusore ne lesse quello che risguarda il dottrinale della Legittima. Delia quale, premessane la definizione, ne venne a dire delF origiue con quesle solenni e veridiche pa- role. I primi romani, invasati dalla viril febbre del comaudare, vollero contentare a tanta lor brama senza fine anco dope la morte^ ond'e, che nolle leggi delle XII Tavole si stamp^ e si scolpi la piena li- berta di disporre capricciosamentepertestaniento di tutto il patrimonio, posponendonc i consanguinei agli stranieri. Questa facolta troppo larga e oltrag- giosa alia natura venne circoscritta a termini di ragionevolezza, di poi che i fieri costumi de' nipo- ti di Romolo si addolcirono col mescersi a' popoli piu umani, cui soppero soggiogare colla prcpoleii- za della spada. La diseredazione irraglonevole s'eb- be allora in conto di pazzo e cnidel proccdere, sia per mente o per cuore^ e vi si provvide col ri- chiamarsi alia querela di testanicnlo inofficioso : Idco insanisse ( dice Teofilo ) cxistimandusestj quod naturam sine causa odisset; e per cotal querela s' im- petrava la rescissionc del testanieuto, come fiUlo 90 , contra pietatis q^cia; e si proponeva a vicenda dat discendenti contro il te.slamento degli ascendent!, e da quest! contro il testamento di quell! [niodojus habcant succedendi) e talvolta anco da! collateral!. Annullavasi !n tal giudizio il testamento, riguardo alia istituzione inoffieiosa. Invece dl pi'ocedere a que- sto annullamento, si venne via via assegnando agli eredi leglttimi porzloui non fisse^ sino a die, ad imi- tazione della legge sulla detrazioae de! legati por- tata da P. Falcidio Tanno di Roma 714, Giustinla- no con la Novella XVIII. c. I., statui una quota in- variablle leglttima. Difilatamente a queste nozioni passa il nostro Censore all' esame scientifico della natura della legittima^ e pone la quistione, s' ella sia una porzione di eredita o de! ben! del defunto. L'eredita, egli dice, e la successione in ognl diritto e peso die apparteneva al defunto; ! ben! sono I'at- tivita, soddisfattosi a! pes!. II Doniat, e qualclie al- tro, la deUnisce una porzione della eredita; il Fabro afferma legittimatn non hcereditatis portionem esse^ sed boTtorum: e in un col Fabro la sentono cosi il Voet, il Mantica, il francese Merlin, il Richer!, la Bota romana, il Merlin 0. il Sabelli. L' aw. Pagan! tiene dell' opinione di quest! ultimi; e per verlta, egli dice, se fosse altramente, la legittima Introdot- ta a solo beneCcio dei parent! dimenticati nel te- stament o, si volgerebbe a lore danno, qualora fos- 9' sero addossate ai legittlmarj le obhllgazioni dcgli eredi^ ed aggiugne, die dalTessere la Icgiltima una porzione dci bcni dovuti ab intestato^ ne procede 1* iuulilita deH'adizionc. La eredilii, clie iion e altro che una rappvesentazione amplissima dclla persona del trapassalo, deve esscre accettata: la legitlima , che ^ un debito, nou ugualmente: dal che deduce il nostro Censore , che il legittimario iioii escicita r azione de petitione hcereditatis^ ma quelT altra con- dictio ex lege: per lo che il piu dci legist! pensa che tale azione sia persouale in rem scripta. E iuchina anco a credere che sia possibile il sostenere, che dal codice auslriaco tale azione sia tenula personale: fondando precipuameate sulle disposlzioni dei para- grafi 783, 786, 812, e altro paragrafo 14^7, che di- chiara prescritlibilc la legitlima in tre anni. Poich^, se fosse 1" azione rcale per poterla conseguire, 110a esislendo Ic pubbliche tavolc , soggiaccrebbe alia prescrizioue dei trcnl' anni (1468, 1470 del C. C. Austriaco): perocche essendo dall'articolo i.\Gi\ ap- plii:ala la prescrizione triennale alle cose niobili , >iene per certo modo a rassomigliarsia quesla I'azio- ne alia legitlima. II nostro deguo Collcga c* inter- tenne nella spicgazione dellc uorme giuridichc che governano qiiesla materia^ inscgno , colF autorita del Sabelli, del Menochio, del Merlino, del Grazia- no che potest per pr.'rem rclinqui (la Icgittima ) in 9» una re peculiari ac etiam in pcecunia hcereditaria quain Jilius recusare non poterit ^ insegno come si determi'ni la leglttima anco per pubblica faraa, ove non sussisla invenlario, e col ceicare V esibizione delle carle delP eredita^ insegno col Richeri cum tempus mortis in leglttima ineunda spectetur^ cli' ella nou (^ per sestessa un credito ipotccario. Dice col Fa- bro, che essendo essa una porzioue di beni eredi- tarj, si puo anco agire per conseguirla contro i pos- sessori di cosa singolare di quesla ragione, secondo il diritto comune^ e cbe quando non sia guarentita con ipoteca , una tal azioiie proponsi contro cia- scun erede per la sua parte, non gia solidariameute {Merlin rep. vol. 7. p. 197.)' Dice co' niig]iori giu- reconsultij che le cause che escludono dalla eredita escludon anco dalla percezionedella leglttima^ ma che nonvi si rinunzia tacitaniente,ne vi si puo rinunziare a scapito dei creditori del legittimario, tamquam jus qucesitutn, Osserva il noslro Censore, che in luogo della legittima il codice francese istitui la riservdy la quota, cioe, dei beni destinati a certi disegnati eredi^ talche le liberalita per atto tra" vivi, o d' ultima vo- lonta, non poteano passare la misura statuita dalla legge. Secondo quel codice avvi una quota disponi- bile ed altra non disponibile.Laddove vivessero eredi cui spettasse la riserva, 0 quota non disponibile, Fere- dita si dividea nelle due quote a^zidette: la cui mlsu- 93 ra dlpeudeva dal numero de'figli o degli asccndentl, scnzaaverriguardo alia rinunziacliealcun d'essiaves- se fatlo: perciocche quest! tali eredi comulatlvamen- te ipso jure in possesso della porzione nondisponibile dal loro numero determinala , non pu6 altro variare (art. 786 del Cod. Nap.). La legislazione austriaca si tenne piu. alia regole della legittima romana: ma per preservare il patrimonio alle famiglle, permise (§-773 C. C. A. ) che il testalore potesse privare il figliuolo prodigo o gvavato da debit!, per conferirlo a' suoi -discendenti. II codice francese ( art. io48. ) divis6 di ottenere simile intento, istituendo le sostituzioni fidecommissarie di primo grado. II nostro giurecon- sulto ferma quindi la sua altenzione sopra altri pun- ti ne'quali diversificano i due codici: e che Taustria- co colla mira di contener gli uomini nella via del- la morale, larghegglo nella facolta conceduta di spogliare della legittima, anco lo stesso genitore (§• 7^9')i ^ '* francese legislazione, per non dissc- minar zizzanie e fomiti di rancori nelle famiglie, ne- go assolutamente il diritto di escludere per qualsiasi molivo dalla porzione riservata. Malgrado che il no- stro Censore abbia in non breve trattazione sulla legittima tocche le teorie relative alia massima, mol- te cose restavano ancora per dar fondo alia materia propostasi", ed accenno d'aver pronto, per esaurirla, Ire altri articoli: sulla collazionc e compensazioni 94 jiella legitdmay sulla Uquidazione delta legittima au' striaca J e sulla collazione austriaca. Nol aggiungere- rao dl plu: che 1' opera legale da lui ottimamente di- visata per abbreviare gli studi di clii per primo si dedica alle leggi, tocca gla al suo terminer e che presto i giovani legali avranno alle mani un libro, di picciol mole se si guarda all' ampiezza degli ar- gomenti, ma di gran peso per la sua chiarezza, bre- vita e corretta scrittura. Alle sclenze politico-legali tiene in qualcbe modo la ben pensata Memoria, con la quale regregio no- stro Presidente e giureconsulto , aw. Giuseppe Sa- leri, conchluse le ordinarie accademiche adunanze dell' anno m; Cenni sulla tolleranza delle opinioni re- ligiose. Guardando al gran sangue, alle civili per- turbazioni, alle sventure d' ogni maniera cbe co- starono airumanita le guerre di religione, dobbia- mo congratulare alia saviezza de' principi, e bene- dire alio avanzare die ha fatto da dugent' anni la civllta: la cui merce le moderne nazioni non piu si guerrcggiano per cotali discordanze^ anzi gl' istessi membri d'una nazione, gli individui d'una fami- glia convivono tra essi in pace e non si rinnegano fratelli pel solo fatto di diversa credenza. 11 cat- tolico ringrazia Dio nello appartenere alia cbiesa universale, di cui Dio istesso porse la primazia a S. Pietro, il cattolico rispetla e adora i voleri di 0^ Dio, che ha pcrmcsso lo stabilirsi d'altrc comunloni eteroclosse^ e Tuomo filosofo adora e ringrazia i giudizj di Dio, che abbiiio cessato i flagelli delle guerre dcsolatrici per fatto di reh'gione. Ricompo- stosi per6 il mondo, nel modo che Dio ha voluto negli alti suoi segreti, da tante ire slerminatrici, lornando su questo argomento, dibattuto noa mono dalle penne che dalle arrai . il nostro Presidente ( cessate le quistioni di fatto) ha risguardato la sua materia come affatto accadcmica: ha voluto seguire la storia degli uomini e delle cose, ha voluto met- tere in luce la vcrita, pacilicai'e qualchc anima che si rlbultasse per avveatura al nome di tollei-an* za: e cio senza temere che altri gli si opponga, o che altri pigli in mala parte la sua discussione^ es- scndo ormai tolti dalF umana societa tutti quei pe- ricoli che di leggieri a suo danno avrebbe rinnovel- lato la trattazione di simile argomento. Egli pno somjgljarsi alF espcrto capitano, che torna a vede- re un campo di battaglia, su cui da molti anni in- nanzi fosse seguita una esizial pugna, li cui combat- titori fossevo tutti morti sotto a quelle zolle, o in pace allc lor case. Quegli senz* altro rischio dclla persona, o di spiacere a chi ebbe paile alia pngna, notar puote e dire a suo bencplacilo i casi della giornata, gli errori, la vilta, la pcrizia, il coraggio de'condottieri; c far giudizio di tutto che avvenne. 96 Segnencio li cul inlendlmenti nol A'erremo ponenJo il snnto del non breve suo scritto. Quanlo alia piibblica sanzione della tolleranza religiosa, fatlasi ormai dlritto pubblico di lutte le incivilite nazioni, nota, come le opinioni a di no- strj abblano molto cambiato, dai tempi in cui il gran Bacone affermava » essere la tolleranza delle religioni quello che e V indifferenza per tutte^ e il celebre Bossuet levava a cielo Luigi XIV per la ri- vocazione dell' Editto di Nantes. Accenna per65 co- me anco a' di nostri, dopo il siiggello della pacifica- zione assentita fra i popoli, vadano ripullulando qui e la opere e scritture, il cui dcttato tende a rinnovare queste antiche ruggini, queste guerre: susurrate agli orecchi dei meticolosi, se non gridate all' aperto ^ ed h appunto percio che il Presidente detlo questi cenni sulla tolleranza, dividendo in tre parti la sua Memoria. Nella prima delle quali tratta della vera indole della tolleranza, nella seconda parla dei mo- tivi su cui posta I'errore che la fa odiosa nella men- te di molti, e dice nella terza dei mezzi che vaglio- no a reprimere il risorgimento di quelle dottrine che turbarono I'Europa. Filosoficamente discorrendo della condlzione del- le civill sociela, nota per primo le varie cagioni che danno effetto ai piu caldi dispareri fra gli uomini^ per ricomporre i quali e condursi a verita occorre 97 la libera e plena discussione delle maten'e sulle quali gli uomiiii vanno discordantl: mettendo innanzi, pa- rergli aff'atto mostruoso, die quando questi disso- nanti pareri si riferiscono ad aigbmenti di religlone si possa fame colpa legale a! dissenziente, e punirlo anco, e dirlo scaduto dair uguaglianza dei diritti civili e politici. Move quindi a cercare il percli^, a djfferenza d'ogni altra importante qualila di dissen- sioni, quelle in materia di religione abbiauo ingene- lato tra gli uomini. non pur disistima, ma aLboni- menti micidiali e guerre crudelissime. Ai priuclpj tulti umani e suasivi, alia istituzione lutta santa e dolclssima di questa religione non puossi ascrivere tanta disumana perversita: e ne ricava gli esempli irrefragabili dalla istoria dei primilivicristiani^ i qua- li contrariali e perseguitati nei piu sacri diritti del- la nuova crcdenza dallo stupido pagancsinio, iicn allra legge s'imposero all' ultimo, che disobbcdire e niorire. Ma come che daH'otlinio, come dice il nostro giureconsulto, spesse volte procede il pessi- mo, in queste maten'e fu confusa la cvedenza col credente, uon si distinse il sistema religiose, co- munque erroneo , dalP uomo che persuaso lo pro- fessava. Due sistemi di religioni, di cui cadauna si tenga rivelata da Dio, non possono comporsi insie- me, perch^ la verila non caramina coH'errore; ma soggiugnc lo scritto: il cristiano avra pcr6 il diritto 7 98 di comandare al gentile, o il cattolico al protestan- te la propria sua credenza? Di soggettarlo a pena, escluderlo dalla ugualita di diritll in coufronto de- gli alti'i cittadlni, se non accetta la slessa profes- slone di fede ? Uguali tutti noi a questo mondo per diritto naturale, abbiamo libero resercizio delle no- stre facolta^ dal che consegue, che gli uni non pos- sano logliere agli allri la facolta del proprio cono- sclmento, e quindi non gli affelti, non la idee, il gludizio e la convinzione che da quello procedono: con questo di piu, clie a niisura che la convinzione risguarda soggetti che si richiamano all' affelto ed alia venerazione delP uomo, vieppiu crcsce e si fa grave la violenza. Pone quindi le teorie che segnano i confiui tra la morale e il diritto 5 la cui distinzio- ne fu sempre avverlita, non pero colta nel vero es- ser suo, ne applicata accuratamente ai doveri e di- ritti dell' uomo. Dissero alcuni il diritto una facolta morale J od unajacoltct conforme a tutti i doveri del- /' uomo: nel che cova I'errore dei corifei dell'intol- leranza^ si conviene all' uomo di seguire la voce di Dio, e la rivelazione h legge al pari della voce della ragione;^ dal che si conchiuse che 1' uomo non abbia il diritto ad errori in fatto di rellgione: del quali lo si puo rimovere con mczzi coercitivi quando vi per- sista. Ma questo dovere che stringe I'uorao a non ehiuder gli occhi alia luce k tullo fra lui e Dioj a 99 cui spelta la punizlone: agll uominl non mai^ e qua- lunquc fosse per eccedere i lerniini del consiglio, abusa il precetto evangelico : Mandavit unicuique Deus dc proaimo .niO.Confessando con tulta I'cspan- sione dell'aiiimo i LeueCcj della caltolica comunlo- ne, il noslro giureconsullo , confessa essere colpa Tindipcndenza del pensiero riguardo a Dio, la vo- ce di Dio essere la vei-ita cui I'uonio dee senza re- plica soltomellersi^ ma F argomcnto, soggiugne , mula condizionij parlando della liberta e indipen- denza del pensiero tra uomo e uomo: fra cui il di- rillo non ^ la facolla morale, conforme a tulti i dovcri. ma la facolla di far tulto quello che piac- cia, purclie non si offenda 1' altrui diritto. La ro- mana legislazione cliiarisce la differenza fra i doveri e diritti elici , e doveri e diritti giuridici^ i prinii esistono rcalmentcj ma non ammeltuno esteriore coslringimento, e non sono clie negativi tra uomo e uomo^ e il solo diritto e dovere di giustizia i: gua- rentito dalla natura colFuso della forza esteriore perclife si rechi all'attOj sc occorre il bisogno. Col- I'analisi poi dc' diritti e doveri morali, confrontan- doli ai giuridici, reca lume alle proprie idee. E de- j bito morale Tessera temperaule nell'uso de'propri beni , di dar opera al niiglior essere del nostro fisi- co, il dar pcrfezione alle qualita iulellettuali, I'es- ■ere bcncfico, genevoso, amalor della palriaj ma cki 100 si direbbe autorlzzato a usar della forza perclxe Vua-' mo sia tale? Quesla foi-za e coazione non si impiega che contro a cbi si spiugesse tanto innanzi, da of- fendere il diritto allrui: come si interdice I'atnnii- nistrazioue delle sue fortune e I'istcssa patria pode- sta a quel padre cbe per avventura facesse abuso o deir una o dell' altra. Se non avvi diritto per cui coraandare altrui Teserclzio attivo delle virtii so- praddettCj manco si dara nel prescrivere allrui la nianiera della sua religione: la quale non puo esse- re cbe il sentimento iutimo del cuove, e 11 movimen- to spontaneo dell'anima nostra^ cbe cbi altrimenti giudica, non fara cbe degli ipocriti. Poicb^ Dio se- gno all' uomo quagglia uno scopo, poicbe lo feco libero nella scelta dci mezzi per aggiugnervi, se il "voile ragionevole e sponlaneo osservatore delle sue leggi-: se in diritto naturale tutti gli uomini sono uguali: il nostro giurlsta poi'ge alcune regole indu- bitate nelle giurldicbe discipline cbe le sparliscono dalle morali. i/ Stendersi la liberla nell' uomo a lutto quello cbe crede tornargli utile al suo bene fisico e morale. 2." Limitarsi soltauto quella liberta piena a non nuocere a quel diritto cbe a ciascun al- tro compete. 3.^ Non essere di diritto la forza este- riore, se non allorquandu le altrui azioni nuocono ai noslri diritti. Dalle quali premesse agevolmente conseguita: come cbe cbi travia in fatto di religione lOI fa danno a scstesso, e viola le sue relazloni con DIo^ itia fino a die rispetla negli altri la liberta de' siioi pensieri, egli non fa danno a ' chicchessla-, quindl cade ogni ragioue d'usar della forza c guerreggiai-Io. Volgesi quiudi Tauter nostro alia definizione fin qui corsa dclla lolleranza^ la quale, secondo chi ne parlo finora, e secondo quello che ne pai've al de- funto suo maestro, cav. Tamburini: E una conde- scendenza alia deholezza in telle Ituale de'nostri simili: un sacrifizio del mcglio alia misera condizione delle iimane cose. La qual definizione a lui pare inesalta, considerando: clie se il rispetto alia liberta del pen- sicro e tollcranza, colal liberta non potria chiamar- si diritto, dovendosi qucsto rispeltarc e non tollc- rare: il tollcrare e lo slesso che accondiscenderc, e clu accondiscende escrcita un diritto, non eseguisce un dovere, e puo rimanersene quando piii gli piac- cia^ quando la liberta del pensiero e un diritto del- I'uonio rispetto all" uomo. Ond''egli corregge T ol- traggioso significativo della tollcranza a questo mo- do : alia liberta. del pensiere nelle idee religiose e do- vuto rispetto per pura giustizin, come agli altri diritti deW uomo pei principj di <^ius naturalej ... E lascian- do per poco la traltazione delT argomenlo in puro diritto, accenna, come la storia de' tempi passati ne certificbi, die la forza usata non valse ad altro che a confcrnuue I'cterodossia, ad csaspcrar gli auinii 102 \ de'dlssenzieiill, a ruinare a fondo popoli e cittci. Di qui passa ad altra considerazione. Di seicento set- tanta milioui che abitano la terra un cento venti si regge al freno di cliiesa cattollca^ i rimanenli cin- quecenlo cinquanta si suddividono in protestanti cristiani, in maomeltani, in idolatri, e il politelsmo comprende sventuratamente un quattro cento mi- lioni. Ora I'utilita d'una misura legislativa e politi- ca (se di sola utilita puo parlarsi la dove entrano i riguardi della giustizia) dee estendersi in fallo di religione, non al memento, ma a tutto il tempo: nou a un solo popolo , ma all' universo. L'autore della religione non pose distinzione tra'suoi figliuoli, cui cliiamo tutti alia verita^ si schivi adunqiie quel sistema, che quand'anco riuscisse a dar stabilita di credcnza in poclii, impedisce c tarda almanco che universalmente si diffonda^ quel sistema di intolle- ranza che necessariamente ne provoca altrettanta da chi ne e colpito: come ne mostrano le istoric di Francia,, d' Inghilterra, di Spagna, delF Olanda, di Alcmagna. Dispogliata la cattolica religione dalle dottrine clie sursero in secoli posteriori alia sua istituzlone, eta di tenebre, di barbarie e di capliosa scolastica, viene a dire Tautore, come questa suoni tutl' altro cbe intolleranza. Gesii Cristo disse la sua legge, legge del cuovc: che non venne aforzarc akuno alia nuo- io3 ya dottrina: chi vuol anJare dopo di Ini, neghi sesles- so e lo imitij un giorno In cul alcuni lo abbandona- vano, si volse a' suoi discepoli, cbledendo ad essi se pur essi lo volessero abbandonara. Svillaneggiato dal prinripalc de' sacerdoti, un suo discepolo tiia la spada per vcndicailo. Cristo gliela fa riporre ncl fodero, aggiungendo non essere egli venuto a perdere alcunoj ma a salvar tuttij cacciato dl Gerusalemnie, i suoi discepoli lo eccilavano a far discendere il fuo- co suir ingrata citla, ed egli di rincontro li rampo- gni accrbamente: dicendo loro non essere quello lo spirito di cui doveano essere animaii. Interrogato da- gli Apostoli, clie si dovesse fare se la sua parola non renissc ascoltala: scotetevi la polvere da' vostri cul- zarij rispose, e vofgctai nliroi'e. Oia si raffigura nel padre clie festeggia al Cglluol prodigo che gli torna a casa^ ora ai pastore clie lascia Jc no\anfa nove agnelle. per cercar Tuuica perduta : non insegno niai chealcuno fosse civilmente punito per Tinosservan- za della sua leggc^ e per imprimere nolle nienli la sua dottrina, predicava che il suo regno non era di que- sto mondo ^ e che la pena de' traviad che resistessero contumaci alia trina ammonizione era quella di essere separati dalla sua chiesa. S. Paolo, compeudiando ai discepoli i precetli co' quali comporlarsi co'reniten- ti,disse loro: obsecra^increpa in omni patientia et do- ctrina. Tcrlulliano scrivea nci primi secoli: Ilunuini io4 juris et naluralis potestatis est unlcuique^ quod puta- verity coleve .... sed nee i eligionis est cogere reli- sioneirij quce sponte suscipi debet non vi. E allrove: videte ne hoc ad irreligiositatis eloquium, concurrat ^ adiniere libertatem religionis ^ et interdicere optionem divinitatisj ut non liceat mihi colere quern velinij sed cogcr colere quern noliin. E Latlanzio : JSon est opus vi et injuria J quia religio cogi non potest. Verbis po- tius quani verberibus res agenda est^ ut sit religio. Non potest aut Veritas cum vi_, aut justitia cum cru- delitate conjuugi Nil enim tarn voluntariuni quam religio^ in qua si animus sacriflcantis aversus est ^ jam sublata-jjain nulla est . ... si sanguine^ si tormentis, si malo religionem defeiidere velis , jam non dcfen- detur ilia sed pol/uetur atquc vitiabitur. San. Grego- rlo Maguo esclamava: Nova atque inauditg. est ista prcedicalio quce verberibus exigit fidem. S. Giustino marlire, S. llarlo, S. Giovanni Gi-isostomo, S. Ata- nagio parlano sullo stesso andare^ e S. Bernardo, ultimo uella serie, non rifinlva di dii-e nelle sue lel- [erc: Consigliate^ non isforzate. Noi non pretendia- nio ( cosi il clero di Francia nel suo iudiiizzo a Lui- gi XIII ) torre gli errori con la violenza. Noi sappia- mo ( cosi.r eloqucnte Flecbier nella letteia 19.'^) che la fede si persuade ^ e non si comanda: e T egiegio Fenelon, nelle sue istruzioni al duca di Borgogna, consij^Iiava a luUi la lolleranza civile. La violenza io5 pub jar solo (diceva Tillernonl) pub far solo degli ipO' criti^ non si coiiquisla V anirno quatulo iutorno suO' nana le niinaccc. Dalle riferite autorila si dedusse accordarsi pienamente 1" Evangelio e la Iradizione dc' padri coi piincipj del dlrillo natuiale e colla sen- teiiza de'plii cclebrati gluspubblicisli: e indarno s' ^ preleso die S. Agosliuo fosse faulore d intolleran- za: esli noa la voile clie contro i Donalisti, perche '■o 5 Pf air ei'csia unlvano le violenze e le persecuzioni: c re- ca gran luce in questo V opera che vuolsi del noslro Tamburini [Detollerantiaecclesiast.et ciV.)pubblicata col nome del suo disccpolo, conte di Tranmansdorff, Ma non oslante le accennate difese della tolleran- za, si oslinano a combatterla in mal puuto alcuni tcologi, alcuni Iraltalisli del dirillo naturale, e ta- luni del pubblico. S. Tommaso fra i priini distin- gue a favore dtgli oppositori, inred<;]i di due sorla: di coloro die mai non ebber vera credenza, e di quegli allri die, ricevutala, se ne ribellarono: Sicut v'overe est voluntatis , sic reddcrc necessitatis; ita ac- cipcre /idem est voluntatis j scd tenere earn acccptani est necessitatis: et ideo hcaretici sunt conipcllcndi ut /idem teneant *. Le cose discusse prima in dirillo, se- * La tlistinzionc qui rccata da S. Tommaso fu accolta da Be- nedctlo XIV nella sua opera: De Canoniratione Saitctoriim. I. 3. cap. 17. n. i3; c da Pio VI nel »iio Breve 11 raarzo T791 in- diri*iato a" Ti-scoti drlla Francia ecc. io6 gue II nostro Saleri, rispondono a colali argomenti scolastici^ dai quali se si dovesse prendere ad im- prestito le formule per rispondere, si potrebbe rias- sumere I'argomenlazioDe cosi: est necessitatis seq id fidemy distinguo^ est necessitatis moralis, concedo^ est necessitatis juridicce, nego. II diritto al mutamento della religione h tutt' uno col diritto a sceglierne una fra le molle, prima di averne trascelta alcuna^ perche V uomo usando od abusando delle proprie facolta non offende Tallrui diritto: elaragione che autorizza la scelta a pi'iori, ugualmente ne autorizza r abbandono, per iscegliere altra credenza, anco cr- ronea. Delia verita e dell' errore non puo giudicara che il credente^ egli non risponde de' suoi giudizi che a Dio solo. Non ue imponga se da alcuni mini- stri della religione siasi insegnato altrinienti^ I' er- rore apparliene in eredila a lutti gli uomini^ V er- rore per questo non puo attribuirsi alia chiesa. Ella Jnsegna sempre le verita essenziali, ma non sempre decide solennemente o condanna Y errore^ il suo di- \ino fondatore predisse che nel campo delle elette semenze sariasi frammista la zizzaniarche vi sareb- bero tempi di oscurita e di tempesta, sebbene la ve- rita non sariasi smarrila mai. L' istoria ne ammae- £lra, clie ne' primi secoli non si puniva chi abban- donava la fedc, che uella eta di mezzo si tenne al- tra sentenza: ma la Chiesa universale non ha eniesso 107 dognialicaraenle alcuna declsione. Altrl si fanno pro- piignaturi dell inlolleianza, stringeiido la liberta ini- pcrscrillibile del pensiero nei recondili delT animo, iicgandone la nianifeslazionej ma conlro quesll non parla V argomcnto della loUeranza, la quale appun- lo rlsguarda le azioni manifeste, e nou i cliiusi pen- samenli dell'uomo, nei quail non ha potere die Die. Se dee consentirsi all' uomo la libcrla del pen- siere in falto di religlone, ne segue che a lui non se ne possa inlcrdire la manifestazione^ essendochc h proprio del sentimento religioso di aprii'si e re- carsi all' alio con riti esteriori *. Dimostrato il di- rilto che lien 1' uomo di manifestare i propri sen- timenti, e V utile che da queslo esercizio di liber- ta deriva all' umano perfezionamenlo ed alio sco- primento della verita, passa a domandare a sestcs- so: se la liburl-a nalnrale, di cui s' k falto discor- so, possa essere limilala nella politica societa. Al- cuni lengono che si^ e discorrono, che la sovranl- ta ha per iscopo la prosperita pubblica, che lanlo si giova deiromogeneila de'senlimenti, e delT unita tie' sentiment! religiosi in ispecialila, che i dirilli in- dividuali deousi sagvificare al ben pubblico, c tra *Qui rautorc dice soltanto della manifestazione dc'pensanienii ed e(Tclti religiosi che ri*ulta dair esercizio del cullo private, tuffoche conosciutoj non e suo inlendiraenlo di parlare del eulto puhblico. io8 quest! anco quelle clie visguarda la scelta della reli- gione e del culto. Vattel iusegna ( Droit dcs gens ): 5) finchfe la rellgione e nel cuore, ella ^ tin oggetlo 5> di cosclenza, nel quale ciascuno dee seguire la co- » noscenza sua propria; ma quando ella si palesa » all' esteriore fassi un oggetlo di stato ». Per ri- spondere alia qual obbiezione egli rassegna i prin- cipi del diritto e della politlca. Hobbes pone, e senza liraiti, il poter sovrano ; Rousseau si accosta nel suo contralto soclale alle doltrine dispotiche di Hobbes^ Montesquieu istesso nel definire la liberta civile pel diritto di far tutto ciu cbe non proibisce la legge, concede al legislatore uu potere indefinlto;, se la li- berta adunque ^ il potere a ciu che la legge non vieta, in uno stato dispotico, la liberta sara il diritto di essere scbiavi. Ma non si deon prendere le opinioni per teoremi; quella sovranita che non avesse limiti nascent! da istltuzioni, li avrebbe dalla natura e dair eterna giuslizia, ed e assurdo il supporre cbe gli uomini si accomodassero a patti, ad offesa di do- veri e di diritti essenziali: quel palto saria nullo per sestesso, in faccia alia natura. Chi scrisse del patio sociale, guavdo piii ai fatti che alle teoriche clella natura dell'uoaio cd alio scopo della politica tinione, sul cui regolo doveasi apprezzare la giusli- zia o I'ingiustizia de' fatti che Pistoriane Iramandu. Tanto la natura che lo stato di societa promellono 109 e vogliono sicurezza e pcrfczioue^ ma questo secon- do r ottlcne; il palto sociale non tolse i diritti na- turali, anzi li guarenti e forliGco; e ruolto meglio di alcuni giuspubbllcisti de' secoli ClosoGci, lo inlese Teodorico fino dal principio del sesto secolo: jura vuhhlica certissinia sunt huniaiice vite solatia, ^^^fi' tniorum ouxilia, potcntium frcena ^ cui soggiunse il gran Bacoue: jus prwatum latct sub tutela juris pu- hlici. Non ^ la differenza delle opinioni die toglia r unila ricliiesta alio slalo; non e 1' unita delle opi- nioni che sia essenzialc, ma bene quella de' senti- menti. Accordisi libeita, repriniansi le ingiurie e le persecuzioni; I'aulorila non si levi pi'oleggitrice del- r una sovra 1' altra di due opinioni non offensive al benessere dello stato; e F unita sociale si fa dono preziosissimo dclla saviczza legislativa. Ma la sicurta e la perfezione sono gli oggelti cui dee favorire il poter sovrano^ reprimendo le azioni peiiurbalrici ed offensive i diritti, salva la sicurta interna ed esterna : il delitto si punisce, e si ributta 1' aggressione dello slraniere^ quanto poi al perfezio- namento individuale e generale, 1' ufGcio del potere si limita a toglierne gli ostacoli, dipendendo solita- menle 1' umana prosperita dall' opera dclla natura non contrariata. Passa indi a dire con qual misura e modo debbano i governi prendere intcressc alia xeligionc: recando innanzi i pareri diversi di Gian- I 10 glacomo c di Beniamino Constant. Tiene il primo che alcuni dogmi nella sociela sieno sacri, e cbe la Jegge, senza mescersi nelle coscienze, debba guaren- tirne I'estrinseca riverenza: pensaraento etninente- mente giusto e politico. Confessa poi contro Elvezio ed altri, che i soli principj della ragione non vaglio- 110 a dar fondamento all' edifizio morale^ i cui det- tati non ponn© mai essere ne certi, ne estesi, n^ ef- ficaci, se nianca una credenza di un Dio piovidente, giuslo e benefico, e nella varia condizione d' una vita avvenii'e, secondo il merilo o demerito delP uo- mo quaggiu; ond' e che il peter sovrano, senza pre- scriver dogmi, o esigcre professioni di fede, puo e dee punire chi facesse pubbliche dottrine conti'arle alle basi fondainentali della religione: al che allude Tito Livio, riferendo le delibeiazioni del seuato ro- niauo contro i Baccanali. e la legge g.^ di Valenti* niano I. contro i malefici e i matematici, nel codice di Teodosio. Parlu quindi il iiostro Presidenle delle guerre che SI a lungo insanguinarono TEuropa per la non con- cessa tolleranza, indi venne a dire dei niezzi che var- rebhero a speguere il mal represso spirito di inlol- leranza^ comunque difficilissiuio torui lo abbattere c far dimenlicarc pregiudizj ed errori che si fiirono stabiliti da erronee credenze religiose. E priniamente dice J non doversi mai dai sapiciUi ccssare dal per- Ill suadere con la voce c con gll scritti la tolleranzaj c si angura die ne'catechismi istessi fosse questa lidotla a' suoi veri canoni, e insegnata, vorrebbe cLe leologi e giuspubblicisti si dcssero mano percoa- secrare insicrae e rannodare scicnza e religione, per r umana perfcltibilita e felicila dalla natura accon- sentita. Nelle tenebre procellose de' tempi barbari, fu venlura che lo insegnamenlo dell'evangelio non fu costrelto al silenzio, perche il divine legislalore ebbe cura della sua paiola. i cui semi fruttiCcarono rigcgliosi in ela piu fortunata^ ma s' e poi dimen- ticato in tempi piu faTorevoli di accoppiai-e a que- gli sludi quogli altri del diiiltoj oude le trattazionl scolasticLe di religione si presero posto esclusivo su qualunque altra discipliiia , e fu sdegnato qua- lunque altro studio. Quindi s' ebbe a vile lo studio del giusnaturale, e della political la religione, che per colpa degli uomini contrasse anch' ella dalle infclici condizioni delle eta fra cui passava, governi gli interessi de'popolij piese il luogo de'legislativi or- dinamcnti: onde peccato e delitlo vennero confusij confusie mal dislinli i poteri, i doveri, i dirilti^ e Tiu- tolleranza fu appunto allora cbe pose le mal nate ra- dici a danno degli umani interessi. Vorrebbe che ai soli minislri della religione non istesse lo studio della religione istessa, ma cbe anco i laici se ne occupasse- ro. Si augura che il mijiistero evangelico cessi dal far IIS classe cosi separata nella civil soclela, die si an- prendano ai giovani che vi si destlnano, in un co' priocipi della religione, quelli allri ancora del dirit- to^ ond^essi, come la sperienza il mostra chiaro , rscano dall'imperizia delle uraane cose, e vieppiii si fitringano e affratellino co'laici. Sposandosi insie- me lo studio della religlone e del diritto naturale e pubblico, cessa di fatto ogni ruggine, ogni persecu- zione, ogni ombra d' intolleranza: cessano le dibat- tute controversie fra il sacerdozio e Tirnpero, dl- stinguonsi i diritti essenziali della Cliiesa dagll ac- cessor], stabilisconsi i confini della ecclesiastica e laical podesta. II rimedio piu efficace per togliere di radice rintolleranza c la piii compiuta separa- zione delle istituzioni religiose e politiche^ tengono le prime per inliero alio spirituale, risguardano le seconde per inticro la terra. Dallo invadersi scam- bievole che ban fatto, declinarono dai benefici loro principj, trasmularono natura, si corruppero reci- procamente^ onde spleude di tntta la pratica verita quella sentenza del celcbre de-Pradt » ogni governa- mento farsi migliore , quanto piii si conforma alle sue prime istituzioni. Nulla intercede dl comune fra il poler politico e il religioso^ il legislalore coman- da, il ministro di Dio move e persuade^ e non si dee ripetere che dal cieco zelo del sacerdozio e del principato la strana mistura di tali eterogeuee at- 1.3 liiljuzloni. Goslanlino, segue a dire il uoslro giure- consulto, (licde il mal esempio ai principi posterio- ri, iutervenendo con la forza a favore dclla fede Ni- cena^ il carcere, Tesilio, la morte furono gli argo* menti adoperati in lal causa^ 1' esempio fu seguilo dai principi greci, i re barbari I'appresero, e si di- Tisero a brani Pimpcro, discioltosi e rotlo alle di- scordie. Onde venne, clie ogni contesa di religionc si Irasmuto in affare di Stato. Sceverata la religione dal poter politico, essa non avra altr' arrne cbe la convinzione, Tuom religioso da questo solo spoglia- niento de' mezzi per far valere la religione, diverra anco suo malgrado toUerante^ e promovendo, come h sacrosanto debito a tulli, la propria religione, slara coutento a quella forza soltanto che pu6 usare un filosofo onde sieuo adottate le propric dottrine. Corrobora il nostro Presidente i suoi principj con quanto gia scrivca a' nostri giorni un celebre Arci- vcscovo, die luttavia tiene i primi seggi della mo- derna diplomazia, e co'sentiratnti della illuslre ba- ronessa di Stael. Parlando egli astrattamente del dirilto politico-naturale , non propone che teorie generali, non tocca i particolari, che forse vorreb- bono cccczioni alle regolc: e quesle e quelle deonsi applicare dalla podcsta, secondo che lorna pin uti- le. Le istesse Cortes di Spagna nel 1812 proibivauo qualunque culto, contrario alia religione caltolica^ 8 ii4 ^ cosi fu fatto iiel Messlco. Ma se circostanze parlico- larl alle nuove eta di civilizzazione de'popoll dl qui si e detlo negli esempli della Spagna e del Messlco, non permisex'o ovviare all' intolleranza, ben altra- mente s' e fatto la dove la maturita delF incivili- mento permise senza perlcolo clie il potere si pro- nimciasse libero e consentaneo ai dirltti imprescrit- tiblll del cittadino. La gran Cattei'Ina ntl 1^65 ra- tiGcA la toUeranza religiosa ne'suoi imperj, Stanl- slao II nella Polonia, Gustavo III nella Svezia^ la veneta sapienza non la proclanio in parole, ma co' fatti consecrolla ne'suoi domlnj. L'imperadrice Ma- ria Teresa e Giuseppe, d'alta ed onorata memorla, tolsero I'inquisi/ione dai loro stati*, e 11 buon Leo- poldo , a un dlto da Roma, fece altrettanto nella Toscana, col suo Editto i5 luglio 1782; Federigo II statu! nel suo regno la llberta religiosa, cosi fece nella Francla I'infellce Luigi XVI, cosi Luigi XVIII: senza dir quello die si scrlsse nello statuto francese a cui ora si regge quel popolo^ e a sigillo del cre- scentc trionfo di colall principj, I'Inghilterra emau- cip6 I'Irlanda. Conchiude finalmente 11 suo dire con le parole del sig. de-Pradt » Non vogliam temere che la religlone non prosperi senza la coiittiva protezione civile. La- sciamola fare-, da se sola fara assal meglio di noi. Gli uomiui per natura sentono il bisogno della re- ii5 liglone come qucllo del pane cotidiano. La religione non puo perire. Le cause plu efficaci del suo pro- speraraento, le sole di lei degne, saranno sempre la bonla del cielo, la santila di colore che rammi- nistrano, ramore cordialc de'suoi figli ». Condotto a fine qucsto sommario imperfetto dcl- la Memoria del Prcsidente, dispogliato da tutta quella accessoria enidizione di cui gli piacque cor- roborare opportunamenle le sue opinioni cbe venne a produrci, concediamo cbe inal da questo si po- trebbe giudicare di qucllo scrilto. 11 Presidcute si condusse alia trattazionc di si alte malerie, per pu- re ingenerare Ira noslri illustri Socj, che vivono al- I'esempio ed alia edificazioue della Cbicsa, come dotti e religlosi ministi-i, T amore agli sludi della religione islessa, ed alia Irattazione di questi argo- meuli cbe si dappresso la riguardano e tengono in- sicrae al diritto naturale e politico de'popoli. Egli tenne ancora doversi tornare a queste niaterie, co- niunque gia discusse e quanto ai fatti composte per la maggior parte nel silcnzio, udeudo di quando in quando pubblicarsi in Italia e fuori, llbercoli di ma- nifeslatendenzacontraria alia proclamatatolleranza: in raodo cbe ben pare cbe questo fuoco nemico sot- to ingannevoli c«neri covi ancora e minacci di scop- piare agli usati iucendj. Avverti auco che il ribadire queste dotlrinc. salutari per ogni verso al quieto ii6 andare della sociela , cessera pel" avvenlura quella lacita gueri'a, clie si fa coperlamente da clii tiene altra sentenza ai sostenitori della toUeranza religio- sa: qudla guerra coperta che tosto insulterebbe tna- nifesla, quando mai la savlezza e la vigllanza del princjpato allentasse. La qual guerra, contrariata bensi e cornpressa, non lascia di appalesarsi tutta- via, collo spargere di coutinuo vcleni e diffidenze, col susurrare agli orecchi de' meticolosi, ora colpevole, ora scomunicata la dottrlna della tolleranza: no- tando, con crudele abuso delle facili coscienze, or di empieta , ora di miscredenza , ora d' itnmorale condotta gli uomini piu costumali e credenll. Per cotai fini fu deltato lo scritto, di cui recbiamo in- nanzi un' iocompleta immaglne col sunto presenter quando saria convenuto Iraslatarlo, inticro come sla, in questi Commentarj. 117 L E T T E R E Noil fii delle nobili lettere in questo anno qudlo clie degll anni soorsi: che siensi tenute dalle solite prove per lo abbondare assai desiderablle di Me- morie pertinenti alle scienze, con le quali pur tut- tavia cosi volenlieil le lettere si accompagnano. A elniiglianza di quelle terre clie per alcua tempo si lasciano ire a maggese, perclii dal poltrirc ue esca piu rigogliosa e piu piena la fccondlla: al modo istesso si potria dire de' nostri Socj dijlTAtcneo clie \agliono per questa parley da^ quali s' intratlenero le aunuali aduuauze con pregiati lavori di varia lette- ratura. Gli amori aaticbi e le setriprc vive e pre- senti rimembrauze di Yirgiliu ne comandano di metier qui per prinio alcana parola d'un sue nuovo traduttore, delTavv. Antonio Buccclleni^ di lui, che nato per gloriarc ogni maniera di letteratura , ( per non so qual destlno stalulto ai lelterati fine dal fa- cile Ovidio ) or vive ai gravi iinpedimenli dclla giu- risprudenza ed allc contese del f'oro. Fino dal 1818 lo scrivente Segrelario ebbe tradotte tulte le opere di Virgilio: con tiilto quello studio c quell' amore clie non potca esscrc ralleiilalo Ira via che dalla sterniinata pazieuza d' un lavoro conipiulo: il cui it8 solo pensarvl alle prime, mortiCcherebbe il propo- nimenlo piiirisolutoeben disposto. Lo scriventepro- luse al nuovo volgarizzamento con alquante conside- razioni sopra Virgilio, e sulle traduzioni corse alia stampa sino a quel terapo, e sulla utilita che potca dirivare ancora alle lettere ilaliane da nuovi esperi- menti che da piu forlunati scrittorl far si potesse- ro. Virgilio , che fu ii poeta della civilla, che de- scrisse i suoi poemi nell'eta piii fortunata alle let- tere, senza participare all' antica e gagliarda rusti- cita de'latini, ne agli svenevoli artificj ed all' esal- tazione boriosa dt;' posteriori roniaul, segn5, come ognun sa, i riguardi del bello e corretto comporre. Per lo che noa era da potersi dire affatlo perdula r opera di colore che in lanta copia di commenta- tori, di glosatorl, di traduttori, tornassero da capo. a nuovi studi, a prove novelle. E massime a' tempi in cui nuove dottriue, affalto forestiere agli italia- ni, eredi senz'altra controversia dclla greca e latina I letteratura, correvano a perturbare le menli, falsan- do le norme usale de'giudizj. Si che, ricorrendo spesso ai modelli, deonsi ognor piu aver per so- spelti e riprovati i liberi clamori contro le regole*, e per bajc solenai e piene di pevicoli, quelle che d'ol' tremare e d' oltremonti si gridano agli scrittori d' Italia — Altro noa essere le regole che finora ci r«ssero J se non fossati e siepagliej per conlenere a' pascoli usati Y armento plu minuto e scorato*, e chc il gencroso corritlorc passa J'uii salto sbarrc e ricinti, volando a piii nobili mete e vagando dove pill altri temc. Ma comunque anco a noi paja bello cbe lo scritlore dica a sestesso: Tentanda via est, qua me quoque possiin - 7'ollere humoy c ne paja al lutto abomiuiosa la pedanteria e la servitu: ponendo men- te ai pericoli fia cui s'imbatle la licenza, starcm contenti alle antiche pasture, piuttosto cbe in com- pagnia dell' arriscbiato puledro avventurarsi a re- gioni sconosciute, dove affondar tra Ic filte, o ini- bastardire il pelo cibaudo steccbi e prunaglie, o fiaccar I'ossa per disperati seutieri. Per queste con- siderazioni parve al Segrctario cbe qualcbe lode an- cora si potesse conseguire col naolliplicare i modelli d'un perfelto originale, collo arumannirc ognor piu le piu cbiuse bellezze di Virgilio, col far nuovi spe- rimenti della nostra lingua e faile contrarre i pere- grini andamenti di quell' egregio maestro. La rive- renza d'allronde al Caro nol trallenne da quesla gara^ e confessando a gloria del vcro gli cbbligbi infiniti delle noslre letlerc verso quel pulitissimo clnquecentisla, la cui classica traduzione si loglic affatto dai timidi andamenti d' una copia, e dirsi puo un tesoro di lingua poelica: si fece a dire, co- me il Caro alcuna volta abbia ma'iomcsso Y origi- nale, aggiuiigendo o levando come piii gli lornava 120 bcllo ai iiiisurati concetti del poeta latino, valen- tlosi (11 eerie liberta che a' traduttori uou si con- cedono: e asseverando per fine: che quella sua dis- involtura e disprezzata leggiadi-Ia nclla verslGcazio- ne, tocca spesso ai termini della uegligenza. e che il suo verso non reca seinpre agli orecchi le conso- late armonie di Virgilio. Si fea per6 pubblica con le stampe nel 1818 la traduzione di tutte le opere di Virgilio, e di quelT altre minori ancora che da parecchi critici a lui si attribuiscono, che I'avv. An- tonio Buccelleni, discorso eh' egli ebbe all' Ateneo del merito coraparativo dei piii lodati traduttori fino a lui, lesse la traduzione del II. libi'o dell' Enei- de, come di presente ci lesse quella del primo e del terzo. Di queste due traduzioni contemporanee, ( compiuta 1' una, 1' altra con sicurl auspicj inco- minciala ) , avria potuto recare innanzi autorevole giudizio il letteratissimo nostro Segretario defunto, D. Antonio Bianchi: come quello che possedea 1 se- gi-eti della classica letteratura latina ed italiana. Ma lunsro sarebbe stato il discorrerne maestralmen- le uegli angusti termini d'un Gommentario accade- niico: doveudosi mano a mano dedurne i giudizj dai conlinui raffronti delle due versioni ^ o parve d' altronde che 1' amore che ugualmente lo scal- dava a due suoi discepoli ed amici , non gli abbia permesso di allargarsi a molte parole. N^ a molte 131 parole correveni iioi dicendo dcll'cgregia traduzlone del I. e ill. canto dcll'Encidej e dircm piuttosto di quel discorso, Icttosi a procmlo, in ciil Iratto della muslca della poesia: iufino acheeglinou abbiadurata tutta la fatica nel condurre a termine rinipresa ver- sione, cosi lodevolmenle incomiaciala- dopo di che confrontandola per ogni verso colTaltre piii riputa- te, e coU'originale, lo scrivente (come affalto cslra- neo alia nobil gax-a) proporra spassionato e siacero il propiio giudizio, che sara pur quello dell' AteneOj nel cui noma scrive gli annui commcutarj. Peroc- clic, come ne insegnava quell* araalissimo Bianchi: chi non trova altrettauti musici tuoni, con altret- tanta gradazione e varieta di colorito nella lingua in cui traduce quanta ne seppe accogliere Yirgilio nella latina (in ogni concetto, in ogni verso, in ogni parola, in ogni sillaba ) ne lo porgerebbe dispoglia- to delle sue forme caralteristiclie. E parlando ap- punto di questa impronta particolarissima di Yirgi- lio, della musica poetica, il nostro Socio nc risguar- da distinta in trc parti la teoria, e la discorre a questo modo. Innumerevoli sono i corpi cui e iue- reute una qualila di suono, come sono senza nu- mcro i suoi compos tl. La natura clie il pocla dec rappresentare in tutte le svariate forme, iu mille guise csprinie armoniaj e gli auimanli e gli inaui- mali c i fenomeui fisici imprimouo un suono di qua- 122 lit^ al tutto lor propria. La poesia imitandoll, non 8o!o li fa sentire distinti, raa ne esprime il proml- scuo concorso come se le cose fossero In atto a'pre- senti. Questa, sccondo lui, e I'imitazioiie dell'armo- nia fisica, di cui Virgilio ^ maestro a tutti. La se- conda e la consonanza con le idee astratte. cui non h inerente proprieta di suono. Le idee di altezza, di profondlta, di estensioue, di quiete, di molo, so- no generlcbe astrazionl, ma qualila dei-ivale dai cor- pi. I suoui gravi od acuti, tenui o forti, lenti o rapi- di, continui od interrotti, corrispondono a quelle idee e le ricliiaraano, ajutaudo il signlGcato della parola. La serenita del ciclo, la rapidita del lam- po , la calma del mare, la dolcezza del sonno , il refrigerio delT ombre , la morbidezza de' fiori , non solo si affigurano con le voci, ma colla ele- zione ancora de' suoni s' infondono nella raente ^ e da quesla duplice rappresenlazione ne deriva la massima evidenza. Per fino le idee dell' eternita , delPinfinlto, possono con la musica istessamente sentirsi, siccome potente ausiliaria delle parole, le quali, dove non abbiano un suono corrispondente, non danno cbe una poesia dimezzata, iusufficicnte, inefficace. Le idee negative di silenzio, di oscuriti, d'immobllita, di privazione sono pur elle espresse musicalmenle, e preslano in mille guise soggetto di sublimi imitazioui^ e Virgilio ne fornisce cseropli a 123 ognl passo. La tcrza finalmente h la piu recondlfa e malagevole: mentre colPunione di suoni corrlspon- dcnli si inducono sensazloni conformi agli affetti espressi, die tuttl haiino indole di versa. I suoni soa- viodaspx'i, raiti o forti. placidi o concltati, dolci o risentiti, consentono nelT animo colla ualura delle passioni: poiche molle 6 la volutta , effusiva la tene- rezza, rude V odio, impetuosa 1' ira, tenera la me* stizia. In tal guisa P indole de' suoni si contempera all' animo, e lo dispone a quelle affezioni. Inoltre il moto e sviluppo progressive delle passioni accadono con inGuite gradazioni, clie possono imilarsi colla scelta e giacitura delle voci. La tenerezza procede dalla soavita fine alia piu veemeute effusione; lo sdegno avvampa, si confonde, freme interrotto, pro- rompe al furore: poiche le passioni si movono sem- pre, e con esse moversi debbano i suoni e gli ac- cenli concordi nel period©: che pur tremano, fre- mono, gemono, incianipano, avvolgonsi, vattcngonsl, precipitano, si attenuano, illanguidiscono, e si pre- slauo col magistero musicale consonante airaffctto significato. Le passioni, oltre al movimento, lianno linguaggio lor proprio^ Ic parole nelP uomo signo- reggiato da vlolenlo affetto, ne portano I'inipronta^ e quindi deon conslare di suoni conformi alio stalo deir anima: mentre soavc e la preghiera, acre V in- vcltiva, a<:pra la rampogjia, impetuoso e sussultantc 124 il disfogarsl delFlra. Glial al poeta che nella teslurft del verso, nella eletla delle voci, nello scontro dei suoni, nella serie degli accent!, si scompagna da questa verila di iniitazione! L'efi'etto contrario mu- sicale distrugge lo stesso significato della parola. La preferenza d' una voce breve o lunga, la trasposi- zione nel principio o nel mezzo o nel fine del perio- do, il nioto prodotto dalla successione delle sillabe: soao avverteuze squisite e di alia meditazione, per non tradire, ma per accrescere Tespresslone degli af- fetti. Queste considerazioni e precelti di estetica fu- rouo messi inuanzi dal nostro Socio, per mostrare V alto inlendlmento nel porsi alia nuova traduzio- ne: considerazioni e precetti, straui alia niaggior parte de' verseggiatori d'ltalia: ma che clii natural- mente e disposto alia buona via, intende e conipie senza quasi avvedersene: qnando sia ispirato dall'af- fetto, e iutenda il debito delle note, e il potere de la favella, Egli propose a sestesso questi rispetti e queste difficolta, e questo debito in cui si mette chi degnamente vuol rendere la poesia di Virgilio, e con- servare quel pregio singolarissimo della musica, die lo distingue fra gli altri poeti^ e il nostro Socio e tale da mandare ad effetto i suoi propouimenti.Enoi ]o couforliamo a conipler 1' opera, di cui si belli ed applauditi usciiono i principj: disposti a pariarne, a divulgarne la gloria, quand'abbia toccato al suofine. .125 Fra i pochi scrlttorl llaliani d' oggldi anco lo scrlvcnte Segrctario cerco modo per nobililare il verso scioUo, supplcnJo per tutlo alia rinia coi plu tultmti artificj dcllc annonie di imitazione, e leno- cinj uiclodici: or dipendenli dalle parole, ora dalla setnplice c procurata collocazione di qiicste, e inter- lonipendo per ogni verso V audamento monotono de' suoni e dtUe misure. E se parve a' piii dlscreti cstitnatori clie in alciin suo componimenlo abbia riuscito a' suoi inlcndinieuti ( vale a dire, a far leg- gere senza fastldio e con Tanlma tutta intcsa a quel clie si scrisse, plu facce di versi sciolti), tullo que- sto lo dcbbe al civile Calnllo, a] grave e meditate Lucrezio, e in parlicolar modo all' ottimo Virgilio. Ora a lui pare d" aver oltcnuto tutlo quello splen- dore di verso, clie dipende dal vario colorito di stile e d' armonie , consentanee al vario affetto ed ai con- cetti, nel poema dcW origine dei fonti: di cui lesse il primo canto, per seguirne poi e compierne la let- tura ad altro anno. Mai si sarebbe cercato un argo- mento plu grazioso in tutlo il regno della fisica, c clie ammettesse piu poesia di sapor virgiliano. Dopo la proposlzione e alquanli versi proemiali sulFimpor- tare del bell'argomcnto, comincia a trattaie quanto si convegna alia creazione ed alT essenza materiale del mondo la perennita dell'acque: distlnguendole dai torrcnli^ vi si parla del fonti dell' Eden, e per raodo-cpisodlco, delle foatane della nostra Brescia. Espone quindi le opinion! degli antlchi sull'origine dei fonti perenni, recata or per trapelamento del ma- re dissalatosi nei labirinti dell' abisso e travalicato alle radici de' monli^ che quali altrettante spugne, assorbon 1' acqua per emetterla dalle cime: ora al tramutarsi delP aria in acqua, calando a bassa tem- pei'atura: oi'a a vaporazioni continue, operate dal fuoro centrale dell' universo, per le quali fu creduto die V acqua del mare istesso addolcisse e salisse an- cora. Fino ai tempi di Vallisnieri non se ne scppe il vero, come spesso si ignoro il luogo donde nasccano molte fonti e fiumi perenni. Di qui si reca a parlare delle sorgenti del Nilo, ch' ei descrive. Tratta di molti fenomeni e qualita bizzarre d' alcune fonti: or fredde al caldo, or calde al freddo^ passa a dire di Abano e della condizione di que' luogbi vulcanici, e spende alcun verso su quelle selvagge amenita, asilo un tempo del Petrarca. Dice dei fonti perenni a un modo, degli inlercalari ed intermiltenti^ e di quegli altri clie sostengono or abboudanza, ora scar- sita d' acquej indi descrive la Pliniana e propone la fisica spiegazione de' fenomeni che da secoli vi si no- tano. Dapperlutto nascono fonti: nelle isole istesse, lontanissime dai continenti^ nascono nei deserti, e dove non sono, Dio ve le crea con un miracolo, e qui s' innestano le peregrlnazioni d' Israele e le av 127 venture di Agar. Ma dell' intero poema, clie si al. larga a quattro canti, faremo libero e pieno discor- so al venturo commentarlo. Reco pure lo scrlventc a nollzia delPAteneo altio lavoro impreso e condotto quasi a termine: la tra- duzione dci saggi dl Michele Montaigne*, della quale lesse in varie adunanze alcuni capitoli, a ricreamen- to da piu gravi letturc, ed a compleraento d' altre memoiie di corta durata. Fu certo generale il la- mento negli studlosi della filosoGa, clie il gran libro di Montaigne non potesse leggersi con utilita e senza pericolo che da pochissimi; c che la giovcntu in par- ticolare, non si potesse giovare degli studi e delle dottrine di questo esimio crudito e sottile invesli- gatore delle umane facolta: senza correr riscliio di imbattersi alcuna volta in cIo che turbi per avven- tura il discorso della mente, od offenda il pudore. Non senza ragione si not6 questo scrittore di cinica licenza, di poca casligatezza nelle espressioni, di so- praccarico di erudizione, di manifcsta tendenza alio scelticismo: tutte cose clie per verita non ne racco- mandano a chiusi occhi la lettura. Lo scriver suo d' altronde si riseule dcirinfanzia tutlavia della lin- gua*, il fraseggiamenlo qui e la triviale, ricorda le scritture di Brentnme c di Rabelais: i vocaboli per lo piu sono anticatl:^ difficili a districarsi i costrutii, e la stcssa ortograCa, rozza, irregolare ed incerta. Al pericolo di dannose opinion! , leggertnenle an- nunziate (mal vezzo clie distingue gli scritti del- r unico-demonio Voltaire ) si aggiiigne nelle sue scritture la nudita e grettezza dello stile, e la dif- ficolta di scolpire il vero significato delle parole e de' concetti^ per cui a moltissimi, anco esercitati nella filosofia e letteratura de' vecclii oltramontani, dee riuscir nuovo il libro del filosofo francese. Lo scrlvente pero s' k studiato a tutto potere di rime- diare all' uno ed all' altro Inconveniente nella tra- duzione cli' egli propose^ si astenne quanto al so- stanzlaie della filosofia, da qualunque contraffazio- ne dell' originale: volgendo, per esempio, ad altra sentenza gli intendimenti di Montaigne^ ma a dirlt- tura lasciando nella penna quando un tratto, quan- do un altro, clie menomamente potesse intaccare la morale, o mover dubbj intorno a qnello che ^, e clie deve essere, e che importa a tutti i buoni che sia. Declino quindi dal volgai'izzare espi'essioni non conformi all' oneslo, e tullo do che in alcun modo sa di plebeo e di rozzo e di liccnzioso: contrasse- gnando con aslerisci le brevi e rare lacune che via "via intervennero nella traduzione. Le quali giudizio- se ommissioni si riducono pero a pochissime, e tali da non turbare la piena e libera andatura del libro. Quanto alio stile, per volgere ai modi italiaui I'an- tico francese J ci siam studiati in Segui, in Maccliia- 1^9 velli, lu Davanzatl una maniera nostra propria. Nu- de lo scrivcre di Montaigne di Coramenti, di ele- ganze , di grazia, ma calzante, preciso e bizzarre , non poteva farsi italiano die al modo degli accen- nati esemplari. Nodrilo egli d'ogni maniera di clas- sica erudizione, profondo ed accurate conoscitore del mondo, de' suoi tempi e di sestesso: Montaigne ci trattiene piacevolmente in mille svariatissiuii ar- gomenti di storia, di guerre, di cavalleria, di poli- tica, di lettere , di morale dlosofia e di metaGsi- ca ^ si clie par degno clie di tant' uomo se ne divul- ghl notizia ognor piu fra gli studiosi d' Italia, in un volgarizzamento che non disformi e tradisca 1' ori- ginale. Al valente nostro Socio, cav. Francesco GamLa- ra, dee Y italiano teatio altra nuova tragedia: An- na Erizzo, di cui siam per dire. Questa figliuola del valorose difenditore di Negroponte, sagrificatasi ai furori di Maometto Secondo, per non sopportarne Je lascivie, ricerda i casi della compianta Zaira : cbe il nostro Socio raccolse da parecchi scrittevi e segnatamente dalle storiografo della veneta repub- blica, P. Coronelli.Corrcva il mese di luglio del i4^9) c il tcrribile Maometto assediava con poderose for- ze Negroponte nell' Eubea : cui, con pocLi veneti , custodiva alia repubblica Paolo Erizzo, con titolo ed aulorila di Bailo. Dope la piii risoluta difesa, q 9 i3o dopo d' aver duralo a tutte le sclagure dclla fame, delle stragi e d'uu cielo naicidiale, indarno aspettaa- do i veueziani soccorso per la via di mare che li to- gllesse a quelle estremita: uno schiavo traditore del- I'ErizzOj i-icovraudo fra i munsulmanij agevola ad essi con importauti rivelazioni il concpisto della combattuta Negroponte. In poco stare Maometto condusse V esercito vincitore nella citta, e col fiore de' cavallerl veneziani cadde in sua podesta la figlia bellissima e castisslma del duce veneto, menti*' egli co' rimasti si tiene tuttavia combattendo nell' alto d'una rocca. Maometto, clie gla vista ebbe la giovi- ne nel frattcmpo di picciol tregua da quel lungo as- sedio, ardca foitemente dell' amor della glovine, la quale ( beuclie rlsoluta nell' animo di non tradire r onore della famiglia, il donnesco pudore e la reli- gione de' suoi padri, dinegaudosi alle brame ed alle largbe proferte del Sultano)usa delle sue atti-attive e della grazia di Maometto per salvare 11 padre^ che si arrende in un co'suoi, promettendosegli di salvar- gli la testa. Per la qual promessa , cui non era pos- sibile che Maometto dinienlicasse, fattosi ai-dito Paolo J persuade alia figlia di morir piuttosto che concedcrsl alle sue voglie, come fa Lusignano cou la figlia Zaira|j ma 1' impctuoso Sultano, visto che impossibil cosa era per lui superare 1' avversioue di Anna, si veadica di lei con far segare il padre per 1 mezzo dclla persona ( con cl6 salvandogll il capo ) e montato in cicco furore ai rabbuffi ed allc concl- tate imprccazionl dclla giovinc, di sua mano alP ul- timo la trafigge. Messo innanzi rargomenlo, espor- remo adesso i procedinieuli delP azionc. Apresi la scena deiratto I uel campo turcliesco rimpctto a Ne- groponte fra due vassalli del Sultano^ per cui dal lo- ro colloquio s'informa T udilore della stringente ne- cessita di prendere la cittade o di levarne Tassedioj uotasi ancora certo slrano diportaraenlo del loro principe, e certo suo dismisurato desiderio di pene- trare fra gli spaldi di Ncgroponle e fax'sene padrone: desiderio affanuato, clie non par tullo boria di con- quistare citta. A uno di qucgli, sopravvcnendo Mao- melto, nianifesta la sua passione per la figliuola del- liuimico, e per ogni parte si vanno appareccliiando da' turchi Y estreme forze per compiere 1' impresa j ma nel chiudcrsi appunto de' colloqui, glugne il tra- ditore cristiano, che si da nelle niani di Maometto, e patleggia per prezzo il come ridurre colTarrai e con la fiaude V asscdiata citta. Nclla casa di Paolo Erizzo in Negroponte si da cominciameuto al sc- condo atto tVa lui e sua figlia^ nel cui animatissimo e pietoso dialogo si rivcla il frangente della difesa citta, e piu T inquieta paterna previdenza sui casi cui potria serbarsi la giovinelta: della qual egli pre- vedc cssersi invaghito Tatroce Sultano. II padre in- i3i fin da qui dispone il gia ben disposto animo della figlia a morir piuttosto che concedersi a Maometto. Giugne intanto chi divulga la fuga del servo tradi- tore e le paure clie di cio ragionevolmente ne veu- gono. oude fra Erizzo e i duci Calbo e Condulnile- ro apresl consulta dl quella guerra^ della quale ap- parendo sinistri gli eventi, pel mancato ajulo del- 1' armata dl marc , prevale il parlito di udire dal- I'inlmico le condizioni d'un onorato arrendersi. As- sentito il qual parere , corre novella che V iDimico e gia in Negroponte: onde i plii fiacclu e le doune, fra le quali Anna, si ricovrauo a' pie degli allari, e i pill fortij in un coll' Erizzo, si ritraggono pugnando alia rocea e vi si postano alF ultime difese. La bur- Lanza militare de' turclii, fattisi dopo si lunglu tra- vagli padroni della citta, porge comiuciamento air alto terzo^ gia s'apprestan essi ad espugnare di forza la difesa rocea, quando a Maometto corre af- faanata e scapigliata la Leila prigloniera, arresasi a suoi, a pregarlo d' aver misericordia al proprio pa- dre, e cessare dal sangue. Egli 1' accoglle, e le pro- tnette salva la testa del padre e degli allri venetx^ lasciandole apparire non dubbie intenzloui di farla sua: nc affatto ella si nega, fino a che pote racco- gliere dalla sua Locca tan La proraessa. Discorre An- na con un'ancella i duri coutrasti, i guai che 1' at- tcndono : ch' ella sapra sopportarc purche salvi il i33 V)adre: dlsposta quindi a morire, lul libero^ oncle al chiudersi delTalto terr.o parrebbc promettere la tra- gica azione, clic i veneti fossero per essere mandati liberi alle loro lagune. Apresi il quarto colle vive im- pazieiize di Paolo sulFaccoglienza di Maometto alia figlia: de'cul dignltosi ed onorati e insieme accorli comportamenti e fatto certo dairaiicella, che noa si scompagno dai fianchi di Anna in quel primo col- loquio. Erizzo parla quindi e tenta V aniino della figlia, disvelandole tutto intiero T abisso dell" igno- minia e della perdizionc, se mai porgesse oi'ecchio al Sultano vantatorc; e riceve da lei Tespresso giu- ramento di morire, quando non la si volesse lascla- re andar libera coi vinll coinpalriotti a Venezia. Erizzo e quindi tentafo da Maometto con larghe promesse a darsi a lui, consenlendogli onori c co- mando nelle sue milizie, e cbiaro gll dice V amor suo per la figlia, e il proponimcnto di ritcncrsela. Si nega Erizzo con molta dignita alia prima proferta, e sicuro del voto di Anna, vuol cir ella stessa e di sua bocca e in sua presenza gli ratificlii gli espressi suoi proponimeuti di non darsi a lui, ne di riune- gare la propria credenza. A questo passo, appajon Tunghie alia belva- Maometto infuria, minaccia di morte il padre, cui fa incatenare, e permette picciol tempo ad Anna perclie pensi meglio e meglio risolva di se e del destino de' suoi. Una tenera scena fra i34 Tancella consigliera e I'lnfellce giovine, che si voJge alia Vergine percli^ I'assista e la fortifichi, da prln- clpio air atto quinto: sopravviene Maometto a fare I'ultimo sperlmento, ma yista iiisnperablle la don- zella, comanda, lei presente, che si seglii per mezzo il padre e che si sagrifichi per orribll modo 1' eser- cit.o veneziano. La compassione allora e lo sdegno deir infelice volta in disperazione*, e negli impeti della collera trascorre con le parole a maledire e rinfacciai-e al terribile Maometto le usate crudelta, le pill atroci ignomiiile, di cui la storia lo fa abo- minoso e formidabile alia posterlta. Uscito di mente a sestesso , 1' ebrio superbo la passa di pugnale e la flnisce. Di tutti b. il vedere la copla dell' affetto , del mi- rabile, delT interesse di cui abbonda 1' azione: piil per le passioni che svolge , sia pei caratteri e situa- zioni eminentemente tragiche delle persone che vi operano^ come e di tutti anco il conghietturare quanto il ben disposlo animo del nostro Socio abbia colto le circostanze piii utili al movimento deile pas- sioni, al chiarimento degli opposti caratteri. Ma il plauso de' teatri vale ben piii d'ogni nostra parola. Prosequirnur nostris aliorum funera musis. Ad alcuni piu volonlerosi de' nostri colleghi del- r Ateueo piacque di dividere col Segretario il pietoso cd onorato ufficio nel tcsscre il debito elogio agli i35 accadcmici dcfunli neiranno^ la cui dottrinae virtu fu esemplare agli altri e d' ornamento alia nostra Brescia. E fra i pancgiristi appunto della vera virtu e deir utile sapere noteremo qui per primo T cgregio avvocato dott. Giambatista Pagani, del quale riusci amcraviglla bello, sincero ed edificante I'elogio cird ne lesse del nostro socio abate Alessandro Gualtieri, parroco di Manerba, e che dall' oratore fu procla- mato Modello dei Parrochi. Parlando del quale (pri- ma ancora di riferirnc gli accidenti della vita ) pren- deremo con orgoglio ad imprcslito le parole istesse del siio panegii ista = Era d" indole nobilmente fran- i ha in ciascuno una volonta costituita dal Creatore, ma cli' ella dee piegare ai comandi di Dio e secon- dare la necessita e i casi del vivere^ die v'lia un di- ritto al libero esercizio delle propiie persouali fa- colta, ma rispondente al benestare di tutti e circo- scritto dagli editti sovrani^ die v'ha un supremo de- bito di dedicarsi con perseveranza e con amore a compiere gli uffici ordinati al proprio stato. Dal me- lodo osservato dal Gualtleri, il nostro Socio piglia occasione a dire come appunlo da un buon parroeo ) si debba utilmente arringare al suo popolo^ e locca i difetti di molti pajstori Ic cui prcdiche faunosi in- 1 39 frultuose, sc noii altro pel ben essere quagglii: men- Ire tlalla sposizione della dottrina cvangelit-a dee per prirao procedere la correzione de' rostunil, la pace, la giustizia e la fellcita delT individuo e del- I'umana comunanza. II Gualtieri all' ufficio di buon parroco aggiunse quell' altro di buon padre di fami- glia, la solleciludine pel bene ternporale de' suoi figliuoli. Per ciu intendendo egli particolarmente alle tclenze naturali, allargii a' suoi parrocchiani le co- gnizioni della ben intesa agricoltura, a maggior co- pia e miglior condizione de' preziosi prodotti della pievania : rivocando nell' uso gli anticlii precetti , correggendo col lume della persuasiva esperienza le male abitudini, e raccomaudando e persuadcndo ai pill rilrosi i trovamenti piii utili de' modcrni in fatto della moltiplice agricoltura ed economia, Senza de- trarre al cumulo serbato all' indigenza ed alia scia- gura, fu abbaslanza avveduto di accogliere risparmj^ onde col suo danaro pote compiere la fabbrica della cbiesa di Manerba, arvicchirla di preziosi arrcdi, e consecrarsi a'graluiti inscgnamenti, dalla gi-aniatica alia letleratura ed alle scienze fllosofiche. ^'on cor- rivo alia stampa, come qnello clie volea crescere oscuro nclla sua villelta, gradire a' suoi c fuggire il plauso pericoloso du'lodatori,non abbiamo di lui clie alcuni versi latini ed italiani, e 1' elogio ch'ei scrisse del celebrato vicario gcncrale, Augelo Stcfani. Mem- i4o bro della famlglia degli AtencI di Salu e di Brescia, distese Ire Memorle pertinent! all'agrlcollura: — La propagazione degli alhcri — Se a Jhcondare Ic tare piu vaglia /' ingrasso o V aratolo — Della parte die tiene la luce nella vegetazione. Delle quali opere, clie tuttavia si conservano negli arcliivj accademici, par- larono i Gommentarj degli anni in cui vennero pro- dotte^ per cui facendo qui flne al sunto imperfettis- simo di cosi compiuto elogioj annunzieremo un no- stro desiderio: clie, a retribuzione di chi ben mcril6 e di cbi scrlsse bene, il nostro Ateneo disponga per la raccolta e la pubblicazione degli elogi de' nostri defunti colleghi. Se r arciprete Gualtleri fu csibito a buon dirilto qua! escmplare a' parroclii e tlpo di filosofo cristia- no, il Segretario die principio alle letture accademi- che col tessere elogio d'altro Socio defunto: che ben puo additarsi quale esempio a' buoui padri di fami- glia, a'colti e cortesi genliluomini. Fu questi Paolo Chizzola. Oh quanto sulle labbi-a a lui moriente fra il compianto de' suoi famigliari e della consapevol Brescia, conveniano le franche e veraci parole che Patercolo ponea nella boccadiLivio Druso? Ecquan- done,propinqui amicique^ similem mei cwem habehit respublica? Quanto questa esclamazione di siffatla coscienza si attagllava al nostro Gollega : per lutto quel viver suo, vissuto alia cortesia, alia veritaj »lla .4. famiglla, alia pallia? E per yero da noi tutti si ri- conobbeio in Paolo Ghizzola le plu. lodate qualita di padre, di raarito, di citladinOj di cristiano^ lo si conobbe ed appi'czzo ajutatore de' buoni studi, in- tegcrrimo nei carichi che la patria gli commise, di affabilissimi e nobillssiml modi, ospite largo e cor- Icsc in sua casa, adoralo nella propria famiglia , sinccro nolle amicizic, custodc castissimo d'ognl vir- tu, d' ogni bcl costume, compassionevole ai pove- rtlli, cilladino insomma ulilissimo ed esemplare. Le quali virtu non perboriosa jaltanza che al pubblico le gridasse, furouo per se medesirae a tatti mauife- stc; perche appunto noii piacendosi egli di vita al tulto oscura e divisa dalla frequenza, si p'acque an- zi di queir altra operosa della civil societa: mescen- dovisi iu tempi lieti ed avversi^ e perch*!: cimentato alia prova di svariati pericoli e contraddizloni, ebbe a dimostrarsi qual fosse addeutro il benuato anlmo 6U0. E per dire della vita, riferi il Segretario, na- scer egli dal palrizio brcsciauo Giambatis'.a Chiz- xola e da Maddalena de'conli Galini, ai 2 genua jo del 1758. Cresciuto con altri fratelli e sorelle nella propria casa fino a quelF eta nella quale h pianti- cella, venuta di buon seme, vuolsi far docile e con- teuta ai discrcti avvedimenli degli istitutoii, fu per primo inesso a studiare fra i P. P. della Somasca in Brescia, e quindi alcun tempo iicl collegio denobili che reggeasi allora al senuo de' Gesuiti. Fu marayi- glioso il profitto e lo avanzare in quelle primizie del sapere : comunque le scuole d" allora fossero con- dotte e ravvlluppate in lungagginl iutricatisslnie e per campi aridissimi: che ne' giovanetti manco pa- zienti sogliono ingenerar noja ed avversione^ che aa-* zl il nostro alunno non allentu mai nel buon volcre: avvisandosi, che dalle angustie e dalle difGcolta del gretto iusegQameuto, sarebbe eraerso quando che fosse ai floridi campi del beilo e del vero. Fama di ripulati maestri condusse i geuitori ad affidarlo fuor di paese a pju elevali insegnamenti, nel Collegio de' nobili in Milano: ilo\e lu istituilo nella rettorica dal barnabila P, Sacchi, e nelle matematiche dal P. Fontana, che fu poi cardinale, e negli studi di fisica dair ab. Frisi. Apparo egli in queste discipline quan- to potea nobilitai-e un valente giovine, che pero uoa si destioa ad alcuua scienza esclusivamente^ ne ap- prese quanto bastar dovca per compiere in lui I'edi- fizio di quella istruzione elementare, che abbracciar dee tuUi i rami del sapere, per dlrittamcnte giudi- care delle scienze e de' scienziati : verso i quali fino dalla tenera eta nodriva una rivercnza, un amore affatto singolare. Di quella poco misurata burbanza e superba trascuraggine, di cui si spesso accusiarao parecchi de' nostri giovani verso a vecchi e valenti precettorij era in lui bellissinia e commovente la i43 contraria virlii. Delia quale se fruttuosi e commeu- devoli furon senipre gli esenipli in chlcchessia, piii il sono in quegli alunni di speccliiata indole e no- bilta di sangue: ai quali si appartienc di porgere ia sestessi un modello autorevole agli altii, cui tutti riverire e seguire. Questa buona piega dell' animo , questo affelluoso rispetto verso a' preceltori, predi- spose il nostro Collega contro a tutti quei pregiu- dizj, cui agevolmenle soggiace clii nacque fra le splcndide vanita d' illuslre ca'^ato: lo dispose, cio^, ad amare ed apprezzare ne'sapienti Pistessa sapien- za, a prcporla a tutti gli accidenli della Tita, in cui possono i capricci e le magie della varia forluna. Di qui fu il pregio dtgli auni niaturi^ di qui venne- ro le cortesie con die distinse in sua casa tutti co- loro cui fiegiava alcuu pubblico noine di sapere e d'iugeguo: dei quali uon rilluiva il buon Paolo di esaltarue la ripulazione, di lodarne le opere, sti- mando fortunate chi ne possedesse Y aniicizia. A questo passo rencomiatore non tacque, come dalla cortesia e dalle laudi del discrete e facile estimato- re molti capi vuoti possano invanire ancor piii del poco che ad essi si concede di fare^ ma non tacque ancora: essere afiatlo riprovevole c mostruoso quel veder raolte volte pagali di risibile straccurauza o di spregio coloro die pur sorlirono alcuna predile- zionc dalla buona uatura, die gli ordiuo a qual- 1 44 die bella cosa, cd essere tutlavia indifferentemente contati, come altretlante unita nelle centiuaja. Com- piuta con metodo al quarto lustro la propi'ia edu- cazione in Milano, torii6 alia paterna casa,riccodi bei costumi e di sapere, a far lieti di se i parent! , gli amici e la patria: che losto ravvlso in lui quel- 1' utile figliuolo ch' esser doveale al mularsi de' po- lilici regglmentl. Di conserva al governo austi-iaco di Lombardia, la Repubblica di Venezia nelF alta sua sapienza avea scorto : doversi riputare un benefizio pubblico le sicure e belle strade : senza le quali nou e quasi civilta fra i popoli, mancando con ci6 il fa- cile commerciare di cui sussistono a vicenda le na- zloni. La signoria de'veneziani per le cure speziali e per le generose proferle del fu capitano-V. Podesta di Brescia Giambalisla Albrizzi, die forma, agevo- lezza e slabilita alle pubbliche vie de' suoi possedi- menti in terraferma^ c per le provide cure di molti fra' suoi rappresentanti fu descritta e condotta fra iioi la uuova strada postale die da Brescia corre a Verona e a Venezia: alia cui direzione fu poi depu- lato dal voto municipale e dairimpcranle principe il nostro Cliizzola. E qui occorsc notare: che i servigi da lui prestati in paese ai governi che si succcdettero furon lutti senza pubblico emolumento: anco allora, che allargandosi la di lui famiglia a molti figliuoli, avria dovuto conciliare eolF amor dd ben fare c dei 1 45 fatlcarsi, anco 1' ulilc prolitto del tempo speso. No- drito a inolte agialezze, oresciulo a piacevoli studi^ non si negu all' uopo di liinescolaisi alio scliifezze della miseria, alia baldi'.nic turpi ludliie de' deliu- quenli, ncirultime prove dcil' umana puniliva giu- stizia. Fu pero lungo tempo amrainlsLratore delle carceri crimiuali, e fratello fia i Cotiforlatorc dtlla Mistriconlia: duro ufficio de' quali era lo assistere al dannati nel capo, e lencr coiupaguia ncl fratteru- po dolorosissirno all' estremo supplizio: apparec- chiandoli iii somina a ricevcre quel castigo, la cul disperata gravezza non puo esscre attemperata clie dalla religioue, e da quella carita profittevole che Dio sa mettere nella parola dei vcrl sapieuti, a coa- solazione delle creature piii scadute nella miseria e nei dolori e neirignominia. La veggente giustizia, la cristiana pieta, Tautoi-ita d'iuLcgerrimo magislrato, lo distinsero a questi impieghij le circospette atten- zloui di cui il filosofo Degerando vuol ricco il visi- latore dei poverl: le virtu die lo storico iuglese del- r Araeriche appropria cosi vive ed efQcaci a quel- le apostolo dell'uman genei'Cj nionsignor di Las Ca- sas: raccomaudano il suo nome fra gli annali spesso obbliati delle operc pie, c nella menioria di clii 1 udi combattere, o V iniportuna inclemeuza de' giudizj e de' giudicij o 1' ingorda avarizia de' custodi, o I'ini- quita d' altrettanti Valverda: la cui iatollerauda fe- lo 1 46 rocia fa piii bella e parvente la santita del Las Ca- sas. Sposatosi alia nobllissima Bianca Maggi, ebbe in questa una fedele, condescendente ed amorosa compagna, di cui gli nacquero quattro figliuole che in buone ed onoi'ate famJglie si collocarono^ e un unico figlio, cui si apparterrebbe la consolante salu- tazioue del venerabile Raguele al figliuol di Tobia. Fu allora che dolcemente esercitando tra' suoi figli quel pleno ascendeate, che tutto per lul era frutto di benevolenza e di persuasione, iutese a educarli: edlGcandoli prima e formandoli a virlu co' propri esempli, e pigliandosi egli il carico della loro istru- zione lelteraria. Quindi trasfuse se medesimo nella suafigliuolanza, che lutta indistintamente partecipo a' suoi modi, al suo cuore, all' indole, all' amore per tutto cio che e bello ed onesto e desiderabile^ onde la sua famiglia rendeva immagine di ben con- dotta casa di educazione: nella quale lo studio, il raccoglimento.. 1' occupazione si avvicendavano pia- cevolmente cogli onesti inter tenimenti, con festa, con liete brigate. Alia signoria de'veneziani succede- va intanto fra noi nuovo ordine di cose, nuovc forme di governor e con questo le perturbazioni, i pericoli, i vaneggiamenti, i romori che tengon dleti'O a que- ste solenni mutazioni della civil societa. In tanto volgere di vicende^ in tanti fui"0ri di parte egli so- stenne con allri pochi 1' apostolato della pacifica ve- 1 47 rila:^ compose discordie, ravviclno a' padri i dissi- dcnli Ijgliuoli, vinsc c pcisuasc Ic piu ficrc auime al freno di giuste e pietosc parole, persuase a tutti iu somma il comun bcne^ e quanluucjuc nalura il for- masseamansuetudine, seppe anco dal desidcrio isles- so di bperare il bene, assumere euergia vigorosa e risoluta, per combattere le audacie c le male voglic, et caput obiectare pcricUs. Compostasi per poco nel 1800 la terrafcrma nella domiuazione austriaca, e seguendone con varia fortuna sul nostro territorio 10 avanzare e il ritrarsi degli eserciti, la cltta e pro- vincia sogglacquero al carico de'cotidiani alimenti^ e quindi al caro piu strenio delle vithiaglie , che tien dietro alio sperpero sconsidcrato delle soldatesche. 11 municlpio iu que' frangenti deputu a lui la vigi- lanza alia pubblica annona: pevche il genere noa mancasse all' ordinario bisogno, perch^ i prezzi noa salisscro a ruiua de' necessitosi, per torre le cabala de' monopolisti, die avvisano a brutti guadagni ia cotali strcttezze: pcrche tutto in somma fosse som- mlnistrato ed amrainistrato con misura. Surse per poco dai frantumi corruttibili di antiche slgnorie il Regno Italico, di cui Brescia fea parley e I'amico de' buoni fu chiamato a sussidio deirautorila de' pre- fctti, e quindi per molti anni assai alia direzione delle scuole clcraentari, clie nella munificenza del patrio gOYcrno ebbero cd hanno tutlaviastabilita e progres- i48 sivo increraento. Fra tutte le pubbliche iucumbcnze questa fu quella ( comunque novissima, difficile e laboriosa ) che piii contentu al nostro collega. Ri- slrctta per lo innanzi fia noi 1' istruzlone a pochis- sinii e a' piu agiati, che dalle famiglie si mandavano fuor di paese , dormiva il rlmanente obbliato del po- polo, e piu ancora nelle campagne, in quella stupi- da c spareccblata ignoranza che pone cosi crudcli differenze tra uomo e uomo. II desideiio dl mellere a frutto il pubblico beuefizio di quella palria fonda- zlone, che dovea far migliori le generazioni avvenire collo spargervl entro le elette sementi della nuova clvilta, trasse a se tutto Tanimo del nostro collega^ e lo rese capace di quelle assidue e pazienli fatiche cui nessuno sariasi avvisato di portare. Trattavasi di creare giovanl maestri a la cui provata capacita e costumatezza affidare altri glovanetti: trattavasi di comporre e stabilire scolasliche discipline, metodi affatto nuovi d' insegnamcntOj abbaltere vecchie abltudini, svergognar pregiudizj, vincere difficolta: trarre insomnia da materia binitta e restia il mirabile edifizio della pubblica educazione. A tutto queslo riusci r operosisslmo cittadiuo: non lasciando an- golo pill rimoto della proviocia cui nou visitasse, non prelermettendo riprensionij non lodi, non pi'e- mj a clii ben nieritava^ oud' e che a buon dirilto puu cousiderarsi fia noi come il piiuio fonuatore di '49 quelle noLllissinie istiluzloni. clie, mercc lo zelo d' altri sopravveiiuti operator!, or sono in fiore nel bresciano e nelle province vicine. Dopo tanti rivol- gimenti militari e politici eLbesi slabilita di stato^ e qncir istesso real merito che 1' avea raccomandato aMiversI governi, raccomandollo anco al nuovo pvin- cipafo: che in lui fidava nella puLLlica amniinistra- zione quelle attribuzioni che piii strettamente do- mandano sicurta di consiglio e fiore d' inviolabile giustizla^ pei'occh^ il nome e 1' opera dei valenti tro- va loco e grazia e riverenza, permettendolo essi, presso ogni podesta, per quautunque volte e manie- re si scambino le opinioni e le senibianze del nion- do. Quindi or fu visto prestar servigi nelle deputa- zioni del comune, ora ncll' annue coscrizioni: or farsi anirainistratore delle sostanze de"' poveri, ncgli spedalJ, ne' pii luoghi di ricovero. Qiiesto fu quello ch'egli adoperu in vila, come buon niagistrato. buon cittadino e buon padre^ questo fu quanto potca at- tenerc alia sua pallia 1' uomo vcramente ottimo cd eminentemente religioso; nel quale, se il sapcrc e r ingcgno non uscirono dai riguardi delT aurca nic- diocrita, tanta fu al manco la somma delle inorali virtu da poter essere collocato fra i poclii veramcnte benenierili del suo paese. E come dt-' raeriti altrui era largo magnificatore, cosi giudicava e scntiva di sestesso assai umilmentc j cd era solito dire agli ami- i5o ci: che Dio gli avea concetluto quel tanto solo di capaclta che gli bastava per discernere il buono dal catlivo, il bello dal brutto, e godere delle altrui belle cose. Quindi a solo diporto, o fosse a villeg- giare, o si godesse la domestica lianquillita fra gli avvolti pergolati della sua casa, un buon iibro era il suo compagno, il riposo desiderato da ogni oc- cupazlone, ii farmaco d'ogai auguslia, per Uitta la sua vita di esemplare inuocenza. Si diletlo di mu- sica, e 1' umile slima cli' ei fer. di sestesso porto che slasi asteoiiio quasi affatto dallo scrlverc: clie pure ha tanle lusinghe anco per chi manco tiene sponta- nea disposizioae di natura. Poclic rime infatti, al- cun elogio, quaiclie iscrizioue inortuaria, corsei-o di lui alia stampa: c cio per soddisfare alle istanze di alcun amico o parente, o per pagare uu tributo di lagrinie a caadida beuevoleuza di persone morte a lui care^ alle quali pootamente si congiuasc uel pe- nultiuio di luglio del i83i. Queste ed alt'-e piu cose ricordando il Segretario, intorno al lodato defunto, noa lacque il sospetto d' iacrescere alF Ateaeo: come quello clie, deputato quasi a menare il lutto di numerosa famiglia , dee ricordare a ogni poco rammaricbi e dolori e danni di persone care e perdute. E tanto piii ancora, clie la condizione de' tempi, per divino giudizio turbati e ficonvolti da tanti mali, non porta di rimescolarc i5r lutti e sciagure; e combattcrc con pietosi argomcnti I'armata sapienza, e infiacchire I'animo fra le lagri- me tlclla commiscrazionc: imbattutisi noi appunto in un'eta affatto di miseria singolarcj nella quale po- tria correre la sentenza di quegli stoici deiranlichi- ta, che poneano Tistesso umano compatire agli in- fellci, fra quelle pecche morali di cui voleaa libero raninio del vero sapiente. Ma rufficio istesso ci co- manda queste debite conimemorazioui, c raffezio- ne e la patria carita e la fratellevole colleganza ci conducono a parlarc de' nostri dcfunti: Quo desiderio veteres reiiovainus amoreSj i Atque olini amissas Jlenius amicitias. Catullo. E pcro il nostro collega prof. ab. Pietro Zambelli si tolse volenteroso a dividere i pietosi ufGci del Se- gretario , col proporne I' elogio di santa persona partita da ultimo dalla nostra famiglia: di Mousi- gnor Gabrio Maria Nava, fu vescovo di Brescia. E a buon dii'itto stava a lui di ricordarue gli accideuti dellavita e diplgnerne degnamente le virtudi di quel- Funico pastore illibatissimo e castissimo: dal quale cgli cbbe I'educazione e il sacerdozio, e parte cospi- cua negli inscgnamenti del sue Seminario, e lanta grazia di benevola famigliarita: onde piu addentro di qualunque altro pote studiarne le azioai, T indole e la santita dc' suoi diporlaraenti nel lungo pontifi- i5z cato della Cliiesaliresciana. Come se il glorno istes- so nel quale 11 dcgno collega intertenne I'Ateneo delle lodi del buonVescovo, fosse stato qi.ello pro- prio che inopinatamente lo lolse all'amor nostro: le udite parole ne resei'o affatto presente e solenne e ia atto la perdita che abbiam falto ai due novem- bre dello scorso anno : glorno consecrato e devoto al dolore, alle care memorie , che pur si tacquero in quel di, per restringersi tutti a piangere la morte del santo Pastore, a benedirne la memoria, a prega- TPj a rammaricarsi. Di questo compiuto e tenerissi- nio elogio desiderabile e a tulti la stampa, ne I'au- tore vorra negare a sestesso 1' onore d' averlo scrltto, n^ la giusta retribuzione d' encoraj al sue lodato ^ onde noi verremo soltanto a notarne i somml capl: tanto percbe fu leltura piacevolissima delP anno ac- cademico, come per pagare anche noi un tributo di devota benevolenza al defunto Vescovo. II profess. Zambelli si volge perprimo all'Aleueo riferendo ad onore suo proprio I'aver contato nella dolce fami- glia I'Uom del Signore: quello die, comunque ma- terialmente perduto, nou sara canceilato dal nove- 10 de'' dolti e buoni bresciani, come di lui durera elerna la rimembranza: finclie un altare rimarra dedicato alio piii vere eJ utili virtu. E per iscolpire al vivo quello che fu e che fece Pottimo nostro Ve- scovo, disse: die uuico movcnte ddle sue azioni , i53 uiiico scopo a'suoi desldeij, si fu il maschio proposlto di usar della vita per esercitare e dar opeva al bene^ onde tutto il viver suo, cosi nelle fortunate come nelle avverse vicende, fu sempre sei'eno, tranquillo, uniforme, dcsiderabilo. Ondc insino dagli auni suoi primi venne accomodaiido ogni sua occupazione, Ogui studio, ogni braraa alia santita dell'ecclesia- stico ministero , sanlificando ogni opera sua nella carriera del sacerdozio , cul si dedico tutto , giova- nissimo. 11 virile, ineluttabile proponimento di vive- re alia gloria di Dio ed al bene de' suoi fratelli, lo avvalori nelle trafile degli studi^ dai quali opportu- namente si sperava mezzi e stromeuti onde riuscire agli alti disegni cui la providenza avealo predesti- nate. Giovanissimo, fu parroco di santo Stefano ia l^Iilano sua patria, e nel fior degli anni si porse a questo incaiico col senno di consumato pastore , e son quelFardore ed impeto di carita, innanzi a cui cede ogui ostacolo, ogni inipedinieuto. Galdo ama- tore de' suoi simili , zelatore della gloria di Dio e del culto divino, vi manifesto colic parole e co^ di- portameuti quell' alta inissioue clie teueva da Dio. Ivi (come ne parlava il suo degno panegirista) unico e supi-emo suo scopo , fu quello di cousecrarsi alia salute ed al servigi de'suoi fratelli, di amarli senza luisura c senza ecceziouc , apprczzarli anco traviali od abbictti , soccorrerli cou ogni prova di bencficj i54 ancorche s<;onoscenti. Ivi 6 massimo resercizio con- tlnuo delle virtu piu care e desiderablli^ ivi e trava- glio incessante, occulto, ignorato, la cura amorevole de'poveri e degli infelici^ ivi e condizione usata e ordinaria, meritar senza premio, amare senza con- traccambio), e spesso spargere sudori e fatiche sen- za speranza di rimunerazione, e (jualche volta anco di frutto. Informatosi ai grandi esemplari degll Am- brogi, degli Agostini, de' Borromei, di cui si spesso la sloria delJa patria Ghiesa milanese a lui ragiona- va , ebbe ocicasione di ritrarli raaggiormente in se- slesso|, quando dalla parrocchia di santo Stefano fu domandato al reggimento di quell' altra pati'onale di sant' Ambrogio. Perclie dii-ittaraente si reputi quanto ciascuno sa e vale, occorre che possa dirao- strarsi nelle occasioni della vita e in largo campo, in cui tutte possa esercitare le sue forze, le sue fa- colta^ e la parrocchia appunto la piii popolata di sant' Ambrogio fu lo stadio di quel generoso, fu il teatro su cui 1' atleta cristiano ebbe a persuadere, a combattere, a vincere, a edificare cogli esempli suoi propri, e con quella parola evangelica, clie sen- za alcun fasto, non fucata , non ornata a delizia di orecchi, Iddio istesso animavagli nel santo suo petto. La santita delle azioni. lo zelo senza limite, la peri- zia e la carita in particolare lo crebbero a quell' al- ta estimazione della sua patria, a cui V istessa piu i55 ritrosa e modesla umilta non pui sollrarsl^ le cure caritatevoli ch' ei profuse in ispccial modo a'soldati francesi, abbandonatisi ai pericoli di recent! animo- sita nello spedale di sant' Ambrogio, raccomanda- ronlo al governo che venne dopo il 1800. Onde, conipostesi da ullimo quesle province a Regno Ita- lico, visse onorato alia corte, siccome Commenda- torc dclla Corona Ferrea, ed elemoslniere della piis- sima princlpessa, Amalia Augusta di Baviera, allo- ra Vice Regina^ quando a lui si concesse 1' impor- tante vescovado di Brescia. La nuova dignita nol fece diverso di seslesso, egli porto nel ponlificato della nostra diocesi le abiludini, lo zclo, le cure, i modi di semplice paiTOco^ ue altro crebbe in lui se non I'antico e generoso pi'Oposilo di non venir meno ad alcuno di quegli ardui uffici a cui lo chiamava lo slato novello di vescovo. Rammento il nostro Col- lega come principalissiina fra le cure fu quella che tutto il volse dapprinia alia ristaurazione degli stu- di e delle discipline del suo Seminario : risguardato da lui, come un perenne vivajo di buoni operator! e di valenti ajutatori e saccrdoti della sua vasta dio- cesi^ e disse come I'incremento progressivo del Semi- nario, r alaci-ita dc'giovani accollisi cola agli studi, la buoua riuscita di moltissimi , tutto fosse frutto deir^assldua sua presenza fra i cherici, della viva c continua sua esortazione, e piix ancora della lorza i56 dci propri esempll. Egli allargo 1' inseguamento -a tutti que' rami che tuttavia mancavauo, fcce die al- cuni de' piu diletti allievi apparassero per sue mu- nifiche disposizionl altrove quelle lingue che sono la chiave dei librisanti, onde poi le apprendessero ai giovani allievi^ richiamo lo studio e la riputazionc della piacevole poesia, de'cui fiori si abbella il di- scorso anco dell'istessa eloquenza, che poscia assale pill efficace e trionfa^ e piu che ogn' altra cosa, nel suo Seminario egli allargo i lesori del benefico suo cuore, col mant.enei-vl gratuitamente moltissimi gio- vanetti, che in otala della povera fortuna, erano tut- tavia chiatnati al sacerdozio. A questo passo il lo- datore viene a scolparlo della voce che a lui pur si dava: che particolarmente prediligesse questi gio- Tanettijfattura delleproprie mani, sopra ai pi'ovelti e gia in via del santo ministero. Nessuno puo dire ingiusta I'indulgenza del coltivatore, che sopra I'al- tre ami e si compiaccia di quelle pianlicelle che po- se a crescere colle proprie mani, che vi sudo intor- no, che le guardo dai gieli e dalla canicola, che ne disfrond6 gli inutili rami, che innestolle di dome- stiche stirpi, che le abbevero e raddrizzo e protes- se^ nessuno vorra scrivergli a torta ingiustizia, se, pid che d' altre di queste se ne compiaccia, e fidi neir ombra e coglia piii volentieri e ne assaporl le frutta. Questa fu nel buoa vescovo una legittima ,57 lenJenra, una propensi'one naturalc dell' animo. DI- scorrenilo pol la vila pastorale del Nava, parlo delle visitc alle popolazioiii piii rimotc della vasla dioce- si, le quali furono una vera santificazione: emula- tore de'suoi predecessor! e coucittadini, Carlo e Fe- derlgo Borroineo. Dappertutto consolo afflitti, sov- venne a'bisognosl, compose discordie, rintuzzo vio- lenze, tolse disordini , cliiamo riottosi e melensi e traviati alia buona strada. Si lodo poscia la rigorosa direzione della diocesi, la desterita, la facile entra- tura, la forza dell'auirao, la santa e iri'eprensibil collera, la sicura fedelta nelP operarc: che siguiflca a uu tempo il vigor della nientc e la persuasione deir intima coscienza. Fu qui glustificato iu quauto lo si voile da alcuni avere per ostinato, o non cu- rante, o coutrario alT altrui consiglio: il buon Ve- scovo si ripaiava nellc sue candide e rette iuteuzio- iii, trasfuse uell' illibato suo costume, uel leale con- tegno: che si avean fondamento nella sua rai'a pie- ta verso Dio, e nelF ardore della sua religione. On- de agli orecchi de'discrcti suonavauo pur bene quel- le parole, allorcbe per intima sua conviuzione dovea negarsi alT altrui senuo: Dio me lo dice. Piaccvole, facilissinio e grave insiemc e aulorevolc era il suo conversare , c qualunque nielteva i piedi nella sua casa, nc u^civa contento c semprc con qualchc buoa proponinienlo, cUe per le vie nou avvcrtite della be- i58 nevolenza, sapeva egli creare nell' animo a' suol fa- migliari ed amici. DIede tutto seslesso e gli averi ai poverelli^ amo la sua Brescia qual sua patrla d'ado- zioue: la quale lo retribui pure d' altrettanta affe- zione, in vita ed la morte *. A questi termini si * Siane conceduto di ripetere qui sotto alcuni versi, anzi il lamento, col quale accompagnammo le pubbliche esequie, e pagammo il debito di Ogliale tenerezza air egregio : ^mafit nos quoque Daphnis. Posa il Santo. Freddo, imraoto Lo cogliea di morte il gelo. Dorme il Santo ; e ancor devoto Par che preghi e guardi al cielo. Morto e il Santo , qual chi muore Negli amplessi del Signore. Su quel volto benedetto Licve splende anco il sorriso ; Arde e vive ancor P affetto : Queir affetto , che diviso Sovra tutti e a tutti intero , Fu prodigio, fu mistero. Sovra il ciglio di quel forte Nessun'ombra appar di doglia. Fu un sospiro la sua morte Che piii largo si discioglia Da chi stance e gemebondo Si disgreva d'' aspro pondo. Vcnerando , mansueto , Schiude ancor la sua parola; Tra gli affanni ancor par lieto : Educato all^alraa scola 1 59 condussc r oratore, creaudo negli a-stanti uditori quella facile e tenera commozione, con cli' egli ac- compagnava le parole, lodando il bu on Vescovo, Delia croce, ondc stampata Fu queir anima bcnnata. Sorge I'alba incerta ancora Che dc'Morti annunzia il dic^;. , . Ma non sorge colP aurora Alle sacre salmodie : Ai misteri dclP amore Pill non sorge il buon Pastor t. Ahi sciagiira! Ahi quale, ahi qu anto Fu il dolor de** figli sui , Quando accorsi a tal compianto, Quando stretti intorno a lui., Dal suo letto abbaudonato Non si scosse al bacio usato '. t Non fur lagrime piii vere, Non fur tante le querele, Quando ascose il Condottiere La sua faccia ad Israele ; Quando in bianca nube awoll » Al suo popolo fu tolto. Nt IP amor chc a Dio il fe' caro Opcrava anch'' ei portenti; Piu d'un rio, che spiacque a inaro , Ei fe"' doici acque viventi ; Free polvc empi dclubri , Fiacco r ire a piii colubri. E alle gloric del Signorc Erse altari, sciolsc voti. Informal i del suo core i6o del quale con Aiutta ragione si pu6 dire, clie vivesse tutta Toperosa sua vita, conscientia bona^ corde puro etjide nonficUx. Puifi eletti sacerdoti Re< ;6 al tempio, e di lor zelo Suoi beati accrebbe il cielo. Ahi sciagura! A''passi erranti Chi fia duce? Onde rcsempio Che Fimmagine de' santi Ne ritragga? Chi del Tempio Ne francheggia i sacri dritti ? Qu.al pill padre, a tanti afflitti Rechera di Dio la pace? Chi r inopia tramortita Di colui che soffre e tace Cess era con pronta aita? San'ta fede! II iiido e sparse; Fu qiielP albero riarso Di oil I rombra benedctta Coipria tutti , a tutti cara. Piangi, o Brescia, a lui diletla; Sciiogli i voli, poiii un'' ara. Or o e vesli , mcnte e core Pejr te pose il buon Pastore. Piangaji tuUi , e il nostro pianto Sara il balsamo incorrotto Alia spoglia di quel Santo. Pirmgan tutti ; ma il corrotto Siai lavacro a le nostr' alme, Qual rugiada a fresche palme. Saglia tenero il lameato Q'oal da' figli udir si addicc : i6r Conuiliqne la memoria (3el ccnsore dolt. Giusep- pe Nlcolini mal si possa considerare per sestessa sic- oome prodnzione lutleraria: luHavia vifereiidosi quc- sta ad opera da farsi spcttanle alia letterafura ila- liana, ne faremo qui alcun ccnno: desiderando che la proposta del nostro Censore trovi grazia ed effet- tiva rooperaz-ione nei Socj dell' Ateneo. A molfe im- prcse il bresciano Istituto tien desli i deslderj e I'ef- ficacia de' suoi collaborator!^ e come avviene a chi fra le belle piiu eleggerne I'ottirQa, erra luttavia so- speso il giudizio c lascclta. A buono e illustre fine fu intanto condotla quella di diseppellire il roma- no edifizio, e quanto per soinnia ventura usc\ da Che non tiirbi vi'olrnto Di ((iipir aninia fclice L'alnif' eioio. la cicio accolta, Vcdc il core, il pianto ascolta. (I(1p i voli, i priri;lii accoglie ; Ne lontano il dl fia molto, Che raccolti a quoste soglie Dove giacquc e fa sopolto , Obhliato iin tanto danno, . ' ' \ ''".'It T nipoti preghcranno. Preghrranno a lui, clie raorto Piangon ora ; ma beato, Bulla polve a Dio risorto Nel soggiprno fortuuato, Ebbe il bacio delP araorc Nclla gloria del Signorc. II il'..J< 1 ;i.l ii6k quegli scavi, con la quale impresa si lego quell' al- tia Jl edificare il palrio Museo: nel quale per le ge- nerose offerte del Muiiicipio, de'cittadini e degli spar- si municipj, e per le fortuite retribuzioni chc ne vengono, lentando qui e la la classica terra clie ci sopporta, va ogni di accrescendosi e nobilitando. Or volge il desiderio clie si illustri con la penua e si pubbliclii con le incisioni quanto d' antico s'e rin- venuto^ or si va parlando di seguire a compimento la grand' opera del coute Mazzucchclli, e plu d' ogni altra cosa di cui fiuora si fece discorso, ne occupa il pensiei'c di produrre la palria istoria: non potendosi cilia mare isLorie in ogni lor parte quelle molte die abbiamo. A inforsare ognor piu questi imprendi- menti, il dolt. Nicoliui propose da ultimo con mol- te efficaci ragioni, cbe I'Ateneo dovcsse dar opera a un dizionario biografico degli italiani: accusando come manifeslamente niancbevoli, errali o parziali tutli quegli altri che tialtauo de'nostri connazio- nali. Per agevolarne la riuscita, vorrebbe cbe a lutti quanti cbe appartengouo ad onore all' Ateneo tra i forestieri stesse di operare cercando o scrivendo, e in vario modo occupandosi di tal lavoro : il quale uou dovrebbe gia essere una biografia etrusca, o giKCo-italica, o romana, ma italiana soltanto 5 vale a dire che debba appartenere alia nostra lingua ed ai principj di quella nazione modcrna cbe siam noi. i63 Enlio qiiindi nel particoIari,per cui sc nerenderebbe facile resecuzionc al nostro Istiluto^ ne diviso i mo- di, i termini, i mezzi per cui condinla a buon fine^ nc magniCc6 giustamente 1' importare. Delia qual opera, la cui fattura i tutlavia in forse , spettan- do airAteneo istesso d'avvisarne Tulilita, la possi- bilita , e di maluiarne i mezzi co' quali avviarla e promoverla, noi ci limitiamo al solo annunzio, co- me d' un buon pensiere che il prof. Nicolini voile esporre a'suoi Colleglii, richiamandosi alia loro buo- iia volonta e coraggio ed al molto vario sapere che li distingue e racco«ianda. -OOO— i64 ARTI BELLE ARTI E MESTIERI II fiore clelTumana civilta si va ognor plu segna- lando coir imJustria dcll'ai'ti belle, clie faranno per avventui'a invidiabile ai poster! 1' eta che viviaruo. A mano di receiiti maestri, la scultura, la pitlura, r incisione, e quell' allie art! niinoii che lengono agli intendimenti di quelle, vanno crescendo al loro culto egregi e valenli giovani: che trasmetleranno senza fallo a chi verra dopo il sacro deposito delle italiche arti. Gosi pur fosse anco delle lettere! Ma sia perche, come nota Patercolo, che gli ingegiii a uno istesso fine ordiuati, abbondino con esuberanza in una eta, e in un'altra mauchino al tutto: sia, che affaticato adesso il mondo in pericolose e fallite in- vestigazioni ( cui menano le ardue scienze, e scalda il potere della paiola ) piuttosto ami piacersi del bcllo che dalle rappresentazioni delFarti viene a di- rittura agli occhi e contenta Tanimo: sia finalmcnte che manco sincere appaja o di Iroppa avventura od universale potenza il minlstero delle lettere, a questa epoca di esaltazione, siccheper conseguenza difctlino i6S d'incoragglarnento e d'onoii: qual sia til queslelave- ra cagione, o se tutte insicmc, noi non dircmo^ ma certo e piii spesse e pIii friitliiose e piii splendide vegglamo abbondare Ic pahne agli artisli, del cui nomc si frcgia 1' Italia, mcnlre le letlere sono poco nieno che dimenticate. Ne questo e lamenlo che mo- vano le leltere per gara od invidia contro le prove dell'arli; ma diciamo sollanto per notare la piu fortunala condizione degli artisti e delParti rispello allc lellere ed a chi le tratta a' nosti'i gionii. Isti- tuite le arti e le Icttere a uu Gne istcsso, die e quello di ricreare e ngbilitare I'umana condizione, nou puo esser gara Ira esse: essendo clie 1' utile e 1' onore che le line conseguono, intendesi utile ed onore con- ccdulo agli ingegni. Or veggasi per pochi cenni quello clie dagli ar- tisti del bresciano Atcneo s* c disposto a decoro dell' annua pubblica Esposizionc. Sette Qiiadri a olio del Sig. GjBRrEi.E HoTTiNr, Socio allivo. RappresentasI nella prima tavola. di forma qua- drilunga, la Verglne col Bambino c il precursore Giovanni. Un certo sentore d' anlico, cducalo alia scuola de'moderni, spira da lulta la composizione. J 66 Una limpidissima sercnita annunzia il clelo d'Egit- to, dove vuolsl affigurare la scena; una terra smal- tata da mille varleta di fiori descrive un ameno ri- cinto, nel quale, dllungatasi dalla custodla di Giu- seppe, la Santa Vergine move a diporto co' due figliuolelti. Ella siede dolcemente sur un avanzo d' antico clie sporge di terra, si raccoglie in grerabo alia sinistra il divin Figlio, clie sorride a un porao che la madre a lui porge , mentre Giovanni si affisa rapito nelle sembianze dell' umanato Salvatoi'e. Lo stile ricorda il pingere de' grand! maestri, il colo- rito si compone al vero. La Vergine e vestita all'egi- zia, e V acconciatura dc'capegli, conipressi in parte e ravvolti in un leggier velo, distinto a oro e Goret- li, s' addice mirabilmente a quella lestina di ammi- rabili fattezze, cbe significano insieme la materna te- nerezza e il riserbo verginale. II bambino e un flora di grazie infantili , che piu chiare appajono dal vi- cino confronto della faccia abbronzata e robusta del pill adulto Giovanni. Col gajo della leggladra tavola descritla move mi- rabilmente conlraslo il quadretto dipinto sullegno, d' un lono freddo e quieto.Rappresentasi un cappuc- cino, che assiso sur una pletra sta raeditando alcun passo del libro che tiene fra le mani. Tra malinco- nico e rassegnalo, siede il solitario, messo un ginoc- chio suir altro in alto d'un contento obblio d'ogni altra cosa del niontlo. JN'cl fondo dclla scena alcune nuvolelle van rasentando V orizzonte, la campagna e placevolnienle salvalica: e sul dinanzi campeggia una foresta, in mezzo alia quale s'adombra un con- vcnto, ver cui movono due altri romiti. L' invidia non troverebbc da dire sul terzo qua- dro,nel quale e dipinto un cappuccino, perfettamentc i-itratto nelle foime naturali d'un originale vivente. L' arlista s' industrio di dare effello al colore del- r abito, clmentandolo a ingcgnosi conlrapposti. La barba, la capellatura, la caruagione furono imitate dal vero: e 1' originale, in tulle le sue parti diligen- temente copiato, suppli agli studi nel cercare e con- scguire un bello correttissirao ideale. La quarta tavolelta pure in legno si consecru dal nostro Rottini a un giovine di belle speranze cbe studia incisione in Milauo. La perfetta somiglianza del dipinto all' originale risponde perfctlamenle al- r assunto del pittore. Alle meniorie di Maddalena peniteute si rifcnsce la quinla dipintura: a quella donna a cui furono n- messi molti peccali, perclie piii ancora amo la pcin- leuza. Una grolta oscura la raccoglie, cui va in par- te illuminando una luce intromessa^ s' adagia sovra un panno raedilando la passione del suo Redentore, con a Canco un vase copcrto di candido lino: I'un- gucnlo lacrimabilc dclla penilcnza di cui sparse i i68 sacrosanti piedl di Gesu :^ soiregge con la sinistra la croce , e tiensi al petto la destra niano. II pregio assoluto della perfetta simiglianza, oltre ai molli lodevoli accessor] pittorioi, laccomauda 11 sesto quadro^ nel quale riliasse al vero un nostro Sucio, che da ultimo I'Ateneo elesse a suo degnissi- nio Presidente. Disposta secondo il costume di giu- reconsulto la grave persona in comodo seggio, la si affigura tenendo innanzi a se seraiaperto un libro, nel quale va studiando. La perspicacia, la severa luente e la cortesia affabile signoreggia la ben colta fisonomia, e dalle ginocchia in su spicca al nalurale la figura del quadro. Seguendo per ultimo le liete immagiuazioni di Ti- ziano, pinse un vezzoso bambino, mollemeute ada- gialo in un canestro. Anacreonte I'avria detlo il piii adulto de' suol amorini. Posta le molli sue membra sur un velluto, e il paniex-ino sur una tavola ricoperta d' un drappo bleu. S^ intraltiene il bambino con al- quanti Cori clie tiene fra mani, notando che piu g!i talentano i piii discosti. La stanza dov'ei giace a di- porto, apvesi largamente a una campagna, pianlata tutta di arboscelli e di liete verzure e rinfrescata dal- r acque;, copresi il bambino in parte di leggierissi- mo velo^ distcsa allnaga una coscia a riposo, nien- tre alzando Faltra, par che voglia ajutarsi a piii co- moda poslura. i6r) Due ritratti a olio del Si's- Giuseppe Bassini. Undid ritratti a olio del Sis. LuiGi Sjmpietri. Yciigou senjpre loJati e desiderati alia palria espo- sizione i piegiati dipinli de' due noslri concittadioi Bassini c Sampielii^ i quali singolaimente si cona- piaciono ncl cogliere la verlta dolle persoue ch' essi j)reiidono a litrarre. Nessuua delle persone da essi affigurate potria pigliarsi in iscambioj \isto clie se n' abbia il rilratto. Due inlerni dijahbricato gotico a olio del Sig. GlROLAMO JoLi f Socio allivo. Tre quadri a olio e due miniature del Sig. GioVJNNi MenicA. Distinto negll sludi del disegno,il noslro Socio c Custode del palrio Museo, riesce feliccmcntc ncl piugcre quadrclli al modo delPunico Migliaia: co- me lie certiGcu colic due lappresculazioni dcllo inlt- riore di gulici cdificj. E scolarc d' alte speranzc, cresce iu Milano ai priuii onori del pingere V alUo nosti'o coiiclttadino Giovanni Renica. Nelle aniiuali patilc csposizloni puossi da tulti ageyolmente com- prendere, come per gradi saglia verso la perfezionc dcITartc: e gode Fanimo a'suoi couclttadini, poten- do senipre piu riconvincersi, come alia disciplina d'un tanto maestro si levi un artista del nostro pae- se, la cul riputazione immancnbile tocchera anco al- ia sua patria. Disegni di figuray d'animaliy d' oriiato e di paesaggio^ eseguili dalla Litografia de' Sig. DONATO E PlETRO FRATELLl FlLlPPlNl. Con maggior premlo destlnato ai non Socj coro- nu uello scorso auno 1' Atcueo T introduzlone fra nol deirofficina Litograficaj la quale corrispoudcn- do all' onore merilevolraente irapartitole , decoro con diverse pregevolissime opere la patria esposizio- ne. A onore del vero le distinguei'emo qui sotto in un coi cenni che ci suggeri il giudizio dl clii seppe apprezzarequesto nuovoraniodella nostra Industria. I . F^ista delta Chiesadi Nostra Donna degli Jlngeli j in Sojano. L'arle litografica vinse in questa rappre- seutazione assai difficolta, per oltenere la trasparen- za, massime nelle parti che sogliousi dire diforza , e per serbare I'armouico andameiito nelle mezze tin- te. Di questo disegno si trassero netti c perfelti . ^7f qualtrocento escinplarl: perche 1' operata acidula- zione conservo le niezze tinte piu dilicate. 1. Uinteriove del Colosseo. I rapidi coiitrapposli dcir oinbra e della luce raccomandano con tnolta lode la peiizia dcgli opcratori in questo classlco di- segno^ perocchc la pietra nel subire I'azione delTaci- do, qualora non si fosse applicato a quel pun to di forza che domaudava il disegno, avria recato gra- vissimi disordini: unendo Insleme le tinte vigorose e confondendone tuUa rarraonia. 3. Ritratto di Monsi^nor F^escovo G. M. Nava. Le vestimenta e gli altri molti accessorj all' imma- gine, felicemente colta, acquistau lode di molte dif- ficolla superate. Coiravei-si potato coiiciliare cerla lucentezza ai diversi oggetti di cui si compone la slampa, il lavoro puo teiier froate e compctere con le stampe francesi. 4- // Salvatore risorlo ( dipinto da Raffaello, pos- scduto dal Socio , Nob. Paolo Tosi ). Trattandosi dirapprcsentare il nudo raffaellesco, con tantaestre- ma delicatezza condolto ucl disegno, il suo effetto sariasi tosto guaslo a ogui uiinimo sconcio nell' aci- dulate la pietra^ la slampa in discorso apparve com- niendevolissima, per esservisi conservate le niczze tinte e la tiasparcnza dclT ombre oscure, e tulla la viva e graziosa morbidezza cbc innamora ncU" ori- giualc. I J2 5. Dae candelahri: ornati di Santa Maria del Mi- racoli. A preferenza del ranie, qnesti dilicati sparti- menti di decorazione furono disegnali ed incisi sul- la pielra istessa, conservandosi la piu esalta finilez- da e dolcezza de' contorni. Ciu non per tanto in tauta composizlone ed intreccio di filanienti, di fo- gliaini, di figure, il disegno riusci fedele ed intiero al tormento del lorchio, fino a Irarsene cinque mila esemplari. La perizia lilografica in qnesti candela- Lri si distinse nel non lasciare impigliar 1' unto nella pietra , nel puliria e sapersela riempiere in niodo che il disegno riuscisse uguale ed armonico. 6. Kista interiore del nostro Palazzo di Bro' letto y e un Paesaggio ^ porsero altro argomento di prova ai nostri litografi;, Fesattezza del primo dise- gno corrispoude in tutto alia verita dei luoghi co- piati dal vero^ e il paesaggio, einula feliceniente le carte francesi in cotali maniere. 7. Un ConigUo disegnato sulla pietra litografica bresciana (scopertasi dal Socio RagazzonI) dal Socio Alessandro Sala. Questa lieta immaginazione del Coniglio navigatoi-e, tratla dalle opere di Gessner, presento agli artisti grandi difGcolta nelT esecu- zione. Pei risentiti contrapposti di chiaroscuro es- sendo in questo disegno le ombre eccessivameute forti , fu gran travagllo il far subire alia pietra la conveniente acidulazionCj perche la stampa riuscisse ,73 nella dl difetti, c scnza impastarsi Ic ombre: iacon- veuientc, cul non sarebbesi potuto ovviare, se dal litogiafo non si fosse ben conosciula e mlsurata la forza del lapis. Ugual lode si dee al disegnl dclla te- stina d'un Angiolo, ed alia Cgura per meta d' uu Cappuccino. Madonna col Bambino dormente, dipinto di Guivo Rejsi, « ..'^iyn■ P.itratto del Prof. Ah. Antonio Bianchi. Pi'imi saggi litografici del Sig. Giuseppe GjivvjgliJ, Socio Atlivo. La stampa del gi-azioso dipinto di Guldo apparvc commendevole per la morbidezza delle canii del nudo Bambino giacente, cui sta sopra incbina e de* vota Taniorosa madre^ bello apparve il contrasto deir ombre, vario il locco, nilldi i pannilini, tra- sparenli i veli. Somma dilicalezza appalcsa lulla la condoUa insieme del discguo, che V assomiglia alle pill pregiate litograGe di Francia. i Una piu risoluta franebezza contraddisllngue dalla surrifcrila stampa, il ritralto del defunto Ab. Anto- nio Biancbi^ del quale non voile rappresenlare il guasto degli anni e de" suoi roalovi che per lanto 1 74 tempo prima cli' ei cedesse morliGcava la liela e leale sua fisonomia. L' artista lo porse e rlcordo a' suoi conclltadiiii al bel tempo in cui insegnava a' iiosli'i giovani quello ch' egli ottimameute sapeva adoperare. Se tanto riuscirono lodati questi saggi, cbe il nostro Socio Gandaglia propone come primi nella litografia, ^ da ciascuno lo iuferire quali usci- ranno i suoi lavori quando coll'uso frequente saras- si vieppiii impratichito dei segreti dell' arte che no- vellameute si divulga e progredisce fra noi. // Campo-Santo di Brescia j incisione all' acqua tinta - Dello stesso. A continuazione dell' opera gia in parte pubbli- cata: Pianta e fabbriche principali di Brescia: offer- se alia patria esposizione la stampa del celebrate Campo-Santo. Coniunque ridotto quel grande ediG- zio alle pill ristrette diraensioni, emerge dalla stam- pa tutta la sua maesta, li cui spartimenti sono di- stinti con tutla precisione. 11 Palazzo di Caprarola, disegno ad acqucvello di GlO. DOMENhCO MlCHELI. Ca-Pisani sulla Brenta, disegno ad acquerelto di G I or J UN I Mamhesini. ,75 Oi'iiatura alV acquerello , del aiovine Domekico CorJzziNA- Anco qui ricorre quello clie fu delto agli annl in- dietro: cbe tla ollimi maeslii puossi ripromeltere gran raesse di ottimi allievi. Valenli tutli e promit- tenli i giovani artisti tli cui abbiam qui sopra de- nuuziali i lavori, ne assecurano, cbe maestri d''ugual falta andrannosi succedendo, alTislruzione della gio- vcnlii avvenire. Miniatura di quadro antico a olio di PlETRO rERGi:s'E. ..... e forse k nato Cbi Tuno e Taltro caccera di nido. Dante. Piu d'uno, di due e di tre vannosi pi-ovando a ridurre dal naluralc a picciolc sembianze, quadri e persone , con accurate oiiDtature. Vorressimo cbe tutti coloro cbe leggono questc poslille avessero solt'occbio la tavolella cbe il Sig. Vergine raccolse dal classico quadro dal Moroue: cbe allora non parrcbbe deltato da affezlouc il gludizio cbe di qucl- la s'e fatto. Per verila quclla sua miniatura appar- ve un vera regalo. 1^6 La Madonna della Seggiola^ disegno a matila di Paolo Luigi Cjlzafelli. II Redentore^ disegno a matita del Nob. Cost ANTING BARtiNAm. Un Toro e un Leone, disegni di FaUSTINO JOLI.'''liO'fBli\ihi>HU Scolari I due primi di belle speranze nello studio del nostro Rottini, risposero alle prcmuie del mae- stro col darne pubblico indizio del loro avanzare nel maneggiare la malita. Cliiamalo il terzo, giova- nissimo ancora, da parlicolare istinto all' amove del- Tartij accenna con que'primi saggi quanto sia per fare quando un'accurata istituzione si accoppj in lui alia buona natura die vuol farne ua artista. Paesaggio a penna del Noh. Sig. GiROLAMo Longhena. " Non sa cbe possa umana pazienza, costante vo- lere ed esimia inlelligenza, chi non ba messo gli occhi sul Cnisslmo lavoro offertoci dal noslro con- cittadino. JNon picciol quadro affigura un varlo pae- saggio, storiato di figure, d' animali, di casipole: con lutte (juellc eleganti varieta di verzurcj di selva. 177 (li aperlt canipi, qual suole appunto al leinpo eJi primavcra. Direbbcsi a prima vista un' incisione, un' acquaforte, ua tulfaltro di quello ch'egli k. La penna sola pote operarc lanto portento di pazienza^ ed e tal opera clie a considerarne tutte le parti , e 1' effetto insieme, e il tempo che ha dovuto coatarc, fa proprio meraviglia. labor omnia vincit. Improbus. Calligrajia del macsU'o Giovanni Crehoxest. Lc leggiadric e I'aggiustalezza del disegno coa- ducono anco la mauo del calligrafo, senza nuocere alia disinvoltura e frauchezza che voglionsl racco- mandate all' ammanuense. II Cremonesi ci offerse delineati e scritli in una tavola gli ali'abeti delle lin- gua piu usilate. La bella forma dei caratteri, la dis- posizione, il chiaroscuro ottenuto, la distribuzione degli spazj, le giunture delle lettere, e la loro parte ornameutale lo palesano maestro di quell' arte dello scrivere che insegna con tanto profitto e si chiaro inetodo. la 178 iTelario del SS. Sacramento , offerto alia Chiesa Parrocchiale di Gamhara, Ritratto di Mahmoud II, la Navicella e il 3Iazzo di rose, ricanii a trapuiito della Nob. Contessa Teresa Gjmsjrj-Calini. Raccomanclinsi nella pubblica estimazlone gli slu- di del trapunto, che tengono cosi strettamcnte agli intendimenli delle belle arli. La matita erindustria dell' ago cresce il pi-eglo delle ben condotte giovani, come la musica, la danza e la facolta delle lingue. Per quesli studi esse contraggono la pi-eziosa abitu- dlne della casa e dello studio : esse vantaggiano il cuore e la mente, e soUraggono , senza avveder- sene, i primi e piii pericolosi giorni della giova- x)«zza alle fantasime delT ambizione e della raoda ed agli idoli accarezzati della dissipazione. La da- ma, de' cui lavori di irsaiio fu decorata in questo anno la sala della patria esposizione, inlese meno a gloriare sestessa, che a raccomandare piuttosto co- desti studi, di cui si abbellisce Teducazione mulie- bre. II buou garbo ( che e pur tutto quello che si domanda e che si puo otlenere da cotesti lavori) go- verna riutendimento e la mano dell'egregia Calini. '79 7/ Ratio d' EaropUf dipinto di Andre.4 AppiJNi, Jncisioni due, di Paolo Cjronnt, Socio Attivo. II nostro Socio Caronni libero quest' anno la sua promessa fatta alle beirarti, col compicrc e dar fuori la lerza e quarta incisione del dipinto tV Appiani: il Ratto d'Europa. Divisa 1' opera in quattro gran- di scompartimenti di stampa, di ugual dimensione, de'primi due s' e falla parola nel Gommentario del 1829^ ora, per quanlo puo dirsi da un Islituto che pur non e un' accaderaia di belle arti, diremo degli ultimi due, con die si compie il lavoro. Vario, grandiose e fecondissimo di belle immaglnazioni, di lieti accidenti , d'affetto , e 1' argomento delle due stampe or prodotte alia nostra esposizione. II sog- getto della prima, che diciam terza in ordine alia favola cd al lavoro, si ricbiania alia rappresenla- zione della prima delle due di cui s' c detlo: raffi- gurando una campestre amenita, una fcsla, un di- porlarsi d'Europa con le compagne^ la quale salita agevolmcnte sull'umanissima belva, si gode di taula mansuetudine e di piacevoli scorribande. La qual le- tizia di cui tutta ride la scena e in ispezialita la bcl- la persona d' Europa, si converle in pnurosa dispc- razione c in desolate lagrimc nclla quavta stamp*. i8o Entralo a nuoto in mare il tauro rapltore, si tiene ella con una niano a'crini della belva, e coll' altra accenna a'suol ed alle compagne che la sal vino, e plange c grida indarno clie alcuno si avvenlurl dal lido. Molti amorini cortegglano il trasformalo Gio- TC, che voga alia distesa alTisola clie deve accogllerlo con la rapila^ il mave e piii che in bonaccia, appia- nandoue i flulti Ncttuno, per agevolarne il tragitlo all'amoroso fratcllo. L'alto e la faccia dell'impau- rita discorda maestrevolmente da lanta festa e da tanlo baccanale di numl marinereschi. La franchez- za e la dolcezza del laglio e I'osservanza al tono del dipinto originale fan degno in quesle stainpe il no- stro Socio dell' alia riputazione >clv ei gode fra gli inclsori maestri del secolo. :/b .ij: Ritvalto in bel carrarese del defunto prof. Ah. Antonio Bianchi " dello scultore sitr. GiovANyi FrANCEschetti. ■ . . .Hamilcaremjuvenemredditumsibivcte- ris milites credere: eiuideni vigorem in vultu^ vimque in oculisy habitum oris, lineamentaque intueri. Cosi parea ai soldati cartagiuesi nelle Spagne , vedendo Annibalc; e cotal parve tomato ringiovanito ai no- strl eonclttadlul il degno maestro Bianchi, affigura- to in bellissimo marmo dall'egregio Frauccschetli. i8 Liiuluslre scalpello seppc torre accoptameiile dall fisouomia , raccoltasi uella niasclicra, i danni del Tela, dci luiiijhi travagli, e le vestigia della mortc e rcslitu'i quel vol to a lutta quella pacata screuita aulorevole cortesia e vigoria baldanzosa ed aperta che tutli vl scontrarono a' piii begli anni. Sta pur bene su quella fronte I'autico detto di Ennio: £^0 CO ingenio natus sum: amicitiani jitque inimicidani injronte promptam gero. II noslro socio Fianceschetli, che finora ebbe lode soltanto ne'bassi rilievi, dimostra con questa imma- glne, di cui fece dono grazioso all'Ateneo, a quaula celebrila egli possa giugiiere nello scolpire la slatua. Segua egli il ben coniinciato cammino, ed avveri 1« grandi speranze che desta tanto suo bell' ingcgno tra'suoi concittadini*. R'Uratto in gesso di Vinccnzo Montij di G I OF ANN I EmmJNUELI. Nou si gitlarono indarno gli iucoraggiam«nli c i piccioli premj che 1' Alenco porse a qucsto giovi- netto, in cui discupriasi Gno dairiat'anzia una for- tunata tendenza alTarte scultoiia^ anzi furono que- * II noslro Collega , abate Pietro Galvani , saluto cou bci Tersi la bclla scultura: inaugm-ando 1' iramagine del comun mae- stro, c toccando le lodi vcrissime del ijiovinc artista. l82 sli i semi che produrranno a suo tempo fruttl im- manchevoli. Ridoltosl da ultimo 1' Emmanueli a studiare in Milano sotto la discipliaa di rlputato maestro, ne mando da di la, come per atto di ri- conoscenza e come saggio de' suoi avanzamenti, il riti'atto dell'esimio defunto Vincenzo Monti, mo- dellato in gesso. Egli seppe trasfondere in quelle ve- nex-andc sembianze lutto quello che richiama il gran poeta alia memoria di chi lo conobbe. Lc quattro stagioni, i meduglic incise in legno da Giovanni Sorbi. Del Sorbi furono lodati parecchi lavori negli anai scorsi. Bozzanigo in Torino operava,or non e mol- ti anni, maravigliosi lavori nell' avorio e nel legno: stretlosi a picciolissirae dimensioni. II nostro Sorbi pare essersi messo in via di emulazione collo scolpire le quattro stagioni, distinte cogli emblemi de' tern* pi e deir opere rusticane che le accompagnano. Sog- getto pero il legno alle vicende dal trasmutar colore al variare dell' intemperie, ed alle macchie che I'in- discreto loccare pu6 lasciarvi, e desiderio che cotali rappresentazioni si coprano d' intonaco metallico, o di colore: perche iion si guasti e confouda il chia- roscuro che risulla dall' intaglio materiale- Cucina economica, afaoco e yaporcj Macchiiietta per uso cW litografiy Macchina per lavori di orificeria e Stampa in gesso delta f^ittoria Brescianay di Gaetjno Zapparellj. Segue innanzi a dar pi'ove novelle il nostro mec- canico del propiio ingegno inventore ed imitatore nella premiata Cucina economica, die torneia uti- lissima ne' bastimentl, nelle salmerie di campo, ed in tutti que' luoghi e circostanze nelle quali occorre conlinuo il recarsi da un luogo all'altro, e V occu- pazione dello spazio minore possibile. Grande vi ap- pai'e lo sparaguo del combustibile; che, a conti fatli, rispettivaniente a quelT altro che #i consuraa nelle cucine stabili ordinarie, paga in ottanni coll' uso il prezzo della cucina proposta: che 1' arteficc non po- trebbe concedere per manco di ottocenlo lire. Essa si compone di due caldajc semisferiche che si uni« scono", la maccbina si compone e comparte in moltl altri reclpienli, da cuocervi simultaneamente otto a dieci vivande: lesso, frilto, rostito, bagnornEiria, umidi ecc. ecc.j e lutto queslo mediante una sola sorgenle di calorc: dell'acqua, cioe, die si diffonde e si espande fia le vuolc pareti della macchina. Lo svolgersi del vapore anima con bell' artifizio uii sof- fione, dal quale si comunica il luoviuicnlo roUlovio i84 d' uno schidione per 1' arroslo, clie cuoce suUe vivc brage. Piu di quattrocento viti assecurano nel vivo della macchina la vita a chi la tratta dappresso^ la cui ingegnosa ed economica costruzione si raccoman- da ai navigatori ed a cki dee seguire il vario movere degli accamparaenti. La macchinetta litografica vale ad incidere le pie- tre e il rame, con liuee diagoaali, orizzontali e ver- tically L'lla riesce di maraviglioso ajuto agli incisori. L' altro ordigno si propone agli usi della minuta oriflceria: per quelli che ne vengono pregiatissimi da Milano e da Parigi. La slampa fiualmente in gesso esibita, per poscia porgerne la raedaglia in melallo della Statua bresciana, conipie i lavori che in que- sto anno ne offei^e il moltiplice iugegno dello Zap- parella. Torchio tipogrnJicOj mamfattura degli Alunni del Pio Jstituto di S. Barnaba, La squisita elegauza del lavoro, cosi nel legno co- me nei metalli, la solidita, I'agevolezzaj il pronto arrendersi al proprio uso, raccomandarono all'Ate- neo il Torchio presentato. Se nulla vi si avvis6 di nuovo, in nessuna parte la macchina cede agli av- vedimenti dc' migliqri artefici. E bello il veder sor- 1 85 gere nel Plo Istituto di S. Barnaba cosi svarlata per- fezione di mestleri: calzolaj, legator! di libri, fabbri, legnajuoli, tlpografl, artieri d'ogni maniera. Lo che vuolsi notare a lode de' giovani ivi raccolti, non che a lode di monsignore Lodovico Pavoni, suo fouda- tore e I'eggitore benemerito. Nuova Trebbia delfvumento, di GlO. DOMENICO SiLVA. La macchina proposta per trebbiare il frumenlo (di cui s'ebbe un modello in piccolo nell'esposizione, ma clie fu vista operare da una coramissione depu- lata air esame ) si compone d' una leva orizzontale, che direbbesi di secondo genere, che si appoggia e lavora contro una colonna verticale, che serge ncl centro dell' aja^ girando intorno alia quale, la leva descrive un cerchio. A questo One s' innesta nella colonna un' asse di ferro che infila in un anello pur di ferro, iufisso nell'estremita del vette che dee ap- poggiarsi alia colonna. La potenza risulta da due buoi appajati, e giunti a uu tinione che fa angolo retto colla leva^ la resistenza si costituisce da sei pesanti traini attaccati obbliquamente luiighesso la leva: dalla banda pcro opposta al tinione, sicche uno mettesi in linea retta col timon istesso. Disposli i covoni sull'aja, c faccndo camminarc i buoi pvesso i86 alia circonferenza del cerchio, i traini strasclnali dalla leva trebbiano il friimento. Poco piu poco me- no del tempo che solitamenle s' impiega, il covone e trebbiato benissimo^ ma la nuova macchina reca un vantaggio per lo risparmio delle forze che vi si impiegano, massime uelle ore piii ardenti della state. Que' sei traini si muovouo coll' opera di due soli buoi, quando col vecchio metodo nc occorron quat- tro o sei al carro clie si tramena qui e la iu sul- 1' aja^ e quand'anco, secondo il tempo da impie- garsi, si dovesse dar la muta ai due buoi, si rispai-- mia il travaglio tuttavia alle beslie: in circoslanze massime della maggior faccenda dell' agricoltura. Che anco teoricaraente il descritto meccanismo sia favorevole alia potenza, queslo c chiaro per la dis- posizione delle forze nella leva di secoildo genere: dove la potenza e sempre piu dislante dal punto di appoggio, che non lo e la resistenza, ossia il brac- cio di leva della prima ^ maggiore di quello della seconda. Desiderandosi pero che raaggiori esperi- menti ancora giovino a raccomandare nell' uso co- muue la proposta macchina, la Censura dell' Ateueo sospese ad altro anno il proprio gludizio. 187 Cavalletto per piantare la vitc a pergola a mano d'un uomo solo, di LuiGi Mazzolenij di Paderno. Or son due anni die I'industre agricoltore ne pro- dusse un ordlgno da plantar niagliuoli di viti a cep- pata^ ed ora, per servire a giovar 1' uso piu comune di pianlarli anco a pergola, studiu altro suo facile meccanismo a pro de' vignajuoli, che da solo inten- dano di opcrare. La maccbina rende imraagine d'un cavalletto, le cui colonnette accuminate si levano a quarantaquattro centimetrt, e nella cui spranghetta trasversale, lunga tre braccia, sono infissi vcnliquat- tro pivoli pur di legno. Conficcati a perpendicolo nel cuscinetto fino alle due rampe flsse nelle due colonnette ( avvertendo che I'asla travci-sale sia Ion- tana un palmo dalla colmala del cuscinetto), si di- sti'ibuiscono i sarmenli fra i pivoli, per modo che in ciascun loro vano si metta un magliuolo, lascian- do r inlcrmisslone d'un solo spazio vuoto, secondo che il terreno e magro o pingue. Dislribuiti i ma- gliuoli, si preinono contro terra i loro pedali col- I'istromento di compressione che va unilo al caval- letto. Ncgli unciiii delle due colonnette estreme del cavalletto, si immette Tasla traversale di cotesto pressore, la quale nel mezzo si fernia e punta contro il chiodo confitto nella colonnetta mezzaua, ond'altri i88 piu del debito non la splnga ed incurri^ entro la punta infissa in amendue le estremita del traverse si costringe 1' ultimo maglluolo dl ambidue i capi della lineaj onde non fugga come spesso accade. Se ne leva alto il manico verticalraente, e si ferma fra i pivoli ed il chiodo cbe dimezzano 11 cavalietto^ il traverse di feri-o chc fora lo stesso manico lo asse- cura contra i pivoli ed il chiodo, slcclie i nudi sar- menti non lo scompongano; nc si rlmove, finch6 non sieno costretti a stare con bastevol terra. Cos! una sola persona basta alia piautagione. Quando piix d' uno intenda alF opera, torna utile ad operare due macchinette, di cui produsse il Mazzoleni due model- li: perch^ mentre gli unistanno compiendo il lavoro intorno ai magliuoli gia piantali, gli altri senza per- der tempo o interromperlo, possouo assestare lo stromento per continuar F opera. Preparazioni anatomichey di Anton I o Sandri. L' esatta conservazlone al naturale e disposizione d' un corpo intero e di alcuni visceri, la grande uti- lita clie dalla sola loro ispezione puo venirne agli studiosi di notomia, 1' intelligenza e pazlenza insie- me dimostra in si lunghi e diiicati lavori, meritarono al sig. Sandri il primo premio cbe si concede alle produzloni de' nou socj. 1 89 1(3 Stntua nnatomica i una proparazlone a sccco, oUenuta dal sublimato-, ncUa quale essendosi con- servata la maggior parte de^ visceri, veggonsi questi a lor liiogo, se ne ravvisa la configurazione, le rc- lazioni, i vasi sanguigni che li aliinentano. I vasi maggiori c il sistema artcrloso fiirono conservali col- 1" injezionc di cei-a^ si conservo uua porzione degli inlesliiii per diinostrare la yascolarita delle arterie lie' mcdesimi. Segue poi sotto e sopra la diramazione arlcriosa a distribuivsi fra i varl muscoll, consevvati a lor luogo. disgiunti V uno dall' altro, e preparati lull! alia sinistra parte del cadavere, e levatine alia destra i supei-Gfiali j)er vederne i sottoposti: impo- nendosi a ciascnna ])arte il color naturale, secondo r insegnaniento migliorc. L' orgnno dcW uditOy un cento volte maggiorc del naluralc, c la copia perfetta in gesso della prcpara- zione di questa parte maravigliosa del corpo uma- no, fattasi dal nostro Socio e cclebralissimo profes- sore, Bartolommeo Panizza. Si espone cliiararacnte r interior meccanisrao della rocca petrosa del cra- nio^ e per 1' ultime scoperle dello Scarpa e del Pa- nizza istesso, cotal preparazione puu afferinarsi per- fetta. Si sono affigurati in cera i divcrsi muscoletti e nervi cntranti in detto organo: apcrta la chioccio- la, i canali semicircolari e il vestibolo, scorgesi ad* dcnlro cio cbe in essi si couliene: in cera fur anco I go fatti a parte gli osslcini clie costltuiscono la cate- nella, per iscolpirne cosi isolati la loro figura, e raf- froatarli coi veri del corpo umano. Si arricclii dal Sandri la splacnologia colla con- servazione a secco del cuore, del fegato, della milza, del pancreas, del rene succenturiato e del rene pro- priaraente detto. Tutti questi pezzi conservano la loro grandezza e conformazione nalurale^ si sono injettati i sistemi arterioso e venoso: lo che serve mirabilmente per intendere la circolazione del san- gue nel cuore, essendosi conservati i tronclii de'vasi usceuti ed enfranti. Nel fegato, oltre ai vasi arteriosi e venosi, si injettarono di mercuric i vasi linfatici della cisli fellea, per far intendere la somma sua proprleta assorbente*, come ne furono empiuti i con- dotti biliferi maggiori, per discernere il passar della bile air altre parti. Brescia 3i Dicemhre i832. // Sesretario deW Ateneo CESARE ARICI. 1(1; t'flOl >9» AGGIUDICAZIONE De' PREMJ ANNUA.LI d' INDUSTRU kl NON SOCJ. ATENEO DI BRESCIA Sessione dellx Censura Brescia 27 u4gosto i832. A termini delT Ai't. 43 dello Statute, il Presiden- te deir Alenco ha oggi convocato la Censura nel- TAula della patria Esposizione, onde prendere in esame gli oggetti d'arti e mestieri proposti al con- corso de'Premj pei non Socj, e aggiudicar quindi i Premj stessi a quelle tra le produzioni clie paressero assolutamente meritevoli: come dalla Circolare a stampa 20 maggio decorso N. 8y. I Censor! intervenuti, oltre il Presidente, il Vice Presidente e il sottoscritto Segretario, furono 1 si- gnori Giauibatista aw. Pagani, prof. Antonio Pe- rcgo, Giuseppe Nicolini, Giuseppe Teosa , Luigi Le- cKi, Paolo Tosi e Giacinlo Monipiani. Gli oggetti d' induslria proposti a preraio , esi- stenti e descrilti nell'AuIa dell' Esposizione sono i seguenti: I." Cucloa economica portatile — MarchlneUa per usi litografici — Macchiuetta per orlGceria — Stampa ia gesso della medaglia della Vittoi'ia — di Gaetano Zapparella. 2.° Torchio Tipografico ottimamente eseguito : manifattura degli allievi del Pio Istituto di S. Bar- naba. 3." Lavorl diversi della Litografia di Pietro e Do- nato fratelli Filippiai. 4.° Orologio da torre e da camera: di Bortolo Bettini. 5.° Gavalletto per piaatar le viti a pergola : di Luigi Mazzoleni. 6° Nuova Trebbia del frumento: di Gio. Dome- nico Silva. 7.° Gadavere Umauo diseccato ed altre prepai-a- zioni splacnologiche: di Antonio Sandri. 8.° Quattro ricami storiati in seta: della nobile Teresa cont. Gambara-Calini, Premessa quindi lettura delle singole petizioni con le quali furono accompagnati gli oggetli sopra descritti, si rinvennero concorrenti a premio soltan- lo li sigaori Gaelario Zapparella, Pietro e Donato Filippiui, Antonio Sandri, Gio. Doraenico Silva e Bortolo Bettini. Lettisi i rapporti delle Gommissioni speciali, uditi gli Autori stessi sul signiflcalo ed importanza del lovolavovl si ripigliarono dalla Geiisura i piu atteuli esami, seguitisi parlitamentc auco duraute TEspo- sizlone, su tulti gli oggetti prcsentali. Apertasi quin- di la discussione sopra ciascuno di essi, e soltoposli 1 nil dupo Faltro alio spcrimento della votazione s«- greta, s'ebbe per lisultamento: I.° Premio. Ad Antonio Sandri di Brescia. Per corpo umano diseccato con injeziqne dei va- si sanguignl per servire particolarmente alio studio e couosceuza dell' angiologia, e per altre prepara- zioni lodevoli anatoniicbe, si nalurali che in cera e gesso. II. ° Premio. A Gaetano Zapparella di Brescia. Per cucina econoraica portatile: nella quale, ap- proGttandosi del fuoco iramediato e del vapore, si cuocono contemporaneamcnte diverse vivande, com- preso I'arrosto a spiedo: e lutto cio in ristrettissinii spazj. Oaorevole Menzione. Ai Giovani aluuni del Pio Isliluto di S. Baruaba. Per Torcbio Tipografico lodcvolmente escguito. i3 '94 Venne aiiche votala ed acconsentita la sospensio- ne del giudizio quanto alia Macchina per trebblare il frumcntOj fino a sperlmenti plu posltivi, ordinaii- do doversi scrivere di conformita al concorrente Giovanni Domenico Silva. II Pi-esidente lia quindi ordinate 1' esecuzione iu ogni sua parte delPatto presente a cura del Segre- tario, e la successiva pubblicazione nel Giornale della Provincia. Seguono le firmc. Per corifonne II Segretario C. Arici. 195 ATEXEO Dl BRESCL\. Brescia li a 2 Apr He i833. A termini degli articoli 38 e 89 Jello Statuto, il Presidcnte dell' Ateneo convoco la Censura per la definitiva aggiudicazione de'premj annuali alle mc- morie ed opere de' Socj, proposte al concorso nello scaduto anno i832. I chiamati al giudlzio furono gli attuali Geusori, Luigi Lechi, Paolo Tosi, Giacin- to Mompiani, Giuseppe Nicolini, Rodolfo Vantlui^ e trovandosi nel numero dei concorrenti a'pi'emj gli akri Gensori Antonio Perego, Gio. Baltisla Pagani, Paolo Gorno, vennero surrogati i due Ccusori da ultimo scaduti, Tommaso Alberti e Giuseppe Teosa. Dei chiamati non manco cLe Luigi Lechi asseute di citta. II Segretarlo lesse le relazioni olteuutesi sotto viucolo di segreto da altri Socj delTAteneo, risguar- danti le Memorie ed Opere tutte proposte al con- corso, e descritte nel catalogo offerto dal Segrelario stesso alia chiusura dell' anno accademico i832, cbe resta unito agli atti della presente aggiudicazione. Aperlesi quindi e chiuse dal Presidcnte le ana- loghe discussioni sul merito assolulo e comparativo 196 de' lavori offerti, prcvio raaturo csame furouo ordi- nalamente soltoposti alio esperimento dello scru- tinio segveto, di cui tale fu il risultato: 1." I." Pbemio. Alia Meraoria istorica del Censo Bresciano — Del Cav. Bar. Antonio Sabatti, Vice-Presideatc. , 11." I." Premio. All'Elogio di Mons. Gabrio Maria Nava fu Ve- scovo di Brescia — Del Prof. Ab. Pietro Zambelli, Socio d'onore. III." 1.* Premio. Al Rilratlo in marrao del defunlo Prof. Ab. An- tonio Bianchi — Di Giovanni Franceschetti Soul- tore, Socio d'onore. IV." 2." Premio o Aceessit. Air Elogio del defunto Ab. Alessandro Gualtieri, Parroco di Manerba — Dell' Aw. Gio. Battista Pagani, Censore. '97 Memziomi Ojoretoli. Alle Nuove esperlenze dell'elettrlcila terreslre — Del Prof. Ab. Fraacesco Zantedesclii, di Verona. Alia Memoria di due nuovi inselti pernlciosi alia vite — Del Dott. Paolo Gorno, Gensore. A due (juadi'etti a olio — Di Girolamo Jolij So- cio Atlivo. Restu finalmente sospeso il giudizio ad altro anno intorno all' opera in corso di stampa — Repertorio legale sul diritti reali — ■ del Censore Aw. Giamba- tista Pagani^ e per quell' allra non ancora compiula — Dell' aria e deli' acque potabili di Brescia — del Prof. Antonio Perego e Slefano Grandoni. Finalmente fu ordinato die a cura del Segretario il presenle Alto fosse maudato ad effetto, stampato nel Giornale dclla Pi'oviucia, e recato a coguizione dell'Aleueo nella prosslma adunanza. Seguono le fame. Per conformc 11 Segretario C. Anici. ^99 Cltre ai diversi giornali letteratj e scientificij cost nazionali cheforestieri^ ciii VAtenco e associato^ esso tiene una bihlioteca sua propria^ la quale va ogni dl crescendo per gli acquisti e le numerose offerle dc* Socj ed altre illustri persoue. Nel decorso anno ac- cademico i832 vennero in dono le opere seguenti. Amati Carlo di Milauo, Vitrurio Polllone, fascicuio ultimo — Memorie sulle antiche colonne cli S. Loi'enzo in Milano. Ambrosoli Dott. Francesco cli Milano. Manuale di letteratura italiana, vol. i." e 2. AwGELiNi Dott. Bernardino di Verona. Viaggio al- 1' Etna — Insetti del formentone. Ateneo di /^erona. Meraoric accaderalche, Vol. 12.* Barchi Ab- Alemanno. Annotazioni alia Cronologia Bresciana civile ed ecclesiastica. Bella.m Ganonico Angelo. Sui condotti dell' acque dai tetti. Belli Prof. Giuseppe di Milano. Fisica elemenlare, i.° e 2.° volume. BiONDi Marchcse Luigi di Roma. La Georgica di \ir- gllio, recata in terza I'ima. Bizio Dott. Bautolommeo di Venezia. Opuscoli scien- lifici — Elogio del defunto Prof. Luigi Brugna- lelli — Sulla porpora degli antichi. 200 Gantu' Prof. Cesare di Como. Storia della citta e provincia di Comoj fascicolo 9.° e 10." CicoGNiRA Co. Lepoldo. Storia della Calcografia. CoLLEONi Giovanni di Milano. Opere poetiche. CoRDERO Cav. GiuLio. Riccrche intorno ad alcune anticaglie disotterrate in Torino. Crosta Lorenzo Imp. R. Commissario DIstrettuale. Deirutillta delle scuole di primiliva istruzionc. — Dell'uaO della tavoletla Pretoriana. Dal-Negro Ab. Salvadore di Padova. Considerazlonl suirariete idraulico — Esperienze elettro-ma- gnetiche — Sulla velocita iniziale dei projettill — Misura della velocita iniziale dei projettili — Metodo per misurare le piu minute frazioni del tempo. Fappani Dott. Agostino di Treviso. Delizie campe- stri — Della coltivazione delle pecore padova- ne — Dell' agricoltura trivigiana. FiLippiNi Pietro. Stampe litografiche. Franceschetti Giovanni. Ritratto in marmo del fu Ab. Antonio Bianclii. Gabinetto della Minerva di Trieste. Del cbolera asiatico. Gandaglia Giuseppe. Due ritratti in litografia. Hauscka Dott. Benedetto, I. R. Farmacista in capo neir arniata di S. M. I. R. A. Medaglla d' ar- gento attribuita aW ordine dei Templarj. ao t JoLi GiROLAMO. Granate del Cenisio e saggio di lave del Vesuvio, eruttale il gennajo i832. LoME.M DoLt. Ig> LVI. lia. 12 — convenienza » LIX. nota lin. i o — Cn da'' primi anni !j LXIL ?2ota lin. 9 — dcLba ancnire CORRIGE a se stesso speriment6 conrivenza On dagli anni miei primi debba venire ao3 IISDICE Discorso del Nob. Sig. Girolamo Monti Pre' sidente letto nella prima aduuauza Pag. r Discorso deW Aw. Sig. Giuseppe Salei'i pro- nunciato il giorno 5 febbrajo i832 nel- V occasionc che nejii eletto Pi-esidente . y> xxi Discorso dello stesso letto il giorno 20 agosto 1 83a nella pubblica Sessione . . ,. « xxu Relazione accademica del Segretario . . » 3 SCIENZE Dell' uso deir jodio in alcuue nialattic della meute. Memoria del non Socio Dottor Giambatista Morelli " 7 Analisi e considerazioni sull'opuscolo del So- cio d'onore Dott. Paolo Zanuiui di \ e- nezia: Della cura dei Sommersi, del Dott. Francesco Girellij, Socio d'onore . » '4 Relazione ed osservazioui di alcuue memoria scleutifiche Icttcsi ncirAccaderaia di Pa- doya J del Dott. Giacomo Ubcrti . '" '-^3 304 Delia priorlta della scoperta nclla Scienza eleltro-rnagnelica. Meraoria del Prof. Ah. Francesco Zantedeschi di Verona, Socio d' onore '♦Si Nuove esperienze sulP elettricita lerrestre, Memorla dello stesso / w 36 Elettroscopio dinamico universale. Memo- ria del ProJ. Abate Giuseppe Zamhoni di Verona J Socio d' on ore ....?) 38 Nuove informazioni sull'origine del freddo de' temporal i. Memorla del Nob. Dott. Paolo GornOj Socio attis^o . . . » ^i Di due insettl, non prima descrltti, nocivl alia vile. Memoria dello stesso . . w 44 Considerazioni sul libro del Doltor Ignazio Lomeni: La scuola del bigattiere. Memo- ria del Nob. Clemente Rosa, Socio attivo » 49 Saggi di pietra litograficaj e nuove cave tro- vatesi presso Brescia — Arenaria, tro- valasi presso Brescia, da potersi forsi soslituire alia pietra di Saruico per sel- clare le strade. Memoria del Socio attiuo Giambatista Roaazzoni 5) 53 o Dell'ariae dell'acquapotabili di Brescia. Trat- lato.Lettura immadsi Projl Antonio Pe- rego Censore, e Stejano Grandoni, Socio attii'o ...:,.,. f* 5g 205 Stoi'ia dclCensoBrescIano. Memoria divisa in tre parti, del Cm'. Antonio Sabattij Vice Prcsiclente » 64 Del diritto pubblico della Svizzera. Memoria del conteTullioDandoloy Socio d^onore » j6 Discgno d'un'opera legale, e saggio sulla legit- fi'ma. Memoria del Censore Avv . Giamba- tista Pagani. ...'...,» 86 Cenni sulla toUeranza religiosa. Memoria del Presidente « 94 LETTERE Prime e Terzo canto dell'Eneide, tradotto^ e discorso preliminare sulla Musica del- la Poesia del Socio attivo Aw. Antonio Buccelleni • . ?' 117 Dell' origine dei Fontl. Canto I del Segre- tario » 1 25 Saggi dl Micliele Montaigne. Traduzlone del' to stesso 5» 127 Anna Erizzo. Tragedia del Cav. Conte Fran- cesco Gainbara _, Socio atlivo . . . -j i 29 Elogio del defunto Ab. Alessandro Gualtie- ri, Arciprete di Manerba, ossia il Model- lo dei Parrochi del Censore A\>v. Giani- batista Pasrani •; i3 •b aoCi Elogio del Socio defunto, Nob. Paolo Chiz- zola del Segretario « j 4o Elogio del defunto Vescovo di Brescia, Mous. G. M. Nava del Prof. Ab. Pietro Nob. Zambelli » i5i Vers! ia Morte di Mons. Nava del Segretario n i58 D'unaBlografia Bresciana. Memoria del Prof. Giuseppe Nicoliniy Ceiisore . . . * 1 6 1 BELLE ARTI ART I E MESTIERL Selle quadri a olio di Gabriele Rottini, So- CIO attivo ......... y> i65 Due ritratti a olio di Giuseppe Bassini . n 169 Undici ritratti a olio di Luigi Sampietri . ?» ivi Due interni di fabbricato gotico a olio di Gi- rolamo Joli, Socio attivo . . . . n ivi Tre quadri a olio e due miniature di Gio- vanni Renica » ivi Disegni di figure, d'animali, d' ornato e di paesaggio, esegulti dalla Litografia dei fratelli Donato e Pietro Filippini . » 170 Madonna col Bambino dormente e ritratlo del Prof. A. Biaachi,prirai saggi Litogra- iici del Socio attivo Giuseppe Gamlaglia ?' J 78 207 IlCanipo Santo Ji Bi'escia, inclslone all'accjua iinla. dello stesso « 1^4 II Palazzo di Caprai'ola, disegno ad acquerel- lo Ji Gio. Domenico Miclieli ...» ivi Ca-PisanI sulla Brenta, disegtio ad ac(juerel- lo di Giuseppe Marchesini ...» ivl Ornalura alTacquerello del giovane Dome- nico Corazzina » ijS Miuiatura di quadro aatico a olio di Pietro T^ergine j» ivi La Madonna della Scggiola, disegno a mati- ta di Paolo Luigi Calzavelli . . . » I'jG II Redentore, disegno a raatila del Nob. Co- statitino Bargnani « Un Tore e un Leone, disegui di Faustina Joli ..'... 5» Paesaggio a peuna del Nob, Girolamo Lon- I ghena ?» Calligrafia del Maestro Giovanni Cremonesi >» 177 Velario del SS. Sagramento offerto alia Chie- sa Parrocchiale di Ganibara — Ritrallo di Mahmoud II — Navlcella — Mazzo di Rose della Nobile Contessa Teresa Ganibara Calini n 178 li Ratto di Europa, dipinto di AaJrea Ap- piani, incisioni due di Paolo Caronin) Socio attivo ?> 179 ivi ivi ivi 208 Ritralto in ]>el carrarese del defunto Prof. Ab. Antonio Bianchi dello scultore Gio- \>anm France ichetti n i8o Ritratto iu gesso di Vincenzo Monti di Gio' vanni Enimanuelli 35 181 Le qualtro Stagioni, Medaglia incisa in le- gno da Giovanni Sorbi . . . . » 182 Cucina economica, a fuoco e vapore — Mac- cliinetta per uso de'litografi — Macchi- na per lavori di orificerla — Slanipa ia gesso della vittoria Bresciaua di Gaeta- no Zapparella » i83 Toichio tipograGco, manifallura. degli Gian- ni del Pio Istituto di S. Barnaba . n 184 Nuova Trebbia del frumento di Giovanni DonienicG Silva ....... 55 i85 Cavallelto per pianlare la vita a pergola a mano d'un uomo solo di Luigi Mazzo- lenij di Paderno ........ 187 Preparazioni SLnaloxniche di Antonio Sandri » 188 Aggiudicazione de'premj annuali d'industria ai noa Socj » 19' Premj ai Socj " 195 Catalogo di opere venule in dono ncl corso dell'anno » '99 MET •"isica e Si-dino Botanico di Brescia tEMPERATl STATO DEL CIELO OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fatte e compilate a mcrito e diligenza del Sig. Antonio Pcrego Professore di Fisica c Storia Naturalc nclP I. R. Lireo nelF anno iSSs al Giardino Botanico di Brescia elevalo sopra il livello dei Mare Meditcnaneo metri 1 48,65 (a) ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPERATURA DI ZERO Mese Massima Pollici Line 28 28 ii,G4 9:93 10, 17 11,84 Gioruo 9.4 mattina If) mezzanotte 3 matLina 4 mezzanotte fj raattina :•(.} iJcm i4 idem I t idem 2 3 idem ■?G incz^osioiuo Minima Pollici Linec 3, o3 4,58 2,96 3,67 4,63 4i =7 5,60 37 Medie di TCTTO l^ .5,30 G, t8 1,84 3,56 <$> TEMPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI Medif 1 3 mezzauolte 3 mczzoglorno 20 raczzanotle 3o idem 1 4 mezzogioi'no 4 idem 27 mezzaDOtte 2(j mezzogiorno mezzanotte 4 dopo t ^ Massima di tutto il mcsc X ^ Pollici Lince ^ Gradi S, 89 <^ soprazero 8, 27 27 27 9, o4 ^ idem 11,00 ♦ 7, 4'^ "^ idem i3, 5o 6,62 *^ idem i-^, oo 7,48 ^ idem 21,00 G. 94 V idem 2j,oo t 7, 56 ^ idem a6, So 8, 1 3 X 'tlcm 26} 00 9, 24 X ^^'^"^ 21, 25 <»> f), 77 ^ idem 19, 73 (). 25 (0 Una volta a cagione di un lemporalc. t (m) In tutto P anno sopra uno spazio supcrficiale di un quarto di meiro qu.idralo frn neve, nrqtia c tcmpcsta se lie sofo racrolto 190,7a libbrc inrlriclir, I NB. Le osservazioni ordinarie si fanrio quattro volte iieUo spaxio di a4 ore; versn il levar del sole, a mezzogiorno, dopo ed alia mezzanotte. II tcrmomelro poi c poato ad una fineslja a Nord-OTCst alzato 7 nictri sopra it suolo. F \ I I